La Custode della Speranza.

di Scarlett_92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzioni. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 - ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13. ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14. ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15. ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16. ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17. ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18. ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19. ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20. ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21. ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22. ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23. ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24. ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25. ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26. ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27. ***
Capitolo 29: *** Capitolo 28. ***
Capitolo 30: *** Capitolo 29. ***
Capitolo 31: *** Capitolo 30. ***
Capitolo 32: *** Capitolo 31. ***
Capitolo 33: *** Capitolo 32. ***
Capitolo 34: *** Capitolo 33. ***
Capitolo 35: *** Capitolo 34. ***
Capitolo 36: *** Capitolo 35. ***
Capitolo 37: *** Capitolo 36. ***
Capitolo 38: *** Capitolo 37. ***
Capitolo 39: *** Capitolo 38. ***
Capitolo 40: *** Capitolo 39. ***
Capitolo 41: *** Capitolo 40. ***
Capitolo 42: *** Capitolo 41. ***
Capitolo 43: *** Capitolo 42. ***
Capitolo 44: *** Capitolo 43. ***
Capitolo 45: *** Capitolo 44. ***
Capitolo 46: *** Capitolo 45. ***
Capitolo 47: *** Capitolo 46. ***
Capitolo 48: *** Capitolo 47- End. ***



Capitolo 1
*** Introduzioni. ***


PROLOGO – PARTE 1: CALIFORNIA, MAGGIO 2010.
<< Noel, sono pronti i tuoi bagagli o no? Ti ricordo che devo caricarli in macchina prima di domattina! >>
<< Sì, Damon! Dammi dieci minuti e arrivo! Giusto il tempo di chiamare quei tre rompiscatole; devo vedere se c’è qualche loro valigia da portare in auto con noi! >>
In una piccola villetta sul mare, una ragazzina di 16 anni dai capelli ruggine e gli occhi chiari come il ghiaccio si preparava per scappare da casa sua.
Perché è questo che, in fondo, si celava dietro il trasferimento della famiglia Mustang.
Noel doveva andare via da quel luogo, palcoscenico inconsapevole dei momenti di tristezza e dolore che aveva dovuto affrontare . Non riusciva più a  camminare per le stesse strade dove, pochi mesi prima, si era compiuta la tragica e inspiegabile morte di uno dei suoi fratelli.
Aveva bisogno di risposte, aveva bisogno di capire molte cose cui non riusciva a dare un senso.
Aveva qualcosa di strano, qualcosa che la accomunava a persone che avrebbe potuto incontrare solo in Giappone.
Qualcosa che, inspiegabilmente, la rendeva simile alle Mew Mew.
 


PROLOGO – PARTE 2 : PIANETA KLEJAH .
L’acqua cristallo aveva ottenuto l’effetto desiderato. Da tre anni ormai il pianeta Klejah era pressoché perfetto, quasi privo di fonti di inquinamento e fiorente, e la popolazione sembrava felice e finalmente tranquilla.
Non fosse stato per un piccolo ma incisivo dettaglio: il pianeta, infatti, dopo un susseguirsi di sovrani, era finito nelle mani di uno straniero, un essere di nome Klejah (da cui il nuovo nome del pianeta) che girovagava per le galassie conquistando e saccheggiando pianeti, per poi distruggerli una volta diventati per lui inutili.
Quel pianeta poteva dirsi fortunato, perché, sebbene fosse stato occupato contro la volontà degli abitanti, era stato risparmiato dalla furia distruttrice del tiranno, che aveva deciso di stabilircisi definitivamente, in quanto così ricco e puro, e addirittura di rinominarlo in suo onore.
Come in ogni regime assoluto, c’erano delle regole ferree a cui sottomettersi per poter vivere, o meglio, sopravvivere senza essere condannati.
 
Una di queste metteva in evidenza la strana avversione del sovrano verso gli abitanti del pianeta terra; pene severe attendevano, infatti, coloro che avessero avuto rapporti pacifici con gli esseri umani.
Era disprezzo o timore? Questo non lo aveva ancora capito nessuno.
 
In una mattinata estiva, tre fratelli, promettenti e giovani soldati, vennero chiamati al cospetto del tiranno, e non era per niente un buon segno.
 
 
<< Cosa credi che voglia da noi, Pai? >>
Il più piccolo degli Ikisatashi appariva confuso e preoccupato di fronte a quella convocazione; il re non era solito convocare la plebe, e quando accadeva non era certo per una amichevole chiacchierata.
Fu l’alieno dai capelli verdi a rispondergli con fare spavaldo.
<< Non fare il fifone, Tart! Qualunque cosa voglia, noi abbiamo la pellaccia dura! >> disse, ridacchiando.
<< Piantala, Ghish, non è un gioco questo! Riesci a toglierti quello stupido ghigno dalla faccia per almeno 5 minuti? >> ora era il maggiore dei tre a parlare. Sopportare l’ironia di Ghish non era mai stato il suo forte.
Oltre a questo, però, qualcos’altro non andava. Non fu difficile per Ghish notare che, serietà a parte, mister “LARISATANONEILMIOFORTE” appariva molto, troppo preoccupato. Sembrava quasi che si stesse preparando al peggio.
<< Perché sei così agitato, Pai? Hai fatto qualche marachella di cui non siamo al corrente? >> disse, cercando di sdrammatizzare.
Per tutta risposta, l’alieno lo guardò torvo << Dacci un taglio, fratello. >> .
E dovette smetterla sul serio, visto che ormai erano prossimi alla stanza del trono del re.
Arrivati vicino a lui, si inginocchiarono controvoglia con fare solenne, aspettando una qualche parola del loro sovrano.
Che non tardò ad arrivare.
<< Miei giovani soldati, benvenuti! Prego, alzatevi pure! Abbiamo un’importante faccenda di cui, ahimè, dobbiamo urgentemente discutere! >> disse lui, con tono quasi amichevole, mentre sorseggiava tranquillamente del vino dal suo calice vistoso.
Come richiesto, i tre si alzarono, aspettando che Klejah continuasse.
<< Ebbene, cari amici, voi siete forse i soldati migliori che questo pianeta potesse chiedere, considerate la vostra giovane età e le imprese che avete affrontato in passato, come quella di tre anni fa, quando avete rappresentato il nostro popolo durante la dura battaglia contro gli esseri umani capeggiata da Profondo Blu! >> .
Ahi . Ahi. Ahi. Si parlava della Terra. Brutto segno.
Infatti, ben presto il tiranno cambiò espressione. << E’ per questo che non comprendo le ragioni del vostro tradimento. >>
Pai impallidì. Ghish e Tart si guardarono increduli, dopodiché Tart rispose << Ma, Signore, non capiamo di cosa voi stiate parlando! E’ da quando la guerra è finita che non abbiamo avuto più alcun contatto con la Terra! >> << Questo è vero, giovanotto; tuttavia, in questo momento, in questa stanza, tra di noi c’è un essere umano, e io non ne ero al corrente. >>
<< Cosa?! >> esclamarono Ghish e Tart all’unisono, << Dove? >>.
Il sovrano rise << Qui qualcuno viene ingannato, e non sono solo io a quanto pare. Mio caro amico Pai, perché non parli? >>.
I due fratelli a quel punto si voltarono verso il fratello maggiore << Pai, >> lo chiamò Ghish << si può sapere che diavolo succede? >>, ma Pai non rispose.
<< Ve lo spiego io. >> intervenne il re. << Ghish, sono desolato, ma non sei uno di noi. >>
Il silenzio tombale che seguì questa affermazione venne interrotto dalla sonora risata del diretto interessato << Sire, non per mettere in dubbio le vostre capacità visive, ma non capisco cosa possa esserci in me da farvi pensare che non sia un abitante di questo pianeta! >>.
<< Oh, mio caro! Il tuo aspetto non è nulla che un incantesimo non possa creare! E poi, se mentissi, perché tuo fratello non interviene in tua difesa? >>.
Detto ciò, con uno schiocco di dita fece sì che Ghish venisse circondato da un fascio di luce che, una volta sbiadito, lasciò che si manifestasse quello che era il vero aspetto del giovane.
Il suo volto non cambiò granchè, se non per la carnagione che divenne più scura di qualche tono; le sue orecchie e i codini erano svaniti e i suoi capelli divennero scuri lasciando solo dei riflessi verdi, dando spazio a quello che non poteva essere altro se non un essere umano.
Il sorriso di Ghish svanì per dare spazio a un catatonico stato di shock. Perfino Tart sembrava morto tant’era il suo pallore.
<< Pai, >> chiese l’ormai umano, con sguardo confuso << ma allora… è tutto vero? Come hai potuto… per tutti questi anni… >>.
Pai, finalmente, dopo tanto silenzio, si avvicinò al trono del re e si inginocchiò.
<< Mi dispiace, Sire, sono costernato per la mia condotta. Vi supplico, punite me:  sono l’unico colpevole. Loro non sapevano. >>.
Tart e Ghish guardavano in silenzio, cercando di metabolizzare la novità il più in fretta possibile.
Ghish un umano? Com’era possibile una cosa del genere?
<< Pai, Pai, Pai. Ammiro il tuo coraggio. Tuttavia, tu e l’umano siete egualmente colpevoli in qualche modo. Ho deciso però di essere clemente, in memoria delle vostre imprese: condanno voi due ad una vita in esilio sul pianeta Terra! >> Detto questo, Klejah si rivolse a Tart, << Tu sei l’unico innocente in questa triste vicenda, perciò scegli: sei pronto a servirmi da solo o preferisci seguire i tuoi compagni? >>.
Dopo un attimo di silenzio, Tart prese la sua decisione. << Io seguo la mia famiglia, Signore. >> disse, con orgoglio.
<< Molto bene. Ah, dimenticavo, giovanotti:  sulla Terra ci sono dei miei servitori; spero non vi imbattiate in loro, so che non provano molta simpatia nei vostri riguardi. >>.
Ghish, dimenticato per un attimo lo shock, prese la parola << E perché mai sono lì? >> << Per cercare la mezza dea, mi pare ovvio. >> rispose quello con nonchalance.
I tre si mostrarono visibilmente sbigottiti << La mezza dea?! Ma non è solo una vecchia leggenda? >>
Il tiranno sembrò diventare paonazzo e alzò la voce quasi come se qualcuno avesse detto qualcosa di tremendamente offensivo. << La mezza dea ESISTE! È una vita intera che la cerco! Ho viaggiato per le galassie alla sua ricerca convinta che gli dèi fossero furbi e l’avessero nascosta, ma a quanto pare li ho sopravvalutati! Sono convinto che è lì sulla Terra, da qualche parte, e non appena l’avrò trovata, potrò finalmente ucciderla e ottenere ciò che più bramo! Ora andate, prima che cambi idea e decida di farvi sgozzare tutti! >>
Senza curarsi di cosa lui bramasse così tanto, i due alieni e l’appena rivelatosi umano si avviarono verso il loro esilio.
<< E adesso? >> chiese Tart, disperato . Pai non parlava; era sempre stato un duro, ma tutto sommato voleva bene ai suoi compagni, ed era mortificato per ciò che era accaduto.
Fu Ghish, con un aria insieme confusa, adirata e preoccupata, a rispondergli .
<< Adesso cerchiamo le Mew Mew. >>
 

 
PROLOGO – PARTE 3: TOKYO, AGOSTO 2010.
Il caffè Mew Mew ormai era chiuso da tempo. Le paladine della Terra erano tornate alla loro vita di sempre ( sebbene i simboli che le permettevano di trasformarsi non fossero svaniti), e utilizzavano il locale per incontrarsi e ricordare i bei vecchi tempi.
Era una Domenica mattina (per la precisione le 10) quando Strawberry, ormai liceale, fu svegliata dallo squillare del suo cellulare e , con grande stupore, sul display appariva un nome che non vedeva o sentiva da anni ormai: quello di Ryan Shirogane.
Ancora incredula, rispose alla chiamata << P…Pronto? >>.
<< Ben svegliata , Strawberry, spero tutto ok. Vieni al locale il prima possibile, dobbiamo parlarvi. >> e attaccò, senza neppure darle il tempo per risponderle.
Non c’erano dubbi: non solo la sua voce, ma anche il suo atteggiamento arrogante e strafottente era invariato e inconfondibile. Erano appena tornati a Tokyo e già avevano convocato una riunione che, a giudicare dalla telefonata, sembrava abbastanza urgente.
<< Qualcosa non va. >> si disse, prima di vestirsi in fretta e furia e uscire di casa.
<< E’ sempre il solito, non è cambiato di una virgola! >> borbottava, mentre correva per strada tentando di arrivare prima possibile << Per tre anni lui e il suo compare si sono letteralmente volatilizzati, ora ritorna all’improvviso e se ne esce con una telefonata del genere!? Razza di antipatico e presuntuoso americano che non è altro! >>
Non le ci volle molto ad arrivare; dopotutto, quella strada la conosceva a memoria.
Una volta varcata la soglia del caffè, trovò il gruppo già al completo.
<< E io che pensavo di essere stata perfettamente puntuale! >> disse la rossa ridacchiando.
<< Puntuale per te resta un eufemismo, dormigliona. >>
Rieccola. La voce irritante di poco fa.
<< Ma ce l’hai sempre con me? Bel modo di salutarci dopotutto questo tempo! E poi io mi sono precipitata qui non appena ho ricevuto la tua chiamata! >>
<< Manchi un piccolo dettaglio, Strawberry. >> << Sarebbe? >> << Che ti sei precipitata qui non appena hai ricevuto la mia OTTAVA chiamata. >>.
Strawberry arrossì << Come ottava?! Mi hai chiamata una volta sola! >>  << Controlla tra le chiamate perse, perfavore. >>
Infastidita, la rossa prese il cellulare e rimase visibilmente in enorme imbarazzo.
Il registro presentava ben 7 chiamate perse, la prima alle 8 e 30.
Ryan si portò le braccia dietro la testa con fare superiore << Se tu avessi risposto alla prima telefonata avremmo avuto una bella chiacchierata come ho fatto con tutte le altre, saresti venuta qui con calma e avremmo parlato delle varie novità davanti a una buona fetta di dolce e una tazza di thè. >>
Strawberry ribolliva tra l’imbarazzo e la rabbia. Detestava dover ammettere che quello sbruffone avesse ragione.
Quel momento di tensione fu interrotto per fortuna da Mina.
<< Non incominciate con i soliti battibecchi; ci spiegate o no il motivo di questa convocazione improvvisa? >>
Da quasi divertito, il volto di Ryan si fece immediatamente serio.
<< So che ormai le vostre vite sono tornate normali anche se i vostri simboli riapparsi dopo la sconfitta di Profondo Blu non sono mai più svaniti, e vi giuro che siamo desolati nel venire qui all’improvviso e rovinare tutto. >>
<< Di cosa stai parlando, Ryan? Non capisco >> chiese Lory, confusa.
A quel punto intervenne Kyle << Qualche giorno fa, a New York, abbiamo ricevuto visite pacifiche ma inaspettate… >>
Le 5 ragazze non ebbero il tempo di chiedere spiegazioni, perché 2 volti conosciuti e uno un po’ meno si presentarono dinanzi a loro. Pai, Tart e… quello era Ghish?
<< E voi cosa ci fate qui? >> Esclamò Paddy, visibilmente felice di rivedere il suo vecchio amico.
<< Ma…  >> la interruppe Lory << quello è… >>
<< Sì, pesciolina, sono io; con qualche ritocchino qui e là >> rispose ironico Ghish.
<< Ritocchi … che ti rendono umano … >> ribattè Pam.
<< Com’è possibile… voglio dire, tu sei un alieno, giusto? >> domandò Strawberry titubante. L’unica risposta che ottenne fu un suo occhiolino.
<< E’ molto lunga da spiegare, ragazze … per farla breve, Ghish era un essere umano ma Pai e la sua famiglia, per proteggerlo dopo averlo trovato solo e abbandonato sulla Terra, lo hanno tramutato in un alieno e lo hanno portato con loro sul loro pianeta… Poco fa il loro sovrano, che sembra essere un tipo nevrotico con manie distruttive che odia i terrestri, ha scoperto tutto e ha esiliato loro tre qui. >> disse Ryan brevemente.
<< Ottimo riassunto, biondino, ma hai mancato la parte importante. >> intervenne Ghish << Il nostro sovrano, Klejah, ha degli scagnozzi qui in perlustrazione; ciò vuol dire che anche voi siete sotto tiro. >>
<< Ma perché ci odia? E poi sono in perlustrazione per trovare cosa? >> insistette Lory.
Il maggiore dei fratelli, fino ad allora rimasto in silenzio, prese la parola << Non sappiamo perché provi tutto questo astio, tuttavia sappiamo che sta cercando la  mezza dea. >>
Le Mew Mew sgranarono gli occhi << LA MEZZA CHE?! >>
<< Sinceramente non sono ancora del tutto convinto riguardo la vostra storia. >> disse Ryan con nonchalance, << Voglio dire, quale folle crederebbe sul serio che possa esistere? >>
<< Beh, Klejah è un folle, ed è fermamente convinto che lei esista, e visto che ha girato galassie su galassie per trovarla, tanto vale considerare una remota possibilità che non sia solo una leggenda. >> il maggiore degli alieni sembrava piuttosto preoccupato << E’ convinto che sia qui, nascosta da qualche parte. So che vuole ucciderla, e credo che la sua morte potrebbe in qualche modo agevolarlo o renderlo più potente, e questo non possiamo permetterlo! >>
<< Quindi ci state dicendo che dobbiamo trovarla e cercare di tenerla al sicuro… >> concluse Ryan.
<< Scusate se vi interrompo, >> disse Strawberry, visibilmente scocciata << ma vi spiacerebbe spiegare anche a noi di che diavolo state parlando? Io non ci sto capendo un tubo! >>
I tre ospiti e Ryan sbuffarono. << Mio Dio, a volte avere a che fare con la vostra conoscenza così poco ridotta è stressante. >>
<< Tecnicamente mi stai dando dell’idiota, Ryan? >>
<< No, Strawberry, ti sto dando dell’ignorante. >>
<< Ragazzi, piantatela. >> Pam parlava molto poco, ma sempre nei momenti più opportuni.
Senza battere ciglio, Ryan prese un vecchio libro << Qui dentro c’è una profezia sulle divinità greche. >>
<< Ma è mitologia! Cosa c’entra con noi? >>
<< C’entra eccome, Strawberry. Ora, ti prego, stà zitta e ascolta. >>
Colpita dal tono serio del biondino, Strawberry obbedì, anche se a malavoglia.
<< Abbiamo individuato la profezia nascosta in questo racconto, vi leggo la parte che ci interessa:
“ Mentre i mali uscirono e presero il loro posto in mezzo agli umani, la Speranza non lo fece, aggrappandosi al fondo del Sacro Scrigno di Pandora; per millenni rimarrà lì, e nessuno potrà mai impadronirsene. Tuttavia, un giorno un essere divino rinuncerà alla sua immortalità per amore di un mortale, e, quando alla loro porta verrà appeso un fiocco rosa, il vaso si aprirà un’ultima volta, lasciando che la sua unica ospite raggiunga la sua Custode.
La dinastia degli immortali sparirà poco dopo il lieto evento, ma il dono della Speranza non morrà, chiuso al sicuro nell’ultima degli esseri Potenti, destinata a portare la salvezza: la mezza dea. ” >>
 Finita la lettura, Ryan chiuse il vecchio libro.
Ci fu un attimo interminabile di silenzio. Poi, una delle ragazze prese coraggio.
<< Fammi capire una cosa: tu mi stai dicendo che le divinità greche non sono semplice mitologia e che esiste o esisteva una intera dinastia di esseri che hanno fatto letteralmente il bello e il cattivo tempo lanciandoci fulmini e saette a piacimento? >>
<< No, Mina, certo che no; se fosse così la scienza non avrebbe alcun senso. Questi “dei” esistevano, ma non corrispondono esattamente alla descrizione greca. Sono esseri dall’aspetto umano, ma con delle strane variazioni genetiche a noi sconosciute che li hanno resi molto più longevi e dotati di poteri straordinari al di fuori di ogni immaginazione, capaci di condizionare i processi naturali. Il vaso di Pandora deve essere un messaggio criptato, non credo che esista davvero; magari nella profezia rappresenta il simbolo della salvezza o qualcosa del genere. >>
<< Ammesso che fosse vero, >> incalzò timidamente Lory, << questo giustificherebbe il fatto che i nostri simboli non sono più scomparsi. >>
<< Hai ragione, >> rispose Kyle, << purtroppo la missione delle Mew Mew non è ancora finita. >>
Detto questo, si rivolse agli alieni << Visto che dovete restare qui, conviene che anche voi due assumiate sembianze umane. Sai come fare, Pai? >> << Certo, ci penso io. >>
 
 
 
Salve a tutti…
Questa è la mia prima fan fiction, quindi spero possiate perdonarmi se non è granchè, essendo questo una sorta di “primo esperimento”..
Per prima cosa ho pensato di inserire queste 3 introduzioni, in modo tale da rendervi più chiara la storia che ho in mente e le circostanze in cui ha luogo.
Spero di avervi incuriosito almeno un po’ e che decidiate di seguire il mio racconto, e mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate ovviamente.
Sarò felice di rispondere a qualunque commento o consiglio!
A presto!

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***


CAPITOLO 1.
 
Il liceo ormai era agli inizi, e gli alieni erano pronti (?) per condurre le loro vite come esseri umani.
Per Ryan e Kyle fu davvero difficile inserire i tre nuovi alleati nella civiltà, tra documenti, dati di nascita e altro, ma ci riuscirono ugualmente.
Era una fresca mattina di Settembre; Pai era al caffè, in quanto ormai troppo grande per il liceo, mentre Tart era alle medie con Paddy. Quanto a Ghish, lui si era iscritto  al terzo anno di Liceo assieme a Lory, Strawberry e Mark, e con loro si trovava davanti all’ingresso. Non passava esattamente inosservato in quella divisa blu scuro, che gli stava a pennello.
<< Mi raccomando, Ghish, cerca di… >> << Sì, ho capito, hai passato un mese intero a dirmelo, quattrocchi! Niente svolazzamenti, niente teletrasporto, niente armi, niente risse, niente “ cose da alieni “, usa gentilezza, educazione, rispetto, calma. Ah, e niente omicidi, questa me la sono aggiunta da solo. >> disse, ridacchiando. Lory gli sorrise soddisfatta << Ottimo, ora entriamo, o arriveremo tardi alle lezioni. >>
Il giovane neo-umano aveva imparato a memoria le raccomandazioni della ragazza, il problema era nel metterle in pratica.
Nel corridoio principale al primo piano, Ghish, camminando immerso nei suoi pensieri, andò a sbattere contro qualcuno fermo in un angolo a chiacchierare, urtando con la spalla .
A giudicare dalla voce delicata che disse << Ahi! >> mentre cadeva a terra, era una ragazza. A Ghish, però, poco importava.
<< Maledizione! Tu guarda che imbranata! Vuoi stare attenta a dove diavolo metti i piedi? >> disse, massaggiandosi la parte colpita.
<< Vedo che hai capito proprio tutto Ghish! >> lo ammonì Lory. Strawberry si portò una mano alla fronte e sospirò in segno di rassegnazione. Mark stava semplicemente a guardare.
<< Dovresti farlo tu, razza di idiota. >> disse la ragazza sconosciuta, alzandosi.
Questa volta anche Ghish si accorse di quella voce cristallina; tuttavia, ciò non distolse il giovane da lanciare un’occhiataccia alla padrona di quelle corde vocali per dirgliene di tutti i colori.
Accadde tutto in un attimo.
Non appena spostò lo sguardo, incrociò un viso talmente perfetto che, non fosse stato per l’atteggiamento da vero maschiaccio, avrebbe creduto appartenesse ad un angelo.
Quella che aveva di fronte era la più meravigliosa e perfetta fusione tra fuoco e ghiaccio, tutto di lei sembrava un gioco di contrasti: quello tra i capelli ruggine lunghi e fluenti e gli occhi chiari e freddi, quello tra l’aspetto delicato e affusolato di una bambola di porcellana e il temperamento forte e determinato …
Mai avrebbe pensato che due elementi tanto diversi potessero coesistere e combinarsi in maniera tanto impeccabile.
Per un attimo dimenticò addirittura del perché si fosse tanto innervosito.
Poi si riprese, tornando in sé. Si voltò un attimo verso Lory, che lo fissava in cagnesco. Assurdo quanto le riuscisse bene, visto che di solito era così calma e gentile.
“ Capito l’antifona. “ si disse. Sapeva che, per quieto vivere, avrebbe dovuto lasciar perdere e chiederle scusa. Odiava dover frenare la sua personalità, ma avrebbe dovuto farci l’abitudine. In fondo, sapeva di essere in torto, ma odiava l’idea di scusarsi, figuriamoci se sotto comando. Maledetto orgoglio.
Perciò si voltò di nuovo verso la ragazza sconosciuta e, guardandola in cagnesco, disse << Ti chiedo scusa. >>
Alla ragazza scappò un ghigno << Sei molto credibile quando cerchi di comporre frasi non offensive, credimi! Non sforzarti, ti perdono lo stesso! >> disse con sarcasmo. Poi, senza aspettare risposte, se ne andò.
Senza parole. Quella ragazzina era riuscita a offenderlo, innervosirlo, affascinarlo e irritarlo a morte nel giro di pochi minuti. Ma che razza di creatura era?
<< Però… che carattere! >> disse Lory, e Strawberry annuì.
Ghish, per tutta risposta, lanciò loro un’occhiataccia e si mise a borbottare << Certo… che carattere! Un maschiaccio in piena regola! Voi umane siete tutte strane! >>
Richiamati dal loro professore, che oramai stava per dare inizio alla lezione, interruppero la conversazione e si avviarono in classe.
 
Per il povero neo-umano quella nuova vita non era certo semplice. La scuola non gli stava per nulla a genio. Ma doveva farsela piacere. Che lo volesse o no, quella ormai era la sua nuova vita, la vita che avrebbe sempre dovuto avere dopotutto.
Non aveva avuto liti con Pai riguardo l’accaduto, tuttavia non riusciva a rivolgergli la parola se non per l’essenziale. Era… deluso, ecco tutto.
 
Se avesse saputo prima di essere umano, non avrebbe combattuto, tre anni fa. E, forse, il destino gli avrebbe fatto incontrare Strawberry in circostanze differenti…
Ma non aveva più alcuna importanza. I sentimenti che provava per quella ragazza nel corso dei tre anni passati in pace si erano pian piano affievoliti per poi scomparire. Certo, rivederla tutti i giorni gli faceva un certo effetto, ma non sentiva più quell’attaccamento morboso nei suoi confronti, quel desiderio di averla tutta per sé o di ucciderla in caso contrario. Starle accanto ormai non gli procurava più le stesse emozioni.
Che scherzi strani gioca il cuore a volte…
 
Mentre si perdeva nei suoi pensieri, sentì chiacchierare due ragazze davanti a lui.
<< Hai sentito di quella nuova? >> << Chi? >> << Quella ragazza con i capelli sul rossiccio, viene dall’America se non sbaglio. >>
L’attenzione del ragazzo, a quelle parole, gravitò immediatamente sulla loro conversazione. Forse aveva capito di chi si stava parlando.
<< Americana? Ma ha un accento perfetto quando parla la nostra lingua! >> << Lo so! Ho sentito che è nata qui ma per esigenze di lavoro la sua famiglia si è trasferita in California quando era piccola. >> << Capisco… Beh, mi fa un’invidia! E’ davvero molto bella! Chissà se ha qualche fratello carino e single! >> ridacchiarono, << A proposito, hai capito com’è che si chiama? >> ci fu un attimo di pausa, poi l’altra le rispose << Se ho capito bene, il suo nome è Noel. >>
Noel. Mai sentito, la me si addiceva: bello e insolito.
Fortunatamente, la lezione finì in fretta, e Ghish potè finalmente scappare nella sua nuova casa.
Noel. Non avrebbe scordato quel nome.
 
 
Nel pomeriggio, gli toccò, come da un mese a quella parte, andare a lavorare al locale delle Mew Mew.
La cosa che lo infastidiva di più era l’essere costretto a fare cose che non gli andavano a genio, e da quando era diventato umano succedeva fin troppo spesso. Inoltre, lavorare al fianco di quel tizio, Mark, lo infastidiva forse più di tutto. E non era per la questione di Strawberry, ormai era acqua passata, tuttavia non riusciva a farne a meno: la sua smielatezza a suo parere costruita lo infastidiva, e la cosa peggiorava quando il moro tentava un approccio amichevole nei suoi confronti.
“ Anche i muri sanno che non ti sto a genio, piantala di fare l’ipocrita “ pensava.
A un paio d’ore dall’apertura, con sua grande sorpresa, varcò la soglia la famosa ragazza dai capelli ruggine della quale, forse, conosceva il nome.
Non era sola: con lei c’erano una ragazza dai capelli corti e due ragazzi, sembravano molto uniti.
Lei, in mezzo a loro, rideva di gusto; diamine, era ancora più graziosa.
<< Ma guarda! >> esclamò Strawberry, rompendo un timpano al povero Ghish, << è la ragazza di stamattina! >> e si precipitò allegra al tavolo al quale si era accomodata, battendolo sul tempo.
 
 
 
Salve a tutti!
Rieccomi con il primo capitolo… Che ne pensate di questo “turbolento” incontro?
Spero che questo aggiornamento vi sia piaciuto!
Mi raccomando, fatevi sentire con commenti, critiche o consigli! Li trovo molto utili, soprattutto per capire se sto procedendo per il verso giusto!
Un bacio e a presto!

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Capitolo 3
*** Capitolo 2. ***


CAPITOLO 2.

<< Noel, questo locale è così… così… PUCCIOSO! >>
<< In effetti sembra una torta panna e fragole vista dall’interno… a me sembra inquietante, fa ingrassare solo a guardarla! >>
<< Ma taci! Che mangi il doppio di me e non ingrassi nemmeno di un etto! >>
<< Eddai, Karen! Hai perso la battaglia contro il metabolismo di Noel da anni, fattene una ragione! >>
 << Non ti ci mettere pure tu, Nick! Tu, piuttosto, razza di amico ingrato, potresti sostenermi contro questi due! Mi senti o no, James? >>
 << A dire il vero ho smesso di ascoltare già dopo il tuo commento “ PUCCIOSO ” … >>
Noel, Karen, Nick, James. Quattro persone, un unico blocco. Non avevano segreti, quei quattro; praticamente sono cresciuti insieme, da quando frequentavano l’asilo. Non faceva un passo l’uno se gli altri non facevano lo stesso.
Karen e i due ragazzi conoscevano ogni minimo dettaglio della vita di Noel: sapevano che avesse qualcosa di diverso dai ragazzi normali, sapevano del motivo del suo trasferimento a Tokyo, sapevano delle Mew Mew. Per questo non ci avevano pensato due volte nel fare i bagagli e partire con lei. Non l’avrebbero lasciata sola, neanche per tutto l’oro del mondo.
Per fortuna, Karen era abbastanza ricca da possedere già un appartamento in Giappone; inoltre, poteva tranquillamente sostenere le spese per sé stessa e per i suoi due futuri coinquilini. Tutto, pur di appoggiare la sua amica del cuore.
Con loro, Noel si sentiva a casa; dimenticava tutti i suoi guai e riusciva ad essere serena e spensierata, come una ragazzina di 16 anni, in fondo, dovrebbe essere.
Stavano tornando tutti a casa della ragazza per pranzare insieme quando, passando davanti a quel bel locale rosa e bianco, a Karen era venuta una voglia matta di torta; guai a dire di no a Karen quando si trattava di pasticcini e altro.
Fatto sta che, per accontentarla, si erano ritrovati tutti e quattro in quel locale super-affollato, aspettando che una simpatica cameriera bionda in miniatura indicasse loro un tavolino libero.
Noel non potè fare a meno di guardare attentamente la ragazzina; certo, le Mew Mew erano il simbolo della pace in quel momento, quindi era pressoché normale trovare una pasticceria con quel nome, tuttavia sperava in un colpo di fortuna.
<< Ehi, Karen >> bisbigliò, << Non ti sembra strana quella voglia che ha la ragazzina sulla fronte? >>
<< Noel, smettila subito! Non si parla di lavoro mentre ci rilassiamo! E poi andiamo, sarebbe fin troppo facile! Ora pensa a cosa vorresti mangiucchiare, si è liberato un tavolo! >>
Il discorso andò così scemando, e anche Noel smise di pensarci.
<< Uhuuh! Un menù tutto colorato! >> esclamò Karen, entusiasta.
<< Quanta roba! Cibo, cibo, cibo! >> << Nick, sei un vero ingordo! >> << Mi pare di ricordare che sei tu la morta di fame che ci ha costretti a venire qui! Noel, dille qualcosa! >>
 << Ecco perché non voglio farmi vedere con voi in luogo pubblico… >>
Mentre ridevano di gusto, James notò che qualcuno si stava avvicinando, così avvisò gli amici per intimare loro di farla finita con le buffonate.
<< Cavoli, mi mangerei quella divisa, sembra quasi commestibile! >> << Poi dici che io sono un ingordo… >>
<< Piantatela! Siete imbarazzanti! >> disse Noel scherzosamente, dando una gomitata a Nick.
La cameriera arrivò al loro tavolo. Sembrava molto felice.
<< Ciao! Non so se ti ricordi di me, stamattina un mio amico ti è sbadatamente finito addosso! >> disse, entusiasta, sperando in una risposta positiva della ragazza.
Noel ci pensò su, poi rispose << Ah già, Mr Simpatia… >>
<< Devi scusarlo, è nuovo di qui ed è un tantino disorientato! Comunque piacere, io sono Strawberry! >>
Non tardò in sottofondo il commento di Karen << Visto? Perfino i nomi sono commestibili qui dentro! >>
Noel cercò di rispondere trattenendo le risate << Piacere mio, mi chiamo Noel >> poi indicò i suoi compagni << Loro sono Karen, Nick e James. Stiamo dando un’occhiata al menù, ma non sappiamo cosa scegliere. Qual è la vostra specialità? Cosa mi consigli? >>
<< Beh, la specialità del nostro chef è la torta fragole e lamponi! Inoltre, abbiamo del thè speciale direttamente dall’Inghilterra! >>
<< Ottimo! Allora prendiamo tutti una buona fetta di torta fragole e lamponi e quattro thè! >>
<< Arrivano il prima possibile! >> e, con un cenno, Strawberry si allontanò.
<< Beh… Tutto bianco e rosa, vestiti sul fucsia, cameriere che si chiamano Fragola… per niente orginali! >>
<< Hai bevuto troppi yogurt oggi, Karen? >> << Nick, un’altra parola e ti faccio includere nel menù! >>
<< Ah, Noel, a proposito… >> disse James cambiando argomento << Di che parlava quella ragazza? Cosa è successo stamattina? >>
<< Ah già, non te l’ho raccontato! Niente di che, un tizio che passeggiava con lei mi è venuto addosso e poi pretendeva anche di avere ragione, quindi abbiamo avuto un brevissimo battibecco. >>
<< Fammi indovinare… capelli scuri, statura media, fisico mozzafiato e atteggiamento da gran figo? >> chiese Nick. Noel lo guardò perplessa. << E io che ne so? Non gli ho mica fatto la radiografia? Tu, piuttosto, perché me lo hai chiesto? Conosci un tipo del genere? >>
<< No, ma un tipo del genere sta venendo verso di noi con le fette di torta… >>
A quelle parole, Noel si voltò. Nick aveva ragione: era proprio lui. E la fissava.
<< Le vostre ordinazioni. >>
<< Grazie >> disse Noel, sorridendo. << Sbaglio o sei quello di stamattina? >>
<< Intendi quello a cu hai maleducatamente dato dell’idiota? >> disse Ghish, con tono sarcastico.
Karen e gli altri due si guardarono. Le cose si mettevano male.
Infatti, la risposta della loro amica non si fece attendere << Oh, no. Intendo quello che mi è finito addosso come un idiota. >>
A Ghish, ovviamente, la risposta non piacque. << L’hai fatto di nuovo! Mi hai chiamato di nuovo idiota? Ma come ti permetti? >>
<< Beh? Che pretendi? Non penserai davvero che raccolga la pietra e non te la rilanci! Se credi di poterla passare sempre liscia quando parli con le ragazze aspettandoti che si zittiscano o che fuggano via in lacrime, hai incontrato la ragazza sbagliata! Mi rincresce! >>
Sul volto di Ghish apparve un ghigno << Ma dai, sei una ragazza? Per il carattere che hai sembri tutto, ma non una ragazza! >>
<< Preparati a portarla via prima che lo prenda a pugni. >> sussurrò Karen a James.
<< Ma davvero? Credi che donna equivalga a “ silenziosa schavetta ” ? Siamo nel 2010, caro il mio cavernicolo: aggiornati! >>
<< Sarò anche un cavernicolo, ma almeno sono un ragazzo e mi comporto da ragazzo! >>
<< Certo, perché uomo vuol semplicemente dire essere prepotente, avere gli attributi per anatomia e tracannare birra davanti alla partita di calcio! >>
<< Invece per essere donna secondo te basta portare un reggiseno? Anche perché, viste le tue misure, credo anche che non ti serva granchè…! >> disse, alludendo al fisico affusolato.
<< Certo, l’importante è crederci! Mi dispiace per te, ma non lo saprai mai davvero! Puoi solo darti all’immaginazione! Povero! >>
<< Come se mi mancassero le donne! >>
<< Non spingermi ad essere volgare per risponderti! >>
<< Non faresti altro che dimostrare quello che penso, che sei un maschiaccio! >>
<< Cosa sta succedendo quaggiù? >> una voce nuova interruppe quell’infantile battibecco.
Noel non potè non apprezzare la vista di quel bel biondino alto e, almeno all’apparenza, tanto elegante e fine. Ghish, al suo arrivo, smise di stuzzicare la ragazzina.
Quest’ultima, intanto, sorrideva con garbo a Ryan. << Niente di grave, un piccolo disguido con il vostro cameriere. Si stava già scusando, anzi, si è gentilmente offerto di pagarci le ordinazioni per il disturbo! >> disse. I suoi tre amici se la ridevano sotto i baffi. Ghish sgranò gli occhi << Ma che dici! >> urlò, tuttavia si fermò notando che Ryan lo ignorava completamente.
Irritato per l’umiliazione, lasciò il vassoio sul tavolino e si avviò agli spogliatoi, mentre Ryan continuava a scusarsi con Noel.
Dopo aver mangiato il dolce, lei e i suoi amici se ne andarono.
Ryan appariva leggermente sovrappensiero. Perfino Kyle se ne accorse, e gli si avvicinò << Va tutto bene? >>
<< Non ne sono sicuro… >>  << Di cosa? Non capisco... >>
<< Io ho già visto quella ragazza. >>
 
 
<< Quella lì me la paga! >> urlò, mentre prendeva a pugni il suo armadietto.
<< Eddai, Ghish! Ammettilo che te lo sei meritato! Dacci un taglio! >> disse Tart, cercando di calmarlo.
Il ragazzo, per tutta risposta, ghignò, facendo tornare sul suo volto quell’espressione che rappresentava al meglio il suo carattere.<< Non esiste. Sono stanco di fare il bravo bambino. Ho intenzione di vendicarmi a modo mio, e mi divertirò un mondo, ne sono sicuro! >>





Ciao a tutti!
In questo periodo, per fortuna, sto avendo parecchio tempo libero, quindi riesco ad aggiornare la storia almeno una volta al giorno...
Che dire... spero che la storia continui a piacere, e che magari cominci ad attirare l'attenzione di più persone, anche se sono consapevole che la mia storia non sia proprio eccezionale :-)
Mi raccomando, come sempre: fatevi sentire, fatemi sapere cosa ne pensate passo dopo passo! Come ho detto anche precedentemente, trovo molto costruttivo il confronto con chi legge :-)
Vorrei anche fare un ringraziamento speciale a Lady S per il sostegno e l'interesse verso la mia fanfiction :-)
un abbraccio e a presto ;-)

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Capitolo 4
*** Capitolo 3. ***


CAPITOLO 3.

<< Dimmi che ho capito male, Ghish..! >>
<< Che ho detto di strano, Pai? Sarò anche un essere umano ormai, ma fino ad ora ho vissuto in tutt’altro modo, con dei poteri! Non dico che li userò davanti a tutti, ma almeno averli mi aiuterà a farmi sentire a mio agio! E poi scusa, ma come farò a proteggere la mezza dea in questo stato? >>
<< Al diavolo la mezza dea, lo so che te ne infischi! Tu vuoi i poteri per vendicarti di quella ragazzina! >>
<< Forse… Anche… e se fosse? Non ci vedo niente di male! >>
<< Ti rendi conto di quanto sia infantile? >>
<< …. Questo te lo concedo, ma non importa. Me lo devi, Pai, dopo tutto quello che è successo. >>
A quelle parole, Pai si zittì. Era stato messo con le spalle al muro.
<< Avevamo già tutto pronto. Te li avremmo restituiti una volta trovata la mezza dea. Cerca di non fare guai. >> e, detto questo, lo accompagnò in laboratorio, dove, mediante un fascio di luce simile a quello utilizzato per le Mew Mew, gli conferì i poteri che aveva prima che Klejah lo trasformasse in umano.
Soddisfatto, Ghish andò di corsa nella casa che lui e i suoi fratelli avevano preso come dimora fissa, e si mise a pensare a un piano efficace per la sua vendetta.
<< Bene, bene, bene… Per prima cosa, devo scoprire dove abita e che strada percorre per tornare. Magari durante il tragitto si imbatte in qualche stradina solitaria e potrei farle un agguato o cose simili. Oppure potrei intrufolarmi in casa sua e spaventarla per benino… Tanto per cominciare, domani devo seguirla. >> si disse, mentre andava avanti e indietro nella sua stanza.
Il piano sembrava abbastanza semplice. Segui, aggredisci, spaventa. Tutto regolare.
Soddisfatto, si addormentò, pregustando il dolce sapore della vendetta.
 
Il giorno dopo, per prima cosa, cercò di capire in che sezione fosse, in modo da tenerla sotto controllo.
Cosa non esattamente semplice, visto il numero di sezioni di quella scuola.
Nonostante ci mise molto tempo, riuscì a trovarla. Sezione F.
<< Bene >> , si disse, << questa è fatta! >>
Al termine delle lezioni, uscì un attimo prima fingendo mal di testa e si appostò alla porta dell’aula della ragazza.
Uscì poco dopo, accompagnata dai suoi amici, gli stessi del giorno prima. Sorrideva, ma stavolta molto flebilmente. Sembrava quasi un esserino debole e indifeso in quel momento. Ma sapeva cosa nascondeva quel faccino, quindi non ci fece caso.
Come previsto, la seguì, osservandola a pochi metri di distanza.
Con i suoi poteri ritornati, ebbe modo di sentire ciò che si dicevano.
<< Allora Noel, oggi pomeriggio cosa facciamo? Shopping, videogame, cibo, o studio? >>
<< Secondo te? Hai presente quanto ci hanno assegnato oggi? >>
<< Nick ha ragione, Karen! Noi maschietti vi accompagneremo a fare compere domani che è sabato! Fa la brava! >>
Karen sbuffò. <>
<< Noel, a cosa stai pensando? >> le chiese Nick, notando il suo silenzio. In effetti, anche Ghish si era accorto che fosse l’unica a non parlare in quel momento, nonostante fosse stata interpellata.
Noel parve risvegliarsi dal suo sogno. << Cosa? Che hai detto? >>
<< Che ti prende, tesoro? E’ da stamattina che hai quel faccino strano! Che ti frulla in quella testolina arrugginita? >> le chiese l’amica, preoccupata.
Noel tirò su un timido sorriso e distolse lo sguardo. << No, niente. Pensavo a Blaine. Sono 8 mesi, oggi. >>
Appena fu pronunciata quella frase, calò un gelido silenzio. Ghish, perplesso dopo un buon periodo senza nemmeno un sospiro, cominciò a chiedersi cosa diavolo stesse succedendo.
Dopo un tempo interminabile di passeggiata silenziosa, Nick e Karen si avvicinarono l’un l’altro e lei gli sussurrò << Rifornimento extra di nutella, panna e gelato. Noleggia due film, uno comico e uno romantico. Stasera pigiama party. >> << Ricevuto. >> rispose lui. Poi, i due affancarono Noel da entrambi i lati e la presero a braccetto. << Oggi pomeriggio ti è concessa la matematica, ma stasera niente tradimenti! Abbiamo tantissima voglia di ingozzarci di nutella e gelato e tu non puoi mancare perché invaderemo casa tua! >> dissero, coccolandola.
Ghish non ci aveva capito granchè. Una sola cosa era chiara: non era quello il giorno adatto per attaccarla, non era sola e rischiava troppo.
Nonostante ciò, arrivò comunque fuori casa sua, e potette quindi studiare il percorso che la ragazza faceva, considerando che dopo scuola non era comunque sola; anche l’idea del finto stalker era da scartare.
Avrebbe dovuto spiarla più a lungo, per trovare il momento in cui, finalmente, l’avrebbe trovata da sola.
Deluso per il primo tentativo fallito, si avviò in ritirata.
Tuttavia, camminando, ci ripensò; non avrebbe avuto altre occasioni, ogni giorno avrebbe avuto delle complicazioni, e di questo passo non avrebbe concluso nulla.
Perciò, tornò indietro, e si avvicinò all’abitazione a due piani che, a conti fatti, era della ragazzina, aspettando anche un piccolo attimo di solitudine di lei per agire.
Nel frattempo, ne approfittò per spiarla un pochino.
Si avvicinò ad una delle finestre del pian terreno, e la prima cosa che notò fu che non c’erano solo lei e i 3 ragazzi. C’era qualcun altro, un tizio alto e muscoloso, dai capelli neri disordinati e gli occhi chiari, proprio come quelli di Noel. Probabilmente, era suo fratello.
Cercò di concentrarsi per sentire qualcosa della loro conversazione.
<< Ehi, rompiscatole, hai per caso visto a chi tocca la spesa oggi sul calendario? Mi rincresce ma non ti rimpiazzo anche oggi, sai! >>
<< Eddai, Damon! Sono con loro! Non li lascio soli con te! >> << Allora portati anche loro, magari al guinzaglio! >> << Và al diavolo, Damon! >> gli urlarono i tre ridendo. Sembravano in rapporti amichevoli anche con il nuovo tizio.
<< Per la cronaca, >> disse Damon, << io sto per uscire, ma te lo sogni che vado a farti la spesa! Non combinate guai, mi raccomando! E trattatemi bene la piccola canaglia! >> e fece l’occhiolino alla sorella , per poi andarsene. Ghish si nascose dietro l’angolo. Poi tornò alla finestra.
<< Tranquilla, Noel, ho un’idea! Tanto volevamo noleggiare un DVD, per strada ci dividiamo e andiamo a fare la spesa! >>. Noel sorrise << Grazie, ragazzi! Ne approfitto per sistemare un attimo camera mia, così da stare tutti comodi! La lista della spesa è sul tavolo! >> << Ottimo! Facciamo una corsa e torniamo! >>
Da non crederci. L’opportunità gli si stava servendo su un piatto d’argento. Aveva fatto bene a tornare indietro. Ora doveva solo procurarsi qualcosa per camuffarsi e il gioco era fatto.
C’era un solo problema: stranamente, non riusciva a teletrasportarsi all’interno di quella casa. C’era come una sorta di barriera. Avrebbe dovuto trovare un altro modo per entrare in quella casa.
 
 
Non appena Karen e gli altri uscirono, Noel salì in camera sua. Tuttavia, invece di riordinare la stanza, già pronta per vedere il film in santa pace, si sedette sul letto abbracciandosi le ginocchia, con aria assorta.
Erano già passati otto mesi. Otto lunghi mesi erano stati capaci di raccogliersi e passarle davanti ad una velocità supersonica.
Otto mesi fa, Blaine c’era. E, probabilmente, in quel momento della giornata, stavano gironzolando insieme con l’auto che gli era stata regalata per il diploma.
E’ bastato un attimo per portarglielo via. Un attimo era stato sufficiente per ucciderlo. Un attimo che aveva distrutto ogni cosa.
Le tornò in mente quella ragazzina bionda con quella strana voglia sulla fronte. Se avesse trovato le Mew Mew, probabilmente avrebbe saputo cosa fosse a renderla diversa, ma soprattutto la avrebbero aiutata a trovare…
Mentre pensava a tutto questo, la luce si spense improvvisamente. Sembrava un corto circuito.
“ Strano, non ho nessun elettrodomestico acceso… “ pensò.
Prese la torcia conservata in  un cassetto della scrivania e si diresse verso le scale.
Mentre scendeva, avvertì qualcuno alle sue spalle, e si voltò di scatto, trovando tuttavia il nulla.
<< Chiunque tu sia, potrei denunciarti per violazione di domicilio! E comunque posso usare la mia torcia come arma! >> urlò al vuoto.
Quando si voltò verso l’ingresso, vide ancora una volta un’ombra in movimento.
<< Oh, andiamo, fatti vedere! >> urlò di nuovo, << Non è divertente, lo sai? >>.
Improvvisamente, si sentì sussurrare all’orecchio << Io mi sto divertendo. >>, e sobbalzò.
Una volta voltatasi, trovò ancora una volta il vuoto.
Cominciava davvero a stancarsi. << E’ così che tratti le donne, razza di Don Giovanni? >>
Sobbalzò nuovamente quando sentì una porta sbattere con violenza.
Decisa a farlo uscire allo scoperto, si diresse verso la porta d’ingresso.
Come previsto, qualcuno le si parò davanti. Una figura incappucciata con in mano un paio di piccoli tridenti appuntiti che non promettevano nulla di buono.
“Perfetto, ci mancavano solo i maniaci in questa città!”
<< Guarda un po’, facciamo anche i giochi di prestigio! Cosa ci fai in casa mia, sentiamo! >> disse con fermezza.
<< Rilassati, non voglio ucciderti. Sono solo venuto a divertirmi un po’, cara Noel… >> rispose una voce che le sembrava stranamente familiare.
<< Ma tu guarda! Sai anche il mio nome! Non ti sembra scortese farmi sostenere una conversazione con un tizio sconosciuto che sembra tanto sapere chi sono? Perché non ti presenti? >>
L’intruso sconosciuto ghignò. << Al diavolo le presentazioni! >> disse, per poi piombarle addosso e ferirla lievemente alla spalla con le sue due armi, mentre la forza dell’urto la fece indietreggiare di qualche metro.
<< AHI! >> strillò lei. Era stato incredibilmente veloce. Non poteva essere un movimento umano, quel tizio aveva qualcosa di particolare.
Diede un’occhiata veloce alla spalla, accorgendosi che sanguinava. << Non solo mi hai tagliuzzato la camicia della mia uniforme scolastica, mi hai anche colpita! Guarda, sto sanguinando! Poteva essere sangue donato a persone bisognose, e invece guarda che spreco! Hai intenzione di farmi a fettine per caso, razza di idiota!? >> disse, mostrandosi più agguerrita che mai. Non si capiva chi fosse l’aggredito tra i due.
Per un attimo, Ghish si trattenne dal ridere. Una ragazza viene aggredita mentre è da sola in casa, e il primo pensiero è il sangue che si spreca?
Tuttavia, dopo essersi sentito chiamare nuovamente in quel modo, perse la pazienza << Mi hai chiamato idiota! Di nuovo! Mi hai veramente stancato! >> e, detto questo, unì letalmente i due Sai, pronto a colpirla.
Ma non ottenne l’effetto sperato.
Una volta terminato l’attacco della sfera di energia, si rese conto che la ragazza non era più lì. Aveva distrutto una buona parte dell’ingresso, ma di lei non c’era traccia.
“ E’ impossibile che sia svanita nel nulla! “ si disse.
Poi, un tocco sulla spalla. Una pressione leggera ma decisa. Si sentì improvvisamente percorrere da scosse elettriche lungo tutto il corpo, come se avesse messo la mano vicino ad un caso della corrente scoperto.
Non durò a lungo, tuttavia si ritrovò a terra, non esattamente k.o., ma disorientato al massimo. Cosa diavolo era successo?
Poi, un passo, il suo. Gli venne puntata contro la luce della torcia << Tu sei il ragazzo di quel locale, quello che mi è finito addosso a scuola. Mi sembrava di sentire una voce familiare, e ora che riesco a vederti in faccia non ho dubbi. Tu non sei una persona normale, hai dei poteri o qualcosa del genere, e questo mi porta dritta alle Mew Mew. Avevo visto giusto. >> disse tutto d’un fiato.  Poi, gli si avvicinò,  quasi con fare gentile << Per farti perdonare del graffio, mi farai un favore? Avvisa le Mew Mew che non sono una nemica e non ho intenzione di fare del male a nessuno. Ah, e aggiungi anche che ho un urgente bisogno di parlare con loro. >> disse, dopodiché gli aprì la porta dell’ingresso << Ora dovresti andare, i miei amici stanno tornando e ti lincerebbero volentieri se ti avessero tra le mani dopo il casino che hai combinato. Lo farei anche io, sinceramente, ma ho il vago sospetto che tu faccia parte del loro gruppetto. >>
Ancora scioccato, Ghish si alzò in piedi e , dopo aver varcato la soglia di quella casa, si smaterializzò davanti agli occhi della ragazza, che inarcò un sopracciglio con atteggiamento perplesso e chiuse la porta. Una volta resasi conto dei progressi appena fatti, un nuovo speranzoso sorriso le illuminò il volto.
 

Non aveva mai visto niente del genere. Era ovvio che non era un semplice essere umano. Non riusciva a spiegarsi come diamine avesse fatto, quella ragazzina.
Poi, una lampadina si accese tra i suoi pensieri, e si precipitò immediatamente al caffè, trovando Kyle, Ryan e le ragazze che riordinavano dopo la chiusura del locale.
Tutti si voltarono, interdetti. << Che ti prende Ghish? >> chiese il biondino.
<< Io credo … credo di averla trovata. >>
 
 
 
Salve a tutti!
Beh, non c’è molto da dire… Leggendo questo capitolo, sembra quasi che sia tutto quasi finito, ma non è così, vi assicuro! Siamo solo all’antipasto di questa storia!!!
Come al solito, vi esorto a dirmi cosa ne pensate, in positivo come in negativo.. :-)
Un bacio e al prossimo capitolo!!!

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Capitolo 5
*** Capitolo 4. ***


CAPITOLO 4.


10 facce incredule guardavano Ghish aspettando ulteriori spiegazioni dopo il suo ingresso e la sua rivelazione tanto improvvisa quanto surreale.
<< Beh… e in base a cosa sei così convinto che sia Noel? >>
<< Non lo so, Strawberry! Mi ha attaccato e ha usato dei poteri! >>
<< E perché avrebbe dovuto attaccarti… ? >>
<< Lasciamo  perdere il perché! Fatto sta che non è umana, almeno non del tutto! >>
<< Cerchiamo di mantenere la calma adesso >> disse Ryan, << ha detto di venire in pace, no? Quando arriverà la accoglieremo e sentiremo cosa ha da dirci. Poi daremo le conclusioni. >>
A giudicare dal silenzio che ci fu dopo, sembrarono tutti d’accordo a chiudere la questione fino all’arrivo di Noel.
 
 
<< Ce l’ho fatta! Ce l’ho fatta! Ce l’ho fatta! >>
Noel, entusiasta per aver finamente trovato le 5 paladine che tanto stava cercando, sembrava aver completamente dimenticato il momento di tristezza che aveva avuto il giorno prima e si preparava allegramente per la sua visita al locale bianco e rosa.
Non era andata a scuola a causa del pigiama party finito molto tardi dopo aver festeggiato con i suoi amici per la sua scoperta; aveva avuto modo di riposarsi e ora che erano le prime ore del pomeriggio si sentiva pronta e molto positiva.
Damon, anche lui a conoscenza della situazione, si era riproposto di accompagnarla per darle un po’ di sostegno, ma lei aveva rifiutato: doveva farcela da sola.
Aveva notato che suo fratello fosse un tantino diffidente, infatti più di una volta le aveva chiesto di non andare. “ Preoccupazione fraterna” , pensava.
Il Caffè era abbastanza vicino a casa sua, e le ci sarebbe voluto poco per arrivare, non fosse stato per il fatto che non riusciva ancora ad orientarsi molto bene, quindi perse un po’ di tempo.
Comunque aveva solo detto che sarebbe passata, non era stato specificato nessun orario, quindi era tranquilla.
Quando arrivò, si accorse che il locale era ancora chiuso. Ottimo, parlare sarebbe stato ancora più facile.
Magari avevano ritardato l’apertura proprio in previsione della loro chiacchierata.
Con un po’ di esitazione, bussò e aprì il portone del locale.
 
 
Nel locale tutti erano in silenzio ad aspettare l’arrivo della loro ospite. Avevano anche tardato ad aprire quella mattina.
Quando sentirono prima bussare e poi aprire timidamente il portone dell’ingresso, tutti si voltarono per controllare.
Una volta entrata, Noel sorrise timidamente cercando di rompere il ghiaccio, sorprendendo Ghish, che ne aveva sempre visto il lato forte e determinato, oltre che quasi mascolino.
<< Salve… >> fece quella. Pai, contrariamente all’atteggiamento richiesto, la guardò in cagnesco, e a lui si unì Pam. Noel indietreggiò, titubante.
<< Wow, ehm… non so se “tizietto” vi ha aggiornato, ma io non sono qui per combattere.. >> disse, indicando Ghish che puntava gli occhi al cielo per trattenersi da una nuova discussione.
<< Ci è stato riferito. >> rispose Pai, impassibile.
<< Quindi, forse deve ripeterlo in un’altra lingua, visto che sembra proprio che tu voglia uccidermi. Inoltre sarebbe davvero crudele da parte tua, visto che sono disarmata e non posso difendermi! >> . Ghish ghignò in silenzio. Era fin troppo strano che la ragazzina non facesse commenti. Pai sembrava innervosito: doveva ammettere che Ghish aveva ragione, quella ragazzina aveva qualcosa di irritante.
Ryan, che nel frattempo era rimasto in silenzio a fissarla, si voltò e fece segno all’alieno e a Pam di darci un taglio, e parve convincerli.
Poi si rivolse alla ragazza << Stà tranquilla, nessuno vuole farti del male. Ora avvicinati e accomodati pure, siamo pronti ad ascoltarti. >> disse, con la massima gentilezza. Sembrava una versione moderna di Kyle, che osservava l’amico con un’espressione che sembrava tanto voler dire “ e tu chi sei?! “ .
Come richiesto, Noel si avvicinò, sempre con cautela. Poi, allungò una mano all’americano, che in quel momento le sembrava una sorta di “ capogruppo “ . Se la strinsero e si presentarono velocemente, dopodiché fece un cenno a tutti gli altri mentre il biondino le diceva chi fossero.
Dopo qualche istante, si decise ad andare al sodo.
<< Dunque… Sei tu quello che ha iniziato il progetto Mew? >> chiese al biondino.
<< Sì, siamo stati io e Kyle, anche se l’iniziatore vero e proprio del progetto è stato mio padre. >>
<< Bene, ecco… c’è una remota possibilità che tuo padre abbia provato a modificare qualche codice genetico prima di voi? >>
Ryan e Kyle si guardarono perplessi. << Non che io sappia, ma perché mi fai una domanda del genere? >>
La ragazzina si fece più seria, poi si avvicinò ad una parete e vi poggiò il palmo della mano << Per questo. >>
Rimasero tutti in silenzio. Tutt’un tratto le luci del locare cominciarono a lampeggiare, gli elettrodomestici a dare completamente di matto come se fossero fuori controllo, e qui e lì sulle superfici cominciarono a comparire tante piccole scosse elettriche.
Appena Noel tolse la mano dalla parete, tutto tornò alla normalità.
Sbigottito. Così appariva Ryan, e lo stesso si poteva dire di tutti i presenti.
<< Sono così da quando ero piccola. Ho qualcosa che non va, qualcosa che mi rende diversa dai miei amici, dalle persone che mi circondano. Qualcosa che non può che accomunarmi a voi. Ah già, dimenticavo di dirvi che posso trasformarmi, anche se non mi sembra il caso ora: mi toglie molte energie e inoltre potrei far danni. >> disse, tutto d’un fiato.
Nessuno parlava. Ryan e Kyle si guardavano, pensando entrambi la stessa cosa.
Poi, Kyle prese la parola, sbalordendo tutti, Ryan compreso. << Ora che ci penso, credo proprio che tu abbia ragione. Il signor Shirogane una volta provò a modificare un DNA, ma non aveva le informazioni necessarie e dunque credette di aver fallito, quindi non cercò oltre. Probabilmente si era sbagliato. >> concluse, sperando di essere stato credibile.
<< Quindi… sono una di voi? >> chiese, titubante. << Esatto, sei una Mew Mew. >>
<< Benvenuta nel gruppo! >> fece Mark, intervenendo all’improvviso. Ghish fece una smorfia, come per prenderlo in giro. Noel guardò il moro con aria interrogativa alla “ che vuoi? ” e lo ignorò completamente.
<< Tutto qui? Non dovete fare ricerche o altro? >>
 << Sono abbastanza convinto, Noel, comunque faremo ulteriori ricerche in seguito. >> rispose Kyle, gentilmente.
Noel, dopo un attimo di perplessità, sorrise speranzosa.
<< Non è che per caso sapete qualcosa della mezza dea? La sto cercando per mari e monti e speravo voi ne sapeste qualcosa in più. >>
Nella sala ci fu il gelo. << Beh, la stiamo cercando anche noi, ma perché ti interessa? Conosci la storia? >> chiese Paddy, cercando di rompere il ghiaccio.
<< Beh, si la conosco! E comunque è bello sapere che siete alla sua ricerca! Almeno possiamo darci una mano! >>
<< Ma perché la cerchi? >> insistette Kyle. Noel sembrava in difficoltà di fronte a quella richiesta << Esiste la legge della privacy, sai? >> Concluse, riprendendo l’atteggiamento di prima. << Capisco… >> fu tutto ciò che Kyle rispose.
La ragazza guardò improvvisamente l’orologio. << Devo andare, ma tornerò domani, credo. >>
<< Certo, Noel, sei la benvenuta! Dopotutto abbiamo ancora altre cose di cui parlare. >> .
La ragazza fece un saluto generale e si avviò fuori. Dopo poco, uscì anche Ryan.
Nel frattempo, Ghish si avvicinò a Kyle << Si può sapere perché hai tirato fuori quella storia? >>
<< Non ti sei accorto che neppure lei sapeva di essere ciò che pensiamo? Non ho intenzione di traumatizzare la probabile mezza dea e magari indurla a farle sciocchezze che possono impedirci di tenerla sotto custodia. Mi prenderò il tempo necessario per fare le mie ricerche, e quando sarò assolutamente sicuro che è davvero lei glielo diremo. Fino ad allora, nessuno deve fiatare, sono stato chiaro? >> . Tutti annuirono; Ghish sembrava molto contrariato riguardo la decisione presa, ma non potè fare altro se non annuire in segno di accondiscendenza.
 
 
Uscita fuori, Noel aveva percorso più o meno una cinquantina di metri, finchè non si sentì chiamare alle sue spalle. Si voltò, e vide che il biondino carino di prima la stava raggiungendo.
<< C’è qualche problema? >> chiese lei.
<< No, assolutamente, ma dovevo chiederti una cosa. >> rispose lui, sorridendole.
<< Dimmi pure. >> << Per caso, il tuo cognome è Mustang? >> << Sì… >> << E hai un fratello di nome Damon? >> << Ma come fai a sapere tutte queste cose? >>
Ryan allargò il suo sorriso << Sapevo di averti già visto! Probabilmente non ti ricordi di me, ma io sì. Io e Damon eravamo molto amici, venivo spesso a studiare a casa tua a studiare molti anni fa. >>
Noel lo fissò perplessa, poi parve avere un lampo di genio << Ma certo! Tu sei quel genietto che picchiavano sempre agli ultimi anni delle elementari! Damon me lo raccontava spesso! >> disse, noncurante del fatto che avrebbe potuto offenderlo o altro. << Esatto… >> ripose lui, leggermente imbarazzato << Vedo che ricordi la parte migliore, insomma! >> continuò poi, ironico. Noel ridacchiò << Beh, era impossibile riconoscerti! Voglio dire, sei cambiato parecchio! >> << Hai ragione, in effetti è passato molto tempo, e tu sei cresciuta molto in questi anni. L’aria da strafottente però non si è per niente tolta! >>. Risero di gusto insieme, poi Ryan fece per andarsene << Credo che verrò a trovarvi, ho proprio voglia di rivedere Damon. >> << Ma certo, vieni quando vuoi! >> e, detto questo, i due si separarono.
Poco dopo, la ragazza venne raggiunta da qualcun altro.
<< E tu adesso che vuoi? Tieni quegli arnesi al loro posto! >> disse, alzando gli occhi al cielo.
 Ghish ridacchiò. << In questo momento non ho voglia di divertirmi, volevo solo cercare di ricominciare dal piede giusto chiedendoti di lasciar perdere i fatti precedenti, visto che dovremo collaborare. >> Noel sorrise leggermente. Poi parlò  << Come mai non sembri a tuo agio con loro? >>
Lui, dopo un attimo di stupore, le si avvicinò all’orecchio e le sussurrò << Te lo dirò, ma mantieni il segreto: io sono un alieno!>>
Noel lo guardò ridendo, << E io sono Babbo Natale! >> esclamò. Ghish si finse offeso << Quanta poca fede! >> disse, ridacchiando.
<< Si vede che non vai d’accordo con il ragazzo di Strawberry. >> Aggiunse poi lei, dopo un po’ di silenzio. Ghish, sorpreso, la guardò senza rispondere, lasciandola continuare. << Se vuoi saperlo, non piace neanche a me. Sembra l’idiota del villaggio. E poi mi sa di falso, non so il perché. >>
Ghish rimase a bocca aperta e smise di camminare, mentre la ragazza proseguiva. << Ma io non ho mai…. Tu… come… ??? >>disse, senza riuscire a tirare fuori nessuna delle frasi che aveva in testa. Poi esclamò << Ma mi leggi nel pensiero per caso?! >>.
Noel rise di gusto, prima di voltare l’angolo e lasciare Ghish, ancora una volta, senza parole.
Quella ragazza  aveva davvero qualcosa di speciale.
 
 
 
Eccoci qui…
Beh, mi sono resa conto che la mia storia non sta attirando molto, ma cercherò di migliorare e, chissà, magari andando avanti potrebbe iniziare a piacervi un po’ di più!
Detto questo, cosa ne pensate dei progressi di questo capitolo?
Mi raccomando, fatemi sapere e lasciate un commento così da farmi rendere conto di come sto andando!
Ringrazio in anticipo tutti quelli che lasceranno una recensione, sia positiva che negativa.
Un abbraccio e a presto!

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Capitolo 6
*** Capitolo 5. ***


CAPITOLO 5.
 
Nei pressi del caffè Mew Mew, in un angolo ben nascosto, tre strane e losche figure – due uomini e una donna – discutevano tra di loro dopo aver ascoltato inosservati la conversazione avvenuta il giorno precedente all’interno del locale.
<< Io non capisco, Alexis! Siamo sulla Terra da quasi un anno, per pura fortuna scopriamo chi è la mezza dea e non vuoi consegnarla a Klejah?! Hai intenzione di lasciartela sfuggire e mandare all’aria la nostra missione? Sei diventata pazza per caso? >>
<< Piantala Zuryl! Tu proprio non ci arrivi? La ragazza non sa nulla, giusto? Non ci metteremmo nulla a farla schierare dalla nostra parte! Diamo tempo al tempo e lasciamo che si affezioni a loro: l’amaro sapore del tradimento la porterà a prendere decisioni affrettate, e indovina un po’? Se riusciamo a ucciderla in un momento di debolezza senza dire nulla a Klejah, il Dono andrà tutto a noi! Ti immagini come sarebbe avere il controllo di ogni cosa? >> disse la donna dai lunghi capelli neri al compagno titubante.
<< Alexis ha ragione! >> intervenne il terzo, Gyn << Se poi dovessimo fallire, chiameremo Klejah e lasceremo fare a lui! >>
Zuryl annuì. Poi, i tre svanirono nel nulla pronti ad attuare il loro piano.
 
 
 
<< Certo, Noel, che tu hai una fortuna sfacciata! Non ti sei nemmeno dovuta applicare più di tanto per trovare quelle cinque! >>
Noel sorrise beatamente mentre chiacchierava a mensa con i suoi tre amici.
<< E la cosa più bella è che sono alla ricerca della mezza dea! Almeno potranno aiutarmi! >>
<< Ora che ci penso, >> disse improvvisamente Nick, << le Mew Mew hanno ottenuto i loro poteri quando il loro DNA è stato modificato con quello degli animali codice rosso giusto? Quindi, secondo una certa logica, anche il tuo lo è! E che diavolo di animale potrebbero aver usato? Insomma, i tuoi poteri hanno a che fare con l’energia elettrica, no? >>
Noel ci meditò su prima di rispondere. << Beh, in effetti non ne ho idea. Potrei essere una torpedine o qualcosa del genere. >>
<< Cioè saresti quel pesce largo che dà la scossa? >> << Questa descrizione così scientifica ti fa onore, Nick! >> << Ma tu sei sempre pronta a stuzzicarmi Karen? Sei davvero irritante! >>
<< In effetti, Noel, ti si addice. Scossa a parte, sei particolarmente fastidiosa. >> << Và al diavolo James! >>
Come al solito, il loro battibecco finì in risate.
 
Seduti ad un altro tavolo della mensa, Lory, Strawberry e Mark osservavano la ragazza da lontano.
<< Dite che prenderà bene il fatto che dovrà lavorare con noi? >> << Neppure tu la prendesti bene, Strawberry, ma se davvero deve sembrare una Mew Mew dobbiamo trattarla esattamente come se fosse una di noi. >> Strawberry rimase un attimo in silenzio, poi osservò Ghish, seduto in disparte ad un altro tavolo. Mark cercò di renderlo partecipe alla conversazione << Tu che ne pensi, Ghish? Perché non glielo vai a chiedere? Sembravate in confidenza l’altro giorno. >> Ghish per tutta risposta borbottò << Vacci tu se tanto ci tieni! >>.
Strawberry si irritò di fronte a quell’atteggiamento << Insomma Ghish, ma che modi sono?! Mark cerca solo di essere gentile! >> << Semmai cerca di essere ipocrita, micetta! Sai che ti dico? Ho cambiato idea, vado dalla ragazzina! >> sbottò, alzandosi e dirigendosi verso i 4 ragazzi seduti all’altro tavolo.
Arrivato a destinazione, bussò alla spalla di Noel. << Buongiorno, collega. >> disse, con la solita ironia. Noel si voltò. << Ciao Ghish. Qual buon vento ti porta qui? >> << Diciamo che sono questioni di lavoro. >> disse, cercando di farle capire che avrebbe dovuto allontanare i tre “estranei”. Noel capì al volo, e sorrise. << Tranquillo, loro sanno tutto, non c’è problema. Parla liberamente. >> disse con nonchalance. Ghish guardò scettico prima lei e poi i suoi amici, poi bisbigliò << Hai raccontato tutto anche a loro? Non sai che dovresti tenere la bocca chiusa? >>. A quel punto, Karen lo interruppe << Senti, ragazzo, noi tre conosciamo Noel da quando portiamo il pannolino e conosciamo alla perfezione ogni singolo e microscopico pezzo della sua vita. Oltre a sapere delle sue “ capacità ” da molto prima che le sapessi tu, sappiamo tenere la bocca ben chiusa a riguardo. Ergo: ciò che compete Noel compete anche noi, quindi placa i bollenti spiriti. >>
Ghish le fece un’occhiataccia, poi si rivolse alla ragazza con i capelli ruggine << Li hai istruiti tu? >> borbottò. Poi, riprese il discorso . << Senti, gli altri tuoi colleghi laggiù avevano paura di dirti che, essendo una di noi, dovrai lavorare al Caffè, in modo da essere reperibile in caso di attacchi improvvisi e da poter collaborare con le ricerche. Ovviamente verrai regolarmente retribuita. >>
Dopo un attimo di perplessità, Noel apparve tranquilla. << Per me non ci sono problemi. >>
Allo stesso tempo, i volti dei suoi tre amici si scurirono << Ma Noel! Così staremo pochissimo tempo insieme! >> << Oh andiamo Karen! Vorrà dire che verrete a trovarmi al locale! Non farla così tragica! >>
Zittitasi, Karen fece il broncio e lasciò perdere.
<< Ok, ho portato il messaggio, ora torno al mio tavolo. >>  << Ghish. >> << Sì? >> Noel sorrise << Se non sopporti quello lì, puoi unirti a noi. Sempre meglio di restare in un angolo. >>
Ghish si fermò un attimo, positivamente colpito dalla proposta. A modo suo, la ragazzina cercava di essere gentile. << Ci penserò su. Mi raccomando, dopo le lezioni dritta al caffè! >> disse, per poi avviarsi al suo tavolo.
 
 
Come raccomandatole, dopo le lezioni Noel si precipitò al locale. Appena entrata, Kyle la accolse con un gran sorriso. << Bentornata, Noel! Da oggi ha inizio la tua esperienza lavorativa con noi. Non so se ti hanno informata, ma lavorerai qui con le tue compagne. >> << Sì, mi è stato riferito. >> << Ottimo! Allora và pure in camerino a cambiarti! >>
Noel lo interruppe all’improvviso << Fermo un attimo, Kyle. Non è che posso lavorare dietro le quinte per caso? >> Kyle apparve perplesso. << Perché me lo chiedi? >> << Perché preferirei non mettere quella divisa. Senza offesa, ma non mi piace granchè. Non metterò tutte quelle balze e fiocchi, non mi si addicono. >>. Kyle, visibilmente dispiaciuto, provò a convincerla  << Oh ti prego Noel! L’ho anche già confezionata con tanto impegno! Si abbinerebbe alla perfezione ai tuoi capelli lunghi e con qualche leggero ricciolo qui e là! >> << Spiacente, Kyle. Io non la metto. >>  << Se non metti la divisa, non puoi lavorare quI. Se non puoi lavorare qui, non puoi far parte del progetto Mew. Se non puoi far parte del progetto Mew, non possiamo aiutarti a trovare la mezza dea. >>. A quel punto, Noel si voltò infastidita verso la voce appena udita. << Mi stai minacciando, Ryan? >> << Più o meno. >>
La ragazza sbuffò. << D’accordo, io la metto. Ma, visto che mi avete costretta, lavorerò a modo mio, e guai a chi si lamenta. >> sbottò, poi andò in camerino a cambiarsi con aria di sfida.
Ryan e Kyle si guardarono perplessi. << Mio Dio, che tu ricordi era così anche da bambina? >> << Credo sia peggiorata negli anni. >>
 
La povera ragazza dai capelli ruggine restò un buon quarto d’ora a osservare la sua uniforme.
Formato identico a quello delle altre, con la differenza che era semplicemente bianca e nera con decorazioni sul grigio chiaro. Perlomeno non era eccessivamente sgargiante.
Si fece coraggio e la indossò, notando che le stava davvero a pennello. Cominciò a pensare che lo scienziato col codino avesse degli occhiali che gli permettessero di vedere a raggi x.
Appena uscita dal camerino, si vide gli occhi delle cinque colleghe puntati addosso.
<< Wow, Noel! Questa divisa ti calza meravigliosamente bene! >> esclamò Strawberry, mentre Kyle sorrideva soddisfatto. Riuscì anche a intravedere Ghish che ridacchiava dietro l’angolo.
<< E tu che avresti da ridere, sentiamo! >> disse, richiamando la sua attenzione.
<< Oh, niente collega! Solo che la divisa a balze crea un enorme contrasto con i tuoi modi! >>
<< Mi dai di nuovo del maschiaccio? >> << Perché no! >> << Lo sai che si dice che chi disprezza vuol comprare? >>  << Oh, tesoro, rilassati! Ho ben altri gusti! >> << Ah sì? In effetti si vede che le ragazze non ti attraggono per niente! >>
Ghish cominciò a scaldarsi << Come ti ho già detto, le donne non mi mancano, a differenza tua che avrai anche un bel faccino ma resterai sola come un cane! >>
<< Certo, non ti mancano quelle delle riviste a casa tua! Ridimmelo quando non resisterai a chiedermi di uscire e ti darò un bel due di picche! >>
<< Come siamo vanitose oggi! E’ l’effetto della divisa? >>
<< E’ l’effetto di dover lavorare nella stessa stanza in cui lo fai tu, idiota! >>
<< MI HAI CHIAMATO DI NUOVO IDIOTA! Razza di vipera! >>
<< Bada a come parli, mollusco! >>
<< Ora basta, ragazzi! Per quanto sia divertente, lo ammetto, stiamo per aprire il locale. Smettetela di bisticciare e preparatevi a lavorare. >> disse Ryan, interrompendoli.
<< Un giorno di questi la ammazzo io, altro che Klejah! >> borbottò Ghish a Pai. << Ora calmati e lascia perdere, ricordati che sei stato tu a stuzzicarla e comunque dobbiamo proteggerla, non ti passasse per la testa di fare altre pazzie. >> rispose il fratellastro con la sua solita freddezza.
Nel frattempo, Ryan si avvicinò a Noel. << Ascolta, ti ricordi cosa ti ho detto ieri? >> << Certo. >> << Ti dispiace se oggi dopo il lavoro ti accompagno a casa? Così ne approfitto per vedere Damon. >> << Come vuoi! >> rispose lei, sorridendo. Dietro di loro, la ragazza-pesce osservava la scena in silenzio.
 
Come stabilito, dopo la chiusura del locale Ryan accompagnò Noel a casa.
<< E’ molto lontana da qui? >> << No, per niente. Solo che faccio ancora difficoltà nel ricordare le strade, quindi capita che ci metta un po’ più di tempo. >> << Capisco. Allora, Damon cosa ha fatto in questi anni? >> << Oh, beh, lui è ancora all’università, anche se non è che la segua esattamente con interesse… >> << Immaginavo. Non è mai stato uno a cui piace studiare. E gli altri? Ricordo che hai altri due fratelli, se non erro. >>  Noel sembrò quasi titubante << Già… Jesse è diventato un militare, è sposato e ha una bambina piccola, ma per il momento è rimasto in America aspettando il trasferimento. >> << Caspita, come passa in fretta il tempo! E l’altro? Se non sbaglio si chiama Blaine, giusto? >> Noel scostò lo sguardo, prima di rispondergli con finta indifferenza. << Blaine è morto otto mesi fa. >>
A quella risposta, Ryan smise di camminare. << Cosa? Come? >> << Incidente d’auto >> rispose lei, vaga. << Tranquillo, va tutto bene. Comunque siamo arrivati. >> disse, indicando la casa di fronte a loro e sviando l’argomento.
Una volta entrati, Ryan e Damon cominciarono una lunga chiacchierata in nome dei vecchi tempi. Noel, annoiata, avvisò il fratello che sarebbe andata da Karen e uscì salutando i due amici.
Non appena la porta d’ingresso si chiuse, l’espressione di Damon cambiò, diventando d’un tratto molto seria. << Noel è venuta da voi, l’altro giorno. Mi ha detto del progetto Mew. >>
Dopo un attimo in cui il biondino rimase interdetto, riuscì a rispondergli. << Sì, infatti. >>
<< Mi ha anche detto che è una di voi. >> Questa volta Ryan si accorse del tono ironico dell’amico. La conclusione che ne seguì fu spontanea. << Tu sai. >> << Che ti aspettavi? E’ mia sorella, abbiamo lo stesso sangue, più o meno. Con la differenza che io non ho ereditato ciò che ha ereditato lei. >> .
 Ryan si sentì in colpa. << Non potevamo dirle la verità, nemmeno si immagina di essere la mezza dea. >>
<< E avete fatto bene. Io non voglio che lei sappia. >>
Ryan lo guardò sbigottito << Cosa? Perché? >>
<< Mia madre, una volta capito il pericolo che correva Noel, ha sigillato parte dei suoi poteri in modo che restasse al sicuro e che fosse più difficile rintracciarla, anche se non tutte le sue capacità sono svanite. Prima di andarsene, ci ha fatto promettere che l’avremmo tenuta al sicuro, e l’unico modo che ho trovato era quello di tenerla all’oscuro di tutto. Sono stato io a farle frullare in testa l’idea della Mew Mew. E le ho permesso di venire a cercarvi perché ero sicuro che la volete al sicuro tanto quanto me. >> concluse.
<< Quindi, non dobbiamo dirle nulla. >> << Assolutamente no, Ryan. Lei non deve sapere. >>
Ci fu un attimo interminabile di silenzio, poi Ryan cercò di cambiare discorso. << Noel mi ha detto… di Blaine. >>
Damon sospirò. << Già. E’ stato un duro colpo per lei. Credo si senta ancora in colpa. >>
<< Perché mai dovrebbe? Lui ha avuto un incidente! >>
Un altro sospiro.<< L’incidente, se così vogliamo chiamarlo, è avvenuto perché qualcuno li ha colpiti. >>
Ryan sembrò non capire. << Perchè parli al plurale? >>
Damon si voltò verso l’amico e lo guardò cupo. <<  Perché in quell’auto, quella sera, c’era anche Noel. >>
 
 
 
 
Salve a tutti!
Innanzitutto, come al solito, ringrazio chi ha seguito la mia storia :D
Che dire… ho cercato di dare qualche svolta in più, per cominciare a movimentare la storia… spero che queste novità vi piacciano.
Come al solito, mi rendo disponibile per commenti e dubbi da sciogliere!!!
p.s. oggi mi sono divertita a fare qualche scarabocchio, così ho pensato fosse carino darvi l’idea di com’è fatta Noel più o meno… Premetto che non sono molto brava a disegnare, quindi siate clementi e lasciate che la fantasia aggiusti il disegno qui e lì… xD (so che non è esattamente un color ruggine quello dei suoi capelli, ma sono sfornita in quanto a colori…!)
A presto!!!!
 
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 - ***


CAPITOLO 6 – “ Noel ”.
 
“ Perché in quell’auto, quella sera, c’era anche Noel. “
Assurdo quanto una singola frase possa entrarti in testa e non renderti capace di pensare ad altro.
Così si sentiva Ryan, dopo quello che gli era stato detto da Damon. Non aveva potuto chiedergli altro, perché poco dopo Noel era rientrata, quindi il discorso era stato interrotto.
Tuttavia, non se la sentiva di lasciare quel discorso in sospeso. Doveva sapere cosa diavolo si nascondeva dietro la facciata di quella famiglia. E non doveva essere l’unico a sapere.
Se davvero volevano proteggere Noel, era necessario sapere da cosa doveva essere protetta.
Proprio per questo, aveva deciso che anche la squadra avrebbe dovuto sapere; si organizzò, dunque, per far venire l’amico al Caffè in un momento in cui la sorella fosse stata occupata con gli amici.
Fu difficile attirare l’attenzione delle 5 cameriere, rimaste imbambolate di fronte alla celestiale bellezza di Damon, che faceva sentire inferiori tutti i ragazzi presenti in sala.
 
<< Quindi, tu sei il fratello di Noel … >> << Esatto. >> << … E sei single? >>
<< Non è il momento, Mina! >> la interruppe il biondino. Damon rideva sotto i baffi.
Dopo qualche chiacchiera, iniziò la parte seria del discorso.
<< Dunque… Beh, che mia sorella sia la mezza dea non credo ci siano altri dubbi, quindi passiamo oltre. >>
<< Anche tu hai dei poteri? >>
<< Non proprio, diciamo che ho delle capacità. Mia madre ne ha fatto dono a me e ai miei fratelli affinché la proteggessimo. >>
<< A proposito di tua madre, io non ricordo di averla mai conosciuta. >>
<< Ricordi bene, Ryan. Mia madre è sparita poco dopo la nascita di Noel. Mia sorella avrà avuto tre anni circa quando è successo. >> << E tuo padre? >> chiese Paddy. << Lasciamo perdere quell’idiota. Non appena ha saputo delle conseguenze della nascita di Noel se ne è andato e non lo abbiamo mai più visto. Di noi si è sempre presa cura una mia zia. >>
<< Puoi provare a raccontarci qualcosa di più? Abbiamo bisogno di capire, Damon. >>
Damon sbuffò, contrariato nel dover raccontare gli affari suoi. Dopotutto, però, non aveva scelta: le persone che aveva di fronte avrebbero protetto Noel, era necessario che sapessero cosa ci fosse sotto.
Dunque cominciò a raccontare loro la storia…
<< Un anno dopo la nascita di Noel, un tizio venne da noi. Non sapevo cosa volesse, eppure ricordo che mia madre sembrava spaventata, a tal punto che ci trasferimmo in fretta in furia fino ad arrivare in America. Pochi mesi dopo il trasferimento, mio padre fece i bagagli e se ne andò. In quel momento non riuscivo a capire perché l’avesse fatto. Speravo tornasse, ma non si fece più vivo dopo quel giorno.
Poi, dopo qualche tempo, lo stesso uomo ci rintracciò e tornò da mia madre. Credetti di nuovo che ci saremmo trasferiti, ma non fu così.
Mia madre ci portò in salotto e iniziò a raccontarci una storia.
Ci disse che Noel non era come noi, che era speciale, e che andava protetta come un dono prezioso. Ci disse inoltre che degli uomini crudeli la cercavano, ma che lei non era più in grado di starci accanto perché aveva un’ultima missione da compiere. Dopo le sue raccomandazioni, prese Noel e la portò in un’altra stanza. L’unica cosa che vedemmo fu una luce accecante che usciva dagli angoli della porta chiusa. Poi, mia madre venne verso di noi, con mia sorella in braccio che dormiva, e ci disse che l’aveva resa “quasi normale”, per cui per noi sarebbe stato più semplice tenerla al sicuro. Ci prese le mani, e sentimmo qualcosa di nuovo scorrerci nel corpo. Infine, dopo averci abbracciati tutti, aprì la porta di casa e svanì, senza più tornare. Dopo quella vicenda venimmo affidati alla sorella di mio padre.
Solo dopo mio fratello maggiore mi spiegò cosa volesse dire che mia sorella fosse la mezza dea e che dovevamo proteggerla perché molti esseri malvagi cercavano la sua morte. >>
Si interruppe, giusto per dare il tempo ai presenti di metabolizzare quelle parole.
<< Questo però non spiega il resto. Perché Noel cerca la mezza dea? Perché sa delle Mew Mew? Perché qualcuno ha tentato di ucciderla se Klejah ancora non conosce la sua identità? >>
<< Se mi dessi il tempo… >> rispose Damon alla viola, irritato. Incredibile come il suo modo di rispondere somigliasse a quello della sorella.
<< Dicevamo. Io, Jesse e Blaine abbiamo fatto il possibile per mantenere Noel al sicuro, e per far ciò abbiamo ritenuto necessario non farle sapere nulla riguardo le sue origini. La parte difficile è arrivata quando i suoi poteri hanno iniziato a manifestarsi: televisori che cambiavano canale ad un suo singolo tocco, lampioni che si fulminavano se ci si appoggiava per sbaglio, elettrodomestici che davano di matto… Non sapevamo che dirle, eravamo disperati. Poi, un giorno, mentre eravamo  tutti insieme al parco e non c’era un'anima viva, venimmo attaccati. Noel aveva all’incirca 9 anni. Capimmo che quelle figure sapevano, e andammo nel panico. Io e i miei fratelli non abbiamo chissà quali capacità, siamo solo più forti e veloci del normale, e possiamo sfruttare gli elementi della Terra per difenderci, ma quanto all’attacco siamo più che scarsi.
Quando ormai sembrava tutto perduto, Noel si illuminò della stessa luce che fuoriusciva dalla porta quel giorno, e cambiò aspetto: si era trasformata, e le sue sembianze tendevano a quelle della famiglia di mia madre, piuttosto che a quelle umane.
Bastò quel raggio di luce a bruciarli tutti. Fu impressionante. Noel stessa si spaventò a morte per quello che aveva fatto senza neppure accorgersene. Ci disse che aveva semplicemente desiderato ardentemente di proteggerci, e così era successo.
Dopo quel giorno, dicemmo a nostra sorella che era una specie di supereroina come quelle che vedeva in tv, ma non sapemmo dirle altro. Quando poi si seppe delle Mew Mew, le dicemmo che con molta probabilità era una di loro.
Nel corso degli anni fu attaccata altre volte, ma riusciva sempre a cavarsela. Più che aggressioni vere e proprie, sembravano avvertimenti.
Il vero e proprio attacco è avvenuto otto mesi fa. Noel e Blaine erano usciti per festeggiare il primo esame andato bene di mio fratello, era sera ed erano soli in macchina.
Non sappiamo di preciso cosa sia successo perché non c’eravamo, tuttavia qualcosa, o meglio, qualcuno, li ha scaraventati fuori strada durante il tragitto. A parte qualche ferita qui e là, sia Noel che Blaine stavano bene. Poi, secondo quanto ci ha detto mia sorella, qualcuno li ha raggiunti. Non ne ricordava il volto, ci ha saputo dire solo che aveva qualcosa di spaventoso. Lei, sentendosi minacciata, si trasformò, ma non le servì a nulla: le ferite che riportava la rendevano troppo debole per combattere. Così cercarono di scappare, ma non ci riuscirono. Vennero raggiunti e colpiti senza pietà. Una volta allontanato Blaine, hanno cercato di eliminare lei, ma non è andata così. Mio fratello si è messo in mezzo ed è stato colpito insieme a lei, probabilmente in maniera più forte.
Non so il perché, ma li lasciarono così, senza assicurarsi che fossero vivi o morti.
Quando ci hanno chiamati dall’ospedale, abbiamo temuto il peggio e avevamo ragione. La situazione era più che tragica.
Per Blaine non c’era più nulla da fare. I soccorritori lo avevano trovato già senza vita quando sono arrivati sul posto. Quanto a Noel, non riuscivano a spiegarsi come fosse sopravvissuta, avendo subito danni peggiori di quelli di nostro fratello. Nonostante il miracolo, anche lei era messa male: tra ossa rotte e traumi interni, è stata in coma per quasi 4 mesi prima di risvegliarsi e risultare fuori pericolo. E’ stato incredibilmente doloroso doverle rispondere quando, appena aperti gli occhi, ci ha chiesto di Blaine. >>
Silenzio. Lory e Strawberry già piangevano. Quanto agli altri, erano visibilmente scossi dal racconto più che drammatico.
<< La cosa più assurda è stata la reazione di mia sorella: gelo totale. Non ha versato neppure una lacrima di fronte a noi. Ha solo mormorato “ è colpa mia “, nient’altro. Le chiedemmo il perché, e lei ci raccontò il tutto, rivelando i suoi sospetti. Aveva capito che era lei l’obiettivo di quell’aggressione, ma non capiva il perché. Noi, anche se a malincuore, fingemmo di non capire. Non avremmo mai previsto gli eventi successivi. >>
<< Perché? Cosa è successo dopo? >>
Damon sospirò. << Ha dato di matto. Non si dava più pace. Un giorno, dopo essere uscita, è tornata a casa piena di libri riguardanti cose sovrannaturali, e quando vedemmo che tra quelle compariva il libro della profezia impallidimmo. Crediamo tutt’ora che qualcuno glielo abbia fatto trovare di proposito, qualcuno che vuole che lei conosca la verità, ma non sappiamo chi.
Comunque, dopo averli letti tutti, cominciò a fare migliaia di ricerche: su di voi, sulla magia, e cose varie. Poco prima di venire qui, durante una cena, ci diede una notizia che ci fece gelare il sangue nelle vene. Non l’avevo mai vista tanto determinata prima di allora.
Ci disse che aveva trovato una specie di leggenda su un essere chiamato “ mezza dea “ , e ci disse anche che, facendo svariate ricerche, aveva capito che c’era una buona probabilità che esistesse sul serio.
Disse anche che, secondo ciò che aveva letto, questo essere era capace di riportare in vita gli innocenti se avesse avuto la vita di un colpevole in cambio. >>
<< Oh mio Dio . . . >> << Vedo che hai capito, Ryan. >>
<< Capito cosa? >> chiese Strawberry.
<< Noel vuole riportare in vita Blaine scambiando la sua vita con quella del fratello. >> disse Ryan, incredulo mentre diceva quelle parole.
La stanza sembrò ghiacciarsi, mentre Damon annuì alla conclusione dell’amico. << E’ fermamente convinta di essere pienamente responsabile della sua morte, e crede anche che quella notte il destino sia stato ingannato, e che doveva essere lei a morire. Ecco perché vuole trovare la mezza dea. >>
Ghish, fino a quel momento sempre in silenzio, sembrò scattare all’improvviso << Tutto questo è assurdo! Come diavolo puoi averle permesso di consolidare un’idea del genere?! Che razza di amici ha, se sanno che ha queste intenzioni e la appoggiano?! >>
<< Tu credi davvero che Noel abbia detto ai suoi amici quali sono le sue vere intenzioni? Credi che abbia specificato che per riportare in vita il fratello deve morire al posto suo? Non è stupida, sai? Io stesso ci sono dovuto arrivare per conto mio, lei non mi ha mai detto palesemente di voler fare una cosa del genere! >>
<< Ma lo sapevi comunque! Perché le hai permesso di continuare le ricerche?! >>
<< Secondo te perché le ho detto che le Mew Mew avrebbero potuto aiutarla? Perché ero certo che, finchè voi foste stati d’accordo nel tenerla in vita e non dirle nulla, Noel avrebbe continuato a cercare invano la mezza dea senza riuscire a trovarla, e magari col tempo si sarebbe arresa! Avete mai avuto a che fare seriamente con mia sorella? E’ più testarda di un mulo, e avrei potuto ostacolarla per tutta la vita ma non avrebbe mai cambiato idea, anzi! Avrebbe reagito al mio disaccordo come ad una vera e propria sfida e saremmo finiti di male in peggio! E come se non bastasse è sadica, a volte sfiora il cinismo puro! Non è esattamente facile distoglierla dai suoi obiettivi una volta che ha deciso, e lo dico io che la conosco da una vita! L’unico modo per farla rassegnare è farle rendere conto da sola che non c’è nulla da fare. Inoltre, se la mezza dea morisse sul serio per un sacrificio del genere, non sappiamo quali potrebbero essere le conseguenze se usasse il suo potere su sé stessa. >>
<< Non si può essere tanto sadici da volersi ammazzare per la vita di qualcuno che si ama! E' diverso dal semplice sacrificio, stiamo parlando di un suicidio vero e proprio! >>
<< Forse, Ghish, non hai mai amato qualcuno come fa lei. Avrà tutti i difetti del mondo, ma  sarebbe pronta a morire senza pensarci due volte per le persone a cui tiene. >>
Di nuovo il silenzio. A tutti quel discorso sembrava assolutamente senza senso, tuttavia non sembrava esserci altra soluzione se non quella di tenerle nascosta la verità.
<< Prima hai parlato di un sigillo. Tu sai se e come possono essere liberati tutti i suoi poteri? >> chiese Pai, per cambiare discorso.
<< Mia madre non ci ha mai detto cosa rompe il sigillo. Credo sia meglio così, comunque. Se non lo so io, non potrà mai saperlo nessuno. >>
Ormai si era creato un vero e proprio strato di ghiaccio su quella conversazione. Nessuno sapeva cosa dire, nessuno sapeva che domande fare. Soprattutto, nessuno sapeva cosa fare.
Dopo poco tempo, Damon si alzò per andare via.
<< Aspetta! >> lo fermò Lory, << Posso chiederti una cosa? >>
Damon si voltò verso la ragazza dai capelli verdi. << Dimmi pure. >>
<< Ecco… non so fino a che punto le divinità di cui ho letto siano vere o no, ma per caso Noel discende da una qualche famiglia di, ecco … divinità famose? >>
Il ragazzo dagli capelli neri ridacchiò. << Oh, andiamo! Non ditemi che non ci siete arrivati! >>
Tutti i presenti lo osservarono con aria interrogativa. << Cosa saremmo dovuti arrivare a capire, scusa? >>
Solo Ryan sembrò avere un lampo di genio, e si voltò verso l’amico. << Dimmi che mi prendi in giro… >> gli disse quasi sussurrando.
Damon lo guardò con aria sghemba. << E invece hai capito benissimo, qui dentro sembri l’unico intelligente, amico mio. Noel è una discendente quasi diretta di Zeus, come me e i miei fratelli d’altronde. >>
<< COOOOOSA?!?!?!?!?!?!? >> Urlarono tutti in coro, << In che senso quasi diretta? Che grado di parentela avete con lui? >>
<< Dovreste sapere che , come dice la mitologia, Zeus non era esattamente un esempio di fedeltà, no? >>
<< Ebbene? >> << Ebbene, mia madre è una delle nipoti illegittime di Zeus. Sfortunatamente, i libri di mitologia a si limitano ad un certo periodo, non è stato raccontato della sua nascita. >>
<< Fermo, fermo, fermo! Staresti dicendo che Zeus è il tuo bisnonno? Ditemi che è tutto uno scherzo! >> esclamò Strawberry, incredula tanto quanto tutti gli altri.
 << “ Era ” il mio bisnonno; dimentichi che sono tutti morti, ormai. Noel è l’unico essere divino rimasto. >> disse con nonchalance. Poi si avvicinò nuovamente alla porta << Vogliate scusarmi, ma devo proprio andare. E mi raccomando: bocca chiusa! >> disse, per poi varcare la soglia e andarsene, lasciando tutti interdetti e completamente sotto shock.
 
