L'Oceano d'Oro di Hil 89 (/viewuser.php?uid=8283)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Un nuovo anno ***
Capitolo 3: *** Amelia e Richard Flatts ***
Capitolo 4: *** Sguardi ***
Capitolo 5: *** Scontri ***
Capitolo 6: *** Sfida ***
Capitolo 7: *** Start ***
Capitolo 8: *** Attacco ***
Capitolo 9: *** Ricordi ***
Capitolo 10: *** Rivelazioni ***
Capitolo 11: *** Trasparenza ***
Capitolo 12: *** La partita ***
Capitolo 13: *** Week – end a Hogsmade ***
Capitolo 14: *** Gelosia ***
Capitolo 15: *** Carpe Diem ***
Capitolo 16: *** La goccia che fa traboccare il vaso ***
Capitolo 17: *** Errori, o forse no?! ***
Capitolo 18: *** Partenze ***
Capitolo 19: *** Home Sweet Home ***
Capitolo 20: *** Natale ***
Capitolo 21: *** Visite inaspettate... ***
Capitolo 22: *** Ricongiungimenti ***
Capitolo 23: *** Friendship ***
Capitolo 24: *** Iniziare a credere in un sentimento ***
Capitolo 25: *** Fall in love ***
Capitolo 26: *** La lettera ***
Capitolo 27: *** Paura ***
Capitolo 28: *** Al San Mungo ***
Capitolo 29: *** Mamma, apri gli occhi! ***
Capitolo 30: *** La Quarta Maledizione Senza Perdono ***
Capitolo 31: *** L'arrivo di John ***
Capitolo 32: *** John Maximilian Carter ***
Capitolo 33: *** Minacce ***
Capitolo 34: *** Riflessioni ***
Capitolo 35: *** La mossa di Malfoy ***
Capitolo 36: *** Si passa all'azione ***
Capitolo 37: *** La rissa ***
Capitolo 38: *** La sospensione ***
Capitolo 39: *** Forgiveness ***
Capitolo 40: *** Notizie dall'Ordine ***
Capitolo 41: *** Lucida follia ***
Capitolo 42: *** I Mangiamorte si muovono ***
Capitolo 43: *** Impotenza ***
Capitolo 44: *** Il bambino sopravvissuto ***
Capitolo 45: *** Mortea Istantanea ***
Capitolo 46: *** Lips of an Angel ***
Capitolo 47: *** Misteri ***
Capitolo 48: *** Ricerche ***
Capitolo 49: *** Amico o Nemico? ***
Capitolo 50: *** Frammenti di verità ***
Capitolo 51: *** E' forse amore? ***
Capitolo 52: *** Arrivi ***
Capitolo 53: *** Posso fidarmi di te? ***
Capitolo 54: *** Vecchie conoscenze ***
Capitolo 55: *** Ritorni ***
Capitolo 56: *** Memory ***
Capitolo 57: *** Parole che colpiscono ***
Capitolo 58: *** Elisabeth ***
Capitolo 59: *** Thoughts ***
Capitolo 60: *** Il risveglio ***
Capitolo 61: *** Scelte ***
Capitolo 62: *** Controllata ***
Capitolo 63: *** Il mio raggio di sole ***
Capitolo 64: *** Di nuovo insieme ***
Capitolo 65: *** Ricordi di un passato dimenticato ***
Capitolo 66: *** La quiete prima della tempesta ***
Capitolo 67: *** The Storm ***
Capitolo 68: *** Spiegazioni e Piani ***
Capitolo 69: *** Corsa contro il tempo ***
Capitolo 70: *** Che lo Scontro abbia inizio ***
Capitolo 71: *** A Good Day To Day ***
Capitolo 72: *** A Good day To Died Part 2 ***
Capitolo 73: *** 73. My Sacrifice ***
Capitolo 74: *** 74. Lo scrittore della parola Fine ***
Capitolo 75: *** Happy Ending ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
pr
Prologo
Il più delle
volte ci chiediamo il motivo di alcuni nostri atteggiamenti, ma non
sempre troviamo una spiegazione logica ai nostri comportamenti.
Forse perché quando si tratta dell’amore, la logica e la ragione volano dalla finestra.
Non sappiamo
perché teniamo per noi le cose importanti, e sperperiamo le
sciocchezze, ma si sa, si impara sempre dai propri errori.
Sbagliando si impara.
Purtroppo
però a volte non è facile tornare indietro, le parole
dette sono come sassi lanciati, non ritornano più. E purtroppo
anche una sola parola fa più male di mille schiaffi.
Gli adolescenti, volenti o nolenti, sono i protagonisti di questi problemi.
A volte però il destino ci fa incontrare qualcuno….
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Capitolo 2 *** Un nuovo anno ***
1
1. Un nuovo anno
Hogwarts anche quell’anno apriva le porte ai suoi studenti.
Ragazzi e ragazze dai dieci ai diciassette anni varcavano insieme il
pesante portane di legno, accompagnati da risate e voci alte.
Harry James Potter camminava al fianco di Ronald Bilius Weasley ed Hermione Jane Granger.
Il trio si era ritrovato una settima prima alla Tana, ormai era il loro
ultimo anno, e come si poteva vedere dai loro occhi accesi,
l’emozione era alle stelle.
“Ci pensate?!” esclamò la ragazza, “E’ il nostro ultimo anno!”
“Per fortuna” le rispose il bambino sopravvissuto, “Non vedrò mai più Piton!”
Ron scoppiò a ridere aggiungendo, “Puoi ben dirlo
fratello! E pensa alla cosa ancora più bella,non dovremo mai
più aprire un libro!”
Harry diede il cinque al rosso, sotto lo sguardo corrucciato della
bella grifoncina, “Certo! Bravi, cosa pensate che il corso per
diventare Auror lo passerete solo per i vostri muscoli e i vostri occhi
chiari?!”
“Dai ‘Mione, prendi la vita con allegria!”
“Non è questione di allegria, Ronald!”
puntualizzò, mettendosi le mani sui fianchi, “Mettiti in
testa che quest’anno devi impegnarti, altrimenti…”
La ragazza smise di parlare perché il suo sguardo si era posato
su una figura appoggiata alla porta che li avrebbe condotti alla Sala
Grande.
I due giovani grifoni guardarono allibiti l’amica, non era da lei
lasciare a metà un discorso, soprattutto se si trattava di
studio, e seguirono i suoi occhi d’oro.
Appoggiato alla porta c’era un ragazzo che non avevano mai visto, sicuramente era nuovo.
Hermione non fu l’unica a rimanere abbagliata, tutte le ragazze
della scuola lasciarono a metà quello che stavano facendo per
ammirare quel dono di Merlino.
Il giovane, infatti, poteva vantare un corpo da modello: muscoli ben
messi, pelle chiara, capelli scuri come la pece che cadevano
scompigliati sulla fronte, fino a coprirgli parzialmente due iridi che
avrebbe sciolto un iceberg, blu come il mare più profondo.
Ron passò una mano davanti agli occhi dell’amica, guardando il giovane con uno sguardo truce.
Chi era quel pallone gonfiato?
Nessuno lo sapeva, e la curiosità salì alle stelle quando
Albus Silente in persona li sorpassò avvicinandosi al ragazzo, e
conducendolo personalmente nella Sala Grande.
“Avanti, cosa state aspettando!” la voce della
professoressa McGranitt risvegliò tutti gli studenti dallo stato
di trans in cui erano caduti.
Entrarono nella sala e si sedettero nei tavoli assegnati alle loro case.
Ebbe così inizio il nuovo anno, come da tradizione
l’anziana strega smistò gli alunni dei primo anno, poi
prima di iniziare il banchetto, il preside si alzò e
accompagnato dal ragazzo misterioso di avvicinò al pulpito.
“Miei cari ragazzi, benvenuti.” Il suo sguardo
azzurrò vagò su tutti gli studenti, consapevole di aver
già attirato la loro attenzione, “Tengo a ricordarvi le
solite cose, agli alunni del primo anno è impedito
l’accesso alla Foresta Proibita e ad alcune aree del castello, il
Signor Gazza provvederà a fare in modo che rispettiate queste
regole. Rammendo a tutti di seguire le indicazioni di Capo Scuola e
Prefetti, e vi ricordo che per ogni dubbio, perplessità o
problemi, io e tutto il corpo docenti siamo a vostra completa
disposizione”. Detto questo spostò il suo sguardo sul
giovane al suo fianco, appoggiandogli una mano sulla spalla, “Vi
starete chiedendo tutti chi sia questo ragazzo, ebbene il suo nome
è Lucas Flatts, ha diciassette anni e si è trasferito in
Inghilterra con i genitori, immagino avrete già sentito parlare
di Amelia e Richard Flatts..”
Hermione dal tavolo dei Grifondoro sussultò, questo non sfuggì ad Harry.
“Tesoro, tutto bene?”
“I Flatts sono una delle famiglie più potenti di tutta la
Svezia. Hanno ricevuto molti premi per il loro operato in patria,
diciamo che fanno un lavoro simile a quello dei nostri Auror. Non ho
idea sul perché si siano trasferiti qui…”
“Io una mezza idea ce l’avrei” disse cupo Ron.
Il trio si guardò negli occhi, un solo nome era vivo nelle loro menti: Lord Voldemort.
“Come vi dicevo” continuò il mago, “ il signor
Flatts ha studiato nella scuola di Stoccolma fino all’anno scorso
e quest’anno frequenterà l’ultimo anno. Passiamo
adesso all’assegnazione della tua casa” concluse con un
sorriso, appoggiandogli sulla testa il Cappello Parlante.
La sala cadde in un religioso silenzio quando il cappello magico
iniziò il suo discorso: “ Una mente molto sviluppata la
tua, una grande intelligenza, ma anche un grande coraggio.. ma cosa
vedo anche… mmm.. non credo che quella casa faccia al caso tuo,
no no… Si, credo invece che questa sia fatta apposta per te, per
il tuo carattere e per le tue aspettative… SERPEVERDE!” Gli occhi di Lucas si accesero.
La sorpresa all’interno della sala fu grande, un figlio di Auror nelle casa di Salazar Serpeverde.
Il neo-serpeverde scese dalle scale dopo aver ringraziato il preside e andò a sedersi al suo tavolo.
“Benvenuto” un ragazzo della sua età con gli occhi
blu gli sorrise in modo cortese, “Mi chiamo Blaise Zabini”
“Piacere” rispose, il suo sguardo vagò per l’intera tavolata.
“Io invece sono Malfoy, Draco Malfoy e sono Capo Scuola” il
biondo si era alzato per stringergli la mano, era nella sua natura di
figlio di papà tenersi ben stretti i figli di persone
importanti.
Draco Malfoy poteva vantare una bellezza mozzafiato: alto, fisico ben
proporzionato, capelli finissimi del colore dell’oro e occhi di
ghiaccio; era consapevole di avere gli occhi di tutta la popolazione
femminile di Hogwarts ai suoi piedi.
“E così vieni dalla Svezia?” gli chiese, risedendosi di fronte al nuovo arrivato.
“Si, i miei genitori si sono dovuti trasferire per motivi di
lavoro. Pare che abbiamo chiesto la loro presenza per un motivo
importante di cui ancora non mi hanno parlato”
“Capisco”
“Il tuo cognome mi suona familiare..” intervenne Nott.
“L’avrai sicuramente sentito” gli rispose Lucas con
un ghigno, guardandolo negli occhi “Sono le persone più
conosciute di tutta la Svezia. I miei genitori da soli, riescono ad
arrivare dove una trentina dei vostri Auror non si sognerebbero
mai”
Una risata sprezzante gli fece spostare lo sguardo verso Malfoy,
“Sei nella casa sbagliata per elogiare l’operato degli
Auror”
“Infatti non è quello che voglio fare” disse a tono,
“Sono solo delle marionette nelle mani di un Ministro che pensa
ai suoi interessi”
Zabini, Nott e Malfoy si guardarono per un attimo negli occhi, quel ragazzo aveva stoffa!
“Ho la netta sensazione che non sei contendo di essere qui”
una voce femminile lo fece voltare, Pansy Parkinson si sedette sulle
gambe di Draco, facendosi stringere introno ai fianchi.
“Puoi ben dirlo. Non me ne frega un bel niente dei problemi di
questo paese. L’unica cosa che mi interessava era restarmene e
casa mia. Ma a quanto pare, sono talmente tanto nella merda, che hanno
dovuto far scomodare i miei.”
“Tu però non sei costretto a seguire le orme dei tuoi
genitori” quella frase, fu un’esca lanciata da Draco
Malfoy, chissà se Lucas Flatts l’avrebbe afferrata.
“Vi rendete conto? Un figlio di Auror a Serpeverde!? Secondo me
quel cappello sta iniziando a dare fuori di matto! Non è che lo
drogano?!”
“Ron! Non essere sciocco, non danno sostanze stupefacenti al Cappello Parlante!”
“Andiamo Herm, secondo me l’idea non è da scartare!”
“Harry! Non ti ci mettere anche tu, per favore.”
Il famoso trio stava entrando nella Sala Comune dei Grifondoro, dopo
aver sorpassato il ritratto della Signora Grassa, furono accolti da
tutti i loro amici: Dean Thomas, Neville Paciock, Seamus Finnegan,
Lavanda Brown, Calì Patil e Ginevra Weasley.
I ragazzi si sedettero su un divano di fronte al fuoco, “Herm, tu che ne sai dei genitori di Flatts?” chiese Dean.
“Sinceramente non ne so molto, so solo che sono molto esperti in
ogni genere di incantesimo, sono molto preparati nel loro lavoro e se
sono qui, vuol dire che il Ministero ha deciso di muoversi. Anche se
non mi spiego lo smistamento”
“Io ti ho detto quello che penso!” le fece eco Ron.
“Andiamo Ronald! Non mi sembra il caso di dire questo genere di cazzate!” le rispose la giovane.
Il ragazzo la guardò, senza più dire una parola, come
avrebbe potuto, dopo aver soffermato per così tanto tempo gli
occhi sui suoi d’ambra?
Ron non poté evitare al suo sguardo di soffermasi sulla figura
dell’amica, era cambiata così tanto rispetto
all’anno prima: i suoi capelli castani le accarezzavano ondulati
la schiena, gli occhi erano del colore del metallo più puro che
potesse esistere, erano speciali come la persona che li possedeva, le
sue labbra erano piene e più di una volta si era chiesto cosa
avrebbe provato assaggiandole, poi il suo corpo, ogni curva era al
posto giusto, era magra ed atletica.
Distolse il suo sguardo solo quando quello della grifoncina
incontrò il suo. Hermione si era sentita osservata, e quando
scoprì il proprietario di quegli occhi che vagavano sulla sua
figura il suo cuore mancò di un battito.
Ron la stava guardando, e non appena lei si era voltata, lui aveva distolto lo sguardo, classico segno di imbarazzo!
Doveva ammettere che i suoi due migliori amici erano cresciuti a regola
d’arte, entrambi erano alti e il loro fisico era diventato
possente, Harry aveva due occhi verdi come la speranza sempre vispi e
svegli, Ron invece aveva due iridi azzurre come il cielo sereno.
Stanca di sentire i pettegolezzi di Calì e Lavanda si alzò.
“Vai già a dormire?” le chiese Harry.
“Si, sono un po’ stanca. Poi devo controllare alcuni compiti.”
“Sempre la solita” disse il rosso, facendole un sorriso.
La ragazza gli fece un occhiolino allegro e si chinò per baciare
entrambi sulla fronte, poi si diresse verso il suo dormitorio,
augurando la buona notte a tutti i suoi compagni di casa che erano
rimasti nel salottino.
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Capitolo 3 *** Amelia e Richard Flatts ***
2
2. Amelia a Richard Flatts
Lucas Flatts aprì lentamente gli occhi sotto la luce prepotente
dei primi raggi di sole. Era il suo secondo giorno nella Scuola di
Magia e Stregoneria di Hogwarts e già voleva tornarsene a casa.
Maledetti i suoi genitori e il loro fottutissimo lavoro!
Si alzò di malavoglia, attento a non inciampare negli effetti
personali dei suoi compagni di stanza. Si era già dimenticato i
loro nomi, a dir la verità non ci aveva neanche fatto
attenzione.
Se ne ricordava solo tre: Blaise Zabini, Theodore Nott e Draco Malfoy.
La prima impressione che aveva avuto di quel trio era che in quella
casa erano visti come degli idoli, nessuno osava metter loro i bastoni
tra le ruote, e forse per evitare beghe inutili, sarebbe stato
meglio tenerseli buoni.
Si lavò con l’acqua gelata, si vestì svogliatamente
e si passò distrattamente una mano fra i capelli, tanto era
inutile cercare di tenerli in ordine.
Uscì in silenzio dalla stanza e attraverso tutto il corridoio
dei sotterranei, cercando di ricordarsi l’ubicazione della Sala
Grande.
Riuscì a trovarla dopo parecchie imprecazioni, a quell’ora era quasi del tutto deserta. Meglio.
Si sedette al suo tavolo e iniziò a consumare la colazione, un
gufo scuro planò sulla tavola, consegnandogli una lettera.
Ciao tesoro,
come stai? Spero che ti trovi bene
nella nuova scuola. Il Preside al colloquio mi è sembrato una
persona molto carina, tu non trovi?
Io e tuo padre abbiamo parlato con il Ministro e il capo degli Auror, pare che la situazione sia molto grave.
Un mago, lo chiamano tutti
Tu-Sai-Chi, non sono ancora riuscita a scoprire il suo vero nome, sta
scatenando il terrore, a quanto pare hanno bisogno di persone in gamba, ma ti racconterò meglio alla prima occasione.
Mi raccomando, cerca di tenere a freno la lingua e fatti sentire.
Un bacio.
Il serpeverde accartocciò la pergamena e la fece dissolvere con la bacchetta.
La cosa non gli interessava minimamente, chi se ne frega di Tu-Sai-Chi, del Ministro e del capo degli Auror.
Odiava quel posto.
Non si sapeva spiegare neanche lui il motivo, ma non gli piaceva.
Rimase seduto per un po’, ma si alzò non appena la sala si riempì del voci di tutti gli studenti.
Salutò con un cenno Malfoy e Zabini, poi si diresse verso la
porta, doveva ancora cercare l’aula di Incantesimi, la sua prima
ora di lezione.
Per evitare due primini che si rincorrevano fece alcuni passi indietro andandosi a scontrare contro una ragazza.
“Scusami” la sentì sussurrare.
Lucas si voltò e i suoi occhi blu incontrarono il volto della
giovane, le fece un sorriso senza sentimento e senza una parola si
allontanò.
Hermione rimase ferma al suo posto. Quello sguardo e quel sorriso erano
davvero freddi, allora perché era bastano incontrare le iridi di
quel ragazzo misterioso per tremare?
Dal canto suo, il serpeverde mentre camminava per i corridoi del
castello non riusciva a togliersi dalla testa quegli occhi
d’ambra. Quel posto poteva iniziare a diventare interessante.
Lontano da Hogwarts, precisamente al Ministero della Magia stava per
iniziare una riunione molto importante tenuta da George Cray - il capo
degli Auror - e il Ministro stesso.
Tutto il corpo dei difensori del Mondo Magico era riunito,
all’ingresso del generale e del Ministro si alzarono in piedi
all’unisono.
“Bene Signori” iniziò il Ministro, “Vi abbiamo
riuniti tutti qui oggi per comunicarvi dell’arrivo di Amelia e
Richard Flatts”
Un applauso caloroso accolse l’ingresso dei due svedesi, che si accomodarono di fianco al generale Cray.
“Volevamo informavi che resteranno al nostro fianco fino alla
fine della missione, proprio per questo abbiamo stipulato un contratto
a tempo indeterminato. Come ben sapete la situazione sta diventando
sempre più critica, gli attacchi e i rapimenti continuano a
crescere e non riusciamo ad arrivare ad una soluzione accettabile.
Però di questo vi parlerà il generale, a lei la parola,
Cray”
Il Ministro si sedette al posto del capo degli Auror, al fianco di Amelia Flatts.
“Come vi ha anticipato il Ministro, la situazione peggiora ogni
giorno di più. È proprio per questo che abbiamo chiesto
il soccorso di due persone preparate come i Flatts, mi aspetto da voi
una completa disposizione per ogni chiarimento che avranno bisogno.
Comunque iniziamo la riunione. Volevo esporvi alcune notizie che
abbiamo raccolto in questi ultimi giorni. Non è più un
mistero che Voi-Sapete-Chi sta riformando il suo esercito, sta
chiedendo aiuto a tutte le forze magiche esistenti. Non chiama solo i
suoi fedeli Mangiamorte. Dobbiamo trovare il modo di fermarlo. Dobbiamo
impedirgli di avvicinarsi alla Scuola di Magia, non possiamo permettere
che Harry Potter corra dei rischi”
“Ma li attira come la peste, Signore!” esclamò un Auror alzandosi in piedi.
“Ne sono consapevole, Maggiore Smith, ma dobbiamo cercare di
tenerlo lontano dal castello. È proprio per questo che abbiamo
chiamato i signori Flatts, come molti di voi sanno, sono molto abili e
preparati nel loro lavoro, hanno ricevuto molti premi e lodi nella loro
patria. Questo non fa che migliorare la nostra situazione”
Richard Flatts si alzò dalla sua sedia e si affiancò al
generale, “Noi siamo venuti qui, perchè non abbiamo potuto
ignorare la vostra richiesta d’aiuto. Faremo il possibile per
esservi utili”
Un coro di applausi accolse la promessa del capitano.
“Loro figlio studia alla Scuola di Magia” continuò
Cray, “Questo è un motivo in più per tener sotto
controllo la scuola. Abbiamo saputo poco fa, che l’intero branco
di mannari si è unito all’esercito di Voi-Sapete-Chi. Non
abbiamo tempo fa perdere. Dichiaro chiusa la riunione, ognuno torni ai
propri compiti, cercando di scoprire il più in fretta possibile
le informazioni che ci permetteranno di annientare definitivamente il
Lord Oscuro”
Non appena tutti gli Auror furono tornati ai loro lavori, Amelia si affiancò al generale.
“Adesso vorrai spiegarmi, George, perché vi ostinate a chiamarlo con un nomignolo e non con il suo vero nome”
“Nessuno pronuncia il suo nome, Amelia. E’ quasi proibito”
“E’ proprio questo che vi rende deboli, caro
generale” affermò Richard, “E’ questa paura di
un nome, che permette al Lord Oscuro di essere più forte e
più furbo di voi.”
La lezione di Storia della Magia quel giorno era davvero noiosa, il
professor Ruf stava ripetendo gran parte dell’anno precedente
come ripasso, una noia mortale!
Harry, di fianco a un Neville in trans, aveva la testa appoggiata al
banco da più di un’ora e il suo esempio era stato seguito
da gran parte degli studenti, perfino da Serpeverde.
Hermione aveva smesso anche lei di seguire la guerra dei giganti da un
po’ e stava guardando fuori dalla finestra, Ron al suo fianco, si
era appisolato contro la sua spalla. Lo guardò per un istante e
sorrise, i ragazzi erano tutti teneri quando dormivano, il rosso
più degli altri, il suo respiro le solleticava il collo e il
suoi capelli di fuoco erano spersi in modo disordinato sulla fronte.
Dopo essersi soffermata qualche secondo in più sulla sua figura,
fece scorrere lo sguardo dorato su tutta la stanza, le sue iridi si
fermarono nuovamente su di lui.
Lucas Flatts.
Era veramente misterioso quel ragazzo, guardava il fantasma con sguardo
assente, nella mano aveva la penna d’oca che continuava a
picchiare contro il bordo del tavolo con un movimento cadenzato e
monotono.
Doveva ammettere però che aveva il suo fascino! Era a scuola da due giorni e aveva già fatto stragi di cuori!
Sentendosi osservato il serpeverde si voltò e il suo sguardo
incontrò quello di Hermione. I due giovani si fissarono per un
solo istante, poi la ragazza distolse l’attenzione da lui
concentrandosi su un movimento di Ron, il quale si stava svegliando.
Aveva un’espressione strana, ma ci avrebbe messo la mano sul fuoco, quel ragazzo le aveva sorriso.
Lucas rimase a guardare la schiena della grifoncina ancora per qualche
secondo, poi tornò a portare l’attenzione sulla punta
della penna.
Interessante.
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Capitolo 4 *** Sguardi ***
3
3. Sguardi
Cosa diavolo ci faceva li? Perché si era lasciata convincere da
quei due a seguirla alle selezioni per i giocatori di Quidditch di
quell’anno?
Maledetto il bambino sopravvissuto e quel fetente del suo migliore amico!
Hermione era seduta sugli spalti del grande campo di Quidditch del castello con un libro sulle gambe.
Al centro del campo Harry stava a cavallo della sua scopa con un blocco
in mano, stava prendendo appunti su tutti i cacciatori e battitori che
si erano proposti per entrare in squadra, Ron invece stava in porta, e
ogni tanto la salutava con un occhiolino.
Procedeva tutto con ordine fino a quando…
“Ehi San Potter, prendi la tua mandria di bambocci e levati dalle scatole!”
Draco Malfoy stava marciando al centro del campo con tutta la squadra di Serpeverde.
Harry si avvicinò al biondo seguito da Ron. “Cosa diavolo
vuoi Malfoy, è il nostro turno di selezione, vedi di non rompere
i coglioni, ok?”
“Neanche per sogno, Sfregiato, dobbiamo vedere quando è
bravo il nuovo portiere, levatevi subito dalle palle, se non volete
finire in infermeria”
“Ma chi ti credi di essere tu?” lo sfidò Ron con fare minaccioso.
“Lenticchia, per cortesia, vedi di non farmi incazzare.
Altrimenti la tua dolce mammina perderà una fonte di guadagno,
sempre se sei in grado di fare qualcosa, che non sia stare a culo del
bambino sopravvissuto”
Un coro di risate si alzò dalla squadra delle serpi, Hermione
dalla sua postazione capì che stava succedendo qualcosa di
grave, perché ci vollero ben tre persone a testa per fermare i
suoi due migliori amici.
Scese velocemente le scale e raggiunse i suoi compagni. “Che succede?” chiese a un ragazzo di seconda.
“Ecco, è arrivata anche la mezzosangue adesso” disse un serpeverde.
“Sta zitto Flitth!” ringhiò Ron.
“Adesso basta” disse pacato Zabini, “Draco, vediamo
di arrivare ad una conclusione, se dobbiamo decidere un nuovo portiere
muoviamoci, non ho tutto il giorno”
“Hai ragione” rispose Malfoy, “Forza levatevi, che
dobbiamo usare il campo” continuò spostando si peso un
ragazzino rosso-oro.
“E di grazia” iniziò Harry, “Chi è il nuovo portiere?”
“Lui” rispose Blaise spostandosi. Dietro di lui c’era
Lucas Flatts, le ragazze presenti sul campo trattennero il fiato, con
quella divisa sembrava un dio!
Il neo-studente aveva uno sguardo cupo, ma fiero. Aveva sempre amato
quello sport, era l’unica cosa che lo distraeva, non facendogli
pensare a niente. E se per evitare di far funzionare il cervello,
doveva giocare con quei figli di papà, beh, che male
c’era?
Il suo sguardo incrociò quello di Harry, i due si squadrarono
per qualche istante, poi il bambino sopravvissuto fece un cenno ai suoi
e sorpassò il gruppo di Serpeverde, “Non finisce qui,
furetto” ringhiò rivolto a Malfoy.
“Puoi contarci, Sfregiato, l’anno è lungo”
Il gruppo di Grifondoro seguì il suo capitano, Hermione fece
scivolare la sua mano in quelle di Ron, per evitare che il rosso
facesse qualche danno, camminando dietro ai suoi compagni passò
di fianco a Lucas, il ragazzo la seguì con lo sguardo, prima di
salire sulla sua scopa e liberarsi nel cielo, evadendo cosi da tutto,
anche da quegli occhi d’oro, per qualche ora.
“Chi si crede di essere quel maledetto furetto!” Harry
tirò l’ennesimo pugno contro il muro della sua stanza, Ron
era in piedi di fianco alla finestra con i pugni ancora stretti, mentre
Hermione era seduta vicino ai vetri, guardava i due amici con uno
sguardo pieno di apprensione. Non era la prima volta che Malfoy li
faceva uscire dalle grazie, ma prendersela così tanto per la
proprietà del campo da Quidditch era quasi assurdo.
“Harry, per favore, cerca di calmarti” cercò di placarlo, alzandosi e avvicinandosi al moro.
“Calmarmi?” esplose, afferrandola per le spalle con gli
occhi colmi d’ira, “Mi spieghi come diavolo faccio a
calmarmi? Non lo sopporto, non lo reggo, se solo riuscissi a fare
l’Avada Kedrava il primo ad essere colpito sarebbe lui!”
“Avanti, non è il caso di fare tutte queste scene” le rispose seria.
“E’ una questione di principio, ‘Mione”
intervenne Ron, “Il campo era nostro, e non mi interessa un
accidenti se quel novellino doveva far vedere le sue
potenzialità per entrare in squadra. Il turno era nostro. Fino
alle 18.”
“Infatti” confermò il bambino sopravvissuto, “Nessuno gli da tutte queste libertà”
“Ho capito” rispose piano lei, “Ma questo non vuol
dire che dovete fare i diavoli a quattro e rischiare una punizione solo
perché quel serpeverde è un cafone, o sbaglio?”
“Va bene, però…” cercò di salvarsi il rosso.
“Però niente, Ron…Evitiamo problemi, siamo solo alla prima settimana! Abbiamo un anno intero davanti”
I due ragazzi la guardarono, “E poi scusate, alla prima partita
gli farete vedere chi siete, no?” concluse con un occhiolino
amichevole.
I due sorrisero in modo lieve, quella piccola titana aveva ragione, si
guardarono nuovamente poi, come se si fossero messi d’accordo
telepaticamente le saltarono addosso, inchiodandola al letto.
“No… Vi prego… Ragazzi…. Il solletico no… Vi scongiuro!”
Nessuna supplica riuscì a fermare l’intento dei due
grifondoro, la stanza si riempì ben presto delle risate di
Hermione e di quella delle due pesti.
Dal canto suo, la ragazza non potè non ringraziare i due amici,
per qualche istante - anche se la stavano torturando con il solletico -
, era riuscita a non pensare a due iridi del colore dell'oceano.
Lucas Flatts uscì dagli spogliatoi per primo, si era stufato di
sentire discorsi senza senso: mezzosangue, babbani,
sanguesporco… che palle! Ma i serpeverde erano tutti cosi?
Entrò nel dormitorio e si infilò nella sua stanza,
buttandosi sul letto e restando immobile per un tempo infinito.
Da quanto non saliva su una scopa e non giocava? Tre o quattro mesi, ma
il tempo non gli aveva fatto dimenticare la sensazione del vento sulla
pelle e tra i capelli, il senso di potenza e forza che gli trasmetteva
il vuoto sotto di lui, si sentiva il padrone del mondo a cavallo della
sua scopa. In più tutta la casata di Serpeverde aveva notato il
suo talento innato per il Quidditch.
C’era una cosa che non riusciva a spiegarsi ancora, il potere che
esercitava su di lui quella ragazza, non sapeva neanche il suo nome
l’unica cosa che aveva capito era la sua natura: mezzosangue.
Non aveva mai visto degli occhi come i suoi, oro, un colore alquanto strano e insolito.
La sua vecchia scuola era piena di ragazze carine, poi consapevole
d’effetto dei suoi occhi, riusciva a farle cadere tutte ai suoi
piedi, ma mai nessuna aveva attirato la sua attenzione come lei.
Comincia quasi a piacermi questo posto, forse non mi annoierò cosi tanto come avevo pensato.
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Capitolo 5 *** Scontri ***
3
4. Scontri
“Merda!” Hermione si bloccò di colpo, portandosi una
mano sulla fronte, “Ho lasciato i libri di Trasfiguarazione in
dormitorio!”
“Se corri ce la fai, tanto siamo in anticipo” le disse
Harry. La ragazza annuì, lanciando la sua tracolla a Ron, che si
sbilanciò per il peso della borsa, “Merlino! Ma cosa
c’è dentro, l’intera biblioteca?!”
La grifoncina non gli rispose neanche, aveva già iniziato a correre nella direzione opposta.
Draco Malfoy, insieme ai suoi leccapiedi, Zabini, Nott e Flatts, che si
teneva però ad adeguate distanze, si stavano dirigendo verso
l’aula della Mcgranitt.
“Ma che cavolo!” sbottò Goyle consultando
l’orario, “Dobbiamo subirci la presenza dei Grifondoro non
solo per le lezioni di Pozioni, ma anche per quelle di Difesa,
Trasfigurazione, Storia della Magia e Incantesimi”
“Pensa al lato positivo Goyle” iniziò Nott, “Potremmo divertirci parecchio…”
“Si certo” rispose il corpulento serpeverde, “Soprattutto con la vecchia racchia”
Lucas alzò gli occhi al cielo, possibile che fossero cosi infantili?
“Perché ce l’avete così tanto con i
Grifoni?” chiese a Zabini, a prima vista gli sembrava il
più sano.
“E’ semplice” rispose per lui Malfoy, “Sono solo feccia”
“Quello che vuole dire” tradusse Blaise, “E’
che fin dalla fondazione della scuola, Salazar Serpeverde e Godric
Grifondoro erano nemici. La tradizione ha portato l’odio fino ai
nostri tempi”
“Interessante”
Il gruppo di serpi voltò l’angolo, all’arrivo di una
furia dai capelli mossi però, tutti si spostarono tranne Lucas
che era soprappensiero, così si ritrovò lungo e disteso
per terra, con un corpo femminile ben pressato contro il suo. La
ragazza fece leva sulle braccia per controllare che il malcapitato
fosse tutto intero, ma non appena si accorse di chi fosse il giovane,
il suo cuore iniziò a battere più forte.
Si alzò di scatto mormorando uno “scusa” sottovoce,
Flatts si sollevò da terra a sua volta, risistemandosi il
mantello, senza però allontanare gli occhi da lei.
“Mezzosangue, potresti guardare dove vai. Anzi dovresti
semplicemente evitare di esistere” le disse sprezzante Malfoy.
“E tu potresti evitare di far prendere aria alle corde vocali!” gli rispose a tono la grifoncina.
Però, aveva carattere!
“Come osi” la fronteggiò anche Nott estraendo la bacchetta e puntandola contro la ragazza.
“Theo, evita” intervenne Zabini, “E’ una Capo Scuola, potrebbe toglierti dei punti”
“Ecco Nott, fai il bravo, dai ascolto alla voce intelligente di Zabini” gli fece eco Hermione.
“Sporca figlia di babbani” la minacciò nuovamente Malfoy mettendosi al fianco di Nott.
“Adesso basta!” disse Blaise mettendosi davanti ai compagni
e dando le spalle alla grifoncina, “Piantatela, non ne vale
neanche la pena!”
“Te ne pentirai, Granger, questa è una promessa” concluse Nott.
“Sto già tremando, fidati”
Prima che succedesse il peggio, Zabini trascinò i compagni lontano dalla ragazza.
“Hai fegato” si sentì sussurrare all’orecchio.
Hermione si voltò di scatto, ma Lucas era già lontano, aveva semplicemente alzato una mano in segno di saluto.
La giovane si mise una mano all’altezza del cuore, non aveva
ancora smesso di battere forte, cercò di riprendersi
ricominciando a correre verso il suo dormitorio.
Ron sbuffò per l’ennesima volta, la teoria era sempre noiosa qualunque fosse la materia.
La McGranitt continuava a parlare facendo scorrere il gesso con la
telecinesi sulla lavagna, stava spiegando la teoria degli Animagus.
Il rosso guardava in giro, non riusciva proprio a concentrasi, il suo
sguardo limpido si soffermò su Hermione, avevo una strana
espressione, le gote erano leggermente arrossate e i suoi occhi avevano
un qualcosa di insolito.
“Tutto bene?” gli sussurrò sfiorandole la mano. La ragazza senza smettere di prendere appunti, annuì.
“Non mi sembra” continuò imperterrito, cercando di
attirare la sua attenzione, “Hai qualcosa di strano”
Hermione si voltò un secondo verso di lui e gli
bisbigliò, “Piccolo battibecco con Malfoy, ti spiego
dopo” detto questo ritornò a dare la sua completa
attenzione alla professoressa.
Consapevole di non ricevere più nessuna risposta
dall’amica, il rosso iniziò a guardarsi in giro per
l’aula, e quello che notò non gli piacque molto.
Lucas Flatts aveva lo sguardo puntato contro di loro, in particolare verso Hermione.
Non mi piace, non mi piace per niente.
“Non ho capito, quel deficiente ti ha rotto le palle per che cosa?” la voce di Harry era alquanto imbufalita.
“Stavo correndo e mi sono scontrata con Flatts”
ricominciò per l’ennesima volta Hermione, “Lui ha
iniziato a fare la sue battutine demenziali e io gli ho semplicemente
risposto a tono, poi si è messo in mezzo Zabini e li ha portati
via” concluse con un sospiro.
Ron non aveva aperto bocca, aveva ancora piantato in testa gli occhi blu del serpeverde che vagavano sul corpo di Hermione.
“Quel pallone gonfiato, se lo becco in giro…” il
bambino sopravvissuto aveva iniziato il suo classico monologo contro
Malfoy.
“Harry, te l’ho già detto venti volte, non è
successo niente. Non star li a diventare matto per quel cretino. Non ne
vale la pena, lo sai” gli ripeteva esasperata la giovane.
“Herm, per cortesia, non ricominciare. Lo sai benissimo che mi da fastidio che ti rompa le palle”
“Lo so, e ti ringrazio. Però non risolverai niente facendoti venire l’ulcera in questo modo”
“Come vuoi” le disse accarezzandole una guancia,
“Però se sarò presente la prossima volta, non
riuscirai a fermarmi, chiaro?”
“D’accordo” gli rispose, “Adesso però
scusatemi, ma devo andare a cercare dei libri in biblioteca, approfitto
della pausa, perché dopo abbiamo Incantesimi. Ci vediamo
dopo!”
Non appena la grifoncina sparì dalla loro vista, Ron diede voce ai suoi pensieri.
“Non le ha tolto gli occhi di dosso per tutta la lezione”
Harry si voltò stranito verso l’amico, “Di chi parli?”
“Flatts” rispose il rosso, “L’ho tenuto
d’occhio per un po’, e non ho spostato lo sguardo neanche
per un secondo da lei”
Le orecchie del giovane Weasley avevano assunto un colore piuttosto acceso, brutto segno.
“A volte mi chiedo se lo fai apposta o se sei davvero più
ottuso di un babbano!” gli disse di punto in bianco.
“Come scusa? Io non sono un babbano!” rispose indignato.
“Davvero? A volte sembra di si!”
“Dove vuoi arrivare Harry, sono già parecchio nervoso di mio! Non ti ci mettere anche tu!”
“Ti piace, non negarlo”
“Chi, di grazia?”
“Come chi? Hermione, è ovvio”
“Ma stai scherzando! Le voglio un gran bene, ma solo e unicamente come voglio bene ad un’amica”
“Si certo, continua ad auto convincerti”
“Ti sei fumato il cervello per caso? Da dove ti salta fuori quest’idea?”
“Ho semplicemente dato voce a quello che tu ti tieni dentro da anni”
“Smettila di dire cretinate. Hermione per me è solo
un’amica. Ti ho solo detto che non mi piace come Flatts
l’ho guardata. Fine della storia.”
“Sei solo geloso” gli disse con un sorriso che la sapeva lunga.
“Al diavolo!” gli rispose il rosso, superandolo.
Harry guardò l’amico allontanarsi rosso in viso, aveva
colpito nel segno, ne era sicuro. Ron stava solo scappando dai suoi
sentimenti per la loro migliore amica.
Si sentiva osservata. Una sensazione del genere l’aveva provata
durante il suo quarto anno quando Victor Krum la seguiva in biblioteca
per chiederle di andare al ballo con lui.
Adesso era nuovamente li, in quel luogo pieno di libri, consapevole di
avere un paio d’occhi puntati contro la schiena. Istintivamente
portò una mano sulla bacchetta e si voltò.
Nessuno.
Intorno a lei regnava il silenzio, si sentivano solo gli uccellini
cinguettare fuori dalla finestra aperta di fianco a lei, non
c’era nessun altro a quell’ora, era per quello che lei
andava sempre li prima di pranzo.
Era però sicura, di non essere sola in quel luogo, non si
spiegava il perché, ma era una sensazione che non
l’abbandonava.
C’era qualcuno.
Si alzò, chiuse il libro che aveva davanti e se lo mise nella
tracolla. Non riusciva a stare li, ferma, con quel presentimento
addosso. Non riusciva a concentrarsi..
Iniziò a camminare avvolta nel silenzio, con la mano sempre appoggiata alla bacchetta.
“Hai davvero una bella lingua!”
Quella voce le face mancare un battito, si voltò di scatto puntando la bacchetta alla gola di chi aveva parlato.
“Ehi calma! Non voglio mica ucciderti!” disse divertito il ragazzo.
“Scusami” Hermione abbassò l’arma, fissando Lucas Flatts negli occhi. “Cosa ci fai qui?”
“A dir la verità ti cercavo” rispose sincero il
ragazzo, facendole un sorriso. “Dopo l’incontro
improvvisato di stamattina, volevo almeno sapere il tuo nome”
La ragazza arrossì ripensando alla situazione imbarazzante che
l’aveva colpita quella mattina, le era praticamente finita
addosso ed erano caduti lunghi e distesi sul pavimento! Se ci pensava
sentiva ancora sotto al naso il suo profumo.
Il ragazzo si avvicinò pericolosamente a lei, Hermione trattenne il fiato, appiattendosi contro uno scaffale.
“Non ci siamo ancora presentati come si deve” sussurrò lui, “Lucas”
“Hermione” bisbigliò lei, “Hermione Jane Granger” arrossendo ancora di più
“Bel nome” le disse allontanandosi leggermente, senza
però staccarle gli occhi di dosso, adorava vederle le gote
imporporate come quella stessa mattina.
Dal canto sua la grifoncina non riusciva a formulare un pensiero
logico, la presenza di quel ragazzo era intossicante, non riusciva a
spiegarsi il perché di tante attenzioni nei suoi confronti.
“Io…” iniziò, “Ti ringrazio… ma adesso devo andare”
Lucas si spostò permettendole cosi di passare, mantenendo
però quello sguardo profondo su di lei, “Ci vediamo in
giro, Jane”
Detto questo la superò, notando che non muoveva un muscolo, ed uscì dalla biblioteca.
Sarebbe caduta ai suoi piedi.
Hermione seguì il ragazzo con lo sguardo, cosa le stava
succedendo? Non le era mai successo di essere così paralizzata
davanti ai ragazzi. Diamine! Erano sette anni che stava con Harry e
Ron.
Fece un respiro profondo, cercando di calmare i battiti furiosi del suo
cuore, aveva ancora sotto il naso il suo profumo, era talmente buono!
Scosse la testa, se quel ragazzo pensava di mandarla in confusione cosi
facilmente, si sarebbe ricreduto!
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Capitolo 6 *** Sfida ***
5
5. Sfida
Lucas era seduto su una poltrona in Sala Comune, il camino
scoppiettava, ma anche se il fuoco era piuttosto potente, la stanza non
era molto illuminata.
C’erano poche persone, per questo l’atmosfera era ancora
calma. Dopo l’arrivo di Malfoy e compagni, il giovane Flatts
dovette ricredersi.
“Flatts”
“Malfoy”
“Ho bisogno di sapere una cosa” gli disse schietto.
“Sono tutte orecchie” rispose fissandolo negli occhi.
“Cosa ci fai in questa casa? Non sei una serpe come noi, noi
stiamo lontani dai mezzosangue, dai figli di babbani, dagli amici di
San Potter”
“Ho capito” lo interruppe, “Dove vuoi arrivare?”
“Vogliamo una spiegazione sul perché sei in questa casa” precisò Nott.
“Non ho scelto io di venire in questa casa, è stato
quell’affare logoro” iniziò Lucas, guardando prima
Theodore e poi Malfoy, “Non sono un rammollito come Tassorosso,
non sono un secchione come Corvonero, non ho il cuore puro di
Grifondoro, quindi l’ultima spiaggia era Serpeverde. Tutto
qui” concluse puntando il suo sguardo nel ghiaccio di Draco.
“Cosi, non hai nessuno intenzione di unirti a noi?” chiese Goyle.
“Ve l’ho già detto. Non ho nessuna intenzione di
entrare nelle vostre beghe! Voi-Sapete-Chi non mi interessa! Ho capito
che voi siete il marcio di questa scuola, non ci vuole un genio”
affermò con un ghigno, “E visto che non cambierò
idea, vorrei essere lasciato in pace” terminò alzandosi.
Non esserne cosi certo.
Malfoy si scostò giusto per farlo passare, ma gli
sussurrò: “Prima delle fine dell’anno, sarai nelle
nostre file”
“Io non ci metterei la mano sul fuoco” un sibilo, che solo il biondo serpeverde capì.
Rettilofono, interessante…
“Mi volete spiegare cosa vi prende a tutti e due?”. Era la
terza volta che Hermione rivolgeva quella domanda a Harry e Ron, erano
nuovamente in camera dei ragazzi, si erano ritrovati li, perché
la ragazza ce li aveva trascinati, visto che non le davano una
spiegazione del loro improvviso cambio d’umore.
“Vi si è annodata al bacchetta per caso?”
Nessuna risposta. Quei due erano allucinanti quando si mettevano d’impegno per farla diventare matta.
“Allora?” incalzò, “Vi avviso, resto qui
ancora per cinque secondi, se non ricevo una risposta soddisfacente, me
ne vado e tanti saluti” li minacciò mettendo le mani sui
fianchi.
I due ragazzi la fissarono, ma non aprirono bocca.
“D’accordo, l’avete voluto voi. Ci vediamo”
Stava per aprire la porta quando…
“E’ colpa sua, è un cretino!” iniziò Ron.
“Ah, io sarei un cretino, ma ti sei visto tu?!” rispose Harry iniziando ad avvicinarsi con fare minaccioso.
Hermione alzò gli occhi al cielo, eccoli che ricominciavano a
fare i bambini dell’asilo. Quanto non li sopportava quando
facevano così!
“Si, tu, grand’uomo! Sei un perfetto idiota!”
“Certo, infatti sono io quello che mi nascondo dietro una fottutissima maschera, vero?”
“Ti sei inventato tu tutta questa storia, mica io!”
“Ma è la pura e semplice verità! Solo che tu non l’accetti perché sei un vigliacco!”
“Come ti permetti di darmi del vigliacco!”
“Mi permetto eccome, visto che è quello che sei!”
“Ritira subito quello che hai detto!”
“Non ci penso neanche! E’ quello che penso!”
“Voce mortis!!”
Entrambi i ragazzi si misero ambedue le mani sulla gola, non usciva più un suono. Si voltarono stupiti verso Hermione.
“Almeno state zitti per due secondi!” disse avvicinandosi a
loro, li spinse tutti e due sul letto, seduti e allibiti la guardarono,
“Adesso mi ascoltate bene! Non so cosa diavolo vi sia saltato in
mente, non so cosa vi ha tanto arrabbiare e neanche lo voglio sapere.
Uomini e il vostro orgoglio di merda! Fatto sta che non ho nessuna
voglia di stare qui a sentire le vostre accuse idiote! Non hanno nessun
senso! Finitela una buona volta di fare i bambini, questa storia
l’avete già vissuta tre anni fa, direi che una volta basta
e avanza! Capita anche ai migliori di litigare, ma voi due non potete
permettervi di mandare tutta a puttane per una stronzata, sono stata
chiara?!”
I due ragazzi annuirono lentamente, quando si arrabbiava faceva davvero paura.
“Bene! Ora stringetevi la mano, forza!”
I due si guardarono, ma restarono fermi.
“Allora?! La rivolete la voce o no?! Non mi costa niente lasciarvi così, sicuramente fate meno rumore!”
Harry e Ron ancora titubanti si strinsero con forza la mano, solo dopo
averle allontanate Hermione puntò la bacchetta contro le loro
gole e sussurrò il contro incantesimo.
“Ma sei impazzita per caso?!” sbottò Ron, con la voce leggermente rauca.
“Infatti, sei per caso diventata matta?!” lo fiancheggiò Harry.
La ragazza sorrise lievemente, “Almeno avete smesso di fare gli idioti!”
Si guardarono tutti e tre e poi scoppiarono a ridere.
“Siamo due perfetti cretini!” disse tra le risate Harry.
“Puoi bene dirlo fratello!” rispose Ron.
Hermione li guardò, scotendo la testa. “Siete unici, veramente”
“E’ anche per questo che ci adori, di la verità?” scherzò il bambino sopravvissuto.
“Soprattutto per questo!” gli fece eco il rosso.
“Si razza di dementi!” rise la grifoncina passando le braccia al collo di tutti e due.
Notte fonda.
Tutta l’Inghilterra dormiva, tranne casa Flatts.
Amelia era seduta su una sedia in salotto, con un calice di vino in mano, suo marito invece era appoggiato al muro.
“Ne sei certo?” chiese la donna alzando gli occhi scuri su Richard.
“Si Amy, Lucas ha usato le sue capacità” rispose
stringendo i pugni, i suoi occhi blu si incupirono. Non aveva mai
perdonato il fato di avergli dato un figlio che parlasse il
serpentese. Che disonore! Il primogenito di due paladini della legge
come loro, aveva una capacità così sinistra.
“Avanti Rich.. non pensare male. Magari stava solo pensando”
“E’ STATO CAPITO! L’HO SENTITO! E SAI CHE NON MI SBAGLIO MAI!!” urlò fuori di se il capitano.
Amelia Flatts si alzò dal suo posto avvicinandosi al marito, gli
passò le braccia intorno al collo e lo abbracciò di
slancio. “Non preoccuparti. Non gli è mai importato niente
di nessuno che avesse coltivato manie di grandezza. Non sarà di
certo lui a portarcelo
via” sussurrò contro il suo collo, cercando di convincere
lui, ma soprattutto se stessa. L’uomo non le rispose, ma
stringendosela più forte addosso le baciò una tempia.
Lo spero, altrimenti se ne pentirà...
Il giorno dopo ad Hogwarts c’era il fermento, il giorno prima
c’era stata la prima riunione del Comitato Studentesco e tutte le
ragazze della scuola erano elettrizzate. Cosa avranno organizzato per
quell’anno?
A colazione il Preside tenne il suo classico discorso: “Miei cari
ragazzi, insieme ai vostri compagni ieri abbiamo deciso di organizzare
una festa in occasione del Natale. Si terrà la sera prima del
vostro ritorno a casa, esattamente il 23 dicembre. Consiglio a tutti di
sfruttarla anche come occasione per porgervi gli auguri per il nuovo
anno, visto che non avrete l’opportunità di vedervi la
sera di San Silvestro. I Prefetti, I Capo Scuola e i membri del
consiglio si assumono la responsabilità di tutta la
preparazione. Dopo questo, vi auguro una buona giornata” e con un
sorriso, sparì.
“Una festa! Che cosa magnifica…” la voce di Lavanda
era acuta per l’eccitazione. “Hai ragione, è
veramente emozionante” le fece eco Calì.
“Si, fantastico” la voce senza sentimento di Ginevra Weasley le fece voltare allibite.
“Perché?” le chiesero in coro.
“Perché non ho nessuna voglia di vestirmi come un confetto!”
“Andiamo Ginny, sarà bellissimo e divertente. Se hai
problemi con l’abito, te ne prestiamo tranquillamente uno, e poi
dai, ci saranno balli, musiche, alcolici…” iniziò
ad elencare la Patil.
“Evviva, tutti ubriachi!” le venne incontro Hermione. La
rossa le rivolse un sorriso grato, era risaputo che la Granger odiasse
le feste.
“Andiamo ragazze! Ci divertiremo!” aggiunsero nuovamente in coro.
“Sicuramente” risposero loro alzandosi. Era inutile
discutere con quelle due, soprattutto quando si parlava di balli,
feste, vestiti, make-up…
Quando le due grifoncine uscirono dalla grande sala vennero
“accolte” da alcuni Serpeverde. Stranamente non c’era
Malfoy.
“La mezzosangue con la babbanofila.. che coppia ragazzi!”
“Evapora Nott” sibilò Hermione
“Altrimenti cosa mi fai Granger? Sei stata graziata una volta,
non pensare che possa andarti sempre bene” gli disse minaccioso.
“C’è qualche problema?”
Sentendo quella voce, Nott e compagni si voltarono. “Guarda un
po’ chi si vede! Ehi Potty!” scherzò una delle
serpi.
“Sparite” li provocò Ron, arrivato al fianco dell’amico.
“Altrimenti Lenticchia cosa fai, chiami l’Ordine?!”
“No, faccio di meglio Nott. Ti spacco la faccia!” sibilò il rosso schioccandosi le dita.
“Ron! Fermo!” Hermione si mise davanti a Weasley
appoggiandogli le mani sulle spalle larghe, “Non ne vale la pena,
te l’ho già detto mille volte”.
I serpeverde scoppiarono a ridere mentre si allontanavano, avevano raggiunto quello che volevano.
“Io li uccido, un giorno o l’altro giuro che lo faccio!” esclamò Harry.
“Io sicuramente ti aiuto!” gli fece eco Ron, senza
allontanarsi dalla grifoncina, che ancora lo teneva per le spalle.
“Ron, non serve a niente arrabbiarsi così” lo rimproverò la giovane.
“Ha ragione lei, fratellone. Lo fanno apposta per provocarvi, non serve rispondere alle minacce”
“E’ questione di principio, Gin. Mi sono rotto le palle di
starli a sentire senza fare qualcosa” le rispose il rosso,
staccandosi dall’amica.
“Già, non possiamo andare avanti a farci trattare così” aggiunse Harry.
“Oh insomma, basta!” disse Hermione, “Mettete da parte l’orgoglio e fate funzionare il cervello!”
Ron non riuscì a rispondergli a tono, perché due parole appena sussurrate lo fecero vedere rosso.
“Buongiorno Jane”
I quattro grifondoro si voltarono allibiti, nessuno chiamava Hermione
con il suo secondo nome. La giovane in questione fu l’ultima a
voltasi, aveva già riconosciuto il proprietario di quella voce
profonda.
“Lucas” rispose in modo neutrale.
Il ragazzo si avvicinò a lei senza dirle più una parola,
Harry e Ron trattennero il fiato quando lui si chinò su di lei
per spostarle una ciocca di capelli dietro l’orecchio. La ragazza
rimase immobile, con lo sguardo fisso nelle sue iridi blu, non gli
avrebbe più dato la soddisfazione del giorno precedente.
“Più morbidi dei tuoi non li avevo mai sentiti” le sussurrò all’orecchio.
“E io più impertinenti di te non li avevo mai
conosciuti!” gli rispose allontanandogli la mano dai suoi capelli.
Harry e Ron poterono tirare un sospiro di sollievo, avevano temuto il peggio. La loro amica era sempre la migliore.
Lucas però scoppiò a ridere, la sua risata però
era senza sentimento. “Hai fegato, te l’ho già
detto. Però non reggerai ancora per molto!”
“Scommettiamo?!”
“Mi stai sfidando, Jane?”
la provocò, e si sa che un Grifondoro non rinuncia mai
facilmente ad una sfida, per il troppo orgoglio presente nel suo cuore.
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Capitolo 7 *** Start ***
6
6. Start
“Quel tipo non mi piace” sbottò Harry mentre si avviava verso il campo di Quidditch con Ron.
“Visto! Io te l’avevo detto, ma tu hai tirato in ballo la
storia della gelosia, e la cazzata colossale che fossi innamorato di
Hermione!”
“Quello continuo a crederlo” precisò, ma notando lo
sguardo corrucciato del rosso, decise di salvarsi in calcio
d’angolo, “Non è questo il punto però, Flatts
non mi dice niente di buono”
“Neanche a me, fratello, già solo che è in quel
covo di serpi mi fa pensare che ci sia del marcio in lui”
“Non fare di tutta l’erba un fascio, però neanche a
me va a genio. Su questo sono d’accordo con te”
“E poi, ma chi si crede di essere, sfidare Hermione!”
“Beh, qui casca male però, la nostra ‘Mione non la batte nessuno” sorriso il bambino sopravvissuto.
“Questo è ovvio, però non vorrei che faccia qualche cazzata!”
“Stiamo parlando di Hemione, lei ha sempre tutto sotto controllo”
O forse no….
Hermione Jane Granger si stava maledicendo in tutte le lingue che
conosceva! Da quanto tempo era sulla torre più alta del
castello? Non lo sapeva.
Ormai aveva esaurito gli insulti rivolti alla sua persona da un po’!
Cosa gli era venuto in mente? Accettare la sfida di Lucas Flatts, il
ragazzo che dopo i suoi due migliori amici, la faceva vibrare come una
corda di violino ad un solo sguardo.
Era stato furbo, aveva colpito il suo punto debole: l’orgoglio.
Maledizione!
E poi, miseriaccia, come si permetteva di chiamarla con il suo secondo
nome, nessuno lo faceva perchè sapevano tutti che la mandava in
escandescenza.
“Sola, soletta?”
Ancora!?!
“Ma cosa fai tu durante la giornata” chiese voltandosi, “Mi perseguiti?!”
Flatts sorrise in un modo strano, ma non le rispose. Rimasero li a
guardarsi negli occhi, lei aveva lo sguardo dorato infuriato, lui, al
contrario, aveva le iridi blu attraversate da una strana luce:
divertimento? Si stava prendendo gioco di lei per caso? Questo non
poteva permetterglielo!
“Non giocare con il fuoco” gli sussurrò
avvicinandosi pericolosamente a lui, ma se ne pentì un istante
dopo, quando il suo maledetto profumo la investì in pieno.
“No, a dir la verità faccio sul serio” rispose lui, avanzando.
La giovane cercò di sostenere il suo sguardo, non poteva cedere, non ora che la loro sfida era iniziata.
Il ragazzo notando che non rispondeva si abbassò leggermente al
livello dei suoi occhi, spostando l’attenzione sulle sue labbra,
erano ben disegnate e già dall’apparenza sembravano
morbidissime, chissà nella realtà!
Sempre guardandola fece un altro sorriso che assomigliava più a un ghigno.
Hermione Granger spalancò gli occhi quando capì a cosa
era dovuto quel sorriso, ma fu troppo tardi. Lucas Flatts si era
già chinato verso le sue labbra e l’aveva baciata, un
semplice sfioramento, ma abbastanza per mandarla in tilt! “Come
avevo immaginato” gli sussurrò dopo essersi allontanato di
qualche millimetro, poi la sua voce si bloccò a seguito di uno
schiaffo non previsto!
La ragazza aveva ancora la mano tesa e lo guardava con gli occhi colmi
d’ira, lui si toccò lievemente le guancia colpita, ma
senza smettere di sorridere.
“Non ti permettere” sibilò sorpassandolo, “Non
t’ azzardare a provarci un’altra volta, sono stata
chiara”.
“Non ci sperare, Jane”
“E non chiamarmi Jane!” gli urlò contro, prima di sbattersi la porta alla spalle.
Quando la ragazza fu sparita oltre la porta, Lucas diede libero sfogo
alle risate. Si, finalmente aveva trovato un passatempo davvero
divertente!
Hermione aveva un diavolo per capello quando quella stessa sera entrò nella Sala Comune di Grifondoro.
“Si può sapere dove sei stata per tutto il pomeriggio?” le chiede Harry.
“Lascia stare” sibilò lei, lasciandosi cadere sul divano di fianco a Ron.
“E’ successo qualcosa?” le chiese il rosso notando lo sguardo spiritato dell’amica.
“No”
Harry e Ron si guardarono, “Sicura?” provò Harry.
“Si”
“Mione, ormai ti conosciamo” iniziò piano Weasley,
“Si vede lontano un miglio che c’è qualcosa che ti
ha fatto infuriare”
“Va tutto bene” scandì la ragazza, squadrando prima uno e poi l’altro.
“Ti hanno rotto ancora le palle i Serpeverde?”
“No”
“Hai dovuto subirti le seghe mentali che si tirano Lavanda e Calì per la festa di Natale?”
“No”
“Ti sei dimentica di fare qualche compito?”
“No”
“Hai perso un libro?”
“NO”
“Ci sono, ti sono arrivate?”
“NO!”
“Ho trovato! Il rospo di Neville ti è saltato addosso mentre scappava da quell’idiota?!”
“NO!!” Hermione scattò in piedi, “Non mi
è successa nessuna di queste cose demenziali che avete detto! Se
non vi rispondo ci sarà un motivo, non ne voglio parlare!”
“Ma…” provò Harry.
“Niente ma, Harry. Non ho intenzione di aprire bocca”
“Ci sono” Ron alzò gli occhi azzurri e li
puntò sull’amica, “Centra quell’imbecille di
Flatts”
A sentirlo nominare Hermione arrossì vistosamente, abbassando subito lo sguardo.
“Ho indovinato” disse senza sentimento, “Cosa ha
combinato?” chiese con un’espressione strana dipinta sul
volto, anche Harry si fece più attento, notando che la ragazza
non dava segno di risposta.
“Niente” sussurrò.
“Non ci freghi, sei arrossita” le rispose Ron.
“Ho detto che non è successo niente” rispose puntando gli occhi su entrambi i ragazzi.
“Non ci crediamo” disse il bambino sopravvissuto.
Quando volevano quei due potevano essere veramente insistenti e asfissianti!
“Allora?” incalzarono in coro.
“E VA BENE!” urlò allora la ragazza, al limite della sopportazione, “MI HA BACIATA, CONTENTI?!”
“Che cosa?!” scattarono entrambi, con gli occhi colmi d’ira e le guance rosse.
“Avete capito” rispose la ragazza, “Ora vado a
dormire, vi pregherei di non dire altro” detto questo non
aspettò un istante solo per girare i tacchi e allontanarsi il
prima possibile da quei due. Li conosceva troppo bene per non
immaginare che tipo di reazione potessero avere dopo quella
rivelazione.
Non voleva star li a spiegar loro il modo idiota in cui si era lasciata
sorprendere, il modo in cui il solo contatto con quelle labbra calde le
aveva scaldato il cuore, il modo in cui era scappata via.
Non riusciva a perdonarsi quella debolezza, Lucas Flatts l’aveva baciata! Dannazione!
“Flatts” Lucas alzò lo sguardo verso chi
l’aveva chiamato, non si stupì di trovarsi lui davanti.
Non demordeva il ragazzo.
“Malfoy”
“Mi stavo chiedendo” iniziò il biondino sedendosi
comodamente di fronte a lui, “Se mi fosse sfuggito
qualcosa?”
“Riguardo a cosa?”
“Riguardo il tuo comportamento”
“Non ti seguo” disse, falsamente interessato
“Sarò franco con te” rispose serio, “Per il
semplice fatto che mi stai simpatico e poi non voglio rogne
all’interno della mia casa. Comunque noi serpeverde non
familiarizziamo con i mezzosangue”
“Ti ho già esposto il mio pensiero” rispose il
giovane, “Non amo particolarmente dovermi ripetere”
“Certo, non lo metto in dubbio, però per il quieto vivere,
stai lontano da quella sudicia sangue sporco, o dovrai vedertela con
me. Sono stato chiaro?”
Memento audere semper.
Ricordati di osare sempre.
Glielo diceva sempre suo padre, ed era uno dei pochi consigli che seguiva, sempre e comunque.
Si alzò, senza allontanare gli occhi dal Capo Scuola, “Io
faccio quello che voglio. L’ho sempre fatto, non sarai di certo
tu a farmi cambiare le abitudini”
“Io non ne sarei molto sicuro, qui dentro non ci sono mamma e papà a pararti il culo”
“Non ho bisogno di loro. Me la sono sempre cavata da solo. E non sarai certo tu, figlio di papà, a fermarmi”
“Ne sei certo?”
“Sicuro”
Anche Draco Malfoy si era alzato dal suo posto e si era avvicinato al compagno, il suo sguardo non prometteva nulla di buono.
“Non ti conviene metterti contro di me, se ti metti contro di me,
ti metti contro il Lord Oscuro, e non sono tanti quelli che
sopravvivono se se lo fanno come nemico”
“Non ho paura di lui”
“Fossi al tuo posto ne avrei invece”
“Tu, io no”
“Costatando che sei un rettilofono, qualcosa di marcio hai dentro anche tu”
Quelle parole furono come un’esca lanciata alla quale Lacas non
riuscì a resistere, il pugno fu veloce e potente, ancora
stordito dal colpo ricevuto, Malfoy si ritrovò sbattuto contro
il muro.
“Non aprire bocca su cose che non sono di tua competenza. La
prossima volta non mi limiterò ad un colpo soltanto” detto
questo se ne andò.
Arrivato in camera si lasciò cadere sul letto, maledetto Malfoy e maledetto il fatto di essere un rettilofono.
Cosa diavolo gli era venuto in mente l’altro giorno, parlare in
serpentese in un covo di serpi, conoscendo le origini di quei ragazzi
avrebbe dovuto immaginare che qualcuno di loro aveva le sue stesse
capacità.
Suo padre l’avrebbe ammazzato, contando che era legato a lui in
un modo indissolubile, veniva a sapere in tempo reale ogni volta che
parlava in quella strana lingua.
L’avrebbe distrutto alla prima occasione.
Merda!
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Capitolo 8 *** Attacco ***
7
7. Attacco
Una stella fa luce senza troppi perché,
ti costringe a vedere tutto quello che c’è.
- Ligabue -
“Minerva posso rubarti un minuto?” per la prima volta in
tutta la loro esistenza gli studenti del settimo anno ringraziarono
Severus Piton per la sua presenza all’interno della scuola!
“Certo Severus, vengo subito” rispose la donna,
“Cercate di mantenere un comportamento decoroso durante la mia
assenza, chiaro?”
Parole al vento!
Non appena la strega si chiuse la porta alle spalle, all’interno
della stanza scoppiò il finimondo, d’altronde in quella
classe erano presenti Grifondoro e Serpeverde.
Questo però non fece tornare infuriata al professoressa,
perché in quel preciso momento era venuta a conoscenza di una
terribile notizia.
“Stai scherzando?” la voce della McGranitt era inclinata
“No” rispose serio il professore di pozioni, “I
Mangiamorte hanno attaccato al zona di Piccadilly Circus”
“Maledizione”
Erano presenti anche gli altri due rappresentanti delle case: la professoressa Sprite e il professor Vitius entrambi sconvolti.
“Come hanno fatto?” chiese la strega.
“Non si sa ancora con certezza, hanno attaccato in massa,
ovviamente Magia Oscura. Il numero di vittime è molto alto, la
maggior parte sono babbani e mezzosangue, c’era
d’aspettarselo”
“Gli Auror?” domandò la Sprite.
“Sono arrivati troppo tardi, l’allarme è stato
lanciato in ritardo e quando sono arrivati hanno potuto solo ammirare
il disastro, non hanno neanche fatto prigionieri”
“Impossibile, possibile che o arrivano tardi o se li fanno
scappare da sotto il naso!” sbottò la professoressa di
Trasfigurazione.
“Non dire così Minerva”
“Albus” la strega si voltò verso il Preside che avanzava verso di loro con due ospiti.
“Buongiorno” salutò il mago, “Vorrei presentarvi Richard e Amelia Flatts”
I presenti trattennero il fiato, così erano loro: i famosi Flatts.
Li squadrarono da capo a piedi: l’uomo era sulla cinquantina, ma
dimostrava molti meno anni, i capelli erano di un nero scuro e gli
occhi erano blu profondo, i suoi lineamenti erano duri e la sua
corporatura incuteva un certo timore, la donna invece sembrava gracile,
ma dai suoi occhi scuri vi si poteva leggere solo determinazione e
forza, i capelli biondi lunghi erano raccolti in una coda alta e il suo
corpo, seppur magro, era ben proporzionato e sicuramente agile.
“I due capitani sono venuti qui per analizzare le protezioni
della scuola” li informò Silente, “Si tratterranno
qui per due giorni, tra non molto ci raggiungerà anche il capo
degli Auror per informarci dell’evoluzione delle indagini”
“Non si sa nient’altro Albus?”
“No Severus, purtroppo no”
“Ci hanno colto impreparati” intervenne Richard Flatts,
“Non ce l’aspettavamo proprio un attacco così
diretto”
“Direi che ora sarebbe meglio tornare ognuno ai proprio compiti,
amici miei, ne riparleremo a pranzo con il Generale Cray”
sentenziò Silente.
“Forse hai ragione, è inutile restare qui con la mani in mano” rispose la McGranitt
“Concordo” aggiunse Severus.
“Bene, allora vi congedo, ci vediamo a pranzo” concluse il
preside, facendo poi un cenno ai Flatts per invitarli a seguirlo.
Quando la porta dell’aula di Trasfigurazione si riaprì il
caos che c’era all’interno si ammutolì di colpo,
più che altro stupiti dall’espressione della professoressa.
“Tutto bene prof?” chiede Dean.
“Si Signor Thomas, va tutto a meraviglia” rispose la donna
senza sentimento, evitando però di guardare il solito trio, si
sentiva i loro occhi addosso.
Harry, Ron ed Hermione si scambiarono uno sguardo veloce, era successo qualcosa, ne erano più che certi.
“Secondo voi cosa può averla turbata cosi tanto?” chiese Hermione.
“Non ne ho idea ‘Mione” rispose Ron, “Ma qualunque cosa sia, non è buona” concluse Harry.
Il trio si stava dirigendo verso la Sala Grande per il pranzo.
“Ragazzi!” i grifondoro si voltarono trovandosi di fronte Calì Patil.
“Cosa è successo?” domandò la grifoncina senza troppa voglia di conoscere la risposta.
“Ci sono due persone con il Preside” rispose con voce emozionata.
“E allora?” chiese il rosso, “A noi cosa potrebbe interessare?”
“Non li ho mai visti prima d’ora” continuò imperterrita.
“Saranno i genitori di qualcuno del primo anno” le disse Harry alzando gli occhi al cielo.
Quanto era pesante!
“Non credo, secondo me sono persone importanti”
“Ma cosa ne sai?” le chiese Hermione, “Magari sono semplicemente dei suoi amici”
“Secondo me no” insistette la pettegola, “Magari sono dei pezzi grossi, oppure…”
“Ciao Jane”
Ron ed Harry videro rosso, mentre Hermione si girava verso Lucas Flatts ancora infuriata per il giorno precedente.
“Ancora, ti ho già detto che non devi chiamarmi cosi” gli sibilò.
“Perché non dovrei chiamarti cosi, hai un nome cosi
bello” le rispose avvicinandosi, un secondo dopo Harry e Ron si
erano posizionati davanti all’amica, sotto gli occhi curiosi di
Calì che non si perdeva un solo movimento.
“Avvicinati a lei e ti rimando a calci nel culo in Svezia” lo minacciò Ron.
Sul volto del serpeverde si dipinse un ghigno, ma non rispose.
“Ti ha mangiato la lingua il gatto?” gli chiese Harry.
“A dir la verità” iniziò con una voce di
scherno, “Stavo aspettando si sentire qualcosa di veramente
sensato”
“Cerchi guai per caso?” scattò Ron.
“Sinceramente mi annoi parecchio, tranne quando sto con Jane”
sottolineando nuovamente il secondo nome della grifoncina la
guardò, sorridendo alla sua espressione, “Quindi non mi
dispiacerebbe ogni tanto scaldarmi le mani”
“Non hai che da chiedere” rispose Harry, “Non me ne
frega un accidenti della vostra stupida sfida, non ti devi avvicinare a
lei”.
Flatts iniziò a ridere, “Le fate anche da balie nel tempo
libero?” scherzò, senza smettere di ridere. Si divertiva
parecchio a stuzzicarli.
“Senti un po’ tu” iniziò il rosso, ma si
dovette fermare, dietro al serpeverde stavano arrivando due persone che
non aveva mai visto, forse era di quelle due persone che stava parlando
Calì, che strani, non aveva mai visto un’uniforme del
genere.
“Lucas”
Merda! Quella voce. Cosa diavolo ci facevano li.
Il giovane Flatts si voltò lentamente, chiudendo per un secondo gli occhi.
“Guarda un po’ chi si vede. Cosa vi ha portato qui, non la mia presenza sicuramente!”
“Modera il tono, giovanotto” iniziò l’uomo.
“Siamo qui per parlare con Silente e per controllare il castello,
per tua fortuna resteremo qui per due giorni interi”
“Che fortuna” disse il ragazzo con un tono da prendere a schiaffi.
“Lucas, per cortesia, porta un po’ di rispetto per tuo padre” intervenne la donna.
A quelle parole i quattro grifondoro trattennero il fiato, quei due erano i Flatts!
Da non credere, a guardarli bene assomigliavano veramente tanto a
Lucas, soprattutto il capitano. Avevano lo stesso colore degli occhi e
la stessa espressione.
“Perché mai dovrei portarvi rispetto, per colpa del vostro
lavoro da santi, ho dovuto lasciare tutto, senza sapere quando
ritornerò alla mia vita” li accusò il giovane.
“Ne avevamo già parlato” iniziò il padre,
“E non mi sembra il caso di fare una sceneggiata proprio
adesso”
Richard Flatts fece scorrere lo sguardo su i presenti, soffermandosi su Harry e la sua cicatrice.
“Così sei tu” disse, spostando l’attenzione dal figlio al grifondoro. “Harry James Potter”
Lucas si voltò di scatto, non ci aveva neanche fatto caso.
L’amico di Hermione era niente meno che il bambino sopravvissuto.
“Signor Flatts” disse il ragazzo.
“Siete qui per quello che è successo oggi?”
La domanda di Hermione fece voltare tutti i presenti, Amelia sorrise, “Tu cosa sai?” le chiese gentile.
“Niente signora, ma ho la sensazione che sia successo qualcosa, e credo anche qualcosa di grave”
“Tu saresti?” la interrogò Richard.
“Hermione Jane Granger” rispose la ragazza guardandolo
negli occhi, “Possiamo sapere cosa è accaduto o dobbiamo
restare sempre dell’ignoranza?”
“Diretta” constatò il capitano.
“Si signore” intervenne Harry, “Non ci mettono mai al
corrente di nulla, anche se sappiamo benissimo che dietro a tutto
questo c’è Lord Voldemort”
“Hai il coraggio di pronunciare il suo nome, ragazzo?” chiese l’uomo.
“La paura di un nome non fa altro che aumentare la paura della cosa stessa” rispose per lui Hermione.
“Mi piaci signorina, hai stoffa” le disse facendole un
sorriso breve, la ragazza gli sorrise, mentre i suoi occhi d’oro
si illuminarono. Finalmente qualcuno la giudicava per quello che diceva
e non per il suo sangue.
“Allora?” incalzò anche Ron.
“Tu invece saresti?” gli domandò Amelia, mantenendo sempre il suo tono calmo e gentile.
”Ronald Weasley”
“Sei il figlio di Arthur Weasley?”
“Conoscete mio padre?”
“Lavora al Ministero giusto?” continuò la signora
Flatts, “Uso improprio di manufatti babbani se non sbaglio.
L’abbiamo conosciuto due giorni fa, è stato il generale
Cray a presentarcelo”
“E così tu sei suo figlio, in effetti ci assomigli
molto” osservò Richard, “Hai anche un altro parente
che lavora al Ministero se non sbaglio..”
“Si, mio fratello Percy”
“Capisco”
“Certo che per sviare i discorsi siete proprio dei maestri, non
che l’argomento mi interessi, ovvio” li interruppe Lucas.
“Mi sto arrabbiando, sei avvisato” lo squadrò il
padre, “Tra l’altro io e te dobbiamo parlare di una tua
mancanza. O sbaglio?”
“No, tu non sbagli mai” rispose sprezzante lui, “Non sono l’unico però” precisò.
“Ne sono già a conoscenza, ci tengo a ricordarti che
percepisco quando usi le tua capacità e anche quando vieni
capito”
“Lo so, papà. So che su questo sei infallibile. Ma scommetto che non sai chi è”
“Draco Lucius Malfoy”
Gli occhi di Lucas si stupirono, come diavolo faceva, si può sapere?! “Ma come…”
“Non riuscirai mai a stupirmi, figliolo. Sono desolato” gli disse, falsamente dispiaciuto.
“Al diavolo”
sibilò, consapevole che l’avrebbe fatto infuriare ancora
di più parlando in serpentese davanti a degli estranei, non si
sarebbe mai aspettato però che il padre spalancasse gli occhi,
segno che non solo era furioso ma che qualcuno nel raggio di qualche
metro l’avesse capito.
“Serpentese” sussurrarono i tre grifondoro in coro.
I Flatts li guardarono allibiti, specialmente Richard. “Voi come
fate a conoscere questa capacità disonorevole?”
“Molto semplice” rispose Harry, “Lo sono anch’io” sibilò.
“Impossibile!” scattò allora il capitano,
“Com’è possibile? Tu, il bambino sopravvissuto, un
rettilofono?!”
“La notte del 31 ottobre” iniziò Hermione,
“Harry entrò in contatto con Lord Voldemort, è per
questo motivo che ha questa capacità”
“Impressionante” intervenne Amelia, “E’ veramente una cosa insolita”
“E’ comunque incomprensibile”
“NON E’ UNA MALEDIZIONE!” urlò Lucas.
Sua madre gli si avvicinò, ma lui si allontanò,
“Non avvicinarti, so benissimo che la pensi come lui. Non voglio
compassione o altro. Frangar, non flectar”
Detto questo si allontanò, evitando gli sguardi di tutti, tranne
quello di Hermione, che lo fissava con uno sguardo strano.
Cosa nascondeva?
“Scusatelo” disse il mago, “Dimentichiamoci questo problema” concluse.
Tutti e tre i ragazzi lo guardarono con degli occhi strani, come poteva ignorare in quel modo il proprio figlio?
“Non ci avete risposto” la voce di Ron li riportò alla realtà.
“Siete dei ragazzi seri” rispose Amelia Flatts,
“Credo che Silente non se la prenderà se lo diciamo a voi
tre”
Il trio si fece attento. La donna prima di continuare spiò il
marito, non oppose resistenza, così continuò, “Non
sappiamo ancora il motivo di un tale comportamento, ma questa mattina,
un gruppo di Mangiamorte ha attaccato Piccadilly Circus”.
Spazio per me...
Charlie_me Grazie per il commento, spero di non deluderti con i prossimi capitoli.
speednewmoon Anche
a me Lucas piace tantissimo, non è solo perchè l'ho
creato io!! comunque sono contenta che ti piaccia.. spero solo di non
deluderti...
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Capitolo 9 *** Ricordi ***
8
8. Ricordi
Il gusto della vita ci viene dato dai ricordi,
che ci tengono legati… ma legati a che cosa?!
- Luigi Pirandello -
Aveva già saltato una lezione.
Impressionate, nelle altre scuole in cui era stato aveva seguito almeno
per il primo mese il regolare flusso della giornata scolastico.
Ad Hogwarts no, per colpa di chi?
Suo padre. Quell’uomo aveva la capacità di farlo diventare matto.
Per cosa poi?
Neanche lui lo sapeva.
Non riusciva a spiegarsi perché suo padre lo trattava
così, mai una parola gentile, mai un abbraccio, mai una carezza,
mai un sorriso se non di circostanza, mai un complimento tranne se
faceva il suo dovere di bravo primogenito di santi come lo erano loro,
mai…mai…mai…
Al diavolo!
Cosa gli importava a lui? Niente. Alla fine a lui non importava mai niente di nessuno.
Chi se ne frega dei rischi che corrono i suoi genitori ogni giorno, chi
se ne frega se è il figlio di due pezzi grossi
dell’esercito e rischia la vita tutti i giorni, chi se ne frega
di Lord Voldemort, chi se ne frega di Harry Potter, chi se ne frega di
tutto.
Al diavolo!
Sua madre gli diceva sempre che suo padre, anche se non glielo dava a
vedere, gli voleva bene. Lui non ci credeva, non ci aveva mai creduto.
Oppure lui non gliene aveva mai dato l’occasione.
In tutti i ricordi che aveva della sua infanzia, non ce n’era uno
felice con suo padre, tranne forse quando gli aveva insegnato a volare
e gli aveva comprato la sua prima scopa.
Ma cosa sono poi i ricordi?
Emozioni provate in passato? Sensazioni che ritorneranno forse un
giorno? Momenti che ti fanno spuntare un sorriso quando ci pensi?
Memorie felici?
No, non sono nulla di tutto questo, sono solo sciocchezze, i ricordi ti tengono legato a quello che hai vissuto in passato?
Stronzate!
Non ti legano a niente. Non servono a niente. Ti fanno stare più male, sempre se questo è possibile.
Doveva smetterla di torturarsi in quel modo! Non ne valeva la pena.
Lucas Flatts si alzò, da quanto tempo era seduto sotto al Platano Picchiatore?
Si diresse velocemente nell’unico posto dove sarebbe stato sicuro di essere in salvo.
Entrò nel campo di Quidditch già con la scopa in mano e si liberò nel cielo.
Oblio…
Hermione Granger stava camminando per il grande parco del castello, era
riuscita a scappare da Harry e Ron, da quando aveva detto loro che
Lucas l’aveva baciata avevano avuto la brillante idea di farle da
guardie del corpo!
Aveva bisogno di stare sola, doveva pensare.
Gli ultimi avvenimenti l’aveva sconvolta e non poco:
l’arrivo dei Flatts, la scoperta delle capacità di Lucas,
l’attacco a Piccadilly Circus….
Certo che i Flatts erano davvero strani, tutti e tre, nessuno escluso.
Lucas era indecifrabile: un grande ammaliatore senza dubbio, bastardo
come pochi, sicuro delle sue doti, ma nascondeva qualcosa, ne era
più che convinta. Però doveva ammetterlo, aveva qualcosa
di realmente affascinante.
Richard invece era un uomo freddo, duro, non lasciava trasparire
niente. L’aveva colpita la reazione che aveva avuto quando Lucas
aveva parlato in serpentese, come se fosse un disonore. Poi quel
rapporto cosi glaciale con suo figlio, chissà poi perché?
Davano l’impressione di essere sempre in conflitto, una battaglia
che non avrebbe mai visto la fine.
Infine c’era lei, la donna di casa, Amelia Flatts, l’aveva
osservata per tutto il tempo, ma non era arrivata a nessuna
conclusione, aveva parlato poco durante la loro conversazione,
però di una cosa era certa, non sopportava molto il rapporto di
amore e odio che c’era tra suo marito e suo figlio, si vedeva dal
colore degli occhi quando discutevano, il suo cuore sanguinava ad ogni
insulto che si sputavano addosso.
Era arrivata al campo di Quidditch… chi c’era dentro?
Osservando la corporatura si trattava sicuramente di qualcuno del
settimo anno, ma chi era? Non aveva mai visto nessuno volare
così bene, se non Harry, ma quello era uno stile diverso. Non
era quello acrobatico del bambino sopravvissuto, era una classe
diversa. Sembrava che si confondesse con le nuvole, che si fondesse con
il cielo, che fosse una parte integrante dell’aria.
Si sedette sul prato del campo, incapace di smettere di guardare quel
volteggiare nel vuoto, nonostante lei odiasse ogni genere di volo, non
poteva non restare ad ammirare tutta quella bravura, continuando
però a chiedersi chi fosse quel ragazzo misterioso, non riusciva
a vederlo in faccia ed era troppo lontano per essere riconosciuto.
Quella sensazione era veramente indescrivibile.
L’oblio in cui cadeva ogni volta che volava lo faceva sentire vivo.
Niente lo faceva sentire così, neanche il sesso.
Da quanto tempo era li?
Non lo sapeva, e non gli importava.
Quella era l’unica cosa che lo facesse sentire attaccato alla vita. Non c’era altro.
Fermò la scopa a mezz’aria. C’era qualcuno nel campo.
Sentiva al sua presenza, il suo profumo trasportato dal vento.
Si voltò verso l’ingresso, eccola li, seduta a terra con
le ginocchia tirate al petto, guardava in alto con quegli occhi cosi
belli, verso di lui.
Sicuramente non l’aveva riconosciuto, altrimenti se ne sarebbe già andata.
Non lo sopportava, e questo lo faceva divertire.
Quella ragazza era veramente eccezionale, intelligente, forte, coraggiosa, orgoglioso e poi… Merlino!
Era uno schianto!
Solo il fatto che gli faceva resistenza, lo spronava a dare il meglio
di se per farla cadere ai suoi piedi, sapeva che prima o poi sarebbe
successo. Indipendentemente dalla sfida.
La voleva!
Sarebbe stata sua, ma solo quando lo avrebbe voluto anche lei.
Questo però non gli impediva di provarci spudoratamente!
Planò lentamente verso di lei, sempre a cavallo della scopa, e
non appena vide la sua espressione non potè evitare di
sorridere.
Il suo volto era tutto un programma!
“Ehi Jane” le
disse senza togliersi quel sorrisino odioso dalle labbra, “Non
riesci proprio a stare lontano da me, vero?”
Hermione si alzò velocemente dal suo posto senza rispondergli,
si voltò per imboccare il corridoio per uscire dallo stadio, ma
il ragazzo si posizionò davanti a lei, bloccandole il passaggio.
“Ti sarei grata se mi lasceresti passare”
“Perché dovrei? È una giornata bellissima, non chiuderti in quel castello buio. Resta qui con me”
Quell’ultima frase appena sussurrata le aveva fatto battere il
cuore più forte, ma se pensava di abbindolarla così
facilmente, si sbagliava, e di grosso anche!
Peccato che non aveva intuito abbastanza velocemente quello che voleva fare il giovane serpeverde.
Con uno scatto l’afferrò per i fianchi, e stupendosi di
quanto fosse leggera, la caricò con gentilezza sul manico della
scopa e si alzò in volo.
“Rimettimi subito a terra!” iniziò a dimenarsi, odiava le altezze! “Mi hai sentito. METTIMI GIU’”
“Tesoro, così però mi stai spaccando un timpano!” la prese in girò lui, fintamente disperato.
“Non me ne frega un accidente” continuò a strillare lei, “Rimettimi subito a terra!”
“Non ci penso nemmeno”
Hermione si voltò, attenta a non guardare nel vuoto, erano a
pochi centimetri di distanza, poteva vedere tutte le sfumature in
quegli occhi blu come l’oceano, quel braccio stretto introno alla
vita la faceva sentire sicura, peccato che lei aveva sempre avuto paura
di volare.
Lucas si accorse che stava tremando, ma non era per il freddo.
“Non dirmi che hai paura di volare?” le chiese. Non
ottenendo risposta, ma notando il leggero rossore che si era diffuso
sulle sue gote capi che aveva centrato il bersaglio. “Tranquilla,
non ti faccio cadere” le sussurrò con un tono caldo contro
l’orecchio..
Anche se si maledì in tutte le lingue che conosceva, Hermione
non potè fare a meno di stringersi a lui, quando il giovane
inclinando di più la scopa salì ancora di qualche metro.
I loro corpi erano pressati uno contro l’altro, Lucas sentiva il
suo fiato leggero contro il collo, mentre si alzava ancora di
più, si era stretta a lui ancora di più. Sogghigno
leggermente. Bingo!
“Non c’è assolutamente niente da ridere!”
sussurrò lei, incapace però di assumere un tono di
replica, aveva troppa paura!
“Andiamo Jane! E’ cosi bello volare!”
“Magari per te, per me no!”
“E va bene…” l’accontentò, ma non senza
un’azione spericolata! Planò velocemente, la ragazza si
strinse ancora di più a lui, urlando.
“Tu sei tutto matto!” gli urlò contro non appena appoggiò i piedi a terra.
“Andiamo, per una semplice discesa in verticale?!”
“Al diavolo tu, e la tua discesa in verticale!”
Lucas rise ancora, più forte, era eccezionale, un secondo prima
sembrava una bambina spaventata, il secondo dopo era una donna fiera
che difendeva il suo orgoglio ferito!
“Non puoi negare che però ti è piaciuto!”
“Non diciamo sciocchezze! Harry vola molto meglio di te!”
“Questo è pressoché impossibile! Non
c’è nessuno al mondo più bravo di me nel
volo”
Era vero, ma non glielo fece capire.
Non rispose neanche, lo spinse leggermente indietro con una mano e lo sorpassò.
“Ci vediamo, Jane”
“Al diavolo!” gli rispose lei, senza voltarsi.
Lucas la guardò uscire dallo stadio, sulle sue labbra comparve un sorriso vero, uno dei pochi.
Forse quello sarebbe stato un ricordo che l’avrebbe fatto
sorridere in futuro? L’avrebbe tenuto legato a quella sensazione
chiamata gioia?
Non lo sapeva.
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Capitolo 10 *** Rivelazioni ***
10
9. Rivelazioni
Amelia Flatts camminava per i corridoi di Hogwarts. Cosi era quella la
scuola di Magia e Stregoneria più importante di tutto il Regno
Unito? La scuola che frequentava suo figlio.
Non c’erano dubbi era protetta molto bene, l’aveva ammesso
anche suo marito. Albus Silente era proprio un grande mago, uno dei
migliori che avessero mai conosciuto. La voci sul suo conto erano vere,
una volta tanto.
Vagando senza una meta precisa il capitano stava pensando al disguido
avvenuto il giorno prima con Lucas, non era più riuscita ad
incontrarlo.
Forse lo stava facendo apposta.
D’altronde faceva sempre così. Era nel suo carattere.
Frangar, non flectar
Quelle parole pronunciate con odio da suo figlio continuavano a farla tremare.
Quanto rancore provava Lucas nei loro confronti? Troppo.
Mi piego, ma non mi spezzo.
Quella frase continuava a farla fremere… li odiava così tanto per quella decisione?
Non lo sapeva. Non riusciva a spiegarselo.
Lucas era sempre stato difficile da capire e comprendere. Era un
ragazzo piuttosto chiuso, con loro non parlava quasi mai, forse per
colpa del loro lavoro.
Erano sempre lontani da casa.
Poi, da quando avevano scoperto che era rettilofono.
La rottura.
Richard non l’aveva mai accettato, poi con le sue capacità
di empatico, sapeva sempre quando parlava in serpentese.
Era la sua arma contro il figlio. Il suo essere empatico verso i rettilofoni era la sua maledizione.
Amelia Flatts si fermò di colpo.
Davanti a lei c’era quella ragazza dagli occhi d’oro che la fissava.
“Capitano Flatts” la salutò.
“Hermione” rispose la donna, era impossibile dimenticarla.
“State bene, mi sembrate scossa” le chiese la grifoncina.
“Tutto bene, grazie. Solo qualche piccolo pensiero”
“Lucas” sussurrò la ragazza.
“Come fai a dirlo?” le chiese senza accusa.
“Non è difficile da capire, se mi permettere”
iniziò l’altra puntando le iridi dorate in quelle scure
della donna, “C’ero anch’io ieri. E ho visto la
sfumatura nei vostri occhi quando suo figlio e suo marito
litigavano”
“Hai un ottimo spirito intuitivo”
“Ne sono consapevole, comunque non sono affari miei. La lascio con i suoi pensieri”
“No, aspetta. Camminiamo un po’, ti dispiace?” le
chiese Amelia, guardandola con uno sguardo supplichevole, al quale
Hermione non riuscì a dire di no.
“D’accordo” acconsentì, “Andiamo in giardino, non fa ancora tanto freddo”
“Fammi strada”
Erano sedute per terra da molto tempo. All’inizio avevano parlato
del più e del meno: delle differenza tra la Svezia e
l’Inghilterra, del lavoro di Amelia, della scuola di Hogwarts,
dei professori… avevano evitato però l’attacco di
Piccadilly Circus.
Alla fine però avevano raggiunto l’argomento tabù.
Lucas e suo padre.
Amelia non riusciva a spiegarsi del perché si stava aprendo in
quel modo con una ragazzina sconosciuta, ma si fidava di lei, era come
la figlia che non aveva mai avuto. Dal canto suo, Hermione, non le
disse di fermarsi quando iniziò a parlare del rapporto tra
marito e figlio, perché capiva che quella donna aveva bisogno di
sfogarsi.
“Devi sapere che Lucas è sempre stato un ragazzo chiuso,
fin da bambino” iniziò la donna, guardando verso
l’orizzonte, “Possiamo dire che ce l’ha sempre avuta
con noi per il nostro lavoro. Succedeva molto spesso, anche nel cuore
della notte, che ci chiamassero per qualche intervento, così
dovevamo svegliarlo e portarlo dai miei genitori. Questo Lucas non lo
accettava mai. Credo che sia per questo che è diventato il
ragazzo scontroso di adesso” la donna sospirò.
“Credo che gli sia caduto tutto addosso quando ha scoperto di
essere rettilofono. Era venuto da me tutto eccitato, era una cosa che
sapeva fare solo lui, si sentiva importante”
“Come biasimarlo” intervenne Hermione.
“Già, peccato che mio marito non è mai riuscito ad
accettarlo. Devi sapere che lui è un’empatico per i
rettilofoni, sente chi ha queste capacità. Non chiedermi il
motivo, perché non lo sappiamo neanche noi. L’abbiamo
scoperto insieme a Lucas. È proprio da qui che hanno cominciato
a litigare tutte le volte che si incontrano. E mio figlio lo fa apposta
a parlare in serpentese per fare infuriare Richard”
Amelia sposò il suo sguardo sulla ragazza, andando avanti a
parlare: “Mio marito crede che sia un disonore avere un figlio
con queste capacità, non l’ha mai sopportato. E io non
riesco a farlo ragionare. È cocciuto! Esattamente come Lucas. Le
cose già non andavano bene, poi è arrivata la
convocazione del generale Cray, cosi ci siamo trasferiti qui. Lucas non
ce l’ha mai perdonato”
“Come mai?”
“Semplice. Devi sapere che a mio figlio non importa di nessuno.
Nel senso che non ha mai preso una posizione riguardo a quello che ci
circonda. Non ci ha mai chiesto perché facciamo il nostro
lavoro, non ci ha mai chiesto cosa è giusto e cosa è
sbagliato. Non gli interessa se da un giorno all’altra tutto
potesse cadere nelle mani delle persone sbagliate. Non ci ha neanche
chiesto perché siamo stati convocati qui. L’avrai notato
anche tu”
“Si, ho notato. Anche se si trova a Serpeverde, la casa dei figli
di Mangiamorte, non ha mai seguito il loro esempio”
“Vedi, non gli interessa di babbani, mezzosangue, o altro.
L’unica cosa che gli interessa è vivere senza che nessuno
gli dia fastidio”
“Però questo non è avvenuto, giusto?”
“Esattamente. Non sopporta il comportamento che Richard ha con
lui. Fin da quando era bambino, mio marito non gli ha mai riservato un
comportamento affettuoso. Credo che per questo ci soffra, anche se non
lo da a vedere. Poi, metti il nostro lavoro, le sue capacità, il
suo e il nostro carattere, troppo vigliacco a volte per cercare di
migliorare la situazione, ci hanno portato a questa fine”
“Potete cercare di risolvere almeno in parte la vostra
situazione, però…” le disse Hermione. Era rimasta
scioccata. Quella donna le aveva raccontato tutta la loro storia.
Aveva scoperto alcune cose sul conto di Lucas Flatts, ora capiva molte cose.
“Io sono convinta che non succederà mai”
“Mai dire mai, signora!”
“Tesoro, hai sentito cosa ci ha sibilato prima di andare via ieri?”
“Frangar, non flectar ”
“Esattamente. E sai cosa vuol dire?”
“Mi piego ma non mi spezzo”
“Esatto. Non c’è soluzione. Ha sempre assecondato
tutte le nostre scelte, ma senza entusiasmo. Mai una volta. Mai. Non
arriveremo mai ad un compromesso. È impossibile. Lucas ci odia.
Odia le nostre scelte, il nostro lavoro. Tutto” una lacrima
solitaria scese sulla guancia della donna. Seguita poi da molte altre.
Hermione si voltò verso di lei, porgendole un fazzoletto di stoffa.
“Si faccia forza. In qualche modo troverete una soluzione”
“Ho perso le speranze sai” rispose Amelia ricomponendosi, facendole un sorriso spento.
Le due donne si alzarono.
“Ti ringrazio per avermi ascoltata. Magari avevi altro da fare, piuttosto che stare a sentire me”
“Non si preoccupi signora, è stato un piacere”
“Ti ringrazio” le ripetè la donna, accarezzandole piano una guancia, “Veramente”
Hermione le sorrise, poi si voltò, all’entrata del castello c’era Richard Flatts con le valige.
“Partite ora?”
“Si, abbiamo concluso in fretta le nostre ricerche. Non serve che
ci tratteniamo ancora, la scuola è protetta bene” le
rivelò la donna, affiancandosi al marito.
“Arrivederci Hermione” la salutò.
“Non andate a salutarlo?”
“Salutamelo tu da parte mia”
“Ma…io…” la grifoncina non potè dire
più una parola, perché Richard aveva preso la mano della
moglie e insieme si erano avviati a piedi fino alla zona più
vicina per smaterializzarsi.
Spazio per me....
Speednewmoon Ehi!
Non hai idea di quanto mi rende felice con i tuoi commenti! Ti svelo un
piccolo segreto... non sono proprio un razzo! E' che ho già
scritto parecchi capitoli, ma non li pubblico tutti in una volta...
lascio un pò di suspance!! aspetto altri tuoi commenti... anche negativi se ne hai, non farti problemi!! Un bacio.
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Capitolo 11 *** Trasparenza ***
11
10. Trasparenza
Tu sei quello che sei,
non centrano i tuoi genitori…
Hermione Jane Granger stava camminando per i corridoi del castello soprappensiero.
La chiacchierata con Amalia Flatts l’aveva lasciata senza parole.
Aveva scoperto davvero molto sul conto di Lucas. Non doveva aver avuto
un’infanzia facile, non con un padre come il suo.
Richard Flatts aveva la faccia da duro! Però questo non lo
giustificava, non poteva giudicare il figlio solo perché era
rettilofono. Quanti anni aveva quando aveva scoperto per la prima volta
le sue capacità? Non gliel’aveva detto.
Era arrivata in biblioteca. Come al solito, quando doveva pensare andava sempre li.
Il luogo che più amava di tutta la scuola, ovviamente dopo la Sala Comune della sua casa.
Camminava piano, diretta verso l’ala dove erano presenti tutti i
tavoli grandi in legno. Superò un altro scaffale e finalmente
arrivò a destinazione.
Non era sola.
La persona che inconsciamente stava cercando da quando i Flatts se
n’erano andati, era proprio li, davanti a lei, e la stava
guardando.
“Ciao, Jane…”
“Non farti strane idea, ma ti stavo cercando” disse lei, sedendosi di fronte a lui.
“Lo sapevo! Non puoi fare a meno della mia presenza, non ti devi giustificare!”
“Piantala di fare l’idiota una buona volta!” gli rispose guardandolo male.
“Avanti Jane… Sii serena per una volta!” le disse lui, allungansi sul tavolo per avvicinandosi pericolosamente al suo volto.
La ragazza in tutta risposta gli rivolte un’altra occhiataccia, allontanandosi alla ben meglio.
”Allora, perché mi cercavi?” gli chiese Lucas, senza spostarsi.
“I tuoi genitori sono partiti pochi minuti fa” iniziò lei, ma venne interrotta subito da ragazzo.
“E allora?” l’espressione sul suo volto era cambiata radicalmente.
“Tua madre mi ha chiesto di salutarti da parte sua”
“Era troppo impegnata per cercarmi e farlo di persona?”
“Tuo padre era già sulla soglia della porta con i bagagli”
“Figuriamoci, non si scomoderebbe mai, il grande padre”
“Perché tutto questo odio?” si lasciò sfuggire lei in un soffio.
Lucas la guardò negli occhi per qualche istante e poi scattò in piedi.
“Perché? Ti chiedi il perché?” adesso gli
stava davanti, a pochi centimetri dal suo volto, solo che adesso non
c’era il tavolo a dividerli. “E’ molto semplice. Si
vergognano di me. Sono rettilofono, il disonore della famiglia. Non mi
interesso dei loro affari, non voglio intraprendere il loro stesso
lavoro finita la scuola, non mi interessa un accidente dei Mangiamorte,
dei cattivi in generale, di Lord Voldemort, di nessuno. Non voglio far
parte di nessun gruppo. Non ho nessuna intenzione di fare quello che
fanno loro. Non me ne frega un cazzo se con il mio comportamento gli
rovino la reputazione!”
Hermione lo guardava allibita. “Meglio?” gli sussurrò solo.
Il ragazzo si specchiò nei suoi occhi d’oro, cosa gli era
successo? Aveva detto tutto quello che pensava dei suoi genitori a lei.
“Si” si lasciò sfuggire.
“Ho parlato con tua madre prima che partisse” gli
rivelò poi, “Ci siamo per sbaglio incontrate per i
corridoi e abbiamo parlato per almeno due ore in giardino”
“Sicuramente avrà elogiato il suo spettabile lavoro e marito” disse il ragazzo in tono sprezzante.
“Ti sbagli” rispose fissandolo negli occhi blu,
“All’inizio abbiamo parlato del più e del meno. Poi
abbiamo parlato di te”
“Di me?? E cosa ti ha detto? Che si vergogna ad avere un figlio
del genere, che vorrebbe averne uno che si interessa dal loro stupido
lavoro e che non gli faccia fare figure?”
“No, vorrebbe rimettere a posto i pezzi, andati in frantumi, della vostra famiglia”
“Balle” sentenziò il giovane voltandosi.
“Aspetta” Hermione per la prima volta gli prese la mano,
quel ragazzo le faceva tenerezza. Faceva tanto il duro, ma sotto sotto
ci stava male anche lui, esattamente come sua madre.
Lucas si voltò, senza sottrarre la mano ancora stretta in quella piccola della grifoncina.
“Tua madre ci sta male, sai?” iniziò piano,
“Non vorrebbe mai essere arrivata a questo punto. Non pensa
assolutamente che tu sia un disonore. Non l’ha mai pensato”
“Non ci credo”
“Invece dovresti… Lei si preoccupa per te. Si rende conto
che la situazione con tuo padre non è delle migliori. Vorrebbe
poter fare qualcosa, ma non sa cosa. Visto che sia tu che tuo padre
siete chiusi e cocciuti!”
“Come faccio a crederti? Da quando ho queste capacità, niente è più stato come prima!”
“Da quanto lo sai?”
“Avevo sei anni”
Involontariamente Hermione strinse di più la mano di Lucas, fissandolo negli occhi.
“So che non è facile, però non potresti fare tu qualcosa?”
”Per esempio?!” sbottò lui, “Cosa? Mio padre
non ne vuole neanche parlare! Sono un disonore per lui. Non ha senso
sperare fiato per lui. Resterò sempre la rovina dei
Flatts”
“Tu sei quello che sei, non centrano i tuoi genitori”
“E cosa sarei io?”
“Un ragazzo intelligente, con grandi capacità… non
farti strane idee per quello che ti sto per dire” gli disse con
un lieve sorriso, “Sei anche bello, non passi inosservato, quindi
non dovresti abbatterti in questo modo”
Lucas sorrise, poi abbasso lo sguardo sulle loro mani ancora
intrecciate. Hermione seguì i suoi occhi, arrossendo sottrasse
la mano dalla sua.
Il serpeverde rise lievemente, si chinò alla sua altezza specchiandosi nei suoi occhi d’ambra.
“Grazie” sussurrò, la giovane trattenne il fiato
quando lui le prese nuovamente la mano, per avvicinarsela alle labbra.
Vi poso un bacio lieve, delicato, sempre tenendo gli occhi puntati nei
suoi.
Si riavvicinò alla sua bocca, Hermione era bloccata, non avrebbe
lo stesso avuto via di scampo, era appoggiata allo schienale della
sedia e davanti aveva il corpo di Lucas.
A pochi millimetri dalle sue labbra il ragazzo le sussurrò: “Trahit sua quemque voluptas “ poi unì le loro bocche in un bacio delicato, dolce, lieve. Sapeva che l’avrebbe fatto, e allora perché non si era sottratta?
Ognuno è attratto da ciò che gli piace. Ecco cosa le
aveva bisbigliato prima di baciarla. Lei non aveva opposto resistenza,
e quando il ragazzo si fu allontanato leggermente, per rispecchiarsi
nei suoi occhi, non aveva potuto evitare di sorridere.
