Una nuova vita

di albaazzurra
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** la disperazione ***
Capitolo 2: *** Un incontro ***
Capitolo 3: *** Il misterioso soggetto... ***
Capitolo 5: *** un'incontro speciale ***



Capitolo 1
*** la disperazione ***


 Megamind sospirò appoggiando il suo testone sul cuscino.Erano ormai due settimane che si trovava sulla terra con suo zio Vernon e sua madre Lactea,ed essendo un diciassettenne,alieno,blu,calvo e così diverso dagli umani era costretto a rinchiudersi in camera sua ad aspettare la partenza,e finalmente andarsene da quel maledetto pianeta.Non avendo portato amici a parte Minion,passava le sue giornate a disegnare e ad inventare progetti per le sue invenzioni,mentre la sera si dedicava a il suo hobby preferito.Suonare.Aveva una vasta collezione di strumenti ma il suo preferito era la chitarra elettrica.Inoltre era anche lo strumento che più lo rappresentava,o che almeno riuscisse a riempire quel vuoto dentro di sé.Che lo aiutasse a sfogarsi.
 
Da quando su padre era morto,da quando aveva tredici anni,non aveva più trovato il desiderio di stare con gli amici,e non aveva più avuto il coraggio di parlare a sua madre,promettendo di non parlarle più.E mantenne la promessa.Erano quattro anni che non le rivolgeva parola.E nemmeno a suo zio Vernon.Parlava solo con Minion,e molto spesso da solo,oppure con i suoi robot-cervelli,ma mai con i suoi parenti.Aveva passato i suoi ultimi quattro anni rifiutandosi di andare a scuola,e seguendo le lezioni da casa tramite ologrammi.E poco dopo la fine dell’anno scolastico,rotta sulla terra.Opponendosi Megamind iniziò facendo scioperi della fame,e continuò per una settimana chiuso in camera sua.Era davvero ostinato,ma alla fine fu costretto a rassegnarsi,ancora poche ore e avrebbe potuto perdere i sensi.Così a malincuore fu costretto a partire.Ed ora eccolo lì.Sdraiato sul suo letto a sospirare.
 
Megamind sentì un ronzio,così si alzò e aprì la porta finestra,facendo entrare una dozzina di robot-cervelli che lo travolsero e lo fecero cadere a terra sulla moquette rossa.Megamind sorridendo accarezzò con amore a turno tutti i robot-cervelli,sfiorando le loro cupole di vetro.
 
“Calma,calma ragazzi!Ho solo due mani!E tu birboncello cerca di non portarmele via come hai tentato ieri!”Disse indicando Spiky,un piccolo robot-cervello senza punte e creste,forse uno dei primi che aveva costruito.Solo alcuni avevano un nome proprio altri erano stati costruiti solo per svolgere lavori o le faccende domestiche nel loro palazzo.Proprio così.Megamind è un principe.Il futuro re,una faccenda che però fin da ragazzino non voleva prendere tra le mani.Non voleva diventare re,e soprattutto non voleva sposarsi con Kiria,le principessa del pianeta di Zumberg pianeta poco distante dal loro.Ma ormai era stata promessa a lui.Megamind voleva vivere,avere degli amici e soprattutto voleva poter scegliere il proprio amore.Poi la morte del padre peggiorò le cose,sia per il regno,sia per il povero ragazzo.
 
“Su ragazzi!Finitela!”Gridò Megamind mentre tutti i robot-crvelli lo stavano assalendo e gli facevano le fusa.
 
“Va bene…va bene,vi voglio bene anche io.Mi arrendo.”Megamind con sguardo cupo si sdraiò di nuovo sul letto mentre i piccoli robot lo guardavano con sguardo assente.Sembrava che almeno loro lo capissero.
 
“Sapete una cosa?Mi sono sempre chiesto del perché della vita.Mi chiedevo…Hei!Perchè esisto?chi sono io?...e non credo di essere giunto ancora alla risposta.Tutto ciò che ho capito è che…la vita e la fortuna con me non sembrano essere molto socievoli.Forse non gli sono simpatico.E ho notato invece…che la sfortuna e la disavventura sono innamorati pazzi di me.E io non riesco a farle capire che non ricambio assolutamente il loro amore,ma sono così ostinate…e…oltre ad essere un principe,e non poter scegliere liberamente la mia vita,la donna da amare,gli amici…chissà se mi capiterà altro…”Megamind finalmente si alzò dal materasso si affacciò al balcone della portafinestra e contemplò il paesaggio.Vide che si stava avvicinando un temporale e già sentiva il vento sul suo viso,e negli occhi umidi.Era un sintomo a cui lui era ormai avvezzo.Cercò di trattenersi,ma cominciò a singhiozzare e infine scoppiò in lacrime.
 
