L'Oceano d'Oro

di Hil 89
(/viewuser.php?uid=8283)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Un nuovo anno ***
Capitolo 3: *** Amelia e Richard Flatts ***
Capitolo 4: *** Sguardi ***
Capitolo 5: *** Scontri ***
Capitolo 6: *** Sfida ***
Capitolo 7: *** Start ***
Capitolo 8: *** Attacco ***
Capitolo 9: *** Ricordi ***
Capitolo 10: *** Rivelazioni ***
Capitolo 11: *** Trasparenza ***
Capitolo 12: *** La partita ***
Capitolo 13: *** Week – end a Hogsmade ***
Capitolo 14: *** Gelosia ***
Capitolo 15: *** Carpe Diem ***
Capitolo 16: *** La goccia che fa traboccare il vaso ***
Capitolo 17: *** Errori, o forse no?! ***
Capitolo 18: *** Partenze ***
Capitolo 19: *** Home Sweet Home ***
Capitolo 20: *** Natale ***
Capitolo 21: *** Visite inaspettate... ***
Capitolo 22: *** Ricongiungimenti ***
Capitolo 23: *** Friendship ***
Capitolo 24: *** Iniziare a credere in un sentimento ***
Capitolo 25: *** Fall in love ***
Capitolo 26: *** La lettera ***
Capitolo 27: *** Paura ***
Capitolo 28: *** Al San Mungo ***
Capitolo 29: *** Mamma, apri gli occhi! ***
Capitolo 30: *** La Quarta Maledizione Senza Perdono ***
Capitolo 31: *** L'arrivo di John ***
Capitolo 32: *** John Maximilian Carter ***
Capitolo 33: *** Minacce ***
Capitolo 34: *** Riflessioni ***
Capitolo 35: *** La mossa di Malfoy ***
Capitolo 36: *** Si passa all'azione ***
Capitolo 37: *** La rissa ***
Capitolo 38: *** La sospensione ***
Capitolo 39: *** Forgiveness ***
Capitolo 40: *** Notizie dall'Ordine ***
Capitolo 41: *** Lucida follia ***
Capitolo 42: *** I Mangiamorte si muovono ***
Capitolo 43: *** Impotenza ***
Capitolo 44: *** Il bambino sopravvissuto ***
Capitolo 45: *** Mortea Istantanea ***
Capitolo 46: *** Lips of an Angel ***
Capitolo 47: *** Misteri ***
Capitolo 48: *** Ricerche ***
Capitolo 49: *** Amico o Nemico? ***
Capitolo 50: *** Frammenti di verità ***
Capitolo 51: *** E' forse amore? ***
Capitolo 52: *** Arrivi ***
Capitolo 53: *** Posso fidarmi di te? ***
Capitolo 54: *** Vecchie conoscenze ***
Capitolo 55: *** Ritorni ***
Capitolo 56: *** Memory ***
Capitolo 57: *** Parole che colpiscono ***
Capitolo 58: *** Elisabeth ***
Capitolo 59: *** Thoughts ***
Capitolo 60: *** Il risveglio ***
Capitolo 61: *** Scelte ***
Capitolo 62: *** Controllata ***
Capitolo 63: *** Il mio raggio di sole ***
Capitolo 64: *** Di nuovo insieme ***
Capitolo 65: *** Ricordi di un passato dimenticato ***
Capitolo 66: *** La quiete prima della tempesta ***
Capitolo 67: *** The Storm ***
Capitolo 68: *** Spiegazioni e Piani ***
Capitolo 69: *** Corsa contro il tempo ***
Capitolo 70: *** Che lo Scontro abbia inizio ***
Capitolo 71: *** A Good Day To Day ***
Capitolo 72: *** A Good day To Died Part 2 ***
Capitolo 73: *** 73. My Sacrifice ***
Capitolo 74: *** 74. Lo scrittore della parola Fine ***
Capitolo 75: *** Happy Ending ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


pr
Prologo

Il più delle volte ci chiediamo il motivo di alcuni nostri atteggiamenti, ma non sempre troviamo una spiegazione logica ai nostri comportamenti.

Forse perché quando si tratta dell’amore, la logica e la ragione volano dalla finestra.

Non sappiamo perché teniamo per noi le cose importanti, e sperperiamo le sciocchezze, ma si sa, si impara sempre dai propri errori.

Sbagliando si impara.

Purtroppo però a volte non è facile tornare indietro, le parole dette sono come sassi lanciati, non ritornano più. E purtroppo anche una sola parola fa più male di mille schiaffi.

Gli adolescenti, volenti o nolenti, sono i protagonisti di questi problemi.

A volte però il destino ci fa incontrare qualcuno….

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Un nuovo anno ***


1
1.    Un nuovo anno


Hogwarts anche quell’anno apriva le porte ai suoi studenti. Ragazzi e ragazze dai dieci ai diciassette anni varcavano insieme il pesante portane di legno, accompagnati da risate e voci alte.
Harry James Potter camminava al fianco di Ronald Bilius Weasley  ed Hermione Jane Granger.
Il trio si era ritrovato una settima prima alla Tana, ormai era il loro ultimo anno, e come si poteva vedere dai loro occhi accesi, l’emozione era alle stelle.
“Ci pensate?!” esclamò la ragazza, “E’ il nostro ultimo anno!”
“Per fortuna” le rispose il bambino sopravvissuto, “Non vedrò mai più Piton!”
Ron scoppiò a ridere aggiungendo, “Puoi ben dirlo fratello! E pensa alla cosa ancora più bella,non dovremo mai più aprire un libro!”
Harry diede il cinque al rosso, sotto lo sguardo corrucciato della bella grifoncina, “Certo! Bravi, cosa pensate che il corso per diventare Auror lo passerete solo per i vostri muscoli e i vostri occhi chiari?!”
“Dai ‘Mione, prendi la vita con allegria!”
“Non è questione di allegria, Ronald!” puntualizzò, mettendosi le mani sui fianchi, “Mettiti in testa che quest’anno devi impegnarti, altrimenti…”
La ragazza smise di parlare perché il suo sguardo si era posato su una figura appoggiata alla porta che li avrebbe condotti alla Sala Grande.
I due giovani grifoni guardarono allibiti l’amica, non era da lei lasciare a metà un discorso, soprattutto se si trattava di studio, e seguirono i suoi occhi d’oro.
Appoggiato alla porta c’era un ragazzo che non avevano mai visto, sicuramente era nuovo.
Hermione non fu l’unica a rimanere abbagliata, tutte le ragazze della scuola lasciarono a metà quello che stavano facendo per ammirare quel dono di Merlino.
Il giovane, infatti, poteva vantare un corpo da modello: muscoli ben messi, pelle chiara, capelli scuri come la pece che cadevano scompigliati sulla fronte, fino a coprirgli parzialmente due iridi che avrebbe sciolto un iceberg, blu come il mare più profondo.
Ron passò una mano davanti agli occhi dell’amica, guardando il giovane con uno sguardo truce.
Chi era quel pallone gonfiato?
Nessuno lo sapeva, e la curiosità salì alle stelle quando Albus Silente in persona li sorpassò avvicinandosi al ragazzo, e conducendolo personalmente nella Sala Grande.
“Avanti, cosa state aspettando!” la voce della professoressa McGranitt risvegliò tutti gli studenti dallo stato di trans in cui erano caduti.
Entrarono nella sala e si sedettero nei tavoli assegnati alle loro case.
Ebbe così inizio il nuovo anno, come da tradizione l’anziana strega smistò gli alunni dei primo anno, poi prima di iniziare il banchetto, il preside si alzò e accompagnato dal ragazzo misterioso di avvicinò al pulpito.
“Miei cari ragazzi, benvenuti.” Il suo sguardo azzurrò vagò su tutti gli studenti, consapevole di aver già attirato la loro attenzione, “Tengo a ricordarvi le solite cose, agli alunni del primo anno è impedito l’accesso alla Foresta Proibita e ad alcune aree del castello, il Signor Gazza provvederà a fare in modo che rispettiate queste regole. Rammendo a tutti di seguire le indicazioni di Capo Scuola e Prefetti, e vi ricordo che per ogni dubbio, perplessità o problemi, io e tutto il corpo docenti siamo a vostra completa disposizione”. Detto questo spostò il suo sguardo sul giovane al suo fianco, appoggiandogli una mano sulla spalla, “Vi starete chiedendo tutti chi sia questo ragazzo, ebbene il suo nome è Lucas Flatts, ha diciassette anni e si è trasferito in Inghilterra con i genitori, immagino avrete già sentito parlare di  Amelia e Richard Flatts..”
Hermione dal tavolo dei Grifondoro sussultò, questo non sfuggì ad Harry.
“Tesoro, tutto bene?”
“I Flatts sono una delle famiglie più potenti di tutta la Svezia. Hanno ricevuto molti premi per il loro operato in patria, diciamo che fanno un lavoro simile a quello dei nostri Auror. Non ho idea sul perché si siano trasferiti qui…”
“Io una mezza idea ce l’avrei” disse cupo Ron.  
Il trio si guardò negli occhi, un solo nome era vivo nelle loro menti: Lord Voldemort.
“Come vi dicevo” continuò il mago, “ il signor Flatts ha studiato nella scuola di Stoccolma fino all’anno scorso e quest’anno frequenterà l’ultimo anno. Passiamo adesso all’assegnazione della tua casa” concluse con un sorriso, appoggiandogli sulla testa il Cappello Parlante.
La sala cadde in un religioso silenzio quando il cappello magico iniziò il suo discorso: “ Una mente molto sviluppata la tua, una grande intelligenza, ma anche un grande coraggio.. ma cosa vedo anche… mmm.. non credo che quella casa faccia al caso tuo, no no… Si, credo invece che questa sia fatta apposta per te, per il tuo carattere e per le tue aspettative… SERPEVERDE!” Gli occhi di Lucas si accesero.
La sorpresa all’interno della sala fu grande, un figlio di Auror nelle casa di Salazar Serpeverde.
Il neo-serpeverde scese dalle scale dopo aver ringraziato il preside e andò a sedersi al suo tavolo.
“Benvenuto” un ragazzo della sua età con gli occhi blu gli sorrise in modo cortese, “Mi chiamo Blaise Zabini”
“Piacere” rispose, il suo sguardo vagò per l’intera tavolata.
“Io invece sono Malfoy, Draco Malfoy e sono Capo Scuola” il biondo si era alzato per stringergli la mano, era nella sua natura di figlio di papà tenersi ben stretti i figli di persone importanti.
Draco Malfoy poteva vantare una bellezza mozzafiato: alto, fisico ben proporzionato, capelli finissimi del colore dell’oro e occhi di ghiaccio; era consapevole di avere gli occhi di tutta la popolazione femminile di Hogwarts ai suoi piedi.
“E così vieni dalla Svezia?” gli chiese, risedendosi di fronte al nuovo arrivato.
“Si, i miei genitori si sono dovuti trasferire per motivi di lavoro. Pare che abbiamo chiesto la loro presenza per un motivo importante di cui ancora non mi hanno parlato”
“Capisco”
“Il tuo cognome mi suona familiare..” intervenne Nott.
“L’avrai sicuramente sentito” gli rispose Lucas con un ghigno, guardandolo negli occhi “Sono le persone più conosciute di tutta la Svezia. I miei genitori da soli, riescono ad arrivare dove una trentina dei vostri Auror non si sognerebbero mai”
Una risata sprezzante gli fece spostare lo sguardo verso Malfoy, “Sei nella casa sbagliata per elogiare l’operato degli Auror”
“Infatti non è quello che voglio fare” disse a tono, “Sono solo delle marionette nelle mani di un Ministro che pensa ai suoi interessi”
Zabini, Nott e Malfoy si guardarono per un attimo negli occhi, quel ragazzo aveva stoffa!
“Ho la netta sensazione che non sei contendo di essere qui” una voce femminile lo fece voltare, Pansy Parkinson si sedette sulle gambe di Draco, facendosi stringere introno ai fianchi.
“Puoi ben dirlo. Non me ne frega un bel niente dei problemi di questo paese. L’unica cosa che mi interessava era restarmene e casa mia. Ma a quanto pare, sono talmente tanto nella merda, che hanno dovuto far scomodare i miei.”
“Tu però non sei costretto a seguire le orme dei tuoi genitori” quella frase, fu un’esca lanciata da Draco Malfoy, chissà se Lucas Flatts l’avrebbe afferrata.

“Vi rendete conto? Un figlio di Auror a Serpeverde!? Secondo me quel cappello sta iniziando a dare fuori di matto! Non è che lo drogano?!”
“Ron! Non essere sciocco, non danno sostanze stupefacenti al Cappello Parlante!”
“Andiamo Herm, secondo me l’idea non è da scartare!”
“Harry! Non ti ci mettere anche tu, per favore.”
Il famoso trio stava entrando nella Sala Comune dei Grifondoro, dopo aver sorpassato il ritratto della Signora Grassa, furono accolti da tutti i loro amici: Dean Thomas, Neville Paciock, Seamus Finnegan, Lavanda Brown, Calì Patil e Ginevra Weasley.
I ragazzi si sedettero su un divano di fronte al fuoco, “Herm, tu che ne sai dei genitori di Flatts?” chiese Dean.
“Sinceramente non ne so molto, so solo che sono molto esperti in ogni genere di incantesimo, sono molto preparati nel loro lavoro e se sono qui, vuol dire che il Ministero ha deciso di muoversi. Anche se non mi spiego lo smistamento”
“Io ti ho detto quello che penso!” le fece eco Ron.
“Andiamo Ronald! Non mi sembra il caso di dire questo genere di cazzate!” le rispose la giovane.
Il ragazzo la guardò, senza più dire una parola, come avrebbe potuto, dopo aver soffermato per così tanto tempo gli occhi sui suoi d’ambra?
Ron non poté evitare al suo sguardo di soffermasi sulla figura dell’amica, era cambiata così tanto rispetto all’anno prima: i suoi capelli castani le accarezzavano ondulati la schiena, gli occhi erano del colore del metallo più puro che potesse esistere, erano speciali come la persona che li possedeva, le sue labbra erano piene e più di una volta si era chiesto cosa avrebbe provato assaggiandole, poi il suo corpo, ogni curva era al posto giusto, era magra ed atletica.
Distolse il suo sguardo solo quando quello della grifoncina incontrò il suo. Hermione si era sentita osservata, e quando scoprì il proprietario di quegli occhi che vagavano sulla sua figura il suo cuore mancò di un battito.
Ron la stava guardando, e non appena lei si era voltata, lui aveva distolto lo sguardo, classico segno di imbarazzo!
Doveva ammettere che i suoi due migliori amici erano cresciuti a regola d’arte, entrambi erano alti e il loro fisico era diventato possente, Harry aveva due occhi verdi come la speranza sempre vispi e svegli, Ron invece aveva due iridi azzurre come il cielo sereno.
Stanca di sentire i pettegolezzi di Calì e Lavanda si alzò.
“Vai già a dormire?” le chiese Harry.
“Si, sono un po’ stanca. Poi devo controllare alcuni compiti.”
“Sempre la solita” disse il rosso, facendole un sorriso.
La ragazza gli fece un occhiolino allegro e si chinò per baciare entrambi sulla fronte, poi si diresse verso il suo dormitorio, augurando la buona notte a tutti i suoi compagni di casa che erano rimasti nel salottino.


Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Amelia e Richard Flatts ***


2
2.    Amelia a Richard Flatts

Lucas Flatts aprì lentamente gli occhi sotto la luce prepotente dei primi raggi di sole. Era il suo secondo giorno nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e già voleva tornarsene a casa.
Maledetti i suoi genitori e il loro fottutissimo lavoro!
Si alzò di malavoglia, attento a non inciampare negli effetti personali dei suoi compagni di stanza. Si era già dimenticato i loro nomi, a dir la verità non ci aveva neanche fatto attenzione.
Se ne ricordava solo tre: Blaise Zabini, Theodore Nott e Draco Malfoy. La prima impressione che aveva avuto di quel trio era che in quella casa erano visti come degli idoli, nessuno osava metter loro i bastoni tra le ruote,  e forse per evitare beghe inutili, sarebbe stato meglio tenerseli buoni.
Si lavò con l’acqua gelata, si vestì svogliatamente e si passò distrattamente una mano fra i capelli, tanto era inutile cercare di tenerli in ordine.
Uscì in silenzio dalla stanza e attraverso tutto il corridoio dei sotterranei, cercando di ricordarsi l’ubicazione della Sala Grande.
Riuscì a trovarla dopo parecchie imprecazioni, a quell’ora era quasi del tutto deserta. Meglio.
Si sedette al suo tavolo e iniziò a consumare la colazione, un gufo scuro planò sulla tavola, consegnandogli una lettera.

Ciao tesoro,
come stai? Spero che ti trovi bene nella nuova scuola. Il Preside al colloquio mi è sembrato una persona molto carina, tu non trovi?
Io e tuo padre abbiamo parlato con il Ministro e il capo degli Auror, pare che la situazione sia molto grave.
Un mago, lo chiamano tutti Tu-Sai-Chi, non sono ancora riuscita a scoprire il suo vero nome, sta scatenando il terrore, a quanto pare hanno bisogno di persone in gamba, ma ti racconterò meglio alla prima occasione.
Mi raccomando, cerca di tenere a freno la lingua e fatti sentire.
Un bacio.

Il serpeverde accartocciò la pergamena e la fece dissolvere con la bacchetta.
La cosa non gli interessava minimamente, chi se ne frega di Tu-Sai-Chi, del Ministro e del capo degli Auror.
Odiava quel posto.
Non si sapeva spiegare neanche lui il motivo, ma non gli piaceva.
Rimase seduto per un po’, ma si alzò non appena la sala si riempì del voci di tutti gli studenti.
Salutò con un cenno Malfoy e Zabini, poi si diresse verso la porta, doveva ancora cercare l’aula di Incantesimi, la sua prima ora di lezione.
Per evitare due primini che si rincorrevano fece alcuni passi indietro andandosi a scontrare contro una ragazza.
“Scusami” la sentì sussurrare.
Lucas si voltò e i suoi occhi blu incontrarono il volto della giovane, le fece un sorriso senza sentimento e senza una parola si allontanò.
Hermione rimase ferma al suo posto. Quello sguardo e quel sorriso erano davvero freddi, allora perché era bastano incontrare le iridi di quel ragazzo misterioso per tremare?
Dal canto suo, il serpeverde mentre camminava per i corridoi del castello non riusciva a togliersi dalla testa quegli occhi d’ambra. Quel posto poteva iniziare a diventare interessante.
 
Lontano da Hogwarts, precisamente al Ministero della Magia stava per iniziare una riunione molto importante tenuta da George Cray - il capo degli Auror - e il Ministro stesso.
Tutto il corpo dei difensori del Mondo Magico era riunito, all’ingresso del generale e del Ministro si alzarono in piedi all’unisono.
“Bene Signori” iniziò il Ministro, “Vi abbiamo riuniti tutti qui oggi per comunicarvi dell’arrivo di Amelia e Richard Flatts”
Un applauso caloroso accolse l’ingresso dei due svedesi, che si accomodarono di fianco al generale Cray.
“Volevamo informavi che resteranno al nostro fianco fino alla fine della missione, proprio per questo abbiamo stipulato un contratto a tempo indeterminato. Come ben sapete la situazione sta diventando sempre più critica, gli attacchi e i rapimenti continuano a crescere e non riusciamo ad arrivare ad una soluzione accettabile. Però di questo vi parlerà il generale, a lei la parola, Cray”
Il Ministro si sedette al posto del capo degli Auror, al fianco di Amelia Flatts.
“Come vi ha anticipato il Ministro, la situazione peggiora ogni giorno di più. È proprio per questo che abbiamo chiesto il soccorso di due persone preparate come i Flatts, mi aspetto da voi una completa disposizione per ogni chiarimento che avranno bisogno. Comunque iniziamo la riunione. Volevo esporvi alcune notizie che abbiamo raccolto in questi ultimi giorni. Non è più un mistero che Voi-Sapete-Chi sta riformando il suo esercito, sta chiedendo aiuto a tutte le forze magiche esistenti. Non chiama solo i suoi fedeli Mangiamorte. Dobbiamo trovare il modo di fermarlo. Dobbiamo impedirgli di avvicinarsi alla Scuola di Magia, non possiamo permettere che Harry Potter corra dei rischi”
“Ma li attira come la peste, Signore!” esclamò un Auror alzandosi in piedi.
“Ne sono consapevole, Maggiore Smith, ma dobbiamo cercare di tenerlo lontano dal castello. È proprio per questo che abbiamo chiamato i signori Flatts, come molti di voi sanno, sono molto abili e preparati nel loro lavoro, hanno ricevuto molti premi e lodi nella loro patria. Questo non fa che migliorare la nostra situazione”
Richard Flatts si alzò dalla sua sedia e si affiancò al generale, “Noi siamo venuti qui, perchè non abbiamo potuto ignorare la vostra richiesta d’aiuto. Faremo il possibile per esservi utili”
Un coro di applausi accolse la promessa del capitano.
“Loro figlio studia alla Scuola di Magia” continuò Cray, “Questo è un motivo in più per tener sotto controllo la scuola. Abbiamo saputo poco fa, che l’intero branco di mannari si è unito all’esercito di Voi-Sapete-Chi. Non abbiamo tempo fa perdere. Dichiaro chiusa la riunione, ognuno torni ai propri compiti, cercando di scoprire il più in fretta possibile le informazioni che ci permetteranno di annientare definitivamente il Lord Oscuro”
Non appena tutti gli Auror furono tornati ai loro lavori, Amelia si affiancò al generale.
“Adesso vorrai spiegarmi, George, perché vi ostinate a chiamarlo con un nomignolo e non con il suo vero nome”
“Nessuno pronuncia il suo nome, Amelia. E’ quasi proibito”
“E’ proprio questo che vi rende deboli, caro generale” affermò Richard, “E’ questa paura di un nome, che permette al Lord Oscuro di essere più forte e più furbo di voi.”

La lezione di Storia della Magia quel giorno era davvero noiosa, il professor Ruf stava ripetendo gran parte dell’anno precedente come ripasso, una noia mortale!
Harry, di fianco a un Neville in trans, aveva la testa appoggiata al banco da più di un’ora e il suo esempio era stato seguito da gran parte degli studenti, perfino da Serpeverde.
Hermione aveva smesso anche lei di seguire la guerra dei giganti da un po’ e stava guardando fuori dalla finestra, Ron al suo fianco, si era appisolato contro la sua spalla. Lo guardò per un istante e sorrise, i ragazzi erano tutti teneri quando dormivano, il rosso più degli altri, il suo respiro le solleticava il collo e il suoi capelli di fuoco erano spersi in modo disordinato sulla fronte.
Dopo essersi soffermata qualche secondo in più sulla sua figura, fece scorrere lo sguardo dorato su tutta la stanza, le sue iridi si fermarono nuovamente su di lui.
Lucas Flatts.
Era veramente misterioso quel ragazzo, guardava il fantasma con sguardo assente, nella mano aveva la penna d’oca che continuava a picchiare contro il bordo del tavolo con un movimento cadenzato e monotono.
Doveva ammettere però che aveva il suo fascino! Era a scuola da due giorni e aveva già fatto stragi di cuori!
Sentendosi osservato il serpeverde si voltò e il suo sguardo incontrò quello di Hermione. I due giovani si fissarono per un solo istante, poi la ragazza distolse l’attenzione da lui concentrandosi su un movimento di Ron, il quale si stava svegliando.
Aveva un’espressione strana, ma ci avrebbe messo la mano sul fuoco, quel ragazzo le aveva sorriso.
Lucas rimase a guardare la schiena della grifoncina ancora per qualche secondo, poi tornò a portare l’attenzione sulla punta della penna.
Interessante

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Sguardi ***


3
3.    Sguardi


Cosa diavolo ci faceva li? Perché si era lasciata convincere da quei due a seguirla alle selezioni per i giocatori di Quidditch di quell’anno?
Maledetto il bambino sopravvissuto e quel fetente del suo migliore amico!
Hermione era seduta sugli spalti del grande campo di Quidditch del castello con un libro sulle gambe.
Al centro del campo Harry stava a cavallo della sua scopa con un blocco in mano, stava prendendo appunti su tutti i cacciatori e battitori che si erano proposti per entrare in squadra, Ron invece stava in porta, e ogni tanto la salutava con un occhiolino.
Procedeva tutto con ordine fino a quando…
“Ehi San Potter, prendi la tua mandria di bambocci e levati dalle scatole!”
Draco Malfoy stava marciando al centro del campo con tutta la squadra di Serpeverde.
Harry si avvicinò al biondo seguito da Ron. “Cosa diavolo vuoi Malfoy, è il nostro turno di selezione, vedi di non rompere i coglioni, ok?”
“Neanche per sogno, Sfregiato, dobbiamo vedere quando è bravo il nuovo portiere, levatevi subito dalle palle, se non volete finire in infermeria”
“Ma chi ti credi di essere tu?” lo sfidò Ron con fare minaccioso.
“Lenticchia, per cortesia, vedi di non farmi incazzare. Altrimenti la tua dolce mammina perderà una fonte di guadagno, sempre se sei in grado di fare qualcosa, che non sia stare a culo del bambino sopravvissuto”
Un coro di risate si alzò dalla squadra delle serpi, Hermione dalla sua postazione capì che stava succedendo qualcosa di grave, perché ci vollero ben tre persone a testa per fermare i suoi due migliori amici.
Scese velocemente le scale e raggiunse i suoi compagni. “Che succede?” chiese a un ragazzo di seconda.
“Ecco, è arrivata anche la mezzosangue adesso” disse un serpeverde.
“Sta zitto Flitth!” ringhiò Ron.
“Adesso basta” disse pacato Zabini, “Draco, vediamo di arrivare ad una conclusione, se dobbiamo decidere un nuovo portiere muoviamoci, non ho tutto il giorno”
“Hai ragione” rispose Malfoy, “Forza levatevi, che dobbiamo usare il campo” continuò spostando si peso un ragazzino rosso-oro.
“E di grazia” iniziò Harry, “Chi è il nuovo portiere?”
“Lui” rispose Blaise spostandosi. Dietro di lui c’era Lucas Flatts, le ragazze presenti sul campo trattennero il fiato, con quella divisa sembrava un dio!
Il neo-studente aveva uno sguardo cupo, ma fiero. Aveva sempre amato quello sport, era l’unica cosa che lo distraeva, non facendogli pensare a niente. E se per evitare di far funzionare il cervello, doveva giocare con quei figli di papà, beh, che male c’era?
Il suo sguardo incrociò quello di Harry, i due si squadrarono per qualche istante, poi il bambino sopravvissuto fece un cenno ai suoi e sorpassò il gruppo di Serpeverde, “Non finisce qui, furetto” ringhiò rivolto a Malfoy.
“Puoi contarci, Sfregiato, l’anno è lungo”
Il gruppo di Grifondoro seguì il suo capitano, Hermione fece scivolare la sua mano in quelle di Ron, per evitare che il rosso facesse qualche danno, camminando dietro ai suoi compagni passò di fianco a Lucas, il ragazzo la seguì con lo sguardo, prima di salire sulla sua scopa e liberarsi nel cielo, evadendo cosi da tutto, anche da quegli occhi d’oro, per qualche ora.

“Chi si crede di essere quel maledetto furetto!” Harry tirò l’ennesimo pugno contro il muro della sua stanza, Ron era in piedi di fianco alla finestra con i pugni ancora stretti, mentre Hermione era seduta vicino ai vetri, guardava i due amici con uno sguardo pieno di apprensione. Non era la prima volta che Malfoy li faceva uscire dalle grazie, ma prendersela così tanto per la proprietà del campo da Quidditch era quasi assurdo.
“Harry, per favore, cerca di calmarti” cercò di placarlo, alzandosi e avvicinandosi al moro.
“Calmarmi?” esplose, afferrandola per le spalle con gli occhi colmi d’ira, “Mi spieghi come diavolo faccio a calmarmi? Non lo sopporto, non lo reggo, se solo riuscissi a fare l’Avada Kedrava il primo ad essere colpito sarebbe lui!”
“Avanti, non è il caso di fare tutte queste scene” le rispose seria.
“E’ una questione di principio, ‘Mione” intervenne Ron, “Il campo era nostro, e non mi interessa un accidenti se quel novellino doveva far vedere le sue potenzialità per entrare in squadra. Il turno era nostro. Fino alle 18.”
“Infatti” confermò il bambino sopravvissuto, “Nessuno gli da tutte queste libertà”
“Ho capito” rispose piano lei, “Ma questo non vuol dire che dovete fare i diavoli a quattro e rischiare una punizione solo perché quel serpeverde è un cafone, o sbaglio?”
“Va bene, però…” cercò di salvarsi il rosso.
“Però niente, Ron…Evitiamo problemi, siamo solo alla prima settimana! Abbiamo un anno intero davanti”
I due ragazzi la guardarono, “E poi scusate, alla prima partita gli farete vedere chi siete, no?” concluse con un occhiolino amichevole.
I due sorrisero in modo lieve, quella piccola titana aveva ragione, si guardarono nuovamente poi, come se si fossero messi d’accordo telepaticamente le saltarono addosso, inchiodandola al letto.
“No… Vi prego… Ragazzi…. Il solletico no… Vi scongiuro!”
Nessuna supplica riuscì a fermare l’intento dei due grifondoro, la stanza si riempì ben presto delle risate di Hermione e di quella delle due pesti.
Dal canto suo, la ragazza non potè non ringraziare i due amici, per qualche istante - anche se la stavano torturando con il solletico - , era riuscita a non pensare a due iridi del colore dell'oceano.

Lucas Flatts uscì dagli spogliatoi per primo, si era stufato di sentire discorsi senza senso: mezzosangue, babbani, sanguesporco… che palle! Ma i serpeverde erano tutti cosi?
Entrò nel dormitorio e si infilò nella sua stanza, buttandosi sul letto e restando immobile per un tempo infinito.
Da quanto non saliva su una scopa e non giocava? Tre o quattro mesi, ma il tempo non gli aveva fatto dimenticare la sensazione del vento sulla pelle e tra i capelli, il senso di potenza e forza che gli trasmetteva il vuoto sotto di lui, si sentiva il padrone del mondo a cavallo della sua scopa. In più tutta la casata di Serpeverde aveva notato il suo talento innato per il Quidditch.
C’era una cosa che non riusciva a spiegarsi ancora, il potere che esercitava su di lui quella ragazza, non sapeva neanche il suo nome l’unica cosa che aveva capito era la sua natura: mezzosangue.
Non aveva mai visto degli occhi come i suoi, oro, un colore alquanto strano e insolito.
La sua vecchia scuola era piena di ragazze carine, poi consapevole d’effetto dei suoi occhi, riusciva a farle cadere tutte ai suoi piedi, ma mai nessuna aveva attirato la sua attenzione come lei.
Comincia quasi a piacermi questo posto, forse non mi annoierò cosi tanto come avevo pensato.



Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Scontri ***


3
4.    Scontri

“Merda!” Hermione si bloccò di colpo, portandosi una mano sulla fronte, “Ho lasciato i libri di Trasfiguarazione in dormitorio!”
“Se corri ce la fai, tanto siamo in anticipo” le disse Harry. La ragazza annuì, lanciando la sua tracolla a Ron, che si sbilanciò per il peso della borsa, “Merlino! Ma cosa c’è dentro, l’intera biblioteca?!”
La grifoncina non gli rispose neanche, aveva già iniziato a correre nella direzione opposta.

Draco Malfoy, insieme ai suoi leccapiedi, Zabini, Nott e Flatts, che si teneva però ad adeguate distanze, si stavano dirigendo verso l’aula della Mcgranitt.
“Ma che cavolo!” sbottò Goyle consultando l’orario, “Dobbiamo subirci la presenza dei Grifondoro non solo per le lezioni di Pozioni, ma anche per quelle di Difesa, Trasfigurazione, Storia della Magia e Incantesimi”
“Pensa al lato positivo Goyle” iniziò Nott, “Potremmo divertirci parecchio…”
“Si certo” rispose il corpulento serpeverde, “Soprattutto con la vecchia racchia”
Lucas alzò gli occhi al cielo, possibile che fossero cosi infantili?
“Perché ce l’avete così tanto con i Grifoni?” chiese a Zabini, a prima vista gli sembrava il più sano.
“E’ semplice” rispose per lui Malfoy, “Sono solo feccia”
“Quello che vuole dire” tradusse Blaise, “E’ che fin dalla fondazione della scuola, Salazar Serpeverde e Godric Grifondoro erano nemici. La tradizione ha portato l’odio fino ai nostri tempi”
“Interessante”
Il gruppo di serpi voltò l’angolo, all’arrivo di una furia dai capelli mossi però, tutti si spostarono tranne Lucas che era soprappensiero, così si ritrovò lungo e disteso per terra, con un corpo femminile ben pressato contro il suo. La ragazza fece leva sulle braccia per controllare che il malcapitato fosse tutto intero, ma non appena si accorse di chi fosse il giovane, il suo cuore iniziò a battere più forte.
Si alzò di scatto mormorando uno “scusa” sottovoce, Flatts si sollevò da terra a sua volta, risistemandosi il mantello, senza però allontanare gli occhi da lei.
“Mezzosangue, potresti guardare dove vai. Anzi dovresti semplicemente evitare di esistere” le disse sprezzante Malfoy.
“E tu potresti evitare di far prendere aria alle corde vocali!” gli rispose a tono la grifoncina.
Però, aveva carattere!
“Come osi” la fronteggiò anche Nott estraendo la bacchetta e puntandola contro la ragazza.
“Theo, evita” intervenne Zabini, “E’ una Capo Scuola, potrebbe toglierti dei punti”
“Ecco Nott, fai il bravo, dai ascolto alla voce intelligente di Zabini” gli fece eco Hermione.
“Sporca figlia di babbani” la minacciò nuovamente Malfoy mettendosi al fianco di Nott.
“Adesso basta!” disse Blaise mettendosi davanti ai compagni e dando le spalle alla grifoncina, “Piantatela, non ne vale neanche la pena!”
“Te ne pentirai, Granger, questa è una promessa” concluse Nott.
“Sto già tremando, fidati”
Prima che succedesse il peggio, Zabini trascinò i compagni lontano dalla ragazza.
Hai fegato” si sentì sussurrare all’orecchio.
Hermione si voltò di scatto, ma Lucas era già lontano, aveva semplicemente alzato una mano in segno di saluto.
La giovane si mise una mano all’altezza del cuore, non aveva ancora smesso di battere forte, cercò di riprendersi ricominciando a correre verso il suo dormitorio.

Ron sbuffò per l’ennesima volta, la teoria era sempre noiosa qualunque fosse la materia.
La McGranitt continuava a parlare facendo scorrere il gesso con la telecinesi sulla lavagna, stava spiegando la teoria degli Animagus.
Il rosso guardava in giro, non riusciva proprio a concentrasi, il suo sguardo limpido si soffermò su Hermione, avevo una strana espressione, le gote erano leggermente arrossate e i suoi occhi avevano un qualcosa di insolito.
“Tutto bene?” gli sussurrò sfiorandole la mano. La ragazza senza smettere di prendere appunti, annuì.
“Non mi sembra” continuò imperterrito, cercando di attirare la sua attenzione, “Hai qualcosa di strano”
Hermione si voltò un secondo verso di lui e gli bisbigliò, “Piccolo battibecco con Malfoy, ti spiego dopo” detto questo ritornò a dare la sua completa attenzione alla professoressa.
Consapevole di non ricevere più nessuna risposta dall’amica, il rosso iniziò a guardarsi in giro per l’aula, e quello che notò non gli piacque molto.
Lucas Flatts aveva lo sguardo puntato contro di loro, in particolare verso Hermione.
Non mi piace, non mi piace per niente.

“Non ho capito, quel deficiente ti ha rotto le palle per che cosa?” la voce di Harry era alquanto imbufalita.
“Stavo correndo e mi sono scontrata con Flatts” ricominciò per l’ennesima volta Hermione, “Lui ha iniziato a fare la sue battutine demenziali e io gli ho semplicemente risposto a tono, poi si è messo in mezzo Zabini e li ha portati via” concluse con un sospiro.
Ron non aveva aperto bocca, aveva ancora piantato in testa gli occhi blu del serpeverde che vagavano sul corpo di Hermione.
“Quel pallone gonfiato, se lo becco in giro…” il bambino sopravvissuto aveva iniziato il suo classico monologo contro Malfoy.
“Harry, te l’ho già detto venti volte, non è successo niente. Non star li a diventare matto per quel cretino. Non ne vale la pena, lo sai” gli ripeteva esasperata la giovane.
“Herm, per cortesia, non ricominciare. Lo sai benissimo che mi da fastidio che ti rompa le palle”
“Lo so, e ti ringrazio. Però non risolverai niente facendoti venire l’ulcera in questo modo”
“Come vuoi” le disse accarezzandole una guancia, “Però se sarò presente la prossima volta, non riuscirai a fermarmi, chiaro?”
“D’accordo” gli rispose, “Adesso però scusatemi, ma devo andare a cercare dei libri in biblioteca, approfitto della pausa, perché dopo abbiamo Incantesimi. Ci vediamo dopo!”
Non appena la grifoncina sparì dalla loro vista, Ron diede voce ai suoi pensieri.
“Non le ha tolto gli occhi di dosso per tutta la lezione”
Harry si voltò stranito verso l’amico, “Di chi parli?”
“Flatts” rispose il rosso, “L’ho tenuto d’occhio per un po’, e non ho spostato lo sguardo neanche per un secondo da lei”
Le orecchie del giovane Weasley avevano assunto un colore piuttosto acceso, brutto segno.
“A volte mi chiedo se lo fai apposta o se sei davvero più ottuso di un babbano!” gli disse di punto in bianco.
“Come scusa? Io non sono un babbano!” rispose indignato.
“Davvero? A volte sembra di si!”
“Dove vuoi arrivare Harry, sono già parecchio nervoso di mio! Non ti ci mettere anche tu!”
“Ti piace, non negarlo”
“Chi, di grazia?”
“Come chi? Hermione, è ovvio”
“Ma stai scherzando! Le voglio un gran bene, ma solo e unicamente come voglio bene ad un’amica”
“Si certo, continua ad auto convincerti”
“Ti sei fumato il cervello per caso? Da dove ti salta fuori quest’idea?”
“Ho semplicemente dato voce a quello che tu ti tieni dentro da anni”
“Smettila di dire cretinate. Hermione per me è solo un’amica. Ti ho solo detto che non mi piace come Flatts l’ho guardata. Fine della storia.”
“Sei solo geloso” gli disse con un sorriso che la sapeva lunga.
“Al diavolo!” gli rispose il rosso, superandolo.
Harry guardò l’amico allontanarsi rosso in viso, aveva colpito nel segno, ne era sicuro. Ron stava solo scappando dai suoi sentimenti per la loro migliore amica.

Si sentiva osservata. Una sensazione del genere l’aveva provata durante il suo quarto anno quando Victor Krum la seguiva in biblioteca per chiederle di andare al ballo con lui.
Adesso era nuovamente li, in quel luogo pieno di libri, consapevole di avere un paio d’occhi puntati contro la schiena. Istintivamente portò una mano sulla bacchetta e si voltò.
Nessuno.
Intorno a lei regnava il silenzio, si sentivano solo gli uccellini cinguettare fuori dalla finestra aperta di fianco a lei, non c’era nessun altro a quell’ora, era per quello che lei andava sempre li prima di pranzo.
Era però sicura, di non essere sola in quel luogo, non si spiegava il perché, ma era una sensazione che non l’abbandonava.
C’era qualcuno.
Si alzò, chiuse il libro che aveva davanti e se lo mise nella tracolla. Non riusciva a stare li, ferma, con quel presentimento addosso. Non riusciva a concentrarsi..
Iniziò a camminare avvolta nel silenzio, con la mano sempre appoggiata alla bacchetta.
“Hai davvero una bella lingua!”
Quella voce le face mancare un battito, si voltò di scatto puntando la bacchetta alla gola di chi aveva parlato.
“Ehi calma! Non voglio mica ucciderti!” disse divertito il ragazzo.
“Scusami” Hermione abbassò l’arma, fissando Lucas Flatts negli occhi. “Cosa ci fai qui?”
“A dir la verità ti cercavo” rispose sincero il ragazzo, facendole un sorriso. “Dopo l’incontro improvvisato di stamattina, volevo almeno sapere il tuo nome”
La ragazza arrossì ripensando alla situazione imbarazzante che l’aveva colpita quella mattina, le era praticamente finita addosso ed erano caduti lunghi e distesi sul pavimento! Se ci pensava sentiva ancora sotto al naso il suo profumo.
Il ragazzo si avvicinò pericolosamente a lei, Hermione trattenne il fiato, appiattendosi contro uno scaffale.
“Non ci siamo ancora presentati come si deve” sussurrò lui, “Lucas”
“Hermione” bisbigliò lei, “Hermione Jane Granger” arrossendo ancora di più
“Bel nome” le disse allontanandosi leggermente, senza però staccarle gli occhi di dosso, adorava vederle le gote imporporate come quella stessa mattina.
Dal canto sua la grifoncina non riusciva a formulare un pensiero logico, la presenza di quel ragazzo era intossicante, non riusciva a spiegarsi il perché di tante attenzioni nei suoi confronti.
“Io…” iniziò, “Ti ringrazio… ma adesso devo andare”
Lucas si spostò permettendole cosi di passare, mantenendo però quello sguardo profondo su di lei, “Ci vediamo in giro, Jane”  
Detto questo la superò, notando che non muoveva un muscolo, ed uscì dalla biblioteca.
Sarebbe caduta ai suoi piedi.
Hermione seguì il ragazzo con lo sguardo, cosa le stava succedendo? Non le era mai successo di essere così paralizzata davanti ai ragazzi. Diamine! Erano sette anni che stava con Harry e Ron.
Fece un respiro profondo, cercando di calmare i battiti furiosi del suo cuore, aveva ancora sotto il naso il suo profumo, era talmente buono! Scosse la testa, se quel ragazzo pensava di mandarla in confusione cosi facilmente, si sarebbe ricreduto!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Sfida ***


5
5.    Sfida

Lucas era seduto su una poltrona in Sala Comune, il camino scoppiettava, ma anche se il fuoco era piuttosto potente, la stanza non era molto illuminata.
C’erano poche persone, per questo l’atmosfera era ancora calma. Dopo l’arrivo di Malfoy e compagni, il giovane Flatts dovette ricredersi.
“Flatts”
“Malfoy”
“Ho bisogno di sapere una cosa” gli disse schietto.
“Sono tutte orecchie” rispose fissandolo negli occhi.
“Cosa ci fai in questa casa? Non sei una serpe come noi, noi stiamo lontani dai mezzosangue, dai figli di babbani, dagli amici di San Potter”
“Ho capito” lo interruppe, “Dove vuoi arrivare?”
“Vogliamo una spiegazione sul perché sei in questa casa” precisò Nott.
“Non ho scelto io di venire in questa casa, è stato quell’affare logoro” iniziò Lucas, guardando prima Theodore e poi Malfoy, “Non sono un rammollito come Tassorosso, non sono un secchione come Corvonero, non ho il cuore puro di Grifondoro, quindi l’ultima spiaggia era Serpeverde. Tutto qui” concluse puntando il suo sguardo nel ghiaccio di Draco.
“Cosi, non hai nessuno intenzione di unirti a noi?” chiese Goyle.
“Ve l’ho già detto. Non ho nessuna intenzione di entrare nelle vostre beghe! Voi-Sapete-Chi non mi interessa! Ho capito che voi siete il marcio di questa scuola, non ci vuole un genio” affermò con un ghigno, “E visto che non cambierò idea, vorrei essere lasciato in pace” terminò alzandosi.
Non esserne cosi certo.
Malfoy si scostò giusto per farlo passare, ma gli sussurrò: “Prima delle fine dell’anno, sarai nelle nostre file”
Io non ci metterei la mano sul fuoco” un sibilo, che solo il biondo serpeverde capì.
Rettilofono, interessante…

“Mi volete spiegare cosa vi prende a tutti e due?”. Era la terza volta che Hermione rivolgeva quella domanda a Harry e Ron, erano nuovamente in camera dei ragazzi, si erano ritrovati li, perché la ragazza ce li aveva trascinati, visto che non le davano una spiegazione del loro improvviso cambio d’umore.
“Vi si è annodata al bacchetta per caso?”
Nessuna risposta. Quei due erano allucinanti quando si mettevano d’impegno per farla diventare matta.
“Allora?” incalzò, “Vi avviso, resto qui ancora per cinque secondi, se non ricevo una risposta soddisfacente, me ne vado e tanti saluti” li minacciò mettendo le mani sui fianchi.
I due ragazzi la fissarono, ma non aprirono bocca.
“D’accordo, l’avete voluto voi. Ci vediamo”
Stava per aprire la porta quando…
“E’ colpa sua, è un cretino!” iniziò Ron.
“Ah, io sarei un cretino, ma ti sei visto tu?!” rispose Harry iniziando ad avvicinarsi con fare minaccioso.
Hermione alzò gli occhi al cielo, eccoli che ricominciavano a fare i bambini dell’asilo. Quanto non li sopportava quando facevano così!
“Si, tu, grand’uomo! Sei un perfetto idiota!”
“Certo, infatti sono io quello che mi nascondo dietro una fottutissima maschera, vero?”
“Ti sei inventato tu tutta questa storia, mica io!”
“Ma è la pura e semplice verità! Solo che tu non l’accetti perché sei un vigliacco!”
“Come ti permetti di darmi del vigliacco!”
“Mi permetto eccome, visto che è quello che sei!”
“Ritira subito quello che hai detto!”
“Non ci penso neanche! E’ quello che penso!”
Voce mortis!!
Entrambi i ragazzi si misero ambedue le mani sulla gola, non usciva più un suono. Si voltarono stupiti verso Hermione.
“Almeno state zitti per due secondi!” disse avvicinandosi a loro, li spinse tutti e due sul letto, seduti e allibiti la guardarono, “Adesso mi ascoltate bene! Non so cosa diavolo vi sia saltato in mente, non so cosa vi ha tanto arrabbiare e neanche lo voglio sapere. Uomini e il vostro orgoglio di merda! Fatto sta che non ho nessuna voglia di stare qui a sentire le vostre accuse idiote! Non hanno nessun senso! Finitela una buona volta di fare i bambini, questa storia l’avete già vissuta tre anni fa, direi che una volta basta e avanza! Capita anche ai migliori di litigare, ma voi due non potete permettervi di mandare tutta a puttane per una stronzata, sono stata chiara?!”
I due ragazzi annuirono lentamente, quando si arrabbiava faceva davvero paura.
“Bene! Ora stringetevi la mano, forza!”
I due si guardarono, ma restarono fermi.
“Allora?! La rivolete la voce o no?! Non mi costa niente lasciarvi così, sicuramente fate meno rumore!”
Harry e Ron ancora titubanti si strinsero con forza la mano, solo dopo averle allontanate Hermione puntò la bacchetta contro le loro gole e sussurrò il contro incantesimo.
“Ma sei impazzita per caso?!” sbottò Ron, con la voce leggermente rauca.
“Infatti, sei per caso diventata matta?!” lo fiancheggiò Harry.
La ragazza sorrise lievemente, “Almeno avete smesso di fare gli idioti!”
Si guardarono tutti e tre e poi scoppiarono a ridere.
“Siamo due perfetti cretini!” disse tra le risate Harry.
“Puoi bene dirlo fratello!” rispose Ron.
Hermione li guardò, scotendo la testa. “Siete unici, veramente”
“E’ anche per questo che ci adori, di la verità?” scherzò il bambino sopravvissuto.
“Soprattutto per questo!” gli fece eco il rosso.
“Si razza di dementi!” rise la grifoncina passando le braccia al collo di tutti e due.

Notte fonda.
Tutta l’Inghilterra dormiva, tranne casa Flatts.
Amelia era seduta su una sedia in salotto, con un calice di vino in mano, suo marito invece era appoggiato al muro.
“Ne sei certo?” chiese la donna alzando gli occhi scuri su Richard.
“Si Amy, Lucas ha usato le sue capacità” rispose stringendo i pugni, i suoi occhi blu si incupirono. Non aveva mai perdonato il fato di avergli dato un figlio che parlasse il  serpentese. Che disonore! Il primogenito di due paladini della legge come loro, aveva una capacità così sinistra.
“Avanti Rich.. non pensare male. Magari stava solo pensando”
E’ STATO CAPITO! L’HO SENTITO! E SAI CHE NON MI SBAGLIO MAI!!” urlò fuori di se il capitano.
Amelia Flatts si alzò dal suo posto avvicinandosi al marito, gli passò le braccia intorno al collo e lo abbracciò di slancio. “Non preoccuparti. Non gli è mai importato niente di nessuno che avesse coltivato manie di grandezza. Non sarà di certo lui a portarcelo via” sussurrò contro il suo collo, cercando di convincere lui, ma soprattutto se stessa. L’uomo non le rispose, ma stringendosela più forte addosso le baciò una tempia.
Lo spero, altrimenti se ne pentirà...

Il giorno dopo ad Hogwarts c’era il fermento, il giorno prima c’era stata la prima riunione del Comitato Studentesco e tutte le ragazze della scuola erano elettrizzate. Cosa avranno organizzato per quell’anno?
A colazione il Preside tenne il suo classico discorso: “Miei cari ragazzi, insieme ai vostri compagni ieri abbiamo deciso di organizzare una festa in occasione del Natale. Si terrà la sera prima del vostro ritorno a casa, esattamente il 23 dicembre. Consiglio a tutti di sfruttarla anche come occasione per porgervi gli auguri per il nuovo anno, visto che non avrete l’opportunità di vedervi la sera di San Silvestro. I Prefetti, I Capo Scuola e i membri del consiglio si assumono la responsabilità di tutta la preparazione. Dopo questo, vi auguro una buona giornata” e con un sorriso, sparì.
“Una festa! Che cosa magnifica…” la voce di Lavanda era acuta per l’eccitazione. “Hai ragione, è veramente emozionante” le fece eco Calì.
“Si, fantastico” la voce senza sentimento di Ginevra Weasley le fece voltare allibite.
“Perché?” le chiesero in coro.
“Perché non ho nessuna voglia di vestirmi come un confetto!”
“Andiamo Ginny, sarà bellissimo e divertente. Se hai problemi con l’abito, te ne prestiamo tranquillamente uno, e poi dai, ci saranno balli, musiche, alcolici…” iniziò ad elencare la Patil.
“Evviva, tutti ubriachi!” le venne incontro Hermione. La rossa le rivolse un sorriso grato, era risaputo che la Granger odiasse le feste.
“Andiamo ragazze! Ci divertiremo!” aggiunsero nuovamente in coro.
“Sicuramente” risposero loro alzandosi. Era inutile discutere con quelle due, soprattutto quando si parlava di balli, feste, vestiti, make-up…
Quando le due grifoncine uscirono dalla grande sala vennero “accolte” da alcuni Serpeverde. Stranamente non c’era Malfoy.
“La mezzosangue con la babbanofila.. che coppia ragazzi!”
“Evapora Nott” sibilò Hermione
“Altrimenti cosa mi fai Granger? Sei stata graziata una volta, non pensare che possa andarti sempre bene” gli disse minaccioso.
“C’è qualche problema?”
Sentendo quella voce, Nott e compagni si voltarono. “Guarda un po’ chi si vede! Ehi Potty!” scherzò una delle serpi.
“Sparite” li provocò Ron, arrivato al fianco dell’amico.
“Altrimenti Lenticchia cosa fai, chiami l’Ordine?!”
“No, faccio di meglio Nott. Ti spacco la faccia!” sibilò il rosso schioccandosi le dita.
“Ron! Fermo!” Hermione si mise davanti a Weasley appoggiandogli le mani sulle spalle larghe, “Non ne vale la pena, te l’ho già detto mille volte”.
I serpeverde scoppiarono a ridere mentre si allontanavano, avevano raggiunto quello che volevano.
“Io li uccido, un giorno o l’altro giuro che lo faccio!” esclamò Harry.
“Io sicuramente ti aiuto!” gli fece eco Ron, senza allontanarsi dalla grifoncina, che ancora lo teneva per le spalle.
“Ron, non serve a niente arrabbiarsi così” lo rimproverò la giovane.
“Ha ragione lei, fratellone. Lo fanno apposta per provocarvi, non serve rispondere alle minacce”
“E’ questione di principio, Gin. Mi sono rotto le palle di starli a sentire senza fare qualcosa” le rispose il rosso, staccandosi dall’amica.
“Già, non possiamo andare avanti a farci trattare così” aggiunse Harry.
“Oh insomma, basta!” disse Hermione, “Mettete da parte l’orgoglio e fate funzionare il cervello!”
Ron non riuscì a rispondergli a tono, perché due parole appena sussurrate lo fecero vedere rosso.
“Buongiorno Jane
I quattro grifondoro si voltarono allibiti, nessuno chiamava Hermione con il suo secondo nome. La giovane in questione fu l’ultima a voltasi, aveva già riconosciuto il proprietario di quella voce profonda.
“Lucas” rispose in modo neutrale.
Il ragazzo si avvicinò a lei senza dirle più una parola, Harry e Ron trattennero il fiato quando lui si chinò su di lei per spostarle una ciocca di capelli dietro l’orecchio. La ragazza rimase immobile, con lo sguardo fisso nelle sue iridi blu, non gli avrebbe più dato la soddisfazione del giorno precedente.
“Più morbidi dei tuoi non li avevo mai sentiti” le sussurrò all’orecchio.
“E io più impertinenti di te non li avevo mai conosciuti!” gli rispose allontanandogli la mano dai suoi capelli.
Harry e Ron poterono tirare un sospiro di sollievo, avevano temuto il peggio. La loro amica era sempre la migliore.
Lucas però scoppiò a ridere, la sua risata però era senza sentimento. “Hai fegato, te l’ho già detto. Però non reggerai ancora per molto!”
“Scommettiamo?!”
“Mi stai sfidando, Jane?” la provocò, e si sa che un Grifondoro non rinuncia mai facilmente ad una sfida, per il troppo orgoglio presente nel suo cuore.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Start ***


6
6.     Start

“Quel tipo non mi piace” sbottò Harry mentre si avviava verso il campo di Quidditch con Ron.
“Visto! Io te l’avevo detto, ma tu hai tirato in ballo la storia della gelosia, e la cazzata colossale che fossi innamorato di Hermione!”
“Quello continuo a crederlo” precisò, ma notando lo sguardo corrucciato del rosso, decise di salvarsi in calcio d’angolo, “Non è questo il punto però, Flatts non mi dice niente di buono”
“Neanche a me, fratello, già solo che è in quel covo di serpi mi fa pensare che ci sia del marcio in lui”
“Non fare di tutta l’erba un fascio, però neanche a me va a genio. Su questo sono d’accordo con te”
“E poi, ma chi si crede di essere, sfidare Hermione!”
“Beh, qui casca male però, la nostra ‘Mione non la batte nessuno” sorriso il bambino sopravvissuto.
“Questo è ovvio, però non vorrei che faccia qualche cazzata!”
“Stiamo parlando di Hemione, lei ha sempre tutto sotto controllo”
O forse no….

Hermione Jane Granger si stava maledicendo in tutte le lingue che conosceva! Da quanto tempo era sulla torre più alta del castello? Non lo sapeva.
Ormai aveva esaurito gli insulti rivolti alla sua persona da un po’!
Cosa gli era venuto in mente? Accettare la sfida di Lucas Flatts, il ragazzo che dopo i suoi due migliori amici, la faceva vibrare come una corda di violino ad un solo sguardo.
Era stato furbo, aveva colpito il suo punto debole: l’orgoglio.
Maledizione!
E poi, miseriaccia, come si permetteva di chiamarla con il suo secondo nome, nessuno lo faceva perchè sapevano tutti che la mandava in escandescenza.
“Sola, soletta?”
Ancora!?!
“Ma cosa fai tu durante la giornata” chiese voltandosi, “Mi perseguiti?!”
Flatts sorrise in un modo strano, ma non le rispose. Rimasero li a guardarsi negli occhi, lei aveva lo sguardo dorato infuriato, lui, al contrario, aveva le iridi blu attraversate da una strana luce: divertimento? Si stava prendendo gioco di lei per caso? Questo non poteva permetterglielo!
“Non giocare con il fuoco” gli sussurrò avvicinandosi pericolosamente a lui, ma se ne pentì un istante dopo, quando il suo maledetto profumo la investì in pieno.
“No, a dir la verità faccio sul serio” rispose lui, avanzando.
La giovane cercò di sostenere il suo sguardo, non poteva cedere, non ora che la loro sfida era iniziata.
Il ragazzo notando che non rispondeva si abbassò leggermente al livello dei suoi occhi, spostando l’attenzione sulle sue labbra, erano ben disegnate e già dall’apparenza sembravano morbidissime, chissà nella realtà!
Sempre guardandola fece un altro sorriso che assomigliava più a un ghigno.
Hermione Granger spalancò gli occhi quando capì a cosa era dovuto quel sorriso, ma fu troppo tardi. Lucas Flatts si era già chinato verso le sue labbra e l’aveva baciata, un semplice sfioramento, ma abbastanza per mandarla in tilt! “Come avevo immaginato” gli sussurrò dopo essersi allontanato di qualche millimetro, poi la sua voce si bloccò a seguito di uno schiaffo non previsto!
La ragazza aveva ancora la mano tesa e lo guardava con gli occhi colmi d’ira, lui si toccò lievemente le guancia colpita, ma senza smettere di sorridere.
“Non ti permettere” sibilò sorpassandolo, “Non t’ azzardare a provarci un’altra volta, sono stata chiara”.
“Non ci sperare, Jane
“E non chiamarmi Jane!” gli urlò contro, prima di sbattersi la porta alla spalle.
Quando la ragazza fu sparita oltre la porta, Lucas diede libero sfogo alle risate. Si, finalmente aveva trovato un passatempo davvero divertente!

Hermione aveva un diavolo per capello quando quella stessa sera entrò nella Sala Comune di Grifondoro.
“Si può sapere dove sei stata per tutto il pomeriggio?” le chiede Harry.
“Lascia stare” sibilò lei, lasciandosi cadere sul divano di fianco a Ron.
“E’ successo qualcosa?” le chiese il rosso notando lo sguardo spiritato dell’amica.
“No”
Harry e Ron si guardarono, “Sicura?” provò Harry.
“Si”
“Mione, ormai ti conosciamo” iniziò piano Weasley, “Si vede lontano un miglio che c’è qualcosa che ti ha fatto infuriare”
“Va tutto bene” scandì la ragazza, squadrando prima uno e poi l’altro.
“Ti hanno rotto ancora le palle i Serpeverde?”
“No”
“Hai dovuto subirti le seghe mentali che si tirano Lavanda e Calì per la festa di Natale?”
“No”
“Ti sei dimentica di fare qualche compito?”
“No”
“Hai perso un libro?”
“NO”
“Ci sono, ti sono arrivate?”
“NO!”
“Ho trovato! Il rospo di Neville ti è saltato addosso mentre scappava da quell’idiota?!”
“NO!!” Hermione scattò in piedi, “Non mi è successa nessuna di queste cose demenziali che avete detto! Se non vi rispondo ci sarà un motivo, non ne voglio parlare!”
“Ma…” provò Harry.
“Niente ma, Harry. Non ho intenzione di aprire bocca”
“Ci sono” Ron alzò gli occhi azzurri e li puntò sull’amica, “Centra quell’imbecille di Flatts”
A sentirlo nominare Hermione arrossì vistosamente, abbassando subito lo sguardo.
“Ho indovinato” disse senza sentimento, “Cosa ha combinato?” chiese con un’espressione strana dipinta sul volto, anche Harry si fece più attento, notando che la ragazza non dava segno di risposta.
“Niente” sussurrò.
“Non ci freghi, sei arrossita” le rispose Ron.
“Ho detto che non è successo niente” rispose puntando gli occhi su entrambi i ragazzi.
“Non ci crediamo” disse il bambino sopravvissuto.
Quando volevano quei due potevano essere veramente insistenti e asfissianti!
“Allora?” incalzarono in coro.
E VA BENE!” urlò allora la ragazza, al limite della sopportazione, “MI HA BACIATA, CONTENTI?!
“Che cosa?!” scattarono entrambi, con gli occhi colmi d’ira e le guance rosse.
“Avete capito” rispose la ragazza, “Ora vado a dormire, vi pregherei di non dire altro” detto questo non aspettò un istante solo per girare i tacchi e allontanarsi il prima possibile da quei due. Li conosceva troppo bene per non immaginare che tipo di reazione potessero avere dopo quella rivelazione.
Non voleva star li a spiegar loro il modo idiota in cui si era lasciata sorprendere, il modo in cui il solo contatto con quelle labbra calde le aveva scaldato il cuore, il modo in cui era scappata via.
Non riusciva a perdonarsi quella debolezza, Lucas Flatts l’aveva baciata! Dannazione!

“Flatts” Lucas alzò lo sguardo verso chi l’aveva chiamato, non si stupì di trovarsi lui davanti.
Non demordeva il ragazzo.
“Malfoy”
“Mi stavo chiedendo” iniziò il biondino sedendosi comodamente di fronte a lui, “Se mi fosse sfuggito qualcosa?”
“Riguardo a cosa?”
“Riguardo il tuo comportamento”
“Non ti seguo” disse, falsamente interessato
“Sarò franco con te” rispose serio, “Per il semplice fatto che mi stai simpatico e poi non voglio rogne all’interno della mia casa. Comunque noi serpeverde non familiarizziamo con i mezzosangue”
“Ti ho già esposto il mio pensiero” rispose il giovane, “Non amo particolarmente dovermi ripetere”
“Certo, non lo metto in dubbio, però per il quieto vivere, stai lontano da quella sudicia sangue sporco, o dovrai vedertela con me. Sono stato chiaro?”

Memento audere semper.

Ricordati di osare sempre.
Glielo diceva sempre suo padre, ed era uno dei pochi consigli che seguiva, sempre e comunque.
Si alzò, senza allontanare gli occhi dal Capo Scuola, “Io faccio quello che voglio. L’ho sempre fatto, non sarai di certo tu a farmi cambiare le abitudini”
“Io non ne sarei molto sicuro, qui dentro non ci sono mamma e papà a pararti il culo”
“Non ho bisogno di loro. Me la sono sempre cavata da solo. E non sarai certo tu, figlio di papà, a fermarmi”
“Ne sei certo?”
“Sicuro”
Anche Draco Malfoy si era alzato dal suo posto e si era avvicinato al compagno, il suo sguardo non prometteva nulla di buono.
“Non ti conviene metterti contro di me, se ti metti contro di me, ti metti contro il Lord Oscuro, e non sono tanti quelli che sopravvivono se se lo fanno come nemico”
“Non ho paura di lui”
“Fossi al tuo posto ne avrei invece”
“Tu, io no”
“Costatando che sei un rettilofono, qualcosa di marcio hai dentro anche tu”
Quelle parole furono come un’esca lanciata alla quale Lacas non riuscì a resistere, il pugno fu veloce e potente, ancora stordito dal colpo ricevuto, Malfoy si ritrovò sbattuto contro il muro.
“Non aprire bocca su cose che non sono di tua competenza. La prossima volta non mi limiterò ad un colpo soltanto” detto questo se ne andò.
Arrivato in camera si lasciò cadere sul letto, maledetto Malfoy e maledetto il fatto di essere un rettilofono.
Cosa diavolo gli era venuto in mente l’altro giorno, parlare in serpentese in un covo di serpi, conoscendo le origini di quei ragazzi avrebbe dovuto immaginare che qualcuno di loro aveva le sue stesse capacità.
Suo padre l’avrebbe ammazzato, contando che era legato a lui in un modo indissolubile, veniva a sapere in tempo reale ogni volta che parlava in quella strana lingua.
L’avrebbe distrutto alla prima occasione.
Merda! 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Attacco ***


7
7. Attacco

Una stella fa luce senza troppi perché,
ti costringe a vedere tutto quello che c’è.

- Ligabue -


“Minerva posso rubarti un minuto?” per la prima volta in tutta la loro esistenza gli studenti del settimo anno ringraziarono Severus Piton per la sua presenza all’interno della scuola!
“Certo Severus, vengo subito” rispose la donna, “Cercate di mantenere un comportamento decoroso durante la mia assenza, chiaro?”
Parole al vento!
Non appena la strega si chiuse la porta alle spalle, all’interno della stanza scoppiò il finimondo, d’altronde in quella classe erano presenti Grifondoro e Serpeverde.
Questo però non fece tornare infuriata al professoressa, perché in quel preciso momento era venuta a conoscenza di una terribile notizia.
“Stai scherzando?” la voce della McGranitt era inclinata
“No” rispose serio il professore di pozioni, “I Mangiamorte hanno attaccato al zona di Piccadilly Circus”
“Maledizione”
Erano presenti anche gli altri due rappresentanti delle case: la professoressa Sprite e il professor Vitius entrambi sconvolti.
“Come hanno fatto?” chiese la strega.
“Non si sa ancora con certezza, hanno attaccato in massa, ovviamente Magia Oscura. Il numero di vittime è molto alto, la maggior parte sono babbani e mezzosangue, c’era d’aspettarselo”
“Gli Auror?” domandò la Sprite.
“Sono arrivati troppo tardi, l’allarme è stato lanciato in ritardo e quando sono arrivati hanno potuto solo ammirare il disastro, non hanno neanche fatto prigionieri”
“Impossibile, possibile che o arrivano tardi o se li fanno scappare da sotto il naso!” sbottò la professoressa di Trasfigurazione.
“Non dire così Minerva”
“Albus” la strega si voltò verso il Preside che avanzava verso di loro con due ospiti.
“Buongiorno” salutò il mago, “Vorrei presentarvi Richard e Amelia Flatts”
I presenti trattennero il fiato, così erano loro: i famosi Flatts.
Li squadrarono da capo a piedi: l’uomo era sulla cinquantina, ma dimostrava molti meno anni, i capelli erano di un nero scuro e gli occhi erano blu profondo, i suoi lineamenti erano duri e la sua corporatura incuteva un certo timore, la donna invece sembrava gracile, ma dai suoi occhi scuri vi si poteva leggere solo determinazione e forza, i capelli biondi lunghi erano raccolti in una coda alta e il suo corpo, seppur magro, era ben proporzionato e sicuramente agile.
“I due capitani sono venuti qui per analizzare le protezioni della scuola” li informò Silente, “Si tratterranno qui per due giorni, tra non molto ci raggiungerà anche il capo degli Auror per informarci dell’evoluzione delle indagini”
“Non si sa nient’altro Albus?”
“No Severus, purtroppo no”
“Ci hanno colto impreparati” intervenne Richard Flatts, “Non ce l’aspettavamo proprio un attacco così diretto”
“Direi che ora sarebbe meglio tornare ognuno ai proprio compiti, amici miei, ne riparleremo a pranzo con il Generale Cray” sentenziò Silente.
“Forse hai ragione, è inutile restare qui con la mani in mano” rispose la McGranitt
“Concordo” aggiunse Severus.
“Bene, allora vi congedo, ci vediamo a pranzo” concluse il preside, facendo poi un cenno ai Flatts per invitarli a seguirlo.
Quando la porta dell’aula di Trasfigurazione si riaprì il caos che c’era all’interno si ammutolì di colpo, più che altro stupiti dall’espressione della professoressa.
“Tutto bene prof?” chiede Dean.
“Si Signor Thomas, va tutto a meraviglia” rispose la donna senza sentimento, evitando però di guardare il solito trio, si sentiva i loro occhi addosso.
Harry, Ron ed Hermione si scambiarono uno sguardo veloce, era successo qualcosa, ne erano più che certi.

“Secondo voi cosa può averla turbata cosi tanto?” chiese Hermione.
“Non ne ho idea ‘Mione” rispose Ron, “Ma qualunque cosa sia, non è buona” concluse Harry.
Il trio si stava dirigendo verso la Sala Grande per il pranzo.
“Ragazzi!” i grifondoro si voltarono trovandosi di fronte Calì Patil.
“Cosa è successo?” domandò la grifoncina senza troppa voglia di conoscere la risposta.
“Ci sono due persone con il Preside” rispose con voce emozionata.
“E allora?” chiese il rosso, “A noi cosa potrebbe interessare?”
“Non li ho mai visti prima d’ora” continuò imperterrita.
“Saranno i genitori di qualcuno del primo anno” le disse Harry alzando gli occhi al cielo.
Quanto era pesante!
“Non credo, secondo me sono persone importanti”
“Ma cosa ne sai?” le chiese Hermione, “Magari sono semplicemente dei suoi amici”
“Secondo me no” insistette la pettegola, “Magari sono dei pezzi grossi, oppure…”
“Ciao Jane
Ron ed Harry videro rosso, mentre Hermione si girava verso Lucas Flatts ancora infuriata per il giorno precedente.
“Ancora, ti ho già detto che non devi chiamarmi cosi” gli sibilò.
“Perché non dovrei chiamarti cosi, hai un nome cosi bello” le rispose avvicinandosi, un secondo dopo Harry e Ron si erano posizionati davanti all’amica, sotto gli occhi curiosi di Calì che non si perdeva un solo movimento.
“Avvicinati a lei e ti rimando a calci nel culo in Svezia” lo minacciò Ron.
Sul volto del serpeverde si dipinse un ghigno, ma non rispose.
“Ti ha mangiato la lingua il gatto?” gli chiese Harry.
“A dir la verità” iniziò con una voce di scherno, “Stavo aspettando si sentire qualcosa di veramente sensato”
“Cerchi guai per caso?” scattò Ron.
“Sinceramente mi annoi parecchio, tranne quando sto con Jane” sottolineando nuovamente il secondo nome della grifoncina la guardò, sorridendo alla sua espressione, “Quindi non mi dispiacerebbe ogni tanto scaldarmi le mani”
“Non hai che da chiedere” rispose Harry, “Non me ne frega un accidenti della vostra stupida sfida, non ti devi avvicinare a lei”.
Flatts iniziò a ridere, “Le fate anche da balie nel tempo libero?” scherzò, senza smettere di ridere. Si divertiva parecchio a stuzzicarli.
“Senti un po’ tu” iniziò il rosso, ma si dovette fermare, dietro al serpeverde stavano arrivando due persone che non aveva mai visto, forse era di quelle due persone che stava parlando Calì, che strani, non aveva mai visto un’uniforme del genere.
“Lucas”
Merda! Quella voce. Cosa diavolo ci facevano li.
Il giovane Flatts si voltò lentamente, chiudendo per un secondo gli occhi.
“Guarda un po’ chi si vede. Cosa vi ha portato qui, non la mia presenza sicuramente!”
“Modera il tono, giovanotto” iniziò l’uomo. “Siamo qui per parlare con Silente e per controllare il castello, per tua fortuna resteremo qui per due giorni interi”
“Che fortuna” disse il ragazzo con un tono da prendere a schiaffi.
“Lucas, per cortesia, porta un po’ di rispetto per tuo padre” intervenne la donna.
A quelle parole i quattro grifondoro trattennero il fiato, quei due erano i Flatts!
Da non credere, a guardarli bene assomigliavano veramente tanto a Lucas, soprattutto il capitano. Avevano lo stesso colore degli occhi e la stessa espressione.
“Perché mai dovrei portarvi rispetto, per colpa del vostro lavoro da santi, ho dovuto lasciare tutto, senza sapere quando ritornerò alla mia vita” li accusò il giovane.
“Ne avevamo già parlato” iniziò il padre, “E non mi sembra il caso di fare una sceneggiata proprio adesso”
Richard Flatts fece scorrere lo sguardo su i presenti, soffermandosi su Harry  e la sua cicatrice.
“Così sei tu” disse, spostando l’attenzione dal figlio al grifondoro. “Harry James Potter”
Lucas si voltò di scatto, non ci aveva neanche fatto caso. L’amico di Hermione era niente meno che il bambino sopravvissuto.
“Signor Flatts” disse il ragazzo.
“Siete qui per quello che è successo oggi?”
La domanda di Hermione fece voltare tutti i presenti, Amelia sorrise, “Tu cosa sai?” le chiese gentile.
“Niente signora, ma ho la sensazione che sia successo qualcosa, e credo anche qualcosa di grave”
“Tu saresti?” la interrogò Richard.
“Hermione Jane Granger” rispose la ragazza guardandolo negli occhi, “Possiamo sapere cosa è accaduto o dobbiamo restare sempre dell’ignoranza?”
“Diretta” constatò il capitano.
“Si signore” intervenne Harry, “Non ci mettono mai al corrente di nulla, anche se sappiamo benissimo che dietro a tutto questo c’è Lord Voldemort”
“Hai il coraggio di pronunciare il suo nome, ragazzo?” chiese l’uomo.
“La paura di un nome non fa altro che aumentare la paura della cosa stessa” rispose per lui Hermione.
“Mi piaci signorina, hai stoffa” le disse facendole un sorriso breve, la ragazza gli sorrise, mentre i suoi occhi d’oro si illuminarono. Finalmente qualcuno la giudicava per quello che diceva e non per il suo sangue.
“Allora?” incalzò anche Ron.
“Tu invece saresti?” gli domandò Amelia, mantenendo sempre il suo tono calmo e gentile.
”Ronald Weasley”
“Sei il figlio di Arthur Weasley?”
“Conoscete mio padre?”
“Lavora al Ministero giusto?” continuò la signora Flatts, “Uso improprio di manufatti babbani se non sbaglio. L’abbiamo conosciuto due giorni fa, è stato il generale Cray a presentarcelo”
“E così tu sei suo figlio, in effetti ci assomigli molto” osservò Richard, “Hai anche un altro parente che lavora al Ministero se non sbaglio..”
“Si, mio fratello Percy”
“Capisco”
“Certo che per sviare i discorsi siete proprio dei maestri, non che l’argomento mi interessi, ovvio” li interruppe Lucas.
“Mi sto arrabbiando, sei avvisato” lo squadrò il padre, “Tra l’altro io e te dobbiamo parlare di una tua mancanza. O sbaglio?”
“No, tu non sbagli mai” rispose sprezzante lui, “Non sono l’unico però” precisò.
“Ne sono già a conoscenza, ci tengo a ricordarti che percepisco quando usi le tua capacità e anche quando vieni capito”
“Lo so, papà. So che su questo sei infallibile. Ma scommetto che non sai chi è”
“Draco Lucius Malfoy”
Gli occhi di Lucas si stupirono, come diavolo faceva, si può sapere?! “Ma come…”
“Non riuscirai mai a stupirmi, figliolo. Sono desolato” gli disse, falsamente dispiaciuto.
Al diavolo” sibilò, consapevole che l’avrebbe fatto infuriare ancora di più parlando in serpentese davanti a degli estranei, non si sarebbe mai aspettato però che il padre spalancasse gli occhi, segno che non solo era furioso ma che qualcuno nel raggio di qualche metro l’avesse capito.
“Serpentese” sussurrarono i  tre grifondoro in coro.
I Flatts li guardarono allibiti, specialmente Richard. “Voi come fate a conoscere questa capacità disonorevole?”
“Molto semplice” rispose Harry, “Lo sono anch’io” sibilò.
“Impossibile!” scattò allora il capitano, “Com’è possibile? Tu, il bambino sopravvissuto, un rettilofono?!”
“La notte del 31 ottobre” iniziò Hermione, “Harry entrò in contatto con Lord Voldemort, è per questo motivo che ha questa capacità”
“Impressionante” intervenne Amelia, “E’ veramente una cosa insolita”
“E’ comunque incomprensibile”
NON E’ UNA MALEDIZIONE!” urlò Lucas.
Sua madre gli si avvicinò, ma lui si allontanò, “Non avvicinarti, so benissimo che la pensi come lui. Non voglio compassione o altro. Frangar, non flectar
Detto questo si allontanò, evitando gli sguardi di tutti, tranne quello di Hermione, che lo fissava con uno sguardo strano.
Cosa nascondeva?
“Scusatelo” disse il mago, “Dimentichiamoci questo problema” concluse.
Tutti e tre i ragazzi lo guardarono con degli occhi strani, come poteva ignorare in quel modo il proprio figlio?
“Non ci avete risposto” la voce di Ron li riportò alla realtà.
“Siete dei ragazzi seri” rispose Amelia Flatts, “Credo che Silente non se la prenderà se lo diciamo a voi tre”
Il trio si fece attento. La donna prima di continuare spiò il marito, non oppose resistenza, così continuò, “Non sappiamo ancora il motivo di un tale comportamento, ma questa mattina, un gruppo di Mangiamorte ha attaccato Piccadilly Circus”.

Spazio per me...

Charlie_me Grazie per il commento, spero di non deluderti con i prossimi capitoli.

speednewmoon  Anche a me Lucas piace tantissimo, non è solo perchè l'ho creato io!! comunque sono contenta che ti piaccia.. spero solo di non deluderti...




Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Ricordi ***


8
8.    Ricordi

Il gusto della vita ci viene dato dai ricordi,
che ci tengono legati… ma legati a che cosa?!

- Luigi Pirandello -

Aveva già saltato una lezione.
Impressionate, nelle altre scuole in cui era stato aveva seguito almeno per il primo mese il regolare flusso della giornata scolastico.
Ad Hogwarts no, per colpa di chi?
Suo padre. Quell’uomo aveva la capacità di farlo diventare matto.
Per cosa poi?
Neanche lui lo sapeva.
Non riusciva a spiegarsi perché suo padre lo trattava così, mai una parola gentile, mai un abbraccio, mai una carezza, mai un sorriso se non di circostanza, mai un complimento tranne se faceva il suo dovere di bravo primogenito di santi come lo erano loro, mai…mai…mai…
Al diavolo!
Cosa gli importava a lui? Niente. Alla fine a lui non importava mai niente di nessuno.
Chi se ne frega dei rischi che corrono i suoi genitori ogni giorno, chi se ne frega se è il figlio di due pezzi grossi dell’esercito e rischia la vita tutti i giorni, chi se ne frega di Lord Voldemort, chi se ne frega di Harry Potter, chi se ne frega di tutto.
Al diavolo!
Sua madre gli diceva sempre che suo padre, anche se non glielo dava a vedere, gli voleva bene. Lui non ci credeva, non ci aveva mai creduto. Oppure lui non gliene aveva mai dato l’occasione.
In tutti i ricordi che aveva della sua infanzia, non ce n’era uno felice con suo padre, tranne forse quando gli aveva insegnato a volare e gli aveva comprato la sua prima scopa.
Ma cosa sono poi i ricordi?
Emozioni provate in passato? Sensazioni che ritorneranno forse un giorno? Momenti che ti fanno spuntare un sorriso quando ci pensi? Memorie felici?
No, non sono nulla di tutto questo, sono solo sciocchezze, i ricordi ti tengono legato a quello che hai vissuto in passato?
Stronzate!
Non ti legano a niente. Non servono a niente. Ti fanno stare più male, sempre se questo è possibile.
Doveva smetterla di torturarsi in quel modo! Non ne valeva la pena.
Lucas Flatts si alzò, da quanto tempo era seduto sotto al Platano Picchiatore?
Si diresse velocemente nell’unico posto dove sarebbe stato sicuro di essere in salvo.
Entrò nel campo di Quidditch già con la scopa in mano e si liberò nel cielo.
Oblio…

Hermione Granger stava camminando per il grande parco del castello, era riuscita a scappare da Harry e Ron, da quando aveva detto loro che Lucas l’aveva baciata avevano avuto la brillante idea di farle da guardie del corpo!
Aveva bisogno di stare sola, doveva pensare.
Gli ultimi avvenimenti l’aveva sconvolta e non poco: l’arrivo dei Flatts, la scoperta delle capacità di Lucas, l’attacco a Piccadilly Circus….
Certo che i Flatts erano davvero strani, tutti e tre, nessuno escluso.
Lucas era indecifrabile: un grande ammaliatore senza dubbio, bastardo come pochi, sicuro delle sue doti, ma nascondeva qualcosa, ne era più che convinta. Però doveva ammetterlo, aveva qualcosa di realmente affascinante.
Richard invece era un uomo freddo, duro, non lasciava trasparire niente. L’aveva colpita la reazione che aveva avuto quando Lucas aveva parlato in serpentese, come se fosse un disonore. Poi quel rapporto cosi glaciale con suo figlio, chissà poi perché? Davano l’impressione di essere sempre in conflitto, una battaglia che non avrebbe mai visto la fine.
Infine c’era lei, la donna di casa, Amelia Flatts, l’aveva osservata per tutto il tempo, ma non era arrivata a nessuna conclusione, aveva parlato poco durante la loro conversazione, però di una cosa era certa, non sopportava molto il rapporto di amore e odio che c’era tra suo marito e suo figlio, si vedeva dal colore degli occhi quando discutevano, il suo cuore sanguinava ad ogni insulto che si sputavano addosso.
Era arrivata al campo di Quidditch… chi c’era dentro? Osservando la corporatura si trattava sicuramente di qualcuno del settimo anno, ma chi era? Non aveva mai visto nessuno volare così bene, se non Harry, ma quello era uno stile diverso. Non era quello acrobatico del bambino sopravvissuto, era una classe diversa. Sembrava che si confondesse con le nuvole, che si fondesse con il cielo, che fosse una parte integrante dell’aria.
Si sedette sul prato del campo, incapace di smettere di guardare quel volteggiare nel vuoto, nonostante lei odiasse ogni genere di volo, non poteva non restare ad ammirare tutta quella bravura, continuando però a chiedersi chi fosse quel ragazzo misterioso, non riusciva a vederlo in faccia ed era troppo lontano per essere riconosciuto.

Quella sensazione era veramente indescrivibile.
L’oblio in cui cadeva ogni volta che volava lo faceva sentire vivo.
Niente lo faceva sentire così, neanche il sesso.
Da quanto tempo era li?
Non lo sapeva, e non gli importava.
Quella era l’unica cosa che lo facesse sentire attaccato alla vita. Non c’era altro.
Fermò la scopa a mezz’aria. C’era qualcuno nel campo.
Sentiva al sua presenza, il suo profumo trasportato dal vento.
Si voltò verso l’ingresso, eccola li, seduta a terra con le ginocchia tirate al petto, guardava in alto con quegli occhi cosi belli, verso di lui.
Sicuramente non l’aveva riconosciuto, altrimenti se ne sarebbe già andata.
Non lo sopportava, e questo lo faceva divertire.
Quella ragazza era veramente eccezionale, intelligente, forte, coraggiosa, orgoglioso e poi… Merlino!
Era uno schianto!
Solo il fatto che gli faceva resistenza, lo spronava a dare il meglio di se per farla cadere ai suoi piedi, sapeva che prima o poi sarebbe successo. Indipendentemente dalla sfida.
La voleva!
Sarebbe stata sua, ma solo quando lo avrebbe voluto anche lei.
Questo però non gli impediva di provarci spudoratamente!
Planò lentamente verso di lei, sempre a cavallo della scopa, e non appena vide la sua espressione non potè evitare di sorridere.
Il suo volto era tutto un programma!
“Ehi Jane” le disse senza togliersi quel sorrisino odioso dalle labbra, “Non riesci proprio a stare lontano da me, vero?”
Hermione si alzò velocemente dal suo posto senza rispondergli, si voltò per imboccare il corridoio per uscire dallo stadio, ma il ragazzo si posizionò davanti a lei, bloccandole il passaggio.
“Ti sarei grata se mi lasceresti passare”
“Perché dovrei? È una giornata bellissima, non chiuderti in quel castello buio. Resta qui con me
Quell’ultima frase appena sussurrata le aveva fatto battere il cuore più forte, ma se pensava di abbindolarla così facilmente, si sbagliava, e di grosso anche!
Peccato che non aveva intuito abbastanza velocemente quello che voleva fare il giovane serpeverde.
Con uno scatto l’afferrò per i fianchi, e stupendosi di quanto fosse leggera, la caricò con gentilezza sul manico della scopa e si alzò in volo.
“Rimettimi subito a terra!” iniziò a dimenarsi, odiava le altezze! “Mi hai sentito. METTIMI GIU’
“Tesoro, così però mi stai spaccando un timpano!” la prese in girò lui, fintamente disperato.
“Non me ne frega un accidente” continuò a strillare lei, “Rimettimi subito a terra!”
“Non ci penso nemmeno”
Hermione si voltò, attenta a non guardare nel vuoto, erano a pochi centimetri di distanza, poteva vedere tutte le sfumature in quegli occhi blu come l’oceano, quel braccio stretto introno alla vita la faceva sentire sicura, peccato che lei aveva sempre avuto paura di volare.
Lucas si accorse che stava tremando, ma non era per il freddo.
“Non dirmi che hai paura di volare?” le chiese. Non ottenendo risposta, ma notando il leggero rossore che si era diffuso sulle sue gote capi che aveva centrato il bersaglio. “Tranquilla, non ti faccio cadere” le sussurrò con un tono caldo contro l’orecchio..
Anche se si maledì in tutte le lingue che conosceva, Hermione non potè fare a meno di stringersi a lui, quando il giovane inclinando di più la scopa salì ancora di qualche metro.
I loro corpi erano pressati uno contro l’altro, Lucas sentiva il suo fiato leggero contro il collo, mentre si alzava ancora di più, si era stretta a lui ancora di più. Sogghigno leggermente. Bingo!
“Non c’è assolutamente niente da ridere!” sussurrò lei, incapace però di assumere un tono di replica, aveva troppa paura!
“Andiamo Jane! E’ cosi bello volare!”
“Magari per te, per me no!”
“E va bene…” l’accontentò, ma non senza un’azione spericolata! Planò velocemente, la ragazza si strinse ancora di più a lui, urlando.
“Tu sei tutto matto!” gli urlò contro non appena appoggiò i piedi a terra.
“Andiamo, per una semplice discesa in verticale?!”
“Al diavolo tu, e la tua discesa in verticale!”
Lucas rise ancora, più forte, era eccezionale, un secondo prima sembrava una bambina spaventata, il secondo dopo era una donna fiera che difendeva il suo orgoglio ferito!
“Non puoi negare che però ti è piaciuto!”
“Non diciamo sciocchezze! Harry vola molto meglio di te!”
“Questo è pressoché impossibile! Non c’è nessuno al mondo più bravo di me nel volo”
Era vero, ma non glielo fece capire.
Non rispose neanche, lo spinse leggermente indietro con una mano e lo sorpassò.
“Ci vediamo, Jane
“Al diavolo!” gli rispose lei, senza voltarsi.
Lucas la guardò uscire dallo stadio, sulle sue labbra comparve un sorriso vero, uno dei pochi.
Forse quello sarebbe stato un ricordo che l’avrebbe fatto sorridere in futuro? L’avrebbe tenuto legato a quella sensazione chiamata gioia?
Non lo sapeva. 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Rivelazioni ***


10
9.    Rivelazioni

Amelia Flatts camminava per i corridoi di Hogwarts. Cosi era quella la scuola di Magia e Stregoneria più importante di tutto il Regno Unito? La scuola che frequentava suo figlio.
Non c’erano dubbi era protetta molto bene, l’aveva ammesso anche suo marito. Albus Silente era proprio un grande mago, uno dei migliori che avessero mai conosciuto. La voci sul suo conto erano vere, una volta tanto.
Vagando senza una meta precisa il capitano stava pensando al disguido avvenuto il giorno prima con Lucas, non era più riuscita ad incontrarlo.
Forse lo stava facendo apposta.
D’altronde faceva sempre così. Era nel suo carattere.

Frangar, non flectar

Quelle parole pronunciate con odio da suo figlio continuavano a farla tremare.
Quanto rancore provava Lucas nei loro confronti? Troppo.
Mi piego, ma non mi spezzo.
Quella frase continuava a farla fremere… li odiava così tanto per quella decisione?
Non lo sapeva. Non riusciva a spiegarselo.
Lucas era sempre stato difficile da capire e comprendere. Era un ragazzo piuttosto chiuso, con loro non parlava quasi mai, forse per colpa del loro lavoro.
Erano sempre lontani da casa.
Poi, da quando avevano scoperto che era rettilofono.
La rottura.
Richard non l’aveva mai accettato, poi con le sue capacità di empatico, sapeva sempre quando parlava in serpentese.
Era la sua arma contro il figlio. Il suo essere empatico verso i rettilofoni era la sua maledizione.
Amelia Flatts si fermò di colpo.
Davanti a lei c’era quella ragazza dagli occhi d’oro che la fissava.
“Capitano Flatts” la salutò.
“Hermione” rispose la donna, era impossibile dimenticarla.
“State bene, mi sembrate scossa” le chiese la grifoncina.
“Tutto bene, grazie. Solo qualche piccolo pensiero”
“Lucas” sussurrò la ragazza.
“Come fai a dirlo?” le chiese senza accusa.
“Non è difficile da capire, se mi permettere” iniziò l’altra puntando le iridi dorate in quelle scure della donna, “C’ero anch’io ieri. E ho visto la sfumatura nei vostri occhi quando suo figlio e suo marito litigavano”
“Hai un ottimo spirito intuitivo”
“Ne sono consapevole, comunque non sono affari miei. La lascio con i suoi pensieri”
“No, aspetta. Camminiamo un po’, ti dispiace?” le chiese Amelia, guardandola con uno sguardo supplichevole, al quale Hermione non riuscì a dire di no.
“D’accordo” acconsentì, “Andiamo in giardino, non fa ancora tanto freddo”
“Fammi strada”

Erano sedute per terra da molto tempo. All’inizio avevano parlato del più e del meno: delle differenza tra la Svezia e l’Inghilterra, del lavoro di Amelia, della scuola di Hogwarts, dei professori… avevano evitato però l’attacco di Piccadilly Circus.
Alla fine però avevano raggiunto l’argomento tabù.
Lucas e suo padre.
Amelia non riusciva a spiegarsi del perché si stava aprendo in quel modo con una ragazzina sconosciuta, ma si fidava di lei, era come la figlia che non aveva mai avuto. Dal canto suo, Hermione, non le disse di fermarsi quando iniziò a parlare del rapporto tra marito e figlio, perché capiva che quella donna aveva bisogno di sfogarsi.
“Devi sapere che Lucas è sempre stato un ragazzo chiuso, fin da bambino” iniziò la donna, guardando verso l’orizzonte, “Possiamo dire che ce l’ha sempre avuta con noi per il nostro lavoro. Succedeva molto spesso, anche nel cuore della notte, che ci chiamassero per qualche intervento, così dovevamo svegliarlo e portarlo dai miei genitori. Questo Lucas non lo accettava mai. Credo che sia per questo che è diventato il ragazzo scontroso di adesso” la donna sospirò.
“Credo che gli sia caduto tutto addosso quando ha scoperto di essere rettilofono. Era venuto da me tutto eccitato, era una cosa che sapeva fare solo lui, si sentiva importante”
“Come biasimarlo” intervenne Hermione.
“Già, peccato che mio marito non è mai riuscito ad accettarlo. Devi sapere che lui è un’empatico per i rettilofoni, sente chi ha queste capacità. Non chiedermi il motivo, perché non lo sappiamo neanche noi. L’abbiamo scoperto insieme a Lucas. È proprio da qui che hanno cominciato a litigare tutte le volte che si incontrano. E mio figlio lo fa apposta a parlare in serpentese per fare infuriare Richard”
Amelia sposò il suo sguardo sulla ragazza, andando avanti a parlare: “Mio marito crede che sia un disonore avere un figlio con queste capacità, non l’ha mai sopportato. E io non riesco a farlo ragionare. È cocciuto! Esattamente come Lucas. Le cose già non andavano bene, poi è arrivata la convocazione del generale Cray, cosi ci siamo trasferiti qui. Lucas non ce l’ha mai perdonato”
“Come mai?”
“Semplice. Devi sapere che a mio figlio non importa di nessuno. Nel senso che non ha mai preso una posizione riguardo a quello che ci circonda. Non ci ha mai chiesto perché facciamo il nostro lavoro, non ci ha mai chiesto cosa è giusto e cosa è sbagliato. Non gli interessa se da un giorno all’altra tutto potesse cadere nelle mani delle persone sbagliate. Non ci ha neanche chiesto perché siamo stati convocati qui. L’avrai notato anche tu”
“Si, ho notato. Anche se si trova a Serpeverde, la casa dei figli di Mangiamorte, non ha mai seguito il loro esempio”
“Vedi, non gli interessa di babbani, mezzosangue, o altro. L’unica cosa che gli interessa è vivere senza che nessuno gli dia fastidio”
“Però questo non è avvenuto, giusto?”
“Esattamente. Non sopporta il comportamento che Richard ha con lui. Fin da quando era bambino, mio marito non gli ha mai riservato un comportamento affettuoso. Credo che per questo ci soffra, anche se non lo da a vedere. Poi, metti il nostro lavoro, le sue capacità, il suo e il nostro carattere, troppo vigliacco a volte per cercare di migliorare la situazione, ci hanno portato a questa fine”
“Potete cercare di risolvere almeno in parte la vostra situazione, però…” le disse Hermione. Era rimasta scioccata. Quella donna le aveva raccontato tutta la loro storia.
Aveva scoperto alcune cose sul conto di Lucas Flatts, ora capiva molte cose.
“Io sono convinta che non succederà mai”
“Mai dire mai, signora!”
“Tesoro, hai sentito cosa ci ha sibilato prima di andare via ieri?”
“Frangar, non flectar ”
“Esattamente. E sai cosa vuol dire?”
“Mi piego ma non mi spezzo”
“Esatto. Non c’è soluzione. Ha sempre assecondato tutte le nostre scelte, ma senza entusiasmo. Mai una volta. Mai. Non arriveremo mai ad un compromesso. È impossibile. Lucas ci odia. Odia le nostre scelte, il nostro lavoro. Tutto” una lacrima solitaria scese sulla guancia della donna. Seguita poi da molte altre.
Hermione si voltò verso di lei, porgendole un fazzoletto di stoffa.
“Si faccia forza. In qualche modo troverete una soluzione”
“Ho perso le speranze sai” rispose Amelia ricomponendosi, facendole un sorriso spento.
Le due donne si alzarono.
“Ti ringrazio per avermi ascoltata. Magari avevi altro da fare, piuttosto che stare a sentire me”
“Non si preoccupi signora, è stato un piacere”
“Ti ringrazio” le ripetè la donna, accarezzandole piano una guancia, “Veramente”
Hermione le sorrise, poi si voltò, all’entrata del castello c’era Richard Flatts con le valige.
“Partite ora?”
“Si, abbiamo concluso in fretta le nostre ricerche. Non serve che ci tratteniamo ancora, la scuola è protetta bene” le rivelò la donna, affiancandosi al marito.
“Arrivederci Hermione” la salutò.
“Non andate a salutarlo?”
“Salutamelo tu da parte mia”
“Ma…io…” la grifoncina non potè dire più una parola, perché Richard aveva preso la mano della moglie e insieme si erano avviati a piedi fino alla zona più vicina per smaterializzarsi.



Spazio per me....

Speednewmoon  Ehi! Non hai idea di quanto mi rende felice con i tuoi commenti! Ti svelo un piccolo segreto... non sono proprio un razzo! E' che ho già scritto parecchi capitoli, ma non li pubblico tutti in una volta...
lascio un pò di suspance!! aspetto altri tuoi commenti... anche negativi se ne hai, non farti problemi!! Un bacio.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Trasparenza ***


11
10.      Trasparenza

                                                                                                                       Tu sei quello che sei,
non centrano i tuoi genitori…

Hermione Jane Granger stava camminando per i corridoi del castello soprappensiero.
La chiacchierata con Amalia Flatts l’aveva lasciata senza parole. Aveva scoperto davvero molto sul conto di Lucas. Non doveva aver avuto un’infanzia facile, non con un padre come il suo.
Richard Flatts aveva la faccia da duro! Però questo non lo giustificava, non poteva giudicare il figlio solo perché era rettilofono. Quanti anni aveva quando aveva scoperto per la prima volta le sue capacità? Non gliel’aveva detto.
Era arrivata in biblioteca. Come al solito, quando doveva pensare andava sempre li.
Il luogo che più amava di tutta la scuola, ovviamente dopo la Sala Comune della sua casa.
Camminava piano, diretta verso l’ala dove erano presenti tutti i tavoli grandi in legno. Superò un altro scaffale e finalmente arrivò a destinazione.
Non era sola.
La persona che inconsciamente stava cercando da quando i Flatts se n’erano andati, era proprio li, davanti a lei, e la stava guardando.
“Ciao, Jane…”
“Non farti strane idea, ma ti stavo cercando” disse lei, sedendosi di fronte a lui.
“Lo sapevo! Non puoi fare a meno della mia presenza, non ti devi giustificare!”
“Piantala di fare l’idiota una buona volta!” gli rispose guardandolo male.
“Avanti Jane… Sii serena per una volta!” le disse lui, allungansi sul tavolo per avvicinandosi pericolosamente al suo volto.
La ragazza in tutta risposta gli rivolte un’altra occhiataccia, allontanandosi alla ben meglio.
”Allora, perché mi cercavi?” gli chiese Lucas, senza spostarsi.
“I tuoi genitori sono partiti pochi minuti fa” iniziò lei, ma venne interrotta subito da ragazzo.
“E allora?” l’espressione sul suo volto era cambiata radicalmente.
“Tua madre mi ha chiesto di salutarti da parte sua”
“Era troppo impegnata per cercarmi e farlo di persona?”
“Tuo padre era già sulla soglia della porta con i bagagli”
“Figuriamoci, non si scomoderebbe mai, il grande padre
“Perché tutto questo odio?” si lasciò sfuggire lei in un soffio.
Lucas la guardò negli occhi per qualche istante e poi scattò in piedi.
“Perché? Ti chiedi il perché?” adesso gli stava davanti, a pochi centimetri dal suo volto, solo che adesso non c’era il tavolo a dividerli. “E’ molto semplice. Si vergognano di me. Sono rettilofono, il disonore della famiglia. Non mi interesso dei loro affari, non voglio intraprendere il loro stesso lavoro finita la scuola, non mi interessa un accidente dei Mangiamorte, dei cattivi in generale, di Lord Voldemort, di nessuno. Non voglio far parte di nessun gruppo. Non ho nessuna intenzione di fare quello che fanno loro. Non me ne frega un cazzo se con il mio comportamento gli rovino la reputazione!”
Hermione lo guardava allibita. “Meglio?” gli sussurrò solo.
Il ragazzo si specchiò nei suoi occhi d’oro, cosa gli era successo? Aveva detto tutto quello che pensava dei suoi genitori a lei.
“Si” si lasciò sfuggire.
“Ho parlato con tua madre prima che partisse” gli rivelò poi, “Ci siamo per sbaglio incontrate per i corridoi e abbiamo parlato per almeno due ore in giardino”
“Sicuramente avrà elogiato il suo spettabile lavoro e marito” disse il ragazzo in tono sprezzante.
“Ti sbagli” rispose fissandolo negli occhi blu, “All’inizio abbiamo parlato del più e del meno. Poi abbiamo parlato di te”
“Di me?? E cosa ti ha detto? Che si vergogna ad avere un figlio del genere, che vorrebbe averne uno che si interessa dal loro stupido lavoro e che non gli faccia fare figure?”
“No, vorrebbe rimettere a posto i pezzi, andati in frantumi, della vostra famiglia”
“Balle” sentenziò il giovane voltandosi.
“Aspetta” Hermione per la prima volta gli prese la mano, quel ragazzo le faceva tenerezza. Faceva tanto il duro, ma sotto sotto ci stava male anche lui, esattamente come sua madre.
Lucas si voltò, senza sottrarre la mano ancora stretta in quella piccola della grifoncina.
“Tua madre ci sta male, sai?” iniziò piano, “Non vorrebbe mai essere arrivata a questo punto. Non pensa assolutamente che tu sia un disonore. Non l’ha mai pensato”
“Non ci credo”
“Invece dovresti… Lei si preoccupa per te. Si rende conto che la situazione con tuo padre non è delle migliori. Vorrebbe poter fare qualcosa, ma non sa cosa. Visto che sia tu che tuo padre siete chiusi e cocciuti!”
“Come faccio a crederti? Da quando ho queste capacità, niente è più stato come prima!”
“Da quanto lo sai?”
“Avevo sei anni”
Involontariamente Hermione strinse di più la mano di Lucas, fissandolo negli occhi.
“So che non è facile, però non potresti fare tu qualcosa?”
”Per esempio?!” sbottò lui, “Cosa? Mio padre non ne vuole neanche parlare! Sono un disonore per lui. Non ha senso sperare fiato per lui. Resterò sempre la rovina dei Flatts”
Tu sei quello che sei, non centrano i tuoi genitori
“E cosa sarei io?”
“Un ragazzo intelligente, con grandi capacità… non farti strane idee per quello che ti sto per dire” gli disse con un lieve sorriso, “Sei anche bello, non passi inosservato, quindi non dovresti abbatterti in questo modo”
Lucas sorrise, poi abbasso lo sguardo sulle loro mani ancora intrecciate. Hermione seguì i suoi occhi, arrossendo sottrasse la mano dalla sua.
Il serpeverde rise lievemente, si chinò alla sua altezza specchiandosi nei suoi occhi d’ambra.
“Grazie” sussurrò, la giovane trattenne il fiato quando lui le prese nuovamente la mano, per avvicinarsela alle labbra. Vi poso un bacio lieve, delicato, sempre tenendo gli occhi puntati nei suoi.
Si riavvicinò alla sua bocca, Hermione era bloccata, non avrebbe lo stesso avuto via di scampo, era appoggiata allo schienale della sedia e davanti aveva il corpo di Lucas.
A pochi millimetri dalle sue labbra il ragazzo le sussurrò: “Trahit sua quemque voluptas “ poi unì le loro bocche in un bacio delicato, dolce, lieve. Sapeva che l’avrebbe fatto, e allora perché non si era sottratta?
Ognuno è attratto da ciò che gli piace. Ecco cosa le aveva bisbigliato prima di baciarla. Lei non aveva opposto resistenza, e quando il ragazzo si fu allontanato leggermente, per rispecchiarsi nei suoi occhi, non aveva potuto evitare di sorridere.
Lui non aveva detto più niente. Si era spostato da lei, e con un occhiolino se n’era andato.
Quando Lucas era sparito dalla sua visuale il cervello di Hermione parve ricollegarsi.
“L’ha rifatto” sussurrò, prima di arrossire nuovamente. L’aveva baciata un’altra volta, e questa volta non si era trattato di un timido sfioramento di labbra, era stato un bacio!