Lui non aveva detto più niente. Si era spostato da lei, e con un occhiolino se n’era andato.
Quando Lucas era sparito dalla sua visuale il cervello di Hermione parve ricollegarsi.
“L’ha rifatto” sussurrò, prima di arrossire
nuovamente. L’aveva baciata un’altra volta, e questa volta
non si era trattato di un timido sfioramento di labbra, era stato un bacio!
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Capitolo 12 *** La partita ***
12
11. La partita
Ronald Weasley ed Harry Potter erano in piedi davanti
all’ingresso del campo di Quittitch, quella mattina si sarebbe
svolto il primo incontro.
Grifondoro contro Serpeverde.
Finalmente avrebbero fatto vedere a quei palloni gonfiati com’erano migliorati.
Quell’anno la loro squadra era parecchio forte: Harry come
cercatore, Ron in porta, Ginevra, Dalmezia e Alicia come cacciatrici
infine come battitori c’erano Jimmy Peakes e Ritchie Coote.
Uscirono a testa alta, a cavallo delle loro scope, acclamati da tutto lo stadio.
Prima di andare a sistemarsi tra i cerchi, Ron si avvicinò ad
Harry: “Vediamo di finirla in fretta, muoio dalla voglia di
vedere le loro facce deluse! Soprattutto quelle di Malfoy e
Flatts”
“Sicuro”
La squadra delle Serpi entrò in campo, seguiti da Madama Bump che chiamò a se i capitani.
Potter e Malfoy si guardarono in cagnesco mentre si stringevano la
mano, ovviamente costretti, visto che si rifiutavano ad ogni partita.
“Mi raccomando, gioco leale! E ora, a cavallo delle scope. Che la
prima partita di campionato abbia inizio!” detto questo al strega
libero i bolidi, lanciò in aria la pluffa e liberò il
boccino d’oro.
Colin Canon faceva il cronista: “La prima partita di campionato
ha inizio! Oggi Grifondoro contro Serpeverde. Sarà una partita
senza precedenti. Entrambe le squadre hanno dei validi giocatori
all’interno. Notiamo subito il nuovo portiere per la squadra
verde-argento: Lucas Flatts. Vediamo come se la cava…”
Lucas non faceva caso al cronista che parlava di lui, finalmente era iniziato il campionato.
Era li, in mezzo ai cerchi, nessuno sarebbero riusciti a vincere. Non finchè c’era lui in porta.
Nella sua vecchia scuola era il migliore, non riusciva a batterlo
nessuno. Solo John Carter riusciva a segnare. D'altronde loro due erano
cresciuti insieme, entrambi sapevano i punti deboli dell’altro.
Dovette smettere di pensare al passato per un momento, quella piccola
furia rossa era riuscita a schivare il bolide che le aveva lanciato
contro Flitth, e aveva tirato la pluffa verso l’anello sinistro,
ovviamente Lucas si era lanciato in anticipo e aveva afferrato la palle
con entrambe le mani.
Sorrise in modo strafottente ai due grifondoro di fronte a lui e
rilanciò la palla a Nott, il quale parti subito
all’attacco, schivando Alicia.
“Peccato, occasione persa per i Grifondoro. Ora vediamo cosa
vuole fare Nott, schiva Robins e si lancia verso la porta di Weasley,
tira e… Weasley para! Grande Ron!! Il gioco riprende…
palla a Ginny Weasley, che passa a Robins, che ripassa subito a
Spinnet…”
Harry fissava tutto il campo in cerca del boccino d’oro. “Dove sei… dove sei?”….
“Ehi Potty? Vuoi un altro paio d’occhiali o riesci a vedere il boccino con quelli?”
“Chiudi il becco Malfoy, e lasciami in pace!”
“Neanche per sogno, Sfregiato. Saremo noi a vincere, e non parlo solo della partita di oggi!”
“Io non ne sarei cosi sicuro sai!” lo sfidò il bambino sopravvissuto.
“RETEEEEEEEEEE! Nott riesce a segnare. Serpeverde 10 Grifondo 0, ma la partita continua…”
“Vedi Potter. Siamo più forti!” urlò Malfoy, mentre si allontanava.
“Al diavolo” sibilò il moro.
“Attenzione! Weasley è in possesso della palla, la passa
subito a Robins che si avvicina imperterrita agli anelli, ma Nott cerca
di fermarla, Robins ripassa la palla a Weasley, che tira…..
Rinviata! Accidenti Flatts è bravo come dicevano, non
c’è che dire. Ma Weasley riesce a recuperare la palla
rubandola a Dolohov, si rilancia verso la porta di Flatts… tira
e…. RETEEEE! SII!! Grande Ginny!!”
Lucas tirò un pugno all’aria. Quella rossa ci sapeva fare. Era riuscita a segnarle al terzo tentativo.
“Siamo pari, 10 a 10” continuava Canon mentre la partita entrava nel vivo.
Era passata ormai un’ora e il risultato era Serpeverde 80 – Grifondoro 70.
Del boccino nessuna traccia.
“Harry!” urlava Ron, “Te la dai una mossa o vuoi una raccomandata?!”
“Ci sto provando, fratello, ma non lo vedo!” gli rispose
l’altro, “Quel maledetto boccino non si trova!”
Draco Malfoy non era in condizioni migliori, anche lui non riusciva a vederlo. Doveva trovarlo prima dello Sfregiato!
Erano nuovamente uno di fianco all’altro quando un raggio di sole
illuminò un qualcosa di dorato in fondo al campo, vicino al
centro.
Si lanciarono entrambi in picchiata, spalla contro spalla.
“Potter e Malfoy hanno avvistato qualcosa, sarà il
boccino?” iniziò Colin, “Ma vediamo il resto della
partita come procede, Weasley para un altro tiro di Nott!”
Nel frattempo Harry e Draco stavano inseguendo il boccino d’oro,
erano ancora spalla contro spalla, con gli occhi puntati sul boccino
alato.
“Non ce la farai, Potter!”
“Sicuro?!”
Malfoy spalancò gli occhi azzurri, il bambino sopravvissuto di
era alzato in piedi sul manico della scopa per allungarsi di più
verso la sua vittoria, Draco spronò il suo mezzo al massimo, ma
non fu sufficiente.
Tutti erano con il fiato sospeso. Anche Colin era rimasto zitto.
Harry si era lanciato verso il boccino e dopo averlo afferrato con la mano, cadde a terra.
Si alzò leggermente dolorante elevando verso il cielo il braccio
sinistro, dove in mano stringeva ancora il boccino d’oro.
“SIIIIIIII!!!! GRIFONDORO VINCE!!!! SERPEVERDE E’ BATTUTA! GRANDE RAGAZZI SIETE I MIGLIORI!!!”
“Signor Canon! Si limiti a fare il cronista!!” lo ammoni la
professoressa di Trasfigurazione, senza nascondere però un
sorriso orgoglioso per i giocatori della sua casa.
“Mi scusi professoressa McGranitt!”
Tutti i grifoni andarono a complimentarsi con il loro capitano.
“Lo sapevo che eri il migliore, fratello!” gli disse Ron abbracciandolo insieme a Ginevra e Dalmezia.
“Eh eh!”
“Non finisce qui Potter” gli sibilò Malfoy.
“Puoi contarci!”
I serpeverde si diressero verso gli spogliatoi, Lucas Flatts non riusciva a crederci. Avevano perso.
Che idiota, fa tanto il gradasso, poi non è neanche in grado di afferrare un boccino!
Si lavò e si rivesti con un paio di jeans chiari e una felpa nera col cappuccio ed usci per primo dallo spogliatoio.
Si soffermò per un attimo di fronte a quello dei Grifondoro che stavano intonando cori da stadio per la vittoria.
Scotendo la testa si diresse verso l’uscita, ma si bloccò. Appoggiata al muro c’era lei.
“Guarda un po’, aspettavi me, Jane?!”
Hermione si voltò, con un sorrisino crudele: “No, mi spiace deluderti! Ma aspetto Harry e Ron”
“Certo, arrampicati sugli specchi!” le rispose lui avvicinandosi e lasciando cadere il borsone al suo fianco.
“Non mi sto arrampicando sugli specchi, ho semplicemente detto la
verità!” si difese la Granger, “Li aspetto sempre
finita la partita”
“Va bene, va bene… Non succede niente se per una volta non mantieni la tradizione!”
“Come, scusa?”
“Semplice, adesso vieni via con me!”
“Non ci penso neanche!”
“Devo ricordarti cosa è successo l’altro
giorno?” le disse il ragazzo, riportando alla mente il bacio che
si erano scambiati in biblioteca.
“Non c’è bisogno che mi ricordi niente. So benissimo
quello che è successo” arrossì lievemente.
“Me ne ero accorto” le sussurrò lui, spostandole una ciocca ribelle di capelli dietro l’orecchio.
“Questo non vuol dire che deve ripetersi, mi hai preso alla sprovvista” cercò di salvarsi la grifoncina.
“Se volevi, potevi spostarti… Lo so io, e lo sai anche tu”
Non aspettò una risposta, si avvicinò nuovamente a lei, ma qualcosa questa volta andò storto…
“Flatts, levale subito le mani di dosso!”
“Eccoli” sussurrò contro il suo orecchio, prima di
allontanarsi da Hermione per guardare negli occhi il bambino
sopravvissuto e il suo migliore amico.
“Non stavo facendo assolutamente niente che lei non
volesse” sapeva che con quella frase li avrebbe fatti infuriare.
D’altronde era quello che voleva!
“Non ti azzardare a fare un’insinuazione del genere”
iniziò Ron, le sue orecchie erano già diventare
abbastanza rosse, segno che si stava arrabbiando.
“Hermione non vuole avere a che fare con te” continuò Harry stringendo i pugni.
“Questo voi non potete saperlo” rispose calmo e pacato il serpeverde.
“Cerchi guai?” dissero in coro i due grifondoro.
“Facta, non verba”
Hermione capì al volo, dopo quella frase appena sussurrata, che
doveva intervenire prima che succedesse il peggio, visto che stavano
arrivando da una parte i loro compagni e dall’altra i serpeverde.
Se fosse nata una rissa, non sarebbe riuscita a fermarla.
Fu così che non appena Harry e Ron partirono all’attacco,
lei abbandonò la sua posizione, mettendosi davanti a Flatts.
“Fermi!” urlò. I due si bloccarono di colpo, appena in tempo.
“Hermione, levati da li!” iniziò Ron.
“Infatti, togliti, si merita una lezione!” continuò Harry.
“Nessuno farà niente!” disse lei squadrando prima i
suoi migliori amici, poi Lucas. “Non ora che stanno arrivando
tutti. Avete idea di cosa potrebbe nascere se quegli idioti di
Serpeverde vedono che state facendo a botte con uno di loro?!”
“Ma non me ne frega un accidenti!” sbottò il rosso.
“A me si!” lo zittì la ragazza, “Visto che sono Capo Scuola!”
Detto questo prese con una mano il polso di Ron e con l’altra
quello del bambino sopravvissuto, dopo aver fulminato Lucas, si diresse
tra le sue imprecazioni e quelle dei due ragazzi, verso la Torre di
Grifondoro.
“Spiegami perché ti sei messa in mezzo?!”
Era la terza volta che Ron le faceva quella domanda. Ormai era da più di mezz’ora nella loro stanza.
“E’ la terza volta che me lo chiedi, Ronald, e la mia
risposta è sempre la stessa. Non voglio guai. So cavarmela da
sola con Flatts”
“Abbiamo notato, infatti ti ha già baciato una volta. E ad
ogni occasione ti è appiccicato” sbottò Harry.
“Non ti ci mettere anche tu, per favore. Vi ho già detto che so quello che faccio”
“Si, come no!”
“Per Merlino! Piantatela!!” urlò al limite. I due la
fissarono allibiti. “Non c’è bisogno che mi state
addosso! Me la so cavare. Sul serio. Non preoccupatevi.”
“Però non venirci a dire che hai tutto sotto controllo,
perché non è vero” constatò Ron, mentre
Harry annuiva.
Hermione tirò un sospiro, poi li guardò: “E va
bene, non ho tutto sotto controllo. A volte la situazione mi sfugge di
mano” Sono più le volte che la cosa mi sfugge che le volte che ce l’ho sotto controllo. Ma
questo non lo disse a voce alta. “Però questo non vi da
l’autorizzazione a farmi da guardie del corpo!”
“Va bene ‘Mione” acconsentì il rosso,
“Ma se quello alza le mani un’altra volta, non rispondiamo
delle nostre azioni! Chiaro?!”
“E va bene!” rispose lei al limite, “Adesso vado, ci
vediamo a cena..” dopo aver baciato entrambi sulla guancia
uscì dalla stanza.
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Capitolo 13 *** Week – end a Hogsmade ***
2
12. Week – end a Hogsmade
Ottobre aveva lasciato il posto a novembre, ormai era passato
più di un mese dall’attacco a Piccadilly Circus, e nessuno
gli aveva fatto sapere più niente.
Harry Potter era seduto ad un tavolo del Paiolo Magico, le burrobirre di Madama Rosmeda erano sempre le migliori!
Insieme a lui c’erano Ron ,Hermione, Ginny, Dean e Seamus.
Le gite a Hogsmade erano iniziate a metà ottobre e ormai era
tradizione la domenica pomeriggio andare a prendersi una burrobirra in
quel locale.
“Perché non ci dicono mai un accidenti di niente?”
il bambino sopravvissuto quel giorno aveva un diavolo per capello.
“Non ne ho idea fratello, anche il capitano Flatts ci aveva
promesso che ci avrebbe tenuto aggiornati, invece niente!”
intervenne Ron.
“Cosa potevi pretendere”
“Già” si intromise Dean, “Ragazzi dobbiamo
metterci il cuore in pace! Siamo studenti, non ci diranno mai
niente”
“A me questo però non va!”
“Lo sappiamo Harry” Hermione parlò per la prima
volta, “Non piace neanche a me questa situazione, lo sai
benissimo. Ormai è passato più di un mese
dall’attacco e non ci hanno fatto sapere più
niente…”
“E’ un chiaro segno che vogliono tenerci fuori” concluse per lei Ginevra.
“NON MI STA BENE!!!” sbottò il bambino sopravvissuto, “Sono o non sono io che Voldemort vuole?!”
“Capiamo benissimo come ti senti fratello, noi siamo della tua stessa idea”
“Dovresti parlare con Silente” intervenne Seamus.
“Forse ha ragione, parla con il preside”
“Lo farò, Ron. Puoi giurarci!” concluse Harry
mandando giù in un sorso tutta la burrobirra che gli era rimasta
nel bicchiere.
Hermione e Ginevra si alzarono insieme, “Ragazzi noi andiamo,
dobbiamo andare a cercare un vestito per la festa, non ho nessuna
intenzione di lasciare Hermione sotto le grinfie di Lavanda o
Calì!” li informò la rossa, detto questo li
salutarono e uscirono dal locale.
E così quella era la famosa Hogsmede… non era niente di così eccezionale.
Classico paesino inglese, con un po’ di negozi e tanta gente in giro.
Lucas Flatts stava camminando guardandosi distrattamente in giro,
vicino a lui c’era Blaise Zabini e Theodore Nott. Davanti a loro
c’era il re delle serpi, con attaccato al braccio Pansy
Parkinson.
Quella ragazza era davvero asfissiante!
“Guarda, guarda…” la voce di Malfoy gli fece puntare
lo sguardo sull’oggetto preso in considerazione dal biondo
serpeverde.
Un piccolo sorriso di disegno sulle sue labbra, sembravano quasi attirati da una calamita.
Davanti al serpeverde c’erano Hermione Granger e una ragazza dai
capelli rossi che aveva visto solo qualche volta insieme alla giovane,
non aveva idea di chi fosse.
“Stai facendo un opera pia mezzosangue?!” le chiese divertita la Parkinson.
“Evapora Parkinson!” la fronteggiò Hermione, tenendo
per un braccio Ginevra, “Quello che siamo qui a fare non ti
riguarda!”
“Avanti Granger, non c’è da vergognarsi se fai un
po’ di carità ai pezzenti!” intervenne Malfoy.
“Tu devi solo stare zitto, razza di furetto!” sbottò
Ginny, “E’ facile parlare per uno come te, con papà
dietro al culo che accontenta ogni tuo minimo capriccio da ragazzino
viziato!”
“Tu! Come osi solo rivolgermi la parola” ringhiò
Draco staccandosi da Pansy per avvicinarsi pericolosamente alle due
grifoncine.
“Non ti azzardare a toccarla anche solo con un’unghia!” lo minacciò Hermione estraendo la bacchetta.
“Credi di farci paura mezzosangue?” la scherzò Nott, avvicinandosi a Malfoy.
Lucas guardava tutta la scena di fianco a Blaise, quanta forza
c’era in quella ragazza? Aveva un orgoglio e un coraggio immenso.
“Non vai insieme a loro?” chiese senza troppo interesse al compagno.
“Sinceramente non mi interessa molto sbattermi per una cazzata del genere” gli rispose Zabini.
Lucas si lasciò sfuggire un ghigno, “Secondo me sarà lei ad avere la meglio”
“Non farti sentire dagli altri dire una cosa del genere se non vuoi finire male”
“Non sono di certo loro a intimorirmi”
“Il mio è solo un consiglio, poi fai quello che vuoi”
”Chi è la rossa di fianco alla Granger?”
“Ginevra Weasley, è la sorella minore di Ron”
Ecco dove aveva già visto quei tratti somatici, quella era la
sorella dell’amico di Hermione, la guardò meglio e i suoi
occhi si spalancarono: quella era la furia rossa della partita di
Quidditch! La cacciatrice che era riuscita a segnargli per prima!
“Stupeficium!”
l’incantesimo lanciato dalla brunetta lo distolse dai suoi
pensieri, Malfoy si era mosso verso di loro e lei era stata pronta ad
allontanarlo con uno schiantesimo, non l’aveva fatto potente,
quindi il serpeverde volò solo a pochi metri di distanza, senza
farmi male.
“Hai osato troppo!” la minacciò Nott posizionandosi
davanti a lei, mentre la Parkinson andava a vedere come stava il suo
tesoro.
“Ne vuoi uno anche tu per caso?!” lo fronteggiò Hermione, mentre anche Ginevra estraeva la bacchetta.
“Sarà meglio intervenire” disse Blaise sbuffando,
così si allontano da Flatts, mentre Malfoy e la Parkinson
tornarono di fianco ai loro compagni.
“Ragazzi dai piantiamola di dare spettacolo” disse Zabini mettendosi davanti a Nott.
“Non ci pensare neanche Blaise, queste due pezzenti hanno osato troppo!”
“Avanti Theodore, lascia correre per una volta! Non fa bene alla
salute prendersela sempre! Ti rifarai alle prime lezioni pratiche di
Difesa”
“Andiamocene” la voce imperiosa di Malfoy fece cambiare
atteggiamento a Nott, che diede le spalle al compagno, dopo aver
guardato in modo sprezzante le due grifoncine. Zabini li seguì
un istante dopo.
“Mi stupisci ogni giorno di più, Jane” Lucas era appoggiato al muro del negozio di abiti e la fissava intensamente.
“Guarda un po’ chi si rivede” ironizzò
Hermione, “Sbaglio o ti ho già detto mille volte che non
mi devi chiamare Jane?!”
Il serpeverde sorrise, avvicinandosi a lei, il suo profumo la
stordì. “Caschi male… non ti chiamo come tutta la
massa, amo distinguermi”
“L’avevo notato”
“Con chi ci vai al ballo?”
Quella domanda lanciata come una bomba la fece vacillare…
“Ancora non lo so” rispose sincera.
“Non prendere impegni, verrai con me!” le disse lui, fissando il suo sguardo profondo nel suo d’oro.
“E chi ti dice che accetterò?” lo sfidò lei,
non convinta però del tono della sua voce, improvvisamente si
sentiva strana…
“E’ molto semplice, prima di Natale sarai caduta ai miei
piedi” detto questo si chinò verso di lei, senza toglierle
gli occhi di dosso, e le depositò un lieve bacio su una guancia.
Poi si allontanò sogghignando.
“Io non lo sopporto!” li lasciò sfuggire Hermione all’interno del negozio.
Ginevra la guardò stralunata mentre bestemmiava in tutte le lingue del mondo sommersa dai vestiti.
“Ma ce la fai?!” Herm quel ragazzo è bellissimo! E ti ha invita al ballo!”
“Si bellissimo, come no.. peccato che è asfissiante, ossessivo, strafottente… non lo sopporto!”
“Hai visto come ti guarda?!” le chiese la rossa, facendole
vedere un vestito lungo color panna, con l’allacciatura dietro al
collo.
La ragazza scosse la testa, “Ho visto, ma sta solo cercando di vincere la sfida!”
Ginny le mostrò un vestito color porpora, senza spalline tutto a
pieghe, “Fidati, ti stava letteralmente mangiando con gli occhi,
quel tipo è pazzo di te! Io ci farei un pensierino senza farmi
troppi problemi!”
“Io non ho alcuna intenzione di cedere alle sue avances!”
sbottò la grifoncina, guardando un abito verde chiaro,
anch’esso senza spalle, ma con il busto liscio e la gonna lunga a
pieghe.
“Secondo me è già successo qualcosa!” la
rossa la fissava con uno sguardo indagatore, Hermione trattenne il
fiato, diventando gradualmente sempre più bordeaux! Sposto lo
sguardo su un altro vestito,azzurro, con l’allacciatura sulla
spalla desta che arrivava alle ginocchia, cercando di non rispondere
alla domanda dell’amica.
“Chi tace acconsente!”
“E va bene! Mi ha baciata!”
“Cosa?!”
“Si, due volte!” disse Hermione al limite, tanto valeva dirle tutta la verità.
“Non ci credo! E ancora non l’hai capito?!”
“Che cosa?” chiese guardandola storta, mentre negava l’ennesimo vestito.
“Gli piaci!! Possibile che non lo capisci?!”
“Lo sta facendo solo per vincere la sfida!”
“Secondo me alla sfida non ci pensa più”
continuò imperterrita la rossa, fissando un vestito blu con
l’allacciatura dietro al collo che lasciava gran parte della
schiena scoperta, lungo fino ai piedi.
All’ennesimo no della brunetta, lo rimise al suo posto, guardandola in attesa di una risposta.
“Gin, sul serio Flatts pensa a vincere la scommessa, sarei l’ennesimo trofeo”
“Secondo me sbagli, e poi cosa ti costa provare? Se dici che non
ti interessa, almeno ti diverti. Insomma guardalo, è bello da
togliere il fiato! Quegli occhi blu poi….”
“Non metto in dubbio che sia un bel ragazzo”
confessò Hermione, fissando un vestito che aveva attirato il suo
interesse, “Però non è il mio tipo…”
“Solo perché hai ancora in testa quell’idiota di mio
fratello! Herm per quanto lo adori, però resta sempre un
cretino, non si accorgerà mai… Però guarda, la
fortuna di sta offrendo su un piatto d’argento quello splendore
di serpeverde!”
La grifoncina arrossì lievemente, continuando a guardare il
vestito, quello sarebbe stato perfetto, le piaceva davvero tanto.
Fissò l’amica, che annuì convinta.
“Allora cos’hai intenzione di fare?” le chiese nuovamente la rossa, non appena furono uscite dal negozio.
“Non andrò al ballo con Lucas” rispose lapidaria.
“Te ne pentirai”
Spazio per me...
Lunachan62
Ciao! Grazie mille per il commento, comunque non l'ho ancora finita, ho
solo scritto alcuni capitoli in più, li pubblicherò il
prima possibile, perchè mi sto preparando per la
maturità, quindi non ho molto tempo. Prometto però che
farò il prima possibile! ciao! HiL
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Capitolo 14 *** Gelosia ***
3
13. Gelosia
Novembre scorreva lento e regolare, il giardino del castello era
già coperto di neve, quell’anno il freddo era arrivato
prima del solito, e gli studenti di Serpeverde e Tassorosso non ne
erano molto felici.
“Che posto di merda!” Theodore Nott era seduto a pochi centimetri dal camino, insieme a tre quarti della sua casa.
“Concordo pienamente” lo assecondò Goyle, seduto di fianco a Tiger.
Lucas Flatts era svaccato su un divano a fianco di Blaise Zabini,
entrambi seguivano le lamentele dei compagni senza battere ciglio.
“Non sarebbero sopravvissuti un giorno nella mia vecchia scuola” sussurrò.
“Vieni della Svezia, giusto?” gli chiese il moro.
“Si, li faceva molto più freddo che qui”
“Com’era la vita là?”
“Normale, come qui. Lezioni, verifiche, pratica, Quidditch…”
“Devo ammettere che sei bravo in porta”
“Nella mia vecchia scuola ero il migliore, solo il mio migliore amico riusciva a segnare un punto”
“Qui invece una ragazzina è riuscita a mettere la pluffa in rete!” intervenne Malfoy, guardandolo con sfida.
“Solo perché ci sono dei difensori incapaci e un cercatore
incompetente!” rispose Lucas fissando Draco negli occhi.
“Come osi!?” Malfoy si alzò dalla sua poltrona e si avvicinò.
“Brucia la verità, vero?”
“Non ti azzardare a trattarmi così, potresti pentirtene amaramente!”
“Non mi fai paura” sibilò il ragazzo in serpentese, alzandosi e dirigendosi verso il ritratto del Barone Sanguinario.
Il trio più conosciuto della scuola stava camminando per i
corridoi, diretto verso la biblioteca, dovevano fare una ricerca per
Piton.
“Ho provato a scrivere a mio padre” iniziò Ron,
“Ma non ha voluto dirmi niente, l’Ordine sicuramente sa
qualcosa”
“Già, e come al solito non ci dicono un cazzo!”
sbottò Harry, “Se Sirius fosse ancora qui, sicuramente non
navigavo nell’ignoranza!”
“Ragazzi, non serve a niente prendersela, non risolveremo niente
in questo modo” intervenne Hermione, cercando di calmare gli
animi dei suoi amici, “Hai provato a chiedere a Silente?”
“Si, e sai cosa mi ha risposto?” disse il bambino
sopravvissuto, “Tutto a suo tempo, figliolo! Vi rendete
conto??!!”
“In questa scuola stanno dando tutti i numeri!” sentenziò il rosso.
”Puoi ben dirlo fratello”
Hermione scosse la testa mentre prendeva il corridoi che li avrebbe condotti verso la biblioteca.
“Ciao Jane”
La ragazza di voltò, davanti a lei c’era Lucas Flatts.
Harry e Ron si bloccarono e si scambiarono uno sguardo che voleva dire una sola cosa: guai.
“Hai pensato alla mia proposta?” continuò il serpeverde senza degnare di nessuna attenzione i due ragazzi.
“Si” rispose la giovane, “Non vengo con te al ballo”
Ron strinse i pugni, quel damerino aveva invitato Hermione alla festa di Natale.
“Perché?” chiese il moro avvicinandosi alla grifoncina.
“Semplice, non ti do la soddisfazione di mostrarmi a tutta la scuola come un tuo trofeo”
“E chi ti ha detto che è quello che voglio?” gli sussurrò lui all’orecchio.
“Ehi amico!” il rosso era già al suo fianco, spalleggiato da Harry.
“Si si, me ne vado.. Respira, altrimenti scoppi!” rispose
Lucas con un ghigno, si voltò nuovamente verso la ragazza e si
chinò ancora verso il suo orecchio, il suo profumo la
stordì di nuovo.
“Pensaci ancora, so che vorresti venire con me…”
bisbigliò contro la pelle sensibile del collo, prima di
allontanarsi vi depositò un lieve bacio che procurò un
brivido ad Hermione. I loro occhi si incontrarono per un istante, lui
le fece l’occhiolino e poi se ne andò. Sentendosi gli
sguardi del trio sulla schiena, sorrise.
“Possibile che quello ti stia così addosso!”
sbottò Ron, seduto di fronte ad Hermione sul tavolo della
biblioteca.
La ragazza non staccò gli occhi dal tomo di pozioni che aveva davanti.
“Davvero Herm, io non mi fido di quello li!” disse Harry,
prendendole una mano, in questo modo lei alzò gli occhi
d’oro dal foglio, senza proferir parola.
Cosa poteva dire?!
“Tu vieni al ballo con noi!” impose il rosso, “Non mi
interessa un accidente di quello che potrebbero pensare gli altri.
Ginny va con Harry” a quelle parole il bambino sopravvissuto
arrossì leggermente, “E tu con me!”
“EH?!” intervenne Hermione arrossendo.
“Ron ha ragione! Faremo così, almeno quel damerino da
strapazzo non ti starà addosso!” intervenne Harry,
guardando l’amico, che lentamente si rendeva conto della sua
proposta. Le sue orecchie iniziarono a diventare del colore dei suoi
capelli.
In che cavolo di situazione mi sono cacciato! Ron sei un perfetto idiota!
La ragazza li guardò entrambi, erano cosi convinti tanto valeva accontentarli.
“D’accordo”
Ronald Weasley era nel suo dormitorio e continuava ripetutamente a prendere a testate il muro.
”Che idiota!”
Come gli era venuta in mente un’idea del genere, invitare
così Hermione al ballo! Perché l’aveva fatto?!
Gelosia.
Quella dannata bestia che ti contorce lo stomaco. Quando aveva sentito
Flatts pronunciare quelle parole, non aveva capito più niente.
Non voleva che lei andasse con lui.
Forse Harry aveva ragione?
Si stava innamorando di lei? Hermione gli piaceva?
“No, è impossibile” continuava a sussurrare, non poteva essere vero!
Erano cresciuti insieme, si conoscevano ormai da sette anni. Insieme a Harry erano inseparabili.
Però una cosa del genere era già successa al quarto anno, quando Krum l’aveva invitata al Ballo del Ceppo.
La prossima volta che c’è un ballo, invitami prima che lo faccia qualcun altro, e non come ultima spiaggia!
Gli aveva urlato quella frase tra le lacrime, e adesso continuava a rimbombargli nelle orecchie.
“Sono un deficiente! E adesso cosa faccio?!”
“Le dici tutto” la voce di Harry lo fece voltare.
“Cosa?! Sei forse impazzito!”
“No, però Flatts non mi sembra uno che molli, quindi se non vuoi che te la rubi, ti devi muovere!”
“Non sono sicuro” sussurrò il rosso.
“Su questo non si è mai sicuri… Tu non ti rendi conto di come la guardi certe volte!”
“Sentiamo, come la guarderei?!”
“Sembra che ti si illuminino gli occhi, sei completamente perso amico”
“Cazzo” Ron ricominciò a sbattere la testa contro il muro.
Harry aveva ragione, ormai non poteva più mentire a se stesso.
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Capitolo 15 *** Carpe Diem ***
4
14. Carpe Diem
Chi ha detto che la cosa saggia da fare,
sia quella giusta da fare in questo momento?
- Kysa -
I giorni passavano davvero in fretta, erano le nove di mattina del 23 dicembre, il giorno della festa di Natale.
Novembre era passato in un baleno, e aveva lasciato il suo posto a dicembre.
Quelle settimane erano passate velocemente a cause delle continue verifiche e interrogazioni.
Quel giorno però nessuno pensava alle lezioni, i dormitori delle
ragazze erano in movimento, quella sera ci sarebbe stato il grande
ballo!
Hermione e Ginevra non sembravano ancora interessate ai preparativi, così erano sedute in Sala Comune.
“Secondo me hai sbagliato a non accettare” iniziò la rossa.
“Ancora?! Te l’ho già ripetuto mille volte, è meglio così”
“Dai Herm, secondo me ti piace”
“Non dire baggianate!” sbottò la grifoncina arrossendo vistosamente.
“Non ho detto che ne sei innamorata, ma di certo non ti lascia
indifferente. E hai preso la volo la proposta di Harry e Ron per
salvarti. Tutto qui”
Hermione si alzò, “Quello che dici non corrisponde alla realtà”
Ginevra imitò il suo gesto e si avvicinò all’amica,
“Invece secondo me ho ragione, stai scappando”
La ragazza non le rispose neanche, si voltò e iniziò a
salire le scale diretta verso la sua stanza, quando la frase che le
sussurrò Ginny le suscitò un gran tormento interiore.
“Non è mentendo a te stessa che riuscirai a toglierti Ron dalla testa”
Era davanti allo specchio da un casino di tempo, mancava poco
più di un’ora al ballo, ma Hermione aveva ancora il cuore
in tumulto per la frase di Ginevra.
Non è mentendo a te stessa che riuscirai a toglierti Ron dalla testa.
Continuava a rimbombarle in testa, nel frattempo però andava
avanti a chiedersi perché non aveva accettato l’invito di
Lucas. Paura? Vergogna? O forse Gin aveva ragione.
Ron era sempre stato qualcosa di più di un semplice amico, era
chiaro però,che non sarebbe successo mai niente. Si volevano un
gran bene, ma lei non voleva rovinare l’amicizia che si era
instaurata in quei sette anni.
Però perché ci stava male?
Gli tornarono in mente alcuni momenti di quegli anni, il Ballo del
Ceppo del quarto anno, le fitte di gelosia che la coglievano quando
qualche ragazza si avvicinava a lui.
Possibile che Ginny avesse ragione sul serio?
Però adesso c’era anche un altro dubbio che la tormentava.
Lucas Flatts.
Cos’era per lei quel ragazzo?
Non lo sapeva, non riusciva a spiegarselo. Non ci riusciva proprio.
Non la lasciava indifferente, questo doveva ammetterlo. Ogni volta che
si avvicinava si sentiva mancare il fiato, e poi il suo profumo…
la stordiva ogni volta.
Doveva ammettere che quando l’aveva invitata al ballo non ci credeva, però non aveva accettato. Perché?
Non lo sapeva.
Dannazione!
“Possibile che le ragazze sono sempre in ritardo?!” la voce
spazientita di Harry ruppe il silenzio che regnava nella Sala Comune.
“Sono donne” rispose Ron svaccato sul divano nel suo smoking nero.
Un ticchettio di tacchi attirò la loro attenzione, si voltarono
e rimasero senza fiato: davanti a loro c’erano Ginevra ed
Hermione.
Ginny aveva un vestito verde che le arrivava alle ginocchia, con le
bratelline sottili. I capelli erano lisci, le ricadevano sulle spalle e
sulla schiena, aveva un girocollo con i brillantini e degli orecchini
pendenti abbinati, il trucco era leggero, ma i suoi occhi verdi
risaltavano lo stesso grazie al vestito. Era bellissima.
Si poteva dire la stessa cose di Hermione, quella sera aveva davvero
superato se stessa: i capelli mossi erano raccolti morbidamente sulle
nuca con un nastro argentato, tranne qualche ciocca che le ricadeva ai
lati del viso. Il vestito era eccezionale, blu notte con
l’allacciatura dietro al collo, lo scollo era generoso e gli
cadeva morbidamente sul seno, aveva uno spacco vertiginoso sulla gamba
sinistra. L’intero abito faceva risaltare le sue forme perfette,
ai piedi aveva dei sandali argentati.
“Porca…” i due ragazzi avevano seriamente bisogno di ossigeno!
“Ragazze, siete veramente bellissime!” riuscì a dire Harry, avvicinandosi per baciarle sulla guancia.
“Grazie” risposero con un sorriso.
Harry offrì il braccio a Ginevra, mentre Ron imitava l’amico con Hermione.
La Sala Grande era stata addobbata per l’occasione, al centro
c’era un grande albero di natale tutto illuminato e il soffitto,
grazie alla magia, sembrava un immenso cielo stellato.
La musica era alta, e metà scuola si era già lanciata in
pista. Ai piedi dell’albero era stato allestito un tavolo con
tutte le cibarie e le bevande possibili.
Lucas era seduto su un divano nell’ala dei serpeverde, era
circondato dalle sue compagne di casa, che non gli lasciava un attimo
di respiro.
Le aveva tutte intorno, peccato che l’unica che volesse vicino non era ancora arrivata.
Spostò l’attenzione sulla porta d’ingresso e il suo cuore per un attimo accellerò i battiti.
Eccola lì. Era meravigliosa..
Quel vestito le stava benissimo e disegnava in un modo perfetto tutte
le sue forme, peccato che al suo fianco c’era Ron Weasley e non
lui!
La vide guardarsi in giro, per un secondo i loro occhi si incontrarono
e lui si sentì prendere per mano, si voltò e
incontrò le iridi azzurre di una sua compagna: “Ti va di
ballare?”
Lucas sorrise e senza togliere gli occhi di dosso da Hermione, strinse
la presa della ragazza al suo fianco e si alzò con lei, le
appoggiò l’altra mano sul fianco e la condusse verso la
pista.
Hermione si dette dell’idiota guardando quella scena, mentre si mordeva un labbro.
“Tutto bene?” la voce di Ron la distolse dai suoi pensieri
“Si, tranquillo” rispose forse un po’ troppo
freddamente, il rosso le appoggiò una mano sul fianco, mentre
con due dita la fece voltare verso di lui, “Sei bellissima
stasera, lo sai?”
La ragazza sorrise, specchiandosi negli occhi limpidi del suo amico,
“Grazie” sussurrò. Il giovane le baciò una
guancia, poi senza lasciarle la mano la condusse verso la pista da
ballo.
La serata procedeva tranquilla, il Comitato Studentesco aveva
organizzato tutto perfettamente, avevano curato ogni minimo dettaglio,
tutti si stavano divertendo.
Hermione e Ginevra erano sedute su un divanetto, i loro accompagnatori erano andati a prendere da bere.
“Allora, come ti sembra?” chiese Ginny
“Cosa?” chiese distrattamente la grifoncina, il suo sguardo vagava ancora per l’immensa sala.
“La festa, cosa se no, Flatts?!”
“Gin! Non ricominciamo per cortesia”
“Herm smettila di mentire a te stessa, è tutta la sera che lo cerchi con lo sguardo!”
La giovane arrossi, dannazione aveva perfettamente ragione! Da quando
l’aveva visto ballare con quella cozza non aveva fatto altro che
cercarlo in mezzo agli studenti.
Quella sera era davvero bello: indossava un paio di pantaloni neri
eleganti abbinati con la giacca, che teneva rigorosamente slacciata,
sotto aveva una camicia bianca con i primi due bottoni slacciati. I
capelli erano in disordine come al solito, e gli davano proprio
un’aria sbarazzina, ma la cosa che come al solito la colpiva
erano i suoi occhi. Talmente profondi da perdersi.
“Terra chiama Hermione, ci sei ancora o sei partita per
chissà quale destinazione?!” la voce di Ginevra la
riportò alla realtà.
“Scusa Gin, dicevi?”
“Dicevo che se non ti dai una mossa quella te lo ruba!”
“Ma chi?”
“Come chi, Lucas!”
“Non stavo pensando a lui!”
“Si certo, come no! È lui che cerchi da tutta la sera! Non mi puoi mentire… non ne sei capace!”
Hermione non rispose, “Carpe diem” le sussurrò ad un orecchio l’amica, indicandole un angolo della sala con gli occhi.
La ragazza seguì il suo sguardo e vide Lucas Flatts appoggiato
al muro, intento ad accendersi una sigaretta, i suoi occhi guardavano
fuori dalla finestra, e alcuni raggi di luna lo illuminavano
accentuando ancora di più il suo aspetto misterioso.
“Io non so se è saggio.. Se Harry e Ron dovessero vedermi con lui, scatenerebbero un putiferio…”
“Chi ha detto che la cosa saggia da fare, sia quella giusta da fare in questo momento?”
Hermione fissò negli occhi Ginevra.
“Vai” le sussurrò con un sorriso. La giovane
cercò di ricambiare il gesto mentre si alzava dal divanetto.
Lentamente iniziò a muovere i primi passi indecisi verso il
serpeverde, poi dopo essersi data della fifona, prese più
sicurezza e andò dritta verso la metà.
Lucas stava fumando lentamente la sua sigaretta mentre guardava distrattamente la luna piena in cielo.
Era riuscito a liberarsi della sue compagne e adesso si godeva il suo
momento di pace. Erano veramente delle sanguisughe, però doveva
ammettere che aveva raggiunto il suo scopo, per quasi tutta la serata
aveva sentito su di se due occhi d’oro.
Un rumore di tacchi attirò la sua attenzione, si voltò e non potè fare meno di sorridere.
“Sapevo che prima della fine della serata saresti venuta a cercarmi, Jane!”
Hermione rimase ferma a pochi passi di distanza, non riusciva a proferir parola, sembrava un dio greco!
Il ragazzo si allontanò dal muro e si avvicinò,
“Non riesci a stare lontana da me, ammettilo” le
sussurrò e pochi centimetri di distanza, mentre le appoggiava
una mano su un fianco e con l’altra le spostava una ciocca di
capelli dietro l’orecchio.
“Sei cosi sicuro di te stesso?” gli chiese con un filo di
voce, il suo profumo era talmente buono che l’aveva stordita per
l’ennesima volta.
“Quando si tratta di te, si!” il suo sguardo si era fatto
più profondo e sulle sue labbra era nato un sorriso, che per la
prima volta si poteva definire vero.
Senza toglierle la mano dal fianco l’attirò più
vicina a sé, Hermione spalancò gli occhi consapevole di
quello che stava per accadere, l’altra mano di Lucas di era
spostata sul suo collo candido e il suo viso si stava avvicinando
sempre si più a quello di lei.
Carpe diem
Successe tutto a rallentatore, i loro volti si avvicinavano sempre di
più, i loro fiati si mischiarono, le loro palpebre si
socchiudevano… e le loro labbra si incontrarono.
Non appena le loro bocche si furono unite, il corpo di Hermione si
rilassò tra le braccia di Lucas, le sue mani si intrecciarono
intorno al collo del ragazzo, mentre lui aumentava la presa sul suo
fianco.
Il loro bacio che era nato come un incontro di labbra era diventato
passionale e intenso, i loro corpi aderivano perfettamente l’uno
all’altro, persi in quel contatto si resero conto che entrambi
avevano perso la sfida…
Quando si allontanarono si fissarono negli occhi, Lucas si
lasciò sfuggire un sorriso e mentre le accarezzava con un
pollice la guancia le sussurrò: “Hai visto… alla
fine sei caduta ai miei piedi…”
Hermione strinse di più le braccia intorno al suo collo e gli diede un lieve bacio a fior di labbra.
“Però..” continuò lui contro la sua bocca, “Io sono caduto ai tuoi…”
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Capitolo 16 *** La goccia che fa traboccare il vaso ***
1
15. La goccia che fa traboccare il vaso
Accidere ex una scintilla incendia passim
Lucas ed Hermione si separarono da quel bacio mozzafiato, le loro iridi particolari si incontrarono.
“Sei bellissima stasera, Jane”
“Perché ti ostini a chiamarmi Jane?”
“Te l’ho detto, voglio distinguermi dalla massa” le
sussurrò baciandole delicatamente la pelle sensibile del collo.
La ragazza si strinse al suo petto, passandogli le braccia intorno alla
vita, lui l’abbracciò forte.
Rimasero in quella posizione per molto tempo, in silenzio, illuminati dai raggi della luna.
Da lontano Ginevra Weasley li osservava, era bello vederli insieme.
Sorrise leggermente, era riuscita a convincerla, ancora non ci credeva!
D’altronde per trovare il coraggio di andare da Lucas doveva
darle una spinta decisa. Si complimentò con se stessa per la
scelta giusta: suo fratello era sempre stato il punto debole di
Hermione.
Notò con la coda dell’occhio che Harry stava tornando, ma era da solo.
“Ehi”
“Ciao Harry, grazie” gli rispose prendendo il bicchiere che
le porgeva il ragazzo, si spostò leggermente per lasciargli un
po’ di spazio.
Il bambino sopravvissuto si sedette al suo fianco, “Te l’ho
già detto che stasera sei bellissima?” le bisbigliò
all’orecchio. La rossa sorrise, mentre le sue guance si
imporporarono leggermente. “Grazie”
Harry le fece l’occhiolino, spostandole delicatamente una ciocca di capelli ramati dagli occhi.
“Mio fratello?”
“E’ stato bloccato da Lavanda, a proposito…” disse guardandosi intorno, “Hermione?”
Ginny si sentì mancare, e adesso? Era palese che sia Harry che Ron non sopportassero molto Lucas.
“E’ andata a prendere una boccata d’aria”
“Capisco, scusa se ti ho lasciata da sola, ma c’era un casino di gente al tavolo delle bevande”
“Non ti preoccupare”
“Ti va di ballare?” le chiese con un sorriso, porgendole la mano.
Ginevra lo fissò negli occhi e acconsentì felice.
La musica stava iniziando a diventare più soffusa, ma arrivava lo stesso anche all’esterno.
Lucas ed Hermione erano appoggiati alla veranda, la mano del ragazzo scivolò in quella della giovane.
Si voltò verso di lui e si perse nuovamente nel profondo dei
suoi occhi blu come l’oceano. Si alzò sulle punte, fino ad
arrivare a pochi centimetri dalla sue labbra, lui in risposta le
appoggiò le mani sui fianchi e l’attirò verso di
sé, congiungendo nuovamente le loro bocche.
“Lavanda, dove mi stai portando?” la voce di Ron era
parecchio spazientita, quella sanguisuga si era attaccata a lui, quando
stava per tornare da Hermione, e non l’aveva più lasciato
andare.
“Ti faccio vedere la luna piena, è veramente romantica”
“A dir la verità io dovrei tornare dagli altri” cercò di salvarsi il rosso.
“Tornare dagli altri?” Lavanda spostò li sguardo su
di lui, “Harry sta ballando con Ginny in mezzo alla pista, ed
Hermione è con Flatts”
“Cosa?!” le orecchie di Ron divennero improvvisamente dello
stesso colore dei suoi capelli. “Dov’è
Hermione?”
“Insieme a Flatts, li ho visti vicino alla veranda centrale”
“Scusami, ma devo andare”
“Ma, Ron? Aspetta…” lo afferrò per un polso,
la sua stretta però era debole e Ron si separò
facilmente,“Scusa Lavanda, ma devo andare”.
La bionda lo vide allontanarsi velocemente, non sapeva di aver appena innescato una bomba.
Ronald Weasley camminava spedito verso la veranda principale, quel
maledetto! Se lo trovava ancora a infastidire Hermione gli avrebbe
spaccato il suo naso perfetto.
I suoi occhi azzurri vagavano per la stanza in cerca dell’amica, ad un certo punto si fermò di colpo.
Vicino alla veranda c’erano due persone, il ragazzo era di spalle
e non riusciva a riconoscerlo, aveva una mano aperta sul muro e
l’altra sul fianco della ragazza appoggiata alla parete. Qualcosa
però in quella giovane lo fece pensare, le sue braccia erano
allacciate al collo del ragazzo, ma quello che attirò
l’attenzione di Ron fu il colore intenso del suo vestito. Blu notte. Solo una persona aveva quel colore addosso quella sera.
Hermione.
Si avvicinò e con stupore e rabbia riconobbe lo studente: Lucas Flatts.
Si stavano baciando! Hermione e quel damerino da strapazzo si stavano baciando!
Gelosia pura, fu quella maledetta sensazione ad animare il cuore del giovane Weasley in quel momento…
“Da te non me l’aspettavo proprio, sai?!”
Nel sentire quella voce i due giovani si allontanarono, Lucas si
voltò con uno sguardo scocciato, mentre Hermione, che aveva
riconosciuto subito la voce, guardò il suo migliore amico negli
occhi, avevano una strana espressione. Vi lesse solo rabbia e odio.
“Ron…”
“Mi hai deluso Hermione” le disse a voce bassa, il suo tono
era colmo di delusione “Non pensavo che saresti finita con uno
come lui”
“Ron, aspetta, fammi parlare” cercò di dirgli lei.
Invano, il suo amico era furioso.
“Avrebbe senso?” le chiese guardandola storto.
“Potresti stare ad ascoltarmi, per una buona volta!” gli rispose alzando leggermente la tonalità della voce.
“Cosa dovrei ascoltare?!”
“Senti un po’ amico, ma chi sei? La sua balia per caso?!” intervenne Lucas.
”Tu resta fuori da questa storia” lo minacciò Ron puntandogli un dito contro.
“Non resto fuori, è grande abbastanza per decidere cosa
fare da sola della sua vita, non devi essere certo tu a dirle chi deve
o non deve frequentare”
“Si, hai ragione” il tono della sua voce era piatto,
“Non sono di certo io a doverle dire che idiota
frequentare” la guardò ancora una volta e poi si
voltò per tornare da dove era venuto.
Hermione aveva gli occhi lucidi, cos’era quella strana sensazione?
Stava perdendo il suo migliore amico.
“Ron, aspetta… per favore”
“No Hermione, non abbiamo più nulla da dirci” le
disse senza girarsi, detto questo iniziò a camminare nella
direzione opposta dei due giovani.
Calde lacrime iniziarono a rigarle le guance, “Ehi..” Lucas
si era avvicinato a lei iniziando ad asciugarle quelle perle salate con
i pollici. La ragazza non gli rispose, gli passò solo le braccia
al collo e nascose il suo viso nel suo petto.
“Lavanda”
La bionda grifondoro si voltò riconoscendo subito la voce del ragazzo che l’aveva chiamata.
“Ron, ciao..”
“Andiamo?”
Sul viso della giovane nacque un largo sorriso e i suoi occhi si illuminarono.
Harry Potter e Ginny Weasley notarono, non con poco stupore, Ron uscire dalla Sala Grande accompagnato da Lavanda Brown.
La ragazza si voltò subito, e vide Hermione tra le braccia di
Lucas scossa dai singhiozzi, lo sguardo del serpeverde era leggermente
furioso.
Ahia!
“Dove va?” la voce del bambino sopravvissuto distolse la rossa dai suoi pensieri.
“Non lo so” rispose distratta, senza però staccare gli occhi dall’amica.
Ron, sei un perfetto idiota!
“Dove stai…” Harry si sbloccò, seguendo la
traiettoria degli occhi della rossa vide Hermione insieme a Flatts.
Il suo cuore iniziò ad aumentare i suoi battiti, adesso aveva capito perché l’amico se n’era andato.
“Harry, aspetta…” Ginevra lo prese per mano, “Perché dovete mettervi in mezzo?”
“Non è questione di mettersi in mezzo, Gin, quello ha
fatto una scommessa con Hermione. Vuole semplicemente prenderla in
giro!”
“Non lo puoi sapere, non lo conosci”
“Ho visto già abbastanza” detto questo si liberò dalla presa di Ginevra e si diresse verso Hermione.
“Aspetta!” Ginny gli si mise davanti, gli occhi verdi fissi
in quelli del bambino sopravvissuto, “Non siete le sue balie,
è andata di sua spontanea volontà, non dovrei dirtelo io,
ma lei. Mio fratello avrà detto qualche cazzata delle sue, e
adesso sta piangendo… Non andare là per peggiorare la
situazione, per favore”
Harry le appoggiò le mani sulle spalle nude, “Ti rendi conto che se ne pentirà?”
“Questo non puoi dirlo”
“D’accordo, non posso dirlo. Però è una sensazione che continua a tormentarmi”
“Solo perché gli vuoi bene come ad una sorella..” la
rossa gli accarezzò una guancia, “Sei preoccupato che
qualcuno te la porti via. Devi però ricordarti che Hermione ti
vuole un mondo di bene, ci tiene a te! Questo però non ti da il
diritto di interferire con gli affari del suo cuore”
“D’accordo” sospirò lui, “Hai vinto.
Però alla prima occasione dovrà darmi più di una
spiegazione”
Ginevra sorrise debolmente, accogliendo il bacio che Harry le depositò sulla tempia.
“Spero solo che tuo fratello non faccia qualche stronzata” le sussurrò all’orecchio.
Lo spero anch’io, però ha una brutta sensazione.
Purtroppo Ginevra Weasley non si sbagliava… a volte da una sola scintilla, scoppia un incendio.
Spazio per me...
pikappa93 Ciao!
grazie mille per quello che hai scritto... Neo Rowling, cosi veramente
fai arrivare la mia autostima alle stelle! mi avrai fatto crescere di
almeno 20cm!! Sono contenta che la ff ti entusiasmi così tanto,
è veramente un piacere per lo scrittore ricevere dei commenti
cosi calorosi. spero solo di non deludere le aspettative andando avanti
con la storia... Un seguito? non saprei.. però mai dire mai....
Ciao!
speednewmoon Ehi!
Ciao Speedy! Sono contenta che questo capitolo ti sia piaciuto... a
dire il vero aveva paura di non far capire bene quello che hanno
provato Herm e Lucas in questo bacio.. ma a quanto pare, ho reso l'idea
comunque! Con questo capitolo dovrei aver chiarito la tua
curiosità... Aspetto nuovi commenti! Un bacio..
|
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Capitolo 17 *** Errori, o forse no?! ***
2
16. Errori, o forse no?!
La Sala Grande si stava lentamente svuotando, gran parte degli studenti
erano tornati nei dormitori o da qualche altra parte, tutti i
professori erano andati a dormire, della pulizia della stanza se ne
sarebbero occupati gli elfi domestici non appena la sala fosse stata
completamente vuota.
Harry Potter dopo aver spostato la sguardo sulla sua migliore amica
ancora una volta, prese per mano Ginevra e insieme uscirono dal portone
principale.
Percorsero con calma le scale che li avrebbe condotti al dormitorio,
mormorarono la parola d’ordine alla Signora Grassa ed entrarono.
“Hai intenzione di aspettarla?” gli chiese la rossa fissandolo negli occhi.
“Si” rispose lui, “Non preoccuparti, cercherò
di non creare altri danni. Comunque diciamo che uso la scusa di
Hermione anche per aspettare Ron”
La ragazza sorrise lievemente, “Se la fai infuriare anche tu, te la faccio pagare!”
Il ragazzo in risposta si chinò su di lei e le diede un lieve bacio sulle labbra.
“Sono stato bene con te questa sera” le sussurrò
mentre si allontanava, “Anch’io” rispose la rossa
sorridendo.
“Buona notte, Gin”
“Notte Harry”
Quando la ragazza sparì oltre la colonna, il bambino sopravvissuto si lasciò cadere sul divano.
Sarebbe stata una lunga notte.
Erano rimasti solo loro nella Sala Grande.
Lucas continuava a stringere a se Hermione, che non dava segno di voler smettere di singhiozzare.
“Jane” le alzò con due dita il mento, “Non serve a niente piangere..”
Gli occhi della grifoncina erano rossi e gonfi, “Non ci riesco” sussurrò con la voce rotta dai singhiozzi.
“Ti stai piegando per colpa sua… Non credo che meriti così tanto”
Quelle parole fecero incupire le iridi d’oro della giovane, “E’ il mio migliore amico” disse dura.
“Appunto” puntualizzò lui, “Non è la
tua balia. Non spetta a lui decidere con chi devi stare”.
Lucas aveva ragione, Hermione lo sapeva. Però cos’era quella morsa che le opprimeva il cuore?
Semplice, era la paura di perdere un amico.
Era il terrore di perdere Ron.
Un’altra lacrima le scivolò lenta sulla guancia, il
serpeverde gliel’asciugò con un bacio. “Scusa”
sussurrò contro la sua pelle.
Le difese dalla grifonciana cedettero nuovamente, si voltò di scatto e catturò quelle labbra morbide con le sue.
Il bacio che vi nacque fu di una folle passione. Entrambi si stupirono
di come le loro bocche combaciassero alla perfezione. Hermione si perse
tra le braccia di quel ragazzo che le aveva rubato il cuore.
Quando si separarono, si guardarono per un attimo negli occhi, poi la ragazza lo prese per mano.
“Andiamo?”
In risposta lui le strinse la mano e iniziò a camminare verso il portone principale.
Salirono lenti le scale che li avrebbe condotti ai dormitori di
Grifondoro, ogni tanto Lucas si fermava e l’attirava a se per un
bacio veloce, al quale la ragazza non riusciva a sottrarsi.
Quando furono giunti davanti alla Signora Grassa si fermarono, Hermione
si voltò verso di lui, fissando i suoi occhi blu, il ragazzo le
appoggiò le mani sui fianchi e la strinse forte.
“Ci vediamo domani”
“Si..” Hermione si alzò sulle punte e lo baciò lievemente sulle labbra, “Buona notte”
“Sogni d’oro, Jane” le bisbigliò all’orecchio, prima di depositarle un bacio sul collo.
Si allontanò da lei, e spari nel buoi del corridoio.
Dopo aver superato il ritratto, Hermione si tolse le scarpe, non ne
poteva più! Le avevano letteralmente distrutto i piedi.
Camminava lentamente, in punta di piedi, tenendo con una mano i sandali
argentati e con l’altra l’orlo del vestito. Giunse nella
Sala Comune, notò che il camino era ancora acceso, e che seduto
su un divano di fronte al fuoco c’era qualcuno. Sentendo
una presenza dietro di se, il ragazzo si alzò, facendo morire di
spavento la povera grifoncina.
“Harry!” sussultò la ragazza, “Mi hai fatto
prendere un’infarto, ma cosa ci fai ancora in piedi?”
“A dir la verità aspettavo te…” visto che la
ragazza non gli rispondeva Herry continuò, “Ti ho vista
con Flatts prima..Herm, che ti succede?” le chiese appoggiandole le mani sulle spalle.
“Non lo so” rispose abbassando lo sguardo, mentre si
lasciava cadere sul divano, “Non te lo so spiegare, forse non si
può neanche.. Però è successo..”
Harry la guardò attentamente, in quel momento le sembrava
piccola e indifesa, si tormentava le mani e i suoi occhi d’oro
erano bassi, quasi incapaci di sostenere il suo sguardo.
“Non ti devi vergognare” le sussurrò
inginocchiandosi davanti a lei, quella frase le fece alzare gli occhi,
il bambino sopravvissuto sorrise, “Io non sono nessuno. Non devo
giudicare quello che fai. Se è lui che vuoi, non sarò io
a mettermi in mezzo!”
Le iridi d’oro di Hermione si illuminarono, gli gettò le
braccia al collo, “Grazie” sussurrò al suo orecchio.
“Sai, mi sento un perfetto cretino” le confessò.
“Perché?”
“Perché se non fosse stato per Ginny avrei creato un
casino” iniziò fissando un punto indefinito nella stanza,
“Stavo per fare lo stesso errore di Ron, prima dovevamo parlare
con te, prima di trarre le nostre conclusioni…”
A sentire il nome dell’amico Hermione si rabbuiò…
“Ehi, vedrai che gli passerà..”
“Non mi perdonerà mai”
“Mai dire mai, tesoro. Sai com’è fatto Ron, prima parla e poi pensa!”
“Dov’è adesso?”
“Non ne ho idea, ma cosa ti ha detto di preciso?”
“Che l’ho deluso” gli occhi della giovane si incupirono ancora di più.
“Ehi..” cercò di consolarla, “Gli passerà, fidati. Poi sarà lui a venire da te”
“Non ne sono così sicura…”
“Avanti Herm… Fammi un sorriso!” le disse
accarezzandole una guancia con il pollice, Hermione si lasciò
sfuggire un sorriso, che venne ricambiato dal bambino sopravvissuto.
“Dai, andiamo a dormire” le disse.
“Si” sussurrò, “Harry?”
“Dimmi..”
“Non me ne pento” gli confessò guardandolo fisso negli occhi.
“Lo so, comunque non pensare di scapparmi, poi mi racconterai, chiaro?!”
Hermione arrossì pensando a quello che era successo quella sera,
se ripensava alle labbra di Lucas sulle sue il cuore incominciava a
battere come un tamburo.
”D’accordo” gli sorrise, dandogli un lieve bacio
sulla fronte, vicino alla cicatrice, “Ci vediamo domani”
“Va bene, buona notte”
“Notte Harry, e grazie”
“Figurati” il Prescelto la fissò fino a quando non
scomparve dietro la colonna, poi imitò il suo esempio, con un
pensiero fisso in testa: dove diavolo era finito Ron?!
Ronald Weasley aprì gli occhi, disturbato dai primi raggi di sole che filtravano dalla finestra…
Ma.. un momento.. nel dormitorio non c’erano i raggi di sole che lo svegliavano!
Apri di scatto gli occhi azzurri e si guardò in giro…
Quello non era il dormitorio di Grifondoro! Di fianco a lui non
c’era Harry e Seamus e Dean non erano di fronte a lui.. Dove
diavolo era?!
Cercò di alzarsi, ma qualcosa lo teneva appoggiato a terra. Si
voltò verso il lato destro e un battito mancò al suo
cuore…
Una massa di capelli biondi erano sparsi sul suo petto, il braccio di
quella ragazza lo cingeva per un fianco e si rese conto che il suo
braccio destro era attorno alle spalle di quella giovane.
Ma chi era? E soprattutto cosa
ci faceva lui, con quella ragazza, sdraiato chissà dove e cosa
ancora più sconvolgente.. Completamente nudi?!!
Miseriaccia!
Cercò di fare mente locale su cosa era successo la sera prima..
mentre spostando lentamente alcune ciocche bionde dalla fronte della
misteriosa fanciulla, cercava di capire chi fosse e quando vide il suo
viso gli si gelò il sangue nelle vene…
Lavanda Brown!
Cazzo!
Tutto d’un tratto gli tornò alla mente tutto quello che
era successo la sera prima: il ballo, Hermione con Flatts, il litigio
con lei, e la notte passata con Lavanda…
Merda! Ron sei un genio!
Nel frattempo che il giovane Weasley si insultava in tutte le lingue
che conosceva, Lavanda si strinse impercettibilmente al suo petto,
mentre intrecciava una sua gamba con la sua e apriva lentamente gli
occhi azzurri sul ragazzo.
Ron si irrigidì come un pezzo di legno, cosa le avrebbe detto adesso?
La ragazza nel frattempo si alzò leggermente per depositargli un bacio sul collo, “Buongiorno…”
Il grifondoro la guardò con uno sguardo vuoto. Merda, merda, merda, merda!!!!
“Ciao..” mormorò, ma non riuscì più a
dire una sola parola, perché Lavanda si era già buttata
sulle sue labbra, sedendosi su di lui, mentre lo coinvolgeva in un
bacio mozzafiato.
Sono nei guai fino al collo….
Le mani di Lavanda vagavano sul suo corpo, mentre le sue labbra avevano nuovamente catturato le sue.
Ron cercò di fermarle le mani, afferrandola per i polsi, ma la
giovane le sottrasse dalla sua presa e gli bloccò le braccia ai
lati della testa.
“E’ stato fantastico…” gli sussurrò contro le labbra, appoggiandosi completamente su di lui.
Il rosso trattenne il fiato. Chiuse gli occhi maledicendosi nuovamente, mentre Lavanda gli baciava sensualmente il collo.
Ad occhi chiusi, gli vennero in mente tutti i fatti avvenuti quella notte.
Era talmente infuriato con Hermione
che aveva deciso di lasciare la festa, rifugiandosi nel dormitorio, ma
sul suo campo visivo era apparsa Lavanda Brown, così le aveva
chiesto di andare via con lui.
Erano usciti in silenzio dalla sala e lei lo aveva preso per mano avvicinandosi al suo corpo, in risposta Ron l’aveva afferrata per le spalle, e bloccandola tra il muro e il suo corpo l’aveva baciata selvaggiamente, la giovane aveva risposto con altrettanto ardore avvinghiandosi a lui.
Senza rendersene conto si erano
trovati nell’aula di Divinazione, distesi tra i mille cuscini
sparsi per il pavimento, a baciarsi con una passione sempre maggiore.
La mente di Ron era completamente
annebbiata, sentiva le dita e le labbra di Lavanda percorrergli tutto
il corpo.. il desiderio diventava sempre più forte.. le sue mani
si muovevano impazienti ed esigenti sulla figura sinuosa distesa sotto
di lui.
Il bisogno di diventare una cosa sola
diventava sempre più imminente, i loro gesti erano dettati dal
desiderio e dalla passione…
Ron aveva iniziato a muoversi dentro
di lei quasi con violenza, strinse di più la presa sulle sue
spalle, quando la figura di Hermione tra le braccia di Flatts
riaffiorò nella sua mente, fu proprio con quest’immagine
davanti agli occhi che aumentò il ritmo, fino a che non li
accolse nello stesso istante l’oblio…
Sono un’idiota!
“Aspetta…” la sua voce era roca, quasi non la riconosceva.
“Cosa c’è, amore?” Lavanda aveva fermato l’assalto al suo corpo e adesso lo stava fissando negli occhi.
“Ecco…” non sapeva da che parte iniziare, si sentiva
un verme, “Io.. insomma… credo che abbiamo fatto un
errore….”
“Un errore?!” la ragazza si spostò di lato,
accarezzandogli una guancia, “Stanotte è stato bellissimo,
non credo proprio sia stato un errore, sai….”
Ron spalancò gli occhi, cazzo!
“Lavanda davvero… io…” ma non riuscì a
finire la frase, perché due labbra si erano impossessate della
sue e quel movimento di quel corpo caldo contro il suo.. bè, gli
fece dimenticare la questione dell’errore…
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Capitolo 18 *** Partenze ***
4
17. Partenze
Ginevra Weasley era seduta sui gradini principali del castello, la
maggior parte dei ragazzi avevano già lasciato la scuola per
tornare a casa, lei stava aspettando suo fratello e Harry, il bambino
sopravvissuto avrebbe passato le vacanze di Natale alla Tana, Hermione
invece sarebbe tornata a Londra dai suoi genitori.
La rossa si senti sfiorare una spalle e si voltò, “Hermione!!”
La grifoncina le sorrise largamente prima di abbracciarla con trasporto, “Allora? Devi raccontarmi tutto!”
Ginny la fissava negli occhi, con un gran sorriso dipinto sul volto, Hermione arrossì leggermente…
“E’ stato bellissimo!”
“Io cosa ti avevo detto?”
“D’accordo.. avevi ragione! Sei contenta?!”
esclamò la ragazza, Ginny in risposta le sorrise, “Lo
ammetto, mi piace.. e poi ieri è stato così…
così… dolce”
“Tu sei proprio andata amica mia…! Fidati!”
“Non lo so ancora… però…” lo sguardo della grifoncina si rabbuiò per un istante.
“Quel cretino di mio fratello” concluse per lei la rossa.
“Si..non l’ho ancora visto e Harry mi ha detto che non è tornato stanotte al dormitorio”
“Vedrai che gli passerà…”
“Non ne sono così convinta, i suoi occhi ieri erano infuriati, non li avevo mai visti così”
“Se la sarà presa, è normale… anche se
poteva evitare di reagire così! Ma d’altronde lo sai, Ron
prima agisce e poi pensa! E’ sempre stato impulsivo” Ginny
si avvicinò all’amica e l’abbracciò.
“Sono contenta però che ti sei resa conto che
c’è Lucas…”
Hermione ricambiò il gesto della ragazza, “Grazie, se non ci fossi stata tu…”
“Lo so, lo so… se non ci fossi bisognerebbe inventarmi!”
Le due ragazze si guardarono e poi scoppiarono a ridere…
“Buon giorno bellezze!”
“Ciao Harry!” il bambino sopravvissuto si avvicino alle compagne e le baciò entrambe sulla guancia.
“Quel genio di mio fratello?”
“Non ne ho idea Gin, non l’ho ancora visto da ieri. Non ho proprio idea di dove si sia andato a cacciare..”
“E’ sempre il solito! Se arriviamo tardi chi la sente la mamma?!”
Hermione sorrise nel vedere la rossa iniziare a sbraitare contro il
fratello, Molly Weasley era famosa per le sue sfuriate! Il suo sguardo
si spostò verso la capanna di Hagrid, proprio li fuori
c’era Lucas Flatts. La stava aspettando…
“Scusatemi un attimo” disse la giovane, allontanandosi dai due ragazzi.
Un giorno di sana pianta,
incontri un’altra e tutto si ribalta..
Lucas era appoggiato alla parete del capanna del guardiacaccia con una sigaretta tra le labbra.
Le vacanze le avrebbe trascorse a casa, non ne aveva nessuna voglia.
Non voleva stare sotto lo stesso tetto dei suoi genitori, ma non aveva
altra scelta.
Fece un tiro lentamente, buttando fuori il fumo con calma, chiudendo
gli occhi. Era l’unica cosa che lo rilassava oltre al volo.
“Ciao” quella voce lo risvegliò facendogli nascere sulle labbra un sorriso.
“Ciao Jane” puntò le sue iridi profonde in quelle della ragazza, “Ti aspettavo”
Hermione sorrise, mentre con un passo incerto si avvicinò al
serpeverde, alzandosi sulle punte dei piedi per dargli un bacio a fior
di labbra. Si staccò solo per poterlo guardare ancora negli
occhi, ma il ragazzo le appoggiò una mano sulla schiena e
attirandola a se la baciò con più ardore.
La grifoncina si avvinghiò a lui, perdendosi su quelle labbra, che ormai l’avevano completamente stregata.
“Vai dai tuoi?”
“Per forza, anche se preferirei stare qui, con te. Senza le tue guardie del corpo intorno!”
“Non sono le mie guardie del corpo!”
“Si, certo.. come no!”
Hermione lo guardò male e in risposta Lucas scoppiò a ridere, “Tu torni dai tuoi?”
“Si, ma rimaniamo a Londra quest’anno, mio padre non è riuscito ad ottenere le ferie”
Il ragazzo dette un ultimo tiro e poi spense la sigaretta a terra, successivamente la fece scomparire con la bacchetta.
Un giorno di sana pianta,
ci sbatti contro,
vedrai che il vento cambia...
Lucas spostò la sua attenzione sulla ragazza che aveva tra le
braccia, le accarezzò il collo con il pollice, poi appoggiando
la mano su quella pelle candida, l’attirò nuovamente verso
di lui, unendo le loro labbra in un altro bacio di fuoco. Hermione si
strinse al giovane, passandogli le braccia intorno al collo, immergendo
le mani nei suoi capelli ribelli.
Si allontanarono per riprendere fiato, senza però distogliere lo
sguardo l’uno dall’altra. La ragazza sorrise lievemente,
mentre lui le appoggiava entrambe le mani suoi fianchi.
“Mi farò sentire…” gli sussurrò Hermione.
“Ne sono convinto Jane, so che non resisti senza di me…!” le rispose, con un sorriso strafottente dipinto sul volto.
“Che faccia da schiaffi che hai!” gli disse, mentre gli
passava le braccia intorno al collo per stringersi maggiormente a lui.
“Anche se ho una faccia da prendere a schiaffi, non riesci a
stare lontana da me, quindi… il problema non si pone!”
“Scemo!” Hermione si alzò sulle punte e lo
baciò nuovamente, prima di allontanarsi, “Devo
andare”
Lucas le accarezzò una guancia, “Bene.. buon viaggio Jane…”
“Cerca di essere un po’ educato con i tuoi…”
notando lo sguardo corrucciato del giovane, addolcì il tono di
voce, prendendogli il viso tra le mani, “Fallo per me.. tua madre
ti vuole bene.. ci ho parlato. Fidati di me…o almeno provaci,
ok?”
“Non ti assicuro niente”
“E’ già qualcosa…” sorrise, mentre gli
depositava un bacio a fior di labbra, “Ci vediamo”
Hermione si voltò e inizio a camminare verso le carrozze, ma una
mano l’afferrò per un polso dolcemente, mentre un braccio
la fece girare prendendola per un fianco, due labbra si chinarono sulle
sue, coinvolgendola in un bacio dolce, delicato, ma allo stesso tempo
appassionato. La giovane ricambiò il gesto con altrettanto
ardore, adorava quella parte di carattere di Lucas: impetuoso ed
travolgente.
Si allontanarono lentamente fissandosi negli occhi, “Adesso
puoi andare!” le disse sfoggiando un sorriso da perfetto
furfante. Hermione cercò di calmare i battiti del suo cuore,
ormai impazzito, lo guardò ancora per un attimo, e poi con un
sorriso di congedò, lasciando piano la mano che aveva tra le
sue.
“Sono troppo carini insieme!” la voce allegra di Ginevra
fece sorridere il bambino sopravvissuto, che stava guardando in
compagnia della rossa la loro amica salutare Flatts.
“Si, in effetti non dispiacciono neanche a me…”
“Avanti signor ghiacciolo..Non c’è niente di cui
vergognarsi se pensi una cosa del genere! Vuoi che sia felice, no?
Bene.. Lucas forse potrà dargliela.. quindi!”
“Si, forse hai ragione” Harry guardò la piccola
furia rossa che aveva davanti, è allucinante! “Però
un momento.. come mi hai chiamato?!”
“Signor ghiacciolo!” gli rispose lei sorridendo.
“E cosi io sarei freddo?!” il grifondoro si era avvicinato
pericolosamente alla rossa bloccandola contro la parete del castello.
“Si!” continuò lei. Ormai erano veramente a pochi
centimetri l’uno dall’altra, i loro nasi si sfioravano, i
loro occhi erano uno nell’altro.. ma dei passi in lontananza li
fecero allontanare, spostarono l’attenzione su una coppia che
stava venendo verso di loro… e si stupirono notevolmente
riconoscendoli…
Ron insieme a Lavanda, quello che più li lasciò senza
parole era che non stavano solo camminando l’uno di fianco
all’altra, ma la bionda aveva un braccio intorno al fianco di Ron
e lui la cingeva per le spalle.
“Ciao ragazzi!” la voce della Brown era squillante come al solito.
“Ehm.. ciao Lavanda” la salutò Ginny, guardando stranita il fratello, “Ron”
“Ciao Gin, Harry” disse il rosso, senza staccarsi dalla ragazza.
Non sapeva neanche lui perché era ancora abbracciato a Lavanda,
da quando erano usciti dall’aula di Divinazione non si era
allontanata un solo istante da lui, tranne quando erano andati nelle
rispettive camere a cambiarsi e a prendere la loro roba.
Si erano ritrovati nella Sala Comune e da li non si erano più
separati, la sua presenza in qualche modo non gli faceva pensare ad
Hermione, anche se ancora non riusciva a fare ordine tra i suoi
pensieri.
Era una confusione unica… doveva parlare assolutamente con Harry.
“Ciao Hermione!” quel nome lo fece sussultare, si voltò verso i suoi amici e la vide…
Dal canto suo la grifoncina non appena aveva salutato Lucas, si era
diretta verso i suoi amici, e quando aveva visto Ron abbracciato a
Lavanda era rimasta sconcertata.
“Ciao” disse solamente, cercando si evitare in tutti i modi gli occhi accusatori del rosso.
“Direi che è ora di andare” intervenne Harry,
notando che l’aria era diventata molto pesante… “La
carrozza è arrivata”
Ron prese Lavanda per mano e senza dire una parola si era diretto verso
la carrozza, Harry l’aveva seguito un secondo dopo scotendo la
testa e Ginevra si era avvicinata all’amica, prendendola per mano.
“A casa me la paga! Fidati! Lo lascio senza cena!” le aveva
sussurrato, facendo nascere un leggero sorriso sulle labbra della
giovane.
“Mi odia”
“Ma no… è scemo! Non ci puoi fare niente…
gli passerà, vedrai. Poi sarà lui a tornare da te,
strisciando per terra!”
“Speriamo…”
Ginny la trascinò sulla carrozza, cercando di farle tornare il buonumore… io lo disintegro!
Il mezzo partì, conducendoli verso casa…
Lucas Flatts lo fissò fino a quando non sparì oltre gli alberi…
Bene Lucas, su la maschera…
Spazio per me
Bene gente, ecco un altro capitolo... devo informarvi che la scorta
è finita... quindi adesso dovrete aspettare forse un pò
di più, perchè sono anche impegnata con gli esami, quindi
magari non aggiornerò tutti i giorni.. però prometto che
non vi farò aspettare troppo!
speednewmoon ciao
mitica! grazie mille... come al solito mi fai morire con i tuoi
commenti! comunque non ammazzarmi troppo il povero Ron, è tanto
confuso... non sa cosa fare... aspetto un prox commento! bacio!
pikappa93 ciao, grazie
per il commento... per la creazione di un Lucas per te, mi sa che ci
vorrà un aiutino in più! un abbraccio!
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Capitolo 19 *** Home Sweet Home ***
2
18. Home sweet home
“Ron, Ginny, Harry!!” la voce di Molly Weasley si
sentì per tutto il binario 9 ¾ , la rossa si mise una
mano davanti agli occhi, per evitare di fulminare quella madre troppo
apprensiva, Harry si lasciò sfuggire un sorriso, quella donna
era eccezionale, ormai la considerava come la madre che non aveva mai
avuto, e sapere che anche lei lo considerava con un figlio non faceva
altro che riempirlo di gioia.
Ron camminava davanti ai due ragazzi, sempre con Lavanda per mano,
anche durante il viaggio erano rimasti sempre attaccati. Avevano
trascorso il viaggio insieme e Ginevra non aveva fatto altro che
guardarlo male, se dai suoi occhi potevano uscire dei fulmini, quella
era la volta buona che avrebbe incenerito il suo adorato fratellino!
Hermione era di fianco all’amica, manteneva gli occhi bassi.. per
gran parte del viaggio si era sentita addosso gli occhi accusatori di
Ron, e non era mai riuscita a sostenere il suo sguardo.
Ginny la prese nuovamente per mano, facendo in modo di farle alzare lo
sguardo, “Resta senza cibo almeno per due giorni, parola
mia!” la grifoncina rise leggermente, si sentì prendere
l’altra mano e si voltò, incrociando lo sguardo con quello
smeraldino del bambino sopravvissuto. “Proverò a
parlargli, promesso” le disse appoggiando le labbra sulla sua
guancia.
“Grazie, sei un’amico..” gli rispose la ragazza,
stringendogli la mano, “Adesso devo andare, i miei mi
aspettano”
“Ciao Herm.. e mi raccomando, non dannarti troppo!” le
disse Ginny abbracciandola forte, “Fatti sentire, chiaro?!”
“Va bene, tanto ci vediamo tra qualche giorno..”
”Non mi interessa! Io e il signor ghiacciolo ti vogliamo sentire”
“Tu e chi?!”
“Il signor ghiacciolo sarei io, questa pazzoide mi ha battezzato
cosi adesso, come se non avessi già abbastanza
soprannomi!”
La rossa rise vedendo la faccia stupita di Hermione e quella, ormai rassegnata di Harry.
“Ci vediamo ragazzi, statemi bene” li salutò la
ragazza abbracciandoli, “Ci vediamo tra due settimane”
“Ciao Herm, e mi raccomando ricordati quello che ti ho detto” le disse Ginevra, mentre la salutava con la mano.
Hermione annuì, poi inconsapevolmente voltò lo sguardo
verso Ron, che era stato in disparte tutto il tempo, e per un millesimo
di secondo i loro occhi si incontrarono, poi lei lo distolse subito,
perché Lavanda si era attaccata a lui come una piovra
assatanata…
Camminò velocemente verso i suoi genitori e dopo averli abbracciati, si allontanarono confondendosi nella folla.
“Io adesso vado li e lo disintegro!” la voce di Ginevra era
alquanto infastidita, Harry rise leggermente notando anche lo sguardo
imbufalito di Molly. La robusta signora era in piedi di fianco a suo
marito, che guardava Lavanda Brown baciare suo figlio, quando i due si
separarono e il rosso si diresse leggermente colorito in viso verso la
sua famiglia si beccò una leggera sberla sulla nuca dalla madre.
“Ahi! Ma che ti ho fatto?!”
“Ci hai fatto aspettare!!” iniziò la donna,
“Devo ricordarti che è la vigilia di Natale? E che domani
tutto l’Ordine sarà da noi a mangiare??!!”
“Ho capito, ho capito. Scusa!!” Ron capì che non
poteva vincere contro sua madre, quindi seguì la via del
silenzio affiancandosi a suo padre mentre uscivano dalla stazione.
Lucas Flatts si smaterializzò davanti alla porta di casa sua,
appoggiò la mano sulla maniglia e l’abbassò.
“Lucas?”
“Sono io”
Il volto di sua madre apparve di fianco allo stipite della cucina, gli fece un sorriso debole, “Ben tornato”
“Grazie” rispose il ragazzo con un tono basso, senza sentimento, “Vado a mettere a posto la mia roba”
”Va bene, il pranzo sarà pronto tra poco” lo
informò la donna, seguendolo con lo sguardo mentre si recava al
piano superiore. Non ce la farò mai…
Lucas non le rispose, camminò lentamente fino alla sua stanza e
quando fu dentro si lasciò cadere sul letto, incurante della
borsa che aveva lasciato sul pavimento.
Due settimane, quattordici giorni con i suoi genitori, non ce l’avrebbe mai fatta.
Si passò una mano sul viso e chiuse gli occhi.
“Casa dolce casa” si lasciò sfuggire Ginevra quando entrò nel salotto della Tana.
“Già..” sussurrò suo fratello al suo fianco,
guardansi intorno, sussultò quando un qualcosa gli cadde accidentalmente
sul piede. “Ma sei impazzita?!” sbottò contro la
sorella, il dolce peso che gli era piombato sul piede era il borsone di
Ginny!
”Oh scusa.. non pensavo che c’era il tuo piede…
vorrei dire che mi dispiace, ma purtroppo.. non è
così!” gli sibilò, mentre lo sorpassava e si
dirigeva verso le scale, in direzione della sua stanza.
“Hai fatto qualcosa a tua sorella, Ronald?” la voce di suo
padre lo fece voltare, era li sulla porta insieme a Harry.
“Sinceramente non ne ho idea” rispose il rosso, mentre si massaggiava il piede colpito a tradimento.
“Avanti! Non c’è tempo da perdere, andate a mettere a posto la vostra roba, senza perdere tempo..Marche!” impose Molly Weasley ai ragazzi, che scattarono. Era risaputo che mamma Weasley era intrattabile sotto le feste!
Ron ed Harry stavano mettendo in ordine la loro stanza, quando il rosso
si lasciò cadere sul letto, portandosi una mano sugli occhi.
“Tutto bene?” gli chiese il bambino sopravvissuto sedendosi di fronte a lui.
“Devo dirti una cosa” gli rispose, senza guardarlo negli occhi.
“Avanti, sputa il rospo”
“Sono andato a letto con Lavanda”
“Stai scherzando, vero?!”
“No”
Harry si passò una mano tra i capelli, guardando male
l’amico, che aveva avuto il coraggio di spostare le sue iridi
azzurri verso l’amico, “Tutto questo perché hai
visto Hermione con Flatts?!”
“Senti, non venire a farmi la paternale..” iniziò il rosso alzandosi di scatto.
“Non ho intenzione di farti nessuna menata” cercò di
calmarlo il moro, “Sta di fatto che io prima di fare qualche
cazzata, ho parlato con lei. Cosa che sarebbe meglio che facessi anche
tu!”
“Non ce la faccio”
“Non è che non ce la fai, non hai le palle per affrontarla e dirle che hai sbagliato”
“Io non ho sbagliato!”
“Si invece! Prima ammetti che ti piace, vedi che lei non
ricambia, o almeno è con un altro. E tu cosa fai?? Ti consoli
tra le braccia della prima che capita!”
Ron distolse lo sguardo dall’amico.. aveva dannatamente ragione. Ne era consapevole.
“Volevo vedere te”
“C’ero anch’io se non te ne eri accorto… solo
che invece che rifugiarmi da qualche parte a sfogare gli impulsi
negativi con una scopata, ero in Sala Comune ad aspettare Hermione. E
ci ho parlato se ti interessa. E sono arrivato alla conclusione che lei
ci tiene davvero a Lucas. Che ti piaccia o no, devi accettarlo, se vuoi
andare avanti ad avercela come amica”
Il grifondoro non rispose e non provò neanche a fermare il suo migliore amico quando lo vide uscire dalla stanza.
Si sentiva un verme. Un perfetto idiota.
Lucas era seduto a tavola con entrambi i genitori, atmosfera era
pesante. Nessuno parlava, si sentiva solo il rumore delle posate che
picchiavano contro i piatti.
Il ragazzo cercava di incontrare il meno possibile gli sguardi dei
genitori, doveva mantenere la solita aria distaccata e altezzosa che
aveva sempre.
“Amy” la voce dura di suo padre gli fece tendere le orecchie.
“Dimmi”
“Hanno spostato la riunione a oggi pomeriggio”
“D’accordo, Lucas non ti dispiace vero?”
“Non mi è mai importato, è inutile che fate finta che ve ne frega qualcosa”
sibilò, voleva farlo infuriare, era l’unico modo che
conosceva per far diventar matto suo padre: parlare il serpentese.
Il pugno che Richard Flatts scagliò sul tavolo fece traballare
tutto quello che c’era sulla tovaglia, “Sai benissimo che
non lo sopporto e lo fai lo stesso!”
“Proprio per questo lo faccio”
Lucas sfoggiò il sorriso più strafottente che conosceva
mentre si alzava, “Ora scusatemi, me ne vado in camera mia”
detto questo si voltò e si diresse verso la sua stanza,
consapevole di aver fatto letteralmente infuriare suo padre.
Hermione era seduta sul davanzale della finestra della sua stanza, fin
da bambina adorava guardare la neve cadere. Nevicava ormai da quasi
un’ora, i fiocchi bianchi si attaccavano all’asfalto, alle
piante e al prato.. tutto si imbiancava. Era uno spettacolo magnifico.
“Tesoro..”
“Ciao mamma, vieni” la signora Granger si sedette di fianco alla figlia, “E’ successo qualcosa?”
“Ho solo litigato con Ron” le rispose spostando il suo sguardo dorato sulla madre.
“Solo questo?”
“No, a dire il vero no…”
“E non vuoi parlarmene?”
“Ho conosciuto un ragazzo”
Gli occhi chiari della donna si illuminarono, “Davvero, avanti raccontami tutto!”
Hermione sorrise, l’entusiasmo di sua madre era contagioso,
“Che ti dico… Si chiama Lucas, è alto, moro, con
due occhi blu profondissimi… ed è di Serpeverde”
“Il fatto che sia di quella casa non credo ti fermi…”
“No, non è per quello. Il fatto è che mi piace,
devo ammetterlo. Però Ron non lo sopporta e alla festa di ieri
mi ha fatto una scenata davanti a lui… abbiamo litigato e adesso
lui mi odia…”
“Tesoro” la donna le accarezzò una guancia, ormai
bagnata di lacrime, “Non è la prima volta che litigate, o
sbaglio?” Hermione fece segno di no con la testa, “E
allora… vedrai che gli passerà…”
“Lo spero mamma… non lo voglio perdere. È troppo importante per me…”
“Però credo che anche questo Lucas non ti lascia proprio
indifferente o sbaglio?” le chiese con uno sguardo che la sapeva
molto lunga…
In risposta ebbe solo un ampio sorriso, che valeva più di mille parole…
Spazio per me
isabell89 lo so che
sei la mia fan numero uno! Non ti preoccupare che non mi dimentico!
Anche perchè fino a che non mi fai il disegno non ti lascio in
pace!! Un bacione
pikappa93 Ciao!
tranquilla non mi arrabbio se insulti Ron, lo so anch'io che in questa
parte è proprio scemo... (ci sto quasi soffrendo a farlo cosi..
però è necessario!), per il fatto del ragazzo... ho detto
che ci vuole un aiutino in più.. nel senso che serve la
consistenza fisica!! un bacio!
quigon89 ciao, grazie per il commento, spero solo che ti piaccia come si sta evolvendo la storia..
speednewmoon
carissima, ciao! devo dire che hai superato te stessa! non ho mai
ricevuto un commento così lungo! comunque spero che questo
capitolo ti piaccia, io non ne sono molto convinta, mi sembra un
pò smorto... devo pensare bene a quello che devo far accadere in
queste bellissime vacanze natalizie... un bacione!
aspetto i vostri commenti, ciao a tutti!
|
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Capitolo 20 *** Natale ***
5
19. Natale
Lucas Flatts aprì gli occhi di scatto, qualcosa continuava a
picchiare contro la finestra della sua stanza, si alzò
controvoglia e ancora assonnato si recò verso i vetri, al di
fuori c’era un bellissimo falco appoggiato al davanzale, un
debole sorriso gli nacque sulle labbra.
Aprì la finestra e lo fece entrare, animale riconoscendolo si
appoggiò alla sua spalla, facendogli vedere la lettera che aveva
attaccato alla zampa.
Il serpeverde gliela sfilò e si sedette sul letto, aprì la pergamena e lesse:
Ehi amico,
come te la passi?
Conoscendoti a quest’ora sei
chiuso nel buio della tua stanza a maledire i tuoi, intanto che Eigle
vola in giro, tra poco alzerai lo sguardo e vedrai che ti ha combinato
qualche casino….!
Lucas lo fece e notò che il falco che aveva fatto entrare aveva
iniziato a staccare parte della poltrona vicino al muro, scosse la
testa e tornò a leggere.
Sono sicuro che non gli avrai detto niente, se continui così però prima o poi ti distruggerà la stanza!
Io lo conosco bene quel pennuto!!
Comunque torniamo a noi, ti ho
scritto per farti gli auguri, ma anche per dirti che qui manchi a
tutti, non perché eri di buona compagnia, sia chiaro, ma
perché ormai ci eravamo abituati alla tua presenza!!
Dai scherzo… sai come la penso.. è inutile che te lo scrivo.
Sai di essere il mio migliore amico… E non metterti a ridere come al solito, so che lo stai facendo!!
Comunque passiamo alle cose
serie… come stai a donne??!! Scommetto che hai già fatto
stragi, ma sicuramente avrei scelto quella più impossibile! E le avrai rotto le palle fino a che non è uscita almeno una volta con te….
E non dire che non è vero!
Lucas rise, quel ragazzo era eccezionale, non per niente era il suo migliore amico.
Erano cresciuti insieme, fin da bambini erano sempre andati
d’accordo, e poi con lui riusciva ad essere se stesso. Non aveva
bisogno di maschere… John lo capiva come nessun altro.
Da una parte però dovrei
essere parecchio infuriato con te… come al solito se non mi
faccio vivo io, pagarti oro se lo fai tu!! Vero, grand’uomo!!
Cosa ci posso fare, ormai ci ho fatto l’abitudine….!
Va bè dai, dopo questa gran dose di cazzate, posso ritenermi soddisfatto…
Devo andare perché mia madre chiama… ci sentiamo, chiaro?!
E se non ti fai sentire, giuro che ti mando un intera scorta di corvi a distruggerti la casa, non solo Eigle!
Sono stato chiaro?!
Dai ti saluto, e mi raccomando non fare il diavolo a quattro!
Un abbraccio
John
Lucas si lasciò sfuggire un altro sorriso, quel ragazzo era una vera forza.
Piegò la lettera e la mise nel cassetto del comodino di fianco
al letto, poi si avvicinò alla scrivania e prese una pergamena e
una piuma d’oca.
E va bene, ti scrivo quattro righe… in effetti di qualcuno ti devo parlare…
La mattina di Natale era sempre stato un evento per la Tana, tutta la
famiglia si riuniva nel salone per festeggiare insieme all’Ordine
della Fenice.
Ormai erano arrivati quasi tutti e Molly Weasley era tutta
un’agitazione! Ginevra aveva provato a dileguarsi, ma non
c’era riuscita, infatti adesso era bloccata in cucina tra piatti,
posate, pietanze varie e pentole.
Ron ed Harry erano in compagnia dei gemelli, stavano prendendo a calci tutti gli gnomi che c’erano in giardino.
In casa invece c’erano tutti gli invitati, mancavano solo Lupin e Tonks, poi sarebbero stati al completo.
“Come procedono le indagini?” chiese Malocchio.
“Purtroppo non so molto..” rispose Arthur, “Non
facendo parte attiva del consiglio degli Auror, mi tengono parecchio
fuori, però credo che potremmo chiederlo a Tonks quando
arriva”
“E’ inconcepibile!” sbottò Bill, seduto sul
bracciolo di una poltrona con di fianco Fleur, “Sono passati
più di due mesi e non sono ancora riusciti a capire cosa diavolo
sia successo a Piccadilly Circus, cosa si aspettano, che Voldemort gli
mandi una raccomandata con scritto come hanno fatto?!”
“Calmati figliolo, capisco come ti devi sentire…”
“Papà! Sono morte un casino di persone e nessuno ha ancora
capito come hanno fatto!! O peggio ancora non hanno capito chi è
stato! Non sono sicuro che sia opera solo dei
Mangiamorte…”
“No, infatti..” una voce proveniente dall’esterno li fece voltare.
“Remus, buongiorno, accomodati” fece gli onori di casa il proprietario, “Ciao Tonks”
La coppia di accomodò nel salone e guardò tutti i
presenti, “Ho scoperto una cosa che non mi piace per
niente” disse serio il mannaro.
“Di che si tratta..” gli domandò Kingsley
“Credo che il disastro più grande.. sia opera dei mannari”
“Lo sapevo!” tutti i presenti si voltarono riconoscendo la
voce alle loro spalle, “Come la solito parlate di cose importanti
quando io sono fuori a sbarazzarmi di stupidissimi gnomi!!”
“Harry” cercò di calmarlo Lupin, “Non volevamo tenerti all’oscuro di tutto”
“Si certo, come no!” intervenne anche Ron, “Non
abbiamo saputo più niente, da quando i Flatts sono venuti a
controllare la scuola”
“Adesso cercate di calmarmi” disse Arthur, “Coraggio, venite avanti e sedetevi qui”
“Ma Arthur” intervenne Mundungus.
“Niente ma…” sentenziò Malocchio,
“E’ giusto che il ragazzo sappia” concluse facendo
l’occhiolino al bambino sopravvissuto.
I due ragazzi, insieme a Fred e George si sedettero sul tavolo.
“Allora” iniziò Remus, “Come vi stavo dicendo
prima, a mio parere metà del casino l’hanno fatto i
mannari. Il loro odore resta per molto tempo, ed essendo uno di loro,
io riesco a sentirlo. Certo la strage l’avranno fatta sicuramente
i Mangiamorte, visto che si divertono a torturare gli innocenti, ma la
distruzione e l’uccisione di alcune persone è anche opera
di quelle bestie…” fece una pausa, “Ho letto alcune
cartelle cliniche di qualche ferito.. risulta che ci sono morsi di
animali non ancora identificati, quindi sarà sicuramente opera
loro”
“Maledetti” Bill aveva i pugni chiusi, Fleur gli accarezzò una guancia cercando di calmarlo leggermente.
“E ovviamente non sono arrivati ancora ad una conclusione però… vero?” chiese Harry.
“No” rispose Charlie, “Non ancora…”
“Però” intervenne Tonks, “Ieri
c’è stata l’ultima riunione tra il generale, il
ministro e i Flatts”
“Sono arrivati a qualche conclusione?”
“Non hanno rivelato niente.. ma forse hanno deciso un piano d’azione”
“Io vi avviso” intervenne Harry, mentre Molly e Ginny
entrarono con la prima portata, “Se l’Ordine decide di
lottare, ci sarò anch’io. E non voglio sentire un no come
risposta, sono maggiorenne”
Nessuno potè interferire con quella decisione, perché il ragazzo aveva ragione, era maggiorenne.
“Tuo padre e Siruis sarebbero orgogliosi di te” gli disse
Remus appoggiandogli una mano sulla spalla, in risposta ebbe solo un
sorriso.
La tradizione a casa Granger voleva che tutta la famiglia si riunisse a casa di Hermione per festeggiare il giorno di Natale.
La grifoncina era seduta tra i suoi genitori e si stava annoiando non
poco! Era la più grande di tutti i pargoli che popolavano quella
famiglia, i suoi cugini continuavano a chiederle di fare magie e i suoi
zii continuavano a ripeterle che continuava a dimagrire e la cosa non
andava bene..
Li lasciò sfuggire un sospiro, che non sfuggì alla madre. “Tesoro?”
“Si mamma..”
“Vai, ti copro io” le sussurrò con un occhiolino.
“Grazie” le rispose lei, dandole un affettuoso bacio sulla guancia.
Con molta calma la ragazza si alzò dalla sedie e senza attirare
l’attenzione si diresse a tutta velocità verso la sua
stanza, una volta dentro si buttò sul letto, tirando un sospiro
di sollievo.
Libera.
“Vorrei fare un brindisi” Remus si era alzato in piedi, il
pranzo era stato lungo, ma apprezzato Molly era sempre la migliore.
Alzò il calice di vino verso l’alto e guardando Harry
parlò: “Mi sembra doveroso farlo, affinché nessuno
si dimentichi mai di loro, sarà impossibile lo so, perché
hanno lasciato un segno indelebile nella nostra vita. Però
è giusto ricordarli in questa occasione… a James e Lily Potter”
“A James e Lily” dissero i commensali alzando i calici.
Harry si alzò in piedi di fianco a Remus e dopo avergli rivolto
un sorriso grato aggiunse: “A Sirius”.
Tutti sorrisero, ricordando quell’uomo che era riuscito in
qualche modo a riportare un po’ di gioia a quel ragazzo a cui
erano stati strappati i genitori. “A Sirius” dissero in
coro alzando nuovamente i bicchieri.
Lupin guardò il bambino sopravvissuto risedersi al suo posto,
quant’era cresciuto. Era cambiato davvero tanto, ormai era un
uomo e niente e nessuno sarebbe riuscito a fermarlo se si sarebbe
scatenato.
Lucas Flatts sfogliava con attenzione un grosso libro dalle pagine
molto fine, gli avevano detto che li avrebbe trovato il nome che
cercava, o almeno quello dei genitori.
Rubrica del telefono, che nome strano! A cosa serviva se c’erano
i gufi a portare messaggi? Quell’aggeggio con i fili era
veramente buffo. I babbani erano veramente insoliti, però doveva
ammettere che sotto alcuni aspetti erano interessanti.
Finalmente aveva trovato la lettera G. era a poche righe dalla meta.
Scott Granger. Quartiere residenziale, nel centro di Londra.
Perfetto..
Spazio per me..
littlevampire ciao Mè.. eh eh.. lo so che ci saremmo viste domani, ma sei che non resisto..! comunque grazie... un bacio!
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Capitolo 21 *** Visite inaspettate... ***
8
20. Visite inaspettate…
Non si è mai troppo lontani per non trovarsi
- Montale -
Erano ormai le cinque e Ginevra Weasley era fuori in giardino a guardare la neve cadere..
Il giorno di Natale era quasi finito, ma lei non aveva ancora perso la
speranza di vederlo varcare la soglia del cancello, se lo sentiva,
sarebbe tornato prima o poi…
“Gin” la voce del bambino sopravvissuto le fece nascere un
tenero sorriso sulle labbra, si voltò verso di lui e gli fece un
po’ si posto sul tronco d’albero su cui era seduta.
“Ciao”
“Che ci fai qui da sola?”
“Pensavo” rispose soltanto, tornando a guardare la cancellata.
“Ho provato a parlare con Ron”
“Cosa ti ha detto il cretino?!”
Harry rise, poi accarezzandole una guancia la fece voltare verso di
lui, “Ha fatto parecchie stronzate, ma credo che cercherà
di risistemare i rapporti”
“Lo spero per lui, altrimenti non gli disintegro solo un dito!”
“Non essere così dura con lui, sai com’è fatto…”
“Certo! Però dai… ogni tanto potrebbe collegarlo il cervello, non trovi?!”
“Eh eh, su questo hai perfettamente ragione” le rispose con un sorriso, “Mi mancano” si lasciò sfuggire un secondo dopo.
Ginevra gli prese una mano tra le sue e lo fisso negli occhi,
“Loro ci sono sempre .. anche se non li puoi vedere o sentire, i
tuoi genitori e Sirius saranno sempre nel tuo cuore. Da li non se ne
andranno mai”
“Grazie” le sussurrò in risposta, chinandosi poi a
baciarle una guancia delicatamente, la sua pelle era fresca e liscia.
Si allontanò solo per guardarla negli occhi, la rossa gli
sorrise e poi gli passò le braccia intorno al collo, attirandolo
verso di lei per abbracciarlo. Harry ricambiò il gesto
stringendola forte a se, quello scricciolo era veramente eccezionale,
riusciva con poche parole a trasmettergli tutto l’amore di cui
aveva bisogno.
Dei passi in lontananza li fecero allontanare, Ginevra si alzò
di scatto trattenendo le lacrime, si portò solo una mano davanti
alla bocca, quasi con timore di pronunciare il nome della persona che
si trovava davanti a lei.
“Ciao piccola”
solo due parole appena sussurrate con un timido sorriso dipinto sulle
labbra, poi il giovane con i capelli rossi non riuscì a dire
più niente, perché quella furia dai capelli uguali ai
suoi si era lanciata tra le sue braccia.. sotto lo sguardo allegro di
Harry.
E cosi è qui che vivi…
Lucas Flatts si era smaterializzato nel posto che aveva letto sulla rubrica del telefono.
La villetta non era immensa, ma era molto carina, i muri erano bianchi e la cancellata era nera.
Adesso doveva solo capire qual era la sua stanza! Bella domanda!
Fece un giro intorno alla casa e notò che erano tutti nella sala
da pranzo, ovviamente lei non c’era. Guardò verso
l’altro e notò una finestra aperta, proprio in
corrispondenza di un albero.
Tanto valeva provare! Sapendo di essere circondato da babbani non era
una grande idea usare la magia, quindi si avvicinò al tronco
dell’albero e iniziò ad arrampicarsi…
Hermione Jane Granger era sdraiata sul letto con gli occhi chiusi,
mentre dal suo lettore cd usciva una musica lenta e delicata,
rilassante.
Un rumore proveniente dalla finestra aperta la fece voltare, non
vedendo niente si alzò e si mosse per chiuderla, perché
iniziava ad avere freddo, ma quando si trovò sul davanzale,
quasi cadde per lo spavento.
“Ciao Jane!”
Hermione si portò una mano sul cuore, mentre con l’altra
si aggrappò al davanzale, “Ma sei impazzito!” Lucas
era seduto sul ramo della quercia di fronte alla sua finestra e la
guardava con un sorriso che era tutto un programma! “Avanti
pazzo, vieni dentro” gli disse, porgendogli una mano.
Il serpeverde la prese e scendendo dall’albero finì
proprio davanti a lei, senza lasciarla, l’attirò verso di
se e l’abbraccio stretta, ancora stupita per
quell’improvvisata Hermione ricambiò il gesto, era felice
di vederlo.
“Entriamo” le sussurrò contro il collo, la ragazza
annuì e lo condusse dentro, chiudendo poi la finestra.
“Come hai fatto a trovarmi?” gli chiese senza staccarsi troppo da lui.
“Ho cercato il tuo nome sulla rubrica del telefono” le
rispose, accarezzandole una guancia, “Ogni tanto i babbani fanno
qualcosa di utile!” concluse con un sorriso.
Hermione lo fissò per un attimo negli occhi blu, poi dovette
ammettere che era veramente bello: indossava un paio di jeans scuri,
delle semplici all star nere e una felpa dello stesso colore con il
cappuccio. I capelli scuri erano come sempre spettinati e in disordine,
e il suo volto… dio.. era troppo…
Non riuscì più a fare una frase di senso compiuto,
perché Lucas dopo averla afferrata per i fianchi aveva unito le
loro labbra e l’aveva coinvolta in un bacio mozzafiato, al quale
lei aveva risposto subito, sorridendo per un secondo contro la sua
bocca.
Ginevra si separò dal corpo del fratello, guardandolo con un
po’ di stupore, “Sei tornato per restare, vero?” gli
chiese quasi con timore.
“Si Gin, sono tornato” rispose Percy fissandola con un sorriso, “Andiamo dentro”
La rossa lo prese per mano sorridente e lo trascinò verso l’entrata, mentre Harry apriva la porta.
“Mamma! Papà!”
I coniugi Weasley si voltarono verso l’entrate, e insieme a tutti
i presenti, rimasero stupiti di trovarsi sulla soglia Percy Weasley.
“Buon giorno a tutti” disse il ragazzo, facendo qualche
passo verso il salotto. Molly si alzò e con le lacrime agli
occhi si lanciò verso il figlio, “Tesoro della mamma! Sei
tornato! Lo sapevo!!” gli abbracci di mamma Weasley erano sempre
formidabili, peccato che per uno stecchino come Percy era un po’
difficile rimanere illesi!
“Vorrei dire una cosa” iniziò, notando soprattutto
gli sguardi assassini dei fratelli, “So benissimo che siete tutti
infuriati con me, il mio comportamento non è stato dei migliori,
lo so. Ne sono consapevole. Però vorrei chiedere il vostro
perdono, ho capito. Ve lo posso giurare, e non solo per gli ultimi
attacchi o perché il ministro ha capito che è ora di
muoversi. Ci ho pensato parecchio e ammetto che sono stato avventato.
