Princess of Violet Rose

di ButterflySeven
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitoli 6 e 7 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 8: *** Capitoli 9 e 10 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 30: *** Capitoli 32 e 33 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 40 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 41 ***
Capitolo 39: *** Capitolo 42 ***
Capitolo 40: *** Capitolo 43 ***
Capitolo 41: *** Capitolo 44 ***
Capitolo 42: *** Capitolo 45 ***
Capitolo 43: *** Capitolo 46 ***
Capitolo 44: *** Capitolo 47 ***
Capitolo 45: *** Capitolo 48 ***
Capitolo 46: *** Capitolo 49 ***
Capitolo 47: *** Capitolo 50 ***
Capitolo 48: *** Capitolo 51 ***
Capitolo 49: *** Capitolo 52 ***
Capitolo 50: *** Capitolo 53 ***
Capitolo 51: *** Capitolo 54 ***
Capitolo 52: *** Capitolo 55 ***
Capitolo 53: *** Capitolo 56 ***
Capitolo 54: *** Capitolo 57 ***
Capitolo 55: *** Capitolo 58 ***
Capitolo 56: *** Capitolo 59 ***
Capitolo 57: *** Capitolo 60 ***
Capitolo 58: *** Capitolo 61 ***
Capitolo 59: *** Capitolo 62 ***
Capitolo 60: *** Capitolo 63 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Questa è la prima ff che pubblico qui, quindi siate clementi... 
Sono una grande appassionata di fantasy e per questo ho deciso di catapultare i protagonisti della storia in un luogo inesistente. E' giusto precisare che alcuni fatti sono cambiati ai fini della ff, ma lo scoprirete leggendo... Vi lascio al primo capitolo e spero che vi piaccia...

Capitolo 1

Un profumo di Rose invadeva la piccola stanza, mischiato al suono del vento ululante tra il vetro sottile ed all’aroma della rugiada tipica del mattino; l’azzurro del cielo ed il pallore del sole si compenetravano all’interno delle mura, creando uno strano gioco di luci ed ombre. Le linee forza partivano possenti dal piccolo vaso posto nel davanzale della finestra e le rose, al suo interno, assumevano i mille colori della vita.
Correva l’anno 2011, precisamente era il 20 Febbraio, un giorno molto speciale per una dolce ragazzina…
Maya guardava le rose e sospirava sognante, spostava il vaso almeno ogni tre secondi, sistemandolo un po’ sopra al tavolino, o accanto alla finestra per poter osservare, in maniera più completa, la variazione cromatica che la luce portava su di esse. Sospirò ancora e ridette. Quel giorno era davvero speciale, non solo oggi era il suo 21esimo compleanno, ma aveva avuto inizio con i doni dell’amato ammiratore…
Maya è una ragazza comune, la sua vita aveva avuto una piega triste per un breve periodo, ricondotto alla morte della madre Haru. Ma la storia era complicata… Se n’era andata di casa per inseguire il sogno di diventare attrice a soli 13 anni, la passione la fece andare avanti, ma alla scoperta di quella triste notizia, il cuore le si spezzò distrutto. La vita riserva delle cose spiacevoli, ma bisogna tornare a ri-vivere prima o poi e lei lo stava facendo giorno dopo giorno, grazie anche a quella persona speciale. Eh sì, perché la piccola, dolce Maya, aveva un ammiratore segreto, che la sosteneva in ogni momento della vita. Fin da subito aveva manifestato il suo affetto-rispetto verso la propria arte, omaggiandola di doni floreali, sempre dello stesso tipo, come quello che aveva di fronte in quel momento. Si avvicinò annusando meglio quell’aroma che le sapeva inspiegabilmente di casa. Il vaso conteneva tutte le varietà di colorazione che le rose avevano: blu, rosse, gialle, bianche, rosa, persino nere. Ma ogni volta si sorprendeva nel non trovare una singola rosa viola. Se l’era sempre chiesto il perché, ma alla fine rinunciava, il suo ammiratore era già molto paziente, figurarsi se doveva badare anche ad un colore mancante… Ma quelli non erano gli unici doni, infatti erano spesso accompagnati da oggetti di ogni tipo: dai vestiti, ad omaggi per i vari set… Addirittura gli aveva regalato il corso di studio. Insomma era più di un amico, era la sua ancora di salvezza.
Maya si avvicinò al letto della stanza, dov’era appoggiato un pacco ed un biglietto. Prese in mano il piccolo foglietto e vi lesse per l’ennesima volta:

Cara Maya,
oggi il sole ti accompagna verso un nuovo cammino,
è l’alba del tuo 21esimo compleanno,
spero che i tuoi sogni si possano realizzare,
ma soprattutto che la ventata della nuova età non ti faccia barcollare.
Rimani per sempre così,
qualsiasi sia il tuo destino,
non aver paura,
affrontalo come hai fatto fino ad ora…
Ricorda che il tuo ammiratore non ti abbandonerà,
MAI!!

I migliori auguri, il tuo ammiratore…


Finito di leggerlo, lo strinse forte al petto e si lasciò cadere nel grande letto, nessuno lo sapeva, ma lei sentiva di amare la persona che la seguiva con tanto amore. Ogni giorno si alzava dal letto felice, perché sapeva che da qualche parte, una persona la stava pensando, si preoccupava della sua salute e persino del suo compleanno. Si sedette nel letto ed aprì il pacco. Spalancò la bocca imitando gli amici pesciolini ed emise un grido di gioia. Sentì il rumore di passi affrettati lungo il corridoio e la porta spalancarsi di botto.
- Maya! Cosa c’è?- Maya si voltò, osservando Rei, l’amica coinquilina. Aveva il viso sconvolto ed impiastrato dal sonno, forse aveva gridato troppo forte. S’imbarazzò della propria infantilità.
- Scusa Rei… Ecco…- guardò il vestito che teneva tra le mani – Ti piace Rei?- disse per cambiare discorso. Vide l’amica osservare prima lei e poi il vestito, temeva che l’avrebbe rimproverata invece…
- Ma è divino!!!- disse strappandoglielo dalle mani – Dove l’hai preso?-
- Me l’ha regalato lui…- Rei la fulminò con lo sguardo.
- Ecco, la solita fortunata… Perché hai un ammiratore ed io no?- disse sconsolata.
- Dai Rei, su con la vita!!- e le regalò uno dei suoi sorrisi pieni di luce.
-Perché non lo metti per stasera? Sakurakoli a che ora ti viene a prendere?-
- Per le sei…- rispose imbarazzata.
- Bene! Diamoci da fare!!- la prese per un polso e la trascinò in bagno, dove le porse l’accappatoio ed infiniti flaconcini da doccia.
- Ecco, usali tutti, devi essere bella improfumata…- Maya guardò prima l’amica e poi i flaconi.
- Tutti? Ma sei sicura? Non m’irrito la pelle?- Il viso di Rei divenne improvvisamente scuro
- Osi forse contraddirmi??- A Maya parve che la differenza d’altezza tra lei e l’amica fosse molto più accentuata del solito. Impaurita, la spinse fuori dal bagno e richiudendosi la porta le disse:
- Tranquilla Rei! Ci metto in un lampo…- Si lasciò cadere lungo la porta ed emise un profondo respiro di sollievo, per quella volta se l’era scampata…
Aprì il getto dell’acqua e come ogni anno si lasciò guidare dal flusso dei ricordi…
La sua memoria aveva inizio a 7 anni, quando la mamma gli preparava da mangiare e l’accompagnava a scuola in modo freddo ed apatico. Non aveva dei ricordi precedenti, la mamma le raccontava che aveva preso una bella botta alla testa, sbattendo con un spigolo della porta a 7 anni* e che questo le aveva procurato una perdita della memoria. Il suo dispiacere era che non ci fossero foto che la ritraevano da neonata, o con il padre. Quello era un argomento tabù, la mamma non gliene aveva fatto mai parola e lei aveva capito da tempo che non avrebbe ceduto su quel tasto. La sua infanzia era caratterizzata anche da ricordi più piacevoli, legati alle sue piccole esperienze come attrice del parco. Ridette al pensiero dell’immensa felicità, che erano in grado di regalarle dei semplici bambini. Con l’avvento della Tsukikage sensei, aveva approfondito il suo rapporto col teatro, fino ad arrivare ai giorni attuali, dove si contendeva il ruolo di Dea Scarlatta contro Ayumi… Poi c’era il campo dell’amore, il suo primo amore l’aveva vissuto da ragazzina, con l’allora collega Satomi, ma non era certo quello che si dice il vero amore… Negli ultimi tempi aveva ripreso a frequentare il suo collega Sakurakoji, anche se pure in questo caso sentiva che non era vero amore… Ma la sua compagnia era piacevole e soprattutto la rispettava tantissimo. Si erano scambiati giusto qualche bacio, non andando mai oltre, soprattutto perché Maya era molto insicura, si sentiva bloccata da qualcosa che non sapeva spiegarsi nemmeno lei. Forse era il pensiero dell’ammiratore che la bloccava, per lei esisteva solo lui come uomo vero e sentiva che se non avesse scoperto chi fosse realmente, non sarebbe mai riuscita a pensare ad altri uomini tanto quanto pensava a lui. Oddio, veramente c’era un altro uomo che occupava la sua mente, ma non era certo per dei sentimenti così belli… Al solo pensiero le scappò una gomitata verso i rubinetti, azionando accidentalmente il getto dell’acqua calda, che per poco non la fece ustionare… Della serie che certe volte ce le mandiamo da soli le brutte cose… Dopo lo spavento, prese l’ennesimo flaconcino e cosparse il corpo minuto del liquido dolciastro. Masumi Hayami era l’uomo più presuntuoso che avesse mai conosciuto, freddo, egoista ed antipatico! Senza contare che era colpa sua la morte della madre. Ma nonostante ciò il loro era un rapporto equilibrato, in maniera indiretta, capiva che ogni sua azione portava sempre a qualcosa di positivo nel suo campo. Certi momenti ne rimaneva affascinata dallo sguardo determinato ed anche apprensivo nei suoi confronti. Come le diceva Rei, non era come le altre attrici, per lei l’uomo aveva sempre qualche tipo di attenzione, anche negative, ma non la lasciava mai in disparte. Certe volte gli faceva pena, lo vedeva sempre solo e poteva giurare di vedere un riflesso di malinconia quando la guardava…
- Uff… Gli uomini…- disse a bassa voce. Chiuse i rubinetti ed avvolgendo il corpo nell’accappatoio, andò a prepararsi per la festa di compleanno.
Qualche ora dopo, Maya era fasciata da un vestitino Rosso che ne risaltava le curve armoniose del proprio corpo. Le scarpe alte erano nere ed ai capelli aveva uno strano fermaglio con tante rose colorate. Era tutto opera dell’amato ammiratore. Per il suo compleanno lo staff de “La Dea Scarlatta”, aveva indetto una festa a suo onore, con tanto di giornalisti e membri di spicco del mondo del teatro.
- Sei bellissima…- Gli disse sakurakoji ad un orecchio, mentre volteggiavano in una musica molto dolce.
- Grazie…- rispose imbarazzata, la mettevano a disagio quei complimenti e la facevano sentire fuoriposto. Il suo corpo le gridava che non era quello il tocco che desiderava… La musica cessò e per lei fu un sollievo – scusa Sakurakoji, vorrei uscire un attimo fuori, mi manca l’aria…- senza aspettare una risposta, si slacciò dall’abbraccio, iniziando a correre nel lungo corridoio in cerca della balconata. Dovette fare parecchia strada, prima di vedere un’ampia porta che dava su di un terrazzo, uscì fuori e respirò la fredda brezza invernale. Un brivido di freddo le percorse le spalle, aveva dimenticato dentro il giaccone, ma all’improvviso sentì su di esse un tocco gentile ed un forte profumo di rose le inebriò la mente, si voltò, specchiandosi nel pozzo di luce degli occhi dell’uomo più freddo del mondo.
- Si prenderà un malore, ragazzina…- disse regalandole un magico sorriso. Maya lo guardò non sapendo se essere infastidita o lusingata dal gesto dell’uomo, che elegantemente aveva poggiato la giacca sulle sue piccole spalle.
- Graze…- disse alla fine. L’uomo camminò qualche metro, affacciandosi al grande giardino che s’intravedeva appena, nel buio della notte. Per istinto anche lei si avvicinò, notando una fitta rete di piante e fiori.
- Questo giardino è il più importante della città per la quantità di rose che vi crescono- disse ammirando malinconico la zona inferiore, illuminata da piccoli faretti. La mente di Maya volò al suo amato ammiratore, le rose erano diventate sue amiche, di qualunque colore esse siano, Maya ne percepiva l’essenza.
- Le amo le rose…- disse all’improvviso – le sento mie, in un certo senso…-
Masumi si lasciò andare in una risata mezza fredda mezza calda.
- Le sente sue? E mi dica… Solo perché un uomo ombra le regala delle rose, lei sente di capirne l’essenza?-
Maya si voltò, come punta da un ago.
- Non è così!- disse furiosa – Io le sento le rose! Le sento gridare dalla terra, ne percepisco l’energia ed ogni colore ne canta la personalità!- Finì con l’avere il fiatone, il suo sguardo era perso nel vuoto ed anche quello di Masumi era sorpreso quanto il suo. Si portò una mano alla bocca – Mi scusi… Io, non so quello che ho detto…-
Masumi le prese una mano e l’agganciò alla sua.
- Invece io lo so…- Posò un piccolo bacio su quella mano, poi la lasciò giusto il tempo di prendere la rosa Bianca che portava all’occhiello.
- Si prepari ragazzina…- le disse guardandola intensamente. Prese nuovamente quella mano e vi posò la rosa, ma accidentalmente, o forse no, la punse.
- AHI!- disse Maya – faccia attenzione!- stava per liberare la presa, quando anche lui posò la mano sulla stessa rosa e Maya sentì un liquido strano uscire da essa, tastò con l’altra mano cos’era e lo portò alla bocca per avere le conferme. Era sangue.
- Ma cosa?...- non ebbe il tempo di rispondere che sentì il vuoto sotto di lei. Gridò impaurita vedendo tutto intorno a lei risucchiarsi come da un buco nero. Vide tutto nero,non riusciva a respirare, il petto era come schiacciato, le orecchie le fischiavano forte, poteva giurare che del sangue fuoriuscissero da esse e dal naso, a causa del troppo dolore. Sentì due braccia forti avvolgerla in modo protettivo; un forte calore, unito ad un senso di sollievo le pervase l’anima, mentre strani vortici neri e biancastri continuavano a trascinarli via da quel mondo tanto amato…

Continua...

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Ecco il secondo capitolo... Volevo ringraziare le persone che mi hanno commentato, spero che la storia vi possa prendere nei prossimi capitoli... Intanto vi lascio al secondo... Grazie!!

Capitolo 2

A Maya parve di fluttuare nel mezzo di un sogno…
Si guardò intorno spaesata, ma vedeva sempre lo stesso panorama. La terra mancava sotto di loro, li circondava solo un vasto vortice blu, alternato da profondi squarci, che da un punto indefinito, si aprivano in maniera casuale in rombi irregolari. Al loro interno, rivelavano frammenti di mondi sconosciuti: vedeva esseri verdi, creature striscianti nel mezzo di strane vallate blu, grattacieli che s’innalzavano alti in un cielo verde e giallo. Il vortice spazio-temporale, li stava conducendo in un punto ben fisso nella mente di Masumi, mentre Maya, tra le sue braccia, batteva i denti e tremava in preda al terrore. Masumi chiuse gli occhi e stringendo le mani alle sue, si concentrò ed emise un piccolo sussurro. Dall’unione delle loro mani, si sprigionò una strana luce dorata, che aprendosi ad arco, originò una bolla d’aria dove Maya potè tornare a respirare. Si portò le mani alla gola, lasciandosi cadere nella struttura molle, ancora un istante e sarebbe soffocata. Masumi si chinò su di lei e le sollevò il viso, vi soffiò piano, sprigionando un tiepido venticello che la fece tornare ad una condizione più regolare di respirazione.
- Ti chiedo scusa, non sapevo quale sarebbe stata la tua reazione ai viaggi spazio-temporali…- Maya spalancò gli occhi ed in preda alla disperazione gridò più forte. La bolla d’aria rischiò di frantumarsi, così, Masumi, poggiò una mano nel punto di rottura ed emettendo piccole parole, risanò il danno – vedo che non sei ancora pronta… Molto bene…- Alzò con forza il suo corpo e l’attirò verso di se – si tenga stretta, ragazzina, o rischierà di avere nuovamente dolori alle orecchie…- Intuendo il pericolo, Maya si strinse nel suo petto, serrando gli occhi in attesa del dolore. Masumi sussultò, il tocco dolce della sua mano stretta alla giacca, lo fece barcollare giusto un attimo, tanto che la bolla, rischiò di entrare in una spaccatura temporale non loro. Aumentò la velocità della bolla e prese ad ispezionare i vari pezzi di puzzle che li circondavano. Maya intanto, era in preda a vere e proprie crisi, non capiva dov’erano, cosa stavano facendo, dove stavano andando. Piccole lacrime le inondarono il viso ed istintivamente, cinse le piccole braccia nella vita di lui e pianse lacrime amare. Voleva svegliarsi, voleva sentirsi dire che era tutto uno scherzo, o che faceva parte di una nuova rappresentazione teatrale molto realista. Masumi le parlava, ma lei non sentiva, le orecchie avevano ripreso a fischiare, anche se adesso non aveva più la sensazione di vuoto e di soffocamento. Poi sentì la bolla sterzare in una direzione particolare.
- Tieniti stretta!- sentì dire e così, afferrò più saldamente la vita di lui. Adesso l’avvertiva, sentiva un forte vento far tremare la bolla, vennero risucchiati da uno dei mondi e maya sentì la bolla scoppiare a contatto con la spaccatura temporale. Gridò, mentre una raffica di vento la fece separare da Masumi, che prontamente la riafferrò per una mano, costringendola a schiacciarsi contro il proprio petto. Maya sentì echeggiare una voce potente nell’aria, alzò il viso, vedendo gli occhi di Masumi farsi inspiegabilmente bianchi e strane ciocche di capelli molto più lunghe, crescere a dismisura arrivando fin sotto il petto. Stavano precipitando, ma dal nulla spuntò un enorme petalo di rosa. Sentì la corsa diminuire e finalmente si fermarono nel bel mezzo dell’aria. Il petalo si arrestò accanto a loro, Masumi la prese per mano e la fece sedere in una punta di essa.
- Si accomodi, il viaggio sarà meno lungo di quello temporale, ma anche più rilassante…- Vide la ragazza osservarlo con sguardo assente, com’era indifeso quel piccolo corpo, presto si sarebbe ritrovata ad affrontare cose molto peggiori di quelle. Il suo sguardo volò nel panorama che li circondava. Una grande vallata si stendeva all’orizzonte, con qualche chiazza blu, gialla, rossa… E poi, più lontano di tutti, vedeva una grande chiazza nera. Si rabbuiò, aveva conquistato altri territori nella loro assenza…
- Sigh… dove siamo? Perché voliamo? Cos’era quello di prima?- Si voltò, Maya aveva il viso solcato da profonde lacrime, mentre rughe non consuete per la sua età, manifestavano il senso di dolore ancora taciuto. Masumi s’intenerì, così, abbandonò la sua postazione per sedersi accanto a lei, le cinse le spalle con un braccio e l’attirò al suo petto confortandola.
- Maya…- iniziò – quello che sto per dirti potrà sembrare assurdo, ma ti prego di ascoltarmi attentamente…- fece una pausa, nel quale le asciugò le lacrime – Da dove inizio… Forse dal principio, che ne dici?- Maya annuì e lui continuò – Quello che stiamo sorvolando non è il mondo da cui siamo venuti, bensì è il tuo paese d’origine…- Maya aprì la bocca, ma lui posò un dito eleganetemente – Shh, non dire niente, fammi finire… Vedi quel posto laggiù?- Gl’indico col dito una chiazza colorata, che dall’alto sembrava avere i colori dell’arcobaleno – quello è il tuo paese: il regno delle rose…-
- Come il mio paese?- disse esterrefatta. Masumi chinò il capo, i ricordi andarono a circa 14 anni prima.
- Avvicinati Maya, credo che così facciamo prima…- Masumi poggiò la mano sulla testa di lei, mentre il solito sguardo vuoto lo fece animare, i lunghi capelli biondi fluttuavano al ritmo del vento, o meglio dall’energia proveniente da quella mano, la voce possente uscì nuovamente dalle sue labbra, mentre Maya osservava un dettaglio che prima gli era sfuggito, le orecchie… Ma poi vide tutto azzurro, sentì un forte dolore al cranio, si portò le mani alla testa, mentre piccoli scintillii uscivano dalla mano di Masumi per essere assorbiti da lei; una forte luce l’invase, i capelli crebbero di molti centimetri, sentì la forma delle orecchie allungarsi verso l’esterno, mentre si acutizzarono i suoni e la percezione dei colori si arricchiva dell’ultravioletto. All’interno della mente, scorrevano come flashback immagini della sua infanzia…
Vedeva Masumi giocare con lei a cinque anni in un immenso prato di rose colorate, la nonna Chigusa camminava felice con nonno Ichiren, papà e mamma si rincorrevano nel prato e la cuginetta Ayumi si litigava con Rei per chi dovesse raccogliere un fiore. Maya si avvicinò alla mamma, regalandogli una bellissima rosa bianca, la donna si abbassò posando un tenero bacio sulla sua guancia, ma Maya non riusciva a vedere il suo volto, a differenza degli altri, il suo era sfocato…
Il ricordo cambiò, adesso vedeva una bimba piangere impaurita mentre si teneva le coperte davanti al corpo a mo di protezione. Un pugnale s’illuminò all’ennesimo fulmine e la donna lo portò ad altezza della testa della bimba. Urlò la piccola Maya, mentre parecchie figure lanciarono filamenti bianchi dalle mani, in direzione della donna. Una risata gelida latrò la notte oscura. Si avvicinò maggiormente alla bambina, mentre un cavaliere biondo pronunciava strane parole evocando a se la potenza dei fulmini e la rabbia delle rose. Con una liana spinata, bloccò la mano della donna strattonandola via dal corpo della bambina, un ulteriore cavaliere si avvicinò, prendendo la piccola Maya e conducendola via da quel burbero posto.
Il ricordo cambiò nuovamente… La piccola Maya piangeva disperata tra le braccia del papà, la nonna la guardava con affetto, mentre Masumi ed Hijiri si salutavano in maniera fraterna.
- Non voglio andare!!- Gridò la piccola – voglio restare con voi…sigh!- strattonò violentemente il giovane padre, corse in direzione della nonna, scuotendola poi per il manto nero tanto inconsueto a lei, amante dei colori – NONNA!! Per favore… Voglio restare con te… io, sigh! Il nonno Ichiren…-
- Maya, adesso basta!- indietreggiò, facendo cadere la piccola – il nonno Ichiren è morto per salvarti, adesso devi andare con il cavaliere hayami, lui ti proteggerà da qualsiasi male…- la bimba aveva i lacrimoni, le faceva così tenerezza la sua piccolina… Si chinò, asciugando con affetto quei piccoli fiumi – ascolta Maya… Anche se sei una bambina, rimani l’ultima principessa del regno delle rose… Sei l’ultima speranza per il regno. Devi crescere forte e determinata in un mondo non nostro, al sicuro dalla regina del regno delle orchidee… Tu lo capisci, vero maya?- La bimba guardò intensamente la nonna, chinò il capo colpevole.
- Sì nonna, lo capisco…- Chigusa emise un sospiro di sollievo, baciò la nipote su entrambe le guanciotte e l’abbracciò forte – nonna… Ma io quando torno?- Chigusa si lanciò uno sguardo complice con Masumi e fu l’uomo stesso a rispondergli.
- Molto presto, principessa… Saranno 21 anni, per quelli terrestri, mentre quando arriverai nel nostro mondo ne avrai 100- la bimba lo guardò illuminandosi
- Perché sono un mezz’elfo?- Masumi sorrise all’intelligenza della bimba.
- Si, piccola Maya… Gli uomini hanno vita più breve della nostra…- Poi si alzò, prendendo la bimba per una mano – E’ ora, vostre signorie… Spero di vedervi presto…- Con un ultimo breve inchino, Maya e Masumi sparirono, inghiottiti da un unico fascio blu.
Maya venne percossa da lunghi brividi, mentre finalmente riprendeva possesso del proprio corpo.
- Nonna! Papà…- fissò l’elfo davanti a lei – Masumi!! Mio cavaliere…- disse buttandosi sopra all’uomo.
- Lieto che abbia riacquistato la memoria, principessa-
- Oh, Cavalier Hayami, mi scuso se mi sono comportata in una maniera tanto ostile nei vostri riguardi… Voi vi siete sacrificato, siete rimasto lontano dal regno delle Rose, solo per proteggermi…-
- Maestà, la prego, non si rechi altro dolore…- Si abbracciarono per un tempo molto lungo, dove entrambi assaporavano la felicità di tornare a casa…
Maya adesso si spiegava molte cose… Il perché del senso di appartenenza alle rose, il profumo di Rosa che Masumi emetteva, quegli strani sogni che la vedevano bambina in un mare di rose colorate.
- Perché non mi ricordavo niente?- Chiese spezzando il contatto col cavaliere
- Ti ho fatto un incantesimo sulla memoria. Non dovevi ricordare, o non avresti condotto una vita serena…- la guardò afflitto, mentre il grande petalo rosa li conduceva nel Regno tanto amato – vedi Maya, era importante che non avessi squilibri a livello emotivo… Tu ricordi tutto?-
- Non tutto, ho solo dei flash del passato…-
- E’ normale, ci vuole tempo per riacquistare 7 anni di ricordi… Ti racconterò la storia del nostro popolo…-
Guardò l’immensità dei colori sotto di loro – Il mondo che oggi abbiamo lasciato si chiama “Terra”, questo è il mondo “Flowers”, fanno parte di esso diversi regni, tra cui il nostro, il regno delle rose… Il nostro regno, composto prevalentemente da elfi e una piccola percentuale di mezz’elfi, tra le quali tu ed il ramo di Ichiren, è da sempre in conflitto con il regno delle orchidee, dove vivono creature sia buone che malvage… Spesso le creature buone, mezz’elfi principalmente, sono dei prigionieri, o comunque lo erano i loro antenati, che generazione dopo generazione, si sono integrati con il loro regno - fece una pausa, per vedere se Maya aveva dubbi, ma vedendola serena continuò – la lotta tra i due regni, è antica e millenaria, ma c’è stato un periodo, dove i due regni hanno vissuto in armonia…-
- Quando ero bambina io…- concluse Maya
- Esatto… Per anni abbiamo vissuto in tregua, ma un giorno, la regina che credevamo alleata, approfittò della nostra distrazione per tentare di uccidere la sua futura rivale, tu…-
- Mi ricordo… Non vedo il suo viso chiaramente, ma ricordo di te che l’hai fermata e di Hijiri che mi ha portato via…- il suo volto s’intristì, ricordava anche un’altra cosa…
- Maya, quella notte parecchie vite furono spezzate, ci tesero un attacco a sorpresa, non eravamo preparati e tra di loro morì anche tuo nonno…- Il viso dolce del nonno fece irruzione tra i ricordi, era un uomo buono, amante della buona arte, ma che negli ultimi tempi era in ansia per il destino del popolo delle rose
- Nonno…- disse maya con un filo di voce, prese a piangere forte, ma Masumi prontamente, la sostenne tra le sue braccia e le asciugò le lacrime come parecchi anni prima aveva fatto la nonna Chigusa.
- Capisci adesso? La tua protezione era la priorità, dovevi vivere e crescere per combattere la Regina del regno delle Orchidee, ma soprattutto per salire al trono del Regno delle Rose, in successione di tuo padre…-
Maya adesso aveva una panoramica più precisa degli eventi, ma pensava anche al mondo appena lasciato.
- Quindi Haru non era mia madre?- chiese con un filo di voce
- No, Maya… Per non farci trovare, abbiamo preso i posti dei nostri alter-ego della Terra… Ciò che ci legava a loro, non appartiene a noi… Riavranno i loro ricordi, anzi, credo che li abbiano appena riassorbiti, per loro sarà come se non fosse successo niente, la loro vita continuerà con le esperienze vissute da noi per questi 14 anni…-
- Quindi nessuno capirà che noi siamo spariti?- chiese addolorata, le dispiaceva che Rei, Sakurakoji e gli altri non avrebbero sentito la sua mancanza.
- No, Maya… Noi abbiamo preso le sembianze umane, nascondendo le fattezze elfiche, riducendo i nostri poteri a zero, in modo da poterci uniformare con il loro mondo. Vivere nei loro corpi è stato più facile che sopravvivere con i nostri…-
- Quindi abbiamo riacquistato il nostro aspetto con l’impatto atmosferico?- chiese osservando il taglio a mandorla degli occhi di lui, i lunghi capelli biondi, le orecchie appuntite e l’alone mistico che emanava.
- Io ho riacquistato i poteri venendo a contatto con il tuo sangue- vero! Adesso maya capiva… La rosa l’aveva punta per mischiare il loro sangue ed uniti con la rosa aprire il varco temporale per il ritorno a Flowers – tu invece- riprese il cavaliere – hai riacquistato poteri e memoria con un mio incantesimo, eri sotto protezione ed adesso ne sei libera…-
Maya osservò il mondo scorrere sotto di loro, adesso le vedeva in lontananza, i piccoli punti colorati che delineavano il regno delle rose… Sorrise, stava per tornare a casa
- Papà…- sussurrò prima di svenire dalla stanchezza e dall’intensità di quel pazzo 21esimo compleanno.
Masumi l’afferrò prima che cadesse dal grande petalo, accarezzò i lunghi capelli scuri, era affezionato a quella ragazzina, che da adesso doveva trattare come principessa e non come sua pari.
- Dormi bene, mia principessa…- Posò un piccolo bacio sulla fronte distesa dal sonno. La guardò per un tempo molto lungo, nonostante i conflitti sulla terra non aveva mai smesso di voler bene a quel piccolo fiore…

Continua… 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Scusate se non ho postato mercoledì e ieri, spero di farmi perdonare con questo capitolo, nella speranza che la storia non risulti strana...


Capitolo 3

Il sole penetrava dolcemente all’interno della grande stanza, accarezzando il volto sereno di una giovane ragazza. Maya riposava tranquilla, era rannicchiata su di un fianco, i lunghi capelli scuri, ricadevano in modo disordinato sull’ampio cuscino, all’interno di una mano era riposta una candida rosa bianca. Ma il sole birichino le chiedeva di alzarsi, così, posò un raggio su di una guancia, baciandola lievemente. Maya si voltò infastidita dall’insistenza del signor sole, ma all’improvviso sentì il rumore della porta aprirsi ed un ulteriore peso aggiungersi al lato dell’ampio letto.
- Maya… Stai dormendo?- A Maya venne un colpo, riconosceva quella voce… Spalancò gli occhi e si tirò a sedere, saltando al collo dell’ospite.
- Rei!!- disse mentre profonde lacrime inondavano i visi di entrambe – Oh Rei, mi sei mancata!-
- Anche tu, mia principessa…- Rei era la sua migliore amica, sin da piccole avevano maturato un rapporto speciale, quindi, era stata nominata sua dama di compagnia – come stai?- le chiese asciugandosi le lacrime.
- Mi sento strana, non vi vedo da così tanto tempo…- la osservò, era proprio come la Rei della Terra – sai, è come se ti avessi avuta sempre accanto, il tuo alter-ego della terra era la mia coinquilina…-
- Ma va!...- disse esterrefatta – Daiiiiii, raccontami qualcosa…-
- Ok!- iniziò a raccontargli delle mille avventure nella terra, dalla famiglia, al teatro, al rapporto con Rei, la signora Tsukikage e di quello burrascoso col cavaliere…
-Ma dai, non ci credo che avevate un rapporto così brutto…- disse Rei mentre aiutava l’amica a vestirsi.
- E invece ti dico che è così! E’ stato scortese e presuntuoso!!-
- A me non sembra che sia così antipatico…-
- E tu come lo sai?- disse voltandosi per guardarsi allo specchio, indossava un velato vestito azzurro, molto leggero e che le arrivava fino ai piedi. Ai capelli portava una piccola rosa bianca, mentre delle ciocche cadevano dai lati del volto.
- Beh, diciamo che ti ha portata in braccio fino a questa stanza mentre eri svenuta e che non se n’è andato fino a quando non gli ho dato il cambio di sorveglianza- Maya scattò sul posto, ruotò i lunghi capelli, rischiando di cavare gli occhi all’amica.
- Vuoi dire che è rimasto con me mentre dormivo?-
- Esatto mia cara…- disse Rei posando una mano sulla sua spalla – credimi, quell’uomo è tutto meno che freddo… Sotto quei vestiti in pelle, scorre un sangue caliente, lasciatelo dire!- Maya arrossì
- Ma cosa dici Rei!!- l’amica attaccò a ridere, poi si voltò per andare alla porta.
- Io devo andare, ci vediamo al salone, ti aspettano tutti…- ed uscì.
Maya si lasciò cadere su di una sedia intagliata a forma di rosa. Con lo sguardo, ispezionò la stanza estasiata. Era molto ampia, una grande vetrata con intarsi a forma di rosa, si aprivano su una veranda; le tende avevano una sfumatura che prendeva i tipici colori delle rose: rosse, rosa, bianche, blu, gialle, nere; al centro della stanza a semicerchio, vi era un grande letto circolare, con accanto un comodino ed una sedia a forma di rosa (quella dov’era seduta); frontalmente a lei, vi era una grande libreria, si alzò per vedere di cosa trattassero, fece scorrere l’indice sui vari titoli, fino ad arrivare ad uno particolare “I mille colori della Vita” il viso le s’illuminò, era il suo libro preferito, prese a camminare sopra un grande tappeto colorato, poi si fermò alla sinistra del letto, dove c’era un piccolo salottino composto da: divano, due poltroncine ed al centro un tavolinetto di cristallo a forma di rosa, colorato di tutte le sue tinte. Si sedette sul divano ed aprì il libro. Vi erano spiegate tutte le arti presenti nel regno, ma la sua parte preferita era quella dove si spiegava la “particolarità” delle abitazioni.

“Il Regno delle Rose, ha la sua tipicità nelle splendide dimore, divenute elle stesse vere opere d’Arte. Oltre alla prestigiosa fattura con cui vengono costruite (legno ricavato da alberi morti, ma che grazie a particolari lavorazioni, rappresentano una base solida e massiccia con cui poter costruire), ben nota è la forma che le case assumono: da una base non molto ampia, s’innalzano al cielo forme a spirale, ricreando delle rose vere e proprie. Se ci si avvicina meglio, si potranno notare dei decori richiamanti la natura e gli animali, con profondi ghirigori, simili a radici, ad ornare il tutto, dando un effetto molto caratteristico. Ogni casa ha un’altezza differente, in relazione agli abitanti che deve contenere; molte addirittura, si diramano a più rose da un unico perno. Ad esempio, il Palazzo Reale, è composto da un numero elevato di rose ed un’unica più alta e più ampia delle altre, si eleva nell’immensità del cielo; questa sala, è adibita ai ricevimenti ed alle feste elfiche, è accessibile a tutti, come del resto le varie parti del palazzo.
Ma la caratteristica di queste abitazioni, sta nell’animo che risiede in esse stesse. Ebbene, una rosa che si rispetti, porta un colore, grazie ad esso se ne intuisce la personalità e l’essenza, ma una casa, che racchiude in se diverse anime, non può avere un unico colore, sarebbe riduttivo. Così, l’anima dell’abitazione, riflette l’animo di chi risiede in essa, spieghiamoci meglio. Se l’animo di chi ci abita, è felice, la casa assumerà il colore bianco, come la rosa bianca, che nell’ideologia del regno, rappresenta la felicità; diversamente, se l’animo è pieno di gelosia o rancore, la casa assumerà le sfumature del giallo, simbolo della gelosia; se l’anima è serena, la casa diverrà rosa, tinta della quiete e dell’armonia; se nel cuore divampa la passione, l’abitazione assumerà le tinte del rosso, simbolo dell’amore; se c’è la rabbia e l’incomprensione, la casa assumerà le tinte del blu, ma vale anche per un momento triste o buio, o semplicemente riflessivo, le rose blu hanno più significati, quindi in relazione ad esse si hanno le rose-casa; ma vi sono anche i sentimenti negativi, se la rosa blu rappresenta il limite accettabile per il rancore, quando l’abitazione diventa nera, l’animo di chi ci abita sarà invaso dall’oscurità e dal male. Tipico di questo colore, sono le abitazioni del regno delle orchidee, dove risiede un animo cattivo e ostile nei confronti degli altri.
Grazie alla caratteristica delle case, è stato possibile individuare le spie e chi esercitava un potere maligno. Ma non basta, gli animi potenti, spesso riescono a piegare l’animo della casa, facendolo diventare una vittima tanto quanto gli altri…”


E poi continuava… Maya osservò le illustrazioni, stupendosi di non trovare nessuna riconduzione al colore viola. Da bambina non poteva saperlo, ma ora si chiedeva il perché nel loro regno mancava quel tipo di rosa. Alzò gli occhi sul soffitto a cupola, sapientemente decorato con grandi rose colorate intrecciate tra loro. Si alzò, posò il libro al suo posto e diede un’ultima sistemata ai capelli. Uscita dalla camera, gli occhi di tutti i passanti si puntavano su di lei, non conosceva tutte quelle persone, uno perché era appena un bambina quando abbandonò il regno e due perché i ricordi non erano tornati del tutto. Le sembrava tutto così diverso… Le ampie vetrate illuminavano i corridoi e le scalinate. Con una mano, tastava la compattezza dell’appoggia mano, che serpeggiava in maniera elegante lungo la scalinata. Arrivata all’ultimo gradino, girò a destra ed emettendo un lungo respiro, spalancò la porta del salone.
Le gambe diventarono molli, lacrime iniziarono ad uscire a fiume, il labbro tremò, stava per cadere quando due forti braccia la mantennero in piedi. Davanti a lei c’erano tutti, dalla nonna, alla cugina Ayumi, agli zii, Rei, le guardie e qualche rappresentante del regno.
- Fatti forza, Maya…- le disse la voce alle sue spalle – sono qui solo per te…- si voltò incontrando gli occhi cielo del cavaliere Hayami, annuì e più decisa entrò. Ad ogni passo, diede una forza sempre maggiore, vide la nonna fare lo stesso, fino a ritrovarsi abbracciate, abbandonate al suolo e con gli occhi pieni di lacrime.
- NONNA!!!!!!!!!!!!- gridò disperata, le era mancata tantissimo.
- Maya, nipote adorata…- la donna si aggrappava a Maya con una disperazione talmente forte, che Maya sussultò, non aveva mai visto la nonna vacillare davanti a lei – oh, Maya… Finalmente torni da noi, ne avevamo tanto bisogno… Oh, mia dolce bambina, fatti guardare…- la prese per le mani ed insieme si alzarono, Maya era in imbarazzo, tanta gente estranea la fissava incuriosita – Maya, sei cresciuta tantissimo!!-
- Oh nonna…- non resistendo saltò al collo della signora.
Poco dopo, si ritrovò a salutare i vecchi amici e parenti. Ayumi era la reincarnazione dell’Ayumi della terra, stessi modi eleganti, stessa femminilità. Però si stava preoccupando… Non vedeva il padre… Nella sua mente si formò l’immagine di un uomo alto e bello, dai lunghi capelli neri legati a coda, occhi cristallini e labbra sottili, spalle larghe e forti… Ripercorse la stanza con lo sguardo, ma non lo vedeva… E non c’era nemmeno la madre… Alla sua partenza, ben 14 anni prima, non era presente, le avevano detto che era rimasta ferita gravemente in seguito alla lotta, che non fosse guarita? Piena di pensieri si avvicinò alla nonna, che si trovava nella zona opposta della sala. Parecchia gente la intratteneva, ma lei salutava educatamente e proseguiva nel suo cammino.
- Nonna…- iniziò arrivando col fiatone dalla donna – nonna, dove sono mamma e papà, perché non ci sono?- il volto di Chigusa divenne una maschera di ghiaccio, posò il bicchiere che teneva in mano lungo un vassoio, lanciò un’occhiata a Genzo, suo fidato consigliere di corte, per poi tornare a guardare Maya.
- Vieni Maya, facciamo due passi… - la donna si avviò verso la porta e Maya la seguì, ma un attimo prima di uscire si voltò – vogliate scusarci signori, vorrei scambiare due parole con la mia amata nipote, vi ringrazio per l’accoglienza che le avete riservato…- e fece un piccolo inchino, lanciò un’occhiata a Maya, facendole capire d’imitarla, ma ne uscì un inchino rozzo e frettoloso. Alcuni ridettero alla sua buffezza, un sorriso si aprì sulle labbra di Chigusa, era da tanto che non sentiva i sudditi ridere allegri…
Qualche minuto dopo, si trovarono a passeggiare nel chiostro del palazzo. Il cielo era limpido, rifletteva un bellissimo rosa tra le mura del palazzo.
- Finalmente è tornata la serenità…- disse Chigusa come a leggere nei suoi pensieri – sai Maya!? Fino a ieri queste mura erano blu notte, così incerte, dubbiose e furiose anche…- Maya la guardò non capendo.
- Perché nonna?- la donna la condusse in una panchina al centro del prato.
- Maya, ci sono delle cose che non sai, perché ti sono state taciute sin dalla tua partenza… Ma ci sono cose che tu non sai, perché avvenute dopo il tuo allontanamento…- Il cuore di Maya accelerò i suoi battiti, aveva un brutto presentimento.
- Cosa non so?- la nonna la guardava afflitta, allora si alzò in piedi e suo malgrado urlò – cosa non so? Rispondi nonna!!!- la nonna emise un lungo sospiro
- Siediti, Maya…- obbedì, quel tono era duro, ma anche estremamente serio – Maya, perdonaci se non ti abbiamo detto niente prima, ma sappi che lo abbiamo fatto per il tuo bene…- respirò nuovamente, poi ruotò il busto e prese le mani della nipote tra le sue – Maya… Ti ricordi la notte in cui il nonno morì?-
- Si nonna, me lo ricordo…- un groppo alla gola le impediva d’inghiottire, il cuore martellava impazzito, mentre lo sguardo della donna si faceva sempre più buio.
- Quella notte non fu l’unica persona a perdere la vita…- Maya la guardava preoccupata, serrò la presa alle mani, mentre iniziavano a sudare freddo - … hanno ucciso pure la mamma…- chinò il capo, mentre il mondo di Maya crollò in un istante… Non ricordava il viso della madre, ma ne sentiva l’estrema dolcezza, si toccò una guancia, le sue labbra si erano posate tante volte su di esse… Percepiva il vuoto attorno a se, ma un dubbio ancora più atroce le balenò. Cacciò indietro un singhiozzo e prendendo coraggio disse:
- Nonna, dov’è papà? Dov’è tuo figlio?...- la donna interruppe bruscamente il contatto tra le mani e prese a passeggiare nervosamente attorno alla panchina.
- Maya, quando voi siete andati via, la Regina delle Orchidee ha approfittato della nostra impreparazione per avanzare nella conquista dei territori, il paese dei Girasoli è ormai suo…- Maya si portò le mani alla bocca, il paese dei girasoli era da sempre uno dei più potenti – la macchia nera va diffondendosi rapidamente… Allora ci siamo ritrovati a combattere un nemico più forte e che si armava di nuovi guerrieri giorno dopo giorno…- aumentò il passo della camminata, mentre il volto si corrugava sempre più – il nostro popolo è stato ridotto alla metà e tra essi persero la vita molte persone a noi care…- Maya tremò, non poteva essere… - Maya, ascoltami…- Chigusa si chinò sulla nipote, prese nuovamente quelle mani e ci giocò per un po’ – tuo padre era una persona coraggiosa – il cuore di Maya perse un battito – amava il suo popolo ed ha lottato con le unghie e con i denti per difenderlo- un macigno stava iniziando la sua scalata, in direzione della testa di Maya.
- Nonna…- disse tremante – cosa vuoi dirmi?...- un fiume di lacrime colarono dagli occhi di Chigusa, che non resistendo, si aggrappò alla nipote come se fosse l’unica cosa che la tenevano legata al mondo, perché ormai quella era la triste realtà…
- E’ morto Maya…- disse in preda ad attacchi di convulsione. Ecco, il macigno era crollato sulla sua testa, non sentiva niente, il peso della nonna era pari a quello di una piuma, perché il dolore dell’anima, non ha eguali. Le faceva male il cuore, non respirava. Sentì gli occhi chiudersi dalla troppa fatica nel rimanere aperti, le forze l’abbandonarono, il corpo divenne un peso morto, sentì solo un forte dolore alla testa, mentre cadeva inerme ad un lato della panchina, sentì un urlo echeggiare in lei, ma era troppo distante per poterne sentire l’intensità. Per un attimo vide il sorriso della Maya della terra, così felice alla scoperta della nomina a dea scarlatta. Adesso, intorno a lei, c’era un grande mare nero.
E tutto tace…

Continua

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


 Rieccomi, scusate l'attesa... Ho passato gli ultimi giorni a leggere l'ultimo libro della saga di Eragon ed ero talmente presa che non ho postato XD
Grazie mille a tutti e buona lettura!!


Capitolo 4

I giorni a seguire furono avvolti nell’ombra. Maya non usciva di stanza, quasi non mangiava e non beveva. Passava il tempo a riflettere sulla sua vita, ripensava a ciò che ricordava del suo passato, alla sua vita nella terra, a quello che l’altra Maya stava facendo, magari a quest’ora era già diventata Dea Scarlatta. La sua vita era cambiata, perché il primo a mutare era stato l’animo. Si sentiva spezzata, frantumata, non aveva nessuno stimolo alla vita. Il grande letto era l’unico conforto rimastogli, piangeva su di esso l’amarezza verso la crudeltà e l’ingiustizia; non aveva avuto il tempo nemmeno per salutarli, la sua mamma e il suo papà, così come nonno Ichiren…
Rei andava a farle visita ogni giorno, ma Maya la faceva entrare rimanendo in un gelido silenzio. Oltre a lei non aveva voluto vedere nessuno, sapeva ch’era sbagliato, ma sentiva che quel dolore doveva essere assorbito in solitudine, voleva imprimerlo a marchio indelebile sul proprio corpo e tramutarlo in senso di giustizia e vendetta. La regina delle Orchidee l’avrebbe pagata per averla fatta separare dai genitori e per aver distrutto interi regni. Era tornata per un motivo ben preciso: combattere. Suo padre si era sacrificato per il bene del popolo, glielo sentiva dire ogni notte. Nei suoi incubi, le diceva di risollevarsi ed uscire dal vortice d’oscurità che la stava incatenando, doveva trarre da questa esperienza, la forza per affrontare il proprio destino… Continuava a ripeterle, che se lui era morto non era certo per una coincidenza, “a questo mondo non esistono le coincidenze poiché vi è solo l’Inevitabile, che dall’alto muove le sue pedine per il raggiungimento del fine comune”, era solito dirle.
Era una mattina pallida e nuvolosa, come il suo animo d’altronde. Stesa sul letto contemplava le nubi oscurare la stanza, quando ad un tratto bussarono alla porta.
- Non voglio vedere nessuno!- rispose risoluta avvinghiandosi maggiormente al soffice cuscino.
- Apra, non faccia i capricci!- Maya sussultò, era la voce del cavalier Hayami.
- Ho detto che non voglio vedere nessuno!!- urlò sempre più infuriata. L’uomo tentò di aprire la porta in modo delicato, ma poi iniziò a strattonarla con forza.
- Mi lasci entrare, non voglio ricorrere alla magia, non è degna di essere usata per certi fini- iniziò a darle profonde spallate, tanto che la giovane dovette alzarsi e serrare col proprio peso la porta. Ma quel gioco di forze, la portò ad avere uno strappo muscolare ad un braccio.
- AHI!!!!- urlò disperata accasciandosi al suolo. Masumi dall’altro lato non se lo fece ripetere una seconda volta e con un’unica potente spallata, aprì quella misera barriera. La vide così, con i vestiti malconci, i capelli scompigliati, il viso asciutto e magro, mentre profonde lacrime le inondavano il viso, stanco da quell’ennesima sofferenza. Si avvicinò sedendosi accanto a lei e, accogliendola tra le sue braccia, le alzò il volto.
- Principessa…- disse tristemente, era così lontano il sorriso che la illuminava a Dea. Di quella Maya non era rimasto che il ricordo – principessa… Maya…- ripetè non riuscendo a trattenersi dall’accarezzare il volto con una mano. Disse qualche parola con il solito tono non suo, sprigionando un piccolo venticello e generando una nuova rosa dalla mano appoggiata al volto di lei. Maya lo guardò stupita, lo vide armeggiare con i capelli ed appuntare la rosa al lato di un orecchio – Non sta bene che una principessa si rinchiuda nel suo dolore, una principessa deve avere la forza di reagire, se non per lei almeno per il suo popolo…- la guardò serio e Maya chinò il capo, non riuscendo a sostenerne l’intensità – il tuo regno ha aspettato per anni il tuo ritorno, in cerca di una giuda o semplicemente di un sostegno morale… Hai pensato a loro, Maya? Dimmi, hai pensato a quanta gente come te ha sofferto in tutti questi anni? E GUARDAMI QUANDO TI PARLO!- disse alzandogli il volto quasi con violenza, Maya s’infuriò, era la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Con uno scatto di rabbia, levò le mani dal suo volto ed alzandosi in piedi rispose:
- Certo che ci ho pensato!! Ma cosa credevi, che tornata qui e scoprendo tutto questo ne sarei rimasta felice? Credi che il dolore passi da un giorno all’altro? Fino a qualche giorno fa ero solo una ragazzina ai tuoi occhi, perché adesso t’interessa di me?-
- Bada a come parli!- disse Masumi alzandosi, i suoi occhi divennero duri, mentre l’energia iniziava a divulgarsi lungo il suo corpo, facendo vibrare i lunghi filamenti oro.
- Io ci penso al mio regno, non sono così sciocca… Io, io…AAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHH- gridò forte in preda ad un attacco di rabbia, sentì una strana forza impossessarsi di lei, fluiva nel suo corpo come lava incandescente; le mani sprigionarono uno strano alone dorato; gli occhi le divennero bianchi, mentre un alone di vento la sollevò da terra. Iniziò a tremare, ma Masumi fu subito pronto. Con una mano, evocò piccole liane che la fecero tornare a terra ed al tempo stesso assopire la forte energia magica. Dopo parecchi minuti in cui la ragazza lottò con esse, finalmente cadde svenuta. Masumi riaccolse le liane e con dolcezza, ripose il corpo di Maya sul grande letto. Si sedette accanto a lei ed iniziò ad accarezzarne i lunghi capelli.
- Ragazzina… Non lasciarti abbattere…- si avvicinò al suo volto, era così bello anche se contratto dal dolore. La sentì agitarsi nel sonno, così, evocando l’energia magica da una mano, risucchiò tra le labbra parte di essa, poggiò l’altra mano ad un lato del letto e piano annullò la distanza tra le loro bocche. Schiuse le labbra delicatamente e fece scorrere il flusso magico lungo il piccolo ma dolce corpo; anche quando finì, rimase in quella posizione ancora qualche minuto, assaporando meglio la morbidezza di lei, sapeva di succo di rosa, non l’aveva mai assaggiato, ma non trovava altri aggettivi. Senza che se ne rendesse conto, avvinghiò il proprio corpo contro il suo e strinse forte una ciocca castana. Il rumore di passi in lontananza lo fecero rinsavire, si staccò da lei, ringraziando il cielo che non si fosse svegliata, velocemente prese posto nella sedia a rosa posta accanto al letto e fece tornare il suo volto una maschera di ghiaccio.
- Cavalier hayami, tutto bene?- Masumi si voltò, era il fidato Hijiri.
- Sì, cavalier karato, la principessa ha iniziato il processo di rigenerazione magica, ha avuto un attacco in seguito ad un accumulo d’ansia e dolore eccessivo, il fisico non ha retto allo stress. Ma è un bene, presto potrà iniziare l’addestramento…-
- Credi che accetterà?- chiese guardando prima l’uno e poi l’altra.
- Non lo so, ma siamo sulla buona strada, basta toccare i tasti giusti… La spronerò al massimo, anche a costo di farmi odiare…- strinse le mani a pugno, quanto gli costava quell’indifferenza, per anni l’aveva osservata crescere nell’ombra, fingendo disinteresse, le voleva bene certo, ma non aveva mai sospettato ci fosse dell’altro, almeno fino a qualche giorno prima. Saputa la reazione avuta dalla giovane alla scoperta della morte dei genitori, una parte di lui non potè fare a meno di soffrire. Odiava saperla triste e sola, odiava non poterla vedere e non avere quelle attenzioni che le aveva sempre riservato, nel bene e nel male. La sua ragazzina doveva essere forte, le lacrime non erano consone al suo bel viso. Si riscoprì a sognarla sempre più spesso, le immagini della Maya bambina, di quella spensierata sulla Terra e di quella triste su Flowers, si mischiavano, formando un’unica Maya che lo faceva impazzire. Alla fine non aveva retto, con la scusa della conoscenza maggiore approfondita sulla terra, ebbe il permesso di tentare il rinsavimento. Ma il suo cuore sussultò alla reazione di lei, era davvero a pezzi, glielo leggeva nel cuore e la sua energia era dura e piena di rancore. Vederla inerme su quel letto, gli fecero morire i pochi neuroni rimasti, toccando le sue labbra ne ebbe la conferma, si era innamorato… Strinse più forte le mani.
- Sei cambiato Masumi…- disse Hijiri uscendo dalla porta – non ti ho mai visto così sconvolto…- chiuse la porta dietro di se, lasciando Masumi in balia dei propri pensieri…
Qualche ora dopo, Maya sentì un tocco gentile sfiorarle la mano, stropicciandosi gli occhi si mise a sedere, voltò il capo e vide una figura angelica osservarla felice, mise a fuoco l’immagine ed imbarazzata tirò il lenzuolo davanti al busto.
- Signor Hayami! Cosa ci fa qui?- Masumi prese a ridere con forza, mentre lei interruppe il contatto tra le mani.
- Sarai anche una principessa, ma per me rimarrai sempre una ragazzina…- Maya gli fece una linguaccia, poi si ricordò cos’era successo.
- cavalier Hayami, cosa mi è successo?- Masumi la guardò intensamente, era ora di svelare un po’ di più alla dolce ragazzina.
- Vedi Maya… Quello che hai avuto prima, è stato un violento risveglio dell’energia magica risieduta in te-
- Vuol dire che prima l’energia non si era manifestata?-
- Esatto, solitamente l’energia cresce con l’andare degli anni, fino ad avere un massimo sviluppo nei primi quarant’anni di vita, ma tu li hai vissuti sulla terra, nel corpo di un’altra te. Non hai avuto modo ne di studiare, ne tantomeno di poter far crescere il tuo lato magico-
- Adesso ho cent’anni, giusto?-
- Sì, Maya… Questo ha fatto si che l’energia si accumulasse all’interno di questo corpo, senza però aver valvole di sfogo. Bastava un niente per attivare il meccanismo e l’occasione l’hai avuta poco fa. Ora puoi iniziare il tuo cammino magico-
- Imparerò a combattere?-
- Solo se tu lo vorrai, così come puoi essere istruita a tutto il resto…- si guardarono per un tempo molto lungo, poi finalmente Maya si decise. Strinse i pugni ai lati del lenzuolo, mentre una lacrima solitaria varcò il volto.
- Voglio imparare a combattere- iniziò risoluta – voglio condurre il mio popolo alla pace, voglio giustizia! Quella donna la deve pagare…- si voltò verso Masumi, adesso la vedeva, in lei divampava la forza di una guerriera, la forza elfica dell’amore altrui era rinchiusa in quello sguardo – quando posso iniziare? Chi sarà il mio maestro? Posso sceglere io?- Masumi rise, era tornata la ragazzina impaziente e frettolosa che ben conosceva.
- Una domanda alla volta, ragazzina… Puoi iniziare anche adesso, ma prima ti consiglio di visitare il regno, i sudditi chiedono della loro principessa ed inoltre è bene accertarsi di persona delle condizioni del regno, non trova?- Maya calò la testa incantata, era un vero esperto! – a livello culturale, avrai un’addetta speciale scelta da sua Maestà in persona, mentre per l’addestramento vero e proprio puoi scegliere tu stessa un membro dell’orine dei Cavalieri…-
Maya osservò il cavaliere molto attentamente. La divisa era così diversa da quelle terrestri, portava una maglia in lino bianca un po’ aperta, che rivelava un torace ben muscoloso; pantaloni in pelle nera ne fasciavano le gambe; alti stivali in pelle anch’essi neri ai piedi, mentre una cintura rossa teneva ferma una lunga spada dal fodero nero; i capelli erano raccolti in una coda bassa, mentre due trecce ricadevano accanto al taglio degli occhi ed alle orecchie appuntite. L’aspetto del Masumi terrestre poteva solo invidiare l’uomo possente che gli si ergeva davanti.
- Vorrei allenarmi con lei, cavalier Hayami…- Masumi rimase colpito, non credeva ce l’avrebbe fatta.
- Molto bene, principessa, accetto molto volentieri…- la guardò penetrante – da oggi sarò il tuo sensei, sappi che non avrai tregua e non mi farò commuovere perché sei una donna…- si alzò per affacciarsi alla grande veranda – per prima cosa, voglio che tu esca da queste mura, non serve a niente rifugiarsi, il dolore ci raggiunge ad ogni parte del mondo. Piuttosto è bene combatterla ed animarsi di essa anche in battaglia, la paura ci fa comprendere le nostre debolezze, ma esse sono anche le nostre forze, mostrano il lato puro che c’è in noi. Chi non ha paura è presuntuoso, prima o poi la realtà sarà servita su di un piatto d’argento. Questa è la prima lezione, Maya, fanne tesoro…-
- Sì sensei…- disse chinando il capo in segno di gratitudine.
- Molto bene… Cambiati, ti voglio giù tra meno di un’ora…- disse avviandosi alla porta.
- Dove andiamo?-
- A riscoprire il tuo regno…- si lanciarono una breve occhiata, poi Masumi si accinse a chiudere la porta, ma prima di farlo, sbirciò un’ultima volta da uno spiraglio lasciato aperto. Maya fissava il cielo piena di pensieri, mente il vento le accarezzava i capelli dolcemente. Una rosa era ferma ad un angolo del letto, poi ad un tratto la vide fluttuare nell’aria in balia del vento, ma una mano la prese appena in tempo, la portò all’altezza del naso e ne assaporò l’intenso profumo.
Che stupido, si era ridotto a sbirciare… chiuse definitivamente la porta, mentre all’interno di essa, la piccola Maya sorrise dopo parecchi giorni…

Continua…

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5


Il sole brillava alto nel cielo, mentre una dolce brezza estiva, accarezzava i lunghi capelli di Masumi.
Il portico del palazzo accoglieva due splendidi cavalli alati, il cavaliere era impegnato a sistemare le selle di essi; con una mano teneva le redini dei cavalli, mentre con l’altra era intento ad accarezzare il manto blu della giumenta alata. Guardandola negli occhi scuri, si perse al pensiero della proprietaria di quella creatura, presto avrebbe dovuto essere il suo tutore, la guida e l’ala su cui trovare protezione. Erano ruoli che in un certo senso gli erano sempre appartenuti, sulla Terra aveva cercato di guidarla, di proteggerla in ogni cosa, ma le differenze tra i due mondi c’erano eccome… Adesso era libero di essere il Masumi del suo regno, anche se allo stesso tempo, non poteva instaurare un rapporto eccessivamente confidenziale con la giovane principessa. Tra Cavalieri e Signori c’era un legame esclusivamente di rispetto, di fratellanza e di fedeltà. Sospirò, regalavndo piccole carezze al muso dell’animale, mentre accanto a lei, uno stallone alato di un manto rosso sangue nitrì indispettito. Masumi ridette.
- Calmati Elrond*, non essere geloso…- il cavallo nitrì una seconda volta, ma alle carezze di Masumi si rasserenò – non sei cambiato, amico mio…- il muso del cavallo, accarezzò la spalla di Masumi e l’elfo si ritrovò ad abbracciarlo con grande affetto. Il rapporto tra cavaliere e stallone era molto particolare, vivevano in simbiosi l’uno dell’altro, erano compagni nella vita e nel campo di battaglia. L’animo del cavaliere toccava quello dell’animale e viceversa, alimentando la speranza e la fede per ogni tipo di avventura. Ad un tratto sentì il tocco di passi leggeri avvicinarsi a loro, non aveva bisogno di voltarsi per sapere chi era, il sapore di quelle labbra era impresso a fuoco lungo il suo corpo – Ben arrivata, principessa…- disse lasciando il cavallo per voltarsi. Quando lo fece rimase impietrito. Maya indossava un corpetto in pelle molto stretto, che teneva ferma una camicia di stoffa bianca molto leggera; pantaloni in pelle marrone le fasciavano le gambe snelle, finendo con stivali marroni che arrivavano fin sopra le ginocchia; i capelli erano raccolti in una lunga treccia ed un lungo manto scuro la riparava dal freddo che avrebbero sentito da lì a poco. Aprì la bocca per parlare, richiudendola subito dopo, certe volte è meglio tacere…
- Oh…- Maya solo in quel momento si rese conto delle due figure alate dietro il cavaliere, lacrime di gioia iniziarono a colarle lungo il viso, in una manciata di passi, annullò le distanze tra lei e la giumenta, accarezzandola forte, mentre la creatura emetteva nitriti acuti – Estele**! Amica mia… perdonami…- era la sua compagna d’avventura, il papà gliel’aveva regalata quand’era molto piccola, il rapporto elfo-animale era antico ed aveva in quello con le creature alate, il punto di spicco nella sensibilità elfica. L’aveva abbandonata all’improvviso, sentiva scorrere un forte dolore nel corpo di Estele – perdonami… non ti lascio più, è una promessa…- l’accarezzò dolcemente, cercando di rasserenarla – come sei cresciuta!- disse dopo un po’, la giumenta capì l’apprezzamento e scosse il capo agitando la lunga criniera blu. Maya iniziò a ridere seguita da Masumi – non sei cambiata, sei la solita vanitosa…- diede un bacio sul muso di Estele e con grazia montò su di essa, lasciando Masumi basito – cosa c’è?- chiese Maya vedendo il suo sguardo ammutolito.
- Niente…- disse montando su Elrond – solo, non pensavo ti ricordassi come si faceva…- presero a trottare leggermente, ma Maya, serrò forte ginocchia, facendo impennare la giumenta, tirò le redini, Estele prese la rincorsa e salirono alte nel cielo – beh? Che si fa? Ti fai battere dalle donne Elrond?- disse Masumi lanciando una sfida all’animale, che impaziente seguì le due.
Volavano ad un’andatura da crociera a quota non troppo alta, Maya si sentiva libera, volando aveva lasciato alle spalle i problemi e le preoccupazioni, la mente era sgombra, pronta a captare i cambiamenti del regno. Sotto di lei vedeva un mucchio di puntini colorati stagliasi accanto ad un corso d’acqua; all’estrema destra vi era un fitto bosco, mentre all’orizzonte vi era quell’unica macchia nera.
- Che cos’è tutto quel nero?- disse alzando la voce per farsi sentire, Masumi virò a destra per poterla ascoltare meglio.
- Quello è il territorio conquistato dalla regina delle Orchidee… E’ avanzata di molto…- Maya rimase basita… quand’era bambina e volava su Estele, al posto di quel nero vi era il giallo del paese dei girasoli unito agli altri paesi minori. Piccole lacrime uscirono dai suoi occhi, poi abbassò lo sguardo ammirando i colori del Regno delle Rose, con suo grande rammarico, vide una prevalenza di chiazze blu, in mezzo a qualcuna gialla, rosa e una minima parte di rossa e bianca. – scendiamo!- disse rivolta a masumi, ancora una volta, tirò forte le redini, indicando ad Estele di scendere in picchiata. Più si avvicinava, più si rendeva conto della criticità della situazione, atterrata al suolo ne ebbe la certezza, il paese andava curato al più presto. Erbe secche ornavano miriade di case blu notte, un gruppo di bambini giocava al quadrato nella desolazione di una piazzetta, mentre delle signore, discutevano su cosa dare da mangiare ai propri figli. Maya si avvicinò ai bambini, consegnando le redini di Estele a Masumi.
- Bambini…- disse una volta raggiunti – posso giocare con voi?- i bimbi la guardarono straniti.
- NOOOO, tu sei femmina, non puoi giocare…- La ignorarono per tornare a saltare sui quadrati. Ma Maya non si arrendeva, era sempre stata il punto di riferimento per i bimbi della Terra, non avrebbe permesso a quelli di Flowers di lasciarla sola. Indispettita, prese un ramo abbastanza lungo da terra, agitò il manto e salì su di un lato della fontana a Rosa, “si entra in scena...” si disse.
- Oh, mia adorata fanciulla, non temete! Il vostro principe è venuto fin qui per salvarvi…- si chinò mettendo la mano sul cuore e chiudendo gli occhi in modo teatrale, i bambini si voltarono incuriositi, smettendo di saltare – mia adorata, ho attraversato i fiumi, le montagne, le valli infuocate solo per liberavi da quell’incantesimo che vi tiene prigioniera del drago malefico nella cima del castello della torre più alta…- Pian piano si radunarono sempre più bambini ed anche un folto gruppo di adulti, Masumi la osservava pieno d’orgoglio da un angolo della piazza, eccola la sua ragazzina, che con l’istinto e la semplicità aveva toccato le corde dell’anima di tutti i presenti. Fingeva combattimenti, inseguimenti e mille altre avventure, poi si arrampicò sulla grande rosa, come se effettivamente stava scalando una torre, arrivata in cima entrò nella stanza della principessa e con un unico bacio d’amore la svegliò dal sonno profondo – oh, mia amata, adesso siete libera di varcare insieme a me le porte della felicità…- ed alzando la spada-ramo alta nel cielo diede fine al suo spettacolo. Scroscianti applausi echeggiavano nell’aria, mentre maya veniva circondata da quei stessi bambini che l’avevano cacciata.
- Come sei brava!!- disse uno – ne fai un altro?- disse una bomba tirandola per il mantello- chi siete?- chiese una mamma prendendo la piccola in braccio. Maya si sentiva in imbarazzo, non sapeva cosa rispondere.
- E’ la principessa Maya Kitajima- disse Masumi arrivandole alle spalle, Maya si voltò, notando sul suo volto uno sguardo fiero e deciso.
- Sì, sono tornata per aiutarvi…- un mormorio si diffuse tra i presenti – se non vi spiace, desidero parlare con ognuno di voi, o con i vostri capo-villaggio, è ora che le sorti di questo paese vengano risollevate…-
Poco dopo iniziò la serie d’incontri con la gente del popolo e con i capi villaggio. Il problema principale era uno: la carestia. Il cibo non bastava e la guerra stava portando via le energie d’intere famiglie. Maya si fermò nelle case delle persone che sapeva più disagiate, da palazzo aveva portato un gruzzolo di soldi che andò a sparpagliare tra i malati e la gente con un alto numero di figli. La sua felicità crebbe, vedendo innumerevoli case blu, trasformarsi in rosa dopo il suo passaggio.
- Cavalier Hayami, cosa si può fare per questa gente?- disse ad un tratto camminando in una stretta via del centro – non so come aiutare tutte queste persone…
- Maya, è importante che tu capisca, che non si può cambiare dall’oggi al domani, hai visto le condizioni del tuo popolo, ora ti devi armare di buona volontà e determinazione per risollevare le sorti del regno. A livello amministrativo ci penserà sua Maestà la regina, ma devi essere tu a guidarli verso un nuovo futuro…-
- E quindi? Devo star zitta senza far niente?- disse fermandosi.
- Non ho detto questo. La tua priorità è apprendere il più possibile, sia da me che dalla tua insegnante, per ora è questo il tuo compito…-
Erano arrivati all’inizio della foresta, molta gente si era rifugiata accanto ad essa poiché la zona centrale era presa di mira dagli attacchi del regno nemico.
- Fermati- disse Masumi poggiando una mano sulla sua spalla ed estraendo la spada – stammi dietro…- le disse, Maya si spaventò.
- Che succede?...- ma non ebbe il tempo di continuare che alle spalle le sbucò un uomo armato di spada, gridò portandosi le mani al capo in segno di difesa, Masumi parò il fendente, prese a colpire l’avversario, portandosi passo dopo passo sempre più lontano a Maya. Ad un tratto, la giovane sentì l’aria tagliarsi sopra la spalla sinistra, si voltò roteando una gamba tenuta ben tesa, mancando il colpo dell’avversario e causandogli una caduta all’indietro; in quell’attimo, disarcionò l’uomo e prese la spada con se, ma altri uomini le piombarono addosso, si guardò attorno in cerca di Masumi, ma probabilmente stava ancora combattendo contro il primo uomo. Con qualche finta, riuscì a portarsi all’interno del bosco, diversi rami le si conficcarono nelle braccia e nelle gambe, graffiandola e facendola urlare, ma continuava a correre incurante del dolore fisico; sentì il nitrito di Estele, alzò il capo e la vide sorvolare il tratto di cielo sopra di lei, non riusciva ad atterrare, la trama di alberi era troppo fitta. Si guardò le spalle, notando con orrore che uno degli uomini era proprio dietro di lei, le gambe tremavano forte, piangeva impaurita ed addolorata.. Era quello il destino di una principessa? A furia di guardarsi indietro, perse di vista la visione frontale ed andò a sbattere contro un albero, cadde all’indietro e la spada volò a qualche metro di distanza, l’uomo era ormai su di lei, ma prontamente tirò diversi calci ad altezza delle caviglie e qualcuno in mezzo alle gambe, l’uomo toccò quel punto mentre il corpo cadeva inerme al suolo. Recuperò la spada e con un forte dolore al fianco riprese a correre, ansimava distrutta, stanca ed affaticata. Quando le sembrò di averli seminati, si lasciò cadere accanto ad un piccolo stagno, che si apriva a cerchio nell’immensità della foresta, come se fosse oro, si avvicinò e prese a bere sorsate d’acqua.
- Hai l’aria stanca…- sussultò, recuperò la spada dal suolo e la posizionò davanti a lei, ma l’abbassò vedendo la figura che si stagliava davanti a lei. Era una donna molto bella, dai lunghi capelli neri, labbra non troppo carnose, corpo snello e slanciato coperto da un leggero tessuto bianco allacciato alla vita da una striscia marrone – sei la principessa Maya, non è così? – disse avvicinandosi e sedendosi davanti al laghetto
- Sì, sono io, voi chi siete?- chiese Maya sospettosa
- Oh, chi sono io…- la donna la guardò afflitta - se sapessi chi sono e da dove vengo non mi rivolgeresti nemmeno la parola…- aveva lo sguardo afflitto nonostante all’apparenza fosse una donna bellissima.
- Se c’è una cosa che ho imparato, è che non si giudica mai dalle apparenze…- disse Maya sedendosi accanto alla donna – non vuole dire il suo nome?-
- Io, mi chiamo…- ma non finì la frase che una terza voce si aggiunse alla loro
- Principessa!...- era la voce di Masumi, veniva da sinistra, finalmente si era liberato.
- devo andare ora… - disse la donna alzandosi – è stato un piacere principessa…-
- Aspetti!...- Maya la trattenne per una mano, ma un fascio di luce avvolse la donna, il corpo venne risucchiato da quell’alone bianco.
- A presto…- disse prima di smaterializzarsi.
Un rumore di passi l’attirò, ruotò il capo per ritrovarsi davanti un Masumi scompigliato e con diverse ferite lungo il suo corpo.
- MAYA!!!- disse correndo verso di lei e strattonandola per le spalle – stai bene? Non ti ho trovato più! Sono stato uno stupido! Dovevo mettere qualche incantesimo protettivo su di te… Io…- era in preda ad attacchi di panico. Ma lo sguardo di Maya venne catturato da un alone di sangue che faceva a pugni con la candida maglia bianca.
- Ma è ferito, cavalier Hayami!!- iniziò a scoprire il lembo di pelle, era abbastanza profonda ma che si sarebbe rimarginata in fretta con i poteri elfici – dobbiamo pulire la ferita…- disse strappando una manica della sua maglia con i denti ed andando ad inzupparla nell’acqua fresca.
- Facciamo prima ad andare a castello… Anche voi siete ferita…- disse voltandosi.
- NO! Prima si pulisce la ferita, mi ricordo che papà diceva sempre che nonostante i poteri magici, le ferite profonde indeboliscono di molto i sensi ed i poteri, è importante pulire la ferita dalla presenza di eventuali scorie, o rischiano di essere assorbite dal nostro corpo, quindi non faccia i capricci e si levi la maglia!- si alzò ed in modo autoritario, fece sedere il povero Masumi, succube della furia femminile.
- Ma principessa, non ce n’è bisogno… Arrivati a palazzo avrei…- ma non finì che Maya gli parlò sopra.
- Avrebbe che cosa? Le ricordo che è il mio maestro, senza di lei, i sudditi non potranno avere una regina adeguata…- si sfidarono con lo sguardo, ma stavolta la ragazzina ebbe la meglio. Piano, si levò la maglia rimanendo a torso nudo. Per un attimo, Maya vacillò, le spalle di Masumi erano così ampie e forti, gli addominali erano appena accentuati, non troppo eccessivi, ma nemmeno troppo invisibili… Piccole goccioline si facevano strada sull’ampio petto, i capelli erano impiastrati dal sudore e dal sangue. Con fatica si ricompose, andando a tastare piano la ferita alla spalla. Masumi strinse i denti, mentre Maya cercò di fare il più piano possibile. Gli uccelli intorno a loro cantavano, mentre entrambi, si lanciavano strane occhiate. Maya si sentiva strana, ma diede la colpa a quello strano vuoto allo stomaco, per l’eccesso di emozioni concentrate in un unico giorno. Quando ebbe finito, strappò l’altra manica della camicia e fece una fasciatura di emergenza.
- Ecco fatto!- disse orgogliosa- almeno fino a quando non saranno tornate le energie, la ferita è stata pulita…- gli regalò uno di quei sorrisi belli come il sole, poi entrambi sentirono il nitrito dei loro cavalli invocarli dall’alto. Alzarono il viso, vedendoli sorvolare a cerchio sopra le loro teste, ridettero felici per la disavventura finita bene, accucciandosi nei mantelli, si avviarono all’uscita della foresta, ognuno immerso nei propri pensieri…

Continua…

*Elrond è un nome elfico che sta per "Volta Stellata"
** Estele è anch'esso un nome elfico e sta per "Speranza"



Be, questa volta ringrazio a fine capitolo, veramente, grazie mille! E a domani con un nuovo capitolo ^^

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Capitolo 6
*** Capitoli 6 e 7 ***


Ciao a tutti, oggi sorpresina, ben due capitoli tutti per voi, spero vi piacciano, tornerò a postare domenica... Un bacio!

Capitolo 6

Il cielo era tinto delle sfumature del blu e del viola, mentre il sole salutava quel lembo di terra per far posto alla sorella luna. Un vento leggero accarezzava il viso di Maya, che dall’alto perlustrava il ritaglio di terra sotto lei ed Estele; la situazione stava migliorando giorno dopo giorno, il suo ritorno aveva portato un alone di speranza, a partire dalla nonna, che finalmente iniziava a preoccuparsi in maniera più concreta dei suoi sudditi. Maya, nel suo piccolo, animava le serate dei piccolini del regno, creando mini-spettacoli con varie rappresentazioni. Con grande sorpresa (o forse non troppa), la cugina Ayumi l’aiutò in questa iniziativa, sia mettendo in atto spettacoli con protagoniste entrambe, sia creandone due completamente differenti. La nonna Chigusa era ricordata come una delle migliori protagoniste delle feste elfiche, la sua opera maggiore, la “Dea Scarlatta” era impressa nella mente di tutti, come l’opera più bella in assoluto. L’aveva scritta nonno Ichiren e da lì iniziò il loro amore… Grazie a quei ricordi, la donna si svegliò dall’oblio della solitudine e prese a combattere la carestia ed i problemi dei sudditi iniziando dalla cosa principale: il dialogo.

Anche se il sole era quasi calato, vedeva grosse macchie rosa sotto di lei, mentre il blu era ridotto a punti più piccoli. Sorrise ed accarezzò con gioia il manto blu di Estele… “Speranza”, non c’era nome più bello per la sua creatura, le voleva un bene infinito…
Chiuse gli occhi lasciandosi cullare da quella freschezza. Adesso si sentiva più tranquilla a perlustrare il cielo insieme ad Estele, i cavalieri avevano inflitto su loro un incantesimo protettivo molto potente che le rendeva invisibili agli occhi di tutti. Masumi le aveva rivelato, che l’attacco dei giorni addietro, era causato da spie nemiche infiltratesi nel regno. Fortunatamente non era gente esperta, ma avevano rischiato davvero tanto. La guerra è tremenda, rimpiangeva la tranquillità della Terra, si diede della stupida quando il suo problema di allora, paragonato alla sua realtà, portava lo spessore di un filo di capello. Il suo problema principale Masumi Hayami, affarista senza scrupoli, era diventato un prode cavaliere pronto a rischiare la vita per il bene comune. Che cambiamento… Senza contare che il Masumi elfo era MOLTO più tenebroso ed affascinante… Arrossì a quei pensieri, anche se adesso era cambiato il punto di vista, Maya non riusciva ad essere totalmente tranquilla al suo fianco.
- Secondo te che tipo è, Estele?- chiese alla giumenta, nitrì in modo dolce e le fece le fusa con un lembo dell’ala destra.
- Non ti ho chiesto se è bello, ho chiesto che ne pensi come uomo…- ma la reazione dell’amica fu la stessa, con l’aggiunta di una scrollata di criniera a mo d’imbarazzo.
- Ho capito, ti sei fatta catturare pure tu dalla tela del nemico, mhf! Molto bene! Vuol dire che glielo dico ad Elrond…- nitrì indispettita e virò in modo provocatorio verso destra e poi sinistra.
- Ahahhahah, ho capito, non glielo dico… Ma tu vola meglio eh…- Sapeva del nuovo debole dell’amica verso lo stallone rosso fuoco, tra le giumente, ha sempre rappresentato il sogno proibito – Amica mia, spero che il tuo sogno d’amore si possa realizzare…- accarezzò nuovamente la criniera in modo affettuoso, ma ad un tratto lo sguardo d’entrambe, venne catturato da un fascio di luce gialla, che da un punto della terra, s’innalzava nella vastità del cielo ormai buio.
- E’ il segnale, scendiamo Estele…- iniziò la manovra d’atterraggio, “ci siamo”, pensò Maya “finalmente si fa sul serio…” Le lezioni erano iniziate da appena due giorni, la signorina Mizuki, era stata nominata sua insegnante culturale ed insieme avevano intrapreso le vie legislative e le regole dell’aristocrazia. Ma quello che Maya aspettava, era l’addestramento del suo Maestro, non vedeva l’ora di sapere a cosa andava incontro… Dopo qualche minuto toccarono terra, videro la figura imponente del Cavalier Hayami fissarle ammaliato.
- Buona sera principessa…- s’inginocchiò davanti a lei, prese una mano e vi posò un bacio dolce ed intenso, Maya s’imbarazzò, ma non riuscì ad interrompere quel contatto. Dalle sue labbra traspariva un calore immenso, che si estese piano per tutto il suo corpo, provocandole un brivido lungo la schiena. Poi le lasciò la mano, andando ad accarezzare il manto di Estele; Maya lo guardò affascinata, senza rendersene conto, portò la mano all’altezza del cuore e la tenne al caldo in quella posizione per parecchio tempo.
- Cavalier Hayami?...- iniziò inspirando parecchia aria – come mai siamo venuti in questo posto di notte?- Si guardò intorno, erano al centro esatto di una rocca abbandonata, grossi blocchi di pietra li circondavano, mentre alcuni capitelli erano inermi al suolo. Il tutto si ergeva su di una piccola collinetta, ma che riusciva a dominare sulla vastità della valle. Masumi prese a camminare avanti e indietro, poi si fermò, sedendosi ad uno dei grossi blocchi.
- Siediti, Maya…- le disse indicandole un blocco frontale al suo, obbedì e guardò i suoi occhi riflettere lo splendore della luna, lo vide sussurrare qualche parola elfica, mentre il solito venticello prese ad uscire da una mano tenuta tesa davanti a loro. Con grande stupore, Maya scorse un timido fuocherello emergere dal terreno – ecco!- disse Masumi ritirando la mano – adesso siamo più caldi…- sorrise, lasciando maya sempre più incantata, poi il suo sguardo mutò, tornando a farsi serio – Maya, se siamo qui stasera, è perché il cammino dei guerrieri del nostro regno inizia sotto i nostri piedi- Maya osservò la terra arida alternata a mattonelle usurate.
- Che vuol dire?- chiese con sincerità.
- Vuol dire, che la nostra lotta, ha avuto origine proprio in questo punto…- portò una mano davanti al fuoco e ne fece uscire un alone nero, al contatto di essa, il fuoco si animò – guarda Maya, qui dentro è spiegato tutto…- Maya si avvicinò, notando all’interno del fuoco, formarsi delle immagini sempre più definite, ora lo vedeva, al centro di esso vi era…- è un castello, Maya… O meglio, lo era prima di essere ridotto in rovine, queste rovine…- Maya alzò lo sguardo basita, non poteva essere, all’interno del fuoco vedeva un’enorme struttura, che portava con se le forme dei vari tipi di fiori esistenti: rose, orchidee, girasoli, tulipani, sterlizie… - Un millennio di anni fa, i regni oggi conosciuti, erano uniti in un unico Stato, quello di Flowers appunto. Il re e la regina, osservavano attentamente la gestione delle regioni, affidate a dei Signori da loro nominati, ma la fiducia che le sue maestà riservavano ai Signori, si rivelò da subito un punto d’ostacolo; i Signori entravano in conflitto ripetutamente, ma finchè il Re Aragon e la regina Arwen regnarono su di esso, l’equilibrio venne mantenuto. Ma una notte, il Signore dell’oggi conosciuto regno delle orchidee si ribellò, tenendo un agguato ai sovrani ed uccidendoli nel sonno- Maya vedeva la storia illustrarsi davanti ai suoi occhi, vedeva un uomo accoltellare prima l’uomo e poi la donna, una grande fiammata mutò la scena, adesso vedeva una battaglia, in cui migliaia di persone si sterminavano l’un l’altro – alla loro morte, susseguì la prima guerra mondiale, dove tutti combatterono contro tutti. Ne uscì una catastrofe, i paesi erano stati dimezzati, non c’era una guida, non c’erano alleanze… Per secoli la situazione rimase critica, finchè, individualmente, i regni iniziarono i piani di recupero. Si formarono quattro grandi potenze: il Regno delle Rose, il Regno delle Orchidee, il Regno dei Girasoli e il Regno dei Crisantemi. Questi quattro regni, guidarono altri minori nella ricostruzione e divennero indipendenti gli uni dagli altri; all’inizio, i quattro regni, combatterono gli uni contro gli altri, ma poi si stipulò la tregua e ci fu un periodo di pace…- Maya osservò i quattro regni cambiare di forma e dimensione nel corso dei secoli – ad insaputa di tre paesi, quello delle Orchidee, tramò la conquista di fasci di terra sempre maggiori, attaccarono i paesi piccoli, prendendo di mira soprattutto il nostro regno. Scaturì il rancore e la rabbia, i due regni si dichiararono guerra, mentre il regno dei girasoli si univa a noi ed il paese dei crisantemi rimase neutrale… Sai qual è stato il campo di battaglia?- Maya scosse il capo, Masumi le fece cenno verso il fuoco, era lì, sotto i loro piedi si era tenuta una dura battaglia, fatta di affondi, di tagli, incantesimi… Tutto divenne un unico lago rosso – Quella fu la nostra più grande perdita, il nostro regno subì una forte sconfitta, ma da questa sconfitta, nacque l’”Ordine dei Cavalieri Superiori del Regno delle Rose”, come sostegno forte e concreto ai sovrani, a livello sia politico che fisico. Da allora sono passati secoli, ma il rapporto tra sovrani e cavalieri è rimasto di assoluta fedeltà. Maya, è bene che tu capisca cosa significhi la guerra ed il senso del sacrificio, combattere non è come cavalcare nel cielo, o sfidare il pubblico ad una rappresentazione teatrale, chi sceglie di combattere lo fa perché sente forte dentro di se il senso di riscatto morale verso i propri simili…- con una mano interruppe il flusso d’immagini che li ritraevano al loro arrivo nel Regno, si alzò e le prese le mani tra le sue – Maya, sei sicura della tua scelta? Hai visto con i tuoi occhi cosa sia la guerra e sai perché noi cavalieri vi siamo fedeli… La decisione spetta a te…- Si guardarono per un tempo indefinito, Maya leggeva negli occhi di lui una forte determinazione, non l’aveva mai visto così sicuro di se. Sopra di loro sentiva il nitrito di Estele fondersi con quello di Elrond, sapeva cosa fare, ora ne era ancora più convinta, stinse maggiormente quelle mani e con decisione disse:
- Sì, voglio diventare una guerriera forte, voglio essere la guida per i miei sudditi ed una compagna per voi cavalieri, prendetemi sotto la vostra ala, non desidero altro che essere istruita, Cavalier Hayami…- i suoi occhi erano come fari nella notte, Masumi ne rimase affascinato ed ammaliato, in quel momento avrebbe voluto prendere quell’esile corpo, ma così forte e passionale allo stesso tempo, attirarlo forte contro il proprio petto, imprimere a marchio le sue labbra su quelle di lei, amarla in modo passionale e carico d’amore…
Sorrise amaramente, sapendo che tutto ciò poteva accadere solo nella sua fervida immaginazione.
- Molto bene, ragazzina…- disse alzandosi ed interrompendo il contatto visivo – la prima lezione inizia adesso… Prima regola di un guerriero: farsi guidare da ciò che i sensi dicono-
- I sensi?- chiese Maya non capendo benissimo.
- Esatto, noi elfi, anche tu come mezz’elfo, abbiamo una percezione delle cose molto acuta, i sensi sono sottili ed acuti, la prima cosa da fare è imparare a distinguere i vari indizi che ci danno-
- Quindi? Cosa dovrei fare?- continuò a chiedere. Masumi le prese una mano e la guidò in un punto particolarmente desolato della rocca.
- Sediamoci per terra- lo fecero entrambi, Masumi incrociò le gambe e Maya lo imitò – mantieni il contatto con la mia mano, chiudi gli occhi… concentrati su ciò che ti circonda… distingui la parte dove si ferma la tua energia ed inizia la mia…- Maya chiuse gli occhi, sentiva qualcosa fluire in lei, dalla mano di lui si estendeva per tutto il lato destro del suo corpo.
- La sento… Si estende per tutto il lato destro degli arti…-
- Molto bene, Maya… Hai un dono per la percezione dell’energia… adesso estendi il raggio d’azione, percepisci l’energia di altri esseri…- Come richiesto, Maya affinò i sensi… In lontananza, sentì l’energia di diversi volatili, unita a quella di altri animali, poi sentì l’energia di Estele ed Elrond
- Sento diversi tipi di energie, ma non riesco a distinguerle nitidamente, percepisco chiaramente quelle di estele ed Elrond…-
- E’ normale, riconosci i tipi di energie che ti sono vicine… Per stanotte ci alleneremo a distinguere le diverse energie degli animali che ci circondano… Ti aiuterò donandoti una parte della mia visione sensoriale..- attraverso il contatto delle loro mani, Maya risucchiò un ulteriore visione, adesso capiva che le bestie al suolo erano lupi, ma non gli erano chiari i volatili…-
Continuarono così per tutta la notte, le mani unite erano l’unico calore di cui potevano fare uso, questo li fondeva e rappresentava l’unica certezza nella vastità del mondo. Soli, Maya e Masumi, nella valle dei sensi “e per tetto un cielo di stelle…”
 
Capitolo 7

La notte si dissolveva piano, con il pallido sole che piombava imponente lungo l’immensa vallata. Masumi e Maya erano legati dal legame di mani; entrambi ad occhi chiusi ascoltavano ciò che i sensi gli suggerivano.
- Adesso cosa senti?- disse Masumi allo scoccare della 5 alba, che segnava il 5 giorno d’istruzione per la giovane apprendista.
- Sento le civette tornare da caccia con dei corpi quasi inermi tra i denti, le volpi cacciano dei conigli nascosti in piccole tane, le formiche raccolgono il cibo lasciato dai lupi, mentre un gruppo di farfalle sta volando proprio accanto a noi- dopo tanto esercizio, era riuscita a concretizzare l’energia che la circondava, catalogandola per nome e per funzione.
- Molto bene!- disse Masumi interrompendo il contatto tra loro, come fece nelle precedenti mattine – abbiamo finito con questo tipo di addestramento, ti faccio i miei complimenti, giovane apprendista, impari in fretta- disse orgoglioso accingendosi a salire su Elrond.
- Ma maestro… E’ solo grazie alla vostra energia se ci sono riuscita, voi avete proiettato ciò che sentivate dentro la mia mente…- disse salendo su Estele, Masumi prese a ridere con gusto.
- Certi momenti sei proprio una ragazzina…- disse accarezzando il manto rosso di Elrond – ma non l’hai capito?- Maya lo guardò interrogativa, scatenando un ulteriore attacco d’ilarità nell’uomo – Maya, io ti ho aiutata solo la prima sera… Le altre volte ti ho mentito… E’ tutto merito tuo, con la mia bugia hai avuto più fiducia in te stessa e sei riuscita nello scopo…- Maya lo guardò basita, certi momenti era insopportabile.
- Andiamo ragazzina…- disse alzandosi in volo – ci aspetta la seconda parte dell’addestramento… O meglio, è una sorta di test…-
- Ma certo, Maestro…- sottolineò l’ultima parola con un tono sarcastico, adorava essere sfidata. Con orgoglio salì alto nel cielo, lanciando un’occhiata a Masumi ed Elrond che continuavano a ridersela.
- E’ uno spasso, vero Elrond?- il cavallo impennò ridendo e galoppò alto nel cielo, inseguendo la giumenta, mentre tutto intorno a loro si tinse dei colori della rinascita alla vita.
Arrivati al castello, Maya s’immerse nella grande vasca naturale a forma di rosa. In quegli ultimi giorni aveva accumulato tanto stress. La notte era impegnata con Masumi nell’addestramento, mentre il giorno, la signorina Mizuki continuava ad elencarle le migliaia di leggi del paese e gl’impegni futuri. “Bisogna rispettare ed omaggiare i paesi alleati, il Re del paese dei Crisantemi, Sakurakoji Yuu, sarà nostro ospite nel mese d’Aprile, sarà compito vostro cercare di farlo unire alla nostra missione contro il paese delle Orchidee, rafforzatosi ulteriormente con la conquista dell’alleato Regno dei Girasoli” uffa, pure quello doveva fare, rendere omaggio ad un principe che nemmeno conosceva. S’era come il Sakurakoji della Terra non avrebbe avuto problemi, infondo erano semi-fidanzati. Al ricordo del giovane il cuore fece una smorfia, almeno se n’era liberata senza offenderlo, chissà se anche l’altra Maya alla fine l’aveva rifiutato… Il suo pensiero volò ad un bel cavaliere ed alla sua mano calda, capace di riscaldare il freddo della notte e farlo diventare bollente.
-Ahhhhhhhhhhh, no!!!- disse prendendosi le ginocchia tra le mani e nascondendovi il volto, non poteva pensare veramente quelle cose… Infondo era lo stesso Masumi che aveva odiato dal primo istante sulla Terra, però… Le cose stavano cambiando, adesso lui era incaricato di proteggerla ed era anche il suo maestro. Quello che provava in sua compagnia, era solo il riflesso della sua paura nello sbagliare o deludere i propri cari, sì, non c’era altra spiegazione. Uscì dalla vasca ed avvolse il proprio corpo in dei lunghi stracci per asciugarsi. Quando ebbe finito, mise una sorta di vestaglia ed entrò in camera, dove Rei l’attendeva con la “divisa” da combattimento, che altri non era se non il solito corpetto ed i soliti pantaloni in pelle. Sbruffò, ultimamente pensava troppo spesso al tenebroso Sensei….
- Qualcosa non va Maya?- chiese Rei pettinandole i lunghi capelli e frizionandoli con un panno bianco.
- Non lo so Rei… Ti capita mai di pensare continuamente ad un uomo che odi in una maniera… diversa?-
- Oh, sì che mi capita…- disse con sguardo sognante – mi è capitato proprio negli ultimi giorni…Ah!- sospirò, poi riprese a spazzolare i capelli della principessa. A Maya sfuggì qualche passaggio…
- Dimmi, amica mia… E chi sarebbe il giovane che ti sta facendo sospirare?- chiese voltandosi per guardarla.
- Oh, Maya…- disse portandosi le mani al volto cercando invano di nascondere il rossore, si sedette ad un lato del letto e prese a giocare con una ciocca di capelli – Maya, che devo fare?... –
- Ma a fare cosa? – prese le mani dell’amica tra le sue e vide alcune lacrime uscire dai bordi degli occhi.
- Mi sono innamorata…- disse con un filo di voce – ma di un uomo che credevo d’odiare…- un uomo che credeva di odiare? I ricordi di Maya andarono alla Rei bambina, che litigava continuamente con un aitante cavaliere.
- Rei, per favore… Smettila di recare fastidio alla servitù- Rei aveva circa 8 anni, uno in più di Maya, ma era una bimba molto dispettosa.
- No, cavalier Hijiri! Io voglio giocare con la teiera!- disse risoluta nascondendo il piccolo oggetto dietro la schiena. Poi prese a correre ed il cavaliere si vide costretto a rincorrere la piccola, dolce, insopportabile Rei.
- Ahahhahahahaahhaahha- disse Maya al ricordo del rapporto conflittuale tra i due – Rei!! Ma tu l’odiavi ad Hijiri!!-
- Infatti!!- disse alzandosi e perlustrando l’intera circonferenza della stanza, non si era nemmeno accorta che l’amica aveva intuito da sola chi era l’uomo misterioso – io lo odiavo, eppure… Vedi Maya, lui da allora è cabiato… Forse,io sono cambiata. Mi ha difeso talmente tante volte, mi ha insegnato anche qualche incantesimo protettivo e le tecniche di combattimento basilari… Maya!!!- disse lasciandosi cadere nel divano – è una disgrazia! I suoi modi garbati e gentili mi hanno colpita. Vederlo combattere me l’ha fatto vedere da un punto di vista che disconoscevo: il coraggio ed il sacrificio. Una volta è rimasto ferito gravemente per mettere in salvo un gruppo di bambini; allora ho iniziato a prendermi cura delle sue ferite, tu non lo sai, ma sono volontaria come infermiera, aiuto gli elfi troppo gravi per auto-curarsi. Quando l’ho visto ad un lettino del palazzo, mi si è stretto il cuore, avrei voluto tornare a quand’ero bambina e lui giocava ad achiapparmi… Giorno dopo giorno, l’odio si è trasformato in stima, amicizia ed infine in amore…-
- Ma lui ti ricambia?- chiese Maya rimanendo sconvolta dal racconto dell’amica.
- Non lo so!! Non posso mica andare da lui e dirgli “Ehi ti ricordi? Giocavamo insieme da bambini, vuoi sposarmi?* tralasciando il “vuoi sposarmi”, ero io la bambina, mentre lui aveva 9 anni più di me…-
- Andiamo Rei… Non dirai sul serio, la vita degli elfi è molto lunga, è normale innamorarsi di un uomo più grande…- Rei la fulminò con lo sguardo.
- No, Maya… Lui era già cavaliere quando io rincorrevo i domestici, era già maturo… E poi, anche se fosse, i miei non mi permetterebbero mica di stare con un Cavaliere… Devo trovarmi un “duca”, o comunque un uomo di potere… - sospirò, Maya le si sedette accanto – Rei… Non fare così… D'altronde non lo sai se lui ricambia questo sentimento…- Rei si voltò sorridendo.
- Sai Maya? Sono felice che sei tornata, avevo un gran bisogno di dirlo a qualcuno…- Maya ricambiò il sorriso e si abbracciarono forte. Una nuvola nera coprì il sole e le due si voltarono, percependo il cambio di luce. Ma si resero conto, che non era una nuvola ad aver oscurato tutto.
Masumi scese da cavallo, atterrando su due piedi nella veranda della stanza di Maya, fece qualche passo e bussò alla finestra. Maya sospirò, non aveva un attimo di pace, si alzò agitando i lunghi capelli ed aprì.
- Ma dico? Non si può stare due, dico due minuti in santa pace?- Masumi fissò estasiato le goccioline d’acqua cadere dai capelli, inumidendo la candida camicia bianca, inghiottì diverse volte prima di parlare.
- Ragazzina, le ricordo che la decisione di essere istruita dal sottoscritto, è stata sua! La prego di scendere tra cinque minuti, o mi vedrò costretto ad interrompere l’addestramento- roteò il lungo mantello nero e salì in groppa ad Elrond. Maya lo vide scendere in picchiata, tornò indietro e finì di prepararsi indispettita.
Dopo qualche ora, Masumi e Maya si trovarono in un punto abbastanza roccioso del regno. Avevano portato diverse attrezzature con loro “ci siamo… Arriva la parte dura…” pensò Maya tra se.
- Molto bene!- disse Masumi salendo su di una roccia per fissare il panorama attorno a loro. Erano in un posto desolato, molto in là dalle mura del palazzo – Maya, adesso testeremo le tue abilità nella lotta- scese prendendo due lunghi bastoni in legno e porgendone uno alla ragazza – la seconda prova consiste nell’abilità fisica, dovrai colpirmi con questo bastone…- Maya lo afferrò, lo roteò leggermente giusto per prendere confidenza con lo strumento. Aveva visto diversi film usare quello strumento, forse con un po’ di fortuna se la sarebbe cavata… - Volutamente, non ti darò nessuna istruzione, voglio capire a che livello sei…- posizionò il bastone in maniera obliqua davanti al suo corpo, preparandosi alla lotta, Maya lo imitò – sei pronta?- disse guardandola con sfida, Maya annuì incerta e diedero il via a quella strana lotta.
Masumi era velocissimo, roteava il bastone nell’aria, bloccandolo alle caviglie di Maya, che cadde diverse volte tra le rocce. Il terreno era insidioso, la facevano scivolare e si faceva male cadendo.
- Avanti Maya… Tutto qui? Dov’è finito il tuo spirito da guerriera?- punta nell’orgoglio, Maya si rialzò, puntò il bastone dritto verso di lui e cercò di colpirlo frontalmente, ma con un lieve cenno del bastone, Masumi parò il colpo e girando il busto ed il braccio, colpì Maya alla mano disarcionandola. Il bastone roteò nell’aria; mentre Maya s’apprestava a raccoglierlo, un dolore lacerante la colpì alla schiena, facendola piegare in due… Aveva ricevuto una sorta di frustrata.
- Mai dare le spalle al nemico, Maya!- disse Masumi aiutandola a rialzarsi.
- Però lei non è gentile! Stavo recuperando l’arma!- Masumi la fissò severo.
- Il nemico non aspetta i tuoi comodi, in guerra si conoscono due vie: la difesa, la morte. Se non ti difendi bene, morirai… Se ci tieni alla tua vita è bene che t’impegni seriamente-
- Ma io non so come si fa! Sei troppo veloce!- Masumi ridette
- Troppo veloce? Sto usando l’1% delle mie capacità, vorrà dire che mi starò fermo. Si girò e prese a tornare alla sua posizione, Maya strinse forte il bastone tra le dita, mentre una strana forza s’impossessò di lei, non permetteva a nessuno di prenderla in giro. Con un movimento secco e preciso, colpì il busto del giovane cavaliere, che venne colto di sorpresa per la velocità con cui aveva colpito. Portò una mano al petto, mentre con l’altra cercò di colpire il fianco della giovane, ricevendo in ricambio una parata frustrante e decisa. Iniziarono a volteggiare tra le rocce, si disarcionarono a vicenda diverse volte, ma prontamente si difendevano con pugni e calci. Maya si stava sciogliendo, iniziava a capire come funzionava la tecnica del bastone e capì che i movimenti di Masumi si ripetevano volutamente, cercando di farla migliorare ad ogni tentativo fallito. Una lieve pioggia iniziò a cadere dal cielo, ma i due non se ne curarono, continuarono a combattere con un nemico in più, il terreno scivoloso. Maya era completamente inzuppata, così come il maestro, quasi non riuscivano a vedersi in viso, ma la loro energia faceva percepire gli spostamenti l’uno dell’altro, ad un colpo troppo forte di Masumi, Maya cadde a terra dolorante. Masumi si liberò con un colpo solo dell’arma, che volò a diversi metri di distanza, con delicatezza sollevò il busto di Maya.
- Come stai? Ti ho fatto male?- chiese tastando il punto indolenzito. La maglia di Maya era diventata una sorta di seconda pelle, si stringeva forte al corpetto e le braccia erano come nude.
- AHI!!- disse Maya afferrando una spalla di lui per il troppo dolore.
- Dove ti fa male?- disse guardandola preoccupato.
- Qui…- indicò il fianco destro. Masumi evocò un piccolo incantesimo e dalla mano uscì un alone azzurro che andò ad annullare il dolore.
- Adesso va meglio?- chiese aiutandola a rialzarsi.
- Si grazie…- a causa dell’acqua, Maya scivolò con un piede, Masumi l’afferrò per una mano ed i loro corpi si strinsero l’un l’altro. Maya poteva sentire gli addominali di lui a contatto con la sua guancia, i capelli le solleticavano il viso, mentre lui si riscoprì ad abbracciare con forza quell’esile corpo. I cuori di entrambi presero a battere forte, mentre la pioggia picchiettava insistentemente sulle loro teste; non riuscivano a separarsi, sentivano i loro corpi fondersi con le gocce d’acqua, anche se erano bagnati, i corpi erano infuocati. Timidamente, Maya alzò le braccia, cingendo la vita del cavaliere; a quel tocco Masumi sussultò e non capendo niente sollevò una mano, addentrandola nella fitta chioma di lei ed attirandola al proprio petto con forza crescente.
Rimasero in quella posizione in un tempo indefinito, scandito solo dal battito dei loro cuori e della pioggerellina insistente. Ad un tratto, entrambi sentirono l’energia dei loro maestosi volatili avvicinarsi. Si staccarono, cacciando contemporaneamente il corpo dell’altro. Con un cenno della mano, Masumi attirò l’attenzione dei due amici, salirono in groppa e volarono alti nel cielo, in compagnia della dolce pioggia e dei loro cuori che battevano ancora impazziti.

Continua…

* Riferimento ad una scena del classico Disney "Robin Hood" (non ho saputo resistere!!)

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Capitolo 7
*** Capitolo 8 ***


Scusate, avevo detto di postare ieri, ma non ce l'ho fatta... Vi lascio con il nuovo capitolo, un bacione!!


Capitolo 8

La pioggia battente, durò per circa quattro giorni; con essi, la situazione tra Maya e Masumi non era mutata: Masumi le insegnava il modo corretto per l’utilizzo del bastone in guerra, passando in modo scorrevole, dalla teoria alla pratica; aveva persino appreso qualche piccolo incantesimo di difesa. Niente di più.
Maya si girò nervosamente tra il caldo lenzuolo, erano notti che non dormiva tranquilla; ogni volta che si addormentava, sognava delle braccia forti che la tenevano stretta in quell’ampio petto; il suo odore era impresso nei suoi vestiti e nel suo corpo, non ne voleva sapere di andarsene via… Se non fossero arrivati i loro amici volanti, chissà cosa sarebbe successo… Si alzò sconsolata, aprendo le ampie vetrate ed osservando dal balcone lo splendore della luna. Il suo comportamento la mandava in confusione; non aveva detto una singola parola a proposito di quello che era successo tra loro, infischiandosene del miscuglio di emozioni scatenate in lei… Voleva delle risposte, voleva sapere perché ad un tratto il loro rapporto si era fatto più intimo?! Insomma, lui la odiava o no? Certo che non la odiava… L’aveva difesa così tante volte, eppure non riusciva a capire se i sentimenti dell’uomo fossero di affetto fraterno, di altro, o semplicemente di “cortesia”. Parlandoci chiaro… Non si abbraccia in quel modo una persona “indifferente” e questo mandava in tilt lei stessa… Perché aveva ricambiato? Perché non lo aveva allontanato, ma anzi l’aveva attirato con maggior forza verso di se? Si portò le mani al capo, non capiva più niente… Fissò la luna e l’immensità del cielo, prese una sedia da dentro la camera, si sedette ed appoggiò il capo nel cornicione ghirigorato, per quella sera avrebbe fatto compagnia alla pallida luna…
L’indomani si svegliò con il canto degli uccelli, aveva qualche brivido di freddo lungo la colonna vertebrale, ma il calore del sole la stava aiutando a riprendersi. Alla fine si era addormentata, “meglio così” si disse, tra qualche minuto sarebbe arrivata la sua insegnate, la signorina Mizuki, era meglio che si andasse a preparare.
Qualche ora dopo, il viso di Maya era chino su di un ampio libro, che spiegava gli usi ed i costumi della popolazione elfica.
- Maya, è bene che leggi attentamente questo capitolo, domani ci sarà l’anniversario del patto di alleanza tra l’Ordine dei Cavalieri e le vostre Maestà, dovete imparare come ci si comporta in tale circostanza ed è importante la scelta del cavaliere che l’accompagnerà per tutta la serata- Mizuki guardò il cielo estasiata, si portò le mani al petto e sognò ad occhi aperti – il Cavaliere manda l’invito alla sua dama tramite uno stormo di Farfalle o degli animali preferiti dalla Dama… Il giorno dopo, si riuniranno Cavalieri e Dame, sotto il Grande albero delle Rose, un albero nato proprio il giorno dell’unione delle due categorie. Il sangue che i Cavalieri verseranno, unito ad un petalo di rosa donato dalla Dama, farà si che il nuovo anno, porti un’unione sempre maggiore… Poi c’è il banchetto, le danze al chiaro di luna… Oh Maya… E’ la tradizione elfica più bella di tutte…- Maya la guardò ridendo, la sua Sensei era davvero stupenda, dotata di un intuito infallibile… Era stata una delle poche ad aver notato il cambiamento d’atteggiamento di Masumi nei suoi riguardi, le diceva “quel ragazzo, è stato per anni sotto la mia guida, fattelo dire… Ha il suo perché a comportarsi in questo modo”. La vita della Sensei ruotava intorno allo scambio d’opinioni tra Cavalieri e Signori, era una sorta d’intermediaria dei Cavalieri, come la Mizuki della Terra era la segretaria di Masumi.
Alla fine della lezione, continuò a leggere il pesante libro, osservando le illustrazioni sulla “Giornata del Patto di Fedeltà”. Le rose… Chissà come stava il suo ammiratore della terra, probabilmente era intento a sostenere l’altra Maya… Le mancava, ma sentiva che la sua presenza non l’avrebbe mai abbandonata veramente. Voltò pagina, ammirando il grande albero delle Rose, era una cosa inusuale vedere un albero pieno di rose, non vedeva l’ora d’ammirarlo da vicino. Ai bambini non era permesso partecipare alla festa, quindi per lei aveva un sapore del tutto sconosciuto… I suoi pensieri vennero interrotti da un lieve frusciare proveniente dalla vetrata, si voltò, ammirando uno stormo di farfalle colorate avvicinarsi. Posò il libro e si affrettò ad aprire le ante, gl’insetti le volarono attorno, producendo una sorta di fascio rosso, che l’avvolse per tutto il corpo. Maya vide il suo corpo fasciarsi di quella strana luce, non distingueva più la parte rosea da quella rossa, poi, le farfalle volarono verso l’alto, il rosso salì con loro e rivelò la mutazione nel corpo di Maya: un ampio vestito rosso svolazzante la ricopriva fino ai piedi, il seno era fasciato da un velo più spesso e da esso si aprivano la serie di veli, che le ricadevano morbidamente; sentì due piccoli pesi alle orecchie, entrò nella stanza, seguita dallo stormo di farfalle ed ammirò degli orecchini ghirigorati dalla forma di farfalle, poi vide che anche al dito medio della mano sinistra, portava la stessa farfalla degli orecchini. Si voltò verso lo stormo, che nel frattempo si era posato sulla mano destra, facendo comparire una lettera profumata. La guardò non vedendo il mittente, sentì le farfalle allontanarsi, uscirono fuori e si dispersero in un grande arcobaleno.
Aprì la lettera con mani tremanti, si sedette al lato del letto e vi lesse:

Cara Principessa, apprendista, ragazzina, Maya…
Scelga lei quale appellativo affibbiarsi.
Le mando questo dono, con la speranza che possa accettare
il mio invito di accompagnarla all’occasione della “Giornata del Patto di Fedeltà”.
So che potrebbe non gradire il mio invito,
forse qualche altro Cavaliere ha espresso questo desiderio prima di me,
non mi sorprenderebbe, voi siete la principessa,
chiunque sarebbe lieto di avere la sua compagnia.
Ma sento che nessuno la conosca meglio di me,
in questi lunghi anni l’ho vista crescere, ridere e soffrire,
sono il suo Maestro ed in futuro sarò incaricato di sorvegliarla e proteggerla con le unghie e con i denti.
Le chiedo di essere la mia Dama per tutti questi motivi,
oltre, naturalmente, al profondo affetto e stima che ci lega;
se accetterà,le prometto che m’impegnerò
a non rendere la mia compagnia fastidiosa…

Sperando di trovarla accanto a me sotto il Grande Albero,

Masumi Hayami

Ordine dei Cavalieri superiori del Regno delle Rose


A Maya caddero due lacrime dai lati degli occhi, l’aveva invitata, proprio lui!! In quello stesso istante, la porta si spalancò, rivelando l’amica Rei con un sorriso bellissimo.
- Maya!!- disse buttandosi sopra all’amica facendola cadere dal letto – Mi ha invitata!!! Guarda!- fece una piccola giravolta, mostrando un lungo vestito verde svolazzante, arricchito da orecchini a forma di rosa bianca – hai visto? Me l’ha regalato lui… sapessi ch’emozione… Sono venute uno stormo di farfalle ed hanno circondato il mio corpo da un alone verde, poi ho visto il vestito, mi hanno dato la lettera, oh Maya!!- in tutto ciò, non si era soffermata sull’amica; Maya ridette interiormente, era un vero vulcano la sua amica. Quando finalmente si voltò, la bocca si aprì dallo stupore -… Maya!! Mah… Che bel vestito!! Chi ti ha invitato? Racconta racconta!- disse prendendole le mani ed aiutandola a risedersi sul letto.
- AHHAHAHA, Rei, sei uno spasso…- poi però il suo sguardo si fece si mille colori, stringendo la lettera che teneva tra le mani – guarda…- disse porgendola all’amica e nascondendosi il volto con un cuscino.
- Mah… Maya!!! Non ci credo…- rimase con la bocca aperta per diverso tempo, non riuscendo ad emettere alcun suono – Maya… ti rendi conto???- Maya la fissò non capendo – Masumi Hayami non ha mai invitato una dama!! Ha sempre partecipato alla festa come tutore della regina Chigusa…-
-Vuoi dire che sono la prima che invita?- Maya strinse le mani tra l’ampio vestito, adesso era il suo turno di rimanere senza parole…
- Maya, credimi. Se il cavalier Hayami ti ha invitata, vuol dire che il vostro rapporto significa molto per lui…-
Quelle parole, rimbombarono nella mente di Maya fino al giorno successivo. Con saldali rossi, tastava la freschezza dell’erba nell’immensità della notte. Lei e le Dame, si accingevano ad avvicinarsi all’ampio albero, Rei accanto a lei era in fermento, ancora non credeva che Hijiri l’avesse invitata. La nonna Chigusa guidava tutte, lei avrebbe partecipato al ballo col fidato Genzo, capo dell’ordine dei Cavalieri, nonché suo consigliere personale. Nel fitto della foresta, intravidero all’improvviso un alone argento. Più si avvicinavano, più Maya vedeva formarsi l’immagine di un grande albero, dalle rose argento. Un gruppo di elfi dall’abbigliamento nero e argento, le aspettava alla base dell’albero. Ogni dama si avvicinò al proprio Cavaliere, che le fece un elegante baciamano. Quando Maya lo vide, ne rimase ammaliata. Com’era bello con i capelli sciolti, che ricadevano in modo morbido su di una maglia argentata, brillava più della luna ed i suoi occhi erano pieni di una luce mai vista. Masumi rimase incantato almeno quanto lei, gli occhi di Maya erano circondati da motivi ghirigorati in oro, frutto di un incantesimo; l’ampio vestito la rendeva una donna bella e sensuale, il suo sangue freddo venne riscaldato in un lampo. S’inginocchiò ai sui piedi, sfiorando con le labbra la pelle vellutata della piccola mano. Nuovamente, i loro corpi furono invasi da scariche elettriche, il baciamano, assunse un significato molto più profondo, la terra intorno a loro scomparve, persino le altre dame e cavalieri; rimasero loro e il grande albero, testimone del cambiamento dei loro sentimenti. Gli occhi di Maya esprimevano lo stupore e la gioia che quel gesto stava provocando in lei, quel punto della mano bruciò; anche quando il contatto con le labbra di lui si fu dissolto, Maya non potè fare a meno di tastare quel punto di nascosto. La magia s’interruppe per dare spazio ad altri tipi di magia. Era il momento in cui le Dame strappavano un petalo di rosa bianca e lo poggiavano alla ferita della mano sinistra del Cavaliere.
Maya vide Masumi estrarre un pugnale riccamente decorato lungo l’impugnatura, con un movimento secco e deciso, tagliò superficialmente il palmo della mano. Si fissarono, poi Maya prese la rosa bianca che portava ad un lato dell’orecchio e vi strappò un petalo, lo baciò e delicatamente lo adagiò sulla ferita, con entrambe le mani chiuse quella di lui, in modo che il petalo potesse tingersi del sangue. Quel gesto significava il senso di sacrificio che i Cavalieri si accingevano a regalare, a salvaguardia della felicità non solo delle dame, ma dell’intera popolazione del Regno delle Rose. Senza mai interrompere il contatto con le mani, Dame e Cavalieri si avvicinarono al grande albero, insieme si chinarono a diversi punti della sua base ed aprendo la mano insanguinata, posarono il petalo lungo parti diverse delle radici dell’albero. Un alone bianco lo avvolse, improvvisamente, le radici presero a muoversi, afferrarono i petali risucchiandoli al loro interno. Le rose dell’albero, si tinsero di un argento più puro, tanto che tutto sembrava brillare come sotto una stella luminescente. Inginocchiandosi e continuando a tenersi per mano, Cavalieri e Dame pregarono il grande albero di mantener sano quel rapporto millenario, in modo da risollevare con la fiducia, le sorti dannose del loro popolo. Maya si sentì invadere da un’energia positiva, sentiva l’albero cantare dentro di lei, le rose del suo cuore si animarono a nuova vita, mentre sentiva fondere il suo spirito con quello del cavaliere. L’albero regalò un’ultima ventata d’energia positiva e poi tornò a riposare, spegnendosi della sua luce.
Allora tutti si alzarono e si diressero lungo le rive del fiume, dove si sarebbe tenuta la cena popolare con i rispettivi canti e balli. Masumi continuò a tener stretta la mano di Maya, a differenza degli altri avevano deciso di percorrere la strada interna della foresta, che si affacciava comunque sul grande fiume.
- Ti ringrazio per aver accettato la mia compagnia…- disse Masumi mentre camminavano sotto il manto del cielo ed il tepore degli alberi.
- Sono io a ringraziarla, Maestro… Io, non so cosa dire… Non c’era bisogno che mi regalaste questo vestito-
- Oh, sì che ce n’era bisogno… Un cavaliere che si rispetti deve offrire almeno un dono alla propria dama-
- Beh, io la ringrazio lo stesso, ho molto gradito… E la sua compagnia non è affatto fastidiosa… ahahahahh- Masumi si fermò e di conseguenza lo fece anche lei
- Vuoi dire che non hai provato nessun sentimento negativo?- Maya si avvicinò maggiormente, i suoi occhi s’incatenarono a quelli di Masumi, per un tempo che parve infinito. Maya si avvicinò al corpo del cavaliere con grazia ed eleganza che non le appartenevano nei momenti quotidiani, facendosi forza sulle braccia di lui, sollevò il proprio corpo, poggiando le labbra ad un lato dell’orecchio.
- Affatto…- sussurrò, il viso andò staccandosi dal lato del volto, andandosi a parare frontalmente a quello di Masumi, poi, come ripresasi dall’incantesimo, si tinse del rosso dell’imbarazzo, si staccò dal suo corpo e prese a camminare. Si sentiva bruciare, non poteva credere a quello che aveva fatto, c’era mancato poco che… NOOOOOOOOOO!!!!!!!!! Non ci poteva credere!! Non poteva pensare quelle cose… Sentiva il suo passo dietro di lei, ma per fortuna uscì dall’imbarazzo quando arrivarono al luogo del banchetto.
Si sedettero a tavola, sotto lo sguardo vigile della luna, che accompagnava le chiacchiere allegre. Accanto a Maya e Masumi sedevano Rei ed Hijiri. A dispetto di quanto diceva l’amica, il bel cavaliere sembrava gradire molto la presenza della giovane. Mangiarono allegri ogni tipo di pietanza, poi diedero vita ai balli attorno al fuoco, proprio sulla riva del grande fiume.
- Mi concede questo ballo?- chiese Masumi porgendo la mano verso Maya. Dietro di loro, Maya vide le ragazze del paese e qualche nobile, mormorare al gesto di lui. Le dava fastidio che lo guardassero a quel modo! Senza farselo ripetere, si alzò afferrando la mano di lui.
- Ma certo, con grande onore…- Masumi la prese per una mano, mentre l’altra si andò a posizionare su di un fianco di lei, era uno dei tipici balli popolani al ritmo di violino molto allegri e veloci*, ridettero felici alla goffaggine dei loro movimenti, erano anni che non praticavano quel tipo di danza, quelli della terra non si facevano attorno al fuoco e certo non prevedeva un ballo “orizzontale”, ma piuttosto faccia a faccia…
All’ultima nota, s’inchinarono e batterono le mani felici. I violinisti ripresero a suonare, ma stavolta il ritmo era differente**… Alla prima nota della canzone, entrambi furono colpiti da una strana energia, senza rendersene conto, Masumi si spostò dalla posizione laterale, mettendosi davanti a lei e attirando il corpo della giovane contro il suo. Una mano la prese per la vita, mentre l’altra afferrò saldamente la mano di lei. Guardandosi negli occhi, iniziarono a volteggiare al ritmo della musica, i loro corpi erano trascinati dalla melodia, non si rendevano conto dei movimenti che facevano, o di quanto assurda sembrasse quella danza agli occhi del regno, Masumi sentiva un forte calore dalla mano diffondersi lungo tutto il suo IO, il corpo di Maya era incandescente sotto quel tocco passionale; all’aumentare del ritmo, i loro movimenti si facevano più intricanti e pieni di vita. La gente attorno a loro li guardava basiti, un ballo del genere non l’avevano mai visto in vita loro, l’energia dei due, fu capace ti far fiorire diversi alberi ormai secchi, persino l’acqua del fiume sembrò gorgogliare al contatto con loro. Continuò così finchè il violinista segnò l’ultima nota e i loro corpi sudati, presero ad ansimare stanchi. La gente attorno a loro si stava avvicinando per fare domande su dove avessero imparato quel nuovo stile di danza, quando ad un tratto, dal cielo piombarono diverse scariche nere, erano simili a fulmini, li videro piombare su di loro ad una velocità elevata, Masumi prese Maya per una mano e la fece nascondere sotto una parte del tavolo. Quando quei strani fulmini toccarono terra, produssero l’effetto di un’esplosione, mentre Maya si tappava le orecchie con le mani, vide parecchio sangue colare tra i ciottoli del fiume…

Continua…

* By Edvin Marton "Bellydance"

http://www.youtube.com/watch?v=zbe5UkljWHI&feature=player_embedded

** By Edvin Marton "Tosca Fantasy" (già il titolo dice tutto)

http://www.youtube.com/watch?v=UWZtD7IUNr4&feature=player_embedded


Note dell'Autrice:
Sono una grande appassionata di pattinaggio sul ghiaccio, in specie per Evgeni Plushenko (medaglia d'oro alle olimpiadi di Torino). Spesso e volentieri le sue musiche sono arrangiate da un violinista, Edvin Marton, che suona nientemeno che con lo Stradivarius appartenuto a Paganini... Vi ho inserito gli URL dove poter ascoltare le traccie che mi hanno ispirata per questo capitolo...
Ancora un bacione, ciao!!!


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Capitolo 8
*** Capitoli 9 e 10 ***


Buongiorno!!! Anche oggi vi posto due nuovi capitoli ed annuncio che non posso aggiornare fino a venerdì sera (pardon!) 