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** La partita ***


12
11.     La partita

Ronald Weasley ed Harry Potter erano in piedi davanti all’ingresso del campo di Quittitch, quella mattina si sarebbe svolto il primo incontro.
Grifondoro contro Serpeverde.
Finalmente avrebbero fatto vedere a quei palloni gonfiati com’erano migliorati.
Quell’anno la loro squadra era parecchio forte: Harry come cercatore, Ron in porta, Ginevra, Dalmezia e Alicia come cacciatrici infine come battitori c’erano Jimmy Peakes e Ritchie Coote.
Uscirono a testa alta, a cavallo delle loro scope, acclamati da tutto lo stadio.
Prima di andare a sistemarsi tra i cerchi, Ron si avvicinò ad Harry: “Vediamo di finirla in fretta, muoio dalla voglia di vedere le loro facce deluse! Soprattutto quelle di Malfoy e Flatts”
“Sicuro”
La squadra delle Serpi entrò in campo, seguiti da Madama Bump che chiamò a se i capitani.
Potter e Malfoy si guardarono in cagnesco mentre si stringevano la mano, ovviamente costretti, visto che si rifiutavano ad ogni partita.
“Mi raccomando, gioco leale! E ora, a cavallo delle scope. Che la prima partita di campionato abbia inizio!” detto questo al strega libero i bolidi, lanciò in aria la pluffa e liberò il boccino d’oro.
Colin Canon faceva il cronista: “La prima partita di campionato ha inizio! Oggi Grifondoro contro Serpeverde. Sarà una partita senza precedenti. Entrambe le squadre hanno dei validi giocatori all’interno. Notiamo subito il nuovo portiere per la squadra verde-argento: Lucas Flatts. Vediamo come se la cava…”
Lucas non faceva caso al cronista che parlava di lui, finalmente era iniziato il campionato.
Era li, in mezzo ai cerchi, nessuno sarebbero riusciti a vincere. Non finchè c’era lui in porta.
Nella sua vecchia scuola era il migliore, non riusciva a batterlo nessuno. Solo John Carter riusciva a segnare. D'altronde loro due erano cresciuti insieme, entrambi sapevano i punti deboli dell’altro.
Dovette smettere di pensare al passato per un momento, quella piccola furia rossa era riuscita a schivare il bolide che le aveva lanciato contro Flitth, e aveva tirato la pluffa verso l’anello sinistro, ovviamente Lucas si era lanciato in anticipo e aveva afferrato la palle con entrambe le mani.
Sorrise in modo strafottente ai due grifondoro di fronte a lui e rilanciò la palla a Nott, il quale parti subito all’attacco, schivando Alicia.
“Peccato, occasione persa per i Grifondoro. Ora vediamo cosa vuole fare Nott, schiva Robins e si lancia verso la porta di Weasley, tira e… Weasley para! Grande Ron!! Il gioco riprende… palla a Ginny Weasley, che passa a Robins, che ripassa subito a Spinnet…”
Harry fissava tutto il campo in cerca del boccino d’oro. “Dove sei… dove sei?”….
“Ehi Potty? Vuoi un altro paio d’occhiali o riesci a vedere il boccino con quelli?”
“Chiudi il becco Malfoy, e lasciami in pace!”
“Neanche per sogno, Sfregiato. Saremo noi a vincere, e non parlo solo della partita di oggi!”
“Io non ne sarei cosi sicuro sai!” lo sfidò il bambino sopravvissuto.
RETEEEEEEEEEE! Nott riesce a segnare. Serpeverde 10 Grifondo 0, ma la partita continua…”
“Vedi Potter. Siamo più forti!” urlò Malfoy, mentre si allontanava.
“Al diavolo” sibilò il moro.
“Attenzione! Weasley è in possesso della palla, la passa subito a Robins che si avvicina imperterrita agli anelli, ma Nott cerca di fermarla, Robins ripassa la palla a Weasley, che tira….. Rinviata! Accidenti Flatts è bravo come dicevano, non c’è che dire. Ma Weasley riesce a recuperare la palla rubandola a Dolohov, si rilancia verso la porta di Flatts… tira e…. RETEEEE! SII!! Grande Ginny!!”
Lucas tirò un pugno all’aria. Quella rossa ci sapeva fare. Era riuscita a segnarle al terzo tentativo.
“Siamo pari, 10 a 10” continuava Canon mentre la partita entrava nel vivo.

Era passata ormai un’ora e il risultato era Serpeverde 80 – Grifondoro 70.
Del boccino nessuna traccia.
“Harry!” urlava Ron, “Te la dai una mossa o vuoi una raccomandata?!”
“Ci sto provando, fratello, ma non lo vedo!” gli rispose l’altro, “Quel maledetto boccino non si trova!”
Draco Malfoy non era in condizioni migliori, anche lui non riusciva a vederlo. Doveva trovarlo prima dello Sfregiato!
Erano nuovamente uno di fianco all’altro quando un raggio di sole illuminò un qualcosa di dorato in fondo al campo, vicino al centro.
Si lanciarono entrambi in picchiata, spalla contro spalla.
“Potter e Malfoy hanno avvistato qualcosa, sarà il boccino?” iniziò Colin, “Ma vediamo il resto della partita come procede, Weasley para un altro tiro di Nott!”
Nel frattempo Harry e Draco stavano inseguendo il boccino d’oro, erano ancora spalla contro spalla, con gli occhi puntati sul boccino alato.
“Non ce la farai, Potter!”
“Sicuro?!”
Malfoy spalancò gli occhi azzurri, il bambino sopravvissuto di era alzato in piedi sul manico della scopa per allungarsi di più verso la sua vittoria, Draco spronò il suo mezzo al massimo, ma non fu sufficiente.
Tutti erano con il fiato sospeso. Anche Colin era rimasto zitto.
Harry si era lanciato verso il boccino e dopo averlo afferrato con la mano, cadde a terra.
Si alzò leggermente dolorante elevando verso il cielo il braccio sinistro, dove in mano stringeva ancora il boccino d’oro.
SIIIIIIII!!!! GRIFONDORO VINCE!!!! SERPEVERDE E’ BATTUTA! GRANDE RAGAZZI SIETE I MIGLIORI!!!
“Signor Canon! Si limiti a fare il cronista!!” lo ammoni la professoressa di Trasfigurazione, senza nascondere però un sorriso orgoglioso per i giocatori della sua casa.
“Mi scusi professoressa McGranitt!”
Tutti i grifoni andarono a complimentarsi con il loro capitano.
“Lo sapevo che eri il migliore, fratello!” gli disse Ron abbracciandolo insieme a Ginevra e Dalmezia.
“Eh eh!”
“Non finisce qui Potter” gli sibilò Malfoy.
“Puoi contarci!”
I serpeverde si diressero verso gli spogliatoi, Lucas Flatts non riusciva a crederci. Avevano perso.
Che idiota, fa tanto il gradasso, poi non è neanche in grado di afferrare un boccino!  
Si lavò e si rivesti con un paio di jeans chiari e una felpa nera col cappuccio ed usci per primo dallo spogliatoio.
Si soffermò per un attimo di fronte a quello dei Grifondoro che stavano intonando cori da stadio per la vittoria.
Scotendo la testa si diresse verso l’uscita, ma si bloccò. Appoggiata al muro c’era lei.
“Guarda un po’, aspettavi me, Jane?!”
Hermione si voltò, con un sorrisino crudele: “No, mi spiace deluderti! Ma aspetto Harry e Ron”
“Certo, arrampicati sugli specchi!” le rispose lui avvicinandosi e lasciando cadere il borsone al suo fianco.
“Non mi sto arrampicando sugli specchi, ho semplicemente detto la verità!” si difese la Granger, “Li aspetto sempre finita la partita”
“Va bene, va bene… Non succede niente se per una volta non mantieni la tradizione!”
“Come, scusa?”
“Semplice, adesso vieni via con me!”
“Non ci penso neanche!”
“Devo ricordarti cosa è successo l’altro giorno?” le disse il ragazzo, riportando alla mente il bacio che si erano scambiati in biblioteca.
“Non c’è bisogno che mi ricordi niente. So benissimo quello che è successo” arrossì lievemente.
“Me ne ero accorto” le sussurrò lui, spostandole una ciocca ribelle di capelli dietro l’orecchio.
“Questo non vuol dire che deve ripetersi, mi hai preso alla sprovvista” cercò di salvarsi la grifoncina.
“Se volevi, potevi spostarti… Lo so io, e lo sai anche tu”
Non aspettò una risposta, si avvicinò nuovamente a lei, ma qualcosa questa volta andò storto…
“Flatts, levale subito le mani di dosso!”
“Eccoli” sussurrò contro il suo orecchio, prima di allontanarsi da Hermione per guardare negli occhi il bambino sopravvissuto e il suo migliore amico.
“Non stavo facendo assolutamente niente che lei non volesse” sapeva che con quella frase li avrebbe fatti infuriare. D’altronde era quello che voleva!
“Non ti azzardare a fare un’insinuazione del genere” iniziò Ron, le sue orecchie erano già diventare abbastanza rosse, segno che si stava arrabbiando.
“Hermione non vuole avere a che fare con te” continuò Harry stringendo i pugni.
“Questo voi non potete saperlo” rispose calmo e pacato il serpeverde.
“Cerchi guai?” dissero in coro i due grifondoro.
Facta, non verba
Hermione capì al volo, dopo quella frase appena sussurrata, che doveva intervenire prima che succedesse il peggio, visto che stavano arrivando da una parte i loro compagni e dall’altra i serpeverde.
Se fosse nata una rissa, non sarebbe riuscita a fermarla.
Fu così che non appena Harry e Ron partirono all’attacco, lei abbandonò la sua posizione, mettendosi davanti a Flatts.
“Fermi!” urlò. I due si bloccarono di colpo, appena in tempo.
“Hermione, levati da li!” iniziò Ron.
“Infatti, togliti, si merita una lezione!” continuò Harry.
“Nessuno farà niente!” disse lei squadrando prima i suoi migliori amici, poi Lucas. “Non ora che stanno arrivando tutti. Avete idea di cosa potrebbe nascere se quegli idioti di Serpeverde vedono che state facendo a botte con uno di loro?!”
“Ma non me ne frega un accidenti!” sbottò il rosso.
“A me si!” lo zittì la ragazza, “Visto che sono Capo Scuola!”
Detto questo prese con una mano il polso di Ron e con l’altra quello del bambino sopravvissuto, dopo aver fulminato Lucas, si diresse tra le sue imprecazioni e quelle dei due ragazzi, verso la Torre di Grifondoro.

“Spiegami perché ti sei messa in mezzo?!”
Era la terza volta che Ron le faceva quella domanda. Ormai era da più di mezz’ora nella loro stanza.
“E’ la terza volta che me lo chiedi, Ronald, e la mia risposta è sempre la stessa. Non voglio guai. So cavarmela da sola con Flatts”
“Abbiamo notato, infatti ti ha già baciato una volta. E ad ogni occasione ti è appiccicato” sbottò Harry.
“Non ti ci mettere anche tu, per favore. Vi ho già detto che so quello che faccio”
“Si, come no!”
“Per Merlino! Piantatela!!” urlò al limite. I due la fissarono allibiti. “Non c’è bisogno che mi state addosso! Me la so cavare. Sul serio. Non preoccupatevi.”
“Però non venirci a dire che hai tutto sotto controllo, perché non è vero” constatò Ron, mentre Harry annuiva.
Hermione tirò un sospiro, poi li guardò: “E va bene, non ho tutto sotto controllo. A volte la situazione mi sfugge di mano” Sono più le volte che la cosa mi sfugge che le volte che ce l’ho sotto controllo. Ma questo non lo disse a voce alta. “Però questo non vi da l’autorizzazione a farmi da guardie del corpo!”
“Va bene ‘Mione” acconsentì il rosso, “Ma se quello alza le mani un’altra volta, non rispondiamo delle nostre azioni! Chiaro?!”
“E va bene!” rispose lei al limite, “Adesso vado, ci vediamo a cena..” dopo aver baciato entrambi sulla guancia uscì dalla stanza.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Week – end a Hogsmade ***


2
12.     Week – end a Hogsmade

Ottobre aveva lasciato il posto a novembre, ormai era passato più di un mese dall’attacco a Piccadilly Circus, e nessuno gli aveva fatto sapere più niente.
Harry Potter era seduto ad un tavolo del Paiolo Magico, le burrobirre di Madama Rosmeda erano sempre le migliori!
Insieme a lui c’erano Ron ,Hermione, Ginny, Dean e Seamus.
Le gite a Hogsmade erano iniziate a metà ottobre e ormai era tradizione la domenica pomeriggio andare a prendersi una burrobirra in quel locale.
“Perché non ci dicono mai un accidenti di niente?” il bambino sopravvissuto quel giorno aveva un diavolo per capello.
“Non ne ho idea fratello, anche il capitano Flatts ci aveva promesso che ci avrebbe tenuto aggiornati, invece niente!” intervenne Ron.
“Cosa potevi pretendere”
“Già” si intromise Dean, “Ragazzi dobbiamo metterci il cuore in pace! Siamo studenti, non ci diranno mai niente”
“A me questo però non va!”
“Lo sappiamo Harry” Hermione parlò per la prima volta, “Non piace neanche a me questa situazione, lo sai benissimo. Ormai è passato più di un mese dall’attacco e non ci hanno fatto sapere più niente…”
“E’ un chiaro segno che vogliono tenerci fuori” concluse per lei Ginevra.
NON MI STA BENE!!!” sbottò il bambino sopravvissuto, “Sono o non sono io che Voldemort vuole?!”
“Capiamo benissimo come ti senti fratello, noi siamo della tua stessa idea”
“Dovresti parlare con Silente” intervenne Seamus.
“Forse ha ragione, parla con il preside”
“Lo farò, Ron. Puoi giurarci!” concluse Harry mandando giù in un sorso tutta la burrobirra che gli era rimasta nel bicchiere.
Hermione e Ginevra si alzarono insieme, “Ragazzi noi andiamo, dobbiamo andare a cercare un vestito per la festa, non ho nessuna intenzione di lasciare Hermione sotto le grinfie di Lavanda o Calì!” li informò la rossa, detto questo li salutarono e uscirono dal locale.

E così quella era la famosa Hogsmede… non era niente di così eccezionale.
Classico paesino inglese, con un po’ di negozi e tanta gente in giro.
Lucas Flatts stava camminando guardandosi distrattamente in giro, vicino a lui c’era Blaise Zabini e Theodore Nott. Davanti a loro c’era il re delle serpi, con attaccato al braccio Pansy Parkinson.
Quella ragazza era davvero asfissiante!
“Guarda, guarda…” la voce di Malfoy gli fece puntare lo sguardo sull’oggetto preso in considerazione dal biondo serpeverde.
Un piccolo sorriso di disegno sulle sue labbra, sembravano quasi attirati da una calamita.
Davanti al serpeverde c’erano Hermione Granger e una ragazza dai capelli rossi che aveva visto solo qualche volta insieme alla giovane, non aveva idea di chi fosse.
“Stai facendo un opera pia mezzosangue?!” le chiese divertita la Parkinson.
“Evapora Parkinson!” la fronteggiò Hermione, tenendo per un braccio Ginevra, “Quello che siamo qui a fare non ti riguarda!”
“Avanti Granger, non c’è da vergognarsi se fai un po’ di carità ai pezzenti!” intervenne Malfoy.
“Tu devi solo stare zitto, razza di furetto!” sbottò Ginny, “E’ facile parlare per uno come te, con papà dietro al culo che accontenta ogni tuo minimo capriccio da ragazzino viziato!”
“Tu! Come osi solo rivolgermi la parola” ringhiò Draco staccandosi da Pansy per avvicinarsi pericolosamente alle due grifoncine.
“Non ti azzardare a toccarla anche solo con un’unghia!” lo minacciò Hermione estraendo la bacchetta.
“Credi di farci paura mezzosangue?” la scherzò Nott, avvicinandosi a Malfoy.
Lucas guardava tutta la scena di fianco a Blaise, quanta forza c’era in quella ragazza? Aveva un orgoglio e un coraggio immenso.
“Non vai insieme a loro?” chiese senza troppo interesse al compagno.
“Sinceramente non mi interessa molto sbattermi per una cazzata del genere” gli rispose Zabini.
Lucas si lasciò sfuggire un ghigno, “Secondo me sarà lei ad avere la meglio”
“Non farti sentire dagli altri dire una cosa del genere se non vuoi finire male”
“Non sono di certo loro a intimorirmi”
“Il mio è solo un consiglio, poi fai quello che vuoi”
”Chi è la rossa di fianco alla Granger?”
“Ginevra Weasley, è la sorella minore di Ron”
Ecco dove aveva già visto quei tratti somatici, quella era la sorella dell’amico di Hermione, la guardò meglio e i suoi occhi si spalancarono: quella era la furia rossa della partita di Quidditch! La cacciatrice che era riuscita a segnargli per prima!
Stupeficium!” l’incantesimo lanciato dalla brunetta lo distolse dai suoi pensieri, Malfoy si era mosso verso di loro e lei era stata pronta ad allontanarlo con uno schiantesimo, non l’aveva fatto potente, quindi il serpeverde volò solo a pochi metri di distanza, senza farmi male.
“Hai osato troppo!” la minacciò Nott posizionandosi davanti a lei, mentre la Parkinson andava a vedere come stava il suo tesoro.
“Ne vuoi uno anche tu per caso?!” lo fronteggiò Hermione, mentre anche Ginevra estraeva la bacchetta.
“Sarà meglio intervenire” disse Blaise sbuffando, così si allontano da Flatts, mentre Malfoy e la Parkinson tornarono di fianco ai loro compagni.
“Ragazzi dai piantiamola di dare spettacolo” disse Zabini mettendosi davanti a Nott.
“Non ci pensare neanche Blaise, queste due pezzenti hanno osato troppo!”
“Avanti Theodore, lascia correre per una volta! Non fa bene alla salute prendersela sempre! Ti rifarai alle prime lezioni pratiche di Difesa”
“Andiamocene” la voce imperiosa di Malfoy fece cambiare atteggiamento a Nott, che diede le spalle al compagno, dopo aver guardato in modo sprezzante le due grifoncine. Zabini li seguì un istante dopo.
“Mi stupisci ogni giorno di più, Jane” Lucas era appoggiato al muro del negozio di abiti e la fissava intensamente.
“Guarda un po’ chi si rivede” ironizzò Hermione, “Sbaglio o ti ho già detto mille volte che non mi devi chiamare Jane?!”
Il serpeverde sorrise, avvicinandosi a lei, il suo profumo la stordì. “Caschi male… non ti chiamo come tutta la massa, amo distinguermi”
“L’avevo notato”
“Con chi ci vai al ballo?”
Quella domanda lanciata come una bomba la fece vacillare…
“Ancora non lo so” rispose sincera.
“Non prendere impegni, verrai con me!” le disse lui, fissando il suo sguardo profondo nel suo d’oro.
“E chi ti dice che accetterò?” lo sfidò lei, non convinta però del tono della sua voce, improvvisamente si sentiva strana…
“E’ molto semplice, prima di Natale sarai caduta ai miei piedi” detto questo si chinò verso di lei, senza toglierle gli occhi di dosso, e le depositò un lieve bacio su una guancia. Poi si allontanò sogghignando.

“Io non lo sopporto!” li lasciò sfuggire Hermione all’interno del negozio.
Ginevra la guardò stralunata mentre bestemmiava in tutte le lingue del mondo sommersa dai vestiti.
“Ma ce la fai?!” Herm quel ragazzo è bellissimo! E ti ha invita al ballo!”
“Si bellissimo, come no.. peccato che è asfissiante, ossessivo, strafottente… non lo sopporto!”
“Hai visto come ti guarda?!” le chiese la rossa, facendole vedere un vestito lungo color panna, con l’allacciatura dietro al collo.
La ragazza scosse la testa, “Ho visto, ma sta solo cercando di vincere la sfida!”
Ginny le mostrò un vestito color porpora, senza spalline tutto a pieghe, “Fidati, ti stava letteralmente mangiando con gli occhi, quel tipo è pazzo di te! Io ci farei un pensierino senza farmi troppi problemi!”
“Io non ho alcuna intenzione di cedere alle sue avances!” sbottò la grifoncina, guardando un abito verde chiaro, anch’esso senza spalle, ma con il busto liscio e la gonna lunga a pieghe.
“Secondo me è già successo qualcosa!” la rossa la fissava con uno sguardo indagatore, Hermione trattenne il fiato, diventando gradualmente sempre più bordeaux! Sposto lo sguardo su un altro vestito,azzurro, con l’allacciatura sulla spalla desta che arrivava alle ginocchia, cercando di non rispondere alla domanda dell’amica.
“Chi tace acconsente!”
“E va bene! Mi ha baciata!”
“Cosa?!”
“Si, due volte!” disse Hermione al limite, tanto valeva dirle tutta la verità.
“Non ci credo! E ancora non l’hai capito?!”
“Che cosa?” chiese guardandola storta, mentre negava l’ennesimo vestito.
“Gli piaci!! Possibile che non lo capisci?!”
“Lo sta facendo solo per vincere la sfida!”
“Secondo me alla sfida non ci pensa più” continuò imperterrita la rossa, fissando un vestito blu con l’allacciatura dietro al collo che lasciava gran parte della schiena scoperta, lungo fino ai piedi.
All’ennesimo no della brunetta, lo rimise al suo posto, guardandola in attesa di una risposta.
“Gin, sul serio Flatts pensa a vincere la scommessa, sarei l’ennesimo trofeo”
“Secondo me sbagli, e poi cosa ti costa provare? Se dici che non ti interessa, almeno ti diverti. Insomma guardalo, è bello da togliere il fiato! Quegli occhi blu poi….”
“Non metto in dubbio che sia un bel ragazzo” confessò Hermione, fissando un vestito che aveva attirato il suo interesse, “Però non è il mio tipo…”
“Solo perché hai ancora in testa quell’idiota di mio fratello! Herm per quanto lo adori, però resta sempre un cretino, non si accorgerà mai… Però guarda, la fortuna di sta offrendo su un piatto d’argento quello splendore di serpeverde!”
La grifoncina arrossì lievemente, continuando a guardare il vestito, quello sarebbe stato perfetto, le piaceva davvero tanto. Fissò l’amica, che annuì convinta.
“Allora cos’hai intenzione di fare?” le chiese nuovamente la rossa, non appena furono uscite dal negozio.
“Non andrò al ballo con Lucas” rispose lapidaria.
“Te ne pentirai”

Spazio per me...

Lunachan62   Ciao! Grazie mille per il commento, comunque non l'ho ancora finita, ho solo scritto alcuni capitoli in più, li pubblicherò il prima possibile, perchè mi sto preparando per la maturità, quindi non ho molto tempo. Prometto però che farò il prima possibile! ciao! HiL

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Gelosia ***


3
13.      Gelosia

Novembre scorreva lento e regolare, il giardino del castello era già coperto di neve, quell’anno il freddo era arrivato prima del solito, e gli studenti di Serpeverde e Tassorosso non ne erano molto felici.
“Che posto di merda!” Theodore Nott era seduto a pochi centimetri dal camino, insieme a tre quarti della sua casa.
“Concordo pienamente” lo assecondò Goyle, seduto di fianco a Tiger.
Lucas Flatts era svaccato su un divano a fianco di Blaise Zabini, entrambi seguivano le lamentele dei compagni senza battere ciglio.
“Non sarebbero sopravvissuti un giorno nella mia vecchia scuola” sussurrò.
“Vieni della Svezia, giusto?” gli chiese il moro.
“Si, li faceva molto più freddo che qui”
“Com’era la vita là?”
“Normale, come qui. Lezioni, verifiche, pratica, Quidditch…”
“Devo ammettere che sei bravo in porta”
“Nella mia vecchia scuola ero il migliore, solo il mio migliore amico riusciva a segnare un punto”
“Qui invece una ragazzina è riuscita a mettere la pluffa in rete!” intervenne Malfoy, guardandolo con sfida.
“Solo perché ci sono dei difensori incapaci e un cercatore incompetente!” rispose Lucas fissando Draco negli occhi.
“Come osi!?” Malfoy si alzò dalla sua poltrona e si avvicinò.
“Brucia la verità, vero?”
“Non ti azzardare a trattarmi così, potresti pentirtene amaramente!”
Non mi fai paura” sibilò il ragazzo in serpentese, alzandosi e dirigendosi verso il ritratto del Barone Sanguinario.

Il trio più conosciuto della scuola stava camminando per i corridoi, diretto verso la biblioteca, dovevano fare una ricerca per Piton.
“Ho provato a scrivere a mio padre” iniziò Ron, “Ma non ha voluto dirmi niente, l’Ordine sicuramente sa qualcosa”
“Già, e come al solito non ci dicono un cazzo!” sbottò Harry, “Se Sirius fosse ancora qui, sicuramente non navigavo nell’ignoranza!”
“Ragazzi, non serve a niente prendersela, non risolveremo niente in questo modo” intervenne Hermione, cercando di calmare gli animi dei suoi amici, “Hai provato a chiedere a Silente?”
“Si, e sai cosa mi ha risposto?” disse il bambino sopravvissuto, “Tutto a suo tempo, figliolo! Vi rendete conto??!!”
“In questa scuola stanno dando tutti i numeri!” sentenziò il rosso.
”Puoi ben dirlo fratello”
Hermione scosse la testa mentre prendeva il corridoi che li avrebbe condotti verso la biblioteca.
“Ciao Jane
La ragazza di voltò, davanti a lei c’era Lucas Flatts.
Harry e Ron si bloccarono e si scambiarono uno sguardo che voleva dire una sola cosa: guai.
“Hai pensato alla mia proposta?” continuò il serpeverde senza degnare di nessuna attenzione i due ragazzi.
“Si” rispose la giovane, “Non vengo con te al ballo”
Ron strinse i pugni, quel damerino aveva invitato Hermione alla festa di Natale.
“Perché?” chiese il moro avvicinandosi alla grifoncina.
“Semplice, non ti do la soddisfazione di mostrarmi a tutta la scuola come un tuo trofeo”
“E chi ti ha detto che è quello che voglio?” gli sussurrò lui all’orecchio.
“Ehi amico!” il rosso era già al suo fianco, spalleggiato da Harry.
“Si si, me ne vado.. Respira, altrimenti scoppi!” rispose Lucas con un ghigno, si voltò nuovamente verso la ragazza e si chinò ancora verso il suo orecchio, il suo profumo la stordì di nuovo.
“Pensaci ancora, so che vorresti venire con me…” bisbigliò contro la pelle sensibile del collo, prima di allontanarsi vi depositò un lieve bacio che procurò un brivido ad Hermione. I loro occhi si incontrarono per un istante, lui le fece l’occhiolino e poi se ne andò. Sentendosi gli sguardi del trio sulla schiena, sorrise.

“Possibile che quello ti stia così addosso!” sbottò Ron, seduto di fronte ad Hermione sul tavolo della biblioteca.
La ragazza non staccò gli occhi dal tomo di pozioni che aveva davanti.
“Davvero Herm, io non mi fido di quello li!” disse Harry, prendendole una mano, in questo modo lei alzò gli occhi d’oro dal foglio, senza proferir parola.
Cosa poteva dire?!
“Tu vieni al ballo con noi!” impose il rosso, “Non mi interessa un accidente di quello che potrebbero pensare gli altri. Ginny va con Harry” a quelle parole il bambino sopravvissuto arrossì leggermente, “E tu con me!”
EH?!” intervenne Hermione arrossendo.
“Ron ha ragione! Faremo così, almeno quel damerino da strapazzo non ti starà addosso!” intervenne Harry, guardando l’amico, che lentamente si rendeva conto della sua proposta. Le sue orecchie iniziarono a diventare del colore dei suoi capelli.
In che cavolo di situazione mi sono cacciato! Ron sei un perfetto idiota!
La ragazza li guardò entrambi, erano cosi convinti tanto valeva accontentarli.
“D’accordo”

Ronald Weasley era nel suo dormitorio e continuava ripetutamente a prendere a testate il muro.
”Che idiota!”
Come gli era venuta in mente un’idea del genere, invitare così Hermione al ballo! Perché l’aveva fatto?!
Gelosia.
Quella dannata bestia che ti contorce lo stomaco. Quando aveva sentito Flatts pronunciare quelle parole, non aveva capito più niente. Non voleva che lei andasse con lui.
Forse Harry aveva ragione?
Si stava innamorando di lei? Hermione gli piaceva?
“No, è impossibile” continuava a sussurrare, non poteva essere vero!
Erano cresciuti insieme, si conoscevano ormai da sette anni. Insieme a Harry erano inseparabili.
Però una cosa del genere era già successa al quarto anno, quando Krum l’aveva invitata al Ballo del Ceppo.

La prossima volta che c’è un ballo, invitami prima che lo faccia qualcun altro, e non come ultima spiaggia!

Gli aveva urlato quella frase tra le lacrime, e adesso continuava a rimbombargli nelle orecchie.
“Sono un deficiente! E adesso cosa faccio?!”
“Le dici tutto” la voce di Harry lo fece voltare.
“Cosa?! Sei forse impazzito!”
“No, però Flatts non mi sembra uno che molli, quindi se non vuoi che te la rubi, ti devi muovere!”
“Non sono sicuro” sussurrò il rosso.
“Su questo non si è mai sicuri… Tu non ti rendi conto di come la guardi certe volte!”
“Sentiamo, come la guarderei?!”
“Sembra che ti si illuminino gli occhi, sei completamente perso amico”
“Cazzo” Ron ricominciò a sbattere la testa contro il muro.
Harry aveva ragione, ormai non poteva più mentire a se stesso. 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Carpe Diem ***


4
14.     Carpe Diem

Chi ha detto che la cosa saggia da fare,
sia quella giusta da fare in questo momento?
-  Kysa -


I giorni passavano davvero in fretta, erano le nove di mattina del 23 dicembre, il giorno della festa di Natale.
Novembre era passato in un baleno, e aveva lasciato il suo posto a dicembre.
Quelle settimane erano passate velocemente a cause delle continue verifiche e interrogazioni.
Quel giorno però nessuno pensava alle lezioni, i dormitori delle ragazze erano in movimento, quella sera ci sarebbe stato il grande ballo!
Hermione e Ginevra non sembravano ancora interessate ai preparativi, così erano sedute in Sala Comune.
“Secondo me hai sbagliato a non accettare” iniziò la rossa.
“Ancora?! Te l’ho già ripetuto mille volte, è meglio così”
“Dai Herm, secondo me ti piace”
“Non dire baggianate!” sbottò la grifoncina arrossendo vistosamente.
“Non ho detto che ne sei innamorata, ma di certo non ti lascia indifferente. E hai preso la volo la proposta di Harry e Ron per salvarti. Tutto qui”
Hermione si alzò, “Quello che dici non corrisponde alla realtà”
Ginevra imitò il suo gesto e si avvicinò all’amica, “Invece secondo me ho ragione, stai scappando”
La ragazza non le rispose neanche, si voltò e iniziò a salire le scale diretta verso la sua stanza, quando la frase che le sussurrò Ginny le suscitò un gran tormento interiore.
“Non è mentendo a te stessa che riuscirai a toglierti Ron dalla testa”

Era davanti allo specchio da un casino di tempo, mancava poco più di un’ora al ballo, ma Hermione aveva ancora il cuore in tumulto per la frase di Ginevra.

Non è mentendo a te stessa che riuscirai a toglierti Ron dalla testa.

Continuava a rimbombarle in testa, nel frattempo però andava avanti a chiedersi perché non aveva accettato l’invito di Lucas. Paura? Vergogna? O forse Gin aveva ragione.
Ron era sempre stato qualcosa di più di un semplice amico, era chiaro però,che non sarebbe successo mai niente. Si volevano un gran bene, ma lei non voleva rovinare l’amicizia che si era instaurata in quei sette anni.
Però perché ci stava male?
Gli tornarono in mente alcuni momenti di quegli anni, il Ballo del Ceppo del quarto anno, le fitte di gelosia che la coglievano quando qualche ragazza si avvicinava a lui.
Possibile che Ginny avesse ragione sul serio?
Però adesso c’era anche un altro dubbio che la tormentava.
Lucas Flatts.
Cos’era per lei quel ragazzo?
Non lo sapeva, non riusciva a spiegarselo. Non ci riusciva proprio.
Non la lasciava indifferente, questo doveva ammetterlo. Ogni volta che si avvicinava si sentiva mancare il fiato, e poi il suo profumo… la stordiva ogni volta.
Doveva ammettere che quando l’aveva invitata al ballo non ci credeva, però non aveva accettato. Perché?
Non lo sapeva.
Dannazione!

“Possibile che le ragazze sono sempre in ritardo?!” la voce spazientita di Harry ruppe il silenzio che regnava nella Sala Comune.
“Sono donne” rispose Ron svaccato sul divano nel suo smoking nero.
Un ticchettio di tacchi attirò la loro attenzione, si voltarono e rimasero senza fiato: davanti a loro c’erano Ginevra ed Hermione.
Ginny aveva un vestito verde che le arrivava alle ginocchia, con le bratelline sottili. I capelli erano lisci, le ricadevano sulle spalle e sulla schiena, aveva un girocollo con i brillantini e degli orecchini pendenti abbinati, il trucco era leggero, ma i suoi occhi verdi risaltavano lo stesso grazie al vestito. Era bellissima.
Si poteva dire la stessa cose di Hermione, quella sera aveva davvero superato se stessa: i capelli mossi erano raccolti morbidamente sulle nuca con un nastro argentato, tranne qualche ciocca che le ricadeva ai lati del viso. Il vestito era eccezionale, blu notte con l’allacciatura dietro al collo, lo scollo era generoso e gli cadeva morbidamente sul seno, aveva uno spacco vertiginoso sulla gamba sinistra. L’intero abito faceva risaltare le sue forme perfette, ai piedi aveva dei sandali argentati.
“Porca…” i due ragazzi avevano seriamente bisogno di ossigeno!
“Ragazze, siete veramente bellissime!” riuscì a dire Harry, avvicinandosi per baciarle sulla guancia.
“Grazie” risposero con un sorriso.
Harry offrì il braccio a Ginevra, mentre Ron imitava l’amico con Hermione.

La Sala Grande era stata addobbata per l’occasione, al centro c’era un grande albero di natale tutto illuminato e il soffitto, grazie alla magia, sembrava un immenso cielo stellato.
La musica era alta, e metà scuola si era già lanciata in pista. Ai piedi dell’albero era stato allestito un tavolo con tutte le cibarie e le bevande possibili.
Lucas era seduto su un divano nell’ala dei serpeverde, era circondato dalle sue compagne di casa, che non gli lasciava un attimo di respiro.
Le aveva tutte intorno, peccato che l’unica che volesse vicino non era ancora arrivata.
Spostò l’attenzione sulla porta d’ingresso e il suo cuore per un attimo accellerò i battiti.
Eccola lì. Era meravigliosa..
Quel vestito le stava benissimo e disegnava in un modo perfetto tutte le sue forme, peccato che al suo fianco c’era Ron Weasley e non lui!
La vide guardarsi in giro, per un secondo i loro occhi si incontrarono e lui si sentì prendere per mano, si voltò e incontrò le iridi azzurre di una sua compagna: “Ti va di ballare?”
Lucas sorrise e senza togliere gli occhi di dosso da Hermione, strinse la presa della ragazza al suo fianco e si alzò con lei, le appoggiò l’altra mano sul fianco e la condusse verso la pista.
Hermione si dette dell’idiota guardando quella scena, mentre si mordeva un labbro.
“Tutto bene?” la voce di Ron la distolse dai suoi pensieri
“Si, tranquillo” rispose forse un po’ troppo freddamente, il rosso le appoggiò una mano sul fianco, mentre con due dita la fece voltare verso di lui, “Sei bellissima stasera, lo sai?”
La ragazza sorrise, specchiandosi negli occhi limpidi del suo amico, “Grazie” sussurrò. Il giovane le baciò una guancia, poi senza lasciarle la mano la condusse verso la pista da ballo.

La serata procedeva tranquilla, il Comitato Studentesco aveva organizzato tutto perfettamente, avevano curato ogni minimo dettaglio, tutti si stavano divertendo.
Hermione e Ginevra erano sedute su un divanetto, i loro accompagnatori erano andati a prendere da bere.
“Allora, come ti sembra?” chiese Ginny
“Cosa?” chiese distrattamente la grifoncina, il suo sguardo vagava ancora per l’immensa sala.
“La festa, cosa se no, Flatts?!”
“Gin! Non ricominciamo per cortesia”
“Herm smettila di mentire a te stessa, è tutta la sera che lo cerchi con lo sguardo!”
La giovane arrossi, dannazione aveva perfettamente ragione! Da quando l’aveva visto ballare con quella cozza non aveva fatto altro che cercarlo in mezzo agli studenti.
Quella sera era davvero bello: indossava un paio di pantaloni neri eleganti abbinati con la giacca, che teneva rigorosamente slacciata, sotto aveva una camicia bianca con i primi due bottoni slacciati. I capelli erano in disordine come al solito, e gli davano proprio un’aria sbarazzina, ma la cosa che come al solito la colpiva erano i suoi occhi. Talmente profondi da perdersi.
“Terra chiama Hermione, ci sei ancora o sei partita per chissà quale destinazione?!” la voce di Ginevra la riportò alla realtà.
“Scusa Gin, dicevi?”
“Dicevo che se non ti dai una mossa quella te lo ruba!”
“Ma chi?”
“Come chi, Lucas!”
“Non stavo pensando a lui!”
“Si certo, come no! È lui che cerchi da tutta la sera! Non mi puoi mentire… non ne sei capace!”
Hermione non rispose, “Carpe diem” le sussurrò ad un orecchio l’amica, indicandole un angolo della sala con gli occhi.
La ragazza seguì il suo sguardo e vide Lucas Flatts appoggiato al muro, intento ad accendersi una sigaretta, i suoi occhi guardavano fuori dalla finestra, e alcuni raggi di luna lo illuminavano accentuando ancora di più il suo aspetto misterioso.
“Io non so se è saggio.. Se Harry e Ron dovessero vedermi con lui, scatenerebbero un putiferio…”
Chi ha detto che la cosa saggia da fare, sia quella giusta da fare in questo momento?
Hermione fissò negli occhi Ginevra.
“Vai” le sussurrò con un sorriso. La giovane cercò di ricambiare il gesto mentre si alzava dal divanetto.
Lentamente iniziò a muovere i primi passi indecisi verso il serpeverde, poi dopo essersi data della fifona, prese più sicurezza e andò dritta verso la metà.

Lucas stava fumando lentamente la sua sigaretta mentre guardava distrattamente la luna piena in cielo.
Era riuscito a liberarsi della sue compagne e adesso si godeva il suo momento di pace. Erano veramente delle sanguisughe, però doveva ammettere che aveva raggiunto il suo scopo, per quasi tutta la serata aveva sentito su di se due occhi d’oro.
Un rumore di tacchi attirò la sua attenzione, si voltò e non potè fare meno di sorridere.
“Sapevo che prima della fine della serata saresti venuta a cercarmi, Jane!”
Hermione rimase ferma a pochi passi di distanza, non riusciva a proferir parola, sembrava un dio greco!
Il ragazzo si allontanò dal muro e si avvicinò, “Non riesci a stare lontana da me, ammettilo” le sussurrò e pochi centimetri di distanza, mentre le appoggiava una mano su un fianco e con l’altra le spostava una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Sei cosi sicuro di te stesso?” gli chiese con un filo di voce, il suo profumo era talmente buono che l’aveva stordita per l’ennesima volta.
“Quando si tratta di te, si!” il suo sguardo si era fatto più profondo e sulle sue labbra era nato un sorriso, che per la prima volta si poteva definire vero.
Senza toglierle la mano dal fianco l’attirò più vicina a sé, Hermione spalancò gli occhi consapevole di quello che stava per accadere, l’altra mano di Lucas di era spostata sul suo collo candido e il suo viso si stava avvicinando sempre si più a quello di lei.

Carpe diem

Successe tutto a rallentatore, i loro volti si avvicinavano sempre di più, i loro fiati si mischiarono, le loro palpebre si socchiudevano… e le loro labbra si incontrarono.
Non appena le loro bocche si furono unite, il corpo di Hermione si rilassò tra le braccia di Lucas, le sue mani si intrecciarono intorno al collo del ragazzo, mentre lui aumentava la presa sul suo fianco.
Il loro bacio che era nato come un incontro di labbra era diventato passionale e intenso, i loro corpi aderivano perfettamente l’uno all’altro, persi in quel contatto si resero conto che entrambi avevano perso la sfida…
Quando si allontanarono si fissarono negli occhi, Lucas si lasciò sfuggire un sorriso e mentre le accarezzava con un pollice la guancia le sussurrò: “Hai visto… alla fine sei caduta ai miei piedi…”
Hermione strinse di più le braccia intorno al suo collo e gli diede un lieve bacio a fior di labbra.
“Però..” continuò lui contro la sua bocca, “Io sono caduto ai tuoi…” 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** La goccia che fa traboccare il vaso ***


1
15.     La goccia che fa traboccare il vaso

Accidere ex una scintilla incendia passim

Lucas ed Hermione si separarono da quel bacio mozzafiato, le loro iridi particolari si incontrarono.
“Sei bellissima stasera, Jane
“Perché ti ostini a chiamarmi Jane?”
“Te l’ho detto, voglio distinguermi dalla massa” le sussurrò baciandole delicatamente la pelle sensibile del collo. La ragazza si strinse al suo petto, passandogli le braccia intorno alla vita, lui l’abbracciò forte.
Rimasero in quella posizione per molto tempo, in silenzio, illuminati dai raggi della luna.

Da lontano Ginevra Weasley li osservava, era bello vederli insieme.
Sorrise leggermente, era riuscita a convincerla, ancora non ci credeva! D’altronde per trovare il coraggio di andare da Lucas doveva darle una spinta decisa. Si complimentò con se stessa per la scelta giusta: suo fratello era sempre stato il punto debole di Hermione.
Notò con la coda dell’occhio che Harry stava tornando, ma era da solo.
“Ehi”
“Ciao Harry, grazie” gli rispose prendendo il bicchiere che le porgeva il ragazzo, si spostò leggermente per lasciargli un po’ di spazio.
Il bambino sopravvissuto si sedette al suo fianco, “Te l’ho già detto che stasera sei bellissima?” le bisbigliò all’orecchio. La rossa sorrise, mentre le sue guance si imporporarono leggermente. “Grazie”
Harry le fece l’occhiolino, spostandole delicatamente una ciocca di capelli ramati dagli occhi.
“Mio fratello?”
“E’ stato bloccato da Lavanda, a proposito…” disse guardandosi intorno, “Hermione?”
Ginny si sentì mancare, e adesso? Era palese che sia Harry che Ron non sopportassero molto Lucas.
“E’ andata a prendere una boccata d’aria”
“Capisco, scusa se ti ho lasciata da sola, ma c’era un casino di gente al tavolo delle bevande”
“Non ti preoccupare”
“Ti va di ballare?” le chiese con un sorriso, porgendole la mano.
Ginevra lo fissò negli occhi e acconsentì felice.  

La musica stava iniziando a diventare più soffusa, ma arrivava lo stesso anche all’esterno.
Lucas ed Hermione erano appoggiati alla veranda, la mano del ragazzo scivolò in quella della giovane.
Si voltò verso di lui e si perse nuovamente nel profondo dei suoi occhi blu come l’oceano. Si alzò sulle punte, fino ad arrivare a pochi centimetri dalla sue labbra, lui in risposta le appoggiò le mani sui fianchi e l’attirò verso di sé, congiungendo nuovamente le loro bocche.

“Lavanda, dove mi stai portando?” la voce di Ron era parecchio spazientita, quella sanguisuga si era attaccata a lui, quando stava per tornare da Hermione, e non l’aveva più lasciato andare.
“Ti faccio vedere la luna piena, è veramente romantica”
“A dir la verità io dovrei tornare dagli altri” cercò di salvarsi il rosso.
“Tornare dagli altri?” Lavanda spostò li sguardo su di lui, “Harry sta ballando con Ginny in mezzo alla pista, ed Hermione è con Flatts”
“Cosa?!” le orecchie di Ron divennero improvvisamente dello stesso colore dei suoi capelli. “Dov’è Hermione?”
“Insieme a Flatts, li ho visti vicino alla veranda centrale”
“Scusami, ma devo andare”
“Ma, Ron? Aspetta…” lo afferrò per un polso, la sua stretta però era debole e Ron si separò facilmente,“Scusa Lavanda, ma devo andare”.
La bionda lo vide allontanarsi velocemente, non sapeva di aver appena innescato una bomba.

Ronald Weasley camminava spedito verso la veranda principale, quel maledetto! Se lo trovava ancora a infastidire Hermione gli avrebbe spaccato il suo naso perfetto.
I suoi occhi azzurri vagavano per la stanza in cerca dell’amica, ad un certo punto si fermò di colpo.
Vicino alla veranda c’erano due persone, il ragazzo era di spalle e non riusciva a riconoscerlo, aveva una mano aperta sul muro e l’altra sul fianco della ragazza appoggiata alla parete. Qualcosa però in quella giovane lo fece pensare, le sue braccia erano allacciate al collo del ragazzo, ma quello che attirò l’attenzione di Ron fu il colore intenso del suo vestito. Blu notte. Solo una persona aveva quel colore addosso quella sera.
Hermione.
Si avvicinò e con stupore e rabbia riconobbe lo studente: Lucas Flatts.
Si stavano baciando! Hermione e quel damerino da strapazzo si stavano baciando!
Gelosia pura, fu quella maledetta sensazione ad animare il cuore del giovane Weasley in quel momento…
“Da te non me l’aspettavo proprio, sai?!”
Nel sentire quella voce i due giovani si allontanarono, Lucas si voltò con uno sguardo scocciato, mentre Hermione, che aveva riconosciuto subito la voce, guardò il suo migliore amico negli occhi, avevano una strana espressione. Vi lesse solo rabbia e odio.
“Ron…”
“Mi hai deluso Hermione” le disse a voce bassa, il suo tono era colmo di delusione “Non pensavo che saresti finita con uno come lui”
“Ron, aspetta, fammi parlare” cercò di dirgli lei.
Invano, il suo amico era furioso.
“Avrebbe senso?” le chiese guardandola storto.
“Potresti stare ad ascoltarmi, per una buona volta!” gli rispose alzando leggermente la tonalità della voce.
“Cosa dovrei ascoltare?!”
“Senti un po’ amico, ma chi sei? La sua balia per caso?!” intervenne Lucas.
”Tu resta fuori da questa storia” lo minacciò Ron puntandogli un dito contro.
“Non resto fuori, è grande abbastanza per decidere cosa fare da sola della sua vita, non devi essere certo tu a dirle chi deve o non deve frequentare”
“Si, hai ragione” il tono della sua voce era piatto, “Non sono di certo io a doverle dire che idiota frequentare” la guardò ancora una volta e poi si voltò per tornare da dove era venuto.
Hermione aveva gli occhi lucidi, cos’era quella strana sensazione?
Stava perdendo il suo migliore amico.
“Ron, aspetta… per favore”
“No Hermione, non abbiamo più nulla da dirci” le disse senza girarsi, detto questo iniziò a camminare nella direzione opposta dei due giovani.
Calde lacrime iniziarono a rigarle le guance, “Ehi..” Lucas si era avvicinato a lei iniziando ad asciugarle quelle perle salate con i pollici. La ragazza non gli rispose, gli passò solo le braccia al collo e nascose il suo viso nel suo petto.

“Lavanda”
La bionda grifondoro si voltò riconoscendo subito la voce del ragazzo che l’aveva chiamata.
“Ron, ciao..”
“Andiamo?”
Sul viso della giovane nacque un largo sorriso e i suoi occhi si illuminarono.

Harry Potter e Ginny Weasley notarono, non con poco stupore,  Ron uscire dalla Sala Grande accompagnato da Lavanda Brown.
La ragazza si voltò subito, e vide Hermione tra le braccia di Lucas scossa dai singhiozzi, lo sguardo del serpeverde era leggermente furioso.
Ahia!
“Dove va?” la voce del bambino sopravvissuto distolse la rossa dai suoi pensieri.
“Non lo so” rispose distratta, senza però staccare gli occhi dall’amica.
Ron, sei un perfetto idiota!
“Dove stai…” Harry si sbloccò, seguendo la traiettoria degli occhi della rossa vide Hermione insieme a Flatts.
Il suo cuore iniziò ad aumentare i suoi battiti, adesso aveva capito perché l’amico se n’era andato.
“Harry, aspetta…” Ginevra lo prese per mano, “Perché dovete mettervi in mezzo?”
“Non è questione di mettersi in mezzo, Gin, quello ha fatto una scommessa con Hermione. Vuole semplicemente prenderla in giro!”
“Non lo puoi sapere, non lo conosci”
“Ho visto già abbastanza” detto questo si liberò dalla presa di Ginevra e si diresse verso Hermione.
“Aspetta!” Ginny gli si mise davanti, gli occhi verdi fissi in quelli del bambino sopravvissuto, “Non siete le sue balie, è andata di sua spontanea volontà, non dovrei dirtelo io, ma lei. Mio fratello avrà detto qualche cazzata delle sue, e adesso sta piangendo… Non andare là per peggiorare la situazione, per favore”
Harry le appoggiò le mani sulle spalle nude, “Ti rendi conto che se ne pentirà?”
“Questo non puoi dirlo”
“D’accordo, non posso dirlo. Però è una sensazione che continua a tormentarmi”
“Solo perché gli vuoi bene come ad una sorella..” la rossa gli accarezzò una guancia, “Sei preoccupato che qualcuno te la porti via. Devi però ricordarti che Hermione ti vuole un mondo di bene, ci tiene a te! Questo però non ti da il diritto di interferire con gli affari del suo cuore”
“D’accordo” sospirò lui, “Hai vinto. Però alla prima occasione dovrà darmi più di una spiegazione”
Ginevra sorrise debolmente, accogliendo il bacio che Harry le depositò sulla tempia.
“Spero solo che tuo fratello non faccia qualche stronzata” le sussurrò all’orecchio.
Lo spero anch’io, però ha una brutta sensazione.
Purtroppo Ginevra Weasley non si sbagliava… a volte da una sola scintilla, scoppia un incendio.

Spazio per me...

pikappa93  Ciao! grazie mille per quello che hai scritto... Neo Rowling, cosi veramente fai arrivare la mia autostima alle stelle! mi avrai fatto crescere di almeno 20cm!! Sono contenta che la ff ti entusiasmi così tanto, è veramente un piacere per lo scrittore ricevere dei commenti cosi calorosi. spero solo di non deludere le aspettative andando avanti con la storia... Un seguito? non saprei.. però mai dire mai.... Ciao!

speednewmoon  Ehi! Ciao Speedy! Sono contenta che questo capitolo ti sia piaciuto... a dire il vero aveva paura di non far capire bene quello che hanno provato Herm e Lucas in questo bacio.. ma a quanto pare, ho reso l'idea comunque! Con questo capitolo dovrei aver chiarito la tua curiosità... Aspetto nuovi commenti! Un bacio..

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Errori, o forse no?! ***


2
16.    Errori, o forse no?!

La Sala Grande si stava lentamente svuotando, gran parte degli studenti erano tornati nei dormitori o da qualche altra parte, tutti i professori erano andati a dormire, della pulizia della stanza se ne sarebbero occupati gli elfi domestici non appena la sala fosse stata completamente vuota.
Harry Potter dopo aver spostato la sguardo sulla sua migliore amica ancora una volta, prese per mano Ginevra e insieme uscirono dal portone principale.
Percorsero con calma le scale che li avrebbe condotti al dormitorio, mormorarono la parola d’ordine alla Signora Grassa ed entrarono.
“Hai intenzione di aspettarla?” gli chiese la rossa fissandolo negli occhi.
“Si” rispose lui, “Non preoccuparti, cercherò di non creare altri danni. Comunque diciamo che uso la scusa di Hermione anche per aspettare Ron”
La ragazza sorrise lievemente, “Se la fai infuriare anche tu, te la faccio pagare!”
Il ragazzo in risposta si chinò su di lei e le diede un lieve bacio sulle labbra.
“Sono stato bene con te questa sera” le sussurrò mentre si allontanava, “Anch’io” rispose la rossa sorridendo.
“Buona notte, Gin”
“Notte Harry”
Quando la ragazza sparì oltre la colonna, il bambino sopravvissuto si lasciò cadere sul divano.
Sarebbe stata una lunga notte.

Erano rimasti solo loro nella Sala Grande.
Lucas continuava a stringere a se Hermione, che non dava segno di voler smettere di singhiozzare.
Jane” le alzò con due dita il mento, “Non serve a niente piangere..”
Gli occhi della grifoncina erano rossi e gonfi, “Non ci riesco” sussurrò con la voce rotta dai singhiozzi.
“Ti stai piegando per colpa sua… Non credo che meriti così tanto”
Quelle parole fecero incupire le iridi d’oro della giovane, “E’ il mio migliore amico” disse dura.
“Appunto” puntualizzò lui, “Non è la tua balia. Non spetta a lui decidere con chi devi stare”.
Lucas aveva ragione, Hermione lo sapeva. Però cos’era quella morsa che le opprimeva il cuore?
Semplice, era la paura di perdere un amico.
Era il terrore di perdere Ron.
Un’altra lacrima le scivolò lenta sulla guancia, il serpeverde gliel’asciugò con un bacio. “Scusa” sussurrò contro la sua pelle.
Le difese dalla grifonciana cedettero nuovamente, si voltò di scatto e catturò quelle labbra morbide con le sue.
Il bacio che vi nacque fu di una folle passione. Entrambi si stupirono di come le loro bocche combaciassero alla perfezione. Hermione si perse tra le braccia di quel ragazzo che le aveva rubato il cuore.
Quando si separarono, si guardarono per un attimo negli occhi, poi la ragazza lo prese per mano.
“Andiamo?”
In risposta lui le strinse la mano e iniziò a camminare verso il portone principale.
Salirono lenti le scale che li avrebbe condotti ai dormitori di Grifondoro, ogni tanto Lucas si fermava e l’attirava a se per un bacio veloce, al quale la ragazza non riusciva a sottrarsi.
Quando furono giunti davanti alla Signora Grassa si fermarono, Hermione si voltò verso di lui, fissando i suoi occhi blu, il ragazzo le appoggiò le mani sui fianchi e la strinse forte.
“Ci vediamo domani”
“Si..” Hermione si alzò sulle punte e lo baciò lievemente sulle labbra, “Buona notte”
“Sogni d’oro, Jane” le bisbigliò all’orecchio, prima di depositarle un bacio sul collo.
Si allontanò da lei, e spari nel buoi del corridoio.

Dopo aver superato il ritratto, Hermione si tolse le scarpe, non ne poteva più! Le avevano letteralmente distrutto i piedi.
Camminava lentamente, in punta di piedi, tenendo con una mano i sandali argentati e con l’altra l’orlo del vestito. Giunse nella Sala Comune, notò che il camino era ancora acceso, e che seduto su un divano di fronte al fuoco c’era  qualcuno. Sentendo una presenza dietro di se, il ragazzo si alzò, facendo morire di spavento la povera grifoncina.
“Harry!” sussultò la ragazza, “Mi hai fatto prendere un’infarto, ma cosa ci fai ancora in piedi?”
“A dir la verità aspettavo te…” visto che la ragazza non gli rispondeva Herry continuò, “Ti ho vista con Flatts prima..
Herm, che ti succede?” le chiese appoggiandole le mani sulle spalle.
“Non lo so” rispose abbassando lo sguardo, mentre si lasciava cadere sul divano, “Non te lo so spiegare, forse non si può neanche.. Però è successo..”
Harry la guardò attentamente, in quel momento le sembrava piccola e indifesa, si tormentava le mani e i suoi occhi d’oro erano bassi, quasi incapaci di sostenere il suo sguardo.
“Non ti devi vergognare” le sussurrò inginocchiandosi davanti a lei, quella frase le fece alzare gli occhi, il bambino sopravvissuto sorrise, “Io non sono nessuno. Non devo giudicare quello che fai. Se è lui che vuoi, non sarò io a mettermi in mezzo!”
Le iridi d’oro di Hermione si illuminarono, gli gettò le braccia al collo, “Grazie” sussurrò al suo orecchio.
“Sai, mi sento un perfetto cretino” le confessò.
“Perché?”
“Perché se non fosse stato per Ginny avrei creato un casino” iniziò fissando un punto indefinito nella stanza, “Stavo per fare lo stesso errore di Ron, prima dovevamo parlare con te, prima di trarre le nostre conclusioni…”
A sentire il nome dell’amico Hermione si rabbuiò…
“Ehi, vedrai che gli passerà..”
“Non mi perdonerà mai”
“Mai dire mai, tesoro. Sai com’è fatto Ron, prima parla e poi pensa!”
“Dov’è adesso?”
“Non ne ho idea, ma cosa ti ha detto di preciso?”
“Che l’ho deluso” gli occhi della giovane si incupirono ancora di più.
“Ehi..” cercò di consolarla, “Gli passerà, fidati. Poi sarà lui a venire da te”
“Non ne sono così sicura…”
“Avanti Herm… Fammi un sorriso!” le disse accarezzandole una guancia con il pollice, Hermione si lasciò sfuggire un sorriso, che venne ricambiato dal bambino sopravvissuto.
“Dai, andiamo a dormire” le disse.
“Si” sussurrò, “Harry?”
“Dimmi..”
“Non me ne pento” gli confessò guardandolo fisso negli occhi.
“Lo so, comunque non pensare di scapparmi, poi mi racconterai, chiaro?!”
Hermione arrossì pensando a quello che era successo quella sera, se ripensava alle labbra di Lucas sulle sue il cuore incominciava a battere come un tamburo.
”D’accordo” gli sorrise, dandogli un lieve bacio sulla fronte, vicino alla cicatrice, “Ci vediamo domani”
“Va bene, buona notte”
“Notte Harry, e grazie”
“Figurati” il Prescelto la fissò fino a quando non scomparve dietro la colonna, poi imitò il suo esempio, con un pensiero fisso in testa: dove diavolo era finito Ron?!

Ronald Weasley aprì gli occhi, disturbato dai primi raggi di sole che filtravano dalla finestra…
Ma.. un momento.. nel dormitorio non c’erano i raggi di sole che lo svegliavano!
Apri di scatto gli occhi azzurri e si guardò in giro…
Quello non era il dormitorio di Grifondoro! Di fianco a lui non c’era Harry e Seamus e Dean non erano di fronte a lui.. Dove diavolo era?!
Cercò di alzarsi, ma qualcosa lo teneva appoggiato a terra. Si voltò verso il lato destro e un battito mancò al suo cuore…
Una massa di capelli biondi erano sparsi sul suo petto, il braccio di quella ragazza lo cingeva per un fianco e si rese conto che il suo braccio destro era attorno alle spalle di quella giovane.
Ma chi era? E soprattutto cosa ci faceva lui, con quella ragazza, sdraiato chissà dove e cosa ancora più sconvolgente.. Completamente nudi?!!
Miseriaccia!
Cercò di fare mente locale su cosa era successo la sera prima.. mentre spostando lentamente alcune ciocche bionde dalla fronte della misteriosa fanciulla, cercava di capire chi fosse e quando vide il suo viso gli si gelò il sangue nelle vene…
Lavanda Brown!
Cazzo!
Tutto d’un tratto gli tornò alla mente tutto quello che era successo la sera prima: il ballo, Hermione con Flatts, il litigio con lei, e la notte passata con Lavanda…
Merda! Ron sei un genio!
Nel frattempo che il giovane Weasley si insultava in tutte le lingue che conosceva, Lavanda si strinse impercettibilmente al suo petto, mentre intrecciava una sua gamba con la sua e apriva lentamente gli occhi azzurri sul ragazzo.
Ron si irrigidì come un pezzo di legno, cosa le avrebbe detto adesso?
La ragazza nel frattempo si alzò leggermente per depositargli un bacio sul collo, “Buongiorno…”
Il grifondoro la guardò con uno sguardo vuoto. Merda, merda, merda, merda!!!!
“Ciao..” mormorò, ma non riuscì più a dire una sola parola, perché Lavanda si era già buttata sulle sue labbra, sedendosi su di lui, mentre lo coinvolgeva in un bacio mozzafiato.
Sono nei guai fino al collo….
Le mani di Lavanda vagavano sul suo corpo, mentre le sue labbra avevano nuovamente catturato le sue.
Ron cercò di fermarle le mani, afferrandola per i polsi, ma la giovane le sottrasse dalla sua presa e gli bloccò le braccia ai lati della testa.
“E’ stato fantastico…” gli sussurrò contro le labbra, appoggiandosi completamente su di lui.
Il rosso trattenne il fiato. Chiuse gli occhi maledicendosi nuovamente, mentre Lavanda gli baciava sensualmente il collo.
Ad occhi chiusi, gli vennero in mente tutti i fatti avvenuti quella notte.

Era talmente infuriato con Hermione che aveva deciso di lasciare la festa, rifugiandosi nel dormitorio, ma sul suo campo visivo era apparsa Lavanda Brown, così le aveva chiesto di andare via con lui.
Erano usciti in silenzio dalla sala e lei lo aveva preso per mano avvicinandosi al suo corpo, in risposta Ron l’aveva afferrata per le spalle, e bloccandola tra il muro e il suo corpo l’aveva baciata selvaggiamente, la giovane aveva risposto con altrettanto ardore avvinghiandosi a lui.
Senza rendersene conto si erano trovati nell’aula di Divinazione, distesi tra i mille cuscini sparsi per il pavimento, a baciarsi con una passione sempre maggiore.
La mente di Ron era completamente annebbiata, sentiva le dita e le labbra di Lavanda percorrergli tutto il corpo.. il desiderio diventava sempre più forte.. le sue mani si muovevano impazienti ed esigenti sulla figura sinuosa distesa sotto di lui.
Il bisogno di diventare una cosa sola diventava sempre più imminente, i loro gesti erano dettati dal desiderio e dalla passione…
Ron aveva iniziato a muoversi dentro di lei quasi con violenza, strinse di più la presa sulle sue spalle, quando la figura di Hermione tra le braccia di Flatts riaffiorò nella sua mente, fu proprio con quest’immagine davanti agli occhi che aumentò il ritmo, fino a che non li accolse nello stesso istante l’oblio…

Sono un’idiota!
“Aspetta…” la sua voce era roca, quasi non la riconosceva.
“Cosa c’è, amore?” Lavanda aveva fermato l’assalto al suo corpo e adesso lo stava fissando negli occhi.
“Ecco…” non sapeva da che parte iniziare, si sentiva un verme, “Io.. insomma… credo che abbiamo fatto un errore….”
“Un errore?!” la ragazza si spostò di lato, accarezzandogli una guancia, “Stanotte è stato bellissimo, non credo proprio sia stato un errore, sai….”
Ron spalancò gli occhi, cazzo!
“Lavanda davvero… io…” ma non riuscì a finire la frase, perché due labbra si erano impossessate della sue e quel movimento di quel corpo caldo contro il suo.. bè, gli fece dimenticare la questione dell’errore…


Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Partenze ***


4
17.     Partenze

Ginevra Weasley era seduta sui gradini principali del castello, la maggior parte dei ragazzi avevano già lasciato la scuola per tornare a casa, lei stava aspettando suo fratello e Harry, il bambino sopravvissuto avrebbe passato le vacanze di Natale alla Tana, Hermione invece sarebbe tornata a Londra dai suoi genitori.
La rossa si senti sfiorare una spalle e si voltò, “Hermione!!”
La grifoncina le sorrise largamente prima di abbracciarla con trasporto, “Allora? Devi raccontarmi tutto!”
Ginny la fissava negli occhi, con un gran sorriso dipinto sul volto, Hermione arrossì leggermente…
“E’ stato bellissimo!”
“Io cosa ti avevo detto?”
“D’accordo.. avevi ragione! Sei contenta?!” esclamò la ragazza, Ginny in risposta le sorrise, “Lo ammetto, mi piace.. e poi ieri è stato così… così… dolce”
“Tu sei proprio andata amica mia…! Fidati!”
“Non lo so ancora… però…” lo sguardo della grifoncina si rabbuiò per un istante.
“Quel cretino di mio fratello” concluse per lei la rossa.
“Si..non l’ho ancora visto e Harry mi ha detto che non è tornato stanotte al dormitorio”
“Vedrai che gli passerà…”
“Non ne sono così convinta, i suoi occhi ieri erano infuriati, non li avevo mai visti così”
“Se la sarà presa, è normale… anche se poteva evitare di reagire così! Ma d’altronde lo sai, Ron prima agisce e poi pensa! E’ sempre stato impulsivo” Ginny si avvicinò all’amica e l’abbracciò. “Sono contenta però che ti sei resa conto che c’è Lucas…”
Hermione ricambiò il gesto della ragazza, “Grazie, se non ci fossi stata tu…”
“Lo so, lo so… se non ci fossi bisognerebbe inventarmi!”
Le due ragazze si guardarono e poi scoppiarono a ridere…
“Buon giorno bellezze!”
“Ciao Harry!” il bambino sopravvissuto si avvicino alle compagne e le baciò entrambe sulla guancia.
“Quel genio di mio fratello?”
“Non ne ho idea Gin, non l’ho ancora visto da ieri. Non ho proprio idea di dove si sia andato a cacciare..”
“E’ sempre il solito! Se arriviamo tardi chi la sente la mamma?!”
Hermione sorrise nel vedere la rossa iniziare a sbraitare contro il fratello, Molly Weasley era famosa per le sue sfuriate! Il suo sguardo si spostò verso la capanna di Hagrid, proprio li fuori c’era Lucas Flatts. La stava aspettando…
“Scusatemi un attimo” disse la giovane, allontanandosi dai due ragazzi.


Un giorno di sana pianta,
incontri un’altra e tutto si ribalta..


Lucas era appoggiato alla parete del capanna del guardiacaccia con una sigaretta tra le labbra.
Le vacanze le avrebbe trascorse a casa, non ne aveva nessuna voglia. Non voleva stare sotto lo stesso tetto dei suoi genitori, ma non aveva altra scelta.
Fece un tiro lentamente, buttando fuori il fumo con calma, chiudendo gli occhi. Era l’unica cosa che lo rilassava oltre al volo.
“Ciao” quella voce lo risvegliò facendogli nascere sulle labbra un sorriso.
“Ciao Jane” puntò le sue iridi profonde in quelle della ragazza, “Ti aspettavo”
Hermione sorrise, mentre con un passo incerto si avvicinò al serpeverde, alzandosi sulle punte dei piedi per dargli un bacio a fior di labbra. Si staccò solo per poterlo guardare ancora negli occhi, ma il ragazzo le appoggiò una mano sulla schiena e attirandola a se la baciò con più ardore.
La grifoncina si avvinghiò a lui, perdendosi su quelle labbra, che ormai l’avevano completamente stregata.
“Vai dai tuoi?”
“Per forza, anche se preferirei stare qui, con te. Senza le tue guardie del corpo intorno!”
“Non sono le mie guardie del corpo!”
“Si, certo.. come no!”
Hermione lo guardò male e in risposta Lucas scoppiò a ridere, “Tu torni dai tuoi?”
“Si, ma rimaniamo a Londra quest’anno, mio padre non è riuscito ad ottenere le ferie”
Il ragazzo dette un ultimo tiro e poi spense la sigaretta a terra, successivamente la fece scomparire con la bacchetta.


Un giorno di sana pianta,
 ci sbatti contro,
vedrai che il vento cambia...


Lucas spostò la sua attenzione sulla ragazza che aveva tra le braccia, le accarezzò il collo con il pollice, poi appoggiando la mano su quella pelle candida, l’attirò nuovamente verso di lui, unendo le loro labbra in un altro bacio di fuoco. Hermione si strinse al giovane, passandogli le braccia intorno al collo, immergendo le mani nei suoi capelli ribelli.
Si allontanarono per riprendere fiato, senza però distogliere lo sguardo l’uno dall’altra. La ragazza sorrise lievemente, mentre lui le appoggiava entrambe le mani suoi fianchi.
“Mi farò sentire…” gli sussurrò Hermione.
“Ne sono convinto Jane, so che non resisti senza di me…!” le rispose, con un sorriso strafottente dipinto sul volto.
“Che faccia da schiaffi che hai!” gli disse, mentre gli passava le braccia intorno al collo per stringersi maggiormente a lui.
“Anche se ho una faccia da prendere a schiaffi, non riesci a stare lontana da me, quindi… il problema non si pone!”
“Scemo!” Hermione si alzò sulle punte e lo baciò nuovamente, prima di allontanarsi, “Devo andare”
Lucas le accarezzò una guancia, “Bene.. buon viaggio Jane…”
“Cerca di essere un po’ educato con i tuoi…” notando lo sguardo corrucciato del giovane, addolcì il tono di voce, prendendogli il viso tra le mani, “Fallo per me.. tua madre ti vuole bene.. ci ho parlato. Fidati di me…o almeno provaci, ok?”
“Non ti assicuro niente”
“E’ già qualcosa…” sorrise, mentre gli depositava un bacio a fior di labbra, “Ci vediamo”
Hermione si voltò e inizio a camminare verso le carrozze, ma una mano l’afferrò per un polso dolcemente, mentre un braccio la fece girare prendendola per un fianco, due labbra si chinarono sulle sue, coinvolgendola in un bacio dolce, delicato, ma allo stesso tempo appassionato. La giovane ricambiò il gesto con altrettanto ardore, adorava quella parte di carattere di Lucas: impetuoso ed travolgente.
Si allontanarono lentamente fissandosi negli occhi, “Adesso puoi andare!” le disse sfoggiando un sorriso da perfetto furfante. Hermione cercò di calmare i battiti del suo cuore, ormai impazzito, lo guardò ancora per un attimo, e poi con un sorriso di congedò, lasciando piano la mano che aveva tra le sue.

“Sono troppo carini insieme!” la voce allegra di Ginevra fece sorridere il bambino sopravvissuto, che stava guardando in compagnia della rossa la loro amica salutare Flatts.
“Si, in effetti non dispiacciono neanche a me…”
“Avanti signor ghiacciolo..Non c’è niente di cui vergognarsi se pensi una cosa del genere! Vuoi che sia felice, no? Bene.. Lucas forse potrà dargliela.. quindi!”
“Si, forse hai ragione” Harry guardò la piccola furia rossa che aveva davanti, è allucinante! “Però un momento.. come mi hai chiamato?!”
“Signor ghiacciolo!” gli rispose lei sorridendo.
“E cosi io sarei freddo?!” il grifondoro si era avvicinato pericolosamente alla rossa bloccandola contro la parete del castello.
“Si!” continuò lei. Ormai erano veramente a pochi centimetri l’uno dall’altra, i loro nasi si sfioravano, i loro occhi erano uno nell’altro.. ma dei passi in lontananza li fecero allontanare, spostarono l’attenzione su una coppia che stava venendo verso di loro… e si stupirono notevolmente riconoscendoli…
Ron insieme a Lavanda, quello che più li lasciò senza parole era che non stavano solo camminando l’uno di fianco all’altra, ma la bionda aveva un braccio intorno al fianco di Ron e lui la cingeva per le spalle.
“Ciao ragazzi!” la voce della Brown era squillante come al solito.
“Ehm.. ciao Lavanda” la salutò Ginny, guardando stranita il fratello, “Ron”
“Ciao Gin, Harry” disse il rosso, senza staccarsi dalla ragazza.
Non sapeva neanche lui perché era ancora abbracciato a Lavanda, da quando erano usciti dall’aula di Divinazione non si era allontanata un solo istante da lui, tranne quando erano andati nelle rispettive camere a cambiarsi e a prendere la loro roba.
Si erano ritrovati nella Sala Comune e da li non si erano più separati, la sua presenza in qualche modo non gli faceva pensare ad Hermione, anche se ancora non riusciva a fare ordine tra i suoi pensieri.
Era una confusione unica… doveva parlare assolutamente con Harry.
“Ciao Hermione!” quel nome lo fece sussultare, si voltò verso i suoi amici e la vide…
Dal canto suo la grifoncina non appena aveva salutato Lucas, si era diretta verso i suoi amici, e quando aveva visto Ron abbracciato a Lavanda era rimasta sconcertata.
“Ciao” disse solamente, cercando si evitare in tutti i modi gli occhi accusatori del rosso.
“Direi che è ora di andare” intervenne Harry, notando che l’aria era diventata molto pesante… “La carrozza è arrivata”
Ron prese Lavanda per mano e senza dire una parola si era diretto verso la carrozza, Harry l’aveva seguito un secondo dopo scotendo la testa e Ginevra si era avvicinata all’amica, prendendola per mano.
“A casa me la paga! Fidati! Lo lascio senza cena!” le aveva sussurrato, facendo nascere un leggero sorriso sulle labbra della giovane.
“Mi odia”
“Ma no… è scemo! Non ci puoi fare niente… gli passerà, vedrai. Poi sarà lui a tornare da te, strisciando per terra!”
“Speriamo…”
Ginny la trascinò sulla carrozza, cercando di farle tornare il buonumore… io lo disintegro!
Il mezzo partì, conducendoli verso casa…

Lucas Flatts lo fissò fino a quando non sparì oltre gli alberi…
Bene Lucas, su la maschera…


Spazio per me

Bene gente, ecco un altro capitolo... devo informarvi che la scorta è finita... quindi adesso dovrete aspettare forse un pò di più, perchè sono anche impegnata con gli esami, quindi magari non aggiornerò tutti i giorni.. però prometto che non vi farò aspettare troppo!

speednewmoon ciao mitica! grazie mille... come al solito mi fai morire con i tuoi commenti! comunque non ammazzarmi troppo il povero Ron, è tanto confuso... non sa cosa fare... aspetto un prox commento! bacio!

pikappa93 ciao, grazie per il commento... per la creazione di un Lucas per te, mi sa che ci vorrà un aiutino in più! un abbraccio!

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Home Sweet Home ***


2
18.    Home sweet home

“Ron, Ginny, Harry!!” la voce di Molly Weasley si sentì per tutto il binario 9 ¾ , la rossa si mise una mano davanti agli occhi, per evitare di fulminare quella madre troppo apprensiva, Harry si lasciò sfuggire un sorriso, quella donna era eccezionale, ormai la considerava come la madre che non aveva mai avuto, e sapere che anche lei lo considerava con un figlio non faceva altro che riempirlo di gioia.
Ron camminava davanti ai due ragazzi, sempre con Lavanda per mano, anche durante il viaggio erano rimasti sempre attaccati. Avevano trascorso il viaggio insieme e Ginevra non aveva fatto altro che guardarlo male, se dai suoi occhi potevano uscire dei fulmini, quella era la volta buona che avrebbe incenerito il suo adorato fratellino!
Hermione era di fianco all’amica, manteneva gli occhi bassi.. per gran parte del viaggio si era sentita addosso gli occhi accusatori di Ron, e non era mai riuscita a sostenere il suo sguardo.
Ginny la prese nuovamente per mano, facendo in modo di farle alzare lo sguardo, “Resta senza cibo almeno per due giorni, parola mia!” la grifoncina rise leggermente, si sentì prendere l’altra mano e si voltò, incrociando lo sguardo con quello smeraldino del bambino sopravvissuto. “Proverò a parlargli, promesso” le disse appoggiando le labbra sulla sua guancia.
“Grazie, sei un’amico..” gli rispose la ragazza, stringendogli la mano, “Adesso devo andare, i miei mi aspettano”
“Ciao Herm.. e mi raccomando, non dannarti troppo!” le disse Ginny abbracciandola forte, “Fatti sentire, chiaro?!”
“Va bene, tanto ci vediamo tra qualche giorno..”
”Non mi interessa! Io e il signor ghiacciolo ti vogliamo sentire”
“Tu e chi?!”
“Il signor ghiacciolo sarei io, questa pazzoide mi ha battezzato cosi adesso, come se non avessi già abbastanza soprannomi!”
La rossa rise vedendo la faccia stupita di Hermione e quella, ormai rassegnata di Harry.
“Ci vediamo ragazzi, statemi bene” li salutò la ragazza abbracciandoli, “Ci vediamo tra due settimane”
“Ciao Herm, e mi raccomando ricordati quello che ti ho detto” le disse Ginevra, mentre la salutava con la mano.
Hermione annuì, poi inconsapevolmente voltò lo sguardo verso Ron, che era stato in disparte tutto il tempo, e per un millesimo di secondo i loro occhi si incontrarono, poi lei lo distolse subito, perché Lavanda si era attaccata a lui come una piovra assatanata…
Camminò velocemente verso i suoi genitori e dopo averli abbracciati, si allontanarono confondendosi nella folla.

“Io adesso vado li e lo disintegro!” la voce di Ginevra era alquanto infastidita, Harry rise leggermente notando anche lo sguardo imbufalito di Molly. La robusta signora era in piedi di fianco a suo marito, che guardava Lavanda Brown baciare suo figlio, quando i due si separarono e il rosso si diresse leggermente colorito in viso verso la sua famiglia si beccò una leggera sberla sulla nuca dalla madre.
“Ahi! Ma che ti ho fatto?!”
“Ci hai fatto aspettare!!” iniziò la donna, “Devo ricordarti che è la vigilia di Natale? E che domani tutto l’Ordine sarà da noi a mangiare??!!”
“Ho capito, ho capito. Scusa!!” Ron capì che non poteva vincere contro sua madre, quindi seguì la via del silenzio affiancandosi a suo padre mentre uscivano dalla stazione.

Lucas Flatts si smaterializzò davanti alla porta di casa sua, appoggiò la mano sulla maniglia e l’abbassò.
“Lucas?”
“Sono io”
Il volto di sua madre apparve di fianco allo stipite della cucina, gli fece un sorriso debole, “Ben tornato”
“Grazie” rispose il ragazzo con un tono basso, senza sentimento, “Vado a mettere a posto la mia roba”
”Va bene, il pranzo sarà pronto tra poco” lo informò la donna, seguendolo con lo sguardo mentre si recava al piano superiore. Non ce la farò mai…
Lucas non le rispose, camminò lentamente fino alla sua stanza e quando fu dentro si lasciò cadere sul letto, incurante della borsa che aveva lasciato sul pavimento.
Due settimane, quattordici giorni con i suoi genitori, non ce l’avrebbe mai fatta.
Si passò una mano sul viso e chiuse gli occhi.

“Casa dolce casa” si lasciò sfuggire Ginevra quando entrò nel salotto della Tana.
“Già..” sussurrò suo fratello al suo fianco, guardansi intorno, sussultò quando un qualcosa gli cadde accidentalmente sul piede. “Ma sei impazzita?!” sbottò contro la sorella, il dolce peso che gli era piombato sul piede era il borsone di Ginny!
”Oh scusa.. non pensavo che c’era il tuo piede… vorrei dire che mi dispiace, ma purtroppo.. non è così!” gli sibilò, mentre lo sorpassava e si dirigeva verso le scale, in direzione della sua stanza.
“Hai fatto qualcosa a tua sorella, Ronald?” la voce di suo padre lo fece voltare, era li sulla porta insieme  a Harry.
“Sinceramente non ne ho idea” rispose il rosso, mentre si massaggiava il piede colpito a tradimento.
“Avanti! Non c’è tempo da perdere, andate a mettere a posto la vostra roba, senza perdere tempo..Marche!” impose Molly Weasley ai ragazzi, che scattarono. Era risaputo che mamma Weasley era intrattabile sotto le feste!
Ron ed Harry stavano mettendo in ordine la loro stanza, quando il rosso si lasciò cadere sul letto, portandosi una mano sugli occhi.
“Tutto bene?” gli chiese il bambino sopravvissuto sedendosi di fronte a lui.
“Devo dirti una cosa” gli rispose, senza guardarlo negli occhi.
“Avanti, sputa il rospo”
“Sono andato a letto con Lavanda”
“Stai scherzando, vero?!”
“No”
Harry si passò una mano tra i capelli, guardando male l’amico, che aveva avuto il coraggio di spostare le sue iridi azzurri verso l’amico, “Tutto questo perché hai visto Hermione con Flatts?!”
“Senti, non venire a farmi la paternale..” iniziò il rosso alzandosi di scatto.
“Non ho intenzione di farti nessuna menata” cercò di calmarlo il moro, “Sta di fatto che io prima di fare qualche cazzata, ho parlato con lei. Cosa che sarebbe meglio che facessi anche tu!”
“Non ce la faccio”
“Non è che non ce la fai, non hai le palle per affrontarla e dirle che hai sbagliato”
“Io non ho sbagliato!”
“Si invece! Prima ammetti che ti piace, vedi che lei non ricambia, o almeno è con un altro. E tu cosa fai?? Ti consoli tra le braccia della prima che capita!”
Ron distolse lo sguardo dall’amico.. aveva dannatamente ragione. Ne era consapevole.
“Volevo vedere te”
“C’ero anch’io se non te ne eri accorto… solo che invece che rifugiarmi da qualche parte a sfogare gli impulsi negativi con una scopata, ero in Sala Comune ad aspettare Hermione. E ci ho parlato se ti interessa. E sono arrivato alla conclusione che lei ci tiene davvero a Lucas. Che ti piaccia o no, devi accettarlo, se vuoi andare avanti ad avercela come amica”
Il grifondoro non rispose e non provò neanche a fermare il suo migliore amico quando lo vide uscire dalla stanza.
Si sentiva un verme. Un perfetto idiota.

Lucas era seduto a tavola con entrambi i genitori, atmosfera era pesante. Nessuno parlava, si sentiva solo il rumore delle posate che picchiavano contro i piatti.
Il ragazzo cercava di incontrare il meno possibile gli sguardi dei genitori, doveva mantenere la solita aria distaccata e altezzosa che aveva sempre.
“Amy” la voce dura di suo padre gli fece tendere le orecchie.
“Dimmi”
“Hanno spostato la riunione a oggi pomeriggio”
“D’accordo, Lucas non ti dispiace vero?”
Non mi è mai importato, è inutile che fate finta che ve ne frega qualcosa” sibilò, voleva farlo infuriare, era l’unico modo che conosceva per far diventar matto suo padre: parlare il serpentese.
Il pugno che Richard Flatts scagliò sul tavolo fece traballare tutto quello che c’era sulla tovaglia, “Sai benissimo che non lo sopporto e lo fai lo stesso!”
Proprio per questo lo faccio” Lucas sfoggiò il sorriso più strafottente che conosceva mentre si alzava, “Ora scusatemi, me ne vado in camera mia” detto questo si voltò e si diresse verso la sua stanza, consapevole di aver fatto letteralmente infuriare suo padre.

Hermione era seduta sul davanzale della finestra della sua stanza, fin da bambina adorava guardare la neve cadere. Nevicava ormai da quasi un’ora, i fiocchi bianchi si attaccavano all’asfalto, alle piante e al prato.. tutto si imbiancava. Era uno spettacolo magnifico.
“Tesoro..”
“Ciao mamma, vieni” la signora Granger si sedette di fianco alla figlia, “E’ successo qualcosa?”
“Ho solo litigato con Ron” le rispose spostando il suo sguardo dorato sulla madre.
“Solo questo?”
“No, a dire il vero no…”
“E non vuoi parlarmene?”
“Ho conosciuto un ragazzo”
Gli occhi chiari della donna si illuminarono, “Davvero, avanti raccontami tutto!”
Hermione sorrise, l’entusiasmo di sua madre era contagioso, “Che ti dico… Si chiama Lucas, è alto, moro, con due occhi blu profondissimi… ed è di Serpeverde”
“Il fatto che sia di quella casa non credo ti fermi…”
“No, non è per quello. Il fatto è che mi piace, devo ammetterlo. Però Ron non lo sopporta e alla festa di ieri mi ha fatto una scenata davanti a lui… abbiamo litigato e adesso lui mi odia…”
“Tesoro” la donna le accarezzò una guancia, ormai bagnata di lacrime, “Non è la prima volta che litigate, o sbaglio?” Hermione fece segno di no con la testa, “E allora… vedrai che gli passerà…”
“Lo spero mamma… non lo voglio perdere. È troppo importante per me…”
“Però credo che anche questo Lucas non ti lascia proprio indifferente o sbaglio?” le chiese con uno sguardo che la sapeva molto lunga…
In risposta ebbe solo un ampio sorriso, che valeva più di mille parole…

Spazio per me

isabell89 lo so che sei la mia fan numero uno! Non ti preoccupare che non mi dimentico! Anche perchè fino a che non mi fai il disegno non ti lascio in pace!! Un bacione

pikappa93 Ciao! tranquilla non mi arrabbio se insulti Ron, lo so anch'io che in questa parte è proprio scemo... (ci sto quasi soffrendo a farlo cosi.. però è necessario!), per il fatto del ragazzo... ho detto che ci vuole un aiutino in più.. nel senso che serve la consistenza fisica!! un bacio!

quigon89 ciao, grazie per il commento, spero solo che ti piaccia come si sta evolvendo la storia..

speednewmoon carissima, ciao! devo dire che hai superato te stessa! non ho mai ricevuto un commento così lungo! comunque spero che questo capitolo ti piaccia, io non ne sono molto convinta, mi sembra un pò smorto... devo pensare bene a quello che devo far accadere in queste bellissime vacanze natalizie... un bacione!

aspetto i vostri commenti, ciao a tutti!

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Natale ***


5
19.    Natale

Lucas Flatts aprì gli occhi di scatto, qualcosa continuava a picchiare contro la finestra della sua stanza, si alzò controvoglia e ancora assonnato si recò verso i vetri, al di fuori c’era un bellissimo falco appoggiato al davanzale, un debole sorriso gli nacque sulle labbra.
Aprì la finestra e lo fece entrare, animale riconoscendolo si appoggiò alla sua spalla, facendogli vedere la lettera che aveva attaccato alla zampa.
Il serpeverde gliela sfilò e si sedette sul letto, aprì la pergamena e lesse:

Ehi amico,

come te la passi?
Conoscendoti a quest’ora sei chiuso nel buio della tua stanza a maledire i tuoi, intanto che Eigle vola in giro, tra poco alzerai lo sguardo e vedrai che ti ha combinato qualche casino….!

Lucas lo fece e notò che il falco che aveva fatto entrare aveva iniziato a staccare parte della poltrona vicino al muro, scosse la testa e tornò a leggere.

Sono sicuro che non gli avrai detto niente, se continui così però prima o poi ti distruggerà la stanza!
 Io lo conosco bene quel pennuto!!
Comunque torniamo a noi, ti ho scritto per farti gli auguri, ma anche per dirti che qui manchi a tutti, non perché eri di buona compagnia, sia chiaro,  ma perché ormai ci eravamo abituati alla tua presenza!!
Dai scherzo… sai come la penso.. è inutile che te lo scrivo.
Sai di essere il mio migliore amico… E non metterti a ridere come al solito, so che lo stai facendo!!
Comunque passiamo alle cose serie… come stai a donne??!! Scommetto che hai già fatto stragi, ma sicuramente avrei scelto quella più impossibile! E le avrai rotto le palle fino a che non è uscita almeno una volta con te….
E non dire che non è vero!

Lucas rise, quel ragazzo era eccezionale, non per niente era il suo migliore amico.
Erano cresciuti insieme, fin da bambini erano sempre andati d’accordo, e poi con lui riusciva ad essere se stesso. Non aveva bisogno di maschere… John lo capiva come nessun altro.

Da una parte però dovrei essere parecchio infuriato con te… come al solito se non mi faccio vivo io, pagarti oro se lo fai tu!! Vero, grand’uomo!!
Cosa ci posso fare, ormai ci ho fatto l’abitudine….!
Va bè dai, dopo questa gran dose di cazzate, posso ritenermi soddisfatto…
Devo andare perché mia madre chiama… ci sentiamo, chiaro?!
E se non ti fai sentire, giuro che ti mando un intera scorta di corvi a distruggerti la casa, non solo Eigle!
Sono stato chiaro?!
Dai ti saluto, e mi raccomando non fare il diavolo a quattro!

Un abbraccio

John

Lucas si lasciò sfuggire un altro sorriso, quel ragazzo era una vera forza.
Piegò la lettera e la mise nel cassetto del comodino di fianco al letto, poi si avvicinò alla scrivania e prese una pergamena e una piuma d’oca.
E va bene, ti scrivo quattro righe… in effetti di qualcuno ti devo parlare…

La mattina di Natale era sempre stato un evento per la Tana, tutta la famiglia si riuniva nel salone per festeggiare insieme all’Ordine della Fenice.
Ormai erano arrivati quasi tutti e Molly Weasley era tutta un’agitazione! Ginevra aveva provato a dileguarsi, ma non c’era riuscita, infatti adesso era bloccata in cucina tra piatti, posate, pietanze varie e pentole.
Ron ed Harry erano in compagnia dei gemelli, stavano prendendo a calci tutti gli gnomi che c’erano in giardino.
In casa invece c’erano tutti gli invitati, mancavano solo Lupin e Tonks, poi sarebbero stati al completo.
“Come procedono le indagini?” chiese Malocchio.
“Purtroppo non so molto..” rispose Arthur, “Non facendo parte attiva del consiglio degli Auror, mi tengono parecchio fuori, però credo che potremmo chiederlo a Tonks quando arriva”
“E’ inconcepibile!” sbottò Bill, seduto sul bracciolo di una poltrona con di fianco Fleur, “Sono passati più di due mesi e non sono ancora riusciti a capire cosa diavolo sia successo a Piccadilly Circus, cosa si aspettano, che Voldemort gli mandi una raccomandata con scritto come hanno fatto?!”
“Calmati figliolo, capisco come ti devi sentire…”
“Papà! Sono morte un casino di persone e nessuno ha ancora capito come hanno fatto!! O peggio ancora non hanno capito chi è stato! Non sono sicuro che sia opera solo dei Mangiamorte…”
“No, infatti..” una voce proveniente dall’esterno li fece voltare.
“Remus, buongiorno, accomodati” fece gli onori di casa il proprietario, “Ciao Tonks”
La coppia di accomodò nel salone e guardò tutti i presenti, “Ho scoperto una cosa che non mi piace per niente” disse serio il mannaro.
“Di che si tratta..” gli domandò Kingsley
“Credo che il disastro più grande.. sia opera dei mannari”
“Lo sapevo!” tutti i presenti si voltarono riconoscendo la voce alle loro spalle, “Come la solito parlate di cose importanti quando io sono fuori a sbarazzarmi di stupidissimi gnomi!!”
“Harry” cercò di calmarlo Lupin, “Non volevamo tenerti all’oscuro di tutto”
“Si certo, come no!” intervenne anche Ron, “Non abbiamo saputo più niente, da quando i Flatts sono venuti a controllare la scuola”
“Adesso cercate di calmarmi” disse Arthur, “Coraggio, venite avanti e sedetevi qui”
“Ma Arthur” intervenne Mundungus.
“Niente ma…” sentenziò Malocchio, “E’ giusto che il ragazzo sappia” concluse facendo l’occhiolino al bambino sopravvissuto.
I due ragazzi, insieme a Fred e George si sedettero sul tavolo.
“Allora” iniziò Remus, “Come vi stavo dicendo prima, a mio parere metà del casino l’hanno fatto i mannari. Il loro odore resta per molto tempo, ed essendo uno di loro, io riesco a sentirlo. Certo la strage l’avranno fatta sicuramente i Mangiamorte, visto che si divertono a torturare gli innocenti, ma la distruzione e l’uccisione di alcune persone è anche opera di quelle bestie…” fece una pausa, “Ho letto alcune cartelle cliniche di qualche ferito.. risulta che ci sono morsi di animali non ancora identificati, quindi sarà sicuramente opera loro”
“Maledetti” Bill aveva i pugni chiusi, Fleur gli accarezzò una guancia cercando di calmarlo leggermente.
“E ovviamente non sono arrivati ancora ad una conclusione però… vero?” chiese Harry.
“No” rispose Charlie, “Non ancora…”
“Però” intervenne Tonks, “Ieri c’è stata l’ultima riunione tra il generale, il ministro e i Flatts”
“Sono arrivati a qualche conclusione?”
“Non hanno rivelato niente.. ma forse hanno deciso un piano d’azione”
“Io vi avviso” intervenne Harry, mentre Molly e Ginny entrarono con la prima portata, “Se l’Ordine decide di lottare, ci sarò anch’io. E non voglio sentire un no come risposta, sono maggiorenne”
Nessuno potè interferire con quella decisione, perché il ragazzo aveva ragione, era maggiorenne.
“Tuo padre e Siruis sarebbero orgogliosi di te” gli disse Remus appoggiandogli una mano sulla spalla, in risposta ebbe solo un sorriso.

La tradizione a casa Granger voleva che tutta la famiglia si riunisse a casa di Hermione per festeggiare il giorno di Natale.
La grifoncina era seduta tra i suoi genitori e si stava annoiando non poco! Era la più grande di tutti i pargoli che popolavano quella famiglia, i suoi cugini continuavano a chiederle di fare magie e i suoi zii continuavano a ripeterle che continuava a dimagrire e la cosa non andava bene..
Li lasciò sfuggire un sospiro, che non sfuggì alla madre. “Tesoro?”
“Si mamma..”
“Vai, ti copro io” le sussurrò con un occhiolino.
“Grazie” le rispose lei, dandole un affettuoso bacio sulla guancia.
Con molta calma la ragazza si alzò dalla sedie e senza attirare l’attenzione si diresse a tutta velocità verso la sua stanza, una volta dentro si buttò sul letto, tirando un sospiro di sollievo.
Libera.

“Vorrei fare un brindisi” Remus si era alzato in piedi, il pranzo era stato lungo, ma apprezzato Molly era sempre la migliore. Alzò il calice di vino verso l’alto e guardando Harry parlò: “Mi sembra doveroso farlo, affinché nessuno si dimentichi mai di loro, sarà impossibile lo so, perché hanno lasciato un segno indelebile nella nostra vita. Però è giusto ricordarli in questa occasione… a James e Lily Potter
“A James e Lily” dissero i commensali alzando i calici. Harry si alzò in piedi di fianco a Remus e dopo avergli rivolto un sorriso grato aggiunse: “A Sirius”.
Tutti sorrisero, ricordando quell’uomo che era riuscito in qualche modo a riportare un po’ di gioia a quel ragazzo a cui erano stati strappati i genitori. “A Sirius” dissero in coro alzando nuovamente i bicchieri.
Lupin guardò il bambino sopravvissuto risedersi al suo posto, quant’era cresciuto. Era cambiato davvero tanto, ormai era un uomo e niente e nessuno sarebbe riuscito a fermarlo se si sarebbe scatenato.

Lucas Flatts sfogliava con attenzione un grosso libro dalle pagine molto fine, gli avevano detto che li avrebbe trovato il nome che cercava, o almeno quello dei genitori.
Rubrica del telefono, che nome strano! A cosa serviva se c’erano i gufi a portare messaggi? Quell’aggeggio con i fili era veramente buffo. I babbani erano veramente insoliti, però doveva ammettere che sotto alcuni aspetti erano interessanti.
Finalmente aveva trovato la lettera G. era a poche righe dalla meta.
Scott Granger. Quartiere residenziale, nel centro di Londra.
Perfetto..

Spazio per me..

littlevampire  ciao Mè.. eh eh.. lo so che ci saremmo viste domani, ma sei che non resisto..! comunque grazie... un bacio!

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Visite inaspettate... ***


8
20.     Visite inaspettate…

Non si è mai troppo lontani per non trovarsi

- Montale -

Erano ormai le cinque e Ginevra Weasley era fuori in giardino a guardare la neve cadere..
Il giorno di Natale era quasi finito, ma lei non aveva ancora perso la speranza di vederlo varcare la soglia del cancello, se lo sentiva, sarebbe tornato prima o poi…
“Gin” la voce del bambino sopravvissuto le fece nascere un tenero sorriso sulle labbra, si voltò verso di lui e gli fece un po’ si posto sul tronco d’albero su cui era seduta.
“Ciao”
“Che ci fai qui da sola?”
“Pensavo” rispose soltanto, tornando a guardare la cancellata.
“Ho provato a parlare con Ron”
“Cosa ti ha detto il cretino?!”
Harry rise, poi accarezzandole una guancia la fece voltare verso di lui, “Ha fatto parecchie stronzate, ma credo che cercherà di risistemare i rapporti”
“Lo spero per lui, altrimenti non gli disintegro solo un dito!”
“Non essere così dura con lui, sai com’è fatto…”
“Certo! Però dai… ogni tanto potrebbe collegarlo il cervello, non trovi?!”
“Eh eh, su questo hai perfettamente ragione” le rispose con un sorriso, “Mi mancano” si lasciò sfuggire un secondo dopo.
Ginevra gli prese una mano tra le sue e lo fisso negli occhi, “Loro ci sono sempre .. anche se non li puoi vedere o sentire, i tuoi genitori e Sirius saranno sempre nel tuo cuore. Da li non se ne andranno mai”
“Grazie” le sussurrò in risposta, chinandosi poi a baciarle una guancia delicatamente, la sua pelle era fresca e liscia. Si allontanò solo per guardarla negli occhi, la rossa gli sorrise e poi gli passò le braccia intorno al collo, attirandolo verso di lei per abbracciarlo. Harry ricambiò il gesto stringendola forte a se, quello scricciolo era veramente eccezionale, riusciva con poche parole a trasmettergli tutto l’amore di cui aveva bisogno.
Dei passi in lontananza li fecero allontanare, Ginevra si alzò di scatto trattenendo le lacrime, si portò solo una mano davanti alla bocca, quasi con timore di pronunciare il nome della persona che si trovava davanti a lei.
Ciao piccola” solo due parole appena sussurrate con un timido sorriso dipinto sulle labbra, poi il giovane con i capelli rossi non riuscì a dire più niente, perché quella furia dai capelli uguali ai suoi si era lanciata tra le sue braccia.. sotto lo sguardo allegro di Harry.

E cosi è qui che vivi…
Lucas Flatts si era smaterializzato nel posto che aveva letto sulla rubrica del telefono.
La villetta non era immensa, ma era molto carina, i muri erano bianchi e la cancellata era nera.
Adesso doveva solo capire qual era la sua stanza! Bella domanda!
Fece un giro intorno alla casa e notò che erano tutti nella sala da pranzo, ovviamente lei non c’era. Guardò verso l’altro e notò una finestra aperta, proprio in corrispondenza di un albero.
Tanto valeva provare! Sapendo di essere circondato da babbani non era una grande idea usare la magia, quindi si avvicinò al tronco dell’albero e iniziò ad arrampicarsi…

Hermione Jane Granger era sdraiata sul letto con gli occhi chiusi, mentre dal suo lettore cd usciva una musica lenta e delicata, rilassante.
Un rumore proveniente dalla finestra aperta la fece voltare, non vedendo niente si alzò e si mosse per chiuderla, perché iniziava ad avere freddo, ma quando si trovò sul davanzale, quasi cadde per lo spavento.
“Ciao Jane!”
Hermione si portò una mano sul cuore, mentre con l’altra si aggrappò al davanzale, “Ma sei impazzito!” Lucas era seduto sul ramo della quercia di fronte alla sua finestra e la guardava con un sorriso che era tutto un programma! “Avanti pazzo, vieni dentro” gli disse, porgendogli una mano.
Il serpeverde la prese e scendendo dall’albero finì proprio davanti a lei, senza lasciarla, l’attirò verso di se e l’abbraccio stretta, ancora stupita per quell’improvvisata Hermione ricambiò il gesto, era felice di vederlo.
“Entriamo” le sussurrò contro il collo, la ragazza annuì e lo condusse dentro, chiudendo poi la finestra.
“Come hai fatto a trovarmi?” gli chiese senza staccarsi troppo da lui.
“Ho cercato il tuo nome sulla rubrica del telefono” le rispose, accarezzandole una guancia, “Ogni tanto i babbani fanno qualcosa di utile!” concluse con un sorriso.
Hermione lo fissò per un attimo negli occhi blu, poi dovette ammettere che era veramente bello: indossava un paio di jeans scuri, delle semplici all star nere e una felpa dello stesso colore con il cappuccio. I capelli scuri erano come sempre spettinati e in disordine, e il suo volto… dio.. era troppo…
Non riuscì più a fare una frase di senso compiuto, perché Lucas dopo averla afferrata per i fianchi aveva unito le loro labbra e l’aveva coinvolta in un bacio mozzafiato, al quale lei aveva risposto subito, sorridendo per un secondo contro la sua bocca.