Vi chiedo scusa” concluse fissando il padre negli occhi. Arthur
si alzò dal divano e si diresse verso il figlio, gli sorrise e
poi lo abbracciò stretto. “Non dire più niente, sei
a casa adesso”
Ad uno ad uno tutti andarono a salutare l’ultimo arrivato, Harry si voltò verso Ginny e le sorrise.
Finalmente l’intera famiglia Weasley era riunita, e in quale giorno migliore se non il Natale…
“I tuoi non hanno avuto da ridere sapendo che sei uscita con me?”
“Perché avrebbero dovuto?
Hermione e Lucas erano seduti ad un tavolino in un bar nel centro di Londra.
“Non lo so”
“Mia madre è molto permissiva, diciamo che si fida di me,
quindi non ha mai da ridire sulle mie scelte. Mio padre invece è
sommerso dai parenti, non si sarà neanche accorto che sono
uscita!”
Il serpeverde le prese una mano e se la portò alle labbra, le
diede un lieve bacio che fece arrossire al grifoncina, era in quel bar
da almeno mezz’ora con davanti una tazza di cioccolata fumante.
“Come hai detto che si chiama questa cosa?” le chiese Lucas.
“Cioccolata” rispose lei, sorseggiando la bevanda.
“E’ buona” commentò il ragazzo allungandosi
verso di lei, le passò una mano tra i capelli boccolosi e
l’attirò verso di se, unendo le loro labbra, “Anche
se devo ammettere che da qui è ancora più buona!” le sussurrò contro la bocca.
Hermione sorrise, mentre si stringeva al suo corpo, appoggiando la
testa sulla sua spalla, mentre lui le passava un braccio intorno ai
fianchi.
Restarono li ancora per qualche minuto, poi si alzarono e dopo aver
pagato il contro si diressero fuori dal locale, mentre la neve
ricominciava a cadere.
Si diressero a piedi verso la casa della ragazza in silenzio tenendosi
per mano, quando giunsero davanti alla villetta Hermione si
voltò verso il giovane, “Grazie” sussurrò.
“E di cosa?” le chiese accarezzandole la gota con un pollice.
“Per essere passato, mi hai fatto davvero un bel regalo”
Lucas si chinò su di lei e la baciò a fior di labbra,
Hermione gli passò le braccia intorno al collo e lo coinvolse in
un altro bacio mozzafiato, non riusciva a fare a meno di quelle labbra.
Si allontanarono lentamente, ma Lucas restò con la fronte
appoggiata a quella della ragazza, lei gli sorrise in risposta passando
le dita tra i suoi capelli.
“Devo andare adesso. Non ho voglia di sentire la voce del grande
padre” disse senza troppo entusiasmo il serpeverde.
Hermione annuì e si allontanò, “Ci vediamo a scuola”
“Si, ciao Jane” il ragazzo si voltò quando la giovane iniziò a salire i primi gradini, però…
“Lucas!” la voce
di Hermione lo fece voltare giusto in tempo per vedersi correre
incontro la grifoncina, aprì le braccia e la giovane
l’abbracciò stretto, sollevandosi sulle punte, “Un
ultimo bacio…” gli sussurrò contro le labbra, prima
che il ragazzo gliele unisse alle sue…
Spazio per me...
isabell89 ehi! spero
che sia di tuo gradimento il pezzò al bar...! comunque brava,
vedi di sbigarti a finire la copertina! ihih sono curiosa... a domani!
pikappa93 ciao cara,
non ti preoccupare se non hai tempo di scrivere un poema, mi basta
sapere che ti è piaciuto il capitolo.. visto che speravi in un
ricongiungimento di Herm con Lucas spero che questo capitolo abbia
soddisfato le tue aspettavive... un bacio!
speednewmoon ehi
mitica! allora come al solito i tuoi commenti sono chilometrici e non
ti preoccupare, perche mi fanno un gran piacere! quindi non ti
preoccupare se scrivi tanto! ti svelo un segreto, visto che non ho
voglia di studiare, scrivo! è per questo che faccio in fretta ad
aggiornare, poi oggi non so, ho tanta ispirazione, è per questo
che ho aggiornata cosi velocemente! poi che dire... per il
ricongiungimento con i genitori credo che ci vorrà ancora un bel
pò.. e per il caro Ron... anche.. bisogna tener presente che
anche se la cara Herm ci sta male, ha un bel caratterino, quindi un
semplice "perdonami" non sarà abbastanza! adesso ti saluto, ci
sentiamo al prossimo commento! un bacione!
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Capitolo 22 *** Ricongiungimenti ***
25
21. Ricongiungimenti
Lucas Flatts si smaterializzò direttamente in camera sua, si
lasciò cadere sul letto mentre si accendeva una sigaretta,
aspirò il fumo e lo rilasciò lentamente, socchiudendo gli
occhi.
Aveva ancora addosso il profumo di Hermione, quella ragazza era
eccezionale, si era reso conto già dalla festa che era veramente
caduto ai suoi piedi, lui che perdeva mai la testa per una
ragazza…
Invece con lei.. era tutto diverso.
In Svezia aveva avuto molte ragazze, molte delle quali erano più grande di lui.
Aveva sempre vantato il suo aspetto da bello e impossibile!
Un leggero bussare lo fece sbuffare, ma non lo schiodò dal suo posto. Sulla soglia c’era Amelia Flatts.
“Posso entrare?”
“Se ti va”
La donna entrando nella stanza del figlio abbassò gli occhi, si
sedette su una sedia di fronte a lui, fumava.. da quando? Non lo
sapeva.. quante cose non conosceva di suo figlio? Troppe.
“Il grande padre non c’è?”
“No, è andato al Ministero, mi ha detto che voleva parlare con il generale”
“E tu non l’hai seguito?”
“No, a dire il vero volevo parlare un attimo con te”
Quella frase fece puntare gli occhi blu di Lucas sulla madre, “Volevi parlarmi?”
“Si” gli rispose guardandolo, “Volevo dirti che mi dispiace”
“Ti dispiace, di cosa?” il serpeverde spense la sigaretta, fecendola poi scomparire con la magia.
“Mi dispiace per tutto quello che ci sta succedendo”
“E sentiamo, mamma, cosa ci sta succedendo?” infierì.
Amelia lo guardò, le sue iridi erano dure e cupe, “Non ti
riconosco più. A dire il vero, forse non ti ho mai
conosciuto”
“Dici bene. Non hai mai capito come sono”
“Lo so, però potremmo provare a ricominciare, non credi?”
“Pensi che sia così facile?”
“No, non lo penso” la donna si alzò e andò a
sedersi di fianco al figlio sul letto, “Non dico che è
facile. Lo so benissimo. Però non pensi che potremmo almeno
provare?”
“Non credo sia possibile”
“Perché pensi questo? Ascolta so di aver sbagliato. Me ne
rendo conto. Abbiamo sempre messo il lavoro prima di te, di questo me
ne pento ogni istante che passa. Però è già un
passo avanti che me ne sia accorta, non credi?”
“Su questo non ci sono dubbi, questo però non ti salva dal fatto che mi avete condizionato la vita”
“Lo so, tesoro. Me ne rendo contro. Però potremmo provare a migliorare..”
“Come?”
“Ricominciando a parlare” Amelia gli accarezzo una guancia,
a quel gesto il ragazzo non si sottrasse, doveva ammettere che quel
contatto con sua madre gli era mancato. “Sai, devo ringraziare
quella ragazza. Mi ha fatto capire molto cose”
“Chi?”
“Hermione”
Sentendo quel nome a Lucas sfuggì un sorriso.
“E’ da parecchio che non ti vedo sorridere così”
“Adesso non ti allargare troppo!”
Amelia iniziò a ridere, e questo non fece che accrescere
l’indignazione di Lucas. “Dovresti vedere la tua
faccia!”
“E sentiamo, cosa avrebbe la mia faccia di così divertente?” le chiese incrociando le braccia al petto.
“Sei imbarazzato, è da anni che non ti vedevo così!”
Lucas la guardò allibito, lui imbarazzato?! “Cosa stai blaterando?!”
“Dico solo la verità… quella ragazza conta qualcosa
per te… e notando che sei stato fuori tutto il pomeriggio,
deduco che sei andato da lei…”
“Mi hai seguito?” le chiese allibito.
“No”
“E allora come fai a dirlo?”
“Intuito femminile, oppure se vuoi, materno…” la donna gli sorrise ancora mentre si alzava.
“Mamma..”
Amelia si bloccò sulla soglia, “Si?”
“E’ stato bello” sussurrò il ragazzo.
“Anche per me.. dovremmo farlo più spesso, non trovi?”
“Si” rispose distogliendo lo sguardo, si sentì
baciare la fronte e quando alzò la testa sua madre era
già sparita oltre la soglia.
Si alzò e andò verso la scrivania, prese una pergamena e
un piuma d’oca, e iniziò a scrivere, stupendosi del fatto
che il sorriso che gli era nato sulle labbra non se ne era ancora
andato.
Hermione, con uno sguardo lacrimoso, appoggiò la pergamena sul
comodino, mentre accompagnava il gufo nero che le aveva recapitato il
messaggio, accarezzandolo lievemente, sul davanzale della sua finestra.
Dopo averla richiusa torno sul letto, riprendendo in mano il foglio. Erano solo poche righe, ma piene di significato.
Ciao Jane,
quando sono tornato a casa mi
è successa una cosa che ha dell’incredibile. Me ne
stupisco ancora. Sono qui che ti sto scrivendo mentre sorrido come
un’idiota!
Ho parlato con mia madre, detesto doverlo ammettere, ma avevi ragione.
Ti devo ringraziare, è anche merito tuo…
Vedrai troverò il modo di sdebitarmi… fidati!
Lucas
Sorrise. Era sicura che da li in poi, le cose tra Lucas e sua madre
sarebbero migliorate. E chi lo sa, magari anche suo padre si sarebbe
addolcito almeno un po’… forse…
Spense la luce e si coprì con il piumone, chiuse gli occhi
dorati e sorrise nuovamente, pensando a un certo ragazzo dagli occhi
blu…
Se non fosse per la speranza,
il cuore si spezzerebbe.
– Thomas Fuller –
“Sei ancora sveglio Harry?”
“Si, non riesco a dormire” il bambino sopravvissuto
guardò negli occhi il suo vecchio professore di Difesa contro le
Arti Oscure, Lupin si sedette di fianco al suo pupillo facendogli un
lieve sorriso.
“Ti ha turbato quello che ho detto oggi?”
“Un po’.. ma non è solo questo. Nel senso
l’attacco dei mannari è grave, non ci sono dubbi.
Però credo che Lord Voldemort potrebbe fare anche di peggio, non
trovi?”
“Si, sono pienamente d’accordo con te. Credo che questo sia stato solo uno dei tanti avvertimenti”
“Già”
“Harry, ascoltami bene. Capisco che sei maggiorenne, però non compiere azioni avventate, chiaro?”
“Si certo, non vado a casa di Voldemort se è questo che vi
preoccupa tanto, da non dirmi mai quello che succede”
“Non è questo che intendo” il mannaro lo
guardò attentamente, “Vedo molto dei tuoi genitori in te,
Harry, nei tuoi occhi vedo la determinazione di Lily e il coraggio di
James. Vi assomigliate più di quanto non pensi. Avete la stessa
capacità di mettervi nei guai!”
Il prescelto sorrise, a volte invidiava il suo ex professore, aveva
passato così tanto tempo con i suoi genitori e Sirius.
“Sai a volte mi dispiace di aver passato così tanto tempo con i tuoi genitori, e tu così poco…”
“Non ti devi scusare, è stato giusto così. Però puoi sempre raccontarmeli quei momenti”
“Si, questo è sicuro” gli sorrise,
“Però quello che volevo dirti è che non devi
perdere la speranza che possa esserci un mondo diverso rispetto a
quello che ci troviamo davanti, Lord Voldemort può essere
sconfitto. Io ne sono convinto. Non dovrai aspettare per sempre. Devi
solo credere nella speranza, altrimenti il cuore si spezza. Se non
c’è la speranza in un mondo migliore, allora è
inutile combattere. La vendetta e l’odio non portano da nessuna
parte. Ricordatelo sempre”.
Harry annuì convinto da quelle parole, si alzò e si
diresse verso l’entrata della Tana, “Buona notte”
“Buona notte, Harry” lo salutò il mannaro prima di smaterializzarsi lontano da quel luogo.
Il bambino sopravvissuto guardò ancora per qualche istante il
cielo stellato, sorrise lievemente verso le stelle e poi tornò
in casa, convinto che almeno per una volta, sarebbe riuscito a dormire
tranquillo.
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Capitolo 23 *** Friendship ***
2
22. Friendship
Hermione Jane Granger abbracciò con trasposto i genitori, prima
di salire sul treno che l’avrebbe riportata a Hogwarts.
S’infilò nel primo scompartimento libero e aprì il
suo amato libro di Storia della Magia, ormai si era dimenticata il
numero delle volte che l’aveva letto, più o meno lo sapeva
a memoria!
Una foto magica cadde sul pavimento, quando la prese i suoi occhi si
addolcirono, l’immagine ritraeva lei, Harry e Ron alla fine del
sesto anno. Il bambino sopravvissuto era alla sua sinistra, mentre Ron
era alla desta, sorridevano e salutavano allegri verso
l’obbiettivo.
Le iridi dorate della grifocina si velarono di lacrime.. come sarebbe finita tra lei e Ron?
La loro amicizia era terminata, o c’era ancora la speranza di poter risolvere la situazione?
Doveva trovare un modo per risistemare tutto? Ma come?
Quel ragazzo era tremendamente cocciuto! E poi quelle parole le avevano
fatto davvero male. Era arrabbiato certo, però le aveva detto
con una voce senza sentimento che l’aveva delusa, guardandola con
quegli occhi che tento adorava in un modo freddo, duro…
Strinse al petto la foto sperando, pregando, che le cose tra lei e il suo migliore amico si sarebbero risistemate.
Harry Potter insieme a Ron e Ginevra Weasley entrarono con un sorriso
dalla porta centrale del castello, erano tornati nella loro amata
scuola.
Il rosso camminava davanti agli altri due grifondoro, aveva la testa bassa e si muoveva molto lentamente.
“Pensi che parleranno?” chiese Ginny al bambino sopravvissuto.
“Non ne ho idea.. quei due sono proprio un programma!”
“Io spero che si chiariscano al più presto, altrimenti potrei compiere un omicidio!”
“Dai, Gin. Cerca di metterti anche nei panni di tuo fratello”
La rossa si bloccò e lo squadrò da capo a piedi, Ron
ormai aveva oltrepassato il ritratto della Signora Grassa quindi non
l’avrebbe sentita..
“Ha detto ad Hermione che l’ha delusa solo perché
l'ha vista tra le braccia di Lucas! Ma ti rendi conto?!”
“Ne sono consapevole, però dai.. cerca di capirlo… è geloso”
“Avrebbe dovuto pensarci prima!”
Harry trattenne il fiato, quella ragazza era una furia! Poi quando si
arrabbiava assomigliava moltissimo a Molly Weasley, e la cosa non era
molto rassicurante!
“D’accordo, hai ragione. Però ci ho parlato.
E’ dispiaciuto, credimi…” cercò di salvarsi,
“Lo spero per lui che sia dispiaciuto!” sbottò lei
con i pugni chiusi, “Se aveva così tanta paura di
perderla, avrebbe dovuto evitare di farla cadere tra le braccia di un
altro. Avrebbe dovuto farle capire prima che la considerava molto di
più di una semplice amica, avrebbe dovuto prenderla, baciarla,
farle capire che….”
Ginevra Weasley non terminò la frase perché si
ritrovò contro il muro dell’entrata del suo dormitorio,
pressata tra la parete e il corpo di Harry Potter.. ma la cosa che le
fece battere più forte il cuore era il fatto che il bambino
sopravvissuto la stava baciando! E non era il bacio timido che le aveva
dato la sera del ballo, no… quello era un bacio pieno di
passione, dolcezza…era semplicemente travolgente!
Dal canto suo, il Prescelto era completamente perso sulle labbra di
Ginny, quando l’aveva sentita dire quelle cose, aveva capito che
era quello che doveva fare lui da molto tempo.
Quello scricciolo aveva fatto breccia nel suo cuore, si era reso conto
che con lei stava veramente bene, ma la cosa più scioccante era
che la giornata iniziava bene solo con un suo sorriso.
Si allontanò lentamente dalla ragazza e la vide riaprire gli
occhi, le sue iridi verdi splendevano, appoggiò la fronte alla
sua e le sussurrò contro le labbra: “Era da parecchio che
desideravo farlo…”
Ginny sorrise, “Altro che signor ghiacciolo…” gli passò le braccia dietro al collo e lo condusse nuovamente verso la sua bocca.
Ron era entrato nella Sala Comune e si era lasciato cadere sul primo divano che gli era capitato vicino.
Il fuoco era acceso, quindi non era solo, ma non se ne
preoccupò, chiuse gli occhi mentre appoggiava la testa al
morbido schienale.
Continuava a pensare alla litigata con Hermione, non le aveva neanche
fatto gli auguri o almeno, il regalo che aveva deciso insieme ad Harry
gliel’aveva mandato, ma niente più.
Le aveva detto che l’aveva delusa, ma più ci pensava, più se ne pentiva.
Era solo colpa sua. Sua e di nessun altro.
Si era reso conto che provava qualcosa di più forte di una semplice amicizia, ma ormai era tardi.
Lei aveva fatto la sua scelta e non sarebbe tornata indietro.
Questo se lo sentiva.
Ormai la conosceva, se decideva di uscire con un ragazzo era perché lo voleva veramente.
Idiota!
Dei passi lo fecero voltare verso le scale, i suoi occhi azzurri si
incrociarono con due iridi particolari, solo una persona le aveva di
quel colore…
“Ciao” Hermione aveva quasi timore anche solo a rivolgergli la parola, e la cosa era alquanto ridicola.
“Ehi” gli rispose debolmente il rosso.
Rimasero in quella posizione per un tempo infinito, si guardavano, ma non parlavano.
“Io..” disse la grifoncina, “Torno in camera, devo cercare un libro da riportare in biblioteca”
Ron annuì solamente, portando nuovamente l’attenzione sul
fuoco che scoppiettava nel camino. Hermione distolse lo sguardo dal
ragazzo e si voltò, iniziando a percorrere gli scalini che
l’avrebbero riportata nella sua camera.
“Aspetta” quella parola quasi urlata al fece voltare, il
rosso era all’inizio della scalinata, e la stava guardando,
“Sono stato un perfetto idiota, mi dispiace” le
sussurrò, distogliendo lo sguardo dal quello della giovane.
Hermione si lasciò sfuggire un sorriso, scese lentamente le scale e si mise di fronte a lui.
“Le tue parole mi hanno fatto male, molto male”
iniziò piano costringendolo a guardarlo negli occhi, “Non
mi aspettavo una reazione del genere, però il fatto che hai
ammesso che hai commesso un errore mi fa sentire meglio, vuol dire che
ti importa ancora di me..”
“MI importa ancora di te, Hermione ti rendi conto di quello che
stai dicendo?!” gli occhi di Ron tornarono ad essere brillanti
come al solito, “Io ci tengo un casino a te! Dovresti saperlo,
sei la mia migliore amica!”
La grifoncina sentendo quella frase si lasciò sfuggire un altro
sorriso, lo guardo negli occhi e gli passò le braccia al collo,
“Sei un idiota Ronald Weasley!”
“Lo so” le rispose contro i capelli, mentre ricambiava il
suo gesto, “Sono stato un cretino a dire quello che ho detto, se
hai deciso di frequentare Flatts è perché lo volevi
davvero, non dovevo reagire cosi, perdonami”
Hermione non gli rispose, si strinse solo maggiormente a lui.
Restarono così per qualche minuto, poi la ragazza si
allontanò leggermente e lo guardò sorridendo, “Sai,
all’iniziò pensavo che ci provava con me solo
perché voleva aggiungermi al suo elenco di trofei, ma mi sono
sbagliata… Credo che Lucas ci tenga veramente a me, e io voglio
portare avanti questa cosa. L’ho fatto perché lo volevo, e
non me ne pento”
“Sono contento per te” le rispose, guardandola dolcemente
mentre le accarezzava una guancia, “Non sa quanto è
fortunato”
Gli occhi della grifoncina si riempirono di lacrime, trattenne a
malapena un singhiozzo. “Mione, cos’hai? Cosa ho
detto?”
La ragazza non proferì parola, si lanciò nuovamente tra
le sue braccia e nascose il volto nel suo collo, “Pensavo di
averti perso!” gli surrussò lei senza staccarsi, Ron in
risposta l’abbracciò stringendola forte, “Sono
riuscito a farti piangere un'altra volta… sono proprio
un’idiota”
“Almeno te ne sei reso conto!” una voce alle loro spalle li
fece voltare ed allontanare. Al centro della Sala Comune c’era
Harry e Ginny.
“Grazie sorellina, sempre gentile!”
“Quando si tratta di te, do il meglio di me dovresti
saperlo!” gli rispose la rossa facendogli la linguaccia, poi
si allontanò dal bambino sopravvissuto per andare ad abbracciare
l’amica, “Hai visto, anche se è scemo, ogni tanto
ricollega il cervello!”
“Grazie Gin, veramente sei un tesoro” disse sconfortato il povero Weasley.
“Dai fratello, scherza!” cercò di confortarlo Harry appoggiandogli una mano sulla spalla.
“Mi sei di grande conforto amico, sul serio!”
Le due ragazze e il Prescelto scoppiarono a ridere, qualche istante dopo anche Ron si unì a loro.
La loro amicizia era forte, non poteva spezzarsi per una cosa così banale, non avrebbe avuto senso.
Ron ed Hermione si guardarono e si sorrisero, il rosso le passò
un braccio intorno alle spalle e le baciò la fronte,
“Scusa”.
“E’ passato” gli rispose la ragazza passandogli un braccio intorno ai fianchi.
Harry e Ginevra si sorrisero, finalmente quei due avevano sotterrato l’ascia di guerra per un po', ma quanto sarebbe durato?!
Spazio per me....
Ciao gente, ho sudato un pò per questo capitolo, sinceramente
non sapevo cosa scrivere, così mi è uscito questo..spero
non vi deluda. Un bacio, HiL
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Capitolo 24 *** Iniziare a credere in un sentimento ***
6
23. Iniziare a credere in un sentimento
L’amore:
la più beffarda e misteriosa fra le magie
regalate dagli dei agli uomini.
Lucas Flatts era entrato in Sala Grande, come al solito era molto
presto e la stanza era quasi del tutto deserta, le lezioni
ricominciavano quel giorno e lui era tornato al castello la sera prima.
Si sedette al tavolo dei Serpeverde e iniziò a consumare la sua
colazione, si guardò intorno cercando qualcuno in particolare,
ma Hermione non era ancora arrivata.
Eigle interruppe i suoi pensieri, planò nella sale e si fermò davanti a lui porgendogli la zampa.
Un sorriso si dipinse sulle sue labbra mentre apriva la pergamena.
Ehi, amico!
Non ci credo, una ragazza sola riesce a farti provare tutto questo?
Sei cotto fratello, finalmente posso dirtelo! Sai non ci speravo più!
Sono contento lo sai, finalmente hai trovato qualcuno che riesce a tenerti testa!
Le hai anche proposto una sfida,
è proprio da te. Peccato che non avevi previsto il fatto che
avresti perso la testa anche tu!
Quando ho letto la tua lettera ti giuro che mi stavo rotolando sul tappeto!
Il freddo, insensibile, misterioso Lucas Flatts è caduto ai piedi di una donna!
Sarebbe da scrivere sui libri di storia! Eh eh…
A parte gli scherzi, sono davvero felice per te…
Fidati che iniziando a credere in un sentimento come l’amore ti renderà molto più sereno…
E poi a quello che mi hai scritto
questa Jane deve essere proprio uno schianto! Come al solito tutte le
fortune capitano a te! Non mi stupisco neanche più…
Mi stavo dimenticando, per i miei va bene, psso venire a trovarti il mese prossimo!
Sinceramente non vedo l’ora!
Adesso ti saluto, fatti sentire.
John
Lucas piegò la lettera e la mise nella tracolla, il suo amico
aveva ragione, da quando stava con Hermione era più sereno e poi
era grazie a lei che aveva ristabilito un po’ i rapporti con sua
madre.
Doveva andare a cercarla anche per quello.
Finì il suo pasto e si alzò proprio quando Malfoy e Nott
fecero il loro ingresso trionfale in sala, non aveva nessuna intenzione
di perdere tempo con loro. Fece il giro opposto del tavolo e
uscì, immergendosi nel corridoio del castello.
Fare il viaggio e non innamorarsi,
equivale a non vivere.
Ma devi tentare,
perchè se non hai mai amato,
non hai mai vissuto.
Hermione entrò nell’aula di Incantesimi con Harry e Ron,
avevano iniziato a parlare di come avevano passato le vacanze e non si
resero conto subito che all’interno della stanza c’era
qualcun altro.
Lucas Flatts era seduto sul davanzale della finestra e guardava il prato innevato fuori dalla finestra.
Non si era accorto della loro presenza, la grifoncina si voltò
verso i suoi amici, che la fissavano con un sorriso malizioso dipinto
sul volto, dopo avergli sussurrato un “cretini” si diresse verso il suo ragazzo.
Gli sfiorò una spalla e quando lui incrociò il suo
sguardo le mancò un battito, non lo vedeva da una settimana e si
era resa conto che gli era mancato terribilmente.
Lucas si alzò e voltandosi completamente verso di lei
l’abbracciò stretta, Hermione si strinse al suo petto e
nascose il viso nel suo collo.
“Ciao Jane” le bisbigliò all’orecchio, terminando con un sensuale bacio sul collo.
“Buon giorno” gli rispose lei, mentre si alzava sulle punte
per depositare un lieve bacio su quelle labbra perfette. Lucas immerse
la sua mano tra i capelli della grifoncina e approfondì il gesto
iniziato dalla ragazza.
“Devi ammettere che sono carini” la voce di Harry fece
spostare lo sguardo di Ron dalla grifoncina al suo migliore amico.
“Si” rispose solamente, tornando poi a guardarla, mentre si stringeva maggiormente alle spalle di Flatts.
“Ron, così ti fai solo del male” iniziò il
bambino sopravvissuto, “So che è difficile, ma Hermione ha
fatto la sua scelta, è lui che vuole…”
“Lo so, ne sono consapevole. Mi passerà amico, non ho
nessuna intenzione di perderla…e se questo comporta il fatto che
devo accettare di vederla perennemente tra le sue braccia.. d'accordo. Va bene... ”
Harry gli diede una pacca sulla spalle ed uscì dalla stanza,
visto che era ancora presto voleva lasciare un po’ di tempo alla
sua amica da passare indisturbata con un suo ragazzo, Ron dopo aver
lanciato un’altra occhiata alla ragazza seguì
l’esempio dell’amico.
Lucas si allontanò dolcemente del volto di Hermione, adorava
guardarla dopo averla baciata, aveva ancora gli occhi socchiusi e le
labbra gonfie per i suoi baci, era uno spettacolo.
“Hai sistemato le cose con il tuo amico?” le chiese mentre le accarezzava un fianco.
“Si, ci siamo chiariti ieri sera” rispose lei con una voce allegra.
“Bene, sono contento”
Il serpeverde fissò il suo sguardo profondo in quello della
grifoncina e si chinò nuovamente verso le sue labbra, “Io
devo ancora sdebitarmi di una cosa..” le sussurrò contro
la bocca prima di unirla nuovamente alla sua.
Il bacio che vi nacque era travolgente e passionale, Lucas le
lasciò una mano sul fianco, mentre l’altra saliva ad
accarezzarle i capelli, Hermione di era ancorata al suo collo,
immergendo entrambe le mani nei capelli neri del giovane.
“Grazie” le
bisbigliò quando si furono separati, la ragazza cercò di
calmare i battiti furiosi del suo cuore mentre gli sorrideva,
“Figurati, sapevo che le cose con tua madre si potevano
risolvere”
Lucas con un pollice le accarezzò la guancia, prima di
depositarvi un altro lieve bacio, poi l’attirò verso di se
e l’abbracciò.
Non riusciva più a fare a meno di lei, durante quelle vacanze le era mancata in una maniera impressionante.
Si era reso conto che non si era mai sentito così, John aveva ragione, si sentiva bene solo con lei intorno.
Un pensiero gli balenò nella mente, si stava forse innamorando di lei?
Si separano solo quando sentirono le voci dei compagni arrivare dal
corridoio, Lucas le fece l’occhiolino e andò a sedersi al
suo posto in fondo all’aula, lei gli sorrise e si sedette nel
banco di fianco alla finestra, con le gota ancora leggermente
arrossate.
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Capitolo 25 *** Fall in love ***
8
24. Fall in love
Sei innamorata, non riesci a studiare,
sai solo pensare a quegli occhi suoi.
Hermione guardava fuori dalla finestra, la voce seria professoressa
McGranitt riempiva l’aula di trafigurazione, ma lei non riusciva
a prestarle molta attenzione.
Era una giornata come molte altre, aveva smesso di nevicare,
però il sole era debole, come d’altronde ogni giorno di
gennaio, faceva molto freddo e il paesaggio era tutto bianco.
Una sola cosa colpì l’attenzione della grifoncina, il
colore del cielo: limpido, sereno, azzurro. Non c’era neanche una
nuvola. Era molto insolito, conoscendo il tempo in Inghilterra, sempre
grigio, cupo, nuvoloso.
Quel colore così forte le portò alle mente un paio di
iridi profonde, blu.. misteriose. Due occhi che non riusciva a non
immaginarsi fisse nelle sue. Non ne poteva più fare a meno.
Quegli occhi l’avevano rapita, l’avevano trasportata nel profondo dell’animo del loro padrone: Lucas Flatts.
“La risposta alla domanda numero dieci è… Signorina
Granger?” la voce della strega la distolse dai suoi pensieri,
diede una rapida occhiata ai suoi appunti e senza esitare rispose.
“Perfetto, 10 punti a Grifondoro” disse la donna, senza
nascondere un sorriso di ammirazione per la sua alunna modello.
Harry si voltò e le sorrise, Ron al suo fianco le fece
l’occhiolino dicendole: “Se non ci fossi tu, chi ce li
prenderebbe tutti questi punti!” Hermione sorrise, poi
tornò a prestare la sua attenzione al cielo limpido.
“Mione, tutto ok?” la voce del rosso la fece voltare nuovamente verso di lui.
“Si Ron, va tutto bene” rispose vaga.
“Sicura, mi sembri soprappensiero…”
“Stavo solo pensando, niente di grave” gli disse con un sorriso.
“Sicura? Se c’è qualcosa che ti preoccupa puoi parlarmene..”
“Grazie”
“Scommetto che si tratta di Flatts” a sentire quel cognome
la grifoncina arrossì vistosamente, il rosso rise lievemente,
“Colpita e affondata!”
Hermione gli rivolse un’occhiataccia, ma poi sorrise.
“E’ una cosa seria allora…” constatò Ron.
“Si.. credo di si. Non faccio altro che pensare a lui ogni
momento.. e poi ho sempre i suoi occhi fissi nella mente. Ogni volta
che chiudo i miei, ho le sue iridi blu davanti…”
Il giovane Weasley le accarezzò una guancia, “Cara la mia ‘Mione, sei cotta a puntino..!”
A quell’affermazione, il cuore di Hermione accelerò i suoi
battiti. Arrossì ancora di più, ma non potè
evitare ai suoi occhi di brillare e alla sua bocca di curvarsi in un
sorriso.
Ron le diede un lieve bacio sulla fronte, poi torno a prestare al sua
attenzione alla professoressa che continuava a fare domande a tutti gli
studenti. Era felice per la sua amica, però aveva ancora quella
morsa che gli stringeva il cuore, vederla felice era la cosa più
bella che potesse desiderare.. però…
Sei innamorata, per cena una mela,
con la radio accesa ti sogni lui.
“Ginny!” la rossa si voltò e sorrise al ragazzo che
si stava dirigendo verso di lei, Harry Potter si fermò a qualche
passo da lei, piegato sulle ginocchia per riprendere fiato.
L’aveva vista di sfuggita voltare l’angolo e aveva
cominciato a correre, voleva vedere il suo sorriso, sentire la sua
voce, specchiarsi in quegli occhi verdi così dolci..
“Ehi signor ghiacciolo...
Riprendi fiato!” la voce della ragazza era allegra, gli aveva
appoggiato una mano sulla spalla, in risposta il bambino sopravvissuto
si era rimesso dritto e le aveva afferrato la mano, portandosela alle
labbra, vi aveva depositato un bacio leggero mentre incatenava il suo
sguardo a quello di Ginevra.
“Ancora con questa storia?!” le chiese contro la pelle candida della mano.
Ginny rise lievemente e lo abbracciò di slancio, il giovane
sorpreso da quel gesto la strinse a sé immergendo una mano tra i
suoi lunghi capelli ramati. Era troppo bello poterla tenere tra le
braccia. Sarebbe rimasto in quella posizione per tutto il giorno.
La ragazza depositò un bacio sul collo di Harry e si
allontanò, “Mi spiace, ma devo andare da Hermione, mi ha
detto che mi deve parlare urgentemente…” si sottrasse
dalla dolce presa dal giovane, ma prima di andare si alzò sulle
punte e gli diede un bacio a fior di labbra.
Harry le sorrise e mentre le accarezzava una guancia le
sussurrò: “Ci vediamo stasera…” la giovane
annui felice e si allontanò di corsa diretta in biblioteca.
Si fermò all’entrata per riprendere fiato, ma anche per
permettere al suo cuore di ristabilizzare i suoi battiti. Ancora non ci
credeva… lei e Harry! Il ragazzo di cui era innamorata fin da
quando aveva dieci anni!
Entrò nella silenziosa stanza con un bellissimo sorriso dipinto
sulle labbra e si diresse verso la fine della grande sala, sapeva che
Hermione l’aspettava là. Infatti la vide seduta ad un
tavolo, immersa nella lettura di un tomo da almeno mille pagine,
secondo lei era una lettura leggera… chi la capiva meritava
davvero una statua!
Si avvicinò lentamente alla ragazza e si sedette di fronte a
lei, Hermione sentendo la sedia spostarsi alzò lo sguardo e
incontrò quello allegro della sua amica.
“Ehi”
“Ciao Herm!”
“Come mai tutta questa allegria?” le chiese chiudendo il libro.
“Non sai cosa mi è successo!”
“Avanti racconta..”
“Ma non dovevi parlarmi di una cosa importante?”
“Si, ne parliamo dopo. Adesso sputa il rospo!”
“E va bene..” la rossa fece un respiro profondo, iniziando
a torturarsi le dita della mani, “E’ dalla festa di Natale
che continuano a succedermi delle cose veramente belle, ma altrettanto
inspiegabili…”
“Avanti Gin, non tenermi sulle spine!” la incitò la bruna sedendosi più comodamente sulla sedia.
“Vuoi sentirla questa storia per bene o no?!” le chiese
guadandola severamente, Hermione annuì e la rossa sorridendo
riprese, “Allora, stavo dicendo dopo che quel cretino di mio
fratello ti ha fatto la scenata di gelosia, Harry voleva a tutti i
costi intervenire anche lui, così ho cercato di fermarlo,
è stato ad ascoltare le mie ragione e ha acconsentito a non
venire anche lui a romperti le scatole. Abbiamo ballato insieme per
quasi tutta la sera! Poi quando siamo tornati al dormitori mi ha dato
un bacio..” gli occhi di Ginny si erano illuminati, Hermione le
sorrise dolcemente, senza interromperla la esortò a continuare,
“Come ben sai le vacanze le ha passate a casa nostra e le
occasioni per parlare non sono state molte, però quelle poche
volte che ci siamo ritrovati da soli sono state bellissime. A Natale
tutto l’Ordine è venuto a pranzare da noi, così il
brindisi l’abbiamo dedicato a Sirius e ai suoi genitori, nel
pomeriggio prima che tornasse Percy eravamo fuori in giardino e mi ha
confessato che gli mancano terribilmente, così senza neanche
starci troppo a pensare l’ho abbracciato di
slancio…” il suo sguardo era sognate, Hermione se
n’era resa conto, era lo stesso che assumeva lei quando pensava a
Lucas.
“Poi la cosa più bella è successa quando siamo
tornati qui.. mentre tu facevi pace con Ron, io e Harry ci siamo
baciati! E’ stato bellissimo, mi ha preso alla sprovvista…
ma è stato così dolce, delicato, ma allo stesso tempo
travolgente, passionale…”
Hermione rise lievemente, “Gin, sei innamorata…” constatò.
“SI!” le rispose
subito lei, mentre i suoi occhi si illuminavano ancora di più.
La grifoncina la guardò, con quanta semplicità lo
ammetteva… “Si Herm, mi sono innamorata di Harry. Non
è cottarella che avevo al primo anno. E’ amore! E ti
giuro.. è troppo bello, perché anche lui mi ricambia..
l’ho capito da come mi guarda, da come mi sfiora…
dall’espressione che hanno i suoi occhi quando si incontrano con
i miei…”
“Sono davvero felice per te Gin…” le disse lei, con un gran sorriso dipinto sulle labbra.
“Grazie! E tu cosa dovevi dirmi?” le chiese sporgendosi
verso di lei, “Scommetto che si tratta di Lucas…”
A sentirlo nominare arrossì come quella mattina, “Sei
troppo facile da interpretare Herm…!” lo sguardo birichino
di Ginevra la fece sorridere ancora, prese un respiro profondo e
guardandola negli occhi le confessò quello che si sentiva dentro
da un po’ di giorni.
“Credo di essermi innamorata…”
“Lo sapevo!” esclamò la rossa prendendole le mani, “Avanti racconta!”
“A Natale è venuto a trovarmi..”
“Cosa?! Non ci credo!”
“Mi fai parlare?!” la fissò lei con la stessa
espressione che aveva assunto la rossa prima,
“Scusa…”
“Stavo dicendo, ha cercato il mio indirizzo sulla rubrica del
telefono e si è presentato davanti alla mia finestra..
giurò il mio cuore si è fermato quando l’ho visto!
Siamo stati insieme tutto il pomeriggio.. è stato
indimenticabile.. poi oggi quando l’ho rivisto dopo più di
una settimana, mi sembrava che la terra sotto i miei piedi mancasse..
era bello come il sole! Gin non faccio altro che pensare a lui.. ho i
suoi occhi fissi nella mente. Lo sogno ogni notte… vorrei che il
tempo quando sono insieme a lui non passasse mai…”
“Herm… Ti sei innamorata… è, come dire,
normale sentirsi cosi.. il cuore che scoppia, la terra che trema sotto
i piedi, la voglia di stargli sempre vicino…”
“Già.. penso di essermi innamorata…” Hermione
sorrise, consapevole che quello che aveva detto era la pura e semplice
verità. Un gufo planò sul lungo tavolo e si fermò
davanti alla grifoncina, la ragazza lo riconobbe subito mentre sfilava
dalla zampa il messaggio, aprì il pezzo di pergamena e lesse
mentalmente le poche parola che erano scritte:
Vieni sulla torre di Astronomia
Quella calligrafia apparteneva ad una sola persona, così
piccola, regolare, quasi perfetta era impossibile da dimenticare.
Piegò il foglietto e se lo mise in tasca, alzò lo sguardo
e incontrò quello curioso dell’amica.
“Sei ancora qui?!” le chiese fissandola in modo strano, ma con un bel sorriso dipinto sulle labbra.
Hermione scattò in piedi e prese in fretta le sue cose, le
schioccò un veloce bacio sulla guancia e si diresse a tutta
velocità verso la torre più alta del castello.
E con lui, vuoi andare via
e lasciare tutto il mondo dietro te…
Lucas era seduto con una gamba a penzoloni nel vuoto, guardava il cielo
assumere delle sfumature sempre più scure, mentre il sole
iniziava a tramontare all’orizzonte. Si voltò verso
l’entrata dell’aula solo quando sentì la porta
aprirsi. Hermione era li, ferma, sulla soglia della porta. Era rimasta
bloccata nell’ammirare il suo ragazzo in tutto il suo splendore,
mentre il cielo alle sue spalle assumeva tutti i colori più
caldi possibili.
“Ti sei paralizzata?!” la scherzò lui, mentre
superava i banchi presenti nell’aula per raggiungerla, Hermione
si riprese solo quando nel suo campo visivo apparvero quegli occhi che
tanto amava, gli sorrise senza proferir parola.
Lucas le accarezzò una guancia, prima di prenderle dolcemente
una mano e trascinarla fino alla balaustra, le passò le mani
attorno ai fianchi e l’attirò verso il suo petto, mentre
in silenzio guardarono il tramonto. Hermione si appoggiò a lui
mentre intrecciava le dita delle sue mani con quelle del ragazzo,
“E’ bellissimo” gli sussurrò, “Come
te” si senti bisbigliare all’orecchio. Piegò la
testa di lato e incrociò il suo sguardo profondo, gli sorrise e
poi piegò un braccio all’indietro per orientare le sue
labbra verso le sue.
Lo baciò lentamente, dolcemente, assaporando la bellezza di ogni istante.
Il serpeverde la fece voltare verso di se e approfondì
maggiormente quel contatto, facendo aderire perfettamente i loro corpi,
rafforzò la prese sui fianchi della ragazza mentre lei gli
passava le braccia al collo.
Si separarono con il fiato corto, si guardarono negli occhi, poi
Hermione si strinse a lui, appoggiando l’orecchio sul suo petto,
proprio all’altezza del cuore.
“Ti amo” gli sussurrò mentre spostava le braccia intorno ai suo fianchi. Lucas sorrise e la strinse più forte.
“Lo senti?” le chiese mentre le accarezzava la schiena,
“Non ha mai battuto così forte per una
persona…”
Hermione alzò le iridi dorate e le incatenò a quelle blu
del ragazzo, sul suo viso era dipinto un dolce sorriso, si
sollevò sulle punte a si fermò a pochi millimetri dalla
sue labbra, “Ti voglio..” gli bisbigliò contro la bocca.
Lucas le immerse una mano nei capelli boccolosi, mentre l’altra
la manteneva ben aperta sulla sua schiena, le sorrise e le
sussurrò: “Non sai da quanto tempo ti voglio io..”
detto questo la baciò.
Quel bacio era di una folle passione, i loro corpi erano pressati
l’uno contro l’altro e quando il ragazzo le fece sdraiare
per terra, sopra al suo mantello le sussurrò contro le labbra
due parole che le riempirono il cuore, cinque semplici lettere che
ebbero il potere di farle toccare il cielo con un dito…
“Ti amo”
Spazio per me...
Isabell89 Ti garba?! Sicuramente avrai qualcosa di ridire....! Un bacio!
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Capitolo 26 *** La lettera ***
5
25. La lettera
Soltanto l'amore può impedire
agli uomini
di cadere nell'abisso.
Lucas Flatts guardava dolcemente la ragazza che dormiva rannicchiata
contro il suo petto, era appoggiato su un fianco, una mano accarezzava
la spalla nuda di Hermione mentre l’altra era al lato della sua
testa e la sosteneva.
Quella ragazza era uno spettacolo, i capelli le ricadevano sparsi
intorno al viso e sulla schiena, gli occhi erano chiusi e sulle labbra
aveva dipinto un tenero sorriso, entrambe le mani erano appoggiate al
suo petto e una gamba era intrecciata con la sua.
Erano distesi sul suo mantello appoggiato al pavimento della torre di
Astronomia ed erano coperti solo da una coperta di lana che il ragazzo
aveva fatto apparire.
Hermione, ancora con gli occhi chiusi, si stava beando delle carezze
del giovane Flatts, si strinse maggiormente a lui senza però
fargli capire che era sveglia. Sarebbe rimasta li con lui per sempre,
si sentiva in un altro mondo, un posto dove esistevamo solo loro due e
nessun altro.
Il contatto con la sua pelle calda le fece tornare alla mente tutto quello che era successo tra loro.
Aveva fatto l’amore.
Lucas era stato dolcissimo, ma nello stesso tempo passionale e impetuoso, come era lui d’altronde.
E poi nell’istante in cui si erano uniti per la prima volta le
aveva sussurrato contro le labbra che l’amava.. Quelle parole
bisbigliate avevano avuto nel suo cuore l’effetto di un uragano,
non si era mai sentita così.
Sentì le labbra del giovane serpeverde contro la tempia, poi i
suoi baci caldi scivolarono sempre più giù fido ad
arrivare a mordicchiarle il lobo dell’orecchio, “Non fare
finta di dormire, Jane…
So che sei sveglia…” le sussurrò. Hermione rise e
aprì gli occhi d’oro specchiandosi nei suoi blu oceano.
Lucas le sorrise prima di chinarsi verso le sue labbra, coinvolgendola
in un bacio focoso, che la grifoncina ricambiò con altrettanto
ardore. Si rotolarono per terra per qualche istante, fino a quando
Lucas non si ritrovò nuovamente sopra di lei, aveva entrambe le
mani ai lati della sua testa e la fissava con uno sguardo allegro,
Hermione gli artigliò i fianchi per impedirgli di allontanarsi e
lo baciò di nuova, con una passione sempre crescente.
“Detesto doverti fermare…” sussurrò lui,
mentre lei gli baciava il collo, “Ma… se non ci
sbrighiamo.. non troveremo più un accidenti da mettere sotto i
denti…”
Hermione spostò l’attenzione sui suoi occhi e
annuì, Lucas si chinò sulle sue labbra e le baciò
un’ultima volta, poi si alzarono e tra un bacio e l’altro
si rivestirono e scesero mano nella mano verso la Sala Grande.
Lucas stava consumando la cena in silenzio a fianco di Blaise Zabini,
l’unico serpeverde che sopportava, quando un gufo nero
planò nella sala e si fermò sulla sua spalla.
Era il gufo di sua madre.
Slegò le pergamena attaccata alla zampa e lesse il contenuto della lettera.
Un battito mancò al suo cuore…
“Ma cosa sta succedendo?” la voce di Dean fece voltare il trio più conosciuto della scuola verso di lui.
“A cosa ti riferisci Dean?” gli chiese Ron.
“Guardate gli insegnanti”
I ragazzi che si trovavano vicino al grifondoro si voltarono verso la
tavolata dei professori e notarono con non poco stupore che erano tutti
agitati.
Gazza stava parlando animatamente con il preside e i responsabili delle
varie casa, mentre gli altri maghi si facevano passare una pergamena
ingiallita, ogni professore che leggeva la lettera sbiancava e
scambiava degli sguardi preoccupati verso gli altri collegi.
Hagrid guardava la tavolata di Grifondoro con apprensione, come se
volesse far intendere a qualcuno in particolare quello che stava
succedo.
“Ma che diavolo..” Harry non riusciva a spiegarsi il perché di tanta agitazione.
Hermione guardava la scena con occhi vigili, poi la sua attenzione fu
attirata da un gufo nero che volava verso la tavolata dei Serpeverde e
si fermava proprio sulla spalla di Lucas.
Il giovane dopo aver letto le righe presenti sulla pergamena, aveva
accartocciato il foglio con rabbia e dopo aver accarezzato il petto del
volatile si era alzato e si stava dirigendo verso la sua tavolata. Il
suo sguardo blu era incupito e i pugni erano stretti lungo i fianchi.
“Flatts” la voce di Harry la distolse dai suoi pensieri, Lucas si era fermato proprio di fronte a lei.
“Potter” gli disse lui, spostando lo sguardo verso il
bambino sopravvissuto, “Scusa ma non ho molto tempo da perdere, Jane”
aggiunse ripuntando la sua attenzione sulla ragazza, “Ti devo
parlare, è urgente” le disse con un tono strano, come se
stesse cercando di trattenere la rabbia, che prepotente gli squassava
il petto.
Hermione lo guardò con uno sguardo strano intanto che si alzava
dal suo posto e per evitare di fare tutto il giro del tavolo, si
inginocchiò e passo sotto al legno, sbucando al fianco di Ron
che sedeva di fianco al bambino sopravvissuto. “Tutto
bene?” gli chiese appoggiandogli una mano sulla spalla, lui la
prese per mano e la trascinò verso la fine della stanza, mentre
Albus Silente insieme alla professoressa McGranitt si dirigeva verso il
bambino sopravvissuto.
Lucas si fermò solo davanti alla porta, guardò Hermione negli occhi e le accarezzò una guancia.
“Lucas mi sto preoccupando” le disse lei senza nascondere l’inquietudine.
“Mia madre mi ha mandato un messaggio” iniziò lui
continuando ad accarezzarle, con un movimento che doveva essere
tranquillizzante, la guancia “Leggi” le disse porgendole la
pergamena stropicciata.
La ragazza la presa e l’aprì con dita tremanti, lesse il
contenuto velocemente, erano solo poche righe che però ebbero un
effetto sconvolgente su di lei. Il suo corpo venne scosso da mille
fremiti, la lettera le cadde dalla mani, continuava a muovere la testa
a destra e a sinistra… Lucas l’afferrò per le
spalle cercando di calmarla, ma quando lei alzò lo sguardo
trattenne il fiato: le sue iridi d’oro erano velate dalla
lacrime, non disse una sola parola, si strinse solo al suo petto,
iniziando a piangere disperatamente.
“Amore.. calmati. Ci sono io…”
“Ma che diavolo…” Harry e Ron si erano alzati si scatto vendendo la loro amica in quelle condizioni.
“Signor Potter, Signor Weasley fermatevi” la voce della McGranitt li fece voltare.
“Professoressa può dirci cosa diavolo sta succedendo?” le chiese senza esitazione il bambino sopravvissuto.
“Harry” la voce di Silente era bassa, “Il capitano
Flatts ci ha appena mandato un messaggio. I Mangiamorte hanno attaccato
in massa il quartiere residenziale di Londra”
Gli occhi di Harry e Ron si spalancarono, il quartiere residenziale era il quartiere di Hermione….
Spazio per me...
pikappa93 grazie per il commento!
speednewmoon ciao mitica! come al solito mi hai fatto morire con il tuo
commento chilometrico! mi stavo rotolando sul tappeto della camera
anch'io a leggere le tue parole! grazie mille per tutti i complimenti
che mi fai!! Sei eccezionale! ci sentiamo per il prossimo commento! Un
bacio
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Capitolo 27 *** Paura ***
25
26. Paura
Harry e Ron guardarono allibiti il preside e la loro responsabile di
casa, la notizia dell’attacco a Londra li aveva sconvolti.
“Ma quando è successo?”
“Pochi minuti fa” rispose Silente, “Sappiamo solo che
hanno attaccato in massa, non abbiamo avuto altre notizie”
“Ma come è potuto succedere, in quel quartiere vivono solo babbani!” sbottò Harry.
“Appunto” costatò Ron, spostando lo sguardo verso la
sua migliore amica, piangeva ancora tra le braccia di Lucas.
“Vi consiglierei di starle vicino” intervenne la strega,
“Non sappiamo ancora cosa sia successo, non vorrei essere
l’uccello del malaugurio, ma il quartiere residenziale è
il quartiere della signorina Granger, o mi sbaglio?”
“No prof, non si sbaglia” rispose lapidario il rosso, poi
con un cenno d’intesa a sua sorella si diressero insieme al
bambino sopravvissuto verso la loro amica.
“Albus, cosa facciamo?” chiese la McGranitt.
“Aspettiamo una risposta di Amelia” rispose cupo il
preside, “Purtroppo, come al solito, non possiamo fare altro che
aspettare” concluse guardando i suoi studenti raggiungere
Hermione, che non dava segno di voler smettere di piangere.
“Perché?” la voce rotta dal pianto di Hermione
raggiunse le orecchio di Lucas, anche se era ad un livello appena
sussurrato, la strinse maggiormente a se, accarezzandole la schiena ed
i capelli, “Non lo so. Vedrai andrà tutto
bene…” cercò di consolarla.
“Come puoi dirlo, tu non conosci i Mangiamorte” gli rispose
alzando finalmente lo sguardo su di lui, le lacrime continuavano a
scendere imperterrite sulle sue guance, “Tu non hai idea di
quello che sono capaci di fare…”
“Vieni qui” le sussurrò, Hermione senza esitazione
si rifugiò nuovamente tra le braccia del suo ragazzo, mentre lui
le baciava le tempie e i capelli.
“Mione..” la voce dispiaciuta di Ron le arrivò alle
orecchie, guardò il suo amico senza allontanarsi da Lucas.
“Silente ci ha appena avvertiti” disse per lui Harry, “Ma come al solito non ci sanno dire niente”.
Ginevra non disse una sola parola, la sua espressione e i suoi occhi
parlavano per lei, si avvicinò all’amica e le diede un
lieve bacio sulla guancia, asciugandole le lacrime.
Hermione si allontanò per un istante dal serpeverde, solo per
farsi abbracciare dalla rossa, nascose il viso nel suo collo e
ricominciò a piangere, La paura di perdere i suoi cari era
troppo forte. Non poteva credere che era successo davvero, i servi di
Lord Voldemort avevano attaccato il suo quartiere, ma non si sapeva
ancora quanti e quali erano le vittime.
Innocenti solo ed unicamente innocenti.
Si spostò dalla giovane Wealsey solo per avvicinarsi ancora a
Lucas, lui le passò un braccio intorno ai fianchi e
l’attirò verso di se, mentre lei appoggiava la testa sulla
sua spalle e guardava i suoi migliori amici con un’espressione
sofferente.
“Voglio andare a vedere” sussurrò solo.
“Che cosa? Herm sei pazza?!” esclamò Harry.
“Ha ragione tesoro, come puoi andare a Londra in questo momento?” gli fece eco Ron.
“Voi non capite. Ci sono i miei genitori laggiù…
voglio vedere come stanno” rispose con una voce più
ferma.
“Capisco come ti senti tesoro, però è pericoloso” intervenne il bambino sopravvissuto.
“HANNO ATTACCATO IL MIO QUARTIERE HARRY! TI RENDI CONTO!! VOGLIO VEDERE COSA E’ SUCCESSO!!” urlò con le lacrime agli occhi e i pugni chiusi.
“Amore” la voce
calma di Lucas la bloccò per un istante, il giovane serpeverde
le prese il viso tra le mani e asciugandole le lacrime iniziò a
parlarle dolcemente, “Ascoltami bene.. so benissimo come ti
senti, ma devi cercare di stare calma. Conosci mia madre, ci
farà sicuramente sapere qualcosa…”
“Ma io voglio vedere con i miei occhi cosa hanno combinato quei
bastardi” gli rispose Hermione con la voce rotta dal pianto, che
violento stava cercando di avere il sopravvento su di lei.
Lucas la fissò, i suoi occhi d’oro seppur rossi e gonfi
erano determinati, non era così sicuro di essere in grado di
fermarla se avesse deciso di andare a Londra, tanto valeva
accontentarla… “Ok, hai vinto Jane. Vieni, ti porto io”.
Nel sentire quelle parole sul viso di Hermione nacque un sorriso
sincero, “Grazie” gli sussurrò mentre lo
abbracciava.
“Ehi, aspetta un attimo!” intervenne Harry, “Come hai intenzione di andare a Londra?”
“Semplice. Ci smaterializziamo a Londra”
“Siete impazzi per caso?!” Ginevra parlò per la
prima volta, li guardò entrambi negli occhi, “Ragazzi
è pericoloso”
“Lo sappiamo Gin, ma devo sapere. Non posso aspettare che mi
vengano a dire qualcosa…Voglio vedere con i miei occhi”
rispose lapidaria, prendendo Lucas per mano e trascinandolo fuori dalla
porta principale.
Silente aveva osservato la scena da lontano. Si mosse solo quando Lucas
ed Hermione se ne furono andati, arrivò vicino al bambino
sopravvissuto e gli mise una mano sulla spalla, “Cerca di capirla
Harry”
“Ma io la capisco.. è solo che ho paura che le possa succedere qualcosa”
“Di questo non ti devi preoccupare, c’è Lucas con
lei” gli rispose il preside, “Io mi fido di quel ragazzo,
dovresti iniziare a farlo anche tu”
“Non lo conosciamo” intervenne Ron.
“Lo so, però non dovreste fare considerazioni
avventate” il vecchio mago sorrise, “Credo proprio che il
nostro giovane Flatts tenga veramente molto alla signorina Granger, non
permetterebbe mai che gli succedesse qualcosa. Di questo potete esserne
certi”
I tre grifondoro fissarono Silente e non risposero, uscirono dalla
stanza e si diressero verso l’entrata del castello. Si sedettero
sui gradini innevati e restarono lì, fermi a guardare
l’orizzonte, sperando di vedere la loro amica spuntare da dietro
gli alberi.
Lucas Flatts si era smaterializzato all’inizio della via
principale dal quartiere residenziale di Londra, con Hermione tra le
braccia.
Lo spettacolo che si ritrovarono davanti era agghiacciante: molte case
erano in fiamme, gli alberi erano stati tagliati o bruciati, moltissimi
auror stavano correndo da una parte all’altra per cercare di
salvare il salvabile, un gran numero di medimaghi aveva creato un
piccolo accampamento per soccorrere i feriti.
Il caos regnava sovrano.
Dei Mangiamorte però non c’erano tracce.
Hermione si mise una mano davanti alla bocca, per trattenere i
singhiozzi, i suoi occhi si riempirono nuovamente di lacrime, si
sentiva il cuore pesante, stretto una morsa, sembrava quasi che una
mano gelida aveva iniziato a stringerle forte quell’organo
vitale.
Solo la consapevolezza di avere Lucas al suo fianco le fece muovere qualche passo in avanti, verso casa sua.
Si trovava alla fine del viale, era troppo lontana per capire cosa era successo.
Il serpeverde si rese conto che la ragazza stava tremando notevolmente,
le prese una mano tra le sue e gliela baciò, “Ci sono io
con te.. non devi avere paura” le sussurrò contro la pelle
candida, in risposta ebbe solo un debole sorriso.
Iniziarono a camminare più velocemente solo quando videro del
fumo provenire dal fondo del viale, moltissimi auror li guardavano
straniti, ma non fecero domande o provarono a fermarli perché
erano troppo occupati a controllare la situazione.
Hermione trattenne il fiato quando vide la sua casa, era annerita e la
cancellata era stata completamente distrutta, iniziò a correre
trascinandosi dietro il giovane Flatts, mentre il ragazzo guardava
intorno alla ricerca del volto di sua madre.
“Aspettate un attimo!” i due ragazzi si bloccarono
all’inizio di quello che fino a qualche ora prima era
l’ingresso di villa Granger. “Hermione, cara sei tu?”
La grifoncina spalancò gli occhi, “Tonks!”
esclamò dirigendosi verso di lei, “Spiegami cosa è
successo?”
“Prima spiegami cosa diavolo ci fate voi due qui, e soprattutto chi è lui?” chiese indicando Lucas.
“Sono il figlio di Amelia e Richard Flatts”
“E così sei tu… tua madre mi ha accennato di te”
“TONKS!” Hermione era al limite, “Per favore, dimmi dove sono gli abitanti di questa casa!”
“Tesoro qui non abbiamo ancora trovato nessuno” rispose la
donna, cercando di capire il perché di tanta agitazione,
“Perché ti agiti tanto, non riesco a capire…”
“Questa è casa mia!!” urlò la giovane, alcuni
pali della luce scoppiarono. Lucas le fu subito di fianco e le prese la
mani, “Calmati”.
Hermione fece un respiro profondo, cercando, invano, di rallentare i battiti furiosi del suo cuore.
“Lucas!”
I due studenti si voltarono e nel vedere chi veniva nella loro
direzione, tirarono un impercettibile sospiro di sollievo,
“Mamma”.
“Cosa ci fate vuoi due qui?” Amelia Flatts scavalcò
agilmente un tronco d’albero che intralciava il passaggio e si
avvicinò alla coppia, si allarmò non poco nel vedere in
che condizioni era la grifoncina, “Hermione, tutto bene?”
“Signora la prego, almeno lei, mi dica qualcosa…” le
chiese ormai distrutta, prendendole una mano, “Questa è la
casa dei miei genitori, ditemi che stanno bene…”
La donna le accarezzò piano una guancia, “Tesoro non
abbiamo ancora trovato nessuno, abbiamo perlustrato l’intera
casa, ma era deserta..”
“Potrebbe essere un bene, non trovi?” intervenne Tonks,
mentre le appoggiava una mano sulla spalla, Hermione non distolse per
un solo istante lo sguardo dal capitano, “Mi dica cosa è
successo” chiese solo.
“Sarò franca” iniziò Amelia, “Come ho
detto a mio figlio, hanno attaccato in massa, hanno usato molte
maledizioni e hanno distrutto gran parte del quartiere, come potete
notare voi stessi. Le vittime tutto sommato non sono molte, ci sono
parecchi feriti, che grazie ai nostri medimaghi possono essere curati
senza problemi..”
“C’è dell’altro però…” intervenne Lucas.
“Si” la donna non aveva ancora lasciato la mano di
Hermione, “Le maledizioni che hanno lanciato sono molto strane..
quello che sto cercando di dirvi è che le vittime non sono state
uccise con l’Avada Kedavra”
“E con cosa allora?”
“Non lo sappiamo ancora, forse è proprio per questo che il
numero non è alto. Forse le formule di queste maledizioni sono
conosciute solo da poche persone…”
“CAPITANO FLATTS!” un uomo sulla trentina si sporse dal muro posteriore della villa, “VENGA PRESTO!”
Hermione senza neanche pensarci un attimo si staccò dalle due
donne e corse nella direzione dell’ufficiale, Lucas ed le due
auror le corsero immediatamente dietro.
Dietro alla casa si estendeva un grande giardino, al termine si trovava
una piccola serra, una debole luce illuminava l’interno dove si
distinguevano alcune figure, la ragazza senza chiedere il permesso
entrò e vide due auror chinati verso una terza persona distesa a
terra.
“Mamma!” esclamò la giovane.
“E tu da dove sbuchi?” disse uno dei due ufficiali,
“E’ con me, maggiore Devons” Amelia e Lucas erano
sulla soglia della serra, il serpeverde seguì Hermione mentre la
donna si avvicinò all’altro ufficiale.
“Cosa mi dite?” domandò.
“Al momento sembra solo svenuta, non presenta ferite gravi, ma
credo che sia meglio farla visitare da un medimago”
dichiarò il maggiore, “Bene, vada subito a
chiamarlo”
“Agli ordini, capitano!”
Hermione era inginocchiata a terra di fianco alla madre, le accarezzava
piano una guancia, con il viso ormai rigato da nuove lacrime salate.
Lucas si sedette al suo fianco e le prese la mano che lei aveva
appoggiato sulla mano della donna, stringendole entrambe, “Se la
caverà, vedrai”.
“Dov’è mio padre….” sussurrò con la voce rotta dal pianto.
“Hermione, allontanati un secondo, così il dottore
può vedere in che condizioni è tua madre” le disse
dolcemente Tonks, abbassandosi alla sua altezza. Lucas le prese la mano
e la fece alzare, le passò un braccio intorno ai fianchi per
stringerla contro il suo corpo, mentre entrambi guardarono con
attenzione il mago che visitava Jane Granger.
“Cos’è tutto questo casino?” una voce dura
attirò l’attenzione di alcuni presenti, tra cui Amelia
Flatts.
“Richard, abbiamo trovato la proprietaria della casa e il
medimago si sta accertando delle sue condizioni” lo
informò.
“Non mi riferisco agli ufficiali, ma ai due ragazzi, cosa diavolo
ci fanno qui? Come hanno fatto a sapere dell’attacco?”
chiese avanzando verso la moglie.
“Questa è casa sua” intervenne Lucas,
“L’ho semplicemente accompagnata qui per vedere cosa era
successo” gli disse con un tono di voce piatto e freddo.
“Tu dovresti stare al castello, lontano dalle cose che non ti interessano”
“Infatti sono qui per lei”
“Non dovresti neanche sapere dell’attacco”
“Sono stata io ad avvisarlo” disse Amelia, frapponendosi tra il marito e il figlio.
“E perché di grazia” le chiese Flatts guardandola male.
“Perché sapevo che Hermione abitava qui” rispose semplicemente.
“Scusate…” la voce del medimago riuscì ad evitare un possibile litigio, “Dica pure”.
“Si, dunque.. Non presenta ferite gravi e lo svenimento
sarà stato causato da qualche onda d’urto. Saprò
dirvi di più dopo altri esami, la porterò personalmente
al San Mungo”.
“Bene” gli rispose Richard.
“Aspettate, io vengo con voi!” intervenne Hermione
affiancandosi al medimago, che insieme ai due auror stava portando Jane
fuori per poi trasportala con una passaporta al San Mungo.
Lucas senza dire una sola parola la prese per mano, per farle capire
che andava con lei, guardò per un secondo sua madre, le sorrise
e poi diede le spalle ai genitori.
“Aspetta un momento ragazzino, dove credi di andare?”
“Se non si era capito, vado con lei” gli rispose freddo.
“Tu non vai da nessuna parte se non ad Hogwarts” impose l’uomo.
“Non ci penso minimamente” Lucas si voltò e uscì dalla serra.
“Non ho finito!” continuò suo padre, mentre usciva accompagnato dalla moglie.
“Questi sono problemi tuoi”
un sibilo, in serpentese uscì dalle labbra del giovane, il
capitano Flatts strinse i pugni, mentre Amelia scuoteva la testa.
Non c’erano speranze.
Lucas senza più degnarlo di uno sguardo raggiunse in fretta
Hermione, che insieme ai medimaghi stava pre prendere la passaporta,
quando…
“Hermione!” la ragazza scattò nel sentire quella voce. “PAPA’!”
la giovane corse incontro al padre abbracciandolo stretto.
“Tesoro… ma cosa è successo?” chiese il
signor Granger guardando spaesato il suo quartiere distrutto.
“I Mangiamorte hanno attaccato il quartiere non più di
un’ora fa, la mamma è stata ferita, ma dicono che non
è grave, la stanno portando all’ospedale dei maghi
così la cureranno più in fretta” gli spiegò
velocemente la figlia, “Io volevo andare con lei per vedere cosa
dicevano..”
“Vengo con te” le rispose subito l’uomo.
“Jane, dobbiamo
andare…” Lucas la richiamò, mentre si avvicinava
alla passaporta, la ragazza prese per mano il padre e lo portò
verso il piccolo oggetto, “Attaccati a questa pallina e non
lasciarla per nessun motivo al mondo, capito?”
“Va bene”
Il medimago azionò la passaporta e in istante il piccolo gruppo si smaterializzò al San Mungo…
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Capitolo 28 *** Al San Mungo ***
26
27. Al San Mungo
Edward Granger era appoggiato al muro bianco dell’ospedale e
fissava la porta dove da più di un’ora aveva visto
scomparire la moglie rimasta ferita dall’attacco dei servi del
Lord Oscuro.
Non gli avevano ancora fatto sapere niente, non si sentiva tranquillo,
non lo era affatto. Spostò lo sguardo per un istante verso sua
figlia, da quando erano arrivati al San Mungo con la passaporta
Hermione non aveva detto una parola, si era seduta su una scomoda sedia
di plastica e aveva appoggiato la testa sulla spalla si quel ragazzo
che li aveva accompagnati.
Avevano entrambi un’espressione molto stanca e sciupata, sua
figlia fissava al porta con uno sguardo sofferente, il giovane invece
le teneva una mano tra le sue, mentre il suoi occhi si spostavano prima
sulla porta e poi sulla ragazza.
Edward non aveva idea di chi fosse quel ragazzo che stava così
vicino alla sua bambina, non l’aveva mai visto, non era ne Harry
ne Ron. Aveva visto però, il modo in cui trattava sua
figlia… non l’aveva lasciata sola un solo istante e lei in
silenzio le ne era grata, si vedeva da come lo guardava quelle poche
volte che spostava lo sguardo dalla stanza dove era stata ricoverata
sua madre.
L’uomo si spostò dal muro e si sedette accanto alla figlia, “Tesoro vuoi qualcosa?” le chiese piano.
“No papà, grazie” gli rispose senza guardarlo, “Sto bene così”
Il padre appoggiò la testa alla parete e chiuse gli occhi, li
riaprì solo quando sentì un rumore di passi venire verso
di loro.
Una bella donna si stava avvicinando, aveva la stessa strana divisa
degli ufficiali che c’erano nel suo quartiere quando era
arrivato.
“Mamma” il giovane a lui sconosciuto parlò per la prima volta.
“Lucas, come sta?” chiese avvicinandosi ai due ragazzi e sedendosi di fianco a suo figlio.
“Non ci hanno detto ancora niente, è li dentro da
più di un’ora ormai…” rispose Hermione,
“Voi avete scoperto altro?”
“Adesso non ti preoccupare di quello che è successo, pensa a tua madre” le rispose dolcemente Amelia.
“Ma io voglio sapere” rispose la grifoncina alzandosi dalla spalla del suo ragazzo.
“Jane..” Lucas le accarezzò una guancia guardandola negli occhi d’oro.
“No! Voglio sapere, devo tenermi impegnata… altrimenti
impazzisco! Non mi fanno sapere niente, è più di
un’ora che mia madre è li dentro, se fosse stato tutto
regolare non ci avrebbero messo così tanto per fare delle
semplici analisi!”
“Calmati”
“No!” sbottò lei alzandosi in piedi, “Non mi calmo. Non ci riesco!”
“Tesoro..” Edward si alzò e le appoggiò le
mani sulle spalle, “Agitarsi non serve a niente.. lo sai
benissimo anche tu, so che è difficile… ma devi cercare
di mantenere la colma, altrimenti è finita…”
Hermione tirò un sospiro e poi annuì… “Sto
bene” disse sentendosi lo sguardo preoccupato di Lucas addosso,
“Però, la prego, se avete scoperto qualcosa..
ditemelo… per favore” chiese rivolta al capitano.
“E va bene” acconsentì lei, “Siediti”
La ragazza le ubbidì, tornando al suo posto seguita un istante dopo da suo padre.
“Alcuni esperti hanno analizzato le vittime.. e le scoperte sono
state agghiaccianti” li informò la donna con un tono
grave. Il suo sguardo scuro si posò prima sul figlio e poi sulla
giovane Grifondoro.
“Allora?” la incalzò il figlio, “Ormai hai iniziato, non ti puoi tirare indietro..”
“Hanno scoperto che l’incantesimo che è stato usato
è di notevole grandezza, è un concentrato di Magia Oscura
impressionante. Non hanno ancora capito l’entità del
problema, o quanti siano in grado di pronunciarlo, ma chi viene colpito
da questa maledizione ha solo pochi secondi ancora di vita, solo il
tempo per rendersi conto che è finita…”
“Ma come…” intervenne il padre di Hermione.
“Semplice, colpisce gli organi interni.. quelli vitali”
spiegò Amelia, “Possiamo quasi dire che gli toglie la
linfa vitale.. li polverizza”
“E non ci sono modi per impedirlo…” chiese Hermione con gli occhi sbarrati.
“Al momento no”
La ragazza si passò una mano sul volto, ci mancava solo
questa… Lord Voldemort si stava facendo sempre più furbo,
prima il reclutamento di tutti gli esseri più oscuri del Mondo
Magico, poi questa scoperta.
Non saprebbe stato così facile da battere, se ne rendeva conto ogni minuto che passava.
Lucas fissò per un momento sua madre, in tutti gli anni che
l’aveva vista affrontare mille difficoltà, non
l’aveva mai vista così preoccupata, quel folle era davvero
un pericolo per tutti. Stava iniziando a rendersene contro anche lui.
Il Lord Oscuro andava fermato, in qualche modo doveva essere eliminato.
Le appoggiò una mano sulla spalle, Amelia lo ringraziò
con un sorriso dolce…finalmente lo sentiva vicino, ed era
magnifico.. aveva ritrovato suo figlio. Era una sensazione magnifica.
Insieme al ragazzo spostò lo sguardo sulla giovane che aveva
reso tutto questo possibile, dopo quest’ultima notizia era ancora
più sconvolta, l’uomo di fianco a lui non era messo
meglio, nel sentire la potenza di quell’incantesimo era
impallidito ancora di più.
“Hermione” la chiamò, “Vedrai.. andrà tutto bene”
La ragazza le fece un debole sorriso, poi si alzò, “Credo
di aver bisogno d’aria” li informò, poi a passo
malfermo si diresse verso l’uscita.
“Vai” Amelia lasciò la mano del figlio, Lucas si
alzò in un attimo e presa la direzione che un istante prima
aveva preso la sua ragazza.
“Sembrano molti uniti, non trova anche lei?” la voce del
padre di Hermione distolse Amelia dai suoi pensieri, si voltò
verso di lui e gli sorrise.
“Si, lo penso anch’io. E’ la prima volta che vedo mio figlio così preso per una ragazza”
“Credo che anche mia figlia faccia molto affidamento su di
lui” Edward ricambiò il sorriso porgendole poi la mano,
“Edward Granger”
“Amelia Flatts”
“Scusate, lei è il marito della signora che abbiamo
ricoverato?” un medimago era appena uscito dalla sala dove era
stata ricoverata Jane Granger.
“Si, sono io” rispose l’uomo alzandosi.
“Venga” disse solo, scomparendo nuovamente dietro la porta.
Hermione era appoggiata con entrambe le mani alla balaustra del balcone
dell’ospedale, aveva bisogno d’aria, si sentiva soffocare,
si sentiva importante, si sentiva inutile.. non poteva fare niente per
aiutare sua madre, non sapeva come stava, non sapeva niente…
Si sentì afferrare dolcemente per i fianchi, si lasciò
andare contro il petto che si ritrovò a contatto con la sua
schiena, il profumo di Lucas l’avvolse, come la strinsero le sue
braccia.
“Sono qui” le sussurrò contro l’orecchio.
“Lo so” gli rispose solo, rifugiandosi in quell’abbraccio che sapeva d’amore, “Grazie”
“Per cosa?”
“Perché ci sei e non te ne vai” gli sussurrò.
“Io ci sarò sempre per te, Jane”
le bisbigliò lui contro l’orecchio, prima di farla voltare
e baciarle la fronte candida. Hermione si specchiò nei suoi
occhi profondi come l’oceano e lo abbracciò stretto,
“Ho paura”.
“Stai tranquilla” le sussurrò baciandole la tempia sinistra per poi scendere lunga la guancia e il collo.
“Baciami, ti prego” una richiesta appena bisbigliata, una
lieve supplica che Lucas non tardò a soddisfare, le
catturò dolcemente le labbra con le sue e la baciò prima
lentamente poi, sentendo la sua risposta, sempre più
ardentemente. Le loro lingue si cercavano, si rincorrevano, si
incontravano e si allontanavano, per poi ricongiungersi
nuovamente…
Hermione si strinse a lui mentre si perdeva su quelle labbra roventi,
aveva bisogno di quel contatto, solo con lui riusciva a evadere da
tutto e da tutti, solo grazie con la sua presenza era in grado di
chiudere fuori il mondo intero.
Lucas serrò ancora più forte la presa sui suoi fianchi,
aveva bisogno di sentirla vicina, ma ancora di più si sentiva in
dovere di farle capire che c’era, che era presente, che se aveva
bisogno di lui, lui ci sarebbe stato.
Si allontanarono quel poco per guardarsi negli occhi, lui appoggiò la fronte su quella di lei e le sorrise, “Ti amo” le sussurrò piano.
Lei gli sorrise in rispose e gli prese la mano, il serpeverde
intrecciò le dita con le sue in una presa salda, poi in
silenzio, tornarono all’interno dell’ospedale.
Amelia era seduta sulla sedia dove l’avevano lasciata, ma Hermione costatò che suo padre non c’era.
“Dov’è mio padre?”
“E’ entrato nella sala, ma non ti so dire altro” le
rispose la donna, non appena ebbe terminato la frase la porta della
sala si aprì e subito vi usci suo padre e dopo una barella con
su sua madre che veniva accompagnata in un’altra stanza insieme a
due infermieri.
“Papà…”
Edward si voltò e si specchiò negli occhi lucidi di sua figlia, non riusciva a dire neanche una parola.
“Cos’è successo?” gli chiese, il tono della
sua voce non nascondeva il forte senso di timore che aveva invaso il
suo cuore…
Spazio per me...
Isabell89 Graaaaaaaaaaaaziiiiiiiiiiiiiieeeeeeeeeeeeeeeeeee!
pikappa93 il fatto che
non potresti vivere senza mi rende molto orgogliosa, vuol dire che
riesco a tenervi un pò sulle spine... a dire il vero credo che
con questo capitolo mi sentirò anche un bel pò di
parole...
speednewmoon Ehi
mitica! Dai un pò di suspance ci vuole, o no? Adesso non mi
insultare perchè ti lascio con il fiato sospeso...! Comunque i
tuoi commenti sono sempre uno spasso da leggere, mi fanno sempre morire
dal ridere.. sei eccezionale! Un bacione.. al prossimo commento, spero
che non sia troppo duro!
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Capitolo 29 *** Mamma, apri gli occhi! ***
256
28. Mamma, apri gli occhi!
Jane Granger era immobile, avvolta dalle coperte bianche, in quella
stanza di ospedale, suo marito era di fianco a lei e le teneva una
mano, mentre Hermione e Lucas era appoggiati al muro.
I dottori erano stati chiari: anche se non riportava ferite gravi,
questo non significava che era fuori pericolo. Secondo le loro analisi
la donna era stata colpita da una maledizione, molto probabilmente un
Cruciatus, proprio per questo era svenuta, ma nel cadere aveva sbattuto
violentemente la testa.. quindi non potevano considerarla salva fino a
che non si sarebbe svegliata.
Avevano fatto tutto quello che era in loro potere, adesso toccava a Jane.
Amalia Flatts era stata richiamata all’ordine da suo marito,
così si era smaterializzata al Ministero qualche istante prima.
Il silenzio nella stanza era assordante.
Hermione fissava sua madre: era rilassata, chiunque fosse passato di
li, e l’avesse vista avrebbe semplicemente detto che stava
dormendo. Il suo volto non faceva trasparire neanche un briciolo di
dolore.
“Tesoro, non dovreste tornare a scuola?” le chiese dolcemente il padre.
“No papà, io resto qui fino a che la mamma non si sveglia.
Non riuscirei a fare niente sapendo che lei è qui”
“Resto anch’io, signore” gli disse Lucas fissando
negli occhi l’uomo, Edward annuì sorridendogli debolmente.
“Papà… sicuro di non voler andare a prendere una
boccata d’aria” gli domando Hermione avvicinandosi a lui,
“Resto io qui, ti chiamo se ci sono novità…”
“Grazie tesoro, ma sto bene cosi” il padre tornò a
fissare la moglie, ma la grifoncina non demorse, “Papà!
Fidati, ti farà bene allontanarti un attimo”
continuò con gentilezza.
“Va bene” rispose alzandosi, “Hai vinto..” si
chinò per depositarle un lieve bacio sulla fronte e dopo aver
guardato Lucas uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle
spalle.
Hermione si lasciò cadere sulla sedia lasciata vuota dal padre e si prese il viso tra le mani.
“Ehi” il serpeverde si era inginocchiato di fianco a lei,
“Ce la farà… se è determinata come te, ce la
farà sicuramente”
“L’hanno torturata Lucas” gli occhi di Hermione erano
ormai pieni di lacrime, “L’hanno torturata….”
“Vieni qui” gli sussurrò, la giovane non
esitò a rifugiarsi nel caldo abbraccio del ragazzo, si strinse a
lui come un naufrago quando raggiunge la terraferma,
“Andrà bene, vedrai..”
“Devo scrivere ai ragazzi” disse quando si allontanò
dal giovane, detto questo fece comparire una pergamena, un calamaio e
un piuma, scrisse qualche frase e arrotolò la lettera.
“Dai pure a me, la mando io” le propose porgendole la mano.
“Grazie”
Lucas si chinò verso di lei e le baciò le labbra, poi usci anche lui dalla stanza con la pergamena in mano.
Rimasta sola Hermione prese la mano di sua madre tra le sue e la
strinse: “Mamma, ti prego.. apri gli occhi! Non farmi brutti
scherzi, capito! Svegliati” le sussurrò
all’orecchio.
Si sentì stringere la mano per una frazione di secondo.
Ciao,
sono al San Mungo, mi madre è
rimasta ferita durante l’attacco. I medici non si pronunciano
fino a che non si sveglia.. hanno solo detto che è stata colpita
da una maledizione, probabilmente un Cruciatus e che durante la caduta
deve aver picchiato violentemente la testa. Non ha ferite gravi, questo
almeno può considerarsi una buona cosa.
Vi farò sapere il prima possibile.
Per l’attacco vi racconterò quello che so quando torno.
Adesso cercate di non arrabbiarvi ed agitarvi se non vi fanno sapere niente.
Un bacio
Hermione
Harry passò la lettera a Ginevra che era seduta di fronte a lui, Ron aveva letto il contenuto con l’amico.
“Maledizione” disse solo.
“Non pensare subito al peggio, Jane è forte… si
riprenderà” intervenne il bambino sopravvissuto.
“Se prendo il bastardo che ha fatto questo, sa loro Merlino cosa potrei fargli!”
“Ron, cerca di calmarti” lo calmò Ginny,
“Agitandoti così non sei d’aiuto a nessuno”
“Ha ragione lei amico… dobbiamo sperare che la madre di Hermione si svegli”
Il rosso incrociò le braccia al petto e fissò le fiamme
del camino che scoppiettavano allegre, sua sorella e Harry si
scambiarono uno sguardo preoccupato: la situazione peggiorava sempre di
più.
“Signor Granger, tutto bene?” Lucas si era avvicinato al
padre di Hermione che era ancora appoggiato alla balaustra del balcone.
“Si” rispose distrattamente, “Sto bene, grazie”
“Se sua moglie è forte come la figlia.. non si deve preoccupare”
“Ti ringrazio per tutto quello che hai fatto e che stai
facendo” Edward spostò lo sguardo sul serpeverde, “A
quanto vedo mia figlia tiene molto a te”
“E io tengo a lei”
“Lo so” rispose solo, “Grazie” concluse con un sorriso tirato.
Lucas gli fece un cenno con il capo e poi rientrò nel corridoio, dirigendosi verso la stanza dove era ricoverata Jane.
Hermione teneva ancora la mano della madre mentre le accarezzava una
guancia e i capelli. “Mamma, apri gli occhi!” continuava a
sussurrare senza staccare gli occhi dai suoi chiusi.
Un'altra impercettibile stratta le fece tendere tutti i muscoli del
corpo, si lasciò sfuggire un lieve sorriso quando la vede
stringere le palpebre, poi…
“Mamma!”
Jane Granger aveva aperto gli occhi e si guardava spaesata.. sorrise
lievemente quando sul suo campo visivo apparve il volto di sua figlia,
ricambiò debolmente il suo abbraccio quando lei si chinò
su di lei stringendola forte.
“Hermione” sussurrò.
“Va tutto bene, sei al San Mungo, l’ospedale dei maghi”
“MI ricordo dell’attacco…” iniziò lei
quando la ragazza si allontanò per tornare a sedersi sulla
sedia, senza però lasciarle la mano.
“Sshh.. non parlare. Non importa. L’importante è che sei salva. Il resto non conta”
La porta si aprì e sulla soglia apparve Lucas Flatts, che non
potè evitare al suo viso di illuminarsi quando vide la madre di
Hermione sveglia, potevano finalmente tirare un sospiro di solievo.
Un istante dopo entrò nella stanza anche Edward che si diresse
velocemente verso la moglie, facendole una quantità immensa di
domande.
“Sto bene. Non ti preoccupare” gli rispose la donna
sorridendogli, “Stai tranquillo, non sento dolore da nessuna
parte. Sarò rimasta svenuta per cosi tanto tempo solo
perché la caduta sarà stata forte, ma te lo posso
assicurare, non mi fa male da nessuna parte”.
Hermione si alzò e lasciò il suo posto al padre,
“E’ probabile che per qualche giorno dovrai restare qui..
gli auror dovranno ancora sistemare il quartiere.. comunque non
preoccuparti, per questo week-end torno a trovarti…”
“Non stare a preoccuparti” intervenne il padre, “Ce la possiamo cavare anche senza magia…”
“Non è un problema” insistetta la ragazza.
“La posso sempre accompagnare io” la voce di Lucas li fece voltare.
“Hai già fatto tanto”
“Non si preoccupi signor Granger, per me non ci sono problemi, anzi…”
Hermione gli sorrise grata, poi si sporse verso la madre e le
baciò una guancia, “Adesso dobbiamo tornare a
scuola”
“E come fate?” le chiese Jane.
“Semplice, Lucas è già in grado di
smaterializzarsi!” rispose Hermione facendo l’occhiolino ai
genitori.
“State attenti” aggiunse suo padre.
”Non ti preoccupare, ci vediamo sabato” li salutò.
“D’accordo”
I due ragazzi uscirono dalla stanza e si risciusero la porta alle
spalle, i coniugi Granger si guardarono per un attimo negli occhi,
“Ho la sensazione che mia figlia si sia innamorata di quel
ragazzo” disse Edward.
“E che ragazzo!” commentò la moglie, “Jane!”
“L’occhio vuole la sua parte caro.. comunque si, è
vero. Hermione si è innamorato di Lucas” concluse con un
sorriso.
“Riposati” le disse il marito accarezzandole una guancia…
Jane gli sorrise ancora e poi chiuse gli occhi.
Prima di incontrarti io ero un’anima perduta,
eppure tu mi hai ridato la rotta
- Nicholas Sparks -
Hermione e Lucas stavano camminando mano nella mano per il sentiero che
li avrebbe condotti al castello, il serpeverde ogni tanto li lanciava
qualche occhiate e con sollievo potè constatare che era tornata
quella di sempre, certo era preoccupata per quello che avevano scoperto
e per quello che era successo, ma dopo aver visto che sua madre era
fuori pericolo, la luce che invadeva i suoi occhi era ritornata ad
illuminare le sue iridi d’oro.
Si fermarono davanti al portone, “Grazie” gli disse.
Lucas le mise le mani sui fianchi e la fece appoggiare al muro del
castello, si chinò su di lei e la baciò, prima lentamente
e poi sempre con più passione.
“Sono io che dovrei ringraziarti” le sussurrò contro le labbra gonfie.
“Perché?” gli chiese, passandogli le braccia intorno al collo.
“Perché prima di incontrarti ero un’anima perduta..
poi sei arrivata tu e mi hai ridato la rotta…”
Hermione gli sorrise e lo attirò a se per baciarlo
un’altra volta, si strinse al suo corpo quando lui approfondi il
bacio, stringendola più forte tra le braccia.
Si staccarono e ancora per mano entrarono nella scuola.
Albus Silente era in piedi sulla scala principale, “Sono felice di vedervi” li accolse.
“Preside”
“Hermione i tuoi genitori come stanno?”
“Bene, mio padre non era a casa quando hanno attaccato, mia madre
invece è stata ferita, ma si rimetterà presto”
“Meno male, sono sollevato” sorrise, “Ora però è meglio che tornate nei vostri dormitori”
“Si, certo”
“Buona notte ragazzi” il mago scomparve e li lasciò soli al centro dell’ingresso.
Spazio per me...
isabell89 certo, commento lunghissimo!
pikappa93 Dai si è ripresa, hai visto? Non preoccuparti....! un bacione
speednewmoon ciao
cara! Le tue minacce di morte mi hanno messo un pò di timore...
quindi hai visto che l'ho fatta riprendere subito! Eh eh... comunque
vai a leggere "Amami Mezzosangue" è un semplice one-shot che ho
deciso di dedicarti... un bacione!
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Capitolo 30 *** La Quarta Maledizione Senza Perdono ***
58
29. La Quarta Maledizione Senza Perdono
Lord Voldemort era seduto su una poltrona a Villa Malfoy, ai suoi piedi
c’era la fedele Nagini, la mano pallida del Signore Oscuro le
stava accarezzando distrattamente il muso, mentre gli occhi rossi
vagavano all’interno della stanza.
Sarebbero tornati presto, dovevano farlo, altrimenti la sua ira sarebbe stata folle.
Avevano predisposto l’attacco al quartiere residenziale di Londra
nei minimi dettagli, dovevano mettere paura, creare il caos. Le vittime
potevano non essere numerose, ma il terrore doveva arrivare alle
stelle.
Come nel precedente attacco a Piccadilly Circus, li avevano agito con
il prezioso aiuto dei mannari. Era riuscito a comprarli, promettendo al
loro capo, Fenrir Greyback, di fare quello che avrebbero ritenuto
giusto quando Lui, il grande Lord Oscuro, si sarebbe impadronito
dell’intero Mondo Magico.
“Mio signore” la voce di Lucius Malfoy lo distrasse dai suoi pensieri.
“Lucius, entra” sibilò.
Insieme al padrone di casa entrarono altri quattro Mangiamorte,
compresa una donna: Bellatrix Lastrange, la più spietata
assassina che ci fosse in circolazione.
Si sedettero tutti al tavolo e Voldemort fece apparire, con uno
schiocco di dita, sei calici di vino vermiglio, aveva proprio
l’aspetto del sangue.
“Bene” iniziò piano, “Aggiornatemi”.
“Subito mio signore” iniziò Malfoy,
“L’attacco è andato secondo i piani. Abbiamo
attaccato in massa, distruggendo e bruciando la maggior parte del
quartire. Le vittime non sono state poi così numerose, abbiamo
principalmente torturato, ma senza condurli alla pazzia”
“Perfetto” constatò, “Gli auror?”
“Sono arrivati tardi” intervenne Rudolphus Lastrange,
“come avevamo previsto. Siamo stati il più veloce
possibile, quando si sono resi conto dell’attacco, noi eravamo
già al termine”
Il Lord Oscuro sorrise in modo spietato e crudele, poi rivolgendosi a
Bellatrix le chiese: “E tu mia cara, che notizie porti?”
L’unica donna presente nella stanza sorrise in molto malvagio,
“L’incantesimo ha avuto pienamente successo, mio Lord”
“Eccellente” disse, sorseggiando lentamente il vino rosso, “Su quanti babbani l’avete provata?”
“Dieci” rispose la Mangiamorte.
“In quanti sono in grado di pronunciarla, oltre a te?”
“Mio marito, Lucius e Rabastan“
“Per il momento voglio che solo voi la usiate, più avanti la insegnerete agli altri”
“Come volete mio signore”
“Bene, ora potete andare” li congedò.
I Mangiamorte si alzarono e con un inchino uscirono in silenzio dalla
stanza, Lord Voldemort finì il suo vino e poi fece scomparire,
con uno schiocco di dita, gli altri bicchieri. Accarezzo il muso del
suo fedele serpente e sibilò: “Mia cara.. Siamo quasi alla resa dei conti”
“Lo capisco dal modo in cui il tuo sangue ribolle nelle vene”
“Questa nuova arma è eccezionale”
“In quanto a Magia Oscura, sai che Bellatrix è la migliore”
“Proprio per questo le ho affidato questo compito”
“Sono felice per te, mio signore”
“Anch’io mia cara, sono
felice per me. Harry Potter questa volta non avra scampo, ne lui, ne
tutti quelli che si metteranno sulla mia strada” concluse l’Oscuro Signore con una risata maligna.
L’ufficio del generale George Cray era affollato, Amelia e
Richard Flatts erano seduti alla sua destra, mentre Kingsley
Shacklebolt era alla sua sinistra, Ninphodora Tonks era poco distante.
“Signori, per cortesia” quando il capo degli Auror
parlò, tutti si zittirono e lo guardarono,
“Accomodatevi” iniziò, “Bene, vi ho riuniti
qui per darvi alcune notizie sui fatti che sono accaduti oggi. Siamo
stati presi alla sprovvista, questo non lo nego, e i mezzi che i servi
dell’Oscuro Signore hanno usato, devo ammettere che sono stati
brillanti”
“Cosa faremo ora?” chiese un ufficiale.
“Cosa ne sarà del quartiere residenziale di Londra, non
possiamo lascirlo così!” domandò un altro.
“Abbiamo mandato una squadra che lo rimetterà a posto nel
giro di qualche ora, in modo tale da ricostruire le case dei babbani
distrutte, ho mandato inoltre una squadra di obliatori che si
occuperà di provvedere alla cancellazione di questi ultimi
avvenimenti” spiegò Cray.
“E le vittime?” chiese un altro auror.
“Le vittime sono state uccise con un incantesimo mai visto prima” li informò in tono grave il generale.
“Esattamente” intervenne Richard Flatts, “I medimaghi
hanno scoperto che le vittime sono morte nel giro di qualche istante,
ma non è stato usata l’Avada Kedravra”.
La maggior parte delle persone presenti in sala trattenne il fiato,
“Le vittime si sono solo resi conto che era giunta la fine, la
maledizione colpisce gli organi vitali, gli toglie la vita, li
polverizza” continuò il capitano, “Possimo
decretarla come la Quarta Maledizione Senza Perdono” concluse.
“E non possiamo fare niente?” Tonks aveva preso la parola.
“Al momento no, ma abbiamo messo al lavoro un gruppo di
specialisti, speriamo solo che riescano a scoprire qualcosa al
più presto” intervenne il generale. “Per ora
è tutto” li congedò.
Hermione Granger chiuse la lettera di suo padre e si lasciò
sfuggire un sorriso. I medimaghi aveva detto a sua madre che poteva
tornare a casa, era fuori pericolo, in più un gruppo di auror
aveva rimesso in sesto il suo quartiere e tutto era tornato alle
condizioni precende all’attacco. Certo era tutta apparenza,
l’attacco c’era stato e il terrore era entrato
nell’animo delle persone.
“Buone notizie?” le chiese Harry.
“Si, mia madre sta bene ed è tornata a casa. Il quartiere
è stato rimesso a posto con la magia, quindi non dovremmo
cambiare casa” li informò la grifoncina.
“Senti ‘Mione” la chiamò Ron, “Ti va di
raccontarci dell’attacco?” concluse per lui il bambino
sopravvissuto.
La ragazza annui, poi iniziò a parlare con un tono di voce
basso: “Il quartiere era quasi totalmente distrutto, devo
ammettere che i Mangiamorte hanno fatto proprio un bel lavoro, ma la
cosa che mi ha lasciata più sconvolta è stata la scarsa
quantità di vittime”
“Ce ne sono state poche?”
“Si, diciamo che si sono limitati solo a torturarli, senza
condurli alla pazzia. I pochi che sono stati uccisi, credo che li
abbiamo scelti come avvertimento”
“Cosa intendi?”
“Non hanno usato l’Avada Kedravra” li informò guardandoli negli occhi.
“Che cosa?!” scattarono entrambi.
“Hanno usato una nuova maledizione, ha un concentrato di Magia
Oscura impressionate. Porta alla morte in pochi istanti, ti colpisce
gli organi vitali.. li polverizza”
“E tu come fai a sapere tutto questo?” le chiese Ron.
“Me l’ha detto la madre di Lucas”
Harry strinse i pugni, “Non ci credo. Voldemort diventa ogni
giorno più furbo, più potente. Bisogna fermarlo!”
“Si Harry, va fermato. Ma tu, da solo non puoi fare niente.
Ricordatelo. Non è consegnandoti a lui che risolverai la
situazione” intervenne il rosso.
“Ha ragione, tu sei solo la ciliegina sulla torta di questa guerra” concluse Hermione.
Il bambino sopravvissuto li guardò, avevano ragione, ma dovevano
fare qualcosa. Non potevano permettere a quel pazzo di diffondere
così tanto terrore, dovevano impedire quel continuo spargimento
di sangue.
Ma come?
Spazio per me...
isabell89 grazie per
il commento a "Maledetto purosangue".. a te dedico l'arrivo di John nel
prox capitolo! Visto che sei stata tu a ispirarmi! Un bacio!
pikappa93 eh eh... Jane alla fine è un pò strana come madre...!
speednewmoon grazie
per il commento a "Amami mezzosangue" sono contenta di essere riuscita
a farti commuovere... comunque c'è un'altra "dolce" sorpresina
per te, se leggi "Maledetto purosangue".. ihih Un bacio!
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Capitolo 31 *** L'arrivo di John ***
26
30. L’arrivo di John
Erano passate due settimane dall’attacco a Londra, al momento sembrava tutto tranquillo.
Voldemort non si era più mosso, però i ricercatori non
erano ancora riusciti a trovare un rimedio alla nuova maledizione che
erano riusciti a creare.
Gennaio era finito e aveva lasciato il suo posto ad un freddo febbraio.
Era sabato e Lucas era seduto al tavolo di Serpeverde a consumare la
sua colazione, quel giorno ci sarebbe stata l’ennesima uscita a
Hogsmade.
La Sala Grande era affollata, quando una grande quantità di gufi
planò dalle finestre verso i rispettivi destinatari.
Lucas alzò lo sguardo e sorrise, Eigle stava planando verso di
lui. Gli accarezzo il petto mentre gli sfilava il messaggio dalla
zampa.
Ehi amico,
devo dire che questa cittadina non è male… Mi pare che l’abbiamo chiamata Hogsmade!
Visto e considerato che sai che odio aspettare… Muoviti!
E mi raccomando sua maestà, veda di portare anche la sua dolce metà, sono proprio curioso di conoscerla!
Anch’io devo presentarti una certa persona….
A dopo!
John
Quel ragazzo era assurdo! Non l’aveva neanche avvisato, sapeva
che sarebbe venuto a trovarlo, ma non gli aveva detto quando, e adesso
era ad Hogsmade!
Lucas scosse la testa e si alzò, dirigendosi poi verso la tavolata dei grifoni.
“Gran bel ragazzo a ore dodici!” Ginny colpì con una
gomitata il fianco di Hermione e le indicò con lo sguardo la
figura di Lucas che si avvicinava al loro tavolo.
Hermione arrossì leggermente sotto gli occhi divertiti della
rossa, “Tu pensa al tuo prescelto che sta entrando proprio adesso
in compagnia di tuo fratello!” frecciò la grifoncina
mentre si alzava. Ginevra le fece la linguaccia e poi le sorrise.
“Ciao Jane” la salutò il serpeverde.
“Ciao” gli rispose lei, mentre si alzava sulle punte per
dargli un bacio veloce, “Andiamo a Hogsmade oggi?”
“Si” le disse, “Anche perché devo presentarti una persona”
“Chi?” domando curiosa.
“John Carter” rispose lui, mentre le prendeva la mano e la trascinava fuori dalla sala.
“Un tuo amico?”
“Il migliore che conosca” disse solo, con un sorriso sincero dipinto sulle labbra.
Hermione nel vederlo così felice, non potè evitare di sorridere, “Devi tenere molto a lui”
“Si, parecchio” confessò mentre la stringeva per i
fianchi, - oramai erano nel corridoio lontani dagli spioni -,
“Era uno dei pochi di cui mi fidavo in Svezia, in più mi
è stato molto vicino per parecchi anni”
“Capisco.. allora muoviamoci, non vedo l’ora di conoscerlo!”
“Aspetta solo un attimo” le sussurrò senza lasciarla andare.
“Cosa…” la grifoncina non finì neanche di
pensare la domanda, perché le labbra di Lucas si erano
impossessate delle sue. Lo adorava sempre di più quella parte
del suo carattere!
Si allontanarono e il giovane sorrise, “Adesso puoi andare a
preparti! Ci vediamo all’entrata” le disse
all’orecchio, poi dopo un bacio veloce la lasciò andare e
si diresse verso i sotterranei del castello.
Hermione si mise una mano sul cuore, stavo insieme da quasi due mesi, e
ancora non era in grado di calmare i battiti furiosi del suo cuore
quando la baciava con così tanta passione. Non riuscì a
smettere di sorridere per tutta la lunghezza della strada che la
separava dal suo dormitorio.
“Cosa facciamo oggi?” chiese Ron al bambino sopravvissuto.
“Andiamo al Paiolo Magico?” propose il ragazzo.
“Come al solito” commentò Dean.
“Dean fa ancora parecchio freddo per andare a zonzo per Hogsmade” constato Ginny.
“Si in effetti ha ragione lei” disse Lavanda, che si era seduto di fianco al rosso.
“Già” aggiunse Harry.
“Va be, vada per il Paiolo Magico” decretò Ron. Poi
si guardò intorno e si rese conto che Hermione non era li con
loro, “Ma, dov’è Hermione?”
“Va a Hogsmade con Lucas” lo informò la sorella.
Il rosso strinse inconsciamente i pugni sotto al tavolo, Ginevra se ne accorse e gli pestò il piede.
“AHI!” scattò lui. “Te la sei cercata!”
gli rispose la rossa alzandosi, “Ci vediamo dopo gente!”
salutò.
“Ciao Gin!”
“Harry, l’hai vista?!” sbottò Ron quando la ragazza fu uscita dalla Sala Grande.
“Si” rispose solo.
“Eh?” incalzò.
“Ha fatto bene!” gli rispose con un’espressione da prendere a schiaffi.
“Molto simpatico, davvero… grazie fratello!”
“Figurati!” scherzò Harry mentre si alzava,
“Ci vediamo dopo” detto questo si alzò e Dean lo
seguì un istante dopo insieme a Seamus.
Ron rimase al tavolo da solo con Lavanda, “Senti tesoro..
e se andiamo da soli a fare un giro oggi?” la voce della bionda
gli arrivò all’orecchio, “Magari prendiamo qualcosa
da bere con gli altri, e poi facciamo due passi da soli.. cosa ne
pensi?” continuò prendendolo per mano.
Il rosso la guardò negli occhi, poi sorrise impercettibilemente, “D’accordo, si potrebbe fare”.
Lavanda sorrise e gli saltò al collo, lui le passò le
braccia introno ai fianchi mentre lei si sollevava per baciarlo sulle
labbra.
Hermione camminava spedita per i corridoi, non voleva farlo aspettare,
il portone era aperto e quando lo vide le si mozzò il fiato:
Lucas era appoggiato al muro, con una mano si stava portando la
sigaretta alle labbra, indossava un paio di jeans scuri, un maglione
nero e una giacca slacciata, la sciarpa verde-argento era avvolta
intorno al uso collo, i capelli erano sempre i disordine e il suo viso
era illunimato dai pallidi raggi del sole: era semplicemente divino!
La ragazza si avvicinò lentamente a lui e fece scivolare una
mano sulla sua, il giovane si voltò verso di lei mentre
intrecciava le dita con le sue. “Ciao” la salutò, si
soffermò sul suo corpo, era bellissima.. indossava un paio di
jeans chiari a vita bassa, un maglione a righe, una giacca nera e la
sciarpa di Grifondoro era avvolta con precisione intorno al suo collo,
i capelli mossi si muovevano al ritmo del vento lieve e gli occhi
d’oro erano luminosi.
Si chinò per sfiorare le sue labbra e poi le disse: “Andiamo?”
“Si” rispose lei stringendosi a lui. Si incamminarono per
il sentiero che li avrebbe condotti in paese, poi appena raggiunsero un
posto dove potessero smaterializzarsi, lo fecero in modo tale la
raggiungere il posto esatto dove si trovava John.
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Capitolo 32 *** John Maximilian Carter ***
52
31. John Maximilian Carter
Lucas ed Hermione si erano appena smaterializzati nella piazza
principale di Hogsmade, proprio di fianco alla fontana. Il giovane
serpeverde si guardò in torno per un secondo e poi sorrise.
“Vieni” disse rivolto alla grifoncina, lei lo seguì
tenendolo sempre per mano, guardò dirtta davanti a lei e vide
due ragazzi seduti su una panchina. Lui era alto, con un volto
spigoloso, i capelli mossi, di un colore biondo scuro che gli
ricadevano scomposti sulla fronte, facendo intravedere due iridi
profondissime quasi nere, il suo corpo era ben proporzionato, al suo
fianco era seduta una ragazza molto bella, aveva due grandi occhi blu,
una testa piena di ricci biondi e il suo corpo aveva ogni curva al
posto giusto.
A vederli così sembravano davvero una bella coppia.
Il ragazzo alzò lo sguardo nella loro direzione e con un sorriso
si alzò dalla panchina, andando incontro ai due giovani studenti
di Hogwarts, “Ma guarda chi si vede! Lucas Flatts..” la sua
voce era profonda, si fermò a qualche passo dalla coppia. Lucas
lasciò la mano di Hermione e si avvicinò al ragazzo,
“John Maximilian Carter” disse prima di abbraccialo.