 
 
 
Ciao a tutti!
Ho deciso di inserire questo capitolo un po’ “speciale” per cominciare a dare un senso più concreto alla storia… ho ritenuto necessario far capire le vere origini di tutto questo “casino” se così vogliamo chiamarlo xD ovviamente non tutti i nodi sono stati sciolti, e a questi se ne aggiungeranno altri passo dopo passo…
Come al solito, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che mi facciate sapere cosa ne pensate!
Grazie a coloro che mi stanno seguendo e a chi, come ho scoperto per puro caso, ha inserito la mia storia tra le preferite (lo so che è strano che me ne sia accorta per caso, ma non ho mai avuto seriamente il tempo di mettermi a sbirciare nel mio account xD)
Un abbraccio e a presto!

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Capitolo 8
*** Capitolo 7. ***


CAPITOLO 7.
Dopo ciò che aveva raccontato Damon, Ghish non riusciva a darsi pace.
Non riusciva a spiegarsi come una ragazzina di appena sedici anni prenda una decisione così drastica pur di veder vivo suo fratello.
Non si spiegava perché una famiglia dovesse tenere nascosta una cosa di così vitale importanza.
Tante erano le cose che non capiva, e la cosa più irritante era che non poteva chiedere spiegazioni alla diretta interessata.
Più il tempo passava, meno riusciva a stare al passo di Noel. Tentava in qualsiasi modo di entrare nella sua logica almeno per un attimo, ma non ne era capace.
Certo, una volta anche lui si è esposto ad un enorme rischio pur di salvare qualcuno, ma avrebbe davvero avuto il coraggio di dare letteralmente la sua vita in cambio di quella persona?
<< Si può sapere che stai facendo lì imbambolato? Non pensavo che gli armadietti ti attraessero tanto. >>
I pensieri di Ghish furono interrotti dall’insolita battuta di Pai.
Si voltò di scatto come un bambino che viene sorpreso a rubare. << Mi stai spiando da molto? >> << Non credo che cambierebbe qualcosa se lo dicessi, tanto sei stato muto e immobile tutto il tempo.. Allora, a che diamine stai pensando? Non dirmi che stai ancora rimuginando su quello che ci ha detto il fratello di Noel… >>
<< Permetti che mi senta un attimo in colpa sapendo che devo mentire a qualcuno proprio come è stato fatto a me? >> sbottò, zittendo momentaneamente il fratello.
<< E comunque non concepisco come faccia una persona a spingersi a tanto! L’unica spiegazione plausibile è che abbia seri problemi mentali! >> disse poi, per interrompere quel fastidioso silenzio.
<< Ma che t’importa di capirla, Ghish? Noi abbiamo una missione, e cioè tenere in vita la mezza dea! Non ci interessano i suoi problemi personali se non per il fatto che potrebbero influire sull’esito della nostra impresa! Vedi di non farti coinvolgere emotivamente anche questa volta! >> disse il fratellastro, alludendo all’esperienza di tre anni prima.
Ghish avvampò << Cosa?! Io?! Di quella lì?! Non ci ho nemmeno pensato, Pai! Ha un carattere insopportabile, pur volendo non si riesce a starle dietro! >>
<< Ragazzi, fate presto a cambiarvi! Stiamo per aprire il locale! >> urlò Pam, interrompendoli.
 
 
Le lezioni erano finalmente finite. Noel si stiracchiò sul banco, sbadigliando, dopodiché si alzò, pronta ad avviarsi al caffè.
Quando arrivò, non le fu difficile notare che le facce delle 5 ragazze avevano qualcosa di diverso nello sguardo.
Qualcosa di fastidioso.
La compassione.
La ragazza si voltò verso Ryan, guardandolo in cagnesco. << E’ passato Damon, non è così? >>
Il biondino, colto in flagrante, tentennò cercando una scusa. Strawberry le si avvicinò. << Non essere imbarazzata, Noel. Sei una di noi adesso, e ci dispiace tantissimo per quello che ti è successo, ma sappi che per qualunque cosa noi ti staremo vicino. >>
Al contrario di ciò che ci si aspettava, il sopracciglio di Noel si inarcò ancora di più, in segno di disapprovazione.
<< Non sono imbarazzata, mia cara. Sono irritata! >> sbottò, restando apparentemente calma. << Possibile che la parola “privacy” non la conosca nessuno qui dentro? Quello che mi accade al di fuori di questo posto rimane solo ed esclusivamente un MIO problema e non deve riguardarvi in alcun modo! Se proprio decidessi un giorno di confidarmi con voi state sicure che uscirà dalla mia bocca e non da altri, quindi fino ad allora state fuori dalla mia vita privata, sono stata chiara?! >> intimò, rivolgendosi a tutti i presenti. Questi si limitarono ad annuire. Noel a quel punto parve tornare normale. << Bene. Ora vado a cambiarmi, e quando sarò uscita dai camerini esigo che cancelliate quello sguardo pietoso dalle vostre facce, intesi? >> concluse, per poi allontanarsi.
Tutti rimasero in silenzio, tranne Ryan che fece una breve ramanzina. << Sbaglio o Damon vi aveva detto la bocca chiusa? >> << Hai ragione Ryan, ci dispiace. >> rispose Lory, timidamente. << Certo, però, che Noel ha davvero un caratteraccio! >> << Ti ho sentita! >> urlò Noel dai camerini, avendo sentito la voce di Paddy di qualche tono più alta di quella degli altri. Ghish rise silenziosamente alla scenetta cui aveva assistito.
 
Una volta terminato il suo turno, Noel si avviò verso casa, ancora irritata e pronta per dirne di tutti i colori al fratello.
<< Quell’idiota non riesce proprio a tenere la bocca chiusa! Ma mi vendicherò, può starne certo! Deve solo aspettare che mi capiti tra le mani la nuova fidanzata, e vedrà quante gliene racconterò! >>
<< Che spirito vendicativo! >>
Riconosciuta la voce, Noel si voltò, scocciata. << Siamo passati alla fase del pedinamento, adesso? >>
<< No, in realtà l’ho già fatto una volta, quindi non è che ti stia esattamente pedinando adesso. >>
<< Ah no? E cosa staresti facendo, sentiamo! >> << Ti faccio compagnia senza darti fastidio, o almeno era così fino a 5 minuti fa. . . >>
La ragazza sbuffò. << Almeno tu non mi fai la smorfia della pietà. Stranamente oggi risulti quello meno fastidioso. >> Ghish ridacchiò. << Lo prendo come un complimento? >> << Ti conviene, perché non sarò mai più gentile di così. >>.
Eccola di nuovo. La Noel acida e antipatica che ispira violenza gratuita.
Ma stavolta non si sarebbe arreso. Non avrebbe reagito male come faceva di solito, dando corda al suo caratteraccio.
Voleva provare ad andare più a fondo. Non capiva se fosse curiosità o altro e neanche gli interessava saperlo. L’unica cosa che gli interessava era cercare di capire quella ragazza.
Perciò fece ciò che gli riusciva meglio: fare di testa sua e mandare a monte gli ordini ricevuti.
<< E così… la mezza dea ti serve per tuo fratello… >> disse, vago.
Noel smise all’improvviso di camminare e si voltò, furiosa. << Non ci credo! Vi ha detto anche questo?! Oh io lo ammazzo, oggi io lo ammazzo! Può scommetterci quell’imbecille senza cervello! >> disse, facendo sobbalzare Ghish.
<< Fa’ pure, ma prima per educazione potresti almeno rispondermi. >> disse, cercando di distrarla dalle sue intenzioni.
Noel sbuffò di nuovo. << Prima di tutto voglio capire se davvero sono colpevole, altrimenti la mezza dea non può fare nulla. Ho bisogno di scoprire perché ci hanno attaccati e cosa volevano da me. Se è stato un evento accidentale, o se davvero ce l’avevano con me. E, in quel caso, devo sapere il perché. >>
<< Quindi, se non ci fosse davvero un motivo valido per cui tu dovessi morire quella sera, lasceresti perdere? >> chiese lui.
<< Assolutamente no! Voglio dire, ci sarà pure un altro modo per farlo tornare da me! Insomma, sono certa che ad ogni modo la mezza dea possa trovare la soluzione, o almeno spero… >> rispose lei, titubante.
<< Capisco… Sai cosa penso? >> Noel guardò di nuovo il suo interlocutore, fissandolo perplessa. << Non che te lo abbia chiesto, ma se ci tieni dimmelo. >>
Ghish continuò, riprendendo il suo solito sorrisetto. << Tu non vuoi che qualcuno si affezioni a te, visto che hai intenzione di sparire, prima o poi. Per questo fai la s*****a con tutti, me compreso. >>
Dopo un attimo di tentennamento, Noel gli rispose con apparente nonchalance. << L’epiteto te lo concedo; quanto al motivo per cui sarei così, ti sbagli di grosso, soprattutto per quello che riguarda te! >> << E allora perché quando sei con i tuoi amici non sei così? >> << Perché con loro non voglio essere così! >> << Quindi non sei sempre acida? >> << Certo che no! Sono acida quando e con chi voglio essere acida! >> si interruppe nel vedere lo sguardo compiaciuto di Ghish. Era riuscito a farle dire ciò che voleva.
Perciò, seppur tentennando, cercò di cambiare ciò che aveva detto << Cioè… volevo dire… se una persona mi sta antipatica, faccio l’antipatica! Ecco! E tu mi sei antipatico, quindi mi comporto di conseguenza! >>
<< Certo, come vuoi. Fatto sta che non sei una s*****a come vuoi far vedere, questo lo hai ammesso. Mi basta per sentirmi vittorioso. >> disse allegro e soddisfatto lui.
La ragazzina non ebbe il tempo di reagire, perché Ghish ormai si era già avviato verso la direzione opposta, allontanandosi. << IO NON TI SOPPORTO! >> urlò, cercando di raggiungere le sue orecchie.
Abbattuta nel non ricevere alcuna risposta, Noel continuò la sua strada verso casa.
Non appena chiusa la porta d’ingresso, da fuori era ben visibile un incontrollato andirivieni delle luci interne.
Si trovarono nei dintorni Karen e Nick, passati di lì per salutare l’amica. Si fermarono a guardare lo strano spettacolo, sorridendo.
<< Noel stasera si sta dando alla pazza gioia. >> << Puoi dirlo forte. >> << Già. Povero Damon. >> e scoppiarono a ridere, immaginando la scena di Noel e Damon intenti a impersonare le parti della guardia e del ladro.
 In un angolo, un ragazzo dagli occhi ambrati sorrideva di nascosto, divertito.
 
<< Che ne dici, credi sia il momento giusto per attaccare? >>
<< Ancora un attimo. Aspettiamo che la ragazzina esca di casa e si allontani. Quell’impiastro del fratello non deve essere d’intralcio. Dobbiamo attaccarla quando è da sola. >>
Tokyo, sette del mattino. I tre scagnozzi di Klejah sembravano ormai pronti per il loro primo attacco.
Peccato che non sapessero che il luogo dove erano appartati fosse controllato.
Infatti, alle Mew Mew e agli ex alieni arrivò pressoché la stessa telefonata.
<< Abbiamo avvertito degli strani segnali vicino alla casa di Noel. Tenetevi pronti ad intervenire. >>
 
 
In un’altra dimensione, qualcun altro teneva d’occhio i movimenti sul pianeta azzurro.
<< Mio signore, perché non attacchiamo anche noi? Non possiamo permettere che siano loro ad ucciderla! >>
Una figura seduta su un vecchio trono, nell’ombra, rise di gusto. << Non essere ridicolo. Non riusciranno a eliminarla. Noi stessi abbiamo già fallito una volta. La ragazzina è forte, sa il fatto suo, e nemmeno si rende conto di come ha fatto ad allontanarci, quella notte. Lasciamo che si divertano e stiamo a guardare; il nostro momento arriverà, ma è ancora lontano. >>
 
 
 
 
Ciao a tutti!
Come avrete capito, sta per iniziare la prima battaglia di questa storia, quindi “vedrete” per la prima volta Noel all’azione insieme alle Mew Mew..
Come al solito vi invito a farmi sapere cosa ne pensate e ringrazio di cuore chi continua a seguirmi.
A presto!!!

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Capitolo 9
*** Capitolo 8. ***


CAPITOLO 8.


 Finalmente Domenica.
Noel quella mattina, come accadeva ogni Domenica, poteva rilassarsi, alzarsi tardi e poi avviarsi con calma a casa dei suoi amici per svegliarli e preparare insieme un bel pranzetto.
Non le pesava affatto badare a quei tre, anzi: il suo atteggiamento protettivo nei loro confronti era un qualcosa di assolutamente naturale e spontaneo che la faceva stare bene.
Inoltre, dopo la litigata della sera prima con Damon, aveva deciso per dispetto che quel giorno si sarebbe dovuto arrangiare e mangiare gli intrugli disgustosi che cucinava da sé.
Dunque, come previsto, uscì di casa intorno alle undici con tutta tranquillità.
Qualche centinaio di metri dopo, una ragazza in tenuta da ginnastica e con un berretto la chiamò.
<< Ehi! Tu, laggiù! Aspetta! >>
Noel, incuriositasi, si fermò. << Dimmi pure. >> << Mi servirebbe un’informazione. Devo raggiungere un punto su questa mappa, ma mi sono persa e non capisco in quale di queste stradine mi trovi. Puoi darmi una mano ad orientarmi? >> chiese la sconosciuta, allungandole la mano con il biglietto.
Senza pensarci due volte, Noel prese l’altro lato del foglio, ma notò che l’altra non mollava la presa.
<< Ehm… se non mi lasci il biglietto, non posso aiutarti.. >>
La ragazza, per tutta risposta, fece uno strano sorrisetto << Non preoccuparti, mi stai già aiutando molto, signorina.. >>
Noel sembrava non capire. Poi, quando abbassò per puro caso lo sguardo, intravide una strana arma sporgere dalla manica della ragazza, al che scattò all’indietro.
<< Ma chi diavolo sei? >> chiese, perplessa.
La figura di fronte si illuminò per poi prendere sembianze che non sembravano affatto umane.
Pelle chiarissima, quasi vitrea, con sfumature sul verde; capelli lunghi e ondulati in maniera inquietante di un color petrolio; un abito violaceo lungo e con forme strane. In una mano teneva saldamente una sorta di frusta dall’aspetto viscido e rivestito di strani piccoli spilli, di cui una parte, attorcigliata al braccio della donna, sembrava avere vita propria.
<< Mia cara, avremmo intenzione di ucciderti oggi. Spero non ti dispiaccia. >> disse lei, guardando oltre la figura di Noel.
<< Avremmo..? Sai contare o sei a livelli da asilo? >> disse la ragazza. Capì tuttavia a chi si riferisse la donna quando qualcuno alle sue spalle la attaccò, colpendola di striscio.
A quel punto si voltò, trovandosi di fronte altri due individui, entrambi dai capelli corti ma con orecchie di una forma stranamente appuntita. Uno dei due aveva tra le mani un bastone simile a quello degli sciamani, l’altro era apparentemente sprovvisto di armi.
<< Vi siete addirittura scomodati in tre? Devo averla fatta grossa… >>
Dopo aver circondato la ragazza, i tre sconosciuti si prepararono ad attaccare.
 
<< Noti ancora qualche movimento strano, Ryan? >>
<< Credo proprio che la stiano attaccando in questo momento. Per fortuna siete venuti tutti alla base, almeno potete intervenire insieme, Pai. >>
<< Oh, andiamo! La smorfiosetta è perfettamente in grado di cavarsela da sola! >> << Guarda che sono in tre contro una, Ghish, non è esattamente una situazione a suo favore. >> << E allora? Io sono convinto che se ne saprà uscire in qualche modo, e comunque non ho nessunissima voglia di combattere adesso! >>
Mark si avvicinò improvvisamente a Ghish come per ammonirlo << Che Noel resti in vita serve a noi quanto a te! Lo sai che se vogliamo salvarci è essenziale che lei non muoia! >>
A quelle parole dal tono polemico, Ghish scattò. Si voltò con aria furibonda verso il moro e con una violenta spinta lo allontanò. << Quindi è questo che sei! Fai tanto il moralista, il buon amico, “benvenuta nella squadra” e tante ciance e poi? Nemmeno ti importa che lei stia bene come persona, il tuo unico interesse è salvare la tua stupida pellaccia! Sei solo un falso e un egoista! >>
<< Ghish!!! >> << “Ghish” cosa, Strawberry! Possibile che non ti renda conto di cosa stiate facendo a quella rompiscatole? La state trattando come un oggetto, dimenticandovi che è una persona, esattamente come noi! >>
<< Non è il momento di discuterne. Dobbiamo andare. >> li interruppe Pai. << Quindi tu sei d’accordo con loro, Pai? >> << Sono d’accordo sul tenerla in salvo. Vieni con noi o no? >>
Dopo un attimo di riflessione, arrivò la sua risposta, decisa e senza possibilità di obiettare. << In due possiamo farcela. Vado solo io, se avessimo bisogno di altro aiuto vi avviserò. >>
 
 
Un attacco schivato. Un altro. Uno schivato solo in parte. Qualche scossa lanciata qui e là, con scarso risultato.
Per quanto Noel fosse potente, combattere da sola contro quei tre le risultava complicato, soprattutto perché non si era trasformata. Dall’ultima volta che l’aveva fatto erano passati ben otto mesi, ed era fuori allenamento. Per di più, trasformarsi le toglieva molte energie, quindi non poteva rischiare di indebolirsi ora che era sola e senza nessuno che la coprisse in caso di stanchezza.
Percui, tentava di indebolirli, con l’intenzione di trasformarsi solo per il colpo di grazia.
Mentre pensava a come fare per riuscire nell’intento, la frusta della donna la colpì in piena schiena, addormentandole momentaneamente la zona e scaraventandola lontano per l’urto con l’arma.
Proprio mentre tentava di rialzarsi e reagire all’ulteriore attacco che stava arrivando, qualcuno le si materializzò di fronte, coprendole la visuale e parando l’attacco.
<< Mi deludi, collega! Pensavo riuscissi benissimo a cavartela da sola! >>
Capendo di chi fosse la voce, si irritò. << E’ così, ce la faccio benissimo da sola! Tu piuttosto! Non mi pare di averti chiesto nulla! >> << Certo, perché sono io quello con le ferite e 3 scagnozzi alle calcagna! E comunque le tue compagne di squadra erano preoccupate per te e mi hanno mandato qui! >> disse, mentendo.
<<  E allora perché non sono venute loro? >> << Bella domanda… >>
La ragazza si alzò e gli si avvicinò << Comunque grazie per l’interessamento, ma non ho bisogno di aiuto. >>
<< Grazie di cosa? Quale interessamento? Sono venuto qui perché ci sono stato mandato, non m interessa per niente! >> << Ma lo vedi che sei proprio villano? >> << VILLANO?! Cos’è, abbiamo trovato un nuovo aggettivo per offendermi? >> << Io mi sono tenuta il tuo epiteto, tu tieniti il mio! >> << Che c’entra? Tu sei davvero acida e s*****a! >> << Così come tu sei davvero idiota e villano! >>
I tre nemici osservavano la scena, infastiditi per non essere minimamente considerati.
<< Ci saremmo noi qui, per la cronaca… >> << SILENZIO! >> urlarono i due litiganti in coro.
<< Ma tu guarda! E noi che diamo loro corda per giunta! Attacchiamoli e facciamola finita! >> esclamò la donna, poi si avvicinò bisbigliando ai compagni << Mi raccomando, non uccidiamola ora, mi basta metterla KO. >> e i tre si avvicinarono, creando insieme una enorme sfera di energia, che , una volta formatasi, si avvicinava lentamente ai due bersagli.
A quel punto, Noel si distrasse dal litigio e fece indietreggiare Ghish. << Guarda lassù. >> Ghish, sentendo la ragazza, spostò lo sguardo, e sbiancò. << Siamo nei guai. >> << Non ancora. Stà indietro. >> << Ma cosa… >> << Stà indietro, ho detto! >>
Anche se non molto convinto, Ghish la ascoltò, indietreggiando.
La ragazza, al contrario, fece qualche passo avanti, dopodiché cominciò ad illuminarsi, e tutt’intorno si creò uno strano venticello circolare.
Ci vollero pochi secondi prima che la luce diventasse accecante e si espandesse contro la sfera che li raggiungeva, disintegrandola all’istante e lasciando i presenti sconcertati.
Quando la luce si affievolì, Noel appariva molto diversa.
I capelli, dal rosso più accentuato ma con qualche ciocca sul biondo, scendevano ondulati sulla schiena e in parte raccolti da un fermaglio; il corpo, più delicato ma ben delineato, era decorato con un abito corto e nero molto elegante con rifiniture in argento satinato. Nessuno, in quel momento, l’avrebbe potuta definire un maschiaccio. Era una splendida, elegante fanciulla dallo sguardo tanto ammaliante quanto assolutamente letale. Sembrava quasi volesse dire “pericolo”. Poteva dirsi una perfetta rappresentazione della Vedova Nera. In poche parole, una meraviglia da mozzare il fiato. Almeno così la vedeva Ghish, a giudicare dall’espressione stampata in volto.
<< Tu, maledetta! Come hai fatto?! >> Esclamò la donna, lanciandosi su Noel senza perdere tempo.
Lei, rispondendo con velocità impressionante schivando l’attacco e attaccando a sua volta con un calcio ben assestato, richiamò l’attenzione di Ghish.
<< Ghish! Visto che sei qui, ti dispiacerebbe infastidire un po’ quei due mentre mi occupo di questa qui? >>
Disse, con l’atteggiamento di sempre. << Nessun problema collega! >>
Come richiesto, il ragazzo si fiondò contro i due uomini in alto, colpendoli anche se lievemente tra un attacco e l’altro.
Passò poco tempo. Noel si rese conto di aver accumulato abbastanza energia, perciò per prima cosa allontanò la donna con una forte scossa. << Questo è per l’attacco alle spalle di prima! >> le urlò.
Poi, urlò a Ghish di allontanarsi da quei due, dopodiché dal nulla comparve uno strano aggeggio a forma di stella che sembrava sprigionare una fortissima elettricità.
Con un balzo si portò abbastanza in alto. Poi, lanciò l’arma come se fosse un boomerang, e quello disegnò una sorta di taglio elettrico nell’aria. Poco dopo, la scia cominciò a sprigionare una spaventosa energia, dando l’impressione di risucchiare la materia circostante. Allo stesso modo, anche i nemici, tra una scossa e l’altra, sembravano risentire di quell’energia, venendo anch’essi attratti verso il centro del taglio. Tuttavia, poco prima di avvicinarvisi irreversibilmente, la donna si voltò verso Noel. << Questa volta ci ritiriamo, ragazzina, perché eravamo impreparati. Ma la prossima volta le cose andranno diversamente! >> esclamò. Poi, i tre svanirono nel nulla, mentre la scia luminosa implose in sé stessa sprigionando altra energia e svanendo.
Poco dopo l’attacco, Noel riprese le sue sembianze normali e si accasciò a terra e si sedette, esausta e ferita.
Ghish non potè fare a meno di notare che le ferite sembravano messe peggio di prima della trasformazione, come se anche quella avesse contribuito a danneggiare Noel.
Le si avvicinò, cercando di verificare se stesse più o meno bene.
<< Come va? >> << Tutto bene, sto benissimo! >> esclamò la ragazza, ovviamente non convincendo lui.
<< Ah si? Allora perché non ti alzi? >> Noel lo guardò, rispondendo al suo tono di sfida << Perché non mi va! >> << Vediamo! >>
All’improvviso, Ghish sollevo la ragazza in modo da farla stare in piedi e poi la lasciò. Non appena notato che la ragazza faticava a reggersi e tendeva a cadere all’indietro, le prese le spalle, accompagnando i suoi movimenti e aiutandola a sedersi senza che si facesse male. Sembrava quasi farlo con tenerezza. << Certo… guardati, non ti reggi in piedi, Noel. >>
La ragazza sbuffò, imbarazzata. << Sono solo un po’ stanca, la trasformazione mi toglie molte energie, e poi ero fuori allenamento, tutto qui. >> << Me ne sono accorto. Ora ti accompagno a casa, bisogna medicare le tue ferite. >> << Non se ne parla! A Damon verrebbe un colpo nel vedermi in questo stato! Il tempo di riprendermi e andrò dai miei amici, non preoccuparti. >>
Ghish annuì, pensieroso. << Dov’è che abitano? >> << Nella strada parallela a questa. Ma… ehi! Cosa….?! >>
Senza darle il tempo di opporre resistenza, Ghish prese Noel tra le braccia con un gesto rapido e si smaterializzò, svanendo nel nulla.
 
 
Ciaooo!!!
Lo so, non sono molto brava a descrivere i combattimenti, ma mi rifarò, spero!
Fatemi sapere se vi è piaciuto o meno, mi raccomando!
Ah, dimenticavo: ho preso gusto a fare disegnini, quindi vi mostro anche una bozza di come dovrebbe essere Noel trasformata … I puntini neri in teoria sarebbero i brillantini, ma dettagli xD
Al prossimo capitolo e grazie a tutti quelli che stanno seguendo la storia!
 
 
 
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9. ***


CAPITOLO 9.
 
<< Santo cielo Noel! Che cosa è successo?! Che ti hanno fatto?! Forza, fila dentro e stenditi sul divano, quelle ferite devono essere medicate immediatamente! >>
Questa fu la reazione infantile, esagerata ma assolutamente tenera a cui Ghish assistette non appena lui e Noel varcarono la soglia della casa degli amici di lei.
Gliela tolsero letteralmente dalle braccia e la trascinarono sul divano, tra le lamentele di Noel che borbottava perché stavano realmente esagerando.
Poco dopo si ricordarono che c’era anche lui e lo fecero accomodare su una poltroncina accanto al divano su cui era seduta la ragazza.
<< Noel, tesoro, vado a prendere la valigetta di pronto soccorso e torno, tu rilassati ok? >> disse Karen, per poi allontanarsi e lasciare i due da soli.

<< Da dove hai tirato fuori tutta quella energia? E poi si può sapere come mai la trasformazione sembra danneggiarti? >>
Noel lo guardò di sbieco << E io che ne so! Piuttosto, c’è un altro problema più importante! Come mai hanno cercato di uccidermi? Non sono gli stessi di otto mesi fa, ne sono certa, quindi cosa volevano da me? Si può sapere perché vogliono ammazzarmi tutti, qui?! >>
Ghish fu messo visibilmente in difficoltà. Cosa avrebbe potuto inventarsi? Se le avesse detto la verità ci sarebbero state delle conseguenze strane, ma non poteva uscirsene con una fandonia banale; furba com’era, la ragazzina lo avrebbe smascherato in poco tempo.
Per cui, gli venne in mente una bugia che aveva anche qualcosa di veritiero.
<< Credo che sia perché tu sei il nuovo componente della squadra. Se la squadra delle Mew Mew ha un elemento in più, vuol dire che si rafforza, e questo i nemici non possono permetterlo. E’ già successo in passato, prima che le Mew Mew fossero al completo. >>
La ragazza lo fissò, non ancora del tutto convinta. << E tu come fai ad essere convinto che le cose siano andate così anche in passato? >> << Perché tempo fa ho fatto questo ragionamento anche io. >>
Noel inarcò un sopracciglio con aria interrogativa. << Come scusa? >>
Ghish, immaginando la possibile reazione della ragazza, deglutì rumorosamente prima di risponderle. << Tre anni fa, il nemico delle Mew Mew ero io. >>
Dopo averlo detto, guardò Noel in attesa di una qualche reazione. All’inizio, ci fu assoluto silenzio e lo sguardo della ragazza rimase impassibile. Poi, uno scatto improvviso – per quanto potesse scattare in quelle condizioni – e Noel si alzò, con un sorriso ironico che nascondeva probabilmente una reazione nervosa.
Lo fissò dall’alto e lo puntò col dito, come se fosse un’arma << Momento, momento, momento: mi stai dicendo che sto avendo a che fare con uno che potrebbe avere intenzione di farmi fuori da un momento all’altro?!?!? >>
<< Ma no! Non è così! >> << Quindi non scherzavi quando mi hai detto che sei un alieno! >> << Tecnicamente lo sono i miei fratelli, io non più… >> << NON PIU’? I TUOI FRATELLI SI’? Ma che razza di scherzo è questo?! >> << Calmati adesso e ti racconterò tutto! >> << Calmarmi?! Sto parlando con un potenziale assassino, come faccio a calmarmi? >> << La smetti di urlare? Sembri una papera! >> << Non dire papera a me, chiaro? Non è un momento favorevole per offendermi a vanvera! Tieni a bada la lingua se non vuoi che l'assassina qui diventi io!!! >> << E va bene, va bene! Ma ti ho detto che non voglio ucciderti! Ora siediti e stà buona, non sei esattamente nelle condizioni ottimali per sbraitare, hai bisogno di riposarti! >> << Lo dico io quando e se ho bisogno di riposare, non mi serve la balia assassina! >>
Proprio mentre diceva quell’ultima frase, la ragazza ebbe un capogiro e dovette sedersi di colpo per non cadere in avanti.
Si voltò verso Ghish che la fissava perplesso e commentò l’accaduto con nonchalance.
<< Ecco, ADESSO dico che ho bisogno di riposare. >>
 
Noel con una scusa fece uscire i tre amici, in modo da rimanere sola con Ghish.
Le raccontò ogni cosa, facendo un enorme salto nel passato.
Le raccontò del suo pianeta, del degrado che c’era fino a tre anni prima, della missione, di Profondo Blu che altri non era che Mark, di Strawberry e della sua ossessione per lei ormai sepolta, della scoperta riguardo la sua vera identità…
Noel ascoltava, in silenzio ma schiva. Ghish durante il racconto si tratteneva dal ridere vedendo che ad ogni minimo accenno di avvicinarsi anche solo istintivamente lei reagisse studiando ogni suo movimento e preparandosi a difendersi.
Una volta terminato il discorso, la ragazza parve calmarsi e rilassarsi. Stette in silenzio per un po’, come per riflettere, e rimasero fermi a sorseggiare una bibita fresca senza fiatare, dopodiché riprese a parlare.
<< Quindi, se volessimo riassumerti, sei un ex alieno dalla mente perversa e contorta. >>
<< Piano con le parole… >> << Tuttavia, non capisco come possa aver fatto Strawberry a rimanere con Mark; voglio dire, capisco che in quel momento non fosse in sé, ma io probabilmente allontanerei una persona che ha tentato seriamente di strozzarmi. >> << E’ quello che penso anche io! >> << Guarda che tu non hai tutta questa voce in capitolo, più o meno hai tentato di fare la stessa cosa… >>
Ghish sbuffò. << Oh, insomma! Uscire vittoriosi in una conversazione con te è praticamente impossibile! Ci sono riuscito una volta sola e per puro miracolo! >> << E quando sarebbe successo, di grazia? >> << Quando hai ammesso che non sei solo acida come fai vedere a tutti. >> << Non l’ho mai detto. >> << Sì invece! >> << Queste parole non sono mai uscite dalla mia bocca! >> << Bugiarda! >> << Bugiarda, papera, ehi! Con chi credi di parlare! Sai che ti dico? Tornatene a Ghishlandia e non rompere! >> sbottò lei.
Ghish si interruppe, riascoltando nella sua mente quel nomignolo, e poi scoppiò improvvisamente a ridere di gusto, con le braccia a circondargli il ventre, proprio come un bambino.
<< Che hai da ridere adesso?! >> disse la ragazza, trattenendosi dall’essere contagiata da quella risata così spassionata.
<< Oh, Noel! Io con te non ce la faccio a fare il serio! E’ più forte di me! Fai tanto la dura, l’antipatica, ti presenti con quell’aria da maschiaccio incallito, e poi ti perdi in un bicchiere d’acqua con delle risposte del genere! >>
A Noel scappò un accenno di risata che riuscì a trattenere. << Chiudi il becco! >>
Dopo un po’, Ghish si ricompose. << E’ ancora valido l’invito al vostro tavolo a mensa? >>
Noel lo guardò, poi si voltò con finta indifferenza << Non credo che il posto si sia occupato. >>
Lui ridacchiò, divertito. << Credo proprio che potremmo diventare buoni amici, Noel. >> disse, convinto. Poi, l’occhio gli ricadde sulla ferita del braccio. << La tua amica alla fine ha dimenticato di medicarti: allunga il braccio, ci penso io. >>
Noel arrossì lievemente << Ma no, non ce n’è bisogno… >> << Tu allunga il braccio e basta. >> << Ok… >>
Mentre applicava delicatamente l’acqua ossigenata sul taglio cercando di non farle male, Ghish sentì un telefono squillare.
<< E’ tuo? >> chiese. << Sì, aspettami qui; non c’è molto campo, devo andare verso la finestra per rispondere. >>
Ghish annuì, lasciandole il braccio e riprendendo la bibita fresca.
Nel frattempo, Noel si allontanò e si trattenne al cellulare per una decina di minuti.
Quando tornò, aveva un’espressione leggermente stranita.
<< Tutto bene? >>
<< Sì… era Ryan, non ricordavo avesse il mio numero. >>
<< Ryan? E cosa voleva? >>
<< Ha detto che hanno intercettato il combattimento e voleva sapere se stavo bene… e poi.. poi mi ha chiesto di uscire… >> disse, ancora con tono poco convinto e quasi dubbioso.
Ghish, che nel frattempo sorseggiava la bibita, sgranò gli occhi e cominciò a tossire per un sorso andato di traverso. << Ti ha chiesto cosa? >> << Hai sentito! >> << E tu che gli hai detto? >> << Che ne so! Mi sembrava scortese dire di no, è un amico di mio fratello, sicuramente vuole organizzargli una festa a sorpresa o altro per il suo compleanno la settimana prossima e quindi vuole qualche consiglio! >>
Se avesse potuto mettere il tasto “indietro” nei suoi pensieri, avrebbe cancellato il momento in cui aveva pensato che fosse una ragazza sveglia.
<< Certo, la festa a sorpresa… >> << Che vorresti dire, scusa? >> << Niente, niente…  forza, torna qui, devo finire di medicare quel braccio. Poi torno a casa. >> << Come vuoi. >>
 
Come promesso, appena terminata la medicazione se ne andò, ma la destinazione non era casa sua.
Si fiondò al caffè, pronto a chiedere spiegazioni.
<< Si può sapere come vi è venuta in mente questa messinscena? >>
Ryan si portò le mani dietro la testa come al solito con il suo atteggiamento tranquillo. << Non è stata una mia idea, mi ha convinto Kyle. >> << Certo, come se tu avessi opposto resistenza, Ryan! Ammettilo che non ti dispiace! >> rispose quello, ridacchiando.
Poi, si rivolse a Ghish << Rilassati, abbiamo solo intenzione di farla distrarre un po’, di farla divertire. Magari potrebbe cambiare idea sulla decisione di riportare indietro il fratello al posto suo, e staremmo più tranquilli. Non abbiamo niente di losco in testa, non è per prenderla in giro o altro. >>
Il ragazzo sbottò << E allora perché non lo avete detto a me? Io e Noel ci conosciamo e nonostante i battibecchi stiamo diventando amici! Avrei benissimo potuto convincerla io senza questi sotterfugi! >>
<< A dire il vero, Ghish, crediamo sia meglio che tu ne stia fuori. Sappiamo benissimo cosa succederebbe se dovessi affezionarti a lei, e non è una situazione che favorisce l’andamento positivo della missione. >> disse Pai, intervenendo nella discussione.
Rimasto senza altro da dire, Il ragazzo dagli occhi d’ambra se ne andò, sbattendo la porta e urlando
<< Al diavolo, voi e le vostre str****te! >>
 
 
<< Avete visto quanto diamine era forte quella smorfiosetta? C’è mancato poco che ci lasciassimo le penne! >>
<< E’ vero, ma non è invincibile; se escogitiamo un piano ben congegnato, possiamo farcela. E anche se dovessimo fallire, possiamo sempre aspettare che capisca di essere circondata da bugiardi, e il gioco sarebbe fatto. >>
<< Sempre che non la stia cercando qualcun altro e che non ci battano sul tempo… >>
<< Oh, andiamo! La leggenda della mezza dea non è alla mercé di tutti! Possiamo stare tranquilli! >>
Quando si dice “le ultime parole famose” ….
 
 





Salve a tutti!
Questo capitolo è abbastanza breve, ma spero sia comunque di vostro gradimento!
Ho cercato più che altro di dare qualche svolta anche sentimentale, ma niente di che per ora…
Non ho molto da dire, se non come al solito che i commenti e le opinioni in merito alla storia sono graditissime!
Un abbraccio e a presto!

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Capitolo 11
*** Capitolo 10. ***


CAPITOLO 10.
{ << Pronto? “
<< Noel, sono Ryan. >>
<< Ryan? Non ricordo di averti dato il mio numero… comunque dimmi. >>
<< Abbiamo intercettato il combattimento, volevamo sapere come stai. >>
<< Oh, io sto benissimo, grazie! C’è Ghish qui con me e mi sta aiutando a medicare qualche graffio. A proposito, è stato davvero molto gentile ed eroico da parte vostra mandare una vittima sacrificale ad aiutarmi invece di alzare il fondoschiena dalla sedia… >>
<< Hai ragione ,sarebbero dovute intervenire tutte le tue compagne; ti faccio le loro scuse, sono certo che le replicheranno non appena possibile. A parte questo, volevo chiederti una cosa. >>
<< Ti ascolto. >> << Hai impegni per domani pomeriggio? >> << No, perché? >> << Che ne dici di uscire un po’? Magari una passeggiata nel parco o un film al cinema. >> << In effetti io e i miei amici non ci avevamo pensato, ma grazie del consiglio! >> << Noel… >> << Che c’è >> << A dire il vero con “uscire” intendevo io e te, da soli… >> << Ah… >> << Già… Comunque se non ti va non c’è problema. >> << Cosa… no, affatto! E’ che non me lo aspettavo! Beh, comunque non ho impegni, quindi perché no? >> << Al parco alle 5? >> << D’accordo… >> << Ciao. >> }

Noel non riusciva a non pensare a quella telefonata inaspettata e insolita. Non sapeva perché, ma non le quadrava affatto.
Comunque, ormai aveva accettato e si trovava al parco con qualche minuto di anticipo ad aspettare Ryan.
Per l’occasione, essendo ancora convinta che dovessero programmare qualche sopresa per Damon, non aveva badato all’abbigliamento, mettendo a caso un paio di pantaloncini di jeans con una camicetta blu e un paio di Converse.
Poco tempo di attesa e, puntuale come un orologio svizzero, vide arrivare Ryan, che le sorrise non appena la vide.

<< Ciao, Noel. E’ da molto che aspetti? >> << No, non preoccuparti. >> << Perfetto. Andiamo, allora? >>
Noel, come faceva spesso, inarcò un sopracciglio, perplessa. << A prendere un regalo a Damon? >>
Ryan ricambiò lo sguardo << Quale regalo? >> << Quello per il suo compleanno! >> << E’ il suo compleanno? >> << Non sai quando è il suo compleanno? >> << No! >> << Ah… E allora perché siamo qui?! >>
Sul volto del biondino apparve un’espressione indecifrabile. Non capiva se la ragazza lo stesse semplicemente prendendo in giro o se davvero non avesse capito un tubo.
<< Ok… forse ieri non mi sono spiegato bene… Ti ho chiesto di uscire insieme, Noel. In teoria, questo sarebbe un appuntamento. >> << Ah… >> << Eh sì… >>
Resasi conto della figuraccia, Noel si portò una mano alla fronte, imbarazzata. << Grandioso, uno mi invita a uscire e io non solo capisco una cosa completamente diversa, ma mi presento vestita come uno scout! >> disse, ammonendosi.
Ryan le sorrise di nuovo. << Di questo non devi preoccuparti; sei molto carina vestita così, credimi. >>
La ragazza arrossì per il complimento inaspettato.
<< Allora, vogliamo andare o preferisci tornare a casa? >> << Ma no, figurati! Andiamo! >>
 
Dopo il primo momento imbarazzante, l’appuntamento sembrò andare a gonfie vele. Passeggiarono, chiacchierarono e scherzarono come se si frequentassero da una vita. Ryan stesso non potette non apprezzare la compagnia di quella bella ragazza, e dopo un primo momento di finzione ogni parola, frase, gesto furono per lui del tutto spontanei.
A fine appuntamento, Ryan accompagnò Noel a casa.
<< Spero ti sia divertita. >> << Molto, Ryan, grazie. >> << Grazie a te. >>
Noel si voltò verso il cancello di casa per aprirlo, ma venne fermata da un tocco leggero di Ryan sulla sua spalla.
<< Ti andrebbe di rifarlo? Magari venerdì e senza fraintendimenti. >>
Noel lo fissò, cercando di capire quali fossero le sue intenzioni.
<< Ascolta, Ryan; non per essere scortese, ma si può sapere  perché tutt’un tratto mi chiedi di uscire? Tra l’altro la prima volta per telefono, il che non è esattamente una cosa fatta in gran stile, ma dettagli. Il punto è che non capisco, sinceramente. >>
Ryan le sorrise ancora una volta, prendendo una ciocca dei suoi capelli lunghi e iniziando a giocherellarci.
<< Non ci vedo nulla di male nel chiedere di uscire a una bella ragazza che mi piace. >>
Noel arrossì, imbarazzata sia dalle parole che dal gesto del ragazzo. E quando lui provò ad avvicinarsi ulteriormente, senza pensarci due volte fece un passo indietro, imbarazzata. << Ehm… Quella di uscire di nuovo è una buona idea; inoltre venerdì sono libera, quindi è perfetto. Per il momento, però, stiamo calmini, ok? >>
Ryan, capendo di essersi spinto un po’ oltre e di averla messa a disagio, fece un piccolo passo indietro.
<< Ottimo. Allora per i dettagli ci mettiamo d’accordo al caffè. >> << Va bene… >> << A domani. >> << Ciao… >>
Dopo la lieve conversazione, il ragazzo si allontanò sorridendole.
 
Al tavolo della mensa, Noel stava raccontando l’accaduto a Karen, che ascoltava con occhi luccicanti.
<< Noel!!! Crudele! Perché l’hai respinto?!?!?! Sei matta? >> << No, tu sei matta! Sarà anche carino, simpatico ed estremamente gentile, ma non casco mica ai suoi piedi? >> << Però intanto l’invito per venerdì lo hai accettato! >> << Pronto…? Ho detto che è carino, gentile e simpatico, ricordi? Solo che manca qualcosa, anche se non so cosa… >> << E allora perché lo hai respinto? >> << Te l’ho già detto! >> << Sei in totale contraddizione! >> << Ma non è vero! >> << Sì che è vero! Chiunque gli sarebbe saltato addosso! >> << Tu gli saresti saltata addosso…! >> << Probabile… Ma non c’entra! Parlo in generale! >>
Mentre discutevano, in sottofondo c’era sempre una risatina fastidiosa, e dopo un po’ Noel si stancò, sbuffando.
<< Qualcuno mi ricordi perché questo qui mangia al nostro tavolo! >> << Noel, lo hai invitato tu! >> << E quando, se posso saperlo? >> << Ieri, mentre medicavo la ferita al tuo braccio. >> intervenne Ghish.
A quel punto, Noel si voltò verso di lui, mentre rifletteva alla ricerca di una risposta. << Concordo per quieto vivere. Questo però non vuol dire che puoi ridere dei fatti miei! >> << Mi pare che in questo paese ci sia la libertà di esprimersi! >> << Non a questo tavolo. Qui vige un regime dittatoriale, e indovina un po’ chi è il dittatore? IO! >> disse lei, sorridendo con aria superiore.
Lei e Ghish a quel punto iniziarono a fissarsi come due sfidanti che aspettano il “gong”.
Nel frattempo, Nick decise di interromperli. << Noel, ieri ho cucinato io, il quaderno con i turni ce l’hai tu. A chi tocca stasera? >>
Ghish si voltò verso di lui. << Cucinate a turni? >> << Certo. Studiamo tutti insieme fino a tardi e poi uno di noi prepara qualcosa da mangiare. In teoria, essendo entrato nella combriccola, la cosa riguarda anche te. >>
<< Idea! >> esclamò Karen. << Cucina tu stasera, Ghish! Consideralo un battesimo del fuoco o qualcosa del genere! >> << Ehi, frena! Io non ho mai cucinato in vita mia! >> << Imparerai! >>
<< Ehm, Ehm… >>
Tutti si voltarono al finto colpo di tosse di Noel, incuriositi. << Che c’è? >> le chiese Karen.
Noel, per tutta risposta, la guardò con un sorrisone a 32 denti e l’espressione da bambina dispettosa. << Facciamo un giochino? >>
<< Dio, quando lo dice in quel modo mi ricorda “Saw-L’enigmista”! E’ inquietante! >> commentò Nick, con l’assenso di Karen e James.
Ghish, incuriosito, le diede corda. << Sentiamo! >>
<< Eh eh… Una bella sfida a palla avvelenata, usando le “nostre” regole… >>
<< E quali sarebbero? >> << Quello che prende più pallonate -e che quindi si fa più male- prepara la cena e lava i piatti per una settimana! >>
Ghish, a quel punto, si alzò in piedi in segno di disapprovazione. << Ma io non conosco questo gioco! >> << Lo so. >> << Perderò a prescindere! >> << Lo so. >> << E se ho capito bene prenderò pallonate gratuite da tutti e tre! >> << Lo so. >> << E allora se sai già che le cose andranno così, che ci guadagni con il tuo “giochino”? >>
Ecco di nuovo quel sorrisetto sadico. << Sano e puro divertimento. Oltre a una settimana di piatti puliti gratis! >>
<< Ma lo sai che sei davvero sadica?! E il fatto che te lo dica io è grave! >> << Eh sì. E’ il mio lato migliore, lo custodisco con molta cura. >>
Ghish la guardò in cagnesco; poi, un sorrisetto simile a quello di Noel comparve sul suo volto. << Sai che ti dico? Ci sto! Ma sappi che non ci andrò piano solo perché sei una ragazzina! >> << Affare fatto! >> << Bene! >>
L’atmosfera di sfida che si creò fu talmente intensa da lasciare in disparte e intimoriti gli altri tre.
<< Dici che si ammazzeranno? >> << Dieci yen che gli rompe il naso. >> << Venti che gli strappa i capelli. >> << Trenta che imbroglia e gli dà una bella scossona. >>
 
<< Non ci posso credere!!! Sei un’imbrogliona! >> << Non capisco di cosa tu stia parlando. >> << Lo capisci benissimo! Non fare la finta tonta! Il muro contro cui mi sono appoggiato mi ha fatto prendere una scossa e io per spostarmi ho preso in pieno la tua stupida pallonata! >> < E io che c’entro? Magari c’è qualche filo danneggiato! >> << C’entri eccome! Sei stata tu a farmi prendere la scossa! >> << Hai per caso delle prove? Qualcuno in questa stanza mi ha esplicitamente visto darti una scossa? Non credo! Non puoi incriminarmi, mi dispiace! >> << Lo sappiamo tutti e due che sei stata tu! >> << Non puoi accusarmi in questo modo, potrei denunciarti per calunnie! Ora da bravo, smettila di fare i capricci come un bambino e accetta la sconfitta in maniera matura! >> << Come puoi chiedere a me di essere maturo se qui tutto è infantile a partire dalla sfida? >> << Se non sbaglio tu hai accettato, ora che vuoi? >> << Ciò non toglie che sei un’imbrogliona! >> << Non è vero! >> << Sì che è vero! >>
<< Benvenuti all’asilo… >> << ZITTA KAREN! >>
<< Karen, Nick.... voglio i miei 30 yen. >>
<< Guarda che non mi pare proprio di aver visto che Noel gli ha dato la scossa! >> << Nemmeno io! >>
<< Ora fate come lei? Siete tre imbroglioni! >>
In una manciata di secondi, fu il caos.
James che lancia un cuscino a Karen. Karen che lo schiva. Il cuscino che va a finire in mano a Noel. Noel che lo tira in faccia a Ghish.
E guerra fu tra “i magnifici cinque”…
Una lotta di cuscini all’ultimo sangue.
Ghish non si era mai divertito tanto in vita sua.
Fu il perfetto benvenuto da parte di quella che, da quel momento, sarebbe stata la sua famiglia.
 
 
Quando Ghish tornò a casa, trovò un Pai furioso ad attenderlo.
<< Ti avevo detto di farti da parte, se non ricordo male. >>
<< E io ti avevo detto che potevate andare tutti al diavolo, se non ricordo male. >>
<< Sai che ti dico, Ghish? Fai come ti pare! Ma se dovessi ostacolare la missione, ne pagherai amaramente le conseguenze! >>
<< Pensala come ti pare, Pai! Il tuo parere non è un mio problema! >>
Detto questo, si avviò verso camera sua e chiuse la porta a chiave.
 
 
 
 
 
Ciao a tutti!
Anche questo capitolo è abbastanza tranquillo e poco lungo, senza novità particolari; tuttavia, vi assicuro che c’è ben poco da stare tranquilli!
Come al solito vi invito a darmi le vostre opinioni e ringrazio di cuore chi continua a seguirmi!
Un abbraccio e al prossimo capitolo!                                                

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Capitolo 12
*** Capitolo 11. ***


CAPITOLO 11.


 
Una strada. Lunga, deserta, senza luce.

Uno strano rumore dietro gli alberi.

Sbanda, l’auto sbanda. Qualcuno la colpisce.

La macchina inizia la danza, rotolando in mezzo all’erba, in mezzo ai fiori. Poi si ferma. Deve riposare. Lascia che siano gli altri a continuare lo spettacolo.

Un ragazzo, una ragazza, un uomo. Si rincorrono, giocano a guardie e ladri. La guardia è più veloce, i ladri sono feriti. Non c’è scampo per due gazzelle inseguite da un feroce leone.

Li raggiunge, li colpisce. Poi li lascia andare. Poi torna a colpire. L’attacco infame di un predatore che gioca con la preda.

Come possono due agnellini difendersi contro il lupo? Anche Fedro li considera spacciati.

Un colpo, poi un altro.

Poi una luce.

La morte chiama.

Solo uno risponde.
 
 

<< Noel. Noel! Ehi! Calmati, è solo un incubo! >>
Un incubo. Solo un incubo. Un brutto sogno dal quale ci si sveglia per tornare alla realtà.
Ma la realtà è ancora peggio.
<< Non è solo un incubo. Non lo è. Non sarà mai solo un incubo. >>
 
 
<< Cavolo, Noel, che occhiaie! Non hai dormito? >>
<< Non molto, James. Allora, oggi a chi tocca la cena? >>
<< Te lo sei scordata, Mein Führer? Ho misteriosamente perso, ieri. La cena tocca a me. >>
<< Lo trovi divertente? >> << Che c’è? Preferisci direttamente Hitler? >> << Ma guarda, non conosci palla avvelenata ma la storia l’hai studiata… curioso! >> << Che vorresti dire, sentiamo! >> << Niente, niente. Mamma che sonno… >> disse, sbadigliando.
<< Sicura di star bene, Noel? Perché non hai dormito? Non è che ti hanno attaccata? >>
<< Rilassati Karen, ok? Non ho dormito, tutto qui. Oggi pomeriggio rimedierò con un pisolino e vedrai che starò alla grande! >> disse all’amica, con un sorriso rassicurante.
<< Sarà… >>
<< Senti un po’, sonnambula, oggi dobbiamo andare al caffè prima di studiare. Quindi riempiti di caffè e tieni gli occhi aperti finchè riesci. >> << Certo, collega. Gentile come sempre. >> Ghish sghignazzò.

 

Quando arrivarono al caffè, avevano già aperto il locale. C’era il pienone.
<< Fantastico, quando si dice “un colpo di fortuna”! >> borbottò Noel, sorseggiando altro caffè. Aveva perso il conto, tanti ne aveva bevuti fino ad allora.

<< Ehi. >>
Noel si voltò. Era Ryan, sorridente come l’ultima volta.
<< Ehi, Ryan. Lo so, siamo arrivati in ritardo, ma le lezioni sono finite un po’ più tardi nella mia classe e… >>
<< Non preoccuparti, non è un problema. Piuttosto, stai bene? Non hai una bella cera. >>
La ragazza sbuffò. << Ma oggi non avete niente da fare tutti quanti? Sembra che non facciate altro che guardare la mia faccia! Non ho dormito tutto qui! >> sbottò, irritata. Poi, dall’espressione di Ryan, capì di aver esagerato. << Senti, non ce l’ho con te, mi dispiace. E’ che sono molto nervosa, oggi. >>
Ryan le sorrise, comprensivo. << Tranquilla. Vuoi fare un giro in moto? Magari ti svaghi un po’. >> << Grazie, Ryan, ma in effetti ho solo bisogno di dormire. Comunque se cambio idea ti faccio sapere. >> << Ok. >>

Niente da fare. Per quanto si sforzasse di vederlo, quel “qualcosa” continuava a mancare in quel ragazzo.
Ed era un peccato. Ryan era un bravo ragazzo. Protettivo, maturo…
Forse, col tempo, quella “scintilla” sarebbe scoccata all’improvviso, chissà…

Mentre pensava a tutte queste cose, si infilò in camerino per cambiarsi. Dentro c’era già Lory, la ragazza timida dai capelli verdi e gli occhi blu. Che begli occhi che aveva. Sembrava avessero una profondità tale da potercisi tuffare.
<< Ciao Lory. >>
La ragazza si voltò timidamente verso Noel. << Oh, Noel, ciao! Come va? >>
<< Tutto bene, grazie. Allora, pronta per cominciare oggi? >> << Come sempre! >> << Bene. Andiamo allora! >>
<< Ehm, Noel, aspetta. >>
Noel si voltò nuovamente verso la verde. << Cosa c’è? >>
Non fu difficile notare con quale rapidità il volto di Lory fosse diventato rosso.
Abbassò il volto e cominciò a torturarsi le mani. << Ecco… io… non voglio certo essere invadente, però… ecco… tu e Ryan… >>
Dopo un attimo di tentennamento, la ragazza capì. << No, no! Non stiamo insieme, tranquilla! >>
<< Però vi state frequentando… >>
<< Beh, siamo usciti insieme una volta e… >>
<< Non voglio mettermi tra voi due, credimi. Ti chiedo solo di non fargli del male. Ha sofferto molto e non si meriterebbe altre delusioni. >>
Noel ebbe un lampo di genio. Ecco cosa mancava. Quel “qualcosa”. Si riferiva proprio a questo.
Si avvicinò a Lory, sorridendo con gentilezza. << Sono io che non voglio mettermi in mezzo, Lory. Stà tranquilla, Ryan è tutto tuo, non ho intenzione di portartelo via. >>
Lory spalancò gli occhi, imbarazzata, e guardò l’amica con stupore. << Ma… io… >>
<< Oh, andiamo! Piantala! Non c’è bisogno di farla tanto lunga! Sta’ tranquilla, ok? >>
<< O… ok… >>
Soddisfatta, uscì dal camerino e raggiunse Ryan.

<< Ehi, Noel! Qualcosa non va? >>
<< Ecco… spero tu non la prenda a male, ma sono venuta a reclinare l’appuntamento di venerdì. >>
Ryan la guardò, confuso. << Non capisco, Noel… Perché? >>
<< Perché c’è qualcuno che tiene a te più di me, e non voglio mettermi in mezzo. >>
<< Ma cosa… >> << Invece di guardarti intorno a largo spettro, prova a riflettere. Spesso le cose più belle ce le abbiamo sotto il naso e non ce ne rendiamo neppure conto. Ora scusami ma il lavoro chiama. Spero davvero che tu non ce l’abbia con me. >> << No, figurati… >>
Detto questo, Noel si allontanò, lasciando Ryan a riflettere, perplesso.

<< Che mazzata, Ryan! Mi sa che il vostro piano è andato male… >>
Ryan, irritato, chiuse gli occhi, come per scacciare la voglia che aveva di reagire male. << A quanto pare, Ghish, nessuno ti ha ancora insegnato che gli esseri umani come si deve non origliano le conversazioni altrui. >> << Oh, sta’ tranquillo! Ho avuto la mia soddisfazione personale, d’ora in poi non capiterà più. Anche perché, sinceramente, i fatti tuoi non mi interessano. Piuttosto, se non ti dispiace, alla mia amica Noel ci penso io d’ora in poi. >> << Fa’ come ti pare, ma attento a… >> << A non mandare a monte la missione. Diamine, siete diventati monotoni qui dentro. >> e se ne andò, raggiungendo gli altri ai tavoli da servire.

 


<< Noel, sei un’idiota! Idiota, idiota, idiota! >>
<< Piantala, Karen! Questa paternale non ha senso! >> << Oh si che ce l’ha! Ti sei fatta scappare un bel pezzo di manzo, te ne rendi conto? >> << Da quando in qua sei così volgare? >> << Da quando tu mi fai saltare i nervi! >>

<< Ma Noel, Karen ha ragione! Il bel biondino aveva anche un sacco di soldi! Di questo passo rimarrai zitella per sempre! >>

La ragazza guardò Ghish in cagnesco << Non rompere, Ghish. Oggi non è aria. Pensa all’arrosto, si sta bruciando! >>

Karen, a quel punto, si rivolse all’amica, preoccupata.
<< Tesoro, si può sapere che cos’hai? E’ da stamattina che sei strana! E non dire che è solo perché non hai dormito! >>
Noel sbuffò, irritata. << E cos’avrei di strano oggi, sentiamo. >>
<< Tanto per cominciare, >> disse Nick << oggi non hai litigato con Ghish neanche una volta. >> << Vero! >> disse Ghish, intento a cucinare.
<< E poi sei così nervosa… >> << Ah, beh… quello è colpa del caffè. Devo averne bevuti troppi. >>
Karen incrociò le braccia e si impuntò, proprio come una di quelle mamme iperprotettive << Non mi freghi, signorina! Tu hai qualcosa che non va e non vuoi dircelo! Avanti, sputa il rospo!
Niente segreti tra noi! >>

Inaspettatamente, Noel scattò in piedi, quasi furiosa, facendo sobbalzare i 4 presenti.
<< Vuoi sapere che cos’ho, Karen? Credi che sia facile per me essere sempre di buon umore, eh? Credi che sia facile andare avanti fingendo che non mi sia successo niente? Se per una sola volta non voglio essere dell’umore per fare la buffona esigo comprensione! Se per una volta decido di tenere il broncio e starmene per i fatti miei, non voglio sentire lamentele! Se per una sola, dannatissima volta non me la sento di essere felice e spensierata e di ridere per le solite stronzate voglio essere lasciata in pace! E’ chiaro questo?! >>

Fu raccapricciante il modo in cui ci fu immediatamente il gelo. Ghish ne rimase sconvolto. Non l’aveva mai vista esplodere in quel modo.

<< Noel, ma noi… >> << Lascia stare, Karen, non è colpa tua. Non è un vostro problema. Sono io quella che ha sulla coscienza un fratello morto da resuscitare, non voi. >> disse, riprendendo apparentemente la calma. Poi si avviò alla porta.
<< Ma Noel, la cena è… >> << Non ho fame. Vado a prendere un po’ d’aria. >> << Ma…ehi… >> << Ci vediamo domani. >> e chiuse la porta dietro di sé.

Karen era davvero mortificata, tanto che gli occhi le divennero lucidi. Era pronta per una crisi di pianto.

<< Non fare così, Karen. Dovevamo aspettarci che prima o poi sarebbe crollata. Non ce l’ha con noi, e lo sai anche tu. Vedrai che domani sarà tutto come prima. >> le disse James, sedendosi accanto a lei per rincuorarla.

<< Forse posso raggiungerla e… >> << Dovremmo lasciarla sola. >> << Ma non voglio lasciarla sola proprio adesso! >> << Lo sai com’è fatta. Ora piantala, andiamo a mangiare. E’ pronto Ghish? >> disse, voltandosi.

Ma Ghish non c’era.

 

 

<< Sono un mostro. Sono un mostro. Sono un dannatissimo e infame mostro! >>
La ragazza dai capelli ruggine passeggiava senza meta per le strade di Tokyo, mortificata al massimo per ciò che aveva detto ai suoi amici.
<< Non dovevo esplodere così. E poi loro che c’entrano? Mio Dio, sono davvero orribile. >>
<< Hai proprio ragione. >>
Noel sobbalzò. Poi si voltò verso l’amico. << Insomma, per te pedinarmi è diventato un hobby vero e proprio, eh? >>
Ghish sghignazzò. << Dunque è così che reagisci quando non dormi la notte? Inquietante… >>
Noel lo guardò, spazientita. << Sei davvero un rompiscatole. >> << In effetti è un ruolo che mi riesce bene. >>
<< Già… senti, ho voglia di stare un po’ da sola, ti dispiace alzare i tacchi? >>
<< Non mi pare che camminare su un marciapiede sia vietato. Il fatto che sia lo stesso su cui stai camminando tu è un puro caso. Considerami un qualsiasi pedone. >>
La ragazza sbuffò, lasciando perdere.

Camminarono per un bel po’, in silenzio, l’uno affianco all’altra, senza mai parlarsi o guardarsi. Nonostante il silenzio, tuttavia, l’una sentiva la presenza rassicurante dell’altro.
Dopotutto, quale miglior dialogo di quello senza parole?

All’improvviso, Noel parlò, rompendo il silenzio.
<< Ho fatto un sogno, stanotte. >>
Ghish si voltò verso di lei, restando in silenzio per permetterle di continuare.
<< Ho rivisto l’incidente, dal primo all’ultimo attimo. Ho visto di nuovo la morte in pieno volto, e l’ho scansata ancora una volta. Non era così che doveva andare. Non era così che doveva
finire, per lui. >>

Per la prima volta da quando l’aveva incontrata, Ghish notò negli occhi di Noel un’emozione nuova.
Niente strafottenza, superiorità.
Niente ironia o allegria.

Solo puro e semplice dolore.

Non c’era più quella corazza impenetrabile, quella ragazza impavida e schiva.
C’era una bambina. Una bambina indifesa, cresciuta troppo in fretta.
Una bambina che si sforzava di fare l’adulta e di accudire tutti, nascondendo ogni piccolo accenno di malinconia e dedicandosi alla gioia degli altri.

Per la prima volta, in vita sua, avvertì un nuova sensazione.
Tenerezza. Un’emozione completamente diversa da quelle che provava di solito, passionali e irrequiete.

Era un qualcosa di dolce, di tenue, di delicato.
Ebbe istintivamente voglia di rendere felice quella bambina tanto fragile. Voleva vederla sorridere.
Tutti meritano di essere felici. Dove era scritto che non dovesse esserlo anche lei?

<< Dammi la mano, Noel. >>
La ragazza si voltò verso di lui, perplessa.
<< Come scusa? >> << Non fare tante storie! Avanti! >> << Non è che hai in mente qualche tua idea da pervertito? >> << Muoviti, prima che cambi idea! >> << Non se ne parla! >>

Spazientito, prese la mano di lei e si smaterializzò.



Quando Noel riaprì gli occhi, lo spettacolo che si ritrovò di fronte era magnifico.

Una enorme, infinita distesa d’acqua, proprio davanti a sé.
E non solo…

<< Dove siamo? >> << Non lo so. Lontano, credo. >>
<< Ti spiacerebbe riportarmi ai piani bassi? Non mi piace restare sospe… ODDIO!!! >>

Ghish ridacchiò, mentre Noel, presa dallo spavento, si aggrappò a lui. << Lo sapevo che prima o poi avresti provato ad uccidermi! Non illuderti, mio caro, sono benissimo in grado di nuotare! >>

Il ragazzo sospirò rassegnato, tenendo meglio la presa sulla ragazza. << Invece di fare queste supposizioni assurde come tuo solito, goditi lo spettacolo. Sta per sorgere il sole, in questa parte del pianeta. >>

E aveva ragione, fu uno spettacolo meraviglioso. Tutti quei colori, quelle luci, riflesse in quell’immenso oceano. Probabilmente non aveva mai visto niente di più bello in vita sua.

<< Dimmi una cosa, Noel. >> << Mmmh? >> << Credi che tuo fratello sarebbe felice di sapere che è ritornato in vita solo perché al posto suo sei morta tu? >>

Noel, per la prima volta, non rispose.

Rimasero in silenzio ancora per qualche momento, poi l’atmosfera di pace si interruppe.

<< Ti spiacerebbe riportarmi indietro? Muoio ancora di sonno, per la cronaca. >>

Ghish fece una breve risatina. << Certo. >>

 

Quando arrivarono davanti casa di Noel, tuttavia, ebbero una sorpresa tutt’altro che gradita.

Erano ritornati.

E stavolta non erano soli.

 

 

 
 
Ciao!!!
Ok, stavolta ho superato me stessa in quanto a tempi di aggiornamento!
So che questo capitolo è abbastanza noioso e deprimente, ma sinceramente non mi sembrava normale che Noel fosse sempre allegra e spensierata… insomma, perfino un robot avrebbe avuto un minimo di emozioni in più!
Spero di non avervi annoiato troppo… comunque vi assicuro che il prossimo capitolo sarà molto, mooolto più movimentato!
Scusate ancora, e a presto!

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Capitolo 13
*** Capitolo 12. ***


CAPITOLO 12.
 
 
Erano lì, tutti e tre, con un ospite inatteso. Un mostro, a vederlo.
Sul posto c’erano già le Mew Mew al completo.
Quando Noel e Ghish arrivarono, il combattimento aveva già avuto inizio.
Nonostante fossero in minoranza, i nemici sembrava stessero avendo la meglio.
Senza pensarci due volte, Noel si staccò da Ghish e si fiondò nel bel mezzo della battaglia, trasformandosi senza perdere altro tempo e cominciando a parare gli attacchi di quella strana e mostruosa figura. Una sorta di medusa capace di camminare sulla terraferma.
Dai tentacoli usciva uno strano gas, che rallentava i movimenti delle ragazze, e il mostro approfittava di quei momenti per attaccare.
Tuttavia, era rimasto impegnato da solo contro le Mew Mew, ignorando Noel, di cui sembravano volersi occupare i tre sospesi per aria.
<< Buonasera, signorina! Vediamo che ce l’hai fatta a tornare a casa! >> disse la donna, Alexis.
<< Salve! Dovete imparare ad avvertirmi quando decidete di venire in città, almeno mi faccio trovare senza allontanarmi! >>
Poco dopo, a Noel si accostò Ghish. << Ma sei matta? Perché ti sei già trasformata? >> << Siamo in tanti, possiamo farcela. E poi, se non l’avessi notato, le mie compagne sono in difficoltà. Non posso certo lasciarle combattere senza aiutarle! >>
Il ragazzo, contrariato, sbuffò e si preparò al combattimento.
Stavolta, Noel tentò subito l’attacco decisivo, lanciando la sua piccola arma, ma senza risultati. I nemici si allontanarono in tempo e la scia implose su sé stessa senza far danni.
Allora, sentendosi impotente, ebbe un lampo di genio.
Guardò i Sai di Ghish, e si ricordò di quella volta, a casa sua.
Quegli arnesi emettevano energia, non erano semplici tridenti.
E se avesse provato a combinare quei poteri con i suoi?
D’istinto, allungò una mano verso il compagno di squadra e gli sottrasse in un lampo uno dei due piccoli tridenti dalle mani. << Ehi, ma che fai?! >> gridò quello, ma Noel lo ignorò completamente.
Si lanciò contro uno dei due uomini in aria e, impugnata l’arma di Ghish, cominciò ad attaccare, muovendo il tridente con tecnica, velocità e grande maestria, quasi come fosse un piccolo pugnale.
Riuscì a colpirlo, anche se in poche parti. Tuttavia, trasmettendo elettricità alla lama, i colpi apparivano più forti e soprattutto più dolorosi.
Quando la spinta del suo salto finì e riatterrò, Ghish le fu affianco. << Dimmi che hai studiato scherma o cose simili, altrimenti non si spiega. >> La ragazza ridacchiò << Segreto professionale. >>
Poi ritornò all’attacco. Ovviamente sferrò tanti colpi quanti ne subì, visto che Ghish venne impegnato da Alexis  e i 2 uomini rimasti si fiondarono contro di lei.
Notando che Ghish si trovasse in difficoltà con un arma in meno, gliela rilanciò, riportandosi nuovamente in difficoltà contro gli attacchi nemici.
Combatteva senza sosta soprattutto contro uno dei due, quello con lo strano bastone da sciamano. Esso si modellava nelle mani del suo padrone, prendendo ora la forma di una spada, ora quella di un boomerang, ora quella di un’arco, ora quella di uno scudo protettivo.
Era abbastanza difficile colpirlo in maniera efficace. Tuttavia, a Noel preoccupava l’altro, quello che per il momento si limitava a parare attacchi.
Come aveva notato anche in precedenza, non possedeva alcuna arma. Che avesse qualche potere diverso, più letale?
La risposta non si fece attendere. Mentre lei attaccava Gyn, il più giovane, fu improvvisamente attaccata alle spalle. Era Zuryl, il maggiore dei tre.
Con una velocità al di fuori del normale, prese il collo della ragazza in una mano, e cominciò a stringere.
Inutili i tentativi della ragazza di reagire o di contrattaccare. Quel corpo sembrava invulnerabile. Persino la mano che ora le stringeva il collo sembrava fatta di una lega resistente e indistruttibile, tanto che cominciò seriamente a pensare che poco mancasse alla rottura di quella fragile parte del corpo.
Fortunatamente, qualcuno dal basso distrasse l’uomo, che allentò leggermente la presa, dando l’opportunità a Noel di allontanarsi e riprendere fiato.
Mentre era a terra, tentando di riprendersi, guardò per un attimo verso gli amici, e la visione non fu gradevole.
Le Mew Mew erano visibilmente esauste, e la medusa gigante non aveva nemmeno un graffio. Inoltre, l’attenzione di Alexis si era spostata su Paddy e Tart, in quanto Ghish era stato attaccato anch’egli dal mostro e aveva dovuto spostare l’attenzione su di lui.
La ragazza impallidì quando vide che la strana frusta della donna puntava pericolosamente verso il collo della ragazzina-scimmia, approfittando di un momento in cui il ragazzino-alieno si trovava a terra.
In un attimo, corse verso i due e si mise davanti alla biondina, sistituendo l’obiettivo della frusta, lasciando che avvolgesse il suo polso.
In quel momento, le due donne rimasero in un certo senso collegate. I piccoli spilli avevano un effetto incredibilmente doloroso sulla pelle della ragazza, che si mordeva un labbro per resistere al dolore della stretta e delle piccole punture.
Nessuna delle due accennava alla resa. Poi, preso coraggio, Noel afferrò una parte della frusta con la mano catturata, e tirò con forza all’indietro, sentendo uno scricchiolio nel polso ma ignorandolo.
La presa di Noel finì per far avvicinare Alexis, e quando lo fu abbastanza Noel la colpì con forza in pieno addome, ed ottenne un buon effetto.
A quel punto, i due uomini in aria le si avvicinarono, in soccorso della compagna, e Noel decise di cogliere l’occasione al volo. Si spostò nei pressi della medusa, facendo un cenno a Ghish che, capendo le sue intenzioni, fece spostare le combattenti.
Una volta che furono tutti vicini, ecco di nuovo il procedimento dell’altra volta.
La medusa fu letteralmente inghiottita, e lo stesso fu per Gyn, distratto dalla fine del suo “ animale domestico. “
Nonostante lo shock, gli altri due riuscirono a stento a fuggire.
Tutti i presenti rimasero stupefatti dalla potenza di quell’implosione, avente quasi l’effetto di un elettrico buco nero.
Come la volta precedente, Noel si lasciò cadere in posizione seduta e riprese le sembianze originali. Era davvero esausta. E le ferite erano ben visibili.
Strawberry, che in quel momento era quella più vicina, le si avvicinò di corsa, preoccupata.
<< Ehi, Noel! Va tutto bene? >> << Sì, tranquilla. Sono solo un po’ stanca. >>
<< Spostati un attimo, per favore . >>
Strawberry, perplessa, venne richiamata dal compagno di squadra per fargli spazio. Istintivamente, lo lasciò fare.
Ghish si accomodò accanto a lei, ignorandola, e rivolse lo sguardo alle ferite di Noel.
<< E adesso cosa vuoi? >> << Sei talmente livida che sembra quasi tu abbia messo un collare. Inoltre, quel polso non ha affatto una bella cera. Fammi dare un’occhiata. >> << Sto bene! Lasciami sta… AHIA!!!! >>
Non appena prese il polso di Noel, la ragazza non potè trattenersi dal emettere un urletto di dolore.
<< Non per portare sfortuna, ma credo sia rotto, Noel. Dobbiamo andare al pronto soccorso. >>
<< Non scherzare, Ghish! Una fasciatura come si deve e si rimetterà a posto. >> << Non esiste! Tu vai in ospedale! >> << Io non vado proprio da nessuna parte invece! >> << Sai che ti ci porterò anche contro la tua volontà, quindi fa silenzio e rassegnati! >> << Io non faccio silenzio solo perché me lo dici tu! >> << Ti sembra il momento di fare la bambina? >> << Non sto facendo la bambina! >> << Certo, perché questo secondo te è un comportamento maturo? >> << Taci! >> << Taci tu! >> << No! >>
<< Volete piantarla o no, voi due?! >> disse Pai, spazientito. << Ghish, porta la ragazza al pronto soccorso e dateci un taglio con questa scenetta idiota. >>
<< So quello che devo fare. >> rispose lui, acido.
<< E tu che vuoi? Non ho chiesto niente, io! Pensa agli affari tuoi! Ghish, non ci provare! >>
Ma era troppo tardi. Il ragazzo prese Noel in braccio e si smaterializzò, lasciando tutti perplessi per la scenetta cui avevano assistito.
 

<< Metti un foulard, altrimenti ti chiederanno che hai fatto per avere il collo così livido e non saprai cosa rispondere. >>
Noel, ancora col broncio, obbedì, prendendo quello che faceva da cintura ai jeans.
<< Vuoi smetterla con quel broncio? >>
L’unica risposta che ottenne Ghish fu una guardataccia. << Hai intenzione di non rivolgermi la parola ancora per molto? >> la ragazza annuì, mantenendo il broncio.
<< Signorina, accomodati pure >> disse un’infermiera, raggiungendoli. << Questo lettino è libero. Siediti, tra poco arriverà il medico di turno. Abbi pazienza, oggi il personale è ridotto e sono i medici degli altri reparti a doversi occupare del pronto soccorso, quindi la situazione va un po’ a rilento. >> << Non c’è problema. >> << Mi diresti un attimo il tuo nome, per favore? >> << Certo. Sono Noel Mustang. >>
L’infermiera, a quel punto, sollevò lo sguardo dal foglio. << Scusa, potresti ripetermi il tuo cognome? >>
<< Mustang. >> << O.. Ok. Il medico sarà qui tra un attimo. >> e si allontanò.
<< Che ha di strano il mio cognome? >> disse la ragazza, parlando tra sé. << Magari non aveva capito bene. >>
Noel si voltò, irritata. << Non stavo parlando con te! >> << Ma lo stai facendo, ora! >> << Cos… no! Uffa! >> disse, per poi voltarsi altrove, cercando di non sentire la risatina di Ghish.
 
Passò circa un quarto d’ora, poi sentirono dei passi.
Entrò un uomo, probabilmente aveva più di quarant’anni, visto il colore dei capelli leggermente ingrigito. Ghish notò che non aveva provato neanche una volta a guardare loro due in faccia. Teneva lo sguardo basso, guardando altrove.
<< Allora, signorina, vediamo un po’ questo polso. >>
Ma Noel non si mosse. Quando il medico si accorse di non essere ascoltato, alzò lo sguardo, finora diretto alla parte ferita. La ragazzina teneva lo sguardo fisso su un punto, precisamente il cartellino identificativo del camice.
Anche Ghish se ne accorse. Si voltò dunque verso il medico, notando prima di tutto il colore dei suoi occhi. Un colore particolare, che fino a quel momento aveva visto solo in due persone.
Poi, lo sguardo scese nello stesso punto in cui guardava Noel.
Un cartellino.
Un nome.
Sgranò gli occhi, sperando di aver capito male. Poi sentì una presa, forte e tremante, sulla sua camicia.
<< Portami via di qui. >>
Un sibilo, quasi impercettibile, ma carico di rabbia.
Il medico restava fermo, in silenzio, con lo sguardo rivolto altrove.
<< Ma, Noel, il pol… >> << Piuttosto me lo faccio amputare. Portami via di qui, ho detto! >>
Stavolta non fu un sibilo, ma un tono deciso, forte e ancora colmo di rancore. Un ordine.
Senza porre obiezioni, aiutò Noel ad alzarsi e uscirono dalla stanza, senza essere fermati dall’uomo.
Non aveva visto male, e probabilmente anche le supposizioni erano giuste.
Dopotutto, quegli occhi… quegli occhi li conosceva bene.
Il cartellino non lasciava dubbi.
Dottor R. Mustang “ .
 
 
 
Salve a tutti!
Come avete visto, ci sono novità in arrivo!
Non credo che oggi avrò la stessa rapidità della scorsa volta per aggiornare, quindi chiedo a chi segue la storia un pizzichino di pazienza!
Mi raccomando, come al solito: fatemi sapere cosa ne pensate e grazie in anticipo a chi lo farà!
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 14
*** Capitolo 13. ***


CAPITOLO 13.
 
Durante il teletrasporto vigeva un glaciale silenzio. La quiete prima della tempesta.
Ghish non aveva neppure il coraggio di sdrammatizzare con le sue battutine. Gli bastava notare la mascella tesa di Noel per capire quanto lei si stesse trattenendo dall’esplodere.
La mano del braccio che gli cingeva il collo per reggersi era chiusa a pugno, come se stesse stritolando qualcosa. Solo al pensiero di sostituire quel vuoto con il suo collo, il povero Ghish preferì stare zitto.
Guardava altrove, Noel. Fissava un punto indefinito nel vuoto, immersa in chissà quali furibondi pensieri.
Mai come in quel momento il teletrasporto sembrava interminabile e teso.
Non appena arrivarono davanti casa della ragazza, Noel si staccò da Ghish usando le sue forze per raggiungere il portoncino d’ingresso ed entrare, con il ragazzo al seguito.
Damon era a casa, a cucinare qualcosa di poco gradevole, a giudicare dall’odore.
La porta si chiuse alle loro spalle. La bomba era innescata.
 
 
<< Io non capisco, Ryan. Hai visto come era ridotta dopo la trasformazione? Quello della scorsa volta non era stato un caso, si è ripetuto ancora! >>
Ryan e Kyle si guardarono, seri e preoccupati. Poi, il biondo si rivolse alle ragazze. << A dire il vero, noi già dalla scorsa volta stiamo analizzando il caso, e abbiamo elaborato una sorta di teoria, anche se non è nulla di concreto né tantomeno di dimostrabile. >>
<< Sarebbe? >>
Kyle iniziò a spiegare la situazione. << Come avrete notato, le sembianze di Noel cambiano assieme alla sua forza, ma non è lo stesso cambiamento che subite voi con la trasformazione. Come disse anche Damon, Noel sembra assomigliare più alla famiglia della madre che a quella del padre, ovvero si avvicina all’aspetto degli dei. >> << Ebbene? >> << Quello che pensiamo è che le caratteristiche divine di Noel si manifestino tramite la trasformazione, e che la coesistenza di divino e umano in un solo corpo causi qualche…effetto collaterale. >>
<< Non capisco, Kyle. >> disse Mina, confusa.
<< In pratica, la parte divina e quella umana non vanno molto d’accordo, e sono in conflitto. Quando esse vengono messe in contatto tra loro, la parte più forte danneggia la più debole, cercando di prendere il sopravvento. E’ come se la Noel umana non supportasse l’essenza divina che c’è in lei. Come se il suo fisico, del tutto umano, non riuscisse a contenere tanto potere. >>
<< Scusa un attimo Kyle, ma Noel è per metà anche dea! Non dovrebbe essere lo stesso per il fisico come per i poteri? >>
<< E’ tutta una teoria, Strawbery. Non siamo sicuri di questa cosa. E comunque, Damon disse che sua madre sigillò in parte i poteri divini di Noel. Magari il suo fisico ne risente, in qualche modo. >>
<< Comunque sia non è questo che deve preoccuparci, ma i nemici. Sono forti e puntano dritti a Noel, il che vuol dire che sanno chi è. Per difenderla avrete bisogno di migliorare, e a tal scopo io e Kyle stiamo provvedendo ad una sorta di “aggiornamento” per potenziare le vostre capacità. Ora andate a casa, vi avviseremo in caso di novità. >> disse Ryan.
Detto ciò, la riunione fu conclusa.
 
 
 
<< Noel! Santo cielo, che accidenti hai combinato al collo? E il polso poi? Siete stati attaccati?! >> chiese Damon, rivolgendosi anche a Ghish, che si limitò ad annuire.
<< E’ rotto? >> << Non lo so. Sono passata in ospedale, ma alla fine non mi sono fatta visitare. A proposito, sapevi che c’è un medico con il nostro stesso cognome? Sul cartellino c’era scritto “Dottor R. Mustang” . >> disse, con tono evidentemente mantenuto calmo a fatica.
Damon impallidì. << C… cosa? >>
<< Dimmi che non lo sapevi. >> sibilò la ragazza. Sembrava una minaccia, più che una richiesta.
<< Noel, ascolta… io… >>
A quel punto la ragazza esplose. << LO SAPEVI?! SAPEVI CHE QUELLO LAVORA QUI E NON ME L’HAI DETTO?! >> urlò, e sulle sue mani furono visibili piccole scosse luccicanti.
Damon indietreggiò << Ehi, ehi, sorellina, teniamo a bada le scossette ok? Parliamone da persone adulte! >>
<< Senti chi parla! Razza di imbroglione! >> il tostapane accanto al ragazzo dai capelli neri scoppiettò, facendo istintivamente spostare lui. << Senti…io, insomma… non pensavo che l’avresti saputo così in fretta, così… volevo aspettare, ecco! >>
<< Aspettare… certo! E fino a quando, sentiamo! >>
<< Fino a quando non ti fosse passata la rabbia! >>
<< E TU CREDI DAVVERO CHE IO POSSA SMETTERE DI AVERCELA CON LUI DOPO TUTTO QUELLO CHE è SUCCESSO?! >>
<< Oh, andiamo! Smettila di fare la bambina! Non puoi odiarlo per sempre, ok? Soprattutto per qualcosa di cui tutto sommato non ha colpa! E’ solo un idiota, non può farci niente lui come non puoi farci niente tu! >>
Noel smise di urlare. Alzò il braccio come per tirargli qualcosa e contemporaneamente una scossa lo colpì, facendolo balzare all’indietro fino a sbattere contro il muro, ovviamente senza fargli troppo male.
<< Sei tu l’idiota. Non hai mai capito niente. >> sibilò. Poi si diresse alle scale. << Noel aspe… >> << Va’ all’inferno, Damon!!! >> gli urlò da lontano.
Ghish si accorse dalla voce che la ragazza fosse sull’orlo di una crisi di nervi.