Ginevra si separò dal corpo del fratello, guardandolo con un po’ di stupore, “Sei tornato per restare, vero?” gli chiese quasi con timore.
“Si Gin, sono tornato” rispose Percy fissandola con un sorriso, “Andiamo dentro”
La rossa lo prese per mano sorridente e lo trascinò verso l’entrata, mentre Harry apriva la porta.
“Mamma! Papà!”
I coniugi Weasley si voltarono verso l’entrate, e insieme a tutti i presenti, rimasero stupiti di trovarsi sulla soglia Percy Weasley.
“Buon giorno a tutti” disse il ragazzo, facendo qualche passo verso il salotto. Molly si alzò e con le lacrime agli occhi si lanciò verso il figlio, “Tesoro della mamma! Sei tornato! Lo sapevo!!” gli abbracci di mamma Weasley erano sempre formidabili, peccato che per uno stecchino come Percy era un po’ difficile rimanere illesi!
“Vorrei dire una cosa” iniziò, notando soprattutto gli sguardi assassini dei fratelli, “So benissimo che siete tutti infuriati con me, il mio comportamento non è stato dei migliori, lo so. Ne sono consapevole. Però vorrei chiedere il vostro perdono, ho capito. Ve lo posso giurare, e non solo per gli ultimi attacchi o perché il ministro ha capito che è ora di muoversi. Ci ho pensato parecchio e ammetto che sono stato avventato. Vi chiedo scusa” concluse fissando il padre negli occhi. Arthur si alzò dal divano e si diresse verso il figlio, gli sorrise e poi lo abbracciò stretto. “Non dire più niente, sei a casa adesso”
Ad uno ad uno tutti andarono a salutare l’ultimo arrivato, Harry si voltò verso Ginny e le sorrise.
Finalmente l’intera famiglia Weasley era riunita, e in quale giorno migliore se non il Natale…

“I tuoi non hanno avuto da ridere sapendo che sei uscita con me?”
“Perché avrebbero dovuto?
Hermione e Lucas erano seduti ad un tavolino in un bar nel centro di Londra.
“Non lo so”
“Mia madre è molto permissiva, diciamo che si fida di me, quindi non ha mai da ridire sulle mie scelte. Mio padre invece è sommerso dai parenti, non si sarà neanche accorto che sono uscita!”
Il serpeverde le prese una mano e se la portò alle labbra, le diede un lieve bacio che fece arrossire al grifoncina, era in quel bar da almeno mezz’ora con davanti una tazza di cioccolata fumante.
“Come hai detto che si chiama questa cosa?” le chiese Lucas.
“Cioccolata” rispose lei, sorseggiando la bevanda.
“E’ buona” commentò il ragazzo allungandosi verso di lei, le passò una mano tra i capelli boccolosi e l’attirò verso di se, unendo le loro labbra, “Anche se devo ammettere che da qui è ancora più buona!” le sussurrò contro la bocca.
Hermione sorrise, mentre si stringeva al suo corpo, appoggiando la testa sulla sua spalla, mentre lui le passava un braccio intorno ai fianchi.
Restarono li ancora per qualche minuto, poi si alzarono e dopo aver pagato il contro si diressero fuori dal locale, mentre la neve ricominciava a cadere.
Si diressero a piedi verso la casa della ragazza in silenzio tenendosi per mano, quando giunsero davanti alla villetta Hermione si voltò verso il giovane, “Grazie” sussurrò.
“E di cosa?” le chiese accarezzandole la gota con un pollice.
“Per essere passato, mi hai fatto davvero un bel regalo”
Lucas si chinò su di lei e la baciò a fior di labbra, Hermione gli passò le braccia intorno al collo e lo coinvolse in un altro bacio mozzafiato, non riusciva a fare a meno di quelle labbra.
Si allontanarono lentamente, ma Lucas restò con la fronte appoggiata a quella della ragazza, lei gli sorrise in risposta passando le dita tra i suoi capelli.
“Devo andare adesso. Non ho voglia di sentire la voce del grande padre” disse senza troppo entusiasmo il serpeverde.
Hermione annuì e si allontanò, “Ci vediamo a scuola”
“Si, ciao Jane” il ragazzo si voltò quando la giovane iniziò a salire i primi gradini, però…
Lucas!” la voce di Hermione lo fece voltare giusto in tempo per vedersi correre incontro la grifoncina, aprì le braccia e la giovane l’abbracciò stretto, sollevandosi sulle punte, “Un ultimo bacio…” gli sussurrò contro le labbra, prima che il ragazzo gliele unisse alle sue…



Spazio per me...

isabell89 ehi! spero che sia di tuo gradimento il pezzò al bar...! comunque brava, vedi di sbigarti a finire la copertina! ihih sono curiosa... a domani!

pikappa93 ciao cara, non ti preoccupare se non hai tempo di scrivere un poema, mi basta sapere che ti è piaciuto il capitolo.. visto che speravi in un ricongiungimento di Herm con Lucas spero che questo capitolo abbia soddisfato le tue aspettavive... un bacio!

speednewmoon ehi mitica! allora come al solito i tuoi commenti sono chilometrici e non ti preoccupare, perche mi fanno un gran piacere! quindi non ti preoccupare se scrivi tanto! ti svelo un segreto, visto che non ho voglia di studiare, scrivo! è per questo che faccio in fretta ad aggiornare, poi oggi non so, ho tanta ispirazione, è per questo che ho aggiornata cosi velocemente! poi che dire... per il ricongiungimento con i genitori credo che ci vorrà ancora un bel pò.. e per il caro Ron... anche.. bisogna tener presente che anche se la cara Herm ci sta male, ha un bel caratterino, quindi un semplice "perdonami" non sarà abbastanza! adesso ti saluto, ci sentiamo al prossimo commento! un bacione!

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Ricongiungimenti ***


25
21.     Ricongiungimenti

Lucas Flatts si smaterializzò direttamente in camera sua, si lasciò cadere sul letto mentre si accendeva una sigaretta, aspirò il fumo e lo rilasciò lentamente, socchiudendo gli occhi.
Aveva ancora addosso il profumo di Hermione, quella ragazza era eccezionale, si era reso conto già dalla festa che era veramente caduto ai suoi piedi, lui che perdeva mai la testa per una ragazza…
Invece con lei.. era tutto diverso.
In Svezia aveva avuto molte ragazze, molte delle quali erano più grande di lui.
Aveva sempre vantato il suo aspetto da bello e impossibile!
Un leggero bussare lo fece sbuffare, ma non lo schiodò dal suo posto. Sulla soglia c’era Amelia Flatts.
“Posso entrare?”
“Se ti va”
La donna entrando nella stanza del figlio abbassò gli occhi, si sedette su una sedia di fronte a lui, fumava.. da quando? Non lo sapeva.. quante cose non conosceva di suo figlio? Troppe.
“Il grande padre non c’è?”
“No, è andato al Ministero, mi ha detto che voleva parlare con il generale”
“E tu non l’hai seguito?”
“No, a dire il vero volevo parlare un attimo con te”
Quella frase fece puntare gli occhi blu di Lucas sulla madre, “Volevi parlarmi?”
“Si” gli rispose guardandolo, “Volevo dirti che mi dispiace
“Ti dispiace, di cosa?” il serpeverde spense la sigaretta, fecendola poi scomparire con la magia.
“Mi dispiace per tutto quello che ci sta succedendo”
“E sentiamo, mamma, cosa ci sta succedendo?” infierì.
Amelia lo guardò, le sue iridi erano dure e cupe, “Non ti riconosco più. A dire il vero, forse non ti ho mai conosciuto”
“Dici bene. Non hai mai capito come sono”
“Lo so, però potremmo provare a ricominciare, non credi?”
“Pensi che sia così facile?”
“No, non lo penso” la donna si alzò e andò a sedersi di fianco al figlio sul letto, “Non dico che è facile. Lo so benissimo. Però non pensi che potremmo almeno provare?”
“Non credo sia possibile”
“Perché pensi questo? Ascolta so di aver sbagliato. Me ne rendo conto. Abbiamo sempre messo il lavoro prima di te, di questo me ne pento ogni istante che passa. Però è già un passo avanti che me ne sia accorta, non credi?”
“Su questo non ci sono dubbi, questo però non ti salva dal fatto che mi avete condizionato la vita”
“Lo so, tesoro. Me ne rendo contro. Però potremmo provare a migliorare..”
“Come?”
“Ricominciando a parlare” Amelia gli accarezzo una guancia, a quel gesto il ragazzo non si sottrasse, doveva ammettere che quel contatto con sua madre gli era mancato. “Sai, devo ringraziare quella ragazza. Mi ha fatto capire molto cose”
“Chi?”
“Hermione”
Sentendo quel nome a Lucas sfuggì un sorriso.
“E’ da parecchio che non ti vedo sorridere così”
“Adesso non ti allargare troppo!”
Amelia iniziò a ridere, e questo non fece che accrescere l’indignazione di Lucas. “Dovresti vedere la tua faccia!”
“E sentiamo, cosa avrebbe la mia faccia di così divertente?” le chiese incrociando le braccia al petto.
“Sei imbarazzato, è da anni che non ti vedevo così!”
Lucas la guardò allibito, lui imbarazzato?! “Cosa stai blaterando?!”
“Dico solo la verità… quella ragazza conta qualcosa per te… e notando che sei stato fuori tutto il pomeriggio, deduco che sei andato da lei…”
“Mi hai seguito?” le chiese allibito.
“No”
“E allora come fai a dirlo?”
“Intuito femminile, oppure se vuoi, materno…” la donna gli sorrise ancora mentre si alzava.
“Mamma..”
Amelia si bloccò sulla soglia, “Si?”
“E’ stato bello” sussurrò il ragazzo.
“Anche per me.. dovremmo farlo più spesso, non trovi?”
“Si” rispose distogliendo lo sguardo, si sentì baciare la fronte e quando alzò la testa sua madre era già sparita oltre la soglia.
Si alzò e andò verso la scrivania, prese una pergamena e un piuma d’oca, e iniziò a scrivere, stupendosi del fatto che il sorriso che gli era nato sulle labbra non se ne era ancora andato.

Hermione, con uno sguardo lacrimoso, appoggiò la pergamena sul comodino, mentre accompagnava il gufo nero che le aveva recapitato il messaggio, accarezzandolo lievemente, sul davanzale della sua finestra.
Dopo averla richiusa torno sul letto, riprendendo in mano il foglio. Erano solo poche righe, ma piene di significato.

Ciao Jane,

quando sono tornato a casa mi è successa una cosa che ha dell’incredibile. Me ne stupisco ancora. Sono qui che ti sto scrivendo mentre sorrido come un’idiota!
Ho parlato con mia madre, detesto doverlo ammettere, ma avevi ragione.
Ti devo ringraziare, è anche merito tuo…
Vedrai troverò il modo di sdebitarmi… fidati!

Lucas

Sorrise. Era sicura che da li in poi, le cose tra Lucas e sua madre sarebbero migliorate. E chi lo sa, magari anche suo padre si sarebbe addolcito almeno un po’… forse…
Spense la luce e si coprì con il piumone, chiuse gli occhi dorati e sorrise nuovamente, pensando a un certo ragazzo dagli occhi blu…


Se non fosse per la speranza,
il cuore si spezzerebbe.


– Thomas Fuller –


“Sei ancora sveglio Harry?”
“Si, non riesco a dormire” il bambino sopravvissuto guardò negli occhi il suo vecchio professore di Difesa contro le Arti Oscure, Lupin si sedette di fianco al suo pupillo facendogli un lieve sorriso.
“Ti ha turbato quello che ho detto oggi?”
“Un po’.. ma non è solo questo. Nel senso l’attacco dei mannari è grave, non ci sono dubbi. Però credo che Lord Voldemort potrebbe fare anche di peggio, non trovi?”
“Si, sono pienamente d’accordo con te. Credo che questo sia stato solo uno dei tanti avvertimenti”
“Già”
“Harry, ascoltami bene. Capisco che sei maggiorenne, però non compiere azioni avventate, chiaro?”
“Si certo, non vado a casa di Voldemort se è questo che vi preoccupa tanto, da non dirmi mai quello che succede”
“Non è questo che intendo” il mannaro lo guardò attentamente, “Vedo molto dei tuoi genitori in te, Harry, nei tuoi occhi vedo la determinazione di Lily e il coraggio di James. Vi assomigliate più di quanto non pensi. Avete la stessa capacità di mettervi nei guai!”
Il prescelto sorrise, a volte invidiava il suo ex professore, aveva passato così tanto tempo con i suoi genitori e Sirius.
“Sai a volte mi dispiace di aver passato così tanto tempo con i tuoi genitori, e tu così poco…”
“Non ti devi scusare, è stato giusto così. Però puoi sempre raccontarmeli quei momenti”
“Si, questo è sicuro” gli sorrise, “Però quello che volevo dirti è che non devi perdere la speranza che possa esserci un mondo diverso rispetto a quello che ci troviamo davanti, Lord Voldemort può essere sconfitto. Io ne sono convinto. Non dovrai aspettare per sempre. Devi solo credere nella speranza, altrimenti il cuore si spezza. Se non c’è la speranza in un mondo migliore, allora è inutile combattere. La vendetta e l’odio non portano da nessuna parte. Ricordatelo sempre”.
Harry annuì convinto da quelle parole, si alzò e si diresse verso l’entrata della Tana, “Buona notte”
“Buona notte, Harry” lo salutò il mannaro prima di smaterializzarsi lontano da quel luogo.
Il bambino sopravvissuto guardò ancora per qualche istante il cielo stellato, sorrise lievemente verso le stelle e poi tornò in casa, convinto che almeno per una volta, sarebbe riuscito a dormire tranquillo.

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Friendship ***


2
22.      Friendship

Hermione Jane Granger abbracciò con trasposto i genitori, prima di salire sul treno che l’avrebbe riportata a Hogwarts.
S’infilò nel primo scompartimento libero e aprì il suo amato libro di Storia della Magia, ormai si era dimenticata il numero delle volte che l’aveva letto, più o meno lo sapeva a memoria!
Una foto magica cadde sul pavimento, quando la prese i suoi occhi si addolcirono, l’immagine ritraeva lei, Harry e Ron alla fine del sesto anno. Il bambino sopravvissuto era alla sua sinistra, mentre Ron era alla desta, sorridevano e salutavano allegri verso l’obbiettivo.
Le iridi dorate della grifocina si velarono di lacrime.. come sarebbe finita tra lei e Ron?
La loro amicizia era terminata, o c’era ancora la speranza di poter risolvere la situazione?
Doveva trovare un modo per risistemare tutto? Ma come?
Quel ragazzo era tremendamente cocciuto! E poi quelle parole le avevano fatto davvero male. Era arrabbiato certo, però le aveva detto con una voce senza sentimento che l’aveva delusa, guardandola con quegli occhi che tento adorava in un modo freddo, duro…
Strinse al petto la foto sperando, pregando, che le cose tra lei e il suo migliore amico si sarebbero risistemate.

Harry Potter insieme a Ron e Ginevra Weasley entrarono con un sorriso dalla porta centrale del castello, erano tornati nella loro amata scuola.
Il rosso camminava davanti agli altri due grifondoro, aveva la testa bassa e si muoveva molto lentamente.
“Pensi che parleranno?” chiese Ginny al bambino sopravvissuto.
“Non ne ho idea.. quei due sono proprio un programma!”
“Io spero che si chiariscano al più presto, altrimenti potrei compiere un omicidio!”
“Dai, Gin. Cerca di metterti anche nei panni di tuo fratello”
La rossa si bloccò e lo squadrò da capo a piedi, Ron ormai aveva oltrepassato il ritratto della Signora Grassa quindi non l’avrebbe sentita..
“Ha detto ad Hermione che l’ha delusa solo perché l'ha vista tra le braccia di Lucas! Ma ti rendi conto?!”
“Ne sono consapevole, però dai.. cerca di capirlo… è geloso”
“Avrebbe dovuto pensarci prima!”
Harry trattenne il fiato, quella ragazza era una furia! Poi quando si arrabbiava assomigliava moltissimo a Molly Weasley, e la cosa non era molto rassicurante!
“D’accordo, hai ragione. Però ci ho parlato. E’ dispiaciuto, credimi…” cercò di salvarsi,
“Lo spero per lui che sia dispiaciuto!” sbottò lei con i pugni chiusi, “Se aveva così tanta paura di perderla, avrebbe dovuto evitare di farla cadere tra le braccia di un altro. Avrebbe dovuto farle capire prima che la considerava molto di più di una semplice amica, avrebbe dovuto prenderla, baciarla, farle capire che….”
Ginevra Weasley non terminò la frase perché si ritrovò contro il muro dell’entrata del suo dormitorio, pressata tra la parete e il corpo di Harry Potter.. ma la cosa che le fece battere più forte il cuore era il fatto che il bambino sopravvissuto la stava baciando! E non era il bacio timido che le aveva dato la sera del ballo, no… quello era un bacio pieno di passione, dolcezza…era semplicemente travolgente!
Dal canto suo, il Prescelto era completamente perso sulle labbra di Ginny, quando l’aveva sentita dire quelle cose, aveva capito che era quello che doveva fare lui da molto tempo.
Quello scricciolo aveva fatto breccia nel suo cuore, si era reso conto che con lei stava veramente bene, ma la cosa più scioccante era che la giornata iniziava bene solo con un suo sorriso.
Si allontanò lentamente dalla ragazza e la vide riaprire gli occhi, le sue iridi verdi splendevano, appoggiò la fronte alla sua e le sussurrò contro le labbra: “Era da parecchio che desideravo farlo…”
Ginny sorrise, “Altro che signor ghiacciolo…” gli passò le braccia dietro al collo e lo condusse nuovamente verso la sua bocca.

Ron era entrato nella Sala Comune e si era lasciato cadere sul primo divano che gli era capitato vicino.
Il fuoco era acceso, quindi non era solo, ma non se ne preoccupò, chiuse gli occhi mentre appoggiava la testa al morbido schienale.
Continuava a pensare alla litigata con Hermione, non le aveva neanche fatto gli auguri o almeno, il regalo che aveva deciso insieme ad Harry gliel’aveva mandato, ma niente più.
Le aveva detto che l’aveva delusa, ma più ci pensava, più se ne pentiva.
Era solo colpa sua. Sua e di nessun altro.
Si era reso conto che  provava qualcosa di più forte di una semplice amicizia, ma ormai era tardi.
Lei aveva fatto la sua scelta e non sarebbe tornata indietro.
Questo se lo sentiva.
Ormai la conosceva, se decideva di uscire con un ragazzo era perché lo voleva veramente.
Idiota!
Dei passi lo fecero voltare verso le scale, i suoi occhi azzurri si incrociarono con due iridi particolari, solo una persona le aveva di quel colore…
“Ciao” Hermione aveva quasi timore anche solo a rivolgergli la parola, e la cosa era alquanto ridicola.
“Ehi” gli rispose debolmente il rosso.
Rimasero in quella posizione per un tempo infinito, si guardavano, ma non parlavano.
“Io..” disse la grifoncina, “Torno in camera, devo cercare un libro da riportare in biblioteca”
Ron annuì solamente, portando nuovamente l’attenzione sul fuoco che scoppiettava nel camino. Hermione distolse lo sguardo dal ragazzo e si voltò, iniziando a percorrere gli scalini che l’avrebbero riportata nella sua camera.
“Aspetta” quella parola quasi urlata al fece voltare, il rosso era all’inizio della scalinata, e la stava guardando, “Sono stato un perfetto idiota, mi dispiace” le sussurrò, distogliendo lo sguardo dal quello della giovane.
Hermione si lasciò sfuggire un sorriso, scese lentamente le scale e si mise di fronte a lui.
“Le tue parole mi hanno fatto male, molto male” iniziò piano costringendolo a guardarlo negli occhi, “Non mi aspettavo una reazione del genere, però il fatto che hai ammesso che hai commesso un errore mi fa sentire meglio, vuol dire che ti importa ancora di me..”
“MI importa ancora di te, Hermione ti rendi conto di quello che stai dicendo?!” gli occhi di Ron tornarono ad essere brillanti come al solito, “Io ci tengo un casino a te! Dovresti saperlo, sei la mia migliore amica!”
La grifoncina sentendo quella frase si lasciò sfuggire un altro sorriso, lo guardo negli occhi e gli passò le braccia al collo, “Sei un idiota Ronald Weasley!”
“Lo so” le rispose contro i capelli, mentre ricambiava il suo gesto, “Sono stato un cretino a dire quello che ho detto, se hai deciso di frequentare Flatts è perché lo volevi davvero, non dovevo reagire cosi, perdonami”
Hermione non gli rispose, si strinse solo maggiormente a lui.
Restarono così per qualche minuto, poi la ragazza si allontanò leggermente e lo guardò sorridendo, “Sai, all’iniziò pensavo che ci provava con me solo perché voleva aggiungermi al suo elenco di trofei, ma mi sono sbagliata… Credo che Lucas ci tenga veramente a me, e io voglio portare avanti questa cosa. L’ho fatto perché lo volevo, e non me ne pento”
“Sono contento per te” le rispose, guardandola dolcemente mentre le accarezzava una guancia, “Non sa quanto è fortunato”
Gli occhi della grifoncina si riempirono di lacrime, trattenne a malapena un singhiozzo. “Mione, cos’hai? Cosa ho detto?”
La ragazza non proferì parola, si lanciò nuovamente tra le sue braccia e nascose il volto nel suo collo, “Pensavo di averti perso!” gli surrussò lei senza staccarsi, Ron in risposta l’abbracciò stringendola forte, “Sono riuscito a farti piangere un'altra volta… sono proprio un’idiota”
“Almeno te ne sei reso conto!” una voce alle loro spalle li fece voltare ed allontanare. Al centro della Sala Comune c’era Harry e Ginny.
“Grazie sorellina, sempre gentile!”
“Quando si tratta di te, do il meglio di me dovresti saperlo!” gli rispose la rossa facendogli la linguaccia, poi si allontanò dal bambino sopravvissuto per andare ad abbracciare l’amica, “Hai visto, anche se è scemo, ogni tanto ricollega il cervello!”
“Grazie Gin, veramente sei un tesoro” disse sconfortato il povero Weasley.
“Dai fratello, scherza!” cercò di confortarlo Harry appoggiandogli una mano sulla spalla.
“Mi sei di grande conforto amico, sul serio!”
Le due ragazze e il Prescelto scoppiarono a ridere, qualche istante dopo anche Ron si unì a loro.
La loro amicizia era forte, non poteva  spezzarsi per una cosa così banale, non avrebbe avuto senso.
Ron ed Hermione si guardarono e si sorrisero, il rosso le passò un braccio intorno alle spalle e le baciò la fronte, “Scusa”.
“E’ passato” gli rispose la ragazza passandogli un braccio intorno ai fianchi.
Harry e Ginevra si sorrisero, finalmente quei due avevano sotterrato l’ascia di guerra per un po', ma quanto sarebbe durato?!


Spazio per me....

Ciao gente, ho sudato un pò per questo capitolo, sinceramente non sapevo cosa scrivere, così mi è uscito questo..spero non vi deluda. Un bacio, HiL

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Iniziare a credere in un sentimento ***


6
23.   Iniziare a credere in un sentimento

                                                                                                 
L’amore:

la più beffarda e misteriosa fra le magie
 regalate dagli dei agli uomini.

Lucas Flatts era entrato in Sala Grande, come al solito era molto presto e la stanza era quasi del tutto deserta, le lezioni ricominciavano quel giorno e lui era tornato al castello la sera prima.
Si sedette al tavolo dei Serpeverde e iniziò a consumare la sua colazione, si guardò intorno cercando qualcuno in particolare, ma Hermione non era ancora arrivata.
Eigle interruppe i suoi pensieri, planò nella sale e si fermò davanti a lui porgendogli la zampa.
Un sorriso si dipinse sulle sue labbra mentre apriva la pergamena.

Ehi, amico!

Non ci credo, una ragazza sola riesce a farti provare tutto questo?
Sei cotto fratello, finalmente posso dirtelo! Sai non ci speravo più!
Sono contento lo sai, finalmente hai trovato qualcuno che riesce a tenerti testa!
Le hai anche proposto una sfida, è proprio da te. Peccato che non avevi previsto il fatto che avresti perso la testa anche tu!
Quando ho letto la tua lettera ti giuro che mi stavo rotolando sul tappeto!
Il freddo, insensibile, misterioso Lucas Flatts è caduto ai piedi di una donna!
Sarebbe da scrivere sui libri di storia! Eh eh…
A parte gli scherzi, sono davvero felice per te…
Fidati che iniziando a credere in un sentimento come l’amore ti renderà molto più sereno…
E poi a quello che mi hai scritto questa Jane deve essere proprio uno schianto! Come al solito tutte le fortune capitano a te! Non mi stupisco neanche più…
Mi stavo dimenticando, per i miei va bene,  psso venire a trovarti il mese prossimo!
Sinceramente non vedo l’ora!
Adesso ti saluto, fatti sentire.

John


Lucas piegò la lettera e la mise nella tracolla, il suo amico aveva ragione, da quando stava con Hermione era più sereno e poi era grazie a lei che aveva ristabilito un po’ i rapporti con sua madre.
Doveva andare a cercarla anche per quello.
Finì il suo pasto e si alzò proprio quando Malfoy e Nott fecero il loro ingresso trionfale in sala, non aveva nessuna intenzione di perdere tempo con loro. Fece il giro opposto del tavolo e uscì, immergendosi nel corridoio del castello.

Fare il viaggio e non innamorarsi,
equivale a non vivere.
Ma devi tentare,
perchè se non hai mai amato,
 non hai mai vissuto.

Hermione entrò nell’aula di Incantesimi con Harry e Ron, avevano iniziato a parlare di come avevano passato le vacanze e non si resero conto subito che all’interno della stanza c’era qualcun altro.
Lucas Flatts era seduto sul davanzale della finestra e guardava il prato innevato fuori dalla finestra.
Non si era accorto della loro presenza, la grifoncina si voltò verso i suoi amici, che la fissavano con un sorriso malizioso dipinto sul volto, dopo avergli sussurrato un “cretini” si diresse verso il suo ragazzo.
Gli sfiorò una spalla e quando lui incrociò il suo sguardo le mancò un battito, non lo vedeva da una settimana e si era resa conto che gli era mancato terribilmente.
Lucas si alzò e voltandosi completamente verso di lei l’abbracciò stretta, Hermione si strinse al suo petto e nascose il viso nel suo collo.
“Ciao Jane” le bisbigliò all’orecchio, terminando con un sensuale bacio sul collo.
“Buon giorno” gli rispose lei, mentre si alzava sulle punte per depositare un lieve bacio su quelle labbra perfette. Lucas immerse la sua mano tra i capelli della grifoncina e approfondì il gesto iniziato dalla ragazza.

“Devi ammettere che sono carini” la voce di Harry fece spostare lo sguardo di Ron dalla grifoncina al suo migliore amico.
Si” rispose solamente, tornando poi a guardarla, mentre si stringeva maggiormente alle spalle di Flatts.
“Ron, così ti fai solo del male” iniziò il bambino sopravvissuto, “So che è difficile, ma Hermione ha fatto la sua scelta, è lui che vuole…”
“Lo so, ne sono consapevole. Mi passerà amico, non ho nessuna intenzione di perderla…e se questo comporta il fatto che devo accettare di vederla perennemente tra le sue braccia.. d'accordo. Va bene...
Harry gli diede una pacca sulla spalle ed uscì dalla stanza, visto che era ancora presto voleva lasciare un po’ di tempo alla sua amica da passare indisturbata con un suo ragazzo, Ron dopo aver lanciato un’altra occhiata alla ragazza seguì l’esempio dell’amico.

Lucas si allontanò dolcemente del volto di Hermione, adorava guardarla dopo averla baciata, aveva ancora gli occhi socchiusi e le labbra gonfie per i suoi baci, era uno spettacolo.
“Hai sistemato le cose con il tuo amico?” le chiese mentre le accarezzava un fianco.
“Si, ci siamo chiariti ieri sera” rispose lei con una voce allegra.
“Bene, sono contento”
Il serpeverde fissò il suo sguardo profondo in quello della grifoncina e si chinò nuovamente verso le sue labbra, “Io devo ancora sdebitarmi di una cosa..” le sussurrò contro la bocca prima di unirla nuovamente alla sua.
Il bacio che vi nacque era travolgente e passionale, Lucas le lasciò una mano sul fianco, mentre l’altra saliva ad accarezzarle i capelli, Hermione di era ancorata al suo collo, immergendo entrambe le mani nei capelli neri del giovane.
Grazie” le bisbigliò quando si furono separati, la ragazza cercò di calmare i battiti furiosi del suo cuore mentre gli sorrideva, “Figurati, sapevo che le cose con tua madre si potevano risolvere”
Lucas con un pollice le accarezzò la guancia, prima di depositarvi un altro lieve bacio, poi l’attirò verso di se e l’abbracciò.
Non riusciva più a fare a meno di lei, durante quelle vacanze le era mancata in una maniera impressionante.
Si era reso conto che non si era mai sentito così, John aveva ragione, si sentiva bene solo con lei intorno.
Un pensiero gli balenò nella mente, si stava forse innamorando di lei?
Si separano solo quando sentirono le voci dei compagni arrivare dal corridoio, Lucas le fece l’occhiolino e andò a sedersi al suo posto in fondo all’aula, lei gli sorrise e si sedette nel banco di fianco alla finestra, con le gota ancora leggermente arrossate.

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Fall in love ***


8
24.      Fall in love

Sei innamorata, non riesci a studiare,
sai solo pensare a quegli occhi suoi.

Hermione guardava fuori dalla finestra, la voce seria professoressa McGranitt riempiva l’aula di trafigurazione, ma lei non riusciva a prestarle molta attenzione.
Era una giornata come molte altre, aveva smesso di nevicare, però il sole era debole, come d’altronde ogni giorno di gennaio, faceva molto freddo e il paesaggio era tutto bianco.
Una sola cosa colpì l’attenzione della grifoncina, il colore del cielo: limpido, sereno, azzurro. Non c’era neanche una nuvola. Era molto insolito, conoscendo il tempo in Inghilterra, sempre grigio, cupo, nuvoloso.
Quel colore così forte le portò alle mente un paio di iridi profonde, blu.. misteriose. Due occhi che non riusciva a non immaginarsi fisse nelle sue. Non ne poteva più fare a meno.
Quegli occhi l’avevano rapita, l’avevano trasportata nel profondo dell’animo del loro padrone: Lucas Flatts.
“La risposta alla domanda numero dieci è… Signorina Granger?” la voce della strega la distolse dai suoi pensieri, diede una rapida occhiata ai suoi appunti e senza esitare rispose. “Perfetto, 10 punti a Grifondoro” disse la donna, senza nascondere un sorriso di ammirazione per la sua alunna modello.
Harry si voltò e le sorrise, Ron al suo fianco le fece l’occhiolino dicendole: “Se non ci fossi tu, chi ce li prenderebbe tutti questi punti!” Hermione sorrise, poi tornò a prestare la sua attenzione al cielo limpido.
“Mione, tutto ok?” la voce del rosso la fece voltare nuovamente verso di lui.
“Si Ron, va tutto bene” rispose vaga.
“Sicura, mi sembri soprappensiero…”
“Stavo solo pensando, niente di grave” gli disse con un sorriso.
“Sicura? Se c’è qualcosa che ti preoccupa puoi parlarmene..”
“Grazie”
“Scommetto che si tratta di Flatts” a sentire quel cognome la grifoncina arrossì vistosamente, il rosso rise lievemente, “Colpita e affondata!”
Hermione gli rivolse un’occhiataccia, ma poi sorrise.
“E’ una cosa seria allora…” constatò Ron.
“Si.. credo di si. Non faccio altro che pensare a lui ogni momento.. e poi ho sempre i suoi occhi fissi nella mente. Ogni volta che chiudo i miei, ho le sue iridi blu davanti…”
Il giovane Weasley le accarezzò una guancia, “Cara la mia ‘Mione, sei cotta a puntino..!”
A quell’affermazione, il cuore di Hermione accelerò i suoi battiti. Arrossì ancora di più, ma non potè evitare ai suoi occhi di brillare e alla sua bocca di curvarsi in un sorriso.
Ron le diede un lieve bacio sulla fronte, poi torno a prestare al sua attenzione alla professoressa che continuava a fare domande a tutti gli studenti. Era felice per la sua amica, però aveva ancora quella morsa che gli stringeva il cuore, vederla felice era la cosa più bella che potesse desiderare.. però…

Sei innamorata, per cena una mela,
con la radio accesa ti sogni lui.

“Ginny!” la rossa si voltò e sorrise al ragazzo che si stava dirigendo verso di lei, Harry Potter si fermò a qualche passo da lei, piegato sulle ginocchia per riprendere fiato. L’aveva vista di sfuggita voltare l’angolo e aveva cominciato a correre, voleva vedere il suo sorriso, sentire la sua voce, specchiarsi in quegli occhi verdi così dolci..
“Ehi signor ghiacciolo... Riprendi fiato!” la voce della ragazza era allegra, gli aveva appoggiato una mano sulla spalla, in risposta il bambino sopravvissuto si era rimesso dritto e le aveva afferrato la mano, portandosela alle labbra, vi aveva depositato un bacio leggero mentre incatenava il suo sguardo a quello di Ginevra.
“Ancora con questa storia?!” le chiese contro la pelle candida della mano.
Ginny rise lievemente e lo abbracciò di slancio, il giovane sorpreso da quel gesto la strinse a sé immergendo una mano tra i suoi lunghi capelli ramati. Era troppo bello poterla tenere tra le braccia. Sarebbe rimasto in quella posizione per tutto il giorno.
La ragazza depositò un bacio sul collo di Harry e si allontanò, “Mi spiace, ma devo andare da Hermione, mi ha detto che mi deve parlare urgentemente…” si sottrasse dalla dolce presa dal giovane, ma prima di andare si alzò sulle punte e gli diede un bacio a fior di labbra.
Harry le sorrise e mentre le accarezzava una guancia le sussurrò: “Ci vediamo stasera…” la giovane annui felice e si allontanò di corsa diretta in biblioteca.
Si fermò all’entrata per riprendere fiato, ma anche per permettere al suo cuore di ristabilizzare i suoi battiti. Ancora non ci credeva… lei e Harry! Il ragazzo di cui era innamorata fin da quando aveva dieci anni!
Entrò nella silenziosa stanza con un bellissimo sorriso dipinto sulle labbra e si diresse verso la fine della grande sala, sapeva che Hermione l’aspettava là. Infatti la vide seduta ad un tavolo, immersa nella lettura di un tomo da almeno mille pagine, secondo lei era una lettura leggera… chi la capiva meritava davvero una statua!
Si avvicinò lentamente alla ragazza e si sedette di fronte a lei, Hermione sentendo la sedia spostarsi alzò lo sguardo e incontrò quello allegro della sua amica.
“Ehi”
“Ciao Herm!”
“Come mai tutta questa allegria?” le chiese chiudendo il libro.
“Non sai cosa mi è successo!”
“Avanti racconta..”
“Ma non dovevi parlarmi di una cosa importante?”
“Si, ne parliamo dopo. Adesso sputa il rospo!”
“E va bene..” la rossa fece un respiro profondo, iniziando a torturarsi le dita della mani, “E’ dalla festa di Natale che continuano a succedermi delle cose veramente belle, ma altrettanto inspiegabili…”
“Avanti Gin, non tenermi sulle spine!” la incitò la bruna sedendosi più comodamente sulla sedia.
“Vuoi sentirla questa storia per bene o no?!” le chiese guadandola severamente, Hermione annuì e la rossa sorridendo riprese, “Allora, stavo dicendo dopo che quel cretino di mio fratello ti ha fatto la scenata di gelosia, Harry voleva a tutti i costi intervenire anche lui, così ho cercato di fermarlo, è stato ad ascoltare le mie ragione e ha acconsentito a non venire anche lui a romperti le scatole. Abbiamo ballato insieme per quasi tutta la sera! Poi quando siamo tornati al dormitori mi ha dato un bacio..” gli occhi di Ginny si erano illuminati, Hermione le sorrise dolcemente, senza interromperla la esortò a continuare, “Come ben sai le vacanze le ha passate a casa nostra e le occasioni per parlare non sono state molte, però quelle poche volte che ci siamo ritrovati da soli sono state bellissime. A Natale tutto l’Ordine è venuto a pranzare da noi, così il brindisi l’abbiamo dedicato a Sirius e ai suoi genitori, nel pomeriggio prima che tornasse Percy eravamo fuori in giardino e mi ha confessato che gli mancano terribilmente, così senza neanche starci troppo a pensare l’ho abbracciato di slancio…” il suo sguardo era sognate, Hermione se n’era resa conto, era lo stesso che assumeva lei quando pensava a Lucas.
“Poi la cosa più bella è successa quando siamo tornati qui.. mentre tu facevi pace con Ron, io e Harry ci siamo baciati! E’ stato bellissimo, mi ha preso alla sprovvista… ma è stato così dolce, delicato, ma allo stesso tempo travolgente, passionale…”
Hermione rise lievemente, “Gin, sei innamorata…” constatò.
SI!” le rispose subito lei, mentre i suoi occhi si illuminavano ancora di più. La grifoncina la guardò, con quanta semplicità lo ammetteva… “Si Herm, mi sono innamorata di Harry. Non è cottarella che avevo al primo anno. E’ amore! E ti giuro.. è troppo bello, perché anche lui mi ricambia.. l’ho capito da come mi guarda, da come mi sfiora… dall’espressione che hanno i suoi occhi quando si incontrano con i miei…”
“Sono davvero felice per te Gin…” le disse lei, con un gran sorriso dipinto sulle labbra.
“Grazie! E tu cosa dovevi dirmi?” le chiese sporgendosi verso di lei, “Scommetto che si tratta di Lucas…”
A sentirlo nominare arrossì come quella mattina, “Sei troppo facile da interpretare Herm…!” lo sguardo birichino di Ginevra la fece sorridere ancora, prese un respiro profondo e guardandola negli occhi le confessò quello che si sentiva dentro da un po’ di giorni.
“Credo di essermi innamorata…”
“Lo sapevo!” esclamò la rossa prendendole le mani, “Avanti racconta!”
“A Natale è venuto a trovarmi..”
“Cosa?! Non ci credo!”
“Mi fai parlare?!” la fissò lei con la stessa espressione che aveva assunto la rossa prima, “Scusa…”
“Stavo dicendo, ha cercato il mio indirizzo sulla rubrica del telefono e si è presentato davanti alla mia finestra.. giurò il mio cuore si è fermato quando l’ho visto! Siamo stati insieme tutto il pomeriggio.. è stato indimenticabile.. poi oggi quando l’ho rivisto dopo più di una settimana, mi sembrava che la terra sotto i miei piedi mancasse.. era bello come il sole! Gin non faccio altro che pensare a lui.. ho i suoi occhi fissi nella mente. Lo sogno ogni notte… vorrei che il tempo quando sono insieme a lui non passasse mai…”
“Herm… Ti sei innamorata… è, come dire, normale sentirsi cosi.. il cuore che scoppia, la terra che trema sotto i piedi, la voglia di stargli sempre vicino…”
“Già.. penso di essermi innamorata…” Hermione sorrise, consapevole che quello che aveva detto era la pura e semplice verità. Un gufo planò sul lungo tavolo e si fermò davanti alla grifoncina, la ragazza lo riconobbe subito mentre sfilava dalla zampa il messaggio, aprì il pezzo di pergamena e lesse mentalmente le poche parola che erano scritte:

Vieni sulla torre di Astronomia

Quella calligrafia apparteneva ad una sola persona, così piccola, regolare, quasi perfetta era impossibile da dimenticare. Piegò il foglietto e se lo mise in tasca, alzò lo sguardo e incontrò quello curioso dell’amica.
“Sei ancora qui?!” le chiese fissandola in modo strano, ma con un bel sorriso dipinto sulle labbra.
Hermione scattò in piedi e prese in fretta le sue cose, le schioccò un veloce bacio sulla guancia e si diresse a tutta velocità verso la torre più alta del castello.

E con lui, vuoi andare via
e lasciare tutto il mondo dietro te…

Lucas era seduto con una gamba a penzoloni nel vuoto, guardava il cielo assumere delle sfumature sempre più scure, mentre il sole iniziava a tramontare all’orizzonte. Si voltò verso l’entrata dell’aula solo quando sentì la porta aprirsi. Hermione era li, ferma, sulla soglia della porta. Era rimasta bloccata nell’ammirare il suo ragazzo in tutto il suo splendore, mentre il cielo alle sue spalle assumeva tutti i colori più caldi possibili.
“Ti sei paralizzata?!” la scherzò lui, mentre superava i banchi presenti nell’aula per raggiungerla, Hermione si riprese solo quando nel suo campo visivo apparvero quegli occhi che tanto amava, gli sorrise senza proferir parola.
Lucas le accarezzò una guancia, prima di prenderle dolcemente una mano e trascinarla fino alla balaustra, le passò le mani attorno ai fianchi e l’attirò verso il suo petto, mentre in silenzio guardarono il tramonto. Hermione si appoggiò a lui mentre intrecciava le dita delle sue mani con quelle del ragazzo, “E’ bellissimo” gli sussurrò, “Come te” si senti bisbigliare all’orecchio. Piegò la testa di lato e incrociò il suo sguardo profondo, gli sorrise e poi piegò un braccio all’indietro per orientare le sue labbra verso le sue.
Lo baciò lentamente, dolcemente, assaporando la bellezza di ogni istante.
Il serpeverde la fece voltare verso di se e approfondì maggiormente quel contatto, facendo aderire perfettamente i loro corpi, rafforzò la prese sui fianchi della ragazza mentre lei gli passava le braccia al collo.
Si separarono con il fiato corto, si guardarono negli occhi, poi Hermione si strinse a lui, appoggiando l’orecchio sul suo petto, proprio all’altezza del cuore.
Ti amo” gli sussurrò mentre spostava le braccia intorno ai suo fianchi. Lucas sorrise e la strinse più forte.
“Lo senti?” le chiese mentre le accarezzava la schiena, “Non ha mai battuto così forte per una persona…”
Hermione alzò le iridi dorate e le incatenò a quelle blu del ragazzo, sul suo viso era dipinto un dolce sorriso, si sollevò sulle punte a si fermò a pochi millimetri dalla sue labbra, “Ti voglio..” gli bisbigliò contro la bocca.
Lucas le immerse una mano nei capelli boccolosi, mentre l’altra la manteneva ben aperta sulla sua schiena, le sorrise e le sussurrò: “Non sai da quanto tempo ti voglio io..” detto questo la baciò.
Quel bacio era di una folle passione, i loro corpi erano pressati l’uno contro l’altro e quando il ragazzo le fece sdraiare per terra, sopra al suo mantello le sussurrò contro le labbra due parole che le riempirono il cuore, cinque semplici lettere che ebbero il potere di farle toccare il cielo con un dito…
Ti amo

Spazio per me...

Isabell89   Ti garba?! Sicuramente avrai qualcosa di ridire....! Un bacio!

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** La lettera ***


5
25.     La lettera

Soltanto l'amore può impedire
agli uomini
di cadere nell'abisso.

Lucas Flatts guardava dolcemente la ragazza che dormiva rannicchiata contro il suo petto, era appoggiato su un fianco, una mano accarezzava la spalla nuda di Hermione mentre l’altra era al lato della sua testa e la sosteneva.
Quella ragazza era uno spettacolo, i capelli le ricadevano sparsi intorno al viso e sulla schiena, gli occhi erano chiusi e sulle labbra aveva dipinto un tenero sorriso, entrambe le mani erano appoggiate al suo petto e una gamba era intrecciata con la sua.
Erano distesi sul suo mantello appoggiato al pavimento della torre di Astronomia ed erano coperti solo da una coperta di lana che il ragazzo aveva fatto apparire.
Hermione, ancora con gli occhi chiusi, si stava beando delle carezze del giovane Flatts, si strinse maggiormente a lui senza però fargli capire che era sveglia. Sarebbe rimasta li con lui per sempre, si sentiva in un altro mondo, un posto dove esistevamo solo loro due e nessun altro.
Il contatto con la sua pelle calda le fece tornare alla mente tutto quello che era successo tra loro.
Aveva fatto l’amore.
Lucas era stato dolcissimo, ma nello stesso tempo passionale e impetuoso, come era lui d’altronde.
E poi nell’istante in cui si erano uniti per la prima volta le aveva sussurrato contro le labbra che l’amava.. Quelle parole bisbigliate avevano avuto nel suo cuore l’effetto di un uragano, non si era mai sentita così.
Sentì le labbra del giovane serpeverde contro la tempia, poi i suoi baci caldi scivolarono sempre più giù fido ad arrivare a mordicchiarle il lobo dell’orecchio, “Non fare finta di dormire, Jane… So che sei sveglia…” le sussurrò. Hermione rise e aprì gli occhi d’oro specchiandosi nei suoi blu oceano. Lucas le sorrise prima di chinarsi verso le sue labbra, coinvolgendola in un bacio focoso, che la grifoncina ricambiò con altrettanto ardore. Si rotolarono per terra per qualche istante, fino a quando Lucas non si ritrovò nuovamente sopra di lei, aveva entrambe le mani ai lati della sua testa e la fissava con uno sguardo allegro, Hermione gli artigliò i fianchi per impedirgli di allontanarsi e lo baciò di nuova, con una passione sempre crescente.
“Detesto doverti fermare…” sussurrò lui, mentre lei gli baciava il collo, “Ma… se non ci sbrighiamo.. non troveremo più un accidenti da mettere sotto i denti…”
Hermione spostò l’attenzione sui suoi occhi e annuì, Lucas si chinò sulle sue labbra e le baciò un’ultima volta, poi si alzarono e tra un bacio e l’altro si rivestirono e scesero mano nella mano verso la Sala Grande.

Lucas stava consumando la cena in silenzio a fianco di Blaise Zabini, l’unico serpeverde che sopportava, quando un gufo nero planò nella sala e si fermò sulla sua spalla.
Era il gufo di sua madre.
Slegò le pergamena attaccata alla zampa e lesse il contenuto della lettera.
Un battito mancò al suo cuore…

“Ma cosa sta succedendo?” la voce di Dean fece voltare il trio più conosciuto della scuola verso di lui.
“A cosa ti riferisci Dean?” gli chiese Ron.
“Guardate gli insegnanti”
I ragazzi che si trovavano vicino al grifondoro si voltarono verso la tavolata dei professori e notarono con non poco stupore che erano tutti agitati.
Gazza stava parlando animatamente con il preside e i responsabili delle varie casa, mentre gli altri maghi si facevano passare una pergamena ingiallita, ogni professore che leggeva la lettera sbiancava e scambiava degli sguardi preoccupati verso gli altri collegi.
Hagrid guardava la tavolata di Grifondoro con apprensione, come se volesse far intendere a qualcuno in particolare quello che stava succedo.
“Ma che diavolo..” Harry non riusciva a spiegarsi il perché di tanta agitazione.
Hermione guardava la scena con occhi vigili, poi la sua attenzione fu attirata da un gufo nero che volava verso la tavolata dei Serpeverde e si fermava proprio sulla spalla di Lucas.
Il giovane dopo aver letto le righe presenti sulla pergamena, aveva accartocciato il foglio con rabbia e dopo aver accarezzato il petto del volatile si era alzato e si stava dirigendo verso la sua tavolata. Il suo sguardo blu era incupito e i pugni erano stretti lungo i fianchi.
“Flatts” la voce di Harry la distolse dai suoi pensieri, Lucas si era fermato proprio di fronte a lei.
“Potter” gli disse lui, spostando lo sguardo verso il bambino sopravvissuto, “Scusa ma non ho molto tempo da perdere, Jane” aggiunse ripuntando la sua attenzione sulla ragazza, “Ti devo parlare, è urgente” le disse con un tono strano, come se stesse cercando di trattenere la rabbia, che prepotente gli squassava il petto.
Hermione lo guardò con uno sguardo strano intanto che si alzava dal suo posto e per evitare di fare tutto il giro del tavolo, si inginocchiò e passo sotto al legno, sbucando al fianco di Ron che sedeva di fianco al bambino sopravvissuto. “Tutto bene?” gli chiese appoggiandogli una mano sulla spalla, lui la prese per mano e la trascinò verso la fine della stanza, mentre Albus Silente insieme alla professoressa McGranitt si dirigeva verso il bambino sopravvissuto.
Lucas si fermò solo davanti alla porta, guardò Hermione negli occhi e le accarezzò una guancia.
“Lucas mi sto preoccupando” le disse lei senza nascondere l’inquietudine.
“Mia madre mi ha mandato un messaggio” iniziò lui continuando ad accarezzarle, con un movimento che doveva essere tranquillizzante, la guancia “Leggi” le disse porgendole la pergamena stropicciata.
La ragazza la presa e l’aprì con dita tremanti, lesse il contenuto velocemente, erano solo poche righe che però ebbero un effetto sconvolgente su di lei. Il suo corpo venne scosso da mille fremiti, la lettera le cadde dalla mani, continuava a muovere la testa a destra e a sinistra… Lucas l’afferrò per le spalle cercando di calmarla, ma quando lei alzò lo sguardo trattenne il fiato: le sue iridi d’oro erano velate dalla lacrime, non disse una sola parola, si strinse solo al suo petto, iniziando a piangere disperatamente.
Amore.. calmati. Ci sono io…”

“Ma che diavolo…” Harry  e Ron si erano alzati si scatto vendendo la loro amica in quelle condizioni.
“Signor Potter, Signor Weasley fermatevi” la voce della McGranitt li fece voltare.
“Professoressa può dirci cosa diavolo sta succedendo?” le chiese senza esitazione il bambino sopravvissuto.
“Harry” la voce di Silente era bassa, “Il capitano Flatts ci ha appena mandato un messaggio. I Mangiamorte hanno attaccato in massa il quartiere residenziale di Londra”
Gli occhi di Harry e Ron si spalancarono, il quartiere residenziale era il quartiere di Hermione….


Spazio per me...

pikappa93 grazie per il commento!

speednewmoon ciao mitica! come al solito mi hai fatto morire con il tuo commento chilometrico! mi stavo rotolando sul tappeto della camera anch'io a leggere le tue parole! grazie mille per tutti i complimenti che mi fai!! Sei eccezionale! ci sentiamo per il prossimo commento! Un bacio

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Paura ***


25
26.     Paura

Harry e Ron guardarono allibiti il preside e la loro responsabile di casa, la notizia dell’attacco a Londra li aveva sconvolti.
“Ma quando è successo?”
“Pochi minuti fa” rispose Silente, “Sappiamo solo che hanno attaccato in massa, non abbiamo avuto altre notizie”
“Ma come è potuto succedere, in quel quartiere vivono solo babbani!” sbottò Harry.
“Appunto” costatò Ron, spostando lo sguardo verso la sua migliore amica, piangeva ancora tra le braccia di Lucas.
“Vi consiglierei di starle vicino” intervenne la strega, “Non sappiamo ancora cosa sia successo, non vorrei essere l’uccello del malaugurio, ma il quartiere residenziale è il quartiere della signorina Granger, o mi sbaglio?”
“No prof, non si sbaglia” rispose lapidario il rosso, poi con un cenno d’intesa a sua sorella si diressero insieme al bambino sopravvissuto verso la loro amica.
“Albus, cosa facciamo?” chiese la McGranitt.
“Aspettiamo una risposta di Amelia” rispose cupo il preside, “Purtroppo, come al solito, non possiamo fare altro che aspettare” concluse guardando i suoi studenti raggiungere Hermione, che non dava segno di voler smettere di piangere.

“Perché?” la voce rotta dal pianto di Hermione raggiunse le orecchio di Lucas, anche se era ad un livello appena sussurrato, la strinse maggiormente a se, accarezzandole la schiena ed i capelli, “Non lo so. Vedrai andrà tutto bene…” cercò di consolarla.
“Come puoi dirlo, tu non conosci i Mangiamorte” gli rispose alzando finalmente lo sguardo su di lui, le lacrime continuavano a scendere imperterrite sulle sue guance, “Tu non hai idea di quello che sono capaci di fare…”
“Vieni qui” le sussurrò, Hermione senza esitazione si rifugiò nuovamente tra le braccia del suo ragazzo, mentre lui le baciava le tempie e i capelli.
“Mione..” la voce dispiaciuta di Ron le arrivò alle orecchie, guardò il suo amico senza allontanarsi da Lucas.
“Silente ci ha appena avvertiti” disse per lui Harry, “Ma come al solito non ci sanno dire niente”.
Ginevra non disse una sola parola, la sua espressione e i suoi occhi parlavano per lei, si avvicinò all’amica e le diede un lieve bacio sulla guancia, asciugandole le lacrime.
Hermione si allontanò per un istante dal serpeverde, solo per farsi abbracciare dalla rossa, nascose il viso nel suo collo e ricominciò a piangere, La paura di perdere i suoi cari era troppo forte. Non poteva credere che era successo davvero, i servi di Lord Voldemort avevano attaccato il suo quartiere, ma non si sapeva ancora quanti e quali erano le vittime.
Innocenti solo ed unicamente innocenti.
Si spostò dalla giovane Wealsey solo per avvicinarsi ancora a Lucas, lui le passò un braccio intorno ai fianchi e l’attirò verso di se, mentre lei appoggiava la testa sulla sua spalle e guardava i suoi migliori amici con un’espressione sofferente.
“Voglio andare a vedere” sussurrò solo.
“Che cosa? Herm sei pazza?!” esclamò Harry.
“Ha ragione tesoro, come puoi andare a Londra in questo momento?” gli fece eco Ron.
“Voi non capite. Ci sono i miei genitori laggiù… voglio vedere come stanno”  rispose con una voce più ferma.
“Capisco come ti senti tesoro, però è pericoloso” intervenne il bambino sopravvissuto.
HANNO ATTACCATO IL MIO QUARTIERE HARRY! TI RENDI CONTO!! VOGLIO VEDERE COSA E’ SUCCESSO!!” urlò con le lacrime agli occhi e i pugni chiusi.
Amore” la voce calma di Lucas la bloccò per un istante, il giovane serpeverde le prese il viso tra le mani e asciugandole le lacrime iniziò a parlarle dolcemente, “Ascoltami bene.. so benissimo come ti senti, ma devi cercare di stare calma. Conosci mia madre, ci farà sicuramente sapere qualcosa…”
“Ma io voglio vedere con i miei occhi cosa hanno combinato quei bastardi” gli rispose Hermione con la voce rotta dal pianto, che violento stava cercando di avere il sopravvento su di lei.
Lucas la fissò, i suoi occhi d’oro seppur rossi e gonfi erano determinati, non era così sicuro di essere in grado di fermarla se avesse deciso di andare a Londra, tanto valeva accontentarla… “Ok, hai vinto Jane. Vieni, ti porto io”.
Nel sentire quelle parole sul viso di Hermione nacque un sorriso sincero, “Grazie” gli sussurrò mentre lo abbracciava.
“Ehi, aspetta un attimo!” intervenne Harry, “Come hai intenzione di andare a Londra?”
“Semplice. Ci smaterializziamo a Londra”
“Siete impazzi per caso?!” Ginevra parlò per la prima volta, li guardò entrambi negli occhi, “Ragazzi è pericoloso”
“Lo sappiamo Gin, ma devo sapere. Non posso aspettare che mi vengano a dire qualcosa…Voglio vedere con i miei occhi” rispose lapidaria, prendendo Lucas per mano e trascinandolo fuori dalla porta principale.

Silente aveva osservato la scena da lontano. Si mosse solo quando Lucas ed Hermione se ne furono andati, arrivò vicino al bambino sopravvissuto e gli mise una mano sulla spalla, “Cerca di capirla Harry”
“Ma io la capisco.. è solo che ho paura che le possa succedere qualcosa”
“Di questo non ti devi preoccupare, c’è Lucas con lei” gli rispose il preside, “Io mi fido di quel ragazzo, dovresti iniziare a farlo anche tu”
“Non lo conosciamo” intervenne Ron.
“Lo so, però non dovreste fare considerazioni avventate” il vecchio mago sorrise, “Credo proprio che il nostro giovane Flatts tenga veramente molto alla signorina Granger, non permetterebbe mai che gli succedesse qualcosa. Di questo potete esserne certi”
I tre grifondoro fissarono Silente e non risposero, uscirono dalla stanza e si diressero verso l’entrata del castello. Si sedettero sui gradini innevati e restarono lì, fermi a guardare l’orizzonte, sperando di vedere la loro amica spuntare da dietro gli alberi.

Lucas Flatts si era smaterializzato all’inizio della via principale dal quartiere residenziale di Londra, con Hermione tra le braccia.
Lo spettacolo che si ritrovarono davanti era agghiacciante: molte case erano in fiamme, gli alberi erano stati tagliati o bruciati, moltissimi auror stavano correndo da una parte all’altra per cercare di salvare il salvabile, un gran numero di medimaghi aveva creato un piccolo accampamento per soccorrere i feriti.
Il caos regnava sovrano.
Dei Mangiamorte però non c’erano tracce.
Hermione si mise una mano davanti alla bocca, per trattenere i singhiozzi, i suoi occhi si riempirono nuovamente di lacrime, si sentiva il cuore pesante, stretto una morsa, sembrava quasi che una mano gelida aveva iniziato a stringerle forte quell’organo vitale.
Solo la consapevolezza di avere Lucas al suo fianco le fece muovere qualche passo in avanti, verso casa sua.
Si trovava alla fine del viale, era troppo lontana per capire cosa era successo.
Il serpeverde si rese conto che la ragazza stava tremando notevolmente, le prese una mano tra le sue e gliela baciò, “Ci sono io con te.. non devi avere paura” le sussurrò contro la pelle candida, in risposta ebbe solo un debole sorriso.
Iniziarono a camminare più velocemente solo quando videro del fumo provenire dal fondo del viale, moltissimi auror li guardavano straniti, ma non fecero domande o provarono a fermarli perché erano troppo occupati a controllare la situazione.
Hermione trattenne il fiato quando vide la sua casa, era annerita e la cancellata era stata completamente distrutta, iniziò a correre trascinandosi dietro il giovane Flatts, mentre il ragazzo guardava intorno alla ricerca del volto di sua madre.
“Aspettate un attimo!” i due ragazzi si bloccarono all’inizio di quello che fino a qualche ora prima era l’ingresso di villa Granger. “Hermione, cara sei tu?”
La grifoncina spalancò gli occhi, “Tonks!” esclamò dirigendosi verso di lei, “Spiegami cosa è successo?”
“Prima spiegami cosa diavolo ci fate voi due qui, e soprattutto chi è lui?” chiese indicando Lucas.
“Sono il figlio di Amelia e Richard Flatts”
“E così sei tu… tua madre mi ha accennato di te”
TONKS!” Hermione era al limite, “Per favore, dimmi dove sono gli abitanti di questa casa!”
“Tesoro qui non abbiamo ancora trovato nessuno” rispose la donna, cercando di capire il perché di tanta agitazione, “Perché ti agiti tanto, non riesco a capire…”
“Questa è casa mia!!” urlò la giovane, alcuni pali della luce scoppiarono. Lucas le fu subito di fianco e le prese la mani, “Calmati”.
Hermione fece un respiro profondo, cercando, invano, di rallentare i battiti furiosi del suo cuore.
“Lucas!”
I due studenti si voltarono e nel vedere chi veniva nella loro direzione, tirarono un impercettibile sospiro di sollievo, “Mamma”.
“Cosa ci fate vuoi due qui?” Amelia Flatts scavalcò agilmente un tronco d’albero che intralciava il passaggio e si avvicinò alla coppia, si allarmò non poco nel vedere in che condizioni era la grifoncina, “Hermione, tutto bene?”
“Signora la prego, almeno lei, mi dica qualcosa…” le chiese ormai distrutta, prendendole una mano, “Questa è la casa dei miei genitori, ditemi che stanno bene…”
La donna le accarezzò piano una guancia, “Tesoro non abbiamo ancora trovato nessuno, abbiamo perlustrato l’intera casa, ma era deserta..”
“Potrebbe essere un bene, non trovi?” intervenne Tonks, mentre le appoggiava una mano sulla spalla, Hermione non distolse per un solo istante lo sguardo dal capitano, “Mi dica cosa è successo” chiese solo.
“Sarò franca” iniziò Amelia, “Come ho detto a mio figlio, hanno attaccato in massa, hanno usato molte maledizioni e hanno distrutto gran parte del quartiere, come potete notare voi stessi. Le vittime tutto sommato non sono molte, ci sono parecchi feriti, che grazie ai nostri medimaghi possono essere curati senza problemi..”
“C’è dell’altro però…” intervenne Lucas.
“Si” la donna non aveva ancora lasciato la mano di Hermione, “Le maledizioni che hanno lanciato sono molto strane.. quello che sto cercando di dirvi è che le vittime non sono state uccise con l’Avada Kedavra”
“E con cosa allora?”
“Non lo sappiamo ancora, forse è proprio per questo che il numero non è alto. Forse le formule di queste maledizioni sono conosciute solo da poche persone…”
CAPITANO FLATTS!” un uomo sulla trentina si sporse dal muro posteriore della villa, “VENGA PRESTO!
Hermione senza neanche pensarci un attimo si staccò dalle due donne e corse nella direzione dell’ufficiale, Lucas ed le due auror le corsero immediatamente dietro.
Dietro alla casa si estendeva un grande giardino, al termine si trovava una piccola serra, una debole luce illuminava l’interno dove si distinguevano alcune figure, la ragazza senza chiedere il permesso entrò e vide due auror chinati verso una terza persona distesa a terra.
“Mamma!” esclamò la giovane.
“E tu da dove sbuchi?” disse uno dei due ufficiali, “E’ con me, maggiore Devons” Amelia e Lucas erano sulla soglia della serra, il serpeverde seguì Hermione mentre la donna si avvicinò all’altro ufficiale.
“Cosa mi dite?” domandò.
“Al momento sembra solo svenuta, non presenta ferite gravi, ma credo che sia meglio farla visitare da un medimago” dichiarò il maggiore, “Bene, vada subito a chiamarlo”
“Agli ordini, capitano!”
Hermione era inginocchiata a terra di fianco alla madre, le accarezzava piano una guancia, con il viso ormai rigato da nuove lacrime salate. Lucas si sedette al suo fianco e le prese la mano che lei aveva appoggiato sulla mano della donna, stringendole entrambe, “Se la caverà, vedrai”.
“Dov’è mio padre….” sussurrò con la voce rotta dal pianto.
“Hermione, allontanati un secondo, così il dottore può vedere in che condizioni è tua madre” le disse dolcemente Tonks, abbassandosi alla sua altezza. Lucas le prese la mano e la fece alzare, le passò un braccio intorno ai fianchi per stringerla contro il suo corpo, mentre entrambi guardarono con attenzione il mago che visitava Jane Granger.
“Cos’è tutto questo casino?” una voce dura attirò l’attenzione di alcuni presenti, tra cui Amelia Flatts.
“Richard, abbiamo trovato la proprietaria della casa e il medimago si sta accertando delle sue condizioni” lo informò.
“Non mi riferisco agli ufficiali, ma ai due ragazzi, cosa diavolo ci fanno qui? Come hanno fatto a sapere dell’attacco?” chiese avanzando verso la moglie.
“Questa è casa sua” intervenne Lucas, “L’ho semplicemente accompagnata qui per vedere cosa era successo” gli disse con un tono di voce piatto e freddo.
“Tu dovresti stare al castello, lontano dalle cose che non ti interessano”
“Infatti sono qui per lei”
“Non dovresti neanche sapere dell’attacco”
“Sono stata io ad avvisarlo” disse Amelia, frapponendosi tra il marito e il figlio.
“E perché di grazia” le chiese Flatts guardandola male.
“Perché sapevo che Hermione abitava qui” rispose semplicemente.
“Scusate…” la voce del medimago riuscì ad evitare un possibile litigio, “Dica pure”.
“Si, dunque.. Non presenta ferite gravi e lo svenimento sarà stato causato da qualche onda d’urto. Saprò dirvi di più dopo altri esami, la porterò personalmente al San Mungo”.
“Bene” gli rispose Richard.
“Aspettate, io vengo con voi!” intervenne Hermione affiancandosi al medimago, che insieme ai due auror stava portando Jane fuori per poi trasportala con una passaporta al San Mungo.
Lucas senza dire una sola parola la prese per mano, per farle capire che andava con lei, guardò per un secondo sua madre, le sorrise e poi diede le spalle ai genitori.
“Aspetta un momento ragazzino, dove credi di andare?”
“Se non si era capito, vado con lei” gli rispose freddo.
“Tu non vai da nessuna parte se non ad Hogwarts” impose l’uomo.
“Non ci penso minimamente” Lucas si voltò e uscì dalla serra.
“Non ho finito!” continuò suo padre, mentre usciva accompagnato dalla moglie.
Questi sono problemi tuoi”  un sibilo, in serpentese uscì dalle labbra del giovane, il capitano Flatts strinse i pugni, mentre Amelia scuoteva la testa.
Non c’erano speranze.
Lucas senza più degnarlo di uno sguardo raggiunse in fretta Hermione, che insieme ai medimaghi stava pre prendere la passaporta, quando…
“Hermione!” la ragazza scattò nel sentire quella voce. “PAPA’!” la giovane corse incontro al padre abbracciandolo stretto. “Tesoro… ma cosa è successo?” chiese il signor Granger guardando spaesato il suo quartiere distrutto.
“I Mangiamorte hanno attaccato il quartiere non più di un’ora fa, la mamma è stata ferita, ma dicono che non è grave, la stanno portando all’ospedale dei maghi così la cureranno più in fretta” gli spiegò velocemente la figlia, “Io volevo andare con lei per vedere cosa dicevano..”
“Vengo con  te” le rispose subito l’uomo.
Jane, dobbiamo andare…” Lucas la richiamò, mentre si avvicinava alla passaporta, la ragazza prese per mano il padre e lo portò verso il piccolo oggetto, “Attaccati a questa pallina e non lasciarla per nessun motivo al mondo, capito?”
“Va bene”
Il medimago azionò la passaporta e in istante il piccolo gruppo si smaterializzò al San Mungo…

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Al San Mungo ***


26
27.      Al San Mungo

Edward Granger era appoggiato al muro bianco dell’ospedale e fissava la porta dove da più di un’ora aveva visto scomparire la moglie rimasta ferita dall’attacco dei servi del Lord Oscuro.
Non gli avevano ancora fatto sapere niente, non si sentiva tranquillo, non lo era affatto. Spostò lo sguardo per un istante verso sua figlia, da quando erano arrivati al San Mungo con la passaporta Hermione non aveva detto una parola, si era seduta su una scomoda sedia di plastica e aveva appoggiato la testa sulla spalla si quel ragazzo che li aveva accompagnati.
Avevano entrambi un’espressione molto stanca e sciupata, sua figlia fissava al porta con uno sguardo sofferente, il giovane invece le teneva una mano tra le sue, mentre il suoi occhi si spostavano prima sulla porta e poi sulla ragazza.
Edward non aveva idea di chi fosse quel ragazzo che stava così vicino alla sua bambina, non l’aveva mai visto, non era ne Harry ne Ron. Aveva visto però, il modo in cui trattava sua figlia… non l’aveva lasciata sola un solo istante e lei in silenzio le ne era grata, si vedeva da come lo guardava quelle poche volte che spostava lo sguardo dalla stanza dove era stata ricoverata sua madre.
L’uomo si spostò dal muro e si sedette accanto alla figlia, “Tesoro vuoi qualcosa?” le chiese piano.
“No papà, grazie” gli rispose senza guardarlo, “Sto bene così”
Il padre appoggiò la testa alla parete e chiuse gli occhi, li riaprì solo quando sentì un rumore di passi venire verso di loro.
Una bella donna si stava avvicinando, aveva la stessa strana divisa degli ufficiali che c’erano nel suo quartiere quando era arrivato.
“Mamma” il giovane a lui sconosciuto parlò per la prima volta.
“Lucas, come sta?” chiese avvicinandosi ai due ragazzi e sedendosi di fianco a suo figlio.
“Non ci hanno detto ancora niente, è li dentro da più di un’ora ormai…” rispose Hermione, “Voi avete scoperto altro?”
“Adesso non ti preoccupare di quello che è successo, pensa a tua madre” le rispose dolcemente Amelia.
“Ma io voglio sapere” rispose la grifoncina alzandosi dalla spalla del suo ragazzo.
Jane..” Lucas le accarezzò una guancia guardandola negli occhi d’oro.
“No! Voglio sapere, devo tenermi impegnata… altrimenti impazzisco! Non mi fanno sapere niente, è più di un’ora che mia madre è li dentro, se fosse stato tutto regolare non ci avrebbero messo così tanto per fare delle semplici analisi!”
“Calmati”
“No!” sbottò lei alzandosi in piedi, “Non mi calmo. Non ci riesco!”
“Tesoro..” Edward si alzò e le appoggiò le mani sulle spalle, “Agitarsi non serve a niente.. lo sai benissimo anche tu, so che è difficile… ma devi cercare di mantenere la colma, altrimenti è finita…”
Hermione tirò un sospiro e poi annuì… “Sto bene” disse sentendosi lo sguardo preoccupato di Lucas addosso, “Però, la prego, se avete scoperto qualcosa.. ditemelo… per favore” chiese rivolta al capitano.
“E va bene” acconsentì lei, “Siediti”
La ragazza le ubbidì, tornando al suo posto seguita un istante dopo da suo padre.
“Alcuni esperti hanno analizzato le vittime.. e le scoperte sono state agghiaccianti” li informò la donna con un tono grave. Il suo sguardo scuro si posò prima sul figlio e poi sulla giovane Grifondoro.
“Allora?” la incalzò il figlio, “Ormai hai iniziato, non ti puoi tirare indietro..”
“Hanno scoperto che l’incantesimo che è stato usato è di notevole grandezza, è un concentrato di Magia Oscura impressionante. Non hanno ancora capito l’entità del problema, o quanti siano in grado di pronunciarlo, ma chi viene colpito da questa maledizione ha solo pochi secondi ancora di vita, solo il tempo per rendersi conto che è finita…”
“Ma come…” intervenne il padre di Hermione.
“Semplice, colpisce gli organi interni.. quelli vitali” spiegò Amelia, “Possiamo quasi dire che gli toglie la linfa vitale.. li polverizza
“E non ci sono modi per impedirlo…” chiese Hermione con gli occhi sbarrati.
“Al momento no”
La ragazza si passò una mano sul volto, ci mancava solo questa… Lord Voldemort si stava facendo sempre più furbo, prima il reclutamento di tutti gli esseri più oscuri del Mondo Magico, poi questa scoperta.
Non saprebbe stato così facile da battere, se ne rendeva conto ogni minuto che passava.
Lucas fissò per un momento sua madre, in tutti gli anni che l’aveva vista affrontare mille difficoltà, non l’aveva mai vista così preoccupata, quel folle era davvero un pericolo per tutti. Stava iniziando a rendersene contro anche lui. Il Lord Oscuro andava fermato, in qualche modo doveva essere eliminato.
Le appoggiò una mano sulla spalle, Amelia lo ringraziò con un sorriso dolce…finalmente lo sentiva vicino, ed era magnifico.. aveva ritrovato suo figlio. Era una sensazione magnifica.
Insieme al ragazzo spostò lo sguardo sulla giovane che aveva reso tutto questo possibile, dopo quest’ultima notizia era ancora più sconvolta, l’uomo di fianco a lui non era messo meglio, nel sentire la potenza di quell’incantesimo era impallidito ancora di più.
“Hermione” la chiamò, “Vedrai.. andrà tutto bene”
La ragazza le fece un debole sorriso, poi si alzò, “Credo di aver bisogno d’aria” li informò, poi a passo malfermo si diresse verso l’uscita.
“Vai” Amelia lasciò la mano del figlio, Lucas si alzò in un attimo e presa la direzione che un istante prima aveva preso la sua ragazza.
“Sembrano molti uniti, non trova anche lei?” la voce del padre di Hermione distolse Amelia dai suoi pensieri, si voltò verso di lui e gli sorrise.
“Si, lo penso anch’io. E’ la prima volta che vedo mio figlio così preso per una ragazza”
“Credo che anche mia figlia faccia molto affidamento su di lui” Edward ricambiò il sorriso porgendole poi la mano, “Edward Granger”
“Amelia Flatts”
“Scusate, lei è il marito della signora che abbiamo ricoverato?” un medimago era appena uscito dalla sala dove era stata ricoverata Jane Granger.
“Si, sono io” rispose l’uomo alzandosi.
“Venga” disse solo, scomparendo nuovamente dietro la porta.

Hermione era appoggiata con entrambe le mani alla balaustra del balcone dell’ospedale, aveva bisogno d’aria, si sentiva soffocare, si sentiva importante, si sentiva inutile.. non poteva fare niente per aiutare sua madre, non sapeva come stava, non sapeva niente…
Si sentì afferrare dolcemente per i fianchi, si lasciò andare contro il petto che si ritrovò a contatto con la sua schiena, il profumo di Lucas l’avvolse, come la strinsero le sue braccia.
“Sono qui” le sussurrò contro l’orecchio.
“Lo so” gli rispose solo, rifugiandosi in quell’abbraccio che sapeva d’amore, “Grazie
“Per cosa?”
“Perché ci sei e non te ne vai” gli sussurrò.
“Io ci sarò sempre per te, Jane” le bisbigliò lui contro l’orecchio, prima di farla voltare e baciarle la fronte candida. Hermione si specchiò nei suoi occhi profondi come l’oceano e lo abbracciò stretto, “Ho paura”.
“Stai tranquilla” le sussurrò baciandole la tempia sinistra per poi scendere lunga la guancia e il collo.
“Baciami, ti prego” una richiesta appena bisbigliata, una lieve supplica che Lucas non tardò a soddisfare, le catturò dolcemente le labbra con le sue e la baciò prima lentamente poi, sentendo la sua risposta, sempre più ardentemente. Le loro lingue si cercavano, si rincorrevano, si incontravano e si allontanavano, per poi ricongiungersi nuovamente…
Hermione si strinse a lui mentre si perdeva su quelle labbra roventi, aveva bisogno di quel contatto, solo con lui riusciva a evadere da tutto e da tutti, solo grazie con la sua presenza era in grado di chiudere fuori il mondo intero.
Lucas serrò ancora più forte la presa sui suoi fianchi, aveva bisogno di sentirla vicina, ma ancora di più si sentiva in dovere di farle capire che c’era, che era presente, che se aveva bisogno di lui, lui ci sarebbe stato.
Si allontanarono quel poco per guardarsi negli occhi, lui appoggiò la fronte su quella di lei e le sorrise, “Ti amo” le sussurrò piano.
Lei gli sorrise in rispose e gli prese la mano, il serpeverde intrecciò le dita con le sue in una presa salda, poi in silenzio, tornarono all’interno dell’ospedale.
Amelia era seduta sulla sedia dove l’avevano lasciata, ma Hermione costatò che suo padre non c’era.
“Dov’è mio padre?”
“E’ entrato nella sala, ma non ti so dire altro” le rispose la donna, non appena ebbe terminato la frase la porta della sala si aprì e subito vi usci suo padre e dopo una barella con su sua madre che veniva accompagnata in un’altra stanza insieme a due infermieri.
“Papà…”
Edward si voltò e si specchiò negli occhi lucidi di sua figlia, non riusciva a dire neanche una parola.
“Cos’è successo?” gli chiese, il tono della sua voce non nascondeva il forte senso di timore che aveva invaso il suo cuore…


Spazio per me...

Isabell89 Graaaaaaaaaaaaziiiiiiiiiiiiiieeeeeeeeeeeeeeeeeee!

pikappa93 il fatto che non potresti vivere senza mi rende molto orgogliosa, vuol dire che riesco a tenervi un pò sulle spine... a dire il vero credo che con questo capitolo mi sentirò anche un bel pò di parole...

speednewmoon Ehi mitica! Dai un pò di suspance ci vuole, o no? Adesso non mi insultare perchè ti lascio con il fiato sospeso...! Comunque i tuoi commenti sono sempre uno spasso da leggere, mi fanno sempre morire dal ridere.. sei eccezionale! Un bacione.. al prossimo commento, spero che non sia troppo duro!

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Mamma, apri gli occhi! ***


256
28.     Mamma, apri gli occhi!

Jane Granger era immobile, avvolta dalle coperte bianche, in quella stanza di ospedale, suo marito era di fianco a lei e le teneva una mano, mentre Hermione e Lucas era appoggiati al muro.
I dottori erano stati chiari: anche se non riportava ferite gravi, questo non significava che era fuori pericolo. Secondo le loro analisi la donna era stata colpita da una maledizione, molto probabilmente un Cruciatus, proprio per questo era svenuta, ma nel cadere aveva sbattuto violentemente la testa.. quindi non potevano considerarla salva fino a che non si sarebbe svegliata.
Avevano fatto tutto quello che era in loro potere, adesso toccava a Jane.
Amalia Flatts era stata richiamata all’ordine da suo marito, così si era smaterializzata al Ministero qualche istante prima.
Il silenzio nella stanza era assordante.
Hermione fissava sua madre: era rilassata, chiunque fosse passato di li, e l’avesse vista avrebbe semplicemente detto che stava dormendo. Il suo volto non faceva trasparire neanche un briciolo di dolore.
“Tesoro, non dovreste tornare a scuola?” le chiese dolcemente il padre.
“No papà, io resto qui fino a che la mamma non si sveglia. Non riuscirei a fare niente sapendo che lei è qui”
“Resto anch’io, signore” gli disse Lucas fissando negli occhi l’uomo, Edward annuì sorridendogli debolmente.
“Papà… sicuro di non voler andare a prendere una boccata d’aria” gli domando Hermione avvicinandosi a lui, “Resto io qui, ti chiamo se ci sono novità…”
“Grazie tesoro, ma sto bene cosi” il padre tornò a fissare la moglie, ma la grifoncina non demorse, “Papà! Fidati, ti farà bene allontanarti un attimo” continuò con gentilezza.
“Va bene” rispose alzandosi, “Hai vinto..” si chinò per depositarle un lieve bacio sulla fronte e dopo aver guardato Lucas uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Hermione si lasciò cadere sulla sedia lasciata vuota dal padre e si prese il viso tra le mani.
“Ehi” il serpeverde si era inginocchiato di fianco a lei, “Ce la farà… se è determinata come te, ce la farà sicuramente”
“L’hanno torturata Lucas” gli occhi di Hermione erano ormai pieni di lacrime, “L’hanno torturata….”
“Vieni qui” gli sussurrò, la giovane non esitò a rifugiarsi nel caldo abbraccio del ragazzo, si strinse a lui come un naufrago quando raggiunge la terraferma, “Andrà bene, vedrai..”
“Devo scrivere ai ragazzi” disse quando si allontanò dal giovane, detto questo fece comparire una pergamena, un calamaio e un piuma, scrisse qualche frase e arrotolò la lettera.
“Dai pure a me, la mando io” le propose porgendole la mano.
“Grazie”
Lucas si chinò verso di lei e le baciò le labbra, poi usci anche lui dalla stanza con la pergamena in mano.
Rimasta sola Hermione prese la mano di sua madre tra le sue e la strinse: “Mamma, ti prego.. apri gli occhi! Non farmi brutti scherzi, capito! Svegliati” le sussurrò all’orecchio.
Si sentì stringere la mano per una frazione di secondo.

Ciao,

sono al San Mungo, mi madre è rimasta ferita durante l’attacco. I medici non si pronunciano fino a che non si sveglia.. hanno solo detto che è stata colpita da una maledizione, probabilmente un Cruciatus e che durante la caduta deve aver picchiato violentemente la testa. Non ha ferite gravi, questo almeno può considerarsi una buona cosa.
Vi farò sapere il prima possibile.
Per l’attacco vi racconterò quello che so quando torno.
Adesso cercate di non arrabbiarvi ed agitarvi se non vi fanno sapere niente.

Un bacio

Hermione

Harry passò la lettera a Ginevra che era seduta di fronte a lui, Ron aveva letto il contenuto con l’amico.
“Maledizione” disse solo.
“Non pensare subito al peggio, Jane è forte… si riprenderà” intervenne il bambino sopravvissuto.
“Se prendo il bastardo che ha fatto questo, sa loro Merlino cosa potrei fargli!”
“Ron, cerca di calmarti” lo calmò Ginny, “Agitandoti così non sei d’aiuto a nessuno”
“Ha ragione lei amico… dobbiamo sperare che la madre di Hermione si svegli”
Il rosso incrociò le braccia al petto e fissò le fiamme del camino che scoppiettavano allegre, sua sorella e Harry si scambiarono uno sguardo preoccupato: la situazione peggiorava sempre di più.

“Signor Granger, tutto bene?” Lucas si era avvicinato al padre di Hermione che era ancora appoggiato alla balaustra del balcone.
“Si” rispose distrattamente, “Sto bene, grazie”
“Se sua moglie è forte come la figlia.. non si deve preoccupare”
“Ti ringrazio per tutto quello che hai fatto e che stai facendo” Edward spostò lo sguardo sul serpeverde, “A quanto vedo mia figlia tiene molto a te”
“E io tengo a lei”
“Lo so” rispose solo, “Grazie” concluse con un sorriso tirato.
Lucas gli fece un cenno con il capo e poi rientrò nel corridoio, dirigendosi verso la stanza dove era ricoverata Jane.

Hermione teneva ancora la mano della madre mentre le accarezzava una guancia e i capelli. “Mamma, apri gli occhi!” continuava a sussurrare senza staccare gli occhi dai suoi chiusi.
Un'altra impercettibile stratta le fece tendere tutti i muscoli del corpo, si lasciò sfuggire un lieve sorriso quando la vede stringere le palpebre, poi…
“Mamma!”
Jane Granger aveva aperto gli occhi e si guardava spaesata.. sorrise lievemente quando sul suo campo visivo apparve il volto di sua figlia, ricambiò debolmente il suo abbraccio quando lei si chinò su di lei stringendola forte.
“Hermione” sussurrò.
“Va tutto bene, sei al San Mungo, l’ospedale dei maghi”
“MI ricordo dell’attacco…” iniziò lei quando la ragazza si allontanò per tornare a sedersi sulla sedia, senza però lasciarle la  mano.
“Sshh.. non parlare. Non importa. L’importante è che sei salva. Il resto non conta”
La porta si aprì e sulla soglia apparve Lucas Flatts, che non potè evitare al suo viso di illuminarsi quando vide la madre di Hermione sveglia, potevano finalmente tirare un sospiro di solievo.
Un istante dopo entrò nella stanza anche Edward che si diresse velocemente verso la moglie, facendole una quantità immensa di domande.
“Sto bene. Non ti preoccupare” gli rispose la donna sorridendogli, “Stai tranquillo, non sento dolore da nessuna parte. Sarò rimasta svenuta per cosi tanto tempo solo perché la caduta sarà stata forte, ma te lo posso assicurare, non mi fa male da nessuna parte”.
Hermione si alzò e lasciò il suo posto al padre, “E’ probabile che per qualche giorno dovrai restare qui.. gli auror dovranno ancora sistemare il quartiere.. comunque non preoccuparti, per questo week-end torno a trovarti…”
“Non stare a preoccuparti” intervenne il padre, “Ce la possiamo cavare anche senza magia…”
“Non è un problema” insistetta la ragazza.
“La posso sempre accompagnare io” la voce di Lucas li fece voltare.
“Hai già fatto tanto”
“Non si preoccupi signor Granger, per me non ci sono problemi, anzi…”
Hermione gli sorrise grata, poi si sporse verso la madre e le baciò una guancia, “Adesso dobbiamo tornare a scuola”
“E come fate?” le chiese Jane.
“Semplice, Lucas è già in grado di smaterializzarsi!” rispose Hermione facendo l’occhiolino ai genitori.
“State attenti” aggiunse suo padre.
”Non ti preoccupare, ci vediamo sabato” li salutò.
“D’accordo”
I due ragazzi uscirono dalla stanza e si risciusero la porta alle spalle, i coniugi Granger si guardarono per un attimo negli occhi, “Ho la sensazione che mia figlia si sia innamorata di quel ragazzo” disse Edward.
“E che ragazzo!” commentò la moglie, “Jane!”
“L’occhio vuole la sua parte caro.. comunque si, è vero. Hermione si è innamorato di Lucas” concluse con un sorriso.
“Riposati” le disse il marito accarezzandole una guancia…
Jane gli sorrise ancora e poi chiuse gli occhi.

Prima di incontrarti io ero un’anima perduta,
 eppure tu mi hai ridato la rotta

 -  Nicholas Sparks -

Hermione e Lucas stavano camminando mano nella mano per il sentiero che li avrebbe condotti al castello, il serpeverde ogni tanto li lanciava qualche occhiate e con sollievo potè constatare che era tornata quella di sempre, certo era preoccupata per quello che avevano scoperto e per quello che era successo, ma dopo aver visto che sua madre era fuori pericolo, la luce che invadeva i suoi occhi era ritornata ad illuminare le sue iridi d’oro.
Si fermarono davanti al portone, “Grazie” gli disse.
Lucas le mise le mani sui fianchi e la fece appoggiare al muro del castello, si chinò su di lei e la baciò, prima lentamente e poi sempre con più passione.
“Sono io che dovrei ringraziarti” le sussurrò contro le labbra gonfie.
“Perché?” gli chiese, passandogli le braccia intorno al collo.
“Perché prima di incontrarti ero un’anima perduta.. poi sei arrivata tu e mi hai ridato la rotta…”
Hermione gli sorrise e lo attirò a se per baciarlo un’altra volta, si strinse al suo corpo quando lui approfondi il bacio, stringendola più forte tra le braccia.
Si staccarono e ancora per mano entrarono nella scuola.  
Albus Silente era in piedi sulla scala principale, “Sono felice di vedervi” li accolse.
“Preside”
“Hermione i tuoi genitori come stanno?”
“Bene, mio padre non era a casa quando hanno attaccato, mia madre invece è stata ferita, ma si rimetterà presto”
“Meno male, sono sollevato” sorrise, “Ora però è meglio che tornate nei vostri dormitori”
“Si, certo”
“Buona notte ragazzi” il mago scomparve e li lasciò soli al centro dell’ingresso.


Spazio per me...

isabell89 certo, commento lunghissimo!

pikappa93 Dai si è ripresa, hai visto? Non preoccuparti....! un bacione

speednewmoon ciao cara! Le tue minacce di morte mi hanno messo un pò di timore... quindi hai visto che l'ho fatta riprendere subito! Eh eh... comunque vai a leggere "Amami Mezzosangue" è un semplice one-shot che ho deciso di dedicarti... un bacione!

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** La Quarta Maledizione Senza Perdono ***


58
29.      La Quarta Maledizione Senza Perdono

Lord Voldemort era seduto su una poltrona a Villa Malfoy, ai suoi piedi c’era la fedele Nagini, la mano pallida del Signore Oscuro le stava accarezzando distrattamente il muso, mentre gli occhi rossi vagavano all’interno della stanza.
Sarebbero tornati presto, dovevano farlo, altrimenti la sua ira sarebbe stata folle.
Avevano predisposto l’attacco al quartiere residenziale di Londra nei minimi dettagli, dovevano mettere paura, creare il caos. Le vittime potevano non essere numerose, ma il terrore doveva arrivare alle stelle.
Come nel precedente attacco a Piccadilly Circus, li avevano agito con il prezioso aiuto dei mannari. Era riuscito a comprarli, promettendo al loro capo, Fenrir Greyback, di fare quello che avrebbero ritenuto giusto quando Lui, il grande Lord Oscuro, si sarebbe impadronito dell’intero Mondo Magico.
“Mio signore” la voce di Lucius Malfoy lo distrasse dai suoi pensieri.
“Lucius, entra” sibilò.
Insieme al padrone di casa entrarono altri quattro Mangiamorte, compresa una donna: Bellatrix Lastrange, la più spietata assassina che ci fosse in circolazione.
Si sedettero tutti al tavolo e Voldemort fece apparire, con uno schiocco di dita, sei calici di vino vermiglio, aveva proprio l’aspetto del sangue.
“Bene” iniziò piano, “Aggiornatemi”.
“Subito mio signore” iniziò Malfoy, “L’attacco è andato secondo i piani. Abbiamo attaccato in massa, distruggendo e bruciando la maggior parte del quartire. Le vittime non sono state poi così numerose, abbiamo principalmente torturato, ma senza condurli alla pazzia”
“Perfetto” constatò, “Gli auror?”
“Sono arrivati tardi” intervenne Rudolphus Lastrange, “come avevamo previsto. Siamo stati il più veloce possibile, quando si sono resi conto dell’attacco, noi eravamo già al termine”
Il Lord Oscuro sorrise in modo spietato e crudele, poi rivolgendosi a Bellatrix le chiese: “E tu mia cara, che notizie porti?”
L’unica donna presente nella stanza sorrise in molto malvagio, “L’incantesimo ha avuto pienamente successo, mio Lord”
“Eccellente” disse, sorseggiando lentamente il vino rosso, “Su quanti babbani l’avete provata?”
“Dieci” rispose la Mangiamorte.
“In quanti sono in grado di pronunciarla, oltre a te?”
“Mio marito, Lucius e Rabastan“
“Per il momento voglio che solo voi la usiate, più avanti la insegnerete agli altri”
“Come volete mio signore”
“Bene, ora potete andare” li congedò.
I Mangiamorte si alzarono e con un inchino uscirono in silenzio dalla stanza, Lord Voldemort finì il suo vino e poi fece scomparire, con uno schiocco di dita, gli altri bicchieri. Accarezzo il muso del suo fedele serpente e sibilò: “Mia cara.. Siamo quasi alla resa dei conti
Lo capisco dal modo in cui il tuo sangue ribolle nelle vene
Questa nuova arma è eccezionale
In quanto a Magia Oscura, sai che Bellatrix è la migliore
Proprio per questo le ho affidato questo compito
Sono felice per te, mio signore
Anch’io mia cara, sono felice per me. Harry Potter questa volta non avra scampo, ne lui, ne tutti quelli che si metteranno sulla mia strada” concluse l’Oscuro Signore con una risata maligna.

L’ufficio del generale George Cray era affollato, Amelia e Richard Flatts erano seduti alla sua destra, mentre Kingsley Shacklebolt era alla sua sinistra, Ninphodora Tonks era poco distante.
“Signori, per cortesia” quando il capo degli Auror parlò, tutti si zittirono e lo guardarono, “Accomodatevi” iniziò, “Bene, vi ho riuniti qui per darvi alcune notizie sui fatti che sono accaduti oggi. Siamo stati presi alla sprovvista, questo non lo nego, e i mezzi che i servi dell’Oscuro Signore hanno usato, devo ammettere che sono stati brillanti”
“Cosa faremo ora?” chiese un ufficiale.
“Cosa ne sarà del quartiere residenziale di Londra, non possiamo lascirlo così!” domandò un altro.
“Abbiamo mandato una squadra che lo rimetterà a posto nel giro di qualche ora, in modo tale da ricostruire le case dei babbani distrutte, ho mandato inoltre una squadra di obliatori che si occuperà di provvedere alla cancellazione di questi ultimi avvenimenti” spiegò Cray.
“E le vittime?” chiese un altro auror.
“Le vittime sono state uccise con un incantesimo mai visto prima” li informò in tono grave il generale.
“Esattamente” intervenne Richard Flatts, “I medimaghi hanno scoperto che le vittime sono morte nel giro di qualche istante, ma non è stato usata l’Avada Kedravra”.
La maggior parte delle persone presenti in sala trattenne il fiato, “Le vittime si sono solo resi conto che era giunta la fine, la maledizione colpisce gli organi vitali, gli toglie la vita, li polverizza” continuò il capitano, “Possimo decretarla come la Quarta Maledizione Senza Perdono” concluse.
“E non possiamo fare niente?” Tonks aveva preso la parola.
“Al momento no, ma abbiamo messo al lavoro un gruppo di specialisti, speriamo solo che riescano a scoprire qualcosa al più presto” intervenne il generale. “Per ora è tutto” li congedò.

Hermione Granger chiuse la lettera di suo padre e si lasciò sfuggire un sorriso. I medimaghi aveva detto a sua madre che poteva tornare a casa, era fuori pericolo, in più un gruppo di auror aveva rimesso in sesto il suo quartiere e tutto era tornato alle condizioni precende all’attacco. Certo era tutta apparenza, l’attacco c’era stato e il terrore era entrato nell’animo delle persone.
“Buone notizie?” le chiese Harry.
“Si, mia madre sta bene ed è tornata a casa. Il quartiere è stato rimesso a posto con la magia, quindi non dovremmo cambiare casa” li informò la grifoncina.
“Senti ‘Mione” la chiamò Ron, “Ti va di raccontarci dell’attacco?” concluse per lui il bambino sopravvissuto.
La ragazza annui, poi iniziò a parlare con un tono di voce basso: “Il quartiere era quasi totalmente distrutto, devo ammettere che i Mangiamorte hanno fatto proprio un bel lavoro, ma la cosa che mi ha lasciata più sconvolta è stata la scarsa quantità di vittime”
“Ce ne sono state poche?”
“Si, diciamo che si sono limitati solo a torturarli, senza condurli alla pazzia. I pochi che sono stati uccisi, credo che li abbiamo scelti come avvertimento”
“Cosa intendi?”
“Non hanno usato l’Avada Kedravra” li informò guardandoli negli occhi.
“Che cosa?!” scattarono entrambi.
“Hanno usato una nuova maledizione, ha un concentrato di Magia Oscura impressionate. Porta alla morte in pochi istanti, ti colpisce gli organi vitali.. li polverizza”
“E tu come fai a sapere tutto questo?” le chiese Ron.
“Me l’ha detto la madre di Lucas”
Harry strinse i pugni, “Non ci credo. Voldemort diventa ogni giorno più furbo, più potente. Bisogna fermarlo!”
“Si Harry, va fermato. Ma tu, da solo non puoi fare niente. Ricordatelo. Non è consegnandoti a lui che risolverai la situazione” intervenne il rosso.
“Ha ragione, tu sei solo la ciliegina sulla torta di questa guerra” concluse Hermione.
Il bambino sopravvissuto li guardò, avevano ragione, ma dovevano fare qualcosa. Non potevano permettere a quel pazzo di diffondere così tanto terrore, dovevano impedire quel continuo spargimento di sangue.
Ma come?


Spazio per me...

isabell89 grazie per il commento a "Maledetto purosangue".. a te dedico l'arrivo di John nel prox capitolo! Visto che sei stata tu a ispirarmi! Un bacio!

pikappa93 eh eh... Jane alla fine è un pò strana come madre...!

speednewmoon grazie per il commento a "Amami mezzosangue" sono contenta di essere riuscita a farti commuovere... comunque c'è un'altra "dolce" sorpresina per te, se leggi "Maledetto purosangue".. ihih Un bacio!

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** L'arrivo di John ***


26
30.     L’arrivo di John

Erano passate due settimane dall’attacco a Londra, al momento sembrava tutto tranquillo.
Voldemort non si era più mosso, però i ricercatori non erano ancora riusciti a trovare un rimedio alla nuova maledizione che erano riusciti a creare.
Gennaio era finito e aveva lasciato il suo posto ad un freddo febbraio. Era sabato e Lucas era seduto al tavolo di Serpeverde a consumare la sua colazione, quel giorno ci sarebbe stata l’ennesima uscita a Hogsmade.
La Sala Grande era affollata, quando una grande quantità di gufi planò dalle finestre verso i rispettivi destinatari.
Lucas alzò lo sguardo e sorrise, Eigle stava planando verso di lui. Gli accarezzo il petto mentre gli sfilava il messaggio dalla zampa.

Ehi amico,

devo dire che questa cittadina non è male… Mi pare che l’abbiamo chiamata Hogsmade!
Visto e considerato che sai che odio aspettare… Muoviti!
E mi raccomando sua maestà, veda di portare anche la sua dolce metà, sono proprio curioso di conoscerla!
Anch’io devo presentarti una certa persona….

A dopo!

John

Quel ragazzo era assurdo! Non l’aveva neanche avvisato, sapeva che sarebbe venuto a trovarlo, ma non gli aveva detto quando, e adesso era ad Hogsmade!
Lucas scosse la testa e si alzò, dirigendosi poi verso la tavolata dei grifoni.

“Gran bel ragazzo a ore dodici!” Ginny colpì con una gomitata il fianco di Hermione e le indicò con lo sguardo la figura di Lucas che si avvicinava al loro tavolo.
Hermione arrossì leggermente sotto gli occhi divertiti della rossa, “Tu pensa al tuo prescelto che sta entrando proprio adesso in compagnia di tuo fratello!” frecciò la grifoncina mentre si alzava. Ginevra le fece la linguaccia e poi le sorrise.
“Ciao Jane” la salutò il serpeverde.
“Ciao” gli rispose lei, mentre si alzava sulle punte per dargli un bacio veloce, “Andiamo a Hogsmade oggi?”
“Si” le disse, “Anche perché devo presentarti una persona”
“Chi?” domando curiosa.
“John Carter” rispose lui, mentre le prendeva la mano e la trascinava fuori dalla sala.
“Un tuo amico?”
“Il migliore che conosca” disse solo, con un sorriso sincero dipinto sulle labbra.
Hermione nel vederlo così felice, non potè evitare di sorridere, “Devi tenere molto a lui”
“Si, parecchio” confessò mentre la stringeva per i fianchi, - oramai erano nel corridoio lontani dagli spioni -, “Era uno dei pochi di cui mi fidavo in Svezia, in più mi è stato molto vicino per parecchi anni”
“Capisco.. allora muoviamoci, non vedo l’ora di conoscerlo!”
“Aspetta solo un attimo” le sussurrò senza lasciarla andare.
“Cosa…” la grifoncina non finì neanche di pensare la domanda, perché le labbra di Lucas si erano impossessate delle sue. Lo adorava sempre di più quella parte del suo carattere!
Si allontanarono e il giovane sorrise, “Adesso puoi andare a preparti! Ci vediamo all’entrata” le disse all’orecchio, poi dopo un bacio veloce la lasciò andare e si diresse verso i sotterranei del castello.
Hermione si mise una mano sul cuore, stavo insieme da quasi due mesi, e ancora non era in grado di calmare i battiti furiosi del suo cuore quando la baciava con così tanta passione. Non riuscì a smettere di sorridere per tutta la lunghezza della strada che la separava dal suo dormitorio.

“Cosa facciamo oggi?” chiese Ron al bambino sopravvissuto.
“Andiamo al Paiolo Magico?” propose il ragazzo.
“Come al solito” commentò Dean.
“Dean fa ancora parecchio freddo per andare a zonzo per Hogsmade” constato Ginny.
“Si in effetti ha ragione lei” disse Lavanda, che si era seduto di fianco al rosso.
“Già” aggiunse Harry.
“Va be, vada per il Paiolo Magico” decretò Ron. Poi si guardò intorno e si rese conto che Hermione non era li con loro, “Ma, dov’è Hermione?”
“Va a Hogsmade con Lucas” lo informò la sorella.
Il rosso strinse inconsciamente i pugni sotto al tavolo, Ginevra se ne accorse e gli pestò il piede.
“AHI!” scattò lui. “Te la sei cercata!” gli rispose la rossa alzandosi, “Ci vediamo dopo gente!” salutò.
“Ciao Gin!”
“Harry, l’hai vista?!” sbottò Ron quando la ragazza fu uscita dalla Sala Grande.
“Si” rispose solo.
“Eh?” incalzò.
“Ha fatto bene!” gli rispose con un’espressione da prendere a schiaffi.
“Molto simpatico, davvero… grazie fratello!”
“Figurati!” scherzò Harry mentre si alzava, “Ci vediamo dopo” detto questo si alzò e Dean lo seguì un istante dopo insieme a Seamus.
Ron rimase al tavolo da solo con Lavanda, “Senti tesoro.. e se andiamo da soli a fare un giro oggi?” la voce della bionda gli arrivò all’orecchio, “Magari prendiamo qualcosa da bere con gli altri, e poi facciamo due passi da soli.. cosa ne pensi?” continuò prendendolo per mano.
Il rosso la guardò negli occhi, poi sorrise impercettibilemente, “D’accordo, si potrebbe fare”.
Lavanda sorrise e gli saltò al collo, lui le passò le braccia introno ai fianchi mentre lei si sollevava per baciarlo sulle labbra.

Hermione camminava spedita per i corridoi, non voleva farlo aspettare, il portone era aperto e quando lo vide le si mozzò il fiato: Lucas era appoggiato al muro, con una mano si stava portando la sigaretta alle labbra, indossava un paio di jeans scuri, un maglione nero e una giacca slacciata, la sciarpa verde-argento era avvolta intorno al uso collo, i capelli erano sempre i disordine e il suo viso era illunimato dai pallidi raggi del sole: era semplicemente divino!
La ragazza si avvicinò lentamente a lui e fece scivolare una mano sulla sua, il giovane si voltò verso di lei mentre intrecciava le dita con le sue. “Ciao” la salutò, si soffermò sul suo corpo, era bellissima.. indossava un paio di jeans chiari a vita bassa, un maglione a righe, una giacca nera e la sciarpa di Grifondoro era avvolta con precisione intorno al suo collo, i capelli mossi si muovevano al ritmo del vento lieve e gli occhi d’oro erano luminosi.
Si chinò per sfiorare le sue labbra e poi le disse: “Andiamo?”
“Si” rispose lei stringendosi a lui. Si incamminarono per il sentiero che li avrebbe condotti in paese, poi appena raggiunsero un posto dove potessero smaterializzarsi, lo fecero in modo tale la raggiungere il posto esatto dove si trovava John.

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** John Maximilian Carter ***


52
31.      John Maximilian Carter

Lucas ed Hermione si erano appena smaterializzati nella piazza principale di Hogsmade, proprio di fianco alla fontana. Il giovane serpeverde si guardò in torno per un secondo e poi sorrise.
“Vieni” disse rivolto alla grifoncina, lei lo seguì tenendolo sempre per mano, guardò dirtta davanti a lei e vide due ragazzi seduti su una panchina. Lui era alto, con un volto spigoloso, i capelli mossi, di un colore biondo scuro che gli ricadevano scomposti sulla fronte, facendo intravedere due iridi profondissime quasi nere, il suo corpo era ben proporzionato, al suo fianco era seduta una ragazza molto bella, aveva due grandi occhi blu, una testa piena di ricci biondi e il suo corpo aveva ogni curva al posto giusto.
A vederli così sembravano davvero una bella coppia.
Il ragazzo alzò lo sguardo nella loro direzione e con un sorriso si alzò dalla panchina, andando incontro ai due giovani studenti di Hogwarts, “Ma guarda chi si vede! Lucas Flatts..” la sua voce era profonda, si fermò a qualche passo dalla coppia. Lucas lasciò la mano di Hermione e si avvicinò al ragazzo, “John Maximilian Carter” disse prima di abbraccialo.
“Potevi avvisarmi prima!” gli disse il serpeverde guardandolo storto.
“Sai che adoro fare le improvvisate!” gli rispose l’altro.
“Spiritoso”
“Certo, al contrario di qualcuno di mia conoscenza..!” lo sguardo di John cadde su Hermione, e così era lei la ragazza che era riuscita a far tornare il sorriso sulle labbra dell’amico, tanto di cappello! Era davvero splendida. “E così è lei la famosa Jane?”
“Non ci credo!” intervenne lei, “Mi hai presentata come Jane?!”
“Certo”
“Perché? Non è il tuo nome?” chiese allibito lo straniero, mentre prendeva la mano della sua accompagnatrice.
“No, a dire il vero è il mio secondo nome. Mi chiamano tutti Hermione” precisò, “Ma il signore qui presente deve fare il diverso!”
”Sempre e comunque amore” le rispose Lucas passandole un braccio intorno ai fianchi.
“Figurarsi se non voleva fare la differenza! Comunque io sono John” si presentò porgendo la mano alla grifoncina, “Mentre lei è Melanie” continuò guardando la ragazza al suo fianco.
“Piacere”
“Andiamo a sederci da qualche parte?” propose Lucas.
“Si, fai strada amico” disse John, “Anzi no, mi fido più di lei”
Hermione rise e aggiunse: “Bene, allora andiamo ai Tre Manici di Scopa”

Ron stava camminando per le via di Hogsmade con Lavanda attaccata al braccio.
Si erano congedati dagli amici qualche minuto prima, e adesso avevano raggiunto la piazza centrale.
“Cosa facciamo?” chiese la bionda, passando entrambe le braccia al collo del rosso.
“Non saprei” disse lui. Lavanda si stava avvicinando pericolosamente e Ron si rese conto che doveva fermarla, ma non ci riusciva. Gli catturò le labbra con le sue e si lasciò coinvolgere in quel bacio appassionato.
Aveva nuovamente davanti agli occhi l’immagine di Hermione tra le braccia di Flatts…
Miseriaccia! Devo finirla! Hermione ha scelto lui!
La strinse per i fianchi e approfondì di più il bacio, attirandola maggiormente verso il suo corpo.
“E se andassimo alla Stramberga Strillante?” propose guardandolo in modo malizioso.
Ron le accarezzò una guancia con la punta delle dita e annuì.