“Potevi avvisarmi prima!” gli disse il serpeverde guardandolo storto.
“Sai che adoro fare le improvvisate!” gli rispose l’altro.
“Spiritoso”
“Certo, al contrario di qualcuno di mia conoscenza..!” lo
sguardo di John cadde su Hermione, e così era lei la ragazza che
era riuscita a far tornare il sorriso sulle labbra dell’amico,
tanto di cappello! Era davvero splendida. “E così è
lei la famosa Jane?”
“Non ci credo!” intervenne lei, “Mi hai presentata come Jane?!”
“Certo”
“Perché? Non è il tuo nome?” chiese allibito
lo straniero, mentre prendeva la mano della sua accompagnatrice.
“No, a dire il vero è il mio secondo nome. Mi chiamano
tutti Hermione” precisò, “Ma il signore qui presente
deve fare il diverso!”
”Sempre e comunque amore” le rispose Lucas passandole un braccio intorno ai fianchi.
“Figurarsi se non voleva fare la differenza! Comunque io sono
John” si presentò porgendo la mano alla grifoncina,
“Mentre lei è Melanie” continuò guardando la
ragazza al suo fianco.
“Piacere”
“Andiamo a sederci da qualche parte?” propose Lucas.
“Si, fai strada amico” disse John, “Anzi no, mi fido più di lei”
Hermione rise e aggiunse: “Bene, allora andiamo ai Tre Manici di Scopa”
Ron stava camminando per le via di Hogsmade con Lavanda attaccata al braccio.
Si erano congedati dagli amici qualche minuto prima, e adesso avevano raggiunto la piazza centrale.
“Cosa facciamo?” chiese la bionda, passando entrambe le braccia al collo del rosso.
“Non saprei” disse lui. Lavanda si stava avvicinando
pericolosamente e Ron si rese conto che doveva fermarla, ma non ci
riusciva. Gli catturò le labbra con le sue e si lasciò
coinvolgere in quel bacio appassionato.
Aveva nuovamente davanti agli occhi l’immagine di Hermione tra le braccia di Flatts…
Miseriaccia! Devo finirla! Hermione ha scelto lui!
La strinse per i fianchi e approfondì di più il bacio, attirandola maggiormente verso il suo corpo.
“E se andassimo alla Stramberga Strillante?” propose guardandolo in modo malizioso.
Ron le accarezzò una guancia con la punta delle dita e annuì.
“E’ carino questo posto” constatò Melanie
rivolta verso Hermione. Erano sedute ad un tavolo mentre Lucas e John
erano andati a prendere da bere.
“Si, non è male. La burrobirra poi è veramente squisita” le rispose.
“Da quanto state insieme tu e Lucas?”
“Da quasi due mesi” le rispose la grifoncina, “E tu e John?”
“Da un mese, anche se ci frequentiamo da quasi sei mesi. Mi sono
trasferita nella sua scuola all’inizio di quest’anno”
“Come Lucas da noi”
“Esatto, John mi ha parlato molto di lui, sono molto amici a quanto vedo”
“Si, sono molto uniti”
“Anche voi due sembrate molto affiatati” osservò con un sorriso la svedese.
“Si, devo dire che mi trovo davvero bene con lui. E’ importante e so che posso contare su di lui”
“Accidenti.. è veramente molto bella. Complimenti fratello!” disse John appoggiato la bancone.
“Lo so fratello!” rispose Lucas con un sorriso, “Ma
non è solo bella fuori, è stupenda in tutto”
“Amico mio… tu sei proprio cotto!” constatò
lo svedese guardandolo con un sorriso che la sapeva molto lunga.
“Le ho detto che l’amo” confessò in soffio.
“Tu che cosa?!” scattò, “Non ci credo! Il
grande Lucas Flatts che si è innamorato.. dannazione ringrazia
che non ho niente per poterti registrare! Altrimenti lo farei sentire a
tutta la scuola!”
“Idiota!”
“Dai a parte gli scherzi.. ti sei innamorato sul serio?”
“Si”
“Sono felice per te amico”
“Anch’io.. ma parlami di Melanie.. dove l’hai trovata?”
“Si è trasferita a Stoccolma con i genitori l’estate
scorsa, l’ho conosciuta all’inizio dell’anno.. ed
è stato amore a prima vista! Un vero e proprio colpo di
fulmine…”
“Possimo dire che il mondo ha perso per sempre i due belli e impossibili per eccellenza!”
“Puoi dirlo fratello!” confermò ridendo John.
“Dai andiamo a sederci” detto questo pagò le
burrobirre al cameriere e si diresse verso il tavolo delle ragazze.
Harry e Ginevra erano seduti sul bordo della fontana nella piazza di
Hogsmade, Dean e Seamus erano entrati nel negozio che vendeva gli
articoli per il Quidditch e loro li stavano aspettando fuori.
Il bambino sopravvissuto le accarezzò una guancia vedendola distante, “C’è qualcosa che non va?”
“No, è tutto ok” rispose senza guardarlo negli occhi.
“Sicura?” insistette, prendendole il mento con due dita, facendola voltare verso di lui.
“No” sussurrò lei in risposta, non riusciva a
mentirgli, non quando la guardava così, con quello sguardo
così profondo.
“Ron e Lavanda, giusto?”
“Si”
“Gin, ascolta..” disse accarezzandole le gote leggermente
arrossate per il freddo, “Ron deve ancora riprendersi dal fatto
che Hermione sta con Flatts… lo so, prendersi in giro
così non gli farà bene.. però che ne sai. Magari
un giorno o l’altro potrebbe rendersi conto che con Lavanda sta
bene sul serio…”
“Potrebbe” gli rispose, “ma non ne sono sicura”
“Ascolta.. la vita è la sua. Noi possiamo aiutarlo, ma le scelte le deve fare da solo”
“Lo so” alzò lo sguardo verde sul suo e gli rivolse
un sorriso dolce, “Hai ragione però, devo smetterla di
preoccuparmi, è grande abbastanza!”
“Brava, così mi piaci” le rispose chinandosi alla sua altezza, appoggiando al fronte sulla sua.
“Harry… potrebbero vederci” sussurrò a pochi centrimentri dalle sue labbra.
“Che guardino, non mi interessa” le bisbigliò ormai
contro la bocca, prima di unirla alla sua in un dolce bacio.
Ron crollò esausto sul corpo di Lavanda, i loro volti erano a
pochi centimetri di distanza, i loro nasi si sfioravano. La ragazza lo
guardò con uno sguardo malizioso, mentre gli baciava la fronte.
Rotolotarono sul letto e rimasero abbracciati in silenzio e contemplare il soffitto dalla Stramberga Strillante.
La bionda si strinse maggiormente a lui, mentre gli baciava il petto,
il rosso le passo un braccio intorno ai fianchi chiudendo gli occhi.
Erano finiti a letto insieme un’altra volta…
Spazio per me...
isabell89 ho reso giustizia al tuo angelo??!!
speednewmoon mi hai
scoperto.. m diverto a farti commuovere... è divertente! cara la
mia Serpeverde convinta! non mi insultare troppo Ron in questo
capitolo, ok?! un bacione!
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Capitolo 33 *** Minacce ***
29
31. Minacce
“Sul serio?!” la voce di Hermione era indignata, “L’hai fatto sul serio?”
John aveva dipinto sul volto uno sguardo furbo, annuì convinto,
“Certo, dovevamo vincere quella partita ad ogni costo.. e visto
che Lucas è pressoché imbattibile.. bè ho usato un
po’ delle mie doti per truccare la partita”
“Hai semplicemente sedotto la mia cercatrice” concluse Lucas guardandolo storto.
“Come se tu non l’hai mai fatto!”
“No, non avevo bisogno di portarle a letto per farle fare quello
che volevo!” rispose il giovane con un sorriso perfido,
“Bastava che le guardassi negli occhi!”
“Sbruffone!” disse Hermione tirandogli una gomitata, il
serveperde iniziò a ridere, seguito un istante dopo dagli altri
tre.
“Certo che stando a quello che ci avete raccontato oggi”
intervenne Melanie, “Ne combinavate proprio di tutti i colori voi
due”
“Puoi dirlo forte tesoro” le rispose John, “E non vi
abbiamo neanche raccontato la metà delle cose che abbiamo fatto
in questi sei anni!”
“Già, sinceramente non me le ricordo tutte, solo le più memorabili!” continuò Lucas.
“Eravate della pesti” aggiunse Hermione,
“Chissà che solievo è stata per i prof la notizia
che vi separavate”
“Hanno fatto anche i fuochi d’artificio” constatò il serpeverde.
“Quelli li hanno fatto in onore dei tuoi genitori, fratello” lo corresse l’amico.
“E va be.. dettagli!” gli rispose facendogli l’occhiolino.
“Non cambierai mai” osservò John.
“No” rispose con un sorriso sghembo il serpeverde.
“Ragazzi, mi dispiace dover interrompere questa bellissima
conversazione..” disse John alzandosi, “Ma che proprio che
noi dobbiamo tornare a casa…”
“E’ già ora?” gli chiese Melanie.
“Purtroppo si” le rispose.
“Anche noi dobbiamo tornare ad Hogwarts” aggiunse Hermione alzandosi insieme a Lucas.
Il gruppetto uscì dal locale e si fermò in piazza.
“Bene… direi che è giunto il momento dei
saluti” disse John con un sorriso.
“Eh già” constatò Lucas.
“Ehi fratello, stammi bene, non fare casini, trattieni la lingua,
tratta bene Hermione, non litigare con tutti…”
iniziò ad elencare lo svedese tenendo il conto con le dita.
“Hai finito?!” gli chiese Lucas guardandolo storto
incrociando le braccia al petto, Hermione e Melanie erano piegate in
due dalle risate.
John ridacchiò qualche secondo poi lo fissò: “Dai fratello, scherzo!”
“Sarà meglio per te, se non vuoi che inizio a fare io
l’elenco delle cose che non devi fare!” lo minacciò
il serpeverde.
”Ah ah ah, davvero molto spiritoso!”
“Piantatela di fare i ragazzini immaturi!” intervenne Hermione.
“Noi? Ragazzini immaturi?!” esclamarono insieme, guardandola quasi offesi.
“Si” la spalleggiò Melanie
“Voi due andate troppo d’accordo!” constatò John.
“Già.. troppo per i miei gusti!” lo sostenne Lucas.
“Ma guarda chi si vede” una voce alle loro spalle attirò l’attenzione dei quattro ragazzi.
John e Melanie guardarono allibiti l’improvviso cambio di
espressione della coppia di fronte a loro, Lucas aveva stretto i pugni
lasciando le braccia lungo i fianchi, Hermione aveva uno sguardo
infuriato, misto all’odio più profondo.
“Malfoy” disse solamente Lucas, avvicinandosi impercettibilmente ad Hermione.
“Flatts” rispose il biondo, “Viaggi ancora in compagnia di quella sporca mezzosangue a quanto vedo”
Di fianco al re delle Serpi c’erano Tiger, Goyle, Nott, Zabini e
la Parkinson che stava attaccata a Malfoy, come al solito.
“Quello che faccio non credo ti riguardi”
“Ci tengo alla reputazione della mia casa”
“Ma non farmi ridere”
“Metti in dubbio le sue parole, Flatts?!” intervenne Nott.
“Non è questione di metterle in dubbio, Nott, è
semplicemente il fastidio che provo quando qualcuno si interessa degli
affari miei” rispose gelido Lucas, mentre fissava Theodore,
“Questo mi fa imbestialire, sappilo”
“Credi di farci paura?” aggiunse Goyle
“Voglio solo che lasciate in pace me, ma soprattutto lei”
“Non lasceremo mai in pace i sanguesporco, fino a che non
spariranno tutti dalla faccia della terra” continuò Nott.
“E voi pensavate che mi unissi a voi, siete proprio degli idioti” frecciò Lucas, prendendo Hermione per mano.
“Non ti permetto di insultarci” sibilò Nott stringendo i pugni.
“Aspetta Theo” la voce di Malfoy era ancora calma, piatta,
“Tu pensi di farcela?” chiese guardando il giovane negli
occhi.
“Si”
“E come fai ad esserne cosi sicuro? Hai detto al paparino che sei in pericolo?”
“No, non sono un figlio di papà come te, Malfoy, sono consapevole di quello che sono in grado di fare”
“Sei solo”
“Questo non mi preoccupa”
Hermione continuava a stringergli forte la mano, come a cercare di
trattenerlo, mentre lo guardava, non aveva mai visto quella sfumatura
nei suoi occhi…
Al contrario John la conosceva più che bene, significava una sola cosa: Guai, e con la G maiuscola. Aveva preso per mano Melanie e si era avvcinanto all’amico.
“Malfoy” intervenne la grifoncina, “Perché non giri al largo?”
“Tu cosa vuoi mezzosangue?!” intervenne Pansy
“Quello che ho appena detto, che ve ne andate fuori dai piedi”
“Come osi?!”
“Oso eccome, Parkinson”
“Stai tranquilla, se ne pentirà” intervenne nuovamente Nott.
“Tu non ti avvicinerai neanche a lei” lo sfidò Lucas.
“Ne sei cosi certo?”
“Si”
“E perché mai?”
“Semplice, se lo fai, non vedrai più la luce del sole”
“E’ una minaccia, Flatts?”
“No” fece un ghigno, “E’ una promessa”
“Questo è troppo” sbottò Nott lanciandosi
contro Lucas, il serpeverde fu prontissimo ad allontanarsi da Hermione
mentre schivava il pugno del compagno di casa. Il colpo che gli
rifilò lui fu veloce e potente, colpì Theodore Nott sullo
zigomo, il ragazzo si sblinciò e cadde all’indietro.
“Fermo!” intervenne Zabini, che era rimasto fuori da tutta quella sceneggiata, come ogni volta.
John si era messo al fianco di Lucas e gli aveva appoggiato una mano sulla spalla, “Calmati” gli aveva sussurrato.
“Questa me la paghi, Flatts” disse Nott mentre si alzava, “Fidati, a scuola me la pagherai cara”
“Come vedi, non sarà più cosi facile per te qui”
“Se pensi di farmi paura, Malfoy, non ci riuscirai”
“Vedremo” sibilò in serventese. John trasalì, anche lui parlava la strana lingua di Lucas.
“Non giocare con il fuoco” gli rispose il serpeverde avvicinandosi di un passo.
“Siamo troppi e tu uno solo”
“Questo non mi spaventa”
“Ne sei sicuro? E se colpissi la cosa che più ami?”
“Ti spezzo le gambe”
“Sappiamo qual è il tuo punto debole, abbiamo la fortuna dalla nostra parte”
“Non ti avvicinerai a lei, non te lo permetterò”
“Sei da solo, te l’ho gia detto… non vincerai”
“Evapora”
I ragazzi che circondavano i due serpeverde percepivano solo dei sibili
sinistri, Melanie si strinse al braccio di John, mentre Hermione
stringeva forte i pugni, cosa si stavano dicendo?
“Hai paura, lo sento”
“Io non ho paura, voglio solo che te ne vai”
“Altrimenti?”
“Altrimenti ti spedisco al castello a calci”
“Non finisce qui Flatts”
“Stai lontano da lei”
“Non esserne così certo”
un ghigno si disegno sulle labbra di Malfoy, fece un cenno ai suoi e si
voltò, ma prima di andarsene disse, rivolto a Lucas, “Stai
attendo Flatts” gli fece un altro sorriso, “Sai a cosa mi
riferisco”
detto questo si incamminò verso il castello.
“Io lo ammazzo, giuro, un giorno di questi lo disintegro con le
mie stesse mani” esplose Lucas quando fu sicuro di non essere
sentito dai serpeverde.
”Calmati fratello, mi spieghi chi è?”
“E’ solo un pallone gonfiato” intervenne Hermione,
che nel frattempo si era avvicinata al suo ragazzo e aveva fatto
scivolare una mano tra le sue, “Si crede di essere il padrone del
mondo solo perché suo padre è un Mangiamorte”
“Sono i cattivi di turno” disse il serpeverde, interpretando la richiesta silenziosa dei due stranieri.
“Capisco…”
“E cosa vi siete detti?” chiese Melanie.
“Niente di eccezionale Mel, classiche minacce da rompi
coglioni” rispose Lucas, stringendo la mano di Hermione, la
ragazza lo guardò con uno sguardo curioso, ma allo stesso tempo
indagatore.
“Non fare stonzate però..” gli disse John.
“Tranquillo, fanno tanto i gradassi, ma non sarebbero in grado di fare male ad una mosca”
“Questo può essere possibile, ma non fare cazzate,
intesi?” gli ripetè avvicinandosi a lui, “Non siamo
più insieme, ricordatelo”
“Lo so fratello, lo so bene” gli rispose guardandolo negli occhi scuri, “Stai tranquillo”
“D’accordo, proverò a fidarmi” gli sorrise.
“Bravo” gli disse il giovane, sorridendogli a sua volta.
“Bene, dopo questa.. direi che dobbiamo proprio andare” decreto lo svedese.
“Già” intervenne Melanie affiancandosi al suo ragazzo.
“Mi dispiace che non potete fermarvi ancora un po’”
disse Hermione abbracciando la ragazza e baciando su una guancia il
giovane.
”Anche a noi, fidati” le rispose John, prima di abbracciare il suo amico.
“Non fare cazzate” gli bisbigliò.
“Non devono toccarmela” disse solo, prima di allontanarsi, “Mi mancherai”
“Anche tu”
“Ciao Mel” Lucas le baciò una guancia poi prese per mano Hermione, “Dobbiamo andare anche noi”
“D’accordo, alla prossima” disse John
“Puoi contarci, fratello”
I due si sorrisero, poi iniziarono a fare qualche passo per
allontanarsi l’uno dall’altro, dovevano farlo, altrimenti
sarebbero rimasti li per sempre.
Era sempre una tragedia quando dovevano salutarsi, come il giorno che era partito per l’Inghilterra.
Si salutarono con la mano quando ormai erano solo due puntinti indistinti.
“E’ veramente un ragazzo eccezionale” disse Hermione.
“Lo so, Jane” le rispose accarezzandole una guancia, “John è il migliore”
“Si vede che vi volete bene”
“Forse è l’unico amico vero che ho” confessò.
“Potresti averne altri, se ti fidassi di qualcuno e si ti aprissi un po’ di più…”
“Tutto a suo tempo, Jane”
“D’accordo” Hermione si fermò e lo
puntò i suoi occhi d’oro nei suoi blu, “Cosa ti ha
detto Malfoy in serpentese?”
“Niente” mentì, “Non ti preoccupare”
“Non mentirmi”
“Mi ha detto che non riuscirò ad averla vinta” le
rispose accarezzandole la guancia, “Non ti devi preoccupare, so
quello che faccio, non è il primo che mi rompe così
apertamente le palle”
“Mi preoccupo per te, sei da solo a Serpeverde”
“Non devi. So badare a me, dovresti saperlo ormai” cercò di rassicurarla con un sorriso.
“D’accordo, ci proverò” lo fissò,
“Però se hai problemi, devi venire a dirmelo”
“Tranquilla”
Le appoggiò le mani sui fianchi e l’attirò verso di
se, “Ti amo” le sussurrò contro le labbra prima di
catturarle con lei sue. Hermione si perse come al solito su quelle
labbra morbide ed esperte, “Ti amo” gli bisbigliò
quando si separarono con il fiato corto…
Harry stava camminando mano nella mano con Ginevra, stavano tornando al castello mentre il sole stava ormai tramontando.
“Sono stata bene con te oggi…” disse Ginny, “Come sempre” aggiunse.
Il bambino sopravvissuto le sorrise, “Mi rende felice
saperlo…” le rispose guardandola, “Sai mi capita
davvero con poche persone di sentirmi a mio agio… con te
è così. Sto bene. Non ho bisogno di null’altro. La
tua compagnia mi basta, mi fa sentire in pace…. Mi capita
davvero poche volte..”
La rossa gli sorrise e mentre si fermava gli prese il viso tra le mani,
“Per qualunque cosa.. sai che ci sono, vero?”
Lui le diede un lieve bacio a fior di labbra prima di rispondergli, “Si, lo so Gin. E ti ringrazio”
“Harry, per me sei veramente importante…” gli
confessò abbassando per un istante lo sguardo, il grifondoro le
alzò il mento con due dita, “Anche tu sei importante per
me Gin, voglio che tu lo sappia. Sei una delle persone che più
contano nella mia vita” le rivelò prima di chinansi sul
suo volto e congiungere dolcemente le loro labbra.
Quando si separarono Ginevra gli sorrise dolcemente e lo prese per mano, entrarono così dal portone principale.
Spazio per me...
Scusate il ritardo.. ma avevo cercando di studiare per la maturità... (anche se la voglia mi manca davvero!)
Speedy buon viaggio!
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Capitolo 34 *** Riflessioni ***
25
33. Riflessioni
Sulla pelle l’anima ti parla,
prende forma e ti ricorda che sei vivo
finche hai brividi.
Ron Weasley era seduto sul divano di fronte al camino, il fuoco era
accesso e scoppiettava allegro, la Sala Comune di Grifondoro non era
affollata come al solito, mancavano ancora parecchi ragazzi
all’appello.
Il rosso era li da ormai più di un’ora, era tornato
insieme a Lavanda Brown, si erano salutati con un bacio volante sulle
scale, poi lei tutta sorridente si era diretta verso la sua stanza, lui
invece era rimasto li, doveva pensare, doveva riflettere, ma
soprattutto doveva parlare con Harry!
Aveva mille pensieri in testa, che non lo lasciavano respirare neanche per un secondo…
Era stato a letto con Lavanda un’altra volta. Era questo il concetto che continuava a ripetersi.
Perché c’era cascato ancora? Semplice, Hermione era uscita
da sola con Flatts. Si era ripromesso che non ci avrebbe più
pensato, però era difficile, maledettamente difficile.
Era sempre geloso di quel serpeverde, non poteva evitarlo. Non ci
riusciva. E non riusciva a spiegarsi il perché. D’accordo,
si era reso conto che Hermione gli piaceva, ma lei aveva scelto lui,
ormai doveva farsene una ragione, altrimenti avrebbe messo a
redentaglio un’altra volta la loro amicizia, e non poteva
permetterselo.
Odiava vederla piangere, e il più delle volte che i suoi
magnifici occhi d’oro erano inondati dalle lacrime, era per colpa
sua.
Miseriaccia, che situazione!
Però c’era qualcos’altro che non gli dava tregua…
La prima notte che aveva trascorso con Lavanda, l’aveva fatto
solamente per soddisfare un istinto, per non pensare, per sfogarsi, per
togliersi dalla testa l’immagine di Hermione tra le braccia di
Flatts. La seconda volta l’aveva fatto per lo stesso
motivo… ma quel pomeriggio?
Doveva ammettere che all’inizio era stato per la stessa ragione,
poi era successo qualcosa che gli aveva fatto cambiare opinione.. certo
Lavanda era una bella ragazza, ma non era solo per quello.
Stare con lei, lo faceva sentire diverso.
Lei non lo considerava come tutti: l’amico stupido di Potter.
Non lo riteneva un poveraccio, stava con lui perché voleva stare con lui!
Il suono delle risate attirò la sua attenzione, si voltò
verso il ritratto della Signora Grassa e vide Harry e sua sorella Ginny.
“Ciao Ron” lo salutò l’amico, sua sorella
invece lo guardava con uno sguardo che non significava niente di buono.
“Ehi” rispose il rosso, guardando la ragazza con
un’espressione interrogativa, lei gli rispose, ma dopo aver
salutato Harry con un bacio sulla guancia si diresse verso la sua
camera.
Il bambino sopravvissuto scosse la testa e si sedette di fronte al giovane Weasley.
“Tu e mia sorella siete molto uniti in questo periodo” constatò il rosso.
“Si” rispose il moro, “Devo dire che mi trovo molto bene in sua compagnia, spero che non ti dispiaccia”
“No no… non preoccuparti”
“C’è dell’altro però” aggiunse Harry appoggiando i gomiti sulle ginocchia.
L’amico annuì, poi spostò lo sguardo dal grifondoro
e iniziò a parlare: “Oggi pomeriggio sono stato con
Lavanda”
“E…”
“E siamo finiti a letto insieme”
“Spero per te che non l’hai fatto per la stessa ragione dell’altra volta” disse Harry guardandolo male.
“All’inizio penso di si…” rispose Ron,
tornando a guardarlo, “Ma poi… non lo so.. è
proprio di questo che ti dovevo parlare…”
“Avanti, sono tutte orecchie”
“Ecco..” iniziò, mentre si torturava le dita di
entrambe le mani, “All’inizio devo ammettere che sono
uscito con lei per la storia di Hermione.. poi però… non
lo so, è cambiato qualcosa… alla fine con lei sto
bene”
“Dici sul serio?”
“Non lo so, sono ancora parecchio confuso…
però… boh, forse non mi dispiace più di tanto
stare in sua compagnia” confesso il giovane.
“Quindi non è solo una storia di puro sesso” constatò il prescelto.
“No, credo di no”
“Questo lo capirai con il tempo, amico. Però non devi
finire con lei solo per gelosia…” continuò Harry,
“Devi cercare di passare del tempo in compagnia di Lavanda,
perché vuoi stare con lei, non per ripicca nei confronti di
Hermione”
“Lo so… e solo che certe volte… non lo so…” gli rispose stringendo i pugni.
“Ti capisco, fratello, però devi metterti il cuore in
pace. Hermione sta con Lucas, e vuole stare con lui. Credo che la
nostra amica si sia veramente innamorata di lui, anche se non ce
l’ha confessato apertamente”
“Si lo so, vedo come lo guarda”
“E anche come lui guarda lei”
“Già”
“Prima metterai ordine nel tuo cuore, prima starai
meglio..” gli disse appoggiandogli una mano sulla spalla,
“Fidati delle mie parole”
“Hai ragione” gli rispose alzandosi, “Grazie”
“Quando vuoi” gli sorrise.
Ron ricambiò il gesto, poi insieme ad Harry salì le scale, diretto verso la loro stanza.
Harry aveva ragione. Doveva pensare al rapporto che aveva instaurato
con Lavanda, come aveva detto lui, non era solo una questione di sesso,
no, non era solo per quello.
Quando stava in sua compagnia sentiva i brividi.. anche lui sotto sotto voleva stare con lei.
Doveva solo rendersene conto.
Ci sarebbe voluto del tempo, ma forse avrebbe trovato una soluzione.
Solo a quel punto avrebbe riguardato Hermione come l’aveva sempre
considerata: una vera amica.
Non voleva rovinare il loro rapporto a causa della sua gelosia, doveva
accettare la sua relazione con Flatts, solo allora la loro amicizia
sarebbe stata salva.
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Capitolo 35 *** La mossa di Malfoy ***
29
34. La mossa di Malfoy
Hermione Jane Granger si stava dirigendo verso l’aula di
Divinazione, non aveva nessuna intenzione di seguire le stupide lezioni
della Cooman, ma doveva farlo, faceva parte del suo programma
scolastico, non poteva non seguirle, avrebbe messo a redentaglio il suo
rendimento scolastico e i suoi M.A.G.O.
Sbuffò non appena vide davanti a se la porta dell’aula
aperta, stava per fare l’ultimo scalino quando una mano gelida
l’afferrò per un polso.
“Ehi mezzosangue” quella voce l’avrebbe riconoscita tra mille.
“Cosa vuoi Malfoy”
“Mantenere una promessa” le sussurrò lui
all’orecchio, mentre la schiacciava tra il suo corpo e il muro.
“Cosa intendi dire?” chiese lei, mantenendo un tono di voce il più possibile fermo.
“Semplice Granger, il tuo caro ragazzo deve capire chi
comanda” le rispose stringendo di più il polso che non
aveva ancora lasciato andare.
“Lasciami subito!” cercò di divincolarsi la ragazza.
“Non riuscirai a liberti di me facilmente lo sai questo,
vero?” continuò lui, estraendo la bacchetta e
puntandogliela alla gola, “Fosse per me, ti eliminei
all’istante, mezzosangue, ma non posso. Il caro Potty ci
soffrirebbe, Lenticchia si suiciderebbe e Flatts non so come
reagirebbe…”
“Aggiungendo anche il fatto che ti espellerebbero all’istante” frecciò lei.
Il giovane serpeverde la spinse di più contro il muro,
togliendole per un istante il respiro, poi fece un ghigno.. “Da
una parte mi dispiace rovinare questo bel faccino… sei sprecata
mezzosangue…” le sussurrò all’orecchio,
“Ma non mi abbasserei mai a sporcarmi con una come te” le
disse a pochi centimetri dal volto.
”Allontananti subito da me, Malfoy!” Hermione cercò
almeno di alzare al voce, prima o poi qualcuno si sarebbe accorto di
quello che stava succedendo, possibile che doveva essere sempre la
prima ad arrivare in classe! Dannazione!
Non sapeva cosa fare, Malfoy la teneva pressata contro il muro e il
polso iniziava a farle male, il ragazzo lo stava stringendo forte e poi
era da parecchio tempo che lo teneva piegato.
Riprese a respirare regolarmente quando il biondo si allontanò
da lei, “Manda i miei saluti a Flatts, quando ti
sveglierai!” le disse, prima di trascinarla verso le scale e con
un ghigno crudele dipinto sul volto la spinse giù dalla prima
rampa. La ragazza non se lo sarebbe mai aspettato, proprio per questo
non riuscì ad attutire la caduta.
“Ma dove diavolo si è cacciata?!” la voce di Harry si sentiva per tutto il corridoi.
“Conoscendola sarà già nell’aula di Divinazione” gli rispose Ron.
“Di solito ci aspetta però”
“Tranne quando siamo in ritardo!” constatò il rosse,
mentre aumentava il ritmo della camminata, quel giorno erano
pericolosamente in ritardo! Diciamo però che lo facevano
apposta, la Cooman non diceva mai niente!
“HARRY! RON!” il richiamo di Neville attirò la loro attenzione.
”Ciao Neville, calmanti che succede?!” chiese accigliato
Ron, venendolo arrivare a tutta velocità verso di loro, con il
viso paonazzo.
”Hermione” disse solo, fermandosi a riprendere fiato appoggiandosi al muro.
“Hermione, cosa?!” incalzò Harry.
“Sta male” disse solo, indicando il corridoio che li
avrebbe condotti alle scale che poi li avrebbe portati alla torre di
Divinazione.
I due ragazzi non facero altre domande, iniziarono a correre verso la
rampa e quando arrivarono videro solo la loro amica tra le braccia di
Calì, priva di coscienza.
“Ma che diavolo è successo?” chiese Harry inginocchiandosi di fianco all’amica.
“Non lo sappiamo Harry” gli rispose Seamus, “Siamo
arrivati qui e l’abbiamo trovata svenuta sul primo gradino, non
ha risposto alle nostre chiamate, credo sia scivolata”
Ron si avvcinò all’amica e le spostò una ciocca si
capelli, scoprendo così un bel ematoma sulla tempia sinistra.
“Dobbiamo portarla in infermeria” disse Calì.
“Ci penso io” disse Harry.
“No, fratello” intervenne Ron, passando un braccio sotto le
ginocchia dell’amica e l’altro dietro la schiena, “La
porto io, tu vai ad avvisare Flatts”
“D’accordo”
Detto questo Ron si diresse verso l’infermeria del castello, mentre Harry andava a cercare Lucas.
Entrambi però avevano un brutto presentimento, Hermione era davvero caduta dalle scale?
Harry stava correndo, sotto gli sguardi stupiti degli studenti di
Hogwarts, per tutto il castello, non riusciva a trovare Flatts da
nessuna parte, dove diavolo si era cacciato?!
Aveva guardato quasi ovunque, non conosceva il suo orario di lezione, quindi non sapeva in quale classe cercare, dannazione!
Le sue ricerche l’avevo portato nei paraggi dell’aula di Pozioni.
“Signor Potter, cosa ci fa da queste parti?” la voce viscida di Severus Piton lo fece voltare.
“Professor Piton, sto cercando Lucas Flatts, ho bisogno di parlare con lui, lei per caso l’ha visto?”
“Il signor Flatts, l’ultima volta che l’ho visto si stava dirigendo verso le serre”
“Grazie” rispose, voltandosi e ricominciando a correre,
doveva allontanarsi del professore prima che gli facesse delle domande,
non aveva tempo di rispondere.
Non ci aveva pensato, poteva avere le lezioni di Erbologia. Uscì
di corsa in giardino e vide un gruppo di studenti che si dirigevano
velocemente verso le serre, quasi tutti avevano al collo delle sciarpe
verde-argento.
I suoi occhi si posarono su uno studente che camminava lentamente, in
disparte del gruppo, e per sua fortuna era il più vicino.
Iniziò a correre e quando gli fu vicino esclamò, sperando
che sia lui, “Flatts!”
Il giovane serpeverde si voltò, e lo guardo stranito, “Potter?”
“Devi venire con me” gli disse solo.
“E per quale motivo?”
“Hermione”
Gli occhi di Lucas si spalancarono, “Cosa è successo?”
“Si è fatta male”
“Come?”
“Non lo sappiamo, credo sia caduta dalle scale” Harry, dopo
aver pronunciato quella frase, notò che il ragazzo aveva stretto
i pugni e che i suoi occhi blu si erano spostati a guardare i suoi
compagni che entravano nella serra, come se stesse cercando qualcuno.
“Portami da lei” disse solo, ritornando a guardarlo.
“Seguimi” Harry iniziò a camminare con Lucas al suo fianco, verso l’infermeria.
Ron era seduto di fianco al letto di Hermione, la ragazza dormiva tranquilla tra le lenzuola.
Le accarezzò lievemente la guancia, attento a non svegliarla,
Madama Chips aveva suggerito assoluto riposo per almeno due giorni, la
caduta era stata forte, ma per fortuna non era niente di grave: si era
slogata un polso e aveva qualche livido sparso.
“Signor Weasley” la voce dell’infermiera lo fece
voltare, “Non si deve preoccupare, può tornare a
lezione”
“Preferirei stare qui”
“Faccia come vuole, io sono di là” detto questo la donna se ne andò.
Ron spostò lo sguardo sulla porta, chissà se Harry aveva
trovato Flatts. In risposta al suo dubbio, la porta di aprì ed
apparvero il bambino sopravvissuto in compagnia di Lucas.
“Come sta?” chiese Harry avvicinandosi.
Lucas non disse una sola parola, si sedette su una sedia di fianco al
letto e le prese la mano fasciata, attento però alla risposta di
Ron, che non tardò ad arrivare.
“Sta bene. Non ha niente di rotto, solo un polso slogato e
qualche livido, ma niente di grave. Deve stare a riposo per due
giorni”
“Meno male” disse Harry appoggiandosi al letto.
“Già”
Entrambi spostarono lo sguardo sul serpeverde, il giovane aveva uno sguardo preoccupato.
“Tutto bene?” gli chiese il bambino sopravvissuto.
“Si” rispose.
“Vedrai, sarà in forma entro un giorno” continuò Ron.
Lucas lo guardò, “Come ha fatto a cadere?”
“Non lo sappiamo, l’abbiamo trovata già svenuta, e da li non ha più ripreso conoscenza”
Il serpeverde tornò a posare il suo sguardo profondo sulla sua
ragazza, stringendole impercettibilmente la mano. Un’istante dopo
si sentì restituire il gesto, tutti e tre la guardarono mentre
lentamente apriva gli occhi d’oro.
“Hermione!” esclamarono i due grifondoro.
“Dove sono?” chiese debolmente.
“In infermeria…” iniziò Harry.
“Sei caduta dalle scale, ti ricordi?” concluse Ron.
La ragazza spalancò gli occhi, e questo non sfuggì a Lucas. “Come ti senti, Jane?” le chiese.
Lei si votlò verso di lui e gli fece un debole sorriso,
“Tutto bene, non ti preoccupare” poi rivolta ai suoi amici,
“Grazie per avermi portata in infermeria, ma adesso non dovete
stare in pensiero per me, non voglio che perdiate le lezioni a causa
mia”
“Sei sicura?” le chiese Ron.
“Si, andate” rispose sorridendo.
“D’accordo, allora noi andiamo” sentenziò Harry, il rosso si alzò, “Passiamo dopo”.
“Ok”
“Ciao” dissero i due ragazzi uscendo dalla stanza.
Quando si chiusero la porta alle spalle, Lucas la guardò, “Adesso puoi smettere di fingere”
“Cosa vuoi dire?” gli chiese, fissandolo in quegli ochi profondi.
“Non sei caduta dalle scale”
“Si invece” mentì lei, non voleva farlo preoccupare inutilmente.
“Non c’è bisogno che menti, con me” le disse lui chinandosi sul suo viso, “So che è stato lui” le sussurrò contro le labbra. Lei alzò il capo dal cuscino e congiunse le loro labbra.
“Sono caduta dalle scale” gli ripetè quando si separono.
“Non è vero” il suo guardo era diventato ancora più profondo.
“Perché non mi credi?”
“Perché so che mi stai mentendo”
“Perché dovrei?” gli chiese, puntando le sue iridi d’oro nei suoi oceano.
“Non lo so, ma tu non sei caduta dalle scale”
“Invece si!”
“Dannazione!” il pugno che il ragazzo tirò sul
comodino di fianco al letto fu potente, lo fece traballare,
“E’ stato Malfoy a spingerti dalla scale! Dimmelo!”
La ragazza sospirò, “Non dirlo agli altri” sussurrò, ormai sconfitta.
Lucas le sorrise, accarezzandole una guancia, “Non preoccuparti,
gli spacco io la faccia, non ho bisogno d’aiuto”
“No!” esclamò lei, “Capisci perché non volevo dirtelo”
“Jane, per favore…”
“No, ascoltami” gli disse, prendendogli la mano, “Non voglio che ti metti nei guai per colpa mia”
“L’avevo avvisato, non doveva toccarti” lo sguardo
del serpeverde era determinato, non avrebbe cambiato idea per niente la
mondo.
“Ti prego” gli sussurrò lei. Lui si chinò sul
suo volto, passandole un braccio dietro alla nuca, “Non
preoccuparti” le sussurrò prima di catturare nuovamente le
sue labbra, coinvolgendola in un bacio travolgente, di una passione
folle, che fu in grado di non farla pensare più a niente, se non
alle labbra morbide che torturavano le sue e al corpo caldo a stretto
contatto con il suo.
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Capitolo 36 *** Si passa all'azione ***
29
35. Si passa all’azione
Hermione aprì
lentamente gli occhi, disturbata dai primi raggi di sole. Cercò
di alzarsi, ma qualcosa la teneva ferma sul letto
dell’infermeria, si voltò verso la sua sinistra e vide la
testa di Lucas appoggiata metà sul materasso e metà sulla
sua gamba.
Sorrise, era vero che anche i
ragazzi più tenebrosi quando dormivano erano veramente teneri..
lui più di tutti, i capelli neri gli ricadevano disordinati
sugli occhi chiusi, e la sua espressione era, per una volta, tranquilla
e rilassata, per quando lo sarebbe stata? Poco, pochissimo tempo.
Gli accarezzò delicatamente una guancia, il giovane aprì lentamente gli occhi blu e le sorrise.
“Ciao Jane” le disse stiracchiandosi, “Come ti senti?”
“Bene, grazie… ma tu sei rimasto qui tutta notte?!”
“Dove volevi che
andavo?!” le sussurrò avvicinandosi pericolosamente alle
sue labbra, con un sorriso che la sapeva lunga.
Hermione rise e gli diede un
lieve bacio a fior di labbra, “Dici che Madama Chips mi dimette
già oggi? Mi sento già bene, non c’è bisogno
che perdo giorni di lezione”
“Io preferirei che stessi qui, almeno per oggi” le disse il serpeverde fissandola con un sguardo quasi cupo.
“Perché mi guardi così?” gli chiese lei accigliandosi.
“Perché per colpa
di quel cretino, ti sei fatta male, e non voglio che accada
ancora” le rispose lui, tremendamente serio.
“Lucas.. ascolta..”
“No Jane,
ascoltami tu” le appoggiò entrambe le mani sulle spalle e
la guardò dritta negli occhi, “Non mi interessa se sei
forte, se sei in grado di cavartela da sola, se riesci a fare i
migliori incantesimi e fatture di tutta la scuola, non mi interessa se
sei la più preparata in materia, non mi interessa se sei
riuscita sempre a spuntarla contro quel pazzo scatenato di
Voldemort” iniziò ad elencare con voce ferma, “Non
mi interessa se ti sei trovata in questa situazione altre volte, non mi
interessa se non ti è successo niente…” fece un
respiro e parlò più piano e dolcemente, “Tu sei
mia… ti amo, e non posso sopportare che ti facciano anche solo
un graffio per arrivare a me, intesi?”
La ragazza rimase colpita da
quelle parole, appena sussurrate, gli fece un sorriso tenero mentre
annuiva, gli accarezzò una guancia con la punta delle dita
dicendogli, “D’accordo, facciamo come vuoi tu.
Resterò qui fino a stasera, mi riposo.. però domani
sarò in giro. E non ti preoccupare, starò
attenta…”
“Non è questo…” cercò di aggiungere lui, ma Hermione gli mise un dito sulle labbra.
“Fammi finire”
mormorò gentilmente, “Non pensare minimamente di essere il
responsabile di questo, chiaro? Malfoy è un cretino e lo
è sempre stato, ce l’ha su con tutti quelli che non la
pensano come lui… però non ti devi sentire in colpa, ok?
E ti prego… non fare niente”
Questo non te lo posso promettere….
“Lucas?”
“D’accordo Jane…
va bene” le rispose chinandosi verso le sue labbra, la
baciò dolcemente, attirandola verso il suo corpo il più
possibile, voleva sentirla vicina.. perché si sentiva
tremendamente in colpa per quello che le era successo. Malfoy aveva i
giorni contati.
Si allontanò lentamente
dalla giovane, prendendogli il volto tra le mani, la baciò
un’altra volta prima di alzarsi, “Adesso sarà meglio
che vado” le disse senza staccarle gli occhi di dosso.
“D’accordo” gli rispose lei, con un sorriso.
“Vengo a trovarti dopo
pranzo” si chinò per baciarle la fronte e poi se ne
andò, alzando distrattemente la mano, prima di uscire dalla
porta. Gesto che aveva fatto la prima volta che si erano incrociati, o
meglio, scontrati.
Lucas Flatts era entrato nella
Sala Grande, il vociare degli studenti era talmente alto, da far venire
il mal di testa persino ad un Troll.
Non aveva nessuna voglia di
sedersi al tavolo della sua casa, ma se non mangiava qualcosa non si
sarebbe più retto in piedi! Il giorno prima era rimasto tutto il
tempo accanto ad Hermione, aveva saltato tutte le lezioni.
Si diresse velocemente verso
il suo tavolo, cercando un posto il più possibile lontano da
quelli del settimo, non aveva nessuna intenzione di sentire le loro
voci, ma specialmente non voleva incontrare Malfoy, non in Sala Grande,
non davanti a tutti. Gliel’avrebbe fatta pagare, certo, ma non in
quel luogo, non in quel momento.
Per fortuna non c’era
nessuno della combriccola del biondino, tranne Blaise Zabini, ma lui
non lo preoccupava, si sedette comunque lontano anche da lui.
Consumò la colazione in fretta, mentre cercava di ricordasi che lezione avesse…
Storia della Magia.
Dopo essersi guardato in torno per qualche secondo, si alzò prendendo la cartella ed uscì dalla stanza.
In pochi minuti era davanti
alla classe del professor Ruf. C’erano pochi Grifondoro, dei suoi
compagni di casa non si vedeva neanche l’ombra, meglio.
“Flatts”
sentendosi chiamare si voltò, in questo modo incontrò lo
sguardo del bambino sopravvissuto e di Ron Weasley.
“Potter”
“Siamo stati da Hermione” disse Harry, “Sta bene”
“Si, si è ripresa in fretta, anche se comunque non era grave” continuò il rosso.
“Già, per fortuna” rispose Lucas senza troppo entusiasmo.
“Ci nascondi qualcosa?” gli chiese il moro.
“Perché dovrei?”
“Non lo so, hai uno sguardo strano”
“Non vi sto nascondendo niente, solo che non sono di buona compagnia. Non parlo molto”
“Questo l’avevamo già notato” frecciò Ron.
“Ehi Flatts, fraternizzi
anche con il nemico adesso?!” il suono di quella voce fece salire
i nervi a tutti e tre i ragazzi.
“Gira al largo Malfoy” intervenne Harry.
“Sfregiato, nessuno ha
chiesto il tuo intervento” rispose sprezzante il biondo, poi
spostando la sguardo su Ron aggiunse, “E neanche il tuo
Lenticchia, quindi non sforzarti a cercare le parole adatte”
Il piccolo gruppo alle sue
spalle iniziò a sghignazzare, Draco spostò lo le iridi
ghiacciate in quelle blu di Lucas e ghignò, “La tua scorca
metà come sta?” frecciò guardandolo divertito.
Il serpeverde lo fissò, senza rispondere alla provocazione, ignorando anche gli occhi indagatori di Harry e Ron.
“Allora Flatts? Spero
non si sia fatta troppo male, cadendo dalle scale… sarebbe un
peccato” infierì Nott.
“A dir la
verità” intervenne Pancy affiancandosi a Malfoy, “Io
avrei preferito che battesse la testa, magari ce ne saremmo finalmente
liberati”
“Chiudi il becco Parkinson” sbottò Ron, stringendo i pugni.
“Altrimenti, pezzente? Cosa mi fai?”
“Ti spedisco in infermeria seduta stante” lo affiancò Harry.
“Ehi Potty, saresti in
grado di picchiare una donna? Dove la metti la tua buona
reputazione?!” frecciò Tiger, scambiandosi poi il cinque
con Goyle.
“Non siamo qui per
parlare della reputazione dello Sfregiato” intervenne Malfoy,
“Ma delle condizioni della mezzosangue.. allora Flatts, non mi
rispondi?”
“Non chiamarla mezzosangue” disse solo pacato, senza alzare lo sguardo.
“Altrimenti…”
lo sfidò il biondo, facendo un passo in avanti, “Butti
giù dalla scale Pansy?”
Harry e Ron si guardarono, e improvvisamente capirono… Hermione non era caduta dalle scale, era stato Malfoy.
“Tu…” sbottò Ron avanzando verso di lui.
“Fermo” lo bloccò Lucas, alzando un braccio verso i due Grifondoro, “E’ affar mio”
“Finalmente”
constatò Draco, vedendo che il ragazzo reagiva. Si era staccato
dal muro e aveva alzato lo sguardo, “Adesso ti degnerai di
rispondermi?”
“No” rispose Lucas, “Faccio di meglio” gli rivelò con un ghigno, “Ti spacco la faccia” sibilò in serventese, lanciandosi contro il Re delle Serpi.
Aveva superato il limite e adesso gliel’avrebbe fatta pagare.
Spazio per me...
Lo so, è un pò
corto e non è un gran che... ma vi prometto che il prossimo
capitolo sarà più emozionante. Baci HiL
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Capitolo 37 *** La rissa ***
27
36. La rissa
Harry James Potter e Ronald Billius Weasley fissarono allibiti il
giovane Lucas Flatts lanciarsi contro Draco Lucius Malfoy, dopo aver
sibilato quella frase in serpentese.
Il biondino fece un grande errore: aveva provocato il giovane, evitando
però di mettersi in guardia, risultato? Un gancio sinistro sullo
zigomo! Ora il Re delle Serpi era lungo e disteso per terro, con Lucas
ad un centimetro di distanza, gli aveva preso il colletto della camicia
con una mano, mentre l’altra era chiusa a pugno poco distante del
suo naso.
“Tu fatti trovare un’altra volta nelle vicinanze della mia
ragazza” sibilò, “E non vedrai più la luce
del sole”
Draco lo guardò con un ghigno, “Pensi di riuscire davvero
a cavartela?” il biondinò lo spinse indietro con un
braccio, riuscendo così ad alzarsi, “Sei in minoranza
Flatts, ricorda…” non riuscì a finire la frase,
perché Lucas con solo due dita l’aveva inchiodato al muro.
“Facta, non verba” gli disse il giovane con un riso beffardo allontandosi.
“D’accordo” gli rispose il ragazzo, senza distogliere
lo sguardo dai suoi occhi infuriati, “Come vuoi tu”
concluse prima di lanciarsi contro il compagno di casa.
Da quel momento in poi, nacque una vera e propria rissa. I colpi che si
tiravano era forti, potenti, veloci. Nessuno dei due dava segno di
voler lasciar perdere, più ne prendevano e più ne davano.
Nessuno dei presenti aveva il coraggio di dividerli, erano due furie
scatenate. Non sarebbero riusciti a dividerli neanche a volerlo. Quei
due ragazzi se le stavano suonando di santa ragione e a giudicare dei
lividi e dai rivoli di sangue che stavano iniziando a versare, si
poteva notare che non si stavano trattenendo, anzi si stavano mettendo
d’impegno per distruggersi a vicenda.
Ad un certo punto Theodore Nott si mosse, in aiuto di Malfoy, ma venne fermato da Ron, “Tu stanne fuori”.
“Fatti da parte Weasley” ringhiò lui, cercando di sorpassarlo.
“E’ un affare loro, tu non hai il diritto di intervenire”
“E chi me lo impone? Un pezzente come te?!” lo
provocò il serpeverde. Nott non disse più una parola,
perché dopo aver sfidato con quella frase il rosso, si
ritrovò lungo e disteso per terra, con il naso sanguinante,
sopra di lui Ron Weasley lo fissava con il pugno chiuso e lo sguardo di
fuoco.
Nel frattempo Harry Potter si era posizionato davanti a Tiger e Goyle,
perché entrambi volevano andare ad aiutare il loro capo, ma il
bambino sopravvissuto si era messo in mezzo e li minacciava con la
bacchetta alzata.
Intanto Lucas e Draco continuavano a picchiarsi senza sosta, il loro
respiro era diventato pesante ed affannoso, ma questo non faceva
abbassar loro la guardia, e nessuno dei due dava segno di stanchezza.
Andavano avanti a colpirsi con colpi rapidi ed energici, che il
più delle volte andavano a segno, ma questo non li scoraggiava,
anzi li faceva muovere ancor più brutalmente.
“MA COSA DIAMINE STA SUCCEDENDO QUI!!”
la voce della professoressa McGranitt, che si muoveva nella direzione
del gruppo con passo spedito accompagnata dai professori Piton e Ruf,
fece abbassare la guardia a Harry e Ron, ma non disturbò
minimamente i due serpeverde.
“IMMOBILUS!”
l’incantesimo lanciato dalla strega bloccò i corpi di
Lucas e di Draco e li allontanò l’uno dall’altro con
un rapido colpo di bacchetta. “SIETE FORSE IMPAZZITI?!” iniziò ad urlare, "SIGNOR
MALFOY, DEVO ASPETTARMI QUESTO DA UN CAPOSCUOLA? E LEI SIGNOR FLATTS?
SI PUO’ SAPERE COSA DIAVOLO VI E’ PRESO?”
I due ragazzi non risposero, neanche quando marciò verso di
loro, a passo di carica, Severus Piton: “Pretendo da voi delle
spiegazioni. E che sia attendibili” decretò guardandoli
negli occhi, non ricevendo una risposta continuò, “Vi
tolgo 50 punti a testa per la sceneggiata, adesso filate da Madama
Chips a farvi medicare, poi andate direttamente nel vostro dormitorio e
li ci resterete per due giorni interi. Siete sospesi dalle lezioni per
due giorni, non uscirete dal dormitorio per nessuna ragione. E saranno
guai seri se vi pesco fuori o peggio ancora a menarvi un’altra
volta”
“Vi rispediamo dritti a casa, fregandocene di chi siete figli, intesi?” concluse la McGranitt guardandoli torvi.
“E adesso andate, veloci!” ordinò Piton.
Draco Malfoy dopo aver lanciato uno sguardo di fuoco verso Lucas,
iniziò a camminare in direzione dell’infermeria, il
giovane invece rimase fermo nella sua posizione, guardando dritto negli
occhi i professori che aveva davanti. Si lasciò sfuggire un
ghigno e disse in tono sprezzante: “Dovreste controllare di
più i vostri cari studenti professore” proferì
rivolto a Piton, “Altrimenti prima o poi, non vi troverete in
infermeria una ragazza con qualche livido e un polso slogato, ma
qualcuno ricoverato al San Mungo per ferite gravi” detto questo
non attese una risposta, si incamminò lentamente, con la
tracolla in spalla, verso l’infermeria.
Harry e Ron si guardarono, “Miseriaccia” li lasciò sfuggire il rosso.
“Bisogna ammettere che ha del fegato” affermò il bambino sopravvissuto, Ron fu solo in grado di annuire.
Hermione Granger stava leggendo un libro appoggiata ai cuscini bianchi
dell’infermeria di Hogwarts, Madama Chisp era poco distante e
stava sistemando alcuni flaconi con le pozioni che più usava
all’interno della scuola, quando la porta della stanza si
aprì e sulla soglia apparve Draco Malfoy pieno di lividi e
leggermente sanguinante.
“Signor Malfoy!” esclamò la donna, avvicinandosi al ragazzo, “Cosa è successo?”
“Niente che possa interessarvi” rispose lui, “Sono qui solo per farmi medicare, poi me ne vado”
“Che razza di modi” constatò Chisp afferrandolo per
un braccio e trascinandolo verso il primo letto libero, per vedere in
che condizione fosse la sua faccia.
Hermione depose il libro sulle gambe e lo guardò… aveva un brutto presentimento.
“Cos’hai da guardare mezzosangue, non hai mai visto il
sangue di un purosangue?” la provocò il biondino.
“Sbaglio o ti avevo detto che non dovevi più chiamarla
mezzosangue” il modo in cui quella frase venne pronunciata fece
trasalire anche la grifoncina, che quasi con timore si voltò
verso l’entrata. Trattenne il fiato: Lucas stava entrando nella
stanza ed era conciato come Malfoy, avevano fatto a botte.
“Vaffanculo” sibilò il Re delle Serpi.
“Eclissati” gli rispose in serpentese Lucas, dirigendosi verso Hermione.
“Sbaglio o io ti avevo detto che non dovevi fare a botte?!”
sbottò lei alzandosi dal letto, e fissandolo con le mani sui
fianchi.
“Signorina Granger, per cortesia, almeno lei, torni a letto! E
lei signor Flatts si sieda che appena finisco con lui, vengo da
lei”
Il serpeverde fece un cenno di assenso alla strega, poi tornò a concentrare l’attenzione sulla sua ragazza.
“Sto aspettando una risposta” incalzò Hermione.
“Mi ha provocato Jane, gli ho semplicemente dato quello che si meritava!”
“Ma io ti avevo detto che non dovevi scatenare una rissa”
“Infatti non l’ho provocata io, ma quel cretino che mi fa da Capo Scuola”
“Fanculizzati Flatts”
“E tu taci!” gli rispose il giovane, senza neanche degnarlo
di uno sguardo. Si avvicinò ad Hermione e le sorrise, lei fece
un passo indietro sottraendosi alla sua carezza, puntò il suo
sguardo d’oro nel suo oceano e gli fece intendere che era
arrabbiata. Lui ritrasse la mano e la guardò, si chinò
verso il suo orecchio e le sussurrò: “Non ho nessuna
intenzione di stare ad ascoltare gli idioti che ti sparlano alle spalle
e che ti chiamano mezzosangue, in più non lo sopporto. Poteva
farti male seriamente, questo non glielo permetto e non glielo
perdono” si allontanò dopo aver depositato un bacio sulla
sua tempia. “Ricordalo Jane,
tu sei mia. E non ho nessuna intenzione di vederti rischiare al vita,
solo perché ci sono dei cretini che vogliono mettermi i bastoni
tra le ruote”
Hermione riprese a respirare quando il ragazzo si fu seduto su una
sedia di fianco al suo letto, il tono caldo con cui le aveva sussurrato
quelle parole all’orecchio le aveva fatto battere il cuore
più forte, ma nello stesso tempo le aveva fatto mancare il
respiro. La presenza di quel ragazzo le faceva sempre
quell’effetto.
Si sedette sul bordo del letto e lo fissò, mentre Madama Chips
gli medicava le ferite, Malfoy si era alzato dal letto, “Non finisce qui” sibilò.
“Puoi contarci” gli rispose Lucas, senza guardarlo.
La grifoncina fulminò il suo ragazzo, si distese sul letto
dandogli le spalle. Fissò un punto indefinitò della
parete anche quando Lucas senza dire una parola si chinò su di
lei per depositarle un bacio sulla guancia prima di uscire e dirigersi
nel suo dormitorio.
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Capitolo 38 *** La sospensione ***
69
37. La sospensione
Lucas Flatts era sdraiato sul suo letto, con le braccia incrociate
sotto alla testa, gli occhi chiusi e il respiro regolare. A prima vista
sembrava che si stava rilassando, invece il giovane serpeverde si stava
annoiando da morire, era quasi passato un giorno. Gliene mancava ancora
uno, poi la sospensione sarebbe finita.
Tutta colpa di quel cretino di Draco Malfoy!
Era colpa sua se Hermione era caduta dalla scale, era colpa sua se
adesso si trovava li, ma soprattutto era colpa sua se lui aveva
litigato con la sua Jane.
Dannazione!
Si alzò di scatto e si allungò per afferrare il pacchetto
di sigarette, ne estrasse una e l’accese con un rapido movimento
della bacchetta, iniziò a fumarla lentamente.. doveva
rilassarsi. Doveva calmarsi.
Con la scusa che era in quel dannato dormitorio e non poteva uscire,
non poteva neanche salire sulla sua scopa per farsi un volo. In
più in quella scuola non ci si poteva smaterializzare, quindi
non poteva neanche scappare!
Dannazione!
Aveva già finito la sigaretta, la spense e la fece scomparire,
ributtandosi lungo e disteso sul letto, incrociando le braccia al
petto.
Doveva trovare una soluzione per riappacificarsi con Hermione, era la
prima volta che litigavano, e sinceramente non l’aveva mai visto
con quello sguardo infuriato… anche se non capiva perché
se l’era presa così tanto. D’accordo le aveva detto
che non avrebbe fatto a botte con quel biondino maledetto, invece si
era ripresentato da lei con un bel po’ di lividi…
però, diamine, l’aveva fatto per lei!
Possibile che questo non lo capiva?! Boh, le donne sono strane….
Si alzò dal letto, si sedette sulla scrivania e iniziò a
scrivere su una pergamena. Doveva scrivere a John.. poi magari avrebbe
scritto due righe a sua madre, evitando di dirle il piccolo
inconveniente che l’aveva rinchiuso in dormitatorio per due
giorni.
“Avresti dovuto sentirlo! E’ stato eccezionale” la
voce di Ron era quasi emozionate, e talmente era preso dal raccontare i
fatti a cui aveva assistito, non vedeva i segni che cercava di
lanciargli il suo migliore amico.
Harry cercava in ogni modo di fargli capire che doveva tacere, Hermione
aveva un’espressione alquanto infuriata.. mancava poco e sarebbe
esplosa!
Erano in Sala Comune, e dopo le lezioni della mattina, si erano seduti
sul divano e Ron aveva iniziato a raccontare all’amica il modo in
cui Lucas aveva picchiato Malfoy e poi risposto a Piton.
Il bambino sopravvissuto scosse la testa quando la ragazza si
alzò di scatto, mettendo entrambe le mani sui fianchi, il rosso
si bloccò e la guardò sorpreso, “Cosa
c’è?” chiese, “Ho detto qualcosa che non
va?”
“No Ronald” disse perentoria lei, “Non hai detto
niente che non va, il problema è che non hai fatto niente per
impedirlo, anzi hai quasi spaccato il naso a Nott”
“Da quando lo difendi, scusa?”
“Non lo sto difendendo” rispose lei indignata,
“Avrebbero potuto soprendere anche te” lo guardò
dura e poi si voltò verso Harry, “Ce ne è anche per
te! Dovevi per forza minacciarli con la bacchetta?! Se la McGranitt ti
vedeva?!”
“Dai ‘Mione calmati un attimo” cercò di calmarla il prescelto.
“Calmarmi?!” le paure del bambino sopravvissuto erano
fondate, Hermione era esplosa!, “Come faccio! Quel cretino del
mio ragazzo è sospeso per due giorni, perché ci mancava
poco che si uccidesse insieme a quel deficiente di un serpeverde!
Tralasciando il fatto che ha mancato di rispetto a Piton! Non ad uno
qualunque, a Piton! Per Merlino!!”
“Herm…” Harry le appoggiò le mani sulle
spalle, “Non ti fa sentire meglio il fatto che l’ha fatto
per te?”
“No”
“Harry ha ragione” intervenne Ron affiancandosi
all’amica, “Flatts ti ha difeso, facendo capire a Malfoy
che non doveva farti cadere dalle scale, in più ha messo in
guardia i professori..”
“Ha avuto fegato, e ha fatto tutto questo per te” concluse Harry.
“Ho capito” disse piano lei, “Però…”
“Herm, siamo uomini…” disse il prescelto con un sorriso.
“Arriviamo quasi sempre alle mani” continuò il rosso con un espressione furba dipinta sul volto.
“Già” rispose la grifoncina lasciandosi sfuggire il
primo sorriso della giornata, “Siete dei perfetti cretini,
nessuno escluso!”
“Felici di esserlo” esclamarono i due ragazzi.
“Idioti”
Il trio più unito di tutta Hogwarts si guardò per un secondo e poi scoppiarono a ridere insieme.
Ehi amico,
lo sapevo che lo avresti riempito di pugni. Ormai sei un libro aperto per me.
L’avevo già capito in piazza, quando ti avevo fermato che non gliel’avresti fatta passare liscia.
È stato proprio stronzo a farla cadere dalle scale, non ci sono scuse.
Per una volta d’ho ragione al tuo impulso di spaccargli la faccia. L’avrei fatto anch’io!
Spero solo che Hermione stia bene… hai detto che non è niente di grave, per fortuna.
Altrimenti mi sarei precipitato lì anch’io e ti avrei aiutato, fidati!
Dai adesso cerca di stare tranquillo,
vedrai che l’incazzatura gli passa… io le capisco le
donne… non ti preoccupare.
Melanie ovviamente ha detto che ha
ragione, perché tu le avevi detto che non avresti fatto niente
di avventato… però sai come sono fatte le donne…
Si preoccupano troppo.. dalle qualche giorno e vedrai che tornerà allegra da te…
Fidati, io ne so…!
Ti saluta Mel, e mi ha detto di scriverti di salutare anche Hermione.
Dalle un bacio da parte mia, quando riuscirai ad avvicinarti nuovamente a lei!
Un abbraccio
John
Lucas sorrise, quel ragazzo era una forza, in un certo senso era riuscito a fargli tornare un po’ di buon umore.
In fin dei conti aveva ragione, forse Jane era semplicemente preoccupata per lui, e non voleva che si mettesse nei casini.
Si sarebbe fatto perdonare.
Si alzò con Eigle sulle spalla, per farlo volare fuori dalla
finestra, quando un falco nero si appoggiò sul davanzale. Gli
accarezzò il petto e senza farlo entrare gli sfilò la
lettera dalla zampa, la scrittura era delicata e precisa, era la
risposta di sua madre.
Appoggiò la pergamena sul letto e fece prendere il volo a Eigle,
il falco dopo qualche secondo si alzò in volo anche lui e lo
lasciò solo.
Il ragazzo si sedette sul letto e dopo essersi acceso un’altra
sigaretta, iniziò a leggere la lettera di sua madre.
Ciao tesoro,
avevo già la sensazione che ne
avevi combinata qualcuna della tue, perché è da domenica
che tuo padre è di pessimo umore.
Scommetto che è da quel giorno che parli in serpentese, vero?
Prima o poi si arrabbierà sul serio.. ne sei consapevole, vero?
Razza di incosciente! Cosa devo fare con te? Me lo spieghi?!
Comunque, tornando a noi, (non
pensare che sia impazzita), però sono fiera di te, hai difeso
Hermione da quel figlio di papà…!
Però dovevi per forza
rispondere al Professor Piton?! Che tra l’altro è anche il
responsabile della tua casa…
Sei la mia disgrazia lo sai questo, vero?!
Lucas si lasciò sfuggire un sorriso, si sentiva diverso
da quando aveva ristabilito i rapporti con sua madre, si sentiva bene..
e adesso si divertiva anche a leggere le lettere di Amelia.
Mi raccomando, adesso cerca di far
pace con Hermione. Ovviamente capisco il perché si è
arrabbiata, e spero anche che lo capisca anche tu. Si è
preoccupata.. e ovviamente si è quasi sentita tradita,
perché tu le avevi promesso un’altra cosa.
Vedi di farti perdonare in fretta, siamo intesi! (Non vale usare il potere dei tuoi occhi!)
Un bacio
Mamma
Quella donna era eccezionale. Lucas se ne rese conto solo ora. E quasi
si maledì per aver sprecato tutto quel tempo a provare un odio
infondato. Certo per suo padre era ancora forte, non riusciva a
sopportare i suoi modi, il suo carattere, il suo fare altezzoso, il suo
essere empatico, tutto. Non lo sopportava proprio. Non sapeva neanche
lui spiegarsi bene il perché, ma lo odiava.
Finì la sigaretta e mise la pergamena insieme alle altre.
Prese un altro foglio di carta e scrisse qualche frase, non sarebbe
stato sufficiente.. ma almeno avrebbe fatto un passo avanti.
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Capitolo 39 *** Forgiveness ***
529
38. Forgiveness
Tutte le volte che il tuo cuore
batte con il mio,
poi nasce il sole
- Vasco Rossi -
Hermione Jane Granger entrò in Sala Grande insieme a Harry e Ron.
I suoi due amici, si era rifiutati di lascirla andare in giro da sola.
Quella mattina erano stati più veloci di lei, per la prima volta
quando lei scese in Sala Comune se li trovò davanti, pronti per
andare a fare colazione.
Si sedettero al loro solito posto e iniziarono a consumare il pasto, accompagnati dal vociare allegro della sala.
Dopo qualche minuto vennero raggiunti da altri compogni di casa tra cui
Ginevra Weasley, che si sedette di fronte a Harry, e Lavanda Brown che
prese posto di fianco a Ron.
Hermione guardò stupita il leggero rossore che si era
distribuito sulle guance dei suoi migliori amici, riuscì a
capire dello di Harry, perché Ginny era seduta di fronte a lui,
ma non riusciva a spiegarsi quello del rosso.
Le sue teoria vennero interrotte da un gufo nero che planava verso di
lei. Lo riconobbe subito e al suo cuore mancò un battito…
Era il gufo di Lucas.
Accarezzò piano l’animale e gli sfilò la pergamena
dalla zampa, l’aprì con dita tremanti e lesse le poche
frasi che c’erano scritte.
“Tutte le volte che il tuo cuore batte con il mio,
poi nasce il sole”.
Stasera, vieni alla Torre di Astronomia.
Non ti preoccupare, non mi faccio beccare.
Ti devo parlare.
Per favore.
Piegò il foglietto,con un leggero rossore sulle guance.
“Scommetto che è qualcuno che sta cercando di farsi
perdonare” le sussurrò Ginevra all’orecchio.
La grifoncina si voltò verso l’amica e si lasciò
sfuggire un sorriso, la prima frase l’aveva colpita. Ma
soprattutto le aveva fatto battere più forte il cuore.
“E’ un biglietto di Lucas”
“L’avevo capito… nessuno, oltre a lui, è in
grado di farti brillare così gli occhi!” le disse la rossa
strizzandole l’occhio.
“Mi ha detto di raggiungerlo stasera alla Torre di Astronomia”
“Ci andrai vero?!”
“Non lo so” disse Hermione distogliendo lo sguardo.
“Avanti Herm, so benissimo che non sei più arrabbiata con
lui. E che muori dalla voglia di vederlo… non puoi mentire. Non
a me”
“E’ solo che…”
“Immagino che il tuo simpaticissimo orgoglio non vuole dargliela
vinta. Questo non significa che non ti devi presentare”
continuò la rossa con un sorrisino furbo, “Vai li, e
ascolti quello che ha da dirti. Poi valuti.”
“Potrebbe essere un’idea” constatò Hermione.
“Anche se so già che lo perdonerai…” concluse
Ginevra alzandosi e salutandola con un bacio sulla guancia.
Hermione la guardò allontanarsi e sorrise, Gin aveva ragione.
Ormai non era più arrabbiata con lui, anche se non l’aveva
ascoltata, aveva fatto tutto quello per lei. Solo ed unicamente per
proteggerla e difenderla.
Questo però non significava che gliel’avrebbe data vinta,
solo perché era in grado di ammaliare anche con le parole e non
solo con gli occhi!
“Signorina Granger?” la voce della professoress McGranitt
fece voltare il Trio dei Miracoli nella sua direzione.
“Buon giorno professoressa”
“Buon giorno a voi, volevo sapere come stava”
“Bene, grazie. È solo una piccola slogatura” rispose
Hermione, toccandosi il polso sinistro, “Niente di grave, Madama
Chips ha detto che in una settimana si sistema”
“Bene. Sono contenta” disse la strega, poi avvicindosi
leggermente ai ragazzi, parlò con un tono di voce più
basso, “Le parole del signor Flatts mi hanno colpita
l’altro giorno, però vorrei avere delle conferme. Le sue
indicazioni sono fondate?”
“Si professoressa” rispose Harry.
“Hermione non è caduta dalle scale, è stata spinta” continuò Ron.
“Sono capace di parlare da sola” li interruppe la
grifoncina, “E’ vero professoressa, non sono caduta da
sola. Malfoy mi ha spinto giù dalle scale, mi sono fatta trovare
impreparata e non ho potuto attutire la caduta”
“Dovevi dirmelo” l’ammonì l’insegnate.
“Lo so, mi dispiace. Ma pensavo di lasciar correre la cosa, poi con la rissa e il resto…”
“Tutti sappiamo dell’influenza che ha Lucius Malfoy, ma
questo non ci può impedire di bloccare un po’ il figlio,
no?!” disse con un sorriso la donna, il trio ricambiò il
gesto con sollievo. “Forza adesso, andate in classe. Il professor
Vitius vi aspetta, buona giornata”
“Buona giornata a lei, professoressa”
Per fortuna che quello strazio di giornata volgeva al termine. Lucas
Flatts era riuscito a non impazzire in quella stanza solo grazie ai
libri, alle sigarette e al pensiero che avrebbe visto Jane quella sera
stessa.
Era riuscito ad uscire senza farsi vedere da nessuno, e con una vigile
attenzione, si era recato velocemente nell’aula di Astronomia,
sulla torre più alta del castello.
La notte ormai aveva avvolto la scuola, nessuno si sarebbe accorto della sua scomparsa.
Sperava solo di vedere la sua grifonciana. Non sapeva ancora cosa le avrebbe detto, però doveva provarci.
Si accese l’ennesima sigaretta della giornata, mentre guardava la
luna, non era ancora piena, ma la sua luce tenue illuminava un
po’ quella notte scura e cupa.
Il cigolio della porta che si apriva attirò la sua attenzione,
si voltò e incrociò il suo sguardo con quello di
Hermione.
Lei non disse una parola, lo guardava solo negli occhi, senza muovere un solo passo.
“Sapevo che saresti venuta” le disse facedo qualche passo nella sua direzione.
“Cosa mi devi dire?” la ragazza cercava di assumero
un’aria severa e dura, ma con pochi risultati. Non ci riusciva,
anche se voleva. Quel ragazzo, l’aveva stregata, era
l’unica spiegazione plausibile. Illuminato dai raggi della luna,
era bellissimo. Semprava un dio. Un magnifico dio… sexy come
pochi. Doveva ammetterlo!
Lucas era ormai a pochi passi di distanza da lei, i suoi occhi blu
fissi nei suoi d’oro, il suo sguardo era serio, profondo. Mosse
una mano nella sua direzione, ma lei si sottrasse alla sua carezza.
Il giovane non si scoraggiò, “So che sei arrabbiata con
me” iniziò piano, “Però se sei qui, vuol dire
che mi vuoi perdonare… altrimenti non saresti venuta”
“Cosa ti fa pensare che non sia qui solo per educazione?”
“Il tuo sguardo” le rispose lui con un sorriso, fece un
altro passo verso di lei, mentre ricominciava a parlare, “Lo so,
ti avevo detto che non avrei scatenato una rissa, e in realtà
non ha avuto inizio da me. E’ stato lui a provocarmi. Ma non
è per questo che siamo qui” cercò di accarezzarle
una guancia, e questa volta la giovane non si sottrasse. “Te
l’ho detto, tu sei mia. E non voglio che ti accada mai niente di
male. Non posso sopportarlo. Per questo ho agito in questo
modo…”
“E ti hanno sopreso” intervenne lei, allontanadosi dalla
sua mano. Quelle piccole attenzioni la stavano distraendo, non riusciva
a rimanere arrabbiata con lui. Non ci riusciva, non con la sua
intossicante, piacevole, presenza.
“Lo rifarei mille altre volte, per te, Jane”
le loro bocche erano a pochi centimetri di distanza, ma Lucas non si
chinò ancora a baciarla, anche perché un secondo dopo
Hermione l’aveva spinto leggermente lontano.
“Potevi farti male, dannazione! A questo non ci hai pensato?! Al
posto di usare le mani, poteva farti qualche maledizione delle sue. Non
ci hai pensato, vero?! Razza di incosciente!!”
“Non ti devi preoccupare, ho solo qualche graffio. E poi non sarebbe riuscito ad astrarla la bacchetta”
“Non mi interessa!!” urlò allora lei, “Poteva farlo! Per Merlino! Potevi farti male!”
Lucas sorrise, aveva capito perché era tanto furiosa, sua madre
aveva ragione. Era semplicemente preoccupata per lui, per quello che
gli sarebbe potuto accadere.
“Ti amo, lo sai?” le sussurrò allora. Hermione lo
sguardò stranita, lui si avvicinò e le appoggiò
entrambe le mani sulle spalle, “Sei la prima ragazza a cui
l’ho detto. Perché sei la prima ragazza che mi ha fatto
battere davvero il cuore. Io mi sono innamorato di te. E non posso fare
a meno della tua presenza. È per questo che non posso sopportare
il fatto che qualcuno ti faccia del male”.
Quelle frasi, sussurrate a pochi centrimentri delle sue labbra, fecero
battere il cuore di Hermione come un tamburo, le gambe se le sentiva
molli, deboli, di gelatina.
“Mi perdoni?” le chiese lui, notando il cambiamento nei suoi occhi d’oro, mentre accennava un debole sorriso.
“Si” gli bisbigliò lei.
Lucas non aspettò un istante di più, le appoggiò
le mani sui fianchi e l’attirò a se, verso le sue labbra.
La baciò con trasporto e sorrise contro la bocca della
grifoncina quando la sentì rispondere con il suo stesso ardore.
Hermione gli passò le braccia intorno al collo, quando lui senza
problemi la sollevò di peso e la fece sedere un banco. “Tutte le volte che il tuo cuore, batte con il mio. Poi nasce il sole”
le sussurrò contro le labbra quando si separarono. “Ti
amo” gli disse lei, mentre univa nuovamente le loro bocche.
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Capitolo 40 *** Notizie dall'Ordine ***
267
39. Notizie dall’Ordine
La vita è un miracolo e a ricordartelo è ogni brivido
Un tenue raggio di sole andò a colpire il volto di Hermione che
aprì lentamente gli occhi d’oro, si voltò verso il
ragazzo che le stava sdraito di fianco e non potè evitare di far
nascere un sorriso sulle sue labbra.
Lucas era davvero bello, anche quando dormiva, con i capelli arruffati
e l’espressione sognate, forse era proprio quello che le piaceva
di più.
Erano distesi sul pavimento della torre di Astronomia appoggiati
mantello del giovane. Si erano addormentati così, vicini,
abbracciati. Lei con il capo sul petto del ragazzo, mentre lui la
stringeva a se con un braccio intorno ai fianchi.
Sarebbe rimasta li a guardarlo tutto il giorno, il sole aveva iniziato
a fare un gioco di colore sui suoi capelli scuri… si
chinò su di lui e gli diede un lieve bacio a fior di labbra. Un
istante dopo sentì la presa, ormai debole, sui suoi fianchi
rafforzarsi, alzò lo sguardo e si specchiò in due occhi
blu come l’oceano più profondo.
“Buon giorno”
“Giorno Jane” le
disse lui, mentre si sollevava per ricongiungere le loro labbra in un
bacio che di casto aveva ben poco. Un lungo brivido percorse
l’intera schiena della grifoncina, che si strinse maggiormente al
corpo del suo ragazzo, mentre si lasciava sfuggire un altro sorriso.
Dopo essersi allontanati, Lucas si alzò e le porse una mano, per
aiutarla a sollevarsi, Hermione strinse la mano del giovane con la sua
sana e si rialzò. Il serpeverde l’attirò nuovamente
a se, per abbracciarla e depositarle un bacio sul collo.
“E se ce ne andassimo in giro oggi? Restiamo soli io e te” le sussurrò contro l’orecchio.
“Non possiamo” cerco di rispondere lei, mentre le labbra
del serpeverde non avevano nessuna intenzione di lasciare in pace la
sua pelle, “… devi presentarti a lezione…
altrimenti….”
“Lo so, finirei nei guai” concluse lui, senza staccare la bocca dal suo collo.
“Si”
Lucas si allontanò leggermente da lei e la guardò con uno
sguardo da cucciolo, “Lucas Flatts, non mi guardare cosi!”
“E dai Jane…” le disse, iniziando ad accarezzarle languidamente le braccia e la schiena.
“No” Hermione cercava di mantenere un tono duro, ma con scarsi risultati.
Come faceva a restare seria con un ragazzo del genere tra le mani?!
“Lucas… ti prego…” ormai si era abbandonata
completamente alle attenzione del giovane serpeverde, che aveva dipinto
sul volto un sorriso fiero, vincente. Le prese il volto tra le mani, e
mentre le accarezzava le guance con i pollici, la coinvolse in un altro
bacio mozzafiato. Il corpo di Hermione si abbandonò in
quell’abbraccio caldo e rispose al gesto del serpeverde con
altrettanto ardore.
“Dobbiamo…” cercò di dire contro le sue labbra
“Sshh” le
bisbigliò lui, appoggiandole un dito sulla bocca, mentre la
faceva appoggiare al muro. Spostò le sue labbra sul collo della
giovane, slacciandole i primi bottoni della camicia, e facendo scorrere
le sue dita sulle pelle delicata della giovane. Hermione gli
passo entrambe le braccia al collo e immerse le mani tra i capelli di
Lucas, mentre muoveva il suo corpo contro quello del serpeverde.
Si era arresa.
Sapeva che non sarebbe stata in grado di fermarlo, non quando erano
così a stretto contatto, non quando l’intero suo corpo
veniva scosso dai brividi, non quando un suo solo gesto la faceva
sentire in Paradiso.
Al diavolo la lezione della Cooman…
Harry era seduto al tavolo dei Grifondoro e stavo consumando
svogliatamente la sua colazione, non aveva dormito molto quella notte,
il dolore alla cicatrice non gli aveva dato tregua neanche per attimo.
“Harry?” la voce dolce di Ginevra lo fece voltare, si
specchiò dello sguardo verde della rossa e non potè non
sorriderle.
“Ehi, ciao Gin” la ragazza si sedette al suo fianco, e fece
scivolare una mano sopra quella del bambino sopravvissuto. “Tutto
bene?”
“Si, perché?” le chiese.
“Sembri strano, come se non hai dormito neanche un minuto”
“In effetti non ho dormito molto stanotte…” iniziò lui vago, non volava farla preoccupare.
“La cicatrice ti fa molto male?”. Bingo! Ma come faceva a
capirlo con un solo sguardo?! Il prescelto annuì senza parlare,
non c’erano bisogno di parole, Ginny aveva già capito il
problema.
Sentì le labbra della rossa sfiorargli la fronte, proprio dove
c’era il segno che gli aveva lasciato Voldemort quel lontano 31
ottobre. Istintivamente le passò un braccio intorno ai fianchi
per sentirla più vicina.
La ragazza abbassò lo sguardo, per incontrare quello di Harry e
gli sorrise. Si chinò sul suo volto e vi depositò un
bacio a fior di labbra, poi si allontanò. Si fissarono ancora
per qualche secondo in silenzio, fino a quando un gufo non
attirò la loro attenzione.
Si era fermato davanti al bambino sopravvissuto e lo guardava
porgendogli al zampa, il ragazzo gli sfilò la lettera dalla
zampa e gli accarezzò il petto.
Srotolò la pergamena e iniziò a leggere il messaggio.
Ciao Harry,
scusa se mi faccio sentire solo ora, ma eravamo parecchio impegnati.
Come promesso ho intenzione di
informarti di tutto quello che siamo riusciti a scoprire riguardo
l’attacco al Quartiere residenziale di Londra.
Ormai è ufficiale, altre alle
tre maledizioni senza perdono conosciute, se ne è agguinta
un’altra. Polverizza alcuni organi vitali, precisamente cuore e
polmoni. La vittima raggiunge la morte in pochi secondi, il tempo che
gli organi si consumino.
Stanno cercando di trovare qualcosa che possa attutire il colpo, ma non sono molto positivi.
Purtroppo non è facile, ma
possiamo trovare il lato positivo della cosa: siamo sicuri che siano in
grado di usarla pochissimi Mangiamorte, questo è certo.
Altrimenti il numero delle vittime sarebbe stato più alto.
Questa è una mia
considerazione personale, ma sicuramente sarai d’accordo con me.
Secondo me dietro a questa maledizione non c’è Lord
Voldemort in persona, ma lo zampino di Bellatrix Lastrange.
Cercherò di aggiornarti il
prima possibile, se so qualcosa in più. Anche se Molly non
è molto d’accordo.. ma sai come è fatta!
Saluta gli altri.
Lunastorta
Harry ripiegò la lettera e si lasciò sfuggire un sorriso,
senza dubbio adorava sempre di più il suo ex professore di
Difesa Contro le Arti Oscure.
“E’ una lettera di Lupin, mi ha informato
dell’attacco al quartire di Hermione” disse rivolgendosi a
Ginevra.
“Cosa dice?”
“Stanno cercando di scoprire qualcosa in più sulla nuova
maledizione che usano i Mangiamorte” il bambino sopravvissuto
notò lo sguardo impaurito della rossa, e le prese la mano,
“Stai tranquilla. Troveremo un modo per fermarlo. Fidati di
me”
“Io mi fido di te, Harry. E’ solo che ho paura per voi, e
per tutti quelli che affrontano il Signore Oscuro…”
Il grifondoro le prese il volto tra le mani, “Non ti preoccupare.
Troveremo il modo di fermalo. Te lo prometto. Questo periodo
finirà presto” le sussurrò accarezzandole le guance
e i capelli, lei lo abbracciò tremando. “Ehi Gin, non
piangere…”
“Io ho paura per te…” bisbigliò, mentre alcune lacrime iniziavano a rigare il suo volto.
“Non mi succederà niente, non ti preoccupare, non sono da
solo. Lo sai” le baciò una tempia, cercando di calmarla.
Lei lo strinse forte, cercando di calmare le lacrime, il giovane gliele
asciugò con le dita e le sorrise.
Le ricambiò titubante il gesto, poi si risistemò, notando il fratello entrare nella stanza.
“Ehi fratello, ciao Gin” li salutò sedendosi di fronte a Harry.
“Ehi” ricambiò il moro, mentre da sotto il tavolo non lasciava la mano della rossa.
“Hermione?” chiese Ron.
“Non saprei, non l’ho ancora vista” rispose Harry.
“Magari è con Lucas” intervenne Ginny, facendo
notare ai due ragazzi che il giovane Flatts non era presente in sala,
mentre Malfoy era tornato ad occupare il suo posto d’onore nella
tavolata verde-argento.
“Forse” intervenne Harry, “Leggi, me l’ha
mandata Lupin” disse porgendo la pergamente all’amico. Il
rosso lesse velocemente le righe scritta dal mannaro, poi posando il
foglio sul tavolo guardò il bambino sopravvissuto, “Io
sono d’accordo con lui”
“Si, ci stavo pensando anch’io. La Lastrange ne sarebbe capacissima”
“Già. Quella donna è pazza. Sarebbe capace di fare
di tutto. Conosce le Arti Oscure come le sue tasche”
Già… Harry lo
sapeva bene, quella donna le aveva portato via il suo padrino, Sirius
Black era caduto oltre il velo per colpa di quella Mangiamorte. Era sua
cugina, e nonostante quello l’aveva ucciso con l’Avada
Kedravra. In più prima di essere rinchiusa ad Azkaban aveva
anche torturato i genitori di Neville con la Maledizione Cruciatus fino
alla follia. Quella donna era folle, crudele, malvagia, spietata. Era
al pari di Lord Voldemort. Andava fermata, prima che sarebbe stato
troppo tardi.
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Capitolo 41 *** Lucida follia ***
26
40. Lucida follia
Bisogna stare attenti a quello che si chiede,
perchè potresti ottenerlo.
Rodolphus Lastrange varcò la soglia di Villa Malfoy con un passo
lento, ma fiero. Non degnò neanche di uno sguardo gli elfi
domestici, anzi se se ne trovava uno davanti, lo spostava senza troppa
grazia con il suo bastone. Il suo abito era interamente nero: scarpe,
pantoloni, camicia, giacca e mantello. Il suo sguardo era duro, serio,
severo.. non faceva mai trasparire nessuna emozione o sentimento. Non
riuscivi a leggervi niente. Mai. Solo una persona ci riusciva, e quella
persona lo aspettava nella loro stanza, seduta su una poltrona di pelle
nera, avvolta da un provocante vestito rosso, i lunghi capelli neri
come la pece le ricadevano lisci e composti sulle spalle e sulla
schiena. Lo stava aspettando con un un calice di vino vermiglio in
mano, e lo fissava con uno sguardo strano.
Lucida follia. Era questo che faceva trasparire quella donna crudele.
Lei la più fedele Mangiamorte del Lord Oscuro, spietata al pari
di Voldemort. Lei che non si faceva piegare da niente e da nessuno. Lei
che aveva fatto un patto con il diavolo in persona.
Lei, Bellatrix Lastrange.
Si alzò solo quando il marito si chiuse la porta alle spalle,
verso dell’altro vino in un calice e lo porse all’uomo, che
la ringraziò silenziosamente, facendolo solo un sorriso. Si
fissarono solo per qualche istante, poi la Mangiamorte parlò:
“Ebbene?”
“Gli Auror si stanno movendo, ma non stanno giungendo a nessuna conclusione. Siamo in una botte di ferro.”
“Non avevo dubbi” rispose con un ghigno crudele,
“E’ impossibile trovare un controincantesimo alla mia
maledizione. Non esiste. E’ uno spietato concentrato di Magia
Oscura. Nessuno riuscirà a trovare un modo per fermare la sua
avanzata”
“Lo so, mia Signora”
le sussurrò l’uomo avvicinansodi, mentre entrambi nello
stesso istante appoggiavano il bicchiere sul tavolino. In un solo
istante i loro corpi erano fusi l’uno con l’altro, mentre
le loro labbra si consumavano frenetiche.
La presenza di quella donna era intossicante e Rodolphus lo sapeva
bene, ma non poteva fare a meno di lei, la sua metà: sua moglie.
La donna che a soli sedici anni aveva deciso di dividere la sua vita
con lui, unendo così le loro famiglie: i Lastrange e i Black.
Due delle famiglie più in vista del Mondo Magico, due famiglie
di purosangue. Due grandi famiglie.
Bellatrix Black in Lastrange era crudele, spietata, malvagia, a volte
anche folle. Però svolgeva i suoi compiti in modo perfetto,
lucido. Per questo in tanti la definivano una lucida folle. La sua
presenza era determinate. Era un elemento fondamentale per la riuscita
della loro causa, della loro guerra. Di lei ti potevi fidare, non ti
avrebbe mai tradito, mai.
Quello che più amava, si Rudolphus Lastrange amava davvero sua
moglie, e anche lei lo amava, anche se non l’avrebbe mai ammesso
davanti a nessuno, tranne il giorno del loro matrimonio, quando
sigillarono la loro unione. Comunque quello che più amava di lei
era il suo essere sempre lei, il fatto che metteva anima e corpo in
tutto quello che faceva. Crudele e spietata, ma anche attraente,
appassionata, seducente.
La fissava distesa tra le lenzuola del loro letto, le lenzuola erano
rosse, come la passione che li aveva consumati un istante prima, con il
respiro ancora corto si avvicinò al suo volto per baciarla
follemente un’altra volta, mentre lei si stringeva al suo corpo
caldo. “Divino” si lasciò sfuggire la donna, mentre
si appoggiava al suo petto nudo, proprio all’altezza del suo
cuore. Il Mangiamorte le passò possessivamente una mano intorno
al fianco e la strinse a se, mentre lei intrecciava sensualmente le
gambe con le sue.
“Quando faremo il prossimo attacco?” le chiese.
“Presto”
“Quanto presto?”
“Non essere precipitoso, amore mio”
gli rispose alzandosi e facendo leva sulle braccia, si chinò
verso il suo viso e gli sussurrò contro le labbra, “Presto
sentirai ancora il dolce suono di un condannato a morte, non temere”. Spietata, senza pietà. Quella era la sua donna.
“Quanto sei crudele, Bella” constatò con un ghigno dipinto sul volto.
“Sempre” confermò lei senza allontanarsi. “Presto ci sarà la resa dei conti, lo so”
“E grazie a te, abbiamo la vittoria a portata di mano” le
disse, mentre l’afferrava per i fianchi e la faceva sedere a
cavalcioni sul di lui. “Già.. la vittoria, la gloria, il
trionfo. E la morte di Harry Potter” la Mangiamorte rise in modo
agghiacciante, inclinando la testa all’indietro. Rudolphus le
fece scorrere una mano sulla schiena liscia, soffermandola poi sulla
sua base, dove spiccava il suo tatuaggio: una rosa nera.
La donna si lasciò fuggire un gemito, mentre sentiva le labbra
del marito tracciare una scia di fuoco sulla sua pelle,
quell’uomo era la sua dannazione. E’ con quella convinzione che Bellatrix Lastrange si abbandonò ancora contro il corpo possente del marito.
I respiri affananti che avevano rotto il silenzio di quella stanza buia
di Villa Malfoy si erano placati, i due amanti erano ancora tra le
lenzuola, vicini. Bellatrix faceva scorrerre con lentezza il suo indice
sull’avambraccio sinistro del suo uomo, gli accarezzava il
simbolo della loro devozione, il Marchio Nero. Entrambi devoti alla
causa di Voldemort, entrambi con gli stessi obiettivi, entrambi con la
stessa malignità negli occhi, entrambi con un desiderio fisso
nella mente: il trionfo del Lord Oscuro.
“Insieme” disse Rudolphus.
“Come sempre” rispose Bellatrix.
Un ghigno crudele era disegnato sui volti dei due Mangiamorte.
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Capitolo 42 *** I Mangiamorte si muovono ***
269
41. I Mangiamorte si muovono
Erano quasi le cinque di mattina, Londra dormiva ancora. Una nebbia
tenue avvoltegava la capitale dell’Inghilterra, il suo manto
offuscato le dava un’aria sinistra, soprattutto al Tower Bridge,
il grande ponte sul Tamigi.
Le strade erano quasi del tutto deserte, solo poche persone di
muovevano veloci per le via della città ancora addormentata e
silenziosa.
Tre persone incappucciate, vestite interamente di nero, camminavano lentamente sul ponte.
“Quando agiremo?” chiese il primo, mentre si appoggiava al muro, accendendosi svogliatamente una sigaretta.
“Non appena Bellatrix ci darà il via” rispose un secondo incappucciato, restanto davanti al primo.
“Antonin dovresti smettere di fumare, è un vizio così babbano” intervenne il terzo Mangiamorte.
Dolohov in risposte gli soffiò il fumo in faccia e fece un
ghigno, “I miei vizi sono affari miei, Nott. Non ti azzardare
più a paragonarmi a uno schifoso gabbano però, altrimenti
saranno guai seri per te”
Nott trasalì, ma non gli diede una risposta, si appoggiò anch’egli in silenzio al muro.
Quel giorno avrebbe attaccato nuovamente Londra, su due fronti diversi.
L’ordine del Lord Oscuro era stato chiaro: un altro avvertimento,
quindi non si dovevano fare troppi morti.
Dovevano solo aspettare il via di Bellatrix. Il piano era di attaccare
contemporaneamente, cosi avrebbero sfruttato l’effetto sorpresa e
gli Auror non sarebbero riusciti a fermarli.
La stazione di King’s Cross quella mattina non era molto
affollata, d'altronde erano solo le sei di mattina, ma a loro non
importava. Il panico l’avrebbero scatenato lo stesso.
Bellatrix Lastrange camminava silenziosamente sul pavimento della
stazione, al suo fianco Rodolphus le teneva un braccio intorno alla
vita. Alle loro spalle camminavano Lucius Malfoy e Rabastan Lastrange.
“A che ora attacchiamo, Bella?” chiese il biondo Mangiamorte.
“Presto, non essere ansioso” gli rispose la strega. I tre
uomini erano avvolti dal mantello nero e avevano il viso coperto dalla
maschera dei Mangiamorte, Bellatrix invece indossava un vestito lungo
nero e sulle spalle aveva un pregiato mantello nero, il viso era
scoperto e i capelli le ricadevano leggeri sulla schiena, confondendosi
con il colore dei suoi abiti. I suoi occhi neri era lucidi per la
trepidazione e sul suo viso era dipinto un ghigno crudele, che avrebbe
fatto tremare chiunque.
Si fermarono di fianco al cartello che indicava il binario 9 e 10 e si
appoggiarono al muro in silenzio. Non era ancora il momento, ma presto
si sarebbe scatenato l’inferno.
Harry James Potter si alzò di scatto a sedere sul letto. Il
volto completamente sudato, il respiro corto e affannoso, il cuore che
gli batteva all’impazzata e un atroce dolore alle tempie. Si
portò una mano tremante sulla cicatrice a forma di fulmine, che
pulsava terribilmente, e quando ritrasse la mano i suoi occhi si
tinsero di paura: sangue.
La cicatrice sanguinava, gli faceva un male tremendo, la testa gli
doleva e gli girava. Non si era mai sentito così male. Si
alzò tremante e incontro lo sguardo spaventato di Ron.
“Harry?” lo chiamò affiancandosi in un istante
all’amico. Il ragazzo si appoggiò alla sua spalla e lo
fissò, i suoi occhi erano lucidi, troppo lucidi. Stava
soffrendo.
“Voldemort”
sussurrò solo, prima di svenire tra le braccia del rosso, che in
un secondo, senza perdere la calma svegliò i suoi compagni di
casa, che lo aiutarono a trascinarlo fuori dall’infermeria mentre
lui andava velocemente nell’ufficio di Albus Silente.
Il Marchio Nero pulsava. Il richiamo di Lord Voldemort si fece sentire
al braccio sinistro di ogni Mangiamorte. Era ora. Bellatrix rise in un
modo sprezzante e poi con gli occhi colmi di eccitazione disse:
“E’ ora di dare inizio alle danze” si rivolse ai tre
uomini di fronte a lei, mentre con un solo gesto alzava il braccio
sinistro con la bacchetta in mano, “Morsmordre” un fascio di luce verde uscì dall’arma della donna e illuminò il cielo.
“E’ il segnale” disse Nott guardando il cielo, dove splendeva il Marchio Nero, simbolo di Lord Voldemort.
I tre incappucciati presero in mano le bacchette e urlarono all’unisono: “BOMBARDA!”.
La parte di ponte colpita dal fascio dell’incantesimo esplose,
sotto lo sguardo stupito, spaventato e impaurito di molti babbani, che
iniziavano a muoversi sul Tower Bridge.
Lo stesso delirio si poteva vedere all’interrno della stazione di
King’s Cross, dove i quattro Mangiamorte stavano scatenando il
panico, senza però fare troppe vittime. D’altronde anche
quello era un avvertimento, un modo per far capire al bambino
sopravvissuto e a tutti quelli che lo sostenavano, che dovavano
iniziare a tremare. Perché il Lord Oscuro aveva finalmente mosso
le sue file. Ormai la guerra era iniziata.
Il quartier generale del corpo degli Auror era in movimento, il
generale Cray spartiva ordini a destra e a sinistra. “Smith, la
tua squadra e quella di Gabriel va al Tower Bridge. Kingley, tu e
quella di Tonks andate alla stazione di King’s Cross”.
“Sissignore!”
Gli auror si smaterializzarono in un attimo, diretti ai posti
assegnati. Amelia e Richard Flatts si scambiarono un’occhiata e
si scomparvero anche loro. Dovevano muoversi, o sarebbe stato troppo
tardi.
Non potevano permettersi di arrivare in ritardo anche questa volta. Non
appena la notizia dell’avvistamento del Marchio Nero era arrivata
al quartier generale, la maggior parte degli ufficiali era stata
spedita su i due fronti attaccati.
Sarebbero arrivati in tempo?
Hermione con gli occhi lucidi teneva stretta tra le sue mani, quella
inerte del bambino sopravvissuto, sul suo volto era dipinta
un’espressione sofferente. La cicatrice aveva smesso quasi subito
di sanguinare, ma non dava segno di voler smettere di pulsare, Harry
continuava a dimenarsi nel letto dell’infermeria, mentre Madama
Chips gli passava un panno umido sulla fronte. Ai lati del letto
c’erano Ron e Ginevra Weasley e Albus Silente. Il preside della
scuola guardava il prescento con uno sguardo addolorato, possibile che
un ragazzo soffrisse cosi tanto per colpa di un folle?
“Albus!” la voce agitata di Minerva McGranitt li fece
voltare tutti quanti, la strega correva nella direzione del mago, si
fermò a pochi passi da lui. “Cosa è successo
Minerva?”
“Il Marchio Nero è stato evocato” disse lei con una
voce carica di tensione, “I Mangiamorte stanno attaccando su due
fronti diversi”
“Dove?” chiese Madama Chips titubante, guardando
l’insegnate con uno sguardo che lasciava trasparire la sua ansia.
“King’s Cross e il Tower Bridge”
“Santo Merlino” si
lasciò sfuggire Ron lasciandosi cadere sul letto di fianco a
quello dell’amico. Ginevra si sedette di fianco a lui
prendendogli una mano tra le sue tremanti. Il fratello gliela strinse
forte, mentre si scambiava uno sguardo con Hermione.
La grifoncina non disse una sola parola. Il suo cuore batteva furiosamente, perché?
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Capitolo 43 *** Impotenza ***
2698
42. Impotenza
La stazione di King’s Cross era in fiamme quando gli Auror
arrivarono, “Mio Dio..” si lasciò sfuggire Tonks
guardando il disastroso spettacolo che si trovavano davanti.
Il fuoco stava divorando gran parte dei binari 9 e 10, ma si stava anche espandendo verso gli altri.
“Aguamenti” urlarono due auror della sua squadra, cercando in tutti i modi di fermare l’avanzata delle fiamme.
“Dove sono qui bastardi?” un auror si era avvicinato alla ragazza con i pugni chiusi e la bacchetta in mano.
“Stai calmo, maggiore Right. La rabbia non porta a niente. Dobbiamo restare sempre vigili”
“BOMBARDA!”
Quella voce apparteneva solo ad una persona, Tonks si voltò di
scatto e la vide. Bellatrix Lastrange, in piedi sul tetto della
banchina del binario 7 aveva fatto saltare in aria gran parte del
binario.
“Capitano!” la giovane si voltò verso un altro
ufficiale, “Le fiamme non si spengono, non riusciamo a
fermarle”
“Acqua Eructo”
l’incantesimo arrivò dalle loro spalle, si voltarono e
Tonks si lasciò sfuggire un sorriso: “Remus!” Remus
Lupin le sorrise senza perdere di vista le fiamme.
Un’altra fattura proveniente da un altro tetto li sfiorò,
Lucius Malfoy aveva un ghigno crudele dipinto sul volto. Scese con un
balzò sulla binario e si avvicinò a Rabastan Lastrange ed
insieme lanciarono un altro bombarda contro un gruppo di persone che
guardava la scena terrorizzata.
“NO!!”
L’eco dell’esplosione risuonò per alcuni minuti, poi
lo scoppiò delle urla di disperazione e di dolore riempì
il silenzio della stazione.
Tonks e gran parte strinsero i pugni, “Dannazione! O arriviamo troppo tardi o ce la fanno sotto al naso!”
La risata malvagia di Bellatrix risuonò sopra le urla dei
babbani colpiti, scese con grazia dal tetto e si affiancò a suo
marito, “Questo è un altro avvertimento”
iniziò lui. “L’Oscuro Signore si sta preparando per
la battaglia finale” continuò la Mangiamorte, “Non
ce la farete a batterci. Non adesso che siamo superiori, non adesso che
abbiamo un asso nella manica. A presto, perdenti!” con queste
parole i quattro incappucciati scomparvero in una nuvola scura.
“Merda!” sbottò Kingley, “Muoveti, andate ad
aiutare i civili, presto!” ordinò ai suoi. Gli Auror si
mossero il più in fretta possibile verso il luogo
dell’esplosione e cercarono di aiutare, anche con la magia, il
maggior numero di babbani.
Remus Lupin riuscì a spegnare le fiamme e a salvare il
salvabile. Abbassò la bacchetta e si avvicino a Tonks,
“Tutto bene?” le chiese.
“NO! Niente va bene!” urlò la donna, “Ci
facciamo sempre sorprendere! Anche adesso non siamo riusciti a fare un
bel niente! L’unica cosa che siamo in grado di fare è
spegnere gli incendi e spostare qualche maceria! Non possiamo andare
avanti cosi! Come possiamo definirci i difensori del Mondo Magico,
quando non siamo neanche in grado di fermare quattro fottuti
Mangiamorte!”
“Calmati”
“Non serve! Mi sento impotente!”
“In questo momento lo siamo tutti Dora”
“Non posso permettere una cosa del genere, diamine! Sono un Auror!”
“Ti capisco benissimo, purtroppo però al momento non
possiamo fare altro” le disse sconsolato il mannaro,
accarezzandole una guancia. Tonks sospirò, senza ribattere. Non
poteva farlo, quello che aveva detto Lupin corrispondeva alla triste
realtà.
Richard e Amelia Flatts si smaterializzarono all’inizio del Tower
Bridge, gli altri auror erano già in azione. C’era chi
soccorreva i civili e chi fronteggiava i Mangiamorte.
Il capitano pronunciò un incantesimo non verbale e fermò
la caduta di un grosso pezzo di marmo, che avrebbe colpito una parte di
strada dove si erano rifugiati motli babbani, Amelia impugnò la
bacchetta e pronunciò un incantesimo che colpì un
mangiamorte alle spalle. I cognugi Flatts si smaterializzarono accanto
al ferito e lo incatenarono, l’incappucciato li guardò con
uno sguardo di sfida, poi con un ghignò strafottente disse:
“Non avrete nessuna informazione da me”
“Fermo!” urlò Amelia, ma era già troppo
tardi, il mago aveva già tirato l’ultimo respiro.
“Cianuro” constatò Richard.
“Maledizione!” sbottò la strega allontanandosi dal corpo, ormai privo di vita, del Mangiamorte.
I rumori della battaglia si erano placati, i due Auror si voltarono e
Smith si avvicinò a loro: “I danni per fortuna non sono
gravi. Il numero dei feriti è alto, ma per fortuna non ci sono
vittime. I medimaghi sono arrivati in tempo”
“Almeno loro” ammise Richard.
“I Mangiamorte?” chiese Amelia.
“Spariti. I pochi che siamo riusci a catturare…”
“Si sono suicidati” concluse per lui il capitano.
“Precisamente. Non siamo riusciti ad impedirlo”
“D’accordo, sistemate qui, poi tornate al quartier generale”
“Sissignore”
Amelia e Richard si guardarono per un istante negli occhi, poi si smaterializzarono al Ministero.
Lord Voldemort era seduto sulla sua solita poltrona, mentre accarezzava
il muso di Nagini teneva gli occhi chiusi. Li aprì solo quando
un leggero bussare gli fece intendere che i suoi fedeli servitori erano
tornati.
“Avanti”
La porta si aprì da sola e all’interno della stanza entrarono Bellatrix, Rodolphus, Rabastan e Lucius.