Capitolo 9

Urla, corpi contorti, sangue… Questo era lo spettacolo agghiacciante in cui Maya si trovò coinvolta. Da sotto il tavolo, osservava diversi corpi cadere tra i ciottoli inermi, con una spada conficcata nel petto e gli occhi spalancati, rivolti al grande manto blu. Le lacrime presero a scendere a fiume, sentiva un forte dolore alla bocca dello stomaco, voleva vomitare, non aveva mai visto niente di simile in vita sua. Adesso capiva il significato delle parole di Masumi: chi sceglie di combattere lo fa andando incontro alla morte, oltre che al triste destino di veder cadere i propri cari. Maya si diede della vigliacca; quante belle parole aveva detto in quei giorni, eppure, ora che doveva dimostrare il suo coraggio, si nascondeva, piena di paura e d’angoscia, tappandosi le orecchie, come a non voler sentire il dolore provato da chi le stava attorno. Ma qualcosa scattò in lei, non appena davanti ai suoi occhi, piombò l’immagine del maestro, piegato in due dal dolore, cercando di estrarre una freccia conficcatasi alla parte sinistra del torace ed una alla spalla destra, aveva il viso contratto in una smorfia; nel frattempo, un secondo uomo si avvicinò approfittando della distrazione del Sensei, Maya lo vide alzare al cielo la spada affilata e prepararsi ad affondarla nella spalla di lui. No! Non poteva permetterselo! Prima ancora di capire quello che stava facendo, uscì dalla tana, gridando per attirare l’attenzione dell’uomo, inciampò per colpa del vestito, ma con un gesto secco e deciso, strappo diversi veli, facendo si che il vestito arrivasse sotto al ginocchio. L’uomo si distrasse ed adesso puntava la spada verso la giovane, con un ghigno beffardo a fargli compagnia. Maya continuò a gridare, nel tragitto, afferrò una spada lasciata inerme al suolo e con determinazione e rabbia, si avventò sul malfattore, ma la sua inesperienza si fece vedere quasi subito, i suoi movimenti erano goffi e lenti, si rese conto, di essere troppo inesperta per poter combattere con la spada.
- Maya!- sentì dire alle spalle dell’uomo, Masumi, tenendosi il braccio con una mano, fece volare un lungo bastone in direzione dell’allieva, che, come a rallentatore, l’afferrò saldamente. Bene, adesso erano nel suo elemento… Con un lieve sorriso, roteò il bastone passandolo da una mano all’altra, confondendo le idee dell’avversario; come prima, urlò mentre si avventava frontalmente su di lui, l’uomo si preparò a parare il colpo dall’alto, ma con un agile movimento delle gambe, Maya s’inginocchiò all’ultimo secondo, andando a colpire le caviglie e le giunture dell’uomo. Urlò piegandosi su se stesso, la giovane ne approfittò e con un movimento altrettanto secco, lo colpì ai lati del collo, stavolta cadde definitivamente al suolo, privo di coscienza. Ansimò Maya, osservando il bastone con mani tremanti. Singhiozzò e con passo svelto, andò dal maestro.
- State bene?- disse inginocchiandosi accanto a lui ed osservando le ferite.
- Si, Maya… Andrà meglio quando mi sarò curato…- Maya si alzò cercando di prendere un po’ d’acqua e tamponare le profonde ferite. Ma Masumi l’afferrò per un polso.
- NO! Non andare! Saresti in pericolo!- Maya cercò di aprire bocca, ma Masumi la guardò severo – Maya! Guardati intorno! Abbiamo subìto un agguato! Ti stanno cercando! Devi andartene…- si alzò tenendosi il braccio, mentre intorno a loro le spade s’incrociavano e le urla strazianti si moltiplicavano. Alzò una mano e la posò sul capo di Maya; un lieve vento attraversò il suo corpo, mentre gli occhi del Sensei si persero tra le orbite ed i capelli si scompigliarono al soffio del vento. Quando ebbe finito cadde a terra distrutto.
- Cos’hai fatto?- chiese Maya afferrandolo per un braccio e mettendoselo attorno al collo.
- Ti… Ti ho messo un incantesimo che ti rende invisibile agli occhi degli altri, tranne ai…ai miei… Maya, devi… devi…- cadde nuovamente a terra emettendo uno stridio sofferente – oh, Maya… scappa, non pensare a…- bisbigliò quelle parole, mentre Maya lo conduceva lontano dal luogo di battaglia. Masumi era semi svenuto, così, Maya l’appoggiò al tronco di un albero, prese dell’acqua dal fiume e gli levò la maglia argentata ormai logora, tamponò le ferite con delicatezza, poi respirando profondamente, appoggiò le mani ad entrambe le ferite; era ora di testare la sua abilità nelle arti mediche apprese. Si concentrò su quei due punti, raccolse l’energia spirituale, cercando di farla uscire dal proprio corpo, sussurrò qualche parole in elfico, mentre un leggero vento s’impossessava del suo corpo, guidando l’energia fuori da se. Non sentì alcun rumore o vide una dolce civetta delle nevi assistere alla sua operazione, continuò in quel modo per diverso tempo, finchè non sentì il Maestro sotto di lei riprendere a respirare come se fino ad un attimo prima stesse annegando.
- Masumi!!- disse Maya saltando al collo dell’uomo, si dimenticò di rango, di rispetto, persino che l’uomo fosse a petto nudo… Gl’importava solo che stesse bene.
- Maya… ma…- iniziò abbastanza sconvolto, non capiva cos’era successo… Con una mano tastò le ferite notando che erano del tutto scomparse – ma… cos’hai fatto?-
-Le ho rimarginate con l’incantesimo che mi avevi spiegato…- Masumi la guardò sconvolto, aveva sprecato energie per lui… Il tonfo delle spade, lo fecero tornare alla realtà, si alzò all’improvviso, scrollandosi Maya dal proprio corpo, che cadde per terra non aspettandosi quel tipo di reazione. Masumi alzò le mani al cielo e con il solito vento, evocò un grande petalo di rosa.
- Sali!- disse serio alzando Maya di botto.
- Ahia!!- la giovane levò quella mano dal suo polso, iniziandola a massaggiare in preda al dolore – che devi fare?- si era inasprita di colpo.
- Mi sembra logico! Devi scappare via da qui!- la riprese per il polso e lei nuovamente si divincolò.
- NO! Non sono una bambina! Io voglio combattere!-
- Combattere!?!- Masumi iniziò a ridere sarcastico – ma se prima ti nascondevi sotto un tavolo? Cos’è il coraggio è venuto fuori di botto?-
- TU NON CAPISCI!!- iniziò a urlare, mentre piccole lacrime minacciavano di uscire ai lati degli occhi.
- COSA? COSA NON CAPISCO? VUOI MORIRE? QUESTE PERSONE SONO PIU’ FORTI DI TE! IL REGNO HA BISOGNO DELLA SUA REGINA!-
- IL REGNO HA BISOGNO DI UNA GUIDA! DI UNA CONDOTTIERA, NON DI UNA BELLA STATUINA!- Maya mise le mani ai fianchi, mentre piano avvicinarono i loro corpi, per avere un dialogo faccia a faccia.
- Sai cosa c’è Maya?- disse portandosi ad un soffio da lei, Maya s’imbarazzò a quella vicinanza, il cuore prese a batterle forte, così come quello di Masumi…
- Cosa?...- sussurrò, mentre Masumi continuava a guardarla con occhi infuocati.
- C’è che sei solo una stupida RAGAZZINA!- poi inaspettatamente, la prese per i fianchi facendola sollevare da terra ed unì le loro labbra in modo focoso. Maya sbarrò gli occhi esterrefatta, mentre lui appoggiava il corpo di lei nel tronco di un albero; prese ad accarezzarle il corpo voglioso, mentre Maya si lasciò trasportare da quelle labbra morbide e dalle mani esperte. Alzò le mani timidamente, andando a tastare la consistenza degli addominali del maestro; i respiri si fecero affannati, poi l’uomo, la riprese in braccio senza mai separare le loro labbra, il rapporto si approfondiva sempre più, Maya si sentì appoggiata a qualcosa di soffice, ma era troppo concentrata ad assaporare quell’attimo per rendersi conto di dove fosse; Masumi la fece stendere, anche se Maya non sentì il peso di lui sommarsi al suo. Delicatamente, Masumi si staccò.
- Vai… ti raggiungerò…- Maya aprì gli occhi, ma era troppo tardi… La piuma salì alta nel cielo, mentre vide Masumi tornare al campo di battaglia, una candida civetta delle nevi le faceva compagnia nell’alto del cielo, mentre osservava le fiamme della guerra divampare nella riva del fiume. L’aveva tratta in inganno, l’aveva distratta per farla allontanare. Strinse forte le mani lungo il vestito, una lacrima solitaria le solcò il volto, in quel momento odiò la guerra con tutte le sue forze…
La piuma si posò, dopo poco tempo, vicino al laghetto di qualche giorno prima, quello in cui aveva curato la ferita del Maestro. Scese dalla piuma sempre più afflitta, il pensiero di lui la stava uccidendo, aveva paura per la sua vita; cadde a terra addolorata e diede sfogo ai propri pensieri, liberandosi di quelle lacrime che non desideravano altro che essere lasciate al proprio destino… Si portò le mani al volto, singhiozzando disperata, la piccola civetta si appollaiò sulla sua spalla, beccandole in modo affettuoso una guanciotta. Maya si voltò stupita e prese a ridere.
- Come sei carina!!- accarezzò il manto della creatura. Le civette erano le creature che più amava insieme alle farfalle, sulla terra erano il simbolo della saggezza, tanto che persino la Dea Atena si affidava alla loro compagnia. Prese a sfogare la sua rabbia e la sua tensione alla piccola amica, raccontandole ogni pensiero che le affollasse la mente. Il contatto tra le loro energie si fece via via più forte, tanto che la civetta le permise di toccare la propria anima, gesto che solo la sua Estele aveva concesso…
- Ma grazie…- disse Maya colpita nel profondo – bene… Adesso che siamo diventate amiche, ti ci vorrà un nome… dunque…- Maya non conosceva i nomi delle civette, poi le venne un lampo di genio – Ti piace “Edvige”?- la piccola beccò gentilmente la sua spalla – lo prendo come un sì…-
- Edvige è un nome bellissimo…- Maya si alzò in piedi, mentre Edvige volò in senso orario sopra la sua testa. Era lei, la donna che aveva visto qualche giorno prima.
- Chi sei?- chiese per la seconda volta, la donna imitò i gesti di quella volta: camminò lentamente per poi sedersi sull’erba, accanto al laghetto – Te l’ho detto… Se sapresti chi sono, ti allontaneresti da me, come hanno fatto tutti gli altri…- un sorriso amaro si dipinse su quel volto elegante, Maya si avvicinò e si sedete accanto a lei.
- Perché non mi raccontate? Forse posso aiutarvi…-
- Non credo…- rigirò un piccolo sassolino tra le dita, poi lo lanciò sulla superficie liscia del lago, provocandone una leggera increspatura, con una serie di cerchi che si aprirono a contatto con la pietra.
- Io vi posso aiutare! Ditemi chi siete e cosa vi hanno fatto…- la donna fissò gli occhi scuri di Maya.
- Il vostro sguardo è puro, mia piccola amica… Non voglio intristirvi più di quanto già non siate…- Maya la guardò non capendo – Vogliate scusarmi, ma non ho potuto fare a meno di sentirvi… Mi dispiace che il Regno delle Orchidee continui a recare dolore al Regno delle Rose… Questa guerra finirà col distruggere tutti…- il suo sguardo si fece cupo e triste, tanto che Maya si sentì partecipe di quel dolore.
- Vi prego, ditemi chi siete… Io non sono come gli altri, io voglio il bene comune…- la donna la guardò scrutandola dentro, come in cerca dei punti oscuri della giovane.
- Io sono, anzi ero, una mezz’elfo del regno delle Orchidee… Maya divenne una statua di pietra, un’abitante di quel regno spietato…- so cosa state pensando… Quello che gli altri hanno sempre visto in me: una spia, una bugiarda… Non è così! Io sono il frutto dell’amore tra un elfo del regno delle Rose ed una Mezz’elfo del regno delle Orchidee… Hanno vissuto momenti felici nel periodo di pace, ma poi, tutto cambiò… Si ritrovarono a combattere l’uno contro l’altro e si uccisero a vicenda…- Maya si portò una mano alla bocca.
- Io… Mi dispiace…- disse sinceramente.
- Sapeste quanto dispiace a me…- ridette di una risata amara – I due regni mi hanno cacciata, dicevano che io ero il frutto di un errore, che l’amore dei miei genitori non era corretto… Pensavano che fossi la spia del paese avversario, perché il mio sangue mi divideva tra il Regno delle Rose e quello delle Orchidee…-
- E come avete fatto?-
- Mi sono rifugiata in questa foresta, qui posso essere me stessa, non m’interessano le lotte, le morti… Vivo in compagnia degli amici animali ed il lago è mio fratello. Non ho bisogno d’altro…- Maya prese le mani della donna e le strinse forte.
- NO! Non è giusto! Io vi posso aiutare, io sono la principessa!- gli occhi della donna furono trapassati da una strana luce.
- Oh, la ringrazio, ma ormai sto bene qui, la natura è la mia famiglia… però…- voltò il capo imbarazzata.
- Però cosa?-
- Ecco… Se voi non mi disprezzate, mi farebbe piacere ricevere una vostra visita di tanto in tanto, giusto per poter parlare con qualcuno… Ho sempre desiderato avere un’amica…- le lacrime solcarono il volto della donna, Maya strinse le mani più forte e l’abbracciò.
- Non dovete sentirvi sola, vi prometto che tornerò a farvi compagnia…-
- Siete un angelo…- il rumore del vento le fece allontanare, Maya alzò gli occhi al cielo, notando in lontananza una piuma fluttuare nell’aria.
- E’ meglio che vada…- disse la donna alzandosi.
- No, aspetti! Non mi ha detto il suo nome…-
- Cos’è un nome? E’ tutto e niente… Venga a trovarmi, l’aspetterò…- poi sparì, avvolta da un fascio di luce.
Masumi atterrò poco dopo, Maya si alzò e si buttò al suo collo in preda ad un attacco di panico, le lacrime tornarono a farle compagnia prepotenti.
- Come stai? E gli altri?- Chiese tra i singhiozzi. Masumi le alzò il viso ed asciugò le lacrime con una mano.
- Stiamo bene, ma ci sono state parecchie perdite…- scese dalla piuma ed attirò il corpo della giovane al suo petto – per fortuna sei salva…- rimasero ad abbracciarsi per un tempo indefinito, Maya si sciolse dall’abbraccio, cercando un contatto con le labbra. Masumi stava per cedere, ma si ridestò ad un soffio da esse – ti stanno aspettando Maya… Torniamo a palazzo…- la prese per mano ed insieme salirono sul grande petalo. Maya era in confusione, non capiva i sentimenti dell’uomo… Una serie di emozioni differenti s’impossessarono di lei, mentre gli ultimi eventi volteggiavano all’interno della propria mente in modo distorto. Guardò le case ridursi di dimensione all’aumentare dell’altezza. Il profumo di rose le inebriava la mente, facendole sfuggire un piccolo dettaglio… La donna del lago l’aveva vista nonostante l’incantesimo dell’invisibilità…

Capitolo 10

Il cielo era di un grigio cupo, gli uccelli cantavano un suono stridulo, mentre una candida civetta delle nevi stava appollaiata ad un tronco di un albero, osservando incuriosita la strana danza delle spade.
Maya si voltava a destra, poi a sinistra, entrambe le mani tenevano l’impugnatura in modo saldo, ruotando il polso quel tanto che bastava per inclinare la lama, ma non era sufficiente. Gocce di sudore colavano dai capelli lasciati sciolti, andando ad appiccicarsi tra le labbra carnose.
- Para!!- le gridò Masumi, mentre colpiva per l’ennesima volta sul fianco di lei, Maya fece appena in tempo ad esporre il forte, che la spada rimpallò nell’aria, morendo sul terreno inumidito – Maya!!- disse un Masumi completamente inzuppato dal sudore, mentre uno sguardo d’ira s’impossessava degli occhio chiari – Ti avevo detto di parare!!- andò a recuperare la spada dell’apprendista, cercando di trattenere gli scatti di rabbia. Maya strinse forte le mani, era un mese che andavano avanti in quel modo.
- Io l’ho parata! Ma la vostra forza non è paragonabile alla mia!- disse difendendosi, cercando di cacciare indietro le lacrime – la mia presa sulla spada, non riesce a contrastare la vostra, in maniera abbastanza potente!- Masumi le lanciò la spada e lei con un piccolo saltello l’afferrò per l’impugnatura.
-No, Maya! Non ci metti abbastanza impegno, riproviamo!- Maya alzò la spada, facendo brillare la punta tra le luci del sole, prese la tipica posizione di posta frontale: il tronco era eretto, le spalle rilassate, le gambe flesse per avere un buon equilibrio. Guardò il Maestro ed una rabbia alimentò il suo animo; gridando, prese a correre, colpendolo dall’alto con un fendente; con grande facilità, Masumi parò, mettendo la spada parallelamente al suolo in una tipica posizione di posta reale, poi ruotò il polso, colpendo la spada nella parte laterale. Presero a danzare su quel terreno insidioso, era un mese che si allenavano; dopo la sera dell’attacco, Maya si era resa conto delle sue lagune nel campo di battaglia, così, implorò il maestro d’insegnarle quanto più sapesse, ma era dura… Masumi era un cavaliere molto dotato! La sua forza era ineguagliabile, Maya riusciva a stento a tenere la spada tra le dita, i disarcionamenti a danno di lei, erano più numerosi di quelli di lui. Ma non era solo quello a farla sentire così frustrata… Colpì con un ulteriore fendente, ricevendo in cambio la lama fredda del sensei. Se pensava al calore che quel corpo le aveva donato, si sentiva morire… Le la gola si attorcigliò in un saldo nodo a quel pensiero… Da quando l’aveva “baciata”, lui si era dimostrato più freddo ed indifferente del cinico presidente della Daito; nessuna parola, nessun cenno, o gesto, niente! L’aveva lasciata in balia del suo tormento, con la consapevolezza che l’aveva ingannata solo per allontanarla dal campo di battaglia.
Certo la giovane principessa non poteva immaginare i veri sentimenti del sensei… Masumi si sentì un vigliacco. Camminando per i resti della battaglia, aveva capito quanto grave fosse stato il suo comportamento: aveva baciato la principessa! Era un errore! Proprio la sera del patto di fedeltà, aveva tradito la fiducia delle Signorie, per seguire il proprio egoismo… Sì, egoismo, Masumi si sentì infinitamente egoista, perché nonostante tutto, non riusciva a scacciare il calore di lei dal suo corpo, dalla sua mente, dai suoi sogni… Più stava a contatto con l’allieva, più sentiva crescere dentro di lui un bisogno fisico e sentimentale, in poche parole, la voleva! Si riscoprì geloso degli apprezzamenti che gli altri cavalieri facevano sulla giovane donna, tanto che arrivò alle mani con il Cavaliere Kim, un uomo molto dotato, agile e forte, ma conosciuto per la sua passione per l’”amore”… Parò con maggior decisione un attacco preciso della giovane. Eccola la sua strategia: allontanarla da se il più possibile; avrebbe fatto in modo che lei tornasse ad odiare il Masumi freddo e spietato, solo che in versione elfica. Ogni volta che la spada le cadeva dalle mani si sentiva morire, perché sapeva che lui la stava distruggendo per far male a se stesso, la lontananza psicologica, faceva sì che il suo IO si rassegnasse a mantenere inalterato il loro rapporto. Sì, un rapporto formale maestro-allieva era quello che ci voleva, non avrebbe accennato mai più alla storia del bacio, contando sul fatto, che lei l’avesse interpretato come una “distrazione” per metterla in salvo… Non era affatto così, quel bacio era stato ciò che di più bello il mondo era stato capace di regalargli, ma non aveva potuto far altro che ingranare la retro, lei era una principessa giovane, bella e coraggiosa, meritava molto di più che un Cavaliere qualunque, dalle mani troppo sporche di sangue per amare sul serio. La sua ragazzina le aveva ridato un cuore. Nel ghiaccio della sua esistenza, era stata capace di animarlo a vita; adesso, quando combatteva, era acceso di un’altra forza: sopravvivere per continuare ad ammirare il suo sorriso… Che uomo triste… Si fece pena, così, con forza eccessiva, scacciò nuovamente la spada di Maya, facendola volare a miglia di distanza, proprio vicino alla civetta, che impaurita prese a volare nella loro direzione.
- Va bene così, Maya… Per oggi abbiamo finito…- disse riponendo la spada nel fodero. Maya andò a riprendere la sua, andatasi a conficcare nel tronco di un albero. Com’era bella la sua spada, era quella di nonno Ichiren, sapientemente decorata nell’impugnatura e con due file di scanalature sulla lama per alleggerirne il peso. Posò la spada nel fodero ghirigorato posto al fianco destro, poi prese a camminare in direzione di Estele con Edvige ad accompagnarla nel tragitto. Masumi aveva già solcato il cielo con Elrond, lasciandola per l’ennesima volta da sola con i suoi pensieri… Si sedette su di un masso e portandosi le mani al volto, diede sfogo alla frustrazione con lacrime amare… Estele ed Edvige, si portarono accanto a lei, donandole un po’ della loro forza spirituale.
- Grazie…- disse Maya asciugandosi gli occhi tristemente, poi si alzò, andando ad abbracciare la giumenta per il collo e regalando qualche carezza al manto della civetta, erano diventate un bel trio, se non fosse stato per loro, molto probabilmente sarebbe già crollata. Ma se stava ancora bene, era anche grazie all’aiuto di Rei e dell’amica del lago. Il rapporto tra lei e la donna si era fatto molto più intenso, era una buona consigliera, una persona che sapeva ascoltare senza voler niente in cambio, semplicemente le donava amore. L’unica condizione, era quella di non rivelare il suo nome “Il nome è solo una pura formalità… L’essere vivente ha la presunzione di catalogare tutto con un nome, ma chi gli dice che la rosa non si chiami in un altro modo? O che il lago, non si chiami lago, ma fiume? Chi siamo noi, per decidere al loro posto? La natura un giorno potrebbe ribellarsi e dare un nome a noi stessi: mostri!”. Le loro chiacchierate erano un vero toccasana, passavano insieme molto tempo, tanto che spesso si ritrovava a scappare di nascosto dal castello. Il pensiero dell’amica che soffriva più di lei, le diede la forza di rialzarsi e cavalcare con Estele ed Edvige le buie vie dell’infinito.
Il giorno dopo, Maya si preparò per un bel giro cittadino, le piaceva discutere con la gente dei vari problemi, voleva impegnarsi in tutto ciò che era in suo potere… Il lungo vestito blu, svolazzava leggero al tocco gentile del vento; i lunghi capelli, erano legati da qualche rosa bianca, mentre ai polsi teneva piccoli filamenti argentati. Edvige scrutava la città incuriosita, dalla spalla dell’amica, vedeva un mare di caos circondarla.
- Tranquilla Edvige… tra poco sarai libera di volare.- Erano diretti ad una piccola casa a sud del paese, proprio vicino al grande fiume del regno. Contrariamente alle disposizioni della nonna, Maya aveva deciso di farsi accompagnare solo da Edvige ed Estele “Se mi succede qualcosa, saprò come difendermi, inoltre sto andando in una zona ben sorvegliata dalle nostre guardie” aveva insistito.
- Eccoci Edvige, sei libera adesso…- prese l’amica per le zampette e l’aiutò a liberarsi tra il candido cielo. Respirò la dolce Maya… Oggi, avrebbe portato un po’ di calore ad una donna con sette figli, rimasta vedova proprio la notte della festa del patto tra cavalieri e signori. Alzò la mano tremante, poi bussò nella porta blu, in modo delicato. Una donna molto giovane le aprì, aveva lunghi capelli biondi e portava un candido vestito azzurro, ma il suo volto era solcato da profonde rughe affiorate con il dolore.
- Principessa!...- si portò una mano alla bocca, cercando invano di trattenere le lacrime, poi non resistette e si tuffò tra le braccia di Maya, in cerca di un calore che aveva perso tragicamente in una notte spensierata.
Quando si accomodò, a Maya venne un tuffo al cuore, i bimbi di casa avevano uno sguardo pallido e raggrinzito, erano soli e non sapevano come dare conforto alla mamma. Maya cercò di portare un po’ di calore in quella famiglia, sfruttando alcuni incantesimi che aveva imparato, per far apparire i fiori più strani ed i giocattoli preferiti dei bambini terrestri, ma che per quelli elfici, rappresentavano una vera novità. Alla donna, diede un gruzzolo di soldi, unita ad una pianta d’ulivo, che ogni giorno avrebbe alimentato gli animi dei bambini (e quello suo), di una pace che li avrebbe portati ad un punto d’equilibrio.
- Io non so come ringraziarvi principessa…- disse la donna profondamente colpita. Maya le prese le mani tra le sue, sorridendo in modo caloroso.
- Non dovete ringraziarmi, è mio dovere aiutare il mio popolo come posso… Questi bambini hanno bisogno di tanta tranquillità…- un bimbo di circa sei anni si avvicinò, tirandola per la gonna.
- Signorina principessa…- chiese timido, portandosi un dito alla bocca e succhiandolo imbarazzato.
- Dimmi piccolino…-
- Posso… Posso darvi un bacino?- Maya s’illuminò, com’era dolce…
- Ma certo che puoi!- si abbassò esponendo la guancia al bimbo, che vi posò un bacio molto dolce.
- Grazie principessa!! Siete tanto bella…- Maya rimase sorpresa non pensava certo di essere così carina – siete fidanzata? Il vostro ragazzo non è geloso?-
- Daniel!!!!!!!- disse la mamma imbarazzata prendendo il figlio in braccio – vogliate scusarlo, è un bimbo molto sincero, fin troppo! – Maya prese a ridere, ma non potè fare a meno d’intristirsi.
- No, non ce l’ho il fidanzato…- una nuvola passeggera oscurò il sole per un breve istante, poi però tornò il sereno e con esso la Maya di sempre. Scrollandosi da quei brutti pensieri, si aprì in un ampio sorriso – vogliate scusarmi… Adesso devo proprio andare…-
- Oh, ma certo!- la signora l’accompagnò alla porta. Maya si sentì come Biancaneve, le sette creature, presero a mettersi in fila aspettando il proprio turno per ricevere il bacetto sulla nuca; ma quel bricconcello di Daniel, si presentò al suo cospetto per altre tre volte, scatenando l’ira della mamma. Con un ultimo cenno, salutò la famiglia, notando che la casa era tornata di un pallido rosa. Almeno per un po’, sarebbero stati in armonia…
Prese a camminare nelle vicinanze del fiume, si avvicinò alla riva, abbassandosi e sfiorando con una mano la superficie cristallina. Era calda e fredda allo stesso tempo, proprio come il suo cuore in quel momento, non riusciva a capirne l’essenza, parecchi dubbi la tormentavano, sia a livello di principessa che come donna. Non era soddisfatta degli allenamenti, sentiva che c’erano dei buchi neri nel suo modo di combattere… Stessa cosa per il cuore, dominato da chiazze rosse e blu: da un lato la passione, la forza e dall’altro il dubbio ed il dolore, unito al senso d’impotenza… Come poteva risolvere i suoi problemi? Fissò incerta l’acqua del fiume, ma poi, nel riflesso, vide Edvige trascinarsi in una parte interna del suolo,nascosta da due grossi massi e da una fitta rete di alberi.
- Edvige, dove vai?- chiese alzandosi ed inseguendo l’amica, corse dietro di lei, scacciando con le mani, la trama di rami che le istruiva il passaggio. Poi gli alberi si aprirono in un piccolo spiraglio, prese ad ansimare per la corsa, mentre il fianco iniziava a farle male. Alzò gli occhi, finalmente trovò Edvige, ma rimase esterrefatta dallo spettacolo che gli si presentò …

Continua…

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Capitolo 9
*** Capitolo 11 ***


Ciao ragazzuoli!!! Finalmente torno a postare dopo un paio di giorni di stop... Intanto vorrei ringraziare le persone che leggono e che commentano, mi fate felici ♥
Questo capitolo è un pò particolare (ma ve ne accogerete leggendo), vi lascio a fine capitolo qualche spiegazione in più... Buona lettura!


Capitolo 11

Maya aprì la bocca estasiata, mentre la nivea civetta tornava ad appollaiarsi su di una candida spalla. Camminò, la piccola Maya, il passo leggero alzava di poco la terra arida sotto ai piedi, facendole entrare un po’ di quella sabbia scura nei sandali aperti. Quanti colori… Girò su se stessa, come a rendersi conto che quella non fosse solo un’illusione; davanti ai suoi occhi, si presentavano una lunga serie di dipinti, sculture, pezzi d’arredamento… Tutte di un unico colore: viola. Si avvicinò maggiormente, tastando con un dito la consistenza di una rosa intagliata nel legno, ma il legno stesso aveva le sembianze di quel colore disconosciuto dal regno. Voltò lo sguardo, per ammirare la totalità del luogo: tra le alture degli alberi, vi era un piccolo varco, aperto a mo di cerchio, su cui si ergeva una piccola abitazione a rosa (anch’essa viola) circondata da ogni sorta di decorazione artistica del medesimo colore, unito a sfumature bianche, gialle, azzurre, blu… I soggetti erano rose, un uomo ed una donna, ma anche paesaggi ed alberi. Maya si avvicinò al dipinto di una donna affacciata alla finestra; sembrava una rappresentazione teatrale, come quando il principe azzurro salva la principessa, o quando dalla torre più alta del castello, la bella lascia cadere la lunga treccia, aiutando così il prode cavaliere ad arrampicarsi. Incuriosita, si avvicinò alla piccola abitazione, bussò alla porta, ma da dentro non venne nessuna risposta; allora cercò di vedere dalla finestra cosa c’era dentro, mise le mani a coppa davanti agli occhi, cercando di fare un po’ d’ombra a contrasto con l’intensità della luce, ma anche stavolta non vide niente. Sospirò rassegnata, levò le mani dal vetro lasciandole cadere mollemente sui piccoli fianchi, ma appena si voltò, ebbe un sussulto. Fece un passo indietro ed una mano si poggiò al petto, i battiti del cuore aumentarono dalla paura, mentre davanti a lei, un elfo di mezza età si stagliava imponente, con sguardo profondo e duro.
- Chi siete, cosa volete?- chiese accarezzando la barba incolta.
- Ecco, io…- Maya indietreggiò ancora… Da un lato era incuriosita da quell’elfo dall’aspetto inusuale, anche i vestiti erano logori, con tracce qua e là di polverina viola.
- Siete entrata nella mia proprietà senza permesso…- disse avvicinandosi, Maya chiuse gli occhi intimorita, sentiva i passi echeggiare nel silenzio della piccola foresta, ma oltrepassarono la sua posizione. Ci fu un clock seguita dal il rumore stridulo di una porta aprirsi.
- Accomodatevi, principessa…- Maya esitò, come faceva a sapere che era la principessa? Ma la curiosità era una delle sue caratteristiche principali, così, seguì l’uomo e varcò le porte dell’unica casa viola del regno. Per la seconda volta, Maya aprì la bocca rimanendo senza fiato, voltò lo sguardo su quelle piccole mura, ma che in se racchiudevano un immenso tesoro. Lo sguardo non sapeva su cosa soffermarsi, tanto era in confusione; una serie di piccoli tappetini ghirigorati accoglievano un ampio tavolo a forma di rosa, interamente inciso a legno; ovunque vi erano sedioline, piccoli quadretti, mobili antichi, teiere e tazzine decorate con motivi floreali… Ma la vera meraviglia era il tetto, era come vedere riflesso la bellezza del tramonto del regno delle rose, con la differenza, che era ornato da uno stormo di civette viola. Tra il salotto e la cucina, vi era un’arcata a sesto acuto, che s’intrecciava con tante rose culminanti nel bagliore di una stella.
- Ma…- Maya osservò l’uomo indicando uno ad uno i vari oggetti – tutto questo… L’avete fatto voi?-
L’uomo si stupì di tale affermazione, con un gesto, la invitò a sedersi su di una poltroncina colorata.
- Voi sapete perché siete qui?- disse sedendosi frontalmente alla giovane.
- Io… La mia civetta è entrata nella vostra proprietà, non era mia intensione importunarvi, volevo solo portarla indietro, è stata solo una coincidenza, scusi la mia curiosità…- chinò il capo imbarazzata, mentre l’uomo si accese una pipa ridendo tra i baffi.
- Oh, principessa… Lei non lo sa, ma a questo mondo non esistono le coincidenze, poiché vi è solo l’inevitabile…- Lo sguardo saggio scrutava la sua interlocutrice, cercando di cogliere le mille sfumature dell’animo puro e fragile, ma pieno di orgoglio e speranza.
- E’ inevitabile?- Maya osservò fuori dalla finestra, la piccola civetta volare compiaciuta tra le sfumature del viola – come fa a sapere che sono la principessa?- chiese tornando a fissarlo.
- Oh… Sa? E’ da tanto che non esco dal cerchio del mio mondo, ma di certo, i miei occhi sono capaci di vedere ben al di la di queste mura sottili… Permetta di presentarmi… Sono Kuronuma, l’artista ormai evaso, del Regno delle Rose…-
- E’ un’artista?- disse Maya portando il petto leggermente in avanti, in un chiaro segnale di curiosità e stima. L’uomo si mise a ridere.
- Esatto, sono un artista, stanco del suo regno…- gli occhi furono trapassati da un velo di tristezza.
- Come mai siete fuggito?- Un fumo scuro uscì dalla bocca dell’uomo, che perse lo sguardo tra l’immenso splendore degli alti alberi.
- La mia arte è disdicevole… Io, non ero compreso, ma anzi, continuamente additato come un pazzo, un uomo privo di valori morali… Tutto questo, solo perché ho scoperto il colore viola…-
- Cos’ha di così brutto il colore viola? Perché nel regno non vi sono case viola? Cos’è il “viola”?-
Respirò profondamente, cercando le parole adatte per una domanda così diretta.
- Il colore viola è il frutto dell’errore…-
- Il frutto dell’errore?- Maya non capiva ancora. Ci fu una pausa, poi l’uomo si alzò, prendendo da un piccolo armadietto un mortaio e due piccoli sacchetti con dentro le terre rosse e blu.
- Vede? Questi sono i due colori opposti del regno: il rosso della passione e dell’amore, simbolo di ciò che di più bello ci può essere… Quando una casa si tinge di questo colore, l’animo è in festa alla conquista della tappa di spicco nella vita di un elfo, il sentirsi finalmente completo; poi c’è il blu, simbolo di tante cose, come il dubbio, il tormento… Quando una casa si tinge di questo colore l’animo si rabbuia, perché è il segnale della sofferenza dell’anima…- prese un po’ di terra rossa ed un po’ di quella blu dai sacchetti, posandole nella ciotolina e iniziando a pestarle, miscelandole pian piano con sostanze agglutinanti per amalgamare il tutto. Dall’unione dei due colori, emerse una nuova tinta – Secondo lei, cosa succede se l’anima si tinge di questi due sentimenti contrastanti?- Maya osservò la ciotolina esterrefatta.
- L’anima si tinge di viola!-
- Esatto… Nel regno, solo una volta si presentò una casa viola e quel giorno segnò la rivolta del regno-
- Era la sua casa?- L’uomo ci riflettè un attimo, ma poi rispose:
- Si, era la mia casa…- amalgamò con maggior forza l’impasto, come a cacciare lì dentro tutta la rabbia e la frustrazione.
- E’ per questo che siete scappato? Eravate considerato un pazzo?-
- Si, diciamo che la mia felicità era un errore e come tale dovevo essere punito-
- Ma perché? Come mai questo colore è tanto disdicevole?-
- Vede… Il mio non è l’unico caso di abitazione viola… Ci fu un tempo, dove il grande castello si tinse di questo colore… Il re aveva commesso l’errore di arricchire l’animo di sentimenti contrastanti, dando vita per la prima volta a questo nuovo colore. Il regno ne fu incuriosito all’inizio, ma da questo colore ebbe inizio la catastrofe… Il Regno delle Rose entrò in conflitto sempre crescente con il regno delle orchidee e da lì, ci fu la peggiore sconfitta del nostro Regno, con la consequenziale perdita di numerosi cittadini. Da allora, il colore viola è il simbolo della sventura, della maledizione. Forse solo il colore Nero è visto in modo peggiore, ma le assicuro, che chi vive con animo viola, ha le ore contate nella vita sociale del regno, proprio come me…- Maya ascoltò il racconto con sguardo sempre più sconvolto. Ora si spiegava molte cose, finalmente comprendeva come mai questo colore fosse considerato un tabù tra i confini del suo regno.
- Ma voi sentite l’animo viola?- chiese all’improvviso.
- Si… Il mio animo è un errore. Ho perso mia moglie, con cui condividevo le sfumature del colore e da allora non ce l’ho fatta, ho deciso di liberarmi della frustrazione che mi tormentava, mettendo su qualsiasi cosa il frutto del mio passato, presente e futuro… Perché nonostante lei non ci sia più, il mio cuore è pieno della sua essenza… Un animo non può censurare i propri sentimenti, così come un artista non può dipingere con colori e soggetti che non gli appartengono. L’artista, mette per iscritto la propria sensibilità, il proprio pensiero… Non ha bisogno di trasmettere messaggi o adeguarsi agli altri… L’artista deve rispondere ad una sola regola: sentirsi libero di esprimere se stesso. Ed è questo che faccio ogni giorno, mi libero delle catene dei preconcetti, dando forma alla mia energia…-
- Da forma all’energia?- Maya era sempre più incuriosita, sentiva che le parole dell’uomo le stavano toccando l’anima. La sua energia era come frenata, aveva bisogno anche lei di liberasi… Che sia quella la strada da seguire? Liberarsi dei dubbi mettendoli su delle superfici?
- Mi scusi principessa…- disse alzandosi e poggiando una mano rugosa alla finestra – vi sto annoiando con questi discorsi…-
- Affatto!- rispose alzandosi dalla sedia e poggiando una mano al tavolino in cerca di sostegno – Io… Io sento che voglio liberare la mia anima… Voglio dare una forma ed un colore alla mia energia… Io… Non lo so…-
- Principessa? Quali sono i vostri dubbi? Mi chiedo quale sia il messaggio che l’inevitabile ci sta mandando…-
- Io, non lo so perché sono qui… So solo che la mia energia è come bloccata… Non riesce a sentire ciò che la circonda in maniera completa e non riesco a sfruttarla adeguatamente per i fini del combattimento… Inoltre…- si fermò portandosi una mano alla guancia diventando rossa…
- Anche voi avete pene d’amore mia cara?- Maya divenne ancora più rossa, poi l’uomo si avvicinò prendendo da uno scaffale dell’armadietto una piccola piuma ed una boccettina d’inchiostro nero – sedetevi e disegnate su questo tavolo le linee che l’energia vi suggerisce…- Maya lo guardò basita, ma lo sguardo saggio dell’uomo le ispirava fiducia, si, avrebbe fatto come diceva – respirate e chiudete gli occhi, lasciate che la mano si senta libera di esprimere quello che vuole…- Maya fece come disse l’uomo, sentiva l’energia scorrere in lei e guidare la mano. Non la sentiva, come se fosse una sorta di automa… Andava a destra, poi a sinistra, creava linee nette, o più morbide e sinuose… Dopo un po’, la mano si fermò così come l’energia smise di fluire tra le membra. Aprì gli occhi e rimase incantata. Vedeva una serie di rose fiorite, unite ad altre ancora chiuse in boccioli. Vedeva un fiume, un cavallo ed un gufo, uniti da un nastro legato alle zampe. In lontananza, due elfi si abbracciavano, fondendo i loro corpi nel mezzo delle nuvole pallide. Era un bellissimo paesaggio, ma non un paesaggio esistente, quello era ciò che risiedeva nel suo cuore. Una parte di lei si sentiva più libera, come se una catena si fosse appena spezzata, permettendole di camminare con maggiore facilità.
- E’ come temevo…- disse l’uomo osservando la sua opera, arricciando con una mano la lunga barba – avete superato il test d’ammissione, se volete sarete la mia apprendista…-
- La vostra apprendista?- disse Maya voltandosi.
- Esatto… L’inevitabile vi ha guidata fin qui per liberarvi dalle catene che vi rendono schiava di quella che non siete… Dovete fondervi con la vostra energia, o non sarete mai in grado di sfruttarla al meglio sia nei combattimenti, che nelle questioni personali… Imparate ad ascoltare il battito del vostro cuore ed allora, scoprirete che un uccello sta cantando su la cima di un albero, mentre prima non vedevate altro che un’infinità di foglioline verdi… L’eco della spada, vi apparirà più familiare e finalmente si aprirà la porta per capire il vostro spirito guerriero. La tecnica si può apprendere, ma se dentro di noi vi regna lo squilibrio, non potremo mai riuscire bene in ciò che vogliamo- Maya osservò l’uomo, aveva ragione, era quello che sentiva veramente – allora… Volete essere la mia apprendista?- in quel momento, la piccola civetta Edvige entrò dalla porta ancora aperta, appoggiandosi su di un punto del tavolo, proprio quello in cui si ergeva la figura del suo simile, lo prese come un segnale dell’amica.
- Si, accetto…-
Forse per quella volta, l’inevitabile si era servito dell’impagabile aiuto di una candida civetta, divenuta così una preziosa alleata… La saggezza aveva attirato a se altra saggezza… L’unione delle due, creava un appoggio stabile e sicuro per un’anima in pena, bisognosa soltanto, di riscoprire se stessa tra le vie del colore…

Continua…

Ok, adesso vi spiego...
Nella mia vita studio arte, ho una grande passione per il colore e la pittura e ancor prima di conoscere GnK, dipingevo usando moltissimo il viola, quindi ci sono doppiamente affezionata... Ho completamente stravolto Kuronuma, ma mi consola il fatto che in questo mondo tutto è un pò stravolto... spero vi sia piaciuto lo stesso, domani posto l'altro capitolo... Ciao!

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

Il sole penetrava tra le ampie vetrate della casa nella foresta, mentre gli abitanti di essa, erano intenti a travasare delle terre colorate in piccole ciotoline.
- Allora, Maya? Sei pronta per questa nuova sfida?- disse Kuronuma riponendo i sacchettini trasparenti nelle mensole dell’armadietto.
- Certo maestro, farò di tutto per imparare a controllare l’energia…-
Maya era allieva di Kuronuma da circa una settimana, in quel lasso di tempo, l’aveva aiutata ad avere un approccio più diretto con le terre. Si ricordava di aver raccolto strane sabbie nelle cime delle montagne, o sassi nella parte opposta del regno, o polverini di marmi dall’entroterra di esso… Una volta trovate quelle sostanze naturali, il maestro le aveva insegnato a distinguere le terre migliori e durature, oltre a saper catalogare quelle che ricavassero una tinta cromatica più idonea alle nostre esigenze. La magia l’aiutava ad impastare il tutto e renderlo colore per pittura; avevano deciso di utilizzare la magia e non la tecnica col mortaio, in quanto alla ragazza non serviva tanto apprendere la tecnica dell’impasto, bensì imparare a controllare la propria forza interiore. Ogni percorso che si fa, serve per poter arricchire la propria anima di cose nuove, permettendoci di esplorare luoghi del nostro IO ancora sconosciuti.
Così, come le altre volte, Maya chiuse gli occhi, aprì i palmi delle mani e li posò a mezz’aria sul grande tavolo contenente le ciotoline con le terre. Sussurrò una fitta catena di parole elfiche, mentre un alito di vento le percorse il corpo, fluendo poi all’interno delle ciotole ed iniziando a causarne dei movimenti circolari. Le terre, si andavano man mano fluidificando, ad ogni giro orario della sostanza, corrispondeva una maggior liquefazione. Ma Maya sapeva quanto delicata fosse l’operazione: una minima distrazione e le terre si sarebbero completamente disciolte nell’acqua. Quando si percepiva un leggero odore di cannella, s’intuiva che l’operazione era terminata; in realtà, la cannella era un’essenza che si aggiungeva all’impasto, proprio per permetterne l’individuazione del momento esatto di agglutinamento. Aprì gli occhi e lasciò cadere le mani ai fianchi, accanto a lei, Kuronuma sorrise e battè le mani. In quel periodo, aveva intuito la vera natura dell’animo dell’uomo; era un bonaccione che amava l’arte, ma che a causa della perdita della moglie, aveva messo paletti ben saldi a separarlo dal mondo. Maya lo fissò, mentre ispezionava uno ad uno le ciotoline. Era strano, con lei aveva manifestato da subito una grande disponibilità, non aveva mai accennato a possibili pagamenti per le sue lezioni, inoltre, aveva preso a cuore le sorti delle sue amiche Estele ed Edvige, diventate sempre più spesso le Muse per i suoi lavori.
- Bene Maya! Hai fatto un ottimo lavoro, adesso hai raggiunto la perfezione per la miscelazione delle sostanze con l’uso della magia…- la guardò intensamente, poi si avvicinò ad una sedia e prese un lungo nastro blu attaccato ad una sbarra – adesso passiamo alla fase successiva… Mi hai raccontato delle tue difficoltà nel riuscire ad esternare l’energia sulle cose che ti circondano, hai tutte le tue buone ragioni ad essere preoccupata. Ogni incantesimo ha alla base il controllo dell’energia, senza di esso non sarai in grado di essere una guerriera completa…- Maya confermò con un movimento del capo. Era la verità, Masumi non faceva altro che sgridarla sulla sua incapacità di controllare l’energia in uscita dal suo corpo, diceva che in mancanza di esso, un guerriero avrebbe combattuto al 20% delle sue potenzialità. “Per comprendere l’avversario, bisogna innanzi tutto avere pieno controllo del proprio corpo e dell’energia rinchiusa in noi. Impara a domarla, usala a tuo vantaggio ed allora potrai dirti una vera guerriera”. Strinse le mani con forza al pensiero di lui, più il tempo passava, più le loro distanze andavano aumentandosi, la sua sola consolazione, era averlo affianco come maestro nella tecnica del combattimento.
- Sono prona maestro…- disse chinandosi davanti a lui e chiudendo gli occhi. Sapeva in cosa consisteva la sfida del giorno: creare un dipinto utilizzando come pennello esclusivamente l’energia e scegliere le tinte da usare, solamente utilizzando l’istinto. Per aiutarla, Kuronuma le aveva proposto di esercitarsi bendata, così, non avrebbe potuto influenzare con la vista la scelta delle tinte. Kuronuma le spiegava ripetutamente, come l’istinto fosse l’ingrediente segreto per la buona riuscita di un lavoro. L’istinto non è altro che l’unione dei sensi che danno vita alla SIESTESIA, che a loro volta, producono l’Energia per il nostro corpo. Usare l’istinto, era quindi una sorta di richiamo ai sensi e quindi all’energia stessa.
Kuronuma strinse le bende in modo deciso, appurandosi che la ragazza non vedesse.
- Ok, Maya… adesso ti lascio sola… Lasciati guidare da ciò che senti dentro di te. Tu non lo sai, ma in questo momento la tua anima sta gridando “libertà”… – la voce si andava sfumando pian piano, Maya percepì i passi allontanarsi da lei ed una porta aprirsi e richiudersi a qualche metro di distanza.
- Aspetti maestro!- cercò di fermarlo in un sussurro, mentre la mano si alzò di qualche centimetro dalla posizione di fermo. Non sentiva più niente, se non il canto degli uccelli provenienti dall’esterno. Sospirò, mentre con le mani, cercava di trovare le ciotoline col colore. Non aveva idea di come iniziare… Come faceva ad usare delle tinte se non le vedeva? Come poteva raffigurare un soggetto inesistente ai suoi occhi? Rimase immobile a quel punto per diverso tempo, ma i sensi si acutizzarono molto in fretta. Tese l’orecchio, percependo il fruscio del vento penetrare tra i rami degli alberi; una fogliolina s’incastrò nell’incavo delle labbra, una mano la levò, cogliendone la superficie rugosa, mentre la lingua percorreva la linea delle labbra, assaporando un gusto amarostico; all’olfatto, arrivò un aroma di muschio e lamponi, mischiato al sale delle terre. Sorrise, adesso capiva cosa doveva fare… Fece una piccola giravolta, guidata dall’amico vento che la sostenne tra le sue braccia. Alzò entrambe le mani, mentre parole mai sentite uscirono incontrollate dalla sua bocca. Percepiva il tintinnio di ciotole cozzare col tavolo, mentre le mani si appoggiarono in maniera istintiva, sulla superficie liscia del legno posta frontalmente a lei, completamente vuota di qualsiasi decorazione. Non sapeva cosa stava facendo, portava le dita a destra e a sinistra, sfiorandone piano la sua superficie e lasciando che l’energia fluisse dai polpastrelli unendosi al supporto. Si fece travolgere in modo spassionato, tanto che adesso vedeva chiaramente l’immagine all’interno del suo cervello. Era come se la mano, fosse dotata di un ulteriore occhio, vedeva quello che stava facendo, come se quel grande manto nero, si fosse arricchito della luce del sole. Già, i fotoni arrivavano indisturbati alla retina, dando vita ai coni che permettevano la visione dei colori. Le mani continuavano a vagare libere, il suo animo gridava la felicità, era un’emozione indescrivibile, tutto le sembrava così semplice… I problemi si annullarono, lasciando che la sua anima potesse levarsi le maschere della vita e lasciarsi vedere per quella che è: solo se stessa. All’improvviso, un alone di vento più forte, interruppe bruscamente il flusso d’energia. Sorrise, quello era il segnale, l’opera era finita.
- Maestro…- disse, percependo la sua stessa voce incredibilmente distante.
- Sono qui…- sentì dire a qualche metro di distanza. Si levò la benda e lo vide tranquillamente seduto ad una sedia, con Edvige appallottolata alla spalla.
- Ma, ma lei non…- Maya non sapeva cosa dire. Come aveva fatto a raggiungerla in tempo così breve?
- Sono rimasto ad osservarti…- spiegò alzandosi da essa e permettendo alla civetta di volare all’interno delle piccole mura – sai, non volevo combinassi qualche pasticcio… Ma vedo te la sei cavata egregiamente!...-
Maya si voltò, ammirando una magnifica spiga di grano del colore del sole, su di uno sfondo che si sfumava dal blu scuro al giallino. Sorrise, non credeva sarebbe riuscita a fare tanto… - complimenti, mia giovane apprendista, per essere il primo vero elaborato, devo dire che il risultato è molto soddisfacente…-
Maya sorrise e battè le mani, mentre Edvige si scatenava in un canto di gioia.
- Grazie maestro!! E’ tutto merito vostro…- osservò ancora una volta la spiga. Il simbolo della vita, dell’abbondanza, ma allo stesso tempo della carestia. Incredibile come una semplice spiga si possa tradurre al significato della Vita. Sospirò, il paese delle rose era come quella spiga: se rigonfia e piena di colore, avrebbe avuto un futuro prosperoso per gli amici elfi, ma se la spiga si secca, allora segnerebbe la carestia della comunità elfica…
- Ehi, cos’è quella faccia? Deve essere soddisfatta, è riuscita a fare più di quanto potessi sperare…- le regalò un gran sorriso, che lei accettò volentieri. Senza rendersene conto, la ragazza si sporse verso l’uomo e l’abbracciò con fare familiare. L’uomo ricambiò, quell’abbraccio, aveva lo stesso valore di un padre ad un figlio, perché infondo, un maestro ed un allievi diventano come padre e figlio…
- Su su..- disse Kuronuma staccandosi – ha una lezione di magia che l’aspetta, non vorrà far arrabbiare il suo maestro…- le strizzò l’occhio, mentre la conduceva fuori di casa – a domani, principessa…- gli porse il lungo mantello nero, mentre con una mano accarezzava il manto blu di Estele.
- A domani, maestro…- poi si alzò nel cielo e l’uomo non potè far altro che accennare un gesto con la mano a mo di saluto. Ma il sorriso gli morì sulle labbra, tornò dentro col cuore in gola ed osservò attentamente il dipinto della giovane. Deglutì, non poteva essere… Alzò piano una mano e con l’indice, percorse quell’unica linea viola presente nel dipinto, proprio al confine tra la spiga e lo sfondo blu. No, la storia non poteva ripetersi… Il colore viola porta con se felicità e disgrazie, ma da esso se ne può uscire veramente distrutti…
Arrivata a palazzo, Maya si fece un lungo bagno, aiutata dall’amica Rei, che non smetteva un attimo di parlarle del SUO Hijiri, già, perché ormai mancava davvero poco che i due si decidessero a vivere serenamente la loro storia d’amore.
- Maya, posso venire con te oggi?- disse mentre allacciava il corpetto della ragazza.
- Con me? E che fai quando vieni? Io e il Masumi dobbiamo combattere, sicuramente non ci sarà modo di poter parlare con calma o di spiegarti ulteriori cose…-
- Ma lo so, Maya… Se te lo dico è perché so che Masumi non c’è…- Maya sbarrò gli occhi, voltandosi verso l’amica in maniera tanto brusca, che i fili del corpetto le caddero dalle mani.
- Come non c’è? Perché? Che ha intenzione di fare?-
- Maya, non lo so…- Rei era leggermente intimorita dallo sguardo furioso di lei – io so solo che Hijiri lo sostituisce…- Maya serrò i pugni, questo non l’accettava. No, non l’accettava… Decisa, lasciò la stanza e l’amica Rei, che le gridava l’indecenza del suo stato, ma a lei non importava di un corpetto allacciato bene, voleva delle risposte, adesso! Con passo sicuro, si avviò tra i lunghi corridoi, svoltando varie volte a destra ed a sinistra. Guidata dall’istinto, si fermò davanti ad una porta con inciso diverse parole elfiche ed il grande albero dalle rose argento. Senza tante cerimonie, aprì la porta con uno scatto. Per un attimo si pietrificò, Masumi era in piedi davanti una grande vetrata, con indosso una lunga veste bianca e trasparente che lasciava intravedere i forti muscoli e la linea della vita tracciata dai pantaloni in pelle. S’imbarazzò a vederlo così bello, i raggi del sole rendevano il biondo dei capelli di un intenso oro, gli occhi azzurri, risaltavano come fari nella notte, mentre erano intenti a scrutare il suo giovane corpo. Allora la ragazza si fissò, il corpetto non era del tutto allacciato e la camicia leggera lasciava scoperta una buona porzione del petto, anche se fortunatamente copriva i seni. Rossa in volto, chiuse con forza i lembi della camicia, cercando di trovare la forza interiore ed urlargli:
- Perché avete deciso di non venire oggi? Cos’è, non riesco ad essere alla vostra altezza? O forse sono solo troppo “ragazzina”?- Masumi la osservò, lo sguardo deciso la rendeva ancora più bella ed attraente, mentre quelle parole risultavano per lui più un invito a tapparle la bocca con la sua e dar vita ad un discorso con senso compiuto… Ma quelle erano le sue fantasie… Dopo essersi beccato una lunga serie di rimproveri, prese a ridere con forza, era davvero unica la sua principessa…- Cosa ci trova da ridere, Cavalier Hayami?- disse portandosi le mani ai fianchi ed osservando quel sorriso bellissimo illuminargli il viso. Il cuore accelerò i suoi battiti, mentre la gola divenne secca ed il respiro affannato… Se avesse seguito l’istinto le sarebbe saltato addosso, si avvicinò di un passo, ma prima che poteva proseguire, lui aprì gli occhi ed in modo freddo le rispose:
- Ragazzina, non creda che sia così irresponsabile, io sono stato designato suo maestro e per niente al mondo rinuncerei a quest’incarico… Ma oggi ho il compito di scortare sua maestà la Regina fino al regno dei Crisantemi, è bene mantenersi buoni i propri alleati, capisce, vero?- Maya percepì una strana nota in quelle parole, come di giustificazione… Alzò lo sguardo incatenandolo al suo, il cuore batteva forte, aveva paura che nel silenzio della stanza, lui potesse sentirlo… - E’ meglio che vai…- disse Masumi in un sussurro – il cavalier Hijiri ti sta aspettando…- puntò il dito nella vetrata, sulla figura di un giovane dai capelli castani accompagnato da una dai capelli verdi, uscire dal portone centrale del palazzo e dirigersi verso le scuderie. Inghiottì l’amaro, mentre con voce sottile rispose:
- Va bene, maestro…- si voltò e percorse i metri che la separarono dalla porta – a presto…- disse prima di uscire e richiudersi la porta alle spalle.
Masumi sospirò, mentre la mano vagò solitaria nel cornicione della finestra. Non ce la faceva più, la sua anima stava morendo, quella ragazzina aveva il potere di scombussolare il suo spirito. L’energia ribolliva nelle vene con la sua sola presenza. Respirò profondamente, percependo una ventata del suo odore… Con disperazione si avvicinò alla tendina della finestra ed annusò forte. Il suo profumo si era impregnato nella candida tendina; scivolò piano nel pavimento, chiuse gli occhi e cullato da quella fragranza, lasciò libera la mente di vagare al ricordo del sapore delle sue labbra mischiate alle sue nella notte della disgrazia, perché quella notte, non erano morti solo i suoi compagni, ma aveva permesso ai sentimenti di offuscargli la vista e lasciarsi trasportare dalle emozioni. Eppure quella disgrazia, aveva un sapore infinitamente dolce…

Continua…

Grazie a tutti quelli che commentano e a quelli che non lo fanno ma continuano a leggermi, veramente grazie!!!!

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Capitolo 11
*** Capitolo 13 ***


 

Perdono!!!! Sono sempre in ritardo, me ne rendo conto... Spero di poter ripagare l'assenza con questo capitolo, buona lettura!!

Capitolo 13


Piccole gocce di sudore colavano lungo i fili sottili dei capelli di Maya, le labbra erano serrate dalla concentrazione, gli occhi non lasciavano filtrare un minimo spiraglio di luce. Le braccia erano proiettate in parallelo alla linea della terra, mentre le mani leggermente tremanti, cercavano di generare una nuova vita.
- Forza, principessa, si concentri e liberi l’energia dentro di lei- gli disse l’uomo alle sue spalle, respirò profondamente, dopotutto non poteva essere così diverso delle lezioni di pittura del maestro Kuronuma. Innanzi tutto doveva acutizzare i sensi, respirò nuovamente, mentre attorno a lei tutto assumeva un significato: gli alberi, gli animali, i raggi del sole si animarono dentro l’anima. In mezzo a quelle energie, ne percepì una molto familiare, la sua. Si concentrò su di essa, cercando di darne una forma. L’immagine di una rosa si sagomò nella sua mente; continuando a respirare, cercò di riempire quell’immagine della sua energia. Un leggero vento s’impadronì del suo corpo, una scarica elettrica si propagò dalla colonna vertebrale, andando agli avambracci, percorrendo le dita sottili e tramutandosi in magia una volta uscita da essi. Quel vento sottile, andò a posarsi sulla terra arida sotto ai suoi piedi. La terra ribollì per una frazione di secondo, poi si animò, dando vita ad un forte tremore, si spaccò in due e con vigore uscì il fusto ed il bocciolo della rosa.
- Bravissima principessa, continui a far assorbire la sua energia alla pianta…- fece come suggerito dal Cavalier Hijiri, si concentrò ancora di più, mentre le gocce di sudore le inzuppavano la candida camicia e i pantaloni in pelle. Le mani vibravano incessantemente, ma doveva resistere… Con tutta la forza che aveva in corpo, fece uscire l’ultima goccia d’energia presente in lei, poi sentì le forze abbandonarla e si accasciò a terra, completamente distrutta.
- Maya ce l’hai fatta!!- disse Rei saltando al collo dell’amica ed aiutandola a rialzarsi. Maya posò lo sguardo su quel punto, da una terra arida e incolta, spuntava un’unica rosa dalle sfumature bianche e rosa, ma anche con delle venature rosse e blu – è una rosa inusuale…- osservò l’amica – perché Cavalier Hijiri?- i loro sguardi s’incontrarono e si legarono saldamente, Maya osservò i due ridendo di sottecchi, non si capacitava di come ancora non si fossero dichiarati amore…
- La sua magia non è ancora completa, inoltre il suo animo è animato da sentimenti contrastanti, questa rosa è il risultato della confusione che regna nel tuo cuore…- spiegò osservando le due donne – devi far chiarezza in te, quest’esercizio è indispensabile proprio per capire il tuo cuore, le sfumature di una rosa generata dalla magia, sono molto più sottili del colorito delle abitazioni. Una rosa magica non si lascia ingannare dalla sommarietà dei nostri sentimenti, ma ci legge in profondità, svelandoci gli angoli più nascosti del nostro IO…- Maya rimase esterrefatta da quella spiegazione. Si chinò ed accarezzò un petalo di rosa particolarmente ricco di sfumature rosse e blu. Hijiri aveva ragione, la rosa non mentiva, rispecchiava i sentimenti contrastanti che riempivano nel suo cuore. Un velo di tristezza le appannò la vista, Rei vide l’amica sul cinto di piangere, così le prese una mano e la fece rialzare.
- Maya! Devi essere orgogliosa di te, io non sono mai riuscita a completare questa magia…- Maya si distrasse e contraccambiò il sorriso dell’amica, Edvige volava felice sulle loro teste, così non si accorsero dello sguardo perplesso formatosi sul volto del bel cavaliere. Lanciò un’occhiata alle ragazze, ma erano occupate a saltare e gioire, così, lentamente si avvicinò alla piccola rosa e ne osservò le belle sfumature. Aprì piano i petali esterni, cercando di cogliere le sfumature risiedute nei petali interni, la fronte si corrugò, era come temeva… All’interno della rosa, vi erano delle profonde sfumature viola, ben nascoste ad un occhio poco attento, ma che un buon osservatore avrebbe senz’altro colto. Richiuse in fretta i petali e si voltò per guardare la giovane principessa. Il colore viola era un colore che racchiudeva in se infinite luci ed ombre, sapeva per certo a chi fosse legato il colore viola di Maya, non poteva essere nessun altro che LUI… Da un lato ne era felice, vedeva Masumi ogni giorno sempre più assente e sbadato, lo sentiva mormorare nel sonno parole dolci… Controllava in maniera meticolosa il proprio aspetto, senza contare che aveva deciso d’invitare una dama nella Giornata del Patto di Fedeltà, proprio lui che aveva sempre dichiarato il rifiuto a simili cerimonie. La storia era destinata a ripetersi? Oppure avrebbe riservato un destino migliore? L’inevitabile comandava che niente è dato al caso, ma solo all’inevitabile appunto…
Spesso si chiedeva che tipo di rapporto scorreva tra i due, era sicuro che ci fosse una forte attrazione, ma anche qualcos’altro. Sapeva che il loro amore era semi impossibile, non tanto per il patto di per se, ma per la condizione in cui versava Maya… Unica erede del Re, destinata a ricevere il trono in caso di morte della regina Chigusa, sicuramente il suo matrimonio sarebbe stato per scopi politici, non certo per “amore”. Fissò il suo bel sorriso unirsi alle risate di Rei… Dentro di lui, capiva i sentimenti dell’amico, erano gli stessi che animavano il suo cuore, ammirò il corpo delizioso della giovane Rei: non era una ragazza magra, ne grassa, aveva le forme al punto giusto; il suo sorriso era capace di donargli una gioia immensa, mentre i suoi occhi l’incantavano più delle stelle… Quanto l’amava…
Un lampo illuminò il cielo, seguito da un forte tuono, Hijiri alzò la testa, non si era accordo dell’improvviso incupimento del cielo. Piccole goccioline solcarono le linee dolci del volto, prese a correre veloce, osservando il fitto manto nero sopra le loro teste.
- Dobbiamo andarcene immediatamente! Rischiamo di rimanere bloccati nella tempesta…- disse una volta raggiunte le ragazze.
- Va bene… Allora Rei, vai con il Cavalier Hijiri? Mi sento più tranquilla se sei con lui…- vide Rei tingersi delle sfumature del rosso, mentre paonazza rispondeva:
- Ma io… Non lo so se… se… Non sono di disturbo…- Rei ed Hijiri si fissarono per un lungo tempo.
- Nessun problema, madame… Io e Duinhir siamo onorati di ospitarla…- Maya ridette, bene, le cose stavano prendendo una piega interessante… Senza farsi vedere, si avvicinò lentamente al cavallo bianco e gli accarezzò il lungo manto… Poi si avvicinò all’orecchio e sussurrò delle parole al cavallo, che nitrì in segno d’approvazione.
- Bravo Duinhir*, sei il nostro degno “signore del fiume”. Sapevo di poter contare su di te…- gli diede un piccolo bacio al lato del collo – ora va, è tutto nelle tue ali…- tornò nuovamente accanto ad Estele e con un’agile mossa, salì in groppa alla giumenta alata.
- Principessa, tenetevi accanto a noi, per sicurezza, farò un incantesimo su Estele, per verificare la vostra posizione costantemente…- si avvicinò alla giumenta, chiuse gli occhi, mentre un forte vento arruffò i lunghi capelli castani e sollevò il mantello nero che portava allacciato al collo – fatto, adesso siete al sicuro, ho fatto anche un incantesimo d’invisibilità che avrà il permesso di rivelarsi soltanto in presenza mia, di Rei o del Cavalier Hayami. L’incantesimo si scioglierà solo una volta dentro il palazzo o su vostro preciso ordine, non fate sciocchezze…- Hijiri si arrampicò sul manto del cavallo alato, prese Rei per una mano e l’aiutò a sistemarsi dietro di lui – si mantenga sempre accanto a noi-
- va bene…- rispose la giovane, poi salirono alti nel cielo, mentre il cupo temporale, scaricava un’intensa pioggia. Rei teneva ben salde le mani sul petto di lui, sentiva le gocce d’acqua graffiare la pelle ed inzuppare i vestiti dell’uomo.
- Tieniti stretta!!- gridò l’uomo mentre scansava un fulmine. Cercò di riparare il volto dietro la sua schiena. Stringendosi contro, percepiva un intenso aroma di muschio, annusò con forza, trovandosi a ringraziare il cielo per avergli donato l’occasione si sentire il suo corpo schiacciato al suo – MAYA!!!- gli sentì gridare. Aprì gli occhi voltandosi di lato, l’amica aveva dovuto evitare un fulmine, ma un soffio di vento particolarmente forte, le aveva fatto perdere la linea della traiettoria. La vide allontanarsi sempre più dai due, Hijiri cercava di portare il cavallo in quella direzione, ma stranamente Duinhir non era d’accordo su quella scelta – ma che fai? Dobbiamo recuperarla!! – si oppose alla volontà del cavallo, ottenendo come risposta, una virata verso destra. Il cavallo diede vita ad una rapida discesa in picchiata – ma che fai? Duinhir!! Che ti succede amico mio? Non è questo il momento di giocare!!!- Rei si strinse ancora più forte, percependo chiaramente la linea della colonna vertebrale sfiorarle la guancia. Il vento tagliava i vestiti leggeri, ormai sentiva la stoffa azzurra, come un velo trasparente, batteva i denti dal forte freddo, cercando calore nel corpo dell’uomo. Man mano, si andavano formando con maggior precisione, le linee del suolo; con un’ultima sferzata, il cavallo poggiò gli zoccoli sulla terra fangosa, poi scrollò il corpo, facendo cadere entrambi a terra.
- Ma dico sei impazzito?- disse un Hijiri particolarmente furioso, intento ad aiutare la povera Rei a sollevarsi da terra. Per tutta risposta, Duinhir nitrì e si sollevò nel cielo, lasciando i due completamente soli – torna subito qui!!!!!! AHHHHH, maledetto cavallo!!- portò le mani alla tempia in cerca di una soluzione, con l’ansia che aveva in quel momento, non riusciva certo a concentrarsi e richiamare il cavallo con la magia, senza contare che aveva il corpo pieno di ferite a causa del vento. Si voltò, osservando Rei tremare vistosamente, mentre cercava di coprire il proprio corpo, divenuto ben visibile ai suoi occhi. La veste sottile, era diventata come una seconda pelle, permettendogli di ammirare ogni curva di esso. Suo malgrado, rimase estasiato dalla morbidezza dei fianchi ed a ciò che le mani coprivano. Imbarazzato, sfilò il mantello nero, porgendoglielo come protezione.
- Mettiti questo, ti coprirà almeno un po’…-
- Grazie…- prese la stoffa bagnata e coprì le parti trasparenti. Hijiri prese a camminare, in cerca di un riparo. Poi, a qualche metro di distanza, trovarono una casa abbandonata. Il colore della rosa era neutro, ciò voleva dire che nessuno l’abitava da parecchio tempo.
- Ripariamoci qui dentro…- disse Hijiri poggiando una mano sulla porta ed aprendola con la magia.
L’interno era abbastanza spoglio, presentava un vecchio tavolo, qualche sedia, persino qualche coperta ed un vecchio letto. Il suo corpo era percorso da brividi di freddo, si strinse maggiormente all’interno del mantello, ma a causa dell’acqua, non riusciva a riscaldarsi.
- Adesso lo rendo un po più confortevole, non so quanto tempo rimarremo bloccati…-
- Va bene…- Rei si poggiò al cornicione della porta, osservando l’elfo davanti a lei. L’acqua aveva reso trasparente anche i suoi vestiti, la stoffa bianca era diventata trasparente tanto quanto la sua stoffa, nulla era lasciato all’immaginazione, anzi… Quelle goccioline birichine, continuavano a colare lungo il petto muscoloso, la linea delle spalle era ben visibile, mentre portava le mani al cielo evocando ogni briciola della propria energia. I lunghi capelli castani fluttuavano nell’aria al soffio del vento magico, i pantaloni scuri fasciavano elegantemente le gambe robuste, il viso era contratto in una smorfia di dolore; alcuni tagli, riempivano le guance rosate e creava una serie di fessure lungo la camicia trasparente. Se fosse dipeso da lei, avrebbe trovato sicuramente il modo di levare tutte quelle goccioline… S’imbarazzò, le era andato di volta il cervello.
- Ecco fatto!- Hijiri aveva finito il proprio lavoro, aveva ripulito l’intera stanza dallo sporco e dagli insetti morti inermi al suolo. Adesso aveva l’aspetto di una casa comune- vieni qui…- disse sedendosi ad un lato del letto. Il suo corpo, guidato da una volontà propria, lo seguì, trovandosi immersa ad ammirare gli occhi verdi dell’uomo. Lui le prese le mani e le sollevò in alto, unendole alle sue con una forte stretta. Rei non capiva, ma poi avvertì un calore invaderle il corpo ed asciugarle delicatamente ogni gocciolina dai pori della pelle, eccetto i vestiti. Poi tornò a posarle ai fianchi, senza mai interrompere il contatto.
- Mi spiace, ma non posso annullare l’effetto dell’umido dai vestiti, ho potuto asciugare solo i corpi… - Rei venne catturata dal tono sensuale delle sue parole, non capiva più niente, non ragionava più, semplicemente concepiva la loro solitudine, perfettamente al centro della foresta e della tempesta. Già, lei e lui, da soli…
Lo vide invocare l’ennesimo incantesimo, ma stavolta si formò una nuvola bianca sopra le loro teste; vi guardò dentro incuriosita, era Maya, si trovava all’ingresso del castello.
- E’ arrivata, me no male… Ora che abbiamo la sicurezza che è salva, dobbiamo solo aspettare che smetta…-
- Già, aspettare…- la sfumatura della voce era rotta dall’emozione, Hijiri si voltò, accidentalmente aveva sfiorato un lembo del manto nero, che cadde a terra con un tonfo, rivelando nuovamente le ricche fattezze della giovane. Rei alzò una mano, tastando l’effettiva consistenza del grande petto di lui.
Una scarica elettrica percorse i loro corpi, basta, era ora di finirla con quella farsa, si bramavano da una vita ed era giunto il momento di esternare il loro amore. I fiati si fecero affannati, anche se i corpi, si sfioravano semplicemente con i tocchi gentili dei polpastrelli… La lieve luce invocata da Hijiri, creava un gioco di luci ed ombre sui volti pieni di desiderio. Hijiri non attese oltre, con un movimento rapido, afferrò la vita di Rei e l’attirò con passione verso di se, mentre l’altra mano si fece spazio tra le ciocche verdi e le labbra si unirono in un bacio focoso.
Il tremore dei corpi, era molto più dolce di quello esterno, il cuore stava scoppiando ed il calore fece della stanza un’aria bollente. Con impazienza, si liberarono degli stracci che li separavano; Hijiri la stese sul letto, accarezzando suadente ogni morbida linea di lei. Ma le carezze non li soddisfacevano più, lentamente, unirono i loro corpi, guidati dal ritmo dei tuoni e da quello dei loro cuori che batteva la stessa melodia.
Raggiunsero il paradiso allo stesso momento, Hijiri si lasciò cadere ad un lato di Rei, annusando l’aroma dell’aria che sapeva di LORO. La ragazza, infilò una mano nella folta chioma castana, sentendo il petto a contatto col suo, alzarsi ed abbassarsi ad un ritmo regolare…
Si beò di quella tranquillità così in contrasto con la bufera del fuori.
Duinhir, nitrì ad un lato del fiume, lanciando il segnale all’amica Maya, della riuscita del piano.
Dove l’Inevitabile non riesce ad arrivare, ci pensano i suoi fedeli sudditi a sostituirlo… Ecco cosa può l’unione delle menti geniali di un’apprendista guerriera e di un cavallo consapevole del tormento del proprio amico… Poi, quando a farne da contorno ci pensa l’amica pioggia, beh… Questo è un fenomeno naturale, particolarmente vantaggioso al fine comune…

Continua…

*Duinhir in elfico significa "Signore del Fiume", è quindi un omaggio che faccio al fiume che percorre il Regno delle Rose


 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 14 ***


Bene bene, anche oggi un nuovo capitolo... La tensione si fa tesa e mentre una coppia sembra aver trovato il suo equilibrio, l'altra be... Lo vedrete... Buona lettura!!
 
Capitolo 14

Una piccola luce filtrava attraverso il vetro appannato, un leggero venticello picchiettava la porta d’ingresso semi rotta, mentre il dolce tepore delle anime congiunte, continuava ad alimentare le fredde mura della casa.
Hijiri respirò l’intenso aroma fruttato della pelle di Rei, la pioggia aveva cessato di battere sul suolo da parecchio tempo, ma non avevano intenzione di tornare indietro. Semplicemente continuavano a godersi il contatto tra i loro corpi, così appagante rispetto alla routine della vita. I loro cuori non avevano cessato di correre un ritmo frenetico, troppo incredulo che quella potesse essere la loro realtà.
- oh Rei…- disse Hijiri alzandosi sui gomiti delle braccia, fissandola intensamente negli occhi – Rei, io… Ecco…- perché gli sembrava così difficile esternare i suoi sentimenti? In una maniera indiretta l’aveva già fatto… Strinse gli occhi, cercando di sputare fuori la verità – Io non so cosa significhi tutto questo per te, ti posso assicurare che ciò che è successo, è il frutto del profondo sentimento che nutro nei tuoi confronti…- Rei aprì la bocca, ma il ragazzo non le permise d’intervenire – no, fammi finire… Quello che cerco di dirti, è che… Lo so che probabilmente una donna meravigliosa come te, avrà una schiera di pretendenti, così come capisco che i miei sentimenti possono non essere contraccambiati. Ma se provi anche solo il 10% di quello che provo io, allora, allora…- un tocco umido tappò le labbra del giovane uomo, due mani leggere e delicate s’insinuarono tra la curva della schiena e le ciocche castane. Il corpo di Rei, combaciava perfettamente con il suo, i corpi ancora nudi, tornarono a riempirsi di scariche elettriche.
- Hijiri…- sussurrò ad un orecchio in modo suadente, provocando un calore al ventre del ragazzo – ti amo…- tornò ad impossessarsi delle labbra carnose del giovane, dando vita al secondo atto dell’unione delle anime.
Uscirono di casa ridendo, i due ritrovati innamorati. Parlarono molto, comprendendo la stupidità di entrambi al non capire i sentimenti dell’altro, nonostante l’intervallo di tempo a loro disposizione, fosse stato molto lungo… Hijiri aveva rivelato alla ragazza, dell’amore che alimentava il suo cuore, da quando la ragazza aveva compiuto 15 anni.
- Mi ricordo che un ragazzino ti aveva portato un grandissimo mazzo di rose rosse, mi sentii gelosissimo, tanto che feci cadere “accidentalmente” il mazzo di rose, su di un mucchio di fango…-
- Ahahhaahahah!!!! Non ci credo… Hai fatto questo? Quando io avevo 15 anni?-
- Cos’è, non mi credi? Vallo a chiedere al ragazzino…- Rei era sorpresa, non pensava che una persona come Hijiri, potesse attenderla per tutto quel tempo.
- Perché non ne hai fatto parola prima?- Chiese cercando d’evitare una pozzanghera.
- pensavo che questo amore, fosse destinato a rimanere a senso unico… Io sono più grande di te e conosco il volere di tuo padre di tenerti fuori dall’ordine dei Cavalieri, non volevo metterti nei guai…-
- Ma che dici?- disse fermandosi e guardandolo negli occhi – Io ti ho sempre amato, forse ti amavo già da piccolina, quando insieme andavamo a raccogliere i fiori nel prato, o quando cercavi irrimediabilmente di farmi capire il mio dovere di dama, da bambina capricciosa e dispettosa qual’ero… Quando mi hai mandato quell’invito per la giornata del patto, quasi non ci ho creduto… Come potevi anche solo vedermi come “Donna”? – alzò una mano, sfiorando una guancia morbida – ma dopo oggi, ho capito che il sentimento che provo, non solo è ricambiato, ma è destinato ad evolversi col tempo e trasformarsi in qualcosa di ancora più intenso… Ti amo, Karato Hijiri e ti amo a prescindere dal rango o di qualsiasi altra cosa, ti amo, perché sei TU…- Hijiri prese quella mano tra la sua e con dolcezza, unì nuovamente le rispettive labbra, in un bacio che avrebbe suggellato la promessa d’amore appena scambiatisi. Ma un nitrito li colse in flagrante, si staccarono di malavoglia, notando alle loro spalle un magnifico cavallo bianco.
- Ah… Chi non muore si rivede… - Hijiri si avvicinò all’animale, prendendolo per il collo in una presa forte e gentile – brutto malandrino, ci hai lasciati al freddo e al gelo!!- per tutta risposta il cavallo alato si sollevò di qualche metro, come a lasciare intendere chi comandava tra i due. Rei osservava la scena facendosi una sana risata, era bello poter respirare quell’aria così serena… Il pensiero volò verso Maya, chissà come stava l’amica…

Quando Maya arrivò a palazzo, fece un profondo respiro di sollievo, quell’improvvisa tempesta, aveva procurato profonde ferite alle ali di Estele, era da tanto tempo che non cavalcavano con un simile tempo. Ma fortunatamente, era riuscita a donarle parte delle sue energie ed arrivare a palazzo sane e salve. Si appoggiò ad una delle colonne dell’ingresso, lasciandosi cadere sulle ginocchia. Immediatamente venne soccorsa dalla servitù, che issandola per le braccia, le fecero un bagno ristoratore e tamponarono le ferite che si erano aperte lungo le braccia e ai lati delle guance. Quando ebbe finito, tornò ad indossare i soliti abbiti da combattimento, era strano per gli altri vederla indossare quelle vesti giornalmente, ma lei si sentiva a suo agio. I lunghi vestiti del Regno delle Rose erano si molto belli, ma diversi ai soliti jeans che indossava sulla terra, almeno i pantaloni in pelle, il corpetto e la maglia leggera, le permettevano di compiere dei movimenti più agili, senza però sentirsi a disagio.
Con passo svelto, si avviò alle scuderie, aveva tanta voglia di vedere come stavano le sue amiche… Eh si, perché anche la dolce Edvige si era procurata qualche ferita durante il volo, ma non ne aveva voluto sapere di separarsi da Estele, sembravano due mancate sorelle… Rise al pensiero delle due, tirò la maniglia del piccolo portone e finalmente potè abbracciare l’amica dal manto blu.
- Oh Estele, fammi vedere le ferite…- prese a guardare le piccole fasciature sulle ali blu – e tu? Come stai Edvige?- posò lo sguardo sulla piccola civetta, che se ne stava appollaiata sulla criniera della giumenta- anche tu... Povera piccola…- accarezzò l’ala di Estele, guardando però anche l’amica civetta.
- A quanto pare ve la siete vista brutta…- soffiò una calda voce dietro all’orecchio. Il cuore prese ad accelerare i suoi battiti, mentre abbandonava la presa dall’ala sbarrando gli occhi. Si voltò, incontrando l’immensità del cielo.
- Cavalier Hayami, siete voi…- disse con un filo di voce. Era li, bello ed imponente come sempre, piccole goccioline d’acqua rigavano il viso, appiccicando qualche ciocca bionda, ai lati di esso. Portava qualche ferita superficiale, segno che anche lui e la scorta avevano incontrato la tempesta.
- State bene, principessa?- alzò una mano e la posò con dolcetta su di una pallida guancia di Maya, sussurrò qualche parola in elfico, sfiorando col polpastrello la linea sottile della ferita. Maya sentì un forte calore in quel punto, si sentiva bruciare, voleva che quelle mani non si fermassero a sfiorarla, ma le prendesse con possesso ogni cosa di lei. Chiuse gli occhi, cercando di assaporare quelle dolci emozioni, ma appena lo fece, la mano si ritirò e con esso svanì l’atmosfera. Tastò quel punto con una mano, la ferita era sparita, tornò a fissarlo, ma stavolta con profondo rancore, ora che ci pensava doveva essere ancora arrabbiata per via dell’allenamento…
- Be!? Avete fatto presto, Maestro...- sottolineò in modo deciso l’ultima parola – come mai già di ritorno?- chiese prendendo una spazzola e pettinando il manto blu della giumenta. Masumi le si parò di fianco.
- Oh, non si preoccupi, altezza, i rapporti con il regno dei Crisantemi continua a mantenersi ottimo… In realtà, vostra nonna si è recata personalmente per porgere un invito formale al Re Sakurakoji Yu…-
- Un invito formale? E per cosa? - riflettè interrompendo l’operazione e tornando a fissare l’uomo - La nonna non mi ha accennato niente…-
- E’ un invito per il ballo che si terrà tra qualche giorno a palazzo, vostra nonna ha deciso di dare una festa in onore al rinnovo della fratellanza tra i due regni…- Maya rimase basita, non era venuta a conoscenza di tutto ciò, la signorina Mizuki le aveva parlato spesso di quelle ricorrenze, persino dei suoi doveri di principessa in tali occasioni, ma nonostante ciò, ne era rimasta del tutto all’oscuro. Strinse forte la spazzola.
-Perché non ne sapevo niente? Era mio dovere essere li con lei a porgere i miei omaggi. La Sensei Mizuki, non fa altro che ripetermi quanto sia importante osservare a dovere il protocollo e adesso ne vengo tenuta fuori?-
- Tua nonna avrebbe voluto dirtelo, sono stato io a negarglielo…- Maya s’irrigidì.
- Voi? Voi vi siete intromesso? Perché? E’ un mio dovere! Io sono la principessa e non-
- Cosa? Cosa? – Masumi si avvicinò prendendola per un polso – voi non sapete cosa significhi essere una principessa, inoltre non era opportuno incontrarvi con il Re in questa circostanza…-
- Ah si? E qual’era la giusta circostanza?- si avvicinò anche lei di un passo.
- Bisogna agire con cautela anche di fronte agli alleati, ho chiesto appositamente a vostra nonna di farle da scorta, dovevo essere sicuro che il Re dei Crisantemi accettasse l’invito senza secondi fini…-
- Quali, quali secondi fini? Che secondi fini deve avere un alleato? E perché tutta questa premura nei miei riguardi?- Masumi si bloccò, non poteva certo dire le sue vere preoccupazioni… Il Re del Regno dei Crisantemi, era ben conosciuto per la fama di ruba cuori, inoltre era da un pezzo che si vociferava il suo interesse a conoscere la principessa del regno delle rose. Non voleva che la SUA ragazzina finisse in quelle mani, voleva accertarsi che quelle voci fossero false e quale occasione era migliore per l’invito ufficiale indetto dalla Regina Chigusa? Si, non voleva che quel corpo finisse sulle mani di un altro…
- Questi non sono affari che ti riguardano, RAGAZZINA!!- strinse maggiormente la presa sul polso, fino a farlo pulsare. Maya agì d’istinto, con prontezza, afferrò la spada che teneva riposta dentro al fodero, cercando di compiere un movimento deciso, segò l’aria ed anche qualche ciocca dei capelli biondi del maestro.
- E’ qui che si sbaglia, Maestro, questi affari mi riguardano eccome!!- roteò la mano, cercando di sfiorare un fianco dell’uomo. Masumi sfoderò la spada con un movimento secco e parò il colpo; un lungo cigolio accompagnò l’incrocio delle spade, Masumi liberò il polso dell’allieva, rafforzando la presa sulla spada. Entrambi si sporsero in avanti, cercando di dare una maggior spinta alla spada e far vacillare l’avversario, ottenendo però, soltanto un indietreggiamento da ambedue i fronti. Ansimarono pesantemente, poi partirono all’attacco, allontanandosi dalla giumenta e facendo del corridoio di fieno, un campo di battaglia. S’incontravano, si fissavano, urlavano… Ogni volta che incrociavano le spade, non riuscivano a fare a meno di lanciarsi occhiate provocatorie, ma alla tempo stesso, si sfioravano inavvertitamente. Masumi mise ancora più grinta ad un affondo, facendo cadere di mano la spada della ragazza. Si fermarono, erano stremati da quella lotta assurda, avevano combattuto per un tempo indefinito senza un motivo plausibile. Forse, il vero motivo, era che l’uno sentiva il bisogno del contatto dell’altro, che sia in guerra o in altro, non riuscivano a stare separati…
Masumi osservò la fronte dell’allieva grondante di sudore, una mano era andata a posarsi su di essa, cercando di levare le piccole goccioline, la vide sfiorare le labbra con la lingua, in cerca di un’umidità che aveva perso. Inghiottì e strinse le mani, mentre piano e con uno sguardo incredibilmente serio, prese la mano di lei e la posò con rabbia ad un fianco.
- Ehi ma... mmhm!!- Maya non ebbe modo di finire, che venne sollevata da terra e catturata dalle labbra di lui. Le mancò il fiato, mentre il cuore rischiò un infarto per quel bacio così brusco, violento, pieno di rabbia ed insoddisfazione; suo malgrado, si ritrovo a ricambiare con lo stesso bisogno. Quanto le erano mancate quelle labbra, le sognava fino allo sfinimento… Le mani vagavano incontrollate sui loro corpi, Masumi iniziò a slacciarle il corpetto, l’appoggiò al muro, lasciando una scia infuocata sul collo. Ansimavano pesantemente, la mente di Masumi era annebbiata, stava parlando il cuore e la ragione venne messa a tacere. Ma il rumore di passi avvicinarsi, lo rimise in moto. Si staccò di botto, portando una mano davanti alla bocca, cos’aveva fatto? Dov’era finito il suo autocontrollo? Sbarrò gli occhi e fissò il volto di Maya, aveva lo sguardo sconvolto, vuoto, l’aveva delusa per l’ennesima volta. Si sentì un verme, mentre una lancia trafiggeva pian piano le mura del suo cuore.
“*Cosa è rimasto quando il fuoco si è spento?
Pensavo di sentirmi bene, ma quel bene era sbagliato
Completamente catturato nell’occhio della tempesta…”

Era colpa sua, solo colpa sua… Colpa del suo cuore che non aveva voluto sentire ragioni.
- Perché lo fai?...- le sentì dire in un sussurro. Si voltò, i lunghi capelli le coprivano gli occhi, ma era pronto a giurare che stava piangendo. Perché tutto quel dolore? Perché tutto doveva essere così complicato?
- Ahahhaahahh!! Mi chiedi perché lo faccio?- sentiva la gola attorcigliata, ma continuò a ridere – andiamo, non ti deve sembrare così difficile… Infondo, sei una bella ragazza, sei la principessa… Chiunque sarebbe attratto dal tuo corpo- Che pena, che bugiardo…
- Per te non sono niente? Non… Non provi niente per me? Nemmeno quella notte hai provato niente? Solo attrazione?- il suo esile corpo era scosso da un forte tremore, aveva voglia di andare li, abbracciarla e dirle che quelle erano solo menzogne, dirle che l’amava ma che aveva paura delle conseguenze del loro amore, voleva baciarla, accarezzarla e farla sua… Ma non poteva… Strinse forte i pugni, era ora di mettere un punto a quella storia, o sentiva non avrebbe più trovato la forza di farlo.
“…Volando alla velocità della luce
I pensieri correvano per la testa
Così tante cose lasciate non dette
E’ difficile lasciarti andare...”

- Ahahahahh!!! Provare qualcosa per te? Te l’ho detto… Non provo niente, NIENTE! Sei solo la mia apprendista ed una bella ragazza… La notte che mi hai guarita dici? Era solo un pretesto per metterti in salvo, chiamiamola anche “distrazione” se ti convince maggiormente, per te io n- Maya gli mollò un ceffone, le lacrime scorrevano a fiume sul bel visino, procurandole delle rughe non consuete per la giovane età. Masumi si sentì ancora più colpevole, l’aveva delusa.
- Molto bene, maestro. La lezione finisce qui, me ne ha data una molto importante oggi… Non fidarsi del proprio cuore…- con sguardo fiero, la vide uscire dalla scuderia, lasciandolo solo in balia delle proprie colpe.
“…Questa non è la fine
Questo non è l’inizio,
Solo una voce, come una rivolta
Che scuote ogni revisione
ma tu ascolti la tonalità
Ed il ritmo violento
Anche se le parole sembrano regolari
qualcosa è vuoto tra loro…”

Masumi rimase a fissare l’ombra di se stesso per parecchio tempo, ripensando alle parole dette, a quelle taciute, leggendo dentro di se un dolore profondamente intenso. Continuava a guardare la sua ombra, cercando di trovare la forza di andare avanti... Ma cos’aveva fatto?
“…E non so neanche il tipo di cose che ho detto
La mia bocca continuava a muoversi e la mia mente moriva
Perciò, raccogliendo i pezzi, adesso da dove posso ricominciare?
La parte più difficile della fine è ricominciare!...” 

Camminò tra le vie del palazzo, arrivando alla sua stanza. Aprì con decisione la porta e la richiuse con un tonfo, sfilò il mantello scuro con un movimento disperato. I vestiti gli stavano stretti, si liberò della spada e tolse gli stivali scuri, sfiorando la superficie delle candide mattonelle ed osservando il cielo al di la della finestra. Era notte e le stelle riflettevano il loro splendore su ogni cosa vivente: uccelli, volpi, farvalle, anche gli oggetti… Forse, la loro luce era anche dentro di lui, ma quella luce era fredda e vuota. Si sentiva vuoto come uno scheletro, si, davanti alle stelle era nudo, niente maschere o menzogne, nudo con se stesso… Appoggiò una mano alla finestra, lasciandosi cadere sul freddo pavimento, ma sempre osservando quei punti bianchi nel cielo e vedervi riflessi, la luce di LEI…
“…noi diciamo "Si"
Con i pugni che volano in aria,
Come se ci stessimo aggrappando a qualcosa
che lì è invisibile
Perché stiamo vivendo in balia
Del dolore e della paura…”

Nella sua mente, i ricordi vagavano incontrollati a quel pomeriggio, sentiva ancora l’odore intingersi nei propri vestiti, sentiva quelle labbra appassionate avvolgere le sue, le mani piccole ma forti, vagare sul suo corpo, ripensò all’impulso improvviso che aveva provato… Poggiò il capo su di una mano.
“…E non so neanche il tipo di cose che ho detto
La mia bocca continuava a muoversi e la mia mente moriva…”

Guardò le stelle speranzoso. Odiava quella vita…
“…Tutto quel che voglio fare
E’ cambiare questa vita con qualcosa di nuovo
Aggrappandomi a qualcosa che non ho…”

E davanti alle stelle, pianse le lacrime amare della solitudine e della compassione, era tutto inutile, la sua vita stava volando via con il respiro di lei, perché come poteva vivere senza il suo fiato e senza la sua bocca? Ma aveva ancora il suo sorriso, aveva ancora la Maya apprendista, forse, un giorno avrebbe smesso di piangere lacrime amare… Guardò le stelle per l’ennesima volta, mentre il cuore cercava inutilmente di cicatrizzare le ferite.
“…noi diciamo "Si"
Con i pugni che volano in aria,
Come se ci stessimo aggrappando a qualcosa
che lì è invisibile
Perché stiamo vivendo in balia
Del dolore e della paura
Finché non li uccidiamo, non li dimentichiamo,
Lasciamo che spariscano tutti
Aggrappandomi a qualcosa che non ho.”


Continua…

* Le parole in corsivo, sono pezzi tratti dal testo tradotto di "Waiting for the End" dei Linkin Park,vi metto sotto il link per ascoltarla e vedere il video clip... 

http://www.youtube.com/watch?v=5qF_qbaWt3Q&ob=av3e

 

Dovete sapere che sono una grandissima fan dei Linkin park, così ho deciso d'inserire i testi delle loro canzoni (che trovo molto belli) in alcuni dei capitoli... E questa non sarà l'unica sorpresa, ma... Lo vedrete nei prossimi capitoli...
Grazie ancora e al prossimo capitolo!


 
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

Non l’amava, non provava niente, per lui era solo una ragazza “desiderabile”, particolarmente “tastabile” e magari anche con delle labbra “baciabili”. STOP! Questo era quello che pensava di lei.
Virò con potenza la mano sul lato destro della tavola. Maya era nuovamente a lezione con il Maestro Kuronuma, all’interno di quelle mura che sapevano curare il suo dolore. Trovarsi con le bende, con i propri pensieri e con la propria energia, si era rivelato un’ottima valvola di sfogo, il flusso di pensieri, vagava incontrollato all’interno della sua mente, facendole capire, quanto caotiche fossero, le macchie di sentimenti che riempivano la sua anima.
Ripensava alla brutalità di quelle parole, a quel “non provo niente”, rivedeva la risata sadica riempirgli il viso di una cattiveria, che non avrebbe mai creduto vedersi formare tra quelle labbra sensuali. Quello che la faceva andare in bestia, era che nonostante tutto, il suo corpo era continuamente percorso da lunghi brividi al ricordo delle sue mani vaganti per il petto. Il collo portava ancora il marchio del suo passaggio, come poteva dimenticare se il fisico non l’aiutava? Si sentiva frustrata, delusa… Non sapeva cosa fare, come comportarsi, cosa pensare… Le parve di tornare la Maya di un tempo, quella che si trovava a pensare con rabbia all’odioso presidente della Daito… In effetti, il loro rapporto era tornato molto simile a quello di un allora: si rivolgevano a stento la parola, si punzecchiavano continuamente, Maya si sentiva sempre più sul punto di ricordargli, quanto profondo fosse l’odio che provava per lui. Fece un movimento netto con i polpastrelli, facendo tremare la lastra di legno.
Ma l’avrebbe pagata, eccome se l’avrebbe pagata… Non doveva permettersi mai più di umiliarla a quel modo. Lei era una donna innamorata, non una di quelle ragazze facili. Ringraziò l’amico Inevitabile, per aver permesso a quei passi, d’interrompere ciò che stava facendo, altrimenti… Altrimenti… Represse un urlo di rabbia, continuando a scagliare la sua frustrazione, contro la tavola di legno. Diversamente dalle altre volte, non si era prefissa un’immagine particolare, ma voleva solo sfogare tutto ciò che aveva dentro, infischiandosene d’ipotetici soggetti. Infondo, kuronuma le ripeteva che l’arma segreta per usare bene l’energia, era lasciarsi guidare dall’istinto. Benissimo, era curiosa di vedere dove l’avrebbe condotta l’istinto… Certo era che in quel momento, sentiva un forte impulso di combattere, si! Voleva fare a brandelli quel corpo che l’aveva fatta soffrire… Una morte lenta e dolorosa… Poi però, pensava a come si sarebbe sentita a non vedere più quegli occhi cielo, quei capelli così dorati, così morbidi e setosi… Se alzava la mano e sfiorava i raggi del sole, forse sarebbe riuscita a riprodurre la sensazione di quei fili tra le dita… Sbruffò, non riusciva a capire a quale parte del suo cuore doveva dare ascolto… Il flusso d’energia s’interruppe, il dipinto era finito. Il cuore accelerò i suoi battiti, lentamente slacciò la benda e fissò l’agghiacciante realtà del suo IO. Piccole lacrime le colarono dagli occhi… Allora era davvero così grave?
Era da tanto tempo che la dolce, tenera Maya non guardava film di fantascienza, precisamente era dal suo ritorno dal pianeta terra, dopotutto non esistevano ne i cinema ne cineprese o in generale qualsiasi oggetto tecnologico nel loro mondo… Rise sarcastica, questa era davvero bella…
Davanti ai suoi occhi, vi era la rappresentazione in colore del caos. La tavola, era interamente ricoperta da chiazze di colore estremamente contrastanti tra loro: il verde era accostato al rosso; il blu all’arancione; il giallo al viola… Nelle varie zone, si creavano dei piccoli vortici ed era proprio all’interno dei vortici che i colori si fondevano, creando i colori secondari ed i terziari. Da questo mare colorato, s’intravedevano le cose più svariate, ma le figure a dominarle, erano giganteschi Robot. Erano armati di tutto punto da grossi fucili, uno, addirittura aveva sparato un proiettile e lo stesso, si era tramutato in un’ulteriore chiazza di colore. Poi c’erano scene di combattimento tra i robot, con nello sfondo, dei motivi simili a fiamme azzurre alternate ad alcune arancione molto scuro.
- Osservalo da lontano…- le suggerì Kuronuma. In tutta quella confusione, non aveva chiesto niente al maestro, non aveva visto la sua reazione, chissà cosa pensava di lei. Lentamente, fece qualche passo indietro, man mano che la distanza aumentava, si delineava un’ulteriore immagine che da vicino non era visibile. Portò le mani alla bocca, mentre il labbro venne serrato a sangue. Una donna, o meglio, lei con un mano una rosa tra le mani dalle tonalità più varie, ma ciò che le metteva inquietudine, era il volto, interamente ricoperto da colature molto simili a sangue. Nello sfondo, si fecero più chiare le immagini dei robot in lotta tra loro. Il cuore era come schiacciato, l’aria iniziò a diventare soffocante, tremò violentemente portandosi le mani alle spalle in cerca di conforto. Edvige volò sopra la sua testa e poi uscì dalla finestra aperta. Lo prese come un segnale, aveva bisogno di sfogarsi.
- Mi scusi Maestrò…!- disse in preda ai singhiozzi, lo vide chinare il capo, in segno che capiva il suo tormento, aprì la porta e la lasciò correre dall’amata giumenta.
Maya percorse quei metri con profonda disperazione, odiava lui, odiava se stessa, odiava tutto… Abbracciò il collo di Estele, continuando a singhiozzare, Edvige si poggiò sulla spalla e beccò l’orecchio destro della giovane, cercando di rasserenarla.
- Portatemi da lei…- disse in un sussurro, Edvige si alzò, compiendo un giro a semi cerchio sopra la sua testa ed Estele interruppe il contatto tra i loro corpi – Be? Che vi prende? Vi ho solo chiesto di portarmi da lei… Avete qualche problema? O siete gelose?- Estele nitrì, mentre Edvige si poggiò ad un lato dell’ala, come a dire “siamo due contro uno” – dai forza… Fatemi salire e andiamo…- le amiche cercarono di opporre resistenza, ma lo sguardo sofferente di Maya, gli fece capire quanto avesse bisogno di uno sfogo pratico.
Qualche ora dopo…
- Devi farlo ingelosire, gli uomini tendono spesso a cullarsi sul “possesso” di una determinata donna, mostragli che tu non gli appartieni, almeno finchè non te lo dirà apertamente…-
- Ma io non sono quel tipo di ragazza…- il viso di Maya, era solcato dai giochi di luci ed ombre, creati dal filtraggio della luce attraverso la fitta rete di alberi. Si trovava al solito lago, in compagnia della sua fidata amica senza-nome. Le aveva confidato ogni cosa: dalle sue emozioni, a ciò che l’uomo le aveva detto. Stranamente tenne per se le lezioni di Kuronuma, erano una cosa molto personale, che implicavano esclusivamente il suo animo… Gli unici ad esserne a conoscenza erano le sue amiche Estele ed Edvige, Rei e… E si, ancora una volta tornava il pensiero di lui, l’era venuto del tutto spontaneo rivelargli la natura dei suoi ritardi alle lezioni, anche se naturalmente non aveva accennato al contenuto delle lezioni.
- principessa, qui non stiamo parlando dell’essere o non essere, c’è in ballo il vostro orgoglio. Non dovete lasciare che quest’esperienza vi opprima. Imparate ad agire di conseguenza alle delusioni della vita…-
- Va bene, grazie!- Maya abbracciò l’amica dai lunghi capelli scuri, le voleva bene anche se non sapeva molto di lei e della sua vita, ma rispettava il suo silenzio. Non era facile vivere in balia di se stessi – ora devo andare, mi stanno aspettando a palazzo per una visita molto gradita…- si separarono e Maya saltò in groppa ad Estele – ci vediamo presto…-
- Si, non fate passare tutto questo tempo però, so che siete impegnata, ma qui c’è un’amica che aspetta la vostra visita…- fece un piccolo saluto, mentre Maya fluttuava a mezz’aria.
- Allora a presto e riguardatevi…- salì alto nel cielo, mentre la donna senza-nome, incrinò le labbra in un sorriso…

Tornata a palazzo, Maya si preparò a ricevere la fantomatica visita del re Sakurakoji Yu. Era passata circa una settimana, da quando la nonna aveva posto il suo invito al Re dell’alleato regno dei Crisantemi. Maya aveva sentito parlare molto di lui, al solo sentirne pronunciare il nome, le dame del regno s’incantavano: “è bello come il sole…” “ è giovane e pieno di saggezza…” “ è forte e coraggioso...”. Insomma, non c’era donna nel regno che non lo trovasse affascinante… Aveva sentito qualche apprezzamento anche dalla cugina Ayumi “E’ un uomo dotato di grande astuzia, è un alleato molto prezioso, inoltre è molto quotato come attore nelle rappresentazioni delle varie ricorrenze elfiche”. Maya si era fatta la stessa opinione del Yu Sakurakoji della terra, un ragazzo carino esteriormente e dotato di fascino, ma che a lei personalmente, non aveva colto un particolare interesse… Forse perché era troppo impegnata a pensare al suo ammiratore… Già, l’ammiratore, chissà cosa stava facendo in quel momento, le mancava, ma aveva colmato la sua assenza con il Cavalier Hayami. Le venne in mente il dipinto realizzato. No! Non doveva pensarci, doveva rifarsi una vita, doveva dimenticarlo e tutto sarebbe partito con l’incontro col Re.
Indossò un vestito molto leggero, portava le sfumature dell’azzurro, del giallo, del rosso… Era molto delicato ed era allacciato al collo tramite un cerchio argentato. I capelli erano raccolti in un’acconciatura molto particolare, con leggere farfalle ad ornarne un lato di esso. Si guardò allo specchio, era pronta.
Con passo svelto si recò alla sala principale del palazzo, la porta era spalancata e al suo interno, vi trovavano già la regina, la figlia con il marito e la nipote Ayumi, vari membri della nobiltà, nonché una lunga fila di Cavalieri. Era loro compito proteggere le signorie da qualsiasi pericolo, avrebbero pattugliato ogni angolo del regno, oltre a scortare le signorie ad ogni punto del palazzo e del regno.
- Molto bene…- iniziò la regina Chigusa rivolta ai Cavalieri – come ben sapete, mi affido a voi per la sicurezza del regno e dei nostri graditi ospiti… Il Re Sakurakoji, ha espresso il desiderio di avere un colloquio privato con la mia amata nipote Maya…- Masumi sbarrò gli occhi, allora i suoi sospetti erano fondati! Allora, il suo sacrificio non era valso a niente…- ma non posso permettere che si trovino completamente soli, il nemico potrebbe tendere un agguato. Sinceramente, sono stanca di essere colta in subdoli tranelli… Ho deciso quindi, di affidare ad un cavaliere, la scorta della principessa Maya nei giorni di permanenza del Re Yu… Cavalier Hayami, accetta questo incarico?- Masumi strinse il fodero della spada, fece qualche passo avanti, notando la sua ragazzina, brillare come il Sole in mezzo al buio del suo cuore, s’inchinò davanti alla regina, portando la mano destra ad altezza del cuore.
- E’ un onore per me, maestà…- Maya serrò i pugni, non poteva essere, come poteva liberarsi della sua ombra se l’avrebbe seguita ad ogni angolo del regno? Sarebbero stati, sette giorni di reclusione …
Quando il Re entrò a palazzo, parecchie donne rischiarono di svenire. I lunghi capelli neri erano raccolti in una piccola coda, mentre due ciocche di esse, ricadevano intrecciate ai lati del volto. Pantaloni in pelle nera fasciavano le gambe, in perfetto contrasto con la maglia decorata ed il gilè nero. Un lungo mantello bianco con motivi neri lo copriva dal vento, la mano teneva salda l’impugnatura della spada. Il suo passo era forte e deciso, il viso serio faceva a pugni con la morbidezza dei tratti e i chiari occhi ghiaccio.
Le trombe accompagnarono il suo ingresso nella sala. I Cavalieri si misero sull’attenti, la Regina Chigusa si alzò, attendendo l’inchino del Re.
- Vi porgo i miei omaggi, vostra altezza. E’ un onore per me essere qui con voi, in occasione del rinnovo della nostra fratellanza contro il Regno delle Orchidee…-
I convenevoli durarono per un tempo molto lungo, Maya sentiva l’aria morirle in gola, sentiva gli occhi di LUI puntati sul suo corpo, ma non avrebbe ricambiato quello sguardo, quant’era vero che si chiamava Maya Kitajima… La nonna la chiamò e lei trovò in quella scusa, una fonte di liberazione.
- Re Yu, vi presento mia nipote, la Principessa Maya Kitajima…- Maya s’inchinò con riverenza. Vederlo da vicino le procurava strane sensazioni; era piuttosto diverso dal Sakurakoji della terra, molto più degno della nomina di “Rubacuori”. Lo vide inchinarsi e sfiorarle la mano con un tocco umido delle labbra.
Masumi strinse forte i pugni alla vista di quel gesto, la stava toccando… La stava toccando! L’animo venne percorso da una forte ira…
“*Mi ricordo di cieli neri
di fulmini tutto attorno a me…”

- Mi permette di accompagnarmi per un breve toure del palazzo? Sa, non conosco molto bene le vostre terre…- Maya rise con gioia, facendo un piccolo inchino.
- E’ un onore per me, vostra maestà…- il suo sguardo si alzò, per posarsi finalmente sugli occhi di lui, ma quello che Masumi vi lesse dentro, fu soltanto un odio infinito – però, avremo con noi una compagnia che spero non si riveli inopportuna…- tornò a fissare il volto del re – le dispiace?-
- Assolutamente no, altezza, m’importa solo della vostra compagnia…- poggiò per la seconda volta le labbra sulla candida mano, poi si voltò verso l’intera sala – vogliate scusarci, la principessa mi concede l’onore di farmi da guida tra le vie del palazzo… Continuate pure in nostra assenza…- la prese elegantemente per mano e si avviarono all’uscita. Passarono accanto a Masumi, che continuava a guardare un punto indefinito della sala.
- Andiamo Maestro?- si voltò digrignando i denti e serrando i pugni fino a conficcare le unghia nella carne.
- Ma certo…- rispose in un sussurro, così, si accinsero a lasciare la sala in modo definitivo, mentre Masumi continuava a chiedersi il perché di quell’ulteriore sofferenza. Era destinato a vederla sparire dalle sue braccia…
“…come un segno sconvolgente
il destino mi aveva trovato alla fine
e la tua voce è tutto ciò che ho sentito
e diceva che ottengo solo ciò che merito…”

Era colpa sua, se non avesse detto tutte quelle sciocchezze, se avesse seguito il suo istinto, probabilmente non si sarebbero ritrovati in quella situazione. Lo vedeva sfiorare in maniera troppo provocatoria le sue mani, i suoi fianchi… Approfittava di ogni momento per osservarla di sottecchi. Dentro ai suoi occhi, leggeva un forte desiderio, che aimè, non veniva contrastato dagli atteggiamenti di lei.
“…Allora dammi una ragione
per dimostrare che ho torto…”

Dimostramelo, dimostra ora quanto speciale ero per te, perché per te ero speciale, vero? Dimmi, ragazzina, che posto occupo nel tuo cuore?
“…dammi una ragione per colmare questa speranza
con cose senza vita
con cose senza vita in mezzo…”

Rise la piccola Maya, continuava a ridere, nonostante quei sorrisi non fossero indirizzati al giovane Re. Voltandosi per un istante, incontrò gli occhi tristi di lui e si persero tra l’immensità dei loro occhi. Così vicini eppure così distanti.
“…lascia che i pensieri attraversino
la distanza nei tuoi occhi
attraverso questa nuova divisione…”

Con un movimento brusco, Maya tornò a conversare con il Re Sakurakoji, seduti ad una panchina del grande portico del palazzo. Ed il mondo di Masumi crollò.
“…Ed ogni perdita
ed ogni luce
in ogni verità che neghi…”

Con violenza, diede un calcio ad un vaso di fiori, facendo volare gli uccellini poggiati ai suoi bordi. Era colpa sua, ma ciò che faceva più male, era la consapevolezza che tutto ciò era giusto, nonostante in lui si riversasse un dolore profondo e soffocante. Ad ogni carezza del Re, corrispondeva una fitta allo stomaco, ad ogni sussurro, una forte nausea.
“…ed ogni rammarico
ed ogni addio
era un errore, un modo per nascondersi
e la tua voce è tutto ciò che ho sentito
e diceva che ottengo solo ciò che merito…”

Ma imperterrita, continuava a fissarlo con fare provocatorio, non capendo cosa stesse scatenando in lui il suo comportamento. Osservandola attentamente, si accorse che quello sguardo era pieno di rancore, di rabbia, di delusione… Ne era consapevole, aveva rovinato ogni cosa del loro rapporto. Odiava vedere quello sguardo, ma non poteva, non poteva permettersi di instaurare un tipo di rapporto che andasse oltre alla stima, preferiva essere odiato che farla soffrire. Masumi, pregava in silenzio, che il dolore di Maya potesse colmarsi con il soffio del vento…
“…fatti bastare
il voler trovare verità e bugie
attraverso questa nuova divisione…”

Il principe Sakurakoji, accompagnò Maya fino alla cima delle scale, poi, nuovamente poggiò le labbra su di una mano di lei, infondendole una passione talmente tale, che Masumi si congelò.
- Allora a domani, principessa…- disse lasciando la presa ed avviandosi in un corridoio buio e stretto.
- A domani…- rispose Maya con dolcezza.
Rimasero soli e l’aria si riempì dei loro sentimenti contrastanti. Maya strinse le mani ai lati del vestito, chinando il capo in cerca della giusta forza per affrontare quella situazione. Decisa, si voltò verso di lui, si perse ancora una volta nei suoi occhi, ma risoluta fece un passo verso il gradino della scala, senza mai interrompere i loro sguardi.
- Buona giornata, Maestro… Spero abbiate trovato un rimpiazzo al mio corpo “desiderabile”…-
- Principessa io..- alzò un braccio, cercando di afferrare lo spazio che li divideva.
- Arrivederci, siete sciolto dal vostro compito per oggi…-
Masumi la vide allontanarsi con passo sicuro. Ad ogni passo, il cuore si fermava. Perché dovevano continuare a soffrire? Ma si ripetè, che quella era la soluzione giusta per la sua serenità. Strinse forte il pugno della mano, ancora sollevata a mezz’aria, mentre l’ombra di lei era appena percettibile alla sua vista.
“…fatti bastare
il voler trovare verità e bugie
attraverso questa nuova divisione
attraverso questa nuova divisione
attraverso questa nuova divisione.”


Continua…

* Il testo in corsivo, è tratto dal testo tradotto di "New Divide" dei Linkin Park.
Piccola nota, di "New Divide", ho creato una doppia chiave di lettura (per così dire), nel senso che la parte del testo l'ho dedicata a masumi, mentre il video, è la riproduzione in immagini del dipinto di Maya...

http://www.youtube.com/watch?v=ysSxxIqKNN0&feature=player_embedded

Be, grazie a tutti di tutto cuore... A domani con il prossimo capitolo ♥

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Capitolo 14
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16

Nei giorni seguenti, il palazzo venne animato da una profonda aria di festa, così come tutto il regno. Il Re Sakurakoji, aveva portato con se, una folta schiera di sudditi, oltre ad un alto numero di membri di spicco del regno. Le donne erano in pieno fermento per il via vai di tutti quegli elfi, incuriosite dall’aspetto cavalleresco che metteva in risalto le fattezze virili.
Maya non trovava che gli elfi del regno dei Crisantemi fossero così pieni di fascino, ma anzi, da quando aveva incontrato il Re Sakurakoji, il pensiero di Masumi si fece via via più prepotente. Nonostante s’intrattenesse in ore ed ore di conversazione con il fantomatico “Ruba Cuori”, lo trovava spesso fastidioso, non le toglieva gli occhi di dosso e parlava più del suo fascino che delle sue imprese governative.
- E’ normale che faccia così – le disse un pomeriggio Rei, intenta a spazzolarle i lunghi capelli scuri – gli uomini usano la tattica del vanto per conquistare le giovani donzelle… Peccato non sappia che a te piacciono gli uomini duri e decisi…- Maya s’imbarazzò fino alla punta dei capelli.
- Che cosa vorresti dire?- disse cercando di controllare l’inclinazione della voce.
- Intendo dire il tuo ideale di uomo è molto di più Masumi… Peccato abbia fatto quello che ha fatto…-
- Già… Ha infranto ogni cosa…- si era confidata giusto qualche giorno prima con l’amica. Dovunque andasse, aveva l’obbligo di essere scortata da LUI, quindi aveva deciso di dar sfogo al flusso dei suoi pensieri con l’amica di sempre. Era stato un bene, perché aveva cercato di rasserenarla in ogni modo.
Era felice di avere accanto una persona come Rei ed era ancora più felice nel sapere, che il sogno d’amore dell’amica si era quasi avverato. Quasi perché la sua relazione con il Cavalier Hijiri, avveniva all’oscuro dei genitori “Non voglio dirlo e basta, sono sicura che farebbero di tutto per ostacolarci, ma l’amore è un sentimento talmente forte, che può abbattere qualsiasi ostacolo purchè rimanga vivo dentro di noi” le spiegava incantata.
Ah, l’amore… Dentro di lei sapeva a chi apparteneva quella parola, ma non poteva e non doveva far si che quel sentimento crescesse…
- Rei… Rei…- le lacrime colarono furibonde dai lati degli occhi, non riusciva più a trascinare quel peso dentro lo stomaco. Lasciò cadere il capo sulla fredda superficie del comodino, stanca di tutti quei pensieri.
- Maya… Non fare così…- si portò accanto all’amica e le strinse forte le spalle – non devi abbatterti in questo modo, può darsi che le parole che ti ha rivolto, siano il frutto di motivazioni più dolorose di quelle apparenti… Ricordati che rimane uno dei membri di spicco dell’ordine, un amore con te metterebbe a repentaglio entrambe le vostre sorti… Ricordati che chi ama veramente, spesso lascia andare via la persona che ama, nonostante dentro ci si senta morire…- Maya alzò il capo, infuocandosi a quelle parole.
- Rei, tu non c’eri, non hai visto con che occhi mi guardava e le parole che mi ha rivolto… Lui… Per lui… Io, non sono altro che una qualunque, una delle tante sgualdrine che fa sua…!!- riprese a singhiozzare forte.
- Che cos’hai intenzione di fare, Maya?- Si fissò allo specchio per diverso tempo, strinse i pugni fino a farsi male.
- Niente, non farò niente… Se lui pensa questo di me, allora non ho modo di fargli cambiare idea, riuscirò a risollevarmi da quest’ulteriore sofferenza, ma stai certa, che rimpiangerà quello che ha detto…-

Dopo poche ore, Maya era seduta ad una piccola scrivania, mentre la Sensei Mizuki, le illustrava l’usanza elfica che si sarebbe tenuta per quella stessa sera.
- Nel Regno delle Rose, esiste un giorno dell’anno, in cui gli innamorati, si scambiano una forte promessa d’amore al chiaro di luna. Questa festa, meglio nota come la festa di San Valentino, si tiene ogni anno nel mese di febbraio, facendo in modo da farlo coincidere con la notte di luna piena del mese. Quest’anno, cadrà nel giorno 14 del mese… A causa della festa, è stata fissata una data di “unione” tra i Regni nostri alleati, conciliante con quella di San Valentino; ciò sta a significare, come ad un ulteriore rafforzamento di questo rapporto, basato su sentimenti d’amore non solo verso se stessi, ma soprattutto verso il prossimo…- Maya sfogliava distrattamente l’ampio libro con raffigurato le scene della festa. Non c’era niente di peggio di apprendere notizie sull’amore, in un momento dove il cuore perdeva sangue da profonde ferite. Il libro raffigurava le scene indicate dalla Sensei, osservò l’immagine di una grande balconata, con due elfi che si baciavano tenendo una rosa per mano.
- Come mai tengono una rosa in mano?- Mizuki si elettrizzò a quella domanda, a Maya le sembrò che la sensei avesse accuratamente evitato di parlarne, proprio per farlo dire a lei.
- Principessa… Vi ho parlato di un “patto” ed è così… La notte di San Valentino, gli innamorati, confessano alla luna i loro sentimenti, lasciano scorrere la propria energia attraverso un filo sottile, che dall’intreccio delle mani degli innamorati, con una rosa bianca tra essa, si protrae verso luna che ricambierà donando alla rosa bianca, l’aspetto di Rosa Rossa. Ma ciò avviene solo se i sentimenti sono giusti e sinceri, vi sono parecchi casi in cui le rose diventano blu se alimentate da sentimenti negativi, o gialle se dominati dalla gelosia… L’anima degli innamorati viene messa a nudo, ma allo stesso tempo, la Luna sarà testimone del flusso dell’amore che scorre tra le anime… Non è meraviglioso?- disse sognante, fissando il sole con fare teatrale. Maya continuò a sfogliare le candide pagine, trovandosi a fissare una grande sala ovale, con all’interno parecchi elfi abbigliati di tutto punto e con ai volti eleganti maschere.
- E questo?- chiese indicando quel particolare punto. Gli occhi della sensei s’illuminarono.
- Oh Maya! Quella è la festa che si terrà stasera. E’ tradizione, che per rendere l’idea dell’unificazione tra i regni alleati, i membri partecipanti alla festa, indossino delle maschere a tenere nascoste le vere identità. Tutti siamo uguali e con un velo a coprirci gli occhi, il rango non conta più. Siamo tutti uguali, avvolti dai dolci raggi del sole e riscaldati dall’ampia coperta fornitaci dalle stelle… Preparati, Maya… Questa serata, segnerà definitivamente il tuo ingresso agli affari del regno…-

- Che cosa devo indossare?- Maya era sul punto di una crisi isterica, osservava disperatamente i vestiti contenenti nell’armadio. Quello era troppo sportivo, quello troppo elegante, quello sapeva troppo da combattimento, quello troppo principesco… no!!! Non ne stava venendo a capo, sbruffò spazientita, lasciandosi cadere ad un lato del letto.
- Non disperare Maya… A questo punto, ho io la soluzione!- Rei battè le mani entusiasta, prendendo l’amica per le mani e facendola salire in piedi sullo sgabello a forma di rosa – come dico sempre io “a mali estremi, estremi rimedi”… Vedrai come sarai bella…- osservò con attenzione i vari punti caratterizzanti della ragazza, sotto lo sguardo vigile di Edvige, che osservava tutto dal cornicione della veranda – Dunque… Innanzi tutto, sfrutteremo a dovere il bel seno che ti ritrovi… Poi ci vuole qualcosa che fasci la vita sottile, andandosi ad aprire su di una gonna non troppo ampia e con una leggera spaccatura laterale… Uhmmm- fissò gli occhi dell’amica – direi che ti ci vuole un blu notte, in modo da mettere in evidenza gli occhi chiari, oltre naturalmente a qualche bel gioiello… Ok, partiamo…- Maya in tutto ciò non aveva osato fiatare, sapeva che non bisognava disturbare l’amica in fase creativa. La vide alzare una mano, sussurrando qualche parola in elfico e dando vita ad una sorta di canto magico. Prese a girare attorno allo sgabello, mentre dalle mani si liberava uno strano alone argento, andandosi a posare sui vari punti della sua pelle, fino a farla abbagliare. Chiuse gli occhi, sentendo un dolce calore invaderle il corpo; non appena la luce svanì, li aprì di botto, trovandosi a fissare una Rei del tutto sbalordita. Edvige le stava regalando uno sguardo bellissimo dalla cima dello specchio, si avvicinò ad esso, osservando estasiata il lavoro dell’amica. L’esile corpo era fasciato da un vestito blu che arrivava fino ai piedi; una profonda scollatura a V le arrivava fin sotto il seno, andando a congiungersi con una fascia del medesimo colore, che stringeva la morbida linea dei fianchi. Un gioiello di puro argento diamantato, con un cuore di pietra blu, cadeva al centro esatto dell’incrocio dei seni, facendola apparire ancora più sensuale. I capelli erano lasciati morbidi, solo leggermente arricciati nelle punte.
- Adesso manca solo il tocco finale… Edvige, a te l’onore…- la civetta si posò sul dito indice di Rei, prese la sua energia, si alzò in volo e con un movimento delle ali, fece cadere piccole polverine blu, andatesi ad adagiare nei contorni degli occhi di Maya. Una maschera blu con decori oro si formò tutt’attorno, con dei piccoli intagli che lasciavano intravedere tocchi di pelle. Si voltò estasiata verso le amiche.
- Grazie!!! Non so cosa farei senza di voi…- le abbracciò forte, regalando qualche carezza al manto bianco di Edvige. Ad un tratto bussarono alla porta – avanti…- disse lasciando andare le amiche. Quello che si presentò davanti ai suoi occhi, fu capace di mozzarle il fiato. Un elfo alto, dai lunghi filamenti oro si stagliava imponente al suo cospetto; una mano, era ancora serrata sulla maniglia, come in cerca di forze; gli occhi azzurri, s’intravedevano appena dalle fessure di una maschera nera che finiva a punta al di sopra del naso, il contorno degli occhi, era accentuato da dei piccoli rombi rossi, creando sorta di lacrime; i capelli erano raccolti in una coda leggera, lasciando parecchi ciuffi liberi ad ornare il viso. Il copro era interamente ricoperto da vesti nere: lunghi pantaloni neri ed una camicia del medesimo colore, con sopra inciso lo stendardo dell’ordine dei cavalieri; un lungo mantello piumato arrivava fino ai piedi, con al centro di esso, una grande rosa rossa, come simbolo della serata. L’altra mano, teneva ben saldo un bastone nero con alla cima, una rosa rossa sapientemente decorata.
Era bellissimo… Inghiottì il vuoto, cercando di riprendere il controllo del proprio corpo.
- cavalier Hayami… Come mai siete venuto direttamente qui?-
- Era mio dovere, Maestà…- rispose con tono apatico e freddo – La stanno attendendo in sala, le danze non possono iniziare senza di voi, inoltre…- serrò maggiormente la presa sul bastone – il Re Sakurakoji chiede di voi…- Maya si voltò verso la veranda, l’oscurità della notte avvolgeva ogni creatura di quel mondo, respirò e si avviò con passo sicuro verso la porta, oltrepassando l’elfo e percependone l’aroma maschile che lo caratterizzava. Per un attimo tutto si fermò, lasciando che i due potessero assaporare la vicinanza tra i loro corpi. Sentirono forti brividi lungo la schiena, venendo scossi, da profonde scariche elettriche. Inavvertitamente, una punta del mantello di lui, andò a sfiorare il fianco di lei, sbarrarono gli occhi, sentendo le stoffe entrare a contatto. Rimasero in quella posizione per un po’, in realtà erano millesimi di secondo diventati infiniti per il tempo interiore, il manto tornò a toccare terra e con esso, Maya lo sorpassò avviandosi tra le vie del corridoio.
Rei dentro la stanza sbruffò, quei due si stavano distruggendo a vicenda…

La sala era ricolma di gente, tutti indossavano maschere affascinanti e regali, con i vestiti più eleganti e colorati. L’ordine dei Cavalieri, aveva la stessa divisa indossata da Masumi, in modo da avere dei punti di riferimento in caso di possibili agguati.
Masumi se ne stava appoggiato al cornicione della grande balconata proprio davanti l’immensa sala, quella posizione semi buia, gli permetteva di osservare la sua ragazzina senza essere disturbato. Era tutta una sera che lo evitava, ne uno sguardo, ne un ballo… Non che lui glielo avesse chiesto, ma comunque l’infastidiva la presa del Re Sakurakoji sulla sua esile vita e poi… Strinse il bicchiere in una presa ben salda, tanto da sbriciolarlo tra le dita, andandosi a conficcare tra la candida pelle e macchiandola di un rosso scarlatto.
“*Tutto ciò che ho dentro diventa cenere
così lentamente.
e vola via appena fallisco,
fa così freddo...”

Un tocco del vento lo fece rabbrividire, osservando per l’ennesima volta la bellezza che sfoggiava la sua ragazzina. Il vestito blu le fasciava talmente bene il corpo, che la mente vagava silenziosa a come sarebbe stato strofinare quella stoffa setosa tra i polpastrelli… La generosa scollatura, ornata dall’invitante catena con pendente a cuore, era un chiaro invito ad essere osservata; quei capelli, apparivano così morbidi mentre volteggiava tra le braccia di un uomo che non era lui… Serrò forte i pugni, voltandosi ad osservare le nuvole nere, profondamente infastidito.
“… un inverno nero è passato
dalla vista.
ancora il buio va oltre il giorno
quella notte.
e le nuvole lì sopra
si muovono più vicine
sembrano così insoddisfatte…”

Sospirò amaramente, stringendo spasmodicamente le mani, facendo penetrare in maggior profondità le scaglie di vetro. Sentire le voci allegre echeggiare nell’aria, lo infastidivano ancora di più, tanto da voltarsi e far roteare il mantello con rabbia, al tocco del vento che lo colpiva in maniera quasi brutale.
“…ma il vento più forte continua a soffiare
in genere ero sotto mia stessa protezione
ma non adesso.
perchè il mio sentiero ha perso direzione
in qualche modo…”

Rideva, poi si lasciava andare tra le braccia di quel belloccio, nemmeno faceva caso a lui, troppo impegnata a svagarsi tra quel tocco gentile. Era troppo, la sua ira stava raggiungendo il limite, la sua ragazzina, le stava sfuggendo tra le dita.
“… un vento nero ti ha portata via
dalla vista.
ancora il buio va oltre il giorno
quella notte.
e le nuvole lì sopra
si muovono più vicine
sembrano così insoddisfatte…”

Lo sguardo si perse nel vuoto, osservandola ancora una volta. Più la osservava, più sentiva crescere in lui, la voglia di andare, prenderla per un polso e baciarla prepotentemente, li, davanti a tutti, facendo capire che quella era sua proprietà, sua e di nessun altro… Ma non era così e a quel pensiero si raggelò.
“…e il terreno qua sotto diventa più freddo
come se ti ci avessero sotterrato
ma il vento più forte continua a soffiare…”

Ancora una volta, si diede dell’idiota, perché era lui il degno re degli idioti… Aveva paura, ma cos’è la paura di fronte alle ferite dell’amore? La paura, non è che una goccia del sangue, che scorreva inesorabilmente da quelle mani scheggiate dal suo stesso IO.
“…quindi sei andata via
ed io avevo torto…”

Una candida civetta delle nevi, si appollaiò su di una mano insanguinata, cercando di lavare quella sofferenza con il tocco gentile del becco. Piano, cercò di estrarre le schegge da essa, Masumi la lasciò fare, percependo nel tocco dell’amica qualcosa di più del semplice affetto, come… Un segnale…
Masumi accarezzò il manto della civetta, unica sua amica in quella notte fredda e scura.
“…non ho mai saputo cosa si prova
ad essere soli il giorno di San Valentino
ad essere soli il giorno di San Valentino…”

Calde lacrime inondarono il bel volto, il corpo fu scosso da profondi tremiti. La piccola civetta si alzò, poggiandosi ad una spalla piumata e beccando un orecchio, in cerca di un calore che forse non avrebbe mai trovato.
“…in genere ero sotto mia stessa protezione
ma non adesso.
perchè il mio sentiero ha perso direzione
in qualche modo.” 

Ma infondo, aveva una maschera a coprirgli il volto. Una maschera e le calde lacrime, sarebbero apparse invisibili agli occhi della gente…

Continua…

* Il testo in corsivo, è tratto dalla traduzione di "Valentine's Day" dei Linkin Park.

http://www.youtube.com/watch?v=nalOXRHotGg&feature=player_embedded

 

Grazie a tutti!!! A domani!!!!

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Capitolo 15
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17

Maya si sentiva infastidita dal tocco prepotente del Re Sakurakoji; lo vedeva spesso soffermarsi più del dovuto sull’ampia scollatura, così come le mani, vaganti in modo provocatorio sulla schiena semi coperta. Basta! Non voleva più quel tocco su di se…
S’inchinò con rispetto all’ennesimo valzer e cercò di divincolarsi, ma il Re era determinato a tenersela stretta. Ad un tratto, però, una mano si portò sulla sua spalla, fermando il suo attacco al corpo della giovane. Maya intravide da dietro una spalla del Re, un elfo abbastanza alto, dai lunghi capelli biondi lasciati liberi di vagare tra il soffio del vento; indossava un ampio mantello blu ed un completo bianco con ghirigori anch’essi blu. La maschera che portava al viso era di un argento molto intenso, gli occhi azzurri erano quasi invisibili dallo spessore della maschera.
- Mi scusi, mi permette di rubarle la dama per questo valzer?- disse rivolto al giovane Re. Maya lo vide digrignare i denti, ma cedette comunque il passo al giovane elfo. Il giovane s’inchinò al cospetto di Maya e le prese una mano, posandovi un bacio gentile.
- Mi concedete l’onore di questo ballo?- Maya sentiva una strana energia dentro di lei, sentiva che dentro quell’uomo risiedeva una sofferenza infinita.
- Ma certo…- rispose debolmente. Le braccia dell’elfo si tennero a debita distanza, come a farle capire che non aveva nessun secondo fine. Piano, si allontanarono dal centro della pista, finendo in una parte leggermente più appartata.
- Voi siete la principessa Maya, non è così?- chiese l’elfo sussurrandole quelle parole all’orecchio, guardandosi intorno come a captare orecchie indiscrete.
- Si, sono io… Ma voi chi siete?- chiese rallentando il passo ed avvicinandosi all’orecchio dell’altro, intuendo che quello di cui avrebbero parlato, sarebbe stato molto più grosso di una conversazione leggera.
- Vostra Maestà… Io sono Eragon, l’ultimo Cavaliere di Draghi del Regno dei Girasoli…- Maya sbarrò gli occhi, a quanto ne sapeva, i cavalieri di draghi erano stati sterminati parecchio tempo prima. Si fermò, ma il ragazzo l’invitò a continuare a ballare - Non smetta, per favore, potrebbe non capitarmi l’occasione di parlarvi in modo appartato …- fece come detto e stette ancora più attenta a non farsi sentire.
- Ma, i cavalieri non erano stati estinti? Non credevo che ci fossero dei superstiti…-
- E’ quello che credono i vari regni… In realtà, io e la mia draghessa, Saphira, siamo gli ultimi della nostra stirpe. La morte di Saphira, segnerà la fine della razza dei draghi…-
- Ma è terribile…- disse Maya in un sussurro. Un uomo si avvicinò a loro e fecero finta di parlare amabilmente di un argomento futile e leggero.
- Lo so… Ma non è questo il motivo per cui mi sono infiltrato in questa festa… Vede, se sono riuscito a salvarmi, è perché sono evaso insieme alla principessa del Regno dei Girasoli, la principessa Arya…-
- La principessa Arya!! Allora è viva…- disse Maya in un sussulto. Le gesta della principessa Arya, erano note in tutto il regno. Si narrava che fosse una principessa estremamente bella, dai lunghi capelli scuri e dagli occhi profondi ed intensi. La sua fama, era dovuta all’incredibile forza e coraggio dimostrato sul campo di battaglia. Difese il suo regno in ogni circostanza; la sua mano, aveva sgozzato molti più colli di un semplice cavaliere, era astuta, una delle strateghe donne più grandi dei secoli. Ma si narrava, che il suo corpo venne inghiottito dal fiume che dal regno dei girasoli, sfociava sulle rive del Mare Nostrum, nella battaglia in cui il regno dei Girasoli, cadde in mano al Regno delle Orchidee.
Maya aveva appreso questa storia giusto qualche giorno dopo il suo arrivo nel regno. Lei aveva conosciuto la dolce Arya, che come narrata dalla leggenda, era una ragazza molto bella, dagli occhi profondi ed intensi. Da bambina, si ritrovò spesso in sua compagnia insieme… Ma si!!
- Ma allora tu sei quell’Eragon!! E la tua Saphira è la draghessa dalle squame blu!!-
- Si principessa…- disse in un sorriso – noto che rammentate di me e della principessa…-
- Come potrei… Adoravo la vostra draghessa e facevamo insieme delle lunghe chiacchierate. Ma ditemi, adesso come sta la principessa Arya? Da quanto tempo vi rifugiate?-
- Be, considerando che voi siete mancata dal regno per circa 100 anni, direi che vaghiamo esattamente da 97 anni… La principessa… Beh, lei sta molto male…- gli occhi dell’elfo s’incupirono, Maya vi lesse dentro, quella sofferenza che aveva avvertito al suo tocco. La presa tra la vita, si fece più dura – lei soffre molto… E’ addolorata per la perdita del regno e di ogni cosa. Ma non solo…- un velo di tristezza offuscò ulteriormente gli occhi del cavaliere. Maya provò una stretta al cuore, quello era lo sguardo di una persona profondamente innamorata. Vide due lacrime colare da essi e morire ai lati della maschera; il labbro prese a tremare, così, Maya prese il controllo del valzer, dirigendolo sempre più verso la veranda del palazzo, dove sicuramente non ci sarebbero state orecchie indiscrete.
- Qui non ci sentirà nessuno… Mi dite cos’ha la vostra principessa?-
- vedete, se sono venuto qui, è perché non sapevo a chi altri rivolgermi… La principessa sta molto male, ha una malattia che la mia magia non riesce a curare. Ho provato ogni tipo di erba, ma non funziona niente. Sputa continuamente sangue dalla bocca, ma mi ha vietato di portarla in un villaggio. Vagabondiamo ormai da diverso tempo, ma non ha mai accettato quello che è successo al suo popolo ed ai suoi cari, decidendo di vivere una vita lontano dai campi di battaglia. Io però non posso accettare la sua decisione…- le lacrime si fecero incessanti, tanto che una volta fuori dalle mura, appoggiò le mani al cornicione del balcone, prendendo a singhiozzare forte - io la amo!!! Ma mi sento impotente… Non so cosa fare…- mise una mano davanti al volto, in preda alla disperazione – principessa… vi prego… vi prego…- si lasciò cadere al suolo, Maya lo sostenne per le braccia e lo strinse forte.
- State tranquillo, cercherò di aiutarvi come posso…- il ragazzo si lasciò cullare da quelle braccia. Era dura mantenere uno sguardo impassibile per tutti quei giorni. Fu grado alla ragazza per avergli permesso, di dar sfogo alla sua frustrazione.
- Sa principessa? Siete gentile ed a modo come si narra… Solo, non credevo sareste stata capace di farvi intenerire…- risero in modo leggero, lasciando che la tensione volasse leggermente via.
Presi dal tormento, non si accorsero di due fanali azzurri ridotti a fessure, fissarli da lontano con sguardo omicida.