“Papà…papà!Dove sei!Perchè sei morto?!E-eri l’unico che riusciva a comprendermi!Almeno tu accettavi l’idea che io non volessi diventare re!Perchè?!T-ti prego papà!Torna qui!”I suoi gridi soffocati e i suoi singhiozzi tra le lacrime sapeva bene che non avrebbero riportato suo padre in vita.Ma almeno lo aiutavano a sfogarsi.Riusciva a liberarsi di un peso che portava da quando aveva tredici anni,ma ogni volta che piangeva sembrava che lo sfogo fosse più bisognoso.Sentiva ogni volta il bisogno di gridare e piangere più intensamente.E i tempi da uno sfogo all’altro erano molto ravvicinati,sempre di più.E naturalmente questo non sfuggì all’attenzione di suo zio Vernon.Orami era un po’che spiava da dietro la porta e decise di correre subito da Lactea.
 
La trovò nello studio a consultare alcune schede.La giovane donna calva blu alzò lo sguardo all’arrivo del cognato vedendolo con uno sguardo cupo e atterrito per la disperazione del nipote.                                                                                                                                                                              
“Che succede Vernon?Stai male?”Chiese Lactea guardando la sua espressione vuota e priva di sentimento.Non rispose.                                                                                                                                     
“Vernon?Ehilà?Ti senti bene?”Chiese di nuovo alzandosi dalla sedia di pelle e sventolandogli la mano vicino al viso.Vernon sospirò prese la mano della cognata e la lasciò andare.                                                                        
 
“Lactea…io sto bene,è tuo figlio che sta male.”                                                                                                        
 
“Oh mio Dio!Che cos’ha?”Chiese cambiando la sua espressione.”Ha la febbre?L’influenza?”Vernon scosse il capo.
 
“No…è infelice.Depresso.Rimpiange la morte del padre.”     
 
“Io credo che abbia solo bisogno di stare con i suoi coetanei.”
 
“Ma…Lactea…non siamo sul nostro pianeta.I suoi coetanei sono diversi,secondo me si sentirebbe ancora più a disagio.”
 
“Invece credo proprio che sia una fantastica idea!Incontrerà amici nuovi,e magari una fidanzata!”Disse eccitata l’aliena.
 
“Umana?!Una fidanzata umana?amici umani?”
 
“Esatto!Sarà una grande idea!Gli piacerà sicuramente!Lo iscriveremo al liceo!”
 
“Al liceo?!Ma sei pazza?”
 
“No caro cognato,solo illuminata da un’idea meravigliosa!Vado subito a parlargli!” Vernon la fermò prima che potesse andare in camera del figlio.
 
“No…aspetta.Sai bene che con te non parlerà.Forse è meglio se ci provo io.”
 
“Vernon sai che non parlerà nemmeno con te!”Disse Lactea scuotendo il capo.
 
“Lasciami provare.So di potercela fare.”
 
“Allora buona fortuna...comunque vada,credo proprio che l’dea gli piacerà!”
 
Vernon aveva qualche dubbio,ma si incamminò in camera del nipote.Lo trovò disteso sul materasso ad accarezzare un robot-cervello mentre esso faceva con strani borbottii le fusa.
 
“Ehi…posso parlarti?”Chiese aprendo la porta socchiusa.Megamind per tutta risposta si girò dall’altra parte con il cyborg ancora in grembo.Senza aggiungere parola.
 
Vernon aspettandosi questa reazione alzò gli occhi con un piccolo sorriso.Vedeva la sua camera in disordine:Polvere dappertutto,delle bottiglie di aranciata,una cartone con qualche fetta di pizza sul comodino,libri sparsi per terra,cartacce che fuoriuscivano dal cestino,e dei robot-cervelli che girovagavano indisturbati per la stanza.Notò che aveva appena incominciato a piovere.Si sedette sul letto insieme all’adolescente in crisi.Mise una mano sulla sua spalla.
 
“Sai…anche a me manca.Tanto.Mio fratello era una persona eccezzionale:comprendeva ciò che stava accadendo solo guardando negli occhi le persone.Era comprensivo,paterno,umile,intelligente un fratello insostituibile.E scommetto anche un padre insostituibile.Non è vero?”
 
Delle piccole lacrime gli scendevano dalle guance,ma ancora non parlava.
 
“So che stai soffrendo.Anche tua madre e io soffriamo ancora.Non passa giorno che io non pensi al mio caro fratello.ingiustamente colpito dal fato.Ma non sono venuto qui per parlarti di questo.”
 
Si aspettava una risposta,una domanda sul perché fosse lì,ma nulla.
 