“E’ carino questo posto” constatò Melanie rivolta verso Hermione. Erano sedute ad un tavolo mentre Lucas e John erano andati a prendere da bere.
“Si, non è male. La burrobirra poi è veramente squisita” le rispose.
“Da quanto state insieme tu e Lucas?”
“Da quasi due mesi” le rispose la grifoncina, “E tu e John?”
“Da un mese, anche se ci frequentiamo da quasi sei mesi. Mi sono trasferita nella sua scuola all’inizio di quest’anno”
“Come Lucas da noi”
“Esatto, John mi ha parlato molto di lui, sono molto amici a quanto vedo”
“Si, sono molto uniti”
“Anche voi due sembrate molto affiatati” osservò con un sorriso la svedese.
“Si, devo dire che mi trovo davvero bene con lui. E’ importante e so che posso contare su di lui”

“Accidenti.. è veramente molto bella. Complimenti fratello!” disse John appoggiato la bancone.
“Lo so fratello!” rispose Lucas con un sorriso, “Ma non è solo bella fuori, è stupenda in tutto”
“Amico mio… tu sei proprio cotto!” constatò lo svedese guardandolo con un sorriso che la sapeva molto lunga.
“Le ho detto che l’amo” confessò in soffio.
“Tu che cosa?!” scattò, “Non ci credo! Il grande Lucas Flatts che si è innamorato.. dannazione ringrazia che non ho niente per poterti registrare! Altrimenti lo farei sentire a tutta la scuola!”
“Idiota!”
“Dai a parte gli scherzi.. ti sei innamorato sul serio?”
“Si”
“Sono felice per te amico”
“Anch’io.. ma parlami di Melanie.. dove l’hai trovata?”
“Si è trasferita a Stoccolma con i genitori l’estate scorsa, l’ho conosciuta all’inizio dell’anno.. ed è stato amore a prima vista! Un vero e proprio colpo di fulmine…”
“Possimo dire che il mondo ha perso per sempre i due belli e impossibili per eccellenza!”
“Puoi dirlo fratello!” confermò ridendo John.
“Dai andiamo a sederci” detto questo pagò le burrobirre al cameriere e si diresse verso il tavolo delle ragazze.

Harry e Ginevra erano seduti sul bordo della fontana nella piazza di Hogsmade, Dean e Seamus erano entrati nel negozio che vendeva gli articoli per il Quidditch e loro li stavano aspettando fuori.
Il bambino sopravvissuto le accarezzò una guancia vedendola distante, “C’è qualcosa che non va?”
“No, è tutto ok” rispose senza guardarlo negli occhi.
“Sicura?” insistette, prendendole il mento con due dita, facendola voltare verso di lui.
“No” sussurrò lei in risposta, non riusciva a mentirgli, non quando la guardava così, con quello sguardo così profondo.
“Ron e Lavanda, giusto?”
“Si”
“Gin, ascolta..” disse accarezzandole le gote leggermente arrossate per il freddo, “Ron deve ancora riprendersi dal fatto che Hermione sta con Flatts… lo so, prendersi in giro così non gli farà bene.. però che ne sai. Magari un giorno o l’altro potrebbe rendersi conto che con Lavanda sta bene sul serio…”
“Potrebbe” gli rispose, “ma non ne sono sicura”
“Ascolta.. la vita è la sua. Noi possiamo aiutarlo, ma le scelte le deve fare da solo”
“Lo so” alzò lo sguardo verde sul suo e gli rivolse un sorriso dolce, “Hai ragione però, devo smetterla di preoccuparmi, è grande abbastanza!”
“Brava, così mi piaci” le rispose chinandosi alla sua altezza, appoggiando al fronte sulla sua.
“Harry… potrebbero vederci” sussurrò a pochi centrimentri dalle sue labbra.
“Che guardino, non mi interessa” le bisbigliò ormai contro la bocca, prima di unirla alla sua in un dolce bacio.

Ron crollò esausto sul corpo di Lavanda, i loro volti erano a pochi centimetri di distanza, i loro nasi si sfioravano. La ragazza lo guardò con uno sguardo malizioso, mentre gli baciava la fronte.
Rotolotarono sul letto e rimasero abbracciati in silenzio e contemplare il soffitto dalla Stramberga Strillante.
La bionda si strinse maggiormente a lui, mentre gli baciava il petto, il rosso le passo un braccio intorno ai fianchi chiudendo gli occhi.
Erano finiti a letto insieme un’altra volta…


Spazio per me...

isabell89 ho reso giustizia al tuo angelo??!!

speednewmoon mi hai scoperto.. m diverto a farti commuovere... è divertente! cara la mia Serpeverde convinta! non mi insultare troppo Ron in questo capitolo, ok?! un bacione!  

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** Minacce ***


29
31.    Minacce

“Sul serio?!” la voce di Hermione era indignata, “L’hai fatto sul serio?”
John aveva dipinto sul volto uno sguardo furbo, annuì convinto, “Certo, dovevamo vincere quella partita ad ogni costo.. e visto che Lucas è pressoché imbattibile.. bè ho usato un po’ delle mie doti per truccare la partita”
“Hai semplicemente sedotto la mia cercatrice” concluse Lucas guardandolo storto.
“Come se tu non l’hai mai fatto!”
“No, non avevo bisogno di portarle a letto per farle fare quello che volevo!” rispose il giovane con un sorriso perfido, “Bastava che le guardassi negli occhi!”
“Sbruffone!” disse Hermione tirandogli una gomitata, il serveperde iniziò a ridere, seguito un istante dopo dagli altri tre.
“Certo che stando a quello che ci avete raccontato oggi” intervenne Melanie, “Ne combinavate proprio di tutti i colori voi due”
“Puoi dirlo forte tesoro” le rispose John, “E non vi abbiamo neanche raccontato la metà delle cose che abbiamo fatto in questi sei anni!”
“Già, sinceramente non me le ricordo tutte, solo le più memorabili!” continuò Lucas.
“Eravate della pesti” aggiunse Hermione, “Chissà che solievo è stata per i prof la notizia che vi separavate”
“Hanno fatto anche i fuochi d’artificio” constatò il serpeverde.
“Quelli li hanno fatto in onore dei tuoi genitori, fratello” lo corresse l’amico.
“E va be.. dettagli!” gli rispose facendogli l’occhiolino.
“Non cambierai mai” osservò John.
“No” rispose con un sorriso sghembo il serpeverde.
“Ragazzi, mi dispiace dover interrompere questa bellissima conversazione..” disse John alzandosi, “Ma che proprio che noi dobbiamo tornare a casa…”
“E’ già ora?” gli chiese Melanie.
“Purtroppo si” le rispose.
“Anche noi dobbiamo tornare ad Hogwarts” aggiunse Hermione alzandosi insieme a Lucas.
Il gruppetto uscì dal locale e si fermò in piazza. “Bene… direi che è giunto il momento dei saluti” disse John con un sorriso.
“Eh già” constatò Lucas.
“Ehi fratello, stammi bene, non fare casini, trattieni la lingua, tratta bene Hermione, non litigare con tutti…” iniziò ad elencare lo svedese tenendo il conto con le dita.
“Hai finito?!” gli chiese Lucas guardandolo storto incrociando le braccia al petto, Hermione e Melanie erano piegate in due dalle risate.
John ridacchiò qualche secondo poi lo fissò: “Dai fratello, scherzo!”
“Sarà meglio per te, se non vuoi che inizio a fare io l’elenco delle cose che non devi fare!” lo minacciò il serpeverde.
”Ah ah ah, davvero molto spiritoso!”
“Piantatela di fare i ragazzini immaturi!” intervenne Hermione.
“Noi? Ragazzini immaturi?!” esclamarono insieme, guardandola quasi offesi.
“Si” la spalleggiò Melanie
“Voi due andate troppo d’accordo!” constatò John.
“Già.. troppo per i miei gusti!” lo sostenne Lucas.
“Ma guarda chi si vede” una voce alle loro spalle attirò l’attenzione dei quattro ragazzi.
John e Melanie guardarono allibiti l’improvviso cambio di espressione della coppia di fronte a loro, Lucas aveva stretto i pugni lasciando le braccia lungo i fianchi, Hermione aveva uno sguardo infuriato, misto all’odio più profondo.
“Malfoy” disse solamente Lucas, avvicinandosi impercettibilmente ad Hermione.
“Flatts” rispose il biondo, “Viaggi ancora in compagnia di quella sporca mezzosangue a quanto vedo”
Di fianco al re delle Serpi c’erano Tiger, Goyle, Nott, Zabini e la Parkinson che stava attaccata a Malfoy, come al solito.
“Quello che faccio non credo ti riguardi”
“Ci tengo alla reputazione della mia casa”
“Ma non farmi ridere”
“Metti in dubbio le sue parole, Flatts?!” intervenne Nott.
“Non è questione di metterle in dubbio, Nott, è semplicemente il fastidio che provo quando qualcuno si interessa degli affari miei” rispose gelido Lucas, mentre fissava Theodore, “Questo mi fa imbestialire, sappilo”
“Credi di farci paura?” aggiunse Goyle
“Voglio solo che lasciate in pace me, ma soprattutto lei”
“Non lasceremo mai in pace i sanguesporco, fino a che non spariranno tutti dalla faccia della terra” continuò Nott.
“E voi pensavate che mi unissi a voi, siete proprio degli idioti” frecciò Lucas, prendendo Hermione per mano.
“Non ti permetto di insultarci” sibilò Nott stringendo i pugni.
“Aspetta Theo” la voce di Malfoy era ancora calma, piatta, “Tu pensi di farcela?” chiese guardando il giovane negli occhi.
“Si”
“E come fai ad esserne cosi sicuro? Hai detto al paparino che sei in pericolo?”
“No, non sono un figlio di papà come te, Malfoy, sono consapevole di quello che sono in grado di fare”
“Sei solo”
“Questo non mi preoccupa”
Hermione continuava a stringergli forte la mano, come a cercare di trattenerlo, mentre lo guardava, non aveva mai visto quella sfumatura nei suoi occhi…
Al contrario John la conosceva più che bene, significava una sola cosa: Guai, e con la G maiuscola. Aveva preso per mano Melanie e si era avvcinanto all’amico.
“Malfoy” intervenne la grifoncina, “Perché non giri al largo?”
“Tu cosa vuoi mezzosangue?!” intervenne Pansy
“Quello che ho appena detto, che ve ne andate fuori dai piedi”
“Come osi?!”
“Oso eccome, Parkinson”
“Stai tranquilla, se ne pentirà” intervenne nuovamente Nott.
“Tu non ti avvicinerai neanche a lei” lo sfidò Lucas.
“Ne sei cosi certo?”
“Si”
“E perché mai?”
“Semplice, se lo fai, non vedrai più la luce del sole”
“E’ una minaccia, Flatts?”
“No” fece un ghigno, “E’ una promessa
“Questo è troppo” sbottò Nott lanciandosi contro Lucas, il serpeverde fu prontissimo ad allontanarsi da Hermione mentre schivava il pugno del compagno di casa. Il colpo che gli rifilò lui fu veloce e potente, colpì Theodore Nott sullo zigomo, il ragazzo si sblinciò e cadde all’indietro.
“Fermo!” intervenne Zabini, che era rimasto fuori da tutta quella sceneggiata, come ogni volta.
John si era messo al fianco di Lucas e gli aveva appoggiato una mano sulla spalla, “Calmati” gli aveva sussurrato.
“Questa me la paghi, Flatts” disse Nott mentre si alzava, “Fidati, a scuola me la pagherai cara”
“Come vedi, non sarà più cosi facile per te qui”
“Se pensi di farmi paura, Malfoy, non ci riuscirai”
Vedremo” sibilò in serventese. John trasalì, anche lui parlava la strana lingua di Lucas.
Non giocare con il fuoco” gli rispose il serpeverde avvicinandosi di un passo.
Siamo troppi e tu uno solo
Questo non mi spaventa
Ne sei sicuro? E se colpissi la cosa che più ami?
Ti spezzo le gambe
Sappiamo qual è il tuo punto debole, abbiamo la fortuna dalla nostra parte
Non ti avvicinerai a lei, non te lo permetterò
Sei da solo, te l’ho gia detto… non vincerai
Evapora
I ragazzi che circondavano i due serpeverde percepivano solo dei sibili sinistri, Melanie si strinse al braccio di John, mentre Hermione stringeva forte i pugni, cosa si stavano dicendo?
Hai paura, lo sento
Io non ho paura, voglio solo che te ne vai
Altrimenti?
“Altrimenti ti spedisco al castello a calci
Non finisce qui Flatts
Stai lontano da lei
Non esserne così certo” un ghigno si disegno sulle labbra di Malfoy, fece un cenno ai suoi e si voltò, ma prima di andarsene disse, rivolto a Lucas, “Stai attendo Flatts” gli fece un altro sorriso, “Sai a cosa mi riferisco”
detto questo si incamminò verso il castello.
“Io lo ammazzo, giuro, un giorno di questi lo disintegro con le mie stesse mani” esplose Lucas quando fu sicuro di non essere sentito dai serpeverde.
”Calmati fratello, mi spieghi chi è?”
“E’ solo un pallone gonfiato” intervenne Hermione, che nel frattempo si era avvicinata al suo ragazzo e aveva fatto scivolare una mano tra le sue, “Si crede di essere il padrone del mondo solo perché suo padre è un Mangiamorte”
“Sono i cattivi di turno” disse il serpeverde, interpretando la richiesta silenziosa dei due stranieri.
“Capisco…”
“E cosa vi siete detti?” chiese Melanie.
“Niente di eccezionale Mel, classiche minacce da rompi coglioni” rispose Lucas, stringendo la mano di Hermione, la ragazza lo guardò con uno sguardo curioso, ma allo stesso tempo indagatore.
“Non fare stonzate però..” gli disse John.
“Tranquillo, fanno tanto i gradassi, ma non sarebbero in grado di fare male ad una mosca”
“Questo può essere possibile, ma non fare cazzate, intesi?” gli ripetè avvicinandosi a lui, “Non siamo più insieme, ricordatelo”
“Lo so fratello, lo so bene” gli rispose guardandolo negli occhi scuri, “Stai tranquillo”
“D’accordo, proverò a fidarmi” gli sorrise.
“Bravo” gli disse il giovane, sorridendogli a sua volta.
“Bene, dopo questa.. direi che dobbiamo proprio andare” decreto lo svedese.
“Già” intervenne Melanie affiancandosi al suo ragazzo.
“Mi dispiace che non potete fermarvi ancora un po’” disse Hermione abbracciando la ragazza e baciando su una guancia il giovane.
”Anche a noi, fidati” le rispose John, prima di abbracciare il suo amico.
“Non fare cazzate” gli bisbigliò.
“Non devono toccarmela” disse solo, prima di allontanarsi, “Mi mancherai”
“Anche tu”
“Ciao Mel” Lucas le baciò una guancia poi prese per mano Hermione, “Dobbiamo andare anche noi”
“D’accordo, alla prossima” disse John
“Puoi contarci, fratello”
I due si sorrisero, poi iniziarono a fare qualche passo per allontanarsi l’uno dall’altro, dovevano farlo, altrimenti sarebbero rimasti li per sempre.
Era sempre una tragedia quando dovevano salutarsi, come il giorno che era partito per l’Inghilterra.
Si salutarono con la mano quando ormai erano solo due puntinti indistinti.
“E’ veramente un ragazzo eccezionale” disse Hermione.
“Lo so, Jane” le rispose accarezzandole una guancia, “John è il migliore”
“Si vede che vi volete bene”
“Forse è l’unico amico vero che ho” confessò.
“Potresti averne altri, se ti fidassi di qualcuno e si ti aprissi un po’ di più…”
“Tutto a suo tempo, Jane
“D’accordo” Hermione si fermò e lo puntò i suoi occhi d’oro nei suoi blu, “Cosa ti ha detto Malfoy in serpentese?”
“Niente” mentì, “Non ti preoccupare”
“Non mentirmi”
“Mi ha detto che non riuscirò ad averla vinta” le rispose accarezzandole la guancia, “Non ti devi preoccupare, so quello che faccio, non è il primo che mi rompe così apertamente le palle”
“Mi preoccupo per te, sei da solo a Serpeverde”
“Non devi. So badare a me, dovresti saperlo ormai” cercò di rassicurarla con un sorriso.
“D’accordo, ci proverò” lo fissò, “Però se hai problemi, devi venire a dirmelo”
“Tranquilla”
Le appoggiò le mani sui fianchi e l’attirò verso di se, “Ti amo” le sussurrò contro le labbra prima di catturarle con lei sue. Hermione si perse come al solito su quelle labbra morbide ed esperte, “Ti amo” gli bisbigliò quando si separarono con il fiato corto…

Harry stava camminando mano nella mano con Ginevra, stavano tornando al castello mentre il sole stava ormai tramontando.
“Sono stata bene con te oggi…” disse Ginny, “Come sempre” aggiunse.
Il bambino sopravvissuto le sorrise, “Mi rende felice saperlo…” le rispose guardandola, “Sai mi capita davvero con poche persone di sentirmi a mio agio… con te è così. Sto bene. Non ho bisogno di null’altro. La tua compagnia mi basta, mi fa sentire in pace…. Mi capita davvero poche volte..”
La rossa gli sorrise e mentre si fermava gli prese il viso tra le mani, “Per qualunque cosa.. sai che ci sono, vero?”
Lui le diede un lieve bacio a fior di labbra prima di rispondergli, “Si, lo so Gin. E ti ringrazio”
“Harry, per me sei veramente importante…” gli confessò abbassando per un istante lo sguardo, il grifondoro le alzò il mento con due dita, “Anche tu sei importante per me Gin, voglio che tu lo sappia. Sei una delle persone che più contano nella mia vita” le rivelò prima di chinansi sul suo volto e congiungere dolcemente le loro labbra.
Quando si separarono Ginevra gli sorrise dolcemente e lo prese per mano, entrarono così dal portone principale.


Spazio per me...

Scusate il ritardo.. ma avevo cercando di studiare per la maturità... (anche se la voglia mi manca davvero!)
Speedy buon viaggio!

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** Riflessioni ***


25
33.    Riflessioni

Sulla pelle l’anima ti parla,
prende forma e ti ricorda che sei vivo
 finche hai brividi.

Ron Weasley era seduto sul divano di fronte al camino, il fuoco era accesso e scoppiettava allegro, la Sala Comune di Grifondoro non era affollata come al solito, mancavano ancora parecchi ragazzi all’appello.
Il rosso era li da ormai più di un’ora, era tornato insieme a Lavanda Brown, si erano salutati con un bacio volante sulle scale, poi lei tutta sorridente si era diretta verso la sua stanza, lui invece era rimasto li, doveva pensare, doveva riflettere, ma soprattutto doveva parlare con Harry!
Aveva mille pensieri in testa, che non lo lasciavano respirare neanche per un secondo…
Era stato a letto con Lavanda un’altra volta. Era questo il concetto che continuava a ripetersi.
Perché c’era cascato ancora? Semplice, Hermione era uscita da sola con Flatts. Si era ripromesso che non ci avrebbe più pensato, però era difficile, maledettamente difficile.
Era sempre geloso di quel serpeverde, non poteva evitarlo. Non ci riusciva. E non riusciva a spiegarsi il perché. D’accordo, si era reso conto che Hermione gli piaceva, ma lei aveva scelto lui, ormai doveva farsene una ragione, altrimenti avrebbe messo a redentaglio un’altra volta la loro amicizia, e non poteva permetterselo.
Odiava vederla piangere, e il più delle volte che i suoi magnifici occhi d’oro erano inondati dalle lacrime, era per colpa sua.
Miseriaccia, che situazione!
Però c’era qualcos’altro che non gli dava tregua…
La prima notte che aveva trascorso con Lavanda, l’aveva fatto solamente per soddisfare un istinto, per non pensare, per sfogarsi, per togliersi dalla testa l’immagine di Hermione tra le braccia di Flatts. La seconda volta l’aveva fatto per lo stesso motivo… ma quel pomeriggio?
Doveva ammettere che all’inizio era stato per la stessa ragione, poi era successo qualcosa che gli aveva fatto cambiare opinione.. certo Lavanda era una bella ragazza, ma non era solo per quello.
Stare con lei, lo faceva sentire diverso.
Lei non lo considerava come tutti: l’amico stupido di Potter.
Non lo riteneva un poveraccio, stava con lui perché voleva stare con lui!
Il suono delle risate attirò la sua attenzione, si voltò verso il ritratto della Signora Grassa e vide Harry e sua sorella Ginny.
“Ciao Ron” lo salutò l’amico, sua sorella invece lo guardava con uno sguardo che non significava niente di buono.
“Ehi” rispose il rosso, guardando la ragazza con un’espressione interrogativa, lei gli rispose, ma dopo aver salutato Harry con un bacio sulla guancia si diresse verso la sua camera.
Il bambino sopravvissuto scosse la testa e si sedette di fronte al giovane Weasley.
“Tu e mia sorella siete molto uniti in questo periodo” constatò il rosso.
“Si” rispose il moro, “Devo dire che mi trovo molto bene in sua compagnia, spero che non ti dispiaccia”
“No no… non preoccuparti”
“C’è dell’altro però” aggiunse Harry appoggiando i gomiti sulle ginocchia.
L’amico annuì, poi spostò lo sguardo dal grifondoro e iniziò a parlare: “Oggi pomeriggio sono stato con Lavanda”
“E…”
“E siamo finiti a letto insieme”
“Spero per te che non l’hai fatto per la stessa ragione dell’altra volta” disse Harry guardandolo male.
“All’inizio penso di si…” rispose Ron, tornando a guardarlo, “Ma poi… non lo so.. è proprio di questo che ti dovevo parlare…”
“Avanti, sono tutte orecchie”
“Ecco..” iniziò, mentre si torturava le dita di entrambe le mani, “All’inizio devo ammettere che sono uscito con lei per la storia di Hermione.. poi però… non lo so, è cambiato qualcosa… alla fine con lei sto bene”
“Dici sul serio?”
“Non lo so, sono ancora parecchio confuso… però… boh, forse non mi dispiace più di tanto stare in sua compagnia” confesso il giovane.
“Quindi non è solo una storia di puro sesso” constatò il prescelto.
“No, credo di no”
“Questo lo capirai con il tempo, amico. Però non devi finire con lei solo per gelosia…” continuò Harry, “Devi cercare di passare del tempo in compagnia di Lavanda, perché vuoi stare con lei, non per ripicca nei confronti di Hermione”
“Lo so… e solo che certe volte… non lo so…” gli rispose stringendo i pugni.
“Ti capisco, fratello, però devi metterti il cuore in pace. Hermione sta con Lucas, e vuole stare con lui. Credo che la nostra amica si sia veramente innamorata di lui, anche se non ce l’ha confessato apertamente”
“Si lo so, vedo come lo guarda”
“E anche come lui guarda lei”
“Già”
“Prima metterai ordine nel tuo cuore, prima starai meglio..” gli disse appoggiandogli una mano sulla spalla, “Fidati delle mie parole”
“Hai ragione” gli rispose alzandosi, “Grazie”
“Quando vuoi” gli sorrise.
Ron ricambiò il gesto, poi insieme ad Harry salì le scale, diretto verso la loro stanza.
Harry aveva ragione. Doveva pensare al rapporto che aveva instaurato con Lavanda, come aveva detto lui, non era solo una questione di sesso, no, non era solo per quello.
Quando stava in sua compagnia sentiva i brividi.. anche lui sotto sotto voleva stare con lei.
Doveva solo rendersene conto.
Ci sarebbe voluto del tempo, ma forse avrebbe trovato una soluzione. Solo a quel punto avrebbe riguardato Hermione come l’aveva sempre considerata: una vera amica.
Non voleva rovinare il loro rapporto a causa della sua gelosia, doveva accettare la sua relazione con Flatts, solo allora la loro amicizia sarebbe stata salva.

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** La mossa di Malfoy ***


29
34.     La mossa di Malfoy

Hermione Jane Granger si stava dirigendo verso l’aula di Divinazione, non aveva nessuna intenzione di seguire le stupide lezioni della Cooman, ma doveva farlo, faceva parte del suo programma scolastico, non poteva non seguirle, avrebbe messo a redentaglio il suo rendimento scolastico e i suoi M.A.G.O.
Sbuffò non appena vide davanti a se la porta dell’aula aperta, stava per fare l’ultimo scalino quando una mano gelida l’afferrò per un polso.
“Ehi mezzosangue” quella voce l’avrebbe riconoscita tra mille.
“Cosa vuoi Malfoy”
“Mantenere una promessa” le sussurrò lui all’orecchio, mentre la schiacciava tra il suo corpo e il muro.
“Cosa intendi dire?” chiese lei, mantenendo un tono di voce il più possibile fermo.
“Semplice Granger, il tuo caro ragazzo deve capire chi comanda” le rispose stringendo di più il polso che non aveva ancora lasciato andare.
“Lasciami subito!” cercò di divincolarsi la ragazza.
“Non riuscirai a liberti di me facilmente lo sai questo, vero?” continuò lui, estraendo la bacchetta e puntandogliela alla gola, “Fosse per me, ti eliminei all’istante, mezzosangue, ma non posso. Il caro Potty ci soffrirebbe, Lenticchia si suiciderebbe e Flatts non so come reagirebbe…”
“Aggiungendo anche il fatto che ti espellerebbero all’istante” frecciò lei.
Il giovane serpeverde la spinse di più contro il muro, togliendole per un istante il respiro, poi fece un ghigno.. “Da una parte mi dispiace rovinare questo bel faccino… sei sprecata mezzosangue…” le sussurrò all’orecchio, “Ma non mi abbasserei mai a sporcarmi con una come te” le disse a pochi centimetri dal volto.
”Allontananti subito da me, Malfoy!” Hermione cercò almeno di alzare al voce, prima o poi qualcuno si sarebbe accorto di quello che stava succedendo, possibile che doveva essere sempre la prima ad arrivare in classe! Dannazione! Non sapeva cosa fare, Malfoy la teneva pressata contro il muro e il polso iniziava a farle male, il ragazzo lo stava stringendo forte e poi era da parecchio tempo che lo teneva piegato.
Riprese a respirare regolarmente quando il biondo si allontanò da lei, “Manda i miei saluti a Flatts, quando ti sveglierai!” le disse, prima di trascinarla verso le scale e con un ghigno crudele dipinto sul volto la spinse giù dalla prima rampa. La ragazza non se lo sarebbe mai aspettato, proprio per questo non riuscì ad attutire la caduta.

“Ma dove diavolo si è cacciata?!” la voce di Harry si sentiva per tutto il corridoi.
“Conoscendola sarà già nell’aula di Divinazione” gli rispose Ron.
“Di solito ci aspetta però”
“Tranne quando siamo in ritardo!” constatò il rosse, mentre aumentava il ritmo della camminata, quel giorno erano pericolosamente in ritardo! Diciamo però che lo facevano apposta, la Cooman non diceva mai niente!
HARRY! RON!” il richiamo di Neville attirò la loro attenzione.
”Ciao Neville, calmanti che succede?!” chiese accigliato Ron, venendolo arrivare a tutta velocità verso di loro, con il viso paonazzo.
”Hermione” disse solo, fermandosi a riprendere fiato appoggiandosi al muro.
“Hermione, cosa?!” incalzò Harry.
“Sta male” disse solo, indicando il corridoio che li avrebbe condotti alle scale che poi li avrebbe portati alla torre di Divinazione.
I due ragazzi non facero altre domande, iniziarono a correre verso la rampa e quando arrivarono videro solo la loro amica tra le braccia di Calì, priva di coscienza.
“Ma che diavolo è successo?” chiese Harry inginocchiandosi di fianco all’amica.
“Non lo sappiamo Harry” gli rispose Seamus, “Siamo arrivati qui e l’abbiamo trovata svenuta sul primo gradino, non ha risposto alle nostre chiamate, credo sia scivolata”
Ron si avvcinò all’amica e le spostò una ciocca si capelli, scoprendo così un bel ematoma sulla tempia sinistra.
“Dobbiamo portarla in infermeria” disse Calì.
“Ci penso io” disse Harry.
“No, fratello” intervenne Ron, passando un braccio sotto le ginocchia dell’amica e l’altro dietro la schiena, “La porto io, tu vai ad avvisare Flatts”
“D’accordo”
Detto questo Ron si diresse verso l’infermeria del castello, mentre Harry andava a cercare Lucas.
Entrambi però avevano un brutto presentimento, Hermione era davvero caduta dalle scale?

Harry stava correndo, sotto gli sguardi stupiti degli studenti di Hogwarts, per tutto il castello, non riusciva a trovare Flatts da nessuna parte, dove diavolo si era cacciato?!
Aveva guardato quasi ovunque, non conosceva il suo orario di lezione, quindi non sapeva in quale classe cercare, dannazione!
Le sue ricerche l’avevo portato nei paraggi dell’aula di Pozioni.
“Signor Potter, cosa ci fa da queste parti?” la voce viscida di Severus Piton lo fece voltare.
“Professor Piton, sto cercando Lucas Flatts, ho bisogno di parlare con lui, lei per caso l’ha visto?”
“Il signor Flatts, l’ultima volta che l’ho visto si stava dirigendo verso le serre”
“Grazie” rispose, voltandosi e ricominciando a correre, doveva allontanarsi del professore prima che gli facesse delle domande, non aveva tempo di rispondere.
Non ci aveva pensato, poteva avere le lezioni di Erbologia. Uscì di corsa in giardino e vide un gruppo di studenti che si dirigevano velocemente verso le serre, quasi tutti avevano al collo delle sciarpe verde-argento.
I suoi occhi si posarono su uno studente che camminava lentamente, in disparte del gruppo, e per sua fortuna era il più vicino. Iniziò a correre e quando gli fu vicino esclamò, sperando che sia lui, “Flatts!”
Il giovane serpeverde si voltò, e lo guardo stranito, “Potter?”
“Devi venire con me” gli disse solo.
“E per quale motivo?”
Hermione
Gli occhi di Lucas si spalancarono, “Cosa è successo?”
“Si è fatta male”
“Come?”
“Non lo sappiamo, credo sia caduta dalle scale” Harry, dopo aver pronunciato quella frase, notò che il ragazzo aveva stretto i pugni e che i suoi occhi blu si erano spostati a guardare i suoi compagni che entravano nella serra, come se stesse cercando qualcuno.
“Portami da lei” disse solo, ritornando a guardarlo.
“Seguimi” Harry iniziò a camminare con Lucas al suo fianco, verso l’infermeria.

Ron era seduto di fianco al letto di Hermione, la ragazza dormiva tranquilla tra le lenzuola.
Le accarezzò lievemente la guancia, attento a non svegliarla, Madama Chips aveva suggerito assoluto riposo per almeno due giorni, la caduta era stata forte, ma per fortuna non era niente di grave: si era slogata un polso e aveva qualche livido sparso.
“Signor Weasley” la voce dell’infermiera lo fece voltare, “Non si deve preoccupare, può tornare a lezione”
“Preferirei stare qui”
“Faccia come vuole, io sono di là” detto questo la donna se ne andò.
Ron spostò lo sguardo sulla porta, chissà se Harry aveva trovato Flatts. In risposta al suo dubbio, la porta di aprì ed apparvero il bambino sopravvissuto in compagnia di Lucas.
“Come sta?” chiese Harry avvicinandosi.
Lucas non disse una sola parola, si sedette su una sedia di fianco al letto e le prese la mano fasciata, attento però alla risposta di Ron, che non tardò ad arrivare.
“Sta bene. Non ha niente di rotto, solo un polso slogato e qualche livido, ma niente di grave. Deve stare a riposo per due giorni”
“Meno male” disse Harry appoggiandosi al letto.
“Già”
Entrambi spostarono lo sguardo sul serpeverde, il giovane aveva uno sguardo preoccupato.
“Tutto bene?” gli chiese il bambino sopravvissuto.
“Si” rispose.
“Vedrai, sarà in forma entro un giorno” continuò Ron.
Lucas lo guardò, “Come ha fatto a cadere?”
“Non lo sappiamo, l’abbiamo trovata già svenuta, e da li non ha più ripreso conoscenza”
Il serpeverde tornò a posare il suo sguardo profondo sulla sua ragazza, stringendole impercettibilmente la mano. Un’istante dopo si sentì restituire il gesto, tutti e tre la guardarono mentre lentamente apriva gli occhi d’oro.
“Hermione!” esclamarono i due grifondoro.
“Dove sono?” chiese debolmente.
“In infermeria…” iniziò Harry.
“Sei caduta dalle scale, ti ricordi?” concluse Ron.
La ragazza spalancò gli occhi, e questo non sfuggì a Lucas. “Come ti senti, Jane?” le chiese.
Lei si votlò verso di lui e gli fece un debole sorriso, “Tutto bene, non ti preoccupare” poi rivolta ai suoi amici, “Grazie per avermi portata in infermeria, ma adesso non dovete stare in pensiero per me, non voglio che perdiate le lezioni a causa mia”
“Sei sicura?” le chiese Ron.
“Si, andate” rispose sorridendo.
“D’accordo, allora noi andiamo” sentenziò Harry, il rosso si alzò, “Passiamo dopo”.
“Ok”
“Ciao” dissero i due ragazzi uscendo dalla stanza.
Quando si chiusero la porta alle spalle, Lucas la guardò, “Adesso puoi smettere di fingere”
“Cosa vuoi dire?” gli chiese, fissandolo in quegli ochi profondi.
“Non sei caduta dalle scale”
“Si invece” mentì lei, non voleva farlo preoccupare inutilmente.
“Non c’è bisogno che menti, con me” le disse lui chinandosi sul suo viso, “So che è stato lui” le sussurrò contro le labbra. Lei alzò il capo dal cuscino e congiunse le loro labbra.
“Sono caduta dalle scale” gli ripetè quando si separono.
“Non è vero” il suo guardo era diventato ancora più profondo.
“Perché non mi credi?”
“Perché so che mi stai mentendo”
“Perché dovrei?” gli chiese, puntando le sue iridi d’oro nei suoi oceano.
“Non lo so, ma tu non sei caduta dalle scale”
“Invece si!”
“Dannazione!” il pugno che il ragazzo tirò sul comodino di fianco al letto fu potente, lo fece traballare, “E’ stato Malfoy a spingerti dalla scale! Dimmelo!”
La ragazza sospirò, “Non dirlo agli altri” sussurrò, ormai sconfitta.
Lucas le sorrise, accarezzandole una guancia, “Non preoccuparti, gli spacco io la faccia, non ho bisogno d’aiuto”
“No!” esclamò lei, “Capisci perché non volevo dirtelo”
Jane, per favore…”
“No, ascoltami” gli disse, prendendogli la mano, “Non voglio che ti metti nei guai per colpa mia”
“L’avevo avvisato, non doveva toccarti” lo sguardo del serpeverde era determinato, non avrebbe cambiato idea per niente la mondo.
“Ti prego” gli sussurrò lei. Lui si chinò sul suo volto, passandole un braccio dietro alla nuca, “Non preoccuparti” le sussurrò prima di catturare nuovamente le sue labbra, coinvolgendola in un bacio travolgente, di una passione folle, che fu in grado di non farla pensare più a niente, se non alle labbra morbide che torturavano le sue e al corpo caldo a stretto contatto con il suo.

Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** Si passa all'azione ***


29
35.      Si passa all’azione

Hermione aprì lentamente gli occhi, disturbata dai primi raggi di sole. Cercò di alzarsi, ma qualcosa la teneva ferma sul letto dell’infermeria, si voltò verso la sua sinistra e vide la testa di Lucas appoggiata metà sul materasso e metà sulla sua gamba.
Sorrise, era vero che anche i ragazzi più tenebrosi quando dormivano erano veramente teneri.. lui più di tutti, i capelli neri gli ricadevano disordinati sugli occhi chiusi, e la sua espressione era, per una volta, tranquilla e rilassata, per quando lo sarebbe stata? Poco, pochissimo tempo.
Gli accarezzò delicatamente una guancia, il giovane aprì lentamente gli occhi blu e le sorrise.
“Ciao Jane” le disse stiracchiandosi, “Come ti senti?”
“Bene, grazie… ma tu sei rimasto qui tutta notte?!”
“Dove volevi che andavo?!” le sussurrò avvicinandosi pericolosamente alle sue labbra, con un sorriso che la sapeva lunga.
Hermione rise e gli diede un lieve bacio a fior di labbra, “Dici che Madama Chips mi dimette già oggi? Mi sento già bene, non c’è bisogno che perdo giorni di lezione”
“Io preferirei che stessi qui, almeno per oggi” le disse il serpeverde fissandola con un sguardo quasi cupo.
“Perché mi guardi così?” gli chiese lei accigliandosi.
“Perché per colpa di quel cretino, ti sei fatta male, e non voglio che accada ancora” le rispose lui, tremendamente serio.
“Lucas.. ascolta..”
“No Jane, ascoltami tu” le appoggiò entrambe le mani sulle spalle e la guardò dritta negli occhi, “Non mi interessa se sei forte, se sei in grado di cavartela da sola, se riesci a fare i migliori incantesimi e fatture di tutta la scuola, non mi interessa se sei la più preparata in materia, non mi interessa se sei riuscita sempre a spuntarla contro quel pazzo scatenato di Voldemort” iniziò ad elencare con voce ferma, “Non mi interessa se ti sei trovata in questa situazione altre volte, non mi interessa se non ti è successo niente…” fece un respiro e parlò più piano e dolcemente, “Tu sei mia… ti amo, e non posso sopportare che ti facciano anche solo un graffio per arrivare a me, intesi?”
La ragazza rimase colpita da quelle parole, appena sussurrate, gli fece un sorriso tenero mentre annuiva, gli accarezzò una guancia con la punta delle dita dicendogli, “D’accordo, facciamo come vuoi tu. Resterò qui fino a stasera, mi riposo.. però domani sarò in giro. E non ti preoccupare, starò attenta…”
“Non è questo…” cercò di aggiungere lui, ma Hermione gli mise un dito sulle labbra.
“Fammi finire” mormorò gentilmente, “Non pensare minimamente di essere il responsabile di questo, chiaro? Malfoy è un cretino e lo è sempre stato, ce l’ha su con tutti quelli che non la pensano come lui… però non ti devi sentire in colpa, ok? E ti prego… non fare niente”
Questo non te lo posso promettere….
“Lucas?”
“D’accordo Jane… va bene” le rispose chinandosi verso le sue labbra, la baciò dolcemente, attirandola verso il suo corpo il più possibile, voleva sentirla vicina.. perché si sentiva tremendamente in colpa per quello che le era successo. Malfoy aveva i giorni contati.
Si allontanò lentamente dalla giovane, prendendogli il volto tra le mani, la baciò un’altra volta prima di alzarsi, “Adesso sarà meglio che vado” le disse senza staccarle gli occhi di dosso.
“D’accordo” gli rispose lei, con un sorriso.
“Vengo a trovarti dopo pranzo” si chinò per baciarle la fronte e poi se ne andò, alzando distrattemente la mano, prima di uscire dalla porta. Gesto che aveva fatto la prima volta che si erano incrociati, o meglio, scontrati.

Lucas Flatts era entrato nella Sala Grande, il vociare degli studenti era talmente alto, da far venire il mal di testa persino ad un Troll.
Non aveva nessuna voglia di sedersi al tavolo della sua casa, ma se non mangiava qualcosa non si sarebbe più retto in piedi! Il giorno prima era rimasto tutto il tempo accanto ad Hermione, aveva saltato tutte le lezioni.
Si diresse velocemente verso il suo tavolo, cercando un posto il più possibile lontano da quelli del settimo, non aveva nessuna intenzione di sentire le loro voci, ma specialmente non voleva incontrare Malfoy, non in Sala Grande, non davanti a tutti. Gliel’avrebbe fatta pagare, certo, ma non in quel luogo, non in quel momento.
Per fortuna non c’era nessuno della combriccola del biondino, tranne Blaise Zabini, ma lui non lo preoccupava, si sedette comunque lontano anche da lui.
Consumò la colazione in fretta, mentre cercava di ricordasi che lezione avesse…
Storia della Magia.
Dopo essersi guardato in torno per qualche secondo, si alzò prendendo la cartella ed uscì dalla stanza.
In pochi minuti era davanti alla classe del professor Ruf. C’erano pochi Grifondoro, dei suoi compagni di casa non si vedeva neanche l’ombra, meglio.
“Flatts” sentendosi chiamare si voltò, in questo modo incontrò lo sguardo del bambino sopravvissuto e di Ron Weasley.
“Potter”
“Siamo stati da Hermione” disse Harry, “Sta bene”
“Si, si è ripresa in fretta, anche se comunque non era grave” continuò il rosso.
“Già, per fortuna” rispose Lucas senza troppo entusiasmo.
“Ci nascondi qualcosa?” gli chiese il moro.
“Perché dovrei?”
“Non lo so, hai uno sguardo strano”
“Non vi sto nascondendo niente, solo che non sono di buona compagnia. Non parlo molto”
“Questo l’avevamo già notato” frecciò Ron.
“Ehi Flatts, fraternizzi anche con il nemico adesso?!” il suono di quella voce fece salire i nervi a tutti e tre i ragazzi.
“Gira al largo Malfoy” intervenne Harry.
“Sfregiato, nessuno ha chiesto il tuo intervento” rispose sprezzante il biondo, poi spostando la sguardo su Ron aggiunse, “E neanche il tuo Lenticchia, quindi non sforzarti a cercare le parole adatte”
Il piccolo gruppo alle sue spalle iniziò a sghignazzare, Draco spostò lo le iridi ghiacciate in quelle blu di Lucas e ghignò, “La tua scorca metà come sta?” frecciò guardandolo divertito.
Il serpeverde lo fissò, senza rispondere alla provocazione, ignorando anche gli occhi indagatori di Harry e Ron.
“Allora Flatts? Spero non si sia fatta troppo male, cadendo dalle scale… sarebbe un peccato” infierì Nott.
“A dir la verità” intervenne Pancy affiancandosi a Malfoy, “Io avrei preferito che battesse la testa, magari ce ne saremmo finalmente liberati”
“Chiudi il becco Parkinson” sbottò Ron, stringendo i pugni.
“Altrimenti, pezzente? Cosa mi fai?”
“Ti spedisco in infermeria seduta stante” lo affiancò Harry.
“Ehi Potty, saresti in grado di picchiare una donna? Dove la metti la tua buona reputazione?!” frecciò Tiger, scambiandosi poi il cinque con Goyle.
“Non siamo qui per parlare della reputazione dello Sfregiato” intervenne Malfoy, “Ma delle condizioni della mezzosangue.. allora Flatts, non mi rispondi?”
“Non chiamarla mezzosangue” disse solo pacato, senza alzare lo sguardo.
“Altrimenti…” lo sfidò il biondo, facendo un passo in avanti, “Butti giù dalla scale Pansy?”
Harry e Ron si guardarono, e improvvisamente capirono… Hermione non era caduta dalle scale, era stato Malfoy.
Tu…” sbottò Ron avanzando verso di lui.
“Fermo” lo bloccò Lucas, alzando un braccio verso i due Grifondoro, “E’ affar mio”
“Finalmente” constatò Draco, vedendo che il ragazzo reagiva. Si era staccato dal muro e aveva alzato lo sguardo, “Adesso ti degnerai di rispondermi?”
“No” rispose Lucas, “Faccio di meglio” gli rivelò con un ghigno, “Ti spacco la faccia” sibilò in serventese, lanciandosi contro il Re delle Serpi.
Aveva superato il limite e adesso gliel’avrebbe fatta pagare.


Spazio per me...

Lo so, è un pò corto e non è un gran che... ma vi prometto che il prossimo capitolo sarà più emozionante. Baci HiL

Ritorna all'indice


Capitolo 37
*** La rissa ***


27
36.     La rissa

Harry James Potter e Ronald Billius Weasley fissarono allibiti il giovane Lucas Flatts lanciarsi contro Draco Lucius Malfoy, dopo aver sibilato quella frase in serpentese.
Il biondino fece un grande errore: aveva provocato il giovane, evitando però di mettersi in guardia, risultato? Un gancio sinistro sullo zigomo! Ora il Re delle Serpi era lungo e disteso per terro, con Lucas ad un centimetro di distanza, gli aveva preso il colletto della camicia con una mano, mentre l’altra era chiusa a pugno poco distante del suo naso.
“Tu fatti trovare un’altra volta nelle vicinanze della mia ragazza” sibilò, “E non vedrai più la luce del sole”
Draco lo guardò con un ghigno, “Pensi di riuscire davvero a cavartela?” il biondinò lo spinse indietro con un braccio, riuscendo così ad alzarsi, “Sei in minoranza Flatts, ricorda…” non riuscì a finire la frase, perché Lucas con solo due dita l’aveva inchiodato al muro.
Facta, non verba” gli disse il giovane con un riso beffardo allontandosi.
“D’accordo” gli rispose il ragazzo, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi infuriati, “Come vuoi tu” concluse prima di lanciarsi contro il compagno di casa.
Da quel momento in poi, nacque una vera e propria rissa. I colpi che si tiravano era forti, potenti, veloci. Nessuno dei due dava segno di voler lasciar perdere, più ne prendevano e più ne davano. Nessuno dei presenti aveva il coraggio di dividerli, erano due furie scatenate. Non sarebbero riusciti a dividerli neanche a volerlo. Quei due ragazzi se le stavano suonando di santa ragione e a giudicare dei lividi e dai rivoli di sangue che stavano iniziando a versare, si poteva notare che non si stavano trattenendo, anzi si stavano mettendo d’impegno per distruggersi a vicenda.
Ad un certo punto Theodore Nott si mosse, in aiuto di Malfoy, ma venne fermato da Ron, “Tu stanne fuori”.
“Fatti da parte Weasley” ringhiò lui, cercando di sorpassarlo.
“E’ un affare loro, tu non hai il diritto di intervenire”
“E chi me lo impone? Un pezzente come te?!” lo provocò il serpeverde. Nott non disse più una parola, perché dopo aver sfidato con quella frase il rosso, si ritrovò lungo e disteso per terra, con il naso sanguinante, sopra di lui Ron Weasley lo fissava con il pugno chiuso e lo sguardo di fuoco.
Nel frattempo Harry Potter si era posizionato davanti a Tiger e Goyle, perché entrambi volevano andare ad aiutare il loro capo, ma il bambino sopravvissuto si era messo in mezzo e li minacciava con la bacchetta alzata.
Intanto Lucas e Draco continuavano a picchiarsi senza sosta, il loro respiro era diventato pesante ed affannoso, ma questo non faceva abbassar loro la guardia, e nessuno dei due dava segno di stanchezza. Andavano avanti a colpirsi con colpi rapidi ed energici, che il più delle volte andavano a segno, ma questo non li scoraggiava, anzi li faceva muovere ancor più brutalmente.
MA COSA DIAMINE STA SUCCEDENDO QUI!!” la voce della professoressa McGranitt, che si muoveva nella direzione del gruppo con passo spedito accompagnata dai professori Piton e Ruf, fece abbassare la guardia a Harry e Ron, ma non disturbò minimamente i due serpeverde.
IMMOBILUS!” l’incantesimo lanciato dalla strega bloccò i corpi di Lucas e di Draco e li allontanò l’uno dall’altro con un rapido colpo di bacchetta. “SIETE FORSE IMPAZZITI?!” iniziò ad urlare, "SIGNOR MALFOY, DEVO ASPETTARMI QUESTO DA UN CAPOSCUOLA? E LEI SIGNOR FLATTS? SI PUO’ SAPERE COSA DIAVOLO VI E’ PRESO?
I due ragazzi non risposero, neanche quando marciò verso di loro, a passo di carica, Severus Piton: “Pretendo da voi delle spiegazioni. E che sia attendibili” decretò guardandoli negli occhi, non ricevendo una risposta continuò, “Vi tolgo 50 punti a testa per la sceneggiata, adesso filate da Madama Chips a farvi medicare, poi andate direttamente nel vostro dormitorio e li ci resterete per due giorni interi. Siete sospesi dalle lezioni per due giorni, non uscirete dal dormitorio per nessuna ragione. E saranno guai seri se vi pesco fuori o peggio ancora a menarvi un’altra volta”
“Vi rispediamo dritti a casa, fregandocene di chi siete figli, intesi?” concluse la McGranitt guardandoli torvi.
“E adesso andate, veloci!” ordinò Piton.
Draco Malfoy dopo aver lanciato uno sguardo di fuoco verso Lucas, iniziò a camminare in direzione dell’infermeria, il giovane invece rimase fermo nella sua posizione, guardando dritto negli occhi i professori che aveva davanti. Si lasciò sfuggire un ghigno e disse in tono sprezzante: “Dovreste controllare di più i vostri cari studenti professore” proferì rivolto a Piton, “Altrimenti prima o poi, non vi troverete in infermeria una ragazza con qualche livido e un polso slogato, ma qualcuno ricoverato al San Mungo per ferite gravi” detto questo non attese una risposta, si incamminò lentamente, con la tracolla in spalla, verso l’infermeria.
Harry e Ron si guardarono, “Miseriaccia” li lasciò sfuggire il rosso.
“Bisogna ammettere che ha del fegato” affermò il bambino sopravvissuto, Ron fu solo in grado di annuire.

Hermione Granger stava leggendo un libro appoggiata ai cuscini bianchi dell’infermeria di Hogwarts, Madama Chisp era poco distante e stava sistemando alcuni flaconi con le pozioni che più usava all’interno della scuola, quando la porta della stanza si aprì e sulla soglia apparve Draco Malfoy pieno di lividi e leggermente sanguinante.
“Signor Malfoy!” esclamò la donna, avvicinandosi al ragazzo, “Cosa è successo?”
“Niente che possa interessarvi” rispose lui, “Sono qui solo per farmi medicare, poi me ne vado”
“Che razza di modi” constatò Chisp afferrandolo per un braccio e trascinandolo verso il primo letto libero, per vedere in che condizione fosse la sua faccia.
Hermione depose il libro sulle gambe e lo guardò… aveva un brutto presentimento.
“Cos’hai da guardare mezzosangue, non hai mai visto il sangue di un purosangue?” la provocò il biondino.
“Sbaglio o ti avevo detto che non dovevi più chiamarla mezzosangue” il modo in cui quella frase venne pronunciata fece trasalire anche la grifoncina, che quasi con timore si voltò verso l’entrata. Trattenne il fiato: Lucas stava entrando nella stanza ed era conciato come Malfoy, avevano fatto a botte.
Vaffanculo” sibilò il Re delle Serpi.
Eclissati” gli rispose in serpentese Lucas, dirigendosi verso Hermione.
“Sbaglio o io ti avevo detto che non dovevi fare a botte?!” sbottò lei alzandosi dal letto, e fissandolo con le mani sui fianchi.
“Signorina Granger, per cortesia, almeno lei, torni a letto! E lei signor Flatts si sieda che appena finisco con lui, vengo da lei”
Il serpeverde fece un cenno di assenso alla strega, poi tornò a concentrare l’attenzione sulla sua ragazza.
“Sto aspettando una risposta” incalzò Hermione.
“Mi ha provocato Jane, gli ho semplicemente dato quello che si meritava!”
“Ma io ti avevo detto che non dovevi scatenare una rissa”
“Infatti non l’ho provocata io, ma quel cretino che mi fa da Capo Scuola”
“Fanculizzati Flatts”
“E tu taci!” gli rispose il giovane, senza neanche degnarlo di uno sguardo. Si avvicinò ad Hermione e le sorrise, lei fece un passo indietro sottraendosi alla sua carezza, puntò il suo sguardo d’oro nel suo oceano e gli fece intendere che era arrabbiata. Lui ritrasse la mano e la guardò, si chinò verso il suo orecchio e le sussurrò: “Non ho nessuna intenzione di stare ad ascoltare gli idioti che ti sparlano alle spalle e che ti chiamano mezzosangue, in più non lo sopporto. Poteva farti male seriamente, questo non glielo permetto e non glielo perdono” si allontanò dopo aver depositato un bacio sulla sua tempia. “Ricordalo Jane, tu sei mia. E non ho nessuna intenzione di vederti rischiare al vita, solo perché ci sono dei cretini che vogliono mettermi i bastoni tra le ruote”
Hermione riprese a respirare quando il ragazzo si fu seduto su una sedia di fianco al suo letto, il tono caldo con cui le aveva sussurrato quelle parole all’orecchio le aveva fatto battere il cuore più forte, ma nello stesso tempo le aveva fatto mancare il respiro. La presenza di quel ragazzo le faceva sempre quell’effetto.
Si sedette sul bordo del letto e lo fissò, mentre Madama Chips gli medicava le ferite, Malfoy si era alzato dal letto, “Non finisce qui” sibilò.
Puoi contarci” gli rispose Lucas, senza guardarlo.
La grifoncina fulminò il suo ragazzo, si distese sul letto dandogli le spalle. Fissò un punto indefinitò della parete anche quando Lucas senza dire una parola si chinò su di lei per depositarle un bacio sulla guancia prima di uscire e dirigersi nel suo dormitorio.

Ritorna all'indice


Capitolo 38
*** La sospensione ***


69
37.    La sospensione

Lucas Flatts era sdraiato sul suo letto, con le braccia incrociate sotto alla testa, gli occhi chiusi e il respiro regolare. A prima vista sembrava che si stava rilassando, invece il giovane serpeverde si stava annoiando da morire, era quasi passato un giorno. Gliene mancava ancora uno, poi la sospensione sarebbe finita.
Tutta colpa di quel cretino di Draco Malfoy!
Era colpa sua se Hermione era caduta dalla scale, era colpa sua se adesso si trovava li, ma soprattutto era colpa sua se lui aveva litigato con la sua Jane.
Dannazione!
Si alzò di scatto e si allungò per afferrare il pacchetto di sigarette, ne estrasse una e l’accese con un rapido movimento della bacchetta, iniziò a fumarla lentamente.. doveva rilassarsi. Doveva calmarsi.
Con la scusa che era in quel dannato dormitorio e non poteva uscire, non poteva neanche salire sulla sua scopa per farsi un volo. In più in quella scuola non ci si poteva smaterializzare, quindi non poteva neanche scappare!
Dannazione!
Aveva già finito la sigaretta, la spense e la fece scomparire, ributtandosi lungo e disteso sul letto, incrociando le braccia al petto.
Doveva trovare una soluzione per riappacificarsi con Hermione, era la prima volta che litigavano, e sinceramente non l’aveva mai visto con quello sguardo infuriato… anche se non capiva perché se l’era presa così tanto. D’accordo le aveva detto che non avrebbe fatto a botte con quel biondino maledetto, invece si era ripresentato da lei con un bel po’ di lividi… però, diamine, l’aveva fatto per lei!
Possibile che questo non lo capiva?! Boh, le donne sono strane….
Si alzò dal letto, si sedette sulla scrivania e iniziò a scrivere su una pergamena. Doveva scrivere a John.. poi magari avrebbe scritto due righe a sua madre, evitando di dirle il piccolo inconveniente che l’aveva rinchiuso in dormitatorio per due giorni.

“Avresti dovuto sentirlo! E’ stato eccezionale” la voce di Ron era quasi emozionate, e talmente era preso dal raccontare i fatti a cui aveva assistito, non vedeva i segni che cercava di lanciargli il suo migliore amico.
Harry cercava in ogni modo di fargli capire che doveva tacere, Hermione aveva un’espressione alquanto infuriata.. mancava poco e sarebbe esplosa!
Erano in Sala Comune, e dopo le lezioni della mattina, si erano seduti sul divano e Ron aveva iniziato a raccontare all’amica il modo in cui Lucas aveva picchiato Malfoy e poi risposto a Piton.
Il bambino sopravvissuto scosse la testa quando la ragazza si alzò di scatto, mettendo entrambe le mani sui fianchi, il rosso si bloccò e la guardò sorpreso, “Cosa c’è?” chiese, “Ho detto qualcosa che non va?”
“No Ronald” disse perentoria lei, “Non hai detto niente che non va, il problema è che non hai fatto niente per impedirlo, anzi hai quasi spaccato il naso a Nott”
“Da quando lo difendi, scusa?”
“Non lo sto difendendo” rispose lei indignata, “Avrebbero potuto soprendere anche te” lo guardò dura e poi si voltò verso Harry, “Ce ne è anche per te! Dovevi per forza minacciarli con la bacchetta?! Se la McGranitt ti vedeva?!”
“Dai ‘Mione calmati un attimo” cercò di calmarla il prescelto.
“Calmarmi?!” le paure del bambino sopravvissuto erano fondate, Hermione era esplosa!, “Come faccio! Quel cretino del mio ragazzo è sospeso per due giorni, perché ci mancava poco che si uccidesse insieme a quel deficiente di un serpeverde! Tralasciando il fatto che ha mancato di rispetto a Piton! Non ad uno qualunque, a Piton! Per Merlino!!”
“Herm…” Harry le appoggiò le mani sulle spalle, “Non ti fa sentire meglio il fatto che l’ha fatto per te?”
“No”
“Harry ha ragione” intervenne Ron affiancandosi all’amica, “Flatts ti ha difeso, facendo capire a Malfoy che non doveva farti cadere dalle scale, in più ha messo in guardia i professori..”
“Ha avuto fegato, e ha fatto tutto questo per te” concluse Harry.
“Ho capito” disse piano lei, “Però…”
“Herm, siamo uomini…” disse il prescelto con un sorriso.
“Arriviamo quasi sempre alle mani” continuò il rosso con un espressione furba dipinta sul volto.
“Già” rispose la grifoncina lasciandosi sfuggire il primo sorriso della giornata, “Siete dei perfetti cretini, nessuno escluso!”
“Felici di esserlo” esclamarono i due ragazzi.
“Idioti”
Il trio più unito di tutta Hogwarts si guardò per un secondo e poi scoppiarono a ridere insieme.

Ehi amico,

lo sapevo che lo avresti riempito di pugni. Ormai sei un libro aperto per me.
L’avevo già capito in piazza, quando ti avevo fermato che non gliel’avresti fatta passare liscia.
È stato proprio stronzo a farla cadere dalle scale, non ci sono scuse.
Per una volta d’ho ragione al tuo impulso di spaccargli la faccia. L’avrei fatto anch’io!
Spero solo che Hermione stia bene… hai detto che non è niente di grave, per fortuna.
Altrimenti mi sarei precipitato lì anch’io e ti avrei aiutato, fidati!
Dai adesso cerca di stare tranquillo, vedrai che l’incazzatura gli passa… io le capisco le donne… non ti preoccupare.
Melanie ovviamente ha detto che ha ragione, perché tu le avevi detto che non avresti fatto niente di avventato… però sai come sono fatte le donne…
Si preoccupano troppo.. dalle qualche giorno e vedrai che tornerà allegra da te…
Fidati, io ne so…!
Ti saluta Mel, e mi ha detto di scriverti di salutare anche Hermione.
Dalle un bacio da parte mia, quando riuscirai ad avvicinarti nuovamente a lei!

Un abbraccio

John

Lucas sorrise, quel ragazzo era una forza, in un certo senso era riuscito a fargli tornare un po’ di buon umore.
In fin dei conti aveva ragione, forse Jane era semplicemente preoccupata per lui, e non voleva che si mettesse nei casini.
Si sarebbe fatto perdonare.
Si alzò con Eigle sulle spalla, per farlo volare fuori dalla finestra, quando un falco nero si appoggiò sul davanzale. Gli accarezzò il petto e senza farlo entrare gli sfilò la lettera dalla zampa, la scrittura era delicata e precisa, era la risposta di sua madre.
Appoggiò la pergamena sul letto e fece prendere il volo a Eigle, il falco dopo qualche secondo si alzò in volo anche lui e lo lasciò solo.
Il ragazzo si sedette sul letto e dopo essersi acceso un’altra sigaretta, iniziò a leggere la lettera di sua madre.

Ciao tesoro,

avevo già la sensazione che ne avevi combinata qualcuna della tue, perché è da domenica che tuo padre è di pessimo umore.
Scommetto che è da quel giorno che parli in serpentese, vero?
Prima o poi si arrabbierà sul serio.. ne sei consapevole, vero?
Razza di incosciente! Cosa devo fare con te? Me lo spieghi?!
Comunque, tornando a noi, (non pensare che sia impazzita), però sono fiera di te, hai difeso Hermione da quel figlio di papà…!
Però dovevi per forza rispondere al Professor Piton?! Che tra l’altro è anche il responsabile della tua casa…
Sei la mia disgrazia lo sai questo, vero?!

Lucas si lasciò sfuggire un sorriso, si sentiva diverso da quando aveva ristabilito i rapporti con sua madre, si sentiva bene.. e adesso si divertiva anche a leggere le lettere di Amelia.
 
Mi raccomando, adesso cerca di far pace con Hermione. Ovviamente capisco il perché si è arrabbiata, e spero anche che lo capisca anche tu. Si è preoccupata.. e ovviamente si è quasi sentita tradita, perché tu le avevi promesso un’altra cosa.
Vedi di farti perdonare in fretta, siamo intesi! (Non vale usare il potere dei tuoi occhi!)

Un bacio

Mamma

Quella donna era eccezionale. Lucas se ne rese conto solo ora. E quasi si maledì per aver sprecato tutto quel tempo a provare un odio infondato. Certo per suo padre era ancora forte, non riusciva a sopportare i suoi modi, il suo carattere, il suo fare altezzoso, il suo essere empatico, tutto. Non lo sopportava proprio. Non sapeva neanche lui spiegarsi bene il perché, ma lo odiava.
Finì la sigaretta e mise la pergamena insieme alle altre.
Prese un altro foglio di carta e scrisse qualche frase, non sarebbe stato sufficiente.. ma almeno avrebbe fatto un passo avanti.

Ritorna all'indice


Capitolo 39
*** Forgiveness ***


529
38.    Forgiveness

Tutte le volte che il tuo cuore
  batte con il mio,
poi nasce il sole

- Vasco Rossi -


Hermione Jane Granger entrò in Sala Grande insieme a Harry e Ron.
I suoi due amici, si era rifiutati di lascirla andare in giro da sola. Quella mattina erano stati più veloci di lei, per la prima volta quando lei scese in Sala Comune se li trovò davanti, pronti per andare a fare colazione.
Si sedettero al loro solito posto e iniziarono a consumare il pasto, accompagnati dal vociare allegro della sala.
Dopo qualche minuto vennero raggiunti da altri compogni di casa tra cui Ginevra Weasley, che si sedette di fronte a Harry, e Lavanda Brown che prese posto di fianco a Ron.
Hermione guardò stupita il leggero rossore che si era distribuito sulle guance dei suoi migliori amici, riuscì a capire dello di Harry, perché Ginny era seduta di fronte a lui, ma non riusciva a spiegarsi quello del rosso.
Le sue teoria vennero interrotte da un gufo nero che planava verso di lei. Lo riconobbe subito e al suo cuore mancò un battito…
Era il gufo di Lucas.
Accarezzò piano l’animale e gli sfilò la pergamena dalla zampa, l’aprì con dita tremanti e lesse le poche frasi che c’erano scritte.

“Tutte le volte che il tuo cuore batte con il mio,
poi nasce il sole”.

Stasera, vieni alla Torre di Astronomia.
Non ti preoccupare, non mi faccio beccare.
Ti devo parlare.

Per favore.

Piegò il foglietto,con un leggero rossore sulle guance.
“Scommetto che è qualcuno che sta cercando di farsi perdonare” le sussurrò Ginevra all’orecchio.
La grifoncina si voltò verso l’amica e si lasciò sfuggire un sorriso, la prima frase l’aveva colpita. Ma soprattutto le aveva fatto battere più forte il cuore.
“E’ un biglietto di Lucas”
“L’avevo capito… nessuno, oltre a lui, è in grado di farti brillare così gli occhi!” le disse la rossa strizzandole l’occhio.
“Mi ha detto di raggiungerlo stasera alla Torre di Astronomia”
“Ci andrai vero?!”
“Non lo so” disse Hermione distogliendo lo sguardo.
“Avanti Herm, so benissimo che non sei più arrabbiata con lui. E che muori dalla voglia di vederlo… non puoi mentire. Non a me”
“E’ solo che…”
“Immagino che il tuo simpaticissimo orgoglio non vuole dargliela vinta. Questo non significa che non ti devi presentare” continuò la rossa con un sorrisino furbo, “Vai li, e ascolti quello che ha da dirti. Poi valuti.”
“Potrebbe essere un’idea” constatò Hermione.
“Anche se so già che lo perdonerai…” concluse Ginevra alzandosi e salutandola con un bacio sulla guancia.
Hermione la guardò allontanarsi e sorrise, Gin aveva ragione. Ormai non era più arrabbiata con lui, anche se non l’aveva ascoltata, aveva fatto tutto quello per lei. Solo ed unicamente per proteggerla e difenderla.
Questo però non significava che gliel’avrebbe data vinta, solo perché era in grado di ammaliare anche con le parole e non solo con gli occhi!

“Signorina Granger?” la voce della professoress McGranitt fece voltare il Trio dei Miracoli  nella sua direzione.
“Buon giorno professoressa”
“Buon giorno a voi, volevo sapere come stava”
“Bene, grazie. È solo una piccola slogatura” rispose Hermione, toccandosi il polso sinistro, “Niente di grave, Madama Chips ha detto che in una settimana si sistema”
“Bene. Sono contenta” disse la strega, poi avvicindosi leggermente ai ragazzi, parlò con un tono di voce più basso, “Le parole del signor Flatts mi hanno colpita l’altro giorno, però vorrei avere delle conferme. Le sue indicazioni sono fondate?”
“Si professoressa” rispose Harry.
“Hermione non è caduta dalle scale, è stata spinta” continuò Ron.
“Sono capace di parlare da sola” li interruppe la grifoncina, “E’ vero professoressa, non sono caduta da sola. Malfoy mi ha spinto giù dalle scale, mi sono fatta trovare impreparata e non ho potuto attutire la caduta”
“Dovevi dirmelo” l’ammonì l’insegnate.
“Lo so, mi dispiace. Ma pensavo di lasciar correre la cosa, poi con la rissa e il resto…”
“Tutti sappiamo dell’influenza che ha Lucius Malfoy, ma questo non ci può impedire di bloccare un po’ il figlio, no?!” disse con un sorriso la donna, il trio ricambiò il gesto con sollievo. “Forza adesso, andate in classe. Il professor Vitius vi aspetta, buona giornata”
“Buona giornata a lei, professoressa”

Per fortuna che quello strazio di giornata volgeva al termine. Lucas Flatts era riuscito a non impazzire in quella stanza solo grazie ai libri, alle sigarette e al pensiero che avrebbe visto Jane quella sera stessa.
Era riuscito ad uscire senza farsi vedere da nessuno, e con una vigile attenzione, si era recato velocemente nell’aula di Astronomia, sulla torre più alta del castello.
La notte ormai aveva avvolto la scuola, nessuno si sarebbe accorto della sua scomparsa.
Sperava solo di vedere la sua grifonciana. Non sapeva ancora cosa le avrebbe detto, però doveva provarci.
Si accese l’ennesima sigaretta della giornata, mentre guardava la luna, non era ancora piena, ma la sua luce tenue illuminava un po’ quella notte scura e cupa.
Il cigolio della porta che si apriva attirò la sua attenzione, si voltò e incrociò il suo sguardo con quello di Hermione.
Lei non disse una parola, lo guardava solo negli occhi, senza muovere un solo passo.
“Sapevo che saresti venuta” le disse facedo qualche passo nella sua direzione.
“Cosa mi devi dire?” la ragazza cercava di assumero un’aria severa e dura, ma con pochi risultati. Non ci riusciva, anche se voleva. Quel ragazzo, l’aveva stregata, era l’unica spiegazione plausibile. Illuminato dai raggi della luna, era bellissimo. Semprava un dio. Un magnifico dio… sexy come pochi. Doveva ammetterlo!
Lucas era ormai a pochi passi di distanza da lei, i suoi occhi blu fissi nei suoi d’oro, il suo sguardo era serio, profondo. Mosse una mano nella sua direzione, ma lei si sottrasse alla sua carezza.
Il giovane non si scoraggiò, “So che sei arrabbiata con me” iniziò piano, “Però se sei qui, vuol dire che mi vuoi perdonare… altrimenti non saresti venuta”
“Cosa ti fa pensare che non sia qui solo per educazione?”
“Il tuo sguardo” le rispose lui con un sorriso, fece un altro passo verso di lei, mentre ricominciava a parlare, “Lo so, ti avevo detto che non avrei scatenato una rissa, e in realtà non ha avuto inizio da me. E’ stato lui a provocarmi. Ma non è per questo che siamo qui” cercò di accarezzarle una guancia, e questa volta la giovane non si sottrasse. “Te l’ho detto, tu sei mia. E non voglio che ti accada mai niente di male. Non posso sopportarlo. Per questo ho agito in questo modo…”
“E ti hanno sopreso” intervenne lei, allontanadosi dalla sua mano. Quelle piccole attenzioni la stavano distraendo, non riusciva a rimanere arrabbiata con lui. Non ci riusciva, non con la sua intossicante, piacevole, presenza.
“Lo rifarei mille altre volte, per te, Jane” le loro bocche erano a pochi centimetri di distanza, ma Lucas non si chinò ancora a baciarla, anche perché un secondo dopo Hermione l’aveva spinto leggermente lontano.
“Potevi farti male, dannazione! A questo non ci hai pensato?! Al posto di usare le mani, poteva farti qualche maledizione delle sue. Non ci hai pensato, vero?! Razza di incosciente!!”
“Non ti devi preoccupare, ho solo qualche graffio. E poi non sarebbe riuscito ad astrarla la bacchetta”
“Non mi interessa!!” urlò allora lei, “Poteva farlo! Per Merlino! Potevi farti male!”
Lucas sorrise, aveva capito perché era tanto furiosa, sua madre aveva ragione. Era semplicemente preoccupata per lui, per quello che gli sarebbe potuto accadere.
“Ti amo, lo sai?” le sussurrò allora. Hermione lo sguardò stranita, lui si avvicinò e le appoggiò entrambe le mani sulle spalle, “Sei la prima ragazza a cui l’ho detto. Perché sei la prima ragazza che mi ha fatto battere davvero il cuore. Io mi sono innamorato di te. E non posso fare a meno della tua presenza. È per questo che non posso sopportare il fatto che qualcuno ti faccia del male”.
Quelle frasi, sussurrate a pochi centrimentri delle sue labbra, fecero battere il cuore di Hermione come un tamburo, le gambe se le sentiva molli, deboli, di gelatina.
“Mi perdoni?” le chiese lui, notando il cambiamento nei suoi occhi d’oro, mentre accennava un debole sorriso.
“Si” gli bisbigliò lei.
Lucas non aspettò un istante di più, le appoggiò le mani sui fianchi e l’attirò a se, verso le sue labbra. La baciò con trasporto e sorrise contro la bocca della grifoncina quando la sentì rispondere con il suo stesso ardore. Hermione gli passò le braccia intorno al collo, quando lui senza problemi la sollevò di peso e la fece sedere un banco. “Tutte le volte che il tuo cuore, batte con il mio. Poi nasce il sole” le sussurrò contro le labbra quando si separarono. “Ti amo” gli disse lei, mentre univa nuovamente le loro bocche.

Ritorna all'indice


Capitolo 40
*** Notizie dall'Ordine ***


267
39.     Notizie dall’Ordine

La vita è un miracolo e a ricordartelo è ogni brivido

Un tenue raggio di sole andò a colpire il volto di Hermione che aprì lentamente gli occhi d’oro, si voltò verso il ragazzo che le stava sdraito di fianco e non potè evitare di far nascere un sorriso sulle sue labbra.
Lucas era davvero bello, anche quando dormiva, con i capelli arruffati e l’espressione sognate, forse era proprio quello che le piaceva di più.
Erano distesi sul pavimento della torre di Astronomia appoggiati mantello del giovane. Si erano addormentati così, vicini, abbracciati. Lei con il capo sul petto del ragazzo, mentre lui la stringeva a se con un braccio intorno ai fianchi.
Sarebbe rimasta li a guardarlo tutto il giorno, il sole aveva iniziato a fare un gioco di colore sui suoi capelli scuri… si chinò su di lui e gli diede un lieve bacio a fior di labbra. Un istante dopo sentì la presa, ormai debole, sui suoi fianchi rafforzarsi, alzò lo sguardo e si specchiò in due occhi blu come l’oceano più profondo.
“Buon giorno”
“Giorno Jane” le disse lui, mentre si sollevava per ricongiungere le loro labbra in un bacio che di casto aveva ben poco. Un lungo brivido percorse l’intera schiena della grifoncina, che si strinse maggiormente al corpo del suo ragazzo, mentre si lasciava sfuggire un altro sorriso.
Dopo essersi allontanati, Lucas si alzò e le porse una mano, per aiutarla a sollevarsi, Hermione strinse la mano del giovane con la sua sana e si rialzò. Il serpeverde l’attirò nuovamente a se, per abbracciarla e depositarle un bacio sul collo.
“E se ce ne andassimo in giro oggi? Restiamo soli io e te” le sussurrò contro l’orecchio.
“Non possiamo” cerco di rispondere lei, mentre le labbra del serpeverde non avevano nessuna intenzione di lasciare in pace la sua pelle, “… devi presentarti a lezione… altrimenti….”
“Lo so, finirei nei guai” concluse lui, senza staccare la bocca dal suo collo.
“Si”
Lucas si allontanò leggermente da lei e la guardò con uno sguardo da cucciolo, “Lucas Flatts, non mi guardare cosi!”
“E dai Jane…” le disse, iniziando ad accarezzarle languidamente le braccia e la schiena.
“No” Hermione cercava di mantenere un tono duro, ma con scarsi risultati.
Come faceva a restare seria con un ragazzo del genere tra le mani?!
“Lucas… ti prego…” ormai si era abbandonata completamente alle attenzione del giovane serpeverde, che aveva dipinto sul volto un sorriso fiero, vincente. Le prese il volto tra le mani, e mentre le accarezzava le guance con i pollici, la coinvolse in un altro bacio mozzafiato. Il corpo di Hermione si abbandonò in quell’abbraccio caldo e rispose al gesto del serpeverde con altrettanto ardore.
“Dobbiamo…” cercò di dire contro le sue labbra
Sshh” le bisbigliò lui, appoggiandole un dito sulla bocca, mentre la faceva appoggiare al muro. Spostò le sue labbra sul collo della giovane, slacciandole i primi bottoni della camicia, e facendo scorrere le sue dita sulle pelle delicata della giovane.  Hermione gli passo entrambe le braccia al collo e immerse le mani tra i capelli di Lucas, mentre muoveva il suo corpo contro quello del serpeverde.
Si era arresa.
Sapeva che non sarebbe stata in grado di fermarlo, non quando erano così a stretto contatto, non quando l’intero suo corpo veniva scosso dai brividi, non quando un suo solo gesto la faceva sentire in Paradiso.
Al diavolo la lezione della Cooman…

Harry era seduto al tavolo dei Grifondoro e stavo consumando svogliatamente la sua colazione, non aveva dormito molto quella notte, il dolore alla cicatrice non gli aveva dato tregua neanche per attimo.
“Harry?” la voce dolce di Ginevra lo fece voltare, si specchiò dello sguardo verde della rossa e non potè non sorriderle.
“Ehi, ciao Gin” la ragazza si sedette al suo fianco, e fece scivolare una mano sopra quella del bambino sopravvissuto. “Tutto bene?”
“Si, perché?” le chiese.
“Sembri strano, come se non hai dormito neanche un minuto”
“In effetti non ho dormito molto stanotte…” iniziò lui vago, non volava farla preoccupare.
“La cicatrice ti fa molto male?”. Bingo! Ma come faceva a capirlo con un solo sguardo?! Il prescelto annuì senza parlare, non c’erano bisogno di parole, Ginny aveva già capito il problema.
Sentì le labbra della rossa sfiorargli la fronte, proprio dove c’era il segno che gli aveva lasciato Voldemort quel lontano 31 ottobre. Istintivamente le passò un braccio intorno ai fianchi per sentirla più vicina.
La ragazza abbassò lo sguardo, per incontrare quello di Harry e gli sorrise. Si chinò sul suo volto e vi depositò un bacio a fior di labbra, poi si allontanò. Si fissarono ancora per qualche secondo in silenzio, fino a quando un gufo non attirò la loro attenzione.
Si era fermato davanti al bambino sopravvissuto e lo guardava porgendogli al zampa, il ragazzo gli sfilò la lettera dalla zampa e gli accarezzò il petto.
Srotolò la pergamena e iniziò a leggere il messaggio.

Ciao Harry,

scusa se mi faccio sentire solo ora, ma eravamo parecchio impegnati.
Come promesso ho intenzione di informarti di tutto quello che siamo riusciti a scoprire riguardo l’attacco al Quartiere residenziale di Londra.
Ormai è ufficiale, altre alle tre maledizioni senza perdono conosciute, se ne è agguinta un’altra. Polverizza alcuni organi vitali, precisamente cuore e polmoni. La vittima raggiunge la morte in pochi secondi, il tempo che gli organi si consumino.
Stanno cercando di trovare qualcosa che possa attutire il colpo, ma non sono molto positivi.
Purtroppo non è facile, ma possiamo trovare il lato positivo della cosa: siamo sicuri che siano in grado di usarla pochissimi Mangiamorte, questo è certo. Altrimenti il numero delle vittime sarebbe stato più alto.
Questa è una mia considerazione personale, ma sicuramente sarai d’accordo con me. Secondo me dietro a questa maledizione non c’è Lord Voldemort in persona, ma lo zampino di Bellatrix Lastrange.
Cercherò di aggiornarti il prima possibile, se so qualcosa in più. Anche se Molly non è molto d’accordo.. ma sai come è fatta!
Saluta gli altri.

Lunastorta

Harry ripiegò la lettera e si lasciò sfuggire un sorriso, senza dubbio adorava sempre di più il suo ex professore di Difesa Contro le Arti Oscure.
“E’ una lettera di Lupin, mi ha informato dell’attacco al quartire di Hermione” disse rivolgendosi a Ginevra.
“Cosa dice?”
“Stanno cercando di scoprire qualcosa in più sulla nuova maledizione che usano i Mangiamorte” il bambino sopravvissuto notò lo sguardo impaurito della rossa, e le prese la mano, “Stai tranquilla. Troveremo un modo per fermarlo. Fidati di me”
“Io mi fido di te, Harry. E’ solo che ho paura per voi, e per tutti quelli che affrontano il Signore Oscuro…”
Il grifondoro le prese il volto tra le mani, “Non ti preoccupare. Troveremo il modo di fermalo. Te lo prometto. Questo periodo finirà presto” le sussurrò accarezzandole le guance e i capelli, lei lo abbracciò tremando. “Ehi Gin, non piangere…”
“Io ho paura per te…” bisbigliò, mentre alcune lacrime iniziavano a rigare il suo volto.
“Non mi succederà niente, non ti preoccupare, non sono da solo. Lo sai” le baciò una tempia, cercando di calmarla. Lei lo strinse forte, cercando di calmare le lacrime, il giovane gliele asciugò con le dita e le sorrise.
Le ricambiò titubante il gesto, poi si risistemò, notando il fratello entrare nella stanza.
“Ehi fratello, ciao Gin” li salutò sedendosi di fronte a Harry.
“Ehi” ricambiò il moro, mentre da sotto il tavolo non lasciava la mano della rossa.
“Hermione?” chiese Ron.
“Non saprei, non l’ho ancora vista” rispose Harry.
“Magari è con Lucas” intervenne Ginny, facendo notare ai due ragazzi che il giovane Flatts non era presente in sala, mentre Malfoy era tornato ad occupare il suo posto d’onore nella tavolata verde-argento.
“Forse” intervenne Harry, “Leggi, me l’ha mandata Lupin” disse porgendo la pergamente all’amico. Il rosso lesse velocemente le righe scritta dal mannaro, poi posando il foglio sul tavolo guardò il bambino sopravvissuto, “Io sono d’accordo con lui”
“Si, ci stavo pensando anch’io. La Lastrange ne sarebbe capacissima”
“Già. Quella donna è pazza. Sarebbe capace di fare di tutto. Conosce le Arti Oscure come le sue tasche”
Già… Harry lo sapeva bene, quella donna le aveva portato via il suo padrino, Sirius Black era caduto oltre il velo per colpa di quella Mangiamorte. Era sua cugina, e nonostante quello l’aveva ucciso con l’Avada Kedravra. In più prima di essere rinchiusa ad Azkaban aveva anche torturato i genitori di Neville con la Maledizione Cruciatus fino alla follia. Quella donna era folle, crudele, malvagia, spietata. Era al pari di Lord Voldemort. Andava fermata, prima che sarebbe stato troppo tardi.

Ritorna all'indice


Capitolo 41
*** Lucida follia ***


26
40.      Lucida follia

Bisogna stare attenti a quello che si chiede,
 perchè potresti ottenerlo.

Rodolphus Lastrange varcò la soglia di Villa Malfoy con un passo lento, ma fiero. Non degnò neanche di uno sguardo gli elfi domestici, anzi se se ne trovava uno davanti, lo spostava senza troppa grazia con il suo bastone. Il suo abito era interamente nero: scarpe, pantoloni, camicia, giacca e mantello. Il suo sguardo era duro, serio, severo.. non faceva mai trasparire nessuna emozione o sentimento. Non riuscivi a leggervi niente. Mai. Solo una persona ci riusciva, e quella persona lo aspettava nella loro stanza, seduta su una poltrona di pelle nera, avvolta da un provocante vestito rosso, i lunghi capelli neri come la pece le ricadevano lisci e composti sulle spalle e sulla schiena. Lo stava aspettando con un un calice di vino vermiglio in mano, e lo fissava con uno sguardo strano.
Lucida follia. Era questo che faceva trasparire quella donna crudele.
Lei la più fedele Mangiamorte del Lord Oscuro, spietata al pari di Voldemort. Lei che non si faceva piegare da niente e da nessuno. Lei che aveva fatto un patto con il diavolo in persona.
Lei, Bellatrix Lastrange.
Si alzò solo quando il marito si chiuse la porta alle spalle, verso dell’altro vino in un calice e lo porse all’uomo, che la ringraziò silenziosamente, facendolo solo un sorriso. Si fissarono solo per qualche istante, poi la Mangiamorte parlò: “Ebbene?”
“Gli Auror si stanno movendo, ma non stanno giungendo a nessuna conclusione. Siamo in una botte di ferro.”
“Non avevo dubbi” rispose con un ghigno crudele, “E’ impossibile trovare un controincantesimo alla mia maledizione. Non esiste. E’ uno spietato concentrato di Magia Oscura. Nessuno riuscirà a trovare un modo per fermare la sua avanzata”
“Lo so, mia Signora” le sussurrò l’uomo avvicinansodi, mentre entrambi nello stesso istante appoggiavano il bicchiere sul tavolino. In un solo istante i loro corpi erano fusi l’uno con l’altro, mentre le loro labbra si consumavano frenetiche.
La presenza di quella donna era intossicante e Rodolphus lo sapeva bene, ma non poteva fare a meno di lei, la sua metà: sua moglie. La donna che a soli sedici anni aveva deciso di dividere la sua vita con lui, unendo così le loro famiglie: i Lastrange e i Black. Due delle famiglie più in vista del Mondo Magico, due famiglie di purosangue. Due grandi famiglie.
Bellatrix Black in Lastrange era crudele, spietata, malvagia, a volte anche folle. Però svolgeva i suoi compiti in modo perfetto, lucido. Per questo in tanti la definivano una lucida folle. La sua presenza era determinate. Era un elemento fondamentale per la riuscita della loro causa, della loro guerra. Di lei ti potevi fidare, non ti avrebbe mai tradito, mai.
Quello che più amava, si Rudolphus Lastrange amava davvero sua moglie, e anche lei lo amava, anche se non l’avrebbe mai ammesso davanti a nessuno, tranne il giorno del loro matrimonio, quando sigillarono la loro unione. Comunque quello che più amava di lei era il suo essere sempre lei, il fatto che metteva anima e corpo in tutto quello che faceva. Crudele e spietata, ma anche attraente, appassionata, seducente.
La fissava distesa tra le lenzuola del loro letto, le lenzuola erano rosse, come la passione che li aveva consumati un istante prima, con il respiro ancora corto si avvicinò al suo volto per baciarla follemente un’altra volta, mentre lei si stringeva al suo corpo caldo. “Divino” si lasciò sfuggire la donna, mentre si appoggiava al suo petto nudo, proprio all’altezza del suo cuore. Il Mangiamorte le passò possessivamente una mano intorno al fianco e la strinse a se, mentre lei intrecciava sensualmente le gambe con le sue.
“Quando faremo il prossimo attacco?” le chiese.
“Presto”
“Quanto presto?”
“Non essere precipitoso, amore mio” gli rispose alzandosi e facendo leva sulle braccia, si chinò verso il suo viso e gli sussurrò contro le labbra, “Presto sentirai ancora il dolce suono di un condannato a morte, non temere”. Spietata, senza pietà. Quella era la sua donna.
“Quanto sei crudele, Bella” constatò con un ghigno dipinto sul volto.
“Sempre” confermò lei senza allontanarsi. “Presto ci sarà la resa dei conti, lo so”
“E grazie a te, abbiamo la vittoria a portata di mano” le disse, mentre l’afferrava per i fianchi e la faceva sedere a cavalcioni sul di lui. “Già.. la vittoria, la gloria, il trionfo. E la morte di Harry Potter” la Mangiamorte rise in modo agghiacciante, inclinando la testa all’indietro. Rudolphus le fece scorrere una mano sulla schiena liscia, soffermandola poi sulla sua base, dove spiccava il suo tatuaggio: una rosa nera.
La donna si lasciò fuggire un gemito, mentre sentiva le labbra del marito tracciare una scia di fuoco sulla sua pelle, quell’uomo era la sua dannazione. E’ con quella convinzione che Bellatrix Lastrange si abbandonò ancora contro il corpo possente del marito.

I respiri affananti che avevano rotto il silenzio di quella stanza buia di Villa Malfoy si erano placati, i due amanti erano ancora tra le lenzuola, vicini. Bellatrix faceva scorrerre con lentezza il suo indice sull’avambraccio sinistro del suo uomo, gli accarezzava il simbolo della loro devozione, il Marchio Nero. Entrambi devoti alla causa di Voldemort, entrambi con gli stessi obiettivi, entrambi con la stessa malignità negli occhi, entrambi con un desiderio fisso nella mente: il trionfo del Lord Oscuro.
“Insieme” disse Rudolphus.
“Come sempre” rispose Bellatrix.
Un ghigno crudele era disegnato sui volti dei due Mangiamorte.

Ritorna all'indice


Capitolo 42
*** I Mangiamorte si muovono ***


269
41.      I Mangiamorte si muovono

Erano quasi le cinque di mattina, Londra dormiva ancora. Una nebbia tenue avvoltegava la capitale dell’Inghilterra, il suo manto offuscato le dava un’aria sinistra, soprattutto al Tower Bridge, il grande ponte sul Tamigi.
Le strade erano quasi del tutto deserte, solo poche persone di muovevano veloci per le via della città ancora addormentata e silenziosa.
Tre persone incappucciate, vestite interamente di nero, camminavano lentamente sul ponte.
“Quando agiremo?” chiese il primo, mentre si appoggiava al muro, accendendosi svogliatamente una sigaretta.
“Non appena Bellatrix ci darà il via” rispose un secondo incappucciato, restanto davanti al primo.
“Antonin dovresti smettere di fumare, è un vizio così babbano” intervenne il terzo Mangiamorte.
Dolohov in risposte gli soffiò il fumo in faccia e fece un ghigno, “I miei vizi sono affari miei, Nott. Non ti azzardare più a paragonarmi a uno schifoso gabbano però, altrimenti saranno guai seri per te”
Nott trasalì, ma non gli diede una risposta, si appoggiò anch’egli in silenzio al muro.
Quel giorno avrebbe attaccato nuovamente Londra, su due fronti diversi. L’ordine del Lord Oscuro era stato chiaro: un altro avvertimento, quindi non si dovevano fare troppi morti.
Dovevano solo aspettare il via di Bellatrix. Il piano era di attaccare contemporaneamente, cosi avrebbero sfruttato l’effetto sorpresa e gli Auror non sarebbero riusciti a fermarli.

La stazione di King’s Cross quella mattina non era molto affollata, d'altronde erano solo le sei di mattina, ma a loro non importava. Il panico l’avrebbero scatenato lo stesso.
Bellatrix Lastrange camminava silenziosamente sul pavimento della stazione, al suo fianco Rodolphus le teneva un braccio intorno alla vita. Alle loro spalle camminavano Lucius Malfoy e Rabastan Lastrange.
“A che ora attacchiamo, Bella?” chiese il biondo Mangiamorte.
“Presto, non essere ansioso” gli rispose la strega. I tre uomini erano avvolti dal mantello nero e avevano il viso coperto dalla maschera dei Mangiamorte, Bellatrix invece indossava un vestito lungo nero e sulle spalle aveva un pregiato mantello nero, il viso era scoperto e i capelli le ricadevano leggeri sulla schiena, confondendosi con il colore dei suoi abiti. I suoi occhi neri era lucidi per la trepidazione e sul suo viso era dipinto un ghigno crudele, che avrebbe fatto tremare chiunque.
Si fermarono di fianco al cartello che indicava il binario 9 e 10 e si appoggiarono al muro in silenzio. Non era ancora il momento, ma presto si sarebbe scatenato l’inferno.

Harry James Potter si alzò di scatto a sedere sul letto. Il volto completamente sudato, il respiro corto e affannoso, il cuore che gli batteva all’impazzata e un atroce dolore alle tempie. Si portò una mano tremante sulla cicatrice a forma di fulmine, che pulsava terribilmente, e quando ritrasse la mano i suoi occhi si tinsero di paura: sangue.
La cicatrice sanguinava, gli faceva un male tremendo, la testa gli doleva e gli girava. Non si era mai sentito così male. Si alzò tremante e incontro lo sguardo spaventato di Ron.
“Harry?” lo chiamò affiancandosi in un istante all’amico. Il ragazzo si appoggiò alla sua spalla e lo fissò, i suoi occhi erano lucidi, troppo lucidi. Stava soffrendo.
Voldemort” sussurrò solo, prima di svenire tra le braccia del rosso, che in un secondo, senza perdere la calma svegliò i suoi compagni di casa, che lo aiutarono a trascinarlo fuori dall’infermeria mentre lui andava velocemente nell’ufficio di Albus Silente.

Il Marchio Nero pulsava. Il richiamo di Lord Voldemort si fece sentire al braccio sinistro di ogni Mangiamorte. Era ora. Bellatrix rise in un modo sprezzante e poi con gli occhi colmi di eccitazione disse: “E’ ora di dare inizio alle danze” si rivolse ai tre uomini di fronte a lei, mentre con un solo gesto alzava il braccio sinistro con la bacchetta in mano, “Morsmordre” un fascio di luce verde uscì dall’arma della donna e illuminò il cielo.

“E’ il segnale” disse Nott guardando il cielo, dove splendeva il Marchio Nero, simbolo di Lord Voldemort.
I tre incappucciati presero in mano le bacchette e urlarono all’unisono: “BOMBARDA!”. La parte di ponte colpita dal fascio dell’incantesimo esplose, sotto lo sguardo stupito, spaventato e impaurito di molti babbani, che iniziavano a muoversi sul Tower Bridge.
Lo stesso delirio si poteva vedere all’interrno della stazione di King’s Cross, dove i quattro Mangiamorte stavano scatenando il panico, senza però fare troppe vittime. D’altronde anche quello era un avvertimento, un modo per far capire al bambino sopravvissuto e a tutti quelli che lo sostenavano, che dovavano iniziare a tremare. Perché il Lord Oscuro aveva finalmente mosso le sue file. Ormai la guerra era iniziata.

Il quartier generale del corpo degli Auror era in movimento, il generale Cray spartiva ordini a destra e a sinistra. “Smith, la tua squadra e quella di Gabriel va al Tower Bridge. Kingley, tu e quella di Tonks andate alla stazione di King’s Cross”.
“Sissignore!”
Gli auror si smaterializzarono in un attimo, diretti ai posti assegnati. Amelia e Richard Flatts si scambiarono un’occhiata e si scomparvero anche loro. Dovevano muoversi, o sarebbe stato troppo tardi.
Non potevano permettersi di arrivare in ritardo anche questa volta. Non appena la notizia dell’avvistamento del Marchio Nero era arrivata al quartier generale, la maggior parte degli ufficiali era stata spedita su i due fronti attaccati.
Sarebbero arrivati in tempo?

Hermione con gli occhi lucidi teneva stretta tra le sue mani, quella inerte del bambino sopravvissuto, sul suo volto era dipinta un’espressione sofferente. La cicatrice aveva smesso quasi subito di sanguinare, ma non dava segno di voler smettere di pulsare, Harry continuava a dimenarsi nel letto dell’infermeria, mentre Madama Chips gli passava un panno umido sulla fronte. Ai lati del letto c’erano Ron e Ginevra Weasley e Albus Silente. Il preside della scuola guardava il prescento con uno sguardo addolorato, possibile che un ragazzo soffrisse cosi tanto per colpa di un folle?
“Albus!” la voce agitata di Minerva McGranitt li fece voltare tutti quanti, la strega correva nella direzione del mago, si fermò a pochi passi da lui. “Cosa è successo Minerva?”
“Il Marchio Nero è stato evocato” disse lei con una voce carica di tensione, “I Mangiamorte stanno attaccando su due fronti diversi”
“Dove?” chiese Madama Chips titubante, guardando l’insegnate con uno sguardo che lasciava trasparire la sua ansia.
“King’s Cross e il Tower Bridge”
Santo Merlino” si lasciò sfuggire Ron lasciandosi cadere sul letto di fianco a quello dell’amico. Ginevra si sedette di fianco a lui prendendogli una mano tra le sue tremanti. Il fratello gliela strinse forte, mentre si scambiava uno sguardo con Hermione.
La grifoncina non disse una sola parola. Il suo cuore batteva furiosamente, perché?

Ritorna all'indice


Capitolo 43
*** Impotenza ***


2698
42.   Impotenza

La stazione di King’s Cross era in fiamme quando gli Auror arrivarono, “Mio Dio..” si lasciò sfuggire Tonks guardando il disastroso spettacolo che si trovavano davanti.
Il fuoco stava divorando gran parte dei binari 9 e 10, ma si stava anche espandendo verso gli altri.
Aguamenti” urlarono due auror della sua squadra, cercando in tutti i modi di fermare l’avanzata delle fiamme.
“Dove sono qui bastardi?” un auror si era avvicinato alla ragazza con i pugni chiusi e la bacchetta in mano.
“Stai calmo, maggiore Right. La rabbia non porta a niente. Dobbiamo restare sempre vigili”
BOMBARDA!
Quella voce apparteneva solo ad una persona, Tonks si voltò di scatto e la vide. Bellatrix Lastrange, in piedi sul tetto della banchina del binario 7 aveva fatto saltare in aria gran parte del binario.
“Capitano!” la giovane si voltò verso un altro ufficiale, “Le fiamme non si spengono, non riusciamo a fermarle”
Acqua Eructo” l’incantesimo arrivò dalle loro spalle, si voltarono e Tonks si lasciò sfuggire un sorriso: “Remus!” Remus Lupin le sorrise senza perdere di vista le fiamme.
Un’altra fattura proveniente da un altro tetto li sfiorò, Lucius Malfoy aveva un ghigno crudele dipinto sul volto. Scese con un balzò sulla binario e si avvicinò a Rabastan Lastrange ed insieme lanciarono un altro bombarda contro un gruppo di persone che guardava la scena terrorizzata.
“NO!!”
L’eco dell’esplosione risuonò per alcuni minuti, poi lo scoppiò delle urla di disperazione e di dolore riempì il silenzio della stazione.
Tonks e gran parte strinsero i pugni, “Dannazione! O arriviamo troppo tardi o ce la fanno sotto al naso!”
La risata malvagia di Bellatrix risuonò sopra le urla dei babbani colpiti, scese con grazia dal tetto e si affiancò a suo marito, “Questo è un altro avvertimento” iniziò lui. “L’Oscuro Signore si sta preparando per la battaglia finale” continuò la Mangiamorte, “Non ce la farete a batterci. Non adesso che siamo superiori, non adesso che abbiamo un asso nella manica. A presto, perdenti!” con queste parole i quattro incappucciati scomparvero in una nuvola scura.
“Merda!” sbottò Kingley, “Muoveti, andate ad aiutare i civili, presto!” ordinò ai suoi. Gli Auror si mossero il più in fretta possibile verso il luogo dell’esplosione e cercarono di aiutare, anche con la magia, il maggior numero di babbani.
Remus Lupin riuscì a spegnare le fiamme e a salvare il salvabile. Abbassò la bacchetta e si avvicino a Tonks, “Tutto bene?” le chiese.
“NO! Niente va bene!” urlò la donna, “Ci facciamo sempre sorprendere! Anche adesso non siamo riusciti a fare un bel niente! L’unica cosa che siamo in grado di fare è spegnere gli incendi e spostare qualche maceria! Non possiamo andare avanti cosi! Come possiamo definirci i difensori del Mondo Magico, quando non siamo neanche in grado di fermare quattro fottuti Mangiamorte!”
“Calmati”
“Non serve! Mi sento impotente!”
“In questo momento lo siamo tutti Dora”
“Non posso permettere una cosa del genere, diamine! Sono un Auror!”
“Ti capisco benissimo, purtroppo però al momento non possiamo fare altro” le disse sconsolato il mannaro, accarezzandole una guancia. Tonks sospirò, senza ribattere. Non poteva farlo, quello che aveva detto Lupin corrispondeva alla triste realtà.

Richard e Amelia Flatts si smaterializzarono all’inizio del Tower Bridge, gli altri auror erano già in azione. C’era chi soccorreva i civili e chi fronteggiava i Mangiamorte.
Il capitano pronunciò un incantesimo non verbale e fermò la caduta di un grosso pezzo di marmo, che avrebbe colpito una parte di strada dove si erano rifugiati motli babbani, Amelia impugnò la bacchetta e pronunciò un incantesimo che colpì un mangiamorte alle spalle. I cognugi Flatts si smaterializzarono accanto al ferito e lo incatenarono, l’incappucciato li guardò con uno sguardo di sfida, poi con un ghignò strafottente disse: “Non avrete nessuna informazione da me”
“Fermo!” urlò Amelia, ma era già troppo tardi, il mago aveva già tirato l’ultimo respiro.
“Cianuro” constatò Richard.
“Maledizione!” sbottò la strega allontanandosi dal corpo, ormai privo di vita, del Mangiamorte.
I rumori della battaglia si erano placati, i due Auror si voltarono e Smith si avvicinò a loro: “I danni per fortuna non sono gravi. Il numero dei feriti è alto, ma per fortuna non ci sono vittime. I medimaghi sono arrivati in tempo”
“Almeno loro” ammise Richard.
“I Mangiamorte?” chiese Amelia.
“Spariti. I pochi che siamo riusci a catturare…”
“Si sono suicidati” concluse per lui il capitano.
“Precisamente. Non siamo riusciti ad impedirlo”
“D’accordo, sistemate qui, poi tornate al quartier generale”
“Sissignore”
Amelia e Richard si guardarono per un istante negli occhi, poi si smaterializzarono al Ministero.

Lord Voldemort era seduto sulla sua solita poltrona, mentre accarezzava il muso di Nagini teneva gli occhi chiusi. Li aprì solo quando un leggero bussare gli fece intendere che i suoi fedeli servitori erano tornati.
“Avanti”
La porta si aprì da sola e all’interno della stanza entrarono Bellatrix, Rodolphus, Rabastan e Lucius.
“Spero che mi portiate buone notizie”
“Si mio Lord” rispose Lucius, “Noi quattro abbiamo attaccato King’s Cross, mentre il gruppo di Nott ha fatto esplodere il Tower Bridge”
“L’obiettivo che volevamo raggiungere” intervenne Lastrange, “E’ stato raggiunto”
”Abbiamo parlato con gli Auror e abbiamo riferito il vostro messaggio” continuò Bellatrix, “Non ci sono state molte vittime, non abbiamo usato nuovamente il nostro asso nella manica, ma il panico è stato comunque diffuso”
“Eccellente” disse Voldemort con un ghigno, “Perdite?”
“Tre mio signore” rispose Rabastan. “Si solo suicidati, perché erano stati catturati”
“Capisco” riprese il mago, “Potete andare”
I quattro Mangiamorte annuirono e si congedarono in silenzio.
Un’altra vittoria, mio signore
Avevi dubbi mia cara? Stiamo colpendo l’animo di tutti i maghi, ma specialmente quello degli auror. Si sentono impotenti
E’ quello che volevate
Certo, quello che voglio, io lo ottengo” concluse il Lord Oscuro, richiudendo gli occhi, mentre si lasciava sfuggire una risata priva di sentimento.