Quando si dice dopo il danno la beffa…
Masumi osservò da lontano l’aitante giovane, prostratosi ai piedi della sua ragazzina. Quando presero a ballare, per un attimo si sentì rincuorato, il tocco del ragazzo non era nemmeno lontanamente paragonabile, a quello audace del Re. Ma poi, li vide appartarsi ad un angolo della sala e li l’istinto omicida, iniziò a diffondersi tra le vie del suo IO. Lentamente, si avvicinò alla vetrata e sbirciò all’interno. Lo vide sussurrarle qualcosa all’orecchio e lei ricambiava!! Non vedeva il suo volto, in quanto era di spalle, ma poteva immaginare cosa si stessero dicendo. Vide la presa del ragazzo farsi improvvisamente più forte tra la sua schiena, strinse un lato del lungo mantello nero, osservando come Maya lo conducesse verso la balconata. Tornò nell’ombra, cercando di sfruttare il nero del manto, per mimetizzarsi nel buio della notte. Non riusciva a scorgere bene le loro sagome, c’era troppo buio, ma ad un tratto, vide chiaramente le mani di lui, poggiarsi con forza sulle spalle di lei e lei, prendere ad accarezzare la schiena del giovane in modo affettuoso. Strinse ancora le mani a pugno, ma quando la vide ridere con gusto, non si controllò più. Prese a camminare con passo deciso. Edvige volò via dalla sua spalla, intuendo l’aria tesa che si era venuta a creare. Rafforzò la presa, mentre una mano si posava sulla spalla di lei e con un movimento brutale, la fece allontanare dal corpo di lui. Gli sguardi di entrambi erano stupiti, specialmente quello di Maya.
- Buona sera… Vedo che ve la passate bene, vostra Maestà…-
- Che cosa volete, Maestro?- chiese con rabbia.
- Oh, niente… solo vedere chi c’era dietro la maschera… Anzi no… Ho io un modo giusto per capire chi c’è dietro…- prese il ragazzo per il colletto della maglia e lo alzò in aria. Un braccio puntò al cielo e scagliò la sua ira, su di una guancia del giovane.
- Ma che cosa fate?- disse Maya strattonandolo per il mantello – fermatevi immediatamente, è un ordine!!- Ma l’elfo non ascoltò, era accecato dalla gelosia, quel sentimento era rimasto represso per troppo tempo, sentiva che c’era bisogno di dar sfogo alla sua rabbia. Continuò a picchiare forte il giovane, fino a provocare profonde ammaccature nella bella maschera e far uscire dei rivoli di sangue da varie parti del volto.
- Fermatevi, fermatevi ho detto!!!!- disse Maya in preda ai singhiozzi. La maschera del giovane, cadde a terra con un tonfo, rivelando alla tenue luce della luna, dei tratti dolci e vissuti. Quando Masumi sfoderò il pugno, lo stesso si bloccò a mezz’aria. Lasciò andare il giovane, mentre gli occhi si sgranarono dallo stupore.
- Eragon… Sei tu?- disse cadendo per terra ed afferrando le braccia del giovane.
- Maestro, vedo che non avete perso la vostra forza…- disse cercando di trovare la forza per parlare.
- Eragon! Credevo ch’eri morto! Ma che ci fai qui?-
- Ecco, la storia e lunga…- disse cercando di rimettersi in piedi.
- Non c’è fretta…- rispose il sensei. Così, Eragon si trovò a raccontare all’antico Maestro, le vicende sue e della giovane principessa Arya, raccontando infine della malattia della giovane e del suo bisogno d’aiuto.
- … Mi sono infiltrato, con la speranza di riuscirvi a scorgere tra le autorità, maestro… Ma non vedendovi, ho deciso di lasciarmi guidare dal flusso dell’energia, che mi ha condotto verso la principessa…-
- Avete fatto benissimo, cavalier Eragon… Forse ho capito qual è la malattia della principessa…- sostò lo guardo verso Masumi e lo fissò seria – Tubercolosi…- Masumi annuì, era quello che pensava anche lui.
- Portiamola a palazzo… V’infiltreremo e ci penserò io stesso a curare la principessa, il mondo terrestre, ha metodi sulle atri mediche molto avanzate, sono sicuro di poter sfruttare quel tipo di conoscenze e metterle a frutto per questo caso. Che ne dici?-
- Si, maestro… Mi fido di voi…-
- La porteremo qui domani stesso… Diamoci un punto d’incontro-
- Vediamoci al confine del regno, vicino alle legioni dei laghi…- i tre si lanciarono profonde occhiate per poi annuire – molto bene, adesso scusatemi, ma devo tornare dalla principessa, prima che l’effetto del sonnifero svanisca del tutto… Grazie di tutto…- Maya poggiò una mano sul braccio del ragazzo, chiuse gli occhi e cercò di far uscire la giusta quantità di energia, mentre un piccolo venticello s’impadroniva del suo corpo. Dopo qualche secondo, le ferite del ragazzo sparirono come per magia.
- Adesso andate, o la principessa si preoccuperà non vedendovi tornare… Accompagnatelo per un tratto di strada, Cavalier Hayami.- Masumi rimase a guardarla per un attimo, quella non era Maya la ragazzina, ma Maya, la principessa di un regno, che stava iniziando a gestire con determinazione il proprio ruolo di principessa. Ne rimase incantato, s’inchinò e poggiò le labbra su di una mano di lei, provocando un lungo brivido lungo la schiena di entrambi. Poi si alzò ed accompagnò il giovane cavaliere, tra le vie della notte…
Maya rimase da sola in quella grande balconata, ad ammirare il pallore della candida luna. Chiuse gli occhi, lasciandosi avvolgere dalla sua tiepida luce e dal canto della natura.
“*Luna tu
Quanti sono i canti che risuonano…”

Ad un tratto, sentì qualcosa di morbido sfiorare le sue dita. Aprì gli occhi, specchiandosi in quelli profondi della dolce Edvige.
- Amica mia… Che ci fai qui?- poi una zampetta dell’animale, le porse una candida rosa bianca – Per me? Grazie…- prese la rosa e l’annusò sfiorandone la superficie vellutata con i polpastrelli. Osservò la luna, ricordandosi della tradizione di quella magica notte.
“…Desideri che attraverso i secoli
Han solcato il cielo per raggiungerti…”

- Principessa… Non entrate dentro?- si voltò di scatto, ancora lui. Edvige spiccò il volo spaventata – Re Sakurakoji, stavo ammirando il pallore della Luna…-
- Lo vedo…- disse facendo un passo verso la ragazza e bloccandola tra le sue braccia ed il cornicione – oh, tenete la rosa bianca… Molto bene, allora non c’è bisogno dei convenevoli…- lo vide abbassarsi e socchiudere gli occhi con fare provocatorio, d’istinto si schiacciò contro il cornicione, cercando di voltarsi ed evitare il tocco delle sue labbra, ma non ebbe bisogno di scomodarsi, che un tocco “gentile”, fece allontanare il bel Re.
- Vostra Maestà, in quanto protettore della principessa Kitajima, è bene che vi rammenti quali siano gli ordini di suo maestà la regina. Non deve essere toccata, ne da voi, ne da nessun altro…- Maya fu contenta di vederlo arrivare, anche se il suo volto era coperto era sicura che il suo sguardo fosse duro e violento.
Il cuore le prese a battere forte in petto…
“…Porto per poeti che non scrivono
E che il loro senno spesso perdono
Tu accogli i sospiri di chi spasima…”

- Va bene, vado… Ma mi lasci cortesemente…- Masumi lasciò la presa di quel mezzo maniaco e facendolo tornare all’interno della sala.
Rimasti soli, Maya e Masumi stettero a fissarsi per un tempo indefinito. Maya era attratta come da una calamita dagli occhi penetranti di lui, mentre Masumi, non riusciva a scacciare quel senso di possesso che sentiva verso la ragazza. Le sfiorò un braccio con le dita e per quell’istante, il cuore smise di battere.
“…E regali un sogno ad ogni anima
Luna che mi guardi adesso ascoltami
Only you can hear my soul
(solo tu puoi sentire la mia anima)…”

Maya rabbrividì a quel tocco e in un istante, rivide come flashback, gli eventi degli ultimi giorni. Presa dal rammarico e dalla sofferenza, iniziò a correre lungo la balconata, scendendo le ampie scale ed incamminandosi tra le vie del giardino.
- Non scappare, Maya!!...- Masumi continuava ad inseguirla, finche il suo passo veloce non le permise di afferrarla saldamente per la vita. Il forte odore di lei, avvolse ogni cosa di lui, trovandosi ad affondare il capo tra quei capelli seta. Maya sbarrò gli occhi, la presa dell’uomo era forte e sicura, il suo aroma di Rosa, era la droga più dolce del mondo.
- Maya…- riuscì a sussurrare Masumi.
“…Luna tu
Che conosci il tempo dell'eternità
E il sentiero stretto della verità…”

- No!...- gridò Maya divincolandosi da quel tocco – non mi farò ingannare ancora una volta…-
- Maya…- sussurrò nuovamente Masumi, afferrando la sua esile vita e cercando di tornare ad abbracciarla –
Maya piangeva, il suo cuore piangeva, scosso dal dubbio e dal tormento di quell’amore non ricambiato.
“…Fà più luce dentro questo cuore mio
Questo cuore d'uomo che non sa, non sa…”

Masumi continuava a tenerla stretta e lei si divincolava.
- Non mi farò usare da te…- disse Maya colpendolo ad un fianco con un pugno – io non sono debole ed ho capito che non t’importa niente di me!!!- la mano, teneva ancora salda la rosa bianca donatale da Edvige, qualche spina si conficcò all’interno, ma non ci badò, la ferita più grande, era quella dell’anima.
- Adesso basta!!- Masumi si avvicinò, con un gesto violento, levò la propria maschera e con rapidità, la bloccò ad un tronco di un albero, impossessandosi con brutalità delle labbra di lei.
“…Che l'amore può nascondere il dolore
Come un fuoco ti può bruciare l'anima…”

Maya cercò di sottrarsi al tocco di quelle labbra, ma erano troppo soffici e morbide per lasciarle andare via. Così, mentre da un lato continuava a riempire di pugni il petto di Masumi, le labbra rispondevano con una passione ancora più forte ed intensa. Maya alzò gli occhi al cielo, in preda alla disperazione, cosa doveva fare?
“…Luna tu
Tu rischiari il cielo e la sua immensità
E ci mostri solo la metà che vuoi
Come poi facciamo quasi sempre noi…”

Con un movimento brusco e deciso, Masumi levò la maschera di Maya e staccandosi dalle labbra la fissò intensamente negli occhi. I dubbi tornarono ad assalirlo, cosa doveva fare? Amava quegli occhi, amava quel corpo, l’amava fino a star mare, fino a non mangiare, fino a non percepire il dolore fisico… Ma il suo egoismo l’avrebbe portata alla rovina…
“…Angeli di creta che non volano
Anime di carta che si incendiano
Cuori come foglie che poi cadono
Sogni fatti d'aria che svaniscono
Figli della terra e figli tuoi che sai…”

E per la prima donna in vita sua, Masumi pianse davanti ad una donna. Si accasciò sofferente al suolo, mentre le lacrime toccavano il terreno inumidendolo. Maya fece un passo, lo abbracciò e pianse insieme a lui calde lacrime fatte di gioie e di dolori, ma che infondo, non era altro che loro.
“…Che l'amore può nascondere il dolore
Come un fuoco ti può bruciare l'anima…”

Maya alzò piano il viso di lui e quello che vide le mozzò il fiato. Il suo sguardo, rifletteva lo stesso amore di Eragon, quando parlava della sua innamorata. Che Rei avesse ragione? Che in realtà lui la stesse proteggendo? Si lasciò guidare dall’istinto e piano annullò le distanze tra le loro bocche.
“…Ma è con l'amore che respira il nostro cuore
È la forza che tutto muove e illumina…”

Una forte energia fluì dai loro corpi, scagliandosi con prepotenza sull’alto del cielo e toccando la pallida superficie della luna. Ma i giovani erano ignari di ciò che stava accadendo al di fuori di loro. Sentivano solo i loro corpi scossi dai brividi, le labbra si cercavano con maggiore intensità; quando una spina della rosa bianca si conficcò nella guancia di Masumi, interruppe il contatto e fissò la piccola rosa accolta dalla mano di Maya. La guardò diverse volte, rimanendo sempre più stupito. Vedendo quello sguardo, Maya attirò la rosa davanti agli occhi di entrambi. Alzarono lo sguardo verso la luna e risero.
“…Only you can hear my soul
Only you can hear my soul
(solo tu puoi sentire la mia anima
Solo tu puoi sentire la mia anima)”

Fissarono esterrefatti il colorito violaceo assunto dalla rosa. Ecco, la luna aveva letto dentro di loro ed aveva compreso le luci e le ombre del loro amore. Ma un oggetto, illuminato dalla luce della luna, produrrà un lato di esso completamente illuminato e quello opposto completamente nell’ombra. Il loro amore, era il frutto di un errore, un Cavaliere ed una Principessa erano impossibilitati a potersi innamorare.
Ma l’amore supera ogni ostacolo ed avrebbero fatto di tutto, per far brillare la luce della loro rosa.
Masumi prese la ragazza tra le braccia e la condusse lontana da quel posto. I loro corpi, sentivano il bisogno di tornare ad essere uno, così, salirono rapidamente le scale, voltando le spalle all’amica Luna, che aveva in qualche modo suggellato il loro rapporto, in quella notte di San Valentino.
La candida civetta, tornò a guardare ammaliata l’amica Luna, per quella sera, era riuscita nel suo intento di far incontrare le anime gemelle. Si specchiò tra le stelle nel cielo e in esse, vi lesse il messaggio di ringraziamento dell’Inevitabile. Ad un tratto, si ricordò di un affare urgente, aprì le ali e spiccò il volo, presa dalle mansioni di tramite dell’inevitabile, si scordò di procurasi il cibo, il povero pancino protestava bisognoso, così si lasciò catturare dal manto delle tenebre, che tra il suo ululato, narravano le gesta dell’Amore…

Continua… 

* Il testo in corsivo, è tratto dal testo di "Luna" di Alessandro Safina, ecco il video...
http://www.youtube.com/watch?v=fSifE515YqQ&feature=player_embedded

Come avrete ben capito, oggi è entrata in gioco la prima Guest star: Eragon!!!
Dovete sapere che amo la saga di Christopher Paolini, così ho deciso di inserire nella storia i tre protagonisti: Eragon, Arya e la draghessa Saphira... 
Alla fine mi sono detta "ma si, è un modo come un altro per dar spazio al regno dei Girasoli"...
Più avanti capirete più cose di loro... Anche se ovviamente non ho seguito la storia originale, ma li ho adattati alla mia ff.

Ringrazio chi legge e commenta, chi legge e basta e poi non so... XD
Ne approfitto per augurarvi un buon inizio feste nel caso non posti anche domani... Un bacione!!!

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18

Ridevano felici Maya e Masumi, salendo i gradini che li separavano dalla sala del ricevimento, con fare affannato e gioioso. Nell’aria, risuonava la melodia di una musica leggera, proveniente dall’interno della sala superiore. Masumi si fermò, afferrando un braccio della ragazza e facendola voltare.
- Ti amo…- le disse accogliendo il suo corpo contro l’ampio petto di lui. Maya rise felice, portando le mani ai lati del collo, mentre Masumi, si fece spazio tra la schiena semi nuda della ragazza. Finalmente lo sentiva, sentiva la pelle vellutata sotto al suo tocco. Chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dalla dolce melodia. Inconsciamente, iniziarono a dondolare sul posto, dando vita a dei movimenti dolci e sensuali.
- E’ meglio se andiamo in un luogo più appartato…- sussurrò Maya udendo delle voci proprio sopra le loro teste, provenienti dall’ampia balconata.
- Hai ragione…- disse staccandosi controvoglia – è meglio far sparire anche questa…- disse accarezzando la superficie vellutata di un petalo di rosa viola – la conserverò io…- prese la rosa dalle mani di Maya, posandovi un piccolo bacio ed inserendosela nella tasca dei pantaloni, nel punto coperto dall’ampio mantello nero.
- Come giustifichiamo le assenze delle maschere?- chiese Maya senza smettere di specchiarsi in quei pozzi azzurri.
- Semplice…- si avvicinò e prendendo la vita sottile tra le braccia, posò un bacio dolce e passionale sulle labbra di lei. Quelle labbra, bruciarono sulla bocca di Maya, da esse proveniva un calore immenso. Percepì un leggero solletico ai lati degli occhi, Masumi lasciò la presa guardandola sorridente. Aprì gli occhi, vide che il suo volto era nuovamente coperto da una maschera, di riflesso, portò una mano al viso, sentiva un ulteriore peso essersi formato su di essa, sorrise, alzandosi sulle punte dei piedi e regalando un bacio profondo ed intenso all’uomo.
- Segui me…- sussurrò prima di tornare a salire le scale.
Entrati nella sala, li accolse quell’aria festosa ed elegante, così diversa da quella tranquilla e leggera del giardino. Maya si allontanò da Masumi, indossò un’ulteriore maschera, ma quella dell’arte del teatro. Avrebbe finto per riuscire a star sola con lui. Vide il Re Sakurakoji tentare di avvicinarsi, ma ad un’occhiata del Cavaliere, arretrò di qualche pasto. Maya finse uno svenimento, cadendo tra le braccia del cavalier Hayami; buona parte della sala si avvicinò a vedere come stesse la principessa, Rei si fece spazio tra la folla e chinandosi, prese una mano della giovane.
- Principessa, cos’avete?- Rei la osservò, ma quello che vide trasparire dai suoi occhi non era dolore, tutt’altro… Si avvicinò al suo orecchio, con la scusa di controllare se la fronte fosse calda – cos’è successo?- sussurrò.
- Tienimi il gioco…- rispose prima di gemere di dolore – Rei!! Mi gira la testa, sento un forte vuoto dentro al petto…- alzò una mano sofferente, andando ad afferrare quella dell’amica – Rei, aiutami…- disse prima di crollare tra le braccia del Cavalierel, completamente inerme.
- Principessa? Principessa? – chiamò Rei, fingendosi afflitta. Alzò lo sguardo, posandolo sulla maschera del Cavalier Hayami – Scortatela nella sua stanza, verrò con voi ad assicurarmi che stia bene…- La regina Chigusa e la giovane Ayumi si avvicinarono alla ragazza, ma un cavaliere alto, con fisico abbastanza asciutto, sguardo duro e severo le bloccò.
- Perdonatemi, vostre altezze, ma la principessa ha bisogno delle cure di noi cavalieri, oltre che alla sua responsabile, madamigella Rei- Ayumi osservò quegli occhi, infiammandosi di colpo.
- Come vi permettete, cavalier Chester? E’ nostro diritto sapere come sta la futura regina- prese a ridere con foga il cavalier Chester, voltandosi e lanciando un’occhiata alla principessa.
- Non fate così, principessa… Sapete? Arrabbiarsi fa invecchiare precocemente… Anche un’elfa giovane come voi…- e si allontanò, lasciando la giovane a rimuginare su quelle parole.
Osservò l’aspetto inconsueto dell’elfo, allontanarsi da loro. Il Cavalier Chester, era il cavaliere più “caratteristico” tra la schiera dell’ordine. Il suo corpo, era interamente ricoperto di disegni di un nero molto intenso, frutto d’incantesimi compiuti in età giovanile, che avevano fatto del suo corpo, una tela sapientemente dipinta. A dispetto degli altri elfi, i suoi capelli erano di un castano scuro, con taglio corto e brizzolato. Come due fanali, spuntavano alle orecchie due piccoli cerchi neri, che facevano di lui, un aspetto molto più trasgressivo e rude. Nella lotta era aspro e deciso, non guardava in faccia il nemico, compiva il suo scopo, badando esclusivamente al fine comune. Freddo e anticonformista, questo era brevemente Chester Bennington*, che al di là dell’aspetto, era considerato una delle punte di spicco dell’ordine. Ayumi si voltò indispettita verso la nonna, la festa doveva continuare, con o senza la principessa.
- Coraggio, maestà, gli ospiti aspettano solo di essere intrattenuti…

Masumi aprì la porta con un leggero tocco, mentre continuava a tenere premuto quel corpo contro al suo.
- Allora io vado…- disse una Rei alquanto imbarazzata, fermandosi all’uscio della porta.
- Vi ringrazio, madame, ma è meglio, se non tornaste alla festa molto presto, potrebbero insospettirsi-
- Ma certo, non ci sono problemi… State bene principessa…- disse osservando la giovane, che per qualche strano motivo, continuava a tenere gli occhi ben chiusi.
- Grazie, amica mia, a domani…- con un piccolo inchino, Rei si congedò, mentre i due, entrarono nella camera com’era solito fare agli sposini e Masumi chiuse con fatica la porta dietro di se.
- Potete scendere… Non c’è più pericolo…- le disse, cercando di far arrivare un filo della sua energia alla toppa della serratura e farla scattare di qualche giro.
- Oh, no… Non sarebbe divertente…- piano si alzò col busto, mise le mani dietro al collo e lo coinvolse in un bacio che bruciava del loro amore. Masumi la depositò piano sul grande letto circolare, sedendosi ad una punta e lasciandole intendere, che prima di proseguire, era necessario parlare.
- Principessa…- disse prendendo un respiro e guardando al di la dell’ampia vetrata – dobbiamo parlare…-
Maya si alzò, sedendosi proprio accanto a lui e facendogli segno di continuare.
- Maestà, voi non capite in cosa vi sto trascinando… Il mio mondo è triste e vuoto, voi, siete così libera e solare… Il freddo del mio cuore, potrebbe raggelarvi…- continuò ad osservare lo scuro della notte, in maniera triste e confusa. Strinse i pugni, se soltanto fosse stato un altro elfo, allora, allora…
“**Quando senti di essere solo
Tagliato fuori da questo mondo crudele…”

- Voi, non dovete permettervi d’innamorarvi di questo…- prese dalla tasca la loro rosa viola – E’ viola, sbagliato quanto il nostro amore… Non dovrebbe esistere una rosa viola, non possono esistere sentimenti così contrastanti tra loro, finirebbe col distruggere entrambi…-
- Ma che cosa stai dicendo?- disse Maya in un sussurro. Una mano si alzò e andò a posarsi delicatamente su di una guancia di lui. Masumi non resistette a quel dolce tocco e suo malgrado, posò una mano su quella e l’accarezzò. Ma poi venne come incendiato, levò la mano, si alzò andando ad appoggiare il capo afflitto contro la finestra semi fredda.
“… I tuoi istinti ti dicono di correre…”
Un tocco leggero gli cinse la vita. Le mani di lei vagarono sull’ampio petto, salendo sempre più su ed andando a slacciare il mantello nero, che cadde a terra con un tonfo.
- Masumi… Non aver paura di amare…- gli soffiò tra un orecchio, alzandosi con le punte dei piedi per raggiungere la sua altezza – leva via le tue maschere e lasciati guardare con amore…- una mano vagò suadente tra la linea delle spalle, mentre l’altra raggiunse il retro della nuca e slacciò il nastrino nero che teneva la maschera su quella pelle soffice e morbida – voltati…- Masumi ubbidì, specchiandosi in due pozzi pieni di strani sentimenti. Una mano andò a posarsi sul capo della giovane. Con poche parole e con un dolce calore, liberò i capelli di lei, che caddero con un soffio di vento e posandosi sulla linea sinuosa della schiena. Una mano si portò tra esse, afferrando piccole ciocche e stringendole, fece avvicinare il volto di lei al suo. L’altra mano, andò a sfilare il nastrino della sua maschera, che cadde a terra e si ruppe, dando vita ad un’infinità di piccole farfalle colorate, che presero a circondare i loro corpi. I volti continuarono ad avvicinarsi, ma Masumi si bloccò ad un soffio da esse.
- Lasciati amare…- ripetè la ragazza per la seconda volta.
“…Ascolta il tuo cuore
Quelle voci angeliche
Loro cantano per te…”

E tornarono a baciarsi con trasporto ed una dolcezza infinita. Le dita s’intrecciavano tra le stoffe dei vestiti, curiose di scoprire quei luoghi a loro sconosciuti. Masumi si staccò, solcando con una scia di baci la linea del collo. Maya rise forte, quando lui posò un morso gentile in quel lembo di pelle. Con passi lenti e sensuali, guidati da quelle lucciole della notte, tutte scintillanti di un viola acceso, toccarono la sbarra del letto e si lasciarono cadere. Era come cadere in un meraviglioso prato infiorato, così bello e luminoso… La notte scomparve e divenne un giorno con una luce particolarmente calda, mentre quelle belle farfalle, continuavano a compiere movimenti circolari tra i loro corpi.
“…Saranno la tua guida
di nuovo verso casa…”

E non c’erano che loro in quell’ulteriore mondo. Niente guerre, niente titoli, o doveri a dividerli, in quella valle dell’amore, c’erano solo loro. Masumi ripensò a come aveva fatto a vivere senza quella pelle liscia contro le sue labbra, senza i suoi sospiri ad ogni suo tocco gentile e sensuale. Le mani vagavano incontrollate su di lei, venendo ricambiate con altrettanto bisogno. Che stupido ch’era stato…
“…Quando la vita ci lascia ciechi
L’amore
Ci mantiene gentili
Ci tiene gentili…”

Si sorprese di se stesso, non credeva che le sue mani, fossero capaci di tanta dolcezza, stava attento ad ogni mossa, cercando di portarla con se tra le vie del paradiso, senza però procurale dolore. Basta dolore, basta dubbi ed incertezze… Per una volta, voleva godersi la gioia, di essere trascinato in quel mondo dolce ed appagante. Era stanco del Masumi che era, stanco della sua stessa indifferenza verso gli altri. Viveva la sua vita, solo per servire altre persone, viveva con la consapevolezza di poter morire e veder morire… Il campo di battaglia, può essere un nemico peggiore della Morte.
“…Quando hai sofferto abbastanza
E la tua anima si sta spaccando
Ti stai disperando per la lotta…”

Ma basta, voleva mettere un punto al passato e rispecchiarsi nell’immensità di quegli occhi cielo, frutto del suo presente… Come poteva avere quel corpo su di se? Come poteva ricevere quelle carezze e quell’amore da lei? Le prese bruscamente il viso tra le mani e baciò quelle labbra, con talmente tanta forza, che quando si staccarono, divennero rosse e gonfie. Si chinò. Era ancora più invitante…
E così, ogni carezza, ogni bacio, ogni sussurro, assumeva lo stesso aspetto di un arcobaleno che squartava in due, un cupo cielo nero. Quell’arcobaleno era lei ed imponeva la sua presenza nella sua vita. Infondo, lei era entrata nella sua vita, con la violenza di un vulcano, aveva animato il suo spirito assopito e lo aveva rimesso in movimento, fino a farlo eruttare.
Era quello, che Maya gli sussurrava all’orecchio:
“…Ricorda che sei amato
E che lo sarai sempre…”

Masumi s’insinuò piano dentro di lei, la vide irrigidirsi non poco e due lacrime fare capolino tra i pozzi di cielo. Raccolse quelle lacrime con una mano e facendo fluire l’energia tra esse, diede forma alle goccioline, diventate adesso, piccole sfere colorate fluttuanti nell’aria. Il mondo si colorò di una luce ancora più viva. Masumi intrecciò le mani tra quelle di lei, portandole al di sopra del capo della giovane e baciandola con passione. Tornò ad insinuarsi in lei con quanta più delicatezza potesse. Maya si liberò della sua stretta e portò una mano sul suo cuore, facendogli sentire quanto corresse impazzito.
“…Questa melodia ti porterà dritto
di nuovo a casa…”
Rise Masumi, unendo maggiormente i loro corpi. Sentiva dentro di se, un calore mai sentito, mai assaporato. Alzava gli occhi e vedeva riflesso, tra la luce delle sue stelle, un amore sconfinato. Stentò a credere che quell’amore fosse rivolto a lui.
“…Quando la vita ci lascia ciechi
L’amore
Ci mantiene gentili…”

Il ritmo aumentò ed entrambi si strinsero spasmodicamente contro di se. Un'unica entità, era quello il modo in cui si sentirono, una volta che i loro corpi furono macchiati dell’essenza dell’altro. Le farfalle, si poggiarono sui loro corpi e scomparvero tramutandosi in piccoli punti luminosi, che si andarono man mano spegnendo. Maya attirò nuovamente il corpo di masumi verso di se, facendolo sdraiare tra l’ampio letto e poggiando il proprio capo, contro il cuore di lui, che continuava a scandire il tempo infinito del loro amore. Ruotando il capo, vide poggiato ad un lato del letto la loro rosa viola, alzò il busto e la prese tra le dita annusandone l’aroma. Lanciò una languida occhiata al cavaliere, così bello con quelle piccole goccioline di sudore, che ricoprivano l’intera superficie del corpo. Abbassandosi, percorse con la rosa le linee degli addominali, portando via quelle gocce di sudore. Arrivò fino alla bocca, dove però sostituì la rosa con le proprie labbra.
- Ti amo…- disse in un sussurro.
- E tu non sai quanto io…- tornarono a rotolarsi tra le candide lenzuola, mentre l’ultima lucina colorata andava a posarsi sulla rosa viola. E Masumi capì, quanto grande fosse l’Amore per quella ragazzina.
“…Quando la vita ci lascia ciechi
L’amore
Ci mantiene gentili.”


Continua…

* Chester, è il vocal dei miei amatissimi Linkin Park. Siccome per ora m'ispira troppo, ho deciso d'inserirlo come ulteriore Guest Star (sempre perchè non mi bastavano quelli che già avevo)

** Le parole in corsivo, sono tratte dal testo tradotto di "The Messenger", tanto per cambiare dei miei amati linkin park
http://www.youtube.com/watch?v=Twk4CiLxCAA&feature=player_embedded

Grazie a tutti, chiedo scusa per non aver postato ieri, ho avuto "una serie di sfortunati eventi" XD
A domani!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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Capitolo 17
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19

La luce dei primi raggi solari, filtrava dispettosa attraverso le vetrate di quella stanza, ancora impregnata del profumo dell’amore…
Maya aprì un occhio, tirando maggiormente le lenzuola fresche a coprire il proprio corpo. Rabbrividì, sentendo l’aria filtrare da uno spiffero di porta lasciata socchiusa; lentamente alzò il busto, cercando di mettere a fuoco la superficie che la circondava. Lo sguardo volò nella parte del letto lasciata vuota accanto a se, poggiò una mano su quel punto sorridendo felice. La forma del letto, portava ancora la sagoma di lui di lui, segno che era rimasto accanto a lei per un tempo molto lungo; avvicinò il volto ed annusò l’aroma, rimasto nonostante l’assenza di un corpo sopra di esso. Com’era suadente quel profumo, ma poi a quello se ne unì un altro… Impossibile sbagliare… Tirò un lembo del lenzuolo e lo avvolse nel corpo ancora nudo, si alzò, poggiando le punte dei piedi sul pavimento freddo, ma poi, a quel contatto, se ne aggiunse un altro decisamente più morbido e caldo. Si guardò attorno… Un’infinità di petali viola, erano disposti in maniera circolare, attorno all’ampio letto. Percorse la linea guida ridendo e trovandosi a danzare, come se ci fosse lui a farle compagnia. Man mano che avanzava, i petali prendevano vita e assunsero l’aspetto di un uomo alto e bello, che l’accompagnarono in quella dolce danza. Maya si lasciò guidare da quei petali, che dolcemente, le accarezzavano la vita. Poi si fermarono e il profilo dell’uomo, si avvicinò al suo, posandosi dolcemente sulle sue labbra. Il contatto fu estremamente dolce e delicato, Maya vi lesse dentro il sapore di lui, quelle rose, erano lui…
Quando si staccò, Maya vide le rose iniziare ad abbandonare quella forma, ma prima di lasciarsi trasportare dalla scia del vento, nell’aria echeggiò un forte – Ti amo…- frutto sicuramente, di una magia di lui.
Scorse le rose, abbandonare la stanza ed uscire armoniosamente, attraverso lo spiffero della porta che dava sulla veranda. Seguì con lo sguardo quel dolce fluttuare, poi si avvicinò al vetro sottile, ne percorse la lunghezza con le dita affusolate e sussurrò anche lei, un piccolo – Ti amo…-
Un bussare alla porta la ridestò dalla magia.
- Avanti…- disse tornando accanto al letto. In effetti non avrebbe dovuto rispondere semplicemente “avanti”… Osservò il corpo minuto fasciato dal candido lenzuolo, sicuramente se fosse entrato un cavaliere, o sua nonna, o Ayumi, si sarebbe ritrovata in una situazione alquanto imbarazzante… La sua fortuna, fu ritrovarsi faccia a faccia con una Rei in un misto tra il divertito e l’imbarazzato. Ma alla fine decise di entrare e richiudere di tutta fretta la porta dietro di se.
- Ma bene…- disse sedendosi sulla sedia a forma di rosa – vedo che vi siete ripresa dal capogiro “maestà…”- Maya divenne di mille colori all’affermazione dell’amica, sapeva perfettamente che la stava solo pungendo e che aveva capito ben oltre quelle parole, ma questo non le consentiva di trovarsi meno a disagio… Attirò un cuscino, poggiandoselo sul piccolo petto.
- Ecco… Be… Rei… Si insomma…-
- Andiamo Maya… Non mi prenderai per stupida… Ho capito molto bene la situazione…- la guardò con sguardo scaltro – Sai, Maya… Ti capisco molto bene, ho vissuto in prima persona il profondo fascino dei passionali cavalieri… E che passionali…- fissò la piccola Edvige poggiare le zampette sul cornicione della balconata, poi tornò ad osservare l’amica – Maya, sono contenta che Masumi si sia aperto a te… Spero vivamente che possiate essere felici…- Maya la guardò grata, ecco perché amava la compagnia di Rei, era una donna discreta, intelligente e ricca di sentimenti positivi.
- Ti ringrazio, Rei… Sei come una sorella…- mise da parte il cuscino e si sporse ad abbracciare il corpo dell’amica.
- Si si… Ma abbiamo problemi ben più seri da affrontare…- disse guardandola seria.
- Che genere di problemi?- Maya si preoccupò, l’amica per parlare di “serio”, doveva essere qualcosa di estremamente grave.
- Vatti a fare un bagno, prevedo una giornata particolarmente lunga…-
In breve tempo, Maya si preparò aiutata da Rei. Indossava un lungo vestito verde, morbido e leggero, di una stoffa semi trasparente, composta da vari veli sottili che fasciavano le curve gentili del proprio corpo. I capelli erano intrecciati in modo sontuoso, decorati da piccole margherite poste a varie altezze della lunga treccia. Con suo dispiacere, si ricordò che la presenza del re Sakurakoji, era prefissa per altri due giorni.
Masumi l’aveva lasciata sola, proprio per evitare che occhi ed orecchie indiscrete assistessero allo spettacolo di loro due sullo stesso letto, ma inevitabilmente, il frutto del loro amore, venne messo alla mercé del regno. Lo capì appena Rei la invitò ad uscire nella veranda della sua stanza e successivamente a voltarsi. Il cuore perse vari battiti, prima di lasciarsi cadere tra le mattonelle rigate e dar sfogo a piccole lacrime. Un mare viola… Ecco qual era l’aspetto esterno del palazzo, interamente ricoperto da uno strato viola. D’altronde doveva immaginarselo, le case prendono il colore del sentimento dominante del cuore del proprietario, lei era la proprietaria di quel palazzo, insieme agli altri membri della famiglia reale. Evidentemente, i suoi sentimenti, erano talmente forti, da sopraffare quello degli altri abitanti del castello. Ciò avrebbe comportato ad uno stato di panico da parte dei sudditi, il cui ricordo del viola, viveva indelebile come marchio di sventura.
- Rei, cosa faccio?- singhiozzò ben consapevole della gravità della cosa. Rei si avvicinò e l’aiutò a rialzarsi, pulendo il volto dell’amica, da quelle piccole lacrime.
- Semplice, nega che appartiene a te… Cerca di sopprimere questi sentimenti, concentrati e fai in modo che il raggio d’azione del colore viola, si fermi ai confini del tuo cuore…-
- E come si fa?- chiese guardandola intensamente.
- Non lo so… Devi trovare una valvola di sfogo, intanto concentrati e cerca di rasserenare il tuo animo, per fortuna condividi queste mura con altre persone, basta rinchiudere in se questi sentimenti, almeno di poco… Puoi farcela… Concentrati Maya…- Fece come detto dall’amica, cercò di portare la mente sul colore armonico del rosa, ma inevitabilmente, nella sua mente si formava l’immagine di lui, intento a baciarla ed a sussurrarle parole d’amore…
- No Maya, non ci siamo…. Ha preso solo una leggera inclinazione al rosa, ma rimane viola… Pensa a qualcosa di alternativo, non so... Ad una missione, al combattimento… A qualcos’altro…- Maya frugò tra i ricordi e ben presto prese vita uno molto recente. Un ragazzo biondo, disperato, straziato… sbarrò gli occhi, mentre le mura della casa tornavano di un pallido rosato .
- Eragon!!- sussurrò alzandosi di botto, prendendo Rei per una mano e percorrendo velocemente le vie dei corridoi.
- Maya, ma che succede?- chiese Rei in modo affannato.
- Rei, ti spiegherò dopo, devo trovare Masumi, oggi abbiamo una missione importante…-
Arrivati davanti alla porta della sala madre, spalancarono le porte con affanno, mentre cercavano di tornare ad avere il controllo sul proprio respiro. Camminarono con passo deciso, portandosi al cospetto di sua maestà la regina. All’interno della sala, ebbe modo di vedere l’intera famiglia riunita, oltre naturalmente al Re Sakurakoji e ad alcuni membri dell’ordine dei cavalieri tra cui Masumi. Rei e Maya s’inchinarono al cospetto di entrambe le cariche reali.
- Buona giornata, vostre maestà…- disse Maya rivolta ad entrambi.
- Non è affatto una buona giornata, Maya…- iniziò la nonna in modo grave – il mio risveglio, è stato offuscato da un’immensa macchia viola… Vorrei sapere cosa ne pensi, Maya…-
- Una macchia viola dite? Non saprei, maestà, la mia dama Rei, può confermarvi che il mio risveglio è avvenuto circa 2 ore fa, a seguito di una notte straziata da un profondo stato confusionale, non ricordo di aver notato una qualche macchia viola, anche se, ovviamente, sono stata informata dei fatti e mi sono precipitata qui da voi-
- Mi dici dunque, che la tua persona non è la causa di questa disavventura? Che le tue condizioni non ti hanno permesso di intendere e di volere?-
- E’ così, vostra maestà- intervenne Rei – posso confermarvi che le condizioni della principessa sono peggiorate di ora in ora, solo le cure insistenti del Cavalier Hayami, sono state capaci di farla ridestare verso le prime luci dell’alba-
- Mi dite che mia nipote, non ha subito nessun tipo di disturbo all’infuori di questo male improvviso?-
- Esatto maestà… Vostra nipote, ha esposto il fisico ad un profondo stress, negli ultimi tempi. Dopo anni di inattività, ha affrontato ruoli ben al di là delle proprie predisposizioni fisiche, esso stesso non ha retto e a seguito dei ripetuti valzer nella serata di ieri, forti capogiri si sono impadroniti della stessa, portandola ad uno stato di semi-incoscienza. Maestà, credo che se il palazzo, sia tornato al suo normale colorito, non vi è motivo di creare inutili allarmismi tra le file del regno, già sotto pressione per le recenti perdite causate dal regno delle orchidee. Portiamo un alone di speranza ed iniziamo a farlo, proprio da questo singolo evento… Non credete anche voi, maestà?- Gli occhi di Rei s’incrociarono per un istante con quelli di Hijiri, che si stendeva sul lato destro della Regina. Lo vide incrinare le labbra in un sorriso scaltro, le stava dicendo che aveva detto le giuste parole al giusto momento.
- Vi credo, madamigella Rei. Siete una donna forte e saggia, l’uomo che vi prenderà in sposa, sarà un uomo molto fortunato…-
- Mi lusingate, vostra maestà…- fece un ulteriore inchino, a seguito del quale, vide la regina alzarsi.
- Molto bene, dato che la faccenda è stata risolta, permettetemi di congedarmi… Re Sakurakoji, voi invece dovrete seguirmi, dobbiamo discutere di ciò che mi avete accennato giusto ieri-
- Ma certo, maestà, ma gradirei farlo in privato…- Chigusa e Sakurakiji, si avviarono all’uscita, scortati da due soli uomini dell’ordine, mentre Hijiri e Masumi si avvicinarono alle dame.
- Buongiorno principessa…- disse Masumi baciandole la mano.
- Buongiorno anche a voi, Cavalier Hayami…- si lanciarono occhiate rosso fuoco, ma si trattennero per la presenza in sala della principessa Ayumi e della madre, oltre ad altri membri dell’ordine, uno del quale, era intento a porgere i suoi omaggi all’altra principessa.
- Buona giornata, mia splendida principessa…- disse prendendo in modo languido, la mano pallida di Ayumi e poggiandovi le proprie labbra.
- Il vostro buongiorno non è gradito, Cavalier Chester- disse allontanando in modo brusco la mano da quelle labbra. Si alzò, osservandola con un ghigno divertito.
- Fate la preziosa… Molto bene, vostra altezza… Siete fredda e spietata proprio come si narra, mi spiace non riusciate a reggere il confronto con la dolce principessa Maya…-
- Che cosa dite? Io non sono fredda, ne tantomeno spietata…-
- Siete priva di qualsiasi emozione, maestà, non potete nemmeno considerarvi una donna “cattiva”…- avanzò di un passo, stando ben attento a non attirare l’attenzione della madre della giovane, intenta a discutere con un ulteriore cavaliere a pochi metri di distanza. Ayumi indietreggiò, colpita dal fuoco che quel corpo gli infondeva nonostante la profonda distanza. Osservò l’uomo davanti a lei, adesso non c’era nessuna maschera a coprire i tratti del volto. La sua, era una bellezza davvero inconsueta, non era come Masumi, o Hijiri, dai tratti forti e dolci allo stesso tempo; Chester Bennington era il simbolo di ciò che di peggio ci può essere a questo mondo, il tipico esempio di “ragazzaccio”, ma un ragazzaccio molto appetibile alle donzelle in difficoltà. E lui lo sapeva… Sapeva di attirare le donne a se, come sotto l’influsso di una calamita e semplicemente, ne prendeva atto. Provocava, si sfogava, se ne serviva a suo piacimento… Era decisamente un cattivo esempio per i cavalieri, ma la sua fortuna, era essere dannatamente bravo in quello che faceva (inteso come guerriero, ovviamente) e allora tutto il resto passava in secondo piano.
Prese una ciocca dei lunghi capelli biondi della giovane, intrecciandole tra le dita affusolate.
- Sapete? Spero tanto che vi animate di qualsiasi tipo di sentimento, è un peccato vedere cotanta bellezza così sprecata…- fissò in modo intenso gli occhi azzurri di lei, poi si voltò lasciandole la ciocca in modo brusco e prese a camminare tra le candide mattonelle. Istintivamente, una mano di Ayumi, andò ad intrecciare quella stessa ciocca che fino a pochi istanti prima, era accolta da una mano molto più calda.

- Masumi… Eragon…- disse Maya calandosi verso il cavaliere ancora intento a baciarle la mano, con la scusa di levare un moscerino dai lunghi capelli biondi.
- lo so, Maya, ma non andrò solo e tu rimarrai qui…-
- Che hai in mente?- lo sguardo dell’uomo volò verso due punti della stanza. Maya seguì il suo sguardo, poi si voltò, pronta a dire la sua, su ciò che aveva intuito…

Continua…

Beh beh... grazie come sempre, commentate se vi va e baciiiiiiiiiiiii

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Capitolo 18
*** Capitolo 20 ***


Buongiorno!! Perdonatemi se non ho postato in questi due giorni, lo studio mi ha tenuta incatenata al duro lavoro! 
Buona lettura e baci!!!


Capitolo 20

- Non puoi essere serio…- disse Maya, osservando i due punti su cui si erano posati gli occhi di Masumi.
- Perché no?- rispose alzandosi e guardando intensamente gli occhi della ragazza.
- Punto primo: Eragon si è affidato a noi, non credo sia giusto coinvolgere altri membri dell’ordine… E punto secondo, io non mi fido di quello lì!!!- Il dito indice di Maya, andò a puntare prepotentemente il profilo di un cavaliere, intento a percorrere la linea tracciata dalle mattonelle ed accingersi ad uscire dal portone principale.
- Perché non ti fidi? E’ uno dei Cavalieri più validi tra la schiera dell’ordine…-
- Non m’interessa, è il cavaliere meno serio ed io non affido la vita di quelle persone, nelle mani di uno degli elfi più immaturi dell’ordine…- disse iniziando ad alzare la voce. Masumi l’attirò per un braccio, facendola allontanare da Hijiri e Rei, da Ayumi e dalla madre di lei.
- Andiamo Maya…- si nascosero al di là delle tende che separavano il trono dalla grande sala – Chester avrà anche una personalità inusuale, ma ti assicuro che nel suo campo, è ben preparato…-
- Bisogna vedere quale campo intendi!!- i suoi occhi mandavano scintille al povero cavaliere, che esasperato, la prese per i fianchi e l’attirò contro il suo petto.
- Ascoltami bene, ragazzina, adesso non metterti a giocare alla principessa e il cavaliere, ti assicuro che ho valutato la situazione molto attentamente e sono giunto alla conclusione, che io e te da soli, non riusciremo mai e poi mai ad infiltrare un cavaliere, una principessa creduta morta e l’ultimo drago presente a questo mondo… - Maya abbassò lo sguardo, ingoiando bocconi amari. Aveva ragione, quello che stava dicendo, era la pura realtà.
- E quindi che soluzione proponi?- disse alzando lo sguardo, alimentata da nuovi sentimenti. Masumi la fissò estasiato, nei suoi occhi, lesse la stessa fermezza della sera prima; il suo sguardo, non era quello di una ragazzina, ma quello di una principessa che si comportava come tale. Incrinò le labbra, rapito dal fascino che il corpo di lei emanava… Ma non era il momento per pensare a certe cose.
- Andrò accompagnato da Chester ed Hijiri. Insieme, creeremo un incantesimo dell’invisibilità per camuffare la draghessa Saphira; poi ci occuperemo di Eragon ed Arya, donando loro un aspetto che appaia diverso agli occhi degli altri, eccetto quello di noi tre più te, in questo modo, noi saremo sempre sicuri di chi ci troviamo di fronte, mentre agli occhi del resto della comunità, saranno due giovani elfi evasi a causa della guerra, ritrovati in un giorno di pattuglia da parte di noi tre. Contemporaneamente, ci dedicheremo alle opportune cure della principessa Arya, mentre farò in modo di tenere in allenamento Eragon… Un cavaliere di drago, può essere utile nella lotta contro il regno delle orchidee…-
- Hai intenzione di farlo unire all’ordine?- disse avvicinando le mani alla schiena del cavaliere e cingendone la circonferenza delicatamente.
- No, diremo che sono due evasori del regno dei girasoli; gli elfi del regno delle rose sono registrati, apparirebbe troppo sospetto un possibile avvicinamento…-
- Ma allora non verranno sottoposti a dei test, per autenticare la veridicità delle loro parole?-
- Allora informeremo esclusivamente sua maestà la regina, tutto il resto, deve essere lasciato all’oscuro dalla portata del regno-
I loro sguardi s’incatenarono, mentre piano, annullarono le distanze tra i volti, unendosi in un bacio a fior di labbra, che avrebbe suggellato quel momento così intenso, via via il bacio aumentò d’intensità, trovandosi ad afferrarsi, in una morsa semi disperata. Riscoprirsi innamorati, ma non potersi sottrarre ai propri doveri. Ecco un ulteriore aspetto di quello che il viola, rappresentava per i loro cuori….
Si staccarono affannati, con i volti che parlavano per loro, chiedendo un approccio molto più intenso.
- Allora, stai attento… Hai il mio consenso ad essere accompagnato da quei cavalieri…-
- Ti ringrazio, Maya… Cercherò di fare in fretta…- catturò un’ultima volta le labbra soffici dell’amata, poi uscì dalla tenda, cercando di non farsi vedere, anche se si rese presto conto, nella sala erano rimasti solo Rei ed Hijiri, che evidentemente avevano deciso di coprire le spalle ai due novelli innamorati.
- Era ora!!!- disse Hijiri sarcastico – credevamo che qualche alieno vi avesse rapito…- A quelle parole anche Maya uscì dal retro della tenda, osservando imbarazzata prima Hijiri e poi Rei. Fu Masumi ad aiutarla, cambiando drasticamente il discorso.
- Hijiri, dobbiamo raggiungere Chester, abbiamo una missione urgente…- prese a dirigersi verso l’uscita, scortati dalle due donne, che li seguivano a debita distanza.
- Maya, ma che succede?- chiese Rei non comprendendo l’agitazione del Cavalier Hayami.
- Ti spiegherò dopo, adesso dobbiamo tornare nella mia stanza, teniamoci occupate fino al loro ritono…-
- Ma ritorno da dove?- Rei vide i due ragazzi, raggiungere un terzo cavaliere dall’andatura forte e decisa. Lo chiamarono in disparte, indicandogli con un cenno la porta che conduceva alle stalle. Masumi si voltò un’ultima volta, scambiandosi uno sguardo d’intesa con Maya. Poi si unì agli altri, lasciandosi inghiottire dal bagliore della luce diurna…

Passarono le ore, all’interno delle quali s’intrattennero a leggere distrattamente ampi libri di storia del regno Flowers.
- Ancora non ci credo, la principessa Arya è viva…- disse Rei affacciandosi da un pesante manuale di storia.
- E’ così, Rei, solo non capisco perché ci stanno mettendo così tanto… e se hanno avuto degli intoppi?- lasciò cadere il libro che teneva in grembo, affacciandosi nella grande balconata, in cerca di un qualche tipo di segnale… Scrutò speranzosa l’immensa valle che si presentava davanti ai suoi occhi, ma come le altre infinite volte in cui aveva compiuto quella stessa operazione, non vide niente. Sospirò rassegnata, ma poi, vide qualcosa luccicare tra le pallide nuvole bianche;cercò di aumentare la capacità di messa a fuoco, ma non riusciva a captare la forma di quel punto all’orizzonte. Era come se stesse avanzando… Incrinò la testa di lato, per poi spalancare la bocca e dirigersi precipitosamente all’interno della stanza. Indossò frettolosamente il lungo mantello nero, trovando qualche difficoltà ad allacciare i lembi davanti al collo.
- Che stai facendo?- chiese Rei, non capendo lo stato di agitazione dell’amica.
- Stanno arrivando, ho visto il riflesso delle squame blu di Saphira… Andiamo Rei, scendiamo…- l’amica si alzò di botto, imitò Maya, indossando frettolosamente il proprio mantello e per la seconda volta, presero a correre tra la rete dei fitti corridoi.

Masumi era preoccupato, volava con il suo cavallo alato dal manto rosso, proprio accanto alla draghessa dalle squame blu. In altri due lati, erano posizionati Hijiri e Chester, scortando in modo completo principessa, cavaliere e draghessa.
Si lanciarono uno sguardo d’intesa, confidandosi a distanza, la propria preoccupazione. Rendere invisibile Saphira, si era rivelato più difficile del previsto; avevano consumato una quantità estrema di energie, nonostante fossero comunque, i tre elfi più forti tra la schiera dei cavalieri.
Il piano era semplice: Saphira li avrebbe accompagnati fino ad un tratto di strada, poi doveva tornare indietro, o il camuffamento sarebbe saltato. Il palazzo, era una fortezza molto popolata; considerando che la massa occupata dalla draghessa, aveva una portata abbastanza consistente, avrebbe comportato che anche se agli occhi esterni vi era il nulla, la sua massa impediva di attraversare il tratto di superficie occupata dalla draghessa.
“Ti verrò a trovare molto presto…” l’aveva tranquillizzata il cavalier Eragon, ma la draghessa era rimasta palesemente offesa, dalla poca considerazione che gli altri ebbero di lei.
Ma quella non era la più grande preoccupazione dei tre, almeno lo rappresentava in parte… Masumi sospirò, le condizioni della principessa, erano ben più gravi delle sue aspettative… Quando li avevano raggiunti, ai loro occhi si presentò l’immagine di un ragazzo cresciuto troppo in fretta, che con un braccio, allacciava la vita del corpo semi inerme della principessa, a stento riconoscibile. Masumi osservò il suo profilo al di sopra del dorso di Saphira. I lunghi capelli neri, un tempo lucenti e curati, erano increspati dal soffio del vento, unti dalla malattia, che li aveva resi stopposi e duri; il volto era raggrinzito e pallido, così come tutto il resto del corpo, fasciato a stento, da un sottile manto nero. Gli occhi gridavano il dolore, mentre lo sguardo si perdeva tra i capelli biondi del cavaliere Eragon, seduto proprio davanti a lei. Le mani circondavano la vita del giovane in maniera stanca… Masumi constatò che la principessa, era tenuta in vita dalla sola forza del giovane, che non aveva smesso un attimo, di cercare un qualsiasi rimedio alla sua malattia.
Dopo ore di volo, finalmente si accinsero ad oltrepassare la cittadella del regno e solcare il manto verde che divideva la cittadella, dal castello del regno. Era ora per il cavaliere di separarsi dalla draghessa.
- Ciao Saphira…- disse in un sussurro una volta a terra. Abbracciò il lungo collo dell’amica, che prese a singhiozzare dal dispiacere.
- Ciao, piccolo mio… Stai attento e salutami la principessa Maya… Appena puoi, vieni da me, lo sai che non posso stare senza il mio cucciolo…- rispose la draghessa attraverso il contatto delle menti. Per Saphira, Eragon era come un cucciolo ancora troppo debole e che aveva bisogno dei suoi artigli, per essere al sicuro dai brutti individui.
- Stai attenta… Và… Vola via…- Eragon diede sfogo a qualche lacrima, ma poi si staccò e lasciò spiccare il volo all’amata amica.
- Adesso andiamo…- disse Chester. Si voltò, osservando il corpo minuto della ragazza – lei viene con me, tu Hijiri, fai salire il ragazzo…- Eragon lanciò un’occhiata all’elfo dall’aspetto inconsueto, osservò il modo languido con cui aiutò a salire Arya dietro di se. Serrò le mani lungo i fianchi, quel tipo non gli piaceva.
- Sali, Eragon?!? Ogni minuto sprecato, è un minuto che levi alla sua vita…- Eragon si voltò verso Hijiri e poi tornò ad osservare il corpo magro di Arya, aveva ragione, non poteva perdersi in quei pensieri banali, la vita di Arya aveva la priorità.

Ad accoglierli a palazzo, trovarono Maya e Rei, profondamente preoccupate e con il viso sopraffatto dalla tensione. Percorsero velocemente i metri che le separavano dai rispettivi compagni. I cavalieri scesero dai cavalli, mentre Eragon anticipò Chester, prendendo la vita di Arya tra le mani ed aiutandola a scendere sorreggendola forte.
- La ringrazio, cavalier Chester…- disse in un sussurro velato da una minaccia – il suo compito è finito, adesso ci penso io a lei…- Chester lo guardò divertito.
- Si accomodi pure, giovane cavaliere, non era mia intenzione marcare il vostro territorio…- Maya si avvicinò ai due, prese un braccio di Arya e se lo passò attorno alle spalle, aiutando Eragon a trasportarla all’interno delle mura.
- Andiamo, Eragon… Permettetemi di aiutarvi…- poi si voltò verso Chester – vi ringrazio per la collaborazione, Cavalier Bennington, potete andare adesso…-
- Come desiderate, maestà…- fece un profondo inchino, per poi avviarsi verso le proprie stanze.

Nel tragitto che li separava dalla stanza di Maya, parecchi occhi indiscreti si erano posati su di loro, ma quelle occhiate vennero ignorate, non era il momento per le spiegazioni…
Ad ogni passo, il respiro di Arya si faceva più pesante, Maya sentiva in modo nitido, il peso della giovane gravare sulla sua spalla in modo via via più intenso.
Dopo pochi minuti, Masumi aprì la stanza e poterono appoggiare il corpo svenuto di Arya, tra le soffici lenzuola.
- Presto Rei, prendi dell’acqua fresca e parecchi asciugamani, porta anche delle erbe guaritrici, ci serviranno per farle diminuire la febbre-
- Va bene, torno subito…- e si precipitò ad uscire dalla stanza. Masumi ed Hijiri, nel frattempo, iniziarono a testare con la magia, il grado di diffusione della malattia, mentre Eragon, continuava incessantemente ad accarezzare i capelli dell’amata, sussurrandole parole di conforto unite a lacrime amare.
- Allora? Potete curarla?- chiese ad un certo punto. Masumi si voltò verso Maya e poi verso il ragazzo, facendo inoltre segno ad Hijiri, di smettere di usare la magia.
- Eragon, voglio essere sincero con te… Sai quanto profondo sia il legame che ci lega ed ho deciso di parlarti a cuore aperto…- l’aria divenne tesa come una corda di violino, mentre il cuore dei presenti, prese a battere più forte e il respiro, farsi affannato per l’angoscia crescente. Inghiottì Masumi, prendendo il coraggio di dire la verità – E’ grave, molto più di quello che credevo… eragon, tra qualche ora morirà…- Maya si portò le mani alla bocca, mentre Eragon si alzò in piedi, facendo cadere con un tonfo la sedia su cui era seduto. Fece un passo e si ritrovò davanti al maestro, lo attirò per i lembi della maglia, annullando la differenza di altezze.
- Che vuol dire che morirà? Mi avevi detto che potevi curarla!! Mi avevi detto che la terra, ti aveva insegnato arti mediche superiori a quelle del regno… CHE VUOL DIRE MORIRA’?? MASUMI, RISPONDIMI!!!- Masumi serrò i pugni e guardò intensamente gli occhi dell’allievo. Forse un modo c’era, ma avrebbe accettato?
- Esiste un modo per salvarla…- disse infine a fior di labbra – ma il prezzo da pagare è abbastanza consistente….-
- Di che si tratta?- rispose il ragazzo lasciando il maestro e tornando ad affiancare il corpo pallido di Arya.
- Esiste un solo metodo per poterla salvare… Nella terra, vi sono dei rimedi chiamati “trapianti”, questo sistema terrestre, prevede l’inserimento di un organo all’interno del corpo tramite intervento. Questo sistema, è stato capace di salvare milioni di vite…-
- Allora serve questo “trapianto”?-
- Non esattamente, o meglio, in un certo senso si, ma non è un trapianto di organi di cui necessita il corpo di Arya, bensì un trapianto di Energia Vitale…-
- Un trapianto di energia vitale?- chiese Maya tra i singhiozzi – esiste una cosa del genere?- Masumi si voltò a fissarla.
- Si… Ma è un metodo abbastanza rischioso…- tornò a fissare Eragon – il trapianto di per se, è molto semplice… Basta anche un solo filo di capello, impiantato all’interno del corpo per trasmettere energia… Ma l’energia racchiusa nel capello, non è l’energia che la farà sopravvivere, piuttosto, rappresenta la via di comunicazione attraverso la quale, il corpo di Maya, entra in contatto con quella del suo donatore, succhiando parte della sua energia, permettendole così di sopravvivere. Funziona come una sorta di pasto, la traccia di DNA, richiama l’energia del suo proprietario, che volente o nolente, in stato di salute o di malattia, dovrà sottrarre energia dal proprio corpo per donarlo a quello di Arya, permettendole così uno stato di salute equilibrato ed un’energia sempre assidua… Ma ciò comporta un rischio, un duplice rischio: se il corpo del donatore, esaurisce le energie, morirete entrambi. Sarete legati da un filo sottile, se il donatore muore, allora anche il beneficiario morirà, ma di conseguenza al trapianto di energia, il donatore stesso, si troverà giorno dopo giorno, con scorte di energie maggiormente carenti… Chi fa questa scelta, la fa tenendo in considerazione un forte calo della propria prestanza fisica, oltre alla consapevolezza di essere sottoposti ad un continuo prosciugamento di forze vitali…- Masumi si fermò, fissando il giovane allievo.
- E’ l’unico metodo?- chiese guardandolo serio.
- Si, Eragon, è l’unico rimedio…- Eragon posò lo sguardo sul volto sofferente di Arya, poi prese una mano e vi posò un piccolo bacio.
- Molto bene, sarò il suo donatore… Dimmi solo quello che devo fare…-
- Sei sicuro della tua scelta, Eragon? Questa è una strada di non ritorno, se scegli di portare questo fardello con te, sappi che non avrai la possibilità di cambiare idea…-
- Questo lo so, ma la mia scelta è incontrovertibile, non accetto obiezioni, sacrificherei la mia stessa vita, se fosse necessario…- si guardarono per diverso tempo, maestro ed allievo e Masumi capì, che l’allievo era cresciuto molto di più che dall’apparenza.
- D’accordo, Eragon. Se questa è la tua decisione, posso solo rispettarla… Ti avevo parlato di un filo di capello, ecco, quello avviene nei casi particolarmente positivi, in questo caso, servirebbe una gran quantità di trasmettitori energetici per garantirle una buona tenuta…- Eragon non se lo fece ripetere due volte, estrasse la spada e con un movimento secco e deciso, tagliò i lunghi capelli biondi, trovandosi ad avere un taglio molto più corto. Porse il mazzo al maestro, che evocando la magia, li poggiò sopra il corpo di Arya, richiamando a se la forza del vento. I capelli lunghi, fluttuarono per un tempo indefinito sopra il corpo della giovane, puntando poi come aghi ad alcuni punti del suo corpo e venendo assorbiti pian piano, all’interno di esso. Il corpo di Arya venne scosso da forti tremori, mentre gli occhi uscirono fuori dalle orbite.
- Teniamola stretta!!!- disse Maya in quello stato di caos, gridava Arya, mentre Eragon, la teneva stretta per i fianchi, cercando con le parole, di incitarla a resistere e ad avere pazienza, che il dolore sarebbe passato in fretta. Rei entrò nella stanza proprio in quel momento e alla vista di quel macabro spettacolo, rischiò di svenire, ma Hijiri le fece cenno di aiutarli a tenerla ferma e lei, con una forza che non credeva di possedere, si avvicinò all’uomo, tenendo fermo attraverso i piedi il corpo della donna.
Dopo quello che parse un tempo infinito, finalmente Arya si calmò, cadendo distrutta ad un lato del letto. I presenti presero ad ansimare stanchi, mentre rivoli di sudore, colavano ai lati del volto.
- Vi ringrazio…..- disse Eragon, trovandosi anche lui particolarmente distrutto – però, vi devo chiedere una cosa…- una fitta di dolore attraversò il suo corpo, sentendo le forze abbandonarlo all’improvviso.
- Eragon!! Che ti succede?- chiese Maya precipitandosi ad afferrare il corpo del ragazzo, che stava per cadere all’indietro.
- Vi prego, non… ugh!! Non dite ad Arya che… che…- tossì forte, sputando piccole macchie di sangue. Maya prese uno degli asciugamani portati da Rei e tamponò il lato della bocca del giovane. Masumi si avvicinò e prese una mano del ragazzo.
- Dimmi Eragon, cosa vuoi dirci?- Eragon si voltò verso di lui, stringendo ancora più forte la mano dell’uomo.
- Maestro, non… non dite ad Arya che… che- una fitta lo fece urlare di dolore, ma prima di svenire, riuscì a dire in un sussurro – non ditele che l’ho salvata…- Maya e MAsumi si lanciarono uno sguardo di dispiacere. Posarono il corpo di Eragon accanto a quello di Arya, entrambi avevano bisogno di riposare. Finalmente, dopo tanto tempo, i loro corpi erano accolti da lenzuola soffici e i cuscini, erano decisamente più morbidi delle dure roccie.
I quattro presenti in stanza, si trovarono a fissarli pieni d’ammirazione. Ecco le gesta di un ragazzino pronto a tutto per una principessa straziata dal dolore, dove anche in fin di vita, non aveva osato far uscire dalle sue labbra parole di supplica. Perché Arya nel dolore, aveva si urlato, ma non aveva mai invocato l’aiuto di nessuno, se non in un solo istante, in cui nel delirio pronunciò una parola incomprensibile: “ern”…

Continua...

grazie mille a tutti, spero che la stamberia del capitolo sia stata chiara, ammetto che è stato un capitolo bello contorto, chiedo pardon se siete in questo stato @-@

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Capitolo 19
*** Capitolo 21 ***


Posto velocissimamente!!! Grazie a tutti e buone feste!!! 
perdonate l'incostanza, è un periodo abbastanza affollato...

Capitolo 21

Era passato parecchio tempo ormai, da quando il bel cavaliere l’aveva riportata al suo amato regno, eppure per il suo tempo interiore, era trascorso un solo istante. Negli ultimi giorni, Maya percepiva in maniera più intensa il cambio netto nel suo stile di vita. Guardando il cielo tramontare dalla balconata della sua stanza, si perdeva nei ricordi della vecchia Maya, confrontandola con la nuova. Stentava a credere che quella fosse “lei”.
Era cresciuta, la dolce, piccola, ingenua ragazzina. Era diventata donna, in un lasso di tempo forse troppo breve. Sulle sue spalle, gravava il destino di un popolo segnato dal dolore, oltre poi alla responsabilità di amare qualcuno che non avrebbe dovuto amare e nonostante tutto, esserne profondamente felice…
Eppure non riusciva a vivere a pieno, il mare di eventi che la stavano investendo. Non riusciva ad assimilare il variare degli eventi, che scorrevano frenetici, incontrollabili dal semplice flusso della sua magia…
Da un lato vi erano le lezioni di pittura per migliorare il controllo della propria energia… Con stupore, o forse no, scoprì che la sua gamma cromatica, si basava sulle sfumature del viola, proprio come il suo maestro. “Il viola è dentro di te, è te…” le ripeteva Kuronuma, ogni qual volta leggeva nell’allieva, una nota di dolore per il possesso di quel colore tanto ardito per il regno.
Mare viola, volti viola, persino civette viola… Ecco qual’erano i soggetti raffigurati nelle sue creazioni, ma adesso, non se ne pentiva. Aveva capito, come suggerito dal maestro, che il viola non l’avrebbe mai abbandonata, perché la sua essenza, era piena di viola…
Il dipingere utilizzando il viola, si era rivelato molto utile per camuffare il colore esterno del palazzo; sfogandosi sulla tela e sulle tavole, riusciva a calmare il suo animo e camuffarlo di un finto strato di rosa, all’occhio esterno della società. Amare in segreto… Ecco un ulteriore aspetto della nuova Maya…
Lei e Masumi, erano condannati a vedersi di nascosto e in ritagli di tempo sempre più brevi. La loro fortuna era che il bel cavaliere, fosse anche il suo maestro delle arti della guerra; approfittavano delle lezioni per potersi sfiorare, toccare, stringere… Il combattimento stesso, diventava un pretesto per amarsi, lo sfregamento delle spade, provocava nei loro corpi profondi brividi, culminanti nella passione più totale… Ma Maya dovette ammettere, che la loro unione, non aveva mutato la rigidità dei metodi del maestro, anzi, forse erano addirittura aumentate… La sera tornava a palazzo stremata e con diverse ferite lungo tutto il corpo, causate dalle brusche cadute o da qualche lieve taglio da spada. Allora si lasciava cadere tra il calore dell’acqua e lavava via quelle ferite, cercando di portare con esse anche le immense preoccupazioni.
Sbruffò quell’ennesima sera, ritrovata a riflettere sulla propria esistenza e su ciò che la circondava. Il pensiero volò alla principessa Arya. Dal giorno del sacrificio di Eragon, la donna recuperò pian piano le energie, anche se ancora le era stato vietato un tentativo di sollevamento dal letto. La regina Chigusa, era stata informata dei fatti e portata al suo capezzale, per avere un colloquio faccia a faccia. Lo stupore fu immenso, per la saggia elfa; vederla così, in quel letto, stremata ma viva, era un’emozione troppo forte per il suo animo vissuto. Parlavano molto, su quello che era stato, su quello che è e su quel che sarà delle sorti del pianeta flowers, perché nonostante lo stato confusionale, Arya sentiva dentro di se l’amore per quel regno crescere giorno dopo giorno, grazie anche alle cure amorevoli della principessa Maya, che le aveva fatto capire, quanto ancora si poteva fare, per salvare i regni da un orribile destino.
Arya, veniva costantemente sorvegliata dai cavalieri Masumi, Hijiri e Chester, mentre Eragon, rimaneva in una situazione di semi incoscienza, dovuta ai primi effetti che la sua scelta comportava.
La regina Chigusa, fu una delle poche, a cui i cavalieri permisero di avere la reale visione dei tratti della donna e del cavaliere; il camuffamento rappresentava uno dei punti base per l’incolumità della loro salute e Maya si curò bene di rendere il soggiorno dei due, in piena sicurezza.
Nei pensieri di Maya, ci fu posto anche per Eragon, l’aveva osservato bene negli ultimi giorni, lo vedeva soffrire in silenzio e sussurrare nel sonno il nome di lei. Le faceva una tenerezza infinita… I tratti giovanili, stonavano con il senso di responsabilità che gravava su di lui, in qualche modo, guardando il ragazzo, vedeva riflessa se stessa, il suo animo così diverso dalle fattezze piuttosto esili.
E poi aveva altri problemi… La mente vagò al ricordo di qualche giorno prima…
Era trascorsa giusto qualche ora dall’arrivo di Arya, quando Maya venne richiesta nella stanza di sua maestà la regina. Grande fu lo stupore, quando venne a conoscenza di una nuova iniziativa della nonna.
- Che cosa? Vi sembra questo il momento per pensare ad una rappresentazione teatrale?-
- Ragiona, Maya…- disse Chigusa alzandosi dalla poltrona ed osservando le foglie degli alberi, danzare al ritmo del vento – è assolutamente necessario, mantenere un buon rapporto con il regno dei crisantemi. Inoltre, se non ricordo male, mi avevi accennato ad una tua candidatura per il ruolo di Dea Scarlatta nel pianeta terra… Non vedo dove sussista il problema, se adesso devi interpretare la stessa parte sul nostro pianeta…-
- Qui non si tratta della rappresentazione di per se… Non ho tempo per la dea, in un momento in cui il regno ha bisogno del mio sostegno, devo sottopormi alle lezioni del maestro Hayami, quelle della maestra Mizuki… Senza contare le mie visite giornaliere tra la gente del regno…- Maya guardò seria la nonna. Quella era parte della verità, a quello si aggiungeva le lezioni di Kuronuma, possibili incontri con Masumi, le cure future della principessa Arya, aggiunte alle debolezze fisiche di cui il corpo di Eragon si sarebbe aggravato nei tempi futuri. E poi c’era la donna del lago, voleva tanto raccontarle il coronamento del suo sogno, ma quel nuovo imprevisto, non avrebbe reso sicuramente le cose più semplici…
- Maya, conosco perfettamente i tuoi impegni, ma ti prego di comprendere… Questo è il volere del Re Sakurakoji in persona… Sai quanto rinomata sia la sua bravura nelle rappresentazioni teatrali e sono sicura, che questa competizione tra te ed Ayumi, unite all’appoggio di un partner come il Re, non può far altro che giovare al clima teso dei regni. Se le principesse e il re stesso, si fanno carico di un progetto comune, il regno trarrà a conclusione dei fatti, una maggior solidità nel rapporto degli stessi. Dopo la perdita del regno dei girasoli, ci occorre il pieno sostegno del regno dei Crisantemi ed è un tuo dovere rispettare le scelte del Re alleato, qualunque esse siano…- Maya continuò a sfidare con lo sguardo la regina Chigusa, non approvava quel tipo di strategie, ma dovette ammettere che aveva ragione, per dare sicurezza al suo popolo, dovevano essere loro in primis a darne l’esempio. Strinse i pugni al lato dell’ampia gonna verde, per poi sussurrare un secco
- va bene, hai vinto tu…- poi si alzò, tornando al capezzale della giovane principessa Arya…

Si lasciò cadere ulteriormente all’interno della piccola vasca, mentre piccole bollicine si alzarono nell’aria. Lei contro Ayumi, di nuovo… E anche stavolta aveva accanto Sakurakoji. Masumi si dimostrò parecchio contrariato dalla decisione della regina, era ancora inciso nella sua mente, il ricordo della Maya terrestre stretta tra le braccia di quel polipo; non avrebbe permesso alla storia di ripetersi, Maya era sua e tale doveva rimanere, per sempre… Rise Maya al modo in cui l’elfo aveva dimostrato la propria avversità per tale argomento.
Stavano combattendo, le spade tese davanti ai loro occhi, erano pronte a segare l’aria, tentando di colpire nello spazio lasciato vuoto dall’avversario. Con un grido, Maya sollevò la spada, pronta a colpire a lato del capo del maestro. Masumi si voltò, parando la spada giusto ad un soffio dall’orecchio, fece forza con entrambe le mani, cercando di portare il peso corporeo in avanti, facendo perdere l’equilibrio all’allieva. Ma lei fu subito pronta e con un movimento deciso, riprese il controllo delle gambe, sbilanciandosi in avanti invece che indietro e trovandosi a sfiorare con la spada il fianco destro dell’elfo. Masumi osservò quel punto, notando la camicia strappata per un lungo tratto, alzò lo sguardo verso Maya, appoggiata con un braccio all’impugnatura della spada.
- Visto? Se volevo, potevo andare molto più a fondo e squartare tutta la parte destra del tuo corpo…-
- Si, ammetto che sei stata brava… Ma non ti cullare, hai ancora tanto da imparare…- Ripose la spada nel fodero con un movimento fin troppo brusco, prendendo a camminare sicuro e sorpassando il corpo di Maya. La ragazza si voltò, non capendo l’improvviso cambiamento del suo stato d’animo.
- Masumi, qualcosa non va?- chiese camminando forte e portandosi al suo stesso passo – forse ti ho fatto male? Ti ho offeso?- Masumi si fermò, prendendola per la vita sottile e sbattendola in modo abbastanza irruento contro un albero.
- Mi dici cosa non va?- chiese ad un soffio dalle sue labbra – Perché non mi dici come vanno le cose con quello lì? Dimmi, ti piace sussurrargli parole d’amore? Cosa provi quando sei con lui? Immagino sia bello per te, tornare indietro nel tempo, quando voi due eravate un NOI sulla terra…- Maya lo guardò stupita, per poi incrinare le labbra in un sorriso. Allacciò le braccia dietro al suo collo, avvicinando maggiormente i propri corpi.
- uh, siamo gelosi… Hai paura di lui, Masumi? Credevo che un Cavaliere, dovesse essere sicuro delle proprie qualità e non ostentare davanti al nemico…-
- Allora devo considerarlo un mio nemico?- sputò sempre più avvilito.
- Masumi, smettila… Sai quanto ti amo e sai quanto non sopporti, il dover prendere parte a questa rappresentazione in un momento tanto delicato, ma è inevitabile. Inoltre ammetto che mi mancava un approccio maturo con il teatro, ricordati che quella, era la mia unica fonte di vita nel pianeta terra… Masumi… Non dubitare più della mia fedeltà…- con un sussurro, fece combaciare le linee sottili delle labbra, aprendo leggermente l’apertura e sfiorando l’umidità e il calore della bocca dell’altro. Le mani di Masumi, si fecero strada tra il corpetto, mentre quelle di lei, sfilarono in modo lento ed esasperato, la maglia di lui. I corpi tremavano al soffio del vento e a quello interno, provocato dai brividi nel sapersi presto un’unica entità.
Così, sotto le nuvole, sotto le foglie, sotto le ultime luci del giorno, consumarono per l’ennesima volta il frutto del loro amore…

Maya divenne di mille colori, al pensiero di quel ricordo, poi si alzò, avvolgendo il corpo nudo da alcuni teli, accingendosi a vestirsi per far visita alla principessa Arya. Amava la sua compagnia, erano diventate molto amiche e si prestava a provare con lei le battute per la Dea, dato che comunque il Re Sakurakoji doveva badare all’amministrazione del proprio regno. Indossò un lungo abito panna, poi allacciò alcune ciocche di capelli a delle piccole rose e finalmente uscì dalla stanza.
Man mano che si avvicinava, sentiva la voce cristallina di Arya uscire da quelle piccole mura. Si avvicinò silenziosa, sbirciando attraverso uno spiffero della porta.
- Non ci credo!!! Siete davvero così bravo?- disse Arya ridendo… Il corpo era alzato per il busto, facendo si che poggiasse su dei morbidi cuscini. I capelli erano tornati alla vecchia lucentezza, mentre i tratti del volto, avevano ripreso un po’ di carne.
- Vi dico che è andata in questo modo… Allora mi sono detto: questa è l’ultima volta che aiuto una donna in difficoltà… Se in cambio devo ricevere uno schiaffo, allora be… Per noi cavalieri non c’è scampo…- Chester era seduto in maniera sofisticata sopra una sedia a forma di rosa, posta proprio accanto al letto della donna. Portava lunghi pantaloni in pelle, con una maglia lasciata semi aperta dal colorito sul panna; da esso, s’intravedevano le linee nere dei tatuaggi, che ricoprivano la parte superiore del petto. Maya constatò quanto vere fossero le voci sul suo fascino. Non stava facendo nessun movimento particolare, eppure il suo corpo lasciava trasparire una sensualità infinita… Sentì un rumore provenire dal corridoio frontale a lei, si nascose velocemente dietro una grande colonna, non voleva farsi scoprire ad origliare i discorsi altrui. Piano, sbucò la figura debole di Eragon, il suo corpo era smagrito e debole, gli occhi profondamente scavati e vuoti. Lo vide avvicinarsi alla porta, tentennando un istante sentendo la risata cristallina della sua amata provenire da dentro, serrò la mascella e strinse un polso, mentre con l’altra mano aprì la porta e disse un forte:
- Buona sera, spero di non essere di disturbo…- Maya non sentì altro per diversi minuti, dato che si trovava a debita distanza dalla porta. Stava per tornare alla sua stanza, quando vide la porta riaprirsi ed uscirne un Chester particolarmente sorridente…
Non sapeva perché, ma aveva la netta impressione, che presto avrebbe avuto qualche altro pensiero ad aggiungersi alla sua personale lista…

Continua…

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Capitolo 20
*** Capitolo 22 ***


Posto in fretta e furia!!! Buon pre-festivo!!!

Capitolo 22

La luce diurna, accarezzava i tratti stanchi di un giovane ragazzo, seduto su di un’ampia sedia in legno, così diversa dal suo animo triste e solo…
Osservò attentamente i tratti della giovane di fronte a lui, profondamente addormentata su quello che aveva tutta l’aria di essere un comodo letto. I lineamenti del viso, erano addolciti da un fascio di luce, che la illuminava come fosse una dea; i lunghi capelli neri, cadevano sparpagliati lungo le pallide braccia; il ritmo del suo respiro, era capace di scandire anche quello del suo cuore.
Gli occhi di Eragon, erano tenuti chiusi e si lasciavano trasportare da quella dolce melodia; scrutava dentro di se, ma anche attorno a ciò che lo circondava. Poi, all’improvviso, una forte fitta alla parte destra dell’addome lo fece barcollare, cadendo dalla sedia e ritrovandosi a cercare l’ossigeno, boccheggiando incontrollato. La bocca aperta e lo sguardo perso nel vuoto, erano ciò che una candida civetta poteva vedere, si alzò in volo, posandosi sulla spalla del giovane Eragon. Il ragazzo alzò lo sguardo, posandolo sulla figura della donna ancora profondamente addormentata. Dalla sua bocca, uscì un sospiro di sollievo, per quella volta non l’aveva svegliata…
La fitta andò ad attenuarsi e il battito del cuore, tornò ad essere scandito dal respiro regolare di Arya.
Era cambiata, la sua principessa aveva tratto le sue conclusioni dalla sua triste avventura e più continuava la loro permanenza a palazzo, più la sentiva allontanarsi da lui… Aveva osservato il suo comportamento negli ultimi giorni. I suoi occhi, tradivano una gioia che nemmeno si ricordava potesse avere. Adesso era tranquilla, aveva l’appoggio del regno delle Rose, le cure amorevoli della regina Chigusa, della principessa Maya, dei cavalieri Masumi ed Hijiri, ma soprattutto, la SUA…
Eragon strinse i pugni con la poca forza rimastagli in corpo, facendo spaventare la povera civetta, che tornò ad appollaiarsi sulla cima di un armadio.
La sua Arya era rimasta vittima del fascino dell’elfo, lo vedeva nel modo languido con cui l’osservava, nel modo in cui il suo sorriso s’incrinava, o dal tipo di domande che gli rivolgeva… Conosceva Arya meglio di se stesso e sapeva che Chester, era il tipo di persona che l’affascinava. Di una rara bellezza, forte e pieno di vita, aggressivo e schietto. Eragon dovette ammettere, che competere con un simile elfo, era un’impresa ardua.
Si dice che per battere il nemico, bisogna conoscerlo affondo, allora lui aveva preso alla lettera quelle parole e si trovò a dialogare spesso con il giovane cavalier Chester, trovandolo una persona piena d’iniziativa, un po’ brutale da un certo punto di vista, ma sicuramente “interessante” per le donne. Ma ciò che gli faceva più rabbia, era la sua bravura sconfinata nel maneggiare la spada.
Qualche giorno prima, aveva chiesto all’elfo un allenamento personale, aveva trovato la scusa nel tenersi in allenamento, sapendo, comunque, quanto le sue condizioni di salute fossero instabili, dopo la donazione dell’energia. Dire che era eccellente era decisamente riduttivo… Glaciale, freddo, cupo… Era spietato ed estremamente preciso, Eragon, non riuscì a disarmarlo nemmeno una volta. Finito l’allenamento, si strinsero la mano. Quella, fu la prima vera sconfitta per Eragon, mai in vita sua, si era sentito così debole… Quell’elfo, era degno della sua fama, un vero numero uno…
Il ruotare del corpo di Arya, lo fece tornare col pensiero a quella stanza, a quel momento… La vide agitarsi nel sonno, prima di aprire le palpebre e regalare al mondo l’intensità dei suoi occhi castani.
Arya mise a fuoco la figura che stava seduta accanto a lei, un piccolo sorriso si formò sulle sue labbra, osservando i tratti stanchi di Eragon, il suo compagno di vita, fedele cavaliere e grande alleato.
- Buongiorno…- disse alzandosi a sedere – come stai, Eragon?- lo osservò bene, poi alzò una mano e la posò su di una guancia del cavaliere – che cos’hai? Non ti ho mai visto così pallido…-
- Non è niente…- disse scostandosi in malo modo, più per l’imbarazzo che per altro, ma Arya mal interpretò quel gesto, leggendolo come una sorta di rifiuto nell’aprirsi a lei. Fece un sospiro… Erano giorno che Eragon si comportava in modo strano… Non l’aveva mai avuto così vicino eppure così distante allo stesso momento; col tempo, aveva imparato a confidare solo ed esclusivamente su di lui, lo considerava più di un amico, più di un fratello, ma era difficile definire il tipo di legame che li univa… vederlo sofferente a causa del suo male, l’aveva resa immensamente triste, ma adesso che era guarita, sperava che entrambi potessero tornare alla normalità, magari grazie all’aiuto di quel popolo gentile… Invece no, Eragon aveva deciso di tenergli nascosto qualcosa, perché lo sapeva che nascondeva qualcosa… Aveva provato a domandargli, a cercare di aprirgli il suo cuore, ma evidentemente aveva sottovalutato la solidità del loro rapporto, per Eragon, lei era una palla al piede. Come adesso… Erano lì, così vicini da sfiorarsi, anzi, lei l’aveva appena sfiorato, ma come sempre, lui si era ritratto indietro, l’aveva respinta, ancora una volta…
Bussarono alla porta ed entrambi si voltarono.
- Avanti…- disse Arya, cercando di non lasciar trasparire alcun tentennamento.
Dalla porta, fece capolino il corpo statuario di Chester, Arya s’illuminò osservando quei tratti divenuti incredibilmente irresistibili ai suoi occhi. Si sentiva attratta da lui e più Eragon rifiutava il suo appoggio, più sentiva crescere la fiducia verso quell’uomo burbero e spietato che l’affascinava all’inverosimile.
- Buongiorno principessa…- disse Chester con un sorriso velato, avvicinandosi alla finestra e scostando le pesanti tende scure, facendo entrare una quantità maggiore di luce.
Ad Arya mancò il fiato… I raggi solari, filtravano dispettosi tra la candida stoffa bianca, rivelando le linee sensuali della schiena e la lunga scia di segni che ne ricopriva l’intera superficie.
Eragon seguì lo sguardo di Arya, digrignando alla vista dello spettacolo indesiderato postogli davanti agli occhi. Si alzò, come punto da un ago.
- devo andare, il mio vecchio maestro ha deciso di darmi delle lezioni per tornare in piena forma fisica, in vista di possibili battaglie. Ci vediamo dopo…- sorpassò il profilo di Chester, che lo osservò con la coda dell’occhio, poi allungò una mano verso la maniglia, si voltò un’ultima volta, incontrando lo sguardo smarrito di Arya, ma non ci badò – allora buona giornata…-
- anche a te…- sussurrò Arya chinando il capo. Eragon non se lo fece ripetere due volte, era evidente quanto lei non lo volesse in quel momento, era decisamente di troppo.
S’incamminò tra il buio corridoio e finalmente si sentì bene. Il buio era ciò che più lo faceva sentire a casa, almeno, quello era l’unico posto dove si sentiva libero di far cadere un’unica lacrima, a solcare il volto triste e smagrito.

All’interno delle mura, la situazione era decisamente meno tesa di qualche attimo prima. Come sempre da qualche giorno, Arya si ritrovò a farsi raccontare da Chester, le sue esperienze sul campo di battaglia. Provava una forte ammirazione per il coraggio del ragazzo, ma anche una grande tristezza per esser rimasta per un tempo indefinito lontana dalla spada.
- Perché non ricominciate ad allenarvi?- aveva proposto l’elfo, una volta che esternò il proprio rammarico.
- be, non so…- rispose pensierosa – forse, devo prima chiedere il parere della principessa Maya e del Cavaliere Hayami, sono loro che mi hanno salvato e voglio esser certa di non rischiare un ulteriore collasso-
- Ma certo, anzi, lo chiederò personalmente al cavaliere…- lo vide accennare un sorriso e come le altre volte si sciolse. Ancora non si capacitava come un solo uomo, potesse racchiudere tutto quel fascino… Voltò lo sguardo imbarazzata, mentre il sorriso di Chester si fece più ampio.
- Promettetemi una cosa, però…- disse Arya arricciando i capelli, quel gesto fece catapultare Chester in un’altra stanza, con un’altra donna, ma stavolta da una folta chioma bionda e dallo sguardo imbarazzato decisamente grazioso… Cacciò indietro quel pensiero, tornando a concentrarsi sul presente.
- Ditemi pure, principessa…-
- be, ecco… promettetemi d’impegnarvi al massimo, odio essere derisa da un uomo… Voglio combattere al massimo delle mie possibilità e voglio che anche voi facciate altrettanto…-
- Ma certo, come si dice? Ah, si… Ogni suo desiderio è un ordine, madame…- accennò un piccolo inchino col capo, accompagnato da un gesto della mano, ciò scatenò l’ilarità della principessa, che per la seconda volta, venne catturato dalla principessa Maya, che si accingeva a bussare alla porta dell’amica…

Dopo qualche giorno, il desiderio di Arya divenne realtà…
Si trovavano a diverse miglia da palazzo, lontani da occhi indiscreti che avrebbero potuto porre loro delle domande. Arya indossava attillati pantaloni in pelle scura, con un corpetto del medesimo colore e le braccia avvolte da una leggera stoffa bianca.
Chester aveva una di quelle maglie bianche tipiche dell’ordine, unito ad attillati pantaloni neri che lasciavano ben poco all’immaginazione…
Le spade presero ad incrociarsi ad un segnale dell’elfa dai capelli scuri. Ben presto, si ritrovò ad affrontare una vera furia. Arya era lenta, troppo lenta a confronto dell’agilità di lui. Il suo volto era impassibile, non tradiva nessuna emozione e questo era un vero strazio per l’avversario, che non riusciva a leggere all’interno del suo animo. Incrociava la spada contro la sua, ma non riusciva a reggere il confronto con la forza dell’altro, nonostante sapesse comunque, che non stava rendendo al suo reale potenziale. Si stava trattenendo a causa delle sue condizioni fisiche, lo sapeva, se non l’avesse fatto, era sicura l’avesse disarmata da diverso tempo.
- mettici più forza…- digrignò Arya ad un soffio dal suo volto, non appena le spade s’incrociarono davanti ai nasi – non ho bisogno della tua galanteria, ricorda, sono una guerriera e dopo una donna…-
-Molto bene…- rispose in un sussurro talmente sensuale, che provocò una scia di brividi nel corpo di Arya – ma sappi, che l’hai voluto tu…- tornò serio, levando quello sguardo sensuale che aveva esposto per pochi istanti. E Arya vide la differenza, perché tempo qualche secondo, la spada volò via dalle sue mani, morendo sulla terra arida e secca. Andò a recuperarla e quando si voltò, per poco non rischiò di far cadere nuovamente la spada. La luce del sole, creava una patina luccicante, tra la pelle sudata che stava sorgendo dalla maglia inzuppata. Lo vide levarsi quello straccio in modo estremamente lento, si morse le labbra puntando gli occhi sulla sua schiena e ammirando in pieno, la tela dipinta in quel lembo di pelle. Lo vide voltarsi, portando una mano a scrollare il sudore dai capelli sottili. La maglia volò a metri di distanza, mentre avanzava verso di lei con il solito passo sicuro e deciso. Arya, per la prima volta dopo secoli, si sentì estremamente in imbarazzo; i suoi occhi, cadevano inesorabilmente lungo il petto scolpito, con essi, percorreva la linea dei tatuaggi, trovando l’impulso di alzare una mano e tracciare lei stessa quelle linee.
- Allora? Torniamo a combattere?- le disse appoggiandosi la spada al fianco destro.
- Va bene…- le spade s’incrociarono, ma sentiva caldo, troppo caldo… Presto anche i suoi indumenti furono inzuppati di sudore, ma continuava a combattere, cercando di resistere alla fatica, unita alla voglia di sfiorare il suo corpo anche per un solo istante.
Poi, accadde tutto in una frazione di secondo….
Arya indietreggiò ad un colpo troppo forte dell’altro, inciampò contro un sasso e d’istinto, tirò un braccio di Chester, facendolo cadere per terra insieme a lei. I loro corpi si appiccicarono al suolo, la pelle nuda, cozzava con la stoffa della camicia e con il corpetto decisamente troppo stretto. Chester si fece forza sulle braccia, issandosi e fissandola negli occhi con sguardo estremamente languido, spostò una ciocca di capelli, appiccicati al lato della bocca, poi si avvicinò e sostituì il capello con le proprie labbra. Ed Arya non capì più niente, sentì solo il suo copro cercare un maggior contatto con il suo, poggiò le mani dietro al suo collo, affondando una mano tra i capelli decisamente troppo corti… Si sentì sollevare dall’aria e riappoggiare su qualcosa di morbido, aprì un occhio, trovando i suoi profondissimi, a scrutarla impaziente. Capì che aveva evocato una sorta di petalo, appoggiando i loro corpi su di esso; le mani volarono ai lati dei pantaloni, così come le sue, che sfilarono con un colpo secco il corpetto. Sentì i nastri cedere dalla forza del suo strappo, ma non le importava, voleva solo percorrere i tratti di quel corpo, così desiderati nel corso degli ultimi giorni. Denudarono i loro corpi e si unirono diventando uno, ma Arya sapeva che quella non era l’unione delle anime, così come lo sapeva Chester.
Unione di carni, ma non di anime, quello era il tipo della loro unione. Arya gridò incontrollata, Chester era un uomo forte anche in quello, così preciso e così dannatamente passionale… Finalmente capì perché tutte le donne del regno, speravano di esser toccate, almeno una volta, da quel corpo così caldo…
Raggiunsero il paradiso quasi nello stesso momento, ma non gridarono i rispettivi nomi, anzi, se possibile, nei loro volti, spuntarono due profili che non corrispondevano a quello della persona di fronte, ma anche stavolta non ci badarono, troppo presi dall’estasi di quel momento…
Quello, fu l’inizio di un rapporto clandestino, fatto di rapporti occasionali, alternati ai duri combattimenti. Non si amavano, eppure non riuscivano a fare a meno l’uno del corpo dell’altro. Era peggio di una droga, ma una droga decisamente interessante…

Continua…

Insieme al capitolo, proprio per farvi capire chi sia Chester bennington, vi allego questo video (salvato tra i preferiti, personalmente)... Vi aiuta a capire cosa sia il suo fascino (almeno per me)...

http://www.youtube.com/watch?v=zd6DBavqsTg&feature=fvw

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Capitolo 21
*** Capitolo 23 ***


Ehilà! Spero abbiate passato bene il natale... Personalmente ho mangiato tantissimo!! XD
Ieri non ho postato per ovvi motivi, ma stamattina ho cercato un ritaglio di tempo per postare...
Buona lettura e buon continuo delle feste!!


Capitolo 23

- Avanti Maya, ripeti l’ultimo pezzo…-
- Si, maestra…- sospirò Maya, tornando a ripetere per l’ennesima volta, le battute del copione. Era stanca, distrutta emotivamente dal troppo voler fare, ma non avrebbe mollato, mai. Non era solo l’amore per la recitazione a farla andare avanti, ma anche l’improvviso appoggio di un ammiratore segreto, non proprio così segreto in effetti… Alzò lo sguardo, tornando a rivolgerlo verso la nonna, avrebbe ripetuto quelle battute fino all’infinito se necessario, ma non si sarebbe mai arresa…
Qualche ora dopo, Maya scese dal piccolo palchetto montato al centro di un’ampia camera. La regina Chigusa, utilizzava quel palchetto per le rappresentazioni che si tenevano ad ogni equinozio di primavera, occasione per cui gli Elfi si riunivano per celebrare la loro amica Natura, che avrebbe allungato i suoi rami, dando alla luce i boccioli della vita. Anche quell’anno si sarebbe tenuta la suddetta tradizione, solo in un palco molto più grande e con la partecipazione straordinaria del Re Sakurakoji.
Un panno bianco accoglieva le piccole goccioline di sudore, che cadevano dolcemente ai lati del volto di Maya. Come sempre, uscì nel piccolo terrazzo della sala, quando ormai l’intera troupe aveva sgombrato la sala. Chiuse gli occhi al contatto del calore del sole, unito alla brezza fresca che le accarezzava i lunghi capelli castani. Quanto amava rimanere così, da sola con la sua anima, a meditare e rasserenarsi sulle vicissitudini della propria vita… Ma improvvisamente, venne interrotta da un lieve beccare alla mano destra. Aprì gli occhi, sorridendo.
- Edvige!! Puntuale anche oggi…- accarezzò il manto dell’amica, sciogliendo il nodo alla zampetta, che teneva fermo un piccolo mazzo di rose viola. Li portò all’altezza del naso, annusandone l’aroma intenso che sapeva di lui. Si beò di quell’essenza, fino a rimanerne quasi stordita, poi si accorse del bigliettino allegato al mazzo, lo aprì con mani tremanti, come se quella fosse la prima volta che leggeva simili bigliettini…

Come sempre sei stata stupenda,
il mio sguardo, il mio cuore, la mia essenza,
anche stavolta era lì con te…
La tua Dea è unica,
come unica è la sua interprete…
Non smettere mai di essere TE,
solo così potrai accrescere la tua interpretazione
e far palpitare d’amore sconfinato,
ogni singola anima che posi i suoi occhi su di te…

Ti sarò sempre accanto,
anche quando il tuo sguardo
sarà troppo stanco per scrutarmi all’orizzonte…

Ti amo, il tuo ammiratore…


Maya annusò il bigliettino, anche quello era impregnato del suo odore, lo portò all’altezza del cuore, stringendolo forte. Una lacrima solitaria oltrepassò il volto gentile, socchiuse le labbra, evocando parole in una lingua che sarebbe apparsa incomprensibile alla Maya della Terra. Un soffio leggero, avvolse il biglietto e le rose, tramutandole in piccole margherite bianche il primo e in farfalle colorate le seconde. Era necessario non lasciare tracce, se quelle lettere fossero finite nelle mani sbagliate, allora il loro amore sarebbe stato scoperto ed esposto agli occhi del popolo.
Vide le piccole farfalle, accompagnare Edvige in volo, mentre le margherite rimasero un attimo impigliate tra le dita, aprì i palmi, liberando anch’esse alla culla del sole. Ogni volta era così, si sentiva felice, ma anche triste: era felice che Masumi, osservandola recitare, si era ricreduto sulla sua partecipazione alla rappresentazione, continuava ad essere geloso, ma il vederla sul palco aveva fatto scattare qualcosa in lui… Era come se una miccia si fosse innescata, provocando quell’azione inattesa per la giovane: divenne il suo più grande fan… La cosa la sorprese, in effetti nella sua vita aveva sempre avuto un solo ammiratore… Dall’altro lato però, era preoccupata che qualcuno s’insospettisse delle sue continue visite alle prove; era successo qualche volta, che chiedessero il perché della sua presenza, ma con grande maestria, l’elfo riusciva a camuffare il suo interesse per puro dovere, dato che comunque, era il suo maestro ed era incaricato a proteggere la principessa. Ma lei rimaneva in ogni caso, in uno stato di forte apprensione…
Una brezza più forte la fece rabbrividire, entrò dentro, incamminandosi verso il corridoio che l’avrebbe portata alla sua camera. Tornò a pensare al Masumi ammiratore e poi all’ammiratore delle rose della terra. La cosa era troppo sospetta, avrebbe dovuto andare molto più affondo per capirne qualcosa… Mentre il flusso di pensieri, vagava unicamente per quella direzione, sentì degli strani rumori, provenienti da una stanza nelle adiacenze. Si avvicinò alla fonte, scoprendo che erano gemiti… Il cuore prese a batterle in petto… Voltò un angolo, trovandosi di fronte un Eragon in lacrime, poggiato alla porta da cui provenivano i rumori; teneva gli occhi chiusi e la testa reclinata all’indietro, il corpo tremava forte e i pugni erano chiusi in una morsa dolorosa. Maya provò una gran pena a vederlo in quello stato… Sapeva CHI c’era dietro quella porta, non si parlava d’altro da giorni ormai: il cavalier Chester aveva per amante, la giovane che aveva tratto in salvo. I mormorii erano giunte alle sue orecchie, confermando i sospetti dei giorni precedenti. Arya si era lasciata travolgere dalla furia del giovane, lasciando Eragon ad affrontare se stesso e il proprio dolore. Se soltanto sapesse… Maya si avvicinò al ragazzo, cercando di eliminare i rumori che provenivano dall’altro lato delle mura, Eragon, invece, sembrava voler assorbire più che poteva quei gemiti, come a ricordargli che adesso c’erano troppe cose a dividerli, come a ricordargli che le sue possibilità sfumavano gemito dopo gemito…
- Eragon?!- disse prendendolo per una mano, cercando di fargli percepire la sua presenza. Lo vide aprire gli occhi, finalmente… Ma il suo sguardo era vuoto, perso in luoghi ben lontani, persino da quelle mura…
- Principessa…- disse in un soffio, prima di tornare a singhiozzare silenziosamente, inclinò il capo, nascondendo le lacrime alla donna che le aveva offerto ospitalità – mi… Mi spiace per questo cattivo spettacolo…- disse indicando debolmente la porta chiusa. Maya lo trascinò con se, portandolo in un posto lontano da quelle sofferenze.
- Non dire così, non è colpa tua…- si sedettero in una piccola panchina all’aperto, mentre Eragon continuava a piangere silenziosamente.
- Lo so, maestà, ma è comunque uno spettacolo indecente… Mi spiace, ma non so proprio come rimediare…- Ci fu un attimo di silenzio, in cui entrambi si persero a contemplare il cielo. C’erano parecchie domande che voleva rivolgere al giovane, ma non sapeva se sarebbe andata oltre alla linea della discrezione.
- Eragon…- disse voltandosi per guardarlo in viso – posso essere indiscreta?- l’elfo chinò il capo, dandole il via – ma… Arya sa quello che provi per lei? Sa del tuo amore?- Eragon la guardò fisso per qualche istante, poi, inaspettatamente, iniziò a ridere di gusto.
- Se lo sa?- disse smettendo di ridere ed incrinando le labbra in una beffa – ma certo che lo sa, forse meglio di me…-
- E t’ignora comunque?- disse non riuscendo a trattenersi – dopo tutto quello che hai fatto per lei, t’ignora?-
- Non è così semplice, principessa… La colpa è mia, sono sempre stato troppo precipitoso ed ho rovinato tutto…- Maya lo guardò non capendo, così spiegò: - vedi, Maya… Posso darvi del tu?- Maya acconsentì, così continuò – Parecchi anni or sono, molti molti anni fa, io ero un semplice Elfo, senza alcun tipo di pretese, solo me… Credo che ogni persona si senta così nei primi anni della sua vita… Fu in questa fase che conobbi di persona la principessa Arya, così bella, ma anche così forte e saggia… M’innamorai quasi immediatamente, fu come un fulmine a cel sereno… Nel contempo trovai l’uovo di Saphira, diventando così Cavaliere di Drago, passai vari anni ad addestrarmi, sia con mio padre Brom (anche lui cavaliere di drago) che con Masumi. Entrai nell’ordine dei cavalieri del regno e potei rivederla e combattere al suo fianco, se possibile, m’innamorai ancora di più… Ero giovane e quello era il mio primo approccio all’amore, mi precipitai, rivelandole in una calda notte, sulla riva del fiume, tutto il mio amore…- Maya continuò a guardarlo, mentre lo vide inghiottire e riprendere il suo racconto – fu un grande errore… Mi rifiutò, in modo delicato, ma mi rifiutò e da allora, per me si è chiuso il portone… Non ho mai fatto altro per avvicinarla, se prima tentavo goffi approcci, da allora più niente, avrei salvaguardato il mio orgoglio, sapendo comunque, che lei è e sarà sempre il mio solo grande amore… Poi è successo quel ch’è successo, la guerra, lo sterminio, mio padre morto, tutti morti o ridotti in schiavitù, ma siamo riusciti a scappare e a metterci in salvo. Io, lei e Saphira, da soli con il nostro dolore… Volente o nolente, ero l’unico uomo rimastole affianco, abbiamo ripreso ad essere “amici” per così dire, ma non mi sono più avvicinato a lei con secondi fini, nonostante più il tempo passava, più i sentimenti diventavano insorreggibili… Nemmeno adesso riesco a dire qualcosa, ammetto di aver intravisto un cambiamento in lei negli ultimi tempi, ma evidentemente l’amore mi ha offuscato il cervello, mandandomi dei segnali inesistenti…
- E’ per questo che hai deciso di tenere nascosto il tuo sacrificio per lei?- Chiese con un filo di voce.
- Si, è così… Non voglio la sua compassione, anche se soffro, mi basta sapere che sta bene e se quel cavaliere, può regalarle un po’ di vita, allora resterò zitto, continuando ad osservarla da lontano, come ho fatto per tutto questo tempo…- tacque tornando a fissare le nuvole sopra le loro teste, Maya lo seguì, percorrendo i contorni di una nuvola simile ad una sirena.
- Mi manca sai?- disse Eragon dopo un po’. Maya si voltò non capendo – Saphira, la mia draghessa…- spiegò – sono giorni che non la vedo e mi manca… Lei mi consola, mi sta accanto, siamo un tutt’uno, non possiamo stare lontani per troppo tempo… Vorrei abbracciarla, come fanno queste nuvole tra loro…-
- Se ti va possiamo fare in modo di farvi incontrare…-
- Dici sul serio?-
- Certo che si!! Devo solo informare Masumi e metterci d’accordo… Anzi, sai che faccio? Vado ad informarmi immediatamente…- si alzò, seguita al cavaliere che l’abbracciò per un istante, cercando un po’ di calore.
- Grazie, Maya… Sei veramente la salvezza di questo popolo…-
- Non mi fare imbarazzare dai… Su!! Adesso vai ad allenarti, ti farò sapere al più presto…- Si salutarono, prendendo due direzioni differenti.

- Allora, che ne dici?- chiese Maya appoggiata con la testa sulle gambe di Masumi, mentre lui le accarezzava i capelli ascoltando la conversazione tenuta con l’ex allievo – credo che si possa fare, certo è meglio essere soli, stavolta, ma è giusto che veda la sua draghessa, anzi, magari posso fare loro un addestramento particolare per reintegrarli alla lotta…- Maya si trovò d’accordo, poi si alzò leggermente, regalando un bacio inaspettato al maestro.
- Volevo ringraziarti per oggi…- disse staccandosi di qualche centimetro – le tue rose mi sono sempre gradite…-
-Sai che le meriti…- rispose afferrandola saldamente per la vita e facendo aderire i corpi.
- Me li merito? Davvero?-
- Ma certo… Sei la mia prima donna del palcoscenico e sono fiero di avere tra le mie braccia una donna come te…- annullò le distanze, coinvolgendola in un bacio particolarmente intenso. Le accarezzò la schiena, iniziando a slacciare i fili sottili del lungo vestito arancione che portava. La bocca si spostò, andando a lasciare un scia infuocata lungo il suo collo; una mano di Maya, afferrò alcune ciocche bionde, stringendole tra le dita in preda al tremito del piacere… L’altra mano si fece spazio tra i vestiti di lui, togliendo i vari strati che la separavano dalla pelle vissuta del maestro. Presto si ritrovarono nudi, a contemplarsi con lo sguardo e a tastarsi con vigore. Masumi la sollevò continuandola a baciare, l’adagiò sull’ampio letto, iniziando ad unire piano i loro corpi. Fu bello come sempre, anzi, ogni volta era ancora meglio della precedente, si scoprivano di più ed era come ritrovare un piccolo pezzo di puzzle, che andava a completare il quadro della loro vita…
Masumi coprì entrambi con la stoffa del lenzuolo, portò il volto della giovane sul suo petto e riprese ad accarezzare i capelli setosi.
- Sai Masumi? – disse Maya all’improvviso
- Hm?- fu la risposta dell’uomo
- Oggi pensavo all’ammiratore di rose del pianeta terra e m’è venuto un sospetto…- Interruppe il movimento dell’amato, voltandosi verso di lui e issandosi sulle braccia per guardarlo negli occhi – c’è qualcosa che desideri dirmi?- disse semplicemente. Masumi si perse nel pozzo dei suoi occhi e quasi per istinto rispose:
- si… Lo conosco…- Si sentiva come nella tela di un ragno, era incantato da lei.
- E dimmi… Quanto lo conoscevi?-
- Abbastanza…-
- Quanto?- inistì guardandolo ancora più intensamente.
- Ero io…- disse infine, non aveva senso continuare a tacere, lei aveva già capito, infatti non disse niente, rise soltanto, accorciando ulteriormente le distanze e coinvolgendolo nell’ennesimo bacio.
- Perché me l’hai tenuto nascosto fino ad ora?- chiese una volta tornata sul suo petto.
- Semplice: non volevo distruggere l’immagine perfetta che ti eri fatta dell’ammiratore… Ma trovarti di nuovo sul palco, di nuovo con la Dea, non mi ha permesso di tenermi in disparte, volevo esserci, ora più che mai. Sei mia e nessuno può ereditare il mio posto di primo fan, sappilo bene, RAGAZZINA!!!-
Maya rise, ragazzina… Quanti ricordi erano associati a quell’appellativo. Le tornava in mente anche un’altra cosa…
- Perché mi mandavi rose di tutti i colori?-
- Volevo tenere vivo in te il ricordo del nostro mondo… Solo, ho evitato d’inserire le rose viola, dato che nel nostro regno rappresentano un tabù. Curioso, non trovi?-
- Si, devo dire molto curioso, dato che sono le tue rose preferite, adesso…-
- Ma se non ricordo male, sono anche le tue rose preferite e posso solo immaginarne la causa…-
- Solo immaginarle?- disse provocatoriamente.
- Ma certo che no… Il viola posso toccarlo come e quando voglio, basta che allungo una mano ed eccolo, l’ho trovato…- Si alzò leggermente, riprendendo ad accarezzare il corpo di Maya, riaccendendo la passione di quel colore, che non avrebbe mai smesso di alimentare i loro cuori…

Continua…

Tanti bacetti e a presto 

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Capitolo 22
*** Capitolo 24 ***


Buongiorno!!! Come state trascorrendo le feste? Tutto bene? Mi auguro di si... Beh, nel caso volete catapultarvi in un altro mondo, vo lascio al nuovo capitolo, un bacione GROSSISSIMO!!!

Capitolo 24

Il mondo visto da quell’altezza, era come vederlo fatto d’infinite chiazze colorate. Rassomigliavano a dei piccoli quadrati, ognuno con un colore differente e contrastante a quello vicino. Eppure, la grande chiazza nera che si vedeva all’orizzonte, macchiava il tutto lasciando un alone di angoscia, angoscia che sentiva pesare come un macigno all’interno del suo cuore pulsante.
“Piccolo mio, non essere triste…” gli disse Saphira attraverso il contatto delle menti. Si sporse leggermente in avanti, in modo da accogliere con le piccole braccia, il collo robusto della draghessa dalle squame blu.
“ Stai tranquilla, adesso mi sento molto meglio… Mi sei mancata tanto, non posso stare per un tempo così lungo lontano da te…” rispose Eragon, regalandole qualche piccola carezza.
“Non sai come mi sono sentita io… Sola e senza il mio cucciolo, non passavano giorni, o notti in cui osservavo il sole, la luna, chiedendomi se stessi bene, se Arya stesse bene… Arya… Sei davvero sicuro di essere sereno?”
“Si… Non mi va di stare male… Però ti prego, non parliamo più di lei… Spiega ancora di più le tue ali e lascia che mi culli insieme a te, attraverso questo vento, che ci trascina in vie decisamente migliori di quelle del suolo…”
“ va bene, ma non ti lamentare se vado troppo veloce per te…” rise la draghessa, virando a destra e compiendo un giro della morte, rischiando di far cadere il suo cavaliere. Ma Eragon era abituato alla “guida” spericolata dell’amica, ricordava ancora il primo volo, specie il forte senso di nausea che gli aveva procurato… Adesso erano cresciuti, la loro affinità era immensa e quei voli spericolati, erano l’unico momento in cui si sentivano liberi di essere se stessi, ma soprattutto, liberi dalle preoccupazioni della vita…
Masumi osservava gli spostamenti dei due dal suolo, era stato un bene lasciarli vedere per qualche ora; Eragon era decisamente troppo giù di morale e anche Saphira non era da meno. Era una delle esperienze più brutte, per cavaliere e drago, quella di trovarsi costretti ad una separazione forzata, il cuore gli si stringeva in un saldo nodo vedendoli così felici e sofferenti una volta ritrovati, quella guerra, stava portando gli esseri del regno a dover sacrificare sempre qualcosa. Masumi continuava a chiedersi il perché, ma non c’era un perché, è solo il flusso del tempo, unito alle scelte degli esseri viventi, a tracciare il percorso del destino di ogni anima. Chissà quando le scelte avrebbero iniziato ad incamminarsi verso un percorso meno tortuoso, troppo pieno di spine dolorose…

Maya entrò in stanza con sguardo estremamente stanco, solcato anche da una nota di preoccupazione… Si lasciò cadere a peso morto sulle soffici lenzuola del letto. Il volto andò a soffocarsi contro il morbido cuscino in piuma, si voltò ad osservare il tramonto ed emise un profondo sospiro.
Adesso iniziava a preoccuparsi davvero… Quella era la settima volta nel giro di un mese, che andava a far visita alla donna del lago, scoprendo che della donna del lago, non era rimasta neppure una traccia… L’ultima volta che si erano viste, risaliva ad appena qualche giorno dopo l’inizio della relazione con Masumi; ricordava ancora la gioia provata nel confidare a lei tutta la sua felicità, il suo amore, ma anche la sofferenza nel portare nel cuore, il peso del colore viola. Vide uno strano lampo di luce trapassare gli occhi scuri della donna, la vide voltarsi dall’altro lato e chiederle dell’incontro con il Re Sakurakoji; allora lei aveva raccontato anche di quello, del senso di strano disgusto provato al contatto delle mani di lui contro la sua pelle, poi il discorso tornò sul Cavalier Hayami e su quanto fosse dolce e passionale allo stesso tempo…
Passarono le ore, poi la donna si congedò, accennando ad un impegno che si era dimenticata. Maya la vide sparire nel solito alone che la portava via da se, alzò una mano gridando “ASPETTA!!!” ma fu tutto inutile, quel che rimase fu solo una lieve brezza, portata dall’improvviso spostamento d’aria…
Da allora, ci fu il nulla… Non la trovava da nessuna parte, la chiamava, ma lei non accorreva, non sapeva nemmeno il suo nome e non voleva confidare il segreto della donna a qualcuno, nemmeno a Masumi, che forse avrebbe frainteso la posizione della donna. La cosa rimaneva comunque abbastanza strana, ma non aveva tempo per continuare a cercarla, la sua situazione andava ad aggravarsi giorno dopo giorno, aveva dovuto interrompere per qualche giorno le lezioni del Maestro Kuronuma, si era aspettata una bella strigliata da parte dell’uomo, invece le rispose semplicemente:
- E’ giusto così, gli artisti prendono sempre dei periodi di pausa, dobbiamo creare solo quando lo sentiamo, se forziamo la mano, creeremo solo dei “mostri”… Quindi va, Maya… Utilizza questi giorni per osservare con attenzione i tuoi miglioramenti nel combattimento, grazie al fluire dell’energia e all’aumento della percezione del mondo… Io sarò sempre qui, pronto ad accogliere la mia giovane allieva…-
Ripensò al combattimento... In effetti era migliorata parecchio, adesso percepiva chiaramente gli spostamenti d’aria dell’avversario e gli uccelli, l’aria stessa, la guidavano nelle direzioni più consone per agire e colpire il bersaglio. Kuronuma le aveva detto che non bisognava forzare la mano, il problema era che sentiva il bisogno di sfogare la stanchezza dipingendo, ma materialmente parlando, il tempo le era eternamente contro… Il bussare alla porta, interruppe il flusso interminabile dei suoi pensieri. Si alzò a sedere, facendo accomodare il visitatore con un “avanti”.
- Buona sera Maya…- disse Rei entrando e chiudendo la porta dietro di se - Come va, amica mia?- Maya sospirò, facendo accomodare Rei nella poltroncina.
- Sono stanca e mi sembra di non finire mai…- si lasciò andare ad un ulteriore sospiro, cadendo nuovamente sulle lenzuola del letto.
- Mi sembra abbastanza ovvio che ti sei ridotta in questo stato, fai decisamente troppe cose… Però devi ammettere che non puoi fare a meno di nessuna…-
- E’ vero… Solo, vorrei avere più tempo per poter stare con Masumi, o per far visita alla gente del popolo… Invece mi divido tra le prove ed infiniti allenamenti…-
- Le prove… Sei molto brava devo dire, molto più di quanto ricordassi…-
- Ti ringrazio, anche tu sei molto migliorata…- eh già, anche l’amica Rei, faceva parte del cast della Dea, si divideva tra entrambe le rappresentazioni: quella dell’amica e quella di Ayumi.
- Povera Ayumi… Non sai che disastro oggi…-
-Perché?- Maya si alzò a sedere, preoccupata per la cugina, da sempre sua amica-rivale – cosa c’è che non va?-
- la regina continua a ripeterle che le manca la forza della Dea… Dice che la VERA Dea Scarlatta, non si perde in movimenti troppo eleganti, dice che in guerra, non ci si può permettere di preoccuparsi a cose come l’infinita grazia dei cenni del corpo, ci vuole forza e tenacia e in questo le sei superiore, in quanto tu stai praticando per essere una guerriera forte, capace di difendere il proprio popolo. Anche la Dea deve difendere la Natura, certo, è sempre una Dea, ma la sua è carente di questa forza…-
- E quindi?-
- E quindi le ha suggerito di allenarsi, ma non con un cavaliere qualunque…-
- Davvero? E chi è?-

Ayumi sbattè una mano nel legno della scrivania della regina.
- Io non mi allenerò mai e poi mai con “questo qui”!!- disse urlando, indicando con fare insolente l’elfo seduto accanto a lei, il quale rispose con un lieve ghigno.
- Ayumi, si può sapere perché non accetti LUI come tuo maestro? E’ un ottimo spadaccino, dotato di una grande forza fisica, quasi brutale ed è questo che ti manca, un pizzico di brutalità. Quindi adesso ti scusi per il tuo linguaggio e accetti la proposta- disse Chigusa guardando la nipote con occhi severi.
- Nonna, cerca di comprendere anche il mio punto di vista… Sai quanto sono disposta a fare pur d’interpretare al meglio il ruolo della Dea, solo non trovo sia saggio, affidarmi alla giuda di un uomo macchiato da un profondo disonore…-
- Ayumi, ascolta…- tornò pazientemente l’anziana donna.
- No!- s’intromise il cavaliere seduto di fronte a lei – permettetemi di parlare da solo con la principessa, vedrò di trovare un punto d’incontro…-
- Ma, siete sicuro cavalier Bennington?-
- Assolutamente si… Lasciateci per un paio di minuti…- disse guardando la giovane affianco a lui e in particolare le labbra, strette in una morsa dolorosa.
La giovane non si oppose, sapeva anche lei che era meglio per entrambi parlare in solitudine…
- Molto bene… Torno tra circa mezz’ora, ma sappiate che per il mio rientro, voglio la questione completamente risolta… - si alzò, oltrepassando i due ed abbassando la maniglia della porta. La luce l’inghiottì, poi tutto tornò ad una leggera penombra.
- Siete un vile!!!- disse Ayumi allontanando la sedia da Chester e prendendo a camminare nervosamente per la stanza, poi si fermò, osservandolo con cattiveria – io non accetto di farmi addestrare da VOI, così “sporco” di di…- non poteva dire quello che pensava, così riprese a tastare le mattonelle.
- Continuate, vi prego… Cosa v’infastidisce? Il mio essere galante? O la mia lotta troppo “fredda”? infondo non deve essere tanto difficile per la Regina del ghiaccio…- rise osservandola infiammarsi.
- Io non sono glaciale! E poi si, avete indovinato… Non permetto di addestrarmi con un donnaiolo come voi! Cosa credete? Ho sentito le voci che girano a palazzo… Avete trovato un nuovo giocattolo con cui divertirvi… E secondo voi potrei avere un tipo di rispetto, per una persona così immorale? No… Preferisco morire o vedermi sfumare il ruolo della dea, piuttosto che piegarmi a voi!!!-
Chester continuò a ridere, quella ragazza era un vero spasso, si alzò, annullando passo dopo passo le loro distanze, fino ad incatenare la principessa tra il muro e il proprio corpo. Il cuore di Ayumi, accelerò i suoi battiti, in un misto tra lo spaventato, l’arrabbiato e anche dell’altro che però cercò di tacere persino a se stessa. Chester si chinò, trovandosi ad un soffio dalle labbra della donna.
- Preferite morire… O addirittura rinunciare alla candidatura, uh!! Non credevo di recarvi tanto fastidio… E’ odio quello che provate per me?- sfiorò un fianco con un dito e poi salì più su, arrivando leggermente sotto il seno, la vide sospirare, ma non l’accontentò e con un altro movimento sensuale, tornò ad accarezzare la vita sottile – perché mi odiate? Che motivo avete? E’ solo la moralità a causarvi questa nausea? Non obbligo nessuno, infondo… - alzò anche l’altra mano, compiendo lo stesso movimento nella parte sinistra del corpo di lei, la vide chiudere gli occhi ed emettere un ulteriore sospiro – adesso vi sto forse obbligando? Mi sembra di no… Ma non mi scansate…- Ayumi strise gli occhi, cercando di ritrovare il controllo sul proprio corpo, diventato una marionetta sotto quel tocco estremamente sensuale. Nella sua mente fecero capolino le varie chiacchiere e dicerie su di lui. Era definito “il mago incantatore”, adesso capiva perché, ma lei non voleva cadere vittima dei suoi tranelli, lei non era come le altre, non si faceva sottomettere, da nessuno… Sbarrò gli occhi con determinazione, cacciandolo con un movimento brusco dal proprio corpo. Chester rimase un attimo basito da quella reazione inaspettata, ma riprese subito a sogghignare. Davvero interessante la ragazza, non si faceva piegare…
- Non azzardatevi mai più, sono stata chiara?- disse rossa in viso. Cercò di sistemare le pieghe dell’abito, tornando a percorrere il perimetro della sala.
- Chiara e limpida, maestà. Avete superato la prova, vi posso allenare senza nessun problema – Ayumi si fermò, guardandolo infuriata.
- Ma quale prova? Semmai ero io a dover scegliere voi! –
- Oh, non credetevi dotata di un simile potere… Quello che intendevo, è che siamo sulla buona strada. Quello che fa di una persona, un possibile guerriero, è la determinazione e la forza di volontà; avete dimostrato di averne e questo mi basta per accettare l’incarico della regina. Quanto a voi, non voglio obbligarvi a fare niente che vi sia sgradito, posso solo dirvi, che in quanto alla preparazione tecnica, sono uno dei migliori tra la schiera dei cavalieri… Non fermatevi alle critiche ed all’apparenza, quello che conta nel campo di battaglia, non è quello che facciamo nei ritagli di tempo, ma la nostra pelle, il nostro fegato, la nostra determinazione ed il voler raggiungere a tutti i costi un obbiettivo comune: la libertà di vivere.
Se accettate di essere mia allieva, vi prometto che farò di tutto per farvi apprendere questo e tutto ciò che significa essere un guerriero con delle responsabilità…- Fissò Ayumi in modo intenso, ma stavolta non c’era traccia della beffa di qualche istante prima, davanti a sé, vi era un cavaliere determinato e coraggioso. Ayumi capì perché era un mago incantatore anche per un altro motivo, riusciva ad ingannare tutti di essere una persona immorale, quando in realtà i veri valori li portava sigillati all’interno di se. Come lei…
E non ebbe più dubbi.
- Va bene, accetto…-

Continua…

E' andata ragazze... ci si vede alla prossima imbarcata... Grazie di tutto, kiss infiniti!!!

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Capitolo 23
*** Capitolo 25 ***


Ok, ho postato... sono contenta!!! 
ANTICIPAZIONI: oggi finalmente scopriremo qualcosa di più sul tenebroso Chester... Quindi preparatevi!!
Spero vi piaccia il capitolo... Buona lettura, buon pranzo a chi deve ancora mangiare e buon natale!!