“Ti ho visto crescere da quando avevi pochi minuti di vita.Un bambino paffutello e piagnucolone  stava in braccio ai genitori,che cercando di calmarlo non riuscivano a farlo smettere di piangere.Ricordo il momento in cui tuo padre ti pose tra le mie braccia diciasette anni fa.Mi hai guardato con i tuoi occhioni lacrimanti…e mi hai sorriso.Mi divertivo tanto a farti ridere…ti facevo giocare,ti facevo il solletico…e tu ridevi come un matto.Bei tempi…”Disse ridendo accarezzando la spalla di Megamind.Ma non vide alcuna reazione.Decise di arrivare subito al sodo.
 
“Tua madre vuole iscriverti al liceo.”Disse freddamente.
 
Megamind ampliò i suoi occhi e spalancò la bocca.Si alzò dal letto e guardò suo zio con espressione incredula e arrabbiata,indeciso se parlare oppure no.Suo zio non sapeva che dirgli.
 
“Vedi crede che se tu andassi al liceo troveresti nuovi stimoli,nuovi amici…esagerando tua madre pensa che troverai anche una fidan-“
 
“IL LICEO?!Ma sei completamente rincitrullito?!Ma che cavolo state pensando?!”Sbottò infuriato il povero alieno.
 
Vernon rimase con la mandibola che toccava terra.
 
“Finalmente hai parlato…dopo quattro anni.Leggero ritardo.”Disse con un po’di ironia.
 
“I-io…io-Megamind-al-LICEO?!Un alieno blu in una scuola piena di umani?!”
 
“Tua madre pensa che sia costruttivo.”Vernon restava calmo.Non sembrava turbato.
 
“Costruttivo!E lei dice costruttivo!Deprimente magari!Ah no!No no e no!Io non ci vado!”
 
“Pensaci…tua madre insiste.”
 
Megamind prese un profondo grugnito e si alzò di scatto dal suo letto.
 
“A me non importa un fottutissimo ed emerito cazzo!Io non ci vado in un cazzo di liceo per  umani e non voglio restare nemmeno in questo schifosissimo pianeta!Non voglio stare in un mondo mediocre!Non voglio vivere con una vita mediocre!Non voglio più vivere con la vita imposta da altri che nemmeno mi capiscono!Nessuno mi capisce in questo cazzo di mondo,in questa famiglia!Nessuno mi ha mai compreso!Non voglio stare qui,non voglio sposarmi con quella figlia di puttana,non voglio che mio padre sia morto,e non voglio,e non ci andrò mai in quel cazzo di liceo!”E detto questo si buttò a terra quasi senza fiato.
 
Vernon sapeva che erano gli sfoghi ed essere costruttivi.In questo caso ne aveva bisogno.Si inginocchiò di fianco al nipote disperato,e si accarezzò la barba che circondava la bocca.Riuscì a sollevarlo da terra,e le sue iridi verdi e umide guardavano quelle arancioni.Le sopracciglia del diciasettenne inclinate gli donavano uno sguardo di disperazione,accompagnate da gemiti,lacrime,ansimi,e grida.
 
“Zio!Che cosa devo fare?!Voglio morire!”Si mise le mani sulle tempie piangendo.Vernon lo accolse in un abbraccio paterno.
 
“Non dirlo neanche per scherzo!Non puoi morire.Sei un bravo ragazzo,intelligente…vedrai che tutto si aggiusterà.Devi solo aspettare.”
 
“Vuoi dire…c-che non andrò al liceo…e che non mi sposerò con Kiria?T-ti prego…è questo che vuoi dirmi?”
 
Megamind si asciugò le lacrime dalle guance blu,aspettando di capire la risposta attraverso lo sguardo senza espressione dello zio,che non dava buoni segni.La linea delle sue labbra,si inarcò formando una u.
 
“Vedi…so come ti senti.E ti appoggio.Non è giusto che tu debba fare ciò a cui sei contrario,e che si possa anche evitare di fare,come andare al liceo,o sposarti con kiria.Lo so che non è facile,ma…il liceo puoi anche evitarlo,ma non il matrimonio.Sai che è essenziale per il tuo futuro popolo.Sarai re un giorno.”
 
Megamind tolse dalle sue spalle le mani di Vernon,e la sua espressione divenne cupa.
 
“E chi dice che io voglia essere re!Potrebbe farlo chiunque,anche tuo figlio!”
 
“Non mi sembra il caso,non è neanche venuto al mondo!”
 
“Basterebbe aspettare che tua moglie partorisca!Poi potrebbe!”
 
“Lui non è discendente di tuo padre.Ma è mio figlio,e quindi la carica reale andrebbe a lui solo se tu morissi!”
 