Pochi minuti, una telefonata veloce, e poi si teletrasportò da lei, sul terrazzo.
Se ne stava seduta per terra, ad occhi chiusi come per scacciare qualche lacrima traditrice, e continuava a ripetere tra sé << Idiota, idiota, insensibile e stupido idiota…. Dovresti imparare a bussare, Ghish. >>
Ghish, ridacchiò, capendo che la ragazza lo aveva sentito sedersi accanto a lei.
<< Perché sei così arrabbiata? In fondo, se ho capito bene, nemmeno lo conosci quello lì! >>
Noel sospirò. << L’ho cercato, in tutti questi anni. Damon non ve l’ha raccontato? >> chiese, lasciando si stucco Ghish.
<< Da quando ho imparato a leggere e scrivere, non ho fatto altro che rintracciare i suoi indirizzi in giro per il mondo e spedirgli lettere. Ho iniziato con cose infantili, del tipo “prometto che se vieni qui farò la brava e non ti darò mai fastidio” a altre come “perché te ne sei andato?” e via discorrendo. Gli ho sempre fatto capire che volevo conoscerlo e capire le sue ragioni, e soprattutto che i suoi assegni di mantenimento non servivano a nulla quando avevo bisogno della sua presenza.
Lui non ha mai risposto, e quando ho scoperto che non si è fatto vedere né sentire quando sono stata in ospedale e quando è venuto a conoscenza di ciò che era successo a Blaine, per me è completamente svanito dai miei interessi. Mi è scaduto dal cuore. Da otto mesi a questa parte, ogni singolo centesimo del suo assegno destinato a me, torna indietro. Quindi non capisco come possa quel cretino pensare che io un giorno lo perdoni! Che uomo è uno che nemmeno si presenta al funerale del figlio?! DIO, CHE NERVI! >> disse, alzando un po’ la voce per la rabbia.
Ghish era rimasto in silenzio, ad ascoltare.
<< A dire il vero, al posto tuo non l’avrei mai cercato. Chi non mi vuole può andare al diavolo. Insomma, è lui a perderci, stando lontano dai suoi figli! Sei stata stupida a volerlo conoscere, gli hai dato troppa importanza. >>
Noel si voltò verso di lui e sorrise. << Strano. Per una volta sono dannatamente d’accordo con te. >>
Si sorrisero, guardando le stelle che cominciavano a vedersi con l’arrivare della sera. Poi, Ghish sfiorò delicatamente il polso della ragazza. << Fa molto male? >>
<< Naaa, sto già meglio. Probabilmente è solo una brutta distorsione. Un po’ di pomata e una fasciatura e starò benissimo. Comunque grazie per il passaggio, eh. >> << Dovere. >>
All’improvviso, un rumore assordante dalle scale. << Ma…cosa? >> << Ah, li ho chiamati io, spero non ti dipiaccia. >>
Karen, seguita da Nick e Blaine, spalancò la porta del terrazzino con irruenza, saltando addosso a Noel. << NOEEEEEL!!!! CHE TI HANNO FATTO QUEI DISGRAZIATI?! CHE HANNO COMBINATO ALLA MIA BAMBINA?!?!?!?! >> urlò, mentre la stritolava con un abbraccio.
<< Karen, ragazzi! Che ci fate qui a quest’ora? E cosa sono quelle buste? >>
Nick sorrise. << Ghish ci ha accennato cosa è successo, e abbiamo portato i rinforzi. Pigiama, spazzolino, film, e tanta, TANTA cioccolata! >> disse, soddisfatto.
Noel li guardò, poi scoppiò a ridere sonoramente.
Ghish, soddisfatto, si alzò, pronto ad andare via.
<< Fermo là, tu! >>
Si voltò, richiamato da Noel, ormai completamente ricoperta dai tre. << Che c’è? >> << Non comportarti come il principe d’Inghilterra! Sei uno di noi ormai, non ti serve l’invito per restare, devi farlo e basta! Quindi ora fila a prendere il pigiamino e l’orsetto Teddy con la faccia di Mark e torna qui! >> disse, sorridendo.
Ghish si bloccò un attimo, sopreso. Poi, piacevolmente colpito dalla novità, si avviò verso l’uscita, ridendo a crepapelle per l’idea dell’orsetto-Mark e commentando la battuta con uno << Stronza! >> soffocato dalle risate, che contagiarono anche gli altri quattro.
 
<< Mio Dio, quanto può essere cretino un essere umano? >>
<< Noel, un po’ di delicatezza! Sta morendo, non vedi? Come tutte quelle persone! >>
<< Ma che piangi a fare? E’ un film! E poi non vedi che sono tutte bambole di porcellana lì dentro? E comunque tanto per la cronaca l’ha voluto lui! C’entrava su quella cavolo di porta di legno! Aveva istinti suicidi, il ragazzo! E la sua fidanzata è peggio di lui! >>
 
Ecco la scena. Karen e Nick e piangere come fontane di fronte a Jack Dawson che muore mentre tiene la mano alla sua Rose, James a dormire, Noel a rendere il film una pagliacciata, e Ghish ad ascoltare le sue perle di saggezza, perplesso. Il tutto di fronte ad una sorta di tavolo da pic-nic con le schifezze più caloriche che esistano.
 
<< Noel, sei un’insensibile! >> << Oh, piantala! Domani gli farò un elogio funebre, contenta? >> << Crudele! Sadica assassina! >> << Guarda che non l’ho ucciso io! >> << E’ come se lo stessi facendo! Stai schernendo la sua morte! Povero Jack! >> << Sì, povero Jack! Guarda come sprofonda! Ciao, ciao! >> << Uffa!!! >>
Ghish non potette trattenersi dal ridere e commentare << A me fa solo venire sonno, questo film. >>
<< Perché tu fai parte del rango rozzo della razza maschile! Vedi Nick come è coinvolto? >> Nick annuì, mentre si soffiava rumorosamente il naso e si asciugava le lacrime. << Beh, a dire il vero, piango per le battute di Noel, a furia di trattenermi le risate mi sono uscite le lacrime! >>
Silenzio tombale. Poi, il calcio in faccia da parte di Karen contro l’amico, che lo schivò appena prima che gli colpisse il naso. Poi, i quattro scoppiarono a ridere, divertiti.
Ancora qualche commento dopo il film, e poi tutti a nanna, sistemati per terra su dei materassini, proprio come in campeggio.
 
Poco prima di addormentarsi, Ghish si allontanò per andare in bagno. Al suo ritorno, erano già crollati tutti, compresi Noel.
Si sistemò sul materassino accanto a lei, e restò sveglio ancora un po’, a guardarla dormire sdraiata su un fianco.
In un momento così calmo, congelato nel tempo, Ghish ebbe il tempo di notare tante cose a cui, giorno dopo giorno, non aveva mai fatto caso.
Le ciglia lunghe, i contorni del viso così delicati da avvertirne la morbidezza senza neppure sfiorarli. Il rosa appena accennato sulle guance, la forma delle labbra lievemente dischiuse, carnose ma non troppo, non troppo squadrate ma dal disegno assolutamente perfetto. I capelli color ruggine, ondulati e morbidi, che circondavano il viso, con qualche ciocca disordinata della frangia che sfiorava il contorno degli occhi, coprendoli in parte. Il collo, ancora livido, seguito dalle spalle curvate in avanti, come per proteggersi anche nel sonno.
Aveva voglia di sfiorare quelle guance. Niente di esagerato o perverso. No, proprio non ci riusciva ad essere il vecchio Ghish, con lei.
Voleva solo accarezzarla, spostarle le ciocche dei capelli con la stessa delicatezza di cui lei era fatta.
E lo fece.
Nel momento esatto in cui le sue dita passarono su quella fragile pelle, qualcosa cominciò a scaldargli il cuore.
Quel tocco leggero era bastato per fargli capire quanto fosse stato sciocco fino ad allora.
Capì quanto fosse stato superfluo quel sentimento nei confronti di Strawberry e ne comprese l’abissale differenza con quello  che provava ora.
 
Forte, come il suo carattere.
Complicato, come la sua vita.
Fastidioso, come le sue frecciatine.
Delicato, come le sue guance.
Bello, come i suoi occhi.
Straordinario, come il suo coraggio.
Meraviglioso, come il suo sorriso.
Reale, come lei.
 
Ecco cosa voleva dire amare.
 
 
 
 
Salve a tutti!!!!
Un altro capitolo con poca azione, lo so, ma spero vi sia piaciuto ugualmente!
Fatevi sentire, mi raccomando!
Un abbraccio e al prossimo capitolo!

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Capitolo 15
*** Capitolo 14. ***


CAPITOLO 14.
 
 
<< Svegliatevi, avanti!!! Siamo in ritardo!!! Forza!!!!! >>
Simpatica come sveglia. Una ragazza che urla e tira cuscini in faccia.
<< Ma che diavolo… >> << Niente lamentele, Ghish! Alzati e fila a vestirti, altrimenti giuro che vi lascio qui e a scuola ci vado da sola! >>
Quando il ragazzo aprì finalmente gli occhi, vide che Noel era già con la divisa, i capelli in ordine e la cartella pronta sulla scrivania.
Si alzò dal materassino come gli altri tre, controvoglia. << Ma a che ora ti svegli tu per essere già pronta? >>
<< Ad un orario decente! Sono le otto meno dieci, le lezioni iniziano alle otto e un quarto! >>
Sul volto di Ghish, Karen, James e Nick comparve una smorfia di terrore. Poi, scattarono in piedi come molle << E si può sapere perché non ci hai chiamati prima? >> << L’ho fatto, idiota! Ma non ne avete voluto sapere!!! >> << Smettila di chiamarmi idiota! >> << E allora muoviti! >>
Presi dall’ansia, i quattro si prepararono in tempi record, alternandosi per il bagno.
Poi, insieme scesero per la colazione ancora assonnati, con Noel che camminava avanti a loro.
Pochi metri dopo le scale, la ragazza si fermò all’improvviso, facendo sbattere gli amici contro la sua schiena.
Ghish, irritato, le fu subito affianco.
<< Noel, ma che ti prende? Perché ti sei…oh, cavolo. >>
Seduto al tavolo della cucina, assieme a Damon, a prendere un caffè, c’era un’altra persona. Una persona che non era gradita.
Il dottor Mustang.
Non appena visti i ragazzi, egli si alzò, avvicinandosi cauto alla figlia.
<< Ciao, Noel. >>
Ma la ragazza, per tutta risposta, passò oltre il dottore e si avviò alla porta, non prima di aver lanciato una furiosa occhiataccia al fratello. Poi, uscì, sbattendo il portoncino dietro di sé.
Dopo un attimo di imbarazzo, gli altri quattro la seguirono.
 
<< Te l’avevo detto che non l’avrebbe presa bene. >>
<< Non importa, le parlerò quando torna a casa. >> << Ehm… credo che per te sarebbe meglio non farti trovare al suo ritorno. Potresti farti male. Piuttosto, mi era parso di averti chiesto di non farti vedere, invece non solo la vai a visitare tu, ma ti presenti anche qui… vedo che il tuo udito ha bisogno di una controllatina. >>
<< Noel è in pericolo. >> << Come se non lo sapessi! >> << Non sto parlando dei nemici che avete affrontato in questo periodo, Damon. >>
La spavalderia di Damon si interruppe. Posò la tazza di caffè e si avvicinò al padre. << E di cosa staresti parlando? >>
Il dottore sospirò. << Ho visto Fos, l’altro giorno. >>
Il ragazzo puntò gli occhi al cielo. << E cos’è questa? Una visione per rimorso di coscienza? E’ morta e lo sai anche tu! >>
<< Non era un fantasma, Damon! Magari in qualche modo il suo spirito si è salvato! >>
<< Oh, certo! E cosa ti avrebbe detto questo spirito? >>
<< Che dobbiamo stare attenti. C’è qualcuno che vuole che Noel sappia la verità, e probabilmente è lo stesso che ha causato l’incidente. E’ tra noi, Damon, nascosto in mezzo alla gente comune. Non possiamo fidarci di nessuno. >>
Damon cominciò a sbuffare, spazientito. << Credi davvero che la storiella regga? Tra tante persone avrebbe chiesto aiuto a te, che te ne sei sbattuto per anni? Andiamo! Hai avuto una svista! >>
Richard Mustang alzò la voce, seguendo l’esempio del figlio << Ti ho detto che era lei! So distinguere una donna qualunque da mia moglie! >> << Ex moglie! Ti ricordo che ci hai abbandonati! >> << Me lo ha chiesto lei, idiota! >>
Il giovane si bloccò. << Scusami? >> << Non ho poteri, sono un semplice essere umano. La mia presenza era d’intralcio per la protezione di Noel. Se non me ne fossi andato, sarei stato un altro peso da proteggere, non avrei potuto far nulla se non dare impiccio. Sarei stato un bersaglio facile, e lei aveva capito che la vita per Noel sarebbe stata già abbastanza difficile e piena di sofferenze. Non le serviva anche un padre morto sulla coscienza. Quindi mi disse di andare via e di sparire dalla circolazione. Credi davvero che sia facile per un padre abbandonare i propri figli così? >>
Un po’ di silenzio, in cui Damon pensava e ripensava. << Avrai protetto Noel a modo tuo, ma guarda caso ti sei anche salvato il fondoschiena. Che coincidenza, sembra che comunque la mettiamo sia tu a guadagnarci qualcosa. Curioso. Comunque, le tue motivazioni non mi interessano. Se davvero la tua presenza serve per tenere in salvo Noel, vedremo di trovare una soluzione. >> si allontanò, poi aggiunse << Ah, ti spiacerebbe andartene almeno per il momento? Jesse sta arrivando insieme a moglie e figlia e con loro sta venendo tua sorella. Lei ce l’ha molto con te, lascia che le parli io, prima. Poi vieni e insieme parleremo con Noel. >>
Come richiesto, Richard aprì la porta e uscì.
 
 
 
<< Noel! Ehi, aspettaci! >>
Noel teneva un passo così deciso che ormai era parecchio avanti rispetto agli amici, che dovettero correre un po’ prima di raggiungerla.
<< Tesoro, non hai neanche fatto colazione! >> << Non ho fame. >> << Ma…ehi, per la scuola stai sbagliando strada… >> << Per oggi non vengo, vado a fare un salto al caffè e mi metto al lavoro, così avrò il pomeriggio libero. >>
Karen sgranò gli occhi, incredula << Non se ne parla, signorina! Tu vieni con noi a scuola, ora! >> << Non sono dell’umore per seguire le lezioni, Karen. Ci vediamo oggi. E guai a chi mi segue! >> disse, riferendosi ovviamente all’amico dagli occhi ambrati già pronto a seguirla.
Senza sentire ragioni, voltò l’angolo, lasciando i quattro visibilmente contrariati per il gesto e preoccupati allo stesso tempo.
 
 
Durante la lezione di matematica, che non gli interessava minimamente, Ghish ebbe occasione di riflettere su ciò di cui si era reso conto la sera precedente.
Era chiaro, ormai, che provasse dei sentimenti forti per quella ragazza, ma c’erano delle conseguenze che non aveva considerato.
Punto uno: Noel era assolutamente decisa a scambiare la sua vita con quella di Blaine, quindi non avrebbe avuto certo per la testa le questioni di cuore.
Punto due: come avrebbe reagito lei nel momento in cui avesse scoperto la verità? Lei odiava essere presa in giro, figuriamoci se da un amico. Si sarebbe sentita tradita, e probabilmente l’avrebbe odiato.
Inoltre, come aveva previsto Pai, il suo coinvolgimento aveva preso una piega particolare, e aveva finito per affezionarsi a lei, compromettendo la situazione.
Troppo complicato. Doveva togliersela dalla testa, per il bene di tutti.
Il guaio era riuscirci.
 
 
 
<< Noel. >>
 
<< Chi è là? >>
Proprio mentre si dirigeva al locale, la ragazza si sentì chiamare, ma non capiva da chi provenisse la voce.
Si bloccò, dunque, percependo una strana atmosfera attorno a sé.
 
<< Noel.>>
 
<< Oh, insomma! Esci e dimmi quel che devi dire! Voi e questi effetti scenografici del cavolo! Cosa vuoi?! >>
Ma niente. Nessuno si faceva avanti.
Noel iniziò a scaldarsi, e si preparò a trasformarsi non appena avesse capito di chi si trattasse.
 
<< Vendetta. >>
 
Istintivamente, a quelle parole Noel tremò leggermente. Sì, cominciava ad avere paura.
<< Piantala ed esci fuori, cretino! >>
<<Il parco, Noel. Il nuovo campo di battaglia. Quando sarai sola. Lascia i tuoi amici nella cuccia, o moriranno anche loro, per colpa tua. >>
La ragazza raggelò. Chi diavolo era?!
<< Sai che ti dico? Finchè non ti fai vedere io non vengo da nessuna parte! >>
<<Oh, verrai, Noel. Presto. Sarà la tua coscienza a portarti da me, da noi. Solo qualche giorno, e vedrai che ti convinceremo. >>
Poi, l’atmosfera strana svanì, e con lei anche quella misteriosa voce, lasciando Noel tra la perplessità e la paura. Ma preferì non pensarci. << E’ uno scherzo. Solo uno scherzo. >> si disse.
 
 
 
<< Noel! Che ci fai qui a quest’ora? Non hai le lezioni? >> << Oggi ho dato forfeit, Ryan. Ho bisogno di distrarmi un po’, dammi qualcosa da fare, perfavore. >>
<< Ok… ma va tutto bene? >>
Era il caso di dire cosa era successo? Magari c’era da stare in allerta, magari erano tutti in pericolo. Ma no, meglio non allarmarli per una stupida minaccia. “E’ uno scherzo, uno stupido scherzo.”
La ragazza sbuffò. << Mio padre è apparso dal nulla, ed era a casa mia a chiacchierare tranquillamente con mio fratello. >> << Ah… >>
Ryan sapeva della situazione familiare di Damon. Lo conosceva da tempo, e gli aveva raccontato di suo padre, anni prima, anche se molto vagamente.
<< Vuoi un po’ di caffè? >> << Volentieri. Non ho nemmeno fatto colazione. >> << Capisco, allora ti porto anche una bella fetta di torta. Al cioccolato va bene? >> << Sì, è perfetta. >> << Ottimo. >>
Tornò in pochi minuti con la colazione nel vassoio, e si sedette accanto a lei.
<< Hai detto tu a Lory di parlarmi? >>
Colta alla sprovvista da quella domanda, alla ragazza andò storto il sorso di caffè. << P… perché? >>
<< Perché è venuta da me, l’altro giorno, ma non ho potuto accettare il suo invito. Sapevo quello che prova per me, ma ho finto di non capirlo per evitare di farla soffrire. >>
<< Ah… quindi, ho fatto un guaio? >> << No, non credo. Non l’ha presa poi così male. E’ sempre stata una ragazza comprensiva, Lory. >> << Capisco… >> disse lei, cercando di sviare e di evitare di dire la sua.
Ma Noel non era il tipo che tratteneva i suoi pensieri, proprio non ce la faceva a farsi gli affari suoi in quel momento. << Perché l’hai rifiutata? Cos’ha che non va? >>
Sorpreso per la domanda, la guardò un attimo, interdetto. Poi, rispose << Non ha nulla che non va, anzi… solo che non è il mio tipo, e non posso farci niente. >> << Ah… >> << E’ per questo che hai rifiutato il mio invito? >> << Diciamo che è uno dei motivi… >> << Ma preferisci rifiutare a prescindere, vero? >> << Mi dispiace… >>
Ryan sorrise. << Tranquilla, non sono il tipo che getta la spugna facilmente. Magari col tempo cambierai idea. >> << Certo. >> << Bene. Ora bevi pure il tuo caffè, rischia di raffreddarsi. >> << Giusto. >>
Ryan si allontanò, dirigendosi su per le scale.
<< La conversazione più imbarazzante del secolo. >> borbottò Noel a bassa voce.
 
 
 
 
Quando Ghish arrivò al locale assieme agli altri tre, si trovò di fronte una Noel serena e spensierata, dedita a giocare a carte con Strawberry, Mina e Paddy, facendo squadra con quest’ultima. Sembrava la bambina più felice del mondo.
Non era l’unico ad essersi affezionato a lei.
<< Noel, dopo ti va di passare a casa mia? Ti offro del thè speciale, me lo hanno portato i miei genitori dopo un viaggio in Inghilterra! Dicono sia lo stesso thè che beve la regina! >>
<< Certo, passo volentieri! >> << Veniamo anche noi! >> << Strawberry, Paddy, non mi pare di avervi invitate! >> << Oh, andiamo Mina! >> << Siete davvero due impiccione! >> << Nessun problema, Mina, deve pur esserci qualcuno che ci serva, no? >> << Noel!!!!! >> << Scherzo! Scherzo! >>
Come ridevano, tutte e quattro.
<< Noel!!!! Tesoro mio, siamo arrivati!!!! >> disse la ragazza dai capelli corti.
<< Ragazzi, ben arrivati! Ah, ecco anche il ritardatario! Mancavi solo tu per aprire il locale! >> disse Noel, rivolgendosi ironicamente a Ghish.
<< Ti ricordo che io, a differenza tua, sono andato a scuola! >> << Che c’entra? Strawberry è qui da prima di te, e di solito è sempre in ritardo! >> << E’ vero! Io e Mark… >> << Lascia perdere Mark! Che c’entra? >>
<< Ma Noel, è vero che sono arrivato assieme a lei.. >> disse il moro, avvicinandosi e sorridendo. << Niente di personale, Mark, o forse sì, cioè… semplicemente non mi stai tanto a genio, tutto qua! >> << E perché? >> << Che ne so? >> << Ma non ti ho fatto niente! >> << E’ vero, tuttavia… c’è qualcosa in te, non so cosa, che ti rende…irritante. Mi dispiace. >>
Ghish si era nascosto in un angolino per ridere a crepapelle per la scenetta comica. Quella ragazza non riusciva proprio a tenere la bocca chiusa.
Perfino Strawberry, che solitamente difendeva sempre il suo adorato fidanzato, di fronte a quella dichiarazione così spontanea non riuscì a porre obiezioni. E poi, era da ammettere; per quanto fosse solo una missione, ormai Noel era davvero diventata una di loro. Era impossibile non volerle bene, anche volendolo.
Mentre si rideva e si scherzava come se tutto andasse a meraviglia, una bambina dalla porta d’ingresso cominciò ad urlare e a correre, piena di gioia.
<< ZIA NOEEEEL!!!!!!! >>
Quella vocina era inconfondibile per Noel. Si voltò di scatto, piacevolmente sorpresa.
Una bimbetta adorabile e incantevole intorno ai 4 anni dagli occhi verdi e i capelli ricci castano scuro correva felice verso di lei.
Sophie. Una vera bambolina, con il suo abitino verde acqua e le scarpette abbinate.
La bambina le saltò letteralmente addosso, facendosi prendere in braccio al volo.
<< Sophie!!! Tesoro mio!!! Che ci fai qui?! >>
<< La conosci? >> chiese Ghish, incuriosito dalla scena.
Noel, tra una coccola e l’altra, gli rispose sorridendo << E’ mia nipote. La figlia di Jesse. >>
<< Hai una nipotina? >> << Esatto Strawberry. Questa bella e intelligente bambina è la mia stupenda nipotina. >>
<< Chi sono questi signori, zia? >> << Sono tutti amici miei. Dio, quanto mi sei mancata! >> << Anche tu zietta! Ciao, zii! >> disse la bimba, riferendosi anche a James, Karen e Nick, che corsero verso di lei a darle un bacio.
Tutti quanti erano stati completamente esclusi dalla conversazione. Noel e quella bambina si adoravano, letteralmente.
Ghish non potette fare a meno di notare con quanto amore tenesse in braccio quella bambina. Sembrava quasi una mamma. Allo stesso tempo cercò di scacciare il pensiero conseguente che iniziava a insinuarsi nella sua testa.
<< Amore mio, ma il papà e la mamma dove sono? Non ti avranno mica lasciata davanti al locale da sola, quei disgraziati, vero? >> << Noel! Non usare questi termini di fronte a una bambina! >> le urlò Pam, rimproverandola.
Sophie si affacciò verso la voce estranea con la testolina. << Tanto le so già! La zia dice che servono per rispondere a chi fa il cattivo! Mi ha anche detto che se mi danno fastidio li posso mandare in un posto che si chiama… >> << Non ora, amore mio! Eh eh… Visto che gioiello? La mia fotocopia! >> commentò la giovane zia, orgogliosa.
<< Noel, sei un caso perso… >> commentò la viola, rassegnata.
<< Che vuoi tu? In questo mondo crudele lei deve crescere preparata ad affrontare ogni cosa, proprio come la sua adorata zia!!! Dicevamo, tesoro, la mamma e il papà dove sono? >>
 
<< Siamo qui, rompiscatole! >> disse qualcuno, vicino all’ingresso. Un giovane uomo alto, dai capelli biondi e gli occhi nocciola, affiancato da una donna dai capelli scuri, quasi neri, e gli occhi verdi.
<< Jesse! Anna! Quando siete arrivati! >> << Buongiorno anche a te, scricciolo. >> disse lui, abbracciando teneramente la sorella con in braccio la bambina.
<< Sophie non vedeva l’ora di arrivare, gli mancavi molto in America. >> << Me lo ha già detto, cognatina. Ah, questi sono i miei amici, lavoro qui con loro. >>
Jesse si avvicinò al gruppetto indicando l’altro biondo << Ryan, sei tu? Non ci posso credere, eri un ragazzetto l’ultima volta che ti ho visto! >>  << Ciao, Jesse. >> rispose lui.
<< Possibile che solo io non mi ricordavo chi fosse? >> borbottò Noel. << Tesoro, tu non ricordi nemmeno cosa mangi il giorno prima, figuriamoci se ti ricordavi di lui! >> << Anna!!!! >> disse Noel, imbarazzata, mentre tutti ridevano.
Fingendosi offesa, la ragazza con la nipote in braccio si rivolse al fratello << Allora, come mai questa riunione di famiglia? Dov’è la zia? >>
Jesse, che nel frattempo aveva iniziato a chiacchierare con Ryan, si voltò << Oh, niente di che, ho finalmente ottenuto un trasferimento definitivo qui. Almeno potremo stare tutti insieme. E la zia è già a casa, ti stava aspettando per farti una sorpresa, ma Sophie non ha resistito… >> disse, mentre la bambina si stringeva ancora di più alla giovane zietta. << A proposito, >> disse poi, << dobbiamo andare. Siamo venuti a prenderti. Puoi lasciare prima il lavoro per oggi? >> << Nessun problema, puoi andare. >> disse Ryan, intromettendosi.
Detto ciò, si avviarono tutti verso casa. Karen era visibilmente preoccupata, temendo che il signor Mustang fosse ancora lì, quindi voleva evitare di lasciarla da sola. << Ehm, Noel! Ti dispiace se veniamo anche noi? >> disse, riferendosi anche a Ghish e gli altri due, che non ne sapevano nulla.
Noel si voltò, sorridente. Sembrava al settimo cielo con quella bambolina in braccio. << Certo! La zia sarà contenta di vedervi! >>
 
 

<< Sta arrivando? >>
<< Sì, riesco a vederla dal finestrino! Oh, com’è bella la mia bambina! Mi è mancata così tanto! >>
<< Ti ricordi cosa devi dire, papà? >> << Certo… più o meno. >>
La porta si aprì, e tutti entrarono, ancora in piena atmosfera di festa.
Che si ruppe immediatamente nel momento in cui Noel vide Richard.
<< Che ci fai ancora qui? >> chiese, con freddezza.
<< Innanzitutto, sono venuto a consegnarti il denaro che mi hai rispedito… >> << Non li voglio i tuoi soldi. Non mi servono. Ora esci da casa mia, se non vuoi che ti cacci a modo io, e fidati, i miei metodi non sono molto piacevoli. Ah, ma tu non puoi saperlo, nemmeno mi conosci! >> disse, trattenendo le urla piene di rancore.
<< Ascolta, Noel, è venuto per sistemare le cose… >> << Non me ne importa, Damon! 15 anni sono un po’ troppi come pausa! A proposito, dottore, lo sai che ti è morto un figlio? >> disse. Quelle parole suonavano come uno sputo, pieno di rancore e profondo disprezzo.
Il signor Mustang aveva un’espressione di immenso dolore e rammarico. Sembrava davvero sincero. << Se proprio non vuoi considerarmi un padre, permettimi almeno di conoscerti meglio. Tutti hanno diritto a una seconda opportunità, Noel. Permettimi di rimpiangere ciò che mi sono perso, facendomi conoscere quella che sarebbe dovuta essere mia figlia. >>
Nessuno parlava. L’atmosfera era tesissima, tutti aspettavano che Noel urlasse, o iniziasse a tirargli dietro qualcosa.
Ma non accadde.
Guardò la piccola Sophie, nascosta dietro di lei stringendo ancora la sua mano. Poi, tornò a fissare il padre.
<< Ringrazia che c’è lei e che ho la famiglia al completo, perché altrimenti non ti sarebbe andata così liscia stasera. Se vuoi rimanere, evita di parlarmi, perché non ho intenzione di rispondere ad una singola parola . >> disse, tornando al tono freddo di prima. Damon si asciugò la fronte, rilassandosi. Il peggio era passato.
Poi, ignorandolo, corse verso la zia, che la aspettava a braccia aperte. Nell’orecchio le sussurrò << Sono fiera di te, bambina mia. >>
 
Dopo un po’ di residua tensione, l’atmosfera si rilassò e divenne calorosa e piacevole.
Poi, Karen e Nick uscirono per andare a comprare il gelato, prendendo in prestito la macchinina per minorenni di Noel. Un aggeggio inutile che usavano solo loro, visto che Noel non la guidava quasi mai.
Pochi minuti, e il cellulare di Noel iniziò a squillare.
<< Chi è? >> chiese Ghish. << E’ Karen. Scommetto che hanno scordato il portafogli! >> disse, poi aprì la telefonata << Pronto? >>
<<Noel,  siamo noi. >> la voce non prometteva nulla di buono.
Noel impallidì, anche Ghish se ne accorse.
<< Cosa è successo? >>
<<Non lo so, Noel, ma è strano. Qualcuno era fermo davanti alla macchina, quando siamo usciti. Era incappucciato. Ci ha detto… >> un fremito la interruppe, poi riprese << Ci ha detto di stare in guardia, e di dirti che “siamo nel mirino”. >>
Noel cominciò a tremare, ma cercò di essere il più rassicurante possibile.
<< Non preoccuparti, lascia pure la macchina lì, mando Ghish a prendervi. >> disse, per poi attaccare. Era terrorizzata.
<< Noel, che hai? >> chiese il ragazzo. Cominciava a preoccuparsi anche lui, non l’aveva mai vista così.
<< Va' a prendere Karen e Nick e teletrasportati qui senza perdere tempo. Per favore. >> disse, tutto d’un fiato. Non era un ordine, ma una richiesta. Una richiesta d’aiuto alla quale Ghish non seppe proprio dire di no.
Istintivamente, le poggiò una mano sulla spalla. << Corro, ma promettimi di stare tranquilla. >> disse, per poi svanire.
 
Quando tornò, Karen era sotto shock. << Stai bene? >> le chiese subito Noel. << Sì, sto bene, ma.. Noel, che cosa voleva? >> Disse la ragazza, spaventata. << Tranquilla, è tutto ok. Non devi preoccuparti. >> disse l’altra, abbracciandola. Poi, per cercare di allentare l’atmosfera tesa creatasi tra i cinque, li portò tutti in salotto a mangiare la torta.
Ghish la fermò, afferrandole un braccio. << Cosa diavolo è successo, Noel? Sei terrorizzata, e non dirmi che non  è così. >>
Noel si voltò, seria e scura in volto. Si allontanò di qualche passo insieme a lui, poi disse a bassa voce. << Ne parliamo domani, non è il caso adesso. Ora andiamo a mangiare questa cavolo di torta, ok? >> concluse, sviando il discorso.
 
“Non era uno scherzo, diamine. Proprio no.”
 
 
 
 
 
 
Ciao a tutti!!!!
Ok, ecco un altro capitolo che introduce qualche novità. Tenetelo bene a mente, perché da qui in poi ci saranno delle svolte, alcune piacevoli (e anche tanto), altre molto meno…
Mi raccomando, fatemi sapere che ne pensate!
Un abbraccio e a presto!!!!

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Capitolo 16
*** Capitolo 15. ***


CAPITOLO 15.
 
<< Fammi capire una cosa: un tizio sicuramente non umano che non si fa vedere ti minaccia apertamente e tu che fai? Non dici niente, convinta di affrontare tutto da sola! Sei proprio un genio! >>
<< Genialità a parte, Ghish, il problema è un altro: Noel, si può sapere perché non ce lo hai detto subito? Avrebbero potuto aggredirti mentre eri da sola! >>
Mentre si prendeva quella strana ramanzina pubblica, Noel teneva le braccia incrociate e gli occhi puntati al cielo.
<< Voi non state capendo: ha detto che avrebbe ucciso tutti voi se foste venuti con me! E se non avesse realmente messo in mezzo qualcuno l’avrei addirittura ignorato! >>
Lory le si avvicinò, con la solita premura << Noel, apprezziamo molto il tuo gesto, e abbiamo capito che volevi proteggere tutti noi, ma è assurdo decidere di combattere da sola contro qualcuno di cui non conosci nemmeno l’identità! Non sai nemmeno se sia uno o più! Siamo una squadra, e agiamo tutte insieme, sostenendoci l’un l’altra. Ti prego, non fare più gesti così avventati! >>
<< La pesciolina ha detto bene. Mai agire da soli quando non si sa con chi si ha a che fare. >>
<< Ok, ok! Ho capito! Ora piantatela con la predica! Siete petulanti! >> borbottò Noel, irritata.
<< Ora, piuttosto, dobbiamo pensare a come fare per trarre in inganno questo nemico e affrontarlo tutte insieme. >> disse Pam, cambiando discorso. << Se hanno chiesto a Noel di andare da sola, vuol dire che in qualche modo riescono a capire se lo è oppure no, quindi pur nascondendoci potrebbero scoprirci. >>
Noel rimaneva in silenzio mentre tutti discutevano sul da farsi. Sembrava essersi mentalmente allontanata dal gruppo, come se stesse pensando a chissà quale strano marchingegno.
Poi all’improvviso si alzò, decisa. << Parlarne ora è inutile, abbiamo poco tempo per discutere e tanto su cui riflettere. Facciamo così: dopo l’orario di chiusura venite a casa mia; beviamo un aperitivo insieme e allo stesso tempo cerchiamo di architettare un piano decente. Vi va? >>
Paddy sembrò subito entusiasta << Sììì!!! Perché no?! Andiamo, andiamo! Sono troppo curiosa di vedere la tua casa! >> esclamò, con l’approvazione di tutti.
 
 
 
 
Erano più o meno le 17 . Ryan e Kyle avevano chiuso il locale in anticipo, e ormai era da una buona mezz’ora che si discuteva nel salotto.
<< Dio, certo che qui in mezzo di menti diaboliche non ce ne sono affatto, eh?! >> << Zitta, tu! Non mi pare che abbia idee migliori, signorina! >> << Hai la coda di paglia Ghish? >> << Ti prego! Piantala! >> << Piantala tu! >> << Tu! >> << Tu!! >> << TUTTI E DUE!!!!!! >> esclamarono gli altri in coro, zittendo i due.
Strawberry si stiracchiò, con i suoi soliti modi da gattina. << Mamma, che sete! Noel, non avevi parlato di un bell’aperitivo? Che aspetti? Fai gli onori di casa, su! >> << Ma sentila, ora ti metti a dare ordini? Me ne ricorderò! >> disse Noel, ridendo e dirigendosi alla cucina. Ghish andò con lei.
 
<< Allora, guerriera solitaria, cosa pensi di fare adesso con tutta questa faccenda? >>
Noel sbuffò, senza rivolgergli lo sguardo. << Fosse stato per me avrei evitato di coinvolgervi. Non è necessario che qualcuno debba farsi male per forza. Ma visto che solo al mio tavolo c’è la dittatura, qui vale la legge della maggioranza, e la maggioranza dice di voler intervenire. Perciò che dire, alzo le mani e vi accontento. >>
Ghish sorrise, poi la affiancò, vicino al lavandino. << Devi smettela di comportarti come se fossi sola, Noel. C’è un intero gruppo qui che, se non l’avessi notato, si sta facendo in quattro proprio per evitare che tu ti faccia male. Per una volta permetti anche agli altri di preoccuparsi per te, invece di prendere sempre e solo tu il primato da barriera difensiva umana, ok? >> disse, dandole un buffetto sulla testa. Poi si diresse in salotto, dicendole << Non metterci troppo con quelle bibite! >>. Noel si limitò a sorridere in silenzio.
 
Quando fu di ritorno, nessuno mancò di prendere un bicchiere e sorseggiare quella gustosa bibita all’arancia rossa. << Ma non era un aperitivo? Cioè, niente alcool? >> chiese Pai, deluso. << Sono minorenne, genio! Di alcool non se ne parla, perlomeno non quando le bibite sono sotto osservazione! Damon mi ammazzerebbe se scoprisse che ho bevuto anche solo una goccia dei suoi amati liquori, che tra l’altro non gradisco affatto! >>
Tra una risata e l’altra, mentre ancora si discuteva, tutti bevvero quel buon succo, e continuarono a parlare a lungo, tra uno sbadiglio e l’altro.
 
 
 
 
Quando riaprì gli occhi, Ghish si ritrovò stranamente appoggiato con la testa sul tavolo del salotto di Noel. Si sentiva assonnato, proprio come uno che si risveglia nel bel mezzo di un sogno.
<< Strano, ho giusto chiuso un attimo gli occhi e mi sento come uno che ha dormito per ore… ma cosa..? >>
Non appena alzato lo sguardo, il ragazzo si accorse che tutti in quella stanza dormivano e ronfavano beatamente, ma qualcuno mancava all’appello.
Di scatto, si voltò verso l’orologio a pendolo. Erano le 19 passate.
Fu colto da uno strano presentimento. Si alzò, e cominciò a girare per la casa, con fare agitato.
<< Noel! Noel, dove diavolo sei?! >> urlava, talmente forte che anche tutti gli altri si svegliarono, perplessi.
<< Ma, ehi! Ghish, perché urli? E perché io stavo dormendo?! >> chiese Mina, alzandosi dal divano.
Ma Ghish non ascoltava nessuno. Correva avanti e indietro per casa, con sempre maggiore ansia, continuando a chiamare la padrona di casa.
Continuò in questo modo finchè Pai non gli fu affianco, poggiandogli una mano sulla spalla. << Insomma, Ghish! Che ti prende, me lo spieghi? >>
Il ragazzo si voltò verso il fratello con uno sguardo incredibilmente preoccupato. << Non c’è! Non la trovo da nessuna parte! >> << Ma chi?! >> << Noel, idiota! Non dirmi che non te ne sei accorto! No, no, io devo andare a cercarla! >> poi, poco prima di teletrasportarsi, si ricordò di quella volta in cui era abbastanza chiaro che quella casa possedesse una sorta di barriera: da dentro non poteva teletrasportarsi fuori, e lo stesso era da fuori a dentro.
Pronto ad uscire, non potette non accorgersi che tutte le uscite, tra porte e finestre, erano ben sigillate, con precisione e cura.
Poco dopo, Paddy li raggiunse con un foglietto in mano, allarmata. << Ragazzi! C’era questo post-it sul tavolo! >>
Il ragazzo dagli occhi d’ambra lo prese senza un minimo di finezza, e lesse il contenuto del bigliettino.

“Mi dispiace, ma è una cosa che devo sistemare da sola. Approfittate del momento di clausura forzata per un bel pisolino.
Noel.”


A quel punto, buttò il pezzo di carta per aria e cominciò a sbraitare e imprecare, infuriato, prendendo a pugni la porta d’ingresso.
<< STRONZA! STRONZA! MALEDETTA! INFANTILE, STUPIDA, COCCIUTA, MALEDETTA IDIOTA! QUESTA NON ME LA DOVEVI FARE! DANNAZIONE! >>
Poi, in un momento che sembrava un misto tra profonda preoccupazione e furente ira, si rivolse a Pai. << Cosa diavolo fai lì impalato?! Aiutami a sfondare qualcosa! Muoviti! >> << Ma Ghish.. >> MUOVITI, HO DETTO! QUESTA ME LA PAGA, LO GIURO!!!! >>
Sconcertato, Pai diede una mano al fratello ad aprire la porta d’ingresso. Certo, ci sarebbero riusciti, ma quello a cui puntava Noel era sicuramente quella di far perdere loro tempo, in modo tale da battere i nemici e lasciare loro incolumi. Questo Ghish lo aveva capito. E lo mandava su tutte le furie.
Ci misero una buona decina di minuti. Poi, Ghish si piombò fuori, alla disperata ricerca della ragazzina, seguito dal resto della squadra.
 
 
 
Quando Noel arrivò sul posto, in poco tempo comparvero tre figure, due delle quali ormai ben note.
<< Visto, Noel? Sapevamo che saresti arrivata! Ti stavamo aspettando! Ah, dimenticavo, io sono Thau. >> disse il nuovo volto, un tizio con le orecchie a punta e il fisico muscoloso, con in pugno una grossa spada.
<< Come se me ne importasse qualcosa! >> << Già, mi hanno detto che non sei esattamente ben educata. Dimmi, ti sono piaciute le mie scenette? I tuoi amici non sembravano gradire. >>
Non ci volle poi molto per far innervosire Noel. I suoi amici erano un tasto da non toccare. << Piuttosto lo trovo codardo, minacciare persone innocenti pur di combattere con me. Non facevi prima a prendertela con la diretta interessata? Anche se, francamente, non capisco che cosa vogliate da me… >>
Alexis si fece avanti, furiosa << E ce lo chiedi? Te lo ricordi Gyn, vero? Il nemico che hai ucciso! Credi davvero che te la faremmo passare liscia per una cosa del genere? Nossignore! >>
<< E tornando a noi, >> si intromise il nuovo volto, << non avevo scelta, perché a quanto pare di te t’interessa ben poco. E poi scusa, ma non mi pare la prima volta che qualcuno ci rimetta al posto tuo, o sono stato informato male? >>
Ecco la goccia definitiva. Noel come risposta si illuminò, trasformandosi immediatamente.
<< Oh, finalmente! Ora fatti sotto, ragazzina! >> << Come vuoi! >> rispose lei, furiosa, per poi lanciarsi verso i tre, superbamente.
Non era per niente una battaglia equa. Zuryl e Alexis li conosceva, sapeva bene o male quali fossero i loro punti di forza e debolezza, quindi anche se a fatica riusciva ad avere la meglio su di loro. Ma quello nuovo era un vero problema.
Innanzitutto era terribilmente rapido sia nei movimenti che negli attacchi, quella spada apparentemente così grossa sembrava incredibilmente leggera per il modo in cui era manovrata dal suo padrone. In più, non appena la punta dell’arma toccava terra, ne uscivano delle strane ombre, tutte ovviamente alleate a lui.
Per quelle non c’era problema, era facile annientarle, ma ciò la distraeva da lui, che ne approfittava per lanciare i suoi attacchi, che la colpivano solo di striscio per pura fortuna.
Mentre si dedicava al combattimento con Thau, gli altri due sembrarono riprendersi, rialzandosi e prendendo ad attaccarla assieme al nuovo compagno.
<< Bastardi! Bello prendersela in tre con uno solo! Aspettate che mi liberi di questo qui e giuro che a furia di calci il fondoschiena vi diventa esagonale, lo giuro!!! >>
<< Ma come siamo volgari, signorina! Una brava bambina non dice queste cose! >> disse Alexis, ridacchiando. << Pensa al tuo vestito, idiota! E’ talmente scollato che facevi prima a presentarti in biancheria intima! >>
Nonostante Noel tentasse di farcela, era impensabile avere la meglio contro tre persone, ognuna con una caratteristica particolare come le loro.
Zuryl, durante uno dei tanti attacchi di lei, le sferrò un forte calcio alla pancia, che la fece indietreggiare, sbattendo violentemente la testa contro una panchina in ferro. Poi, le si avvicinò e come la volta precedente puntò al suo fragile collo.
Ma mentre sembrava riuscire nel suo intento, qualcuno dai movimenti rapidi e decisi lo spostò via, buttandosi contro di lui e diventando il suo avversario.  << TOGLILE LE MANI DI DOSSO, BASTARDO! >> urlò, e quella voce era tutt’altro che nuova.
<< Ghish… >> sussurrò Noel, alzandosi titubante da terra, con qualche capogiro.
Poco dopo, tutta la squadra la raggiunse, mettendosi all’opera.
<< Maledetta! Ti avevamo detto di non portare nessuno! >> << Ti sembra che li abbia portati io, questi IDIOTI?! >> urlò la giovane per tutta risposta.
Poi, in un momento in cui Ghish sembrava essersi liberato di Zuryl, Noel gli andò contro, furiosa.
<< NON VI AVEVO FORSE DETTO DI FARE UN PISOLINO?! AVETE ISTINTI SUICIDA O COSA, EH!? PROPRIO NON VOLEVI CAPIRLO CHE LO STAVO FACENDO PER VO…?! >>
Nel momento in cui si avvicinò a sufficienza, Ghish la tirò a sé d’istinto, stringendola talmente forte da farle male. Noel sgranò i suoi begli occhi chiari, arrossendo di colpo. Quell’abbraccio era silenzioso, ma pieno di significati.
<< Non. Farlo. Mai. Più. >> sibilò Ghish, con rabbia.
Noel non rispose. Poi, per i due fu inevitabile separarsi, visto che gli attacchi continuavano inesorabilmente.
Ora erano loro quelli in vantaggio, e per Noel fu un gioco da ragazzi incastrare i nemici nella sua trappola micidiale.
Trappola che li fece ritirare, invece che sconfiggerli definitivamente. Ma l’importante era aver vinto la battaglia.
Come sempre, Noel tornò normale, stavolta appoggiandosi un attimo al tronco di un albero, giusto per riprendere fiato.
Ghish, visibilmente adirato, non le si avvicinò come faceva di solito. Al posto suo, Strawberry e Mina corsero da lei, abbracciandola.
<< Noel, maledizione! Ci hai fatte preoccupare tantissimo! Non provare più a farci prendere colpi del genere! >> disse Mina, stringendola forte.
Noel ricambiò gli abbracci. << Mi dispiace, ragazze. >>
Poi Strawberry si staccò all’improvviso. << Bando alle ciance! Come ti senti? >> Noel si fece un’autoanalisi generale: tutto sommato, a parte il forte capogiro, ne aveva viste di peggiori. << Sto abbastanza bene. Niente di rotto, perlomeno! >> rispose all’amica, sorridendo.
<< Stronzate! Ti ho vista quando hai sbattuto la testa contro la panchina, non fare la finta tonta! Non puoi stare bene! >> borbottò Ghish, in disparte. Noel, irritata dal suo atteggiamento, gli lanciò un’occhiataccia. << E invece sto benissimo! >> << Come ti pare, non è un mio problema! >>
Noel si decise allora ad ignorarlo, pensando alle ragazze.
“Non ha capito un cavolo. E io che mi sono fatta in quattro per cercare di proteggere tutti.” Pensò.
 
Tornarono tutti a casa di Noel, per prendere le cose lasciate lì per la fretta.
Nel frattempo, ne approfittarono per mangiare qualche cosa, visto che lo stomaco iniziava a brontolare. Anche Damon, tornato dall’università, si era aggregato. Quel giorno suo padre e il resto della famiglia era andato a trascorrere una giornata in campeggio per accontentare Sophie, e la casa era tutta per loro. Era andato anche Ghish con loro, ma si ostinava a fare l’offeso e a non rivolgere la parola a nessuno.
Noel si alzò, diretta in cucina a preparare un po’ di panini, lasciando gli amici in salotto a chiacchierare. << Niente sonnifero, mi raccomando! >> le urlò Paddy, scherzando.
Noel rise della battuta, e si mise all’opera.
Tra un panino e l’altro, Noel si accorse che qualcosa non andava. La testa le dava degli improvvisi capogiri, e in quei momenti la vista sembrava offuscarsi. Prima rari, poi divennero piano piano più frequenti, finchè il malessere non fu costante.
 
Nel frattempo, tutti erano impegnati a commentare la partita in tv. Si rideva e si scherzava, Ghish a parte ovviamente.
Poi, un botto improvviso, come qualcosa che sbatte a terra.
Damon si alzò, sospirando con finta rassegnazione. << Vado a vedere. Sicuramente quella rompiscatole avrà combinato un altro dei suoi disastri. >> e detto questo si avviò in cucina.
Poi, un grido. Tutti si zittirono, abbassando il volume della tv per capire meglio cosa fosse successo.
<< CHIAMATE UN’AMBULANZA! >> diceva.
I presenti cominciarono seriamente a spaventarsi. Ghish, arrabbiato ma comunque in ascolto, si alzò dalla sedia e corse in cucina, e la scena non fu piacevole.
Damon era inginocchiato accanto alla sorella, pallida e priva di sensi, e le scuoteva con forza le spalle, senza però ottenere alcuna risposta.
Per terra c’era sangue. Tanto sangue.
E fu il panico.
 
 
 
Ciao a tutti!
Questo capitolo è un po’ lunghetto, e come al solito non sono stata capace di descrivere decentemente la scena del combattimento, mi dispiace…
Comunque spero che vi sia piaciuto! Come avrete capito, c’è qualcosa di grosso che bolle in pentola!
Ringrazio come sempre tutte le persone che seguono la mia storia e che la recensiscono, e vi invito a stare pronti per il prossimo capitolo, perché vi assicuro che sarà molto, molto importante!
Un abbraccio e a presto!

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Capitolo 17
*** Capitolo 16. ***


CAPITOLO 16.
 
Avanti, indietro. Avanti, indietro. Quel corridoio sembrava incredibilmente interessante da percorrere. Perlomeno, faceva perdere tempo.
Era quello che faceva Ghish nel corridoio dell’ospedale. Proprio non ce la faceva ad accomodarsi come gli altri in sala d’aspetto.
La rabbia era passata di colpo, dando il posto ad un incredibile senso di colpa.
Se fosse stato più attento, avrebbe impedito che Noel andasse a combattere da sola.
Se non avesse fatto prevalere l’ira, avrebbe portato di peso Noel in ospedale, come aveva fatto l’ultima volta, e l’avrebbero visitata subito, evitando che si aggravasse.
Invece no. Ha sopravvalutato la testardaggine di Noel e la sua intenzione di salvare tutti loro, e le aveva permesso di agire indisturbata. E l’ha completamente ignorata dopo la battaglia, quando sapeva che dopo la trasformazione c’erano sempre stati degli effetti collaterali. Aveva visto Zuryl scaraventare Noel contro quella panchina, l’aveva vista sbattere con violenza, eppure per puro orgoglio aveva deciso di fregarsene.
Se ci fosse stato lui… se fosse andato lui al posto suo questo non sarebbe successo…
Ed ecco che capì cosa volesse dire Damon quel giorno.
“Forse, Ghish, non hai mai amato qualcuno come fa lei. Avrà tutti i difetti del mondo, ma  sarebbe pronta a morire senza pensarci due volte per le persone a cui tiene.”
E capì che proprio non ce la faceva a togliersi quella rompiscatole dalla testa.
Si portò le mani tra i capelli, sbuffando. << Ci rinuncio. >> si disse, piacevolmente rassegnato e preoccupato allo stesso tempo.

Mentre andava avanti e indietro, ecco comparire da una porta in fondo al corridoio il padre di Noel, con il camice indosso. Aveva chiesto ai colleghi di occuparsi personalmente della ragazzina.
Tutti, appena visto lui, si alzarono e gli corsero incontro, elegantemente quanto una mandria di pecore.

Tuttavia, il dottore si rivolse solo ai figli entrambi molto in ansia.
<< Come sta? >> chiese Jesse, agitato.
<< E’ stata una fortuna che abbia perso sangue. Ha un grosso ematoma in testa, ma la fuoriuscita della parte non ancora coagulata ha impedito che il blocco che si è formato compromettesse le funzionalità cerebrali. Ha bisogno di riposo, un giorno di ricovero, qualche flebo e delle medicine per far riassorbire la massa. E soprattutto, >> disse, e stavolta si rivolse a tutti con fare categorico, << non deve più trasformarsi. Proprio non l’avete capito che questi poteri non fanno altro che ucciderla dall’interno?! Sono sforzi che il suo fisico non può permettersi! A meno che… >>
<< Cosa? >> << A meno che non scopriate come rimuovere il sigillo e restituirle il resto delle sue capacità. In quel caso il suo corpo non subirebbe danni così gravi. >>
Rimasero un po’ in silenzio, a riflettere. << Mamma non ci ha mai detto come fare per rimuoverlo. Non ne sappiamo nulla. >> << Allora, Damon, non resta altro che evitare che si trasformi. Non c’è alternativa. >>
<< D’accordo. >> fece lui.
<< E’ sveglia? >> chiese Ghish, impaziente. << Non ancora, vi avviserò io non appena sarà possibile entrare nella sua stanza. Per il momento dovete aspettare qui, o andare a casa. Non so quanto le ci vorrà prima di riprendere i sensi. >> << Aspetteremo. >> fece il ragazzo.

Detto ciò, il dottor Mustang si allontanò. L’atmosfera era decisamente più calma.

<< La zia sta bene, papino? >> chiese la piccola, in braccio a Jesse << Certo, Sophie. Ora però sta facendo la nanna, lasciamola riposare, va bene? >> << Va bene… >>

Ma Ghish non ce la faceva ad aspettare. Perciò si teletrasportò fuori la finestra della stanza in cui la ragazza riposava; voleva almeno vedere in che condizioni fosse, anche se, essendoci dei medici con lei, non poteva certo entrare.
Rispetto a prima, perlomeno, aveva ripreso colorito. Probabilmente era grazie a quella flebo che le avevano attaccato al braccio. Sembrava semplicemente che stesse dormendo. Tirò un sospiro di sollievo e tornò nella sala d’aspetto.
 
 
 
 
Quando Noel aprì gli occhi, non ricordava affatto cosa fosse accaduto. Sapeva solo che c’era qualcosa di strano nell’atmosfera attorno a lei.
Le ci volle poco per rendersi conto che non si era svegliata nel suo lettino. No, quel letto era scomodo, bianco come anche le pareti intorno a lei. E c’era dell’altro: nel suo braccio era conficcato un ago, riusciva a sentirne il conseguente intorpidimento nella parte punta.
Era in ospedale. In una stanza assieme a due estranei in camice.
<< Ma, cosa diavolo…? >> << Ciao, Noel. Non preoccuparti, stai bene, hai solo bisogno di riposare. >> fece uno dei due, una donna sulla quarantina.
<< Riposare..? Ma cosa è successo? >> disse, tentando di alzarsi, ma invano.
<< Non sforzarti, cara. Sei caduta dalle scale e hai battuto la testa. Hai un ematoma, ma non è nulla di grave, si riassorbirà in fretta. >> disse l’altro, più anziano.
<< Le scale…? Ah, certo. >> disse, ricordando l’accaduto. Bella scusa quella delle scale, sicuramente era un’idea di Damon.
<< Andiamo a chiamare i tuoi amici, erano molto in ansia. >> dissero i due, per poi lasciarla sola.
 
Una volta che i due chiusero la porta, Noel cercò nuovamente di alzarsi, ma con scarsi risultati. Doveva ammettere che la testa le girava davvero molto forte nel momento in cui provava a sforzarsi.
Poi, sentì bussare alla porta.
Entrarono prima Karen, James e Nick, correndo. Poi i fratelli e la nipotina, seguiti da tutti gli altri.
“Lui non c’è.” Si disse, notando l’assenza di Ghish. Non ne capiva il motivo, ma le dispiaceva molto non vederlo tra tutti gli altri. Che si fosse arrabbiato così tanto?
Certo, un po’ aveva sbagliato imbrogliando tutti e non dando ascolto a nessun consiglio, facendo di testa sua. Ma lo aveva fatto per loro, perché teneva a tutti loro, davvero tanto. E teneva anche a lui, per quanto odiasse ammetterlo. Dopotutto, le era sempre stato vicino, in qualunque momento, bello o brutto. E litigare con lui non era frustrante, piuttosto la faceva stare bene, divertire. Quell’abbraccio, poi. L’aveva mandata stranamente in confusione.
Era questo a cui pensava mentre tutti l’abbracciavano, contenti di vederla sveglia.
Poi, Sophie catturò la sua attenzione, saltandole in braccio.
<< Zia!!! E’ passata la bua? >> chiese la piccola, toccando la testa di Noel.
La ragazza sorrise alla bambina e le stampò un bacio sulla guancia. << Certo, tesoro mio. Ora sto già meglio. >> << E torni a casa con noi? >> << Non ancora. I dottori sono cattivi e mi tengono prigioniera per un giorno. >>
<< Noel! Non dirle così! Finirà per aver paura di loro! >> << Oh, piantala! Al massimo li risponderà a tono, tua figlia non ha paura di niente, vero tesoro? >> << Di niente! Come la zia! >> << Già!!! >>
 
Stettero a chiacchierare per un po’, e in un momento di distrazione degli altri Karen notò che Noel ogni tanto rivolgeva lo sguardo alla porta chiusa.
<< Non credo che verrà, Noel. Quell’idiota mi è sembrato abbastanza arrabbiato. Verrà domani, vedrai. >>
Noel arrossì, imbarazzata << Che dici? Come se mi importasse di quello! >> sbottò. Incrociando le braccia. << Certo, certo. >>
 
Dopo un paio d’ore se ne andarono, anche perché la piccola Sophie era molto stanca. Abbracciarono tutti Noel affettuosamente e la lasciarono sola.
 
Karen aveva ragione. Le dispiaceva che non fosse venuto.
Ma non era il momento per pensarci. Era stanchissima, e aveva davvero bisogno di dormire un po’.
Tempo un paio di minuti, e tornò nel mondo dei sogni.
 
 
Una strada. Lunga, deserta, senza luce.
 
Uno strano rumore dietro gli alberi.
 
Sbanda, l’auto sbanda. Qualcuno la colpisce.
 
La macchina inizia la danza, rotolando in mezzo all’erba, in mezzo ai fiori. Poi si ferma. Deve riposare. Lascia
che siano gli altri a continuare lo spettacolo.
 
Un ragazzo, una ragazza, un uomo. Si rincorrono, giocano a guardie e ladri. La guardia è più veloce, i ladri
sono feriti. Non c’è scampo per due gazzelle inseguite da un feroce leone.
 
Li raggiunge, li colpisce. Poi li lascia andare. Poi torna a colpire. L’attacco infame di un predatore che gioca
con la preda.
 
Come possono due agnellini difendersi contro il lupo? Anche Fedro li considera spacciati.
 
Un colpo, poi un altro.
 
Poi una luce.
 
La morte chiama.
 
Solo uno risponde.
 
 
Gli occhi color ghiaccio di Noel si aprirono di scatto alla visione di quel terribile incubo, che ormai cominciava ad essere una vera e propria persecuzione. Attorno a lei, il buio totale.
Tuttavia, nell’oscurità, percepiva di non essere sola. Inoltre, qualcosa pesava al lato del suo letto.
 
Cercò di alzarsi come prima, con risultati pessimi. Poi, una mano si poggiò sulla sua spalla, fermandola.
<< Stà ferma, hai bisogno di riposare. Quante volte devono ripetertelo? >> sussurrò l’intruso, seduto sul lettino.
Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille, ormai. << Ghish… >> << Presente. >>
Non appena trovato l’interruttore della lampadina sul suo comodino, accese la luce che, anche se fioca, le permetteva di vedere i dintorni.
Come pensava, Ghish era seduto di fianco a lei, sul lettino, ma non la guardava. Sembrava immerso nei suoi pensieri.
Noel aveva quasi timore di rivolgergli la parola. Non era da lei tentennare, ma sembrava ancora arrabbiato, e dopo un sogno come quello che aveva appena fatto proprio non le andava a genio di litigare. Per non parlare della testa che le faceva male.
Perciò aspettò in silenzio che parlasse lui, il che avvenne dopo una decina di minuti.
<< Come ti senti? >> chiese, pacato. << Sto bene. >> << Se fosse così non saresti in ospedale con un ago ficcato nel braccio, non credi? >> Noel alzò gli occhi al cielo. Cercava proprio la lite quell’idiota. Ma si trattenne.
<< Ho solo la testa che mi fa male. Peggiora solo se cerco di alzarmi. >> << Allora non farlo, il materassino di questo letto è reclinabile, puoi sederti anche senza sforzarti, volendo. >> << Non so tu, ma io so come è fatto un lettino d’ospedale. Ci ho passato un bel po’ di tempo in passato, sai? >> << Già. >>
 
Ancora quel silenzio imbarazzante. Diamine, quando mai tra loro c’era stato quel vuoto di parole?
 
<< Vuoi che ti alzi un po’ lo schienale? >> chiese Ghish, cercando di rompere il ghiaccio. Noel arrossì, fortunatamente non vista, data la fiochezza della luce nella stanza. << O… ok, grazie. >>
Come proposto, il ragazzo girò la piccola leva ai piedi del letto, facendo mettere Noel in posizione seduta. Poi, tornò a sedersi al suo fianco, e ritornò ancora una volta quello stupido silenzio, in cui Ghish si limitava a guardare fuori dalla finestra.
Sembrava davvero che stesse cercando di elaborare qualcosa, o che stesse combattendo con un suo pensiero; chissà quale delle due ipotesi era giusta.
 
<< Dovrei essere ancora molto arrabbiato con te. >> disse poi, all’improvviso, facendo sobbalzare Noel, che stava quasi riprendendo sonno.
La ragazza abbassò lo sguardo, rassegnata, limitandosi ad annuire. Era inutile mettersi a discutere, era chiaro che non avrebbe capito.
 
<< Tuttavia, >> continuò, << non ci riesco. E sai perché? >>
 
Noel si voltò verso di lui, confusa, scuotendo la testa in segno negativo. Dove voleva arrivare?
Ghish tentennava prima di ogni frase, e perdeva tempo a giocherellare con il filo di flebo. Scese poi fino al braccio cui era attaccato mediante l’ago, per poi arrivare alla mano della ragazza, che strinse delicatamente. In quell’attimo, il cuore di Noel perse il suo ritmo, anche se lei non riusciva a comprendere il perché.
 
<< Perché, per una volta, sono riuscito a mettermi nei tuoi panni. >> disse lui, stringendo di più quella mano affusolata. << Perché, forse, avrei fatto la stessa cosa, per te. >> ammise finalmente, stavolta spostando lo sguardo su di lei, serio.
 
Noel era sinceramente confusa. Non riusciva a capire cosa volesse dire, o forse non voleva capirlo. Fatto sta che, improvvisamente, non appena incrociò lo sguardo del ragazzo, sentì uno strano fastidio proprio al livello dello stomaco, che si sfiorò con la mano libera, come per attenuarlo.
Mentre la guardava, Ghish aumentò la stretta sulla mano della ragazza, che ricambiò leggermente senza nemmeno pensarci.
 
Fu un attimo. Un tenero, interminabile istante.
Circondati dal buio e dalla fioca luce della lampadina, Ghish si avvicinò a Noel, fino ad arrivare al suo viso.
Noel non accennava a nessuna reazione. Rimase immobile e perplessa, a guardarlo mentre si avvicinava.
 
Poi, il ragazzo eliminò l’esigua distanza rimasta, unendo le sue labbra a quelle morbide e delicate di Noel.
Fu un bacio casto, semplice, ma pieno di dolcezza, di tenerezza. Di amore.
Nessun bacio poteva essere più profondo e colmo di sentimento di quello.
Noel non lo respinse. Si limitò a chiudere gli occhi, e a ricambiare il bacio, contro ogni logica. Ancora si ostinava a non capire.
Poi, la confusione si tramutò in paura. Paura di voler cambiare idea. Paura di non voler più adempiere alla promessa fatta a sé stessa. Paura di non voler più morire.
Per la prima volta dopo tutto quel tempo, in lei si insinuò il dubbio. Non era più tanto sicura di volersi sacrificare e buttare la sua vita all’aria, e questo accenno di egoismo la terrorizzò.
 
Quando Ghish si allontanò, Noel non disse nulla. Non parlò, non sorrise, non reagì in alcun modo. Si limitò a guardarlo, con lo sguardo quasi spaventato per il sentimento che, finora tenuto al chiuso in un angolo, pian piano, cominciava a manifestarsi, espandendosi nel suo cuore pieno di cicatrici.
 
Non ci fu il tempo per parlarne, per ricevere o dare spiegazioni, perché un’infermiera arrivò all’improvviso, costringendo Ghish a smaterializzarsi immediatamente.

<< Bene, sei sveglia, cara. Almeno non ho dovuto darti fastidio. Dobbiamo cambiare la flebo, è quasi finita. Come mai hai il battito accelerato? >> chiese quella, esaminandole il polso.
Noel non rispose, limitandosi ad allungarle il braccio.
Lo sguardo era rimasto perso nel vuoto, mentre la scena di prima continuava a ripetersi nella sua testa, e con essa, contempo, le farfalle nello stomaco e la paura. Paura di essersi innamorata di quello stupido "ex-alieno dalla mente perversa e contorta".
 
 
Ciao a tutti!
Come avete letto e come avevo promesso, questo capitolo, sebbene leggero, ha portato una grande novità. Cosa farà Noel, dopo aver capito di provare realmente qualcosa per Ghish?
La risposta è nei prossimi capitoli ovviamente ;-D
Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate, ci tengo molto!!!
Un abbraccio e a presto!

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Capitolo 18
*** Capitolo 17. ***


CAPITOLO 17.
 
 
<< Sire, perdonate il disturbo, ma avete visite. >> << Chi è? >> << Non, lo so, Signore; non l’ho mai visto prima. >> << D’accordo, fallo entrare. >> << Bene. >>
Klejah posò sul tavolino accanto al trono il suo calice di vino, e osservò impazientemente la porta di fronte a lui, finchè essa non fu aperta dall’estraneo. Un uomo dal portamento austero e dallo sguardo molto scaltro.
 
<< Salve, Klejah. >> disse quello. << Salve a voi. Gradirei conoscere la vostra identità, se non è troppo disturbo. >> << Oh, vi prego, non ce n’è alcun bisogno. La cosa che conta è che io e voi abbiamo un obiettivo in comune. >>
Il sovrano inarcò un sopracciglio. << Sarebbe? >> << Trovare la mezza dea. E si da il caso che io conosca la sua identità. >>
A quelle parole, Klejah diresse tutte le sue attenzioni al visitatore sconosciuto. Si alzò, avvicinandosi lentamente. << Questo fa di voi un mio rivale, se non erro. >>
<< Oh, certo che no. Sono venuto ad offrirvi un’alleanza, in modo da dividere equamente il “premio” per questa ardua missione. Né io né voi possiamo sconfiggerla da soli. >>
Il re degli alieni era sempre più allettato dalla conversazione. << E chi sarebbe, dunque, la mezza dea? >>
<< Oh, non così in fretta. Non è ancora il momento di ucciderla. Propongo di aspettare che arrivi il più abissale momento di debolezza per lei, e in quel momento agiremo. >>
<< Non ho chiesto quando ucciderla. >> disse l’altro, irritato. << Vi ho chiesto CHI è. >>
Lo sconosciuto sogghignò. << Se ci tenete tanto, Klejah, dovreste chiederlo alle vostre spie, che cercano di ucciderla nascondendovi le loro reali intenzioni. >>
Il volto di Klejah divenne paonazzo << Come sarebbe a dire?! State insinuando che i miei fedeli seguaci mi stanno tradendo?! >> << Non lo sto insinuando, lo so con certezza. E’ da molto che spio la ragazzina, e so per certo che i vostri amici l’hanno attaccata più di una volta, senza risultati. Per questo vi propongo la mia alleanza, e vedrete che condivideremo il massimo della gloria eterna! >>
Il sovrano si ricompose, tornando apparentemente calmo. << Bene, di loro mi occuperò presto. Comunque sia, come faccio io a sapere che voi adempierete alla vostra promessa? >>
<< Vi rendo le cose semplici, Vostra Maestà: io sono un dio, e gli dei mantengono sempre la parola data. >>
Klejah rivolse allo sconosciuto uno sguardo perplesso.
<< Non erano tutti morti? >> << Diciamo che sono un’eccezione. >>
<< E perché mai un dio dovrebbe volere la morte di un suo simile? >> << Questi sono dettagli che non è necessario che sappiate. Allora, abbiamo questo patto oppure no? >>
Klejah guardò l’individuo, ancora sospettoso. Poi allungò la mano << Affare fatto, collega. >>
 
 
 
 
<< Noel, calmati! Andiamo! In fondo non è successo niente di grave! Torna nel lettino, forza! A furia di camminare avanti e indietro rischi che si stacchi l’ago dal braccio! >>
<< Non capisci, Karen!!! Ti rendi conto?! Ho lasciato che quell’idiota mi baciasse, così, senza reagire! E lo sai il perché? PERCHE’ SONO Più IDIOTA DI LUI!!!!! >> urlò la ragazza, prima si scaraventare a terra il cuscino.
Karen le si avvicinò, dandole un buffetto sulla testa. << Piantala di fare la bambina adesso! Sei l’unica a non capire perché non l’hai respinto, perché io l’ho capito da un pezzo! Altrimenti non si spiega come hai potuto respingere quell’angelo caduto dal cielo e non quel cretino! >> disse, rimproverandola ancora per la vicenda di Ryan.
<< Ancora che parli di Ryan? Non c’entra niente! >> << Eccome se c’entra! Comunque, tornando serie e composte, anche se provassi qualcosa per lui quale sarebbe il problema? >>
Noel sbuffò, sedendosi sul lettino. << Io… non posso, Karen. >> << E perché? >>

 Noel deglutì, preparandosi finalmente a dire tutta la verità anche a Karen << Perché… ecco… Per riportare indietro Blaine…devosacrificarmialpostosuo. >> << Come? Noel, non ho capito niente. >>

<< Per riportare indietro Blaine. >> << Ho capito quella parte! >> << Perché. >> << Anche quella. >> << Ecco. >> Karen perse le staffe e si lanciò contro l’amica, << L’ULTIMA PARTE NOEL! E PIANTALA CON LE CRETINATE!!! >> Urlò, facendo indietreggiare Noel. << …devosacrificarmialpostosuo! >> disse nuovamente, sorridendo. A quel punto Karen divenne paonazza e cominciò a guardarla con aria omicida. << Sputa il rospo, Noel, o giuro che non uscirai viva da quest’ospedale! >> disse, a denti stretti. << Devo… sacrificarmi al posto suo… >> << NOEL!!!! >> << Devo sacrificarmi al posto suo! Dio come sei irritante! >>
Karen si bloccò, fissando l’amica con aria incredula. << Ti prego, dimmi che ho capito male. >>
Noel abbassò lo sguardo, dispiaciuta. Sapeva che, ovviamente, Karen non l’avrebbe presa per niente bene.
<< Oh, mio Dio… >> fece l’amica, portandosi una mano sugli occhi. Poi, tornò a guardarla. << Tu sai che non ti permetterò di fare una cosa del genere, non è vero? >> << Già. >> << Bene, quindi sei consapevole che ti starò con il fiato sul collo. Comunque non lo dirò a James e Nick, altrimenti ti ucciderebbero con le loro mani. >> << Lo so… >> << … >>
Prese le mani di Noel, stringendo la presa. << Noel, non toglierti il diritto di vivere, di essere felice. Te ne prego. E’ un’offesa nei confronti di chi non c’è più. Lo capisci, vero? >>
Noel tornò a guardare l’amica, con lo sguardo confuso. << Non posso, Karen! Io… non so neanche cosa provo, o se voglio davvero provare qualcosa… E’ complicato. >> << Me ne sono accorta. Forza, aiutami a prepararti i bagagli, tra poco dobbiamo tornare a casa. >> << Già. Finalmente potrò… >> << Non. Farai. Niente. Il medico ha detto che devi riposare, ed è quello che farai, altrimenti un’altra botta in testa non te la toglie nessuno! >>
<< Uff… e va bene… >>
 
 
 
Quando Noel tornò a casa, ad aspettarla c’era la squadra al completo. C’era anche Ghish, un po’ più in disparte. Noel evitò di incrociare il suo sguardo, concentrandosi sul resto del gruppo.
<< Noel! Ascolta, non appena sarai in grado di uscire, il che avverrà tra pochi giorni, organizzerò una bella festa a casa mia, come ho fatto qualche anno fa! Ti va l’idea, vero? >>
<< Mina, spero tu non sarai tanto meschina da farle fare la cameriera! >> << Ovviamente no! Noel è una ragazza di classe, non le farei mai fare la servitù! Allora, Noel, che ne dici? >>
Noel sorrise all’idea della festa. << Perché no? >> << Ora basta chiacchierare, Noel, và in camera a riposare, come hanno detto i dottori. >> << Ok, ok, zia! Ora vado! >> disse quella, sbuffando. Poi, la zia di Noel si rivolse al ragazzo vicino alla finestra. << Ghish, ti spiacerebbe aiutare Noel con il borsone? Non credo possa sforzarsi! >>
 
Noel avvampò immediatamente. << Ma no! Non ce n’è bis… >> << Vado subito. >> rispose quello, senza darle il tempo di rifiutare. Voleva parlare di quello, era chiaro.
 Salirono in silenzio, Noel avanti e Ghish dietro di lei. Una volta entrati in camera della ragazza, Ghish chiuse la porta alle sue spalle.
Noel si girò verso di lui, rossa in volto. << Ehi! Perché hai chiuso la…? >> << Dobbiamo parlare. >>
Il suo tono era fermo, serio, deciso. Non ammetteva obiezioni.
Noel spostò lo sguardo altrove, fingendosi impegnata a disfare la valigia. Proprio non riusciva a sostenere il suo sguardo, né a parlare dell’accaduto.
Ghish si accorse delle finte di Noel e cercò di richiamare la sua attenzione. << Hai intenzione di passare il resto della tua vita ignorandomi, Noel? Non ti credevo tanto codarda. >> << Non ora, Ghish, ti prego. >> fece quella, senza smettere di sistemare le sue cose.
Il ragazza fece qualche passo in avanti << E allora quando, eh? >> chiese, in tono provocatorio.
A quel punto, Noel alzò lo sguardo verso il suo interlocutore, esasperata. << Non lo so, Ghish! >> << Come sarebbe a dire non lo so? >> << Vuol dire quello che ho detto! Non-lo-so! >> << Cosa non sai? Non sai se sei pronta per affrontarmi o non sai cosa provi? >> << Beh… Entrambi, ok?! >>
Ghish smise di avanzare, con fare rassegnato. << Entrambi… bene. Non scomodarti, tanto ho capito. >>
Detto questo, si voltò verso la porta e se ne andò, chiudendosela alle spalle.
Noel emise un profondo sospiro, poi si buttò sul letto. Inaspettatamente, una lacrima solitaria le rigò la guancia sinistra.
 
 
 
Era passata una settimana. Ghish non si era più fatto vedere a casa di Noel. Si presentava di tanto in tanto da Karen e gli altri, per stare in compagnia di quella che ormai era una vera e propria famiglia, e riceveva indirettamente notizie sulla salute della ragazza.
Era stato invitato alla festa di Mina, ma aveva deciso di non andarci. Non era tipo da arrendersi davanti ad una risposta che non fosse nè positiva né negativa, però quel caso era diverso.. Era convinto che anche Noel provasse qualcosa, ma si ostinava a negarlo e a trattarlo come un perfetto idiota rifiutato dalla ragazza di cui è invaghito.
Ogni tanto gli tornavano in mente le parole dette durante uno dei tanti loro litigi, quando si battibeccavano sul lato sentimentale.
 
“<< Come ti ho già detto, le donne non mi mancano, a differenza tua che avrai anche un bel faccino ma resterai sola come un cane! >>
<< Certo, non ti mancano quelle delle riviste a casa tua! Ridimmelo quando non resisterai a chiedermi di uscire e ti darò un bel due di picche! >>”

 
Neanche a farlo apposta, si era verificata quasi la stessa cosa. Era una profeta, quella stupida ragazzina.
 
Era arrivato il giorno della festa da Mina, e lui si era diligentemente ripromesso di restare a casa, magari a perdere tempo con gli esercizi di matematica. Noel poteva anche andarsene a quel paese. Non meritava uno come lui.
Tempo di pensare cose così, e poi ammetteva a sé stesso che erano tutte stronzate.
 
 
 
<< Mi raccomando, Noel! Evita gli alcolici e soprattutto evita qualsiasi tipo di scontro! I medici ti hanno dato la libera uscita ma io sono preoccupata lo stesso! >> << Lo so, zia Beth, tranquilla. Farò la brava, ok? >> << Ecco! Ora va’ a cambiarti, altrimenti finirai con l’arrivare in ritardo! Damon a momenti è già pronto per venire con te e tu sei ancora in pigiama! >> << Corro! >>
 
Noel si chiuse in camera e estrasse il suo bel vestitino blu senza maniche dall’armadio. Non restava che metterlo e aggiustarsi i capelli. Probabilmente li avrebbe raccolti almeno in parte.
Era tutto pronto, e si prospettava una bella serata. Ma le mancava qualcosa, anche se non riusciva a capire cosa potesse essere. Era ormai da una settimana a questa parte che sentiva un costante vuoto nello stomaco. Per un attimo pensò anche che potesse essere la sua mancanza a farsi sentire, ma nel giro di pochi minuti si convinse del contrario.
In fondo, quell’idiota non era niente di speciale. Certo, le era stato sempre vicino nei momenti difficili, e quando l’aveva baciata, quella notte, aveva provato emozioni molto forti, ma questo non voleva affatto dire che provasse qualcosa di speciale verso di lui.
 
Quando si accorse che nel frattempo era passata un’altra mezz’ora, si decise a distogliere l’immagine di Ghish dalla sua testa e si diede una mossa nel prepararsi.
 
L’abitino le calzava a pennello, sfiorando appena la parte superiore del ginocchio e il blu sposava perfettamente con i suoi colori, mettendole soprattutto in risalto gli occhi. I capelli erano leggermente raccolti, lasciandone buona parte scivolare sulle spalle, tra un boccolo e l’altro.
L’unico problema restavano quelle scarpe dal tacco vertiginoso. Il guaio non era camminarci normalmente, quanto scenderci le scale…
Nonostante avesse dovuto assumere una camminata stile scimmia sulle liane, riuscì a superare l’ostacolo e ad avviarsi alla festa assieme a Damon. I suoi tre amati amici, nel frattempo, avevano preso la micro-car per arrivare alla festa, visto che Mina aveva stranamente invitato anche loro.
 
Quando arrivarono, Noel si accorse dell’enormità dei festeggiamenti. Una cosa lussuosa e in grande stile. Tutti erano vestiti in modo elegante, per fortuna nessuno aveva messo abiti lunghi e questo tranquillizzò Noel, che temeva di sentirsi inadeguata.
In poco tempo venne raggiunta da Mina.
<< Noel! Accidenti, con quell’abito sei davvero uno splendore! Sei incantevole, punto! >> << Grazie Mina… Dove sono tutti gli altri? >> << Oh, beh, le altre e i tuoi amici sono tutti al buffet laggiù. Manca solo quello stupido di Ghish all’appello! Avrebbe potuto avvisarmi, ho calcolato tutto in base al numero di invitati! >> sbottò la ragazza, irritata.
 
Noel fece finta di non curarsi delle sue parole, ma in fondo sapeva che era colpa sua se Ghish non si era presentato.
Di nuovo quel buco allo stomaco. Maledizione.
“Non ci pensare, non ci pensare, non ci pensare! “ si disse, cercando di distrarsi. Poi, si avviò al buffet dove si trovavano Karen e gli altri.
 
<< Oh, oh!!!! Noel! Che schianto che sei!!!! >> << Zitta Karen!! Che figure mi fai fare? >>
Karen le si avvicinò, sogghignando << Siamo nervosette, eh? Scommetto che hai notato che qualcuno manca all’appello, non è vero? >>
Noel arrossì. << No,no! Non è affatto vero! Per niente! >> << Te lo ripeto per l’ultima volta, Noel. Se Blaine fosse qui in questo momento ti prenderebbe sonoramente a calci nel tuo bel fondoschiena! E farebbe bene! Prenditi il diritto di essere felice, invece di preoccuparti che se ammetti di volergli bene rischi di non completare la missione suicida- che tra l’altro non completerai perché ti tengo d’occhio! E se non lo fai, sei davvero stupida, e inoltre non è giusto per tuo fratello, che si è sacrificato per te! Pensaci, ok? >> disse Karen, per poi rilanciarsi sul buffet, litigando con Strawberry per le porzioni di pesce alla griglia. Alle due si aggregarono poi James e Nick, cercando di acciuffare qualcosa di buono mentre loro litigavano come due gatti randagi, ma con scarsissimi risultati. Noel non potette fare a meno di ridere della situazione assolutamente ridicola che si era venuta a creare.
 
Passò un paio d’ore in piedi a chiacchierare con i cinque, poi si allontanò, giusto per evitare che i piedi le facessero troppo male.
Dopo un piccolo tratto, i suoi occhi incrociarono una coppietta vicino ai coctail.
Non erano la classica coppietta sdolcinata, che Noel proprio non sopportava.
Erano uno accanto all’altra, composti, intenti a scegliere tra le tante bibite offerte in quegli enormi boccali. Discutevano sulla scelta, perché volevano trovarsi d’accordo su un’unica decisione.
Avevano gusti nettamente differenti. Uno indicava una bibita superalcolica, l’altra quella a base di frutta e con la minor percentuale di alcool possibile. Come avrebbero fatto a trovarsi d’accordo?
Dopo un po’ di discussioni, decisero di venirsi incontro a vicenda, scegliendo una bibita alla frutta con una percentuale di alcool presente ma non eccessiva. E sorridevano, facendo cin-cin con i bicchieri e scambiandosi un bacio veloce.
 
Fu in quel momento che si rese conto che le mancava un vero e proprio pezzo di sé stessa.
Non contava quanto lo odiasse in certi momenti, o quanto non condividesse le sue opinioni. Lui aveva sempre fatto il possibile per raggiungerla, mettendo in discussione i suoi modi di fare e le sue abitudini.
Lui aveva sempre cercato di trovare un compromesso con lei. Era lei che non faceva altro che tirarsi indietro, senza muovere nemmeno un passo verso di lui e verso quella parte di lei legata alle emozioni e ai sentimenti, che si era inevitabilmente collegata a Ghish . E ora stava addirittura andando contro ciò che le diceva il cuore pur di tener fede alla sua promessa, per quanto assurda potesse essere.
E se, per una volta, avesse fatto uno strappo alla regola, lasciando da parte la sua missione e provando a fare un passo in più verso di lui? Verso la parte di lei che trascurava continuamente?
Dopotutto, si  stava facendo del male da sola.
 
<< Mi manca. >> riuscì finalmente ad ammettere a sé stessa.
 
Improvvisamente, decise di tornare indietro e correre verso Karen, più determinata che mai.
<< Ehi, Noel! Che faccia… ti serve qualcosa? >>
<< Le chiavi. >> << Eh? >> << Le chiavi della micro-car. >> << Ah…eccole, tieni. >> << Grazie. >> << Ma che devi farci? Ehi, Noel! >>
Niente da fare, Noel era già corsa via.
 
 
 
Si fiondò in quella piccola specie di macchina e si tolse le scarpe. Poi, mise in moto e si allontanò di corsa.
Decise di seguire il cuore, e il cuore l’aveva portata dritta dritta all’ingresso di casa Ikisatashi.
 
Fece un respiro profondo, e poi uscì dalla macchina, ancora senza scarpe.
Sicuramente le calze si sarebbero irrimediabilmente rovinate, ma non le importava.
Salì piano gli scalini che portavano al loro portoncino, e proprio mentre stava per suonare il campanello la porta si aprì, mostrando un Ghish pronto per buttare la spazzatura.
 
Noel arrossì, mentre Ghish sgranò gli occhi, confuso. Cavolo, se era bella con quel vestito. Ma fece il possibile per mostrarsi indifferente.
 
<< Noel… ma che ci fai qui? E perché sei senza scarpe? >>
<< Oh, ehm… E’ che le scarpe facevano male, quindi… >>
<< E perché sei qui? >>
 
Bella domanda. Si era bloccata. Cosa avrebbe potuto dirgli?
 
<< Io… no, niente, per nessun motivo in particolare… >>
<< Ah no? >> << No… >> << Se lo dici tu… Se non ti serve nulla, dovrei posare la spazzatura e poi rientrare. Stavo studiando. >> disse poi lui, assumendo un atteggiamento freddo e distaccato.
<< Oh, certo… Vado. >> Noel, rassegnata, si voltò e cominciò a scendere le scalinate che fino a poco prima aveva percorso con tanta enfasi. << Buonanotte. >> si sentì dire, mentre si avviava all’auto.
 
Tuttavia, di fronte al suo saluto, si fermò di scatto. No, lei non era una che scappa.
Ghish la guardò perplesso mentre stava immobile sull’ultimo scalino. Che avesse avuto una paralisi improvvisa?  << …Noel? >>
 
Noel raccolse tutto il suo coraggio, accogliendo ciò che il cuore le diceva.
 
Si voltò di nuovo verso di lui, salendo le scale di corsa e raggiungendolo. Una volta arrivata, arrivò decisa ad un palmo di naso da lui e, preso il suo viso tra le mani, lo baciò, con tutta la convinzione possibile.
 
Ghish non si fece attendere nel ricambiarla, stringendola forte. Rispetto a quello dato in ospedale, quel bacio fu più forte, più deciso, più carico di emozioni.
 
Quel bacio, quella stretta, per quanto brevi potessero essere, sembravano racchiudere una porzione dell’eternità.
 
Quando Noel, contro la volontà di Ghish, si allontanò, lo guardò dritto negli occhi. Uno sguardo capace di esprimere in pochi attimi, assieme anche al bacio, tutto ciò che avrebbe voluto dirgli ma che non riusciva a esternare con le parole.
Gli sussurrò un deciso << Buonanotte. >> ricambiando il saluto di lui, e poi si avviò alla macchina, rimettendo in moto e andando via.
 
Ghish sul momento non esternò alcuna reazione. Poi, un sorriso leggero apparve sul suo volto.
Posò distrattamente la spazzatura sul pianerottolo e tornò dentro, mantenendo quel sorriso che sembrava rappresentare la pace dei sensi.
 
 
 
 
Ciao!!!
Anche questo capitolo è abbastanza leggero, ma ha portato ad una svolta abbastanza importante, oltre ad introdurre alcune novità..
Come al solito ringrazio chi mi segue e invito tutti a lasciare un commento, positivo o negativo che sia!
A presto!!!

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Capitolo 19
*** Capitolo 18. ***


CAPITOLO 18.
 

…La morte chiama.
Solo uno risponde.

<< Non voglio. >>

Il destino si è compiuto.

<< Non è giusto. >>

Niente è giusto.

<< Non se lo merita! >>

E’ tua la colpa.

<< Non è vero! >>

Sì che lo è. Ma puoi rimediare.

<< Cosa devo fare? >>

Rompi il sigillo, e tuo fratello sarà salvo.

<< Che cosa? >>

Rompi il sigillo!
 
 

DRIIIIIIIN!!!! DRIIIIIIIN!!!
Mai come quel giorno la sveglia sembrava tanto gradevole. La allontanava dagli incubi e dava ufficialmente fine al periodo di reclusione forzata. Assurdo quanto potesse essere contraddittorio: un oggetto che ti obbliga a svegliarti per la scuola che diventa improvvisamente un simbolo di libertà.
 
Noel si vestì in fretta, poi scese per la colazione, evitando – trovandosi in anticipo – di mangiare mentre correva verso il liceo.
 
Una volta scesa in cucina, trovò dinanzi a sé una scena che ultimamente si verificava spesso: la zia pronta per il lavoro, Damon alle prese con il giornale, e poi…. Poi c’era Richard, quello che tecnicamente era suo padre, seduto a tavola tranquillamente a sorseggiare caffè prima di tornare al lavoro.
Passava di lì tutte le mattine per il buongiorno, come se credesse davvero di essere gradito.
La piccola Sophie, Jesse e Anna erano nel loro appartamento, anche se di solito dopo pranzo si fiondavano a casa sua.
 
Appena varcata la soglia della cucina, la zia le si avvicinò per schioccarle un bacio sulla fronte prima di andarsene, mentre Damon, nascosto dal giornale, controllava che lei non scaraventasse il padre fuori dalla finestra.
 
Noel, dal canto suo, si sedeva con nonchalance di fronte al dottore – essendo quello il suo posto abituale – e faceva colazione ignorandolo totalmente.
Richard, tuttavia, non era ancora rassegnato a lasciare il loro rapporto in quelle condizioni.
<< Buongiorno, Noel. Dormito bene? >>
Noel alzò lo sguardo lentamente, guardandolo come se avesse voluto fulminarlo sul colpo. << Non so se era meglio l’incubo o averti come ospite a colazione. Fammici pensare, poi ti faccio sapere. >>
Il padre assunse una espressione seria, ignorando la velata minaccia di Noel. << Tesoro… >> << Non. Chiamarmi. Tesoro. >> << O… Ok… comunque, ci sono cose di tutta questa faccenda che tu non sai.. >> << Cose sicuramente interessanti. Ora se non ti dispiace vado a scuola. Già, perché non so se lo sai, ma ho quasi 17 anni e a questa età si va a scuola. Comunque non importa, è logico che non lo sapessi. >>
Si alzò dalla sedia, poi si rivolse al fratello. << Oggi vado direttamente da Karen, tornerò stasera, va bene? >> << D’accordo, scricciolo. >>
Si avviò verso la porta, poi si voltò di nuovo prima di uscire. << Dimenticavo: se non ti dispiace, dottore, ti ricordo che gradirei che tu ignorassi me proprio come io faccio con te. Ok? >>
Poi, lasciò i due a fare colazione e si avviò al liceo.
 
 
 
Durante l’ora di scienze, la immancabile compagna di banco e di avventure di Noel continuava a parlarle a bassa voce, torturandola.
<< Allora, signorina, adesso mi spieghi che hai fatto ieri con la mia macchina! >>
<< Tecnicamente, la macchina sarebbe mia. >>
<< Dettagli! Dove sei andata? >> << Non ora. Il professore sta spiegando un importante processo scientifico e ho bisogno di prestare la massima attenzione. Con questi elementi potrei essere una futura scienziata. >>
<< Sta spiegando il legame ionico, Noel. >> << E allora? Vorresti sminuire un processo tanto importante? Quando avrai una famiglia e una bimba o un bimbo – ma preferibilmente una bimba – e ti chiederà: “mamma, come mai il sale si scioglie nell’acqua?” tu che le dirai, eh? Niente! Ti verrà in mente quando tanti anni prima la tua migliore amica ti aveva suggerito di seguire la lezione, e rimpiangerai di non averla ascoltata! >> << Piantala, Noel. >> << Come vuoi, ma poi non mandarmi tua figlia a chiedermi come è fatto il sale. >> << Noel!!!! >> << Ok, ok… Però abbassa la voce. Non ho fatto niente di che. Sono andata da Ghish a sistemare le cose. >>
Gli occhi di Karen cominciarono ad assumere quell’aspetto brillantinoso, come ogni volta che si toccavano le questioni di cuore.
<< E dunque? >>
<< Ho sistemato le cose. >> << Ho capito. Ma come? >>
Noel arrossì, voltandosi verso la finestra. << L’ho baciato. >>
<< Wiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! >> squittì Karen, facendo voltare il professore, che la sgridò immediatamente.
 
Una volta fatta la ramanzina, il professore si voltò verso gli alunni.
 
<< Squittii della signorina in fondo a parte, ho un annuncio da fare. Da domani, per motivi familiari, non sarò più il vostro professore, ma vi lascio in buone mani. E’ qui, infatti, un ricercatore molto importante che farà lezione al posto mio, Il professor Smith. Eccolo, è appena arrivato, voglio presentarvelo. >>
 
Dalla porta entrò un uomo molto alto dagli occhi verde chiaro e il portamento regale, con un sorriso di cortesia stampato in volto.
 
<< Salve, ragazzi, sono il professor Smith. Come ha detto il mio collega, da domani sarò il vostro nuovo professore. Mi raccomando, siate molto attenti durante le mie lezioni, perché oltre a queste scienze affronteremo argomenti che ci collegheranno all’antichità e alla magia, elemento in contraddizione con la nostra materia. In particolar modo, sappiate che sono un appassionato di mitologia greca, quindi assieme a me avrete modo di conoscere ogni minimo dettaglio di questa antica civiltà e delle divinità che essi adoravano, mettendo tutto ciò a confronto con le scoperte scientifiche. Bene, ho fatto le mie presentazioni, ci vediamo domani. >>
 
Detto ciò, il nuovo professore salutò tutti e si avviò nuovamente alla porta, non prima di lanciare un’occhiata in direzione di Noel che, intenta a commentare la vicenda con Karen, non se ne accorse.
 