Capitolo 25

-Pronta?- disse Chester alzando per l’ennesima volta la lama dal suolo.
- Si!!- rispose Ayumi determinata, strisciando la punta della spada nella terra arida, provocando lo spostamento di un po’ di polvere. Corse più che potè, poi, sfruttando la piccola nebbia creata dalla terra, sollevò la spada facendo un salto verso l’alto, cercando di scagliare un fendente contro il proprio maestro. Ma ciò che trovò, fu solo lo scontro con il Forte della spada di Chester. Roteò il busto, interrompendo lo stridio provocato dall’attrito delle due, fece un respiro e colpì sul fianco destro, toccando però nuovamente la lama dell’altro, allora ruotò nuovamente il busto, cercando la carne nel lato sinistro, ma la situazione non mutò…
Chester dovette ammetterlo, la ragazza era particolarmente dotata. Mai gli era capitato di vedere simili miglioramenti, in un arco di tempo così breve… Alla prima lezione, stentò a credere che quella, fosse la prima volta che Ayumi impugnava un bastone; era velocissima a ruotare il busto, o a simulare delle strategie efficaci, nell’istante stesso in cui colpiva. Come in quel momento, la trovata di far strisciare la punta della lama nel terreno, provocando una polvere fastidiosa, le permetteva di cogliere alla sprovvista il proprio avversario, sfruttando la terra come arma efficace. Ma Chester non si faceva intimidire per così poco… Fu un lampo, mise un pizzico di energia in più nell’impugnatura dell’arma e con decisione, fece volare a metri di distanza la spada dell’allieva. Ayumi sbruffò seccata. Quella era la ventesima volta, nello stesso giorno, che la disarcionava utilizzando la propria forza fisica.
- Così non è valido… Tu hai un fisico più forte del mio, non posso competere contro la tua forza…- si lamentò andando a recuperare l’arma.
- Oh, certo… Dillo al tuo nemico mentre combattete su un vero campo di battaglia. Sarà sicuramente ben disposto ad adeguarsi al tuo passo…- Ayumi si girò di botto, colpita da quelle parole dure, ma il fiato le si mozzò. Troppo presa dalla foga della guerra, non si era accorta che il maestro, aveva deciso di buttar via la maglia fradicia di sudore, lasciando le goccioline, libere di vagare tra le vie del torace scolpito… La sensualità del maestro, raggiungeva dei picchi ancor maggiori durante la lotta, questo però non la disturbava o la deconcentrava. Adesso capiva perché la nonna l’aveva affidata a lui; la serietà con cui l’addestrava, era davvero sorprendente, non si perdeva in chiacchiere inutili, l’allenava così, spiegandole con la pratica il modo migliore per difendersi e colpire con decisione. Il suo volto, quando combatteva, assumeva i tratti di una maschera di ghiaccio ed era solita vendicarsi alle sue battutine, proprio grazie a questa sua caratteristica.
- E tu invece cosa fai?- rispose a tono - Il nemico lo eviti con l’impassibilità? M’immagino come sei nel campo di battaglia: duro, freddo e brutale. Ti ci vedo nelle vesti di sterminatore…- rise a quel’affermazione, ma il viso di Chester, si fece molto più duro di quando combatteva, si voltò, prendendo a camminare tra i solidi massi e la compagnia del sole cocente del metà dì.
- Seguimi, Ayumi… Dobbiamo completare i nostri allenamenti, prima che il sole giunga a ben oltre le nostre teste…- Ayumi l’osservò bene. Era la prima volta che notava un simile cambiamento, evidentemente aveva toccato un tasto dolente nella sua vita… Si rattristì, non voleva causargli dolore; aveva capito che sotto la maschera di duro, si celava un elfo pieno d’insicurezze, che attaccava per non esser attaccato e che preferiva essere considerato più un vile che una persona con un animo pieno di cose meravigliose. Lo sentiva ogni qual volta si trovavano li, in quella valle immensa, a meditare e raccogliere le energie.
Chester si fermò in un punto in ombra, si sedette incrociando le gambe, poi alzò il viso, porgendo una mano ad Ayumi, invitandola a sedersi di fronte a lui. Come sempre, Ayumi prese quella mano calda, afferrandola saldamente e con affetto; imitò il sensei, incrociando le gambe e perdendosi nei suoi occhi. L’esercizio era molto semplice, dovevano sostenere l’uno lo sguardo dell’altro, senza mai battere le ciglia, far fluire la propria energia verso l’altro e contemporaneamente, mantenere un contatto spirituale con la natura.
Iniziarono a respirare profondamente, poi si fermarono ed allora ebbe inizio, la ricerca dell’infinito dell’altro. Gli occhi di Chester erano così belli, ma dentro vi leggeva una sofferenze infinita… Inevitabilmente, guardandolo negli occhi, diventava improvvisamente triste, questo allora, la stimolava a far fluire in maggior quantità la propria energia verso di lui e a stringere in maniera più decisa le mani dell’altro. Per Chester, tutto quello rappresentava una grande novità. Non era affatto fredda come la credeva, le sue mani erano piene di calore, i suoi occhi azzurri, un dolce rifugio… Era così diversa da lui… Si perdeva a contemplarla ed essere contemplato, ma non era attrazione fisica… Era molto di più…
L’energia, iniziò a concretizzarsi al di la dei propri corpi, così, di sua iniziativa, iniziò a vorticare attorno ai due. La sua forza, fu capace di sollevarli piano da terra, trascinando con se, anche qualche alone di terra arida. Ruotavano piano, fluttuavano a contatto con l’azzurro del cielo ed il calore del sole.
Gli occhi di Ayumi si accesero come lampadine, specchiandosi con la bellezza del sole. Chester ne rimase ammaliato… Non esisteva niente di più bello…
Rimasero in quella posizione, per molto più di quanto dovevano, il sole che tramontava alle loro spalle, indicò loro la fine della giornata. Chester accompagnò la loro discesa con qualche foglia verdastra evocata dal nulla, ma anche una volta a terra, non ne volle sapere di lasciare la mano dell’altra.
Non c’erano dubbi, sicuramente il cervello aveva avuto un qualche tipo di paralisi momentaneo…

- Allora ragazze, come procedono i vostri allenamenti?- chiese la regina, mentre cenava con le nipoti all’interno di una sala appartata del palazzo. La regina non amava la sontuosità e preferiva di gran lunga la riservatezza e l’intimità. Maya guardò la cugina Ayumi, aspettandosi una reazione altezzosa, data la natura del proprio sensei. Ma si ricredette…
- Molto bene nonna, avevi ragione tu, il Cavalier Chester è davvero unico in questo capo: professionale e molto competente… Sto imparando a capire, che la recitazione non è tutto… Voglio difendere il mio popolo, voglio combattere al fianco della futura regina e dell’Ordine dei Cavalieri, non posso far finta che non ci sia la guerra, ho deciso di affacciarmi al mondo e comportarmi di conseguenza…- Chigusa osservò la giovane con un sorrisetto scaltro, la nonna la vedeva molto lunga…
- E dimmi…- iniziò, portandosi il calice alle labbra sottili – sono vere le voci sulla sua statuaria virilità e potenza negli affondi?- Ayumi per poco non si affogò. Aveva colto il significato retorico di quelle parole, ma non le avrebbe dato sazio…
- Come detto, è un elfo molto serio. Ha preso a cuore questo nuovo incarico e non ha dato alcun modo per procurarmi pensieri che non siano la lotta, l’amore per il popolo e per la natura…- si asciugò le labbra con il panno che teneva sulle ginocchia, mentre vide ridere di sottecchi la cugina.
- Non c’è che dire…- commentò – il cavalier Chester è una continua sorpresa… Non è quel che sembra e chissà cosa nasconde veramente dentro di se…-
“Già…” si disse Ayumi, osservando il liquido violaceo dentro il calice, che teneva tra le dita affusolate “ cosa nasconde dentro di se?”. L’inizio della relazione di Maya sulla natura dei propri allenamenti, interruppe i suoi pensieri. Portò il vino alla gola, che prese a bruciare come colta da fiamme improvvise…

Chester, per quella sera, decise di lasciarsi andare al flusso dei propri pensieri, con il conforto della luna e delle stelle. Seduto per terra, con le spalle appoggiate al freddo muro e gli occhi fissi sulla luna, ripensò rabbrividendo a quello che era appena successo: per la prima volta nella sua vita, aveva rifiutato l’offerta esplicita di una donna, di giacere sotto le stesse lenzuola… Eppure quella donna che aveva intravisto a qualche ballo del regno, così bella e sensuale in un vestito rosso fuoco, non riuscì a frenare l’impulso di rifugiarsi all’esterno. Aveva detto no al sesso, proprio lui…
Evocò con strane parole, dei piccoli punti luminosi sopra la propria testa, poi un piccolo tavolino, una pergamena, piuma bianca e inchiostro nero. Intinse la punta nella boccetta oscura e fece graffiare la punta sul foglio. Decisamente non ragionava, non era lui… Perché? Aprì la bocca, iniziando a soffiare un breve canto, accompagnato dal respiro del vento.
“*A volte guardo la mia stessa faccia
E non so chi sono…”

Già, chi era? Il Chester superficiale, donnaiolo, privo di qualsiasi moralità? O il Chester che viveva nel dolore, nel terrore di veder sparire accanto a se, ancora più anime di quanto ricordasse?
“…Vedo un pezzo di tutti quelli che conosco
Seppelliti sotto la mia pelle…”

Si fermò osservando le stelle. Ogni punto, rappresentava qualcosa di bello e brutto insieme. Anime volate via, nel nulla e troppo in fretta per attutirne il colpo, che dolorosamente aveva consumato il suo cuore. Gente che aveva amato e che adesso non c’era più, morti e sepolti sotto un cumulo di polvere ed ideali, forse inesistenti. E poi c’erano loro… Le sue vittime, quelle che aveva ucciso con le sue stesse mani. Erano i MOSTRI che vivevano dentro lui…
“…Io non voglio essere come loro
Voglio rientrare strisciando…”

Si, lui non voleva essere una vittima, lui voleva combattere per se, per quelli che avevano sacrificato la loro vita donandola agli altri, voleva combattere per quel popolo piegato in due, ma lui ne avrebbe avuto la forza?
La mente rivide all’interno della luna, due bellissimi fanali azzurri. Il cuore accelerò i suoi battiti ala vista-illusione di quegli occhi. Se fosse dipeso da lui, allora avrebbe volentieri solcato le linee di corridoi che lo dividevano da LEI, aprire la porta, raggiungerla e stringerla forte al suo petto; voleva sprofondare il volto nei lunghi capelli biondi, intrecciare le dita in essi e lasciarsi beare da quell’aroma così inconsueto per la sua memoria… Sapeva di… “Rifugio”…
“…E' difficile pensare a tutto
Quello che non ho sentito prima…”

Chinò il capo, mettendo nero su bianco il frutto della propria mente. La scrittura di testi… Ecco la sua liberazione da LORO, i mostri dentro di lui… Li sentiva urlare la notte e soffocare i sogni felici, con ricordi tristi e dolorosi… Vedeva ancora e ancora, il volto della sua prima vittima; era un ragazzo, forse di qualche anno più grande di lui… Allora era appena un ragazzo, convinto che andare in guerra, fosse semplicemente un modo per esprimere la propria rabbia contro il regno che stava portando tanta sventura al proprio. La lama s’intrecciava spesso con quella nemica, ma mai colpendo a morte; nella maggior parte dei casi feriva solamente, lasciando il nemico a dimenarsi tra una pozza rosso porpora. Poi sentì un grido molto forte, si voltò, era un suo amico, membro dell’ordine dei cavalieri; parecchie frecce erano conficcate a varie parti del corpo, tra cui ne spiccavano due ai lati del collo. Gli occhi erano fuori dalle orbite e dalla sua bocca, scorreva un fiume di sangue. A tentoni e cadendo su vari cadaveri, Chester si avvicinò all’amico, cercando disperatamente di estrarre le frecce. Ma una mano dell’altro lo bloccò, facendogli capire che era la fine. Essa non tardò ad arrivare, la mano prima stretta alla sua maglia, cadde inerme ai lati del corpo, lacrime amare arrivarono alla bocca tremante, si voltò, incontrando due occhi in festa, gioiosi alla vista di quello spettacolo. Chester non resistette oltre, prese la spada e si avvicinò al nemico, che indietreggiò alla vista del volto impassibile dell’altro; alzò la spada nell’aria e con un unico colpo, sgozzò l’elfo dello schieramento nemico… Osservò la lama macchiata dal sangue, prese un lembo della camicia e la pulì, si voltò verso gli altri, notando il cimitero vivente sotto ai propri occhi, li scansò tutti e prese ad affondare contro ogni nemico gli capitasse a tiro. Questa fu la prima di tante battaglie… Da allora, le vittime lo torturavano nel sonno, dandogli dell’assassino.
“…Sento queste voci nella mia testa
Potrebbero essere la mia ma non ne sono sicuro
Le sento che mi dicono
Chi pensano che io dovrei essere…”

Tornò ad osservare la luna, interrompendo il canto che fuoriusciva dalla propria gola. Si portò le mani ai capelli, afferrando con forza le piccole ciocche scure. Pianse per qualche minuto, per poi tornare a scribacchiare in quell’unico foglio, adesso ricco di segni neri uniti a goccioline d’acqua dolce, anzi, forse troppo amara…
“…Perchè non mi vogliono lasciare in pace?...”
Eppure lui faceva del suo meglio. Aveva indossato maschere su maschere, per seppellire le macchie delle sue mani e donarsi al piacere carnale per affogare i tormenti del proprio cuore, velandolo di uno strato di gioia effimera ed inconsistente. E così, giorno dopo giorno, cadeva sempre più nell’ombra.
“…Non posso impedirlo, provo a combatterle
Ma sto perdendo il controllo…”

Morte, morte e ancora morte… La sua mente era piena di queste parole, piena di volti sofferenti
“…Io non voglio essere come loro
Voglio rientrare strisciando…”

Dov’era il Chester pieno d’affetto da ricevere e da donare? Era mai esistito? Quand’era che quelle voci si erano impossessate della sua anima, riempiendola di buio? Dov’era il vero Chester? No, non voleva essere come loro, il suo cuore non doveva essere così nero…
“…Non voglio perdere la mia innocenza
Non voglio che il mondo assecondi il mio cuore…”

E lei? Lei dov’era? Il suo cuore percepiva un punto della sua presenza, ma lei era come le altre, forse… Attratta dal suo corpo e solo all’apparenza così dolce e piena d’amore. Ayumi… E se veramente non le importava? Cos’era per lei, dato che il suo animo orgoglioso e chiuso, non faceva penetrare alcuno spiraglio di luce!? Si, sicuramente era come le altre, provava solo finta comprensione per lui.
“…Non permetterò alle tue bugie
di prendersi un pezzo della mia anima…”

Un punto bianco in un mare nero… NE valeva la pena? Voleva essere salvato dalla fine? No… forse avrebbe continuato ad essere il solito Chester, il Chester immorale, donnaiolo, impassibile, freddo e sterminatore. Decisamente non era il tipo giusto per Ayumi. Osservò la luna, gridando a squarciagola.
“…Non voglio prendere le tue medicine
Voglio rientrare strisciando…”

Verità e bugie erano diventate un unico io. Era un grandissimo bugiardo, un bugiardo stanco della vita… Le lacrime accompagnarono le ultime note di quella strana composizione, uscita così, per i fatti suoi.
“…A volte mento
A volte striscio
A volte mi sento come se volessi
Morire”.

Mollò la piuma per terra, lasciando ancora per un po’ la bocca aperta. Rilesse il testo scritto, trovandolo il perfetta coesione con il suo animo impuro e affranto. La sua ancora di salvezza era quella: la musica. Non sapeva far altro che cantare… Quanto gli sarebbe piaciuto vivere di questo, cantare per la gente ed esprimere se stesso attraverso le parole e le note fuse insieme… Stava per far sparire le luci sulla testa, quando un rumore verso a sinistra lo fece voltare e lì si sentì invaso nel suo mondo… Era stato scoperto…

Continua…

*Il testo in corsivo, è tratto (veramente è tutto paro paro) dalla canzone scritta da Chester stesso "Crawl Back In"

Questo è il video della canzone... Mi sono immaginata il luogo dove si allenano, come questo scenario (come vegetazione intendo)...
Io lo amo questo video!!!!

http://www.youtube.com/watch?v=qke2AYrmI3Y&feature=player_embedded

A domani ragazzuoli!!! Ciaooooooooo!!!! (è ora di mettermi a studiare...)

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Capitolo 24
*** Capitolo 26 ***


Eccomi con un nuovo capitolo!!! Come promesso ho postato anche oggi (ho fatto la brava ;)
Buona lettura! (e spero che non piova come da me u.u)


Capitolo 26

La cena era finita da circa dieci minuti, ma Ayumi non aveva voglia di rifugiarsi tra le spesse mura della propria stanza. Camminando per i lunghi corridoi, si perse a contemplare il pallore della luna, che quella sera, aveva deciso di donare il suo candore per tutta la sua circonferenza.
Il lungo vestito blu, strisciava impercettibilmente sulle mattonelle color panna, mentre i capelli si arricciavano ondeggiando a contatto con la fresca brezza, che entrava dalle finestre semi aperte. Ogni tanto incontrava qualche membro della servitù e, come suo solito, si mise a parlare chiedendo lo stato del resto della famiglia, specie se la suddetta, era a carico di bimbi piccoli. A dispetto di quanto si diceva, Ayumi era una donna dotata di grande sensibilità ed un amore sconsiderato per i giovani elfi, da lei considerati, la colonna portante per costruire un mondo migliore.
Le dita lunghe, si accostavano spesso al muro in pietra, percependo il calore di esso, unito ad una nota di preoccupazione per eventi a lei sconosciuti.
Si accingeva a raggiungere la balconata che dava sul giardino, quando una voce incredibilmente melodiosa, giunse con forza alle sue orecchie. Sollevò le punte del vestito, avvicinandosi senza fare rumore. Più si avvicinava, più il suo animo veniva catturato ed imprigionato dal timbro graffiato dell’elfo, la cui identità rimaneva ancora un mistero.
Avanzò ulteriormente, iniziando man mano ad identificare qualche parola …
“Io non voglio essere come loro
Voglio rientrare strisciando”

E poi…
“…Sento queste voci nella mia testa
Potrebbero essere la mia ma non ne sono sicuro
Le sento che mi dicono
Chi pensano che io dovrei essere…”

Quanta tristezza leggeva in quelle parole e quanto dolore…
La grande porta che conduceva alla balconata, fortunatamente era semi aperta, permettendole così di sbirciare e conoscere l’identità di quella persona. Con delicatezza, fuoriuscì il capo verso l’esterno, osservando per prima la luna, che dipingeva con maestria i contorni degli alberi presenti in giardino. Seguì la scia della voce, percorrendo con gli occhi, mattonella dopo mattonella, la distanza che la separava da “LUI”. Vide vari punti luminosi vorticare sopra una chiazza scura, piena di capelli arruffati. Cercò di abituare lo sguardo al buio della notte e poi lo riconobbe… Se gliel’avessero detto, probabilmente non ci avrebbe creduto. Tra tutti gli elfi del regno, lui era l’ultimo che si aspettava di vedere in quel frangente… Il capo era inclinato all’indietro, il collo teso metteva in risalto le venature su di esso, che si contorcevano per lo sforzo di emettere un suono perfetto, strozzato solo da un leggero tremore, dovuto a quelle piccole lacrime, che brillavano come diamanti nell’oscurità della notte. Una mano teneva fermo un foglio di pergamena, mentre l’altra graffiava ogni tanto la superficie del supporto.
Le ginocchia le diventarono improvvisamente troppo molli per permetterle di stare in piedi, strisciò piano lungo l’uscio della porta, imitando il proprio maestro mettendosi seduta con la testa contro il muro, chiuse gli occhi, assorbendo ogni singola parola di quel testo straziante… Non ci credeva, quella voce era come una magnifica cantilena, che ogni tanto si trasformava in un grido più forte degli altri, nell’avvicinarsi al ritornello; il cuore era come in trance, anche lui incantato da ciò che non credeva possibile. Non aveva mai sentito in giro che Chester avesse una voce così bella, che scrivesse così bene… Perché altrimenti non si spiegava la presenza di pergamena, piuma intrisa nella china scura e punti luminosi, per permettere di vedere più di ciò che la luna offriva in quella strana notte. Qualche lacrima bagnò anche il proprio viso, accompagnando il dolore di quell’uomo che stava imparando a conoscere giorno dopo giorno…
L’ultima nota ed un vagito più forte degli altri, segnò la fine della canzone. Ayumi si asciugò le lacrime con un lembo della stoffa blu, cercò di tornare in piedi, ma accidentalmente, aveva incastrato la punta del vestito sotto ad un piede; cadde leggermente in avanti, provocando un rumore abbastanza forte, dato il silenzio della notte. Fortunatamente riuscì a tenersi ritta, ma ad esso si era aggiunto il rumore della porta, che aveva aperto per non sbatterci la testa contro e che la portò al contatto con il fresco della sera. Ruotò il capo, sapendo per certo di aver catturato la sua attenzione, quindi non si stupì, appena incontrò i suoi occhi stupiti. Dentro di lei si scatenarono un misto di emozioni contrastanti: da un lato voleva fuggire lontano, troppo imbarazzata per il modo in cui era stata scoperta ad origliare, ma dall’altro, aveva una voglia matta di corrergli incontro e stringerlo a se per la miriade di emozioni che gli aveva trasmesso.
- Che ci fai qui?- ruppe il silenzio con tono infastidito. Ayumi allora fece un passo avanti, abbassando lo sguardo sul pavimento.
- Io… Non volevo origliare, ero solo nei paragi e…- alzò lo sguardo decisa, puntandolo su quegli occhi ancora pieni di lacrime – me la ricanteresti?- Chester la guardò stupito.
- Che cosa? Devi essere impazzita…- si stava per alzare e voltargli le spalle, ma Ayumi in un balzo lo afferrò per un polso, stringendosi lievemente contro la sua schiena.
- Ho detto… Me la canteresti di nuovo? E’ una canzone molto bella e la tua voce lo è ancora di più…- Chester si voltò, prendendo il polso della giovane e stringendolo forte. L’accontentò, scegliendo però, una parte di testo ben precisa.
“…Non voglio perdere la mia innocenza
Non voglio che il mondo assecondi il mio cuore
Non permetterò alle tue bugie di prendersi un pezzo della mia anima
Non voglio prendere le tue medicine
Voglio rientrare strisciando…”

Si guardarono intensamente negli occhi, mentre il cuore di Ayumi batteva impazzito…
- Che… Che vuol dire?- chiese con un filo di voce. Non si spiegava perché tra tutte le strofe, avesse scelto proprio quella. Chester le lasciò il polso, tornando a sedersi nel punto di prima. Le mani cinsero le lunghe gambe ed in esse affondò il volto pieno di tristezza. Ad Ayumi gli si strinse il cuore a vederlo ridotto in quello stato… Non voleva le sue medicine? In che senso? Quali cure poteva mai portare?
Senza chiedere il permesso, si sedette accanto a lui e prese a fissare la luna e le stelle. Non voleva causargli fastidio, così cambiò totalmente argomento.
- Stanotte la Luna è veramente stupenda e le stelle brillano più di ogni cosa…- Chester alzò il capo, fissando il profilo perfetto della donna accanto a lui. Era così bella… I lunghi capelli biondi, ricadevano incolti lungo la schiena e sul muro. Al soffio del vento, alcune ciocche s’incastrarono ai lati della bocca; alzò una mano, levando i fili biondi e sistemandoli al proprio posto. Si accertò di aver concluso bene il lavoro, avvicinandosi leggermente…
Ayumi si voltò sorpresa da quel gesto ed allora, i loro respiri si sfioravano, accaldando i corpi, scossi anche dal vento fattosi più pungente. Si persero a contemplarsi come facevano nei loro allenamenti, solo che stavolta, vedevano qualcosa di diverso negli occhi dell’altro. La mano di Chester tornò ad alzarsi da terra, Ayumi la seguì con lo sguardo, chiudendo gli occhi quando si trovò ad un passo dal suo volto. Passarono i secondi, ma non sentì nulla, aprì un occhio, trovando con dispiacere Chester intento a fissare le stelle. Sospirò impercettibilmente e lo imitò tornando a contemplare quel magnifico spettacolo.
- E’ triste…- disse Chester interrompendo il silenzio. Ayumi si voltò ad osservarlo, ma lui continuava a tenere lo sguardo fisso al cielo.
- Cos’è triste?-
- Tutto… La vita, la morte, le stelle… Infondo le stelle sono come l’umanità: nascono, crescono, poi muoiono o si spengono perdendo la loro lucentezza…-
- Spegnersi è come morire…- osservò Ayumi.
- No… E’ una tortura ancora maggiore… Se arriva un buco nero e la risucchia, la stella morirà, ma se si spegne, sarà costretta ad essere viva per metà, come in bilico tra vita e morte… Esiste, occupa uno spazio, ma la sua essenza ha perso un perché… La sua esistenza, è condannata alla solitudine ed all’insoddisfazione…-
- Le stelle possono riaccendersi? Possono tornare a brillare?- chiese allora. Chester rise a quella domanda.
- Non credo… Se si è morti dentro, non si può tornare a vivere con la stessa lucentezza…-
- Stai ancora parlando delle stelle? O ti riferisci a te?- Chester si voltò ad osservarla, ma poi tornò per l’ennesima volta alle stelle.
- Sei sveglia…-
- Ne sembri sorpreso…-
- Non dovrei?-
- No… Quella sorpresa dovrei essere io… Non sono io a scrivere testi bellissimi, accompagnati da una voce estremamente affascinante…- Chester la guardò accigliato e divertito.
- Ho una voce affascinante?- le guance di Ayumi s’imporporarono, si era fregata da sola.
- Non… Non in Quel senso… Solo… Hai una bella voce… Però…- Ayumi si voltò dall’altro lato, non voleva essere indiscreta… Sentiva ancora il peso della tristezza di lui.
- Cosa? Cosa volevi chiedermi?- le sue parole non erano una semplice domanda. Ayumi vi lesse dentro una vera e propria richiesta d’aiuto. Si voltò e prendendosi di coraggio, lo guardò fisso chiedendogli:
- Cosa ti tormenta? Cosa nascondi dentro di te? Sono sicura che fingi!! Lo dici tu stesso qui!!- afferrò il testo ancora poggiato nel tavolino accanto a loro – Qui c’è il vero Chester, un Chester che dice chiaramente di fingere e fingere, perché incatenato dai mostri dentro di se e che non vuole l’aiuto di nessuno, ma vuole comunque strisciare via da loro… Chester, tu vuoi essere aiutato e se lo vuoi, io ti aiuterò…- gli occhi dell’elfo si spalancarono dallo stupore, era stata incredibilmente diretta ed era riuscita ad entrargli dentro, meglio di qualunque donna avesse giaciuto con lui. Non sapeva cosa dirle, si sentiva nudo di fronte a se stesso… Guardò ancora il tetto di stelle sopra le loro teste… Eccoli i suoi mostri… Inconsciamente riprese a piangere, non riusciva a parlare e potergli rispondere, l’unica cosa che fece, fu voltarsi ed aggrappare con forza le spalle di lei. Pianse lacrime che sapevano di tante cose: amore, odio, paura, debolezza, frustrazione, impotenza… Le mani afferrarono parecchie ciocche bionde, mentre Ayumi lo cullava e gli accarezzava la schiena, cercando di attenuare i singhiozzi ed il tremore di quel corpo che mai prima d’ora, gli era apparso così fragile. Chester fu immensamente grato alla donna, per avergli permesso di rompere almeno per quella notte, la spessa maschera di vetro che credeva fosse diventata una seconda pelle, per quanto l’aveva tenuta indosso. Respirò profondamente e finalmente lo sentì, il profumo dell’affetto ed il calore di quel rifugio, così dolce e morbido per chi come lui, aveva sempre dormito su di un letto di spine dolorose…

Arya per quella sera, aveva deciso di andare a trovare Eragon…
Ultimamente l’aveva accuratamente evitata e lei si era rattristita per questo suo comportamento, non capendone la natura…
Il suo cuore era in fermento al pensiero di rivederlo, perché adesso n’era quasi certa… Se n’era accorta di recente; ogni qual volta toccava il corpo del proprio amante, immaginava di avere con se, il corpo di un cavaliere biondo, giovane e bello, ricco di una grande forza sia fisica che spirituale. Si, Arya adesso lo sapeva… Si era innamorata di Eragon.
Trepidante, si accinse ad aprire la porta della stanza di lui, non badando a bussare o ad annunciare la propria presenza. Ma quando lo fece, un profondo buio si aprì davanti a lei, mentre ad accoglierla, fu il profilo di un Eragon accasciato al suolo, privo di sensi.
- Eragon!!!- disse affrettandosi a raggiungerlo, prendergli il capo tra le mani ed appoggiarlo sulle proprie ginocchia. Ma quando la mano si spostò dal cranio, il volto di Arya si fece pallido. Una chiazza scura la ricopriva interamente… Lo sguardo volò sul punto in cui l’aveva recuperato e con orrore, vide che il sangue delineava una chiazza molto grossa sul pavimento. Strinse forte quel corpo a se, mentre con le poche forze rimastegli in corpo e nell’anima, gridò:
- AIUTO!!! QUALCUNO MI AIUTI!!!-

Continua…

PS. Ovviamente la canzone è sempre Crawl Back In, che avevo postato nel capitolo scorso (quindi in caso di, non so... Dubbi? Nostalgia? La potete risentire andando qui http://www.youtube.com/watch?v=qke2AYrmI3Y&feature=player_embedded
)

Grazie a tutti, siete un amoreeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!

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Capitolo 25
*** Capitolo 27 ***


Buongiorno!!! E buon s. silvestro a tutti!!! 
Bene, ho postato adesso perchè altrimenti non postavo più, spero vi piaccia, mi sono "intrippata" parecchio quando l'ho scritto... 
Buona lettura e buon 2012 a tutti!! 


Capitolo 27

Chester ed Ayumi, erano ancora stetti in un caldo abbraccio, quando un urlo impetuoso, latrò l’aria nel cuore della notte. Si staccarono spaventati, andando con lo sguardo verso la porta aperta, da dove avevano sentito provenire l’urlo. Quasi leggendosi nel pensiero, si alzarono e presero a correre, dirigendosi verso la sua fonte. L’urlo si ripetè parecchie volte, permettendogli così di riuscire ad arrivare a destinazione.
Le mani di entrambi, erano strette in un nodo ben saldo, che non si sciolse nemmeno una volta raggiunta la meta. Non ebbero bisogno di aprire la porta, ma l’intensità del buio interno, non permise loro in ogni caso, di mettere a fuoco le due chiazze sul pavimento. Sussurrando, Chester invocò un leggero venticello, che prese a vorticare attorno alle candele presenti nella mura della stanza, generando dal nulla delle piccole fiammelle rosse. Entrambi rimasero un attimo interdetti…
La giovane Arya, aveva il capo chino sul corpo svenuto di Eragon, i suoi singhiozzi, coprivano i loro respiri e le loro parole; Chester si avvicinò, prendendola per le spalle ed invitandola a spostarsi dal ragazzo.
- Che succede?- chiese iniziando a constatare lo stato di salute del giovane, con l’ausilio della magia.
- Io… sigh!! Non lo so… Stavo… Stavo…- il pianto non le permise di continuare, accasciandosi nuovamente a terra.
Per quanto Ayumi fosse infastidita dalla presenza dell’amante del maestro, capì che la donna era troppo sconvolta e che quello non era il momento per lasciarsi affogare nella gelosia… Si avvicinò all’elfa, che in realtà vedeva con un aspetto ben diverso dall’Arya che conoscevano Chester, Maya, Masumi, Hijiri, Rei e la regina. Davanti ai suoi occhi, si presentava Saya, una donna dai capelli castano chiaro, con occhi a mandorla di un azzurro molto intenso ed una corporatura forte ma perfetta allo stesso tempo.
- Vieni… Siediti qui…- l’aiutò ad alzarsi ed a farla sedere sopra l’ampio letto, prese una mano e piano iniziò ad invocare un leggero canto, che le permise di rasserenare l’animo turbato della donna. Era una magia che le aveva insegnato Chester, molto utile nei momenti in cui un compagno si ritrovasse in preda al panico o agli spasmi della guerra – Va meglio? Riesci a parlare?- chiese con premura.
- Si… Adesso va un po’ meglio…- lo sguardo perso nel vuoto, non si spostava un attimo dal corpo inerme vicino a loro.
- Allora?- chiese Chester, continuando l’operazione di verifica dei danni – Raccontami cos’è successo…- Arya respirò profondamente e raccontò di esser arrivata dentro la stanza trovandolo già in quello stato. Il racconto era spesso rotto da qualche singhiozzo, ma in linea sommaria, Chester capì quanto ci teneva al giovane cavaliere, così, mise ancora più impegno a capire la gravità dello stato di salute dell’elfo.
Era molto strano… La ferita al cranio era piuttosto superficiale, dovuta sicuramente ad una botta contro lo spigolo di qualche elemento presente nella stanza, il vero problema era dentro… Era come se avesse esaurito tutta la sua energia, non permettendogli nemmeno di aprire gli occhi, o di far battere ad un ritmo più regolare il cuore.
- Ayumi… Chiama immediatamente il cavalier Masumi e fallo venire qui, mentre alla Principessa, incaricala di avvertire il cavalier Hijiri che Arya ha trovato Eragon svenuto ed in una pozza di sangue… Racconta lo stesso a Masumi, ma aggiungi che le condizioni del ragazzo sono piuttosto gravi…- Ayumi lo guardò interrogativa.
- Eragon? Ma lui è Shioji… Chi sarebbe questo Eragon?- Chester lasciò un attimo il corpo e si avvicinò all’allieva, afferrandola per le spalle e guardandola serio.
- Ayumi, ascolta… Non c’è tempo per spiegarti. Tu fai come ti ho detto, ti prometto che saprai ogni cosa a tempo debito… Va… C’è in gioco la vita dell’ultimo cavaliere di Drago rimasto a questo mondo…- Ayumi sbarrò gli occhi… L’ultimo cavaliere di drago… Ma allora era… E la donna… L’aveva chiamata Arya… Allora era Quell’Arya ed Eragon era Quell’Eragon… Senza aggiungere altro, si voltò, perdendosi nel labirinto delle file dei corridoi.
- Chester…- si sentì chiamare in un sussurro – lui… lui… E’ in fin di vita?- si voltò, trovandosi faccia a faccia con la donna che aveva giaciuto con lui infinite volte nell’ultimo periodo. Non l’aveva mai vista così… Solitamente era una donna energica e piena di grinta, non piangeva, non perdeva il controllo, badava solo a combattere e cercare di trovare una luce in mezzo a quel mare nero. Adesso, invece, la vedeva così frustrata ed addolorata… Tornò al corpo del giovane, alzando le mani e poggiandole sopra al suo petto, cercando inutilmente, di donargli un po’ della sua energia, ma niente… Ogni incantesimo, sembrava non avere effetto.
- Chester?- lo richiamò lei. Come poteva dirle che non sapeva cosa fare?
- Arya… Troveremo una soluzione, non lo lascerò morire… Adesso vedrai che sicuramente Masumi ed Hijiri mi daranno una mano…-
- Sei… Sei sicuro? Oh Chester!!!- i singhiozzi aumentarono d’intensità, costringendolo ad abbandonare Eragon per qualche istante e cercare di calmare la principessa.
- Arya… E’ inutile piangere, così non lo aiuti…-
- Chester, tu non capisci… Io lo amo!! E non ho intensione di perderlo così, senza un motivo e senza poterlo aiutare…- Chester provò una lieve fitta allo stomaco, si era innamorata… Era felice per lei, almeno uno dei due aveva scoperto quel lato ignoto della propria anima – il pensiero che lui non sa quello che provo, mi sta facendo impazzire!!! Non voglio che muoia adesso, non voglio che anche lui mi lasci sola!! E’ colpa mia!! L’ho respinto tempo fa, troppo cieca per vedere la persona stupenda racchiusa dentro lui… E poi… La relazione con te… Sono sicura che ha sofferto tantissimo ed è tutta colpa mia!!!- Chester l’abbracciò, accarezzandole i lunghi capelli neri. Non c’era passione, ma solo una sorta di consolazione e di ricerca di energie, per affrontare quella strana situazione.
- Mi spiace… Non volevo che arrivassi a pentirti per quello che abbiamo fatto… Lo sai che non esiste un NOI, siamo solo due persone che si leccavano le ferite del proprio cuore, credendo che fosse la soluzione migliore per accantonare i propri problemi, ma non è così… La vita può cambiare in un secondo ed in quell’istante, tutto il lavoro fatto negli anni, svanisce come fumo ed i problemi, tornano prepotenti ad affollare la nostra mente…- rimasero ad abbracciarsi per qualche secondo, poi lui tornò ad occuparsi del giovane. Arya si rasserenò leggermente, piangere non era utile in quel momento… Le tornarono in mente le parole di Chester e l’immagine di lui mano nella mano con la principessa del regno.
- E’ lei che ha risvegliato il VERO Chester?- si voltò sorridendo, le donne erano più furbe di quanto pensasse.
- Cosa te lo fa credere?-
- Il fatto che hai rivelato la nostra identità… Se non ti fidavi, non l’avresti fatto… E poi non sei venuto a cercarmi, da quando alleni quella ragazza…-
- Diciamo che non mi è indifferente… Non so come dirlo… E’ diverso dalle altre volte; non provo l’istinto di farla mia lampo e stampo, voglio proteggerla ed essere cullato dalle sue braccia e dal suo profumo…-
- Credo che la nostra relazione debba concludersi in questo istante, Chester… Anzi, ripensandoci non è mai iniziata. In ogni caso, io voglio stare al fianco di Eragon e se superiamo questo, giuro che non lo lascio più…- Chester aveva aperto bocca, ma un rumore di passi l’invitò a tacere.
Qualche istante dopo, la stanza venne accolta da Ayumi, Maya, Masumi, Rei ed hijiri.
- Non c’è stato bisogno di chiamarli uno ad uno…- spiegò Ayumi – fortunatamente erano tutti insieme quando li ho trovati…- il petto della ragazza, si alzava ed abbassava con un andamento irregolare, dovuto al fiatone accumulato per la corsa.
- Ti ringrazio, Ayumi… Voi donne, occupatevi di Arya, Masumi ed Hijiri mi aiuteranno con Eragon…-
I due elfi si affrettarono ad eseguire dei controlli sul ragazzo, così Chester potè alzarsi e prendere Ayumi in disparte – ragazzi, ci allontaniamo un attimo, devo delle spiegazioni alla mia allieva se siete d’accordo…- Masumi ed Hijiri si guardarono per un istante, chinando poi il capo in segno di assenso – allora grazie…- concluse prendendo Ayumi per mano e conducendola nel bagno della stanza di Eragon. Chiuse la porta alle sue spalle e fissò intensamente l’allieva. Ancora una volta, trovò i suoi occhi due incredibili pozzi di luce…
- Chester, che succede? – chiese allora, afferrando un lembo della maglia del maestro, attirandolo maggiormente verso di se… Così, Chester raccontò ogni cosa alla ragazza, partendo dal fatto che Arya fosse la principessa del Regno dei Girasoli ed Eragon il Cavaliere di Drago del regno, che corrispondente anche all’ultimo presente tra le loro terre.
Alla fine del racconto, Ayumi rimase per parecchi istanti con la bocca aperta, non credeva che due persone fossero capaci di resistere per tutto quel tempo… Provò una grande ammirazione per entrambi.
- E adesso cosa succede?- chiese la giovane – come mai l’abbiamo trovati in quello stato?-
- E’ questo che non capisco… C’è qualcosa che mi sfugge in tutta questa storia…-
- Capito…- Rimasero a fissarsi per un po’, poi notò le guance della ragazza farsi più rosee, mentre afferrava una ciocca bionda e l’attorcigliava tra le dita. Aveva già assistito ad una scena molto simile – Senti… Posso chiederti una cosa? Però non sei obbligato a rispondermi…-
- Dimmi pure…-
- Ecco…- prese un’altra ciocca e ripetè l’operazione anche con essa – adesso che be… Lei ha fatto capire di tenerci al suo cavaliere… Ecco, mi chiedevo se… Be… continuerete a frequentarvi?- Chester, si avvicinò, incatenandola tra il muro e il proprio petto.
- E a te che te ne importa?- Ayumi si fece viola, provò a scostare il corpo di lui, ma il tentativo fallì miseramente, data anche la poca determinazione con cui aveva compiuto il gesto.
- A me non importa niente, solo che…-
- Che?- la stuzzicò avvicinandosi al suo volto.
- Che… Non mi va che Eragon possa soffrire per la sua principessa… Tu sei un libertino e mi da fastidio vederti volare da un fiore all’altro come fossi un’ape!!- si tappò la bocca con le mani, giusto un secondo dopo… Aveva parlato in prima persona…
- Sai una cosa? Sei davvero unica…- si chinò leggermente su di lei, afferrandole il mento con una mano ed avvicinandola a se. Ayumi chiuse gli occhi, ma lui si ritrasse indietro, lasciandola li ad aspettare un bacio che non ci fu. Ayumi aprì gli occhi sconsolata, lo vide accingersi ad aprire la porta, ma lo bloccò con una mano, facendolo voltare. Si alzò in punta di piedi, afferrando con forza i lati del suo volto e lo baciò. Chester rimase fermo un attimo, questa non se l’aspettava… Poi, chiuse gli occhi anche lui e cingendole la vita con le braccia, approfondì il bacio, facendolo durare però solo qualche secondo. Si staccarono ansimanti e si scambiarono un’occhiata d’intesa.
- Questo non significa niente…- ci tenne a precisare Ayumi – consideralo un ringraziamento speciale per avermi rivelato parecchi segreti…- Chester rise, gli piaceva davvero quella ragazza…
- Ma certo che si… Adesso però torniamo di la…-
Appena varcarono la porta, notarono lo sguardo afflitto dei presenti, rendere ancora più buia e cupa la strana atmosfera che aleggiava tra le mura.
- Che succede?- chiese Chester, notando lo sguardo di Arya molto più spento di quando si erano parlati.
- La situazione è critica… Ma tu non puoi sapere… Siediti, Chester e anche tu, Ayumi…- disse Masumi indicando loro un comodo divanetto, ubbidirono, intrecciando le mani l’uno dell’altro – Ecco, Chester… Devi scusarci, ma ci sono delle cose di cui sei stato tenuto all’oscuro, per volere di Eragon… Delle cose che ci è stato impedito di rivelare anche ad Arya, ma adesso, è ora che i segreti vengano svelati, soprattutto quando in ballo c’è il filo della Vita…- Chester fissò l’elfo davanti a se, stringendo maggiormente la mano di Ayumi – Eragon è legato ad Arya da una scelta che le sta costando la vita, data la natura del prezzo da pagare, in buona sostanza, la sua vita per quella di Arya…-
Chester ed Ayumi si fissarono sconvolti. Quel racconto si preannunciava lungo e pieno di dettagli alquanto sgradevoli…

Continua…

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Capitolo 26
*** Capitolo 28 ***


Ehilà!! Buon 2012!!! Spero che il nuovo anno sia iniziato con il piede giusto! Io lo spero tanto per il nostro paese...
Comunque, passiamo ad argomenti più leggeri... Vi lascio con questo capitolo, nella speranza che non sia troppo confusionario...

Buona lettura, kisss!!!!!!


Capitolo 28

- Ma non è possibile!!!- disse Chester stringendo forte i pugni – come può un Elfo potente come lui, aver esaurito quasi interamente la propria forza vitale? Anche se questo “trapianto” porta via parecchia energia, non dovrebbe mancarne così tanta da ridurlo in questo stato e comunque, da come mi avete detto, se lui muore morirà anche Arya!! Cosa vuol dire, quindi, la sua vita in cambio di quella di lei?- Masumi prese a camminare, spiegare lo stato dei fatti si stava rivelando parecchio complicato, specie per quegli imprevisti di cui non aveva tenuto conto.
- Il problema, non è esclusivamente l’energia che dona costantemente ad Arya, ma venendo a perdere parte di essa, il suo legame spirituale con Saphira si sta alterando. Mi spiego: Cavaliere e Drago, hanno già di per se dei continui scambi di energia vitale, uno scambio che permette loro una continua creazione di energia da immagazzinare, su cui far fonte in caso di pericolo. Questa energia, viene creata solo se vi è la stessa affluenza di energia da entrambe le parti. La mia mancanza , sta nel non aver tenuto conto, che Eragon doveva mantenere costante la sua energia, per permettergli di avere un equilibrio con l’energia proveniente dalla sua draghessa… Venendo a mancare questo equilibrio, Eragon sta per essere schiacciato dalla forte energia proveniente dalla draghessa, che ha una potenza maggiore di quella rimasta in se. Possiamo dire che all’interno del suo corpo, è in corso una sorta di catena: l’energia personale, viene divisa con Arya, quindi possiamo dire che giornalmente viene come “dimezzata”; a sua volta, la metà rimanente, deve mantenere equilibrato il rapporto con l’energia che divide con Saphira… E’ come un gioco di forze, dove devono mantenersi allo stesso livello. Ma la sua energia è dimezzata, quindi la metà che rimane nel proprio corpo, viene schiacciata, non consentendo di avere un controllo su di se e facendolo crollare dallo sforzo di mantenere un equilibrio, impossibilitato ad esistere… Questo vuol dire “la sua vita per quella di Arya”, non che lui perda la vita, ma verrà costretto ad uno stato vegetativo fino alla fine dei suoi giorni, dato che la sua ninfa si esaurisce in questa specie di “lotta di forze” con la draghessa…- Chester ed Ayumi rimasero in silenzio, poi fu quest’ultima a prendere la parola.
- Io… So che magari non è il momento, ma vorrei chiedervi se mi è possibile osservarlo con i suoi tratti originali…- Masumi guardò Maya, che acconsentì con il capo. Allora alzò una mano, evocando un leggero venticello che andò a posarsi sul volto di Ayumi, accarezzandola dolcemente. Chiuse gli occhi, non lasciando mai la mano del maestro.
- Adesso l’invisibile, è diventato visibile ai tuoi occhi…- disse Masumi una volta terminata l’operazione. Ayumi aprì gli occhi, trovandosi a fissare il corpo magro di Eragon. Provò una fitta allo stomaco, il viso era parecchio smagrito e gli occhi, anche se chiusi, profondamente scavati ai suoi lati. I capelli ricadevano incolti lungo il cuscino, le mani erano lasciate molle ai lati dei fianchi, affacciandosi dalle morbide coperte… Il suo sguardo si spostò poi su Arya. Era una donna molto bella, dagli occhi a mandorla ed i capelli lunghi e setosi. Ma il suo fisico, contrastava con la gravità e la sofferenza dipinta sul suo volto.
- Non c’è un modo per poter rompere questa sorta di catena?- chiese rivolta ai presenti.
- Abbiamo cercato di trovare una soluzione immediata, ma oltre a ripristinare l’energia donata ad Arya, non troviamo altre soluzioni…- tornò a regnare il silenzio, rotto solo dai continui singhiozzi di Arya.
- E’ colpa mia…- disse ad un tratto – se soltanto non si fosse sacrificato per me, a quest’ora lui… Lui…- i singhiozzi si fecero più forti, ma furono gli stessi a far vagare la mente di Ayumi, verso dei versi letti in una delle lezioni della maestra Mizuki, in relazione appunto, di questi sacrifici tra elfi, sulle possibili conseguenze e sulle soluzioni delle stesse. Strinse ancora di più la mano di Chester, tanto da farlo voltare.
- Che hai?- le chiese con un filo di voce. Ayumi alzò il viso, regalandogli un leggero sorriso, poi si rivolse verso gli altri.
- Per favore, potreste lasciarmi sola con Arya? Ho bisogno di parlarle in privato…-
- Perché? Non puoi farlo davanti a noi?- disse Chester, probabilmente colpito nell’orgoglio, dato che per la seconda volta, non veniva messo a conoscenza dei fatti.
- Chester ha ragione- si unì Hijiri – non ti è possibile parlare apertamente davanti a noi?- Ayumi scosse il capo.
- Vi prego, è una questione molto delicata. Vi posso dire che si tratta di un possibile rimedio al problema, studiato anni fa tra i libri della mia maestra, ma è una decisione che va presa con molta sicurezza e di cui deve essere messa a conoscenza solo lei, data la natura dell’operazione piuttosto “intima”…-
I presenti si guardarono con diffidenza, poi lo sguardo calò su Arya.
- La decisione è tua, se ti va noi possiamo lasciare questa stanza, altrimenti resteremo…- disse Maya stringendole le mani con affetto.
- Questa opzione, può veramente risolvere il problema?- chiese Arya con un filo di voce.
- Si, ma dipende soltanto da te…- Ayumi ed Arya si guardarono negli occhi e fu in quel momento che Arya decise.
- Uscite, per favore… Lasciateci sole…- I presenti ubbidirono, solo Chester rimase un attimo fermo ad osservare il volto serio di Ayumi. Doveva fidarsi, anzi, lui si fidava anche troppo di lei… Uscì, chiudendo la porta e facendo calare un silenzio imbarazzato all’interno della camera.
- Arya…- ruppe il silenzio Ayumi – quello che ti sto per dire, può crearti sgomento, può metterti in una situazione imbarazzante, ma… E’ l’unico metodo che conosco e se nessuno ne conosce uno, allora ho pensato che fosse giusto avvertirti di questa possibilità…-
- Di che si tratta?- tagliò corto l’elfa dai capelli neri. Ayumi strinse l’abito blu tra le dita.
- Ecco… Come ci ha spiegato Masumi, questa sorta di trapianti, avvengono con l’inserimento di un elemento che richiami la traccia di DNA. Esistono, inoltre, altri modi in cui due corpi entrano in contatto facendo fluire energie tra di essi…- si fermò osservando Arya che la guardava impaziente, poi continuò – ciò avviene, quando i due diventano uno, quando due corpi si allacciano… Insomma, avviene quando si compie l’atto d’Amore…- vide Arya diventare di mille colori.
- In… Intendi QUELL’atto d’amore?-
- Si, intendo quello… In quel momento, anche senza l’ausilio di capelli o altro, l’energie fluiscono e si fondono diventando una. E’ un metodo che giustamente non è stato consigliato ad Eragon, dato che comunque può essere un atto sgradito all’altra persona, ma che comunque, costituisce un punto di legame ancor maggiore, perché in quel modo, l’energia si trasmette costantemente da ENTRAMBI i corpi, non più da uno solo…-
- Quindi qual è la tua idea?-
- Ecco… Io… Non so se funziona, in realtà è solo un mio pensiero, però… Cosa succede se una volta arrivata da te, l’energia tornasse ad Eragon? Mi spiego… Se l’energia arriva al tuo corpo tramite la traccia di DNA presenti tra i capelli di Eragon, la traccia di DNA che tu lascerai in lui dopo l’atto del sesso, permette che l’energia che arriva a lui, sia di pari intensità, solo che mischiata con la tua…-
- Non è possibile fare un trapianto via capelli come lui?-
- No, non ti è possibile perché annulleresti l’effetto del suo sacrificio. In quel caso, richiama esclusivamente la TUA energia, rischiando di farti collassare un’altra volta, mentre con questo sistema, il corpo di Eragon prende l’energia accumulata nel tuo corpo e quella donata da lui, che ti permette di creare le tue scorte vitali… Non so se mi sono spiegata…-
- Si… Ho capito… In questo modo, lui sarebbe salvo ed i nostri corpi… Entrerebbero in contatto per non lasciarsi mai più… Solo, non mi è chiara una cosa… Una volta che la mia traccia, si fonde con la sua diventando una, si risolve in maniera definitiva o la traccia viene “lavata” via e l’atto ripetuto diverse volte?!?-
- A questo non so darti una risposta… In realtà ho dei ricordi piuttosto vaghi, ma credo che entrambi capirete quando la traccia va via, perché le vostre energie, specie quelle di lui, verranno meno, provocando un forte indebolimento del corpo…-
- Va bene, se non c’è soluzione direi che non dobbiamo aggiungere altro…- Arya si alzò, per poi sedersi accanto ad Eragon, accarezzargli i filamenti dorati – Ti riporterò indietro, è una promessa…- si avvicinò alla sua fronte, posandovi un piccolo bacio – come faccio a rianimarlo?- chiese rivolta ad Ayumi – non posso fare tutto da sola…-
- Non so… Credo che dovresti donargli parte della tua energia, attraverso un contatto anche minimo…-
- Un contatto anche minimo? Sei troppo ermetica, mia giovane principessa… Va bene, vuol dire che farò vari tentativi…- si voltò ad osservare Ayumi, sorridendole con affetto – ti ringrazio, Ayumi, sei stata molto gentile… Adesso grava tutto sulle mie spalle, ma è ora che anche tu torni a cullare un cavaliere che ha bisogno di qualcosa di ben più grande che di una semplice “traccia”…- Ayumi s’imbarazzò, capendo a cosa si riferiva, poi si avvicinò alla donna, abbracciandola forte ed infondendole coraggio.
- In teoria dovremmo essere nemiche…- le sussurrò
- Non siamo nemiche, tra me e Chester non c’è mai stato nulla e se ho imparato a conoscerlo almeno un po’, ho capito che quella fatta per lui, non sono io, ma un’elfa dai lunghi capelli biondi, dall’aria un po’ gelida a prima vista, ma dotata di un cuore caldo come il sole… - risero insieme, poi Ayumi si staccò.
- Adesso vado… Spero solo che il tuo desiderio si possa realizzare…- e così, sparì anche lei dietro la grande porta scura.
Una volta sola, Arya si lasciò andare nuovamente alle lacrime. Come poteva violare il corpo della persona che aveva rifiutato? Magari il suo intervento era sgradito… Ma non avrebbe resistito al pensiero di vederlo ogni giorno sempre più sofferente e sempre a causa sua, perché lui, non aveva esistato… L’aveva salvata non preoccupandosi di ciò che sarebbe accaduto a lui per primo…
Gli accarezzò i capelli con una mano, mentre l’altra scese a tastare la morbidezza di quelle labbra rese secche dalla poca acqua presente. Con naturalezza, scese verso quelle labbra, inumidendole con il proprio sapore. Rimase in quella posizione per parecchio tempo, stupendosi poco dopo, nel constatare che la bocca di lui si era schiusa, permettendole di approfondire il contatto. E in esso, ci mise tutto il suo amore, tutta la preoccupazione accumulata, la gratitudine per essere stata salvata e il senso di colpa per non averlo capito. Una mano di Eragon, cercò un contatto con il volto della donna, non intuendo chi fosse e cosa stesse succedendo al proprio corpo. Mugugnò tra la bocca di Arya, che lentamente si staccò, trovandosi davanti ad un Eragon ancora in stato di semi incoscienza, ma anche profondamente stupito.
- Chi, chi sei?- chiese non riuscendo a mettere a fuoco i contorni di quella figura.
“Molto bene…” si disse Arya. Forse, non sapendo che era lei, l’operazione si sarebbe svolta con meno problemi, non tanto perché ne andava della sua “vita”, ma perché non avrebbe sopportato vederlo furente e contrariato alla vista di lei che si accingeva a condividere con lui l’atto dell’Amore…
Affogò i pensieri in un bacio molto intenso. Strinse le ciocche bionde, mentre una mano s’insinuò sotto le lenzuola, scoprendo il suo corpo, coperto solo da pochi stracci inzuppati di sangue. Si staccò dalle labbra, saggiando le linee dolci del collo. Eragon emise un gemito, afferrando la chioma nera, unica chiazza che la sua vista riusciva ad intravedere.
- Cosa stai facendo?- chiese tra i sospiri, ma la donna non rispose, anzi, se possibile accelerò il ritmo, denudandolo completamente e lasciando cadere qualche lacrima alla vista di quel corpo un tempo così forte e muscoloso, ridotto adesso ad un misero strato di pelle debole. Lo strinse forte ed allora Eragon sentì le sue lacrime, unito ad un profumo inconfondibile…
I sensi si svegliarono pian piano, mentre adesso, vedeva perfettamente il taglio a mandorla di due occhi profondissimi… Non poteva essere…
Non ebbe il tempo di dire niente, che sentì la sua maschilità invadere uno spazio immensamente caldo…
- A…. Arya…- sussurrò gemendo.
- Eragon… Non aver paura, fatti solo amare… sigh!! Fatti amare…- disse tra i singhiozzi. Eragon non ebbe la forza di rispondere né alle sue parole, né ai suoi gesti. Con rabbia, constatò che il fisico non rispondeva alle sue volontà. Ma ad ogni spinta, il calore nel petto andava aumentando. Piano si ritrovò ad andare incontro alla donna, per poi ribaltare le posizioni e prendere lui il comando. Gemevano incontrollati, cullati dal ritmo dei cuori e dalle linee delle proprie energie che diventavano una. Erano lo Yin e lo Yang, destinati ad unirsi ad un unico IO. Quando entrambi si macchiarono del proprio seme, si lasciarono cadere tra le candide lenzuola.
- Perché?- chiese Eragon guardandola sconvolto. Arya si accoccolò sul suo petto, tracciando le linee immaginarie disegnate in esso.
- Perché ho capito di amarti più della mia stessa vita, perché non voglio più stare lontana da te e soprattutto, sigh!!- riprese a singhiozzare e le lacrime caddero come gocce, che andavano a posarsi ai lati del volto – Perché… Perché… Sigh… Non farlo mai più!!!- disse stringendolo con possesso.
- Non fare cosa?
- Ti ho trovato in una pozza di sangue, ma fortunatamente il sangue era dovuto solo ad una ferita superficiale, rimarginata con qualche magia… Ma la tua energia… Tu… Tu avresti fatto questo per me? Ti saresti ridotto ad un vegetale pur di salvarmi? Perché, Eragon? Io non mi merito il tuo rispetto, io, io…- le sue parole morirono tra le labbra di Eragon, che finalmente potè sentire in maniera distinta, il sapore delle sue labbra, unito a quello amarostico delle lacrime.
- Non piangere per me… E’ così, sarei morto per te… Non so cosa tu sappia e non m’importa sapere Chi te l’ha detto, sappi solo che ti amo più di ogni altra cosa e se fosse necessario morirei per te… Saphira mi aveva avvertito dei pericoli cui stavo andando incontro, ma tu e lei siete le uniche cose per cui vivo e non voglio perdere nessuna delle due…-
- E a noi non pensi? Come ci saremmo sentite noi senza te?- Eragon rise amaramente a quell’affermazione.
- Arya, tu vivresti ugualmente, magari circondata da cavalieri forti ed attraenti come Chester… Io, a confronto, non sono altro che un cavaliere esile e forse troppo immaturo ed inesperto per certe cose…-
- Basta, basta… Ti prego, non voglio che pensi questo…- Arya gli accarezzò il viso, avvicinandolo maggiormente a se – Eragon, voglio che tu sappia, che io ti amo e che non m’importa di Chester o di chiunque altro… Adesso siamo legati da un ulteriore filo del destino, io e te facciamo fluire tra i nostri corpi le reciproche energie, creando il miracolo dell’unione… Mi basta sapere che ti ho dentro di me e che io sono dentro di te, per essere veramente felice… Quindi ti prego, Eragon… Lasciati amare e cullare, soltanto dal mio cuore e dalla mia anima…- Eragon non resistette oltre, l’attirò a se, facendola nuovamente sua…
E fu così, che Eragon scoprì quanta vitalità portasse non solo l’unione delle energie, ma soprattutto l’intreccio di due anime a lungo cercatesi e finalmente ritrovate…

Continua…

Se siete arrivati alla fine senza mal di testa, COMPLIMENTI!!!!
In caso contrario non so... Il risarcimento danni come lo faccio? Bo... Comunque spero di non avervi complicato la vita, in realtà tremo perchè queste cose non erano previste e sono uscite fuori per colpi di pazzia XD. Ancora perdono, mi tiro la guancia da sola... 

Alla prossima ragazzuole e grazie a tutte!!!!

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Capitolo 27
*** Capitolo 29 ***


Hola!!! Buonagiorno!!!
Spero che il cap vi piaccia e poi, a fine cap, va be, ve lo dico a fine capitolo!!! XDXDXD (non prendetemi ancora di più per matta)...

Buona lettura va...


Capitolo 29

Il vento soffiava leggero ed increspava due chiome folte, una bionda come il grano, l’altra nera come l’oscurità della notte, intenti a cavalcare una splendida creatura dalle squame blu.
Si tenevano stretti, Arya ed Eragon, perché da quando si erano ritrovati, la paura di perdersi nuovamente era talmente grande, da costringerli a vivere in simbiosi l’uno dell’altra. La draghessa Saphira, era rimasta piacevolmente colpita dalla piega che il destino aveva riservato al suo piccolino… Decisamente non avrebbe sopportato vederlo andar via senza che lei potesse aiutarlo…
“Arya…” iniziò attraverso il contatto delle menti “ sai che se non lo avessi salvato, potevi anche esiliare, ma ti avrei ritrovata e ridotta a fettine?! Perché NESSUNO può portarmi via il mio piccolino… Eragon è il mio tesoro più prezioso ed anche se quella era la sua scelta, io non ero per niente d’accordo…”
“Ma Saphira!!! Io pensavo di starti simpatica… E comunque parti delle responsabilità erano tue… In fondo, era per la questione del dividere l’energia vitale con te, che Eragon stava per rimanere paralizzato.”
Saphira sbruffò, facendo evaporare parecchio fumo nero dalle ampie narici.
“Cara la mia Principessa, non l’è dato rivolgersi alla creatura più bella e più forte del reame a quel tono… Abbassi pure la cresta, perché la mia ira è incontrovertibile e soprattutto molto dolorosa…”
Eragon se la rideva di gusto, amava quella specie di teatrino che le sue donne instauravano ogni volta che andavano a trovare la draghessa. In realtà si volevano un gran bene e lo stuzzicarsi a vicenda, era un modo per sdrammatizzare su ciò che sarebbe potuto accadere…
Le forze gli erano tornate pian piano, giorno dopo giorno, tanto da farlo riprendere a combattere ed allenarsi sia con Arya che con Saphira. Erano inseparabili loro tre, adesso, non potevano più vivere senza la presenza di uno di loro. Erano sempre più numerose le volte in cui Eragon ed Arya, s’intrattenevano per la notte tra le alte vette dei monti, in cui si rifugiava la loro amica draghessa.
“E dimmi Eragon…” riprese Saphira “ questo “trapianto” funziona bene? Hai avuto dei cali di forze negli ultimi giorni?” Eragon rise, quella domanda la ripeteva ogni volta che s’incontravano, aveva paura che quello che era accaduto potesse ripetersi, ma per adesso, questa possibilità era più che remota.
“No, Saphira… Come ti ho detto le volte precedenti, il metodo trovato da Ayumi funziona perfettamente, inoltre abbiamo scoperto che il nostro legame così “Speciale”, permette alla traccia una durata ben maggiore del normale…”
Eragon ricordava con quanta insistenza Arya avesse cercato tra i grossi manuali del regno delle rose, in cerca di informazioni più attendibili dei ricordi vaghi di Ayumi. E fu grazie ad Ayumi stessa, che ritrovò il libro. La ragazza aveva cercato con molta pazienza l’ampio libro dalla copertina rossa e quando l’ebbe trovato, si precipitò da Arya, divenuta ormai un’alleata su cui poter fare affidamento. Lessero attentamente le parole scritte con quel carattere stretto. Il libro faceva cenno alle cose spiegate da Ayumi, dando qualche notizia in più sulla durata; si diceva che l’atto compiuto senza il sostegno dei SENTIMENTI, riusciva ad avere una durata di qualche giorno, massimo 10-15 giorni; se invece, l’atto era accompagnato dall’unione non solo dei corpi, ma soprattutto delle anime, la durata aumentava a seconda dell’intensità dei sentimenti da 1 mese fino a 100 anni. Naturalmente con il rinnovamento dell’atto, anche la traccia veniva fortificata e con esso, le anime intrecciate in modo sempre più forte.
“Spero tanto che tutto andrà bene, piccolo mio…” disse Saphira, interrompendo i pensieri di entrambi “vi voglio bene, siete i miei cuccioli ed io la vostra mamma che vuole vedervi sereni come ora, tra le mie ali ad ammirare una terra che intravede uno spiraglio di luce tra la rete delle montagne…”
Arya strinse la vita di Eragon, la rinascita era iniziata, per loro, per la draghessa, per il regno delle rose… E chissà se c’era spazio anche per il suo amato Regno dei Girasoli…

Incredibile come l’avvento di una donna, possa mutare l’esistenza di una persona ritenuta morta dal suo stesso IO.
Era così che Chester si sentiva giorno dopo giorno: un uomo nuovo. Era come se per tutta la vita, avesse vissuto nel buio della notte, in attesa di un’alba che forse non sarebbe mai arrivata. Morto all’alba… Credeva che quello fosse il suo solo modo di vivere, invece si era sbagliato…
Osservava in un angolo della sala la sua allieva provare le battute della Dea Scarlatta, accompagnata dal principe Yuu Sakurakoji, che in vista dell’avvicinarsi della festa della primavera, aveva deciso d’iniziare a provare con le due protagoniste.
Ayumi non era solo bella, ma soprattutto dolce e forte e saggia… Non aveva mai conosciuto un’elfa come lei ed anche solo a nominandone il nome, il cuore sospirava… Chester aveva deciso, una volta tanto, di prendersi i suoi tempi, non aveva intensione di compiere gli stessi passi che aveva compiuto con le altre; voleva conoscerla, farsi conoscere ed iniziare a conoscersi lui per primo. Così, per iniziare dal lato del “conoscersi”, decise, sotto suggerimento della ragazza, di approfondire il suo hobby per la musica ed i testi, ma non era così semplice… Da solo non riusciva a rendere al meglio l’intensità dei brani e fu con grande stupore che trovò degli alleati proprio negli ormai amici cavalieri Masumi ed Hijiri; insieme formarono una piccola band, dove anche grazie alla conoscenza di Masumi, di un tipo di musica del tutto sconosciuto per la tecnologia del regno, s’incamminarono tra le vie del metal rock. Chester amava sempre più potersi sfogare ed urlare al mondo intero, le ferite che il proprio cuore portava dentro. Trovarsi con degli amici, la sera a discutere di cose come gli arrangiamenti musicali, era molto più dolce che discutere di strategie di guerra o di difesa da attacchi nemici; le distrazioni e le passioni, sono quelle che ci permettono di ragionare a mente lucida una volta che si deve “fare sul serio”. Chester riscopriva il suo cuore ed il calore che lo trascinava tra le vie della vita, era la culla che gli permetteva d’illuminarsi alla vista della pallida luna o delle soffici nuvole. Se quello era un sogno, non voleva più risvegliarsi…
Non credeva fosse possibile far ricredere gli altri sulla propria identità, ma si stupì nel constatare quanto Maya, Masumi, Hijiri e Rei, avessero cambiato atteggiamento nei suoi confronti… Gran parte del lavoro l’aveva fatto l’essersi esposto nella questione “Eragon-Arya”, ma alla fine anche i suoi testi, le parole che aveva confessato, avevano lasciato scoperta una bella fetta del vero Chester. L’unica cosa che gli dispiaceva, era il senso di colpa che portava dentro per via di Eragon; quel ragazzo aveva rischiato parecchio per amore e lui aveva fatto della donna che amava l’ultimo cavaliere di drago, la propria concubina… Era sicuro che da allora il rapporto con il giovane si sarebbe incrinato definitivamente, ma ancora una volta, si ricredette…
Eragon era un ragazzo molto maturo, dotato di grande intelligenza che cercava di sfruttare al massimo. Dopo le spiegazioni di Arya, non ci volle molto per capire il perché di quelle azioni da parte dell’elfo. Da quello che aveva appreso negli ultimi tempi, sapeva che non avrebbe mai fatto il primo passo, così, un giorno, si presentò al suo cospetto con la spada in pugno e con la voglia di ritornare ad essere un cavaliere forte e saggio, ma dotato di un pizzico di sangue freddo, di cui ancora era carente.
Rise Chester ripensando alla testardaggine con cui Eragon l’aveva invitato a riprendere gli allenamenti, ma ne fu felice. Si, Chester adesso assaporava un briciolo di felicità e tutto per merito suo…
Si toccò le labbra osservando Ayumi danzare leggiadra mentre una musica leggera, l’accompagnava nei movimenti. Le loro labbra si erano sfiorate parecchie volte ed il suo sapore, macchiava deliziosamente le colline del basso volto. Quanto gli piaceva stare con lei, quante cose le aveva rivelato… Quanto, quanto…
Ah, come più mutare un cuore, appena la freccia di cupido spacca le sue mura in modo brutale, facendo sgorgare un liquido rosso, ma non era sangue… Era solo la scia dei sentimenti che non ne voleva più sapere di rimanere rinchiusa…
E ancora una volta, si ritrovò ad osservare quel corpo minuto, diventare estremamente passionale tra le movenze di una Dea che in apparenza non le apparteneva, ma che per lo spirito e l’animo, rispecchiava il suo vero IO.
Le battute d’amore, erano quelle che meno digeriva in tutto lo spettacolo… Quando a provare con la donna c’erano i fidati cavalieri, il suo animo rimaneva tranquillo in un angolo, sotto la finta mansione di guardiano (in effetti lui “osservava” tutto con MOLTA attenzione), ma quando ad essi si era sostituito il bel Re del regno dei Crisantemi… Il suo animo s’infuocò dell’ira della gelosia. Strinse il pugno tra l’impugnatura della spada, mettendoci in essa tutta la forza che avrebbe voluto usare per scagliarlo lontano da lei. Lo vide alzare una mano pallida e sfiorare una guancia di lei. Ayumi ripetè il gesto, aggiungendo una sua mano a quella dell’altro e guidandola nell’esplorazione delle proprie fattezze. Serrò la mascella, diventando una statua di marmo.
- Chester, che ti prende?- chiese Masumi avvicinandosi all’amico, che di risposta si voltò con uno scatto, facendolo sussultare per quanto i suoi occhi erano accesi da un fuoco ardente.
- Che mi prende? C’è che quello allunga un po’ troppo le mani per i miei gusti…- Masumi seguì lo sguardo del cavaliere, trovandosi ad osservare la scena culminante dell’intero spettacolo. Adesso capiva… Chester era geloso, provava fastidio a veder toccare da un altro il corpo della donna che amava; da un lato lo capiva, provava le stesse emozioni quando al posto di Ayumi c’era Maya, ma non poteva far percepire questo disagio alla ragazza, era come contrastare la sua passione…
Si voltò ad osservare Chester, notando che il sudore colava prepotente dalle linee della fronte, scendendo sempre più giù, macchiando alcuni tratti della candida divisa.
- rilassati, non far percepire agli altri il tuo disagio… Ti ricordo che sei il suo maestro, niente di più…- Chester inghiottì il vuoto, lo sapeva anche lui che era SOLO il suo maestro, ma come si fa a controllare un cuore innamorato? Certo non poteva parlare proprio colui che aveva instaurato una relazione clandestina con la principessa, ma era proprio quello che li aveva reso ancora più amici: il condividere la consapevolezza di essere nello sbagliato, ma comunque esserne felici…
Chester vide Ayumi terminare le prove e scendere dalla piccola scalinata che la riportava allo stesso piano delle persone che assistevano le prove; volle avvicinarsi, ma ancora una volta, vide l’aitante Re andarle incontro, affermando che c’erano dei punti in cui la sua interpretazione non riusciva a collimarsi con quella della ragazza.
- Adesso basta…- sussurrò Chester in maniera estremamente dura. Masumi si spaventò a vederlo così furioso, aveva lo stesso sguardo di quando un nemico si avventava contro di lui. Masumi si preparò al peggio… Lo vide sfilarsi per primo il mantello, poi afferrò i lembi della maglia bianca e la passò per il capo, lasciandola cadere accanto al mantello – Masumi preparati… Ho deciso che proviamo in questo istante…-
- Come proviamo? Adesso?- Il gruppo composto dai tre cavalieri, aveva deciso di esibirsi al pubblico proprio la sera della rappresentazione della Dea, come buon auspicio non solo per le due candidate, ma anche per il regno e per la fratellanza con quelli alleati. Masumi vide chester congiungere le mani sopra le labbra, sussurrando piccole parole in elfico e facendo apparire una lunga linea blu, che compose tutta una serie di vortici sopra al palco. Dal nulla spuntarono gli strumenti musicali, tipici della loro musica e di quella del pianeta terra.
- si, adesso…- rispose in ritardo, mentre con il suo solito fare lento e morbido, salì le piccole scale avvicinandosi al microfono. Masumi ed Hijiri si fissarono sconvolti, ma poi decisero che quella era una buona occasione per mettere a frutto il mese di prove.
- Quale facciamo?- chiese Hijiri una volta afferrate le bacchette della batteria.
- Given up*…- rispose Chester semplicemente. Aprì il microfono, annunciando la propria presenza e quella degli altri e dando il via a quel suono decisamente accattivante.
Ayumi si voltò, non ascoltando più le parole del giovane re e rimase incantata… Il corpo di Chester era abbagliato da alcuni raggi di sole che filtravano dalla finestra, mentre il sudore birichino, creava dei percorsi tutti suoi sulla scia del petto. La sua voce risuonò calda all’interno del suo cuore, ma anche frustrata e piena di dolore per quelle parole, che aveva imparato a conoscere nel corso del mese di prova con gli altri cavalieri.
“ Di nuovo sveglio nel sudore
Un altro giorno è andato sprecato
Nella mia disgrazia…”

Ayumi sapeva che quella canzone raccontava del Chester che ERA, quello pieno di dolore, così solo e pieno di dubbi sulla propria esistenza.
“…Ancora bloccato nella mia testa
Sembra che non lascerò mai questo posto
Non c'è uscita
Sono il mio peggior nemico…”

Ed era vero, perché il suo nemico numero uno, era stato se stesso, le sue paure, il voler risolvere tutto da solo, senza l’aiuto di nessuno… Ayumi l’osservò estasiata dalla passione che trasmetteva; ad ogni urlo corrispondeva un urlo contro se stesso, erano come tanti aghi, che dolorosamente tentava di buttar via dal proprio corpo ed Ayumi provò l’istinto irrefrenabile di salire quei gradini e baciarlo con forza, semplicemente per alleviare tutto quel dolore…
“…Respiro veloce
Cercando aiuto, in qualche modo, da qualche parte
Ed a nessuno importa…”

Non è vero, avrebbe voluto gridargli, a lei importava di lui, lei voleva essere colei che l’avrebbe salvato, lei voleva esserci, voleva addolcirlo ed ammorbidire il suo cuore indurito dal freddo della guerra e della solitudine.
“…Dio!
Tirami fuori dalla mia tristezza!
Tirami fuori dalla mia tristezza!...”

E gridando quelle parole, lo vide fissarla intensamente, non aveva mai visto quello sguardo in lui, in realtà non l’aveva mai visto in quel modo… Saltava da una parte all’altra del palchetto come fosse un simpatico grillo e la passione e la forza che ci metteva nelle parole, arrivavano dritte non solo a lei, ma a tutti i presenti.
“…Mi sono arreso, sono stanco di sentire
Non c'è nulla che tu possa dire?
Portati via tutto questo, sto soffocando
Dimmi cosa c'è che non va in me”

Quando la canzone terminò, il pubblico ignaro, si alzò in un boato… Lo spettacolo creato all’ultimo secondo, aveva entusiasmato tutti, persino il Re accanto a lei si ammutolì. Ayumi seguì Chester con lo sguardo, vedendolo sparire in una delle porte che conducevano al corridoio, si voltò prima di uscire, lanciandole uno sguardo carico di significato.
- Scusami…- disse al re, prima di affrettare il passo ed incamminarsi anche lei verso la direzione intrapresa dal maestro…

Continua… 

*Il testo in corsivo, è tratto dalla traduzione di GIVEN UP dei linkin park...

Poi, come vi dicevo sopra, ecco una mia piccola sorpresina, vi dedico con tanto amore questo video fatto da me su chester (ovviamente) sulle note appunto di "Given Up" (in realtà la canzone è frutto di un errore, ma visto che il testo mi piaceva, ho deciso di metterlo nella ff e dedicarvelo)... Buona visione!!! 

http://www.youtube.com/user/ChibiArya?feature=mhee#p/u/14/cW5DYI7fSu8

Grazie mille, un bacione e a domani!

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Capitolo 28
*** Capitolo 30 ***


Ciao!!Vi lascio alla lettura e spero che vi piaccia ^^


Capitolo 30

La veste di scena, strisciava veloce lungo il sentiero del freddo pavimento. Piccole gocce di sudore colavano tra i capelli per via della fatica della corsa, la bocca cercava d’inglobare più aria che poteva e le gambe iniziavano a diventare pesanti come macigni. Si voltò a destra, poi a sinistra, cercando di scorgere la figura di Chester al di là di qualche porta finestra. Si fermò per riprendere fiato, poggiando una mano contro l’alta colonna, mentre l’altra andò sul petto, come a cercare di trattenere i battiti irregolari del proprio cuore. Slacciò alcuni intrecci del corpetto, decidendo infine di toglierlo del tutto e rimanere con la fresca stoffa azzurra. Il fiato le tornò all’improvviso, così, lasciò cadere il pesante corpetto accanto alla colonna e riprese a correre, tenendo con entrambe le mani i lembi della stoffa leggera. Continuava a guardare prima a destra poi a sinistra, scorse una figura appoggiata al cornicione della balconata, ma proseguì dritto, per poi fermarsi e camminare a ritroso.
- Ciao…- le disse Chester osservandola attentamente. Ayumi rimase ferma nel corridoio. il sole dietro le spalle di lui, creava una strana ombra su tutta la sua figura. I contorni del corpo erano tracciati come da una striscia luminosa, ma gli occhi scuri, spiccavano in tutto quel buio per la loro infinita intensità. Si fissarono per un po’, separati dal confine dell’interno ed esterno, delineata dall’apertura ad arco a sesto acuto proprio in mezzo a loro. Ayumi si fece coraggio, passo dopo passo, si avvicinò a lui, affiancandolo nella staccionata in pietra. Osservò l’orizzonte, le nuvole e gli uccelli poggiarsi tra gli alberi del giardino. Temporeggiava per permettere al proprio cuore di tornare allo stato normale, per quanto la presenza di LUI glielo permettesse ovviamente… Sentì Chester voltarsi e prendere a farle compagnia nell’osservazione della vegetazione sotto di loro.
- Vedo che stai prendendo confidenza con il Re…- disse Chester, spezzando la linea del silenzio che si era creata -Certo, ancora lui ha profonde incertezze sulla “coesione” dei vostri ruoli…- Chester si voltò appena, osservando la sua reazione con la coda degli occhi. La vide stringere i pugni tra la staccionata, così decise di rincarare la dose – ovviamente si vede benissimo, quanto invece i vostri corpi si trovino a combaciare perfettamente…- Ayumi si voltò colpita da quelle parole.
- Che intendi dire?- Chester le sorrise, afferrò una mano di lei e la portò al proprio viso. Ayumi s’imbarazzò a quel gesto, ma non riuscì a controllarsi, così, si lasciò guidare dalla mano di lui, esplorando così ogni parte del volto inzuppato di sudore.
- E’ questo che intendo…- fermò la mano, portandola poi a sfiorare le calde labbra, guardandola con il solito sguardo ammaliante – come ti toccava, come ti guardava… Stai attenta, il bel Re ha la nomina di essere un “amante” delle donne…- lasciò la mano, appoggiandola sull’altra, intenta a stringere la balaustra per non cadere dall’emozione provata. Ayumi era estasiata da lui, ogni suo gesto, la faceva sentire in paradiso… Anche il solo essere osservata, la faceva sentire sicura e forte… Mai aveva provato emozioni simili per altri elfi. Sorrise di rimando, alzando stavolta volontariamente la propria mano, andando a sfiorare i lineamenti del petto scolpito. Fece un passo avanti, voltandosi del tutto e ritrovandosi a guardarlo con sguardo furbo.
- Maestro… Voi siete il classico elfo che “predica bene e razzola male”… Se non sbaglio avete voi stesso la nomina di “amante delle done… O mi sbaglio?- Chester le sorrise, lasciandola giocare ancora un po’ con le goccioline di sudore che scendevano nel petto – E poi…- alzò lo sguardo, incatenandolo a quello del maestro.
- E poi cosa?...- il cavaliere attirò il corpo di lei tra le braccia, una mano andò a spingere l’esile vita contro il suo petto, mentre l’altra s’intrecciò nei filamenti dorati, aiutandola ad alzare il capo per trovarsi vicino al suo. Ayumi socchiuse gli occhi, cullata dal calore del sole e dal soffio del suo fiato all’altezza delle labbra. Portò le mani dietro al collo del maestro, si alzò sulle punte dei piedi e finalmente toccò il cielo con un dito… Le bocche si sfiorarono, per aprirsi subito dopo e dar vita ad un intenso bacio. Una mano di Chester s’insinuò tra la stoffa azzurra che delineava la curvatura della schiena; Ayumi scese con le mani, continuando l’esplorazione del suo petto in maniera più audace. Si staccarono poco dopo in cerca di ossigeno.
- Ma quanto sudi?- osservò Ayumi constatando la quantità d’acqua accumulatasi tra le dita.
- Abbastanza… Almeno quando canto…- rispose riprendendo a baciarla con foga.
Era sempre così, appena i corpi si sfioravano, non riuscivano a tenere a bada l’istinto di stringere le proprie anime e d’intrecciarle in un incontro ben al di là di quello dei corpi. Chester ce la metteva tutta a non fare passi troppo lunghi con l’allieva, si era innamorato e non avrebbe permesso agli istinti carnali di prendere il sopravvento, almeno, non questa volta… Fu con fatica che si separò da lei, ma la mano rimase ad accarezzare con dolcezza la lunga chioma bionda. Ayumi si sporse in avanti per stringerlo forte in un abbraccio, cercando di far arrivare al cuore freddo, tutto il suo calore… Le tornò alla mente l’esibizione di qualche attimo prima.
- Siete stati fantastici... E poi, canti davvero da dio nelle esibizioni live…-
- Tu dici? Trovo che la mia voce s’incrini troppo in alcuni momenti…-
- Ma è questo che ti rende “unico”…-
- Sono unico eh…- rise piano, procurando un leggero solletico al viso di Ayumi appoggiato al suo petto, intento ad ascoltare i battiti del cuore del maestro.
- Ma come mai avete scelto di esibirvi così all’improvviso?- Chester strinse più forte le ciocche bionde, fino a tirarne alcune.
- Ahi!!!- si lamentò Ayumi allontanandosi leggermente per poter attenuare il piccolo fastidio al cranio – e adesso che ti prende?- chiese contrariata. Chester la fulminò con lo sguardo, con un passo deciso fu di nuovo accanto a lei, afferrò con una sola mano l’intera chioma bionda, facendo incrinare il volto della giovane, l’altra mano afferrò la vita con una presa ben salda e catturò le sue labbra in modo quasi brutale, ma soprattutto frustrato. Ayumi rimase sorpresa da tutto quell’impeto, in un primo momento si dimenò, stava per soffocare tra le sue labbra, ma poi cercò di ammorbidire gli spigoli dell’altro ed il bacio si tinse nuovamente del profumo dell’amore.
- Tu mi fai uno strano effetto…- confessò Chester una volta che si erano separati.
- Perché?- Chester la fece scendere dalle proprie braccia, prendendola per mano ed invitandola ad osservare nuovamente la vegetazione sotto di loro.
- Non mi sono mai sentito così… Come dire? Strano… Quel re, ecco, non mi piace il modo che ha di relazionarsi con te… Nessuno e dico NESSUNO deve permettersi di attirare la tua attenzione… Se lui fa un passo in avanti, be, io ne farò due e se lui ne fa tre, io risponderò con quattro…- Ayumi si voltò sorpresa.
- Mi stai dicendo che hai cantato per attirare la mia attenzione?- Chester la guardò negli occhi, per poi osservare con attenzione le punte dei propri piedi.
- Si…-

Qualche ora dopo, Ayumi si trovò a girovagare senza meta tra le vie del palazzo. Non poteva crederci, era davvero così importante per lui? E come poteva far diminuire il flusso delle emozioni che alimentavano il proprio cuore? Sospirò. Aveva bisogno di confidarsi con qualcuno, ma chi?
La risposta venne qualche attimo dopo, appena si ritrovò davanti alla porta della cugina Maya. Alzò una mano indecisa, ma poi si prese di coraggio e bussò.
- Avanti…- rispose dall’interno. Ayumi entrò piano, trovandosi ad osservare la cugina intenta a sfogliare un libro sul folclore del regno.
- Ayumi!!! Ciao!!!- disse poggiando il libro sulla scrivania e facendola accomodare in uno dei divanetti accanto al tavolino di cristallo colorato – come mai sei qui? E che cos’è quell’espressione tra lo sconvolto, l’estasiato ed il preoccupato?- Ayumi s’imbarazzò non poco… Era diventata molto diretta ultimamente.
- Ecco, io… Be… Ecco… Come dire…-
- Ayumi? Non aver paura ad esporre le tue emozioni…- si avvicinò alla giovane e le prese le mani, trovandole leggermente sudate. “strano” pensò tra se “ Ayumi non ha mai sofferto di problemi di eccessiva sudorazione”…
- Maya, io ho bisogno di confidarti alcune cose, però promettimi di tenere per te quello che ti sto per rivelare…- Maya la guardò seria annuendo. Chissà perchè il sesto senso le aveva mandato l’immagine di un cavaliere dall’aspetto inusuale, dotato da una tipica voce rock’n roll del pianeta terra…

- Masumi, tu che dici?- chiese Maya una volta che lei e il maestro si ritrovarono da soli nella camera di lei.
- Non lo so… Credo che Chester si sia innamorato per davvero e se tu mi dici che Ayumi è alimentata dagli stessi sentimenti be… Non c’è nulla che possiamo fare… Sai meglio di me quant’è dura assopire i propri sentimenti ed inoltre trovo che quei due possano fare solo del bene l’uno all’altra…-
- Si, lo so… Ma come faremo a gestire due amori clandestini? Siamo le principesse del regno, come faremo a mantenere le leggi del regno se entrambe abbiamo i cuori e le anime già sigillate?-
- Che intendi dire?- chiese Masumi rizzandosi a sedere. La stoffa del lenzuolo cadde morbidamente sui fianchi, lasciando scoperto il petto scolpito. Maya si morse le labbra, si era lasciata sfuggire un dettaglio che era meglio non rivelare… Se avesse saputo quello che aveva appreso quel pomeriggio a riguardo della rappresentazione della Dea… Be, non era detto… Dopotutto erano passati numerosi anni da QUELLA tradizione… No, mise a tacere ogni possibile dubbio e si buttò sulle braccia dell’amato.
- Intendo dire che sai meglio di me quanto sconveniente sia l’amore tra cavalieri e regnanti, potrebbe causare uno squilibrio tra la nostra fratellanza…-
- Ormai quel che fatto è fatto… Io non ho intensione di tornare indietro, se tu hai dei dubbi sei pregata di dirlo adesso…- Maya si strinse ancora di più contro di lui.
- No! Non ti lascerò andare via… Ho bisogno di te, ho bisogno della tua forza per andare avanti, della tua voce per trovare un rifugio dai problemi… Ti prego, non abbandonarmi anche tu…- Una lacrima cadde via al pensiero dei propri cari, che uno dopo l’altro erano caduti per colpa del regno delle Orchidee. Masumi percepì il tocco fresco di quella lacrima, le prese il viso tra le mani, regalandole un bacio dolce e pieno di amore.
I fiati si fecero sempre più corti, finchè la passione non li travolse per l’ennesima volta, lasciandoli abbandonare tra il candore del proprio amore…

Continua…

Grazie mille di tutto ed alla prossima... kisssssssssss

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Capitolo 29
*** Capitolo 31 ***


Hola! Buongiorno a tutti! E...
Buona lettura!!!


Capitolo 31

Maya sospirò forte, accarezzando in compagnia di Estele, il dolce vento che soffiava sui loro volti.
Mancavano ormai poche ore alla rappresentazione della Dea, ma non poteva negare a se stessa tutta l’ansia che risiedeva nelle vene… La paura attanagliava ogni attimo in modo sempre crescente il proprio cuore; non voleva credere che ciò che aveva letto fosse il vero, eppure aveva trovato ulteriori fonti che confermavano la tesi, non solo in libri descrittivi sulle tradizioni, ma anche in quelli sull’eredità del trono.
- Non può essere…- disse ad alta voce, parlando non solo a se stessa, ma anche all’amica dal manto blu – insomma, se la tradizione riguardava anche il presente, sono sicura che la nonna ne avrebbe messo al corrente me ed Ayumi, non c’era motivo di tenerci all’oscuro di un tale segreto… Infondo, siamo pur sempre le sue due nipoti…- Estele ruotò il capo, facendole il solletico con la folta criniera scura. – Ahhahaha, sei uno spasso amica mia… Ma ti ringrazio, ci sei sempre quando ho bisogno di un conforto…- la strinse forte e chiuse gli occhi. Poi la sentì atterrare sul terreno, provocando l’innalzamento di una buona quantità di terra. Maya aprì gli occhi e sorrise. La conosceva bene, la sua Estele e l’aveva portata nel luogo che sapeva più consono per la giovane principessa. Scese sorridendo da cavallo, solcando il terreno a grandi passi, scansando parecchi oggetti dalle decorazioni inusuali, per poi aprire la porta di casa e respirare a pieni polmoni il profumo del pigmento.
- Maestro!!!- gridò a gran voce. Un uomo barbuto e dall’aria stanca si affacciò da quella che doveva essere la cucina, ma che Maya sapeva bene fosse in realtà uno dei luoghi privilegiati per gli esperimenti.
- Maya!! Che sorpresa…. Credevo che non ti avrei rivista per parecchio tempo…- rispose Kuronuma con tono stanco ma felice.
- In realtà avevo bisogno di un po’ di tranquillità… Sa, stasera abbiamo la rappresentazione della Dea e desideravo raccogliermi in me stessa…-
- Hai fatto bene… Accomodati pure, mia giovane allieva…- le indicò i soliti strumenti e lei ripetè le operazioni ben fisse nella sua mente, ma così semi-estranee per i polpastrelli delle proprie mani. Quasi si era dimenticata di quanto intenso fosse il colorito del pigmento Blu Cyan.
Preparò le sue tinte preferite, si bendò e finalmente ritrovò se stessa. Era bellissimo lasciar vagare la mente tra quella lastra di legno. Era buio, ma al tempo stesso, si sentì come se fosse parecchio tempo, che la luce non investiva in maniera così forte il suo animo in fermento. Liberò ogni muscolo dall’ansia e dopo poche ore, fu pronta ad osservare il frutto della sua anima. Un vasto prato di rose viola. sorrise e si rivolse al maestro con fare più disteso.
- Maestro, ha visto? Sto migliorando…- Kuronuma sorrise di rimando e si avvicinò alla giovane, scompigliandole la chioma in modo confidenziale.
- E’ il tuo cuore che sta mutando, non la tua mano… Ricorda, Maya… La tela è lo specchio di ciò che siamo, di ciò che sentiamo… Sii te stessa, sii la Dea come ora sei dentro quel prato di rose e vedrai che tutto andrà bene…- Maya aprì la bocca, ma l’uomo le prese le mani e vi appoggiò due nastrini, uno blu ed uno rosso.
- Indossa questi per stasera… Vedrai che la luce del colore, ti guiderà tra le vie della recitazione…-
- Grazie maestro, io…- Maya si commosse al pensiero dell’uomo. Così, si sporse in avanti e baciò una guancia barbuta.
- Adesso va…- le disse l’uomo accompagnandola all’uscita – mostra al regno la donna guerriera che c’è in te… Sappi che in ogni caso, il tuo maestro è fiero di te…-
Maya lo ringraziò un’ultima volta, per poi sparire tra le nuvole in compagnia di Estele.
Kuronuma entrò in casa, lasciando spazio ad una sola lacrima di bagnare la barba incolta…

Il castello era in pieno fermento… C’erano così tante cose da preparare e così poco il tempo a disposizione…
Maya e Masumi si erano divisi i compiti in vista del tema della festa: un viaggio virtuale nel pianeta Terra.
Da quando erano tornati, la gente del regno chiedeva in maniera sempre più insistente i tipi di usanze del regno, a partire dall’abbigliamento. Così, la regina, aveva chiesto ai due giovani, di dare disposizione per una festa a tema, incentrata appunto sullo stile terrestre. Cibo, bevande, musica, abbigliamento… Tutto doveva rispecchiare l’uso del pianeta. Musica, cibo e bevande non erano un grosso problema, potevano creare infinite quantità di esse a prescindere dai gusti, ma per l’abbigliamento era più difficile… Le magie funzionano solo se nella mente è ben chiaro ciò che si vuol fare; creare dei capi senza conoscerne i vari tipi, era come chiedere di rappresentare un alieno dal manto verde: una grossa incognita. Così, per risolvere il problema, avevano creato due book con raffigurati diversi tipi di abbigliamento, uno maschile ed uno femminile, in modo tale che la magia la compiesse il diretto interessato prendendo in riferimento tali modelli.
Maya ed Ayumi erano sedute nel letto della prima, quando ad un tratto bussarono alla porta. Chiusero il libro sorprese ed invitarono ad entrare. Con stupore, videro la nonna varcare la soglia della stanza.
- ciao ragazze, scusate il disturbo, ma era necessario che vi parlassi prima di stasera…- Maya inghiottì, le gambe divennero molli, ma si fece forza.
- Accomodati nonna…- si sedettero attorno al tavolino in vetro, fecero apparire dal nulla delle tazzine di the fumante ed un vassoio ricco di biscotti al cioccolato.
- ragazze, ho bisogno di parlarvi di una questione delicata…- Chigusa posò la tazzina, imitata dalle giovani e prese a fissarle con sguardo affranto – vi parlo in duplice veste: da un lato quello della Regina del Regno, dall’altro quella di vostra nonna…- Maya prese la mano di Ayumi e la strinse, mentre la giovane guardò entrambe non capendo cosa stesse succedendo. Chigusa se ne accorse, tanto che capì dover partire a raccontare dal principio – Ecco, io non so cosa sappiate e quanto della rappresentazione secolare della Dea Scarlatta… Credo che entrambe siate a conoscenza della tramandazione di generazione in generazione, dell’arte con cui essa debba essere eseguita. Ma in realtà, alla base di tutto, vi è la necessità di eleggere un erede al trono “imparziale”. Ogni famiglia reale, può avere diversi semi su cui far appello, ma mentre negli altri regni, la nomina a Re avviene per “anzianità”, cioè viene scelto il maggiore tra gli eredi, il metodo della Dea assicura non solo l’imparzialità, ma soprattutto un erede al trono degno di questo nome…- Ayumi la guardò accigliata, mentre Maya chinò il capo. La paura stava diventando realtà – Il metodo utilizzato sin dall’antichità, è una sorta di “rito” che avviene giusto nelle battute finali della rappresentazione, prendente il nome di “Bacio del Serpente”…- il fiato le mancò e dovette respirare parecchio prima di tornare a raccontare – ragazze, credetemi, ho fatto di tutto per impedirlo, ho temporeggiato, ma il consiglio è stato irremovibile, è necessario compiere il rito anche con voi due, data soprattutto l’importanza della mia successione…-
- Continua…- tagliò corto Ayumi, che leggeva una strana nota di terrore nello sguardo della cugina.
- Alla fine della rappresentazione, la scena culminante, è data dall’arrivo di un serpente, portato dallo stesso Ishinn, come tramite tra la Dea Scarlatta e l’umana Akoya. La dea Scarlatta, mette alla prova la purezza della donna, per verificare quanto il suo corpo sia ancora degno di rappresentare lo spirito del susino dopo la contaminazione del corpo, venuto a contatto con la crudeltà dell’essere umano. Il serpente, si attorciglierà pian piano tra le curve del corpo e constatando la purezza dello spirito, deciderà se lasciarla libera e quindi scioglierla dalla sua stretta e fare di lei una Dea, oppure darle il suo “bacio”, che altri non è che un morso velenoso. Il veleno entrerà in circolo, purificando con la sua sostanza il corpo dalle tossine presenti, ma che al tempo stesso, porteranno Akoya alla morte…-
- Ma questo che c’entra con noi? – chiese Ayumi allarmata – è solo finzione dopotutto…-
- No, Ayumi… Il serpente secolare, emetterà il suo giudizio; vi guarderà l’anima, cercando di scorgere possibili impurità che portino il regno allo sfracello… Se il test sarà negativo, continuerete a vivere ed una delle due diventerà regina, altrimenti il suo bacio vi eleverà a nuova vita, ma lasciando per sempre il suolo di questo regno…-
- Il… Il serpente… Lui… Ci ucciderà?- chiese Ayumi sconvolta, si avvicinò alla nonna, inginocchiandosi davanti ai suoi piedi – ma non può essere!!!! Insomma, siamo le ultime eredi al trono, Maya è la favorita tra le due… Mi va bene che sia lei a prendere il comando, ma catturare due vite in un momento così delicato non è saggio…-
- Ti sbagli, Ayumi…- rispose la donna con tono autoritario – è proprio per la gravità della situazione che questa misura è inevitabile… Non possiamo commettere errori e a salire al trono, deve essere la più giusta a portare con se il peso del sacrificio e del bene comune… Che sia un serpente, o sia un nemico, la nostra vita è sempre piena di ostacoli e di prove da superare. Questo non è che l’inizio e se siete in dubbio, non siete obbligate, potete uscire da questo castello, da questo regno… Esiliate pure se volete, ma una volta andate, non si torna indietro…-
Le donne si guardarono per un tempo infinito. Ayumi tremava, maya aveva lo sguardo perso nel vuoto, Chigusa sentiva il cuore rompersi in mille pezzi. Non avrebbe voluto, il suo cuore di nonna le gridava di abbracciare le giovani e dirle che non erano obbligate, che forse avrebbero trovato un altro modo, ma per mantenere una certa credibilità agli occhi del popolo, dovevano lanciare loro in primis il messaggio del sacrificio e dell’esporsi per il bene comune.
La stanza divenne stretta per tre anime, Chigusa si alzò, seguita da Ayumi…
- Mi dispiace, ma non avete scelta…- disse una volta trovatasi accanto alla porta. Si lanciarono un’ultima occhiata, poi uscirono dalla stanza, ma le loro strade si divisero al primo incrocio.
Maya dentro la stanza, si lasciò cullare da un pianto liberatorio. Le mani tremarono, tanto da lasciar cadere la tazzina di the che aveva ripreso per cercare di tranquillizzarsi. La sua candida amica edvige, si appollaiò alla spalla, beccandole la guancia cercando di cacciar via le lacrime.
Fu così che Masumi trovò la sua donna, in un pozzo di lacrime, con le mani ancora poste in avanti, afferrando qualcosa d’inconsistente quale l’aria ed ai suoi piedi, la piccola chiazza giallognola del the.
- Che succede?- le chiese stringendola a se. Maya pianse più forte contro al suo petto e si sfogò di quel peso che teneva attorcigliato alla gola.
- Sono impura!! Il mio amore per te mi rende insana… Siamo la sventura del regno e LUI lo saprà e morirò!! Non voglio!! Io devo proteggere il regno, lo devo proteggere!! Ho faticato tanto e non mi arrendo di fronte ad un giudice esterno… Lui non sa, non sa cosa sei per me… Cosa sono il rango ed il nome? Cosa sono di fronte alla vastità dei sentimenti? Morirò… Morirò per la mia debolezza di donna innamorata…-
Masumi l’accarezzò e la fece sfogare, aveva intuito il perché di quello sfogo, la regina stessa l’aveva messo a conoscenza dei fatti e tremò. Era colpa sua, se non si fossero innamorati, a quest’ora lei non rischiava la vita, per il peccato di essersi innamorata dell’uomo sbagliato…
Il sole stava tramontando e con esso, Masumi sentì il tramonto del proprio cuore…

Continua…

Non mi linciate!!! L'idea m'è venuta vedendo le immagini del video dei linkin park "Iridescent"... In pratica ho visto l'immagine di uno di loro con intrecciato un serpente nel braccio e mi sono chiesta come faceva ad essere così tranquillo, dato che i serpenti sono la mia paura n°1... così m'è venuta l'idea del morso avvelenato stile biancaneve in chiave Maya... Ripeto, non mi linciate!!! 

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Capitolo 30
*** Capitoli 32 e 33 ***


Buona Befana!!! Oggi qui da noi c'è un tempo infernale, spero che da voi sia un tantino meglio... Vi lascio con due capitoli, buona lettura!

Capitolo 32

E’ incredibile come il tempo interiore, in alcuni attimi della vita, sembra riuscire a camuffare quello reale…
E’ nei momenti in cui vorresti che il tempo si fermasse, o in quelli dove vorresti corresse frenetico, che sembra prendersi gioco di noi e decidere di fluire in maniera decisamente bizzarra…
Per le giovani Maya ed Ayumi, ognuna rinchiusa nella rispettiva camera, quello era uno di questi particolari momenti della vita. Sospiravano, meditavano, con il cuore spezzato da un morso che molto probabilmente le avrebbe avvelenate per l’eternità…
Ayumi sentiva la gola secca dalla troppa tensione accumulata nel corpo, divenuto un tutt’uno con il supporto rigido su cui era poggiata. All’altro lato della stanza, Chester la osservava in silenzio, consapevole del rischio che la ragazza stava correndo. In realtà non capiva quale fosse il suo REALE problema… Anche se la definiva “donna di ghiaccio”, sapeva quanto il suo cuore fosse buono e pieno di luce… Dove stava la sua ombra? Dov’era e qual’era la parte di Ayumi avvelenata?
Quando glielo chiese la ragazza lo guardò male, invitandolo con una voce rotta da un singhiozzo represso di uscir fuori e prendersi una buona ventata d’ossigeno…
Ayumi uscì poco dopo con gli abiti di scena, parecchio indispettita. Ma come faceva a non aver capito che era il suo amore per lui a renderla impura? Sospirò una volta arrivata in prossimità del palchetto.
Quella sera, la piazza principale del regno, era decorata dalle più sontuose stelle magiche. I fiori cadevano come gocce di pioggia dal manto bluastro del cielo; un bel fuoco era pronto a divampare al centro della piazza, mentre una grossa quantità di radici, uscivano dal terreno formando panchine su cui potersi poggiare per assistere allo spettacolo.
La regina Chigusa aspettò pazientemente l’arrivo delle nipoti, finchè non le vide avvolte nei lunghi abiti di scena.
Maya aveva un aspetto estremamente sofisticato, ma allo stesso tempo un po’ rude. Ciò che la rendeva “diversa”, non era l’abbigliamento, bensì lo sguardo, fiero e determinato ad affrontare le avversità del proprio cammino. I lunghi capelli, erano allacciati in una morbida acconciatura, ornata da due nastrini uno rosso ed uno blu, che le accarezzavano dolcemente i lati del volto.
Si guardarono tutt’e tre senza dirsi niente, sapevano che quello poteva essere anche l’ultimo istante in cui si sarebbero ritrovate insieme, ma come detto dalla nonna, tutto ciò era inevitabile…
Maya ripensò al libro che aveva letto nei giorni addietro, lo stesso in cui trovato la trascrizione del rito definito “bacio del serpente”. Con grande stupore, constatò che la rappresentazione della dea, era ben antecedente alla rivisitazione del nonno Ichiren, che aveva apportato alcune modifiche,tra cui l’aggiunta dell’amore tra Akoya ed Ishinn. Maya non riusciva ad immaginarsi una dea senza Ishinn, ma si rispose che forse era proprio per l’Amore, che il nonno aveva deciso di rendere meno violento lo spettacolo…
Un leggero tintinnio s’innalzò nell’aria, ricordando a Maya che era arrivato il suo momento.
- Buona fortuna…- le disse la nonna regalandole un piccolo bacio sulla fronte. Ayumi si avvicinò titubante, ma l’imbarazzo s’infranse al tocco delle loro pelli, venute a contatto tramite un abbraccio ricco d’affetto. Poi Maya si voltò, cercando la figura imponente di Masumi tra la macchia nera del pubblico. I suoi occhi risplendevano in mezzo a quella chiazza, lesse in loro una grande determinazione e fiducia… Tacitamente, l’invitava a non abbandonare nessuna delle cose per lei più importanti: vita, popolo ed anche lui…
- Maya, andiamo…- la voce del Re Sakurakoji, rintonò come boomerang all’interno del suo IO… Quanto stonava quella voce nel mare del suo dolore…
Respirò ancora una volta ed annullò lo spazio che la separava dal suo futuro e da quello del popolo…
Maya si concentrò, inspirò parecchio, dimenticandosi presto di essere “Maya Kitajima, Principessa del Regno delle Rose e futura candidata al trono”, per prendere le sembianze di “Akoya, la donna-dea Scarlatta”. Il sipario si alzò e con esso andò in scena lo spettacolo.
Le paure divennero acqua, semplicemente si dimenticò di ciò che sarebbe successo, lasciando il posto ai sentimenti di Akoya, del suo amore per Ishinn, infondo impuro come il suo… Akoya è una Dea, non l’è dato amare come una “donna qualunque”… Ma era l’amore che aveva risvegliato il suo senso della vita delle cose: i fiori, gli alberi, il vento, il mare, gli uccelli… Tutto era vita e lei si sentiva viva in mezzo a questo mare di emozioni. Ma la guerra e la barbarica avidità dell’essere umano, portava la vita a spezzarsi in maniera non idonea al corso naturale del cerchio della vita. Così dovette ribellarsi e per ribellarsi spesso bisogna scegliere… Amore o guerra? Egoismo o altruismo? L’amore era realmente così egoista? E se invece si combattesse in virtù dell’Amore?
Era questa la chiave di volta della Dea di Maya, una dea che si serviva dell’Amore per reprimere il male… L’amore non può essere egoista… L’amore per la Terra non è sempre amore? E la terra è l’unica cosa per cui valga la pena lottare… La casa… Il cuore non è la casa dell’anima??? Allora come può l’Amore verso un’altra anima tramutarsi in egoismo? No… L’amore di Akoya verso Ishinn, l’aveva resa forte e determinata a proteggere l’amore degli altri esseri umani… Nessuno avrebbe dovuto decidere tra amore di anime e amore per tutto ciò che è VITA.
Akoya lottò, finchè un serpente si attorcigliò nel braccio di Ishinn, chiedendo di portarla a cospetto della Dea… Ishinn si avvicinò, inginocchiandosi davanti alla sua amata, consapevole del reale pericolo sprigionato da quei particolari animali. Il serpente strisciò piano, avvicinandosi man mano verso la giovane Akoya-Maya.
Ayumi trattenne il fiato da sotto il palco, seguita dalla nonna Chigusa, da Rei, da Masumi…
Il cuore di Maya prese a battere forte. Era arrivato il momento. Il suo destino stava per compiersi… Sentì la pelle liscia del serpente, sfregare in maniera fin troppo lenta il braccio destro. Strisciò attorno al capo, mentre Maya percepì la lingua accarezzarle appena il collo. Inghiottì, cercando con lo sguardo gli occhi di Masumi in mezzo alla folla. Il sibilo del serpente si fece più intenso, lo sentì aprire piano la bocca e mostrare i denti affilati. Maya chiuse gli occhi e strinse la gonna del vestito… Alcune lacrime colarono dai bordi degli occhi, tese il collo aspettandosi di ricevere il morso e vedere il buio del nulla.
Ma ciò che sentì, fu lo strisciare del serpente attraverso il braccio sinistro. Il respiro sul collo si annullò, vide la chiazza scura del serpente scendere dolcemente sul braccio, per morire poi sul pavimento del palchetto. Tornò nuovamente ad essere afferrato dal braccio di Ishinn, che guardò con amore la sua Akoya.
Era fatta, era viva… Era ancora viva!!! E non sapeva darsi un perché… guardò le punte dei nastrini che le aveva regalato il maestro Kuronuma e sorrise… Le aveva portato fortuna il suo personale colore viola…
Scese dal palchetto una volta che il sipario si chiuse. Il Re Sakurakoji le stava rivolgendo i suoi più sentiti complimenti e manifestava la gioia provata nel vederla superare la prova del “bacio del serpente”…
Ayumi l’accolse felice, ma leggeva nei suoi occhi una forte tensione…
- Non aver paura, Ayumi… Andrà tutto bene…- Ayumi lasciò cadere parecchie lacrime, ma sorrise ugualmente.
- Lo… Sigh… Lo spero Maya…- si abbracciarono ancora una volta, consapevoli che non era ancora finita. Ayumi si preparò a salire sul palco, ma Maya venne attirata da una figura che l’aspettava giusto a qualche metro di distanza, nascosto nel retro di un albero particolarmente isolato. Maya si guardò intorno, ma vedendo che tutti erano occupati a far da supporto morale alla cugina, decise di recarsi in quel punto facendo la massima cautela.
Negli ultimi metri prese a correre in modo più deciso, fino a buttarsi tra braccia dell’uomo che amava e baciandolo con una passione, che non credeva di aver in corpo.
- Ce l’hai fatta… Sei salva… Ed io sono orgoglioso di te…- da dietro la schiena, fece spuntare un vaporoso mazzo di rose viola, che porse all’attrice come omaggio per la sua immensa bravura – congratulazioni…-
Maya tornò a far sue quelle labbra, ma si ridestò sentendo il tocco della campana che segnava l’entrata in scena del secondo gruppo.
- Ti ringrazio, ma non è ancora finita…- Masumi annuì, osservando il proprio compagno di avventura, percorrere in maniera frettolosa piccoli spazi di terra.
- E’ nervoso…- osservò Masumi. Maya si voltò, captando lo sguardo serio di Chester.
- E’ preoccupato, è normale….-
- Lo so, spero tanto che vada tutto bene…-
- Lo spero anch’io…- rispose Maya con un filo di voce…

Salito il primo gradino che conduceva al palco, Ayumi sentì le gambe farsi incredibilmente deboli, tanto da costringerla a tenersi con la staccionata.
- Tutto bene, principessa?- chiese Sakurakoji aiutandola a rialzarsi.
- Si grazie, è solo un po’ d’ansia…-
- Andrà tutto bene…- rispose prendendole saldamente una mano. Ma un lieve tossire alle sue spalle, fece si che il contatto s’interrompesse. Entrambi si voltarono, trovandosi a fissare la figura incredibilmente virile del cavalier Bennington.
- Permette, re Sakurakoji? Dovrei scambiare due parole con la mia allieva.-
- Ma certo, solo che lo spettacolo sta per iniziare…- Chester lo fulminò con lo sguardo, avvicinandosi pian piano e sovrastandolo con la sua sola presenza.
- Non si preoccupi, SIGNOR RE, prometto di esser incredibilmente veloce…- prese Ayumi per un braccio e la trascinò con se dietro un albero.
- promettimi di vivere…- le disse sovrastandola con il suo corpo. Ayumi lo guardò non capendo – hai capito bene… Devi vivere, perché devi imparare ancora molte cose prima di diventare una vera guerriera e poi…-
- Poi…?- Chester si guardò intorno, ma vide ognuno impegnato in qualche lavoro, così azzardò una mossa che poteva rivelarsi fallica per entrambi e la baciò… Non uno di quei semplici baci che si scambiavano di solito, ma un bacio pieno di sentimento, d’ansia e… Ayumi pianse mentre afferrava un lembo della divisa e l’attirava ancora di più verso di se.
- Vivi… promettimelo…- le sussurrava Chester tra un bacio e l’altro e lei tra i singhiozzi riusciva a rispondere con solo: “te lo prometto…”.
La voce del re giunse alle loro orecchie, era ora per la giovane Ayumi di mettere in gioco tutta se stessa.
- Facciamo una scommessa…- iniziò Ayumi – se vivo, promettimi di cantare una canzone di quelle che parlano di te… Se non vivo, be… Canta qualcosa che ti faccia urlare e che faccia urlare anche me…-
- Va bene…- rispose Chester ridendo – vai… o il tuo principe si mette a pestare i piedi…- Ayumi si sporse un’ultima volta e posò su quelle labbra un ultimo bacio…
E così, poco dopo, si ritrovò a salire nuovamente le piccole scale che la separavano dal palco, si voltò un’ultima volta prima di montare l’ultimo gradino. Chester la guardava con uno strano sguardo… Sembrava “teso”… Che fosse così importante per lui? Be, prima doveva affrontare se stessa e se superava quella prova, ripromise a se che non avrebbe lasciato scappare il bel cavaliere…
La prova ebbe inizio… Stavolta, Ayumi si giocava il tutto per tutto…

Capitolo 33

Lo spettacolo ebbe inizio… La Dea di Ayumi era estremamente sofisticata, ma al tempo stesso determinata e quasi… Fredda.
Il pubblico si stupì della strana piega di quella Akoya. Come poteva una Dea tanto bella, così innamorata, celare una forza quasi brutale? Era come il fuoco, che bruciava tutto attorno a se, tramutando le cose in un cumulo di polvere… Era come il mare, così luminoso, cristallino, ma capace di spazzare via tutto con un’unica onda… Era come il Sole, così bella da abbagliare tutto in un caloroso raggio avvolgente… Ma il sole non si può guardare, gli occhi si socchiudono, non degni di osservare colei che da la vita ad ogni cosa.
Il suo amore per Ishinn, non era uno di quei tipi di “Amore Platonico”, ma un amore intenso, forte, focoso… Akoya sapeva che dall’amore, bisogna trarre la passione che si cela nel soffio del vento, capace d’increspare le onde del mare fino a tramutarle in onde possenti. L’amore è travolgente, perchè l’anima ne viene invasa in maniera così potente, da non permetterle una via di fuga.
E cosa può una dea, davanti alla forza sconfinata dei sentimenti? Come può uno scoglio arginare il mare? Non si può… La Dea Scarlatta, infondo è come gli altri esseri viventi: la passione per ciò che ama l’avvolge in maniera talmente spassionata, da non permetterle di aver ben chiara la visione dell’Umanità sotto forma della passione stessa.
La passione: il frutto del peccato. Il Serpente, come il diavolo tentatore, avanzava strisciando verso il corpo freddo di Akoya-Ayumi. Tremava Ayumi, consapevole che molto probabilmente, quello poteva essere l’ultimo istante della sua vita...
Spesso Ayumi si era chiesta, cosa pensasse una persona un attimo prima di morire… Qual’era il ricordo giusto da selezionare?
Vagò con lo sguardo verso la platea e capì quale sarebbe stato il suo ultimo pensiero.
Due labbra bollenti come il ghiaccio avvolgevano le sue, provocando un forte calore all’altezza del cuore…
Il serpente strisciò piano sulla mano di Ayumi, salendo poi sempre più su, facendo fuoriuscire ogni tanto, qualche sibilio piuttosto sospetto…
Le labbra scesero piano, accarezzandole un lato del collo e saggiandone la morbida freschezza…
Il serpente mise in mostra la lingua, assaporando un tratto di pelle saporita…
Ayumi rabbrividì… Voleva di più, voleva sentire ancora di più quelle labbra su di se…
Alzò una mano, andando a strofinare una superficie squamata. Ma non ci badò. Tra le dita, le parve di sentire la morbidezza dei capelli di Chester, voleva afferrarli con forza, ma stranamente i capelli erano inconsistenti al tatto. Sentì qualcosa di appuntito sfiorarle il collo… Giocava a fare il vampiro… Rise Ayumi…
Chester da sotto il palco trattenne il fiato… Perché sorrideva? Perché sembrava essere al culmine della gioia? Non le aveva forse detto di vivere? Strinse forte i pugni, provando l’istinto di cacciare il serpente da quel corpo…
Ayumi aprì gli occhi all’improvviso, svegliandosi dall’illusione creata dalla sua stessa mente. Rabbrividì sentendo il serpente, meditare in maniera insistente su di un lembo di pelle. Urlò leggermente, attirando l’attenzione del serpente che ruotò il collo sibilando appena.
Gli occhi di Ayumi si specchiarono in quelli scuri e profondi del serpente. Rimasero a fissarsi per parecchio. Poi accadde una cosa inconsueta… Il serpente continuò a scrutare in lei ed Ayumi non si voltò, trattenne il respiro, ma non era spaventata da quel serpente; non sapeva come spiegarlo, ma era come se la sua anima era entrata in contatto con quella del serpente, intuendo che anche all’interno del simbolo del peccato, non si celava che un cuore straziato. Percepì una profonda solitudine all’interno del serpente e se ne dispiacque. Per un attimo pensò alla vita di quel serpente, costretto per lunghe generazioni a sottoporre parecchi test sulla purezza di anime non sue… Era come vivere prigioniero di qualcosa che non si è, vivere in funzione degli altri annullando se stessi. Il serpente doveva dimenticarsi di essere un semplice essere vivente, calandosi nei panni di un giudice freddo ed imparziale. Nessuna emozione…
Una lacrima cadde dalla guancia di Ayumi, alzò una mano, andando ad accarezzare il corpo affusolato dell’animale. Il serpente emise un ulteriore sibilo, ma stavolta si accucciò in maniera spassionata sull’incavo del collo di Ayumi. Accarezzò nuovamente quel lembo di pelle con la lingua, ma Ayumi non percepì nel tocco una minaccia, bensì un senso di profonda gratitudine.
Il serpente decise infine di scendere dal braccio di Ayumi e tornare a lasciarsi trasportare da quello di Ishinn. Era felice, il povero serpente… Finalmente, qualcuno al mondo si era accorto dell’esistenza della sua anima…

Anche lei ce l’aveva fatta… Aveva superato la prova con se stessa… Le gambe cedettero una volta scesi i gradini, che mettevano una profonda distanza tra lei ed il palco. Parecchia gente si radunò intorno a lei, tutti le ripetevano quanto inusuale fosse stato il comportamento del serpente. Le uniche a non stupirsi furono Chigusa e Maya… Quello che aveva fatto, non si limitava al superamento di un semplice test, ma aveva dimostrato, di riuscire a vedere OLTRE il palmo della sua mano. Ayumi aveva rotto ogni barriera, accorgendosi della vera essenza celata nell’animo del serpente. In quell’attimo, Ayumi divenne realmente la Dea Scarlatta, colei che non si ferma alle apparenze, ma le supera scoprendo i lati di luci ed ombre dentro ogni cosa…
Chester era emozionato, non credeva che la sua allieva fosse capace di tanto… Per un attimo capì cosa stesse provando quel serpente, era grazie a questa dote “innaturale” della giovane che lui…
Scrollò il capo con insistenza, non riconoscendosi nei suoi stessi pensieri. Da quando era diventato così sentimentale? Fece apparire una singola rosa da dietro la schiena e si avvicinò alla giovane Ayumi, rimasta finalmente da sola con la cugina Maya.
- Ma brave…- esordì con un sorriso estremamente radioso, ancora una volta non propriamente nel suo stile – avete battuto i mostri dentro di voi, sono fiero di far parte della cerchia di gente che può vantare una conoscenza da ambe-due le parti…- Maya rimase colpita da quelle parole e dal sorriso sincero dell’elfo, in esso, non v’era più traccia della persona fredda e scostante che era fino a qualche mese prima.
- Ti ringrazio, ma l’onore è mio, per essere una delle poche che riesce a godere del tuo vero IO…- rispose Maya. Vide il colorito di Chester sfumarsi verso il rosso, mentre la mano libera, andò a tastare alcuni filamenti castani che cadevano dolcemente ai lati del volto. Maya rise, così, decise di rompere l’imbarazzo creatosi lasciandoli soli ed andando ad intrattenere gli altri membri della troupe… Aveva la netta impressione che la sua presenza era decisamente di troppo…

- Sei stata incredibile…- disse Chester con sincerità, mentre gli occhi scuri presero a brillare di una strana luce. Ayumi lo ringraziò prima con garbo, poi non ce la fece e si buttò sulle sue braccia piangendo.
- Credevo di non farcela… Sono stati gli attimi più lunghi della mia vita… Ho visto scorrere tante immagini prima di captare la realtà e credevo di non assistere mai più all’alba ed al tramonto…-
- Adesso è finita…- Chester ricambiò l’abbraccio, ma si separarono piuttosto in fretta, dato che comunque rischiavano di essere visti – per te…- disse porgendole una bellissima rosa rossa, ancora all’inizio del suo cammino.
- che vuol dire?- chiese Ayumi fissandolo speranzosa… Chester si avvicinò piano, prese il volto tra le mani accarezzandolo dolcemente, poi scese con le labbra, sfiorò quelle morbide di lei, scendendo sempre più giù, andando a toccare il punto preso di mira dal serpente. Aprì la bocca e piano, conficcò i canini in modo dolce e delicato. Ayumi gemette forte, quando essi furono sostituiti da qualcosa di decisamente più fresco…
- Giochi a fare il vampiro?- chiese
- Non era a questo che pensavi poco fa?- Ayumi rise, quell’uomo era davvero unico…
- Ti aspetto a fine serata e sappi che da quel momento in poi, non ti lascerò andare mai più via…- le lanciò un’occhiata carica di significato. Ayumi si sporse in avanti aspettando un bacio che però venne bloccato da un dito di lui… - a dopo…- le disse prima di allontanarsi e prendere a parlare con Masumi e con Hijiri.
Ayumi portò la rosa alle labbra, chiudendo gli occhi ed assaporando con la mente ciò che il suo cuore le stava urlando… Amore e passione, unite in un’unica entità, sotto il nome di Chester Bennington…

-Allora per cosa optate?- chiese Maya fissando per l’ennesima volta il profilo della cugina e delle amiche Arya e Rei, intente a sfogliare per l’ennesima volta il libro di vestiario terrestre.
- Uhm… io questo…- disse Rei, concentrandosi sul capo, evocando un leggero venticello tramutatosi presto in un potente raggio azzurro. Tante goccioline presero a poggiarsi sul suo corpo, si solidificarono, dando vita ad un vestito dai colori del mare, con un gioiello al braccio e scarpe alte in pagliette argento.
- Io invece prendo questo…- anche Arya evocò il medesimo venticello, tastando con un dito il punto in cui era raffigurato il vestito. Mille fasci panna si posarono su di lei, si attaccarono come fossero ventosa, per poi tramutarsi in un vestitino in pizzo rosa pallido, con alla vita una fascia in pizzo nero tenuta su da un delicato nastro anch’esso nero. Scarpe in pizzo fasciavano i piedi e gioielli in perle attorno a collo e polsi.
Maya fece apparire una miriade di nastri, culminanti in un vestitino in prugna che modellava le curve del seno, cadendo poi morbidamente sui fianchi e rialzandosi in alcuni punti delle estremità della gonna. Le scarpe creavano dei motivi ghirigorati ai piedi e vari accessori del medesimo colore, ne impreziosivano i tratti.
Per Ayumi tutto fu più difficile… Cosa scegliere? Voleva essere carina solo per lui… Fissò la rosa rossa che le aveva donato e riprese a sfogliare il bel libro. E poi lo trovò… Due fasci rossi e neri presero vita dal soffio emanato dalla giovane, avvolsero il suo corpo, lasciando in esso un tubino rosso con una piccola rialzata sul fianco, una bellissima giacca nera le avvolgeva le spalle, mentre un cerchietto nero teneva ferma la chioma bionda e vari accessori ornavano il tutto…
- Siamo pronte!!!!- disse Maya felice… Uscirono fuori dal tendone adibito a spogliatoio per il cast della Dea Scarlatta.
Le ragazze presero posto in uno dei rami che fuoriuscivano dal terreno, tra qualche istante sarebbe iniziato lo show dei rispettivi ragazzi e tutte manifestarono la loro curiosità di vederli all’opera in mezzo ad un pubblico tanto vasto…
Ad Ayumi tremavano le gambe… Chissà se avrebbe mantenuto la promessa di cantare qualcosa che raccontasse di se…
La gente mormorava, curiosa di scoprire chi fosse il nuovo gruppo musicale del regno, ma soprattutto impaziente di commentare e magari criticare quel nuovo stile…
Ma la loro attesa durò poco. Il sipario si alzò, puntando diversi fari su vari strumenti musicali posti sul palco. Un vapore bianco circondava il tutto, poi i vari membri presero a salire ed iniziarono la loro presentazione, sotto il ritmo dettato dalla batteria di Hijiri.
Il pensiero delle giovani, in un primo momento si puntò sul loro aspetto… Erano bellissimi!!!
Hijri indossava una giacca grigia con sotto una maglia blu piuttosto aderente, i jeans erano del medesimo colore della maglia ed uno spesso paio di occhiali da sole, arricchivano il viso. Masumi era fasciato da abiti altrettanto sportivi composti da: giacca nera, camicia bianca e jeans azzurro molto chiaro, strappato in alcuni punti. Chester indossava un giubbotto in pelle nera sopra una maglia scura, pantaloni aderenti di un jeans molto scuro mettevano in risalto le gambe esili e forti….
Uno spettacolo divino… Le donne del regno, presero a gridare forte non appena il trio diede vita alla propria musica, era qualcosa di estremo, Chester si spostava da una parte all’altra del palco saltando ed urlando, intrattenendo il pubblico per due ore di concerto no-stop. I modi di Hijiri e Masumi, erano estremamente attraenti e professionali; Maya s’innamorò per l’ennesima volta del proprio ragazzo, non capacitandosi di come il Masumi terrestre, disconoscesse quel modo di vestire tipicamente sexi.

Il concerto procedeva a ritmo spedito, ma ci fu un attimo, in cui il cuore di Ayumi si fermò…
Il concerto era praticamente finito, quando la voce di Chester risuonò dal microfono, diffondendosi per tutta la piazza.
- Dedicato alla persona che mi ha cambiato… Te l’avevo promesso ed ecco una canzone che parla di me…-
Il pubblicò applaudì, mentre l’animo di Ayumi venne percorso da profondi brividi… Se l’era ricordato e gliela stava dedicando…
Chester sistemò il microfono da sopra il palco, mentre Masumi abbandonò la chitarra per dirigersi al piano. Una musica dolce e lenta risuonò nell’aria, mentre un Chester particolarmente concentrato iniziò ad intonare.
“*Questo è il mio Dicembre
Questo è il mio periodo dell'anno…”

Ayumi trattenne il fiato, dicembre, lui viveva nel freddo dicembre ed il suo cuore si gelò, mentre Chester continuava a cantare, nonostante l’emozione provocava un incrinamento della voce in alcuni punti.
“…Questo è il mio Dicembre
Questa è la mia casa coperta di neve
Questo è il mio Dicembre
Questo sono io, da solo…"

Le lacrime iniziarono ad inondare il volto di Ayumi, mentre Maya accanto a lei, le prese una mano e la strinse forte. Ayumi si voltò un attimo, ringraziando con lo sguardo la cugina per aver capito la sua commozione.

“Ed io …Edarei via tutto
Solamente per avere un posto dove andare
Darei via tutto
Per avere qualcuno a casa da cui tornare…”

Lo sguardo di Chester si posò su Ayumi, supplicandola nuovamente con lo sguardo, di essere lei quella persona, di essere lei la sua ancora su cui poggiarsi quando rischiava di affogare nell’oblio della vita, perché la vita aveva fatto di Chester, un uomo freddo nel pieno della sua tormenta che sapeva troppo dell’odore del sangue.
"…Questo è il mio Dicembre
Questi sono i miei alberi ricoperti di neve
Questo sono io che fingo
Questo è tutto quello di cui ho bisogno…"

Si, perché quando i rami si ricoprono di neve, al loro interno sembra che quello strato leggero di calore, possa fortificare le radici appassite, aiutandole ad agghiacciarle ed a seporle per sempre nel proprio Io…
E la canzone, terminò con le ultime note di supplica, parole che ancora una volta, vennero accolte dalla giovane Ayumi…
“…Ed io darei via tutto
Solamente per avere un posto dove andare
Darei via tutto
Per avere qualcuno a casa da cui tornare”

Chester si allontanò dal microfono, con sguardo estremamente afflitto e decisamente troppo serio per un tipo come lui. Le lacrime di Ayumi si asciugarono con il suo ultimo respiro dato al microfono. Quella fu l’ultima canzone, il concerto finì sotto lo sguardo appagato del pubblico, che non si aspettava di assistere ad un lavoro tanto originale quanto sublime.
Ayumi vide Chester accingersi a scendere dal palco, non prima di averle lanciato una breve occhiata ed un sorriso estremamente dolce. Ayumi si sciolse in quella dimostrazione d’affetto così spontanea. La rosa tra le mani pulsava prepotentemente; sentiva il rosso dell’amore riscaldare ogni cosa dentro di se…
- Devo andare Maya, a dopo…- riuscì a dire prima di perdersi tra la marea della gente, unico ostacolo rimasto a dividere lei e lui…

Continua…

* Il testo è tratto dalla traduzione di "My December" dei linkin park (ovviamente)


http://www.youtube.com/watch?v=tm4eTqzAPBo&feature=player_embedded

Questo video mi ha ispirata per l'esibizione, specie il suo sguardo alla fine del video mi ha fatto riflettere...

Beh, grazie mille ed alla prossima!

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Capitolo 31
*** Capitolo 34 ***


Buongiorno!!! Che tristezza però, è finito il natale T-T 
E va be, torniamo alla vita di tutti i giorni con un nuovo capitolo, a domani!