“Spero che mi portiate buone notizie”
“Si mio Lord” rispose Lucius, “Noi quattro abbiamo
attaccato King’s Cross, mentre il gruppo di Nott ha fatto
esplodere il Tower Bridge”
“L’obiettivo che volevamo raggiungere” intervenne Lastrange, “E’ stato raggiunto”
”Abbiamo parlato con gli Auror e abbiamo riferito il vostro
messaggio” continuò Bellatrix, “Non ci sono state
molte vittime, non abbiamo usato nuovamente il nostro asso nella
manica, ma il panico è stato comunque diffuso”
“Eccellente” disse Voldemort con un ghigno, “Perdite?”
“Tre mio signore” rispose Rabastan. “Si solo suicidati, perché erano stati catturati”
“Capisco” riprese il mago, “Potete andare”
I quattro Mangiamorte annuirono e si congedarono in silenzio.
“Un’altra vittoria, mio signore”
“Avevi dubbi mia cara? Stiamo colpendo l’animo di tutti i maghi, ma specialmente quello degli auror. Si sentono impotenti”
“E’ quello che volevate”
“Certo, quello che voglio, io lo ottengo” concluse il Lord Oscuro, richiudendo gli occhi, mentre si lasciava sfuggire una risata priva di sentimento.
Harry James Potter aprì debolmente gli occhi, le sue iridi si
specchiarono in due occhi azzurri, nascosti da due lenti a mezzaluna.
“Bentornato tra noi, Harry” Albus Silente era seduto sul
bordo del suo letto, “Sono riuscito a convincere i tuoi amici ad
andare a mangiare qualcosa”
Il bambino sopravvissuto si mise lentamente seduto sul letto, “La.. cicatrice ha..”
“Sanguinato, lo so”
“E’ un brutto segno”
“Io lo interpreterei come l’ennesimo avvertimento di Lord
Voldemort” confessò il preside, “Stamattina
all’alba i Mangiamorte hanno attaccato la stazione di
King’s Crosse e il Tower Bridge”
“Cosa?”
“Purtroppo si, ma non ti devi preoccupare. Stranamente non ci
sono state vittime. Solo feriti” continuò il mago,
“Certo non è bello da sentire neanche questo,
però poteva andare peggio. Gli unici morti sono stati tre servi
di Voldermort, perché hanno preferito la morte alla
cattura”
Harry fissò Silente negli occhi senza parlare. “So come ti
senti Harry, in questo periodo ci sentiamo tutti in questo stato”
“Professore mi sento impotente”
disse lui, “Non facciamo nulla, arriviamo sempre tardi. Quelli
che ci rimettono sono sempre e solo gli innocenti e non facciamo mai
niente di buono”
“Lo so figliolo, ma bisogna mantenere acceso un briciolo di speranza. Altrimenti è la fine”
“Ha volte è difficile”
“Lo so. Nulla è facile” il mago si alzò e gli
appoggiò una mano sul capo, “Adesso cerca di
tranquillizzarti e ripostati” si congedò con un sorriso.
Il bambino sopravvissuto si lasciò sfuggire un sospiro e poi
richiuse gli occhi, scivolando in un sonno senza sogni.
Spazio per me...
Bene gente, credo che sia anche giunta l'ora di fare un pò di ringraziamenti...
Innanzi tutto alla Mè, alla Isa e alla Marti. Che mi hanno sempre sostenuto a scrivere sia questa ff, che le altre.
Un'altro ringraziamento va alla mitica Speedy, spero che torni presto
dalle vacanze, perchè mi mancano i tuoi commenti kilometrici e
senza senso!
Poi voglio ringraziare tutti quelli che mi hanno lasciato un commento e
tutti quelli che mi hanno messo tra i preferiti. Grazie! Un bacione a
tutti, HiL
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Capitolo 44 *** Il bambino sopravvissuto ***
26448
43. Il bambino sopravvissuto
Io non voglio insegnarti la vita,
perché ognuno la impara da se.
Hermione Jane Granger e Ronald Billius Weasley stavano camminando
fianco a fianco nel corridoio che li avrebbe condotti in infermeria.
Avevano deciso di saltare il pranzo per passare un po’ di tempo
con il bambino sopravvissuto.
Entrarono in silenzio nella stanza, Harry era l’unico studente
nella stanza, si era spostato nel letto più vicino alla
finestra. Il suo sguardo verde fissava un punto indefinito
all’orizzonte. Si accorse di loro quando furono a pochi passi da
lui.
“Ciao” sussurrò rivolto ai due grifondoro. I due gli sorrisero titubanti, poi si sedettero sul letto.
“Come stai?” gli chiese Hermione.
“Come vuoi che stia” parole fredde, senza sentimento, dette con un tono vuoto, spento, ma sofferente.
“Ehi amico, possiamo capire come ti senti” cercò di
intervenire Ron, notando le iridi, ormai sull’orlo delle lacrime,
della ragazza.
“No, voi non lo sapete”
“No, non lo sappiamo, ma tu puoi spiegarcelo. Puoi sfogarti, noi ti possiamo capire”
“No, non potete capire. Voi non lo sentite dentro di voi”
disse Harry guardandoli in un modo strano, i suoi occhi non avevano mai
assunto quell’espressione: erano freddi, vuoti, primi di ogni
genere di emozione.
Hermione si avvicinò piano a lui e gli accarezzò
dolcemente una guancia, mentre si sedeva sul bordo del letto,
“Ascoltami Harry” iniziò con calma, conun tono di
voce rassicurante, “Hai ragione, noi non sentiamo quello che
provi tu, però possiamo aiutarti. Siamo sempre stati insieme noi
tre, nessuno è mai riuscito a dividerci. E non credo proprio che
Lui ci riuscirà. Non voglio dirti come affrontare questo dolore,
perché non lo so neanch’io. È una lotta che devi
intraprendere da solo, devi scoprire dentro di te il modo per
annientarlo. Però questo non vuol dire che non ti siamo vicini.
Noi non ti lascero mai, chiaro?!” concluse con un piccolo sorriso
timido.
“Herm ha ragione” intervenne Ron, appoggiandogli una mano
sulla spalle, “Non capiamo quello che senti, ma ti siamo vicino.
Non ti lasciamo da solo. Ne abbiamo passate tante insieme e ce la siamo
sempre cavata. Questa situazione non è diversa dalle
altre”
“Mi sento inutile” si lasciò sfuggire Harry.
“Anche noi. Non credere che per noi sia diverso. Ci sentiamo
delle semplici esche, delle pedine nelle mani di qualcuno” disse
Ron, sedendosi sul lato opposto a quello di Hermione.
“L’attacco di oggi è stato un altro
fallimento” disse il grifondoro sconsolato, “Si sono fatti
sorprendere un’altra volta, anche quando erano sul posto. I tre
Mangiamorte che hanno catturato, si sono suicidati. SOTTO I LORO OCCHI!!”
“Harry, cerca di calmarti” gli disse Hermione, visibilmente preoccupata.
“Non ce la faccio. Non ce la faccio veramente più. Sono
stanco” il bambino sopravvissuto si rifugiò
nell’abbraccio che gli riservò Hermione, nascose il viso
nel suo collo e la strinse forte. Lei in risposta gli accarezzò
i capelli neri, cercando di calmare i suoi fremiti. Si scambiò
uno sguardo preoccupato con Ron, che guardava l’amico con
un’espressione triste e angosciata.
“Troveremo il modo di fermarlo”
“E se non ci riuscissimo”
“Ce la faremo”
“Sta diventando sempre più forte”
“Ascoltami” gli disse Hermione prendendogli il viso tra le
mani e fissando i suoi occhi d’oro nei suoi verdi,
“Dobbiamo mantere viva la speranza, altrimenti è la fine.
Lo so io, lo sa Ron e lo sai anche tu”.
“Si lo so, ma…”
“Niente ma fratello. Vedrai troveremo il modo per eliminarlo”
Il trio si scambiò una sguardo, poi Ron allungò una mano con il palmo rivolto verso il basso, “Insieme”
“Si” annuirono gli altri due, unendo le loro mani.
Io so che il tuo spirito è vivo,
e mi giuderà sempre…
tu sei con me!
Il giorno volgeva quasi al termine e Harry Potter era ancora in
infermeria. Madama Chips aveva deciso che avrebbe trascorso li la notte
e poi la mattina dopo l’avrebbe dimesso.
Il bambino sopravvissuto stava guardando fuori dalla finestra, il sole stava ormai tramontando.
Aveva ripensato per tutto il pomeriggio alle parole dei suoi amici, ed
era convinto del fatto che avessero ragione. Allora cos’era
quella sensazione? Solitudine….
Si sentiva solo, abbandonato a se stesso.
Perché poi, Ron ed Hermione gli avevano giurato che non si
sarebbero mai separati, non l’avrebbero mai abbandonato. Oltre a
loro poi c’era Ginevra, i membri dell’Ordine della Fenice,
la famiglia Weasley, Silente, Remus Lupin..
E allora perché si sentiva solo, si sentiva mancare qualcosa…
Gli mancavano i suoi genitori, Sirius…
Perché il destino era stato così crudele con lui?
Perché gli aveva strappato via i suoi genitori? Perché
aveva permesso a Bellatrix Lastrange di portagli via anche il suo
padrino.
Perché?
Una lacrima solitaria gli percorse il profilo della guancia.
Perché non era forte come James?
Perché non era coraggioso come Sirius?
Perché non era calmo come Lily?
La porta di legno si aprì lentamente e sulla soglia, illuminata
dagli ultimi raggi di sola, c’era lei: Ginevra Weasley. Era
bellissima. Il sola faceva uno strano gioco di colore sui suoi capelli
ramati, la sua figura era tutto illuminata, come se risplendesse di
luce propria.
Si avvicinò piano a lui e senza dire una parola, si sedette sul suo letto e lo abbracciò.
Harry si ancorò a quell’abbraccio come un naufrago,
strinse forte la giovane a se e nascose il viso nell’incavo della
sua spalla.
“Ho avuto paura” sussurrò Ginevra al suo orecchio, “Credevo che.. pensavo…”
“Sshh” le disse lui, appoggiandole un dito sulle labbra, “Sto bene..”
“Questo non è vero” gli rispose allentandosi da lui
per guardarlo negli occhi. Harry si sedette meglio sul letto e le fece
posto, la ragazza si sedette al suo fianco, mentre si appoggiava alla
sua spalla, “Non stai bene. Lo capisco del tuo sguardo, è
stanco, spento.. quasi vuoto”
“Sono stanco Gin” confessò lui, “Non ce la faccio. Non da solo”
“Non sei solo”
“Lo so, ma è cosi che mi sento”
“Cosa vuoi dire?” gli chiese dolcemente, mentre gli accarezzava una guancia.
“Mi sento abbandonato a me stesso. La mia mente mi dice che non
è vero, ma il mio cuore si sente schiacciato. Mi sembra di non
avere nessuno” tirò un sospiro e poi continuò,
“La verità è che non mi sento all’altezza
della situazione… non sono forte come mio padre, non ho la calma
di mia madre, non ho il coraggio di Sirius. Mi sento a terra senza di
loro, senza la loro presenza mi sento vuoto”
“Loro sono con te” rispose piano la giovane, appoggiandogli
una mano sul cuore. “Sono sempre con te. Lo sai. Il loro spirito
non ti ha abbandonato”
Harry appoggiò una mano sul quella di Ginny senza allontanarla
dal suo petto, il suo cuore batteva lento e regolare. Era un ritmo
rilassante. La rossa si sporse verdo di lui e gli diede un lieve bacio
a fior di labbra, “Non sei solo Harry. Non lo sei ora, e non lo
sarai mai”
Il bambino sopravvissuto le fece scorrere una mano sul collo e la
fermò sulla sua nuca, la condusse dolcemente contro le sue
labbra e la baciò: un bacio disperato, ma che al suo interno
racchiudeva anche amore.
“Non mi lasciare” le sussurrò contro le labbra.
“Non ti lascio” gli rispose, distendendosi al suo fianco,
facendogli appoggiare la testa sul suo petto, “Resto qui, con te.
Non me ne vado” gli bisbigliò accarezzandogli lentamente i
capelli.
“Grazie” rispose lui socchiudendo gli occhi. “Ti amo”
sussurrò, con la voce impastata dal sonno e dalla stanchezza. Il
cuore di Ginevra battè più forte. Lo strinse maggiormente
a se e chiuse anche lei gli occhi.
Scivolarono così tra le braccia di Morfeo, abbracciati, vicini, uniti.
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Capitolo 45 *** Mortea Istantanea ***
265897
45. Mortea Istantanea
Bellatrix Lastrange sorseggiava con calma il vino rosso da un calice di
cristallo. Era seduta sulla sua poltrona preferita, nella sua stanza,
il buio l’avvolgeva, solo alcune candele illuminavano la stanza
dandogli un atmosfera sinistra. Le pareti erano scure, come la maggior
parte dei mobili, il letto a baldacchino aveva il copriletto nero e le
lenzuola vermiglie.
La donna aveva gli occhi chiusi, i capelli neri si confondevano con il
vestito del medesimo colore che indossava. Il lieve bussare le fece
socchiudere gli occhi. “Avanti”
La porta si aprì da sola e vi entrò il Lord Oscuro in
persona. “Mio Signore” esclamò la donna alzandosi di
scatto.
“Tranquilla Bella, evita i convenevoli” le disse mentre si
sedeva di fronte alla donna, versandosi con la telecinesi un po’
di vino. Lo sorseggiò lentamente mentre le faceva segno di
risedersi, la donna gli ubbidì e lo fissò. Lord Voldemort
non dava cenno di voler parlare, la scrutava con quegli occhi rossi,
mentre sul suo viso c’era dipinto il solito ghigno crudele.
“Posso fare qualcosa per voi, mio Signore?”
“No, non sono qui per farti delle richieste” disse il mago,
“Sono qui perché mi voglio complimentare con te”
“Mi lusingate… ma posso chiedervi il motivo?”
“Mortea Istantanea” le sibilò lui con un ghigno,
“Non potevi trovare un nome più indicato”
Bellatrix si lasciò sfuggire un sorriso compiaciuto, la sua maledizione era eccezionale, lo sapeva bene.
“Solo una donna come te poteva creare una maledizione così
portentosa” continuò il Lord Oscuro continuando a
sorseggiare la sua bevanda.
“Mi rendete molto felice”
“Bella, sei tu che mi rendi felice” disse il mago alzandosi
in piedi e dirigendosi verso la porta, “Sono venuto qui solo per
dirti questo. Ovviamente quando il mio potere si sarà ampliato
ed Harry Potter sarà sconfitto.. Mi ricorderò di te”
“Grazie mio Signore, ne sono onorata” rispose lei chinando il capo.
L’uomo sorrise e poi sparì.
Bellatrix si lasciò sfuggire una piccola risata, poi si
versò dell’altro vino. Lo bevve tutto in un sorso e poi
chiuse gli occhi.
I sotterranei di Malfoy Manor erano veramente sinistri, ma Bellatrix non aveva mai avuto paura di niente.
Dopo aver passato tutti quegli anni ad Azkaban, nulla sarebbe riuscito a farle provare ancora terrore.
Niente e nessuno riusciva a spaventarla.
Camminava avvolta da un alone scuro, mentre si dirigeva verso il laboratorio oscuro.
Entrò socchiudendo la porta: la stanza non era grande, spoglia ed era illuminata da tre candele.
Il luogo migliore che potesse avere per creare.
Si, perché lei doveva creare
una maledizione per il suo Signore, il Lord Oscuro le aveva fatto una
richiesta, le sue parole le risuonavano ancora nella mente.
“Ti
assegno un incarico importante Bella, dovrai crearmi una nuova arma,
non mi interessa quanto tempo impiegherai. Prendi tutto il tempo che ti
sarà necessario, ma la voglio devastante. Deve far tremare
chiunque. Deve essere distruttava, senza pietà.”
Dopo avergli detto quelle parole si
era alzato e le si era avvicinato, si era chinato verso il suo orecchio
e le aveva sussurrato: “Stupiscimi”.
Per questo sarebbe rimasta in quella stanza fino a che non avrebbe trovato l’incantesimo che avrebbe fatto al caso suo.
Apri un gran numero di libri proibiti
sul tavolo in legno grezzo che c’era al centro della stanza.
Iniziò a sfogliare i libri di Magia Oscura cercando ispirazione
in vecchi sortilegi, incantesimi e fatture.
Ma niente faceva al caso suo.
Doveva stupire Lord Voldemort, non
sarebbe stata un’impresa facile. Ma lei, Bellatrix Lastrange,
adorava le sfide. Avrebbe accontentato il suo Signore, certo.
L’avrebbe fatto, anche a costo di restare in quella stanza per
settimane intere.
Rimase in quella stanza per una settimana intera, ma ne valse la pena.
Il risultato era stupefacente.
Mortea Istantanea, l’aveva
chiamata così perché era questo l’effetto che
faceva. La vittima sarebbe morta in pochi attimi, il tempo di emanare
l’ultimo respiro e rendersi conto della fine.
Doveva ammettere che aveva sudato per creare quell’incantesimo, non era stato per niente facile.
Si sentiva stanca, affaticata…
ma il risultato era davvero eccellente. Sicuramente Lord Voldemort
avrebbe apprezzato, ne era sicura.
L’aveva provato su diversi prigionieri, ma solo all’ultimo tentativo aveva raggiunto il risultato che sperava.
E adesso ci sarebbe stato il giudizio
del suo Signore. Sarebbe arrivato a minuti, nel frattempo nella stanza
erano presenti Lucius Malfoy che teneva stretto un prigioniero,
probabilmente un mezzosangue o un babbano, Rodolphus Lastrange e suo
fratello.
Una lieve nube nera annunciò
l’arrivo del Lord Oscuro. I quattro Mangiamorte si inchinarono
alla sua entrata, “Mio signore..” disse Bellatrix,
“Finalmente sono giunta ad un risultato soddisfacente”
“Bene, sono ansioso di vedere il tuo operato” le rispose il mago, sedendosi su una poltrona sbiadita.
“Subito” la donna fece un cenno a Lucius che lasciò libero il prigioniero.
“La prego.. non lo faccia… la supplico” continuava a sussurrare l’uomo, “La prego.. abbia pietà”
Bellatrix estrasse la bacchetta e la
puntò contro il prigioniero, si lasciò sfuggire un ghigno
crudele, poi sussurrò: “Mortea Istantanea”
Un lampo di luce nera uscì
dalla bacchetta e colpì l’uomo dritto nel centro del
petto, i suoi occhi si spalancarono mentre veniva scaraventato contro
il muro. La guardò con uno sguardo spaventato, poi stringendosi
una mano sulla gola si accasciò al suolo, restando fermo,
immobile. Il suo corpo non si muoveva più, non respirava, i suoi
occhi erano diventati bianchi. Era morto.
I tre uomini restatono ammutoliti
dalla potenza dell’incantesimo, Lord Voldemort si alzò e
decretò: “Eccellente. Ottimo lavoro Bella, mi hai
veramente stupito”
“Mi rende molto felice mio Signore” rispose la donna, chinando il capo.
“Voglio che per il momento la insegni solo ai presenti in questa stanza”
“Certo mio Signore”
Bellatrix Lastrange aprì gli occhi neri, sorrise ripensando al
giorno che finalmente l’aveva portata a produrre la sua
maledizione. Spostò l’attenzione verso il letto,
così facendo i suoi occhi si specchiarono in quelli profondi del
marito.
Lui vedendo che si era destata, si alzò dal letto e si
avvicinò lentamente a lei, appoggiando una mano sulla testata
della poltrona si chinò sulle sue labbra e la baciò.
Bellatrix non gli fece attendere per molto una risposta,
allacciò le braccia intorno al suo collo e si sollevò per
avvicinarsi maggiormente a lui.
Rodolphus le passò un braccio sotto le gambe e la sollevò
dalla poltrona, fecendola stendere un secondo dopo sul letto, senza
allontanare le labbra dalle sue.
La donna gli sorrise in maniera complice e lo attirò
maggiormente a se, fondendo i loro corpi con un solo movimento. La
lussuria le fece dimenticare, per qualche ora, la promessa di Lord
Voldemort.
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Capitolo 46 *** Lips of an Angel ***
289+4
46. Lips of an Angel
Harry James Potter aprì gli occhi di scatto, il dolore alla
cicatrice era ancora forte, ma la ferita per fortuna non sanguinava.
Si guardò in giro e constatò di essere ancora in
infermeria, si voltò verso la sua sinistra, Ginevra Weasley era
li, di fianco a lui, come gli aveva promesso. Sorrise, la rossa dormiva
appoggiata alla sua spalla, mentre la sua mano copriva la sua.
Le diede un lieve bacio sulla tempia, poi cercò di richiudere
gli occhi, ma un movimento della giovane gli fece riaprire gli occhi,
in questo modo si specchiò in quelli verdi della ragazza.
“Tutto bene?” gli sussurrò lei.
“Si, tranquilla” le rispose, poi un’altra violenta fitta gli fece trattenere il fiato.
“Tu non stai bene, dannazione!” eslamò Ginny
sollevandosi per farlo sdraiare decentemente, bagno un panno
nell’acqua fresca e glielo appoggiò sulla fronte.
“Signorina Weasley cosa sta succedendo?” la voce di Madama
Chips li fece voltare, “Signor Potter!” scattò lei,
notando la sua espressione sofferente.
Il bambino sopravvissuto non disse una parola, il dolore stava
crescendo sempre di più. Possibile che gli facesse cosi male?
Cosa diamine stava architettando quel folle di Voldemort? A cosa stava
pensando?
“Harry…” la voce di Ginevra era lontana, si
voltò versò di lei, ma vide solo le sue labbra color
ciliegia sussurrare una sola parola: “Amore”. Poi il nero lo avvolse ancora, trasportandolo in un sonno ricco di incubi, o almeno questo credeva...
Sentiva urla.
Provava dolore.
Fiutava l’odore del sangue.
Però, non vedeva niente, il nero lo avvolgeva.
Era consapevole però che in quel luogo ignoto c’era qualcuno. E quel qualcuno stava soffrendo terribilmente.
Stava camminando lentamente.
Portava le mani avanti per cercare di capire dove si trovasse.
Non riconosceva quel luogo.
Non capiva da dove provenissero le grida.
Non riusciva a riconoscere il proprietario di quella voce.
Camminava.
Harry James Potter camminava.
Inconsapevole di quello che sarebbe successo dopo…
“Cosa significa che è in uno stato di trans?!” la voce di Ron risuonò in tutta l’infermeria.
“Quello che ho detto Signor Weasley” la voce di Madama
Chips era bassa, anche lei non riusciva a spiegarsi quel peggioramento,
non era mai successo.
Ginny stringeva la mano inerte di Harry mentre lo guardava con
apprensione. A stento sentiva la voce di suo fratello che urlava contro
l’infermiera.
Hermione era in piedi di fianco al rosso e cercava, invano, di calmare l’amico.
“Ron, non ha senso urlare” cercavi di dirgli, “Non risolverà la situazione”
“Ma come è possibile che gli sia successa una cosa del
genere?!” urlò lui, “Potrebbe essere in pericolo! Se
fosse a causa di Voldemort?!”
“Questo lo escluderei Signor Weasley” la voce di Silente li fece voltare.
“Perché?”
“La cicatrice” rispose il mago avvicinandosi,
“Potrete notare anche voi che non è arrossata, non
sanguina e la sua espressione non è più sofferente”
“Volete dire che potrebbe essere in coma?” chiese tremante Hermione.
“Può essere Signorina Granger, ma putroppo fino a che non arrivano i medimaghi non possiamo dire niente”
“Cosa possiamo fare?” disse il rosso.
“Putroppo al momente, possiamo solo aspettare. Vedere se si
riprende da solo o se ha bisogno di un aiuto in più”
rispose Silente, prima di sedersi sul bordo del letto di fronte a
quello di Harry.
Hermione si lasciò cadere sull’altro letto, seguita un istante dopo da Ron.
“Ragazzi miei” li chiamò il preside, “Non
preoccupatevi troppo, vedrete che il vostro giovane amico se la
caverà”
Ginevra alzò gli occhi per un secondo, incrociando quelli
azzurri del vecchio mago. Albus Silente le sorrise lievemente, ma lei
non fu in grado di rispondergli, perché aveva troppa paura.
Cosa era successo ad Harry? Perché era peggiorato cosi?
Continuava a camminare, senza giungere alla fine di quello che sembrava un corridoio.
Harry James Potter era convinto che proprio al termine di questo avrebbe trovato chi stava urlando.
Ne era sicuro.
Le grida si facevano sempre più vicine, ma sembrava non raggiungerle mai.
Ora però si erano aggiunte delle risate.
Crudeli, meschine, fredde, sprezzanti.
Doveva capire cosa stava succedendo.
Cominciò a correre.
Anche se non sarebbe servito a niente.
“Devo allontanarmi da qui per un attimo, altrimenti impazzisco” Hermione era scattata in piedi.
Era tutta mattina che si trovavano in infermeria. Avevano avuto tutti e
tre il permesso di saltare le lezioni, ma questo non aveva fatto altro
che peggiorare la situazione.
“D’accordo ‘Mione” le rispose Ron, “Non
ti preoccupare, se ci sono cambiamenti ti chiamo subito”
“Grazie” disse lei chinandosi per dargli un bacio sulla
guancia, poi si scambiò un’occhiata con Ginny, che non ne
voleva sapere di allontanarsi da Harry, dopo di che uscì
velocemente dalla stanza.
Le pareti bianche, il silenzio quasi innaturale, i letti perfetti, la stavano soffocando, le mancava l’aria.
Doveva respirare.
Cominciò a correre per i corridoi del castello, doveva uscire.
Respirare aria pura, staccarsi per un attimo da quel posto. Uscire.
Si sentì afferrare il polso da una presa salda, si voltò
di scatto e i suoi occhi d’oro si specchiarono in due iridi
profonde, blu come l’oceano.
Lucas Flatts la guardava preoccupato, mentre lentamente diminuiva la presa sul suo polso, “Jane?”
il ragazzo non riuscì a formulare una domanda, perché
Hermione si era lanciata tra le sue braccia, e nascondendo il volto
nell’incavo del suo collo aveva iniziato a piangere.
Il serpeverde non stette a pensarci molto, le passò dolcemente
una mano dietro la schiena e una sotto le ginocchia e la sollevò
da terra senza difficoltà.
Non erano lontani dal portone principale, così con la grifoncina
tra le braccia si diresse verso l’esterno del castello. Hermione
si strinse maggiormente a lui, nascondendo il volto nel suo petto,
mentre lui, guardandola sempre più preoccupato, la portava fuori
dalla scuola.
Arrivò vicino ad una quercia e appoggiandosi al tronco si fece
scivolare lentamente a terra, portandosi la ragazza sulla ginocchia.
“Non vuoi dirmi cosa è successo?” le chiese dolcemente mentre le accarezzava i capelli.
“Harry” sussurrò debolmente lei, “Sta male, la
cicatrice gli brucia, l’altro giorno sanguinava…e
adesso….” Si strinse maggiormente al petto del serpeverde,
passandogli le braccia intorno ai fianchi. Lucas la stinse contro di
lui e le bisibliò all’orecchio: “Stai tranquilla
amore.. si riprenderà”
“E’ in uno stato di trans…. Non si sa se sta bene o
male, se si riprenderà o no, quanto durerà, se si
sveglierà….” Hermione continuava a parlare a
rafica, fino a che il serpeverde non gli fermò le parole con le
proprio labbra, era un bacio dolce, semplice, casto, ma ebbe il potere
di calmare la grifoncina.
“Disperarsi purtroppo non serve a nulla… anzi, ti fa
vedere le cose ancora più insormontabili di quanto in
realtà possano essere….” le disse piano
accarezzandole con un pollice la guancia bagnata di lacrime.
“Hai ragione” costatò lei abbassando lo sguardo, lui
glielo rialzò con un dita sotto il mento e la guardò in
quegli occhi che tanto amava, le fece un sorriso e poi parlò:
“Jane, fidati
andrà tutto bene” finì con un bacio sulla fronte.
Hermione annuì poi si alzò piano, gli porse una mano e
quando lui fu in piedi di fronte a lei lo abbracciò, passandogli
le braccia intorno al collo, lui la strinse a se appoggiandole le mani
sui fianchi.
Si allontanò dal suo petto dopo un tempo che parve infinito, lo
fissò in quelle iridi blu e si sollevò sulle punte, si
fermò a pochi millimetri dalle sue labbra, “Senza di te,
sarei persa” gli bisbigliò. Sentì una mano di Lucas
percorrerle tutta la schiena fino ad arrivare dietro la sua nuca, la
fermò li e la spinse dolcemente verso la sua bocca, immergendo
le dita nei capelli della giovane. In quel momento nacque un bacio
folle, appassionato, ma nello stesso tempo disperato.
- Hai paura Harry James Potter? -
Harry si bloccò, di chi era quella voce?
- Chi sei? -
- Non importa chi sono -
- RISPONDIMI! -
- Il bambino sopravvissuto ha paura -
Non riusciva a riconoscere quella voce, era dura, sinistra, malvagia..
Ma non era quella di Lord Voldemort.
No, non era la sua.
- Dove sono? -
- Lontano -
- Come posso tornare in dietro? -
- Devi farcela da solo, io non ti posso aiutare -
- Chi sei? -
- Un amico -
- Di chi sono queste urla? -
- Sei in un ricordo, è l’unica cosa che ti posso dire -
- Un ricordo di chi? -
- Lo capirai andando avanti -
La voce spari.. Harry rimase fermo, immobile.
Chi era?
Poteva veramente fidarsi di lui?
Era davvero in un ricordo?
Come ci era finito, perché era li?
Ma soprattutto, come avrebbe fatto a tornare indietro?
Ginevra Weasley aprì di scatto gli occhi, era stata
impreccettibile, ma c’era stata. Harry le aveva stretto la mano.
Si alzò di colpo e lo fissò… il suo entusiasmo
sfumò, dormiva. O almeno così sembrava, non c’era
stato nessun cambiamento.
“Gin?” la voce di suo fratello la fece voltare per un istante dal volto del suo ragazzo.
“Si?”
“Resto io, vai a prendere una boccata d’aria”
“No, voglio restare qui” bisbigliò tornando a puntare lo sguardo su Harry.
“Gin, mi stai nascondendo qualcosa?”
Il cuore della rossa accellerò i battiti, si era dimenticata che
nessuno, ad eccezione di Hermione, sapeva della sua relazione con il
bambino sopravvissuto… “Ecco.. io…”
iniziò, ma non trovava le parole.
Ron le si inginocchiò di fianco, le accarezzò una
guancia, quel tocco le fece tirare un sospiro di solievo, Ron era
sempre stato il suo fratello preferito. Non poteva non dirgli la
verità. “Harry e io stiamo insieme”.
“Sai, me l’aspettavo” il rosso le sorrise.
“Non sei arrabbiato?”
“No, perché dovrei?”
Ginny gli sorrise, tornando a guardare il volto, apparentemente sereno, di Harry.
“Vedrai, si rimetterà presto in forma” le
sussurrò ad un orecchio il fratello, posandole poi un bacio
sulla tempia.
Il rumore della porta che si apriva fece voltare i due Weasley:
Hermione era sulla soglia, Lucas era al suo fianco e le teneva la mano.
Camminarono verso il letto del bambino sopravvissuto,
“Novità?”
Ron scosse la testa, mentre Ginevra voltava il capo. Hermione
soprirò e si sedette su un letto di fianco al serpeverde. Il
silenzio ricadde nella stanza.
Harry James Potter camminava.
Le urla erano sempre più vicine.
Si udivano distintamente, appartenevano ad un uomo.
“Non va bene ancora”
La voce che udì lo fece sussultare, non se la sarebbe mai dimenticata.
Apparteneva a Bellatrix Lastrange.
Vide una luce al termine nel corridoio nero.
Si avvicinò con cautela, senza fare il minimo rumore.
Doveva stare attento.
Non era sicuro che quello fosse un ricordo.
Guardò all’interno della stanza e vide un uomo a terra, gli occhi vuoti e spalancati.
Trattenne il fiato: era morto.
La
Mangiamorte era sopra di lui e lo stava analizzando, scrisse due
appunti su un foglio, poi guardò un libro di pelle nera.
Cosa stava facendo?
“Trovato!”
La donna scattò in piedi e corse verso un'altra stanza.
“La prego, abbia pietà!”
Altre urla, questa volta però erano di una donna.
Venne trascinata senza troppo grazie all’interno della stanza, sotto lo sguardo crudele e divertito di Bellatrix.
“Zitta!”
La donna la guardò terrorizzata.
La Mangiamorte alzò la bacchetta e con un ghigno pronunciò:
“Mortea Istantanea”
L’unico movimento che la donna fece fu portarsi una mano sul cuore, poi si accasciò a terra priva di vita.
Harry trattenne il fiato.
Quella era la nuova maledizione che aveva creato la Lastrange per Lord Voldemort.
Si allontanò velocemente, non poteva farsi trovare.
Non dovevano scoprirlo.
Bellatrix rise e si spostò proprio verso il bambino sopravvissuto, si fermò a pochi centimetri da lui.
Harry trattenne il fiato, restò immobile.
Aveva gli occhi della donna puntati nei suoi.
Lei non disse niente, camminò dritta davanti a lei.
Lo oltrepassò, o meglio, lo trapassò.
Era veramente in un ricordo. La voce aveva ragione.
Aveva capito il perché era li,
chiunque l’avesse mandato li,
voleva fargli scoprire la nuova maledizione.
Adesso doveva trovare il modo di tornare indietro.
- Harry -
Quella voce.
L’avrebbe riconosciuta tra mille, dolce, tenera, delicata…
Ginevra.
“Harry… ti prego aprì gli occhi” Erano ormai
dieci minuti che Ginevra Weasley pronunciava quella parole. Suo
fratello si era addormentato sul letto di fianco al suo. Hermione era
seduta su una sedia, il capo appoggiato alla spalla di Lucas, che
sonnecchiava appoggiato ai capelli della grifoncina.
Lei non riusciva a chiudere gli occhi. Non ce la faceva.
“Ti prego amore… torna da me….”
Impercettibilmente la mano di Harry si mosse nella sua.
- Amore -
La voce era sempre più alta e Harry era sicuro che fosse quella della sua ragazza.
Correva in quella direzione, senza sapere in realtà da che parte stava andando.
- Ti prego… torna da me -
- GIN!-
Non l’aveva sentito, oppure non poteva sentirlo.
Continuò a correre, il cuore gli batteva forte nel petto, la gambe e tutti i muscoli cominciarono a fargli male.
- Harry! -
Una luce.
Era un semplice raggio, ma c’era.
Illuminava quel corridoio buio.
La voce di Ginny lo stava riportando a casa.
Lo sapeva, ne era certo.
- Bravo Harry James Potter, hai trovato il modo per uscire da questo posto -
- Non mi dici chi sei? -
- Ricordati solo questo nome: Broms -
Broms
- HARRY! -
La voce di Ginevra era sempre più forte, vicina, udibile..
Era vicino.
- Si Harry Potter, quelle sono le labbra di un angelo -
Ormai il bambino sopravvissuto era sotto alla luce, ma riuscì ad udire le ultime parole di Broms.
- Il tuo angelo. Ci rivedremo presto. Harry James Potter -
Harry James Potter aprì lentamente gli occhi, stringendo la mano
di Ginevra. La ragazza si alzò di scatto dalla sua spalla e lo
guardò allibita. Poi sorrise, un sorriso tenero, dolce.
Alzò lentamente la mano libera e le accarezzò con il
pollice quella labbra rosse, le labbra di un angelo. Il suo angelo.
Colei che l’aveva riportato indietro. “Grazie” le bisbigliò prima di unire le loro bocche in un casto bacio.
Ginevra si allontanò dalle sue labbra e lo fissò, alcune
lascime scesero dai suoi occhi verdi, gli gettò le braccia al
collo e piangendo si rifugiò nel suo abbraccio. Era tornato.
Stava bene. Questo era l’importante, a dopo le spiegazioni,
adesso voleva solo sentirlo vicino a lei.
Spazio per me...
Ho pubblicato "The Beginning"
ovvero il principio de "L'Oceano d'Oro". Quello che Lucas ha fatto e
provato dopo aver saputo del suo trasferimento.. Commentate, please.
Saluti, HiL
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Capitolo 47 *** Misteri ***
2589
47. Misteri
Ricordati solo questo nome: Broms.
Ron aprì lentamente gli occhi e quando si rese conto di essersi
addormentato si maledì mentalmente, spostò lo sguardo sul
suo migliore amico, e il suo cuore si fermò per un momento: era
sveglio!
“Harry” sussurrò. Il bambino sopravvissuto
alzò lo sguardo dalla testa ramata di Ginevra che dormiva
tranquillamente sul suo torace.
“Ehi fratello”
“Per Merlino mi hai fatto prendere un infarto!”
“Abbassa la voce… non svegliarla, si è appana addormentata” bisbigliò indicando la rossa.
Ron si zittì, ma prese una sedia e si sedette di fianco a Harry.
”Allora? Cosa è successo?”
“Non lo so amico, non ti so spiegare cosa sia
successo…” iniziò il moro, poi lo guardò
neglio occhi con un’espressione seria, “L’unica cosa
certa è che sono stato trasportato in un ricordo”
“Un ricordo?! E di chi?”
“Bellatrix Lastrange”
“Stai scherzando, vero?!” scattò il rosso, poi
notando un movimento di Hermione, tornò seduto incitando
l’amico a continuare.
“Harry…” la voce impastata dal sonno della
grifoncina li fece voltare, Hermione si stava strofinando con una mano
gli occhi, mentre Lucas si metteva dritto sulla sedia.
“Ciao ‘Mione” la salutò Potter.
“Allora sei sveglio per davvero!” esclamò la
ragazza, avvicinandosi subito a lui, gli diede un bacio sulla guancia
cercando di non svegliare Ginny, “Come stai?”
“Bene, non sento dolore da nessuna parte…”
“Mi stava dicendo che è stato traspostato in un ricordo di Bellatrix Lastrange” la informò il rosso.
Hermione lo sguardò stranita, poi si sedette sul letto di fianco
a quello del bambino sopravvissuto, tirandosi le gambe al petto, mentre
l’unico serpeverde presente nella stanza si avvicinava a lei,
“Continua” lo esortò lei.
Harry annuì poi continuò a raccontare:
“All’inizio ero in una specie di corridoio buio,
nero… non sentivo niente tranne delle urla disumane e delle
risate sprezzanti. Poi ad un certo punto una voce, che non avevo mai
sentito, mi dice che mi trovo in un ricordo e che dovevo trovare da
solo il modo per uscire da questo incubo. Poi sparisce e le voci si
fanno sempre più vicine, arrivo ad una porta e dentro
c’è la Lastrange che prova un incantesimo su un povero
uomo”
“La nuova maledizione?” gli chiese Hermione.
“Proprio quella. Ho assistito alla sua creazione. E’ devastante, degna di lei. Si chiama Mortea Istantanea”
“Poi cosa è successo?” la voce di Ron era tesa.
“Niente.. nel senso che lei non si è accorta che io stavo
guardando.. mi è passata attraverso. Era come stare in un
Pensatoio… Poi ho risentito la voce che mi diceva che ero
riuscito a scoprire di chi era il ricordo.. e che adesso dovevo tornare
a casa”
“Come hai fatto a tornare?”
“Tua sorella” rispose voltandosi verso il rosso.
“MIA SORELLA?!”
“Si, è stata la sua voce a condurmi verso la luce…
l’ha detto anche la voce, ha detto che lei è il mio
angelo. Mi ha condotto verso la luce, quindi mi ha permesso di
risvegliarmi” spiegò il moro.
“Non ti ha detto chi è lui?” domando Hermione, fissandolo sempre più sconvolta.
“Ha detto che è un amico. Che ci rivedremo presto. E che si chiama Broms…”
“Non l’ho mai sentito”
“Già, neanch’io. Non ho idea di chi fosse, la sua
voce non l’avevo mai sentita e il suo nome non mi dice
niente”
“E’ un gran mistero” decretò Ron.
“Già”
“Però l’importante è che tu sia tornato sano
e salvo” disse Hermione alzandosi, “Vado in biblioteca,
magari riesco a scoprire qualcosa su questo Broms e sulla rievocazione
dei ricordi”
“Ti accompagno Jane” intervenne Lucas affiancandosi alla
grifoncina, prima di uscire si voltò verso Harry e guardandolo
con un sorriso gli disse: “Sono felice che ti sia ripreso Potter.
Ci vediamo” detto questo si chiuse la porta dietro le spalle.
Harry e Ron si guardarono in faccia, poi il rosso si alzò:
“Vado a dare la buona notizia agli altri e a Silente”
“D’accordo”
“Occupati della mia sorellina”
”Fidati, è in buone mani”
“Lo so” gli rispose con un sorriso, “A dopo”.
Hermione Jane Granger era seduta su una sedia di legno della
biblioteca, immersa in un librone più grande di lei, Lucas
Flatts stava arrivando vicino a lei con altri libri, i titoli erano tra
i più vari: “Grandi maghi di ogni tempo”, “Il
potere dei ricordi”, “La rievocazione dei ricordi”,
“Le persone più illustri del Mondo Magico”,
“Viaggiando nella storia dei maghi di ieri e oggi”.
“Non riesco a trovare niente!” esclamò la grifoncina
chiudendo con uno sbuffo il libro: “I maghi che hanno fatto la
storia”.
Lucas si sedette di fianco a lei e le accarezzò una guancia,
“Dai non perderti d’animo, non è da te” le
bisbigliò contro la pelle sensibile del collo, prima di
depositarvi un lieve bacio. Hermione si voltò verso di lui con
un sorriso, finalmente sereno, sulle labbra. Il serpeverde alzò
lo sguardo sul suo d’oro e si avvicinò al suo volto,
fermadosi a pochi millimetri dalla sua bocca, le sorrise e poi la
congiunse con sua.
In un secondo la ragazza era seduta sulle gambe del ragazzo, mentre lui
le faceva scorrere le mani sulla schiena e sulle braccia.
“Io non potrò mai studiare con te” gli
bisbigliò quando si furono separati. Lucas in risposta le fece
un sorriso da canaglia e l’attirò nuovamente a se,
“A parte che già di principio non ti permetterei di
studiare….”
Hermione rise e lo abbracciò di slancio, lui la stinse forte tra
la braccia, poi la sollevò e la fece sedere nuovamente al suo
posto, “Altrimenti qui non ce la caviamo
più…” le disse con un sorriso.
Detto questo iniziò anche lui a sfogliare un libro, leggendo i titoli dei capitoli.
“Forse ci sono!” escamò dopo un bel po’,
Hermione si avvicinò subito a lui e lesse i titoli dei
paragrafi: “Broms una delle famiglie più in vista del
Mondo Magico. Famiglia di Purosangue: William Broms, Jack Broms, Adam
Broms, Michel Broms, Rachel Broms, Josephine Broms, Thomas Broms,
George Broms, ma sono tantissimi!” esclamò lasciandosi
cadere nuovamente sulla sedia.
“Già.. e non sono finiti qui, guarda” il serpeverde
prese un altro libro e lo aprì, era un albero genealogico e il
nome Broms era molto frequente. “Come facciamo a sapere chi ha
parlato con Harry, ma soprattutto come ha fatto a catapultarlo in quel
ricordo? E perché proprio lui? Perché proprio quel
ricordo?”
“Jane, calmati! Agitarsi
e assillarsi di domande, che al momento non trovano risposta, non ti fa
bene” cercò di calmarla, quasi inutilmente, perché
la grifoncina aveva già iniziato a camminare avanti e indietro
per il corridoi, continuando a scuotere la testa e passarsi le mani tra
i capelli.
Allora Lucas si alzò, si posizionò davanti alla sua
ragazza e la fissò serio. “Ti vuoi calmare?!”
“Ma come diavolo faccio a calmarmi?! Ci sono mille nomi, non
sappiamo chi sia quell’uomo, se ci possiamo fidare. Non
l’ho mai sentito, non so cosa pensare, non so cosa fare,
non…” smise di parlare perché si senti afferrare
per le spalle, nel mentre due labbra si erano impossessate delle sue e
il giovane proprietario di quelle labbra fantastiche l’aveva
immobilizzata tra il proprio corpo e uno scaffale della biblioteca.
“Finalmente stai zitta!” Lucas sorrise contro le sue labbra, “Sei impossibile” constatò poi.
Hermione non disse una parola, appoggiò la sua fronte contro la
spalla del ragazzo e rimase immobile, lasciandosi cullare dal respiro
calmo del serpeverde.
C’erano troppo misteri… non riusciva a trovare una soluzione, e questo non la rendeva per niente tranquilla...
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Capitolo 48 *** Ricerche ***
65645
48. Ricerche
La porta dell’infermeria si aprì da sola e Harry si
voltò verso l’entrata, incrociando così lo sguardo
azzurro di Albus Silente.
“Sono contento che ti sia ripreso, mio caro ragazzo” disse il mago.
“Grazie professore, vorrei spiegarle quello che mi è
successo” rispose il bambino sopravvissuto mettendosi a sedere
sul letto. Era riuscito poco prima a convincere Ginevra ad andare a
mangiare qualcosa nelle cucine, visto che era rimasta con lui per tutto
il tempo.
“Sono qui proprio per questo” gli annunciò il
preside, sedendosi su una sedia di fianco a lui, “Coraggio,
raccontami tutto”.
“Si, allora. All’inizio camminavo in un corridoio buio,
sentivo delle urla e delle risate, mentre la cicatrice mi faceva male.
Poi una voce, che non avevo mai sentito, inizia a parlarmi e il dolore
sparisce. Mi ha informato che ero in un ricordo e che dovevo capire da
solo di chi e come fare a tornare indietro. Poi ho visto una luce e
l’ho seguita, arrivando in una stanza dove si trovava Bellatrix
Lastrange. Il ricordo apparteneva a lei ed era quello della creazione
della maledizione senza perdono”
“Come l’ha chiamata?”
“Mortea Istantanea”
“Capisco, dopo cosa è accaduto? La voce si è fatta risentire?”
“Si, dopo aver visto la Lastrange mi sono allontanato e la voce
è tornata dicendomi che avevo capito di chi era il ricordo, poi
ho sentito la voce di Ginny e la voce ha detto che grazie a lei potevo
ritornare a casa. Prima di risvegliarmi mi ha detto che devo ricordarmi
un nome: Broms. Poi ha aggiunto che ci saremmo rivisti presto”
Silente si passò numerose volte la mano sulla barba bianca, annuendo qualche volta, gli occhi chiusi.
“Professore? Il nome Broms le dice qualcosa?”
Il vecchio mago alzò lo sguardo e sorrise: “Ti dirò
che il nome non mi è nuovo, ma al momento non mi viene in mente
dove posso averlo già sentito. Ti ha per caso detto altro?”
“Ho solo detto che è un amico”
“Bene, questo è positivo”
La loro conversazione venne interrotta dalla porta che si apriva, Hermione e Lucas entrarono nella stanza.
“Buongiorno professore” lo saluto il serpeverde.
“Buongiorno a te Lucas, tutto bene?”
“Si grazie”
“Signorina Granger vedo che si è già data alle ricerche”
“Si, però non ho trovato molto” li informò la
grifoncina lasciandosi cadere sul letto di fianco a quello di Harry,
“Abbiamo guardato una grande quantità di libri, ma il nome
Broms è molto frequente. Senza altre informazioni non so quanto
potremmo scoprire”
Silente si alzò, “Sono convito che riuscirete a trovare
una soluzione, vi saluto miei cari ragazzi” detto questo si
avviò velocemente verso la porta e sparì oltre questa.
“Certo che è veramente strano come tipo!” intervenne Lucas.
“Molto” aggiunse Harry, “Allora ‘Mione, cosa hai trovato?”
“Dunque, abbiamo cercato su ogni tipo di libro, ma per la
rievocazione dei ricordi non abbiamo trovato un bel niente, mentre per
Broms si, cioè ci sono mille maghi che si chiamano così.
E credo che non ci resta altro da fare che controllare la vita di
tutti”
“Ma ci vorranno giorni, Jane”
“Lo so, ma è l’unica pista che abbiamo”
“Già, su questo ha ragione” intervenne il bambino
sopravvissuto, “Dai passami un libro che iniziamo”.
Hermione passò un libro ad Harry e si mise comoda su un letto,
inziando a sfogliarne un altro, Lucas si sedette di fianco a lei, e ne
prese un altro.
“Albus?”
“Vieni Minerva, accomodati”
La professoressa McGranitt accompagnata da Severus Piton entrò nell’ufficio del preside di Hogwarts.
“Ci sono novità, preside?”
“Si Severus, Harry ci ha dato un nome: Broms”
“E’ chi penso io, Albus?” chiese un po’ titubante la strega.
“Si Minerva, credo proprio che sia lui”
“Io pensavo che fosse morto” intervenne il professore di Pozioni.
“Lo credevo anch’io Severus, ma a quanto pare non lo
è, oppure è riuscito a creare un collegamento con Harry,
per fargli capire come Bellatrix Lastrange ha creato al Quarta
Maledizione Senza Perdono”
“Il signor Potter ha assistito alla sua creazione?” chiese allibita la professoressa di Trasfigurazione.
“Si, ho assistito alla prova definitiva” annuì il preside, “Si chiama Mortea Istantanea”
“Impressionante” costatò la McGranitt.
“Già… l’unica domanda che continua ad
assillarmi è: Come ha fatto, ma soprattutto perché?”
“Non lo so Albus, ma i ragazzi sanno chi è?”
“Non ancora, ma sono convinto che lo scopriranno molto presto”
“Se mi permette, preside, secondo me non è una buona idea che i ragazzi scoprano chi è Broms”
“Comprendo i tuoi dubbi Severus, ma penso che sia giusto che
Harry scopra chi l’ha trasportato in un ricordo, tra
l’altro cosi importante”
“D’accordo” annuì Piton, “Ora devo tornare alla mia classe”
”Certo Severus, grazie per essere venuto”
“Si figuri, preside, a più tardi” il professore di Pozioni uscì dalla stanza in silenzio.
“Sono preoccupata Albus”
“Anch’io non sono tranquillo, anche perché è
veramente da tanto tempo che non lo sento, e non ho mai pensato che
avrebbe preso una posizione in questa guerra. Visto che non gli
appartiene”
“Appunto. Non so cosa pensare”
“Dobbiamo lasciare che i fatti seguano il loro regolare corso. Purtroppo non possiamo fare altro”
“Hai ragione. Bene devo tornare anch’io a lezione, a dopo”
“Buona giornata Minerva”
“Grazie, anche a te Albus”
La donna usci dalla stanza, mentre Albus Silente ricominciava ad accarezzarsi la barba socchiudendo gli occhi.
“Senti qui” la voce di Ron fece alzare lo sguardo di tutti
i presenti in infermeria, che in quel momento lo stavano guardando con
attenzione, “Brian Broms, si pensa che questo mago sia uno dei
più potenti al mondo, ha creato ben docici incantesimi e una
grande quantità di pozioni per i guaritori, grazie a lui molti
medimaghi sono riusciti a risolvere gravi problemi che la magia allora
esistente non era in grado di sanare… Miseriaccia è morto
un secolo fa…” il rosso abbassò lo sguardo,
chiudendo il libro.
“Non preoccuparti” lo consolò Hermione, “Di
quelli che abbiamo trovato sono o morti o ricoverati al San Mungo per
malattie gravi e psichiatriche… non credo che sia grazie a loro
che Harry ha potuto vedere il ricordo di Bellatrix”
“Già” intervenne Harry, “Secondo me andando
avanti così non riusciremo ad arrivare a nessuna soluzione”
“Cosa proponi Potter?” chiese Lucas, alzando gli occhi dal libro che stava consultando.
“Non lo so Flatts, ma al momento penso che sia quasi inutile
continuare a leggere libri che non fanno altro che dirci che questi
tizi sono morti!”
“Capisco cosa vuoi dire Harry” intervenne Ginevra
appoggiandogli una mano sul braccio, “Ma è l’unica
pista che abbiamo. Se vogliamo capire chi è il tizio che ti ha
parlato, non ci rimane altro che cercarlo sui libri”
“E se non fosse un mago?” l’unico serpeverde presente
nella stanza aveva lo sguardo serio puntato su Hermione, lei lo
guardava stranita, ma poi parve ricredersi.
“Potrebbe aver ragione” constatò, guandondo gli altri tre grifondoro.
“E cosa potrebbe essere?” chiese Ron incrociando le braccia.
“Non lo so” disse Lucas, “Però penso che non sia una possibilità da scartare”
“Non ha tutti i torti” lo interruppe Ginny, “Alla
fine tutti quelli che abbiamo trovato fin ora sono morti, ricoverati o
pazzi… potrebbe trattarsi di qualcosa di non interamente
umano…” terminò guardando Hermione.
“Si, potrebbe essere” rispose la grifoncina,
“Bisognerebbe controllare nella Proibita della biblioteca, magari
c’è qualcosa”
“Quando andiamo?” chiese Ron.
“Stanotte” rispose Harry.
“Forse è meglio che vado solo io” li interruppe
Hermione, “Harry non sarebbe sicuro che tu ti muovi nelle ore
notturne, si accorgerebbero subito che manchi, visto che devi restare
qui ancora per qualche giorno” continuò lei, “Ron,
anche tu, è meglio che resti nel dormitorio, desteremmo troppi
sospetti”
“E tu allora?!” la contrastò il rosso.
“L’accompagno io Weasley” intervenne Lucas,
“Cosi al massimo mi invento qualche scusa sul perché siamo
fuori dopo l’ora del coprifuoco” concluse con un sorrisino.
Ron strinse impercettibilmente i pugni, ma non rispose. “Devo
dire che come piano non è male” costato Ginevra.
“Già” le fece eco Harry.
“Perfetto” esclamò Hermione alzandosi in piedi,
“Allora faremo così, vado in biblioteca a riconsegnare
questi libri, tanto non ne ricaveremo niente di interessante”
Salutò i tre grifondoro con un bacio sulla guancia, poi
prendendo per mano Lucas si avviò verso l’uscita con tutti
i libri in mano.
Quando si fu chiusa la porta alle spalle, Ron si voltò verso
l’amico e disse: “Mi sa che la cosa è davvero
difficile da capire”.
“Già… spero solo che stasera riescano a trovare
qualcosa di interessante, altrimenti non so più cosa
pensare”.
Spazio per me...
Ciao gente, spero di riuscire a scrivere qualcosa anche domani,
altrimenti dovrete aspettare dopo il 12 per un nuovo aggiornamente,
causa vacanza in montagna! So già che impazzirò, visto
che insieme a circa altre 10 persone devo curare un gruppo di 31
ragazzi e ragazzi di età compresa tra 11-15 anni... AIUTO! Mi
raccomando commentate! Saluti, HiL
Speedy cara... sono felice di averti fatto commuovere un'altra volta,
ihihih.... sto mettendo a dure prova la tua freddezza Serpeverde!
eheh... Ti confesso che mi diverto davvero...! Comunque a parte questo
grazie per i commenti alle altre due ff.. ma sopratutto grazie per la
tua bellissima ff, hai visto che sei riuscita a creare qualcosa di
veramente bello anche sul caro Ron...! Eheh.. a dir la verità ne
ero sicura.. Un bacio e al prossimo commento kilometrico e senza filo
logico! Saluti, HiL
|
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Capitolo 49 *** Amico o Nemico? ***
6846156
49. Amico o Nemico?
Sull’Isola del Banks al nord del Canada ci sono temperature molto
rigide durante tutto il corso dell’anno, ma questo non sembra
toccare gli abitanti di una villa situata sulla riva del Mare di
Beaufort.
La casa è veramente immensa anche se all’interno vi
abitano solo tre persone, uno di questi è quasi perennemente
chiuso nelle sue stanze personalali.
Un piccolo ometto sta camminando velocemente nel corridoio del secondo
piano, si fermò con il fiato corto davanti ad una porta di legno
scuro, bussò lentamente e aspettò una risposta, che come
al solito non tardò ad arrivare.
“Avanti” la porta di aprì da sola.
“Scusate il disturbo mio signore, ma è arrivata una lettera per voi e penso sia urgente”
“Vieni avanti Rey” la voce era profonda, metteva un certo
timore, ma l’uomo lo conosceva ormai da moltissimi anni, quindi
aveva smesso di avere paura del padrone di casa, si avvicinò e
gli porse la pergamena.
“Puoi andare”
“Certo signore, se avete bisogno….”
“So che sarai subito qui” concluse per lui.
Rey fece un inchinò e si smaterializzò lontano dalla stanza.
Il padrone di casa si alzò dalla sua poltrona e si
avvicinò alla finestra, i deboli raggi del sole lo illuminarono:
la sua pelle era diafana, i suoi occhi erano di uno strano grigio,
quasi trasparente, i capelli invece erano neri come la pece ed erano
legati in una coda bassa, la sua figura era slanciata e atletica. A
prima vista non dimostrava più di trent’anni. Con le
lunghe dita da pianista aprì la lettare che gli era stata
consegnata, sapeva già chi gliel’aveva mandata,
d’altronde era da molto tempo che conosceva Albus Percival
Wulfric Brian Silente.
Dall’altra parte del globo erano quasi le due di notte ed
Hermione Jane Granger in compagnia di Lucas Flatts era riuscita ad
entrare nella Sezione Proibita della biblioteca di Hogwarts. Erano
entrambi sotto il mantello dell’invisibilità di Harry e si
stavano muovendo nel più assoluto silenzio tra gli scaffali
della stanza.
“Dobbiamo cercare di fiare il più in fretta
possibile” bisbigliò la grifoncina, “Se Gazza ci
scopre è la fine”.
“Tranquilla Jane, faremo
in fretta” le rispose altrettanto piano il serpeverde, stavano
camminando ormai da qualche minuto quando il ragazzo si fermò di
colpo.
“Hai trovato qualcosa?”
“Guarda” Lucas le indicò un volume di fronte a lui,
era in pelle nera e il titolo faceva proprio al caso loro: Broms.
“Forse ci siamo” costatò il giovane mentre lo
sfilava dallo scaffale.
Si sedettero per terra rimandendo entrambi sotto la protezione del mantello, lo aprirono e cercarono l’indice.
“Leggi qui” sussurrò Hermione indicanto con
l’indice un capitolo, “La storia di Heric Broms un mago che
diventò un demone”.
“Potrebbe essere quello che cerchiamo”
La grifoncina annuì e cercò il capitolo che le
interessava, era a circa metà del libro, iniziò a leggere
sottovoce: “Heric Broms era un mago di notevole forza, conosceva
ogni genere di incantesimo sia di magia bianca che di magia nera, ma
questo non gli bastava. Voleva sempre di più. Voleva essere il
mago più potente di tutto il Mondo Magico, così una notte
di luna piena fece un incantesimo che segnò la sua fine della
sua anima mortale” Hermione si fermò e si voltò
verso Lucas, il giovane la guardò negli occhi poi
continuò lui a leggere: “Quella notte venne ricordata per
molto tempo. Il grandioso mago Broms lasciò il posto ad un
essere di notevole forza: il suo corpo mutò, la sua pelle
divenne diafana e i suoi occhi divennero quasi trasparenti. La sua
anima umana venne sostituita da un’essenza demoniaca. Da quella
notte nessuno ebbe più sue notizie, nessuno mai riuscì a
scoprire quale incantesimo usò. Si pensa che si sia rinchiuso in
qualche posto lontano dalle zone abitate, molto probabilemente in
qualche isola disabitata al nord del Canada, nel Mar Glaciale Artico.
Non si ebbero mai più sue notizie, i familiari rimasero
sconvolti e cercarono di indagare tra i suoi conoscenti ed amici, ma
non si ebbero mai delle risposte. Solo un mago riuscì a
contattarlo dopo molti anni, il suo nome era….” Lucas si
fermò.
“Albus Percival Wulfric Brian Silente” lesse per lui Hermione.
La coppia si guardò negli occhi, “Potrebbe essere
lui” disse Lucas. “Si, però non ne siamo sicuri.
Sappiamo solo che un mago è riuscito a diventare un demone,
però non sappiamo se sia in grado di rievocare i ricordi, anche
se i demoni hanno una forza e una potenza maggiore di un semplice mago.
E poi a lui cosa potrebbe importare di Lord Voldemort. Non sappiamo
neanche quando sia esistito”
“E’ scritto qui” la informò, “Heric
Broms nacque nel.. cazzo… 1700 ha quasi trecento anni!”
“Come diavolo ha fatto a conoscere Silente?!”
“Aspetta” Lucas continuò a girare lentamente le
pagine dell’antico libro, “Ecco qui… Silente
riuscì ad incontrare Broms durante la sua adolescenza, aveva
letto degli scritti che parlavano di lui, e la sua grande
curiosità l’aveva spinto a cercare il demone. Non disse
mai a nessuno dove si trovava o come era fatto. Non lasciò mai
dichiarazioni se non che l’aveva trovato e che gli aveva
parlato”.
“Ho capito, ma come facciamo a sapere se è davvero lui?”
“Con tutti quelli che abbiamo cercato tra ieri e stamattina
questo mi sembra quello che più sia in grado di rievocare un
ricordo, anche se ancora non riesco a spiegarmi il perché? Se
è un demone potrebbe sconfiggere questo Voldemort con un
dito”
“Non è la sua guerra” sussurrò Hermione.
“D’accordo. Allora perché ha aiutato Potter?”
“Non lo so. Ma credo che questo non lo scopriremo sui libri. Si
sono perse le sue tracce dopo che è diventato un demone. Solo
Silente è riuscito a parlargli e magari è stato proprio
in quel momento che gli ha detto di Voldemort, magari gli ha proprio
chiesto aiuto e lui gli ha risposto di no”
“Può essere, non ci resta che chiedere a lui”
“Non ci dirà niente. Ad Harry ha detto che lo aveva
già sentito, ma non gli ha detto niente. Forse, come al solito,
vuole tenerci all’oscuro di qualcosa”
Lucas chiuse il libro e si alzò, “Quello che potevamo
scoprire l’abbiamo scoperto” disse rimettendo il volume al
suo posto.
Prese per mano la grifoncina ed insieme si incamminarono verso l’uscita.
Si fermarono davanti al ritratto della Signora Grassa, “Grazie
per essere venuto con me” gli disse Hermione mentre ripiegava il
mantello dell’invisibilità. “Questo e altro per te,
Jane” le rispose lui, alzandole il mento con due dita. Si
spacchiò nei suoi occhi blu e si alzò sulle punte per
raggiungere le sue labbra, Lucas l’afferrò per i fianchi e
la strinse a se approfondendo il bacio.
Sapevo che prima o poi ti saresti fatto vivo, amico mio.
Certo devo ammettere che
all’inizio mi hai fatto prendere un vero e proprio
spavento: creare un coma al giovane Harry e trasportarlo in un
ricordo. Ero intimorito e non pensavo che fossi stato davvero tu.
Alla fine hai deciso di venire in nostro aiuto? Non ne sono ancora del tutto sicuro, non so spiegarti il perché.
Spero di avere tue notizie presto, per sapere cosa vuoi fare.
Avresti dovuto vedere i ragazzi che
cercavano di capire chi fossi. Sono sicuro che molto presto verranno a
farmi delle domande sul tuo conto, non so se rispondergli o no.
Aspetterò una tua risposta prima di parlare.
Però sono convinto di una cosa, Heric, se hai deciso di aiutarci non ci abbandonerai facilmente.
Sarei molto felice di poterti rivedere. Ovviamente non dirò niente a nessuno.
Minerva e Severus sono molto
preoccupati a dire la verità, non sono ancora molto convinti,
non pensano che tu sia un amico, ma io mi fido di te.
Dopo il nostro incontro, ho capito
che mi potevo fidare se mai un giorno avresti deciso di aiutarci in
questa guerra. So che non ti appartiene, ne sono consapevole,
però dopo questa “soffiata” sulla nuova
maledizione… sto iniziando a ricrederci..
Comunque basta con le parole, aspetto tue notizie.
A presto spero.
Albus Silente
Il demone prese la pergamena e la face sparire con uno sciocco di dita,
aprì con la telecinesi un cassatto della sua scrivania e sempre
con la forza del pensiero iniziò a scrivere qualche riga su un
foglio, mentre un sorriso nasceva sulle sue labbra pallide.
Spazio per me....
littlevampire Ciao Mè... che dici?!
Speedy ciao cara! Salutami la tua nonna e ovvviamente il tuo caro e
simpatico micione, mi raccomando tienilo lontano dalla tastiera!
Comunque sono contenta che anche la tua nonna segue le mia storia..
spero di non deludervi.. saluti al prossimo commento. Bacio!
|
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Capitolo 50 *** Frammenti di verità ***
156987
50. Frammenti di verità
Albus Silente era seduto alla scrivania del suo ufficio quando Funny
tornò. Allacciato alla zampa aveva una piccola pergamena,
sorrise mentre le accarezzava il petto e le sfilava il messaggio.
Si tolse gli occhiali a mezzaluna e lesse il contenuto della lettera:
Caro Albus,
è un piacere sentirti, lo sai. Scusa se non mi sono mai fatto vivo, ma sai com’è il mio carattere.
Comunque si, sono stato io ad aiutare Potter a scoprire la maledizione della Lastrange.
In questi lunghi anni ho pensato
molto alle tue parole, così ho deciso di darti una mano, anche
se non è la mia guerra e non ne trarrò nessun beneficio.
Devo però confessarti che la
rievocazione del ricordo non è opera mia, io ho permesso che
questo accadesse, ma tutta l’operazione di trans non è
stato fatta da me, ma questo ti sarà spiegato in futuro.
Partirò tra una settimana, e
fino ad allora ti prego di non rivelare questo ai ragazzi, a meno che
non siano loro a farti capire che sanno già.
A presto
Heric Broms
“Buone notizie Albus?” Minerva McGranitt era in piedi davanti a lui e lo guardava con uno sguardo incuriosito.
“Si Minerva, i miei sospetti erano fondati” rivelò facendo scomparire la pergamena.
“Dici sul serio? E’ stato davvero lui? Perché?”
“Ogni risposta al suo tempo, mia cara. Anch’io non lo so
ancora, Heric ce lo spiegherà quando arriverà qui”
“Vuoi forse dirmi che verrà qui?!” chiese allibita la strega.
“Esattamente tra una settimana”
“Non ci posso credere, cosa diremo ai ragazzi? E ai genitori?”
“Assolutamente niente Minerva, nessuno saprà che Heric
è qui, tranne i diretti interessati. Poi se lui vorrà
aiutarci, sarà lui stesso a farsi conoscere”.
“D’accordo Albus” annuì la donna, “Ora devo andare”
“Mi raccomando, tieni per te quello che ci siamo detti”
“Certamente”
“Buona giornata”
“Un demone?! State scherzando, vero?!” la voce di Ron era incredula.
Quella mattina si erano ritrovati in infermeria per aggiornarsi sulle
ricerche notturne di Hermione e Lucas. Harry e Ginevra erano seduti sul
letto del ragazzo, Ron su una sedia di fianco a loro, mentre Hermione e
Lucas erano sul letto di fronte ai grifoni.
“Mi stai forse dando del bugiardo, Weasley?” lo squadrò il serpeverde.
“No, non è questo. E’ che mi sembra assurdo, insomma un demone…” cercò di dire il rosso.
“Ascolta Ron” intervenne Hermione, “Questo tizio era
un mago, un potentissimo mago, con un incantesimo di sua invenzione
è riuscito a trasformarsi in un demone. E secondo noi è
grazie a lui che Harry ha scoperto l’incentesimo di
Bellatrix”
“Come fate ad esserne sicuri?” chiese Harry.
“Conosce Silente” spiegò Lucas.
“Sul serio?!”
“Già, Silente durante la sua adolescenza l’ha
cercato e trovato. Io penso che con molto probabilità ci sia lui
dietro quello che ti è successo Harry. Ne sono quasi del tutto
certa”
“Credo che Hermione abbia ragione” intervenne Ginny,
“In fin dei conti nessun mago normale sarebbe in grado di fare
una magia del genere”
“Non ci resta che chiedere a Silente” constatò Ron.
“Sempre se ci dirà qualcosa” aggiunse Harry
sconsolato, “Non è la prima volta che ci lascia
all’oscuro”
“Anche questo è vero”
“Ma siete in guerra o sbaglio?” intervenne Lucas, aveva
tutti gli occhi dei grifoni addosso, “Voglio dire: tu sei il
bambino sopravvissuto, è un tuo diritto sapere quello che devi
sapere. E voi alla fine lo avete aiutato in tutti questi anni a
sconfiggere quelli che seguono la causa di quel cretino. Quindi
dovrebbero rendervi partecipi di quello che pensano o sanno”
“Sai che cominci a starmi simpatico” confessò Ron.
“Meglio tardi che mai” disse Hermione con un sorriso.
Tutti i presenti scoppiarono a ridere.
Dall’altra parte del globo Heric Broms era seduto sulla balaustra
del balcone ed ammirava il tramonto, uno degli spettacoli della natura
che non si sarebbe mai stufato di ammirare.
Nonostante la sua immortalità, c’era qualcosa che ancora
lo affascinava e questo era proprio il sole, gli incredibili giochi di
colore che faceva sul mare e sul cielo lo lasciavano sempre senza
fiato, anche se ormai lui non aveva più bisogno
dell’ossigeno per vivere.
La porta della sua stanza si aprì, ma lui sapeva già chi
fosse. Non era Rey, perché lui bussava sempre prima di entrare
nelle sue stanze personali, e visto che in quella grande villa vivevano
in tre, non era difficile da capire chi fosse quello che non bussava
mai.
“Non imparerai mai le buone maniere, vero Mike?” disse con un tono tra il severo e il divertito.
“Mai” la voce gli arrivò dalle spalle, si
voltò e scontrò il suo sguardo grigio con quello scuro
del giovane appoggiato al muro, sicuramente se il ragazzo si sarebbe
trovato in una città piena di gente, non ci sarebbe stata donna
in grado di dirgli di no. Era alto, la pelle era diafana proprio come
la sua, i capelli erano corti e scuri, ma il potere più forte di
quel giovane erano proprio gli occhi: grandi, profondi, quasi neri,
così tanto simili ai suoi…
“Silente ti ha scritto?” la voce di Mike profonda lo distolse dai suoi pensieri.
“Si, mi ha scritto ieri, gli ho detto che andrò da lui tra una settimana”
“Io verrò con te” disse il giovane avvicinandosi al
demone, “D’altronde sono stato io a far capire a Harry
James Potter di chi era quel ricordo”
“Lo so Mike” lo bloccò Broms, “Infatti volevo proprio chiederti di venire insieme a me”
“Fantastico” disse il ragazzo con un sorriso.
“Sono felice che la cosa ti interessi”
“Sono rimasto qui da quando sono nato, un po’ di vita non
credo che mi farà poi così male, non credi?”
“Dipende dai punti di vista, figliolo” rispose il demone guardandolo divertito.
“Certo, come sempre. Torno nel mio studio” disse
voltandosi, sparì in un secondo senza aspettare la risposta di
Heric.
Broms quando Mike se ne fu andato tornò a guardare
l’orizzonte, il sole ormai era tramontato del tutto e il buio
stava per avvolgere tutto con il suo manto nero.
I ricordi di quella lunga vita che aveva vissuto lo avvolsero. Gli occhi di Mike gli riportavano alla mente sempre lei: Luce,
l’unica donna che avesse mai amato. Lui era già riuscito a
diventare un demone, l’aveva conosciuta dutante i suoi lunghi
viaggi. Era stato amore a prima vista. Neanche ora riusciva a spiegarsi
cosa l’avesse spinta a legarsi con un demone. Forse era proprio
vero che l’amore non ha regole, non ha spiegazioni.
Ed era proprio da quell’unione che era nato Mike, il problema
è stato proprio il parto. Lui era un demone e lei
un’umana, ovviamente la loro unione aveva generato un mezzo
demone, e questo per Luce era stato troppo.
Aveva sofferto tantissimo durante il parto e nonostante i suoi poteri,
non era riuscito a salvarla. Li aveva lasciati dopo poco tempo. Mike
non l’aveva mai conosciuta, ma tutto di lui gliela ricordava. Suo
figlio però aveva preso molto anche da lui, d’altronde era
suo padre. Da lui aveva ereditatò metà della sua anima,
infatti era un mezzo demone, la pelle diafana, la grande forza, ma
soprattutto nelle sue vene scorreva un sangue misto e questo
l’aveva fatto diventare ancora più potente. Era stato
proprio grazie al suo prezioso aiuto che era riuscito ad evocare il
ricordo ad Harry. C’erano riusciti solo insieme.
Heric Broms scosse la testa, rientrò nella sua stanza e si verso
un po’ di vino in un calice, aveva bisogno di estraniarsi per un
attimo da tutto e da tutti. Certi ricordi gli facevano ancora male.
Spazio per me...
Comunicazione di servizio: gli aggiornamenti ritorneranno dopo il 12, causa vacanza! Saluti, HiL
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Capitolo 51 *** E' forse amore? ***
521572
51. E’ forse amore?
Non esistono leggi in amore,
basta essere quello che sei,
lascia aperta la porta del cuore,
vedrai che una donna è già in cerca di te.
Hermione Granger e Ron Weasley erano seduti di fronte al camino nella
loro Sala Comune, la notte era ormai calata da molto tempo, ma nessuno
dei due aveva sonno. Tutte le varie possibili scoperte li riempivano la
testa di dubbi, domande, perplessità, e questo purtroppo non li
faveva dormire.
Erano li, da soli, in silenzio, seduti vicini a fissare le fiamme rosse
del camino. Ron seguiva con gli occhi lo scoppiettare allegro del
fuoco, ma la sua mente era altrove.. pensava ad Harry, ai continui
attacchi dei Mangiamorte, a Broms… ma pensava anche a lei…
Non l’aveva più vista da quel giorno ad Hogsmade,
però doveva ammettere che molte volte si fermava a pensare e il
suo volto appariva nella sua mente. Aveva anche riflettuto sulle parole
di Harry, doveva iniziare a vedere Lavanda come una ragazza, non come
una ripicca nei confronti di Hermione… e si era reso conto che
la Brown alla fine non era male, certe volte faceva un po’
l’oca, certo, viveva di pettegolezzi… però lo
faceva stare bene.
Si voltò per un secondo verso Hermione e la guardò
fissare anche lei un punto indefinito del camino, avrebbe dovuto
parlargliene o forse doveva stare zitto? Forse un suo consiglio gli
sarebbe stato utile….
“Mione, ti posso parlare?” la sua voce era leggermente
inclinata, non sapeva neanche lui il perché, si vergognava forse?
La grifoncina si voltò verso di lui con un sorriso, “Certo Ron, dimmi pure”.
“Ecco, io…” iniziò balbettando, intento che le sue orecchie diventavano sempre più rosse.
“Tutto bene?” gli chiese la bruna, guardandolo con uno sguardo preoccupato.
“Si tutto ok, è solo che non è
facile…” disse lui passandosi una mano tra i capelli
rossi, “Diciamo che è una cosa un po’… come
dire, delicata…”
Hermione si sedette meglio sul divano, incrociando le gambe mentre lo
fissava negli occhi con lo sguardo dorato sempre più curioso,
“A me puoi dire tutto, lo sai” gli disse dolcemente.
“Si lo so… è solo che…”
“Ron…”
“Esco con Lavanda” l’aveva detto. Ci era riuscito, e adesso? Come l’avrebbe presa lei?
Hermione spalancò gli occhi per la sorpresa, poi dopo un attimo di smarrimento, si lasciò sfuggire un sorriso.
Ron potè riprendere a respirare in una maniera normale solo dopo
quel lieve sorriso, la guardò in cerca di una reazione, che non
tardò ad arrivare.
“Sai Ron, qualche tempo fa ho sentito una canzone babbana, diceva così: non
esistono leggi in amore, basta essere quello che sei, lascia aperta la
porta del cuore, vedrai che una donna è già in cerca di
te…”
“Perché me la dici proprio adesso?”
“Semplice, perché sono convinta che questa storia non sia
nata nel modo giusto, o mi sbaglio?” gli chiese guardandolo con
uno sguardo falsamente severo, il rosso non rispose, ma divenne dello
stesso colore dei suoi capelli. “Non mi sbagliavo… sai
sono convinta che questa storia possa decolare piuttosto bene, ma per
primo devi esserne sicuro tu, se non lo sei, lascia stare.
Perché oltre che far soffrire lei, staresti sicuramente male
anche tu”
“Credo che hai ragione” sussurrò Ron, “Non
è nata nel modo giusto, però con lei mi sento
bene…”
“Questo è un buon inizio, non pensi?”
“Si, credo di si”
“Bene, e allora che aspetti?!” gli disse scattando in
piedi, “Parlale e vedrai che andrà tutto bene”
Ron annuì, poi si alzò a sua volta. Si guardarono negli
occhi per qualche istante poi il rosso parlò con una voce molto
profonda, “Lucas è fortunato ad averti. Sei speciale
Hermione. Lo sei davvero”. La grifoncina gli regalò un
dolce sorriso e poi lo baciò su una guancia, “Grazie Ron,
anche Lavanda è fortunata ad avere te… Sai
perché?” gli chiese accarezzandogli al pelle chiara che
aveva appena baciato, lui scosse la testa e non rispose,
“Semplice, perché tu faresti di tutto per le persone che
ami. Ne sono convinta.. e sono anche sicura che presto ti renderai
conto che è proprio questo sentimento che ti legherà a
lei…” detto questo si allontanò dall’amico e
con un ultimo sorriso si congedò in silenzio.
Senza l’amore un uomo che cos’è
Su questo sarai d’accordo con me,
senza l’amore l’uomo che cos’è?
E questa l’unica legge che c’è.
Ron Weasley aprì lentamente gli occhi e si rese conto che non
era nel suo dormitorio, un leggero mal di collo glielo fece capire un
istante dopo quando si alzò dal divano sul quale aveva dormito
tutta notte. Era rimasto in Sala Comune.
Si stiracchiò fecendo qualche passo in avanti, la tenue luce
dell’alba illuminava il campo del castello, il sole stava
sorgendo in quel momento.
Si voltò versò le scale che portavano ai dormitori per dirigersi nella sua camera, ma si fermò.
Sul primo gradino c’era lei: Lavanda Brown. La giovane gli
rivolse un caldo sorriso, gli occhi azzurri nel vederlo si
illuminarono. Ron la guardò e le sorrise in risposta, Lavanda
annullò velocemente la poca distanza che li separava, lo
abbracciò forte, avvolgendogli le braccia intorno al collo. Il
rosso le passò le braccia intorno ai fianchi beandosi per un
istante di quel contatto.
“Buongiorno” gli sussurrò lei contro la pelle del collo.
“Ciao” Ron si allontanò dal corpo della giovane per
poterla guardare negli occhi, un dolce sorriso illunimava il suo volto,
e non potè fare a meno di sorridere anche lui. Le
accarezzò piano la pelle delle guancia con il pollice, poi si
chinò verso di lei e le diede un lieve bacio a fior di labbra.
Lavanda volle cercare di approfondire il gesto del rosso, ma lui si
spostò. “Aspetta…” bisbigliò,
“Prima devo dirti una cosa”.
“Ti ascolto” gli rispose guardandolo negli occhi azzurri curiosa.
“Ecco, non è molto facile per me dire una cosa del
genere…” iniziò passandosi una mano tremante tra i
capelli rossi, “Devo confessarti che abbiamo iniziato male questa
storia…”
“Cosa vorresti dire?”
“Lasciami finire…” le chiese accarezzandole ancora la guancia, “Per favore”.
“D’accordo” rispose Lavanda senza sottrarsi dalle attenzioni del giovane.
“La prima notte che abbiamo passato insieme… ecco…
mi sento un vero e proprio cretino… però è
successo, puoi odiarmi se vuoi, non te lo posso impedire, e forse
è anche giusto così. Sono stato un vero idiota”
distolse lo sguardo da quello azzurro della Brown, senza però
allontanarsi troppo, continuò a parlare abbassando ancora di
più il tono della voce, “Quando però siamo tornati
dalle vacanze di Natale e abbiamo passato quel pomeriggio insieme ad
Hogsmade.. ecco, penso che qualcosa sia cambiato…”
riportò le sue iridi cristalline in quelle della giovane,
“Lavanda io non so ancora cosa c’è tra noi…
però penso che potremmo provare a stare insieme per davvero,
ovviamente solo se tu lo vorrai. Non ti voglio costringere o forzare,
se sei arrabbiata con me non fai altro che bene, in fin dei conti non
sono stato molto corretto nei tuoi confronti all’inizio…
però ora ho capito: in tua compagnia sto bene…” il
rosso si bloccò perché Lavanda gli aveva appoggiato un
dito sulle labbra, “Sshh… non dire più
niente” disse piano, “Anch’io voglio provare a stare
con te. Tu mi piaci Ron, lo sai. Neanch’io so ancora cosa
c’è tra noi, ma possiamo anche provare a scoprirlo
insieme, non trovi?”
Ron annui senza risponderle e Lavanda gli passò le braccia
intorno al collo per avvicinarlo a se… “Adesso però
Ron Weasley, baciami…” gli sussurrò contro le
labbra, il rosso immerse una mano nei capelli biondi della sua ragazza
e accontentò la sua richiesta. Baciandola per la prima volta con
tutta l’attenzione che meritava.
Harry James Potter aprì gli occhi e si specchiò in due
occhi azzurri protetti da due lenti a mezzaluna, si alzò di
scatto sul letto, mentre Albus Silente lo guardava sorridente.
“Professore!”
“Buongiorno Harry, perdonami se ti ho fatto spaventare” gli
rispose il mago sedendosi sul letto dell’infermeria.
“Non si preoccupi”
“Sarai contento, oggi finalmente potrai tornare nel tuo
dormitorio, Madama Chips ha detto che può tranquillamente
dimetterti perché non hai più avuto crisi”
“Si… adesso sto bene. La cicatrice non mi fa più male”
“Questo mi rende felice”
“Professore, posso chiederle una cosa?”
Il vecchio mago puntò il suo sguardo in quello verde del bambino
sopravvissuto ed annuì, “Lei sa chi è stato a
trasportarmi in quel ricordo, vero?”
Silente fece un respiro profondo e si accarezzò la lunga barba
bianca, “Si Harry, io so chi è Heric Broms”.
“E perché non me l’ha detto subito?”
sbottò il giovane stringendo i pugni, “Possibile che ogni
volta dobbiamo dividerci in quattro per capire? Non poteva rivelarmi
subito chi era?”
“All’inizio non ne ero sicuro neanch’io Harry, ho
dovuto esserne certo prima di venire qui a parlartene”
“Bene, allora visto che è qui, potrebbe illuminarmi su di lui o devo aspettare ancora?”
“Ti chiedo di pazientare ancora qualche giorno”
“Perché?!”
“Perché, mio caro ragazzo, parlarai direttamente con lui” gli confessò il mago.
“Vuole forse dirmi che verrà qui?”
“Esattamente. Credo che sia già in viaggio. Tra qualche
giorno incontrerai di persona Heric Broms” detto questo il
preside si alzò, si sistemò la veste e poi lo
guardò attraverso gli occhiali a mezzaluna, “Adesso ti
consiglio di prepararti Harry, la prima lezione di oggi non è
mica con il professor Piton? Sai meglio di me che non sopporta i
ritardatari” gli fece l’occhiolino e uscì
velocemente dalla stanza.
Harry si alzò dal letto e si vesti con i vestiti che trovò di fianco al letto, c’erano anche i suoi libri.
Dopo qualche minuto uscì pensieroso dall’infermeria, tra
qualche giorno avrebbe incontrato Heric Broms, il mago che era riuscito
a trasportarlo in un ricordo di Bellatrix Lastrange. Una domanda pero
continuava a tormentargli i pensieri: poteva fidarsi veramente di lui,
o no?
Spazio per me....
Ciao gente! Scusate il ritardo ma era in montagna... sono tornata da
qualche giorno, ma mi mancava l'ispirazione... prometto che da adesso
in poi aggiornerò più velocemente, anche perchè
non ho più la scuola.. sono completamente libera, almeno per un
po', spero solo di non perdere ancora l'ispirazione... Saluti! HiL
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Capitolo 52 *** Arrivi ***
064
52. Arrivi
Era ormai passata una settimana da quando Harry James Potter era stato
dimesso, ma di Heric Broms non c’erano ancora tracce.
Il trio si trovava in Sala Grande a consumare al colazione, quando
notarono che Albus Silente si alzò di scatto dalla sua poltrona.
Lo videro scambiarsi uno sguardo d’intesa con la professoressa
McGranitt e poi lo seguirono con gli occhi fino a che non scomparve
dietro una porta latarale.
Harry si voltò verso i suoi due amici e sussurrò: “Pensata che sia lui?”
“Potrebbe essere molto probabile” rispose altrettanto piano Hermione, Ron di fronte a lei annui convinto.
Heric e Mike Broms erano in piedi davanti al portone principale della
Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, entrambi erava avvolti da un
lungo mantello nero e i loro volti erano nascosti da un cappuccio.
“E così è questa la grande scuola di Albus
Silente” disse il più giovane, spostando lo sguardo verso
il demone.
“Già” rispose il padre guardandolo.
“Ben arrivati” una voce li fece voltare verso la porta del
castello, che un istante dopo si aprì e rivelò la
presenza di un mago molto anziano che li guardava sorridendo.
“Albus Percival Wulfric Brian Silente” disse il demone
facendo un passo verso il preside togleindosi il cappuccio dal capo per
rivelare la sua idendità al mago, gli porse la mano e sorrise,
“Sono contento di vederti”
“Anch’io Heric, non sei cambiato” constatò
Silente stringendogli la mano pallida, “Ma non restiamo qui,
entrate” continuò facendoli entrare nel castello, Broms si
rimise il cappuccio e facendo un segno del capo al figlio seguì
l’amico.
I due stranieri camminavano uno di fianco all’altro, mentre
Silente faceva loro strada tra i corridoi del castello fino al suo
ufficio. Solo quando la porta si fu chiusa i due si tolsero il mantello
rivelando la loro immagine intera al mago.
Silente si sedette sulla sua poltrona, mentre Heric e Mike presero posto di fronte a lui.
“Albus voglio presentarti Mike” disse Broms con voce seria,
“E’ mio figlio” precisò il demone, mentre il
giovane stringeva la mano al mago.
“Tuo figlio? Non ne sapevo nulla”
“Lo so, perdonami”
“Non ti angustiare. Scommetto che è…”
“Sono un mezzo demone” intervenne Mike, “Visto che
state parlando di me, posso rispondere da solo. Credo di essere
abbastanza grande”
“Certo certo” disse Silente con un sorriso.
“Scusalo, non conosce molto bene le buone maniere”
“Papà non credo che siamo qui per parlare del mio
comportamento, o sbaglio?!” disse il giovane con un ghigno.
“Ha ragione lui” intervenne Silente notando lo sguardo del
suo vecchio amico, “Sono convinto che dobbiate spiegarmi un
po’ di cose, vero?”
I due demoni si scambiarono uno sguardo d’intesa poi sorrisero al
mago, “Si, sarà molto lunga” constatò Mike.
“Perfetto, avete la mia totale attenzione”
Heric Broms fece comparire tre calici di vino bianco e dopo aver fatto
un sorso dal proprio bicchiere iniziò a parlare puntando gli
occhi grigi in quelli azzurri del vecchio amico, “Come sai vivo
da quasi trecento anni in Nord America e non mi sono mai interessato
alle faccende di voi umani… però mi tengo informato. E
devo ammettere che questo Lord Voldemort mi ha incuriosito parecchio,
ho seguito tutte le sue mosse e ovviamente so tutto quello che si
dovrebbe sapere su Harry James Potter… ed è per questo
che ho provato a fare questo esperimento. Evocare un ricordo e
trasferirlo nella mente di un’altra persona. Per questo mi sono
fatto aiutate da mio figlio, essendo un mezzo demone i suoi poteri sono
molto forte a causa del sangue misto, è stato lui a parlare al
bambino sopravvissuto. Io ho creato tutta la situazione, lui l’ha
messa in pratica”.
“Non è stato facile” intervenne Mike,
“Però penso di essere in grado di rifarlo, se la cosa vi
po’ interessare”.
“Devo ammettere che la cosa ci farebbe molto comodo, ma il
giovane Potter non credo sarebbe molto contento di rifinire in quello
stato di trans… non è stato molto piacevole”
rispose Silente.
“Lo so, ma ora saprebbe chi lo sta momentaneamente controllando, quindi non si dovrebbe spaventare”
“Anche questo è vero, ma dovremmo comunque chiederlo a lui”
“Certamente” concluse Mike.
“Ritornando a noi” intervenne nuovamente Heric,
“Abbiamo rievocato proprio quel ricordo perché siamo
convinti che sia una delle cose più pericolose che quel mago
abbia fatto. Devo ammettere però che è davvero un grande
mago, ha fatto cose terribili certo, ma grandi. Senza togliere nulla a
te Albus” aggiunse con un sorriso, “Comunque questa
operazione è arrivata a buon fine solo grazie a quella giovane
con i capelli rossi, non è stato semplice farlo tornare
indietro, ma eravamo convinti che ci sarebbe riuscito perché il
suo cuore appartiene a quella ragazzina ed è solo grazie a lei
che lui è ancora qui”
“Quindi se Harry non fosse stato innamorato, non sarebbe riuscito
a ritornare indietro?” chiese Silente puntando il suo sguardo,
stranamente severo, sui due stranieri.
“Forse, non ne siamo sicuri” rispose Mike, “Abbiamo
pensato che anche la ragazza con gli occhi d’oro ha una grande
influenza su di lui, quindi forse sarebbe stata sufficiente lei”.
“Quindi non erava sicuri di quello che avete fatto?”.
“Siamo sicuri che in qualche modo sarebbe tornato indietro”
puntualizzò Mike, “Ma questo non significa che sarebbe
stato facile”.
“Albus è stato un esperimento” aggiunse Broms.
“Avrei preferito essere avvisato prima”.
“E’ andato tutto bene o sbaglio?” continuò il
più giovane, “Quindi perché star qui a fare tutte
queste prediche?”.
“E’ molto semplice, è un mio studente”.
“Certo” disse Mike alzandosi, “Se permettete vado a
fare un giro, io centro solo in questo esperimento, in quello che pensa
mio padre no…”
“Certamente, puoi visitare il castello se ti interessa”
“Grazie” detto questo il mezzo demone si smaterializzò.
Albus Silente tornò a fissare la sua attenzione su Heric Broms,
“Scusalo non è mai stato educato” si scusò.
“Non ti preoccupare, i giovani sono tutti cosi” scherzò il mago.
“Non è come gli altri giovani, ha quasi duecento anni” precisò il demone.
“Non me l’avevi mai detto”
“Lo so, e mi dispiace. Ma dopo la morte di sua madre, non volevo
parlare con nessuno. Non gli ho prestato molte attenzioni nei primi
anni della sua vita, ci ha pensato Rey a curarlo. Non ho esercitato
molto bene il ruolo di padre nei primi anni” continuò
abbassando lo sguardo.
“Però mi sembra che siate molto uniti”
“Vivremo un’eternità insieme, ma i primi anni sono
stati duri, poi tutto si è risolto. O almeno quasi tutto”
“Come è morta?”
“Luce era una donna eccezionale… aveva due occhi
profondissimi, come quelli di Mike… era veramente bellissima,
l’ho conosciuta prima di trasferirmi definitivamente
sull’Isola di Banks. È stato amore a prima vista,
l’unica persona che abbia mai amato. Lei mi ha accettato subito,
anche se ero un demone. Dopo un po’ di anni è rimasta
incinta e il parto è stato duro, molto duro… è
morta dopo una settimana”
“Mi dispiace, veramente tanto”
“Mike me la ricorda in molte occasioni…”
continuò alzando nuovamente lo sguardo verso l’amico,
“Ma non sono qui per parlare di questo, scommetto che hai delle
domande da farmi.
“Si, perché hai deciso di aiutarci?”
“Ti ripeto che questa non è la mia guerra. Gli uomini sono
davvero dei campioni a crearsi problemi. Siate perennemente in guerra
Albus, in tutti questi anni ne ho viste davvero tante. E tutte uguali,
tutte per lo stesso motivo. Il potere, la supremazia sul più
debole… Certo è stato proprio questo a portarmi a
diventare un demone, ma l’ho fatto per me, solo ed unicamente per
me. Non ho messo a redentaglio la vita di nessuno e non ho coinvolto
nessuno. Quando sono diventato un demone me ne sono andato. Lord
Voldemort invece sta creando davvero tanto scompiglio… e visto
che tu sei un mio amico ho deciso di aiutarti”.
“Ti ringrazio di cuore Heric, il tuo gesto è molto nobile".
Il demone annui finendo il suo calice di vino.
Hermione Jane Granger era appoggiata alla parete dell’aula di
Trasfigurazione, la lezione era finita, ma lei non se ne era ancora
andata perché aspettava una persona. E quella persona stava
arrivando proprio in quel momento, Lucas Flatts camminava verso di lei
lentamente. La grifoncina si allontanò dalla parete e mosse
alcuni passi nella sua direzione, il serpeverde si fermo a qualche
centimetro di distanza e le sorrise, un sorriso caldo, allegro, vero,
uno di quelli che rivolgeva solo a lei.
“Ciao Jane”
“Ciao” rispose la grifoncina alzandosi sulle punte per
potergli sfiorare le labbra con le sue, Lucas l’afferrò
per i fianchi e l’attirò a se per approfondire il bacio.
Quando si separarono avevano entrambi il fiato corto, si guardarono
negli occhi per un tempo che parve infinito. Poi il serpeverde fece
scivolare la sua mano in quella della gifoncina e intrecciò le
dita con le sue, “Andiamo?” le disse. Hermione annui,
iniziarono a camminare mano nella mano per il corridoio. Sulle labbra
della grifoncina nacque un sorriso sincero, si sentiva veramente bene,
la sua sola presenza la tranquillizzava, le faceva dimenticare tutto
quello che la circondava. In quei momenti esistevano solo loro. Ancora
immersa in quel dolce pensiero non si accorse di un ragazzo che
camminava nella loro direzione e si fermava proprio di fronte a loro.
“Cosi sei tu la ragazza dagli occhi d’oro” constatò lo sconosciuto.
Lucas ed Hermione si fermarono di colpo, chi era quel ragazzo? Non
l’avevano mai visto per i corridoi, aveva i capelli corti, gli
occhi erano quasi neri profondissimi, ma la cosa che più colpiva
era il colore della pelle e la sua corporatura: sembrava fatto di
marmo. Il suo fisico era scolpito, ben proporzionato e la pelle era
diafana.
“Cosa vorresti dire?” chiese Hermione recuperando la
lucidità. Lucas al suo fianco le strinse di più la mano e
fece un passo avanti. Il ragazzo di fronte a loro sorrise, “Ho
semplicemente fatto una costatazione sui tuoi occhi”.
“Dal modo in cui l’hai fatta sembra che mi conosci”
“Questo è vero. So quasi tutto di te” confermò il giovane.
“Si può sapere chi diavolo sei?” intervenne Lucas squadrandolo da capo a piedi.
“Mi chiamo Mike Broms” disse il giovane e sorrise notando
il loro sguardo stupito, “So benissimo che il mio cognome non vi
è nuovo” continuò avanzando verso di loro.
“Chi sei?” chiese Hermione assottigliango gli occhi.
“Il figlio di Heric Broms” disse fiero il mezzo demone,
“Colui che ha provocato la rievocazione del ricordo di Bellatrix
Lastrange ad Harry James Potter”.
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Capitolo 53 *** Posso fidarmi di te? ***
16847
53. Posso fidarmi di te?
Hermione e Lucas guardavano stupiti il mezzo demone di fronte a loro.
“Vorresti dirmi che è grazie a te che Potter ha visto quel ricordo?” chiese il serpeverde.
“Precisamente” rispose con un ghigno Mike.
“Questo vuol dire che siete venuti per aiutarci?” domandò Hermione facendo un passo avanti.
“Può essere”
“Come sarebbe a dire può essere?!” sbottò Lucas.
“Io ho solo fatto il collegamento tra il ricordo e il bambino
sopravvissuto, le ragioni dovete chiederle a mio padre, io non
c’entro” spiegò il mezzo demone.
“Fantastico” si lasciò sfuggire il serpeverde, “Andiamo Jane, non mi sembra il caso di perdere tempo con questo qui” continuò prendendola per mano e sorpassando Mike.
I due ragazzi si fermarono un secondo dopo perché stavano
vendondo loro incontro Albus Silente e un altro uomo che non avevano
mai visto, ma ce aveva una certa somiglianza con quel pallone gonfiato
con cui avevano parlato un istante prima.
“Signorina Granger, signor Flatts noto con piacere che avete conosciuto Mike” disse il preside.
“Siamo estasiati” rispose senza sentimento il serpeverde,
si voltò verso l’uomo che accompagnava Silente
perché si era messo a ridere sommossamente, “E’
divertente, per caso?”.
“Molto, visto che il pallone gonfiato in questione è mio
figlio” rispose Heric guardandolo, poi spostò lo sguardo
su Hermione e le sorrise, “Finalmente vedo di persona la ragazza
degli occhi d’oro”.
“Come scusi?” chiese allibita la grifoncina.
“Ma si può sapere cosa volete tutti da lei?” sbottò Lucas mettendosi davanti alla sua ragazza.
“Stai tranquillo Lucas” intervenne Silente, “Heric
non ha nulla contro la signorina Granger, ha solo fatto una
costatazione, considerando il fatto che sa tutto sul signor Potter e
quindi sui suoi amici, ma non li ha mai visti di persona” disse
con un tono sereno.
Hermione fissò Broms negli occhi, quelle iridi mettevano un
certo timore, grigie, quasi del tutto trasparenti, “E così
è lei il famoso Heric Broms” gli disse senza distogliere
lo sguardo.
“In persona” rispose con un ghigno il demone, “Adesso
ti sarei grato, Albus, se mi portassi da Potter” continuò
rivolgendosi al preside.
“Certamente Heric, vieni” disse facendo strada,
“Signorina Granger, signor Flatts sono convinto che non ci sia
modo di impedirvi di venire anche voi, giusto?” chiese con un
sorriso dipinto sul volto.
“No signore” rispose Lucas.
“Ci saremo anche noi, io non lascio Harry da solo” continuò Hermione.
“Era quello che volevo sentire” concluse il vecchio mago,
poi si voltò e inizio a camminare verso la Sala Grande.
I due studenti lo seguirono, un istante dopo vennero imitati anche dai due stranieri.
La Sala Grande era ancora deserta, d’altronde le lezioni erano
ancora in corso e tutti gli studenti erano in classe. Tutti tranne tre:
Harry Potter, Ronald e Ginevra Weasley.
I tre grifoni erano seduti al loro tavolo in silenzio, durante la
lezione avevano avuto la comunicazione dai loro professori di recersi
urgentemente in Sala Grande. Non avevano spiegato loro il motivo.
La porta si aprì davanti a loro e i loro dubbi vennero in parte
risolti. Sulla soglia della porta c’erano Albus Silente, dietro
il mago Hermione e Lucas che entrarono e si sedettero vicino a loro,
infine c’erano due uomini che non avevano mai visto, ma che
incutevano un certo timore: pelle diafana, corpo di marmo e occhi
penetranti uno scuro quasi nero e l’altro grigio quasi
trasparente.
Albus Silente sorrise al bambino sopravvissuto mentre si sedeva non
troppo lontano da loro, Heric e Mike si sedettero uno a sinistra e uno
a destra del preside, fissando continuamente Harry e Ginevra.
“Professore…” disse titubante il prescelto guardando
con uno sguardo interrogativo il mago. Silente sorrise ancora, poi
accarezzandosi la barba, parlò: “Vi ho fatto venire qui
perché vi devo presentare un mio caro amico e suo figlio”
certo di avere la totale attenzione degli studenti continuò,
“Sono Heric e Mike Broms e sono i responsabili del tuo stato di
trans Harry, è solo grazie a loro se ora sappiamo la potenza
della maledizione di Bellatrix. Come penso sappiate Heric è un
demone a tutti gli effetti, suo figlio invece è un mezzo
demone”
“Sono convinto che di questo non gli interessi molto, Albus.
Penso che vogliano sapere il motivo per cui siamo qui” intervenne
il demone, senza però togliere gli occhi da Harry.
“Giusto. Voglio che sappiate che i nostri due amici sono qui per
aiutarci” vedendo i loro volti impallidirsi improvvisamente
aggiunse, “Non rievocheranno più i ricordi di nessuno,
state tranquilli. Ci aiuteranno in altri modi, magari interverranno
direttamente. Questo ancora non l’abbiamo deciso o stabilito,
però ci hanno promesso che ci aiuteranno”.
“Come” chiese Harry puntando lo sguardo in quello di Broms.
Il demone sorrise e parlò con la sua voce profonda, “Mi
sono documentato parecchio sul conto del vostro Lord
Voldemort…”
“Ehi amico, vostro non proprio. Ne faremmo volentieri a meno!” sbottò Ron incrociando le braccia.
Mike scoppiò a ridere, “C’è da dire che di
fegato ne anno per essere dei bambocci, non c’è che
dire!” disse senza togliersi il ghigno divertito dalla labbra.
“Non credo sia il momento di vedere fino a che punto si sanno
spingere, o sbaglio forse?!” lo ammonì il padre, poi
tornando a fissare i ragazzi disse, “Stavo dicendo, che penso di
conoscerlo abbastanza bene, ho letto parecchio e come ormai penso
abbiate capito, ho anche visto. E vi voglio aiutare a fermarlo, vi
sarei grato però se non mi chiedete il perché. Comunque
il modo in cui vi fornirò il mio aiuto non lo so ancora, sono
convinto che dobbiamo aspettare una loro mossa, per vedere fino a che
punto si spingerà…”
“Aspettare una sua mossa, state scherzando spero?!”
scattò Harry, “Sta uccidendo degli innocenti! Ha inventato
una nuova maledizione al quale non esite un antidoto! Si sta divertendo
alle nostre spalle! Bisogna fermarlo prima che sia troppo tardi, sono
stufo di veder morire degli innocenti!!”
“Copisco benissimo come ti senti, Harry” intervenne
Silente, “Però non possiamo di certo attaccarlo dove
è più forte, o mi sbaglio forse?”
“La gente continua a morire però” disse con tono fermo e distante Lucas.
“Questo lo so bene, Lucas, però al momento non possiamo fare altro”
“Certo stiamocene sempre con le mani in mano, tanto finchè
siamo qui dentro, nessuno può entrare, giusto?”
continuò Harry stringendo i pugni, “Intanto la fuori la
gente muore, le case vengono distrutte, i ponti vengono fatti saltare e
che altro?! Aspettiamo che dia fuoco a tutta Londra prima di
intervenire sul serio?!” domandò con gli occhi infuocati.
“Posso capire come ti senti ragazzo, ma non possiamo, ora come
ora, attaccare dove è più forte. Non è prudente,
capisci?”
“Ma lei è un demone!” intervenne Hermione
fissandolo, “Voglio dire, sarà sicuramente più
forte di Voldemort…”
“Hai detto bene, occhi d’oro, siamo demoni non santi. Molto
probabilmente siamo entrambi più forti di lui, ma non è
la nostra guerra, se mio padre e io siamo qui è perché
conosciamo Silente e vogliamo aiutarvi, però non è nostra
intenzione fare il lavoro per voi” disse Mike.
Harry si risedette sulla sedia, Ginny istintivamente gli afferrò
una mano, che lui strinse subito, “Ma allora cosa avete
intenzione di fare?” chiese con un tono di voce basso.
“Studiare le sue mosse, scovare un punto debole, capire come
pensa, e trovare il modo di fermarlo” spiegò Heric.
“Immagino che volevi qualcosa di più movimentato, ma non
siamo “uomini di società”. Non sarebbe neanche, come
dire, sicuro per noi, rivelarci a tutti”.
“Ma non potete farci questo?!” intervenne Ginevra, che era
rimasta in silenzio per tutto il tempo, “Ci avete illuso, eravamo
convinti che con il vostro arrivo le cose sarebbero migliore, che ci
avreste aiutato seriamente…”
“Ma questo lo faranno, signorina Weasley” la interruppe Silente.