 
Quando arrivò il termine delle lezioni, che si concludevano alle 12 ogni lunedì, i 4 si avviarono tutti verso la casa di Karen. Di solito, Ghish si presentava dopo una decina di minuti dalla fine delle lezioni, raggiungendoli per strada.
 
Come al solito, puntuale come un orologio svizzero, in breve tempo alle loro spalle arrivò Ghish.
<< Ehi Ghish! >> fecero Karen, Nick e Jesse, sinceramente contenti di vederlo.
<< Salve, ragazzi. >> rispose lui. Si avvicinò al quartetto e cominciò a camminare accanto a Noel, con nonchalance. Karen ridacchiò quando vide con la coda dell’occhio che Noel, con lo sguardo rivolto da tutt’altra parte, era leggermente arrossita. Nessuno se ne sarebbe accorto, ma Karen quella ragazza la conosceva fin troppo bene.
<< ‘Giorno, Noel. >> << Buongiorno. >>
Ormai era palese per tutti l’atmosfera imbarazzante che Noel si era costruita con le proprie mani.
<< Che c’è, collega, la botta in testa ti ha calmato le corde vocali? Di solito sei più rumorosa. >>
<< Non sono rumorosa. La mia voce è gradevole e melodiosa, come dice sempre Karen. Non fa rumore. Sembra tu stia parlando di una marmitta. >> << In effetti è proprio quello che intendevo. >> << Mi stai dicendo che parlo come una marmitta? >> << Le marmitte non parlano. >> << Ma fanno rumore come la mia voce! >> << Esatto, Noel. >> << Pensa a te, piuttosto, prima di giudicare le mie corde vocali! >> << Come siamo permalose! >> << Come sempre. >>
 
<< Non sono cambiati di una virgola… >> << Concordo… >>
 
<< Allora, Mein Fuhrer, guarda un po’ qui. >> disse lui, sorridendo e mostrandole un paio di biglietti.
<< Cosa sono? >> << Biglietti. >> << Questo l’ho capito. Vorrei sapere per cosa. >> << Un cinema multisala. Si trova in un centro commerciale, e il biglietto è valido tutta la giornata una volta messo il visto sopra. C’è una vasta scelta di film da vedere, per quel che ho capito. Nel frattempo si può girare per i negozi. >> << Ah, capisco. Che originalità. >> << Hai sempre da ridire? Se non ti piace l’idea ci vado da solo! >> << Adesso chi è il permaloso? >>
 
<< Ehm, ragazzi, vi dispiacerebbe passare prima per il supermercato? Mi servono le uova e altre cianfrusaglie da mangiucchiare dopo pranzo! Nel frattempo io e questi due cominciamo a  preparare la tavola. >> fece Karen, fermandosi all’improvviso e tirando a sé Nick e Jesse, ignari delle sue intenzioni.
<< O…ok… >> << A dopo allora! >> e cambiarono strada, lasciandoli soli.
 
Non appena furono abbastanza distanti dagli altri, Ghish si avvicinò di più a Noel.
<< Come va la testa? >>
<< Bene, ormai non mi fa quasi più male. >> << Tuo padre cosa ne pensa? Si sarà riassorbito completamente l’ematoma? >> << Come se parlassi con mio padre. Quel tizio un giorno di questi lo mando via a calci. >> borbottò lei, incrociando le braccia.
Ghish rise. Sapeva che Noel non stava scherzando, eppure gli dava sempre l’impressione di una di quelle bambine che fanno i capricci.
<< Allora, per il cinema sei disponibile o no? >>
Svanita ormai l’atmosfera imbarazzante, Noel era tornata sarcastica come suo solito.
<< Devo considerarlo un invito ufficiale? >> << No. >> << E come allora? >>
<< Consideralo come “il tuo ragazzo ti chiede di uscire e tu dici sì o no”. >>
Noel si voltò verso di lui, con il suo solito sorrisetto ironico, con la differenza che le guance avevano preso un lieve colorito sul rosso. << Saresti il mio ragazzo? >> << Non lo sono? >> << Chi ti ha detto che lo sei? >> << Non mi hai nemmeno detto di non esserlo. A meno che tu ti metta a baciare anche Karen, Nick e Jesse di tanto in tanto… Allora il dubbio non ci sarebbe. E tu non ci faresti esattamente una bella figura. >>
A Noel scappò una risata. << Piantala di fare il cretino! >> esclamò, dandogli una gomitata.
<< Invece di darmi gomitate, ti spiacerebbe rispondere alla mia domanda? >> << Sarebbe? >> << L’hai già scordata? >> << Lascio lo spazio per ricordare cose più importanti. >> << Lasciamo perdere… Allora, ci vieni al cinema con me o no? >> << Ci devo pensare. >> << Ok. >> << Ci ho pensato. >> << Ah si? >> << Già. >> << E allora? >> << Avrei un buco libero venerdì, mi pare. Ho un’agenda molto piena. Le faremo sapere. >>
Risero entrambi. Poi, arrivati al supermercato, quando Noel prese il cestino per la spesa, Ghish ne approfittò per portarlo insieme a lei, prendendole indirettamente la mano.
 
 
Passarono l’intero pomeriggio a casa di Karen a studiare, limitandosi a sedersi vicino. Ghish ogni tanto le posava la testa sulla spalla con fare disperato come fanno i bambini quando non riescono a fare i compiti, e Noel si divertiva a lasciargli con la penna scie di inchiostro sul naso per stuzzicarlo, finendo nei soliti bisticci infantili.
 
 
 
Quando venne sera, Noel si avviò verso casa con Ghish al seguito.
<< Non sei obbligato ad accompagnarmi a casa solo perché ti ho baciato, sai? >>
<< Non è un obbligo. C’è l’unica differenza che quando ti odiavo lo facevo di nascosto per infastidirti. Ora ti accompagno a casa come ogni ragazzo normale che si rispetti. >> << Tu non sei normale. >>
Ghish si mostrò decisamente offeso. << Grazie, eh! >>
Noel scoppiò a ridere << Neanche io sono normale. Siamo diversi, tra noi e rispetto agli altri. Solo che, alla fine, io e te siamo diversi insieme. E’ un discorso contorto, ma solo Freud potrebbe capirmi. Lui sì che era un genio. >>
<< “Diversi insieme”… >> << Esatto. >> << Quindi, teoricamente stiamo insieme. >> << Se vuoi, puoi vederla così. >>
 
Ghish sorrise, facendo comparire sul suo volto l’ombra del vecchio Ghish malizioso, con qualche differenza segnata dal suo cambiamento.
Strinse di più la presa sulla mano di Noel, attirandola a sé.
 
<< Quindi, sempre teoricamente, posso fare questo… >> sussurrò, per poi unire le labbra alle sue.
 
Poco dopo, Noel si staccò con fare scherzoso.
 
<< Teoricamente sì, praticamente stabilisco io se puoi o no. >> << E adesso posso? >> << No. >> << Come sarebbe no? >> << Ti ricordo che siamo a due passi da casa mia e che Jesse è un militare. Ti punterebbe con il fucile. >> << Addirittura?! >> << Ovvio. Sono preziosa, io. >> << Lo avevo notato. >>
 
Fecero altri pochi passi mano nella mano, poi, arrivati sotto casa di Noel, Ghish si fermò.
 
<< Io devo passare al locale. Ci sentiamo tra un po’. >> << Ok. >>
Ghish la attirò a sé una seconda volta, parlando sottovoce. << Se fingessi che ti è entrato un moscerino nell’occhio? >>
Noel sorrise e gli diede un leggero spintone. << Ma smettila! >> gli disse, ridacchiando. Poi entrò in casa, separandosi da lui.
 
Il ragazzo aspettò che lei entrasse e chiudesse la porta, per poi andare in direzione del caffè.
 
 
 
<< Ci sono novità? >>
 
Ryan saltò dalla sedia, accompagnato dal sussulto di Kyle e dall’indifferenza di Pai.
 
<< Ghish, non mi ero accorto che fossi arrivato.. comunque no, niente novità. >>
<< Tu piuttosto, >> disse Pai, provocatorio, << non hai nulla da dirci? Insomma, passi tanto di quel tempo con la mezza dea che dovresti scoprire più cose di noi. >>
Ghish sorrise. << In effetti, una cosa devo dirvela. >>
I tre, incuriositi, si voltarono totalmente verso di lui. << Sarebbe? >>
<< La protezione di Noel non è più un vostro problema. D’ora in poi me ne occupo io. >>
<< Come sarebbe a dire?! >> << Quello che ho detto, fratello. Siccome mi frega ben poco di ciò che pretendete che io faccia, vi comunico che attualmente Noel è la mia ragazza, perciò la sua protezione è diventata un  mio problema e io mi prenderò cura personalmente di lei, mentre voi ne starete fuori. E vi prego di non metterla più in mezzo ai combattimenti, facendo lavorare un po’ di più le altre. Noel non può trasformarsi dopo ciò che è successo, ed è mio dovere impedire che si faccia del male. E se pensate che posso essere d’ostacolo vi basta escludermi dal progetto. La cosa non mi tocca minimamente. >>
 
Detto questo e lasciati senza risposte i presenti, Ghish si smaterializzò, tornando a casa sua.
 
 
Era all’incirca l’una di notte. Noel, esausta per non aver dormito a causa dell’incubo ormai ricorrente, era già nel mondo dei sogni.
All’improvviso, sentì una vibrazione persistente provenire dal comodino. Si svegliò, prendendo il cellulare che stava squillando.
Sbuffò, notando che era Ghish a chiamarla, e aprì la telefonata.
<< La tua casa di ex alieni adattati al vivere terrestre è provvista di orologi funzionanti? >>
<< Certo, perché? >>
<< Perché è l’una di notte, genio! Le persone normali a quest’ora dormono. >>
<< Non sei stata proprio tu qualche ora fa a dire che non siamo affatto normali? >>
<< Dettagli. Allora, sonnambulo, che cosa vuoi? Spero per te che ci sia un motivo valido per cui tu mi abbia svegliata, visto che cercavo di recuperare il sonno perso la scorsa notte. >>
Si sentì Ghish sogghignare dall’altro lato del cellulare << Non hai dormito? Strano… Io non c’ero, mi hai sognato o mi hai tradito? >>
<< Te lo hanno mai detto che sei un’idiota?! >>
<< Tu me lo dici continuamente. >>
<< E ho ragione! >>
<< E perché non avresti dormito? >>
<< Non sono affari tuoi. Allora, si può sapere perché mi hai chiamata? >>
<< Lo hai detto tu stessa che la tua voce è gradevole e melodiosa. Avevo voglia di sentirti, tutto qui. >>
Noel arrossì, ringraziando che non fosse vista. << Cos’è, la serata del “rinfacciamo a Noel quello che dice”? >>
Ghish rise di gusto. << No, è la serata del “rompiamo le scatole a Noel in piena nottata”. >>
<< Ha. Ha. Ha. Divertente, davvero. Ora se non ti dispiace torno a dormire. >>
<< Ehi, che modi! Troncare così la telefonata con il tuo ragazzo! >>
<< Ho sonno, Ghish. Possiamo parlare, che ne so, domani? >>
<< Non è che apriresti la finestra? >>
Noel inarcò un sopracciglio. << E perché? >>
<< Perché sono qui fuori. E mi sarei anche teletrasportato ma casa tua non me lo permette, come al solito. >>
 
Noel scattò in piedi, sorpresa. Tenendo il cellulare con una mano , accese la luce in camera e andò ad aprire la porta-finestra, trovandosi Ghish di fronte ancora col telefono vicino all’orecchio.
Attaccarono entrambi, mentre Noel lanciava una delle sue occhiatacce al ragazzo.
 
<< Si può sapere che ci fai qui fuori?! >>
Ghish sorrise. << Posso entrare? >> << No! >> rispose quella, col broncio.
Fu visibile la delusione del ragazzo davanti al rifiuto, tanto che Noel si trattenne dal ridere.
<< Allora avvicinati tu. >>
Noel lo guardò, perplessa, avvicinandosi al piccolo balconcino.
Ghish ne approfittò per prenderle la mano e farla avvicinare di più. Poi, le diede un bacio, tenendole delicatamente il viso tra le mani.
<< Sono venuto per il bacio della buonanotte. >> fece lui, una volta scostatosi da lei.
<< Potevi venire un po’ prima, invece di svegliarmi. >> << Questo te lo concedo. Quindi va bene se domani vengo prima? Che ne so, intorno alle 11 di sera? E magari mi farai entr… >> << Buonanotte Ghish! >>
Un attimo di pausa e risero entrambi, poi Ghish andò via per lasciarla dormire.
 
 
I sei mesi che seguirono quel giorno furono sereni e pacifici.
Noel e Ghish, pur stando insieme, si comportavano esattamente come al solito, tra litigi e battibecchi, e gli attacchi di Alexis e gli altri si erano bruscamente interrotti.
 
Ma il destino aveva già deciso che quei momenti felici sarebbero finiti presto.
 
 
 


 
Ciao a tutti!!!!
Spero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto! Dal prossimo l’atmosfera sarà… un po’ più tesa, ma non dico altro!!!
Spero che continuiate sempre a seguirmi e come sempre vi esorto a farmi sapere cosa ne pensate!
Un abbraccio e a presto!!!

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Capitolo 20
*** Capitolo 19. ***


CAPITOLO 19.
 
 
<< Andiamo Noel! C’è bisogno di arrabbiarsi così? >> << Giuro che non ti rivolgerò più la parola! >> << E’ stata lei a parlarmi! >> << E tu facevi il cascamorto! >> << Ma non è affatto vero! >> << Piantala con le bugie! >> << Non è una bugia! >> << E comunque non è un mio problema, non sono fatti miei! Torna da quella lì e buon divertimento! >> << Ma sentila! Sei tu che hai una fila di rompiscatole al seguito, e per la cronaca sono io che sono costretto ad avere mille occhi per non farti mettere le loro manacce addosso! >> << Io però non faccio gli occhi dolci a nessuno! >> << Nemmeno io! >> << Ma taci! >> << Taci tu! >>
 
Noel e Ghish non erano per nulla cambiati, sembravano rimasti esattamente nella stessa situazione di sei mesi prima.
Per loro, ogni scusa era buona per litigare, con o senza i loro pazienti spettatori.
Ciò nonostante era evidente quanto fossero uniti. Grazie anche al loro ben consolidato gruppo di amici, stavano quasi sempre insieme.
Davanti agli altri non erano affatto come Mark e Strawberry, niente sguardi teneri e niente parole dolci, non si lasciavano mai andare a effusioni o smancerie. Al massimo, qualche volta al caffè capitava che Ghish, passando, le desse un buffetto in testa, o magari che mentre si studiava a casa di Karen poggiasse la testa sulla spalla di lei in segno di disperazione, o viceversa.
 
Al caffè Mew Mew era calma piatta. Nessuno chiedeva a Noel come andassero le cose con Ghish e la stessa cosa si faceva con lui. Sembrava quasi volessero far finta che tra loro non ci fosse nulla.
 
Ghish sapeva bene il perché. Erano tutti molto contrariati in merito alla loro storia. Pai non si risparmiava mai di lanciare occhiatacce al fratello, e Ryan non faceva altro che stargli quanto più lontano possibile
Quando, una volta, il biondino azzardò una critica visibilmente negativa sul loro rapporto a Noel, quella non si risparmiò nell’irritarsi e intimargli “gentilmente” e "educatamente" di pensare agli affari suoi.
Da allora, nessuno di loro commentava, in quanto i commenti non sarebbero stati a loro favore, e sapendo che Noel non si sarebbe risparmiata a mandarli tutti a quel paese, avevano deciso di evitare.
 
 
Quando erano da soli non facevano nulla di spinto o di eccessivo: si limitavano a coccole, baci e soprattutto a scherzare teneramente tra loro come due bambini, e nessuno dei due – per quanto assurdo potesse essere – cercava di più.
O meglio, diciamo che Ghish aveva intuito che Noel non se la sentisse di andare oltre, e non ritenendo vitale arrivare a quel punto si godeva il solo piacere di stare tutto quel tempo assieme alla ragazza che amava.
 
Nessuno, pur vedendolo con i suoi stessi occhi, ci avrebbe mai creduto.
 
 
Ormai era arrivata la fine di Aprile, e con esso anche il periodo preferito dagli studenti (oltre alle vacanze estive) : quello delle gite extrascolastiche.
 
 Il liceo in cui si trovavano Noel e gli altri era super affollato, pertanto era tradizione che la scuola si dividesse in gruppi, destinati a viaggiare in periodi e luoghi differenti in base ad un sorteggio. Ovviamente, i turni si sarebbero scambiati l’anno dopo (Es. Gruppo A va dove era andato il Gruppo B l’anno prima e viceversa ) .
Noel e Ghish non erano della stessa sezione, pertanto i magnifici 5 erano molto in ansia, sperando in un gruppo contenente entrambe le sezioni.
 
Quel giorno, i 5 amici si avviarono alla bacheca della scuola, sperando in buone notizie.
 
 
<< Ti prego, fa’ che siamo tutti insieme! Che gita sarebbe se non fossimo uniti come al solito? >>
<< In questo momento, Nick, sembri quasi la ragazza di Ghish. >>
<< Oh, per carità! Non aspettatevi smancerie dalla mia bella fidanzata! Piuttosto si farebbe tagliare la lingua! >>
<< Perché non te le meriti le smancerie. Ora fa’ il bravo, piantala e va’ a dare una sbirciatina ai gruppi scelti. >>
<< Agli ordini, tesoro. >>
 
Ghish si avvicinò di più alla bacheca, poi si voltò con fare amareggiato.
<< Congratulazioni, scricciolo; te ne vai in Grecia. >>
Noel inarcò un sopracciglio << Come sarebbe “me ne vado”? E tu? >>
<< Dritto a Barcellona. >>
 
Noel non commentò, mentre gli altri espressero senza tentennamenti tutto il loro disappunto.
<< Oh, andiamo! Non è la stessa cosa così! E poi non è giusto, ti becchi la gita migliore! Immagini quante belle ragazze ci saranno lì? >>  << Dici sul serio? >> chiese Ghish, mostrando interesse.
 << James chiudi il becco! >> disse poi Karen, interrompendoli.
 
Ghish si voltò verso Noel << Tu non dici niente? >> << Tanti auguri. >> << Come sarebbe? >> << A te e alle tue belle spagnole. Eri talmente interessato che le orecchie ti si sono allungate a tal punto da tornarti come quando eri alieno, pur di sentire meglio. Chissà, magari ti fanno anche sostituire qualche torero, così può essere che ci rimani, in Spagna. >> << Mi stai augurando di restarci secco? >> << Noooo! Scherzi?! Ti sto augurando una vita luuuunga e felice! >> << Sei incredibilmente sadica, Noel! >> << Se lo fossi mi divertirei ad ucciderti con le mie mani invece di lasciare il divertimento al toro! >> << Quindi è vero che mi auguri di restarci secco! >> << Lo vedi? A pensare alle spagnole ti si è rimpicciolito il cervello! >> << Taci! >> << Taci tu! >>
 
Noel si zittì e incrociò le braccia, voltandosi.
Quando poi Ghish, affacciandosi, si accorse del suo broncio stile bambina delle elementari, si sciolse. Era il suo punto debole, quel broncio. Era davvero adorabile.
 
Perciò, le si avvicinò prendendole le spalle da dietro e spingendola verso il terrazzo della scuola.
<< Ma che fai adesso?! >>
<< Perdonate, ragazzi, vado a consolare la mia donzella! >>
<< Consolare?! Ti sembro triste?! Sei cieco, oltre che idiota e rimbambito?! Lasciami! Mi hai sentita?! Smettila subito!!! >>
Inutile, ignorava completamente le sue ramanzine. Gli altri tre non potevano far altro che guardarli mentre si allontanavano.
 
Quando arrivarono al terrazzino, Ghish aveva tra le orecchie ancora le lamentele petulanti della fidanzata.
Chiuse la porta dietro di sé, poi fece voltare Noel e si fiondò letteralmente sulle sue labbra, baciandola in un misto di passione e tenerezza allo stesso tempo. Assurdo come potessero coesistere, ma tra loro due tutto ciò che di solito non era compatibile lo diventava.
 
<< Sta’ fermo Ghish! >> << Zitta… >> << Stanno per incominciare le lezioni! Arriveremo in ritardo! >> << Shhh… >> << Ghish! >> << Ma cavolo! Non riesci a star zitta nemmeno mentre ti bacio? Rovini sempre tutto! Sei irritante! >>
 
 Noel, a quel punto, prese una ciocca dei capelli di Ghish e la strattonò con forza.
<< Ahi! Se proprio volevo togliermi quel ciuffo andavo dal parrucchiere! >> << Così impari a dire che sono irritante! Ora andiamo! >> fece lei, aprendo la porta.
<< E il nostro… “discorso”? Quando lo riprendiamo? >>
Noel sbuffò, rassegnata. << Dopo. >> << Bene, e ricordati di averlo detto! >> << Cosa? >> << Noel! >>
La ragazza rise, poi si avviò giù per le scale, seguita da Ghish.
 
 
 
Un mese dopo, Noel e gli altri tre erano intenti a preparare i bagagli. Ghish era con loro per compagnia.
Noel era particolarmente entusiasta.
 
<< Non ti credevo tanto contenta di starmi lontano per una settimana! >> borbottò lui. Noel gli lanciò un cuscino << Piantala! Ti rendi conto che vado in Grecia? La patria degli dei! Sono sicura che è stato il fato ad aiutarmi! Avrò sicuramente notizie sulla mezza dea! Che ne so, magari gli dei mi appariranno in sogno e avrò una rivelazione improvvisa! >>
 
Ghish sbiancò. Proprio non ci aveva pensato a questo dettaglio.
E se in qualche modo Noel avesse scoperto la verità? Se l’avessero attaccata proprio mentre era lì, da sola?
 
<< Ghish, che ti prende? >> disse Noel, avvicinandosi.
<< Niente, niente. Ti ricordi quando mi hai promesso di non trasformarti? >>
<< Non te l’ho promesso, semplicemente tu mi hai chiesto di non farlo. >>
<< Fa lo stesso. Promettimi che se dovessi avvertire qualcosa di strano mi chiamerai. In quel caso mi teletrasporterò in un attimo e tu non azzardarti a combattere, ti ho già spiegato che non puoi. >>
Sembrava un padre che fa le raccomandazioni alla figlia.
<< Se ti fa stare tranquillo… ok, lo prometto. >> << Bene. >>
 
<< Ma come sono tenerelli! Mettetevi anche a piangere perché vi mancherete tanto! Vado a prendere i fazzoletti! Andiamo, Ghish! Come sei melodrammatico! Noel sta andando a divertirsi, mica va in guerra! >> esclamò Nick, prendendo in giro l’amico.
La conversazione si interruppe, lasciando il posto ai soliti battibecchi.
 
Quando Karen, Nick e James furono nel mondo dei sogni, Ghish e Noel si sedettero l’uno accanto all’altra sul pavimento, cercando di parlare quanto più a bassa voce possibile.
<< Sei sicura che non vuoi che venga a trovarti? Lo sai che non ci metto niente a teletrasportarmi da te. >>
<< Ne abbiamo già parlato, Ghish. Per quanto noi non siamo normali, vorrei che in queste occasioni cercassimo di esserlo, almeno un pochino. E poi, non credo che una settimana senza vederci ci faccia tanto male. >>
<< In effetti dicono che rafforzi i legami. >> << Giusto. >>
<< Però ti chiamo, questo non puoi impedirmelo. >> << Certo. Ora però andiamo a dormire. >> << Ok. >>
 
La mattina dopo, Karen e gli altri, svegliandosi, li avrebbero trovati ancora seduti per terra, appoggiati l’uno all’altra a dormire.
 
 
Era passato talmente tanto tempo da quando non viaggiava, che a Noel stare sospesa per aria nell’aereo sembrava una cosa totalmente strana.
Non sapeva il perché, ma lo stomaco le dava fastidio. Aveva una strana sensazione.
Mentre chiacchierava con Karen evitando di pensare al brontolio nella pancia, il professor Smith (loro accompagnatore) le fu affianco, giusto per un attimo.
 
<< Allora ragazze, pronte per questa vacanza? >>
<< Certo, prof! Mi dica, quali saranno le tappe principali? >>
<< Oh, per prima cosa esploreremo gli antichi templi greci, in modo da entrare in contatto con la cultura classica. E ti assicuro, signorina Mustang, che sarà molto emozionante. Dicono che si sentano delle voci, quando si entra nei templi. Alcuni pensano che siano gli spiriti delle divinità che cercano di comunicare con noi. Sono certo che sarà un’esperienza che non scorderai. Ora vi lascio riposare, a dopo. >> e, detto questo, il professore si allontanò.
 
<< Gli dei ci parlano… Perfetto! Non avrei potuto chiedere altro! Sono sicura che mi daranno delle indicazioni! >>
<< Oh, andiamo Noel! Almeno quando siamo in vacanza potresti evitare di pensare a queste cose? E poi scusa, ma credi davvero che quelle stupidaggini siano vere? Non siamo mica nel film “Ghost”, eh! Certe cose accadono solo dietro lo schermo della tv! Ora piantala e dormi, altrimenti ti soffoco con questi scomodissimi cuscini! >> borbottò Karen, per poi voltarsi verso il finestrino e chiudere gli occhi.
 
<< Antipatica. >> borbottò Noel. Poi cercò di imitare l’amica, chiudendo gli occhi per prendere sonno e riuscendo nell’intento.
 
 
La resa dei conti è vicina.
 
E’ giunta l’ora, il destino ha deciso.
 
Fa’ presto, e adempi al tuo dovere.
 
Rompi il sigillo, e tutto sarà risolto.
 
Rompi il sigillo, e non ci saranno più sofferenze.
 
Rompi il sigillo, Noel. Rompi il sigillo.
 
 
 
 
 
 
 
Ciao a tutti!
Questo qui è un capitolo… diciamo “di passaggio”, perché il prossimo sarà molto importante!
Spero che vi sia piaciuto, e mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate!!!
Grazie a chi segue la storia e grazie in anticipo a chi lascerà un commento!
A presto!

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Capitolo 21
*** Capitolo 20. ***


CAPITOLO 20.
 
<< Pronto? >>
<< Finalmente! Sono ore che ti cerco! Potresti degnarti di rispondere al cellulare quando ti chiamo? >>
<< Ti ho risposto adesso. >>
<< Dovevi farlo già da parecchio tempo! >>
<< Sai che ore sono? >>
<< Le otto di sera! >>
<< Forse da te, genio! Qui il fuso orario è diverso! Qui sono le due di notte, e la gente dorme! >>
<< Ah… >> << Già! >> << Potevi avvisarmi! >> << Potevi informarti! >> << Sei insopportabile! >> << Non è colpa mia se non ti preoccupi abbastanza di cose che sono un tuo problema! >> << Come sarebbe? >> << Sei stato tu a dirmi di volermi chiamare, non io! >> << Che c’entra? Anche tu vuoi sentirmi, in teoria! >> << Ma l’idea è partita da te! >> << Taci! >> << Taci tu! >>
Un sospiro, poi la calma. << Mi manchi. >>
Noel arrossì violentemente ascoltando quelle parole. Sorrise, sbadigliando per il sonno. << Mi manchi anche tu. >>
<< Visto che ci manchiamo, posso venire a dormire da te? Non mi vedrà nessuno e in un solo lettino ci entreremo benissimo, mi faccio piccolo piccolo e… >> << No! >> << Uffa… >>
 
 
 
<< Ragazze, sveglia! Siamo in ritardo sulla tabella di marcia! Dobbiamo visitare Atene oggi! >>
Dalla porta, un fastidioso ticchettio e una voce stridula svegliò Karen, Noel e la loro compagna di classe coinquilina, che si alzarono dai letti della loro stanza molto controvoglia. Era molto complicato abituarsi al fuso orario della Grecia, i loro orari erano completamente sballati.
 
Non appena si ritrovarono tutti fuori all’hotel, salirono sugli autobus e si avviarono, dritti verso il lato affascinante e antico di quel meraviglioso luogo.
 
Una volta scesi dal pullman, la classe di Noel raggiunse il professor Smith per indicazioni.
<< Dove dobbiamo andare adesso, prof? >>
<< Mmm…vediamo... per prima cosa andiamo nel tempio di Zeus Olimpio, poi ci dirigeremo verso il Partenone. >>
<< Evvai! Sono sicura che se è vero che gli dei parlano Zeus mi dirà certamente qualcosa! >> bisbigliò Noel rivolgendosi a Karen. << Mi. Hai. Rotto. Le. Scatole. Basta con questa storia, Noel, chiaro?! >> << Ok… >>
 
Camminarono molto a piedi, fino ad arrivare di fronte ad un immensa struttura, o meglio, a ciò che ne rimaneva, ovviamente.
<< Si dice che il tempio di Zeus Olimpio sia stato il più grande tempio della Grecia. >> << Mi pare ovvio, Nick! Zeus era Zeus, il “grande capo” degli dei! >> << Lo so, lo so! Piantatela di trattarmi come un ignorante! >> << Silenzio! Siamo in una struttura sacra, dopotutto. Rovinate tutta l’atmosfera! >> << Sei una guastafeste, Noel! >>
 
<< Miso – theá. >>
 
<< Avete sentito anche voi? >> << Che cosa? >> << Una voce. >> << Sei diventata paranoica adesso? >>
 
<< Miso – theá. >>
 
<< Di nuovo! Non me la sono sognata! >> << E cosa dice, sentiamo! >> << Che ne so, chiama una certa Misotea o qualcosa del genere. Oddio, e se mi stessero dicendo il nome della ragazza che cerco? >> << Noel, un’altra di queste assurdità e ti porto dritta al pronto soccorso! Potresti finire con la camicia di forza chiusa in un manicomio! >>
Noel sbuffò, sentendosi ignorata. Non l’aveva sognata, quella voce, ne era sicura.
 
<< Miso – theá. >>
 
<< Ancora! Possibile che tu non la senta? >> << Smettila Noel! >>
Questa volta Karen urlò, facendosi sentire anche dal professore.
<< Va tutto bene, ragazzi? >> << Certo, professore! Solo che credo che Noel abbia la febbre! Praticamente ha le allucinazioni! >> << Sta’ zitta Karen! >>
 
Il professore si avvicinò alla ragazza, poggiandole la mano sulla fronte. Poi sorrise, per rassicurarle.
<< Noel sta benissimo, Karen, sta’ tranquilla. >> Poi si rivolse a Noel << Non preoccuparti, sarà un po’ di suggestione dopo quello che vi ho detto sull’aereo. >> << Certo… >> << Molto bene. Scattate tutte le foto che volete, poi ci dirigiamo al Partenone, d’accordo? Riposate, bisognerà camminare ancora un po’! >> << Va bene! >> Esclamò la classe.
 
Noel, nel frattempo, era passata in “modalità broncio” nei confronti dell’amica.
<< Adesso perché mi tieni il muso? >> << Perché non solo non mi credi, ma mi fai anche prendere in giro! Mi hai fatto sentire ridicola! >> << Noel ha ragione, Karen. Però anche tu, non arrabbiarti per così poco. Godiamoci queste vacanze, ok? >> << Sì, James. >> Risposero le ragazze all’unisono.
 
 
Durante il tragitto, ne approfittarono per sedersi e fare uno spuntino.
 
Il Partenone era affascinante almeno quanto il tempio di Zeus.
Come prima, il professore permise a tutti di rilassarsi un po’.
<< A questo punto, ragazzi, possiamo anche dividerci. E’ una buona occasione per fare un bel giro. Ci incontriamo al punto dove ci siamo fermati poco fa per mangiare il panino, ok? >> << Ok, prof! >>
 
Un classico. Ben pochi erano interessati a quelle rovine. Si diressero quasi tutti verso la zona con i souvenir, tant’è che alla fine solo Noel e gli altri tre rimasero al tempio.
 
 
<< Miso – theà. >>
 
 
Noel sgranò gli occhi.
<< Ok, devo essere impazzita. >> << Che c’è? >> << Continuo a sentire quella voce! Cioè, adesso è diversa, sembra più… femminile. Sono impazzita, sono impazzita! >> << Andiamo, hai sentito il professore! E’ tutta suggestione! >>
 
All’improvviso, nella mente di Nick, Karen e James si insinuò un comando, come se il loro cervello avesse preso una decisione per conto di altri.
Lasciatela sola.
 
I tre si guardarono, tutti con la stessa idea.
<< Ehm… Noel, >> fece Nick, titubante, << noi raggiungiamo un attimo gli altri; chissà che non ci sia qualcosa di interessante da comprare. >>
Noel si voltò verso di loro, un po’ dispiaciuta. << Ah… ok. Io vi raggiungo dopo. >> << Fa’ con calma, non preoccuparti per noi! >> dissero, e si  allontanarono.
 
La ragazza, ormai rimasta sola, cominciò a girare in tondo in quello che restava di quel meraviglioso templio.
<<Miso – theà. >>
A quell’ennesimo richiamo, Noel scattò << Oh, insomma! La piantate con questo vocio? Non conosco nessuna Misotea, come la chiamate voi, né tantomeno è il mio nome! >>
 
<< Rifletti, Miso – theà. >>
 
“Ce l’hanno davvero con me…” si disse Noel, incuriosita ma stranamente non spaventata. No, inspiegabilmente lì si sentiva a suo agio.
 
<< Chi è che parla? >>
 
<< Dovrebbe essere facile capirlo, Miso – Theà. Sei nel mio tempio. >>
 
Noel sgranò gli occhi << A… Athena?! >>
 
<< Esatto, Miso – theà. Sono lo spirito della dea della saggezza, che vaga ancora per ciò che resta di queste colonne. >>
 
<< C… cosa vuoi da me? >>
 
 << E’ tempo che tu apra gli occhi. >>
 
<< Cosa? Ho capito, tu…lei…voi… insomma, vuoi dirmi il nome della mezza dea, non è vero? >>
 
La voce emise una risata. << Miso – theà, tu sei una vittima inconsapevole. Attorno a te è costruito un enorme inganno, ed è giunto il momento che il mistero venga svelato. >>
 
<< In che senso? >>
 
<< Tu hai già la risposta dentro di te, Miso – theà. Anche se ancora non te ne rendi conto. Hai abbastanza saggezza nel tuo cuore per comprendere la verità da sola. >>
 
<< La smetti di chiamarmi Misotea o come cavolo si dice? Io mi chiamo Noel! >>
 
<< Trova la verità, Miso – theà, salvaci e svela il mistero. >>
 
<< Salvarvi?! Ma come faccio? Che vuol dire tutto questo?! >>
 
 
Ma il vocio era cessato. Nessuno rispondeva più alle sue domande, né la chiamava con quello strano nomignolo.
Noel era visibilmente turbata.
Si allontanò, continuando a guardarsi intorno, circospetta. Poi, una volta uscita dal tempio, raggiunse quasi di corsa i suoi amici.
 
 
Non riusciva a fare a meno di pensare a quella conversazione. Che l’avesse solo sognata? No, non era possibile, era troppo reale per averla semplicemente sognata.
 
Quando, tra un negozio e l’altro, entrarono in un piccolo locale pieno di souvenir, Noel intravide un dizionario tascabile per turisti.
 
Senza indugio, lo comprò.
 
Non staccò gli occhi di dosso da quel manuale per tutto il tragitto, finchè, arrivate in camera, non trovò finalmente ciò che cercava, rimanendone sconvolta e terribilmente confusa.
 
 
μισο-θεά  
 
Pronuncia: Miso – thèa
 
Traduzione: Mezza dea.
 
 
 
 
 
Ciao a tutti!
Allora? Che ve ne pare di questa svolta? Cosa farà adesso Noel? Come troverà le risposte a tutti i dubbi che le si sono creati?
Lascio a voi l’immaginazione, almeno fino al prossimo capitolo!
Grazie a tutti per le recensioni e fatemi sempre sapere che ne pensate! Grazie a tutti per le recensioni e fatemi sempre sapere che ne pensate!

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Capitolo 22
*** Capitolo 21. ***


CAPITOLO 21.
 

Da quella gita al Partenone, Noel da quasi due giorni non era più uscita dalla camera d’albergo, fingendosi malata.
 
Se ne stava sul letto, seduta e abbracciando le proprie gambe immersa completamente nei suoi pensieri.
Il motivo era chiaro. Pur avendo scoperto il significato delle sue parole, Noel non credeva affatto possibile ciò che Athena le aveva detto.
Insomma, lei era una ragazza normale – più o meno – e aveva una famiglia normale – più o meno -, inoltre i suoi fratelli non le avevano mai accennato nulla!
 
Lei era una mew mew, erano ormai otto mesi che conosceva tutti loro; persino Kyle, riprendendo degli studi, le aveva confermato di far parte della loro squadra.
 
E adesso, il solo dubbio di essere la mezza dea le faceva crollare ogni singola sicurezza nella sua vita.
 
Sicuramente nessuno dei suoi amici, della sua famiglia, ne sapeva nulla, altrimenti perché riempirla di tante bugie?
Magari, Damon, Blaine e Jesse erano davvero suoi fratelli ma la loro madre era andata via prima che potessero capire chi fosse in realtà… Oppure, semplicemente lei era loro parente ma non esattamente una loro sorella, quindi magari era stata adottata e nessuno conosceva la verità.
 
Non poteva considerare altre ipotesi; avrebbe messo la mano sul fuoco su Damon, su Strawberry, su Karen, su Ghish…
 
Ma allora, se davvero fosse stata la mezza dea, come avrebbero reagito tutti? Cosa le sarebbe successo? Che ne sarebbe stato del legame affettivo che aveva costruito con tanta cura? Tutti i legami creatisi sarebbero diventati di convenienza, ossessivi per proteggerla, non naturali…
E lei? Lei che fine avrebbe fatto? Come avrebbe fatto a vivere come una persona normale d’ora in avanti?
 
E Blaine… per la miseria, come avrebbe fatto a riportarlo in vita, se ella stessa non sapeva cosa  e come fare?
 
Era pensando a tutte queste cose che, ormai il suo umore era totalmente cambiato, e Karen era davvero preoccupata.
La cosa che più la faceva stare in pena per Noel era il fatto che, da quel giorno, tenesse il cellulare sempre spento.
Chissà quante volte Ghish l’aveva cercata…
 
 
Mentre Noel continuava a farsi domande su domande in camera da sola, Karen e gli altri erano in giro a vedere altre attrazioni turistiche.
Quando, all’improvviso, il cellulare di Karen squillò. Era Ghish.
 
Karen deglutì rumorosamente: che accidenti gli avrebbe detto? Sicuramente era furioso…
 
<< P..pronto? >>
<<Dov’è. >>
Cavolo, questo secondo me è armato.” .  << Ehm… Ghish, ciao! >>
<< Ti ho chiesto dov’è e vorrei saperlo, di grazia. Non so se l’hai notato, sono quasi due giorni che non risponde al cellulare! Ho pensato fosse meglio darle spazio, magari aveva il cellulare spento perché voleva rilassarsi e mi avrebbe chiamato in un altro momento, ma due giorni sono un tantino troppi! Si può sapere che è successo? >>
 
Karen sbuffò, rassegnata. << Senti, Noel non è con me in questo momento, ma è strana. Sono preoccupata anche io. Non esce più, se ne sta sempre chiusa in camera… Ci ha detto di avere un po’ di influenza, e anche il professore ha visto che aveva qualche linea di febbre, ma io non ci credo neanche un po’. >>
 
Dall’altro lato per un attimo ci fu silenzio. Un silenzio carico d’ansia. << Ora dov’è? >>
<< In camera. >> << E’ da sola? >> << Sì, è rimasta solo lei, noi siamo in giro… >> << Bene. >> << Ghish? Ehi! >>
Niente. Aveva attaccato.
 
 
 
Noel, come negli ultimi due giorni, se ne stava seduta sul letto a rimuginare sulla situazione.
Gli occhi le bruciavano, ma si rifiutava di mettersi a piangere per una cosa neppure sicura al 100%.
 
Si era messa a dondolare avanti e indietro ad occhi chiusi, in cerca di chissà quale rivelazione.
 
<< Si può sapere che cos’hai?! >>
<< Oddio! >>
Noel, spaventata dalla voce improvvisa, urlò e cadde goffamente all’indietro.
 
<< Che botta…. Ghish? Ma… che ci fai qui? >> chiese poi, perplessa.
La risposta di lui fu talmente piena di angoscia che fece indietreggiare la ragazza.
<< COSA CI FACCIO QUI?! SONO DUE MALEDETTI GIORNI CHE TIENI IL CELLULARE SPENTO! MI HAI FATTO PREOCCUPARE A MORTE! >>
<< Ah… >> << “Ah”? E’ tutto quello che sai dire?! Mi spieghi che accidenti ti è successo?! >>
 
Noel si ricompose, alzandosi con calma. << Niente, non è successo niente. >>
<< Niente balle, Noel. >>
La ragazza sbuffò, poi si sedette sul letto come poco prima, seguita da Ghish.
Stettero un po’ in silenzio, poi lei prese una decisione.
Non gli avrebbe detto ciò che sospettava, lo avrebbe fatto preoccupare inutilmente. Gli avrebbe parlato della faccenda solo quando ne fosse stata sicura.
<< E’… che questo posto non mi piace. Tutta questa roba sulle divinità greche…mi mette ansia. Mi ha fatto ricordare che non ho fatto nessun passo avanti, soprattutto per riportare indietro Blaine. Andare in mezzo a quei templi e cose simili non mi fa stare bene. >>
 
Ghish inarcò un sopracciglio. << Tutto qui? >> << Tutto qui. >>
Il ragazzo emise un sospiro di sollievo. << Cavolo, ed io che pensavo a chissà quale vicenda spiacevole. Mi hai fatto prendere un colpo. >> << Mi dispiace. >>
 
Lo sguardo di Ghish si intenerì. Si avvicinò a Noel e la strinse forte a sé, cullandola e accarezzandole delicatamente i capelli.
Stettero in quel modo per molto tempo, forse per delle ore. Incredibile quanto mancassero l’una all’altro.
 
<< Ghish? >>
<< Mmhh? >>
<< Dovresti andare via. Tra poco verranno le mie compagne di stanza. >>
<< Potremmo chiudere la porta a chiave. >>
<< Smettila di fare il cretino. >>
Ghish ridacchiò. << Se solo scoprissi cos’è che non mi fa entrare in casa tua, mi fionderei volentieri da te proprio come ho fatto oggi. >>
<< A che pro? L’unico momento in cui non ci vediamo è di notte. >>
<< Appunto. Potrebbe essere il periodo più interessan… >>
 
Ghish non potette continuare a parlare perché gli arrivò un cuscino in pieno viso. << Ma pensi sempre a quello?! Sei un pervertito! >> disse Noel, rossa in volto.
 
<< Ma lo vedi che pensi sempre male?! Non intendevo quello, cioè, magari anche quello ma non solo… TI spiacerebbe mettere giù la lampada del comodino? Sei inquietante. >>
Noel lo accontentò, tenendosi però pronta a riprenderlo.
<< Ecco, brava. Comunque, a me basterebbe abbracciarti come ho fatto oggi. Non mi sembra un pensiero tanto osé, o mi sbaglio? >>
La ragazza inarcò un sopracciglio, in un misto tra perplessità e sospetto. << Dici sul serio? >> << Certo. Lo giuro. >>
Noel lo fissò per un po’, poi scoppiò a ridere.
<< E adesso che hai da ridere?! Lo vedi che rovini sempre tutto?!?! >>
Mentre scherzavano, si sentirono dei passi.
<< Ecco, lo sapevo, stanno tornando! >> disse Noel, abbassando la voce.
Ghish si alzò. << Bene, allora io vado. >> << Aspetta! >>
Noel lo tirò di nuovo versò di sé, e gli cinse il collo con le braccia, baciandolo. Ghish la strinse forte, quasi volesse stritolarla. Quel contatto fu tanto breve quanto infuocato, come per caricare in quei pochi attimi tutto il tempo perso in quei giorni di lontananza.
Nel momento preciso in cui la porta veniva aperta, Ghish svanì nel nulla.
 
Quando Karen rientrò in camera, l’umore di Noel era leggermente ma visibilmente cambiato, e per lei non fu difficile indovinare il perché.
 
 
 
Giorno dopo giorno, arrivò il momento del ritorno a casa.
Noel sentiva che da quel momento le cose non sarebbero andate poi così bene.
Presi tutti i bagagli, si avviarono all’aeroporto.
 
 
All’improvviso, Noel venne raggiunta alle spalle dal prof. Smith.
<< Tutto bene, Noel? Passata l’influenza? >> << Sì, professore, sto molto meglio. Grazie. >>
Il professore le si avvicinò un po’ di più. << Allora, cosa ti hanno detto gli dei? >>
Noel sgranò gli occhi << Ma… ma lei come fa a…? >> << Non è questo il momento per parlarne. Tuttavia, quando saremo in Giappone, con calma, credo sia arrivato il momento di fare due chiacchiere. >>
Noel deglutì, quasi spaventata. << R… riguardo cosa? >>
Il professore sorrise, ma quel ghigno era tutt’altro che normale. << Andiamo, lo sai anche tu. Riguardo le domande che ti stanno consumando, Noel. Riguardo il legame che c’è tra te e la mezza dea. >>
La ragazza indietreggiò. No, quel professore non era affatto normale.  
<< Legame? Cos’è che ci lega? >> << Non fingere di non averlo già capito. Athena non è stata già abbastanza chiara? Sei tu la mezza dea. >>
 
Noel era completamente terrorizzata. Fece ulteriori passi indietro, continuando a fissarlo.
<< Non osi avvicinarsi. Stia lontano da me! >> gli intimò, per poi raggiungere in fretta i suoi amici.
 
Un altro uomo con abiti scuri e dall’aria circospetta affiancò il professore.
<< Allora? >>
Il signor Smith ghignò. << E’ fatta. >>
 
E aveva ragione. La bomba era stata disinnescata.
 
 



Quando tornò a casa, tutta la squadra attendeva Noel con ansia. Sembravano tutti molto felici di vederla.
Noel si finse spensierata, abbracciando tutti con gioia.
Ma dentro… dentro era distrutta.
Ormai era abbastanza chiaro che fosse la mezza dea. Era inutile continuare a mentire a sé stessa.
Ma come avrebbe fatto a dirlo a tutti loro?
 
Ad ogni modo, quello non era affatto il momento più adatto, pertanto cercò di comportarsi normalmente.
 
 
Era impossibile, però, stare bene quando stava da sola, perché doveva fare i conti con sé stessa e con ciò che sapeva.
 
Proprio non ce la faceva a restare da sola.
Prese il cellulare, e avviò una telefonata.
 
<< Tutto ok? Strano che sia tu a chiamarmi. >>
<< Puoi… puoi venire qui? >>
<< Come? >>
<< Non fingere di non avermi sentito! >>
Ghish ridacchiò. << Sono già qui fuori. >> disse. Poi attaccò.
 
Noel andò ad aprire la porta-finestra, trovando Ghish ad aspettarla sul balcone.
Lui la guardava, preoccupato. << Non hai una bella cera. Qual è il problema? Stai bene? >>
Lei non rispose. Si avvicinò a lui e lo strinse in un tenero abbraccio. Il ragazzo ricambiò il gesto, ma si accorse anche che lei sembrava trattenere le lacrime.
Cominciò a carezzarle la nuca. << Ehi… che cos’hai? >> le chiese, preoccupato.
Noel gli rispose senza staccarsi. << Niente. Però, per favore, ti spiacerebbe farmi compagnia, come l’altro giorno? >>
Era visibilmente distrutta. Ghish non se la sentì di stuzzicarla.
Le diede un bacio sulla fronte, sussurrando << Certo. >> e la sollevò leggermente da terra, fino ad entrare in camera sua.
La strinse forte a sé, continuando ad accarezzarla, e così si addormentarono.
 
 
La mattina dopo, Ghish si teletrasportò in fretta e in furia a casa sua per cambiarsi. Poi, tornò fuori casa di Noel, aspettandola come niente fosse vicino al cancello.
 
Lei uscì poco dopo, sorridendogli. << Buongiorno. >>
Ghish ricambiò il sorriso e si avvicinò a lei, dandole un bacio leggero. << Buongiorno a te. >>
Si incamminarono, mano nella mano, diretti a scuola.
 
Ma non ci arrivarono.
All’incirca a metà strada, due figure si pararono dinanzi a loro.
 
Uno dei due Noel lo conosceva: era il professor Smith, con un aspetto leggermente diverso. Insomma… meno umano.
L’altro aveva un cappuccio, ma il volto era scoperto.
<< Le avevo detto di starmi lontano! >> disse Noel, stringendo istintivamente più forte la mano di Ghish.
Il professore ghignò. << Ciao, Noel. Come ti avevo promesso, è giunto il momento di fare due chiacchiere. Ah, questo qui è un mio amico. Si chiama Klejah, era molto ansioso di conoscerti. >>
 
Ghish non aveva per niente una bella espressione sul volto. Noel se ne accorse, ma cercava di non spostare lo sguardo da quei due.
 
L’uomo incappucciato avanzò di pochi passi e si scoprì la testa, lasciandosi riconoscere.
 
 << Piacere di conoscerti, incantevole fanciulla. E salve a te, mio giovane amico e soldato. Contento di vedermi? >>
 
<< Merda. >> disse Ghish, a denti stretti, facendo stavolta voltare Noel verso di lui, con aria interrogativa.
 
 
E aveva ragione a dirlo. Erano tutti nei guai.
 
 
 
 
 
 
Ciao a tutti!
Lo so, praticamente ho fatto un aggiornamento record, ma non resistevo a lasciare tutto in sospeso!
Cioè, anche ora le cose sono rimaste leggermente in sospeso, ma almeno si è arrivati al punto cruciale…
Stanno per succederne delle belle, e tante certezze stanno per crollare per la povera Noel…
Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate!
A presto!

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Capitolo 23
*** Capitolo 22. ***


CAPITOLO 22.
 


<< Ghish, perché te ne stai zitto? Lo conosci? >>
<< Certo che mi conosce, mia cara! Sai, quando tempo fa era un alieno, il tuo amico era alle mie dipendenze! >> disse Klejah, poi si rivolse a Ghish << Ti ricordavo più chiacchierone, amico mio! Mi sembra di rivivere una scena di tanti mesi fa, con la differenza che Pai era al tuo posto mentre tu… tu recitavi la parte di questa innocente fanciulla! >>
<< La vuoi smettere con questi discorsetti criptici?! >>
 
Ghish non fiatava. Alle loro spalle arrivò anche la squadra delle Mew Mew al completo.
 
<< Oh, tu guarda! E’ arrivata la squadra arcobaleno! >> esclamò l’uomo conosciuto come il professor Smith.
<< Cosa volete da noi? Perché siete qui? >> chiese Mewberry, con tono deciso.
 
<< Non lo sapete? Maddai! Noi due siamo qui per la nostra adorata mezza dea, vero Noel? >>
 
La squadra rimase impietrita. Strawberry sussurrò flebilmente, tanto era lo shock. << Noel… >>
Noel si voltò verso di loro, con fare quasi mortificato, rivolgendosi anche a Ghish. << Ve lo giuro, avevo intenzione di dirvelo, non volevo tenervelo nascosto! L’ho scoperto durante la gita per puro caso, e appena fossi stata pronta vi avrei raccontato tutto! Mi dispiace… >>
 
Ma Klejah interruppe le giustificazioni di Noel con una malefica risata, facendo voltare Noel verso di lui, irritata. << E tu che hai da ridere, buffone?! >>
 
Klejah si ricompose, guardò il compagno che sembrò dargli il consenso di parlare, e fece un passo in avanti.
<< Rido, mia cara, perché ti stai scusando. E sei l’unica che non dovrebbe farlo. >>
 
Noel inarcò un sopracciglio. << E perché non dovrei? >> << Perché sei tu quella che è stata ingannata, quella a cui sono state raccontate tante bugie. Quella che è vissuta in mezzo alle menzogne. >>
 
Lo sguardo della ragazza si accigliò, confuso, << Di che diavolo stai parlando? >> e spostò lo sguardo verso Ghish, come per cercare sostegno. Ma Ghish guardava verso di lei e verso Klejah a momenti alterni, con uno sguardo indecifrabilmente angosciato.
 
<< Proprio non te ne accorgi, Noel? >> fece l’ex-professore, << Sei circondata da bugiardi. >>
<< C… cosa? >> << Tutti coloro che ti proteggono, tutti quelli che ti hanno accolto come una di loro, non hanno fatto altro che mentirti. Lo sanno tutti chi sei, lo sapevano sin dal principio, e te lo hanno tenuto nascosto. Perfino i tuoi fratelli sono d’accordo con le fandonie che ti hanno inculcato. Ti osservo da tempo, e forse gli unici che ti sono fedeli sono i tre cagnolini con cui passi sempre il tuo tempo! >>
 
Noel indietreggiò, confusa più che mai e incapace di credere a tutte quelle parole. << Stai mentendo. >>
 
<< Ah davvero? Perché non chiedi ai tuoi cari amichetti, visto che ti fidi tanto di loro? >>
 
La ragazza istintivamente si voltò verso la squadra, con fare supplichevole. Solo Strawberry ricambiò lo sguardo, desolata << Noel, possiamo spiegarti… >>
 
A quelle parole, il suo sguardo passò a Ghish, che stava fermo accanto a lei, guardando in basso.
<< Ghish… Ti prego…>> Niente. Nessuna risposta.
Noel cominciò a perdere le staffe. << Maledizione Ghish! Di’ qualcosa! Non startene fermo e zitto senza spiccicare parola! Lo so che è tutta una messa in scena di questi due, mi fido di te, ma devi dire qualcosa! GHISH! >>
Per tutta risposta, Ghish alzò lo sguardo con un mesto sorriso, prese una ciocca dei suoi capelli e glieli spostò dagli occhi. << Mi dispiace, Noel, io… >>
 
Nel profondo, Noel sentì qualcosa andare in frantumi dentro di sé. Si scostò da Ghish, allontanandosi, e dopo un attimo di shock rivolse nuovamente lo sguardo ai due nemici, in uno stato catatonico di calma apparente.
 
<< Andiamo al sodo, cosa volete da me? >>
<< Tecnicamente, tesoro, dovremmo ucciderti… >>
<< Capisco. >>
 
<< Non ascoltarli, Noel! >> urlò Lory, ma la ragazza la ignorò, continuando a parlare con i due.
 
<< E cosa vi fa credere che io mi faccia battere tanto facilmente? >>
Il professore ghignò << Lo so, della tua vita non te ne importa poi tanto. Ma sono sicuro che non sopporteresti che il peso di miliardi di vite ricadano su di te, non è così? Non è forse per questo che vuoi riportare in vita tuo fratello? >>
<< E tu che ne sai? >> << Mia cara, quell’incidente è opera mia. >>
 
Noel sbiancò, terrorizzata al ricordo di quella notte.
Il signor Smith continuò << Sai, solo perché tu lo sappia, il tuo caro Blaine è in mano mia. Non è morto, almeno non ancora. E’ in una sorta di stato di ibernazione, e posso terminare definitivamente la sua vita a mio piacimento. >>
La ragazza sgranò gli occhi << Questa è una bugia bella e buona! Mio fratello è morto! >>
<< Ah sì? E questo qui chi è, allora? >> disse lui, schioccando le dita. Di fronte a Noel apparve una sorta di sfera, al cui interno era ben visibile una stanza molto strana, ghiacciata, con al centro proprio Blaine. L’avrebbe riconosciuto tra mille.
<< L’ho visto morire con i miei occhi. >> << L’ho portato via non appena hai perso i sensi, lasciando con te un sosia creato dal sottoscritto. Era in fin di vita, messo molto peggio di te, ma sono riuscito a far battere il suo cuore. Ho pensato di tenerlo come alternativa, visto che non ero riuscito ad ucciderti. Sappi, Noel, >> continuò lui, << che potrei anche schierartelo contro. Te la sentiresti di affrontarlo e ritrovarti costretta ad ucciderlo o a farti uccidere da lui? >>
 
Noel strinse i denti, in una smorfia che, fosse stata un animale, sarebbe coincisa con un ringhio feroce, nonostante dentro di lei il pensiero di suo fratello ancora in vita le diede un'immensa gioia.
<< Mi dispiace. Non è così facile dissuadermi. >>
 
<< Ah no? Quindi, se magari ti dessi una dimostrazione pratica… >> disse, nel momento esatto in cui, alle sue spalle, tre ragazzi in divisa si avvicinavano.
 
Noel trattenne il respiro, riconoscendo i tre. << No… RAGAZZI ANDATE VIA! >>
 
Ma non servì a nulla. Klejah sollevò Karen, Nick e James per aria, rinchiudendoli in una bolla priva di ossigeno, mentre il professore continuava a rivolgersi a lei << Allora, Noel, cosa preferisci per loro? Una morte lenta e agonizzante o un colpo secco? Ti lascio la scelta. E non saranno gli unici. Moriranno tutti, per mano mia! La vita degli abitanti di questo pianeta non hanno alcun valore per me! >> disse, ghignando.
 
Nel frattempo, le Mew Mew si erano scagliate contro di lui per attaccarlo, ma vennero scaraventate al suolo, rimanendone prigioniere e non riuscendo a muoversi. La stessa sorte era capitata a Ghish, saltato istintivamente contro Klejah nel tentativo di salvare i suoi amici.
 
Di fronte a quello spettacolo, Noel rimase un attimo a fissare tutti, indecisa sul da farsi. Poi, improvvisamente, qualcosa scattò nella sua testa, e sul suo volto apparve un’espressione seria e tranquilla.
<< Quanto vale la mia? >>
 
Klejah si fermò, lasciando cadere Karen, Nick e James. Il professore, invece, avanzò di un passo verso di lei.
<< Come hai detto? >>  << Ti ho chiesto quante vite vale la mia. >>
 
Il signor Smith ghignò. << Tutte quante. >>
 
Ghish ebbe un fremito, e cercò disperatamente di lanciarsi verso Noel << Non farlo Noel! Non dargli ascolto! >> ma, come prima con Lory, lei non gli diede ascolto.
 
<< Credo che possiamo arrivare ad un accordo, allora. >> fece lei. Il signor Smith le fece segno di avvicinarsi e, arrivati ad una distanza ridotta, fu evidente che si misero a parlare, inascoltati tuttavia dai ragazzi a terra.
 
Poco dopo, Noel e l’uomo si strinsero la mano, poi lui si rivolse agli altri. << Molto bene, abbiamo un accordo. Mi serve solo di sapere un’altra cosa, Noel. >> << Sono tutta orecchi. >> << Quand’è che compi 17 anni, cara? >>
La ragazza lo guardò, confusa. << A che pro, se posso? >> << Oh, perché il tutto deve avvenire il giorno del tuo diciassettesimo compleanno. >> << Capisco. E’ tra una settimana, il prossimo mercoledì. >> << Molto bene. >>
 
Gli spettatori osservavano la scena con uno sguardo pieno di terrore.
A che patti era scesa? Era impazzita completamente?
 
<< Spero tu sia fedele alla tua promessa, Noel. Mercoledì prossimo sarò qui, e se non manterrai la tua parola conosci bene quali saranno le conseguenze. >> disse, poi svanì assieme a Klejah.
 
Tutti quanti riuscirono a rialzarsi, sebbene lentamente a causa delle lievi ferite.
Karen, Nick e James corsero verso Noel, con ancora quello sguardo calmo. Fin troppo calmo.
 
<< Noel! Santo cielo! Ma che cosa è successo?! Chi erano?! Perché vogliono ucciderti? Che hai fatto?! >> chiese Karen, terrorizzata.
 
Noel, senza guardarla, le sfiorò il braccio come per tranquillizzarla. << Non ho fatto niente. Solo che a quanto pare sono la mezza dea. >> disse, con nonchalance.
I tre sgranarono gli occhi << COME?!! >>  << Oh, andiamo, mi avete sentita! Ora muoviamoci, o arriveremo tardi a scuola. >> e detto questo cominciò ad avviarsi.
 
I presenti la osservavano sbigottiti. Ghish le si avvicinò, posandole una mano sulla spalla.
<< Noel… >> << Sono in ritardo. >> fece lei, con tono glaciale, spostando con disprezzo la mano di Ghish e continuando a camminare.
Poco dopo, Karen e gli altri due la raggiunsero, camminando assieme a lei e lasciando gli altri indietro.
 
Il gruppo si avvicinò a Ghish, che aveva uno sguardo indecifrabile.
<< E adesso? >> << Adesso niente. Missione fallita. >>
 
 


 
Durante le lezioni, in cui il professore di Scienze appena ritornato annunciava il ritiro del professor Smith, Karen, Nick e James erano tutti seduti intorno a Noel, che ebbe lo sguardo fisso verso la finestra per tutta la giornata.
 
Quando le lezioni finirono e tutti si prepararono ad uscire, Karen le fu accanto assieme agli altri due, cercando di parlarle.
<< Noel, mi vuoi spiegare che significa tutta questa storia? >> << Stai tranquilla, Karen, non c’è nulla da spiegare. Sono la mezza dea, punto. Ora scusatemi ma devo andare a lavoro. >> << Come a lavoro? Non preferisci venire con noi? >> << Vi raggiungo dopo, sono già in ritardo. >> disse, per poi allontanarsi.
 
<< Io la vedo male. >> << Concordo. >> << Questo stato catatonico non durerà in eterno, prima o poi esploderà. >>
 


 
Indescrivibili le facce delle Mew Mew e di tutti gli altri quando videro entrare Noel con nonchalance.
 
<< Scusate il ritardo, vado a cambiarmi e mi metto al lavoro. >> disse quella, senza guardare nessuno negli occhi e dirigendosi ai camerini. Uscì poco dopo, e si mise subito a servire i clienti.
 
Ghish, mentre si spostava da un tavolo all’altro, cercava di parlarle, in qualche modo.
<< Noel, ascoltami… >> << Devo fare in fretta.  Non ho aperto nemmeno un libro, se non mi sbrigo a finire il mio turno non finirò in tempo per studiare. >>
Ghish si irritò di fronte a quel comportamento pieno di menefreghismo. << Che modi sono questi?! E’ così che affronti le cose?! Vuoi farmi impazzire per caso?! Hai intenzione di restare in catalessi in eterno?! Reagisci, maledizione! Mostrami cosa porti dentro! >>
 
Noel si voltò verso di lui, mostrando indifferenza. << Sto lavorando. Smettila di disturbarmi. >> disse, per poi lasciarlo solo.
 

 
 
Quando arrivò l’orario di chiusura, tutti si sedettero per riposare, ciascuno con una buona ed enorme fetta di torta al cioccolato. Stavano tutti in silenzio, preoccupati nel vedere Noel tanto impassibile.
 
Ella sedeva ad un tavolo in disparte, da sola, mangiando la sua fetta di torta come se niente fosse.
 
Ghish, deciso a chiarire la situazione, si avviò al suo tavolo, sedendosi di fronte a lei con la sua porzione di torta, e si mise a mangiare.
 
Noel in un primo momento continuava a consumare il suo pasto senza spostare lo sguardo, mentre Ghish continuava a fissarla di tanto in tanto.
 
Poi, all’improvviso, qualcosa si mosse in Noel.
Alzò lo sguardo verso Ghish, che ricambiò l’occhiata, credendo che gli avrebbe rivolto la parola.
 
Invece, assieme ad una improvvisa smorfia di profondo disprezzo e disgusto, afferrò il piatto con la torta e lo scagliò contro di lui, ricoprendo la sua faccia di panna e cacao.
Ghish rimase immobile nella posizione in cui era, tanto fu lo sbigottimento.
 
Poi Noel, con estrema lentezza, si alzò, prese la borsa e la giacca, e si avviò all’uscita, lasciando tutti in un gelido silenzio.
 
 
Tempo di asciugarsi alla meglio, e Ghish le corse dietro fino a raggiungerla.
 
<< Noel aspetta! >> urlò, sfiorandole la spalla.
 
Lei si voltò verso di lui e spostò con uno schiaffo la sua mano, furiosa e con quello sguardo pieno di disprezzo ancora dipinto sul volto << Volevi che reagissi, no? Che ti mostrassi cosa ho dentro! Ecco cosa provo, SCHIFO! Disgusto verso le Mew Mew, verso mio fratello, verso quelli che credevo miei amici! Disgusto verso di te! Ecco la verità! Mi fai schifo, Ghish! Sei soddisfatto?! >>
 
Il ragazzo tentennò, dispiaciuto << Non puoi farmi questo… Non puoi trattarmi così! Non puoi spezzarmi il cuore in questo modo! >>
 
<< Non sono io a spezzarti il cuore, Ghish. Sei tu che hai spezzato il mio. Ora accettane le conseguenze. >> disse, e quelle parole risuonarono come una coltellata.
 
Mentre si allontanava, Ghish la chiamò ancora una volta << Mi stai lasciando!? Quindi ti rimangi ciò che hai detto! Tutte quelle storie sul fatto che siamo diversi insieme! Fino a ieri erano parole che avevano valore, mi pare! Non conta più niente per te?! >>
 
Noel si voltò, fredda. << A quanto pare non ti è chiaro il punto. C’è un piccolo cambiamento nella tabella di marcia. Ieri eravamo diversi insieme, da oggi sei stronzo da solo. >>
Dette quelle ultime parole, si allontanò definitivamente, lasciando Ghish immobile e distrutto.
 
 

 
Poco dopo, il campanello della casa di Karen suonò.

Quando andò ad aprire, di fronte a sé vide un’immagine che le spezzò il cuore.

Una bambina di 16 anni, distrutta, stanca di giocare a fare l’adulta, con gli occhi gonfi e arrossati, aspettava sull’uscio.

Appena vide Karen, la strinse forte e lasciò che le lacrime trattenute per tanto tempo rigassero copiose il suo viso, scoppiando, per la prima volta, in un pianto straziante.
 
 
 



 
 
Ciao a tutti!
Da questo capitolo in poi le cose per un po’ andranno di male in peggio. E’ solo l’inizio dei guai che stanno arrivando!
Che accordo avrà preso Noel con l’ex-professore? E qual è la sua vera identità?
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Fatemi sapere cosa ne pensate!
A presto e grazie a tutti quelli che stanno seguendo la storia!

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Capitolo 24
*** Capitolo 23. ***


CAPITOLO 23.
 
 
<< Io non capisco, non capisco davvero! Avevamo la mocciosa su un piatto d’argento, potevamo ucciderla facilmente, e invece? Te la fai scappare per un tuo capriccio?! >>
<< Non è un mio capriccio. Ogni mia azione ha un suo perché. >>
<< E quale sarebbe il perché? >>
<< Ti ho già dato la mia parola. Fidati e non fare domande. >>
<< Oh, me ne faccio invece! Ho avuto fin troppa fiducia nei tuoi riguardi! Non mi hai ancora detto neppure chi sei! Che valore può avere la tua parola?! >>
<< BADA A CIO’ CHE DICI, KLEJAH! A simili parole irrispettose sostituisci un saggio silenzio! Sfida ancora una volta la mia ira e ne subirai le amare conseguenze! >>
 
 
 
Erano un paio di giorni ormai che Noel si era letteralmente trasferita a casa di Karen.
Subito dopo la sfuriata con Ghish e lo sfogo a casa dell’amica, era andata a casa sua per fare i bagagli, e l’incontro non era stato per nulla piacevole.
Al solo guardarla, Damon aveva capito che lei ormai sapeva tutto. Aveva cercato di scusarsi, ma Noel non volle sentirlo.
Tentarono addirittura di “usare” la piccola Sophie per dissuaderla dalle sue decisioni, ma la ragazza si era limitata ad abbracciare forte la nipote dicendole che per un po’ non si sarebbero viste…
 
Se ne era andata dicendo a Damon che voleva trascorrere i suoi ultimi giorni con le uniche persone che non l’avevano tradita, e forse si era già pentita di quella frase tanto dura, ma ormai non aveva importanza; le parole non si cancellano.
 
Ogni giorno, Karen, Nick e James tentavano di affrontare in maniera seria ciò che stava accadendo, ma Noel non voleva far altro che divertirsi, ridere e stare allegra… Come darle torto?
 
 
Quanto a Ghish… non si era fatto più vivo a casa di Karen, capendo che la situazione avrebbe messo in difficoltà i suoi amici.
Tuttavia, ancora non si era arreso. Noel doveva vivere, e lui l’avrebbe salvata ad ogni costo.
Non aveva idea di quali patti avesse stretto la ragazza con quel tipo, ma poco gl’importava.
Era stato a casa di Damon e con lui e i suoi fratelli alieni stava cercando di architettare un piano valido per portare Noel in un posto sicuro, dove nessuno l’avrebbe trovata.
E non importava se Noel l’avesse odiato in eterno dopo quel gesto. Che lei fosse viva contava più di ogni altra cosa.
 
 
 
 
<< Noel! Vieni, è pronto a tavola! >>
<< Arrivo, un attimo solo! >>
 
Noel raggiunse i suoi amici a tavola con un grosso libro in mano, poggiandolo sulla sedia vuota accanto a lei.
 
<< E quello cos’è? >> << Il libro della profezia. Ho un piano, o meglio, sto cercando di architettarne uno. >>
Karen si incuriosì << Sentiamo. >>
<< E’ da un po’ che faccio dei sogni strani, e ognuno di essi termina con una voce che mi dice di aprire un sigillo. Per quello che so leggendo qui sopra, la mezza dea dovrebbe essere molto più potente di quanto lo sono io attualmente; e se la voce si riferisse proprio a me? Insomma, magari i miei veri poteri sono nascosti, e per farli manifestare bisogna fare qualcosa, tipo rimuovere questo sigillo. Se capissi di che si tratta e riuscissi a rimuoverlo prima di mercoledì, magari avrei abbastanza potere per combattere quei due, potrei portare a casa Blaine e nessuno verrebbe messo a rischio. >>
 
Karen, Nick e James si guardarono, perplessi. << Sta vaneggiando. >>
<< Piantatela! Non sono pazza, non ancora! >>
<< Parliamo di cose serie, piuttosto! >> fece James << Che patti hai stretto con quel tipo?! >> << Top secret. >> << Certo… E possiamo almeno sapere chi è il tizio? >> << Questo non lo so neanch’io. >> << Perfetto! >>
Karen si fece coraggio. << E se chiedessi a… >> << Fuori discussione. >> << Ok… >>
 
 
Poco dopo aver cenato, Noel diede la buonanotte e si diresse in camera sua. Non aveva sonno, tuttavia sentiva il bisogno di stare un po’ da sola.
Si sedette distrattamente per terra, con le ginocchia al petto come faceva sempre quando era sovrappensiero.
 
Tempo di chiudere gli occhi un attimo che una voce la portò a riaprirli.
 
<< Ciao, Noel. >>
 
La ragazza scattò in piedi, voltandosi verso l’ospite. << Esci immediatamente. >>
<< Che accoglienza! >> << Sparisci, Ghish, o giuro che ti butto fuori a calci! >>
<< Rilassati, non voglio fare conversazione. C’è una cosa che devo fare. >> << Falla fuori di qui! >> << Non posso. >>
Mentre parlava con lui, sentì altre due presenze in camera, alle sue spalle.
<< Lo stiamo facendo per il tuo bene, Noel. >>
Noel si voltò, trovandosi di fronte anche Tart e Pai.
 
I tre la circondarono, cogliendola di sorpresa. Noel si preparò a contrattaccare, tenendo d’occhio i due alieni e facendo scintillare qualche scossa tra le mani, ma mentre si dedicava a loro, Ghish la prese di peso alle spalle e si teletrasportò, seguito dai fratelli.
 
Nel frattempo, dietro la porta Karen e gli altri due stavano ad origliare.
<< Avremmo fatto bene a lasciarli fare? >> << Non lo so. Ma se possono tenerla in vita, meglio questo che vederla morire senza far nulla. >>
 
 
 
Quando il teletrasporto finì, Noel si ritrovò circondata da sbarre in una strana dimensione.
<< Dove accidenti sono?! >> << In un posto dove non ti troveranno. >>
Ghish era di fronte a lei, al di fuori delle sbarre, sorridente e seduto a mezz’aria.
 
<< Fammi uscire immediatamente! Non è uno scherzo, Ghish! >> << Non se ne parla. La tua follia suicida è assurda. Non posso permetterti di andare via. >>
<< E come mai? Ah, certo, per lo stesso ignoto motivo di quei due pazzi! Per questo avete fatto tutte quelle finte, non è così? Volete divertirvi voi a farmi fuori, per chissà quale premio! >>
<< Ma ti ha dato di volta il cervello?! Come puoi pensare che io possa farti una cosa del genere?! Io mi faccio in quattro per vederti viva e tu pensi che voglio ucciderti!? >> << Tutto è possibile! Non mi fido! Né di te, né dei tuoi fratelli, né tantomeno delle Mew Mew! >>
 
Ghish sospirò, incrociando le braccia. << Pazienza. Ma sai qual è il bello di questa situazione? Che non puoi fuggire via da ciò che voglio dirti, dovrai starmi a sentire che tu lo voglia o no. E’ una storia lunga, quindi mettiti comoda. >> << Col cavolo! >> << Allora arrangiati e resta in piedi! >>
 
Noel si zittì, dando modo a Ghish di parlare con calma.
 
<< Quando Klejah ci ha esiliati, ci ha detto che ti stava cercando. Aveva degli scagnozzi sulla Terra pronti a dirgli chi fosse la mezza dea per poi ucciderla per chissà quale scopo. Per questo abbiamo rintracciato le Mew Mew. Abbiamo chiesto loro aiuto perché se Klejah ti avesse trovata, dopo averti uccisa e guadagnato ciò che bramava da tempo avrebbe continuato ad attaccare un pianeta dopo l’altro, arrivando anche al vostr…al nostro pianeta. Abbiamo cominciato a sospettare di te quando ti ho attaccata a casa tua, e ne abbiamo avuto conferma quando sei venuta al locale. Quando poi hai detto di pensare di essere una Mew Mew, abbiamo creduto che ci fosse un motivo se tu non sapevi di essere la mezza dea, per questo abbiamo deciso di mentirti. La conferma ce la diede tuo fratello, chiedendoci di tenere la bocca chiusa. Da lì in poi abbiamo costruito bugie su bugie, perché pensavamo che in qualche modo non conoscere la verità ti avrebbe tenuta al sicuro. All’inizio non mi importava della tua sicurezza, anzi, ti avrei uccisa con le mie mani, lo facevo solo per la missione, ma poi… Poi ho iniziato ad affezionarmi a te, però le cose si erano trascinate per così tanto tempo che non ho avuto il coraggio di dirti la verità. E di certo non avrei voluto che le cose finissero così. >>
 
Noel continuò a crogiolarsi ancora per un po’ nel suo tombale silenzio, dopo aver passato i minuti dell’ascolto puntando gli occhi al cielo con fare teatrale.
<< E questo è tutto. >>
<< Mmm… interessante. Vuoi un applauso? >>
<< Come? >> << Carino il tuo tentativo di capovolgere i ruoli. Adesso dovrei essere io quella che deve scusarsi per aver dubitato della tua buona fede? Vuoi che ti implori di tornare insieme e di perdonarmi in una valle di lacrime? Troppo facile! E siccome, te lo ripeto, NON MI FIDO di voi, non vedo perché dovrei crederti! >>
<< Perché posso anche essere “stronzo da solo”, ma ti amo e non posso farci niente. >>
 
Noel non gli rispose.
 
Si avvicinò al lettino nell’angolo, e si sedette. << Avete rovinato tutto. E se non mi riporti a casa immediatamente sarete tutti nei guai fino al collo! >>
<< Ma che paura! >>disse Ghish, avvicinandosi alle sbarre, proprio come stava facendo Noel.
Si ritrovarono l’uno di fronte all’altra, a pochi centimetri. << Parole al vento, Noel. Tu. Resti. Qui. >>
Noel lo guardò in cagnesco. << Vai. A fare. In culo. >>
<< Ma come siamo volgari! >> << E’ l’unico linguaggio di cui sei degno! >>
Ghish ridacchiò, allontanandosi. << Goditi il nuovo alloggio, amore mio! >> e svanì, lasciandola sola.
 
La ragazza diede un’urletto isterico, poi si buttò sul letto. << Maledizione! Questi idioti si stanno scavando la fossa da soli! Devo trovare il modo di andarmene da qui! >>
 
 
 
 
Quel mercoledì maledetto arrivò in fretta. Noel era ancora rinchiusa nella dimensione sconosciuta.
 
L’ex professore, come promesso, arrivò sulla Terra e, non trovando Noel nel luogo prestabilito, si fiondò al caffè Mew Mew, facendo sobbalzare i presenti. Gli alieni non erano con loro.
 
<< Buongiorno, miei cari. Starei cercando la mezza dea. Chi di voi è così gentile da dirmi dove si trova? >>
La squadra, percependo la potenza del nemico, indietreggiò, consapevole di non essere in grado di affrontarlo.
<< Oh, andiamo, vi faccio tanta paura? Ditemi dov’è la cara Noel e non vi farò nulla. >>
<< Noi non ti diremo proprio niente! Va’ via! >> urlò Paddy, decisa.
Il professore cambiò espressione. << Ahi, ahi, ahi. Non andiamo bene. Peccato… >>
Alzò leggermente la mano destra, e Paddy si ritrovò a mezz’aria, tenendosi il collo come se qualcuno la stesse strozzando.
 
<< Cosa le stai facendo?! >> urlarono Strawberry e Lory, spaventate.
 
<< Mettiamo in chiaro le cose: ditemi dove si trova la ragazza e lei vive, tacete e lei muore. Dopo di lei passerò alla ragazza bassina. Poi vi lascio decidere chi deve essere il prossimo. >>
 
Lory era letteralmente terrorizzata, e si arrese immediatamente, con l’amarezza di tutti che, tuttavia, sapevano che non c’era alternativa.
<< Lei è… in un’altra dimensione. >>
<< Lory! >> << Non c’è alternativa, Ryan! >>
Il signor Smith ghignò. << Ecco. Si vede che sei intelligente, saranno gli occhiali a dare questa impressione. Continua mia cara, e sarete tutti salvi. >>
<< Non so di preciso dove si trovi. So solo che è in una dimensione aliena. >> << Molto bene, mi è sufficiente. Buona giornata! >> disse e, mentre Paddy ricadeva a terra libera, svanì nel nulla.
 
 
 
 
Noel era seduta in un angolo, con aria preoccupata. Aveva mandato Ghish a comprare una torta per il suo compleanno, nella speranza nel frattempo di trovare un modo per andar via.
Ma non ce ne fu bisogno. All’improvviso, all’interno della cella comparve il professor Smith.
 
Noel si alzò in piedi, sorpresa e preoccupata. << Non è stata una mia idea, lo giuro! >> << Sta’ tranquilla, tesoro, lo immaginavo. Infatti non ho ucciso nessuno. Buon compleanno, comunque. Vogliamo andare? >>
Noel annuì. << Mi lasci 5 minuti? Voglio fare una cosa, prima. >> << Certo. >>
 
Dopo aver lasciato un piccolo biglietto sul letto, si avvicinò al professore. Poco prima di partire, Noel pose un’ultima domanda. << Posso sapere almeno chi sei in realtà? Lo ritengo un mio diritto, visto che stai per uccidermi. >>. L’uomo la guardò, sorridendo. << Oh, mia cara, hai perfettamente ragione! Ma sta’ tranquilla, te lo dirò presto, hai la mia parola. >> e, detto ciò, svanirono nel nulla.
 
 
 
Quando Ghish fu di ritorno, trovò la cella completamente vuota.
Posò distrattamente per terra la busta della spesa, avvicinandosi. << Noel? Dove sei? Smettila di giocare a nascondino! >>
Non ottenendo alcuna risposta, si teletrasportò all’interno della cella, ma l’unica cosa che intravide fu un piccolo biglietto sul cuscino del letto.
 
Lo prese, ancora preoccupato nel non trovarla. Ciò che era scritto all’interno lo distrusse. Aveva perso.
 
 
 
“ Nonostante tutto, ti amo anche io, e non posso farci niente. Per questo devo andare. Mi dispiace. “
 
 
 
Quando Noel riaprì gli occhi, si trovò in uno strano posto, probabilmente in mezzo a una foresta, o qualcosa del genere. Ad aspettare lei e l’uomo misterioso c’era Klejah.
 
<< Ce ne avete messo di tempo! >> fece il sovrano degli alieni.
 
<< Dove siamo? >> chiese Noel.
<< In un posto dove nessuno potrà venire a interromperci. >> rispose l’ex-professore. << Molto bene, possiamo preparare il tutto. Ah, dimenticavo, >> disse poi, << il mio nome è Ares. >>
 
<< Sei un dio?! >> fece Noel, ma venne interrotta da Klejah << Cosa?! A lei hai detto il tuo nome e a me no?! Questo è un vero affronto! Veramente molto bravo, complimenti, socio! >>
 
Non appena finì di parlare, Ares si voltò verso di lui. << Ah, ecco, quasi mi stavo dimenticando di te. >> disse, e poi si avvicinò velocemente.
Klejah non ebbe il tempo di reagire, perché si ritrovò una mano del dio dritta nel petto, scagliata contro di lui in maniera cruenta e terrificante. Klejah boccheggiò, incapace di parlare e guardando il dio a occhi spalancati e pieni di orrore.
 
<< Te l’avevo detto di non sfidare gli dèi. Ecco a cosa mi riferivo. Spiacente, non mi servi più. >> disse, mentre il corpo di Klejah cominciò ad andare a fuoco, come se bruciasse dall’interno.
Non appena rimosse la mano, il corpo in fiamme e senza vita dell’ormai ex-sovrano cadde a terra, finendo di bruciare lentamente sotto gli occhi terrorizzati di Noel.
 
<< P… perché l’hai fatto?! >> << Perché non mi serve più. >> << Che vuoi dire? >>
 
Il dio ghignò. << Vedi, Noel, se ti avessi cercato da solo, gli dèi e precisamente il tuo bisnonno sarebbe subito arrivato a me e mi avrebbe impedito di terminare la mia missione. Klejah è stato un diversivo; apparentemente agiva da solo, ma dietro di lui c’ero anche io. E ora che ho raggiunto il mio obiettivo, lui mi sarebbe stato solo d’intralcio. >>
 
<< Ma… non capisco… se sei un dio, perché mi vuoi morta? Che cambiamenti ti porterebbe uccidermi? >> << La tua morte, mia cara, è molto utile agli dèi. Grazie al tuo sacrificio noi tutti ritorneremo in vita, tornando ad avere un corpo vero e proprio, tutto nostro, invece che preso in prestito da esseri umani, come ho fatto io. La dinastia degli esseri perfetti riprenderà il suo pieno splendore grazie a te! L’unico problema è che i tuoi familiari non volevano che ti accadesse nulla, per questo nessuno ha mai osato andare contro la volontà di Zeus. Solo io sono talmente convinto dei miei desideri da non temere la sua ira, perciò mi sono preso la responsabilità di tutto ciò, e altri spiriti mi hanno appoggiato. E, ora che ci sono tanto vicino, non m’importa delle conseguenze che potrà avere questo gesto. >>
 
<< E come può la mia morte fare tutto questo? >> << Lo scoprirai, mia cara. Ora, però, basta chiacchierare. Sarà meglio iniziare con i preparativi, non trovi? >>
 
 
 
 
 
Ciao a tutti!
Questo capitolo è un po’ lungo, ma diciamo che precede un altro momento importante, e scommetto che immaginiate già di cosa parlo!
Grazie come sempre a tutti quelli che mi seguono! Mi raccomando, fatemi sapere che ne pensate, per me è importante!
A presto!

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Capitolo 25
*** Capitolo 24. ***


CAPITOLO 24.
 


<< Siete dei maledetti codardi!!! >>
<< Sta’ calmo Ghish, cerca di capire! Non potevamo fare altrimenti, stava per ucciderci tutti! >> << NON MI INTERESSA! Non vi avevo chiesto poi molto, solo di tenere la bocca chiusa, ma a quanto pare siete delle paladine poco più che mediocri! A voi importa più di voi stesse che non degli altri! E se oggi Noel muore è solo colpa vostra! E non solo per quello che avete fatto oggi, ma perché ve la siete presi con comodo! Parlavate di aggiornamenti, di potenziamento dei poteri… e allora? Dove sono tutte queste promesse? Erano tutte cazzate! Vi siete adagiati perché non siamo più stati attaccati, e questo è il risultato! Altro che io, siete stai voi a compromettere la vostra dannata e stupida missione! >>
 
Erano tutti visibilmente dispiaciuti per ciò che stava inevitabilmente per accadere, talmente tanto che nessuno reagì di fronte alla sfuriata di Ghish. Perché, in fondo, sapevano che aveva ragione.
 
<< Ora datevi una mossa con quei dannati computer e cercate di rintracciarla! >> esclamò, riferendosi a Ryan e Kyle.
<< Sta’ tranquillo, Ghish. >>, fece il biondino. << La troveremo. >>
 
 
 







 
<< Allora, archiviato il perché io debba morire – che mi è chiaro per somme linee - , come mai tutta questa scenografia? Uccidermi e basta no? >>
 
Ares rise di gusto. << La tua calma è davvero ammirevole. Hai la stoffa degli dèi, devo ammetterlo. Comunque, affinché la tua morte serva a qualcosa c’è bisogno di questa “scenografia”, altrimenti sarà tutto inutile. >>
<< Mmm… quindi è per questo che disegni cerchietti per terra stile e.t.? >> << Più o meno sì. Toglimi una curiosità, Noel. Come fai a stare così tranquilla se sai che stai per morire? >> << Calma apparente. Non aspettarti che mi metta a piangere come una bambina, ho un mio orgoglio, dopotutto. >> << Certo. >>
 
Noel sospirò prima di parlare ancora. << Non per fare la stessa fine di Klejah, ma vorrei essere certa che manterrai la tua promessa come sto facendo io. >> disse, preoccupata.
 
Ares le si avvicinò con fare amichevole, scoprendosi una spalla. << Vedi questo simbolo nero? >> disse, indicando uno strano tatuaggio circolare. << Quando ho stretto il mio patto con Klejah, non ho realmente dato la mia parola. Con te invece sì, e questo ne è la prova. Quando un dio fa un giuramento o una promessa, la sua pelle viene marchiata con segni come questo, e colui che dà la propria parola è vincolato nel doverla mantenere, o subirà le pene più ardue degli inferi. Quindi sì, manterrò la mia parola. E, a proposito di questo… >> disse, schioccando le dita, << ecco una parte della mia promessa. >>
 
Alle spalle del dio, comparve qualcosa a terra, o meglio, qualcuno. Qualcuno che Noel desiderava ardentemente rivedere.
 
<< Ma… ma è… >> << Te lo avevo detto che lo avrei liberato. Mentre finisco con i preparativi, approfittane per salutarlo. >> disse Ares, per poi allontanarsi nuovamente.
 
Non era un miraggio. Per terra c’era Blaine.  Noel corse verso di lui, sedendosi accanto a lui e aiutandolo ad alzarsi.
Quello aprì i suoi occhi verde smeraldo, guardando la sorella con stupore. << Noel…? Ma… dove sono? >>
La ragazza, commossa, lo abbracciò forte, trattenendo i singhiozzi del pianto. << Va tutto bene, Blaine. Sei a casa. E’ tutto finito. >> << Che vuol dire? >> << Sei vivo, ora va tutto bene. Riposati, tra poco tornerai da Damon e dalla zia. >>
 
Blaine allontanò la sorella, confuso. << Che significa “tornerò”? Tu dove pensi di andare? >> << Dove è giusto che stia. Sto per porre fine a tutto quanto. >>
 
Inizialmente, il ragazzo non capì. Poi, si voltò verso Ares e, capendo il significato dei cerchi che stava disegnando, il panico l’assalì.
 
<< Nonononono! Sei impazzita?! Tu torni a casa con me! >>
Noel gli sorrise teneramente, scuotendo la testa. << Blaine, ascoltami. Va bene così, dico sul serio. Sono felice. >>  << Non esiste, Noel! Non ti lascio morire! >>
 
Capendo che non l’avrebbe mai convinto, Noel si alzò in piedi, chiamando Ares, che capì al volo ciò che la ragazza volesse chiedergli.
<< Ci penso io, Noel. >> disse, e schioccò le dita.
 
Blaine improvvisamente sentì il sonno pervaderlo e costringerlo a chiudere gli occhi lentamente.
Prima che si addormentasse, Noel lo abbracciò di nuovo. << Ti voglio bene, fratellone. >> gli sussurrò. Poi, Blaine sprofondò nel mondo dei sogni.
 
<< Mi dispiace interromperti, Noel, >> la richiamò il dio, << ma è tutto pronto. Il momento è arrivato. >>
 
 


 




 
 
<< Allora? Ci sono novità? >> chiese Ghish, allarmato. Anche Damon era arrivato al locale, in ansia quanto l’ex-alieno.
 
<< Forse abbiamo trovato qualcosa, ma non ne siamo sicuri. >> disse Kyle, speranzoso, << Abbiamo avvertito un segnale molto lontano da qui. Nel bel mezzo di una foresta. Tuttavia, il segnale non è preciso, ci vorrà molto tempo prima di individuarlo con esattezza. >>
 
<< Ma almeno c’è un minimo di traccia! Forza, muoviamoci! >> esclamò Damon.
Le Mew Mew annuirono, e assieme agli alieni partirono alla ricerca di Noel.
 
 
 

 




<< Ok… cosa devo fare io? >> << Niente di particolare, Noel. Entra nel cerchio più grande, quello circondato da cerchietti più piccoli. >> << Va bene… >>
 
Come richiesto, Noel si posizionò al centro di quegli strani disegni, aspettando la prossima mossa.
Successivamente, Ares estrasse un grosso libro – identico a quello della profezia – e, dopo aver pronunciato una sorta di codice, esso cambiò colore, diventando d’oro puro. A quel punto, cominciò a leggere, pronunciando parole strane, probabilmente in greco antico, come se fossero una vera e propria formula magica. Poi si avvicinò a Noel, e con lo stesso materiale argenteo con cui aveva disegnato a terra tracciò una linea proprio nel punto in cui collo e il trapezio della ragazza si incontravano. Quel lieve tratto si illuminò, come se fosse cosparso di diamanti.
 
Mentre leggeva, posò la mano sinistra su una pagina del grande libro, e ne uscì un pugnale intarsiato di diamanti, che emettevano esattamente la stessa luce del segno sulla pelle di Noel. La ragazza, a quel punto, ebbe un fremito, cominciando a capire a cosa servisse.
 