Capitolo 34

Ayumi correva… In effetti era sempre lei, quella che si ritrovava ad inseguire il maestro per le vie del palazzo. Be, sperava che almeno una volta capitasse il contrario… In fondo, era sconveniente per una dolce donzella, inseguire un uomo in fuga… Dov’era finito il rituale del corteggiamento? Non era l’uomo ad inseguire la donna, mentre lei doveva farsi “desiderare”? ayumi immaginò la scena: Chester che la inseguiva a perdifiato e lei che correva avanti, aspettando che l’altro le afferrasse la vita, prima di prendere a rotolare insieme, su di un morbido manto verde… Ah… Dolce sognar…
La verità era che Chester non rappresentava il “classico” ideale di principe azzurro (come ad esempio lo poteva essere il Re Sakurakoji), ma a lei piaceva proprio per questo, per il suo essere al di fuori di tutto e tutti, per la sua sensibilità, per il suo sembrare una roccia all’esterno, ma essere fragile come il vetro all’interno… Si, Ayumi ne era certa… Non esisteva nessun altro all’infuori di lui e forse nessuno ci sarebbe mai stato, perché lei non era il tipo da “principe azzurro”, era molto più attraente un principe dai toni blu scuro con striature rosso fuoco…
E la corsa finalmente finì… Ayumi riuscì a scorgere la sua figura poco più in la del tendone, dove poco prima lei e le sue amiche si erano cambiate. Intravedeva qualche ciuffo castano in mezzo ad una forte massa di capelli lisci, alternati ad altri acconciati con cura, di cui alcune bionde, mentre altre castane… Ayumi strinse i pugni. Ma bene… Quando si dice “il lupo perde il pelo, ma non il vizio”. Poteva esser cambiato nell’anima, ma Chester rimaneva il donnaiolo di sempre…
Indispettita gli andò incontro, anche a distanza sentiva lo stridio di quelle voci petulanti, intente ad ocheggiare in modo alquanto fastidioso ai lati dell’uomo.
- Oh Chez… Sei DIVINO!!!- diceva una.
- Prendimi per sposa…- le diceva un’altra.
- La tua voce è così… -
-… Sexi…- concluse un’altra.
Ayumi si stava innervosendo. Spintonò alcune ragazze, ma di rimando ricevette un’ulteriore spallata.
- AHI!!!- si ritrovò ad urlare. Chester venne attirato da quella voce e sorrise.
- Vi ringrazio, ragazze… Siete troppo buone… Cercherò di accontentare tutte in modo “equo..”-
Ad Ayumi andò il fumo in testa. Si alzò di botto e con alcuni movimenti decisi e secchi, si fece un varco tra le oche.
- Oh Chez… Sei così bello…- aggiunse un’altra cercando di sfiorargli un braccio. L’ira di Ayumi si scatenò, prese un braccio della ragazza e lo rimise a posto, si voltò poi verso le altre, frapponendosi tra loro e “Chez”.
- ragazze, vi rammento che lo spettacolo continua nel salone principale del castello, qui abbiamo finito…-
- Ma… Principessa…- cercò d’intervenire una fanciulla dai capelli rossastri.
- Non esigo alcun “ma”! La Regina potrebbe offendersi della vostra scortesia… Intente ad abbordare con un cavaliere, invece di compiere il vostro dovere di cittadine ed onorare la presenza degli ospiti del regno dei Crisantemi…-
- ma, principessa… Allora come mai voi siete qui?- Chester riuscì a stento a trattenere una risata, mentre Ayumi andò molto vicina all’esplosione del vulcano.
- Questi non sono affari VOSTRI! Ed adesso andate, prima che la mia ira si scateni su di voi…- Le ragazze si guardarono dubbiose – siete ancora qui?- riprese Ayumi con tono minaccioso ed allora, intimidite, ognuna prese una direzione differente, lasciando i due finalmente soli.
Attorno a loro vi erano adesso solo il palco, il tendone e le stelle; il resto del regno era andato a godersi il continuo della festa nella grande rosa al centro del castello del regno, così, eccoli… Intenti ad osservarsi, una con rabbia al limite del sopportabile, l’altro al limite di un attacco di risate scroscianti. E poi non si trattenne e prese a ridere di gusto, tenendosi alle spalle dell’elfa di fronte a lui.
- Sei stata fantastica! Giuro che non ho mai fatto così tanta fatica a rimanere serio… Ahhahahhahah!!! Dovevi vederti… Ahhahaha!!!-
- Non c’è niente da ridere…- rispose scostando le braccia e voltandosi in preda ad un forte imbarazzo. Aveva mostrato la sua debolezza di fronte a tanta gente, si era resa ridicola davanti al popolo… Ma non era colpa sua… - vedo che non hai perso il vizio di circondarti di tante donne…- Chester si avvicinò, afferrandole la vita da dietro e stringendola contro il suo petto accaldato.
- Sei gelosa?- le sussurrò ad un orecchio. Un brivido si fece strada nel suo corpo, arrivando fino all’oggetto che teneva in mano.
Chester scese con le mani lungo i suoi fianchi, accarezzando ogni curva in modo lento ed esasperato. Poi una mano si fermò su quella di lei, alzò il suo braccio e posò le labbra sulla rosa rossa regalatole da lui stesso. Ayumi trattenne il fiato, sentiva un forte caldo ed anche lui, data la temperatura che fuoriusciva dal giubbotto di pelle.
- Perché non raggiungi una di loro?- chiese Ayumi sfiorando il volto del maestro col suo.
- Non voglio nessuna di loro… Tutto quello di cui ho bisogno è già qui…- Alzò il mento di lei il più possibile, finchè le loro labbra si sfiorarono prima, per poi approfondire il contatto, facendo di esso, un bacio ricco di fuoco.
Ayumi si voltò, cingendo il collo del maestro con le braccia, aderendo il suo corpo a quello di lui fino a farne diventare uno solo. Anche se imbottiti di vestiti, entrambi sentivano nitidamente il battere dei rispettivi cuori…
Si staccarono affannati, con gocce di sudore che dispettose colavano ai lati dei volti.
- Fa caldo…- osservò Ayumi. Chester la osservò meglio, i suoi vestiti erano cambiati da quelli di scena, alcune curve erano nascoste dalla giacca nera che portava, così, piano, alzò le braccia e gliela sfilò in modo delicato.
- Già, fa caldo…- rispose una volta compiuta l’operazione. Il corpo di Ayumi era qualcosa d’incredibile. Quella fascia rossa la rendeva infinitamente bella ed anche molto provocante… Alzò la mano fino a sfiorare la curva del seno, ma la ritrasse poco dopo, come avvampato.
No, non voleva andare oltre con lei, non voleva rovinare il loro rapporto – ti va di camminare?- le chiese staccandosi.
- Va bene…- rispose delusa. Decisamente si aspettava un altro tipo di proseguo, ma andava bene comunque, purchè non l’avesse lasciata, almeno per un po’…
- Ti ringrazio per la dedica…- continuò ayumi camminando al lato di Chester – quella canzone era veramente stupenda… Non l’avevo mai sentita…-
- Perché non l’avevo mai cantata di fronte ad altri… L’ho fatto solo con Masumi ed Hijiri per via delle prove, ma questa canzone parla troppo di me… Cantandola stasera, ho esposto una grossa fetta di me, ma ogni cavaliere sa che una volta data la propria parola, non ci si può tirare indietro ed ho scelto di cantare la canzone che più rappresentasse il mio passato…- Ayumi si fermò. Erano nel bel mezzo di una piccola foresta, poco distante dal castello del regno.
Alzò una mano, andando a tastare una guancia morbida di lui.
- Il passato è passato… Il presente è qui, pronto ad essere vissuto…- Si sporse in avanti, annullando le distanze che li separavano e ripensò al discorso dell’inseguire ed essere inseguita. Con rammarico constatò che per l’ennesima volta, era lei ad inseguire. Ma dov’era finito il suo lato macho? Perché con lei esitava così tanto? Si separò dalle sue labbra per guardarlo negli occhi e finalmente diede vita ai suoi pensieri.
- Perché mi scansi? Perché sono io ad inseguirti e non il contrario?- chester fece qualche passo intorno a lei, giusto per prendere fiato. Come faceva a spiegarle quello che sentiva? Be, forse doveva iniziare dal principio…
- Tu sei diersa!- gli disse alla fine – con te sono libero di essere solo Chester, lasciando perdere tutto il resto… Non sei come le “altre”, per me non sei la ragazza del “solo sesso”, tu per me…- ma non riuscì a terminare la frase, troppo pieno di orgoglio, aggiunto ad un pizzico d’imbarazzo.
Ayumi sorrise, allora era solo paura ed anche una forte premura nei suoi riguardi… Si, decisamente era il suo ideale “principe azzurro”. Si avvicinò nuovamente a lui, afferrandogli le mani ed accompagnandole ai lati del proprio volto.
- Ho capito, ma così mi farai impazzire… Io… Non ti resisto più… Sei diventato ciò che più vorrei al mio fianco… Ed io… - Si avvicinarono ancora di più, finchè si ritrovarono coinvolti nell’ennesimo bacio, ma stavolta, Chester sentì chiaramente il desiderio di lei ed il suo crescere a dismisura.
- Ne sei sicura?- chiese prima di perdere del tutto il controllo. In risposta, lei abbassò la zip della giacca di pelle, facendola morire tra l’erba sottile.
- Mai stata più decisa…- rispose guardandolo negli occhi.
Ayumi si sporse nuovamente in avanti, ma Chester la bloccò.
- Non qui…- sussurrò prima di afferrarle le mani e trascinarla con se, in un piccolo vortice rosso creatosi dal nulla.
Ayumi sentì il vuoto sotto di se, la stava trasportando in un altro luogo.
- Chiudi gli occhi…- gli disse Chester all’interno del varco. Ubbidì e si sentì decisamente meglio, una volta che tornò ad avere il suolo sotto di se. La brezza fresca della notte non le accarezzava più la pelle. L’aria era intrisa dell’odore di lui… I sensi s’inebriarono a tutto quel dolce calore. Sentì Chester allontanarsi leggermente da lei, ma l’intimò di non aprire gli occhi.
Ayumi percepì diversi venticelli prender forma dal nulla, ma ubbidì alla richiesta, almeno finchè lui non si decise a farle aprire gli occhi. E ad Ayumi mancò per l’ennesima volta il fiato.
Si trovavano all’interno di un’ampia camera matrimoniale, imbandita di piccole sfere colorate che fluttuavano nell’aria, regalando alla stanza una particolare luce bluastra. Al posto del letto, vi era una gigantesca rosa rossa, formata in realtà da infinite rose più piccole. Sul terreno si stendeva un manto bluastro molto soffice, quasi simile all’erba del prato…
Ayumi sentì all’interno di essa, l’essenza di Chester.
- E’ la tua stanza?- chiese per conferma.
- Si…- Chester degluì, prima di afferrarle la vita e stringere la donna a se –sei la prima che porto qui dentro… Questo è il mio rifugio, non permetto a nessuno di metterci piede, nemmeno alla regina…- Ayumi si voltò esterrefatta, stupendosi ancora una volta delle parole di lui. Ma non ebbe bisogno di rispondere a parole…
Alzò una mano, portandola al petto di lui e facendolo indietreggiare, finchè entrambi caddero nel morbido letto e da li, presero a carezzarsi guidati dall’impeto del desiderio.
Ogni movimento di Chester, era dolce ed equilibrato. Sapeva che per lei era la prima volta e si stupì nel rendersi conto che anche per lui, quella era la sua prima volta.
Si sentiva “diverso”… Le carezze che dava, erano guidate dal cuore e quelle che riceveva, erano capaci di far sospirare l’anima in se…
I vestiti accompagnarono il mare blu sotto ai loro piedi… Viandanti su di un mare d’amore…
Il sesso e l’amore divennero due cose nettamente differenti per Chester. Si sentiva un ragazzino, mai aveva provato un simile sentimento. Quando unirono con non poca fatica i propri corpi, per la prima volta in vita sua, si sentì completo. Quello era il suo posto, era lei la sua casa a lungo cercata, a lungo desiderata. Sentiva il cuore scoppiargli in petto, tanto da alzare la mano di lei, intenta ad accarezzare le linee della schiena e la portò al proprio cuore, facendole sentire quanto stesse impazzendo a contatto con la sua pelle, con la sua anima… Ed Ayumi ricambiò il gesto, portando quella di lui sopra il suo cuore. E la catena dei sentimenti iniziò il suo cammino, dondolato dal ritmo segnato dal corpo di Chester, che lentamente continuava a varcare le vie di lei.
Ayuimi si sentiva in paradiso, era la cosa più bella che le fosse mai capitata…
Osservò per un istante il cielo al di là del vetro della stanza. Vide la luna brillare in modo decisamente intenso, ornata da una miriade di stelle luminose. Lo sguardo tornò a vagare sull’oscurità degli occhi di lui e si perse….
Pianse di gioia una volta giunta con lui all’amplesso. Chester cadde su di lei, poggiò il capo sul suo petto e continuarono ad accarezzarsi dolcemente.
Chester non le disse ti amo, non era nel suo stile… Solo si alzò per un attimo, sfiorandole le labbra, poi si staccò e le disse solo:
- Non fare MAI con altri ciò che hai condiviso con me… Da oggi sei mia e nessuno si deve avvicinare, a partire da quel mollusco del Re Sakurakoji…- Ayumi sorrise, prima di sfiorare anche lei le labbra di lui e dire la sua.
- Va bene… Ma sappi che vale anche per te… Esigo che nessuna oca faccia con te anche un decimo di quello che hai fatto con me… Sei mio e da oggi in poi, ti assicuro che ti osserverò con molta attenzione…-
Risero della loro “bizzarra” dichiarazione d’amore… Erano sempre loro, ma ad entrambi, andava bene così…

Continua…

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Capitolo 32
*** Capitolo 35 ***


Buona domenica!!!!!!!!!!
Vi lascio alla lettura ed ancora grazie per la pazienza!!



Capitolo 35

La sala centrale del Castello delle Rose, era un intrecciarsi di striscioni dalle striature rosse e blu, con ai lati, infinite sfere fluttuanti di un argento molto intenso dalla trama quadrettata. I punti luce presenti nel pavimento, si specchiavano nell’argento delle sfere, dando vita ad infiniti raggi colorati che si posavano dolcemente sui volti dei festeggianti.
Una musica forte tintinnava nell’aria, mentre smisurati cumuli di masse, ondeggiavano i propri corpi al ritmo di quel suono inconsueto.
Maya e Masumi ballavano in mezzo alla mischia, sfruttando la confusione creata dalla musica house, tipico genere da ballo del pianeta terra. Ricordavano ancora i volti smarriti dei proprio concittadini all’udire quel suono così anomalo. Avevano tentato di coinvolgere i corpi con i soliti balli, ma il ritmo stesso correva troppo veloce per quei movimenti studiati. Così, Maya e Masumi, si portarono al centro della pista, iniziando ad ondeggiare in maniera sensuale e casuale.
- Fate come noi…- aveva urlato Maya – lasciatevi guidare dal ritmo e muovete il corpo in funzione di esso.-
Nella sala, esplose il caos. Ognuno prese a muoversi in modo bizzarro e scoordinato, altri intrecciarono i corpi in modo fin troppo esplicito, persino la regina Chigusa, si fece accompagnare dal cavaliere Hayami, padre di Masumi, in quella strana danza.
Maya intravide Arya ed Eragon ridere felici. Lui teneva le mani poggiate sui fianchi di lei, mentre Arya si sporgeva spesso in avanti regalando baci profondi all’elfo… Quanto le sarebbe piaciuto manifestare il proprio amore per Masumi, nello stesso modo spensierato degli amici…
Rei ed Hijiri erano poco distanti, ma ballavano in compagnia di altri elfi, in modo da evitare ulteriori sospetti ai genitori di lei sulla relazione dei due. Rei aveva manifestato la propria preoccupazione sui sospetti del padre, che vedendola sempre più in compagnia del cavaliere, aveva iniziato a tormentare la figlia per testare eventuali falli da parte della giovane. Ma Rei era furba, all’apparenza continuava ad avere lo stesso atteggiamento freddo ma peperino nei confronti di Hijiri, ma sfruttava i momenti in cui l’elfo l’allenava per poter godere dell’amore reciproco.
Eh si, Maya ammirava l’amica, che prima di tutto aveva deciso di salvaguardare non solo se stessa, ma soprattutto la persona che le stava accanto.
Lo sguardo di Maya tornò a posarsi su quello di Masumi… Aveva creduto di perderlo per sempre… Non riusciva a credere di aver superato la prova e non solo lei… Ayumi si era rivelata una gran donna, capace di giudicare con diplomazia ciò che si presentava davanti a se. Per un attimo, Maya pensò che fosse giusto far salire lei sul trono del regno, forse, lei non era infondo la persona più adatta…
- Che hai?- chiese Masumi quasi gridando ad un orecchio. Maya si voltò a destra, poi si sporse in avanti e sussurro un “Niente…”. Masumi insistette con lo sguardo, ma vedendola sorridere si calmò.
Maya credeva fosse giusto parlare delle sue preoccupazioni alla nonna, ma non voleva rovinare la festa o comunque doveva aspettare il momento più opportuno e magari parlarne anche con la cugina stessa. Se lei fosse stata d’accordo, allora Maya si sarebbe messa da parte, anche solo per vedere il popolo sotto una giusta guida…
Maya sentiva lo sguardo di Masumi su di se, non voleva che captasse i suoi pensieri, così, con una scusa, uscì fuori e prese una boccata d’ossigeno. Ma quando lo fece, raggelò…
A pochi passi da lei, nascosti dall’oscurità della notte, aveva intravisto i profili di Ayumi e Chester, intenti a “conversare” in modo appassionato…

Ayumi e Chester, scesero poco dopo dalla stanza di lui; non potevano assentarsi per troppo tempo, o il loro comportamento avrebbe destato sospetti.
Ma quella strana danza terrestre, non giovò molto ai due, che molto presto si ritrovarono nuovamente intrecciati e sul punto di tornare ad assaporarsi davanti a tutti. Così, Chester prese per mano la giovane apprendista, la guidò verso una zona appartata della balconata e riprese a baciarla con lo stesso impeto di poco prima. Le mani volarono ad intrecciarsi tra la folta chioma bionda e lei si fece forza con le spalle di lui, per non cadere dalla troppa emozione che quel corpo le procurava.
Ma poi accadde ciò che non doveva succedere… Ayumi sentì un leggero rumore dietro di se, si voltò di scatto, incontrando la profondità degli occhi della cugina.
- Maya…- riuscì a dire col fiatone – io… ti posso spiegare…- cercò di dire sistemandosi il vestito ed i capelli arruffati.
- No Ayumi… Scusami io… Non volevo disturbare…- si voltò per tornare dentro, troppo imbarazzata per ciò che aveva visto, ma una mano dalla presa decisa la bloccò.
- Non andare Maya… Lascia che ti spieghi, veramente…- Maya si voltò, specchiandosi nel mare azzurro della cugina. Chester si allontanò, capendo che quelle erano “cose da donne” – lascia che ti spieghi…- ripetè Ayumi trascinando Maya vicino alle scale, dove si sedettero osservando la luna – credo di essermi innamorata…- esordì – e credo di essere corrisposta… Da chi, l’hai visto ed inoltre te l’avevo confessato una volta…- Le guance di Maya s’imporporarono.
- Si, lo so… Solo, ecco… Sono sorpresa… Non pensavo che rischiavate così tanto, se al posto mio vi scopriva qualcun altro non so cosa sarebbe successo…-
- Hai ragione… E’ stata una grave mancanza, dovremmo stare più attenti, ma…- Ayumi si voltò per fissare Maya, che le sorrise calorosamente.
- Non devi preoccuparti, sarà il nostro segreto… E poi, non posso mica farne una colpa dato che anch’io ho commesso lo stesso peccato…-
E così, Maya ed Ayumi si confidarono i loro segreti più intimi, sotto la luna, sotto le stelle, con la musica assordante nel sottofondo, ma felici di poter condividere una bella fetta dell’anima dell’altra.
Maya confidò alla cugina, anche i suoi dubbi riguardo alla sua possibile successione al trono del regno ed Ayumi si scandalizzò.
- Ma Maya!! Non devi pensare in modo così negativo e drastico… Ciò che fa di una persona una regina, non è soltanto il saper riconoscere il nero dal bianco, ma soprattutto la forza, la determinazione, lo spirito di sacrificio verso il prossimo… Maya, da quando sei tornata, l’animo del regno è salito alle stelle, perché la tua bontà fa breccia nel cuore dei sudditi ed un buon sovrano, deve saper ascoltare il suo popolo e rianimarlo nei giusti momenti… Se hai superato la prova del serpente, vuol dire che hai tutti i requisiti per diventare Regina, quindi se hai dei dubbi, non lasciare che l’oscurità ti avvolga, combatti Maya e dimostra a tutti chi sei…- Ayumi tese la mano in avanti, aspettando che l’altra l’afferrasse – promettimelo…- Maya guardò i suoi occhi e poi quella mano pallida. L’afferrò con decisione e rispose:
- lo prometto… Saremo avversarie, amiche, ma alleate per il bene del popolo- si abbracciarono e rimasero a contemplare la luna per un tempo indefinito, finchè una voce da dentro non le chiamò.
- Maya, Ayumi, dovete rientrare…- entrambe si voltarono, fissando il profilo perfetto del cavalier Hayami. Ayumi strizzò l’occhio alla cugina e si dileguò all’interno delle mura.
Masumi continuò a scendere i gradini, prendendo il posto della giovane elfa dalla chioma bionda.
- Devi entrare, la regina deve fare un annuncio in compagnia del re Sakurakoji… Si sono allontanati per ore dalla sala, comunicando la non interruzione del loro dialogo ed il continuo della festa…-
- Strano…- osservò Maya. Ma poi tutti i pensieri vennero catturati dal gioco di luci ed ombre che la luna creava sulle labbra morbide di Masumi. Quant’era che non le saggiava… Si sporse in avanti, coinvolgendo l’elfo in un bacio intenso. Masumi strinse la vita della sua ragazzina e Maya intrecciò le dita tra i filamenti oro.
- Desidero richiamare la vostra attenzione…- Maya e Masumi si voltarono. Era la voce di Chigusa che parlava attraverso un microfono.
- Andiamo…- le sussurrò Masumi invitandola a rientrare.
La gente era disposta a cerco al di sotto di un piccolo palchetto, dove la figura della regina, si stagliava imponente affiancata da quella del re Sakurakoji.
- Come molti di voi sanno…- continuò – questa sera, in occasione del festeggiamento della nostra amica primavera, abbiamo deciso di far fiorire i nostri due boccioli di rosa, le colonne che sorreggeranno il peso di ogni abitante di questo regno, le donne che si sono guadagnate di diritto, la fiducia mia e vostra, grazie al giudizio imparziale del nostro fidato serpente… La dea scarlatta, è un modo per me e per voi, di verificare l effettive potenzialità a livello di forza interiore ed esteriore, un test che ci permette di percepire in modo limpido il vero IO che risiede in entrambe, perché la dea, racchiude in se lo spirito di una regina e soprattutto di una donna che vive e convive con le problematiche infinite simili a quelle del regno Flowers…- Maya ed Ayumi si avvicinarono, prendendosi spontaneamente per mano – ebbene, sono orgogliosa di dirvi, che le porte dell’Amore si sono spalancate per entrambe, l’amore per la terra, per i frutti, per ciò che di bello ci circonda e ci nutre, ha reso possibile il rendere entrambe due donne forti e determinate, in sostanza, due VERE regine…- fece una pausa, nel quale afferrò con decisione l’asta del microfono e continuò in modo serio – Mio amato popolo, sappiate che nulla avviene per caso e se oggi, queste due giovani donne si sono lasciate sottoporre ad un testo così grave come il bacio del serpente, è proprio per una condizione incontrovertibile da parte mia… Mi spiace annunciarlo in un momento di gioia, ma la regina è malata e non sa quanto ancora potrà camminare su questo mondo…- un fitto brusio s’innalzò nell’aria, mentre Ayumi e Maya raggelarono sul posto - un attimo, per favore… Vorrei concludere finchè le forze me lo permettano… Vorrei scusarmi con le mie nipoti per non essere stata sincera e per avervi sottoposto ad una dura prova senza darvi le dovute spiegazioni, ma volevo che il vostro impegno, la vostra determinazione, si manifestassero a prescindere della mia condizione fisica… Ebbene, con fatica ho deciso di fissare per oggi stesso, la nomina a futura Regina in caso di una mia morte precoce… Vi ho osservato e studiato attentamente e sono giunta ad una conclusione…- il cuore delle giovani batteva impazzito, confuso dall’apprendimento di tutte quelle informazioni. Nella sala, vi era spazio esclusivamente ai sospiri dei presenti…- sono giunta alla conclusione, che entrambe le ragazze sono degne di regnare su questo popolo…- il brusio si fece improvvisamente intenso. Due regine per un regno? Era una decisione del tutto inconsueta – silenzio, per favore… Non ho finito qui… Vi dicevo che a mio giudizio, entrambe le donne sono idonee a regnare su questo bel regno, ma come ben sappiamo, c’è spazio per un Re ed una Regina, senza contare che entrambe le ragazze possono diventare regina, ma nessuna delle due ha un Re…- Maya ed Ayumi si fissarono, consapevoli che i loro re erano a poca distanza da loro. La loro attenzione venne nuovamente catturata dalla regina – così, ho manifestato le mie ansie preoccupazioni, a colui che condivide ormai da tempo le sorti del regno con il proprio, ovvero il re Sakurakoji. Devo dire che è stato veramente gentile e disponibile- e qui il re fece un piccolo cenno col capo – e sono rimasta ancora più sorpresa dall’audace proposta che mi/ci ha riservato…- fece una pausa, fissando con intensità le nipoti – il Re Sakurakoji, ha avanzato l’ipotesi di un’unione ancora più intensa tra i due popoli. Il re, si è gentilmente offerto di dividere il proprio trono con quello del regno delle rose, ad una sola condizione…- lo sguardo della regina s’incupì – il Re ha esposto il suo desiderio di prendere in sposa la principessa Maya e condividere con lei il trono di entrambi i regni…-
Il cuore di Maya si fermò, boccheggiò per un tempo indefinito, tanto che Ayumi dovette sostenerla con una forza maggiore.
Gli occhi di Maya volarono per la sala, finchè si posarono nuovamente, su quelli tanto amati. E dopo quello che adesso sembrava un’eternità, Maya vide una stella colare da quel cielo in miniatura, accompagnato dall’anima gemella risieduta nel viso della donna tanto amata.
Per Maya e Masumi, il mondo si fermò in quell’istante…

Continua…

AVVISO: non potrò postare prima di giovedì, quindi abbiate pazienza... Un bacione, ciao!

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Capitolo 33
*** Capitolo 36 ***


Ciao a tutti!! Come avete passato questi giorni? Personalmente mi sono concessa tre giorni di stacco da studio e mondo, mi sono ri-vista Sherlock Holmes gioco di ombre (e pensandoci lo rivedrei anche una terza volta) e per rimanere in tema Robert Downey Jr, anche Iron Man 1. Ok, questo non è molto in tema ff... Comunque, questo capitolo sarà un pò deprimente, ma spero vi piaccia ugualmente...Buona lettura!!


Capitolo 36

Un tonfo sordo si estese tra le mura di una piccola stanza. La mano di Maya pulsava forte, dopo l’impatto violento contro la piccola scrivania della nonna.
- Desidero delle spiegazioni!- disse avvilita, non trovando la forza di sedersi nel piccolo puf davanti a lei.
- Calmati Maya…- le disse la cugina Ayumi, prendendola per mano ed invitandola a sedersi accanto a lei. Poi si voltò con sguardo torvo verso la regina – allora? Stiamo aspettando…-
Chigusa bevve intensamente il liquido fumante posato accanto a lei. Non voleva temporeggiare, solo che era difficile spiegare a due cuori così giovani, le pene delle decisioni di una donna ormai morta nell’anima.
- Mi dispiace…- esordì poggiando pesantemente le spalle contro lo schienale e guardando un punto indefinito del soffitto – mi dispiace per tutto… Mi spiace per non avervi detto nulla riguardo la mia salute, ormai più che cagionevole… Mi spiace per avervi accollato il peso di una dura prova come il morso del serpente, senza che in realtà potevate presupporne le conseguenze… Mi spiace per aver imposto dei paletti alle vostre vite… So che in realtà non vi anima esclusivamente l’amore per il regno, ma l’amore per due uomini che in apparenza appartengono ad un mondo lontano dal vostro, ma che in realtà, vi appartiene nei luoghi dell’anima…-
- Vuoi dire che tu…- la interruppe maya.
- Si, io so… Io vedo, mi guardo intorno ed inoltre ammettiamolo, basta davvero poco per aprire i vostri sentimenti, basta uno sguardo per vedere il luccichio che solo un cuore innamorato è capace di sprigionare… - sospirò Chigusa, come se le parole successive, richiedessero uno sforzo eccessivo per venir fuori in maniera naturale – Maya, è con te che mi devo scusare in modo maggiore, so che proprio perché il tuo cuore appartiene ad un altro, non ti è possibile provare dei sentimenti puri e sinceri per il re Sakurakoji, ma cerca di capire… Come regina, devo assicurarmi che il popolo viva in pace, o almeno che tenti di farlo. Io sto per morire, è questione di poco ed il mio più grande desiderio, è quello di sapervi in mani sicure ed affidabili…-
- Masumi è affidabile…!!!- si lasciò sfuggire Maya e Chigusa capì che l’amore dentro la nipote, era più forte di qualunque altra cosa.
- Lo so, maya… Ma l’amore non può niente contro la regina del regno delle orchidee, almeno non il tipo di amore che provi tu…- si alzò, come scottata dalle sue stesse parole. Tutto ciò, andava contro i suoi principi di vita, ma era assolutamente necessario mantenere quella linea rigida – Maya, devi capire che spesso, per il bene degli altri, ci troviamo costretti a sacrificare ciò che ci è più caro… Col tempo, ti accorgerai che il bene del popolo viene prima di tutto, prima del proprio dolore, prima delle proprie necessità e prima dei nostri sentimenti personali… Siamo i guardiani di questo regno, la giuda di un popolo immenso… E cosa sono i nostri sentimenti, accostati all’infinità di quello degli altri? Niente! Il nostro IO, ha la stessa valenza di un granello di sabbia in pieno deserto, come una goccia d’acqua nel mezzo dell’oceano, come un raggio di luce tra i fasci del sole… Noi siamo niente, Maya… Ed è per questo che ti chiedo di accettare la proposta del re sakurakoji, è per il bene degli altri che te lo chiedo… Il punto di forza del regno delle orchidee è l’egoismo, non permettere che esso t’invadi l’anima, prendi la tua decisione sapendo che qualsiasi cosa tu faccia, perderai comunque qualcosa di caro, ma sta a te capire qual è la tua priorità, di mio, ti posso solo dire di valutare attentamente ciò che ti ho detto, c’è in serbo il destino di tutta una nazione…-

Maya si ritrovò qualche minuto dopo nel buio della notte. Camminava nel portico del palazzo, osservando attentamente le sfumature della luna…
La festa era finita da un pezzo, in realtà non aveva potuto assistere alle battute finali di essa. Aveva inseguito la nonna e chiesto le motivazioni di quella scelta. Credeva che tutto fosse più facile, si aspettava di ricevere le scuse dalla nonna, ma non certo di metterla davanti ad una scelta così drastica… Cosa si fa quando si è in dubbio? Come si capisce che una strada è più giusta di un’altra?
Riflettè a lungo, ma in realtà aveva già la risposta a quel quesito…

Il trucco colava incontrollato ai lati degli occhi, il vestito era ormai stropicciato, i metri che percorse le parvero fin troppo brevi. Cosa curiosa il tempo… Corre veloce quando vorremmo che si fermasse, va lento ed inesorabile negli attimi in cui desidereremmo volasse via…
E così, si ritrovò davanti ad una porta, alzò la mano cercando in una qualche parte del corpo la forza di bussare. Ma essa si fermò a mezz’aria e frustrata dal dolore, la trascinò in basso, fino ad accasciarla al suolo. E pianse ancora, stavolta in modo più incontrollato, mentre l’altra mano, teneva stretta quella che invano aveva tentato di bussare a quella porta, colpevole di non aver eseguito a dovere il proprio compito…
Ma poi, un fascio di luce le colpì il volto, alzò lo sguardo distinguendo a stento i tratti del profilo di Masumi.
- Che ci fai qui fuori? Vieni dentro…- le disse premuroso aiutandola ad alzarsi.
Masumi chiuse la porta dietro di se e prima che Maya potesse sussurrare qualcosa, il peso del corpo di lui la schiacciò con sofferenza contro la porta.
- Masumi…- sussurrò appena. Ma la sua spalla s’inumidì in fretta, troppo in fretta persino per lei ed il fiato dolce del suo uomo, divenne freddo e sofferente, come una gelida notte d’inverno che non chiede altro di ricevere il calore della primavera. Ma l’inverno sa che la primavera è ancora lontana, sa che non deve cullarsi di lei per andare avanti… L’inverno deve vivere solo, così da permettere una buona fioritura alla giovane e fresca primavera.
- Devi farlo…- sussurrò allora. Maya s’irrigidì.
- Ma che dici? No che non posso farlo, amo te, io non vivo senza te…- Masumi l’allontanò da se, prendendola per le spalle e fissandola negli occhi.
- Tu lo farai, perché è giusto così… Sappiamo entrambi che il nostro amore non può esistere, tu sei la nuova regina ed il tuo re non sono io… Il mio compito è proteggerti, non farti cadere in tentazione o farti varcare strade insidiose e piene d’ostacoli… Non permetterò che sacrifichi il bene del regno per i nostri sentimenti…-
- Ma io non posso!!! Non capisci? Io ti amo!! Sei la mia vita… Ti amo…- le mani cercarono con disperazione i lembi della maglia chiara, portandola su verso il collo e sfilandogliela del tutto. Prese a baciare ogni angolo di quel petto scolpito e masumi sospirò.
E’ nel giorno in cui inverno e primavera s’incontrano, che per entrambi diventa difficile separarsi… Vorrebbero vivere semplicemente a quel modo, lasciando che l’uno culli l’altro, completandosi a vicenda e soffiando di un vento di freschezza e di gioia…
Così, anche Maya e Masumi lasciarono che i corpi si riscaldassero a vicenda, un’ultima volta, come quel giorno di equinozio di primavera.
Masumi la codusse sul proprio letto, levò con dolcezza i pochi vestiti che le erano rimasti in corpo… E poi divennero uno, mentre le lacrime continuavano a scorrere sui loro volti, ricordandogli che quella era l’ultima volta… Sussurri volarono dalle proprie bocche; Maya continuava a dire “non voglio…” e Masumi rispondeva “ lo farai, perché sei tu…”
“*Tu dici
Che non combatterai
Perchè nessuno combatterà per te…”

- Ma non è vero…- rispondeva Masumi – c’è un mondo intero che lotta ogni giorno, tu devi combattere per loro…-
- Ma non sei tu… Io voglio te, solo te…-
“…E
Tu pensi
Che non ci sia abbastanza Amore
E nessuno a cui darlo…”

Masumi uscì di colpo da lei, Maya sentì un forte vuoto… Vide Masumi alzarsi, prendere i suoi vestiti ed incitarla a rimettersi a posto. Non la guardò in viso, solo le porse tutto con la mano ed anche lui si rivestì.
Maya piangeva, il petto le doleva forte, non sentiva più i battiti del cuore, quasi le sembrò di non respirare più. Si voltò verso Masumi, ma lui non ricambiò il suo sguardo, continuava a darle le spalle, cercando di non rendere le cose ancora più difficili.
“…E
Tu sei sicuro
Di esser ferito in un modo
Che nessuno saprà mai…”

Con dolore, si avvicinò alla porta, mise la mano sulla maniglia ed aprì. Un vento gelido venne da fuori ed ebbe paura per ciò che ne sarebbe stato di lei, una volta fuori da quella stanza. Si accasciò ancora una volta, stremata nell’anima. Il profumo di lui marchiava ogni cosa in lei, era come un alone avvolgente… Non voleva che quel profumo svanisse dalla sua vita.
Ma poi, nel buio del corridoio, distinse una pallida figura bianca. Volò leggera quella chiazza, fino a posarsi dolcemente su di una spalla.
- Edvige…- sussurrò. Poi la civetta tornò a spiccare il volo ed a perdersi nel buio di quel posto freddo.
“…Ma
Qualche giorno
Il peso della responsabilità
Ti darà la forza di andare…”

Si alzò decisa, voltò nuovamente il capo e sussurrò parole dolci verso l’uomo che vi stava dentro. Lo vide tremare appena, sicuramente stava piangendo, ma entrambi sapevano che se i loro sguardi si fossero posati nuovamente sull’altro, quella decisione tacitamente presa, si sarebbe frantumata come gli stalattiti a contatto con suolo una volta arrivata l’amica primavera.
Così, Maya seguì la dolce Edvige verso quel sentiero tanto difficile per lei, ma che rappresentava il futuro di tutto un regno…
Entrambi, sapevano che per loro tutto sarebbe stato più complicato. I sentimenti erano forti ed incondizionati, ma l’inverno e la primavera, sapevano che quello era il prezzo da pagare per il bene degli altri.
“…Semplicemente
Tieni duro
Il peso della responsabilità
Ti darà la forza di andare”


Continua…

*il testo in corsivo, è tratto dalla traduzione di Robot Boy dei linkin park

http://www.youtube.com/watch?v=G-bEnfTJR2A


Il peso delle responsabilità... Beh, è dura scegliere tra ciò che è giusto per gli altri e ciò che è giusto per noi, ma la vita è piena di scelte difficili... Come dice la canzone "il peso della responsabilità ti darà la forza di andare". Ma rimane triste ugualmente...

Beh, vi mando un bacio, grazie infinite e buon venerdì!

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Capitolo 34
*** Capitolo 37 ***


Eccomiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!!! Che bello che posto anche oggi ^^, mi sento felice felice!!!
Beh, come sempre buona lettura!! 


Capitolo 37

Che colore ha la nostra anima?
Beh, è una domanda inusuale… Molti di voi potranno pensare: “l’anima ha un colore?!?!? O.O”; altri diranno: “La mia anima è azzurra, come il cielo che copre la mia testa, come il mare che s’addentra nel mio infinito”; altri ancora diranno “La mai anima è bianca, come una colomba che vola libera nel cielo, come la pace che risiede in me, come la speranza che ci lega gli uni agli altri”…
Ma, vi siete mai chiesti di che colore è un’anima che sente di non possedere più un’anima?

Maya teneva un piccolo pennello proprio di fronte a lei, in attesa che qualcosa in lei si smuovesse, dandogli finalmente l’input per iniziare a dipingere un qualunque soggetto.
- Avanti Maya…- la incitava il suo maestro – devi solo cercare dentro di te e troverai quel che cerchi…- Maya allora si concentrò, cercò tra i ricordi, quelli felici… Si rivedeva a maneggiare la spada contro il proprio maestro, per poi ritrovarsi tra il terreno arido a rotolare insieme a lui… Poi tutto divenne sfumato, un vortice grigio diede vita ad un ulteriore ricordo, uno più doloroso… Vedeva le spalle larghe di Masumi vibrare forte, il rumore dei singhiozzi di lui, si univano a quelli di lei, creando la più straziante delle sinfonie. Si lasciò guidare dal ritmo dettato da esso e finalmente, trovò il coraggio di dar vita ai suoi sentimenti. Prese a piangere nuovamente, il labbro tremava, ma non si fermò. Poi quel nodo allo stomaco smise di farle male ed allora capì di aver finito la sua opera. Slacciò la benda che le copriva la vista, aprì gli occhi e sentì un ulteriore vuoto sommarsi a quello già immagazzinato al suo interno.
Non c’era niente. Niente. Nessun segno, nessun colore od ombra… Aveva dipinto il nulla… Fissò il pennello che aveva tenuto in mano fino a quel momento, trovando la sua punta praticamente esente da qualsiasi macchia di colore. Era come se per tutto quel tempo, non avesse compiuto nessun movimento, come se effettivamente non si fosse mossa di un centimetro…
Ogni dipinto custodisce un sentimento racchiuso nella nostra anima, persino un quadro interamente bianco rappresenta uno stato d’animo… Ma li non c’era traccia di bianco e lei sapeva bene il perché…
Se non vi è più un’anima, allora essa non potrà appartenere ad un colore o ad una forma, sarà semplicemente vuota… Vuota, come un oggetto che aspetta pazientemente l’arrivo dell’amico fotone, che toccando la sua superficie gli donerà un qualche colore… Lei si sentiva come quel tavolo, quell’albero, quel fiore che attendevano pazientemente l’arrivo del raggio di sole per poter dare un senso alla loro esistenza.
- Maya…- disse Kuronuma afferrandola dolcemente per le spalle – non devi aver paura per ciò che ti sta accadendo, è del tutto normale…- già, perché quella era la seconda settimana che provava inutilmente a scaricare la tensione attraverso il colore.
- Non si preoccupi, maestro…- rispose mettendo in ordine i propri strumenti di lavoro – ho capito che è inutile forzare la mano, forse questo non è il momento opportuno per dipingere, cercherò di riprendere in mano la mia vita in qualche altro modo…-
- Ma Maya…-
- No! Ho preso la mia scelta, verrò qui solo quando avrò fatto chiarezza in me…- “anzi, quando riacquisterò la mia anima…” pensò tra se. Un’ultima lacrima cadde dagli occhi, poi si voltò dando un ultimo sguardo alla “lei” del passato.
Vedere i suoi vecchi dipinti le provocava un senso strano. Quanto viola… Com’era bella la sua anima, così intensa, vibrante, gioiosa… Appellativi che certo non potevano accostarsi alla sua situazione attuale.
- Arrivederci maestro… Passate splendide giornate in compagnia della vostra arte, cercherò di tornare al più presto…-
- A presto, mia piccola allieva…- si abbracciarono intensamente, con lo stesso affetto di un padre ed una figlia. E poi Maya spiccò il volo, in compagnia delle sue dolci Estele ed Edvige.
Le ultime settimane erano state infernali… Aveva interrotto le lezioni con Masumi, cercando di dare meno dolore a se stessa; ma il risultato fu ben peggiore alle aspettative. Pian piano si sentì morire. Non sentire la sua voce, non vedere i suoi occhi, assaporare la sua pelle, era la peggiore di qualsiasi tortura… Ad esso, si aggiungeva il dover stare costantemente accanto al Re Sakurakoji, che sembrava gradire notevolmente della sua compagnia.
La sua salvezza erano state la cugina Ayumi e l’amica Arya, che non l’avevano mai abbandonata e che, nel loro piccolo, avevano cercato di farla star bene.
Sospirò accarezzando il bellissimo manto blu della giumenta.
- Amica mia… Chissà come sarà il nostro futuro… Siamo destinate a rimanere infelici?- nitrì indispettita e cambiò leggermente rotta per ripicca –ahahhahah, hai ragione… Tu sei già bella sistemata con il cavallo alato dal manto rosso… Brava, sono felice per te…- abbracciò forte la sua dolce amica, poi scesero in picchiata verso il palazzo.

Nemmeno il tempo di arrivare, che subito venne chiamata dal re Sakurakoji. Si diede una sistemata ai capelli ed entrò nel piccolo cortile dove si davano appuntamento.
- Buongiorno mio Re, mi avete chiamata?- Sakurakoji le lanciò un’occhiata carica di desiderio, tenuto a freno solo da un piccolo sorriso.
- Oh si principessa… Vede, stavo cavalcando con il mio magnifico cavallo alato, quando mi sono imbattuto in qualcosa di sublime…- da dietro le spalle, fece uscire un bellissimo mazzo di rose rosse, alcune erano ancora chiuse a bocciolo, altre invece erano nel loro pieno splendore – permettetemi di donarvi questo magnifico mazzo, in simbolo del nostro amore prossimo alla fioritura…- Maya s’imbarazzò a quel gesto, prese il mazzo con fare cortese, annusò le rose, trovandole di un profumo molto diverso da quelle dal colore viola.
- Vi ringrazio, siete stato molto gentile a pensare a me…-
Rimasero a parlare insieme per parecchio tempo, spesso Maya rideva alle sue battute, altre volte il suo sguardo si perdeva nel vuoto, pensando a come sarebbe il suo animo se al posto del re, ci fosse stato Masumi a tenerle compagnia.
- Principessa, vi sento distante…- disse il re captando i suoi pensieri – c’è forse qualcosa che non va?- Maya si voltò, facendo un lieve cenno col capo, come ad indicare che era tutto apposto.
- E’ solo un po’ di stanchezza, nulla di più…- Sakurakoji sembrò credere a quella versione dei fatti, perché spinto da un impulso improvviso, l’afferrò delicatamente per la vita e piano accostò le labbra alle sue.
Maya vide tutto come a rallentatore… Masumi stava entrando nel piccolo portico, bloccandosi all’improvviso vedendola avvinghiata ad un altro uomo. Punto sull’orgoglio, il cavaliere prese a correre forte ed abbandonò quel luogo. Maya fece appena in tempo a non lasciarsi baciare, che scansò con un movimento secco il corpo del re dal suo ed iniziò una folle corsa per raggiungere Masumi.
Il cuore le batteva forte, il respiro non riusciva a darle forza a sufficienza, il nodo alla gola si faceva via via più intenso… Voleva trovarlo, voleva rassicurargli che non era successo niente, che non l’avrebbe mai fatto, che non l’avrebbe mai tradito… Si morse la lingua, quelle erano cose che comunque sarebbero successe da li a qualche tempo.
Colta dalla triste realtà, sentì il corpo scosso da un forte tremore, il sangue raggiunse velocemente il cervello, tutto divenne confuso, finchè le fresche mattonelle del pavimento, accolsero il suo corpo inerme…

Ayumi si sentiva una donna nuova, finalmente completa… Da quando lei e Chester avevano scelto di provare a diventare “una specie di NOI”, la sua vita era notevolmente cambiata. Era come risvegliarsi al mattino e scoprire di aver fatto un brutto sogno, allora tutto ciò che ci appartiene diventa improvvisamente bello e da proteggere con le unghie e con i denti.
Aiutare gli altri, era diventata la sua prima priorità, così come accostarsi alla vita in maniera decisamente più semplice, eliminando lo sfarzo della corte e preferendo una bella passeggiata tra le case dei cittadini…
La sera, amava abbandonarsi tra le braccia dell’uomo che amava, lasciarsi cullare dal suo tocco forte e dolce, alternato alla voce decisamente potente e sicura.
Ma ogni cosa ha un’ombra e la sua ombra, era il sentirsi ogni giorno colpevole per aver lasciato la cugina e amica Maya ad un destino molto più infelice del suo.
Quella mattina, si svegliò come sempre accanto al suo amore. Aprì gli occhi e lo fissò incantata… Una mano si alzò d’istinto, andando a tracciare i profili di ogni singolo tatuaggio, poi alla mano sostituì la bocca ed il cavaliere sembrò gradire, in quanto aprì gli occhi e l’attirò a se con possesso.
- Ma che dolce risveglio… Ti do il permesso di farlo ogni mattina se vuoi…- Ayumi rise, coprendo i corpi di entrambi con le lenzuola fresche.
- Ti stai viziando, Chez e non è bene per un cavaliere, che per di più ha come hobby la musica rock…-
- E questo cosa vuol dire?- chiese con il solito sguardo furbo.
- Vuol dire che devi mantenere una certa credibilità…-
- Ma io sono credibile… Non vedi? Sono un duro…- rispose mettendo in mostra lo sguardo malandrino ed i muscoli ben delineati.
- ahahahhahahahahah!!! Sei incredibile….- Chester la guardò sconvolto.
- Ma come? Io ti mostro il mio lato duro e tu ridi?- Ayumi contraccambiò il suo sguardo, con uno altrettanto furbo.
- Ho i miei buoni motivi…- lanciò un’occhiata degna di nota e, con estrema facilità, catturò le sue labbra. Lo sentì sciogliersi ad esso, le braccia prima ferme in una posa rigida, divennero morbide ed il suo tocco estremamente languido.
Rimasero ad accarezzarsi per un tempo indefinito, poi Ayumi si staccò, con in volto stampato uno sguardo trionfante.
- Hai visto? Non sei per niente un duro…-

Tra un bacio e l’altro, un vocalizzo di chester per riscaldare la voce e quello di Ayumi che faceva da coro a qualche canzone, i due si vestirono, presero i loro mantelli e scesero per le scale. Li attendeva una lunga giornata di allenamento, dato che comunque Ayumi aveva deciso di apprendere più che poteva da quel maestro così speciale.
Fu in quel clima sereno, che entrambi trovarono un brutto spettacolo proprio in mezzo al corridoio. il volto di Ayumi s’inorridì, Chester corse verso quel corpo privo di sensi e nuovamente Ayumi si sentì in colpa. Non era giusto toccare la cima della felicità, mentre una persona a noi cara ne tocca il fondo…

La vita spesso ci riserba destini crudeli. Ognuno di noi ha una propria storia, una propria vita… Nello stesso istante, possono convivere persone sane con persone malate, persone dall’animo buono con altre dall’animo cattivo, persone felici con altre tristi…
Questa è la legge che fa del nostro mondo, un posto in pieno equilibrio.

Continua…

Oggi niente canzoncina (non mi andava di annoiarvi anche oggi), spero vi sia piaciuto (non mi uccidete!!)
Volevo ringraziare tutte le persone che mi seguono pazientemente (e ce ne vuole!!), veramente grazie grazie grazie!!!!

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Capitolo 35
*** Capitolo 38 ***


Chiedo scusa!!!!!!!!!!!!!! Lo so che sono in ritardo, ma ho avuto le giornate piene di lavoro per l'università e non ho avuto modo di postare...
Vi lascio con questo capitolo e mi auguro che vi possa piacere ^^

Baci!!


Capitolo 38

C’era una volta, in un paese lontano lontano, una giovane principessa, bella e forte, saggia e potente…
Il suo regno era bello almeno quanto lei, anzi, forse molto di più… Le alte case, avevano le forme di splendide rose ed ognuna di esse, assumeva il colorito dell’animo di chi le abitava…
Ma la casa di maya era ancora più speciale, la sua casa…. Era Viola!
Maya viveva al castello in compagnia del suo amato principe viola, che ogni giorno amava svegliarla donandole un bellissimo mazzo di rose viola, accompagnato da un bacio a fior di labbra… E a quel tocco, la principessa si risvegliava dai suoi sogni incantati, specchiandosi negli occhi cielo di lui e sentendosi immensamente grata al suo mondo di averle fatto un dono così speciale: le aveva regalato lui…
Ma accadde un giorno, che un uomo dagli abiti neri come la notte, lo sguardo torvo ed una risata oscura, inghiottì la sua casa, riducendola ad un cumulo di cenere…
Il suo amato principe, tentò invano di proteggerla da quell’uomo crudele, il cui intento era rapire la bella principessa e rinchiuderla nella cima del castello della torre più alta del regno oscuro.
Fulmini e saette s’addentrarono nel regno, costringendo il popolo stesso a difendere le proprie case dalla furia del nemico… I principi nel mentre continuarono la lotta, ma il principe viola venne profondamente ferito… Allora la giovane Maya, si mise in mezzo ai due, interrompendo la lotta e pianse, pianse perché il suo magico mondo incantato, era stato messo a soqquadro da quella visita non gradita. Si voltò verso il suo uomo e gli sorrise… maya sorrise per l’ultima volta, perché quella notte, la giovane principessa decise di seguire il perfido principe nero, lasciando così libero il suo regno e salvando la vita dell’uomo che amava…
Tutto divenne buio, il giorno e la notte si confusero, poiché dalla cima del castello della torre più alta, tutto ciò che la principessa vedeva, era solo un cumulo di nuvole nere… 


Aprì gli occhi cercando di assorbire più aria che poteva, le mani si strinsero attorno alla gola, in preda alla paura ed allo sconforto… Aveva sognato…
Si guardò attorno, giusto in tempo per vedere balzare dalla sedia Ayumi e Rei, per poi andare ad abbracciarla. Le vide parlare, ma non riusciva a sentirle, ancora troppo confusa e scombussolata dal sogno appena fatto. tornò ad osservare la stanza cui si trovava… Era la sua, ma non aveva la minima idea su come ci era finita e poi i ricordi si fecero possesso di lei…
Ricordava di aver quasi baciato il re Sakurakoji, ricordava di aver visto Masumi scappare all’impazzata vedendola in simili atteggiamenti con un altro, infine ricordava di averlo inseguito, di non riuscire a trovarlo e persa nella disperazione, probabilmente svenne inghiottita dai suoi stessi incubi.
- Maya…- sentiva come in lontananza. Lo sguardo della giovane era perso nel vuoto, come in stato di trance… Le amiche si dimenavano davanti a lei, cercando di riportare la sua mente li con loro. Ma Maya non riusciva a raggiungerle, poiché le orecchie si chiusero insieme ad ogni altra cosa dentro di lei. Maya s’isolò al resto del mondo, come la principessa dei suoi sogni, non riusciva più a vedere oltre quelle nuvole nere…

Passarono i giorni, ma il suo io continuava a vedere il buio ed inutili furono i tentativi della regina stessa, di aiutare la nipote ad uscire fuori dalle nubi…
Finchè un giorno, improvvisamente venne risvegliata da un aroma profondo, dolce, che sapeva di casa…
Aprì gli occhi in quella pallida mattina di primavera e l’odore di rosa indusse l’olfatto a riaprirsi al mondo circostante e con essa la vista, l’udito…
- Maya…- sentì per l’ennesima volta dopo parecchi giorni, ma il timbro della voce non era lontano come le era sembrato giorni addietro, quella voce era così calda… I suoi occhi si rispecchiarono in due fanali azzurri come il cielo, così simili a quelli del principe dei suoi sogni… Tra le mani si ritrovò a stringere un bellissimo mazzo di rose viola ed allora, le lacrime presero a sgorgare incontrollate, mentre il suo mondo trovava uno spiraglio per riaprirsi a nuova vita.
- Masumi…- singhiozzò. L’elfo le strinse forte la mano, prima di avvicinarsi a lei e posare le labbra sulla nuca depositando un dolcissimo bacio.
- Ti sei risvegliata finalmente…. Eravamo tutti molto preoccupati…-
Nel giro di qualche ora, maya bevve del liquido caldo e finalmente sentì nuovamente il possesso del proprio corpo e delle proprie azioni.
- Che mi è successo?- chiese al suo amato, seduto in una sedia accanto a lei.
- Sei caduta in uno stato di shock, credo che il fisico non ha retto allo stress di questi giorni e sei collassata… Fortuna che ti hanno trovata Chester ed Ayumi, altrimenti avresti continuato a giacere inerme al suolo…-
- E poi?-
-… Poi non sei riuscita a tornare in te… Sei rimasta all’interno dei sogni, non hai trovato la forza di reagire… Hanno tentato di tutto, ma i tuoi occhi erano persi nel vuoto… Ti serviva un forte input per spezzare questo stato di trance, così ho pensato che magari l’odore di rosa ti avrebbe svegliata… Ed in effetti così è stato…-
- Ti ringrazio…- rispose la giovane, stringendo con maggior forza il mazzo di rose – e… Ti chiedo scusa… Mi dispiace per quello che hai visto…- Maya alzò lo sguardo, ma prima che i suoi occhi si potessero posare sui suoi, Masumi si alzò, dandole le spalle ed osservando il cielo oltre la vetrata.
- maya, non devi sentirti in colpa… E’ normale che… Che vi ritroviate in circostanze d’intimità… E’ destinato ad essere tuo marito ed io non posso far altro che inghiottire la gelosia verso di lui…-
- MA…!- iniziò Maya alzandosi dal letto ed avvicinandosi a lui.
- Nessun “ma”! Questa è la cosa giusta da fare… Maya, non devi permettere mai più al tuo corpo d’isolarsi in questo modo, non devi mai più sentirti in colpa per dover baciare un uomo che non sono io… Maya, ascoltami attentamente – continuò serio stringendole le spalle e guardandola dritta negli occhi – questa scelta è stata dura per entrambi, ma dobbiamo sopportare tutto questo per il bene del popolo… Se ti va possiamo tornare ad allenarci, non riesco proprio a stare così lontano da te… Ma la cosa importante, è che continui a seguire questa strada, non devi tentennare davanti al re, ne va del bene di tutti…- Maya chinò il capo riprendendo a piangere, poi non ce la fece e lo abbracciò forte.
- E’ che quando ti ho visto scappare non ce l’ho fatta, è stato più forte di me… Mi sentivo come se ti stessi tradendo…-
- Non è così… Maya, è stata colpa mia… In quel momento non mi sentivo pronto a vederti con lui, ma adesso è diverso… Tu avevi preso la tua scelta e ti sei sforzata di renderci la separazione meno dolorosa, io invece sono stato egoista ed ho solo pensato a tenerci lontani per non farmi male, ma non è questo il modo giusto per affrontare tutto ciò… Io sono il tuo maestro e prometto di restarti accanto non come tuo amante, ma appunto come giuda… Avrai sempre la mia spalla per poter piangere, ma non permettere alla tua anima di farti cadere nell’oblio… Non sei sola, Maya… Tanta gente è pronta a sostenerti, solo che devi permetterci di aiutarti… Non sei sola, Maya…-

E così, dopo poche ore, Maya riprese il suo solito aspetto, si presentò al cospetto del Re e porse le sue scuse.
- Mi avete fatto preoccupare!- disse il re stringendola tra le forti braccia – siete scappata via senza darmi una spiegazione… Poi mi hanno detto che siete svenuta ed anche questa volta non riuscivo a darmi un perché…-
- Perdonatemi, Re Sakurakoji, è solo che la mia salute è stata piuttosto cagionevole in questi giorni e non ho retto all’emozione di un incontro così ravvicinato con vostra signoria…-
- certo, certo… Non deve esser facile ritrovarsi promessa sposa di un Re così all’improvviso… Forse sono stato troppo precipitoso con voi, cercherò di controllare i miei istinti e nel mentre vorrei conoscervi meglio…-
- Ma certo! E’ quello che penso anch’io…- rispose con un lieve arricciamento delle labbra.
- Anzi…- riprese lui- se siete d’accordo, quando vi riprendete, sarei lieto di ospitarvi nel mio regno, in modo che possiate conoscere anche i miei sudditi ed il mondo che vi accoglierà dopo il matrimonio….-
- Ne sarei onorata…- rispose infine con un inchino.
Quella era la cosa giusta da fare, doveva continuare ad indossare quella maschera per il bene di tutti… Dentro di lei sapeva di non esser sola, aveva l’appoggio degli amici ed il sostegno di Masumi… Per ora questo le bastava.

In una stanza più lontana, cinque amici erano seduti attorno ad un tavolo circolare, intenti a discutere seriamente degli ultimi fatti.
- Per fortuna che l’hai risvegliata…- constatò Ayumi rivolta a Masumi – credevo che fosse la fine per lei… Vederla ridotta a quel modo è stato più che straziante…- strinse forte le mani, mentre Chester le fece forza poggiando le proprie su di esse.
- Anche per me è stata dura… E’ dura tutta questa situazione e poi… Mi sento in colpa…- Masumi si lasciò cadere lungo il tavolo, picchiò parecchie volte i pugni contro di esso, mentre le lacrime cadevano incontrollate. Fu uno strazio per Arya, Eragon, Hijiri, Rei, Chester ed Ayumi vedere l’amico così frustrato. Tutti erano impotenti di fronte al filo di destino così triste.
- Non è colpa di nessuno, chiunque poteva trovarsi in una simile situazione- disse chester alzandosi dal proprio posto e sedendosi accanto a Masumi – Hai dimostrato di avere un grande coraggio, perché nonostante tutto hai deciso di rimanerle vicino… Al posto tuo non so cos’avrei fatto… Ma sappi che anche tu non sei solo, hai noi per poterti sfogare… Non permetteremo a nessuno dei due di cadere nell’ombra, siete i nostri amici e questo ci rende uniti fino alla morte- masumi alzò il capo, poi si aggrappò al corpo di Chester e lo ringraziò con altre lacrime. Tutti erano profondamente commossi da quella scena e così si ritrovarono ad alzarsi dalle sedie e ad unirsi in un unico grande abbraccio…
- E ditemi, cosa proponete per farmi sfogare?- disse Masumi una volta sciolto l’abbraccio.
Chester pronunciò qualche parola in elfico, alzò le mani al cielo ed evocò dal nulla una lunga pergamena, inchiostro nero e piuma.
- Che ne dici di scrivere insieme un testo per una nuova canzone?-
- Dico che è una splendida idea…- e si scambiarono un sorriso complice…

Spesso quando il nostro cuore si sente isolato, quando le nubi s’impossessano di noi, quando sentiamo di esser soli di fronte al nostro dolore, è in quel momento che dei folletti si armano di tutto punto per farci tornare a brillare.
Non siamo soli, finchè avremo degli amici su cui contare, finchè gli altri saranno pronti a raccogliere le nostre lacrime, avremo un motivo per continuare a camminare verso il nostro destino.
E così il peso insopportabile della vita, viene condiviso con altre persone, che alleggeriranno il carico sulle nostre spalle e ci guideranno ancora una volta, nella strada verso casa…

Continua...

Ok, è andata... Baci a tutti!!!

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Capitolo 36
*** Capitolo 39 ***


Ciao ragazzuole, scusate anche stavolta per il ritardo, ma ho avuto le giornate piene d'impegni... 
Vi lascio a questo capitolo...In realtà avevo in mente di fare una cosa più lunga (a livello di trama), ma le chiacchiere tra i protagonisti mi hanno costretta a dividere... Magari spiego meglio alla fine del cap...
Buona lettura!!

Capitolo 39

Il tiepido sole stava ormai donando le ultime tracce del suo calore, gli uccelli tornavano al nido, cercando un posto caldo dove passare la notte e riposare. Al contrario di essi, gli scaltri gufi si preparavano a spiegare le ampie ali piumate e dar vita alla solita caccia notturna.
Maya camminava di tutta fretta da un lato all’altro della stanza, sotto lo sguardo vigile della cugina Ayumi, che aveva deciso di aiutarla nel preparare il proprio baule.
Era passato qualche giorno da quando aveva acconsentito alla visita del regno dei Crisantemi, che già si era vista costretta a preparare le sue cose e lasciare il castello per un periodo più o meno lungo.
Per lei era doloroso partire ed abbandonare le cose che più amava: la sua terra, gli amici e lui… Ma sapeva che come futura regina di quel regno, era suo dovere conoscere i cittadini che vi abitavano, oltre poi alle altre cariche del regno.
- Sono sicura di aver dimenticato qualcosa…- disse rovistando per l’ennesima volta dentro l’armadio.
- Oh certo…- iniziò un’Ayumi piuttosto spazientita – stai lasciando a casa la testa! E’ la decima volta che rovisti dentro a quell’armadio… Che ti aspetti di trovare rispetto alle precedenti nove volte?-
- Uff, non è questo…!- riemerse dal cumolo di vestiti e si sedette in una delle sue amate poltroncine – è solo che mi sento nervosa… Insomma, sarò sottoposta al giudizio di persone che non conosco, non so cosa mi aspetta a corte, per non parlare del fatto che ho paura di mal rappresentare il nostro regno… uff- sospirò rassegnata. Ayumi s’intenerì a vedere l’amica in preda ad un vero e proprio attacco di panico, così le si avvicinò, prendendola per le mani.
- Ascolta, non devi partire con dentro tutte queste incertezze… E’ normale sentirsi in difficoltà di fronte a qualcosa che non conosciamo, ma questa non è la prima volta che ti sottoponi al giudizio del popolo, o a quello della corte…-
- Ah, non capisci…- insistette Maya, perdendosi negli ultimi raggi di sole che filtravano dalle vetrate –certe volte mi chiedo se non fosse stato più giusto avere te sul trono… O tua madre…-
- Mia madre? Ahhahahahah, credo che sia l’ultima persona su cui poter fare affidamento-
- Perché dici così?- rispose Maya non capendola – è da qualche tempo che mi pongo questa domanda: perché non ha ereditato tua madre il trono del regno? E’ la figlia della regina, ha un uomo con cui poter governare, inoltre è una donna seria e ben preparata…- Ayumi la fissò a lungo e poi fu il suo turno di ammirare intristita i raggi del sole.
- Lei ha già avuto la sua possibilità, ma è andata male…-
- Quando è successo?- Maya stavolta sentiva come un nodo formarsi in gola, aveva visto uno sguardo triste velare gli occhi di Ayumi e lei non era abituata a vederla sotto quell’aspetto.
- Risale alla perdita dei tuoi genitori… La nonna ovviamente ha subito nominato mia madre come seconda erede, sperando che magari si dimostrasse all’altezza del compito ed evitare di accollare il peso delle responsabilità sulle nostre spalle,dato che ancora inesperte… E’ stato definito il “periodo blu”, perché mia madre, troppo sensibile davanti alle atrocità della guerra, ha finito per commettere l’errore più grande: si è rinchiusa all’interno del regno, senza mai combattere di fronte al nemico o guidando nella giusta direzione le varie truppe del regno… Finì in tragedia… Sempre più persone vennero fatte prigioniere dal nemico; senza una giuda, i cavalieri non sapevano come comportarsi: da un lato vi era il volere del sovrano che gridava la non violenza, ma dall’altro dovevano pur reagire di fronte a quella strage. La nonna le tolse il trono, non avrebbe mai più governato e tra le due eredi, cioè me e te, avrebbe tenuto come prima scelta te, la figlia del suo primogenito, ultima speranza del nostro regno…-
- E’ per questo che ti sei estraniata da tutto e tutti per lungo tempo?-
- Si… Ero quasi sempre sola, gli altri ragazzi mi vedevano un po’ come una “diversa”… Sono arrivata al punto di odiare tutto… Ma poi sei tornata tu, è arrivato Chester, ho ripreso a vivere e finalmente ho capito che io sono io a prescindere dai miei genitori, voglio solo portare questo popolo alla giusta fioritura. Tu sei la regina che tutti aspettavamo con ansia ed io ti starò sempre accanto, pronta a sostenerti o a rimproverarti di fronte alle tue scelte-
Si guardarono con le lacrime agli occhi e poi si abbracciarono.
- Ti ringrazio per aver condiviso con me queste cose, so che non deve essere stato facile per te…-
- Si, ma mi sono tolta un grosso peso, grazie a te per avermi ascoltata…-
Risero insieme per poi osservare la piccola Edvige spiccare il volo e lasciarsi abbracciare dal buio della notte.
- Uh!- disse Ayumi alzandosi di botto dalla sedia – io e te dobbiamo andare, c’è una cosa che ti aspetta…- prese Maya per le mani e la fece vestire.
- Andare, e dove?-

Un gruppo di giovani cavalieri, unito da due splendide dame, si stava preparando ad un evento eccezionale: un mini concerto nel mezzo della foresta.
- Sono sicura che le piacerà- osservò Arya, guardando i giovani davanti a loro intenti ad evocare incantesimi di protezione, per isolare quel pezzo di foresta ed evitare che il suono si estendesse oltre quel piccolo perimetro.
- Oh, lo credo anch’io…- rispose Rei ridacchiando.
Masumi e Chester avevano finito di comporre il testo giusto qualche giorno prima, così, avevano deciso tutti insieme di far ascoltare il brano alle loro dame.
- Eragon, sistema il microfono qui…- disse Chester indicando un punto preciso all’amico. Eh già, perché alla fine anche Eragon si fece coinvolgere nella piccola band, prendendo il ruolo di bassista.
Dopo poche ore tutto fu pronto. Ad un certo punto videro una piccola lucina blu, era il segnale di Ayumi.

- Ma dove mi porti?- disse Maya cercando d’intravedere qualcosa attraverso la fitta rete di rami.
Ma ad un tratto, due mani comparvero dal nulla. Maya gridò, sembrava la mano di quella strana serie terrestre… Come si chiamava? Ah già, “La famiglia Addams”. Le mani le agguantarono con dolcezza e pian paino Maya vide sbucare anche tutto il resto del corpo. Passo dopo passo, si formò l’immagine di Masumi e quella di Chester… E si ritrovarono come in un altro piccolo mondo.
Maya osservò incantata il piccolo palchetto, montato proprio davanti ad un enorme albero dalle folti foglie; solo quattro sedie erano collocate al centro dell’ovale naturale formato dagli alberi.
- Ma…- iniziò maya, ma Masumi le fece segnale di fare silenzio, le sorrise e poi si allontanò.
La stessa cosa fece Chester con Ayumi, solo che a differenza dell’elfo biondo, si avvicinò alla sua dama e le regalò un piccolo bacio sulle labbra. Ayumi rimase sorpresa da quel gesto, non era solito dimostrarle affetto davanti ad altri, ma capì presto che quelli non erano semplici “altri”, erano la loro famiglia, la loro VERA famiglia…
Arya e Rei fecero cenno alle ragazze di seguirle ed ognuna occupò il proprio posto d’onore.
- Che bello, sono emozionata!- disse Arya battendo le mani. Quella era la prima volta che vedeva Eragon suonare… “devo imprimere tutto ben in mente, così poi lo racconto a Saphira” si disse tra se…
E poi dal terreno si alzarono ampie bolle arcobaleno, che s’illuminarono appena raggiunta una certa altezza e come fari, illuminarono a giorno anche il piccolo palco. Chester sistemò il microfono, provocando un lieve stridio al suono.
- Buonasera…- disse con tono basso e melodioso – questa canzone è stata scritta da me e Masumi, dedicata alla nostra futura regina che domani ci lascia… Per farti capire che, qualunque sia la tua strada, non sarai mai sola…-
Le ragazze da sotto il palco applaudirono, maya sentì gli occhi iniziare a pizzicare.
“*Crollo, la paura sta penetrando
Il freddo arriva, correndo attraverso la mia pelle…”

Maya osservò Masumi, il suo sguardo concentrato, ma allo stesso tempo così appassionato…
“…Cercando un modo per arrivare da te

Attraverso la tempesta tu...”

E poi lo vide, alzò lo sguardo e lo posò su di lei. E le lacrime iniziarono a scendere per davvero…
“…Vai, rinunciando alla tua casa

Vai, lasciando tutto quello che conoscevi…”

Era vero, stava andando via, stava andando via dal loro mondo, dal loro amore… Rinunciando a ciò che di più bello la vita le aveva saputo donare: lui.
“…Non sei solo…”
E quella frase, che delicatamente soffiava nell’aria guidata dalle labbra di Chester, arrivarono come eco dentro di lei, riscaldandola e facendole capire quanto importanti fossero quelle parole.
“…Con le braccia in alto, tese verso il cielo
Con gli occhi come, echi nella notte…”

E Chester alzò le braccia al cielo, osservando attraverso le lenti scure degli occhiali da sole, la bellezza della luna. Poi il suo sguardo scese a terra, ammirando i suoi occhi, gli occhi di Ayumi…
E così fece Masumi, osservando le lacrime sgorgare incontrollate da quegli occhi che tanto amava, gli occhi di Maya.
“…Nascondendoti dall'inferno che hai passato
Quello silenzioso, tu...
Vai, rinunciando alla tua casa…”

Silenzioso… Già… fin troppe volte Masumi aveva osservato il corpo di Maya inerme… Come quando aveva capito di esser sola al suo ritorno nel regno delle rose; come la maya terrestre che lo incolpava di aver ucciso la madre… Come i tanti ricordi, fatti di dolori e di gioie… Ma adesso non vi sarebbe stato più posto per tutto ciò, perché quello che sapeva era che se ne stava andando,la sua ragazzina, non sarebbe stata mai più sua…
“...Vai, lasciando tutto quello che conoscevi

Non sei solo…”

Si Maya, non sei sola, porterai con te la mia stessa anima, avrai tra le tue mani il mio cuore…
“… Non sei solo…
You are not Alone”

E così, il ritmo si affievolì, lasciando un alone di commozione generale…
Le ragazze applaudirono, poi ognuna andò ad abbracciare il proprio compagno.
- Sei stato magnifico!!! – disse Rei buttandosi al collo di Hijiri, che rispose abbracciandola forte.

- Ma uhau!! Sei bravissimo a suonare…- disse Arya prendendo Eragon sottobraccio e camminando sotto il manto blu - Se tuo padre era ancora vivo, potevi suonare qualcosa mentre lui raccontava una delle sue storie sui cavalieri di draghi…-
- Hai ragione… Mio padre amava raccontare le sue storie… Suonare mi fa pensare a lui e spero che in qualche modo, possa sentire le nostre canzoni e sia orgoglioso anche per questa mia scelta un po’ fuori dai canoni…-
- Come d’altronde era lui… - Arya si fermò, avvicinandosi di più al giovane cavaliere – ma lo sai che ti amo?- disse prendendolo per mano.
- Credo di saperlo… Ma un buon promemoria è sempre gradito…- risero, per poi congiungere le labbra in un caldo bacio.

- Ti ringrazio, Masumi…- provò a dire Maya asciugandosi gli occhi – è stato il regalo più bello che potessi farmi… sigh… davvero!- Masumi l’abbracciò forte e si beò del profumo dei suoi capelli.
- L’ho scritta col cuore… Ed è quello che penso: qualunque cosa succeda, ovunque tu vada, non sarai mai sola, perché avrai sempre la mia anima ad accompagnarti…-
- E tu la mia…- rispose accoccolandosi di più contro al suo petto.
- Promettimi di fare attenzione…- le disse Masumi dopo un po’.
- Ci saranno Arya, Rei, Hijiri ed Eragon con me, non correrò alcun pericolo…-
- Lo so, ma stai attenta ugualmente…-
Maya s’intenerì da tutta quella premura. Avrebbe tanto voluto baciarlo, ma sapeva che se lo avesse fatto, non avrebbe mai trovato la forza per lasciarlo andare. Così si lasciò semplicemente cullare dalle sue forti braccia, accompagnato dal canto leggero degli uccelli e dalla luce della luna.

- Vederli così fa veramente male…- confessò Ayumi a Chester, seduto proprio accanto a lei nel bordo del palco.
- lo so, fa male anche a me…-
- Non c’è niente che possiamo fare?- disse con un filo di speranza.
- No, aimè è questo ciò che il destino gli ha riservato… Poteva toccare a noi quello stesso destino e questo mi fa ancora più male, perché posso solo immaginare come ci si senta-
- Hai ragione, ma noi gli staremo vicino…- Ayumi prese un lembo della giacca di pelle (che ancora conservava dalla festa della primavera) e l’attirò a se.
- Già, non sono soli…- e le parole morirono rinchiuse, dalle labbra soffici di lui…

E in quella pallida notte di primavera, i cuori gridavano amore, sofferenza, ma anche unione e comprensione, per chi è costretto ad andar via, guidato dall’inevitabile corso del proprio destino…

Continua…

* Il testo in corsivo, è tratto dalla traduzione di "Not Alone" dei linkin park

ecco il video... Non è quello ufficiale per un semplice motivo: le immagini mi servono per il prossimo capitolo ed ha più senso metterlo a fine di quello, però ci tenevo a farvela sentire...

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=QFQQ6klHCPM

Chiedo scusa ancora per il ritardo... Un bacione grande a tutti!

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Capitolo 37
*** Capitolo 40 ***


Hola!!! Stamattina sono abbastanza imbestialita, ma ho trovato lo stesso un momento per postare anche oggi un nuovo cap...
Questo capitolo è uscito grazie ad un video dei linkin park, ma per evitare spoiler (XD sia mai) vi spiego meglio dopo...
Buona lettura!!!


Capitolo 40

L’alba arrivò in fretta ed il castello venne invaso da un cumulo di gente in fermento. La principessa stava per partire ed ognuno voleva renderle omaggio, anche solo con la propria presenza.
E così, il tragitto che separò Maya dal cortile, si rivelò una sorta di processione, in cui ogni membro della corte e della servitù le offriva del cibo per il viaggio, un nastro portafortuna, delle rose in segno di speranza…
Ayumi al suo fianco l’aiutava nel portare i doni, contenta che la gente dimostrasse tutto il loro affetto verso la principessa. Questa, sarebbe stata una delle tante cose che le avrebbero fatto forza lungo il viaggio.
Ma Ayumi non si sentiva tranquilla, sapeva che per la cugina questo sarebbe stato un lungo viaggio, così, mentre prendeva in mano l’ennesimo dono, ebbe il coraggio di prendere la parola.
- Maya, ti devo dire una cosa…- disse sentendosi in colpa.
- Che succede Ayumi?- rispose appena varcato l’ultimo corridoio che portava al cortile.
- Ecco, non ti arrabbiare, ma… Io e Chester abbiamo deciso che ti accompagnerà anche lui- disse tutto in un fiato. Maya si voltò di scatto.
- Che cosa? Non ho bisogno di un cavaliere in più… E poi ne abbiamo già discusso: Arya verrà con me in qualità di principessa del regno dei Girasoli, Eragon le farà da guardia del corpo, in caso qualcuno li prenda di mira per un qualsiasi motivo, mentre Hijiri e Rei saranno al mio fianco… Non serve nessun altro-
- No, Maya… Sai benissimo quanto ci tenevo ad accompagnarti, capisco che una delle due deve rimanere a palazzo, ma ci tengo che Chester venga con te per poterti essere di aiuto e per potermi rappresentare… - la prese per un braccio, fermandole il passo – ti prego, qui siamo pieni di abili cavalieri, ma mi sento più tranquilla a saperlo accanto a te e non sono l’unica a pensarla in questo modo… Anche LUI è più tranquillo a saperti circondata da amici fidati…- Maya capì subito che si riferiva a Masumi, così alla fine si arrese.
- E va bene… Ma solo perché so quanto puoi diventare insistente…- risero un’ultima volta, prima di affacciarsi al grande porticato.
Al suo interno, vide schierati alcuni membri dell’ordine, oltre agli amici pronti al viaggio ed alla Regina Chigusa.
- Maya, fai attenzione… - le disse la nonna avvicinandosi –Ma soprattutto, non aver paura per ciò che ti aspetta, sii te stessa e tutto andrà bene…- si guardarono per un po’, poi la nonna si sporse in avanti e l’abbracciò –sei mia nipote prima di essere una principessa e quindi ti chiedo di essere forte… Ti voglio bene, Maya…-
- Anch’io ti voglio bene, nonna…- si guardarono un’ultima volta prima di sciogliere l’abbraccio, poi maya si voltò, incontrando gli occhi tristi di Masumi.
- Faccia attenzione, principessa…- le disse baciandole la mano – so che siete in buone mani e questo mi rasserena… - la guardò intensamente. Chissà per quanto tempo non si sarebbero visti… Questo viaggio sarebbe servito ad entrambi per permettere ai loro cuori, di risanare la profonda ferita che li squarciava in due.
- Abbiate cura di voi, maestro e stiate attento alla principessa ed alla regina…-
Maya avrebbe voluto abbracciarlo come la sera prima, ma c’era troppa gente, non poteva sbilanciarsi a quel modo… Così semplicemente si staccò dal suo tocco gentile, strinse le spalle e serrò la mascella, non doveva piangere…
Ayumi l’aiutò a sistemare i doni della gente all’interno di un baule vuoto, andato a sommarsi agli altri bauli.
Quando Maya vide Estele, trattenne a stento le risate. L’amica sembrava una renna, in quanto dietro di se trainava un piccolo carico con il proprio baule. Anche gli altri cavalli trainavano i bauli dei legittimi proprietari, rendendoli ai suoi occhi tanti eredi di babbo natale.
Con un cenno del capo, Maya salutò i presenti, salì in groppa ad Estele ed insieme agli amici, spiccò il volo. Più saliva, più vedeva svanire il volto di Masumi… La salutò con la mano e lei ricambiò con un sorriso triste… Il viaggio era appena iniziato.
Chester ed Hijiri l’affiancarono quasi subito, mentre Rei, Arya ed Eragon le coprivano le spalle. Dall’alto Maya potè vedere il suo amato regno dalle case colorate, il fiume che lo divideva in due, la foresta… Poi si voltò, regalando un sorriso alle amiche li dietro e perdendosi ad osservare il castello, divenuto un misero puntino all’orizzonte. Quello era l’inizio dell’ignoto, stava lasciando la sua casa, ma non era sola… E questo le permise di tornare a guardare davanti a se, pronta a cogliere tutto ciò che il regno dei Crisantemi le avrebbe offerto.

Le ore passarono lente, il paesaggio divenne pian piano più arido, si rese conto che il regno dei Crisantemi era in preda alla distruzione… Terra secca, bruciata, priva di qualsiasi forma di vita… Case distrutte, alberi tagliati in due o bruciati… Lo spettacolo sotto di se, ebbe il coraggio di far tacere la piccola compagnia e stringersi in un dolore lacerante… Ecco le conseguenze della guerra, lasciava un bagno di sangue e poi… Poi il nulla.
Ad un tratto Maya scorse delle costruzioni a punta, schierate in linee verticali una dietro l’altra. E finalmente vide un formicolio di gente correre da un tendone all’altro, avevano la pelle più scura della sua, ma non poteva dire quanto, data l’altezza in cui erano.
- Che cos’è?- disse rivolta a Chester
- Credo che siano delle costruzioni temporanee, la guerra ha desolato una bella fetta di questo regno ed in attesa di ricostruire tutto, hanno dato vita a questi punti di raccolta-
- E’ gente senza casa?- chiese quasi gridando per farsi sentire.
- Si, ci sono per lo più donne e bambini, ma anche i feriti di guerra… Oltre poi ai cadaveri recuperati dai campi di battaglia… -
Maya osservò più attentamente i punti che camminavano. Quella gente era sola, non avevano niente, nemmeno una casa…
- Scendiamo, inizieremo da qui il nostro percorso di conoscenza di questo regno…-
- Ma sei sicura?- rispose Chester – quello che vedrai è lacerante, sei convinta di quello che fai?- maya lo fissò intensamente.
- Si, ne sono sicura-
Chester lesse nei suoi occhi, la stessa determinazione che spesso e volentieri vedeva in Ayumi, così, non potè far altro che ubbidire alla sua richiesta e scendere in picchiata verso le tende.
Gli amici dietro di loro continuarono a seguirli, inorriditi da quello spettacolo straziante.
- E’ come rivedere le immagini di un film che conosci fin troppo bene… - osservò Arya una volta a terra- E’ come rivivere il terrore degli ultimi tempi di vita del mio regno…-
La devastazione che s’intravedeva dall’alto, era niente rispetto a ciò che era realmente…
La terra, era un miscuglio di detriti di ferro arrugginito, di cadaveri semi putrefatti, di pozzanghere ricche di fango. E poi, poco più in la, iniziavano le schiere di tendoni bianchi.
Eragon prese Arya per mano e piano la guidò tra i detriti.
- E’… E’ terribile…- disse la donna piangendo – questa gente non ha nemmeno una degna sepoltura… E’ come rivivere tutto… Tutto…- Maya si fermò e le accarezzò la mano libera.
- Se non te la senti, non sei obbligata a venire… Potete aspettarci poco più in la. Capisco cosa stai provando, non è facile riesumare il dolore… E quindi ti dico che non c’è bisogno di venire…- Arya si asciugò le lacrime e le regalò un piccolo sorriso.
- No, ti ringrazio ma preferisco seguirvi, devo affrontare le mie paure se voglio salvare almeno questi due regni… - Eragon la strinse forte e le baciò la nuca, per poi tornare ad incamminarsi verso la tendopoli.
La cosa sconcertante, era vedere i bambini giocare in mezzo ai cadaveri, come se quella fosse la loro effettiva normalità. Molti di loro alzarono il capo, osservando curiosi quei signori così ben vestiti… Qualcuno andò a chiamare la mamma, o il papà, fin quando si creò un mucchio di curiosi che aspettava di sapere chi fossero, o cosa volessero da quel popolo malfamato.
Maya proseguì avanti, finchè si trovò in mezzo a degli uomini con l’uniforme del regno.
- Chi siete?- le chiesero.
- Buongiorno, sono Maya Kitajima, principessa del regno delle Rose e questi sono il Cavalier Chester, il Cavalier Hijiri, l’apprendista Cavaliere Shioji e le mie dame di compagnia: madamigella Rei e madamigella Saya- uno per uno gli amici porsero i loro omaggi, ovviamente Eragon ed Arya continuavano ad essere sotto copertura, assumendo le sembianze di Shioji e Saya – siamo diretti a palazzo, ma ci siamo imbattuti in questo atroce spettacolo e desideravamo contribuire in qualche modo…- i soldati la guardarono colpiti, poi si chinarono tutti.
- E’ un onore avervi tra noi, vostra altezza, non ci aspettavamo la vostra visita…-
- Alzatevi, vi prego…- disse Maya rivolta a tutti – saltiamo i convenevoli-

E così, i cavalieri del regno, missionari in quel pezzo di terra rimasta miracolosamente in piedi, guidarono maya ed i suoi amici dentro le varie tende. Si divisero in tre gruppi: Rei ed Hijiri, Eragon ed Arya e Maya con Chester.
Ma ciò che si presentò loro, fu per tutti i gruppi la stessa scena: uomini a cui mancavano gli arti, bambini con profonde ferite lungo il corpo, altri ricuciti in punti vitali… Le donne piangevano sui corpi dei mariti, i bambini avevano fame, ma il cibo era scarso e così si accontentavano di una misera minestra, composta da acqua marroncina bollita in pentoloni.
- Perché nessuno interviene? Dov’è il re?- chiese Maya avvilita.
- Il re non viene molto spesso a visitare la gente povera, è occupato a gestire gli affari politici del regno… Noi siamo dei volontari, dei missionari… Nessuno ci paga, ma sapere che qualche vita può essere salvata, è la nostra gioia più grande…-
Chester soffriva a vedere lo sguardo spento dei bambini… Era peggio della sua vita meschina, quei bambini stavano perdendo la loro innocenza in età fin troppo precoce… Non era giusto.
Dopo un po’ il cavaliere li fece entrare in una delle tende più grandi, adibito ad ambulatorio. E maya toccò il fondo.
I lettini erano occupati da circa due bimbi per ognuno, le madri accarezzavano i loro corpi, scosse dal tremito della paura; le mosche si attaccavano alla pelle, proprio nello spazio tra una crosta e l’altra… Non c’era gioia nei loro occhi, ma solo tanta, tanta paura… Nessun giocattolo a tenergli compagnia, solo alcune garze rossastre tappezzavano i loro corpi ed allora, giocavano a tirare piano i lembi di essi, vedendo quanto avrebbero resistito sotto la loro pressione.
- Come mai hanno tutte queste garze? Non potete curarli con la magia?- chiese sedendosi accanto ad un bambino, che non ne voleva sapere di mangiare la sua minestra – posso provare io?- chiese alla mamma del piccolo.
- Certo, provateci, almeno voi…- rispose affranta. Maya si concentrò, disse qualche parola in elfico e dal nulla fece apparire una piccola macchinina, uno dei giocattoli preferiti dai bambini della terra.
- Guarda piccolo! Ti faccio vedere come si gioca…- prese la macchinina e la fece camminare accanto al bimbo – hai visto?- il bambino, dopo tanto tempo, fu animato dallo spirito della curiosità, toccò la macchinina, per poi ritrarre la mano… Capì che non bruciava, che non esplodeva, che era un oggetto “pacifico”, così iniziò lui stesso a giocarci –avanti, adesso però mangia…- avvicinò il cucchiaio pieno di minestra verso la bocca e da bravo ingoiò tutto. La madre strinse un braccio di maya, contenta che quell’angelo avesse risvegliato il lato bello del suo bimbo – avanti, su, un altro po’…- disse ripetendo l’operazione…

Chester nel mente, continuò il giro della tendopoli, rimanendo colpito da una bimba che presentava un taglio abbastanza pesante nel mezzo della nuca, rattoppato con una striscia di punti.
- E’ inutile- disse il cavaliere al suo fianco – non abbiamo abbastanza energie per curare tutta questa gente, non possiamo far altro che trovare dei metodi alternativi, sperando che la fortuna sia dalla nostra parte…-
- Capisco…- rispose Chester debolmente.
Si sedette vicino alla bambina e si fissarono per un po’… Aveva lo sguardo perso nel vuoto, un dito era portato alla bocca, se ne stava immobile, ferma davanti a lui.
E non sapendo nemmeno lui il perché, prese la mano libera della bimba e la strinse, dischiuse le labbra ed iniziò a cantare…

La sua voce catturò tutti, compreso il bambino che stava mangiando con Maya, così anche lei si voltò e quello che vide la intenerì profondamente.
Chester aveva fatto sedere la piccola sulle sue gambe, che a sua volta lo teneva stretto per la camicia. I bimbi si radunarono attorno a lui, così come molte mamme ed altri papà. I cavalieri lo ascoltavano incantati, persino le urla di lamento non si sentivano più… nell’aria echeggiava nuovamente il testo di “Not Alone”, la canzone che avevano scritto per la partenza di maya, ma che adesso sembrava collimarsi con il contesto di quella gente sofferente, che aveva lasciato la propria casa, i propri ricordi, le proprie vite, per non tornarci mai più… Ed il freddo aveva oscurato ogni luce, ogni speranza…
“Non sei solo!” cantava Chester… Quelle persone non meritavano di essere abbandonate, no, non era giusto…
Silenziosamente maya uscì dal capannone, stupendosi del fatto che l’intera comunità si era radunata li fuori, per poter sentire meglio quello straniero dalla voce calda e confortevole.
Incontrò i suoi amici poco più in là e fece segno di seguirla….
Di tutta fretta, maya prese il baule con i doni che aveva ricevuto quella stessa mattina ed iniziò a sollevarlo.
- Aiutatemi a portarlo nella tendopoli…- disse ad Eragon e Hijiri.
Così, tornarono indietro, accorgendosi che adesso tutta la gente cantava con Chester, tutti gridavano “non sei solo”
- Scusate gente…- disse con un ampio sorriso interrompendo il coro – ho qui qualcosa per voi…- aprì il baule e per tutti, fu come vedere l’oro… C’era cibo a volontà!!
Attorno a lei si formò un cerchio, tutti avevano le mani tese in avanti, aspettando che Maya desse loro la porzione di cibo.
- fate piano… Ce n’è per tutti!- li rassicurò.
Quando ognuno ebbe la sua porzione, maya passò tra i bimbi malati e regalò ad ognuno un nastrino della fortuna… Ne avevano bisogno…
Poi tornò vicino a Chester e si sedette al suo fianco.
- Sei stato magnifico, hai saputo riportare il sorriso a questa gente… E tutto solo con la tua voce…-
Chester chinò il capo, intrecciò le mani e prese a parlare.
- Per la prima volta da quando vedo la gente soffrire, mi sento bene… Cantare mi ha fatto stabilire un contatto con ogni anima ed ho donato loro non la parte cattiva di me, ma quella buona… Ho dato loro un motivo per gioire, anche se di una gioia misera e temporanea, ma questo mi rende felice, perché per la prima volta ho aiutato chi sta peggio di me e l’ho fatto con ciò che so fare meglio: cantare… E non ho visto le mie ombre, non ho visto il buio ed il dolore, ma solo la voglia di aiutarli a vedere la speranza, a trovarla dentro di se… Ho trovato qualcos’altro per cui vale la pena lottare: vedere sorridere anche le persone che soffrono – qualche lacrima colò dai suoi occhi.
- Se Ayumi ti vedesse, ti direbbe che è orgogliosa di te… Be, posso dirti che come amica, anch’io sono fiera di te… Per una volta, ho visto il vero Chester tra gente che non ti conosce affatto e ne sono stata immensamente felice…-
- Grazie…- disse solo asciugandosi le lacrime… Poi dei bimbi lo tirarono per le maniche.
- Ti prego, canta ancora!!- lo pregarono e così spulciò qualche altra canzone del suo repertorio, dando vita al suo primo vero concerto. Donare la musica per ricevere un sorriso, questa era la sua nuova scoperta ed era sicuro che ne avrebbe fatto il suo nuovo credo di vita…

Continua…

Mi sono commossa da sola rileggendolo... Che atrocità la guerra...
Adesso vi spiego meglio, anzi, forse vi conviene guardare prima il video da cui ho tratto ispirazione. E' la stessa canzone di ieri "Not Alone", solo che questo è il video ufficiale

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=lrbL1s9qwBs


La canzone nasce per dare un contributo alle persone di Haiti... Così il testo, il videoclip, sono un omaggio a queste persone che hanno sofferto, dando quindi il loro contributo (specialmente economico) utilizzando la musica.
Questo mi ha ispirata per Chester stesso, poichè quello vero ha detto molte volte di sentirsi piuttosto sensibile davanti a chi ha sofferto più di lui... Trovo che cantare per gli altri sia qualcosa di concettualmente stupendo, specie per i popoli che hanno sofferto e sono rimasti senza casa, senza quasi una vita...
Alla fine ho espresso quello che provo ogni volta che guardo questo video, quindi mi sembra inutile aggiungere dell'altro, solo ci tenevo a spiegarvi da dove è partito questo capitolo così triste...

Ok, detto ciò... Non so... Mi viene difficile uscire da questa tematica seria.............................

dai va, vi ringrazio veramente di tutto... Soprattutto perchè viene più semplice esprimere i propri sentimenti attraverso personaggi immaginari, in un contesto del tutto diverso dal nostro e mi fa piacere condividerlo con voi... Grazie di cuore, veramente...

Ed alla prossima!! (faccio alla Barbara D'Urso: "Vi aspetto domani se vi va") 

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Capitolo 38
*** Capitolo 41 ***


Buongiorno... Nel mio caso non tanto, ho la febbre da ieri T-T odio la febbre...
Va be, non è questo il punto... Vi lascio alla lettura...

 

Capitolo 41

Le ore passarono, il buio era quasi sceso su di loro, ma il lavoro da fare all’interno delle tendopoli, era ancora molto…
Maya e la sua piccola compagnia, ne discussero a lungo, ma alla fine conclusero che non era il momento di lasciar sola quella gente… Sarebbero rimasti ad aiutarli ancora per qualche giorno.
Si armarono di carta, inchiostro e piuma, così, Maya potè scrivere una lettera di pugno.

Caro Re Yu,
mi vedo costretta a rimandare di qualche giorno il nostro incontro,
a causa di un mio avvicinamento alla parte più debole del vostro popolo.
E’ mio desiderio aiutare fin da subito il vostro regno,
mi offro dunque come volontaria, per il gruppo 0115 delle tendopoli.
Perdonate la mia attesa, ma trovo che per meglio iniziare il gemellaggio dei regni,
sia giusto partire dalle radici e cioè dal popolo.
Abbiate fede, tratterò bene i vostri sudditi.

Con rammarico,
Maya Kitajima, Pricipessa del Regno delle Rose


Arrotolò di tutta fretta il bigliettino e lo legò ad una zampa di Edvige.
- Mi raccomando, amica mia…- disse Maya accarezzando il manto soffice dell’amica – consegnalo al Re sakurakoji, capito? Solo a lui… Ti voglio bene piccola… E grazie…- la civetta le beccò l’orecchio in segno di affetto, poi spiccò il volo, pronta a compiere la sua missione di fattorina.
- Speriamo la consegni in fretta…- disse Rei – non era meglio mandare un messaggio con la magia?-
- No, mi fido di edvige. La magia può essere ingannata, ma un animale amico no-
Entrarono nuovamente all’interno del capannone principale, dove Hijiri ed Eragon stavano curando le ferite di un uomo.
- Ha subito un trauma cranico, stiamo facendo l’impossibile…- spiegò Hijiri alle donne. Poi si spostarono, andando ad aiutare Arya, intenta a servire un pasto caldo ai bambini.
- Ecco, questa è per te…- disse ad una bimba dalla carnagione più chiara degli altri – però mangia stavolta, o tuo fratello ti ruba la porzione…- guardò il piccolo seduto accanto a lei, che aveva già divorato la sua razione di cibo.
- Ancolaaa!! Signola, ne vollio ancolaaa…- disse tirando un lembo del vestito di Arya.
- Ne vuoi ancora? Mmmm, vediamo che si può fare…- Arya osservò il pentolone speranzosa, ma non c’era abbastanza razione per poter soddisfare il piccolo… Alzò lo sguardo, incrociando quello triste di Maya… Come poteva accontentare un bambino e negare il bis agli altri? Non era in grado di fare una cosa simile …
Però forse… Be, non aveva abbastanza energie per curare i malati, ma forse non si sarebbe stancata molto aumentando la quantità di cibo presente in pentola…
Portò le mani al cielo, evocò un piccolo vento e sussurrò parole nella lingua degli elfi.
L’acqua nel pentolone ribollì e ad ogni bolla, si andava formando del cibo in più. Ma non era solo acqua… Al suo interno comparve un minestrone vero e proprio, con tanto di carne,carote, cipolle, pomodori e patate.
Il bimbo strizzò gli occhi incredulo… Adesso il pentolone era pieno di vera zuppa!
- Che bello!!! Hai fatto la magia!!- disse battendo le mani. Così anche gli altri bambini si unirono al coro e strinsero forte la vita di Arya.
- E’ portata a relazionarsi con i più piccoli…- osservò Rei mentre cambiava la garza di un ferito.
- Già… Si vede che ci tiene molto…- rispose Maya con ammirazione.

La sera trascorse così, nel curare i feriti, sfamando la gente e risollevando il morale dell’intera comunità attraverso dei canti.
All’alba però, si ripromisero di aiutare i cavalieri in un altro modo… Dovevano seppellire le decine e decine di cadaveri, che vi erano all’ingresso della tendopoli.
- E come faremo?- disse uno dei missionari – non abbiamo abbastanza energie per trasportarli tutti quanti…-
- Questo non è un problema…- rispose Maya, osservando attentamente una mappa della zona – traineremo i corpi da qui a qui – fece due X attraverso un inchiostro rosso – in questo punto la terra è più debole, così non servirà molta energia per scavare una grossa fossa… Non è il massimo, ma è l’unica soluzione…-
- Rimane sempre il problema per il trasporto dei corpi…-
- Costruiremo una grossa base di legno – spiegò arrotolando la pergamena – legheremo le estremità ad ogni cavallo alato ed inseriremo i corpi sopra di esso… Sono sicura che tutti insieme ce la faremo…- guardò uno ad uno i volontari – state facendo tanto per questo popolo e so perfettamente che non si può risolvere ogni cosa in due o tre giorni… Però voglio alleggerirvi il lavoro e so che questa, era una delle cose che più vi affliggeva … Non si possono bruciare tutti questi corpi e non è per niente decoroso lasciarli nello stato attuale… daremo loro una sepoltura, in un luogo inabitato e raggiungibile per chiunque voglia piangere i propri cari… - ci fu un attimo di silenzio, in cui ognuno parve riflettere su quell’eventualità – allora?- disse maya dopo un po’.
Il capo tra i cavalieri osservò i sottoposti, che risposero con un sorriso unito ad un cenno del capo.
- Per noi va bene…- disse facendo sciogliere le labbra di Maya in un sorriso sincero – siamo felici del vostro aiuto e faremo anche noi tutto ciò che possiamo…-
- Molto bene… Adesso sarà meglio iniziare… Forse per domani mattina possiamo avere tutto pronto…-

E così, la mini-città fu pervasa dal fermento… Ognuno aiutava come poteva: le donne accudivano i malati; gli uomini robusti trascinavano i corpi in un unico punto; i cavalieri compivano un unico incantesimo per legare diversi tronchi di legno.
Arya, Rei e Maya impiegarono tutta la mattina a disinfettare la zona dove giacevano i cadaveri. Da adesso, i bambini potevano giocare in tutta sicurezza, senza il rischio di contrarre qualche malattia o d’inciampare in uno dei corpi inermi al suolo…
Anche gli amici cavalli ebbero il loro da fare… Appena la base fu pronta, al posto del piccolo carico che portavano solitamente, venne sostituita la grossa base di legno, le cui estremità vennero legate ad ognuno dei cavalli.
Dovettero fare diversi viaggi per liberare la zona, poi, i cavalieri iniziarono ad evocare la magia per scavare una grossa buca.
Il luogo che aveva scelto maya, si trovava proprio sotto una grossa montagna. Nessuno vi abitava, dato che comunque era fuori dal centro cittadino e per via del terreno piuttosto molliccio.
Alcuni cipressi vennero piantati alle estremità della sepoltura, mentre altri ancora creavano un viottolo, che avrebbe guidato i visitatori fino al luogo esatto della sepoltura. Le donne cucirono di tutta fretta una bandiera gigantesca, che venne legata all’ingresso del luogo, proprio appena si chiudeva il viottolo e si apriva lo spiazzale. In una roccia, vennero incise le seguenti parole:

Qui giacciono coloro che si sono sacrificati per la patria,
uomini d’onore, che lasciano questo mondo per raggiungere l’aldilà.
Riposino in Pace


La pietra venne ben fissata e la fossa richiusa, creando una sorta di collina terrosa. Tutta la comunità si radunò attorno,poi si presero per mano, le alzarono al cielo ed iniziarono a cantare.
Maya conosceva quel rito, era una celebrazione funebre, che allo stesso tempo proteggeva i resti dei sepolti ed aiutava lo spirito a raggiungere la pace… Più che un canto, era un lamento straziante… Si ruotava intorno alla collinetta, mentre piccoli filamenti d’argento si stendevano da un lato all’altro della giuntura delle mani, creando una sorta di cupola che pian piano scendeva sul cumulo di terra, creando uno scudo inespugnabile.
A lavoro finito, comparve una collina più grande di quella formatasi con la terra, di un argento molto intenso che specchiandosi con il sole, creava mille sfumature colorate.
In molti continuarono a pregare, altri deposero dei crisantemi, il simbolo del loro regno… Maya invece, utilizzò l’ultima parte dei doni che le avevano fatto giusto il giorno prima: prese le rose e le depositò sulla grande cupola argentata, congiunse le mani e pregò, seguita da Hijiri, Rei, Chester, Eragon ed Arya…

Il tempo che dovevano dedicare a quel luogo, doveva essere due o tre giorni massimo, ma Maya e la sua compagnia, si svegliarono alla mattina del settimo giorno di permanenza.
Maya iniziò il giro dei saluti. Tutti l’abbracciarono forte e la ringraziarono, alcuni piansero…
I bimbi salutarono calorosamente Chester, che aveva donato loro un libro con i testi delle sue canzoni.
- Esercitatevi a cantare, siete bravissimi…- aveva detto accarezzando la testa della bimba conosciuta la prima sera.
- Grazie…- rispose lei abbracciandolo.
Anche per Arya fu doloroso lasciare quella gente… Dopo tanto tempo, si era sentita utile per il popolo, il suo cuore aveva adottato l’intera comunità, facendola sentire come a casa.
Onorarono un’ultima volta la tomba dei caduti e poi, sistemarono il proprio carico nei rispettivi cavalli alati.
- Fate buon viaggio…- disse il capo dei cavalieri – siete stati la nostra luce, questo popolo vi porterà nel cuore e canterà le nobili gesta di una principessa un po’ piccola dall’aspetto, ma la cui generosità, è grande quanto una montagna…-
Spiccarono il volo, la gente tornava ad essere un miscuglio di piccoli puntini… L’orizzonte si estese ai loro occhi…

Il Re Sakurakoji era in fermento. Erano passati ben sette giorni da quando la principessa le aveva inviato quell’assurda lettera, ma ancora non vi era traccia né di lei, né della sua scorta…
- Maestà!- disse uno dei consiglieri, recatosi frettolosamente alla sala del trono – la Principessa è nei pressi del castello, insieme ad altri cinque tra cui tre uomini e due donne…-
Il Re si alzò immediatamente, sistemandosi il lungo mantello blu ed il fodero della spada al fianco sinistro.
- Disponetevi immediatamente lungo il portico, diamo accoglienza alla futura Regina-

Nel giro di poco, furono tutti schierati. Diede un’ultima sistemata al sontuoso vestito, rizzò la schiena e spazzolò i capelli.
Poi la vide, bella come sempre, ma con lo sguardo strano… Le parve invecchiata di 10 anni, anzi, invecchiata non era il termine adatto… Sembrava molto più “matura” della Maya allegra e frizzante che aveva conosciuto a palazzo…
- Ben arrivata, principessa…- disse inchinandosi – mi auguro che abbiate fatto un buon viaggio…-
Maya si avvicinò, quasi ignorando gli inchini dei rappresentanti di corte. Sakurakoji osservò il suo viso un po’ sciupato e gli abiti logori e sporchi… Gli occhi si posarono sui suoi ed ebbe un sussulto…
- Desidero parlarvi, Re Sakurakoji…- le sentì dire, saltando scandalosamente qualunque convenevole .
- Ma… ma certo…- rispose dubbioso. Maya sorrise.
- Molto bene, allora guidatemi, desidero farlo in privato…- la vide voltarsi verso i suoi amici, scambiandosi uno sguardo complice…
No, tutto questo non piacque affatto al Re Sakurakoji…

Continua…


Ci leggiamo presto e grazie a tutti!!!

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Capitolo 39
*** Capitolo 42 ***


Ok, sono in ritardo di nuovo... Chiedo scusa, ho avuto la febbre...
Vi lascio alla lettura e spiegherò qualcosa in più a fine cap...


Capitolo 42

La prima opinione che Maya si fece di quel castello, era che sicuramente gli artisti del tardo barocco, avevano preso spunto da quel luogo per le loro creazioni, poiché ogni cosa aveva lo sfarzo e la “pesantezza” di quel tipico periodo storico-artistico… Glielo suggerivano le vetrinette interamente rivestite in oro, con alla base dei piedi a zampa di leone; i lampadari, anch’essi in oro, le cui punte risalivano possenti verso l’alto, una vera vibrazione di luce. Le pareti riproducevano un finto colonnato, quello che nella terra avrebbero definito “iper-realismo”, era come vedere il marmo, solo che non c’era realmente, in quanto simulato dalla pittura; in queste finte colonne, s’intrecciavano dei rami fitti fitti, mentre in alcuni punti sorgevano dei crisantemi. Al posto delle mattonelle, il pavimento era interamente ricoperto di un tessuto rosso sgargiante, decisamente troppo sontuoso per i suoi gusti…
No, Maya non amava tutto quello sfarzo…
Dopo parecchi minuti, passati con il Re che si vantava di ogni cosa dentro quelle mura, finalmente si accomodarono in una grande sala, con poltrone rosse di un numero indefinito, un tappeto decorato con motivi floreali ed un ampio camino.
- Volete del the?- disse porgendone una tazzina alla dama.
- No, preferisco parlare di cose più serie…- il re s’irrigidì a quell’affermazione, probabilmente sconvolto per l’ennesima negazioni dei convenevoli.
- E ditemi, di cosa vorreste parlarmi?- rispose sistemandosi più comodamente.
- Del vostro popolo e del mio…- Maya ci pensò bene, era stanca di quel finto perbenismo, sarebbe andata dritta al sodo… - Delle voci mi hanno riferito che non curate in maniera appropriata una fetta consistente dei vostri sudditi… Ditemi, è così re Sakurakoji? Perché se così fosse dovrei ricredermi sulla vostra figura –
Sakurakoji venne punto dalla schiettezza della donna, ma tentò comunque di rimediare.
- Ci sono parecchie voci maligne, principessa, sapete meglio di me quanto una parola possa essere più affilata di una lama…-
- Lo so bene, è proprio per questo che esigo delle risposte… - si guardarono con sfida, poi inaspettatamente il Re iniziò a ridere.
- Mia cara principessa…- iniziò alzandosi dalla poltrona e camminando sul tappeto – voi siete mancata per anni ed anni da flowers, non potete capire le dure scelte che mi sono visto costretto a prendere… Ogni azione ha una conseguenza e la guerra ha conseguenze ben maggiori alle aspettative…-
- Permettetemi un disappunto, non mi sembra che il vostro bel palazzo sia scalfito dal sangue della guerra… O anche questo è dovuto ad una sua scelta particolarmente sofferta?-
Il Re si avvicinò, Maya ebbe paura per un momento, aveva uno sguardo diverso, quasi maligno…
“*Pensieri pesanti s’infiltrano tra la polvere
E le bugie…”

Alzò una mano e le accarezzò il viso in modo fin troppo insistente.
- Oh, piccola, dolce Maya… Volete la verità? L’avrete…- levò la mano e si sedette nella poltrona frontale alla sua – Mi dispiace non poter provvedere in maniera migliore al… Come avete detto? Oh si… al “lato povero del mio regno, alle radici del mio regno”. Vedete, voi non siete entrata pienamente nell’ottica della sovranità, un Re è costretto a scegliere per ogni cosa, in ogni istante… Anche adesso sto scegliendo, poiché ho deciso di parlarvi apertamente…-
Ma Maya non ci credeva… Sapeva che dalle sue labbra sarebbero uscite un mucchio di bugie.
“… Ma sono così stanco di questa falsità
Ogni volta che cerco di rimettermi in piedi
Tutto ciò che penso è questo
Tutto il tempo stancante in mezzo…”

Una perdita di tempo, lo aveva previsto fin dal principio, la sua era una causa persa sin dall’inizio.
- Maya, le guerre hanno un costo, anche molto salato a dir la verità…- riprese poi -Non puoi pretendere di armarti della “luce della speranza” per sconfiggere un nemico…-
- Non stiamo parlando di questo!- intervenne alzandosi e battendo un pugno contro lo schienale della poltrona a lato – non parliamo di “costi”, ma di umanità…-
- Ahahhaha, umanità… Belle parole, davvero! Ma Maya, capirai che l’umanità la dovrai riservare alle persone potenti, a chi ti affianca nelle guerre…-
Maya era disgustata da quei discorsi… Come poteva sposarsi con un uomo simile?
“…E come cercare di fidarmi di te
Prende troppo fuori da me…”

Era così, sentiva che per affiancare un uomo del genere, doveva rinunciare ai suoi stessi principi di vita!
- ma anche la povera gente ci affianca nelle battaglie, anzi, è il loro coraggio a sostenerci, a darci la forza di proseguire quest’assurda guerra! Non sono i nobili, o chi sta a corte… Non è il potere ad alimentare il popolo… - rispose lei alzando la voce.
- State dicendo delle assurdità- anche lui si alzò in piedi, guardandola a qualche centimetro di distanza – mi accusate di fatti non veri, con alla base delle voci insensate… Osate anche dubitare delle mie capacità governative, se foste un’altra persona, vi trovereste già nella forca, accusata di “calunnia ai danni del re” – si avvicinò di un altro passo, afferrandole il viso con una mano e stringendo forte – badate a come parlate, piccola principessa… Potete non credere a quello che vi dico, ma io sono un re buono e giusto, andate nel paese già domani, chiedete in giro e capirete che opinione hanno di me… E se ancora vi frulla qualche pensiero oscuro, be… Non so che dirvi, sapete benissimo che il regno delle rose ha bisogno di me, come io di voi, dopotutto…-
“… La tensione sta crescendo dentro di me
Costantemente…”

Ad un tratto però addolcisce lo sguardo e al posto della dura stretta, regala alla giovane delle carezze audaci.
- Non è mia intensione litigare con voi, siete destinata a diventare mia moglie e potete non crederci, ma vi amo… Vi amo dal primo istante che vi ho vista… - l’attirò forte a se – non lasciate che ci mettano l’uno contro l’altro, saremo un’unica entità tra qualche giorno ed io non aspetto altro…-
E poi, prima ancora che Maya potesse prevederlo, fece sue quelle labbra.
Maya si sentiva disgustata, nauseata… Non riuscì a ricambiare quel bacio, ma cercò di scostarlo dolcemente.
- Vi prego, re Sakurakoji, preferisco riservare queste intimità a dopo…- disse con finto imbarazzo – però dovete rassicurami, ho bisogno di sapere quanto effettivamente vi dedichiate ai vostri sudditi…-
- Ancora con questa storia…- disse spazientito tornando a camminare nel soffice tappeto – cosa volete sentirvi dire? Che mi reco quotidianamente alle tendopoli? Be, vi rispondo che non mi è possibile, poiché gli affari mi tengono lontano da quel contesto, ma ciò non significa che li abbandoni, solo che lascio questo incarico ad altri…-
- Ad… Ad altri?- disse Maya inghiottendo. Quel regno le ricordava sempre più le Signorie… Quella gente era emarginata, dimenticata dal loro stesso Re… Non voleva riservare lo stesso destino al suo Regno.
“…Tutti si sentono così distanti da me
Pensieri contorti stanno forzando la loro uscita da me…”

Non voleva sposarlo, non voleva… Ma allo stesso tempo non poteva farne a meno… E glielo confermò lui stesso.
- Vi vedo perplessa… Qualcosa non vi convince del tutto?- Maya strinse i pugni.
- No, maestà, è solo…-
- Non costringetemi a fare scelte drastiche. Sappiate che non tollero un vostro possibile ripensamento sul nostro matrimonio, perché se lo farete, il vostro regno rimarrà solo, senza alleati…-
Maya era sul punto di piangere, cosa doveva fare?
“… Prendo tutto dall’interno
E lo butto via…”

Doveva essere forte, si armò di coraggio e sfoggiò un bellissimo sorriso.
- Cosa dite, mio Re… Le mie erano solo delle preoccupazioni…- si avvicinò a lui e gli accarezzò un fianco, per poi alzare lo sguardo e poggiarlo sul suo – è solo che volevo condividere i miei modi di essere con i vostri… Così come desidero conoscervi meglio, per potervi stare accanto in una maniera più completa…-
“… Perché giuro per l’ultima volta
Non mi fiderò di te…” 

Il Re parve credere a quell’ennesima farsa, sciolse lo sguardo e sorrise languido. A quel punto Maya capì che erano giunti al limite, non voleva andare oltre a qualche lieve carezza, il suo corpo non avrebbe retto.
- Bene, adesso che abbiamo chiarito desidero recarmi nella mia stanza, devo avere un pessimo aspetto…-
Il re osservò ogni curva del suo corpo e tornò a sorridere.
- Avete ragione…- così schioccò le dita, facendo entrare una dozzina di camerieri – scortate la principessa nelle sue stanze, trattatela come vostra effettiva regina…-
Maya s’inchinò e porse i suoi saluti, rispettando per la priva volta in quella sera i convenevoli.
- A dopo, mio Re… Vado a prepararmi per voi…-
Ma il re non potè vedere le fiamme dentro lei, avrebbe finto per il bene del popolo, ma non l’avrebbe mai avuta del tutto.
“… Non sprecherò me stesso con te, te, te…”

Finalmente, Maya venne accompagnata nelle sue stanze, scoprendo con disgusto che avrebbe avuto 30 camerieri personali.
Poi le venne indicato il salotto che avrebbe condiviso con i suoi amici e, presa da una profonda disperazione, aprì la porta e si fiondò li dentro.
Vide tutti correrle incontro, ma lei non si sentiva ancora tranquilla…
- Siamo soli?- disse spaventata, ancora sull’uscio della porta.
- Si, siamo solo noi…- disse Arya.
E allora, Maya si lasciò andare, cadde a terra e pianse.
- Maya!!!- disse Rei aiutandola a rialzarsi.
- E’ un uomo perfido!- disse scossa da un profondo tremore.
Si sedettero nelle poltrone, mentre Rei ed Arya le infondevano coraggio accarezzandola dolcemente.
- Cos’è successo?- chiese Chester, seduto proprio di fronte alle due dame.
E così, Maya raccontò ai suoi amici ogni singolo dettaglio di quella discussione, compreso quel bacio sgradito che le aveva dato la nausea.
- Non è possibile! – concluse Chester battendo i pugni conto i lati della poltrona – ha detto due cose estremamente contrastanti tra loro! Da un lato ha ammesso di riservare tutte le attenzioni ai nobili, ma dall’altro insiste nel dire che si prende cura di ogni fetta di questo regno! E’ assurdo!-
- Non capisco come la regina Chigusa si sia fatta convincere a sposarti…- intervenne Hijiri.
- E’ chiaro – iniziò Arya – la regina sa benissimo che senza il sostegno del Re, il regno delle rose potrebbe avere la stessa fine del mio… Ha agito per il bene degli altri, ma non so dirvi quanto sia a conoscenza di tutto il resto…-
- Non so cosa fare…- concluse maya – da un lato mi rendo conto che senza di lui il mio regno è finito, ma dall’altro non tollero che i poveri siano costretti a vivere nella miseria e nel dimenticatoio…- e le immagini dei cadaveri lasciati a contatto con i bimbi, le tornarono prepotentemente davanti agli occhi.
- Non so cosa dirti, Maya… - riprese Arya – so quanto difficili siano queste scelte… Ci troviamo di fronte ad un bivio ed io per prima non so cosa consigliarti… Intanto cerchiamo di capire quanto effettivamente tiene a questo regno, poi decideremo insieme cosa fare… Ricordati che non sei sola, nel bene e nel male noi ti staremo sempre vicino…-
Maya osservò uno ad uno i suoi amici e li ringraziò per averla ascoltata, ma soprattutto li ringraziò per essere li con lei, ad affrontare l’inferno che stava vivendo…
Guardò la luna attraverso la finestra, mentre Rei ed Arya continuavano a tenerla stretta e ad accudirla. Pensò a Masumi, al loro amore, poi alle persone delle tendopoli, al loro dolore…
“… Prendo tutto dall’interno e lo butto via
Perché giuro per l’ultima volta
Che non mi fiderò di te”

Si, qualunque cosa sarebbe successa, Maya decise che non si sarebbe fidata di quell’uomo, mai.

Continua…

*Il testo in corsivo è tratto dalla traduzione di "From the Inside" dei Linkin Park

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=YLHpvjrFpe0


(in realtà mi fa pensare più ai nostri giorni che al regno delle rose)

Okkkkkkk!!!!!!! Mi rendo perfettamente conto che la discussione tra Maya e Saku-polpo sia venuta praticamente tutto il cap, ma non ho resistito! Non ci posso fare niente, ultimamente mi capita di dilungarmi tantissimo e mi dispiace perchè così continuo ad allungare... Abbiate pietà!!!

Per il resto vi ringrazio di cuore, siete meravigliosamente meravigliosi!!!

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Capitolo 40
*** Capitolo 43 ***


Posto velocissimamente questo nuovo capitolo... Scusate l'attesa!
E come sempre... Buona lettura! 


Capitolo 43

Quella sera la luna aveva uno strano colorito, il bianco pallido, era sostituito da uno più giallognolo, che le conferiva un aspetto decisamente più mistico del consueto…
Le dicerie, narrano che nelle notti di luna piena, quando il suo colore vibra sul giallo, forti piogge si abbatteranno sulla terra scura ed il sole verrà sostituito dalle nuvole nere, le nuvole della tempesta.
Masumi quella sera osservava la luna, preso dai suoi tristi pensieri e dai ricordi, che come flashback gl’invasero la testa…
Tutti dicono che l’amore è la gioia più grande, ma Masumi sapeva che la gioia può essere sostituita dal dolore e trasformare così, il significato dell’amore, in pura malinconia …
Maya era andata via da circa due settimane, eppure i sentimenti verso di lei non erano mutati, ma anzi, sentiva il cuore bruciare e la gola farsi secca al ricordo dei suoi baci e delle sue carezze… E’ triste vedere ciò che ci rende felici, svanire dalla nostra vita in maniera così brutale, soprattutto per un uomo come lui, un uomo sempre stato solo…
Masumi sin da piccolo, non era stato abituato a ricevere affetto, suo padre era più impegnato a combattere che ad occuparsi di lui; quando parlavano, si limitava a discutere del ruolo di Masumi nell’ordine, per mantenere ben salda l’eredità acquisita dal padre. La madre al contrario, era una donna semplice e piena d’amore, ma quando i pianti sopraffanno le risate, allora anche la persona più dolce e buona viene infuocata dal risentimento e dal dolore. Suo padre non era mai stato un vero marito e la madre era talmente frustrata dal dispiacere, che quasi non viveva… La sua unica gioia era proprio lui: Masumi; ma presto venne il momento della separazione, quando anni addietro si recò nel pianeta terra per svolgere il suo compito di cavaliere. La donna non resse a quell’ennesimo dolore e così, morì poco dopo di disperazione… Le ceneri vennero sparse nel fiume, unico luogo a cui la donna era legata.
Chissà se anche lui era destinato a morire di dolore come la madre, ma sapeva che fin quando c’era qualcosa per cui lottare, non si sarebbe arreso…
Così, guidato da quei pensieri oscuri, si addormentò, lasciandosi dietro quell’ennesimo giorno passato senza lei…

Stava sognando, vedeva il volto della madre sorridergli calorosamente, poi l’immagine divenne sfocata… Al suo posto si formò un’altra immagine, da cui spiccava un bellissimo sorriso; i contorni si definirono pian piano, mostrandogli il corpo di Maya. Stava ferma davanti a lui, poi prese a correre e lui cercò d’inseguirla, ma più correva più la vedeva sparire, allora iniziò a chiamarla, ma sembrava non ascoltarlo… Correva e non poteva raggiungerla, finchè il suo corpo divenne un puntino e con essa svanì l’illusione di poterla afferrare…
- NO!- disse sbarrando gli occhi. Il busto nudo era invaso da infinite gocce di sudore, dagli occhi cadeva ancora qualche lacrima, ma si ridestò percependo all’improvviso il bussare della porta.
Toc Toc – toc toc
Masumi infilò la vestaglia, asciugò il sudore ed andò ad aprire.
- Ah, buongiorno…- disse specchiandosi in due pozzi d’oceano.
- Ciao Masumi, posso entrare?- chiese Ayumi notandolo in vestaglia – perdona l’irruzione, ma è urgente…-
- Entra…- si fece da parte facendola accomodare, notando che la ragazza era in preda ad un forte tremito – che succede?-
Ayumi si voltò con fare grave.
- Hanno rapito alcuni bambini del villaggio, li tengono in ostaggio…-
Masumi sbarrò gli occhi, erano tornati…
- Dammi cinque minuti e scendo immediatamente-
Ayumi annuì e corse ad avvisare tutti gli altri membri dell’ordine.
Il regno delle orchidee era tornato all’attacco, ma stavolta in gioco c’erano le vite degli innocenti, non potevano permettersi che facessero loro del male…

In un baleno si radunarono i membri di spicco dell’ordine dei cavalieri, con le altre autorità del regno. La decisione da prendere era delicata, una mossa azzardata e sarebbe stata la fine.
- Non possiamo rischiare, dobbiamo recarci al luogo d’incontro, anche se questo vorrebbe dire cadere nella loro trappola…- intervenne il consigliere della regina.
- Si, ci recheremo al luogo e tratteremo per riavere i nostri bambini…- commentò un altro, seguito da un altro ancora.
- Benissimo, portiamola ai voti- la regina si alzò in piedi, afferrando un lembo del lungo scialle nero – chi è a favore alzi la mano, chi è contrario lo dica adesso –
Ma non ce ne fu bisogno, perché tutti furono d’accordo su quella scelta.
- Per una volta siamo tutti d’accordo, meglio così, non c’è tempo da perdere… Invieremo un messaggio al regno dei Crisantemi, dobbiamo avvisarli di questo nuovo attacco e soprattutto, devo avvisare Maya… Ayumi, ci pensi tu?-
- Certo, maestà…-
La seduta si sciolse ed ogni membro andò a prepararsi per quella nuova battaglia.
Ayumi corse nella stanza di Maya, aprì la porta e sorrise… Sapeva di trovarla li, appollaiata come sempre sulla cima dell’armadio della sua amica…

- Uff…- Maya sospirò lasciandosi cadere pesantemente sull’ampio letto. Dietro di lei, Arya chiuse la porta e seguì l’amica sulle soffici lenzuola.
- E’ dura…- osservò Arya – tutta questa gente sembra interessata solo alla tua vita sociale…-
- Non me lo ricordare…-
Era passato qualche giorno dalla sera del suo arrivo, aveva visitato praticamente tutta la contea, trovando per lo più gente di alto rango o comunque di un ceto non troppo disagiato. Tutti l’invitavano ad entrare a raccontare qualcosa del regno delle rose, cercando dettagli sempre più precisi sul suo rapporto con il giovane Re Yu.
- E’ molto quotato in questo regno…-
- Solo perché è bello, non credo che gli uomini la pensino come tutte le donne che abbiamo incontrato…- replicò Arya.
- La bellezza estetica, non dovrebbe contare quanto le capacità amministrative… Ma mi rendo conto che alla nobiltà non interessano questi argomenti…-
Maya si alzò, aprì la finestra ed osservò gli ultimi raggi di sole.
- Questa terra è così bella… Ma allo stesso tempo è finta, oltre il perimetro dei villaggi ci sono le tendopoli e la gente che soffre…-
- Hai ragione…- disse solamente Arya, unendosi anche lei ad osservare il tramonto. Si persero, poi ad un tratto videro un batuffolo bianco avvicinarsi ed assumere sempre più un aspetto familiare.
- Che cos’è?- chiese Arya inclinando il capo.
Il cuore di Maya prese a battere forte, tese un braccio in avanti, aspettando che la sua piccola amica si appollaiasse su di essa.
- Edvige…- disse accarezzando il manto dell’amica. Aveva il fiato corto e gli occhi stanchi dal viaggio, ma ebbe comunque la forza di porgere una zampetta, su cui era legato un piccolo foglietto.
- E’ un messaggio…- disse Arya iniziando a sciogliere il nodino. Appena finì, Edvige andò ad appoggiarsi sulla cima dell’armadio, godendosi un po’ di riposo – oh cielo…- commentò Arya porgendo il biglietto a Maya, che lesse quelle parole scritte un po’ alla rinfusa e di tutta fretta.

Maya, spero che stiate tutti bene,
ti scrivo per informarti di un fatto grave:
il regno delle orchidee ha rapito i bambini del villaggio…
Non capiamo come ci siano riusciti, gli asili erano controllati dalle nostre guardie,
sospettiamo che ci fossero degli infiltrati…
Avvisa il Re Sakurakoji,
ci hanno dato appuntamento alle vecchie rovine,
sarà una trappola, ma il consiglio ha deciso che ci recheremo li per trattare.

Aspettiamo i rinforzi per una possibile battaglia,
tua Ayumi, principessa del regno delle rose

PS. Ci mancate…


Maya si portò una mano alla gola, erano tornati. Guardò un attimo il tramonto, ma fu solo un attimo, perché poco dopo si ritrovò a correre tra i lunghi corridoi, diretta alla sala del trono.
- Maestà!- disse affannata aggrappandosi alla maniglia. Il re la guardò non capendo la sua agitazione – ci attaccano, il regno delle orchidee ha rapito i bambini del mio villaggio, ha dato appuntamento alle vecchie rovine… Vi prego, dobbiamo intervenire…-
Il re Yu non sembrò particolarmente turbato.
- Sospettavo una mossa del genere, era parecchio ormai che la regina non muoveva le sue pedine…- si alzò, schioccò le dita e radunò alcuni consiglieri. – il regno delle orchidee ci ha lanciato una sfida, ci recheremo al luogo stabilito, ma prepariamoci alla battaglia… Radunate il mio esercito, non c’è tempo da perdere…-
Per una volta, Maya fu contenta di vedere il Re prendere la giusta decisione, così sparì di nuovo, avvisò gli amici ed insieme si prepararono alla partenza.
- Come ci comporteremo io ed Eragon?- chiese Arya una volta fuori dal palazzo – noi vogliamo combattere, vogliamo aiutarvi…- Maya la guardò dritta negli occhi, sapeva che il suo risentimento verso le orchidee aveva bisogno di uno sfogo, ma non aveva idea di cosa avrebbe portato il rivelare le loro identità.
- Non so cosa risponderti, ci penseremo una volta giunti nel punto di raduno, proveremo a trattare, anche se non so quanto la regina desideri un dialogo pacifico… Dobbiamo essere cauti, non si aspettano che tu ed Eragon siate sopravvissuti, diciamo che siete il nostro “asso nella manica”-
Arya sorrise, poi abbracciò l’amica.
- Andrà tutto bene, ne sono certa…-
- Si, lo spero anch’io…-

E così, le truppe alleate, lasciarono i loro regni diretti verso l’ignoto.
Delle vite da salvare ed una possibile battaglia all’orizzonte… Quella era la prima volta che Maya si preparava ad una vera battaglia; pensò a Masumi, lo desiderava accanto a se, sentiva di volere il suo parere… Aveva paura, ma si fece forza, era il momento di agire e non avrebbe lasciato che il panico si facesse spazio dentro di se…
La notte scese sui tre regni, ma la Luna era ancora gialla, anche lei pronta ad affrontare la tempesta in arrivo.

Continua…

Okkkkkkkkkkkkk!!!!!!!! Anche questa è andata, tra poco entriamo nel vivo che bello, non vedo l'oraaaa!!!!!!!!
Un bacione grossissimissimo! e grazie di tutto, veramente!

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Capitolo 41
*** Capitolo 44 ***


Buongiorno!!!! 
Mamma mia che freddo stamattina... Voglia di alzarsi e mettersi a studiare pari a 0 T-T
Spero stiate tutti bene, specie i poverelli del centro-nord che hanno temperature abbastanza freddine... Abitare al sud ha come vantaggio il clima mite. Quando vedo il termometro indicare 4 gradi per me è già un evento eccezionale XD
va be, tralasciando questi discorsi climatici, vi lascio in compagnia del capitolo...
Baci a tutti!


Capitolo 44

La rocca abbandonata, si stendeva in un tratto neutrale dell’immenso territorio di Flowers. Il luogo dove tutto ebbe inizio, dove il Re Aragon e la Regina Arwen vissero per decenni, si trovava esattamente al centro dei quattro regni principali: orchidee, rose, girasoli e crisantemi. La neutralità venne mantenuta per questioni di rispetto da parte dei regni di girasole, rose e crisantemi, mentre per il regno delle orchidee divenne un luogo come un altro per dichiarare apertamente guerra.
La rocca si stendeva su di una collina tappezzata di verde; attorno ad essa c’era una grande vallata, con all’estremità l’inizio della foresta che si protendeva fino al regno delle rose e poco più ad est, scorreva il Grande Fiume. Era un luogo adatto ai combattimenti, ma allo stesso tempo, la non presenza di grossi elementi architettonici, rappresentava un grosso svantaggio: si era scoperti davanti al nemico, nessuna difesa: solo spada, scudo e fegato.
Alle due estremità della collina, vennero montate le tende dei regni avversari. Nell’aria echeggiava lo stridio dei corvi, unito alle chiacchiere incessanti dei soldati; tutti si domandavano cos’avesse in serbo la regina delle orchidee per quella nuova battaglia e soprattutto, quali terribili creature avesse portato con se. Alcuni uomini si radunarono attorno al fuoco, cantando la ferocia di creature dal manto grigio topo, due corna affilate sul capo e denti affilati come aghi. Altri ancora parlavano di aquile dal becco più lungo del normale, dagli artigli appuntiti, la vista aguzza ed il fiato intrinseco del vapore fumogeno, provocato dal fuoco che usciva dalla bocca.
In linea generale, Ayumi si sorprese di veder radunata tutta quella gente, credeva che il regno non avrebbe risposto a quell’ennesima richiesta di volontari, eppure il sapere in pericolo i propri bambini, aveva animato i sudditi del fuoco della vendetta, poiché chiunque tra le tendopoli, aveva a cuore la sorte della nuova generazione di piccoli elfi.
Camminò in preda alla tensione, il buio era quasi sceso, ma non vi era nessuna traccia di Maya, Chester e dell’esercito del regno dei crisantemi. Guardò la rocca al di sopra della collina e pregò, pregò che arrivassero in fretta e che la battaglia si potesse evitare…
Passarono i secondi, i minuti, le ore… Finchè anche Masumi si unì nell’attesa, guardando insieme la volta stellata in cerca di un indizio che segnalasse la presenza degli alleati. E poi eccoli, videro un’insieme di puntini grigiastri avvicinarsi a rapida velocità. Il capo gruppo invocò una magia, spargendo un alone argento che diede il segnale della presenza alleata; tutti si alzarono, pronti ad accogliere la loro principessa ed il futuro Re.
- Ben arrivati…- fece gli onori la principessa Ayumi – la regina non è presente, la malattia non le permettono di allontanarsi da palazzo, si scusa con voi, Re Yu- Ayumi s’inchinò davanti al Re, che però la fece alzare quasi nell’immediato.
- Vi ringrazio, principessa, ma adesso raduniamoci, abbiamo cose più importanti di questo su cui discutere…- Ayumi si scambiò una fugace occhiata con Chester, la cugina e tutti gli altri, ma controllò le emozioni, li avrebbe salutati dopo.
- prego, accomodiamoci – fece gli onori, invitando il re ed i rappresentanti del Regno nella base centrale.
Maya prese la mano di Arya e la guidò con lei.
- Vieni anche tu, è giusto che dica qualcosa – le sussurrò.
- Si, ti ringrazio…- disse solamente. Ma fu proprio in quel momento che Yu si voltò, non permettendole di entrare.
- Lei è la tua dama di compagnia, non ha il diritto di partecipare alla riunione, così come lei!- disse indicando Rei. La ragazza si sentì in imbarazzo, tanto da dare le spalle e lasciare il luogo prima ancora che Hijiri potesse replicare. Arya al contrario rimase immobile dov’era.
- Non permetto di giudicare in modo errato chi mi circonda - Maya alzò la voce, stese il collo portandosi alla sua stessa altezza – Entrambe le mie dame sono prima di tutto abili guerriere, consigliere fidate ed alleate contro il regno nemico. ESIGO che Saya assista alla riunione; rappresenta ME, quindi ha diritto tanto quanto i vostri consiglieri di prenderne parte…- Sakurakoji fissò la ragazza con disprezzo, ma non replicò. Così, ancora una volta, Arya sussurrò parole di ringraziamento verso l’amica.