“Restando nell’ombra” concluse Ginny.
“Ascolta piccolo angelo” disse Mike, “Noi vi stiamo
solo facendo un favore, quindi ringraziate il fatto che siamo
venuti”
“Mike” lo ammonì il padre alzando un braccio, il
mezzo demone si alzò e dopo averlo guardato storto si
smaterializzò. Heric scosse la testa poi si rivolse a Harry,
“Scusatelo. Anche se un po’ di ragione devo dargliela,
d’accordo abbiamo deciso di aiutarvi, ma nessuno ce l’ha
chiesto, l’abbiamo deciso noi. Potevamo tranquillamente restare
dove eravamo, ma abbiamo deciso di venire in vostro aiuto. Vi pregherei
di non discutere più sui nostri modi, chi lo sa magari
cambieremo idea e faremo qualcosa di più manuale, ma ora come
ora non vi prometto niente…” concluse alzandosi. Silente
lo segui un istante dopo e insieme uscirono dalla stanza, prima di
chiudersi la porta alle spalle però il preside si voltò e
sorrise ai ragazzi.
Tutti e cinque gli studenti restarono in silenzio, il bambino
sopravvissuto continuava a fissare il punto dove il demone era sparito,
non sapeva se fidarsi o no di lui. La sua presenza gli trasmetteva un
senso di insicurezza e tensione, non sapeva spiegarsi il motivo,
però si sentiva strano. In un certo senso però si sentiva
sollevato, qualcuno di altamente potente era venuto in loro aiuto,
anche se non avevano intenzione di partecipare attivamente alla
battaglia contro il Lord Oscuro, ma come aveva detto Gin sarebbero
rimasti dell’ombra a studiare le sue mosse. Non sapeva cosa
pensare. La domanda che continuava a frullargli in testa era: posso fidarmi di te?
Si Potter, puoi fidarti di me. Non ti deluderò, puoi fidarti…
“Avete detto qualcosa?” disse stralunato il giovane grifondoro.
“Harry nessuno a detto niente” intervenne Hermione.
“Eppure mi era sembrato di sentire qualcosa” disse alzandosi.
E’ un contatto telepatico, solo tu puoi sentirmi… Parleremo in privato molto presto, ragazzo mio.
“Sicuro di stare bene, fratello?” gli chiese Ron passandogli una mano davanti agli occhi.
“Si Ron, è tutto ok, andiamo altrimenti chi lo sente Piton” rispose il moro.
“Hai ragione”
I cinque uscirono dalla Sala Grande e dopo aver salutato Ginevra si
diressero in silenzio verso i sotterrai del castello, diretti verso
l’aula di Pozioni.
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Capitolo 54 *** Vecchie conoscenze ***
1687
54. Vecchie conoscenze
Lord Voldemort era seduto sulla sua poltrona personale a Malfoy Manor e
accarezzava distrattamente il muso del suo serpente, la stanza era
immersa nel buio, solo un debole raggio di luna illuminava la parete di
fronte al Lord Oscuro.
Il leggero rumore del nocche che picchiavano sul legno della porta gli
fece aprire gli occhi, con un rapido gesto della mano quella si
aprì da sola e vi entro Antonin Dolohov, “E’
arrivata mio Signore”.
Lord Voldemort sorrise, “Falla entrare”. Il Mangiamorte si
inchinò e si spostò dalla soglia, al suo fianco
entrò una figura vestita interamente di nero, il cappuccio sulla
testa ne nascondeva l’identita, la il Lord Oscuro sapeva
benissimo chi aveva di fronte. “Lasciaci soli e chiudi la
porta”.
“Certo mio Signore” rispose l’uomo, uscendo velocemente e chiudendosi la porta alle spalle.
Il mago si alzò lentamente dalla poltrona scura senza togliersi
il sorriso dalle labbra, “Sono molto felice di rivederti, Elisabeth”.
La donna nascosta sotto il mantello sorrise, poi si tolse il cappuccio
rivelando la sua identità: lunghi capelli neri si fusero con
l’abito nero che indossava, la pelle chiara risaltava sul nero
che l’avvolgeva e due profondissimi occhi azzurri brillavano in
quel volto di porcellana.
“Il piacere è tutto mio, Tom”
Richard ed Amelia Flatts varcarono le porte di Hogwarts il giorno dopo l’arrivo dei due demoni.
Stavano camminando spediti, incuranti degli sguardi curiosi degli
studenti, verso la Sala Grande, era ancora presto, quindi con molte
probabilità avrebbero incontrato Albus Silente nella grande sala
da pranzo. Aprirono la porta di scatto e dettero una veloce occhiata
all’interno della stanza: la fortuna volle dare loro una mano,
perché il tavolo dei professori era ancora interamente occupato,
compreso il posto del preside, il quale scattò in piedi non
appena vide i due capitani.
La stessa reazione la ebbero Minerva McGranitt e cinque studenti della scuola.
Lucas seguì tutti i movimenti dei suo genitori: si avvicinarono
velocemente al tavolo dei professori, parlarono fitto fitto con il
preside e la responsabile dei grifoni e poi velocemente uscirono tutti
e quattro dalla stanza. Prima di uscire però Amelia
guardò velocemente il figlio, e la sfumatura che egli vide nelle
iridi scure della madre non gli piacque per niente. Quello sguardo
significava solo una cosa: era successo qualcosa di grave.
Lasciò il suo posto alla tavolata dei verdi-argento e si incamminò velocemente verso quella dei rossi-oro.
“Ma cosa diavolo?” Ron si era avvicinato ai suoi amici, che
come lui si erano allontanati dal tavolo dei grifoni per parlare senza
essere interrotti.
“Non lo so Ron, ma non mi piace” rispose Hermione
voltandosi per vedere chi si stava avvicinando, notando Lucas gli
andò incontro, “Sai qualcosa?” gli chiese con le
iridi d’oro preoccupate.
“No, non so niente, ma lo sguardo di mia madre non mi piace per niente..”
“Fantastico, altri problemi” sbottò Harry.
“Sentite” intervenne Ginevra, “Andiamo da Silente e cerchiamo di farci spiegare cosa è successo”
“E tu pensi che ci lascino entrare, Gin?” le chiese il fratello.
“Possiamo sempre provare, altrimenti cercheremo Broms”
“La rossa ha ragione” disse il serpeverde.
“Lo penso anch’io” lo assecondò Hermione.
“Bene, allora cosa stiamo aspettando?” chiese Ron che era
già vicino alla porta, i ragazzi lo seguirono quando Hermione
notò qualcosa che la fece fermare, “Aspettate” disse
piano.
“Cosa c’è adesso?” le chiese Weasley.
“Lucas, quello non è Eigle?” la voce della
grifoncina era sempre bassa e indicava un volatile che si stava
avvicinando a velocità molto elevata a loro.
“Si, è lui” rispose con un tono strano.
“Cosa c’è?” gli chiese la ragazza avvicinandosi a lui.
“E’ strano, ho sentito John ieri… non mi ha mai risposto così presto”
I loro dubbi vennero interrotti dell’arrivo dell’uccello
che si appoggiò al braccio teso del serpeverde, dopo avergli
sfilato la lettera, gli accarezzò il petto e senza aspettare una
risposta Eigle volò via.
“E’ insolito” constatò Harry, “Di solito
aspettano che il destinatario legga il contenuto del messaggio prima di
ripartire”
“Già”
Lucas non rispose e con Hermione al fianco sciolse il nastro che legava
la pergamena e iniziò a leggerla, un secondo dopo la lettera gli
cadde dalla mani.
“Non è possibile” disse Hermione con una mano
davanti alla bocca, Lucas avevo uno sguardo spento, ma stingeva forte
entrambi i pugni.
“Cosa è successo?” chiese Ginevra avvicinandosi
all’amica. Harry si chinò e prese la lettera,
spalancò gli occhi leggendo le poche righe presenti sulla
pergamena.
E’ successa una cosa tremenda.
Alcune persone in nero hanno attaccato la nostra scuola. L’hanno quasi del tutto rasa al suolo.
Ci sono moltissimi feriti. Mel
è tra questi e hanno deciso di portarla proprio da voi in
Inghilterra, perché dicono che il San Mungo è uno degli
ospedali più in vista che possano esistere. Io sto partendo
adesso, non ho alcuna intenzione di lasciarla da sola.
Cosa diavolo sta succedendo Lucas?
Ci vediamo presto, verrò o oggi o domani alla tua scuola, cosi se sai qualcosa me lo spiegi.
John
“Andiamo da Silente” decretò fermo il serpeverde
“E se non mi fa entrare, butto giù la porta”.
Hermione gli prese la mano e insieme agli altri grifoni uscirono dalla
Sala Grande.
Albus Silente era seduto alla sua scrivania, di fianco a lui
c’era Minerva McGranitt, di fronte a lui invece c’erano i
coniugi Flatts.
“Mi state dicendo che i Mangiamorte hanno attaccato la vecchia
scuola di Lucas?” chiese la professoressa di Trasfigurazione.
“Esattamente” rispose Richard.
“Perché avrebbero dovuto farlo?” continuò la strega.
“Questo non lo sappiamo” intervenne Amelia,
“Però siamo sicuri che sono stati loro, le testimonianze
dei ragazzi e dei professori sopravvissuti erano chiare: mantelli neri,
maschere d’argento e infine questo” disse mostrando il
giornale svedese, la McGranitt si appoggiò istintivamente alla
sedia del preside, “Albus…” sussurrò.
“Ho visto Minerva. Questo è il Marchio Nero” disse
il mago prendendo in mano il giornale. La foto animata faceva vedere il
simbolo di Lord Voldemort che brillava sopra le maceria della Scuola di
Magia di Stoccolma.
“Si sa altro?” chiese con un tono di voce quasi sconfitto.
“Non molto purtroppo” continuò Amelia.
“L’unica cosa che si sa è che erano in dieci, e tra
di loro c’era una donna” intervenne il capitano Flatts,
“A quanto dicono molto potente, ma la sua identità non
l’abbiamo scoperta, anche se non aveva la maschera. I ragazzi si
ricordano solo lunghi capelli neri e luccicanti occhi azzurri”.
“Non può essere la Lastrange” disse la McGranitt.
“No, quella pazza ha gli occhi scuri” intervenne Amelia.
“Siamo in un vicolo cieco” costatò la strega.
“HO DETTO CHE NON POTETE ENTRARE!” la voce di Severus Piton
arrivò chiara e distinta all’interno della stanza.
“NON ME NE FREGA UN EMERITO CAZZO DI QUELLO CHE POSSO E NON POSSO
FARE, IO VOGLIO ENTRARE ED E’ PROPRIO QUELLO CHE
FARO’!”
Amelia Flatts scattò in piedi, quella voce era quella di suo figlio, ed era furiosa. Che sapesse già tutto?
“HO DETTO DI NO!” continuò il professore di Pozioni fuori dalla porta.
“SI TOLGA!”
“NON TI PERMETTO DI PARLARMI COSI!”
“SI SPOSTI, ALTRIMENTI BUTTIAMO GIU’ LA PORTA”
questa volta le voci erano due e il modo in qui quella frase venne
sibilata fece trasalire Rochard Flatts: serpentese, insieme a suo
figlio c’era anche Harry Potter.
“Forse è meglio che li facciamo entrare, Albus” disse la professoressa di Trasfigurazione.
Il vecchio mago sorrise e poi si alzò, si diresse verso la porta
e l’apri: Severus Piton gli dava le spalle, aveva le braccia
aperte e il volto paonazzo, di fronte a lui c’erano Harry Potter,
Lucas Flatts, Hermioen Granger, Ronald e Ginevra Weasley. Sorrise
ancora di fronte ai suoi studenti, poi appoggiando una mano sulla
spalla del professore disse gentilmente: “Lasciali passare,
Severus”.
“Ma preside..”
“E’ tutto sotto controllo”
“Come vuole” disse abbassando le braccia, Silente si
spostò dalla porta e fece entrare gli studenti nel suo ufficio.
I ragazzi entrarono nello studio, Lucas entrò per primo e si
fiondò su suo padre, “Era troppo difficile
avvisarmi” ringhiò, l’uomo si dolse la mano del
figlio dal colletto della giacca e disse: “Non sono affari che ti
riguardano”.
“Non sono affari che mi riguardano?!” urlò,
“Stai scherzando spero, è la mia scuola, i miei
amici”.
“John sta bene quindi dovresti stare tranquillo” rispose senza guardarlo negli occhi.
“Questo non significa che non dovevate avvisarmi”
“Mi sembra che la cosa l’hai saputa lo stesso, quindi non vedo il motivo di fare tutto questo casino”
“Io mi chiedo ancora perché perdo tempo a parlare con un bastardo come te”
sibilò, Richard scattò in piedi, ma Amelia si mise in
mezzo, “Adesso finitela, tutti e due” disse fissando il
marito negli occhi. Il capitano si risedette sulla sedia incrociando le
braccia, Lucas invece si allontanò e si appoggiò al muro,
passando un braccio intorno ai fianchi di Hermione non appena la
grifoncina lo raggiunse. Lo guardò con uno sguardo preoccupato,
ma lui non disse una parola.
“Ci dite, per favore, cosa diavolo è successo?” chiese il bambino sopravvissuto guardando il preside.
“Sedetevi, le spiegazioni saranno lunghe” disse Silente sedendosi sulla sua sedia.
I ragazzio, tranne Lucas ed Hermione, presero posto sul divano e seguirono con attenzione la spiegazione di Amelia Flatts.
Una risata maligna si estese per tutta la stanza dove si trovava Lord Voldemort e la sua nuova ospite.
“E’ stato molto divertente radere al suolo quella
scuola” disse la ragazza mentre gli occhi azzurri brillavano sul
suo volto pallido.
“Ne sono consapevole mia cara, avete lasciato qualche messaggio
per caso?” chiese il Lord Oscuro mentre sorseggiava il suo vino.
“Ovviamente” rispose la mora, “Il tuo affascinante Marchio Nero” rispose con un sorriso.
“Perfetto. Scommetto che anche i nuovi auror resteranno senza fiato”
“Sicuramente visto che ho colpito la vecchia scuola del loro primogenito”
Lord Voldemort sorrise, un sorriso malvagio, crudele, privo di
pietà. Si stava già gustando il sapore della vittoria, e
questo lo eccitava oltre ogni limite.
“Vinceremo noi Tom, ne sono più che convinta”
“Questo è sicuro, Elisabeth, ora che anche tu sei tornata,
nulla sarà più in grado di fermarmi” il Lord Oscuro
rise, in modo crudele, perfido, spietato. Un secondo dopo venne
initato anche dalla giovane di fronte a lui.
Certo Elisabeth era veramente brava nel suo campo, Lord Voldemort ne
era consapevole. Di una cosa però non era al corrente, una cosa
che sicuramente li avrebbe ostacolati, o meglio, avrebbe ostacolato
lei. Perché colui che era stato Tom Riddle non sapeva del
piccolo momento umano che la sua donna aveva vissuto.
Lui non lo sapeva e lei l’aveva dimenticato non appena il suo signore aveva risvegliato il suo essere malvagio.
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Capitolo 55 *** Ritorni ***
1698
55. Ritorni
“Mi state forse dicendo che una tipa, di cui non sapete
assolutamente niente, ha attaccato e raso al suola la mia
scuola?” la voce di Lucas era incredula, era ancora appoggiato
contro la parete rocciosa del ufficio di Albus Silente, le braccia tese
lungo il corpo e i pugni stretti, la pelle della mani era quasi
bianca per come li stringeva forte. Hermione di fianco a lui lo
guardava preoccupata, non l’aveva mai visto cosi furioso,
istintivamente gli appoggiò una mano sul braccio, ma lui parve
non sentirla neanche, continuava a fissare bellicoso suo padre neglio
occhi.
“Alcuni Auror sono andati a controllare sul posto” disse il
capitano restituendogli lo sguardo, Amelia guardava prima il figlio poi
il marito squotendo la testa, quei due non avrebbero mai risolto i loro
problemi, erano troppo cocciuti, troppo orgogliosi, troppo ostinati.
Non sarebbero mai arrivati ad un punto d’incontro.
“E pensate di risolvere la situazione cosi?” lo inzigò il figlio.
“Non dirmi come fare il mio lavoro”
“Non oserei mai, capitano.
Siete troppo bravo per accettare consigli, non ti preoccupare, non
interverrei mai” continuò Lucas puntando il suo sguardo
blu in quello simile del padre, i due ingaggiarono una vera e propria
battaglia di sguardi. Nessuno dei due avrebbe distolto lo sguardo,
nessuno dei due l’avrebbe abbassato, nessuno dei due avrebbe
ceduto.
“La finite per cortesia?” sbottò Amelia fissando
entrambi con gli occhi colmi d’ira, “Mi sono letteralmente
stufata di vedervi in questo stato. Tutti e due”
precisò squadrando il marito, “Finitela una buona
volta” concluse incrociando le braccia. Poi si voltò verso
il figlio, addolcì per un attimo lo sguardo e parlò con
voce calma, “Tesoro, capisco perfettamente come ti senti: era la
tua scuola, i tuoi amici, so cosa è successo all’amica di
John, l’hanno portata al San Mungo potrai raggiungerli dopo se
vuoi, ti do il permesso e lo faranno anche i tuoi professori, me lo
hanno promesso prima. Però cerca di capire anche la nostra
posizione, eravamo lontani. Non sappiamo cosa sia successo, sappiamo
solo che i Mangiamorte hanno attaccato la scuola e come sai
l’hanno in gran parte distrutta, certo c’era questa donna
che non sappiamo chi sia, ma lo scopriremo, proprio per questo abbiamo
mandato dei validi soggetti a Stoccolma, tra questi c’è
anche l’agente Tonks”.
“Non si sa proprio niente di questa qui?” chiese Harry rivolgendosi a Silente.
“No, purtroppo no. I testimoni dicono che era una donna con
lunghi capelli neri, occhi azzurri e pelle molto chiara, ma per il
resto non sanno chi sia”
“Dannazione”
“Capisco come vi sentite ragazzi, ma forse questa volta qualcuno
potrebbe aiutarci…” disse vago il preside, i cinque
ragazzi alzarono contemporaneamente lo sguardo consci di quello che
intendeva il mago, Richard e Amelia Flatts invece li guardarono stupiti.
“A chi ti riferisci?” chiese il capitano.
“A un mio vecchio amico” rispose Silente con un sorriso, “Lo conoscerete molto presto” aggiunse.
Un istante dopo apparvero dal nulla due figure, si smaterializzarono al
centro della stanza, avvolti da un leggero strato di vapore, quando la
nube si dissolse rivelò l’identità dei due nuovi
arrivati: Heric e Mike Broms.
Minerva McGranitt, ancora alle spalle di Albus Silente, trattenne il
fiato, mentre i due Auror guardarono curiosi i due demoni. Richard si
alzò e li fissò, mentre Amelia li guardava ammirata, non
aveva mai visto due uomini così perfetti.
“E questi chi sono?” chiese Richard, leggermente infastidito dall’espressione della moglie.
“Vi presento Heric e Mike Broms” disse il preside.
“Broms” scattò Amelia, “Quel Broms?” chiese senza togliere gli occhi da Heric.
“In persona” rispose solo il demone, con un leggero sorriso
divertito sulle labbra sottili. Mike di fianco a lui incrociò le
braccia al petto e con la sua espressione strafottente dipinta sul
volto disse: “Abbiamo saputo cosa è successo, ma per
capire qualcosa di più ho bisogno di un testimone
dell’avvenimento. Poi potrò dirvi tutto quello che
volete”
Il capitano Flatts capì cosa voleva dire la moglia, entrambi
sapevano dell’esistenza di Heric Broms, il mago che era riuscito
a diventare un demone, ma nessuno dei due era al corrette che egli
avesse un figlio, ma soprattutto che entrambi si trovavano alla Scuola
di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
“Quando pensavate di dircelo?” chiese Richard guardando Silente.
“Se mi permette, vorrei risponderle io, visto che state parlando
di noi” intervenne con la sua voce profonda il demone,
parlò solo quando fu sicuro di avere la totale attenzione dei
due Auror, “Siamo qui solo ed unicamente perché Albus
è mio amico, ho deciso di dargli una mano in questa guerra solo
per questo. Volevo tenere questa cosa segreta, perché non voglio
tornare in società, non so se rendo l’idea. Non
combatteremo in prima persona, ne ho già parlato anche con
Potter ed è d’accordo. Tengo a precisare che non
cambierò idea facilmente” concluse inchiodando lo sguardo
blu del capitano.
“Fantastico” si lasciò sfuggire l’uomo.
“Richard, per favore”
“Direi che non abbiamo più nulla da fare qui”
continuò come se non l’avesse sentita, “Torniamo al
quartiere generale, appena sapremo qualcosa, ve lo faremo sapere”
disse rivolto al preside della scuola.
“Vi ringrazio” disse educato Silente accompagnandoli alla
porta del ufficio. Richard uscì senza una parola, mentre Amelia
si fermò davanti al figlio, “Ti farò sapere al
più presto qualcosa, te lo prometto. Vai a trovare John, gli
farà sicuramente piacere la tua visita” gli disse con un
sorriso, mentre gli accarezzava la guancia.
Lucas annuì poi le baciò una guancia, “Ciao
mamma”. La donna sorrise, poi dette un bacio sulla guancia ad
Hermione e sparì oltre la porta.
Non appena i coniugi Flatts furono usciti, Harry si alzò dal
divano e si avvicinò a Broms, “Quindi dobbiamo farvi
parlare con un testimone della vicenda per avere più
informazioni?”
“Si” rispose Mike, “Avrei accesso ai suoi ricordi, e quindi potrei renderli vivi”
“Come in un pensatoio?” chiese Ginevra.
“Si angelo, come un pensatoio, solo che non li tolgo dalla mente
della persona, ma li leggo solamente, senza estraniarlo”
“Affascinante” constatò Harry.
“Ma la persona soffre in questo processo?” chiese la rossa affiancando il bambino sopravvissuto.
“Assolutamente no” intervenne Heric con un piccolo sorriso,
“Non sente nulla, non è come la rievocazione, qui ne
leggiamo solo il contenuto, vediamo solo le vicende, non percepiamo i
suoi sentimenti”
“Non è come leggergli nel pensiero quindi?” chiese Harry.
“No”
“Potremmo chiederlo a John” disse piano Hermione
rivolgendosi a Lucas, il serpeverde annuì senza rispondere.
“Ti accompagno da lui” gli sussurrò la grifoncina
alzandosi sulle punte, lui le passò un braccio intorno ai
fianchi e la strinse a se, “Grazie Jane”
“Bene” la voce di Minerva McGranitt attirò
l’attenzione dei ragazzi su di se, “Direi che ora potete
tornare alle vostre regolari lezioni”.
“Io vado al San Mungo con lei” disse Lucas con un tono che
non ammetteva repliche, “Parleremo con John e lo porteremo qui
per fare questa cosa, ovviamente solo se lui vuole, altrimenti venite
voi” disse rivolto ai demoni.
“Ma ci senti quando parlo?” disse Mike, “Non abbiamo intenzione di rientrare in società”
“Ci sento perfettamente” rispose duro il serpeverde
incrociando lo sguardo del mezzodemone, “Ma io non allontano il
mio amico da Mel se lui non vuole, questo è sicuro”.
“E’ inutile discutere adesso” intervenne Hermione, “Vedremo cosa fare dopo aver parlato con lui”
“Occhi d’oro ha ragione ragazzino”
“Non chiamarmi ragazzino” Lucas stinse i pugni, mentre Mike
sorrideva in modo arrogante. Hermione notando lo sguardo del suo
ragazzo lo prese per mano, “Andiamo” disse piano. Lucas la
strinse e dette le spalle al mezzodemone.
“Torneremo presto” disse Hermione verso i suoi amici. Harry
annuì, “Non mettetevi nei casini”. La grifoncina
sorrise, poi si voltò versò il preside e la professoressa
di Trasfiguarazione, “Grazie” i due sorrisero annuendo.
Quando i due ragazzi furono usciti dal ufficio Heric Broms si
voltò verso il figlio, “Finiscila di fare lo strafottente,
altrimenti ti rispedisco a casa!”
Mike rise e scosse la testa, “Mi diverto troppo e poi senza di me
non riuscireste a fare tutto” detto questo si
smaterializzò in un’altra parte del castello.
I tre ragazzi ancora presenti nel ufficio del preside si guardarono
negli occhi e poi Harry prese la parola, “Professore, noi
andiamo”.
“Certo ragazzi, buona giornata” li salutò Silente.
I tre grifoni salutarono e uscirono dalla stanza, prima di uscire
però il bambino sopravvissuto guardò Broms, lui gli
sorrise e tramite la telepatia gli disse: “Stasera ci incontriamo solo tu ed io alla torre di Astronomia, a mezzanotte in punto”.
“Ci sarò” rispose mentalmente Harry, incamminandosi lungo le scale con la mano stretta in quella di Ginevra.
Il corridoio di terapia intensiva del San Mungo era deserto,
silenzioso, bianco, candido, forse troppo, l’odore di medicinali
era forte, intossicante. Hermione e Lucas camminavano mano nella mano
lentamente, quasi timorosi di spezzare quel silenzio, che a poco a poco
diventava sempre più assordante e irreale.
Finalmente arrivarono di fronte alla stanza 23, la camera di Mel.
Avevano chiesto informazioni all’infermiera del piano e lei aveva
indicato loro la stanza, ma non aveva detto niente sulle condizioni
della ragazza, aveva solo aggiunto che John non si era allontanato dal
suo letto neanche per un secondo.
Aprirono piano la porte e gardarono dentro, i raggi del sole
illunimavano la stanza candida, l’odore di medicinali era forte
come nel corridoio, c’erano un solo letto all’interno della
stanza, sul quale c’era adegiata una ragazza che dormiva,
apparentemente tranquilla, i capelli ricci erano fasciati da una benda
bianca, al dua braccio destro era attaccata una flebo che l’altro
braccio era teso lungo il suo corpo longilineo, era fasciato in piu
punti. Lucas strinse i pugni notando che anche il viso della giovane
era pieno di graffi, non osava pensaro cosa avevano passato in quei
momenti. John era seduto di fianco al letto di Melanie, le teneva
dolcemente la mano sinistra, il capo appoggiato al materasso, aveva gli
occhi chiusi, forse dormiva anche lui. Anche il biondino aveva qualche
graffio e la mano che teneva quella della ragazza era fasciata, ma
tutto sommato stava bene. O almeno questo era quello che dava a vedere.
I due ragazzi si avvicinarono piano, cercando di non svegliarlo, ma fu
inutile, al primo passo John scattò seduto e si voltò
verso la porta, il suo sguardo scuro sembrò illuminarsi alla
vista del suo amico, si staccò dolcemente da Mel e si
alzò in piedi, fece un sorriso debole rivolto ai due studenti,
Lucas si allontanò da Hermione e John lo abbracciò
stretto.
“Se me ne trovo anche solo uno davanti…”
ringhiò il biondo quando si fu allontanato dal serpeverde,
“Lo uccido” concluse stringendo i pugni.
“Come sta Mel?” chiese Hermione avvicinandosi ai due
ragazzi, John si voltò verso di lei, fece un passo nelal sua
direzione e l’abbracciò, la grifoncina rimase spiazzata da
quel gesto, ma lo ricambiò passandogli una mano tra i capelli
mossi, “Non molto bene” rispose il giovane allentandosi e
sedendosi sul letto della ragazza, “I medimaghi dicono che non
è in pericolo di vita, però non si sveglia. La botta che
ha preso è stata molto forte, ha avuto un trauma cranico per
questo è ancora fasciata e poi ha perso parecchio sangue, hanno
dovuto farle due trasfusioni quando siamo arrivati qui, il braccio
è rotto in più punti, ma non appena si sveglierà
le faranno prendere una pozione che la rimetterà in sesto,
almeno il braccio…”
“Prenderemo quei bastardi, vedrai” gli disse Lucas
appoggiandogli una mano sulla spalla, John annuì convinto,
“Sicuro, e non appena ne avrò uno tra le mani,
rimpiangerà il fatto di essere nato”.
Hermione si sedette sulla sedia di fianco al letto di Mel e li
fissò: erano tutti e due convinti di poterli fermare, tutti e
due pieni di rabbia, la collera li stava consumando inesorabilmente.
“John” lo chiamò piano, il giovane si voltò verso di lei, “Posso chiederti una cosa?”
“Certo”
“Cosa è successo esattamente?” chiese un po’ titubante.
Lucas di fece attento e si appoggiò alla sponda del letto, John
strinse i pugni sulle gambe e fissò un punto indistinto della
stanza bianca, poi inziò a raccontare: “Non era molto
tardi, è successo ieri sera, abbiamo sentito un forte botto,
molto probabilmente un Bombarda, i vetri hanno iniziato a tremare, ci
siamo affacciati alle finestre, quelli che erano vicino alle porte sono
usciti in giardino e abbiamo visto questi tizi in nero con quelle
maschere argentate. Avevano le bacchette puntate contro la scuola e
hanno iniziato a colpirla con tutti gli incantesimi possibili, ben
presto sono scoppiate le fiamme e hanno iniziato a distruggere tutto.
Noi e i professori abbiamo cercato di fare il possibile: salvare i
più piccoli rispedendoli a casa con le passaporte e contrastare
quei folli. All’inizio non ci stava andando poi tanto male, fino
a quando non è arrivata lei. Era pazza, folle, ma di una potenza
inaudita, mai vista. Con pochi colpi di bacchetta ha distrutto la
scuola, ucciso tante persone e ferite altrettante. Molti di quei maghi
si sono inginocchiati al suo passaggio, dicendo “Ben tornata
Signora”… io l’ho vista di sfuggita, e l’unica
cosa che mi ha colpito è stata la profondità del suo
sguardo. Aveva due occhi azzurri penetranti, che facevano un gran
contrasto con il nero che l’avvolgeva, la pelle era molto chiara,
ma come vi ho già detto non ho proprio idea di chi fosse. Anche
se mi sembra di averla già incontrata almeno una volta, non lo
so è una sensazione. Quando i miei occhi hanno incontrato per un
secondo i suoi, non lo so, il mio corpo è stato scosso da un
brivido e la sensazione di averla già incontrata si è
impossessata di me. Ci ho pensato parecchio, ma non mi viene in mente
niente. Poi l’urlo di Mel mi ha distolto da quei pensieri e mi
sono concentrato solo su di lei, portarla in salvo è stato il
mio unico pensiero. Cosi eccomi qui” concluse spostando lo
sguardo prima su Hermione e poi su Lucas.
“Hai fatto bene a portarla qui, vedrai si riprenderà presto” cercò di rassicurarlo la grifoncina.
“Ascolta fratello” disse il serpeverde appoggiandogli una
mano sulla spalla, “Ci sono due tipi alla nostra scuola, che sono
in grado di estrarre i ricordi dalla mente di una persona, saresti
disposto a venire con noi, cosi forse riusciremmo a scoprire qualcosa
di più su questi bastardi?”
“Venire a Hogwarts?”
“Si, non penso che ci impiegheranno tanto” continuò Hermione.
“Se non vuoi separarti da Mel verranno loro qui”
“Non c’è problema, vengo con voi” si
alzò dal letto e diede un bacio sulla fronte a Melanie, si
chinò verso il suo orecchio e le bisbigliò qualcosa, si
sollevò e dopo essersi soffermato a guardarla ancora per un
istante si voltò verso i due ragazzi e disse:
“Andiamo”.
John Maximilian Carter camminava per i corridoio del castello
guardandosi intorno affascinato: “Accidenti, è
immensa!”
Lucas sogghignò, “Si devo dire che è davvero
grande”. Hermione sorrise, mentre li conduceva verso la Sala
Comune di Grifondoro, doveva chiamare Harry, Ron e Ginevra per poi
andare, insieme a loro, da Silente.
Si fermarono davanti al ritratto della Signora Grassa e la grifoncina disse: “Ungano Spinato”.
“Giusto!” rispose il quadro spostandosi e rivelando
l’ingresso al dormitorio del rosso-oro, la ragazza entrò
per prima seguita poi dagli altri due, “Io non dovrei essere
qui” disse Lucas all’amico, “Il mio dormitorio
è nei sotterranei”.
John annuì, poi si guardò intorno, quella stanza era
bellissima, i colori caldi dei grifoni rendevano accogliente la Sala
Comune, il fuoco scoppiettava allegro nel camino, molti studenti erano
seduti sulla sedia, divani e pltrone e schervano tranquilli,
c’era chi studiava, chi parlava, chi giocava a carte o scacchi,
chi leggeva.
“Ciao Lavanda” Hermione si fermò davanti alla sua
compagna di casa e la giovane le sorrise, “Ciao Herm, tutto
bene?” le chiese gentilmente.
“Si tutto ok, hai visto Ron?”
“Ci siamo visti prima, adesso credo che sia in camera sua con Harry” le disse sorridendo.
“Grazie, e Ginny?”
“Non l’ho vista, mi spiace”
“Non importa, ci vediamo” la salutò, poi si voltò verso Lucas e gli disse, “Seguitemi”
I due ragazzi la seguirono in silenzio, Lucas non si sentiva molto a
suo agio, quella Sala Comune era molto diversa rispetto alla sua,
d’altronde il regno delle Serpi era più cupo, scuro e
tranquillo, non era colorato, caldo e pieno di vita come quello dei
grifoni. In fonto era risaputo che la casa più chiassosa in
assoluto era proprio quella di Grifondoro!
Si fermarono di fronte ad una porta, Hermione bussò, ma non
aspettò una risposta, aprì la porta dicendo solamente:
“Sono io”.
Non appena furono dentro la stanza, Lucas potè notare Harry e
Ron distesi sul letto che guardavano la loro amica, “Beh cosa ci
fate ancora lì? John non ha tutto il tempo! Su alzatevi dobbiamo
andare da Silente, ma prima dobbiamo trovare Ginny” i due grifoni
scattarono in piedi.
“E così tu sei John?” chiese Ron avvicinandosi al nuovo arrivato.
“Si”
“Piacere, io sono Ron Weasley” disse porgendogli la mano,
“E lui è Harry Potter” continuò indicando il
moro che si stava avvicinando.
“Il bambino sopravvissuto” rispose John stringendogli la mano.
“In persona” disse Harry ricambiando il gesto, “Mi spiace che i Mangiamorte siano arrivati fino da voi”
“Lo apprezzo, sono qui perché Hermione mi ha detto che
c’è un tipo che potrebbe ricavare informazioni dai miei
ricordi”
“Si Mike Broms, è insopportabile, però è molto utile” lo informò Ron.
Lucas sogghignò, “Andiamo, prima che mi entra in crisi,
non può stare troppo tempo lontano da Mel” disse
voltandosi verso la porta.
“A proposito, come sta?” chiese il prescelto.
“Si riprenderà, ne sono convinto” rispose il biondo, incamminadosi dietro a Lucas.
I trio li raggiunse un secondo dopo, prima di uscire incontrarono
Ginevra e insieme a lei si diressero verso l’ufficio di Silente.
Nessuno di loro sapeva che i ricordi di John avrebbero scatenato un
vero e proprio tumulto nell’animo di almeno due persone.
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Capitolo 56 *** Memory ***
16847
56. Memory
John continuava a fissare l’anziano mago che si trovava di fronte
a lui, così era lui Albus Silente, Lucas gliene aveva parlato in
una sua lettera, diceva che era un grande uomo oltre che un grande
mago, ma soprattutto che almeno per una volta le voci erano vere:
quell’uomo era il mago più forte che potesse esistere
all’interno del Mondo Magico.
Albus Silente gli sorrise e gli porse la mano, “Il mio nome
è Albus Percival Wulfric Brian Silente, comunemente mi chiamano
Albus Silente, tu devi essere John”
“Si signore, John Maximilian Carter” rispose il giovane
stringendo la mano del preside, “Felice di conoscerla”
“Il piacere è tutto mio giovanotto, come sta la tua amica?”
“Mel? Non benissimo, ma sono sicuro che si riprenderà”
“Certo, il San Mungo è un ospedale molto preparato, non ti
preoccupare” sorrise, “Bene, ma tu sei qui per aiutarci,
vero?”
“Si, Lucas ed Hermione mi hanno detto che c’è una persona in grado di analizzare i miei ricordi”
“Esatto, non invaderemo la tua privacy, vedremo solo le immagini”
“Non c’è nessun problema”
La porta alle loro spalle si aprì nuovamente e vi entrarono Minerva Mcgranitt, Severus Piton e i coniugi Flatts.
“Ciao John” lo salutò Amelia avvicinadosi.
“Buongiorno” rispose lui sorridendole, la donna gli
accarezzò amorevolmente una guancia poi sorrise anche al figlio.
Lucas ricambiò il gesto, ma si spense nuovamente quando
incontrò lo sguardo del padre. Non ce la faceva proprio a
sopportarlo, era più forte di lui, anche in un momento del
genere, quando la sua scuola era stata distrutta, lui non gli aveva
detto una sola parola di conforto, anzi era stato in grado di fargli
perdere le staffe un’altra volta. Richard Flatts non disse una
sola parola, fece solo un cenno con capo a John e poi si sedette su un
divano in attesa dei due demoni, che non tardarono ad arrivare. Infatti
comparvero come quella mattina dal nulla.
“Ben arrivati” li salutò Silente, “Vi presento John Carter”
“Piacere” rispose Heric Broms avvicinandosi al giovane,
“Non ti preoccupare non sentirai niente, sarai cosciente quindi
vedrai anche tu il tuo ricordo, come tutti noi, penso che te
l’abbiamo già detto che vedremo solo le immagini e non i
tuoi sentimenti”
“Si, mi hanno informato”
“Bene, allora possiamo procedere” disse rivolto al figlio,
Mike si avvicinò al giovane Carter e lo guardò negli
occhi.
Silente si sedette alla sua scrivania, a sinistra aveva Piton e a
destra la McGranitt, entrabi erano in piedi di fianco alla sua
poltrona, Harry, Ginny e Ron si sedettero su un divano, Amelia prese
posto di fianco al marito, mentre Hermione e Lucas rimasero in piedi
vicino alla parete.
John era seduto al centro della stanza, Mike di fronte a lui e Heric al
fianco del figlio. Il mezzo demone fece ancora un passo nella direzione
del giovane, poi alzò entrambe le mani nella sua direzione, i
palmi aperti, e poi chiese gli occhi. Pronunciò una formula in
una lingua sconosciuta, la sua voce era soave, quasi incantatrice,
pronunciava quelle parole velocemente, nessuno riuscì a capire
quello che stava dicendo, tranne suo padre, Heric Broms rimase immobile
al suo posto, solo verso la fine della formula alzò anche lui le
mani come quelle del figlio e una luce argentea si diffuse in tutto
l’ufficio. La luce avvolse interamente John e quando si fu
dissolta, un piccolo fascio di luce azzurra uscì dalle dita di
Mike, tutti restarono con il fiato sopreso fino alla fine
dell’operazione, quando il mezzo demone abbassò le
braccia, in perfetta sincronia con quelle del padre, la luce prese
forma e creò il ricordo di John. Fu come se stessero assistendo
alla proiezione di un film: le immagini scorrevano a tempo reale
davanti a loro, tra il corpo di John e quello dei due demoni. Tutti i
presenti rimasero in silenzio, guardavano allibiti i ricordi di Carter
illuminare la stanza: l’arrivo dei Mangiamorte, la battaglia, i
bombardamenti, la scuola iniziare a cadare, i feriti, i morti, i
professori e gli alunni combattere fianco a fianco e poi lei…
l’arrivo di quella donna potentissima che in pochi colpi
riuscì a far cadere l’intera scuola, sconfiggere il
preside e gli insegnati, ferire e uccidere altri ragazzi. Per un attimo
il ricordo si concentrò sulla figura della donna. Fu un attimo,
il cuore di due persone all’interno della stanza perse un
battito, Lucas si sentì facillare ed Hermione lo afferrò
al volo, facendolo appoggiare al muro. Heric Broms invece si
portò una mano sul cuore. Era da tanto che non lo sentiva
battere così forte, solo in un determinato periodo della sua
vita aveva battuto cosi forte, potente… Solo una volta aveva
battuto così.
Chi era quella donna?
Il ricordo poi si concentrò sui resti della scuola, il
salvataggio di alcuni professori e infine su Melanie. Mike chiuse nello
stesso istante entrambe le mani e il ricordo svanì nel nulla.
John sbattè per un secondo le palpebre poi fissò il suo
amico, Lucas Flatts era ancora appoggiato al muro, gli occhi blu erano
sbarrati come se avesse visto un fantasma o qualcosa di spaventoso,
Hermione era di fronte e lui e gli aveva appoggiato entrambe la mani
sulle spalle, lo guardava con uno sguardo preoccupato, Amelia
scattò velocemente vicino al figlio e gli accarezzo una guancia:
era gelato.
“Lucas, tesoro, tutto bene?” gli chiese spaventata.
Il serpeverde sembrò ritornare in se, sbattè le palpebre
e si spacchiò negli occhi angosciati di Hermione, “Si,
penso di si” disse appoggiandosi alla giovane grifondoro.
“Cosa ti è successo?” gli chiese la ragazza.
“Non lo so, quegli occhi…” mormorò, poi si
voltò verso John, “Ti rircodi cosa mi hai detto in
ospedale, la sensazione di conoscerla?”
John annuì, “E’ stato lo stesso anche per te?”
“Si” Lucas si lasciò scivolare contro il muro e si
sedette a terra, trascindasi dietro anche Hermione che si sedette al
suo fianco, prendendogli una mano e stringendola tra le sue.
“Cosa vuoi dire Lucas?” gli chiese sua madre.
“Non lo so” rispose lui guardandola, “Ma mi sembra di
averla già vista. Non so perché, ma quegli occhi li ho
già visti”
“Hai visto talmente tante donne, cosa vuoi che siano due occhi
azzurri” intervenne suo padre senza alzarsi dal divano sul quale
era seduto.
“Devo ammette che di tatto ne hai davvero tanto, capitano”
rispose Lucas fissando Richard, “Comunque non che la mia vita
privata ti interessi, ma una sensazione del genere non l’avevo
mai provata” poi continuò rivolgendosi a sua madre,
“E’ una sensazione strana, non so spiegarla”.
Silente guardò il suo studente, poi la sua attenzione fu
attirata da un’altra reazione ben differente da quella di Lucas,
si voltò verso Heric Broms e lo vide con lo sguardo quasi
trasparente puntato verso un punto non definito della stanza e una mano
pallida sul cuore. “Heric tutto bene?” chiese alzandosi e
dirigendosi verso il demone, come risvegliato da un sogno, Broms
guardò l’amico, poi parlò: “Quella donna
è la copia di Luce” disse piano.
”Che cosa?!” scatto Mike, “Stai scherzando, vero?”
Tutti i presenti si voltarono verso i due demoni, Silente fece un passo
indietro, mentre tutti gli altri si alzarono dalle loro posizioni.
Heric guardò il figlio negli occhi, quegli occhi scuri e
profondi cosi simili ai suoi, Luce, l’unica donna che avesse mai
amato, che fosse riuscita a fargli battere quel cuore di demone
così velocemente come in quel momento, l’istante esatto in
cui i suoi occhi avevano visto quelli di quella donna. Azzurri, fieri,
profondi, penetranti. Come i suoi. Come quelli di Luce, e poi la sua
postura, il suo corpo, i suoi lineamente, il colore della pelle…
tutto gliela ricordava. Se la sua mente non continuava a ripetergli che
Luce era morta molti anni prima, sarebbe stato in grado di credere che
fosse tornata.
“Non sto scherzando. Quella donna è identica a tua
madre” disse rivolto al figlio. Mike lo fissò incredulo,
“Non può essere. Non vorrei ricordarti che mia madre
è morta una settimana dopo la mia nascita. Te lo sei dimenticato
forse?”
“Non ho detto che è tua madre, ho solo detto è
uguale. So benissimo anch’io che Luce non c’è
più, non devi certo ricordarmelo tu”
“Devo dire che questa donna ha creato un po’ di
tumulto” intervenne Richard, rimasto comodamente seduto sul
divano.
“Ribadisco, hai un tatto eccezionale” lo ribeccò
Lucas rialzandosi da terra insieme ad Hermione, i due vennero
affiancati da John, che si era spostato dal centro della stanza.
Heric si appoggiò al muro, di fianco al divano dov’erano
presenti gli altri tre grifoni, Harry lo fissò e potè
constatare che la visione di quella donna lo aveva davvero sconvolto,
Merlino solo sapeva come si poteva sentire quel demone in quel momento.
Rivedere dopo anni e anni una donna che assomigliava alla moglie,
sarebbe stato in grado si sconvolgere chiunque.
Mike continuava a fissare suo padre in modo incredulo, non poteva
crederci. Suo padre, il grande mago che era riuscito a diventare un
demone, sconvolto dalla visione di una donna che assomigliava alla sua
vecchia moglie. “E’ assurdo, come fai a ridurti cosi”
constatò dopo un secondo.
“Non puoi capire” rispose solo il demone, guardandolo con
quello sguardo grigio, quasi trasparente, che ebbe il potere di farlo
sentire una nullità.
“Non posso capire dici?”
“No, non puoi”
“E perché, sentiamo?”
“Semplice, non hai mai amato. Non sai cosa vuol dire perdere qualcuno a cui tieni”
“E’ da deboli”
“Non è questione di deboli o forti. Tu non sai cosa vuol dire, per questo non puoi capire”
“Stronzate” rispose Mike, poi senza dire più niente si smaterializzò in un altro luogo del castello.
Lucas fissò in silenzio, come tutti gli altri presenti nella
stanza, il piccolo battibecco tra padre e figlio, poi una folgorazione,
un’immagine, o meglio, un ricordo che si impossesso della sua
mente, attimi di una vita che aveva dimenticato, un viaggio, un
incontro, una notte passata insieme, uno sguardo… due iridi
azzurre profonde e penetranti. E infine un nome: “Liz”
“Cosa hai detto?” gli chiese Hermione voltandosi verso di lui.
Lucas si voltò nella direzione di John, l’amico si
specchiò negli occhi blu del serpeverde e anche lui fu invaso
dal suo stesso ricordo: Amsterdam, il bar in cui avevano passato tutta
la sera, l’incontro con due ragazze, uno sguardo profondo e
infine un nome: “Liz”.
“E’ lei, ne sono sicuro” continuò Lucas.
“Si le assomiglia”
“No, non le assomiglia, è lei. Quegli occhi, quello sguardo… è Liz”
“Ma chi è questa Liz?!” sbottò Hermione fissando entrambi i ragazzi.
“E’ una ragazza che abbiamo incontrato ad Amsterdam”
le spiego John, mentre Lucas si passò una mano tra i capelli
neri, scompigliandoli ancora di più. “Non ci posso
credere”
“Adesso vedete di spiegarci decentemente tutto” disse con
voce ferma Richard Flatts fissando sia il figlio che l’amico,
“Voglio sapere tutto su questa Liz”
“Il problema, capitano, è che non sappiamo niente”
rispose John, “Abbiamo incontrata con una sua amica in un bar una
sera, poi non l’abbiamo più vista. Tutto qui”
“E allora come fate ad essere sicuri che sia lei” continuò l’uomo.
“Perché è lei!” affermò Lucas puntando
lo sguardo in quello del padre, “Sono sicuro che è Liz e
io non mi sbaglio mai”
“Non sai altro di questa ragazza?” gli chiese più dolcemente sua madre.
“No, non so altro. A dire il vero non sapevo neanche che era una strega” spiegò il serpeverde.
“Già è vero” intervenne il padre, “A te interessa solo una cosa”.
Hermione trattenne il fiato, fu un attimo: vide le mani di Lucas
stringersi e diventare bianche a causa della forza che ci stava
mettando, i suoi occhi si ridussero a due fessure, il blu divenne
ancora più penetrante, lo fissò furioso e sibilò:
“Cosa ne sai tu, non sai niente
di me. Non fare neanche finta di sapere qualcosa sul mio conto,
perché non sai niente. E non ti azzardare mai più a dire
una cosa del genere, perché non sai niente della mia vita. Non
te ne è mai importato un cazzo di me, non ti importava e non ti
importerà mai. Quindi fammi un favore, lasciami in pace, non mi
rompere i coglioni, ma soprattutto non ti azzardere mai più a
fare allusioni del genere davanti a lei” detto questo
prese Hermione per mano e si diresse verso l’uscita. Lo fece
fermare solo una frase di suo padre: “Bravo, rifugiati tra le
braccia di quella ragazzina, tanto è solo questo che sai
fare”.
Richard Flatts non riusci ad estrarre la bacchetta in tempo, quando
vide che il figlio si era voltato con già la sua arma tra le
dita, non fu abbastanza veloce: “Stupeficium” l’incantesimo lo colpì in pieno petto e lo fece andare a sbattere contro la parete.
Restarono tutti ammutoliti, anche Silente e Broms, che guardarono
l’espressione dura di Lucas mentre fissava il padre a terra, poi
lo videro dargli le spalle e incamminarsi lentamente verso
l’uscita con Hermione al suo fianco. Un istante dopo la sua
azione venne imitata per prima da John che scese le scale velocemente
per rincorrere l’amico e un secondo dopo dagli altri grifoni.
Richard Flatts riaprì gli occhi solo quando la chioma di Ron
Weasley fu scomparsa oltre la porta, si alzò a fatica imprecando
contro il figlio, “Se lo prendo”
“Tu non farai un bel niente” la voce di sua moglie era
dura, fiera, ma anche delusa, “Lucas ha fatto bene a colpirti,
questa è la mia posizione, che ti piaccia o no. Adesso scusami,
ma vado al quartier generale, magari trovo qualcosa su questa Liz.
Arrivederci” disse rivolta al preside, ai due insegnati e infine
a Broms. Amelia Flatts scomparve un istante dopo oltre la soglia della
porta, Richard si risistemò la divisa, poi senza una parola usci
anch’egli dall’ufficio.
“Però…” fu l’unico commento di Minerva McGranitt, che si passò una mano sul volto.
“Quel ragazzo ha davvero fegato, devo ammetterlo” si lasciò sfuggire Severus Piton.
Silente sorrise, poi la sua espressione si rabbuiò vedendo lo
stato del suo amico, “Heric sicuro di non volere niente?”
Il demone si alzò e lo fissò squotendo la testa,
“No, non ti preoccupare. Penserò a quello che ho visto e
cercherò di capire qualcosa” detto questo scomparve,
lasciando dietro di se un leggero strato di vapore.
“Harry Potter stanotte ti aspetterò comunque alla torre di Astronomia”
“Sarò puntuale”
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Capitolo 57 *** Parole che colpiscono ***
168
57. Parole che colpiscono
“Lucas! Ti vuoi fermare! Mi fai male!” la voce di Hermione
diventava sempre più forte, il serpeverde non si era ancora
staccato dalla sua mano e la stava trascinando per tutto il giardino
del castello. Si bloccò di colpo solo sulle sponde del Lago
Nero, la grifoncina non si accorse che il ragazzo si era fermato e gli
andò a sbattere contro. “Ahi!” esclamò mentre
si massaggiava il naso.
“Scusa” bisbigliò il giovane mentre si lasciava
scivolare contro la corteccia di una grande quercia, Hermione si
voltò verso di lui, poi fece un sospiro e si sedette a terra
anche lei, posizionandosi tra le gambe di Lucas, il serpeverde
l’avvolse in un abbraccio e mentre le accarezzava un braccio con
una mano, si accesa una sigaretta e iniziò a fumarla
nervosamente. “Mi dispiace di averti trascinata fuori cosi, ma se
restavo in quella stanza un momento di più, lo avrei
ammazzato”.
“Non dire cose di cui potresti pentirti” gli sussurrò appoggiandosi meglio al petto del ragazzo.
“Non me ne pentirei” disse piano, “Non si deve
permettere di dire una cosa del genere, quell’uomo non sa un bel
niente di me. Deve imparare a farsi i cazzi suoi”
“Resta sempre tuo padre”
“Ha perso la sua posizione molto tempo fa” disse duro, “Non lo considerò più un padre”
“Dicevi questo anche di tua madre… guarda adesso”
“Con lei è diverso”
“Solo perché tu vuoi che sia cosi” Hermione si
voltò verso il suo ragazzo e gli accarezzò una guancia,
“Con tua madre sei riuscito a risistemare tutto, perché
con lui pensi che non possa funzionare?”
“Hai sentito cosa ha detto oggi?” disse fissandola con le
sue iridi blu infuriate, “Non lo sopporto, non ce la faccio e
sono convinto che non cambierà mai nulla. Posso fare a meno di
lui” concluse puntando lo sguardo verso il sole che lentamente
scompariva all’orizzonte.
Hermione non gli rispose, gli passò le braccia intorno al collo
e si strinse a lui, Lucas le bassò entrambe la braccia intorno
ai fianchi per attirarla maggiormente verso di se e nascose il viso nel
suo collo.
Restarono così, in silenzio fino a che non riuscì a
raggiungerli John. Il giovane li salutò velocemente e poi si
smaterializzò al San Mungo promettendo che si sarebbe fatto
sentire presto e che li avrebbe informati subito se Mel si fosse
svegliata.
Eravamo insieme,
tutto il resto del mondo l’ho scordato.
La coppia rimase ancora per molto tempo sulla riva del lago, anche se
era la seconda settimana di marzo, il tempo non era male e l’aria
della sera era fresca, ma piacevole.
“Posso chiederti una cosa?” Hermione ruppe timidamente il
silenzio che li avvolgeva, Lucas si lasciò sfuggire un ghigno,
“Vuoi sapere di Liz, vero?”
“Si”
“Non c’è molto da dire” iniziò il
serpeverde guardando il lago, “Ci siamo incontrati una sera in un
bar ad Amsterdam, abbiamo parlato del più e del meno per un
po’ e alla fine siamo andati a letto insieme. La mattina dopo ci
siamo svegliati, l’ho riaccompagnata a casa e non ci siamo
più visti. Fine della storia, non significa nulla per me”
“La tua espressione prima diceva il contrario” lo
accusò la grifoncina attirando nuovamente il suo sguardo su di
se.
“Jane sono rimasto
sconvolto di vederla li, non sapevo neanche fosse una strega. Figurati
poi vederla tra le file di Voldemort” rispose sostenendo il suo
sguardo d’oro.
“Si, forse hai ragione. Non deve essere stato facile”.
“No, per niente. La cosa che però mi lascia più turbato è la reazione che ha avuto Broms”.
“Già. Sembrava sconvolto, distrutto”, gli occhi di
Hermione si fecero improvvisamente lucidi, “Non vorrei mai
trovarvi nei suoi panni. Vivere per sempre sapendo che se ti affezioni
a qualcuno lo vedrai sicuramente morire”.
“Ehi ehi…” Lucas le sorrise dolcemente, asciugandole
una lacrima che era riuscita ad uscire dai suoi occhi, “Non
è solo”.
“No certo.. ha solo un figlio cinico, che non è in grado di capirlo, anzi lo fa stare peggio”.
“Non tutti hanno la fortuna di incontrare persone sensibili e
buone. Purtroppo nella vita bisogna accontentarsi di quello che ci
viene dato. Io l’ho dovuto imparare a mie spese e anche se la
cosa non mi va, non ci posso fare niente”.
“Non è giusto” sospirò la ragazza abbassando
lo sguardo, Lucas le passò due dita sotto al mento e le fece
sollevare il volto, le sorrise dolcemente poi si chinò verso le
sue labbre e le congiunse con le sue.
Hermione si strinse subito al corpo del ragazzo, perdendosi in quelle
labbra che erano in grado si farle dimenticare tutto il mondo che la
circondava, quando stava con Lucas tutto quello che la circondava
sfumava, esistevano solo loro due. Loro due e nient’altro.
La notte aveva avvolto con il suo manto nero tutta l’Inghilterra,
la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts era silenziosa, buia e
calma. Non si sentiva volare una mosca per i corridoio, le aule era
vuole e quiete, le Sale Comuni di tutte le case erano deserte, i camini
ormai si erano spenti perché nessuno più li alimentevava.
Solo in un’ala del castello una persona guardava la luna piena
brillare, le stelle la incorniciavano come se fosse la cosa più
presioza che potesse esistere.
Heric Broms era quella persona, o meglio, quel demone che ancora non
stava godendo dei benefici del sonno, non ci sarebbe riuscito neanche,
ne era più che certo, gli avvenimenti di quel pomeriggio
l’avevano sconvolto. Quella ragazza, Liz come l’avevano
chiamata Lucas e John, era la copia sputata di Luce. Il suo ricordo era
sempre vivo nel suo cuore, ma rivederla aveva scatenato nella sua anima
una strana reazione: il suo cuore aveve iniziato a battere sempre
più forte, non era ancora riuscito a farlo tornare alla
normalità. Fu come quella volta, la prima volta che la
vide….
Aveva raggiunto il Canada, in Europa
non poteva più stare, tanto meno in Inghilterra, era
perennemente assediato da maghi e streghe che volevano sapere
l’incantesimo che aveva usato per diventare un demone, ma lui non
aveva nessuna intenzione di rivelarlo a nessuno.
Ci era riuscito da solo, dopo anni di
duro lavoro, ricerche e fatica, non aveva nessuna intenzione di
rivelare al vento le sue scoperte. No, mai. A nessuno.
Era consapevole che il suo nome
avrebbe popolato i libri per l’eternità: il mago che era
riuscito a diventare demone. Però questo non significava che
sarebbe stato un burattino o un fenomeno da baraccone, no, questo no.
Proprio per questo si era traferito in America.
A dire la verità al momento
sapeva solo di essere arrivato in Canada, non aveva idea di dove si
trovava, anche se il territorio si presentava deserto e impopolato.
Meglio così. Non avrebbe dovuto spiegare niente a nessuno.
Non sapeva neanche lui quanta strada
aveva percorso, l’unica cosa di cui era certo era l’anno in
cui si trovava: 1780.
In lontananza scorse un paesino, si
sarebbe fermato lì per la notte che ormai stava giungendo, poi
la mattina sarebbe ripartito, per raggiungere un luogo deserto, dove
avrebbe abitato per tutta la vita, o meglio, eternità.
Il paese non era di grandi
dimensioni, le case erano ancora tutte di legno e alcuni bambini
stavano giocando per la strada. Osservando bene le case e quello che lo
circondava, il demone si rese conto che si trovava in un villaggio di
maghi. Dannazione! Ormai era troppo tardi per cercare un altro
villaggio, si sarebbe fermato lì, avrebbe fatto finta di niente,
sperando che nessuno lo riconoscesse.
Entrò in una locanda, aveva
bisogno di un letto, doveva riposarsi. Essendo un demone non aveva
bisogno di nutrirsi come un normale essere umano, però il sonno
era qualcosa di cui anche un essere immortale aveva bisogno.
Si avvicinò al bancone e
quando incrociò lo sguardo della ragazza che gli stava
sorridendo il suo cuore mancò di un battito. Non aveva mai visto
una ragazza così bella: la sua pelle era chiara, gli occhi erano
profondi, penetranti e di un colore strano nero con alcune pagliuzze
azzurre, i capelli erano lunghi, lucenti e neri come la pece, il suo
corpo era longilineo, magro, ma ben proporzionato. La giovane gli stava
sorridendo, così il demone ricambiò il suo gesto
avvicinandosi al bancone.
“Buona sera” lo salutò.
“Buona sara, vorrei una stanza”
“Certamente”
continuò senza smettere di sorridergli, sfogliò un
quaderno che aveva appoggiato al tavolo e poi si voltò, prese
una chiave dalla bacheca e gliela porse, “Ecco qui, stanza
37”.
“Grazie mille”
“Si figuri, comunque il mio nome è Luce, per qualunque cosa mi chiami”
“Molto gentile, io invece sono
Heric” rispose stringendo la mano della mora. Lei gli sorrise
ancora, dopo distolse lo sguardo verso un altro cliente che stava
arrivando, così il demone salì le scale che lo avrebbero
portato alla sua stanza.
I ricordi lo avevano travolto come un fiume in piena, si
appoggiò alla balaustra della Torre di Astronomia, alzò
lo sguardo grigio verso il cielo, mancava davvero poco alla mezzanotte.
La porta alle sua spalle si aprì da sola, non c’era nessuno, ma Broms aveva già capito chi era.
“Mantello dell’invisibilità” constatò con la sua voce profonda.
Dal nulla apparve Harry James Potter, si tolse il mantello di suo padre
e lo piegò accuratamente appoggiadolo poi su un banco.
“Sei stato puntuale”
“Mantengo sempre le promesse” rispose il bambino
sopravvissuto alzando lo sguardo verso il demone, Broms a
quell’affermazione sorrise e poi si sedette sul muro della torre.
Oltre di lui il vuoto, ma non aveva nessun timore di cadere,
fissò senza parlare il ragazzo che gli stava di fronte e gli
fece cenno di avvicinarsi, Harry lo fece e si appoggiò
anch’egli alla balaustra, ma rimase in piedi, di fianco al
demone, a guardare il cielo stellato.
Broms concentrò il suo sguardo sul ragazzo, poi sorrise ancora,
“E’ impressionate la somiglianza con i tuoi genitori”
constatò poi, distogliendo lo sguardo da lui, Harry si
voltò e lo squadrò: era la prima volta, da quando era
arrivato al castello, che gli stava cosi vicino. Doveva ammettere che
quell’uomo era perfetto, non aveva mai visto nulla di simile,
sembrava scolpito nel marmo.
“Ma lei non li ha mai visti” rispose senza togliergli gli occhi verdi di dosso.
“No, ma ti ricordo che posso vedere nei ricordi della gente. E
poi come ti ho detto, mi sono documentato, so tutto di te e dei tuoi
amici… quindi possiamo quasi dire che conosco i tuoi genitori. E
tu sei uguale a loro” continuò senza togliersi quel
leggero sorriso dalla labbra sottili, “Assomiglia in una maniera
impressionante a tuo padre, ma hai..”
“Gli occhi di mia madre, lo so, me lo dicono tutti” concluse per lui Harry.
“Esattamente” Broms voltò lo sguardo e lo
puntò nelle iridi del bambino sopravvissuto, “Non siamo
qui per parlare dei tuoi genitori, ti ho chiesto di incontrarci senza
nessun altro, perché voglio parlare con te. Voglio sapere
qualcosa di più su Lord Voldermort, certo posso dire di sapere
tutto di lui, ma l’ho letto dai libri e dai ricordi di Albus.
Voglio sapere cosa ne pensi tu, non so se mi sono spiegato”
“Vuole il mio punto di vista” riassunse Harry
“Precisamente” poi prima che il giovane iniziasse a parlare
aggiunse, “A proposito, dammi del tu. Odio tutti questi
formalismi”
“D’accordo” il bambino sopravvissuto fece un respiro
profondo e poi guardò la luna, “Come sicuramente saprai,
la leggenda iniziò il 31 ottobre. Lord Voldemort entrò
nella casa dei miei genitori dopo la soffiata di Peter Minus, custode
dell’Incanto Fidelio, e uccise i miei genitori. Quando
arrivò a me però qualcosa andò storto, usò
l’Avada Kedavra, ma non funzionò. Infatti
l’incantesimo si ritorse contro di lui, togliendogli tutti i
poteri e le forze e lasciando a me questa cicatrice. Io trascorsi la
mia infanzia con i miei zii babbani che non mi dissero mai niente di
questa storia, quando raggiunsi l’età per entrare ad
Hogwarts mi arrivò la lettera e Hagrid venne a prendermi di
persona, raccontandomi tutto. In questi anni ho combattuto Voldemort e
i suoi Mangiamorte per molte volte e in svariate circostanza. Il primo
anno per la Pietra Filosofale, il secondo anno il Basilisco e il
fantasma di Tom Riddle, il terzo anno ho scoperto la verità su
Peter Minus, il quarto anno ho assistito alla rinascita di Voldemort
grazie anche al mio sangue e sono stato il testimone della morte di
Cedric Diggory, al quinto anno ho combattuto i Mangiamorte al Ministero
della Magia, inoltre ho assistito all’uccisione del mio padrino,
Sirius Black. In più sono stato posseduto da Lord Voldemort in
persona per poco tempo, ma sono riuscito a resistere e a farlo andar
via dal mio corpo e, cosa ancora più importante ho scoperto la
mia profezia ….”
“Nessuno dei due può vivere, se l’altro sopravvive”
“Esatto” annuì Harry tornando a guardarlo.
“Devo dire che sono stati anni molto movimentati, che però
ti hanno portato anche a conoscere persone che credono in te”
“Questo è sicuro, ho incontrato Ron ed Hermione, che non
mi hanno mai abbandonato, poi Silente, che a modo suo ha cercato di
proteggermi ed aiutarmi…”
“Tenendoti all’oscuro di molte cose”
“Già… Io so benissimo che sono quello che Voldemort
vuole, questa guerra è nata perché lui mi vuole
morto”
“Questo è quello che lui desidera di più, anche se
il suo fine è prendere possesso di tutto il Mondo Magico,
trasportandolo in una situazione di delirio e distruzione. Tu sei la
ciliegina sulla torta, non pensare che tutto questo casino lo sta
facendo solo e unicamente per te”
Harry lo guardò e poi gli fece la domanda che da giorni gli tormentava i pensieri: “Perché sei qui?”
“Anche se non è la mia guerra, vi voglio aiutare. Ho
vissuto per molti anni e ho visto che la causa di ogni conflitto di
vuoi uomini è il potere, la supremazia sul più debole. So
benissimo che anche se vi aiuto questa volta, potrebbe riaccadere la
stessa cosa tra qualche anno. Per questo non voglio rivelare la mia
presenza, non voglio diventare il paladino della giustizia, non mi si
addice. E sinceramente non lo voglio neanche. Però voglio
aiutare voi, non solo perché Albus è un mio caro amico.
Voglio farlo e basta”
“Grazie”
Il demone si lasciò sfuggire un altro sorriso, “E tu Harry
James Potter, perché combatti? Per vendetta o per altro?”
Harry ci pensò su un attimo, nessuno gli aveva mai posto quella domanda, e forse neanche lui sapeva la risposta. Perché combatteva contro Lord Voldemort?
“Da quando sono nato mi hanno sempre affibiato il nomignolo del
Bambino Sopravvissuto, il neonato che ha sconfitto Lord Voldemort, la
speranza di tutti i maghi, il futuro per il Mondo Magico. Mi sono
trovato dentro questa storia fino al collo, non ho potuto evitarlo. Non
so perché combatto, certo non voglio che Voldemort vinca, non
voglio che distrugga tutto quello che c’è, non voglio che
altri innocenti muoiono… Certo voglio anche vendicare la morte
dei miei genitori, di Sirius, di Cedric, di tutti gli innocenti che
sono stati uccisi dai Mangiamorte e da lui…
però….”
“Sei stato catapultato senza volerlo in una guerra che non volevi, che non conoscevi”
“Già.. però di una cosa sono sicuro” Harry lo
fissò negli occhi, le sue iridi verdi erano decise, fiere,
“Non voglio che Voldemort vinca, però non voglio
combattere da solo. La gente deve essere consapevole di quello che
stiamo facendo, deve sostenerci, non si deve nascondere. So che non
è facile, la paura distrugge l’animo delle persone, lo
deforma, lo contorce. Però sono convinto che finchè nel
cuore della gente ci sarà uno spirito di liberta, qualcosa si
potrà ancora fare”
“Esatto” Broms scese con grazia dalla balaustra e gli
appoggiò entrambe le mani sulle spalle, “C’è
del buono in questo mondo, Harry, ed è giusto combattere per
questo”. Detto questo il demone gli dette le spalle, “Buona
notte” gli augurò, poi scomparve, lasciando dietro di se
una piccola nuvola di vapore.
Harry rimase ancora per qualche minuto sulla Torre di Astronomia, poi riprese il suo mantello e tornò in dormitorio.
“Ci sono cose che non si possono interrompere al passaggio di un’epoca all’altra…
Sopravvivranno.
La
consapevolezza che i sogni della gente sono qualcosa che durerà
per sempre, finchè la gente avrà sete di
libertà”.
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Capitolo 58 *** Elisabeth ***
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57. Elisabeth
Lord Voldemort aprì gli occhi, al suo fianco Elisabeth stava
ancora dormendo profondamente, il corpo nudo era coperto solo da un
lenzuolo nero, che si confondeva con i lunghi capelli della giovane.
Il mago oscuro si mise su un fianco e le accarezzo provocantemente un
fianco, in questo modo la giovane aprì gli occhi e fissò
le sue iridi azzurre in quelle rosse del suo signore. Voldemort
ghignò mentre lei fece leva sui gomiti per congiungere i loro
volti.
Il bacio che nacque dalla loro labbra era di pura passione, ma non
c’era amore. Lo sapeva lui e lo sapeva lei. Era solo lussuria
quello che li univa, puro e semplice desiderio, non c’era
sentimento.
Si alzarono dal letto insieme e dopo essersi preparati uscirono dalla
stanza da letto del Lord Oscuro e si diressero fianco a fianco verso la
sala riunioni di Malfoy Manor.
Furono gli ultimi, ma nessun Mangiamorte disse niente, quando fecere il
loro ingresso nella stanza si alzarono tutti e chinarono il capo al
loro passaggio, il Lord Oscuro si sedette a capo tavola e la ragazza si
sedette sul bracciolo alla sua destra.
“Bene signori, novità?” chiese il mago.
“No mio Lord” rispose pronto Lucius Malfoy.
“Solo una cosa” intervenne Bellatrix, “Pare che ci
siano due nuovi arrivati a Hogwarts, non siamo riusciti a capire chi
siano, ma un nostro informatore ha sentito un frammento di una
conversazione tra i coniugi Flatts e pare che questi due individui
siano motlo potenti”
“Scoprite di chi si tratta” ordinò Voldemort fissando la Lastrange.
“Certamente”
“Bella” la chiamò.
“Si mio Lord”
“Voglio che fai vedere la tua maledizione ad Elisabeth”
“Subito”
Lord Voldemort si scambiò uno sguardo con la donna e senza il
minimo rumore la mora si alzò in piedi e segui la Mangiamorte
nei sotterranei per assistere a quella favolosa maledizione di cui
aveva sentito parlare.
Il Lord Oscuro dopo l’uscita delle due donne congedò gli
altri Mangiamorte e rimase solo nella stanza, fece comparire un calice
di vino e con il suo solito ghigno malefico cominciò a
sorseggiare la bevanda pensando al tempestivo arrivo di Elisabeth, con
lei la vittoria era assicurata.
Quella donna era un potenziale di malvagità impressionante,
forse più di Bellatrix, non per nulla l’aveva scelta come sua
donna. Per un periodo di tempo l’aveva persa di vista, non sapeva
dove fosse stata. Poi rievocando i suoi poteri era ritornata da lui,
più forte e forse più bella di prima. Aveva attaccato la
scuola di magia di Stoccolma e si era presentata alla sua porta. E lui
l’aveva accolta, come sempre.
Il giorno prima avevano parlato molto, ma lei non si ricordava nulla
del suo periodo senza poteri. Si, perché quella notta del 31
ottobre di diciassette anni prima, quando lui aveva perso tutti i suoi
poteri anche lei li aveva persi. Spariti nel nulla, non era riuscita a
spiegarselo neanche lei. Forse non c’erano spiegazioni.
La cosa strana però era che non era invecchiata neanche di un
mese. Il tempo per lei non era trascorso. Era rimasta quella di
diciassette anni prima, non riusciva a spiegarsi neanche quello, era
come se fosse rimasta immune al tempo che era trascorso.
Elisabeth gli disse che la prima cosa che le era tornata alla mente era
stato il momento esatto in cui aveva ripreso possesso dei suoi poteri,
prima il nulla. Non ricordava niente, un buco nero.
Voldemort non riusciva neanche a dare una spiegazione logica a quello
che era successo, ne alla sua improvvisa perdita dei poteri, ne al suo
vuoto di memoria, ne al suo mancato invecchiamento.
Non riusciva a trovare delle risposte soddisfacenti a quelle domande,
ma alla fine non gli interessava neanche molto, Elisabeth era tornata
con lui, ora sarebbe stato imbattibile.
Nei sotterranei di Malfoy Manor Bellatrix Lastrange stava mostrando la
potenza del suo incantesimo a Elisabeth. La donna la guardava ammirata,
doveva ammettere che quella strega ci sapeva davvero fare con la Magia
Nera, era veramente molto brava, ma soprattutto folle, malvagia,
crudele, spietata. In una sola parola: fantastica.
Aveva creato quella maledizione da sola, senza l’aiuto di
nessuno, ma soprattutto in pochissimo tempo, ed aveva una potenza
straordinaria. Polverizzava gli organi vitali di chi veniva colpito,
era eccezionale.
Sorrise rivolgendosi alla Mangiamorte, “Complimenti, veramente un ottimo lavoro” si complimentò.
“Ne sono lusingata Milady”
disse con un inchino Bellatrix. La Lastrange non si era inchinata mai
di fronte a nessuno, tranne che con Lord Voldemort, ma di fronte a
quella donna non poteva non riservarle il rispetto che si meritava.
Bastava guardarla in volto per capire la sua devozione alla causa, i
suoi occhi brillavano non appena si incontravano con quelli del Lord
Oscuro, e non solo perché tra loro c’era qualcosa. Sapeva
benissimo che quello che li legava era solo desiderio e nessun
sentimento, ma da quando era in vita e aveva abbracciato la causa di
Lord Voldemort non aveva mai incontrato nessuna donna che fosse
riuscita ad entrare nella grazie del suo signore, Elisabeth invece
c’era riuscita. La notte del 31 ottobre quando Harry Potter
riuscì a sconfiggere Voldemort anche lei perse tutti i suoi
poteri e sparì nel nulla, non si seppe più nulla per
diciassette anni. Poi il Lord Oscuro era riuscito a rievocare i suoi
poteri e lei era tornata, più forte di prima.
“Come hai detto che si chiama?”
“Mortea Istantanea” rispose fiera la donna.
“Non potevi trovare un nome più appropriato”
“Grazie”
“Portami un prigioniero, voglio vedere se ho capito come funziona”
“Ma Milady…” intervenne Bellatrix.
“Vogliosolo provare, se sbaglio mi insegnerai tu questa
maledizione” rispose calma Elisabeth guardandola con quel suo
sguardo azzurro, che riusciva a metterla in soggezione per quanto fosse
limpido, ma allo stesso tempo impenetrabile.
“Come desiderate” detto questo si smaterializzò e un
secondo dopo riapparve con un uomo in catene che continuava a
ripeterle: “Pietà mia signora, vi prego!”
Elisabeth si inginocchiò al livello del prigioniero con la
bacchetta in pugno, “Non temere, tra poco non soffrirai
più” gli sussurrò crudele, poi alzò la sua
arma e ghignò prima di pronunciare la condanna dell’ uomo,
“Mortea Istantanea”. Il prigioniero trattenne il fiato per un istante, poi cadde a terra privo di vita.
Elisabeth si rialzò con una piccola risata sprezzante, mentre
Bellatrix Lastrange la guardava allibita, ma allo stesso tempo
affascinata, quella donna aveva imparato la sua maledizione nel giro di
un secondo, e l’aveva fatta alla perfezione.
“Mi inchino davanti alla vostra potenza, Milady” sussurrò abbassando il capo.
“Basta con queste formalità” disse lei alzando una mano, poi sorrise e si smaterializzò.
Un istante dopo nella stanza entrarono Rabastan e Rodolphus Lastrange, “Cosa è successo mon coeur?”
“Elisabeth ha visto la mia maledizione e l’ha rifatta alla
perfezione un istante dopo” spiegò ancora sorpresa la
donna.
I due Mangiamorte la guardarono allibiti, “Stai scherzando,
vero?” disse il cognato, “Non è possibile, noi ci
abbiamo impegato a testa due settimane… come è possibile
che lei sia riuscita a rifarla dopo averla vista una sola volta?”
“Non lo so” rispose Bellatrix avvicinandosi al marito,
“Di una cosa però sono sicura” sorrise perfidamente
mentre diceva quella parole, “Quella donna è eccezionale,
gli Auror tremeranno di fronte alla sua potenza”
Spazio per me...
Lo so, rispetto agli altri questo capitolo è davvero corto, ma
volevo spiegare almeno in parte il personaggio di Elisabeth...
però non posso di certo rivelarvi subito tutto...! Speedy
riprenditi presto, e salutami la tua cara nonna! Saluti a tutti, HiL
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Capitolo 59 *** Thoughts ***
6876546
58. Thoughts
Lucas Flatts era seduto sulla balaustra della Torre di Astronomia, le
gambe sosprese nel vuoto, la mente altrove. Non sapeva da quanto tempo
era lì, in quella posizione, in silenzio, avvolto dal buio.
Non riusciva a prendere sonno, così lentamente era uscito dal
suo dormitorio ed era andato sulla torre, si era seduto sulla balaustra
e aveva iniziato a guardare il cielo.
Scuro, nero, buio.. con qualche piccola stella. La luna era piena e illuminava debolmente la notte.
Si accese una sigaretta e iniziò a fumarla distrattemente,
intorno a lui c’erano parecchi mozziconi, sinceramente aveva
perso il conto di quante ne aveva fumate. Non se lo ricordava
più.
Da quando aveva visto Liz nei ricordi di John non era più
riuscito a pensare normalmente. Come aveva fatto a non accorgersi che
era una strega? D’accordo non avevano parlato molto,
però…
Che idiota!
Quella ragazza era riuscita a distruggere la sua vecchia scuola, aveva
fatto del male gratis a degli innocenti, aveva ferito John, aveva quasi
ucciso Mel.
Per la prima volta in vita sua Lucas Flatts era preoccupato.
E la cosa non lo faceva stare di certo tranquillo, proprio per questo
continuava imperterrito ad accendersi nuove sigarette. Solo questo
riusciva, in parte, a rilassarlo.
La porta dietro di lui si aprì, il giovane serpeverde non si voltò, non gli importava di essere scoperto.
“Sapevo di trovarti qui” quella voce dolce lo fece
sorridere. Possibile che in tutti quegli anni era cresciuto senza di
lei, si sentiva un vero idiota. Lei voleva risistemare le cose, ma lui
era troppo occupato ad odiarla. Non aveva capito niente. E se ne
pentiva… però, adesso, non avrebbe commesso lo stesso
errore.
Una leggera carezza lo fece voltare e fu così che si specchiò nello sguardo colmo d’amore di Amelia Flatts.
La donna gli accarezzò piano una guancia e poi gli sorrise,
“Vedrai che Mel si riprenderà presto” gli disse
piano.
“Non è solo per lei” rispose Lucas distogliendo lo
sguardo da quello scuro della madre, gettò la sigaretta, ormai
consumata, oltre la torre e si voltò completamente verso la
donna.
“E’ successo qualcosa con Hermione?” Amelia si
appoggiò ad una colonna non troppo lontana dal figlio, il
serpeverde si sedette a terra, appoggiandosi contro il muro. Scosse la
testa senza rispondere.
“Tuo padre?”
“Lui non centra” rispose duro. Quell’argomento era
tabù. Non voleva parlare di quell’uomo. Non ce la faceva,
non lo sopportava. Quel pomeriggio quando l’aveva schiantato
aveva provato una sensazione strana. Si sentiva quasi libero. Per una
volta aveva fatto qualcosa che l’aveva zittito, senza usare il
serpentese. Certo prima gli aveva rovesciato contro tutto quello che
pensava nella lingua che più odiava, consapevole che
l’avrebbe fatto infuriare. Però la soddisfazione di averlo
colto di sopresa non se la sarebbe mai dimenticata. Si era preso una
rivincita, finalmente.
“Lucas, non ti ho mai visto cosi” la voce di sua madre era
preoccupata, si era inginocchiata di fianco a lui e lo stava guardando
con apprensione.
“Si tratta di Liz” disse piano. Amelia trattenne il fiato.
Quella ragazza, la donna che aveva distrutto la vecchia scuola di suo
figlio. Si era quasi dimenticata che era stato proprio lui a
riconoscerla. Sapere che aveva avuto a che fare con lei la fece
tremare.
Lucas notò l’improvviso cambiamento d’espressione
della madre e cercò di rassicurarla, “Mamma.. non ti
preoccupare, quando l’ho conosciuta io non era così. A
dirla tutta non sapevo neanche fosse una strega…Mamma, davvero,
non è successo niente. Siamo stati insieme per una notte, poi
non l’ho più vista. Non ci siamo più sentiti. Da
quella sera a Amsterdam non ho più avuto nessun contatto con
lei”.
“Però pensi a lei” constatò la donna fissandolo negli occhi.
“Penso a quanto sono stato stupido a non accorgermi che era una strega” rispose con rabbia il giovane serpeverde.
“Tesoro, nessuno poteva saperlo. Non te ne sei accorto tu, ma non se ne è accorto neanche John, o sbaglio?”
“No”
“Vedi, non avercela con te stesso. Non serve” cercò
di dirgli con dolcezza, ma lo sguardo che aveva Lucas metteva i
brividi, sembrava quello di suo padre quando lui parlava in serpentese:
freddo, cupo, infuriato, livido di rabbia…
“Lucas…”
“No mamma” disse il giovane alzandosi, “Non ci sono parole”
“Tesoro, ascoltami” gli aveva appoggiato una mano sulla
spalla, il figlio si era voltato e l’aveva guardata neglio occhi,
“Quello che è successo a Stoccolma, non è colpa
tua, lo sai?”
“Si”
“D’accordo tu hai conosciuto Liz e non ti sei accorto che
era una strega, può capitare. Tutto questo non è successo
a causa di una tua mancanza, capito?”
Lucas non rispose, distolse lo sguardo da quello scuro della madre, e guardò la luna.
Una mano delicata gli accarezzò una guancia e con dolcezza lo
fece voltare ancora verso di lei, “Odiando te stesso non
risolverai la situazione. E non renderai le cose facili neanche a chi
ti circonda” gli disse con un sorriso. “Adesso devo andare,
prima che tuo padre faccia uscire l’intero quartier generale per
cercarmi”.
“D’accordo”
Amelia Flatts gli sorrise ancora, poi senza chiedere il permesso lo
abbracciò. Lucas rimase sorpreso da quel gesto, ma lo
ricambiò. Da quando non poteva beneficiare di quel gesto
così materno? Tanto.
La donna gli diede un lieve bacio sulla tempia prima di allontanarsi
dal ragazzo, “Ci sentiamo presto, ok?” gli sussurrò
contro l’orecchio. Il serpeverde annuì, poi sciolse
definitivamente l’abbraccio.
“Tienimi informata sulle condizioni di Mel”
“Va bene”
“Ci vediamo” disse alzando la mano in segno di saluto, prima di aprire la porta.
“Mamma” Amelia si bloccò, la mano sulla maniglia di
legno, si voltò verso il figlio e gli sorrise ancora,
“Si?”.
“Grazie” rispose lasciandosi sfuggire un sorriso.
“Quando vuoi, tesoro” detto questo la donna si voltò
e uscì definitivamente dalla Torre d’Astronomia.
Lucas Flatts rimase ancora un po’ in quel luogo, fumò
un’altra sigaretta prima di ritornare nel suo dormitorio.
Quando entrò nella sua stanza però era più
tranquillo, la chiacchierata con sua madre gli era stata molto utile.
Quella notte c’era un’altra persona che non riusciva a
chiudere gli occhi. Continuava a fissare quel corpo immobile, avvolto
tra le lenzuola bianche di un ospedale, il San Mungo per la precisione.
John Maximilian Carter non era ancora riuscito a chiudere occhio.
Teneva la sua mano su quella di Melanie e non si allontanava da lei
neanche se glielo avessero ordinato.
Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Non ce la faceva, o meglio, non voleva.
Voleva essere la prima cosa che Mel avesse visto quando si sarebbe
svegliata, perché lei si sarebbe svegliata. Ne era convinto. Lei
era forte, determinata.
Le accarezzò piano la pelle liscia della guancia, sorrise
debolmente: era bella anche così. Mel era sempre stupenda. Anche
in quelle condizioni.
John sospirò, doveva svegliarsi al più presto, altrimenti sarebbe impazzito.
Si chinò verso il suo viso e appoggiò la sua fronte
contro quella della giovane: “Mel… ti prego, apri gli
occhi. Ho bisogno di te, lo sai. Non posso stare senza di te. Ti
prego… torna da me”.
Si spostò delicatamente da lei e le diede un lieve bacio sulla
fronte. Le accarezzo i capelli ricci che si intravedevano tra la
fascitura e si risedette al suo posto.
Le strinse la mano e appoggiò il capo sul materasso. Sapeva
benissimo che doveva riposare almeno per qualche ora, ma era
consapevole anche che non sarebbe stato facile. Non riusciva a prendere
sonno sapendo che lei era in pericolo. Non ce la faceva.
Chiuse gli occhi per un secondo, ma li riaprì di scatto.
Un movimento, piccolo, impercettibile, ma c’era.
Mel li aveva stretto la mano. Le sue dita si erano mosse tra le sue. Ne era sicuro.
La guardò, il suo viso era rilassato, spostò
l’attenzione sulle loro mani, e potè notare che le dita
della giovane si erano strette intorno alla sua mano.
“Mel?”
Un nuovo impreccettibile movimento del volto, che questa volta gli fece spuntare un sorriso vero.
Le accarezzò piano una guancia e questo fu come un invito ad aprire gli occhi, che venne accontentato dalla ragazza.
Fu così che Melanie Armstrong si destò.
Aprì lentamente le palpebre e le sue iridi blu incontrarono
quelle scure del suo ragazzo. Gli sorrise debolmente, ma il suo sorriso
si ampliò notando la gioia straripare dagli occhi di John, che
non le disse una sola parola, ma l’abbracciò con
trasporto. Mel non fece caso al dolore che sentiva, ricambiò il
gesto del giovane con altrettanto sentimento. L’unica cosa che
voleva in quel momento era sentire un contatto con lui, sapere che era
vicino a lei. L’attacco alla sua scuola le aveva trasmesso
moltissima paura, ma il terrore più grande che l’aveva
scossa era stata la paura di perdere John.
Il giovane si spostò e le prese il volto tra le mani: “Sei
tornata da me” bisbigliò contro le sue labbra. La ragazza
con qualche difficoltà si sollevò per incontrare le
labbra del giovane e coinvolgerlo in un dolce bacio, quando si
separarono gli sussurro: “Avevi qualche dubbio?”
John rise, “No” le diede un lieve bacio a fior di labbra e
poi la strinse ancora a se. “Non farmi più uno scherzo del
genere” le disse serio guardandola in quegli occhi blu che tanto
amava, “Non potrei sopportare l’idea di perderti”.
Mel sorrise e gli accarezzo una guancia con il braccio sano, “Ti amo”.
Il cuore di John battè più forte, non era la prima volta
che Melanie glielo diceva, ma ogni volta era sempre la stessa storia,
il cuore iniziava a battergli come un tamburo, forte, potente, come se
volesse uscirgli dal petto.
“Anch’io ti amo, Mel” le sussurrò ancora contro le labbra, prima di coinvolgerla in un bacio intenso.
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Capitolo 60 *** Il risveglio ***
687
59. Il risveglio
Hermione Jane Granger insieme ai suoi amici stava facendo il suo
ingresso nella Sala Grande. Stranamente tutti e quattro erano molto
silenziosi, stavano ancora riflettendo sugli avvenimenti accaduti il
giorno precedente. Nessuno parlava. Si sedettero al tavolo di
Grifondoro e consumarono senza fiatare la loro colazione. Hermione
continuava a giocare con il suo cibo, non aveva molta fame. Oltre al
pensiero di un nuovo pericolo, pensava anche alle condizioni di Mel.
Sperava con tutto il cuore in una sua ripresa.
“Mione?” la voce di Ron la fece voltare verso la sua
sinistra, si accorse che di fianco al rosso era seduta Lavanda Brown,
questo significava che Ron era riuscito a parlarle. Istintivamente
sorrise.
“Dimmi Ron”
“So che potrebbe essere una domanda sciocca o scontanta, ma..
stai bene?” le chiese l’amico passandosi una mano tra i
capelli.
“In parte si” rispose la giovane distogliendo lo sguardo,
“Ma sono preoccupata. E non solo per Harry… lo sono per
Mel, lo sono per tutti i sopravvissuti a Stoccolma… Ma
soprattutto sono preoccupata per quello che accadrà da qui a
qualche giorno…”
“Capisco come ti senti.. è lo stesso anche per me… quella Liz non mi piace per niente”.
“Già..”
Harry Potter guardò i suoi amici, erano seduti di fronte a lui,
istintivamente cercò la mano di Ginevra e la strinse, aveva
bisogno di un appoggio. E in lei lo trovava sempre.
“Vi devo dire una cosa..” disse il bambino sopravvissuto,
in un secondo ebbe l’attenzione di tutti e tre su di se,
“Ecco.. sta notte ho parlato con Broms”
“Cosa?” intervenne Ron.
“Si, mi aveva chiesto di incontrarci alla Torre di Astronomia e ci sono andato” spiegò il griofone.
“E quando ti aveva chiesto di incontrarvi?” domandò ancora il rosso.
“Broms sa comunicare telepaticamente” continuò il
bambino sopravvissuto, “Lo so, non ve l’ho detto subito,
però ero curioso di sapere quello che mi avrebbe voluto
dire”.
“Di cosa avete parlato?” gli chiese Hermione.
Harry li guardò negli occhi, poi iniziò a raccontare
quello che il demone gli aveva detto, il perché era li e il
motivo per il quale aveva deciso di aiutarli, “Alla fine mi ha
chiesto perché combatto contro Voldemort”.
“E tu cosa hai risposto?” domandò Ron.
“Gli ho detto che lo faccio perché ci sono dentro, non
è solo per vendetta nei confronti dei miei genitori.. lo faccio
perché Lord Voldemort deve essere fermato” il bambino
sopravvissuto fece una pausa, poi continuò: “Broms poi ha
aggiunto: C’è del buono in questo mondo, Harry, è giusto combattere per questo…”
“Bisogna ammettere che è un grande quel
demone…” si lasciò sfuggire il rosso, Harry sorrise
ed annuì.
Hermione spostò lo sguardo verso la porta d’entrata,
quella mattina non aveva ancora visto Lucas, di solito lui era uno dei
primi a scendere in Sala Grande, non amava molto il caos.
Il grande portone si aprì ed apparve Lucas Flatts, teneva tra le
mani un foglio di pergamena, si fermò per un attimo nel
corridoio più grande della stanza e si guardò in giro.
Puntò il suo sguardo blu sul tavolo rosso-oro e incontrò
subito due iridi dorate che lo fissavano. Si lasciò sfuggire un
sorriso e fece segno ad Hermione di avvicinanarsi.
“Scusatemi, ci vediamo a lezione” disse la grifoncina ai suoi amici mentre si alzava.
“D’accordo, a dopo” rispose Harry.
Hermione annuì e poi si avviò velocemente verso il suo
ragazzo. In pochi attimi lo raggiunse, Lucas incurante degli sguardi di
tutti gli studenti puntati su di loro, si chinò verso le sue
labbra e le diede un lieve bacio.
“Giorno Jane” le bisbigliò non appena si fu allontanato.
“Buongiorno…” rispose la ragazza.
“Devo darti una notizia fantastica” gli occhi del
serpeverde di illuminarono ed Hermione sorrise un istante dopo, aveva
già capito di cosa parlava, “Mel?” chiese
fissandolo. Il giovane annuì e le passò la pergamena.
La grifoncina la prese in mano e lesse velocemente le poche righe che aveva scritto John.
Ehi fratello…
Sono al settimo cielo! Mel si è svegliata stanotte!
Fortunatamente sta bene, i dottori hanno detto che in pochi giorni sarà di nuovo in piedi!
Vi saluta tutti e due e ha detto che le farebbe molto piacere vedervi…
Ci sentiamo presto!
John
Hermione sorrise e poi gli passò la braccia intorno al collo,
Lucas la strinse a se afferrandola per i fianchi. Le diede un tenero
bacio sulla tempia, poi per un secondo il suo sguardo incontrò
degli occhi di ghiaccio che lo stavano fissando: Draco Malfoy.
Il biondino lo stava guardando dal tavolo dei serpeverde. Il giovane
Flatts lo squadrò, ma non distolse lo sguardo. Il figlio di
Lucius Malfoy si alzò dal suo posto e fece segno ai suoi di
seguirlo.
Lucas si separò da Hermione e le prese la mano, in pochi secondi Malfoy e compagnia erano davanti a loro.
“Guarda un po’ chi si vede, il rinnegato e la mezzosangue” sogghignò il Re delle Serpi.
“Guarda un po’ chi si vede, il rompicoglioni e la sua
combriccola di sfigati” rispose a tono Lucas guardandolo con
scarsa considerazione.
Nott strinse i pugni, Malfoy invece fece un passo avanti, “Flatts, lo sai che non devi giocare con il fuoco, vero?”
“Certo Malfoy.. però questo non devi farlo neanche tu, potresti pentirtene”
“Dobbiamo ricordarti che nuovamente sei da solo, Flatts?!” Goyle si era affiancato al suo capo.
“Goyle non devi per forza far prendere aria alle corde vocali. Evita di sparare stronzate”
I serpeverde si voltatono verso la voce che proveniva dalla loro
spalle, videro dietro di loro Harry Potter, insieme a Ron e Ginevra
Weasley.
“Sfregiato sei venuto a salvare la tua preziosa Mezzosangue?” frecciò Malfoy.
“Ti ho già detto mille volte che non devi azzardarti a
chiamarla cosi, sporco furetto!” rispose Ron avviciandosi al
biondino.
“Lenticchia tu non dovresti neanche osare parlarmi..”
“Brutto furetto montato, io ti…”
“Ron, fermo!” intervenne sua sorella bloccandolo.
“Ecco Donnola, dai retta alla cara sorellina” intervenne Nott.
“Adesso basta!” la voce di Hermione era parecchio alta.
“Cosa vuoi Mezzosangue?” chiese sprezzante Malfoy.
“Che vi levate dalle palle” rispose dura.
“E noi dovremmo dare retta a te?” chiese divertito Tiger.
“Si”
“E perché mai?” continuò Goyle.
“Semplice” la grifoncina estrasse la bacchetta, “Altrimenti finite dei guai”.
“Non oseresti mai” disse Nott.
“E questo cosa te lo fa pensare, Nott?”
“I preziosi punti che continui a raccogliere per la tua stupida casa”
Hermione sorrise, “Potrei sopportare questa perdita, pur di farvi stare zitti”
“Sporca Mezzosangue” sibilò Malfoy
“Chiudi quella bocca, Malfoy” intervenne in serpentese il bambino sopravvissuto.
“Altrimenti questa volta finirai sul serio fuori da questa scuola” lo affiancò Lucas.
“Flatts, il primo che rischia sei tu”
“Io non ne sarei cosi sicuro”
“Cosa sta succedendo qui?” la voce della professoressa
McGranitt li fece zittire, “Spero per voi che le parole che vi
stavate sibilando fossero amichevoli…” sottolineò
l’ultima parola fissando i serpeverde.
”Certo professoressa” rispose Malfoy.
“Perfetto signor Malfoy, allora vi pregherei di recervi nella
vostra aula, visto che tra non molto iniziano le lezioni”
“Agli ordini professoressa”
La donna li precedette uscendo per prima dalla porta principale,
fermandosi nel corridoi per assicurarsi che i serpeverde sarebbero
usciti dopo di lei.
Nott uscì per primo seguito da Toger e Goyle, Malfoy
scambiò un altro sguardo di puro odio con Harry Potter, poi gli
dette le spalle.
“Malfoy” la voce di Lucas lo fece fermare, “Mi sono dimenticato di dirti una cosa: scordati la mia presenza nella prossime partite” sibilò con un ghigno.
Draco Malfoy strinse i pugni e uscì dalla stanza.
“L’hai zittito” intervenne Ron incrociando le braccia.
“E’ solo un’idiota” rispose Lucas passando un
braccio intorno ai fianchi di Hermione, “Andiamo?” le
chiese poi voltandosi verso di lei.
“Avvisiamo la McGranitt e Piton però” disse lei.
“D’accordo”
“Dove andate?”
“Al San Mungo, Mel si è svegliata” li informò la grifoncina con un sorriso.
“Davvero?” esclamò Ginevra, “E come sta?”
“Non male, si sta riprendendo in fretta”
“Sono felice”
“Non puoi immaginare quanto lo siamo noi, rossa” rispose con un sorriso sghembo il serpeverde.
Harry guardò la sua amica e poi disse, “Andate pure, ci pensiamo noi ad avvisare la McGranitt”
“Sicuro?”
“Tranquilla ‘Mione” rispose Ron.
“Allora grazie”
“Prego e salutateci John” concluse il bambino sopravvissuto”
“Sicuro” gli rispose Lucas mentre usciva dalla porta principale.
John Maximilian Carter si voltò verso la porta della stanza del
San Mungo e i suoi occhi, ritornati finalmente allegri, si scontrarono
con quelli del suo migliore amico: Lucas Flatts.
“Ehi fratello!” lo salutò il serpeverde.
“Ehi” disse con un sorriso il giovane svedese, “Ciao Herm” salutò poi rivolto ad Hermione.
“E a me non mi salutate?!” quella voce dolce fece spuntare
sulle labbra nei nuovi arrivati un sorriso ancora più ampio,
entrarono nella stanza e si avvicinarono al letto di Melanie. La
ragazza era suduta, appoggiata ai cuscini, e li guardava sorridendo,
aveva ancora il capo fasciato, ma stava bene.
Lucas si chinò verso di lei e le diede un bacio sulla guancia, Hermione invece l’abbracciò piano.
“Sono felice che ti sei ripresa, davvero” le disse non appena si fu allontanata da lei.
“Grazie, ma vi ringrazio soprattutto per essere stati vicini a John” rispose la giovane.
“Dovere” rispose il serpeverde con un sorriso, John gli
strizzò l’occhio. La complicità che legava quei due
ragazzi era impressionante, ed Hermione se ne rendeva conto sempre di
più. Sorrise.
“Cos’hai da sorridere cosi, Jane?” le domandà Lucas sedendosi accanto a lei.
“Niente” rispose.
“Sarà, ma non mi convinci” continuò il ragazzo guardandola di spieco.
John e Mel guardando le espressioni dipinte sui visi dei loro amici non
poterono evitare di scoppiare a ridere, Hermione e Lucas si voltarono
allibiti verso i due giovani e John tra le risate si lasciò
sfuggire: “Avreste dovuto vedere le vostre faccie, siete troppo
comici!”
“Veramente” gli fece eco Mel, “Siete troppo divertenti!”.
“Molto spiritosi, davvero” rispose con un tono falsamente ferito il giovane serpeverde.
“Molto simpatici” continuò Hermione guardandoli con le braccia incrociate al petto.
I quattro ragazzi si guardarono negli occhi, in silenzio, per qualche istante, poi scoppiarono a ridere tutti insieme.
Elisabeth era seduta su una poltrona in velluto nero nella sua stanza a
Malfoy Manor, sorseggiava lentamente il suo vino da un calice di
cristallo, sulle gambe avvolte da un provaconte vestito nero era
appoggiato un libro.
Lord Voldemort entrò in silenzio nella stanza e si fermò
alle spalle della ragazza, si sporse verso la sua spalla per vedere
quello che stava leggendo e con voce profonda lesse alcune frasi della
pagina che aveva davanti: “La
passione alberga in tutti noi, sopita, in agguato e sebbene
indesiderata, inaspettata si eccita, spalancherà le mascelle e
griderà. Detta legge a tutti noi, ci guida. La passione ci
governa e noi ubbidiamo. Che altro ci resta? La passione è la
fonte dei momenti migliori, la gioia dell’amore, la
lucidità dell’odio e l’estasi del dolore. La
passione può ferire profondamente, se potessimo vivere senza
conosceremmo sicuramente la pace, ma saremmo esseri vuoti, stanze
vuote, buie, inutili. Senza passione saremmo come morti.”
Elisabeth si voltò verso il Lord Oscuro e catturò le
labbra fredde di lui con le proprie, si scambiarono un bacio famelico,
quasi violento.
“Vedrai, mio Signore, non ti pentirai di quello che ho
organizzato per il tuo caro Harry” sussurrò la ragazza
all’orecchio del mago, Lord Voldemort si lasciò sfuggire
un sospiro causato dell’incredibile vicinanza dei loro corpi, poi
pensando alle parole della sua amante sul suo volto nacque un sorriso
perfido, crudele.
Sarà gratificante vedere sui loro volti il dolore che Elisabeth procurerà loro…
Spazio per me...
SCUSATE IL RITARDO... VI CHIEDO UMILMENTE PERDONO! Complice la poca
ispirazione, le vacanze e un piccolo problema al pc....! Ma vi prometto
che mi farò perdonare molto presto! Intanto leggete questo
capitolo, sperando che sia di vostro gradimento... Lasciate qualche
commentino... Grazie! Saluti, HiL
|
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Capitolo 61 *** Scelte ***
25468
60. Scelte
C’è sempre una scelta in tutto quello che facciamo.
- Robin Hood -
Heric Broms era seduto sul
tetto della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, qualunque
persona normale non sarebbe mai stato in grado di restare in quella
posizione per molto tempo, soprattutto a quell’altezza, ma lui
non era un uomo comune, era un demone.
Aveva gli occhi chiusi,
pensava sempre che quel piccolo gesto sarebbe stato in grado di
consigliargli la cosa giusta da fare. Prima di diventare un demone
aveva chiuso gli occhi, prima di baciare Luce per la prima volta aveva
chiuso gli occhi, prima di chiederle di sposarlo aveva chiuso gli
occhi, quando si era reso conto che con Mike stava sbagliando tutto
aveva chiuso gli occhi, prima di parlare con Harry James Potter aveva
chiuso gli occhi. E ora, perché chiudeva gli occhi?
Doveva compiere una scelta importante.
Si, doveva capire se quella Liz, la donna che era riuscita a distruggere la Scuola di Magia di Stoccolma, era davvero la sua
Luce o solo una che le assomigliava. Lui doveva capire chi fosse quella
donna, non si sarebbe dato pace fino a quando non sarebbe giunto alla
risoluzione di quel mistero.
“Che ci fai qui tutto solo?”
Heric Broms aprì gli occhi, ma non si voltò verso la voce che gli aveva posto quella domanda, sapeva chi era.
“Rifletto, cosa che tu non fai quasi mai, Mike” disse con un tono di voce basso.
“Sempre simpatico, vero papà?”
“Cosa vuoi? Di certo non
sei qui perché eri preoccupato per me” continuò il
demone senza guardare negli occhi il figlio, non sarebbe stato in grado
si sostenere il suo sguardo, non in quel momento. Era troppo simile al
suo…
“In realtà
l’unica cosa che ti volevo chiedere era perché ti riduci
cosi?” disse Mike sedendosi di fianco al padre.
Broms non rispose,
continuò a guardare fisso davanti a se, senza dare cenni al
ragazzo, che non smetteva di guardarlo. “Mi chiedo”
continuò il mezzo demone imperterrito, “Perché un
uomo forte e potente come te, viene ridotto in questo stato pietoso, da
una semplice umana”
“Non è
un’umana qualsiasi” rispose con ira Broms senza però
distogliere lo sguardo dall’orizzonte.
“E’ una donna.
Possiamo schiacciarla con un dito e tu lo sai meglio di me, a quel
tizio, come si chiama…”
“Voldemort” lo informò il demone.
“Si lui, anche lui possiamo toglierlo di mezzo senza problemi, ma non lo faremo”
“Dove vuoi arrivare,
Mike?” disse con un tono quasi scocciato il demone, voltandosi
finalmente verso il figlio. Non aveva nessuna intenzione di discutere
con lui, si era rifugiato in cima a quella torre per stare in santa
pace, ma a quanto pare non era stato accontentato.
“Voglio solo dire: tu sei Heric Broms, l’uomo che è diventato un demone”
“E allora? Non sono un fenomeno da baraccone”
“Certo, però ti stai comportando come un debole. Piegato dalla brutta copia di mia madre”
Quelle parole lo colpirono come un fulmine a ciel sereno.
Gli occhi quasi trasparenti di
Broms si fecere improvvisamente più scuri e un leggero alone
dorato lo avvolse completamente, “Tu non sai niente di come io mi
possa sentire in questo momento, e non ti permetto di trattarmi in
questo modo. Sono affari miei è chiaro?” sibilò
stringendo i pugni.