Ebbe voglia di urlare e di fuggire via, cercando aiuto.
In fondo, quale diciassettenne vuole davvero morire senza aver ancora vissuto davvero?
Ma ormai era troppo tardi. Ormai non poteva più fuggire.
Quella sensazione di impotenza si diffuse in lei, e una lacrima traditrice le rigò inaspettatamente il volto. Ebbene sì, aveva paura. Stava morendo di paura.
Deglutì, per poi cercare di ricomporsi. Dov’era finito tutto il suo coraggio?!
 
Ares si accorse del suo turbamento, e le si avvicinò dopo aver terminato di leggere. Nel frattempo, anche i disegni a terra avevano iniziato a brillare.
 
<< Oh, Noel, mi si spezza il cuore a vederti tanto fragile. Ma sta’ tranquilla, finirà tutto molto presto. >> disse, avvicinandosi sempre più, << Sei stata molto coraggiosa, per questo meriti di essere premiata in qualche modo. Prometto che farò il possibile affinchè tutto sia veloce e poco doloroso. >>
 
Le arrivò a una distanza di pochi centimetri. Si avvicinò al suo orecchio, con un ghigno malefico. << Fa’ presto ritorno, Miso-thèa. >>
Poi, con velocità terrificante e senza darle il tempo di chiedergli cosa volesse dire, andò a conficcare quella lama scintillante dritta nella linea tracciata poco prima, in un colpo secco che fece spalancare gli occhi di Noel, terrorizzati. Poco ci volle, tuttavia, perché ella si ricomponesse e fissasse il suo assassino con sguardo determinato e orgoglioso, degno di un essere superiore, trattenendo l’urlo di dolore che tanto premeva per uscire fuori, sorprendendo e mettendo in soggezione il dio della guerra, che la guardava sorpreso.
 
E il gioco di sguardi continuò allo stesso modo, finchè non caddero le tenebre.
 
 


 
 



<< Ragazze, il segnale è vicino a voi, lo sento! Procedete dritto e arriverete tra poco! >> esclamò Ryan dalla ricetrasmittente delle 5 combattenti.
<< Molto bene! Forza, ragazzi, muoviamoci! >> esclamò Ghish, pieno di speranza.
 
Corsero per un altro Km, più o meno, finché Strawberry, grazie al suo fiuto felino, non avvertì qualcosa di strano.
Odore di morte.
Cominciò a rallentare, guardando verso Ghish, che capì che qualcosa non andava.
 
Fu Damon ad arrivare per primo sul posto, lanciando un grido straziante e spaventando gli altri che sopraggiungevano dietro di lui.
 
Lo spettacolo fu agghiacciante.
 
Noel era per terra, in una pozza di sangue, con un aspetto cadaverico che lasciava ben intendere cosa fosse successo.
Accanto a lei, in piedi, c’era Ares, stavolta con un aspetto differente. Era circondato da luce dorata, vestito proprio con abiti degni di un dio, e sorrideva soddisfatto, mentre guardava compiaciuto il suo nuovo aspetto. In un angolo, in disparte, Blaine dormiva beatamente, ignaro della situazione.
 
Non appena comprese ciò che era successo, Ghish ne rimase pietrificato. Ma non diede tempo al dolore per farsi spazio, facendosi subito inondare dall’ira e dal desiderio di vendetta.
 
Con velocità assurda, fece comparire le sue armi e si lanciò con furore contro Ares, che lo immobilizzò all’istante, facendolo cadere accanto a Noel.
 
<< Io vi consiglio di fare i bravi. >> disse il dio, di ottimo umore. << Ho una promessa da mantenere. La vostra cara amica ed io abbiamo stretto un patto e io devo rispettarlo; per questo non posso torcere un dito né a voi né tantomeno agli abitanti di questo misero pianeta. Ah, e lì c’è Blaine. E’ vivo, come da accordi. Sorridete, amici miei! Siete tutti vivi, non siete contenti? >> concluse, ridendo. Poi, svanì nel nulla.
 
Lo shock che seguì quelle parole fu assurdo. Ghish non aveva neanche più la forza di alzarsi in piedi.
Rimase a terra, continuando a fissare il corpo straziato e senza vita della ragazza che amava, il sangue che aveva macchiato le sue guance, i suoi capelli, i suoi vestiti, le sue mani, e si sentì completamente vuoto. I suoi occhi, ormai già chiusi, non gli avevano neppure permesso di sprofondare per l’ultima volta nella purezza di quello sguardo che adorava tanto.
 
Poco dopo, Damon e il resto della squadra lo raggiunse, in preda alle lacrime e al dolore. Damon intanto aveva sollevato il busto di Noel e aveva cominciato a urlarle contro, dicendole che era una stupida, che non l’avrebbe mai perdonata, e cose simili.
 
 “Tutto inutile”, pensava Ghish. Ormai quello era un involucro, un contenitore svuotato. Non era più nulla. Proprio come lui.
 
 
 
 
 
 





Ciao a tutti!
Ok, confesso che io stessa ho avuto difficoltà a scrivere questo capitolo così amaro… Ma la fine è ancora lontana, ci sono tanti colpi di scena in arrivo!
Come sempre ringrazio tutti quelli che mi seguono e vi invito a farmi sapere cosa ne pensate!
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 26
*** Capitolo 25. ***


CAPITOLO 25.
 
 
Si ritrovò in un luogo senza pareti, né pavimenti, né superfici alcune. Attorno a lei, solo pura luce.
Ciò nonostante, poteva fluttuare, saltare, correre. Che fosse quello il paradiso?
Era sola, nessun altro essere le faceva compagnia. Solo un piccolo vaso, uno scrigno forse, in fondo ad un lungo tunnel, brillava ancor più della luce di quel luogo.
Lo guardava, da lontano, incuriosita ma titubante nell’avvicinarsi. Una parte di lei voleva correre verso quell’oggetto luminoso e andare incontro a nuove avventure, un’altra voleva solo restare in pace per sempre. In fondo, era una sensazione meravigliosa; perché privarsene?
 
<< Vieni da me, mia Custode. >> sentì dire all’improvviso. Una voce melodiosa, cristallina, trasmettitrice di pace e serenità. Da dove proveniva?
<< Non aver paura. >> ancora quel suono dolce. Che fosse stato quel vaso ad emetterlo?
 
Ma allora, cosa fare? Avvicinarsi, o fuggire in cerca di pace eterna? Quale delle due parti avrebbe prevalso sull’altra?
 
<< Ti prego, Miso-thèa. >>
Chissà, forse valeva la pena rischiare ed avvicinarsi. La “curiositas”*, lei vince sempre.
 
 
 
 
Nero. Tutto nero. Eppure a lei piaceva la vita, piacevano i colori. Ma no, per lei la vita era finita, e la fine può essere rappresentata solo con l’oscurità, con il nero.
 
Lo stesso nero di cui erano vestiti Damon, Jesse, sua moglie, Sophie, la zia Beth, Richard…
 
La stessa oscurità e disperazione che aveva riempito il cuore di Karen, di Nick, di James. Lo stesso di una ragazza che si vede negare l’affetto di un’amica, di una sorella, e che corre con ira incontro a chi ritiene responsabile, scaraventando tutto il suo rancore e la sua angoscia.
 
Lo stesso nero del lutto di un locale, di una squadra che si ritiene responsabile di tanto dolore.
 
Le stesse tenebre di chi si rinchiude nel suo dolore, isolandosi dal mondo.
 
Lo stesso nero delle pareti che circondavano una semplice bara, per il momento ancora solitaria e senza visite.
 
Solo lei spiccava in quel buio. I suoi capelli dal colore spento non avevano tuttavia perso il loro rossiccio tenue, e nonostante il pallore spettrale di quelle gote riusciva a dare colore a quella stanza scura e a quella bara color noce.
 
Aveva indosso il suo abito preferito. Blu e semplice, lo stesso indossato per la festa di Mina. Come le stava bene quel vestito. Era l’unica cosa non nera presente quel giorno.
 
Assurdo come una ragazza morta potesse essere tanto meravigliosa.
 
 
 
<< E’ me che cerchi? >>
<< Certo, Miso-thèa. Non potrei cercare nessun altro. >>
<< E cosa vuoi da me? >>
<< Ci sono delle cose che è tempo che tu sappia, mia amata Sorella, mia amata Custode. Qualcosa di terribile sta per accadere, e noi dobbiamo impedire che il fato si riveli. E’ questa la nostra missione. >>
<< Di che cosa stai parlando? >>
<< Diciassette anni fa, quando tua madre, la dea Fo̱s**, ti diede alla luce, tra gli dèi ci fu gioia e anche terrore. Dalla tua nascita, infatti, seguirono numerose conseguenze. Tra gli esseri divini v’erano copiosi dissapori, ormai la loro era stava giungendo al termine, e mentre molti ne erano rassegnati, altri bramavano la vita eterna. Per poter arrivare al loro scopo, essi avevano bisogno di un tramite, uno spiraglio di luce, un raggio speranzoso che permettesse loro di vedere oltre quelle “misere” esistenze. E, quando tu nascesti, essi videro in te quel raggio, l’unico essere in grado di aiutarli.
Tuttavia, il padre degli dèi, il divino Zeus, temeva questo evento. Una vita eterna porta a sentirsi potenti, e il potere conduce all’arroganza e alla prepotenza, già ben presenti tra gli esseri Potenti, e se chi già da tempo bramava la gloria avesse desiderato di assecondare i propri desideri, si sarebbe giunti ad aspri dibattiti fino alla più sanguinaria guerra. Inoltre, utilizzare la mezza dea era rischioso, e Zeus non voleva perdere l’ultima sua erede.
Per cui, decise di vietare a tutti di utilizzare quel dono, e per impedire che qualcuno potesse disubbidirgli passò ad un gesto estremo, permettendo a tua madre di sigillare ciò che a loro serviva, e permettendo a te, creatura innocente, di vivere in pace come una persona comune. Il sigillo si sarebbe spezzato nel momento esatto della tua morte, segnando la tua rinascita, in modo tale che, se non fossero riusciti a proteggerti in alcun modo, avresti avuto poi la forza di tornare nel pieno della tuo splendore, unendoti finalmente a me e seguendo il tuo destino. Questo gesto ebbe però delle conseguenze: esso consumò la poca essenza vitale rimasta in Zeus e in tutti gli dei, in quanto il divino stesso aveva attinto energie da tutti quanti, che lo volessero oppure no. Fu così che tutta la dinastia degli esseri Supremi finì con l’estinguersi, e di tutti quegli esseri non rimasero che spiriti vaganti in cerca di un corpo da utilizzare.
Il dio Ares, tuttavia, non si è mai rassegnato. Altri dèi lo hanno appoggiato, scegliendo il potere piuttosto che la pace. Ha cercato per anni di ritrovarti e, quando ci è riuscito, ha atteso il momento opportuno per eliminarti. Infatti, non tutti i giorni sarebbero stati propizi a risvegliare il potere in grado di ridargli la vita: per riuscire nel suo intento, infatti, necessitava di un giorno preciso, un anniversario della tua nascita, e anche di un diversivo; di qualcuno che, al posto suo, ti cercasse e ti intimidisse, per poi sostituirsi a lui e compiere il tanto desiderato gesto.
Ora che il sacrilegio è stato compiuto, tutti gli dèi sono tornati, e i loro dissapori dopo questa disubbidienza sono ancora più forti. Una feroce guerra sta per giungere inesorabilmente, e a te spetta il compito di fermarla. >>
 
 
 
<< A che punto siamo,? >> << I preparativi sono a posto, Ryan. Aspettiamo ancora un po’, per dare il tempo a tutti di arrivare. Ghish dov’è? >> << Lui… non credo che verrà, Damon. >> << Capisco. >>
 
All’improvviso, una donna con un piccolo velo nero a coprirle gli occhi fece il suo ingresso.
Damon la osservò, stupito. << Mi scusi, signora, come ha fatto a entrare? >>
Ma, non appena rimosse quello scomodo accessorio, capì tutto, anche se sembrava surreale crederci. Nonostante fosse passato tutto quel tempo, era impossibile non riconoscerla. Quei capelli rosso fuoco, quegli occhi verdi e profondi… quel viso tanto simile a lei
<< M…mamma?! Ma… Come fai a…? >>
Fo̱s gli fu accanto, con sguardo serio. << Non è questo il momento per parlarne, è tutta una conseguenza di ciò che è accaduto a Noel. Dov’è adesso? Dimmi che ancora non l’avete seppellita, ti prego. >>
Il giovane inarcò un sopracciglio, perplesso << No, ma perché ti interessa tanto? E perché sei viva? Oh, io non capisco! >> << Ti spiegherò tutto più tardi. Ora ti prego, dimmi dov’è lei. >>
<< E’ chiusa da sola nella camera ardente, contenta? Ora dimmi che cosa cambia saperlo! >>
Lo sguardo della donna s’incupì. << Figlio mio, chiama Jesse. Dovete interrompere tutto e portarla dentro immediatamente. >>
Anche Ryan, ancora accanto all’amico, spalancò gli occhi, esclamando insieme a lui << Come?! >>
<< Che sta succedendo? >> intervenne all’improvviso Richard, sgranando gli occhi non appena riconobbe la donna. << F…Fo̱s?! >>
<< Felice di rivederti, amore mio. Sono seria, Damon! Devi fare presto! >>
<< Ma sei impazzita?! Perché mai dovrei fare una cosa del genere?! >>
<< Perché sta tornando, Damon. Il sigillo è stato spezzato. >>
 
 
 
<< Ma come posso io evitare che una intera dinastia di esseri immortali si scanni con le proprie mani? Io sono dea solo per metà, non posso reggere il confronto! >>
<< Tu non capisci, Sorella mia! Non è l’essere dea a renderti speciale; è la parte umana, quella mortale, a fare di te l’unico essere degno di contenermi, l’essere perfetto, la portatrice della Speranza. >>
<< Non mi hai ancora spiegato come posso farcela! >>
<< Non sarai sola, Noel. Non lo sarai mai. La guerra non scoppierà da un giorno all’altro. Avrai tempo per comprendere quali sono le tue capacità, ma ora è tempo di tornare. >>
<< Tornare? >>
 
 
 
 
 
A vedere la scena, qualcuno avrebbe pensato a uno scherzo di cattivo gusto. Due fratelli che portano in fretta e furia una bara dentro casa, chiudendosi la porta alle spalle.
Strawberry e il resto della squadra era con loro, come tutta la famiglia e Karen con i due amici al seguito. Tutti tranne Ghish, rimasto chiuso a chiave dentro la sua stanza, isolandosi nel suo dolore, vivendolo in maniera personale e intima, e la piccola Sophie, chiusa in camera a dormire.
 
L’aspetto di Noel era tutt’altro  che… vivo. Nulla lasciava pensare che potesse davvero tornare indietro.
Come dettato da Fo̱s, la presero delicatamente da dov’era e la appoggiarono sul divano, facendola stendere per bene.
 
<< Tutto questo è assurdo. Stiamo giocando all’allegra famigliola felice con una ragazza morta! >> esclamò Blaine, ancora confuso. << Smettila, tesoro mio. Non manca molto. Prova ad osservare con più attenzione. >>
E fu allora che, con spettrale stupore, si accorse che, lentamente, l’orribile e mortale ferita di Noel si stava chiudendo, senza neppure lasciare segni di cicatrici o altro.
<< Oh mio Dio. >> << Ve l’ho detto. Sta tornando. >>
 
 
 
 
 
<< Ma… io non voglio! Non voglio tornare in quel luogo pieno di dolore e tristezza. Voglio restare qui. Voglio godermi la pace. >>
<< Non puoi, Miso-thèa, sottrarti al destino che è stato scelto per te! Non essere egoista, tante persone che tu ami potranno salvarsi solo grazie a te! >>
<< Non ho fatto altro che pensare agli altri per diciassette anni, e cosa ci ho guadagnato? SONO MORTA. Ora, se permetti, ho tutto il diritto di pensare un po’ a me stessa! E il mio destino lo costruisco con le mie mani, nessuno può dirmi cosa ne sarà di me, mai! >>
<< Però, hai lasciato che per mano di altri la tua vita terminasse. Non hai forse lasciato decidere ad altri il tuo destino, pur di salvare chi ami? Anche se ti avevano ferita? >>
<< Nonostante la delusione, avevo capito che lo avevano fatto per proteggermi, era solo una finta per allontanarli e non farli soffrire! Dovresti saperlo, visto che sembri essere a conoscenza di ogni cosa! >>
<< Appunto, non vedi tu stessa quanto sei speciale? Puoi cambiare le cose, Noel! Tu hai un fuoco, dentro di te, che nessuno potrà mai spegnere! Perché vuoi lasciarti andare in questo modo? Hai ancora tanto da donare agli altri, perché vuoi buttare via qualcosa di così prezioso? Pensa a Karen, pensa a Sophie. Pensa a Ghish! >>
 
 
 
 
Ghish era seduto al bordo di quel letto tanto scomodo. Lo sguardo era perso nel vuoto, immerso nei ricordi dolorosi che proprio non volevano andar via.
A cosa serviva vederla mentre la seppellivano sotto uno strato spesso di terra? A niente, tanto quel corpo non conteneva più lei, non era più nulla.
Lei. Lei era l’unica cosa che voleva, era tutto ciò che amava. E ora non c’era più. Non gli era rimasto nulla a cui aggrapparsi, nulla per cui essere felice.
E pensare che la odiava. Se avesse continuato ad esserle ostile, la sua morte non l’avrebbe scalfito. Se non avesse accettato di proteggere la mezza dea, fregandosene di tutto e tutti, non l’avrebbe vista morire. Se non fosse stato esiliato, non l’avrebbe mai conosciuta.
Ecco il vero problema, la foce di tutto. Non avrebbe mai dovuto incontrarla.
 
 
 
 
<< Cavoli, è vero, qualcosa sta cambiando sul serio! E’ inquietante! >> esclamò Paddy, turbata ma allo stesso tempo stranamente eccitata dalla situazione tanto anomala.
E aveva ragione, qualcosa stava cambiando.
Alla Noel ordinaria, quella che vedevano tutti i giorni, si stava lentamente sostituendo un’altra sembianza, seppure nota. I capelli, il fisico, il viso: stava tramutandosi esattamente in quella creatura magnificente che appariva nel momento in cui accumulava tutto quello spaventoso potere e si trasformava. Era quello, dunque, il vero aspetto della mezza dea.
 
<< Sì, ok, sta diventando più carina, ma non serve a niente se non ha un cuore che batte! Al massimo quando la seppelliremo sarà più bella, che soddisfazione! >> << Smettila con lo scetticismo, Damon! Fidati di lei! >> s’impose Richard, fiducioso. Era pronto con lo stetoscopio, alla ricerca di qualche battito rivelatore.
 
 
 
 
<< Ghish… >> << Esatto, Noel, proprio lui! Il ragazzo che ami, uno degli amici più cari che hai al mondo e ai quali tieni più di qualunque altra cosa! Davvero sei disposta a lasciarlo nelle pene degli Inferi, a soffrire e morire per qualcosa che tu puoi impedire? Ti prego, sii saggia, torna in te! Salva tutti loro, torna indietro! Non è il tuo momento per andare in pace, non ora! >>
 
La fanciulla si voltò all’indietro, e intravide qualcosa, un arco, una via d’uscita. Poi tornò ad osservare lo scrigno parlante.
<< Cosa scegli? >>
 
 
 
 
 
<< Senti qualcosa? >> << Non ancora. Anche il respiro è assente. Ormai sono ore che aspettiamo… >> << Abbi fiducia, Richard, nostra figlia riaprirà gli occhi, te lo giuro. Deve solo volerlo. >>
 
 
 
 
 
<< Io… forse … devo andare. >>
<< Portami con te, mia Custode. E’ tempo che noi due diventiamo una cosa sola.>>
<< Ne sarò degna? >> << Siamo nate per questo giorno, Noel. >>
 
La giovane prese il sacro scrigno tra le mani, ed esso divenne una sola cosa con lei. Poi, prese coraggio e si avviò verso la sua nuova missione.
 
 
 
 
<< Fermi tutti! >> << Che c’è? >> << Ho sentito un battito! E un altro! >>
Damon sgranò gli occhi << Dici sul serio, papà? >> << Non sono mai stato così sicuro di dichiarare viva una persona morta, figliolo! Non vedi? Sta respirando! >>
 
<< Oddio… >> sussurrarono Strawberry e Lory, prima di impallidire e svenire. Tutti gli altri erano sull’attenti.
 
Un’altra manciata di secondi, e un paio di ammalianti occhi color ghiaccio si spalancarono, come se stessero vedendo il mondo per la prima volta.
 
 
 
 
 
 
Quello stato catatonico in cui Ghish era immerso sembrava ormai diventare pian piano eterno.
Mentre si tormentava con “se” e “ma”, una folata di vento gli accarezzò il viso, nonostante la finestra fosse saldamente chiusa.
 
Sorrise mestamente. << Fammi indovinare. E’ il tuo fantasma che viene a tormentarmi perché non sono venuto al funerale, non è così? Non prenderla a male, ma proprio non mi andava di vederti mentre ti infossavano. Troppo inquietante. E se ce l’hai ancora con me per le bugie, beh… se proprio ci tieni, divertiti con le tue torture. Ormai non ho nulla da perdere. >>
 
<< Idiota. >>
 
<< Cominciamo bene! … >> disse, per poi rendersi conto che quella voce non proveniva dalla sua testa, ma si espandeva in maniera naturale alle sue spalle.
 
Si alzò in piedi per poi voltarsi, lentamente, e impallidì. Era davvero lei, con quel vestito blu che le stava tanto bene. Lo stesso che indossava quel giorno…
<< Mi porteranno nel manicomio, non è così? Ora ho anche le allucinazioni. >> si disse, poco convinto.
 
Noel sorrise con ironia, come faceva spesso quando scherzava con lui. << Hai fatto male a non venire. Ti sei perso cose molto interessanti. Me che torno in vita, per esempio. >>
 
Sgranò gli occhi. << Non è possibile… >> sussurrò, per poi avvicinarsi con lentezza estrema.
 
Arrivò a pochi centimetri da lei, che nel frattempo non si era mossa. D’istinto, alzò una mano e la posò sulla guancia di lei, assodando che non era un semplice miraggio.
 
<< Come può tutto questo essere reale? >> << A quanto pare uccidermi non è poi così semplice. Mi dispiace per te. >>
 
Ancora incredulo, continuò a fissarla in silenzio.
Quando fu certo che quello non fosse solo un sogno, fece un ulteriore passo in avanti e la strinse a sé con forza, sprofondando con il viso nell’incavo candido del collo di Noel e assaporando il suo profumo.
 
Inaspettatamente, qualcosa di bagnato toccò la spalla di lei, che non riuscì a trattenere una lieve risatina.
<< No, ti prego! Non dirmi che stai piangendo! Karen se l’è persa! >>
 
La gioia di Ghish si spense, e mollò la presa su di lei, dandole un pugno in testa. << Sei la solita stronza! >> ringhiò.
 
Si guardarono ancora per qualche istante in silenzio, poi entrambi scoppiarono a ridere a crepapelle, come se nulla fosse successo.
Quando le risate si conclusero, si strinsero forte in una morsa piena di amore e di gioia, assieme ad un bacio rappacificatore. Un bacio pieno di speranza.
 
 
 
 
*per chi non avesse studiato letteratura latina, la curiositas non è altro che la attuale curiosità vista nella letteratura classica.
**Fo̱s è un termine greco che vuol dire Luce.
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao a tutti!
Questo capitolo è un po’ sottotono, ma non ho saputo scriverlo in altro modo purtroppo!
So che questo potrebbe benissimo sembrare un epilogo felice, ma non lo è! Questa storia ha ancora molta strada da fare, prima di potersi dire conclusa!
Che altro dire.. lascio a voi i commenti, positivi o negativi che siano, e vi saluto!
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 27
*** Capitolo 26. ***


CAPITOLO 26.
 
 

<< Adesso mi spiegate il perché di questo assurdo check-in? >> << Sei morta, Noel, o almeno lo eri fino a qualche ora fa. E’ necessario controllare che sia tutto a posto. Inoltre, dobbiamo capire quali capacità sono sopraggiunte dopo la rottura del sigillo. >>
 
Era stato davvero imbarazzante dover annullare il funerale.
 
“ Perdonateci, abbiamo controllato male, era ancora viva. “ questa l’unica spiegazione intelligente che era saltata in testa a Blaine, giustificatosi con i fratelli dicendo che un ragazzo che dorme per più di un anno è ovviamente scombussolato e va compreso.
 
Le attenzioni erano tutte per Noel: la piccola Sophie, la zia Beth, Karen, Nick, James, le Mew Mew e gli altri familiari le gironzolavano attorno come le api col miele.
 
Ghish le stava letteralmente appiccicato, seguendo ogni suo movimento e osservando con attenzione ogni singolo cambiamento conseguente alla rottura del sigillo. Non si perdeva neanche un suo minimo respiro.
 
 
<< Ghish… >> << Mmmh? >> << Non credi di esagerare? Mi state asfissiando, tutti quanti. >> << Smettila di fare la guastafeste. Sei morta, e per quanto tu abbia vissuto la cosa serenamente, non si può dire lo stesso per noi. Quindi taci e lasciami rallegrare del fatto che tu sia ancora viva. >>
 
Fo̱s le si avvicinò, con cautela, sedendosi di fronte a lei.
 
Prima di fiondarsi da Ghish, la ragazza aveva avuto modo di riappacificarsi con suo padre e di chiarirsi con sua madre, scomparsa per così tanto tempo. Ormai non c’era motivo di portare altro rancore, era arrivato il momento di ricominciare daccapo, tutti insieme.
 
<< Ecco, giusto te cercavo! >> << Dimmi, cara. >> << Com’è fatto Zeus? >> << Il tuo bisnonno è… abbastanza eccentrico e, direi, affascinante. Comunque avrai modo di vederlo, sono sicura che presto verrà a farti visita; dopotutto, sei la sua erede. >> << Capisco. Peccato, avrei voluto saperne di più. La mia mente sembra così…spaziosa adesso! >> << E’ normale che tu ti senta così, tesoro, ma presto ti abituerai. Allora, Noel, >> disse la dea, << è ora di controllare cosa è cambiato in te. Partiamo dalle basi, dalle capacità che, in teoria, sono presenti in tutti gli dèi. Sei pronta? >>
 
Noel la guardò, incuriosita. << Certo, se la piovra qui affianco si staccasse per cinque minuti… >> << Ma come siamo gentili! Acida! >> << Infantile! >> << Insensibile! >> << Rompiscatole! >> << Taci! >> << Taci tu! >>
 
Indispettito, Ghish fece il broncio e si sedette un po’ più lontano da Noel, senza però andarsene dal divano e continuando a tenerla d’occhio.
 
Fo̱s cercò di ignorare la situazione. << Allora, tesoro. Prova a concentrarti sulla cucina. Chiudi gli occhi, e pensa di essere lì. Coraggio. >> << Ok… >>
 
Noel fece come la madre le aveva chiesto. Chiuse gli occhi, focalizzò la cucina, eccetera.
Mentre si concentrava, avvertì qualcosa nell’aria cambiare, come se si fosse spostata, non solo mentalmente.
Riaprì gli occhi, e poi scattò in piedi, accorgendosi di non essere più sul divano ma sulla sedia… della cucina.
 
<< Come cavolo ho fatto?! >> urlò, sorpresa, guardando verso la madre e Ghish, che la guardava con il suo stesso stupore.
<< Ti sei smaterializzata, Noel. Il teletrasporto è una delle doti più comuni tra gli dèi, e a quanto pare ora puoi farlo anche tu. Sei ancora molto lenta, ma col tempo migliorerai. >> disse Fo̱s, soddisfatta.
 
Noel la fissò ancora per un po’ con incredulità, poi scoppiò a ridere, soddisfatta. << Wow!!! Ok, passiamo al prossimo! Questa faccenda del sigillo si sta rivelando molto interessante! >> disse, per poi concentrarsi e compiere nuovamente il teletrasporto, tornando indietro sul divano e rivolgendosi a Ghish. << Ha! Ha! Ha! Adesso non sei l’unico a poter apparire e sparire quando ti pare! >> << Vedo… ma sei troppo lenta! >> << Tu dammi tempo e vedrai che ti farò mangiare la polvere! >>
 
<< Vediamo… Cos’altro potremmo provare? >> si chiese la dea, mettendosi a riflettere. << Trovato! Se anche questa funziona, sono certa che ti piacerà! Tu, >> disse, indicando Strawberry, << avvicinati, per favore. >>
La rossa, seppur titubante, obbedì. << C… che c’è? >> << Sta’ tranquilla, non è nulla di pericoloso. >> disse con tono rassicurante. Poi si rivolse alla figlia << Tesoro, concentra lo sguardo su di lei, incrocia il suo sguardo e prova ad andare oltre la facciata, cerca di sentirti come se fossi in grado di entrare nella sua testa. Poi, chiedile qualcosa che sai per certo che non farebbe mai. >>
 
Noel guardò prima la madre, inarcando un sopracciglio << E tutto ciò a che pro? >> << Tu prova e vedrai. Divertiti. >> disse, facendole l’occhiolino.
 
Anche se titubante, Noel fece come le aveva chiesto sua madre. Arrivò al punto da sentirti un tutt’uno con la mente di Strawberry.
A quel punto, le venne in mente un’idea forse un po’ cattivella ma interessante e divertente se pensava allo scenario possibile. Sul suo volto riapparve il suo famigerato sorrisetto sadico, ancora più inquietante dopo i suoi lievi cambiamenti somatici.
 
<< Di’ a Mark che non lo sopporti e che non vuoi più vederlo. E che puzza. >>
 
I presenti la guardarono scioccati, trattenendo il respiro per non scoppiare a ridere.
Sebbene Strawberry la guardasse con aria visibilmente contrariata, i piedi sembravano muoversi da soli. Si avvicinò a Mark, e poi disse << Non ti sopporto e non voglio più vederti. E puzzi. >> facendo pietrificare il povero Mark. Poi, quando ebbe finito, Strawberry sembrò tornare in sé e arrossì, imbarazzata << Oddio! Perché ho detto una cosa del genere?! Non volevo, non volevo! >>
Fu allora che tutti quanti esplosero in una sonora risata, Noel compresa, assolutamente soddisfatta di questi progressi. Anche Ghish, accanto a lei, si era piegato in due dal ridere.
 
<< Una volta presa una certa dimestichezza, sarai in grado di ottenere tutto ciò che vuoi. Il pianeta Terra è fatto per soddisfare ogni tuo desiderio. >> disse, cogliendo la ragazza di sorpresa.
<< Magnifico, assolutamente stupendo! C’è altro? Dimmi di sì, ti prego! >>
<< Datti un minimo di pausa, Noel! Concentrati intanto su queste due potenzialità, io nel frattempo penso a cos’altro potremmo sperimentare. >> << Uff… d’accordo. >> rispose, delusa.
 
<< La zia è speciale! >> esclamò Sophie, saltandole in braccio. Lei gli schioccò un bacio sulla fronte. << Vero! Allora, ti va di vedere un po’ di tv? >> << Sìì! Ci sono i cartoni adesso! >>  << Molto bene. Siediti un attimo accanto a Ghish mentre io prendo il telecomando dal tavolino. >> << No, non voglio! >> << Come non vuoi? Fa’ la brava! >> << No! >> << Oh, andiamo! Se non scendi come faccio a prendere il telecomaODDIO!!!! >> urlò, scattando in piedi.
E aveva ragione di essere sorpresa. Il telecomando era improvvisamente nelle sue mani.
<< Come ci è finito in mano mia?! >> urlò, rivolgendosi anche a Ghish. << E io che ne so? >>
 
<< Visto? Non servo io, stai scoprendo tutto da sola! >> Esclamò Fo̱s, in cucina con la zia.
 
<< Wow… Vabbè, dettagli. Su che canale devo mettere? >> << Canale 10! >> << Benissimo! >>
Non appena puntò il telecomando contro il televisore, esso si illuminò, sfogliando tutti i canali all’impazzata, lasciando a bocca aperta Noel.
Fo̱s si avvicinò, divertita, prendendo in mano il telecomando. << Meglio che tu stia lontana dagli aggeggi elettronici per un po’, almeno finché non avrai imparato a controllare i tuoi poteri. >> disse, per poi selezionare il canale desiderato dalla piccola Sophie.
 
<< Tutto questo è assurdo! Magari posso anche far scatenare temporali o svolazzare a mio piacimento! >> scherzò la ragazza, entusiasta delle novità.
  << Proviamo! >> Esclamò Ghish, sfidandola. Lei ricambiò lo sguardo, indispettita << Ti rallegra tanto l’idea di vedermi diventare una frittata stramazzandomi al suolo? >>.
Il ragazzo rise divertito << Andiamo! Di che ti preoccupi! Vengo anche io, contenta? Così se starai per cadere ti prenderò in tempo. >> << Che intendi con “in tempo”? Aspetterai che mi venga un infarto per poi acciuffarmi mentre il mio naso è a dieci centimetri dall’asfalto? >> << Basta chiacchiere! Vuoi provare o no? >>
Noel lo guardò, con aria di sfida mista al suo lato sadico. << Rendiamo le cose più interessanti. >> << Sentiamo. >>
 
<< Ecco che ricominciano… >> borbottò Nick.
 
<< Se non riesco a stare in aria almeno per una decina di secondi, ti svolgerò tutti i compiti delle vacanze senza che tu muova un dito. >> << Ci sto. E se riesci a volare? >> << Ti farai fare, per una sola volta, quello che ho fatto a Strawberry poco fa. >>
 
Ghish sgranò gli occhi, pensando a chissà quali progetti avesse Noel per la testa, e scattò in piedi. << Non se ne parla! >> << Oh, andiamo! Non dirmi che hai paura! Dopotutto parti avvantaggiato, è molto più difficile che non ci riesca piuttosto che il contrario, è giusto che il prezzo sia più alto! >> esclamò, soffermandosi sulla seconda esclamazione con enfasi, per schernirlo.
 
 Per tutta risposta, Ghish la guardò di sbieco << Andiamo di sopra. Partiremo dal terrazzino. >> << Perfetto. >>
 
Interessati tutti all’avvenimento, salirono assieme a loro.
 
<< Allora, Noel, >> intervenne Fos << la cosa fondamentale in questi poteri è pensare di poterlo fare. Non so se tu ne sia in grado, ma tentar non nuoce. Perciò, nel momento in cui salti, pensa di essere sorretta da qualcosa, da un filo invisibile, oppure immagina di avere le ali. Insomma, devi volare nella tua testa, capito? >> << Più o meno.. >>
 
Ghish ghignò. << Paura, tesoro? >> << Sta’ zitto! >> esclamò quella, cercando di concentrarsi. Lui nel frattempo era già sospeso a mezz’aria, pronto a prenderla in caso non fosse riuscita nel suo intento.
 
Salì sulla ringhiera e chiuse gli occhi e, come suggerito dalla madre, immaginò di essere sorretta da un filo, come si usava durante le recite per rappresentare gli angeli.
 
Fece un respiro profondo, poi si lasciò cadere nel vuoto.
 
In un primo momento, la caduta sembrava non interrompersi, e Ghish si preparò a raggiungerla, pregustando la vittoria.
 
Tuttavia, Noel all’improvviso rimase sospesa a mezz’aria, cominciando a salire, come un corpo che inizia a galleggiare e a risalire sulla superficie dell’acqua.
Mentre saliva verso l’alto, si mise in posizione alzata, come se camminasse nell’aria, proprio come faceva Ghish. Solo allora aprì gli occhi, soddisfatta e sorridente.
 
<< Non. Ci. Credo. >> disse Karen, a bocca aperta. << Tesoro, sei stava fenomenale! Imparare così tante cose in un giorno solo! Sono molto orgogliosa di te! >> esclamò la dea, osservando la figlia con immenso orgoglio.
 
Noel spostò lo sguardo verso Ghish, con aria di sfida. << Comincia a contare. >> gli disse.
 
E lo fece, arrivando fino a dieci, ma, per sua sfortuna, Noel non accennava a cadere. Aveva perso.
<< Splendido! Adesso svolazzi, anche! >> borbottò Ghish, deluso dalla sconfitta e preparandosi al peggio.
 
Noel puntò le braccia al cielo, vittoriosa. << Evviva!!! Sono un geniooooCADOCADOCADOCADOCADO!!!! >> iniziò a urlare, mentre a causa di una distrazione iniziava a perdere l’equilibrio. Ghish per fortuna la prese in tempo, anche se ancora teneva il broncio.
 
Tornarono tutti in salotto, nelle stesse posizioni di prima.
 
<< Sputa il rospo, sono psicologicamente preparato. >> disse Ghish, rivolgendosi alla fidanzata.
 
Noel ghignò, soddisfatta. Si avvicinò a lui, proprio nello stesso modo in cui aveva fatto con Strawberry, per poi pronunciare il suo desiderio.
<< Voglio che tu mi dia il portafogli. >>
<< Come?! Non se ne parl…ehi!!! >> esclamò, mentre la mano si muoveva da sola ed estraeva il portafogli dalla tasca, senza permettergli di opporre resistenza.
Lo porse a Noel, che balzò in piedi, felice, richiamando a sé i suoi amici prediletti e Blaine, un tempo parte del gruppo. << Karen, ragazzi! Festeggiamo il fatto che non sono più morta! Tutti a fare shopping! Offre il mio ragazzo! >> esclamò, mentre assieme agli altri quattro si fiondò verso l’uscita.
Tempo di capire cosa fosse accaduto, che Ghish le corse dietro, cercando di fermarla.
 
 
 
<< La sta prendendo bene. >> disse Richard, rivolgendosi a Fos. << Lasciamo che si diverta, almeno per oggi, ne ha tutto il diritto. Presto ci saranno tempi duri, per noi e soprattutto per lei. Il peggio deve ancora venire. >>
 
 
 
 
 
 
Ciao a tutti!
Con questo capitolo abbastanza leggero –ci voleva, credo, dopo l’aria pesante dei capitoli precedenti- è ufficialmente iniziata la seconda parte di questa storia: ora che gli dèi sono tornati e che Noel è ufficialmente per metà dea, ci saranno numerosi cambiamenti… La stessa Noel deve ancora scoprire quali altre novità la attendono dopo essere tornata…
 
Grazie come sempre a chi segue la storia e anche a chi lascerà un suo parere!
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 28
*** Capitolo 27. ***


CAPITOLO 27.
 


Noel non mentiva quando dichiarò di voler “festeggiare” il suo ritorno.
Entrarono in numerosi negozi, e molte volte la ragazza si divertì a sperimentare le sue doti, convincendo i commessi a regalarle un vestito o una collana, o altro.
 
Per Noel tutte quelle novità erano fonte di puro divertimento, e inoltre la presenza di Blaine la rendeva ancor più su di giri.
Sembrava proprio che, finalmente, la sua vita stesse prendendo una piega decisamente migliore.
 
 
 





<< Sarà maturata dopo essere morta, secondo voi? >> << E me lo chiedi? Ti sembra matura una persona che si mette a fare ciò che sta facendo lei?! >>
<< Blaine, cronometra di nuovo! >>
<< Che ti avevo detto? >>
 
Noel e Ghish, come due bambini, si divertivano a gareggiare al più veloce nel teletrasportarsi da salotto a cucina, e l’indiscusso vincitore sembrava il ragazzo, ormai abituato a quel gesto da tempo.
 
Ma Noel non si arrendeva, e ogni volta chiedeva al povero Blaine di cronometrare ancora una volta, e ancora, e ancora…
 
<< Ma come è possibile? Stai imbrogliando, ammettilo! >> << Cosa? Io?! Ti ricordo che tra noi due quella che ogni tanto imbroglia sei tu, visto che ogni tanto mi mandi le scosse per distrarmi! >> << Non è affatto vero! >> << Sì, invece! >> << Blaine, preparati con il cronometro! >>
 
<< Era molto meglio quando mi credevano morto… >>
 
 
All’improvviso, qualcuno bussò alla porta. Fu Noel ad aprire.
Le si trovò dinanzi un uomo sulla quarantina,più o meno, biondo e con sguardo da playboy.
<< Salve, signore. Mmm… lei è..? >> << Ciao, Miso-thèa. Molto lieto finalmente di fare la tua conoscenza. >>
Noel inarcò un sopracciglio << Mi scusi? >> chiese, perplessa. Poco dopo, dal soggiorno di affacciò anche Fos. << Zeus?! >> << Felice di vederti viva, nipote. >>
A quel punto, anche Karen e gli altri si affacciarono, incuriositi dalla situazione.
 
Noel sgranò gli occhi, sorpresa. << Tu… tu sei Zeus?! >>
L’uomo le sorrise. << Se intanto mi fai entrare, potremo parlarne con calma. >>
 
 
 
Erano tutti seduti in salotto a bere una tazza di caffè. Noel e i suoi amici continuavano a fissare l’ospite di casa, ancora increduli nel pensare di avere il padre degli dèi in carne e ossa dentro casa.
 
Si stava in silenzio, nessuno sembrava avere il coraggio di porre domande per il timore di essere inopportuno.
 
Poi, Noel all’improvviso si decise a rompere il ghiaccio. << Non dovresti essere molto più vecchio di così? >> disse, con nonchalance, senza farsi troppi problemi sulla delicatezza.
 
Alla povera Fos andò storto un sorso di bibita, e scattò in piedi << Noel! >> disse, per ammonirla. << Tranquilla, Fos, la nostra Noel ha tutto il diritto di chiedere ciò che vuole, dopotutto questa è un’esperienza completamente nuova per lei. >> disse il dio, poi si rivolse a Noel << Vedi, mia cara, essendo un dio posso tramutare il mio aspetto ogni volta che lo desidero. Credi davvero che andrei in giro con aspetto da vecchio decrepito e pieno di rughe? Naaah, non è nel mio stile. Comunque sì, sono molto più vecchio di quanto tu creda. >>
Noel annuì << Capisco. >>
<< Ad ogni modo, sono qui per darti qualche “dritta”, come dite voi sulla Terra. Insomma, c’è bisogno che tu conosca tutte le novità che il tuo ritorno comporta. >>
 
La ragazza si mostrò visibilmente interessata << Sono tutta orecchi. >>
 
<< Tanto per cominciare, >> iniziò, << essendo per metà umana non hai la nostra stessa longevità, tuttavia per te morire non è così semplice come per un essere umano. E te lo dimostro subito. >>

 Detto ciò, prese un coltello dalla cucina e disegnò un taglio profondo sul palmo della mano di Noel.

 << AHI! MA SEI SCEMO?! >> urlò lei, con l’accorgersi poco dopo che la ferita cominciò a rimarginarsi da sola, fino a chiudersi.
<< Oddio…! >> << Credo che il concetto sia chiaro. >> disse Zeus. << Comunque sia, la tua rinascita ha portato delle conseguenze, e tu devi essere pronta ad affrontarle. Per esempio, tua madre ti ha detto quali sono le tue capacità adesso? >> << Beh, mi ha mostrato qualcosa, ma non so se è tutto. >>

Zeus si mise a riflettere << Mmmm, vediamo… Ti ha parlato dei poteri curativi? >>

La ragazza inarcò un sopracciglio << Come? >> ma, mentre domandava a che si riferisse, il dio si fiondò verso Nick e con un gesto veloce gli segnò un taglio sul braccio, terrorizzandolo.
Noel scattò in piedi << Ehi! Che diavolo fai?! >> << Guariscilo. >> << Prego? >> << Coraggio, avvicinati! >>
Seppur titubante, la ragazza si avvicinò. << Cos’è che devo fare? >> << E’ semplice, >> disse lui, << poggia la mano sul taglio e cerca di sentire l’energia scorrerti tra le vene. Cerca di guidarla con il pensiero, concentrandola tutta verso la tua mano. >> << E come si fa? >> << Fallo e basta! >>
 
Noel mise il broncio, sentendosi dare ordini. Comunque fece come il suo bisnonno le aveva detto.

Poco dopo, sul braccio di Nick si intravide uno scintillio. << Bene, ora togli la mano. >> fece Zeus, e Noel obbedì, restando tanto sbigottita quanto i presenti.
Niente sangue, niente ferita, niente cicatrici. Niente. << Wow… >> sussurrò. << Ecco cosa intendevo con poteri curativi. >> disse l’uomo, sorridendo, << Tuttavia, non devi abusarne. Non dimenticare mai che per metà sei un’umana, quindi questo potere, se usato in maniera eccessiva, ti si può ritorcere contro. >> << Capisco. >>
 
Ghish, inaspettatamente, li interruppe prendendo la parola. << Posso fare una domanda anch’io? >>
Il re degli dèi lo guardò in malo modo, ma lo accontentò << Parla. >> << Come mai non riesco a teletrasportarmi da fuori a qui dentro e viceversa? >>
<< Lo avrei spiegato proprio ora, ma perché ti interessa farlo? A cosa ti serve entrare e uscire di qui a tuo piacimento? >> chiese, sospettoso. Ghish capì di aver sbagliato a fare la sua domanda, infatti si mostrò titubante, mentre guardava Noel che sembrava volerlo incenerire con lo sguardo. L’unica risposta che gli uscì fu << Ovvio, per le emergenze. >> << Certo, certo… >>
 
Poi, Zeus continuò a rivolgersi alla bisnipote. << Allora, quello che il tuo caro amico dice è un altro dei tuoi poteri. Vedi, nell’attacco non hai molte capacità, e tutto sta nel perfezionare al massimo le poche che hai, ma in difesa.. In difesa sei assolutamente imbattibile, o meglio, lo diventerai. Se prima eravamo noi con i nostri spiriti a sigillare la tua casa con una sorta di barriera, ora sei tu a poterla creare intorno a te. Puoi benissimo difendere te e le persone a cui tieni, anche inconsciamente, senza doverti impegnare più di tanto. E’ un qualcosa di naturale, molto diverso dai poteri che hai. Non è un potere o una capacità; si tratta di un dono vero e proprio. >>
 
Noel si zittì un attimo, poi rispose. << E se mi viene tutto automatico, come faccio io a sapere se la mia “barriera” sta funzionando oppure no? >> << Semplice, diamo una dimostrazione pratica. >>
 
Con rapidità, il dio fece comparire una sorta di fulmine tra le sue mani e lo diresse dritto verso Ghish. Noel non potè far altro che restare a guardare, tanta era la velocità delle azioni del bisnonno.
 
Ciò nonostante, non appena il fulmine sembrò arrivare addosso a Ghish, una seconda scarica di fulmini interferì con quella del dio, neutralizzandola e lasciando tutti di stucco.
 
Noel sorrise, capendo di cosa si stava parlando. << Tutto questo è davvero incredibile… >> disse, soddisfatta.
 
<< Non abbiamo ancora finito. Ti ha già detto tua madre che la Terra è fatta per soddisfare i tuoi desideri? >> << Sì, e allora? >> << Ciò vale per qualsiasi cosa. Puoi sfruttare ogni cosa di questo pianeta a tuo favore. Proviamo a fare un esempio. Andiamo in giardino. >> disse, e tutti lo seguirono.
 
Si posizionò in un punto a caso, lontano da piante e fiori, e la fece avvicinare.
<< Allora, Noel, proviamo con una cosa semplice. Pensa a qualche cosa proveniente dal terreno che potrebbe esserti utile. Qualcosa di semplice e non elaborato, mi raccomando. >> << Per esempio? >> << Non so… un frutto, per dirne una. >>
 
Noel stette un attimo a pensare, poi si rivolse all’uomo. << Ce l’ho. >> << Bene. Ora metti il palmo della mano in direzione parallela a quella del terreno, e pensa a quell’oggetto, portando nello stesso tempo l’energia sul palmo della mano, proprio come hai fatto prima per guarire il tuo amico. >> << Ok… >>
 
Come richiesto, Noel iniziò a concentrarsi, e dal suolo, poco dopo, cominciò a germogliare spontaneamente un ciliegio in miniatura, e su di esso c’era giusto una decina di ciliegie pronte da cogliere.
 
Soddisfatta, Noel ne prese una, assodando che era anche molto gustosa e morbida, proprio come piacevano a lei.
 
<< Molto bene. Come con queste cose, puoi sfruttare ogni elemento del pianeta a tuo piacimento, per estrarne armi o qualunque cosa tu voglia. Ti è sufficiente pensare all’oggetto che desideri e trovare l’elemento giusto per ottenerlo. Una volta che ti sarai allenata a sufficienza, può esserti molto utile soprattutto in battaglia. E Non è tutto, Noel. Ti ho portato questo. >> e, così dicendo, il dio porse a Noel una collana con appeso un ciondolo dall’aspetto molto delicato. Quando Noel lo prese tra le mani, esso cominciò a brillare di una luce azzurrina che Ghish conosceva molto bene.
 
<< Ma quella è l’acqua cristallo! >> esclamò, mettendosi in piedi e puntando il dito verso la collana.
 
Zeus, con il suo atteggiamento superiore, gli rivolse lo sguardo << L’acqua cosa?! Cielo, certo che ve ne inventate di nomignoli! >> e scoppiò a ridere divertito.
 
Ghish lo guardò con aria confusa. << Beh, è così che noi la chiamiamo. C’è addirittura chi la chiama acqua Mew, ora io che ne so! Non proviene da un cristallo prezioso ricco di energia o cose simili? >>
 
Il dio smise di ridacchiare, per poi tornare a rivolgersi al ragazzo. << Sono tutte leggende e nomignoli volgari. Questa è acqua sacra. Viene dritta dritta dallo scrigno di Pandora. E Noel ne è l’unica proprietaria. >>
 
Ghish lo guardò, indeciso se credere alle parole dell’uomo o meno. << Interessante, >> disse tra sè, << questa devo proprio raccontarla a Ryan… >>
 
<< E, tornando a noi, questo ciondolo a cosa mi serve? >>
 
Il dio sospirò, tornando a sedersi e assumendo un’espressione preoccupata. << Vedi, Noel, quello che ti è stato fatto non sarebbe mai dovuto accadere. Tutti gli dèi avevano il dovere di proteggerti, e invece hanno preferito spezzare il sigillo che ti avrebbe permesso di vivere normalmente per un loro capriccio, nonostante io lo avessi severamente proibito. Non posso restare a guardare mentre vengo disobbedito, perché potrebbe accadere ancora. Io suppongo… che molto presto dovremo arrivare ad uno scontro definitivo per rimettere in chiaro chi è che comanda e chi è che deve obbedire, e la guerra che ne verrà fuori non sarà nulla di semplice. >> disse, poi spostò lo sguardo verso il ciondolo. << L’acqua sacra dello scrigno è fatta per essere utile a te, custode dello scrigno stesso e del suo contenuto, e ti sarà d’aiuto per renderti più forte. Nel momento in cui tu compierai la trasformazione –che ora non ti danneggerà più- dovrai cercare di utilizzare anche il potere del ciondolo; esso farà in modo che la tua essenza umana venga accantonata e che tu assuma fisicamente e potenzialmente le stesse caratteristiche di una dea a tutti gli effetti, in modo tale che tu sia in grado di affrontare i combattimenti alla pari, se non in vantaggio. >>
 
<< Capisco, >> disse lei, << ma… quando tecnicamente ero morta, ho parlato con lo scrigno in qualche modo, e mi ha detto che devo impedire che la guerra si compia, non combatterla… >> << Non è possibile evitarla. Ormai non c’è nulla che tu possa fare per fermare tutto ciò. Per questo sono qui, è tempo che tu venga addestrata a dovere. Inoltre, >> disse poi, facendo comparire altri otto ciondoli << l’acqua sacra, sotto tua richiesta, può potenziare anche altri esseri, e siccome ci sono persone di questo mondo a cui sta a cuore la tua protezione, ho pensato che potrebbero usufruirne ed aiutarti. >>
 
Noel sgranò gli occhi << Non se ne parla! Loro non combatteranno! >> << Per me va bene. >>
La ragazza si voltò per guardare in cagnesco Ghish mentre si avvicinava a Zeus e prendeva il ciondolo. Poi lui si rivolse a lei << Mi dispiace, ma non puoi decidere per me. Io voglio aiutarti. >>
 
<< Ma insomma! Qualcuno mi sta ascoltando! La guerra NON-DEVE-COMPIERSI! >>
 
<< Non c’è modo per impedire la guerra, Noel. I nostri avversari si stanno già preparando. Ormai è tardi. >>
Noel fissò il suo antenato con aria di sfida. << Non è mai troppo tardi. La speranza è l’ultima a morire, non l’hai mai sentita questa? E te lo dimostrerò. >> << Magari hai ragione, ma onde evitare che siate proprio tu e la speranza a morire per prime è bene che tu ti alleni, e non ammetto obiezioni! >> concluse il dio. << Ora vado, verrò a trovarti tra qualche giorno. Nel frattempo, cerca di sviluppare da sola le cose che ti ho mostrato. Le altre le conoscerai durante gli allenamenti in maniera pratica. >> e, detto ciò, scomparve.
 
 
 

Dopo aver passato un altro po’ di tempo a chiacchierare, Ghish, Karen, Nick e James si avviarono in ritirata verso casa loro.
 

Tempo di arrivare in camera sua, che il cellulare di Ghish squillò.
 
Rispose, senza guardare neppure chi fosse a chiamarlo, convinto di saperlo.
 
<< Di’ la verità, la morte ti ha fatto capire quanto sono indispensabile per te, vero tesoro? >>
 
<< No grazie, amore caro, ho altri gusti; piuttosto a questo punto dubito dei tuoi.>> disse una voce maschile, con tono ironico.
 
Ghish, imbarazzato, si alzò di scatto dalla sedia << James, sei tu! Pensavo fossi qualcun altro… >> << Lo avevo intuito, genio… Dovresti controllare il numero prima di rispondere, poteva essere un maniaco che ti aveva preso di punta e, beh, non sarebbe andata a finire bene per te… comunque dettagli. >> disse in tono allusivo, per poi ridacchiare all’idea.
 
Una volta calmatosi, il ragazzo tornò a sedersi. << Bella battuta. Ha. Ha. Ha. Perché mi hai chiamato? E’ successo qualcosa? >> << No, nulla di particolare. Solo che io, Karen e Nick stavamo pensando che, a causa di tutto quello che è successo, nessuno di noi ha ricordato di fare un regalino o altro a Noel per il suo compleanno, visto che tecnicamente era morta… Volevamo organizzare una festicciola e magari farle qualche regalino… >>
<< Cavolo, è vero! >> << Volevamo sapere se vuoi farne uno con noi o se preferisci provvedere da solo, per quanto riguarda il regalo. >> << Beh, in questo momento non saprei, non ci stavo pensando… comunque vi faccio sapere domani. >> << Perfetto, faremo in modo di organizzare qualcosa non appena avremo tutto pronto. >> << Bene. >>
<< Ghish? >>
<< Che altro vuoi? >>
<< Non è che volevi il bacino della buonanotte? >>
<< Va’ al diavolo! >> urlò ridendo. Poi attaccarono.
 
 
Tempo un quarto d’ora, e il ragazzo decise di chiamare Noel.
 
Rispose dopo pochi squilli. << Oh, cercavi me? Se vuoi fare una chiacchierata romantica con James, guarda che non è qui. >>
Ghish sgranò gli occhi << Te lo ha già raccontato!? >> << Come avrebbe potuto non farlo? Mi ha fatto fare una bella risata, solo mi dispiace di essermela persa dal vivo… immagino che fosse ancora più divertente. >> << Piantala!!! >>
 
Noel rise di gusto di fronte al suo imbarazzo. << Allora, come mai mi hai chiamata? Non dirmi che “la morte ti ha fatto capire quanto sono indispensabile per te”…! >> disse, cercando di imitare il suo tono di voce.
<< La smetti di prendermi in giro?! E comunque sei una pessima imitatrice. >> << E’ colpa tua che hai una voce contorta. >> << Certo… Lasciamo perdere. Che altro ti ha detto della chiacchierata? >> chiese, pensando sapesse della loro idea. << Oh, nient’altro. Il maniaco alla fine è venuto? >> << Dacci un taglio!!!! >>
Passarono l’intera serata a chiacchierare, finchè non si addormentarono, ancora col telefono teneramente accanto all’orecchio.
 
 
 
 
 
 





 
 
Ciao a tutti!!!
Anche questo capitolo è abbastanza leggero, diciamo che, come quello precedente, è un capitolo di passaggio prima dei nuovi momenti importanti che arriveranno…
Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate!
Al prossimo capitolo!!!

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Capitolo 29
*** Capitolo 28. ***


CAPITOLO 29.
 

 
I magnifici sei – Blaine compreso - si stavano godendo quei giorni di calma prima che iniziassero gli allenamenti della mezza dea, gironzolando per i negozi, vedendo film, andando ai parco-giochi, eccetera.
L’ex alieno aveva deciso di provvedere da sé al regalo per il compleanno di Noel, mentre gli altri 4 avrebbero fatto un regalo unico.
 
Il problema per il ragazzo però era un altro: cosa regalarle? Conosceva i suoi gusti, grossomodo, ma non le aveva mai fatto un regalo prima d’allora. Cosa prenderle, dunque? Che dilemma…
 
Mentre un giorno passeggiavano per negozi, un gattino nero incrociò la loro strada, facendo fermare Noel.
<< Tu guarda! Che carino questo gatto! >> esclamò, prendendo in braccio il docile gattino con un ciondolo grazioso al collo.
Per Ghish non fu difficile capire che si trattava di Strawberry, ma fece finta di niente. Piuttosto, osservava con quanta premura e delicatezza la sua ragazza avesse preso in braccio il batuffolo di pelo.
<< Ti piace? >> << Scherzi? Io adoro i gatti! Cioè, mi piacciono anche i cani, ma i gatti sono qualcosa di speciale! Sono indipendenti, e non si affezionano al primo che passa. Costruiscono un forte legame di amicizia con i propri umani che non trattano come padroni ma come coinquilini da cui vogliono rispetto e che, in caso lo ricevano, danno rispetto. E non dimentichiamoci delle fusa! Sono esserini adorabili! >> disse, mentre accarezzava la Strawberry versione gattina, che non si ritraeva da quelle dolci coccole.
Ghish sbottò << Oh insomma! Di tante cose proprio i gatti devono piacerti?! >> << Che hai contro i gatti? >> << Niente però… >> si interruppe, poi guardò la micina di sbieco, spaventandola. Era evidente che a Ghish non andasse a genio che alla sua ragazza piacesse proprio l’animale a cui si ispirava l’ex oggetto delle sue attenzioni.. con tutte le volte che l’aveva chiamata “micetta” il tutto risultava un tantino imbarazzante..
<< Noel! Lascialo tenere anche a me! >> << Non se ne parla! Tu la spaventi, Nick! >> << Ma non è vero! >> << Ehi, anche io voglio tenerla in braccio! >> << Non esiste! Ecco, l’avete fatta scappare! >> disse, nel momento in cui Strawberry saltò giù dalle braccia di Noel e scappò via, facendo ghignare l’ex-alieno, soddisfatto.
 
Tuttavia, il ragazzo si mise a riflettere: in fondo, perché rimanere ancora legati ad eventi del passato? Strawberry per lui non aveva più nessun significato particolare, quindi perché avere in antipatia una creatura che piaceva tanto alla ragazza che amava?
<< Quindi, ti piacciono i gattini. >> << Ho finito di dirtelo appena cinque minuti fa…! >> << Giusto. >>
E sorrise, mentre in testa gli frullava una nuova idea.
 
 
 



<< Quindi, l’acqua cristallo non è l’acqua cristallo? >> << Per quello che ci ha detto Zeus, è così. Ha detto che appartiene a me, o qualcosa del genere. >>
Noel stava spiegando a tutta la squadra cosa le aveva raccontato il divino Zeus, e tutti sembravano essere abbastanza colpiti da quelle novità.
 
Ovviamente, c’era un particolare che lei stava nascondendo, ma Ghish se ne accorse immediatamente.
 
Perciò, le tolse dalla borsa i rimanenti sette ciondoli e li mise sul tavolino.
 
<< Chi ti ha dato il permesso di mettere le mani nella mia borsa, idiota! >> << Sta’ calma, non ho incrociato nulla di particolarmente imbarazzante o compromettente. >> rispose quello, con il solito tono malizioso. Poi si rivolse ai colleghi << Questi qui ce li ha dati Zeus. E’ stato decisamente più svelto di Kyle nel fornirvi un potenziamento. Ha detto che vi sarà utile se vorrete aiutare Noel nella battaglia che sta per compiersi. >>
Noel sbuffò << Non deve compiersi, quante volte te lo devo dire? E tutti voi dovete restarne fuori! >> << A che scopo? Vederti morire di nuovo mentre noi non facciamo nulla? No grazie! >> << Smettila Ghish! Non voglio che combattiate e non lo farete, punto! >>
 
Il ragazzo parve cominciare a scaldarsi. << Senti un po’, non è che questa faccenda dei nuovi poteri ti ha dato alla testa? Cos’è questo atteggiamento di superiorità? Non crederai di potermi dare ordini, vero? >> << Non ti sto dando ordini, sto solo dicendo che devi restarne fuori! >> << E visto che non è un ordine ti dico subito che ho intenzione di dare una mano! >> << Non voglio, Ghish! >> << Guarda che non lo faccio per te, ma per me stesso! >> << Bell’egoista! >>
 
<< Io al vostro posto li separerei prima che si uccidano… >> bisbigliò Karen, in un angolo.
 
E aveva ragione, era ben chiaro che i due stessero perdendo le staffe.
 
<< Egoista io?! Chi dei due è più egoista, io che voglio assicurarmi che tu stia bene o tu che pretendi che ce ne stiamo a guardare soffrendo se dovesse accaderti qualcosa?! >>
Lo sguardo di Noel si incupì ulteriormente. Se avesse potuto, lo avrebbe bruciato vivo tanta era la rabbia che esprimevano i suoi begli occhi in quel momento. << Stai parlando con quella che si è lasciata ammazzare per salvare il culo a tutti nonostante mi abbiate riempito di bugie, quindi sta’ attento a ciò che dici! Lo vedi che non capisci?! Vi tengo lontani per evitare che vi facciate del male! >>
Ghish si zittì un attimo di fronte al tono e allo sguardo della ragazza, poi tornò in sé, più indispettito di prima << Certo, perché se accadesse qualcosa ti sentiresti in colpa perché tutto è accaduto a causa tua, proprio come era successo con Blaine! Ecco la verità! E’ la tua coscienza che vuoi salvare, non noi! >>
 
Se avesse fatto in tempo a rendersi conto prima di cosa aveva detto, forse si sarebbe fermato. Invece ora non restava che strapparsi la lingua a morsi per la cattiveria che era riuscito a tirare fuori. Proprio a lei. Proprio a quella che si era lasciata ammazzare per lui. Proprio alla ragazza che amava. Che colpo basso.
 
Dopo la sua frase, piombò un gelido silenzio nella sala. Noel, come al solito in momenti di rabbia indomita, guardava il suo accusatore in silenzio, con sguardo freddo e omicida allo stesso tempo.
Dopo poco, si decise a parlare in tono assolutamente tranquillo e pacato.
<< Sai che ti dico? E’ meglio che tu stia lontano da me. Perché, siccome m’importa solo della mia coscienza, ucciderti comprometterebbe la sua salvezza. >>
Detto ciò, prese la borsa e fece per andarsene, con tutta nonchalance.
 
Ghish puntò gli occhi al cielo, credendo che lei avesse preso tutto con ironia, e le si avvicinò, raggiungendola e poggiandole una mano sulla spalla.
<< Andiamo, piantala! >>
Per tutta risposta, Noel si voltò con aria assassina e gli stampò un sonoro ceffone sulla guancia, facendo ghiacciare completamente gli spettatori.
<< FANCULO, GHISH! >> urlò, poi se ne andò sbattendo la porta. Assurdo quanta forza e rabbia ci avesse messo: non sapendo ancora controllare i suoi poteri, il quadro affianco alla porta cadde a terra e il piccolo televisore poco lontano andò in corto circuito, emettendo piccole scosse e spegnendosi, lasciando attorno a sé una leggera puzza di bruciato.
 
<< Non per mettere il dito nella piaga, >> intervenne cautamente Karen, << ma secondo me l’hai fatta grossa. >> .
Si avvicinò a lui, dirigendosi verso la porta. << Io vado a vedere a quanto ammonta il danno, tu pensa a un modo decente per scusarti. E comunque sarà meglio lasciar perdere la festicciola. >> bisbigliò. Ghish annuì, dopodiché la ragazza si avviò per raggiungere Noel.
 
<< E’ peggiorata… >> << Non dimenticarti che è dea per metà, Strawberry. E' del tutto normale da parte sua mostrare superiorità ed essere più permalosa, oltre che vendicativa. Magari può esserlo un po’ di meno grazie al suo lato umano, ma deve imparare a convivere con ciò che l’essere dea comporta. >> sentenziò Kyle.
 
 
 
<< Ti rendi conto?! Ok, ho detto che è egoista e magari potevo evitare, ma dirmi che penso solo a me stessa quando mi sono ammazzata per lui mi sembra un po’ troppo! Ci rendiamo conto?! Crede che sia stato bello vedersi affondare un coltello nel collo senza battere ciglio!? Pensa che lo abbia fatto per divertimento? Che so, sono talmente sadica che volevo provare l’ebbrezza della morte sulla mia pelle? Proprio il giorno del mio compleanno poi! Al diavolo! >>
<< Cerca di calmarti adesso. Lo sai che durante i battibecchi capita qualche parola storta, anche tu hai detto che non era il caso di chiamarlo egoista, no? Ora da brava, togli il broncio e vai a fare pace con lui! >>
 
Noel rivolse a Karen uno sguardo che la diceva lunga << NON-ESISTE! >> << Ok,ok! Comunque sia, vado a fare un po’ di compiti. Tu se proprio non vuoi fare pace chiuditi in casa e cerca di resistere al desiderio di fucilarlo, ok? >> << Vai tranquilla, Karen. Ho istinti suicida, ma non sono un’assassina. >>
Karen ridacchiò, poi andò via, lasciando Noel da sola.
 
 
 
 
Era la mezzanotte. Noel era sdraiata sul letto a rimuginare sulla sua litigata con Ghish. Era furibonda; nonostante sapesse di aver esagerato un po’ non si sarebbe mai aspettata un commento tanto crudele da parte sua. Dopotutto, solo lei sapeva quanto fosse stato doloroso e orribile il giorno in cui Ares l’aveva uccisa, in maniera lenta, dannatamente lenta. Solo lei sapeva quanta paura aveva in quel momento, e quanta voglia aveva di scappare e continuare a vivere. Solo lei sapeva che aveva messo da parte tutte quelle sensazioni pur di salvare tutte le persone a cui voleva bene, lui compreso. Soprattutto lui.
 
<< Cretino. Stupido, infantile, imbecille…e CRETINO! >> diceva tra sé, profondamente delusa.
 
Il cellulare cominciò a squillare. Lo prese controvoglia, e vedendo che era lui riagganciò.
Ripeté la stessa azione più e più volte, finchè il fastidio passò dal cellulare alla finestra.
Sbuffando, Noel si alzò dal letto e si diresse alla porta-finestra.
 
La aprì controvoglia, borbottando. << Se non te ne vai giuro che ti prendo a pugni! Ma… >>
Quando, aprendo le ante, sentì un chiaro miagolio, il suo sguardo si spostò verso il basso.
Di fronte a lei, invece di Ghish, c’era un tenero e piccolo gattino dal pelo lungo e spettinato e dal mantello rossiccio e gli occhi chiari, con un fiocco rosa al collo e un piccolo bigliettino.
 
Non appena avvicinatasi, Noel potè distintamente udire le amorevoli fusa del micino, che scoprì essere una femminuccia.
Le sorrise dolcemente, poi la prese in braccio e con essa raccolse anche il bigliettino.
Mentre la piccola si stringeva alla sua maglietta, riuscì a leggere le poche parole scritte su quel pezzo di carta.
 
”E’ sufficiente la palla di pelo per farmi perdonare?”
 
 
Noel rimase a guardarlo per un po’, poi carezzò leggermente la gattina, per poi scoppiare a ridere.
Alle sue spalle, qualcuno interruppe la sua risata.
<< Potresti rispondere, prima di metterti a sghignazzare! >>
 
Noel puntò gli occhi al cielo, cercando di ricomporsi, e poi si voltò verso Ghish.
<< Non è che ti perdono, è che mi piace la micina. Dove l’hai presa? >> << Che fai, cambi argomento?! >>
 << Rispondi! >> << Non è che l’abbia proprio cercata, l’ho trovata in un vicolo mentre venivo qui. Era sola soletta e in qualche modo ti somigliava nei colori, e visto che avevi detto che ti piacevano ho pensato di portartela. >> << Concordo sui colori. Però caspita, non ti sei nemmeno impegnato più di tanto e lo ammetti anche! Pensi che basti così poco per farti perdonare? >>
 
Ghish arrossì lievemente e spostò lo sguardo. << Pensavo che la ragazza che amo si sarebbe resa conto che ero pentito anche solo guardandomi e che mi avrebbe perdonato a prescindere. Scusa se ho pensato male. >>
 
Noel lo fissò, incredula nel notare il suo lieve rossore; poi, colpita dalla sua spontaneità quasi tenera, scoppiò nuovamente a ridere.
 
<< Bene! Prendimi pure in giro! >> borbottò lui, imbarazzato.
 
Continuando a ridere, la ragazza gli si avvicinò e gli lasciò un leggero bacio sulla guancia, facendolo bloccare per la sorpresa. Poi si diresse in camera.
<< Entra e aiutami a trovare un nome carino per questo angioletto! >> gli disse, ancora sorridente.
 
Sospirando, obbedì, sedendosi per terra accanto a lei.
 
<< Clementina? >>
<< Ma sei scemo?! Me la vuoi traumatizzare?! >>
<< Chi ha mai avuto un animale domestico, scusa?! Che ne so io! >>
<< Un po’ di inventiva, andiamo! >>
<< Beh, che so… Pandora? >>
Noel lo guardò, perplessa << Che fantasia, wow. >>
<< Ah, piantala! Vediamo un po’… Hikari*? Che te ne pare? >>
<< Mmm… Hikari, eh? Il significato del nome è molto carino in effetti… >>
<< Quindi? >>
Noel sorrise << Vada per Hikari! >>
Si sorrisero, dimenticando completamente il litigio di quella mattina.
 
<< Sembrate due sposini che cercano il nome per la figlia. >>
 
Noel e Ghish sobbalzarono, spaventati. Accanto alla porta c’era un Damon assonnato e… piuttosto irritato.
 
<< Punto uno: TU che ci fai in camera di mia sorella a quest’ora. Punto due: qualunque sia la risposta al punto uno, io voglio dormire, e siccome le camere non sono insonorizzate fate quel che vi pare ma in  S-I-L-E-N-Z-I-O. Punto tre: se scopro che state DAVVERO trovando un nome a vostro figlio TU hai ufficialmente terminato i tuoi giorni! >> l’ultima frase risuonò come una chiara minaccia, soprattutto nel modo in cui additava Ghish con il “TU” ben scandito.
 
Noel sbadigliò e poi guardò torva il fratello << Sono per metà dea, non felino. A meno che tu pensi che io possa partorire gatti, non sto dando il nome a mia figlia! >> sbottò.
 
Damon rivolse ancora una volta un’occhiataccia a Ghish e se ne andò, mormorando un << Buon per te. >> al povero ragazzo.
 
<< Dio, quanto è idiota quello lì! >> borbottò Noel. Poi si rivolse a Ghish. << Bene, il nome alla gattina è stabilito, e siccome me l’hai regalata tu sei tenuto ad accudirla almeno un po’ quando vieni! >>
Ghish portò le mani dietro la testa << A dire il vero, preferisco accudire la padrona… >> << Piantala! >> urlò lei, tirandogli un cuscino addosso. << Ora fila a casa, è ora di andare a dormire. >>
L’espressione di Ghish cambiò, diventando implorante << Posso restare qui? >> << Neanche per sogno! Fila! >> << Ok… Neanche se…. >> << No! >> << Uffa… ma non volevo fare niente! >> << Non mi interessa! >> << Ok, ho capito! Me ne vado! >> borbottò deluso lui. Poco dopo uscì sul balcone e svanì, lasciando Noel sola e sorridente con la nuova arrivata.
 
 

 
 
<< Come avevi previsto, Ares, il sigillo si sarebbe infranto solo con la sua morte. Ma ora come faremo a sostenere la battaglia? >>
<< Dimentichi che stai parlando col dio della guerra, una battaglia in più non mi spaventa. Certo è che dobbiamo tentare di schierare la mezza dea dalla nostra parte, prima di agire. >>
<< E come pensi di fare? Ti ricordo che l’hai uccisa, è pur sempre una dea, è nella sua natura essere vendicativa. >>
<< Dobbiamo almeno provarci, lei è l’unica ad aver pieno comando dell’arma, e se impara ad usarla siamo spacciati. Se le mostrassimo una alternativa e passasse dalla nostra parte, non avremmo alcun problema a vincere. >>
 
 
 
 
 
 
*Hikari vuol dire Luce.
 
 





 
 
Ciao a tutti!
Innanzitutto mi scuso per il ritardo, ma la sessione estiva è micidiale e non mi lascia tempo per aggiornare la storia!
Questo capitolo è abbastanza soft, niente battaglie né altro, ma in futuro il tutto sarà più movimentato…!
Mi scuso ancora anche in anticipo perché non credo riuscirò ad aggiornare presto, ma grazie per la pazienza e la costanza nel seguire la storia!
P.s: a breve il mio nickname cambierà, quindi se troverete un nome diverso è tutto normale xD
 
A presto e fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando!

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Capitolo 30
*** Capitolo 29. ***


CAPITOLO 29.
 





<< Non ti sembra che Zeus stia aspettando fin troppo tempo per l’addestramento di cui parlava? >>
<< Naaa, secondo me semplicemente ha tempi differenti da noi; gli dèi se la prendono sempre con calma e relax, anche quando si parla di guerra. >>
<< E questa chi te l’ha detta, Noel? >>
<< Istinto; dopotutto, sono o non sono una di loro, più o meno? >>
 
Noel e gli altri stavano chiacchierando allegramente al caffè Mew Mew, dando coccole e carezze alla piccola nuova arrivata che la mezza dea aveva voluto presentare loro.
<< E’ proprio tenera, Noel, e poi, cosa incredibile, ti somiglia addirittura! Come hai fatto a trovarne una così, Ghish? >>
Il ragazzo si portò le mani dietro la nuca con nonchalance << L’ho trovata per puro caso, Paddy! Non facciamone un affare di stato! >>
Karen, che assieme a James, Nick e Blaine era sempre al caffè, gli si avvicinò e iniziò a punzecchiarlo con il gomito << Come siamo diventati romantici, eh? Regalare una tenera, piccola gattina alla propria amata, darle un nome insieme e crescerla come due piccioncini! >> bisbigliò, ridacchiando con Tart e Paddy al seguito.
 
Il povero Ghish assunse un colore rossiccio che la diceva lunga. Balzò in piedi, scostandosi da Karen, schierandosi quasi in posizione di difesa << C…che stai dicendo?! Era un pensiero come un altro, assolutamente casuale! >>
 
<< Ma che gentile, lo ammetti anche? Bah, bel fidanzato che mi ritrovo. >> borbottò Noel, prendendo la piccola Hikari in braccio.
<< Non ti ci mettere anche tu, adesso! >> << Hikari, attacca! >> << Ma che dici! Non è mica un cane! >> << E’ un gatto, e se attacca è peggio di un cane! Forza Hikari, ascolta la tua adorata padroncina! Attacca questo idiota! >> << Non vale! Non sono una specie di suo padrone anche io? Dovresti insegnarle a trattarmi bene! >> << Non so fino a che punto potrebbe giovarle il fatto che sei suo padrone, viste le tue manie da pervertito. >> << Che staresti insinuando?! >> << Che sei pericoloso per questa povera piccola creatura indifesa! >> << Ma avevi detto che… >> << Mentivo. >> << Stronza! >>
Noel portò una mano sulle orecchie della micina << Santo cielo! Non vorrai insegnarle questi termini volgari! Lo vedi, sei un pessimo educatore! >>
 
<< Per favore, piantatela, mi state deprimendo! Parlare così di un gatto… >>
<< Che vorresti dire?! >> esclamarono entrambi con fare minaccioso, rivolgendosi a Ryan, che ne rimase perplesso. Si limitò a borbottare << Siete un caso perso… >>
 
Mentre scherzavano tra loro, Noel si accorse che Strawberry era abbastanza taciturna; notò, inoltre, che Mark era assente.
<< Va tutto bene, Strawberry? >> le disse, richiamando la sua attenzione.
Quella si voltò, come destata da un sogno ad occhi aperti, e indossò un sorriso ben poco credibile << Certo, certo, va tutto bene! Sono solo un po’ stanca… >>
<< Come no… >> borbottò inaspettatamente Ghish, facendo voltare la fidanzata. Di solito lui era taciturno, non si intrometteva quando si trattava della squadra; era molto arrabbiato con tutti loro per tutta la faccenda della mezza dea e per la morte di Noel, nonostante fosse acqua passata. << Si vede lontano un miglio che ti manca la tua metà ambientalista. >>
Il volto di Strawberry s’incupì nuovamente. Noel guardò Ghish come per ammonirlo e gli sussurrò a denti stretti << Potresti risparmiarti i commentacci? Non lo vedi che è giù? >>
Il ragazzo puntò gli occhi al cielo << Ok, ok! Pardon! >> e prese la piccola Hikari in braccio iniziando a giocare con lei, mostrandosi disinteressato alla faccenda in sé.
 
Poi, Noel si avvicinò alla leader delle Mew Mew, portandola leggermente più lontano dal gruppo. << Hai litigato con Mark? >>
Strawberry guardò con tentennamento l’amica, sebbene avesse una gran voglia di sfogarsi. Poi, si decise a parlare. << Non è che abbiamo proprio litigato. Ho avuto una scenata di gelosia perché l’ho visto chiacchierare in disparte con una ragazza, e lui si è offeso perché dice che non ho fiducia in lui. Ma non è la verità! Mi ha dato fastidio che quella papera gli ronzasse intorno! E’ di lei che non mi fido! >> disse, con i lacrimoni agli occhi.
 
A Noel scappò una lieve e tenera risatina << E allora? E’ più semplice di quel che appare! Va’ da Mark questa sera e chiarisci le cose con lui, no? Sono sicura che capirà e che dirà alla nostra amica smorfiosetta di alzare i tacchi la prossima volta che gli si avvicina! >>
Fin troppo facile rialzare l’umore di Strawberry, che si illuminò in volto con un gran bel sorrisone. << Hai ragione, Noel! Sono una stupida! Appena finiamo il turno oggi corro da lui! >>
 
La rossa fece per tornare dal gruppo, ma Noel la fermò << Scusa, ma è per questo che oggi non è venuto? >>
Strawberry sorrise << Oh, no, è che non si sentiva molto bene e dopo le lezioni è tornato subito a casa! >> << Capisco… >>
 
Detto ciò, tornarono tutte e due al gruppetto in contemplazione della piccola nuova arrivata.
 
 
 
Dopo il turno pomeridiano, Noel, Ghish e gli altri dell’ormai compatto gruppetto di amici si fiondarono a casa della mezza dea per studiare.
Per la gioia di Ghish, i compiti erano pochi e la tortura finì presto, così presero video game e pop corn e si divertirono a giocare a turni di due organizzando una sorta di gara, mentre chi aspettava il proprio momento gustava leccornie e intratteneva Hikari.
Nessun dubbio su chi potesse vincere; Noel ormai aveva il controllo su tutto ciò che fosse elettrico, quindi per lei fu un gioco da ragazzi manomettere le mosse degli omini in tv, nonostante continuasse a negarlo con una faccia tosta incredibile.
 
 
Dopo il turno di Noel e Ghish, toccò a Karen e Nick. James era già stato “eliminato”, pertanto se ne stava a perdere tempo tirando qualche pop corn ai contendenti.
 
I due ex concorrenti, invece, avevano preso la gattina e si stavano divertendo a vederla correre e saltellare dietro un filo che la ragazza muoveva in avanti e dietro.
 
<< Di’ la verità, sotto sotto sei preoccupato per Strawberry. >> Sentenziò Noel, tra un movimento del filo e l’altro.
Ghish sgranò gli occhi, incredulo e pensando di aver sentito male. << Come? Scherzi?! Quella lì mi è scaduta dalla testa da secoli, ormai! Non significa nulla per me! E poi non l’ho ancora perdonata per la leggerezza con cui ha preso la tua faccenda! Può soffrire le pene dell’Inferno per me, non m’importa affatto. >> sbottò.
<< Non fare il furbo con me. Hai reagito, prima, quando l’hai vista triste al caffè, e non dirmi che non è vero. >> disse lei, guardandolo di sottecchi.
<< Ma… >> << Andiamo! Non te ne sto facendo una colpa! E’ normale che tu sia preoccupato per una nostra amica che è giù di morale, per giunta a causa di qualcuno che nessuno di noi due digerisce! >>
Ghish la guardò in malo modo, irritato << Non è mia amica, chiaro?! Non provo assolutamente nulla per lei! >>. La ragazza, rassegnata, sbuffò. << E va bene, come ti pare. >>
 
Ci fu un po’ di silenzio, poi, per la prima volta, i due videro la loro piccola gattina prepararsi per il suo primo agguato, accovacciandosi e dondolandosi leggermente per prendere la mira, mentre le sue iridi si ingrandivano e appallottolavano. Poi, spiccò un agile balzo togliendo il filo dalla mano di Noel e mordicchiandolo con aria vittoriosa.
 
Ghish e Noel sgranarono gli occhi, guardando la piccolina con aria orgogliosa, come se avessero visto una figlioletta compiere i suoi primi passi. Poi, si guardarono e scoppiarono a ridere, divertiti, prima di prendere in braccio Hikari e lodarla con tante coccole.
 
Mentre si dedicavano alla gattina, il cellulare di Noel iniziò a squillare con insistenza.
Senza allontanarsi da Ghish, rispose.
<< Pronto? >>
Un singhiozzo. << Sono Strawberry. >>
Noel inarcò un sopracciglio. << Strawberry? Che hai? >>
Sentendo il suo tono preoccupato, anche Karen e Nick si fermarono e si voltarono, smettendo di giocare.
Un altro singhiozzo. << Sono stata una stupida, Noel. Sono una povera stupida. >>
<< Adesso calmati! Mi spieghi cos’hai? >>
Un altro singhiozzo, poi un pianto strozzato << Mark…Mark… non era malato, e non…non era solo… >>
<< Ma cosa vuoi dir…oh porca miseria. >> bisbigliò Noel, interrompendosi nel momento in cui quelle parole assunsero il giusto significato nella sua testa.
 
Non ebbe il tempo di rispondere, perché con un gesto rapido e secco Ghish le strappò il cellulare dalla mano. << Lui dov’è? >>
Noel lo strattonò leggermente << Che ti prende, adesso? >> ma, per tutta risposta, Ghish le allontanò bruscamente la mano che gli aveva poggiato sul braccio, ignorandola del tutto.
<< Rispondi. >>
 
Un’altra manciata di secondi alla cornetta, poi Ghish attaccò e si diresse in tutta fretta alla porta.
Noel lo seguì, cercando di calmarlo << Dove cavolo vai? Ti ha dato di volta il cervello?! >> << Stanne fuori, Noel! >>
Poi, il rumore sordo di una porta che si chiude, sbattendo violentemente.
Noel era rimasta immobile, in piedi di fronte alla porta chiusa. In volto un’espressione ferma e impassibile, ma ferita sotto la maschera.
 
<< No… decisamente non è un’amica. >>
<< Che stai farfugliando, Noel? Che gli è preso a quel cretino? Ha spostato la tua mano in un modo tutt’altro che gentile! Non ti aveva mai trattata così! >> la interruppe Karen, confusa.
Noel fece un respiro profondo, poi si voltò con nonchalance. << Non è niente, tranquilla. Torniamo a giocare. >>
 
Mentre si dirigevano alla tv, tuttavia, qualcuno che conoscevano ormai bene si parò dinanzi a loro. Era Zeus, in tutta la sua fierezza. E non aveva un’espressione allegra.
 
 
 

 
 
Ghish correva, correva a più non posso come un forsennato, come un toro che ha visto rosso, e quel rosso lo deve prendere, frantumare, distruggere.
Non aveva voglia di teletrasportarsi, non era il caso. Sarebbe arrivato da lui troppo carico e sarebbe andata in maniera spiacevole, in un certo senso.
 
Non doveva farlo. Non lui. Non a lei.
Era convinto di averla lasciata in buone mani.
Si sbagliava.
 
Come aveva potuto tradirla? Proprio lui, che sembrava amarla così tanto? Proprio lui, che l’aveva portata via senza dargli la possibità di farle cambiare idea?
Si era arreso. Si era arreso perché aveva capito che il loro legare era talmente forte da non poter competere, e perché era ben chiaro che solo lui potesse renderla felice. Aveva sofferto per lei, ma lo aveva accettato perché sicuro di assecondare il suo destino, perché quei due erano destinati a stare insieme.
 
Arrivò alla porta di casa del moro in un attimo. Poi, prese a calci l’infisso ben serrato, finchè un Mark in piena salute e anche piuttosto infastidito si degnò di aprire.
Per terra, ben visibili, un paio di scarpe da donna, poggiate distrattamente e con disordine.
 
Non ebbe il tempo di parlare o chiedere spiegazioni, perché l’ex-alieno lo afferrò per il collo e lo scaraventò in fondo al corridoio, per poi saltargli addosso.
Una ragazzina uscì da una camera chiusa e, di fronte allo spettacolo, prese in fretta e furia le sue scarpette e scappò via spaventata.
 
Non fu uno scontro equo. Non fu neanche uno scontro. Fu solo lui a colpire, colpire e colpire, senza sosta né ritegno alcuno.
 
Si fermò solo quando il sangue che il sudicio traditore sputò fuori non fu abbastanza per i suoi gusti, oltre a quello di cui era già macchiato. Di sicuro gli aveva rotto qualcosa.
 
Dopo aver riso malignamente della figura quasi priva di sensi che si trovava a terra, si avviò con tutta calma verso l’uscita e andò via lentamente, approfittandone per una passeggiata in centro, con sadica serenità.
 
 

 
 
 
<< Qual buon vento, nonnino? >>
<< Non chiamarmi nonnino, mi fai sentire vecchio e fuori moda! >>
<< E va bene… “qual buon vento, oh divino Zeus”? >>
<< Così va meglio. Nessun buon vento, nipote. Sono venuto per alcune novità. >>
Noel si sedette, invitando il divino nonno a fare altrettanto.
<< Dimmi tutto. >>
<< Ho parlato con le Parche. >>
Noel sgranò gli occhi, interrompendolo con entusiasmo << No!!!! Esistono davvero?! Che spasso! E che hanno detto? >>
<< Felice che la cosa ti rallegri. Mi hanno detto che la guerra si compierà tra due anni esatti. >>
<< Così tanto tempo? >>
<< Non è molto tempo, considerato quanto dovrai impegnarti per essere all’altezza della battaglia. >>
La ragazza inarcò un sopracciglio << Essere all’altezza? Fermo, fermo! Ho detto che la battaglia non deve compiersi! >>
<< E io ti ho già spiegato che anche se fosse così non puoi stare a grattarti la pancia senza far nulla! Devi essere pronta al peggio, Noel! >>
Noel sbuffò con rassegnazione. << E va bene. Quando cominciamo con questi “allenamenti divini”? >>
<< Non così in fretta, Noel. Non è qui che ti allenerai, almeno non tutto il tempo. >>
<< E dove altro dovrei andare, scusa? >>
Il dio sorrise, poi tornò serio e assunse l’aria degna di un sovrano di tutto rispetto. << Sono venuto qui per aiutarti a preparare le tue cose, Noel. Tu vieni con me, e ti allenerai assieme agli dèi. >>
 
La ragazza scattò in piedi, contrariata. << Come?! Stai scherzando, spero! Ho una famiglia e degli amici, qui! >>
<< Non sto affando giocando, Noel, non c’è nulla di spiritoso in questo, e non si discute. >>
<< E per quanto tempo, sentiamo! >>
<< Un anno, circa. Quello restante potrai passarlo allenandoti qui, una volta conosciute alla perfezione le basi. >>
 
Noel sgranò i suoi begli occhi chiari << Un anno?! Non esiste, caro mio! Non mi muovo di qui! >>
 
A quel punto, anche Zeus si alzò con autorità << Ascoltami bene, signorina, non sei nella posizione di fare i capricci! Devi ritenerti fortunata se ti ho concesso metà del tempo per trascorrerlo qui! Avrei potuto anche ordinarti di venire con noi fino alla fine della battaglia, ma sono stato clemente! >>
<< Oh, certo! Quindi dovrei ringraziarti per questo? >> << Ebbene sì! Ora non fare storie, ti concedo un giorno per preparare le tue cose, alle faccende “umane” da sistemare, tra scuola e professori, ci penserò io! Tornerò domani alla stessa ora, e voglio trovarti con le valigie in mano, non ammetto obiezioni! Se non obbedirai, ti porterò via con la forza e sarai severamente punita! >>
Detto questo, il dio scomparve, lasciando Noel e gli altri senza parole.
 
<< Cosa facciamo, adesso? >> chiese Karen, preoccupata.
Noel sospirò. << Niente, non possiamo fare un bel niente. Aiutami a sistemare le mie cose, perfavore. >>
Fece per avviarsi alla sua camera, ma Nick la fermò. << Ehi, frena! Come la metti con Ghish! >> << Avrà modo di consolarsi, vedrai. >>
 
Proprio mentre diceva quelle parole, il campanello suonò con insistenza.
James andò ad aprire, e sull’uscio trovò proprio Ghish, con aria trionfante e soddisfatta.
 
<< Quando si parla del diavolo… >>

<< Perché, James? Parlavate di me? >> ridacchiò lui, allegro.
Poi guardò verso Noel, notando che portava verso camera sua una valigia abbastanza grande.

Le si avvicinò, tutto pimpante. << Andiamo in vacanza e non mi dici niente? >>
Si accinse a cingerle la vita, ma Noel si scostò con fare freddo e scostante. << Non toccarmi. >>
 
Ghish indietreggiò, sorpreso e confuso allo stesso tempo. << Che ti prende? >>
 
Presa da un impeto di rabbia, Noel si voltò, furibonda.
<< Non devi più osare toccarmi, hai capito?! E mai più come poco fa devi azzardarti a trattarmi in quel modo! Non sono la bambolina di turno, io, non puoi permetterti di divertirti e poi, buttarmi via a tuo piacimento, trattandomi come ti passa per la testa! Quello che è accaduto oggi non si ripeterà, sono stata chiara?! >>
 
Non ci aveva pensato, cavolo. Aveva agito d’istinto, lasciando che la furia omicida nei confronti di quell’individuo lo accecasse a tal punto da dimenticarsi di Noel, dei suoi sentimenti e soprattutto di quello che le aveva detto nemmeno cinque minuti prima. E l’aveva ferita, di sicuro.
 