La riunione durò parecchie ore, si discusse a lungo sulla linea da seguire, prendendo in seria considerazione l’idea di un attacco a sorpresa prima ancora di trattare.
Nominarono i capi dei battaglioni e stipularono una lista di generali ed ufficiali, dando loro il compito di piazzare immediatamente dei turni di guardia e, successivamente, di tenere pronti i soldati per l’attacco in caso di rifiuto delle trattative.
- Le lacune del territorio non ci permettono di creare diversivi- osservò Maya guardando la cartina della pianura - ma allo stesso tempo ci sarà facile individuare gli attacchi da parte loro, sia terreni che aerei. Attaccheranno frontalmente, a viso aperto, consapevoli della maggioranza numerica e della forza del loro esercito. Ma non staremo a guardare, combatteremo, se necessario, ma spero di poter negoziare ed evitare la strage…- i presenti annuirono ed il Re Skurakoji si alzò dalla poltrona.
- Bene, se non c’è altro andrei a riposare, ci aspetta una lunga giornata- pian piano la sala si svuotò, rimanendo il gruppo di amici del regno delle rose.
- Fai entrare Eragon e vedi di trovare anche Rei – disse ad Arya – adesso dobbiamo discutere di voi…-
Quando entrambi entrarono, Maya si sedette a lato di Masumi, lo fissò intensamente, prese fiato e continuò a parlare.
- Che cosa facciamo? – disse semplicemente indicando prima Eragon e poi Arya.
- E’ una decisione che spetta a loro- rispose Maumi - da parte mia possono scegliere di rivelarsi, come possono scegliere di rimanere in incognito… Certo, sono la nostra arma segreta, ma non ho intensione di esporli a rischi inutili, specie Saphira, in qualità di ultimo Drago nel pianeta Flowers – Chester ed Ayumi annuirono, così come rei ed Hijiri, poi tornò ad osservare i ragazzi – consultatevi tra di voi, avete tempo fino a domani per prendere una decisione…- Arya annuì, consapevole che la loro scelta poteva cambiare l’esito delle loro sorti.
- Vi ringrazio, amici… Ho bisogno di parlare da sola con Eragon, sempre se non vi dispiace…- nessuno obiettò, così lei ed Eragon salutarono i presenti e presero a camminare tra le tende in cerca della propria.
- Mi sembrano così lontani i giorni in cui combattevamo anche noi…- spezzò il ghiaccio Arya, entrando in una tenda abbastanza ampia. Sussurrò delle parole in elfico, un soffio leggero entrò dallo spiffero dell’entrata, andando a posarsi sulla lanterna posta al centro della tenda – ti va di sederti?- chiese ad eragon, che annuì accomodandosi nel materasso di fortuna, mentre lei prese posto in uno sgabello.
- Tu che ne pensi?- iniziò Eragon - Insomma, se io e Saphira ci esponiamo, dichiariamo apertamente di voler combattere ancora una volta, il ritorno in battaglia significherà il ritorno in guerra del regno dei girasoli… Sei pronta ad affrontare tutto questo?- Arya lo fissò, poi prese una fiaschetta, fece volare il tappo e bevve un sorso. Rabbrividì, poi lo porse ad eragon, che sentì la gola andare in fiamme al passaggio del liquido bollente.
- lo so, Eragon…- si asciugò le labbra con un pezzo di stoffa, poi si mise ad osservare la fiammella sopra le loro teste – Sai, da ragazza detestavo ogni tipo d’incarico legislativo, desideravo viaggiare e portare le uova di Drago al suo cavaliere per sempre. Islanzadi ed io non avevamo decisamente un bel rapporto, raramente mi è capitato di chiamarla “madre”, o pensare a lei come una madre… Eppure alla sua morte ho capito tante cose, ho capito il suo sangue freddo, quel modo così apatico con cui mi trattava… Lo faceva per proteggermi, ma io ero una ragazza ribelle, non amavo la vita di corte e non avrei mai pensato di prendere il suo posto come regina dei girasoli. Ora vedo tutto in modo diverso, io devo salvare il mio popolo e sono pronta a tutto per il loro bene, ereditare il trono e tornare in prima linea in guerra…-
Eragon la prese per mano e la invitò a sedersi accanto a lui.
- So che per te non è semplice, ma ti prometto che ti proteggerò, sarò con te e ti appoggerò in ogni tua scelta… - Arya fu colta da un tremito improvviso, accarezzò le mani di lui, poi si slanciò in avanti e pianse sulla sua spalla.
- mpf! Che buffo…- osservò Eragon ad un tratto – se ci pensi una volta eri tu a proteggermi, a battermi a duello, a farmi sentire impotente…-
- Be, le cose non sono cambiate poi molto, sono ancora più forte di te a duello…- gli lanciò una sfida con lo sguardo, mentre rammentò i giorni passati ad allenarsi con l’allora giovane cavaliere di Drago. Erano in quei momenti, quando le spade e gli sguardi diventavano un tutt’uno che Arya avvertiva il fuoco ardere tra le viscere. Uno strano istinto s’impossessava di lei, voleva combattere contro di lui per l’eternità, sentire l’attrito tra le spade, i respiri rotti dall’affanno, le gambe deboli dalla fatica.
Fu come ritornare a quei momenti, poiché entrambi sentirono il bisogno di riprovare quelle sensazioni, anche se in un modo molto più dolce.
- Allora che facciamo?- chiese Eragon con l’ultimo briciolo di lucidità, ad appena un soffio dalle labbra di lei.
- ovvio no? Affila la tua spada, si ricomincia…- e poi il fiato venne inghiottito dal gusto dolciastro di lui. Si bearono del contatto famelico dei loro corpi, così bisognosi l’uno dell’altro e mai sazi dei loro sapori…

Qualche tenda più in la, altri due giovani si ritrovarono finalmente dopo un tempo indefinito…
Chester stava aggiornando Ayumi sugli avvenimenti nel regno dei crisantemi, provocando nella ragazza diverse perplessità.
- E’ assurdo, come può un Re far finta che il problema non sussista?!? Abbandonare i sudditi! E’ scandaloso!- prese a camminare nei pochi metri consentiti dalla tenda.
- Lo so benissimo, ma non possiamo trarre delle conclusioni affrettate. Aspettiamo qualche giorno, osserviamo il suo comportamento e decideremo se approfondire la questione o lasciar perdere, che ne dici?- Ayumi lo fissò, consapevole che fosse l’unico modo possibile.
- hai ragione, aspetteremo…- prese posto accanto a lui e l’abbracciò – so che non ami sentire cose di questo tipo, ma sappi che mi sei mancato- Chester l’accarezzò, avvicinandola ancora di più al suo petto.
- Sembrerà strano sentirtelo dire, ma anche tu mi sei mancata…- Ayumi sbruffò.
- Non è da te lasciarti andare al romanticismo-
- Oh, non essere ridicola, stiamo parlando di dati di fatto, non di parole gettate al vento solo per alleviare le sue sofferenze- Ayumi rise un’altra volta per lo strano paragone, poi non resistette oltre, si alzò leggermente sovrastandolo col capo, tirò la nuca indietro e lo baciò, un bacio lungo e profondo, ricco dei sentimenti che covavano dentro di loro, che non esternavano in chiacchiere, ma in semplici fatti.
- Sai, ho scritto una nuova canzone, se ti va te la canto…- disse Chester una volta terminato il bacio. Ayumi sembrò rifletterci un attimo.
- Mmmm, perché no!?- si spostò leggermente, lasciando a Chester lo spazio necessario per prendere fiato. E poi iniziò a cantare ed Ayumi rimase sorpresa. Il suo tono era così caldo, così seducente… La invitava ad una danza ardita, piena di passione, avvolgente e delicata allo stesso tempo.
Chester teneva gli occhio chiusi, strizzava leggermente gli occhi durante il ritornello, ma nel complesso era una melodia più dolce di quelle che era solito cantare, una melodia decisamente più intima e soffice.
Alla fine della canzone, Ayumi non potè fare a meno di applaudire.
- Ma che bella! E’ stupenda!- disse sporgendosi in avanti ed abbracciandolo nuovamente- grazie per averla condivisa con me- Chester sorrise e tornò a fissarla infuocato dal desiderio.
L’adagiò piano tra le fresche lenzuola, slegò piano il corpetto di pelle, accarezzando avidamente ogni curva che sorgeva alla sua vista. E poi, non sapendo nemmeno lui dove prese il coraggio, si avvicinò ad un orecchio mordicchiandolo leggermente, soffiò dentro provocandole un ulteriore brivido e sussurò:
- Ti amo-
Le lacrime inondarono il volto di Ayumi, non riuscì a replicare, strinse solo più forte le ciocche di capelli e si lasciò guidare dal ritmo dettato da lui.

Continua...

Ecco la mia amata versione di rolling in the deep di adele cantata da Chester ♥

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=dHtwZ07N1ic


Non mi ricordo se dovevo fare qualche precisazione sul capitolo... la madre di Arya si chiama veramente Islanzadi ed è la regina degli elfi (oddeo, mi sa che inconsciamente ho fatto spoiler su Inheritance O.O) come faccio??????? Forse nessuno lo capisce...

Okkkkkkk, sono fusa al 1000X1000

A presto dai, buon proseguimento di giornata e grazieeeee!!

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Capitolo 42
*** Capitolo 45 ***


Buongiorno a tutti... Lo so, sono in ritardo mostruoso, ma ho avuto una brutta influenza tutta la scorsa settimana ed in più ho molto lavoro da fare per l'università... Spero mi perdoniate, vi lascio al capitolo... Un bacione, ed alla fine ulteriori spiegazioni...


Capitolo 45

E l’alba arrivò.
Il cielo era tinto di un pallido giallognolo, una piccola brezza scostava le tende dei due schieramenti, la rugiada riempiva le piccole foglie sugli alberi della foresta.
Eppure per Rei l’alba arrivò molto prima dei segnali della natura. La giovane non riuscì a chiudere occhio, così uscì piano dalla tenda e s’incamminò nella pianura, senza una meta ben precisa.
Hijiri si accorse quasi subito della mancanza di peso accanto a se, così anche lui uscì dalla tenda, ben consapevole dell’afflizione della sua donna. La trovò così, seduta accanto ad un piccolo fuoco, si sedette di rimando e fissarono silenziosamente il fuocherello scoppiettante.
- Sei nervosa?- chiese allora stimolando il fuoco con un legno abbastanza lungo.
- Un po’…- rispose Rei raccogliendo le ginocchia tra le braccia.
- Ti sei svegliata presto…-
- Non avevo sonno… E poi domani mattina devo presentarmi all’alba in infermeria, sai bene che come medici dobbiamo tenerci pronti nell’eventualità della battaglia-
- Lo so bene…- Hijiri si voltò, osservando i tratti dolci del suo viso solcato da piccole rughe – stai tranquilla, andrà tutto bene…- la prese per la vita e la strinse forte.
- E’ che ho paura…- confessò aggrappandosi alle sue spalle – ho paura per tutti voi, ho paura di ritrovarmi uno dei vostri corpi tra le barelle dell’infermeria… Non voglio vederti ancora una volta morente-
- Non mi vedrai morente, te lo prometto…- Hijiri sollevò di poco il viso di Rei e fece combaciare le loro labbra, sospirandole un piccolo “ti amo” proprio un istante prima di toccarsi.
- ricordati che hai promesso- ripetè lei lasciandosi cullare da quelle forti braccia.

L’alba arrivò per Maya, forse troppo in fretta, ma era ora di affrontare le proprie paure, lo doveva ai piccoli elfi.
Si preparò in un baleno: indossò una cotta di maglia metallica sopra i vestiti in pelle ed un’armatura d’argento la ricoprì fino ai piedi, anche se fasciava esclusivamente il petto e le giunture di braccia e gambe, permettendole perciò di compiere ampi movimenti del corpo. Così, con l’elmetto sotto braccio e la spada allacciata al fianco, s’incamminò verso la tenda principale, dove già l’attendevano il Re Yuu ed i consiglieri del regno.
Fu una mattinata lunga, eppure riuscirono a scrivere una lettera per il versante nemico, invitandoli ad evitare inutili spargimenti di sangue e riconsegnare i piccoli elfi alle proprie famiglie.
Il fattorino corse veloce da una punta all’altra della pianura, consegnando una lettera dopo l’altra, richiesta e risposta da entrambi i fronti.
Ma fu inutile. Il regno delle orchidee non ascoltò le ipotesi di trattative e dichiarò guerra.
Lasciò loro 48 ore per abbandonare la rocca, allo scadere del quale avrebbero attaccato.
Maya corse fuori dalla tenda, seguita da Eragon, Arya e Masumi.
- Presto!- disse prendendo le redini di un cavallo alato e porgendolo ad Eragon – non c’è tempo da perdere, corri più che puoi e recupera la tua draghessa-
Eragon salì in groppa al cavallo, facendolo impennare, regalò un ultimo bacio ad Arya, sporgendosi giusto un attimo da sopra il cavallo.
- Farò il più in fretta possibile, abbiate cura delle vostre vite…- tirò le redini, prese la rincorsa e salì alto nel cielo, lasciandosi alle spalle l’inizio della guerra.
- Spero che l’incantesimo d’invisibilità lo protegga dai nemici- disse Arya preoccupata osservandolo andar via.
- Ne sono certo- rispose Masumi – è l’unico incantesimo che ci difende dai nemici e soprattutto Eragon è un cavaliere scaltro, saprà difendersi adeguatamente ad ogni evenienza…-
- Speriamo…- poi Arya si voltò, andando a prepararsi per la battaglia.
Calò un silenzio imbarazzante, rotto solo dagli uomini che correvano da una parte all’altra delle tende, scambiandosi le ultime notizie giunte dal fronte avversario.
- Maya…- Masumi la guardò a lungo, non la vedeva da giorni, eppure le sembrò più bella che mai in tenuta da combattimento.
- Si…?- rispose sperando che le dicesse qualcosa in più.
Ma poi arrivò un giovane ragazzo, che li richiamò all’ordine.
- Maestà, il re Yuu desidera discutere con voi delle misure da apportare per la tutela dei guerrieri nelle 48 ore a seguire…- Maya si perse un attimo nello sguardo triste di Masumi, avrebbe voluto dirgli tante cose, ma ancora una volta il richiamo all’ordine fu più forte dell’istinto.
- Arrivo subito- si voltò chiudendo gli occhi, cercando di non leggere il dolore nel suo sguardo.

E dopo ore ed ore, passate a studiare e ri-studiare cartine, postazioni, difese ed attacchi, finalmente la giornata giunse al termine.
Regnava un silenzio inusuale, tutti erano andati a riposare, consapevoli che le ore successive sarebbero state dure ed intense.
Eppure Maya non riusciva a prendere sonno… Vagò in cerca di pace lontano dalle tende. Osservò il fiume scorrere rapido sotto la rocca, gli alberi curvarsi alla potenza del vento… Si beò degli odori della natura.
Prese una piccola coperta e la stese nel prato, lontana abbastanza da rimanere nell’ombra di possibili disturbatori. Ma non aveva fatto bene i suoi calcoli, poiché poco dopo, sentì un rametto spezzarsi proprio a qualche passo da lei. Cauta estrasse un pugnale dall’interno dello stivale, fece finta di nulla, ma appena il nemico fu vicino, si alzò di scatto, prese l’uomo per il collo, colpì le ginocchia facendolo cadere in avanti e puntò la lama alla gola.
- Ehi! Non credevo di morire prima ancora di combattere…- il volto di Maya si distese, mentre liberava Masumi dalla presa e l’aiutò a rialzarsi.
- Scusa, credevo fosse qualcun altro…- sistemò nuovamente il pugnale nello stivale e si sedette nella coperta, aspettando che la imitasse.
- Ma bene… Vedo che ti sei attrezzata- disse sedendosi anche lui ed indicando il punto dove aveva deposto il pugnale.
- Sai com’è, ho imparato che non bisogna mai abbassare la guarda. Ma non dovrebbe sorprenderti, sono cose che mi hai insegnato tu…- Maya si voltò ad osservarlo, ma fu un errore. Il riflesso della luna si specchiava negli occhi di cristallo, emanando una strana luminescenza che attirava come una calamita. Suo malgrado schiuse le labbra, spalancò le palpebre, cercando di risucchiare ogni dettaglio che partisse da quella visione così perfetta.
E l’istinto stavolta ebbe la meglio sulla ragione.
Alzò piano una mano, facendola volteggiare nell’aria senza un’apparente meta. Ma poi eccola, andò a posarsi delicatamente sulla guancia di lui: non la ricordava così, era talmente soffice che veniva voglia di saggiarla. Era troppo invitante, avvicinò il volto, fece scivolare la mano sul petto, le ginocchia si mossero da sole, così come il bacino ed il resto del corpo. Quando fu abbastanza vicina, chiuse gli occhi e le labbra si posarono su quella guancia che aveva bramato con il solo tatto.
Masumi si sentì morire, una vampa di calore prese a bruciare in petto: il punto toccato dalle labbra andò in fiamme, le mani presero a sudare, il cuore mancò uno o più battiti, le orecchie fischiavano… Era come essere sotto effetto di una magia potente, a cui non esisteva nessun contro incantesimo. Non potè far altro che portare le mani sulla schiena di lei, invitandola a non interrompere quel lieve contatto tra i corpi.
Maya sospirò, la sua pelle era buona come il latte, saziava e dava un retrogusto dolciastro al palato. Ma non le bastava saggiare la sola guancia, voleva di più, voleva risentire le emozioni che si provano a contatto con l’ anima gemella.
Le labbra scesero piano, passando dalla parte superiore della guancia verso il naso e poi sempre più giù, arrivando a quella piccola insenatura posta nella parte inferiore del volto. Staccò lievemente le labbra dal volto, respirando pesantemente davanti alla bocca di lui.
Masumi schiuse le labbra, aspettando quel contatto famelico a lungo sognato e desiderato…
Ma qualcosa continuava a bloccarli, erano ad un soffio dal toccarsi, eppure non riuscivano ad andare avanti, come se una forza misteriosa li tirasse per i capelli, portandoli inevitabilmente a separarsi. Lo stomaco di entrambi si chiuse in una morsa di dolore, entrambi erano consapevoli che non avrebbero dovuto tenersi ad una distanza così fievole. La paglia va in fiamme se alimentata da un fiammifero, se poi la paglia entra in contatto con il fuoco stesso, non può far altro che incendiarsi in un millesimo di secondo.
- Che… Che stiamo facendo?- disse Maya in un sussurro. Masumi inghiottì l’aria, poggiano la fronte su quella di lei.
- Io… Non lo so…- inghiottì di nuovo, alzò gli occhi osservando le lacrime bagnare il volto di Maya.
Ebbe una nuova fitta allo stomaco. Le mani andarono ad asciugare i due piccoli torrenti, il suo sguardo era smarrito, in preda ad una lotta interiore che conosceva fin troppo bene, poiché in atto in lui stesso.
- Mi manchi…- dichiarò lei, aumentando di un po’ il flusso del pianto.
Altra fitta allo stomaco. Respirò profondamente, scegliendo con cura le parole da dire.
- Maya… Noi non possiamo… Lo sai benissimo il perché…- tentò di arretrare di un poco, ma Maya non glielo permise, affondando una mano tra i fili oro e portandoli nuovamente verso di se.
- Non m’importa! A quanto ne so potrei morire già domani… Non m’importa, giusto o sbagliato che sia, voglio stare con te, stanotte, adesso…- gli occhi di Masumi si appannarono, non riusciva a sentire quelle parole.
- Ed a cosa servirebbe?- esplose infine spezzando quel contatto e tornando a fissare l’orizzonte – dimmi, Maya, perché illuderci per una notte? E’ già difficile starti lontana, non sopporterei l’averti per una notte e doverti abbandonare al sorgere del sole…- chinò il capo sulle ginocchia, dando sfogo al pianto, ma Maya l’afferrò nuovamente, portandolo alla posizione iniziale.
- Guardami- respirò faticosamente, ma tentò di mantenere un tono risoluto – io non vivo senza di te, so di essere egoista, ma non ce la faccio a starti lontana, te lo giuro! E non m’importa se all’alba sarà tutto come prima, so cosa voglio adesso: ho bisogno di te! Ho bisogno di saperti vicino in questo momento, perché potrebbe essere l’ultimo giorno della mia vita, perché questo mi darà la forza di andare avanti… Sei tu la mia vita, Masumi… Ed anche se sposerò un altro uomo, questo non cambierà, apparterrò sempre e solo a te… Quindi ti prego, lasciamoci tutto alle spalle almeno per una volta. Non ti chiedo di essere il mio amante per sempre, ti chiedo solo di rimanere con me ORA! E poi ti prometto che manterrò la mia posizione, non ti cercherò più…- si fissarono intensamente, Maya sapeva che stava per cedere, così sussurrò: - ti prego, solo per una notte…-
Masumi si maledisse interiormente per quello che stava per fare. Maya poteva spendere tutte le parole di questo mondo, ma sapeva che all’alba sarebbe stato tutto ancora più difficile. Ma averla, lì, così vicina da poterla toccare, fu più forte di qualsiasi pensiero e così, come la paglia a contatto col fuoco, semplicemente s’incendiò.
Non disse nulla, semplicemente la prese con forza per i capelli ed annullò in un secondo quel misero centimetro che separavano le loro bocche.
Quello che si scatenò, è difficile da descrivere… Era come un uomo nel deserto che beveva un sorso d’acqua; come un naufrago in un’isola sperduta,che scorgeva una nave venire in soccorso; come un cieco che recupera la vista; come un artista che contempla la sua opera appena conclusa… Oppure come la rinascita della propria essenza, la fioritura dei veri sentimenti, la riscoperta dell’amore…
Il contatto parve loro infinito, si strinsero forte, cercando di fondere le proprie labbra, i rispettivi sapori…
Non ebbero modo di pensare, troppo intenti ad assaporare le mille emozioni che quei corpi emanavano. Si stesero nella coperta, eliminando gli indumenti divenuti inutili e tornando ad essere un’unica entità nel corpo e nell’anima…
Masumi protesse entrambi da eventuali osservatori tramite l’incantesimo dell’invisibilità. Adesso erano dentro una bolla, grande abbastanza da farli vivere nel loro mondo almeno per qualche ora.
Tutto fu dolce, appassionato, carico di emotività. Spesso e volentieri sussurravano frasi sconnesse, i propri nomi, o parole d’amore…
Solo una notte. Né più né meno. Al loro risveglio sarebbero tornati ad essere una principessa ed un cavaliere, ma in quella piccola bolla, nel loro piccolo-grande mondo, erano solo Maya e Masumi, le anime gemelle. Almeno per una notte.

Continua…

Ecco, adesso sapete perchè non ho inserito Masu e Maya nel capitolo precedente: è venuto un poema!!!!
Spero vi sia piaciuto il modo come l'ho scritto, ho preferito descrivere le emozioni ai fatti, semplicemente perchè mi mancava descrivere una bella introspezione di sentimenti...

Invece volevo ricordarvi che Rei è infermiera, quindi se appena avete letto la parte dell'infermeria e vi si sia spuntata questa faccina: O.O eccovi la risposta XD (l'avevo scritto nei primi capitoli, ma non ho avuto modo di estendere questa cosa, tranne adesso appunto)
A presto, grazie ancora e bacini infiniti 

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Capitolo 43
*** Capitolo 46 ***


Buongiorno!!!!!!!!! Che bello, dopo una giornata di pioggia finalmente oggi splende il sole...
Ma parliamo del capitolo, è il più lungo che abbia mai scritto!! Non riesco a dire niente di decente, vi lascio alla lunghiiiiiissiiiiiiima lettura...
NOTA: voglio dedicare il capitolo a Tetide, che continua a seguirmi e commentare ad ogni capitolo, grazie di cuore ;)



Capitolo 46

“*Che dio ci benedica tutti…”
I due fronti si trovarono schierati uno di fronte all’altro, a separarli solo un lembo della grande vallata. Si guardavano da lontano, si sfidavano, tenevano le spade e le spranghe ben salde, già pronte a colpire.
Maya ed Estele erano di un passo avanti rispetto allo schieramento del regno delle rose, così come più in là era disposto il re Yuu con le truppe del regno dei crisantemi, che avrebbero combattuto nell’ala vicino al Grande Fiume. Insieme al Re, c’erano Ayumi e Chester, mentre al suo fianco erano rimasti Masumi, Arya ed Hijiri. Rei avrebbe passato l’intera giornata nella tenda medica, pronta a soccorrere chiunque avrebbe necessitato di cure da lì a quella sera. Al pensiero della morte, Maya ebbe un sussulto.
“… siamo gente che ha perso la fede
Che vive sotto il tiro di un’arma carica…”

Era l’alba. Per l’ennesima volta, Maya vide l’alba, così come la vide la mattina precedente, svegliatasi a contatto con il corpo di Masumi, ma il calore che la pervase sino al giorno prima, sembrò essersi dissolto nel nulla, tra le infinite distese di quella vallata di un verde smeraldo.
“ …e non può essere sconfitta,
non può essere superata…”

Maya osservò poi i nemici, il regno delle orchidee vedeva in prima linea un uomo completamente ricoperto da un manto nero, Maya non riuscì a scorgere nemmeno un frammento di pelle, vedeva solo gli stivali d’argento che fasciavano le gambe. Poi, dietro di se, vi erano una serie di creature che Maya non aveva mai visto: avevano la pelle di una sfumatura tra il grigio topo ed il rosa confetto, le tempie erano calve, fatta eccezione per alcuni di essi dalla folta capigliatura arruffata di un marrone piuttosto scuro; i piedi erano grossi almeno tre volte di quelli degli elfi; le spalle erano ampie e ricurve, il petto gonfio e pieno di peli più lunghi dei capelli, coperti appena dalla sottana color panna che indossavano sotto la cotta di metallo. Anche se visti da lontano, Maya provò un forte disgusto, alimentato dalla visione dei piccoli elfi del suo regno, legati come bestie da macello intorno ad un pilastro rimasto miracolosamente in piedi lungo la collinetta della rocca. Tremò forte dalla rabbia e strinse il pugno nell’impugnatura della spada, sino a sentire la mano ghiacciarsi dal poco flusso di sangue che vi fluì.
“…non può essere sopraffatta,
non può essere sorpassata
NO!...”

Tirò decisa le redini di estele, si voltò verso l’esercito e si preparò al classico discorso che precedeva la guerra. In realtà non sapeva cosa dire, non si era mai trovata in una situazione simile, ma sapeva che ogni elfo stava rischiando la vita, era giusto alimentare i loro animi di una luce positiva.
Fece trottare la giumenta da una punta all’altra, estrasse la spada e la puntò dritta al cielo, poi si fermò al centro, fece brillare maggiormente la lama argento, respirò ed iniziò a parlare.
- Uomini!- gridò forte – ognuno di voi sa perché è qui, lo vedete con i vostri stessi occhi: là, in cima alla collina, vi è riposto il nostro futuro, i nostri figli, i nostri nipoti, creature innocenti presi ingiustamente di mira dal nemico, un nemico che non conosce il significato dell’amicizia, della bontà, dell’amore…- Maya cercò di osservare quei volti uno per uno, come ad imprimere maggiormente il significato di quelle parole – estraete le spade, amici, combatteremo per ciò che ci è più caro: i semi delle nostre rose. Combattete, urlate, dimostrate cosa può fare un cuore pieno d’amore…- tirò nuovamente le redini di Estele, facendola impennare verso il cielo – Estraetele, adesso! AGH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!- urlò forte, seguita dagli altri, che puntarono le lame in alto – Per l’Amore!- gridò, mentre il coro si diffuse ed il cielo venne invaso da quelle due parole, così ricche di significato.
Maya si voltò nuovamente verso il nemico, le trombe squillarono proprio in quel momento, alzò gli occhi al residuo di luna nel cielo, ricordando l’insofferenza delle ore prima, i suoi dubbi, i tormenti, l’insicurezza.
“… e quando chiudo gli occhi stanotte
Verso sinfonie di luce accecante…”

Il nemico avanzò velocemente, l’incappucciato era in cima al battaglione, così anche Maya si fece forza e velocemente percorse lo spazio che li separava brandendo la spada ed urlando come solo Jane la ragazza lupo avrebbe saputo fare. Masumi le si avvicinò quasi subito, ma quando attraversarono la metà esatta della vallata, una forte nube verde offuscò loro la vista. Maya si portò la mano libera alla bocca, preoccupata che fosse un veleno. Pronunciò delle parole in elfico e protesse lei ed estele con una piccola bolla d’aria proprio davanti alle bocche.
- Attenzione!- gridò all’esercito non appena intravide i nemici farsi spazio nella foschia.
Maya vide parecchi uomini cadere inermi al suolo, con una strana schiuma bianca a fuoriuscire dalla bocca: aveva ragione, era veleno.
Ma proprio in quell’istante l’uomo incappucciato scese da cavallo, brandì una spada dalla lama nera e senza pietà squarciò il petto di diversi soldati.
Masumi sgozzò la testa di parecchi “orchi” (o almeno Maya li avrebbe definiti così), si alzava spesso in volo per superare lo strato di veleno e purificare i polmoni, ma poi si ributtava giù, pronto a sgozzare più teste che poteva.
Maya da parte sua non se la sentiva a tenere Estele in pericolo, così le intimò di alzarsi al cielo, con la scusa di perlustrare il campo di battaglia e tenere in vista i piccoli elfi.
Scesa da cavallo, armandosi di una potenza che non riteneva possedesse con tanta forza: le gambe si muovevano d’istinto; il polso s’inclinava magicamente ad ogni attacco del nemico, guidandola verso la traiettoria più consona per ferire in modo letale. I capelli ondeggiavano al ritmo del vento e del corpo, la lama colpiva nel petto, o tra capo e collo, lasciando al suo passaggio una scia di orchi lacerati e con gli occhi sbarrati verso il cielo; altre volte colpiva d’affondo, infilzando la lama nelle spalle, per poi dare il colpo di grazia ai lati dei fianchi o incidendo il cuore. Le mani, la veste, i capelli, ben presto divennero un impasto di terra e fango, di sangue proveniente dal suo corpo o da quello delle vittime, ma non si fermava… Ebbe pietà di se, non si credeva capace di tanto. Ancora una volta, capì il significato della parola guerra: macchiarsi di un dolore indelebile, il dolore di vedere il proprio animo mutato con l’aumentare delle vittime alla sua mercè.
“… Che Dio ci benedica tutti
Siamo gente che ha perso la fede
Che vive sotto il tiro di un’arma carica…”

L’allenamento, le lezioni con il maestro Kuronuma, tutto stava dando i suoi frutti nel campo di battaglia, la sua agilità era dovuta alla forte percezione delle cose che sentiva fluire tramite le energie.
Ben presto si ritrovò a combattere spalla a spalla con Masumi. Insieme erano una forza micidiale: si aiutavano a vicenda colpendo il nemico che cercava di trafiggere l’altro; spesso Maya si faceva leva sulla spalla di lui per innalzarsi di qualche centimetro e colpire direttamente al cranio con il pomo dell’impugnatura, o Masumi la tirava a se per ferire al posto suo un nemico più pericoloso degli altri. Arya ed Hijiri combattevano poco più in là, cavandosela egregiamente in forza e numero di vittime.
Maya s’illuse, per un attimo credè che la battaglia stava per giungere al termine, quando all’improvviso sentì un nitrito fortissimo invaderle la testa…

L’esercito posto accanto al fiume, viveva una situazione del tutto diversa: il nemico era superiore per numero e portata. Per quanto l’esercito del Re Yuu fosse ben equipaggiato, quegli strani esseri sembravano immortali: erano simili a dei minotauri, la differenza era che questi avevano la stazza di un gigante. Le corna appuntite spazzavano qualsiasi cosa; il martello frantumava 20 crani ad ogni colpo… Unico punto debole sembrava essere la gola, ma arrivarci era semi impossibile, almeno non in quelle condizioni… Così Chester, unito ai cavalieri del regno alleato, escogitarono degli stratagemmi per bloccare la furia di corpo e corna; issando le mani al cielo, un forte vento magico si aggirò tra le fila, sfocando leggermente la folta nube tossica. Dalla terra, emersero delle liane grosse come radici di quercia, che a velocità mozzafiato si attorcigliarono nelle giunture delle ginocchia, nei polsi e nel cranio, bloccando loro anche la vista.
- Arcieri, colpite!- gridava il Re brandendo la spada, ormai tinta di un rosso scarlatto.
Numerose frecce dalla punta avvelenata seguirono la traiettoria che li portava al punto stabilito, così, alcuni dei minotauri, caddero in ginocchio urlando di dolore, mentre il veleno entrava in circolo facendoli morire dopo pochi minuti.
Ayumi non credeva che combattere fosse così crudele, che uccidere qualcuno fosse così crudele… In cuor suo si chiese se quelle bestie non fossero delle vittime tanto quanto loro, magari sotto incantesimo dell’astuta regina. Nessuno sapeva che volto avesse la regina del regno delle Orchidee, spesso e volentieri mandava dei vassalli fidati a combattere al posto suo. “Che vigliacca!” pensò tra se, ma poi un orco la colpì alla testa con un bastone ed allora ruotò il polso infilzando la punta della lama tra i suoi genitali.
Lo vide urlare di dolore, per poi crogiolarsi al suolo, in preda a profondi spasmi di dolore. Pianse leggermente, ma poi sentì una mano calda poggiarsi su di un fianco, si voltò incontrando gli occhi preoccupati di Chester. E per un millesimo di secondo, si persero.
“… come ricordi in un freddo decadimento
Trasmissioni che echeggiano lontano,
lontano dal mio mondo e dal tuo…”

- Non pensare a niente…- le sussurrò. Lei si asciugò le lacrime e poco dopo fu pronta ad uccidere chiunque le capitasse a tiro. Pensò alla fredda Oligerd, così spietata e così fiera allo stesso tempo… Maya gliene aveva parlato a lungo, era stata un’opera teatrale interpretata dalla “se stessa” della terra, per un momento capì che cosa provava quella regina, che si ghiacciò per il troppo dolore provato… E capì il gelo di Chester, lo capì così profondamente da rimanerne quasi spiazzata… Non credeva di poter provare lei stessa quelle emozioni… Ma poi ripensava ai bambini, alle persone che stavano morendo in quel momento e seppe di fare la cosa giusta, lì, in mezzo al sangue, con il fiume da testimone…
“… dove gli oceani sanguinano nel cielo…”
E poi, accadde tutto in un attimo. Stavano combattendo, i minotauri cadevano uno dopo l’altro come pezzi di domino, pensarono di potercela fare, ma da dietro la collina, strane aquile si alzarono in volo, portandosi rapidamente nelle zone di lotta e lanciando a tutta forza strane fiamme rosso-viola.
Ayumi sentì un forte calore tutto intorno, la vista era offuscata dalla nube verde, ma quando la fiamma rossastra si scagliò contro di loro, per un attimo credè di morire incendiata. Chester riuscì appena in tempo a prenderla per mano ed avvicinarla sempre più verso le rive del fiume.
- Buttiamoci!- le girdò facendo attenzione a non inciampare tra i sassi della sponda e contemporaneamente a scansare le fiamme ed abbattere gli orchi che ostacolavano il loro cammino.
Ayumi percepì il freddo dell’acqua anche attraverso la spessa armatura, ma non ci badò, poiché in uno spiraglio lasciato aperto dalla nube verde, potè vedere le aquile giganti scagliarsi contro di loro.
“… che Dio ci salvi tutti.
Bruceremo dentro ai fuochi di mille soli?...”

L’acqua del fiume arrivava appena sotto il mento, si teneva stretta a Chester, mentre con una mano ruotava la spada in preda al panico, scacciando in un solo colpo i nemici che la circondavano. Stinse di più il braccio di Chester, pronta a morire in qualunque istante.
“… per i peccati delle nostre azioni
Per i peccati delle nostre parole…”

Era pronta a morire, quando sentì un nitrito fortissimo venire dall’alto; alzò gli occhi e vide Estele combattere contro una delle grosse aquile sputa fuoco. Osservò quella scena con il cuore in gola, quando ad un tratto l’aquila le afferrò un’ala per gli artigli frantumando le ossa, Ayumi tremò vedendola cadere in picchiata, mentre il bellissimo manto blu si tinse di sfumature scarlatte…

- Maya, dobbiamo uscire da qui!- le gridava Masumi, ma lei non sentiva niente. Aveva udito chiaramente un nitrito di dolore partire da Estele, ma non voleva pensare al peggio, non voleva pensare a quello che la testa le stava gridando…
Masumi la stava conducendo lontano, verso la collinetta ed i piccoli elfi. Si fecero spazio tra i mucchi di cadaveri sotto di loro, la parte in salita fu la più problematica, poiché veniva difficoltoso scalare la collina, evitare i fuochi ed i fendenti degli orchi.
Ma dopo quelle che parvero ore, la nube verde si affievolì leggermente e si trovarono esattamente al centro della rocca, dove un tempo regnavano i sovrani del pianeta.
“… per i peccati dei nostri antenati,
per i peccati dei nostri giovani…”

Maya corse dagli elfi, cercando di liberarli dalle liane che li avvolgevano; ma appena li toccò, fulmini e saette partirono da esso, provocando un dolore immenso sia a Maya che ai piccoli.
- Sono liane magiche- spiegò qualcuno dietro di loro. Masumi portò la spada davanti a se, Maya tornò ad impugnare la propria, trovandosi davanti il fantomatico cavaliere dal lungo manto nero. Vederlo da vicino, era esattamente come da lontano: non un pezzo di pelle era lasciato scoperto, il volto era invisibile sotto il cappuccio nero, così come il resto del corpo fin sotto le ginocchia, lasciate scoperte per agevolare i movimenti. Maya si chiese come avesse fatto a non scalfirsi il mantello e soprattutto come il cappuccio non fosse caduto all’indietro durante la lotta… Stava per affermare qualcosa, quando un suono stridulo ed acuto rimbombò nella valle.
Una grande fiamma azzurra si cosparse tutt’attorno, visibile persino attraverso la nube verde. E Maya seppe che Eragon era finalmente arrivato…
L’incappucciato sembrò sorpreso, poiché si voltò, dando ordini ben precisi agli uomini dietro di lui.
Maya ebbe modo di scambiarsi uno sguardo con Masumi, giusto in tempo per vederlo trafficare con le liane, che presero nuovamente a sputare fulmini.
- Ma allora non mi sono spiegata… Sono liane magiche, reagiscono a chiunque tenti di liberarli!- ripetè l’uomo. Ma sia a lei che a Masumi non sfuggì un dettaglio: aveva parlato al femminile.
- Chi sei?- chiese Maya avvicinandosi di un passo, sfoggiando fieramente la spada.
Un sibilio acuto uscì dalle labbra dell’uomo/donna, nulla di più. Invece di parlare, preferì passare ai fatti ed in un solo passo, la lama nera trapassò una spalla di Maya da una punta all’altra.
Il tempo si fermò, vedeva tutto sfocato, la testa era come bloccata, il corpo divenne improvvisamente pesante, il dolore si concentrò su quel punto, come se tutto il resto non esistesse… In confronto il dolore provato quando Masumi aveva conficcato accidentalmente delle canne di bambù alla spalla, mentre tentava d’imitare il comportamento di una bambola, fu delicato come una piuma che si poggia al suolo. Si lasciò cadere pesantemente, portando la mano sana davanti al volto per evitare l’impatto col suolo.
Masumi le fu subito accanto, ma l’incappucciato non diede loro il tempo di curare la ferita, poiché con la lama ancora intrinseca del sangue di Maya, si portò contro Masumi, inscenando un duello all’ultimo colpo.
Ben presto dovettero ammettere di essere allo stesso livello: nessuno dei due riusciva a primeggiare, Masumi scattava veloce da un lato all’altro, cercando di cogliere l’incappucciato di sorpresa e ferirlo in un qualunque punto; dopodiché sarebbe stato facile approfittare dell’attimo di esitazione per ferire mortalmente con un colpo secco al collo o trapassando il fianco. Ma questo valeva anche per l’avversario…
Maya intanto cercò di medicarsi la ferita alla meglio, in modo da poter aiutare Masumi a sconfiggere quell’essere tanto potente quanto spaventoso.
E poi, tutte le certezze si sgretolarono nuovamente in un solo attimo. Fu un secondo, il tempo impiegato alla lama di Masumi di sfiorare il cappuccio nero, facendolo cadere involontariamente all’indietro, poggiandosi sul retro del mantello.
Il cuore di Maya morì, la spada cadde dalle mani di Masumi.
“… E quando chiudo gli occhi stanotte
verso sinfonie di luce accecante…”


Chester ed Ayumi continuavano a combattere nella riva del fiume, o almeno, lo fecero per un breve tempo, poi la ragazza fu costretta a separarsi, approfittando della confusione generale per andare a recuperare il corpo di Estele.
- Vado da lei, a dopo!- gridò a Chester, lasciandolo ad invocare incantesimi insieme agli altri elfi, tentando di abbattere le aquile giganti.
La situazione era disperata, combattere un nemico che aveva la facoltà del volo era più difficile che da terra. Avevano i cavalli alati, ma non volevano rischiare facessero la stessa fine della giumenta dal manto blu.
Ogni tentativo fallì miseramente, tanto che persino loro si arresero al destino… Ma il destino molto spesso ci riserva delle sorprese, poiché ad un tratto, il cielo si tinse di uno strano bagliore, provocato dal riflesso che il sole creava a contatto con delle magnifiche squame blu.
In un primo momento gli elfi gridarono di terrore: un drago! Un drago era sopravvissuto!
Ma quando il drago, o meglio la draghessa, scacciò con un’unica fiamma azzurra ben dieci aquile, facendole divenire un succoso arrosto, gli elfi gridarono di gioia! Eragon saltò giù da Saphira, atterrando con l’aiuto della magia proprio accanto agli elfi. Molti di loro ammutolirono.
- Si, avete ragione…- iniziò Eragon – mi credevate morto, invece sono vivo e vegeto…- alcuni di loro rimasero impietriti, come se avessero appena visto un fantasma, altri andarono ad abbracciarlo forte, felici che quella speranza li potesse alimentarli in un momento così tragico.
L’arrivo di Eragon, portò una nuova ventata lungo le fila, che si armarono di coraggio e ripresero a combattere con maggior vigore.
Anche Arya si rese visibile agli occhi dell’esercito e la reazione di tutti, fu simile a quella provocata dall’arrivo di Eragon e Saphira.
“… che dio ci benedica tutti.
Siamo gente che ha perso la fede
Che vive sotto il tiro di un’arma carica...”

No, non sarebbero morti, non si sarebbero arresi,ne ora ne mai!
Chester era una vera macchina da guerra, trapassava chiunque con una forza disumana, con freddezza, senza pietà.
Ayumi riuscì ad aiutare Estele in qualche modo, anche solo avendola affidata alle cure dei medici.
Arya si sentiva una donna nuova, finalmente libera di essere di nuovo una furia della guerra, più simile ad una gazzella che ad un’elfo.
Eragon riscoprì la gioia di combattere con Saphira, per qualcosa che valeva di più di mille parole…
Ma nell’impeto del momento, Chester si ritrovò ben presto circondato da troppi orchi, la lama percorse alcuni di loro, ma erano troppi persino per lui.
Immerso nel fiume, il suo corpo venne trafitto in più punti e non potè far altro che urlare e lasciarsi cadere giù… Iniziò una lotta con la gravità. La corrente spingeva giù, le gambe tentavano di riportarlo in superficie…
“…SOLLEVAMI;
LASCIAMI ANDARE…”

Gli elfi vicino combatterono per evitare che altri orchi lo toccassero, ma Chester scoprì che persino l’acqua può rivelarsi un nemico agguerrito. Stava per perdere le speranze, quando sentì qualcuno chiamarlo con strazio.
Era lei, sentiva la voce di Ayumi… Ed era così calda…
- Chester!!!- gridò la giovane facendosi spazio tra i corpi ed il sangue – chester!- gridò di nuovo, inzuppandosi completamente nuotando nel fiume per recuperare il corpo – Chester!!- gridò l’ultima volta, non appena lo localizzò con una mano penzolante, esposta ai raggi del sole, la bocca semi aperta, completamente immobile… Il resto del corpo, era inghiottito dall’acqua.
Lo afferrò saldamente e lentamente nuotarono verso riva.

La battaglia stava giungendo al termine, tutt’attorno c’erano un mucchio di corpi, divenuti un tutt’uno con il prato.
Ma nella collina della rocca, il tempo si fermò non appena il cappuccio scoprì il volto della furia nera.
Capelli neri, lisci come la seta caddero sul mantello, occhi scuri scrutarono entrambi, le labbra erano né spesse né sottili, il volto dolce e ben delineato.
Maya portò le mani alla bocca, singhiozzando forte. Era lei, non ci poteva credere, era la signora del lago, era il nemico, la donna del lago era il nemico!
Tuttavia, ciò che le mise ancora più paura, fu lo sguardo di Masumi.
- Ciao, figlio mio…- ed il cuore di Maya si fermò per l’ennesima volta, non era possibile.
- Aya…- rispose lui freddamente, non riuscendo ancora a riprendersi dallo shock.
“… come ricordi in un freddo decadimento
Trasmissioni che echeggiano lontano…”

- Masumi, non fare così…- la donna prese il figlio per le mani e gli regalò delle carezze – non sei felice di rivedermi?- lo sguardo di Masumi divenne più tagliente di una lama.
- Non lo sono, vi credevo morta! Hai lasciato tutti per cosa? Per quale motivo?- esplose infine. Aya lasciò le mani di Masumi, passeggiando tranquillamente tra i massi, ultimi residui dell’antico castello.
- Sei impaziente, Masumi, non è questo il momento per le spiegazioni… Piuttosto, sono qui per un motivo ben preciso…- Masumi la guardò non capendo – Sai Masumi, sono pur sempre tua madre e come tale ho sentito una forte mancanza di te in questi anni… La regina è affascinata da te ed io desidero averti al mio fianco. Sarò breve e diretta: unisciti a noi, Masumi e sarai a capo degli eserciti, avrai un castello, delle terre da governare… Unisciti a noi, figlio mio …-
Maya osservò la scena impotente, ancora allibita dallo strano risvolto di quella vicenda. Non poteva crederci, l’aveva avvicinata fin dall’inizio per spulciare informazioni sul figlio e riportarlo a tempo debito, nuovamente con se… Ne voleva fare una pedina del regno delle orchidee!
“… lontano dal mio mondo e dal tuo
Dove gli oceani sanguinano nel cielo…

- NO!- fu la risposta secca di lui.
- sapevo che avresti risposto così ed è per questo che ho rapito loro- indicò i bimbi delle rose – se non vuoi seguirmi, li ucciderò uno per uno, qui stesso- avvicinò la lama nera al collo di un piccolo elfo, pronta ad incidere la lama su di esso.
- Basta!- gridò Maya all’estremo, portandosi accanto ai bambini e riparandoli per quanto possibile.
- Maya, sei debole, non potrai far niente contro di me, contro la mia forza…- e fu vero. Le bastò alzare una sola mano, evocare il vento magico, scagliare una serie di fulmini sul suo corpo, per lasciarsi trascinare via.
- Lasciala stare!!- gridò Masumi scagliando la lama argento contro la madre, ma lei fu più veloce: parò con precisione, poi con un movimento veloce estrasse un martello da una cintura tenuta nascosta e con un unico movimento, spezzò la lama in due.
- Vedi masumi? Non potete niente contro la mia forza… Unisciti a me, unisci a noi e Maya sarà salva, i bambini saranno salvi… Altrimenti…- poggiò la lama nera sulle liane che tenevano legati i piccoli, la spada nera risucchiò i fulmini, ma i piccoli furono colpiti in pieno e gridarono forte in preda al dolore.
- Aiutaci!!- gridò una bimba che poteva avere all’incirca 9 anni.
Masumi si voltò, maya era semi svenuta, il mantello era in cenere dopo i fulmini e le fiamme che aveva ricevuto; tornò a guardare gli elfi, così deboli rispetto a lui… E poi si soffermò sulla madre, odiandola più di se stesso.
Lasciò cadere la parte di spada ancora tra le dita.
- E va bene, ti seguirò- disse in un sussurro.
Perché spesso ci ritroviamo davanti ad un bivio: scegliere quello che è meglio per noi e quello che è meglio per gli altri. E per lui, c’era un’unica risposta.
Un macigno enorme si formò sul petto, le lacrime non poterono fare a meno di cadere. Un dolore lacerante s’impadronì del cuore.
“…E non può essere sconfitta,
non può essere superata,
non può essere sopraffatta,
non può essere sorpassata,
NO!...”

Semplicemente, il dolore può essere accettato e vissuto.
Aya sorrise di gioia, lasciò il tempo a masumi di salutare un’ultima volta la giovane amata, mentre slacciò le liane e liberò gli elfi del regno delle rose. Dopotutto, era stato uno scambio equo. Almeno per lei.
- Maya…- sussurrò Masumi stringendola tra le braccia, riscaldandola un po’.
Il viso di lei era solcato da due linee trasparenti, frutto della sofferenza sfociata in un pianto profondo.
- Non andare… Ti prego…- disse con le ultime forze. Masumi allora la strinse più forte, facendo attenzione a non farle altro male, non più di quello che stava provocando al cuore.
- Devo farlo, non ho scelta…- sussurrò. Maya avrebbe voluto replicare, ma le parole morirono tra le labbra ormai secche di lui. Si assaporarono un’ultima volta, consapevoli che quello era l’ennesimo addio.
Maya ripercorse con la mente, la tormentata storia d’amore che avevano vissuto sino a quel momento e nuovamente si sentì morire. Voleva morire, voleva esser già morta piuttosto che a vederlo andar via….
- Non piangere più…- le disse una volta rotto il contatto.
Masumi l’adagiò in un tratto morbido di terra, posò un ultimo bacio nella nuca.
- Ti amo- le disse un’ultima volta. Guardò il sole ormai prossimo al tramonto, salutò i piccoli bimbi elfi, raccomandandoli di aiutare la principessa, poi porse una mano alla donna che era sua madre, ma che di fatto non riteneva più tale e poi sparirono, inghiottiti da un alone nero, seguiti dal resto dell’esercito, che si ritirò in piena battaglia.
Maya non sopportò tutto quel dolore, non sapeva nemmeno identificare lo stato delle proprie emozioni, seppe solo che il vuoto dentro di se fu talmente tale, che non resistette oltre e svenne.
“… E quando chiudo gli occhi stanotte
Verso sinfonie di luce accecante.
Dio ci salvi tutti…
Bruceremo dentro ai fuochi di mille soli?”

Continua…

* Il testo in corsivo è tratto dalla traduzione di The catalyst dei Linkin Park

E questo è il video, da cui ho tratto ispirazione per un bel pò di cose...

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=51iquRYKPbs

Okkkkkkkkk, so che adesso mi ucciderete, non era mia intensione spargere tutto questo sangue!

In effetti un pò tutto è venuto diverso da come me l'ero immaginato prima di scriverlo (perchè dovete sapere che avevo questa scena in mente da mesi e mesi e mesi!!!)
Cosa accadrà adesso? Ah.............................................. 
Lo scoprirete.... 
Bacini!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! E non strozzatemi!!! 

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Capitolo 44
*** Capitolo 47 ***


Ciao Ragazzi!!! Perdonate l'assenza, non ho avuto modo di postare prima di adesso e vi chiedo infinitamente scusa...
Non aggiungo altro, solo buona lettura!!


Capitolo 47

Vedeva delle ombre muoversi frettolosamente attorno a lei, ma la sua anima era come lontana… Vedeva tutto da una strana prospettiva, lì, bloccata in quel letto d’infermeria, dove a farle compagnia non c’era lui. Sì, quella era l’unica cosa di cui era certa: lui era svanito, inghiottito da un’ombra nera e mai più avrebbe visto i suoi occhi, mai più avrebbe udito la sua voce… E non le importava che gli amici la stessero supplicando di tonare ad essere cosciente, avrebbe dovuto ascoltarli, lo sapeva, ma in quel momento, sapeva solo che non l’avrebbe più rivisto, che non l’avrebbe più toccato, o che forse l’avrebbe dovuto affrontare nella prossima battaglia… E come sempre, non riuscì a reggere tutto quel dolore. Gridò, Maya, poi pianse. Il corpo era scosso da tremiti incontrollati ed a niente servivano le cure di Rei. Il suo cuore aveva una profonda emorragia e nessuno, lì dentro, in quel reparto medico, era in grado di rimarginarla…

“*Sono bloccato in questo letto
In cui mi avete costretto
Da solo con un sentimento che sprofonda…”

Masumi era solo.
Quello era il prezzo della sua scelta: aveva salvato la persona che amava, ma aveva segnato il proprio destino. Era caduto nell’inferno.
Il regno delle orchidee, non era più un regno. Arrivato a destinazione con la “madre”, tutto ciò che vide fu il nero, un regno dai toni del grigio, dove la luce non sarebbe mai esistita. Una notte perenne, sì, il regno delle orchidee viveva nella notte, nell’oscurità più tetra e cupa.
Ed adesso, lì, bloccato in quel letto, non poteva far altro che lasciarsi sprofondare nell’oblio. Mai più in risalita, mai più felice, mai più tra le sue braccia…
Il primo giorno, Masumi venne accompagnato in un tour del luogo. Il regno delle orchidee, era un vero e proprio cantiere: esseri simili ad orchi, trascinavano grossi blocchi di pietra, dando vita a sorte di grandi edifici simili a piramidi, o dalla forma indefinita. Altri orchi, erano invece impegnati a martellare e separare i massi più grossi; nei loro occhi, Masumi vi lesse la sofferenza, la fatica, la stanchezza… Ma erano costretti a continuare, era loro dovere lavorare e faticare. Masumi si chiese se anche loro, non fossero infondo delle vittime tanto quanto lui, ebbe pena di loro, così come la ebbe di se stesso…
Poi venne portato in quello che doveva essere il palazzo, ma che in realtà aveva l’aspetto di una torre altissima. L’interno era tetro e spoglio come l’esterno: al centro della sala reale, vi era una grande cupola, che faceva entrare un minimo di luce, ma oltre quello, solo massi e pietre a dare la forma di poltrone, colonne… Tutto, persino il trono della regina era nero, ma stavolta rivestito di ossidiana.
- Altezza, siamo arrivati…- aveva detto sua madre inchinandosi. Gli intimò con lo sguardo d’imitarla, ma Masumi non ubbidì, non era lei la sua regina.
- Benvenuto…- disse la regina scendendo dal trono. Portava un lungo manto nero dalle striature verdi; i capelli erano rossi come il fuoco; il volto coperto da una maschera d’argento; il passo leggero ed aggraziato… - è un piacere averti qui, cavalier Hayami. Era da tanto che speravo ti unissi alla nostra causa… Come vedi, il nostro bel regno è ancora in costruzione, ma presto diventerà un luogo ancora più freddo ed accogliente… Non è così, cara Aya?-
- Si, maestà…- Masumi si stupì di come la madre fosse in sintonia con lei… Come poteva esser caduta nella sua tela? Per un attimo la guardò, era cambiata così tanto… O forse era stato lui troppo cieco, a non essersi accorto di ciò che celava dentro di se.
“… Ho visto attraverso le parole che avete detto
Fino ai segreti che avete tenuto…”

- Allora, Masumi… Cosa ne pensi di questo regno? Non trovi anche tu che sia più, come dire… Reale?- Masumi strinse i pugni, non osava rispondere – cosa c’è?- continuò la regina, passeggiando attorno al suo corpo, come fosse una semplice colonna, o un oggetto prezioso bramato e desiderato – hai perso la lingua?- si fermò infine ad un soffio dal suo volto, sentì il fiato sulle labbra e ne rimase disgustato – avanti, Masumi, puoi anche dir qualcosa… Capisco che sei rimasto “sorpreso” dagli ultimi avvenimenti, ma abbi un po’ di buon senso, sei al cospetto della Regina, la dominatrice di questo mondo…-
- Di questo regno, intendete forse… Non tutti i regni sono ai vostri ordini, “maestà”- rispose con arroganza e fierezza. Il regno delle rose era ancora libero, così come quello dei crisantemi.
- Ahhahaha!! Come siete divertente… Volete giocare eh… Mi provocate, ma potreste rimanere scottato, mio cavaliere…- fece qualche passo, tornando a sedersi elegantemente sul trono – bene, visto che non desiderate avere un’adeguata accoglienza, discuteremo immediatamente sui vostri futuri compiti…- accavallò le gambe, scoprendo così la carne pallida che arrivava quasi a fine coscia – da oggi abbandonerete il vostro ruolo di “cavaliere delle rose” per diventare “vassallo delle orchidee”, che ne dite? Credo sia un cambiamento più che positivo… Avrete un palazzo, comanderete delle truppe addestrate da voi… Potrete avere al vostro fianco chiunque vogliate ed in più sarete accanto alla vostra amata madre… Direi che più di così non potevate sperare… - aspettò che Masumi rispondesse in qualche modo, ma la sua unica reazione, fu quella di serrare i muscoli del volto – Avanti, non avete niente da perdere e tutto da guadagnare, sareste uno sciocco a rifiutarvi…-
- E’ così che fate?- iniziò, alzando lo sguardo e puntandolo dritto agli occhi scuri, che a stento s’intravedevano nella ricca maschera – è così? Comprate i vostri prigionieri? Li plagiate facendo loro credere di essere nel giusto? Beh, mi dispiace, maestà, ma io vedo ben oltre la vostra maschera!-
“… E’ scritto sulla vostra faccia
Tutte le menzogne, come tagliano così affondo…”

Gli occhi di Masumi erano come infuocati; la regina ridusse i suoi ad una fessura. Battè un pugno nel poggia mano.
- Voi mi offendete! Come osate parlarmi a questo tono?- si alzò in modo imponente – avete due possibilità: unirvi a noi, o rimanere segregato nella torre del palazzo per l’eternità. A voi la scelta-
“… Non ne avete mai abbastanza
Voi prendete e prendete e prendete e non dite mai
NO!...”

- Aspettate, maestà- intervenne Aya portandosi davanti al trono – mio figlio è piuttosto confuso, permettetemi di parlare con lui in privato…- la regina fulminò con lo sguardo l’alleata, ma alla fine si arrese.
- Come volete. Aspetto una risposta tra tre giorni! E non sarà un ospite gradito fino ad allora! Rinchiudilo nella torre, in modo che possa “tastare con mano” la brutalità di quel luogo…-
- Ma, maestà…- s’intromise nuovamente lei.
- NO! Ha osato mettersi contro di me, è il prezzo alla sua poca educazione! Avrà preso da vostro marito, cara Aya…-
Masumi non seppe più cosa provava realmente. Era un misto di sentimenti forti e brutali. Avrebbe voluto scansare la madre, oltrepassare la grande sala, estrarre la spada (che aimè non teneva in quel momento) e tagliarle la gola della regina di netto.
“… Blackout
Sangue negli occhi…”

Ma non l’avrebbe fatto, non ora. Ma un giorno, forse…
Lasciarono la sala in silenzio. La madre lo guidava in corridoi circolari stretti e bui. Ogni tanto incontrava qualche orco, che con le braccia sul cranio, meditavano sulla loro cruda esistenza. Il tonfo delle catene e dei massi, giungeva con prepotenza ai timpani, facendo si che il suono degli uccelli delle rose, fossero un ricordo molto lontano.
Dopo un tempo interminabile, la madre estrasse una chiave dal taschino ed aprì una grossa porta in ferro.
- Entra…- disse al figlio. L’interno era, se possibile, ancora più tetro. Non vi era niente, se non un lettino mal concio in un angolo della stanza in pietra ed una finestra con sbarre proprio davanti ad essa. Il freddo, sembrò tagliare in due gli indumenti logorati dalla guerra.
- Potete andarvene- disse alla madre sdraiandosi nel lettino.
- Masumi… Rifletti sulla proposta della regina, lei ha ragione: non hai niente da perdere e tutto da guadagnare…-
- Come voi, madre? Avete guadagnato la sua fiducia, bei vestiti ed un gelo glaciale. Ma avete perso me, avete perso la stima e la fiducia di molti… Abbiamo pianto di dolore per la tua morte!- alzò inevitabilmente la voce, mentre la madre, sembrò levarsi uno strato di maschera e pianse.
- Oh, Masumi, tu non puoi capire come mi trattava tuo padre… Io non vivevo, ero vittima di lui! Io, volevo combattere, volevo credere in qualcosa!- si giustificò.
- E quel qualcosa era qui? Avete trovato la pace nelle sottane di una regina spietata? Ditemi, madre, è così?-
“… Dite che non è colpa vostra
E giurate che sto sbagliando io…”

- Masumi, non puoi capire… Lei mi ha dato una nuova vita, lei è una persona giusta… La società è egoista! Ognuno guarda a se, non si pensa agli altri, solo a se stessi… Lei invece vuole fare dei regni un mondo uguale, sotto una sola giuda… Un mondo che può vivere in pace, un mondo obbediente. E’ questa la soluzione e dovresti capirlo anche tu!-
“… Avete detto che non è come sembra
Nessun rimorso per la fiducia che state spezzando…”

- Mi dispiace, ma non condivido il vostro pensiero. Non lo condivido oggi e non lo farò certo domani, o tra tre giorni… Avete capito? MAI! Resterò a marcire in questo gelo, ma non mi avrete mai! Sono e sarò sempre un cavaliere del regno delle rose e nessuno può impedire al mio animo di sentire questo, NESSUNO!-
Aya piangeva disperatamente. Forse Masumi non l’aveva mai vista ridotta a quel modo.
- Ti prego!!! Sigh, ti prego, figlio mio!!!!! Ho tanto aspettato il momento di riabbracciarti, non bruciare queste mie speranze! Non le bruciare…- singhiozzò forte, tanto da soffocare lo stridio delle catene provenienti da fuori. Allora Masumi si avvicinò, prendendola per le spalle.
- Mi dispiace, madre…- sussurrò tagliente – ma siete stata voi ad appiccare il vostro fuoco…- poi si alzò, aprì la porta e pregò la donna di abbandonare quel luogo – andate via, voglio stare solo…-
La donna ubbidì, chiudendo la porta con un tonfo. Masumi sentì i passi echeggiare tra le mura.
“… Voi correte ma è allora che ricadete indietro
Soffocate nel casino che state creando..”

Rimase solo, a meditare e riflettere sullo stato delle cose. Rimase a quel modo per un giorno ancora. Poi, al secondo giorno, notò un oggetto appuntito per terra, lo afferrò ed inginocchiandosi iniziò a spizzicare la pietra. Ma il lavoro era lungo, avrebbe impiegato secoli ad evadere a quel modo… Così percorse il perimetro del suolo a passi brevi, per poi tornare a lasciarsi cadere nel letto freddo. L’ultima cosa che vide prima di addormentarsi, furono i suoi occhi, avrebbe tanto voluto vederli, almeno una volta…
“… Blackout
Sangue negli occhi…”


Maya si sentiva strana. Sentiva qualcosa di soffice accarezzarle il viso… Cos’era? Guardò in basso e vide una strana distesa di fiori. Allora era il vento ad accarezzarle il viso!
“… Galleggiando
Mentre i colori riempiono la luce”

Masumi vedeva qualcosa su nel cielo… era un puntino, ma un puntino così luminoso…
“… Guardiamo in alto dal suolo
Tra i campi di fiori bianchi…”
Maya scese piano. Vedeva qualcuno tra la distesa di fiori. Chi poteva essere? Osservò l’uomo dall’alto, notando che anche lui la fissava intensamente.
Masumi alzò la mano, pronto ad accogliere la sua Dea, la sua creatura luminescente, il suo raggio di sole.
“… E liberandovi in alto
Ci sorvolate nella notte…”

Maya afferrò la mano dell’uomo, alzò lo sguardo e rimase bloccata per diversi minuti.
- Ma… Masumi!!!- riuscì a dire, afferrando le spalle dell’uomo, affogandovi il capo.
- Maya… Temevo di averti perso. Oh Maya…- Masumi accarezzò le sue guance, ormai ricche d’acqua amara, poi annullò le loro distanze e la baciò. Ma quel bacio era strano… Non aveva sapore.
- Che succede?- disse Maya anticipandolo- non sento il tuo sapore…- poi si avvicinò, annusando la chioma bionda – non sento il tuo odore… Masumi…- prese a singhiozzare più forte.
- Maya, amore mio… Non avere paura…- Masumi aveva capito, così la baciò infinite volte, cercando di godersi quell’ultimo contatto con la sua ragazzina – Maya, ricordati che ti amo…-
- Ti amo anch’io, Masumi…- si guardarono un’ultima volta. Poi dal nulla, comparve una foschia nera, che inghiottì brutalmente il bel campo verde con i suoi fiori bianchi…

Masumi si svegliò completamente sudato. Aveva sognato…
Si avvicinò alla finestra e pianse.
- Maya…- sussurrò ad alta voce. Era solo un sogno… La sua realtà era quella.
Guardò tra le inferriate e vide una farfalla volare proprio vicino ad esse. “E’ un miracolo!” pensò tra se… Una farfalla in quel luogo. Un evento più unico che raro… La vide volare felice, poi però accadde qualcosa che lo tenne col fiato sospeso. La farfalla si avvicinò troppo all’inferriata, non accorgendosi di una tela ben costruita… La farfalla venne catturata ed a nulla servì lo sbattere delle ali. Il ragno l’aveva imprigionata, così non potè far altro che osservarlo avvicinare, deliziandosi alla vista della preda. Ed in una manciata di minuti, il ragno sovrastò il suo corpo e la mangiò.
Masumi tornò allora dentro la stanza. Non vi era speranza, in quel posto, non vi era luce, ma solo una notte perenne.

- Maya, Maya!- si sentì chiamare e stavolta si svegliò dal lungo sonno. Sentì le braccia di molti stringerle la vita, ma il suo pensiero, era ancora fisso al sogno fatto. Masumi era così pallido e così sconvolto… Che fosse solo un sogno? Eppure, per un attimo aveva percepito chiaramente la sua anima. Anche se le labbra erano fredde, l’animo emanava un calore avvolgente… “Oh, Masumi…” disse tra se.
Pian piano le figure prendevano forma e Maya constatò che gli amici avessero un pessimo aspetto. Voleva parlargli, ma non aveva fiato, così preferì tacere.
Non sapeva quanto tempo era passato dalla battaglia, ma sapeva che doveva andare avanti, lo doveva a Masumi.
“… Un futuro da guardare fisso
Un passato da sovrascrivere”

Si, doveva farcela, doveva superare quel momento, ma non oggi. Oggi era il tempo del pianto. La sua anima aveva bisogno di leccarsi le profonde ferite.
Il domani… Beh, domani è un altro giorno.

Continua…
 

*il testo in corsivo è tratto dalla traduzione di "Blackout" dei linkin park


Ok, l'ispirazione è venuta grazie al video qui sotto. In pratica ho preso spunto per tutta l'ambientazione del regno delle orchidee, più questa sorta di sogno tra Maya e Masumi (anche se in realtà la donna si vede nel prato e non che vola, ma ho scelto di cambiare qualcosina). Volevo prendere in riferimento anche altre simbologie, come quella della siringa e della fuga dopo di essa, ma alla fine ho seguito un'altra linea.... Poi guardando la traduzione, ho visto che ci stava molto bene, così eccoci qui, con questo pazzo capitolo a fare da "torta finale" XD

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=20jYGs0UyzQ

Grazie ancora, alla prossima!!!

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Capitolo 45
*** Capitolo 48 ***


Ok ok, sono di nuovo in ritardo... Lo so ma ho avuto giorni uno più affollato dell'altro...
Vi lascio al cap ed al solito altre spiegazioni alla fine... Kiss e grazie ancora per la pazienza...


Capitolo 48

Il giorno e la notte si alternano ogni dì, scanditi dal ritmo di un tempo incontrollabile e che detta legge in ogni luogo, in ogni mondo ed in ogni era. Il Sole e la Luna, sono destinati a non incontrarsi, ma ad osservarsi ed ammirarsi. Il Sole e la Luna, fanno parte di due colline differenti, due colline che in condizioni normali non potrebbero congiungersi…

Maya mise a fuoco con non poca fatica le ombre attorno a se. Arya la stringeva alla sua destra, Ayumi piangeva alla sua sinistra e Rei le toccò la fronte da dietro il lettino, accertando le condizioni della temperatura corporea.
- Ehi ehi, sto bene…- disse sedendosi e ringraziandoli uno ad uno per la costanza e la pazienza con cui l’avevano attesa.
Non tardò molto a ripercorrere con la mente ed a voce gli eventi della rocca abbandonata. Tutti ammutolirono al suo racconto, persino Chester (suo vicino di lettino) rimase esterrefatto da quelle agghiaccianti rivelazioni.
- Non può essere… Era morta!... Non è possibile…-
- Invece è così- confermò Maya – non so come sia accaduto, so solo che adesso quella donna è nostra nemica e… Ed ha portato via lui…- Maya non si trattenne e pianse, dando sfogo al dolore della Luna, venuta a conoscenza della sua vera identità e di quella del Sole.
- Dobbiamo riportarlo indietro…- disse Rei immediatamente.
- No- rispose Maya risoluta, asciugandosi le lacrime – non possiamo… E’ stata una sua scelta ed in questo momento non dobbiamo mettere in pericolo la vita di altre persone… Ma forse… Chissà, magari verrà il giorno dell’eclissi ed allora…- “ed allora il sole e la luna torneranno ad essere un tutt’uno” continuò tra se
- Allora cosa? Maya, cosa stai dicendo?- chiese Ayumi visibilmente confusa.
- Niente, non badate alle mie parole… Ma invece, vorrei sapere cos’è successo dopo… Raccontatemi tutto-
Ayumi raccontò di come la rocca venne svuotata dalle figure di quei “mostri”. Nessuno seppe dare un perché a quell’evento, la maggior parte credè nella propria forza e videro nella ritirata nemica, un chiaro segnale della loro potenza, decisamente superiore a quella degli orchi.
- Sarà dura spiegare loro che non è così…- osservò Ayumi, facendo riferimento al “vero” motivo per cui le truppe si dissolsero nel nulla. Raccontò la tempestività dei lavori di recupero dei feriti e di identificazione dei cadaveri; di come il Re Sakurakoji organizzò le difese della legione, ancora troppo vulnerabile in caso di “ripensamenti del nemico” ed ancora, di come egli stesso si prese cura dei malati più gravi, nonostante sfoggiasse una profonda ferita alla gamba destra.
- Mi sorprende…- disse Maya con sincerità.
- Ha sorpreso anche noi, a dire il vero – continuò Ayumi, poi si avvicinò, in modo che nessun altro potesse sentire le sue parole – forse dobbiamo dargli una possibilità… In battaglia è sempre stato in prima linea, ha rischiato molte volte la propria vita in difesa di altri ed ha guidato tutti, verso strategie rischiose ma vincenti… Non credevo potesse armarsi di tanto coraggio, ma magari questa è la sua vera personalità, come potrebbe non esserla… Non so cosa dirti, Maya, posso solo raccontarti ciò che i miei occhi hanno visto e riferirti ogni suo minimo spostamento, nient’altro…-
- Ti ringrazio, Ayumi… E ditemi, ho visto delle fiamme azzurre, ad un certo punto… Era Eragon, giusto?-
- Giusto…- continuò la cugina – è arrivato al momento opportuno, senza di lui la maggior parte dell’esercito sarebbe ridotto in cenere… Adesso lui ed Arya sono al cospetto del re Sakurakoji, credo voglia delle spiegazioni ed inoltre Arya desiderava presentarsi come effettiva sovrana del Regno dei Girasoli…-
- Capisco…- sospirò pesantemente, osservando le grosse quantità di lettini attorno a lei – è una strage… Non ero abituata a vedere tutto questo ed ammetto che mi spaventa… Le guerre sono pure inutilità. Non ha senso uccidersi a vicenda, quando basterebbe parlare attorno ad un tavolo e decidere insieme del bene comune… Confrontarsi, perché no, opporsi alle decisioni degli altri, ma in maniera democratica ed indolore… Un modo che aiutasse tutti a capire i bisogni degli altri, ad accettare i propri limiti e rimarginarli con il sapere e le risorse degli altri… Perché non è possibile adoperare queste soluzioni?-
- Beh… Perché riuscire a comprendersi tramite la conoscenza, è molto più difficile che imporsi con la forza… Il potere assoluto è una certezza, per chi governa; la divisione del potere, diventa problematica per chi bada solo ai propri interessi…- disse Ayumi.
- Non trovo giusto il metodo della violenza…-
- Ma non puoi far finta che il nemico non esista e non puoi sottrarti alla guerra. Abbiamo già tastato le conseguenze della“non violenza” e si è rivelata più sanguinaria della resistenza alla forza, quindi…-
- Quindi le mie rimarranno solo parole gettate al vento…- concluse Maya
- Esatto…-
Rimasero in silenzio per parecchio tempo, finchè ognuno tornò ai propri doveri.
Ayumi rimase lì vicino, si sedette in uno spazio del lettino di Chester e prese ad accarezzargli le braccia per infondergli calore.
Chester aveva il petto nudo, ricoperto da una striscia di bende all’addome ed in alcuni punti delle braccia e delle gambe. Sicuramente Ayumi stava soffrendo a vederlo ferito e costretto in un misero lettino. Al posto suo, anche lei avrebbe fatto di tutto per annullare il dolore fisico del proprio amato. Ma il suo amato, era in una collina ben lontana dalla sua e lei, non poteva far altro che pregare e sperare che stesse bene…
Quando Ayumi si chinò depositando un bacio nella nuca di Chester, Maya sentì il fiato strozzarsi in gola, gli occhi si velarono di uno strato di acqua, minacciando di colare via da un momento all’altro…
Si voltò di scatto nel lettino, facendo ricorso a tutto il suo autocontrollo per non piangere nuovamente davanti a tutti. Respirò profondamente e, piano, finalmente prese sonno…

Il giorno dopo riuscì a mettersi in piedi. Il sonno l’aveva aiutata ad assorbire tutto il suo dolore e sigillarlo all’interno del cuore. Doveva essere forte, doveva prendersi cura degli altri, o Masumi non l’avrebbe mai perdonata e magari… Chissà… Solo il tempo può dirci che cosa sarà del nostro domani, solo il tempo ci darà la possibilità di rimediare ai nostri errori… Un po’ di tempo è ciò che serve per permettere alle nostre vite di percorrere la strada più giusta per noi.
Si avvicinò alla tenda, forzando la mano sull’impugnatura della spada ed entrò.
- Buongiorno, Re Sakurakoji, perdonate l’attesa…- disse inchinandosi al suo cospetto.
- Principessa! Sono lieto di vedervi così in forma, nonostante sia venuto a conoscenza di ciò che avete subìto nella rocca abbandonata… Vostra cugina Ayumi mi ha riferito ogni cosa, risparmiandovi il dolore di ripercorrere quegli atroci momenti…- il re si sedette e lei lo imitò. Erano all’interno della tenda adibita agli incontri ufficiali e fu Maya stessa a chiedere udienza al re, così come fu lei stessa a chiedere alla cugina di raccontare tutto al re, poiché, come intuito dallo stesso, non aveva l’intenzione di ripercorrere nuovamente le atrocità di quei momenti.
- Non ho avuto la possibilità di combattere spalla a spalla con il Cavalier Hayami, ma sono a conoscenza della sua fama e so per certo che è stata una grave perdita…-
- Si è sacrificato per il bene degli altri…- prese parola Maya – e questo fa di lui il nostro più fedele cavaliere…-
- Avete ragione, un uomo d’onore fa sempre ciò che è giusto, a prescindere dalla propria incolumità e delle conseguenze di tali azioni…- Maya abbassò lo sguardo, il nodo alla gola si fece man mano sempre più massiccio. Il dolore dentro di se, evidentemente non era ancora del tutto assorbito.
- Vi prego, mio Re, non sono venuta fin qui per parlarvi di questo, desidero essere messa a conoscenza delle condizioni del vostro esercito, dato che voi vi siete curato del mio in mia assenza…-
- E’ molto gentile da parte vostra… Sono lieto che l’abbiate fatto, vuol dire che tenete a noi quanto noi teniamo a voi…-
Maya lo vide alzarsi e percorrere a piccoli passi il perimetro della tenda. Le sue parole furono precise, poco romanzate. Raccontava i fatti in modo imparziale, camuffando la nota di emozione che veniva fuori di rado nel suo racconto. La sintesi era semplice: avevano vissuto degli attimi di difficoltà, forse ben superiori a quelli del regno delle rose. Le vittime furono parecchie, i feriti di un numero agghiacciante… Il regno dei Crisantemi, per poco non venne schiacciato tra le fiamme ed i martelli giganti.
- ma ciò non è accaduto e lo dobbiamo al vostro cavaliere, che si è sacrificato anche per noi…- si fermò per osservarla con affetto – non smetteremo di essergli grati, Maya, ci ha salvato tutti… Non so cos’abbia spinto il nemico a prendere lui e lasciare vivo un intero esercito…- Maya aveva pregato Ayumi di non far cenno alla vera identità dell’incappucciato, in modo da non seminare inutili pettegolezzi – ma vi posso assicurare che avete la nostra riconoscenza e la nostra rinnovata fede ed alleanza… Ed inoltre…- Sakurakoji si avvicinò piano e s’inginocchiò davanti a lei, afferrandole le mani tenute congiunte sulle gambe – inoltre…- continuò con gli occhi velati dalle lacrime – sono contento che siate viva… Ho temuto per le vostre recenti condizioni…-
Ed in quell’attimo, il re divenne ai suoi occhi come un bambino, un bambino felice di veder la propria bambola ancora intera, dopo averla fatta cadere accidentalmente da un’altezza elevata.
- grazie, Re Sakurakoji, ma come vedete mi sono rimessa… A tal proposito- disse interrompendo il contatto visivo e delle mani – desideravo scusarmi con voi per avervi taciuto la vera identità di Eragon ed Arya…-
- No! Non dovete scusarvi! E’ logico e maturo che abbiate preso tale scelta… Non oso immaginare cosa sarebbe potuto accadere se tali informazioni fossero cadute in orecchie sbagliate… Non preoccupatevi, ho già discusso abbondantemente con la Regina Arya e questo mi è più che sufficiente… Abbiamo faccende ben più urgenti su cui discutere, lasciamo da parte queste futili discussioni…-
E così Maya e Sakurakoji, passarono le ore successive immersi da fattori burocratici, uniti ai dati forniti dagli ufficiali per le perdite sia fisiche che economiche per entrambi i regni (perché anche le guerre hanno un costo).
Così, quando Maya e Sakurakoji si salutarono, il giorno era quasi finito e la luna iniziava ad intravedersi tra le nuvole. Percorse il viottolo osservando la gente entrare ed uscire dalle tende, intenti a medicare feriti, a lavare indumenti nei grossi pentoloni o riunirsi intorno al fuoco. Si fermò spesso a chiacchierare con la gente, ma poi la stanchezza si faceva sentire ed il macigno nel petto, non le permetteva di stare ferma nello stesso punto per troppo tempo. Aveva bisogno di camminare per scaricare tutta la tensione accumulata e poi…
Arrivò in una zona più isolata dell’accampamento, entrò in un capannone dieci volte più grande di quello medico e cercò con lo sguardo la sua amica.
- Estele!- disse correndole incontro – Estele…- ripetè piangendo ed osservando le ali piene di fasce – ma cosa mi combini? Il tempo di lasciarti sola e ti ritrovo piena di ferite…- accarezzò il muso con dolcezza e la strinse lievemente – non azzardarti mai più a ridurti in questo stato, chiaro?- la giumenta nitrì in risposta, per poi tornare a godere di quelle carezze. Poco dopo li raggiunse anche Edvige, che a quanto detto da Ayumi, aveva fatto da guardia del corpo all’amica per tutto quel tempo – Grazie anche a te, piccola mia…- e regalò dolci carezze anche alla Civetta.
Finalmente si sentiva serena, le amiche le stavano donando quella pace interiore che ora più che mai era prossima allo sfracello. Non voleva e non doveva lasciarsi sopraffare dal dolore e dalla tristezza, ma era più facile a dirsi che a farsi… La verità era che nonostante i buoni propositi, gli mancava da morire e nessuno sarebbe stato capace a rimarginare quel vuoto dentro se…
Maya sapeva che da quel giorno, parecchie cose sarebbero cambiate nella sua vita, a partire dalla percezione del tempo, che sicuramente si sarebbe rivelato infinitamente lento e doloroso…

Qualche collina più in là, il Sole si preparò a ricevere il castigo per la decisione presa.
- Sei sicuro della tua scelta?- chiese la Regina, una volta scoccato il tramonto del terzo giorno.
- Si!- rispose Masumi sfidandola con lo sguardo – sono pienamente consapevole di ciò che comporterà la mia scelta, ma questo non m’impedisce di rifiutare la vostra proposta. Tutto ciò va contro ogni mio principio di vita e non intendo modificare il mio modo di essere per voi… Preferisco marcire piuttosto che servire chi disprezzo…-
La regina rimase colpita dal modo crudo con cui le aveva risposto ed in qualche modo ne rimase a dir poco affascinata… Non si era mai sentita così, era come se un fuoco ardesse dentro se, ogni qual volta quelle parole schiaffavano con prepotenza le proprie… Gli piaceva quel carattere così fiero e ribelle… Peccato che aveva deciso di porle resistenza…
- Sei sicuro di voler giocare a questo gioco?- chiese un’ultima volta, portandosi ad un soffio dalle sue labbra, nonostante a dividerli vi era lo spessore della maschera argento.
- Si!- rispose un’ultima volta ed Aya, accanto a lui, non potè far altro che reprimere un singhiozzo.
- Benissimo! Uomini!- chiamò gli orchi attorno a se – conducetelo nella torre… E non credo abbia fame prima di domani mattina…- rise malvagiamente, lasciandosi cadere sul trono in modo aggraziato.
Masumi venne trascinato con la forza sino alla torre e per qualche ora venne legato alla lastra di pietra simile ad un letto. Si addormentò a quel modo, ma quello fu un sonno privo di sogni, un sonno vuoto, come sarebbe stata la sua vita da lì alla fine dei suoi giorni…
Un rumore sordo gli fece riaprire gli occhi. Sentiva dei passi rimbombare nella stanza, provò a mettersi a sedere, constatando però di essere ancora legato.
- Schh!! Non parlare…- disse una voce femminile, ruotò il capo, ma l’immagine era fuori dal suo campo visivo – adesso ti slego, ma non provare a scappare, sarebbe inutile…-
La donna si avvicinò e riconobbe sua madre. Quando terminò il lavoro, Masumi si sedette e scricchiolò la schiena e le mani, rimasti bloccati per ore ed ore.
- Ti ho portato qualcosa da mangiare ed un liquido caldo…-
- Non voglio niente da te…-
- Masumi, ti prego… Sei mio figlio, non voglio vederti ridotto in questo stato…-
- E’ troppo tardi!- disse aspro.
- Beh, sarà meglio che vada…- disse Aya chinando il capo. Il suo passo era debole e rimbombava dolore in ogni parte di quella superficie. Si voltò un’ultima volta prima di uscire, giusto il tempo per sussurrare: - mangia qualcosa, non è avvelenato…- e poi uscì, lasciandolo solo con il proprio dolore.
Era la fine, Masumi ne era consapevole… Ma non aveva intensione di lasciare che la paura e lo sconforto prendessero il sopravvento… Fissò il cibo nel vassoio e con un gesto quasi violento, agguantò una pagnotta e la mozzicò con brama. Non toccava cibo da quando era arrivato, poiché era troppo orgoglioso per lasciare che la fame lo facesse barcollare di fronte al nemico.
Ma non era con il digiuno che avrebbe risolto i suoi problemi. Doveva resistere, doveva farcela… Non poteva sapere cosa il tempo gli avrebbe mostrato da lì a domani… Doveva avere pazienza ed aspettare… Si, doveva aspettare… Cosa non lo sapeva di preciso, ma era sicuro di voler aspettare anche solo un piccolo segnale…

Masumi osservò la Luna e gli venne in mente lei… Il suo sorriso, le sue labbra, il calore del suo corpo…
Ma la Luna ed il Sole, vivono in due colline differenti…
Chissà se prima o poi, si sarebbero ricongiunti…

Continua…

Allora, ci tenevo a spiegare il perchè di questo riferimento al Sole ed alla Luna... In questi giorni sto studiando Marcel Duchamp, un artista degli inizi del 1900, che racchiudeva nelle sue opere molti riferimenti all'alchimia. Quindi, di riflesso, in questi giorni abbiamo analizzato molti concetti degli alchimisti, primo tra tutti i significati di sole e luna visti come icone dell'uomo il primo e della donna la seconda. Come ho detto in questo capitolo, il sole e la luna ideologicamente, fanno parte di due mondi diversi, così come lo sono l'uomo e la donna. Rappresentano l'opposto e quindi spesso rappresentati in due "colline" distinte e separate.
Il resto dei miei studi alchemici verranno in seguito, perchè altrimenti faccio spoiler (e sia mai)
Il riferimento artistico con Marcel Duchamp, viene da quest'opera (clikka) (ok, so che non si capisce molto, ma se vedete, riuscirete a vedere le due colline e le figure dell'uomo e della donna)

Va bene... Dopo questa veramente, XD non volevo annoiarvi nè farvi lezione di storia dell'arte... Ma mi affascina l'alchimia, è veramente molto bella la loro filosofia...

Alla prossima e grazie grazie

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Capitolo 46
*** Capitolo 49 ***


PERDONO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Scusate! Non posto da parecchio... Mi dispiace molto...
Però vi lascio con questo nuovo capitolo... Vi auguro in anticipo una buona domenica delle palme e buon pesce d'aprile!! (non potrò aggiornare fino alla fine delle feste, poichè fuori sede ;)


Capitolo 49

“*Mi sono svegliato in un sogno oggi…”
Maya aprì gli occhi quella mattina, mettendo faticosamente a fuoco lo spazio attorno a sé. Rabbrividì indossando la vestaglia: le ante aperte facevano entrare un vento pungente, scuotendo ogni parte di se fin dentro le ossa.
“…Nel freddo della staticità/e metto i miei piedi freddi a terra
Ho dimenticato tutto di ieri…”

Ci volle un po’ prima che il cervello rimontasse il puzzle della sua vita e quando ciò avvenne, rimpianse quel breve attimo in cui ogni pensiero venne offuscato, quell’attimo di buio dove visse in pace e senza problemi.
“…Ricordando che sto fingendo di essere dove non sono più
Un piccolo assaggio di ipocrisia
E sono rimasto nella scia dell’errore/così lento a reagire…”

-uff…- sospirò passandosi stancamente una mano sul volto, cercando di rianimarsi per quanto possibile. Erano passati la bellezza di 4 mesi da quel tragico giorno, ma come previsto, il tempo trascorse lento e doloroso… Non aveva accettato la perdita di lui, ma anzi, ora più che mai, sentiva la presenza della sua anima accanto a se. Ma questo non le bastava.
“…Anche se sei così vicino a me
Rimani ancora troppo distante/ e non posso riportarti indietro…”

Avanzò verso la terrazza e respirò a pieni polmoni quella brezza mattutina. Era diventato un rito ormai: alzarsi a fatica, respirare aria fresca, indossare la sua personale maschera ed iniziare la giornata.
Odiava doverlo ammettere, ma non era più lei… Si sentiva così fredda e sola… Quel vuoto, non era riuscito a riempirlo con qualcosa, solo le lacrime le davano un minimo di sollievo, anche se dopo quattro mesi, aveva esaurito ogni scorta di liquido lacrimale.
- Ah…- sospirò nuovamente, decidendo di passare alla prossima fase del rito. Si guardò allo specchio: le occhiaie ornavano tutto il contorno occhi, le labbra erano secche, lo sguardo così distante… Chissà cos’avrebbe detto Masumi vedendola a quel modo…
- Ok…- Maya chiuse gli occhi, schiuse le labbra e pronunciò qualche parola in elfico. Un venticello magico l’avvolse dolcemente e piano, annullò i segni del suo dolore, anche se solo esteriormente. Quando riaprì gli occhi, si ritrovò davanti la perfetta copia della “lei” di qualche mese fa, della Maya che viveva i suoi giorni insieme a Masumi, coperti dalla volta dell’amore…
Questo era ciò che le rimaneva: i ricordi. Beh, non le venne difficile immaginare cosa le avrebbe detto in quel momento… L’avrebbe sicuramente abbracciata da dietro, posato un piccolo bacio nell’incavo del collo e soffiato all’orecchio un impercettibile “sei bellissima”….
“… Il suono della tua voce
Dipinto nei miei ricordi
Anche se non sei con me
Io sono…”

Uscì dalla stanza con il cuore palpitante, emozionato rimembrando quegli istanti di felicità.
E fuori dal guscio, si scontrò con la triste realtà. Arya le venne incontro affrettando il passo, una volta giunta in prossimità della Sala Grande del palazzo.
- Buongiorno Maya, come ti senti?- le disse preoccupata.
- Bene! Come dovrei stare?- le disse sorridendo.
- Non fingere con me, so benissimo cosa provi…- la prese per mano e la condusse lontana – avanti Maya, non tenerti tutto dentro…- Maya la osservò e lo sguardo sereno sfoggiato poco prima, si tramutò in quello triste della vera Maya (almeno di quella attuale).
- Come dovrei stare?- ripetè, ma il tono era ben diverso, stavolta era un tono ferito, rassegnato.
- Maya… Non puoi sposarti in questo stato… Non sei nelle condizioni adatte…-
- E cosa dovrei fare? Non ho scelta…-
- C’è sempre una scelta…- fece presente lei.
- Non adesso, non per me… Le nozze sono domani, è tutto pronto e non posso deludere le aspettative dei nostri sudditi…- appoggiò pesantemente il capo nella ringhiera dove si erano accomodate, le nuvole volavano così veloci… Voleva essere una nuvola, per poter viaggiare indisturbata e volare da lui.
- Ti manca così tanto?- chiese l’amica. E lei non seppe dare una risposta esauriente, riuscì solo a dire un debole:
- Si…-
“…(con te)
Adesso ti vedo, tenendo tutto dentro
(con te)
Adesso ti vedo anche quando chiudo gli occhi…”

- Non è giusto tutto questo…-riprese l’amica, interrompendo il suo contatto con il cielo- Non dovrebbero esistere situazioni di questo tipo… Non si può scegliere tra l’amore vero ed il bene del popolo… -
- Invece esistono queste possibilità… E la scelta ti porta sempre più nell’oblio e ci si sente ogni giorno sempre più vuoti… E… Come dire, è come se una parte di me non fosse qui, ma ben lontana. E non posso cambiare questo, giuro che ci ho provato, ho provato ad “adattarmi” alle lusinghe del re, ma è più forte di me… Onestamente, non so come comportarmi una volta che saremo legati dal vincolo del matrimonio, non so come potrà il mio corpo concedersi alle carezze di “un altro”… Giuro che non lo so…-
Arya la osservò in silenzio e poi la strinse a se.
- Maya, vorrei davvero fare qualcosa per te, aiutarti in un qualche modo, ma…-
- Non ti preoccupare, lo stai già facendo…-
- E’ ingiusto…-
- Invece è giusto così, lo sai benissimo… Ed anche se non è il principe che volevo, anche se i suoi modi spesso non collimano con i miei, rimane pur sempre un nostro alleato prezioso, non possiamo vacillare in questo momento, non dopo che si è esposto così tanto per il bene del mio Regno, in seguito alla battaglia…-
- Già…- Arya inghiottì, era triste vedere quel libro prendere delle sfumature così grigie… Ma aveva ragione Maya: quella era la loro realtà e non poteva voltare le spalle ad un alleato che aveva aiutato in ogni modo le Rose, in quei quattro bui mesi.
- Beh, adesso è meglio che vada, ho un paio di commissioni da svolgere prima di domani…- disse Maya cercando di ricomporsi.
Si salutarono con un abbraccio e poi si separarono al primo incrocio.

Qualche ora dopo, Maya sorvolò il cielo insieme ad Estele. Il volo l’aiutava a riflettere e rilassare la mente; voleva lasciarsi alle spalle l’aria allegra del castello, almeno per quel giorno, da lei visto più come un lutto interiore che di felicitazione.
Si sarebbe sposata. Tra poche ore, sarebbe diventata regina di due regni e per qualche angusto motivo, questo la rabbuiò ancora di più…
Ed in sella alla sua amica, lasciò che la mente volasse per l’ennesima volta alla sua tormentata storia d’amore, ai giorni in cui aveva negato l’amore per il proprio maestro, a quel desiderio che si faceva spazio dentro lei ogni volta che la spada incrociava la sua, ogni volta che i respiri affannati si fondevano diventando uno solo… Ricordò il primo bacio, la notte dell’attacco al Fiume, ricordò la prima notte d’Amore, seguita da infinite altre… Ricordò le magnifiche Rose Viola che era solito donarle alla fine di ogni prova della Dea Scarlatta… E poi vi fu l’inferno.
“…Ti ho colpito e tu mi hai colpito a tua volta
Siamo caduti a terra/ il resto del giorno rimane immobile
Sottile la linea tra questo e quello…”

Sottile la linea che li aveva tenuti in VITA nella loro ultima notte d’amore, un breve capitolo di transizione tra il colpo inflitto da lei e quello di grazia di lui.
“… Ora sono intrappolato in questi ricordi
Rimasto nella scia dell’errore/ lento a reagire…”

- Oh, Masumi…- sussurrò al vento. Poi virò a destra ed insieme ad Estele, atterrarono nel piccolo varco della foresta, dove vi era la casa del suo Maestro.
- E’ permesso?- chiese bussando alla porta.
- Avanti!- rispose l’uomo aprendole – Maya! Ti stavo aspettando…- e le fece cenno di accomodarsi.
- Grazie maestro… Avevo un necessario bisogno di venire da voi…- Maya osservò i propri dipinti, appesi qua e la nei vari punti del salone-studio. Ed una fitta la penetrò. Faceva male vedere il frutto dei suoi giorni di gloria, faceva male specchiarsi con la “lei” che era… Faceva male vedere il viso di lui fare capolino da uno dei dipinti.
“… Il suono della tua voce
Dipinto nei miei ricordi
Anche se non sei con me
Io sono
(con te)…”

- Come ti senti, Maya?- chiese lui accendendosi la pipa.
- Non lo so… Non è il primo a chiedermelo, ma non so cosa rispondere, davvero- si sedette di fronte a lui e chiuse gli occhi – vorrei tanto essere felice, ma non ci riesco, non posso… Mi sento come se lo stessi tradendo ed il non vedere il suo volto, il non sentire la sua voce, fa veramente male…-
- E’ normale questo tipo di reazione, il tuo cuore è legato a lui ed anche se la mente ti dice di andare, il cuore ti supplica di restare…-
- Restare dove?-
- Restare da lui… Non accetti la vostra separazione e non portai mai accettare di sposare un altro, perché va contro il tuo personale “luogo dell’anima”. Voi siete divisi carnalmente, ma il vostro spirito è sempre rimasto un tutt’uno…-
- Siete molto saggio, maestro…-
- Beh, la saggezza non ti è d’aiuto in questo momento e questo, mi fa sentire ancor di più uno stupido vecchio sentimentalista…-
-…-
- Cosa ti dice il tuo cuore, Maya?-
Ci riflettè bene prima di rispondere.
- Il mio cuore vorrebbe solo oltrepassare i confini che ci dividono, portarlo via da quell’oscurità e riaccoglierlo a casa. Ammetto che ho escogitato vari tentativi di fuga, ma non sono riuscita a trovare moltissimo… Io e i miei amici, abbiamo analizzato attentamente la posizione geografica del regno delle orchidee, ma sembra un territorio inespugnabile…-
- Mmm…- Kuronuma arricciò la barba tra le dita pensieroso, poi ad un tratto balzò in avanti – dimmi Maya, conosci per caso la storia di “Koku e Seya”?- Maya lo guardò accigliata.
- No, non la conosco…-
- Lo sospettavo, è una leggenda che ha suscitato parecchio scalpore quando ero giovane… Immagino che sia stata bandita da ogni libro dei giorni d’oggi…-
- perché mi chiede se la conosco?- chiese con sincerità.
- Bene Maya, se non la conosci te la racconterò io e capirai il perché ti ho posto questa domanda…-

Tanto tempo fa, molti a dire il vero,
un giovane ragazzo di nome Koku, apprendista cavaliere del regno delle Rose, decise di perlustrare le zone proibite dal regno. Il suo intento, era quello di dimostrare di essere capace ed abile come un cavaliere di alto rango e di conseguenza, credè che dopo tale missione, potesse avanzare di grado senza compiere infiniti anni di prove e test.
Così, armandosi di tenacia e coraggio, oltrepassò i confini del regno, avventurandosi nell’ignoto. I primi giorni non accadde nessun evento particolare, incontrava a stento due o tre soldati dell’esercito delle orchidee, ma il giovane riuscì ad abbatterli con facilità.
Ma ad una settimana dalla partenza, un gruppo di ben 30 soldati scoprì la sua invasione e fu costretto a scappare dentro una foresta oscura per non essere acciuffato.
Koku correva e correva, tanto che non distinse più la terra sotto di se. Guardava perennemente indietro, la paura di essere scoperto era talmente tanta, che i battiti del cuore non distinsero più il primo da un secondo battito. Ad un tratto però, Koku si imbattè in un piccolo precipizio e prese a scendere nei meandri della terra. Cercò di appigliarsi a qualcosa per non cadere ancor di più, ma la terra si sfracellò al suo tocco e non potè far altro che lasciarsi cadere, sperando che la fine del dirupo fosse fatta di terra più morbida.
Per sua fortuna, alla fine del dirupo vi era un piccolo stagno, così l’impatto venne attutito dall’azione dell’acqua. Nuotò fino ad arrivare ad un punto dove sorgesse il terriccio, poi evocò la luce tramite la magia e ciò che vide lo lasciò esterrefatto: davanti a lui si aprivano infinità di gallerie, ognuna con un piccolo corso d’acqua che conduceva in posti inesplorati.
A quel punto il giovane aveva due possibilità: cercare in qualche modo di risalire in superficie e lasciare che i nemici lo acciuffassero, o avventurarsi in una di quelle gallerie, che l’avrebbero portato verso l’ignoto. Si voltò un attimo, per osservare il punto dov’era caduto, poi tornò ad osservare le gallerie che si diramavano di fronte a lui e con un piccolo sorriso, decise di accogliere quel piccolo invito che il destino gli aveva riservato. Un’antica diceria delle rose narrava “ad un bivio, volta sempre a sinistra” e così lui fece: ad ogni bivio voltò sempre a sinistra, finchè sentì echeggiare un fievole suono, che man mano si fece più simile ad un pianto. Avanzò con cautela, non poteva sapere cosa vi era lì davanti: poteva essere un nemico, poteva essere un vagabondo od uno sventurato come lui. Il passo era leggero, cercò di non farsi scoprire per evitare di correre rischi inutili. Quando il pianto si fece talmente vicino, da distinguerne il ritmo dei singhiozzi, si nascose dietro una roccia e sbirciò. Per l’ennesima volta, rimase senza fiato: davanti a lui, vi era una ragazza che poteva avere all’incirca la sua stessa età: portava un vestito azzurro di stoffa leggera, che in alcuni punti si tinse del marrone della fanghiglia. I capelli castani, cadevano morbidamente sulle spalle, arricciando le punte in prossimità di esse; la pelle era così chiara, da sembrare quasi porcellana. Non distinse i tratti del volto, poiché troppo distante, ma fu certo che era una donna bellissima. Voleva avvicinarsi, voleva accorgersi di qualche dettaglio in più, ma accidentalmente, inciampò su di un sasso e cadde all’indietro.
La ragazza spaventata, si nascose alla meglio, ma lui non voleva impaurirla.
- Ciao, non aver paura, non voglio farti del male…- disse alzandosi a fatica – ahi, ho preso una bella botta ehhehehe- disse ridendo nervosamente. La ragazza sembrò tranquillizzarsi e con cautela uscì dal nascondiglio. E stavolta Koku la vide in volto: le labbra carnose, erano state morse a sangue (probabilmente dalla paura di trovarsi in un simile posto); gli occhi scuri erano lucidi dal pianto, ma Koku fu certo di essersi perso per quanto gli parvero profondi… Le guance erano arrossate, ma per il resto era perfetta, la cosa più bella che avesse mai visto.
- Come ti chiami?- le chiese allora, avvicinandosi piano. Lei parve rifletterci un attimo, ma poi rispose:
- Io… Mi chiamo Seya… E… Tu chi sei? Come sei arrivato qui?-
- Mi chiamo Koku e sono caduto in un dirupo….-
- Anch’io sono caduta! Volevo trovare una via d’uscita, ma mi sono persa nei cunicoli…-
- Sai che posto è?- chiese sedendosi in una roccia e lei lo seguì.
- A dire il vero non lo so… Forse sono le vecchie reti fognarie del mio regno…-
- Il tuo regno?- chiese Koku in un brivido.
- Si… Il regno delle Orchidee, sono la dama di compagnia della giovane principessa-
- Oh, allora siamo nemici… Io sono un apprendista cavaliere del Regno delle Rose…- il bel viso di Seya si rabbuiò.
- Oh, capisco…- fissò le punte dei piedi per parecchio tempo, poi alzò il capo e Koku vide un lampo di gioia trapassare i suoi magnifici occhi – ma questo non significa niente! Possiamo essere ugualmente amici! In questo posto siamo solo noi, due poveri ragazzi caduti accidentalmente in un luogo abbandonato!-
- Hai ragione! Qui dentro non apparteniamo a nessuno dei due regni, siamo solo noi!-
- Si!- si guardarono per un breve periodo, poi iniziarono a mettere a confronto le loro vite. Seya, era un’abile spadaccina, intelligente e colta, tanto da diventare la Dama di compagnia della futura Regina. Quel giorno aveva deciso di esplorare le zone più remote del castello per puro passatempo, finchè s’imbattè in una strana porta, ma quando la aprì, cadde in avanti e scese in profondità. La ragazza voleva risalire, ma si era ferita ad una gamba e le cure di essa, avevano esaurito ogni scorta di energia magica. Così decise di cercate qualche punto di uscita, ma presto si perse e capì di esser rimasta sola e senza possibilità di ritorno. Ma adesso non era più sola ed avrebbe cercato una via d’uscita insieme a quel suo nuovo amico.
Anche Koku raccontò la sua storia ed il tempo passò veloce. Non si accorsero di aver trascorso molti giorni lì dentro. Koku divise il cibo del viaggio con lei ed insieme si avventurarono tra quelle gallerie.
Passarono i giorni ed i due sentivano crescere dentro se, strani sentimenti, sentimenti talmente forti, da sentirsi quasi scoppiare.
Quando Seya ne parlò con Koku, il ragazzo si sentì morire: erano gli stessi sentimenti che provava lui.
- Che cosa ci sta succedendo?- chiese la giovane abbracciandolo forte.
- Io… Credo che ci stiamo innamorando…- Seya alzò il capo e spalancò le palpebre. Aveva ragione, lei si stava innamorando…
E poi, tutto accadde con straordinaria naturalezza. I volti si avvicinarono piano, i fiati si fusero, finchè le labbra si congiunsero e diedero vita ad un bacio famelico.
Ben presto i corpi si accaldarono, il respiro si mozzò, lasciarono che l’istinto li guidasse e fusero i loro corpi e le loro anime.
- Koku…- sospirava lei ad ogni suo bacio, ad ogni carezza. Poi insieme raggiunsero il paradiso e si sentirono finalmente completi.
- E’ stato…- iniziò lui.
- … Bellissimo…- concluse lei. Si abbracciarono dolcemente e lasciarono che Morfeo li accogliesse tra le sue braccia.
Quello divenne il loro nido d’amore. Ma entrambi sapevano che non poteva durare per sempre. Un giorno, arrivarono per caso al punto dov’era caduta Seya e quello fu un chiaro segnale per entrambi.
- Non voglio lasciarti…- disse lei tra i pianti.
- Stai tranquilla, troveremo un modo per rivederci…-
- E come?- lui ci riflettè un attimo prima di rispondere.
- Ci incontreremo qui sotto ogni tre mesi, traccerò con la magia il percorso che ci farà trovare dentro la galleria e straremo insieme per due o tre giorni…-
- Si, è un’idea folle, ma perfetta…- si salutarono un’ultima volta, prima che lei salisse il dirupo aiutata dalla magia. Koku percorse il tragitto che l’avrebbe riportato al suo punto di partenza ed allo stesso tempo, lasciò una traccia magica che l’aiutasse a ritrovarla da lì a tre mesi.
I due divennero amanti, divisi per volere dei regni, ma uniti per volere delle loro anime e del destino. Lì, in quei cunicoli, poterono godere del loro amore indisturbati. Finchè i loro incontri furono sempre più rari… In entrambi i regni, capirono che qualcosa non andava, i due erano sempre più chiusi al mondo esterno, tanto che Koku non fece mai parola della sua avventura oltre i confini del regno delle rose.
Allo scadere del 6° mese, Koku riuscì a liberarsi e di tutta fretta oltrepassò il confine per raggiungere la sua amata. Non si accorse però, che il suo antico maestro lo seguì e lo fermò ancor prima di raggiungere il suo amato dirupo. Fu punito per quell’oltraggio, bandito dall’ordine dei cavalieri e rinchiuso in casa.
Ma l’amore è più forte di qualsiasi altro sentimento e così trovò il modo di scappare e oltrepassare nuovamente il confine.
Quando percorse la linea giuda all’interno della galleria, la trovò seduta nella roccia del loro primo incontro, intenta a spazzolare il vestito dalla terra.
- Seya…- sussurrò lui, poi corse veloce, così come lei e si riunirono in un bacio profondo ed intenso.
La ragazza, raccontò di esser stata scoperta e di essersi rinchiusa lì dentro, aspettando pazientemente che la raggiungesse.
Di comune accordo, i due decisero di rimanere lì dentro fino alla fine dei loro giorni, poiché quello era il loro vero “luogo dell’anima”. Ma fecero male i loro conti, poiché entrambi i regni si accorsero della mancanza dei due e presero a perlustrare ogni zona del regno. Ovviamente il Regno delle Rose, era a conoscenza della “mania” dell’ex apprendista di oltrepassare i confini del regno, così perlustrarono anche loro i margini del regno delle Orchidee. E poi, nello stesso istante, entrambi i rappresentanti dei regni, vennero a conoscenza dei due dirupi e , presi da strani sospetti, si catapultarono giù.
Seya e Koku, vennero catturati subito dopo e sotto lo sconforto generale, venne inflitta loro una maledizione: si sarebbero dimenticati per sempre di quei cunicoli segreti, così come si sarebbero dimenticati dell’esistenza dell’altro.
Non si videro mai più, ma la maledizione non fu capace di cancellare quel senso di vuoto che li accompagnò per tutta la vita. Le anime continuavano ad essere un tutt’uno, anche se il corpo aveva dimenticato l’esistenza dell’altro.
La loro salvezza fu la morte, che permise ad entrambi di ricongiungersi senza più ostacoli.
I due regni, tramandarono per un breve periodo la storia dei due amanti, la cui maledizione aveva cancellato ogni ricordo l’uno dell’altro.

Ora, se questa sia una leggenda o una storia vera, nessuno lo sa.
Ma si sa, chi vuol credere che sia vero lo farà e chi preferisce sia solo pura fantasia,essa tale rimarrà.


-… Fine!- disse Kuronuma una volta concluso il racconto. Maya era del tutto sconvolta, era una storia che scuoteva l’anima.
- Non posso crederci che non sia stata più tramandata… E’ un esempio che sono solo i preconcetti che ci rendono divisi…-
- Si, ma non è per questo che ti ho raccontato questa storia… Come hai sentito tu stessa, i due si sono incontrati per parecchio tempo tramite questa antica rete fognaria… E… Beh, mi chiedevo se in effetti questa fosse solo una leggenda…-
- In che senso?- chiese mentre il cuore aumentò i suoi battiti.
- Non fraintendermi, non sto qui a discutere se la storia dei due amanti sia vera oppure no, ma se questa leggenda è stata tramandata, forse può significare che esiste davvero questa antica rete fognaria che dai confini delle orchidee porti dritto dritto ad un punto del castello. Se questo punto fosse vero, tu…-
- Potrei salvare Masumi!- si portò la mano alla bocca, eccitata da quella scoperta sensazionale. Si alzò di botto, abbracciando il suo saggio maesrto.
- Grazie per avermi raccontato questa storia, sono sicura che questa informazione potrà rivelarsi il punto di svolta!-
- Si, Maya, ma rimane comunque l’incognita del matrimonio…- Maya si rabbuiò, per un attimo si era dimenticata del suo dovere.
- Beh, non importa… Anche una volta sposata, nulla può impedirmi di salvare il mio cavaliere più fedele…-

Maya ringraziò il maestro un’ultima volta, prima di tornare a spiccare il volo in compagnia di Estele. Finalmente una piccola luce illuminò il suo cammino, adesso era alimentata dalla voglia di poterlo riaccogliere a casa, nel loro amato Regno delle Rose.
“…Adesso ti vedo tenendo tutto dentro
(con te)
Adesso ti vedo anche quando chiudo gli occhi”

Lo avrebbe riportato a casa, era una promessa.

Continua…

*Il testo in corsivo è tratto dalla traduzione di "Whit You" dei linkin park

http://www.youtube.com/watch?v=eOMg9Fv3kVI&feature=player_embedded

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Capitolo 47
*** Capitolo 50 ***


Buona domenica!!!!
Come promesso, passate le vacanze di pasqua (che personalmente sono trascorse benissimo), ritorno tra voi e vi faccio compagnia con la mia storia (che spero non vi stia annoiando... )
Siamo giunti al momento cruciale, ma non anticipo nulla... Vi lascio alla lettura, mentre io vado a sistemare la stanza, che in questo momento è in pieno stile Picasso XD
Kissssssssssè 


Capitolo 50

- Forza Maya, tieni fermo il busto…- disse Rei cercando di allacciare il corpetto del suo vestito da sposa.
Maya quasi non sentì pronunciare quelle parole, poiché lontana anni luce con la mente e con lo spirito.
- Maya, hai capito quello che ti ho detto?-
- Eh?...- chiese lei voltandosi, ma lo sguardo rimaneva vuoto e dannatamente distante.
- Maya… Ti prego, non fare così…- disse Rei con il cuore in gola. Odiava vederla a quel modo.
- Ma io non sto facendo niente…- rispose tornando a stringere il busto trattenendo il respiro.
Mancava poco.
“*Quando ti trovavi nella veglia della devastazione
Quando aspettavi sul bordo dell’ignoto…”

Maya portò lo sguardo verso l’esterno. Quel giorno, ad accompagnare il suo dolore, vi era un cielo nero e cupo, estremamente simile al suo clima interiore… Avrebbe voluto piangere in quelle interminabili ore di attesa, ma ancora una volta, le lacrime non rispondevano più al suo comando, poiché ormai, ogni cosa in lei divenne secco e arido come il deserto. Non vi era luce, ma solo una fitta tela nera ad ornarne il cuore.
“… E con il cataclisma che pioveva giù
Piangendo dentro, “salvami adesso”
Eri lì impossibilmente da solo…”

- Ecco, sei pronta…- disse Rei osservandola con rammarico.
- Ti ringrazio, Rei… Adesso va, vorrei stare da sola…- disse con un filo di voce.
- Ma, Maya…-
- No, veramente… Vediamoci direttamente giù. E poi devi ancora indossare il tuo vestito…- le disse indicando il corpo, ancora rivestito da stoffe semplici e giornaliere.
- va bene, ma se hai bisogno di qualcosa, avvisa Chester ed Hijiri… Sono di guardia davanti la porta-
- Si grazie…- e con un’ultima occhiata d’apprensione, Rei uscì da quelle mura. Finalmente rimase sola. Si osservò allo specchio, ma non provò nessun tipo di emozione contemplando il vestito che ricadeva grazioso sulla vita, per poi aprirsi a vaso verso il basso. Non provò niente. Era come vedere un ricordo lontano, o come vedere l’immagine di un sogno molto simile ad un incubo a dire il vero.
Beh, una cosa era certa: se il buongiorno si vede dal mattino, non osava immaginare cosa sarebbe accaduto nelle restanti ore del dì.
Girovagò nella stanza inquieta, prendendo tra le mani il buche di rose bianche raccolte da Chester quella stessa mattina. La tradizione, voleva che colui che avrebbe accompagnato la sposa all’altare, raccogliesse le rose bianche che si presentassero in piena fioritura all’alba delle nozze. Le rose dovevano essere rigorosamente bianche, poiché come nella tradizione della festa di San Valentino, esse dovevano intingersi di rosso subito dopo la promessa di amore eterno.
Maya accarezzò un petalo candido come la neve d’inizio febbraio, poi l’annusò ed ancora una volta si sentì fuori luogo. Si chiese a lungo se, al posto di Sakurakoji ci fosse stato Masumi, le rose si sarebbero tinte di rosso oppure di viola… Il pensiero delle rose Viola la fece sorridere, ma poi esso morì, nel rammentare che comunque, non avrebbe mai più potuto ammirare quel magnifico colore (o almeno non al di fuori delle sicure mura del proprio cuore).
Trascorse le ore successive meditando su varie cose: dalla notizia appresa dal maestro il giorno prima, a proposito della leggenda di Seya e Koku; a Masumi, che si trovava in un punto indefinito del Regno delle Rose, perché Maya aveva pensato anche a quell’eventualità, non poteva sapere con estrema sicurezza dove Masumi si trovasse, ma contò sul fatto che Masumi si fosse opposto a qualsiasi tipo di offerta proveniente dalla regina e che di conseguenza, fosse stato rinchiuso in un qualche punto del castello… Ma queste rimanevano semplici supposizioni, la verità, era un’incognita vera e propria. In ogni caso, Maya sapeva di dover correre il rischio dell’errore, se voleva avere anche solo una possibilità di liberarlo da quell’inferno. Una cosa era certa, in qualunque contesto Masumi si trovasse, non ebbe dubbi che fosse ben peggiore della sua condizione attuale: lei aveva gli amici al suo fianco, Masumi era solo e per di più aveva subito un trauma tremendo, quale la scoperta del doppio gioco della madre…
Pensò a questo e ad altre cose, poi sentì la testa andare in frantumi, così decise di distrarsi assaggiando i dolcetti portati dalle amiche quella stessa mattina.
- Toc toc- due suoni decisi, sicuri, interruppero il suo spuntino.
- Avanti…- disse affrettandosi a darsi una ripulita.
- Maya, dobbiamo andare…- disse Chester facendo capolino dallo stipite della porta.
- Uff… Va bene…- respirò con fatica, afferrò il buche e poggiò la mano sul braccio di Chester.
- Ti ringrazio ancora una volta per aver scelto di accompagnarmi all’altare…- disse con gratitudine. Giusto la sera prima il ragazzo era venuto nella sua stanza, facendole quella inaspettata proposta. Non credeva di contare così tanto nella vita di Chester, ma evidentemente l’affetto di fratellanza che li univa ormai da tempo, divenne forte e salda, tanto da portarli a sostenersi a vicenda nei momenti di maggiore difficoltà e quello, era decisamente uno di quei momenti…
- Grazie a te per aver accettato… Allora, andiamo?-
- Si…-
Uscirono dalla stanza abbastanza lentamente, consapevoli che una volta fuori, nulla sarebbe stato come prima. Nulla.
“… Ti senti freddo e perso nella disperazione?
Fai crescere la speranza…”

- Coraggio, Maya…- le sussurrò Chester stringendole per un attimo la mano – reggiti più forte se credi di non farcela…-
- va bene…- Maya seguì il suo consiglio e semplicemente stritolò il braccio, quasi fino a farlo gemere di dolore. Si sentiva malissimo…
Oltrepassarono l’atrio del palazzo, dirigendosi a piccoli passi verso l’ingresso della chiesa. Il cuore prese a martellare, la gola si chiuse in una morsa, rischiando di affogare per il circolo ostruito della salivazione.
“… Ricorda tutta la tristezza e la frustrazione
E lasciala andare
Lasciala andare…”

Salirono il primo gradino della cattedrale, mentre la marcia nuziale arrivò con uno strano rimbombo dentro la sua testa. Le gambe divennero molli, tanto che Chester dovette sorreggerla per non farla cadere.
Ayumi (damigella insieme a Rei), da davanti si voltò giusto un attimo, osservando con ansia il volto pallido della cugina. Poi tornò a guardare dritto, continuando a spargere rose bianche sul pavimento in marmo bianco.
- Non ce la faccio…- sussurrò Maya a Chester – non ci riesco…-
- Coraggio, fatti forza…- le sussurrò continuando a sorreggerla. Ma Maya stava combattendo una vera e propria battaglia contro di se. Al posto del Re Sakurakoji, gli apparve il viso dolce di Masumi, il suo sorriso rassicurante, le braccia pronte ad accoglierla a se… Per un attimo, le parve di toccare il cielo con un dito. Maya, vedeva se stessa andare in contro a Masumi, per suggellare la loro promessa di amore eterno.
“…Ed in uno squarcio di Luce
Che ha accecato ogni Angelo…”

- Maya, che ti succede?- chiese Chester vedendola sorridere improvvisamente.
- Masumi….- sussurrò. E la battaglia contro la sua illusione continuò. Maya aveva BISOGNO di vedere Masumi davanti a se, ne sentiva l’irrefrenabile necessità.
“…Come se il cielo avesse esploso
I paradisi nelle stelle
Hai sentito la solennità della grazia temprata…”

Poi ad un tratto, Maya sentì un forte brusio da vari punti della cattedrale. Il sostegno al suo fianco iniziò inspiegabilmente a vacillare, fino ad arrestare il suo passo.
- Maya…- disse Chester osservandola con una nota di preoccupazione.
- Che succede?- chiese allora, risvegliandosi pian piano dal suo personale sogno ad occhi aperti. Vide Chester guardare poco più in basso, all’altezza del suo buche ed allora, iniziò ad aver paura. Si guardò intorno spaventata… Tutti la indicavano o la osservavano con disprezzo, la nonna nella prima fila tra i banchi, aveva un viso particolarmente pallido; il Re Sakurakoji dall’altare maggiore, la guardava sconvolto… Persino Ayumi e Rei rimasero ammutolite.
- Maya…- ripetè Chester afferrandola per un braccio, ma lei scansò il suo tocco e dopo parecchio tempo, le lacrime tornarono ad inondarle il viso con prepotenza.
Osservò il suo Buche, adesso tinto di un viola particolarmente intenso. Alla fine le barriere non avevano retto, non aveva potuto fingere davanti al simbolo del vero amore. E quella per lei, fu la risposta al suo tormento interiore: non avrebbe retto ad un matrimonio combinato.
- per… Perdonatemi… Io… Non posso!!!- disse affogando un singhiozzo, voltò le spalle e scappò.
“… Cadendo nello spazio vuoto
Nessuno lì ad afferrarti tra le sue braccia…”

E corse più veloce che potè, mettendo una consistente distanza tra lei ed il resto degli invitati. Alzò un attimo gli occhi verso le mura del palazzo, notando con orrore come anch’essi fossero adesso intinsi nel viola più puro.
- Che succede?- chiese un servo vedendola correre a quel modo.
- maestà!- disse un altro, rischiando tra l’altro di cadere dopo aver cozzato contro il suo corpo.
E Maya continuò a correre, finchè raggiunse finalmente le porte della sua stanza e si chiuse dentro. Nemmeno il tempo di entrare, che si lasciò cadere sul morbido materasso, diventato improvvisamente freddo e duro, o forse, era il suo peso ad essersi fatto decisamente consistente.
- Che cosa ho fatto? che cosa ho fatto?!?- si chiese piangendo a dirotto. Tra le mani, stringeva ancora il mazzo di rose, parecchie spine si conficcarono nel palmo della mano, ma non vi badò molto, troppo intenta a metabolizzare il gesto volontario del suo corpo.
Alla fine aveva messo un punto a quell’assurda situazione, perché non poteva negare a se stessa il ribrezzo provato nel constatare che all’altare non vi sarebbe stato l’uomo della sua vita, ma un Re di bell’aspetto, anche molto coraggioso, ma che poco aveva a che fare con i suoi modi e con la sua anima.
Ma adesso, rimanevano parecchie cose da chiarire, il peso delle responsabilità schiacciava il petto come fosse un macigno… Come avrebbe retto lo sguardo deluso della sua gente? Come avrebbe spiegato la sua scelta alla nonna? E cosa avrebbe detto ai suoi Cavalieri dopo che il regno dei Crisantemi avrebbe negato il supporto militare alle sue truppe?
Già… Che cosa avrebbe detto?
Ma Maya agì d’istinto. Per una volta, maya diede spazio alla SUA priorità.
Si alzò dal letto in modo deciso e velocemente radunò le sue cose, rinchiudendole grazie alla magia, in un piccolo zainetto. Si strappò di dosso l’abito da sposa, riducendolo a piccoli brandelli, prese i suoi soliti vestiti da allenamento e li indossò di tutta fretta, allacciò il mantello ed alzò il cappuccio, preparandosi ad uscire dalla stanza senza dare nell’occhio. Ma appena afferrò la maniglia, parecchie mani bussarono alla porta. Si bloccò per un istante, in preda alla paura.
- Maya, siamo noi!- le disse Ayumi con fretta –aprici, ti prego!- entrò in crisi… E se l’avrebbero rinchiusa e presa a frustrate? Beh, in effetti poco importava a quel punto, ma decise di fidarsi dei suoi amici.
Aprì uno spiffero della porta, lasciando che Ayumi, Chester, Hijiri, Rei, Arya ed Eragon facessero il loro ingresso nella stanza, divenuta troppo piccola per contenere tutte quelle persone.
- Chiudete, presto!- disse Ayumi rivolta ai tre uomini – Maya!- continuò andando ad abbracciare l’amica. – oh, Maya… Non fartene una colpa… Il cuore ha deciso per te…-
- Oh, Ayumi, mi dispiace, mi dispiace veramente…- disse con un filo di voce, lasciandosi avvolgere dal profumo di affetto della cugina.
- Stai tranquilla, ci siamo qui noi… Non ti abbandoneremo, anche se….-
- … Anche se sono in grossi guai…- concluse lei.
- maya, è per questo che siamo qui…- interruppe l’abbraccio, guardandola attentamente negli occhi – Maya, sei in pericolo… In grave pericolo… Rischi che qualcuno ti ammazzi!-
- Oh, Maya… Ci addolora tantissimo questa situazione…- intervenne Arya – ma crediamo che ci sia un solo modo per salvaguardare la tua persona, in questo momento…-
- Maya, devi fuggire per un paio di giorni…- concluse Rei – lascia che Ayumi si occupi dei fattori burocratici per garantirti l’incolumità, ma in questo momento sei soggetta a rivendicazioni da parte del regno dei Cristantemi… Sai benissimo quanto sia di cattivo auspicio una singola rosa viola, puoi immaginarti come abbiano interpretato un intero buche tingersi di rose viola giusto un attimo prima di convogliare a nozze con il proprio Re. Ricordati che nessuno sa di Masumi, possono aver interpretato il tuo gesto come un’unione insana e sbagliata, che porti svantaggio e sfortuna per entrambi i regni…-
- Sarà meglio che io racconti la verità- disse Ayumi – in modo da smentire immediatamente questa teoria… Ma come dice Rei, in questo momento sei in grave pericolo, è meglio che vai via per qualche giorno…- Maya li osservò piena di gratitudine: in pochi minuti, avevano valutato attentamente le conseguenze di quella situazione, persino meglio di lei ed avevano deciso in ogni caso di aiutarla e coprirle le spalle per quanto possibile.
- Io… Non so cosa dire se non grazie… Mi dispiace veramente per quello che è accaduto. Ho opposto resistenza fino all’ultimo al mio stesso Io, ma alla fine ho perso la mia battaglia-
“… Ti senti freddo e perso nella disperazione?
Fai crescere la speranza…”

- Mi rendo conto che sto mettendo a dura prova un intero regno, ma giuro che porrò rimedio, perché io amo il mio popolo… Ma adesso sento che c’è qualcosa che devo fare per poter affrontare il giudizio degli altri in modo più sereno. -
“… Ricorda tutta la tristezza e la frustrazione
E lasciala andare
Lasciala andare
Lasciala andare”

- Che vuoi dire?- chiese Chester. Allora Maya si sedette al bordo del letto, invitando gli altri ad imitarla.
- State a sentire, ho un piano…-
I presenti si scambiarono una rapida occhiata, pronti ad affrontare il frutto della mente dell’amica…

Continua…

* Il testo in corsivo è tratto dalla traduzione di "Iridescenti" dei Linkin park (colonna sonora di transformers 3)

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=xLYiIBCN9ec

Oh caspita, spero di non aver deluso nessuno... Ovviamente la scena era già nella mia mente ad inizio della storia, perchè questa è l'unica ff dove avevo individuato dei punti "chiave" per così dire, anche se poi ovviamente ho modificato qua e la qualcosina... Ad esempio originariamente avevo pensato di far accadere questa scena prima della battaglia nella rocca, ma poi ci ho ripensato, dicendomi che così funzionava meglio (per me ovviamente).
Bene, vi aspetto al prossimo capitolo, che spero di postare nei prossimi giorni...
Un bacione enorme a tutti e grazie!!!

PS. guardate che bello questo video dei Linkin Park, è adorabile ♥

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Capitolo 48
*** Capitolo 51 ***


E rieccomi, finalmente!!! Nuovamente pardon per l'attesa...

Buona lettura!