“E se abdicassi?”
 
“Non sarebbe valido!”
 
“Allora mi suiciderò,farò qualsiasi cosa,ma non diventerò re!”
 
Si alzò da terra,e si sedette sul suo letto disordinato e con le coperte frastagliate,e stropicciate,con qualche batuffolo morbido e candido che sfuggiva dalle cuciture rotte.La rete cigolò al peso del ragazzo.
 
“Non osare dirlo o pensarlo signorino!Ti ho detto e ridetto,e tutt’ora ribadisco,che al suicidio per una sciocchezza simile,nessuno ne trarrebbe beneficio,tu per primo!E anche la gente del nostro mondo!Sai che non abbiamo più risorse e-“
 
“E l’unico modo per risolvere questo problema,è che qualcuno si imparenti con uno dei reali del pianeta Zumberg,in modo che bla-bla-bla-bla-bla!Lo so!Ma è così ingiusto!”
 
“Lo so anch’io che non è giusto…”
 
“Allora perché mi costringete a farlo?!”Chiese aggressivamente.
 
Vernon sospirò,e si sedette al suo fianco.
 
“Nipote…non siamo noi che ti costringiamo…ma è il fato che ha voluto che succedesse,è stato un effetto domino:la morte del re,la povertà,e la soluzione.Dovrai sposarla,e diventare re.Credo che a questo non ci sia rimedio.Sarebbe un fatto positivo se ti innamorassi di una donna ricca capace di risolvere questa situazione.Proprio non ti piace Kiria?”
 
Megamind si voltò verso di lui con sguardo di terrore.Kiria non era brutta ma…era veramente una donna terribile,aggressiva,e senza pietà.Non l’avrebbe mai amata.
 
“Avanti,stavo solo scherzando!”Disse Vernon dando una pacca gentile al ragazzo blu.
 
“Non mi fai stare meglio lo sai?”
 
Megamind nascose il volto tra le sue ginocchia piegate sulla sua tuta di pelle nera.Vernon gli mise una mano sulla spalla.
 
“Scusami…cercavo solo di migliorarti l’umore.Lo sai che ti voglio bene.”
 
Megamind finalmente fece un sorriso,e abbracciò lo zio.
 
“Anch’io ti voglio bene…mi dispiace di essere stato scortese e di non averi parlato per quattro anni.”
 
“Accetto le tue scuse.Sai…anche tua madre ti vuole bene.”
 
In quel momento la porta si aprì di scatto.Entrò Lactea con n foglio in mano,e lo sguardo eccitato ed emozionato.
 
“Yu-huuu!!Ragazzi!!Ho sistemato tutto!Tra una settimana,mio figlio andrà al liceo!!”Urlò saltellando.
 
Megamind guardò suo zio con sguardo schifato.
 
“Ma mi stai prendendo per i fondelli?”

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Capitolo 2
*** Un incontro ***


 “Ehilà?Faccia blu?Sei triste per caso?”
 
“E dai lascialo stare,non vorrai farlo arrabbiare!Diventerà…BLU!Ahah!”
 
“Fai anche il razzista!Dovresti vergognarti ad insultare gente malata!Hai visto che è pelato?Probabilmente avrà il cancro o qualcosa del genere!”
 
“No,non ha il cancro.Guardalo,è blu,alieno...stiamogli lontano avrà qualche malattia contagiosa sconosciuta!”
 
“Credo che con il termine ‘pincipe azzurro’ si sia prorpio sul sicuro!”
 
“Il termine ‘alieno’ è giusto.Perchè principe azzurro?Sei per caso innamorata di lui?”
 
“CHE?!Io con un mostro come quello? Che stronzata!”
 
Tutti quagli insulti alle sue spalle gli trapanavano i timpani,attraversandoli e arrivando al cervello.Poi scendevano e giungevano al cuore,il luogo più vulnerabile,che non gradiva affatto tutte le sensazioni terribili di quando veniva deriso che lo colpivano come una freccia nel costato.La reazione improvvisa sarebbe stata quella di reagire,magari con le mani o con la bocca,insultandoli più pesantemente,ma poi si rese conto che ciò avrebbe solo comportato altri problemi,e magari una rissa.Farlo arrabbiare,era quello lo scopo.E inoltre,il cuore frantumato non gli dava nemmeno la forza di parlare,gli stringeva la trachea,e strizzava come dei panni imbevuti d’acqua i condotti lacrimali.Tutto il suo corpo tremava,il suo sguardo risultava cupo e triste.Era deriso da tutti.Grandi e più piccoli.Avrebbe voluto saltare giù dalla finestra,e lasciarsi fra le braccia della morte per non soffrire mai più.Non aveva il coraggio di socializzare,di parlare con qualcuno,e a pranzo si sedeva in un angolo su un tavolo vuoto con lo sguardo fisso a terra.Durante le lezioni veniva colpito da palline di carta,che riportavano scritti insulti anche molto pesanti.Ritornava sempre a casa a piedi,per non rischiare altri problemi.E ogni volta ci ritornava con qualche livido,e lacrime sul viso.Eppure era arrivato a scuola solo da tre giorni.
 