Abbassò lo sguardo, dispiaciuto. << Hai ragione, mi dispiace. Ti prometto che non accadrà più. >>
 
<< Non hai prestato attenzione, Ghish. Tutto questo non si ripeterà perché io farò in modo che sia così. >>
 
Il ragazzo inarcò un sopracciglio. << Che stai dicendo? >>
<< E’ venuto Zeus. Vado via. >>
 
A quelle parole, dette con tanta serietà, Ghish impallidì. << Cosa? Quando?! >>
<< Domani. >>
<< Non esiste, Noel! Perché?! >>
<< “Stanne fuori!” >> disse lei, canzonando la frase.
<< Ah, bene, adesso facciamo i dispetti rinfacciando ciò che dico! Sei molto matura, mezza dea, complimenti! >>
<< Non mi faccio dire se sono matura o no da uno che lascia la fidanzata di punto in bianco per picchiare a morte l’ex della sua ex che non è nemmeno una sua ex ma da cui è evidentemente ancora ossessionato! >>
<< Ah, quindi è questo il problema! E’ una scenata di gelosia! >>
 
A quelle parole, la bomba emotiva di Noel esplose. Si lanciò contro Ghish e, spintone dopo spintone, lo mandò fuori la porta di casa. A vederli sarebbe sembrata una scenetta comica.

<< Idiota! Razza di stupido villano insensibile e codardo! Non hai nemmeno il coraggio di ammettere ciò che è l'evidenza! Sei davvero uno stronzo!!!! Sta' lontano da me!!! >>

Poco prima che il portoncino si chiudesse, Ghish ebbe appena il tempo di fermarla. << Ferma, Noel! Ti rendi conto di quello che stai facendo? Cosa ne sarà di me, di noi, se te ne vai? >>
 
La ragazza indossò uno dei suoi sorrisi colmi del sarcasmo più puro. << Tranquillo, sono sicura che Bambolina n°1, ora che è libera, saprà consolarti e assuefare i tuoi bisogni meglio di me! >> e, detto questo, chiuse la porta facendola sbattere violentemente, proprio come aveva fatto lui poche ore prima.
 
 
 
 
 
 
 
Ciao a tutti!!!!
Innanzitutto perdonatemi per l’immenso ritardo, ma la sessione estiva è stata micidiale! Spero continuiate a seguirmi nonostante la lunga assenza!
Questo capitolo è poco movimentato, ma ho deciso di introdurre una svolta, mi è sembrato che la storia fosse fin troppo monotona, aveva bisogno di novità, vi pare?
Ho notato che, nonostante sia passato del tempo, i lettori siano rimasti sempre gli stessi e che addirittura i recensori si siano ridotti per tornare al punto di partenza con un solo commento per capitolo, con la mia cara e costante Lady S, che ringrazio di cuore! :D
Vorrei solo capire se c’è qualcosa che vi piacerebbe cambiassi o se semplicemente non siete attratti dal commentare, tutto qui xD
Comunque sia, ringrazio di cuore chi continua anche solo a leggere i miei capitoli e a chi ha inserito la storia tra i preferiti, davvero mille grazie!
Che altro dire… ci si vede al prossimo capitolo! Un bacio!!!!

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Capitolo 31
*** Capitolo 30. ***


CAPITOLO 30.
 

 
<< Lo sai che hai esagerato, vero? >>
<< Queste sono le crocchette di Hikari, devi comprare sempre le stesse, è molto viziata. >>
<< Non cambiare discorso, Noel!!! >>
 
Noel sbuffò, sedendosi distrattamente sul lettino, seguita da Karen.
<< Lo so, contenta? Ma è più forte di me, è come se le emozioni arrivassero prima alla lingua  e dopo al cervello, come se non mi dessero il tempo di metabolizzarle e pensarci su, che posso farci? >>
<< Credi che sia per via del tuo cambiamento? >>  << Non lo so, so solo che per il momento mi sento una pazza isterica senza autocontrollo. >> << Questo si era notato. >> << Ah, beh, grazie! >> << Autocontrollo! >> << Giusto… >>
 
Stettero in silenzio per un po’, dedicando attenzioni alla piccola Hikari, che a giudicare dalle fusa gradiva le coccole delle due ragazze.
<< Dovresti chiedergli scusa prima di andar via. >>
<< Più che scusarmi, dobbiamo chiarire la situazione. So di aver esagerato, ma ciò non toglie che sono ancora convinta che lui si senta ancora legato a Strawberry. Non gliene faccio una colpa, ma voglio che faccia chiarezza su quello che prova, prima che sia troppo tardi e che possa pentirsene. E, considerando che anche io credo di aver bisogno di tempo per controllare le mie emozioni come una volta… >>
<< Vuoi lasciarlo? >>
 
Noel buttò la testa all’indietro, lasciandosi cadere del tutto sul materasso. << Non lo so. Ma non mi sembra giusto obbligarlo ad aspettarmi. >>
<< Capisco… beh, allora? Chiamalo! >>
<< Non ora, non mi sembra il caso. Domani, prima di partire, gli parlerò con calma. >>
 
 



<< Ci rendiamo conto? Ok, ho sbagliato a trattarla in quel modo, ma da qui a scaricarmi come un pacco postale ce ne vuole! E’ diventata fin troppo egocentrica, quella lì! >>
<< Però ammettilo, Ghish, la vecchiaccia non ti è del tutto indifferente, questo ormai si è capito. >>
Ghish puntò gli occhi al cielo << Touchè. Ma Noel è più importante, Tart! >>
<< Lo so, e lo credo bene! E poi mi ero affezionato anche io a quella lì, devo ammetterlo. Mi dispiacerebbe se andasse via sul serio. >>
 
D’un tratto, il cellulare di Ghish vibrò. Un sms.
Ho esagerato prima, lo ammetto. Ciò non toglie che alcune cose le penso e che nonostante tutto io debba partire per forza. Quello di Zeus è stato un ordine, non mi ha concesso alternative. Comprendo che sarai sicuramente arrabbiato, comunque se puoi cerca di venire domani, ho bisogno di parlarti. Noel.
 
<< Chi è? >>
<< Noel, credo… credo che mi abbia chiesto scusa. >> disse l’ex-alieno, poco convinto.
Tart scoppiò a ridere << No! Non ci credo, Noel che chiede scusa! A te, poi! >> << Non c’è niente da ridere! >>
 
“ Ho bisogno di parlarti. “
Quella frase non aveva per niente un bell’aspetto. C’era qualcosa di strano. Che volesse lasciarlo sul serio?
Forse era davvero convinta che lui fosse ancora innamorato della Mew Mew, ma come fare a dimostrarle il contrario?
 
Soprattutto, come fare a dimostrarlo a sé stesso?
 
 
 
 


<< Ehm, ragazzi, non è che vi andrebbe di restare tutti qui stanotte? >> Chiese Noel, per la prima volta con fare timido, ai suoi amici.
<< A dire il vero, stavamo per chiedertelo noi… Dopotutto, questa è l’ultima notte che passeremmo insieme prima che tu parta… Meglio che non ci penso o mi metterò a piangere!!!! >> disse Nick, tutto d’un fiato.
 
Aveva già parlato con Damon, Jesse, Blaine e la zia, mentre Fos era già partita il giorno stesso.
Era stata dura spiegare tutto alla piccola Sophie… poverina, era tanto affezionata alla sua zietta…
 
<< Chiamiamo anche Ghish? >> << No, James, meglio di no. >> << Ok… >>
 
Passarono tutta la serata a chiacchierare e ridere. Proprio non ce la facevano ad addormentarsi, sapendo che sarebbero stati lontani per così tanto tempo.
 
 


La mattina dopo, tutti e quattro avevano le occhiaie per il sonno. La scena dei quattro che si fiondavano sulla macchinetta del caffè era davvero esilarante. Dei bambini nel vero senso della parola.
 

<< Ragazzi, che aria sveglia! >> << Non rompere, Damon! >> sbottò Noel, trattenendo una risatina.
Le sarebbe mancato. Le sarebbero mancati tutti quanti.
 
<< Quando dovrebbe arrivare Zeus? >> << Stasera, o oggi pomeriggio, non so se sarà puntuale o arriverà in anticipo. >> << Capisco… >> fece il fratellone.
 
Poi, all’improvviso suonò il campanello.
Karen, Nick e James si voltarono verso Noel, intuendo chi potesse essere.
<< Ho capito, vado ad aprire io. >> fece la ragazza.
 
Si fermò davanti alla porta, fece un respiro profondo e poi aprì.
Come previsto, era Ghish, con le sue stesse occhiaie.
Con la differenza che lui non era stato sveglio tutta la notte a chiacchierare amorevolmente con gli amici.
E lei lo sapeva.
 
<< Ciao… >> fece lei.
<< Buongiorno. >> fu la risposta semplice di lui.
 
Ci fu un secondo di silenzio, poi Noel parve svegliarsi all’improvviso. << Non stare lì impalato, vieni. >> e, così dicendo, lo invitò a salire, ignorando completamente gli altri.
 

Arrivarono in camera di lei, poi chiuse la porta dietro di sé.
Ghish prese aria, proprio come aveva fatto Noel prima. << Ascolta… >>
<< No! >> lo interruppe lei, << Devo parlare io. >>
<< Ok… >>
 
Fece un paio di passi verso destra e sinistra, poi si fermò.
<< Lo so che ieri ho esagerato, ma il problema sono io. Da quando sono tornata in vita c’è qualcosa in me che non va, è come se non avessi il pieno controllo di me stessa, e questo non va bene, me ne rendo conto. E mi dispiace che questo si ripercuota su di te.
Però, io credo davvero che tu debba riflettere bene su quello che realmente provi. Credo che, in fondo in fondo, tu provi qualcosa per Strawberry, anche se non te ne rendi conto. E con questo non metto in discussione quello che provi per me, semplicemente apro la possibilità che nei tuoi pensieri si sia creato uno spazio anche per lei. Per questo credo che, in fondo, questa lontananza possa far bene a tutti e due. >>
 
Ghish avanzò di un paio di passi. << Io non voglio separarmi da te. >>
Noel sobbalzò a quelle parole. << Nemmeno io, ma è necessario. >>
Il ragazzo posò la mano su una guancia di lei, avvicinandosi ancora. << Se non posso venire con te, allora ti aspetterò. E’ una promessa. >>
Ma, questa volta, dopo aver assaporato la gioia di quel tocco, la ragazza si tirò indietro. << Io non voglio che tu mi prometta questo. >>
<< Cosa? >>
<< Non voglio che tu ti debba sentire costretto a tenerti legato a me solo perché me lo hai promesso. Piuttosto voglio che tu continui la tua vita così come viene, e che faccia chiarezza sui tuoi sentimenti. Se quando tornerò quello che provi per me non sarà cambiato, nessuno ci impedisce di tornare insieme. Ma nel frattempo voglio che tu ti senta libero di fare quello che senti. >>
 
Ghish era senza parole. Non credeva che Noel tenesse così tanto a lui da lasciarlo andare in quel modo, con tanto altruismo.
<< Ma io… >> << Niente ma, Ghish. Non posso tenerti legato a me per un anno a causa di una stupida promessa. Salutiamoci qui, adesso, con il sorriso. Quel che sarà poi lo affronteremo quando sarà il momento. >>
 
Detto questo, gli porse la mano destra. << Questo è l’unico accordo che voglio stringere con te. Niente promesse, niente legami eterni. Questo per me vuol dire amarti. Sei libero. >>
 
Il ragazzo non aprì bocca. Rimase in silenzio a fissare la ragazza che tanto amava, e pensando che, a malincuore, avrebbe dovuto accettare le sue condizioni.
 
Alzò gli occhi verso i suoi, per perdercisi un’ultima volta prima dell’addio.
 
<< Allora ciao… >>
<< Ciao, Ghish… >>
 
Un secondo, due secondi, tre secondi. Poi, si lanciarono l’uno nelle braccia dell’altro in una morsa piena di dolore e amore, come se volessero farne scorta per tutto il tempo in cui ne avrebbero dovuto fare a meno.
 
Un bacio, un altro, una miriade di baci dolorosi.
Poi si strinsero un’ultima volta.
<< Ti amo. >>
<< Ti amo anche io. >>
 
 
 

Quando scesero, mano nella mano, Zeus era sul divano ad aspettare la nipote.
 
<< Vedo che sei in anticipo. >>
<< Volevo venire a controllare se fossi pronta, giusto per passare il tempo in qualche modo. Vedo che è così. Quindi, possiamo andare. >>
<< Già. >>
 
Noel si diresse verso Karen, Nick e James e li abbracciò forte. Poi, fece lo stesso con la zia, Damon, Blaine, Jesse e sua moglie. Sophie, invece, era andata a chiudersi in cameretta per non vederla andar via.
<< Le dareste un bacio da parte mia? >> << Certo, Noel. >>
 
Per ultimo, arrivò da Ghish.
<< Salutami le altre e chiedi scusa a tutti se non li ho avvisati. >> << Lo farò. >> << E tieni d’occhio Hikari. >> << Certo. >>
 
Si lanciarono un mesto sorriso, pieno di significato. Si tennero la mano per un altro interminabile istante, prima di separarsi.
 
Poi, nel centro della stanza si creò un vortice luminoso, al cui interno era ben visibile un prato luccicante quasi come fosse fatto d’oro.
 
Noel si girò per l’ultima volta, sorridendo a tutti. Poi, svanì nel nulla.
 
 
 
Ciao a tutti!
Oggi ho voluto farmi perdonare per l’assenza, quindi bis di capitoli! Hahahaha….
E' corto, ma almeno non ho lasciato la questione in sospeso, è una cosa che non riesco proprio a fare! ^_^
Niente da dire, solo fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando!
Un bacio e a presto!

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Capitolo 32
*** Capitolo 31. ***


CAPITOLO 31.
 

 
Gli occhi chiari di Noel si spalancarono alla vista di cotanta meraviglia e splendore.
Il prato era morbido, luccicante, come una lussuosa moquette.
C’erano fiori d’ogni tipo, di fragranze al di fuori di ogni conoscenza umana, e ogni cosa sembrava un gioiello prezioso dalla consistenza ovattata.
 
<< E’… è questo l’Olimpo? >>
<< E’ una parte del nostro regno, Noel. Una parte di ciò che in futuro apparterrà a te. >>
<< Come scusa? >>
<< Fos non te l’aveva detto? >> << Detto cosa? >>
 
Alle loro spalle, sopraggiunse una voce femminile che ormai Noel conosceva. << Che sei la prescelta, Noel. Un giorno tutto questo sarà tuo. Sarai tu la nuova sovrana degli dèi, quando sarai pronta. >>
 
Noel sgranò gli occhi, sorpresa dalla notizia. << Scusa?! Io!? Sovrana degli dèi? State scherzando?! >>
 
Fos e Zeus ridacchiarono divertiti. << Ne riparleremo quando sarà il momento, Noel. Vieni con me, devi indossare l’abbigliamento adatto a questi luoghi. Inoltre, è bene che ti mostri le tue stanze e ti presenti coloro i quali sono addetti alla tua servitù. >>
<< Servitù? >> << Diciamo più che altro che saranno le tue ancelle, o dame di compagnia. Ti saranno accanto e soddisferanno i tuoi desideri, per quanto loro possibile. Ma basta con le chiacchiere, figlia mia; andiamo. >> e, detto questo, trascinò la figlia con sé.
 
Fu portata in una enorme stanza, al cui interno si aprivano altre porte con altrettanti locali. Era tutto luccicante e delicato, nei colori del lilla e argento.
Tre donne, al suo arrivo, si inchinarono per salutarla.
 
<< Benvenuta, milady; siamo qui per servirti e accontentare ogni tua richiesta. Siamo ai tuoi ordini. >> disse una delle tre.
 
Ancora ammaliata dall’interno di quella stanza, Noel parve accorgersi solo poco dopo delle tre fanciulle.
<< Oh, vi prego non inchinatevi così! Facciamo una cosa, ehm… tanto per rompere il ghiaccio e fare due chiacchiere, perché non mi aiutate a sistemare le mie cose? Nel frattempo mi direte qualcosa di voi in modo da conoscerci meglio! >>
<< Noel! >> la ammonì la madre, << Non devi concedere tanta confidenza a coloro che devono servirti! >>
La ragazza non mancò di lanciare subito la prima occhiataccia alla donna. << Sono venuta qui contro la mia volontà, se permetti decido io come rapportarmi alle persone che mi circondano, e non mi serve la servitù, ma qualcuno con cui poter trascorrere le mie giornate senza cadere in depressione. Si chiamano “amici”,  Fos, hai presente? E comunque sono cresciuta con una donna che mi ha già insegnato come comportarmi, non mi servi tu, adesso. Chiaro? >>
 
La donna si zittì, limitandosi ad annuire ed uscire.
 
Detto ciò, Noel si voltò nuovamente verso le tre fanciulle.
<< Dicevamo, vorrei sapere i vostri nomi e, perfavore, niente milady o padrona, ok? Solo Noel. >>
 
Le donne si guardarono tra loro, perplesse, per poi annuire. << Noi siamo Clotilde, Efigenia e Ophelia. >>
Noel inarcò un sopracciglio. << Che nomi pesanti… Bene! Forza e coraggio, mettiamo a posto le valigie! >>
 
Ma, mentre si accingeva ad aprirle, la più adulta delle tre, Ophelia, la bloccò. << Ti prego, mil… Noel, lascia che pensiamo noi almeno ai  tuoi bagagli. Ora è bene che tu cambi abbigliamento, vieni con noi, ti daremo una mano. >> E la portarono in una delle stanze più interne.
 
 
Quando Noel uscì, era irriconoscibile.
 
Indossava un abito lungo, bianco, con ampio scollo a V che si ripeteva nelle spalle; i capelli erano semi-raccolti e scendevano ricci e morbidi. Sembrava una dea a tutti gli effetti. Nessuno avrebbe detto che nella vita di tutti i giorni quella fanciulla fosse un maschiaccio in piena regola.
 
<< Perdonate la domanda, >> fece quella, perplessa, << ma come faccio ad allenarmi con un vestito del genere? E’ scomodo e mi disturba nei movimenti. >>
 
<< Non preoccuparti, Noel, vedrai che non sarà così scomodo una volta che ci avrai preso l’abitudine. >> le rispose tranquillamente Efigenia.
 
Voltandosi a destra e manca per osservare per bene la zona circostante, intravide una colonna con qualcosa sopra.
Cercando di imparare a sfruttare le sue doti, si teletrasportò nelle sue immediate vicinanze.
Al di sopra della colonna, chiuso in un involucro di una lega tanto resistente nella forma quanto meravigliosamente delicato nell’aspetto, si vedeva chiaramente un magnificente diadema, molto sottile e femminile ma reso imponente dalla sua luminosità.
 
<< Che meraviglia… >>
<< Ti piace, Noel? >>
 
La ragazza, a quella voce, sobbalzò. << Z… Zeus! Ti dispiacerebbe avvisarmi quando arrivi? Mi hai fatto prendere un colpo! >>
<< Ecco una cosa che dovrai imparare, nipote. Non puoi certo aspettarti che un nemico ti picchietti la spalla o ti faccia ciao con la manina prima di attaccare. Devi essere pronta, scattante e sempre concentrata. Devi sentire nell’aria che non sei sola, devi percepirlo, devi avvertire il suo respiro, il suo passo, il suo potere. >>
Noel puntò gli occhi al cielo  << Sì, ok, va bene. >>
 
Il divino bisnonno sorrise. << Dicevamo, ti piace quel diadema? >>
<< Molto, è meraviglioso. >>
<< E’ tuo. >>
Noel inarcò un sopracciglio << Prego? >> << Te l’ho detto che un giorno sarai la padrona di tutto questo. Quando arriverà quel giorno, quel diadema verrà poggiato sulla tua testa. Dimenticavo, per il momento avrai questo. >> e così dicendo, qualcosa spuntò all’improvviso sui capelli della ragazza. Una volta preso il misterioso oggetto, scoprì che era una coroncina, molto sottile e fine, e sicuramente meno luminosa di quella che aveva visto poc’anzi, ma comunque bellissima. >>
<< Non credo che sarei comoda con questo affare sempre in testa. Non sono qui in villeggiatura, ce lo ricordiamo perfavore? >> disse, sarcasticamente.
 
<< D’accordo. >> rispose il padre degli dèi, facendo scomparire quell’oggetto. << Ma quando ti ritroverai al cospetto delle divinità alleate, lo indosserai. Tra una decina di giorni ci sarà un incontro ufficiale, sono tutti ansiosi di fare la tua conoscenza. >>
 
 
 
 
 
 
Mark non si era più fatto vivo al locale. Aveva dato le dimissioni telefonicamente, e aveva dato forfait anche per quanto riguardava la missione. Strawberry era letteralmente a terra.
 
Altrettanto si poteva dire di Ghish, giù di morale per la partenza di Noel, e anche di Karen, Nick, James, perfino Tart e Paddy. Per non parlare di tutti i suoi familiari, nonostante fossero passati molti giorni dalla sua partenza.
 
 
Ciò nonostante, si andava avanti. Ad ogni componente della squadra era stato affidato uno dei ciondoli dati da Zeus, e i risultati erano strabilianti.
 
Tutto sommato, le trasformazioni erano pressoché identiche, se non per qualche lieve cambiamento nella corporatura, più slanciata. La differenza stava soprattutto nei movimenti, di una velocità impressionante rispetto a prima, e negli attacchi, molto più efficaci.
 
Ghish era stanco di soffrire per la mezza dea. Non riusciva a convivere con i ricordi senza morire dentro. Doveva trovare il modo di superare quel momento.
Ci volle un po’ prima che capisse quale potesse essere il rimedio più veloce.
 
Chiodo scaccia chiodo.
 
 
 
Dopo ogni allenamento, Strawberry si allontanava, restando sulle sue o andando dritta a casa. Soffriva molto per ciò che era accaduto.
 
Dopo una serie di volte in cui la scenetta era sempre la stessa, Ghish decise di seguirla nel tragitto verso casa.
Assurdo quanto anche solo questo gesto gli ricordasse di lei.
Ma doveva superarlo.
 
La raggiunse dopo un breve tratto.
<< Ehi. >>
 
Strawberry sobbalzò, come se la voce del ragazzo l’avesse distratta da chissà quali profondi pensieri.
<< G…Ghish! Che ci fai qui? Perché mi segui? >>
La affiancò << Niente, volevo parlarti. >>
<< Ah… >>
 
Ci fu un lungo periodo di silenzio imbarazzante. Non era come quello che capitava con Noel, che sembrava impregnato di parole non dette ma trasmesse, di sentimenti celati. Era un silenzio vuoto. Puro e semplice imbarazzo.
 
<< Non dovresti stare così per quello. >> fece all’improvviso Ghish, mentre camminavano.
 
Strawberry abbassò lo sguardo, triste. << Lo so, ma è più forte di me. >>
<< Capisco. >>
<< Comunque grazie per l’altro giorno, quando lo hai affrontato. Non avresti dovuto preoccuparti. >>
<< Non è un problema. >>
 
Ancora qualche attimo di silenzio.
 
<< Tu come stai? >> chiese poi lei, rivolgendogli lo sguardo.
 
Ghish rimase interdetto dalla domanda improvvisa. Nessuno glielo aveva ancora chiesto.
Già. Come stava? Non se lo era chiesto nemmeno lui, ancora.
 
<< Non lo so. Bene credo, anche se mi manca. >>
<< Immagino, e ti capisco. Manca molto a tutti noi. >>
 
Ghish sembrò irritarsi. << Non crederete davvero di poter sentire la sua mancanza quanto la sento io! >> sbottò.
 
Strawberry abbassò nuovamente lo sguardo. << Hai ragione. Deve essere difficile. >>
 
Altro silenzio. Stupido, imbarazzante e inutile silenzio.
Che conversazione noiosa. E pensare che, in qualche modo, c’era ancora quel maledetto sottilissimo filo che lo legava a lei. E prima che se ne accorgesse lui, lo aveva fatto Noel.
Ed ecco che tornava a pensare a lei. Maledetto cuore, così ostinato a voler sanguinare.
 
<< Ascolta, se hai voglia di svagarti un po’ potresti venire con me. Sto andando a casa di Karen per studiare un po’, anche se alla fine non lo facciamo mai. >> disse poi, deciso a scacciare i pensieri tristi e colto da un momento di gentilezza nei confronti della Mew Mew.
La ragazza puntò i suoi occhi nocciola su quelli di Ghish. << Non disturbo? >>
<< Ma no, affatto! Sono certo che ti divertirai. >>
 
 
 
 
<< Ehm… Strawberry, che sorpresa! Che ci fai qui? >>
La rossa, spuntata alle spalle di Ghish, sorrideva imbarazzata. << Ciao Karen, ragazzi… Ghish mi ha invitata a venire qui con lui, spero non vi dispiaccia… >>
<< Ma no, figurati! >> fece James, sostituendosi all’amica ammutolita << Sei la benvenuta! >>
 
Mentre i due amici portavano Strawberry a fare un giro di perlustrazione della casa, Karen era rimasta all’ingresso con Ghish, guardandolo con aria assassina.
 
<< Questa me la spieghi! >> sibilò, a denti stretti.
<< Che c’è da spiegare, scusa! Era sola, triste, credevo che anche a te avrebbe fatto piacere una compagnia femminile! >>
<< Oh, ma certo! Come se la rossa coi codini potesse sostituire Noel! >>
<< Che c’entra Noel! Bisogna per forza parlare di lei qualsiasi argomento si tocchi, ultimamente? >>
 
Karen sospirò. << Senti, capisco che la sua partenza sia stata dolorosa per te, e comprendo il tuo dolore, lo sai. Però non mi sembra giusto che tu stia facendo di tutto per cancellarla dalla tua esistenza con le controfigure! E soprattutto mi irrita che tu ti stia già dando alla pazza gioia con quella lì! >>
<< Ma che cavolo dici! Stai travisando le cose, Karen! E poi se te lo fossi scordata io e Noel ci siamo lasciati prima che partisse! >>
<< Non l’ho scordato, ma se l’avessi amata sul serio ti ci vorrebbe tempo prima di pensare ad altre persone, invece tu non hai perso tempo! >>
<< Come decido di superare i miei problemi lo decido io! >>
 
Si guardarono in maniera furibonda, poi Karen puntò il dito contro di lui. << Ti avviso, Ghish: Noel è la persona più cara che ho al mondo e so benissimo quanto ti ama e quanto ha sofferto a causa tua. Non mi importa cosa ti ha detto prima di andar via, io so cosa si è portata nel cuore quando è partita e tra quelle cose ci sei anche tu. Perciò, se vuoi divertirti con la signorina coi codini fa’ pure, ma sappi che se deciderai di fare i tuoi comodi mentre lei soffre dall’altro lato ti ritroverai da solo. Se  lei può sostituire Noel nella tua vita non può farlo nella mia, quindi non sarà la benvenuta. >> e, detto questo, uscì con la lista della spesa in mano.
 
 
Prima di tornare a casa, si preoccupò di accompagnare Strawberry fino alla sua abitazione.
Una volta arrivati davanti l’uscio, si fermarono.
 
<< Grazie per avermi accompagnata. Mi sono divertita molto, oggi. Anche se devo dire che mi è dispiaciuto non poter passare del tempo anche con Karen, non l’ho più vista dopo averla salutata. >>
<< Aveva da fare. Comunque, se vuoi potremmo passare del tempo assieme anche domani. >>
 
Strawberry arrossì. Aveva colto perfettamente il senso di quella frase. Lo aveva capito da come la guardava. Non parlava di tutti, parlava di loro due.
 
<< Ghish… io… io non ho ancora superato la faccenda di Mark, perciò… >>
<< Non ti sto facendo la corte, e non voglio sposarti, quindi rilassati. Ti ho chiesto solo di passare del tempo in mia compagnia. >>
<< Ah… >>
Senza aspettare una sua risposta verbale, le si avvicinò senza delicatezza alcuna, stampandole un veloce bacio sulle labbra. << Ci vediamo domani, micetta. >> disse poi, allontanandosi in fretta, lasciando Strawberry senza parole.
 
 
 
Quando rientrò a casa sua, si sedette per terra, portandosi le mani alla fronte.
No, non serviva a niente. Mai provato tanto vuoto e tanta apatia dando un bacio. Faceva solo male.
Si sentiva ancora legato a Noel, ecco il problema. Nonostante si fossero lasciati, si sentiva come se l’avesse tradita.
Doveva cancellarla dalla sua testa, ma come riuscirci se viveva costantemente assieme ai ricordi?
 
Mentre era a terra, fu raggiunto dalla piccola Hikari, che lo richiamò con tanti piccoli miagolii e con le fusa, strusciandosi vicino alla sua gamba.
 
La guardò per un po’, regalandole qualche carezza sulla nuca, che lei accolse con gioia.
 
Poi, capì cosa doveva fare.
 
Prese la cornetta, e compose un numero che ricordava ormai a memoria.
 
<< Pronto? >>
<< Damon, sono Ghish. Devo chiederti un favore. >>
 
 
 
 
<< Ragazze, avete visto mia madre? >>
<< No, milady, ci rincresce. >>
<< Ancora con questo milady? Se non riuscite a ricordare il mio nome basta dirlo, metto un cartellino e siamo a posto! >>
Mancavano poche ore all’incontro con le divinità, e Noel era molto nervosa. Non sapeva cosa dire o cosa fare, e in quei casi un genitore serve sempre, anche se lo è solo per motivi genetici e non affettivi.
 
Proprio mentre continuava a cercarla dappertutto, le fu accanto, e non era sola.
 
<< Fos, ti stavo cercando, ho bisogno di una mano! Ma cosa… Hikari!!! >> esclamò, vedendo la micina tra le braccia della donna e prendendola in braccio.
<< Come mai ce l’hai tu? Cosa è successo? >> chiese poi alla madre.
Aveva un’espressione triste. << Mi ha chiamata Damon, dicendomi di dovermi vedere. Quando sono arrivata c’era Ghish. Mi ha detto di portartela. Ha detto che per lui è meglio così. >>
 
L’espressione di Noel cambiò. La gioia venne sostituita dalla tristezza.
Non aveva perso tempo, dunque. Era andato avanti.
Dopotutto, era stata lei a dirglielo. Ma così presto?
 
Sospirò, assumendo un aspetto impassibile. << Come ti è sembrato? >>
<< Non saprei dirti, Noel. So solo che era molto deciso. Però Damon mi ha detto di averlo visto in compagnia di una certa Strawberry, questo pomeriggio. >>
 
Nessuna risposta. Si limitò ad annuire in maniera assente, con lo sguardo verso il basso.
 
<< Ha detto altro? >> << No. Mi dispiace. >> << Non importa. >>
Sorrise, poi diede un bacio alla micina. << Bene, ora pensiamo ai preparativi. Ho delle cose da chiederti. >>
 
Stavano per avviarsi, quando Fos la fermò. << Noel… >>
<< Sì? >>
<< Voglio solo che tu sappia che posso fare in modo che tu non soffra, se lo desideri. >>
La ragazza inarcò un sopracciglio, confusa. << Ah sì? Come? >>
<<  Per ciascun ricordo che ti fa male, posso eliminarne le emozioni che vi sono collegate. In questo modo, pur ricordandoti di lui, non sentirai dolore. E’ così che noi andiamo avanti. E’ per questo che gli dèi sembrano così lontani dalle sofferenze terrene. Noi possiamo decidere di non soffrire. >>
<< Oh. >> rimase in silenzio, a riflettere. Poi fece spallucce, incamminandosi nuovamente. << Naaa, non ne ho bisogno. >>
<< Come desideri, >> fece la donna, << ma sappi che se dovessi cambiare idea ti aiuterò io. >> << D’accordo, d’accordo! >> le urlò ormai da lontano.
 
Ed entrarono entrambe nell’enorme palazzo dall’aspetto magnificente ed etereo. Il palazzo del re degli dèi.
 
Ce l’avrebbe fatta da sola. Avrebbe superato tutto, senza l’aiuto di nessuno.
Perlomeno, era quello che ripeteva a sé stessa, cercando di alleviare le ferite del suo cuore.
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao a tutti!!!!
Ecco un nuovo capitolo, che ne pensate?
Spero che vi piaccia, e ovviamente vi invito a darmi i vostri pareri!!!
Ah, dimenticavo, ho intrapreso un nuovo racconto… Si tratta di un romanzo che ho scritto anni fa e che non ho potuto pubblicare per una serie di motivi.. Vi lascio il link, se vi va passate a dare un’occhiata!
"Come in una favola"

A presto!!!!

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Capitolo 33
*** Capitolo 32. ***


CAPITOLO 32.
 
 
Il tempo passava in fretta, inesorabile, come un treno ad alta velocità.
E con esso, le situazioni cambiavano, si evolvevano, miglioravano, peggioravano.
 
Noel, dopo appena sei mesi dalla sua partenza, era già diventata molto più rapida e letale negli attacchi. Si muoveva con leggerezza e flessibilità, mantenendo sempre un aspetto elegante e raffinato e colpendo in maniera decisa e crudele. La vedova nera a tutti gli effetti: tanto affascinante quanto velenosa.
Si teletrasportava senza alcuna difficoltà, senza neppure doversi concentrare più di tanto, e le riusciva alla perfezione anche il controllo della mente.
Ogni elemento le rispondeva come se le fosse devoto; ad ogni suo specifico tocco, le piante crescevano, i fiori sbocciavano, il ghiaccio si scioglieva o l’acqua si ghiacciava, il fuoco ardeva o si spegneva… insomma, aveva acquisito una certa maestria nella maggior parte dei suoi doni.
 
Quello che le riusciva poco era il controllo. Non era ancora capace di dosare i suoi poteri o le sue emozioni, e questo era un vero e proprio problema. E poi c’era la questione dei poteri curativi: erano davvero molto complicati da maneggiare per bene, e più volte aveva ottenuto l’effetto opposto. Fortuna che in quel luogo tutti erano immortali, perché altrimenti ci sarebbe stata sul serio l’estinzione della razza…
 
Ciò nonostante, aveva dunque scoperto che poteva creare come anche distruggere, poteva salvare come anche uccidere. Quel dono era un’arma a doppio taglio, e non averne il controllo lo rendeva pericoloso da utilizzare.
Avrebbe potuto uccidere un alleato o salvare un nemico, se non avesse imparato  a dovere come usarlo.
 
E il volo… il volo era un disastro. Una vera e propria catastrofe. Non riusciva ancora a concentrarsi a sufficienza, il che portava a continue cadute o svolazzamenti senza meta alcuna. Come un autista che perde il controllo del suo mezzo di trasporto.
 
Ma Noel, si sapeva, non era certo un tipo arrendevole. Quanto più una cosa non riusciva, tanto più tentava il tutto e per tutto per migliorare.
 
 
Ogni volta che si fermava e si ritirava nelle sue stanze per riposare, la piccola Hikari era pronta per coccole e fusa, rendendole piacevole quei piccoli momenti di tranquillità.
Certo, le ricordava Ghish, ma ormai dopo tutto quel tempo riusciva a pensare a lui con rassegnazione, senza versare lacrime amare.
 
Aveva stretto amicizia con le dee, soprattutto con Afrodite, che voleva assolutamente istruirla a dovere, trovando la sua bellezza un chiaro segno di quanto si somigliassero nonostante la minima parentela.
Un altro divino che l’aveva presa in simpatia era Poseidone. Era stato lui ad aiutarla a controllare l’acqua, tanto le si era affezionato.
 
 
Mentre, dopo un duro ed estenuante allenamento, la ragazza era intenta a rilassarsi con la piccola gattina, qualcuno si materializzò nelle sue stanze.
 
La cosa più assurda era che questo qualcuno era Athena, alleata di Ares.
 
Vedendola, Noel scattò in piedi, ponendosi in posizione d’attacco.
 
Ma Athena non si mosse. La guardò con aria seria e accondiscendente. << Calmati, Miso-Thèa, non sono qui per combattere. Voglio parlarti, spiegarti alcune cose. Come vedi non sono armata. >>
 
Noel inarcò un sopracciglio, rilassandosi ma restando comunque in allerta. << Ti ascolto. >>
 
<< Dovete stare attenti, Miso-Thèa. Soprattutto tu, non farti condizionare da ciò che senti. Ares vuole ingannarti, perciò tieniti in allerta. >>
 
La ragazza guardò la dea con perplessità. << Beh, detto da una sua alleata… il tutto sembra molto credibile, davvero! Non eri la dea della saggezza? Dovresti avere metodi più efficaci per imbrogliare il prossimo. Andiamo, impegnati di più! >>
 
<< Non mi stai capendo, Noel. L’hai detto tu, sono la dea della saggezza. Credi davvero che starei razionalmente dalla parte di Ares? Zeus non ti ha detto come stanno le cose? >>
<< Prego? >>
<< Sono una vostra spia, Noel. Mi sono alleata a lui per poter capire quali intenzioni abbia e come intenda attaccare. Dopotutto è il dio della guerra, siamo nel suo habitat, c’era bisogno di qualcuno che facesse il suo gioco per spiarlo. >>
 
La ragazza parve iniziare a convincersi. << Mi stai dicendo che, in Grecia, mi hai detto quelle cose solo per essere credibile? >> << Esatto. Se non mi credi, chiedi pure a Zeus. Lui confermerà la mia versione. >>
 
Noel fissò la sua interlocutrice, riflettendo attentamente. << Supponendo pure che tu stia dicendo la verità, dovrei stare in allerta per cosa? >>
 
<< Perché Ares ha parlato con le Parche, e sa che tu sei l’unica a poter maneggiare qualcosa contro cui nessun dio potrebbe mai competere. Dunque, vuole convincerti a passare dalla sua parte, in modo da essere invincibile, potendo usufruire del tuo aiuto e di conseguenza dell’arma. >>
<< Cos’è l’arma? >>
<< Non lo sappiamo, nessuno lo sa se non Pandora. Ma i suoi segreti sono custoditi nel Vaso, di cui tu sei custode, quindi anche volendo nessuno riuscirebbe a scoprirlo se non tu. E’ stato chiaramente detto che l’arma sarà capace di porre finalmente fine a tutto, ristabilendo la pace in maniera definitiva. E’ per questo che sono qui, Noel. Devi scoprire cos’è, e imparare ad utilizzarlo. Solo così potrai sconfiggere Ares. >>
 
<< Ma… io non capisco, lo scrigno mi ha detto che la guerra non deve compiersi! >>
<< Pensa bene alle parole che hai ascoltato. Non è detto che intendesse letteralmente. Forse, l’arma è in grado di fermare tutto ancor prima che si verifichino delle vere e proprie battaglie, o che ci siano danni a divinità o cose. Tu intanto devi capire di che si tratta, te ne prego; in caso contrario, tutto sarà perduto. >>
 
Detto ciò, scomparve nel nulla.
 
 
Dopo un attimo di riflessione e sorpresa, la mezza dea corse a parlare con il divino bisnonno.
 
Lo raggiunse dopo poco tempo. Era seduto assieme a Dioniso, gustando del vino magico, capace di rendere allegri senza danneggiare in alcun modo, e di non far perdere il controllo di chi lo assaggiava.
 
<< Zeus, dobbiamo parlare! >> esclamò, entrando all’improvviso.
Con nonchalance, il padre degli dèi si alzò e si avvicinò alla nipote.
 
<< Cosa è successo, Noel? >>
<< E’ venuta Athena da me poco fa. Ha detto che in realtà è dalla nostra parte e che tu lo sai, e mi ha detto alcune cose riguardo l’arma. Mi ha detto la verità? >>
Il dio annuì. << Certo. E’ stata una sua idea quella di fingersi sua alleata, e mi ha fatto promettere di non farne parola con nessuno. Tuttavia, se ha deciso di rivelarti ogni cosa è perché ti ha ritenuto degna della sua massima fiducia. Sappi che è una responsabilità non indifferente. >> sorrise con orgoglio, poi continuò << Neanche io so cos’è l’arma, ma in questi sei mesi ti insegnerò a comunicare con l’altra te stessa, la parte più nascosta del tuo io in cui si è rifugiata l’essenza dello scrigno. Solo lei saprà dirti la verità su di essa e ti saprà dire come fare per usarla. Ora torna nelle tue stanze, hai bisogno di riposare. Domani l’allenamento sarà estenuante, è bene che tu sia in gran forma. >>
 
 
 
 
 
Anche sulla Terra c’erano stati dei cambiamenti, e si erano formate delle coppie a dir poco impensabili.
 
Chi avrebbe mai detto che la scintilla scoccasse piena di passione proprio tra la introversa e schiva Pam ed il bello e dannato Damon (per la delusione di Mina, che gli aveva messo gli occhi addosso da un po’)? Per non parlare di Blaine e Karen, che avevano iniziato ad uscire insieme.
 
 
C’era solo un cambiamento che, però, sembrava non andare a genio a nessuno.
Si trattava di Ghish e Strawberry.
Non che stessero insieme, ma si frequentavano con assiduità, uscendo insieme e passando tutto il tempo a intraprendere strani giochi di sguardi.
A dire il vero, nessuno riusciva a capire cosa realmente ci fosse tra loro. Non era amore, ma neppure amicizia, a giudicare dal modo in cui si guardavano l’un l’altro.
 
E poi, soprattutto Ghish sembrava piuttosto disinteressato a rendere serio ciò che c’era tra loro. Sembrava ci avesse semplicemente preso l’abitudine, come quella di bere il caffè al mattino o di mettere le scarpe prima di uscire.
 
Solo loro due sapevano cosa si nascondesse dietro quegli sguardi, quei saluti, quei gesti.
 
 
Nonostante ciò che facessero quando rimanevano soli fosse tutt’altro che specchio di un’amicizia, non potevano neppure definirsi amanti.
Semplicemente, erano un ragazzo e una ragazza dal cuore infranto, che si curavano tra loro abbandonandosi alla passione e allontanando il dolore, conseguenza nonchè compagna inevitabile di qualsivoglia forma di sentimento.
 
 
 
Certo, nessuno aveva un’idea precisa di cosa facessero, ma l’immaginazione aveva fatto il suo corso nella mente di tutti, e nessuno sembrava gradire la loro, chiamiamola così, relazione.
 
Come aveva previsto Karen, erano rimasti soli. Certo, Paddy e Lory, così come James, avevano comunque mantenuto un rapporto saldo senza distruggerlo, e la squadra non poteva certo escluderli, quindi un minimo di parole scambiate o altro era rimasto.
 
Erano Karen e Nick che, dopo la decisione di Ghish di mandar via Hikari e di “spassarsela” allegramente con Strawberry, gli avevano voltato le spalle. Erano troppo legati a lei per accettare un comportamento simile da parte dell’unico ragazzo che lei avesse mai amato. Certo, Noel l’aveva lasciato libero, ma era ovvio che lo amasse da matti per fare un gesto del genere e loro lo sapevano bene. E si aspettavano che anche Ghish fosse innamorato a tal punto da non riuscire a legarsi ad un’altra ragazza senza pensare a lei, tantomeno così in fretta. Non era passato neanche un mese dalla sua partenza quando, andando a trovare Ghish per una partita con i videogame, lo avevano beccato in atteggiamenti piuttosto intimi con la rossa, andandosene poi via sconcertati e delusi. Da allora i due non rivolgevano più la parola al loro ormai ex-amico.
 
Non riuscivano a giustificarlo. L’unica cosa che riuscivano a pensare era “Lei non gli avrebbe fatto questo”, o “ Non l’ha mai amata quanto lo amava lei”, e simili.
 
Erano ormai cinque mesi che le cose andavano avanti in questo modo, e né Ghish né tantomeno Strawberry davano l’impressione di voler dare un taglio a quella situazione. Ormai anche i sensi di colpa, all’inizio sempre in agguato, erano del tutto svaniti.
 
Noel. Chi era Noel? Un’ombra del passato che ormai Ghish aveva chiuso in un armadio in soffitta. L’armadio delle persone incancellabili, quelle che pur dimenticandole conservi in un posto sicuro, quello dei ricordi né gettati né tenuti stretti. Quello dei momenti importanti, che riaprirai da grande per guardare cosa hai avuto e cosa hai perso.
 
E se, per caso, un minimo segno di pentimento provava a scalfirlo, scacciarlo era diventato facilissimo.
“ Lo ha voluto lei. Starà facendo lo stesso anche lei. “ si diceva. E diamine, se si sbagliava.
 
Perché Noel le sue ferite le aveva lasciate aperte. Non aveva cercato nessuno per ricucirle. Piuttosto, faceva del dolore la sua energia, la sua fonte primaria per diventare più forte e per spingersi oltre quella muraglia di lacrime e amarezza. Perché il mondo non smette di ruotare, l’orologio non smette di contare i secondi, la vita non smette di procedere inesorabilmente. Il tempo non aspetta nessuno. Si va avanti, punto.
 
 
Chissà cosa sarebbe successo, una volta passati anche gli ultimi sei mesi..
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao a tutti!!!!
Allora, questo capitolo è abbastanza sottotono, però ci tenevo ad aggiungere alcune cose per non lasciare il tutto troppo in sospeso, visto che probabilmente per un po’ mi sarà difficile aggiornare causa vacanze… XD
Beh, che ne pensate? Fatemi sapere, mi raccomando!
Mentre sarò via, vi lascio comunque l’indirizzo della storia che ho iniziato nell’altra sezione e vi invito a recensire in tanti, sia qui che là! XD "Come in una favola"
Un grazie immenso a chi mi segue e recensisce costantemente!
A presto!
 

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Capitolo 34
*** Capitolo 33. ***


CAPITOLO 33.
 
<< Oh, insomma, è assurdo! Non ci riesco! >>
<< Io al posto tuo non mi vanterei di non riuscire a parlare con una parte di me stessa… >>
 
Ormai mancava poco al ritorno a casa. Ciò nonostante, Noel non era ancora riuscita a parlare con lo scrigno, come era successo prima che tornasse in vita. Le stava provando tutte, ma niente. Era come se lo scrigno stesso si rifiutasse di parlare con lei. Certo, aveva imparato molte nuove doti, e ormai anche volare era diventato un gioco da ragazzi, ma quanto a quello più importante non c’era niente da fare.
 
Noel era molto in ansia per questo. Tra poco sarebbe tornata a casa, ed era fondamentale per lei conoscere quale fosse l’Arma di cui si parlava tanto. Per quanto aveva detto Athena, era l’unico modo per battere Ares e riportare la pace. Inoltre, vista la supremazia divina, era ovvio che il pianeta terra avrebbe potuto in qualche modo subire le conseguenze della loro sconfitta, e lei questo non poteva permetterlo.
 
 
<< Basta così, tesoro. Va’ a riposarti. >>
<< Ma… Fos! Manca poco più di un mese! Non posso permettermi di fallire! >>
<< Hai ancora un anno per prepararti. Anche se non riuscissi a rintracciare lo scrigno prima di tornare sulla Terra, hai altri dodici mesi a disposizione per riuscirci. Rilassati, hai ancora tempo. >>
Noel si sedette, delusa. << Io non capisco! Perché non riesco a contattarlo? >>
<< Forse perché non ti ritiene ancora pronta per venire a conoscenza di questo segreto. >>
 
 
<< 42 giorni. Solo quarantadue giorni e poi sarà di nuovo qui con me!!!!! >>
Karen saltellava da un angolo all’altro di casa sua, in preda alla gioia e all’eccitazione per il sempre più vicino ritorno di Noel.
 
Lei e Nick avevano iniziato a ricucire i rapporti con Ghish, sebbene continuassero a non approvare il suo atteggiamento. Più che altro si preoccupava di come ci sarebbe rimasta Noel, tornando e trovando una simile situazione.
 
Era cambiato, e le Mew Mew confermavano che ormai era lo stesso Ghish di un tempo, strafottente e sadico.
 
Ormai, lui e Strawberry avevano intrecciato una sorta di vera e propria relazione, pur non dichiarandosi apertamente come fidanzati. Tuttavia, non tentavano più di nascondere che ci fosse qualcosa fra loro, e il fatto che il tutto fosse alla luce del sole in qualche modo aveva placato gli animi.
 
 
Come Karen e Nick, tutti quanti erano in ansia per il ritorno di Noel; tutti non vedevano l’ora di riabbracciarla.
 
Insomma, tutti l’aspettavano con gioia tranne i due piccioncini, che non mostravano nessun accenno di gioia o altro. Apatia, almeno di fronte agli altri.
 
 
<< Credi che sarà arrabbiata con noi quando tornerà? >>
<< Che t’importa, scusa? >>
<< M’importa, Ghish. Insomma, Noel mi è stata vicina in un brutto momento, e inoltre si è comportata sempre da amica nonostante le bugie mie e di tutta la squadra. Ci terrei a non perdere il suo affetto. >>
<< Avresti dovuto pensarci qualche mesetto fa, non credi micetta? Rimuginare adesso non serve a niente. Que serà, serà. Sii adulta e affronta le conseguenze delle tue scelte. >>
 
La rossa si voltò verso il ragazzo sdraiato accanto a lei. << E tu? Sei pronto ad affrontare lei? >>
Ghish continuò a fissare il soffitto, impassibile. << Non so se lo sarò mai. >>
 
 
 
Mancavano pochi giorni al suo diciottesimo compleanno.
Noel continuava a sforzarsi di stabilire un contatto, ma niente. Aveva provato a farsi aiutare da Zeus, ma non c’era il benché minimo spiraglio di luce.
 
Una notte, immersa nel mondo dei sogni, aprì gli occhi all’improvviso. Una luce accecante ai piedi del letto l’abbagliava.
 
<< Ma… cosa? >>
<< Miso-thèa, sono io. >>
 
Noel si alzò di scatto, riconoscendo quel suono melodioso.
Era lui, lo scrigno.
 
<< Ehi! Come faccio a parlare con te in questo momento? Sono mesi che ti invoco ma niente, e adesso parlo con te con tutta nonchalance? E’ scorretto! >> sbottò.
 
<< Lo so, Miso-Thèa, mi dispiace. Ma non posso rivelarti quale sia l’Arma, non adesso. >>
<< Perché? >>
<< Non sei pronta a conoscere la verità. Il tuo cuore non è pronto ad accogliere questo Dono. >>
<< Che vuol dire?! >> chiese lei, inarcando un sopracciglio.
<< Non c’è più gioia nel tuo cuore. Ciò che ti rende la prescelta si sta affievolendo. La tua purezza, la tua vitalità. Per utilizzare l’arma la tua anima deve essere in pace, e ora non è così. >>
<< E cosa devo fare, allora? >>
<< Fa’ quello che ti suggerisce il cuore. Solo così riuscirai ad essere di nuovo degna del tuo Dono. >>
Detto questo, svanì, emanando una luce ancor più accecante di prima.
 
Quando riaprì gli occhi, non capì se avesse sognato o meno. Ad ogni modo, forse aveva capito cosa fare.
 
Passarono delle ore di estenuante allenamento, nelle quali Noel preferì non riferire alla madre e al bisnonno quanto accaduto.
 
Quando calò il tramonto, l’allenamento fu interrotto.
Mentre si allontanava, dirigendosi verso le sue stanze, si fermò.
<< Tra pochi giorni compierò 18 anni. >> disse, all’improvviso.
<< Lo so, cara. >>
Si voltò verso la madre. << E se esprimessi un desiderio? >>
 
 
 
 
<< Con quello di dopodomani, sono due anni che non facciamo un regalo di compleanno a Noel. L’anno scorso è morta, quest’anno non è con noi. Fantastico! >>
 
<< Andiamo, Karen! Festeggeremo quando tornerà a casa, no? Non lamentarti! >>
<< E’ diverso, Nick! E’ il suo diciottesimo compleanno! E’ un giorno importante, dovremmo trascorrerlo tutti insieme! >>
 
Karen, Nick e James si dirigevano in fretta verso casa di Noel per festeggiare il nuovo contratto della zia, che, affezionatasi a tutti, aveva deciso di offrire una buona pizza. Diceva che rivederli tutti uniti in casa sua le ricordava Noel, e nessuno se l’era sentita di rifiutare il suo invito.
Anche Ghish e Strawberry erano stati invitati. La zia aveva capito che ci fosse qualcosa tra loro, ma non si era minimamente messa in mezzo. “ Sono giovani, lasciateli vivere in santa pace! ” diceva sempre.
 
A tal proposito, Nick era preoccupato per l’autocontrollo di Karen.
<< Sei sicura che vada bene? Sai che ci sarà l’allegra coppietta… >>
<< Certo che sì! Ma non importa, lo faccio per la zia e per Noel. Possono stare dove vogliono, quei due, per me è indifferente. Mi basta che non si sbavino addosso davanti a me. >>
 
 
Quando arrivarono, erano tutti lì, compresi i due di cui Karen parlava.
 Passarono una serata leggera, piacevole, dimenticando quasi tutte le loro vicissitudini.
 
Poi, all’improvviso, qualcuno bussò alla porta, e Damon si fiondò ad aprire.
 
Cominciò a sorgere qualche dubbio su chi potesse essere quando il ragazzo cominciò a tardare di una decina di minuti.
 
Arrivò poco dopo, con un’espressione stranita e incredula ma allo stesso tempo gioiosa.
 
<< Damon, che cos’hai? Hai la faccia di uno che ha appena visto un fantasma… >> << O che si è fatto una buona dose di cocaina, scegli tu. >> << Nick, sei sempre il solito esagerato! >>
 
Il ragazzo dagli occhi color ghiaccio non rispose alla provocazione. Si limitò a ridacchiare.
<< C’è… una sorpresa. >> disse, con tono pacato.
 
<< Di che stai parlando? >> chiese Blaine, incuriositosi. L’unico a spiccare in mezzo a tutti quegli sguardi in attesa era Ghish, stranamente impalliditosi e rimasto con il fiato sospeso. Strawberry si voltò verso di lui cercando di capire, ma invano.  Poco dopo avrebbe capito quali fossero i suoi sospetti, e capì anche che aveva ragione.
 
Tempo una manciata di secondi, e il suono di altri passi si udirono alle spalle di Damon.
Poi, un paio di occhi color ghiaccio e una chioma color ruggine si affacciarono lentamente.
 
Era lei. Era tornata.
 
 
 
Ciao a tutti!!!
Per puro caso sono riuscita a rimediare un pc e una buona connessione a internet, e ho pensato di scrivere due righe, tanto per tenervi aggiornati… xD
Il capitolo è abbastanza corto, lo so, ma diciamo che è un’anticipo di ciò che scriverò una volta tornata dalle vacanze...!
Che dire… mi raccomando, fatevi sentire con le recensioni e non abbandonatemi!! xD
Ringrazio neverdieneversleep per essersi aggiunta a chi legge la mia storia e per averla aggiunta ai preferiti!
A presto!!!!

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Capitolo 35
*** Capitolo 34. ***


CAPITOLO 34



 
<< Noel… sei davvero tu? >>
<< Naaah, sono un ologramma. >>
 
Karen si alzò meccanicamente dal divano, avvicinandosi quasi con fare cauto verso la figura appena entrata.
Le arrivò ad una distanza ridotta abbastanza da poterle sfiorare i capelli, per poi stringerla in una morsa d’acciaio.
 
<< Non ci posso credere! Mi sei mancata così tanto!!! >> urlò la ragazza, in preda a copiose lacrime di gioia.
La seguirono immediatamente Blaine, Nick, Jesse e James. Agli altri sembrava occorresse più tempo materiale per metabolizzare la scena che avevano di fronte.
 
Era tornata. Quasi sembrava impossibile. I tempi passati senza la sua presenza erano stati così monotoni, piatti.
Ed ora era lì, nella loro stessa stanza. Noel era tornata a casa.
 
Dopo un attimo di shock, anche la zia corse ad abbracciarla forte, seguita più o meno da tutti.
Il più o meno non è casuale; già, perché altri due ragazzi erano rimasti pietrificati, seduti l’una sulle gambe dell’altro.
Non ebbero neppure la forza di sciogliere quell’abbraccio tanto era lo sbigottimento.
Credevano di avere più tempo.
 
Ghish e Strawberry si lanciarono un’occhiata fugace, in cui lui sembrò voler amorevolmente incoraggiare la ragazza.
La incitò ad alzarsi, per poi prenderla per mano.
 
Dopo la calorosa accoglienza ricca di baci e abbracci, Noel si staccò per riprendere fiato. Poi, il suo sguardo finì sui due amici rimasti in disparte.
Sapeva cosa avrebbe trovato al ritorno, era preparata.
 
Erano mano nella mano, in piedi. Strawberry guardava in basso, come un bambino che aspetta di ricevere la sua ramanzina dalla mamma. Ghish, invece, guardava verso di lei.
 
Fu una breve, estenuante lotta di sguardi. Una gara di resistenza.
Lui guardava lei. Lei guardava lui. Nessuno dei due spostava lo sguardo.
 
Eccolo di nuovo. Quel loro strano gioco di sguardi pieno di parole nell’aria.
 
Tutti si aspettavano che la bomba esplodesse da un momento all’altro.
 
Poi, inaspettatamente, Noel sorrise con tenerezza. Fece un paio di passi in avanti, senza distogliere lo sguardo.
 
<< Ciao Ghish. >> disse, senza il minimo accenno di rancore nel tono, invece rilassato e pacifico.
A Ghish, inizialmente rigido e impacciato, bastò quel saluto per capire che non era arrabbiata. Era tutto ok.
Perciò sorrise anche lui. << Ciao, Noel. E’ bello rivederti. >>
 
Bugiardo.
 
Noel continuava a guardare la coppia. Poi, notando che Strawberry fosse ancora in difficoltà, cercò di richiamare la sua attenzione.
 
<< Ehi, rossina! E’ così che si saluta un’amica che non vedi da un anno? Potrei offendermi e lanciarti saette a raffica! >> disse, improvvisando una scenata di rabbia.
 
Quella alzò lo sguardo, ancora mortificato.
Notando l’allegria dell’amica, si rilassò, lasciando la mano di Ghish e correndole incontro.
 
La strinse forte, e Noel ricambiò l’abbraccio.
Come previsto, anche Strawberry scoppiò in singhiozzi, sussurrandole << Scusami, io… >>
Noel la strinse più forte. << Aaah, chiudi il becco! >> disse, ridacchiando.
Un altro piccolo singhiozzo. << Mi…mi dispiace. Mi sei mancata tanto… >>
 
Bugiarda.
 
<< Va tutto bene, ora smettila, dai! >> le ripetè.
Quando si staccarono, il suo sguardo si posò di nuovo su Ghish. Sembrava fremere, impalato dov’era.
Perfino Strawberry se ne accorse. Voleva imitarla. Moriva dalla voglia di abbracciare la mezza dea.
Sorrise. Anche a lui era mancata molto, e lei lo sapeva. Aveva avuto modo di scorgere la sua sofferenza quando Noel era partita, e sapeva che, nonostante ora stesse insieme a lei, si sentiva ancora legato all’altra. Era normale, dopotutto, che nonostante tutto le volesse ancora molto bene.
 
Strawberry, dunque, si scostò leggermente, come per lasciargli la strada libera. Noel comprese il significato di quel gesto, e ridacchiò. Poi si rivolse a Ghish. << Anche tu non sei da meno, eh! Vi siete accoppiati come si deve eh! Tra voi due ce ne fosse stato uno che mi ha salutata come se vi fossi mancata! Bah! >> sbottò.
 
Ghish non se lo fece ripetere due volte. Distrusse la distanza tra loro e l’abbracciò forte. Una morsa soffocante.
 
 
Calore.
 
Elettricità.
 
Brividi.
 
 
Ecco cosa scatenò quella stretta. Una stretta che Ghish non sembrava intenzionato ad allentare. Una stretta che fu Noel a sciogliere, poco dopo.
 
Sembrava turbata, di questo se ne accorsero tutti, prima che lei cambiasse repentinamente espressione.
 
<< Bene, la fase del saluto è passata, passiamo ai fatti! Cosa mi sono persa? >>
 
<< A parte i Gherry? >> borbottò Karen, infastidita.
<< I… cosa? >> << I Gherry. >> ripetè, puntando la coppia appena salutata.
 
Nick affiancò Karen. << Non eravamo d’accordo che fossero gli Strish?! >> << Naah, meglio i Gherry. >> << Ma che dici?! Che cavolo di gusti hai?! >>
<< Veramente, io avevo quotato per Strisherry. >> << James, taci! >>
 
E scoppiarono sonoramente tutti a ridere, Noel compresa.
 
 
 
Indescrivibile l’espressione di Noel quando capì che era in atto un vero e proprio flirt tra Pam e Damon e tra Blaine e Karen. Aveva capito che l’amica non fosse indifferente a Blaine, ma addirittura formare una coppia!
Ne era molto felice, in fondo quale cognata migliore della propria migliore amica?
 
Per il resto, fu sollevata nel vedere che tutto sommato era tutto come prima. Perlomeno non si sentiva un’estranea.
 
Mentre chiacchieravano, la piccola Hikari passò tra le braccia di tutti i presenti, immersa tra le coccole e i complimenti per quanto fosse diventata bella.
 
Quando, tra i tanti, arrivò in braccio a Ghish, cominciò ad annusarlo con insistenza, come se gli fosse familiare. Dopo un paio di minuti, come se avesse avuto una vera e propria intuizione, il suo atteggiamento passò da circospetto a gioioso, incominciando a fare le fusa e a carezzargli le guancie con le sue belle zampette bianche. Ti ho riconosciuto, questo era il significato dei suoi gesti.
 
Significato che a Noel non sfuggì.
Anche lei lo aveva riconosciuto. Ed era quello il problema.
 
Dopo la giornata passata a chiacchierare, tutti si ritirarono verso casa.
 
Quando Strawberry si allontanò momentaneamente per salutare Mina che andava via, Noel e Ghish rimasero momentaneamente da soli nel salotto.
 
Ci fu un attimo di imbarazzante silenzio, in cui Noel volgeva lo sguardo alla finestra. Poi, Ghish si decise a rompere il ghiaccio.
<< Allora… com’è andato l’allenamento? Hai… hai migliorato le tue abilità? >>
 
Noel si voltò verso di lui. << Beh, sì. E’ stato difficile, ma alla fine sono riuscita a perfezionare molte cose nei miei poteri. Anche voi avete notato miglioramenti con quei ciondoli? >>
 
<< Sì, abbastanza. >>
 
<< …. >>
 
<< Come vanno le cose con Strawberry? >>
 
Eccola. La domanda della serata, quella che non si aspettava minimamente di ricevere. Soprattutto da lei.
 
<< Beh, ecco… >> disse, titubante, << non posso lamentarmi. Andiamo d’accordo. >>
 
<< L’ho notato. Si vede che siete entrambi felici. Sono davvero contenta. >>
 
Ghish la guardò con perplessità. << Davvero? >>
 
<< Perché non dovrei? E’ un bene che abbiate dato un significato al vostro legame. Sono felice per voi, sul serio.  State bene insieme. >>
 
<< Già. >>
 
Un sospiro di lui, poi di lei. Poi Strawberry rientrò.
 
Ghish si alzò in piedi, guardando ancora Noel. << Noi andiamo, Noel. Ci vediamo domani. >> disse, come se fosse una domanda.
 
<< Certo, andate pure. A domani. >> rispose quella sorridendo, con tutta nonchalance. Poi, la coppia uscì, chiudendosi la porta alle spalle.
 
 

Tempo di sentire i loro passi allontanarsi sempre di più, poi Noel si fiondò in camera sua.
 

Era preparata. Ne era convinta.
Eppure perché faceva così male?

 
Si lasciò cadere con la schiena contro la porta, accovacciandosi a terra. Poi, inaspettatamente, il pianto.
 
Dovette passare un po’ prima che si calmasse. Quando le lacrime si fermarono, si rialzò.
 
<< Fos. >> bisbigliò, talmente a bassa voce che sembrava impossibile ascoltarla.
Invece Fos l’aveva sentita, e in un battibaleno fu in camera sua.
Non fu difficile per lei notare gli occhi della figlia gonfi di lacrime.
 
<< Qualcosa non va? >> si limitò a chiedere.
 
<< Il tuo aiuto. >>
 
La dea inarcò un sopracciglio. << Come? >>
 
<< L’aiuto che mi hai offerto. Lo voglio ora. >>
 
 
 





Ciao a tutti!!!
Scusate per l’immenso ritardo…
Che ne dite di questa svolta? Cosa ne pensate? Ovviamente spero mi lasciate un vostro parere!! :D
Che dire…grazie a quelli che recensiscono e a chi ha aggiunto la mia storia tra i preferiti!!!
A presto!!!!

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Capitolo 36
*** Capitolo 35. ***


CAPITOLO 35.
 
 
 
Liberazione. Leggerezza. Un’anima che viene liberata dalle pene e dalle sofferenze.
Era così che si sentiva Noel.
Come se avessero fatto scorrere acqua fresca sulle sue ustioni.
 
Non aveva chiesto di dimenticare, no. I ricordi voleva tenerseli stretti.
Aveva chiesto di poter cancellare la sofferenza legata ai ricordi.
Voleva ricordare di averlo amato, ma lasciare quell’amore intarsiato nel passato, sentendolo come sentimento ormai finito.
 
La richiesta era stata semplice, diretta.
“Non voglio fingere di essere felice. Voglio esserlo davvero. E per esserlo davvero, devo smettere di amarlo.“
 
Fos non era stata in grado di accontentarla. No, per le questioni di cuore lei non era certo il meglio.
Per questo si erano rivolte ad Afrodite, subito resasi disponibile.
 
Non era stato nulla di complesso, di lungo. La dea dell’amore aveva preso una candida rosa bianca, e l’aveva poggiata sul petto di Noel, esattamente in corrispondenza del suo cuore.
Poi, le aveva chiesto di pensare a lui, soprattutto di pensare all’amore che provava per lui e alla sofferenza che ne conseguiva. E, mentre lei obbediva, la rosa  venne pian piano colorandosi del rosso più acceso, assorbendo tutto l’amore e la sofferenza della mezza dea. A rituale finito, il dolore non c’era più.
 
Grazie a quel gesto, Noel si sentiva rinascere. Sentiva davvero di non amarlo più. Quando pensava a lui, piuttosto, si inteneriva di fronte ai ricordi dell’amore passato, e si sentiva felice nel pensare che lui, ormai solo suo carissimo amico, ora avesse trovato un nuovo amore in Strawberry.
 
 
Dopo il rituale, si smaterializzò a casa di Karen, per farle una sorpresa coi suoi nuovi poteri. La sua reazione con tanto di strillo acuto fu occasione di risate e divertimento per tutti i presenti.
Erano passate poco più di 24 ore dal suo ritorno, quindi per tutti ritrovarsela intorno era ancora una novità.
 
Non ci volle molto per Noel, comunque, per accorgersi che Ghish non fosse lì.
 
 
<< Come mai Ghish non c’è? Non è venuto oggi? >> chiese, con tranquillità.
Karen si sentì presa alla sprovvista, e prima di rispondere boccheggiò. Poi, riuscì a comporre una risposta sensata. << A dire il vero, è da molto che non viene più. >>
 
Noel guardò l’amica con maggiore curiosità. << Ah, come mai? Avete litigato? >>
<< A dire il vero, >> si intromise Nick, << si potrebbe dire che lo abbiamo indotto noi a non venire più… >> e, a quelle parole, Karen balzò in piedi gesticolando per far sì che si zittisse.
Quel gesto, tuttavia, non sfuggì a Noel che le rivolse un’occhiataccia. << Ahia. Sputate il rospo, che avete combinato? >> chiese, in tono intimidatorio.
 
Rassegnatasi, Karen sospirò. << E’ che ci ha dato fastidio quando ha cominciato a frequentare quella lì, ci sembrava un affronto… Una scorrettezza nei tuoi confronti, ecco… >>
 
La mezza dea inarcò un sopracciglio. << Gli avete detto di non venire più? >>
<< No… gli abbiamo detto che non eravamo felici del suo atteggiamento, e che… che se voleva ancora essere nostro amico avrebbe dovuto lasciar perdere… >>
 
Noel scattò in piedi. Una mossa talmente fulminea da essere praticamente invisibile. << AVETE MESSO ALL’ASTA IL CERVELLO PER CASO?!?!? >> urlò, infuriata. Poi, emise un profondo respiro per riprendere la calma e tornò a sedersi, con nonchalance. << Ecco cosa farete: voi due andrete da Ghish e Strawberry e chiederete, anzi, implorerete il loro perdono, anche in ginocchio se è necessario, purchè torni tutto come prima. Sono stata chiara? >> disse, in tono calmo ma allo stesso tempo minaccioso.
 
<< Ma… >> << Niente “ma”, Karen. O è con le buone, oppure vi costringerò a farlo con i miei metodi. E sai che non scherzo. >>
Karen deglutì rumorosamente. Lo sapeva, eccome, che non era uno scherzo.
Perciò, anche se controvoglia, annuì, seguita da Nick.
 
 
 
Ghish e Strawberry erano a casa del ragazzo, intenti a preparare la cena, tra una carezza e l’altra.
Avevano deciso di mangiare insieme; una cenetta intima e romantica, il tutto preparato in casa.
Fortuna che Strawberry aveva ben pensato di farsi dare delle dritte da Kyle, visti i precedenti dei suoi manufatti ai fornelli.
 
Il ritorno di Noel li aveva scossi, soprattutto perché non avevano pensato a cosa fare o cosa dire. Li aveva colti del tutto impreparati.
 
Non solo: la sua reazione li aveva lasciati interdetti.  Si sarebbero aspettati rabbia, indifferenza, tristezza, delusione.. tutto, ma non gioia. Non sorrisi.
 
Inoltre, Ghish non era rimasto affatto indifferente nel rivederla, nel riabbracciarla. E non aveva neppure cercato di nasconderlo a Strawberry. Non era certo un segreto che il cuore di Ghish fosse stato marchiato col fuoco da quella ragazza.
Strawberry sapeva anche che il loro non era stato un addio dovuto alla fine reale del loro amore, bensì un taglio forzato, costretto, del tutto indipendente dai loro sentimenti. Le cose erano rimaste in sospeso, e tali sarebbero state se lui non avesse cercato riparo nei suoi occhi cioccolato per lenire le ferite che entrambi avevano.
 
 
Erano intenti a preparare l’arrosto, quando il campanello iniziò a suonare con insistenza.
<< Vado io. >> sussurrò Ghish, per poi dare un bacio a fior di labbra alla rossa e dirigersi alla porta d’ingresso.
 
Sgranò gli occhi alla vista dei suoi vecchi amici. Sembravano visibilmente imbarazzati.
 
<< Che ci fate voi qui? >>
<< Bella domanda…ecco… >> Karen provò a mettere insieme le parole giuste, ma invano. Fu Nick a soccorrerla.
<< Ci dispiace per come ci siamo comportati. Abbiamo agito d’istinto, pensavamo che Noel non avrebbe gradito la tua scelta e abbiamo cercato di difenderla in qualche modo anche se non era con noi. Ma abbiamo sbagliato, sia nel pensiero che nelle azioni. Spero che tu possa perdonarci. >>
 
Ghish si incuriosì. << In che senso avete sbagliato nel pensiero? >>
<< Perché Noel sembra contenta per te. E perché è andata su tutte le furie quando ha scoperto quello che abbiamo fatto. >> rispose Karen, una volta ripreso un po’ di coraggio.
 
Il ragazzo sgranò gli occhi, piacevolmente sorpreso. << Dite davvero? >> << Certo… Ci ha fatto una ramanzina coi fiocchi. >>
 
In fondo, Ghish non era mai stato realmente arrabbiato con quei due, anzi, un po’ li capiva. In qualche modo si sentiva in torto nei loro confronti. Non era poi così difficile perdonarli, dopotutto.
 
Si voltò verso Strawberry, cercando un’occhiata d’intesa che lei colse subito. Come coppia non avevano cominciato esattamente in modo egregio, ma ormai riuscivano a capirsi quasi sempre senza problemi anche solo con uno sguardo.
 
Sorridendo, l’ex-alieno tornò a rivolgersi ai due alla porta. << Facciamo così: vi perdono, ma ad una condizione. >> << Sarebbe? >> << Io e Strawberry stiamo preparando una cenetta coi fiocchi, se aumentassimo le dosi e vi aggregaste in cucina a dare una mano, forse riusciremmo a mettere tutti qualcosa sotto i denti. Perché non telefonate a Noel, Blaine e James? Così faremo una bella rimpatriata in nome dei vecchi tempi. >> disse, concludendo con un occhiolino.
 
Karen gli rivolse un’occhiataccia, che poi si tramutò nelle vecchie occhiate di finto astio che loro due si lanciavano spesso << Hai i numeri di tutti e tre. Chiamali tu, no? Vorresti anche farmi sprecare la telefonata? >>
 
Ghish ridacchiò, seppur titubante all’idea di dover ricomporre quel numero. << Touchè. Allora andate al minimarket qui vicino e prendete quanto basta per riempire i pancini di tutti quanti. >>
 
<< Ricevuto! >> eclamarono i due, avviandosi.
 
Assurdo. In un anno intero nessuno di loro, lui compreso, era stato capace di rimettere le cose a posto, e lei in un solo giorno aveva fatto tornare tutto come prima. A volte sembrava davvero rispecchiare la speranza, quella ragazza.
 
 
<< Allora? Cosa farai? >> chiese la rossa, avvicinandosi a lui e facendosi cingere la vita.
<< Vado a prendere il cellulare in camera mia e chiamo quei tre. Stasera si festeggia. >> disse lui, sorridendo e baciandole la fronte.
 
Strawberry si staccò, permettendogli di trovare il telefono e di cercare i numeri in rubrica.
 
D’un tratto, lo vide titubare e bloccarsi, come uno che ha appena visto un fantasma.
<< Che hai Ghish? Va tutto bene? >>
 
Il ragazzo cercò di improvvisare una risata che però apparì mesta. << Niente, niente. Ogni tanto i vecchi tempi si fanno sentire. >> << Capisco… >>
 
 
Assurdo come una cosa banale come dimenticarsi di aggiornare la rubrica possa mettere così tanto a disagio.
Premette alla svelta il tasto verde e avvicinò l’apparecchio all’orecchio, evitando di guardare lo schermo.  


-Chiamata in corso-
“Amore”.
 
 
 
 
Il campanello suonò circa un’ora dopo.
Quando Ghish andò ad aprire, alla porta si ritrovò una Noel a dir poco raggiante.
 
Se non fosse stato per il vestito diverso, la cosa si sarebbe rivelata ancora più imbarazzante.
Si trovavano infatti, nella stessa posizione in cui erano la sera in cui Noel aveva deciso di far chiarezza coi suoi sentimenti e di dimostrare a Ghish che ricambiava il suo amore.
 
 
Il fatto, tuttavia, che la bella fanciulla in t-shirt e pantaloncini fosse così disinvolta e tranquilla lo rilassò.
 
<< Sei la solita ritardataria. >>
<< Taci, idiota. >>
<< Sei rimasta maleducata come un tempo! Perché sarei un idiota? >>
<< Perché sì. Si sente puzza di bruciato da un miglio, e indovina da quale casa proviene? >>
<< Se fossi arrivata prima avresti potuto darci una mano. >>
<< Se fossi capace di cucinare non avresti avuto bisogno del mio aiuto. >>
<< Se tu non sapessi che sono incapace di cucinare saresti giustificata. >>
<< Se tu non sapessi che sei incapace di cucinare mi spiegherei perché ti sei messo ai fornelli lo stesso. >>
<< Se non sapessi che sei acida mi offenderei e ti lascerei qui fuori. >>
<< Se non sapessi che sei un idiota mi stupirei del fatto che stai ancora chiacchierando. >>
 
<< Noel! Perché non entri? >> urlarono gli ospiti e Strawberry, esasperati ma allo stesso tempo piacevolmente divertiti nel rivedere una scena alla quale ormai non si assisteva più da secoli.
 
<< Con permesso! >> disse lei, entrando e dando una spallata al padrone di casa.
<< Stronza.. >> sibilò lui, ridendo sotto i baffi.
 
 
 
La serata passò velocemente, anche troppo per i loro gusti.
Riuscirono a stento a giocare a carte e a divertirsi con le gare di Noel e Ghish, che si cimentavano nei poteri che ormai avevano in comune e che entrambi avevano sviluppato bene.
 
Quando fu il momento di andar via, Noel uscì a prendere un po’ d’aria prima di teletrasportare ciascuno a casa propria. Ormai per lei era diventato puro e sano divertimento dilettarsi in quelle novità.
 
Ghish la raggiunse alle sue spalle, tentando un piccolo attentato tipico dei suoi modi.
 
<< Ti ho sentito. >> disse però lei, facendolo bloccare.
<< Uffa… Sei una guastafeste! >> borbottò lui, prima di accostarsi alla ragazza.
 
<< Ti sei divertita? >>
<< Molto. >> disse lei sorridendogli.
 
Quel sorriso…
 
Il cuore di Ghish fece un balzo improvviso e irregolare; tre piccoli passi di danza, vicini l’uno all’altro come i colpi di una mitragliatrice. Riprese il suo regolare andamento poco dopo.
 
Si voltò, rivolgendo lo sguardo ai moscerini che giravano armonicamente attorno al lampione.
 
<< E’ bello poterti parlare come una volta. >> sussurrò, con pura sincerità.
 
<< Già. >> fece lei. << E’ anche bello vedere che tutto può tornare come prima. Che possiamo essere “i magnifici cinque” senza rancori, dissapori o quant’altro. >>
Ghish si voltò verso la ragazza, sorpreso nel sentirla così serena. Lei continuò. << In fondo, la mia famiglia non è quella degli dèi, né quella in cui sono cresciuta. Siete voi la mia famiglia. Il mio posto e insieme a voi, come ai vecchi tempi. >>
 
Ghish la guardò con aria sorpresa, quasi commosso dalle sue parole.
Le diede una leggera gomitata. << Tra i poteri della mezza dea c’è quello della saggezza indomita? Ti ricordavo meno matura. >>
Noel lo squadrò come suo solito con atteggiamento ironico. << Ha. Ha. Ha. Divertente. Soprattutto detto da uno che a 18 anni si diverte ancora a fare “buuh” alle spalle delle ragazze. Senza successo tra l’altro, il che rende tutto… infantile. >>
 
Alla linguaggia di lui, poi, seguì a catena la piccola scossa da parte di lei, per la quale lui sobbalzò.
<< Ahia! Ecco, come volevasi dimostrare… >>
 
Noel ridacchiò, seguita da Ghish, che riprese il discorso. << Scherzi a parte. Da dove ti è uscita quella perla di saggezza? >>
<< Non lo so. Sarà che mi siete mancati. >> Un attimo di silenzio e di riflessione, poi si corresse. << Naah, non è vero. >> << Grazie, eh… E qual è il motivo allora? >> << Forse è il fatto che a mezzanotte avrò ufficialmente 18 anni. Sai com’è, comincia a venirmi addosso il peso dell’essere maggiorenne. >>
 
Ghish sgranò gli occhi, ricordandosi dell’evento. << E’ vero! Domani è il tuo compleanno! >> disse, con enfasi.
<< Eureka! >> rispose lei, ironizzando sul suo entusiasmo.
<< Simpaticona.. Anche la mezza dea invecchia allora… >>
<< Chiudi il becco. >>
<< Guarda! Un capello bianco! >>
<< Piantala idiota! >>
<< Non chiamarmi idiota! >>
 
<< Noel! Noi vorremmo tornare a casa! Abbiamo sonno! >> esclamò Nick, sbadigliando.
<< Arrivo! >> urlò lei, voltandosi.
 
<< Ascolta Noel, >> fece Blaine, avvicinandosi alla sorella, << Io resto ancora un po’, tanto non ho sonno. Darò una mano a Ghish a sistemare e poi torno a casa, ok? >> << Ok..come vuoi.. >>
 
Tempo di lanciarsi altre occhiatacce con Ghish, poi si smaterializzò portando i suoi amici a casa.
 
 
Solo allora Blaine si avvicinò al padrone di casa. << Non ho avuto il tempo di avvisarti, ma avremmo una cosa da fare. Sei dei nostri, vero? >>
 
 
 
 
 
Una volta riportati Karen e gli altri a casa, Noel si teletrasportò in camera sua, stanca ma felice per la serata appena trascorsa.
 
Diede un’occhiata all’orologio. Erano ancora le 11. Strano che Nick, da sempre anima della festa, avesse già sonno.
 
Ad ogni modo, si infilò la canottiera e il pantaloncino che usava come pigiama e, prima di addormentarsi, lanciò uno sguardo al piccolo vaso sulla scrivania contenente quella meravigliosa rosa rossa. Poi, chiuse gli occhi e si lasciò cullare da Morfeo.
 
 
 
Il sonno durò poco, visto che all’improvviso un rumore minimo ma ben udibile si espanse dal piano di sotto.
 
Noel si alzò di scatto, cercando di mettere bene a fuoco la situazione.
<< Che sia un ladro? >> si chiese, prima di scendere dal letto e avviarsi lentamente verso le scale.
 
Teletrasportarsi sarebbe stato troppo avventato. Se fossero riusciti a scappare avrebbero potuto dire a qualcuno ciò che avevano visto. Li avrebbero presi per pazzi, certo, ma meglio non rischiare.
 
Perciò, scese con estrema lentezza e silenzio ogni singolo scalino, guardandosi bene intorno. Una cosa positiva dell’essere per metà dea era la vista decisamente impeccabile, che le permetteva di destreggiarsi discretamente pur essendo al buio.
 
Poggiò una mano sulla ringhiera in ferro battuto, facendone comparire un piccolo bastone dello stesso materiale. Non era il caso di estrarne un pugnale; voleva tramortirli, non ucciderli.
 
Con passo quasi felpato arrivò fino all’ingresso del salone. Contò fino a tre, poi accese di scatto la luce. E fu lei a rimanerne tramortita.
 
Non appena toccò l’interruttore, al posto del lampadario ad illuminarsi furono tante piccole luci di un azzurro tenue l’una accanto all’altra, fissate in fondo alla parete. Esse formavano la scritta “Happy Birthday”. Poi, una miriade di coriandoli le finì addosso.
Solo allora, davanti alla scritta luminosa, comparve una torta semplice decorata con panna e fiorellini di zucchero ricoperta da 18 candeline e, assieme a lei, i suoi fratelli e i suoi amici, che le urlarono << Auguri!! >> all’unisono e cominciarono ad applaudire.
C’erano tutti quelli a cui lei teneva. La sua famiglia, la squadra al completo, perfino Ryan, Kyle, Tart e un Pai visibilmente a disagio.
 
 L’espressione di Noel era impagabile. Non aveva mosso neanche un sopracciglio, niente. Era rimasta pietrificata, con gli occhi sgranati.
 
Quando l’applauso finì, tutti aspettarono che dicesse qualcosa.
<< Un semplice messaggino come tutti gli esseri umani no, eh? >> borbottò, con la voce ancora impastata dal sonno. I presenti scoppiarono tutti in una sonora risata, trasportando anche la festeggiata, che non resistette oltre con la sua maschera di indifferenza e abbracciò tutti, commossa.
 
Era bello essere di nuovo a casa.
 
 
 
 
 
 
 
Ciao a tutti!!!
Dopo un’assenza più o meno lunga rieccomi qua! XD
In questo capitolo non accade nulla di particolarmente interessante, anzi è anche un po’ monotono… Però come altri in precedenza è uno di quelli che io chiamo “capitoli di passaggio” da una fase all’altra, infatti tramite questo siamo ritornati alla situazione che c’era prima che accadesse il putiferio… Ma durerà per molto? Continuate a seguirmi e lo scoprirete!!!
Che altro dire…grazie a tutti quelli che mi seguono, a chi ha inserito la storia tra le preferite e soprattutto a chi recensisce… Ovviamente qualunque commento o consiglio è assolutamente gradito e ben accetto, quindi mi raccomando, fatevi sentire dopo aver letto! ;)
Ora vi lascio…Ci vediamo al prossimo capitolo!!!

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Capitolo 37
*** Capitolo 36. ***


CAPITOLO 36.
 
 
 
 
<< Che. Ci. Fai. TU. Qui. >>
<< Non si vede? Sono un gran figo di trent’anni! >>
<< Che fossi più giovane di quanto sei davvero me ne ero accorta. La domanda è un’altra: che ci fai vestito da umano! >>
<< Tecnicamente, non è una domanda. Hai fatto un’esclamazione. Hai sbagliato il tono. >>
<< Al diavolo il tono! Hai capito benissimo cosa voglio dire! >>
<< Ti sbagli, Noel! Il tono è molto importante, le frasi possono essere fraintendibili se lo si sbaglia. Fattelo dire da uno che vive da tipo un triliardo di anni. >>
<< Piantala! >>
<< Non osare parlare con quel tono al padre degli dèi nonché tuo bisnonno! >>
 
Il divino Zeus era letteralmente piombato a casa Mustang senza alcun preavviso, vestito in maniera molto moderna, con tanto di occhiali alla playboy. Per non parlare del suo aspetto, un vero rubacuori dai capelli color oro e gli occhi verde acqua.
Assieme a Noel in casa c’erano anche James, Karen e Nick, oltre al resto della famiglia e a Ghish, aggiuntosi appena dopo l’arrivo del dio.
Ormai era davvero tornato tutto come prima.
 
Noel, nonostante non lo dimostrasse, era molto turbata in quel periodo. Zeus le aveva detto che le trasformazioni sarebbero state diverse una volta diventata una mezza dea a tutti gli effetti, ma non era stato così. Con amara delusione, provando a trasformarsi, scoprì che era esattamente come prima, sia in aspetto che in forza, nonostante a differenza di prima non riportasse alcun danno collaterale.
Tuttavia, a parte Fos, aveva deciso di non mettere nessuno a conoscenza della cosa, per evitare che si preoccupassero.
 
Comunque sia, vedere bisnonno e pronipote discutere in quel modo metteva in risalto quanto, nonostante la lontana parentela, si somigliassero Zeus e Noel in carattere. Praticamente usavano le stesse e identiche macchiette da camuffamento per sviare i discorsi, e di quel passo non si sarebbe arrivati da nessuna parte.
 
<< Ti prego, Zeus, >> li interruppe Fos con il suo solito tono delicato, radioso e gentile, << dille come stanno le cose, altrimenti questo battibecco non finirà mai! >>
 
Il dio puntò gli occhi al cielo, sbuffando e arrendendosi. << Il tuo addestramento, come da patti, continuerà sulla Terra, ma sempre sotto la mia supervisione. Pertanto, >> e, così dicendo, si mise in posa da modello passandosi sensualmente una mano fra i capelli d’oro, << Da domani sarò il tuo nuovo superfigo professore di storia dell’arte! ékpli̱xi̱*! >>
 
Mentre i suoi amici sgranarono gli occhi con grande perplessità, Noel rimase impassibile. << Scusa, credo di aver capito male. >>
<< Oh, no invece! Hai capito benissimo! >>
<< Che ne sai tu di storia dell’arte?! >>
<< Come che ne so? Sono o non sono un dio? La maggior parte delle opere dell’antichità sono state dedicate a noi dei! Chi meglio di un dio –bello e seducente come me, tra l’altro- può comprendere la sacralità dell’arte? >>
 
Solo a quel punto, Noel parve comprendere che non si trattasse di un incubo e, capendo anche che non ci sarebbe stato nulla da fare per impedire che Zeus facesse i suoi comodi, sbuffò sconsolata. << Mi ci vorrà tanta, taanta pazienza. Ora andiamo, ragazzi, faremo tardi a scuola. >> disse, rivolgendosi ai suoi amici e ignorando in bisnonno, ancora in posa a vantarsi.
 
 
 
 
<< Noel, ammettilo, quell’uomo è davvero un gran figo! >>
<< Uomo? Figo? Ragazzi, quella è una mummia travestita, ce ne rendiamo conto?! Capisco il fascino degli dèi e tutto il resto, ma qui esageriamo! E’ un vecchio! AHI! >> disse la ragazza, colpita all’istante da una scossetta proveniente dall’adiacente palo della luce. Alzò gli occhi al cielo come se si rivolgesse davvero a qualcuno, urlando << Permaloso! >> e chiudendo il discorso.
 
Ghish, di fronte alla scena, si fece scappare una risatina divertita.
<< Che hai da ridere tu? >>
<< Niente, niente! Ma tu e il tuo bisnonno vi somigliate un bel po’! >>
<< Non dire idiozie! >>
<< Lo vedi? Anche tu sei permalosa! >>
<< Taci! >>
<< Taci tu! >>
<< No tu! >>
<< Ragazzi! Buongiorno! >>
Tutti si voltarono udendo la vocina squillante e allegra alle loro spalle. Strawberry correva verso di loro muovendo ampiamente il braccio per farsi vedere. Li raggiunse poco dopo, col fiatone.
Ghish, ridacchiando, la raggiunse picchiettandole scherzosamente la testa. << C’era bisogno di correre come una forsennata? Potevi chiamarmi, ti avremmo aspettata. >>
Strawberry arrossì, imbarazzata. << A dire il vero, non ci avevo pensato… >> disse, scatenando la risatina di tutti.
<< Siamo in ritardo, adesso direi che è davvero il caso di farsi una corsetta! >> disse Noel, lasciando gli altri indietro e iniziando a correre. << Chi arriva per ultimo paga una pizza a tutti! >> urlò poi, portando tutti gli altri a correrle dietro, divertiti.
 
 
 
 
Alla fine delle lezioni, si fiondarono tutti al caffè Mew Mew per lavorare e continuare le loro ricerche.
Per Noel era bello poter tornare alla vita di sempre, stando con i suoi compagni di sventura, tra divertimento e serietà.
Si chiedeva che cambiamenti avesse portato il ciondolo. Cioè, Ghish gli aveva accennato che erano più forti di prima, ma quello che le premeva davvero sapere era cosa avesse modificato a livello fisico. Nonostante fosse sangue del suo sangue, continuava a diffidare di Zeus, temendo che pur di arrivare ai suoi scopi fosse disposto a sacrificare vite umane che, ormai era chiaro, per gli dèi risultavano perlopiù insignificanti e superflue.
 
 
Per questo, nel momento in cui Lory le concesse una piccola pausa, sostituendola per pochi minuti, scese in laboratorio, intenzionata a parlare con uno dei due scienziati, cercando chiarimenti più dettagliati.
 
 
Arrivata alla porta, bussò più volte, senza però ricevere risposta. La porta, tuttavia, era socchiusa, quindi provò ad entrare lo stesso.
Seduto davanti allo schermo di uno dei computer c’era Ryan, evidentemente concentrato a tal punto da non non aver sentito Noel bussare.
Divertita dalla situazione, mantenendo come al solito quel pizzico di infantilità che non guasta mai, la ragazza si teletrasportò alle sue spalle, per poi esordire con un “Buh!” che fece sobbalzare il biondino, che si alzò di scatto, per poi tornare a sedersi una volta capito chi fosse.
<< Mi hai fatto venire un infarto, Noel! >> disse con un fil di voce, mentre lei ancora si piegava in due dalle risate.
<< Davvero? Cioè, wow! Resistere così egregiamente ad un infarto! Una persona normale sarebbe finita in ospedale! Che so, è il DNA felino a fare questi effetti? >> << Piantala! >> disse lui, facendosi pian piano travolgere da quella risata cristallina e pura.
 