Capitolo 51

-Buon pomeriggio, vostra altezza…- disse un cameriere inchinandosi al suo passaggio.
- Buongiorno a voi…- rispose Ayumi, cercando di mantenere un tono fermo e poco sospetto.
Voltò l’angolo del corridoio e dopo essersi accertata di non avere nessuno alle spalle, lasciò che un sospiro profondo spezzasse l’aria pungente.
-Ho avuto paura…- disse rivolta apparentemente a se stessa.
- Stai andando benissimo, continua a far finta di nulla – rispose Maya. Ayumi allora si voltò, osservando il contorno sbiadito dei tratti della cugina.
- La prossima volta che decidi di renderti invisibile ed andare in giro per il castello, fatti accompagnare da qualcun altro!-
- Andiamo Ayumi… Sai benissimo che mi servi tu. Non posso farmi vedere in giro per i corridoi dopo ciò che è successo, ma mi servono quelle informazioni…-
- Uff… E va bene, continuiamo a camminare. Ma per favore, non avvicinarti così tanto alle finestre, sono sicura che il cavalier Hitzu ha notato lo spostamento della tenda al tuo passaggio…-
E così ripresero a camminare, dirette ad un’ala poco più ad est del palazzo delle rose.
Maya continuava a stare vicina ad Ayumi, cercando di non procurare lo spostamento di cose a lei vicino e soprattutto di non urtare i passanti. Poi finalmente arrivarono davanti ad un portone in legno scuro, ricco di ghirigori che si intrecciavano fino a formare due grosse maniglie. Con grazia Ayumi aprì l’anta alla sua destra, tenne aperto il minimo indispensabile per far entrare Maya e chiuse subito dopo.
La biblioteca del regno delle Rose era grande quanto la sala da ballo del palazzo. Le librerie occupavano tutte le superfici della stanza, arrivando sino al soffitto, mentre diverse scale si aprivano nelle giunture della stanza, permettendo l’accesso alla parte superiore della biblioteca. Qualunque informazione si cercasse, non vi era posto migliore per trovare la risposta se non in quel luogo.
Maya ed Ayumi lasciarono lo sguardo vagare da un libro all’altro, finchè la signorina Mizuki (guardiana della biblioteca) non si avvicinò loro, o meglio, ad Ayumi.
-Benvenuta, maestà… Avete bisogno del mio aiuto per cercare qualche libro in particolare?-
- Vi ringrazio, ma non sapendo il libro specifico dove trovare la risposta a ciò che cerco, preferisco consultarmi con la Saggia Civetta-
- Molto bene, allora avvicinatevi…-
Mitzuki le condusse in un punto remoto della biblioteca, dove una piccola porta si apriva nel mezzo dei libri. Mizuki bussò e quando la porta si aprì, la donna si allontanò, lasciando che Ayumi (e Maya) potessero entrare.
Le ragazze si addentrarono con cautela. La stanza era abbastanza stretta, ma lo spazio era sufficiente per far entrare quattro persone di esile corporatura. Una luce fioca illuminava lo spazio, mentre foglie e radici cadevano dal soffitto, per intrecciarsi in un particolare punto davanti a loro, il punto dove la saggia civetta, stava appollaiata in tutta la sua immensità. Le sue dimensioni erano 10 volte maggiori rispetto a quelle di Edvige e le piume bianche, avevano delle bellissime striature blu notte; gli occhi gialli, trasparivano saggezza e stanchezza allo stesso tempo.
-Mie care principesse, sono contenta di rivedervi…- disse loro.
Maya non si stupì di essere vista da lei: una delle caratteristiche delle civette, era proprio la loro vista acuta, che andava ben oltre a quella di qualsiasi elfo.
-Grazie dell’accoglienza, veneranda maestra… Avevamo bisogno di una consulenza importante- disse Maya.
- Sono qui per questo… Accomodatevi, prego…- i rami che prima giacevano nel soffitto, presero a vorticare verso il basso, formando due perfette sedute sospese per aria. Le cugine si scambiarono un’occhiata veloce, prima che Maya tornasse a parlare.
- La domanda che sto per farvi, probabilmente potrà crearvi sgomento, probabilmente non siete nemmeno tenuta a rispondere ad una simile domanda, ma… Siete l’unica come potete fare chiarezza…-
- Voi elfi mi avete offerto un luogo dove poter arricchire la mia saggezza- iniziò la civetta – mi avete offerto la vostra lingua per potermi confrontare con la vostra razza ed in cambio ho promesso di aiutare chiunque ne avesse bisogno, voi compresa, mia giovane principessa. L’unica clausola del contratto è questa: dare una risposta se ho una risposta. Non conosco le censure, non m’interessano le vostre questioni politiche, io sono neutrale e rispondo solo alla conoscenza. Dunque parlate, maestà, cosa avete da chiedermi?-
Maya prese un respiro e tornò a parlare.
-Conoscete la leggenda di Koku e Seya?-
- Si, la conosco…-
- Bene… La mia domanda è questa: esiste realmente questa rete fognaria che dal punto estremo del regno delle Orchidee giunge sin dentro al castello?- osservò attentamente gli occhi della civetta, mentre il cuore martellava in petto, in attesa della risposta.
- Desiderate sapere solo questo?- chiese la saggia.
- Si, solo questo…-
- Ed a questo risponderò… Sì, esiste realmente questa rete fognaria-
- Datemi qualche informazione…-
- La rete si apre in un punto a sud della grandissima foresta dell’Opus, più precisamente, nel punto dove tre alberi secolari s’inclinano verso il basso, indicando con i loro rami il punto esatto del dirupo. Una volta caduti giù, infinite gallerie si diramano per tutto il regno. Centinaia le vie d’uscita, una sola quella che sfocia nel palazzo, ma una linea guida lasciata da un cavaliere delle rose evaso da palazzo, vi aiuterà a compiere il cammino inverso. Ma badate: il nemico potrebbe trovarsi nel punto d’uscita e voi, mia principessa, venire scoperta e catturata… So bene quanto il vostro cuore arda al pensiero di poterlo riabbracciare, ma la vostra cattura è un rischio della missione…-
- I vostri avvertimenti mi sono d’aiuto, veneranda maestra, e vi ringrazio. Ma non mi farò catturare, tengo troppo a questo regno per lasciare che accada… Ma come avete detto voi, il mio cuore non può attendere oltre ed io vi sono grata per le utili informazioni che mi avete riservato. Vi chiedo solo di tacere il contenuto di questa conversazione a qualsiasi elfo, persino alla regina… Ve lo chiedo in nome di quell’antico legame che ci lega da decenni…-
- Sarà fatto, principessa… Fate dunque attenzione e ringraziate il regno delle orchidee, per aver sottovalutato l’importanza di questa rete segreta, che a momento opportuno si è rivelato un asso nella manica per voi elfi… Fatene buon uso-
Ayumi e Maya ringraziarono ancora una volta prima di andar via. La civetta indicò loro il punto della biblioteca dove avrebbero trovato la cartina con segnati i sentieri della rete fognaria e poi si allontanarono, preparandosi ad affrontare quella nuova rischiosa avventura.

Poche ore dopo, Maya, Chester ed Eragon, radunarono gli effetti personali e si prepararono alla fuga.
-Fate attenzione…- disse Ayumi stringendo forte la vita di Chester – non fatevi male e tornate sani e salvi…-
- Si, te lo prometto…- rispose lui depositando un bacio dolce sulle labbra.
- Adesso devo andare, a breve ha inizio la riunione straordinaria con i rappresentanti dei Crisantemi e non oso immaginare cosa accadrà quando racconterò la verità su ciò che ha causato il viola delle tue rose e delle mura del palazzo-
- Ayumi, non ti ringrazierò mai abbastanza per quello che stai facendo per me…- disse Maya andando ad abbracciare la cugina – sei come una sorella per me e mi sei sempre accanto, nel momento del bisogno. Ti voglio bene…-
- Te ne voglio anch’io… Altrimenti non mi sarei esposta così tanto…- e risero insieme.
Arya ed Eragon si stavano salutando poco più in la. Era doloroso separarsi, ma era arrivato il momento per Arya di fare la sua parte in quella storia come rappresentante del caduto regno dei Girasoli.
-Stai tranquilla- la rassicurò lui – se avremo bisogno di aiuto, ci sarà Saphira a trarci in salvo…-
Arya lo fissò intensamente, stringendolo con forza sempre crescente.
-Spero tanto che vada tutto bene…- disse in un sussurro.
- Andrà bene, vedrai…-
Si baciarono intensamente un’ultima volta e poi raggiunsero gli amici.
-Andiamo?- disse Eragon – Saphira inizia a lamentare una certa noia per l’attesa, non vede l’ora di sgranchirsi le ali…-
- Ha ragione, poverina…- constatò Maya – allora andiamo… Lascio tutto nelle vostre mani e mi auguro che al ritorno il clima angustio sia solo un brutto ricordo…-
Ayumi ed Arya annuirono, poi i tre fuggitivi invocarono l’incantesimo dell’invisibilità e, seguite dalle due dame, raggiunsero Saphira. Si salutarono un’ultima volta, prima di voltare le spalle al palazzo ed all’intero regno delle Rose.
Stavano per spingersi nelle terre del nemico, ma nei loro cuori non vi era traccia di paura, ma anzi, una voglia di avventura li animava e soprattutto la voglia di guardare in faccia il nemico e strappargli di mano il prestigioso prigioniero.
La foresta dell’Opus si aprì davanti a loro e nell’addentrarsi in esso, Maya sperò con tutta se stessa di trovare il suo Rubedo*.

Continua…

* Opus: è un riferimento alchemico, che sta per una sorta di percorso, meglio definibile come una ruota.
L'Opus è composto da quattro fasi: Nigredo, Albedo, Citrinitas e Rubedo. Per gli alchimisti esso rappresentava le varie fasi per il raggiungimento della pietra filosofale, la materia rossa e quindi la Rubedo. Ma l'Opus è anche il percorso per il raggiungimento della spiritualizzazione, o una sorta di quinta essenza.
Ai giorni d'oggi possiamo dire che chi si addentra nell'Opus, si prepone un obbiettivo (prima fase, Nigredo) e con difficoltà cerca di concretizzarlo (seconda e terza fase: Albedo e Citrinitas), finchè raggiunge il suo obbiettivo (ultima fase, Rubedo).
Terminata la missione, provabilmente prefisseremo nuovi obiettivi e torneremo nuovamente alla prima fase dell'Opus. Per questo è una ruota, perchè dopo una Rubedo ci sarà sempre la Nigredo.

Ok.................. Spero di averla spiegata bene questa cosa dell'Opus... Bacini ed alla prossima!!!!!!!!!!!!!!

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Capitolo 49
*** Capitolo 52 ***


Buongiorno!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Ed oggi è finita la pacchia del maxi ponte del primo maggio... Ma per alleviarvi la nostalgia, eccovi un nuovo capitolo! Buona lettura, grazie a quelli che mi seguono, veramente di cuore!

Capitolo 52

Masumi giaceva inerme nel letto di pietra, in quella stanza fredda divenuta, suo malgrado, una tormentata dimora… Perché Masumi lì dentro stava impazzendo: strane convulsioni nervose lo sorprendevano nel cuore della notte ed in quei casi, del tutto fuori di se, minacciava di rompere la dura pietra ed uccidere chiunque gli capitasse a tiro. I guardiani, allora, furono costretti a legarlo più e più volte, nel vano tentativo di sedare la sua furia.
Lo sguardo infuocato che si faceva spazio tra i bellissimi occhi in quelle occasioni, avevano convinto Aya a parlare con la regina e chiedere aiuto alla sola capace di domare la bestia infuriata dentro il figlio.
E così, come da giorni ormai, Masumi sentì la porta aprirsi con garbo, mentre i polsi cercavano inutilmente di liberarsi dalla stretta delle liane.
-E’ inutile, Masumi… Non puoi liberarti…- Masumi spostò lo sguardo dal soffitto buio alla sua sinistra, sino ad incontrare due occhi gelidi, che facevano capolino da una spessa maschera color argento.
- Ancora voi…- disse esasperato – credevo che dopo ieri non sareste più venuta a farmi visita- disse sarcastico. Ed era vero… Il giorno prima aveva addirittura sputato sulla maschera argento, per il forte ribrezzo provato verso la regina, guadagnandosi una manciata di frustate in più da parte degli orchi.
- Oh, sono abituata a ricevere offese ben maggiori alle vostre rozze ribellioni, caro il mio Cavaliere…- si sedette in un angolo della pietra e la vicinanza al suo corpo, gli provocò una forte nausea.
- Sapete perché sono qui…- riprese la regina, con uno sguardo fattosi adesso languido e provocante.
- E voi sapete la mia risposta…- Masumi sentì un tocco leggero farsi spazio tra la stoffa lacerata in un particolare punto del petto. Gli addominali (adesso pieni di tagli e ferite) furono sfiorati con grazia. Respirò velocemente, nel vano tentativo d’interrompere quella tortura.
- Toglietemi le mani di dosso!!!- gridò allora strattonando le liane – il vostro tocco è rivoltante!- la Regina lo fulminò con lo sguardo, poi avvicinò le dita ad una ferita più profonda delle altre e, malignamente, le affondò in essa.
- Ahhhhhhhhhhh!!!!!!!- Masumi si contorse dal dolore, ma la regina continuò, allora Masumi serrò forte le labbra, tanto da farle sanguinare.
- Mi fai ridere…- disse spezzante – nonostante tutto, continui ancora a resistermi… L’ho detto e lo ripeto: se ti unissi a me, sarebbe tutto molto più semplice. Pensaci bene: divenire il re dell’intero pianeta… Non è una proposta allettante? Saresti al fianco di una donna matura come me, non di una ragazzina sempliciotta come quella Maya… -
- Non parlerete con questo tono di “lei”- disse in un sussurro.
- Ah, Masumi… La tua ottusità inizia a stancarmi…- tolse le dita dalla ferita, pulendole dal sangue nell’orlo del vestito – da parte mia sono stata fin troppo garbata e paziente. I tuoi modi mi affascinano, non posso negarlo, tanto da chiederti di sederti al mio fianco, non come alleato, ma come Re! Ma sembri non comprendere quanto tutto ciò possa giovare alla tua persona… E me ne rammarico. Vederti costretto in questo letto, legato alla stregua del peggiore tra i criminali, porta dolore sia a me che a tua madre…-
- Beh, mi dispiace per voi, ma ho intensione di marcire qui dentro…- rispose voltandosi col capo, odiava i suoi occhi.
- Masumi, Masumi… Non mi sei d’aiuto con queste continue ribellioni… E va bene, vorrà dire che tornerò domani…- si alzò, spazzolando il vestito dall’umido e dalla polvere depositatosi in quel lasso di tempo – riposa bene e sfrutta questo tempo per meditare con intelligenza…- percorse il breve tratto che conduceva alla porta massiccia e finalmente uscì.
- Ah…- Masumi chiuse gli occhi e sospirò. Non ne poteva più, non ne poteva più… Non ne poteva più…!!! Ma non voleva e non doveva cedere. Non doveva cedere...

-Ah, vi prego… ditemi che siamo vicino…- disse Maya ormai allo stremo. Erano cinque giorni che girovagavano senza sosta dentro la foresta dell’Opus, ma dei tre alberi secolari e del dirupo, non vi era alcuna traccia. Per un momento ebbe paura che la galleria fosse stata chiusa, ma poi si ricordava che nulla sfuggiva alla Saggia Civetta e che quindi, se effettivamente ci sarebbe stato tale rischio, la civetta l’avrebbe avvertita.
- Coraggio, Maya… Prima o poi lo troveremo…- le fece coraggio Eragon.
Saphira li aveva lasciati all’apertura della foresta (far entrare anche lei sarebbe stato decisamente troppo sospetto) ma un incantesimo speciale a cui si erano sottoposti sia Saphira che Eragon, avrebbe consentito ad entrambi di chiamare l’altro in caso di pericolo, anche a chilometri di distanza.
Di nemici, loro malgrado, ne avevano incontrati almeno una quarantina, ma furono abili nel nascondersi e così facendo, poterono continuare indisturbati la loro ricerca del dirupo.
-E’ straziante cercare, cercare e non trovare…- riprese Maya, scansando un piccolo deposito di rami vecchi e foglie lunghe.
- Maya, devi essere fiduc… Ahhhhhhhh!!!!!!- Maya sentì un tonfo fortissimo, unito all’urlo disumano di Chester, si voltò, ma del ragazzo non vi era nessuna traccia. L’eco continuava a riempire l’aria attorno ad eragon e maya…
- Chester!!- chiamò subito Eragon guardandosi intorno – Ma dov’è finito?-
Poi lo sguardo di Maya venne attratto verso il basso, nel punto dove aveva scansato la rete di rami secolari.
-Eragon, guarda qua…- ed indicò il punto, dove adesso compariva una piccola voragine.
Maya ed Eragon si sporsero nel dirupo, continuando a chiamare l’amico.
-Sono qua sotto!!- rispose affannato.
- Ti sei fatto male? Stai bene?- chiese Maya preoccupata.
- Sto bene, più o meno… C’è uno stagno qui sotto… E… Non lo so, non si vede molto…-
- Uno… Uno stagno…- disse Maya tra se. Il cuore prese a battere forte, si voltò, osservando gli alberi che li circondavano. E poi li vide: tre alberi maestosi s’innalzavano in tutta la loro beltà, ma tre rami di essi, s’inclinavano verso il basso, in apparenza senza una meta, ma un occhio attento avrebbe notato che essi s’intersecavano in un punto ben preciso, il punto dov’era caduto Chester. Iniziò a ridere di cuore, tanto che Eragon si voltò stupito e sconvolto allo stesso tempo.
- Ma che ti prende?- chiese.
- Ahhahaha, l’abbiamo trovato!!!- rispose andando ad abbracciare l’amico – l’abbiamo trovato! E’ la via che porta alle gallerie! Guarda i tre alberi…- disse indicando il punto dove sorgevano – sono loro! Chester è caduto accidentalmente nel dirupo! L’indicazione della saggia era corretta! Tre rami s’intersecavano nel punto d’inizio del dirupo!-
- Sisi, meraviglioso… Ma adesso scendete giù, per favore…- disse Chester, urlando dal basso - Credo di essermi ferito alla gamba-
- hai ragione, scendiamo subito!-
Maya fu la prima a scendere. Legò una corda alla vita, la cui estremità era a sua volta legata al tronco di un albero e, con calma, Eragon l’aiutò a scendere giù.
-Vai piano…- la guidò Eragon, mentre Maya rimaneva sospesa nel buio. La luce andava via via affievolendosi, era strano sentire il vuoto sotto di se e fu contenta di non essere a conoscenza dell’effettiva profondità del dirupo. Poi ad un tratto, sentì le caviglie toccare qualcosa di freddo ed umido, poi salì, fino a toccare la vita, il busto, per poco non affogò.
- Basta basta! Sono arrivata! Manchi solo tu…- nel mentre si guardò attorno, cercando d’intravedere il profilo di Chester – ma dove sei?- chiese spazientita.
- Alla tua sinistra… Ahi, non riesco a muovere la gamba…-
Maya evocò la magia e grazie ad essa illuminò lo spazio intorno a loro. Era come narrato dalla leggenda: lo stagno si apriva proprio sotto il dirupo, mentre infinite gallerie si diramavano da più punti. Poi trovò finalmente Chester e notò l’acqua tingersi di un rosso porpora nel punto in cui giaceva.
-Ti vengo ad aiutare…- slegò la corda ed in qualche bracciata fu dall’amico, afferrò un braccio e lo posizionò alla spalla– tieniti forte, ti porto a riva – e mentre Eragon atterrò nel terriccio con l’uso della magia, Maya usò le energie risparmiate per guarire la ferita di Chester.
- Ecco fatto, l’ho disinfettata e poi rimarginata… Avevi un taglio abbastanza profondo!-
- Ti ringrazio… Che la leggenda sia vera o no, posso capire perché Koku non è risalito immediatamente in superficie… Mi sento senza forze!-
- Hai perso molto sangue…- disse Eragon osservando la macchia rossa nello stagno – bene, richiudo la voragine e cerchiamo la traccia lasciata dal cavaliere delle rose…- un vento leggero increspò la superficie dello stagno, mentre un suono dolce echeggiò tra le vie fognarie.
- Spero solo che non ci sia nessuno, altrimenti saremo già scoperti… Non credo che il silenzio si possa considerare il nostro punto forza…-
- Hai ragione Maya…- rispose Chester ridendo – ma per fortuna compensiamo con altre abilità-

Quando Eragon rimarginò l’intreccio degli alberi nel punto dove sorgeva il dirupo, i tre decisero di dedicarsi ad un piccolo pasto e poi di rimettersi in marcia. Per qualche minuto, poterono godersi un minimo di riposo.
-Bene… Non ci resta che individuare la galleria che conduce a palazzo…- Maya estrasse la cartina presa nella biblioteca dal suo sacco e la fissò – dunque… La mappa indica tutti i punti in cui sfociano le gallerie, ma il problema è che non vi è segnato il punto dove ci troviamo noi… Questa è una mappa antica ufficiale, mentre il dirupo è un’entrata “clandestina”, non dovrebbe esistere… Quindi…-
- Quindi finchè non troviamo la traccia non sapremo se la via che seguiremo sarà quella giusta…- concluse Chester.
- Esatto… E’ indispensabile trovare questa traccia…-
- E come faremo?- chiese Eragon – insomma, che tipo di traccia è?-
- Dovrebbe essere come una linea guida…- i tre si fissarono per un momento, prima che Maya si issasse in piedi – su! Mettiamoci a lavoro… Inizieremo invocando la magia…-

E così i tre provarono per un giorno intero, ma nulla sembrava funzionare.
-Non ci siamo…- disse Maya lasciandosi cadere su di una roccia – stiamo tralasciando qualcosa… Credo che dobbiamo metterci nei panni di questo cavaliere, che voleva rendere visibile questa traccia solo ad un elfo proveniente dalle rose…-
- Deve essere qualcosa che il nemico non è in grado di pensare…- disse Eragon.
- Già, ma cosa? Cos’è che non è capibile da un uomo delle orchidee? L’amore forse?-
- Mmmm, no…- riflettè Chester – anche un abitante delle Orchidee può provare amore… Dev’essere uno stratagemma che può utilizzare solo un abitante delle rose, qualcosa che ci caratterizza, qualcosa che ognuno di noi sa fare… Ma che cosa?-
Maya ci pensò a lungo, così come tutti gli altri, ma nessuno trovò la risposta. Andarono a dormire pensierosi, il sonno fu leggero per tutti.
E poi, nel cuore della notte, a Maya arrivò la risposta.
Ai bambini delle rose, sin da piccoli viene imparato come affrontare la paura del buio, perché le rose era un paese di luce ed ogni bambino doveva essere in grado di domare il buio con la propria luce. Il metodo usato era semplice: veniva insegnata loro una canzone elfica in dialetto delle rose e questa doveva essere cantata a voce alta in qualsiasi condizione di buio essi si trovavano. La canzone, li avrebbe guidati nel buio, li avrebbe guidati tramite la luce…
-Ho la risposta!- disse alzandosi di botto, svegliando gli amici dal sonno leggero – ho la risposta!- ripetè invocando la luce tramite la magia.
- Aghh…- sbadigliò Chester – illuminaci…-
Maya spiegò loro la sua intuizione e Chester le fu subito d’accordo.
-Hai ragione, Maya! Dobbiamo provare, questa volta sento che ci siamo…-
Così, Eragon si mise di lato ed aspettò che i due intonassero la canzone.
Maya e Chester si presero per mano, chiusero gli occhi e lasciarono che le energie fluissero tra di loro ed al di fuori di loro. In quel momento sentirono scorrere un legame fraterno intenso, si sentirono veramente come fratello e sorella.
Quando le labbra si schiusero, Eragon udì un suono dolce, delicato, profondo… Era simile ad un sussurro e le parole apparivano indecifrabili per chi, come lui, era estraneo ai riti del regno. Come per magia, pian piano una nuova luce illuminò le mura della galleria, un fascio oro prese vita dalla superficie del lago, puntando con prepotenza l’entrata di una delle gallerie. Ce l’avevano fatta, la linea guida si formò parola dopo parola, guidandoli nel buio di quei cunicoli.
Il canto terminò subito dopo e Maya e Chester fissarono estasiati la luminescenza di quell’unico fascio oro.
-E’ bellissimo… - sussurrò lei.
- Già… L’abbiamo trovato, finalmente…- disse Chester.
- Non ci resta che seguire il suo percorso…-
Si guardarono negli occhi, consapevoli che da li in poi il cammino si sarebbe rivelato molto più insidioso e ricco di ostacoli.
Ma gli ostacoli erano un rischio della missione e tutti e tre erano pronti a superare qualsiasi ostacolo pur di raggiungere l’obiettivo.

Continua…

Non credo ci sia qualcosa da aggiungere... Boh...
Come potete capire ci stiamo addentrando nell'avventura... E chissà cosa accadrà nella tana del lupo...
Buona giornata!!

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Capitolo 50
*** Capitolo 53 ***


Buongiorno!!! Anzi, buon pranzo... Vi posto il nuovo capitolo, grazie a chi mi segue ♥!


Capitolo 53

La Regina era nervosa, inquieta… Erano giorni che Aya la vedeva girovagare nel castello senza un’apparente meta, con passo svelto, deciso, ma anche stranamente frustrato. Così, un giorno decise di esporre questa sua preoccupazione all’amata sovrana, che in risposta accavallò le pallide gambe nel senso opposto a quello solitamente utilizzato. Gli occhi si ridussero a fessura e sentì uno strano verso, simile ad un urlo strozzato, provenire dalle labbra.
- No, Aya, non vi è nulla che possa turbare la mia solita pacatezza… Mi annoio, tutto qui… E’ un periodo di strana quiete che mi urta… -
- Se è solo questo, maestà, mi scuso se sono stata inopportuna, temevo che un qualsiasi pensiero vi turbasse…-
- No, Aya… Ma…- si bloccò, come a valutare se continuare a parlare o tacere, ma tra le due, vinse la seconda -… Ma ho un favore da chiederti-
Si fissarono per un istante, prima che la sovrana tornasse a parlare.

L’avventura tra i cunicoli del sottosuolo delle Orchidee, procedeva senza particolari intoppi per i tre avventurieri. Di rado avevano notato strani rumori, ricondotti subito dopo a perdite d’acqua od al cammino di piccoli animaletti, che a Maya ricordarono i topi di fogna del pianeta Terra.
Per il resto, tutto andò per il verso giusto.
- E’ troppo facile…- commentò Maya al sesto giorno di cammino all’interno delle fogne – non abbiamo incontrato nessun ostacolo… Possibile che le Orchidee sottovaluti così tanto l’importanza di queste gallerie?-
- Può darsi…- rispose Chester a qualche metro di distanza, intento ad illuminare i sentieri bui che si aprivano ad ogni passaggio, evitando così provabili imboscate – non sappiamo se in effetti questa galleria è conosciuta o meno dagli abitanti… Tutto quello che sappiamo lo dobbiamo ad una leggenda. C’è da dire, però, che se persino noi ne siamo venuti a conoscenza, non vedo perché la Regina ne debba essere all’oscuro-
- Se così fosse – continuò Eragon che chiudeva la fila – potremmo cadere in una trappola… Magari siamo seguiti e non ce ne accorgiamo… Magari al prossimo bivio due dozzine di soldati ci cattureranno e verremo portati dritti da lei …-
- Non possiamo saperlo, l’unica cosa che possiamo fare è proseguire per questa direzione e lasciare che l’Inevitabile faccia il resto…- concluse Maya.

Altri tre giorni trascorsero senza difficoltà, sostarono di rado in cerca di riposo su dei grossi massi collocati qua e là in diversi punti della galleria. I pranzi e le cene erano dei pasti fugaci: giusto l’essenziale per ritrovare le energie e poi via, nuovamente all’inseguimento della traccia luminescente, che giorno dopo giorno, sembrava non avere mai una fine.
Essa arrivò al decimo giorno di cammino, quando ad un tratto, Chester notò la traccia farsi ancora più luminescente in un particolare punto. Avvicinandosi, notarono che la linea si spezzava lì, nel punto dove un masso bloccava il proseguimento di essa e la rifletteva verso l’alto.
- Deve essere quello il punto- disse Maya indicando la superficie su cui batteva il fascio oro.
- Si… Ci deve essere un varco, o qualcosa che ci permetta di aprirlo…- disse Chester. Poi sfilò la sacca dal braccio e la poggiò a terra – bene! E’ arrivato il momento di fare incursione nel castello…-
Si guardarono un attimo, poi Maya spostò lo sguardo verso il basso.
- All’improvviso ho paura…- ebbe il coraggio di dire – insomma, se fallissimo lascerei che l’ultimo cavaliere di drago ed il migliore dei cavalieri, siano catturati insieme alla futura regina…-
- E’ un rischio che sapevamo di correre sin dal principio, Maya…- rispose Chester avvicinandosi ed abbracciandola stretta – ma non devi temere per noi, né sentirti in colpa… Siamo persone adulte e come tali sappiamo prendere da soli le nostre decisioni… Abbiamo scelto noi di seguirti e se lo abbiamo fatto non è certo per incoscienza, ma perché sappiamo quanto indispensabile sia Masumi non solo per noi, ma per l’intero regno e non è giusto che sia costretto all’agonia. Come soldati (e come amici), non permetteremo che muoia per mano della Regina, rischieremo tutto, anche le nostre vite, ma non volteremo le spalle ai nostri ideali ed ai nostri principi. Che sia una sola vita da salvare, o due, o tre, o centinaia, o migliaia, abbiamo verso ognuno di loro dei doveri da rispettare: i doveri imposti dal nostro credo e dalla nostra anima. Non lasciare spazio al dubbio di penetrare le tue difese, perché non vi è nemico peggiore delle proprie paure da sconfiggere, credi in ciò che sei, in ciò che rappresenti, in ciò che ami… E vedrai che ogni cosa andrà per il verso giusto…-
- ha ragione lui…- disse Eragon posandole delicatamente una mano sulla spalla – non temere il futuro, lascia solo che arrivi e prenditi ciò che esso ti riserverà, senza ripensamenti o strani rancori. Credi in te, Maya e tutto andrà bene…-
Asciugò velocemente le lacrime che avevano iniziato a solcarle il volto e poi sorrise.
- Grazie, ragazzi. Avete ragione voi… Su, adesso andiamo…-
Chester sciolse l’abbraccio ed Eragon tornò a fissare il fascio di luce.
- Chi si offre volontario a salire per primo?- chiese sarcastico.
- Abbiamo capito, vado io…- disse Chester.
- Infondo ti tocca, sei stato il primo ad entrare ed è giusto che sei il primo ad uscire…- concluse Eragon.
- Ma il detto non sosteneva “gli ultimi saranno i primi?”-
- Mmmm, non ricordavo dicesse questo… - si giustificò il cavaliere di drago.
- Se non la smettete vado io per prima…-
- Ahahahha, no, vado io Maya…-
Così, i ragazzi tornarono seri, Chester fece appello alla magia e percorse il raggio luminescente diretto verso l’alto. Non vedeva molto, poiché il raggio gli abbagliava la vista, tastò con difficoltà le diverse zone del terriccio superiore, finchè sentì una leggera spaccatura sotto le dita. Pressò in quel punto e piano, aprì la botola.
- L’ho trovata!- disse ai compagni – credo che sia un’apertura nel pavimento…-
- Fai attenzione!- disse Maya preoccupata. Il cuore batteva a mille, la paura di essere scoperti era tanta, ma si fece forza.
Chester sollevò del tutto l’apertura, per poi salire ed entrare nella tana del lupo.
Vedeva buio e questo in un primo momento lo preoccupò. Estrasse la spada, mentre un’ondata di spezie offuscò l’olfatto, ma si ridestò quasi subito. Si issò in piedi, perlustrando la superficie buia, come a vedere se il nemico lo avrebbe catturato. Ma quando ciò non accadde, ebbe il coraggio di invocare la magia e fare un po’ di luce.
- Ah…- sospirò sollevato. Si avvicinò alla botola, che in effetti era una mattonella che si apriva di lato, e si sporse giù.
- Potete salire, è una cantina del castello…- li rassicurò.
Quando entrambi furono saliti, chiusero la botola, mettendo accanto ad essa una sacca di spezie facilmente riconoscibile, in modo che se ce ne fosse stato bisogno, avrebbero ritrovato il punto d’entrata alle gallerie.
Avanzarono piano verso la porta d’uscita, Eragon la aprì delicatamente, trovando però un corridoio vuoto.
- Da questo momento dobbiamo procedere con cautela, fate piano…-
Avanzarono lentamente lungo il corridoio, trovando alla sua fine un’ulteriore porta, seguita da un’altra ed un’altra ancora… Poi, tornarono al punto di partenza, poiché aprirono nuovamente la porta della cantina.
- Qualcosa non va, stiamo girando a vuoto…- disse Maya.
- Ma che brava, hai indovinato!-
Eragon e Chester si voltarono di scatto, un brivido trapassò la schiena di Maya… Quella voce…
- Benvenuti nel castello delle Orchidee!- li accolse Aya – Maya, è bello rincontrarti…-
- Non posso dire altrettanto…- rispose pungente, lanciandosi in avanti nel tentativo di colpire la donna. Ma dei passaggi segreti si aprirono tra le mura, rivelando un folto gruppo di orchi, che presero a battersi con i tre.
E inutili furono i loro tentativi di difesa, poiché gli orchi ebbero la meglio su di loro e nel giro di pochi minuti, si ritrovarono con le mani legate dietro la schiena.
- Ma ditemi, credevate davvero di riuscire ad infiltrarvi con questi rozzi tentativi? Non avete minimamente pensato che al vostro arrivo degli incantesimi di protezione avessero rilevato la presenza di “estranei a palazzo”?- rise malignamente, avvicinandosi al viso di Maya e stritolandolo tra le mani – sei una sciocca ragazzina! Ma vedrete che il soggiorno nel nostro castello sarà pieno di sorprese e ricco di avventure… Infondo, eravate alla ricerca di un’avventura da narrare di generazione in generazione, ebbene l’avrete: una principessa, un cavaliere di drago ed un cavaliere fedele, scioccamente caduti nella tela del ragno… Che bel quadretto! La regina sarà felice di accogliervi al più presto, ma credo che desideriate fare un breve tour del palazzo… Su, conduceteli nelle prigioni… Andrò ad informare di persona sua maestà del vostro arrivo…-
Maya la vide sparire in una delle aperture ai muri e quando lo fece, accadde qualcosa che fece rabbrividire Maya: sin dal principio, quella era una trappola, poiché la parete scomparve per magia, rivelando un’ampia stanza adibita a cucine. Ciò che avevano visto, le porte che avevano oltrepassato, non erano altro che effimere illusioni, in realtà non si erano mai spostati dalla piccola fascia scelta da Aya, che si era goduta lo spettacolo, come miglior spettatrice, in prima fila.
- Sono stata una stupida…- disse Maya una volta dentro la prigione – dovevo immaginarmi che fosse una trappola, era certo che la Regina non si sarebbe lasciata ingannare così facilmente…-
- Non vedere tutto nero, Maya…- disse Eragon seduto poco più lontano – siamo arrivati a palazzo e questa è una buona notizia… Vedrai che riusciremo a venirne fuori…-
Maya osservò come in trance la luce che filtrava dalle grate, si sentiva una stupida, aveva creduto di riuscire a liberare Masumi senza essere catturata. La verità era che sin dal principio non le importava il pensiero di essere catturata, perché sapere che a dividerli c’erano solo delle mura, portava al cuore una piccola fiammella di speranza, una fiammella che rinchiusa nel suo castello fatato delle rose, non si sarebbe mai accesa.

Continua…

Ebbene si, sono stati catturati... Era abbastanza prevedibile dai... Secondo me riuscire ad infiltrarsi a quel modo e liberare all'istante Masumi era troppo semplice... E non si trova soddisfazione a scrivere dcose semplici... Della serie "ma su, animiamo la situazione"
Uhahahhah! Alla prossima!! Non vedo l'ora ♥

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Capitolo 51
*** Capitolo 54 ***


Buona domenica!!!! Vi posto il nuovo capitolo...
Buona lettura!


Capitolo 54

La porta massiccia venne aperta con poco garbo, mentre una figura vestita di nero si portò rapidamente al fianco dell’odiato letto in pietra.
- Alzati, dobbiamo andare…-
- E chi ti dice che voglia muovermi da questo letto?-
- Ubbidisci, Masumi! Adesso mi seguirai…-
- Aya, iniziate a stancarmi, veramente… Cosa c’è? Oggi la Regina si disturba a farmi visita e desidera che sia io ad andare da lei? Beh, non ho intensione di vedere la sua maschera, o almeno non di mia volontà-
Aya scese dolcemente il cappuccio, rivelando a Masumi uno sguardo che non le aveva mai visto in quei giorni. Era come se avesse pianto per ore…
- Masumi, ti prego, è importante che scendi, altrimenti…-
- Altrimenti cosa?- disse alzandosi a sedere – perché quello sguardo? Avete forse dei rimorsi di coscienza? –
- Non chiedermi questo…- disse in un singhiozzo – seguimi e basta…-
Masumi continuò a fissarla, ma non riuscì a decifrare il suo comportamento, così decise di ubbidire, con il cuore che stranamente prese a martellare più forte. Le mani tremarono impercettibilmente… Cos’era quel brutto presentimento?

Poco dopo, Masumi venne accompagnato in un’ala del palazzo che non aveva mai visto. Percorsero vari corridoi, finchè la madre lo condusse in uno strano stanzino, simile ai palchetti cui era solito recarsi nei teatri del pianeta terra.
- Siediti, lo spettacolo sta per cominciare…- disse la madre occupando un posto accanto a lui.
- Ma che…- nemmeno il tempo di porre la domanda, che le tende rosse davanti a lui si aprirono di colpo, mostrandogli una strana arena addobbata di terriccio, fango ed alti pilastri in pietra bianca. La loro posizione era sollevata rispetto all’arena, la visuale era perfetta, la luce bianca proveniente dalla vetrata della cupola, illuminava ed abbagliava allo stesso tempo. Masumi si chiese perché era lì. Cos’era che la Regina voleva mostrargli? “Sicuramente niente di buono…” pensò tra se, ma poi sentì il frusciare della tenda d’ingresso e d’istinto si voltò.
La solita nausea tornò a salire prepotente alla gola, il solo vederla gli provocava un forte fastidio.
- Scusate l’attesa, non è mia abitudine far attendere gli ospiti…- slacciò il mantello nero, rivelando sotto di esso, un vestito particolarmente aderente di seta rossa con nel decolté ricami in pizzo nero. Quando si sedette affianco a lui, Masumi notò il profondo spacco laterale, che lasciava a bella vista una buona porzione delle lunghe gambe pallide.
- Tz, ridicolo…- disse sottovoce voltandosi disgustato. Ma evidentemente la regina lo sentì, poiché si avvicinò pericolosamente, soffiando all’orecchio poche parole.
- Vedremo quanto sbrufferai tra poco…- poi tornò a sedersi composta.
Nel mentre l’arena si riempì del resto degli spettatori, che presero ad urlare ed incitare qualcosa o qualcuno.
- Masumi, sei pronto?- disse la Regina tornando a parlare dopo attimi interminabili di silenzio. Un brivido percorse la schiena di Masumi, il cattivo presentimento prendeva sempre più consistenza. Chi o cosa avrebbe fatto il suo ingresso nell’arena?
Il cuore martellò sempre più forte, seguendo alla perfezione il ritmo via via più incalzante dei tamburi suonati in un’ala dell’arena.
Masumi vide entrare un orco dalla stazza robusta, lo vide portarsi al centro dell’arena, mentre il pubblicò s’infuocò di grida d’incoraggiamento. Al suo lato la regina batteva le mani in modo composto, si voltò verso la madre, stupendosi nel trovarla tremante di paura. Poi qualcosa lo convinse a tornare con lo sguardo verso l’arena, poiché dal pubblicò, sentì partire una serie di fischi ed insulti. Ci volle qualche minuto prima d’identificare “cosa” stessero beffeggiando, poi vide una figura esile in un angolo dell’arena, con in dosso una semplice stoffa bianca piena di sangue ed alla mano una spada che ebbe l’impressione fosse poco affilata. Non riusciva a vederne il volto, poiché esso era chinato verso il basso.
- Riconosci chi è?- chiese la regina.
- Perché dovrei saperlo?- domandò. Ma poi capì. Sentì il sostegno della sedia venirgli meno in pochi istanti, le gambe tremarono, la gola divenne secca, arida… La nausea stavolta sentì non trattenerla, così si voltò di lato, cercando con la mano di sedare l’istinto. Voleva urlare, voleva prendersi a pugni, perché non credeva possibile una cosa simile… Non poteva essere realmente lei. Le gambe si alzarono da sole, mentre il busto si affacciò nel balconcino e la voce tornò all’improvviso, trovando la forza di liberare un urlo straziante.
- MAYAAAAAA!!!- la ragazza venne attirata da quella voce, finalmente lo vide, vide il suo petto coperto di ferite, il volto così pallido e raggrinzito … Le lacrime presero a cadere indomate.
- Masumi…- sussurrò – Masumi…- ripetè alzando una mano verso di lui, cercando di ridurre la distanza tra loro. Ma tutto sfumò non appena sentì un forte dolore alla spalla, si voltò in tempo, notando l’orco brandire ferocemente il suo martello. Provò a scansare il colpo, ma i muscoli erano indeboliti dopo giorni e giorni di intense torture. Roteò la spada con poca convinzione, cercando invano di colpire l’avversario. Bastò un solo tocco dell’orco, affinchè il corpo cadde in avanti, assaporando il retrogusto della terra scura.
Era la sua fine. Nonostante Masumi fosse vicino a lei, Maya sentì il corpo non reagire ai suoi comandi. Illusa. Si credeva forte, ma non lo era poi così tanto, almeno non fisicamente… Ci volle poco per cedere: qualche tortura e la notizia che la regina voleva in sposo il suo Masumi. E così, i ruoli si erano invertiti… Adesso era Maya ad assaporare l’amarezza di vedere colui che si ama sgretolarsi al proprio tocco, perché Maya credè che masumi, prima o poi, si sarebbe piegato a quelle lusinghe, come lei si stava piegando sotto il linciaggio di quell’orco.
- Maya, rialzati…- le gridò Masumi dalla tribuna d’onore. La sua voce rimbombò nella testa, alzò il capo, notando che era proprio sotto di lui. Per un attimo sentì la fiammella incendiarsi di gioia nel vederlo da così vicino, poi però lo sguardo si spostò sulla figura in piedi accanto a lui: la Regina, così bella in un abito rosso fuoco, così misteriosa coperta da una meravigliosa maschera argento, Maya fu certa che qualunque uomo avrebbe ceduto di fronte a cotanta bellezza… Si sentì improvvisamente nuda nei suoi miseri stracci ricoperti di sangue, nel viso divenuto sciupato, nelle braccia deboli, nelle gambe affaticate…
La lama cadde dalle mani, non riusciva più a lottare, poiché la paura stava avendo il sopravvento dentro di se. E come le aveva ricordato Chester qualche settimana prima, non vi era nemico peggiore delle proprie paure da sconfiggere.
Masumi dalla tribuna non credeva ai suoi occhi: quella non poteva essere Maya… Dov’era finita la sua solita grinta? La sua voglia di combattere fino all’ultimo? Perché non reagiva?
- Ah, che noia questa ragazzina…- disse la regina – mi chiedo cosa ci trovi in lei, Masumi…-
- Tu…- iniziò stringendo forte il pugno, ma prima che potesse voltarsi e prenderla a schiaffi, la madre si frappose tra loro, guardando verso il basso con un terrore mal nascosto.
- Mia regina, forse è meglio far entrare anche gli altri prigionieri, il pubblico inizia ad annoiarsi…-
- Hai ragione…- rispose senza voltarsi. Masumi la vide fare un segnale a delle guardie, che aprirono dei cancelli laterali e lasciarono entrare altri tre orchi e due uomini, che Masumi riconobbe come Chester ed Eragon, solo che visibilmente dimagriti e pieni di ferite. Ma cosa ci facevano lì? Perché si erano spinti fino alle orchidee? Credevano forse di liberarlo?
Il cuore morì più e più volte dopo il loro ingresso. Masumi li vide correre verso Maya e tirarla su, la fecero avvicinare alle colonne e la depositarono in un punto più o meno sicuro, mentre entrambi presero a duellare contro gli orchi, per quanto le condizione potessero permetterglielo.
Masumi sperò con tutto se stesso che gli amici potessero farcela, vide Chester riuscire a disarcionare un Orco e colpirlo violentemente alle caviglie. L’orco cadde a terra dolorante.
Il pubblico fischiò, ma in sostituzione dell’orco ne arrivarono altri tre. Ed ogni volta che riuscivano a metter KO un nemico, subito ne spuntavano altri quattro, cinque, sei… Finchè si ritrovarono schiacciati tra le colonne, circondati da una ventina di orchi.
Masumi strinse i pugni fino a farli sanguinare, non poteva essere la fine…
- Bene Masumi…- disse la Regina voltandosi verso di lui – come vedi i tuoi amici stanno per soccombere, ma posso concedergli la grazia, o almeno, se tu lo vorrai…-
- lasciali andare!- gridò esasperato.
- Oh, non bastano le parole, mio caro… Li lascerò andare solo se in cambio accetti la mia proposta… Non farmelo ripetere ancora una volta, quindi te lo dico brevemente: siediti al mio fianco, diventa Re di questo mondo e la tua amata, ingenua, sciocca ragazzina avrà salva la vita…-
- Uhtz!...- Masumi serrò i denti, non sapeva cosa fare… Ma intanto gli orchi avanzavano.
- … Figlio mio, ascolta la tua regina…- disse la madre con un filo di voce, inginocchiandosi davanti a lui e prendendolo per le mani – ascoltami, figlio mio…- iniziò a piangere e Masumi adesso capì il comportamento della madre. Lei sapeva tutto, era a conoscenza del tranello della regina e come madre, intuì quale mossa avrebbe fatto il figlio.
- Non piangete, sapete perché lo faccio…- le disse sincero – mi dispiace per come sono andate le cose tra noi, sono sicuro che non siate poi una cattiva madre, ma siete colpevole di aver fatto le scelte sbagliate. Io non farò come voi, madre, non abbandonerò le persone che amo e non cadrò vittima di false speranze e stupidi tranelli… Io lotterò…-
Spezzò bruscamente il contatto con la madre e sotto lo sguardo stupido della Regina, Masumi salì sul muretto e balzò in avanti, cadendo maldestramente sulle ginocchia, ma finalmente dentro l’arena. Aveva desiderato con tutto se stesso far fuori uno ad uno coloro che avevano ferito la sua ragazzina.
- Agh!!!!!!!!!!!!!!!!!!!- gridò correndo in avanti. Lo stupore generale (persino quello degli orchi), gli permise di aprirsi un varco e raggiungere gli amici vicino le colonne.
- Chester, Eragon, Maya!!!...- gridò una volta vicino a loro. I due cavalieri si animarono di nuova forza all’arrivo dell’amico, mentre Maya continuava ad avere uno sguardo vuoto – Maya…- sussurrò prendendola per le spalle ed abbracciandola forte – amore mio… Non dovevi venire, non dovevi lasciarti catturare… Perché sei qui?...-
- Masumi…- alzò lo sguardo, incontrando quelli azzurri di lui. Non li ricordava così brillanti – io…. Non potevo lasciarti qui… Io… Non mi sono sposata, non potevo… Io, io amo solo te, non potrei mai tradirti, mai…- la vide appigliarsi con forza alla stoffa raggrinzita, sentì l’umido farsi spazio tra le ferite e la pelle, segno che stava piangendo a dirotto.
- Adesso calmati, siamo insieme… Supereremo anche questa, te lo prometto…- la strinse forte, accarezzandole la schiena. Non aveva sposato il Re… Non credeva che si spingesse a questo punto per amore. Egoisticamente, fu felice della sua scelta e questo lo portò a ritrovare la forza per lottare, per vivere in funzione di una vita da trascorrere insieme.
- Maya- iniziò deciso – ti prometto che se supereremo tutto questo, tu diverrai mia sposa… Maya, non desidero altro che starti vicino, che vivere insieme a me… Ti prego, vuoi diventare mia moglie?-
Il cuore di Maya mancò un battito, svegliandosi solo ora dallo stato di trance cui era caduta. Alzò lo sguardo sconvolta, incontrando nuovamente gli occhi luminosi di lui.
E le paure crollarono in un attimo, sentì mille farfalle animarsi nello stomaco, poi la gioia salì verso l’alto, poi scesero, facendole tremare le gambe. Non potè fare a meno di spalancare gli occhi, smettere di piangere ed aprirsi in un largo sorriso.
- Oh…- sussurrò – oh…- si alzò leggermente sulle ginocchia, sormontando l’altezza del futuro marito, afferrando la chioma dorata ed inclinando il capo all’indietro. Si chinò piano, socchiuse gli occhi, imitata da lui e quando le labbra si toccarono, sentirono il desiderio di divorarsi all’istante.
Masumi la strinse forte, unì la lingua alla sua, dando vita alla più sensuale tra le lotte. Il mondo si fermò, anche se per pochi istanti, divenuti però indispensabili per loro che non si assaporavano da tanto, troppo tempo. Quando si separarono, gli occhi di Maya lasciavano trasparire la sua solita vitalità ed il sorriso che si formò, fu da classificarsi come “il più bello di sempre”.
- Si… Voglio diventare tua moglie…- rispose infine.
E poi all’improvviso si ricordarono di essere in un’arena, nel regno del nemico, circondati da orchi robusti ed assetati di sangue.
- Sei pronta?- disse Masumi facendole l’occhiolino.
- Mmmm, perché no? Non voglio vedere Chester accaparrarsi tutti gli orchi…-

La regina era infuriata, non era possibile tutto ciò.
- Aya, sai benissimo che lo ucciderò, vero?- le disse minacciosa.
- Oh, mia regina, una volta tanto non sono d’accordo!-
Estrasse velocemente un oggetto appuntito dagli alti stivali ed in meno di un secondo, la pugnalò.

Continua….

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Capitolo 52
*** Capitolo 55 ***


Buongiorno a tutti!!! Annuncio che ho finito di scrivere tutti i capitoli (63 in tutto), quindi abbiate pazienza che non lascerò più vuoti temporali...
Un bacione e buona lettura!

Capitolo 55

Il sangue iniziò a cospargersi nel pavimento, formando una macchia rossastra perfettamente in tinta con il tessuto rosso che la regina indossava. Guardò le mani e la lama del coltello che ancora impugnava: entrambe erano del colore del pavimento.
Per un attimo tremò di paura, tanto da lasciar scivolare il pugnale tra le dita, che cadde nel pavimento provocando un piccolo tintinnio.
-O mio Dio…- riuscì a dire sconvolta.
Ma il vociare dei sudditi presenti nell’arena, le fecero ricordare il perché di quel gesto estremo ed improvvisamente, la lucidità venuta meno negli ultimi minuti, tornò a ricomporsi magicamente.
Per prima cosa doveva vedere se era viva o morta e soprattutto non doveva farsi scoprire.
Si avvicinò velocemente alle tende che portavano al corridoio e le chiuse maggiormente, poi spostò il corpo in un punto poco in vista dagli spalti e successivamente, prese un polso della donna e ne controllò i battiti.
Era ancora viva. Anche se rallentati, i battiti cardiaci non si erano arrestati. Questo voleva dire due cose: o le infliggeva il colpo di grazia, non riuscendo però a bloccare la gara e salvare il figlio, o fingere di un suo malore, dare l’allarme, scortare i prigionieri sfruttando il caos generale e rischiare la morte nel momento in cui la regina si fosse ripresa.
Ci volle un attimo per prendere la decisione giusta.
Avvicinò le mani al punto del vestito dove era penetrata la lama, pronunciò poche parole in elfico e rimarginò in breve tempo la spaccatura. Una era fatta, ad una prima analisi non sarebbe emerso alcun taglio (anche se superficialmente, poiché sotto gli abiti, la ferita rimaneva aperta). Poi mutò il colorito del sangue, tramutandolo in un liquido trasparente simile ad acqua; aumentò lo stato d’incoscienza della regina, prolungandolo ad almeno un’ora abbondante; ripulì il pavimento da qualsiasi traccia di sangue, pulì il coltello infilandolo nello stivale e sistemò anche i propri indumenti. Per essere ancora più certa che nessuno notasse la ferita in un primo momento, le mise il mantello, badando bene di coprire la parte adesso bagnata di liquido trasparente; spostò il corpo vicino alla sedia e diede il via alla sua orchestrazione.

I ragazzi, ignari di ciò che stava accadendo nel palchetto d’onore, continuavano a duellare senza sosta contro gli orchi, anche se ormai, le possibilità di farcela si fecero sempre più misere.
-Forza, non dobbiamo arrenderci!- incitò Masumi, scontrandosi frontalmente con un orco e frantumandogli il cranio con un martello rubato ad un suo sfortunato predecessore.
Al suo fianco Maya combatteva come una forsennata: non si fermava un attimo ed anche se il corpo era pieno di ferite, continuò a dare il meglio di se per difendere la propria vita e quella degli amici.
Combattevano e combattevano, quando ad un tratto sentirono un urlo disumano.
-Ahhhhhhhhhhh!!!!!!!!!! AIUTO!!!!!!!!!!!!! AH!!!!!!!!- Maya e Masumi si lanciarono uno sguardo, alzarono gli occhi verso il punto cui proveniva la voce e rimasero ammutoliti.
Aya era affacciata al balconcino, con il volto distrutto, rigato da profonde lacrime.
-Presto!- continuò a gridare – soldati, venite subito qui, la Regina è svenuta!- Aya aspettò che qualcuno si muovesse, ma ognuno rimase fermo nella sua posizione, persino gli orchi nell’arena smisero di combattere – Che aspettate idioti? Volete forse che la Regina vi punisca al suo risveglio? Venite subito qui e sospendete la gara, la regina ha la priorità…-
Uno strano vociare si cosparse tra gli spalti. Era inaudito! Le lotte nell’Arena non erano mai state sospese. Ma forse… La vita della Regina era più importante di qualsiasi lotta.
Così, una volta convintisi dell’importanza della sospensione della lotta, gli spettatori iniziarono ad urlare “W la Regina, W le Orchidee”.

“bene…” disse Aya tra se, facendo accomodare i primi soccorritori all’interno del palchetto.
-Oh, mia regina… Ditemi che sta bene, vi prego… Io, io… Oh……..- finse un capogiro, lasciandosi cadere su uno dei medici mezz’elfo.
- Vi prego, lasciate questo posto, Madame, non vorremmo che anche voi abbiate un malore…-
-Si, avete ragione… Il mio cuore non regge ad una simile visione…- e sempre traballante, uscì dallo stanzino. Un mezz’elfo si offrì di accompagnarla nelle sue stanze, ma deviò l’invito con una scusa e poi, finalmente sola, prese a correre spedita. Doveva fare presto…
Percorse velocemente gli stretti corridoi, entrò nella sua stanza, usò la magia per rendere visibile un piccolo scatolino ed estrasse ciò che conteneva, badando di nasconderlo con cura all’interno del mantello.
Uscì cercando di non dare nell’occhio e prese nuovamente a correre, arrivando fino al sottosuolo dell’arena, dove i prigionieri erano condotti in attesa di combattere. La gioia fu immensa nel constatare che i quattro si trovassero ancora lì.
-Madame!- disse uno dei Cavalieri delle orchidee, intento a sorvegliare i prigionieri – aspettavamo un ordine dalla regina, ma lei è ancora in stato d’incoscienza…-
-Per questo mi trovo qui, Cavaliere. Scorterò io stessa i prigionieri, desidero che le attenzioni di tutti siano rivolte alla regina. Lasciate a me questi inutili impicci…- vide il cavaliere ancora titubante, così rincarò la dose – vi prego… Sigh- (finse il pianto) – lasciate che mi occupi di un qualche incarico, l’attesa sulle effettive condizioni della Regina, provocano in me terribili ferite…- si accasciò teatralmente al suolo, mentre il cavaliere si avvicinò per aiutarla a rialzarsi.
– Se per voi non è un disturbo, madame, allora li lascio a voi… Sono a conoscenza del profondo legame che vi è tra voi e vedervi in questo stato, rattrista anche me…-
Aya si asciugò le finte lacrime e ringraziò il cavaliere per aver capito il suo stato d’animo, poi prese le catene dei quattro prigionieri e li tirò a se, come fossero dei cani.
-Questa da voi non me l’aspettavo, “madre”- iniziò Masumi – avete anche il coraggio di scortarci nelle prigioni… Ma mi chiedo: come mai non siete a tenere strette le sottane della regina nel suo capezzale? Posso solo immaginare quale atroce momento stiate attraversando…-
-Taci Maumi! Non è il momento...- i ragazzi la videro guardarsi attorno con un’ansia palpabile. Masumi all’improvviso ebbe un sospetto, ma decise di tenere per se i suoi pensieri… Aveva paura di rimanere deluso nel caso si stesse sbagliando…
Maya, Chester ed Eragon, dal canto loro, cercarono di mettersi d’accordo per trovare il momento propizio per scappare. Strinsero le catene con forza e fecero un segnale a masumi. Erano pronti…
-Non pensateci nemmeno, verreste ricatturati in meno di un secondo…- disse Aya, poi si fermò voltandosi verso di loro – non ho cattive intensioni, ma dovete stare al mio gioco… Vi aiuterò come posso, ma vi prego, assecondate le mie azioni…-
- …- Masumi la guardò negli occhi, come a leggere tracce di bugie e verità.
-Ti giuro che non sto mentendo, figlio mio… Ti porterò fuori, fosse l’ultima cosa che faccio nella vita…-
L’arrivo di alcuni orchi li costrinse a proseguire, adesso i quattro tenevano il capo chino, come fossero dei clandestini.
-Chi mi dice che non stai mentendo?- disse Masumi.
-Per una volta, lasciami fare il ruolo di madre, lascia che ti aiuti a spiccare il volo e ritrovare la strada della tua “vera” casa…- marcò bene l’ultima parola. La videro armeggiare con un muro, poi esso si aprì, rilevando una fitta scala a chiocciola –seguitemi… fate presto!- richiuse il passaggio alle sue spalle, poi invocò la magia, illuminando maggiormente quel vicolo segreto.
- Spiegami che sta succedendo…- insistette Masumi correndo insieme agli altri –dove stiamo andando?-
- Te l’ho detto, vi aiuto ad evadere…-
- Ma perché?! Tu sei devota alla regina e noi siamo i suoi prigionieri più preziosi!-
- E’ vero…- si fermò di botto, fissandolo negli occhi – ma tu sei mio figlio…- si voltò verso maya – e lei è la persona che ami…- poi fissò Chester ed Eragon – e loro sono i tuoi amici, che hanno rischiato la vita per venire a salvarti… Ed io? Cosa ho fatto io? Sono stata solo capace di condurti qui con un tranello, sperando che ti fossi unito a me, che saremo stati finalmente insieme… Per tutti questi anni ti ho immaginato accanto a me…- parecchie lacrime presero ad inondarle il viso e questa volta, erano lacrime sincere – ho sperato che mi avresti perdonato! Ma il rancore verso di me, è stato dal primo istante fin troppo forte… Quando ho capito che non saresti mai stato dalla mia parte, ho sperato in un miracolo e mi sono rincuorata quando la Regina ha espresso il desiderio di averti come Re; pensavo che in questo caso nemmeno tu avresti potuto rinunciare, ma ogni volta che la Regina mi riferiva le tue avversità, ho compreso che quel muro tra noi si faceva sempre più alto… Quando sono venuta a conoscenza dell’invasione di maya e dei due cavalieri, ho capito il motivo per cui preferivi loro a me: loro ti erano stati sempre vicino, SEMPRE! Io no… Ho provato gelosia in un primo momento e la soddisfazione di imprigionare maya è stata il massimo! Ma poi…- inghiottì forte, mentre gli altri la osservavano ancora confusi. Maya ne approfittò per prendere per mano Masumi – poi ho conosciuto lei- ed indicò maya – il suo sguardo ferito, ma carico d’amore per te mi ha sorpresa… Sentirla parlare di te, mi ha permesso di conoscere cose di te che non credevo possibili… Ho provato un forte orgoglio ad averti come figlio, ma questo non era sufficiente per farmi perdonare… La regina nel mentre si spazientì sempre più,tanto che iniziò ad usare subdoli metodi di tortura nei confronti di Maya ed un giorno, arrivò a rivelarle la sua volontà di farti Re di questo mondo. Lo sguardo luminoso e pieno di speranza, sparì in un solo istante ed adesso, leggevo nei suoi occhi la stessa tristezza, lo stesso vuoto che leggevo nei tuoi occhi: ho capito che eravate quelle che si definiscono “anime gemelle” e questa per me è stata la conferma che aspettavo, ti dovevo aiutare, a qualsiasi costo. Ma alla Regina venne fuori quest’idea dello scontro nell’Arena, sperando che davanti alla morte certa della tua donna, tu avresti ceduto come facesti con me mesi fa, ma io sapevo che il contesto era diverso… Da quanto mi aveva raccontato Maya, ero convinta che tu avresti reagito in altro modo: ti saresti buttato nell’arena ed avresti combattuto per difenderla fino alla morte ed allora, ogni mio gesto, ogni mia speranza, ogni mio sbaglio sarebbe stato inutile, perché non saresti appartenuto né a me, né a Maya. I miei timori sono diventati realtà, ma non potevo, non DOVEVO lasciarti morire… A questo punto, non m’importava più nulla di me, della regina, delle orchidee, della guerra… Il mio fine era salvarti, così ho pugnalato la regina, ho finto un suo malore ed adesso sono qui, a condurvi nuovamente nella strada dei cunicoli…- respirò profondamente, non era abituata a parlare così tanto dei suoi sentimenti più profondi – adesso mi credi?-
Masumi guardò prima lei, poi Maya, che lo baciò leggermente sulle labbra e lo incitò a fare un passo avanti.
-Io… madre, io… Mi dispiace…- chinò il capo come avrebbe fatto un bimbo di cinque anni. Prese a tremare forte e le lacrime colarono dagli occhi, toccando il suolo a piccole gocce – mi dispiace!- ripetè – mi siete mancata così tanto! Ho pianto la vostra morte per notti intere… Quando ho scoperto la verità, mi sono sentito deluso e preso in giro, ma anche… Mi sono sentito poco amato, perché non avete pensato nemmeno per un istante a come potessi sentirmi io a non avere più una madre… Egoisticamente, avete pensato solo a voi, ma… Oggi vi dico che state facendo la scelta giusta… Io amo Maya e voglio bene ai miei amici; per tutto questo tempo, loro sono stati la mia famiglia ed ho intensione di continuare a farne parte…-
- Figlio mio… Oh…- Aya si sporse in avanti e lo abbracciò forte – perdonami se puoi, perdona questa donna sciocca e dannatamente cieca…- Masumi la strinse forte continuando a piangere, anche Maya ben presto si unì al pianto, sapeva bene che quello poteva essere il loro ultimo incontro come madre e figlio, poiché ben presto, sarebbero tornati ad essere nemici, a me no che…
- Perché non fuggite anche voi, Aya? Sono sicura che il regno delle Rose, col tempo riuscirà a perdonarvi…-
- Ti ringrazio, mia giovane principessa…- disse asciugandosi le lacrime e separandosi dal figlio – ma ho bruciato la mia vita parecchi anni fa… E’ ora che il destino decida che fare della mia vita… Il mio motivo di esistere, si estinguerà non appena vi avrò condotti alla salvezza, dopodiché non m’importa cosa ne sarà di me…-
Si fissarono tutti per un altro minuto, ma Aya sapeva che ogni secondo passato lì dentro, era un margine di vantaggio per la scoperta della fuga.
-I tempi stringono, vi spiegherò come ci muoveremo già adesso…- si avvicinarono tutti, aspettando che Aya continuasse a parlare – vi condurrò in qualche modo all’ingresso della galleria, voi evocherete nuovamente la traccia, ma proseguirete per una direzione diversa…- estrasse l’oggetto preso in camera e lo consegnò a Maya – questa è la cartina che tenevi nel tuo sacco, ho pensato fosse meglio la tenessi io, ma adesso te la restituisco…- cantò qualche parola in elfico, mentre un venticello inusuale per via del chiuso, prese ad accarezzare le loro sottili vesti – bene! Adesso è pronta… Vi ho tracciato un nuovo sentiero, che vi condurrà nella “terra dei ribelli”, lì troverete i mezz’elfo che si sono opposti al volere della regina e che in un modo o nell’altro riescono a mantenere la loro condizione di “libertà”. Sono esseri neutrali, ma che aiutano chi ha bisogno… Usciti dal tunnel, arriverete ai margini della loro città, affrettatevi ad entrare, poiché uno strano incantesimo tiene lontani i soldati delle orchidee. Da lì dovrete arrangiarvi da soli, non posso aiutarvi oltre…-
- La regina è a conoscenza di questo sentiero?- chiese Maya preoccupata.
-Non posso dirlo con certezza, ho sequestrato io stessa una cartina di un prigioniero tra i ribelli, in cui era segnata questa via. Tentate, ma non seguite la traccia che vi porta ai margini delle orchidee, la regina vi troverebbe all’istante – tutti annuirono – bene, altre domande?-
- No… speriamo solo vada tutto bene…-

Ripresero a scendere le scale velocemente, mentre dalle pareti filtravano strane urla.
-Forse ci hanno scoperti, fate presto!-
Corsero ancora per qualche minuto, finchè Aya non aprì il passaggio nel muro, che si apriva direttamente nella cantina. Evocarono velocemente la magia e di tutta fretta individuarono il sacco che avevano utilizzato per segnare l’ingresso alle gallerie.
-Andate, forza!- disse Aya in ansia, sentendo gli orchi avvicinarsi in fretta.
- Grazie di tutto Aya, spero di poterci rincontrare non più da nemiche…- disse Maya. Baciò una guancia della donna ed aiutata da Chester scese giù.
- Arrivederci…- salutarono Eragon e Chester.
- Prendetevi cura di mio figlio…- chiese tra le lacrime.
- Sarà fatto, Madame…- ed anche Eragon scese giù. Adesso rimaneva solo Masumi.
- Mamma…- Aya alzò gli occhi, era la prima volta che la chiamava “mamma” – io…- provò a dire qualcosa, ma il nodo alla gola non glielo permise.
- Stammi bene Masumi e mi auguro sarai un padre degno di questo nome… Addio, figlio mio…- lo strinse forte e poi lo lasciò cadere giù.
- A presto, madre…- rispose invece lui – non riesco a dirvi addio…-

Quando i ragazzi svanirono dalla sua vista, Aya si guardò bene dall’uscire dalla porta principale e di nascondere il magazzino con il trucco usato quando avevano catturato Maya. Solo un mago esperto poteva accorgersi del tranello.

Ma un’ora più tardi, la regina era nuovamente al pieno delle sue energie ed appena glielo permisero, la chiamò nella sua stanza. Aya non l’aveva mai vista così: la sua energia era più nera che mai ed il suono della voce, più tagliente di una spada.
-Avvicinati…- le disse spezzante. Aya non aveva paura, sapeva che ancora non li avevano trovati ed in cuor suo, sperò che fossero già nelle terre dei ribelli.
-Si, maestà…- s’inchinò al suo cospetto, ma la regina la schiaffeggiò con le poche forze rimaste in corpo.
-Ti credevo mia alleata, ti credevo capace di azioni giuste e propizie per i nostri sudditi… Invece hai lasciato spazio ai tuoi sentimenti di prendere il sopravvento, hai fatto si che tuo figlio fuggisse con la principessa delle rose e con l’ultimo cavaliere di drago… Meriti una punizione esemplare!- si fissarono per parecchio tempo, poi la regina fece segno ad un cavaliere di avvicinarsi – tu, dammi la tua spada…- il cavaliere fece quanto ubbidito e la sfoderò, porgendo l’impugnatura alla regina. Puntò la lama alla gola e si preparò a tagliarla di netto – hai qualcosa da dire prima di morire, Aya?-
- No… Solo… Voi non conoscerete mai l’amore e la bontà, Satsuki!- la Regina divenne una statua di marmo.
- Quel nome non esiste più… Sono e sarò per sempre Shiori!-
Aya rise leggermente, ma poi il sorriso morì, in seguito al taglio netto della gola.
Ed il cuore cessò di battere, il corpo divenne molle, l’anima vagò piano tra le mura del palazzo, poi scese giù, infiltrandosi nella galleria. Girò a sinistra, poi di nuovo a sinistra e ad altri vincoli continuò a girare sempre a sinistra e poi lo vide, abbracciato alla sua “ragazzina”, felice e pieno d’amore. Si avvicinò piano e gli sussurrò all’orecchio “ti voglio bene, Masumi…”.
Ecco, adesso poteva andare all’altro mondo serena, aveva detto al figlio ciò che provava per lui… Ed una nuvola bianca, la inghiottì.

Masumi si voltò, non poteva essere, aveva sentito la voce di sua madre sussurrargli “ti voglio bene…”
-Che c’è Masumi? Hai sentito qualcosa?- chiese Maya preoccupata.
- No, niente… Continuiamo a camminare…-
- Ti amo Masumi…- le disse Maya stringendolo forte.
- Ti amo anch’io…- rispose felice.
“Sarà stata un’allucinazione” pensò Masumi, ma poi tornò a concentrarsi sul sentiero da percorrere.

Continua…

Niente linciaggio, please!!
Lo so, è un capitolo sentimentalmente contorto e non so bene quale filo logico ho usato per esprimere i sentimenti di Aya... Diciamo solo che mi sono messa nei suoi panni ed ho cercato di vedere la cosa dal suo punto di vista (giusto o sbagliato che sia, rimane comunque il suo punto di vista). Ho pensato fosse bello farle dire quello che ha detto e far capire a Masumi che nel bene e nel male, se ha agito in un certo modo, c'è stato un perchè... L'essere umano è capace di tante cose, spesso per raggiungere il proprio fine non ci si rende conto in quali situazioni atroci ci si possa imbarcare e credo che questo sia il caso di Aya.
Ma alla fine ha dimostrato che una volta tolti i paraocchi, di provare un affetto sincero per il figlio ed una volta tanto, ha protetto il sangue del suo sangue dando persino la vita...

Alla prossima, kisssssssssssssssssssssssssssss

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Capitolo 53
*** Capitolo 56 ***


Buongiornoo!!!!!! E buon pranzo... Vi posto il nuovo capitolo, buona lettura!!

Capitolo 56

I quattro amici, continuarono il tragitto stando ben attenti a non farsi scoprire.
Camminavano ormai da cinque giorni, quattro dei quali trascorsi senza complicazioni.
La via segnata da Aya, aveva permesso loro di distanziarsi dagli orchi che stavano attraversando il percorso delineato dalla “traccia”, ma al quinto giorno di cammino, dovettero prestare una certa attenzione ai loro movimenti, poiché in quel punto, i due percorsi proseguivano parallelamente ed anche il minimo rumore, avrebbe permesso agli orchi di intercettare la loro reale posizione.
I passi pesanti degli orchi, rimbombavano tra i cunicoli e questo permise ai rumori provocati da loro di essere sopraffatti.
-Attenta!- disse Masumi afferrando Maya per polso. Per poco non calpestava un masso traballante – se fai rumore veniamo scoperti!-
- Hai ragione, scusami…-
Decisero di proseguire a due a due, in modo che se uno rischiasse di calpestare qualcosa, l’altro lo avrebbe fermato in tempo.
Quando finalmente tornarono a girare a sinistra, diedero con fatica le spalle nemico.
-Uff! c’è mancato poco… Fortuna che il silenzio non è nemmeno il punto forza degli orchi!- disse Chester, riferendosi al loro primo viaggio all’interno dei cunicoli.

Continuarono a camminare per altri tre giorni abbondanti, seguendo scrupolosamente la cartina per esser certi di percorrere la direzione giusta.
-Eccoci!- disse Maya felice saltando sul posto – la cartina indica questo come punto d’uscita-
Masumi le prese la cartina con gentilezza, osservando soddisfatto la grande “X” segnata in quel punto.
-Maya ha ragione, è questo il punto…- osservarono i muri pensierosi, non trovando nessun indizio su dove si trovasse la posizione esatta del varco.
- La prima volta siamo riusciti a scoprire il punto sfruttando il fascio oro della traccia, ma adesso dovremo faticare di più…- disse Eragon continuando a guardarsi intorno – non vedo nessun segno particolare nei muri…-
- Se questo è un passaggio segreto, deve pur sempre mantenere una certa “segretezza”!- fece notare Chester – su, iniziamo a tastare la parete, deve pur esserci qualche crepa, o qualcosa che delinei il varco…-
E così iniziarono a tastare attentamente la parete, con scarsi risultati.
-Chi ha dato vita a questa via d’uscita, deve essere un vero professionista, non ha lasciato nessuna crepa o segno particolare…- disse Masumi agli amici.
- Non è possibile!- disse Maya afflitta – dopo essere arrivati fin qui, non possiamo non trovare l’uscita!- si sedette disperata su di un masso lì vicino ed improvvisamente il muro su cui si era appoggiata, iniziò a tremare – che succede?- disse alzandosi di botto.
Il muro continuò a tremare insieme al masso, poi esso si spostò, rivelando una piccola maniglia posizionata nella parte bassa del muro.
-Credo che accidentalmente hai fatto scattare il dispositivo d’apertura…- disse Chester – bene, almeno stavolta nessuno è dovuto cadere in un precipizio e rompersi l’osso del collo- concluse sarcastico.
- Chester, dobbiamo salire, non scendere…- rispose Maya.
- Ecco, tutte le fortune sempre a me… Ma perché?- disse afflitto.
Masumi nel mentre si abbassò, osservando la piccola leva.
-Allora vado…- avvicinò la mano delicatamente, provò prima a tirare la leva, ma non funzionò.
- Prova a girarla…- propose Eragon. Masumi seguì il suo consiglio ed ancora una volta, il muro tornò a tremare. Man mano che girava, a fianco si aprì una porta che conduceva in un’altra galleria, ma leggermente più illuminata di quella cui si trovavano adesso.
- Credo che basti così…- Masumi si rialzò ed insieme agli amici oltrepassò la porta – e adesso come la chiudiamo?-
-Ci provo io… Ahhahaha, non credo funzioni però… “Chiuditi sesamo!”- disse alzando le braccia e chiudendo gli occhi. In men che non si dica, la porta si richiuse sotto lo stupore generale – non ci credo! Ha funzionato veramente?!? Com’è possibile?-
- Il come non importa, basta solo che si sia richiusa…-
Ben presto capirono che quella era una grotta ed in pochi minuti, si ritrovarono finalmente in superficie.
-Aria pulita, finalmente!- commentò Maya stirando le braccia.
-La cartina si ferma in questo punto, adesso dobbiamo capire dove si trova questa città…- Masumi osservò la vegetazione particolarmente arida di quel luogo. Non vi erano alti alberi verdi, ma piante d’ulivo e strane siepi color verde scuro.
Percorsero un sentiero scelto a caso, in mezzo ad animali buffi tra cui serpenti che sputavano fuoco.
-Non mi piace questo posto…- disse Chester osservando un serpente strisciare al suo fianco – sono velenosi questi cosi?- chiese preoccupato.
- Non lo so, ma prima arriviamo in città e meglio sarà per tutti noi…-
Poi la videro. Era situata nel mezzo di quella sottospecie di foresta: i palazzi erano di un color sabbia particolarmente brillante, una piccola cinta muraria delineava la sua forma, ma la particolarità del luogo, era data da un albero di dimensioni gigantesche, che copriva l’intera città grazie ad un effetto “cupola” generato da rami e foglie.
-Andiamo!- corsero velocemente il tratto restante, accorgendosi solo all’ultimo minuto di un folto gruppo di orchi accampati all’ingresso della città. Si nascosero dietro una siepe abbastanza alta, meditando le mosse successive.
- Non possiamo entrare dall’ingresso principale- disse Masumi -circoscriviamo la città, ci saranno sicuramente altri ingressi-
Tornarono a correre, stando però attenti agli orchi che si trovavano qua e là nei pressi della città.
-Ecco! Possiamo entrare da lì…- Maya trovò un’entrata secondaria tra la piccola cinta muraria e la indicò agli amici.
- Dobbiamo essere rapidi come la luce, o ci cattureranno prima di oltrepassare il varco- disse Eragon – al mio tre partiamo: 1… 2… 3!-
Presero a correre come forsennati, Maya ebbe l’impressione che un orco li avesse visti all’ultimo istante, ma una volta oltrepassata l’arcata dell’ingresso, l’orco si voltò dall’altro lato, sicuro di aver visto male.
Si lasciarono cadere a terra, sopraffatti dalla fatica e dalla tensione accumulata in quei giorni. Ma il tempo per riposare fu davvero breve, poiché un uomo alle loro spalle, li guardò con aria minacciosa.
-Chi siete? Identificatevi immediatamente!- disse estraendo coltelli argento dall’interno della giacca del frac. Alto, imponente, con capelli corvino, labbra fine e sensuali, occhi rossi come il sangue, sguardo profondo e tagliente, pelle bianchissima… Sembrava un Dio. Maya si fece avanti, curvandosi in un piccolo inchino.
- Perdonate l’improvvisa invasione, sono Maya Kitajima, Principessa del Regno delle Rose e loro sono i miei cavalieri Masumi Hayami e Chester Bennington- i due s’inchinarono leggermente – e l’ultimo Cavaliere di Drago del Regno dei Girasoli Eragon*- Maya guardò dritto negli occhi lo strano mezz’elfo, doveva dire la verità – siamo evasi dal castello delle orchidee, ci siamo infiltrati nei cunicoli del sottosuolo e siamo venuti nelle vostre terre in cerca di un appoggio per tornare nel nostro regno…-
- A quanto ne so il Regno dei Girasoli è in mano alla regina…- commentò il mezz’elfo.
- Avete ragione- rispose Eragon -ma io e la Regina Arya siamo riusciti a sfuggire alla Regina ed alla morte. Momentaneamente siamo sotto la protezione delle Rose, ma è nostra intenzione far tornare il paese dei Girasoli all’antico splendore…-
- Capisco… Allora siete i benvenuti nella nostra città, mi presento: sono Sebastian Michaelis, maggiordomo del Conte Ciel Phantomhive, dirigente amministrativo della Città di London e vice capo del gruppo dei Ribelli- disse inchinandosi – vi scorterò dal mio padrone…- depositò i coltelli nella giacca e con un sorriso smagliante, li guidò tra le vie della città.
- La Città di London, è un’oasi nel mezzo di questa vegetazione selvatica, costruita attorno alle radici di quest’albero secolare- indicò la corteccia che si stendeva sopra le case e la cupola sopra di loro – Esso permette a qualunque essere umano di potervi abitare in ogni condizione meteo, poiché la cupola filtra indistintamente caldo e freddo, pioggia e vento… Inoltre la struttura delle case, è fatta in modo da resistere alle intemperie e regalare ai suoi abitanti il massimo comfort-
Maya e Masumi si lanciarono uno sguardo. Non credevano di meritarsi una guida turistica!
-Bene, signori, siamo arrivati…- disse il maggiordomo, mostrando una villa di dimensioni importanti. Maya rimase esterrefatta, la sua fattura ricordava le tipiche ville inglesi ottocentesche.
Il maggiordomo li fece accomodare all’interno del palazzo, che era un misto di arte classica unita ad elementi orientali, come il motivo a texture dei pavimenti.
Percorsero la scalinata che conduceva al ripiano superiore e Maya potè godere della visione migliore del maggiordomo, che camminava proprio davanti a se.
-Cosa guardi?- le chiese Masumi con sguardo minaccioso. Maya divenne rossa.
- Ni…Niente… Ehehheheh…-
Sebastian bussò ad una grande porta e da dentro risposero “Avanti”.
-Boochan, abbiamo dei visitatori…- presentò uno ad uno i viaggiatori al suo padrone. Maya non riusciva a distinguere chi fosse, poiché la luce abbagliava la persona seduta dietro la scrivania.
- Bene! Avvicinatevi, Principessa, sono lieto di fare la vostra conoscenza-
Maya si avvicinò, seguita dagli altri e rimase senza parole. Era un ragazzino! Non poteva avere più di 12 anni dei bambini terrestri, ma nonostante la giovane età, il suo sguardo lasciava intendere una forte cultura ed una profonda astuzia. I capelli scomposti, coprivano a stento la benda nera che portava all’occhio destro, il viso era dolce, di un colorito non troppo pallido. L’azzurro dell’occhio, ne dava un alone di fascino, in tinta con l’anello in pietra blu che portava al pollice. Era estremamente elegante ed a Maya ricordò veramente un tipico nobile della fine del 1800.
-Perdonateci, Conte Phantomhive, non volevamo porvi disturbo, ma ci hanno riferito che questo è l’unico posto sicuro del regno…-
-Avete ragione, principessa. Questo è l’ultimo luogo che ancora resiste agli attacchi della Regina, ma mi chiedo per quanto ancora le nostre difese possano resistere…- il Conte la fissò intensamente e maya potè leggere in lui una forte afflizione, ma soprattutto una determinazione inattaccabile – vi prego, permettetevi di ospitarvi nel mio palazzo per qualche notte. Le vostre membra sono sfatte, i vestiti intinsi di fango e sangue… Potete stare tranquilli, finchè rimarrete all’interno della cinta muraria, nessuno potrà toccarvi-
- Speravamo in questo, in effetti…- rispose Maya- mi dispiace presentarmi in maniera indecorosa davanti a voi, ma come spiegato al vostro maggiordomo, siamo riusciti con non poche difficoltà ad evadere dal palazzo della Regina-
- Immagino quali atroci torture abbiate dovuto subire… Ma vi ripeto, qui sarete al sicuro… Sebastian!- chiamò spostando lo sguardo al maggiordomo – conduci i nostri ospiti nelle camere migliori che abbiamo e dà loro tutta l’assistenza di cui hanno bisogno. Offri dei vestiti ed un bagno caldo, indica la posizione del salone e mettili a conoscenza dell’ora di cena…-
- Yes, my lord…- disse inchinandosi.
- Credo che parlare dopo un buon pasto sia più appropriato…- continuò Ciel rivolto agli ospiti – abbiamo tante cose su cui discutere…-
- Grazie infinite, Conte Phantomhive, vi siamo debitori…- rispose Maya, poi uscirono dalla stanza, seguendo il maggiordomo per i corridoi del palazzo.
- Avete qualche preferenza per la disposizione delle camere?- e si soffermò su Maya e Masumi, che l’avevano seguito tenendosi per mano.
- Ecco, se non è un problema, noi…- Maya non riuscì a terminare la frase, sentendosi profondamente in imbarazzo.
- Una matrimoniale andrebbe benissimo…- concluse Masumi.
- Per noi va bene una stanza in comune se non avete due singole…- disse Chester.
- Oh, non preoccupatevi, il nostro palazzo dispone di 77 stanze per gli ospiti, non abbiamo problemi di spazio- rispose sorridendo cordiale.
- Allora vanno bene due singole, se non è un disturbo…-

Sebastian li lasciò nelle rispettive stanze, indicando loro il bagno e tutto il necessario per farsi un buon bagno. Magicamente estrasse da ogni armadio vestiti in stile 800 e li poggiò sui rispettivi letti. Poi portò loro del thè e pezzi di torta al cioccolato, infine estrasse dal taschino esterno della giacca un orologio da tasca e guardò l’ora.
-La cena verrà servita alle 20:00 in punto, con permesso, vado ad occuparmi del resto…- ed uscì dalla stanza.

Maya e Masumi si fecero un bagno nella vasca gigante, più simile ad una piscina, concedendosi dopo tanto, il meritato riposo.
-Ho avuto paura…- confessò Maya guardando il compagno dritto negli occhi – credevo che questa volta non ce l’avremmo fatta… Oh, Masumi, mi sei mancato così tanto…-
- Non preoccuparti, adesso siamo insieme e stavolta nessuno ci dividerà…-
Prese il viso dell’amata principessa tra le mani e depositò infiniti baci in ogni lembo di pelle.
-Ho sognato così tante volte di poterti baciare ed il tuo profumo era diventato una continua allucinazione… Mi pareva di sentirlo filtrare tra le sbarre… Mi credevo un pazzo-
-Non pensarci più, lasciamo tutto alle spalle e guardiamo fisso il nostro futuro…-
- Hai ragione… Ti amo tanto…-
- Ti amo anch’io…-
Ed i corpi mandarono dei chiari segnali ad entrambi. Era da troppo tempo che le loro anime non diventavano un tutt’uno ed in quel contesto, in quella stanza piena di aromi seducenti, finalmente tornarono ad assaporare l’essenza che sapeva di loro…

Continua…

*perdonatemi, non ricordo il cognome di Eragon *////*

Bene!! Come avete visto abbiamo conosciuto due nuovi personaggi, che in realtà sono Ciel Phantomhive e Sebastian Michaelis di "Black Butler" (che per ora stra-adoro). Ho pensato non fosse male inserirli in questo contesto, dato che comunque dovevano pur trovare qualcuno in questa benedetta città!
Ed ecco chi sono !


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Capitolo 54
*** Capitolo 57 ***


Buongiorno!!!!!!!!!!
Non mi capacito di come da una giornata estiva siamo passati all'autunno in sole 12 ore... E va be, ci rinfreschiamo!
Vi lascio alla lettura che è meglio... Bacia!!


Capitolo 57

Alle 20:00 in punto, come da programma, i commensali si riunirono attorno al tavolo, imbandito di ogni sorta di pietanza.
Ciel sedeva con la solita eleganza a capotavola con Maya subito alla sua sinistra, mentre gli altri si distribuirono in modo sparso nelle due ali del tavolo. L’altro capotavola rimase stranamente vuoto.
-Aspettiamo qualcun altro?- chiese Maya notando piatti, forchette e bicchieri poggiati in quel punto.
-Ah, si…- rispose imbronciato – il giorno in cui il principe Soma arriverà puntuale per pranzo e cena, tornerò ad essere un ragazzo puro ed innocente…-
A Maya colpirono quelle parole, domandandosi cosa aveva scatenato la forte maturità di quel ragazzino dal viso dolce. Voleva porgli qualche domanda, ma poi la porta d’ingresso del salone si spalancò ed un uomo dal colorito abbronzato e ricoperto da tessuti variopinti, si catapultò dentro piangendo.
-Ciellllllll!!!!!!!!!!!!!!- disse aggrappandosi al collo del Conte – perdonami! Non volevo ritardare proprio oggi… E’ colpa di Agni!- ed indicò un secondo uomo, in piedi accanto a Sebastian. Il colorito della pelle era simile a quello del Principe Soma, ma un turbante bianco teneva fermi i capelli, mentre delle trecce lunghe e bianche, cadevano ai lati del volto affusolato.
- Perdonatelo, Conte…- prese parola lui - Il principe voleva presentarsi al meglio di se visto il calibro dei nostri ospiti, ma…-
- Hai finito col ritardare… Sei un immaturo!- concluse Ciel togliendoselo di dosso – vai a sederti Soma, ti presento i nostri ospiti: la principessa Maya Kitajima, i cavalieri delle rose Chester e Masumi e l’ultimo cavaliere di drago Eragon…- uno ad uno i ragazzi si alzarono facendo un piccolo inchino, che Soma ricambiò con piacere.
- Che bello conoscere tanta gente! Sono felice!- disse battendo le mani. Maya vide uno strano fumo uscire dalle orecchie del conte Phantomhive.
- Tu!...- strinse forte il pugno, ma il maggiordomo Sebastian servì l’antipasto, distraendo così il suo padrone.
- Boochan, forse sarà meglio che presentiate in modo più appropriato il principe Soma, non credete?-
- Si, hai ragione Sebastian…- si sistemò meglio nella sedia e tornò a parlare – Bene! Direi che sia giunto il momento di approfondire la nostra conoscenza…-
- Sono d’accordo…- rispose Maya.
- Vi presento il Principe Soma, capo del gruppo dei ribelli e vice dirigente amministrativo della città di London…-
- Piacere di conoscervi!- disse felice continuando a mangiare.
- E lui è il suo maggiordomo Agni…- ed indicò l’uomo dalle trecce bianche.
- E’ un onore conoscervi, gentili ospiti…- e s’inchinò con rispetto.
- Come vi ho detto, io sono il Conte Ciel Phantohmive- continuò - ed una volta ero considerato “il cane da guardia della Regina”. Per secoli la mia famiglia, si è occupata delle faccende “scomode” del casato reale. Siamo un gruppo ben distinto dall’Ordine dei Cavalieri, che al contrario di noi protegge la corona alla luce del sole. Noi agiamo nell’ombra ed al nostro passaggio, non lasciamo alcuna traccia…-
- Siete una società segreta?- chiese Chester.
- Più o meno… I nostri ordini vengono, o meglio, venivano impartiti dalla Regina stessa, senza alcun filtro amministrativo. Era una posizione privilegiata, un motivo di vanto per la famiglia, che tramandava la propria conoscenza di generazione in generazione… Finchè…- tornò a serrare i pugni. Maya vide il suo volto irrigidirsi e tingersi di un pallore quasi cadaverico.
- Non è necessario che continuiate…- disse Maya preoccupandosi del suo stato d’animo.
- No, principessa, è giusto che sappiate cos’è successo al nostro regno ed è importante che comprendiate le scelte mie e del principe Sota…- si schiarì la voce, ingerì una porzione di cibo e continuò – La mia famiglia era devota alla Regina, anche se negli ultimi tempi le sue azioni non sono state gradite dal mio predecessore, Vincent Phantomhive… Nonostante ciò, tutto procedette per il meglio, eravamo felici, ma la felicità non è destinata a durare… Accadde in una notte d’inverno, era la sera del mio compleanno, compivo 10 anni e doveva essere una serata speciale per tutti noi… Invece si rivelò l’inizio del mio incubo- prese il calice tra le dita e fissò il liquido scuro – Qualcuno si era introdotto nel nostro palazzo, tutto divenne buio e tetro. Cercai mia madre e mio padre, aprii varie porte, ma di loro non vi era alcuna traccia, ma una volta spalancata la porta dello studio, ebbi un sussulto: li trovai morti, assassinati. Ero scioccato, i loro corpi erano immersi in uno strato di sangue, gli occhi spalancati verso il cielo. Chiamai aiuto, cercai i membri della servitù, ma venni catturato, mentre il mio palazzo andava a fuoco. Una setta satanica mi rapì e torturato all’inverosimile. Persi ogni cosa: la dignità, la purezza, persino il sorriso… Lavarono ogni traccia del fanciullo che vi era in me-
- Come… Come ne siete venuto fuori?- chiese Maya tremando leggermente. Lo vide scambiarsi una breve occhiata con Sebastian e sicuro di sé continuò:
- Una “persona” mi aiutò ad evadere ed in un modo o nell’altro, quelle persone smisero di esistere. Per sempre!- strinse i pugni, tanto da far tremare il calice tra le dita – Faticosamente riuscii a rimettermi in sesto, riportai agli antichi splendori il mio palazzo ed ereditai il privilegio dei miei avi: il cane da guardia era tornato, pronto a servire la sua regina. Mi furono affidate parecchie missioni, le più sporche e spregevoli che si fossero mai udite… Iniziavo a stancarmi della Regina, non mi andava più bene sporcarmi le mani per compiti ingrati, ero il capo della famiglia Phantomhive, non un semplice burattino… Un giorno, recatomi a palazzo per contestare l’ennesima missione, incontrai il principe Soma ed il suo servitore Agni. Non li avevo mai visti, né sapevo della loro esistenza, questo perché…-
- Perché sono sempre stato il disonore della famiglia – prese parola il diretto interessato – io ero l’anello debole del casato reale, un moccioso viziato che a modo suo cercava di dare consigli alla potente Regina. Ero considerato uno stupido, un buono a nulla e presto persi ogni potere decisionale. Ero disperato, ma Agni non mi ha mai abbandonato ed a me bastava avere lui al mio fianco per essere felice… E’ sempre stata una delle poche persone che mi hanno voluto bene ed accettato per quello che sono… Gli sarò sempre riconoscente, per aver acconsentito ad essere il mio più fedele servitore- sorrise ad Agni, che ricambiò con gioia – poi inaspettatamente, incontrai un giovane che ebbe la forza di contestare la Regina, proprio come avevo tentato io… Era Ciel. Per giorni la notizia volò da paese in paese tra i membri dell’ordine: il cane da guardia che si ribella a sua maestà e dà le dimissioni, inaudito! La famiglia Phantomhive era la più fedele tra gli aristocratici, i migliori tra i servitori… E mentre gli altri presero questa notizia con rabbia, io ne fui immensamente felice, perché un ragazzino aveva dimostrato di saper tener testa alla regina, senza però essere ucciso. Ci conoscemmo di persona e diventammo grandi amici!- battè le mani.
- Tsz! Grandi amici…- sussurrò Ciel infastidito.
- E così avete unito le forze per sbarrare la strada alla regina…- commentò Masumi.
- esatto…- rispose Ciel – il malcontento crebbe a dismisura tra molti mezz’elfo, specie tra i prigionieri del regno delle Rose. Un gruppo si riunì e liberò molti dei loro simili dai carceri del regno, ma erano disorganizzati e sia io che il Principe, sapevamo che senza una giusta guida sarebbero andati incontro a morte certa…-
- Ciel è un abile stratega, il miglior giocatore di scacchi dell’intero regno!- spiegò Soma incantato – formammo una società: io avrei preso le responsabilità delle azioni dei ribelli e Ciel sarebbe stato il mio braccio destro, colui che avrebbe mosso le pedine sulla scacchiera. Ma questo non bastava… Serviva una base operativa, un luogo sicuro dove nessuno ci avrebbe infastidito, così prendemmo in considerazione questa vecchia città abbandonata, la ristrutturammo e la battezzammo “Città di London”. Grazie a speciali incantesimi ed al contributo dei ribelli, questo luogo è diventato il più sicuro per gli evasori e per la povera gente, ma rappresenta anche il simbolo della ribellione, che ha deciso di resistere nonostante i continui tranelli della Regina-
- Siete coraggiosi, ho molta ammirazione per quello che state facendo- disse Maya – perché non avete preso in considerazione l’idea di unirvi agli eserciti delle rose e dei crisantemi?-
- Per il semplice motivo che nessuno ha mai richiesto la nostra presenza…- rispose Ciel.
- Ma non è possibile!- disse Maya alzandosi da tavola – siete un gruppo di ribelli, combattete per gli stessi ideali per cui combattiamo noi! Non vi è motivo di combattere divisi… E’ l’unione che può renderci invincibili, ma un gruppo di api separate non può costruire un alveare!-
Osservò Ciel, poi Soma, poi notò lo sguardo di Sebastian che sembrava dirle “non è buona educazione gridare mentre si è a tavola, specie per una Madamigella”. S’imbarazzò molto e si sedette.
-Scusate, non volevo alzare la voce…-
Con la coda dell’occhio vide Ciel sorridere e tornare ad afferrare una porzione del pasto abbondante.
-Siete come vi descrivono, principessa Maya…- le disse continuando a mangiare – siete una persona limpida, schietta e sincera. Rappresentate veramente ciò che serve a questo pianeta, siete la speranza, la luce che tutti aspettavamo… Se me lo chiederete, risponderemo alla vostra richiesta di alleanza, ma vi avverto: molti dei vostri simili, ci considerano una minaccia per il semplice fatto che proveniamo dal Regno delle Orchidee-
- Questo non è un problema, non è la nostra appartenenza geografica che descrive cosa siamo veramente, ma le nostre scelte e ciò in cui crediamo. Se credete nella Libertà, Conte Phantomhive ed anche voi principe Soma- si voltò verso l’uomo e lo guardò decisa – allora siete il benvenuto. Sapere che vi siano delle ribellioni all’interno delle Orchidee, non può che convincermi su quanto la nostra causa sia giusta e di fondamentale priorità. Spero con tutto il cuore, che le Orchidee possa tornare all’antica pace con gli altri regni-
- Anni fa non era così- commentò il principe Soma – quando ero ragazzino, le Orchidee vivevano in pace con gli altri Regni, grazie soprattutto ai valori dell’antica sovrana. Ma come diceva il mio amico Ciel, la felicità non è destinata a durare per l’eternità…-
Si fissarono tutti pensierosi, ognuno rimembrando pezzi di passato dolorosi ed attimi di felicità sgretolatosi nel nulla.
-Su, adesso io ed Agni serviamo il dolce…- disse Sebastian allontanandosi un attimo – la cena è un momento di relax e di godimento del palato, non sono consoni questi volti tristi…-
-E’ vero Sebastian-chan!!!!!!!!- il volto triste del principe Soma svanì all’improvviso, tornando alla solita spensieratezza. Poi Maya tornò ad osservare il Conte, che anche se aveva le labbra distese, non riuscì ad aprirsi ad un sorriso sincero. In quell’attimo, ebbe voglia di abbracciarlo e di dirgli che se voleva, poteva essere la sua nuova mamma.
- Maya, tutto bene?- le chiese Masumi vedendola immersa nei suoi pensieri.
- Va tutto bene…- e la tristezza svanì del tutto all’arrivo di Sebastian ed Agni, con in mano infinite porzioni di torta ai sette veli.

Il resto della serata trascorse nella sala d’intrattenimento del palazzo, tra il racconto dei giovani evasori e momenti di svago, dove Ciel tentò con non poche difficoltà ad insegnare a Maya il gioco degli scacchi e trovò invece un abile avversario in Eragon.
-Arya mi batteva sempre agli scacchi – spiegò alla fine, sotto insistenza di Ciel che non si capacitava della sua bravura – lei era la principessa dei Girasoli ed io un Cavaliere di Drago, esistevano dei veri e propri tornei degli scacchi per queste due categorie, ma le mie possibilità di vittoria erano scarse…- concluse rattristito.
- Vorrà dire che quando incontrerò la regina Arya le chiederò di deliziarmi con una partita a scacchi…-
- Bene, io andrei a letto…- disse Chester, dopo aver duettato con Sebastian su alcuni suoi testi – è stato un piacere cantare con voi, Sebastian… E grazie Principe Soma per averci accompagnato con questi strani strumenti…- disse indicando dei tamburi schierati in fila.
- Oh, è stato un piacere, siete bravissimo!- disse Soma battendo le mani.
- Volete essere accompagnato?- chiese Sebastian inchinandosi.
- No, non ve n’è bisogno… Andiamo Eragon?- disse al ragazzo, che si alzò dal divano salutando il Conte con affetto.
- A domani!- ed uscirono dalla porta.
- Sarà meglio che andiate anche voi, principe Soma. Avete molti impegni per la giornata di domani…- disse Agni, mentre il padrone iniziò a sbadigliare.
- Ahhhgghhhhh… Hai ragione… Buonanotte…- ed in meno di un secondo furono fuori.
Erano rimasti solo loro quattro, eppure Maya voleva delle ulteriori risposte.
-Conte, desideravo scambiare qualche parola con voi, in privato…- disse lanciando un’occhiata a Masumi e Sebastian. Aveva già informato Masumi sulla sua volontà di sapere dell’altro e quindi non si sorprese vedendolo uscire con garbo. Rimaneva solo il maggiordomo.
- Sebastian, puoi andare… Ti chiamerò non appena andrò a dormire…-
- Yes, my lord…- rispose inchinandosi ed uscendo dalla stanza.
Maya fissò la punta del vestito imbarazzata.
-parlate, principessa, vi ascolto…- disse.
- Conte… Possiamo darci del tu?- lo vide sorridere di gusto.
- Se preferisci così, Maya, allora va bene, diamoci del tu…- Maya capì in quell’istante di amare quel ragazzino.
- Io… Non voglio essere indiscreta, Ciel, ma credo che ci siano alcuni punti che hai “omesso” di raccontare… E’ stato “lui”, vero?- Ciel la osservò non capendo (o facendo finta di non capire) – intendo Sebastian. E’ stati lui a farti evadere quella notte-
- Perché ci tenete così tanto a saperlo? Non influisce con il mio mandato, né con i rapporti con il vostro paese…-
- Rispondi con sincerità… E mi sembra che avevamo deciso di darci del tu, “Ciel”!-
Ciel la fissò serio, giocando con il laccio della giacca.
-Sebastian è un demone.- diretto, pulito, senza alcun tipo di preparazione psicologica. A Maya per poco non venne un infarto.
- Un… Un… Un demone?!? Esistono veramente?- chiese scioccata.
- Certo che esistono, solo che di rado si uniscono agli abitanti del pianeta-
- ma come, come…- cercò di chiedere.
- Come ho fatto a chiedergli aiuto? Se ci tieni te lo racconterò…- sorseggiò un po’ di thè che aveva lasciato Sebastian e riprese a parlare (in effetti stava parlando troppo quella sera!) – quando ero rinchiuso nella gabbia, con quei “mostri” che compivano atrocità su altri bambini davanti ai miei occhi, avrei preferito la morte piuttosto che subire tutto ciò. Poi pensai che volevo ucciderli, volevo ammazzarli uno ad uno ed una volta uscito dalla gabbia, mi sarei vendicato con tutte le mie forze….- Maya si spaventò per il tono tagliente che aveva usato e per lo sguardo, che per un attimo le parve macchiato di sangue – in quel momento, un demone che si trovava nei paragi si materializzò davanti ai miei occhi, dicendomi che se avessi fatto un contratto con lui, avrebbe esaudito ogni mio desiderio…- Maya lo vide trafficare con la benda nera che indossava e la slacciò, rivelando un occhio sano come il sinistro, ma con inciso uno strano marchio – questo è il simbolo del mio contratto con Sebastian. Quella notte, gli chiesi di aiutarmi a realizzare il mio desiderio, standomi a fianco ed ubbidendo a qualsiasi mio ordine, senza uccidermi. Una volta che la mia vendetta si sarà consumata, Sebastian potrà cibarsi della mia anima-
-Avete venduto l’anima ad un demone?- chiese sempre più sconvolta.
- Sebastian è stato la mia salvezza, non vivo che per compire il mio scopo. Infondo, non m’importa nulla del resto, ma voglio scoprire se la regina è immischiata in questa storia o se le mie ricerche devono direzionarsi verso altre vie…- spiegò poggiando la tazzina adesso vuota sul tavolinetto.
- Ho capito… Quindi lo fate per vendetta…-
- Non solo per questo. Non lascerò che altre persone subiscano quello che ho dovuto patire io…-
- E poi che avete fatto una volta stipulato il contratto con Sebastian?- chiese Maya.
- Gli ho ordinato di uccidere tutti e di dar fuoco all’edificio. Indossai questa maschera di freddezza che mi calza a pennello ed ho giurato che non avrei mai più provato amore. Ho imparato una cosa dalla vita: le persone che ci lasciano non tornano più indietro. Non avrò mai più mia madre e mio padre, ma avrò sempre il mio odio e vivrò in funzione di esso…-
Maya provò un forte sconforto a sentire quelle parole da un semplice ragazzino, ma capì il suo punto di vista. Si alzò in punta di piedi e prendendolo di sorpresa, lo abbracciò forte.
-C’è tanto amore a questo mondo, Ciel… Ci sarà posto anche per te nel nuovo mondo che creeremo…- Ciel si girò, abbracciandola per qualche secondo.
- Lo spero anch’io, Maya… Non per me, ma per te e per le persone che la pensano come te…-
Sciolsero l’abbraccio quando bussarono alla porta.
-Padroncino, è ora di andare a letto, si è fatto molto tardi – disse Sebastian – ed anche per voi, Madamigella-
- Veniamo subito…- rispose Ciel.
- Grazie di tutto…- disse Maya sincera. Poi presero due direzioni differenti ed entrambi, andarono a letto sentendosi improvvisamente più fiduciosi verso il futuro.

Continua…

Questo capitolo l'ho creato per dare modo a tutti di capire un pò di più su Ciel e Sebastian (la loro storia di partenza è questa), ma comunque ho ritenuto che in questo contesto ci stia molto bene , specie il principe Soma (altro personaggio di Black Butler). Saranno solo dei personaggi di contorno, dato che siamo alla fine, ma come vedremo, la loro presenza sarà molto utile...

Principe Soma

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Agni

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Capitolo 55
*** Capitolo 58 ***


Buongiorno a tutti!!! Finalmente oggi spelnde il sole dopo il cattivo tempo di ieri...
Tornando alla storia, al solito a fine capitolo le spiegazioni (evitiamo di fare spoiler) ... Buona lettura!!



Capitolo 58

Maya non credeva che un gruppo di ribelli potesse godere di una simile organizzazione: la città di London era una vera e propria base militare, fornita di ogni tipo di attrezzatura per migliorare le proprie capacità combattive ed una scuola pubblica istruiva i più giovani nelle arti marziali, nelle discipline culturali ed in attività a scelta dello studente. Inoltre, le informazioni andavano e venivano grazie all’aiuto di abili fattorini, che altri non erano che Gufi e Civette, alcune delle quali le ricordarono, per l’aspetto, la sua amica Edvige.
Apprese tutto ciò grazie alle visite guidate di Ciel e Sebastian, che le illustrarono anche le strategie adoperate in diverse battaglie ed organizzarono nuovi piani per poterli collimare con il sistema di combattimento delle rose.
Il tempo per progettare ogni cosa era estremamente poco e molte volte si dovettero soffermare a discutere ben oltre l’orario di cena. Ma tutto sommato, a Maya andava bene così. Era felice di poter collaborare con i suoi simili, perché il suo essere una mezz’elfo, parecchie volte l’aveva messa in difficoltà, così sentì il bisogno di aiutare ad ogni costo i suoi simili ed inoltre, in una parte di se, sperava che le rose ce la potessero fare a sconfiggere le Orchidee anche in caso di ritiro dell’esercito dei Crisantemi… Il senso di colpa cresceva immensamente ad ogni giorno di permanenza nella città di London; l’ansia di non sapere ciò che stava accadendo nel suo regno, la metteva in forte agitazione e non potè far altro che tormentarsi sulla sorte del suo popolo, adesso appesa ad un filo sottile, un filo che sapeva di tenere lei stessa in bilico.

Un piccolo raggio di sole si soffermò in un angolo di pelle proprio sotto l’occhio sinistro. Ciel s’infastidì, ma di malavoglia aprì gli occhi, specchiandosi nelle iridi profonde del suo maggiordomo.
- Buongiorno signorino…- gli disse sorridendo – perdonate il brusco risveglio, ma sono giunte cattive notizie dal regno delle Rose…-
- Che tipo di cattive notizie?- chiese mettendosi a sedere nel letto, mentre Sebastian gli serviva la sua abbondante colazione.
- Sembra che la Regina abbia inflitto un attacco diretto al Regno delle rose – Ciel si affogò con il tè.
- Couch, couch…. Un attacco diretto?-
- Esatto… Ha deciso di attaccare la capitale con le aquile sputa fuoco e nel pomeriggio di ieri, ha oltrepassato lei stessa i confini delle Orchidee con un battaglione di circa 15.000 orchi. Pare inoltre che nel tragitto, abbia incendiato e distrutto ogni tipo di costruzione… Il bilancio dei danni e delle vittime, aimè non è chiaro- nel mentre il maggiordomo ordinò la stanza e preparò i vestiti del padroncino.
- E’ assurdo!- disse Ciel mentre Sebastian gli sbottonava la camicia del pigiama – non ha mai oltrepassato il confine delle Orchidee, ha sempre mandato Aya a prendere le redini dell’esercito… Inoltre questo va oltre i nostri piani, non prevedevamo certo un attacco diretto in così poco tempo!-
- Avete ragione, padroncino…-
- Presto Sebastian, vestimi in fretta e corri ad avvisare Agni. Insieme recatevi alla base militare, radunate le truppe e sellate quanti più cavalli alati possibili… E’ giunto il momento di scendere in campo!- Sebastian strinse il nodo della benda e sistemò il fiocco blu al bavero della camicia – bene!- scese velocemente dal letto e si diresse verso la porta – conto su di te, Sebastian, non deludermi…-
- Yes, my lord…- rispose inchinandosi. E poi si separarono: Sebastian andò a chiamare Agni ed a Ciel toccò il compito sgradevole di avvisare la principessa Maya.

Fecero più in fretta che poterono, l’esercito era schierato davanti al portone principale della città di London. Ciel e Soma cavalcavano fieramente due cavalli bianchi ed alle loro spalle Sebastian ed Agni non li perdevano di vista dalla sella di due splendidi stalloni dal manto nero pece.
Maya era in apprensione, tremava come una foglia e cingeva disperatamente la vita di Masumi, unica ancora di sostegno in quel terribile momento.
Maya non distinse l’attimo in cui oltrepassarono la muraglia e si lanciarono contro gli orchi che recintavano la città. Sentì Masumi estrarre la spada e trafiggere un orco alla tempia, poi udì l’aria segarsi accanto ad un orecchio, ma quando afferrò l’impugnatura della spada pronta a difendersi, vide Sebastian piroettare nell’aria e lanciare una serie di forchette e coltelli un po’ in tutte le direzioni, compresa la traiettoria che portava all’orco intento a ferirla, che non vi riuscì, poiché cadde al suolo con una forchetta infilzata al cuore.
- Grazie…- riuscì a dire, ma Sebastian volò via, pronto a difendere il suo signore, che combatteva in modo impacciato contro un orco.
- Ma dov’eri finito?- sentì dire a Ciel –stava per trafiggermi il fianco!-
- Non temete, padroncino, finchè il simbolo del contratto sarà visibile nella mia mano e nel vostro occhio, non permetterò che vi uccidano… Infondo, avreste avvertito solo qualche fitta di dolore…- Ciel s’infuriò.
- Dannato essere diabolico!- schivò la lama brandita da un orco giusto un attimo prima che essa trapassasse la spalla, guadagnandosi un taglio superficiale – Adesso basta!- sfilò la benda e gridò con tutto il fiato che aveva in corpo – Sebastian, liberati di loro, è un ordine! E non lasciare che mi colpiscano ancora!-
Sebastian rise malignamente all’ordine diretto del suo padroncino. Sfilò il guanto della mano sinistra con i denti, rivelando il marchio del contratto e rispose:
- Yes, my lord!- gli occhi rossi vibrarono al rosa, divenendo luminescenti e diabolici.
In poco tempo, un suolo di orchi morti si accinse a decorare la terra secca attorno alla città.
- Bene, proseguiamo il cammino!- disse Ciel rivolto all’esercito – e tu ricomponiti – disse al maggiordomo – hai la giacca in brandelli – Sebastian osservò le punte della giacca del frac, ridotte ad un ammasso di motivi a texture per via dei numerosi tagli.
- Ah… Non ho portato ago e filo… Dovrò fare a meno della giacca, non è decoroso presentarsi in queste condizioni – la sfilò con gentilezza per poi lasciarla cadere tra il mucchio di cadaveri – la prossima volta devo portare dei vestiti di riserva… Qualcosa non va Madamigella Maya?- chiese notando la giovane intenta a fissarlo.
- No, niente… Avete una forza incredibile, siete stato capace di sterminare tutti quegli orchi da solo!- disse mentre Masumi continuava a cavalcare.
- Se il maggiordomo della famiglia Phantomhive non riesce a fare nemmeno una cosa del genere non è degno di tale nome, No?*-
- Ehm… Suppongo di si…- “caspita, non pensavo i demoni fossero capaci di una simile forza” disse tra se.

Arrivati ai confini con il Regno delle Rose, Maya fu certa che il suo cuore avesse smesso di battere dal troppo dolore. Sentì una fitta dolorosa al petto e si accasciò su Masumi, che prontamente la sorresse. Chester accanto a loro non trattenne le lacrime, persino Sebastian chinò il capo dispiaciuto. Anche se era un demone, non era piacevole vedere tutto ciò.
Ciel scese da cavallo e percorse a piedi il tragitto che portava ai cadaveri ammassati a mo di collina proprio all’inizio del sentiero che conduceva alla città.
Per un attimo gli tornarono in mente i momenti vissuti dentro la gabbia, quando con i suoi occhi aveva assistito all’omicidio di diversi bambini della sua età ed adesso, vedendone di un numero ben superiore a quelli di allora, inermi, sotto un sole cocente, trattati alla stregua dei criminali, fu per lui estremamente disgustoso. Si tolse il cappello e lasciò spazio ad una lacrima di rigare il volto pallido. Poi però, sentì dei passi avvicinarsi a lui e poi, silenziosamente, una mano andò a frapporsi tra l’occhio sinistro e quella vista agghiacciante.
- Signorino, avete visto abbastanza…- disse Sebastian conducendolo via, ma senza mai lasciare la presa della mano – sono dispiaciuto per il triste spettacolo, Madamigella Maya…- disse poi inchinandosi.
- E’… E’ assurdo! Erano solo dei bambini!- disse tra le lacrime.
- E’ una punizione – azzardò Masumi – quando mia mad… Quando Aya mi ha portato via dalle rose, il patto era la mia vita in cambio dei bambini, non ho mantenuto la promessa e la regina non ha dimenticato…-
Uno strano silenzio si fece spazio tra le fila dei ribelli. Pregarono per quei fiori indecentemente calpestati. Nel cuore di ognuno, quell’atroce spettacolo fu la conferma che dovevano combattere ad ogni costo per riportare alla pace quei regni straziati dal dolore, vittime di una guerra la cui vittoria sarebbe stata in ogni caso una sconfitta, perché alla fine di ogni cosa, sarebbe rimasto invariato il numero delle vittime spezzate con brutalità.
- Maya…- disse Eragon avvicinandosi alla donna – io… So cosa stai provando…- Maya alzò lo sguardo, notando gli occhi chiari di Eragon pieni di frustrazione e rammarico.
- Lo so, Eragon… Spero solo che non siamo arrivati troppo tardi…- asciugò le lacrime e cercò di ricomporsi una volta che tornarono a dirigersi verso la capitale.
- Mi sono messo in contatto con Saphira…- continuò Eragon – tra qualche minuto lei ed Arya dovrebbero raggiungerci-
- Bene…- riuscì a rispondere Maya. Appoggiò il capo sulla spalla di Masumi e pianse ancora un po’.
- Andrà tutto bene…- le disse lui.
- Ho paura che questa volta siamo arrivati troppo tardi…-
- Non è mai troppo tardi…- Maya sorrise.
- Inizio a non crederci così tanto…- osservò il tramonto con profonda tristezza. Tutto ciò che vedeva era morte e distruzione. A stento riconobbe i bellissimi villaggi che era solita frequentare durante le sue visite.
Non sapeva nemmeno lei quello che stava accadendo dentro la sua mente, improvvisamente sentì delle voci inveire contro la regina, augurandone una morte in piena agonia, di quelle lente, ma infinitamente dolorose… Strinse i pugni con rabbia ed un sentimento mai provato iniziò a delinearsi con prepotenza: la vendetta. Sì, Maya giurò a se stessa ed alle vittime di quella guerra, che li avrebbe vendicati, avrebbe fatto giustizia a qualunque costo.

La terra vibrò forte all’atterraggio di Saphira. Eragon smontò frettolosamente da cavallo ed andò ad abbracciare Arya.
- Amore mio… Per fortuna stai bene…- disse afferrandole il viso tra le mani e coinvolgendola in un bacio che fece quasi male ad entrambi. In esso impressero i sentimenti di dolore provato in quei giorni, l’ansia di non sapere se l’altro stesse bene, la voglia di volersi toccare, sfiorare, proteggere a vicenda, senza però poter rendere reale la loro volontà. Adesso, nel mezzo di quello scenario agghiacciante, che ad entrambi rimembrò gli ultimi istanti di vita del loro regno originario, furono felici di potersi riabbracciare e tornare a combattere per quegli ideali per cui avevano rischiato tante volte la vita.
- E’ terribile…- disse Arya tra le lacrime – è accaduto tutto così in fretta che non ci siamo quasi resi conto di quello che è successo…-
- Vieni, siediti un attimo…- Eragon la accompagnò vicino ad un masso, si sedette e la fece accomodare sulle proprie gambe. Gli altri nel mentre smontarono da cavallo e si riposarono. Maya presentò Ciel, Sebastian, Soma ed Agni ad Arya e brevemente la informò dell’esistenza del gruppo dei ribelli. Poi arrivò il temuto momento del racconto degli eventi nel suo periodo di assenza ed in quell’attimo Eragon ne approfittò per salutare Saphira. Non era pronto al racconto di quella nuova battaglia.
- Quando sei scappata- iniziò Arya - abbiamo fatto come ci avevi chiesto ed abbiamo informato il consiglio dei reali motivi per cui non hai sposato il Re Sakurakoji. All’inizio sembrava che il Re avesse accettato la tua scelta, mentre al contrario il regno delle rose ti ha etichettata come traditrice ed egoista. Con lo scorrere dei giorni, però, le situazioni si sono invertite: man mano il popolo ha capito che la tua scelta era dettata dall’amore vero, puro e sincero. Quando la notizia della tua fuga per salvare Masumi è trapelata in qualche modo, tutti ti hanno considerata un’eroina, colei che per amore avrebbe rischiato ogni cosa, persino la morte… E come ben sai, l’amore è la chiave del regno delle rose… Quindi tutti si sono detti: come si può condannare una donna che semplicemente ha deciso di abbracciare l’Amore?
Chiunque incontrasse Ayumi per i villaggi, le domandavano come vi foste innamorati tu e Masumi; come avete fatto a tenere segreto il vostro amore e come Masumi fosse riuscito a sopportare l’idea di saperti promessa ad un uomo che non era lui… Addirittura hanno iniziato a chiederle se anche lei nutrisse una sorta di “amore proibito” ed alla fine ha rivelato l’identità del suo amato sotto la furia dei genitori di lei…-
- Che cosa?- intervenne Chester scioccato – sanno… Sanno di “noi”?-
- Si, Chester… Se ti consola a Rei è andata molto peggio: dopo aver presentato Hijiri ai suoi genitori, per una settimana l’hanno cacciata di casa. Ma non è questo il punto…-
- O cavolo…- sussurrò Chester.
- Al contrario il Re Sakurakoji ha iniziato ad avere un atteggiamento più scontroso verso le cariche del nostro regno, finchè ha deciso di rompere il patto di alleanza con il regno delle rose, decidendo di svolgere la sua battaglia contro le Orchidee in solitario. Il popolo ha mal assorbito questa scelta, ci siamo sentiti abbandonati, ma anche ingiustamente puniti. Molte case sono tornate ad assumere i toni del blu e persino a palazzo l’aria divenne quasi irrespirabile… La regina Chigusa non ha retto allo stress ed in poco tempo i problemi di salute si sono aggravati, tanto da essere costretta a rimanere ad un riposo assoluto. Stai tranquilla, non è in pericolo di vita – aggiunse notando il colorito di Maya tingersi di un pallore innaturale – il colpo di grazia è arrivato proprio ieri. La regina ci ha attaccate, non eravamo pronti e parecchi villaggi sono stati rasi al suolo… Il numero dei soldati non era sufficiente, così anche gli uomini dei villaggi sono intervenuti nella battaglia… Adesso si combatte in una zona più ad est della capitale ed in questo momento abbiamo firmato una tregua di una notte, ma alle prime luci dell’alba, la regina tornerà ad attaccare ed allora non sappiamo cosa accadrà… Siamo inferiori di numero ed Ayumi ed io, non riusciamo a gestire le truppe da sole, serve un aiuto abbastanza urgentemente, ma sapere che adesso c’è questo gruppo di ribelli al nostro fianco, mi rincuora parecchio…-
- Credi sia troppo tardi?-
- Non è mai troppo tardi…- intervenne Ciel – non temete, noi ribelli siamo abituati ad essere inferiori per numero, ma il nostro addestramento ci permette di affrontare un numero di orchi 10 volte superiore al nostro. E come hai potuto notare, principessa Maya, abbiamo anche degli assi nella manica molto valenti…- si voltò verso Sebastian, sorridendogli fugacemente – inoltre sia io che il principe Soma, siamo abili strateghi… Non ci rimane dunque che dirigerci verso il luogo di battaglia e sfruttare le poche ore che ci restano per appuntare nuove strategie di attacco e difesa -
- Bene, allora vi guido…- Arya ed Eragon montarono Saphira, mentre gli altri tornarono dai rispettivi cavalli alati.

Il viaggio verso la capitale era quasi giunto al termine, l’aria fredda della notte pungeva tra la stoffa dei vestiti di Maya, ma in quel momento, il calore che pulsava nelle vene, fu capace di attutire l’impatto con il freddo esterno. L’adrenalina era a mille, la voglia di vendetta sempre crescente… Strinse forte la vita di Masumi e chiuse gli occhi, respirando intensamente l’aroma dei lunghi capelli oro.
La resa dei conti, era ormai alle porte…

Continua… 

*una delle frasi celebri di Sebastian tratte dal manga "Black Butler"

Dunque dunque... Intanto volevo precisare che questo rapporto "punzecchiato" tra Sebastian e Ciel è fedelissimo al manga (se ne dicono di peggio rispetto a quello che ho scritto io XD) ma siccome ADORO questo loro rapporto fatto di botta e risposta, ho deciso di ricrearlo anche qui XD
Invece, come avete potuto notare, siamo alle porte della tanto attesa battaglia finale, da qui in poi aspettatevi veramente DI TUTTO! (sempre per la serie "siete avvisati, non venite dopo a lamentarvi" XD)

Uh, vi posto il mio video preferito su Sebastian e Ciel, giusto per farveli vedere in più angolazioni... XD

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=Oh6ak6Ijz5w

Visto che ci sono vi faccio vedere anche questo...

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=06RGHAJ4HnA

Bene!! Grazie a tutti come sempre... Al prossimo capitolo, Baci!!!


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Capitolo 56
*** Capitolo 59 ***


Buongiorno!!!! Chissà quanti di voi sono già svegli ad appena le 7 di mattina... XD 
Eccoci giunti ad un punto cruciale, stiamo per finire, mancano 4 capitoli alla parola FINE... Intanto buona lettura e grazie come sempre!!

Capitolo 59

Il campo di battaglia, era un suolo di orchi ed elfi nel mezzo di un lago color rosso porpora, visibile grazie alla luna piena che faceva capolino tra le nuvole, in quella fresca serata di ormai fine estate.
Ayumi, Rei ed Hijiri li accolsero con gioia, ma i tempi per salutarsi furono veramente ristretti, poiché spiegò loro la situazione ed insieme al capo dell’ordine dei cavalieri Genzo (nonché consigliere personale della regina Chigusa), trascorsero le restanti ore della notte per mettere a punto un piano d’azione efficace.
Terminarono il lavoro quando mancavano poco più di due ore al sorgere del sole, così ne approfittarono per andarsi a riposare per il tempo che rimaneva.
Maya però non riuscì a chiudere occhio, così lasciò Masumi riposare nella tenda e fece un piccolo giro del campus di fortuna. Si sedette accanto al fuoco e quando riconobbe il suo vicino, rimase a dir poco stupita.
- Maestro Kuronuma?- lo chiamò alzandosi e sedendosi al suo fianco.
- Maya! Che gioia rivederti!- le disse abbracciandola con affetto – non ci vediamo da parecchio tempo… Ho saputo del tuo folle gesto… A quanto mi hanno detto, alla fine questa rete fognaria esiste realmente…-
- Oh, si che esiste!-
E così raccontò al suo maestro della sua folle impresa, degli attimi vissuti tra le prigioni della perfida regina, per poi narrare della fuga (tralasciando il fatto che Aya fosse la madre di Masumi) e della scoperta del gruppo dei ribelli.
- Caspita Maya! Una serie di eventi eccezionali in un arco di tempo così breve… Complimenti, mia giovane e saggia apprendista…-
- Grazie maestro, siete sempre molto buono con me…- lo fissò negli occhi. Il suo sguardo era così dolce… Si era affezionata tantissimo a quell’elfo all’apparenza burbero e freddo – e ditemi, cosa vi porta da queste parti? Credevo che non avreste mai abbandonato la vostra amata casetta…-
- Ebbene ti sbagli, Maya. In guerra non esiste un luogo dove poter rimanere al sicuro… Le truppe si sono avvicinate ai margini della foresta e così mi sono visto costretto ad abbandonare la mia dimora prima di vederla incendiata con me lì in mezzo. Ho pensato che morire tra le mura domestiche, non fosse poetico come morire in guerra per difendere la libertà della propria patria e così eccomi qui: un vecchio ma sempre accanito sentimentalista che gioca la sua ultima partita prima della Grande Chiamata, quella della morte… E se morirò domani, lo farò con onore ed in virtù di un futuro in cui tu siedi al trono ed il regno vive in pace ed armonia, con o senza il suo colore viola…-
- Oh, maestro…- Maya si sporse in avanti e lo abbracciò stretto, esprimendo tutto l’affetto che nutriva nei suoi confronti – la vostra scelta vi fa onore ed in un certo qual modo, mi sento più serena ad avervi al mio fianco… io…- voleva dirlo: ora o mai più – ecco… Come sapete mio padre è morto molti anni fa, anche nel pianeta Terra non ho avuto un padre e questa mancanza l’ho sentita per parecchio tempo… Ma da quando vi ho conosciuto, questo vuoto è stato in qualche modo colmato, perché…- lo fissò intensamente, mentre le lacrime inumidirono le lunghe ciglia – perché voi siete la figura che più rassomiglia ad un padre, per me… Vi voglio bene come se foste realmente mio padre…-
- Maya, Maya…- lo vide trattenere a stento le lacrime con una mano, singhiozzò parecchio e strinse le gambe in modo protettivo, poi si slanciò in avanti ed abbracciò la principessa accarezzando dolcemente i lunghi capelli castani – è la cosa più bella che potessi dirmi… Perché tu per me sei come una figlia, sei come una figlia…- disse tra i singhiozzi – Ti ringrazio per avermi rivelato questi tuoi sentimenti, significa molto per me…-
- Grazie anche a te, “papà”…- Kuronuma se possibile la strinse ancora più forte ed i singhiozzi aumentarono a dismisura.
- Grazie, grazie…- mormorò piano – “figlia” mia…-
Era bellissimo per Maya sentirsi chiamare a quel modo, il cuore si riscaldò di un affetto immenso.
- Potete chiamarmi ancora in quel modo? Mi fa sentire bene…- chiese imbarazzata. Non voleva sembrare scortese.
- Tutte le volte che ne avrai bisogno, “figlia” mia…-

Fu una delle ore più belle ed intense della sua vita, ma presto dovette salutare il maestro per indossare l’armatura.
- E’ meglio che vada- disse separandosi dall’abbraccio paterno dell’uomo – spero tanto di rivedervi a fine giornata…- disse alzandosi.
- Me lo auguro di cuore anch’io… Buona fortuna, Maya-
- Anche a voi…- si strinsero un’ultima volta e presero due direzioni differenti.
Tornata alla tenda non resistette e raccontò ogni cosa a Masumi, che ascoltò sorpreso ed emozionato per lei.
- Oh Maya… Tutto ciò è meraviglioso! Voglio conoscere quest’uomo, colui che ti ha narrato la leggenda di Koku e Seya…- perché Maya aveva raccontato ogni cosa a Masumi, che rimase sorpreso in diversi punti del suo racconto.
- Spero di poterlo fare anch’io… Non ho voluto svegliarti, dormivi così bene…- disse mentre infilava i pantaloni che sarebbero andati sotto l’armatura. Poi si voltò di spalle, invitando Masumi ad allacciarle il corpetto.
- Mi sono riposato parecchio, ma adesso, è giunto il momento di tornare a combattere…-
Masumi strinse forte i lacci del corpetto e li fissò con un nodo ben saldo, poi le ruotò il busto, tornando ad essere faccia a faccia.
- Fai attenzione…- le disse un attimo prima di congiungere le sue labbra.
- Anche tu…-

La stessa scena si ripetè nelle tende di Eragon ed Arya, Chester ed Ayumi, Rey ed Hijiri… Ognuno si augurò che il proprio amato tornasse sano e salvo quella stessa sera, poiché non avrebbero retto alla morte di uno di loro.
Nella tenda di Ciel, lo scenario era leggermente diverso…
- Non stringere così forte!- disse Ciel aggrappandosi disperatamente al palo del baldacchino (gli avevano concesso una delle tende più lussuose) – ti dico che vengono fuori! AH! Mi fai male!!!! Se… Sebast…ian!!- continuò con le lacrime agli occhi.
- Avanti padroncino, a nessuno sono mai venute fuori le viscere…*- strinse più forte i lacci del corpetto.
- Ma perché devo indossare il corpetto? Non riuscirò a duellare!-
- Non credo il duello sia tra i vostri punti di forza, signorino… In questo modo manterrete una certa eleganza anche in sella al vostro cavallo bianco…-
- Ma io volevo l’armatura!- rispose infuriato.
- Boo-chan, siete troppo piccolo per l’armatura, i bambini come voi non vanno certo in guerra e non avevamo tempo per farne realizzare una su misura, quindi accontentatevi di questo!-
- Giuro che me la paghi! E non azzardarti a farmi ferire ancora una volta, è un ordine!-
- Yes, my lord…- diede un colpo secco ai lacci, facendo urlare maggiormente il suo padroncino.
Osservandosi allo specchio, si sentì quasi una ragazza con indosso un corpetto nero, una leggera camicia bianca, aderenti pantaloni in pelle nera ed alti stivali del medesimo colore.
- Preferivo indossare i soliti vestiti!- disse imbronciato.
- Ma bisogna adattarsi agli usi e costumi del popolo che ci ospita, non è bene presentarsi con in dosso gli abiti della nostra tradizione…-
- E perché tu indossi ancora il frac?- chiese fissandolo infuriato. Sebastian incrinò le labbra in un sorriso furbesco.
- Ma io sono solo il vostro maggiordomo!- Ciel divenne rosso di rabbia, ma tentò di trattenere gli istinti omicidi. Afferrò la benda e la lanciò al maggiordomo, che prontamente l’afferrò al volo.
- Allacciami la benda ed usciamo!- ordinò.