Non aveva ancora avuto il coraggio e la voglia di parlare con sua madre.Non riusciva a spiccicare parola,a farle un gemito alle sue domande,e aveva perso quasi del tutto autostima e voglia di vivere.La sua mente era avvolta da un velo nero,che non gli permetteva di vedere le gioie della vita,che per lui erano inesistenti in quelle situazioni.La sua vita normale si interruppe a tredici anni,e non riuscì più a sostenere alcuna relazione.Ma anche se suo padre fosse stato ancora in vita probabilmente il suo atteggiamento al nuovo liceo sarebbe stato pressocchè simile.
 
Il terzo giorno,era seduto sulla panchina della scuola,contemplando il panorama,mentre tutti gli altri studenti non facevano caso a quella povera anima ferita.Con le ginocchia piegate che sostenevano il viso sospirò,aspettando con ansia il suono della campanella,che lo avrebbe portato alle ultime ore di lezione.Aveva il labbro inferiore un po’maciullato,un occhio gonfio contornato di un leggero colore lillà.Ma nulla nel suo aspetto esteriore poteva essere paragonato a ciò che provava dentro.
 
Intanto gli occhi di Wayne Scott,il campione di rugby e di baseball della scuola,con Mike Philips,e John Jefferson,scrutavano il povero alieno blu,ancora all’oscuro di ciò che stava per accadere.
 
“Ehi…guarda là…c’è BlueBoy!”Indicò Mike.Era un ragazzo con i capelli biondi e occhi neri.John ridacchiò.
 
“Vogliamo suonargliele di nuovo?”
 
“No…oggi è la terza volta che mi rompo la mano su quel capoccione.”Wayne si stropicciò la mano,cercando di massaggiarla.
 
“Allora vendicati!Usa l’altra mano!”
 
“Ha ragione Mike!Sono d’accordo!Non è giusto che tu soffra il male alla mano solo perché lui ha la testa più dura del cemento armato.”Affermò John.
 
“Mh…hai ragione tesoro.”E baciò Mike sulle labbra.Un bacio a stampo.
 
“Allora andiamo!”Esclamò Mike.
 
John prese il ragazzo biondo per il colletto prima che potesse raggiungere Megamind.
 
“No aspetta…non ora.Quando suonerà la campanella,agiremo.Non ci dovranno essere testimoni.”
 
“Ha ragione.Sei sempre stato troppo impulsivo,vero caro?”Gli mise le dita fra i capelli.
 
“Uh…tesoro,smettila!Dai,mi fai il solletico!”
 
Il ragazzo muscoloso,si chinò,e baciò di nuovo il più gracile,questa volta con più passione,e più a lungo.John fece un espressione di disgusto.Si voltò a braccia incrociate.
 
“Urgh…vi dispiacrebbe rintanarvi in un cassonetto?Mi date la nausea!”
 
“E che t’importa?Non guardare se non vuoi assistere!”Ripresero a baciarsi.
 
Dopo qualche minuto,la campanella produsse quel suono fatale.
 
DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN…
 
Megamind guardò il lato positivo.Sarebbero state le sue ultime due ore di agonia,poi ci sarebbe stato il fine settimana.Ma non erano ancora finite le angosce quel giorno.
 
“Su andiamo!Ehi…ragazzi?Ehilà?Ma la volete piantare?!”
 
Finalmente i due ragazzi si staccarono,e il trio si incamminò con aria minacciosa verso il povero alieno blu.Si accorse che stavano avanzando,e senza farsi notare,tentò di accelerare il passo,e di arrivare al portone rosso,la sua salvezza.Ma qulla speranza si dissolse,quando Mike gli tagliò la strada,bloccandolo.Tentò la ricerca di altre vie,ma erano tutte bloccate.Sentì che Wayne si stava avvicinando.All’improvviso,sentì la spina dorsale colta da un violento colpo,che lo costrinse a gettarsi a terra sull’asfalto nero,agonizzante,e con la schiena ricurva.Una fitta al sedere gli provocò un livido viola,oltre che un altro gemito di dolore.Emise un respiro.
 