<< Quasi somigli a Ghish quando ti esibisci in queste bambinate. Strano che non stiate più insieme. >> commentò poi lui, con un pizzico di ironia.
 
<< Fatti gli affari tuoi. >> rispose lei con tanto di linguaccia.
<< Allora, >> fece Ryan, facendo ruotare del tutto la sedia verso l’ospite, << volevi dirmi qualcosa? O sei venuta qui solo per spaventarmi? >>
<< Ha. Ha. Ha. Come se avessi tempo da perdere. Scherzi a parte, devo chiederti una cosa importante riguardo i ciondoli di mio nonno. >>
<< Dimmi pure. >>
<< So che, in fondo, voi conoscevate già questo cristallo anche se sotto diverso nome, ma vorrei chiederti se con le vostre ricerce avete notato qualche cambiamento a livello fisico che potrebbe compromettere la salute delle ragazze. >>
<< Perché hai questo dubbio? >>
<< Perché non mi fido degli dèi. >>
 
Ci fu una breve pausa, poi Ryan si alzò in piedi e le scompigliò i capelli. << Sta’ tranquilla, io e Kyle avremmo immediatamente interrotto l’allenamento se ci fossimo accorti di qualche danno collaterale. Non so se ricordi la storia, >> disse, spostando la fascia attorno al collo, << ma siamo sempre stati molto apprensivi riguardo la salute delle nostre paladine. >>
 
Rassicuratasi almeno un po’, Noel emise un sospiro di sollievo. << Bene, mi fa piacere sentirlo. Ora salgo sopra, o mi diranno che sono tale e quale a Mina! >>. Detto questo, fece per voltarsi, quando fu interrotta dalle parole di Ryan.
<< Quindi… è vero che non state più insieme. >>
 
Noel, dopo un attimo di esitazione, si voltò con nonchalance verso Ryan, sfoggiando un sorrisetto ironico. << Ma che impiccione, ti facevo più maturo. Comunque è vero, non stiamo più insieme. O credi che Strawberry stia facendo la cornuta e contenta, scusa? >>
<< A dire il vero, credevo la stessi facendo tu. >>
<< Come se io fossi il tipo da permettere una cosa del genere. Per la cronaca, ho lasciato Ghish prima di partire l’anno scorso. Ora siamo solo amici. Ti basta la spiegazione? >>
 
Ryan ridacchiò, divertito dalla situazione. << Sembri davvero serena, nonostante la vostra separazione. Mi sembravate molto legati. >>
<< Lo sai che oggi sembri una vecchia pettegola? >>
Entrambi risero del paragone, in quel momento azzeccato.
 
Finito di ridere, Ryan si avvicinò lentamente alla mezza dea. << Ti piacciono le sfide, giusto? >>
Noel inarcò un sopracciglio. << Beh, sì… Perché? >>
<< Voglio sfidarti. >> disse lui, fermandosi a pochi passi dalla ragazza.
<< Spara. >>
<< Dimostrami che non sei più legata sentimentalmente a Ghish. >>
<< Come? >>
Ryan si avvicinò pericolosamente al volto di Noel, per poi accostare le labbra al suo orecchio. << Esci con me. >>
 
 
 
Nel frattempo, Fos aveva approfittato dell’assenza della figlia per far visita ad Afrodite, in cerca di spiegazioni.
 
<< Cosa di serve, tesoro? >> disse la dea dell’amore, sentendola arrivare.
<< Dobbiamo parlare. >> fece quella per tutta risposta, con tono deciso e serio.
<< Dimmi pure. >>
 
<< Non l’ho detto davanti a Noel perché non volevo farla preoccupare, ma c’è qualcosa che non mi quadra nel tuo incantesimo. >>
La dea si voltò verso l’interlocutrice, con finta aria stupita. << Di cosa parli, esattamente? >>
<< La rosa. Lo so come funzionano queste cose. Avresti dovuto bruciarla. Perché non l’hai fatto? >>
 
Capendo di essere stata scoperta, Afrodite sospirò, mesta. << Siediti, amica mia. C’è qualcosa che devo dirti. >>
<< Resto in piedi. >>
<< D’accordo. Ehm, ehm… C’è stato un errore. >> ammise, finalmente.
<< Cosa hai sbagliato? >>
<< Non è che abbia sbagliato il procedimento, quello è giusto, però… quel giorno è stato compiuto un sacrilegio, ma io me ne sono accorta troppo tardi, quando ormai la rosa era già piena. >>
 
Sconcertata e confusa, Fos fece per sedersi, mentre una massa di nuvole si plasmava a mò di poltrona per lei.
<< Continua. >>
<< Mi dispiace davvero tanto Fos, ma non avrei dovuto fare ciò che ho fatto. Sono andata contro il Fato, e sai che a noi dèi questo non è concesso. Non hai visto il colore di quella rosa? Il rosso talmente acceso da far sembrare quel fiore in preda alle fiamme? Non è così che avrebbe dovuto colorarsi, non è così che si colora di solito. >>
<< Il colore da cosa dipende, dunque? >>
Afrodite si sedette accanto a Fos, prendendole le mani. << Il vero Amore, Fos. Quei due sono destinati. E io, nonostante sia la dea dell’Amore, non posso impedire che due persone plasmate l’una per l’altra si amino, non posso allontanarle. E’ un sacrilegio, di quelli gravi per di più. Senza la propria metà, si è incompleti e impuri per sempre. >>
Fos sbiancò, cominciando a fare 2+2. << E’ per questo che… >> << …che Noel non può ottenere l’Arma? Che non può attingere ai suoi veri poteri? La sto osservando per capire quali sono le conseguenze di ciò che ho fatto, e la risposta è sì. E sono desolata, davvero. >>
 
Molto probabilmente, se fosse stata umana Fos sarebbe svenuta. Essendo immune a queste conseguenze umane, tuttavia, rimase in piedi, anche se visibilmente scossa. << E’ tutto perduto, allora. >>
 
Afrodite strinse più forte le mani dell’amica, cercando di rincuorarla. << No, Fos, non è così. Non ti ho detto tutto. Quella rosa non l’ho bruciata perché mi è impossibile. Perché, presto o tardi, quei due sono destinati a ritrovarsi. E quando accadrà, la rosa perderà la sua sfumatura passo passo coi loro cuori, fino a tornare bianca. >>
 
Un barlume di speranza si riaccese nella dea della Luce. << Quindi…se tu intervenissi e… >>
<< No, Fos, ho già fatto abbastanza danni. Le Parche non mi permetteranno di interferire ancora, e non devi farlo neppure tu. Sarà il Fato a ricongiungerli, nel momento giusto. >>
<< Che potrebbe essere tra giorni, mesi, anni… Magari anche in punto di morte. >>
<< Lo so, tesoro, ma almeno abbiamo una possibilità. Dobbiamo solo crederci e sperare che tutto vada per il meglio. >>
 
Fos annuì, preoccupata, per poi far ritorno a casa e lasciare Afrodite da sola.
 
 
 
 
*ékpli̱xi̱! vuol dire “sopresa!” in greco.
 

 
Ciao a tutti!!!
Lo so, per i miei standard sono in ritardo, chiedo perdono!!! ^_^”
Come avete visto, abbiamo un altro capitolo abbastanza monotono e leggero, ma con delle rivelazioni.
Il punto è: come si evolveranno le cose ora che Ryan si è messo di nuovo in mezzo? Per di più, anche Ghish è legato sentimentalmente ad un’altra persona, quindi come e quando i due troveranno di nuovo l’amore che provavano l’uno per l’altra? Sarà troppo tardi per evitare lo scontro tra gli dèi?
Se il capitolo vi è piaciuto, o anche se non è così, mi raccomando: fatemelo sapere! Lo so che praticamente ripeto la stessa tiritera ogni santo giorno, ma come ho sempre detto ci tengo molto a conoscere le vostre opinioni!
Ho notato che a leggere siete in tanti, davvero, e mi fa molto, molto piacere! Ascoltate le preghiere di una povera universitaria esaurita: lasciate un misero, piccolo commentino! (Ok lo so, sono fuori xD)
 
Detto questo, vi lascio l’invito a farmi sapere anche cosa credete che possa accadere :D a presto!!!!
Ringrazio le ormai uniche rimaste pazientemente a recensire la mia storia: Lady S e neverdieneversleep , grazie davvero di cuore <3

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Capitolo 38
*** Capitolo 37. ***


CAPITOLO 37.
 
 
 
Alla fine, Noel aveva accettato sul serio. Non riusciva a spiegare neppure a sé stessa il perché, ma nonostante con Ryan quella “scintilla” di cui lei parlava sempre non fosse mai scoccata c’era qualcosa, in lui, che attirava la sua attenzione. Curiosità? Attrazione fisica? Non conosceva la risposta. Sapeva solo che, quando si era accostato al suo orecchio e le aveva sussurrato quelle tre parole con voce suadente, sentiva reagire l’elettricità che percorreva ormai il suo corpo di pari passo col suo sangue. Sentiva di voler accettare. E così aveva fatto.
 
Per questo motivo, si ritrovava ad uscire di casa, quella domenica pomeriggio, con il biondino ad aspettarla accanto al cancello scorrevole, salutandola con un luminoso sorriso.
 
<< Non eravamo d’accordo di incontrarci al caffè? >> chiese lei, dopo averlo salutato.
<< Ho finito di prepararmi in anticipo, e poi pensandoci era più carino da parte mia venirti a prendere, piuttosto che farti arrivare fino al caffè. Ti dispiace? >>
<< N-no, certo che no… >> disse lei, sorridendo leggermente. << Allora, dov’è che mi porti? >>
<< E’ una sorpresa. Tanto per cominciare, >> disse, incamminandosi fuori dal cancello e accostandosi ad una automobile rossa, << Sali in macchina. >> .
 
Noel si fermò di scatto, guardandolo di sbieco. << Hai una macchina? >>
<< Non è esattamente mia. >>
<< Hai rubato una macchina? >>
<< Perché devi essere tanto fatalista? Me l’ha prestata Kyle. >>
<< Il capellone ti ha prestato la macchina? >>
<< Come l’hai chiamato? >>
<< Dettagli. E perché devo salire in macchina? >>
<< Perché per arrivare dove dobbiamo arrivare c’è bisogno di andare in macchina. >>
<< E perché dobbiamo andare così lontano per un appuntamento? >>
<< Che c’è di strano? >>
<< L’ultima volta sei uscito con me per “distrarmi dai miei istinti suicida”, permetti che sono un po’ titubante? >>
 
Ryan arretrò, perplesso. << Cosa.. come..? >>
Noel ghignò. << A Ghish non vai molto a genio. A suo tempo mi ha spifferato tutto. Fossi in te la prossima volta non gli direi i fatti tuoi. >>
 
Se avesse potuto strozzarlo in quel preciso istante, lo avrebbe fatto di certo. Ma non essendo possibile, si limitò a sibilare un << Bastardo.. >> a denti stretti.
Sospirò, poi si passò una mano tra i capelli come per cercare di rilassarsi. << Mi dispiace per le vicende spiacevoli di un anno fa. Ti assicuro che non ho secondi fini, ma se non mi credi ti basta mettermi alla prova; sono certo che tuo nonno si divertirebbe parecchio a torturarmi se stessi mentendo. >>
 
La ragazza lo guardò di sottecchi, per poi sghignazzare divertita. << Ok, Zeussino ti spaventa a morte.. Saliamo su questo aggeggio! >> disse, aprendo la portiera del lato passeggero. << E vai piano! >>
 
Ryan la guardò salire in macchina, sorpreso dal suo cambio d’umore. Sorrise, per poi mettersi alla guida.
<< Io vado piano, ma tu metti la cintura. >>
<< Se vai piano a che serve mettermi la cintura? >>
<< Se ci becca la polizia la multa la fanno a me.. >>
<< Se andrai piano la polizia non ci fermerà. >>
Ryan sbuffò. << Perfavore, metti la cintura. >>
<< Ok. >>
Il biondino si voltò verso la ragazza con aria sconcertata. << Tutto qui? >>
Noel sorrise. << Tutto qui. La parolina magica risolve tutto. Se la usassi più spesso non farei tante storie. >>
 
Piuttosto che iniziare un nuovo battibecco, Ryan mise in moto e si avviò.
<< Sei irritante. >>
<< Lo so. >>
 
 
 
Passarono ben quaranta minuti, tra chiacchierate e canzoni alla radio. Quando arrivarono, Noel non vide negozi, giostre o quant’altro. Solo un viale alberato che da un lato affacciava alla costa.
 
<< Adesso posso sapere dove mi hai portata? >>
<< Siamo alla mia casa al mare. Le tue compagne di squadra sono venute qui più d’una volta. Mi sembrava carino mostrare questo posto anche a te. >>
Ancora una volta quell’occhiataccia. << Io non ho intenzione di entrare con te in una casa vuota. Pervertito. >>
Il biondino scoppiò a ridere. << Ma la vuoi smettere? Non voglio saltarti addosso! Proprio non riesci ad accettare che un ragazzo voglia essere gentile con te? >> << No. >> disse lei, ridendo e continuando a scherzare con lui.
 
 
Una volta parcheggiata dalla vettura, Ryan la condusse alla spiaggia bianca e deserta. Così soffice e pulita da dare l’impressione di camminare sulle nuvole.
 
 
Noel si sedette a riva, togliendosi le scarpe. Nel frattempo, Ryan si allontanò per andare a comprare un paio di gelati.
Tornò in poco tempo, sedendosi accanto alla ragazza.
 
<< Allora… Com’è l’Olimpo? >> chiese lui, resosi conto che il gelato aveva ammutolito la situazione.
 
Noel ci pensò un po’ su prima di rispondere. << Se devo essere sincera, non è granchè. Però gli dèi sono simpatici, e avevo una casetta tutta mia; avevo perfino tre ancelle sempre al seguito. >>
<< Ti trattavano come una persona importante. >>
 
Noel annuì, fissando le onde che arrivavano ai suoi piedi ad intervalli regolari. << Ma non serve a nulla se non ti senti a casa. >>
<< Strano. In fondo, quella dovrebbe essere la tua gente. >>
<< Non lo è. Potrò anche essere per metà dea, ma sono cresciuta qui, con i miei amici, come una persona normale. Non posso sentirmi a mio agio con la mia vera madre biologica solo perché mi ha dato la vita. A parte quello, non c’è nulla che ci lega. E lo stesso vale per il lato “divino” della famiglia. >>
<< Capisco. >> sospirò, fissando anche lui il mare.
 
Rimasero qualche minuto in silenzio, ascoltando il delicato suono delle onde che si infrangevano con gli scogli poco distanti dalla spiaggia.
 
Passarono un po’ di tempo passeggiando in silenzio sulla spiaggia, scambiandosi qualche battutina ogni tanto. Si fermarono poi su degli scogli più avanti, dove le acque sembravano più profonde rispetto alla riva.
 
<< E’ molto alta l’acqua qui? >> disse poi Noel all’improvviso.
<< Non è profondissimo, ma per tuffi poco elaborati ci si può accontentare. >> si voltò verso la ragazza << Perché? >>
 
Noel sorrise, per poi osservare l’orizzonte. << Se dovessimo tornarci con le altre, un bel tuffo non mi dispiacerebbe. L’acqua è così limpida e calma, sembra un vero e proprio invito. >>
<< E’ vero. >>
 
La ragazza annuì silenziosamente, ciondolando le gambe con i piedi nudi a contatto con la superficie azzurra e limpida dell’acqua.
 
<< Non dobbiamo per forza aspettare di venirci con le altre, però. >>
 
Fu un attimo. Noel non ebbe il tempo neppure di chiedere spiegazioni.
Ryan la trascinò con lei con scatto felino nell’acqua, incurante del fatto che non indossasse costumi o quant’altro.
 
Quando Noel risalì in superficie, leggermente scombussolata per l’aver bevuto un po’ di quel miscuglio di acqua e sale, si aggrappò ad uno scoglio per riprendere fiato e rendersi conto di cosa fosse accaduto.
 
Ryan riemerse poco dopo, ridendo soddisfatto. << Dovresti vederti, sei praticamente sconvolta! >>
 
Noel lo guardò con intensità tale da poterlo fulminare a morte in quel preciso istante. << Ma sei scemo? Sono fradicia! La mia maglia nuova, e i pantaloni poi! Non ho nemmeno come cambiarmi! E l’acqua salata fa schifo! >> disse, agitandosi e parlando tutto d’un fiato.
 
Inutile, il biondino non riusciva a trattenere le risate.
 
<< Adesso ti faccio vedere io qualcosa di divertente.. >>
 
Poggiò le dita sulla superficie dell’acqua, sfiorandola appena. Poco dopo, l’acqua attorno a Ryan cominciò ad agitarsi in modo strano, finchè il malcapitato biondino non fece un salto enorme, spinto dal basso da una strana forza di acqua mista ad elettricità. Una volta caduto, si accorse toccandosi che alcune parti del pantalone erano bruciacchiate.
 
<< M.. mi hai FULMINATO?! >> chiese lui, esterrefatto e ancora incredulo.
 
Ma Noel non rispondeva. Se ne stava aggrappata agli scogli, ridendo a crepapelle come una bambina che vede un pagliaccio in tv. Aveva perfino le lacrime agli occhi.
Impossibile resistere a quella risata cristallina. Poco dopo, finì per cedere anche lui, ridendo con lei.
Passarono una buona mezz’ora a farsi dispetti vari in acqua, finchè poi non si accorsero che ormai il tramonto stava già per far spazio alle stelle.
 
 
Il problema giunse quando uscirono dall’acqua. Ovviamente erano entrambi fradici.
 
<< Ok, genio, problema da scuola elementare. Come faccio a tornare a casa in questo stato, senza abiti di ricambio? >>
<< Semplice, >> ribattè quello con nonchalance, << andiamo un attimo nella casa qui accanto e ti presto momentaneamente qualche mio vestito mentre si asciugano i tuoi. Appena sono pronti torniamo a casa, accenderò un attimo il camino e vedrai che si asciugheranno in un attimo. >>
<< Non li metto i tuoi vestiti. >>
 
 
Per tutta risposta, la ragazza ricevette una gomitata. << Ancora? Certo che sei ostinata! Se non vuoi i miei vestiti vuol dire che rimarrai senza, perché non è assolutamente il caso di restare con quella roba bagnata addosso. A te la scelta. E poi non dire che sono io il pervertito, se scegli la seconda opzione. >>
 
Noel lo guardò di sottecchi, gonfiando a più non posso le guance per poi sbuffare rumorosamente. << Andiamo in questa cavolo di casa e prendiamo questi cavolo di vestiti, mammina. >>
 
Ryan rise. Strano sentirsi chiamare in quel modo. Di solito era l’appellativo che usava lui con Kyle quando si mostrava troppo premuroso. Non avrebbe mai pensato che un giorno qualcuno avrebbe passato il nomignolo a lui.
 
 
Entrati in casa, le passò una maglia a mezze maniche e un paio di bermuda di qualche anno prima. Noel era una ragazza molto minuta, sebbene con le forme al posto giusto. Sicuramente anche quegli indumenti le sarebbero stati grandi, ma era questione di pochi minuti di attesa, semmai di un’ora al massimo.
 
Assurdo quanto anche una cosa così poco adatta al suo corpo la rendesse tanto graziosa.
Una volta uscita dal bagno con i nuovi indumenti addosso, si fiondò sul divano in modalità broncio e accese la tv. Ryan la raggiunse poco dopo.
 
<< Non dirmi che non ti sei divertita. >> << Chiudi il becco. >>
Ryan ridacchiò, divertito.
Poi, udì chiaramente Noel rispondergli nuovamente, con parole diverse. << Lo ammetto, mi sono divertita. >> sorprendendo il ragazzo, che non si aspettava ormai una vera risposta. Si voltò verso di lei, intenta tuttavia a guardare un telefilm.
 
Passò un po’ di tempo prima che riprendesse a parlare. Sembrava intento a trovare le parole adatte.
 
<< Sarebbe così azzardato chiederti di ripetere l’esperienza? Magari senza acqua e pieghe poco piacevoli come questa. >> disse poi all’improvviso, indicando il cambio d’abito improvvisato.
 
La ragazza smise di guardare il telefilm per incrociare gli occhi del biondino, ora seri.  
<< Tu dammi una ragione per accettare. >> disse con aria di sfida, cercando di rompere quell’atmosfera così pesante.
 
Invece di risponderle, Ryan si avvicinò ulteriormente a Noel, seduta accanto a lui, per poi unire le labbra alle sue, sfiorandole delicatamente una ciocca di capelli.
 
Si staccò dopo poco tempo, accontentandosi di quel lieve e breve contatto. Quando si allontanò, Noel non battè ciglio.
<< Scusami, non so cosa mi sia preso. Cioè, lo so, solo che tendo ad essere poco razionale quando sono con te. >> disse, temendo una sua reazione negativa.
 
Qualcosa, nella mente della mezza dea, tuttavia, le diceva che era la cosa migliore per lei. Che quel ragazzo le piaceva. Che quel bacio lei lo voleva.
Sentiva come se tutto le fosse chiaro, come se fosse la cosa giusta da fare, per la prima volta dopo tanto tempo. Come se il cervello avesse messo in moto gli ingranaggi e avesse deciso tutto da solo, senza informarla.
 
 
Senza pensarci due volte, fu lei a cercare nuovamente quel contatto, avvicinandosi a lui.
Inizialmente sorpreso, Ryan fu ben lieto di ricambiare il gesto della ragazza con più passione, stringendola di più a sé.
Quando si staccarono, Noel e Ryan si fissarono per qualche attimo, dando la possibilità all’oceano e al ghiaccio di incontrarsi e scavare l’uno nell’altro.
 
 Poi lei si alzò, cercando di allentare l’atmosfera. << Ehm..sono sicura che i vestiti si siano asciugati; vado a controllare, così mi cambio e possiamo tornare a casa. >> disse, per poi allontanarsi.
 
Il biondino rimase un attimo sul divano, cercando di metabolizzare quello che era appena accaduto, per poi sorridere tra sé, visibilmente compiaciuto dagli eventi.
 
Noel tornò in salotto poco dopo, già cambiata. Senza accennare un chiarimento sul loro bacio, si avviarono alla macchina.
 
 
 
 
 
Ciao a tutti!!!!
Lo so, sono di nuovo in ritardo…. Pardon xD
Sono sicura che a molti di voi non piacerà l’evolversi degli eventi, ma fidatevi: ogni cosa in questa storia ha un suo perché! E poi, se leggerete attentamente tra le righe, sono certa che capirete già qualcosina sul perché di questo “episodio”.. non scordatevi che questa ff è incentrata in un contesto di magia e mistero, dopotutto! ;)
Detto questo, ringrazio chi mi segue e vi invito nuovamente a farmi sapere cosa ne pensate!
A presto! <3

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Capitolo 39
*** Capitolo 38. ***


CAPITOLO 38.
 
 
 
Karen e Nick ascoltavano con aria perplessa e incredula il racconto della loro amica. Proprio non potevano credere alle loro orecchie.
<< L’hai baciato sul serio! >>
<< Te l’ho detto, Karen! >> sbottò Noel, impacciata, << Smettila di farne un affare di stato! >>
Per tutta risposta, la ragazza –da sempre fan del biondino- cominciò a saltellare dalla gioia.
<< IO TI STIMO! >>
<< Ma la vuoi smettere?!?! >>
<< Karen, Noel ha ragione, sei imbarazzante! >>
<< Sta’ zitto! Sei un ragazzo, certe cose non le puoi capire! >>
Nick sbuffò, annoiato da tutte quelle moine. Poi si rivolse a Noel, lasciando l’altra amica presa dalla sua danza della vittoria.
<< Cosa pensi di fare adesso? >>
La mezza dea sospirò; si notava lontano un miglio che fosse insicura. << Non lo so, Nick. E’ stato tutto così improvviso… In quel momento sembrava la cosa più giusta e naturale da fare, ma ora… >>
<< Non sei più sicura che sia la cosa migliore per te. >>
<< No. >>
Il ragazzo si alzò per poi sedersi accanto all’amica e appoggiare la testa sopra la sua spalla. << Io penso che dovresti dargli un’occasione. Sono secoli che ti sta dietro, e ti farà bene voltare pagina. Sai cosa intendo. >> disse, riferendosi chiaramente a Ghish.
Noel non rispose. Rimasero semplicemente a guardare in silenzio la danza contorta di Karen, fin troppo entusiasta dell’accaduto.
 
 
Un’ombra, nel frattempo, osservava la discussione da lontano, con un ghigno compiaciuto sul viso.
<< Ho fatto davvero un ottimo lavoro. Lui sarà orgoglioso di me. >> disse, prima di scomparire.
 
 
 
Svegliarsi quella mattina fu dannatamente difficile. Noel non aveva assolutamente chiuso occhio.
Continuava a pensare e ripensare a quel bacio, alle conseguenze e tutto il resto, e di dormire non se ne era affatto parlato purtroppo.
Tuttavia, poteva dire di aver riflettuto abbastanza a lungo per arrivare alle sue conclusioni.
Dopo la scuola, avrebbe assolutamente dovuto parlare con Ryan.
 
 
 
Come tutte le mattine, si avviò assieme a Nick, Karen, James, Ghish e Strawberry, sempre leggermente più distanti per poter camminare mano nella mano da bravi piccioncini.
Ciò non impedì a Ghish di accorgersi che, poco più avanti, quei quattro stavano confabulando su qualcosa di strano.
 
<< Quindi? Hai deciso cosa fare? >>
<< Gli parlerò dopo la scuola. Tranquillo. >>
<< A chi devi parlare? >>
Noel sobbalzò nel sentire la voce “intrusa” alle sue spalle.
Si voltò con aria infastidita verso il nuovo, fastidioso interlocutore.
 
<< Non sono affari tuoi. >>
<< Perché? >>
<< Perché non lo sono e basta! >>
<< Stamattina sei più acida del solito… Andiamo! Sono curioso! Voglio sapere anche io! >>
<< Ho detto di no! >>
<< Uffa… >>
Ghish parve arrendersi, tornando dalla sua ragazza. Ma non si era dato per vinto: qualcosa non andava, se c’era bisogno di nasconderlo a lui. Che Noel avesse trovato un nuovo ragazzo?
A quel pensiero, inspiegabilmente, sentì il suo cuore prendere un ritmo irregolare e fastidioso. Molto fastidioso.
Ma perché interessarsi tanto? Dopotutto, tra di loro era tutto finito da un pezzo, ormai. Lui amava Strawberry, ed ora era felice.
O forse no?
 
 
 
Le ore di lezione passarono velocemente, come al solito, nonostante Noel avesse desiderato ardentemente che passassero lentamente.
Ma chi troverebbe lenta e noiosa la lezione del nuovo, scintillante e affascinante professore biondo dalla bellezza mozzafiato? Ovviamente nessuno. Zeus era fin troppo bravo nel suo ruolo da sex symbol dongiovanni.
 
Ad ogni modo, alla fine delle lezioni, Noel si avviò fuori scuola, decisa a parlare con Ryan a tutti i costi.
Le serviva giusto un po’ di tempo per elaborare un discorso decente e prepararsi psicologicamente.
Non le fu possibile.
No, perché lì fuori, accanto al cancello della scuola, c’era proprio lui. Ryan. E ovviamente stava aspettando lei.
 
A Ghish la sua presenza non sfuggì. Perché era lì?
<< Come mai il biondino è qui? >> chiese, rivolgendosi a Strawberry, accanto a lui.
<< Non lo so. In effetti è strano. >>
Sgranarono entrambi gli occhi quando, improvvisamente, videro Noel avvicinarglisi.
<< Non ci posso credere! E’ venuto per Noel? >>
<< Magari è semplicemente andata a salutarlo. >>
<< La stava cercando, non hai visto che faccia ha fatto quando gli è andata incontro? >>
<< Coincidenza. Sicuramente. DEVE essere una coincidenza. >>
A quel punto, Strawberry si voltò verso il ragazzo. Era davvero irritato. Che fosse geloso?
Nick e Karen furono accanto a loro in poco tempo.
Ghish non perse tempo. << Perché Noel è andata da Ryan? >>
<< Oh, ehm… hanno delle cose da chiarire. >>
<< Cosa? >>
<< Se vorrà dirtelo, lo farà lei. Evita di metterci in mezzo, Ghish. >> sbottò Karen. Ghish le lanciò un’occhiataccia ma si zittì. Chissà perché aveva uno strano presentimento.
 
 
 
<< Ciao Ryan. >>
<< Ehi. >> fece lui, sorridendole come sempre. Provò a sporgersi verso di lei per un bacio, ma si scansò leggermente.
<< Devo parlarti. >>
<< Sì, anche io. >> rispose il biondino.
Noel lo guardò con espressione seria, poi con un gesto lo incitò a cominciare.
Si portò una mano dietro i capelli, con fare impacciato. << Ok, ehm.. Io non so come la pensi tu su questa faccenda, ma quello che è successo ieri non mi è dispiaciuto. Anzi, sarebbe… piacevole, se accadesse più spesso. >> si interruppe un attimo, con un velo di imbarazzo chiaramente stampato sul volto lievemente arrossato. << Ok, non sono bravo a fare questo genere di discorsi, però… Credo sia abbastanza chiaro che io provi qualcosa per te. Per me quel bacio aveva un significato, e se è lo stesso che gli hai dato tu… penso che potremmo almeno provarci, insieme. >>
 
La ragazza cercò di mantenere un’espressione seria, per quanto fosse possibile. << Questa dichiarazione ha un non so che di… Markesco, non so perché. >>
Il biondino inarcò un sopracciglio. << E’ un’offesa? >>
<< Decisamente NON è un complimento. >>
Ryan fece per risponderle per benino, ma lei lo interruppe. << Ok, ok, stavo scherzando. E’ solo che la smielatezza non ti si addice… Comunque, sono d’accordo con te, più o meno. Solo… >> lo guardò di nuovo, cercando di prendere coraggio.
<< Solo? >> la incitò lui.
Noel sospirò, tornando seria. << Io non credo che tu sia la persona giusta per me. >>
Ryan rimase impassibile di fronte a quella frase. Era abbastanza chiaro che volesse dargli un bel due di picche, ma voleva che finisse il discorso.
<< Però… >> ricominciò lei, prendendogli una mano e tornando a perdersi nelle iridi color del cielo di lui, << devo pensare al presente. E nel presente con te sto bene. Quindi… credo che potremmo provarci, insieme. >> 
Con una premessa secca e diretta come quella, di tutto si sarebbe aspettato tranne che quella conclusione.
Sgranò gli occhi, per poi ricomporsi.
<< Mi stai dicendo che, secondo il tuo ragionamento contorto, possiamo stare insieme? >>
<< Sì, il concetto è quello. >>
<< Ok. >>
<< Ok. >>
 
Rimasero un attimo in silenzio, un silenzio tremendamente imbarazzante. Poi, il Ryan impacciato lasciò il posto a quello di tutti i giorni, avvicinandosi repentinamente al viso di Noel e baciandola, sorridente e vittorioso.
Poi, strinse la presa sulla mano delicata di lei e insieme si avviarono al caffè, incuranti di ciò che il loro bacio avesse scatenato in qualcuno in particolare.
 
 
Ghish osservava silenzioso e incredulo tutta la scena. Mentre tutti gli altri a modo loro gioivano della novità, lui era pietrificato. Non aveva spiccicato parola e continuava a fissare il punto in cui, poco prima, Ryan e Noel si erano scambiati quel bacio.
Il suo silenzio fu interrotto solo dalle parole di Strawberry.
<< Ghish, mi stai… mi stai facendo male! >>
Si voltò di scatto, non capendo a cosa si riferisse. << Come? >>
<< La mano! Stai stringendo troppo, mi fai male… >>
<< Oh! >> esclamò, non appena si accorse di quanto forte fosse diventata la sua presa su quella della mano della ragazza. La lasciò immediatamente, chiedendole scusa.
<< Ma che ti è preso? >>
<< Niente, non mi è preso niente. >>
 
 
 
 
Quando arrivarono al Caffè, Noel era già lì, intenta a prendere le ordinazioni ai tavoli.
Si voltò verso di loro e agì come al solito. << Ce l’avete fatta ad arrivare! Siete i soliti ritardatari! >> disse, con la sua tipica ironia.
Tutti ridacchiarono, tranne qualcuno. E da quel qualcuno ci si sarebbe aspettato tutto, tranne una reazione come quella.
<< Pensa agli affari tuoi e non rompere. >>
Secco. Freddo. Distaccato. Tremendamente stronzo.
Noel rimase un attimo interdetta di fronte a quella reazione. Si ricompose tuttavia in poco tempo.
<< Hai qualche problema, Ghish? >>
<< Ti sembra che io abbia un problema? >> disse lui, perseverando nel suo atteggiamento insolito.
<< Sì. >>
<< Hai la coda di paglia allora? >>
<< No, ma lo capirebbe anche uno stupido che per qualche strano motivo ce l’hai con me. Parla chiaro invece di uscirtene con queste risposte del cavolo. >> sbottò la ragazza, che cominciava pian piano ad infastidirsi.
 
<< Va tutto bene qui? >>
Alle spalle di Noel, Ryan si intromise in quella che sembrava l’anteprima di una discussione abbastanza accesa.
 
Ghish sembrò innervosirsi ancora di più. << Oh! Ecco il principe azzurro che arriva in soccorso della donzella in difficoltà! Abbiamo trovato un nuovo Cavaliere Blu! >> sbottò, con un’ironia che di simpatico proprio non aveva nulla.
<< Ghish! >> esclamò Strawberry, dandogli una gomitata. Ma Ghish la ignorava completamente.
 
<< Si può sapere che ti prende, Ghish? >>
<< Fatti gli affari tuoi, biondino! >>
<< Insomma! >> stavolta era Noel a parlare. Si avvicinò a grandi passi verso l’ex alieno, pronta anche a dargli due ceffoni per farlo riprendere da quello strano stato di ira funesta. << Si può sapere che cavolo ti prende? Datti una calmata! >>
<< Non venire a farmi la predica! Proprio tu, che fai tanto la paladina dell’integrità e poi fai l’ipocrita! >>
Noel era sempre più interdetta dalle parole del ragazzo. << C… come? Perché sarei ipocrita, di grazia? >>
Ghish ghignò. Un ghigno che non prometteva nulla di buono.
<< Dimmelo tu. Non so, qualcosa del tipo “sbaciucchio uno che l’anno scorso mi ha presa in giro fingendo di venirmi dietro e che solo un anno fa ho mandato a quel paese”. >>
La ragazza si bloccò, scossa da quella frase. Perché stava reagendo in quel modo?
<< Ma.. >>
<< Che c’è, ti ha dato fastidio? >>
Di male in peggio. Il tono provocatorio di Ryan aveva peggiorato la situazione.
<< Scusami? >>
<< Ti sei consolato con Strawberry nemmeno una settimana dopo che Noel è andata via senza crearti problemi. Dopo un anno lei bacia un altro e tu reagisci così? Mi sa che qui in mezzo l’ipocrita sei tu. O meglio, il geloso. >>
Insomma, le parole giuste al momento giusto.
Ghish si precipitò contro Ryan con aria omicida, arrivandogli a distanza davvero minima.
<< Non ti azzardare, biondino. Pensa agli affari tuoi. >>
<< Questi sono affari miei. >> rispose lui, impassibile. << Noel è la mia ragazza, e quello che la riguarda è affar mio. >>
L’ex alieno scoppiò in una sonora risata. << La tua ragazza! Perfavore! Non si metterebbe con te neanche se fossi l’unico essere rimasto al mondo! Lei è superiore a quelli come te! Ti sta solo usando per dimenticare.. >>
La sua sentenza fu interrotta da un ceffone ben assestato.
<< Di chi mi dovrei dimenticare? Di te? >> ringhiò Noel contro Ghish. Il rossore sulla sua guancia destra lasciava poco all’immaginazione su chi avesse ricevuto lo schiaffo.
<< Ti stai dando un po’ troppe arie, caro, perché se tu sei stato debole a tal punto di aver bisogno di qualcuno per scartarmi via dalla tua vita ti assicuro che per me non è così! Quello che faccio  o meno non ti riguarda più, sono stata chiara? E se voglio uscire con Ryan di certo non devo renderne conto a te! Quello che si sta impicciando degli affari altrui sei tu, non lui! E sai che ti dico? Se proprio sono superiore a qualcuno, quel qualcuno sei tu! >>
 
Ghish rimase momentaneamente piccato dalla reazione della ragazza, ma gli ci volle poco perché la rabbia cominciasse a salire più forte di prima. Si sentiva ferito.
 
<< Ah, è così? Parli proprio tu, quella che ha fatto tutto quel discorso sull’amarmi e lasciarmi libero e poi è andata via! Dov’è finito tutto quell’amore che avevi per me, eh? >>
<< Dov’è finito il tuo, semmai! Pensi che non abbia saputo subito che ti sei messo con Strawberry non appena sono andata via? Che grande amore, il tuo! Mi hai dimenticata in quanto? Tre giorni forse? >>
<< E allora? >>
<< E allora io non ti ho giudicato, tu fa’ lo stesso e pensa alla tua ragazza invece di fare il profeta della retta via quando sei il primo ad aver fatto i tuoi comodi! >>
D’istinto, Ghish afferrò con prepotenza il braccio da cui era partito lo schiaffo. << Senti un po’, razza di piccola.. >>
 << Ehi! >> sbottò Ryan, mettendosi tra loro due e rivolgendo un’occhiata poco amichevole al ragazzo << Tieni giù le mani. >>
Ed ecco che la situazione andò a degenerare del tutto.
La mano chiusa a pugno di Ghish trovò posto su una guancia del biondino, facendolo indietreggiare.
<< Ho detto che non ti devi impicciare! >>
Il pugno di risposta di Ryan non si sarebbe fatto attendere se Noel non si fosse messa nuovamente in mezzo a loro.
 
<< Continua così. >> sibilò furente verso il suo ex ragazzo. << Continua così, e butta nel cesso tutto il tempo in cui ci siamo voluti bene. >>
Ghish si bloccò. Non tanto per le parole, quanto per il modo in cui furono pronunciate.
Nell’ultima parte della frase, infatti, la voce di Noel tremava.
Indietreggiò di qualche passo, come se in quell’istante si stesse rendendo conto di ciò che aveva fatto e detto.
Si voltò verso Strawberry, che osservava in silenzio. Poi, guardò Noel e le sorrise mestamente.
 
<< L’ho già fatto un anno fa. >>
 
Senza guardare Strawberry, si diresse alla porta e andò via.
Dopo la sua uscita di scena, le altre Mew Mew si dedicarono alla loro leader, mentre Noel, senza proferire alcuna parola, andò in un'altra stanza assieme a Ryan per medicargli almeno un po’ il livido che gli era rimasto in faccia.
<< Ti fa male? >> chiese, come se nulla fosse.
<< Sto bene. Tranquilla. >> rispose lui, ridacchiando.
Ci fu un attimo di silenzio, durante il quale Noel non guardò Ryan negli occhi neppure una volta.
<< Tu come stai? >>
Bella domanda. Come stava lei? La risposta doveva essere semplice, chiara, ma la verità era che non la conosceva neppure lei.
<< Sto bene. Non preoccuparti. >>
<< Sicura? >>
<< Certo. >>
<< Guardami. >> fece lui, mentre con entrambe le mani prendeva il viso di Noel e la costringeva a guardarlo.
<< Stai bene? >> domandò di nuovo.
Noel lo guardò, per poi ripetere la stessa risposta. << Sto bene. Davvero. Va tutto bene. >>
Ma, diamine, non era così.
 
 
Quella sera, come tutte quelle precedenti, Noel faceva di tutto per tentare di capire cosa le mancasse per poter utilizzare il potere da mezza dea, ma niente.
Si sforzava, si esercitava di continuo quando era a casa, ma non otteneva alcun risultato.
Dopo l’ultimo tentativo arrivò il momento di fermarsi anche per quel giorno. E fu allora che il ricordo della giornata appena passata si fece spazio nella mente della ragazza, permettendole di metabolizzare quanto strane e impreviste fossero state le conseguenze della sua scelta.
Ghish era andato su tutte le furie. Aveva reagito male, ed entrambi avevano finito col ferirsi a vicenda, lanciandosi parole aspre come se fossero oggetti contundenti.
 
Sospirò, accasciandosi sulla scrivania e volgendo lo sguardo alla rosa rossa datale da Afrodite.
Un solo sguardo le bastò per notare che c’era qualcosa di strano.
Alzò la testa dalla scrivania e avvicinò la rosa a sé, trascinando il piccolo vasetto che la conteneva.
Era come tutti gli altri giorni, ma c’era qualosa di leggermente diverso nel colore.
Come quando si passa la gomma su un inchiostro indelebile. Non si cancella, ma si scolorisce.
Era questa la strana impressione che dava la rosa. Sembrava quasi si fosse leggermente scolorita. Come se quel rosso vivo che la rendeva così magnificente avesse perso di lucentezza.
Impressione o no, c’era qualcosa di strano.
 
 
 
Come la sera precedente, qualcuno osservava la ragazza da lontano. Una donna dai lunghi capelli corvini e gli occhi di un lilla quasi dotato di luce propria.
Accanto a lei, in poco tempo, comparve anche qualcun altro. Qualcuno con cui Noel aveva già avuto modo di confrontarsi.
 
<< Devo dirtelo, Eris, non hai mai fatto un lavoro migliore di questo. Hai fatto bene a tenere d’occhio quell’oca di Afrodite. E’ ingenua, non si sarebbe mai aspettata di essere spiata. >>
<< Non si sarebbe mai aspettata di essere spiata da te, semmai. Le vostre tresche ormai sono cosa ben risaputa. >>
L’uomo ridacchiò. << Oh, andiamo! Non puoi farmene una colpa. Siamo in guerra, e lei ha scelto la parte opposta alla mia. A me interessa vincere la guerra. Io vinco SEMPRE le mie guerre. Comunque sia, continua a lavorare, ti immischi nelle azioni del biondino da prima ancora che la signorina sapesse la verità, è troppo tempo ormai. Zeus potrebbe insospettirsi. Concentrati sui due ex-piccioncini e fa’ in modo che le cose restino così come sono; vedrai che di questo passo i nostri nemici non avranno scampo. >>
Eris ghignò, divertita. << Come vuoi, Ares, futuro re degli dèi. >>
 
 
 
 
 
Salve…
Lo so, praticamente sono scomparsa. Quasi sicuramente vi sarete scordati di me…
Prometto che farò in modo di aggiornare più spesso d’ora in poi..
Detto questo, spero che ai pochi lettori che mi sono rimasti il capitolo sia piaciuto. Sono certa che ora molte cose siano più chiare.
Mi raccomando, fatemi sapere che ne pensate!
Un bacio e a presto ;-D 

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Capitolo 40
*** Capitolo 39. ***


Ehm… salve a tutti…
Inserisco il mio angolino all’inizio per scusarmi… Lo so che sta passando davvero tantissimo tempo tra un capitolo e l’altro, e mi dispiace davvero molto, ma l’università proprio non mi da tregua… Ho dovuto approfittare dell’influenza per scavarmi un pochino di tempo per scrivere…
Inoltre mi scuso perché la storia sta diventando davvero molto lunga, e sono sicura che molti di voi –oltre che per la troppa attesa- si siano stancati di seguire la mia fan fiction, e mi dispiace molto… Però volevo rassicurarvi: mancano pochi capitoli alla fine, quindi tra poco mi toglierò dalle scatole… se, dunque, avrete la bontà di pazientare ancora un altro po’, ve ne sarò molto grata…
Detto questo, come al solito ringrazio chi mi segue ancora e chi sarà così gentile da lasciarmi un suo parere.
Buona lettura,
Scarlett_92
 
 
 
 
 
 
CAPITOLO 39.
 
Il tuo cuore ha perso la sua lucentezza. Un cuore buio non può accogliere la Speranza. La Speranza ha bisogno di luce, di purezza, di calore. La Custode della Speranza non può permettere che il suo cuore si faccia soggiogare dalle tenebre. Attenta, Miso-thèa, se il tuo cuore non tornerà puro e lucente la Speranza ti abbandonerà.
 
<< Come!?! >>
Gli occhi di Noel si aprirono di scatto. Quella era stata una lunga notte, e non appena le fu possibile addormentarsi quelle parole cominciarono a risuonare nella sua testa. Era lo Scrigno a parlare, ne era sicura. Ma cosa intendesse dire… quello rimaneva un mistero.
Si girò tra le lenzuola; Hikari al suo fianco era ancora raggomitolata e nel mondo dei sogni, con la testolina pelosa nascosta dalle zampette anteriori. Le regalò una carezza leggera, alla quale la micina reagì con una piccola manciata di fusa.
 
Provò a fare una autoanalisi generale: non aveva ucciso né ferito nessuno, non aveva compiuto nessuna azione malvagia… Ma allora cos’era a rendere il suo cuore impuro? Che fossero stati i nemici a mandarle questo sogno ingannatore facendole credere che fosse da parte dello Scrigno?
 
Si girò nuovamente, stavolta verso la sveglia analogica a forma di peluche. Erano le 7:30, ma essendoci quel giorno una Assemblea Sindacale la scuola sarebbe saltata.
Tuttavia, non aveva tempo da perdere; la notte porta consiglio, soprattutto quando la si passa svegli, e Noel aveva un’idea ben precisa di cosa avrebbe dovuto fare quella mattina.
Salvare un’amicizia ormai sull’orlo di un precipizio.
 
 
 
Uno squillo, due squilli, tre squilli.
Mai come quella notte, mai come in quel momento, la vibrazione insistente del suo cellulare diventava fastidiosamente irritante.
Non si era neppure creato il problema di controllare chi fosse a cercarlo. Probabilmente Strawberry, preoccupata per la sua reazione, stava cercando di rintracciarlo per sapere se stesse bene, o per urlargli contro per il modo in cui era andato via, ignorando tutti e soprattutto lei.
 
Le voleva bene e anche molto, ma a quel punto non era più tanto sicuro di amarla. Non dopo aver provato quelle emozioni, non dopo aver percepito l’interno del suo corpo come pervaso dai carboni ardenti alla sola vista di quei due insieme.
 
Pensava di averla dimenticata. Di aver superato e messo nel cassetto dei ricordi felici il suo amore per quella piccola e insopportabile ragazzina bisbetica e irritante, ma niente.
 
E proprio non se la sentiva di affrontare la sua attuale ragazza per parlarle dei suoi dubbi. All’inizio della loro storia Strawberry sapeva bene che lui non fosse serio nelle sue intenzioni, sapeva di aiutarlo a dimenticare come lui faceva con lei per quanto riguardasse Mark. Ma era passato tempo, molto tempo. E dopo tanti mesi insieme non poteva non esser diventata una cosa più grande di un semplice “consolarsi a vicenda”.
Ma non voleva parlarne. Non voleva chiarire. Più semplicemente, non voleva restare solo.
 
I pensieri di Ghish furono interrotti, dopo una serie di squilli durata una nottata intera, dal suono insistente del campanello di casa.
Diede una rapida occhiata all’orologio del cellulare. Segnava le 8 e 30, ma ad attirare l’attenzione erano le 31 chiamate senza risposta e i 15 messaggi non letti.
 
<< Quella stupida di Strawberry sarà stata sveglia tutta la notte per cercarmi… La chiamerò più tardi per chiederle scusa. >> disse, mentre si alzava controvoglia dirigendosi al portone d’ingresso, il cui campanello continuava a suonare con insistenza.
 
<< Ho capito! Sto arrivando! >> esclamò sbuffando, tra un passo e l’altro.
 
Tempo di aprire la porta e un’ondata di insulti e grida isteriche lo investì.
<< RAZZA DI IDIOTA SENZA CERVELLO! TI SI SONO BRUCIATI QUEI POCHI NEURONI CHE TI RIMANEVANO IN TESTA?!?!?! TI AVRO’ LASCIATO ALMENO UNA DECINA DI MESSAGGI! PER NON PARLARE DI TUTTE LE VOLTE CHE TI HO CHIAMATO!!! COS’E’, DORMI CON I TAPPI NELLE ORECCHIE O SEI SEMPLICEMENTE DIVENTATO SORDO!?!?!? >>
 
Ci mancava poco che Noel se lo mangiasse vivo. Era furiosa.
<< Aspetta ma.. sei stata tu a chiamarmi? >>
<< ALLORA L’HAI SENTITO IL TELEFONO! >>
Il ragazzo indietreggiò istintivamente di fronte a quell’ulteriore sgridata.
<< Ok, ok! Mi dispiace di non aver risposto! Però mi spieghi perché mi hai cercato? E perché sei qui a quest’ora in un giorno in cui non c’è scuola? Mi pare di ricordare che nei giorni di festa ami svegliarti tardi… >> disse, cercando di sviare la sua ira.
Sembrò miracolosamente riuscire nell’intento, visto che Noel sospirò, riprendendo lentamente la calma.
<< Dovevo parlarti. >>
 
Ghish deglutì nel momento in cui quelle parole gli riportarono alla mente la discussione del giorno prima.
No, proprio non era la giornata ideale per fare i conti con i suoi sentimenti.
Cercò di apparire quanto più freddo e indifferente possibile. << Io non ho niente da dirti. >>
<< E infatti non ti sto chiedendo di parlare, ma di ascoltare. Hai presente la differenza? >>
<< Ma… >>
<< Hai detto che non hai nulla da dire, giusto? Allora chiudi il becco e ascolta! >>
Trovandosi privo di ulteriori obiezioni, obbedì, incrociando le braccia.
Una volta convinta di aver ottenuto la sua attenzione, Noel assunse un’espressione seria e accigliata, alzando un dito in sua direzione.
<< Ascoltami bene, perché non ho intenzione di ripetermi. Non mi interessa chi ha torto, chi ha ragione o tutto quello che vuoi. Non ho intenzione di perderti, hai capito? Non ti do ilpermesso di allontanarti da me. Sono stata abbastanza chiara, Ghish? Perciò tu adesso mi fai entrare, mi offri un caffè, e poi andiamo insieme da Karen, Nick, James e Blaine che ci aspettano per trascorrere la giornata insieme. Ovviamente prima passiamo a prendere Strawberry e anche Ryan e, ripeto, trascorreremo insieme una bellissima giornata tra grandi amici quali siamo. E non ti concedo obiezioni. Mi sono spiegata, Ikisatashi? >>
 
Aveva parlato talmente a raffica e con un tono così autoritario da zittirlo sul serio. Gli ci vollero una buona manciata di secondi per afferrare sul serio ciò che aveva detto.
Perciò riuscì a ribattere. << Mi sta bene, però non ho il caffè. >>
<< Andrà bene una coca-cola. >>
<< E non ho intenzione di fare amicizia con quel… biondo altezzoso di ‘sto ca…. >>
<< Ehi! >>
<< Scusa. Il concetto è quello. >>
<< Non devi essergli amico. Dico solo di comportarti in maniera civile senza litigare o lanciargli frecciatine. E’ così complicato? >>
Esitò prima di risponderle. << Lo hai detto anche a lui? >>
<< Cosa? >>
<< Di comportarsi bene. >>
<< No, gli ho chiesto di avere pazienza e di non risponderti se fai l’idiota. >>
<< CHE COSA?!?! >>
<< Placa i bollenti spiriti, sto scherzando! >> rispose lei, ridacchiando divertita.
<< Ah, ecco. Tzè. >>
 
Allungò poi la mano verso di lui esponendo il mignolo. << Pace fatta? >>
Ghish sorrise, porgendole il suo. << Va bene. >>
Noel sorrise di rimando, poi si fiondò dentro casa. << Allora, questa coca-cola? Devo prendermela da sola? >>
<< Se avevi tutta questa sete perché non hai bevuto a casa tua? >>
<< Perché consumare le mie bibite se posso scroccare quelle degli altri? >>
<< Stronza… >>
 
 
 
Strawberry accolse Noel e Ghish con nonchalance, come se nulla fosse successo. Ghish provò a scusarsi, ma lei si limitò a stringergli la mano, segno che aveva capito e che era tutto ok.
Le cose furono più complicate quando si arrivò da Ryan. Non appena lui e l’ex-alieno si videro, l’atmosfera si fece molto tesa.
<< Voi due! >> s’impose subito la mezza dea, con fare autoritario, << Mettetevi l’anima in pace e state a cuccia, altrimenti giuro che vi prendo a calci nel sedere fino a quando non arriviamo dagli altri, sono stata chiara? >>
Sebbene ancora tesi, annuirono entrambi.
<< Ecco. E adesso datevi la mano da persone adulte. Subito! >>
I due si lanciarono ancora qualche occhiataccia; poi, dopo aver notato quella che stava lanciando loro Noel, fecero come richiesto, cercando di non azzannarsi a vicenda.
 
 
 
La giornata trascorse pacificamente, salvo per quei rari momenti di tensione che andavano creandosi ogni qualvolta che Ryan e Ghish si guardassero-sfiorassero-parlassero anche solo per pochi secondi.
Quello che metteva ansia non erano tanto loro, quanto le minacce di morte chiaramente stampate sulla faccia di Noel ogni volta, per le quali calmarsi diventava d’obbligo.
 
 
Quando fu il momento –ovvero dopo cena- ognuno si avviò verso casa. Ryan, andato a prendere l’auto poco prima, era deciso ad accompagnare Noel non prima di aver fatto un giro insieme, percui andarono via poco prima degli altri, tra un’occhiataccia e l’altra dell’ex-alieno verso il biondino e viceversa.
 
 
Fecero una lunga passeggiata sul corso principale di Tokyo, per poi decidersi a salire definitivamente in macchina per tornare a casa.
Appena prima di mettere in moto, però, Noel notò quanto Ryan sembrasse perso nei suoi pensieri.
<< Va tutto bene? >>
Come se fosse stato appena scosso, il biondino alzò la testa di scatto voltandosi verso la sua ragazza, che lo guardava con aria perplessa.
<< Ecco… stavo pensando di chiederti una cosa. >>
L’espressione di Noel non cambiò. << Bene, sputa il rospo allora. Sono tutt’orecchi. >>
Dopo un pesante sospiro, Ryan assunse un’espressione seria, mentre fissava intensamente la sua interlocutrice, sfiorandole delicatamente la mano.
<< Ti andrebbe… di dormire da me? >>
 
A quella domanda seguì un silenzio di tomba. Poi, Noel sembrò irritarsi, ritirando la mano.
 << Certo che no! >> esclamò, lasciando di stucco Ryan.
<< Perché sembri arrabbiata? >>
<< Perché stiamo insieme da neanche un giorno, ecco perché! Lo vedi che sei un pervertito? >>
<< Ma insomma! Siamo persone adulte, non credevo fosse così… presto per te… >>
<< E’ ovvio che sia presto per me! >> sbottò lei, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Ryan, con aria dispiaciuta, non potette far altro che arrendersi. Ma non resistette alla tentazione di impicciarsi degli affari della ragazza.
<< Quanto hai… fatto aspettare Ghish? >> chiese, infastidito dall’idea e curioso allo stesso tempo.
La mezza dea s’irrigidì all’istante. << Come. Hai. Detto? >>
<< Mi hai capito benissimo. >>
 
Noel boccheggiò più di una volta prima di riuscire a parlare normalmente. Sembrava incredula.
 
 << Non posso credere che tu me l’abbia chiesto! Giuro che mai come ora ho una voglia matta di ucciderti a suon di bastonate! >> urlò poi, quasi fuori di sé.
<< Perché ti agiti tanto? E’ solo una domanda! >>
<< Non è una domanda da fare, né tantomeno degna di una risposta! Ma ti sembrano cose da chiedere? Sono intime e personali! >>
 
A quella reazione così spropositata, Ryan rimase a lungo in silenzio. Fino a che non ebbe una lampante spiegazione.
<< Non ci credo. >>
<< Non credi cosa?!? >>
<< Insomma…Ghish è sempre stato un pervertito e… >>
<< Tu sei molto peggio. >>
<< Non è questo il punto, insomma… tu… lui… non… sei ancora… ? >>
Noel a quel punto perse totalmente le staffe. << Questo è troppo! >> esclamò, prima di aprire la portiera dell’auto e uscire con tutta la furia possibile, ignorando completamente i tentativi di Ryan di farla tornare indietro e smaterializzandosi non appena fu certa di non essere vista da nessuno.
 
 
 
Il ritorno a casa di Ghish e Strawberry fu molto silenzioso. Si limitarono a passeggiare lentamente fino a quando non arrivarono a pochi metri dalla casa della rossa. Arrivati a quel punto, infatti, Strawberry smise di camminare.
<< Va tutto bene? >> chiese l’ex-alieno, preoccupato. << Se sei stanca posso teletrasportarti in camera. >>
<< Non è questo. >> Strawberry, diversamente dal solito, teneva lo sguardo basso mentre si rivolgeva a lui.
<< Allora dimmi che c’è. Sei arrabbiata con me per ieri? >>
La rossa scosse la testa. << No, non sono arrabbiata. Sono… turbata. >> Solo allora si decise a sollevare lo sguardo. << Dobbiamo mettere le cose in chiaro, Ghish. Non ce la faccio a tenermi tutto dentro. Non me la sento di ingannarti, devo essere sincera con te. >>
 
Ghish la guardò con incredulità. Ingannarlo? Non era lui quello che l’aveva ignorata senza darle spiegazioni?
<< Non capisco. >>
Strawberry cominciò a camminare a destra e sinistra ripetutamente, cercando di spiccicare una frase di senso compiuto.
<< Ok. Il fatto è questo. Io ti voglio molto bene, ok? Con te sto bene, mi sento protetta anche se sono consapevole che tu non provi per me quello che provi per Noel e forse… forse è per questo che riesco ad avere il coraggio di dirti la verità… >>
<< Ma di che cosa stai parlando? >>
<< E’ che… insomma, io ho cercato di apparire quanto più indifferente possibile, ma… Il punto è che sono gelosa. >>
 
Oh, ecco. Era gelosa di lui e Noel. Ma continuava a non essere chiaro il perché pensasse di ingannarlo.
<< Senti, se vuoi che mi allontani da Noel… se ti farebbe stare tranquilla lo farò, ok? >>
<< No, non volevo dire questo! >> esclamò, col terrore di essere fraintesa. Poi, arrossì violentemente, abbassando nuovamente il capo. << Io… non sono gelosa di te. >>
 
L’ex alieno inarcò un sopracciglio. Davvero non ci stava capendo granchè. << E di chi allora? >>
La rossa prese aria una, due, tre volte. Poi strinse le mani quasi come se stesse pregando.
<< Io… sono gelosa di Ryan. >>
Ghish rimase interdetto, cercando di assimilare ciò che gli era appena stato riferito. Ma, nonostante cercasse di ripeterselo come un eco, proprio non riusciva a credere alle sue parole.
<< Come… cosa… perché? >>
 
Strawberry alzò il volto, guardando Ghish con aria mortificata e seria.
<< Mi dispiace tanto Ghish. Io credo… >>
<< Che cosa? >> la incitò, seppur riluttante all’idea di sentirglielo dire.
 
<< Credo di essere innamorata di Ryan. >>

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Capitolo 41
*** Capitolo 40. ***


CAPITOLO 40.


 
<< Afrodite… Perché mi hai chiamata? Che sta succedendo? >> chiese Fos, confusa per la convocazione della sua…ehm, collega divina.
D’altro canto, la sua convocatrice saltellava con entusiasmo come una bambina che era appena riuscita a rubare una caramella.
<< Oh, amica mia, sono un genio! >>
<< E perché mai? >>
<< Come perché?! Ho trovato il modo di sistemare le cose! >>
Improvvisamente preoccupatasi, Fos si mise a sedere.
<< Spiegati meglio. >>
 
 
 
 
<< Ryan. >>
<< Esatto. >>
<< Sicura che si tratti proprio di lui? Non so, magari ti piace di nuovo Mark? >>
<< Assolutamente no! Lui è completamente uscito dalla mia vita. >>
<< Quindi sei sicura che sia Ryan. Proprio quel Ryan. >>
<< Te l’ho detto… >>
<< Giusto per essere sicuro, quello lì biondo e ossigenato con gli occhi azzurri, alias tuo datore di lavoro e fondatore del progetto Mew? Quel Ryan? >>
 
Al limite dell’esasperazione, Strawberry arrossì, emettendo uno strillo isterico soffocato tra le labbra.
<< Ho detto di sì! Smettila! >>
Ghish rimase in silenzio a lungo a fissare la ragazza di fronte a lui.
Poi, improvvisamente, un urlo. Isterico, per intenderci.
<< Ma porca miseria! Tutte dietro a lui sbavate?!? >> sbottò il ragazzo, lasciando Strawberry senza parole.
<< Non ci posso credere! >>
<< A chi lo dici! >> disse lui, incrociando le braccia come se stesse facendo una ramanzina.
<< Non parlo di Ryan, Ghish! Tu… tu non sei arrabbiato perché mi piace un altro, ma perché l’altro è Ryan! >>
<< E allora? >> chiese lui, ritenendo il tutto assolutamente ovvio.
<< Ti rendi conto di quanto tu sia bugiardo con te stesso? Ammettilo Ghish, sei geloso marcio della posizione di Ryan perché sta con Noel! >>
L’èx-alieno boccheggiò per alcuni istanti prima di rispondere.
<< Non è vero! >>
<< Sì che è vero! >>
<< Non spostare l’attenzione su di me! Sei tu che mi stai scaricando! >>
<< Oh, >> s’interruppe la mew-gatto, << hai ragione. >>
<< Ecco. >>
 
 
 
 
 
<< Che cosa hai fatto?!? >>
<< Stà tranquilla, Fos! Non ho infranto alcuna regola! >>
<< Hai forzato gli eventi, Afrodite! E’ vietato! >>
La dea dell’amore ghignò con soddisfazione << Eh no, cara mia, non è così! Mi è vietato allontanare due persone destinate, e mi è vietato interferire nuovamente con Noel e Ghish perché l’ho già fatto una volta combinando un guaio, ma ho capito il trucco di quella bisbetica di Eris, e sono stata al suo gioco! >>
<< Che vuoi dire? >>
<< Non ti sei accorta che Ryan e Noel sono stati spinti l’uno nelle braccia dell’altra? Loro non sono fatti per stare insieme, e -guarda un po’- giusto dopo aver scoperto il mio guaio loro si sono innamorati! E’ tutta una macchinazione di quella strega e di quel… quel… oh, insomma, di Ares! Quindi io ho fatto un po’ di ricerce “amorose”… >>
<< …E ..? >>
 
 
 
 
 
<< Cosa hai intenzione di fare adesso? Lo sai che Ryan sta con Noel. >>
Strawberry guardò Ghish, annuendo mestamente. Purtroppo, lo sapeva anche lei. << Certo è che non voglio mettermi in mezzo. >>
L’ex-alieno era profondamente turbato dalla situazione. Era un amico di Noel, dopotutto. Doveva dirlo anche a lei o lasciar correre?
<< Gli parlerai? >>
La rossa scosse la testa in segno di diniego. << Non ancora. Prima voglio parlarne con Noel, quando mi sentirò pronta a farlo. Poi, ovviamente, lo dirò anche a Ryan, senza chiedergli però di scegliere. Forse non ora, ma prima o poi lo farò. Non so quanto riuscirò a resistere e tenermi tutto dentro. >>
Strawberry alzò lo sguardo verso il suo interlocutore, prendendogli entrambe le mani. << Ti prego, Ghish, non dirlo a Noel. Non voglio che pensi che stia macchinando qualcosa alle sue spalle. Già una volta le ho portato via il ragazzo, in un certo senso, quindi… >>
<< Sta’ tranquilla, terrò la bocca chiusa. >> concluse lui, cercando di mantenersi lucido e di astenersi da commenti o cose simili.
 
 
 
 
 
<< Che cosa?!?! >> esclamò Fos, saltando dal trono di nuvole su cui era seduta. << Ryan e Strawberry?!? >>
<< Esatto, gioia! Quei due sono destinati! E, guarda un po’, io sono la dea dell’amore, dunque non mi è certo proibito avvicinarli o chiarire i loro sentimenti! Eris ha fatto tutto da sola, in verità.. Facendo scoccare l’attrazione tra tua figlia e il biondino non ha fatto altro che risvegliare la gelosia dei rispettivi destinati, e per me è stato un gioco da ragazzi far capire a Strawberry perché fosse tanto gelosa! Inoltre, le Parche hanno permesso a Eris di mettere zizzania, non possono impedire a me di metter pace. Ti pare? >>
Fos rimase interdetta, piacevolmente stupita dalle parole della dea dell’amore.
<< Oh miei dèi. Sei un genio sul serio, Afrodite! Ma… hai parlato solo di Strawberry. Di Ryan, che mi dici? >>
<< Oh, lui non è un problema. La rossina ha capito cosa prova, e Ghish sappiamo bene che è ancora invaghito di tua figlia. Basterà poco perché anche gli altri due capiscano un paio di cosette. E poi, non so se ci hai fatto caso, ma la rosa di Noel è già sbiadita di un bel po’! >>
 
Fos tornò a sedersi, ormai rilassata. << Sì, questo l’ho notato anche io, per fortuna. Quindi, >> disse infine, come per convincere anche sé stessa, << possiamo dire che c’è ancora speranza, giusto? >>
<< Altrochè, Fos. Possiamo urlarlo. >>
 
 
 
 
 
 
 
Il cellulare di Noel squillava, squillava continuamente. Ma di rispondere la mezza dea proprio non ne voleva sapere. Erano tre giorni, ormai, che attaccava il telefono ad ogni squillo. Non si era neppure presentata al locale, da quella sera.
Ryan l’aveva fatta infuriare, nel vero senso della parola. Lo avrebbe volentieri fulminato per benino fino a friggerlo vivo.
Tuttavia, aveva trovato un modo per distrarsi dalla sua rabbia che, ormai lo sapeva bene, non giovava molto al suo finalmente ritrovato autocontrollo.
Si era resa conto di aver fatto tanto per tante persone, ma allo stesso tempo di non aver fatto una delle cose più importanti per uno dei suoi più cari amici.
 
Come se non bastasse, il divino nonno-professore-padre degli dèi Zeus non faceva altro che metterle pressione. Nelle sue mani c’era il destino della Terra e della dinastia “buona” delle divinità. Ma come fare, se lo Scrigno si rifiutava categoricamente di aiutarla nell’acquisire la conoscenza dell’arma? Credeva di poter impazzire, seriamente.
 
Comunque sia, agganciò l’ennesima telefonata del suo ragazzo per comporre un altro numero.
 
<< Pronto? >>
<< Ehi, sei a casa? >>
<< A parte che si comincia col dire “ciao, sono Noel, tutto bene…” eccetera. Buone maniere, zero. >>
<< Piantala di fare il pignolo, il mio nome esce scritto sul display. >>
<< Anche pignolo, adesso… Grandioso. Cosa vuoi? >>
<< Anche tu, con le buone maniere… >>
<< Sì, sì. Bando alle ciance, hai chiamato per rompere, scricciolo? >>
Noel sbuffò rumorosamente. << Passo da te tra una decina di minuti. Ho bisogno di parlarti di una cosa importante. >>
 
 


Come anticipatogli, il campanello di Ghish suonò dopo una decina di minuti dalla telefonata dell’amica.
Una Noel piena di entusiasmo e ottimismo entrò dentro casa senza neppure salutare. Quasi saltellava.
 
Ghish inarcò un sopracciglio, sorseggiando il caffè che aveva in mano e pensando seriamente di dover chiamare un medico.
<< Ciao, comunque. >>
<< Saltiamo i passi poco importanti, Ghish! Ho preso una decisione importantissima! >>
<< Sarebbe? >>
<< Da oggi, io e te, ci metteremo alla ricerca dei tuoi genitori biologici! >>
 
Di puro istinto, Ghish finì con lo sputare il caffè che aveva ancora in bocca. << Come? >>
La ragazza sbattè con decisione i pugni sul tavolo. Sembrava tanto una condottiera in vena di incoraggiamenti. << Insomma! Sei qui da un sacco di tempo, e non ti è mai venuta la voglia di conoscere le tue origini? Il tuo vero nome, il tuo vero cognome, l’etnia e tanto altro! Magari hai qualche fratello sparso per il mondo e nemmeno lo sai! Te ne rendi conto? >>
L’ex alieno strizzò più volte gli occhi, palpebra contro palpebra, cercando di focalizzare meglio il discorso.
<< Confesso che non ci avevo mai pensato. >>
 
Come se avesse avuto un improvviso calo di energie, Noel si accasciò sulla sedia più vicina, sospirando.
<< Certo che si vede che sei un alieno. Vista la tua mente bacata e contorta. >>
<< Cominciamo con le offese, adesso? E poi scusa, come mai ti viene in mente proprio ora? >>
<< Sinceramente, non lo so. Pensavo che ti avrebbe fatto piacere. E poi, è un secolo che non ci imbarchiamo insieme in qualche losca avventura. Magari sei un componente della mafia russa, sai che spasso! >>
 
Lo sguardo di Ghish apparve sempre più perplesso. << Uno spasso? La mafia russa? Parla chiaro, hai preso il whisky di Damon, Noel? >>
La faccia della mezza dea si gonfiò come quella degli scoiattoli durante la raccolta delle scorte invernali. << Uffa. E io che volevo fare una buona azione. Arrangiati, essere senza identità! Tzè! >> sbottò, alzandosi e facendo per uscire dalla casa, sbattendo i piedi per terra come una bambina capricciosa.
 
Ghish alzò gli occhi al cielo, con fare esasperato. Era passato tanto tempo, eppure ancora non riusciva a prenderla per il verso giusto. << E va bene, facciamo questa ricerca. Contenta? >>
 
Così, quando ti sposo, avrai l’onore di prendere il mio vero cognome.
 
Come se fosse momentaneamente entrato e uscito da un mondo parallelo pieno di arcobaleni e unicorni, l’ex-alieno si ritrovò a scuotere convulsamente la testa come per scacciare pensieri tanto strani e irrazionali.
Neanche stavano insieme, e lui pensava al matrimonio. Assurdo.
 
<< Che c’è? >> chiese Noel, accortasi dell’atteggiamento di Ghish, arrossito di colpo, tra l’altro.
<< Chi? Cosa? Niente, niente! >>
 
Noel lo guardò di sottecchi. Poi, a modo suo, parve capire quale potesse essere il problema.
<< Vuoi chiedere a Strawberry, prima? >>
<< Come? >>
<< Ecco, non so… Dici che potrebbe darle fastidio? Magari può aggregarsi anche lei a noi. >>
 
Stavolta seriamente, Ghish scosse nuovamente la testa. << No, no… Io e Strawberry.. Non stiamo più insieme. >>
 
Tum, tum.
Cos’era quello strano rumore?
 
<< C… come? >>
<< L’altro ieri ci siamo lasciati. >>
 
Tum,tum.
Eccolo, di nuovo.
 
Solo dopo capì. Il cuore della mezza dea si librò nell’aria, spiccando il volo. Come se quelle parole le avessero scosso l’anima con mille brividi. Come se fossero bastate a rendere il mondo migliore.
Aveva dimenticato come fosse avere il batticuore.
 
<< Oh… mi dispiace molto. >>
Ma non si sentiva del tutto sincera nel pronunciare quelle parole.
 
<< Capita. Ma non ha importanza, ormai. >>
<< A… avete litigato? >>
<< Non esattamente. Diciamo che… non stavamo più così bene insieme. E’ la vita. >>
<< Capisco… >>
 
Lo stomaco cominciò a bruciare, ardere dal fastidio, ma non poteva non domandare, non poteva trattenersi. << Ne hai già parlato… con… Ryan? >>
 
Noel sgranò gli occhi, quasi come se si fosse dimenticata del suo ragazzo. Indossò un’espressione decisamente contrariata mentre gli rispose.
<< Oh, lui. No, non devo dirgli niente, visto che non gli rivolgo la parola. >>
 
Per poco l’autocontrollo di Ghish non fu sbriciolato dalla voglia matta di ridere di quella frase. Una risata colma di soddisfazione.
Ma riuscì, anche se a stento, a trattenersi.
 
<< E… come mai? >>
<< Sono arrabbiata con lui. >>
<< Avete litigato? >>
<< Se lasciarlo in macchina, minacciarlo di ucciderlo a suon di bastonate, mandarlo al diavolo e ignorarlo completamente significa litigare… allora sì, abbiamo litigato. >>
 
L’espressione di Ghish, così come i suoi pensieri, s’incupì improvvisamente.
<< Ti ha fatto qualcosa o ha provato a farla? Qualcosa che… che non volevi? >>
 
Il concetto era chiaro.
 
Ma Noel sapeva cosa ribollisse nei pensieri di quel ragazzo, aveva visto come reagiva di fronte a certe cose. Bastava ricordare cosa successe con Strawberry quel giorno…
 
Ed ecco che i ricordi dolorosi si facevano spazio nella mente della ragazza, coinvolgendo involontariamente anche il suo cuore.
Ma perché era un ricordo triste? Perché le faceva male?
Oh, giusto. Lei lo amava.
Ma era corretto usare il passato?
 
Decisa a scacciare via questi rimuginamenti, Noel decise di tranquillizzare il suo… amico.
<< Nulla di cui tu debba preoccuparti, Ghish, So cavarmela da sola. Sta’ tranquillo. >>
<< Sicura? >>
<< Certo. Se mi servirà un cane da guardia, non esiterò a chiamarti. >>
<< Ma che gentile… >>
<< Come sempre, dopotutto. Allora! >> esclamò poi all’improvviso, facendo sobbalzare il povero ragazzo, ormai abituato al tono più tranquillo della conversazione, << Vogliamo cominciare con le ricerche? Che ne dici? >>
 
<< Di già? >>
<< Certo che sì! Vogliamo aspettare che ti crescano i capelli bianchi e che compaiano le prime rughe? Sarà più difficile riconoscerti! >>
<< Ma che discorsi fai? >>
<< Zitto e guarda. >> disse, interrompendolo e prendendo tre grossi libri dal borsone viola, ignorando tra l’altro le occhiatacce dell’amico. << Queste sono tutte le nascite registrate nello stesso anno in cui sei nato tu. Per il momento sono ristrette alla nostra zona più qualche altra limitrofa. Non è molto, ma bisogna pur sempre cominciare da qualche parte, no? >>
 
Ghish sbuffò, ormai arresosi all’entusiasmo della ragazza.
Era tuttavia piacevolmente sorpreso che Noel si interessasse così a lui.
Forse, finalmente, ogni cosa cominciava a tornare al suo posto.
 
<< Passami un libro, cominciamo a dare un’occhiata. >>
 
<< Questo è lo spirito giusto! >> esclamò lei, sfoggiando un meraviglioso sorrisone.
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao a tutti!
Dopo un immane ritardo, ecco che mi rifaccio viva…!
Beh, come avrete notato, questo capitolo non è di chissà quale spessore. E’ uno di quelli che chiamo "capitoli di passaggio", e come gli altri mi serve per introdurre alcune novità.
Credo sia chiaro che, pian piano, ogni cosa sta tornando alla normalità. Ma Noel ammetterà in tempo di provare ancora qualcosa per Ghish? O la questione “Ryan” le impedirà di far subito chiarezza?
Soprattutto, si parla tanto di arma, ma in cosa consiste alla fine?
Presto, molto presto, tutti i nodi arriveranno al pettine.
Dopotutto, questa storia sta veramente arrivando alla decisiva resa dei conti..
Un grazie infinite a chi continua a seguirmi e a recensire, e grazie anche a chi segue semplicemente, o a chi ha inserito la mia storia tra le preferite, seguite, ricordate. Grazie di cuore!
A presto,
Scarlett.

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Capitolo 42
*** Capitolo 41. ***


darklullaby88, che non mi abbandona mai. grazie di cuore. <3





CAPITOLO 41.
 

 
 
<< Risponde la segreteria telefonica di 348*******, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico. >>
<< Noel, sono di nuovo io. Ti prego, rispondimi o perlomeno passa al locale. Ho sbagliato e siamo d’accordo, ma se continui ad evitarmi in questo modo non risolveremo nulla. Parliamone, ok? Ciao. >>
 
Niente da fare. Noel si ostinava ad ignorare tutte le sue telefonate.
Ormai esasperato, Ryan gettò in malo modo il cellulare sul letto. Aveva anche pensato di andare da lei, ma Damon gli aveva fatto chiaramente capire che non fosse il caso di presentarsi lì perché “nonno Zeus” era alquanto contrariato dalla sua recente condotta. Alias, “stai alla larga finchè non chiarisci la situazione con Noel.”
 
Mentre si perdeva nei suoi pensieri, udì chiaramente qualcosa che si infrangeva al suolo al piano di sotto, probabilmente un piatto.
Sospirò, infilandosi una maglietta e scendendo in cucina, dove inaspettatamente trovò la leader delle Mew Mew.
 

<< E tu che ci fai ancora qui? >>
Sentendosi chiamare all’improvviso, Strawberry sobbalzò, voltandosi di scatto con tanto di orecchie da gatto.
<< S… scusa è che… sono rimasta a pulire e mi è venuta sete, perciò… >>
Ryan inarcò un sopracciglio, guardando l’orologio appeso al muro << Alle 9 di sera? >>
 
La rossa parve irritarsi << Non so tu, ma io non ho un orario preciso per avere sete. >>
<< Ma che hai capito, zuccona! >> esclamò, soffocando una risata, << Parlavo delle pulizie. Di solito non ti trattieni fino a quest’ora. >>
 
Strawberry si calmò. Anche le orecchie da gatto sparirono.
<< Avevo bisogno di un po’ di tempo per riflettere prima di tornare a casa. >>
<< E’ successo qualcosa? >> chiese lui, notando la sua espressione tanto triste e combattuta.
<< Ecco… >> tentennò prima di rispondere. Sembrava quasi stesse prendendo coraggio. << Io e Ghish… l’ho lasciato. >>
 
Come se non avesse sentito bene, il biondo la guardò con aria pensierosa, per poi sgranare gli occhi quando capì finalmente cosa gli stesse dicendo.
 
<< Cosa? Perché? >>
<< Perché non aveva senso che stessimo insieme. Insomma… era tutto sbagliato, questa cosa ci ha portato solo ad un mucchio di complicazioni… >>
 
<< Già. >> rispose Ryan, diventando improvvisamente freddo, come se avesse toccato un tasto dolente. << Tutto perché quando hai beccato il tuo caro Mark hai avuto la brillante idea di confidarti con Ghish, che sapevi avesse un debole represso nei tuoi confronti nonostante stesse con Noel. Se non lo avessi fatto, lui non avrebbe litigato con la sua ragazza e non l’avrebbe ferita, Noel non sarebbe andata via e voi due non avreste iniziato a giocare a chiodo scaccia chiodo, combinando un gran casino. >>
 
Di fronte a quella reazione, lei tentennò, cercando di trattenersi dal piangere.
<< Non avevo scelta! >>
<< Si ha sempre una scelta. >>
<< Ero sconvolta, Ryan, e mi è venuto in mente lui! Chi altro avrei potuto chiamare? >>
 
<< C’ERO IO, DANNAZIONE! >>
Quell’urlo si propagò per tutto il locale, ormai vuoto e rimbombante.
E non fu l’unico.
<< AVEVI ME. IO CI SONO SEMPRE STATO! E TU LO SAPEVI, L’HAI SEMPRE SAPUTO! MA HAI PREFERITO FINGERE DI NON VEDERLO, DI NON VEDERE NULLA AL DI FUORI DI QUEL MORO TRADITORE! E QUANDO LUI TI VOLTA LE SPALLE TU CHE FAI? VAI DA GHISH, OSTINANDOTI A FINGERE DI NON VEDERE CHE IO ERO LI’ PER TE, PRONTO A PROTEGGERTI E CONFORTARTI! E NON COME HA FATTO QUELL’IDIOTA, CONVINCENDOTI CHE IL SUO FOSSE UN METODO INFALLIBILE PER DIMENTICARE! SE AVESSI VISTO ME… >> si bloccò, cercando di calmarsi, << Se fossi venuta da me, non staremmo qui a rimpiangere il tuo stupido errore. >>
 
Una lacrima traditrice scappò al controllo di Strawberry, rigandole una guancia accaldata.
<< Io… >>
<< Buonanotte, Strawberry. >> disse il biondo, lasciandola lì e tornandosene in camera.
 
Oramai in uno stato d’animo peggiore del precedente, la rossa si affrettò a inginocchiarsi per poter raccogliere i cocci del piatto ancora sparsi per terra.
 
Aveva davvero combinato un casino.
 
Aveva rovinato tutto.
 

Mentre cercava di ignorare le lacrime che attraversavano imperterrite il suo viso e, contempo, di rimettere tutto a posto, una mano si affiancò alla sua.
 
<< Lascia, ti aiuto io. >>
 
Strawberry si voltò di scatto, trovandosi Noel di fianco.
Porca miseria, pensò, che abbia sentito tutto?
 
<< Noel… da quanto tempo sei qui? >>
<< Non abbastanza da sentire tutta la sua sfuriata, ma abbastanza da capire che stavate litigando. >>  sospirò, sorridendole. << Va tutto bene? >>
 
<< E’… è tutto un casino… >> le rispose, tra un singhiozzo e l’altro.
<< E’ così grave? >>
Come se le avesse inferto una pugnalata, ecco che i singhiozzi scoppiarono in un vero e proprio pianto a dirotto.
<< Non riesco… a farne una giusta… >>
 
Noel ridacchiò, nel tentativo di tirarle su il morale. << Hai presente con chi stai parlando? Capita a tutti un periodo così. Vedrai che tutto andrà per il meglio. Ora però, >> disse, dandole un buffetto sulla testa, << via quei lacrimoni e torna a casa, sistemo io qui. E cercherò di far calmare Ryan. Te lo prometto. >>
<< Ma… >>
<< Fila a casa, o ti ci porto di peso! >>
<< O… ok… >> disse infine la rossa, arrendendosi. Proprio non aveva la forza di controbattere.
Perciò, dopo averla salutata, si avviò a casa.
 

 
Dopo aver finalmente sistemato tutto, Noel si diresse al piano di sopra.
 
Aveva deciso di far pace con Ryan. Era stato indelicato e semplicemente… stupido, ma 74 telefonate senza risposta erano sufficienti come punizione.
 
Arrivata alla porta della sua camera, bussò una prima volta senza ottenere risposte.
Al secondo tentativo, Ryan diede segni di vita.
<< Vattene, Strawberry! >> urlò seccamente.
 
La ragazza capì che il litigio era serio, nulla a che vedere con quelli quotidiani che avevano al caffè.
Quella situazione era davvero irritante. Doveva vederci chiaro.
 
<< Sono io, idiota. >>
Ci fu un silenzio tombale. Poi, Ryan aprì la porta di scatto, con aria piacevolmente sorpresa.
<< Noel. >>
<< Già. >>
<< Io… io pensavo… >>
<< Lo so. Allora, mi fai entrare? >>
 
Il biondino si spostò per permettere  a Noel di entrare. Chiuse poi la porta alle sue spalle e le andò incontro, abbracciandola.
<< Mi dispiace da morire, Noel. >>
<< Lo so, lo so. Non importa, è tutto ok. >> disse lei, ricambiando la stretta.
<< Strawberry stava piangendo, al piano di sotto. Ti ho sentito urlare. >> disse poi, scostandosi quanto bastava per guardarlo negli occhi. << Ti va… di parlarne? >>
 
Per tutta risposta, Ryan abbassò lo sguardo. Quando lo rialzò, si limitò ad accarezzarle delicatamente una guancia.
<< Mi basterebbe che tu restassi qui, con me. Puoi? >>
 

A quel punto, la ragazza capì quanto quella discussione con la mew-gatto lo avesse ferito. Capì anche che, questa volta, la sua richiesta aveva un significato completamente diverso.
Decise dunque di fare ciò che qualunque fidanzata avrebbe fatto. Stargli vicino.

 
<< Se prometti di resistere all’irrefrenabile tentazione di saltarmi addosso, ne possiamo parlare. >> gli rispose, facendogli la linguaccia.
 
Riuscì perlomeno a farlo sorridere. Si avvicinarono, fronte contro fronte.
<< Hai la mia parola. >>
 
Rimasero abbracciati a lungo, fino ad addormentarsi teneramente l’uno accanto all’altra.

 
 
Qualcun altro, invece, era sotto le coperte a pensare e piangere.
Doveva risolvere quella assurda situazione.
E l’avrebbe fatto il prima possibile.
 

 
 
 
La mattina dopo, fu Ryan ad aprire gli occhi per primo.
La nottata non era stata delle migliori. Dopo tanto tempo, aveva di nuovo sognato Strawberry.
Si era ripromesso di dimenticare e reprimere i suoi sentimenti nei suoi confronti, e quando Noel era arrivata nella sua vita ci era quasi riuscito. Ma dopo quel litigio… dopo quella discussione, aveva capito che non ci era riuscito neanche lontanamente.
 
Dopotutto, non era migliore di Ghish e Strawberry. Anche lui, in un certo senso, stava usando quella innocente creatura che riposava accanto a lui per dimenticare l’unico amore della sua vita, convincendosi che Noel fosse la persona giusta per lui.
Anzi: ripensandoci, lui era quasi peggio di quei due.
Sì, perché almeno loro erano stati sinceri con loro stessi e fra loro. Mentre lui… lui stava mentendo a tutti, perfino a sé stesso.
 
Che mostro.
 
Ma le cose sarebbero migliorate. L’infatuazione, l’attrazione che provava nei confronti di Noel si sarebbero tramutati in amore, prima o poi. Dopotutto, lei era così dannatamente perfetta, talmente tanto che i suoi difetti sembravano pregi. Era solo questione di tempo, prima che iniziasse ad amarla.
 
Mentre rimuginava sui suoi problemi, anche gli occhi di Noel si aprirono, scontrandosi con l’aria combattuta del biondo.
 
<< Buongiorno. >> le disse, sorridendole e scostandole delicatamente una ciocca di capelli dal viso.
<< Da quanto sei sveglio? >>
<< Da pochi minuti. Sono le 7 e un quarto, e oggi non è un giorno di festa. Ti tocca la scuola, Noel. E’ ora di alzarsi. >>
 
Noel si stiracchiò, mettendosi a sedere. << Hai ragione. Vai a farti una doccia, io nel frattempo passo a casa a prendere la borsa e torno. >>
<< Agli ordini. >> disse, stampandole un bacio sulla fronte.
 
Noel osservò con aria pensierosa Ryan, mentre si chiudeva la porta del bagno alle spalle.
Dopo pochi secondi, sentì qualcuno bussare alla porta della camera.
Non ebbe il tempo di andare ad aprire, perché si spalancò senza troppi complimenti.
 
<< Dobbiamo parlare! >> esclamò Strawberry, ancora col fiatone.
Ma si bloccò nel ritrovarsi Noel di fronte.
 
<< Strawberry… che ci fai qui a quest’ora? >>
 
La rossa rimase in silenzio. Nel frattempo, nella sua testa, i pensieri si accostavano l’uno all’altro, finchè non giunse alle sue conclusioni… alquanto sbagliate.
 
<< Oh, io.. dovevo parlare con Ryan… tu invece che ci fai qui? >>
<< Ehm… Storia lunga. Comunque Ryan è in bagno, ma te lo chiamo subito. >>
 
<< No! No.. >> disse la mew-gatto, indietreggiando. << Non è necessario. >>
 
Noel guardò Strawberry, e in pochi attimi capì cosa le passasse per la testa.
<< Ehi, ehi, frena! Guarda che non è mica come pensi… !  >>
<< Tranquilla, >> rispose lei, sforzandosi di sorridere, << non devi darmi spiegazioni… ci vediamo! >>
<< Aspetta! >> le urlò Noel. Ma lei era già andata via.
 
La mezza dea alzò gli occhi al cielo, sospirando. << La giornata inizia bene… >>
 
Si diresse alla porta del bagno, bussando più volte.
<< Biondino! Infilati una maglietta ed esci fuori! Abbiamo un problema! >> esclamò.
Per fortuna, non sentiva il rubinetto della doccia aperto, segno che ancora non aveva iniziato a lavarsi.
 
Infatti, Ryan uscì immediatamente. << Cos’è successo? >> chiese, con aria piuttosto confusa.
 
<< Strawberry è entrata bussando a malapena e mi ha vista qui, così ha pensato che… ha pensato una cosa sbagliata, ecco. E quindi è scappata via. >>
 
Ryan s’irrigidì all’istante. Poi sembrò rilassarsi, assumendo un’aria fredda e distaccata.
<< Mai che imparasse a entrare come si deve. Comunque, ciò che pensa non è affatto un mio problema. >>
 
<< Ah no? >> chiese Noel, guardandolo in un modo che la diceva lunga.
<< Che vuoi dire? >>
<< Sei sicuro che non t’importi di cosa pensa? >>
<< C… certo! >>
<< Sicuro sicuro? >>
 
Ryan a quel punto sembrò ancora più confuso di prima.
<< Dove vuoi arrivare, scusa? >>
 
La ragazza puntò nuovamente gli occhi al soffitto, mordendosi un labbro e torturandosi le dita.
<< Ok, volevo parlartene dopo con calma, ma vista la situazione… >>
 
<< Mi vuoi spiegare, per favore? >> insistette il biondino.
 
Noel sbuffò, continuando con la sua tortura delle mani.
<< Beh, ecco… diciamo che, forse, avrei potuto aspettare che ti addormentassi e che, in teoria, avrei potuto sbirciare nella tua testa e vedere cosa stessi sognando… Sempre in teoria, eh. >>
 
Ryan sgranò gli occhi, boccheggiando. << Cosa… come..? >>
 
<< Trucchetti del divin nonnino. Me ne ha insegnati un paio. >>
 
Ryan si trovava seriamente in difficoltà. Non sapeva cosa dire o fare. Come affrontare la cosa adesso? Noel sembrava abbastanza tranquilla, anzi, quasi colpevole per aver “sbirciato” nella sua testa. Ma, conoscendola, poteva essere tutta una finta per fargli sputare il rospo e poi friggerlo a suon di fulminate.
Tira fuori il fegato, Ryan. Sii uomo. Si disse poi.
 
<< Noel, io… >>
La ragazza posó un dito sulle labbra del biondo, zittendolo. << Andiamo, Ryan. Smettila di prenderti in giro. Tu la ami. E scommetto che la fuga di Strawberry abbia qualcosa a che fare col motivo per cui ha lasciato Ghish. >>
 
<< Tu… pensi che… >>
 
Il dito si unì al resto della mano, formando un pugno che finì dritto sulla testa del biondino.
<< Ahi! >>
<< Non sono la vostra terapista! Se c’è qualcosa che vuoi sapere, va’ da lei e chiedigliela! Che ci fai ancora qui, imbecille?! Corri da lei! >> esclamò.
 
<< Ma… >>
<< Ti avvii con le tue gambe o ti ci faccio arrivare a calci? >> disse, sorridendogli e dandogli uno spintone. << Fai l’uomo, invece di continuare a far finta che non te ne importi! >>
 
Dopo quello scossone, qualcosa parve mettersi in moto in Ryan.
Spinto da chissà quale forza soprannaturale, il ragazzo si convinse.
Mormorò un “grazie” a Noel, per poi correre il più velocemente possibile per raggiungere l’unica ragazza che avesse mai occupato il suo cuore.
 