Harry James Potter aprì debolmente gli occhi, le sue iridi si specchiarono in due occhi azzurri, nascosti da due lenti a mezzaluna.
“Bentornato tra noi, Harry” Albus Silente era seduto sul bordo del suo letto, “Sono riuscito a convincere i tuoi amici ad andare a mangiare qualcosa”
Il bambino sopravvissuto si mise lentamente seduto sul letto, “La.. cicatrice ha..”
“Sanguinato, lo so”
“E’ un brutto segno”
“Io lo interpreterei come l’ennesimo avvertimento di Lord Voldemort” confessò il preside, “Stamattina all’alba i Mangiamorte hanno attaccato la stazione di King’s Crosse e il Tower Bridge”
“Cosa?”
“Purtroppo si, ma non ti devi preoccupare. Stranamente non ci sono state vittime. Solo feriti” continuò il mago, “Certo non è bello da sentire neanche questo,  però poteva andare peggio. Gli unici morti sono stati tre servi di Voldermort, perché hanno preferito la morte alla cattura”
Harry fissò Silente negli occhi senza parlare. “So come ti senti Harry, in questo periodo ci sentiamo tutti in questo stato”
“Professore mi sento impotente” disse lui, “Non facciamo nulla, arriviamo sempre tardi. Quelli che ci rimettono sono sempre e solo gli innocenti e non facciamo mai niente di buono”
“Lo so figliolo, ma bisogna mantenere acceso un briciolo di speranza. Altrimenti è la fine”
“Ha volte è difficile”
“Lo so. Nulla è facile” il mago si alzò e gli appoggiò una mano sul capo, “Adesso cerca di tranquillizzarti e ripostati” si congedò con un sorriso. Il bambino sopravvissuto si lasciò sfuggire un sospiro e poi richiuse gli occhi, scivolando in un sonno senza sogni.



Spazio per me...

Bene gente, credo che sia anche giunta l'ora di fare un pò di ringraziamenti...
Innanzi tutto alla Mè, alla Isa e alla Marti. Che mi hanno sempre sostenuto a scrivere sia questa ff, che le altre.
Un'altro ringraziamento va alla mitica Speedy, spero che torni presto dalle vacanze, perchè mi mancano i tuoi commenti kilometrici e senza senso!
Poi voglio ringraziare tutti quelli che mi hanno lasciato un commento e tutti quelli che mi hanno messo tra i preferiti. Grazie! Un bacione a tutti, HiL

Ritorna all'indice


Capitolo 44
*** Il bambino sopravvissuto ***


26448
43.     Il bambino sopravvissuto

Io non voglio insegnarti la vita,
perché ognuno la impara da se.

Hermione Jane Granger e Ronald Billius Weasley stavano camminando fianco a fianco nel corridoio che li avrebbe condotti in infermeria. Avevano deciso di saltare il pranzo per passare un po’ di tempo con il bambino sopravvissuto.
Entrarono in silenzio nella stanza, Harry era l’unico studente nella stanza, si era spostato nel letto più vicino alla finestra. Il suo sguardo verde fissava un punto indefinito all’orizzonte. Si accorse di loro quando furono a pochi passi da lui.
“Ciao” sussurrò rivolto ai due grifondoro. I due gli sorrisero titubanti, poi si sedettero sul letto.
“Come stai?” gli chiese Hermione.
“Come vuoi che stia” parole fredde, senza sentimento, dette con un tono vuoto, spento, ma sofferente.
“Ehi amico, possiamo capire come ti senti” cercò di intervenire Ron, notando le iridi, ormai sull’orlo delle lacrime, della ragazza.
“No, voi non lo sapete”
“No, non lo sappiamo, ma tu puoi spiegarcelo. Puoi sfogarti, noi ti possiamo capire”
“No, non potete capire. Voi non lo sentite dentro di voi” disse Harry guardandoli in un modo strano, i suoi occhi non avevano mai assunto quell’espressione: erano freddi, vuoti, primi di ogni genere di emozione.
Hermione si avvicinò piano a lui e gli accarezzò dolcemente una guancia, mentre si sedeva sul bordo del letto, “Ascoltami Harry” iniziò con calma, conun tono di voce rassicurante, “Hai ragione, noi non sentiamo quello che provi tu, però possiamo aiutarti. Siamo sempre stati insieme noi tre, nessuno è mai riuscito a dividerci. E non credo proprio che Lui ci riuscirà. Non voglio dirti come affrontare questo dolore, perché non lo so neanch’io. È una lotta che devi intraprendere da solo, devi scoprire dentro di te il modo per annientarlo. Però questo non vuol dire che non ti siamo vicini. Noi non ti lascero mai, chiaro?!” concluse con un piccolo sorriso timido.
“Herm ha ragione” intervenne Ron, appoggiandogli una mano sulla spalle, “Non capiamo quello che senti, ma ti siamo vicino. Non ti lasciamo da solo. Ne abbiamo passate tante insieme e ce la siamo sempre cavata. Questa situazione non è diversa dalle altre”
“Mi sento inutile” si lasciò sfuggire Harry.
“Anche noi. Non credere che per noi sia diverso. Ci sentiamo delle semplici esche, delle pedine nelle mani di qualcuno” disse Ron, sedendosi sul lato opposto a quello di Hermione.
“L’attacco di oggi è stato un altro fallimento” disse il grifondoro sconsolato, “Si sono fatti sorprendere un’altra volta, anche quando erano sul posto. I tre Mangiamorte che hanno catturato, si sono suicidati. SOTTO I LORO OCCHI!!
“Harry, cerca di calmarti” gli disse Hermione, visibilmente preoccupata.
“Non ce la faccio. Non ce la faccio veramente più. Sono stanco” il bambino sopravvissuto si rifugiò nell’abbraccio che gli riservò Hermione, nascose il viso nel suo collo e la strinse forte. Lei in risposta gli accarezzò i capelli neri, cercando di calmare i suoi fremiti. Si scambiò uno sguardo preoccupato con Ron, che guardava l’amico con un’espressione triste e angosciata.
“Troveremo il modo di fermarlo”
“E se non ci riuscissimo”
“Ce la faremo”
“Sta diventando sempre più forte”
“Ascoltami” gli disse Hermione prendendogli il viso tra le mani e fissando i suoi occhi d’oro nei suoi verdi, “Dobbiamo mantere viva la speranza, altrimenti è la fine. Lo so io, lo sa Ron e lo sai anche tu”.
“Si lo so, ma…”
“Niente ma fratello. Vedrai troveremo il modo per eliminarlo”
Il trio si scambiò una sguardo, poi Ron allungò una mano con il palmo rivolto verso il basso, “Insieme
“Si” annuirono gli altri due, unendo le loro mani.

Io so che il tuo spirito è vivo,
e mi giuderà sempre…
tu sei con me!

Il giorno volgeva quasi al termine e Harry Potter era ancora in infermeria. Madama Chips aveva deciso che avrebbe trascorso li la notte e poi la mattina dopo l’avrebbe dimesso.
Il bambino sopravvissuto stava guardando fuori dalla finestra, il sole stava ormai tramontando.
Aveva ripensato per tutto il pomeriggio alle parole dei suoi amici, ed era convinto del fatto che avessero ragione. Allora cos’era quella sensazione? Solitudine….
Si sentiva solo, abbandonato a se stesso.
Perché poi, Ron ed Hermione gli avevano giurato che non si sarebbero mai separati, non l’avrebbero mai abbandonato. Oltre a loro poi c’era Ginevra, i membri dell’Ordine della Fenice, la famiglia Weasley, Silente, Remus Lupin..
E allora perché si sentiva solo, si sentiva mancare qualcosa…
Gli mancavano i suoi genitori, Sirius…
Perché il destino era stato così crudele con lui? Perché gli aveva strappato via i suoi genitori? Perché aveva permesso a Bellatrix Lastrange di portagli via anche il suo padrino.
Perché?
Una lacrima solitaria gli percorse il profilo della guancia.
Perché non era forte come James?
Perché non era coraggioso come Sirius?
Perché non era calmo come Lily?
La porta di legno si aprì lentamente e sulla soglia, illuminata dagli ultimi raggi di sola, c’era lei: Ginevra Weasley. Era bellissima. Il sola faceva uno strano gioco di colore sui suoi capelli ramati, la sua figura era tutto illuminata, come se risplendesse di luce propria.
Si avvicinò piano a lui e senza dire una parola, si sedette sul suo letto e lo abbracciò.
Harry si ancorò a quell’abbraccio come un naufrago, strinse forte la giovane a se e nascose il viso nell’incavo della sua spalla.
“Ho avuto paura” sussurrò Ginevra al suo orecchio, “Credevo che.. pensavo…”
“Sshh” le disse lui, appoggiandole un dito sulle labbra, “Sto bene..”
“Questo non è vero” gli rispose allentandosi da lui per guardarlo negli occhi. Harry si sedette meglio sul letto e le fece posto, la ragazza si sedette al suo fianco, mentre si appoggiava alla sua spalla, “Non stai bene. Lo capisco del tuo sguardo, è stanco, spento.. quasi vuoto”
“Sono stanco Gin” confessò lui, “Non ce la faccio. Non da solo”
“Non sei solo”
“Lo so, ma è cosi che mi sento”
“Cosa vuoi dire?” gli chiese dolcemente, mentre gli accarezzava una guancia.
“Mi sento abbandonato a me stesso. La mia mente mi dice che non è vero, ma il mio cuore si sente schiacciato. Mi sembra di non avere nessuno” tirò un sospiro e poi continuò, “La verità è che non mi sento all’altezza della situazione… non sono forte come mio padre, non ho la calma di mia madre, non ho il coraggio di Sirius. Mi sento a terra senza di loro, senza la loro presenza mi sento vuoto”
“Loro sono con te” rispose piano la giovane, appoggiandogli una mano sul cuore. “Sono sempre con te. Lo sai. Il loro spirito non ti ha abbandonato”
Harry appoggiò una mano sul quella di Ginny senza allontanarla dal suo petto, il suo cuore batteva lento e regolare. Era un ritmo rilassante. La rossa si sporse verdo di lui e gli diede un lieve bacio a fior di labbra, “Non sei solo Harry. Non lo sei ora, e non lo sarai mai”
Il bambino sopravvissuto le fece scorrere una mano sul collo e la fermò sulla sua nuca, la condusse dolcemente contro le sue labbra e la baciò: un bacio disperato, ma che al suo interno racchiudeva anche amore.
“Non mi lasciare” le sussurrò contro le labbra.
“Non ti lascio” gli rispose, distendendosi al suo fianco, facendogli appoggiare la testa sul suo petto, “Resto qui, con te. Non me ne vado” gli bisbigliò accarezzandogli lentamente i capelli.
“Grazie” rispose lui socchiudendo gli occhi. “Ti amo” sussurrò, con la voce impastata dal sonno e dalla stanchezza. Il cuore di Ginevra battè più forte. Lo strinse maggiormente a se e chiuse anche lei gli occhi.
Scivolarono così tra le braccia di Morfeo, abbracciati, vicini, uniti.

Ritorna all'indice


Capitolo 45
*** Mortea Istantanea ***


265897
45.       Mortea Istantanea

Bellatrix Lastrange sorseggiava con calma il vino rosso da un calice di cristallo. Era seduta sulla sua poltrona preferita, nella sua stanza, il buio l’avvolgeva, solo alcune candele illuminavano la stanza dandogli un atmosfera sinistra. Le pareti erano scure, come la maggior parte dei mobili, il letto a baldacchino aveva il copriletto nero e le lenzuola vermiglie.
La donna aveva gli occhi chiusi, i capelli neri si confondevano con il vestito del medesimo colore che indossava. Il lieve bussare le fece socchiudere gli occhi. “Avanti”
La porta si aprì da sola e vi entrò il Lord Oscuro in persona. “Mio Signore” esclamò la donna alzandosi di scatto.
“Tranquilla Bella, evita i convenevoli” le disse mentre si sedeva di fronte alla donna, versandosi con la telecinesi un po’ di vino. Lo sorseggiò lentamente mentre le faceva segno di risedersi, la donna gli ubbidì e lo fissò. Lord Voldemort non dava cenno di voler parlare, la scrutava con quegli occhi rossi, mentre sul suo viso c’era dipinto il solito ghigno crudele.
“Posso fare qualcosa per voi, mio Signore?”
“No, non sono qui per farti delle richieste” disse il mago, “Sono qui perché mi voglio complimentare con te”
“Mi lusingate… ma posso chiedervi il motivo?”
“Mortea Istantanea” le sibilò lui con un ghigno, “Non potevi trovare un nome più indicato”
Bellatrix si lasciò sfuggire un sorriso compiaciuto, la sua maledizione era eccezionale, lo sapeva bene.
“Solo una donna come te poteva creare una maledizione così portentosa” continuò il Lord Oscuro continuando a sorseggiare la sua bevanda.
“Mi rendete molto felice”
“Bella, sei tu che mi rendi felice” disse il mago alzandosi in piedi e dirigendosi verso la porta, “Sono venuto qui solo per dirti questo. Ovviamente quando il mio potere si sarà ampliato ed Harry Potter sarà sconfitto.. Mi ricorderò di te
“Grazie mio Signore, ne sono onorata” rispose lei chinando il capo.
L’uomo sorrise e poi sparì.
Bellatrix si lasciò sfuggire una piccola risata, poi si versò dell’altro vino. Lo bevve tutto in un sorso e poi chiuse gli occhi.

I sotterranei di Malfoy Manor erano veramente sinistri, ma Bellatrix non aveva mai avuto paura di niente.
Dopo aver passato tutti quegli anni ad Azkaban, nulla sarebbe riuscito a farle provare ancora terrore.
Niente e nessuno riusciva a spaventarla.
Camminava avvolta da un alone scuro, mentre si dirigeva verso il laboratorio oscuro.
Entrò socchiudendo la porta: la stanza non era grande, spoglia ed  era illuminata da tre candele.
Il luogo migliore che potesse avere per creare.
Si, perché lei doveva creare una maledizione per il suo Signore, il Lord Oscuro le aveva fatto una richiesta, le sue parole le risuonavano ancora nella mente.

“Ti assegno un incarico importante Bella, dovrai crearmi una nuova arma, non mi interessa quanto tempo impiegherai. Prendi tutto il tempo che ti sarà necessario, ma la voglio devastante. Deve far tremare chiunque. Deve essere distruttava, senza pietà.”

Dopo avergli detto quelle parole si era alzato e le si era avvicinato, si era chinato verso il suo orecchio e le aveva sussurrato: “Stupiscimi”.

Per questo sarebbe rimasta in quella stanza fino a che non avrebbe trovato l’incantesimo che avrebbe fatto al caso suo.
Apri un gran numero di libri proibiti sul tavolo in legno grezzo che c’era al centro della stanza. Iniziò a sfogliare i libri di Magia Oscura cercando ispirazione in vecchi sortilegi, incantesimi e fatture.
Ma niente faceva al caso suo.
Doveva stupire Lord Voldemort, non sarebbe stata un’impresa facile. Ma lei, Bellatrix Lastrange, adorava le sfide. Avrebbe accontentato il suo Signore, certo. L’avrebbe fatto, anche a costo di restare in quella stanza per settimane intere.
Rimase in quella stanza per una settimana intera, ma ne valse la pena.
Il risultato era stupefacente.
Mortea Istantanea, l’aveva chiamata così perché era questo l’effetto che faceva. La vittima sarebbe morta in pochi attimi, il tempo di emanare l’ultimo respiro e rendersi conto della fine.
Doveva ammettere che aveva sudato per creare quell’incantesimo, non era stato per niente facile.
Si sentiva stanca, affaticata… ma il risultato era davvero eccellente. Sicuramente Lord Voldemort avrebbe apprezzato, ne era sicura.
L’aveva provato su diversi prigionieri, ma solo all’ultimo tentativo aveva raggiunto il risultato che sperava.
E adesso ci sarebbe stato il giudizio del suo Signore. Sarebbe arrivato a minuti, nel frattempo nella stanza erano presenti Lucius Malfoy che teneva stretto un prigioniero, probabilmente un mezzosangue o un babbano, Rodolphus Lastrange e suo fratello.
Una lieve nube nera annunciò l’arrivo del Lord Oscuro. I quattro Mangiamorte si inchinarono alla sua entrata, “Mio signore..” disse Bellatrix, “Finalmente sono giunta ad un risultato soddisfacente”
“Bene, sono ansioso di vedere il tuo operato” le rispose il mago, sedendosi su una poltrona sbiadita.
“Subito” la donna fece un cenno a Lucius che lasciò libero il prigioniero.
“La prego.. non lo faccia… la supplico” continuava a sussurrare l’uomo, “La prego.. abbia pietà”
Bellatrix estrasse la bacchetta e la puntò contro il prigioniero, si lasciò sfuggire un ghigno crudele, poi sussurrò: “Mortea Istantanea”
Un lampo di luce nera uscì dalla bacchetta e colpì l’uomo dritto nel centro del petto, i suoi occhi si spalancarono mentre veniva scaraventato contro il muro. La guardò con uno sguardo spaventato, poi stringendosi una mano sulla gola si accasciò al suolo, restando fermo, immobile. Il suo corpo non si muoveva più, non respirava, i suoi occhi erano diventati bianchi. Era morto.
I tre uomini restatono ammutoliti dalla potenza dell’incantesimo, Lord Voldemort si alzò e decretò: “Eccellente. Ottimo lavoro Bella, mi hai veramente stupito”
“Mi rende molto felice mio Signore” rispose la donna, chinando il capo.
“Voglio che per il momento la insegni solo ai presenti in questa stanza”
“Certo mio Signore”

Bellatrix Lastrange aprì gli occhi neri, sorrise ripensando al giorno che finalmente l’aveva portata a produrre la sua maledizione. Spostò l’attenzione verso il letto, così facendo i suoi occhi si specchiarono in quelli profondi del marito.
Lui vedendo che si era destata, si alzò dal letto e si avvicinò lentamente a lei, appoggiando una mano sulla testata della poltrona si chinò sulle sue labbra e la baciò. Bellatrix non gli fece attendere per molto una risposta, allacciò le braccia intorno al suo collo e si sollevò per avvicinarsi maggiormente a lui.
Rodolphus le passò un braccio sotto le gambe e la sollevò dalla poltrona, fecendola stendere un secondo dopo sul letto, senza allontanare le labbra dalle sue.
La donna gli sorrise in maniera complice e lo attirò maggiormente a se, fondendo i loro corpi con un solo movimento. La lussuria le fece dimenticare, per qualche ora, la promessa di Lord Voldemort.

Ritorna all'indice


Capitolo 46
*** Lips of an Angel ***


289+4
46.     Lips of an Angel

Harry James Potter aprì gli occhi di scatto, il dolore alla cicatrice era ancora forte, ma la ferita per fortuna non sanguinava.
Si guardò in giro e constatò di essere ancora in infermeria, si voltò verso la sua sinistra, Ginevra Weasley era li, di fianco a lui, come gli aveva promesso. Sorrise, la rossa dormiva appoggiata alla sua spalla, mentre la sua mano copriva la sua.
Le diede un lieve bacio sulla tempia, poi cercò di richiudere gli occhi, ma un movimento della giovane gli fece riaprire gli occhi, in questo modo si specchiò in quelli verdi della ragazza.
“Tutto bene?” gli sussurrò lei.
“Si, tranquilla” le rispose, poi un’altra violenta fitta gli fece trattenere il fiato.
“Tu non stai bene, dannazione!” eslamò Ginny sollevandosi per farlo sdraiare decentemente, bagno un panno nell’acqua fresca e glielo appoggiò sulla fronte.
“Signorina Weasley cosa sta succedendo?” la voce di Madama Chips li fece voltare, “Signor Potter!” scattò lei, notando la sua espressione sofferente.
Il bambino sopravvissuto non disse una parola, il dolore stava crescendo sempre di più. Possibile che gli facesse cosi male? Cosa diamine stava architettando quel folle di Voldemort? A cosa stava pensando?
“Harry…” la voce di Ginevra era lontana, si voltò versò di lei, ma vide solo le sue labbra color ciliegia sussurrare una sola parola: “Amore”. Poi il nero lo avvolse ancora, trasportandolo in un sonno ricco di incubi, o almeno questo credeva...



Sentiva urla.
Provava dolore.
Fiutava l’odore del sangue.
Però, non vedeva niente, il nero lo avvolgeva.
Era consapevole però che in quel luogo ignoto c’era qualcuno. E quel qualcuno stava soffrendo terribilmente.
Stava camminando lentamente.
Portava le mani avanti per cercare di capire dove si trovasse.
Non riconosceva quel luogo.
Non capiva da dove provenissero le grida.
Non riusciva a riconoscere il proprietario di quella voce.
Camminava.
Harry James Potter camminava.
Inconsapevole di quello che sarebbe successo dopo…



“Cosa significa che è in uno stato di trans?!” la voce di Ron risuonò in tutta l’infermeria.
“Quello che ho detto Signor Weasley” la voce di Madama Chips era bassa, anche lei non riusciva a spiegarsi quel peggioramento, non era mai successo.
Ginny stringeva la mano inerte di Harry mentre lo guardava con apprensione. A stento sentiva la voce di suo fratello che urlava contro l’infermiera.
Hermione era in piedi di fianco al rosso e cercava, invano, di calmare l’amico.
“Ron, non ha senso urlare” cercavi di dirgli, “Non risolverà la situazione”
“Ma come è possibile che gli sia successa una cosa del genere?!” urlò lui, “Potrebbe essere in pericolo! Se fosse a causa di Voldemort?!”
“Questo lo escluderei Signor Weasley” la voce di Silente li fece voltare.
“Perché?”
“La cicatrice” rispose il mago avvicinandosi, “Potrete notare anche voi che non è arrossata, non sanguina e la sua espressione non è più sofferente”
“Volete dire che potrebbe essere in coma?” chiese tremante Hermione.
“Può essere Signorina Granger, ma putroppo fino a che non arrivano i medimaghi non possiamo dire niente”
“Cosa possiamo fare?” disse il rosso.
“Putroppo al momente, possiamo solo aspettare. Vedere se si riprende da solo o se ha bisogno di un aiuto in più” rispose Silente, prima di sedersi sul bordo del letto di fronte a quello di Harry.
Hermione si lasciò cadere sull’altro letto, seguita un istante dopo da Ron.
“Ragazzi miei” li chiamò il preside, “Non preoccupatevi troppo, vedrete che il vostro giovane amico se la caverà”
Ginevra alzò gli occhi per un secondo, incrociando quelli azzurri del vecchio mago. Albus Silente le sorrise lievemente, ma lei non fu in grado di rispondergli, perché aveva troppa paura.
Cosa era successo ad Harry? Perché era peggiorato cosi?



Continuava a camminare, senza giungere alla fine di quello che sembrava un corridoio.
Harry James Potter era convinto che proprio al termine di questo avrebbe trovato chi stava urlando.
Ne era sicuro.
Le grida si facevano sempre più vicine, ma sembrava non raggiungerle mai.
Ora però si erano aggiunte delle risate.
Crudeli, meschine, fredde, sprezzanti.
Doveva capire cosa stava succedendo.
Cominciò a correre.
Anche se non sarebbe servito a niente.



“Devo allontanarmi da qui per un attimo, altrimenti impazzisco” Hermione era scattata in piedi.
Era tutta mattina che si trovavano in infermeria. Avevano avuto tutti e tre il permesso di saltare le lezioni, ma questo non aveva fatto altro che peggiorare la situazione.
“D’accordo ‘Mione” le rispose Ron, “Non ti preoccupare, se ci sono cambiamenti ti chiamo subito”
“Grazie” disse lei chinandosi per dargli un bacio sulla guancia, poi si scambiò un’occhiata con Ginny, che non ne voleva sapere di allontanarsi da Harry, dopo di che uscì velocemente dalla stanza.
Le pareti bianche, il silenzio quasi innaturale, i letti perfetti, la stavano soffocando, le mancava l’aria.
Doveva respirare.
Cominciò a correre per i corridoi del castello, doveva uscire. Respirare aria pura, staccarsi per un attimo da quel posto. Uscire.
Si sentì afferrare il polso da una presa salda, si voltò di scatto e i suoi occhi d’oro si specchiarono in due iridi profonde, blu come l’oceano.
Lucas Flatts la guardava preoccupato, mentre lentamente diminuiva la presa sul suo polso, “Jane?” il ragazzo non riuscì a formulare una domanda, perché Hermione si era lanciata tra le sue braccia, e nascondendo il volto nell’incavo del suo collo aveva iniziato a piangere.
Il serpeverde non stette a pensarci molto, le passò dolcemente una mano dietro la schiena e una sotto le ginocchia e la sollevò da terra senza difficoltà.
Non erano lontani dal portone principale, così con la grifoncina tra le braccia si diresse verso l’esterno del castello. Hermione si strinse maggiormente a lui, nascondendo il volto nel suo petto, mentre lui, guardandola sempre più preoccupato, la portava fuori dalla scuola.
Arrivò vicino ad una quercia e appoggiandosi al tronco si fece scivolare lentamente a terra, portandosi la ragazza sulla ginocchia.
“Non vuoi dirmi cosa è successo?” le chiese dolcemente mentre le accarezzava i capelli.
“Harry” sussurrò debolmente lei, “Sta male, la cicatrice gli brucia, l’altro giorno sanguinava…e adesso….” Si strinse maggiormente al petto del serpeverde, passandogli le braccia intorno ai fianchi. Lucas la stinse contro di lui e le bisibliò all’orecchio: “Stai tranquilla amore.. si riprenderà”
“E’ in uno stato di trans…. Non si sa se sta bene o male, se si riprenderà o no, quanto durerà, se si sveglierà….” Hermione continuava a parlare a rafica, fino a che il serpeverde non gli fermò le parole con le proprio labbra, era un bacio dolce, semplice, casto, ma ebbe il potere di calmare la grifoncina.
“Disperarsi purtroppo non serve a nulla… anzi, ti fa vedere le cose ancora più insormontabili di quanto in realtà possano essere….” le disse piano accarezzandole con un pollice la guancia bagnata di lacrime.
“Hai ragione” costatò lei abbassando lo sguardo, lui glielo rialzò con un dita sotto il mento e la guardò in quegli occhi che tanto amava, le fece un sorriso e poi parlò: “Jane, fidati andrà tutto bene” finì con un bacio sulla fronte. Hermione annuì poi si alzò piano, gli porse una mano e quando lui fu in piedi di fronte a lei lo abbracciò, passandogli le braccia intorno al collo, lui la strinse a se appoggiandole le mani sui fianchi.
Si allontanò dal suo petto dopo un tempo che parve infinito, lo fissò in quelle iridi blu e si sollevò sulle punte, si fermò a pochi millimetri dalle sue labbra, “Senza di te, sarei persa” gli bisbigliò. Sentì una mano di Lucas percorrerle tutta la schiena fino ad arrivare dietro la sua nuca, la fermò li e la spinse dolcemente verso la sua bocca, immergendo le dita nei capelli della giovane. In quel momento nacque un bacio folle, appassionato, ma nello stesso tempo disperato.



- Hai paura Harry James Potter? -
Harry si bloccò, di chi era quella voce?
- Chi sei? -
- Non importa chi sono -
- RISPONDIMI! -
- Il bambino sopravvissuto ha paura -
Non riusciva a riconoscere quella voce, era dura, sinistra, malvagia..
Ma non era quella di Lord Voldemort.
No, non era la sua.
- Dove sono? -
- Lontano -
- Come posso tornare in dietro? -
- Devi farcela da solo, io non ti posso aiutare -
- Chi sei? -
- Un amico -
- Di chi sono queste urla? -
- Sei in un ricordo, è l’unica cosa che ti posso dire -
- Un ricordo di chi? -
- Lo capirai andando avanti -
La voce spari.. Harry rimase fermo, immobile.
Chi era?
Poteva veramente fidarsi di lui?
Era davvero in un ricordo?
Come ci era finito, perché era li?
Ma soprattutto, come avrebbe fatto a tornare indietro?



Ginevra Weasley aprì di scatto gli occhi, era stata impreccettibile, ma c’era stata. Harry le aveva stretto la mano. Si alzò di colpo e lo fissò… il suo entusiasmo sfumò, dormiva. O almeno così sembrava, non c’era stato nessun cambiamento.
“Gin?” la voce di suo fratello la fece voltare per un istante dal volto del suo ragazzo.
“Si?”
“Resto io, vai a prendere una boccata d’aria”
“No, voglio restare qui” bisbigliò tornando a puntare lo sguardo su Harry.
“Gin, mi stai nascondendo qualcosa?”
Il cuore della rossa accellerò i battiti, si era dimenticata che nessuno, ad eccezione di Hermione, sapeva della sua relazione con il bambino sopravvissuto… “Ecco.. io…” iniziò, ma non trovava le parole.
Ron le si inginocchiò di fianco, le accarezzò una guancia, quel tocco le fece tirare un sospiro di solievo, Ron era sempre stato il suo fratello preferito. Non poteva non dirgli la verità. “Harry e io stiamo insieme”.
“Sai, me l’aspettavo” il rosso le sorrise.
“Non sei arrabbiato?”
“No, perché dovrei?”
Ginny gli sorrise, tornando a guardare il volto, apparentemente sereno, di Harry.
“Vedrai, si rimetterà presto in forma” le sussurrò ad un orecchio il fratello, posandole poi un bacio sulla tempia.
Il rumore della porta che si apriva fece voltare i due Weasley: Hermione era sulla soglia, Lucas era al suo fianco e le teneva la mano. Camminarono verso il letto del bambino sopravvissuto, “Novità?”
Ron scosse la testa, mentre Ginevra voltava il capo. Hermione soprirò e si sedette su un letto di fianco al serpeverde. Il silenzio ricadde nella stanza.



Harry James Potter camminava.
Le urla erano sempre più vicine.
Si udivano distintamente, appartenevano ad un uomo.
“Non va bene ancora”
La voce che udì lo fece sussultare, non se la sarebbe mai dimenticata.
Apparteneva a Bellatrix Lastrange.
Vide una luce al termine nel corridoio nero.
Si avvicinò con cautela, senza fare il minimo rumore.
Doveva stare attento.
Non era sicuro che quello fosse un ricordo.
Guardò all’interno della stanza e vide un uomo a terra, gli occhi vuoti e spalancati.
Trattenne il fiato: era morto.
La Mangiamorte era sopra di lui e lo stava analizzando, scrisse due appunti su un foglio, poi guardò un libro di pelle nera.
Cosa stava facendo?
“Trovato!”
La donna scattò in piedi e corse verso un'altra stanza.
“La prego, abbia pietà!”
Altre urla, questa volta però erano di una donna.
Venne trascinata senza troppo grazie all’interno della stanza, sotto lo sguardo crudele e divertito di Bellatrix.
“Zitta!”
La donna la guardò terrorizzata.
La Mangiamorte alzò la bacchetta e con un ghigno pronunciò:
“Mortea Istantanea”
L’unico movimento che la donna fece fu portarsi una mano sul cuore, poi si accasciò a terra priva di vita.
Harry trattenne il fiato.
Quella era la nuova maledizione che aveva creato la Lastrange per Lord Voldemort.
Si allontanò velocemente, non poteva farsi trovare.
Non dovevano scoprirlo.
Bellatrix rise e si spostò proprio verso il bambino sopravvissuto, si fermò a pochi centimetri da lui.
Harry trattenne il fiato, restò immobile.
Aveva gli occhi della donna puntati nei suoi.
Lei non disse niente, camminò dritta davanti a lei.
Lo oltrepassò, o meglio, lo trapassò.
Era veramente in un ricordo. La voce aveva ragione.
Aveva capito il perché era li,
chiunque l’avesse mandato li,
voleva fargli scoprire la nuova maledizione.
Adesso doveva trovare il modo di tornare indietro.
- Harry -
Quella voce.
L’avrebbe riconosciuta tra mille, dolce, tenera, delicata…
Ginevra.



“Harry… ti prego aprì gli occhi” Erano ormai dieci minuti che Ginevra Weasley pronunciava quella parole. Suo fratello si era addormentato sul letto di fianco al suo. Hermione era seduta su una sedia, il capo appoggiato alla spalla di Lucas, che sonnecchiava appoggiato ai capelli della grifoncina.
Lei non riusciva a chiudere gli occhi. Non ce la faceva.
“Ti prego amore… torna da me….”
Impercettibilmente la mano di Harry si mosse nella sua.



- Amore -
La voce era sempre più alta e Harry era sicuro che fosse quella della sua ragazza.
Correva in quella direzione, senza sapere in realtà da che parte stava andando.
- Ti prego… torna da me -
- GIN!-
Non l’aveva sentito, oppure non poteva sentirlo.
Continuò a correre, il cuore gli batteva forte nel petto, la gambe e tutti i muscoli cominciarono a fargli male.
- Harry! -
Una luce.
Era un semplice raggio, ma c’era.
Illuminava quel corridoio buio.
La voce di Ginny lo stava riportando a casa.
Lo sapeva, ne era certo.
- Bravo Harry James Potter, hai trovato il modo per uscire da questo posto -
- Non mi dici chi sei? -
- Ricordati solo questo nome: Broms -
Broms
- HARRY! -
La voce di Ginevra era sempre più forte, vicina, udibile..
Era vicino.
- Si Harry Potter, quelle sono le labbra di un angelo -
Ormai il bambino sopravvissuto era sotto alla luce, ma riuscì ad udire le ultime parole di Broms.
- Il tuo angelo. Ci rivedremo presto. Harry James Potter -



Harry James Potter aprì lentamente gli occhi, stringendo la mano di Ginevra. La ragazza si alzò di scatto dalla sua spalla e lo guardò allibita. Poi sorrise, un sorriso tenero, dolce. Alzò lentamente la mano libera e le accarezzò con il pollice quella labbra rosse, le labbra di un angelo. Il suo angelo. Colei che l’aveva riportato indietro. “Grazie” le bisbigliò prima di unire le loro bocche in un casto bacio.
Ginevra si allontanò dalle sue labbra e lo fissò, alcune lascime scesero dai suoi occhi verdi, gli gettò le braccia al collo e piangendo si rifugiò nel suo abbraccio. Era tornato. Stava bene. Questo era l’importante, a dopo le spiegazioni, adesso voleva solo sentirlo vicino a lei.


Spazio per me...

Ho pubblicato "The Beginning" ovvero il principio de "L'Oceano d'Oro". Quello che Lucas ha fatto e provato dopo aver saputo del suo trasferimento.. Commentate, please. Saluti, HiL

Ritorna all'indice


Capitolo 47
*** Misteri ***


2589
47.    Misteri


Ricordati solo questo nome: Broms.


Ron aprì lentamente gli occhi e quando si rese conto di essersi addormentato si maledì mentalmente, spostò lo sguardo sul suo migliore amico, e il suo cuore si fermò per un momento: era sveglio!
“Harry” sussurrò. Il bambino sopravvissuto alzò lo sguardo dalla testa ramata di Ginevra che dormiva tranquillamente sul suo torace.
“Ehi fratello”
“Per Merlino mi hai fatto prendere un infarto!”
“Abbassa la voce… non svegliarla, si è appana addormentata” bisbigliò indicando la rossa.
Ron si zittì, ma prese una sedia e si sedette di fianco a Harry.
”Allora? Cosa è successo?”
“Non lo so amico, non ti so spiegare cosa sia successo…” iniziò il moro, poi lo guardò neglio occhi con un’espressione seria, “L’unica cosa certa è che sono stato trasportato in un ricordo”
“Un ricordo?! E di chi?”
“Bellatrix Lastrange”
“Stai scherzando, vero?!” scattò il rosso, poi notando un movimento di Hermione, tornò seduto incitando l’amico a continuare.
“Harry…” la voce impastata dal sonno della grifoncina li fece voltare, Hermione si stava strofinando con una mano gli occhi, mentre Lucas si metteva dritto sulla sedia.
“Ciao ‘Mione” la salutò Potter.
“Allora sei sveglio per davvero!” esclamò la ragazza, avvicinandosi subito a lui, gli diede un bacio sulla guancia cercando di non svegliare Ginny, “Come stai?”
“Bene, non sento dolore da nessuna parte…”
“Mi stava dicendo che è stato traspostato in un ricordo di Bellatrix Lastrange” la informò il rosso.
Hermione lo sguardò stranita, poi si sedette sul letto di fianco a quello del bambino sopravvissuto, tirandosi le gambe al petto, mentre l’unico serpeverde presente nella stanza si avvicinava a lei, “Continua” lo esortò lei.
Harry annuì poi continuò a raccontare: “All’inizio ero in una specie di corridoio buio, nero… non sentivo niente tranne delle urla disumane e delle risate sprezzanti. Poi ad un certo punto una voce, che non avevo mai sentito, mi dice che mi trovo in un ricordo e che dovevo trovare da solo il modo per uscire da questo incubo. Poi sparisce e le voci si fanno sempre più vicine, arrivo ad una porta e dentro c’è la Lastrange che prova un incantesimo su un povero uomo”
“La nuova maledizione?” gli chiese Hermione.
“Proprio quella. Ho assistito alla sua creazione. E’ devastante, degna di lei. Si chiama Mortea Istantanea
“Poi cosa è successo?” la voce di Ron era tesa.
“Niente.. nel senso che lei non si è accorta che io stavo guardando.. mi è passata attraverso. Era come stare in un Pensatoio… Poi ho risentito la voce che mi diceva che ero riuscito a scoprire di chi era il ricordo.. e che adesso dovevo tornare a casa”
“Come hai fatto a tornare?”
“Tua sorella” rispose voltandosi verso il rosso.
MIA SORELLA?!
“Si, è stata la sua voce a condurmi verso la luce… l’ha detto anche la voce, ha detto che lei è il mio angelo. Mi ha condotto verso la luce, quindi mi ha permesso di risvegliarmi” spiegò il moro.
“Non ti ha detto chi è lui?” domando Hermione, fissandolo sempre più sconvolta.
“Ha detto che è un amico. Che ci rivedremo presto. E che si chiama Broms…”
“Non l’ho mai sentito”
“Già, neanch’io. Non ho idea di chi fosse, la sua voce non l’avevo mai sentita e il suo nome non mi dice niente”
“E’ un gran mistero” decretò Ron.
“Già”
“Però l’importante è che tu sia tornato sano e salvo” disse Hermione alzandosi, “Vado in biblioteca, magari riesco a scoprire qualcosa su questo Broms e sulla rievocazione dei ricordi”
“Ti accompagno Jane” intervenne Lucas affiancandosi alla grifoncina, prima di uscire si voltò verso Harry e guardandolo con un sorriso gli disse: “Sono felice che ti sia ripreso Potter. Ci vediamo” detto questo si chiuse la porta dietro le spalle.
Harry e Ron si guardarono in faccia, poi il rosso si alzò: “Vado a dare la buona notizia agli altri e a Silente”
“D’accordo”
“Occupati della mia sorellina”
”Fidati, è in buone mani”
Lo so” gli rispose con un sorriso, “A dopo”.

Hermione Jane Granger era seduta su una sedia di legno della biblioteca, immersa in un librone più grande di lei, Lucas Flatts stava arrivando vicino a lei con altri libri, i titoli erano tra i più vari: “Grandi maghi di ogni tempo”, “Il potere dei ricordi”, “La rievocazione dei ricordi”, “Le persone più illustri del Mondo Magico”, “Viaggiando nella storia dei maghi di ieri e oggi”.
“Non riesco a trovare niente!” esclamò la grifoncina chiudendo con uno sbuffo il libro: “I maghi che hanno fatto la storia”.
Lucas si sedette di fianco a lei e le accarezzò una guancia, “Dai non perderti d’animo, non è da te” le bisbigliò contro la pelle sensibile del collo, prima di depositarvi un lieve bacio. Hermione si voltò verso di lui con un sorriso, finalmente sereno, sulle labbra. Il serpeverde alzò lo sguardo sul suo d’oro e si avvicinò al suo volto, fermadosi a pochi millimetri dalla sua bocca, le sorrise e poi la congiunse con sua.
In un secondo la ragazza era seduta sulle gambe del ragazzo, mentre lui le faceva scorrere le mani sulla schiena e sulle braccia.
“Io non potrò mai studiare con te” gli bisbigliò quando si furono separati. Lucas in risposta le fece un sorriso da canaglia e l’attirò nuovamente a se, “A parte che già di principio non ti permetterei di studiare….”
Hermione rise e lo abbracciò di slancio, lui la stinse forte tra la braccia, poi la sollevò e la fece sedere nuovamente al suo posto, “Altrimenti qui non ce la caviamo più…” le disse con un sorriso.
Detto questo iniziò anche lui a sfogliare un libro, leggendo i titoli dei capitoli.  

“Forse ci sono!” escamò dopo un bel po’, Hermione si avvicinò subito a lui e lesse i titoli dei paragrafi: “Broms una delle famiglie più in vista del Mondo Magico. Famiglia di Purosangue: William Broms, Jack Broms, Adam Broms, Michel Broms, Rachel Broms, Josephine Broms, Thomas Broms, George Broms, ma sono tantissimi!” esclamò lasciandosi cadere nuovamente sulla sedia.
“Già.. e non sono finiti qui, guarda” il serpeverde prese un altro libro e lo aprì, era un albero genealogico e il nome Broms era molto frequente. “Come facciamo a sapere chi ha parlato con Harry, ma soprattutto come ha fatto a catapultarlo in quel ricordo? E perché proprio lui? Perché proprio quel ricordo?”
Jane, calmati! Agitarsi e assillarsi di domande, che al momento non trovano risposta, non ti fa bene” cercò di calmarla, quasi inutilmente, perché la grifoncina aveva già iniziato a camminare avanti e indietro per il corridoi, continuando a scuotere la testa e passarsi le mani tra i capelli.
Allora Lucas si alzò, si posizionò davanti alla sua ragazza e la fissò serio. “Ti vuoi calmare?!”
“Ma come diavolo faccio a calmarmi?! Ci sono mille nomi, non sappiamo chi sia quell’uomo, se ci possiamo fidare. Non l’ho mai sentito, non so cosa pensare, non so cosa fare, non…” smise di parlare perché si senti afferrare per le spalle, nel mentre due labbra si erano impossessate delle sue e il giovane proprietario di quelle labbra fantastiche l’aveva immobilizzata tra il proprio corpo e uno scaffale della biblioteca.
“Finalmente stai zitta!” Lucas sorrise contro le sue labbra, “Sei impossibile” constatò poi.
Hermione non disse una parola, appoggiò la sua fronte contro la spalla del ragazzo e rimase immobile, lasciandosi cullare dal respiro calmo del serpeverde.
C’erano troppo misteri… non riusciva a trovare una soluzione, e questo non la rendeva per niente tranquilla...

Ritorna all'indice


Capitolo 48
*** Ricerche ***


65645
48.    Ricerche

La porta dell’infermeria si aprì da sola e Harry si voltò verso l’entrata, incrociando così lo sguardo azzurro di Albus Silente.
“Sono contento che ti sia ripreso, mio caro ragazzo” disse il mago.
“Grazie professore, vorrei spiegarle quello che mi è successo” rispose il bambino sopravvissuto mettendosi a sedere sul letto. Era riuscito poco prima a convincere Ginevra ad andare a mangiare qualcosa nelle cucine, visto che era rimasta con lui per tutto il tempo.
“Sono qui proprio per questo” gli annunciò il preside, sedendosi su una sedia di fianco a lui, “Coraggio, raccontami tutto”.
“Si, allora. All’inizio camminavo in un corridoio buio, sentivo delle urla e delle risate, mentre la cicatrice mi faceva male. Poi una voce, che non avevo mai sentito, inizia a parlarmi e il dolore sparisce. Mi ha informato che ero in un ricordo e che dovevo capire da solo di chi e come fare a tornare indietro. Poi ho visto una luce e l’ho seguita, arrivando in una stanza dove si trovava Bellatrix Lastrange. Il ricordo apparteneva a lei ed era quello della creazione della maledizione senza perdono”
“Come l’ha chiamata?”
“Mortea Istantanea”
“Capisco, dopo cosa è accaduto? La voce si è fatta risentire?”
“Si, dopo aver visto la Lastrange mi sono allontanato e la voce è tornata dicendomi che avevo capito di chi era il ricordo, poi ho sentito la voce di Ginny e la voce ha detto che grazie a lei potevo ritornare a casa. Prima di risvegliarmi mi ha detto che devo ricordarmi un nome: Broms. Poi ha aggiunto che ci saremmo rivisti presto”
Silente si passò numerose volte la mano sulla barba bianca, annuendo qualche volta, gli occhi chiusi.
“Professore? Il nome Broms le dice qualcosa?”
Il vecchio mago alzò lo sguardo e sorrise: “Ti dirò che il nome non mi è nuovo, ma al momento non mi viene in mente dove posso averlo già sentito. Ti ha per caso detto altro?”
“Ho solo detto che è un amico”
“Bene, questo è positivo”
La loro conversazione venne interrotta dalla porta che si apriva, Hermione e Lucas entrarono nella stanza.
“Buongiorno professore” lo saluto il serpeverde.
“Buongiorno a te Lucas, tutto bene?”
“Si grazie”
“Signorina Granger vedo che si è già data alle ricerche”
“Si, però non ho trovato molto” li informò la grifoncina lasciandosi cadere sul letto di fianco a quello di Harry, “Abbiamo guardato una grande quantità di libri, ma il nome Broms è molto frequente. Senza altre informazioni non so quanto potremmo scoprire”
Silente si alzò, “Sono convito che riuscirete a trovare una soluzione, vi saluto miei cari ragazzi” detto questo si avviò velocemente verso la porta e sparì oltre questa.
“Certo che è veramente strano come tipo!” intervenne Lucas.
“Molto” aggiunse Harry, “Allora ‘Mione, cosa hai trovato?”
“Dunque, abbiamo cercato su ogni tipo di libro, ma per la rievocazione dei ricordi non abbiamo trovato un bel niente, mentre per Broms si, cioè ci sono mille maghi che si chiamano così. E credo che non ci resta altro da fare che controllare la vita di tutti”
“Ma ci vorranno giorni, Jane
“Lo so, ma è l’unica pista che abbiamo”
“Già, su questo ha ragione” intervenne il bambino sopravvissuto, “Dai passami un libro che iniziamo”.
Hermione passò un libro ad Harry e si mise comoda su un letto, inziando a sfogliarne un altro, Lucas si sedette di fianco a lei, e ne prese un altro.

“Albus?”
“Vieni Minerva, accomodati”
La professoressa McGranitt accompagnata da Severus Piton entrò nell’ufficio del preside di Hogwarts.
“Ci sono novità, preside?”
“Si Severus, Harry ci ha dato un nome: Broms”
“E’ chi penso io, Albus?” chiese un po’ titubante la strega.
“Si Minerva, credo proprio che sia lui
“Io pensavo che fosse morto” intervenne il professore di Pozioni.
“Lo credevo anch’io Severus, ma a quanto pare non lo è, oppure è riuscito a creare un collegamento con Harry, per fargli capire come Bellatrix Lastrange ha creato al Quarta Maledizione Senza Perdono”
“Il signor Potter ha assistito alla sua creazione?” chiese allibita la professoressa di Trasfigurazione.
“Si, ho assistito alla prova definitiva” annuì il preside, “Si chiama Mortea Istantanea”
“Impressionante” costatò la McGranitt.
“Già… l’unica domanda che continua ad assillarmi è: Come ha fatto, ma soprattutto perché?”
“Non lo so Albus, ma i ragazzi sanno chi è?”
“Non ancora, ma sono convinto che lo scopriranno molto presto”
“Se mi permette, preside, secondo me non è una buona idea che i ragazzi scoprano chi è Broms”
“Comprendo i tuoi dubbi Severus, ma penso che sia giusto che Harry scopra chi l’ha trasportato in un ricordo, tra l’altro cosi importante”
“D’accordo” annuì Piton, “Ora devo tornare alla mia classe”
”Certo Severus, grazie per essere venuto”
“Si figuri, preside, a più tardi” il professore di Pozioni uscì dalla stanza in silenzio.
“Sono preoccupata Albus”
“Anch’io non sono tranquillo, anche perché è veramente da tanto tempo che non lo sento, e non ho mai pensato che avrebbe preso una posizione in questa guerra. Visto che non gli appartiene”
“Appunto. Non so cosa pensare”
“Dobbiamo lasciare che i fatti seguano il loro regolare corso. Purtroppo non possiamo fare altro”
“Hai ragione. Bene devo tornare anch’io a lezione, a dopo”
“Buona giornata Minerva”
“Grazie, anche a te Albus”
La donna usci dalla stanza, mentre Albus Silente ricominciava ad accarezzarsi la barba socchiudendo gli occhi.

“Senti qui” la voce di Ron fece alzare lo sguardo di tutti i presenti in infermeria, che in quel momento lo stavano guardando con attenzione, “Brian Broms, si pensa che questo mago sia uno dei più potenti al mondo, ha creato ben docici incantesimi e una grande quantità di pozioni per i guaritori, grazie a lui molti medimaghi sono riusciti a risolvere gravi problemi che la magia allora esistente non era in grado di sanare… Miseriaccia è morto un secolo fa…” il rosso abbassò lo sguardo, chiudendo il libro.
“Non preoccuparti” lo consolò Hermione, “Di quelli che abbiamo trovato sono o morti o ricoverati al San Mungo per malattie gravi e psichiatriche… non credo che sia grazie a loro che Harry ha potuto vedere il ricordo di Bellatrix”
“Già” intervenne Harry, “Secondo me andando avanti così non riusciremo ad arrivare a nessuna soluzione”
“Cosa proponi Potter?” chiese Lucas, alzando gli occhi dal libro che stava consultando.
“Non lo so Flatts, ma al momento penso che sia quasi inutile continuare a leggere libri che non fanno altro che dirci che questi tizi sono morti!”
“Capisco cosa vuoi dire Harry” intervenne Ginevra appoggiandogli una mano sul braccio, “Ma è l’unica pista che abbiamo. Se vogliamo capire chi è il tizio che ti ha parlato, non ci rimane altro che cercarlo sui libri”
“E se non fosse un mago?” l’unico serpeverde presente nella stanza aveva lo sguardo serio puntato su Hermione, lei lo guardava stranita, ma poi parve ricredersi.
“Potrebbe aver ragione” constatò, guandondo gli altri tre grifondoro.
“E cosa potrebbe essere?” chiese Ron incrociando le braccia.
“Non lo so” disse Lucas, “Però penso che non sia una possibilità da scartare”
“Non ha tutti i torti” lo interruppe Ginny, “Alla fine tutti quelli che abbiamo trovato fin ora sono morti, ricoverati o pazzi… potrebbe trattarsi di qualcosa di non interamente umano…” terminò guardando Hermione.
“Si, potrebbe essere” rispose la grifoncina, “Bisognerebbe controllare nella Proibita della biblioteca, magari c’è qualcosa”
“Quando andiamo?” chiese Ron.
“Stanotte” rispose Harry.
“Forse è meglio che vado solo io” li interruppe Hermione, “Harry non sarebbe sicuro che tu ti muovi nelle ore notturne, si accorgerebbero subito che manchi, visto che devi restare qui ancora per qualche giorno” continuò lei, “Ron, anche tu, è meglio che resti nel dormitorio, desteremmo troppi sospetti”
“E tu allora?!” la contrastò il rosso.
“L’accompagno io Weasley” intervenne Lucas, “Cosi al massimo mi invento qualche scusa sul perché siamo fuori dopo l’ora del coprifuoco” concluse con un sorrisino.
Ron strinse impercettibilmente i pugni, ma non rispose. “Devo dire che come piano non è male” costato Ginevra. “Già” le fece eco Harry.
“Perfetto” esclamò Hermione alzandosi in piedi, “Allora faremo così, vado in biblioteca a riconsegnare questi libri, tanto non ne ricaveremo niente di interessante”
Salutò i tre grifondoro con un bacio sulla guancia, poi prendendo per mano Lucas si avviò verso l’uscita con tutti i libri in mano.
Quando si fu chiusa la porta alle spalle, Ron si voltò verso l’amico e disse: “Mi sa che la cosa è davvero difficile da capire”.
“Già… spero solo che stasera riescano a trovare qualcosa di interessante, altrimenti non so più cosa pensare”.



Spazio per me...

Ciao gente, spero di riuscire a scrivere qualcosa anche domani, altrimenti dovrete aspettare dopo il 12 per un nuovo aggiornamente, causa vacanza in montagna! So già che impazzirò, visto che insieme a circa altre 10 persone devo curare un gruppo di 31 ragazzi e ragazzi di età compresa tra 11-15 anni... AIUTO! Mi raccomando commentate! Saluti, HiL

Speedy cara... sono felice di averti fatto commuovere un'altra volta, ihihih.... sto mettendo a dure prova la tua freddezza Serpeverde! eheh... Ti confesso che mi diverto davvero...! Comunque a parte questo grazie per i commenti alle altre due ff.. ma sopratutto grazie per la tua bellissima ff, hai visto che sei riuscita a creare qualcosa di veramente bello anche sul caro Ron...! Eheh.. a dir la verità ne ero sicura.. Un bacio e al prossimo commento kilometrico e senza filo logico! Saluti, HiL

Ritorna all'indice


Capitolo 49
*** Amico o Nemico? ***


6846156
49.    Amico o Nemico?

Sull’Isola del Banks al nord del Canada ci sono temperature molto rigide durante tutto il corso dell’anno, ma questo non sembra toccare gli abitanti di una villa situata sulla riva del Mare di Beaufort.
La casa è veramente immensa anche se all’interno vi abitano solo tre persone, uno di questi è quasi perennemente chiuso nelle sue stanze personalali.
Un piccolo ometto sta camminando velocemente nel corridoio del secondo piano, si fermò con il fiato corto davanti ad una porta di legno scuro, bussò lentamente e aspettò una risposta, che come al solito non tardò ad arrivare.
“Avanti” la porta di aprì da sola.
“Scusate il disturbo mio signore, ma è arrivata una lettera per voi e penso sia urgente”
“Vieni avanti Rey” la voce era profonda, metteva un certo timore, ma l’uomo lo conosceva ormai da moltissimi anni, quindi aveva smesso di avere paura del padrone di casa, si avvicinò e gli porse la pergamena.
“Puoi andare”
“Certo signore, se avete bisogno….”
“So che sarai subito qui” concluse per lui.
Rey fece un inchinò e si smaterializzò lontano dalla stanza.
Il padrone di casa si alzò dalla sua poltrona e si avvicinò alla finestra, i deboli raggi del sole lo illuminarono: la sua pelle era diafana, i suoi occhi erano di uno strano grigio, quasi trasparente, i capelli invece erano neri come la pece ed erano legati in una coda bassa, la sua figura era slanciata e atletica. A prima vista non dimostrava più di trent’anni. Con le lunghe dita da pianista aprì la lettare che gli era stata consegnata, sapeva già chi gliel’aveva mandata, d’altronde era da molto tempo che conosceva Albus Percival Wulfric Brian Silente.

Dall’altra parte del globo erano quasi le due di notte ed Hermione Jane Granger in compagnia di Lucas Flatts era riuscita ad entrare nella Sezione Proibita della biblioteca di Hogwarts. Erano entrambi sotto il mantello dell’invisibilità di Harry e si stavano muovendo nel più assoluto silenzio tra gli scaffali della stanza.
“Dobbiamo cercare di fiare il più in fretta possibile” bisbigliò la grifoncina, “Se Gazza ci scopre è la fine”.
“Tranquilla Jane, faremo in fretta” le rispose altrettanto piano il serpeverde, stavano camminando ormai da qualche minuto quando il ragazzo si fermò di colpo.
“Hai trovato qualcosa?”
“Guarda” Lucas le indicò un volume di fronte a lui, era in pelle nera e il titolo faceva proprio al caso loro: Broms. “Forse ci siamo” costatò il giovane mentre lo sfilava dallo scaffale.
Si sedettero per terra rimandendo entrambi sotto la protezione del mantello, lo aprirono e cercarono l’indice.
“Leggi qui” sussurrò Hermione indicanto con l’indice un capitolo, “La storia di Heric Broms un mago che diventò un demone”.
“Potrebbe essere quello che cerchiamo”
La grifoncina annuì e cercò il capitolo che le interessava, era a circa metà del libro, iniziò a leggere sottovoce: “Heric Broms era un mago di notevole forza, conosceva ogni genere di incantesimo sia di magia bianca che di magia nera, ma questo non gli bastava. Voleva sempre di più. Voleva essere il mago più potente di tutto il Mondo Magico, così una notte di luna piena fece un incantesimo che segnò la sua fine della sua anima mortale” Hermione si fermò e si voltò verso Lucas, il giovane la guardò negli occhi poi continuò lui a leggere: “Quella notte venne ricordata per molto tempo. Il grandioso mago Broms lasciò il posto ad un essere di notevole forza: il suo corpo mutò, la sua pelle divenne diafana e i suoi occhi divennero quasi trasparenti. La sua anima umana venne sostituita da un’essenza demoniaca. Da quella notte nessuno ebbe più sue notizie, nessuno mai riuscì a scoprire quale incantesimo usò. Si pensa che si sia rinchiuso in qualche posto lontano dalle zone abitate, molto probabilemente in qualche isola disabitata al nord del Canada, nel Mar Glaciale Artico. Non si ebbero mai più sue notizie, i familiari rimasero sconvolti e cercarono di indagare tra i suoi conoscenti ed amici, ma non si ebbero mai delle risposte. Solo un mago riuscì a contattarlo dopo molti anni, il suo nome era….” Lucas si fermò.
Albus Percival Wulfric Brian Silente” lesse per lui Hermione.
La coppia si guardò negli occhi, “Potrebbe essere lui” disse Lucas. “Si, però non ne siamo sicuri. Sappiamo solo che un mago è riuscito a diventare un demone, però non sappiamo se sia in grado di rievocare i ricordi, anche se i demoni hanno una forza e una potenza maggiore di un semplice mago. E poi a lui cosa potrebbe importare di Lord Voldemort. Non sappiamo neanche quando sia esistito”
“E’ scritto qui” la informò, “Heric Broms nacque nel.. cazzo… 1700 ha quasi trecento anni!”
“Come diavolo ha fatto a conoscere Silente?!”
“Aspetta” Lucas continuò a girare lentamente le pagine dell’antico libro, “Ecco qui… Silente riuscì ad incontrare Broms durante la sua adolescenza, aveva letto degli scritti che parlavano di lui, e la sua grande curiosità l’aveva spinto a cercare il demone. Non disse mai a nessuno dove si trovava o come era fatto. Non lasciò mai dichiarazioni se non che l’aveva trovato e che gli aveva parlato”.
“Ho capito, ma come facciamo a sapere se è davvero lui?”
“Con tutti quelli che abbiamo cercato tra ieri e stamattina questo mi sembra quello che più sia in grado di rievocare un ricordo, anche se ancora non riesco a spiegarmi il perché? Se è un demone potrebbe sconfiggere questo Voldemort con un dito”
“Non è la sua guerra” sussurrò Hermione.
“D’accordo. Allora perché ha aiutato Potter?”
“Non lo so. Ma credo che questo non lo scopriremo sui libri. Si sono perse le sue tracce dopo che è diventato un demone. Solo Silente è riuscito a parlargli e magari è stato proprio in quel momento che gli ha detto di Voldemort, magari gli ha proprio chiesto aiuto e lui gli ha risposto di no”
“Può essere, non ci resta che chiedere a lui”
“Non ci dirà niente. Ad Harry ha detto che lo aveva già sentito, ma non gli ha detto niente. Forse, come al solito, vuole tenerci all’oscuro di qualcosa”
Lucas chiuse il libro e si alzò, “Quello che potevamo scoprire l’abbiamo scoperto” disse rimettendo il volume al suo posto.
Prese per mano la grifoncina ed insieme si incamminarono verso l’uscita.
Si fermarono davanti al ritratto della Signora Grassa, “Grazie per essere venuto con me” gli disse Hermione mentre ripiegava il mantello dell’invisibilità. “Questo e altro per te, Jane” le rispose lui, alzandole il mento con due dita. Si spacchiò nei suoi occhi blu e si alzò sulle punte per raggiungere le sue labbra, Lucas l’afferrò per i fianchi e la strinse a se approfondendo il bacio.

Sapevo che prima o poi ti saresti fatto vivo, amico mio.
Certo devo ammettere che all’inizio mi hai fatto prendere un vero e proprio spavento:  creare un coma al giovane Harry e trasportarlo in un ricordo. Ero intimorito e non pensavo che fossi stato davvero tu.
Alla fine hai deciso di venire in nostro aiuto? Non ne sono ancora del tutto sicuro, non so spiegarti il perché.
Spero di avere tue notizie presto, per sapere cosa vuoi fare.
Avresti dovuto vedere i ragazzi che cercavano di capire chi fossi. Sono sicuro che molto presto verranno a farmi delle domande sul tuo conto, non so se rispondergli o no. Aspetterò una tua risposta prima di parlare.
Però sono convinto di una cosa, Heric, se hai deciso di aiutarci non ci abbandonerai facilmente.
Sarei molto felice di poterti rivedere. Ovviamente non dirò niente a nessuno.
Minerva e Severus sono molto preoccupati a dire la verità, non sono ancora molto convinti, non pensano che tu sia un amico, ma io mi fido di te.
Dopo il nostro incontro, ho capito che mi potevo fidare se mai un giorno avresti deciso di aiutarci in questa guerra. So che non ti appartiene, ne sono consapevole, però dopo questa “soffiata” sulla nuova maledizione… sto iniziando a ricrederci..
Comunque basta con le parole, aspetto tue notizie.

A presto spero.

Albus Silente

Il demone prese la pergamena e la face sparire con uno sciocco di dita, aprì con la telecinesi un cassatto della sua scrivania e sempre con la forza del pensiero iniziò a scrivere qualche riga su un foglio, mentre un sorriso nasceva sulle sue labbra pallide.


Spazio per me....

littlevampire  Ciao Mè... che dici?!

Speedy ciao cara! Salutami la tua nonna e ovvviamente il tuo caro e simpatico micione, mi raccomando tienilo lontano dalla tastiera! Comunque sono contenta che anche la tua nonna segue le mia storia.. spero di non deludervi.. saluti al prossimo commento. Bacio!  

Ritorna all'indice


Capitolo 50
*** Frammenti di verità ***


156987
50.      Frammenti di verità

Albus Silente era seduto alla scrivania del suo ufficio quando Funny tornò. Allacciato alla zampa aveva una piccola pergamena, sorrise mentre le accarezzava il petto e le sfilava il messaggio.
Si tolse gli occhiali a mezzaluna e lesse il contenuto della lettera:

Caro Albus,

è un piacere sentirti, lo sai. Scusa se non mi sono mai fatto vivo, ma sai com’è il mio carattere.
Comunque si, sono stato io ad aiutare Potter a scoprire la maledizione della Lastrange.
In questi lunghi anni ho pensato molto alle tue parole, così ho deciso di darti una mano, anche se non è la mia guerra e non ne trarrò nessun beneficio.
Devo però confessarti che la rievocazione del ricordo non è opera mia, io ho permesso che questo accadesse, ma tutta l’operazione di trans non è stato fatta da me, ma questo ti sarà spiegato in futuro.
Partirò tra una settimana, e fino ad allora ti prego di non rivelare questo ai ragazzi, a meno che non siano loro a farti capire che sanno già.

A presto

Heric Broms

“Buone notizie Albus?” Minerva McGranitt era in piedi davanti a lui e lo guardava con uno sguardo incuriosito.
“Si Minerva, i miei sospetti erano fondati” rivelò facendo scomparire la pergamena.
“Dici sul serio? E’ stato davvero lui? Perché?”
“Ogni risposta al suo tempo, mia cara. Anch’io non lo so ancora, Heric ce lo spiegherà quando arriverà qui”
“Vuoi forse dirmi che verrà qui?!” chiese allibita la strega.
“Esattamente tra una settimana”
“Non ci posso credere, cosa diremo ai ragazzi? E ai genitori?”
“Assolutamente niente Minerva, nessuno saprà che Heric è qui, tranne i diretti interessati. Poi se lui vorrà aiutarci, sarà lui stesso a farsi conoscere”.
“D’accordo Albus” annuì la donna, “Ora devo andare”
“Mi raccomando, tieni per te quello che ci siamo detti”
“Certamente”
“Buona giornata”

“Un demone?! State scherzando, vero?!” la voce di Ron era incredula.
Quella mattina si erano ritrovati in infermeria per aggiornarsi sulle ricerche notturne di Hermione e Lucas. Harry e Ginevra erano seduti sul letto del ragazzo, Ron su una sedia di fianco a loro, mentre Hermione e Lucas erano sul letto di fronte ai grifoni.
“Mi stai forse dando del bugiardo, Weasley?” lo squadrò il serpeverde.
“No, non è questo. E’ che mi sembra assurdo, insomma un demone…” cercò di dire il rosso.
“Ascolta Ron” intervenne Hermione, “Questo tizio era un mago, un potentissimo mago, con un incantesimo di sua invenzione è riuscito a trasformarsi in un demone. E secondo noi è grazie a lui che Harry ha scoperto l’incentesimo di Bellatrix”
“Come fate ad esserne sicuri?” chiese Harry.
“Conosce Silente” spiegò Lucas.
“Sul serio?!”
“Già, Silente durante la sua adolescenza l’ha cercato e trovato. Io penso che con molto probabilità ci sia lui dietro quello che ti è successo Harry. Ne sono quasi del tutto certa”
“Credo che Hermione abbia ragione” intervenne Ginny, “In fin dei conti nessun mago normale sarebbe in grado di fare una magia del genere”
“Non ci resta che chiedere a Silente” constatò Ron.
“Sempre se ci dirà qualcosa” aggiunse Harry sconsolato, “Non è la prima volta che ci lascia all’oscuro”
“Anche questo è vero”
“Ma siete in guerra o sbaglio?” intervenne Lucas, aveva tutti gli occhi dei grifoni addosso, “Voglio dire: tu sei il bambino sopravvissuto, è un tuo diritto sapere quello che devi sapere. E voi alla fine lo avete aiutato in tutti questi anni a sconfiggere quelli che seguono la causa di quel cretino. Quindi dovrebbero rendervi partecipi di quello che pensano o sanno”
“Sai che cominci a starmi simpatico” confessò Ron.
“Meglio tardi che mai” disse Hermione con un sorriso.
Tutti i presenti scoppiarono a ridere.

Dall’altra parte del globo Heric Broms era seduto sulla balaustra del balcone ed ammirava il tramonto, uno degli spettacoli della natura che non si sarebbe mai stufato di ammirare.
Nonostante la sua immortalità, c’era qualcosa che ancora lo affascinava e questo era proprio il sole, gli incredibili giochi di colore che faceva sul mare e sul cielo lo lasciavano sempre senza fiato, anche se ormai lui non aveva più bisogno dell’ossigeno per vivere.
La porta della sua stanza si aprì, ma lui sapeva già chi fosse. Non era Rey, perché lui bussava sempre prima di entrare nelle sue stanze personali, e visto che in quella grande villa vivevano in tre, non era difficile da capire chi fosse quello che non bussava mai.
“Non imparerai mai le buone maniere, vero Mike?” disse con un tono tra il severo e il divertito.
“Mai” la voce gli arrivò dalle spalle, si voltò e scontrò il suo sguardo grigio con quello scuro del giovane appoggiato al muro, sicuramente se il ragazzo si sarebbe trovato in una città piena di gente, non ci sarebbe stata donna in grado di dirgli di no. Era alto, la pelle era diafana proprio come la sua, i capelli erano corti e scuri, ma il potere più forte di quel giovane erano proprio gli occhi: grandi, profondi, quasi neri, così tanto simili ai suoi…
“Silente ti ha scritto?” la voce di Mike profonda lo distolse dai suoi pensieri.
“Si, mi ha scritto ieri, gli ho detto che andrò da lui tra una settimana”
“Io verrò con te” disse il giovane avvicinandosi al demone, “D’altronde sono stato io a far capire a Harry James Potter di chi era quel ricordo”
“Lo so Mike” lo bloccò Broms, “Infatti volevo proprio chiederti di venire insieme a me”
“Fantastico” disse il ragazzo con un sorriso.
“Sono felice che la cosa ti interessi”
“Sono rimasto qui da quando sono nato, un po’ di vita non credo che mi farà poi così male, non credi?”
“Dipende dai punti di vista, figliolo” rispose il demone guardandolo divertito.
“Certo, come sempre. Torno nel mio studio” disse voltandosi, sparì in un secondo senza aspettare la risposta di Heric.
Broms quando Mike se ne fu andato tornò a guardare l’orizzonte, il sole ormai era tramontato del tutto e il buio stava per avvolgere tutto con il suo manto nero.
I ricordi di quella lunga vita che aveva vissuto lo avvolsero. Gli occhi di Mike gli riportavano alla mente sempre lei: Luce, l’unica donna che avesse mai amato. Lui era già riuscito a diventare un demone, l’aveva conosciuta dutante i suoi lunghi viaggi. Era stato amore a prima vista. Neanche ora riusciva a spiegarsi cosa l’avesse spinta a legarsi con un demone. Forse era proprio vero che l’amore non ha regole, non ha spiegazioni.
Ed era proprio da quell’unione che era nato Mike, il problema è stato proprio il parto. Lui era un demone e lei un’umana, ovviamente la loro unione aveva generato un mezzo demone, e questo per Luce era stato troppo.
Aveva sofferto tantissimo durante il parto e nonostante i suoi poteri, non era riuscito a salvarla. Li aveva lasciati dopo poco tempo. Mike non l’aveva mai conosciuta, ma tutto di lui gliela ricordava. Suo figlio però aveva preso molto anche da lui, d’altronde era suo padre. Da lui aveva ereditatò metà della sua anima, infatti era un mezzo demone, la pelle diafana, la grande forza, ma soprattutto nelle sue vene scorreva un sangue misto e questo l’aveva fatto diventare ancora più potente. Era stato proprio grazie al suo prezioso aiuto che era riuscito ad evocare il ricordo ad Harry. C’erano riusciti solo insieme.
Heric Broms scosse la testa, rientrò nella sua stanza e si verso un po’ di vino in un calice, aveva bisogno di estraniarsi per un attimo da tutto e da tutti. Certi ricordi gli facevano ancora male.


Spazio per me...

Comunicazione di servizio: gli aggiornamenti ritorneranno dopo il 12, causa vacanza! Saluti, HiL

Ritorna all'indice


Capitolo 51
*** E' forse amore? ***


521572
51.       E’ forse amore?



Non esistono leggi in amore,
basta essere quello che sei,
lascia aperta la porta del cuore,
vedrai che una donna è già in cerca di te.
 


Hermione Granger e Ron Weasley erano seduti di fronte al camino nella loro Sala Comune, la notte era ormai calata da molto tempo, ma nessuno dei due aveva sonno. Tutte le varie possibili scoperte li riempivano la testa di dubbi, domande, perplessità, e questo purtroppo non li faveva dormire.
Erano li, da soli, in silenzio, seduti vicini a fissare le fiamme rosse del camino. Ron seguiva con gli occhi lo scoppiettare allegro del fuoco, ma la sua mente era altrove.. pensava ad Harry, ai continui attacchi dei Mangiamorte, a Broms… ma pensava anche a lei
Non l’aveva più vista da quel giorno ad Hogsmade, però doveva ammettere che molte volte si fermava a pensare e il suo volto appariva nella sua mente. Aveva anche riflettuto sulle parole di Harry, doveva iniziare a vedere Lavanda come una ragazza, non come una ripicca nei confronti di Hermione… e si era reso conto che la Brown alla fine non era male, certe volte faceva un po’ l’oca, certo, viveva di pettegolezzi… però lo faceva stare bene.  
Si voltò per un secondo verso Hermione e la guardò fissare anche lei un punto indefinito del camino, avrebbe dovuto parlargliene o forse doveva stare zitto? Forse un suo consiglio gli sarebbe stato utile….
“Mione, ti posso parlare?” la sua voce era leggermente inclinata, non sapeva neanche lui il perché, si vergognava forse?
La grifoncina si voltò verso di lui con un sorriso, “Certo Ron, dimmi pure”.
“Ecco, io…” iniziò balbettando, intento che le sue orecchie diventavano sempre più rosse.
“Tutto bene?” gli chiese la bruna, guardandolo con uno sguardo preoccupato.
“Si tutto ok, è solo che non è facile…” disse lui passandosi una mano tra i capelli rossi, “Diciamo che è una cosa un po’… come dire, delicata…”
Hermione si sedette meglio sul divano, incrociando le gambe mentre lo fissava negli occhi con lo sguardo dorato sempre più curioso, “A me puoi dire tutto, lo sai” gli disse dolcemente.
“Si lo so… è solo che…”
“Ron…”
“Esco con Lavanda” l’aveva detto. Ci era riuscito, e adesso? Come l’avrebbe presa lei?
Hermione spalancò gli occhi per la sorpresa, poi dopo un attimo di smarrimento, si lasciò sfuggire un sorriso.
Ron potè riprendere a respirare in una maniera normale solo dopo quel lieve sorriso, la guardò in cerca di una reazione, che non tardò ad arrivare.
“Sai Ron, qualche tempo fa ho sentito una canzone babbana, diceva così: non esistono leggi in amore, basta essere quello che sei, lascia aperta la porta del cuore, vedrai che una donna è già in cerca di te…
“Perché me la dici proprio adesso?”
“Semplice, perché sono convinta che questa storia non sia nata nel modo giusto, o mi sbaglio?” gli chiese guardandolo con uno sguardo falsamente severo, il rosso non rispose, ma divenne dello stesso colore dei suoi capelli. “Non mi sbagliavo… sai sono convinta che questa storia possa decolare piuttosto bene, ma per primo devi esserne sicuro tu, se non lo sei, lascia stare. Perché oltre che far soffrire lei, staresti sicuramente male anche tu”
“Credo che hai ragione” sussurrò Ron, “Non è nata nel modo giusto, però con lei mi sento bene…”
“Questo è un buon inizio, non pensi?”
“Si, credo di si”
“Bene, e allora che aspetti?!” gli disse scattando in piedi, “Parlale e vedrai che andrà tutto bene”
Ron annuì, poi si alzò a sua volta. Si guardarono negli occhi per qualche istante poi il rosso parlò con una voce molto profonda, “Lucas è fortunato ad averti. Sei speciale Hermione. Lo sei davvero”. La grifoncina gli regalò un dolce sorriso e poi lo baciò su una guancia, “Grazie Ron, anche Lavanda è fortunata ad avere te… Sai perché?” gli chiese accarezzandogli al pelle chiara che aveva appena baciato, lui scosse la testa e non rispose, “Semplice, perché tu faresti di tutto per le persone che ami. Ne sono convinta.. e sono anche sicura che presto ti renderai conto che è proprio questo sentimento che ti legherà a lei…” detto questo si allontanò dall’amico e con un ultimo sorriso si congedò in silenzio.



Senza l’amore un uomo che cos’è
Su questo sarai d’accordo con me,
senza l’amore l’uomo che cos’è?
E questa l’unica legge che c’è.



Ron Weasley aprì lentamente gli occhi e si rese conto che non era nel suo dormitorio, un leggero mal di collo glielo fece capire un istante dopo quando si alzò dal divano sul quale aveva dormito tutta notte. Era rimasto in Sala Comune.
Si stiracchiò fecendo qualche passo in avanti, la tenue luce dell’alba illuminava il campo del castello, il sole stava sorgendo in quel momento.
Si voltò versò le scale che portavano ai dormitori per dirigersi nella sua camera, ma si fermò.
Sul primo gradino c’era lei: Lavanda Brown. La giovane gli rivolse un caldo sorriso, gli occhi azzurri nel vederlo si illuminarono. Ron la guardò e le sorrise in risposta, Lavanda annullò velocemente la poca distanza che li separava, lo abbracciò forte, avvolgendogli le braccia intorno al collo. Il rosso le passò le braccia intorno ai fianchi beandosi per un istante di quel contatto.
“Buongiorno” gli sussurrò lei contro la pelle del collo.
“Ciao” Ron si allontanò dal corpo della giovane per poterla guardare negli occhi, un dolce sorriso illunimava il suo volto, e non potè fare a meno di sorridere anche lui. Le accarezzò piano la pelle delle guancia con il pollice, poi si chinò verso di lei e le diede un lieve bacio a fior di labbra. Lavanda volle cercare di approfondire il gesto del rosso, ma lui si spostò. “Aspetta…” bisbigliò, “Prima devo dirti una cosa”.
“Ti ascolto” gli rispose guardandolo negli occhi azzurri curiosa.
“Ecco, non è molto facile per me dire una cosa del genere…” iniziò passandosi una mano tremante tra i capelli rossi, “Devo confessarti che abbiamo iniziato male questa storia…”
“Cosa vorresti dire?”
“Lasciami finire…” le chiese accarezzandole ancora la guancia, “Per favore”.
“D’accordo” rispose Lavanda senza sottrarsi dalle attenzioni del giovane.
“La prima notte che abbiamo passato insieme… ecco… mi sento un vero e proprio cretino… però è successo, puoi odiarmi se vuoi, non te lo posso impedire, e forse è anche giusto così. Sono stato un vero idiota” distolse lo sguardo da quello azzurro della Brown, senza però allontanarsi troppo, continuò a parlare abbassando ancora di più il tono della voce, “Quando però siamo tornati dalle vacanze di Natale e abbiamo passato quel pomeriggio insieme ad Hogsmade.. ecco, penso che qualcosa sia cambiato…” riportò le sue iridi cristalline in quelle della giovane, “Lavanda io non so ancora cosa c’è tra noi… però penso che potremmo provare a stare insieme per davvero, ovviamente solo se tu lo vorrai. Non ti voglio costringere o forzare, se sei arrabbiata con me non fai altro che bene, in fin dei conti non sono stato molto corretto nei tuoi confronti all’inizio… però ora ho capito: in tua compagnia sto bene…” il rosso si bloccò perché Lavanda gli aveva appoggiato un dito sulle labbra, “Sshh… non dire più niente” disse piano, “Anch’io voglio provare a stare con te. Tu mi piaci Ron, lo sai. Neanch’io so ancora cosa c’è tra noi, ma possiamo anche provare a scoprirlo insieme, non trovi?”
Ron annui senza risponderle e Lavanda gli passò le braccia intorno al collo per avvicinarlo a se… “Adesso però Ron Weasley, baciami…” gli sussurrò contro le labbra, il rosso immerse una mano nei capelli biondi della sua ragazza e accontentò la sua richiesta. Baciandola per la prima volta con tutta l’attenzione che meritava.

Harry James Potter aprì gli occhi e si specchiò in due occhi azzurri protetti da due lenti a mezzaluna, si alzò di scatto sul letto, mentre Albus Silente lo guardava sorridente.
“Professore!”
“Buongiorno Harry, perdonami se ti ho fatto spaventare” gli rispose il mago sedendosi sul letto dell’infermeria.
“Non si preoccupi”
“Sarai contento, oggi finalmente potrai tornare nel tuo dormitorio, Madama Chips ha detto che può tranquillamente dimetterti perché non hai più avuto crisi”
“Si… adesso sto bene. La cicatrice non mi fa più male”
“Questo mi rende felice”
“Professore, posso chiederle una cosa?”
Il vecchio mago puntò il suo sguardo in quello verde del bambino sopravvissuto ed annuì, “Lei sa chi è stato a trasportarmi in quel ricordo, vero?”
Silente fece un respiro profondo e si accarezzò la lunga barba bianca, “Si Harry, io so chi è Heric Broms”.
“E perché non me l’ha detto subito?” sbottò il giovane stringendo i pugni, “Possibile che ogni volta dobbiamo dividerci in quattro per capire? Non poteva rivelarmi subito chi era?”
“All’inizio non ne ero sicuro neanch’io Harry, ho dovuto esserne certo prima di venire qui a parlartene”
“Bene, allora visto che è qui, potrebbe illuminarmi su di lui o devo aspettare ancora?”
“Ti chiedo di pazientare ancora qualche giorno”
“Perché?!”
“Perché, mio caro ragazzo, parlarai direttamente con lui” gli confessò il mago.
“Vuole forse dirmi che verrà qui?”
“Esattamente. Credo che sia già in viaggio. Tra qualche giorno incontrerai di persona Heric Broms” detto questo il preside si alzò, si sistemò la veste e poi lo guardò attraverso gli occhiali a mezzaluna, “Adesso ti consiglio di prepararti Harry, la prima lezione di oggi non è mica con il professor Piton? Sai meglio di me che non sopporta i ritardatari” gli fece l’occhiolino e uscì velocemente dalla stanza.
Harry si alzò dal letto e si vesti con i vestiti che trovò di fianco al letto, c’erano anche i suoi libri.
Dopo qualche minuto uscì pensieroso dall’infermeria, tra qualche giorno avrebbe incontrato Heric Broms, il mago che era riuscito a trasportarlo in un ricordo di Bellatrix Lastrange. Una domanda pero continuava a tormentargli i pensieri: poteva fidarsi veramente di lui, o no?



Spazio per me....

Ciao gente! Scusate il ritardo ma era in montagna... sono tornata da qualche giorno, ma mi mancava l'ispirazione... prometto che da adesso in poi aggiornerò più velocemente, anche perchè non ho più la scuola.. sono completamente libera, almeno per un po', spero solo di non perdere ancora l'ispirazione... Saluti! HiL

Ritorna all'indice


Capitolo 52
*** Arrivi ***


064
52.      Arrivi

Era ormai passata una settimana da quando Harry James Potter era stato dimesso, ma di Heric Broms non c’erano ancora tracce.
Il trio si trovava in Sala Grande a consumare al colazione, quando notarono che Albus Silente si alzò di scatto dalla sua poltrona. Lo videro scambiarsi uno sguardo d’intesa con la professoressa McGranitt e poi lo seguirono con gli occhi fino a che non scomparve dietro una porta latarale.
Harry si voltò verso i suoi due amici e sussurrò: “Pensata che sia lui?”
“Potrebbe essere molto probabile” rispose altrettanto piano Hermione, Ron di fronte a lei annui convinto.

Heric e Mike Broms erano in piedi davanti al portone principale della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, entrambi erava avvolti da un lungo mantello nero e i loro volti erano nascosti da un cappuccio.
“E così è questa la grande scuola di Albus Silente” disse il più giovane, spostando lo sguardo verso il demone.
“Già” rispose il padre guardandolo.
“Ben arrivati” una voce li fece voltare verso la porta del castello, che un istante dopo si aprì e rivelò la presenza di un mago molto anziano che li guardava sorridendo.
“Albus Percival Wulfric Brian Silente” disse il demone facendo un passo verso il preside togleindosi il cappuccio dal capo per rivelare la sua idendità al mago, gli porse la mano e sorrise, “Sono contento di vederti”
“Anch’io Heric, non sei cambiato” constatò Silente stringendogli la mano pallida, “Ma non restiamo qui, entrate” continuò facendoli entrare nel castello, Broms si rimise il cappuccio e facendo un segno del capo al figlio seguì l’amico.  
I due stranieri camminavano uno di fianco all’altro, mentre Silente faceva loro strada tra i corridoi del castello fino al suo ufficio. Solo quando la porta si fu chiusa i due si tolsero il mantello rivelando la loro immagine intera al mago.
Silente si sedette sulla sua poltrona, mentre Heric e Mike presero posto di fronte a lui.
“Albus voglio presentarti Mike” disse Broms con voce seria, “E’ mio figlio” precisò il demone, mentre il giovane stringeva la mano al mago.
“Tuo figlio? Non ne sapevo nulla”
“Lo so, perdonami”
“Non ti angustiare. Scommetto che è…”
“Sono un mezzo demone” intervenne Mike, “Visto che state parlando di me, posso rispondere da solo. Credo di essere abbastanza grande”
“Certo certo” disse Silente con un sorriso.
“Scusalo, non conosce molto bene le buone maniere”
“Papà non credo che siamo qui per parlare del mio comportamento, o sbaglio?!” disse il giovane con un ghigno.
“Ha ragione lui” intervenne Silente notando lo sguardo del suo vecchio amico, “Sono convinto che dobbiate spiegarmi un po’ di cose, vero?”
I due demoni si scambiarono uno sguardo d’intesa poi sorrisero al mago, “Si, sarà molto lunga” constatò Mike.
“Perfetto, avete la mia totale attenzione”
Heric Broms fece comparire tre calici di vino bianco e dopo aver fatto un sorso dal proprio bicchiere iniziò a parlare puntando gli occhi grigi in quelli azzurri del vecchio amico, “Come sai vivo da quasi trecento anni in Nord America e non mi sono mai interessato alle faccende di voi umani… però mi tengo informato. E devo ammettere che questo Lord Voldemort mi ha incuriosito parecchio, ho seguito tutte le sue mosse e ovviamente so tutto quello che si dovrebbe sapere su Harry James Potter… ed è per questo che ho provato a fare questo esperimento. Evocare un ricordo e trasferirlo nella mente di un’altra persona. Per questo mi sono fatto aiutate da mio figlio, essendo un mezzo demone i suoi poteri sono molto forte a causa del sangue misto, è stato lui a parlare al bambino sopravvissuto. Io ho creato tutta la situazione, lui l’ha messa in pratica”.
“Non è stato facile” intervenne Mike, “Però penso di essere in grado di rifarlo, se la cosa vi po’ interessare”.
“Devo ammettere che la cosa ci farebbe molto comodo, ma il giovane Potter non credo sarebbe molto contento di rifinire in quello stato di trans… non è stato molto piacevole” rispose Silente.
“Lo so, ma ora saprebbe chi lo sta momentaneamente controllando, quindi non si dovrebbe spaventare”
“Anche questo è vero, ma dovremmo comunque chiederlo a lui”
“Certamente” concluse Mike.
“Ritornando a noi” intervenne nuovamente Heric, “Abbiamo rievocato proprio quel ricordo perché siamo convinti che sia una delle cose più pericolose che quel mago abbia fatto. Devo ammettere però che è davvero un grande mago, ha fatto cose terribili certo, ma grandi. Senza togliere nulla a te Albus” aggiunse con un sorriso, “Comunque questa operazione è arrivata a buon fine solo grazie a quella giovane con i capelli rossi, non è stato semplice farlo tornare indietro, ma eravamo convinti che ci sarebbe riuscito perché il suo cuore appartiene a quella ragazzina ed è solo grazie a lei che lui è ancora qui”
“Quindi se Harry non fosse stato innamorato, non sarebbe riuscito a ritornare indietro?” chiese Silente puntando il suo sguardo, stranamente severo, sui due stranieri.
“Forse, non ne siamo sicuri” rispose Mike, “Abbiamo pensato che anche la ragazza con gli occhi d’oro ha una grande influenza su di lui, quindi forse sarebbe stata sufficiente lei”.
“Quindi non erava sicuri di quello che avete fatto?”.
“Siamo sicuri che in qualche modo sarebbe tornato indietro” puntualizzò Mike, “Ma questo non significa che sarebbe stato facile”.
“Albus è stato un esperimento” aggiunse Broms.
“Avrei preferito essere avvisato prima”.
“E’ andato tutto bene o sbaglio?” continuò il più giovane, “Quindi perché star qui a fare tutte queste prediche?”.
“E’ molto semplice, è un mio studente”.
“Certo” disse Mike alzandosi, “Se permettete vado a fare un giro, io centro solo in questo esperimento, in quello che pensa mio padre no…”
“Certamente, puoi visitare il castello se ti interessa”
“Grazie” detto questo il mezzo demone si smaterializzò.
Albus Silente tornò a fissare la sua attenzione su Heric Broms, “Scusalo non è mai stato educato” si scusò.
“Non ti preoccupare, i giovani sono tutti cosi” scherzò il mago.
“Non è come gli altri giovani, ha quasi duecento anni” precisò il demone.
“Non me l’avevi mai detto”
“Lo so, e mi dispiace. Ma dopo la morte di sua madre, non volevo parlare con nessuno. Non gli ho prestato molte attenzioni nei primi anni della sua vita, ci ha pensato Rey a curarlo. Non ho esercitato molto bene il ruolo di padre nei primi anni” continuò abbassando lo sguardo.
“Però mi sembra che siate molto uniti”
“Vivremo un’eternità insieme, ma i primi anni sono stati duri, poi tutto si è risolto. O almeno quasi tutto”
“Come è morta?”
“Luce era una donna eccezionale… aveva due occhi profondissimi, come quelli di Mike… era veramente bellissima, l’ho conosciuta prima di trasferirmi definitivamente sull’Isola di Banks. È stato amore a prima vista, l’unica persona che abbia mai amato. Lei mi ha accettato subito, anche se ero un demone. Dopo un po’ di anni è rimasta incinta e il parto è stato duro, molto duro… è morta dopo una settimana”
“Mi dispiace, veramente tanto”
“Mike me la ricorda in molte occasioni…” continuò alzando nuovamente lo sguardo verso l’amico, “Ma non sono qui per parlare di questo, scommetto che hai delle domande da farmi.
“Si, perché hai deciso di aiutarci?”
“Ti ripeto che questa non è la mia guerra. Gli uomini sono davvero dei campioni a crearsi problemi. Siate perennemente in guerra Albus, in tutti questi anni ne ho viste davvero tante. E tutte uguali, tutte per lo stesso motivo. Il potere, la supremazia sul più debole… Certo è stato proprio questo a portarmi a diventare un demone, ma l’ho fatto per me, solo ed unicamente per me. Non ho messo a redentaglio la vita di nessuno e non ho coinvolto nessuno. Quando sono diventato un demone me ne sono andato. Lord Voldemort invece sta creando davvero tanto scompiglio… e visto che tu sei un mio amico ho deciso di aiutarti”.
“Ti ringrazio di cuore Heric, il tuo gesto è molto nobile".
Il demone annui finendo il suo calice di vino.

Hermione Jane Granger era appoggiata alla parete dell’aula di Trasfigurazione, la lezione era finita, ma lei non se ne era ancora andata perché aspettava una persona. E quella persona stava arrivando proprio in quel momento, Lucas Flatts camminava verso di lei lentamente. La grifoncina si allontanò dalla parete e mosse alcuni passi nella sua direzione, il serpeverde si fermo a qualche centimetro di distanza e le sorrise, un sorriso caldo, allegro, vero, uno di quelli che rivolgeva solo a lei.
“Ciao Jane”  
“Ciao” rispose la grifoncina alzandosi sulle punte per potergli sfiorare le labbra con le sue, Lucas l’afferrò per i fianchi e l’attirò a se per approfondire il bacio. Quando si separarono avevano entrambi il fiato corto, si guardarono negli occhi per un tempo che parve infinito. Poi il serpeverde fece scivolare la sua mano in quella della gifoncina e intrecciò le dita con le sue, “Andiamo?” le disse. Hermione annui, iniziarono a camminare mano nella mano per il corridoio. Sulle labbra della grifoncina nacque un sorriso sincero, si sentiva veramente bene, la sua sola presenza la tranquillizzava, le faceva dimenticare tutto quello che la circondava. In quei momenti esistevano solo loro. Ancora immersa in quel dolce pensiero non si accorse di un ragazzo che camminava nella loro direzione e si fermava proprio di fronte a loro.
“Cosi sei tu la ragazza dagli occhi d’oro” constatò lo sconosciuto.  
Lucas ed Hermione si fermarono di colpo, chi era quel ragazzo? Non l’avevano mai visto per i corridoi, aveva i capelli corti, gli occhi erano quasi neri profondissimi, ma la cosa che più colpiva era il colore della pelle e la sua corporatura: sembrava fatto di marmo. Il suo fisico era scolpito, ben proporzionato e la pelle era diafana.
“Cosa vorresti dire?” chiese Hermione recuperando la lucidità. Lucas al suo fianco le strinse di più la mano e fece un passo avanti. Il ragazzo di fronte a loro sorrise, “Ho semplicemente fatto una costatazione sui tuoi occhi”.
“Dal modo in cui l’hai fatta sembra che mi conosci”
“Questo è vero. So quasi tutto di te” confermò il giovane.
“Si può sapere chi diavolo sei?” intervenne Lucas squadrandolo da capo a piedi.
“Mi chiamo Mike Broms” disse il giovane e sorrise notando il loro sguardo stupito, “So benissimo che il mio cognome non vi è nuovo” continuò avanzando verso di loro.
“Chi sei?” chiese Hermione assottigliango gli occhi.
“Il figlio di Heric Broms” disse fiero il mezzo demone, “Colui che ha provocato la rievocazione del ricordo di Bellatrix Lastrange ad Harry James Potter”.  

Ritorna all'indice


Capitolo 53
*** Posso fidarmi di te? ***


16847
53.     Posso fidarmi di te?

Hermione e Lucas guardavano stupiti il mezzo demone di fronte a loro.
“Vorresti dirmi che è grazie a te che Potter ha visto quel ricordo?” chiese il serpeverde.
“Precisamente” rispose con un ghigno Mike.
“Questo vuol dire che siete venuti per aiutarci?” domandò Hermione facendo un passo avanti.
“Può essere”
“Come sarebbe a dire può essere?!” sbottò Lucas.
“Io ho solo fatto il collegamento tra il ricordo e il bambino sopravvissuto, le ragioni dovete chiederle a mio padre, io non c’entro” spiegò il mezzo demone.
“Fantastico” si lasciò sfuggire il serpeverde, “Andiamo Jane, non mi sembra il caso di perdere tempo con questo qui” continuò prendendola per mano e sorpassando Mike.
I due ragazzi si fermarono un secondo dopo perché stavano vendondo loro incontro Albus Silente e un altro uomo che non avevano mai visto, ma ce aveva una certa somiglianza con quel pallone gonfiato con cui avevano parlato un istante prima.
“Signorina Granger, signor Flatts noto con piacere che avete conosciuto Mike” disse il preside.
“Siamo estasiati” rispose senza sentimento il serpeverde, si voltò verso l’uomo che accompagnava Silente perché si era messo a ridere sommossamente, “E’ divertente, per caso?”.
“Molto, visto che il pallone gonfiato in questione è mio figlio” rispose Heric guardandolo, poi spostò lo sguardo su Hermione e le sorrise, “Finalmente vedo di persona la ragazza degli occhi d’oro”.
“Come scusi?” chiese allibita la grifoncina.
“Ma si può sapere cosa volete tutti da lei?” sbottò Lucas mettendosi davanti alla sua ragazza.
“Stai tranquillo Lucas” intervenne Silente, “Heric non ha nulla contro la signorina Granger, ha solo fatto una costatazione, considerando il fatto che sa tutto sul signor Potter e quindi sui suoi amici, ma non li ha mai visti di persona” disse con un tono sereno.
Hermione fissò Broms negli occhi, quelle iridi mettevano un certo timore, grigie, quasi del tutto trasparenti, “E così è lei il famoso Heric Broms” gli disse senza distogliere lo sguardo.
“In persona” rispose con un ghigno il demone, “Adesso ti sarei grato, Albus, se mi portassi da Potter” continuò rivolgendosi al preside.
“Certamente Heric, vieni” disse facendo strada, “Signorina Granger, signor Flatts sono convinto che non ci sia modo di impedirvi di venire anche voi, giusto?” chiese con un sorriso dipinto sul volto.
“No signore” rispose Lucas.
“Ci saremo anche noi, io non lascio Harry da solo” continuò Hermione.
“Era quello che volevo sentire” concluse il vecchio mago, poi si voltò e inizio a camminare verso la Sala Grande.
I due studenti lo seguirono, un istante dopo vennero imitati anche dai due stranieri.

La Sala Grande era ancora deserta, d’altronde le lezioni erano ancora in corso e tutti gli studenti erano in classe. Tutti tranne tre: Harry Potter, Ronald e Ginevra Weasley.
I tre grifoni erano seduti al loro tavolo in silenzio, durante la lezione avevano avuto la comunicazione dai loro professori di recersi urgentemente in Sala Grande. Non avevano spiegato loro il motivo.
La porta si aprì davanti a loro e i loro dubbi vennero in parte risolti. Sulla soglia della porta c’erano Albus Silente, dietro il mago Hermione e Lucas che entrarono e si sedettero vicino a loro, infine c’erano due uomini che non avevano mai visto, ma che incutevano un certo timore: pelle diafana, corpo di marmo e occhi penetranti uno scuro quasi nero e l’altro grigio quasi trasparente.
Albus Silente sorrise al bambino sopravvissuto mentre si sedeva non troppo lontano da loro, Heric e Mike si sedettero uno a sinistra e uno a destra del preside, fissando continuamente Harry e Ginevra.
“Professore…” disse titubante il prescelto guardando con uno sguardo interrogativo il mago. Silente sorrise ancora, poi accarezzandosi la barba, parlò: “Vi ho fatto venire qui perché vi devo presentare un mio caro amico e suo figlio” certo di avere la totale attenzione degli studenti continuò, “Sono Heric e Mike Broms e sono i responsabili del tuo stato di trans Harry, è solo grazie a loro se ora sappiamo la potenza della maledizione di Bellatrix. Come penso sappiate Heric è un demone a tutti gli effetti, suo figlio invece è un mezzo demone”
“Sono convinto che di questo non gli interessi molto, Albus. Penso che vogliano sapere il motivo per cui siamo qui” intervenne il demone, senza però togliere gli occhi da Harry.
“Giusto. Voglio che sappiate che i nostri due amici sono qui per aiutarci” vedendo i loro volti impallidirsi improvvisamente aggiunse, “Non rievocheranno più i ricordi di nessuno, state tranquilli. Ci aiuteranno in altri modi, magari interverranno direttamente. Questo ancora non l’abbiamo deciso o stabilito, però ci hanno promesso che ci aiuteranno”.
“Come” chiese Harry puntando lo sguardo in quello di Broms. Il demone sorrise e parlò con la sua voce profonda, “Mi sono documentato parecchio sul conto del vostro Lord Voldemort…”
“Ehi amico, vostro non proprio. Ne faremmo volentieri a meno!” sbottò Ron incrociando le braccia.
Mike scoppiò a ridere, “C’è da dire che di fegato ne anno per essere dei bambocci, non c’è che dire!” disse senza togliersi il ghigno divertito dalla labbra.
“Non credo sia il momento di vedere fino a che punto si sanno spingere, o sbaglio forse?!” lo ammonì il padre, poi tornando a fissare i ragazzi disse, “Stavo dicendo, che penso di conoscerlo abbastanza bene, ho letto parecchio e come ormai penso abbiate capito, ho anche visto. E vi voglio aiutare a fermarlo, vi sarei grato però se non mi chiedete il perché. Comunque il modo in cui vi fornirò il mio aiuto non lo so ancora, sono convinto che dobbiamo aspettare una loro mossa, per vedere fino a che punto si spingerà…”
“Aspettare una sua mossa, state scherzando spero?!” scattò Harry, “Sta uccidendo degli innocenti! Ha inventato una nuova maledizione al quale non esite un antidoto! Si sta divertendo alle nostre spalle! Bisogna fermarlo prima che sia troppo tardi, sono stufo di veder morire degli innocenti!!”
“Copisco benissimo come ti senti, Harry” intervenne Silente, “Però non possiamo di certo attaccarlo dove è più forte, o mi sbaglio forse?”
“La gente continua a morire però” disse con tono fermo e distante Lucas.
“Questo lo so bene, Lucas, però al momento non possiamo fare altro”
“Certo stiamocene sempre con le mani in mano, tanto finchè siamo qui dentro, nessuno può entrare, giusto?” continuò Harry stringendo i pugni, “Intanto la fuori la gente muore, le case vengono distrutte, i ponti vengono fatti saltare e che altro?! Aspettiamo che dia fuoco a tutta Londra prima di intervenire sul serio?!” domandò con gli occhi infuocati.
“Posso capire come ti senti ragazzo, ma non possiamo, ora come ora, attaccare dove è più forte. Non è prudente, capisci?”
“Ma lei è un demone!” intervenne Hermione fissandolo, “Voglio dire, sarà sicuramente più forte di Voldemort…”
“Hai detto bene, occhi d’oro, siamo demoni non santi. Molto probabilmente siamo entrambi più forti di lui, ma non è la nostra guerra, se mio padre e io siamo qui è perché conosciamo Silente e vogliamo aiutarvi, però non è nostra intenzione fare il lavoro per voi” disse Mike.
Harry si risedette sulla sedia, Ginny istintivamente gli afferrò una mano, che lui strinse subito, “Ma allora cosa avete intenzione di fare?” chiese con un tono di voce basso.
“Studiare le sue mosse, scovare un punto debole, capire come pensa, e trovare il modo di fermarlo” spiegò Heric. “Immagino che volevi qualcosa di più movimentato, ma non siamo “uomini di società”. Non sarebbe neanche, come dire, sicuro per noi, rivelarci a tutti”.
“Ma non potete farci questo?!” intervenne Ginevra, che era rimasta in silenzio per tutto il tempo, “Ci avete illuso, eravamo convinti che con il vostro arrivo le cose sarebbero migliore, che ci avreste aiutato seriamente…”
“Ma questo lo faranno, signorina Weasley” la interruppe Silente.
“Restando nell’ombra” concluse Ginny.
“Ascolta piccolo angelo” disse Mike, “Noi vi stiamo solo facendo un favore, quindi ringraziate il fatto che siamo venuti”
“Mike” lo ammonì il padre alzando un braccio, il mezzo demone si alzò e dopo averlo guardato storto si smaterializzò. Heric scosse la testa poi si rivolse a Harry, “Scusatelo. Anche se un po’ di ragione devo dargliela, d’accordo abbiamo deciso di aiutarvi, ma nessuno ce l’ha chiesto, l’abbiamo deciso noi. Potevamo tranquillamente restare dove eravamo, ma abbiamo deciso di venire in vostro aiuto. Vi pregherei di non discutere più sui nostri modi, chi lo sa magari cambieremo idea e faremo qualcosa di più manuale, ma ora come ora non vi prometto niente…” concluse alzandosi. Silente lo segui un istante dopo e insieme uscirono dalla stanza, prima di chiudersi la porta alle spalle però il preside si voltò e sorrise ai ragazzi.
Tutti e cinque gli studenti restarono in silenzio, il bambino sopravvissuto continuava a fissare il punto dove il demone era sparito, non sapeva se fidarsi o no di lui. La sua presenza gli trasmetteva un senso di insicurezza e tensione, non sapeva spiegarsi il motivo, però si sentiva strano. In un certo senso però si sentiva sollevato, qualcuno di altamente potente era venuto in loro aiuto, anche se non avevano intenzione di partecipare attivamente alla battaglia contro il Lord Oscuro, ma come aveva detto Gin sarebbero rimasti dell’ombra a studiare le sue mosse. Non sapeva cosa pensare. La domanda che continuava a frullargli in testa era: posso fidarmi di te?