Cominciarono i calci a raffica,uno dopo l’altro,e i due seguaci Mike,e John,si abbassarono,e cominciarono con le mani.Pugni,schiaffi,spinte,terribili torture che non era in grado di sostenere da solo.Ma sapevano tutti qual’era la parte che a Megamind avrebbe fatto più male.Il cuore.
 
“Ehi,pezzo d’idiota!Dov’è finita la tua astronave?”
 
Megamind rabbrividì,con le iridi e pupille dilatate.
 
“Ehi bastardo!Ti ho fatto una domanda!”
 
Mike si avvicinò e lo riempì di calci,e un raffica di pugni,come se dovesse ucciderlo.E in effetti ci stava riuscendo.Lo colpì con la punta dello stivale nero proprio sullo stomaco.Megamind agonizzante pieno di ferite e con le pelle blu maciullata,si strinse la pancia,e qualche lacrima gli scivolò sulla guancia nera.Incominciò a piangere.
 
“Si mette anche a piangere.”Esclamò Mike.Il trio cominciò a ridere,e al sentire quelle risate non potè fare a meno di stare a terra,e aspettare che tutto finisse.Non aveva la forza di reagire.
 
“Ehi John,oggi pomeriggio verrai all’allenamento di baseball?”Chiese Mike.
 
“Non lo so…devo chiedere il permesso…a mio padre!”Poi si chinò vicino al corpo immobile e ricurvo di Megamind.
 
 “Tu il padre non lo hai non è vero?”Sussurrò.Non rispose,e come risposta John lanciò il suo stivale nello stomaco,quasi ribaltandogli  il fegato.Gli venne un forte senso di nausea.
 
“Bastardo,rispondi alla mia domanda!Non lo hai il padre non è vero?!”
 
Megamind agonizzante,riuscì a prendere un po’di aria dalla bocca ormai viola.
 
“N-no…”
 
John non si accontentò.
 
“Devi darmi del lei,e rispondere ‘No signore’!Hai capito?!”
 
Emise un gemito,misto al sapore delle sue lacrime salate.
 
“No signore…non  ho il padre.”
 
“Lo sospettavo.Probabilmete si sarà suicidato appena avrà visto tua madre incinta.Anzi,scommeto che prima ha ucciso la vera madre,poi si è suicidato.”
 
Megamind era indebolito,stanco,probabilmente con qualche costola rotta,e con qualche piccola emorragia.Ma la forza di volontà e la rabbia fece da antidolorifico per tutti i suoi dolori.Si alzò a fatica con espressione di rabbia sul volto.Ebbe la forza di alzare il braccio,e di sferrare con forza un pugno sul viso del biondo,staccandogli un dente.
 
“Stronzo!Mio padre non si è suicidato,e mia madre è ancora viva!Non vi azzardate più a parlare della mia famiglia in questo modo!Bastardi!”
 
Le sue parole furono fatali.La reazione di Wayne,fu inevitabile.Respirò fra i denti,e lo prese per il collo.
 
“Come osi picchiare il mio ragazzo?!”
 
Megamind ampliò gli occhi.
 
“Cosa?Il tuo ragah-aughh!!”Non riuscì a finire la frase.la trachea era chiusa dalle dita robuste di Wayne.
 
“Si,sono gay!E sono in pochi che lo sanno!Mike,John e tu!Ma ben presto,solo due di voi sapranno che sono gay!E tu non avrai possibilità di sparlare di me con l’intera scuola!”
 
Si divincolava,e cercava di liberarsi dalle mano di Wayne,ma perse la speranza,quando scoprì di non poter fare nulla.Non era una sceneggiata.Era tutto vero.Era capace di ucciderlo.E l’impresa stava riuscendo.
 
Cominciò a vedere dei puntini bianchi,e sentì la testa ronzare.Sapeva che stava per arrivare la sua ora.Ma all’improvviso…
 
“Ehi,lascialo subito in pace è chiaro?!”
 
 
 
Mh…devo dire che non sono molto soddisfatta di questo capitolo…spero di produrre meglio in futuro.
Di chi sarà la voce???Lo si scoprirà nel prossimo capitolo!!Provate ad indovinare!! :D

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Capitolo 3
*** Il misterioso soggetto... ***


“Non ci scocciare Jones!”
 
Megamind riuscì a distinguere quella voce dai suoi lamenti di sofferenza e di dolore.Tra le lacrime,poteva scogere un ragazzo magro,abbastanza alto,con petto ampio,vestito con pantaloni grigi,maglione blu e una giacca marrone.Aveva un borsone nero  al suo fianco.Scorgeva delle lentiggini sulle gote,appena sotto gli occhiali,che proteggevano gli occhi casatani.Brizzolati,erano i suoi capelli:potevano definirsi…’Elettrizzanti’,con una leggerissima sfumatura dorata.Dava l’aria di un ragazzo intelligente,insicuro…un secchione.
 