Il gruppo fu schierato nella prima fila dell’esercito delle rose e dei ribelli, proprio quando le luci dell’alba iniziarono ad illuminare il terreno fangoso sotto ai loro piedi.
Anche stavolta Maya non sapeva come iniziare il suo discorso, ma aveva pregato i suoi amici di unirsi a lei, per portare un messaggio di speranza tra le file dell’esercito. Così, uno ad uno presero parola, avanzando leggermente rispetto al gruppo e voltandosi a parlare direttamente verso il popolo.
- Ci siamo…- iniziò Maya – spero che questa sia l’ultima volta che combatteremo contro la Regina. Farò del mio meglio per raggiungere il nostro obiettivo di pace e spero che alla fine di tutto, ci ritroveremo nuovamente qui a discutere dell’assurdità di questa guerra…-
- Io mi auguro che questo regno non subisca lo stesso destino dei Girasoli – continuò Arya – mi auguro che dalle ceneri possano risorgere i paesi un tempo liberi del pianeta Flowers e se continuerò ad essere la Regina dei Girasoli, vi prometto che farò tutto ciò che è in mio potere per mantenere la pace tra i popoli…-
- In qualità di principe-ribelle del regno delle Orchidee…- prese parola il Principe Soma – mi auguro di poter mettere fine all’impero della Regina, che per me non può essere appellata come tale. Una regina non può e non deve permettere al suo regno di cadere nell’ombra. Prego gli Dei di concedermi la facoltà di portare i miei sudditi alla pace ed alla libertà ed a voi di trovare la forza di resistere fino alla fine, per il raggiungimento del fine comune –
- Come ultimo cavaliere di Drago – continuò Eragon – giuro di difendere le sue maestà e voi tutti anche a costo della vita, ma giuro anche di recuperare le uova di drago perdute e non lasciare che la razza della mia draghessa Saphira si estingua per sempre. Prometto che se le uova di drago ed i cavalieri di drago torneranno a vivere, addestrerò io stesso ognuno di loro, affinchè il mondo oggi conosciuto, possa contare sul sostegno delle creature più forti ed antiche del mondo…-
- Io, Ayumi, principessa del regno delle rose, giuro sull’amore che ci lega, di essere sempre una spalla ed un supporto per la regina Chigusa e per la futura regina Maya. Prometto di combattere fino allo stremo delle forze, affinchè il nostro regno non cada vittima della regina…-
- E noi, cavalieri del regno delle rose – prese parola Masumi - giuriamo sui nostri valori di cavalieri di servire le sue maestà finchè la morte non ci accolga. Le nostre braccia, i nostri cuori, la nostra spada è al servizio del popolo delle rose e combatteremo per la libertà di esso e dei popoli amici…-
- Padroncino, volete dire qualcosa anche voi?- sussurrò Sebastian a Ciel, che ascoltava il saluto finale degli elfi. Ciel lo fissò e notò uno strano sorrisino dipingerne le labbra. Lo stava sfidando e lui amava le sfide… Tirò le redini del cavallo bianco e prese il posto di Masumi.
- Io, Ciel Phantomhive, in qualità di vice presidente del gruppo dei ribelli, mi auguro che le atrocità patite in ogni angolo di questo mondo, possano trasformarsi in sentimenti positivi, affinchè le nuove generazioni non conoscano in età prematura il significato delle parole “odio”, “vendetta”, “tristezza”, “solitudine”. Mi auguro che il sorriso non scompaia mai dal volto del bambino e che esso possa rimanere puro ed innocente finchè l’età non lo porti a maturare… Mi auguro questo…-
- Siete stato bravo…- lo accolse Sebastian.
- Taci, demone-
- Estraete le spade!- gridò Maya, serrando le redini di Estele fino a farla impennare – combatteremo per il valore dell’amore, dell’amicizia, ma soprattutto per il diritto di libertà che ci accomuna. Ribelli e popolo delle Rose, oggi uniti dallo stesso sentimento di giustizia, combattete per ciò che vi rende ancorato a questo mondo, combattiamo per i sentimenti giusti che ci hanno uniti nel passato, COMBATTIAMO!-
E sotto un urlo disumano, l’esercito degli alleati cavalcò verso lo schieramento nemico, dove la maschera argento della regina, fece brillare un pallido raggio di sole, un raggio che andò a specchiarsi tra le iridi infuocate della principessa Maya.
Stavolta non vi fu spazio per il veleno verde di prendere il sopravvento. Combattere nelle loro terre, permise alle rose di eliminare ogni impurità dal terreno nel giro di poche ore.
La regina delle Orchidee, cavalcava in prima linea: alla mano destra brillava una lunga spada argento, mentre l’armatura decorata ne copriva quasi interamente il corpo.
Maya abbassò l’elmetto e brandendo la spada fieramente, si affiancò alla regina delle Orchidee ed intraprese con lei un duello all’ultimo sangue.
Dalla sella di estele, la punta della lama strideva a contatto con i colpi secchi della donna mascherata. I lunghi capelli di entrambe, fluttuavano indomati al soffio del vento. Maya si tolse l’elmo con una mano, poiché il calore corporeo, aveva iniziato a farla sudare.
- Sei un mostro!- le gridò con tutta la rabbia che aveva in corpo. Tirò un colpo secco in avanti, mancando la regina proprio per un soffio, poiché con un’abile mossa, la regina fece un salto mortale, smontando dal cavallo alato ed atterrando sicura tra il terriccio ricco di fango, sangue e cadaveri. Maya accolse la sfida e con un abile movimento, smontò da Estele e con passo sicuro, si avvicinò alla regina continuando a tenere ferma la spada davanti al volto.
- Io un mostro? Ahahahhahah- rise malvagia – andiamo, piccola principessa… La rabbia che hai in corpo è velenosa tanto quanto quella che risiede in me…- Maya si scagliò in avanti, cercando di ferirla dritta al cuore, ma la spada di lei fu altrettanto rapida e con un movimento rotatorio del polso, la parò con maestria – dimmi, principessa, cos’è che ci rende diverse? Entrambe ci troviamo qui e stiamo duellando. Un osservatore esterno non può giudicare chi di noi due abbia ragione e chi torto… Siamo solamente due donne, che combattono per ideali diversi…- la regina fece un passo in avanti, colpendo la spada di Maya con un movimento deciso. Per un attimo Maya sentì la presa vacillare, tanto da essere costretta ad afferrare l’impugnatura con entrambe le mani – cos’è giusto e cos’è sbagliato? Sono solo punti di vista, nulla di più…- ruotò il busto e la colpì di lato, ma stavolta anche lei fu veloce, fece un passo in diagonale e ruotando il polso parò il fendente.
- Potete dire quello che volete – ribattè lei, tonando a colpirla frontalmente – ma continuo a pensare che siate un mostro! Perché nessuno, NESSUNO può uccidere dei bambini innocenti e dire che il giusto e lo sbagliato sia una questione di punti di vista… Chi sei tu per decidere della vita degli altri? MA CHI SEI TU?- le urlò colpendola con ferocia al fianco destro e stavolta nemmeno lei riuscì a parare il colpo – sei la persona più subdola che abbia mai conosciuto!- estrasse la lama dal punto colpito e fece brillare la punta insanguinata al cielo, per poi scagliare un potente fendente contro la spalla. La regina riuscì con fatica a mancare il colpo, s’inginocchiò e sputò sangue.
- Ahhahah, si, continua ad esternare il tuo odio…- la incitò guardandola con lo sguardo più diabolico che avesse mai visto. Asciugò il rivolo di sangue che usciva dalla bocca e tornò a brandire la spada determinata a vincere.

Mentre le due forze portanti dell’esercito duellavano senza sosta, il resto dell’esercito combattè contro gli strani mostri del regno delle Orchidee.
Oltre agli orchi ed alle aquile sputa fuoco (ben gestite da Eragon e Saphira), fecero il loro ingresso creature dal manto lungo e peloso, con bocca larga e barba folta e crespa, naso lungo ed appuntito, gli occhi neri e profondi.
Ciel e Soma li conoscevano bene, poiché per parecchio tempo avevano assistito alla cattura di queste creature tra la rete delle più oscure foreste del pianeta.
- Il punto debole degli Opyt** è il tallone, colpite nel tallone!- gridò Soma agli arcieri, che risposero colpendo il punto indicato.
Chester, Ayumi ed Arya combattevano contro gli orchi, mentre Hijiri andò a sostegno degli arcieri. Hijiri amava molto usare l’arco come mezzo di combattimento, visto che supportato da una vista acuta, molto simile a quella dei falchi.
- Mirate!- gridò guidando un gruppo di ribelli – colpite!- disse un attimo dopo. E come burattini, gli Opyt caddero al suolo come marionette inermi.
Singolarmente, le tre razze erano facilmente gestibili, ma dovendoli affrontare in massa, era quasi impossibile dividersi in gruppi… Ciò significava dover combattere ammassati ed ostacolandosi a vicenda. “L’unione fa la forza”, diceva l’antico detto, ma la forza è data dall’equilibrio di più fattori ed in quel momento, nel loro esercito, non vi era un equilibrio.
- Sono in tanti, TROPPI per noi…- disse Ayumi a Chester ed Arya, intenti a colpire gli ennesimi orchi.
- Non riusciamo a venirne a capo…- confermò Chester – dobbiamo tentare di dividere orchi ed Opyt. Insieme costituiscono una minaccia troppo forte…-
- E come ci riusciamo?- chiese Arya, sfilando la spada dal cranio dell’orco appena abbattuto.
- Ho io la risposta…- i tre si voltarono, fissando il corpo minuto di Ciel, ricco di diversi tagli e ferite nel corpetto e nelle maniche della maglia – Sebastian!- gridò mentre l’occhio con inciso il marchio si illuminò di un viola intenso. Il maggiordomo atterrò accanto a lui (sotto lo stupore generale, poiché aveva letteralmente “volato” per arrivare fin lì).
- Mi avete chiamato, mio signore?- chiese inchinandosi di poco. Un orco si avvicinò piano e, prenderlo alla sprovvista, lo colpì ferocemente al braccio destro, incastrando la lama nel muscolo – ah, che seccatura…- disse solamente. Si voltò con sguardo diabolico, diede un calcio rapidissimo all’orco nelle parti intime ed afferrando un pezzo di lama rimasta fuori dal taglio, la estrasse con un colpo secco – ecco fatto! dicevate?- chiese a Ciel, mentre conficcò la spada nel braccio destro dell’orco.
- Sebastian, cerca di dividere Orchi da Opyt, è un caos combattere in questo modo!-
- Yes, my lord…- rispose. Poi si voltò con un sorriso diabolico dipinto in volto. Si leccò le labbra e diede inizio alla danza.

Maya iniziava a percepire i segni della stanchezza. I suoi movimenti si erano fatti più lenti, il fiato corto la portò ad un senso di affanno inverosimile. Iniziò a tossire per un forte dolore al petto, le ferite in corpo dolevano e bruciavano come se fossero state per ore sotto un sole cocente. Vedeva tutto sfocato e sentiva i capelli appiccicarsi in più punti del volto e delle spalle.
La regina, al contrario, sembrava ancora in piene forze e questo le fece paura… Maya, ebbe per la prima volta una forte paura di perdere contro di lei…
All’ennesimo colpo andato a segno, Maya sentì le gambe tremare e d’istinto indietreggiò, mossa sbagliata, poiché andò ad inciampare contro un orco e cadde a terra.
Adesso era alla sua mercè, ma non voleva arrendersi… Tentò con fatica ad alzarsi, ma la spada della regina era ad un passo dal suo cuore, adesso ben esposto poiché le braccia erano intente a sorreggerle il busto.
E poi vide tutto a rallentatore. La spada era vicina, molto vicina… Ma ad un tratto, sentì una mano afferrarla saldamente per un braccio. La forza sconosciuta, l’aiutò a spostare il peso corporeo verso un altro punto ed il suo corpo, venne sostituito da quello dello sconosciuto… Ma la lama aimè continuò imperterrita il suo percorso ed al suo atterraggio, non trovò il corpo di Maya, ma quello di un uomo più forte e robusto. Maya si voltò sentendo un urlo disumano, gli occhi si spalancarono dallo stupore, mentre una mano andò d’istinto contro il corpo dell’uomo. E la voce, che risuonava come un eco lontano dentro la sua mente, non potè far altro che gridare uno straziato:
- Noooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!-

Continua…

*tratto dal volume 2 di Black Butler, quando Ciel si è dovuto travestire da donna per camuffarsi ed ha patito le pene dell'inferno per infilarsi il corpetto XD

** nome inventato... Anche le creature sono inventate, non so dire a cosa somiglino perchè non lo so... XD immaginatevi delle cose pelose che camminano ed avete risolto il problema.

Okkkkkk, vi ho lasciati nel meglio (ehm, peggio), ma non ci avrei trovato gusto a dirvi tutto subito... No?

Alla prossimaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

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Capitolo 57
*** Capitolo 60 ***


Ok... Non dico niente...
Vi lascio alla lettura!!


Capitolo 60

Masumi stava combattendo poco lontano da Ayumi, Chester ed Arya, ma allo stesso tempo cercava di non perdere di vista Maya, poiché temeva che fosse in pericolo.
Ad un tratto venne catturato da un evento singolare: in qualche strano modo, notò il corpo di Sebastian tingersi di nero, per poi lasciar esplodere una potente fiammata, che andò ad incendiare diversi orchi. Lo sguardo si fece tetro, le pupille rosse si dilatarono, tanto da farle apparire quasi bianche. Gli orchi indietreggiarono spaventati, così l’esercito potè finalmente dividersi in due gruppi e far fronte alle minacce delle orchidee in modo concreto.
Masumi continuò a far danzare senza sosta la sua spada, uccideva più orchi che poteva, senza mai perdere di vista la sua ragazzina.
Premette la punta della lama contro il cuore di un orco ed in meno di un secondo, ammirò il corpo del nemico immerso in una pozza di liquido rosso porpora. Estrasse la spada con un gesto rapido, per poi tornare ad osservare Maya. La spada rischiò di scivolare tra le dita, il cuore si fermò, le gambe si mossero da sole, iniziò a correre e correre più veloce che poteva… Ma alcuni orchi gli intralciavano il cammino, così continuò a divincolarsi con l’aiuto della spada, mentre al rallentatore, assisteva alla traiettoria della spada della regina, che puntava dritto al cuore della persona per lui più importante.
- Ahhh!!!!!!!!!!- gridò facendo un passo in avanti, cercando di frapporsi tra la spada e Maya.
Ma la dinamica rapidissima degli eventi, non gli permise di assimilare in pieno ciò che accadde, così si ritrovò semplicemente con lo sguardo perso nel vuoto, con il rimbombo dell’urlo disumano proveniente da Maya. Fissò il suo corpo e poi il volto di Maya ricco di lacrime… Infine posò lo sguardo su di lui…

- NO! NO!! Maestro!!- chiamò Maya afferrando le spalle dell’uomo e stringendolo forte – maestro, maestro!- continuò a chiamare.
- Ah, Maya…- rispose l’uomo debolmente, portando d’istinto la mano nel punto dove la lama si era conficcata. Poi alzò lo sguardo, ma non lo puntò sull’apprendista, bensì verso la regina, che in quel momento si era come paralizzata. Lo sguardo sofferente dell’uomo, si distese in un sorriso triste.
- Ciao… E’ tanto che non ci vediamo…- disse alla donna, che teneva debolmente la presa sulla spada sanguinante – aiutami ad alzarmi, Maya…- disse lanciandole una rapida occhiata.
- Ma…- Maya non riuscì a decodificare ciò che stava accadendo, dentro di se riuscì a capire che c’era qualcosa di strano. Fissò la regina, che continuava a fissare il maestro con uno strano sguardo, filtrato dalle fessure nella maschera. Nel mentre Maya percepì dei passi ed un peso le aggrappò con forza le spalle, tanto forte da farla voltare.
- Maya!!!- le disse Masumi completamente sconvolto, le afferrò il volto tra le mani e la baciò con forza – non farlo mai più…- le disse.
- Ma… Masumi…- rispose ancora sconvolta, non si aspettava un gesto così impetuoso a pochi passi dalla regina – Masumi! Auitami! Ha ferito il maestro!- gli disse indicando l’uomo, ma quando si voltò, per l’ennesima volta rimase sconvolta.
La regina poggiava con sofferenza sulle ginocchia, le mani erano portate al capo, Maya la vide afferrare alcune ciocche di capelli e strapparle con brutalità. Ed urlò, urlò talmente forte da far voltare gli orchi nelle vicinanze. Fece un passo, avvicinandosi ai due, ma Kuronuma le poggiò una mano al petto e la fissò negli occhi.
- No, Maya… Non toccarla…- l’uomo si voltò verso la regina e le afferrò le mani con dolcezza. Posò un bacio nei loro palmi ed iniziò a sussurrarle parole dolci.
- Ma cosa…?- chiese Masumi.
- Aspetta, non riesco a sentire…- disse Maya. Insieme si avvicinarono ed a quel punto iniziò a percepire alcuni pezzi del discorso del maestro.
- Shiori, Shiori… Sono io, sono Koyuku*… Ti prego, combatti!-
- Ko…Koyu…AAAHHHH!!!!!- interruppe il contatto tra le mani, si stese al suolo e venne colta da strani spasmi.
- Maestro!...- disse Maya tentando nuovamente di avvicinarsi.
- Maya, per favore, rimani lì… Ho bisogno di tentarci un’altra volta… Solo un’ultima volta…- disse tra le lacrime. Si fece forza sulle braccia e gattonando, afferrò il corpo della regina e la cullò con amore.
- Shiori… Tu non sei Satsuki, sei Shiori, la mia Shiori… Torna in te, ti prego… Torna in te…- la regina sembrò tranquillizzarsi ed andò ad appoggiare le mani su quelle di lui.
- Sei… Sei tu?... AH!!!!!!!- tornò a tremare vistosamente, ma a quel punto le mani vagarono per il volto, sino a fermarsi agli angoli della maschera – AH!!!!!!!!!!!!- continuò ad urlare tentando di levarla con forza – Aiutami, aiutatemi!!!- disse visibilmente stremata.
- Forza, puoi farcela… Ricordati chi sei, amore mio… Ricordati di me…- e poi Maya lo vide pronunciare qualche parola in elfico, mentre il vento magico si sprigionò tra di loro. Poi tutto ebbe l’effetto di un incubo, o un bellissimo sogno…
Maya vide i tratti dell’uomo addolcirsi visibilmente, la barba venne sostituita da una pelle liscia e perfetta, la forma degli occhi cambiò, le labbra divennero più carnose, i capelli si allungarono di parecchio e la corporatura divenne quella di un uomo forte.
- Non…. Non è possibile…- le gambe le cedettero, ma Masumi l’afferrò prontamente, anche se la sorpresa era infinita anche per lui. Kuromuna si voltò e le sorrise.
- Perdonami, figlia mia… Ti ho fatta soffrire, ma ho avuto i miei motivi…-
Maya stentò a crederci. Non poteva essere la realtà… Era stata al suo fianco per così tanto tempo… Possibile che non se ne fosse mai accorta? Ma in quel momento i ragionamenti non avevano senso. Corse veloce, nonostante le continue proteste dell’uomo, pianse come poche volte aveva fatto e poi finalmente lo abbracciò. Il suo profumo era così dolce, non ricordava fosse così buono… Le braccia la stringevano forte e lei si sentì in paradiso.
- Papà, papà!!! Sei qui… Sei sempre stato qui…- l’uomo le baciò la nuca, ma poi si voltò verso Shiori, ancora intenta a combattere contro la sua maschera – Maya…- tornò a dire l’uomo – ci sono tante cose che non sai, ma che spero di poterti raccontare… Ma adesso devi aiutarmi, aiutala a portarla alla realtà…- Maya fissò la donna, chi era? Perché suo padre insisteva così tanto? Perché voleva sfilarsi a tutti i costi la maschera?
- Ma… Maya! Maya!! Koyuki… Maya… Maya… Figlia mia…- il cuore mancò infiniti battiti. No… Quello era troppo…
- Ma che succede?- urlò infine – insomma, mi fai credere di essere un disertore, ti presenti nel mezzo della battaglia rivelando il tuo vero aspetto, quello di mio padre, quello del sovrano di questo regno! Poi questa assurda idea di aiutare “lei”!- puntò il dito contro la regina – ed addirittura devo sentirla farneticare il mio nome! E poi mia madre non si chiamava Shiori, mia madre era…- un nodo alla gola si formò non appena pronunciò nella sua mente il nome della madre – Seya… La Seya della leggenda… Koyuku… Koku e Seya…- la testa divenne improvvisamente pesante, crollò a terra stremata, mentre Masumi tornò a sorreggerla con forza.
- Spero solo che quando tutto ciò sarà finito, ci dia delle buone spiegazioni…- insistette Masumi.
- Sarà fatto…- poi tornò ad afferrare il corpo di Seya e la strinse – hai visto? C’è Maya, la tua bimba è cresciuta… Forza, non attende altro che rivederti… Combatti, Seya…- Shiori si fermò a contemplare il volto dell’amato e finalmente ricordò ogni cosa.
- Seya…- pronunciò debolmente – mi ero dimenticata l’esistenza di questo nome…- disse in un sussurro – e tu sei Koyuku, il mio koyuku…-
- Coraggio! Sfila la maschera…- Kuronuma portò le mani vicino alla maschera, ma la forza magica lo contrastò, facendolo tremare di dolore – Ahhhh!!! Permettimi di aiutarti, combatti!!!- le disse senza mai lasciare la presa.
- Mamma…- disse debolmente Maya. S’inginocchiò ed anche lei portò le mani alla maschera – e così importante sfilarle questa maschera?- chiese al padre.
- Si, Maya… Le sue azioni dipendono dalla forza magica di questa maschera. Una volta sfilata, tornerà ad essere quella di un tempo…-
- Bene… Tiriamo forte al tre… Uno…- Maya tirò più che poteva, mentre Seya continuava ad urlare i rispettivi nomi – Due…- gli spasmi di dolore aumentarono, i capelli s’incresparono terribilmente, come se fosse a contatto con una scarica elettrica, ma non si arrese – TRE!!!!- urlò infine Maya.
Seya vedeva davanti a se il marito e la sua adorata figlia. Ricordò i giorni felici nel regno delle rose, spazzati via dalla furia della sorella. La vide come in sogno, mentre con una maschera indosso, cercò di uccidere nel sonno la sua amata bambina… Scappò Satsuki, ma lei la inseguì, non le avrebbe perdonato un simile gesto… Estrasse la spada in quella notte gelida e la puntò dritta al cuore della sorella.
- Perdonami…- disse tra le lacrime, ma doveva mettere fine alle sue azioni abominevoli. Squarciò il petto in due e si sentì morire… Estrasse la spada e strinse forte il corpo ormai morente, ma in un gesto d’odio, la sorella iniziò a sussurrare una serie concatenata di parole in elfico, si sfilò la maschera e soffocò il volto della sorella con essa, poi rise forte ed in un ultimo respiro, diede voce ai suoi pensieri.
- Ti condanno ad essere me per il resto dei miei giorni, cara sorellina… Ucciderai tua figlia, tuo marito, ridurrai in briciole questo regno che hai tanto amato… Ti condanno a vivere con il mio stesso odio…- e poi morì, sotto gli occhi della sorella ancora sconvolti.
E giorno dopo giorno, la maledizione le fece dimenticare ogni ricordo del passato, vivendo come se realmente si chiamasse Satsuki, la perfida Regina delle Orchidee.
- AhHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!- si risvegliò nel presente, sentì qualcosa di strano al volto e per sicurezza, portò le mani in quel punto. Si sentì bruciare, guardò in alto e capì che quella era la sensazione del sole sulla pelle. L’aria fresca del giorno l’accarezzava, sentì un forte profumo di casa, infine osservò il volto del marito, adesso ricco di lacrime, quello sconvolto della figlia, che la fissava a bocca aperta, infine vide Masumi, che era paralizzato da quella strana serie di eventi.
- Ciao… O mio Dio, non so cosa dire…- disse con sincerità.
Maya osservò i tratti giovanili della madre, con gli occhi a mandorla, i capelli castano scuri e gli occhi profondi in cui ci si poteva benissimo perdere.
- Sei tu…- disse stupita. E finalmente i ricordi del volto della madre andarono a collimarsi con il volto che aveva davanti agli occhi.
- Si… Sono io…- iniziò a piangere, poiché i ricordi di ciò che aveva fatto in quei lunghi anni, purtroppo non erano svaniti – sono un mostro! Che cosa ho fatto? perché???- tremò e si aggrappò al corpo dell’amore della sua vita.
-Sei di nuovo tu, stai tranquilla…- la accarezzò per un po’, cercando di tranquillizzarla.
- Scusate, ma credo di meritare delle spiegazioni…- disse Maya, che ancora non riuscì ad abbracciare la madre. Il ricordo di ciò che aveva compiuto, il dolore provato, era troppo grande.
- Si, Maya… Hai tutto il diritto di sapere…- continuò Seya – ritiro l’esercito ed andremo a parlare…-
- Si, va bene…- rispose Maya.
Masumi si mise all’opera per curare la ferita del padre di Maya, Seya evocò la magia e costruì sul suo viso una maschera simile a quella che aveva indossato fino a quel giorno, era importante non essere riconosciuta. Non ancora.

Così, qualche ora dopo, Maya, Masumi, Seya e Koyuku, si appartarono in un angolo poco visibile da entrambi gli schieramenti, con l’intento di mettere al loro posto quegli infiniti pezzi di puzzle.
Si sedettero attorno al fuoco, mentre Seya e Koyuku continuavano a tenersi stretti.
- Da dove preferisci che iniziamo?- chiese Seya.
- Dal principio di ogni cosa… Raccontatemi tutto dal principio…- rispose Maya con sincerità.
- E va bene, Maya… Ti racconterò io stesso come tutto ebbe inizio… - rispose il padre ed i ricordi presero a vorticare tra la mente…

Aveva poco più di quindici anni, il giovane principe delle Rose Koyuku Kitajima, ma la sua vita si svolgeva come se effettivamente fosse già Re.
Ogni giorno si allenava duramente per essere un bravo spadaccino, le lezioni teoriche si susseguivano di ora in ora… Svolgeva tutte le mansioni richieste da un principe, tra cui accogliere le lamentele dei sudditi ed incontrare giovani fanciulle, candidate a diventare sue future mogli.
Eppure al giovane principe, quel tipo di vita iniziava a stargli stretta. Aveva voglia d’avventura, voleva affrontare i rischi ed il pericolo della vita, voleva scontrarsi contro le autorità delle Orchidee, dimostrando finalmente a tutti, che quelle ore ed ore spese a studiare, erano inutili, poiché ormai era pronto a diventare Re.
Un giorno fuggì da palazzo e di nascosto, andò ad esplorare i confini del regno delle Orchidee.
Per giorni si battè con diversi cavalieri, avendo, con sua grande gioia, sempre la meglio durante i duelli. Ma un principe che si rispetti sa conoscere i suoi limiti, così, quando intercettò oltre 30 soldati dell’esercito delle orchidee, iniziò a scappare tra la rete della foresta dell’Opus, cercando un buon punto dove nascondersi e sviare i nemici. Ma accidentalmente cadde in un dirupo e si frantumò una gamba. Invocò la luce magica e rimase esterrefatto: era nel bel mezzo di un tunnel sotterraneo, con tanto di laghetto e vie da esplorare. Per lui fu un chiaro segnale del destino: gli avevano offerto la possibilità di esplorare zone forse del tutto sconosciute agli abitanti delle Orchidee stesse. Curò di tutta fretta la ferita ed iniziò ad avventurarsi, a patto che ad ogni bivio, voltasse sempre a sinistra.
Passarono i giorni, ma il giovane principe non notò nessuna traccia d’avventura, finchè all’ennesimo giorno, percepì qualcosa di leggero rimbombare tra le vie dell’ennesima galleria. Si avvicinò piano, estrasse la spada e si preparò ad affrontare il nemico. Ma ciò che vide lo lasciò senza fiato: una donna giovane stava seduta su di un masso, intenta a piangere a dirotto. I vestiti erano strappati in diversi punti, rivelando un corpo ben proporzionato. Voleva avvicinarsi, voleva poter osservare il viso dolce, poiché fu certo che fosse la creatura più bella che avesse mai visto… Ma ad un passo, per sbaglio urtò un sasso, provocando un forte rumore che fece voltare la giovane fanciulla e quando la vide in volto, il fiato si mozzò. Era veramente la cosa più bella che avesse mai visto: gli occhi lucidi erano talmente profondi da potersi perdere, le labbra carnose mozzicate a sangue, erano un chiaro invito ad essere saggiate… I capelli indomati, ornavano i tratti dolci del volto. Senza rendersene conto, si avvicinò ancora di più e le regalò un sorriso che fu certo essere da completo imbecille.
- Ciao…- disse sognante, ma la ragazza, spaventata dalla spada che teneva in mano, indietreggiò di molto – non voglio farti del male, volevo solo aiutarti, se posso…- si affrettò a dire.
- Chi sei tu?- gli chiese.
- Sono Koku…- evitò di dire che era Koyuku, il principe del regno delle rose – mi sono perso nella galleria, sono inciampato in un dirupo…-
- Anch’io sono caduta per sbaglio!- rispose illuminandosi – ma adesso mi sono persa e non riesco a trovare la strada di casa…-
- Non ti sei ancora presentata…- fece notare il giovane principe.
- Sono Seya, la dama di compagnia della principessa Shiori…- il sorriso di lui morì.
- Oh, capisco… Io sono un apprendista cavaliere del regno delle rose…-
- Beh, non importa, qui dentro siamo solo due persone che hanno smarrito la via…- disse lei continuando a sorridergli.
- Hai ragione! Che ne diresti di proseguire insieme? Così posso aiutarti a risalire il tuo dirupo…-
- SI! Ne sarei felice…-

I giorni passarono ed i due iniziarono a nutrire per l’altro dei sentimenti profondi, finchè accadde l’inevitabile e dichiararono i reciprochi sentimenti.
Fu l’inizio del loro amore clandestino, divampato tra quelle vie, testimoni di un amore proibito, un amore tra due persone di regni nemici, un amore tra i reali dei regni nemici…
Ad un tratto, non poterono continuare a tacere la loro posizione sociale e quando capirono di essere entrambi i principi dei regni, capirono che il loro amore era destinato a concludersi tra quelle vie.
- Io ti amo…- confessò un giorno Shiori, suo vero nome, poiché Seya era un personaggio immaginario costruito nella sua mente. Seya era la lei che non poteva essere, Seya era libera di seguire il proprio cuore, a prescindere dall’autorità che Shiori rappresentava. Seya poteva amare Koyuku, Shiori no.
- Ti amo anch’io… Ma non possiamo dichiarare al mondo intero il nostro amore… Siamo nemici! E siamo anche i futuri sovrani delle Rose e delle Orchidee…-
- Potremmo mettere fine a quest’assurda guerra…-
- E come? I regni si dichiarano guerra da secoli! Inoltre potrebbero non considerarci più dei sovrani…-
- Si… Mia sorella Satsuki non mi permetterebbe di allearmi con l’odiato regno delle rose…-

Continuarono il loro cammino tristemente, tenendosi sempre per mano. Shiori non pensava che la sua scappatella dai doveri di principessa, potesse aprirle le porte del vero amore.
Fu uno strazio per entrambi, quando Shiori trovò il punto dov’era caduta.
- E tempo di salutarci…- le disse Koyuku baciandola con ardore – ti amo…- ripetè per un’ultima volta.
- Non voglio credere che questo sia un addio…- disse stringendolo forte.
- E non lo sarà, ci incontreremo qui dentro una volta ogni 6 mesi… Ti piace l’idea?- le chiese speranzoso.
- Oh si, moltissimo!!! Ti prego, fa in modo di essere puntuale…-
- Sì, te lo prometto…-

Si separarono, ma entrambi non poterono dimenticare i giorni stupendi trascorsi insieme…
S’incontrarono varie volte, con intervalli di sei mesi e nel loro cuore, uno strano colore s’insinuò. Nacque il colore viola.
Ogni volta che Koyuku toccava una rosa, essa si tramutava in viola e non seppe identificare la natura di quel colore. Mai si era vista una rosa viola nel regno delle Rose… Cosa poteva dire?
Per ammazzare l’ansia dell’incontro, Koyuku trovò una casetta all’interno della foresta delle rose ed essa divenne il posto dove sfogare l’amore per lei…
Koyuku amava dipingere sin da giovane età, così ne approfittò per sfogare sulla tela i sentimenti nutriti verso di lei… Il soggetto era quasi sempre un loro bacio, o il volto di lei, sempre arricchito dalle sfumature del colore viola… Persino il palazzo, ad un tratto si dipinse di viola.
I sudditi non seppero come interpretare tale colore e lui fece in modo di tacere la sua magica avventura tra i cunicoli delle orchidee.
Ma accadde un giorno, che il suo maestro lo seguì e scoprì il suo nascondiglio.
Bruciò ogni dipinto e chiuse con un sigillo la sua piccola casetta.
- Che cosa vuol dire tutto ciò?- le chiese la madre, osservando uno dei pochi dipinti salvatosi, che il maestro aveva portato come prova dello scandalo.
- Non significa niente! Quel dipinto appartiene a me, non è qualcosa che nuoce al Regno…-
- Non credermi così stupida, Koyuku, so benissimo chi è questa ragazza, è Shiori, la principessa del Regno delle Orchidee… Dimmi cosa ti porta a raffigurarla tra i tuoi dipinti!-
- Mi dispiace madre, ma stavolta non posso ubbidirmi…-
- bene, allora verrai rinchiuso nella tua stanza finchè non deciderai di renderci partecipi delle tue marachelle!-

E Koyuku ebbe modo di riflettere sulla sua condizione…
Saltò l’ennesimo 6° mese ed il colore viola in lui, iniziò ad incendiargli il cuore tanto da fargli male. “Perché?” si chiese un giorno “Perché devo subire questa disgrazia? Sono destinato a non vivere i miei sentimenti, ma il viola brucia dentro me…”
Sfogliò il libro contenente il significato del colore delle rose e si identificò sia nel rosso della passione, sia nel blu della frustrazione. E finalmente capì… Il viola era dato dall’unione di entrambi i sentimenti: l’amore profondo che alimentava il suo cuore e la consapevolezza di sapere che tale sentimento non poteva essere vissuto a pieno.
Ma lui non poteva permettere alla sua condizione sociale di non vivere il suo amore… Spalancò le porte che davano al balcone, invocò la magia e scomparve, diretto ai confini del regno delle rose.
Percorse la via dei cunicoli più in fretta che poteva, aiutato dalla traccia magica che aveva lasciato per poter trovare la via che portava a lei. E poi la vide, seduta su di un masso intenta a spazzolare il vestito pieno di terra.
- Shiori… Seya!!!- sussurrò lui. La vide voltarsi, per poi corrergli incontro, saltargli addosso e baciarlo con forza.
- Amore mio… Amore mio… Credevo non arrivassi più… Mi hanno scoperta!- disse tra le lacrime – sanno che sono scappata! Ma io non voglio lasciarti, non voglio…-
- Nemmeno io voglio lasciarti, ti amo, voglio stare con te, non riesco a starti lontana per così tanto tempo…-
- Rimaniamo qui… Viviamo qui dentro, dove nessuno può trovarci…- Koyuku l’accarezzò forte.
- Si… Si, rimaniamo qui…-
Suggellarono quel momento con l’unione dei corpi, poco importava che presto o tardi avrebbero scoperto il loro nascondiglio, in quel momento, contava solo che stessero insieme ed il pensiero di vivere per sempre nel loro reale “luogo dell’anima”, attutì il rimbombo dei passi tra le gallerie.
Vennero scoperti.
Il maestro di Koyuku aveva visto tra i dipinti dell’apprendista l’ingresso dei cunicoli e ci vollero pochi giorni prima di catapultarsi giù e ritrovarlo.
Shiori aveva raccontato ogni cosa alla sorella Satsuki, sperando in cuor suo, che il pensiero di saperla felice avesse portato la sorella ad aiutarla. Ma la principessa Satsuki, secondogenita del re e della regina, non aspettava altro che l’occasione giusta per togliere il trono alla sorella, diventando lei la candidata numero uno per il trono del regno delle Orchidee. E così raccontò tutto, indicando ai soldati il punto esatto dove sorgeva il dirupo.
Quando entrambi i rappresentanti dei regni, trovarono i due sovrani stretti in un caldo abbraccio, si sentirono sconfortati e presi in giro… Chiesero più volte ai due di abbandonare quel luogo con le proprie forze, ma all’ennesimo rifiuto, i due schieramenti presero una decisione drastica… Invocarono il vento magico e per prima cosa sedarono i due, che caddero in un sonno profondo… Infine, evocarono una seconda magia, una più potente, quasi estrema, ma necessaria al loro fine.
Cancellarono ogni ricordo dei cunicoli dalle menti di Shiori e Koyuki, non si sarebbero mai più ricordati dell’esistenza dell’altro.
E percorrendo all’inverso la traccia magica segnata da Koyuku, sperarono che nonostante le loro anime fossero unite dal sacro spirito dell’amore, i corpi sarebbero rimasti per sempre separati, intenti a compiere i loro doveri di sovrani. Poi, alla fine dei loro giorni, le anime si sarebbero riunite, com’era giusto che fosse, ma fino ad allora, non avrebbero mai più avuto ricordi di quell’avventura.
O almeno, questo era ciò che sperarono…


Continua…

*nome inventato

ok, per prima cosa vi posto il video da cui ho tratto ispirazione per le "fiamme" di Sebasti
an.

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=IwbBzlCzeXA

per farvi capire è quando i giocatori si tingono di nero e poi sputano le fiamme (w la nuova canzone dei LP!)

Bene, spero non siate scioccati, sconvolti o robe simili... L'idea della vera natura di Kuronuma e della regina, mi sono venute in mente quando ho delineato la trama iniziale, mentre la leggenda è un'idea che mi è venuta scrivendo il capitolo 49 (dove kuronuma raccontava a Maya la leggenda di Koku e Seya leggermente filtrata). Anche la figura della sorella è venuta di seguito, ma poi capirete meglio nel prossimo capitolo, dove ci sarà la seconda parte dei ricordi.
Bene, spero siate abbastanza sorpresi, era questo il mio intento...

Bacini ed alla prossima!!!

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Capitolo 58
*** Capitolo 61 ***


Buongiorno a tutti... Oggi ho un pò di tristezza (come credo infondo anche voi)... Quando ieri ho postato il capitolo, non conoscevo ancora i fatti di Brindisi, ma oggi più che mai mi rendo conto che la tematica affrontata qui è fortemente lo specchio della nostra realtà... Perchè non è giusto che una ragazza di soli 16 anni, ha dovuto pagare con la vita per una colpa inesistente. Perchè colpire i ragazzi? Come si può essere così crudeli da colpirli nel luogo che si crede tra i più sicuri dopo la propria casa? Mi rendo conto, che così come nel mio Regno immaginario vi sono delle belve che hanno spezzato delle vite innocenti per scuotere la popolazione, ieri a Brindisi si è consumata la stessa scena spaventosa... E mi chiedo se dopo ieri, andando all'Università, non inizierò a provare lo stesso brivido nel notare una valigetta incustodita all'uscita della metro, o la paura venendo ad un contatto ravvicinato con un alcolizzato che tenta di palpeggiarmi nell'autobus...
La morale è che i fatti del nostro quotidiano ci mettono di fronte a scenari raccapriccianti, ma non dobbiamo lasciar spazio alla paura di invadere la nostra mente... Come ho fatto dire ai miei personaggi più di una volta, "non vi è male peggiore delle nostre paure e delle nostre incertezze da affrontare", combatteremo contro di esse giorno dopo giorno e lo faremo anche per le persone che per svariati motivi ci lasciano ogni dì. 
Un abbraccio alle persone di Brindisi e soprattutto ai ragazzi di Brindisi... Non ho parole.



Capitolo 61

I giorni si susseguirono velocemente, ma nonostante la vita dei due ragazzi si svolgesse con la solita routine, arricchita dai successi personali e collettivi, i giovani Koyuku e Shiori, convivevano con la sensazione di una strana voragine all’interno del cuore. Ed all’improvviso, era come se l’aria che respirassero, non riuscisse ad ossigenarli a dovere; come se il cibo che mangiassero non saziasse a dovere; come se la spada che impugnavano, non tagliasse a dovere; come se l’acqua che gocciolava sui propri corpi, non lavasse via lo sporco incrostato sulla pelle…
Il corpo decantava un richiamo potente, cui però la lingua elfica non riuscì a comprendere. Il corpo e la mente, non rispondevano agli stessi impulsi.
E questo senso di strana solitudine, di contrapposizione con il quotidiano, sembrò schiacciare il respiro in petto ed il dolore divenne talmente forte, che nemmeno il sonno riuscì a rigenerarli.
Volevano capire, ma non vi riuscivano e questo non aiutò certo il popolo, che si specchiò nella tristezza dei rispettivi principi. Ed a nulla servirono le costanti incitazioni da parte dei consiglieri e dei maestri, poiché l’ombra continuò ad insinuarsi dentro di loro, con forza e prepotenza.

E fu così, che arrivò per entrambi il momento di scendere in battaglia.
In quegli istanti, finalmente, sentirono ogni cosa svanire dalla mente, poiché il sangue e lo stridio delle lame che si incrociavano, offuscò la fitta rete di pensieri.
Ma quando le spade di entrambi segarono l’aria, diretti verso un punto vitale dell’altro, essa si fermò a mezz’aria, non riuscendo a centrare il suo bersaglio.
Alzarono lo sguardo lentamente, posandolo su quello dell’altro. Una scarica elettrica li fulminò all’improvviso ed il corpo ricordò. Ricordò il tremore febbrile provocato dal tocco dell’altro sul proprio corpo, ricordò il sapore di quelle labbra dolci, l’intenso aroma che sapeva di loro… Ogni cosa tornò al suo posto e quella voragine all’altezza del cuore, pian piano venne riempita da un amore infinito, l’amore che provavano l’uno verso l’altra.
Si avvicinarono con passo svelto ed in meno di un secondo, resero nuovamente vive quelle intense emozioni.
Il mondo attorno a loro si fermò. Non si accorsero nemmeno che i due regni avevano smesso di duellare, che gli elfi avevano formato un cerchio attorno a loro; parecchie spade caddero dalle dita dei proprietari, sconvolti di fronte a quella bizzarra visione. Un bisbiglio riecheggiò tra il soffio sottile del vento e l’erba fresca sotto i piedi. E coloro che avevano inflitto la maledizione all’interno delle gallerie, lasciarono il luogo amareggiati, poiché la magia non era riuscita a sopraffare quel sentimento forte quale l’Amore.

Ma adesso che avevano dichiarato al mondo intero il loro amore, i giovani sapevano di andare incontro ad infinite difficoltà, primo tra tutti la divisione sociale tra i loro regni.
- Dobbiamo far capire agli altri, quanto ingiusta sia questa lotta… - disse Koyuku a Shiori, rinchiusi nella loro tenda ai confini di entrambi i regni, poiché erano stati banditi sia dalle rose che dalle orchidee.
- SI! Daremo il buon esempio, sfideremo tutti, ma dobbiamo interrompere questo massacro, questa lotta che va avanti da troppi anni…-

Così, armati di coraggio e fiducia nei propri Regni, argomentarono le loro opinioni sia al popolo che ai sovrani. Le loro intensioni erano semplici, così come i loro discorsi, il cui succo era: “fa meno male vivere in Pace, che vedere i propri cari morire battaglia dopo battaglia; l’amore è più dolce del dolore; la scelta per la Vita, migliore della scelta per la Morte… Deponiamo le armi ed apriamoci all’amore, in virtù di un futuro più salubre per i nostri figli”.
E dopo mesi e mesi trascorsi a lottare contro i pregiudizi, contro i conservatori dei rispettivi Regni, finalmente il loro progetto divenne realtà: i Regni delle Rose e delle Orchidee, dichiararono la Pace tra i popoli.

Shiori si trasferì nel Regno delle Rose, pronta a governare al fianco del nuovo Re Koyuku Kitajima, mentre la sorella Satsuki ereditò il trono delle Orchidee dalla madre.
Come segno del cambiamento dei Regni, la principessa Shiori venne ribattezzata Seya, la principessa buona del Regno delle Rose e delle Orchidee.
Di questa alleanza ne avvantaggiarono anche gli altri regni di Flowers, che adesso potevano godersi un periodo di serenità.
Fu come tornare all’inizio di tutto, quando Re Aragorn e la Regina Arwen regnavano su tutta Flowers.

Seya e Koyuku potevano dirsi adesso felici: niente li divideva ormai ed erano liberi di vivere il loro sentimento in tutta libertà…

Qualche anno dopo, nacque la loro primogenita, Maya, la prima bimba nata dal seme unito delle Rose e delle Orchidee. Maya, fu la prima mezzosangue tra i reali dei regni amici, divenendo così il simbolo della nuova generazione.

In quegli attimi, trascorsi a giocare tutti insieme nelle immense vallate di Flowers, sembrava che nulla potesse turbare quella tanto agognata stabilità. Ma ben presto, capirono di essersi sbagliati.
All’improvviso, si susseguirono una serie di omicidi con vittime bambini delle Rose ed in ogni cadavere, delle macchie di sangue nel pavimento, gridavano le seguenti parole: “Le Orchidee sempre vinceranno”.
Iniziarono le indagini, grazie anche al fidato “Cane da Guardia della Regina”, la famiglia Phantomhive con a capo Vincent Phantomhive.
L’ordine di Seya era semplice: scoprire chi si celasse dietro quegli omicidi e porre fine alla sua vita.
Così, un giorno Vincent Phantomhive si presentò nel Regno delle Rose, al cospetto della sua sovrana.
- Mi dispiace, maestà, ma per via del legame che mi lega con le maestà delle Orchidee, non mi è possibile rivelarvi l’identità dell’assassino…- Seya si alzò in piedi, avvilita da quella non risposta.
- Cosa significa, Conte Phantomhive? Vi ho dato degli ordini ben precisi, perché non li avete rispettati?- Vincent calò il capo dispiaciuto.
- Vi ho detto quello che potevo, maestà… Vi prego, non porgetemi delle domande che potrebbero compromettere la mia posizione di “Cane da Guardia”- poi alzò lo sguardo e Seya lesse solo verità tra gli occhi velati dal dolore.
- E va bene, Conte… Avete fatto abbastanza… Ritiratevi nel vostro palazzo e…- si distese in un sorriso – salutatemi vostra moglie Rachel, so che non è stata molto bene dopo il parto… Spero il piccolo Ciel stia bene…-
- Sarà fatto, vostra altezza… E sì, il piccolo Ciel sta bene… Non ha che due settimane di vita, ma sono sicuro crescerà forte e fedele, come di dovere ad un buon Phantomhive…- si scambiarono un ultimo sguardo e poi si congedò.
Seya riflettè attentamente sulle parole del Cane da Guardia… Il non POTER rivelare l’identità dell’assassino poteva voler dire solo una cosa…
Si alzò di botto dal trono su cui sedeva e si diresse a passo svelto verso lo studio di Koyuku.
- Ti devo parlare…- iniziò spalancando la porta massiccia.

Non dovette attendere molto per la conferma dei suoi sospetti. Ben presto Satsuki si rivelò per quello che era: una donna assetata di potere. E Seya ci aveva creduto, aveva creduto fermamente alla sua fedeltà, nonostante parecchie volte suo marito ed i fedeli consiglieri, avevano cercato di metterle a fuoco la vista ormai debole, accecata dall’amore che si nutre per il sangue del proprio sangue.
Dichiarò nuovamente guerra al regno delle Rose e bruciò il trattato di pace proprio davanti all’ambasciata delle Rose, costruita recentemente nelle Orchidee.
- E’ assurdo…- commentò Seya, mentre lei, Maya e Koyuku giocavano nel prato del palazzo insieme a Masumi, Rei, Hijiri e Ayumi – sta sfasciando quello che avevamo costruito con tanta fatica, mattone su mattone, anno dopo anno… Non avrei mai pensato potesse spingersi a tanto… In più non posso contare sull’aiuto dei cavalieri delle Orchidee, né tantomeno sui Phantomhive. E’ lei la sovrana delle Orchidee, rispondono solo a lei…-
- Non preoccuparti, le Rose ti supporteranno in ogni tua scelta…- la rassicurò lui.
- Potrei perdere di credibilità, dopotutto è mia sorella…-
- Proprio per questo non devi fartene una colpa: tu e tua sorella siete due persone diverse… Io mi fido ti te e le Rose si fidano di te… Non dubitare di ciò che sei…- ci fu un attimo di silenzio, poi Seya prese una rosa tra le dita e la fece ruotare tra i polpastrelli.
- Lo… Lo sai come si fa chiamare, no?- disse in un sussurro.
- …-
- Si fa chiamare Shiori… Perché dice che non sono più sua sorella, che le Rose mi hanno compromessa per sempre… Il mio nome è Seya, la mia appartenenza alle Orchidee, per lei non è che un lontano ricordo, qualcosa che non esiste più… Così lo spirito di Shiori, si è reincarnato in lei e vivrà con lei fino alla morte…-
- Questa è una sua debolezza, dimostra che ha tentato fino alla fine di essere TE, dimenticandosi di essere Satsuki. Tu sei tu e nessun altro, ti ripeto, non dubitare di ciò che sei…-
- No, non lo farò…- alzò lo sguardo e lo posò su quello limpido di lui, poi unirono le labbra, ma fu un attimo, poiché Maya si presentò al loro cospetto con due bellissime collane di fiori.
- Ho portato un regalo!- disse sorridendo. E per un attimo, i due genitori cercarono di mettere da parte i pensieri e le preoccupazioni, dedicandosi all’amore per la figlia.

E le battaglie si susseguirono, finchè un giorno accadde l’inevitabile.
Era notte e nell’aria vi era un leggero venticello che increspava le tende della finestra.
Koyuku e Seya dormivano nel loro letto, mentre Maya era nella sua cameretta, infondo al lungo corridoio. Non vi era alcun rumore, se non quello delle civette di ritorno dalla caccia e degli alberi, che producevano uno strano fischiettio a contatto con il vento.
Ma una figura incappucciata, con indosso una maschera argento, s’infiltrò nel palazzo e piano dopo piano, arrivò alla stanza di lei, la sua futura rivale…
Aprì la porta e la richiuse delicatamente, abbassò il cappuccio del mantello nero ed estrasse il coltello dal fodero nel fianco. Si avvicinò al lettino ed osservò i tratti innocenti della nipote. Così piccola ed allo stesso tempo così potente… Sarebbe stata la futura Regina non solo delle Rose, ma anche delle Orchidee, la prescelta da entrambi i regni, il simbolo dell’unione a cui si era opposta con tutta se stessa. Adesso avrebbe spezzato per sempre quel legame… Non le importava più nulla della sorella, ormai era stata compromessa dall’amore per quel belloccio conosciuto nelle gallerie, ma lei, Satsuki, anzi, la nuova Shiori, aveva dei progetti più ambiziosi, progetti che nessuno avrebbe potuto immaginare… Non era solamente una lotta tra Orchidee e Rose, era qualcosa che andava ben oltre gli antichi confini… Ma per prima cosa, doveva far sparire la nipote.
Si affacciò dalla veranda, sussurrò parole in elfico ed all’improvviso, il cielo si rabbuiò. Fulmini e saette si abbatterono sul regno e ad ogni saetta caduta nel terreno, un gruppo di dieci orchi apparve dal nulla, dando fuoco a diverse abitazioni, mentre un folto gruppo si addentrò a palazzo. Le campane diedero l’allarme e tutti si alzarono dal letto agitati e sconvolti da quell’invasione imprevista.
Shiori tornò dentro, alzò il pugnale, facendo brillare la punta con il riflesso delle saette, ma la bambina si svegliò all’improvviso ed iniziò a piangere forte.
- Chi sei?- gridò in preda alla paura – Mamma, papà!! Sigh… AUITOOOO!!!!!!!!!!!- gridò con tutto il fiato che aveva in corpo.
La lama si avvicinava sempre più, ma degli uomini sbucarono dietro di lei ed evocando la magia, fecero apparire dal nulla strani filamenti argentati, che andarono a colpire il corpo della regina. Una risata gelida latrò l’aria intorno a loro, Shiori si avvicinò maggiormente alla nipote e fu pronta a pugnalarla ancora una volta.
- Adesso basta!- disse un cavaliere biondo – non osare toccarla!!!-
Infuriato, Masumi evocò a sé la potenza dei fulmini e la rabbia delle rose. Delle liane spinate comparvero dal nulla, andandosi ad intrecciare nel polso della regina, bloccandole così il movimento della mano.
- Hijiri! Porta Maya al sicuro!!- gridò al cavaliere accanto a lui.
- Si!- Hijiri si affrettò a prendere la bimba in braccio, che continuò a piangere in preda alla paura e corse il più lontano possibile dalla donna assassina.
- Questa me la paghi, giovane cavaliere…- gli disse velenosa.
- NO! Sarò io a fartela pagare cara…- Masumi si voltò, osservando la Regina Seya, con indosso la vestaglia ed alla mano la lunga spada.
- Ciao, sorellina…- disse Satsuki ridendo selvaggiamente.
- Cavalier Hayami, mio marito ha bisogno di voi giù al primo piano… Lasciatela a me…-
- Ma, maestà…-
- Niente MA! Ha osato attentare alla vita di mia figlia! E non permetto a nessuno di toccare la mia bambina… Adesso và…-
- Come desiderate…- Masumi lanciò un’ultima occhiata alla donna mascherata e sparì tra le fila dei corridoi.
La presa della liana si allentò per via della lontananza del mago che l’aveva evocata, così Satsuki potè liberarsi il polso.
- Ma quanto tempo…- disse alla sorella, stringendo la presa sul pugnale – ti trovo leggermente diversa… Sei, come dire, un po’ “rammollita”…- Seya si lanciò in avanti, scagliando un potente fendente contro la spalla, ma la lama del pugnale attutì l’impatto.
- Anch’io ti trovo diversa, “sorellina”… Non avrei pensato di trovarti in casa mia con una maschera indosso e con gli orchi a minacciare la presa del castello… Cos’è? Hai bisogno di una maschera per coprirti dalla vergogna?-
- Si, ho bisogno di coprirmi dalla vergogna, ma non quella che pensi tu… Ho bisogno di coprirmi dalla vergogna di avere TE per sorella! Sei debole, Seya… La Shiori che conoscevo non esiste più…-
- Come? Non eri tu quella che diceva che Shiori viveva in te, adesso?-
- Oh, si…- gli occhi luccicarono intensamente, poi con un colpo al pugnale, fece indietreggiare la spada della sorella – Shiori è dentro di me, adesso siamo un tutt’uno, anzi, ti dirò, preferisco vedermi come la Shiori forte che potevi essere. Ho preso il tuo posto: esiste una sola Shiori, adesso… E quella sono io!!!!!-
Fece un passo in avanti e fu su di lei. Ma Seya non aveva intensione di lasciar condurre il gioco alla sorella, così lanciò un incantesimo, ma la mancò.
- Avanti, vieni a prendermi…- Satsuki prese a correre tra i corridoi e lei la inseguì. Non poteva lasciarla scappare, non poteva perdonarle un simile gesto…
E quando la trovò, fu come se il fuoco ed il sentimento di vendetta, avessero deciso di uscire fuori tutto d’un colpo. Non le lasciò il tempo di reagire, puntò la lama dritto al cuore, mentre tra i singhiozzi gridava un disperato “perdonami”!!! E con un unico, potente fendente, la trapassò.
- Ah…- la nuova Shiori boccheggiò inutilmente, mentre cadde al suolo in preda agli spasmi. Si sfilò disperatamente la maschera, cercando inutilmente di tornare a respirare regolarmente. Seya estrasse la spada e la strinse forte.
- Perché l’hai fatto? perché mi hai tradita?- le chiese. Satsuki rise leggermente, mentre con una mano tentò di asciugare il rivolo di sangue che cadeva dalla bocca.
- Io… Sai, avevo un piano… Couch couch…- tossì forte sputando sangue – io… volevo essere la sovrana di un nuovo mondo, un mondo dove tutti i regni fossero uniti sotto la guida di due sole persone…-
- Volevi essere tu quella persona?- le chiese.
- Si… Io e LUI avremmo dominato su tutti i regni…-
- Lui chi?-
- Sakurakoji Yuu… Io, io … io… Couch couch… Lo amo…- disse in un sussurro. Lo sguardo divenne triste e pianse per la prima volta davanti alla sorella – non posso deluderlo, non posso…- Seya la strinse forte.
- Cosa dici? Perché non me ne hai parlato prima? Non è con la guerra che si risolvono i problemi, non è con la guerra…-
Ma non si accorse, che presa d’odio e dalla disperazione, Satsuki iniziò a sussurrare una serie di parole in elfico, afferrò la maschera che teneva in mano e le soffocò il volto con essa.
- Ti condanno ad essere me per il resto dei tuoi giorni, cara sorellina… Ucciderai tua figlia, tuo marito, ridurrai in briciole questo regno che hai tanto amato… Ti condanno a vivere con il mio stesso odio…-
Alzò gli occhi e vide Koyuku entrare nella stanza.
- Satsuki?- domandò vedendola a terra ormai morente, poi spostò lo sguardo verso la donna accanto a lei. Era Seya, ma indossava una strana maschera ed era in preda ad un forte tremore.
- Koyuku!!!!!!!!- gridò.
- Seya, Seya… Che cosa le hai fatto???- gridò alla regina delle orchidee.
- Finalmente diventerà la Regina che tutti desideravano… Non ricorderà più niente di te… E vi ucciderà tutti!!............. Couch couch…- il volto si spostò di lato e morì.
- Seya…- Koyuku tentò di sfilarle la maschera, ma capì che la maledizione era troppo potente per poterla contrattaccare. Pianse forte, così come lei.
- Ti amo, amore mio…- fu l’ultima parola che disse Seya, poiché quando il corpo smise di tremare, i ricordi di Seya si persero, la visione del mondo divenne offuscata… In preda alla confusione, Shiori si affacciò alla finestra ed inghiottita da un fulmine, sparì nella notte.
Lo spirito di Seya venne sopraffatto da quello di Shiori. Satsuki aveva vinto, poiché adesso era entrata in gioco Shiori, la vera Regina del Regno delle Orchidee…


- Non sapevo che dietro tutto ciò ci fosse il Re Sakurakoji…- si giustificò subito Koyuku, una volta che Seya interruppe il suo racconto, poiché troppo scossa a rivivere tali ricordi – se l’avessi saputo, se fossi arrivato prima, probabilmente le cose sarebbero andate diversamente…-
- E’ assurdo che sia Sakurakoji una delle cause di questa tragedia…- disse Maya sconvolta – ha tramato nell’ombra per tutto questo tempo!-
- Si, Maya… Mi sento così in colpa per non aver reagito a dovere alla maledizione… Ma l’unica cosa che poteva risvegliarmi era l’amore e Seya non vide mai più il suo più grande amore…-
- Scusate se mi intrometto…- intervenne Masumi – ma come hanno fatto a non capire che quella era la VERA Shiori? Insomma, tutti sappiamo che Seya è morta la notte dell’attacco al palazzo e che il suo corpo è stato trovato carbonizzato…-
- Esatto, Masumi… Seya era morta per sempre, ma non volevo far capire ai miei sudditi che dietro quella maschera si trovasse la loro Regina… Il corpo che è stato trovato carbonizzato, era quello di Satsuki, poiché sono stato io a darle fuoco, mettendole addosso una delle vesti di Seya. Infondo era notte e tutti sapevano di averla vista in vestaglia… Ho semplicemente finto che Seya fosse stata prima colpita da Satsuki e poi incendiata sotto ai miei stessi occhi…-
- E’ stato allora che hai deciso di scappare?- chiese maya al padre.
- Non proprio in quel momento… Per prima cosa abbiamo deciso di mandarti in esilio in qualche mondo parallelo, sarebbe stato troppo rischioso tenerti nel pianeta Flowers, specie dopo la morte di mio padre Ichiren, uno dei più prestigiosi strateghi della famiglia reale… Abbiamo deciso tutti insieme di tacerti la vera identità della regina (cioè quella di tua zia) ed il regno dimenticò l’antico legame, anche se tutti ricordavano con affetto la loro amata regina… Io sono sceso in battaglia diverse volte, ma la situazione era difficile e quando ho assistito con i miei occhi a ciò che era diventata mia moglie, decisi che dovevo andar via, volevo sparire per sempre, andare in un luogo isolato dove vivere di ricordi, deporre le armi e dedicarmi alla pittura. Tornai alla casetta nella foresta, che ormai era stata dimenticata da tutti e rimasi lì per il resto dei miei giorni, almeno finchè non sei arrivata tu…-
- Perché non mi hai svelato la tua vera identità?- chiese Maya.
- Avevo paura di quello che avresti potuto pensare di me e non potevo certo raccontarti la mia storia e quella di tua madre… E’ stato più semplice farmi credere morto e lasciarti vivere la tua vita in libertà…. E poi vederti crescere sotto ai miei occhi, donarti un po’ della mia conoscenza, è stato cento volte più bello che vederti piangere per la commiserazione di avere me per padre…-
- Non penso questo-
- Non lo pensi ADESSO, che tua madre è tornata ad essere Seya, che ti abbiamo raccontato ogni cosa… Solo adesso puoi non provare del rancore verso di me. Sono stato egoista, ma non ce l’ho fatta a combattere contro di lei…- si voltò verso Seya e la strinse forte.
- E così adesso abbiamo un nuovo nemico da combattere…- commentò Masumi, poi guardò Seya per diversi minuti, incerto se parlare o meno – ecco, non so se puoi rispondermi, ma volevo sapere dov’è mia madre…-
- Oh…- lo sguardo di Seya si fece improvvisamente colpevole – è in questi momenti che mi sento veramente male… Come posso dirti quello che ho fatto? come posso perdonare me stessa per quello che ho fatto?-
- Rispondi con sincerità, ve ne prego, altezza…-
Seya pianse forte.
- Mi dispiace, ma Shiori l’ha uccisa…- Masumi strinse forte la mano di Maya, ma non pianse.
- Grazie per avermi risposto. Dentro di me conoscevo già la risposta…-

Si guardarono tutti intensamente ed allo stesso tempo persi nei rispettivi pensieri. Ma Maya sentiva che c’era una cosa da fare. Si alzò dal proprio posto, afferrò le mani dei genitori e le strinse a sé per un po’… Ma le lacrime minacciarono in fretta di cadere giù e così si slanciò in avanti e li strinse forti.
- Grazie per essere ancora vivi… Avete sofferto tanto e sono sicura che state soffrendo anche adesso, ma sappiate che vi voglio bene… Vi voglio bene…-
- te ne vogliamo anche noi…- rispose Seya continuando a stringerla forte.

Ma l’alba arrivò in fretta ed essa non portò buone notizie…

Continua…

Bene... Dopo l'amarezza per i fatti di ieri, tentiamo di voltare pagina... 
E' stato un tantino complicato rimettere insieme tutti i cocci, ma spero di non aver tralasciato nessun dettaglio e soprattutto aver soddisfato le vostre curiosità sul passato dei genitori di maya e sulla famosa notte...

ma ancora non è finita... Preparatevi per il prossimo capitolo...

Vi posto un'immagine di Vincent Phantomhive, il padre di Ciel.


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Troppo carino che ho potuto inserire anche lui!
Il bimbo nell'immagine è Ciel ovviamente (che puccioso )

Buona giornata a tutti ed alla prossima!

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Capitolo 59
*** Capitolo 62 ***


ATTENZIONE: si avvisano i signori lettori di prepararsi psicologicamente a questo capitolo...
Buona (?) lettura!


Capitolo 62

L’esercito dei Crisantemi si presentò inaspettatamente all’alba del secondo giorno di battaglia.
Lo sgomento per l’improvvisa ritirata dell’esercito delle Orchidee, aveva insospettito i soldati delle rose e dei ribelli, che di notte avevano discusso abbondantemente su quale strategia potesse indurre le Orchidee a ritirarsi nel bel mezzo del conflitto.
Ayumi ed Arya andarono in contro al Re Sakurakoji, accompagnate da Chester, Eragon con Saphira, Ciel e Soma. Di Maya non si avevano notizie ormai da ore e gli amici si rincuorarono a veder tornare il Re alleato in un momento così delicato, poiché tutti loro, erano certi che ciò che li attendeva in quel giorno di autunno, non sarebbe stato semplice da affrontare.
- Re Sakurakoji!- lo accolse Ayumi, che guidava gli amici in sella alla sua giumenta alata. Ma il Re non ricambiò il sorriso, estrasse la spada con un movimento fulmineo e davanti agli occhi di tutti, le trapassò il fianco.
- AYUMIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!- gridò Chester smontando da cavallo ed afferrando in tempo il corpo semi inerme della ragazza, che per poco non cadde da cavallo – Ayumi, Ayumi…- gridò piangendo, notando la mano impregnarsi di sangue nel punto dove sorgeva la ferita. E la rabbia divenne infinita. Le vene pulsarono fino quasi a scoppiare, continuò a gridare, abbracciando forte il corpo della ragazza, poi si voltò verso il Re e la rabbia, se possibile, crebbe a dismisura notando il sorrisino dipinto nel volto angelico – TI AMMAZZO!!!!!!!- gridò estraendo la spada, Saphira iniziò a sputare le sue fiamme azzurre ed il Re fu costretto ad indietreggiare per non rimanere carbonizzato.
- Sebastian…- chiamò Ciel in un sussurro.
Sebastian in un balzo fu nel luogo, si voltò verso il signorino e s’inginocchiò.
- Mi avete chiamato?-
- Sebastian, il Re Sakurakoji ha appena ferito un nostro alleato, distruggilo…-
- Yes, my lord…-
E così, mentre Arya aiutò Chester a portare Ayumi in infermeria, Sebastian iniziò a duellare contro Sakurakoji.
In pochi secondi, si scatenò l’inferno.
L’esercito dei Crisantemi attaccò alla sprovvista gli ex alleati, che tentarono di ricompattare le file nel minor tempo possibile.
La notizia che la principessa Ayumi era in pericolo di vita, giunse alle orecchie di tutti ed anche se le intensioni del re non furono chiare, ognuno giurò di vendicare la propria sovrana.
- Rei!!!!!! REI!!!!!!!!!!!!- chiamò Chester disperatamente, continuando a stringere la fasciatura di fortuna che attutiva la fuoriuscita di sangue. Si fece spazio tra i feriti e finalmente la trovò.
- Chester!...- rispose sorpresa, poi notò il corpo inerme che teneva tra le braccia e sbiancò - O mio Dio… Mettetela qui…- disse sistemando uno dei lettini dell’infermeria – che è successo?- chiese, mentre delicatamente sfilò la garza ed iniziò a disinfettare la profonda ferita.
- Quel bastardo… IO LO AMMAZZO!!- disse urlando – lo ammazzo… Lo ammazzo…- continuò a sussurrare piangendo – lo ammazzo…- disse un’ultima volta, lasciando che il corpo strisciasse accanto al lettino, con i pugni chiusi a sangue e le lacrime che sgorgavano a fiume da ogni lato del volto.
- Chester…- Arya si avvicinò e lo prese per mano – vedrai che si riprenderà…- lui alzò lo sguardo e lei lo sorprese abbracciandolo – lei ti ama, non ti abbandonerà…- Chester si aggrappò a lei e pianse ancora più forte. Era strano per i due ex amanti trovarsi nuovamente ad un contatto ravvicinato. Infinite cose erano cambiate tra loro in quel lasso di tempo – lei mi è stata così vicino…- continuò facendo riferimento ai giorni in cui Eragon e lei avevano cominciato una nuova vita uniti nel corpo e nell’anima – ed io non sarò da meno… Vi aiuterò come posso…-
- Grazie…- sussurrò Chester, poi spostò il suo corpo con gentilezza, si sedette in un angolo del lettino ed afferrò una mano di Ayumi. Era gelida. – Ce la farà?- chiese a Rei. La ragazza lo guardò seria e fece un profondo respiro prima di rispondere.
- Non lo so… Dipende tutto da come passeranno le prossime 24 ore…-
Ed anche se l’alba era appena sorta, a Chester sembrò che quello fosse il tramonto peggiore della sua vita.

Maya cercò di correre più forte che poteva, doveva fare presto, doveva avvisare tutti delle vere intensioni di Sakurakoji… Masumi, la madre ed il padre, la seguirono in quella lotta contro il tempo, sperando con tutto il cuore che non fosse troppo tardi. “Questa frase sta diventando un’ossessione…” pensò tra sé.
- Siamo quasi arrivati…- fece notare la madre - Gli orchi e gli Opyt sono sistemati, poiché per ora obbediscono solo a me… Per le aquile sputa fuoco mi dispiace, ma sono guidate dal potere di lui e non posso assicurarvi che il mio potere sui primi due sia così forte da resistergli- annunciò Seya, che per poter combattere accanto alle Rose, mutò leggermente i lineamenti del corpo ed i tratti del volto, mentre Koyuku tornò ad indossare le vesti del maestro Kuronuma.
- Ho capito… Beh, scopriremo presto contro chi dovremmo combattere…- rispose Maya.
Quando finalmente individuarono il Re Sakurakoji, Maya e Masumi rimasero esterrefatti: il corpo di Sebastian, era una lava di fuoco vivente. I vestiti erano ridotti a piccoli stracci andati in fiamme, la pelle non si distinse più dalla parte rosso incandescente e gli occhi, divenuti bianchissimi, lasciavano trasparire il lato diabolico del maggiordomo.
- Ma tu chi sei?- chiese Sakurakoji, tentando di affondare la spada in uno dei punti vitali, ma venendo contrapposto da una fila di coltelli che il maggiordomo impugnava tra le dita.
- Sono solo un diavolo di maggiordomo…- rispose semplicemente, tornando a sputare fuoco. La lama della spada di Sakurakoji si sciolse nella punta, il calore del fuoco si cosparse per tutta la sua lunghezza e la mano si ustionò a quel contatto improvviso. Digrignò, fece volare la spada a miglia di distanza e rapidamente afferrò l’arma di uno dei cavalieri morti nello scontro.
- Questa me la paghi!- minacciò cercando di attenuare il dolore per l’ustione soffiando piano sulla ferita.

- Soma, Ciel!!- gridò Maya affiancando gli amici – quello è Sebastian?- chiese sorpresa, sfoderando la spada ed iniziando ad abbattere i nemici dei Crisantemi.
- Si, principessa… Questa è la vera forma del mio maggiordomo…- rispose il ragazzino.
Alla vista del Re, sia Koyuku che Seya provarono un forte ribrezzo. A causa sua erano morti fin troppi innocenti, era giunta l’ora di vendicarsi per il dolore ingiusto che avevano dovuto patire i regni di Flowers.
- Lui mi ha usata… Non lo perdonerò mai!!!- Seya prese a correre forte, scansò coloro le intralciavano il cammino e finalmente lo potè osservare da vicino. Era un uomo bello, il Re Sakurakoji e non si sorprese che sua sorella se ne fosse invaghita. Ma lo sguardo maligno dipinto tra i suoi occhi, le sembrò infinitamente più diabolico di quello della creatura che combatteva impugnando i coltelli.
Gridò forte, facendo tremare la spada tra le dita, vide le sfumature viola dell’alba che facevano capolino tra le nuvole bianchissime. Sorrise, il suo colore l’avrebbe accompagnata.
Fece brillare la punta della lama con i primi raggi del pallido sole, prese la mira e tentò di scagliare un potente fendente contro la spalla.
- Ciao, Seya…- la accolse mancando il colpo di un soffio. Ruotò il busto e le sorrise radioso – è bello vederti qui tra noi… Anche se devo ammettere ti preferivo come alleata…-
- Brutto bastardo! Hai finito di giocare con la mia vita…- ruotò il polso e lo colpì di lato, scheggiando l’armatura ma non riuscendo a penetrarla – ehi tu!- gridò rivolta verso la creatura sputa fuoco – lascia a me questa bestia!-
- Mi dispiace, Madame, ma ubbidisco solo al mio signore e lui mi ha ordinato di distruggere questo elfo…- ma il suo signore proprio in quel momento venne circondato da un gruppo di elfi, che puntarono le loro spade su diversi punti vitali. Sebastian molleggiò sulle gambe e con un salto portentoso, si ritrovò a metri dal suolo. Prese la mira con i coltelli e li lanciò contro il gruppo di elfi, colpendoli in fronte ed al cuore. Li vide cadere al suolo come burattini, così lasciò un attimo il Re ed atterrò davanti al suo signore.
- Padroncino, quella donna mi ha chiesto di lasciare a lei il traditore… Come devo comportarmi?- chiese inchinandosi.
Ciel allora si voltò verso Maya e la fissò dubbioso.
- Possiamo lasciare il Re alla vostra condottiera? Sebastian è forse l’unico che può contrastare la sua forza… -
Maya ci riflettè, ma poi capì che se si fosse trovata nella stessa situazione della madre, avrebbe agito in egual modo.
- Sì, potete lasciarla duellare… E’ la nostra migliore spadaccina – e non mentì, poiché la madre era rimasta alla storia come una delle migliori guerriere del Regno delle Rose – voi occupatevi del resto dell’esercito, io veglierò su di lei…-
- Molto bene, allora andremo ad aiutare la draghessa Saphira a sconfiggere le aquile sputa fuoco… Inoltre non riesco a capire dove sia finita la Regina delle Orchidee…-
- E’ morta ieri in uno scontro mortale con un nostro cavaliere…- rispose semplicemente.
- Meglio così, abbiamo un nemico in meno a cui pensare…- poi si voltò verso il maggiordomo - Andiamo Sebastian, portami da Eragon…- Sebastian prese in braccio il suo Signore ed insieme volarono via.
- Stranamente non prende fuoco…- notò Masumi accanto a lei, ma poi un nuovo gruppo di elfi li assalì e furono costretti a spostare lo sguardo altrove…

Seya continuava a serrare le difese e penetrare quelle del Re. L’odio che portava dentro, lo rigettò con gli interessi verso quell’elfo dall’aspetto giovanile, ma che in realtà portava con se parecchi anni di vita. Duellando, si chiese come avesse fatto ad ingannare la sorella, come una donna matura come lei si fosse invaghita di un elfo di anni più giovane… E poi capì. Sakurakoji rappresentava ciò che lei aveva sempre sognato, ma che non aveva potuto avere… Seya si sentì in colpa, perché nei giorni dopo aver conosciuto il suo più grande amore, non aveva fatto altro che riempire la testa della sorella dei suoi sentimenti, dell’amore incondizionato provato verso il Principe delle Rose… E nonostante l’amore tra Koyuku e Shiori fosse un amore proibito, per una principessa costretta nel suo castello ogni giorno della propria vita, esso rappresentava l’avventura, l’andare controcorrente ed infrangere le regole… Per loro, obbligate a sedere a tavola in un certo modo, a dialogare in un certo modo, ad andare a cavallo in un certo modo, già solo infrangere una di queste cose, portava un forte stato di eccitazione, di trasgressione, di effimera felicità… Le regole erano fatte per essere trasgredite e Satsuki amava infrangere le regole.
Quando però, l’attenzione di tutti venne concentrata sulla sorella, le sue marachelle vennero ignorate sempre più, tanto che iniziò a credere che per poter competere con la sorella, doveva essere migliore di lei e questo comportava seguire le regole alla perfezione.
Seya non notò subito il cambiamento della sorella, ma qualche anno dopo ricondusse la sua ritornata osservanza alle regole come una sorta di maturazione. Satsuki divenne regina, ereditò il trono della sorella e questo doveva bastare ad una principessa, ma non fu così.
Seya aveva raggiunto l’apice del successo tra entrambi i popoli, aveva sposato un uomo forte e che l’amava ed adesso aveva anche una vivace bambina.
Satsuki si sentiva giorno dopo giorno sempre più sola e nonostante camuffasse bene questo suo rancore, non potè mai assopirlo del tutto…
Si incontravano di rado le due sorelle, dato che comunque avevano dei doveri da rispettare e la maggior parte di quelle poche volte, era ai congressi dei paesi alleati. Seya doveva capire già quelle volta, quando aveva notato una certa confidenza lei ed il Re Sakurakoji… Ma Satsuki le mise a tacere questo sospetto, dicendole che costituiva un semplice rapporto di fratellanza.
Evidentemente, in quei loro incontri, il Re Sakurakoji aveva proposto alla Regina di divenire sua alleata ed allo stesso tempo, le propose di diventare la sua compagna, colei che avrebbe ereditato il trono del Nuovo Flowers. E tutto il rancore provato verso gli altri, finalmente potè manifestarsi in pieno.
Le donne innamorate, sono capaci di tutto e lei per prima ne era una testimonianza… Ecco perché la sorella si era aggrappata a lui, non era solo l’amore ad unirli, ma quella voglia di andare oltre le regole e costruirne di nuove in base alle loro voglie.
Seya ebbe pietà di quell’uomo che le aveva rubato la sorella e glielo fece capire all’ennesima stoccata della spada.
- Perfido! Non ti perdonerò mai per quello che hai fatto alla mia famiglia!!- disse stridendo la spada contro la sua. Poi fece un balzo in avanti e vide la presa del re vacillare leggermente.
- Shiori, avanti, tua sorella non sarebbe felice di vederti duellare contro il suo uomo…-
- Non mi sembra ti sei fatto grossi scrupoli a sedurre mia figlia!-
- E tu a sedurre l’uomo di tua figlia…- precisò lui.
- Non è la stessa cosa… Ho agito in base alle tue volontà, non ero in me…-
- Oh si, diamo pure la scusa alla maschera…- diede un colpo secco alla spada ed interruppe il contatto tra le due – avanti, ammettilo che hai provato piacere ad essere perfida… Ti sei sentita giovane, ti sei sentita potente… Chiunque aveva timore di te e potevi essere al mio fianco oggi, in questa battaglia finale, contro la tua inutile figlia, contro il tuo inutile Regno di smidollati….-
- Non osare!!!- mise più forza nella presa della spada e lo fece indietreggiare – hai ingannato mia sorella! L’hai resa una persona ignobile!-
- Ti sbagli! Sei sempre stata troppo ceca da capire che non era quello che sembrava… Lei amava il potere e voleva diventare migliore di te, anzi, era ossessionata dall’essere TE! Si faceva chiamare Shiori perché per tutta la vita è stata vittima della concorrenza contro la sorella maggiore, così perfetta sotto ogni profilo, così solare, così amata… Non hai pensato a cosa avesse provato dopo che le hai raccontato della tua scappatella… Sei andata contro ai tuoi doveri di futura sovrana, sei andata contro tua sorella e la tua famiglia… Non potevi passarla liscia ed è stata lei ad informare le guardie della via nel tunnel, è stata lei a tradirti quel giorno…-
- No… Non è possibile…- disse in un sussurro. Gli occhi divennero improvvisamente liquidi, le gambe rischiarono di cedere, non volendo credere a quella cattiveria.
- Sei sorpresa? Non te lo aspettavi? Si vede che la conosci molto meno di quello che pensi… Lei voleva sfilarti il trono e quando ci era riuscita, tu sei diventata qualcosa che nemmeno lei poteva essere: la sovrana di due regni un tempo in conflitto… Tutti ti ammiravano, ti seguivano come esempio ed anche se lei era la Regina, viveva comunque nella tua ombra. Poi ha incontrato me e le ho offerto una seconda possibilità. Ha avuto il mio amore e la promessa di essere un giorno ancor meglio di te, perché sarebbe stata la Regina di un regno più ampio, avrebbe dominato su tutta Flowers…-
- Sei stato furbo…- osservò lei tra le lacrime – hai cercato di unificare i regni con l’astuzia… Hai fatto in modo che il rancore tra le Rose e le Orchidee tornasse vivo, poi l’hai lasciata morire come se nulla fosse… Ti sei approfittato di me per conquistare i Girasoli e gli altri Regni, poi hai sfruttato l’alleanza tra le Rose ed i Crisantemi per sposare mia figlia e sigillare i due regni… Magari avresti fatto in modo di sconfiggere me e ti saresti impossessato nuovamente di tutti i regni…. E poi? Cosa avresti fatto?-
- Be, mi sembra ovvio… La vita di Maya non m’importava, né tantomeno potevo tenere in vita te… Avrei sposato tua figlia, avrei ucciso te e rimesso un certo ordine tra i regni, poi al momento opportuno, la giovane Maya sarebbe morta improvvisamente nel cuore della notte, magari per una malattia sconosciuta o per la gelosia di qualcuno della servitù, chi lo può dire? Ma lei ha pensato bene di rovinarmi i piani e così ho deciso di uccidere entrambe nello stesso istante e cioè oggi!-
Tornò a far peso sulla spada, facendo indietreggiare Seya, ma Koyuku le fu di lato e l’aiutò.
- Due contro uno non è valido…- constatò il re Sakurakoji – Alack!- chiamò. L’elfo dalla carnagione scura gli fu di lato – tieni impegnato quest’elfo… La donna è mia!-
- Si, mio Re…- l’elfo in due falcate fu davanti a Koyuku, estrasse la spada e tentò di centrare i punti vitali con una serie di colpi a raffica. Koyuku fu allontanato dall’avversario ed a malincuore dovette lasciare sola la sua donna. Era preoccupato, la vedeva troppo affaticata ed il Re sembrava ancora nel pieno delle sue forze.
Maya e Masumi continuavano a combattere non molto lontano da Soma, Agni ed Hijiri, che li aveva raggiunti da poco. In alto nel cielo, Sebastian e Saphira tenevano a bada le maledette Aquile e l’intero esercito dovette affrontare un nemico più forte degli orchi: i suoi stessi simili… Inoltre combattere elfo contro elfo, voleva dire sapere che l’avversario in ogni caso avrebbe lasciato qualcuno di caro in caso di morte e questo metteva entrambi gli schieramenti nella condizione di non tollerare la guerra.
Evidentemente al Re Sakurakoji non interessava la sicurezza dei suoi sudditi. Lui era il Re e la perdita delle pedine era un sacrificio per concludere in scacco matto.
- Mi hai stancata!- gridò ad un tratto. E nessuno riuscì a metabolizzare la scena che seguì.
Seya l’aveva visto impugnare la spada con una forza disumana. Il suo sguardo si tinse di rosso dalla troppa rabbia, il volto per un attimo si trasfigurò, esaltando dei tratti quasi infernali. E quando la lama si affondò nel petto, Seya percepì le urla delle persone per lei più importanti: quello di sua figlia e quello di suo marito. Osservò con riluttanza la spada conficcata tra il corpetto, sentì l’aria venire meno in poco tempo, rigettò una forte quantità di sangue dalla bocca e persino lo sguardo le sembrò gocciolare sangue. E gli uccelli che cantavano nel cielo, divennero un fruscio sempre più lieve. Si voltò alla sua sinistra (come voleva la tradizione delle rose) e potè osservare il bellissimo viso di suo marito, adesso solcato di un fiume di lacrime. Alzò la mano con le ultime energie e lo accarezzò. Sorrise un’ultima volta a lui ed alla figlia che le aveva afferrato la mano libera e poi si spense, insieme a quelle nuvole bianchissime ed ai colori dell’alba, i colori che avevano riempito tutta la sua vita.

- MAMMA!!!!!!!!!!!!! Mamma!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!- gridò Maya disperata. Non sentiva più il polso e gli occhi erano rivolti alle orbite. Il padre era ancora in trance, Masumi le teneva la spalla, anche se percepiva un forte tremore in lui. Si voltò verso il Re e lo vide piegato in due intento a ridere di gusto.
- Ahahahah, che ingenua!!!- lo sentì dire. E la rabbia traboccò. Afferrò la spada che aveva depositato sul terreno, si alzò di scatto ed andò in contro al Re – che c’è Maya? Non sei contenta?- le disse continuando a ridere. Chiuse gli occhi un attimo e fu in quel momento che agì. Alzò la spada al cielo e con un movimento fulmineo, tagliò il braccio destro del Re.
- AGH!!!!!!!!!!!!!!!!!!- urlò di dolore, mentre il corpo cadde di lato in preda agli spasmi per via dell’emorragia.
- Vuoi dire qualcosa prima di morire?- chiese Maya, minacciandolo con la lama alla gola.
- Non mi …. Non mi pento di… Di quello che ho fatto… IO… Volevo un mondo mio e… Non m’importa di morire, perché… Perché il mondo è pieno di gente perfida pronta a divorarlo…-
- Originale, davvero… Che gli Dei abbiano pietà del tuo spirito- e con un unico movimento, interruppe per sempre la vita del folle Re.
Lasciò che la spada cadesse a terra lentamente, s’inginocchiò e pianse. Poi sentì qualcuno urlare alle sue spalle e quando si voltò, assistette ad una delle scene più atroci della sua vita.
Masumi tentava di fermare il movimento della mano di Koyuku, ma la disperazione del mezz’elfo ebbe la meglio e prima che qualcuno potesse fermarlo, Koyuku affondò il piccolo pugnale nel petto, si accasciò al suolo ed andò ad abbracciare il corpo della moglie.
- No… No… No… No…. NONONONONOOOOOOOO!!!!!!!!!- disse Maya disperata avvicinandosi a tentoni verso il corpo dei genitori – No!! No!!!- singhiozzò fortissimo, mentre i capelli impastati di fango e sangue, andarono a conficcarsi sulle labbra, facendola quasi vomitare. Il respiro era bloccato in petto e le lacrime faticavano ad esser ricacciate fuori. Si sentiva schiacciare verso l’interno, la testa vorticò ed il sangue andò al cervello. Si sentiva impazzire ed il tremolio alle mani non l’aiutò ad afferrare la mano morente del padre. Sperò di poterlo curare, ma percependo il polso debole, capì che quella era la sua fine.
– Perché?- riuscì a dire con un filo di voce – vi avevo ritrovati… Non voglio perdervi…- singhiozzò.
- Couch couch… Maya, avvicinati…- disse il padre debolmente e lei ubbidì – io e tua madre, non appartavamo più a questo mondo… Couch couch… Il peso sulla coscienza, non ci avrebbe permesso di vivere sereni… Ti… Ti ricordi quando ti ho raccontato la leggenda? … Couch couch…-
- Si, la ricordo…- rispose sussurrando, come se quello fosse un segreto tra loro due.
- Ebbene… Come ti ho detto, Koku e Seya trovarono la pace solo con la morte… Couch couch… La morte non è che un passaggio tra questo e l’altro mondo… Non essere triste, ma gioisci, perché… Couch couch… Da oggi io e tua madre saremo felici…-
- Va bene, padre, va bene…- continuò a sussurrare, ma allo stesso tempo assorbì ogni respiro del padre, consapevole che fosse l’ultimo.
- Solo una cosa, Maya…- continuò.
- Dimmi padre…-
- Cerca… Cerca di vivere in pace con gli altri regni e… E… Couch couch!!! Sii felice, figlia mia…- e con un ultimo respiro, volò via, insieme a colei che amava, accompagnato dal suo amato colore viola.
- Papà… Papà… Mamma…- Maya li strinse forte, così come Masumi fece con il suo corpo e per un attimo, un misero attimo, decise di non pensare a niente, ma di memorizzare il dolore che stava provando in quel momento, per non dimenticarlo mai.

Capire il passato, conoscere il presente per migliorare il futuro.

Continua… 

Intanto chiedo scusa per le parolacce presenti nel capitolo, ma non ho trovato altri termini per poterli sostituire (sono del parere che "quando ce vò ce vò")

O mio Dio, non linciatemi ve ne prego...
Ho meditato a lungo sulla morte-non morte di Koyuku e Seya, ma come ho fatto dire a Koyuku, credo che se avessero continuato a vivere, in ogni caso il passato ed i rimorsi di coscienza non li avrebbero fatti vivere con serenità...

Di Ayumi l'ho deciso mentre scrivevo e sono rimasta un pò sotto shock perchè non me l'aspettavo nemmeno io...
Per la versione di Sebastian infuocato, ho preso spunto da questo manichino

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=zgEKLhvCCVA

Non so cosa dirvi, spero non sia stato un capitolo troppo crudo...
Uh altra cosa, avevo intensione di far duellare di più Maya e Sakurakoji, ma mentre scrivevo mi sono immedesimata nel dolore di Maya e credo che provando un dolore così forte, non si abbia il raziocinio di duellare "normalmente", piuttosto la rabbia ed il dolore prendono forma e danno spazio ad azioni più decise.

Come sempre se avete dubbi dire pure eh... Al prossimo cap, che avviso sarà l'ultimo, kisssssssss

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Capitolo 60
*** Capitolo 63 ***


Uff!
Mamma mia... Non so se sentirmi più emozionata, triste o felice...
Ho dedicato un bel pò di tempo a questa ff. Spesso l'ho utilizzata come valvola di sfogo, come un qualcosa che mi allontanasse dalla realtà e devo dire che nonostante le mie scarse capacità da scrittrice (?), in quei momenti mi sono sentita davvero bene...
Ed oggi posso dire di presentarvi con orgoglio questo ultimo capitolo, non tanto per quello che ho scritto e per come l'ho scritto, ma perchè dentro questa ff c'è la parte di me che ama sognare e questo ultimo passaggio è un pò la fine di un percorso iniziato per gioco e giustamente finito per gioco XD
Aggiungerò a fine capitolo altre spiegazioni, ma intanto vorrei ringraziare tutte le persone che mi hanno sopportata ed incoraggiata in questo cammino e ringrazio in anticipo chi leggerà questa ff anche un anno dopo XD
Dedico a chiunque abbia avuto la pazienza di arrivare al capitolo 63 questo capitolo (w i giochi di parole).
Ringrazio in particolare Tetide, che mi ha commentata e seguita, grazie di tutto cuore...
Vi lascio alla lunghiiiiiissiiiiiimaaa lettura (nuovo record, 10 pagine word con corpo 11 Calibi interspazio 1)


Capitolo 63

- E’ finita, la guerra è finita!- gridavano i cavalieri dei vari schieramenti. Le spade toccarono finalmente il suolo, gli elmi furono alzati in cielo ed un unico grido di gioia si cosparse nella valle.
Si abbracciarono gli elfi delle rose, con i compagni delle Orchidee e dei Crisantemi. Infondo, loro non erano che vittime delle scelte sbagliate dei propri Re…

Maya fu accompagnata da Masumi in infermeria, mentre il corpo dei genitori venne coperto da un telo bianco e portato nel capannone adibito a camera ardente. La lasciò nelle mani di Rei, mentre lui tornò a recuperare i corpi feriti dei compagni elfi.
- Mettiti qui…- le disse Rei, facendola accomodare in un lettino – come ti senti?-
- Non lo so…- gli occhi scavati si chiusero debolmente, si sentiva stanca e svuotata da tutto – lasciami sola, per favore…- chiese all’amica che l’accontentò. Aveva bisogno di assorbire tutto il dolore e la frustrazione che aveva accumulato in quei pochi minuti, ma soprattutto, doveva accettare l’idea di aver perso i propri genitori per l’ennesima volta. E stavolta, seppe che non avrebbe avuto l’occasione di rivederli.
Respirò faticosamente tentando di dormire, ma ad un tratto sentì sussurrare qualcosa di dolce, molto simile ad un canto proprio accanto a lei.
-
*
C'è un posto là fuori per noi
più di una preghiera o di qualsiasi cosa abbiamo sognato...
-
Il cuore balzò in gola riconoscendo quella voce.
-
...
perciò quando ti senti come se stessi per arrenderti
perché non trovi il tuo posto qui
la paura sta prendendo il sopravvento, chiudi gli occhi e prendi la mia mano...
-
Si voltò di scatto e notò un Chester dallo sguardo più pallido del suo stringere forte una mano di Ayumi, mentre le lacrime ed il canto, diventavano un tutt’uno.
- Oh, no… Vi prego, non posso sopportare anche questo…-
- Maya…- sussurrò Chester vedendola accanto a se – Maya…- le prese la mano e la strinse forte – mi hai vendicata, grazie…-
- Che è successo?- gli chiese spaventata. E così Chester ripercorse nuovamente quei terribili momenti di panico, in cui Sakurakoji aveva preso alla sprovvista la sua donna e l’aveva ferita mortalmente.
- Avevo voglia di farlo a pezzi, ma non potevo abbandonarla…- spiegò tornando a stringere la mano di Ayumi.
- Si riprenderà?- chiese lei.
- Non lo so… Dipenderà tutto dalle prossime ore… Le sto cantando una canzone per farla svegliare, ma non sembra funzionare… Non le accade nulla…-
- Allora tu continua a cantare…-
In quel momento si avvicinò Masumi e si sedette accanto a loro. Vide il corpo inerme di Ayumi e provò un’infinita tristezza. Provò a chiedere cos’era accaduto, ma Chester lo mise a tacere.
- Ti prego, non ora… Se ti va, possiamo cantare insieme una canzone…-
- Va bene…- rispose. Così Chester scrisse in fretta quel testo appena composto e passò il foglietto a Masumi, che cantò per Maya.
- ...
Immaginare di incontrare il cielo
dove il tuo cuore è libero e la speranza torna a vivere...
- continuò Chester stringendo la dama bionda.
-
...do
ve queste mani spezzate sono ancora intere
troveremo ciò che stavamo aspettando
siamo fatti per molto di più... 
- lo accompagnò Masumi, mentre Maya assorbì quel canto dolce.
Ed il canto dei due, pian piano ruppe le mura di Ayumi, che sentì quel dolce suono come una voce lontana. Ma era così dolce, che aveva voglia di avvicinarsi di più per poter cogliere appieno ogni sfumatura del timbro graffiato.
E quando finalmente uscì dalle acque gelide che la tenevano prigioniera, Chester la strinse forte e pianse come quel giorno di parecchio tempo fa, il giorno dove le aveva confessato dei mostri dentro se.
- Grazie…- sussurrò lei stringendolo – stavolta sei stato tu a schiacciare i mostri dentro me…-
Ed i quattro, poterono finalmente sospirare di sollievo.

A qualche giorno di distanza, quando Maya venne dimessa dal piccolo ospedale di fortuna, andò ad incontrare i rappresentanti degli altri Regni, impegnatissimi nell’organizzare in poco tempo i piani di recupero.
- Maya!!- la accolse Arya abbracciandola forte – avevo voglia di venirti a trovare, ma siamo stati impegnati…-
- Non ti preoccupare, è un momento delicato per tutti…-
Salutò Eragon, che sedeva alla destra di Arya con vestiti eleganti; salutò il Principe Soma ed Agnì, poi Ciel e Sebastian ed alcuni rappresentanti dei membri d’opposizione del Regno dei Crisantemi.
- Ebbene, perdonate l’attesa…- introdusse Maya – ma finalmente dichiaro aperta la sessione straordinaria del consiglio di Flowers…-
Erano anni che tale consiglio non veniva adoperato, precisamente dall’ultima volta che le Rose e le Orchidee vissero in pace.
I temi trattati furono tanti, a partire dai piani di recupero dei regni delle Orchidee e dei Crisantemi, rimasti adesso senza una guida.

E dopo ore ed ore di trattative, arrivarono al dunque: il regno dei Crisantemi venne affidato alla giuda di un Governo Tecnico, capeggiato da Ciel Phantomhive e dal rappresentate dell’ex opposizione al Governo Sakurakoji**. Per 5 anni avrebbero portato l’ordine nel regno, in attesa della nomina del nuovo sovrano.
Il Principe Soma avrebbe preso le redini del Regno delle Orchidee, con la stretta collaborazione delle Principesse Maya ed Ayumi, che l’avrebbero supportato per ogni evenienza.
Arya tornò ad occupare il trono del Regno dei Girasoli, che avrebbe necessitato di un forte supporto degli altri Regni a causa del crollo economico degli ultimi 100 anni.
Ma la vera rivoluzione, fu il Trattato di Rose***, che unificava i regni in un’organizzazione di carattere intergovernativo, nacque l’Unione Flowers****. I punti salienti del trattato, avevano alla base quattro punti di competenze:
- Competenze Esclusive
- Competenze Concorrenti
- Compertenze di Coordinamento
- Competenze di Sostegno*****

A fine seduta, i rappresentanti del consiglio furono soddisfatti delle nuove misure apportate, inoltre l’Unione Flowers avrebbe smontato definitivamente il dissapore secolare tra i vari regni. Da quel momento, tutti i Regni sedevano attorno allo stesso tavolo, ognuno con lo stesso grado d’importanza.
Quando Maya uscì dal tendone, finalmente si sentì svuotata da uno dei mille macigni che portava in petto. Sapeva che come futura Regina delle Rose e come figlia della Principessa delle Orchidee, aveva fatto la cosa giusta.
Camminò tra l’erba fresca e non si accorse nell’immediato di essere affiancata da Ciel, così fece un balzo quando lo sentì tossire.
- Ciel!- disse sorpresa – non avevo percepito la tua presenza…-
- Diciamo che sono stato parecchio silenzioso…-
- Mi fa piacere rivederti al mio fianco, insomma credevo che tu, che lui…- non sapeva come esprimersi, ma ancora una volta lui la sorprese.
- Non sei l’unica a pensare questo… Anch’io credevo di venire divorato da Sebastian subito dopo la morte della regina e del re che hanno causato le guerre degli ultimi 100 anni, ma mi sono dovuto ricredere…-
- Cos’è successo?-
- Non so… Anche dopo la loro morte, il marchio è rimasto impresso nel mio occhio e ciò vuol dire che il contratto è ancora valido. Per anni ho creduto che la sventura della mia famiglia fosse dovuta alla Regina, poi scopro che non era che il Cavallo della scacchiera del Re Sakurakoji… Infine anche la morte di lui non ha portato la mia vendetta e questo fa crollare le mie certezze mattone dopo mattone, perché non sono loro la causa della morte dei miei genitori e della mia agonia. Devo ricominciare tutto da capo, sperando di trovare qualche indizio anche nei crisantemi…-
- Per questo hai insistito per far parte del governo tecnico?-
- Si… Ho bisogno di sapere la verità… Ma non pensiamoci oggi, per adesso godiamoci questo bellissimo sole…- Maya osservò lo sguardo triste e sicuro del ragazzino e pensò che infondo se uno come lui, con dei traumi profondi alle spalle, era stato capace di affrontare la vita con forza, poteva farcela benissimo anche lei.
- Si, per oggi godiamoci il Sole…- concluse alla fine.
E continuarono a camminare nel prato verde, con il vento ad accarezzare i capelli ed il sole a baciare la pelle.


- Uheeee, ungheeeeee!!!!!-
Un urlo improvviso ruppe la quiete di quella splendida serata d’Agosto, con la luna piena a far splendere ogni superficie di un magico argento ed un vento leggero ad accarezzare i rami degli alberi.
- Mmmmm….- sussurrò nel sonno Ayumi, voltandosi dall’altra parte come se nulla fosse.
- Unnngheeeeee!!!- continuò a chiamare.
- Mmmm… Ayumi…- disse Chester disperato, accarezzando piano i fianchi della moglie.
- E va bene, abbiamo capito…- si alzò di malavoglia, sistemando le spalline del vestito da notte ed abbassando leggermente la gonna – cosa c’è?- chiese alla piccola creatura, sollevandola dalla culletta e prendendola in braccio per cullarla un po’ – su, prendi il ciuccio e dormi…- si avvicinò piano al letto e continuò a cullarla finchè non si addormentò.
- Si è calmata finalmente…- disse Chester alzandosi a sedere, osservando incantato i piccoli movimenti della moglie, che poggiò la loro bimba nuovamente nella culla.
Erano passati quattro anni dalla battaglia finale e molte cose erano cambiate in quel lasso di tempo.
Chester ed Ayumi si erano sposati meno di un anno dopo e dal loro amore era nata la loro creatura, la piccola Luna.
- Se a meno di un anno già fa così, non oso immaginare quando imparerà a camminare…- osservò Ayumi, stendendosi sopra al petto del suo uomo ed accarezzandolo dolcemente.
- Be, ci penseremo dopo… - prese a sfiorare sensualmente i fianchi di lei, per poi salire verso i capelli e poi scendere nuovamente giù, seguendo la linea della colonna vertebrale. Ayumi si voltò in un brivido, gli prese il volto tra le mani e lo baciò.
La passione divampò in poco tempo, tolsero in fretta quei pochi vestiti che avevano indosso ed unirono i loro corpi come se fosse la prima volta, poiché le emozioni provate, erano rimaste invariate nel corso del tempo, anzi, il cuore martellava sempre più forte in petto, tanto forte che ebbero paura di svegliare la piccola Luna. E raggiungendo insieme il paradiso, sentirono una forte energia brillare all’interno del corpo, più forte dell’argento della Luna piena di quella sera.
- Ti amo…- sussurrò Chester depositandole un bacio tra i capelli.
Si stesero a letto ed Ayumi poggiò il capo sul cuore di lui, che adesso era tornato ad un ritmo regolare.
Passarono pochi minuti, quando improvvisamente sentirono un suono stridulo.
- Ungheeeeeeeeeeeeee!!!!- tornò a chiamare la dolce Luna.
- no!!!! Abbi pietà…- disse Ayumi con la voce impastata dal sonno. Vide Chester voltarsi dall’altro lato, così prese il cuscino e lo tirò forte contro di lui.
- Ma sei matta?- gridò alzandosi.
- No, ma puoi alzarti anche tu una volta tanto…- gli fece l’occhiolino e lo incitò ad andare dalla figlia.
- E va bene…- si avvicinò alla piccola, la prese in braccio e la fece giocare un po’ – su, vieni da papà!- poi la depositò tra lui ed Ayumi e strinse entrambe a sé.
Dopo pochi minuti finalmente si addormentarono, così, stretti in un unico abbraccio e cullati dal soffio dei rispettivi respiri.

- E’ tardi!!!- disse Maya osservando l’altezza del Sole ormai prossimo al tramonto – sbrigati Rei!-
- Abbi pazienza! Devi essere al meglio delle tue potenzialità femminili…- disse facendole chiudere gli occhi e continuando a dipingerli.
- Puoi sempre usare la magia…- le fece notare al limite della sopportazione.
- Non dire sciocchezze… Non si usa la magia il giorno del proprio matrimonio per sistemarsi il trucco…-
Maya voleva risponderle a tono, ma bussarono alla porta.
- Avanti!- disse brevemente.
- Maya, ti abbiamo portato il bouquet!- disse Ayumi entrando con Luna, Arya e nonna Chigusa.
- Vi ringrazio… Poggiatelo sul letto…-
Quando Rei finì di truccarla, finalmente potè andare ad abbracciare le amiche e la nonna.
- Maya, sei uno splendore…-
- Grazie nonna…- rispose abbracciandola.
In quei quattro anni, il cambiamento radicale delle Rose, fu il passaggio della corona da Chigusa a Maya, divenuta a tutti gli effetti Regina del Regno delle Rose e delle Orchidee (ereditando il titolo della madre, anche se effettivamente operava più nel settore delle Rose), successivamente ribattezzata Regina delle Rose Viola, per via del colore che grazie a lei non divenne più un tabù.
Inizialmente non era d’accordo al nuovo incarico, non voleva sottrarre il titolo alla nonna, ma fu proprio per quest’ultima che alla fine accettò. La salute della nonna era ormai cagionevole ed aveva bisogno di un prolungato riposo.
Maya si sentì a disagio nei primi tempi ed i doveri l’assalirono come non mai, tanto da portarla a rimandare il suo matrimonio con Masumi. Aveva bisogno di ritrovare la propria stabilità emotiva prima di unire la sua vita a quella dell’uomo che amava.
La perdita dei genitori non fu semplice da combattere… Ciò che la metteva più in crisi, era il tempo sprecato con il padre… Se avesse saputo in tempo che Kuronuma fosse suo padre, le cose sarebbero andate diversamente…
Un giorno si presentò al cospetto della Saggia Civetta ed ebbe il coraggio di porgerle la domanda che l’assillava ogni dì.
- Tu sapevi di loro due, non è così?- le chiese tra le lacrime.
- Sì… Sapevo ogni cosa… Ma se ben ricordi, quel giorno, quando mi hai posto la tua domanda a proposito delle reti fognarie, io ti dissi “desideri sapere solo questo?” e tu mi rispondesti “sì, solo questo…” ed a quello ho risposto. Non mi è dato rivelare informazioni non desiderate… Io rispondo a delle domande, se ne conosco la risposta, ma se la domanda è incompleta per le tue esigenze, non vi è nulla che io possa fare per rimediare successivamente…-
- Ho capito… Grazie del chiarimento…-
Si sentì una stupida, quella volta… Ma infondo, non poteva sapere la verità nascosta nella leggenda…

- Maya? Maya?- le disse Arya svolazzandole la mano davanti agli occhi.
- Scusa, ero persa tra i miei pensieri…- disse tornando a ridere. Adesso era diverso, finalmente aveva superato lo stato di crisi ed era pronta al grande passo.
- Bene! Allora sarà meglio scendere, ci aspettano tutti nella riva del fiume…-
- Sì! Voi andate avanti, io devo fare un’ultima cosa…-
- Sei sicura?- insistette nonna Chigusa.
- Non avrai mica dei ripensamenti?!?- disse Rei semi sconvolta.
- Ahahhahah, ma cosa dici Rei? Il periodo di crisi è passato… Ho solo bisogno di fare una cosa prima di raggiungervi…-
- Ok… Allora io scendo, Eragon aspetta me…-
E così le donne scesero una dopo l’altra, ma quando Ayumi stava per uscire con Luna, la bloccò per un braccio.
- Apetta, Ayumi… Ho bisogno di te e Chester…- disse con il cuore palpitante…

Dopo pochi minuti, Maya si trovava in volo con Estele, accompagnata da Chester ed Ayumi (avevano affidato la bimba alle cure dei nonni).
- Ci siamo…- gridò Maya per farsi sentire e quando Estele atterrò nel terriccio, il cuore di Maya ebbe un sussulto. Era tanto che non si recava a quel posto, precisamente dal giorno del seppellimento. Non aveva avuto più il coraggio di tornarci, poiché il ricordo di loro e l’inevitabile dolore per la loro perdita, era troppo grande.
- Maya…- la confortò Ayumi stringendola per le spalle – te la senti?-
- Sì… Avevo bisogno di salutali…- si avvicinò ai due massi di pietra, dove vi erano incisi i loro nomi e la data della morte.
Maya pregò in silenzio, cercando di far attenzione a non sporcarsi il vestito, poi prese una rosa viola dal suo bouquet e la poggiò al mezzo dei due massi, poi si voltò, osservando tristemente la casetta tanto amata da suo padre.
- Sono sicuro che sarebbero orgogliosi di te…- le disse Chester.
- E’ quello che spero…- si voltò verso i due e li abbracciò – Grazie per avermi accompagnata…-
- E’ il dovere dei testimoni, no?- Maya rise leggermente ed asciugò le lacrime. Mai come in quel momento si sentì felice di aver raccontato almeno a loro tutta la verità.
- Si, credo di si…-
- Coraggio, Madame, è ora di andare, non facciamo attendere oltre lo sposo…- disse Chester porgendole un braccio, che lei afferrò volentieri.
L’aiutò a salire su Estele e spiccarono nuovamente il volo. Destinazione Paradiso.

E la notte arrivò dolcemente, portando con se il bagliore della luna ed il canto delle civette pronte alla caccia.
Nella riva del fiume, Masumi aspettava impaziente l’arrivo della sua Regina. Girò il ciottolo che teneva tra le dita per l’ennesima volta e dopo ore ed ore, finalmente la vide.
Estele atterrò leggiadra, anticipata dai cavalli alati di Chester ed Ayumi. Il ragazzo smontò velocemente da cavallo, imitato dalla moglie, poi Ayumi si spostò alla riva del fiume e Chester prese Maya per mano e l’aiutò a scendere. Si sentiva emozionato, significava molto per lui accompagnarla “all’altare” .
- Sei pronta?- disse a Maya una volta che gli afferrò il braccio.
- Si, andiamo…-
Chester iniziò a sussurrare una serie di parole in elfico. Un forte vento increspò la superficie del fiume e come per magia, mille fonti luminose scesero in terra, delineando un sentiero ben preciso tra i ciottoli.
Iniziarono a camminare verso riva, con i petali viola disposti a mo di tappeto.
Non vi erano molti invitati, per lo più erano gli amici ed i rappresentanti dei Regni amici.
Il rumore dell’acqua fu una dolce culla per i due innamorati, che adesso erano sempre più vicini. E quando Maya fu abbastanza vicina, a Masumi mancò il fiato: aveva un vestito bianco molto semplice, con le spalle scoperte ed un profondo spacco nella gonna; i capelli erano raccolti all’indietro e due pendenti argento le arricchivano il volto ed il generoso decolté. A Masumi ricordò l’aspetto di una delle leggendarie sirene…
E poi, quando le fu accanto, Chester le baciò la mano e la consegnò a Masumi.
Il prete li condusse nella loro barchetta e quando Masumi girò il sasso tra le dita per tre volte in senso antiorario, mille lanterne si illuminarono in mezzo al fiume, formando un grande cerchio che si specchiava nella superficie cristallina.
Una volta saliti, il vento magico iniziò a condurli verso il centro del cerchio, seguiti da Chester ed Ayumi alla sinistra (testimoni di Maya) ed Hijiri e Rei alla sinistra (testimoni di Masumi). Seguirono le barchette di Ciel e Sebastian, Arya ed Eragon, Soma e la regina Chigusa e così via… Dall’alto del cielo, Saphira li accompagnava, provocando degli strani riflessi blu a contatto con la luce delle lanterne.
E quando il prete iniziò a parlare, alzandosi in piedi nella loro imbarcazione, il cuore palpitò come non mai, si presero per mano e continuarono il rito religioso.
E le mille immagini della loro tormentata storia d’amore, vennero sfogliate dalle loro menti in quegli attimi di gioia, increduli di fronte al coronamento del loro sogno d’amore.

"...Possiamo essere i re e le regine di tutto se ci crediamo
è scritto nelle stelle che brillano lassù
un mondo a cui io e te apparteniamo..."

Ed allo scambio degli anelli, mille fiori bianchi caddero dal cielo, posandosi sulla superficie dell’acqua. Le stelle, la luna, regalarono la loro luminescenza tramite i fiori, dando così la loro approvazione.
"...dove la fede e l'amore ci renderanno forti
ciò che siamo è già abbastanza
perché c'è un posto per noi, c'è un posto per noi."

E quando il prete li dichiarò finalmente marito e moglie, Saphira accompagnò il loro bacio d’amore con delle bellissime fiamme azzurre.
Tutti applaudirono e qualcuno addirittura pianse. Maya e Masumi sentivano il cuore scoppiare di gioia e le rose Viola nel loro cuore, sbocciarono come non mai…

Il ricevimento nella riva del fiume, fu accompagnato da balli allegri, capeggiati da un elegante Sebastian, che in via eccezionale si era unito alle danze, mentre il suo padroncino se ne stava seduto a guardare. Maya lo invitò più volte a danzare con lei, ma lui rifiutò, causando un forte dolore alla schiena che gli impediva di compiere bruschi movimenti. In realtà, Sebastian la informò della poca compatibilità tra il signorino e la danza, cosa che lo portava a rifiutare qualsiasi tipo di evento mondano.
- Sebastian! Vieni qui!- lo chiamò ad un certo punto interrompendo la conversazione dei due.
- Scusatemi, altezza, credo che il mio padroncino abbia sentito…- e così si dileguò, sorbendosi le ramanzine del ragazzo.
- Maya, mi concedi questo ballo?- si voltò e vide Eragon, ricoperto da eleganti vesti azzurre e bianche porgerle la mano.
- Volentieri!- iniziarono a danzare ed a Maya tornò in mente il loro primo incontro.
- Sai Maya, ho una notizia da darti…-
- Quale notizia?- lo vide illuminarsi di gioia e la bocca si aprì in un grandissimo sorriso.
- Qualche settimana fa io e Saphira abbiamo scoperto un passaggio segreto nei meandri del regno dei Girasoli, guidati da alcune carte che abbiamo trovato nelle biblioteche quando cercavamo dei possibili nascondigli per le uova di drago e…-
- E?...- lo incitò Maya, smettendo di danzare.
- Ed all’interno vi era una grotta che nascondeva centinaia di uova di drago! La razza dei draghi non verrà estinta!-
- Ma è bellissimo!!!-
- I miei maestri avevano nascosto le uova nel periodo che la regina delle orchidee era tornata ad attaccarci, così hanno ben pensato di custodirle in un luogo segreto, un luogo che solo un cavaliere di drago avrebbe potuto trovare…-
- Sono felice, davvero!-
- Si… Ancora devo dirlo agli altri Re, volevo prima confidarlo a te…-
- Ti ringrazio…-
- Ehi, posso rubarti mia moglie?- disse Masumi raggiungendoli.
- Come desidera, mio Re…- disse Eragon inchinandosi.
- Ma guarda che simpatico il ragazzo…-
- Devo vendicarmi, maestro, al mio matrimonio avete riso di me e della mia posizione di nuovo sovrano dei Girasoli…- risero insieme e poi, quando la musica cambiò, Maya e Masumi presero a danzare lentamente.
- Sei bellissima…- le disse sincero stringendole la vita – e… Mi sento l’elfo più fortunato del pianeta ad averti per moglie…-
- Ed io ad avere te per marito…- annullarono le distanze e si baciarono con forza.
- Non abbiamo parlato del viaggio di nozze…- fece notare Masumi una volta separati.
- Possiamo concederci un viaggio di nozze?- chiese Maya colpita.
- Ma certo! Cosa pensavi? Che saremmo tornati ai nostri doveri già il giorno dopo?-
- NO! Questo no, ma non credevo potevamo spostarci…-
- Tua nonna mi ha imposto di sì ed io sono ben lieto di accontentarla… Allora, c’è un posto che desideri vedere?- gli chiese. Maya ci pensò per qualche minuto e poi, come un flash, ebbe la sua risposta.
- Veramente c’è…-

Così, dopo il taglio della torta ed il lancio del bouquet (finito tra le mani di uno scioccato Ciel, che fece a botte con il maggiordomo per soffocarne le risate), Maya e Masumi salutarono tutti e partirono, accompagnati dai rispettivi cavalli alati.
Quando giunsero ai limiti del fiume, dove sorgeva il Mare Nostrum, smontarono da cavallo e li salutarono per un po’. Masumi la prese per mano e la guidò in un punto dove sorgeva un albero.
- Sei pronta?- le chiese.
- Sì!-
Con la mano libera ed evocando la magia, Masumi aprì una porta invisibile ed una volta oltrepassata, videro tutto oro, prima di arrivare alla loro meta.


Giappone, sesto giorno del quinto mese dell’anno 2012.
Maya si stava vestendo, scegliendo accuratamente i vestiti dall’armadio.
- Rei!!!!!!- chiamò infine disperata – cosa devo mettermi?-
La ragazza piombò in un lampo nella sua stanza.
- Ma che discorsi fai, Maya? Stiamo andando al concerto dell’anno, devi avere un abbigliamento appropriato…-
- E qual è?- chiese sconcertata dal suo ragionamento.
- Be, semplice… Basta guardare me…- osservò i jeans scuri, la maglietta chiara ed il gilet con due piccole catene che scendevano dal taschino. Ai lati delle guance, due lettere nere erano state sapientemente decorate: “LP”.
- Non mi vestirò mai in quel modo…-
- Allora metti dei jeans, una maglietta ed una felpa- ed uscì dalla stanza lasciandola sola.
Si sedette in un angolo del letto e chiuse gli occhi, poi, quando li aprì come per magia aveva trovato sul letto i vestiti ideali per quell’occasione.
- Ahahahah, che stupida…- si disse ad alta voce. Non si era nemmeno accorta dell’abbinata perfetta che aveva composto buttando i vestiti alla rinfusa.

- Maya! Non dovevi farlo!- le disse Masumi osservando la Maya terrestre vestirsi felice.
- Be? Volevo solo aiutarla… Aveva gli occhi chiusi ed in fondo siamo invisibili ai suoi occhi…-
- Si, ma vedendo i vestiti muoversi da soli per la stanza come credi che reagirebbe?-
- E va bene, hai ragione, ma è il fine che conta e guarda com’è carina…- disse osservando il suo alter ego della terra, adesso coperta di un semplice paio di jeans, stivaletti comodi, maglietta a collo montato sotto una felpa blu ed una sciarpa chiara.

Suonarono al campanello e Maya si affrettò ad uscire, indossando il cappottino besh in tinta con gli stivaletti. Andò ad aprire la porta e saltò addosso all’uomo.

- Spero solo non stia ancora con quel polpo assassino!- disse Maya-elfa a Masumi-elfo, tremando al ricordo del periodo in cui si frequentavano sulla terra.
- Sakurakoji della terra non è il Sakurakoji di Flowers, non ha ucciso nessuno sulla terra, anche se ammetto avrei voluto ucciderlo io ai tempi in cui vivevamo qui…-
- Eri geloso?- chiese Maya curiosa.
- Credo di sì… Inconsciamente ti amavo già allora…- Maya si voltò e lo baciò appassionatamente, molto appassionatamente, tanto che rischiarono di unire i propri corpi in quel preciso attimo. Se non lo fecero, fu solo per lo stupore nel vedere chi stesse baciando Maya terrestre.
- Lo sapevo!!- disse Maya felice – non poteva essere altrimenti…-

- Masumi!!! Vieni, entra…- disse Maya una volta separati dal profondo bacio. Un imbarazzato Hijiri seguì dietro di loro, ma quando Rei entrò in salotto, non si preoccupò minimamente di dare spettacolo baciando la sua ragazza.
Stettero un po’ tutti insieme a bere qualcosa, poi uscirono, diretti al concerto.

- ma dove vanno?- chiese Maya elfa seguendoli in macchina.
- Non lo so…- poi si fermarono davanti un grosso stabile e sia lei che Masumi ebbero un sussulto notando il cartellone all’ingresso, dove un’Ayumi in un abbigliamento tipicamente rock accolse gli amici terrestri.

- Ben arrivati!- disse Ayumi emozionata – mi tremano le gambe! Non ci posso credere…-
- Dai, Ayumi… Se inizi già così, non oso immaginare a concerto inoltrato…- disse Rei.
- Parla per te, è una vita che volevo assistere ad un concerto dei Linkin Park…-
- Non ti facevo fan dei Linkin Park…- confessò Masumi.
- Be… E’ una cosa che tengo per me…-
Fecero la fila, entrarono e dopo poche ore ebbe inizio il concerto.

Masumi e Maya elfi non credevano ai loro occhi, si erano messi proprio sotto il palco, dato che erano invisibili agli occhi dei terrestri. La musica incalzante li incitava a ballare e saltare ed urlare, loro invece erano inchiodati al pavimento, con la bocca spalancata e lo sguardo imbambolato.
- Non ci posso credere…- ripetè per l’ennesima volta Maya, osservando la perfetta copia di Chester muoversi come un grillo sopra al palco gigantesco.
- L’alter ego di Chester è un cantante rock, metall e tutto ciò che sia?- disse Maumi esterrefatto.
- Per di più sarà ricchissimo … Hai visto quanta gente è venuta al loro concerto?-
Masumi si voltò e gli girarono gli occhi per quanti erano.
- Be… Inizio a credere che debba avere più spazio per questa sua passione nel Regno delle Rose…-
- Anche i testi sono gli stessi…- notò Maya, iniziando a sciogliere il corpo sulle note di “Breaking the Habit” – sono bravi!!!- concluse saltellando sul posto, stando attenta a non inciampare con il vestito e Masumi, capì che per il resto del concerto avrebbe assistito ad uno spettacolo migliore… I capelli di Maya si sciolsero al ritmo dei salti, il sorriso che aveva dipinto in volto, non lo vedeva da molto, troppo tempo… La stessa cosa valeva per gli occhi, così pieni di vita e di gioia… Giurò a se stesso di non farle mancare mai più quelle piccole cose che la rendevano felice. Voleva vederla sempre così, allegra e spensierata… La abbracciò da dietro e prese a saltellare sul posto insieme a lei…

- E’ stato… E’ stato… Bellissimo…- disse Ayumi sognante – la voce di Chester è la cosa più dolce che abbia mai sentito…-
- Dolce? Ha una voce dolce?- commentò Hijiri, che aveva apprezzato il concerto, ma non per la “dolcezza” del timbro di voce del solista.
- Ah! Non capisci! Non sai cosa vogliano dire le sue canzoni… E’ qualcosa che ha dentro e che prendono forma nei loro testi…-
Camminarono per un po’, per poi fermarsi a mangiare qualcosa e tornare ognuno nelle rispettive case.
- Bene, ci vediamo domani…- disse Ayumi, facendo riferimento alla conferenza stampa di Maya, che si sarebbe tenuta il giorno dopo.
- Ah, non me lo ricordare che mi viene l’ansia…- disse Maya, aggrappandosi alla giacca di Maumi.
- Non ti preoccupare, i giornalisti ti diranno quello che ti diciamo noi e cioè che porterai al successo la tua dea Scarlatta…- la incoraggiò Masumi.
- Ah, speriamo… Non voglio deludere nessuno… Va bene, a domani!!!- disse ad Ayumi baciandole una guancia – sicura di non volere un passaggio?-
- No, stanno venendo a prendermi…- disse e si salutarono un’ultima volta.

- Andiamo Maya, stanno andando via…- disse Masumi elfo a Maya elfa. Ma lei lo trattenne per un braccio.
- Aspetta, sembra stupido, ma non mi va di lasciarla sola…-
- E va bene, restiamo…-
Aspettarono ed aspettarono, ma non arrivò nessuno.
- Ma quanto ci mettono?- disse Maya dopo un po’ – aspetta, gli squilla il telefono…-

- Pronto?- rispose Ayumi – ah… ma dove siete finiti? E’ un’ora che vi aspetto!....Che cosa?... E quindi?... Ah, lascia stare, vedo di chiamare un taxi…- chiuse la conversazione infastidita –‘cidenti! Ci mancava il guasto alla macchina…-
Stava cercando il numero del taxi, quando ne vide passare uno proprio davanti a lei.
- Taxi!!!!!!!!!- gridò cercando di fermarlo, ma la vettura era già occupata e l’uomo non si fermò – oh no…- si soffermò troppo sulla strada, poiché un’auto per poco non la investì. Rotolò per terra per evitare la macchina e si ferì leggermente ad una gamba – Ahi!!- sussurrò alzando il jeans per vedere la ferita. Nel mentre l’uomo in macchina scese velocemente e le prestò soccorso.
- O mio dio… Ti sei fatta male?- disse toccandole dolcemente il pezzo di pelle sotto la ferita.
- No, non è nien… te…- concluse spalancando le palpebre dalla sorpresa. Il cuore martellò ed il fiato si mozzò in gola – non ci credo… Investita da Chester Bennington! Se lo racconto non mi crede nessuno…-
- Ah, lascia stare… Parlo sul serio: ti sei fatta male?- Ayumi lo fissò per un attimo, adorava lo sguardo preoccupato dipinto in quel momento.
- No, non mi sono fatta male, è solo un graffio…-
- bene , la prossima volta guarda la strada eh…-
- Sta parlando il tizio che mi ha quasi uccisa!- ribattè lei. Lo vide alzarsi e sollevarla piano per un braccio.
- Aggrappati a me, vediamo di disinfettare la ferita-
- Ma non ce n’è bisogno…-
- Vuoi prenderti un’infezione?- disse serio. A quel punto arrossi per quel contatto ravvicinato. Sentì il fiato di lui sulle sue labbra e gli occhi le sembravano così liquidi in quel momento… Aveva voglia di sprofondare in quel mare.
La fece sedere in una panchina, prese una bottiglietta d’acqua dalla macchina e dei fazzoletti ed iniziò a pulire la ferita.
- Non è molto, ma almeno la laviamo un po’…-
- Ti ringrazio…- passarono dei minuti imbarazzanti. Non capitava tutti i giorni di farsi medicare dal cantante preferito.
- Fatto! ma quando arrivi a casa disinfettalo con acqua ossigenata…-
- Si…- solo allora Chester si accorse della scritta “linkin park” ai lati delle guance.
- Sei venuta al nostro concerto?-
- Si… - disse imbarazzata.
- Che te ne pare?-
- Siete fantastici dal vivo!-
- Beh grazie…-
Parlarono così per una buona orata, poi Ayumi guardò l’ora e le venne un infarto.
- E’ tardissimo!! Saranno tutti in pensiero… Ti ringrazio, Chester, ma devo andare…-
- Va bene, ma… Non mi hai ancora detto il tuo nome…-
- Ayumi, Ayumi Himekawa…-
- La promessa del teatro giapponese! Ma si! Ho sentito parlare di te… Mi dispiace per la Dea Scarlatta, sono sicuro sarai stata bravissima…-
- No, sono contenta che ha vinto Maya… Mi sto dedicando ad altre cose…-
- Bene, mi fa piacere… Allora… Allora io vado…-
- Ciao…- Ayumi lo vide allontanarsi di poco, quando si ricordò di non avere nessuno a prenderla… Non voleva essere tanto scortese da chiedergli il passaggio, avrebbe pensato che ci stesse provando! “e chi non lo farebbe…” si disse tra se.
Ma non vi fu bisogno di parole, poiché fu lui a voltarsi.
- Ma non hai la macchina?- le chiese.
- Ecco, veramente dovevano venirmi a prendere, ma hanno avuto un guasto alla macchina e sono rimasta a piedi… Sto aspettando un taxi…- ok, adesso doveva solo vedere come rispondeva lui.
- Perché non me lo hai detto subito? Sali, ti do un passaggio…- Ayumi fece un bellissimo sorriso, fece una piccola corsetta, aprì lo sportello e fu subito dentro la macchina.

- Quando si dice il destino…- commentò Maya.
- Che dici, li seguiamo?-
- Ma sei pazzo? Non violerò mai la sua intimità, anche se siamo invisibili… Andiamo un attimo a casa di Maya e poi torniamo alle rose… Ho voglia di stare da sola con te…-
- Ma questo è il nostro viaggio di nozze!- fece notare Masumi, stringendola forte per la vita.
- Infatti è stato bellissimo, ma non apparteniamo a questo mondo ed ho voglia di passare la prima notte di nozze nel nostro castello…-
- Come vuoi tu…- e la baciò delicatamente.

Maya e Masumi tornarono a casa della Maya terrestre e si divertirono molto a vederli scherzare tutti insieme. Quando li videro prendere direzione per due camere differenti, Maya e Masumi capirono che era ora di salutare Maya, Masumi, Hijiri e Rei della terra. Fu strano per Maya salutare se stessa, ma era felice di vederla così radiosa, al fianco di Masumi e con il ruolo di Dea Scarlatta finalmente assegnatole.
- Ciao, Maya… Io… Ti ringrazio per avermi prestato il tuo corpo per 7, lunghi anni… Ti auguro di essere felice per il resto dei tuoi giorni e… Sembra stupido da dire a se stessa, ma ti voglio bene, Maya della terra… Sei e sarai nei miei pensieri per sempre…- Si avvicinò e la baciò nella guancia, ma si ritrasse in fretta, vedendo Maya voltarsi di scatto.

- Che c’è Maya?- le chiese Rei vedendola sobbalzare.
- Niente… Mi sono sentita sfiorare la guancia…-
Ma poi tornò a scherzare con gli amici.

Masumi prese Maya per mano e la guidò verso la porta invisibile da cui erano entrati.
- Addio, Maya…-
Entrarono nella luce oro ed uscirono nel prato verde che dava sul Mare Nostrum.
- Fa freddino…- disse Maya strofinandosi le braccia. Masumi si sfilò la giacca e la poggiò tra le spalle della sua Donna.
- Tra poco sentirai molto caldo…- le disse languido.

E fu la verità, poiché la passione assopita nella visita del pianeta terra, tornò ad infuocarli non appena chiusero la porta della loro camera da letto.
Si sfiorarono, si baciarono con passione, sgualcendo le lenzuola candide e perfette della prima notte di nozze.

Possiamo essere i re e le regine di tutto se ci crediamo
è scritto nelle stelle che brillano lassù
un mondo a cui io e te apparteniamo
dove la fede e l'amore ci renderanno forti
ciò che siamo è già abbastanza
ciò che siamo è già abbastanza
c'è un posto per noi.


FINE

*testo tradotto di "There's a Place for Us" dei Sonohra (vi aspettavate i Linkin Park eh?! poi vi spiego il perchè)

**ammetto di aver preso spunto dal Governo Monti XD

*** nome inventato, ma dato che nei trattati si mette il luogo dov'è avvenuto il trattato ho pensato di denominarlo trattato di Rose (rose pronunciato in inglese)

****tipo l'Unione Europea

*****qui ho cercato veramente i punti salienti del trattato per l'Unione Europea, vi posto il link da wikipedia dove ci sono gli approfondimenti dei 4 punti http://it.wikipedia.org/wiki/Unione_europea

Ok credo non ci siano altri punti...
Inizio a raccontarvi il perchè la scelta di questa canzone (non affatto casuale).
Dovete sapere che mi piacciono i film de "le cronache di narnia" e quando è uscito il DVD del viaggio del veliero, l'hanno regalato a mia sorella e finalmente l'ho potuto vedere. Spulciando gli extra, noto il videoclip della colonna sonora, apro e... SORPRESA! colonna sonora di italiani in un film internazionale come Le Cronache di Narnia!!! L'orgoglio italiano è divampato in me, così ho cercato il significato del testo e l'ho trovato perfetto da inserire per quest'ultimo capitolo... Alla fine ho tratto spunto dal video per alcune cose nel capitolo, eccolo qui!

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=1cjQ5K6qYM4

Questo invece è il video di "breaking the habit" live in mosca alla premiere di transformers 3 (è uno dei miei live preferiti dei Linkin Park)

http://www.youtube.com/watch?v=e82y1D2JhLQ


Riprendendo il discorso che avevo iniziato all'introduzione al capitolo, diciamo che scrivendolo l'ho vissuto un pò come la fine di un percorso ed ho sentito il bisogno di riagganciarmi al primo capitolo ed ai momenti iniziali della vita di ognuno...

Mi sento felice di com'è andata questa storia (sperando come sempre di non aver lasciato pezzi di trama per strada), avevo in mente altre 1000 cose, che poi ho dimenticato e mi sono tornate in mente troppo tardi, ma fa lo stesso, sono contenta in egual modo...

Ok, questa è veramente la fine, non so cosa dire se non GRAZIE!!!! Grazie, grazie, grazie... E ricordatevi che sognare fa bene al nostro spirito.

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