Mike non si mosse di un
millimetro, “Non mi interessano i fatti tuoi. Lo sai bene.
Però non tollero il fatto che ti dimostri debole davanti agli
altri. Non lo sei. Siamo demoni per Dio!”
“E allora?”
sbottò il più anziano alzandosi di scatto, “Solo
perché tu non sai in grado di provare il sentimento che
comunemente viene chiamato amore, non vuol dire che nessun essere
demoniaco sia in grado di provarlo, sono stato chiaro? E adesso
sparisci, prima che possa fare qualcosa di cui un giorno potrei
pentirmi”
Mike Broms lo fissò,
non disse più alcuna parola, senza togliere lo sguardo da quello
del padre si smaterializzò in un altro luogo del castello.
Rimasto solo Heric tornò a fissare l’orizzonte.
Ti stai comportando come un debole. Piegato dalla brutta copia di mia madre.
Le parole di Mike continuavano a rimbombargli nella mente.
Aveva dannatamente ragione, si
stava comportando come un debole. Doveva assolutamente capire chi fosse
quella ragazza, non poteva essere Luce. No, lei non era in grado di
compiere delle simili magie e poi non avrebbe mai abbracciato la causa
di quel folle. No, non lei. Non la donna dolce e gentile di cui si era
innamorato. E poi, pensò, se Luce miracolosamente fosse tornata
in vita, lo avrebbe sicuramente cercato.
Ma quella donna non era lei, non poteva esserlo, non doveva.
C’era qualcosa in quello
sguardo azzurro che non gli portava alla mente la sua amata compagna,
certo erano bellissimi, profondi, chiari, ma qualcosa li rendeva
differenti da quelli di Luce.
Doveva assolutamente capire chi fosse quella donna, o non si sarebbe mai dato pace.
Hermione Jane Granger
aprì gli occhi d’oro di scatto e si alzò a sedere
sul letto, coprendosi il seno nudo con il lenzuolo bianco del grande
letto posto al centro della Stanza delle Necessità.
Cos’era quella sensazione strana che si sentiva addosso?
“Jane?”
Si voltò di lato e si
specchiò in due profondissimi occhi blu come l’oceano,
Lucas Flatts era sdraiato a pancia in giù al suo fianco e la
guardava con uno sguardo interrogativo, ma allo stesso tempo
preoccupato.
“E’ successo qualcosa?” le chiese piano accarezzandole la schiena.
“Un incubo” rispose lei incerta, “O almeno credo…”
“Vieni qui”
sussurrò lui voltandosi di schiena mentre l’attirava verso
di lui, la giovane non se lo fece ripetere due volte e si
appoggiò al suo petto. Il cuore del serpeverde batteva lento,
con un ritmo regolare, che fu in grado di calmare i battiti furiosi del
suo cuore. Con una mano Lucas aveva iniziato ad accarezzarle lentamente
la pelle liscia della spalle, mentre con l’altra cercava le dita
della sua mano. “Non vuoi dirmi cosa hai sognato?”
“Veramente non me lo
ricordo” rispose lei stringendosi maggiormente a lui, come per
cercare più calore, “Ma ho una strana sensazione
addosso…”
“Guardami”
La grifoncina alzò
piano la testa dal petto del giovane e lo guardò negli occhi,
“So che questi ultimi fatti non ti hanno reso la vita facile.
Prima Potter che sta male, poi l’arrivo di Broms, l’attacco
alla mia scuola, la convalescenza di Mel e infine il ritorno
inspiegabile di Liz…” il tono della voce di Lucas era
calmo, “So che non è facile convivere con tutti questi
pensieri. E so che anche se sei una fiera Grifondoro, un po’ di
paura ce l’hai. Non puoi negarlo, te lo leggo negli occhi”
aggiunse, vedendo la sfumatora nell’oro del suo sguardo, stava
per replicare, ma le appoggiò un dito sulle labbra,
“Amore, non c’è nulla da vergognarsi per questo.
È assolutamente normale. Comunque tutto questo discorso per
dirte che io per te ci sono sempre, chiaro? Non permetterò a
niente e a nessuno di farti del male. E ti posso assicurare che in un
modo o nell’altro troveremo una soluzione per risolvere il
problema, te lo prometto”.
Hermione aveva le lacrime agli
occhi per le parole di Lucas, non riuscì a dirgli niente in
risposta, si strinse solo di più a lui, affondando il viso
nell’incavo del suo collo.
Il giovane le passò le braccia intorno ai fianchi e l’abbracciò forte.
“Ti amo” le
bisbigliò contro i capelli, prima di darle un bacio sulla
tempia, Hermione alzò il capo e congiunse le sue labbra con
quelle del serpeverde, il quale rispose subito con ardore al bacio
della grifoncina.
In un secondo Hermione si
ritrovò di schiena contro il materasso morbido nel letto, con
Lucas a pochi millimetri dal suo viso, mentre intrecciava le dita con
le sue.
“Ti amo” sussurrò lei quando il giovane, senza poter più aspettare, fuse insieme i loro corpi.
“DANNAZIONE!” un’imprecazione ruppe il silenzio di quel sotterraneo buio a Malfoy Manor.
“Avanti, mia cara, non
ti devi agitare così tanto” una seconda voce, molto
più calma, cercò di ristabilire l’ordine in quella
stanza tetra.
“Come posso stare
calma?! Quella mocciosa mi è sfuggita” esclamò
Elisabeth alzandosi di scatto dalla sedia sulla quale era seduta fino
ad un momento prima.
“Non ti
angustiare” continuò il Lord Oscuro alzandosi a sua volta,
“Ti è sfuggita solo perché c’era quel ragazzo
con lei, la prossima volta che sarà da sola, vedrai, non ti
sfuggirà” disse passandole le braccia intorno ai fianchi,
mentre l’attirava verso il suo petto. La giovane si
rilassò contro il corpo di Lord Voldemort emettendo uno sbuffo,
“Quel moccioso non sarà sempre accanto a lei. Quando
sarà da sola, riuscirò a penetrare nei suoi sogni e
allora sarà nelle mie mani”
Spazio per me...
Salve a tutti! Volevo prima di
tutto ringraziare tutti quelli che leggono la mia storia, ma sarei
curiosa di sapere anche quello che pensano! Volevo anche dire un
sincero grazie alle 30 persone che hanno messo tra i preferiti la mia
ff e vi sarei grata se mi lasciaste un piccolo commentino, non mi
offendo mica sapete?!
Volevo solo dirvi un'altra
piccola cosa... (Spero solo che non ingaggerete un serial killer per
uccidermi dopo quello che vi dirò...)
Per motivi di lavoro
interromperò la pubblicazione della ff per un mese. Infatti
domenica mattina partirò per andare in Sardegna per lavoro, e
sarò di ritorno il 1° ottobre. Quindi fino ad allora non
potrò scrivere la ff perchè sarò senza internet,
ma vi prometto che appena tornerò mi farò perdonare al
più presto! Promesso!
Adesso vi saluto, perchè sono un pochino stanca...! Mi raccomando, lasciate qualche piccolo commento! Saluti, HiL
|
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Capitolo 62 *** Controllata ***
165874
61. Controllata
Il coraggio non è la mancanza di paura,
ma la padronanza di essa.
Hermione Jane Granger stava camminando spedita per i corridoi
della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e per la prima volta
nella sua vita era in ritardo!
La borsa ricolma di libri pesava parecchio sulla sua spalla destra, ma
al momento sembrava non interessare la ragazza che stava cercando di
fare il più velocemente possibile, le gote erano leggermente
rosse e i capelli ricci svolazzavano da una parte all’altra senza
una pettinatura precisa, non aveva avuto tempo.
Svoltò velocemente l’angolo e fecendo un respiro profondo,
sicura di beccarsi una sfuriata dal professore di Pozioni, entrò
nella stanza e rimase senza fiato.
Era vuota.
Si guardò in giro attenta ad ogni minimo rumore estraendo piano
la bacchetta dalla tasca del mantello che portava intorno alle spalle.
La stanza era immersa in un assordante silenzio, quasi irreale.
Era tutto troppo strano.
Era in ritardo ne era certa, si era svegliata tardi. Dovevano essere
tutti li, compreso Piton. Invece non c’era nessuno. L’aula
era deserta, buia e silenziosa.
Cos’era successo?
Un’improvvisa folata di vento la fece rabbrividire, si
voltò verso la finestra aperta e si specchiò in due occhi
azzurri come il cielo sereno.
“Finalmente ci incontriamo” la voce della donna era bassa,
appena udibile. Hermione non riuscì a vederla in volto, poteva
solo specchiarsi in quegli occhi chiari, il resto del suo corpo era
avvolto da una veste nera e sul capo portava un cappuccio che le
nascondeva il viso.
“Chi sei?” chiese debolmente senza abbassare la guardia.
“Al momento non deve interessarti chi sono” disse la donna
con un piccolo ghigno dipinto sul volto, “Lo capirai molto
presto”.
“Cosa vuoi dire?”
“Non mettere fretta al tempo ragazzina” la voce della
sconosciuta aumentava ad ogni frase che pronunciava e la sua
tonalità era strana, come se volesse incantarla.
“Chi sei?” richiesa la grifoncina mentre stringeva più forte l’impugnatura della sua bacchetta.
“Quell’inutile pezzo di legno non ti servirà, e non
provare neanche a chiedere aiuto, perché nessuno può
sentirti”
“Ma che cosa stai blaterando?” Hermione stava inziando ad
innervosirsi. Non riusciva a capire chi fosse quella donna, la sua voce
non le diceva niente e non riusciva neanche a spiegarsi il motivo di
quelle parole.
“Ti facevo più intelligente, lo sai? Mi hanno detto che
sei l’alunna più brillante di questa scuola, ma a quanto
pare i canoni sono bassi o forse non ti intendi molto di sortilegi
antichi” continuò la donna facendo qualche passo verso di
lei. Non si sentivano i suoi passi sul pavimento di pietra del
sotterraneo, sembrava che lievitasse in aria. Hermione iniziò a
riflettere sulle sue parole, ma non riusciva ancora a darsi una
risposta.
“Cosa vuoi da me?”
“Tutto”
La grifoncina trattene il fiato, “Come?” il cuore le batteva forte nel petto.
“Voglio la tua anima” gli occhi azzurri della donna brillarono.
A quelle parole Hermione fece un passo indietro, chi era quella pazza?
Come aveva fatto ad entrare nella scuola, ma soprattutto perché
voleva la sua anima?
“Non guardarmi così terrorizzata. Voglio solo la tua
anima. Se la cosa ti può consolare l’ho già fatto
una volta”.
“Dimmi chi sei” la grifoncina cercò di mantenere un
tono di voce calmo, ma non ci riuscì in maniera soddisfacente.
La donna misteriosa fece un ghigno e poi con un movimento fluido della
mano pallida si tolse il cappuccio del mantello rivelando alla giovane
il suo volto.
Hermione tranne a stento un urlo di terrore.
“JANE! AVANTI APRI GLI OCCHI!”
Lucas Flatts continuava a scuotere per le spalle la sua ragazza
cercando di svegliarla, ma invano. Harry, Ron e Ginevra la guardava con
un’espressione preoccupata sul volto.
Erano seduti tutti e cinque nel parco all’ombra di un albero,
quando ad un certo punto la grifoncina aveva assunto
un’espressone strana, come se avesse visto un fantasma e non
aveva più risposto a nessuna domanda.
Il suono di uno schiffo risuonò nel silenzio del giardino del
castello, ma ebbe l’effetto desiderato dall’unico
serpeverde presente in quel luogo. Hermione scosse la testa e
guardò sconvolta il suo ragazzo, il suo sguardo d’oro era
impaurito, senza dire una parola gettò le braccia al collo di
Lucas e si ancorò al suo corpo come un naufrago in cerca di un
porto sicuro. Il serpeverde non ci stava capendo più niente, le
passò entrambe le braccia intorno ai fianchi e cercò di
calmare i battiti furiosi del suo cuore. Cosa diavolo stava succendo?
”Amore?”
“Era lei” sussurrò contro il suo collo.
“Lei chi?” le chiese accarezzandole piano i capelli.
“Lei. Lei entra nella mia testa”
“Ma lei chi?!” esclamò il bambino sopravvissuto avvicinandosi all’amica seguito dai fratelli Weasley.
Hermione si separò piano dall’abbraccio di Lucas, ma senza
allontanarsi troppo dal corpo del giovane. Il suo guardo era
terrorizzato, “Liz” rispose semplicemente.
I quattro ragazzi si guardarono negli occhi, Lucas strinse i pugni e la fissò, “Cosa ti ha fatto?”
La grifoncina fece un respiro profondo poi guardando il suo ragazzo sussurrò: “Vuole la mia anima”
“Dobbiamo andare subito da Silente” decretò Harry
alzandosi di scatto, “Non possiamo andare avanti in questo
modo” detto questo si diresse velocemente verso l’entrata
del castello seguito da Ron e Ginevra.
Lucas ed Hermione rimase seduti sull’erba per qualche istante, la
ragazza stava ancora tremando mentre il giovane serpeverde stava
fremendo di rabbia. Si alzò e le porse la mano, che la giovane
non rifiutò. Si alzò lentamente e il giovane
l’abbraccio stretta. “Ci sono io con te”. La giovane
appoggiò il capo sul suo petto ed annuì incapace di dire
una sola parola.
Elisabeth aveva uno sguardo compiaciuto dipinto sul volto di
porcellana. Lord Voldemort era seduto di fronte a lei e la osservava
curioso.
“A giudicare dal tuo sguardo questa volta è andata meglio” disse con un ghigno dipinto sul volto.
“Decisamente si. Credo proprio di averla spaventata abbastanza”
“Ottimo”
La donna fece comparire davanti a loro due calici di vino rosso e ne
porse uno al Lord Oscuro. Ne bevve subito un sorso, senza togliere in
contatto visivo con il mago, che aveva dipinto sul volto sempre la
stessa espressione.
Orgoglio.
“La prossima volta però non spaventarla solo con le parole”
“Certamente. La prossima volta mi divertirò molto di più. Puoi fidarti”.
Heric Broms era seduto nell’ufficio di Silente e fissava i cinque
ragazzi accomodati sul divano di fianco alla scrivania. Il suo sguardo
trasparente cadde su Hermione, la ragazza era accoccolata tra le
braccia di Lucas con gli occhi bassi, si vedeva chiamaramente che era
terrorizzata. D’altronde era più che comprensibile. Non
riusciva a capire come quella donna fosse stata in grado di entrare
così facilemente nei suoi pensieri. Non era la sua stessa
tecnica e neanche quella più raffinata di Mike. Insieme ai
responsabili delle diverse Case e a Silente aveva rivisto il sogno
della giovane grifoncina, ma non riusciva a capire come la donna avesse
fatto ad entrare nella sua testa e poi quella richiesta. La sua
anima. A cosa le serviva, ma soprattutto perché proprio la sua?
“Professore?” la voce di Harry Potter lo distrasse dai suoi pensieri.
“Dimmi Harry” rispose l’anziano mago.
“Cosa possiamo fare?”
“Per il momento la signorina Granger deve imparare l’arte
dell’Occlumanzia. Credo che sia l’unica cosa che potrebbe
proteggerla”
“Me ne occuperò io” intervenne Piton facendo un passo avanti.
“Sono già in grado di usare l’Occlumanzia”
Hermione aveva parlato piano, con una voce sottile, alzando solo lo
sguardo verso Silente.
“Come fai ad essere in grado di usare quest’arte?” chiese il professore di Pozioni.
“Mi sono documentata durante il quinto anno quando lei lo stava
insegnando a Harry, così ho imparato anch’io questa
tecnica”
“Voglio fare una prova” scandì lapidario Piton,
Hermione lentamente si alzò in piedi e fissò il mago.
“Legilimens”
L’incantesimo lanciato da Severus Piton colpì Hermione, ma
non ebbe l’effetto desiderato dal mago, infatti la giovane
grifoncina evava alzato una barriera perfetta per impedire al mago di
leggere e penetrare nella sua mente.
“Eccellente” si lasciò sfuggire al professoressa
McGranitt senza nascondere un sorriso orgoglioso verso la sua alunna
modello.
“Molto bene” intervenne anche Silente, “Questo è senza dubbio un tuo punto a favore Hermione”
“Professore” la voce di Lucas era dura, “Scusi se la
interrompo, ma a cosa serve quella tecnica se quella pazza entra nella
sua testa a suo piacimento. Jane non se ne accorge, o meglio, se ne rende conto solo quando lei è già nella sua testa”
“Hai ragione ragazzo” rispose Broms, “Però
devi sapere che con questo incantesimo potrebbe provare a contrastarla
mente è nella sua testa”
Lucas strinse i pugni lungo i fianchi, quella cosa non gli piaceva per
niente. Nei sogni non poteva proteggerla, non poteva capire se aveva
bisogno di lui, non poteva starle accanto. Si sentiva inutile.
“Provare non costa nulla signor Flatts” continuò
Piton. “Non ci resta che aspettare una sua prossima mossa”.
“Dannazione” si lasciò sfuggire Harry, ma venne
udito solo da Ginevra che senza dire una parola fece scivolare la sua
mano tra quelle del ragazzo e la strinse forte.
“Se non c’è altro io me ne andrei” intervenne Broms alzandosi.
“Certo amico mio” lo salutò Silente, “Se dovesse succedere qualcosa ti avviseremo subito”
“Grazie” detto questo il demone scambiò una veloce
occhiata con il bambino sopravvissuto e poi svanì in una nuvola
di fumo.
“Ragazzi è ora che anche vuoi andiate a dormire, ormai si
è fatto tardi” disse dolcemente il Preside con un sorriso
di incoraggiamento verso Hermione, che rispose debolmente con un
sorriso.
I ragazzi annuiro e in silenzio si congedarono dall’ufficio.
Il piccolo gruppo si fermò davanti al ritratto della Signora
Grassa, Harry e Ginevra si tenevano ancora per mano e si voltarono
verso Lucas, “Buona notte” disse il bambino sopravvissuto.
“Notte” rispose il serpeverde senza togliere il braccio
dalle spalle di Hermione. Ron seguì la sorella e Harry nel
ritratto un istante dopo.
Rimasti soli nel buio del corridoio, Lucas fece voltare al giovane verso di lui e l’abbracciò stretta.
“Troveremo una soluzione, vedrai” le sussurrò all’orecchio.
Hermione si strinse maggiormente nel suo abbraccio e appoggiò la
testa al suo petto. Lucas le baciò la tempia senza allontanarsi
di un millimetro.
“Dormi con me stanotte, ti prego” sussurrò contro il suo collo.
“Certo Jane”
Hermione alzò lo sguardo dorato su quello oceano del serpeverde
e si fece sfuggire un debole sorriso, Lucas fece scivolare le sue
braccia sotto le ginocchia della giovane e la sollevò tra le sue
braccia. Hermione passò entrambe le braccia intorno al collo del
ragazzo e appoggiò la testa sulla sua spalla.
Lucas si chiese la porta della Stanza delle Necessità alle
spalle e adagiò la giovane sul letto matrimoniale che era
apparso nella stanza. Si separò da lei lentamente, visto che si
era appisolata, per togliersi il maglione, ma la giovane aprì di
scatto gli occhi non sentendo più la presenza rassicurante del
serpeverde.
“Sono qui, stai tranquilla” sussurrò lui tornando subito al suo fianco.
“Stringimi” bisbigliò appena nascondendo il viso nell’incavo del suo collo.
“Tutto quello che vuoi” disse lui mentre copriva entrambi
con la coperta pesante. Le passò un braccio intorno alle spalle
e l’altro intorno ai fianchi, la giovane intrecciò una
gamba con quella di Lucas mentre appoggiava il capo sul suo petto.
Hermione, quella notte, cullata dal battito calmo e rassicurante di
Lucas, si addormentò, crollando in un sonno senza sogni.
Spazio per me...
Ciao a tutti! Come promesso eccomi qui, sono appena tornata dalla
Sardegna, mi sono divertita un casino, ma ovviamente ho anche lavorato
parecchio. Devo dire però che mi sono trovata molto bene, ho
anche conosciuto delle persone molto simpatiche! Grazie Memo per essere
venuta giù con me! Comunque tornando a noi, ecco qui un nuovo
capitolo, spero che vi piaccia. E prometto che presto ne
aggiungerò degli altri, sono ancora in fase di realizzazione! Mi
raccomando commentate, sono curiosa di leggere le vostre opinioni, non
fatevi scrupoli! Anzi mi farebbe solo piacere, quindi commentate!
Saluti, HiL
|
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Capitolo 63 *** Il mio raggio di sole ***
23654
62. Il mio raggio di sole
La lezione di Trasfigurazione quella mattina era veramente noiosa,
molti studenti sia di Serpeverde che di Grifondoro facevano finta di
ascoltare la voce severa della professoressa McGranitt quando invece
avevano la testa persa in tutt’altre faccende.
Hermione era seduta di fianco a Harry e guardava distratta fuori dalla
finestra, ormai la primavera aveva invaso il paesaggio con tutti i suoi
colori e il sole si stava facendo più caldo. Aveva la guancia
appoggiata alla mano e lo sguardo dorato perso all’orizzonte.
Lucas Flatts la osservava da lontano, non aveva ancora seguito una
parola dell’anziana strega, i suoi pensieri erano rivolti tutti
verso quella grifoncina che ormai gli aveva rubato il cuore. Era
preoccupato. Troppo. Quella notte avevano dormito insieme nella Stanza
delle Necessità, ma lui non era riuscito a chiedere occhio.
L’aveva vegliato tutto il tempo sul suo sonno, l’aveva
tenuta stretta a se e non l’aveva lasciata neanche per un
istante. Si sentiva inutile, non poteva entrare nei suoi sogni, nella
sua testa. Non gli era permesso e non voleva neanche farlo, ma come
avrebbe potuto proteggerla la Liz se non sapeva quanto quella donna
l’avrebbe riattaccata? Strinse forte i pugni sulle ginocchia.
Draco Malfoy era seduto dietro al giovane Flatts e lo guardava con
un’aria soddisfatta, prese velocemente un pezzo di carta e
scrisse alcune righe, poi facendo lievitare lentamente il foglio lo
fece atterrare sul banco del moro.
Lucas aprì il foglio e lesse quella parole scritte con una calligrafia piccola, ma precisa.
Cerca di tenertela stretta per quel poco tempo che ti resta.
Poi
quando tutto sarà finito, l’unica cosa che continuerai a
sentire saranno i suoi strilli e le mie risate ti perseguiteranno.
Gli occhi di Lucas divennero scuri, le nocche della mani erano
diventate bianche per la forza con qui stringeva i pugni,
accartocciò il pezzo di carte e si alzò di scatto.
Non gli importava di essere sospeso un’altra volta.
Quel damerino bastardo doveva chiudere quella dannata bocca.
Draco Malfoy cadde dalla sedia a causa del pugno che gli colpì
la mascella, Tiger, Goyle e Nott si alzarono subito dai loro posti per
difendere il loro capo. Blaise Zabini invece rimase al suo posto
squotendo la testa mentre osservava la scena.
“Signor Flatts cosa diavolo sta succendo adesso?” esclamò la McGranitt.
Harry, Ron ed Hermione si erano alzati dal loro posto e si erano
avvicinati al serpeverde. I due ragazzi alla sinistra, mentre la
grifoncina alla destra, osservava il suo ragazzo con uno sguardo
preoccupato, non lo aveva mai visto così livido di rabbia.
Neanche quanto Malfoy l’aveva spinta giù dalle scale,
neanche quanto Liz aveva attaccato la sua scuola, neanche quando Mel
era rimasta ferita. Quello sguardo lo rivolgeva solo a chi non meritava
niente da lui. Ripensandoci l’aveva visto una volta sola, quando
si stava scontrando con suo padre.
Lucas non degnò nessuno di uno sguardo e non rispose alla
domanda della professoressa, si inginocchiò di fronte a Malfoy e
lo afferrò per il nodo della cravatta avvicinandosi
pericolosamente e minacciosamente alla sua faccia, “Tu prova solo un’altra volta a dirmi una cosa del genere e ti posso giurare che non vedrai più la luce del sole” sibilò con una voce carica di odio. “Questa è veramente l’ultima volta che te lo dico, stai lontano da lei” concluse alzandosi.
“Signor Flatts!” escamò la McGranitt, ma non ottenne
nessuna risposta perché il ragazzo aveva dato le spalle al
biondino, aveva preso il foglio che aveva accartocciato sul banco,
l’aveva porso a Harry Potter ed era uscita dalla stanza sbattendo
la porta.
Hermione si scambiò un veloce sguardo con la professoressa e poi senza una parola l’aveva seguito.
Minerva McGranitt fece un sospiro rassegnato, “Mancano due minuti
al termine della lezione, non ho più niente da dirvi. Potete
andare”.
Gli studenti si allontanarono velocemente dalla stanza, tutti tranne
Harry e Ron, che appoggiati al banco di Lucas stavano leggendo le poche
righe che lo avevano fatto infuriare.
“Bastardo” sibilò il rosso.
“Quel damerino da strapazzo sa cosa vogliono farle” aggiunse il bambino sopravvissuto.
“Posso chiedervi cosa è successo?” disse la
professoressa avvicinandosi ai due grifondoro. I due ragazzi si
scambiarono uno sguardo e porsero il pezzo di carta alla donna. Lei
lesse velocemente le righe scritte da Malfoy, poi si infilò il
foglio nella tasca del mantello e guardando i due studenti della sua
casa aggiunse: “Vado nell’ufficio del Preside, voi andate a
lezione”.
Ci sono certi sguardi di donna
che l’uomo amante non scambierebbe
con l’intero possesso del corpo di lei….
Dopo,
nessun altro attimo di gioia
eguaglierà quell’attimo.
- Gabriele D’Annunzio -
Hermione richiuse piano alle sue spalle la porta della Torre di
Astronomia, posò il suo sguardo sul ragazzo in piedi davanti a
lei che le dava la schiena.
Si avvicinò piano a lui e gli passale braccia intorno ai
fianchi, appoggiandosi alla sua schiena con la fronte, “Mi vuoi
dire cosa è successo?”.
Lucas non rispose, appoggiò solo le sue mani su quella dalle giovane e intrecciò le dita con le sue.
“Lucas” lo richiamò la giovane. Il serpeverde si
voltò verso di lei e le prese il viso tra le mani, “Quel
damerino non si deve neanche respirare la tua stessa aria. Non glielo
permetterò, te lo prometto”. Quello che spaventò
Hermione non furono solo le parole, ma il modo nel quale furono dette,
in quella voce tanto amata c’era nascosto tanto odio e gli occhi
blu del giovane Flatts non erano mai stati così furiosi come in
quel momento.
“Lucas…” la grifoncina gli passò entrambe le
braccia intorno al collo e si avvicinò maggiormente a lui,
“Cosa ti ha detto?” gli sussurrò contro la pelle del
collo.
Lucas la strinse forte a se e rispose, sempre con rabbia, “Ha
detto: Cerca di tenertela stretta per quel poco tempo che ti resta.Poi
quando tutto sarà finito, l’unica cosa che continuerai a
sentire saranno i suoi strilli e le mie risate ti
perseguiteranno”.
Hermione non rispose, lo guardò negli occhi e senza una parola
congiunse le sue labbra con quelle del giovane. Malfoy sapeva benissimo
dove colpire quando voleva. Lucas non appena sentì le labbra
della ragazza sulle sue rispose con ardore e quasi con disperazione al
bacio. Voleva sentirla vicina, voleva farle capire che lui era con lei.
Doveva.
Hermione si sentì sollevare di peso e si ritrovò un
istante dopo con la schiena appoggiata alla colonna della torre, Lucas
aveva iniziato a baciarle il collo, mentre la teneva saldamente per i
fianchi. Il cuore della giovane grifoncina batteva forte come un
tamburo, come tutte le volte che stavano insieme. Sentì le
labbra del giovane abbandonare la pelle sensibile del suo collo per
rispostarsi nuovamente sulla sua bocca, la baciò con ardore,
impeto, con una passione smisurata, e lei si perse su quelle labbra. Si
lasciò cadere senza esitazione tra le sue braccia, Lucas prima
di unire i loro corpi la guardò negli occhi e le sussurrò
contro le labbra: “Ti amo”. La risposta che ricevette fu
uno sguardo carico d’amore che gli scaldò il cuore. Uno
sguardo talmente profondo e fu certo che non se lo sarebbe mai
dimenticato.
E tu, fatta di sguardi tu, e di sorrisi ingenui tu.
E io, a piedi nudi io, sfioravo i tuoi capelli io.
E tu, in un sospiro tu, in ogni mio pensiero tu.
Forse sei l’amore…
E adesso non ci sei che tu,
soltanto tu e sempre tu,
che stai scoppiando dentro al cuore mio.
- Claudio Baglioni -
Heric Broms era avvolto dal buio della sua stanza e pensava. Un alone
tenue lo circondava, i suoi occhi quasi trasparenti era chiusi e il suo
volto aveva assunto un’espressione concentrata.
Tutti i ricordi che lo legavano a Luce gli passavano davanti agli
occhi, stava riportando alla mente tutto il tempo che aveva passato con
lei. Dal primo incontro fino al loro ultimo saluto. Il giorno in cui
l’aveva incontrata per la prima volta in quella locanda. Poi i
primi appuntamenti, il primo bacio che si erano scambiati in quella
notte d’estate. Poi il suo segreto rivelato e il sorriso
magnifico di lei che gli diceva che anche se era un demone non lo
avrebbe mai lasciato. La prima notte che avevano trascorso insieme. La
scoperta di provare qualcosa di profondo che non aveva mai provato per
nessun’altra: l’amore. I suoi sorrisi e i suoi sguardi che
gli riempivano il cuore, le sue risate. Tutto. Stava rievocando tutti i
ricordi legati a lei. Tutti. Non ne stava tralasciando neanche uno.
Rivisse il momento della nascita di Mike. Soffrì un’altra
volta insieme a lei e poi i ricordi si concentrarono tutti su quel
maledetto giorno. Il giorno in cui lei non ce la fece più, il
giorno in cui il suo cuore si spense, il giorno in cui i suoi occhi si
chiusero, per sempre.
Broms riaprì gli occhi di scatto, si era fatto tutto
improvvisamente appannato. Erano i suoi occhi, che come quel giorno di
tanti anni prima, si erano velati di lacrime. Lacrime di dolore, di
sofferenza, di tormento.
Richiuse gli occhi. Doveva trovare un modo per capire il legame di Luce
con quella donna. La loro somiglianza era troppa. E poi quella frase:
“Voglio solo la tua anima. Se la cosa ti può consolare l’ho già fatto una volta”.
Elisabeth centrava qualcosa? Come avrebbe potuto esistere già a
quel tempo, ma soprattutto perché avrebbe dovuto prendere
l’anima di Luce, perché? Ma soprattutto perché
continuava a ripetersi che quello che stava pensando era giusto?
Perché era davvero convito che quella donna centrava con la
morte del suo unico raggio di sole? Cos’era quella sensazione?
Perché era convinto di non sbagliarsi?
“Papà?” la voce di Mike lo distrasse dai suoi pensieri.
“Dimmi”
“E’ più di un’ora che stai facendo sempre lo
stesso incantesimo” iniziò il mezzo demone, rimanendo
appoggiato al muro della stanza, “Non è semplice da fare,
lo sai. Rischi di specare troppe energie, inutilmente”
“So benissimo quello che sto facendo” il demone aprì
gli occhi e li puntò in quelli scuri del figlio, “Ma
è necessario che io faccia tutto quello che è in mio
potere per cercare di capire fin dove può spingersi quella
donna”
“Certo, non lo metto in dubbio, però non è
continuando a riguardare i ricordi di Luce che troverai una
soluzione”
“Sono convinto che quella donna centri con Luce”
“Ma come fai ad esserne così certo!” esclamò
il più giovane, “Tu ti sei convinto che centra, ma non
può essere così, non può!”
“Si invece. Sono identiche!” la voce di Broms si era fatta più alta.
“La somiglianza può essere solo un caso. Certo, la mamma era una strega, ma non era poi così potente”
“Non ho detto che sono la stessa persona. Quella donna centra con la morte di tua madre, le ha preso l’anima”
“Stai vaneggiando. Quella donna ti ha dato alla testa” Mike dette le spalle a suo padre.
“Ti dico che è molto probabile che sia così”
disse con più calma il demone, non aveva senso litigare con lui.
“Come fai a dirlo?” il giovane non si voltò, restò con lo sguardo fisso contro il muro.
“E’ una sensazione”
“Non me ne faccio niente delle tue sensazioni, voglio una risposta seria”
“Al momento non ce l’ho ancora”
“Bene, allora non abbiamo più nulla da dirci” detto
questo il mezzo demone non attese una risposta del padre, ma
svanì nel nulla, proprio come era arrivato.
Heric Broms rimase a fissare il posto che aveva occupato suo figlio
ancora per qualche istante, poi richiuse gli occhi. Doveva trovare una
spiegazione a quella sensazione. Doveva.
Spazio per me...
Eccomi qui con un nuovo capitolo, spero che vi piaccia. Devo darvi una
notizia, mi sono prefissata che devo cercare di finire questa ff il
più in fretta possibile, possibilmente prima della mia prossima
partenza. Spero di riuscirci, altrimenti penso che qualcuno ingaggi
veramente un serial killer per farmi fuori, se così non dovesse
accadere, beh, troverò un modo per aggiornarla anche quando
sarò via.
Comunque Speedy grazie come al solito per il tuo commento, e spero
anche che qualcun'altro lascia un commentino... Insomma, ma vi
vergognate a lasciare anche solo una riga?! Vi prego, mi serve per
capire cosa ne pensate, certo la state leggendo e questo mi rende molto
felice, però vorrei anche sapere cosa ne pensate... Grazie in
anticipo, saluti! HiL
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Capitolo 64 *** Di nuovo insieme ***
1654
64. Di nuovo insieme
Amelia Flatts varcò il portone della Scuola di Magia e
Stregoneria di Hogwarts a testa alta, dietro di lei John e Melanie si
tenevano saldamente per mano e si guardavano curiosi in giro.
“Tu sei già stato qui, vero?” gli chiese Mel.
“Si Mel, ma ero talmente preoccupato per te, che non ho
praticamente guardato in faccia nessuno” rispose serio il
giovane.
Melanie Armstrong non rispose, stinse solo più forte la mano del
giovane, sapeva cosa aveva passato nel momento della sua convalescenza.
Quando si era svegliata, il suo cuore si era alleggerito sapendo che
stava bene e che non gli era accaduto niente. Solo Merlino sapeva cosa
avrebbe fatto se John non sarebbe sopravvissuto all’attacco alla
sua scuola. Non voleva neanche pensarci, quel pensiero le faceva venire
i brividi.
John si fermò a pochi passi dalla madre di Lucas, la donna era
davanti alla porta che li avrebbe condotti alla Sala Grande,
l’aprì e quello che li accolse fu una mandria di ragazzi
che stavano consumando la prima colazione. Le voci erano alte e la
stanza era pressoché piena. I due giovani stranieri si
guardarono intorno, gli studenti in quella scuola erano davvero tanti!
Seguirono lo sguardo di Amelia che posò i suoi occhi scuri sul
tavolo dei professori, Albus Silente si accorse del loro arrivo e fece
un segno con la mano.
I tre nuovi arrivati camminarono lentamente nel corridoio centrale,
sotto gli sguardi curiosi di molti ragazzi e ragazzi che si erano
accorti del loro arrivo.
Hermione, Harry, Ginevra e Ron fecero un sorriso nel constatare che Mel
si era completamente ripresa, “Si è ripresa
perfettamente” disse Ginevra.
“Si, sono sollevata” rispose la brunetta.
“Perché sono qui?” chiese invece Ron.
“Probabilmente Silente ha deciso di farli trasferire qui”
ipotizzò Hermione, “Oppure loro non vogliono tornare a
casa, o altrimenti è più sicuro per loro stare tra le
mura del castello”
“Forse hai ragione” disse Harry.
Dall’altra parte della sala, precisamente nella tavolata dei
Serpeverde, Lucas Flatts seguiva ogni movimento del suo migliore amico,
se fosse rimasto ad Hogwarts sarebbe tornato tutto come ai vecchi
tempi.
“La ragazza è veramente un bel bocconcino” la voce di Nott lo fece voltare.
“Cosa hai detto?” chiese con uno sguardo duro.
“Ho detto che la ragazza che è appena arrivata è
veramente un bel bocconcino, ci farei molto volentieri un
pensiero”
“Non ti azzardare neanche ad avvicinarti a lei” disse con voce profonda il serpeverde.
“Non mi sembra che sia di tua proprietà” disse
bellicoso Nott, “Mi sembra che tu abbia tra le mani una sporca
mezzosangue…” Theodore non finì la frase
perché il ragazzo l’aveva già afferrato per la
cravatta verde-argento. “Mi sembra di aver già detto
più di una volta che non devi chiamarla mezzosangue. Non amo
ripetermi”
“Io parlo come cazzo mi pare” rispose Nott mentre il colore delle sue guance cominciava a diventare rosso.
“Fai quel cazzo che ti pare, ma lei non deve neanche entrare nei
tuoi pensieri. Ne lei, ne Mel. Sono stato sufficientemente
chiaro?!” lo minacciò Lucas avvicinandosi ancora di
più al volto del malcapitato.
“Credi di farmi paura Flatts? Fai il gradasso perché insieme a quei due è entrata tua madre?”
“Non ho bisogno di essere difeso dai miei genitori, mi sembra di averlo dimostrato altre volte. O mi sbaglio?”
“Potresti rischiare di essere sospeso, o meglio, espulso”
gli occhi di Nott si erano fatti più crudeli, “E cosa
farebbe la tua dolce metà, se tu non sei più tra le mura
di questo castello….”
“Tu azzardati a toccarla e io..” Lucas strinse ancora di
più la presa sul collo del compagno, il quale stava iniziando ad
avere bisogno di ossigeno.
Alcuni studenti della loro casa si erano accorti della loro discussione
e li guardarono attenti, quasi entusiasti nell’assistere ad una
nuova rissa.
“Cosa farai, sentiamo?” quella voce stava iniziando a diventare fastidiosa.
“Malfoy, non penso che questa cosa ti riguarda, visto che sto
parlando con Nott” Lucas non si voltò verso il Capo Scuola
della sua casa, “Oppure le tue manie di protagonismo non ti
permettono di farti i cazzi tuoi”
“Flatts, mi sembra di averti già avvisato più di
una volta che non ti conviene metterti contro di me”
continuò il biondino.
“E io ti ho già detto che non amo dovermi ripetere, ma ti
ho già detto che non ho paura né di te, né di quel
pazzo che servi con tanta devozione. Quindi il problema non si
pone” disse il giovane lasciando poi andare Nott. Il ragazzo
cadde malamente a terra, si appoggiò una mano sulla gola per
riprendere a respirare in una maniera decente. Lucas si alzò dal
tavolo senza completare la consumazione della colazione.
“Io non ho finito” disse Malfoy alzandosi.
“Questi sono problemi tuoi” rispose Flatts guardandolo
dritto negli occhi, “Io ho di meglio da fare, piuttosto che
perdere tempo con degli idioti”. Detto questo diede le spalle a
Malfoy e inizò a camminare verso sua madre, che nel frattempo si
era messa a parlare con Silente e la professoressa McGranitt.
“Questa me la paga veramente” sussurrò Malfoy
estraendo la bacchetta. La puntò contro la schiena di Lucas e fu
pronto a scagliare l’incantesimo, ma…
“Expelliarmus”
Tutta la sala si ammutolì all’istante nel sentire
pronunciare un incantesimo di disarmo, la bacchetta di Malfoy
volò lontana dal suo proprietario, Lucas si voltò verso
la tavola dei Serpeverde e vedendo il biondino in piedi rivolto verso
di lui, capì di essere il barsaglio dell’incantesimo che
stava per lanciare, ma qualcuno l’aveva disarmato. Ma chi?
Si voltò verso il tavolo dei Grifondoro, ma vide che Hermione
non aveva la bacchetta in mano, anzi lo stava guardando leggermente
terrorizzata, Harry, Ron e Ginevra avevano la stessa espressione della
sua ragazza dipinta sul volto, quindi non erano stati loro a fermare
Malfoy. Dette uno sguardo veloce agli altri tavoli, ma nessuno di loro
era intervenuto.
Poi capì, si voltò verso il tavolo dei professori e vide
John con la bacchetta in mano e un sorriso dipinto sul volto. Mel al
suo fianco aveva una mano che le copriva le labbra e sua madre invece
lo guardava preoccupata. Tutti gli insegnati erano ammutoliti.
“Possibile che devo sempre guardarti le spalle?!” la voce di John lo fece sorridere.
“Non fare tanto il santo, anche io faccio la mia parte!” rispose con un ghigno.
“Ma si può sapere cosa diavolo state combinando!” la
voce ormai esausta di Minerva McGranitt gli fece scomparire il sorriso.
Questa volta era davvero furiosa. “Signor Malfoy come la mettiamo
questa volta?” continuò la donna sorpassando Amelia Flatts
e dirigendosi verso la tavolata dei Serpeverde, seguita un istante dopo
da Severus Piton, anch’egli con uno sguardo furioso dipinto sul
volto.
Amelia si avvicinò al figlio, “Tutto bene?”.
“E’ tutto sotto controllo” rispose il giovane
puntando il suo sguardo blu in quello della madre, “Non ti devi
preoccupare”.
“A me non sembra, però mi fido di te”
“Classici diverbi tra ragazzi” la voce di Albus Silente
fece voltare madre e figlio. Il preside fece un sorriso a Lucas,
“Devi constatare però che la Casa di Serpeverde non ha mai
avuto dei litigi cosi frequenti”
“E’ solo un pallone gonfiato, che deve tenere le sue mani lontano da chi dico io!” rispose il giovane.
“Mai toccare qualcosa che appartiene a Lucas Flatts, io lo so
bene!” John si era avvicinato all’amico mettendogli una
mano sulla spalla, mentre l’altra la teneva ancora tra quelle di
Mel. Un istante dopo i tre ragazzi furono raggiunti dal gruppetto di
Grifondoro.
“Mi spieghi cosa diavolo è successo adesso?” la voce di Hermione era leggermente irritata.
“Il solito Jane” rispose solo.
“Io però ti ho detto che non voglio che scoppi una rissa a
causa mia. È già successo ieri, e oggi tra un po’
ti lanciava uno dei suoi incantesimi”
“Ti ho già detto che non ti devono toccare, tanto meno
chiamarti mezzosangue, quindi…” le rispose lui
accarezzandole una guancia, incurante di essere osservato da tutta la
scuola, “E poi questa volta non avevano fatto allusioni solo su
di te”
“E su chi?” chiese lei guardandolo negli occhi, consapevole che non le avrebbe mentito.
“Mel” rispose piano.
“Che cosa?!” esclamò John, “Chi ha osato…”
“Stai buono per favore” Melanie appoggiò una mano sulla spalla del suo ragazzo cercando di calmarlo.
”Tranquillo fratello, non lo rifarà più, gli ho fatto passare la voglia di fare il coglione”
“Sarà meglio per lui”
“Certo che siete proprio identici vuoi due!” intervenne
Hermione, “Proprio come questi due qui” continuò
indicando Harry e Ron.
“Perché ci metti in mezzo adesso?” esclamò il rosso.
“Semplice, fratellino” rispose Ginevra,
“Perché non bastavate voi due, adesso ci sono anche Lucas
e John!”
“Dovevi vedere quante ne combinava a Stoccolma” la voce di
Amelia li fece voltare e solo allora Lucas si ricordò di doverle
chiedere il motivo per il quale era li.
“Mamma” la chiamò. “Si?”. “Perché sei qui?”.
La donna sorrise, “Questo penso che ti farà piacere”
iniziò guardandolo negli occhi, “Abbiamo pensato, io e il
professor Silente, che visto che la loro scuola è stata
barbaramente distrutta, Mel e John si fermeranno qui con voi. Non
prenderanno parte alle lezioni, perché ormai l’anno
è quasi concluso e i programmi delle due scuole sono leggermente
differenti. Abbiamo già contattato i loro genitori e sono
d’accordo. Resteranno qui fino a che le cose non si
sistemeranno”
“Andranno a dormire nella torre a ovest e ovviamente durante il
giorno, ad eccezione chiaramente delle ore di lezione, potete stare
insieme per tutto il tempo che vorrete” continuò Silente,
“Rispettando le regole e il coprifuoco”.
“Questo è ovvio” sentenziò Amelia guardando
severa, ma allo stesso tempo divertita, suo figlio e John.
“Certamente” risposero i due in coro.
“Chissà perché ma non ne sono poi cosi convinta!” scherzò l’auror.
“Dai mamma, non ti preoccupare!”
“Farò finta di crederti”
“Grazie mamma per la fiducia che in tuo figlio…”
rispose fintamente offeso il serpeverde. Hermione al suo fianco non
potè evitare di sorridere, così come fece John. Era
davvero fantastico vedere Lucas ridere e scherzare in quel modo con sua
madre, finalmente, almeno loro due si erano ritrovati. Certo con il
padre sarebbe stato davvero più difficile e entrambi non erano
sicuri che le cose con il capitano si sarebbero risistemate,
però al momento era bello vedere Lucas felice.
“Bene, adesso però io devo andare. Tuo padre mi aspetta, pare che abbiamo trovato qualcosa a Stoccolma”
“D’accordo. Tienici informati”
La donna annuì in direzione del figlio, poi gli baciò una
guancia, lo stesso gesto lo fece con John ed Hermione, poi si diresse
verso la porta d’ingresso e sparì nel corridoio.
“Sono convinto che farete gli onori di casa ai nostri ospiti” disse il preside con un sorriso.
”Certo professore” rispose Harry.
“E mi raccomando” continuò l’anziano mago,
“Tenete gli occhi aperti. Siete molto svegli e preparati, tutti.
Nessuno esculso, ma noi non saremo sempre presenti. Quindi state
attenti” detto questo si congedò con un sorriso.
“Devo dire che è davvero enigmatico” constatò John quando Silente si fu allontanato.
“Già” disse Ron, “Ma è proprio per questo che è forte!”
“Comunque” disse Lucas passando un braccio intorno alle
spalle di Hermione, “Siamo di nuovo insieme fratello!”
“Puoi ben dirlo” rispose John avvicinando Mel a se.
I due si lasciarono sfuggire un sorriso che la sapeva davvero lunga.
“Questo sorriso, non so perché, ma non mi dice niente di
buono…” intervenne Hermione guardando Mel,
“Già, neanche a me!” constatò la bionda.
“Ecco che si alleano un’altra volta” si finse disperato il moro.
Le due ragazze risero piano, ma si bloccarono quando videro venire nella loro direzione Severus Piton e Minerva McGranitt.
“Guai in vista” bisbigliò Harry.
“Puoi dirlo forte, fratello” gli fece eco Ron.
“Signor Flatts” iniziò la strega, “Capisco la
sua voglia di difendere la signorina Granger, la cosa le fa anche
onore, ma deve stare attento. Non sappiamo quale incantesimo voleva
lanciarle contro Malfoy, poteva anche essere di Magia Oscura per quanto
ne sappiamo. Dovete veramente stare attenti e non giocare con il
fuoco”
“Professoressa, mi scusi” intervenne il serpeverde,
“Ma io non riesco a sopportare che un figlio di papà come
lui faccia tutto quello che vuole, non è giusto!”
“Lo capisco perfettamente, ma noi non saremo sempre presenti” continuò la donna.
“All’interno del dormitorio lei è da solo”
Piton prese la parola, “Sappiamo benissimo che sa difendersi da
solo, ma là dentro è da solo. Non c’è
nessuno che può aiutarla, questo passaggio è in grado di
comprenderlo?!”
Lucas strinse i pugni, “Mi state forse dicendo che devo lasciar
correre ogni volta che quel pezzo di merda insulta la mia ragazza e fa
allusioni su Melanie? Devo lasciar correre ogni minaccia? Se è
questo che mi state chiedendo, potete anche scordarvelo!” gli
occhi di Lucas si erano fatti più scuri, segno che si stava
infuriando. Hermione gli prese una mano, ma non parlò. Sapeva
che era inutile, niente e nessuno sarebbe riuscito a fargli cambiare
idea. Non quando assumeva quello sguardo così determinato.
“Signor Flatts, cerchi di ragionare” continuò il professore di Pozioni.
“Sappiamo benissimo che non è facile sopportare una
persona come Malfoy, però per cortesia, ci provi almeno”
disse la McGranitt.
“Non le assicuro niente. Potrei cercare di mantenere la calma, ma se mi provocano, non lascerò correre”
“Stai attento” la donna lo guardò con uno
sguardo più dolce, si avvicinò a lui e gli
appoggiò una mano sulla spalla, “Il tuo gesto è
molto nobile, però cerca di stare attento. Merlino solo sa cosa
potrebbe escogitare quel ragazzo”
“Vi ho già detto che non ho paura né di lui, né di quella mandria di idioti che lo segue”
“Lo sappiamo” disse Piton, “Però tenga gli
occhi aperti” detto questo il professore si allontanò. La
Sala Grande ormai era quasi del tutto deserta, c’erano solo loro
e la professoressa di Trasfiguarazione.
“Ragazzi, ve lo ripeto un’altra volta, state attenti”
la voce della strega era preoccupata, non sempreva più la sua
voce severa, ma si era fatto quasi dolce.
“Non si preoccupi professoressa. Staremo attenti” rispose Hermione.
“Sono già successe cose spiacevoli, non vorrei che ne succedessero altre”
“Stia tranquilla” continuò Lucas, “Non accadrà più niente”.
La donna annui e poi si congedò dicendo che presto sarebbe
iniziate le lezioni e che si sarebbero dovuti affrettare, il tempo di
accompagnare John e Mel alla torre e poi avrebbero dovuto raggiungere i
compagni per l’inzio delle lezioni.
“Certo che certe volte la McGranitt mi sorprende” disse Ron
mentre insieme agli altri camminava verso la Torre Ovest per
accompagnare John e Mel.
“E’ stata gentile a preoccuparsi però” intervenne Ginevra.
“Già. Sono tutti preoccupati” continuò
Hermione, che camminava davanti insieme a Lucas, John e Mel, “Lo
sono per tutti gli avvenimenti che sono successi in questi giorni, per
quella dannata donna che ha iniziato un po’ a romprere i coglioni
e adesso ci si mette pure quell’idiota di Malfoy….”
“Herm ha ragione” disse Harry, “Comunque dobbiamo
seguire il consiglio di Silente. Dobbiamo tenere gli occhi aperti e
cercare di restare uniti. Non dobbiamo farci cogliere
impreparati”
“Su questo ti do perfettamente ragione” rispose John.
“Però Lucas è da solo a Serpeverde” constatò Mel.
“Ci resto solo per dormire. Anzi a volte neanche quello!”
rispose il serpeverde, mentre Hermione arrossiva leggermente.
“Siamo arrivati” aggiunse poi. Davanti a loro c’era
la porta che li avrebbe condotti alla torre, l’aprirono e
salirono le scale a chiocciola. Entrarono in una stanza abbastanza
ambia che aveva la funzione si salotto, su un lato c’era un
piccolo angolo cotture, la stanza era collegata a tre porte, una era il
bagno mentre le altre erano due stanze da letto.
“Carino questo posto” dichiarò John.
“Già, semplice, ma molto carino” Mel si guardava
intorno curiosa, “Direi che potete anche venire qui dopo le
lezioni. Cosi Lucas restarà davvero poco con quelle serpi”
“E’ qui da poco e ha già capito tutto!” rise Ron.
La ragazza sorrise, Hermione guardò l’orologio che era
appeso alla parete ed esclamò: “E’ tardissimo!
Dobbiamo sbricarci, altrimenti a noi Piton ci uccide e a te Gin la
Mcgranitt toglierà come minino 20 punti per il ritardo!”
“Mi sa tanto che questa volta ha ragione” disse Harry.
“Certo che ho ragione!” disse Hermione mentre apriva la
porta, “Ragazzi ci vediamo dopo, ciao!” detto questo
afferrò i suoi compagni e di corsa si diresso verso il
corridoio.
“E’ anche per questo che la amo” disse Lucas con un occhiolino verso il suo amico.
“Vai, altrimenti ti uccide” rise John, “Ci vediamo dopo, fratello”
“Sicuro”, prima di uscire il serpeverde si voltò
un’altra volta verso il suo migliore amico e disse, “Sono
davvero contento di averti di nuovo qui”
“Anch’io Lucas, anch’io”
“Come ai vecchi tempi?” chiese il moro.
“Come ai vecchi tempi” confermò il biondo.
Lucas li salutò con una mano e poi scese velocemente le scale.
“E così da adesso in poi vivremo qui…” disse Mel guando John chiuse la porta della stanza.
“Già” rispose voltandosi, “Vedrai si sistemerà tutto”
“L’importante è che noi due stiamo insieme”
continuò lei mentre si avvicinava piano a lui, il ragazzo
annullò la distanza che li saperava e l’abbraccio,
sussurrandole contro la pelle sensibile del collo, “Non ci
separerà niente e nessuno. Te lo prometto”.
Melanie si strinse a lui e gli baciò il collo, “Ti amo”.
John le prese il volto tra le mani e la baciò, un bacio dolce,
tenero, delicato. “Ti amo”. Mel gli passò le braccia
intorno al collo e lo baciò con più intensità e da
quel momento in poi le parole non furono più necessarie.
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Capitolo 65 *** Ricordi di un passato dimenticato ***
2684
65. Ricordi di un passato dimenticato
Bellatrix Lastrange era seduta a fianco di suo marito nel salotto di
Malfoy Manor, di fronte a loro c’era Lucius Malfoy e suo cognato.
Lord Voldemort fece il suo ingresso nella stanza, affiancato da
Elisabeth, si sedettero uno di fianco all’altra sull’ultimo
divano rimasto libero.
“Vi ho riuniti qui” inizio il Lord Oscuro, “Per
aggiornarvi sui progressi di Elisabeth. E’ riuscita a penetrare
nella mente di Hermione Granger. Tra non molto riuscirà a
portarla ad ottenere il suo scopo”.
La donna fece un ghigno malvagio e prese la parola, “Ovviamente
questo non rallenterà i nostri piani. La mezzosangue è
affar mio, voi dovete occuparvi del prossimo attacco. Siete i
Mangiamorte più brillanti che abbiamo, quindi a voi la
realizzazione del piano d’attacco” disse guardando
Bellatrix.
“Certo mia Signora” rispose la mangiamorte.
“Questa volta però userete al Maledizione Senza Perdono.
Le vittime devono essere colpite solo da questa” continuò
il Lord Oscuro, “Gli auror devono tremare”.
“Non vi deluderemo” la voce di Lucius Malfoy era fiera.
“A proposito Lucius” il mangiamorte si fece attento quando
il mago lo chiamò, “Ho saputo che tuo figlio non va molto
d’accordo con il figlio dei Flatts”
“No, mio Lord. Ancora non mi spiego come quel ragazzo sia finito a Serpeverde”
“Forse c’è sotto qualcosa che nessuno sa” intervenne Elisabeth.
“Forse, mia cara. Forse” rispose Voldemort.
“Questo ragazzo” continuò la donna, “Chi è?”
“Lucas Flatts, mia signora, è il figlio dei due auror
venuti dalla Svezia” rispose Lucius, “Ha l’età
di mio figlio ed è nella sua stessa Casa”
“Lucas Flatts…”
ripetè pensosa la donna. Quel nome le riportò alla mente
qualcosa di lontano, di non ben identificato, ma una sensazione si
diffuse a macchia d’olio nel suo animo. Quel nome non le era
nuovo. L’aveva già sentito, ma non si ricordava dove.
“Qualcosa ti turba, mia cara?” le chiese il Lord Oscuro.
“Nulla” rispose guardandolo negli occhi, poi rivolgendosi
ancora a Lucius, “Avete una foto del ragazzo?”
“Si, mia signora”
“Fatemela vedere”
Il mangiamorte fece comparire un foglio e lo porse alla donna,
Elisabeth lo guardò con attenzione e trattenne il fiato. La foto
le cadde dalla mani. Quel ragazzo l’aveva già visto da
qualche parte. Cos’era quella sensazione di improvviso calore?
“Elisabeth?” la voce del compagno la fece ritornare in sé.
“Sto bene” disse raccogliendo la foto e porgendola a
Malfoy, “E’ solo che mi è sembrato di
conoscerlo”.
“Probabilmente l’hai visto nei pensieri della Granger” ipotizzò il mago.
“Si, forse hai ragione” rispose la donna massaggiandosi le tempie con le dita.
“Bene, voi potete andare” ordinò il Lord Oscuro ai
suoi mangiamorte, “Organizzate il piano d’attacco e poi
informateci prima di partire”.
“Ai suoi ordini” rispose all’unisono i quattro
incappucciati. Si congedarono con un inchino e si smaterializzarono.
Lord Voldemort tornò a guardare la compagna, la quale teneva gli
occhi chiusi. “Sicura di stare bene?” chiese avvicinandosi.
“E’ solo una sensazione” disse puntando le sue iridi
azzurri in quelle del mago, “E’ come se lo avessi
già incontrato, ma non riesco a rammentarmi dove”.
“Ti verrà in mente”
“Sicuramente”
“Direi che potresti riprovare ad attaccare la mezzosangue domani notte”
“Si, penso che possa andare bene. L’attacco avverrà
domani mattina, così sarà impegnata a preoccuparsi del
nuovo attacco e le sue barriere saranno più deboli”
“Esattamente” rispose con un ghigno il Lord Oscuro, “Mi piace vederti così spietata”
La donna sorrise in modo diabolico e si avvicinò di più a
lui, “E’ la mia natura” bisbigliò contro le
sue labbra.
Lord Voldemort non rispose, ma l’attirò verso di
sé, baciandola selvaggiamente. Elisabeth si lasciò cadere
tra le braccia dell’amante, chiuse gli occhi, ma quello che vide
non le piacque per niente. Due profondi occhi blu che la fissarono e
che le fecero tornare alla mente ricordi che non rammentava.
Le
si avvicinò lentamente, accarezzandole sensualmente la pelle
liscia della guancia, poi dopo essersi scambiati un'altra occhiata, si
chinò sulle sue labbra e la baciò.
In
un secondo si era ritrovata sulle gambe del ragazzo, mentre lui
approfondiva sempre di più il bacio. Lei gli passò le
braccia intorno al collo, mentre si stringeva maggiormente al suo
corpo. Le mani di lui vagavano sulle sua schiena e sulle sue braccia
con fare provocante, trasmettenle una grande quantità di
brividi.
“Andiamo in albergo”
le bisbigliò all’orecchio, prima di baciarle il collo, tracciando una scia di fuoco sulla sua pelle.
Lei fu solo in grado di annuire.
Entrarono
nella stanza senza accendere la luce, il giovane la spinse contro la
porta e iniziò a tracciare una scia di baci che partivano dalla
tempia e si perdevano sul suo collo.
Fece
scorrere le mani sul suo corpo sinuoso fino ad arrivare al suo
ginocchio, le sollevò sensualmente la gamba, facendola
combaciare con il suo bacino, mentre si avvicinava maggiormente al suo
corpo, prima di baciarla nuovamente sulle labbra. Lei si lasciò
sfuggire un sospiro, mentre gli passava le braccia intorno al collo,
approfondendo maggiormente il bacio del giovane.
Si
allontanarono con il fiato corto, poi lui si spostò leggermente
da lei, per intrufolare le sue mani sotto la stoffa leggera della sua
camicia, prese i lembi dell’indumento tra le dita e glielo
sfilò lentamente, iniziando poi a baciarle ogni centimetro di
pelle. Lei gli slacciò i bottoni della camicia nera che
indossava, facendola cadere oltre le sue spalle.
Lui
la prese in braccio e mentre la baciava, senza allontanarsi dal suo
corpo la fece stendere sul letto, sormontandola un secondo dopo con il
suo corpo. La baciò profondamente un’altra volta, per poi
allontanarsi dalle sue labbra e dedicarsi alla sua figura.
Lei era scossa da continui fremiti, non c’erano dubbi quel ragazzo era eccezionale…
Lui
si spinse in lei dopo averla baciata ancora una volta, lei
trattenne il fiato per un istante, poi iniziò ad assecondare i
movimenti del moro stringendosi maggiormente a lui…
Il ragazzo aumentò il ritmo, fino a che l’oblio non l’avvolse.
Elisabeth si alzò di scatto. Il cuore le batteva forte nel petto, da quanto non batteva così?
Appoggiò una mano sul seno, cercando di regolarizzare il
respiro. Fece scorrere lo sguardo nella stanza dove si trovava. Le
tende scure erano tirate, impedivano alla luce del giorno di entrare
nella camera. Si voltò di lato e notò che Lord Voldemort
stava ancora dormendo. Non si era accorto di niente. Si alzò
lentamente dal letto, scostando piano le lenzuola nere. Prese la
vestaglia appoggiata sulla sedia, si coprì il corpo nudo scosso
da un brivido di freddo. Si recò velocemente verso il bagno e
fece scorrere l’acqua. Si guardò un istante allo specchio,
il suo volto di porcellana era ancora più pallido del solito. Si
spogliò ed entrò nella doccia, l’acqua calda
accarezzava dolcemente il suo corpo sinuoso. Chiuse gli occhi, ma li
riaprì subito. Quelle immagini la stavano perseguitando. Non
aveva riconosciuto i volti, ma era certa di essere lei la ragazza. Non
sapeva quando, ma quelle sensazioni era sicura di averle provate.
Una domanda continuava a tormentarle i pensieri, chi era quel giovane?
Rimase sotto il getto caldo per molto tempo, cercando di ricordare la fonte di quei ricordi, ma invano.
Si coprì con un accappatoio e torno nella stanza, Lord Voldemort era sveglio e la stava osservando.
“Buongiorno” disse lei leggermente soprappensiero.
“Buongiorno, qualcosa ti turba mia cara?” chiese l’uomo avviciandosi a lei.
“La stessa sensazione di ieri”
“Ancora?”
“Si, mi scorrono davanti agli occhi degli avvenimenti che non ricordo di aver vissuto e poi quegli occhi blu”
“Occhi blu?”
“Si, gli occhi del giovane Flatts”
Lord Voldemort la guardò stupito, “Gli occhi del figlio degli auror?” chiese.
“Si” rispose la donna, “E’ da quando ho visto
la sua foto che ce li ho davanti agli occhi. Non riesco a spiegarmi il
motivo”.
“Lo capiremo presto” disse il Lord Oscuro alzandosi. Si
rivestì con calma, poi voltandosi verso di lei continuò,
“Tra poco ci sarà la riunione per l’attacco”
“Ti raggiungo” rispose Elisabeth alzandosi. Il mago annui e
si smaterializzò. Elisabeth rimase sola nella stanza buia.
Chiuse gli occhi e come aveva immaginato rivide quelle due iridi blu.
La fissavano profondamente, come se la conoscessero. Non riusciva a
spiegarsi il motivo, riaprì gli occhi, ma quella sensazione non
l’abbandonò. Il cuore aveva ripreso a battere forte.
Lord Voldemort era solo nella stanza, stava aspettando i Mangiamorte
per l’aggiornamento sull’attacco, nel frattempo rifletteva
sulle parole di Elisabeth.
Gli occhi del giovane Flatts.
Perché nei suoi ricordi riaffioravano gli occhi di quel ragazzo?
Che si fossero incontrati nel periodo in cui lei era una ragazza
normale, prima che lui risvegliasse il suo essere malvagio? Ma come era
possibile, lei era lontana dalla Svezia.
Doveva torvare una soluzione, quel ragazzo non poteva intromettersi
nella mente di Elisabeth, l’avrebbe distratta dal suo compito e
questo sarebbe stato un problema. Un grande problema. L’avebbe
distaccata dai suoi doveri, ma come fare? Non poteva farle un semplice
Oblivium perché quelli non erano ricordi legati alla sua vita,
appartenevano all’altra.
Non li poteva eliminare. E non poteva di certo ripetere
l’incantesimo, sarebbe stato troppo pericoloso, ora che
l’aveva risvegliata, non poteva di certo farla tornare la
ragazzina che aveva trasformato.
Doveva esserci una soluzione.
Doveva trovarla al più presto.
Spazio per me...
Bene gente, ecco un altro capitolo. Lo so non è lunghissimo,
però mi sembrava giusto riprendere la questione
Elisabeth/Liz.... Ovviamente tutti i chiarimenti ecc. avverrano con
ordine.. un pò di suspance non fa male! Però vorrei
leggere anche qualche commentino, please! Saluti, HiL
|
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Capitolo 66 *** La quiete prima della tempesta ***
1687
66. La quiete prima della tempesta
Draco Lucius Malfoy era seduto davanti al camino della Sala Comune dei
Serpeverde, al suo fianco Pansy Parkinson gli stava appiccicata come
una cozza, di fronte Tiger e Goyle lo fissavano come due pesci lessi,
Theodore Nott con le braccia incrociate, mentre Blaise Zabini era
appoggiato al muro e lo guardava con uno sguardo strano.
“Potresti anche evitare di guardarmi in quel modo” disse in tono scocciato il Principe delle Serpi.
“E tu potresti evitare di fare il coglione qualche volta”
rispose a tono il moro. L’aria all’interno della stanza era
tesa, tutti i presenti erano in silenzio, non era da tutti insultare in
questo modo Malfoy e uscirne indenne, ma a Blaise Zabini non
interessava. Loro due erano cresciuti insieme, l’affetto che li
legava era quasi fraterno, non poteva permettergli di fare cazzate del
genere.
“Cosa cazzo vuoi da me, posso saperlo?!” esclamò
Malfoy alzandosi, spostando Pansy in malo modo e piazzandosi a pochi
passi dall’amico.
“Che colleghi il cervello, almeno una volta!” gli occhi blu
del serpeverde erano furiosi, “E’ da quando è
arrivato che continui a provocarlo, dovresti piantarla una buona volta.
Si era già rivelata una cazzata la storia di sbattere la Granger
giù dalle scale, hai solo ottenuto una scazzottata e una
sospensione. E adesso cosa fai? Nel bel mezzo del pranzo gli stai per
lanciare un incantesimo, di solo Merlino sa quale potenza! Ma ti sei
rincretinito tutto di un colpo?!”
Malfoy guardava Zabini sconvolto, nessuno gli aveva mai fatto uno sfuriata del genere, nessuno.
“Chi cazzo ti credi di essere? Chi sei tu per venirmi a fare una menata del genere, eh? Chi cazzo sei Blaise!?!”
“La voce della tua coscienza, coglione!” esclamò con
un mezzo sorrisetto il moro, “Hai sentito anche tu cosa ha detto
Piton. Non puoi andare avanti così! Se succederà
qualcosalto a quel gruppo daranno subito la colpa a te, ti
espelleranno”
“Nessuno può espellere Draco” squittì Pansy dal suo posto.
“Invece si cara Pansy” continuò imperterrito Zabini,
“Lucius non potrà fare molto se si muoveranno anche i
genitori di Flatts. La McGranitt è stata chiara, se
succederà qualcos’altro, oltre che intervenire
personalmente, chiamerà a colloquio i genitori. E non è
molto sicuro far incontrare Lucius Malfoy con i capi degli Auror! Sai
sono su due fronti diversi in questa guerra!”
“Adesso basta!” la voce di Draco era alta e spazientita,
“Finitela! E va bene, Blaise puoi avere una parte di ragione,
questo non toglie che quel maledetto non debba pagarla cara per
l’affronto che mi ha fatto. E dall’inizio dell’anno
che voglio eliminarlo e niente e nessuno me lo impedirà, dovessi
chiederlo a Lord Voldemort in persona. Lucas Flatts deve sparire”
quelle parole colpirono i presenti come coltelli, non per le parole in
se, ma per il modo in cui erano stare dette.
Draco Lucius Malfoy non stava scherzando.
Lucas Flatts era in piedi davanti al ritratto della Signora Grassa e tra le sue braccia c’era lei: Hermione Jane Granger.
La notte era ormai inoltrata, il copri fuoco era già stato
superato da parecchio tempo, ma ai due giovani sembrava non importare
un granchè.
La grifoncina fece scorrere le dita delle mani lungo tutta la
schiena del giovane serpeverde, fermano la loro discesa sui fianchi del
giovane, il ragazzo invece aveva una mano immersa nei capelli ricci
della ragazza, mentra l’altra creava disegni immaginari sulla sua
schiena.
“Lucas” un sospiro, “Amore..
dobbiamo…” ma il giovane Flatts non la fece parlare, la
baciò un’altra volta, con più passione, spingendola
delicatamente verso il muro di fianco al ritratto. La bloccò tra
la parete e il suo corpo facendolo combaciare con il suo.
La ragazza passò entrambe le braccia al collo del suo ragazzo
attirandolo maggiormente contro le sue labbra. Lucas sorrise tra
sé, mentre faceva scorrere una mano lungo il fianco di Hermione
per poi fermare la sua corsa dietro al ginocchio della ragazza, glielo
fece alzare per aderire meglio al suo corpo. Hermione si lasciò
sfuggire un gemito, che venne subito catturato nuovamente dalle labbra
del giovane.
“Lucas”
Il serpeverde cominciò a baciarle la pelle sensibile del collo,
mentre iniziava un lento, ma provocante movimento con i fianchi.
Hermione strinse con forza la camicia del giovane tra le dita e si
lasciò sfuggire un altro gemito.
“Jane” il suo nome
appena bisbigliato le fece aprire gli occhi, che si specchiarono subito
in due pozze blu oceano, “Stai con me stanotte” glielo
sussurrò all’orecchio e lei non fu in grado di fare niente
se non annuire.
Quanto ti chiedi cos’è l’amore
immagina due mani ardenti che si incontrano,
due sguardi perduti l’uno nell’altro,
due corpi che tremano di fronte all’intensità di un sentimento,
e poche parole per rendere eterne un attimo.
- Alan Douar -
Mani che si sfiorano, si toccano, si rincorrono, sfuggono e si ritrovano.
Occhi fissi l’uno nell’altro. Sguardi persi l’uno nell’altro.
L’oceano nell’oro.
Corpi che si cercano, si trovano, si sfiorano, si allontanano e si
rincontrano. Corpi caldi, ardenti, mossi dal desiderio e dalla passione
che diventa sempre più forte. Corpi che si uniscono, si fondono
insieme, tremano nello stesso istante.
Sospiri, sussurri appena accennati, poche parole.
“Ti amo”
Bocche che si incontrano, lingue che si trovano, mani che si stringono, corpi caldi che non si allontanano.
“Ti amo”
Lucas sfiorò nuovamente le labbra di Hermione prima di
solleversi e spostarsi su un lato del letto, per non gravarla del suo
peso, si distese al suo fianco e l’attirò a se.
La grifoncina si strinse a lui, appoggiando il capo sul suo petto,
sopra il cuore. Batteva forte e regolare, il suo battito era
rassicurante. Il giovane serpeverde le passò un braccio intorno
alla vita per averla ancora più vicina.
La Stanza delle Necessità era avvolta dal buio e dal silenzio, si sentivano solo i respiri dei due ragazzi.
Hermione aveva gli occhi aperti, mentre Lucas li teneva socchiusi beatosi di quella tranquillità.
“Vorrei poter fermare il tempo” sussurrò la mora.
“Lo sai che sono un mago, vero?!” scherzò il giovane
tenendo gli occhi chiusi, “Potei anche accontentare la tua
richiesta”.
Hermione sorrise contro il suo petto, “Vorrei poter restare cosi per sempre”
“E chi ci impedisce di farlo?”
La grifoncina si sollevo leggermente per specchiarsi nel blu che tanto amava, “Te li devo elencare?!”
Lucas si mosse leggermente verso di lei per unire le loro labbra in un tenero bacio. “Presto finirà”.
“Lo spero” rispose piano la giovane.
”Ti fidi di me?” lo sguardo di Lucas era serio e determinato.
Hermione annuì senza neanche pensarci, “Più di me stessa”.
La mano del serpeverde si perse tra i capelli della grifoncina e
l’attirò verso di sé per un altro bacio, più
profondo del precedente. Quando si separano avevano il fiato corto,
“Amore, prometto, anzi, giuro che
non ti accadrà niente. Quella pazza non si avvicinerà mai
più a te. Dovessi passare tutte le mie notti sveglio a vegliare
sul tuo sonno”.
Il cuore di Hermione prese a battere più forte, istintivamente
sorrise a quel ragazzo che per primo era riuscito a farglielo battere
così forte, il suo sguardo divenne lucido, una lacrima solitaria
prese a rigarle la guancia e si perse sulla pelle delle collo.
“Grazie, non saprei cosa fare senza di te” sussurrò.
Lucas le regalò un sorriso caldo, rassicurante e le
accarezzò piano la guancia appena umida. “Se non ci fossi Jane, dovresti inventarmi!”
La ragazza rise leggermente, mentre si risistemò comodamente
contro il petto nudo del giovane. Lucas la strinse maggiormente contro
di se, sentendo tutte le sue forme aderire perfettamente a lui. Le
depositò un lieve bacio sulla tempia mentre lei chiudeva
lentamente le palpebre. Il suo respiro si fece più calmo e
regolare, fino a che Morfeo non l’accolse nel suo abbraccio.
Restò sveglio a vegliare sul suo sonno ancora per qualche ora, poi la stanchezza del giorno lo colse.
Restarono così, stretti l’uno all’altro, per tutta
la notte. Avvolti dalla quiete che regnava in quella stanza.
La quiete, prima della tempesta.
Spazio per me...
Gente, scusate il ritardo, ma mi mancava l'ispirazione! Spero che
questo capitolo sia di vostro gradimento. Un piccolo chiarimento su
questo capitolo: sia questo che il precedente si svolgono nella stressa
notte. Lo so la parte finale di quello prima comprendeva una piccola
parte della mattina del giorno dopo, ma vi prego di perdonarmi...
Mi lasciate un commentino, anche piccolo piccolo... please!!!!
Saluti, HiL
|
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Capitolo 67 *** The Storm ***
5476
67. The Storm
“Mio Signore siamo pronti”
“Andate”
Harry James Potter quella mattina di inizio maggio si era svegliato con
un forte mal di testa, la cicatrice gli doleva molto e la cosa non
preannunciava nulla di buona. Incontrò Ginevra Weasley nella
Sala Comune e non appena lo sguardo della giovane incontrò
quelle iridi smeraldine capì che c’era qualcosa che non
andava.
“Harry?” lo chiamò avvicinandosi piano a lui.
“Ciao” rispose il bambino sopravvissuto chinandosi a darle
un lieve bacio sulle labbra rosse, “Tranquilla, mi fa solo un
po’ male la cicatrice” continuò passandosi la mano
sullo sfregio che l’aveva reso famoso.
“Sicuro di stare bene?” gli occhi della rossa erano preoccupati.
“Non ti preoccupare” rispose il giovane con un lieve sorriso, “Ron?”
“Non l’ho ancora visto”
Dei passi alle loro spalle li fecero voltare, Ron Weasley era sulle scale in compagnia della sua ragazza, Lavanda Brown.
“Ehi fratello” lo salutò il rosso.
“Buongiorno” disse anche la bionda al suo fianco.
“Ciao ragazzi” disse il bambino sopravvissuto passando un
braccio intorno alla vita di Ginevra, “Andiamo a far
colazione?”
“Non aspettiamo Hermione?” chiese Lavanda.
“Sicuramente è stata con Lucas stanotte e ora saranno da
John e Mel” disse Ginny, “Immagino che ci aspetti in Sala
Grande”
“Lo penso anch’io” confermò Harry, “Andiamo li incontreremo giù”
I quattro grifoni uscirono dal ritratto della Signora Grassa e si
diressero verso la Sala Grande, Ron si affiancò a Harry,
“Tutto bene amico?”
“Non lo so, stanotte la cicatrice mi ha fatto un po’ male e adesso ho una strana sensazione”
“Potresti provare a parlarne con Broms”
“Sarebbe un’idea, ma da quando si è messo a fare
delle ricerche su quella Liz, non l’ho più sentito. Non ha
neanche più cercato di contattarmi mentalmente”
“Silente?”
“Penso che ci parlerò, se il dolore persiste, vado da lui”
Il rosso annuì ed entrò per primo nella sala da pranzo,
seguito un istante dopo da Lavanda. Il bambino sopravvissuto si
fermò un secondo sulla soglia della porta, entrò nella
stanza solo quando una piccola mano si strinse dolcemente nella sua. Si
voltò e incontrò le iridi chiare della sua ragazza, la
giovane non disse niente, gli regalò solo un sorriso che ebbe il
potere di riscaldargli il cuore.
Quello che però non sapevano era che di li a poco si sarebbe scatenato l’inferno.
Hermione Jane Granger quella mattina d’inizio maggio aprì
lentamente gli occhi e si ritrovò stretta nell’abbraccio
sicuro di Lucas Flatts. Si alzò lentamente e lo osservò
dormire. Era bellissimo, non c’erano altre parole per
descriverlo, era spaventosamente bello. I capelli neri gli ricadevano
disordinati sulla fronte, facendo contrasto con la pelle chiara della
fronte, i lineamenti del viso erano rilassati e il respiro era calmo e
regolare. Si chinò lentamente sulle sue labbra perfette e gli
diede un bacio a fior di labbra. Sentì una mano del giovane
seguire il profilo dell’anca a della schiena, fermandosi dietro
al suo collo. “Buongiorno” bisbigliò lei contro la
sua bocca.
“Giorno Jane”
rispose lui dandole un altro lieve bacio. La ragazza gli sorrise e poi
si alzò a sedere sul grande letto a baldacchino della Stanza
delle Necessità.
“Andiamo da John e Mel?” chiese mentre iniziava a recuperare i suoi vestiti sparsi per la stanza.
“Mi sembra ovvio” rispose il serpeverde ancora seduto sul
letto, stava osservando ogni suo minimo movimento. Si ritrovò a
sorridere a ripensare a come era iniziata la loro storia: una sfida.
“Ti vuoi muovere?!” la voce di Hermione lo riportò alla realtà.
“Arrivo” disse lui alzandosi, “Arrivo”
Quando uscirono dalla stanza i corridoi erano ancora deserti, si
diressero velocemente verso la Torre Ovest tenendosi saldamente per
mano. Arrivati davanti alla pesante porta l’aprirono e salirono
le scale a chiocciola. La porta che li avrebbe condotti
all’interno della stanza che ospitava John Maximilian Carter e
Melanie Armstrong. Lucas bussò senza tante cerimonie e dopo
pochi secondo d’attesa la porta si aprì, rivelando ai due
studenti un ragazzo alto con gli occhi scuri che fissava torvo il suo
ex compagno di scuola.
“E chi poteva essere, se non tu, a svegliarmi a quest’ora barbara della mattina?!”
“Coraggio fratello” disse con voce divertita Lucas mentre
entrava nella stanza, “Il sole è alto, gli uccellini
cantano..”
“E la tua bocca non la smette di parlare!” lo interruppe John versandosi una tazza di caffè nero.
Il serpeverde rise mentre si sedeva su una sedia, attirando Hermione
sulle sue gambe, la ragazza si sedette passanso un braccio intorno al
collo del giovane, “Buongiorno John” salutò con un
sorriso.
“Grazie al tuo ragazzo non lo è proprio, però
pazienza!” continuò a ripetere il giovene svedese ficcando
il naso nella tazza di caffè.
“Dov’è Mel?” chiese Lucas senza togliersi il sorrisino dalle labbra.
“Esattamente dietro di te” la voce di Melanie li fece
voltare, la ragazza si trovava sullo stipite della camera da letto,
avvolta solo da una grande maglietta, sicuramente del ragazzo, e li
osservava con un piccolo sorriso sulle labbra. “Buongiorno”
disse poi, mentre si sedeva di fianco a John.
“Impara dalla tua ragazza, fratello”
“Stai zitto” ripetè lo svedese sollevando il capo della tazza, solo per appoggiarsi alla spalla di Mel.
Le due ragazze li osservavano divertite, “Avanti amore, non
è poi la fine del mondo” cercò di consolarlo la
riccia.
“Non è la fine del mondo?!” John scattò a
sedere, “Mel! Questo qui” continuò indicando con un
dito Lucas che lo osservava sempre con quel ghigno strafottente sulle
labbra, “E’ venuto a svegliarci a quest’ora, ti rendi
conto che noi non dobbiamo mica andare a lezione. Potevamo
tranquillamente prendercela con calma!”
“Quante storie” scherzò il serpeverde.
“Ancora parli tu?!”
I due amici si guardarono negli occhi per un istante e poi scoppiarano
a ridere, seguiti un secondo dopo dalle due ragazze, “Certo che
vuoi due siete proprio comici!” esclamò Hermione.
“Puoi dirlo forte, Herm” la seguì Mel.
“E ancora non avete visto niente” disse Lucas.
John bevve un altro sorso di caffè e poi puntò il suo
sguardo scuro negli occhi dell’amico, “Questo non cambia
che potevi venire un po’ più tardi!”
“Ancora?!”
Hermione sorrise poi lanciò uno sguardo all’orologio,
scattò in piedi, “Dobbiamo andare, altrimenti faremo
tardi!”
“E se restassimo qui ancora un po’?” propose il serpeverde.
“Lucas Flatts se non ti alzi subito ti trascino fino in Sala
Grande con la forza!” lo minacciò la giovane puntando le
mani sui fianchi.
“E va bene. Mi alzo” rispose il giovane alzandosi dalle sedia svogliatamente.
“Non ci credo. Lucas Flatts comandato a bacchetta” rise John fissando divertito l’amico.
“Zitto tu!” abbaiò il serpeverde.
“No no, questa devo proprio scrivermela!” infierì il
biondo, Mel al suo fianco li osservava sempre più
sull’orlo delle lacrime, mentre Hermione sorrideva.
“Vai a fanculo, fratello” disse il moro incrociando le braccia al petto.
“E’ la mia rivincita, fratello. Tu mi hai svegliato, io ti prendo per il culo!”
“Molto maturo, devo ammetterlo!” continuò fintamente offeso il serpeverde.
John sorrise e poi si alzò, seguito da Melanie, andarono alla
porta e l’aprirono. Lo svedese punto lo sguardo sull’amico
e lo fisso con un sorrisino cattivo dipinto sul volto, “Ti
penserò metre sarai chinato sui libri!”
“Fanculo!” sibilò Lucas sorpassandolo, diede un
bacio a Mel sulla guancia e prese Hermione per mano, senza degnare John
di uno sguardò uscì dalla porta.
“Salutateci gli altri e soprattutto: Divertitevi!” gli
urlò dietro l’ex compagno, in risposta ebbe solo un dito
medio.
I due svedesi si guardarono in viso e scoppiarono a ridere, nessuno dei
due poteva pensare che da li a poco non ci sarebbe stato più
alcun motivo per sorridere.
“Papà” la voce di Mike Broms fece aprire di scatto gli occhi quasi trasparenti del demone.
“Dimmi Mike” la tono di Heric Broms era quasi stanco.
“La senti anche tu?”
Il demone chiuse gli occhi, se la sentiva anche lui? Certo. Quella forza magica era spaventosa. Quasi pari alla loro. Ma a chi apparteneva?
Si stava avvicinando sempre di più al castello e la cosa non preannunciava nulla di positivo.
Quell’aura magica era troppo potente per appartenere ad una
persona normale. Neanche Silente l’aveva cosi forte. Neppure Lord
Voldemort. Ma chi era? A chi appartava? E soprattutto, perché si
stava avvicinando alla scuola?
Poteva appartenere a lei?
Le ricerche che aveva fatto l’avevano portato ad una possibile soluzione, ma non ne era ancora certo.
Però.. quella potenza, quella forza, quell’aura era troppo simile alla loro.
Broms riaprì gli occhi, li punto in quelli del figlio, Mike
Broms in quel momento capì che non sarebbero rimasti
nell’ombra.
No, dovevano intervenire.
Lucas Flatts ed Hermione Granger entrarono mano nella mano in Sala
Grande, ormai era piena di studenti che stavano consumando velocemente
la colazione, i professori erano ancora seduti tutti al loro tavolo.
“Ti siedi con noi?” chiese la grifoncina. Il ragazzo si
voltò e annui. Si diressero così verso la tavolata dei
rosso-oro. Per la prima volta un serpeverde fu accolto con un sorriso
alla tavolata dei grifoni.
Albus Silente osservò la scena con i suoi occhi limpidi, attraverso gli occhiali a mezzaluna.
“Giorno” disse Hermione sedendosi di fianco al bambino sopravvissuto.
“Ciao Herm” la salutò il moro, “Lucas”.
Il serpeverde rispose con un cenno del capo, sedendosi di fianco alla
grifoncina.
“Siete stati da John e Mel?” chiese Ginevra oltre la spalla
di Potter. La grifoncina annuì mentre si spalmava un po’
di marmellata su un pezzo di pane, “Vi salutano”.
Consumarono anche loro la colazione tra chiacchiere e sorrisi, poi…
L’intera Sala Grande ammutolì al loro ingresso.
Nessuno li aveva mai visti.
Alcuni professori osservarono i due nuovi venuto con uno sguardo
stupito, mentre Minerva McGranitt e Severus Piton si voltarono verso il
preside, Albus Silente al contrario loro osservava le due figure sulla
soglia della porta con un sorriso.
Avevano preso la loro decisione.
Harry James Potter scattò in piedi non appena riconobbe i due
personaggi che erano entrati nella sala, al suo fianco Ginevra Weasley
gli strinse la mano, mentre il suo cuore iniziava a battere più
forte.
Cosa li aveva spinti a rivelarsi a tutta la scuola?
Ron Weasley si alzò e passando dall’altra parte del tavolo si affiancò al bambino sopravvissuto.
Hermione Jane Granger e Lucas Flatts si alzaro anche loro in piedi e
osservarono le due figura camminare lentamente al centro della sala.
Stava per succedere qualcosa. Ne era certa. Se lo sentiva.
Tutti gli studenti osservavano con curiosità, ma anche con
timore le due persone che si stavano muovendo verso il tavolo degli
insegnati, dal canto loro Heric e Mike Broms non degnarono nessuno di
uno sguardo, entrambi mantenevano gli occhi fissi su di lui: Albus
Percival Wulfric Brian Silente.
Il preside li fissava con un sorriso sulle labbra, “Devo dedurre
che avete modificato i vostri progetti” disse non appena i due
stranieri si fermarono davanti a lui.
“Si Albus” rispose il demone, “Sta per accadere qualcosa”
“E voi avrete bisogno di noi” continuò il mezzo demone.
“Sono contento”
I due più anziani si scambiarono uno sguardo d’intesa.
“Sta accadendo qualcosa di
strano Harry Potter. Neanche noi abbiamo ancora capito cosa sta per
succedere, ma ho la sensazione che sarà devastante”
“Voldemort?”
“Non penso sia solo lui. E’ una forza strana. Non penso sia del tutto umana”
“Cosa vuole dire?”
“Quello che ho detto. E’ qualcosa più simile alla nostra”
“CHE COSA?!!” Harry Potter interruppe il contatto
telepatico con il demone e scattò nella direzione di Broms.
“Sta scherzando vero?!” le iridi smeraldine del bambino
sopravvissuto si scontrarono con quelle quasi trasparenti di Heric,
“Non può essere!”
“Invece si figliolo” rispose pacamente il demone.
“Ma non può essere!”
“E perché no, bambino sopravvissuto?” la voce di
Mike lo fece voltare. Gli occhi del mezzo demone erano scuri, profondi,
quasi inquietanti. “E questo cosa significa?” chiese
titubante, fissando ancora una volta il demone.
“Che interverremo direttamente” confessò Mike.
“Davvero?” il mezzo demone si voltò verso al voce
che proveniva alle sue spalle, eccoli li, tutti insieme, come sempre:
Hermione, Lucas, Ron e Ginevra.
“Si Occhi d’Oro” confermò.
“Ma cosa sta succedendo?!” chiese nuovamente Harry fissando ora anche il preside della sua scuola.
“Ancora non lo sappiamo Harry. Ma qualcosa si sta avvicinando al castello. Qualcosa di strano” spiegò in modo enigmatico il demone.
“Non potete essere più preciso” intervenne Lucas.
“Al momento non sappiamo altro”
In quello stesso momento in Sala entrarono di corsa John e Melanie, sotto lo sguardo stupito dei cinque ragazzi.
“Ma che cosa…” Lucas Flatts non riuscì a
finire la frase che John parlò: “Si vede del fumo.
L’abbiamo notato dalla finestra della torre. E’ lontano, ma
è nero. Abbiamo pensato di…”
Ma il suo racconto venne interrotto dall’ingresso trafelato di
Gazza. “Professor Silente! Professor Silente!!” si
fermò davanti al preside e si appoggiò alle ginocchia
cercando di riprendere fiato.
“Riprendi fiato. Cosa è successo?” chiese piano il preside.
“Hosgmade” disse
con il fiatone, “Hosgmade è in fiamme! I Mangiamorte
stanno attaccando e si stanno avvicinando al castello!”
Quell’affermazione scatenò il panico generale.
Tutti gli studenti iniziarono a gridare ed agitarsi, tanto che Silente
dovette avvicinare alle labbra la bacchetta ed urlare: “SILENZIO!”
Gli studenti si bloccarono, “Cerchiamo di mantenere la calma.
Pregherei i prefetti e i capo scuola di accompagnare i propri compagni
ai rispettivi dormitori. I responsabili delle vostre Case verranno con
voi e formuleranno degli incantesimi di protezione alle voste Sale
Comune. Vi pregherei di non fare azioni avventate, mantenete la calma e
non preoccupatevi. Andrà tutto bene. La scuola e protetta. E ora
andate”.
Gli studenti iniziarono ad uscire dalla porta della Sala Grande in fila.
“Albus…”
“Non preoccuparti Minerva. Vai a Grifondoro, fai gli incantesimi
di protezione e poi torna qui” rispose con calma il preside.
La donna annuì e insieme agli altri responsabili delle case seguì i propri studenti.
“Professore” Harry Potter guardava il mago ponendogli con gli occhi una muta domanda.
“Non vi chiederò di andarvene, anche se vi preferirei al
sicuro” disse l’anziano preside, “Ma so che non lo
farete”.
“Grazie”
Silente sorrise, “Mando un messaggio all’Ordine della
Fenice, torno subito” e detto questo spari nel nulla, lasciando i
sette ragazzi in compagnia dei due demoni.
“Signore, non ci sa dare altre informazioni?” chiese Harry guardando Broms.
“Te l’ho detto figliolo, non ho ancora ben capito che cosa
sta succedendo. Anche se ho un’ipotesi” rispose fissandolo.
“E sarebbe?” chiesero i ragazzi all’unisono.
“La donna che sta con Lord Voldemort” rispose per Mike al posto del padre.
“Cosa?!” Lucas scattò, istintivamente Hermione gli
strinse la mano. “Che cosa significa questo?!”
“Ho fatto alcune ricerche…” iniziò con un
tono vago il demone, “E sono giunto ad una sola conclusione,
anche se devo verificare alcune cose” continuò fissando la
grifoncina dagli occhi dorati.
“E sarebbe?” incalzò l’unico serpeverde
presente all’interno della stanza, ormai deserta a parte loro.
“Sarebbe che potrebbe trattarsi di una mezzo demone”
La bomba fu sganciata.
“CHE COSA?!”
“E’ l’unica soluzione plausibile. La sua forza magica
è molto simile alla mia” Mike aveva preso la parola,
“Sono quasi uguali, questo significa solo una cosa: quella donna
non è completamente umana”
Hermione fissava Broms con uno sguardo sconvolto, Lucas la strinse a se.
“Io non ho ancora capito che cosa vuole da lei allora”
“Vuole completare la sua forma” spiegò Broms, “Con l’anima di un puro di cuore” concluse il demone puntandoli suo sguardo in quello d’oro della grifoncina.
“E io…” disse debolmente la ragazza. Broms
annuì, “Devo solo fare un controllo” il demone
alzò una mano pallida verso la ragazza, che venne subito avvolta
da una strana luce azzurrina, un istante dopo quell’alone divenne
bianco, la sua luce era accecante. Un secondo dopo era sparita e Broms
chiuse gli occhi.
I suoi sospetti erano fondati.
“Cazzo” Mike si lasciò sfuggire un’imprecazione.
“Espressione azzeccata” disse il demone lasciandosi cadere
su una sedia che aveva fatto apparire, “Sei una pura di cuore Hermione”.
La grifoncina si senti mancare, se non ci fosse stato Lucas alle sue
spalle sarebbe sicuramente caduta a terra, “Jane..” la
chiamò, ma lei non rispose, si strinse solo al suo braccio.
“E ora?” chiese Harry, sconvolto anche lui da quella rivelazione.
“Ora” disse Mike, “Deve contrastarla. Altrimenti darà la fine”.
“Come?” chiese debolmente Hermione, “Come diavolo
faccio a contrastare una mezzo demone, me lo spiegate?!” la sua
voce di era fatta disperata, gli occhi erano lucidi.
Mel si strinse al braccio di John, mentre Ginevra prese per mano Harry,
che guardava la sua migliore amica con uno sguardo preoccupato, Ron
invece stringeva forte i pugni.
Lucas al fianco della grifoncina aveva assunto un’espressione di
pietra, la stringeva forte a se, ma il suo cuore stava battendo troppo
forte.
“Ti aiuterò io” la voce del mezzo demone era calma.
“Come?” incalzò Lucas.
“Stai calmo. Le spiegherò alcune cose sui mezzi demoni e sulle capacità dei puri di cuore”
“Non so se te ne sei reso conto, ma i Mangiamorte stanno venendo
qui! Tra poco ci attaccheranno!” urlò a quel punto il
serpeverde. “Non abbiamo il tempo!”
“Ce l’abbiamo” esclamò Mike, “Se non
perdiamo tempo in inutili chiacchiere, possiamo tranquillamente
farcela”
“E sia” Hermione si allontanò piano da Lucas,
sentendo un istante dopo un vuoto dentro di se,
“Muoviamoci” disse fissando negli occhi Mike. Il mezzo
demone fece un ghigno.
“Jane” la giovane
si voltò verso il serpeverde e gli fece un sorriso lieve, si
alzò sulle punte e gli diede un bacio a fior di labbra. Poi gli
diede le spalle e segui il mezzo demone al tavolo dei Serpeverde.
Lucas la vide sedersi al fianco del figlio di Broms, strinse forte i
pugni e si voltò verso il demone, “E noi nel frattempo
cosa faremo?”
Alla sua domanda non arrivò subito una risposta, perché
tutti i presenti si erano voltati verso le finestra, un secondo prima
c’era un caldo sole di maggio, mentre in quel momento grossi
nuvoloni si stavano addensando sulla scuola e tuoni e fulmini
riempirono il cielo un istante dopo.
Fino a che un lampo verde non illuminò il cielo.
Morsmordre
Stavano arrivando.
I Mangiamorte stavano arrivando.
Il coraggio non è la mancanza di paura,
ma la padronanza di essa.
Spazio per me....
Salve gente! Lo so o non scrivo per settimane o nel giro di due giorni
scrivo due capitoli!! Che devo farci... ho avuto l'ispirazione! Spero
che vi piaccia... Saka grazie mille per il commento. Non dico
niente... però per il momento puoi sare tranquilla!
Mi raccomando, quanche commentino... please???!!!!
Saluti, HiL
|
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Capitolo 68 *** Spiegazioni e Piani ***
18673
68. Spiegazioni e Piani
“Tieni gli occhi fissi su di me”
“D’accordo”
Albus Silente era ritornato al fianco di Heric Broms e con un rapido
sguardo il mago aveva capito cosa stava succedendo. Mike Broms stava
cercando di dare ad Hermione tutte le informazioni necessarie per
contrastare il possibile attacco di quella donna.
Harry Potter e i suoi amici erano in piedi davanti a lui e non
riuscì a trattenere un sorriso notando lo sguardo preoccupato
che Lucas Flatts rivolgeva alla sua ragazza. Infatti il giovane, da
quando la grifoncina si era allontanata, non l’aveva lasciata un
secondo. Teneva gli occhi fissi sulla sua schiena.
“Professore” la voce del bambino sopravvissuto lo distolse dai suoi pensieri.
“Dimmi Harry”
“Come procediamo?”
Il preside fissò i suoi occhi azzurri in quelli verdi del
giovane, consapevole di avere tutti gli occhi puntati su di se,
“L’Ordine arriverà a momenti tramite il camino del
mio ufficio” spostò gli occhi sul demone e
continuò, “I Mangiamorte hanno già evocato il
simbolo di Lord Voldemort, questo significa che sono vicini, anche i
professori stanno tornado. Non vi dovete preoccupare”. Terminata
la frase, la porta della stanza si aprì ed entrarono i quattro
responsabili delle Case, con la professoressa McGranitt in testa.
“Gli incantesimi di protezione sono tutti al loro posto Albus”
“Perfetto Minerva”
“E ogni studente è all’interno della propria Sala
Comune” continuò Piton, “Tranne ovviamente
loro” disse voltandosi verso Harry.
“Io non mi muovo da qui” scandì lapidario il bambino sopravvissuto.
“Non avevo dubbi, Potter” continuò il professore di Pozioni, “Sei esattamente come tuo padre”.
“Ha ereditato il suo coraggio Mocciosus”
quella voce fece sorridere Harry James Potter, l’avrebbe
riconosciuta tra mille: erano arrivati i rinforzi! Remus Lupin aveva
appena varcato la soglia della Sala Grande, alle sue spalle
l’Ordine della Fenice al completo stava entrando nella stanza.
“Questo non cambia il fatto che sia un’irresponsabile, Lupin” insistette Piton.
“Ma abbiamo bisogno di lui!” la voce del mannaro si alzò di tono.
Harry per una volta si sentì utile, Remus lo stava difendendo,
per la prima volta stava lottando contro qualcuno che voleva tenerlo
fuori da quella guerra, che l’aveva arruolato quando era ancora
in fasce.
“Signori, per cortesia, calmiamoci” intervenne la McGranitt.
I due maghi stettero zitti, ma non smisero di guardarsi in cagnesco.
“Silente” la voce burbera di Malocchio fece voltare il
preside verso di lui, l’occhio magico vagava per tutta la stanza,
ma anche oltre le finestre, “I Mangiamorte si stenno avvicinando
molto velocemente al castello, ma non vedo il Lord Oscuro”
“Sarà rimasto a casa di Malfoy” sentenziò con disprezzo Harry.
“Oppure aspetta che si sia scatenato il caos per attaccare”
continuò Lucas, che non toglieva gli occhi dalla schiena della
sua ragazza, ma seguiva attento il discorso.
“Anche questo può essere probabile” constatò
Broms, gran parte dei presenti si voltarono allibiti verso di lui, il
demone fece un mezzo sorriso e si presentò: “Scusate la
maleducazione, Albus non vi avrà detto che ero qui. Mi chiamo
Heric Broms e sono qui insieme a mio figlio, che al momento è
occupato con Hermione” dicendo questo indicò con la testa
la tavolata dei Serpeverde, “Per aiutarvi”.
“Ho capito bene?” chiese allibito Malocchio, “Lei è Heric Broms, quel Heric Broms?!”
Il demone annuì.
“Silente, vecchia canaglia, cosa aspettavi a dircelo?!”
scattò l’ex auror, “Abbiamo un demone tra le nostre
file! E sicuramente suo figlio o è un demone oppure un mezzo
demone!”
“Mezzo demone” confermò Broms.
“Non ve l’avevo annunciato, perché il mio amico ha
deciso pochi minuti fa di unirsi a noi” spiegò con calma
il preside.
“Non credo che questo possa interessarci adesso” Ron
Weasley aveva parlato per la prima volta, fissò il vecchio mago
negli occhi e continuò senza fermarsi, “I Mangiamorte
stanno arrivando, ve ne rendete conto. E sicuramente non staranno
arrivando da soli, magari hanno esteso il loro richiamo anche ai
mannari. Non mi sembra il momento di parlare di quando Broms ha deciso
di unirsi a noi, piuttosto dobbiamo pensare a come difenderci o meglio
ad avvisare gli auror. Sapete, siamo un po’ in minoranza!”
il rosso aveva i pugni chiusi, stretti talmente forte che le mani erano
diventate quasi bianche.
“E bravo Weasley, se vuoi le palle le sai tirare fuori” si
lasciò sfuggire Lucas. John ridacchiò piano insieme a
Harry, Ginevra e Mel. Tutti gli altri presenti guardavano quei ragazzi
con uno sguardo tra l’ammirato e il preoccupato. Specialmente
mamma Weasley, che non appena si rese conto che i suoi due figli
più piccoli stavano per mettersi a combattere contro i servi di
Lord Voldemort sembrò risvegliarsi, “A proposito, voi due
dovete ancora spiegarmi cosa ci fate ancora qui! Non vi permetto di
combattere, Ginny soprattutto tu!”
“Mamma per favore non iniziare, io non lascio Harry da
solo” disse Ron guardandola dritta negli occhi. Ginevra da parte
sua strinse la mano del bambino sopravvissuto e guardando
anch’essa la madre sentenziò: “Neanch’io. Che
ti piaccia o no, mamma, io non lo lascio da solo. E non ho nessuna
intenzione di nascondermi”.
Molly Weasley strinse la mano del marito che si trovava al suo fianco,
non aveva mai visto quello sguardo negli occhi dei suoi figli
più piccoli, era determinato, fiero, coraggioso, ma soprattutto
si leggeva una grande fedeltà nei confronti del bambino
sopravvissuto. Una lacrima rigò la guancia della robusta
signora, non avrebbe potuto fermarli, di questo ne era certa.
“Non posso fare nulla per farvi cambiare idea, vero?”
“No mamma” risposero all’unisono i due fratelli Weasley.
La donna annuì col capo e si strinse di più al braccio di
Arthur, in cerca di conforto, il marito non glielo negò, anzi le
passo un braccio intorno alle spalle e le diede un bacio sulla tempia.
“Mi spiace dover interrompere questa scena toccante” la
burbera voce di Malocchio attirò l’attenzione su di se,
“Dobbiato trovare il modo per resistere all’attacco dei
Mangiamorte Silente” continuò rivolgendosi al preside
della scuola.
“Lo so amico mio. Remus prima di venire via hai avvertito Ninphodora?”
“Si Albus. Le ho mandato un gufo, spiegandole velocemente la
situazione, avrà sicuramente avvisato il generale e i capitani
Flatts”.
A sentire i nomi dei genitori Lucas trattenne il fiato. Avrebbe
combattuto per la prima volta a fianco dei suoi genitori, per la stessa
causa, ancora non gli sembrava vero. John e Mel furono al suo fianco e
l’amico gli strinse forte la mano sulla spalla, senza una parola
i due si erano già capiti.
Non ti abbandonerò, era
questo quello che si poteva leggere nei loro sguardi complici. Lucas
fece un rapido sorriso a John prima di ripuntare lo sguardo sulla
schiena di Hermione.
“AH!” quell’esclamazione di dolore fece voltare tutti i presenti verso Harry.
“La cicatrice?” chiese con un filo di voce Ginevra, il
bambino sopravvissuto riuscì solo ad annuire, Broms fu al suo
fianco in un secondo e osservò il fulmine che spiaccava rosso
sulla fronte del ragazzo.
“Sta venendo qui” dissero all’unisono.
“Di bene in meglio” si lasciò sfuggire Piton.
“Severus, sapevi che sarebbe giunto il momento” disse Silente.
“Non siamo pronti” continuò il professore di Pozioni.
“Lo siamo” questa volta fu proprio il demone a parlare,
“Mio figlio si sta occupando di Hermione, la ragazza è
sveglia riuscirà ad imparare velocemente quello che gli
insegnerà, voi nel frattempo vi occuperete dei Mangiamorte, io e
Harry invece porremo la nostra attenzione solo ed esclusivamente contro
Lord Voldemort”
Albus Silente fissò il suo sguardo azzurro in quello dell’amico e senza dire una sola parola annuì.
Dopo la porta della Sala Grande si aprì un’altra volta
rivelando la presenza di altre quattro persone che si diressero
velocemente verso il gruppo riunito vicino al tavolo dei professori.
Remus Lupin si avvicinò subito alla sua ragazza: Ninphodora
Tonks, che gli rivolse subito uno sguardo caldo e rassicurante.