Si Potter, puoi fidarti di me. Non ti deluderò, puoi fidarti…

“Avete detto qualcosa?” disse stralunato il giovane grifondoro.
“Harry nessuno a detto niente” intervenne Hermione.
“Eppure mi era sembrato di sentire qualcosa” disse alzandosi.

E’ un contatto telepatico, solo tu puoi sentirmi… Parleremo in privato molto presto, ragazzo mio.

“Sicuro di stare bene, fratello?” gli chiese Ron passandogli una mano davanti agli occhi.
“Si Ron, è tutto ok, andiamo altrimenti chi lo sente Piton” rispose il moro.
“Hai ragione”
I cinque uscirono dalla Sala Grande e dopo aver salutato Ginevra si diressero in silenzio verso i sotterrai del castello, diretti verso l’aula di Pozioni.

Ritorna all'indice


Capitolo 54
*** Vecchie conoscenze ***


1687
54.       Vecchie conoscenze

Lord Voldemort era seduto sulla sua poltrona personale a Malfoy Manor e accarezzava distrattamente il muso del suo serpente, la stanza era immersa nel buio, solo un debole raggio di luna illuminava la parete di fronte al Lord Oscuro.
Il leggero rumore del nocche che picchiavano sul legno della porta gli fece aprire gli occhi, con un rapido gesto della mano quella si aprì da sola e vi entro Antonin Dolohov, “E’ arrivata mio Signore”.
Lord Voldemort sorrise, “Falla entrare”. Il Mangiamorte si inchinò e si spostò dalla soglia, al suo fianco entrò una figura vestita interamente di nero, il cappuccio sulla testa ne nascondeva l’identita, la il Lord Oscuro sapeva benissimo chi aveva di fronte. “Lasciaci soli e chiudi la porta”.
“Certo mio Signore” rispose l’uomo, uscendo velocemente e chiudendosi la porta alle spalle.
Il mago si alzò lentamente dalla poltrona scura senza togliersi il sorriso dalle labbra, “Sono molto felice di rivederti, Elisabeth”.
La donna nascosta sotto il mantello sorrise, poi si tolse il cappuccio rivelando la sua identità: lunghi capelli neri si fusero con l’abito nero che indossava, la pelle chiara risaltava sul nero che l’avvolgeva e due profondissimi occhi azzurri brillavano in quel volto di porcellana.
“Il piacere è tutto mio, Tom

Richard ed Amelia Flatts varcarono le porte di Hogwarts il giorno dopo l’arrivo dei due demoni.
Stavano camminando spediti, incuranti degli sguardi curiosi degli studenti, verso la Sala Grande, era ancora presto, quindi con molte probabilità avrebbero incontrato Albus Silente nella grande sala da pranzo. Aprirono la porta di scatto e dettero una veloce occhiata all’interno della stanza: la fortuna volle dare loro una mano, perché il tavolo dei professori era ancora interamente occupato, compreso il posto del preside, il quale scattò in piedi non appena vide i due capitani.
La stessa reazione la ebbero Minerva McGranitt e cinque studenti della scuola.
Lucas seguì tutti i movimenti dei suo genitori: si avvicinarono velocemente al tavolo dei professori, parlarono fitto fitto con il preside e la responsabile dei grifoni e poi velocemente uscirono tutti e quattro dalla stanza. Prima di uscire però Amelia guardò velocemente il figlio, e la sfumatura che egli vide nelle iridi scure della madre non gli piacque per niente. Quello sguardo significava solo una cosa: era successo qualcosa di grave.
Lasciò il suo posto alla tavolata dei verdi-argento e si incamminò velocemente verso quella dei rossi-oro.
“Ma cosa diavolo?” Ron si era avvicinato ai suoi amici, che come lui si erano allontanati dal tavolo dei grifoni per parlare senza essere interrotti.
“Non lo so Ron, ma non mi piace” rispose Hermione voltandosi per vedere chi si stava avvicinando, notando Lucas gli andò incontro, “Sai qualcosa?” gli chiese con le iridi d’oro preoccupate.
“No, non so niente, ma lo sguardo di mia madre non mi piace per niente..”
“Fantastico, altri problemi” sbottò Harry.
“Sentite” intervenne Ginevra, “Andiamo da Silente e cerchiamo di farci spiegare cosa è successo”
“E tu pensi che ci lascino entrare, Gin?” le chiese il fratello.
“Possiamo sempre provare, altrimenti cercheremo Broms”
“La rossa ha ragione” disse il serpeverde.
“Lo penso anch’io” lo assecondò Hermione.
“Bene, allora cosa stiamo aspettando?” chiese Ron che era già vicino alla porta, i ragazzi lo seguirono quando Hermione notò qualcosa che la fece fermare, “Aspettate” disse piano.
“Cosa c’è adesso?” le chiese Weasley.
“Lucas, quello non è Eigle?” la voce della grifoncina era sempre bassa e indicava un volatile che si stava avvicinando a velocità molto elevata a loro.
“Si, è lui” rispose con un tono strano.
“Cosa c’è?” gli chiese la ragazza avvicinandosi a lui.
“E’ strano, ho sentito John ieri…  non mi ha mai risposto così presto”
I loro dubbi vennero interrotti dell’arrivo dell’uccello che si appoggiò al braccio teso del serpeverde, dopo avergli sfilato la lettera, gli accarezzò il petto e senza aspettare una risposta Eigle volò via.
“E’ insolito” constatò Harry, “Di solito aspettano che il destinatario legga il contenuto del messaggio prima di ripartire”
“Già”
Lucas non rispose e con Hermione al fianco sciolse il nastro che legava la pergamena e iniziò a leggerla, un secondo dopo la lettera gli cadde dalla mani.
“Non è possibile” disse Hermione con una mano davanti alla bocca, Lucas avevo uno sguardo spento, ma stingeva forte entrambi i pugni.
“Cosa è successo?” chiese Ginevra avvicinandosi all’amica. Harry si chinò e prese la lettera, spalancò gli occhi leggendo le poche righe presenti sulla pergamena.

E’ successa una cosa tremenda.
Alcune persone in nero hanno attaccato la nostra scuola. L’hanno quasi del tutto rasa al suolo.
Ci sono moltissimi feriti. Mel è tra questi e hanno deciso di portarla proprio da voi in Inghilterra, perché dicono che il San Mungo è uno degli ospedali più in vista che possano esistere. Io sto partendo adesso, non ho alcuna intenzione di lasciarla da sola.
Cosa diavolo sta succedendo Lucas?
Ci vediamo presto, verrò o oggi o domani alla tua scuola, cosi se sai qualcosa me lo spiegi.

John

“Andiamo da Silente” decretò fermo il serpeverde “E se non mi fa entrare, butto giù la porta”. Hermione gli prese la mano e insieme agli altri grifoni uscirono dalla Sala Grande.

Albus Silente era seduto alla sua scrivania, di fianco a lui c’era Minerva McGranitt, di fronte a lui invece c’erano i coniugi Flatts.
“Mi state dicendo che i Mangiamorte hanno attaccato la vecchia scuola di Lucas?” chiese la professoressa di Trasfigurazione.
“Esattamente” rispose Richard.
“Perché avrebbero dovuto farlo?” continuò la strega.
“Questo non lo sappiamo” intervenne Amelia, “Però siamo sicuri che sono stati loro, le testimonianze dei ragazzi e dei professori sopravvissuti erano chiare: mantelli neri, maschere d’argento e infine questo” disse mostrando il giornale svedese, la McGranitt si appoggiò istintivamente alla sedia del preside, “Albus…” sussurrò.
“Ho visto Minerva. Questo è il Marchio Nero” disse il mago prendendo in mano il giornale. La foto animata faceva vedere il simbolo di Lord Voldemort che brillava sopra le maceria della Scuola di Magia di Stoccolma.
“Si sa altro?” chiese con un tono di voce quasi sconfitto.
“Non molto purtroppo” continuò Amelia.
“L’unica cosa che si sa è che erano in dieci, e tra di loro c’era una donna” intervenne il capitano Flatts, “A quanto dicono molto potente, ma la sua identità non l’abbiamo scoperta, anche se non aveva la maschera. I ragazzi si ricordano solo lunghi capelli neri e luccicanti occhi azzurri”.
“Non può essere la Lastrange” disse la McGranitt.
“No, quella pazza ha gli occhi scuri” intervenne Amelia.
“Siamo in un vicolo cieco” costatò la strega.
“HO DETTO CHE NON POTETE ENTRARE!” la voce di Severus Piton arrivò chiara e distinta all’interno della stanza.
“NON ME NE FREGA UN EMERITO CAZZO DI QUELLO CHE POSSO E NON POSSO FARE, IO VOGLIO ENTRARE ED E’ PROPRIO QUELLO CHE FARO’!”
Amelia Flatts scattò in piedi, quella voce era quella di suo figlio, ed era furiosa. Che sapesse già tutto?
“HO DETTO DI NO!” continuò il professore di Pozioni fuori dalla porta.
“SI TOLGA!”
“NON TI PERMETTO DI PARLARMI COSI!”
SI SPOSTI, ALTRIMENTI BUTTIAMO GIU’ LA PORTA” questa volta le voci erano due e il modo in qui quella frase venne sibilata fece trasalire Rochard Flatts: serpentese, insieme a suo figlio c’era anche Harry Potter.
“Forse è meglio che li facciamo entrare, Albus” disse la professoressa di Trasfigurazione.
Il vecchio mago sorrise e poi si alzò, si diresse verso la porta e l’apri: Severus Piton gli dava le spalle, aveva le braccia aperte e il volto paonazzo, di fronte a lui c’erano Harry Potter, Lucas Flatts, Hermioen Granger, Ronald e Ginevra Weasley. Sorrise ancora di fronte ai suoi studenti, poi appoggiando una mano sulla spalla del professore disse gentilmente: “Lasciali passare, Severus”.
“Ma preside..”
“E’ tutto sotto controllo”
“Come vuole” disse abbassando le braccia, Silente si spostò dalla porta e fece entrare gli studenti nel suo ufficio.
I ragazzi entrarono nello studio, Lucas entrò per primo e si fiondò su suo padre, “Era troppo difficile avvisarmi” ringhiò, l’uomo si dolse la mano del figlio dal colletto della giacca e disse: “Non sono affari che ti riguardano”.
“Non sono affari che mi riguardano?!” urlò, “Stai scherzando spero, è la mia scuola, i miei amici”.
“John sta bene quindi dovresti stare tranquillo” rispose senza guardarlo negli occhi.
“Questo non significa che non dovevate avvisarmi”
“Mi sembra che la cosa l’hai saputa lo stesso, quindi non vedo il motivo di fare tutto questo casino”
Io mi chiedo ancora perché perdo tempo a parlare con un bastardo come te” sibilò, Richard scattò in piedi, ma Amelia si mise in mezzo, “Adesso finitela, tutti e due” disse fissando il marito negli occhi. Il capitano si risedette sulla sedia incrociando le braccia, Lucas invece si allontanò e si appoggiò al muro, passando un braccio intorno ai fianchi di Hermione non appena la grifoncina lo raggiunse. Lo guardò con uno sguardo preoccupato, ma lui non disse una parola.
“Ci dite, per favore, cosa diavolo è successo?” chiese il bambino sopravvissuto guardando il preside.
“Sedetevi, le spiegazioni saranno lunghe” disse Silente sedendosi sulla sua sedia.
I ragazzio, tranne Lucas ed Hermione, presero posto sul divano e seguirono con attenzione la spiegazione di Amelia Flatts.

Una risata maligna si estese per tutta la stanza dove si trovava Lord Voldemort e la sua nuova ospite.
“E’ stato molto divertente radere al suolo quella scuola” disse la ragazza mentre gli occhi azzurri brillavano sul suo volto pallido.
“Ne sono consapevole mia cara, avete lasciato qualche messaggio per caso?” chiese il Lord Oscuro mentre sorseggiava il suo vino.
“Ovviamente” rispose la mora, “Il tuo affascinante Marchio Nero” rispose con un sorriso.
“Perfetto. Scommetto che anche i nuovi auror resteranno senza fiato”
“Sicuramente visto che ho colpito la vecchia scuola del loro primogenito”
Lord Voldemort sorrise, un sorriso malvagio, crudele, privo di pietà. Si stava già gustando il sapore della vittoria, e questo lo eccitava oltre ogni limite.
“Vinceremo noi Tom, ne sono più che convinta”
“Questo è sicuro, Elisabeth, ora che anche tu sei tornata, nulla sarà più in grado di fermarmi” il Lord Oscuro rise, in modo crudele,  perfido, spietato. Un secondo dopo venne initato anche dalla giovane di fronte a lui.
Certo Elisabeth era veramente brava nel suo campo, Lord Voldemort ne era consapevole. Di una cosa però non era al corrente, una cosa che sicuramente li avrebbe ostacolati, o meglio, avrebbe ostacolato lei. Perché colui che era stato Tom Riddle non sapeva del piccolo momento umano che la sua donna aveva vissuto.
Lui non lo sapeva e lei l’aveva dimenticato non appena il suo signore aveva risvegliato il suo essere malvagio.

Ritorna all'indice


Capitolo 55
*** Ritorni ***


1698
55.      Ritorni

“Mi state forse dicendo che una tipa, di cui non sapete assolutamente niente, ha attaccato e raso al suola la mia scuola?” la voce di Lucas era incredula, era ancora appoggiato contro la parete rocciosa del ufficio di Albus Silente, le braccia tese lungo il  corpo e i pugni stretti, la pelle della mani era quasi bianca per come li stringeva forte. Hermione di fianco a lui lo guardava preoccupata, non l’aveva mai visto cosi furioso, istintivamente gli appoggiò una mano sul braccio, ma lui parve non sentirla neanche, continuava a fissare bellicoso suo padre neglio occhi.
“Alcuni Auror sono andati a controllare sul posto” disse il capitano restituendogli lo sguardo, Amelia guardava prima il figlio poi il marito squotendo la testa, quei due non avrebbero mai risolto i loro problemi, erano troppo cocciuti, troppo orgogliosi, troppo ostinati. Non sarebbero mai arrivati ad un punto d’incontro.
“E pensate di risolvere la situazione cosi?” lo inzigò il figlio.
“Non dirmi come fare il mio lavoro”
“Non oserei mai, capitano. Siete troppo bravo per accettare consigli, non ti preoccupare, non interverrei mai” continuò Lucas puntando il suo sguardo blu in quello simile del padre, i due ingaggiarono una vera e propria battaglia di sguardi. Nessuno dei due avrebbe distolto lo sguardo, nessuno dei due l’avrebbe abbassato, nessuno dei due avrebbe ceduto.
“La finite per cortesia?” sbottò Amelia fissando entrambi con gli occhi colmi d’ira, “Mi sono letteralmente stufata di vedervi in questo stato. Tutti e due” precisò squadrando il marito, “Finitela una buona volta” concluse incrociando le braccia. Poi si voltò verso il figlio, addolcì per un attimo lo sguardo e parlò con voce calma, “Tesoro, capisco perfettamente come ti senti: era la tua scuola, i tuoi amici, so cosa è successo all’amica di John, l’hanno portata al San Mungo potrai raggiungerli dopo se vuoi, ti do il permesso e lo faranno anche i tuoi professori, me lo hanno promesso prima. Però cerca di capire anche la nostra posizione, eravamo lontani. Non sappiamo cosa sia successo, sappiamo solo che i Mangiamorte hanno attaccato la scuola e come sai l’hanno in gran parte distrutta, certo c’era questa donna che non sappiamo chi sia, ma lo scopriremo, proprio per questo abbiamo mandato dei validi soggetti a Stoccolma, tra questi c’è anche l’agente Tonks”.
“Non si sa proprio niente di questa qui?” chiese Harry rivolgendosi a Silente.
“No, purtroppo no. I testimoni dicono che era una donna con lunghi capelli neri, occhi azzurri e pelle molto chiara, ma per il resto non sanno chi sia”
“Dannazione”
“Capisco come vi sentite ragazzi, ma forse questa volta qualcuno potrebbe aiutarci…” disse vago il preside, i cinque ragazzi alzarono contemporaneamente lo sguardo consci di quello che intendeva il mago, Richard e Amelia Flatts invece li guardarono stupiti.
“A chi ti riferisci?” chiese il capitano.
“A un mio vecchio amico” rispose Silente con un sorriso, “Lo conoscerete molto presto” aggiunse.
Un istante dopo apparvero dal nulla due figure, si smaterializzarono al centro della stanza, avvolti da un leggero strato di vapore, quando la nube si dissolse rivelò l’identità dei due nuovi arrivati: Heric e Mike Broms.
Minerva McGranitt, ancora alle spalle di Albus Silente, trattenne il fiato, mentre i due Auror guardarono curiosi i due demoni. Richard si alzò e li fissò, mentre Amelia li guardava ammirata, non aveva mai visto due uomini così perfetti.
“E questi chi sono?” chiese Richard, leggermente infastidito dall’espressione della moglie.
“Vi presento Heric e Mike Broms” disse il preside.
“Broms” scattò Amelia, “Quel Broms?” chiese senza togliere gli occhi da Heric.
“In persona” rispose solo il demone, con un leggero sorriso divertito sulle labbra sottili. Mike di fianco a lui incrociò le braccia al petto e con la sua espressione strafottente dipinta sul volto disse: “Abbiamo saputo cosa è successo, ma per capire qualcosa di più ho bisogno di un testimone dell’avvenimento. Poi potrò dirvi tutto quello che volete”
Il capitano Flatts capì cosa voleva dire la moglia, entrambi sapevano dell’esistenza di Heric Broms, il mago che era riuscito a diventare un demone, ma nessuno dei due era al corrette che egli avesse un figlio, ma soprattutto che entrambi si trovavano alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
“Quando pensavate di dircelo?” chiese Richard guardando Silente.
“Se mi permette, vorrei risponderle io, visto che state parlando di noi” intervenne con la sua voce profonda il demone, parlò solo quando fu sicuro di avere la totale attenzione dei due Auror, “Siamo qui solo ed unicamente perché Albus è mio amico, ho deciso di dargli una mano in questa guerra solo per questo. Volevo tenere questa cosa segreta, perché non voglio tornare in società, non so se rendo l’idea. Non combatteremo in prima persona, ne ho già parlato anche con Potter ed è d’accordo. Tengo a precisare che non cambierò idea facilmente” concluse inchiodando lo sguardo blu del capitano.
“Fantastico” si lasciò sfuggire l’uomo.  
“Richard, per favore”
“Direi che non abbiamo più nulla da fare qui” continuò come se non l’avesse sentita, “Torniamo al quartiere generale, appena sapremo qualcosa, ve lo faremo sapere” disse rivolto al preside della scuola.
“Vi ringrazio” disse educato Silente accompagnandoli alla porta del ufficio. Richard uscì senza una parola, mentre Amelia si fermò davanti al figlio, “Ti farò sapere al più presto qualcosa, te lo prometto. Vai a trovare John, gli farà sicuramente piacere la tua visita” gli disse con un sorriso, mentre gli accarezzava la guancia.
Lucas annuì poi le baciò una guancia, “Ciao mamma”. La donna sorrise, poi dette un bacio sulla guancia ad Hermione e sparì oltre la porta.
Non appena i coniugi Flatts furono usciti, Harry si alzò dal divano e si avvicinò a Broms, “Quindi dobbiamo farvi parlare con un testimone della vicenda per avere più informazioni?”
“Si” rispose Mike, “Avrei accesso ai suoi ricordi, e quindi potrei renderli vivi”
“Come in un pensatoio?” chiese Ginevra.
“Si angelo, come un pensatoio, solo che non li tolgo dalla mente della persona, ma li leggo solamente, senza estraniarlo”
“Affascinante” constatò Harry.
“Ma la persona soffre in questo processo?” chiese la rossa affiancando il bambino sopravvissuto.
“Assolutamente no” intervenne Heric con un piccolo sorriso, “Non sente nulla, non è come la rievocazione, qui ne leggiamo solo il contenuto, vediamo solo le vicende, non percepiamo i suoi sentimenti”
“Non è come leggergli nel pensiero quindi?” chiese Harry.
“No”
“Potremmo chiederlo a John” disse piano Hermione rivolgendosi a Lucas, il serpeverde annuì senza rispondere. “Ti accompagno da lui” gli sussurrò la grifoncina alzandosi sulle punte, lui le passò un braccio intorno ai fianchi e la strinse a se, “Grazie Jane
“Bene” la voce di Minerva McGranitt attirò l’attenzione dei ragazzi su di se, “Direi che ora potete tornare alle vostre regolari lezioni”.
“Io vado al San Mungo con lei” disse Lucas con un tono che non ammetteva repliche, “Parleremo con John e lo porteremo qui per fare questa cosa, ovviamente solo se lui vuole, altrimenti venite voi” disse rivolto ai demoni.
“Ma ci senti quando parlo?” disse Mike, “Non abbiamo intenzione di rientrare in società”
“Ci sento perfettamente” rispose duro il serpeverde incrociando lo sguardo del mezzodemone, “Ma io non allontano il mio amico da Mel se lui non vuole, questo è sicuro”.
“E’ inutile discutere adesso” intervenne Hermione, “Vedremo cosa fare dopo aver parlato con lui”
“Occhi d’oro ha ragione ragazzino”
“Non chiamarmi ragazzino” Lucas stinse i pugni, mentre Mike sorrideva in modo arrogante. Hermione notando lo sguardo del suo ragazzo lo prese per mano, “Andiamo” disse piano. Lucas la strinse e dette le spalle al mezzodemone.
“Torneremo presto” disse Hermione verso i suoi amici. Harry annuì, “Non mettetevi nei casini”. La grifoncina sorrise, poi si voltò versò il preside e la professoressa di Trasfiguarazione, “Grazie” i due sorrisero annuendo.
Quando i due ragazzi furono usciti dal ufficio Heric Broms si voltò verso il figlio, “Finiscila di fare lo strafottente, altrimenti ti rispedisco a casa!”
Mike rise e scosse la testa, “Mi diverto troppo e poi senza di me non riuscireste a fare tutto” detto questo si smaterializzò in un’altra parte del castello.
I tre ragazzi ancora presenti nel ufficio del preside si guardarono negli occhi e poi Harry prese la parola, “Professore, noi andiamo”.
“Certo ragazzi, buona giornata” li salutò Silente.
I tre grifoni salutarono e uscirono dalla stanza, prima di uscire però il bambino sopravvissuto guardò Broms, lui gli sorrise e tramite la telepatia gli disse: “Stasera ci incontriamo solo tu ed io alla torre di Astronomia, a mezzanotte in punto”.
Ci sarò” rispose mentalmente Harry, incamminandosi lungo le scale con la mano stretta in quella di Ginevra.

Il corridoio di terapia intensiva del San Mungo era deserto, silenzioso, bianco, candido, forse troppo, l’odore di medicinali era forte, intossicante. Hermione e Lucas camminavano mano nella mano lentamente, quasi timorosi di spezzare quel silenzio, che a poco a poco diventava sempre più assordante e irreale.
Finalmente arrivarono di fronte alla stanza 23, la camera di Mel. Avevano chiesto informazioni all’infermiera del piano e lei aveva indicato loro la stanza, ma non aveva detto niente sulle condizioni della ragazza, aveva solo aggiunto che John non si era allontanato dal suo letto neanche per un secondo.
Aprirono piano la porte e gardarono dentro, i raggi del sole illunimavano la stanza candida, l’odore di medicinali era forte come nel corridoio, c’erano un solo letto all’interno della stanza, sul quale c’era adegiata una ragazza che dormiva, apparentemente tranquilla, i capelli ricci erano fasciati da una benda bianca, al dua braccio destro era attaccata una flebo che l’altro braccio era teso lungo il suo corpo longilineo, era fasciato in piu punti. Lucas strinse i pugni notando che anche il viso della giovane era pieno di graffi, non osava pensaro cosa avevano passato in quei momenti. John era seduto di fianco al letto di Melanie, le teneva dolcemente la mano sinistra, il capo appoggiato al materasso, aveva gli occhi chiusi, forse dormiva anche lui. Anche il biondino aveva qualche graffio e la mano che teneva quella della ragazza era fasciata, ma tutto sommato stava bene. O almeno questo era quello che dava a vedere.
I due ragazzi si avvicinarono piano, cercando di non svegliarlo, ma fu inutile, al primo passo John scattò seduto e si voltò verso la porta, il suo sguardo scuro sembrò illuminarsi alla vista del suo amico, si staccò dolcemente da Mel e si alzò in piedi, fece un sorriso debole rivolto ai due studenti, Lucas si allontanò da Hermione e John lo abbracciò stretto.
“Se me ne trovo anche solo uno davanti…” ringhiò il biondo quando si fu allontanato dal serpeverde, “Lo uccido” concluse stringendo i pugni.
“Come sta Mel?” chiese Hermione avvicinandosi ai due ragazzi, John si voltò verso di lei, fece un passo nelal sua direzione e l’abbracciò, la grifoncina rimase spiazzata da quel gesto, ma lo ricambiò passandogli una mano tra i capelli mossi, “Non molto bene” rispose il giovane allentandosi e sedendosi sul letto della ragazza, “I medimaghi dicono che non è in pericolo di vita, però non si sveglia. La botta che ha preso è stata molto forte, ha avuto un trauma cranico per questo è ancora fasciata e poi ha perso parecchio sangue, hanno dovuto farle due trasfusioni quando siamo arrivati qui, il braccio è rotto in più punti, ma non appena si sveglierà le faranno prendere una pozione che la rimetterà in sesto, almeno il braccio…”
“Prenderemo quei bastardi, vedrai” gli disse Lucas appoggiandogli una mano sulla spalla, John annuì convinto, “Sicuro, e non appena ne avrò uno tra le mani, rimpiangerà il fatto di essere nato”.
Hermione si sedette sulla sedia di fianco al letto di Mel e li fissò: erano tutti e due convinti di poterli fermare, tutti e due pieni di rabbia, la collera li stava consumando inesorabilmente.
“John” lo chiamò piano, il giovane si voltò verso di lei, “Posso chiederti una cosa?”
“Certo”
“Cosa è successo esattamente?” chiese un po’ titubante.
Lucas di fece attento e si appoggiò alla sponda del letto, John strinse i pugni sulle gambe e fissò un punto indistinto della stanza bianca, poi inziò a raccontare: “Non era molto tardi, è successo ieri sera, abbiamo sentito un forte botto, molto probabilmente un Bombarda, i vetri hanno iniziato a tremare, ci siamo affacciati alle finestre, quelli che erano vicino alle porte sono usciti in giardino e abbiamo visto questi tizi in nero con quelle maschere argentate. Avevano le bacchette puntate contro la scuola e hanno iniziato a colpirla con tutti gli incantesimi possibili, ben presto sono scoppiate le fiamme e hanno iniziato a distruggere tutto. Noi e i professori abbiamo cercato di fare il possibile: salvare i più piccoli rispedendoli a casa con le passaporte e contrastare quei folli. All’inizio non ci stava andando poi tanto male, fino a quando non è arrivata lei. Era pazza, folle, ma di una potenza inaudita, mai vista. Con pochi colpi di bacchetta ha distrutto la scuola, ucciso tante persone e ferite altrettante. Molti di quei maghi si sono inginocchiati al suo passaggio, dicendo “Ben tornata Signora”… io l’ho vista di sfuggita, e l’unica cosa che mi ha colpito è stata la profondità del suo sguardo. Aveva due occhi azzurri penetranti, che facevano un gran contrasto con il nero che l’avvolgeva, la pelle era molto chiara, ma come vi ho già detto non ho proprio idea di chi fosse. Anche se mi sembra di averla già incontrata almeno una volta, non lo so è una sensazione. Quando i miei occhi hanno incontrato per un secondo i suoi, non lo so, il mio corpo è stato scosso da un brivido e la sensazione di averla già incontrata si è impossessata di me. Ci ho pensato parecchio, ma non mi viene in mente niente. Poi l’urlo di Mel mi ha distolto da quei pensieri e mi sono concentrato solo su di lei, portarla in salvo è stato il mio unico pensiero. Cosi eccomi qui” concluse spostando lo sguardo prima su Hermione e poi su Lucas.
“Hai fatto bene a portarla qui, vedrai si riprenderà presto” cercò di rassicurarlo la grifoncina.
“Ascolta fratello” disse il serpeverde appoggiandogli una mano sulla spalla, “Ci sono due tipi alla nostra scuola, che sono in grado di estrarre i ricordi dalla mente di una persona, saresti disposto a venire con noi, cosi forse riusciremmo a scoprire qualcosa di più su questi bastardi?”
“Venire a Hogwarts?”
“Si, non penso che ci impiegheranno tanto” continuò Hermione.
“Se non vuoi separarti da Mel verranno loro qui”
“Non c’è problema, vengo con voi” si alzò dal letto e diede un bacio sulla fronte a Melanie, si chinò verso il suo orecchio e le bisbigliò qualcosa, si sollevò e dopo essersi soffermato a guardarla ancora per un istante si voltò verso i due ragazzi e disse: “Andiamo”.
 
John Maximilian Carter camminava per i corridoio del castello guardandosi intorno affascinato: “Accidenti, è immensa!”
Lucas sogghignò, “Si devo dire che è davvero grande”. Hermione sorrise, mentre li conduceva verso la Sala Comune di Grifondoro, doveva chiamare Harry, Ron e Ginevra per poi andare, insieme a loro, da Silente.
Si fermarono davanti al ritratto della Signora Grassa e la grifoncina disse: “Ungano Spinato”.
“Giusto!” rispose il quadro spostandosi e rivelando l’ingresso al dormitorio del rosso-oro, la ragazza entrò per prima seguita poi dagli altri due, “Io non dovrei essere qui” disse Lucas all’amico, “Il mio dormitorio è nei sotterranei”.
John annuì, poi si guardò intorno, quella stanza era bellissima, i colori caldi dei grifoni rendevano accogliente la Sala Comune, il fuoco scoppiettava allegro nel camino, molti studenti erano seduti sulla sedia, divani e pltrone e schervano tranquilli, c’era chi studiava, chi parlava, chi giocava a carte o scacchi, chi leggeva.
“Ciao Lavanda” Hermione si fermò davanti alla sua compagna di casa e la giovane le sorrise, “Ciao Herm, tutto bene?” le chiese gentilmente.
“Si tutto ok, hai visto Ron?”
“Ci siamo visti prima, adesso credo che sia in camera sua con Harry” le disse sorridendo.
“Grazie, e Ginny?”
“Non l’ho vista, mi spiace”
“Non importa, ci vediamo” la salutò, poi si voltò verso Lucas e gli disse, “Seguitemi”
I due ragazzi la seguirono in silenzio, Lucas non si sentiva molto a suo agio, quella Sala Comune era molto diversa rispetto alla sua, d’altronde il regno delle Serpi era più cupo, scuro e tranquillo, non era colorato, caldo e pieno di vita come quello dei grifoni. In fonto era risaputo che la casa più chiassosa in assoluto era proprio quella di Grifondoro!
Si fermarono di fronte ad una porta, Hermione bussò, ma non aspettò una risposta, aprì la porta dicendo solamente: “Sono io”.
Non appena furono dentro la stanza, Lucas potè notare Harry e Ron distesi sul letto che guardavano la loro amica, “Beh cosa ci fate ancora lì? John non ha tutto il tempo! Su alzatevi dobbiamo andare da Silente, ma prima dobbiamo trovare Ginny” i due grifoni scattarono in piedi.
“E così tu sei John?” chiese Ron avvicinandosi al nuovo arrivato.
“Si”
“Piacere, io sono Ron Weasley” disse porgendogli la mano, “E lui è Harry Potter” continuò indicando il moro che si stava avvicinando.
“Il bambino sopravvissuto” rispose John stringendogli la mano.
“In persona” disse Harry ricambiando il gesto, “Mi spiace che i Mangiamorte siano arrivati fino da voi”
“Lo apprezzo, sono qui perché Hermione mi ha detto che c’è un tipo che potrebbe ricavare informazioni dai miei ricordi”
“Si Mike Broms, è insopportabile, però è molto utile” lo informò Ron.
Lucas sogghignò, “Andiamo, prima che mi entra in crisi, non può stare troppo tempo lontano da Mel” disse voltandosi verso la porta.
“A proposito, come sta?” chiese il prescelto.
“Si riprenderà, ne sono convinto” rispose il biondo, incamminadosi dietro a Lucas.
I trio li raggiunse un secondo dopo, prima di uscire incontrarono Ginevra e insieme a lei si diressero verso l’ufficio di Silente. Nessuno di loro sapeva che i ricordi di John avrebbero scatenato un vero e proprio tumulto nell’animo di almeno due persone.

Ritorna all'indice


Capitolo 56
*** Memory ***


16847
56.      Memory

John continuava a fissare l’anziano mago che si trovava di fronte a lui, così era lui Albus Silente, Lucas gliene aveva parlato in una sua lettera, diceva che era un grande uomo oltre che un grande mago, ma soprattutto che almeno per una volta le voci erano vere: quell’uomo era il mago più forte che potesse esistere all’interno del Mondo Magico.
Albus Silente gli sorrise e gli porse la mano, “Il mio nome è Albus Percival Wulfric Brian Silente, comunemente mi chiamano Albus Silente, tu devi essere John”
“Si signore, John Maximilian Carter” rispose il giovane stringendo la mano del preside, “Felice di conoscerla”
“Il piacere è tutto mio giovanotto, come sta la tua amica?”
“Mel? Non benissimo, ma sono sicuro che si riprenderà”
“Certo, il San Mungo è un ospedale molto preparato, non ti preoccupare” sorrise, “Bene, ma tu sei qui per aiutarci, vero?”
“Si, Lucas ed Hermione mi hanno detto che c’è una persona in grado di analizzare i miei ricordi”
“Esatto, non invaderemo la tua privacy, vedremo solo le immagini”
“Non c’è nessun problema”
La porta alle loro spalle si aprì nuovamente e vi entrarono Minerva Mcgranitt, Severus Piton e i coniugi Flatts.
“Ciao John” lo salutò Amelia avvicinadosi.
“Buongiorno” rispose lui sorridendole, la donna gli accarezzò amorevolmente una guancia poi sorrise anche al figlio. Lucas ricambiò il gesto, ma si spense nuovamente quando incontrò lo sguardo del padre. Non ce la faceva proprio a sopportarlo, era più forte di lui, anche in un momento del genere, quando la sua scuola era stata distrutta, lui non gli aveva detto una sola parola di conforto, anzi era stato in grado di fargli perdere le staffe un’altra volta. Richard Flatts non disse una sola parola, fece solo un cenno con capo a John e poi si sedette su un divano in attesa dei due demoni, che non tardarono ad arrivare. Infatti comparvero come quella mattina dal nulla.
“Ben arrivati” li salutò Silente, “Vi presento John Carter”
“Piacere” rispose Heric Broms avvicinandosi al giovane, “Non ti preoccupare non sentirai niente, sarai cosciente quindi vedrai anche tu il tuo ricordo, come tutti noi, penso che te l’abbiamo già detto che vedremo solo le immagini e non i tuoi sentimenti”
“Si, mi hanno informato”
“Bene, allora possiamo procedere” disse rivolto al figlio, Mike si avvicinò al giovane Carter e lo guardò negli occhi.
Silente si sedette alla sua scrivania, a sinistra aveva Piton e a destra la McGranitt, entrabi erano in piedi di fianco alla sua poltrona, Harry, Ginny e Ron si sedettero su un divano, Amelia prese posto di fianco al marito, mentre Hermione e Lucas rimasero in piedi vicino alla parete.
John era seduto al centro della stanza, Mike di fronte a lui e Heric al fianco del figlio. Il mezzo demone fece ancora un passo nella direzione del giovane, poi alzò entrambe le mani nella sua direzione, i palmi aperti, e poi chiese gli occhi. Pronunciò una formula in una lingua sconosciuta, la sua voce era soave, quasi incantatrice, pronunciava quelle parole velocemente, nessuno riuscì a capire quello che stava dicendo, tranne suo padre, Heric Broms rimase immobile al suo posto, solo verso la fine della formula alzò anche lui le mani come quelle del figlio e una luce argentea si diffuse in tutto l’ufficio. La luce avvolse interamente John e quando si fu dissolta, un piccolo fascio di luce azzurra uscì dalle dita di Mike, tutti restarono con il fiato sopreso fino alla fine dell’operazione, quando il mezzo demone abbassò le braccia, in perfetta sincronia con quelle del padre, la luce prese forma e creò il ricordo di John. Fu come se stessero assistendo alla proiezione di un film: le immagini scorrevano a tempo reale davanti a loro, tra il corpo di John e quello dei due demoni. Tutti i presenti rimasero in silenzio, guardavano allibiti i ricordi di Carter illuminare la stanza: l’arrivo dei Mangiamorte, la battaglia, i bombardamenti, la scuola iniziare a cadare, i feriti, i morti, i professori e gli alunni combattere fianco a fianco e poi lei… l’arrivo di quella donna potentissima che in pochi colpi riuscì a far cadere l’intera scuola, sconfiggere il preside e gli insegnati, ferire e uccidere altri ragazzi. Per un attimo il ricordo si concentrò sulla figura della donna. Fu un attimo, il cuore di due persone all’interno della stanza perse un battito, Lucas si sentì facillare ed Hermione lo afferrò al volo, facendolo appoggiare al muro. Heric Broms invece si portò una mano sul cuore. Era da tanto che non lo sentiva battere così forte, solo in un determinato periodo della sua vita aveva battuto cosi forte, potente… Solo una volta aveva battuto così.
Chi era quella donna?
Il ricordo poi si concentrò sui resti della scuola, il salvataggio di alcuni professori e infine su Melanie. Mike chiuse nello stesso istante entrambe le mani e il ricordo svanì nel nulla.
John sbattè per un secondo le palpebre poi fissò il suo amico, Lucas Flatts era ancora appoggiato al muro, gli occhi blu erano sbarrati come se avesse visto un fantasma o qualcosa di spaventoso, Hermione era di fronte e lui e gli aveva appoggiato entrambe la mani sulle spalle, lo guardava con uno sguardo preoccupato, Amelia scattò velocemente vicino al figlio e gli accarezzo una guancia: era gelato.
“Lucas, tesoro, tutto bene?” gli chiese spaventata.
Il serpeverde sembrò ritornare in se, sbattè le palpebre e si spacchiò negli occhi angosciati di Hermione, “Si, penso di si” disse appoggiandosi alla giovane grifondoro.
“Cosa ti è successo?” gli chiese la ragazza.
“Non lo so, quegli occhi…” mormorò, poi si voltò verso John, “Ti rircodi cosa mi hai detto in ospedale, la sensazione di conoscerla?”
John annuì, “E’ stato lo stesso anche per te?”
“Si” Lucas si lasciò scivolare contro il muro e si sedette a terra, trascindasi dietro anche Hermione che si sedette al suo fianco, prendendogli una mano e stringendola tra le sue.
“Cosa vuoi dire Lucas?” gli chiese sua madre.
“Non lo so” rispose lui guardandola, “Ma mi sembra di averla già vista. Non so perché, ma quegli occhi li ho già visti”
“Hai visto talmente tante donne, cosa vuoi che siano due occhi azzurri” intervenne suo padre senza alzarsi dal divano sul quale era seduto.
“Devo ammette che di tatto ne hai davvero tanto, capitano” rispose Lucas fissando Richard, “Comunque non che la mia vita privata ti interessi, ma una sensazione del genere non l’avevo mai provata” poi continuò rivolgendosi a sua madre, “E’ una sensazione strana, non so spiegarla”.
Silente guardò il suo studente, poi la sua attenzione fu attirata da un’altra reazione ben differente da quella di Lucas, si voltò verso Heric Broms e lo vide con lo sguardo quasi trasparente puntato verso un punto non definito della stanza e una mano pallida sul cuore. “Heric tutto bene?” chiese alzandosi e dirigendosi verso il demone, come risvegliato da un sogno, Broms guardò l’amico, poi parlò: “Quella donna è la copia di Luce” disse piano.
”Che cosa?!” scatto Mike, “Stai scherzando, vero?”
Tutti i presenti si voltarono verso i due demoni, Silente fece un passo indietro, mentre tutti gli altri si alzarono dalle loro posizioni.
Heric guardò il figlio negli occhi, quegli occhi scuri e profondi cosi simili ai suoi, Luce, l’unica donna che avesse mai amato, che fosse riuscita a fargli battere quel cuore di demone così velocemente come in quel momento, l’istante esatto in cui i suoi occhi avevano visto quelli di quella donna. Azzurri, fieri, profondi, penetranti. Come i suoi. Come quelli di Luce, e poi la sua postura, il suo corpo, i suoi lineamente, il colore della pelle… tutto gliela ricordava. Se la sua mente non continuava a ripetergli che Luce era morta molti anni prima, sarebbe stato in grado di credere che fosse tornata.
“Non sto scherzando. Quella donna è identica a tua madre” disse rivolto al figlio. Mike lo fissò incredulo, “Non può essere. Non vorrei ricordarti che mia madre è morta una settimana dopo la mia nascita. Te lo sei dimenticato forse?”
“Non ho detto che è tua madre, ho solo detto è uguale. So benissimo anch’io che Luce non c’è più, non devi certo ricordarmelo tu”
“Devo dire che questa donna ha creato un po’ di tumulto” intervenne Richard, rimasto comodamente seduto sul divano.
“Ribadisco, hai un tatto eccezionale” lo ribeccò Lucas rialzandosi da terra insieme ad Hermione, i due vennero affiancati da John, che si era spostato dal centro della stanza.
Heric si appoggiò al muro, di fianco al divano dov’erano presenti gli altri tre grifoni, Harry lo fissò e potè constatare che la visione di quella donna lo aveva davvero sconvolto, Merlino solo sapeva come si poteva sentire quel demone in quel momento. Rivedere dopo anni e anni una donna che assomigliava alla moglie, sarebbe stato in grado si sconvolgere chiunque.
Mike continuava a fissare suo padre in modo incredulo, non poteva crederci. Suo padre, il grande mago che era riuscito a diventare un demone, sconvolto dalla visione di una donna che assomigliava alla sua vecchia moglie. “E’ assurdo, come fai a ridurti cosi” constatò dopo un secondo.
“Non puoi capire” rispose solo il demone, guardandolo con quello sguardo grigio, quasi trasparente, che ebbe il potere di farlo sentire una nullità.
“Non posso capire dici?”
“No, non puoi”
“E perché, sentiamo?”
“Semplice, non hai mai amato. Non sai cosa vuol dire perdere qualcuno a cui tieni”
“E’ da deboli”
“Non è questione di deboli o forti. Tu non sai cosa vuol dire, per questo non puoi capire”
“Stronzate” rispose Mike, poi senza dire più niente si smaterializzò in un altro luogo del castello.
Lucas fissò in silenzio, come tutti gli altri presenti nella stanza, il piccolo battibecco tra padre e figlio, poi una folgorazione, un’immagine, o meglio, un ricordo che si impossesso della sua mente, attimi di una vita che aveva dimenticato, un viaggio, un incontro, una notte passata insieme, uno sguardo… due iridi azzurre profonde e penetranti. E infine un nome: “Liz
“Cosa hai detto?” gli chiese Hermione voltandosi verso di lui.
Lucas si voltò nella direzione di John, l’amico si specchiò negli occhi blu del serpeverde e anche lui fu invaso dal suo stesso ricordo: Amsterdam, il bar in cui avevano passato tutta la sera, l’incontro con due ragazze, uno sguardo profondo e infine un nome: “Liz”.
“E’ lei, ne sono sicuro” continuò Lucas.
“Si le assomiglia”
“No, non le assomiglia, è lei. Quegli occhi, quello sguardo… è Liz”
“Ma chi è questa Liz?!” sbottò Hermione fissando entrambi i ragazzi.
“E’ una ragazza che abbiamo incontrato ad Amsterdam” le spiego John, mentre Lucas si passò una mano tra i capelli neri, scompigliandoli ancora di più. “Non ci posso credere”
“Adesso vedete di spiegarci decentemente tutto” disse con voce ferma Richard Flatts fissando sia il figlio che l’amico, “Voglio sapere tutto su questa Liz”
“Il problema, capitano, è che non sappiamo niente” rispose John, “Abbiamo incontrata con una sua amica in un bar una sera, poi non l’abbiamo più vista. Tutto qui”
“E allora come fate ad essere sicuri che sia lei” continuò l’uomo.
“Perché è lei!” affermò Lucas puntando lo sguardo in quello del padre, “Sono sicuro che è Liz e io non mi sbaglio mai”
“Non sai altro di questa ragazza?” gli chiese più dolcemente sua madre.
“No, non so altro. A dire il vero non sapevo neanche che era una strega” spiegò il serpeverde.
“Già è vero” intervenne il padre, “A te interessa solo una cosa”.
Hermione trattenne il fiato, fu un attimo: vide le mani di Lucas stringersi e diventare bianche a causa della forza che ci stava mettando, i suoi occhi si ridussero a due fessure, il blu divenne ancora più penetrante, lo fissò furioso e sibilò: “Cosa ne sai tu, non sai niente di me. Non fare neanche finta di sapere qualcosa sul mio conto, perché non sai niente. E non ti azzardare mai più a dire una cosa del genere, perché non sai niente della mia vita. Non te ne è mai importato un cazzo di me, non ti importava e non ti importerà mai. Quindi fammi un favore, lasciami in pace, non mi rompere i coglioni, ma soprattutto non ti azzardere mai più a fare allusioni del genere davanti a lei” detto questo prese Hermione per mano e si diresse verso l’uscita. Lo fece fermare solo una frase di suo padre: “Bravo, rifugiati tra le braccia di quella ragazzina, tanto è solo questo che sai fare”.
Richard Flatts non riusci ad estrarre la bacchetta in tempo, quando vide che il figlio si era voltato con già la sua arma tra le dita, non fu abbastanza veloce: “Stupeficium” l’incantesimo lo colpì in pieno petto e lo fece andare a sbattere contro la parete.
Restarono tutti ammutoliti, anche Silente e Broms, che guardarono l’espressione dura di Lucas mentre fissava il padre a terra, poi lo videro dargli le spalle e incamminarsi lentamente verso l’uscita con Hermione al suo fianco. Un istante dopo la sua azione venne imitata per prima da John che scese le scale velocemente per rincorrere l’amico e un secondo dopo dagli altri grifoni.
Richard Flatts riaprì gli occhi solo quando la chioma di Ron Weasley fu scomparsa oltre la porta, si alzò a fatica imprecando contro il figlio, “Se lo prendo”
“Tu non farai un bel niente” la voce di sua moglie era dura, fiera, ma anche delusa, “Lucas ha fatto bene a colpirti, questa è la mia posizione, che ti piaccia o no. Adesso scusami, ma vado al quartier generale, magari trovo qualcosa su questa Liz. Arrivederci” disse rivolta al preside, ai due insegnati e infine a Broms. Amelia Flatts scomparve un istante dopo oltre la soglia della porta, Richard si risistemò la divisa, poi senza una parola usci anch’egli dall’ufficio.
“Però…” fu l’unico commento di Minerva McGranitt, che si passò una mano sul volto.
“Quel ragazzo ha davvero fegato, devo ammetterlo” si lasciò sfuggire Severus Piton.
Silente sorrise, poi la sua espressione si rabbuiò vedendo lo stato del suo amico, “Heric sicuro di non volere niente?”
Il demone si alzò e lo fissò squotendo la testa, “No, non ti preoccupare. Penserò a quello che ho visto e cercherò di capire qualcosa” detto questo scomparve, lasciando dietro di se un leggero strato di vapore.

Harry Potter stanotte ti aspetterò comunque alla torre di Astronomia
Sarò puntuale

Ritorna all'indice


Capitolo 57
*** Parole che colpiscono ***


168
57.     Parole che colpiscono

“Lucas! Ti vuoi fermare! Mi fai male!” la voce di Hermione diventava sempre più forte, il serpeverde non si era ancora staccato dalla sua mano e la stava trascinando per tutto il giardino del castello. Si bloccò di colpo solo sulle sponde del Lago Nero, la grifoncina non si accorse che il ragazzo si era fermato e gli andò a sbattere contro. “Ahi!” esclamò mentre si massaggiava il naso.
“Scusa” bisbigliò il giovane mentre si lasciava scivolare contro la corteccia di una grande quercia, Hermione si voltò verso di lui, poi fece un sospiro e si sedette a terra anche lei, posizionandosi tra le gambe di Lucas, il serpeverde l’avvolse in un abbraccio e mentre le accarezzava un braccio con una mano, si accesa una sigaretta e iniziò a fumarla nervosamente. “Mi dispiace di averti trascinata fuori cosi, ma se restavo in quella stanza un momento di più, lo avrei ammazzato”.
“Non dire cose di cui potresti pentirti” gli sussurrò appoggiandosi meglio al petto del ragazzo.
“Non me ne pentirei” disse piano, “Non si deve permettere di dire una cosa del genere, quell’uomo non sa un bel niente di me. Deve imparare a farsi i cazzi suoi”
“Resta sempre tuo padre”
“Ha perso la sua posizione molto tempo fa” disse duro, “Non lo considerò più un padre”
“Dicevi questo anche di tua madre… guarda adesso”
“Con lei è diverso”
“Solo perché tu vuoi che sia cosi” Hermione si voltò verso il suo ragazzo e gli accarezzò una guancia, “Con tua madre sei riuscito a risistemare tutto, perché con lui pensi che non possa funzionare?”
“Hai sentito cosa ha detto oggi?” disse fissandola con le sue iridi blu infuriate, “Non lo sopporto, non ce la faccio e sono convinto che non cambierà mai nulla. Posso fare a meno di lui” concluse puntando lo sguardo verso il sole che lentamente scompariva all’orizzonte.
Hermione non gli rispose, gli passò le braccia intorno al collo e si strinse a lui, Lucas le bassò entrambe la braccia intorno ai fianchi per attirarla maggiormente verso di se e nascose il viso nel suo collo.
Restarono così, in silenzio fino a che non riuscì a raggiungerli John. Il giovane li salutò velocemente e poi si smaterializzò al San Mungo promettendo che si sarebbe fatto sentire presto e che li avrebbe informati subito se Mel si fosse svegliata.


Eravamo insieme,
tutto il resto del mondo l’ho scordato.


La coppia rimase ancora per molto tempo sulla riva del lago, anche se era la seconda settimana di marzo, il tempo non era male e l’aria della sera era fresca, ma piacevole.
“Posso chiederti una cosa?” Hermione ruppe timidamente il silenzio che li avvolgeva, Lucas si lasciò sfuggire un ghigno, “Vuoi sapere di Liz, vero?”
“Si”
“Non c’è molto da dire” iniziò il serpeverde guardando il lago, “Ci siamo incontrati una sera in un bar ad Amsterdam, abbiamo parlato del più e del meno per un po’ e alla fine siamo andati a letto insieme. La mattina dopo ci siamo svegliati, l’ho riaccompagnata a casa e non ci siamo più visti. Fine della storia, non significa nulla per me”
“La tua espressione prima diceva il contrario” lo accusò la grifoncina attirando nuovamente il suo sguardo su di se.
Jane sono rimasto sconvolto di vederla li, non sapevo neanche fosse una strega. Figurati poi vederla tra le file di Voldemort” rispose sostenendo il suo sguardo d’oro.
“Si, forse hai ragione. Non deve essere stato facile”.
“No, per niente. La cosa che però mi lascia più turbato è la reazione che ha avuto Broms”.
“Già. Sembrava sconvolto, distrutto”, gli occhi di Hermione si fecero improvvisamente lucidi, “Non vorrei mai trovarvi nei suoi panni. Vivere per sempre sapendo che se ti affezioni a qualcuno lo vedrai sicuramente morire”.
“Ehi ehi…” Lucas le sorrise dolcemente, asciugandole una lacrima che era riuscita ad uscire dai suoi occhi, “Non è solo”.
“No certo.. ha solo un figlio cinico, che non è in grado di capirlo, anzi lo fa stare peggio”.
“Non tutti hanno la fortuna di incontrare persone sensibili e buone. Purtroppo nella vita bisogna accontentarsi di quello che ci viene dato. Io l’ho dovuto imparare a mie spese e anche se la cosa non mi va, non ci posso fare niente”.
“Non è giusto” sospirò la ragazza abbassando lo sguardo, Lucas le passò due dita sotto al mento e le fece sollevare il volto, le sorrise dolcemente poi si chinò verso le sue labbre e le congiunse con le sue.
Hermione si strinse subito al corpo del ragazzo, perdendosi in quelle labbra che erano in grado si farle dimenticare tutto il mondo che la circondava, quando stava con Lucas tutto quello che la circondava sfumava, esistevano solo loro due. Loro due e nient’altro.

La notte aveva avvolto con il suo manto nero tutta l’Inghilterra, la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts era silenziosa, buia e calma. Non si sentiva volare una mosca per i corridoio, le aule era vuole e quiete, le Sale Comuni di tutte le case erano deserte, i camini ormai si erano spenti perché nessuno più li alimentevava.
Solo in un’ala del castello una persona guardava la luna piena brillare, le stelle la incorniciavano come se fosse la cosa più presioza che potesse esistere.
Heric Broms era quella persona, o meglio, quel demone che ancora non stava godendo dei benefici del sonno, non ci sarebbe riuscito neanche, ne era più che certo, gli avvenimenti di quel pomeriggio l’avevano sconvolto. Quella ragazza, Liz come l’avevano chiamata Lucas e John, era la copia sputata di Luce. Il suo ricordo era sempre vivo nel suo cuore, ma rivederla aveva scatenato nella sua anima una strana reazione: il suo cuore aveve iniziato a battere sempre più forte, non era ancora riuscito a farlo tornare alla normalità. Fu come quella volta, la prima volta che la vide….

Aveva raggiunto il Canada, in Europa non poteva più stare, tanto meno in Inghilterra, era perennemente assediato da maghi e streghe che volevano sapere l’incantesimo che aveva usato per diventare un demone, ma lui non aveva nessuna intenzione di rivelarlo a nessuno.
Ci era riuscito da solo, dopo anni di duro lavoro, ricerche e fatica, non aveva nessuna intenzione di rivelare al vento le sue scoperte. No, mai. A nessuno.
Era consapevole che il suo nome avrebbe popolato i libri per l’eternità: il mago che era riuscito a diventare demone. Però questo non significava che sarebbe stato un burattino o un fenomeno da baraccone, no, questo no. Proprio per questo si era traferito in America.
A dire la verità al momento sapeva solo di essere arrivato in Canada, non aveva idea di dove si trovava, anche se il territorio si presentava deserto e impopolato. Meglio così. Non avrebbe dovuto spiegare niente a nessuno.
Non sapeva neanche lui quanta strada aveva percorso, l’unica cosa di cui era certo era l’anno in cui si trovava: 1780.
In lontananza scorse un paesino, si sarebbe fermato lì per la notte che ormai stava giungendo, poi la mattina sarebbe ripartito, per raggiungere un luogo deserto, dove avrebbe abitato per tutta la vita, o meglio, eternità.
Il paese non era di grandi dimensioni, le case erano ancora tutte di legno e alcuni bambini stavano giocando per la strada. Osservando bene le case e quello che lo circondava, il demone si rese conto che si trovava in un villaggio di maghi. Dannazione! Ormai era troppo tardi per cercare un altro villaggio, si sarebbe fermato lì, avrebbe fatto finta di niente, sperando che nessuno lo riconoscesse.
Entrò in una locanda, aveva bisogno di un letto, doveva riposarsi. Essendo un demone non aveva bisogno di nutrirsi come un normale essere umano, però il sonno era qualcosa di cui anche un essere immortale aveva bisogno.
Si avvicinò al bancone e quando incrociò lo sguardo della ragazza che gli stava sorridendo il suo cuore mancò di un battito. Non aveva mai visto una ragazza così bella: la sua pelle era chiara, gli occhi erano profondi, penetranti e di un colore strano nero con alcune pagliuzze azzurre, i capelli erano lunghi, lucenti e neri come la pece, il suo corpo era longilineo, magro, ma ben proporzionato. La giovane gli stava sorridendo, così il demone ricambiò il suo gesto avvicinandosi al bancone.
“Buona sera” lo salutò.
“Buona sara, vorrei una stanza”
“Certamente” continuò senza smettere di sorridergli, sfogliò un quaderno che aveva appoggiato al tavolo e poi si voltò, prese una chiave dalla bacheca e gliela porse, “Ecco qui, stanza 37”.
“Grazie mille”
“Si figuri, comunque il mio nome è Luce, per qualunque cosa mi chiami”
“Molto gentile, io invece sono Heric” rispose stringendo la mano della mora. Lei gli sorrise ancora, dopo distolse lo sguardo verso un altro cliente che stava arrivando, così il demone salì le scale che lo avrebbero portato alla sua stanza.

I ricordi lo avevano travolto come un fiume in piena, si appoggiò alla balaustra della Torre di Astronomia, alzò lo sguardo grigio verso il cielo, mancava davvero poco alla mezzanotte.
La porta alle sua spalle si aprì da sola, non c’era nessuno, ma Broms aveva già capito chi era.
“Mantello dell’invisibilità” constatò con la sua voce profonda.
Dal nulla apparve Harry James Potter, si tolse il mantello di suo padre e lo piegò accuratamente appoggiadolo poi su un banco.
“Sei stato puntuale”
“Mantengo sempre le promesse” rispose il bambino sopravvissuto alzando lo sguardo verso il demone, Broms a quell’affermazione sorrise e poi si sedette sul muro della torre. Oltre di lui il vuoto, ma non aveva nessun timore di cadere, fissò senza parlare il ragazzo che gli stava di fronte e gli fece cenno di avvicinarsi, Harry lo fece e si appoggiò anch’egli alla balaustra, ma rimase in piedi, di fianco al demone, a guardare il cielo stellato.
Broms concentrò il suo sguardo sul ragazzo, poi sorrise ancora, “E’ impressionate la somiglianza con i tuoi genitori” constatò poi, distogliendo lo sguardo da lui, Harry si voltò e lo squadrò: era la prima volta, da quando era arrivato al castello, che gli stava cosi vicino. Doveva ammettere che quell’uomo era perfetto, non aveva mai visto nulla di simile, sembrava scolpito nel marmo.
“Ma lei non li ha mai visti” rispose senza togliergli gli occhi verdi di dosso.
“No, ma ti ricordo che posso vedere nei ricordi della gente. E poi come ti ho detto, mi sono documentato, so tutto di te e dei tuoi amici… quindi possiamo quasi dire che conosco i tuoi genitori. E tu sei uguale a loro” continuò senza togliersi quel leggero sorriso dalla labbra sottili, “Assomiglia in una maniera impressionante a tuo padre, ma hai..”
“Gli occhi di mia madre, lo so, me lo dicono tutti” concluse per lui Harry.
“Esattamente” Broms voltò lo sguardo e lo puntò nelle iridi del bambino sopravvissuto, “Non siamo qui per parlare dei tuoi genitori, ti ho chiesto di incontrarci senza nessun altro, perché voglio parlare con te. Voglio sapere qualcosa di più su Lord Voldermort, certo posso dire di sapere tutto di lui, ma l’ho letto dai libri e dai ricordi di Albus. Voglio sapere cosa ne pensi tu, non so se mi sono spiegato”
“Vuole il mio punto di vista” riassunse Harry
“Precisamente” poi prima che il giovane iniziasse a parlare aggiunse, “A proposito, dammi del tu. Odio tutti questi formalismi”
“D’accordo” il bambino sopravvissuto fece un respiro profondo e poi guardò la luna, “Come sicuramente saprai, la leggenda iniziò il 31 ottobre. Lord Voldemort entrò nella casa dei miei genitori dopo la soffiata di Peter Minus, custode dell’Incanto Fidelio, e uccise i miei genitori. Quando arrivò a me però qualcosa andò storto, usò l’Avada Kedavra, ma non funzionò. Infatti l’incantesimo si ritorse contro di lui, togliendogli tutti i poteri e le forze e lasciando a me questa cicatrice. Io trascorsi la mia infanzia con i miei zii babbani che non mi dissero mai niente di questa storia, quando raggiunsi l’età per entrare ad Hogwarts mi arrivò la lettera e Hagrid venne a prendermi di persona, raccontandomi tutto. In questi anni ho combattuto Voldemort e i suoi Mangiamorte per molte volte e in svariate circostanza. Il primo anno per la Pietra Filosofale, il secondo anno il Basilisco e il fantasma di Tom Riddle, il terzo anno ho scoperto la verità su Peter Minus, il quarto anno ho assistito alla rinascita di Voldemort grazie anche al mio sangue e sono stato il testimone della morte di Cedric Diggory, al quinto anno ho combattuto i Mangiamorte al Ministero della Magia, inoltre ho assistito all’uccisione del mio padrino, Sirius Black. In più sono stato posseduto da Lord Voldemort in persona per poco tempo, ma sono riuscito a resistere e a farlo andar via dal mio corpo e, cosa ancora più importante ho scoperto la mia profezia ….”
“Nessuno dei due può vivere, se l’altro sopravvive”
“Esatto” annuì Harry tornando a guardarlo.
“Devo dire che sono stati anni molto movimentati, che però ti hanno portato anche a conoscere persone che credono in te”
“Questo è sicuro, ho incontrato Ron ed Hermione, che non mi hanno mai abbandonato, poi Silente, che a modo suo ha cercato di proteggermi ed aiutarmi…”
“Tenendoti all’oscuro di molte cose”
“Già… Io so benissimo che sono quello che Voldemort vuole, questa guerra è nata perché lui mi vuole morto”
“Questo è quello che lui desidera di più, anche se il suo fine è prendere possesso di tutto il Mondo Magico, trasportandolo in una situazione di delirio e distruzione. Tu sei la ciliegina sulla torta, non pensare che tutto questo casino lo sta facendo solo e unicamente per te”
Harry lo guardò e poi gli fece la domanda che da giorni gli tormentava i pensieri: “Perché sei qui?”
“Anche se non è la mia guerra, vi voglio aiutare. Ho vissuto per molti anni e ho visto che la causa di ogni conflitto di vuoi uomini è il potere, la supremazia sul più debole. So benissimo che anche se vi aiuto questa volta, potrebbe riaccadere la stessa cosa tra qualche anno. Per questo non voglio rivelare la mia presenza, non voglio diventare il paladino della giustizia, non mi si addice. E sinceramente non lo voglio neanche. Però voglio aiutare voi, non solo perché Albus è un mio caro amico. Voglio farlo e basta”
“Grazie”
Il demone si lasciò sfuggire un altro sorriso, “E tu Harry James Potter, perché combatti? Per vendetta o per altro?”
Harry ci pensò su un attimo, nessuno gli aveva mai posto quella domanda, e forse neanche lui sapeva la risposta. Perché combatteva contro Lord Voldemort?
“Da quando sono nato mi hanno sempre affibiato il nomignolo del Bambino Sopravvissuto, il neonato che ha sconfitto Lord Voldemort, la speranza di tutti i maghi, il futuro per il Mondo Magico. Mi sono trovato dentro questa storia fino al collo, non ho potuto evitarlo. Non so perché combatto, certo non voglio che Voldemort vinca, non voglio che distrugga tutto quello che c’è, non voglio che altri innocenti muoiono… Certo voglio anche vendicare la morte dei miei genitori, di Sirius, di Cedric, di tutti gli innocenti che sono stati uccisi dai Mangiamorte e da lui… però….”
“Sei stato catapultato senza volerlo in una guerra che non volevi, che non conoscevi”
“Già.. però di una cosa sono sicuro” Harry lo fissò negli occhi, le sue iridi verdi erano decise, fiere, “Non voglio che Voldemort vinca, però non voglio combattere da solo. La gente deve essere consapevole di quello che stiamo facendo, deve sostenerci, non si deve nascondere. So che non è facile, la paura distrugge l’animo delle persone, lo deforma, lo contorce. Però sono convinto che finchè nel cuore della gente ci sarà uno spirito di liberta, qualcosa si potrà ancora fare”
“Esatto” Broms scese con grazia dalla balaustra e gli appoggiò entrambe le mani sulle spalle, “C’è del buono in questo mondo, Harry, ed è giusto combattere per questo”. Detto questo il demone gli dette le spalle, “Buona notte” gli augurò, poi scomparve, lasciando dietro di se una piccola nuvola di vapore.
Harry rimase ancora per qualche minuto sulla Torre di Astronomia, poi riprese il suo mantello e tornò in dormitorio.



“Ci sono cose che non si possono interrompere al passaggio di un’epoca all’altra…
Sopravvivranno.
La consapevolezza che i sogni della gente sono qualcosa che durerà per sempre, finchè la gente avrà sete di libertà”.

Ritorna all'indice


Capitolo 58
*** Elisabeth ***


4169863
57.     Elisabeth

Lord Voldemort aprì gli occhi, al suo fianco Elisabeth stava ancora dormendo profondamente, il corpo nudo era coperto solo da un lenzuolo nero, che si confondeva con i lunghi capelli della giovane.
Il mago oscuro si mise su un fianco e le accarezzo provocantemente un fianco, in questo modo la giovane aprì gli occhi e fissò le sue iridi azzurre in quelle rosse del suo signore. Voldemort ghignò mentre lei fece leva sui gomiti per congiungere i loro volti.
Il bacio che nacque dalla loro labbra era di pura passione, ma non c’era amore. Lo sapeva lui e lo sapeva lei. Era solo lussuria quello che li univa, puro e semplice desiderio, non c’era sentimento.
Si alzarono dal letto insieme e dopo essersi preparati uscirono dalla stanza da letto del Lord Oscuro e si diressero fianco a fianco verso la sala riunioni di Malfoy Manor.
Furono gli ultimi, ma nessun Mangiamorte disse niente, quando fecere il loro ingresso nella stanza si alzarono tutti e chinarono il capo al loro passaggio, il Lord Oscuro si sedette a capo tavola e la ragazza si sedette sul bracciolo alla sua destra.
“Bene signori, novità?” chiese il mago.
“No mio Lord” rispose pronto Lucius Malfoy.
“Solo una cosa” intervenne Bellatrix, “Pare che ci siano due nuovi arrivati a Hogwarts, non siamo riusciti a capire chi siano, ma un nostro informatore ha sentito un frammento di una conversazione tra i coniugi Flatts e pare che questi due individui siano motlo potenti”
“Scoprite di chi si tratta” ordinò Voldemort fissando la Lastrange.
“Certamente”
“Bella” la chiamò.
“Si mio Lord”
“Voglio che fai vedere la tua maledizione ad Elisabeth”
“Subito”
Lord Voldemort si scambiò uno sguardo con la donna e senza il minimo rumore la mora si alzò in piedi e segui la Mangiamorte nei sotterranei per assistere a quella favolosa maledizione di cui aveva sentito parlare.
Il Lord Oscuro dopo l’uscita delle due donne congedò gli altri Mangiamorte e rimase solo nella stanza, fece comparire un calice di vino e con il suo solito ghigno malefico cominciò a sorseggiare la bevanda pensando al tempestivo arrivo di Elisabeth, con lei la vittoria era assicurata.
Quella donna era un potenziale di malvagità impressionante, forse più di Bellatrix, non per nulla l’aveva scelta come sua donna. Per un periodo di tempo l’aveva persa di vista, non sapeva dove fosse stata. Poi rievocando i suoi poteri era ritornata da lui, più forte e forse più bella di prima. Aveva attaccato la scuola di magia di Stoccolma e si era presentata alla sua porta. E lui l’aveva accolta, come sempre.
Il giorno prima avevano parlato molto, ma lei non si ricordava nulla del suo periodo senza poteri. Si, perché quella notta del 31 ottobre di diciassette anni prima, quando lui aveva perso tutti i suoi poteri anche lei li aveva persi. Spariti nel nulla, non era riuscita a spiegarselo neanche lei. Forse non c’erano spiegazioni.
La cosa strana però era che non era invecchiata neanche di un mese. Il tempo per lei non era trascorso. Era rimasta quella di diciassette anni prima, non riusciva a spiegarsi neanche quello, era come se fosse rimasta immune al tempo che era trascorso.
Elisabeth gli disse che la prima cosa che le era tornata alla mente era stato il momento esatto in cui aveva ripreso possesso dei suoi poteri, prima il nulla. Non ricordava niente, un buco nero.
Voldemort non riusciva neanche a dare una spiegazione logica a quello che era successo, ne alla sua improvvisa perdita dei poteri, ne al suo vuoto di memoria, ne al suo mancato invecchiamento.
Non riusciva a trovare delle risposte soddisfacenti a quelle domande, ma alla fine non gli interessava neanche molto, Elisabeth era tornata con lui, ora sarebbe stato imbattibile.

Nei sotterranei di Malfoy Manor Bellatrix Lastrange stava mostrando la potenza del suo incantesimo a Elisabeth. La donna la guardava ammirata, doveva ammettere che quella strega ci sapeva davvero fare con la Magia Nera, era veramente molto brava, ma soprattutto folle, malvagia, crudele, spietata. In una sola parola: fantastica.
Aveva creato quella maledizione da sola, senza l’aiuto di nessuno, ma soprattutto in pochissimo tempo, ed aveva una potenza straordinaria. Polverizzava gli organi vitali di chi veniva colpito, era eccezionale.
Sorrise rivolgendosi alla Mangiamorte, “Complimenti, veramente un ottimo lavoro” si complimentò.
“Ne sono lusingata Milady” disse con un inchino Bellatrix. La Lastrange non si era inchinata mai di fronte a nessuno, tranne che con Lord Voldemort, ma di fronte a quella donna non poteva non riservarle il rispetto che si meritava. Bastava guardarla in volto per capire la sua devozione alla causa, i suoi occhi brillavano non appena si incontravano con quelli del Lord Oscuro, e non solo perché tra loro c’era qualcosa. Sapeva benissimo che quello che li legava era solo desiderio e nessun sentimento, ma da quando era in vita e aveva abbracciato la causa di Lord Voldemort non aveva mai incontrato nessuna donna che fosse riuscita ad entrare nella grazie del suo signore, Elisabeth invece c’era riuscita. La notte del 31 ottobre quando Harry Potter riuscì a sconfiggere Voldemort anche lei perse tutti i suoi poteri e sparì nel nulla, non si seppe più nulla per diciassette anni. Poi il Lord Oscuro era riuscito a rievocare i suoi poteri e lei era tornata, più forte di prima.
“Come hai detto che si chiama?”
“Mortea Istantanea” rispose fiera la donna.
“Non potevi trovare un nome più appropriato”
“Grazie”
“Portami un prigioniero, voglio vedere se ho capito come funziona”
“Ma Milady…” intervenne Bellatrix.
“Vogliosolo provare, se sbaglio mi insegnerai tu questa maledizione” rispose calma Elisabeth guardandola con quel suo sguardo azzurro, che riusciva a metterla in soggezione per quanto fosse limpido, ma allo stesso tempo impenetrabile.
“Come desiderate” detto questo si smaterializzò e un secondo dopo riapparve con un uomo in catene che continuava a ripeterle: “Pietà mia signora, vi prego!”
Elisabeth si inginocchiò al livello del prigioniero con la bacchetta in pugno, “Non temere, tra poco non soffrirai più” gli sussurrò crudele, poi alzò la sua arma e ghignò prima di pronunciare la condanna dell’ uomo, “Mortea Istantanea”. Il prigioniero trattenne il fiato per un istante, poi cadde a terra privo di vita.
Elisabeth si rialzò con una piccola risata sprezzante, mentre Bellatrix Lastrange la guardava allibita, ma allo stesso tempo affascinata, quella donna aveva imparato la sua maledizione nel giro di un secondo, e l’aveva fatta alla perfezione.
“Mi inchino davanti alla vostra potenza, Milady” sussurrò abbassando il capo.
“Basta con queste formalità” disse lei alzando una mano, poi sorrise e si smaterializzò.
Un istante dopo nella stanza entrarono Rabastan e Rodolphus Lastrange, “Cosa è successo mon coeur?”
“Elisabeth ha visto la mia maledizione e l’ha rifatta alla perfezione un istante dopo” spiegò ancora sorpresa la donna.
I due Mangiamorte la guardarono allibiti, “Stai scherzando, vero?” disse il cognato, “Non è possibile, noi ci abbiamo impegato a testa due settimane… come è possibile che lei sia riuscita a rifarla dopo averla vista una sola volta?”
“Non lo so” rispose Bellatrix avvicinandosi al marito, “Di una cosa però sono sicura” sorrise perfidamente mentre diceva quella parole, “Quella donna è eccezionale, gli Auror tremeranno di fronte alla sua potenza”



Spazio per me...

Lo so, rispetto agli altri questo capitolo è davvero corto, ma volevo spiegare almeno in parte il personaggio di Elisabeth... però non posso di certo rivelarvi subito tutto...! Speedy riprenditi presto, e salutami la tua cara nonna! Saluti a tutti, HiL

Ritorna all'indice


Capitolo 59
*** Thoughts ***


6876546
58.      Thoughts

Lucas Flatts era seduto sulla balaustra della Torre di Astronomia, le gambe sosprese nel vuoto, la mente altrove. Non sapeva da quanto tempo era lì, in quella posizione, in silenzio, avvolto dal buio.
Non riusciva a prendere sonno, così lentamente era uscito dal suo dormitorio ed era andato sulla torre, si era seduto sulla balaustra e aveva iniziato a guardare il cielo.
Scuro, nero, buio.. con qualche piccola stella. La luna era piena e illuminava debolmente la notte.
Si accese una sigaretta e iniziò a fumarla distrattemente, intorno a lui c’erano parecchi mozziconi, sinceramente aveva perso il conto di quante ne aveva fumate. Non se lo ricordava più.
Da quando aveva visto Liz nei ricordi di John non era più riuscito a pensare normalmente. Come aveva fatto a non accorgersi che era una strega? D’accordo non avevano parlato molto, però…
Che idiota!
Quella ragazza era riuscita a distruggere la sua vecchia scuola, aveva fatto del male gratis a degli innocenti, aveva ferito John, aveva quasi ucciso Mel.
Per la prima volta in vita sua Lucas Flatts era preoccupato.
E la cosa non lo faceva stare di certo tranquillo, proprio per questo continuava imperterrito ad accendersi nuove sigarette. Solo questo riusciva, in parte, a rilassarlo.
La porta dietro di lui si aprì, il giovane serpeverde non si voltò, non gli importava di essere scoperto.
“Sapevo di trovarti qui” quella voce dolce lo fece sorridere. Possibile che in tutti quegli anni era cresciuto senza di lei, si sentiva un vero idiota. Lei voleva risistemare le cose, ma lui era troppo occupato ad odiarla. Non aveva capito niente. E se ne pentiva… però, adesso, non avrebbe commesso lo stesso errore.
Una leggera carezza lo fece voltare e fu così che si specchiò nello sguardo colmo d’amore di Amelia Flatts.
La donna gli accarezzò piano una guancia e poi gli sorrise, “Vedrai che Mel si riprenderà presto” gli disse piano.
“Non è solo per lei” rispose Lucas distogliendo lo sguardo da quello scuro della madre, gettò la sigaretta, ormai consumata, oltre la torre e si voltò completamente verso la donna.
“E’ successo qualcosa con Hermione?” Amelia si appoggiò ad una colonna non troppo lontana dal figlio, il serpeverde si sedette a terra, appoggiandosi contro il muro. Scosse la testa senza rispondere.
“Tuo padre?”
“Lui non centra” rispose duro. Quell’argomento era tabù. Non voleva parlare di quell’uomo. Non ce la faceva, non lo sopportava. Quel pomeriggio quando l’aveva schiantato aveva provato una sensazione strana. Si sentiva quasi libero. Per una volta aveva fatto qualcosa che l’aveva zittito, senza usare il serpentese. Certo prima gli aveva rovesciato contro tutto quello che pensava nella lingua che più odiava, consapevole che l’avrebbe fatto infuriare. Però la soddisfazione di averlo colto di sopresa non se la sarebbe mai dimenticata. Si era preso una rivincita, finalmente.
“Lucas, non ti ho mai visto cosi” la voce di sua madre era preoccupata, si era inginocchiata di fianco a lui e lo stava guardando con apprensione.
“Si tratta di Liz” disse piano. Amelia trattenne il fiato. Quella ragazza, la donna che aveva distrutto la vecchia scuola di suo figlio. Si era quasi dimenticata che era stato proprio lui a riconoscerla. Sapere che aveva avuto a che fare con lei la fece tremare.
Lucas notò l’improvviso cambiamento d’espressione della madre e cercò di rassicurarla, “Mamma.. non ti preoccupare, quando l’ho conosciuta io non era così. A dirla tutta non sapevo neanche fosse una strega…Mamma, davvero, non è successo niente. Siamo stati insieme per una notte, poi non l’ho più vista. Non ci siamo più sentiti. Da quella sera a Amsterdam non ho più avuto nessun contatto con lei”.
“Però pensi a lei” constatò la donna fissandolo negli occhi.
“Penso a quanto sono stato stupido a non accorgermi che era una strega” rispose con rabbia il giovane serpeverde.
“Tesoro, nessuno poteva saperlo. Non te ne sei accorto tu, ma non se ne è accorto neanche John, o sbaglio?”
“No”
“Vedi, non avercela con te stesso. Non serve” cercò di dirgli con dolcezza, ma lo sguardo che aveva Lucas metteva i brividi, sembrava quello di suo padre quando lui parlava in serpentese: freddo, cupo, infuriato, livido di rabbia… “Lucas…”
“No mamma” disse il giovane alzandosi, “Non ci sono parole”
“Tesoro, ascoltami” gli aveva appoggiato una mano sulla spalla, il figlio si era voltato e l’aveva guardata neglio occhi, “Quello che è successo a Stoccolma, non è colpa tua, lo sai?”
“Si”
“D’accordo tu hai conosciuto Liz e non ti sei accorto che era una strega, può capitare. Tutto questo non è successo a causa di una tua mancanza, capito?”
Lucas non rispose, distolse lo sguardo da quello scuro della madre, e guardò la luna.
Una mano delicata gli accarezzò una guancia e con dolcezza lo fece voltare ancora verso di lei, “Odiando te stesso non risolverai la situazione. E non renderai le cose facili neanche a chi ti circonda” gli disse con un sorriso. “Adesso devo andare, prima che tuo padre faccia uscire l’intero quartier generale per cercarmi”.
“D’accordo”
Amelia Flatts gli sorrise ancora, poi senza chiedere il permesso lo abbracciò. Lucas rimase sorpreso da quel gesto, ma lo ricambiò. Da quando non poteva beneficiare di quel gesto così materno? Tanto.
La donna gli diede un lieve bacio sulla tempia prima di allontanarsi dal ragazzo, “Ci sentiamo presto, ok?” gli sussurrò contro l’orecchio. Il serpeverde annuì, poi sciolse definitivamente l’abbraccio.
“Tienimi informata sulle condizioni di Mel”
“Va bene”
“Ci vediamo” disse alzando la mano in segno di saluto, prima di aprire la porta.
“Mamma” Amelia si bloccò, la mano sulla maniglia di legno, si voltò verso il figlio e gli sorrise ancora, “Si?”.
“Grazie” rispose lasciandosi sfuggire un sorriso.
“Quando vuoi, tesoro” detto questo la donna si voltò e uscì definitivamente dalla Torre d’Astronomia.
Lucas Flatts rimase ancora un po’ in quel luogo, fumò un’altra sigaretta prima di ritornare nel suo dormitorio.
Quando entrò nella sua stanza però era più tranquillo, la chiacchierata con sua madre gli era stata molto utile.

Quella notte c’era un’altra persona che non riusciva a chiudere gli occhi. Continuava a fissare quel corpo immobile, avvolto tra le lenzuola bianche di un ospedale, il San Mungo per la precisione.
John Maximilian Carter non era ancora riuscito a chiudere occhio. Teneva la sua mano su quella di Melanie e non si allontanava da lei neanche se glielo avessero ordinato.
Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Non ce la faceva, o meglio, non voleva.
Voleva essere la prima cosa che Mel avesse visto quando si sarebbe svegliata, perché lei si sarebbe svegliata. Ne era convinto. Lei era forte, determinata.
Le accarezzò piano la pelle liscia della guancia, sorrise debolmente: era bella anche così. Mel era sempre stupenda. Anche in quelle condizioni.
John sospirò, doveva svegliarsi al più presto, altrimenti sarebbe impazzito.
Si chinò verso il suo viso e appoggiò la sua fronte contro quella della giovane: “Mel… ti prego, apri gli occhi. Ho bisogno di te, lo sai. Non posso stare senza di te. Ti prego… torna da me”.
Si spostò delicatamente da lei e le diede un lieve bacio sulla fronte. Le accarezzo i capelli ricci che si intravedevano tra la fascitura e si risedette al suo posto.
Le strinse la mano e appoggiò il capo sul materasso. Sapeva benissimo che doveva riposare almeno per qualche ora, ma era consapevole anche che non sarebbe stato facile. Non riusciva a prendere sonno sapendo che lei era in pericolo. Non ce la faceva.
Chiuse gli occhi per un secondo, ma li riaprì di scatto.
Un movimento, piccolo, impercettibile, ma c’era.
Mel li aveva stretto la mano. Le sue dita si erano mosse tra le sue. Ne era sicuro.
La guardò, il suo viso era rilassato, spostò l’attenzione sulle loro mani, e potè notare che le dita della giovane si erano strette intorno alla sua mano.
“Mel?”
Un nuovo impreccettibile movimento del volto, che questa volta gli fece spuntare un sorriso vero.
Le accarezzò piano una guancia e questo fu come un invito ad aprire gli occhi, che venne accontentato dalla ragazza.
Fu così che Melanie Armstrong si destò.
Aprì lentamente le palpebre e le sue iridi blu incontrarono quelle scure del suo ragazzo. Gli sorrise debolmente, ma il suo sorriso si ampliò notando la gioia straripare dagli occhi di John, che non le disse una sola parola, ma l’abbracciò con trasporto. Mel non fece caso al dolore che sentiva, ricambiò il gesto del giovane con altrettanto sentimento. L’unica cosa che voleva in quel momento era sentire un contatto con lui, sapere che era vicino a lei. L’attacco alla sua scuola le aveva trasmesso moltissima paura, ma il terrore più grande che l’aveva scossa era stata la paura di perdere John.
Il giovane si spostò e le prese il volto tra le mani: “Sei tornata da me” bisbigliò contro le sue labbra. La ragazza con qualche difficoltà si sollevò per incontrare le labbra del giovane e coinvolgerlo in un dolce bacio, quando si separarono gli sussurro: “Avevi qualche dubbio?”
John rise, “No” le diede un lieve bacio a fior di labbra e poi la strinse ancora a se. “Non farmi più uno scherzo del genere” le disse serio guardandola in quegli occhi blu che tanto amava, “Non potrei sopportare l’idea di perderti”.
Mel sorrise e gli accarezzo una guancia con il braccio sano, “Ti amo”.
Il cuore di John battè più forte, non era la prima volta che Melanie glielo diceva, ma ogni volta era sempre la stessa storia, il cuore iniziava a battergli come un tamburo, forte, potente, come se volesse uscirgli dal petto.
“Anch’io ti amo, Mel” le sussurrò ancora contro le labbra, prima di coinvolgerla in un bacio intenso.

Ritorna all'indice


Capitolo 60
*** Il risveglio ***


687
59.        Il risveglio

Hermione Jane Granger insieme ai suoi amici stava facendo il suo ingresso nella Sala Grande. Stranamente tutti e quattro erano molto silenziosi, stavano ancora riflettendo sugli avvenimenti accaduti il giorno precedente. Nessuno parlava. Si sedettero al tavolo di Grifondoro e consumarono senza fiatare la loro colazione. Hermione continuava a giocare con il suo cibo, non aveva molta fame. Oltre al pensiero di un nuovo pericolo, pensava anche alle condizioni di Mel. Sperava con tutto il cuore in una sua ripresa.
“Mione?” la voce di Ron la fece voltare verso la sua sinistra, si accorse che di fianco al rosso era seduta Lavanda Brown, questo significava che Ron era riuscito a parlarle. Istintivamente sorrise.
“Dimmi Ron”
“So che potrebbe essere una domanda sciocca o scontanta, ma.. stai bene?” le chiese l’amico passandosi una mano tra i capelli.
“In parte si” rispose la giovane distogliendo lo sguardo, “Ma sono preoccupata. E non solo per Harry… lo sono per Mel, lo sono per tutti i sopravvissuti a Stoccolma… Ma soprattutto sono preoccupata per quello che accadrà da qui a qualche giorno…”
“Capisco come ti senti..  è lo stesso anche per me… quella Liz non mi piace per niente”.
“Già..”
Harry Potter guardò i suoi amici, erano seduti di fronte a lui, istintivamente cercò la mano di Ginevra e la strinse, aveva bisogno di un appoggio. E in lei lo trovava sempre.
“Vi devo dire una cosa..” disse il bambino sopravvissuto, in un secondo ebbe l’attenzione di tutti e tre su di se, “Ecco.. sta notte ho parlato con Broms”
“Cosa?” intervenne Ron.
“Si, mi aveva chiesto di incontrarci alla Torre di Astronomia e ci sono andato” spiegò il griofone.
“E quando ti aveva chiesto di incontrarvi?” domandò ancora il rosso.
“Broms sa comunicare telepaticamente” continuò il bambino sopravvissuto, “Lo so, non ve l’ho detto subito, però ero curioso di sapere quello che mi avrebbe voluto dire”.
“Di cosa avete parlato?” gli chiese Hermione.
Harry li guardò negli occhi, poi iniziò a raccontare quello che il demone gli aveva detto, il perché era li e il motivo per il quale aveva deciso di aiutarli, “Alla fine mi ha chiesto perché combatto contro Voldemort”.
“E tu cosa hai risposto?” domandò Ron.
“Gli ho detto che lo faccio perché ci sono dentro, non è solo per vendetta nei confronti dei miei genitori.. lo faccio perché Lord Voldemort deve essere fermato” il bambino sopravvissuto fece una pausa, poi continuò: “Broms poi ha aggiunto: C’è del buono in questo mondo, Harry, è giusto combattere per questo…
“Bisogna ammettere che è un grande quel demone…” si lasciò sfuggire il rosso, Harry sorrise ed annuì.
Hermione spostò lo sguardo verso la porta d’entrata, quella mattina non aveva ancora visto Lucas, di solito lui era uno dei primi a scendere in Sala Grande, non amava molto il caos.
Il grande portone si aprì ed apparve Lucas Flatts, teneva tra le mani un foglio di pergamena, si fermò per un attimo nel corridoio più grande della stanza e si guardò in giro. Puntò il suo sguardo blu sul tavolo rosso-oro e incontrò subito due iridi dorate che lo fissavano. Si lasciò sfuggire un sorriso e fece segno ad Hermione di avvicinanarsi.
“Scusatemi, ci vediamo a lezione” disse la grifoncina ai suoi amici mentre si alzava.
“D’accordo, a dopo” rispose Harry.
Hermione annuì e poi si avviò velocemente verso il suo ragazzo. In pochi attimi lo raggiunse, Lucas incurante degli sguardi di tutti gli studenti puntati su di loro, si chinò verso le sue labbra e le diede un lieve bacio.
“Giorno Jane” le bisbigliò non appena si fu allontanato.
“Buongiorno…” rispose la ragazza.
“Devo darti una notizia fantastica” gli occhi del serpeverde di illuminarono ed Hermione sorrise un istante dopo, aveva già capito di cosa parlava, “Mel?” chiese fissandolo. Il giovane annuì e le passò la pergamena.
La grifoncina la prese in mano e lesse velocemente le poche righe che aveva scritto John.

Ehi fratello…

Sono al settimo cielo! Mel si è svegliata stanotte!
Fortunatamente sta bene, i dottori hanno detto che in pochi giorni sarà di nuovo in piedi!
Vi saluta tutti e due e ha detto che le farebbe molto piacere vedervi…

Ci sentiamo presto!

John

Hermione sorrise e poi gli passò la braccia intorno al collo, Lucas la strinse a se afferrandola per i fianchi. Le diede un tenero bacio sulla tempia, poi per un secondo il suo sguardo incontrò degli occhi di ghiaccio che lo stavano fissando: Draco Malfoy.
Il biondino lo stava guardando dal tavolo dei serpeverde. Il giovane Flatts lo squadrò, ma non distolse lo sguardo. Il figlio di Lucius Malfoy si alzò dal suo posto e fece segno ai suoi di seguirlo.
Lucas si separò da Hermione e le prese la mano, in pochi secondi Malfoy e compagnia erano davanti a loro.
“Guarda un po’ chi si vede, il rinnegato e la mezzosangue” sogghignò il Re delle Serpi.
“Guarda un po’ chi si vede, il rompicoglioni e la sua combriccola di sfigati” rispose a tono Lucas guardandolo con scarsa considerazione.
Nott strinse i pugni, Malfoy invece fece un passo avanti, “Flatts, lo sai che non devi giocare con il fuoco, vero?”
“Certo Malfoy.. però questo non devi farlo neanche tu, potresti pentirtene”
“Dobbiamo ricordarti che nuovamente sei da solo, Flatts?!” Goyle si era affiancato al suo capo.
“Goyle non devi per forza far prendere aria alle corde vocali. Evita di sparare stronzate”
I serpeverde si voltatono verso la voce che proveniva dalla loro spalle, videro dietro di loro Harry Potter, insieme a Ron e Ginevra Weasley.
“Sfregiato sei venuto a salvare la tua preziosa Mezzosangue?” frecciò Malfoy.
“Ti ho già detto mille volte che non devi azzardarti a chiamarla cosi, sporco furetto!” rispose Ron avviciandosi al biondino.
“Lenticchia tu non dovresti neanche osare parlarmi..”
“Brutto furetto montato, io ti…”
“Ron, fermo!” intervenne sua sorella bloccandolo.
“Ecco Donnola, dai retta alla cara sorellina” intervenne Nott.
“Adesso basta!” la voce di Hermione era parecchio alta.
“Cosa vuoi Mezzosangue?” chiese sprezzante Malfoy.
“Che vi levate dalle palle” rispose dura.
“E noi dovremmo dare retta a te?” chiese divertito Tiger.
“Si”
“E perché mai?” continuò Goyle.
“Semplice” la grifoncina estrasse la bacchetta, “Altrimenti finite dei guai”.
“Non oseresti mai” disse Nott.
“E questo cosa te lo fa pensare, Nott?”
“I preziosi punti che continui a raccogliere per la tua stupida casa”
Hermione sorrise, “Potrei sopportare questa perdita, pur di farvi stare zitti”
Sporca Mezzosangue” sibilò Malfoy
Chiudi quella bocca, Malfoy” intervenne in serpentese il bambino sopravvissuto.
Altrimenti questa volta finirai sul serio fuori da questa scuola” lo affiancò Lucas.
Flatts, il primo che rischia sei tu
Io non ne sarei cosi sicuro
“Cosa sta succedendo qui?” la voce della professoressa McGranitt li fece zittire, “Spero per voi che le parole che vi stavate sibilando fossero amichevoli…” sottolineò l’ultima parola fissando i serpeverde.
”Certo professoressa” rispose Malfoy.
“Perfetto signor Malfoy, allora vi pregherei di recervi nella vostra aula, visto che tra non molto iniziano le lezioni”
“Agli ordini professoressa”
La donna li precedette uscendo per prima dalla porta principale, fermandosi nel corridoi per assicurarsi che i serpeverde sarebbero usciti dopo di lei.
Nott uscì per primo seguito da Toger e Goyle, Malfoy scambiò un altro sguardo di puro odio con Harry Potter, poi gli dette le spalle.
“Malfoy” la voce di Lucas lo fece fermare, “Mi sono dimenticato di dirti una cosa: scordati la mia presenza nella prossime partite” sibilò con un ghigno.
Draco Malfoy strinse i pugni e uscì dalla stanza.
“L’hai zittito” intervenne Ron incrociando le braccia.
“E’ solo un’idiota” rispose Lucas passando un braccio intorno ai fianchi di Hermione, “Andiamo?” le chiese poi voltandosi verso di lei.
“Avvisiamo la McGranitt e Piton però” disse lei.
“D’accordo”
“Dove andate?”
“Al San Mungo, Mel si è svegliata” li informò la grifoncina con un sorriso.
“Davvero?” esclamò Ginevra, “E come sta?”
“Non male, si sta riprendendo in fretta”
“Sono felice”
“Non puoi immaginare quanto lo siamo noi, rossa” rispose con un sorriso sghembo il serpeverde.
Harry guardò la sua amica e poi disse, “Andate pure, ci pensiamo noi ad avvisare la McGranitt”
“Sicuro?”
“Tranquilla ‘Mione” rispose Ron.
“Allora grazie”
“Prego e salutateci John” concluse il bambino sopravvissuto”
“Sicuro” gli rispose Lucas mentre usciva dalla porta principale.

John Maximilian Carter si voltò verso la porta della stanza del San Mungo e i suoi occhi, ritornati finalmente allegri, si scontrarono con quelli del suo migliore amico: Lucas Flatts.
“Ehi fratello!” lo salutò il serpeverde.
“Ehi” disse con un sorriso il giovane svedese, “Ciao Herm” salutò poi rivolto ad Hermione.
“E a me non mi salutate?!” quella voce dolce fece spuntare sulle labbra nei nuovi arrivati un sorriso ancora più ampio, entrarono nella stanza e si avvicinarono al letto di Melanie. La ragazza era suduta, appoggiata ai cuscini, e li guardava sorridendo, aveva ancora il capo fasciato, ma stava bene.
Lucas si chinò verso di lei e le diede un bacio sulla guancia, Hermione invece l’abbracciò piano.
“Sono felice che ti sei ripresa, davvero” le disse non appena si fu allontanata da lei.
“Grazie, ma vi ringrazio soprattutto per essere stati vicini a John” rispose la giovane.
“Dovere” rispose il serpeverde con un sorriso, John gli strizzò l’occhio. La complicità che legava quei due ragazzi era impressionante, ed Hermione se ne rendeva conto sempre di più. Sorrise.
“Cos’hai da sorridere cosi, Jane?” le domandà Lucas sedendosi accanto a lei.
“Niente” rispose.
“Sarà, ma non mi convinci” continuò il ragazzo guardandola di spieco.
John e Mel guardando le espressioni dipinte sui visi dei loro amici non poterono evitare di scoppiare a ridere, Hermione e Lucas si voltarono allibiti verso i due giovani e John tra le risate si lasciò sfuggire: “Avreste dovuto vedere le vostre faccie, siete troppo comici!”
“Veramente” gli fece eco Mel, “Siete troppo divertenti!”.
“Molto spiritosi, davvero” rispose con un tono falsamente ferito il giovane serpeverde.
“Molto simpatici” continuò Hermione guardandoli con le braccia incrociate al petto.
I quattro ragazzi si guardarono negli occhi, in silenzio, per qualche istante, poi scoppiarono a ridere tutti insieme.

Elisabeth era seduta su una poltrona in velluto nero nella sua stanza a Malfoy Manor, sorseggiava lentamente il suo vino da un calice di cristallo, sulle gambe avvolte da un provaconte vestito nero era appoggiato un libro.
Lord Voldemort entrò in silenzio nella stanza e si fermò alle spalle della ragazza, si sporse verso la sua spalla per vedere quello che stava leggendo e con voce profonda lesse alcune frasi della pagina che aveva davanti: “La passione alberga in tutti noi, sopita, in agguato e sebbene indesiderata, inaspettata si eccita, spalancherà le mascelle e griderà. Detta legge a tutti noi, ci guida. La passione ci governa e noi ubbidiamo. Che altro ci resta? La passione è la fonte dei momenti migliori, la gioia dell’amore, la lucidità dell’odio e l’estasi del dolore. La passione può ferire profondamente, se potessimo vivere senza conosceremmo sicuramente la pace, ma saremmo esseri vuoti, stanze vuote, buie, inutili. Senza passione saremmo come morti.
Elisabeth si voltò verso il Lord Oscuro e catturò le labbra fredde di lui con le proprie, si scambiarono un bacio famelico, quasi violento.
“Vedrai, mio Signore, non ti pentirai di quello che ho organizzato per il tuo caro Harry” sussurrò la ragazza all’orecchio del mago, Lord Voldemort si lasciò sfuggire un sospiro causato dell’incredibile vicinanza dei loro corpi, poi pensando alle parole della sua amante sul suo volto nacque un sorriso perfido, crudele.
Sarà gratificante vedere sui loro volti il dolore che Elisabeth procurerà loro…



Spazio per me...

SCUSATE IL RITARDO... VI CHIEDO UMILMENTE PERDONO! Complice la poca ispirazione, le vacanze e un piccolo problema al pc....! Ma vi prometto che mi farò perdonare molto presto! Intanto leggete questo capitolo, sperando che sia di vostro gradimento... Lasciate qualche commentino... Grazie! Saluti, HiL

Ritorna all'indice


Capitolo 61
*** Scelte ***


25468
60.      Scelte

C’è sempre una scelta in tutto quello che facciamo.

- Robin Hood -


Heric Broms era seduto sul tetto della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, qualunque persona normale non sarebbe mai stato in grado di restare in quella posizione per molto tempo, soprattutto a quell’altezza, ma lui non era un uomo comune, era un demone.
Aveva gli occhi chiusi, pensava sempre che quel piccolo gesto sarebbe stato in grado di consigliargli la cosa giusta da fare. Prima di diventare un demone aveva chiuso gli occhi, prima di baciare Luce per la prima volta aveva chiuso gli occhi, prima di chiederle di sposarlo aveva chiuso gli occhi, quando si era reso conto che con Mike stava sbagliando tutto aveva chiuso gli occhi, prima di parlare con Harry James Potter aveva chiuso gli occhi. E ora, perché chiudeva gli occhi?
Doveva compiere una scelta importante.
Si, doveva capire se quella Liz, la donna che era riuscita a distruggere la Scuola di Magia di Stoccolma, era davvero la sua Luce o solo una che le assomigliava. Lui doveva capire chi fosse quella donna, non si sarebbe dato pace fino a quando non sarebbe giunto alla risoluzione di quel mistero.
“Che ci fai qui tutto solo?”
Heric Broms aprì gli occhi, ma non si voltò verso la voce che gli aveva posto quella domanda, sapeva chi era.
“Rifletto, cosa che tu non fai quasi mai, Mike” disse con un tono di voce basso.
“Sempre simpatico, vero papà?”
“Cosa vuoi? Di certo non sei qui perché eri preoccupato per me” continuò il demone senza guardare negli occhi il figlio, non sarebbe stato in grado si sostenere il suo sguardo, non in quel momento. Era troppo simile al suo…
“In realtà l’unica cosa che ti volevo chiedere era perché ti riduci cosi?” disse Mike sedendosi di fianco al padre.  
Broms non rispose, continuò a guardare fisso davanti a se, senza dare cenni al ragazzo, che non smetteva di guardarlo. “Mi chiedo” continuò il mezzo demone imperterrito, “Perché un uomo forte e potente come te, viene ridotto in questo stato pietoso, da una semplice umana”
“Non è un’umana qualsiasi” rispose con ira Broms senza però distogliere lo sguardo dall’orizzonte.
“E’ una donna. Possiamo schiacciarla con un dito e tu lo sai meglio di me, a quel tizio, come si chiama…”
“Voldemort” lo informò il demone.
“Si lui, anche lui possiamo toglierlo di mezzo senza problemi, ma non lo faremo”
“Dove vuoi arrivare, Mike?” disse con un tono quasi scocciato il demone, voltandosi finalmente verso il figlio. Non aveva nessuna intenzione di discutere con lui, si era rifugiato in cima a quella torre per stare in santa pace, ma a quanto pare non era stato accontentato.
“Voglio solo dire: tu sei Heric Broms, l’uomo che è diventato un demone”
“E allora? Non sono un fenomeno da baraccone”
“Certo, però ti stai comportando come un debole. Piegato dalla brutta copia di mia madre”
Quelle parole lo colpirono come un fulmine a ciel sereno.
Gli occhi quasi trasparenti di Broms si fecere improvvisamente più scuri e un leggero alone dorato lo avvolse completamente, “Tu non sai niente di come io mi possa sentire in questo momento, e non ti permetto di trattarmi in questo modo. Sono affari miei è chiaro?” sibilò stringendo i pugni.
Mike non si mosse di un millimetro, “Non mi interessano i fatti tuoi. Lo sai bene. Però non tollero il fatto che ti dimostri debole davanti agli altri. Non lo sei. Siamo demoni per Dio!”
“E allora?” sbottò il più anziano alzandosi di scatto, “Solo perché tu non sai in grado di provare il sentimento che comunemente viene chiamato amore, non vuol dire che nessun essere demoniaco sia in grado di provarlo, sono stato chiaro? E adesso sparisci, prima che possa fare qualcosa di cui un giorno potrei pentirmi”
Mike Broms lo fissò, non disse più alcuna parola, senza togliere lo sguardo da quello del padre si smaterializzò in un altro luogo del castello.
Rimasto solo Heric tornò a fissare l’orizzonte.

Ti stai comportando come un debole. Piegato dalla brutta copia di mia madre.