“Lasciatelo subito andare,se non volete passare guai seri!”
 
Puntò un dito verso Wayne.Nonostante l’arrivo di quel misterioso ragazzo,il collo di Megamind veniva ancora stritolato.Non avrebbe retto ancora per molto la mancanza di ossigeno.
 
“Jones…che cosa ci fai tu qui?questo bastardo e tuo amico?”Disse scuotendo il corpo quasi senza sensi dell’alieno.
 
“Ti ho detto di lasciarlo andare.E subito!”Ripetè l’occhialuto.La sua voce non era di grande effetto,di conseguenza,Wayne non si lasciò intimorire.
 
“Altrimenti?Provocami!”
 
Ridacchiò incrociando le braccia con un sorriso.
 
“Mh…bhe…potrei rivelare a qualcuno un certo segreto…”Disse alzando un sopracciglio.Wayne non ebbe difficoltà a comprendere.
 
“Questo…è impossibile!Nessuno ti crederebbe!”Ribattè.
 
“Potrei possedere delle testimonianze più che convincenti,non credi?”
 
“Wayne,ma di che sta parlando?”Intervenne John interrogativo.
 
“Poi te lo spiego…e comunque,ci andresti di mezzo anche tu!”Disse rivolgendosi al misterioso.
 
“La mia reputazione non può ricadere più in basso di così.Mi preoccuperei di più per te!”
 
Wayne ampliò gli occhi,e una delle sue prime azioni,fu quella di aprire la mano destra,e di lasciar cadere Megamind a terra.Con la gola infiammata,riuscì a boccheggiare piccolissime quantità d’aria,sufficenti però a non farlo svenire definitivamente.Tossì,e sutò un po’di sangue.
 
“Per questa volta hai vinto tu…ma sarà l’ultima volta!Presentati ancora,e io ti spezzo!”Disse con aria minacciosa.
 
“Il ricatto sarà un arma più che sufficiente per difendermi.Non mi preoccupo!”
 
“Attento pezzo d’idiota,non potresti più rivedere la luce del giorno!”Disse Mike avvicinandosi.”Sta lontano da lui,e non osare insultarlo!Mi hai capito?”Gli puntò il dito contro il petto.
 
Perse tutta la sua sicurezza d’improvviso,e con timidezza annuì.
 
“Bastardo!”Gridò il biondo.
 
Gli mollò un calcio nello stomaco.Si inginocchiò agonizzante.
 
“Calmati caro,forse è meglio andarsene…”Disse Wayne.
 
Mike digrignò i denti e sbuffò poi,si avviò di nuovo verso John,e prese Wayne per mano,scomparendo dietro il vicolo della scuola.
 
Il misterioso ragazzo,si rialzò a fatica,quasi avendo degli stimoli a vomitare per la violenta scossa allo stomaco.Intanto Megamind nonostante le sofferenze,le lacrime,e gemiti riusciva ad avvertire ancora la sua presenza,e lo vide rialzarsi,e nuovamente inginocchiarsi accanto a lui.Aprì gli occhi verde esotico entrambi circondati da un colore violaceo,e le sue orecchie avvertirono con un po’di difficoltà le sue parole.Sentì una sua mano sulla spalla.
 
“Ehi…stai bene?”
 
Megamind aprì leggermente la bocca,anch’essa gocciolante di quella terribile acqua rossa,che usciva anche da altre parti del corpo.Emise un respiro irregolare e sputò del sangue con un piccolo colpo di tosse.Non emise altro suono.
 
“Ehilà?stai bene?”Ripetè.
 
‘Si,guarda mi piace sdraiarmi per terra ricoperto di marmellata sulle ferite!’Pensò Megamind.
 
Inghiottì la saliva presente in bocca,e respirò prima di parlare con difficoltà.
 
“M-ma…chi sei?”
 
L’occhialuto tese la mano.
 
“Bernard…Bernard Jones.Tu devi essere…Megamind…Megamind l’alieno.Vero?”
 
“No,sono Bobby il cane polizziotto!Chi credi che sia?”Disse scontrosamente.Era ancora disteso a terra.Bernard rise alzando le mani in segno di difesa.
 
“Uff..scusami!Sei scontroso sai?”
 
“Non credo che qualcuno avrebbe potuto  dire altro!Adesso…hai intenzione di lasciarmi a terra e farmi dissanguare?”
 
Bernardi ridacchiò,e lo aiutò ad alzarsi,per poi portarlo fino alla panchina dove prima era seduto.
“Ecco.Contento?”
 
“Sei molto spiritoso.Non dovremmo andare in infermeria?”
 