“George che piacere vederti” Silente salutò con un sorriso il capo degli Auror.
“Il piacere è mio Albus” rispose l’uomo
stringendo la mano del mago, “Siamo venuti qui per avvisarvi che
i Mangiamorte hanno attaccato Hosgmade e si stanno dirigendo qui.
Abbiamo piazzato tutte le nostre squadre intorno al perimetro del
castello, ma sono convinto che non sarà sufficiente”
“Non ti preoccupare George” continuò il preside,
“Abbiamo un asso nella manica” disse indicando con la mano
Heric Broms. Il capo degli Auror non rispose, ma continuò ad
osservare il demone con sguardo curioso.
Lucas trattenne a stento un sorriso quando incrociò lo sguardo
scuro di sua madre, Amelia Flatts invece si lasciò sfuggire un
sospiro, incurante dell’espressione del marito, si
avvicinò al figlio accarezzandogli piano la guancia. “Stai
bene?” gli chiese con una voce leggermente preoccupata.
“Si mamma, stai tranquilla” rispose lui con un mazzo
sorriso. La donna osservò i presenti e si accorse che mancava
una persona, “Hermione?” chiese guardando negli occhi il
figlio.
“E’ là con Mike” spiegò Lucas indicando
al tavolata dei serpeverde, “Le sta spiegando alcune cose su
Liz” continuò poi rispondendo alla muta domanda della
madre, “A quanto pare, secondo le ricerche di Broms, quella donna
non è una strega normale, ma un mezzo demone e riuscirebbe a
raggiungere lo stato completo solo con l’anima di Jane”.
“Ma come…?” lo sguardo di Amelia ora era seriamente
preoccupato, anche il resto dei presenti era rimasto sconvolto da
quella rivelazione, ad eccezione di Silente e i ragazzi, visto che ne
erano già al corrente.
“Lasciate che vi spieghi brevemente la questione”
intervenne Broms, “Quella donna, non è una strega
qualunque, come ha detto giustamente Lucas. Le miei ricerche mi hanno
condotto su questa strada, perché analizzando la sua forza, sono
arrivato alla conclusione che era troppo simile a quella di mio figlio
e alla mia. Non poteva essere una strega qualunque. Doveva essere
qualcosa di più. E infatti lo è: Liz è una mezzo
demone. Ancora non ho ben capito come diavolo abbia potuto diventare
così o perché non me ne sono reso conto prima, di
una cosa però sono sicuro, non è alla stato completo. Non
è come me. Per poterlo diventare ha bisogno dell’anima di
un puro di cuore, in questo caso dell’anima di Hermione”
“Ma perché lei?” chiese Molly.
“Non lo so. Puri di cuore si nasce, signora. Non ci sono regole, non ci sono spiegazioni. È un dono
e basta. Non c’è una spiegazione logica su questo fatto.
Hermione è una pura di cuore e non può evitare di
esserlo”
“E come farà a contrastare la forza di quella donna?” continuò Amelia.
“Mio figlio si sta accupando proprio di questo”
“Ma il tempo è poco” intervenne nuovamente la signora Weasley.
“Ne siamo consapevoli, ma mio figlio è in gamba. Non
dovete preoccuparvi” cercò di rassicurarla il demone.
“Dobbiamo organizzare la difesa” Richard Flatts parlò per la prima volta da quando era arrivato al castello.
“Cosa proponi Richard” chiese il generale.
“Le squadre sono disposte su tutto il perimetro del castello, ma
noi non possiamo restare qui. L’Ordine potrebbe disporsi davanti
al portone principale. Dobbiamo ricordarci che tutti i ragazzi sono
all’interno della scuola, dobbiamo occuparci anche della loro
incolumità. Inoltre dobbiamo stare all’erta. I Mangiamorte
hanno ancora la loro arma segreta, la Quarta Maledizione, a cui noi non
abbiamo nessun antidoto”
“Su questo hai perettamente ragione. Dobbiamo stare molto
attenti” continuò il generale, “Proponi di
affrontarli quindi?” chiese fissandolo negli occhi.
“SI” annuì il capitano, “Non possiamo stare qui con le mani in mano”
”Sono d’accordo con lui” acconsentì Malocchio,
“Io non mi nascondo, non ho nessuna intenzione di far intendere a
quei bastardi che ho paura di loro”
“Calma amico” intervenne Silente, “Dobbiamo
ricordarci anche dei ragazzi all’interno della scuola, le loro
Sale Comune sono protette certo, però non possiamo dimenticarci
di loro”
“No, questo no” continuò Malocchio,
“Però concordo con Flatts, dobbiamo piazzarci davanti la
portone principale”
“E noi?” chiese Harry fissando il capitano, “Noi cosa faremo?”
Richard Flatts fissò il bambino sopravvissuto negli occhi, “Voi non dovreste stare qui” disse serio.
“Io non me ne vado” continuò il ragazzo, “Ne
abbiamo già discusso prima e non abbiamo nessuna intenzione di
tornare sull’argomento. Noi combatteremo al vostro fianco, che lo
vogliate o no”.
Ron e Ginevra erano ai due lati del ragazzo e annuirono, lo stesso fecero John e Mel al fianco di Lucas.
Il capitano guardò i due svedesi e parlò: “Voi non
centrate con questa guerra, perché siete qui? Potevate andare
insieme agli altri studenti…”
“E abbandonare Lucas? Mai” lo interruppe John, “Io da qui non mi muovo”
“Io neanche” concordò Mel avvicinandosi impercettibilmente a Lucas.
“Se è quello che volete” continuò serio il
capitano, “Voi mi piazzerete dietro di noi. Potter starà
al fianco di Broms così da restare protetto e in caso di un
attacco di Lord Voldemort avrà un aiuto più che
notevole”.
“Bene, direi che abbiamo deciso cosa fare” intervenne il capo degli Auror. Tutti i presenti annuirono.
“Direi di spostarci allora, in modo da non farci trovare impreparati” continuò fissando il capitano.
“Andiamo” disse solo incamminandosi verso la porta della
Sala Grande. Fu seguito dal generale e da una parte dell’Ordine
della Fenice.
“Albus” la voce di Minerva McGranitt fece voltare nella sua direzione il preside.
“Non preoccuparti Minerva, andrà tutto bene” disse
con un piccolo sorriso il vecchio mago. La strega non rispose, ma si
incammino al suo fianco seguita dagli altri tre professori. Molly e
Arthur Weasley erano rimasti ancora nella stanza insieme ai ragazzi,
Amelia Flatts, Remus, Tonks e Broms.
“Ragazzi mi raccomando” disse il mannaro, “Non fate
azioni avventate. Per favore. La situazione è delicata”
“Già” continuò Amelia, fissando soprattutto
il figlio, “Non andate da soli, cercate di restare unite e
soprattutto tenete gli occhi aperti. Sono stata chiara?”
Tutti e sei i ragazzi annuirono, Lucas poi diede uno sguardo veloce ad
Hermione, che stava in silenzio di fianco a Mike Broms. In tutto il
tempo che li aveva osservati non avevano fatto un solo movimento. Si
chiese cosa diavolo stava aspettando quel damerino a parlare o a
mostrarle qualche incantesimo.
“Non ti preoccupare, sa quello che sta facendo” la voce di
Broms lo fece voltare, “La tua ragazza è in buone
mani” disse con un piccolo sorriso.
“Andiamo” la voce di Lupin era sicura, si incamminò
tenendo per mano Tonks e venne seguito dai coniugi Weasley.
Amelia accarezzò la guancia di suo figlio e poi gli diede un
lieve bacio, “Ti voglio bene” gli mormorò
all’orecchio.
“Anch’io mamma” disse il giovane con un filo di voce,
poi dopo un ultimo sguardo alla schiena di Hermione si avviò
verso la porta principale. Un istante dopo fu seguito da John e Mel,
che tenendosi saldamente per mano, si posizionarono al suo fianco.
Harry Potter e Ron Weasley si scambiarono un veloce sguardo
d’intesa. Non c’erano bisogno di parole. Ginevra Weasley
fece scivolare le sue mani in quelle dei due ragazzi e Broms si
incamminò dietro di loro.
Non devi temere, sarò al tuo fianco. Non ti lascerò da solo un solo istante.
Grazie.
Per cosi poco bambino sopravvissuto?
Per me è tanto invece.
Broms si lasciò sfuggire un sorriso, prima di uscire dalla Sala
Grande guardò il viso concentrato del figlio, in quel momento
era veramente orgoglioso di lui. Ci stava mettendo anima e corpo per
fare in fretta, per velocizzare i tempi, doveva in assoluto preparare
Hermione a quello a cui sarebbe andata incontro.
Un’esplosione lo fece voltare.
Si stava avvicinando velocemente. Anche l’aura di quella donna era in avvicinamento.
Alcune grida provenienti dall’esterno gli fecero aumentare il passo.
Ormai mancava veramente poco: la Grande Guerra stava iniziando.
“Tieni gli occhi fissi su di me”
“D’accordo”
Spazio per me...
Salve gente! Ecco qui un altro capitolo, però i commenti
scarseggiano un pochinol.. non potete lasciarmene qualcuno.. anche
piccolo piccolo.. cosa vi costa??!! Please.. Saluti, HiL
|
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Capitolo 69 *** Corsa contro il tempo ***
hoiuqr
69. Corsa contro il tempo
Stat sua cuique dies
Ognuno ha il suo giorno
Hermione Jane Granger teneva gli occhi fissi in quelli scuri di Mike
Broms, le immagini scorrevano veloci nella sua mente. Erano immagini
all’inizio sfuocate, poi con più impegno ed attenzione
diventavano sempre più nitide, chiare.
Con poche immagini il mezzo demone le aveva spiegato il grande potere
che racchiudeva dentro di se, il potere di un puro di cuore. Un dono,
era così che veniva mostrato, un grande dono a dire la
verità. Non le permetteva solo di sviluppare più
facilmente le sue capacità intuitive, ma le dava anche la
possibilità di raggiungere livelli più alti di magia,
anche con il minomo sforzo. Ecco spiegato perché era cosi
brillante. Certo questo veniva anche alimentato dalla sua buona
volontà, ma non toglieva il fatto che parte del merito veniva
dato dal suo dono.
Non ne nascevano tanti di maghi o streghe puri di cuore, ed era ancora
più strano che accadesse ad una mezzosangue con genitori
babbani.
“E’ strano, non impossibile” disse Mike con un mezzo sorriso.
Hermione non rispose, rimase concentrata sulle immagini che vedeva
scorrere nella sua mente, ma non potè evitare di sorridere.
“Abbiamo passato la parte più facile Occhi d’Oro” continuò il mezzo demone, “Adesso devo metterti in guardia sui poteri di quella donna”.
La grifoncina lo guardò attenta, non riuscì a staccare
gli occhi da quelli del giovane, erano magnetici. Talmente profondi da
perdersi.
“Ti ascolto”
“Devi sapere che non tutti i demoni sono uguali, l’avrai
anche intuito osservando me e mio padre. Certo, venendo dalla stessa
famiglia, la differenza non si nota, se non da un occhi veramente
critico”
“Cosa avete di diverso?” chiese, la curiosità aveva fatto capolino nella sua testa.
“La forza” rispose semplicemente il ragazzo, “Io sono
più forte di mio padre, perché nelle mie vene scorre
sangue misto. Sangue di demone e sangue umano. Certo mio padre è
molto forte, uno dei demoni più forti in tutto il mondo, anche
perché è riuscito a diventarlo grazie alle sue sole
forze. Non come quella parassita” si lasciò sfuggire Mike.
“Tu sai come Liz sia riuscita a diventare una mezzo demone?”
“Ho un’idea, che non ho rivelato a mio padre. Non ne sono
certo, però se vuole la tua anima per concludere il processo di
trasformazione, vuol dire che ha già assorbito un’anima di
un puro di cuore, o almeno un’anima che aveva qualcosa di
speciale”
“Tua madre” sussurrò la grifondoro.
“Lo penso anch’io. Mia madre quando mi portava in grembo ha
assorbito una parte demoniaca, che è scomparsa lentamente dopo
avermi dato alla luce. Lei avrebbe potuto rubargliela subito dopo il
parto, quando era ancora debole. E credo anche che sia stato proprio
questo a farla morire. Non è morta per lo sforzo del parto.
Certo non deve essere stata una passeggiata, ma non credo che sia stata
la causa della sua scomparsa”
Hermione fisso il mezzo demone sconvolta. Non sapeva cosa dire. Era rimasta senza parole dopo quella rivelazione.
“Comunque” si riscosse il ragazzo, “Non siamo qui per parlare di mia madre”
Lei annuì brevemente e ritornò a prestargli la sua totale attenzione.
“Come ti stavo spiegando, i demoni non sono tutti uguali. Lei
è diversa da noi. Ha una forza molto grande, non so dire quanto
grande, ma lo è. È molto forte, di certo più di un
mago normale. Credo che sia anche questo che abbia attirato il Lord
Oscuro, anche se ancora non mi è chiaro come diavolo abbia fatto
a tenerla sotto il suo controllo. Comunque uno dei poteri principali di
un mezzo demone è proprio la capacità di entrare nelle
mente altrui. Io posso guardare nei ricordi, rievocarli, leggere nel
pensiero, comunicare attraverso la mente e trasmettere immagini con la
forza del pensiero. Mio padre invece è in grado di comunicare
con il pensiero, non riesce a rievocare un ricordo se non con il mio
aiuto. La nostra capacità di apprendimento è più
veloce, ci basta vedere un incantesimo una sola volta per saperlo fare
alla perfezione. Inoltre non abbiamo bisogno della bacchetta, alcuni la
usano per comodità, ma non è indispensabile. La magia
riusciamo a farle defluire dalle mani, dagli occhi e con la
telecinesi”
“Magia non verbale”
“Esattamente”
“E io..” chiese debolmente, “Come faccio a contrastarla. Sembra non avere punti deboli”
“Per questo ci sono io”
Mike fece un ghigno osservando lo sguardo stranito della ragazza, “Ti aiuterò, Occhi d’Oro,
non ti preoccupare. Non ti lascio da sola”. Lo sguardo del mezzo
denome era serio, Hermione lo vide per la prima volta sotto
quell’aspetto, l’aveva sempre definito un bastardo cinico,
ma doveva ammettere che in quel momento le stava trasmettendo un
po’ di sicurezza.
“D’accordo” disse più convinta, “Dimmi tutto quello che devo sapere per contrastarla”.
Sulle labbra di Mike nacque un sorriso compiaciuto, poi iniziò a spiegarle tutto quello che doveva sapere.
I Mangiamorte ormai stavano avanzando velocemente verso il castello, dopo aver dato alle fiamme il piccolo paesino di Hogsmade.
Gli auror erano disposti a gruppi intorno alla scuola e li stavano
aspettando con le bacchette in mano, l’Ordine della Fenice
insieme ai professori e ai capi degli auror invece erano disposti
davanti al portone d’entrata di Hogwats.
Il Marchio Nero risplendeva sinistro nel cielo, che si era fatto scuro,
mentre una pioggia fine e fastidiosa aveva iniziato a cadere.
Harry Potter con la bacchetta alla mano era posizionato dietro a
Malocchio e di fianco a lui sentiva la presenza sicura di Heric Broms,
Ginevra Weasley invece teneva forte la sua mano sinistra.
Lucas Flatts invece non aveva voluto sentire ragioni, aveva preso posto
di fianco alla madre e risultarono invani tutti i tentativi della donna
di fargli cambiare idea. John e Mel erano al suo fianco, come sempre.
Il cuore del giovane serpeverde era in tempesta, in quel momento voleva
avere la presenza di Hermione al suo fianco, ma lei non aveva ancora
finito di prepararsi per affrontare Liz. E doveva farsi trovare pronta,
perché lui non poteva assolutamente pensare di perderla. No,
loro dovevano stare insieme.
Lord Voldemort stava camminando lentamente dietro al corteo dei suoi
seguaci, un espressione di pura crudeltà era dipinta sul suo
volto, al suo fianco Elisabeth cammina a testa alta, lo sguardo azzurro
puntato sulla scuola che stavano per raggiungere. Sapeva che lei era li
dentro e sapeva anche che quello sarebbe stato il momento giusto per
attaccarla e raggiungere finalemente il suo scopo: la forma completa.
Sarebbe diventata una demone grazie all’anima di quella ragazza.
Il Lord Oscuro notò l’espressione della sua compagna e
ghignò, “Non vedi l’ora, non è vero mia
cara?”
“Già! Tra non molto quella ragazza sarà mia”
disse la donna stringendo i pugni mentre anche sulle sue labbra
spuntava un ghigno.
A capo dell’esercito oscuro c’erano i quattro Mangiamorte
più fedeli al Signore Oscuro: Lucius Malfoy, Rodolphus e
Rabastan Lestrange e poi lei, Bellatrix Lastrange. Era l’unica
che non indossava la maschera argentata e l’espressione sul suo
volto era di pura eccitazione e il suo sguardo era folle: lucida follia.
I quattro si fermarono quando la Scuola di Magia e Stregoneria di
Hogwats incombeva davanti a loro,notarono tutti gli auror presenti a
proteggerla e videro anche il gruppo consistente di persone davanti
alla porta principale.
Bellatrix si lasciò sfuggire una piccola risata e poi
parlò: “Siamo qui oggi per compiere il passo più
importante che permetterà al nostro Signore di arrivare al
potere assoluto. Dobbiamo abbattere la scuola di Silente e uccidere
Harry Potter. Quindi, fedeli al Lord Oscuro, combattete!” la sua
voce era chiara, forte, sicura.
Un grido si levò dopo quelle parole, il Lord Oscuro ed Elisabeth
sorrisero osservando la determinazione di quella donna, “Per il
Lord Oscuro!” urlò un Mangiamorte, “Combattiamo per
il nostro Signore!” gli fece eco Bellatrix, “O morte o vittoria!”.
“Stanno arrivando” disse Richard Flatts, “State pronti”
Tutti i presenti estrassero le bacchette e puntarono gli occhi verso i
Mangiamorte che dopo un grido di battaglia iniziarono ad attaccare.
La Grande Guerra era ufficialmente incominciata…
Spazio per me...
Salve gente...devo darvi una notazia, domani parto e andrò a
lavorare alle Maldive, troverò il modo per aggiornare anche da
la..non vi lascio cosi,non preoccupatevi, però vi chiedo di
pazientare..perchè penso che non riuscirò ad aggiornare
ogni settimana...UN BACIONE! Mi lasciate qualche commento..please!!!
|
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Capitolo 70 *** Che lo Scontro abbia inizio ***
70
70. Che lo scontro abbia inizio
Lo scontro davanti all’entrata della Scuola di Magia e
Stregoneria di Hogwarts infuriava, Harry Potter osservava dal portone
principale gli Auror lottare contro i servi del mago che gli aveva
strappato via i genitori, i suoi occhi verdi vagavano sul campo di
battaglia e verso l’orizzonte.
Lo cercava.
La cicatrice brillava sulla sua fronte per quando gli doleva, il dolore
si era fatto insopportabile, ma non gli interessava, voleva solo una
cosa: la morte di Lord Voldemort.
Ginevra e Ronald Weasley erano al suo fianco, la rossa gli stringeva
forte la mano, Ron invece non diceva nulla, osservava solo il campo di
battaglia con i pugni chiusi e la bacchetta salda nella mano destra.
Heric Broms era alle sue spalle e faceva scorrere sull’intero
campo di battaglia il suo sguardo trasparente, li stava cercando,
sentiva la loro presenza, ma non riusciva ad individuarli.
Lucas Flatts era appoggiato al muro, di fianco a sua madre, il suo
sguardo blu scorreva veloce sullo scontro e sul corridoio che legava il
portone centrale con la porta della Sala Grande nell’attesa
dell’uscita di Hermione, Jhon e Mel erano vicini a lui.
“Andiamo” la voce di Richard Flatts ruppe il silenzio che
si era creato in quel luogo, “Non ha senso che restiamo qui a
guardare. Dividiamoci in gruppi, Broms resterà con i ragazzi
insieme a Silente. L’Ordine proseguirà a est invece io,
Amelia e i professori andremo a ovest” ordinò, “E
voi” continuò fissando i ragazzi e specialmente suo
figlio, “Non fate azioni avventate, perché non abbiamo
tempo di venire a salvarvi il culo, sono stato chiaro?”
Lucas lo guardò in modo serio, “Cristallino, capitano”
Detto questo Flatts diede le spalle al serpeverde ed estraendo la
bacchetta uscì dalla scuola diretto verso la sua postazione, gli
altri professori lo seguirono un secondo dopo, Amelia diede un bacio
veloce a suo figlio e dopo seguì il marito.
Stai attenta, mamma…
L’Ordine della Fenice dopo uno sguardo d’intesa con il preside si diresse verso la parte est del castello.
“E a noi tocca stare qui” si lasciò sfuggire Harry.
“Dobbiamo proteggere la scuola figliolo” disse Silente con
un sorriso lieve. Lo sguardo azzurrino fissato all’orizzonte,
dove per un istante incontrarono uno sguardo rosso come il sangue.
Lord Voldemort osservava compiaciuto il lavoro che i suoi Mangiamorte
stavano facendo, al suo fianco Elisabeth sorrideva,vedeva sempre
più vicina la sua trasformazione completarsi. Non vedeva
l’ore di mettere le sue mani sull’anima di quella ragazzina
dagli occhi d’oro. La stava cercando con la mente, ma non
riusciva a trovarla e questo era davvero strano, sentiva due presenze
molto forti all’inteno della scuola, ma non era in grado di
identificarle,eppure sembravano molto simili alla sua.
Spostò il suo sguardo azzurro sul suo signore, “Quando attacchiamo?”
“Pazienza, mia cara, pazienza” rispose il Lord Oscuro,
“Devono ancora arrivare i miei alleati…”
Alle loro spalle c’erano ancora i coniugi Lastrange, Malfoy e il cognato di Bellatrix.
La pioggia continava a scendere fitta sulla scuola e la battaglia
incalzava sempre di più, incantesimi di magia bianca e magia
nera si scontravano, non si poteva ancora definire chi fosse in
vantaggio, perché le perdite, purtroppo, erano su entrambi i
fronti.
I quattro Mangiamorte rimasti fuori dalla battaglia facevano scorrere
veloci lo sguardo sul campo per trovare i loro degni avversari, loro
non dovevano affrontare i comuni Auror, dovevano neutralizzatre
l’Ordine della Fenice ed eliminare definitivamente i coniugi
Flatts.
Bellatrix Lastrange si lasciò sfuggire un sorriso diabolico
quando il suo sguardo malvagio individuò il viso angelico di
Amelia Flatts.
“Trovati”.
L’Oscuro Signore sorrise, “Dividetevi: Bella, tu e tuo
marito vi occuperete dei Flatts, mentre voi due vi occuperete
dell’Ordine. Due a est e due a ovest. Andate” concluse
alzando la mano verso il cielo.
Il marchio nero continuava a brillare sinistro sopra le loro teste.
Lord Voldemort osservò l’entrata della scuola e il suo
sguardo si scontrò con quello di Albus Silente, sorrise ancora,
“Vecchio mio, questo sarà il giorno che ti farà
rimpiangere di essere nato”.
“Stanno arrivando” la voce incantatrice di Elisabeth lo
distolse dai suoi pensieri, si voltò e vide il cielo farsi
sempre più nero.
“Era ora” commentò, “Loro si occuperanno degli amici stupidi di Potter”.
Una risata perfida riecheggiò nell’aria, prima che la
classica sensazione di perdere tutta la felicità avvolse
l’intera scuola.
“Dissennatori” disse Harry avvicinandosi al preside.
Albus annuì, “Ragazzi miei non fatevi spaventare, siete in
grado di neutralizzarli” li rassicurò facendo alcuni passi
avanti. Uscì dalla scuola osservando l’arrivo di tutti i
Dissennato di Azkaban. Quei maledetti erano passati al lato oscuro, non
ne aveva dubbi.
“E quelli cosa diavolo sono?” la voce di Mel era
leggermente spaventata e fissava orripilata i dissennatori che si
avvicinavano sempre di più al castello.
“Si chiamano Dissennatori, Melanie, sono i custodi di Azkaban e
sono degli esseri davvero malvagi, sono in grado di risucchiarti tutta
la felicità che sei in grado di provare. Ti trasmettono un senso
di debolezza e impotenza che ti disorienta e ti toglie tutte le
forze”.
“Come facciamo a contrastarli?” chiese John.
“Professore” intervenne Harry, “Loro non conoscono l’incantesimo che li può neutralizzare”.
“Questo è vero”
“Non c’è problema, li proteggeremo noi” disse
Ginevra, “Noi siamo in grado di farlo, ce l’ha insegnato
Harry”
“Allora faremo così”.
Lucas osservò i Dissennatori avvicinarsi al portone, subito si
sentì sovrastare dalla tristezza, come se tutti i pensieri
felici gli fossero stati strappati via. John strinse forte a se Mel
mentre gli sussurrava all’orecchio che tutto sarebbe andato per
il meglio.
I fratelli Weasley e Harry puntarono le loro bacchette insieme a
Silente verso i Dissennatori e urlarono all’unisono: “Expecto Patronum”
Una lince, un cervo, una fenice e un cane uscirono dalle bacchette dei
maghi e andarono a contrastare gran parte dei dissennatori che si
stavano avvicinando sempre di più.
Heric Broms non toglieva l’attenzione dall’orizzonte, aveva
notato l’uomo che Silente aveva guardato prima dell’arrivo
di quegli esseri immondi. Cosi era lui: Lord Voldemort e la donna era
Elisabeth, la mezzo demone.
Doveva ammettere che aveva una grande forza, e la somiglianza con la
sua Luce era davvero impressionante. La sua attenzione poi si
concentrò su Harry Potter, quel ragazzo aveva una grande forza
nascosta dentro di sé, ed era sicuro che non l’aveva
scoperta ancora del tutto.
“Miseriaccia!” Ron si lasciò andare contro il muro
quando il suo patronus si dissolse nel nulla, Ginevra si sedette a
terra un istante dopo suo fratello, Harry tirò un sospiro di
solievo quando vide l’ultimo Dissennatore svanire nel nulla.
Albus Silente si lasciò sfuggire un sorriso, constatando che
quei ragazzi erano davvero migliorati e che il bambino sopravvissuto
aveva svolto un ottimo lavoro.
Quell’attimo di pace duro veremente poco, Lucas Flatts osservò l’orizzonte e trattenne il fiato.
“Guardate” disse indicando un punto ben definito davanti a
se, i presenti compresi Broms guardarono il punto che indicava il
giovane serpeverde.
“Dio mio” sussurrò Ginevra.
“Questa volta non so se ce la caveremo con un solo Patronus” constatò Harry prendendo Gin per mano.
Silente e Broms osservarono con occhi attenti il gruppo di Dissennatori che si stava avvicinando velocemente al piccolo gruppo.
I tre grifoni evocarono un'altra volta i loro Patronus, nello stesso
istante il preside eseguì alla perfezione lo stesso incantesimo.
Broms evocò uno scudo protettore che avvolse i tre svedesi.
Lucas osservò il gruppo di Dissennatori schiantarsi contro gli
incantesimi evocati contro di loro, e prima di sentire completamente le
forze mancargli senti una voce che avrebbe riconosciuto anche in mezzo
a mille urlare un incantesimo mai sentito prima.
“Attenta!” l’urlo di Molly Weasley fece voltare
appena in tempo Tonks che riuscì a schivare un incantesimo
lanciato da un Mangiamorte.
“Stupeficium!” l’incantesimo lanciato da Arthur
stordì un altro incappucciato che stava cercando di colpire sua
moglie.
Remus Lupin stava duellando contro Antonin Dolohov, mentre i gemelli
Weasley stavano contrastado gli attacchi dei genitori di Tiger e Goyle.
Gli altri membri dell’Ordine della Fenice stavano aiutando gli
altri Auror a fermare l’avanzata degli altri servitori del Lord
Oscuro, quando un incantesimo mai sentito prima attraversò
l’aria e colpi un auror.
Il malcapitato cadde a terra in un tonfo sordo, tutti i presenti si
fermarono per un secondo. Lupin trattenne il fiato, quello che aveva
sentito non preannunciava niente di buono.
Mortea Istantanea
Un risata malvagia risuonò nell’aria, i presenti alzarono
lo sguardo e videro Lucius Malfoy e Rabastan Lastrange, il biondo aveva
in pugno la bacchetta, e osservavi i presenti con uno sguardo perfido.
“Vi piace il nostro nuovo incantesimo?”
Richard e Amelia Flatts stavano contrastando gli attacchi dei
Mangiamorte schiena contro schiena, come sempre, non succedeva mai che
in uno scontro combattessero separati. Si sostenevano e si coprivano le
spalle a vicenda, per questo in Svezia erano conosciuti come la coppia
d’oro, nessuno era mai riuscito a distruggerli.
Nessuno.
Una risata sinistra attirò l’attenzione della donna,
alzò lo sguardo e fece solo in tempo a creare uno scudo sia per
lei che suo marito mentre Rudolphus Lastrange lanciò un
Bombarda.
L’esplosione fu devastante e in quell’attimo di scompiglio
Bellatrix Lastrange non si fece scappare l’occasione,
scagliò il suo nuovo incantesimo nella mischia, un corpo cadde a
terra con un tonfo sordo.
Minerva McGranitt aveva il cuore che batteva a mille e la sensazione
opprimente sulla coscienza che una vita si era appena spenta per opera
di quella pazza, si voltò e quello che vide la lasciò
senza fiato.
Aveva mirato al bersaglio e il colpo era andato a segno.
Bellatrix Lastrange continuava a ridere mentre fissava i due capitani degli Auror.
Loro sarebbero stati le prossime vittime.
Un lampo di luce accecante invase l’entrata della Scuola di Magia
e Stregoneria di Hogwarts. Tutti i Dissennatori venenro spazzati di via
da quell’incantesimo potentissimo e di loro non restò
assolutamente nulla.
Heric Broms e Albus Silente furono i primi a voltarsi verso
l’artefice dell’incantesimo e su entrami i volti nacque un
piccolo sorriso orgoglioso.
Harry Potter si alzò aiutando i suoi amici a fare lo stesso e
tutti e tre i grifoni si voltarono ad osservare quello che gli adulti
stavano guardando, i loro occhi si illuminaro di gioia: era arrrivata.
All’uscita della Sala Grande c’era lei, Hermione Jane
Granger con la bacchetta ancora puntata verso il grande portone e un
piccolo sorriso fiero dipinto sulle labbra, Mike Broms era alle sue
spalle e osservava compiaciuto l’opera della grifoncina. Era
incredibile come in così poco tempo aveva imparato a
padroneggiare già gran parte del suo potere nascosto.
La ragazza non aspettò un istante di più, si diresse
velocemente verso i suoi amici e dopo averli abbracciati si
avvicinò ai tre svedesi che erano a terra privi di sensi.
Accarezzò lievemente la guancia liscia di Lucas Flatts,
scostandogli poi alcuni ciuffi di capelli dalla fronte, diede una
rapida occhiata a John e Mel, che sotto le attenzione degli altri tre
grifoni stavano riprendendo conoscenza, fece un caldo sorriso ai due
ragazzi quando i loro sguardi si incrociarono e poi tornò a
prestare la sua totale attenzione al giovane serpeverde che aveva tra
le sue braccia.
Lucas Flatts sotto quelle carezza che tanto conosceva socchiuse
lentamente gli occhi blu e si specchiò in due iridi dorate,
sorrise debolmente poi attirò la grifoncina contro di se,
stringendola in un caldo abbraccio.
“Finalmente sei arrivata, ce ne hai messo di tempo”
Hermione si allontanò solo per poterlo guardare negli occhi,
affondò in quel blu oceano che tanto amava e poi congiunse
per un attimo le loro labbra.
“Ho fatto prima che ho potuto” sussurrò contro le sue labbra.
“Lo so”
Mike si avvicinò al padre e annuì col capo, “E’ forte e determinata. Ce la potrà fare”
“Ottimo lavoro, figliolo”.
Il mezzo demone si fece scappare un ghigno poi si voltò verso la brunetta, “Ehi Occhi d’Oro, detesto dover interrompere questo magnifico momento, ma devi concentrarti sull’aura della nostra amica”
Hermione si alzò e prese mano Lucas, il ragazzo andò con
lei verso il mezzo demone e osservò l’orizzonte, proprio
come faceva la grifoncina.
Il suo cuore mancò di un battito quando vide per la prima volta Elisabeth in carne ed ossa.
Non c’erano dubbi, quella donna era Liz.
“Finalmente eccola li….” La voce di Elisabeth era
eccitanta, si voltò verso l’Oscuro Signore e sorrise,
“Finalmente potrò completare la mia trasformazione”.
Voldomort ghignò, “E mentre tu ti occuparei della Granger,
io sistemerò una volta per tutte il caro Bambino
Sopravvissuto”
Spazio per me...
Eccomi qui, scusate il ritardo, ma ho avuto dei problemi, mi mancava
l'ispirazione e poi avevo davvero molto lavoro, non avevo un attimo di
pace, quindi non riuscivo neanche a concentrarmi...
questo capitolo non mi convince tanto, però non lo so....Fatemi
sapere qualocosa. Speedy e Valeria grazie per le mail. saluti, HiL
|
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Capitolo 71 *** A Good Day To Day ***
71
71. A Good Day To Died
Lord Voldemort aspettava ormai da diciassette anni quel momento, il
momento in cui avrebbe duellato direttamente con il Bambino
Sopravvissuto. Lo vedeva li, all’entrata della scuola che quando
era giovane gli aveva fatto da casa, la sua unica
casa. Lo stava fissando. I suoi occhi verdi, così uguali a
quelli di quella donna che diciassette anni prima aveva impedito alla
sua bacchetta di ucciderlo, erano puntati nei suoi. La cicatrice a
forma di fulmine spendeva sulla sua fronte come se volesse ricordargli
il suo precedente fallimento. Strinse i pugni ed impugno la sua
bacchetta, si voltò un istante verso Elisabeth e con un solo
sguardo si compresero: la vera guerra iniziava in quel momento.
“Eccoli” la voce di Silente era lievemente inclinata, aveva
gli occhi azzurri puntati verso il Lord Oscuro che insieme a quella
mezzo demone si era alzato in volo e si stava avvicinando
all’entrata della scuola.
I due maledetti sapevano anche volare.
Heric Broms era in piedi di fianco ad Harry James Potter, il ragazzo
osservava l’avvicinamento del suo nemico con la bacchetta in
pugno.
Si voltò un istante verso i suoi amici, sorrise lievemente e poi
parlò: “Ascoltatemi” iniziò piano, “Non
voglio che interveniate, non vi preoccupate per me. C’è
lui con me. Vi prego, non fate azione di cui vi potreste pentire, lo so
che non è facile, però vi scongiuro non mettetevi tra la
mia e la sua bacchetta”. I suoi amici, seppur controvoglia
annuirono. Hermione lo strinse in un abbraccio carico di affetto e dopo
avergli dato un lieve bacio sulla guancia tornò a fissare la sua
attenzione sulla donna che si avvicinava insieme al Lord Oscuro, con
gli occhi leggermente lucidi. Lucas al suo fianco scambiò un
veloce sguardo con il bambino sopravvissuto e poi tornò ad
osservare la sua grifoncina. Ron si avvicinò al suo migliore
amico e lo guardò negli occhi, “Non fare cazzate”
gli disse solo con un piccolo sorriso timido sul volto. “Neanche
tu” gli disse Harry prima di abbracciarlo per un secondo. Si
voltò e incontrò lei, il suo angelo.
Ginevra Weasley aveva gli occhi lucidi e le sue mani tremavano,
fissò il suo sguardo in quello smeraldino del grifone e gli
gettò le braccia al collo, “Ti amo” gli
sussurrò il moro contro il collo. Lei annuì solamente
prima di allontanarsi e baciarlo velocemente sulle labbra.
“Harry” la voce di Broms lo distrasse dagli occhi lucidi
della sua ragazza, si voltò e vide che Lord Voldemort ormai era
a pochi metri da loro. Lasciò la mano di Ginny e dopo un ultimo
sguardo andò di fianco al demone.
Non ti abbandonerò, te lo prometto. Puoi fidarti di me.
Lo so.
Lucas Flatts fece scivolare la sua mano in quella di Hermione, la
ragazza si voltò e mentre lo fissava in quegli splendidi occhi
blu intrecciò le dita con le sue.
Non servivano parole tra di loro, si intendevano con un solo sguardo.
Mike Broms era alle loro spalle e osservava con attenzione la ragazza
che si avvicinava sempre di più a loro. Quella donna aveva una
forza incredibile, era quasi pari alla sua. Provava una gran rabbia, se
le sue supposizioni erano esatte, lei era la causa della morte di sua
madre. L’unica donna che suo padre aveva realmente amato, la
donna che lo aveva dato alla luce, la donna che lui non aveva mai
conosciuto. La odiava, la detestava con tutto il suo cuore, ma adesso
era arrivata la resa dei conti e sarebbe giunta per mano di una
ragazzina umana.
Una pura di cuore.
Lord Voldemort ed Elisabeth appoggiarono con maestria i piedi a terra,
proprio davanti all’entrata della Scuola di Magia e Stregoneria
di Hogwarts sotto lo sguardo di tutti gli Auror e i maghi che stavano
contrastando l’attacco dei Mangiamorte.
Il Lord Oscuro aveva un sorriso maligno dipinto sul volto, guardava
Harry negli occhi, mentre Elisabeth si passò lentamente la
lingua sul labbro inferiore mentre il suo sguardo si incontrò
con quello di Hermione.
La vera guerra iniziava proprio in quegli attimi.
Minerva McGranitt trattenne il fiato mentre si avvicinava al corpo di
Severus Piton ormai senza vita. La sua mano tremava mentre controllava
un’ultima volta i battiti, ormai assenti, del cuore del
professore di Pozioni.
Gli Auror e i professori che si trovarono vicino a loro si soffermarono
per un secondo a guardare la scena. Gli occhi della professoressa di
Trasfigurazione erano colmi d’ira. Sollevò lo sguardo
umido verso i coniugi Lastrange e puntò la bacchetta verso
l’artefice di quella maledizione: Bellatrix Lastrange.
“Me la pagherai cara, Lastrange, prima i Paciock, ora Piton.
E’ ora di finirla” sibilò prima di alzarsi e dare le
spalle al corpo di Severus.
“Cosa vorresti fare, vecchia” rispose con scherno la donna,
mentre faceva dei passi lenti verso la strega. Il suo corpo era
fasciato da un vestito nero e il suo volto era scoperto, come quello di
suo marito, che era rimasto indietro, tenendo la bacchetta puntata
verso i coniugi Flatts, i quali non si fecero prendere alla sprovvista.
“E’ semplice, Bella, eliminarti definitivamente”
sentenziò la McGranitt puntandole la bacchetta dritta al cuore.
Bellatrix scoppiò a ridere, una risata che sapeva solo di malignità e pazzia.
Un’ombra nera passò sopra di loro, alzarono lo sguardo e
videro il Lord Oscuro ed Elisabeth avvicinarsi alla scuola, “Il
mio Signore ha deciso di attaccare. Tremate” disse Lastrange.
“Non tremeremo mai di fronte ad un pazzo, maniaco di protagonismo” rispose con fierezza Richard Flatts.
“Davvero Auror? Lo vedremo” continuò il Mangiamorte
avvicinandosi ai due capitani, Amelia Flatts bacchetta alla mano si
schierò di fianco al marito.
Le battaglie erano gli unici momenti che li rendevano veramente uniti.
Remus Lupin fissava negli occhi Lucius Malfoy, il Mangiamorte aveva appena scagliato al sua maledizione contro un Auror.
“Questa me la pagherai cara”
“Sicuro, licantropo?” sibilò il biondo, “Credi
davvero di poter contrastare la forza devastante della Quarta
Maledizione Senza Perdono? Io non credo proprio”
“Questo è tutto da vedere”
“Ne sei proprio sicuro”
Remus Lupin fece appena in tempo a girarsi verso la voce che aveva
interrotto la sua discussione con Malfoy. Il sangue gli si gelò
nelle vene. Rabastan Lastrange aveva la bacchetta puntata contro
Ninphodora Tonks, la ragazza lo osservava con i lampi al posto degli
occhi, il suo sguardo era determinato. Fissava il Mangiamorte che la
teneva sotto tiro con un’espressione di puro odio dipinta in
volto. Odiava essere presa in ostaggio, non per la paura, ma
perché questo avrebbe potuto provocare problemi allo svolgimento
della loro missione: la sconfitta dei Mangiamorte.
Il lupo mannaro nel frattempo osservava quel bastardo che aveva avuto
il coraggio di minacciare la sua Dora. Doveva trovare una soluzione e
in fretta anche.
Intorno a loro lo scontro aveva ripreso vita, l’Ordine stava
contrastando gli altri attacchi con ottimi risultati, lui però
non doveva distrarsi. Non con Tonks sotto tiro.
Il fato a volte però viene a darti una mano.
Per fortuna.
Un’ombra nera sovrastò il cielo sopra di loro, la pioggia
cadeva sempre più fitta. I due Mangiamorte alzarono gli occhi al
cielo e sorrisero in modo perfido.
Adesso!
Un solo sguardo. Solo quello servì alla coppia per mettersi d’accordo.
Una gomitata in pieno stomaco e Rabastan Lastrange trattenne il fiato.
Fu subito braccato da Malocchio Mooddy che lo tramortì del tutto
con un incantesimo non verbale.
Lucius Malfoy non fece in tempo a fare un solo gesto perché
Lupin lo disarmò e lo costrinse a terra con la telecinesi, il
suo sguardo era fermo, immobile, privo di ogni sentimento. “Sei
tornato a fare quello che facevi sempre. Strisciare per terra lurida
serpe. E adesso la smetterai di rovinare la vita alle persone. Questa
è una promessa. Cosa avevi detto prima, che non saremmo riusciti
a fermare la vostra maledizione? Magari non abbiamo trovato un
antidoto, però abbiamo fermato due su quattro che sanno farla.
Direi che è già un inizio” e con questo
puntò la bacchetta contro il biondo Mangiamorte. Dallo sguardo
del licantropo non traspariva nulla. “Questo è per i miei
amici” disse solo con voce atona prima di pronunciare quelle
parole: “Avada Kedavra”.
Remus J. Lupin osservò il corpo ormai senza vita di Lucius
Malfoy. La mano che reggeva la bacchetta tremava leggermente. Un
istante dopo una mano tiepida coprì la sua, si voltò e
incontrò lo sguardo dolce di Tonks. Non dissero niente. La
ragazza si alzò sulle punte dei piedi per congiungere per un
attimo le loro labbra. Lupin si beò di quel contatto per un
istante, poi dopo una lieve carezza le sorrise e fianco a fianco
ripresero a contrastare gli attacchi degli altri Mangiamorte,
consapevoli che il Signore Oscuro si era definitivamente mosso.
Presto ci sarebbe stata la vera resa dei conti.
Chi avrebbe vinto, ma soprattutto a quale prezzo?
La vita o è un'avventura rischiosa, o non è niente.
- Mellen Keller -
Spazio per me...
Bene gente, ecco qui un altro piccolo capitolo. Lo so, mi starete
uccidendo perchè ancora non ho fatto succedere niente di
eccezionale, però vi prometto che nel prossimo capitolo ci
sarà la vera azione! Promesso! Adesso vi saluto che devo finire
di fare la valigia, visto che stasera parto per tornare a lavorare alle
Maldive. Quindi vi avviso già che gli aggiornamenti non saranno
frequenti, però giuro che proverò ad aggiornare lo
stesso. Lasciatemi un commentino. Saluti, HiL
|
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Capitolo 72 *** A Good day To Died Part 2 ***
72. A Good Day To Died Part2
Morire sarà un’altra splendida avventura.
-Peter Pan-
“Il Ragazzo Che E’ Sopravvissuto” la voce del Lord Oscuro ruppe il silenzio innaturale che era calato all’entrata della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. “E’ da molto che non ci vediamo Harry Potter” continuò senza far sparire dal suo volto serpentino un sorriso di scherno, “Oggi è finalmente giunta la resa dei conti”
“Non crederai mica che sia facile farci fuori” rispose a tono il grifondoro, “Non ci sottovalutare” continuò impugnando più saldamente la bacchetta. Aveva lasciato la mano di Ginevra solo per avere più libertà di movimento quando sarebbe arrivato il primo attacco. Non voleva assolutamente mettere a rischio la sua vita.
La presenza sicura di Broms alle sue spalle lo tranquillizzava, si fidava di lui, era certo che non lo avrebbe mai abbandonato. Sarebbe rimasto con lui fino alla fine.
“Basta chiacchiere Harry. È arrivato il momento di scrivere la parola fine a questa storia”
“Non sarai di certo tu lo scrittore però, spiacente!”
Lord Voldemort estrasse la bacchetta e scagliò un incantesimo contro Harry, che in un nano secondo allontanò Ginny da lui con una spinta, indirizzandola verso il fratello, alzò immediamente una barriera con la sua bacchetta e Broms fece lo stesso per proteggere i ragazzi intorno a lui.
Elisabeth invece continuava a fissare negli occhi Hermione, i suoi occhi azzurri avevano un’espresione concentrata, la grifoncina mantenne la concentrazione anche nel momento dell’attacco, era consapevole che se si fosse distratta anche solo per un secondo quella malefica donna ne avrebbe sicuramente approfittato e non poteva permetterselo.
“Complimenti ragazzina” finalmente la mezzo demone parlò, “I tuoi incantesimi di difesa sono notevolmente migliorati e credo anche di sapere chi ti ha aiutato a potenziarli, ma mi spiace deluderti, non saranno sufficienti a fermarmi”
“Questo lo credi tu” Mike si affiancò a Hermione mantanendo una certa distanza, “Abbiamo qui un altro mezzo demone. La cosa si fa interessante, avevo già capito che c’erano delle energie troppo differente dagli umani, ma non credevo di trovare un demone puro e un mezzo demone. Mi avete sorpreso, ma questo di certo non fermerà i miei progetti”.
Hermione strinse più forte la bacchetta tra le mani e la tenne alta di fronte a se, Lucas al suo fianco non dava nessun cenno di voler indietreggiare, alle sue spalle Mel e John si tenevano saldamente per mano.
“E ora di iniziare i giochi” il sorriso cinico che illumino il volto di Elisabeth fece indendere ai ragazzi che avrebbe sferrato da li a pochi attimi il suo attacco. Una potente onda d’urto sollevò da terra i tre svedesi allontanandoli dalla zona dello scontro, scaraventandoli contro il muro principale del castello.
Hermione e Mike contrastarono l’attacco diretto della donna con un incantesimo non verbale, la ragazza avrebbe voluto controllare con tutto il cuore le condizioni dei ragazzi, ma non si mosse, consapevole che sul campo di battaglia c’era anche Silente, avrebbe sicuramente prestato la sua attenzione ai tre stranieri.
La ragazza scogliò un primo attacco verso la mezzo demone che lo parò con facilità con un movimento della mano, un attimo dopo si lanciò contro la grifoncina fermandosi a pochi millimetri dal suo viso: “Tra poco sarai mia”. “Io non ci conterei troppo” gli occhi d’oro della ragazza brillarono quando con la telecinesi la spostò di poco da lei, Elisabeth sorrise, ci sarà da divertirsi.
Minerva Mcgranit stava contrastando con abilità tutti gli incantesimi che Bellatrix Lastrange le stava lanciando contro, aveva intuito che per la lanciare la Quarta Maledizione Senza Perdono aveva bisogno di un attimo di tempo per formularla correttamente, tempo che non aveva nessuna intenzione di concederle.
Attacava e riceveva. Lo scontro era ad armi pari. Intonro a loro la battaglia infuriava, ma le due donne era troppo impegnate a difendersi e attaccare che non si rendevano conto di quello che succedeva intorno a loro.
“Non hai scampo, vecchia” la risata sprezzate della Mangiamorte non fermò la professoressa, che non ascoltò la provocazione della vecchia allieva, ma mantenne la concentrazione sullo scontro, concentrando le sue energie in un attacco di telecinesi che sbilanciò per una attimo la più giovane delle due.
Un piccolo sorriso nacque sulle labbra di Minerva nel vedere lo sguardo sorpreso di Bella, non attese un nuovo attacco dalla donna, ma la colpì con un incantesimo che la fece indietreggiare ancora.
A pochi metri di distanza Amelia e Richard Flatts stavano fronteggiando Lastrange Senior e altri Mangiamorte. I due capitani combattevao fianco a fianco, sorreggendosi a vicenda, come solo una vera coppia sepeva fare, Richard lanciò un incantesimo contro un Mangiamorte che cadde a terra privo di vita, Lastrange approffittò di quell’attimo per attaccarlo, ma trovò sulla sua strada Amelia che lo fronteggiò con un perfetto incantesimo non verbale, l’uomo indietreggiò di qualche passo, ma questo non bastò per togliergli dalla faccia quel sorrisino strafottente. Mosse la bacchetta e colpì la donna che parò il colpo con una mano, continuando a fissarlo negli occhi. Sentiva la presenza sicura del marito dietro la schiena, scagliò un altro fendente contro l’uomo che questa volta non si fece prendere alla sprovvista e scansò il colpo. Le loro bacchette si incrociarono, il Mangiamorte si leccò le labbra, “Sei brava, ma non abbastanza per fermarmi”. “Questo è tutto da vedere” rispose la donna estraendo la spada dal fodero e colpendolo di sorpresa, l’uomo urlò di dolore quando l’Auror lo colpì alla spalla.
Bellatrix Lastrange si voltò per un solo istante per accertarsi delle condizioni del marito, Minerva ne approfittò subito compendola con un incantesimo che la immobilizzò a terra, “Non parlì più ora, vero Bellatrix!” le disse sormontandola, “Maledetta!” la donna cercò di divincolarsi dalla stretta delle radici che l’avevano bloccata, “E’ finita Lastrange” disse la professoressa con un tono piatto osservandola dall’alto e con un altro incantesimo eliminò la creatrice della Quarta Maledizione Senza Perdono.
Richard dopo aver neutralizzato un altro incappucciato si voltò verso la moglie e la vide combattere, spada alla mano, con Lastrange. Lo scontro era alla pari, entrambi avevano qualche ferita superficiale, Amelia non dimostrava nessun segno di cedimento, segno che aveva tutto sotto controllo. Il Mangiamorte roteò la spada sopra la testa e lanciò un altro fendente per cercare di colpire la donna al petto, ma l’Auror fu più veloce e lo parò sicura incrociando per l’ennesima volta le due spade e facendo forza con il polso le fece ruotare, disarmando così il suo avversario.
Puntò la spada alla gola dell’uomo fissandolo dritto negli occhi, ma Lastrange non si fece prendere di sorpresa e mosse la bacchetta scaravantando la donna a terra, Amelia strinse i denti per nascondere un gemito di dolore dovuto alla forza dell’incantesimo, Richard si mosse in aiuto della moglie, ma venne fermato da altri due Mangiamorte che si misero sulla sua strada. Impugnò nuovamente la bacchetta e fronteggiò i due incappucciati, cencando di sbrigarsi per correre in aiuto della moglie.
Amelia intanto si alzò da terra con il fiato corto e il Mangiamorte la colpì con uno schiaffo al volto, il colpo la sbilanciò nuovamente indietro, ma non si perse d’amino, lo guardò negli occhi e in quell’attimo capi che era sotto tiro. L’uomo aveva uno sguardo maligno dipinto sul volto e la fissava con la bacchetta puntata contro il suo petto.
“Ron, guarda!” la voce di Ginevra distrasse per un attimo il giovane grifondoro dallo scontro tra il Lord Oscuro e il suo migliore amico, puntò lo sguardo nella direzione che gli indicava la sorella e quello che vide non gli piaccue per niente: un gruppo di mannari si stava dirigendo verso di loro. “Bacchetta alla mano, Gin. E stammi vicino” la giovane annui.
Nello stesso momento Lucas, John e Melanie si alzarono da terra e osservando nella direzione dei due Weasley capirono quale era il loro posto in quella battaglia. Impugnaro lo bacchette e si diressero di corsa verso i due grifondoro, “Stare bene?” chiese Ron. “Si, tutto ok” rispose John, “Lupi Mannari?” chiese Mel, la rossa annuì. Ron puntò la sua arma contro il gruppo che si stava avvicinando e lanciò una Bombarda contro la scalinata per causare una frana che fermò per un attimo l’avanzata di quel nuovo attacco. Silente si affiancò al piccolo gruppo di studenti, mantenendo l’occhio vigile anche su gli altri due fronti alle sue spalle.
I cinque maghi fissarono i loro nemici negli occhi prima di iniziare a contrastare i primi attacchi che questi gli scangliarono contro.
Mike Broms spinse Hermione di lato quando un pezzo di marmo si staccò dal soffitto del castello, Elisabeth sorrise mentre si spostava in avanti per avvicinarsi di più alla ragazza, “Tu non intrelcerai i miei piani ancora per molto” disse rivolta al suo simile, “Io non ne sono poi così convinto, ho ancora un conto in sospeso con te” rispose il giovane, la donna rise, “E cosi sei tu il figlio di quella donna” gli occhi azzurri di Liz brillarono, Mike strinse i pugni, “Allora sei stata veramente tu ad uccidere mia madre”. La donna rise ancora, “Mi ero documentata su tuo padre e volevo divantare anch’io una demone pura, ma non riuscivo a trovare un libro che spiegase come Broms fosse riuscito a diventare un essere immortale. Fu cosi che mi scontrai con un gruppo di eretici e lessi alcuni loro scritti..”
“Non di magia benigna, suppongo” disse con un tono di sfida il giovane, senza distogliere gli occhi scuri da quelli accesi della donna, “Intendi bene. Fu cosi che mi diressi direttamente in Canada per cercare tuo padre personalmente. Feci qualche domanda in giro e scoprì la sua abitazione. Era proprio il giorno della tua nascita. Fu così che misi in pratica un incantesimo che avevo letto. Ed eccomi qui. Documentandomi ancora con i loro libri, capii che per raggiungere la forma completa dovevo trovare un puro di cuore. Lo cercai per più di duecento anni. Poi incontrai Tom”
“Che ebbe la brillante idea di unirsi a te” concluse Hermione, “Peccato che tu non ti rendi conto che ti sta usando”
“Stai zitta, stupida ragazzina. Tu di questo non sai proprio nulla!” Elisabeth alzò di qualche tono la sua voce, facendo un passo verso la grifondoro, “E allora perché hai aspettato tutto questo tempo per raggiungere il tuo scopo. Sei stata con Voldemort anche quando ha cercato di ammazzare un neonato?” Mike aveva capito il gioco di Hermione, la vide vacillare ancora, “E’ come immaginavo. Tu di questo non sai nulla”.
“Che cosa stai blaterando?!”
“Sta solo dicendo che Voldemort per tutto questo tempo ti ha denuta all’oscuro di tutto. Dove ti ha rinchiuso? In un sotterraneo? In una casa abbandonata lontano dal mondo?!”
Liz osservò i due ragazzi di fronte a lei, quello che le stavano dicendo la stava facendo riflettere. Aveva un buco nero nei suoi ricordi fino a poche settimane prima. Si ricordava che era in Svezia a distruggere una scuola di maghi, ma prima di allora…
Vuoto totale.
“Colpita e affondata” sussurrò il demone ad Hermione, “Ora!” la grifoncina annui e mosse la bacchetta, con l’aiuto del giovane che creò un incantesimo con l’uso delle mani. La mezzo demone venne scaraventata contro la pareta a est della sala d’ingresso.
“Non abbassare la guardia. Non basterà questo a metterla fuori uso, però abbiamo scoperto il punto debole”
Harry Potter si alzò da terra dopo l’ultimo incantesimo che il Lord Oscuro gli aveva scagliato contro.
Heric Broms osservò per un attimo il figlio scagliare un’onda d’urto contro Elisabeth e pensò alle parole che aveva sentito dalla loro strana conversazione. Un flash illuninò i suoi pensieri. Ora tutti i pezzi andarono al loro posto e finalmente capì.
Alzò una mano contro il bambino sopravvissuto per infondergli un po’ di energie e si affiancò nuovamente a lui, fissando il suo sguardo trasparente in quello rosso di Lord Voldemort.
“Cosa ti porta a stare di fianco a quel ragazzino in questa guerra?” gli chiese l’uomo, “Hai tanto di quel potere dentro di te che potresti spazzarci via tutti con un gesto della mano. Non lo fai però, perché?”
“Non credo che questo ti possa interessare, Tom Riddle”
“Tom Riddle non esiste più. Ora c’è solo Lord Voldemort” risprese lui, alzando una mano per attaccare il demone. Scagliò contro di lui un incantesimo non verbale, che Broms fermò alzando un dito.
Harry osservò il demone e un istante dopo lo affiancò, lanciando un altro incantesimo contro il suo nemico.
“Dobbiamo finire quello che abbiamo iniziato, Tom. E lo dobbiamo finire insieme!” urlò il bambino sopravvissuto lanciandosi con tutte le sue forze contro l’uomo che gli aveve rovinato l’infanzia. Lo gettò a terra e iniziarono a rotolare sulle scale che conducevano all’entrata della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Broms lo osservò per un attimo, quanta forza c’era dentro quel ragazzo e quanta ancora ne nascondeva dentro di se?
Aveva tirato un pugno al volto del Lord Oscuro e un secondo dopo l’uomo aveva risposto all’attacco del giovane, ingaggiando una vera e propria rissa sulla scale.
Entrambe le bacchette giacevano a pochi passi la loro e i colpi che si scambaivano erano di una potenza inaudita unita anche a qualche attacco di telecinesi da parte del Signore Oscuro, che però veniva incassato bene dal giovane Potter, che non dava segno di resa.
Dietro di lui un urlo attirò la sua attenzione, si voltò, per un attimo con il cuore in gola.
“Attenta Mel!” John Carter afferrò per un braccio la sua ragazza triscinadola dietro la schiena per affrontare il mannaro che aveva di fronte. Lo disarmò e lo colpi con un calcio ben assestato che lo fece cadere a terra privo di sensi.
Intorno a loro la battaglia infuriava, quel branco era veramente numeroso, ne avevano già neutralizzati un bel po’, anche grazie all’aiuto del Preside Silente, ma sembravano non finire mai.
“Reducto!” Ginevra Weasley colpì una parte di parete che crollò sulle teste di un gruppo sostanzioso di mannari che stavano correndo verso di loro. “Bel colpo, rossa” al suo fianco Lucas Flatts stava duellando con altri uomoni, con gli Incantesimi di Difesa era veramente portato. Era rapido e veloce e conosceva veramente un gran numero di fatture. Suo fratello Ron invece aveva neutralizzato gli ultimi Dissennatori che erano tornati all’attacco e ora si era contentrato su un altro gruppo di mannari che stavano salendo le scale.
“Stupeficium” con un ultimo schiantesimo il giovane serpeverde stese un altro nemico, girandosi poi per controllare le condizioni dei suoi compagni: stavano tutti bene, Mel e John cambattevano fianco a fianco e i fratelli Weasley si davano supporto a vicenda.
Si voltò per cercare con lo sguardo Hermione e la vide fronteggiare apertamente Elisabeth sotto il controllo attendo di Mike. Non molto distante da loro invece Harry aveva appena colpito Lord Voldemort e insieme erano caduti sulle scale.
Guardò verso il cortile della scuola e il suo cuore perse un battito, non stette a pensare, si lanciò ulrando giù dalle scale con la bacchetta in pugno sperando di non arrivare troppo tardi.
Il capitano Amelia Flatts trattenne per un attimo il fiato quando si trovò la bacchetta di Lastrange puntata al petto, ma non allontanò lo sguardo dal suo assalitore. Non era da lei scappare di fronte al pericolo, lo affrontava sempre a testa alta, anche quando tutto intorno a lei sembrava dirle che non aveva più scampo.
Suo marito combatteva a pochi passi da lei, ma non poteva correre in suo aiuto perché era stato circondato da altri Mangiamorte che gli avevano sbarrato la strada.
La sua bacchetta era troppo lontana e spostarsi per prenderla significava perdere il contatto visivo con il suo avversario e lui, ne era certa, non avrebbe esitato a colpire.
“E’ finita, Auror” disse l’uomo prima di alzare la bacchetta, “Non per lei, però, pezzo di merda!”
Accadde tutto in un secondo: il cuore di Amelia si fermò l’istante esatto in cui vide suo figlio lanciarsi contro il Mangiamorte un attimo prima che lui lanciasse il suo incantesimo letale.
Lucas lo colpì in pieno volto con un pugno che sbilanciò l’uomo, non attesse una risposta, si lanciò contro di lui facendolo cadere a terra. Si rotolaro per un qualche secondo, fino a che il ragazzo si ritrovò sopra Lastrange, lo colpì ancora facendogli perdere la bacchetta: “Ti sei messo contro la persona sbagliata, bastardo!” gli urlò prima di colpirlo ancora, l’uomo cercò di levarselo di dosso, ma invano, il giovane Flatts era una furia.
Nel frattempo Amelia aveva recuperato la bacchetta e si stava avvicinando ai due quando sentì la voce di Lucas urlare: “Contro chi è finita, stronzo!? Con mia madre. Tu, lurido verme, non devi neanche osare toccarla!” Vide il figlio colpire un'altra volta l’uomo che crollò a terra. Era il momento giusto: puntò la bacchetta contro il Mangiamorte e lanciò il suo incantesimo.
E anche l’ultimo artefice della Quarta Maledizione Senza Perdono era stato neatralizzato.
Lucas si voltò e vide la madre con la bacchetta puntata verso di loro, non aspettò un solo istante, le corse incontro e la strinse forte.
“Tesoro” disse solo lei, nascondendo il viso nel suo collo. Lucas non rispose, la strinse di più e rimasero cosi per qualche istante.
“Attenti!” la voce di Minerva McGranitt li risvegliò da quell’attimo di ristoro e Amelia fu rapida e precisa nel neutralizzare l’altro incappucciato che gli aveva lanciato contro una fattura.
“Torna dagli altri Lucas. Hanno bisogno di te là”
“D’accordo. Stai attenta, mamma”
La donna annuì prima di baciargli la fronte, il ragazzo corse verso l’entrata del castello senza voltarsi indietro e fu così che si perse l’unico, forse, piccolo sguardo di gratitudine che il capitano Richard Flatts gli lanciò.
Hermione Jane Granger schivò un incantesimo di Elisabeth e cercò di rispedirglielo contro, Mike dietro di lei continuava a cercare di distrare la donna.
“Possibile che sei rimasta tutto questo tempo nell’ombra. Con la tua forza avresti potuto conquistare tutto quello che volevi con un solo dito. Perché sei rimasta con lui?” uno sguardo malizioso lo attraversò, stava per colpire nel segno un’altra volta: “Ti ha forse intrappolata con qualche incantesimo?”
La donna vacillò per un attimo e Hermione non si fece ripetere l’occasione, la schiantò contro il muro, facendolo mencare per un secondo il respiro.
“Ha ragione lui, secondo me Voldemot ti ha usata. Ti ha tenuto vicino a lui fino a che non ha trovato il modo di neutralizzare il tuo potere” continuò la grifoncina avvicinandosi a lei, “E lo ha risvegliato quando era in grado almeno in parte di controllarlo. O meglio ha unito i suoi interessi con i tuoi” la fissò dritta neglio occhi azzurri: “Lui non ha mai smesso di usarti. Rassegnati. Non sei altro che un’altra pedina nelle sue mani”
“State zitti!!” la mezzo demone lanciò un’onda d’urtò che sbilanciò entrambi per la potenza con cui era stata lanciata.
Avevano colpito nel segno, ma questa volta l’avevano fatta infuriare.
Lord Voldemort colpi il Bambino Sopravvissuto in pieno viso cercando di allontanarlo dal suo corpo, il giovane grifondoro non si fece scoraggiare, prese una manciata di sabbia da terra e lo lanciò contro l’uomo per poi colpirlò nel esatto istante in cui lui piegò la testa.
“Maledetto moccioso” sibilò l’uomo alzandosi in piedi, “Questo affronto me lo pagherai molto caro”
“Staremo a vedere chi parlerà per ultimo in questa guerra”
“Non credere che riuscirai a sconfiggermi”
“Ti ho indebolito, quasi alla morte, quando avevo solo un anno, cosa mi impedisce di farlo anche ora?!”
“Stai zitto, ragazzino! Quella volta ti ha salvato quell’ insulsa mezzosangue”
“Il suo amore mi ha salvato, certo. Ricordati però, Tom, che il suo amore mi proteggerà sempre, unito a tutti quegli altri che tu hai ucciso per arrivare a me. Non potrai vincere, Tom. Tu sei senza amore. Sai solo. Non potrai mai avere la meglio. Non sarai tu a scrivere la parola fine su questa storia. A costo della mia, di morte, tu non vincerai”
“Sono tutte stronzate le tue. Non basta di certo questo a fermarmi”
“Facta, non verba” disse il Bambino Che Era Sopravvisuto, scangliandogli un incantesimo, che il Mago Oscuro scansò. Si guardarono per un istante negli occhi: rosso e verde.
Morte e Speranza.
Puntaronò le loro bacchette l’una contro l’altra e lanciarono i loro incantesimi che si scontrarono e si tennero testa, davanti alle porte della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts che li aveva accolti entrambi donandogli una seconda casa.
Una piccola scarica di terremoto fece fermare per un solo istante tutti e due i fronti della Grande Guerra.
Auror, Mangiamorte, Ordine della Fenice e Lupi Mannari puntarono i loro sguardi sulla battaglia di luci che era scaturita dall’incontro delle bacchette di Lord Voldemort e Harry James Potter. Nessuno dei due maghi dava segno di resa, nessuna traccia di cedimento zampillava dai loro occhi, puntati l’uno sull’altro.
Heric Broms osservava lo scontro in cima alle scale e scrutando con attenzione lo sguardo tederminato del Bambino Sopravvissuto capì che quel giovane grifondoro non aveva più bisogno del suo aiuto, sarebbe riuscito a sconfiggere il Mago Oscuro con le sue uniche forze.
Il suo intervento non sarebbe stato necessario.
Un potente incantesimo venne evocato alle sue spalle, si voltò e capì quel era il suo posto in quella guerra, o meglio, la verità gli passò davanti agli occhi in un secondo, e mai come in quel momento fu sicuro della sua scelta.
SPAZIO PER ME: Eccomi qui, finalmente dopo due anni di silenzio. Perdonatemi per il mostruoso ritardo!! Fatemi sapere cosa ne pensate e grazie in anticipo per i commenti! Saluti, HiL
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Capitolo 73 *** 73. My Sacrifice ***
73. My Sacrifice
Se io potrò impedire ad un cuore di spezzarsi,
non avrò vissuto invano.
Se allieverò il dolore di una vita
o guarirò una pena
o aiuterò un pettirosso caduto a rientrare nel nido,
non avrò vissuto invano.
-Emily Dickinson-
Mike Broms ed Hermione Jane Granger vennero scaravantati contro una delle pareti della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, la grifoncina trattenne il fiato per un istante, ma non tolse la concentrazione dallo scontro, certa che la mezzo demone non avrebbe atteso un solo momento a scagliarle un altro attacco mentale. Scontro che non tardò di arrivare. Sentì la forza della donna entrarle fin nell’anima, alzò tutte le barriere psichiche che conosceva cercando di contrastarla. Vacillò per un attimo, ma impedì nuovamente ad Elisabeth di entrare nella sua mente.
La mezzo demone strinse forte i pugni, consapevole del suo ennesimo tentativo andato a vuoto e assottigliando gli occhi lanciò un altro incantesimo non verbale contro la studentessa modello di Hogwarts che debole dall’attacco appena ricevuto andò a sbattere nuovamente contro il muro.
Hermione strinse gli occhi per un istante, recuperò la bacchetta da terra e puntò il suo sguardo d’oro in quello azzurro della donna, Mike le fu subito al fianco e l’aiutò ad alzarsi.
“Coraggio Occhi d’Oro, non farti scoraggiare” le sussurrò all’orecchio, la grifoncina annuì appoggiandosi per un istante soltando al braccio saldo nel mezzo demone. Strinse la bacchetta tra le dite e puntò nuovamente il suo sguardo in quello azzurro della donna.
“E’ ora di finirla con questi giochetti. Io non ho tempo da perdere con una ragazzina come te, quindi vedi di non mettermi i bastoni tra le ruote e vedi di collaborare” disse Elisabeth muovendo qualche passo verso i suoi nemici.
“Non credere che ti lascerò portare a termine il tuo intento senza opporre resistenza. Povera pazza” rispose a tono la grifoncina, spostando con un gesto della mano i capelli che le erano ricaduti davanti agli occhi.
Mike non allontanò il suo sguardo dalla donna neanche un attimo, poi per un secondo la sua attenzione fu attirata da un’aura molto potente venire nella loro direzione.
Incrociò lo sguardo trasparente di suo padre a allora capì.
“Adesso basta. Finiamola qui” disse Elisabeth scattando verso di loro, Hermione alzò una bariera protettiva cercando di contrastare il nuovo attacco della donna. Mike ne alzò una a sua volta per andare in aiuto della ragazza, ma la mezzo demone si lanciò direttamente contro il corpo di Hermione e la scaraventò per terra, sovrastandola con il suo corpo. Entrambe persero le bacchette durante la caduta, ma la grifoncina non si perse d’animo, appoggiò entrambe le mani sulle spalle della demone cercando di allontarla, non ottenendo risoltati convincenti, unì alle mani anche le gambe iniziando a scalciare. Elisabeth per schivare i colpi della ragazza abbandonò la presa sul suo collo ed Hermione ne approfittò subito invertendo le posizioni, rotolarono sul pavimento della castello per qualche secondo fino a quando la grifoncina non riuscì ad alzarsi, allontanandosi così dalla presa fredda della mezzo demone.
In quello stesso istante Lucas Flatts entrò nel campo visivo di Elisabeth e quando la donna incrociò lo sguardo blu del giovane serpeverde, vacillò. Hermione se ne accorse e si voltò oltre le sue spalle e vide il suo ragazzo venirle incontro, anche lui aveva notato lo stato d’animo della donna.
La grifoncina non aspettò un secondo di più, attaccò con un incantesimo non verbale e la mezzo demone andò a sbattere contro il muro dietro di lei. Lucas affiancò la ragazza, prendendole una mano. Aveva appena salvato sua madre, non voleva di certo perdere lei. “Non ti lascio, Jane” le disse vedendola leggermente contrariata dalla sua decisione, “Non chiedermelo, perché non lo farò. Le faccio uno strano effetto, potremmo sfruttarlo a nostro favore”. Hermione non cercò di ribattere, sapeva benissimo anche lei di volere il ragazzo al suo fianco e forse il serpeverde aveva anche ragione.
“Possiamo sempre provare”
Lucas Flatts le strinse più forte la mano e poi puntò il suo sguardo blu in quello azzurro della mezzo demone: “Ti ricordi di me, Liz?”
“Cosa stai dicendo, ragazzino. Io e te non ci siamo mai conosciuti” rispose la donna, con una voce leggermente malferma, “Invece si, Amsterdam. Un bar in centro. Non puoi averlo dimenticato” vedendola vacillare ancora Lucas fece qualche passo verso di lei e continuò imperterrito nel suo intento: “Sei caduta subito ai miei piedi. È bastato un bacio. È stato facilissimo portati in albergo. Eri completamente sotto il mio controllo, non mi avresti mai detto di no. E infatti non l’hai fatto”
“Non dire stronzate. Io non sono mai stata ad Amsterdam, in quel posto pieno di babbani, ma soprattutto non sono mai stata con te”
Hermione teneva sotto controllo ogni movimento della mezzo demone e si rese perfettamente conto che le parole del giovane serpeverde la stavano destabilizzando, così decise di intervenire:”Te lo posso spiegare io il motivo per il quale non ti ricordi nulla” iniziò con un sorriso di scherno, “Quello sarà stato sicuramente il momento in cui Voldemort ti aveva tolto i poteri. Si vede che quando ti ha conosciuto in uno dei suoi viaggi, ha scoperto il tuo potenziale e ti ha adulato. Poi si è reso conto che il tuo potere era troppo grande anche per lui e ha trovato il modo per neutralizzarti o meglio per assopirteli”
Elisabeth vacillò, si ricordava di quei giorni, quando conobbe Tom in Egitto. Poi il buio, fino a qualche settimana prima, quando distrusse la scuola di Stoccolma.
“E fu proprio in quel periodo che ci incontrammo noi. Eri cosi debole e indifesa, è stato un gioco facilissimo sedurti!” infierì Lucas, senza mai staccarle gli occhi blu di dosso.
“E poi, quando Voldemort si è reso conto di avere un asso nella manica, ti ha risvegliata, facendo in modo di collegare la sua causa alla tua, così da non destare nessun sospetto”
“Ti ha usata per tutto questo tempo, cara Liz. Sei sempre stata una pedina sulla sua scacchiera. Non gli è mai interessato nulla di te!” concluse il giovane sorridendo.
“Adesso basta! Avete parlato troppo!” la voce della mezzo demone era leggermente inclinata, ma i suoi occhi si erano fatti lucidissimi. Alzò entrambe le mani e creò una bombarda potentissima che lanciò contro i due ragazzi, “Attenti!” Mike cercò di creare una barriera protettiva, mentre Lucas si lanciava contro Hermione, buttando a terra, per cercare di scansare l’incantesimo.
Il terreno tremò un'altra volta.
Dopo lo scoppio Mike Broms si pulì i capelli della polvere e dai pochi detriti che gli erano caduti addosso, guardò nella direzione dei due ragazzi e trattenne il fiato per un secondo: Hermione e Lucas erano stesi a terra praticamente illesi perché davanti a loro c’era lui, suo padre.
Elisabeth strinse i pugni specchiandosi negli occhi trasparenti del demone puro, Heric Broms la scrutò senza parlare. Aveva bloccato l’incantesimo della donna con una mano sola, senza particolare difficoltà, d’altronde non si attacca mai per rabbia, l’aveva sempre detto.
Hermione e Lucas si alzarono da terra e guardarono la schiena del demone davanti a loro: se non fosse intervenuto lui, molto probabilmente sarebbero morti. Heric aveva salvato loro la vita.
“Grazie” sussurrò la grifoncina, il demone annuì impercettibilmente, “State bene?” disse senza staccare lo sguardo dalla mezzo demone, “Si, non ci siamo fatti niente. Grazie a te” continuò la ragazza, affiancandosi a lui con Lucas.
Il demone sorrise, poi si voltò solo per un attimo quando sentì la presenza del figlio alla sua destra. Mike lo guardò negli occhi senza parlare, poi insieme puntarono lo sguardo sulla donna.
“Basta lo dico io, adesso” iniziò Heric, “Ora ho capito tutto. Non c’è più bisogno di investigare su nulla. Tu sei stata una grande strega, hai tuoi tempi. Molti anni fa, per la precisione. Hai letto di me e volevi diventare una demone pura, non trovando il modo hai studiato su libri di Magia Oscura. Per questo sei arrivata ad uccidere pur di raggiungere il tuo scopo. Voldemort dopo ti ha scoperto, ma rendendosi conto che ancora non poteva controllarti, ti ha tolto i poteri trasformandoti in una babbana. Ti ha risvegliato non molto tempo fa, solo per unire le forze, per raggiungere il tuo scopo. A me non interessa nulla di quell’uomo e se devfo essere sincero, neanche di te, ma tu sei la causa della morte di mia moglie. E questo non te lo perdonerò mai”.
Elisabeth sorrise: “Quindi cosa vuoi fare? Permettermi di diventare una demone pura per sfidarmi o vuoi batterti qui?”
“Voglio distruggerti. E non ti farà mai arrivare a questa pura di cuore”
La donna strinse i pugni, “Non ti sarà cosi facile fermarmi”
“Questo è quello che pensi tu. Non mi puoi sconfiggere. Non sei abbastanza forte”
“Vedremo”.
Detto questo la mezzo demone lanciò un altro incantesimo verso il gruppo, ma Broms lo parò senza nessuna fatica, lanciò un controincantesimo non verbale e la donna venne sollevata da terra e lanciata contro la parete del castello.
“Non abbassate la guardia, potrebbe cercare lo stesso di attaccarvi. Siete stati bravi a farle perdere le staffe con le vostre parole. Avete scoperto l’unico punto debole che poteva permettervi di batterla. I demoni sono immortali, ma anche loro possono essere uccisi. Non so se Mike è riuscito a dirtelo: bisogna trovare il modo di fargli battere il cuore facendole provare un sentimento profondo e poi trafiggerlo”.
“Papà, solo che cosi non potremmo mai avvicinarla. Dobbiamo prima indebolirla”
“Lo so, a questo ci penso io. Posso tranquillamente tenerle testa. Dobbiamo solo trovare il modo di farle battere il cuore”
“D’accordo” annuì la grifoncina, “Cercherò di trovare un modo in poco tempo”
Il demone annuì, poi notando che la donna si stava alzando, si mosse nella sua direzione, lasciando il figlio con i due studenti.
Iniziarono una lotta alla pari, anche se la supramazia del demone puro era palese.
“Dovremmo cercare di riportarle alla mente pezzi del suo passato” propose la grifoncina, tenendo per mano Lucas, “Tu che dice, Mike?”
“L’idea non è malvagia, ma dovremmo trovare qualcosa che la sconvolge e non posso entrare nei suoi ricordi. La rievocazione di un ricordo è troppo lunga, non ho tempo ora per farlo”
Il serpeverde osservava Broms combattere contro la donna e un’idea attraversò la sua mente: avrebbe potuto funzionare.
“Potremmo usare i miei”
Hermione e Mike lo guardorono, “Potrebbe funziorare. Sbatterle davanti agli occhi pezzi della sua vita da babbana potrebbero far scattare in lei qualcosa che si era completamente dimenticata” continuò il mezzo demone.
“Tu cosa ne pensi Jane?” gli occhi blu si scontrarono nell’oro e la ragazza annuì, “Penso che dovremmo provare”
“E se non è sufficiente io sono qui in carne ed ossa. Vedendo i ricordi e poi scontrandosi con me reale potrebbe provare quello che ha provato quel giorno e il suo cuore potrebbe battere. E sarebbe fatta!”
“Coraggio allora. Diamoci una mossa” disse risoluto il giovane Broms, “Spostiamoci cosi non vede quello che siamo facendo, venite da questa parte”.
Nel frattempo Heric l’aveva spinta nuovamente contro il muro togliendole il fiato, Elisabeth non demorse, lanciò contro il demone un incantesimo che lo sbilanciò leggermente e sorrise. “Non basta questo per battermi. E lo sai anche tu. Sono troppo forte, non hai speranze. Rassegnati”
“Stai zitto! So perfettamente cosa provi guardandomi. Lo so che assomiglio a tua moglie come una goccia d’acqua. Ho preso le sue sembrianze quando le ho rubato l’anima. Di mio ho mantenuto solo il colore degli occhi”.
Heric Broms non stette a sentirla, non si doveva distrarre anche perché aveva capito le intenzioni del figlio e non poteva permettersi di perdere il controllo della situazione, non ora che erano quasi giunti alla resa dei conti.
“Non ti fa male combattere contro di lei? È Broms, non te la ricordo?”
“Non puoi neanche permetterti di paragonarti a lei” detto questo creò un’onda d’urto che la sbilanciò un'altra volta.
“Papà!” si senti chiamare alle sue spalle, “Ci siamo!”.
Mike puntò entrambe le mani sul corpo di Lucas Flatts seduto conto il muro della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, Hermione Jane Granger di fianco a lui teneva la bacchetta alzata in caso di un attacco improvviso da parte della mezzo demone.
Heric aspettò un cenno d’assenso di suo figlio e poi si scansò leggermente permettendo a Elisabeth di specchiarsi completamente nel ricordo che Mike aveva appena rievocato tramite il giovane serpeverde che fissava con i suoi occhi blu quelli azzurri della mezzo demone.
La donna venne invasa del flusso di pensieri che scaturino dalla mente di Lucas.
Vide con i suoi occhi una ragazza identica a lei che camminava su una via di Amsterdam e si scontrava con un paio d’occhi blu che le fecero venire subito i brividi.
Si sedette al tavolo con lui e un'altra coppia di ragazzi, iniziarono a parlare del più e del meno poi l’altra coppia si allontanò e il ragazzo daglio occhi blu non aspettò più un solo istante e la baciò.
In quello stesso istante Elisabeth si ricordò di quegli avvenimenti e si rese conto che non era la prima volta che li vedeva. Li aveva già sognati qualche settimana prima.
“Funziona” sussurrò Hermione alle spalle di Mike.
Il ricordo scemò e la donna si appoggò distrattamente una mano all’altessa del seno proprio sopra il cuore.
“Ora!” disse il mezzo demone, Lucas si alzò e inchiodò il suo sguardo in quello della donna, sorrise, ma non per scherno, doveva far sembrare tutto vero.
Elisabeth si specchiò in quelle iride profonde e eccolo quasi impercettibile, ma fiebile si sentiva: il battito di un altro cuore.
Heric Broms scattò verso la donna e quando lei si rese contro di quello che stava succedendo era troppo tardi: la lama di un pugnale si era già conficcata a fondo nel suo petto.
Quello che però successe dopo fu un rapido susseguirsi di attimi.
La donna si lasciò cadere a terra con una mano stretta intorno alla lama e il fiato corto, i suoi occhi azzurri si scontrarono in quelli di Heric e lui vi lesse qualcosa di conosciuto, qualcosa di amato.
Si inginocchiò al fianco della mezzo demone e la guardò meglio, il suo respiro si era fatto irregolare, il suo petto si alzava e si abbassava lentamente, segno che al suo cuore mancava davvero poco per fermarsi.
E proprio in quel momento gli occhi della donna cambiarono colore: da azzurri divennero marroni.
Il cuore del demone puro si fermò.
“NO!”
E l’urlo di Mike non arrivò mai in tempo.
Io mi prenderò il mio posto e tu seduta li al mio fianco mi dirai: Destinazione Paradiso.
-Gianluca Grignani-
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Capitolo 74 *** 74. Lo scrittore della parola Fine ***
74. Lo scrittore della parola Fine
Alle porte della Scuola di Magia e Stegoneria di Hogwarts Harry James Potter e Thomas Marslovo Riddle si stavano scontrando per scrivere la parola fine alla Grande Guerra.
Dalle loro bacchette scaturivano due fasci di luce che si scontravano a metà strada, nessuno dei due combattenti dava un solo cenno di cedimento. La battaglia era perfettamente alla pari.
Intonro ai due nemici c’era il silenzio assoluto, il frastuono dello scontro intorno a loro era inestistente, o meglio, nessuno dei due ne sentiva il rumore, erano troppo concentrati l’uno sull’altro per farsi distrarre dalla battaglia.
Una scossa di terremoto li fece vacillare per un istante soltanto, il contatto tra i due incantesimi si annullò. Entrambi guardarono verso l’entrata del castello per capire cosa fosse successo, ma non videro nessuno.
Adesso Harry, coraggio.
Puoi farcela.
Non hai bisogno del mio aiuto.
Puoi vincere tranquillamente da solo.
“Broms” sussurrò il bambino sopravvissuto sentendo i pensieri del demone puro nella testa.
Non hai più bisogno di me.
Sei stato molto bravo.
Ora dagli il colpo di grazia.
Harry puntò la bacchetta contro il Lord Oscuro e lanciò il suo incantesimo, Colui Che Non Deve Essere Nominato pronunciò la sua fattura per contrastare l’attacco del suo nemico, ma qualcosa non funzionò come aveva previsto.
L’incantesimo del Ragazzo Che Era Sopravvissuto era più potente e Lord Voldemort vacillò.
Buona fortuna Harry James Potter.
Il mio compito è finito.
Finalmente ho trovato la pace.
Addio.
Il giovane grifondoro strinse maggiormente la bacchetta mentre una lacrima silenziosa rigava la sua guancia sinistra, puntò il suo sguardo smeraldino in quello di Lord Voldemort e con un ultimo sforzo mise tutte le sue energie in quell’incantesimo che ebbe la forza necessaria per sconfiggere definitivamente il Mago Oscuro.
“E’ finita” sussurrò mentre le gambe non lo regevvano più. Si lasciò cadere a terra a pochi metri dalla bacchetta che fino a pochi secondi prima apparteva al suo nemico.
Si voltò verso il campo di battaglia e vide che tutti si erano fermati: i Mangiamorte si erano arresi, le loro bacchette erano cadute e gli Auror del Ministero della Magia li avevano circondati.
I professori guardavano il loro studente con orgoglio e sorridevano commossi, Remus Lupin e Ninphodora Tonks si avvicinarono al bambino sopravvissuto: “E’ finita, Harry” disse il mannoro, il moro ebbe solo la forza di annuire. L’ex professore di Difesa Contro Le Arti Oscure lo aiutò ad alzarsi e lo fece appoggiare alla sua spalla, “Sei stato molto bravo”.
“Broms è morto” sussurrò Harry, non aveva più la forza di parlare, “Ne sei certo?” chiese l’auror, “Si, ho sentito la sua voce poco prima di eliminare Voldemort. Mi ha detto che finalmente ha trovato la pace” continuò piano, “Devo andare da loro” concluse indicando la porta del castello.
I tre iniziarono a salire la scale che li avrebbero condotti nella scuola, un istante dopo una furia dai capelli rossi si lanciò contro il grifondoro stringendolo forte, Harry si ancorò al corpo di Ginevra Weasley nascondendo il viso nei suoi capelli. “Stai bene” sussurrò contro la pelle del suo collo, “Sapevo che ce l’avresti fatta”. Il moro si specchiò negli occhi della ragazza e sorrise, dopo di che il mondo per un attimo scomparve, visto che la giovane aveva congiunto le loro labbra.
Hermione Jane Granger e Lucas Flatts scattarono verso Heric Broms nell’attimo esatto in cui Mike Broms si smateriallizzò accanto al padre.
Lo afferrò un istante prima che lui cadesse, una piccola lama era conficcatta a fondo nel suo petto, il suo respiro era debole e i suoi occhi si erano fatti improvvisamente lucidi.
“Papà” lo chiamò il mezzo demone, “Avanti. Rispondimi.” Il giovane lo scosse ancora, ma non ottenne nessuna risposta.
Mi ha ripagato con la stessa moneta.
È stata furba.
Mi dispiace.
“Non lo dire” le mani di Mike si strinsero sulle spalle del demone, entre al suo fianco Hermione piangeva in silenzio e Lucas le stringeva una mano.
Sai, forse alla fine è giusto così.
Ora troverò la pace.
Perdonami se non sono stata all’altezza.
Addio Mike.
Il mezzo demone abbassò la testa, i suoi occhi divennero lucidi, ma non pianse. Ti voglio bene, papà.
Anch’io. Tanto.
Quelle ultime parole si persero nel vento. Il cuore di Heric Broms si fermò in quell’istante i suoi occhi trasparenti si chiusero per sempre.
Il giovane Broms piegò la testa e la nascose nell’incavo del collo del padre, tremando lievemente.
Durò solo per pochi secondi, poi alzò il capo e con un gesto veloce estrasse il pugnale dal corpo del demone.
Sentì una mano leggera toccargli una spalla, si voltò e incrociò lo sguardo azzurro di Albus Percival Wulfric Brian Silente, “E’ con lei, adesso”.
“Già” si alzò piano e si lasciò abbracciare dal preside, Lucas passò un braccio intorno alle spalle di Hermione e la strinse forte a se, mentre la grifoncina gli bagnò il collo con calde lacrime.
“Non piangere Occhi d’Oro. Mio padre ha finalmente trovato la pace” disse il mezzo demone un attimo dopo, la ragazza di allontanò dal serpeverde solo per abbracciare Mike. Il ragazzo le accarezzò i capelli, “Sei stata brava. Sai, sei davvero la strega più brillante di questa scuola”.
Hermone sorrise, poi si alzò sulle punte dei piedi e gli baciò teneramente una guancia, Lucas si avvicinò a loro e strinse la spalla del mezzo demone: “Il tuo aiuto è stato determinante” disse Mike guardandolo negli occhi, “E se non ci fossi stato tu, non avrei mai lasciato Jane da sola. Ti ringrazio per averla protetta” gli allongò la mano e il mezzo demone la strinse subito con un piccolo sorriso.
Sentendo dei passi venire nella loro direzione i tre si voltarono ed Hermione sospirò nel vedere che stavano tutti bene: Ron camminana di fianco a Jhon e Melanie, mentre poco distante Harry si muoveva lento sorretto dalle cure amorevoli di Ginevra.
Poco distante da loro l’Ordine della Fenice iniseme ad Amelia e Richard Flatts varcarono le porte di Hogwarts seguita da alcuni Auror.
Hermione abbracciò Ron di slancio mentre Lucas si stringeva al suo amico scozzese scambiandosi un’occhiata complice con Mel.
Un attimo dopo Harry cinse entrambi i suoi migliori amici ed entrambi contraccambiarono il gesto del moretto.
Amelia si avvicinò al figlio e gli baciò una guancia, lui non attese un istante di più e le buttò le braccia al collo, fregandosene di tutti gli occhi che avevano puntati addosso, Jhon e Melanie sorrisero spettatori di quella scena mentre Richard Flatts si avvicinò a Silente.
“E’ finita finalmente” disse Harry dopo essersi separato dai suoi amici, Ginny lo prese per mano e gli sorrise, così come fecero gli altri due grifondoro. Poi il moro fece qualche passo nella direzione di Mike e tendendogli la mano mormoro': “Mi dispiace”. Il suo guardo smeraldino si posò sul corpo senza vita di Heric Broms e le parole del mezzo demone lo riscossero per un attimo: “Non deve dispiacerti, Bambino Sopravvissuto, ora mio padre ha trovato la pace. Forse, come ha detto lui, era giusto così”.
“Che farai ora?” gli chiese Ginevra.
“Tornerò a casa. Voglio seppellirlo accanto a mia madre. Poi non lo so, non è detto che le nostre strade non si rincroceranno un’altra volta” concluse con un piccolo sorriso. “Ora però credo che ci dobbiamo salutare”
“Vai già via, non rimani con noi ancora per un po’?”
“No Occhi d’Oro. Voglio tornare a casa mia”.
Detto questo strinse nuovamente la mano a Harry e Lucas, abbracciò Hermione e poi perse il suo sguardo in quello azzurro del Preside, “Non sparire” gli disse solo l’anziano preside prima di passargli un braccio intorno al collo e attirarlo contro di se, il mezzo demone annuì poi si chinò vicino al corpo del padre e con un cenno del capo, sparì.
Arrivederci.
“Lo rivedremo” disse Harry, passando un braccio intorno alle spalle di Ginevra, “Si, lo credo anch’io” confermò Hermione stringendosi al corpo di Lucas mentre Ron si era allontanato per andare ad abbracciare Lavanda Brown.
Le porte delle varie Sale Comuni erano state aperte dai professori della varie Case, gli Auror del Ministero insieme ad un gruppo sostanzioso di Medimaghi stavano sistemnado il parco di frontre all’entrata della Scuola di Magia di Hogwarts.
Silente osservava il cielo azzurro dalla porta d’entrata del castello, al suo fianco Richard e Amelia Flatts controllavano l’operato dell’Esercito Magico.
Il vecchio preside sorrise nel notare che nessuna nuvola oscurava il sole, Funny volava tranquilla davanti alla scuola, finalmente si poteva scrivere la parola fine sulla Guerra Magica. Ora sarebbe stato solo un nuovo capitolo sui libri di Storia della Magia.
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Capitolo 75 *** Happy Ending ***
75. Happy Ending
Quello che comunemente noi chiamiamo amore,
forse non è altro che un paradosso, un’illusione.
Qualche cosa di cui tutti hanno sempre scritto,
senza veramente mai sapere come fosse fatto.
Hermione Jane Granger stava osservando in sole tramontare all’orizzonte dalla Torre di Astronomia, una leggera brezza le scompigliava i capelli lasciati sciolti sulle spalle, il suo sguardo d’ambra era riflesso nel sole rosso che scompariva dietro le nuvole dando al cielo una tonalità che variava dal giallo al viola.
Non si stancava mai di guardare quello spettacolo, era una delle meraviglie della natura che più amava.
Era ormai passata una settimana dalla battaglia di Hogwarts, i Mangiamorte che erano stati fatti prigionieri erano finiti tutti ad Azkaban.
Pochi giorni prima erano stati celebrati i funerali delle vittime: Severus Piton era stato seppellito vicino alla Scuola di Magia sotto il volere di Albus Silente.
Alcune stelle stavano già facendo capolino nel cielo che piano piano assumeva il colore della notte, una stella, la prima che vide, era veramente luminosa.
Sorrise.
Heric Broms li aveva lasciati, ma la grifoncina era più che convinta che non avrebbe mai smesso di tenerli d’occhio anche da lassù.
La porta dell’aula si aprì dietro le sue spalle, ma lei non si mosse, consapevole della presenza di una persona amata dietro di se.
Due mani delicate, ma nello stesso tempo decise, si posarono sui suoi fianchi, Hermione si lasciò andare contro il petto del giovane serpeverde alle sue spalle.
“Ciao” sussurrò piano, “Ti cercavo, però sapevo che ti avrei trovata qui” Lucas Flatts le baciò una tempia prima di stringerla più forte contro il suo corpo.
Hermione si voltò e allacciò le braccia intorno al collo del giovane, “Ti amo” gli bisigliò contro le labbra prima di baciarlo, senza dargli il tempo di rispondere. Il moro sorrise contro la sua bocca e approfondì il bacio datogli dalla ragazza.
Senza fatica la sollevò dal pavimento e la fece sedere su uno dei banchi dietro di loro, posizionandosi tra le sue gambe, Hermione lo attirò di più contro di lei, facendo scontrare con quel movimento i loro bacini. Il serpeverde immerse una mano tra i suoi ricci mentre con l’altra le accarezzava languidamente un polpaccio, senza smettere però di baciarla.
La ragazza appoggiò entrambe le mani sulle spalle del ragazzo e lo attirò verso il suo corpo, “Jane” sussurrò roco contro le sue labbra, “Forse dovremmo…” ma non fini la frase perché lei aveva iniziato a baciargli il collo facendogli dimenticare quello che voleva dire, “Ti voglio” dichiarò Hermione specchiando il suo sguardo d’oro nell’oceano di Lucas, “Ora” concluse muovendosi sensualmente contro il bacino del giovane.
Il serpeverde sorrise malandrino e la baciò ancora sulla labbra prima di farla scendere dal tavolo, le accarezzò entrambe le guance prima di fermare una mano sul suo collo e baciarla profondamente.
Le loro mani iniziarono a muoversi veloci, accendendo di passione i loro corpi, che non riuscivano a stare sepatati. Lucas si sedette sul suo mantello appoggiando la schiena contro la parete fredda della torre, aiutando Hermione a mettersi a cavalcioni su di se, face scontare i loro bacini facendo sussultare la ragazza, che ancorandosi alle sue spalle riuscì solo a bisbigliare “Fammi tua, ti prego”, prima che il moro appoggiasse entrambe la mani sui fianchi della grifoncina e la guidò dritta sulla sua erezione, unendo cosi finalmente i loro corpi.
Hermione lo baciò lievemente prima di roteare il bacino, strappando cosi al giovane serpeverde un piccolo gemito, lui le sorrise prima di cospargere il collo bianco della ragazza con dei piccoli baci che la fecero vibrare di piacere. I loro corpi avevano iniziato una danza che conoscevano solo loro e quando il piacere li travolse nello stesso attimo, si strinsero talmente forte da diventare quasi un unico essere.
“Ti amo, Jane”
Hermione sorrise senza allontanarsi dal corpo caldo di Lucas, gli bacio la punta del naso e guardandolo negli occhi gli sussurrò: “Ridimmelo”.“Ti amo” ripetè lui, “E non smettere più”. Lucas Flatts la strinse forte a se ridendo: quella ragazza gli aveva davvero cambiato la vita. Ed era certo di una cosa, ora che l’aveva trovata, non l’avrebbe più lasciata andare.
E se invece fosse il solo senso di essere qui,
l’unica ragione per cui valga la pena di,
fare tutto il viaggio e comprendere
quello che comunemente noi chiamiamo amore.
E se fosse l’unico motivo che c’è,
il significato ultimo per cui vivere,
fino in fondo il viaggio e comprendere:
quello che comunemente noi chiamiamo amore.
Harry James Potter stava svogliatamente sfogliando una rivista di Quidditch seduto comodamente su uno dei divani rosso-oro della Sala Comune, alcuni ragazzini dei primi anni stavano finendo di radunare i libri: mancavano pochi giorni alla fine delle lezioni, poi sarebbero tornati a casa.
Il bambino sopravvissuto alzò lo sguardo e lo puntò in quello azzurro di Ronald Weasley che stava seduto ad un tavolo con Lavandra Brown: “Ho deciso che finiti i M.A.G.O inizierò il corso di formazione degli Auror” dichiarò chiudendo la rivista e lasciandola sui cuscini.
“Anch’io fratello. Ci stavo pensando proprio poco fa e ho deciso che anch’io inizierò l’addestramento”
Harry fece un sorriso complice al suo amico di sempre, poi voltandosi verso la porta d’entrate intravide i capelli rossi di Ginevra Weasley e facendo un cenno di saluto alla coppia la seguì fuori dalla Torre di Grifondoro.
“Gin” la rossa si fermò e voltandosi verso il Prescelto gli sorrise, “Stavo andando a fare una passeggiata, vieni con me?”
Harry la raggiunse e la prese per mano intrecciando subito le dita con quelle della ragazza.
Camminarono in silenzio fino alle porte della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, Ginevra si fermò proprio davanti al grande portone puntando il suo sguardo chiaro in quello del giovane: “Non ti mancherà tutto questo?” gli chiese alzando gli occhi al cielo.
“Hogwarts è stata la mia casa per sette anni. Certo che mi mancherà, ma mi mancherà soprattutto il fatto di non poterti vedere tutti i giorni come adesso” rispose abbracciandola dolcemente, la rossa lo strinse forte nascondendo il volto nel suo collo, “Inizierai il corso degli Auror con Ron, vero?”
“Si” le prese il viso tra le mani, “Voglio fare l’Auror come i miei genitori.”
“Sono certa che ce la farai e James e Lily saranno orgogliosi di te, come già sono sicura che lo sono ora” la ragazza si alzò sulle punte congiungendo le sue labbra con quelle del moro, Harry la strinse forte perdendosi completamente sulla bocca di lei, ringraziando il cielo di avere al suo fianco una giovane che lo ami così incondizionatamente come Ginevra.
Quello che comunemente noi chiamiamo amore,
è qualche parola di una poesia o di una canzone.
Forse solo un meccanismo che ci scatta dentro,
solo un istinto che però chiamiamo sentimento.
John Maximilian Carter passò un braccio intorno alle spalle di Melanie Amderson nel momento in cui la ragazza si sedette di fianco al giovane svedese sul divano della Torre di Hogwarts che li ospitava in quei giorni.
Le dette un bacio sulla tempia mentre lei si accoccolava meglio nel suo abbraccio, “Quando arrivano Lucas ed Hermione?” chiese senza separarsi da lui.
“Dovrebbero essere qui tra poco, ma conoscendo il soggetto in questione tutto è possibile!”.
Mel rise leggermente nel sentire la risposta e si spostò piano da John per poterlo guardare negli occhi: “Cosa farà adesso? I suoi probabilmente ritorneranno in Svezia. Se decidono di portarselo dietro, non oso immaginare cosa farà. Lucas non lascerà mai Hermione”
“Già. Non credo che abbiamo ancora decisono, però adesso Lucas ha un aiuto in più: ha riallacciato spendidamente il rapporto con sua madre quindi non credo che lei gli possa fare un torto del genere. Il probema rimane sono il capitano”
“Se resteranno qui però mi mancheranno”
“Anche a me, amore. Senza l’impegno della scuola però possiamo venire a trovarli tutte le volte che vogliamo”
Mel sorrise e si chinò sulle labbra del giovane coinvolgendolo in un dolce bacio, John la strinse forte a se, tuffando una mano tra i suoi capelli ricci.
La svedese lo costrinse deliziosamente a stendersi sopra di lei facendo combaciare i loro corpi, il ragazzo fece forza sulle braccia per non gravarla del suo peso e la fissò dritta negli occhi: “Spero vivamente che Lucas sia in ritardo, perché ti voglio da impazzire” bisbigliò con voce roca, Mel rise e lo attirò nuovamente contro le sue labbra allacciando le gambe ai suoi fianchi.
“Ne sono sicura, amore” sussurrò contro le sue labbra, prima di baciarlo ancora e ancora.
Lo svedese si stese completamente sul corpo della ragazza facendo scontrare i loro bacini frementi, “Ti amo” sussurrò Melanie contro il suo collo, “Anch’io Mel, da morire” bisbigliò John prima di perdersi completamente in quella dolce ragazza dagli occhi blu che gli aveva rubato il cuore.
Come quando ti ho sentito avvicinati a me,
ed il cuore forte ha cominciato a battere,
come la risata contagiosa di un bambino,
come quando tutto sembra un po’ più semplice.
Sulle sponde del Mare di Beaufort al nord del Canada, nell’Isola di Banks un giovane ragazzo guardava fuori dalla finestra della sua camera, il sole sorgere. Proprio davanti alla villa dove abitava, su una piccola collina a picco sul mare si intravedevano due lastre di pietra che sembravano osservare l’alba.
Luce Smith ed Heric Broms.
Le lettere di questi due nomi erano scritti con un’elegante calligrafia gotica e spiccavano sul biancore della pietra sulla quale erano state intagiate.
Mike Broms osservava il sole sorgere all’orizzonte, una leggera brezza gli scompigliò i capelli, ma il mezzo demone parve non accorgersene.
Un leggero bussare alla porta interruppe il flusso di pensieri che gli avevano invaso la mente.
“Avanti” sussurrò, aprendo l’uscio con la telecinesi.
“Perdonate il dusturbo, padroncino” il vecchio Ray rimase sulla soglia con un piccolo pacchetto stretto al petto, “Vieni pure Ray” rispose il ragazzo allontanandosi dalla finestra e voltandosi verso di lui, l’uomo si avvicinò leggermente titubante, “So che non sono affari miei, signorino Mike, ma volevo comunque darvi questo pacchetto” disse porgendogli l’oggetto che fino a poco prima stringeva al petto, “Le ho fatte durante tutti questi anni che ho passato al servizio della vostra famiglia e sono molto addolorato per la perdita del signor Heric, ma credo che sia giunto il momento di donarle a voi” concluse lasciando il pacchetto sulla scrivania.
Mike si avvicinò e senza dire una parola lo aprì, all’interno trovò una guantità incredibile di fotografie di tutti i generi: lui da piccolo mentre giocava in riva al mare, suo padre che leggeva un libro al tramonto, lui e suo padre nelle poche volte che stavano seduti insieme senza discute, altre foto con solo lui come protagoniste e altre di Heric che fumava la pipa nel suo studio oppure che osservava il cielo stellato e poi alcune immagini che gli fecero battere il cuore leggermente. Sua madre. Mentre sorrideva, mentra parlava con suo padre, mentre leggeva un libro in giardino, mentre si accarezzava il ventre quando era in sua attesa.
Momenti classici di vita quotidiana che ora non c’eano più.
Riappoggiò con delicatezza le fotograzie sul tavolo e puntò il suo sguardo in quello di Ray: “Ti ringrazio infinitamente, Ray”.
L’uomo sorrise e chinò il capo, quando si rispecchiò nello sguardo limpido del giovane aveva gli occhi lucidi, “Mancano molto anche a me, padroncino Mike”.
Il mezzo demone sorrise al suo maggiordomo di sempre poil’uomo si congedò dicendo che andava a preparare la colazione. Quando rimase solo nella stanza Mike Broms si voltò nuovamente verso la finestra e puntò il suo sguardo sulle tombe dei suoi genitori: “Dovunque voi siate, spero che siate insieme e nuovamente felici” sussurrò al vento, “Non ve l’ho detto spesso, ma vi voglio bene”.
Un raggio di sole gli illuminò il viso, il mezzo demone sorrise ancora prima di smaterializzarsi via.
Quello che comunemente noi chiamiamo amore
-Max Pezzali-
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