Le parole di Mike continuavano a rimbombargli nella mente.

Aveva dannatamente ragione, si stava comportando come un debole. Doveva assolutamente capire chi fosse quella ragazza, non poteva essere Luce. No, lei non era in grado di compiere delle simili magie e poi non avrebbe mai abbracciato la causa di quel folle. No, non lei. Non la donna dolce e gentile di cui si era innamorato. E poi, pensò, se Luce miracolosamente fosse tornata in vita, lo avrebbe sicuramente cercato.
Ma quella donna non era lei, non poteva esserlo, non doveva.
C’era qualcosa in quello sguardo azzurro che non gli portava alla mente la sua amata compagna, certo erano bellissimi, profondi, chiari, ma qualcosa li rendeva differenti da quelli di Luce.
Doveva assolutamente capire chi fosse quella donna, o non si sarebbe mai dato pace.

Hermione Jane Granger aprì gli occhi d’oro di scatto e si alzò a sedere sul letto, coprendosi il seno nudo con il lenzuolo bianco del grande letto posto al centro della Stanza delle Necessità.
Cos’era quella sensazione strana che si sentiva addosso?
Jane?”
Si voltò di lato e si specchiò in due profondissimi occhi blu come l’oceano, Lucas Flatts era sdraiato a pancia in giù al suo fianco e la guardava con uno sguardo interrogativo, ma allo stesso tempo preoccupato.
“E’ successo qualcosa?” le chiese piano accarezzandole la schiena.
“Un incubo” rispose lei incerta, “O almeno credo…”
“Vieni qui” sussurrò lui voltandosi di schiena mentre l’attirava verso di lui, la giovane non se lo fece ripetere due volte e si appoggiò al suo petto. Il cuore del serpeverde batteva lento, con un ritmo regolare, che fu in grado di calmare i battiti furiosi del suo cuore. Con una mano Lucas aveva iniziato ad accarezzarle lentamente la pelle liscia della spalle, mentre con l’altra cercava le dita della sua mano. “Non vuoi dirmi cosa hai sognato?”
“Veramente non me lo ricordo” rispose lei stringendosi maggiormente a lui, come per cercare più calore, “Ma ho una strana sensazione addosso…”
“Guardami”
La grifoncina alzò piano la testa dal petto del giovane e lo guardò negli occhi, “So che questi ultimi fatti non ti hanno reso la vita facile. Prima Potter che sta male, poi l’arrivo di Broms, l’attacco alla mia scuola, la convalescenza di Mel e infine il ritorno inspiegabile di Liz…” il tono della voce di Lucas era calmo, “So che non è facile convivere con tutti questi pensieri. E so che anche se sei una fiera Grifondoro, un po’ di paura ce l’hai. Non puoi negarlo, te lo leggo negli occhi” aggiunse, vedendo la sfumatora nell’oro del suo sguardo, stava per replicare, ma le appoggiò un dito sulle labbra, “Amore, non c’è nulla da vergognarsi per questo. È assolutamente normale. Comunque tutto questo discorso per dirte che io per te ci sono sempre, chiaro? Non permetterò a niente e a nessuno di farti del male. E ti posso assicurare che in un modo o nell’altro troveremo una soluzione per risolvere il problema, te lo prometto”.
Hermione aveva le lacrime agli occhi per le parole di Lucas, non riuscì a dirgli niente in risposta, si strinse solo di più a lui, affondando il viso nell’incavo del suo collo.
Il giovane le passò le braccia intorno ai fianchi e l’abbracciò forte.
“Ti amo” le bisbigliò contro i capelli, prima di darle un bacio sulla tempia, Hermione alzò il capo e congiunse le sue labbra con quelle del serpeverde, il quale rispose subito con ardore al bacio della grifoncina.
In un secondo Hermione si ritrovò di schiena contro il materasso morbido nel letto, con Lucas a pochi millimetri dal suo viso, mentre intrecciava le dita con le sue.
“Ti amo” sussurrò lei quando il giovane, senza poter più aspettare, fuse insieme i loro corpi.

DANNAZIONE!” un’imprecazione ruppe il silenzio di quel sotterraneo buio a Malfoy Manor.
“Avanti, mia cara, non ti devi agitare così tanto” una seconda voce, molto più calma, cercò di ristabilire l’ordine in quella stanza tetra.
“Come posso stare calma?! Quella mocciosa mi è sfuggita” esclamò Elisabeth alzandosi di scatto dalla sedia sulla quale era seduta fino ad un momento prima.
“Non ti angustiare” continuò il Lord Oscuro alzandosi a sua volta, “Ti è sfuggita solo perché c’era quel ragazzo con lei, la prossima volta che sarà da sola, vedrai, non ti sfuggirà” disse passandole le braccia intorno ai fianchi, mentre l’attirava verso il suo petto. La giovane si rilassò contro il corpo di Lord Voldemort emettendo uno sbuffo, “Quel moccioso non sarà sempre accanto a lei. Quando sarà da sola, riuscirò a penetrare nei suoi sogni e allora sarà nelle mie mani”




Spazio per me...

Salve a tutti! Volevo prima di tutto ringraziare tutti quelli che leggono la mia storia, ma sarei curiosa di sapere anche quello che pensano! Volevo anche dire un sincero grazie alle 30 persone che hanno messo tra i preferiti la mia ff e vi sarei grata se mi lasciaste un piccolo commentino, non mi offendo mica sapete?!

Volevo solo dirvi un'altra piccola cosa... (Spero solo che non ingaggerete un serial killer per uccidermi dopo quello che vi dirò...)
Per motivi di lavoro interromperò la pubblicazione della ff per un mese. Infatti domenica mattina partirò per andare in Sardegna per lavoro, e sarò di ritorno il 1° ottobre. Quindi fino ad allora non potrò scrivere la ff perchè sarò senza internet, ma vi prometto che appena tornerò mi farò perdonare al più presto! Promesso!

Adesso vi saluto, perchè sono un pochino stanca...! Mi raccomando, lasciate qualche piccolo commento! Saluti, HiL

Ritorna all'indice


Capitolo 62
*** Controllata ***


165874
61.      Controllata

Il coraggio non è la mancanza di paura,
 ma la padronanza di essa.

Hermione Jane Granger stava camminando spedita per i corridoi  della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e per la prima volta nella sua vita era in ritardo!
La borsa ricolma di libri pesava parecchio sulla sua spalla destra, ma al momento sembrava non interessare la ragazza che stava cercando di fare il più velocemente possibile, le gote erano leggermente rosse e i capelli ricci svolazzavano da una parte all’altra senza una pettinatura precisa, non aveva avuto tempo.
Svoltò velocemente l’angolo e fecendo un respiro profondo, sicura di beccarsi una sfuriata dal professore di Pozioni, entrò nella stanza e rimase senza fiato.
Era vuota.
Si guardò in giro attenta ad ogni minimo rumore estraendo piano la bacchetta dalla tasca del mantello che portava intorno alle spalle. La stanza era immersa in un assordante silenzio, quasi irreale.
Era tutto troppo strano.
Era in ritardo ne era certa, si era svegliata tardi. Dovevano essere tutti li, compreso Piton. Invece non c’era nessuno. L’aula era deserta, buia e silenziosa.
Cos’era successo?
Un’improvvisa folata di vento la fece rabbrividire, si voltò verso la finestra aperta e si specchiò in due occhi azzurri come il cielo sereno.
“Finalmente ci incontriamo” la voce della donna era bassa, appena udibile. Hermione non riuscì a vederla in volto, poteva solo specchiarsi in quegli occhi chiari, il resto del suo corpo era avvolto da una veste nera e sul capo portava un cappuccio che le nascondeva il viso.
“Chi sei?” chiese debolmente senza abbassare la guardia.
“Al momento non deve interessarti chi sono” disse la donna con un piccolo ghigno dipinto sul volto, “Lo capirai molto presto”.
“Cosa vuoi dire?”
“Non mettere fretta al tempo ragazzina” la voce della sconosciuta aumentava ad ogni frase che pronunciava e la sua tonalità era strana, come se volesse incantarla.
“Chi sei?” richiesa la grifoncina mentre stringeva più forte l’impugnatura della sua bacchetta.
“Quell’inutile pezzo di legno non ti servirà, e non provare neanche a chiedere aiuto, perché nessuno può sentirti”
“Ma che cosa stai blaterando?” Hermione stava inziando ad innervosirsi. Non riusciva a capire chi fosse quella donna, la sua voce non le diceva niente e non riusciva neanche a spiegarsi il motivo di quelle parole.
“Ti facevo più intelligente, lo sai? Mi hanno detto che sei l’alunna più brillante di questa scuola, ma a quanto pare i canoni sono bassi o forse non ti intendi molto di sortilegi antichi” continuò la donna facendo qualche passo verso di lei. Non si sentivano i suoi passi sul pavimento di pietra del sotterraneo, sembrava che lievitasse in aria. Hermione iniziò a riflettere sulle sue parole, ma non riusciva ancora a darsi una risposta.
“Cosa vuoi da me?”
“Tutto”
La grifoncina trattene il fiato, “Come?” il cuore le batteva forte nel petto.
“Voglio la tua anima” gli occhi azzurri della donna brillarono.
A quelle parole Hermione fece un passo indietro, chi era quella pazza? Come aveva fatto ad entrare nella scuola, ma soprattutto perché voleva la sua anima?
“Non guardarmi così terrorizzata. Voglio solo la tua anima. Se la cosa ti può consolare l’ho già fatto una volta”.
“Dimmi chi sei” la grifoncina cercò di mantenere un tono di voce calmo, ma non ci riuscì in maniera soddisfacente.
La donna misteriosa fece un ghigno e poi con un movimento fluido della mano pallida si tolse il cappuccio del mantello rivelando alla giovane il suo volto.
Hermione tranne a stento un urlo di terrore.


JANE! AVANTI APRI GLI OCCHI!” Lucas Flatts continuava a scuotere per le spalle la sua ragazza cercando di svegliarla, ma invano. Harry, Ron e Ginevra la guardava con un’espressione preoccupata sul volto.
Erano seduti tutti e cinque nel parco all’ombra di un albero, quando ad un certo punto la grifoncina aveva assunto un’espressone strana, come se avesse visto un fantasma e non aveva più risposto a nessuna domanda.
Il suono di uno schiffo risuonò nel silenzio del giardino del castello, ma ebbe l’effetto desiderato dall’unico serpeverde presente in quel luogo. Hermione scosse la testa e guardò sconvolta il suo ragazzo, il suo sguardo d’oro era impaurito, senza dire una parola gettò le braccia al collo di Lucas e si ancorò al suo corpo come un naufrago in cerca di un porto sicuro. Il serpeverde non ci stava capendo più niente, le passò entrambe le braccia intorno ai fianchi e cercò di calmare i battiti furiosi del suo cuore. Cosa diavolo stava succendo?
”Amore?”
“Era lei” sussurrò contro il suo collo.
“Lei chi?” le chiese accarezzandole piano i capelli.
Lei. Lei entra nella mia testa”
“Ma lei chi?!” esclamò il bambino sopravvissuto avvicinandosi all’amica seguito dai fratelli Weasley.
Hermione si separò piano dall’abbraccio di Lucas, ma senza allontanarsi troppo dal corpo del giovane. Il suo guardo era terrorizzato, “Liz” rispose semplicemente.
I quattro ragazzi si guardarono negli occhi, Lucas strinse i pugni e la fissò, “Cosa ti ha fatto?”
La grifoncina fece un respiro profondo poi guardando il suo ragazzo sussurrò: “Vuole la mia anima”
“Dobbiamo andare subito da Silente” decretò Harry alzandosi di scatto, “Non possiamo andare avanti in questo modo” detto questo si diresse velocemente verso l’entrata del castello seguito da Ron e Ginevra.
Lucas ed Hermione rimase seduti sull’erba per qualche istante, la ragazza stava ancora tremando mentre il giovane serpeverde stava fremendo di rabbia. Si alzò e le porse la mano, che la giovane non rifiutò. Si alzò lentamente e il giovane l’abbraccio stretta. “Ci sono io con te”. La giovane appoggiò il capo sul suo petto ed annuì incapace di dire una sola parola.

Elisabeth aveva uno sguardo compiaciuto dipinto sul volto di porcellana. Lord Voldemort era seduto di fronte a lei e la osservava curioso.
“A giudicare dal tuo sguardo questa volta è andata meglio” disse con un ghigno dipinto sul volto.
“Decisamente si. Credo proprio di averla spaventata abbastanza”
“Ottimo”
La donna fece comparire davanti a loro due calici di vino rosso e ne porse uno al Lord Oscuro. Ne bevve subito un sorso, senza togliere in contatto visivo con il mago, che aveva dipinto sul volto sempre la stessa espressione.
Orgoglio.
“La prossima volta però non spaventarla solo con le parole”
“Certamente. La prossima volta mi divertirò molto di più. Puoi fidarti”.

Heric Broms era seduto nell’ufficio di Silente e fissava i cinque ragazzi accomodati sul divano di fianco alla scrivania. Il suo sguardo trasparente cadde su Hermione, la ragazza era accoccolata tra le braccia di Lucas con gli occhi bassi, si vedeva chiamaramente che era terrorizzata. D’altronde era più che comprensibile. Non riusciva a capire come quella donna fosse stata in grado di entrare così facilemente nei suoi pensieri. Non era la sua stessa tecnica e neanche quella più raffinata di Mike. Insieme ai responsabili delle diverse Case e a Silente aveva rivisto il sogno della giovane grifoncina, ma non riusciva a capire come la donna avesse fatto ad entrare nella sua testa e  poi quella richiesta. La sua anima. A cosa le serviva, ma soprattutto perché proprio la sua?
“Professore?” la voce di Harry Potter lo distrasse dai suoi pensieri.
“Dimmi Harry” rispose l’anziano mago.
“Cosa possiamo fare?”
“Per il momento la signorina Granger deve imparare l’arte dell’Occlumanzia. Credo che sia l’unica cosa che potrebbe proteggerla”
“Me ne occuperò io” intervenne Piton facendo un passo avanti.
“Sono già in grado di usare l’Occlumanzia” Hermione aveva parlato piano, con una voce sottile, alzando solo lo sguardo verso Silente.
“Come fai ad essere in grado di usare quest’arte?” chiese il professore di Pozioni.
“Mi sono documentata durante il quinto anno quando lei lo stava insegnando a Harry, così ho imparato anch’io questa tecnica”
“Voglio fare una prova” scandì lapidario Piton, Hermione lentamente si alzò in piedi e fissò il mago. “Legilimens
L’incantesimo lanciato da Severus Piton colpì Hermione, ma non ebbe l’effetto desiderato dal mago, infatti la giovane grifoncina evava alzato una barriera perfetta per impedire al mago di leggere e penetrare nella sua mente.
“Eccellente” si lasciò sfuggire al professoressa McGranitt senza nascondere un sorriso orgoglioso verso la sua alunna modello.
“Molto bene” intervenne anche Silente, “Questo è senza dubbio un tuo punto a favore Hermione”
“Professore” la voce di Lucas era dura, “Scusi se la interrompo, ma a cosa serve quella tecnica se quella pazza entra nella sua testa a suo piacimento. Jane non se ne accorge, o meglio, se ne rende conto solo quando lei è già nella sua testa”
“Hai ragione ragazzo” rispose Broms, “Però devi sapere che con questo incantesimo potrebbe provare a contrastarla mente è nella sua testa”
Lucas strinse i pugni lungo i fianchi, quella cosa non gli piaceva per niente. Nei sogni non poteva proteggerla, non poteva capire se aveva bisogno di lui, non poteva starle accanto. Si sentiva inutile.
“Provare non costa nulla signor Flatts” continuò Piton. “Non ci resta che aspettare una sua prossima mossa”.
“Dannazione” si lasciò sfuggire Harry, ma venne udito solo da Ginevra che senza dire una parola fece scivolare la sua mano tra quelle del ragazzo e la strinse forte.
“Se non c’è altro io me ne andrei” intervenne Broms alzandosi.
“Certo amico mio” lo salutò Silente, “Se dovesse succedere qualcosa ti avviseremo subito”
“Grazie” detto questo il demone scambiò una veloce occhiata con il bambino sopravvissuto e poi svanì in una nuvola di fumo.
“Ragazzi è ora che anche vuoi andiate a dormire, ormai si è fatto tardi” disse dolcemente il Preside con un sorriso di incoraggiamento verso Hermione, che rispose debolmente con un sorriso.
I ragazzi annuiro e in silenzio si congedarono dall’ufficio.

Il piccolo gruppo si fermò davanti al ritratto della Signora Grassa, Harry e Ginevra si tenevano ancora per mano e si voltarono verso Lucas, “Buona notte” disse il bambino sopravvissuto.
“Notte” rispose il serpeverde senza togliere il braccio dalle spalle di Hermione. Ron seguì la sorella e Harry nel ritratto un istante dopo.
Rimasti soli nel buio del corridoio, Lucas fece voltare al giovane verso di lui e l’abbracciò stretta.
“Troveremo una soluzione, vedrai” le sussurrò all’orecchio.
Hermione si strinse maggiormente nel suo abbraccio e appoggiò la testa al suo petto. Lucas le baciò la tempia senza allontanarsi di un millimetro.
“Dormi con me stanotte, ti prego” sussurrò contro il suo collo.  
“Certo Jane
Hermione alzò lo sguardo dorato su quello oceano del serpeverde e si fece sfuggire un debole sorriso, Lucas fece scivolare le sue braccia sotto le ginocchia della giovane e la sollevò tra le sue braccia. Hermione passò entrambe le braccia intorno al collo del ragazzo e appoggiò la testa sulla sua spalla.
Lucas si chiese la porta della Stanza delle Necessità alle spalle e adagiò la giovane sul letto matrimoniale che era apparso nella stanza. Si separò da lei lentamente, visto che si era appisolata, per togliersi il maglione, ma la giovane aprì di scatto gli occhi non sentendo più la presenza rassicurante del serpeverde.
“Sono qui, stai tranquilla” sussurrò lui tornando subito al suo fianco.
“Stringimi” bisbigliò appena nascondendo il viso nell’incavo del suo collo.
“Tutto quello che vuoi” disse lui mentre copriva entrambi con la coperta pesante. Le passò un braccio intorno alle spalle e l’altro intorno ai fianchi, la giovane intrecciò una gamba con quella di Lucas mentre appoggiava il capo sul suo petto.
Hermione, quella notte, cullata dal battito calmo e rassicurante di Lucas, si addormentò, crollando in un sonno senza sogni.



Spazio per me...

Ciao a tutti! Come promesso eccomi qui, sono appena tornata dalla Sardegna, mi sono divertita un casino, ma ovviamente ho anche lavorato parecchio. Devo dire però che mi sono trovata molto bene, ho anche conosciuto delle persone molto simpatiche! Grazie Memo per essere venuta giù con me! Comunque tornando a noi, ecco qui un nuovo capitolo, spero che vi piaccia. E prometto che presto ne aggiungerò degli altri, sono ancora in fase di realizzazione! Mi raccomando commentate, sono curiosa di leggere le vostre opinioni, non fatevi scrupoli! Anzi mi farebbe solo piacere, quindi commentate! Saluti, HiL

Ritorna all'indice


Capitolo 63
*** Il mio raggio di sole ***


23654
62.      Il mio raggio di sole

La lezione di Trasfigurazione quella mattina era veramente noiosa, molti studenti sia di Serpeverde che di Grifondoro facevano finta di ascoltare la voce severa della professoressa McGranitt quando invece avevano la testa persa in tutt’altre faccende.
Hermione era seduta di fianco a Harry e guardava distratta fuori dalla finestra, ormai la primavera aveva invaso il paesaggio con tutti i suoi colori e il sole si stava facendo più caldo. Aveva la guancia appoggiata alla mano e lo sguardo dorato perso all’orizzonte.
Lucas Flatts la osservava da lontano, non aveva ancora seguito una parola dell’anziana strega, i suoi pensieri erano rivolti tutti verso quella grifoncina che ormai gli aveva rubato il cuore. Era preoccupato. Troppo. Quella notte avevano dormito insieme nella Stanza delle Necessità, ma lui non era riuscito a chiedere occhio. L’aveva vegliato tutto il tempo sul suo sonno, l’aveva tenuta stretta a se e non l’aveva lasciata neanche per un istante. Si sentiva inutile, non poteva entrare nei suoi sogni, nella sua testa. Non gli era permesso e non voleva neanche farlo, ma come avrebbe potuto proteggerla la Liz se non sapeva quanto quella donna l’avrebbe riattaccata? Strinse forte i pugni sulle ginocchia.
Draco Malfoy era seduto dietro al giovane Flatts e lo guardava con un’aria soddisfatta, prese velocemente un pezzo di carta e scrisse alcune righe, poi facendo lievitare lentamente il foglio lo fece atterrare sul banco del moro.
Lucas aprì il foglio e lesse quella parole scritte con una calligrafia piccola, ma precisa.

Cerca di tenertela stretta per quel poco tempo che ti resta.
Poi quando tutto sarà finito, l’unica cosa che continuerai a sentire saranno i suoi strilli e le mie risate ti perseguiteranno.

Gli occhi di Lucas divennero scuri, le nocche della mani erano diventate bianche per la forza con qui stringeva i pugni, accartocciò il pezzo di carte e si alzò di scatto.
Non gli importava di essere sospeso un’altra volta.
Quel damerino bastardo doveva chiudere quella dannata bocca.
Draco Malfoy cadde dalla sedia a causa del pugno che gli colpì la mascella, Tiger, Goyle e Nott si alzarono subito dai loro posti per difendere il loro capo. Blaise Zabini invece rimase al suo posto squotendo la testa mentre osservava la scena.
“Signor Flatts cosa diavolo sta succendo adesso?” esclamò la McGranitt.
Harry, Ron ed Hermione si erano alzati dal loro posto e si erano avvicinati al serpeverde. I due ragazzi alla sinistra, mentre la grifoncina alla destra, osservava il suo ragazzo con uno sguardo preoccupato, non lo aveva mai visto così livido di rabbia. Neanche quanto Malfoy l’aveva spinta giù dalle scale, neanche quanto Liz aveva attaccato la sua scuola, neanche quando Mel era rimasta ferita. Quello sguardo lo rivolgeva solo a chi non meritava niente da lui. Ripensandoci l’aveva visto una volta sola, quando si stava scontrando con suo padre.
Lucas non degnò nessuno di uno sguardo e non rispose alla domanda della professoressa, si inginocchiò di fronte a Malfoy e lo afferrò per il nodo della cravatta avvicinandosi pericolosamente e minacciosamente alla sua faccia, “Tu prova solo un’altra volta a dirmi una cosa del genere e ti posso giurare che non vedrai più la luce del sole” sibilò con una voce carica di odio. “Questa è veramente l’ultima volta che te lo dico, stai lontano da lei” concluse alzandosi.
“Signor Flatts!” escamò la McGranitt, ma non ottenne nessuna risposta perché il ragazzo aveva dato le spalle al biondino, aveva preso il foglio che aveva accartocciato sul banco, l’aveva porso a Harry Potter ed era uscita dalla stanza sbattendo la porta.
Hermione si scambiò un veloce sguardo con la professoressa e poi senza una parola l’aveva seguito.
Minerva McGranitt fece un sospiro rassegnato, “Mancano due minuti al termine della lezione, non ho più niente da dirvi. Potete andare”.
Gli studenti si allontanarono velocemente dalla stanza, tutti tranne Harry e Ron, che appoggiati al banco di Lucas stavano leggendo le poche righe che lo avevano fatto infuriare.
“Bastardo” sibilò il rosso.
“Quel damerino da strapazzo sa cosa vogliono farle” aggiunse il bambino sopravvissuto.
“Posso chiedervi cosa è successo?” disse la professoressa avvicinandosi ai due grifondoro. I due ragazzi si scambiarono uno sguardo e porsero il pezzo di carta alla donna. Lei lesse velocemente le righe scritte da Malfoy, poi si infilò il foglio nella tasca del mantello e guardando i due studenti della sua casa aggiunse: “Vado nell’ufficio del Preside, voi andate a lezione”.



Ci sono certi sguardi di donna
che l’uomo amante non scambierebbe
con l’intero possesso del corpo di lei….
Dopo,
nessun altro attimo di gioia
 eguaglierà quell’attimo.

- Gabriele D’Annunzio -



Hermione richiuse piano alle sue spalle la porta della Torre di Astronomia, posò il suo sguardo sul ragazzo in piedi davanti a lei che le dava la schiena.
Si avvicinò piano a lui e gli passale braccia intorno ai fianchi, appoggiandosi alla sua schiena con la fronte, “Mi vuoi dire cosa è successo?”.
Lucas non rispose, appoggiò solo le sue mani su quella dalle giovane e intrecciò le dita con le sue.
“Lucas” lo richiamò la giovane. Il serpeverde si voltò verso di lei e le prese il viso tra le mani, “Quel damerino non si deve neanche respirare la tua stessa aria. Non glielo permetterò, te lo prometto”. Quello che spaventò Hermione non furono solo le parole, ma il modo nel quale furono dette, in quella voce tanto amata c’era nascosto tanto odio e gli occhi blu del giovane Flatts non erano mai stati così furiosi come in quel momento.
“Lucas…” la grifoncina gli passò entrambe le braccia intorno al collo e si avvicinò maggiormente a lui, “Cosa ti ha detto?” gli sussurrò contro la pelle del collo.
Lucas la strinse forte a se e rispose, sempre con rabbia, “Ha detto: Cerca di tenertela stretta per quel poco tempo che ti resta.Poi quando tutto sarà finito, l’unica cosa che continuerai a sentire saranno i suoi strilli e le mie risate ti perseguiteranno”.
Hermione non rispose, lo guardò negli occhi e senza una parola congiunse le sue labbra con quelle del giovane. Malfoy sapeva benissimo dove colpire quando voleva. Lucas non appena sentì le labbra della ragazza sulle sue rispose con ardore e quasi con disperazione al bacio. Voleva sentirla vicina, voleva farle capire che lui era con lei. Doveva.
Hermione si sentì sollevare di peso e si ritrovò un istante dopo con la schiena appoggiata alla colonna della torre, Lucas aveva iniziato a baciarle il collo, mentre la teneva saldamente per i fianchi. Il cuore della giovane grifoncina batteva forte come un tamburo, come tutte le volte che stavano insieme. Sentì le labbra del giovane abbandonare la pelle sensibile del suo collo per rispostarsi nuovamente sulla sua bocca, la baciò con ardore, impeto, con una passione smisurata, e lei si perse su quelle labbra. Si lasciò cadere senza esitazione tra le sue braccia, Lucas prima di unire i loro corpi la guardò negli occhi e le sussurrò contro le labbra: “Ti amo”. La risposta che ricevette fu uno sguardo carico d’amore che gli scaldò il cuore. Uno sguardo talmente profondo e  fu certo che non se lo sarebbe mai dimenticato.



E tu, fatta di sguardi tu, e di sorrisi ingenui tu.
E io, a piedi nudi io, sfioravo i tuoi capelli io.
E tu, in un sospiro tu, in ogni mio pensiero tu.

Forse sei l’amore…

E adesso non ci sei che tu,
soltanto tu e sempre tu,
che stai scoppiando dentro al cuore mio.

- Claudio Baglioni -




Heric Broms era avvolto dal buio della sua stanza e pensava. Un alone tenue lo circondava, i suoi occhi quasi trasparenti era chiusi e il suo volto aveva assunto un’espressione concentrata.
Tutti i ricordi che lo legavano a Luce gli passavano davanti agli occhi, stava riportando alla mente tutto il tempo che aveva passato con lei. Dal primo incontro fino al loro ultimo saluto. Il giorno in cui l’aveva incontrata per la prima volta in quella locanda. Poi i primi appuntamenti, il primo bacio che si erano scambiati in quella notte d’estate. Poi il suo segreto rivelato e il sorriso magnifico di lei che gli diceva che anche se era un demone non lo avrebbe mai lasciato. La prima notte che avevano trascorso insieme. La scoperta di provare qualcosa di profondo che non aveva mai provato per nessun’altra: l’amore. I suoi sorrisi e i suoi sguardi che gli riempivano il cuore, le sue risate. Tutto. Stava rievocando tutti i ricordi legati a lei. Tutti. Non ne stava tralasciando neanche uno. Rivisse il momento della nascita di Mike. Soffrì un’altra volta insieme a lei e poi i ricordi si concentrarono tutti su quel maledetto giorno. Il giorno in cui lei non ce la fece più, il giorno in cui il suo cuore si spense, il giorno in cui i suoi occhi si chiusero, per sempre.
Broms riaprì gli occhi di scatto, si era fatto tutto improvvisamente appannato. Erano i suoi occhi, che come quel giorno di tanti anni prima, si erano velati di lacrime. Lacrime di dolore, di sofferenza, di tormento.
Richiuse gli occhi. Doveva trovare un modo per capire il legame di Luce con quella donna. La loro somiglianza era troppa. E poi quella frase: “Voglio solo la tua anima. Se la cosa ti può consolare l’ho già fatto una volta”.
Elisabeth centrava qualcosa? Come avrebbe potuto esistere già a quel tempo, ma soprattutto perché avrebbe dovuto prendere l’anima di Luce, perché? Ma soprattutto perché continuava a ripetersi che quello che stava pensando era giusto? Perché era davvero convito che quella donna centrava con la morte del suo unico raggio di sole? Cos’era quella sensazione? Perché era convinto di non sbagliarsi?
“Papà?” la voce di Mike lo distrasse dai suoi pensieri.
“Dimmi”
“E’ più di un’ora che stai facendo sempre lo stesso incantesimo” iniziò il mezzo demone, rimanendo appoggiato al muro della stanza, “Non è semplice da fare, lo sai. Rischi di specare troppe energie, inutilmente”
“So benissimo quello che sto facendo” il demone aprì gli occhi e li puntò in quelli scuri del figlio, “Ma è necessario che io faccia tutto quello che è in mio potere per cercare di capire fin dove può spingersi quella donna”
“Certo, non lo metto in dubbio, però non è continuando a riguardare i ricordi di Luce che troverai una soluzione”
“Sono convinto che quella donna centri con Luce”
“Ma come fai ad esserne così certo!” esclamò il più giovane, “Tu ti sei convinto che centra, ma non può essere così, non può!”
“Si invece. Sono identiche!” la voce di Broms si era fatta più alta.
“La somiglianza può essere solo un caso. Certo, la mamma era una strega, ma non era poi così potente”
“Non ho detto che sono la stessa persona. Quella donna centra con la morte di tua madre, le ha preso l’anima”
“Stai vaneggiando. Quella donna ti ha dato alla testa” Mike dette le spalle a suo padre.
“Ti dico che è molto probabile che sia così” disse con più calma il demone, non aveva senso litigare con lui.
“Come fai a dirlo?” il giovane non si voltò, restò con lo sguardo fisso contro il muro.
“E’ una sensazione”
“Non me ne faccio niente delle tue sensazioni, voglio una risposta seria”
“Al momento non ce l’ho ancora”
“Bene, allora non abbiamo più nulla da dirci” detto questo il mezzo demone non attese una risposta del padre, ma svanì nel nulla, proprio come era arrivato.
Heric Broms rimase a fissare il posto che aveva occupato suo figlio ancora per qualche istante, poi richiuse gli occhi. Doveva trovare una spiegazione a quella sensazione. Doveva.



Spazio per me...

Eccomi qui con un nuovo capitolo, spero che vi piaccia. Devo darvi una notizia, mi sono prefissata che devo cercare di finire questa ff il più in fretta possibile, possibilmente prima della mia prossima partenza. Spero di riuscirci, altrimenti penso che qualcuno ingaggi veramente un serial killer per farmi fuori, se così non dovesse accadere, beh, troverò un modo per aggiornarla anche quando sarò via.
Comunque Speedy grazie come al solito per il tuo commento, e spero anche che qualcun'altro lascia un commentino... Insomma, ma vi vergognate a lasciare anche solo una riga?! Vi prego, mi serve per capire cosa ne pensate, certo la state leggendo e questo mi rende molto felice, però vorrei anche sapere cosa ne pensate... Grazie in anticipo, saluti! HiL

Ritorna all'indice


Capitolo 64
*** Di nuovo insieme ***


1654
64.      Di nuovo insieme

Amelia Flatts varcò il portone della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts a testa alta, dietro di lei John e Melanie si tenevano saldamente per mano e si guardavano curiosi in giro.
“Tu sei già stato qui, vero?” gli chiese Mel.
“Si Mel, ma ero talmente preoccupato per te, che non ho praticamente guardato in faccia nessuno” rispose serio il giovane.
Melanie Armstrong non rispose, stinse solo più forte la mano del giovane, sapeva cosa aveva passato nel momento della sua convalescenza. Quando si era svegliata, il suo cuore si era alleggerito sapendo che stava bene e che non gli era accaduto niente. Solo Merlino sapeva cosa avrebbe fatto se John non sarebbe sopravvissuto all’attacco alla sua scuola. Non voleva neanche pensarci, quel pensiero le faceva venire i brividi.
John si fermò a pochi passi dalla madre di Lucas, la donna era davanti alla porta che li avrebbe condotti alla Sala Grande, l’aprì e quello che li accolse fu una mandria di ragazzi che stavano consumando la prima colazione. Le voci erano alte e la stanza era pressoché piena. I due giovani stranieri si guardarono intorno, gli studenti in quella scuola erano davvero tanti! Seguirono lo sguardo di Amelia che posò i suoi occhi scuri sul tavolo dei professori, Albus Silente si accorse del loro arrivo e fece un segno con la mano.
I tre nuovi arrivati camminarono lentamente nel corridoio centrale, sotto gli sguardi curiosi di molti ragazzi e ragazzi che si erano accorti del loro arrivo.
Hermione, Harry, Ginevra e Ron fecero un sorriso nel constatare che Mel si era completamente ripresa, “Si è ripresa perfettamente” disse Ginevra.
“Si, sono sollevata” rispose la brunetta.
“Perché sono qui?” chiese invece Ron.
“Probabilmente Silente ha deciso di farli trasferire qui” ipotizzò Hermione, “Oppure loro non vogliono tornare a casa, o altrimenti è più sicuro per loro stare tra le mura del castello”
“Forse hai ragione” disse Harry.
Dall’altra parte della sala, precisamente nella tavolata dei Serpeverde, Lucas Flatts seguiva ogni movimento del suo migliore amico, se fosse rimasto ad Hogwarts sarebbe tornato tutto come ai vecchi tempi.
“La ragazza è veramente un bel bocconcino” la voce di Nott lo fece voltare.
“Cosa hai detto?” chiese con uno sguardo duro.
“Ho detto che la ragazza che è appena arrivata è veramente un bel bocconcino, ci farei molto volentieri un pensiero”
“Non ti azzardare neanche ad avvicinarti a lei” disse con voce profonda il serpeverde.
“Non mi sembra che sia di tua proprietà” disse bellicoso Nott, “Mi sembra che tu abbia tra le mani una sporca mezzosangue…” Theodore non finì la frase perché il ragazzo l’aveva già afferrato per la cravatta verde-argento. “Mi sembra di aver già detto più di una volta che non devi chiamarla mezzosangue. Non amo ripetermi”
“Io parlo come cazzo mi pare” rispose Nott mentre il colore delle sue guance cominciava a diventare rosso.
“Fai quel cazzo che ti pare, ma lei non deve neanche entrare nei tuoi pensieri. Ne lei, ne Mel. Sono stato sufficientemente chiaro?!” lo minacciò Lucas avvicinandosi ancora di più al volto del malcapitato.
“Credi di farmi paura Flatts? Fai il gradasso perché insieme a quei due è entrata tua madre?”
“Non ho bisogno di essere difeso dai miei genitori, mi sembra di averlo dimostrato altre volte. O mi sbaglio?”
“Potresti rischiare di essere sospeso, o meglio, espulso” gli occhi di Nott si erano fatti più crudeli, “E cosa farebbe la tua dolce metà, se tu non sei più tra le mura di questo castello….”
“Tu azzardati a toccarla e io..” Lucas strinse ancora di più la presa sul collo del compagno, il quale stava iniziando ad avere bisogno di ossigeno.
Alcuni studenti della loro casa si erano accorti della loro discussione e li guardarono attenti, quasi entusiasti nell’assistere ad una nuova rissa.
“Cosa farai, sentiamo?” quella voce stava iniziando a diventare fastidiosa.
“Malfoy, non penso che questa cosa ti riguarda, visto che sto parlando con Nott” Lucas non si voltò verso il Capo Scuola della sua casa, “Oppure le tue manie di protagonismo non ti permettono di farti i cazzi tuoi”
“Flatts, mi sembra di averti già avvisato più di una volta che non ti conviene metterti contro di me” continuò il biondino.
“E io ti ho già detto che non amo dovermi ripetere, ma ti ho già detto che non ho paura né di te, né di quel pazzo che servi con tanta devozione. Quindi il problema non si pone” disse il giovane lasciando poi andare Nott. Il ragazzo cadde malamente a terra, si appoggiò una mano sulla gola per riprendere a respirare in una maniera decente. Lucas si alzò dal tavolo senza completare la consumazione della colazione.
“Io non ho finito” disse Malfoy alzandosi.
“Questi sono problemi tuoi” rispose Flatts guardandolo dritto negli occhi, “Io ho di meglio da fare, piuttosto che perdere tempo con degli idioti”. Detto questo diede le spalle a Malfoy e inizò a camminare verso sua madre, che nel frattempo si era messa a parlare con Silente e la professoressa McGranitt.
“Questa me la paga veramente” sussurrò Malfoy estraendo la bacchetta. La puntò contro la schiena di Lucas e fu pronto a scagliare l’incantesimo, ma…
Expelliarmus
Tutta la sala si ammutolì all’istante nel sentire pronunciare un incantesimo di disarmo, la bacchetta di Malfoy volò lontana dal suo proprietario, Lucas si voltò verso la tavola dei Serpeverde e vedendo il biondino in piedi rivolto verso di lui, capì di essere il barsaglio dell’incantesimo che stava per lanciare, ma qualcuno l’aveva disarmato. Ma chi?
Si voltò verso il tavolo dei Grifondoro, ma vide che Hermione non aveva la bacchetta in mano, anzi lo stava guardando leggermente terrorizzata, Harry, Ron e Ginevra avevano la stessa espressione della sua ragazza dipinta sul volto, quindi non erano stati loro a fermare Malfoy. Dette uno sguardo veloce agli altri tavoli, ma nessuno di loro era intervenuto.
Poi capì, si voltò verso il tavolo dei professori e vide John con la bacchetta in mano e un sorriso dipinto sul volto. Mel al suo fianco aveva una mano che le copriva le labbra e sua madre invece lo guardava preoccupata. Tutti gli insegnati erano ammutoliti.
“Possibile che devo sempre guardarti le spalle?!” la voce di John lo fece sorridere.
“Non fare tanto il santo, anche io faccio la mia parte!” rispose con un ghigno.
“Ma si può sapere cosa diavolo state combinando!” la voce ormai esausta di Minerva McGranitt gli fece scomparire il sorriso. Questa volta era davvero furiosa. “Signor Malfoy come la mettiamo questa volta?” continuò la donna sorpassando Amelia Flatts e dirigendosi verso la tavolata dei Serpeverde, seguita un istante dopo da Severus Piton, anch’egli con uno sguardo furioso dipinto sul volto.
Amelia si avvicinò al figlio, “Tutto bene?”.
“E’ tutto sotto controllo” rispose il giovane puntando il suo sguardo blu in quello della madre, “Non ti devi preoccupare”.
“A me non sembra, però mi fido di te”
“Classici diverbi tra ragazzi” la voce di Albus Silente fece voltare madre e figlio. Il preside fece un sorriso a Lucas, “Devi constatare però che la Casa di Serpeverde non ha mai avuto dei litigi cosi frequenti”
“E’ solo un pallone gonfiato, che deve tenere le sue mani lontano da chi dico io!” rispose il giovane.
“Mai toccare qualcosa che appartiene a Lucas Flatts, io lo so bene!” John si era avvicinato all’amico mettendogli una mano sulla spalla, mentre l’altra la teneva ancora tra quelle di Mel. Un istante dopo i tre ragazzi furono raggiunti dal gruppetto di Grifondoro.
“Mi spieghi cosa diavolo è successo adesso?” la voce di Hermione era leggermente irritata.
“Il solito Jane” rispose solo.
“Io però ti ho detto che non voglio che scoppi una rissa a causa mia. È già successo ieri, e oggi tra un po’ ti lanciava uno dei suoi incantesimi”
“Ti ho già detto che non ti devono toccare, tanto meno chiamarti mezzosangue, quindi…” le rispose lui accarezzandole una guancia, incurante di essere osservato da tutta la scuola, “E poi questa volta non avevano fatto allusioni solo su di te”
“E su chi?” chiese lei guardandolo negli occhi, consapevole che non le avrebbe mentito.
“Mel” rispose piano.
“Che cosa?!” esclamò John, “Chi ha osato…”
“Stai buono per favore” Melanie appoggiò una mano sulla spalla del suo ragazzo cercando di calmarlo.
”Tranquillo fratello, non lo rifarà più, gli ho fatto passare la voglia di fare il coglione”
“Sarà meglio per lui”
“Certo che siete proprio identici vuoi due!” intervenne Hermione, “Proprio come questi due qui” continuò indicando Harry e Ron.
“Perché ci metti in mezzo adesso?” esclamò il rosso.
“Semplice, fratellino” rispose Ginevra, “Perché non bastavate voi due, adesso ci sono anche Lucas e John!”
“Dovevi vedere quante ne combinava a Stoccolma” la voce di Amelia li fece voltare e solo allora Lucas si ricordò di doverle chiedere il motivo per il quale era li.
“Mamma” la chiamò. “Si?”. “Perché sei qui?”.
La donna sorrise, “Questo penso che ti farà piacere” iniziò guardandolo negli occhi, “Abbiamo pensato, io e il professor Silente, che visto che la loro scuola è stata barbaramente distrutta, Mel e John si fermeranno qui con voi. Non prenderanno parte alle lezioni, perché ormai l’anno è quasi concluso e i programmi delle due scuole sono leggermente differenti. Abbiamo già contattato i loro genitori e sono d’accordo. Resteranno qui fino a che le cose non si sistemeranno”
“Andranno a dormire nella torre a ovest e ovviamente durante il giorno, ad eccezione chiaramente delle ore di lezione, potete stare insieme per tutto il tempo che vorrete” continuò Silente, “Rispettando le regole e il coprifuoco”.
“Questo è ovvio” sentenziò Amelia guardando severa, ma allo stesso tempo divertita, suo figlio e John.
“Certamente” risposero i due in coro.
“Chissà perché ma non ne sono poi cosi convinta!” scherzò l’auror.
“Dai mamma, non ti preoccupare!”
“Farò finta di crederti”
“Grazie mamma per la fiducia che in tuo figlio…” rispose fintamente offeso il serpeverde. Hermione al suo fianco non potè evitare di sorridere, così come fece John. Era davvero fantastico vedere Lucas ridere e scherzare in quel modo con sua madre, finalmente, almeno loro due si erano ritrovati. Certo con il padre sarebbe stato davvero più difficile e entrambi non erano sicuri che le cose con il capitano si sarebbero risistemate, però al momento era bello vedere Lucas felice.
“Bene, adesso però io devo andare. Tuo padre mi aspetta, pare che abbiamo trovato qualcosa a Stoccolma”
“D’accordo. Tienici informati”
La donna annuì in direzione del figlio, poi gli baciò una guancia, lo stesso gesto lo fece con John ed Hermione, poi si diresse verso la porta d’ingresso e sparì nel corridoio.
“Sono convinto che farete gli onori di casa ai nostri ospiti” disse il preside con un sorriso.
”Certo professore” rispose Harry.
“E mi raccomando” continuò l’anziano mago, “Tenete gli occhi aperti. Siete molto svegli e preparati, tutti. Nessuno esculso, ma noi non saremo sempre presenti. Quindi state attenti” detto questo si congedò con un sorriso.
“Devo dire che è davvero enigmatico” constatò John quando Silente si fu allontanato.
“Già” disse Ron, “Ma è proprio per questo che è forte!”
“Comunque” disse Lucas passando un braccio intorno alle spalle di Hermione, “Siamo di nuovo insieme fratello!”
“Puoi ben dirlo” rispose John avvicinando Mel a se.
I due si lasciarono sfuggire un sorriso che la sapeva davvero lunga.
“Questo sorriso, non so perché, ma non mi dice niente di buono…” intervenne Hermione guardando Mel, “Già, neanche a me!” constatò la bionda.
“Ecco che si alleano un’altra volta” si finse disperato il moro.
Le due ragazze risero piano, ma si bloccarono quando videro venire nella loro direzione Severus Piton e Minerva McGranitt.
“Guai in vista” bisbigliò Harry.
“Puoi dirlo forte, fratello” gli fece eco Ron.
“Signor Flatts” iniziò la strega, “Capisco la sua voglia di difendere la signorina Granger, la cosa le fa anche onore, ma deve stare attento. Non sappiamo quale incantesimo voleva lanciarle contro Malfoy, poteva anche essere di Magia Oscura per quanto ne sappiamo. Dovete veramente stare attenti e non giocare con il fuoco”
“Professoressa, mi scusi” intervenne il serpeverde, “Ma io non riesco a sopportare che un figlio di papà come lui faccia tutto quello che vuole, non è giusto!”
“Lo capisco perfettamente, ma noi non saremo sempre presenti” continuò la donna.
“All’interno del dormitorio lei è da solo” Piton prese la parola, “Sappiamo benissimo che sa difendersi da solo, ma là dentro è da solo. Non c’è nessuno che può aiutarla, questo passaggio è in grado di comprenderlo?!”
Lucas strinse i pugni, “Mi state forse dicendo che devo lasciar correre ogni volta che quel pezzo di merda insulta la mia ragazza e fa allusioni su Melanie? Devo lasciar correre ogni minaccia? Se è questo che mi state chiedendo, potete anche scordarvelo!” gli occhi di Lucas si erano fatti più scuri, segno che si stava infuriando. Hermione gli prese una mano, ma non parlò. Sapeva che era inutile, niente e nessuno sarebbe riuscito a fargli cambiare idea. Non quando assumeva quello sguardo così determinato.
“Signor Flatts, cerchi di ragionare” continuò il professore di Pozioni.
“Sappiamo benissimo che non è facile sopportare una persona come Malfoy, però per cortesia, ci provi almeno” disse la McGranitt.
“Non le assicuro niente. Potrei cercare di mantenere la calma, ma se mi provocano, non lascerò correre”
“Stai attento” la donna lo guardò con  uno sguardo più dolce, si avvicinò a lui e gli appoggiò una mano sulla spalla, “Il tuo gesto è molto nobile, però cerca di stare attento. Merlino solo sa cosa potrebbe escogitare quel ragazzo”
“Vi ho già detto che non ho paura né di lui, né di quella mandria di idioti che lo segue”
“Lo sappiamo” disse Piton, “Però tenga gli occhi aperti” detto questo il professore si allontanò. La Sala Grande ormai era quasi del tutto deserta, c’erano solo loro e la professoressa di Trasfiguarazione.
“Ragazzi, ve lo ripeto un’altra volta, state attenti” la voce della strega era preoccupata, non sempreva più la sua voce severa, ma si era fatto quasi dolce.
“Non si preoccupi professoressa. Staremo attenti” rispose Hermione.
“Sono già successe cose spiacevoli, non vorrei che ne succedessero altre”
“Stia tranquilla” continuò Lucas, “Non accadrà più niente”.
La donna annui e poi si congedò dicendo che presto sarebbe iniziate le lezioni e che si sarebbero dovuti affrettare, il tempo di accompagnare John e Mel alla torre e poi avrebbero dovuto raggiungere i compagni per l’inzio delle lezioni.
“Certo che certe volte la McGranitt mi sorprende” disse Ron mentre insieme agli altri camminava verso la Torre Ovest per accompagnare John e Mel.
“E’ stata gentile a preoccuparsi però” intervenne Ginevra.
“Già. Sono tutti preoccupati” continuò Hermione, che camminava davanti insieme a Lucas, John e Mel, “Lo sono per tutti gli avvenimenti che sono successi in questi giorni, per quella dannata donna che ha iniziato un po’ a romprere i coglioni e adesso ci si mette pure quell’idiota di Malfoy….”
“Herm ha ragione” disse Harry, “Comunque dobbiamo seguire il consiglio di Silente. Dobbiamo tenere gli occhi aperti e cercare di restare uniti. Non dobbiamo farci cogliere impreparati”
“Su questo ti do perfettamente ragione” rispose John.
“Però Lucas è da solo a Serpeverde” constatò Mel.
“Ci resto solo per dormire. Anzi a volte neanche quello!” rispose il serpeverde, mentre Hermione arrossiva leggermente. “Siamo arrivati” aggiunse poi. Davanti a loro c’era la porta che li avrebbe condotti alla torre, l’aprirono e salirono le scale a chiocciola. Entrarono in una stanza abbastanza ambia che aveva la funzione si salotto, su un lato c’era un piccolo angolo cotture, la stanza era collegata a tre porte, una era il bagno mentre le altre erano due stanze da letto.
“Carino questo posto” dichiarò John.
“Già, semplice, ma molto carino” Mel si guardava intorno curiosa, “Direi che potete anche venire qui dopo le lezioni. Cosi Lucas restarà davvero poco con quelle serpi”
“E’ qui da poco e ha già capito tutto!” rise Ron.
La ragazza sorrise, Hermione guardò l’orologio che era appeso alla parete ed esclamò: “E’ tardissimo! Dobbiamo sbricarci, altrimenti a noi Piton ci uccide e a te Gin la Mcgranitt toglierà come minino 20 punti per il ritardo!”
“Mi sa tanto che questa volta ha ragione” disse Harry.
“Certo che ho ragione!” disse Hermione mentre apriva la porta, “Ragazzi ci vediamo dopo, ciao!” detto questo afferrò i suoi compagni e di corsa si diresso verso il corridoio.
“E’ anche per questo che la amo” disse Lucas con un occhiolino verso il suo amico.
“Vai, altrimenti ti uccide” rise John, “Ci vediamo dopo, fratello”
“Sicuro”, prima di uscire il serpeverde si voltò un’altra volta verso il suo migliore amico e disse, “Sono davvero contento di averti di nuovo qui”
“Anch’io Lucas, anch’io”
“Come ai vecchi tempi?” chiese il moro.
“Come ai vecchi tempi” confermò il biondo.
Lucas li salutò con una mano e poi scese velocemente le scale.
“E così da adesso in poi vivremo qui…” disse Mel guando John chiuse la porta della stanza.
“Già” rispose voltandosi, “Vedrai si sistemerà tutto”
“L’importante è che noi due stiamo insieme” continuò lei mentre si avvicinava piano a lui, il ragazzo annullò la distanza che li saperava e l’abbraccio, sussurrandole contro la pelle sensibile del collo, “Non ci separerà niente e nessuno. Te lo prometto”.
Melanie si strinse a lui e gli baciò il collo, “Ti amo”.
John le prese il volto tra le mani e la baciò, un bacio dolce, tenero, delicato. “Ti amo”. Mel gli passò le braccia intorno al collo e lo baciò con più intensità e da quel momento in poi le parole non furono più necessarie.

Ritorna all'indice


Capitolo 65
*** Ricordi di un passato dimenticato ***


2684
65.    Ricordi di un passato dimenticato

Bellatrix Lastrange era seduta a fianco di suo marito nel salotto di Malfoy Manor, di fronte a loro c’era Lucius Malfoy e suo cognato. Lord Voldemort fece il suo ingresso nella stanza, affiancato da Elisabeth, si sedettero uno di fianco all’altra sull’ultimo divano rimasto libero.
“Vi ho riuniti qui” inizio il Lord Oscuro, “Per aggiornarvi sui progressi di Elisabeth. E’ riuscita a penetrare nella mente di Hermione Granger. Tra non molto riuscirà a portarla ad ottenere il suo scopo”.
La donna fece un ghigno malvagio e prese la parola, “Ovviamente questo non rallenterà i nostri piani. La mezzosangue è affar mio, voi dovete occuparvi del prossimo attacco. Siete i Mangiamorte più brillanti che abbiamo, quindi a voi la realizzazione del piano d’attacco” disse guardando Bellatrix.
“Certo mia Signora” rispose la mangiamorte.
“Questa volta però userete al Maledizione Senza Perdono. Le vittime devono essere colpite solo da questa” continuò il Lord Oscuro, “Gli auror devono tremare”.
“Non vi deluderemo” la voce di Lucius Malfoy era fiera.
“A proposito Lucius” il mangiamorte si fece attento quando il mago lo chiamò, “Ho saputo che tuo figlio non va molto d’accordo con il figlio dei Flatts”
“No, mio Lord. Ancora non mi spiego come quel ragazzo sia finito a Serpeverde”
“Forse c’è sotto qualcosa che nessuno sa” intervenne Elisabeth.
“Forse, mia cara. Forse” rispose Voldemort.
“Questo ragazzo” continuò la donna, “Chi è?”
“Lucas Flatts, mia signora, è il figlio dei due auror venuti dalla Svezia” rispose Lucius, “Ha l’età di mio figlio ed è nella sua stessa Casa”
Lucas Flatts…” ripetè pensosa la donna. Quel nome le riportò alla mente qualcosa di lontano, di non ben identificato, ma una sensazione si diffuse a macchia d’olio nel suo animo. Quel nome non le era nuovo. L’aveva già sentito, ma non si ricordava dove.
“Qualcosa ti turba, mia cara?” le chiese il Lord Oscuro.
“Nulla” rispose guardandolo negli occhi, poi rivolgendosi ancora a Lucius, “Avete una foto del ragazzo?”
“Si, mia signora”
“Fatemela vedere”
Il mangiamorte fece comparire un foglio e lo porse alla donna, Elisabeth lo guardò con attenzione e trattenne il fiato. La foto le cadde dalla mani. Quel ragazzo l’aveva già visto da qualche parte. Cos’era quella sensazione di improvviso calore?
“Elisabeth?” la voce del compagno la fece ritornare in sé.
“Sto bene” disse raccogliendo la foto e porgendola a Malfoy, “E’ solo che mi è sembrato di conoscerlo”.
“Probabilmente l’hai visto nei pensieri della Granger” ipotizzò il mago.
“Si, forse hai ragione” rispose la donna massaggiandosi le tempie con le dita.
“Bene, voi potete andare” ordinò il Lord Oscuro ai suoi mangiamorte, “Organizzate il piano d’attacco e poi informateci prima di partire”.
“Ai suoi ordini” rispose all’unisono i quattro incappucciati. Si congedarono con un inchino e si smaterializzarono.
Lord Voldemort tornò a guardare la compagna, la quale teneva gli occhi chiusi. “Sicura di stare bene?” chiese avvicinandosi.
“E’ solo una sensazione” disse puntando le sue iridi azzurri in quelle del mago, “E’ come se lo avessi già incontrato, ma non riesco a rammentarmi dove”.
“Ti verrà in mente”
“Sicuramente”
“Direi che potresti riprovare ad attaccare la mezzosangue domani notte”
“Si, penso che possa andare bene. L’attacco avverrà domani mattina, così sarà impegnata a preoccuparsi del nuovo attacco e le sue barriere saranno più deboli”
“Esattamente” rispose con un ghigno il Lord Oscuro, “Mi piace vederti così spietata”
La donna sorrise in modo diabolico e si avvicinò di più a lui, “E’ la mia natura” bisbigliò contro le sue labbra.
Lord Voldemort non rispose, ma l’attirò verso di sé, baciandola selvaggiamente. Elisabeth si lasciò cadere tra le braccia dell’amante, chiuse gli occhi, ma quello che vide non le piacque per niente. Due profondi occhi blu che la fissarono e che le fecero tornare alla mente ricordi che non rammentava.



Le si avvicinò lentamente, accarezzandole sensualmente la pelle liscia della guancia, poi dopo essersi scambiati un'altra occhiata, si chinò sulle sue labbra e la baciò.



In un secondo si era ritrovata sulle gambe del ragazzo, mentre lui approfondiva sempre di più il bacio. Lei gli passò le braccia intorno al collo, mentre si stringeva maggiormente al suo corpo. Le mani di lui vagavano sulle sua schiena e sulle sue braccia con fare provocante, trasmettenle una grande quantità di brividi.
“Andiamo in albergo”

 le bisbigliò all’orecchio, prima di baciarle il collo, tracciando una scia di fuoco sulla sua pelle.
Lei fu solo in grado di annuire.



Entrarono nella stanza senza accendere la luce, il giovane la spinse contro la porta e iniziò a tracciare una scia di baci che partivano dalla tempia e si perdevano sul suo collo.




Fece scorrere le mani sul suo corpo sinuoso fino ad arrivare al suo ginocchio, le sollevò sensualmente la gamba, facendola combaciare con il suo bacino, mentre si avvicinava maggiormente al suo corpo, prima di baciarla nuovamente sulle labbra. Lei si lasciò sfuggire un sospiro, mentre gli passava le braccia intorno al collo, approfondendo maggiormente il bacio del giovane.
Si allontanarono con il fiato corto, poi lui si spostò leggermente da lei, per intrufolare le sue mani sotto la stoffa leggera della sua camicia, prese i lembi dell’indumento tra le dita e glielo sfilò lentamente, iniziando poi a baciarle ogni centimetro di pelle. Lei gli slacciò i bottoni della camicia nera che indossava, facendola cadere oltre le sue spalle.
Lui la prese in braccio e mentre la baciava, senza allontanarsi dal suo corpo la fece stendere sul letto, sormontandola un secondo dopo con il suo corpo. La baciò profondamente un’altra volta, per poi allontanarsi dalle sue labbra e dedicarsi alla sua figura.
Lei  era scossa da continui fremiti, non c’erano dubbi quel ragazzo era eccezionale…
Lui si spinse in lei dopo averla baciata ancora una volta, lei  trattenne il fiato per un istante, poi iniziò ad assecondare i movimenti del moro stringendosi maggiormente a lui…
Il ragazzo aumentò il ritmo, fino a che l’oblio non l’avvolse.




Elisabeth si alzò di scatto. Il cuore le batteva forte nel petto, da quanto non batteva così?
Appoggiò una mano sul seno, cercando di regolarizzare il respiro. Fece scorrere lo sguardo nella stanza dove si trovava. Le tende scure erano tirate, impedivano alla luce del giorno di entrare nella camera. Si voltò di lato e notò che Lord Voldemort stava ancora dormendo. Non si era accorto di niente. Si alzò lentamente dal letto, scostando piano le lenzuola nere. Prese la vestaglia appoggiata sulla sedia, si coprì il corpo nudo scosso da un brivido di freddo. Si recò velocemente verso il bagno e fece scorrere l’acqua. Si guardò un istante allo specchio, il suo volto di porcellana era ancora più pallido del solito. Si spogliò ed entrò nella doccia, l’acqua calda accarezzava dolcemente il suo corpo sinuoso. Chiuse gli occhi, ma li riaprì subito. Quelle immagini la stavano perseguitando. Non aveva riconosciuto i volti, ma era certa di essere lei la ragazza. Non sapeva quando, ma quelle sensazioni era sicura di averle provate.
Una domanda continuava a tormentarle i pensieri, chi era quel giovane?
Rimase sotto il getto caldo per molto tempo, cercando di ricordare la fonte di quei ricordi, ma invano.
Si coprì con un accappatoio e torno nella stanza, Lord Voldemort era sveglio e la stava osservando.
“Buongiorno” disse lei leggermente soprappensiero.
“Buongiorno, qualcosa ti turba mia cara?” chiese l’uomo avviciandosi a lei.
“La stessa sensazione di ieri”
“Ancora?”
“Si, mi scorrono davanti agli occhi degli avvenimenti che non ricordo di aver vissuto e poi quegli occhi blu”
“Occhi blu?”
“Si, gli occhi del giovane Flatts”
Lord Voldemort la guardò stupito, “Gli occhi del figlio degli auror?” chiese.
“Si” rispose la donna, “E’ da quando ho visto la sua foto che ce li ho davanti agli occhi. Non riesco a spiegarmi il motivo”.
“Lo capiremo presto” disse il Lord Oscuro alzandosi. Si rivestì con calma, poi voltandosi verso di lei continuò, “Tra poco ci sarà la riunione per l’attacco”
“Ti raggiungo” rispose Elisabeth alzandosi. Il mago annui e si smaterializzò. Elisabeth rimase sola nella stanza buia. Chiuse gli occhi e come aveva immaginato rivide quelle due iridi blu. La fissavano profondamente, come se la conoscessero. Non riusciva a spiegarsi il motivo, riaprì gli occhi, ma quella sensazione non l’abbandonò. Il cuore aveva ripreso a battere forte.

Lord Voldemort era solo nella stanza, stava aspettando i Mangiamorte per l’aggiornamento sull’attacco, nel frattempo rifletteva sulle parole di Elisabeth.
Gli occhi del giovane Flatts.
Perché nei suoi ricordi riaffioravano gli occhi di quel ragazzo? Che si fossero incontrati nel periodo in cui lei era una ragazza normale, prima che lui risvegliasse il suo essere malvagio? Ma come era possibile, lei era lontana dalla Svezia.
Doveva torvare una soluzione, quel ragazzo non poteva intromettersi nella mente di Elisabeth, l’avrebbe distratta dal suo compito e questo sarebbe stato un problema. Un grande problema. L’avebbe distaccata dai suoi doveri, ma come fare? Non poteva farle un semplice Oblivium perché quelli non erano ricordi legati alla sua vita, appartenevano all’altra. Non li poteva eliminare. E non poteva di certo ripetere l’incantesimo, sarebbe stato troppo pericoloso, ora che l’aveva risvegliata, non poteva di certo farla tornare la ragazzina che aveva trasformato.
Doveva esserci una soluzione.
Doveva trovarla al più presto.




Spazio per me...

Bene gente, ecco un altro capitolo. Lo so non è lunghissimo, però mi sembrava giusto riprendere la questione Elisabeth/Liz.... Ovviamente tutti i chiarimenti ecc. avverrano con ordine.. un pò di suspance non fa male! Però vorrei leggere anche qualche commentino, please! Saluti, HiL

Ritorna all'indice


Capitolo 66
*** La quiete prima della tempesta ***


1687
66. La quiete prima della tempesta

Draco Lucius Malfoy era seduto davanti al camino della Sala Comune dei Serpeverde, al suo fianco Pansy Parkinson gli stava appiccicata come una cozza, di fronte Tiger e Goyle lo fissavano come due pesci lessi, Theodore Nott con le braccia incrociate, mentre Blaise Zabini era appoggiato al muro e lo guardava con uno sguardo strano.
“Potresti anche evitare di guardarmi in quel modo” disse in tono scocciato il Principe delle Serpi.
“E tu potresti evitare di fare il coglione qualche volta” rispose a tono il moro. L’aria all’interno della stanza era tesa, tutti i presenti erano in silenzio, non era da tutti insultare in questo modo Malfoy e uscirne indenne, ma a Blaise Zabini non interessava. Loro due erano cresciuti insieme, l’affetto che li legava era quasi fraterno, non poteva permettergli di fare cazzate del genere.
“Cosa cazzo vuoi da me, posso saperlo?!” esclamò Malfoy alzandosi, spostando Pansy in malo modo e piazzandosi a pochi passi dall’amico.
“Che colleghi il cervello, almeno una volta!” gli occhi blu del serpeverde erano furiosi, “E’ da quando è arrivato che continui a provocarlo, dovresti piantarla una buona volta. Si era già rivelata una cazzata la storia di sbattere la Granger giù dalle scale, hai solo ottenuto una scazzottata e una sospensione. E adesso cosa fai? Nel bel mezzo del pranzo gli stai per lanciare un incantesimo, di solo Merlino sa quale potenza! Ma ti sei rincretinito tutto di un colpo?!”
Malfoy guardava Zabini sconvolto, nessuno gli aveva mai fatto uno sfuriata del genere, nessuno.
“Chi cazzo ti credi di essere? Chi sei tu per venirmi a fare una menata del genere, eh? Chi cazzo sei Blaise!?!”
“La voce della tua coscienza, coglione!” esclamò con un mezzo sorrisetto il moro, “Hai sentito anche tu cosa ha detto Piton. Non puoi andare avanti così! Se succederà qualcosalto a quel gruppo daranno subito la colpa a te, ti espelleranno”
“Nessuno può espellere Draco” squittì Pansy dal suo posto.
“Invece si cara Pansy” continuò imperterrito Zabini, “Lucius non potrà fare molto se si muoveranno anche i genitori di Flatts. La McGranitt è stata chiara, se succederà qualcos’altro, oltre che intervenire personalmente, chiamerà a colloquio i genitori. E non è molto sicuro far incontrare Lucius Malfoy con i capi degli Auror! Sai sono su due fronti diversi in questa guerra!”
“Adesso basta!” la voce di Draco era alta e spazientita, “Finitela! E va bene, Blaise puoi avere una parte di ragione, questo non toglie che quel maledetto non debba pagarla cara per l’affronto che mi ha fatto. E dall’inizio dell’anno che voglio eliminarlo e niente e nessuno me lo impedirà, dovessi chiederlo a Lord Voldemort in persona. Lucas Flatts deve sparire” quelle parole colpirono i presenti come coltelli, non per le parole in se, ma per il modo in cui erano stare dette.
Draco Lucius Malfoy non stava scherzando.

Lucas Flatts era in piedi davanti al ritratto della Signora Grassa e tra le sue braccia c’era lei: Hermione Jane Granger.
La notte era ormai inoltrata, il copri fuoco era già stato superato da parecchio tempo, ma ai due giovani sembrava non importare un granchè.
La grifoncina fece scorrere le dita delle mani lungo tutta la schiena del giovane serpeverde, fermano la loro discesa sui fianchi del giovane, il ragazzo invece aveva una mano immersa nei capelli ricci della ragazza, mentra l’altra creava disegni immaginari sulla sua schiena.
“Lucas” un sospiro, “Amore.. dobbiamo…” ma il giovane Flatts non la fece parlare, la baciò un’altra volta, con più passione, spingendola delicatamente verso il muro di fianco al ritratto. La bloccò tra la parete e il suo corpo facendolo combaciare con il suo.
La ragazza passò entrambe le braccia al collo del suo ragazzo attirandolo maggiormente contro le sue labbra. Lucas sorrise tra sé, mentre faceva scorrere una mano lungo il fianco di Hermione per poi fermare la sua corsa dietro al ginocchio della ragazza, glielo fece alzare per aderire meglio al suo corpo. Hermione si lasciò sfuggire un gemito, che venne subito catturato nuovamente dalle labbra del giovane.
“Lucas”
Il serpeverde cominciò a baciarle la pelle sensibile del collo, mentre iniziava un lento, ma provocante movimento con i fianchi. Hermione strinse con forza la camicia del giovane tra le dita e si lasciò sfuggire un altro gemito.
Jane” il suo nome appena bisbigliato le fece aprire gli occhi, che si specchiarono subito in due pozze blu oceano, “Stai con me stanotte” glielo sussurrò all’orecchio e lei non fu in grado di fare niente se non annuire.



Quanto ti chiedi cos’è l’amore
 immagina due mani ardenti che si incontrano,
due sguardi perduti l’uno nell’altro,
due corpi che tremano di fronte all’intensità di un sentimento,
e poche parole per rendere eterne un attimo.

-  Alan Douar -




Mani che si sfiorano, si toccano, si rincorrono, sfuggono e si ritrovano.
Occhi fissi l’uno nell’altro. Sguardi persi l’uno nell’altro.
L’oceano nell’oro.
Corpi che si cercano, si trovano, si sfiorano, si allontanano e si rincontrano. Corpi caldi, ardenti, mossi dal desiderio e dalla passione che diventa sempre più forte. Corpi che si uniscono, si fondono insieme, tremano nello stesso istante.
Sospiri, sussurri appena accennati, poche parole.
“Ti amo”
Bocche che si incontrano, lingue che si trovano, mani che si stringono, corpi caldi che non si allontanano.
“Ti amo”
Lucas sfiorò nuovamente le labbra di Hermione prima di solleversi e spostarsi su un lato del letto, per non gravarla del suo peso, si distese al suo fianco e l’attirò a se.
La grifoncina si strinse a lui, appoggiando il capo sul suo petto, sopra il cuore. Batteva forte e regolare, il suo battito era rassicurante. Il giovane serpeverde le passò un braccio intorno alla vita per averla ancora più vicina.
La Stanza delle Necessità era avvolta dal buio e dal silenzio, si sentivano solo i respiri dei due ragazzi.
Hermione aveva gli occhi aperti, mentre Lucas li teneva socchiusi beatosi di quella tranquillità.
“Vorrei poter fermare il tempo” sussurrò la mora.
“Lo sai che sono un mago, vero?!” scherzò il giovane tenendo gli occhi chiusi, “Potei anche accontentare la tua richiesta”.
Hermione sorrise contro il suo petto, “Vorrei poter restare cosi per sempre”
“E chi ci impedisce di farlo?”
La grifoncina si sollevo leggermente per specchiarsi nel blu che tanto amava, “Te li devo elencare?!”
Lucas si mosse leggermente verso di lei per unire le loro labbra in un tenero bacio. “Presto finirà”.
“Lo spero” rispose piano la giovane.
”Ti fidi di me?” lo sguardo di Lucas era serio e determinato.
Hermione annuì senza neanche pensarci, “Più di me stessa”.
La mano del serpeverde si perse tra i capelli della grifoncina e l’attirò verso di sé per un altro bacio, più profondo del precedente. Quando si separano avevano il fiato corto, “Amore, prometto, anzi, giuro che non ti accadrà niente. Quella pazza non si avvicinerà mai più a te. Dovessi passare tutte le mie notti sveglio a vegliare sul tuo sonno”.
Il cuore di Hermione prese a battere più forte, istintivamente sorrise a quel ragazzo che per primo era riuscito a farglielo battere così forte, il suo sguardo divenne lucido, una lacrima solitaria prese a rigarle la guancia e si perse sulla pelle delle collo.
“Grazie, non saprei cosa fare senza di te” sussurrò. Lucas le regalò un sorriso caldo, rassicurante e le accarezzò piano la guancia appena umida. “Se non ci fossi Jane, dovresti inventarmi!”
La ragazza rise leggermente, mentre si risistemò comodamente contro il petto nudo del giovane. Lucas la strinse maggiormente contro di se, sentendo tutte le sue forme aderire perfettamente a lui. Le depositò un lieve bacio sulla tempia mentre lei chiudeva lentamente le palpebre. Il suo respiro si fece più calmo e regolare, fino a che Morfeo non l’accolse nel suo abbraccio.
Restò sveglio a vegliare sul suo sonno ancora per qualche ora, poi la stanchezza del giorno lo colse.
Restarono così, stretti l’uno all’altro, per tutta la notte. Avvolti dalla quiete che regnava in quella stanza.

La quiete, prima della tempesta.


Spazio per me...

Gente, scusate il ritardo, ma mi mancava l'ispirazione! Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento. Un piccolo chiarimento su questo capitolo: sia questo che il precedente si svolgono nella stressa notte. Lo so la parte finale di quello prima comprendeva una piccola parte della mattina del giorno dopo, ma vi prego di perdonarmi...
Mi lasciate un commentino, anche piccolo piccolo... please!!!!
Saluti, HiL

Ritorna all'indice


Capitolo 67
*** The Storm ***


5476
67.    The Storm



“Mio Signore siamo pronti”
“Andate”



Harry James Potter quella mattina di inizio maggio si era svegliato con un forte mal di testa, la cicatrice gli doleva molto e la cosa non preannunciava nulla di buona. Incontrò Ginevra Weasley nella Sala Comune e non appena lo sguardo della giovane incontrò quelle iridi smeraldine capì che c’era qualcosa che non andava.
“Harry?” lo chiamò avvicinandosi piano a lui.
“Ciao” rispose il bambino sopravvissuto chinandosi a darle un lieve bacio sulle labbra rosse, “Tranquilla, mi fa solo un po’ male la cicatrice” continuò passandosi la mano sullo sfregio che l’aveva reso famoso.
“Sicuro di stare bene?” gli occhi della rossa erano preoccupati.
“Non ti preoccupare” rispose il giovane con un lieve sorriso, “Ron?”
“Non l’ho ancora visto”
Dei passi alle loro spalle li fecero voltare, Ron Weasley era sulle scale in compagnia della sua ragazza, Lavanda Brown.
“Ehi fratello” lo salutò il rosso.
“Buongiorno” disse anche la bionda al suo fianco.
“Ciao ragazzi” disse il bambino sopravvissuto passando un braccio intorno alla vita di Ginevra, “Andiamo a far colazione?”
“Non aspettiamo Hermione?” chiese Lavanda.
“Sicuramente è stata con Lucas stanotte e ora saranno da John e Mel” disse Ginny, “Immagino che ci aspetti in Sala Grande”
“Lo penso anch’io” confermò Harry, “Andiamo li incontreremo giù”
I quattro grifoni uscirono dal ritratto della Signora Grassa e si diressero verso la Sala Grande, Ron si affiancò a Harry, “Tutto bene amico?”
“Non lo so, stanotte la cicatrice mi ha fatto un po’ male e adesso ho una strana sensazione”
“Potresti provare a parlarne con Broms”
“Sarebbe un’idea, ma da quando si è messo a fare delle ricerche su quella Liz, non l’ho più sentito. Non ha neanche più cercato di contattarmi mentalmente”
“Silente?”
“Penso che ci parlerò, se il dolore persiste, vado da lui”
Il rosso annuì ed entrò per primo nella sala da pranzo, seguito un istante dopo da Lavanda. Il bambino sopravvissuto si fermò un secondo sulla soglia della porta, entrò nella stanza solo quando una piccola mano si strinse dolcemente nella sua. Si voltò e incontrò le iridi chiare della sua ragazza, la giovane non disse niente, gli regalò solo un sorriso che ebbe il potere di riscaldargli il cuore.
Quello che però non sapevano era che di li a poco si sarebbe scatenato l’inferno.

Hermione Jane Granger quella mattina d’inizio maggio aprì lentamente gli occhi e si ritrovò stretta nell’abbraccio sicuro di Lucas Flatts. Si alzò lentamente e lo osservò dormire. Era bellissimo, non c’erano altre parole per descriverlo, era spaventosamente bello. I capelli neri gli ricadevano disordinati sulla fronte, facendo contrasto con la pelle chiara della fronte, i lineamenti del viso erano rilassati e il respiro era calmo e regolare. Si chinò lentamente sulle sue labbra perfette e gli diede un bacio a fior di labbra. Sentì una mano del giovane seguire il profilo dell’anca a della schiena, fermandosi dietro al suo collo. “Buongiorno” bisbigliò lei contro la sua bocca.
“Giorno Jane” rispose lui dandole un altro lieve bacio. La ragazza gli sorrise e poi si alzò a sedere sul grande letto a baldacchino della Stanza delle Necessità.
“Andiamo da John e Mel?” chiese mentre iniziava a recuperare i suoi vestiti sparsi per la stanza.
“Mi sembra ovvio” rispose il serpeverde ancora seduto sul letto, stava osservando ogni suo minimo movimento. Si ritrovò a sorridere a ripensare a come era iniziata la loro storia: una sfida.
“Ti vuoi muovere?!” la voce di Hermione lo riportò alla realtà.
“Arrivo” disse lui alzandosi, “Arrivo”
Quando uscirono dalla stanza i corridoi erano ancora deserti, si diressero velocemente verso la Torre Ovest tenendosi saldamente per mano. Arrivati davanti alla pesante porta l’aprirono e salirono le scale a chiocciola. La porta che li avrebbe condotti all’interno della stanza che ospitava John Maximilian Carter e Melanie Armstrong. Lucas bussò senza tante cerimonie e dopo pochi secondo d’attesa la porta si aprì, rivelando ai due studenti un ragazzo alto con gli occhi scuri che fissava torvo il suo ex compagno di scuola.
“E chi poteva essere, se non tu, a svegliarmi a quest’ora barbara della mattina?!”
“Coraggio fratello” disse con voce divertita Lucas mentre entrava nella stanza, “Il sole è alto, gli uccellini cantano..”
“E la tua bocca non la smette di parlare!” lo interruppe John versandosi una tazza di caffè nero.
Il serpeverde rise mentre si sedeva su una sedia, attirando Hermione sulle sue gambe, la ragazza si sedette passanso un braccio intorno al collo del giovane, “Buongiorno John” salutò con un sorriso.
“Grazie al tuo ragazzo non lo è proprio, però pazienza!” continuò a ripetere il giovene svedese ficcando il naso nella tazza di caffè.
“Dov’è Mel?” chiese Lucas senza togliersi il sorrisino dalle labbra.
“Esattamente dietro di te” la voce di Melanie li fece voltare, la ragazza si trovava sullo stipite della camera da letto, avvolta solo da una grande maglietta, sicuramente del ragazzo, e li osservava con un piccolo sorriso sulle labbra. “Buongiorno” disse poi, mentre si sedeva di fianco a John.
“Impara dalla tua ragazza, fratello”
“Stai zitto” ripetè lo svedese sollevando il capo della tazza, solo per appoggiarsi alla spalla di Mel.
Le due ragazze li osservavano divertite, “Avanti amore, non è poi la fine del mondo” cercò di consolarlo la riccia.
“Non è la fine del mondo?!” John scattò a sedere, “Mel! Questo qui” continuò indicando con un dito Lucas che lo osservava sempre con quel ghigno strafottente sulle labbra, “E’ venuto a svegliarci a quest’ora, ti rendi conto che noi non dobbiamo mica andare a lezione. Potevamo tranquillamente prendercela con calma!”
“Quante storie” scherzò il serpeverde.
“Ancora parli tu?!”
I due amici si guardarono negli occhi per un istante e poi scoppiarano a ridere, seguiti un secondo dopo dalle due ragazze, “Certo che vuoi due siete proprio comici!” esclamò Hermione.
“Puoi dirlo forte, Herm” la seguì Mel.
“E ancora non avete visto niente” disse Lucas.
John bevve un altro sorso di caffè e poi puntò il suo sguardo scuro negli occhi dell’amico, “Questo non cambia che potevi venire un po’ più tardi!”
“Ancora?!”
Hermione sorrise poi lanciò uno sguardo all’orologio, scattò in piedi, “Dobbiamo andare, altrimenti faremo tardi!”
“E se restassimo qui ancora un po’?” propose il serpeverde.
“Lucas Flatts se non ti alzi subito ti trascino fino in Sala Grande con la forza!” lo minacciò la giovane puntando le mani sui fianchi.
“E va bene. Mi alzo” rispose il giovane alzandosi dalle sedia svogliatamente.
“Non ci credo. Lucas Flatts comandato a bacchetta” rise John fissando divertito l’amico.
“Zitto tu!” abbaiò il serpeverde.
“No no, questa devo proprio scrivermela!” infierì il biondo, Mel al suo fianco li osservava sempre più sull’orlo delle lacrime, mentre Hermione sorrideva.
“Vai a fanculo, fratello” disse il moro incrociando le braccia al petto.
“E’ la mia rivincita, fratello. Tu mi hai svegliato, io ti prendo per il culo!”
“Molto maturo, devo ammetterlo!” continuò fintamente offeso il serpeverde.
John sorrise e poi si alzò, seguito da Melanie, andarono alla porta e l’aprirono. Lo svedese punto lo sguardo sull’amico e lo fisso con un sorrisino cattivo dipinto sul volto, “Ti penserò metre sarai chinato sui libri!”
“Fanculo!” sibilò Lucas sorpassandolo, diede un bacio a Mel sulla guancia e prese Hermione per mano, senza degnare John di uno sguardò uscì dalla porta.
“Salutateci gli altri e soprattutto: Divertitevi!” gli urlò dietro l’ex compagno, in risposta ebbe solo un dito medio.
I due svedesi si guardarono in viso e scoppiarono a ridere, nessuno dei due poteva pensare che da li a poco non ci sarebbe stato più alcun motivo per sorridere.

“Papà” la voce di Mike Broms fece aprire di scatto gli occhi quasi trasparenti del demone.
“Dimmi Mike” la tono di Heric Broms era quasi stanco.
“La senti anche tu?”
Il demone chiuse gli occhi, se la sentiva anche lui? Certo. Quella forza magica era spaventosa. Quasi pari alla loro. Ma a chi apparteneva?
Si stava avvicinando sempre di più al castello e la cosa non preannunciava nulla di positivo.
Quell’aura magica era troppo potente per appartenere ad una persona normale. Neanche Silente l’aveva cosi forte. Neppure Lord Voldemort. Ma chi era? A chi appartava? E soprattutto, perché si stava avvicinando alla scuola?
Poteva appartenere a lei?
Le ricerche che aveva fatto l’avevano portato ad una possibile soluzione, ma non ne era ancora certo.
Però.. quella potenza, quella forza, quell’aura era troppo simile alla loro.
Broms riaprì gli occhi, li punto in quelli del figlio, Mike Broms in quel momento capì che non sarebbero rimasti nell’ombra.
No, dovevano intervenire.

Lucas Flatts ed Hermione Granger entrarono mano nella mano in Sala Grande, ormai era piena di studenti che stavano consumando velocemente la colazione, i professori erano ancora seduti tutti al loro tavolo.
“Ti siedi con noi?” chiese la grifoncina. Il ragazzo si voltò e annui. Si diressero così verso la tavolata dei rosso-oro. Per la prima volta un serpeverde fu accolto con un sorriso alla tavolata dei grifoni.
Albus Silente osservò la scena con i suoi occhi limpidi, attraverso gli occhiali a mezzaluna.
“Giorno” disse Hermione sedendosi di fianco al bambino sopravvissuto.
“Ciao Herm” la salutò il moro, “Lucas”. Il serpeverde rispose con un cenno del capo, sedendosi di fianco alla grifoncina.
“Siete stati da John e Mel?” chiese Ginevra oltre la spalla di Potter. La grifoncina annuì mentre si spalmava un po’ di marmellata su un pezzo di pane, “Vi salutano”.
Consumarono anche loro la colazione tra chiacchiere e sorrisi, poi…

L’intera Sala Grande ammutolì al loro ingresso.
Nessuno li aveva mai visti.
Alcuni professori osservarono i due nuovi venuto con uno sguardo stupito, mentre Minerva McGranitt e Severus Piton si voltarono verso il preside, Albus Silente al contrario loro osservava le due figure sulla soglia della porta con un sorriso.
Avevano preso la loro decisione.
Harry James Potter scattò in piedi non appena riconobbe i due personaggi che erano entrati nella sala, al suo fianco Ginevra Weasley gli strinse la mano, mentre il suo cuore iniziava a battere più forte.
Cosa li aveva spinti a rivelarsi a tutta la scuola?
Ron Weasley si alzò e passando dall’altra parte del tavolo si affiancò al bambino sopravvissuto.
Hermione Jane Granger e Lucas Flatts si alzaro anche loro in piedi e osservarono le due figura camminare lentamente al centro della sala.
Stava per succedere qualcosa. Ne era certa. Se lo sentiva.
Tutti gli studenti osservavano con curiosità, ma anche con timore le due persone che si stavano muovendo verso il tavolo degli insegnati, dal canto loro Heric e Mike Broms non degnarono nessuno di uno sguardo, entrambi mantenevano gli occhi fissi su di lui: Albus Percival Wulfric Brian Silente.
Il preside li fissava con un sorriso sulle labbra, “Devo dedurre che avete modificato i vostri progetti” disse non appena i due stranieri si fermarono davanti a lui.
“Si Albus” rispose il demone, “Sta per accadere qualcosa”
“E voi avrete bisogno di noi” continuò il mezzo demone.
“Sono contento”
I due più anziani si scambiarono uno sguardo d’intesa.

“Sta accadendo qualcosa di strano Harry Potter. Neanche noi abbiamo ancora capito cosa sta per succedere, ma ho la sensazione che sarà devastante
“Voldemort?”
“Non penso sia solo lui. E’ una forza strana. Non penso sia del tutto umana”
“Cosa vuole dire?”
“Quello che ho detto. E’ qualcosa più simile alla nostra

“CHE COSA?!!” Harry Potter interruppe il contatto telepatico con il demone e scattò nella direzione di Broms.
“Sta scherzando vero?!” le iridi smeraldine del bambino sopravvissuto si scontrarono con quelle quasi trasparenti di Heric, “Non può essere!”
“Invece si figliolo” rispose pacamente il demone.
“Ma non può essere!”
“E perché no, bambino sopravvissuto?” la voce di Mike lo fece voltare. Gli occhi del mezzo demone erano scuri, profondi, quasi inquietanti. “E questo cosa significa?” chiese titubante, fissando ancora una volta il demone.
“Che interverremo direttamente” confessò Mike.
“Davvero?” il mezzo demone si voltò verso al voce che proveniva alle sue spalle, eccoli li, tutti insieme, come sempre: Hermione, Lucas, Ron e Ginevra.
“Si Occhi d’Oro” confermò.
“Ma cosa sta succedendo?!” chiese nuovamente Harry fissando ora anche il preside della sua scuola.
“Ancora non lo sappiamo Harry. Ma qualcosa si sta avvicinando al castello. Qualcosa di strano” spiegò in modo enigmatico il demone.
“Non potete essere più preciso” intervenne Lucas.
“Al momento non sappiamo altro”
In quello stesso momento in Sala entrarono di corsa John e Melanie, sotto lo sguardo stupito dei cinque ragazzi.
“Ma che cosa…” Lucas Flatts non riuscì a finire la frase che John parlò: “Si vede del fumo. L’abbiamo notato dalla finestra della torre. E’ lontano, ma è nero. Abbiamo pensato di…”
Ma il suo racconto venne interrotto dall’ingresso trafelato di Gazza. “Professor Silente! Professor Silente!!” si fermò davanti al preside e si appoggiò alle ginocchia cercando di riprendere fiato.
“Riprendi fiato. Cosa è successo?” chiese piano il preside.
Hosgmade” disse con il fiatone, “Hosgmade è in fiamme! I Mangiamorte stanno attaccando e si stanno avvicinando al castello!”
Quell’affermazione scatenò il panico generale.
Tutti gli studenti iniziarono a gridare ed agitarsi, tanto che Silente dovette avvicinare alle labbra la bacchetta ed urlare: “SILENZIO!
Gli studenti si bloccarono, “Cerchiamo di mantenere la calma. Pregherei i prefetti e i capo scuola di accompagnare i propri compagni ai rispettivi dormitori. I responsabili delle vostre Case verranno con voi e formuleranno degli incantesimi di protezione alle voste Sale Comune. Vi pregherei di non fare azioni avventate, mantenete la calma e non preoccupatevi. Andrà tutto bene. La scuola e protetta. E ora andate”.
Gli studenti iniziarono ad uscire dalla porta della Sala Grande in fila.
“Albus…”
“Non preoccuparti Minerva. Vai a Grifondoro, fai gli incantesimi di protezione e poi torna qui” rispose con calma il preside.
La donna annuì e insieme agli altri responsabili delle case seguì i propri studenti.
“Professore” Harry Potter guardava il mago ponendogli con gli occhi una muta domanda.
“Non vi chiederò di andarvene, anche se vi preferirei al sicuro” disse l’anziano preside, “Ma so che non lo farete”.
“Grazie”
Silente sorrise, “Mando un messaggio all’Ordine della Fenice, torno subito” e detto questo spari nel nulla, lasciando i sette ragazzi in compagnia dei due demoni.
“Signore, non ci sa dare altre informazioni?” chiese Harry guardando Broms.
“Te l’ho detto figliolo, non ho ancora ben capito che cosa sta succedendo. Anche se ho un’ipotesi” rispose fissandolo.
“E sarebbe?” chiesero i ragazzi all’unisono.
“La donna che sta con Lord Voldemort” rispose per Mike al posto del padre.
“Cosa?!” Lucas scattò, istintivamente Hermione gli strinse la mano. “Che cosa significa questo?!”
“Ho fatto alcune ricerche…” iniziò con un tono vago il demone, “E sono giunto ad una sola conclusione, anche se devo verificare alcune cose” continuò fissando la grifoncina dagli occhi dorati.
“E sarebbe?” incalzò l’unico serpeverde presente all’interno della stanza, ormai deserta a parte loro.
“Sarebbe che potrebbe trattarsi di una mezzo demone”
La bomba fu sganciata.
CHE COSA?!
“E’ l’unica soluzione plausibile. La sua forza magica è molto simile alla mia” Mike aveva preso la parola, “Sono quasi uguali, questo significa solo una cosa: quella donna non è completamente umana”
Hermione fissava Broms con uno sguardo sconvolto, Lucas la strinse a se.
“Io non ho ancora capito che cosa vuole da lei allora”
“Vuole completare la sua forma” spiegò Broms, “Con l’anima di un puro di cuore” concluse il demone puntandoli suo sguardo in quello d’oro della grifoncina.
“E io…” disse debolmente la ragazza. Broms annuì, “Devo solo fare un controllo” il demone alzò una mano pallida verso la ragazza, che venne subito avvolta da una strana luce azzurrina, un istante dopo quell’alone divenne bianco, la sua luce era accecante. Un secondo dopo era sparita e Broms chiuse gli occhi.
I suoi sospetti erano fondati.
Cazzo” Mike si lasciò sfuggire un’imprecazione.
“Espressione azzeccata” disse il demone lasciandosi cadere su una sedia che aveva fatto apparire, “Sei una pura di cuore Hermione”.
La grifoncina si senti mancare, se non ci fosse stato Lucas alle sue spalle sarebbe sicuramente caduta a terra, “Jane..” la chiamò, ma lei non rispose, si strinse solo al suo braccio.
“E ora?” chiese Harry, sconvolto anche lui da quella rivelazione.
“Ora” disse Mike, “Deve contrastarla. Altrimenti darà la fine”.
“Come?” chiese debolmente Hermione, “Come diavolo faccio a contrastare una mezzo demone, me lo spiegate?!” la sua voce di era fatta disperata, gli occhi erano lucidi.
Mel si strinse al braccio di John, mentre Ginevra prese per mano Harry, che guardava la sua migliore amica con uno sguardo preoccupato, Ron invece stringeva forte i pugni.
Lucas al fianco della grifoncina aveva assunto un’espressione di pietra, la stringeva forte a se, ma il suo cuore stava battendo troppo forte.
“Ti aiuterò io” la voce del mezzo demone era calma.
“Come?” incalzò Lucas.
“Stai calmo. Le spiegherò alcune cose sui mezzi demoni e sulle capacità dei puri di cuore”
“Non so se te ne sei reso conto, ma i Mangiamorte stanno venendo qui! Tra poco ci attaccheranno!” urlò a quel punto il serpeverde. “Non abbiamo il tempo!”
“Ce l’abbiamo” esclamò Mike, “Se non perdiamo tempo in inutili chiacchiere, possiamo tranquillamente farcela”
“E sia” Hermione si allontanò piano da Lucas, sentendo un istante dopo un vuoto dentro di se, “Muoviamoci” disse fissando negli occhi Mike. Il mezzo demone fece un ghigno.
Jane” la giovane si voltò verso il serpeverde e gli fece un sorriso lieve, si alzò sulle punte e gli diede un bacio a fior di labbra. Poi gli diede le spalle e segui il mezzo demone al tavolo dei Serpeverde.
Lucas la vide sedersi al fianco del figlio di Broms, strinse forte i pugni e si voltò verso il demone, “E noi nel frattempo cosa faremo?”
Alla sua domanda non arrivò subito una risposta, perché tutti i presenti si erano voltati verso le finestra, un secondo prima c’era un caldo sole di maggio, mentre in quel momento grossi nuvoloni si stavano addensando sulla scuola e tuoni e fulmini riempirono il cielo un istante dopo.
Fino a che un lampo verde non illuminò il cielo.

Morsmordre

Stavano arrivando.
I Mangiamorte stavano arrivando.




Il coraggio non è la mancanza di paura,
ma la padronanza di essa.







Spazio per me....

Salve gente! Lo so o non scrivo per settimane o nel giro di due giorni scrivo due capitoli!! Che devo farci... ho avuto l'ispirazione! Spero che vi piaccia...  Saka grazie mille per il commento. Non dico niente... però per il momento puoi sare tranquilla!
Mi raccomando, quanche commentino... please???!!!!
Saluti, HiL

Ritorna all'indice


Capitolo 68
*** Spiegazioni e Piani ***


18673
68.          Spiegazioni e Piani
 

“Tieni gli occhi fissi su di me”

“D’accordo”


Albus Silente era ritornato al fianco di Heric Broms e con un rapido sguardo il mago aveva capito cosa stava succedendo. Mike Broms stava cercando di dare ad Hermione tutte le informazioni necessarie per contrastare il possibile attacco di quella donna.
Harry Potter e i suoi amici erano in piedi davanti  a lui e non riuscì a trattenere un sorriso notando lo sguardo preoccupato che Lucas Flatts rivolgeva alla sua ragazza. Infatti il giovane, da quando la grifoncina si era allontanata, non l’aveva lasciata un secondo. Teneva gli occhi fissi sulla sua schiena.
“Professore” la voce del bambino sopravvissuto lo distolse dai suoi pensieri.
“Dimmi Harry”
“Come procediamo?”
Il preside fissò i suoi occhi azzurri in quelli verdi del giovane, consapevole di avere tutti gli occhi puntati su di se, “L’Ordine arriverà a momenti tramite il camino del mio ufficio” spostò gli occhi sul demone e continuò, “I Mangiamorte hanno già evocato il simbolo di Lord Voldemort, questo significa che sono vicini, anche i professori stanno tornado. Non vi dovete preoccupare”. Terminata la frase, la porta della stanza si aprì ed entrarono i quattro responsabili delle Case, con la professoressa McGranitt in testa.
“Gli incantesimi di protezione sono tutti al loro posto Albus”
“Perfetto Minerva”
“E ogni studente è all’interno della propria Sala Comune” continuò Piton, “Tranne ovviamente loro” disse voltandosi verso Harry.
“Io non mi muovo da qui” scandì lapidario il bambino sopravvissuto.
“Non avevo dubbi, Potter” continuò il professore di Pozioni, “Sei esattamente come tuo padre”.
“Ha ereditato il suo coraggio Mocciosus” quella voce fece sorridere Harry James Potter, l’avrebbe riconosciuta tra mille: erano arrivati i rinforzi! Remus Lupin aveva appena varcato la soglia della Sala Grande, alle sue spalle l’Ordine della Fenice al completo stava entrando nella stanza.
“Questo non cambia il fatto che sia un’irresponsabile, Lupin” insistette Piton.
“Ma abbiamo bisogno di lui!” la voce del mannaro si alzò di tono.
Harry per una volta si sentì utile, Remus lo stava difendendo, per la prima volta stava lottando contro qualcuno che voleva tenerlo fuori da quella guerra, che l’aveva arruolato quando era ancora in fasce.
“Signori, per cortesia, calmiamoci” intervenne la McGranitt.
I due maghi stettero zitti, ma non smisero di guardarsi in cagnesco.
“Silente” la voce burbera di Malocchio fece voltare il preside verso di lui, l’occhio magico vagava per tutta la stanza, ma anche oltre le finestre, “I Mangiamorte si stenno avvicinando molto velocemente al castello, ma non vedo il Lord Oscuro”
“Sarà rimasto a casa di Malfoy” sentenziò con disprezzo Harry.
“Oppure aspetta che si sia scatenato il caos per attaccare” continuò Lucas, che non toglieva gli occhi dalla schiena della sua ragazza, ma seguiva attento il discorso.
“Anche questo può essere probabile” constatò Broms, gran parte dei presenti si voltarono allibiti verso di lui, il demone fece un mezzo sorriso e si presentò: “Scusate la maleducazione, Albus non vi avrà detto che ero qui. Mi chiamo Heric Broms e sono qui insieme a mio figlio, che al momento è occupato con Hermione” dicendo questo indicò con la testa la tavolata dei Serpeverde, “Per aiutarvi”.
“Ho capito bene?” chiese allibito Malocchio, “Lei è Heric Broms, quel Heric Broms?!”
Il demone annuì.
“Silente, vecchia canaglia, cosa aspettavi a dircelo?!” scattò l’ex auror, “Abbiamo un demone tra le nostre file! E sicuramente suo figlio o è un demone oppure un mezzo demone!”
“Mezzo demone” confermò Broms.
“Non ve l’avevo annunciato, perché il mio amico ha deciso pochi minuti fa di unirsi a noi” spiegò con calma il preside.
“Non credo che questo possa interessarci adesso” Ron Weasley aveva parlato per la prima volta, fissò il vecchio mago negli occhi e continuò senza fermarsi, “I Mangiamorte stanno arrivando, ve ne rendete conto. E sicuramente non staranno arrivando da soli, magari hanno esteso il loro richiamo anche ai mannari. Non mi sembra il momento di parlare di quando Broms ha deciso di unirsi a noi, piuttosto dobbiamo pensare a come difenderci o meglio ad avvisare gli auror. Sapete, siamo un po’ in minoranza!” il rosso aveva i pugni chiusi, stretti talmente forte che le mani erano diventate quasi bianche.
“E bravo Weasley, se vuoi le palle le sai tirare fuori” si lasciò sfuggire Lucas. John ridacchiò piano insieme a Harry, Ginevra e Mel. Tutti gli altri presenti guardavano quei ragazzi con uno sguardo tra l’ammirato e il preoccupato. Specialmente mamma Weasley, che non appena si rese conto che i suoi due figli più piccoli stavano per mettersi a combattere contro i servi di Lord Voldemort sembrò risvegliarsi, “A proposito, voi due dovete ancora spiegarmi cosa ci fate ancora qui! Non vi permetto di combattere, Ginny soprattutto tu!”
“Mamma per favore non iniziare, io non lascio Harry da solo” disse Ron guardandola dritta negli occhi. Ginevra da parte sua strinse la mano del bambino sopravvissuto e guardando anch’essa la madre sentenziò: “Neanch’io. Che ti piaccia o no, mamma, io non lo lascio da solo. E non ho nessuna intenzione di nascondermi”.
Molly Weasley strinse la mano del marito che si trovava al suo fianco, non aveva mai visto quello sguardo negli occhi dei suoi figli più piccoli, era determinato, fiero, coraggioso, ma soprattutto si leggeva una grande fedeltà nei confronti del bambino sopravvissuto. Una lacrima rigò la guancia della robusta signora, non avrebbe potuto fermarli, di questo ne era certa.
“Non posso fare nulla per farvi cambiare idea, vero?”
“No mamma” risposero all’unisono i due fratelli Weasley.
La donna annuì col capo e si strinse di più al braccio di Arthur, in cerca di conforto, il marito non glielo negò, anzi le passo un braccio intorno alle spalle e le diede un bacio sulla tempia.
“Mi spiace dover interrompere questa scena toccante” la burbera voce di Malocchio attirò l’attenzione su di se, “Dobbiato trovare il modo per resistere all’attacco dei Mangiamorte Silente” continuò rivolgendosi al preside della scuola.
“Lo so amico mio. Remus prima di venire via hai avvertito Ninphodora?”
“Si Albus. Le ho mandato un gufo, spiegandole velocemente la situazione, avrà sicuramente avvisato il generale e i capitani Flatts”.
A sentire i nomi dei genitori Lucas trattenne il fiato. Avrebbe combattuto per la prima volta a fianco dei suoi genitori, per la stessa causa, ancora non gli sembrava vero. John e Mel furono al suo fianco e l’amico gli strinse forte la mano sulla spalla, senza una parola i due si erano già capiti.
Non ti abbandonerò, era questo quello che si poteva leggere nei loro sguardi complici. Lucas fece un rapido sorriso a John prima di ripuntare lo sguardo sulla schiena di Hermione.
AH!” quell’esclamazione di dolore fece voltare tutti i presenti verso Harry.
“La cicatrice?” chiese con un filo di voce Ginevra, il bambino sopravvissuto riuscì solo ad annuire, Broms fu al suo fianco in un secondo e osservò il fulmine che spiaccava rosso sulla fronte del ragazzo.
“Sta venendo qui” dissero all’unisono.
“Di bene in meglio” si lasciò sfuggire Piton.
“Severus, sapevi che sarebbe giunto il momento” disse Silente.
“Non siamo pronti” continuò il professore di Pozioni.
“Lo siamo” questa volta fu proprio il demone a parlare, “Mio figlio si sta occupando di Hermione, la ragazza è sveglia riuscirà ad imparare velocemente quello che gli insegnerà, voi nel frattempo vi occuperete dei Mangiamorte, io e Harry invece porremo la nostra attenzione solo ed esclusivamente contro Lord Voldemort”
Albus Silente fissò il suo sguardo azzurro in quello dell’amico e senza dire una sola parola annuì.
Dopo la porta della Sala Grande si aprì un’altra volta rivelando la presenza di altre quattro persone che si diressero velocemente verso il gruppo riunito vicino al tavolo dei professori.
Remus Lupin si avvicinò subito alla sua ragazza: Ninphodora Tonks, che gli rivolse subito uno sguardo caldo e rassicurante.
“George che piacere vederti” Silente salutò con un sorriso il capo degli Auror.
“Il piacere è mio Albus” rispose l’uomo stringendo la mano del mago, “Siamo venuti qui per avvisarvi che i Mangiamorte hanno attaccato Hosgmade e si stanno dirigendo qui. Abbiamo piazzato tutte le nostre squadre intorno al perimetro del castello, ma sono convinto che non sarà sufficiente”
“Non ti preoccupare George” continuò il preside, “Abbiamo un asso nella manica” disse indicando con la mano Heric Broms. Il capo degli Auror non rispose, ma continuò ad osservare il demone con sguardo curioso.
Lucas trattenne a stento un sorriso quando incrociò lo sguardo scuro di sua madre, Amelia Flatts invece si lasciò sfuggire un sospiro, incurante dell’espressione del marito, si avvicinò al figlio accarezzandogli piano la guancia. “Stai bene?” gli chiese con una voce leggermente preoccupata.
“Si mamma, stai tranquilla” rispose lui con un mazzo sorriso. La donna osservò i presenti e si accorse che mancava una persona, “Hermione?” chiese guardando negli occhi il figlio.
“E’ là con Mike” spiegò Lucas indicando al tavolata dei serpeverde, “Le sta spiegando alcune cose su Liz” continuò poi rispondendo alla muta domanda della madre, “A quanto pare, secondo le ricerche di Broms, quella donna non è una strega normale, ma un mezzo demone e riuscirebbe a raggiungere lo stato completo solo con l’anima di Jane”.
“Ma come…?” lo sguardo di Amelia ora era seriamente preoccupato, anche il resto dei presenti era rimasto sconvolto da quella rivelazione, ad eccezione di Silente e i ragazzi, visto che ne erano già al corrente.
“Lasciate che vi spieghi brevemente la questione” intervenne Broms, “Quella donna, non è una strega qualunque, come ha detto giustamente Lucas. Le miei ricerche mi hanno condotto su questa strada, perché analizzando la sua forza, sono arrivato alla conclusione che era troppo simile a quella di mio figlio e alla mia. Non poteva essere una strega qualunque. Doveva essere qualcosa di più. E infatti lo è: Liz è una mezzo demone. Ancora non ho ben capito come diavolo abbia potuto diventare così o perché non  me ne sono reso conto prima, di una cosa però sono sicuro, non è alla stato completo. Non è come me. Per poterlo diventare ha bisogno dell’anima di un puro di cuore, in questo caso dell’anima di Hermione”
“Ma perché lei?” chiese Molly.
“Non lo so. Puri di cuore si nasce, signora. Non ci sono regole, non ci sono spiegazioni. È un dono e basta. Non c’è una spiegazione logica su questo fatto. Hermione è una pura di cuore e non può evitare di esserlo”
“E come farà a contrastare la forza di quella donna?” continuò Amelia.
“Mio figlio si sta accupando proprio di questo”
“Ma il tempo è poco” intervenne nuovamente la signora Weasley.
“Ne siamo consapevoli, ma mio figlio è in gamba. Non dovete preoccuparvi” cercò di rassicurarla il demone.
“Dobbiamo organizzare la difesa” Richard Flatts parlò per la prima volta da quando era arrivato al castello.
“Cosa proponi Richard” chiese il generale.
“Le squadre sono disposte su tutto il perimetro del castello, ma noi non possiamo restare qui. L’Ordine potrebbe disporsi davanti al portone principale. Dobbiamo ricordarci che tutti i ragazzi sono all’interno della scuola, dobbiamo occuparci anche della loro incolumità. Inoltre dobbiamo stare all’erta. I Mangiamorte hanno ancora la loro arma segreta, la Quarta Maledizione, a cui noi non abbiamo nessun antidoto”
“Su questo hai perettamente ragione. Dobbiamo stare molto attenti” continuò il generale, “Proponi di affrontarli quindi?” chiese fissandolo negli occhi.
“SI” annuì il capitano, “Non possiamo stare qui con le mani in mano”
”Sono d’accordo con lui” acconsentì Malocchio, “Io non mi nascondo, non ho nessuna intenzione di far intendere a quei bastardi che ho paura di loro”
“Calma amico” intervenne Silente, “Dobbiamo ricordarci anche dei ragazzi all’interno della scuola, le loro Sale Comune sono protette certo, però non possiamo dimenticarci di loro”
“No, questo no” continuò Malocchio, “Però concordo con Flatts, dobbiamo piazzarci davanti la portone principale”
“E noi?” chiese Harry fissando il capitano, “Noi cosa faremo?”
Richard Flatts fissò il bambino sopravvissuto negli occhi, “Voi non dovreste stare qui” disse serio.
“Io non me ne vado” continuò il ragazzo, “Ne abbiamo già discusso prima e non abbiamo nessuna intenzione di tornare sull’argomento. Noi combatteremo al vostro fianco, che lo vogliate o no”.
Ron e Ginevra erano ai due lati del ragazzo e annuirono, lo stesso fecero John e Mel al fianco di Lucas.
Il capitano guardò i due svedesi e parlò: “Voi non centrate con questa guerra, perché siete qui? Potevate andare insieme agli altri studenti…”
“E abbandonare Lucas? Mai” lo interruppe John, “Io da qui non mi muovo”
“Io neanche” concordò Mel avvicinandosi impercettibilmente a Lucas.
“Se è quello che volete” continuò serio il capitano, “Voi mi piazzerete dietro di noi. Potter starà al fianco di Broms così da restare protetto e in caso di un attacco di Lord Voldemort avrà un aiuto più che notevole”.
“Bene, direi che abbiamo deciso cosa fare” intervenne il capo degli Auror. Tutti i presenti annuirono.
“Direi di spostarci allora, in modo da non farci trovare impreparati” continuò fissando il capitano.
“Andiamo” disse solo incamminandosi verso la porta della Sala Grande. Fu seguito dal generale e da una parte dell’Ordine della Fenice.
“Albus” la voce di Minerva McGranitt fece voltare nella sua direzione il preside.
“Non preoccuparti Minerva, andrà tutto bene” disse con un piccolo sorriso il vecchio mago. La strega non rispose, ma si incammino al suo fianco seguita dagli altri tre professori. Molly e Arthur Weasley erano rimasti ancora nella stanza insieme ai ragazzi, Amelia Flatts, Remus, Tonks e Broms.
“Ragazzi mi raccomando” disse il mannaro, “Non fate azioni avventate. Per favore. La situazione è delicata”
“Già” continuò Amelia, fissando soprattutto il figlio, “Non andate da soli, cercate di restare unite e soprattutto tenete gli occhi aperti. Sono stata chiara?”
Tutti e sei i ragazzi annuirono, Lucas poi diede uno sguardo veloce ad Hermione, che stava in silenzio di fianco a Mike Broms. In tutto il tempo che li aveva osservati non avevano fatto un solo movimento. Si chiese cosa diavolo stava aspettando quel damerino a parlare o a mostrarle qualche incantesimo.
“Non ti preoccupare, sa quello che sta facendo” la voce di Broms lo fece voltare, “La tua ragazza è in buone mani” disse con un piccolo sorriso.
“Andiamo” la voce di Lupin era sicura, si incamminò tenendo per mano Tonks e venne seguito dai coniugi Weasley.
Amelia accarezzò la guancia di suo figlio e poi gli diede un lieve bacio, “Ti voglio bene” gli mormorò all’orecchio.
“Anch’io mamma” disse il giovane con un filo di voce, poi dopo un ultimo sguardo alla schiena di Hermione si avviò verso la porta principale. Un istante dopo fu seguito da John e Mel, che tenendosi saldamente per mano, si posizionarono al suo fianco.
Harry Potter e Ron Weasley si scambiarono un veloce sguardo d’intesa. Non c’erano bisogno di parole. Ginevra Weasley fece scivolare le sue mani in quelle dei due ragazzi e Broms si incamminò dietro di loro.