 
 
 
 
Ciao a tutti!
Rispetto agli ultimi aggiornamenti, stavolta ho scritto in tempo record! xD
Come potete vedere, questo capitolo è incentrato su Ryan e Strawberry, e ovviamente il tutto proseguirà anche nel prossimo capitolo, che arriverà non appena ne avrò la possibilità!
Grazie infinite a tutti quelli che mi seguono e a quelli che recensiscono!
 
Mi raccomando, come al solito estendo a tutti l’invito a farmi sapere le vostre opinioni!!!
A presto,
Scarlett_92.

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Capitolo 43
*** Capitolo 42. ***


CAPITOLO 42.
 
 
 
Ghish e le 4 mew mew erano al locale a dare una sistemata prima di andare a scuola. Ciascuno era intento nel proprio compito, quando, improvvisamente, una Strawberry decisamente sconvolta scese di tutta corsa le scale.
Notando che, molto probabilmente, sul suo volto v’erano delle lacrime, Ghish le si avvicinò con cautela, cercando di fermarla; questa, tuttavia, scansò la sua mano pregandolo di lasciarla in pace. Poi, uscì in fretta e furia dal locale lasciando tutti di stucco.
<< Ma… che diavolo le è preso Ghish? Avete litigato? >> chiese Mina, molto preoccupata per la sua compagna di squadra.
<< No, no. In effetti non so che cos’ha, ma mi ha chiesto di lasciarla in pace. >>
 
Tempo una decina di minuti e anche Ryan scese frettolosamente le scale, senza fermarsi a salutare nessuno e correndo fuori.
Le facce dei presenti erano sempre più perplesse. Che cosa poteva essere successo?
Subito dopo Ryan, anche Noel scese le scale ma, a differenza degli altri, lo fece con molta calma e nonchalance.
A quel punto, la confusione fu d’obbligo per tutti.
 
<< Noel.. >> disse la mew-pesce, unendosi alla perplessità generale.
<< Bella giornata, eh? >>
<< Sputa il rospo. >> borbottò Ghish.
<< Che vuoi dire, scusa? >>
<< Che hai combinato, stavolta? >>
<< In che senso, di grazia? >>
<< Strawberry piangeva e poco dopo Ryan le è corso dietro. >>
<< Appunto, Strawberry e Ryan. Io che c’entro? >>
<< Eri di sopra anche tu, no? Dovresti sapere cosa succede, dopotutto Ryan è.. il tuo ragazzo. >> disse l’ex-alieno, soppesando con molto fastidio quell’appellativo.
 
Noel puntò gli occhi al cielo, incrociando le mani dietro la schiena. << Diciamo che… non è che sia proprio il mio ragazzo, adesso. >>
Ghish inarcò un sopracciglio. << Cos… come? Vi siete lasciati? >>
<< Non esattamente. >>
<< Quindi state insieme. >>
<< Non esattamente. >>
<< Avete litigato? >>
<< Non esattamente. >>
<< Oh, insomma! >> disse lui con esasperazione, soffocando un grido isterico tra i denti.
<< Va bene, va bene! Ma te ne parlerò in privato! >> rispose Noel, alludendo alle orecchie giganti delle colleghe protese verso di loro per ascoltare.
 
Afferrò Ghish per il gomito e lo portò con sé nello sgabuzzino.
Si chiuse la porta alle spalle, dopodiché si voltò verso il suo interlocutore.
<< Ecco la storia: la tua ex fidanzata è innamorata del mio ex fidanzato e il mio ex fidanzato è innamorato della tua ex fidanzata. Diciamo che entrambi non credevano di essere ricambiati e quindi sono sorti un po’ di equivoci che, probabilmente, stanno chiarendo proprio in questo momento. >>
 
<< Oh. >>
 
Noel guardò Ghish, stupendosi di tanta indifferenza. << Mamma mia, sei davvero sotto shock. Si vede che ci tenevi. >> disse, con un tocco di sarcasmo.
<< Parla per te. >> sbottò lui, per tutta risposta.
<< Touchè. >>
<< Per te… va tutto bene? >>
La ragazza lo fissò, osservando la sua espressione preoccupata. Gli sorrise << Certo, va bene così. Allora, >> disse la mezza dea, cercando di uscire da quel tema tanto imbarazzante, << hai controllato qualche nascita? Qualcosa di sospetto? >>
Ghish sbuffò << Quelli di questa provincia sono tutti vivi, morti, tossicodipendenti o adottati. Nessuna sparizione. Sono stato tutta la notte a rintracciare ogni singolo ragazzo di quell’elenco. Niente di niente. >>
<< Mmmh. >> fece la ragazza, posando una mano sotto il mento con fare pensieroso. << L’ipotesi della mafia russa si fa sempre più vicina. >>
L’ex alieno le diede un leggero spintone, soffocando una lieve risatina. << Ma quanto sei scema! >>
<< Non osare chiamarmi scema, cerebroleso! >>
<< Ehi! Adesso ti metti a offendere? >>
<< Hai cominciato tu! >>
<< Ma io scherzavo! >>
<< Non è vero! >>
<< Stupida! >>
<< Cretino! >>
<< Deficiente! >>
<< Acida! >>
<< Infantile! >>
<< Rompiscatole! >>
<< Idiota! >>
<< NON CHIAMARMI IDIOTA! >>
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Strawberry correva a più non posso. Correva via dal suo dolore, dalla consapevolezza di essere arrivata troppo tardi.
La sera precedente Ryan era stato abbastanza chiaro. Le aveva detto a chiare lettere che, per tutto questo tempo, non aveva fatto altro che aspettarla.
Aveva capito già con quelle parole che i suoi sentimenti non erano più ricambiati; tuttavia, vedere Noel in quella camera, a quell’ora.. Era stato troppo.
E faceva male.
Si asciugò l’ennesima lacrima e smise di correre, cominciando a camminare a testa bassa.
 
<< Per quanto ancora hai intenzione di scappare via da me, Strawberry? >>
 
La voce alle sue spalle la fece sobbalzare. Si voltò di colpo, trovandosi di fronte l’oggetto dei suoi pensieri.
 
<< R… Ryan. >>
<< Già. >>
Fece un passo indietro, sentendo gli occhi bruciare nell’attesa di cacciar fuori ancora lacrime.
<< Io… >>
Senza lasciarla parlare, il ragazzo le arrivò a pochi centimetri e la abbracciò con forza, lasciandola senza parole.
 
<< Tu… tu sei una stupida, Strawberry. >>
Ancora presa nella stretta, la rossa tremò leggermente, senza avere la forza di rispondergli e dando così la possibilità a lui di continuare.
 
<< Ti ho lasciata libera. Ti ho guardato le spalle dal primo giorno in cui sei diventata una Mew Mew. Ti ho supportata quando eri in difficoltà. Ti ho aspettata, rintanandomi in un angolo, mentre sceglievi Mark come amore della tua vita, tenendomi pronto per il momento in cui ti avrebbe fatta soffrire, perché lo sapevo che sarebbe successo, prima o poi. E quando quel giorno è arrivato, io sono uscito dal mio angolo per venirti incontro, ma tu mi hai scartato di nuovo, e sei andata da Ghish. Ho provato ad aspettarti, ma faceva male. Troppo male. Allora ho iniziato a guardarmi intorno, e ho trovato Noel. Lei… lei è speciale, forse è la persona migliore che conosca. Lei sarebbe stata una scelta buona per me. Con lei riuscivo a non pensarti. Ma poi… arrivi all’improvviso, e mi dici che anche con Ghish è andata male, e proprio nel momento in cui io avrei potuto accoglierti, abbracciarti, consolarti come ho sempre desiderato, non potevo più farlo. Non potevo, perché avevo fatto una scelta, quella di lasciarti alle mie spalle, e tu.. tu hai mandato tutto all’aria. Mi fa male starti vicino. Ma cercare di dimenticarti fa ancora più male. >>
 
Strawberry se ne stava in silenzio, immergendosi in quelle parole che ferivano  e, allo stesso tempo, portavano in Paradiso. Prese poi il coraggio necessario, e tentò di rispondergli, col viso ricoperto di lacrime.
<< Mi dispiace tanto, Ryan. Mi disp.. >>
 
Le sue scuse, tuttavia, vennero interrotte da un bacio leggero, delicato e casto del biondo. Quel tocco ebbe breve durata, ma a Strawberry sembrò di aver trovato la pace interiore. Come se finalmente il suo puzzle perennemente incompleto avesse trovato il tassello mancante. Come se le sue labbra fossero fatte per combaciare con quelle di Ryan.
La bocca del biondo passò poi sulle lacrime che rigavano il volto di lei, asciugandole con tanti piccoli baci.
 
Era come drogarsi.

Come inebriarsi di quel delizioso profumo di fragole, acqua e sale fino all’inverosimile.

Come un alcolista in astinenza che, dopo tanti anni, si trova di fronte ad una bottiglia di vodka con il suo nome sopra.

Non riusciva più a farne a meno.
 

Dopo aver asciugato ogni singola lacrima, le labbra di Strawberry andarono alla ricerca di un secondo contatto con quelle di Ryan, che non si fece pregare.
Questa volta il loro contatto fu lungo, estasiante e dannatamente meraviglioso. La giusta combinazione di Inferno e Paradiso, bruciante e allo stesso tempo capace di alleviare ogni pena o sofferenza.
 
 

Ed è ancora abbracciati e sognanti che si avviarono al locale, giungendo sul retro per non farsi vedere e prendendo al volo la moto di Ryan, allontanandosi senza meta con l’intenzione di dedicare quel giorno unicamente a loro due e all’amore finalmente sbocciato.
 
 
 
 
 
 
<< Sono un genio, sono un genio, SONO UN MERAVIGLIOSO GENIO! >> urlava Afrodite, saltellando con gioia tenendo le mani di Fos, che rimaneva inerme nella sua indistruttibile compostezza.
 
<< Andiamo, Fos! Sputa un’emozione! Ti rendi conto di cosa è successo? Praticamente ho salvato il mondo! >>
<< Non cantare vittoria così presto, amica mia. Lo sai con chi abbiamo a che fare. Non possiamo gioire, non finchè quella maledetta rosa è ancora colorata. >>
 
<< Oh, dai! Tua figlia è decisamente più simpatica! Eddai, fallo per me! Dimmelo! >>
<< Dirti cosa? >>
<< Dimmi quanto sono stata brava! >>
<< Ma.. è il tuo lavoro, Afrodite. Come avresti dovuto farlo? >>
<< Ti prego! >>

Fos sbuffò, spazientita, lasciando che un sorriso di puro sollievo si aprisse sul suo volto  << E va bene, lo ammetto! Sei stata fenomenale! >>

<< Oleeee! Lo so, lo so! Mi sono tolta un peso enorme! Ora bisogna solo sperare che quei due si riinnamorino presto! >>
<< Sembri una liceale di fronte a un film romantico, lo sai? >>
<< Tesoro, che ti aspetti? Sono la dea dell’amore! >>
 
 

<< Ma guarda quella sgualdrinella della tua dea del cuore, Ares… Ci ha decisamente messo i bastoni tra le ruote.. >>
Il dio della guerra lanciò via il suo bicchiere di vino in malo modo. << Quella sciocca sognatrice ha pareggiato i conti, a quanto pare. Non agitiamoci, lei sarà anche la dea dell’Amore e nel suo campo non la si batte facilmente, ma non scordarti chi sono io. Avrà anche pareggiato in questa battaglia, ma sta pur certa, cara Eris, che la guerra la vinco io. >>
 
 
 
 
 
 
 
Salve a tutti!
Come avrete notato, questo capitolo è abbastanza corto. Infatti il suo unico scopo è dare una svolta definitiva alla situazione Ryan/Strawberry e aprire una “finestrella” su quello che sta succedendo nel lato “divino” della storia.. Spero che sia stato comunque di vostro gradimento! Prometto che il prossimo sarà più lungo e soprattutto più ricco di avvenimenti importanti!
Grazie a tutti quelli che recensiscono! Ovviamente, rischiando di risultare petulante e ripetitiva, invito tutti i lettori a darmi un parere spassionatamente sincero!
Un abbraccio a tutti,
Scarlett_92.

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Capitolo 44
*** Capitolo 43. ***


CAPITOLO 43.
 
 
Le ricerche dei genitori umani di Ghish continuavano senza sosta. Blocco dopo blocco, avevano scoperto che l’ex-alieno, sopresa sorpresa, non era Giapponese. Il che allargava –forse un po’ troppo- la cerchia delle ricerche.
E intanto il tempo passava velocemente, inesorabilmente. Dal ritorno di Noel erano passati ulteriori mesi, in totale quasi sette… Ne restavano soltanto cinque per risolvere il problema dell’ Arma, e visto che non c’era neanche l’ombra di un indizio, forse il tempo che restava non era abbastanza.
 
Nonostante fosse continuamente messa sotto pressione dal divino Zeus, la mezza dea non aveva accennato nulla ai suoi amici che, oltre a farsi prendere dall’ansia, non avrebbero potuto far nulla. Tanto vale preservare i loro nervi.
Ma non era poi tanto semplice far finta di nulla sentendo il peso del mondo sulle spalle ed essendo consapevole di non poter far nulla per salvarlo…
 
Ad ogni modo, Noel cercava, almeno quando non era sola, di concentrarsi su altre cose.
Il problema di Ghish, ad esempio, era una distrazione abbastanza soddisfacente.
 
 
<< Ok… Con questa abbiamo escluso anche la Cina… >> sussurrò Ghish, con gli occhi contornati di un colorito violaceo a causa del sonno.
 
<< Ottimo! Ci restano… Uhmm… >>
<< Il resto del mondo, Noel… >>
 
<< Ma che dici! >> Sbottò la ragazza, tirandogli un libro con fare “decisamente” amorevole.
<< Proviamo a ragionare, no? Dunque, secondo quanto detto da Pai, i tuoi genitori alieni ti hanno trovato quando avevi all’incirca un anno e mezzo, ed avevi la carnagione molto chiara; questo escluderebbe l’Africa e assieme a lei tutte le etnie con la carnagione molto scura, comprendendo anche genitori o parenti che non abbiano la pelle chiara. Quindi, partendo dall’escludere un intero continente, io direi che potremmo proseguire le ricerche nei paesi Asiatici –visto che, comunque, sei stato trovato in Giappone, e magari eri qui per una vacanza- per poi allontanarci, spostandoci in Europa e infine in America. >> sentenziò, spostandosi sul mappamondo con l’indice.
 
<< Domani, Noel, ok? >> borbottò, guardando con profonda invidia Karen, Nick, James e Blaine, che dormivano come angioletti. “A loro sì e a me no”, pensava.
<< Ma che domani? Dobbiamo sbrigarci, abbiamo un mondo intero da controllare e tu dici domani? >>
<< Sono le sei del mattino! >>
<< Appunto, è già domani! >>
 
Ghish sbuffò, tra uno sbadiglio e l’altro. << Senti, Pai dovrebbe darci altre informazioni… Così è troppo difficile… >>
<< Non è difficile, è che il tuo cervello non ha capacità organizzative. >>
<< Che vorresti dire..? >>
<< Tieni questo qui e inizia a controllare. >> Gli disse, porgendogli l’elenco delle nascite in Egitto.
<< Egiziano…perché no.. >> disse tra sé. << E tu? >>
 
Un ghigno di sfida apparì sul viso di Noel. << Io controllerò questo. >>
Il ragazzo si sporse per controllare l’intestazione dell’enorme libro che aveva lei in mano, rimanendone sconcertato.
<< Ancora con la storia della Russia. >> disse, e non era una domanda. Era una mesta, sconsolata, esasperata affermazione.
<< Ebbene sì. >>
<< Senti, fidati del mio istinto, non sono russo! >>
<< Che vuol dire? In Russia potresti avere un prozio di secondo grado del fratello del bisnonno della madre del nonno del padre di tuo padre! E potrebbe essere stato un mafioso! E, sai com’è, uno la mafia ce l’ha nel sangue.. >>
<< Non sono un mafioso! >>
<< Sì, sì. Mentre ti convinci io vado a svegliare tuo fratello. >> e così dicendo si alzò, procedendo a grandi passi verso la stanza del fratello maggiore.
 
Per Ghish fu inutile cercare di fermarla. Arrivò alla porta in un battibaleno e cominciò a bussare con forza.
 
Lasciò che passassero cinque minuti esatti, prima di agire con i suoi metodi.
<< Ok, io sto entrando! Chiunque sia lì si coprisse, grazie! >> e aprì la porta, incurante del povero Ghish che, alle sue spalle, cercava di trattenerla in qualche modo.
 
Prima di dirigersi all’enorme letto di Pai, Noel corse all’ampia porta-finestra e ne spalancò le tende, facendo penetrare i raggi del Sole che, alle sei e mezza del mattino, erano già belli e lucenti.
 
<< Ma che… >> mugolò l’alieno sotto le coperte, portandosi una mano davanti agli occhi. Una sola, perché l’altra era saldamente stretta alla sagoma affianco alla sua.
Una sagoma dai capelli verdi, che si alzò appena per poi nascondersi immediatamente.
 
<< Buongiorno gioie! Dormito bene? Uh, Lory, quanto tempo! >> disse Noel, sottolineando il nome della mew mew. Della serie “è inutile che ti nascondi, tanto ti ho vista. Tana per Lory!”.
 
Ghish se ne stava sull’uscio della porta, con una mano in fronte. Non aveva abbastanza forze in corpo per mettersi a litigare con la ragazzina. Ne stava usando già troppa per reggersi in piedi, con tutto il sonno che aveva.
 
<< Ehm… buongiorno, Noel… >> gracchiò Lory, arrossendo come non mai. Almeno indossava una maglietta.
<< Che ci fai qui a quest’ora, Noel? >> disse invece Pai, mentre guardava con aria assassina il fratellastro.
 
<< Oh non fare così, veniamo in pace. Dunque, >> esclamò, mentre faceva segno ai due si spostarsi per farla sedere sul letto, << mi servono altri indizi per trovare i genitori di Ghish. >>
 
<< Oh, Dio… >> fece l’alieno, portandosi la mano sugli occhi. Era ancora mezzo addormentato. << Noel, credimi, ti voglio bene, ma non potremmo rimandare la chiacchierata a…che so… le dieci? >>
<< No. >>
<< … >>
<< Dicevamo: ho escluso l’Africa e gli altri Paesi in cui ci sono etnie di carnagione scura, e abbiamo scartato anche Giappone e Cina. Volevo controllare anche la Russia, ma Ghish non me lo permette… >>
<< Non sono russo! >> esclamò Ghish dall’ingresso della camera, riprendendo momentaneamente le energie.
 
<< Taci. Allora Pai, mi sai dire qualcosa? >>
Ormai consapevole che la mattinata fosse andata a farsi benedire, Pai sbuffò e si mise a sedere, stiracchiandosi leggermente.
 
<< Beh, ora che mi ci fai pensare… Ghish portava degli indumenti più caldi di quelli necessari per quel periodo dell’anno in Giappone.. Suppongo che quindi venisse da un posto più freddo… >>
 
L’espressione di Ghish in quel momento era abbastanza… impagabile.
 
<< Bingo! Lo sapevo! Grazie Pai, sei un genio! Grazie mille! >>
<< Di nulla, Noel, figurati. >> fece lui, sbadigliando ancora una volta.
 
Noel si alzò dal letto, voltandosi verso Ghish << Adesso andiamo a continuare le ricerche, amico rrrusso. >>
Ghish non potè fare altro che puntare gli occhi al cielo, mentre la seguiva fuori dalla camera di Ghish.
 
<< Noel… >> la vocina di Lory si fece sentire nuovamente, ancora impastata in un misto di sonno e profondo imbarazzo.
 
<< Dimmi. >>
<< Ecco… volevo solo dirti che… non è come sembra… >>
 
Col rischio di apparire seriamente cinica e stronza, la tentazione di divertirsi fu troppa.
<< Oh, tranquilla, lo immaginavo! Cioè, io e Ghish siamo stati svegli tutta la notte e non abbiamo sentito nulla… Giusto Ghish? >>
Il povero ex-alieno, coinvolto inconsapevolmente in quello scherzo, sgranò gli occhi, non sapendo cosa dire. Poi, guardando l’espressione della coppietta, si lasciò trasportare dalla situazione.
<< Sì, infatti. Tranquilla Lory, ti crediamo! >>
 
Detto questo, uscirono entrambi, lasciando Lory e Pai con un’espressione indescrivibile sul volto.
Si trattennero fin quando non furono in cucina; poi, scoppiarono a ridere fino a farsi venire il mal di pancia.
 

Passarono nuovamente l’intera giornata a concentrarsi sulle ricerche, facendosi aiutare –oltre che dai loro quattro amici- anche da Tart, che aveva da sempre nutrito simpatia per la mezza dea.
 

Quando, intorno alle dieci, Noel tornò a casa, trovò Zeus ad aspettarla in salotto.
<< Divin nonnino… che ci fai qui? >>
<< Dobbiamo parlare, signorina. >>
 
Ahia. Cattivo segno.
 
<< Facciamo domani, sto sveglia da non so quanto e devo riposare, ok? Buonanotte! >> esclamò, correndo al piano di sopra e mettendo –momentaneamente- a tacere Zeus.
 
Sapeva cosa aveva intenzione di dirle. Sempre la solita tiritera sull’Arma. Nemmeno lei sapeva perché non riuscisse a scoprire il necessario, come poteva spiegarlo a lui?
 

 
La nottata non fu delle migliori. Noel continuava a fare quel sogno strano, in cui lo Scrigno le diceva di essere “impura” e cose simili. Non era di chissà quale aiuto, tuttavia, visto che non conosceva la fonte dei suoi errori.
 
Si svegliò di soprassalto, rivolgendo istintivamente un’occhiata alla sua rosa, che ormai era tutt’altro che rosso fuoco. Aveva un colorito rosa pastello, che terminava più scuro sulle punte dei petali.
 
<< Sarà normale. >> disse tra sé.
Quanto si sbagliava…
Perduta ormai la voglia di dormire, ed essendo ancora le 4, prese il blocco sulle nascite in Russia e continuò le sue ricerche…
 
 
 

Prima di andare a scuola, passò come suo solito al caffè, dove le cose erano notevolmente cambiate.
 
Ryan e Strawberry stavano continuamente appiccicati, nonostante si perdessero in lievi bisticci di tanto in tanto. La stessa cosa si poteva dire di Lory e Pai che, dopo essere stati beccati da Noel, erano usciti allo scoperto.
Pam, invece, tanto allegra non era. La sua storia con Damon non era andata poi così bene e alla fine lo aveva lasciato. E Damon non aveva perso tempo nel consolarsi.
Per il resto, trascurando Karen e Blaine che ormai facevano coppia fissa tra un’occhiataccia sospetta e l’altra di James, tutto procedeva regolarmente.
 
 
Il panico assalì tuttavia Ghish nel vedere entrare Noel con ancora il blocco russo in mano.
<< Non mi crederai, ma ti ho trovato. >>
 
Lo straccio che l’ex-alieno aveva in mano cadde al suolo con nonchalance.
<< In che senso? >>
<< In che senso secondo te, idiota? >>
<< Non cominciare! >>
 
<< Ragazzi. >> fece Pai, interrompendoli. Poi si avvicinò a Noel, che gli mostrò ciò che aveva scoperto.

 

“01-06-1993: Kisshu Dorian Petrov, figlio di Misaki Kato e Dan Petrov. Scomparso in incidente stradale a Tokyo assieme ai genitori il 07-09-1994.”

 

<< Ta-daaa! >> esclamò soddisfatta notando l’espressione stupefatta di Pai.
<< Porca miseria.. >>
 
A quel punto, anche Ghish si fiondò verso di loro per leggere quelle due righe.
Primo: la somiglianza tra il nome attuale –tradotto dalla famiglia di Pai, che a suo dire non riuscirono a interpretare con precisione le parole della madre morente- e quello trascritto era impressionante.
Secondo: madre Giapponese e incidente in Giappone; ciò spiegava il perché fosse stato trovato lì.
 
Terzo: la dinamica era la stessa che Pai gli aveva raccontato: incidente stradale, genitori morti.
 
Quatro: l’espressione del fratellastro lasciava ben capire che anche il giorno coincidesse con quello in cui fu trovato.
 
Si mise a sedere sulla prima sedia che si trovò alle spalle, concludendo con le stesse parole di Pai.
<< Porca miseria. >>
 
<< Ora non ci resta altro che andare a verificare di persona. Ghish? >>
Noel diede una leggera pacca sulla spalla al ragazzo seduto in stato di shock, che però si riprese abbastanza in fretta.
<< Dimmi. >>
<< Tutto bene? >>
<< Certo, sì. >>
 
Noel continuò a fissare Ghish. No, non stava poi tanto bene.
<< Facciamo così: ora andiamo a scuola e non ci pensiamo. Domani decideremo quando andare a controllare, se vorrai farlo. Ok? >>
L’ex-alieno alzò lo sguardo per incontrare quello di Noel. Si sentiva smarrito. Come se tutt’un tratto avesse davvero importanza venire a conoscenza della sua vera identità.
<< Ok. >> si limitò a dire.
 
<< Bene. Ora muoviamoci! >> esclamò la ragazza, prendendolo per mano e trascinandolo fuori in fretta e furia.
 
 
<< Noel… >> disse Ghish, tra un respiro affannoso e l’altro dovuto alla loro corsa.
<< Non farlo, non ringraziarmi! Non finchè non avremo in pugno la prova che ho visto giusto! >>
<< Veramente non volevo ringraziarti. Volevo chiederti di non tirarmi così, visto che mi stai rompendo il braccio. >>
 
 Noel si fermò di scatto, voltandosi a guardarlo con occhiate assassine.
<< Ah sì? Ci vediamo in classe, lumaca! >> disse, lasciandogli la mano e avviandosi da sola.
<< Lumaca a chi? >>
<< A te, bradipo che non sei altro! >>
<< Bradipo?! Sono sveglio da tre giorni grazie a te, direi di essere tutt’altro! >>
<< Grazie a me? Guarda che sfacciato! Idiota! >>
<< NON CHIAMARMI IDIOTA! >>
 
 
 
 
 
Anche quella sera, Noel tornò molto tardi a casa, trovando nuovamente Zeus ad attendere il suo arrivo.
 
<< Cosa c’è? >> chiese, notando la sua insistenza nel ripetere la stessa scenetta della sera precedente.
<< Siediti, perfavore. >> disse, stavolta, con fare tranquillo e paziente.
Fece come richiestole, accomodandosi di fronte a lui. Notò che il padre degli dèi aveva un’espressione decisamente poco allegra.
 
<< Lo so, >> incominciò la ragazza, << ancora non ho scoperto come usare l’Arma, ma vedrai che in qualche modo… >>
 
<< Non è di questo che devo parlarti. Non stasera. >>
 
A quel punto, Noel tacque, lasciando che si spiegasse meglio.
 
<< In qualche modo, sono certo che risolveremo questa storia. E’ che il giorno della battaglia si avvicina sempre di più e, assieme ad esso, si avvicina anche il dopo… >>
 
<< In che senso? >>
 
<< Noel, io ho intenzione di abdicare, dopo la battaglia. Qualcosa come andare in pensione, insomma. >>
 
La mezza dèa sgranò gli occhi, con fare incredulo. << Cos… come? Ma quale pensione? Dici sempre che ti senti giovane, fai ancora il dongiovanni e dici che ti serve la pensione? >>
<< I miei motivi non sono rilevanti. E’ rilevante ciò che sto per dirti ora. >>
<< Sarebbe? >> fece lei, inarcando un sopracciglio.
<< Ho scelto te. Sarai tu la nuova regina degli dèi. Dopo la battaglia, tornerai con me sull’Olimpo. >>
 
 
 
 
 
 
 

 
Ciao a tutti!!!!
Sono nuovamente in ritardo con gli aggiornamenti, ma vi prometto che farò il possibile per essere più veloce!
Detto questo, cosa ne pensate di questo capitolo?
Fatemi sapere, mi raccomando! Ci tengo!
Grazie a tutti quelli che mi seguono e a chi ha la pazienza di recensire!
A presto,
Scarlett_92

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Capitolo 45
*** Capitolo 44. ***


CAPITOLO 44.
 


 
“ << Ho scelto te. Sarai tu la nuova regina degli dèi. Dopo la battaglia, tornerai con me sull’Olimpo. >>
<< In… in che senso? >>
<< Come “in che senso”?! Mi sembra di essere stato abbastanza chiaro, Noel: dopo la battaglia, verrai con me e annuncerò a tutti la mia decisione! >>
<< E menomale che hai tipo un triliardo di anni… ma sei scemo!?Ho a malapena 18 anni, accidenti! Come faccio a fare quello che fai tu?! Non sono pronta per un compito del genere! E come se non bastasse non voglio venirci con te sull’Olimpo! >>
<< Poche storie, nipote. Non te l’ho detto per darti agio di rifiutare, ma solo per essere cortese nei tuoi confronti ed avvisarti. >>
<< Cortese è una parola grossa che temo tu utilizzi a sproposito, Zeus. Te l’ha mai detto nessuno? >>
<< Bada a ciò che dici, signorina! >>
<< Badaci tu, semmai! E comunque, nel caso te lo fossi dimenticato, sarò anche più longeva di un normale essere umano ma non lo sono quanto un dio a tutti gli effetti! >>
<< Lo so, per questo sei la più adatta! Quando il tuo periodo di governo sarà finito, lo stesso sarà per gli dèi –a meno che tu non nomini un successore- e siccome senza re la nostra dinastia non può esistere, tutto avrà fine e gli dei scompariranno definitivamente.>>
<< Senti, non so se anche tu puoi ubriacarti come gli umani o se la vecchiaia ti ha dato alla testa, ma a prescindere dai tuoi folli propositi io mi rifiuto di diventare regina e abbandonare tutto ciò a cui tengo! Perciò levati questa idea dalla testa e divertiti a governare i tuoi cari e fedeli dèi! >>
<< Questa conversazione è finita. Utilizza al meglio questi ultimi mesi prima di andar via. Non ho altro da dirti. >>  “
 
 
Quella conversazione non faceva altro che rimbombare con insistenza nella testa di Noel.
Lei? Regina degli dèi? Assurdo!
Non che non le piacesse l’idea di comandare a bacchetta e fare il bello e il cattivo tempo –cosa che, sadicamente, aveva sempre immaginato nei suoi momenti di rabbia repressa- ma era proprio questo a fermarla: non avrebbe preso la cosa con abbastanza serietà. Inoltre, non voleva abbandonare di nuovo tutti quanti. Non avrebbe retto altre separazioni.
Soprattutto perché non sarebbe stato un arrivederci, ma un addio.
Spostò lo sguardo verso la bella rosa ancora intatta di Afrodite. Era sempre più sbiadita, e oramai il bianco sottostante –ancora non visibile da un occhio umano- cominciava a fare la sua comparsa tra un pigmento rosa e l’altro.
 
Perché stava diventando di nuovo bianca?
Cosa stava sbagliando?
Tentennava all’idea di chiederlo alla dea dell’Amore, anche perché era abbastanza convinta che se fosse stato davvero qualcosa di grave anche ella lo avrebbe saputo immediatamente, senza essere contattata. Dopotutto, l’incantesimo era suo.
 
Eppure era maledettamente strana la coincidenza di quell’incantesimo con i sogni sull’Arma. Possibile che fosse solo un caso? O le due cose erano realmente collegate, in qualche modo?
 
Un momento, si disse, mentre pensava a questi bizzarri eventi, non sono più pura. Purezza…
 
Ciò che è puro è bianco.
 
Bianco è perfetto, pulito, puro.
 
La rosa era bianca.
 
Era pura.
 
Si è macchiata di rosso.
 
Si è sporcata.
 
E’ diventata impura.
 
 
<< Vuoi vedere che… >>
 
Una luce accecante si espanse nella sua camera, ma non proveniva dalla finestra.
Istintivamente, si voltò verso lo specchio a muro esattamente di fronte a lei.
La luce proveniva direttamente dal suo petto.
 
Ebbe voglia di strillare, di correre a chiamare l’aiuto di sua zia e di sua madre, ma quando alla luce si affiancò un piacevole tepore capì che non c’era nulla di cui aver paura.
 
Era lei.
 
<< Ci sei quasi, Miso-thèa. Abbi coraggio. Un ultimo sforzo. >>
<< Come? >>
 
Ma niente. La luce era già svanita, assieme alla voce eterea che tanto la faceva sentire a casa.
 
<< Ci sono quasi.. >> disse tra sé, meditando sul significato di quelle poche parole che, ovviamente come sempre, nascondevano un profondo significato.
 
 
 
 
 
 
 
Quella notte, finalmente, riuscì a riposare più del solito, grazie al fatto che lo Scrigno non si era fatto vivo con la solita tiritera notturna.
 
Si alzò pimpante, avvisando la zia e la madre che, quel giorno, non sarebbe stata reperibile.
Aveva un impegno molto importante, e non poteva mancare.
 
Il suo cellulare, ancor prima di infilarsi le scarpe, cominciò a vibrare con insistenza.
Sorrise con tenerezza vedendo quel nome sullo schermo, ma si ricompose velocemente affinchè il battibecco in arrivo fosse sufficientemente realistico.
 
<< Quanta fretta, amico rrrusso. >>
<< Piantala, mostriciattolo! >> borbottò Ghish dall’altro lato della cornetta, << Piuttosto, visto che tra i due sei la più entusiasta mi sarei perlomeno aspettato che non ritardassi! >>
<< Ma sentilo! Guarda che sto mettendo le scarpe, dammi tregua! E poi tu sarai anche rrrusso, ma io non sono svizzera, sai?! >>
<< Che c’entra!? >>
<< Ah, già, tu sei un ex-alieno, certe battute non puoi capirle. >>
<< Ehi! Cominci ad offendere di prima mattina?! >>
<< Calmo calmino! Per una volta che non ti offendo ma che faccio una semplice osservazione –tra l’altro a tuo favore- ti scaldi subito! Tu guarda che idiota! Oh… appuntino: ora ti sto offendendo! >>
<< NON CHIAMARMI IDIOTA! >>
 
Stavolta la sua voce fu chiaramente udibile anche al di fuori del cellulare. Evidentemente, essendo già pronto, era passato a prenderla.
 
Sorrise di nuovo, sperando che il suo lieve sospiro non fosse udibile. Poi, ancora col cellulare vicino all’orecchio, si apprestò ad aprire la porta di casa.
 
Come previsto, se lo trovò di fronte e con il cellulare all’orecchio, proprio come lei.
 
<< E come dovrei chiamarlo uno che sta fuori casa mia e che invece di bussare come una persona civile si mette ad urlare? Potrebbero denunciarti per disturbo della quiete pubblica. Oppure potrebbero scambiarti per un maniaco, che è peggio. >> disse, continuando a conversare tramite cellulare, come se nulla fosse.
 
 
Ghish, a quel punto, si guardò istintivamente intorno, accorgendosi che una vicina –una signora anziana nota per la sua…ehm… spiccata curiosità per le faccende altrui- era affacciata alla finestra e lo guardava con occhiatacce alquanto eloquenti. Del tipo “se fai male alla ragazza scendo e ti picchio con la borsetta, giovanotto!”
 
Decise, perciò, di riagganciare ed entrare a casa di Noel in silenzio e a testa bassa.
1 a 0, palla al centro.
 
 
<< Spero che tu non ti sia teletrasportato, genio. La nostra Nonna Pina di quartiere è un ottimo antifurto contro i ladri. Non le sfugge praticamente nulla. >> gli disse Noel, con aria sarcastica.
 
<< E’ ovvio che non mi sono teletrasportato! >> << Non è poi così ovvio da parte di uno che arriva fuori casa mia e che inv… >> << HO CAPITO! Risparmiami il replay, perfavore! >>
 
Noel si zittì e i due restarono a fissarsi per un attimo, prima di scoppiare a ridere come bambini.
<< Ragazzi, mi raccomando. >> disse improvvisamente la zia Kate, sbucata da chissà dove, << Evitate i guai. Per me potreste essere anche superman o catwoman, ma questo non mi impedisce di essere preoccupata. Intesi? >>
 
<< Stia tranquilla, Kate. Gliela riporto sana e salva. >>
<< Oh, andiamo! Sappiamo tutti e due che Noel non ha bisogno della guardia del corpo! Non mi riferisco a lei, mi riferisco a voi. Guardatevi le spalle l’un l’altro. D’accordo? >>
 
Ghish si limitò a rispondere sorridendo. Quella donna era davvero gentile e premurosa. Gli ricordava la sua madre adottiva.
 
 
Si teletrasportarono in fretta, dopo essersi assicurati di essere lontani da sguardi indiscreti.
Noel e Ghish, prima di partire, avevano localizzato con precisione il posto preciso della Russia in cui recarsi, in modo tale da non potersi sbagliare.
 
Ciò non impedì loro di sbagliare ben tre volte, tra un bisticcio e l’altro sul decidere di chi fosse stata la colpa.
Quando finalmente giunsero a San Pietroburgo, proprio nei pressi dell’imponente cattedrale, entrambi tirarono un sospiro di sollievo, assieme a un brivido di freddo trattenuto a stento.
 
Non che non fossero preparati al freddo che avrebbero trovato, ma avvertirlo così all’improvviso li colse di sorpresa.
 
<< Ci siamo. >>
<< Già. >> sussurrò Ghish, ancora tentennante sulla sua decisione.
Istintivamente, Noel gli strinse la mano guantata, incrociando le dita con le sue, incoraggiandolo e rassicurandolo. Per l’ex-alieno fu una sensazione piacevole e piena di calore.
 
<< Dunque, >> fece la ragazza, prendendo il foglio con un indirizzo scritto sopra, << la famiglia Petrov si trova a tre km verso sinistra dalla cattedrale. Facciamo presto prima che mi si ghiaccino le dita dei piedi. >>
<< Giusto. >>
<< Hai intenzione di parlare a monosillabi ancora per molto, Kisshu? >>
<< Piantala! >>
 
 
Percorsero tutta la strada necessaria, fino ad arrivare ad una graziosa casetta color cipria ad angolo.
<< Hai portato il foglio con le frasi da dire? E il vocabolario? >>
<< Ho preso tutto, tranquilla. >> disse Ghish, sbuffando.
<< Ottimo. Andiamo. >>
Ancora mano nella mano, si avviarono alla porta di quella graziosissima abitazione.
Noel bussò delicatamente, e in poco tempo li aprì una giovane donna con in braccio un neonato avvolto da una copertina in lana rosa.
 
<< Dobroye utro. [Buongiorno.] >> disse lei, sorridendo.
Vedendo che Ghish non accennava a rispondere, Noel prese il foglietto con le frasi e si apprestò a parlare.
<< Dobroye utro, madam. Menya zovut Noelʹ Mustang. My ishchem g-n Petrov, u nas yestʹ informatsiya , chtoby sprositʹ u nego. Mozhete li vy skazatʹ mne, gde ya mogu yego nayti? [Buongiorno, signora. Mi chiamo Noel Mustang. Stiamo cercando il signor Petrov, abbiamo delle informazioni da chiedergli. Sa dirmi dove posso trovarlo?]>>
 
Ghish rimaneva in silenzio, osservando e ascoltando la loro conversazione, senza tuttavia capirci granchè.
 
La signora di fronte alla domanda di Noel sorrise, rispondendole con garbo. << Ego niet doma, a ya yego zhena. Vy mozhete sprositʹ menya , mozhet bytʹ, ya mogu pomochʹ. [Non è in casa, ma io sono sua moglie. Puoi chiedere a me, forse posso esserti utile.] >>
 
La mezza dea lanciò prima un’occhiata a Ghish, poi si voltò nuovamente per porre la domanda all’interlocutrice.
 
<< My khoteli sprositʹ nekotoruyu informatsiyu opropavshey mal'cik mnogo let nazad. Yego imya bylo Kisshu Dorian Petrov. [Volevamo chiedere alcune informazioni su un bambino scomparso molti anni fa. Il suo nome era Kisshu Dorian Petrov.] >>
 
La donna rimase in silenzio per un attimo, guardando con stupore i due.
<< Vy uzhe slyshali o nem? [Lo ha già sentito nominare?] >>
<< Konechno, >> rispose la donna, << moy muzh vsegda govorit ob Aleksandre . Eto byl yego brat. >>
 
A quella risposta, Noel controllò in fretta il vocabolario, rimanendo poi pietrificata. Ghish continuava ad osservarla senza capirci granchè e lasciando spazio a tanta confusione.
 
<< B..brat? >>
<< Da. Roditeli moyego muzha sovershili poyezdku v Yaponiyu , prinosya s soboy ikh mladshiy syn, no popal v avariyu. Kisshu ne bylo naydeno. >>
 
Di nuovo, Noel controllò in fretta il vocabolario, per poi rimanere in silenzio.
 
La donna tornò a sorriderle cordialmente. << Aleksandr skoro budet zdesʹ . Yesli vy khotite , vy mozhete podozhdatʹ v gostinoy . YA predlagayu vam chego-nibudʹ goryachego , rebyata. [Aleksandr sarà qui tra poco. Se volete, lo potete aspettare in salotto. Vi offro qualcosa di caldo, ragazzi.] >>
 
Noel rimase ancora in silenzio, poi ricambiò il sorriso. << Spasibo, no my dolzhny idti . Do svidaniya, madam. [Grazie, ma dobbiamo proprio andare. Arrivederci, signora. ] >> e, detto questo, afferrò la manica del cappotto di Ghish e lo trascinò via con sé.
 
 
 
Impossibile non notare l’espressione basita di Noel. Metteva ansia.
<< Mi spieghi che è successo? Che ti ha detto? Io non ci ho capito niente! >>
A quelle parole, Noel smise di camminare. Si voltò verso Ghish, con aria seria.
<< E’ che non so come dirtelo. Non credo sia una cosa da prendere alla leggera. >>
<< Noel, mi stai facendo preoccupare. Sputa il rospo, accidenti! >> esclamò il ragazzo, con un tono leggermente più elevato.
 
Noel gli prese entrambe le mani e prese un grosso respiro.
<< Quella donna, Ghish, era la moglie del signor Aleksandr Petrov. >>
<< Sì, che fosse la signora Petrov l’avevo capito. E allora? >>
<< Mi ha detto che conosce fin troppo bene il tuo nome. >>
L’ex-alieno inarcò un sopracciglio, sempre più confuso. << E perché? >>
 
<< Ghish, >> disse lei, stringendo di più le sue mani, << mi ha detto che quell’uomo è tuo fratello. >>
 
Ghish rimase in silenzio, senza mutare la sua espressione. Lasciò così a lei la possibilità di continuare.
<< Sta a te decidere. Possiamo tornare da quella signora e aspettare Aleksandr. Puoi prenderti un po’ di tempo in più e poi tornare, magari da solo se lo preferisci. Puoi fare quello che vuoi. Pensaci bene. >>
 
Rimasero così, in silenzio, con le mani intrecciate, per molto tempo.
Ghish non fiatava, mentre la sua mente vagava in una vita alternativa, con un fratello vero, una nipotina vera, una famigliavera, sua. La immaginava in silenzio, provando a idealizzare il calore che potesse scaturire.
Ma, nonostante fosse allettato da una cosa del genere, capì che, in cuor suo, non era ciò che desiderava ardentemente.
Voleva qualcos’altro.
C’era una sola cosa, una sola persona, di cui non avrebbe mai potuto fare a meno nella sua vita.
E non poteva più aspettare.
 
<< Torniamo a casa. >> fu, perciò, la sua risposta.
 
Noel sgranò gli occhi, perplessa. << Come “torniamo a casa”?! Hai capito che ti ho detto? C’è tuo fratello, f-r-a-t-e-l-l-o! >>
<< Non avevi detto che la scelta spettava a me? >>
Noel si bloccò, titubante. << Sì… solo… non capisco… non muori dalla voglia di conoscerlo? >>
<< Certo che sì. >> rispose prontamente. << Ma preferisco lasciarlo alla sua vita e tornare alla mia. Insomma… io sono Ghish. Un nome, una famiglia o una nazionalità non possono cambiare ciò che sono. Sono felice di aver scoperto la verità, ma sono felice così. Ce l’ho già una famiglia. Ho già delle persone che mi trasmettono calore e affetto, e ho già qualcuno che amo. Cosa potrei volere di più? >>
 
Noel lo fissò, ancora più sbigottita. << Chi sei tu? >>
<< Non rovinare tutto adesso! >> esclamò, facendola sobbalzare.
La ragazza continuò a fissarlo. Rovinare cosa?
 
<< Sto per dichiararmi a te un’altra volta, e vorrei farlo in maniera decente. Quindi stà zitta, perfavore. >>
 
Quelle parole furono sufficienti per togliere definitivamente ogni battutina o rispostaccia dalla bocca di Noel.
Il cuore cominciò a batterle forte, quasi volesse uscire e andarsene per conto suo, mentre l’ex alieno dagli occhi d’ambra poggiava il palmo della mano sulla sua guancia fredda.
 
<< Ti amo, Noel. In fondo non ho mai smesso. E sono stato uno stupido a pensare di poterti dimenticare con tanta facilità. Dimmi che anche per te non è cambiato nulla, e ricominceremo da capo, insieme. E stavolta sarà per sempre. >>
 
Ah, se Noel avesse potuto vedere con quanta rapidità la rosa in camera sua si sbiadiva, lasciando solo i bordi rosa e diventando quasi completamente bianca…
 
Come poter negare quel sentimento che non si era voluto piegare neanche di fronte all’incantesimo di Afrodite, finendo col tornare più forte di prima?
 
Lo vide avvicinarsi a lei, prendendole il viso con entrambe le mani.
Si sorprese ella stessa nel rendersi conto di quanto bramasse il contatto con le sue labbra. Quel contatto a cui aveva detto addio prima di partire per l’Olimpo.
 
Prima di partire…
 
 
Mentre le labbra impazienti di Ghish si accostavano alle sue, le parole di Zeus le tornarono alla mente, impedendole di fare ciò che il cuore le implorava di fare.
 
<< Aspetta, Ghish. >>
 
Il ragazzo si fermò, visibilmente disturbato da quelle parole. << Perché? >>
 
Noel gli sorrise mestamente. << Non possiamo. >>
 
<< Perché?! >> insistette.
 
I suoi occhi si inumidirono, mentre il suo cuore si spezzava al solo pensare cosa stesse per dire. << Perché dovrò andare via, dopo la battaglia. E questa volta sarà per sempre. >>
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Salve!!!
Stranamente, questa volta sono riuscita ad aggiornare più in fretta rispetto agli ultimi standard!
Questo capitolo non è granchè, me ne rendo conto. E forse qualcuno vorrà picchiarmi per il melodramma che sto creando xD
Ad ogni modo, posso anticiparvi che tra circa 3 capitoli sarà ufficialmente tutto finito, quindi vi assicuro che sarà un melodramma di breve –se non brevissima- durata.
Detto ciò, vi lascio agli eventuali commenti che, ripeto per la triliardesima volta, sono graditissimi.
Grazie a chi continua a seguirmi e a recensire!
Un abbraccio a tutti,
Scarlett_92.

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Capitolo 46
*** Capitolo 45. ***


CAPITOLO 45.
 

 
Dopo aver udito quelle parole, Ghish non potè far altro che rimanere in silenzio. Dopotutto, non era la prima volta che Noel anteponesse le decisioni di Zeus a lui; avrebbe dovuto aspettarselo.
Senza dire nulla, si allontanò da Noel e continuò a camminare da solo per le strade di San Pietroburgo, lasciando la ragazza davanti alla cattedrale, che capì dal suo gesto che non era il momento per seguirlo.
 
Passarono molte ore, durante le quali Ghish si allontanò di un bel po’. Mentre camminava senza una meta precisa, la rabbia furente cominciò a spandersi dal suo cuore ferito fino ai polmoni, al fegato, al cervello. Tant’è che dovette scaricarsi dando un forte calcio ad un malcapitato albero nei paraggi.

<< Chto vse v poryadke , malʹchik? >>
A quelle parole dal significato sconosciuto, Ghish si voltò di scatto.
Di fronte a lui, in piedi, v’era un giovane uomo alto, forse sui 25 anni, con un berretto grigio scuro in testa e un caldo giaccone nero.
Prima di soffermarsi sui sui tratti somatici più del dovuto, afferrò in fretta il suo vocabolario per decifrare la frase dello sconosciuto.
 
“Oh,”si disse “vuole sapere se è tutto ok..”
 
Trovò l’elenco delle frasi fondamentali di uso frequente alla fine del blocco, fino a trovare quella giusta, guardandolo negli occhi.
<< Da, spasibo. [Sì, grazie.] >>
L’uomo sorrise.
Questa volta Ghish si soffermò su ciò che si intravedeva al di sotto del berretto grigio.
Qualche ciocca di capelli castani e poi..
E poi due occhi ambrati, incredibilmente uguali ai suoi.
Facendoci caso, anche i lineamenti erano meticolosamente fotocopiati.
Sembrava una sua copia più grande. Avrebbe detto che fosse un Ghish del futuro, se non fosse stato per i capelli castani quasi riccioluti e la costituzione più muscolosa.
 
La domanda fu d’obbligo.
<< Sluchayno vas zovut Aleksandr Petrov ? [Per caso si chiama Aleksandr Petrov? ] >>
 
L’uomo inarcò un sopracciglio. Diamine, perfino la stessa mimica facciale.
<< Da. Kak vy znayete? [Sì. Come fai a saperlo? ] >>
 
Incredibile ma vero. Si trovava di fronte all’unico legame umano rimastogli. Suo fratello.
Strano il destino. Pensare che non lo stava neppure cercando…
 
L’uomo sembrò accorgersi del suo tentennamento. Guardò il vocabolario che aveva Ghish in mano, poi si rivolse a lui.
<< Giapponese? >> chiese. Ghish ebbe bisogno di un po’ di tempo prima di elaborare che avesse parlato nella sua lingua.
 
<< …P..parla la mia lingua? >> disse allora, tentennando.
 
<< Da. Non molto bene, però. Madre era Giapponese, portò me a Tokyo tanti anni fa. >>
 
<< Ah.. capisco. >>
 
Stettero un po’ in silenzio, poi Aleksandr riprese a parlare. << Perché non viene a casa mia? Tuo giubbotto è molto leggero, congelerai. Andiamo, ti offro tè caldo! >> esclamò, prendendo il ragazzo per un braccio e trascinandolo con sé verso la sua auto, senza accettare obiezioni.
 
In poco più di un quarto d’ora arrivarono all’ingresso della casa che aveva già visto poco prima.
 
L’uomo estrasse le chiavi e aprì, chiamando a gran voce “Dana”, evidentemente sua moglie.
 
Infatti, la donna fu subito all’ingresso, stavolta senza il fagottino in braccio, accogliendo il marito con un tenero sorriso.
Poi rivolse uno sguardo a Ghish.
<< V kontse kontsov vy vstretilisʹ s nim! [ Alla fine lo hai incontrato!] >>  Esclamò.
 
<< Vy yego znayete ? [Lo conosci?] >> chiese Aleksandr. << Da. E ' byl zdesʹ , chtoby uznatʹ nekotoroye vremya nazad. Ona byla s podrugoy. On , dolzhno bytʹ, poteryal. [E’ stato qui, poco fa. Era con una sua amica. Deve essersi perso.]  >> << Ponimayu. [Capisco.] >>
 
Poco prima che Aleksandr potesse rivolgersi a Ghish, Dana trattenne il respiro.
Li vide uno accanto all’altro, per un attimo, con la stessa espressione sul volto. La loro somiglianza, facendoci caso, era impressionante.
Aleksandr si accorse dell’espressione della moglie << Chto proiskhodit ? [Che ti succede?] >> le chiese.
<< Eto stranno. Mne nravyatsya mnogiye i nazyvayut Ghish . Dazhe vozrast sovpadayet. Kogda on byl zdesʹ, zovet tebya. Eto ne mozhet bytʹsovpadeniyem. [E’ strano.Ti somiglia tantissimo e si chiama Ghish. Anche l’età coincide. Quando è stato qui ha chiesto di te. Non può essere una coincidenza. ] >>
 
A quel punto, Aleksandr si voltò verso Ghish, guardandolo dritto negli occhi e riconoscendo, questa volta, gli occhi di suo padre –nonché i suoi- e quello strano colore castano-verdone che era lo stesso della sua nonna materna. Possibile?
 
<< Kisshu? >> chiese, tentennando, portandosi le mani alla bocca e con una espressione ancora incredula. << No, non può essere tu! Kisshu morto con miei genitori… lui.. lui scomparso da 17 anni…Non può… Eto ne vozmozhno. Eto ne vozmozhno! [Non è possibile. ] >>
 
Resosi conto di essere stato “scoperto”, Ghish indietreggiò automaticamente. Non era pronto. Proprio no.
<< Io… Volevo solo conoscere le mie origini. Neanche sapevo di avere un fratello… io… >>
<< Oddio! Oh mio Dio! Sei davvero Kisshu? >>
 
Ghish indietreggiò ancora. Poi prese coraggio e sorrise al fratello << Non cercarmi, ok? Ho una famiglia e sono felice. Mi ha fatto piacere conoscerti. Do svidaniya. >> e, detto questo, uscì da quella casa e corse via, mentre Aleksandr fissava l’uscio di casa senza parole.
 



*                                         *                                         *                                           *                                         *               




<< Ares.. hai visto anche tu? >>
<< Sì, Eris. La rosa è quasi completamente bianca. >>
 
La dèa della Discordia guardava con aria combattuta il suo interlocutore. << Come faremo? Non ci resta molto tempo prima che torni pura, e il giorno della battaglia è ancora lontano! Se dovesse imparare ad utilizzare l’Arma  prima di allora noi saremmo spacciati! >>
 
Ares si passò una mano tra i capelli, cercando di trovare una soluzione. << Non puoi provare un altro dei tuoi giochetti? >> << Non servirebbe a nulla. I sentimenti di Noel sono tornati a galla, ed essendo destinati la mia magia non può far nulla per creare un astio talmente forte da separarli! Non abbiamo scampo! >>
 
<< Ci resta solo una cosa da fare. >>
<< Sarebbe? >>
<< Chiama qui tutti i nostri alleati. Sfrutteremo l’elemento sorpresa. Appena in Giappone sarà l’alba, attaccheremo. >>
 


 
*                                         *                                         *                                           *                                         *
 
 
 
 
<< Che faccio, che faccio, che faccio! >> esclamava Noel, in preda ai dubbi e alle domande che le riempivano la testa, camminando avanti e indietro per la piazza di fronte alla Cattedrale.
Era davvero combattuta.
 
Si fermò, spostando lo sguardo verso l’orizzonte. In Giappone in quel momento mancava poco tempo prima che il sole cominciasse a sorgere. Era praticamente passata una intera giornata e di Ghish aveva completamente perso le tracce. Chissà, forse era già tornato a casa. Era molto arrabbiato, ed in effetti non aveva tutti i torti.
 
Lei Ghish lo amava, lo amava sul serio. Ma a cosa sarebbe servito tornare insieme, se a distanza di pochi mesi sarebbe tutto finito per sempre?
Non aveva scampo. Andare contro il volere di Zeus era impossibile, a conti fatti.
Ma doveva pur esserci un modo per deviare le sue decisioni e costringerlo a cambiare idea.
Il problema era: come?
 
Tempo fa Fos le aveva spiegato che quando Zeus impartiva un ordine, era impossibile sfuggirvi e non obbedire. Diventava un obbligo categorico, al quale non c’era scampo. Disse che era un po’ come quando Ares giurò di riportare indietro Blaine..
 
<< Un momento. >>
 
Di scatto, la ragazza cominciò a correre, chiamando con forza Ghish.
 
 
 
 
*                                         *                                         *                                           *                                         *
 
 
 
 
Tutti gli dèi alleati ad Ares si riunirono nel punto prestabilito, aspettando che il dio della Guerra parlasse.
 
<< Miei cari alleati! >>, iniziò, << Abbiamo aspettato abbastanza. Se concedessimo ancora i mesi promessi ai nostri avversari, la mezza dea avrà un vantaggio immane su di noi e finiremo col perdere miseramente. Riunitevi e preparatevi, perché è giunto il momento di attaccare! >>
 
Nel brusio generale due dèi si fecero avanti. Erano Athena e Apollo.
 
<< Non essere precipitoso, Ares! >> esclamò la dea della Saggezza, << Abbiamo un patto da rispettare. Anticiparci sarebbe sleale, va contro i nostri princìpi! >>
<< Va contro quelli di Zeus, semmai! Non rimanere ancora legata a certe formalità, Athena! >>
<< Lei ha ragione. >> questa volta fu Apollo a parlare. << Se proprio vogliamo essere sinceri, io non capisco perché dobbiamo provare tutto questo astio, Ares. Potremmo risolvere tutto pacificamente! >>
 
Tutto ciò che ottenne in risposta fu una guardataccia del dio della guerra.
<< Non ascoltarli, amico mio. >>
Un'altra voce uscì allo scoperto, innalzandosi sulle altre. Era Ade.
Si avvicinò ad Ares e gli diede una pacca sulla spalla, per poi voltarsi verso gli altri dèi. << Ormai è deciso. Non vogliamo più aspettare e lasciare che Zeus prenda ancora il comando su di noi! Chi non è con noi può anche andar via, non vi giudicheremo. >>
 
 
 
 
 
*                                         *                                         *                                           *                                         *
 
 
 
 
Ghish comparve all’improvviso alle spalle di Noel, mentre lei, imperterrita, girava per le stradine adiacenti alla Cattedrale sperando di trovarlo.
 
<< Ti serve qualcosa? >> le disse, brusco, facendola sobbalzare.
Noel si voltò, scontrandosi col suo sguardo freddo e… sì, deluso.
<< Devo parlarti. >> << Non voglio ascoltarti. Torniamo a casa. >>
 
Noel afferrò l’ex-alieno per un braccio. << Andiamo, Ghish! Stammi solo a sentire per un attimo, poi prometto che ti lascerò in pace! >>
 
Il ragazzo le lanciò un’occhiataccia, poi sbuffò e si fermò di fronte a lei, incrociando le braccia.
<< Sentiamo. >>
 
 
 
*                                         *                                         *                                           *                                         *
 
 
 
 
<< Athena, che fai? Non dovresti essere qui senza preavviso, potrebbero scoprirti! E perché c’è Apollo con te? >> chiese Fos, trovandosi di fronte l’amica e il dio del Sole.
 
<< Non c’è tempo per le formalità, Fos. Non abbiamo più tempo. >>
<< Che vuoi dire? >>
<< Chiama Zeus, e tutti i nostri alleati. Attaccheranno all’alba, Fos, tra poco più di mezz’ora. Il patto è saltato, non hanno più intenzione di aspettare. >>
 
 
 
 
*                                         *                                         *                                           *                                         *
 
 
 
 
<< Ti muovi, mezza dea? Sto aspettando. >> disse nuovamente Ghish, incitandola a parlare per poi togliersela di torno.
 
Noel prese un respiro profondo, poi afferrò le mani del ragazzo con forza.
 
<< Che fai? >> chiese quello, titubante, osservando quella stretta improvvisata.
 
<< Guardami. >>
 
Ghish inarcò un sopracciglio, obbedendo.
 
Si ritrovò dinanzi uno sguardo determinato, solenne, che in Noel non aveva mai visto.
 
 
 
 
*                                         *                                         *                                           *                                         *
 
 
 
 
Tutti gli alleati di Zeus si mossero in fretta, dirigendosi nel luogo dello scontro. Erano arrivati con qualche secondo di anticipo, tuttavia erano assolutamente impreparati di fronte a ciò che stava per accadere così in anticipo.
 
<< Ragazzi miei! >> esclamò all’improvviso Ares, cogliendoli di sorpresa mentre ancora bisbigliavano tra loro in cerca di una soluzione.
 
<< Traditore, vigliacco che non sei altro! Dov’è finita la tua dignità, il tuo onore? >> Urlò Zeus, mantenendo il suo atteggiamento imponente.
 << Abbassa la cresta, vecchio! Siete pronti a morire? Perché, vi avverto, non sarà per nulla gradevole! >>

 
 
 
*                                         *                                         *                                           *                                         *
 
 
 
 
<< Io ti giuro, Ghish, sulla mia stessa vita, che qualunque, qualunque cosa accada, resterò al tuo fianco per sempre. >>
<< C..cosa? >>
 
 
E, in quel preciso istante, sotto gli occhi ancora increduli di Ghish, una luce accecante li travolse.
 





 
 
 
 
Salve a tutti!
Questo capitolo è un intreccio di conversazioni separate tra loro…spero di aver reso l’idea!
Che dire? Il conto alla rovescia è scaduto: siamo arrivati alla battaglia finale!
Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando!
Un abbraccio a tutti,
Scarlett.

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Capitolo 47
*** Capitolo 46. ***


CAPITOLO 46.
 
 

<< Miso-thèa. >>
<< Mmm.. >>
<< Svegliati, Miso-thèa! >>
 
Noel aprì gli occhi di scatto. No, quelle decisamente non erano le mura di camera sua. E i suoi vestiti? Completamente diversi. Sembrava…sembrava una dea.
 
Provò a guardarsi intorno, cercando di capire dove potesse trovarsi.
Attorno a lei non c’erano vere e proprie pareti, anzi, quel posto sembrava avere dimensioni infinite.
Si alzò, tentennante, provando a esplorare quel luogo tanto strano; poi, all’improvviso, qualcosa la bloccò.
Una sorta di attrazione magnetica proveniente dal basso.
Abbassò lo sguardo e finalmente si accorse che, poco più avanti dei suoi piedi, v’era una sorta di gabbia sotterranea.
 
 
<< Ma cosa… >>
 
<< Miso-thèa. >>
 
<< Che c’è? Perché sono qui? >>chiese, senza capire cosa fosse accaduto.
 
<< Brava, Miso-thèa. Hai riacquistato la tua purezza. >>
 
<< Dici sul serio? >>
 
<< Sì. Devi sapere, Miso-thèa, che le cose più pure che possano esistere a questo mondo sono il Coraggio e l’Amore . Ma attenzione: non parlo di amore effimero, casuale, passeggero, bensì di quelo Eterno, che non muore mai. Quando hai rinunciato a ciò che di più puro avevi hai perso anche il tuo Coraggio, finendo per ritrovarti impura e indegna del compito che ti era stato assegnato. >>
 
<< E qual è? >>
 
<< Te l’avevo detto, Miso-thèa. Il tuo compito è evitare che si compia una strage. Per riuscirci, devi essere a conoscenza dell’uso dell’unica cosa che fa tremare ogni dio. >>
 
<< L’Arma. >> << Esatto. >>
 
<< E mi spieghi come faccio ad aiutarli? Non so neppure di cosa si tratti! >>
 
<< E’ per questo che tu sei qui. Perché sto per mostrartelo. Avvicinati a quelle gabbie, e osservane il contenuto. Quando ti sveglierai, saprai esattamente cosa fare. Ma sbrigati, Ares non ha tenuto fede al patto ed ha dato inizio alla battaglia! >>
 
Noel tentennò. << E.. e se non fossi pronta? Se non fossi ancora degna di salvarli? Cosa accadrà se fallisco? >>
<< Non temere, Miso-thèa. Il tuo cuore è puro, e non dimenticare mai che prima di essere per metà divina sei La Custode della Speranza. Abbi coraggio e fiducia in te stessa. >>
 
Dopo un profondo respiro, Noel fece l’ultimo passo che la allontanava dalla verità.
 
E finalmente vide.
 
 
 
 
 
 
 
 
 << Noel! Noel, dannazione, che ti è preso? Apri gli occhi! >>
 
La mezza dea aprì lentamente gli occhi, ancora scombussolata. Notò subito che si trovava ancora in Russia, tra le braccia di un più che agitato Ghish.
 
<< Ghish… >>
<< Ti sei svegliata.. mi hai fatto prendere un colpo! >>
 
Noel si alzò lentamente, guardandosi intorno << Perché? Che è successo? >>
<< Come “che è successo”? >>, sbottò lui, << eravamo sul punto di andare via quando mi hai detto… >> arrossì, per poi continuare << …delle.. cose e poi ti sei illuminata di colpo, e quando la luce si  è dissolta eri a terra priva di sensi. >>
 
<< Oh.. >> bisbigliò lei. Poi, ricordandosi quelle parole corse con lo sguardo sul suo braccio.
 
<< A proposito.. >> chiese Ghish, mentre lei ancora ispezionava l’arto, << da quando in qua quando uno sviene viene tatuato? >> e, mentre parlava, indicò il polso destro della ragazza.
 
Ghish le aveva facilitato il compito, trovando prima di lei ciò che stava cercando.
Tirò un sospiro di sollievo, sorridendo.
 
<< Perché sorridi? >> << Niente, niente. >>
 
Ghish si zittì, sospettoso, poi le sfiorò una ciocca di capelli. << Allora, >> disse, con aria maliziosa, << era una proposta di matrimonio o cosa? >>
 
Noel avvampò, per poi ricomporsi. << Certo che no. Ho 18 anni, non sono mica scema. >>
 
<< E allora mi spiegheresti, di grazia? >>
 
La ragazza si alzò in piedi, seguita da Ghish. << Era il mio modo per dirti che ti amo anche io.. >>
<< E? >>
<< E che Zeus tornerà a casa da solo, che lo voglia o no. >>
 
Ghish non aspettava di sentire altro. Le prese il volto quasi con foga e la baciò, con tanto amore da far male.
Perché in quella stretta, in quel bacio, si racchiudevano tanti mesi di lontananza, di attesa, di speranza di ritrovarsi.
Nel momento esatto in cui le loro labbra tornarono a sfiorarsi, entrambi si sentirono come se finalmente la loro incompletezza si fosse colmata. Come se le labbra dell’uno fossero state plasmate appositamente per unirsi a quelle dell’altra.
 
 
Quando un paio di passanti cominciarono ad applaudire, Noel e Ghish si staccarono, imbarazzati.
In un lampo, nella mente di Noel rimbombò ciò che lo Scrigno le aveva detto. La battaglia era iniziata.
 
<< Dobbiamo andare, Ghish, e anche di corsa. >>
<< Perché? >> << La battaglia è iniziata. >>
 
Ghish sgranò gli occhi << C…come iniziata? Mancano mesi! >>
<< Non sempre gli dèi sono di parola. >> << E’ una frecciatina per me? >>
 
Noel gli sorrise, in un misto di tenerezza e determinazione. << No. Quello era un giuramento solenne. >>
 
L’ex alieno sogghignò, arrivando con le labbra al suo orecchio << Evita di farmi queste faccine se vuoi farmi rimanere concentrato durante la battaglia, o ci rimarrò secco. >>
Noel avvampò, dandogli una gomitata << Smettila, idiota! >>
 
E mentre ancora bisticciavano, arrivarono in un luogo appartato per teletrasportarsi.
 
 
 
 
 
 
*                                       *                                         *                                                *                                        *
 
 
 
 
 
<< Cosa fate lì impalati, >> disse Ares, con aria strafottente, << perché non attaccate? Oh, lo so! La vostra principessina ha avuto qualche contrattempo e non ha abbastanza potere per contrastarci, dico bene? Avete portato questa insulsa squadretta umana da due soldi, firmando anche la loro condanna a morte! >> esclamò, riferendosi alla squadra Mew Mew giunta sul posto.
 
Poseidone ringhiò, e in quello stesso istante le acque del piccolo ruscello adiacente cominciarono a ribollire.
<< Calmati, fratello. >> gli sussurrò Zeus. << Mi meraviglio di te, Efesto! Pensare che ti ritenevo mio fedele amico! >>
 
<< Amico?! Perpiacere, Zeus, non essere blasfemo! >> esclamò il dio-fabbro, << chi, sull’Olimpo, può considerarsi davvero tuo amico? Siamo tutti servi, schiavi dei tuoi ordini e dei tuoi capricci! Costretti a subire in silenzio qualunque sopruso, talvolta costretti a tacere perfino quando seduci le nostre donne! Questa non è amicizia, questa è schiavitù pura! Ma oggi tutto questo avrà fine! >>
 
Zeus fece spallucce << Sì, ok, magari sono un po’ dongiovanni, magari non sono esattamente un uomo fedele, ma non mi pare che vi siate mai lamentati ogni volta che ci si riuniva! Credete davvero che, se me ne aveste parlato, avrei ignorato il vostro volere? >>
 
<< Quante chiacchiere, Zeus. Bla, bla, bla! >> intervenne Ade, mimando un becco con la mano. << Qui contano i fatti, e i fatti vogliono che oggi si compia il nostro destino. Che ti piaccia o no, le cose cambieranno dopo questo giorno! >>
<< Giuste parole, Ade. Infatti dopo oggi gravi conseguenze subiranno tutti coloro che ci hanno traditi! >>
 
<< Ora basta! >> esclamò il loro capo, Ares, << che la guerra abbia inizio! >>
 
 
<< FERMI! >>
 
 
Una voce, delicata ma allo stesso tempo forte, interruppe tutti.
 
<< Noel! Qual gioia averti tra noi, oggi! >> squittì il dio della Guerra, allargando le braccia in segno di saluto. << Allora, signorina, da quale parte sei intenzionata a schierarti, assieme al tuo cavaliere? Sei ancora ben accetta da noi, lo sai? >>
 
 
<< Non osare rivolgerti a MIA figlia! >> ringhiò Fos, come una leonessa in procinto di difendere i suoi cuccioli.
Ares si bloccò per una frazione di secondo, per poi sogghignare.
 
<< Da nessuna. >>
 
Sia Ares che Zeus e Fos, nonché il resto degli dèi, si voltarono con incredulità verso Noel.
 
<< Sono qui per interrompere la guerra. >>
 
 
Ci fu un silenzio tombale, poi tutta la fazione nemica scoppiò in fragorose risate, mentre gli alleati di Zeus rimasero pietrificati da quelle parole.
 
<< Oh, andiamo, tesoro! Vuoi davvero toglierci questo spasso? >> disse Ares, beffeggiandola.
Le si avvicinò in un lampo, circondandole le spalle e cominciando a girare in tondo, con fare amichevole.
<< Forse la tua mente per metà umana non ingrana bene oggi. Bene, segui il mio ragionamento. Sono potente, ho un intero esercito dalla mia parte e sono in vantaggio ancor prima di cominciare. Aspetto un momento simile da…tipo… due miliardi di anni, quindi, bocciolo di rose, mi spieghi perché dovrei rinunciare a una vittoria certa? >>
 
Noel gli sorrise, quasi come se provasse pena << Tu non vincerai oggi, Ares. >>
 
Il dio della guerra si fermò, indignato, allontanandosi. << E perché, razza di insolente? >>
 
<< Da bocciolo di rosa ad insolente, che cambiamento! >> ridacchiò la mezza dea, sicura di sé. << Non vincerai perché non è il tuo destino. E perché, se devo scegliere, di certo non sceglierò la tua banda di fenomeni. >>
 
<< COME TI PERMETTI?! >> urlò stavolta lui, puntando la sua spada in alto.
 
Il segnale era stato lanciato. La guerra aveva ufficialmente inizio.
 
Mentre tutti si lanciavano gli uni contro gli altri, Noel chiuse gli occhi, congiungendo le mani in segno di preghiera.
 
<< Elpìda. >> sussurrò, delicatamente.
Una leggera folata di vento la avvolse, come una mamma che avvolge tra le coperte il suo bambino. Poi, all’improvviso, il terreno sotto i suoi piedi cominciò a tremare. Un tremore che interruppe tutti.
 
Fulmini squarciarono il cielo, atterrandole intorno senza mai sfiorarla. Le nuvole in cielo si aprirono, il ruscello di lato cominciò a muoversi freneticamente come mare in burrasca.
 
Poi, un fulmine colpì in pieno la fanciulla, tranciando il respiro dei presenti.
 
Non appena quel fulmine ebbe finito di illuminarla, una Noel completamente diversa appariva ai presenti.
 
Non era umana.
Non era dea.
 
Una donna dalle fattezze celestiali e pure, vestita di bianco e interamente rivestita di luce aveva preso il suo posto.
 
Noel alzò lo sguardo e sorrise, mostrando occhi ancora più chiari di prima, quasi cristallini. Uno sguardo che avrebbe messo soggezione a chiunque l’avesse incrociato.
 
 
Perfino Zeus e Ares erano rimasti sbalorditi da tanto potere.
<< Come… come hai..? >>
 
<< Fatto? Oh… ehi, che è successo alla mia voce? Vabbè, dettagli. >> disse Noel, in una sorta di monologo interiore, nel momento in cui si rese conto che la sua stessa voce suonava come un delicato eco, quasi come quello dello Scrigno. << Dicevamo, Ares. La storia è lunghetta, ma mi limito a dirti questo. Fermati ora. Te lo dico sinceramente. Sono la prima a non voler far del male a nessuno, qui. Arrenditi, chiarisci tutto pacificamente e andrà tutto per il meglio. >>
 
Ares sembrò tentennare sulla risposta. Ci andava di mezzo il suo orgoglio. No, il dio della guerra non si sarebbe mai tirato indietro, non avrebbe mai alzato la bandiera bianca. Lui era spietato, erano i suoi avversari ad arrendersi. Lui non lo avrebbe mai fatto.
 
<< Scempiaggini! Io non mi tirerò indietro! Sono il dio della Guerra, e vincerò, come è scritto nelle mie vene immortali! >> ringhiò con aggressività.
 
<< Miei amici! >> urlò poi, rivolgendosi ai suoi alleati, che si erano fermati di fronte alle parole della fanciulla. << Non fatevi abbindolare da quella donna! Vuole solo intimidirci e ingannarci per far sì che i suoi amici vincano, ma noi non lo permetteremo! Uccidetela! Uccideteli tutti! >>
Come se le loro batterie fossero state ricaricate, gli alleati di Ares tornarono alla carica con più foga di prima.
 
 
E, mentre l’assalto ricominciava tra il Bene e il Male, un grido d’onnipotenza di espanse dalle corde vocali della mezza dea, che nel mentre aveva allargato le braccia in segno di evocazione.
Un grido che, stavolta, trasformò i volti agguerriti degli dèi in smorfie di terrore.
 
 


<< TITANÈS! >>
 
 
 
 
 
 
Salveee!!!!
lo so cosa state pensando: quella sciroccata di Scarlett stasera non ha niente da fare e si mette a pubblicare due capitoli! Eh beh, quando si ha la febbre di sabato..sono cose che capitano!
Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento! Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate, io ci tengo molto..soprattutto ora che siamo alla fine! Mi piacerebbe sapere che cosa vi ha spinti a leggere la mia storia, cosa vi è piaciuto e cosa no..e magari in cosa dovrei migliorare se dovessi eventualmente decidere di darvi fastidio con qualche nuova storia! XD
Per stasera, ovviamente, mi fermo qui con le pubblicazioni. Non so quando pubblicherò il prossimo capitolo che, udite udite, potrebbe essere l’ultimo o il penultimo (dipende da come si evolve il finale man mano che lo scrivo)..
Grazie infinite a chi continua a seguirmi con tanta pazienza!
Un abbraccio a tutti,
Scarlett.

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Capitolo 48
*** Capitolo 47- End. ***


CAPITOLO 47.
 
 

*ATTENZIONE!*: La parte in corsivo chiusa tra parentesi graffe è un flashback.
Buona lettura.
 
 
 
Dopo un profondo respiro, Noel fece l’ultimo passo che la allontanava dalla verità.
    E finalmente vide.
 
Un gruppo di esseri enormi, ancora avvolti nella penombra, chiedeva aiuto in una lingua strana, forse greco antico.
 
<< Ma che diavolo… >> << In questo momento, ti trovi nelle remote profondità del Tartaro, Noel. Quelli che vedi imprigionati e in catene sono i Titani. >>
 
Noel indietreggiò istintivamente << Cosa?! Ma… ma… i Titani dovrebbero odiare gli dèi, soprattutto Zeus! Non è stato lui stesso a rinchiuderli qui?! >>
 
<< Certo, Noel. Ma, come è accaduto nel tuo caso, non tutta la nostra storia è stata raccontata agli umani. Molte cose ci sono che nessuno sa e che forse non saprà mai; la mitologia è ricca di misteri, molti dei quali devono rimanere tali, per il bene di tutti. >>
 
Noel rimase in silenzio, lasciando che proseguisse.
 
<< E’ vero, Zeus li ha imprigionati qui. Ma c’è un motivo: a suo tempo, i Titani erano esseri senza scrupoli né coscienza alcuna, agivano a caso, senza un briciolo di autocontrollo. Così il padre degli dèi si recò dalle Parche, e gli fu detto che i Titani andavano rinchiusi per la salvezza di tutti, in quanto esseri su cui lui non aveva alcun potere. Sarebbero stati liberati solo quando sarebbe finalmente giunto un essere degno di guidarli, a cui loro avrebbero obbedito con una fedeltà e devozione al di là di ogni immaginazione terrena e ultraterrena. Tuttavia, non gli fu mai rivelato quale fosse il momento e l’essere giusto; per tale motivo nessuno si aspetta che vengano liberati, oggi, da te. >>
 
Noel sgranò gli occhi << I… i Titani sono l’Arma?!?!? >> << Esatto. Il mistero dei tuoi poteri e della salvezza di dèi ed umani finisce qui, in questo luogo, dinanzi a queste creature. Liberali, e nell’esatto momento in cui aprirai queste celle loro riconosceranno il tuo ruolo e ti saranno devoti fino alla fine. Quando il tuo tempo sarà finito, lo stesso sarà per il loro. >>
 
La mezza dea rimase lì, impalata, ripetendo nella sua testa ogni parola udita.
Non aveva poi tutta questa voglia di liberare quegli esseri enormi, anzi, l’idea la spaventava un po’.
 
Di fronte a lei, la luce dello scrigno si materializzò fino a prendere le sembianze di una donna, dai capelli biondi e gli occhi verdi. Le prese le mani con delicatezza, sorridendole.
 
<< Il mio compito è finito, Miso-thèa. Ora sei pronta, e sai tutto ciò di cui dovevi venire a conoscenza. Per me è giunto il momento di tornare al mio posto, nel tuo cuore, e di restarci, fino a quando il mio intervento non sarà più necessario. >>
 
Noel tentennò << No! A-aspetta! Non abbandonarmi proprio ora! >>
 
La figura di fronte a lei ridacchiò << Non lo hai capito ancora, Noel? Io sono una parte di te. Non ti ho mai abbandonato, e non potrò mai. Noi due siamo parte di un’unica cosa, non ci separeremo mai. Abbi coraggio, sorella mia . >> e, detto questo, svanì, inglobandosi alla luce proveniente dal corpo di Noel e poi svanendo assieme ad essa.
Noel, a quel punto, prese un profondo respiro e, finalmente, aprì le celle.      }
 
 
<< TITANÉS!>>
 
 
a quelle parole,  dal suolo echeggiò un potente boato, dopo il quale il terreno si squarciò con violenza. Dèi –consci del significato di quelle parole- e umani –increduli, spettatori spaventati e confusi allo stesso tempo- rimasero senza fiato con impotenza, aspettando le conseguenze del pronunciare quel nome terrificante.
 
In breve tempo, alle spalle di Noel si materializzarono esseri enormi, imponenti, dall’aspetto ben poco tranquillizzante.
Tuttavia, nonostante la loro maestosa e mostruosa imponenza, era evidente il modo in cui, immobili, aspettavano ordini da qualcuno.
Qualcuno che –l’avevano capito tutti, ormai- altri non poteva essere che la mezza dea.
 
<< L’Arma… >> sussurrò Ares, cercando di nascondere l’ansia e l’inferiorità che provava in quel momento.
Ingoiò un boccone invisibile, per poi ridacchiare istericamente << Dunque, sarebbe questo il mistero! E’ questa l’Arma di cui abbiamo sempre parlato, senza sapere di cosa si trattasse. Sono colpito! >>
 
Noel annuì, mentre Zeus la guardava con ammirazione. << Allora eri tu quella di cui le Parche mi parlarono, millenni fa.. >>
Non era una domanda, ovviamente.
 
 
<< Oh, bene! Abbiamo i personaggi principali per il nostro teatrino! Non li temo, mezza dea, come non temo te! >> urlò Ares, sebbene la voce quasi tremante lo tradisse. << Zeus li ha rinchiusi una volta, cosa mi impedisce di fare lo stesso, eh? Sono un dio proprio come il tuo bisnonno! Fatti avanti, dunque! >>
<< Fermo, Ares. >> sopraggiunse Eris, poggiando una mano sulla sua spalla. << Non possiamo nulla contro di loro, e lo sai anche tu. Nessuno può immaginare quanto mi irriti pronunciare queste parole, ma è così. Chásame, Ares. >>
 
Il dio della guerra sobbalzò a quelle parole. No, lui non poteva essere sconfitto, non ancor prima di lottare.
<< NO! >> urlò, dimenandosi da quella presa e correndo incontro ai suoi avversari, in preda alla furia più cieca.
<< Sarai anche imbattibile, ma conosco le tue debolezze, mia cara! E ti condannerò a soffrire in eterno! >> e, detto questo, si fiondò con velocità allucinante verso Damon, considerato potente abbastanza da far parte allo scontro.
 
Ma non ci arrivò.
 
<< Práxi̱ .  >>
Fu un sussurro appena percepibile dalle orecchie degli immortali. Un sussurro decisivo.
Perché, in quell’esatto istante, gli esseri di Noel compirono una mossa fulminea, grazie alla quale Ares finì a km di distanza, emettendo un tonfo fortissimo, come se si fosse aperta una chissà quanto grande voragine.
 
Ovviamente, non gli era successo nulla di grave. Era pur sempre un dio.
Tuttavia non ritornò sul campo di battaglia.
 
<< Lo Scrigno non mente mai, Zeus. La battaglia non ci sarà. >> sentenziò Noel, ancora trasformata.
 
E aveva ragione. Era tutto finito.
 
 
Quando tutti se ne resero conto, ci furono sospiri di sollievo, ma anche grida di gioia, abbracci e festeggiamenti vari.
 
Noel riprese la sua forma quotidiana, mentre Ghish le correva incontro, raggiungendola e prendendola in braccio. Poi la baciò, cominciando a roteare su sé stesso con ilarità, mentre Zeus li osservava in silenzio.
 
 
<< Padre Zeus, >> sussurrò con sottomissione Artemide, anch’ella alleatasi ad Ares, << mi inginocchio miseramente dinanzi a te. Castiga noi traditori nel forma ritieni che ritieni più adeguata. >>
 
Zeus sogghignò, intimamente compiaciuto del fatto che si sottolineasse la sua indiscussa superiorità. Tuttavia, aveva già preso la sua decisione.
 
<< Non sarò io a infliggerti la tua punizione. Dunque, alzati, Artemide. >>
 
Artemide sollevò lo sguardo, stentando a comprendere le parole del padre.
<< Chi, allora? >>
 
Zeus indicò Noel, ancora intenta a gioire insieme a Ghish e alla squadra. << Appena saremo giunti sull’Olimpo, sarà lei la nuova Regina degli dèi. E sarà lei a decidere come punirti. >>
 
Noel e Ghish si bloccarono, assieme anche agli altri umani. La mezza dea si voltò, sgranando gli occhi.
<< Forza, mezza dea, andiamo. Saluta i tuoi amici terrestri. >>
 
Dopo un attimo di agitazione, Noel si calmò, incrociando le braccia. << No. >>
 
<< Come hai detto? >> << Ho detto NO. >>
 
Zeus cominciò ad adirarsi << Come osi disobbedire ai miei ordini, signorina? >>
Noel ridacchiò, con un aria soddisfatta che la diceva lunga.
 
A quel punto, il bisnonno arrivò da lei in un lampo, facendo sobbalzare sia lei che l’ex-alieno.
<< Non mi lasci altra scelta, Noel. >> ringhiò. La prese per un braccio, provando a teletrasportarsi sull’Olimpo.
Ma non ci riuscì.
 
Ci riprovò, due o tre volte, ma nulla. Era come se Noel fosse ancorata al terreno.
<< Ma che diamine succede?! >> esclamò, profondamente irritato.
Poi, mentre provava per l’ennesima volta, un luccichio cominciò ad illuminare il polso di Noel.
 
Con scarsa delicatezza, lo afferrò per osservarlo.
Un segno, a forma di “x”, luminoso come se fosse cosparso da diamanti. Ecco cosa vide.
Fu allora che capì.
<< Hai fatto un… >>
 
<< Giuramento? Sì. >>
Zeus boccheggiò, senza fiatare.
<< Se davvero ritieni che gli dèi abbiano bisogno di me, non mi opporrò a diventare Regina. Ma non verrò sull’Olimpo con te. Io da qui non mi muovo, e neppure tu puoi costringermi a farlo, Zeus. >>
 
Ghish guardò Noel con stupore, capendo a cosa si riferisse. Ora era tutto più chiaro: pronunciando quelle parole, in Russia, si era irreparabilmente legata alla Terra, nonché a lui.
 
Zeus, invece, andò su tutte le furie.
Nel momento esatto in cui le sue nocche si strinsero con forza, il cielo si ingrigì, e sotto le nuvole potevano ben intravedersi fulmini pronti a colpire il suolo.
Tuttavia, il tutto durò poco. Zeus parve calmarsi e riprendere il controllo. Sospirò con pazienza, arrendendosi.
<< E va bene, ho capito. Vedrò cosa posso fare per accontentare entrambi. Per adesso ti saluto, nipote, ma tornerò domani per esporti le mie decisioni. >> e, detto questo, svanì assieme a tutti gli dèi.
 
 
 
Tutti osservarono in silenzio quell’allontanamento “divino”.
 
Solo Ghish no. Lui guardava Noel. La fissava, in un misto di adulazione, amore, orgoglio.
 
<< Hai fatto tutto questo… per me? >> disse, facendola voltare in modo da poterle accarezzare il volto.
<< Come? Mi hai preso per una martire? Certo che no! >> sbottò lei, distruggendo l’atmosfera tenera e romantica che si era venuta a creare.
 
Ghish inarcò un sopracciglio, lasciando la presa sul volto di lei con delusione. Sarebbe arretrato per poi allontanarsi, se Noel non avesse a sua volta afferrato il volto di lui, lasciandogli un veloce bacio a stampo.
<< L’ho fatto per me. >> sussurrò, a un soffio dalle sue labbra.
 
Dopo un attimo di stupore, sul volto di Ghish comparve quel ghigno divertito che lo aveva sempre caratterizzato, mentre le cingeva i fianchi, abbracciandola e dandole a sua volta un bacio leggero.
<< Bell’egoista. >>
<< Parla per te. >>
Ghish storse il labbro, contrariato << Dovevi rispondere per forza? Con questa vocetta acida tra l’altro! Era un finale perfetto! >>
<< Ma piantala, idiota! >>
<< NON CHIAMARMI IDIOTA! >>
 
 
E, mentre bisticciavano tra loro -così come avevano sempre fatto sin dal primo momento-, la decisione sull’Olimpo veniva presa.
E il Diadema di diamanti che Noel aveva avuto occasione di ammirare fu liberato dalla sua cella di cristallo.
 
 
 
 
 
 
 *                                                 *                                                        *
 
 
La cerimonia era quasi iniziata. Tutti, dèi ed umani, sedevano con impazienza, aspettando che arrivasse il momento tanto atteso.
Solo per quella occasione, era stato concesso anche agli umani di salire sull’Olimpo, in modo tale da rispettare il giuramento di Noel.
 
Al segnale di Hermes, fiori di tutti i colori cominciarono a cadere delicatamente a terra.
Zeus si alzò dal suo imponente trono, seguito da un’esile figura seduta di fronte a lui.
La fanciulla vestita del color del cielo, con i capelli ondulati e fluenti sulla sua schiena, appena raccolti, si avvicinò al padre degli dèi.
 
 
Al segnale di Zeus, tutti i presenti si alzarono in piedi, aspettando che parlasse.
 
<<Oggi, miei diletti, il nostro mondo sta per cambiare. Mentre io abbandono il mio trono, qualcun altro diviene vostro sovrano. >> disse. Poi, il suo sguardo si spostò su Noel.
<< Noel Mustang, Custode dello Scrigno Sacro, oggi tu sei qui per prendere il mio posto. Giuri tu, miso-thèa, di guidare gli esseri immortali con consapevolezza e profonda dedizione? >>
 
<< Sì. >>
Una prima croce si disegnò sulla fronte della ragazza.
 
<<Giuri tu di agire con saggezza e onestà, facendo il possibile per proteggere i tuoi sudditi, senza sfruttarli o tradirlo in modo alcuno, rimanendo tra i mortali e celando ad ogni essere al di fuori dei presenti la tua identità? >>
 
<< Sì. >>
Una seconda croce sul braccio destro.
 
<< Giuri tu, ancora, di rispettare la vita, terrena e ultraterrena che sia, di agire con altruismo per il bene della tua gente, senza mai essere egoista, e di usare i tuoi doni con coscienza e giudizio? >>
 
<< Sì. >>
Una terza, ultima croce comparve sul suo petto, in corrispondenza del cuore.
 
 
Zeus prese, allora, quel meraviglioso diadema tra le mani.
<< Ed ora, sotto il tuo giuramento solenne, io pongo sulla tua testa questa corona, segno del tuo potere e del tuo ruolo su queste terre. >>
Nel momento esatto in cui il diadema fu posto sul suo capo, esso cominciò a brillare assieme alle tre croci, per poi sbiadire, assieme ai segni sul corpo.
 
<< Io, Zeus, figlio di Crono e Rea, dio del cielo e del tuono, cedo il mio ruolo a te, Custode della Speranza. Da questo momento sarai tu la guida degli esseri immortali. Io ti nomino Regina degli dèi. >>
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Bene, carissimi lettori.
Questa è la fine della mia storia, dopo ben 48 capitoli di intrighi e misteri.
Spero che questo viaggio all’interno della mia fantasia sia stato piacevole, e che non vi abbia annoiati troppo.
Detto ciò, passiamo ai ringraziamenti.
 
Per tutte le recensioni, assidue e non, ringrazio di cuore:
Lady S
darklullaby88
vimar
pollonlove
Raf 96
fairyvally
 
Per aver messo la mia storia tra i preferiti:
 Lady S
darklullaby88
vimar
pollonlove
VeeDrakul
Martandrea
 
Per chi l’ha inserita tra le seguite:
 brillante
 fairyvally
ladyathena
 
E tra le ricordate:
 witch4ever
 
 
Grazie, infine, a tutte le 879 persone che hanno letto con pazienza la fan fiction.
 
 
Vorrei esprimere un desiderio, se possibile:
essendo l’ultimo capitolo, sarei onorata di ricevere da tutti i lettori iscritti ad efp che hanno seguito la storia un parere, un commento finale per questa storia che sembrava quasi non finire mai. Spero davvero di poter leggere le vostre recensioni finali.
 
Detto questo, è ora di salutarsi.
Un abbraccio immenso da Scarlett_92.
 
Γεια σου.

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