Non devi temere, sarò al tuo fianco. Non ti lascerò da solo un solo istante.
Grazie.
Per cosi poco bambino sopravvissuto?
Per me è tanto invece.

Broms si lasciò sfuggire un sorriso, prima di uscire dalla Sala Grande guardò il viso concentrato del figlio, in quel momento era veramente orgoglioso di lui. Ci stava mettendo anima e corpo per fare in fretta, per velocizzare i tempi, doveva in assoluto preparare Hermione a quello a cui sarebbe andata incontro.
Un’esplosione lo fece voltare.
Si stava avvicinando velocemente. Anche l’aura di quella donna era in avvicinamento.
Alcune grida provenienti dall’esterno gli fecero aumentare il passo.
Ormai mancava veramente poco: la Grande Guerra stava iniziando.


“Tieni gli occhi fissi su di me”
“D’accordo”



Spazio per me...

Salve gente! Ecco qui un altro capitolo, però i commenti scarseggiano un pochinol.. non potete lasciarmene qualcuno.. anche piccolo piccolo.. cosa vi costa??!! Please.. Saluti, HiL

Ritorna all'indice


Capitolo 69
*** Corsa contro il tempo ***


hoiuqr
69.        Corsa contro il tempo




Stat sua cuique dies


Ognuno ha il suo giorno





Hermione Jane Granger teneva gli occhi fissi in quelli scuri di Mike Broms, le immagini scorrevano veloci nella sua mente. Erano immagini all’inizio sfuocate, poi con più impegno ed attenzione diventavano sempre più nitide, chiare.
Con poche immagini il mezzo demone le aveva spiegato il grande potere che racchiudeva dentro di se, il potere di un puro di cuore. Un dono, era così che veniva mostrato, un grande dono a dire la verità. Non le permetteva solo di sviluppare più facilmente le sue capacità intuitive, ma le dava anche la possibilità di raggiungere livelli più alti di magia, anche con il minomo sforzo. Ecco spiegato perché era cosi brillante. Certo questo veniva anche alimentato dalla sua buona volontà, ma non toglieva il fatto che parte del merito veniva dato dal suo dono.
Non ne nascevano tanti di maghi o streghe puri di cuore, ed era ancora più strano che accadesse ad una mezzosangue con genitori babbani.
“E’ strano, non impossibile” disse Mike con un mezzo sorriso.
Hermione non rispose, rimase concentrata sulle immagini che vedeva scorrere nella sua mente, ma non potè evitare di sorridere.
“Abbiamo passato la parte più facile Occhi d’Oro” continuò il mezzo demone, “Adesso devo metterti in guardia sui poteri di quella donna”.
La grifoncina lo guardò attenta, non riuscì a staccare gli occhi da quelli del giovane, erano magnetici. Talmente profondi da perdersi.
“Ti ascolto”
“Devi sapere che non tutti i demoni sono uguali, l’avrai anche intuito osservando me e mio padre. Certo, venendo dalla stessa famiglia, la differenza non si nota, se non da un occhi veramente critico”
“Cosa avete di diverso?” chiese, la curiosità aveva fatto capolino nella sua testa.
“La forza” rispose semplicemente il ragazzo, “Io sono più forte di mio padre, perché nelle mie vene scorre sangue misto. Sangue di demone e sangue umano. Certo mio padre è molto forte, uno dei demoni più forti in tutto il mondo, anche perché è riuscito a diventarlo grazie alle sue sole forze. Non come quella parassita” si lasciò sfuggire Mike.
“Tu sai come Liz sia riuscita a diventare una mezzo demone?”
“Ho un’idea, che non ho rivelato a mio padre. Non ne sono certo, però se vuole la tua anima per concludere il processo di trasformazione, vuol dire che ha già assorbito un’anima di un puro di cuore, o almeno un’anima che aveva qualcosa di speciale”
Tua madre” sussurrò la grifondoro.
“Lo penso anch’io. Mia madre quando mi portava in grembo ha assorbito una parte demoniaca, che è scomparsa lentamente dopo avermi dato alla luce. Lei avrebbe potuto rubargliela subito dopo il parto, quando era ancora debole. E credo anche che sia stato proprio questo a farla morire. Non è morta per lo sforzo del parto. Certo non deve essere stata una passeggiata, ma non credo che sia stata la causa della sua scomparsa”
Hermione fisso il mezzo demone sconvolta. Non sapeva cosa dire. Era rimasta senza parole dopo quella rivelazione.
“Comunque” si riscosse il ragazzo, “Non siamo qui per parlare di mia madre”
Lei annuì brevemente e ritornò a prestargli la sua totale attenzione.
“Come ti stavo spiegando, i demoni non sono tutti uguali. Lei è diversa da noi. Ha una forza molto grande, non so dire quanto grande, ma lo è. È molto forte, di certo più di un mago normale. Credo che sia anche questo che abbia attirato il Lord Oscuro, anche se ancora non mi è chiaro come diavolo abbia fatto a tenerla sotto il suo controllo. Comunque uno dei poteri principali di un mezzo demone è proprio la capacità di entrare nelle mente altrui. Io posso guardare nei ricordi, rievocarli, leggere nel pensiero, comunicare attraverso la mente e trasmettere immagini con la forza del pensiero. Mio padre invece è in grado di comunicare con il pensiero, non riesce a rievocare un ricordo se non con il mio aiuto. La nostra capacità di apprendimento è più veloce, ci basta vedere un incantesimo una sola volta per saperlo fare alla perfezione. Inoltre non abbiamo bisogno della bacchetta, alcuni la usano per comodità, ma non è indispensabile. La magia riusciamo a farle defluire dalle mani, dagli occhi e con la telecinesi”
“Magia non verbale”
“Esattamente”
“E io..” chiese debolmente, “Come faccio a contrastarla. Sembra non avere punti deboli”
“Per questo ci sono io”
Mike fece un ghigno osservando lo sguardo stranito della ragazza, “Ti aiuterò, Occhi d’Oro, non ti preoccupare. Non ti lascio da sola”. Lo sguardo del mezzo denome era serio, Hermione lo vide per la prima volta sotto quell’aspetto, l’aveva sempre definito un bastardo cinico, ma doveva ammettere che in quel momento le stava trasmettendo un po’ di sicurezza.
“D’accordo” disse più convinta, “Dimmi tutto quello che devo sapere per contrastarla”.
Sulle labbra di Mike nacque un sorriso compiaciuto, poi iniziò a spiegarle tutto quello che doveva sapere.

I Mangiamorte ormai stavano avanzando velocemente verso il castello, dopo aver dato alle fiamme il piccolo paesino di Hogsmade.
Gli auror erano disposti a gruppi intorno alla scuola e li stavano aspettando con le bacchette in mano, l’Ordine della  Fenice insieme ai professori e ai capi degli auror invece erano disposti davanti al portone d’entrata di Hogwats.
Il Marchio Nero risplendeva sinistro nel cielo, che si era fatto scuro, mentre una pioggia fine e fastidiosa aveva iniziato a cadere.
Harry Potter con la bacchetta alla mano era posizionato dietro a Malocchio e di fianco a lui sentiva la presenza sicura di Heric Broms, Ginevra Weasley invece teneva forte la sua mano sinistra.
Lucas Flatts invece non aveva voluto sentire ragioni, aveva preso posto di fianco alla madre e risultarono invani tutti i tentativi della donna di fargli cambiare idea. John e Mel erano al suo fianco, come sempre.
Il cuore del giovane serpeverde era in tempesta, in quel momento voleva avere la presenza di Hermione al suo fianco, ma lei non aveva ancora finito di prepararsi per affrontare Liz. E doveva farsi trovare pronta, perché lui non poteva assolutamente pensare di perderla. No, loro dovevano stare insieme.

Lord Voldemort stava camminando lentamente dietro al corteo dei suoi seguaci, un espressione di pura crudeltà era dipinta sul suo volto, al suo fianco Elisabeth cammina a testa alta, lo sguardo azzurro puntato sulla scuola che stavano per raggiungere. Sapeva che lei era li dentro e sapeva anche che quello sarebbe stato il momento giusto per attaccarla e raggiungere finalemente il suo scopo: la forma completa. Sarebbe diventata una demone grazie all’anima di quella ragazza.
Il Lord Oscuro notò l’espressione della sua compagna e ghignò, “Non vedi l’ora, non è vero mia cara?”
“Già! Tra non molto quella ragazza sarà mia” disse la donna stringendo i pugni mentre anche sulle sue labbra spuntava un ghigno.
A capo dell’esercito oscuro c’erano i quattro Mangiamorte più fedeli al Signore Oscuro: Lucius Malfoy, Rodolphus e Rabastan Lestrange e poi lei, Bellatrix Lastrange. Era l’unica che non indossava la maschera argentata e l’espressione sul suo volto era di pura eccitazione e il suo sguardo era folle: lucida follia.
I quattro si fermarono quando la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwats incombeva davanti a loro,notarono tutti gli auror presenti a proteggerla e videro anche il gruppo consistente di persone davanti alla porta principale.
Bellatrix si lasciò sfuggire una piccola risata e poi parlò: “Siamo qui oggi per compiere il passo più importante che permetterà al nostro Signore di arrivare al potere assoluto. Dobbiamo abbattere la scuola di Silente e uccidere Harry Potter. Quindi, fedeli al Lord Oscuro, combattete!” la sua voce era chiara, forte, sicura.
Un grido si levò dopo quelle parole, il Lord Oscuro ed Elisabeth sorrisero osservando la determinazione di quella donna, “Per il Lord Oscuro!” urlò un Mangiamorte, “Combattiamo per il nostro Signore!” gli fece eco Bellatrix, “O morte o vittoria!”.

“Stanno arrivando” disse Richard Flatts, “State pronti”
Tutti i presenti estrassero le bacchette e puntarono gli occhi verso i Mangiamorte che dopo un grido di battaglia iniziarono ad attaccare.
La Grande Guerra era ufficialmente incominciata…


Spazio per me...
Salve gente...devo darvi una notazia, domani parto e andrò a lavorare alle Maldive, troverò il modo per aggiornare anche da la..non vi lascio cosi,non preoccupatevi, però vi chiedo di pazientare..perchè penso che non riuscirò ad aggiornare ogni settimana...UN BACIONE! Mi lasciate qualche commento..please!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 70
*** Che lo Scontro abbia inizio ***


70
70.          Che lo scontro abbia inizio

Lo scontro davanti all’entrata della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts infuriava, Harry Potter osservava dal portone principale gli Auror lottare contro i servi del mago che gli aveva strappato via i genitori, i suoi occhi verdi vagavano sul campo di battaglia e verso l’orizzonte.
Lo cercava.
La cicatrice brillava sulla sua fronte per quando gli doleva, il dolore si era fatto insopportabile, ma non gli interessava, voleva solo una cosa: la morte di Lord Voldemort.
Ginevra e Ronald Weasley erano al suo fianco, la rossa gli stringeva forte la mano, Ron invece non diceva nulla, osservava solo il campo di battaglia con i pugni chiusi e la bacchetta salda nella mano destra.
Heric Broms era alle sue spalle e faceva scorrere sull’intero campo di battaglia il suo sguardo trasparente, li stava cercando, sentiva la loro presenza, ma non riusciva ad individuarli.
Lucas Flatts era appoggiato al muro, di fianco a sua madre, il suo sguardo blu scorreva veloce sullo scontro e sul corridoio che legava il portone centrale con la porta della Sala Grande nell’attesa dell’uscita di Hermione, Jhon e  Mel erano vicini a lui.
“Andiamo” la voce di Richard Flatts ruppe il silenzio che si era creato in quel luogo, “Non ha senso che restiamo qui a guardare. Dividiamoci in gruppi, Broms resterà con i ragazzi insieme a Silente. L’Ordine proseguirà a est invece io, Amelia e i professori andremo a ovest” ordinò, “E voi” continuò fissando i ragazzi e specialmente suo figlio, “Non fate azioni avventate, perché non abbiamo tempo di venire a salvarvi il culo, sono stato chiaro?”
Lucas lo guardò in modo serio, “Cristallino, capitano”
Detto questo Flatts diede le spalle al serpeverde ed estraendo la bacchetta uscì dalla scuola diretto verso la sua postazione, gli altri professori lo seguirono un secondo dopo, Amelia diede un bacio veloce a suo figlio e dopo seguì il marito.
Stai attenta, mamma…
L’Ordine della Fenice dopo uno sguardo d’intesa con il preside si diresse verso la parte est del castello.
“E a noi tocca stare qui” si lasciò sfuggire Harry.
“Dobbiamo proteggere la scuola figliolo” disse Silente con un sorriso lieve. Lo sguardo azzurrino fissato all’orizzonte, dove per un istante incontrarono uno sguardo rosso come il sangue.

Lord Voldemort osservava compiaciuto il lavoro che i suoi Mangiamorte stavano facendo, al suo fianco Elisabeth sorrideva,vedeva sempre più vicina la sua trasformazione completarsi. Non vedeva l’ore di mettere le sue mani sull’anima di quella ragazzina dagli occhi d’oro. La stava cercando con la mente, ma non riusciva a trovarla e questo era davvero strano, sentiva due presenze molto forti all’inteno della scuola, ma non era in grado di identificarle,eppure sembravano molto simili alla sua.
Spostò il suo sguardo azzurro sul suo signore, “Quando attacchiamo?”
“Pazienza, mia cara, pazienza” rispose il Lord Oscuro, “Devono ancora  arrivare i miei alleati…”
Alle loro spalle c’erano ancora i coniugi Lastrange, Malfoy e il cognato di Bellatrix.
La pioggia continava a scendere fitta sulla scuola e la battaglia incalzava sempre di più, incantesimi di magia bianca e magia nera si scontravano, non si poteva ancora definire chi fosse in vantaggio, perché le perdite, purtroppo, erano su entrambi i fronti.
I quattro Mangiamorte rimasti fuori dalla battaglia facevano scorrere veloci lo sguardo sul campo per trovare i loro degni avversari, loro non dovevano affrontare i comuni Auror, dovevano neutralizzatre l’Ordine della Fenice ed eliminare definitivamente i coniugi Flatts.
Bellatrix Lastrange si lasciò sfuggire un sorriso diabolico quando il suo sguardo malvagio individuò il viso angelico di Amelia Flatts.
“Trovati”.
L’Oscuro Signore sorrise, “Dividetevi: Bella, tu e tuo marito vi occuperete dei Flatts, mentre voi due vi occuperete dell’Ordine. Due a est e due a ovest. Andate” concluse alzando la mano verso il cielo.
Il marchio nero continuava a brillare sinistro sopra le loro teste.
Lord Voldemort osservò l’entrata della scuola e il suo sguardo si scontrò con quello di Albus Silente, sorrise ancora, “Vecchio mio, questo sarà il giorno che ti farà rimpiangere di essere nato”.
“Stanno arrivando” la voce incantatrice di Elisabeth lo distolse dai suoi pensieri, si voltò e vide il cielo farsi sempre più nero.
“Era ora” commentò, “Loro si occuperanno degli amici stupidi di Potter”.
Una risata perfida riecheggiò nell’aria, prima che la classica sensazione di perdere tutta la felicità avvolse l’intera scuola.

“Dissennatori” disse Harry avvicinandosi al preside.
Albus annuì, “Ragazzi miei non fatevi spaventare, siete in grado di neutralizzarli” li rassicurò facendo alcuni passi avanti. Uscì dalla scuola osservando l’arrivo di tutti i Dissennato di Azkaban. Quei maledetti erano passati al lato oscuro, non ne aveva dubbi.
“E quelli cosa diavolo sono?” la voce di Mel era leggermente spaventata e fissava orripilata i dissennatori che si avvicinavano sempre di più al castello.
“Si chiamano Dissennatori, Melanie, sono i custodi di Azkaban e sono degli esseri davvero malvagi, sono in grado di risucchiarti tutta la felicità che sei in grado di provare. Ti trasmettono un senso di debolezza e impotenza che ti disorienta e ti toglie tutte le forze”.
“Come facciamo a contrastarli?” chiese John.
“Professore” intervenne Harry, “Loro non conoscono l’incantesimo che li può neutralizzare”.
“Questo è vero”
“Non c’è problema, li proteggeremo noi” disse Ginevra, “Noi siamo in grado di farlo, ce l’ha insegnato Harry”
“Allora faremo così”.
Lucas osservò i Dissennatori avvicinarsi al portone, subito si sentì sovrastare dalla tristezza, come se tutti i pensieri felici gli fossero stati strappati via. John strinse forte a se Mel mentre gli sussurrava all’orecchio che tutto sarebbe andato per il meglio.
I fratelli Weasley e Harry puntarono le loro bacchette insieme a Silente verso i Dissennatori e urlarono all’unisono: “Expecto Patronum
Una lince, un cervo, una fenice e un cane uscirono dalle bacchette dei maghi e andarono a contrastare gran parte dei dissennatori che si stavano avvicinando sempre di più.
Heric Broms non toglieva l’attenzione dall’orizzonte, aveva notato l’uomo che Silente aveva guardato prima dell’arrivo di quegli esseri immondi. Cosi era lui: Lord Voldemort e la donna era Elisabeth, la mezzo demone.
Doveva ammettere che aveva una grande forza, e la somiglianza con la sua Luce era davvero impressionante. La sua attenzione poi si concentrò su Harry Potter, quel ragazzo aveva una grande forza nascosta dentro di sé, ed era sicuro che non l’aveva scoperta ancora del tutto.
“Miseriaccia!” Ron si lasciò andare contro il muro quando il suo patronus si dissolse nel nulla, Ginevra si sedette a terra un istante dopo suo fratello, Harry tirò un sospiro di solievo quando vide l’ultimo Dissennatore svanire nel nulla. Albus Silente si lasciò sfuggire un sorriso, constatando che quei ragazzi erano davvero migliorati e che il bambino sopravvissuto aveva svolto un ottimo lavoro.
Quell’attimo di pace duro veremente poco, Lucas Flatts osservò l’orizzonte e trattenne il fiato.
“Guardate” disse indicando un punto ben definito davanti a se, i presenti compresi Broms guardarono il punto che indicava il giovane serpeverde.
“Dio mio” sussurrò Ginevra.
“Questa volta non so se ce la caveremo con un solo Patronus” constatò Harry prendendo Gin per mano.
Silente e Broms osservarono con occhi attenti il gruppo di Dissennatori che si stava avvicinando velocemente al piccolo gruppo.
I tre grifoni evocarono un'altra volta i loro Patronus, nello stesso istante il preside eseguì alla perfezione lo stesso incantesimo. Broms evocò uno scudo protettore che avvolse i tre svedesi.
Lucas osservò il gruppo di Dissennatori schiantarsi contro gli incantesimi evocati contro di loro, e prima di sentire completamente le forze mancargli senti una voce che avrebbe riconosciuto anche in mezzo a mille urlare un incantesimo mai sentito prima.


“Attenta!” l’urlo di Molly Weasley fece voltare appena in tempo Tonks che riuscì a schivare un incantesimo lanciato da un Mangiamorte.
“Stupeficium!” l’incantesimo lanciato da Arthur stordì un altro incappucciato che stava cercando di colpire sua moglie.
Remus Lupin stava duellando contro Antonin Dolohov, mentre i gemelli Weasley stavano contrastado gli attacchi dei genitori di Tiger e Goyle.
Gli altri membri dell’Ordine della Fenice stavano aiutando gli altri Auror a fermare l’avanzata degli altri servitori del Lord Oscuro, quando un incantesimo mai sentito prima attraversò l’aria e colpi un auror.
Il malcapitato cadde a terra in un tonfo sordo, tutti i presenti si fermarono per un secondo. Lupin trattenne il fiato, quello che aveva sentito non preannunciava niente di buono.
Mortea Istantanea
Un risata malvagia risuonò nell’aria, i presenti alzarono lo sguardo e videro Lucius Malfoy e Rabastan Lastrange, il biondo aveva in pugno la bacchetta, e osservavi i presenti con uno sguardo perfido.
“Vi piace il nostro nuovo incantesimo?”

Richard e Amelia Flatts stavano contrastando gli attacchi dei Mangiamorte schiena contro schiena, come sempre, non succedeva mai che in uno scontro combattessero separati. Si sostenevano e si coprivano le spalle a vicenda, per questo in Svezia erano conosciuti come la coppia d’oro, nessuno era mai riuscito a distruggerli.
Nessuno.
Una risata sinistra attirò l’attenzione della donna, alzò lo sguardo e fece solo in tempo a creare uno scudo sia per lei che suo marito mentre Rudolphus Lastrange lanciò un Bombarda.
L’esplosione fu devastante e in quell’attimo di scompiglio Bellatrix Lastrange non si fece scappare l’occasione, scagliò il suo nuovo incantesimo nella mischia, un corpo cadde a terra con un tonfo sordo.
Minerva McGranitt aveva il cuore che batteva a mille e la sensazione opprimente sulla coscienza che una vita si era appena spenta per opera di quella pazza, si voltò e quello che vide la lasciò senza fiato.
Aveva mirato al bersaglio e il colpo era andato a segno.
Bellatrix Lastrange continuava a ridere mentre fissava i due capitani degli Auror.
Loro sarebbero stati le prossime vittime.

Un lampo di luce accecante invase l’entrata della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Tutti i Dissennatori venenro spazzati di via da quell’incantesimo potentissimo e di loro non restò assolutamente nulla.
Heric Broms e Albus Silente furono i primi a voltarsi verso l’artefice dell’incantesimo e su entrami i volti nacque un piccolo sorriso orgoglioso.
Harry Potter si alzò aiutando i suoi amici a fare lo stesso e tutti e tre i grifoni si voltarono ad osservare quello che gli adulti stavano guardando, i loro occhi si illuminaro di gioia: era arrrivata.
All’uscita della Sala Grande c’era lei, Hermione Jane Granger con la bacchetta ancora puntata verso il grande portone e un piccolo sorriso fiero dipinto sulle labbra, Mike Broms era alle sue spalle e osservava compiaciuto l’opera della grifoncina. Era incredibile come in così poco tempo aveva imparato a padroneggiare già gran parte del suo potere nascosto.
La ragazza non aspettò un istante di più, si diresse velocemente verso i suoi amici e dopo averli abbracciati si avvicinò ai tre svedesi che erano a terra privi di sensi.
Accarezzò lievemente la guancia liscia di Lucas Flatts, scostandogli poi alcuni ciuffi di capelli dalla fronte, diede una rapida occhiata a John e Mel, che sotto le attenzione degli altri tre grifoni stavano riprendendo conoscenza, fece un caldo sorriso ai due ragazzi quando i loro sguardi si incrociarono e poi tornò a prestare la sua totale attenzione al giovane serpeverde che aveva tra le sue braccia.
Lucas Flatts sotto quelle carezza che tanto conosceva socchiuse lentamente gli occhi blu e si specchiò in due iridi dorate, sorrise debolmente poi attirò la grifoncina contro di se, stringendola in un caldo abbraccio.
“Finalmente sei arrivata, ce ne hai messo di tempo”
Hermione si allontanò solo per poterlo guardare negli occhi, affondò in quel blu oceano che tanto amava  e poi congiunse per un attimo le loro labbra.
“Ho fatto prima che ho potuto” sussurrò contro le sue labbra.
“Lo so”
Mike si avvicinò al padre e annuì col capo, “E’ forte e determinata. Ce la potrà fare”
“Ottimo lavoro, figliolo”.
Il mezzo demone si fece scappare un ghigno poi si voltò verso la brunetta, “Ehi Occhi d’Oro, detesto dover interrompere questo magnifico momento, ma devi concentrarti sull’aura della nostra amica”
Hermione si alzò e prese mano Lucas, il ragazzo andò con lei verso il mezzo demone e osservò l’orizzonte, proprio come faceva la grifoncina.
Il suo cuore mancò di un battito quando vide per la prima volta Elisabeth in carne ed ossa.
Non c’erano dubbi, quella donna era Liz.

“Finalmente eccola li….” La voce di Elisabeth era eccitanta, si voltò verso l’Oscuro Signore e sorrise, “Finalmente potrò completare la mia trasformazione”.
Voldomort ghignò, “E mentre tu ti occuparei della Granger, io sistemerò una volta per tutte il caro Bambino Sopravvissuto”



Spazio per me...

Eccomi qui, scusate il ritardo, ma ho avuto dei problemi, mi mancava l'ispirazione e poi avevo davvero molto lavoro, non avevo un attimo di pace, quindi non riuscivo neanche a concentrarmi...
questo capitolo non mi convince tanto, però non lo so....Fatemi sapere qualocosa. Speedy e Valeria grazie per le mail. saluti, HiL

Ritorna all'indice


Capitolo 71
*** A Good Day To Day ***


71
71.           A Good Day To Died



Lord Voldemort aspettava ormai da diciassette anni quel momento, il momento in cui avrebbe duellato direttamente con il Bambino Sopravvissuto. Lo vedeva li, all’entrata della scuola che quando era giovane gli aveva fatto da casa, la sua unica casa. Lo stava fissando. I suoi occhi verdi, così uguali a quelli di quella donna che diciassette anni prima aveva impedito alla sua bacchetta di ucciderlo, erano puntati nei suoi. La cicatrice a forma di fulmine spendeva sulla sua fronte come se volesse ricordargli il suo precedente fallimento. Strinse i pugni ed impugno la sua bacchetta, si voltò un istante verso Elisabeth e con un solo sguardo si compresero: la vera guerra iniziava in quel momento.

“Eccoli” la voce di Silente era lievemente inclinata, aveva gli occhi azzurri puntati verso il Lord Oscuro che insieme a quella mezzo demone si era alzato in volo e si stava avvicinando all’entrata della scuola.
I due maledetti sapevano anche volare.
Heric Broms era in piedi di fianco ad Harry James Potter, il ragazzo osservava l’avvicinamento del suo nemico con la bacchetta in pugno.
Si voltò un istante verso i suoi amici, sorrise lievemente e poi parlò: “Ascoltatemi” iniziò piano, “Non voglio che interveniate, non vi preoccupate per me. C’è lui con me. Vi prego, non fate azione di cui vi potreste pentire, lo so che non è facile, però vi scongiuro non mettetevi tra la mia e la sua bacchetta”. I suoi amici, seppur controvoglia annuirono. Hermione lo strinse in un abbraccio carico di affetto e dopo avergli dato un lieve bacio sulla guancia tornò a fissare la sua attenzione sulla donna che si avvicinava insieme al Lord Oscuro, con gli occhi leggermente lucidi. Lucas al suo fianco scambiò un veloce sguardo con il bambino sopravvissuto e poi tornò ad osservare la sua grifoncina. Ron si avvicinò al suo migliore amico e lo guardò negli occhi, “Non fare cazzate” gli disse solo con un piccolo sorriso timido sul volto. “Neanche tu” gli disse Harry prima di abbracciarlo per un secondo. Si voltò e incontrò lei, il suo angelo. Ginevra Weasley aveva gli occhi lucidi e le sue mani tremavano, fissò il suo sguardo in quello smeraldino del grifone e gli gettò le braccia al collo, “Ti amo” gli sussurrò il moro contro il collo. Lei annuì solamente prima di allontanarsi e baciarlo velocemente sulle labbra.
“Harry” la voce di Broms lo distrasse dagli occhi lucidi della sua ragazza, si voltò e vide che Lord Voldemort ormai era a pochi metri da loro. Lasciò la mano di Ginny e dopo un ultimo sguardo andò di fianco al demone.

Non ti abbandonerò, te lo prometto. Puoi fidarti di me.
Lo so.

Lucas Flatts fece scivolare la sua mano in quella di Hermione, la ragazza si voltò e mentre lo fissava in quegli splendidi occhi blu intrecciò le dita con le sue.
Non servivano parole tra di loro, si intendevano con un solo sguardo.
Mike Broms era alle loro spalle e osservava con attenzione la ragazza che si avvicinava sempre di più a loro. Quella donna aveva una forza incredibile, era quasi pari alla sua. Provava una gran rabbia, se le sue supposizioni erano esatte, lei era la causa della morte di sua madre. L’unica donna che suo padre aveva realmente amato, la donna che lo aveva dato alla luce, la donna che lui non aveva mai conosciuto. La odiava, la detestava con tutto il suo cuore, ma adesso era arrivata la resa dei conti e sarebbe giunta per mano di una ragazzina umana.
Una pura di cuore.
Lord Voldemort ed Elisabeth appoggiarono con maestria i piedi a terra, proprio davanti all’entrata della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts sotto lo sguardo di tutti gli Auror e i maghi che stavano contrastando l’attacco dei Mangiamorte.
Il Lord Oscuro aveva un sorriso maligno dipinto sul volto, guardava Harry negli occhi, mentre Elisabeth si passò lentamente la lingua sul labbro inferiore mentre il suo sguardo si incontrò con quello di Hermione.
La vera guerra iniziava proprio in quegli attimi.

Minerva McGranitt trattenne il fiato mentre si avvicinava al corpo di Severus Piton ormai senza vita. La sua mano tremava mentre controllava un’ultima volta i battiti, ormai assenti, del cuore del professore di Pozioni.
Gli Auror e i professori che si trovarono vicino a loro si soffermarono per un secondo a guardare la scena. Gli occhi della professoressa di Trasfigurazione erano colmi d’ira. Sollevò lo sguardo umido verso i coniugi Lastrange e puntò la bacchetta verso l’artefice di quella maledizione: Bellatrix Lastrange.
“Me la pagherai cara, Lastrange, prima i Paciock, ora Piton. E’ ora di finirla” sibilò prima di alzarsi e dare le spalle al corpo di Severus.
“Cosa vorresti fare, vecchia” rispose con scherno la donna, mentre faceva dei passi lenti verso la strega. Il suo corpo era fasciato da un vestito nero e il suo volto era scoperto, come quello di suo marito, che era rimasto indietro, tenendo la bacchetta puntata verso i coniugi Flatts, i quali non si fecero prendere alla sprovvista.
“E’ semplice, Bella, eliminarti definitivamente” sentenziò la McGranitt puntandole la bacchetta dritta al cuore.
Bellatrix scoppiò a ridere, una risata che sapeva solo di malignità e pazzia.
Un’ombra nera passò sopra di loro, alzarono lo sguardo e videro il Lord Oscuro ed Elisabeth avvicinarsi alla scuola, “Il mio Signore ha deciso di attaccare. Tremate” disse Lastrange.
“Non tremeremo mai di fronte ad un pazzo, maniaco di protagonismo” rispose con fierezza Richard Flatts.
“Davvero Auror? Lo vedremo” continuò il Mangiamorte avvicinandosi ai due capitani, Amelia Flatts bacchetta alla mano si schierò di fianco al marito.
Le battaglie erano gli unici momenti che li rendevano veramente uniti.

Remus Lupin fissava negli occhi Lucius Malfoy, il Mangiamorte aveva appena scagliato al sua maledizione contro un Auror.
“Questa me la pagherai cara”
“Sicuro, licantropo?” sibilò il biondo, “Credi davvero di poter contrastare la forza devastante della Quarta Maledizione Senza Perdono? Io non credo proprio”
“Questo è tutto da vedere”
“Ne sei proprio sicuro”
Remus Lupin fece appena in tempo a girarsi verso la voce che aveva interrotto la sua discussione con Malfoy. Il sangue gli si gelò nelle vene. Rabastan Lastrange aveva la bacchetta puntata contro Ninphodora Tonks, la ragazza lo osservava con i lampi al posto degli occhi, il suo sguardo era determinato. Fissava il Mangiamorte che la teneva sotto tiro con un’espressione di puro odio dipinta in volto. Odiava essere presa in ostaggio, non per la paura, ma perché questo avrebbe potuto provocare problemi allo svolgimento della loro missione: la sconfitta dei Mangiamorte.
Il lupo mannaro nel frattempo osservava quel bastardo che aveva avuto il coraggio di minacciare la sua Dora. Doveva trovare una soluzione e in fretta anche.
Intorno a loro lo scontro aveva ripreso vita, l’Ordine stava contrastando gli altri attacchi con ottimi risultati, lui però non doveva distrarsi. Non  con Tonks sotto tiro.
Il fato a volte però viene a darti una mano.
Per fortuna.
Un’ombra nera sovrastò il cielo sopra di loro, la pioggia cadeva sempre più fitta. I due Mangiamorte alzarono gli occhi al cielo e sorrisero in modo perfido.

Adesso!

Un solo sguardo. Solo quello servì alla coppia per mettersi d’accordo.
Una gomitata in pieno stomaco e Rabastan Lastrange trattenne il fiato. Fu subito braccato da Malocchio Mooddy che lo tramortì del tutto con un incantesimo non verbale.
Lucius Malfoy non fece in tempo a fare un solo gesto perché Lupin lo disarmò e lo costrinse a terra con la telecinesi, il suo sguardo era fermo, immobile, privo di ogni sentimento. “Sei tornato a fare quello che facevi sempre. Strisciare per terra lurida serpe. E adesso la smetterai di rovinare la vita alle persone. Questa è una promessa. Cosa avevi detto prima, che non saremmo riusciti a fermare la vostra maledizione? Magari non abbiamo trovato un antidoto, però abbiamo fermato due su quattro che sanno farla. Direi che è già un inizio” e con questo puntò la bacchetta contro il biondo Mangiamorte. Dallo sguardo del licantropo non traspariva nulla. “Questo è per i miei amici” disse solo con voce atona prima di pronunciare quelle parole: “Avada Kedavra”.
Remus J. Lupin osservò il corpo ormai senza vita di Lucius Malfoy. La mano che reggeva la bacchetta tremava leggermente. Un istante dopo una mano tiepida coprì la sua, si voltò e incontrò lo sguardo dolce di Tonks. Non dissero niente. La ragazza si alzò sulle punte dei piedi per congiungere per un attimo le loro labbra. Lupin si beò di quel contatto per un istante, poi dopo una lieve carezza le sorrise e fianco a fianco ripresero a contrastare gli attacchi degli altri Mangiamorte, consapevoli che il Signore Oscuro si era definitivamente mosso.
Presto ci sarebbe stata la vera resa dei conti.
Chi avrebbe vinto, ma soprattutto a quale prezzo?



La vita o è un'avventura rischiosa, o non è niente.
- Mellen Keller -






Spazio per me...

Bene gente, ecco qui un altro piccolo capitolo. Lo so, mi starete uccidendo perchè ancora non ho fatto succedere niente di eccezionale, però vi prometto che nel prossimo capitolo ci sarà la vera azione! Promesso! Adesso vi saluto che devo finire di fare la valigia, visto che stasera parto per tornare a lavorare alle Maldive. Quindi vi avviso già che gli aggiornamenti non saranno frequenti, però giuro che proverò ad aggiornare lo stesso. Lasciatemi un commentino. Saluti, HiL

Ritorna all'indice


Capitolo 72
*** A Good day To Died Part 2 ***


 

72.       A Good Day To Died Part2


 

Morire sarà un’altra splendida avventura.
-Peter Pan-





Il Ragazzo Che E’ Sopravvissuto” la voce del Lord Oscuro ruppe il silenzio innaturale che era calato all’entrata della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. “E’ da molto che non ci vediamo Harry Potter” continuò senza far sparire dal suo volto serpentino un sorriso di scherno, “Oggi è finalmente giunta la resa dei conti”
“Non crederai mica che sia facile farci fuori” rispose a tono il grifondoro, “Non ci sottovalutare” continuò impugnando più saldamente la bacchetta. Aveva lasciato la mano di Ginevra solo per avere più libertà di movimento quando sarebbe arrivato il primo attacco. Non voleva assolutamente mettere a rischio la sua vita.
La presenza sicura di Broms alle sue spalle lo tranquillizzava, si fidava di lui, era certo che non lo avrebbe mai abbandonato. Sarebbe rimasto con lui fino alla fine.
“Basta chiacchiere Harry. È arrivato il momento di scrivere la parola fine a questa storia”
“Non sarai di certo tu lo scrittore però, spiacente!”
Lord Voldemort estrasse la bacchetta e scagliò un incantesimo contro Harry, che in un nano secondo allontanò Ginny da lui con una spinta, indirizzandola verso il fratello, alzò immediamente una barriera con la sua bacchetta e Broms fece lo stesso per proteggere i ragazzi intorno a lui.
Elisabeth invece continuava a fissare negli occhi Hermione, i suoi occhi azzurri avevano un’espresione concentrata, la grifoncina mantenne la concentrazione anche nel momento dell’attacco, era consapevole che se si fosse distratta anche solo per un secondo quella malefica donna ne avrebbe sicuramente approfittato e non poteva permetterselo.
“Complimenti ragazzina” finalmente la mezzo demone parlò, “I tuoi incantesimi di difesa sono notevolmente migliorati e credo anche di sapere chi ti ha aiutato a potenziarli, ma mi spiace deluderti, non saranno sufficienti a fermarmi”
“Questo lo credi tu” Mike si affiancò a Hermione mantanendo una certa distanza, “Abbiamo qui un altro mezzo demone. La cosa si fa interessante, avevo già capito che c’erano delle energie troppo differente dagli umani, ma non credevo di trovare un demone puro e un mezzo demone. Mi avete sorpreso, ma questo di certo non fermerà i miei progetti”.
Hermione strinse più forte la bacchetta tra le mani e la tenne alta di fronte a se, Lucas al suo fianco non dava nessun cenno di voler indietreggiare, alle sue spalle Mel e John si tenevano saldamente per mano.
“E ora di iniziare i giochi” il sorriso cinico che illumino il volto di Elisabeth fece indendere ai ragazzi che avrebbe sferrato da li a pochi attimi il suo attacco. Una potente onda d’urto sollevò da terra i tre svedesi allontanandoli dalla zona dello scontro, scaraventandoli contro il muro principale del castello.
Hermione e Mike contrastarono l’attacco diretto della donna con un incantesimo non verbale, la ragazza avrebbe voluto controllare con tutto il cuore le condizioni dei ragazzi, ma non si mosse, consapevole che sul campo di battaglia c’era anche Silente, avrebbe sicuramente prestato la sua attenzione ai tre stranieri.
La ragazza scogliò un primo attacco verso la mezzo demone che lo parò con facilità con un movimento della mano, un attimo dopo si lanciò contro la grifoncina fermandosi a pochi millimetri dal suo viso: “Tra poco sarai mia”. “Io non ci conterei troppo” gli occhi d’oro della ragazza brillarono quando con la telecinesi la spostò di poco da lei, Elisabeth sorrise, ci sarà da divertirsi.

 

Minerva Mcgranit stava contrastando con abilità tutti gli incantesimi che Bellatrix Lastrange le stava lanciando contro, aveva intuito che per la lanciare la Quarta Maledizione Senza Perdono aveva bisogno di un attimo di tempo per formularla correttamente, tempo che non aveva nessuna intenzione di concederle.
Attacava e riceveva. Lo scontro era ad armi pari. Intonro a loro la battaglia infuriava, ma le due donne era troppo impegnate a difendersi e attaccare che non si rendevano conto di quello che succedeva intorno a loro.
“Non hai scampo, vecchia” la risata sprezzate della Mangiamorte non fermò la professoressa, che non ascoltò la provocazione della vecchia allieva, ma mantenne la concentrazione sullo scontro, concentrando le sue energie in un attacco di telecinesi che sbilanciò per una attimo la più giovane delle due.
Un piccolo sorriso nacque sulle labbra di Minerva nel vedere lo sguardo sorpreso di Bella, non attese un nuovo attacco dalla donna, ma la colpì con un incantesimo che la fece indietreggiare ancora.
A pochi metri di distanza Amelia e Richard Flatts stavano fronteggiando Lastrange Senior e altri Mangiamorte. I due capitani combattevao fianco a fianco, sorreggendosi a vicenda, come solo una vera coppia sepeva fare, Richard lanciò un incantesimo contro un Mangiamorte che cadde a terra privo di vita, Lastrange approffittò di quell’attimo per attaccarlo, ma trovò sulla sua strada Amelia che lo fronteggiò con un perfetto incantesimo non verbale, l’uomo indietreggiò di qualche passo, ma questo non bastò per togliergli dalla faccia quel sorrisino strafottente. Mosse la  bacchetta e colpì la donna che parò il colpo con una mano, continuando a fissarlo negli occhi. Sentiva la presenza sicura del marito dietro la schiena, scagliò un altro fendente contro l’uomo che questa volta non si fece prendere alla sprovvista e scansò il colpo. Le loro bacchette si incrociarono, il Mangiamorte si leccò le labbra, “Sei brava, ma non abbastanza per fermarmi”. “Questo è tutto da vedere” rispose la donna estraendo la spada dal fodero e colpendolo di sorpresa, l’uomo urlò di dolore quando l’Auror lo colpì alla spalla.
Bellatrix Lastrange si voltò per un solo istante per accertarsi delle condizioni del marito, Minerva ne approfittò subito compendola con un incantesimo che la immobilizzò a terra, “Non parlì più ora, vero Bellatrix!” le disse sormontandola, “Maledetta!” la donna cercò di divincolarsi dalla stretta delle radici che l’avevano bloccata, “E’ finita Lastrange” disse la professoressa con un tono piatto osservandola dall’alto e con un altro incantesimo eliminò la creatrice della Quarta Maledizione Senza Perdono.
Richard dopo aver neutralizzato un altro incappucciato si voltò verso la moglie e la vide combattere, spada alla mano, con Lastrange. Lo scontro era alla pari, entrambi avevano qualche ferita superficiale, Amelia non dimostrava nessun segno di cedimento, segno che aveva tutto sotto controllo. Il Mangiamorte roteò la spada sopra la testa e lanciò un altro fendente per cercare di colpire la donna al petto, ma l’Auror fu più veloce e lo parò sicura incrociando per l’ennesima volta le due spade e facendo forza con il polso le fece ruotare, disarmando così il suo avversario.
Puntò la spada alla gola dell’uomo fissandolo dritto negli occhi, ma Lastrange non si fece prendere di sorpresa e mosse la bacchetta scaravantando la donna a terra, Amelia strinse i denti per nascondere un gemito di dolore dovuto alla forza dell’incantesimo, Richard si mosse in aiuto della moglie, ma venne fermato da altri due Mangiamorte che si misero sulla sua strada. Impugnò nuovamente la bacchetta e fronteggiò i due incappucciati, cencando di sbrigarsi per correre in aiuto della moglie.
Amelia intanto si alzò da terra con il fiato corto e il Mangiamorte la colpì con uno schiaffo al volto, il colpo la sbilanciò nuovamente indietro, ma non si perse d’amino, lo guardò negli occhi e in quell’attimo capi che era sotto tiro. L’uomo aveva uno sguardo maligno dipinto sul volto e la fissava con la bacchetta puntata contro il suo petto.

 

“Ron, guarda!” la voce di Ginevra distrasse per un attimo il giovane grifondoro dallo scontro tra il Lord Oscuro e il suo migliore amico, puntò lo sguardo nella direzione che gli indicava la sorella e quello che vide non gli piaccue per niente: un gruppo di mannari si stava dirigendo verso di loro. “Bacchetta alla mano, Gin. E stammi vicino” la giovane annui.
Nello stesso momento Lucas, John e Melanie si alzarono da terra e osservando nella direzione dei due Weasley capirono quale era il loro posto in quella battaglia. Impugnaro lo bacchette e si diressero di corsa verso i due grifondoro, “Stare bene?” chiese Ron. “Si, tutto ok” rispose John, “Lupi Mannari?” chiese Mel, la rossa annuì. Ron puntò la sua arma contro il gruppo che si stava avvicinando e lanciò una Bombarda contro la scalinata per causare una frana che fermò per un attimo l’avanzata di quel nuovo attacco. Silente si affiancò al piccolo gruppo di studenti, mantenendo l’occhio vigile anche su gli altri due fronti alle sue spalle.
I cinque maghi fissarono i loro nemici negli occhi prima di iniziare a contrastare i primi attacchi che questi gli scangliarono contro.

 

Mike Broms spinse Hermione di lato quando un pezzo di marmo si staccò dal soffitto del castello, Elisabeth sorrise mentre si spostava in avanti per avvicinarsi di più alla ragazza, “Tu non intrelcerai i miei piani ancora per molto” disse rivolta al suo simile, “Io non  ne sono poi così convinto, ho ancora un conto in sospeso con te” rispose il giovane, la donna rise, “E cosi sei tu il figlio di quella donna” gli occhi azzurri di Liz brillarono, Mike strinse i pugni, “Allora sei stata veramente tu ad uccidere mia madre”. La donna rise ancora, “Mi ero documentata su tuo padre e volevo divantare anch’io una demone pura,  ma non riuscivo a trovare un libro che spiegase come Broms fosse riuscito a diventare un essere immortale. Fu cosi che mi scontrai con un gruppo di eretici e lessi alcuni loro scritti..”
“Non di magia benigna, suppongo” disse con un tono di sfida il giovane, senza distogliere gli occhi scuri da quelli accesi della donna, “Intendi bene. Fu cosi che mi diressi direttamente in Canada per cercare tuo padre personalmente. Feci qualche domanda in giro e scoprì la sua abitazione. Era proprio il giorno della tua nascita. Fu così che misi in pratica un incantesimo che avevo letto. Ed eccomi qui. Documentandomi ancora con i loro libri, capii che per raggiungere la forma completa dovevo trovare un puro di cuore. Lo cercai per più di duecento anni. Poi incontrai Tom”
“Che ebbe la brillante idea di unirsi a te” concluse Hermione, “Peccato che tu non ti rendi conto che ti sta usando”
“Stai zitta, stupida ragazzina. Tu di questo non sai proprio nulla!” Elisabeth alzò di qualche tono la sua voce, facendo un passo verso la grifondoro, “E allora perché hai aspettato tutto questo tempo per raggiungere il tuo scopo. Sei stata con Voldemort anche quando ha cercato di ammazzare un neonato?” Mike aveva capito il gioco di Hermione, la vide vacillare ancora, “E’ come immaginavo. Tu di questo non sai nulla”.
“Che cosa stai blaterando?!”
“Sta solo dicendo che Voldemort per tutto questo tempo ti ha denuta all’oscuro di tutto. Dove ti ha rinchiuso? In un sotterraneo? In una casa abbandonata lontano dal mondo?!”
Liz osservò i due ragazzi di fronte a lei, quello che le stavano dicendo la stava facendo riflettere. Aveva un buco nero nei suoi ricordi fino a poche settimane prima. Si ricordava che era in Svezia a distruggere una scuola di maghi, ma prima di allora…
Vuoto totale.
Colpita e affondata” sussurrò il demone ad Hermione, “Ora!” la grifoncina annui e mosse la bacchetta, con l’aiuto del giovane che creò un incantesimo con l’uso delle mani. La mezzo demone venne scaraventata contro la pareta a est della sala d’ingresso.
“Non abbassare la guardia. Non basterà questo a metterla fuori uso, però abbiamo scoperto il punto debole”

 

Harry Potter si alzò da terra dopo l’ultimo  incantesimo che il Lord Oscuro gli aveva scagliato contro.
Heric Broms osservò per un attimo il figlio scagliare un’onda d’urto contro Elisabeth e pensò alle parole che aveva sentito dalla loro strana conversazione. Un flash illuninò i suoi pensieri. Ora tutti i pezzi andarono al loro posto e finalmente capì.
Alzò una mano contro il bambino sopravvissuto per infondergli un po’ di energie e si affiancò nuovamente a lui, fissando il suo sguardo trasparente in quello rosso di Lord Voldemort.
“Cosa ti porta a stare di fianco a quel ragazzino in questa guerra?” gli chiese l’uomo, “Hai tanto di quel potere dentro di te che potresti spazzarci via tutti con un gesto della mano. Non lo fai però, perché?”
“Non credo che questo ti possa interessare, Tom Riddle”
“Tom Riddle non esiste più. Ora c’è solo Lord Voldemort” risprese lui, alzando una mano per attaccare il demone. Scagliò contro di lui un incantesimo non verbale, che Broms fermò alzando un dito.
Harry osservò il demone e un istante dopo lo affiancò, lanciando un altro incantesimo contro il suo nemico.
“Dobbiamo finire quello che abbiamo iniziato, Tom. E lo dobbiamo finire insieme!” urlò il bambino sopravvissuto lanciandosi con tutte le sue forze contro l’uomo che gli aveve rovinato l’infanzia. Lo gettò a terra e iniziarono a rotolare sulle scale che conducevano all’entrata della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Broms lo osservò per un attimo, quanta forza c’era dentro quel ragazzo e quanta ancora ne nascondeva dentro di se?
Aveva tirato un pugno al volto del Lord Oscuro e un secondo dopo l’uomo aveva risposto all’attacco del giovane, ingaggiando una vera  e propria rissa sulla scale.
Entrambe le bacchette giacevano a pochi passi la loro e i colpi che si scambaivano erano di una potenza inaudita unita anche a qualche attacco di telecinesi da parte del Signore Oscuro, che però veniva incassato bene dal giovane Potter, che non dava segno di resa.
Dietro di lui un urlo attirò la sua attenzione, si voltò, per un attimo con il cuore in gola.

 

“Attenta Mel!” John Carter afferrò per un braccio la sua ragazza triscinadola dietro la schiena per affrontare il mannaro che aveva di fronte. Lo disarmò e lo colpi con un calcio ben assestato che lo fece cadere a terra privo di sensi.
Intorno a loro la battaglia infuriava, quel branco era veramente numeroso, ne avevano già neutralizzati un bel po’, anche grazie all’aiuto del Preside Silente, ma sembravano non finire mai.
Reducto!” Ginevra Weasley colpì una parte di parete che crollò sulle teste di un gruppo sostanzioso di mannari che stavano correndo verso di loro. “Bel colpo, rossa” al suo fianco Lucas Flatts stava duellando con altri uomoni, con gli Incantesimi di Difesa era veramente portato. Era rapido e veloce e conosceva veramente un gran numero di fatture. Suo fratello Ron invece aveva neutralizzato gli ultimi Dissennatori che erano tornati all’attacco e ora si era contentrato su un altro gruppo di mannari che stavano salendo le scale.
Stupeficium” con un ultimo schiantesimo il giovane serpeverde stese un altro nemico, girandosi poi per controllare le condizioni dei suoi compagni: stavano tutti bene, Mel e John cambattevano fianco a fianco e i fratelli Weasley si davano supporto a vicenda.
Si voltò per cercare con lo sguardo Hermione e la vide fronteggiare apertamente Elisabeth sotto il controllo attendo di Mike. Non molto distante da loro invece Harry aveva appena colpito Lord Voldemort e insieme erano caduti sulle scale.
Guardò verso il cortile della scuola e il suo cuore perse un battito, non stette a pensare, si lanciò ulrando giù dalle scale con la bacchetta in pugno sperando di non arrivare troppo tardi.

 

Il capitano Amelia Flatts trattenne per un attimo il fiato quando si trovò la bacchetta di Lastrange puntata al petto, ma non allontanò lo sguardo dal suo assalitore. Non era da lei scappare di fronte al pericolo, lo affrontava sempre a testa alta, anche quando tutto intorno a lei sembrava dirle che non aveva più scampo.
Suo marito combatteva a pochi passi da lei, ma non poteva correre in suo aiuto perché era stato circondato da altri Mangiamorte che gli avevano sbarrato la strada.
La sua bacchetta era troppo lontana e spostarsi per prenderla significava perdere il contatto visivo  con il suo avversario e lui, ne era certa, non avrebbe esitato a colpire.
“E’ finita, Auror” disse l’uomo prima di alzare la bacchetta, “Non per lei, però, pezzo di merda!”
Accadde tutto in un secondo: il cuore di Amelia si fermò l’istante esatto in cui vide suo figlio lanciarsi contro il Mangiamorte un attimo prima che lui lanciasse il suo incantesimo letale.
Lucas lo colpì in pieno volto con un pugno che sbilanciò l’uomo, non attesse una risposta, si lanciò contro di lui facendolo cadere a terra. Si rotolaro per un qualche secondo, fino a che il ragazzo si ritrovò sopra Lastrange, lo colpì ancora facendogli perdere la bacchetta: “Ti sei messo contro la persona sbagliata, bastardo!” gli urlò prima di colpirlo ancora, l’uomo cercò di levarselo di dosso, ma invano, il giovane Flatts era una furia.
Nel frattempo Amelia aveva recuperato la bacchetta e si stava avvicinando ai due quando sentì la voce di Lucas urlare: “Contro chi è finita, stronzo!? Con mia madre. Tu, lurido verme, non devi neanche osare toccarla!” Vide il figlio colpire un'altra volta l’uomo che crollò a terra. Era il momento giusto: puntò la bacchetta contro il Mangiamorte e lanciò il suo incantesimo.
E anche l’ultimo artefice della Quarta Maledizione Senza Perdono era stato neatralizzato.
Lucas si voltò e vide la madre con la bacchetta puntata verso di loro, non aspettò un solo istante, le corse incontro e la strinse forte.
“Tesoro” disse solo lei, nascondendo il viso nel suo collo. Lucas non rispose, la strinse di più e rimasero cosi per qualche istante.
“Attenti!” la voce di Minerva McGranitt li risvegliò da quell’attimo di ristoro e Amelia fu rapida e precisa nel neutralizzare l’altro incappucciato che gli aveva lanciato contro una fattura.
“Torna dagli altri Lucas. Hanno bisogno di te là”
“D’accordo. Stai attenta, mamma”
La donna annuì prima di baciargli la fronte, il ragazzo corse verso l’entrata del castello senza voltarsi indietro e fu così che si perse l’unico, forse, piccolo sguardo di gratitudine che il capitano Richard Flatts gli lanciò.

 

Hermione Jane Granger schivò un incantesimo di Elisabeth e cercò di rispedirglielo contro, Mike dietro di lei continuava a cercare di distrare la donna.
“Possibile che sei rimasta tutto questo tempo nell’ombra. Con la tua forza avresti potuto conquistare tutto quello che volevi con un solo dito. Perché sei rimasta con lui?” uno sguardo malizioso lo attraversò, stava per colpire nel segno un’altra volta: “Ti ha forse intrappolata con qualche incantesimo?”
La donna vacillò per un attimo e Hermione non si fece ripetere l’occasione, la schiantò contro il muro, facendolo mencare per un secondo il respiro.
“Ha ragione lui, secondo me Voldemot ti ha usata. Ti ha tenuto vicino a lui fino a che non ha trovato il modo di neutralizzare il tuo potere” continuò la grifoncina avvicinandosi a lei, “E lo ha risvegliato quando era in grado almeno in parte di controllarlo. O meglio ha unito i suoi interessi con i tuoi” la fissò dritta neglio occhi azzurri: “Lui non ha mai smesso di usarti. Rassegnati. Non sei altro che un’altra pedina nelle sue mani”
“State zitti!!” la mezzo demone lanciò un’onda d’urtò che sbilanciò entrambi per la potenza con cui era stata lanciata.
Avevano colpito nel segno, ma questa volta l’avevano fatta infuriare.

 

Lord Voldemort colpi il Bambino Sopravvissuto in pieno viso cercando di allontanarlo dal suo corpo, il giovane grifondoro non si fece scoraggiare, prese una manciata di sabbia da terra e lo lanciò contro l’uomo per poi colpirlò nel esatto istante in cui lui piegò la testa. 
Maledetto moccioso” sibilò  l’uomo alzandosi in piedi, “Questo affronto me lo pagherai molto caro
“Staremo a vedere chi parlerà per ultimo in questa guerra”
Non credere che riuscirai a sconfiggermi
Ti ho indebolito, quasi alla morte, quando avevo solo un anno, cosa mi impedisce di farlo anche ora?!”
Stai zitto, ragazzino! Quella volta ti ha salvato quell’ insulsa mezzosangue
Il suo amore mi ha salvato, certo. Ricordati però, Tom, che il suo amore mi proteggerà sempre, unito a tutti quegli altri che tu hai ucciso per arrivare a me. Non potrai vincere, Tom. Tu sei senza amore. Sai solo. Non potrai mai avere la meglio. Non sarai tu a scrivere la parola fine su questa storia. A costo della mia, di morte, tu non vincerai
Sono tutte stronzate le tue. Non basta di certo questo a fermarmi
“Facta, non verba” disse il Bambino Che Era Sopravvisuto, scangliandogli un incantesimo, che il Mago Oscuro scansò. Si guardarono per un istante negli occhi: rosso e verde.
Morte e Speranza.
Puntaronò le loro bacchette l’una contro l’altra e lanciarono i loro incantesimi che si scontrarono e si tennero testa, davanti alle porte della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts che li aveva accolti entrambi donandogli una seconda casa.

 

Una piccola scarica di terremoto fece fermare per un solo istante tutti e due i fronti della Grande Guerra.
Auror, Mangiamorte, Ordine della Fenice e Lupi Mannari puntarono i loro sguardi sulla battaglia di luci che era scaturita dall’incontro delle bacchette di Lord Voldemort e Harry James Potter. Nessuno dei due maghi dava segno di resa, nessuna traccia di cedimento zampillava dai loro occhi, puntati l’uno sull’altro.
Heric Broms osservava lo scontro in cima alle scale e scrutando con attenzione lo sguardo tederminato del Bambino Sopravvissuto capì che quel giovane grifondoro non aveva più bisogno del suo aiuto, sarebbe riuscito a sconfiggere il Mago Oscuro con le sue uniche forze.
Il suo intervento non sarebbe stato necessario.
Un potente incantesimo venne evocato alle sue spalle, si voltò e capì quel era il suo posto in quella guerra, o meglio, la verità gli passò davanti agli occhi in un secondo, e mai come in quel momento fu sicuro della sua scelta.

 

 

 

SPAZIO PER ME: Eccomi qui, finalmente dopo due anni di silenzio. Perdonatemi per il mostruoso ritardo!! Fatemi sapere cosa ne pensate e grazie in anticipo per i commenti! Saluti, HiL

Ritorna all'indice


Capitolo 73
*** 73. My Sacrifice ***


 

73. My Sacrifice




Se io potrò impedire ad un cuore di spezzarsi,
non avrò vissuto invano.
Se allieverò il dolore di una vita
o guarirò una pena
o aiuterò un pettirosso caduto a rientrare nel nido,
non avrò vissuto invano.

                                  -Emily Dickinson-






Mike Broms ed Hermione Jane Granger vennero scaravantati contro una delle pareti della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, la grifoncina trattenne il fiato per un istante, ma non tolse la concentrazione dallo scontro, certa che la mezzo demone non avrebbe atteso un solo momento a scagliarle un altro attacco mentale. Scontro che non tardò di arrivare. Sentì la forza della donna entrarle fin nell’anima, alzò tutte le barriere psichiche che conosceva cercando di contrastarla. Vacillò per un attimo, ma impedì nuovamente ad Elisabeth di entrare nella sua mente.
La mezzo demone strinse forte i pugni, consapevole del suo ennesimo tentativo andato a vuoto e assottigliando gli occhi lanciò un altro incantesimo non verbale contro la studentessa modello di Hogwarts che debole dall’attacco appena ricevuto andò a sbattere nuovamente contro il muro.
Hermione strinse gli occhi per un istante, recuperò la bacchetta da terra e puntò il suo sguardo d’oro in quello azzurro della donna, Mike le fu subito al fianco e l’aiutò ad alzarsi.
“Coraggio Occhi d’Oro, non farti scoraggiare” le sussurrò all’orecchio, la grifoncina annuì appoggiandosi per un istante soltando al braccio saldo nel mezzo demone. Strinse la bacchetta tra le dite e puntò nuovamente il suo sguardo in quello azzurro della donna.
“E’ ora di finirla con questi giochetti. Io non ho tempo da perdere con una ragazzina come te, quindi vedi di non mettermi i bastoni tra le ruote e vedi di collaborare” disse Elisabeth muovendo qualche passo verso i suoi nemici.
“Non credere che ti lascerò portare a termine il tuo intento senza opporre resistenza. Povera pazza” rispose a tono la grifoncina, spostando con un gesto della mano i capelli che le erano ricaduti davanti agli occhi.
Mike non allontanò il suo sguardo dalla donna neanche un attimo, poi per un secondo la sua attenzione fu attirata da un’aura molto potente venire nella loro direzione.
Incrociò lo sguardo trasparente di suo padre a allora capì.
“Adesso basta. Finiamola qui” disse Elisabeth scattando verso di loro, Hermione alzò una bariera protettiva cercando di contrastare il nuovo attacco della donna. Mike ne alzò una a sua volta per andare in aiuto della ragazza, ma la mezzo demone si lanciò direttamente contro il corpo di Hermione e la scaraventò per terra, sovrastandola con il suo corpo. Entrambe persero le bacchette durante la caduta, ma la grifoncina non  si perse d’animo, appoggiò entrambe le mani sulle spalle della demone cercando di allontarla, non ottenendo risoltati convincenti, unì alle mani anche le gambe iniziando a scalciare. Elisabeth per schivare i colpi della ragazza abbandonò la presa sul suo collo ed Hermione ne approfittò subito invertendo le posizioni, rotolarono sul pavimento della castello per qualche secondo fino a quando la grifoncina non riuscì ad alzarsi, allontanandosi così dalla presa fredda della mezzo demone.
In quello stesso istante Lucas Flatts entrò nel campo visivo di Elisabeth e quando la donna incrociò lo sguardo blu del giovane serpeverde, vacillò. Hermione se ne accorse e si voltò oltre le sue spalle e vide il suo ragazzo venirle incontro, anche lui aveva notato lo stato d’animo della donna.
La grifoncina non aspettò un secondo di più, attaccò con un incantesimo non verbale e la mezzo demone andò a sbattere contro il muro dietro di lei. Lucas affiancò la ragazza, prendendole una mano. Aveva appena salvato sua madre, non voleva di certo perdere lei. “Non ti lascio, Jane” le disse vedendola leggermente contrariata dalla sua decisione, “Non chiedermelo, perché non lo farò. Le faccio uno strano effetto, potremmo sfruttarlo a nostro favore”. Hermione non cercò di ribattere, sapeva benissimo anche lei di volere il ragazzo al suo fianco e forse il serpeverde aveva anche ragione.
“Possiamo sempre provare”
Lucas Flatts le strinse più forte la mano e poi puntò il suo sguardo blu in quello azzurro della mezzo demone: “Ti ricordi di me, Liz?”
“Cosa stai dicendo, ragazzino. Io e te non ci siamo mai conosciuti” rispose la donna, con una voce leggermente malferma, “Invece si, Amsterdam. Un bar in centro. Non puoi averlo dimenticato” vedendola vacillare ancora Lucas fece qualche passo verso di lei e continuò imperterrito nel suo intento: “Sei caduta subito ai miei piedi. È bastato un bacio. È stato facilissimo portati in albergo. Eri completamente sotto il mio controllo, non mi avresti mai detto di no. E infatti non l’hai fatto”
“Non dire stronzate. Io non sono mai stata ad Amsterdam, in quel posto pieno di babbani, ma soprattutto non sono mai stata con te”
Hermione teneva sotto controllo ogni movimento della mezzo demone e si rese perfettamente conto che le parole del giovane serpeverde la stavano destabilizzando, così decise di intervenire:”Te lo posso spiegare io il motivo per il quale non ti ricordi  nulla” iniziò  con un sorriso di scherno, “Quello sarà stato sicuramente il momento in cui Voldemort ti aveva tolto i poteri. Si vede che quando ti ha conosciuto in uno dei suoi viaggi, ha scoperto il tuo potenziale e ti ha adulato. Poi si è reso conto che il tuo potere era troppo grande anche per lui e ha trovato il modo per neutralizzarti o meglio per assopirteli”
Elisabeth vacillò, si ricordava di quei giorni, quando conobbe Tom in Egitto. Poi il buio, fino a qualche settimana prima, quando distrusse la scuola di Stoccolma.
“E fu proprio in quel periodo che ci incontrammo noi. Eri cosi debole e indifesa, è stato un gioco facilissimo sedurti!” infierì Lucas, senza mai staccarle gli occhi blu di dosso.
“E poi, quando Voldemort si è reso conto di avere un asso nella manica, ti ha risvegliata, facendo in modo di collegare la sua causa alla tua, così da non destare nessun sospetto”
“Ti ha usata per tutto questo tempo, cara Liz. Sei sempre stata una pedina sulla sua scacchiera. Non gli è mai interessato nulla di te!” concluse il giovane sorridendo.
“Adesso basta! Avete parlato troppo!” la voce della mezzo demone era leggermente inclinata, ma i suoi occhi si erano fatti lucidissimi. Alzò entrambe le mani e creò una bombarda potentissima che lanciò contro i due ragazzi, “Attenti!” Mike cercò di creare una barriera protettiva, mentre Lucas si lanciava contro Hermione, buttando a terra, per cercare di scansare l’incantesimo.

Il terreno tremò un'altra volta.

Dopo lo scoppio Mike Broms si pulì i capelli della polvere e dai pochi detriti che gli erano caduti addosso, guardò nella direzione dei due ragazzi e trattenne il fiato per un secondo: Hermione e Lucas erano stesi a terra praticamente illesi perché davanti a loro c’era lui, suo padre.
Elisabeth strinse i pugni specchiandosi negli occhi trasparenti del demone puro, Heric Broms la scrutò senza parlare. Aveva bloccato l’incantesimo della donna con una mano sola, senza particolare difficoltà, d’altronde non si attacca mai per rabbia, l’aveva sempre detto.
Hermione e Lucas si alzarono da terra  e guardarono la schiena del demone davanti a loro: se non fosse intervenuto lui, molto probabilmente sarebbero morti. Heric aveva salvato loro la vita.
“Grazie” sussurrò la grifoncina, il demone annuì impercettibilmente, “State bene?” disse senza staccare lo sguardo dalla mezzo demone, “Si, non ci siamo fatti niente. Grazie a te” continuò la ragazza, affiancandosi a lui con Lucas.
Il demone sorrise, poi si voltò solo per un attimo quando sentì la presenza del figlio alla sua destra. Mike lo guardò negli occhi senza parlare, poi insieme puntarono lo sguardo sulla donna.
“Basta lo dico io, adesso” iniziò Heric, “Ora ho capito tutto. Non c’è più bisogno di investigare su nulla. Tu sei stata una grande strega, hai tuoi tempi. Molti anni fa, per la precisione. Hai letto di me e volevi diventare una demone pura, non trovando il modo hai studiato su libri di Magia Oscura. Per questo sei arrivata ad uccidere pur di raggiungere il tuo scopo. Voldemort dopo ti ha scoperto, ma rendendosi conto che ancora non poteva controllarti, ti ha tolto i poteri trasformandoti in una babbana. Ti ha risvegliato non molto tempo fa, solo per unire le forze, per raggiungere il tuo scopo. A me non interessa nulla di quell’uomo e se devfo essere sincero, neanche di te, ma tu sei la causa della morte di mia moglie. E questo non te lo perdonerò mai”.
Elisabeth sorrise: “Quindi cosa vuoi fare? Permettermi di diventare una demone pura per sfidarmi o vuoi batterti qui?”
“Voglio distruggerti. E non ti farà mai arrivare a questa pura di cuore”
La donna strinse i pugni, “Non ti sarà cosi facile fermarmi”
“Questo è quello che pensi tu. Non mi puoi sconfiggere. Non sei abbastanza forte”
“Vedremo”.
Detto questo la mezzo demone lanciò un altro incantesimo verso il gruppo, ma Broms lo parò senza nessuna fatica, lanciò un controincantesimo non verbale e la donna venne sollevata da terra e lanciata contro la parete del castello.
“Non abbassate la guardia, potrebbe cercare lo stesso di attaccarvi. Siete stati bravi a farle perdere le staffe con le vostre parole. Avete scoperto l’unico punto debole che poteva permettervi di batterla. I demoni sono immortali, ma anche loro possono essere uccisi. Non so se Mike è riuscito a dirtelo: bisogna trovare il modo di fargli battere il cuore facendole provare un sentimento profondo e poi trafiggerlo”.
“Papà, solo che cosi non potremmo mai avvicinarla. Dobbiamo prima indebolirla”
“Lo so, a questo ci penso io. Posso tranquillamente tenerle testa. Dobbiamo solo trovare il modo di farle battere il cuore”
“D’accordo” annuì la grifoncina, “Cercherò di trovare un modo in poco tempo”
Il demone annuì, poi notando che la donna si stava alzando, si mosse nella sua direzione, lasciando il figlio con i due studenti.
Iniziarono una lotta alla pari, anche se la supramazia del demone puro era palese.
“Dovremmo cercare di riportarle alla mente pezzi del suo passato” propose la grifoncina, tenendo per mano Lucas, “Tu che dice, Mike?”
“L’idea non è malvagia, ma dovremmo trovare qualcosa che la sconvolge e non posso entrare nei suoi ricordi. La rievocazione di un ricordo è troppo lunga, non ho tempo ora per farlo”
Il serpeverde osservava Broms combattere contro la donna e un’idea attraversò la sua mente: avrebbe potuto funzionare.
“Potremmo usare i miei”
Hermione e Mike lo guardorono, “Potrebbe funziorare. Sbatterle davanti agli occhi pezzi della sua vita da babbana potrebbero far scattare in lei qualcosa che si era completamente dimenticata” continuò il mezzo demone.
“Tu cosa ne pensi Jane?” gli occhi blu si scontrarono nell’oro e la ragazza annuì, “Penso che dovremmo provare”
“E se non è sufficiente io sono qui in carne ed ossa. Vedendo i ricordi e poi scontrandosi con me reale potrebbe provare quello che ha provato quel giorno e il suo cuore potrebbe battere. E sarebbe fatta!”
“Coraggio allora. Diamoci una mossa” disse risoluto il giovane Broms, “Spostiamoci cosi non vede quello che siamo facendo, venite da questa parte”.
Nel frattempo Heric l’aveva spinta nuovamente contro il muro togliendole il fiato, Elisabeth non demorse, lanciò contro il demone un incantesimo che lo sbilanciò leggermente e sorrise. “Non basta questo per battermi. E lo sai anche tu. Sono troppo forte, non hai speranze. Rassegnati”
“Stai zitto! So perfettamente cosa provi guardandomi. Lo so che assomiglio a tua moglie come una goccia d’acqua. Ho preso le sue sembrianze quando le ho rubato l’anima. Di mio ho mantenuto solo il colore degli occhi”.
Heric Broms non stette a sentirla, non si doveva distrarre anche perché aveva capito le intenzioni del figlio e non poteva permettersi di perdere il controllo della situazione, non ora che erano quasi giunti alla resa dei conti.
“Non ti fa male combattere contro di lei? È Broms, non te la ricordo?”
“Non puoi neanche permetterti di paragonarti a lei” detto questo creò un’onda d’urto che la sbilanciò un'altra volta.
“Papà!” si senti chiamare alle sue spalle, “Ci siamo!”.
Mike puntò entrambe le mani sul corpo di Lucas Flatts seduto conto il muro della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, Hermione Jane Granger di fianco a lui teneva la bacchetta alzata in caso di un attacco improvviso da parte della mezzo demone.
Heric aspettò un cenno d’assenso di suo figlio e poi si scansò leggermente permettendo a Elisabeth di specchiarsi completamente nel ricordo che Mike aveva appena rievocato tramite il giovane serpeverde che fissava con i suoi occhi blu quelli azzurri della mezzo demone.
La donna venne invasa del flusso di pensieri che scaturino dalla mente di Lucas.
Vide con i suoi occhi una ragazza identica a lei che camminava su una via di Amsterdam e si scontrava con un paio d’occhi blu che le fecero venire subito i brividi.
Si sedette al tavolo con lui e un'altra coppia di ragazzi, iniziarono a parlare del più e del meno poi l’altra coppia si allontanò e il ragazzo daglio occhi blu non aspettò più un solo istante e la baciò.
In quello stesso istante Elisabeth si ricordò di quegli avvenimenti e si rese conto che non era la prima volta che li vedeva. Li aveva già sognati qualche settimana prima.
“Funziona” sussurrò Hermione alle spalle di Mike.
Il ricordo scemò e la donna si appoggò distrattamente una mano all’altessa del seno proprio sopra il cuore.
“Ora!” disse il mezzo demone, Lucas si alzò e inchiodò il suo sguardo in quello della donna, sorrise, ma non per scherno, doveva far sembrare tutto vero.
Elisabeth si specchiò in quelle iride profonde e eccolo quasi impercettibile, ma fiebile si sentiva: il battito di un altro cuore.
Heric Broms scattò verso la donna e quando lei si rese contro di quello che stava succedendo era troppo tardi: la lama di un pugnale si era già conficcata a fondo nel suo petto.

Quello che però successe dopo fu un rapido susseguirsi di attimi.
 
La donna si lasciò cadere a terra con una mano stretta intorno alla lama e il fiato corto, i suoi occhi azzurri si scontrarono in quelli di Heric e lui vi lesse qualcosa di conosciuto, qualcosa di amato.
Si inginocchiò al fianco della mezzo demone e la guardò meglio, il suo respiro si era fatto irregolare, il suo petto si alzava e si abbassava lentamente, segno che al suo cuore mancava davvero poco per fermarsi.
E proprio in quel momento gli occhi della donna cambiarono colore: da azzurri divennero marroni.
Il cuore del demone puro si fermò.
“NO!”
E l’urlo di Mike non arrivò mai in tempo.

 



 

Io mi prenderò il mio posto e tu seduta li al mio fianco mi dirai: Destinazione Paradiso.

              -Gianluca Grignani-

Ritorna all'indice


Capitolo 74
*** 74. Lo scrittore della parola Fine ***


74. Lo scrittore della parola Fine





Alle porte della Scuola di Magia e Stegoneria di Hogwarts Harry James Potter e Thomas Marslovo Riddle si stavano scontrando per scrivere la parola fine alla Grande Guerra.
Dalle loro bacchette scaturivano due fasci di luce che si scontravano a metà strada, nessuno dei due combattenti dava un solo cenno di cedimento. La battaglia era perfettamente alla pari.
Intonro ai due nemici c’era il silenzio assoluto, il frastuono dello scontro intorno a loro era inestistente, o meglio, nessuno dei due ne sentiva il rumore, erano troppo concentrati l’uno sull’altro per farsi distrarre dalla battaglia.
Una scossa di terremoto li fece vacillare per un istante soltanto, il contatto tra i due incantesimi si annullò. Entrambi guardarono verso l’entrata del castello per capire cosa fosse successo, ma non videro nessuno.



Adesso Harry, coraggio.
Puoi farcela.
Non hai bisogno del mio aiuto.
Puoi vincere tranquillamente da solo.



Broms” sussurrò il bambino sopravvissuto sentendo i pensieri del demone puro nella testa.



 

Non hai più bisogno di me.
Sei stato molto bravo.
Ora dagli il colpo di grazia.




Harry puntò la bacchetta contro il Lord Oscuro e lanciò il suo incantesimo, Colui Che Non Deve Essere Nominato pronunciò la sua fattura per contrastare l’attacco del suo nemico, ma qualcosa non funzionò come aveva previsto.
L’incantesimo del Ragazzo Che Era Sopravvissuto era più potente e Lord Voldemort vacillò.



Buona fortuna Harry James Potter.
Il mio compito è finito.
Finalmente ho trovato la pace.
Addio.



Il giovane grifondoro strinse maggiormente la bacchetta mentre una lacrima silenziosa rigava la sua guancia sinistra, puntò il suo sguardo smeraldino in quello di Lord Voldemort e con un ultimo sforzo mise tutte le sue energie in quell’incantesimo che ebbe la forza necessaria per sconfiggere definitivamente il Mago Oscuro.
“E’ finita” sussurrò mentre le gambe non lo regevvano più. Si lasciò cadere a terra a pochi metri dalla bacchetta che fino a pochi secondi prima apparteva al suo nemico.
Si voltò verso il campo di battaglia e vide che tutti si erano fermati: i Mangiamorte si erano arresi, le loro bacchette erano cadute e gli Auror del Ministero della Magia li avevano circondati.
I professori guardavano il loro studente con orgoglio e sorridevano commossi, Remus Lupin e Ninphodora Tonks si avvicinarono al bambino sopravvissuto: “E’ finita, Harry” disse il mannoro, il moro ebbe solo la forza di annuire. L’ex professore di Difesa Contro Le Arti Oscure lo aiutò ad alzarsi e lo fece appoggiare alla sua spalla, “Sei stato molto bravo”.
Broms è morto” sussurrò Harry, non aveva più la forza di parlare, “Ne sei certo?” chiese l’auror, “Si, ho sentito la sua voce poco prima di eliminare Voldemort. Mi ha detto che finalmente ha trovato la pace” continuò piano, “Devo andare da loro” concluse indicando la porta del castello.
I tre iniziarono a salire la scale che li avrebbero condotti nella scuola, un istante dopo una furia dai capelli rossi si lanciò contro il grifondoro stringendolo forte, Harry si ancorò al corpo di Ginevra Weasley nascondendo il viso nei suoi capelli. “Stai bene” sussurrò contro la pelle del suo collo, “Sapevo che ce l’avresti fatta”. Il moro si specchiò negli occhi della ragazza e sorrise, dopo di che il mondo per un attimo scomparve, visto che la giovane aveva congiunto le loro labbra.



Hermione Jane Granger e Lucas Flatts scattarono verso Heric Broms nell’attimo esatto in cui Mike Broms si smateriallizzò accanto al padre.
Lo afferrò un istante prima che lui cadesse, una piccola lama era conficcatta a fondo nel suo petto, il suo respiro era debole e i suoi occhi si erano fatti improvvisamente lucidi.
“Papà” lo chiamò il mezzo demone, “Avanti. Rispondimi.” Il giovane lo scosse ancora, ma non ottenne nessuna risposta.

Mi ha ripagato con la stessa moneta.
È stata furba.
Mi dispiace.

“Non lo dire” le mani di Mike si strinsero sulle spalle del demone, entre al suo fianco Hermione piangeva in silenzio e Lucas le stringeva una mano.

Sai, forse alla fine è giusto così.
Ora troverò la pace.
Perdonami se non sono stata all’altezza.
Addio Mike.

Il mezzo demone abbassò la testa, i suoi occhi divennero lucidi, ma non pianse. Ti voglio bene, papà.

Anch’io. Tanto.

Quelle ultime parole si persero nel vento. Il cuore di Heric Broms si fermò in quell’istante i suoi occhi trasparenti si chiusero per sempre.
Il giovane Broms piegò la testa e la nascose nell’incavo del collo del padre, tremando lievemente.
Durò solo per pochi secondi, poi alzò il capo e con un gesto veloce estrasse il pugnale dal corpo del demone.
Sentì una mano leggera toccargli una spalla, si voltò e incrociò lo sguardo azzurro di Albus Percival Wulfric Brian Silente, “E’ con lei, adesso”.
“Già” si alzò piano e si lasciò abbracciare dal preside, Lucas passò un braccio intorno alle spalle di Hermione e la strinse forte a se, mentre la grifoncina gli bagnò il collo con calde lacrime.
“Non piangere Occhi d’Oro. Mio padre ha finalmente trovato la pace” disse il mezzo demone un attimo dopo, la ragazza di allontanò dal serpeverde solo per abbracciare Mike. Il ragazzo le accarezzò i capelli, “Sei stata brava. Sai, sei davvero la strega più brillante di questa scuola”.
Hermone sorrise, poi si alzò sulle punte dei piedi e gli baciò teneramente una guancia, Lucas si avvicinò a loro e strinse la spalla del mezzo demone: “Il tuo aiuto è stato determinante” disse Mike guardandolo negli occhi, “E se non ci fossi stato tu, non avrei mai lasciato Jane da sola. Ti ringrazio per averla protetta” gli allongò la mano e il mezzo demone la strinse subito con un piccolo sorriso.
Sentendo dei passi venire nella loro direzione i tre si voltarono ed Hermione sospirò nel vedere che stavano tutti bene: Ron camminana di fianco a Jhon e Melanie, mentre poco distante Harry si muoveva lento sorretto dalle cure amorevoli di Ginevra.
Poco distante da loro l’Ordine della Fenice iniseme ad Amelia e Richard Flatts varcarono le porte di Hogwarts seguita da alcuni Auror.
Hermione abbracciò Ron di slancio mentre Lucas si stringeva al suo amico scozzese scambiandosi un’occhiata complice con Mel.
Un attimo dopo Harry cinse entrambi i suoi migliori amici ed entrambi contraccambiarono il gesto del moretto.
Amelia si avvicinò al figlio e gli baciò una guancia, lui non attese un istante di più e le buttò le braccia al collo, fregandosene di tutti gli occhi che avevano puntati addosso, Jhon e Melanie sorrisero spettatori di quella scena mentre Richard Flatts si avvicinò a Silente.
“E’ finita finalmente” disse Harry dopo essersi separato dai suoi amici, Ginny lo prese per mano e gli sorrise, così come fecero gli altri due grifondoro. Poi il moro fece qualche passo nella direzione di Mike e tendendogli la mano mormoro': “Mi dispiace”. Il suo guardo smeraldino si posò sul corpo senza vita di Heric Broms e le parole del mezzo demone lo riscossero per un attimo: “Non deve dispiacerti, Bambino Sopravvissuto, ora mio padre ha trovato la pace. Forse, come ha detto lui, era giusto così”.
“Che farai ora?” gli chiese Ginevra.
“Tornerò a casa. Voglio seppellirlo accanto a mia madre. Poi non lo so, non è detto che le nostre strade non si rincroceranno un’altra volta” concluse con un piccolo sorriso. “Ora però credo che ci dobbiamo salutare”
“Vai già via, non rimani con noi ancora per un po’?”
“No Occhi d’Oro. Voglio tornare a casa mia”.
Detto questo strinse nuovamente la mano a Harry e Lucas, abbracciò Hermione e poi perse il suo sguardo in quello azzurro del Preside, “Non sparire” gli disse solo l’anziano preside prima di passargli un braccio intorno al collo e attirarlo contro di se, il mezzo demone annuì poi si chinò vicino al corpo del padre e con un cenno del capo, sparì.

Arrivederci.

“Lo rivedremo” disse Harry, passando un braccio intorno alle spalle di Ginevra, “Si, lo credo anch’io” confermò Hermione stringendosi al corpo di Lucas mentre Ron si era allontanato per andare ad abbracciare Lavanda Brown.
Le porte delle varie Sale Comuni erano state aperte dai professori della varie Case, gli Auror del Ministero insieme ad un gruppo sostanzioso di Medimaghi stavano sistemnado il parco di frontre all’entrata della Scuola di Magia di Hogwarts.
Silente osservava il cielo azzurro dalla porta d’entrata del castello, al suo fianco Richard e Amelia Flatts controllavano l’operato dell’Esercito Magico.
Il vecchio preside sorrise nel notare che nessuna nuvola oscurava il sole, Funny volava tranquilla davanti alla scuola, finalmente si poteva scrivere la parola fine sulla Guerra Magica. Ora sarebbe stato solo un nuovo capitolo sui libri di Storia della Magia.

Ritorna all'indice


Capitolo 75
*** Happy Ending ***


75. Happy Ending




Quello che comunemente noi chiamiamo amore,
forse non è altro che un paradosso, un’illusione.
Qualche cosa di cui tutti hanno sempre scritto,
senza veramente mai sapere come fosse fatto.




Hermione Jane Granger stava osservando in sole tramontare all’orizzonte dalla Torre di Astronomia, una leggera brezza le scompigliava i capelli lasciati sciolti sulle spalle, il suo sguardo d’ambra era riflesso nel sole rosso che scompariva dietro le nuvole dando al cielo una tonalità che variava dal giallo al viola.
Non si stancava mai di guardare quello spettacolo, era una delle meraviglie della natura che più amava.
Era ormai passata una settimana dalla battaglia di Hogwarts, i Mangiamorte che erano stati fatti prigionieri erano finiti tutti ad Azkaban.
Pochi giorni prima erano stati celebrati i funerali delle vittime: Severus Piton era stato seppellito vicino alla Scuola di Magia sotto il volere di Albus Silente.
Alcune stelle stavano già facendo capolino nel cielo che piano piano assumeva il colore della notte, una stella, la prima che vide, era veramente luminosa.
Sorrise.
Heric Broms li aveva lasciati, ma la grifoncina era più che convinta che non avrebbe mai smesso di tenerli d’occhio anche da lassù.
La porta dell’aula si aprì dietro le sue spalle, ma lei non si mosse, consapevole della presenza di una persona amata dietro di se.
Due mani delicate, ma nello stesso tempo decise, si posarono sui suoi fianchi, Hermione si lasciò andare contro il petto del giovane serpeverde alle sue spalle.
“Ciao” sussurrò piano, “Ti cercavo, però sapevo che ti avrei trovata qui” Lucas Flatts le baciò una tempia prima di stringerla più forte contro il suo corpo.
Hermione si voltò e allacciò le braccia intorno al collo del giovane, “Ti amo” gli bisigliò contro le labbra prima di baciarlo, senza dargli il tempo di rispondere. Il moro sorrise contro la sua bocca e approfondì il bacio datogli dalla ragazza.
Senza fatica la sollevò dal pavimento e la fece sedere su uno dei banchi dietro di loro, posizionandosi tra le sue gambe, Hermione lo attirò di più contro di lei, facendo scontrare con quel movimento i loro bacini. Il serpeverde immerse una mano tra i suoi ricci mentre con l’altra le accarezzava languidamente un polpaccio, senza smettere però di baciarla.
La ragazza appoggiò entrambe le mani sulle spalle del ragazzo e lo attirò verso il suo corpo, “Jane” sussurrò roco contro le sue labbra, “Forse dovremmo…” ma non fini la frase perché lei aveva iniziato a baciargli il collo facendogli dimenticare quello che voleva dire, “Ti voglio” dichiarò Hermione specchiando il suo sguardo d’oro nell’oceano di Lucas, “Ora” concluse muovendosi sensualmente contro il bacino del giovane.
Il serpeverde sorrise malandrino e la baciò ancora sulla labbra prima di farla scendere dal tavolo, le accarezzò entrambe le guance prima di fermare una mano sul suo collo e baciarla profondamente.
Le loro mani iniziarono a muoversi veloci, accendendo di passione i loro corpi, che non riuscivano a stare sepatati. Lucas si sedette sul suo mantello appoggiando la schiena contro la parete fredda della torre, aiutando Hermione a mettersi a cavalcioni su di se, face scontare i loro bacini facendo sussultare la ragazza, che ancorandosi alle sue spalle riuscì solo a bisbigliare “Fammi tua, ti prego”, prima che il moro appoggiasse entrambe la mani sui fianchi della grifoncina e la guidò dritta sulla sua erezione, unendo cosi finalmente i loro corpi.
Hermione lo baciò lievemente prima di roteare il bacino, strappando cosi al giovane serpeverde un piccolo gemito, lui le sorrise prima di cospargere il collo bianco della ragazza con dei piccoli baci che la fecero vibrare di piacere. I loro corpi avevano iniziato una danza che conoscevano solo loro e quando il piacere li travolse nello stesso attimo, si strinsero talmente forte da diventare quasi un unico essere.
“Ti amo, Jane”
Hermione sorrise senza allontanarsi dal corpo caldo di Lucas, gli bacio la punta del naso e guardandolo negli occhi gli sussurrò: “Ridimmelo”.“Ti amo” ripetè lui, “E non smettere più”. Lucas Flatts la strinse forte a se ridendo: quella ragazza gli aveva davvero cambiato la vita. Ed era certo di una cosa, ora che l’aveva trovata,  non l’avrebbe più lasciata andare.




 

E se invece fosse il solo senso di essere qui,
l’unica ragione per cui valga la pena di,
fare tutto il viaggio e comprendere
quello che comunemente noi chiamiamo amore.
E se fosse l’unico motivo che c’è,
il significato ultimo per cui vivere,
fino in fondo il viaggio e comprendere:
quello che comunemente noi chiamiamo amore.






Harry James Potter stava svogliatamente sfogliando una rivista di Quidditch seduto comodamente su uno dei divani rosso-oro della Sala Comune, alcuni ragazzini dei primi anni stavano finendo di radunare i libri: mancavano pochi giorni alla fine delle lezioni, poi sarebbero tornati a casa.
Il bambino sopravvissuto alzò lo sguardo e lo puntò in quello azzurro di Ronald Weasley che stava seduto ad un tavolo con Lavandra Brown: “Ho deciso che finiti i M.A.G.O inizierò il corso di formazione degli Auror” dichiarò chiudendo la rivista e lasciandola sui cuscini.
“Anch’io fratello. Ci stavo pensando proprio poco fa e ho deciso che anch’io inizierò l’addestramento”
Harry fece un sorriso complice al suo amico di sempre, poi voltandosi verso la porta d’entrate intravide i capelli rossi di Ginevra Weasley e facendo un cenno di saluto alla coppia la seguì fuori dalla Torre di Grifondoro.
“Gin” la rossa si fermò e voltandosi verso il Prescelto gli sorrise, “Stavo andando a fare una passeggiata, vieni con me?”
Harry la raggiunse e la prese per mano intrecciando subito le dita con quelle della ragazza.
Camminarono in silenzio fino alle porte della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, Ginevra si fermò proprio davanti al grande portone puntando il suo sguardo chiaro in quello del giovane: “Non ti mancherà tutto questo?” gli chiese alzando gli occhi al cielo.
“Hogwarts è stata la mia casa per sette anni. Certo che mi mancherà, ma mi mancherà soprattutto il fatto di non poterti vedere tutti i giorni come adesso” rispose abbracciandola dolcemente, la rossa lo strinse forte nascondendo il volto nel suo collo, “Inizierai il corso degli Auror con Ron, vero?”
“Si” le prese il viso tra le mani, “Voglio fare l’Auror come i miei genitori.”
“Sono certa che ce la farai e James e Lily saranno orgogliosi di te, come già sono sicura che lo sono ora” la ragazza si alzò sulle punte congiungendo le sue labbra con quelle del moro, Harry la strinse forte perdendosi completamente sulla bocca di lei, ringraziando il cielo di avere al suo fianco una giovane che lo ami così incondizionatamente come Ginevra.




 

Quello che comunemente noi chiamiamo amore,
è qualche parola di una poesia o di una canzone.
Forse solo un meccanismo che ci scatta dentro,
solo un istinto che però chiamiamo sentimento.






John Maximilian Carter passò un braccio intorno alle spalle di Melanie Amderson nel momento in cui la ragazza si sedette di fianco al giovane svedese sul divano della Torre di Hogwarts che li ospitava in quei giorni.
Le dette un bacio sulla tempia mentre lei si accoccolava meglio nel suo abbraccio, “Quando arrivano Lucas ed Hermione?” chiese senza separarsi da lui.
“Dovrebbero essere qui tra poco, ma conoscendo il soggetto in questione tutto è possibile!”.
Mel rise leggermente nel sentire la risposta e si spostò piano da John per poterlo guardare negli occhi: “Cosa farà adesso? I suoi probabilmente ritorneranno in Svezia. Se decidono di portarselo dietro, non oso immaginare cosa farà. Lucas non lascerà mai Hermione”
“Già. Non credo che abbiamo ancora decisono, però adesso Lucas ha un aiuto in più: ha riallacciato spendidamente il rapporto con sua madre quindi non credo che lei gli possa fare un torto del genere. Il probema rimane sono il capitano”
“Se resteranno qui però mi mancheranno”
“Anche a me, amore. Senza l’impegno della scuola però possiamo venire a trovarli tutte le volte che vogliamo”
Mel sorrise e si chinò sulle labbra del giovane coinvolgendolo in un dolce bacio, John la strinse forte a se, tuffando una mano tra i suoi capelli ricci.
La svedese lo costrinse deliziosamente a stendersi sopra di lei facendo combaciare i loro corpi, il ragazzo fece forza sulle braccia per non gravarla del suo peso e la fissò dritta negli occhi: “Spero vivamente che Lucas sia in ritardo, perché ti voglio da impazzire” bisbigliò con voce roca, Mel rise e lo attirò nuovamente contro le sue labbra allacciando le gambe ai suoi fianchi.
“Ne sono sicura, amore” sussurrò contro le sue labbra, prima di baciarlo ancora e ancora.
Lo svedese si stese completamente sul corpo della ragazza facendo scontrare i loro bacini frementi, “Ti amo” sussurrò Melanie contro il suo collo, “Anch’io Mel, da morire” bisbigliò John prima di perdersi completamente in quella dolce ragazza dagli occhi blu che gli aveva rubato il cuore.





Come quando ti ho sentito avvicinati a me,
ed il cuore forte ha cominciato a battere,
come la risata contagiosa di un bambino,
come quando tutto sembra un po’ più semplice.





Sulle sponde del Mare di Beaufort al nord del Canada, nell’Isola di Banks un giovane ragazzo guardava fuori dalla finestra della sua camera, il sole sorgere. Proprio davanti alla villa dove abitava, su una piccola collina a picco sul mare si intravedevano due lastre di pietra che sembravano osservare l’alba.
Luce Smith ed Heric Broms.
Le lettere di questi due nomi erano scritti con un’elegante calligrafia gotica e spiccavano sul biancore della pietra sulla quale erano state intagiate.
Mike Broms osservava il sole sorgere all’orizzonte, una leggera brezza gli scompigliò i capelli, ma il mezzo demone parve non accorgersene.
Un leggero bussare alla porta interruppe il flusso di pensieri che gli avevano invaso la mente.
“Avanti” sussurrò, aprendo l’uscio con la telecinesi.
“Perdonate il dusturbo, padroncino” il vecchio Ray rimase sulla soglia con un piccolo pacchetto stretto al petto, “Vieni pure Ray” rispose il ragazzo allontanandosi dalla finestra e voltandosi verso di lui, l’uomo si avvicinò leggermente titubante, “So che non sono affari miei, signorino Mike, ma volevo comunque darvi questo pacchetto” disse porgendogli l’oggetto che fino a poco prima stringeva al petto, “Le ho fatte durante tutti questi anni che ho passato al servizio della vostra famiglia e sono molto addolorato per la perdita del signor Heric, ma credo che sia giunto il momento di donarle a voi” concluse lasciando il pacchetto sulla scrivania.
Mike si avvicinò e senza dire una parola lo aprì, all’interno trovò una guantità incredibile di fotografie di tutti i generi: lui da piccolo mentre giocava in riva al mare, suo padre che leggeva un libro al tramonto, lui e suo padre nelle poche volte che stavano seduti insieme senza discute, altre foto con solo lui come protagoniste e altre di Heric che fumava la pipa nel suo studio oppure che osservava il cielo stellato e poi alcune immagini che gli fecero battere il cuore leggermente. Sua madre. Mentre sorrideva, mentra parlava con suo padre, mentre leggeva un libro in giardino, mentre si accarezzava il ventre quando era in sua attesa.
Momenti classici di vita quotidiana che ora non c’eano più.
Riappoggiò con delicatezza le fotograzie sul tavolo e puntò il suo sguardo in quello di Ray: “Ti ringrazio infinitamente, Ray”.
L’uomo sorrise e chinò il capo, quando si rispecchiò nello sguardo limpido del giovane aveva gli occhi lucidi, “Mancano molto anche a me, padroncino Mike”.
Il mezzo demone sorrise al suo maggiordomo di sempre poil’uomo si congedò dicendo che andava a preparare la colazione. Quando rimase solo nella stanza Mike Broms si voltò nuovamente verso la finestra e puntò il suo sguardo sulle tombe dei suoi genitori: “Dovunque voi siate, spero che siate insieme e nuovamente felici” sussurrò al vento, “Non ve l’ho detto spesso, ma vi voglio bene”.
Un raggio di sole gli illuminò il viso, il mezzo demone sorrise ancora prima di smaterializzarsi via.




 

Quello che comunemente noi chiamiamo amore
-Max Pezzali-

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=237454