“Se vuoi vai.”Disse facendo spallucce.
 
Digrignò i denti con rabbia.
 
 “Sei irritante lo sai?”
 
“Me lo dicono tutti.”
 
Sbuffò.
 
“Comunque…grazie per avermi salvato…”
 
“L’ho fatto solo per avere l’occasione di ricattare Wayne.”
 
“A proposito…a cosa alludevi quando parlavi di quel ricatto?”Chiese asciugandosi il mento dal sangue.
 
‘L’entusiasmo’ di Bernard ebbe una metamorfosi.La sua espressione divenne cupa,e le sua guance si colorarono di un rosso brillante.
 
“…”
 
“Ehilà?Ci sei?”Gli sventolò una mano blu davanti al viso.
 
Bernard si alzò all’improvviso e corse via vedendolo sparire dietro il portone rosso.Megamind rimase da solo,senza espressione,ricoperto di lividi…
 
Non ho scritto molto,vi farò sapere di più ne prossimo capitolo.Fatemi indovinare…quasi tutti avete pensato a Roxanne non è vero??(Vi prego fatemi sapere che cosa ne pensate!)
Albaazzurra
 

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Capitolo 5
*** un'incontro speciale ***


Con un gemito stanco e frustrato,Megamind aprì la porta d’ingresso,lanciando lo zaino sul divano rosso della sala.Guardandosi intorno non notò la presenza ne di sua madre o di suo zio Vernon,l’unica cosa che notò fu un bigliettino sul tavolino di vetro:
 
La riunione con il sindaco è stata anticipata
a questa sera.Non aspettarci alzato,faremo tardi.
Mamma.
 
Senza pensarci accartocciò il biglietto con una mano e lo buttò sul pavimento.Sentendo il bisogno di sgranocchiare qualcosa di diresse verso la cucina,ma venne fermato da dozzine di robot-cervelli che gli erano improvvisamente venuti incontro,facendolo di nuovo cadere per terra.I piccoli cyborg cominciarono a fare le feste al loro paparino abbaiando e strofinando le cupole di vetro contro le sue mani per ottenere delle carezze.
 
Non ci pensò due volte ad accontentarli:Cominciò ad’accarezzarli uno dopo l’altro.
 
“Oh,mi siete mancati tanto anche voi,piccolini miei!Si certo,siete mancati tanto al vostro papino!!Si,mi sei mancato anche tu,Spiky!”Disse rivolto al piccolo robot combina-guai.
 
Appena sentì queste parole,il piccolo cucciolotto si precipitò sul suo padrone,mordendogli il naso.un grido acuto uscì dai suoi polmoni doloranti.
 
“Spiky!!!Togliti di dosso!!!Stupida creatura tecnologica,mi stacchi il naso!!Ahh!!”
 
Dopo qualche secondo di battaglia,riuscì a togliersi i denti di metallo dalla carne blu.Toccò delicatamente vedendo del sangue che sgorgava.
 
“Brutto cagnacc-emh,brutto cyborg!!Guarda come mi hai ridotto!!Per punizione questa sera non ci dormi con me!!”Gridò severamente puntandogli il dito davanti.
Spiky indietreggiò con il suo occhio rosso che tremolava,emettendo dei gridolini di tristezza.
 
Con aria mortificata,lentamente tentò di avvicinarsi al padrone per ottenere il perdono.Quando gli arrivò vicino,l’espressione di Megamind si era già addolcita. Allora,ne approfittò per buttarsi sul suo petto e a cominciare a fare le fusa con un dolce mormorio metallico.
 
Il cuore di Megamind si sciolse lentamente come caramello al sole.Cominciò ad accarezzare lentamente con la punta delle dita la sua cupola di vetro,vedendo che le piccole scosse elettriche seguivano la linea tracciata dai suoi polpastrelli.
 
“Birboncello…birboncello di papà!”
 
Il piccolo robot volò verso la cucina,e pochi secondi dopo tornò con un flaconcino di disinfettante,dei dischetti di cotone e una piccola scatolina bianca:prese un dischetto,verso qualche goccia di disinfettante,e disinfettò il naso di Megamind,e quando riuscì a pulirlo,prese un cerotto dal tavolino del salotto,e lo sistemò per bene.
 
“Oh…diventa sempre più tenero.”
Megamind si girò verso la voce familiare che aveva appena sentito.
 
Minion indossava il suo solito grembiule rosa,e aveva in mano una cesta di panni da lavare.
 
"Ah-ah...molto divertente Minion."Disse a fatica l'alieno rialzandosi da terra.
 
"Eh dai,è così dolce e affettuoso,e ogni giorno diventa sempre più tenero!"Rispose il piranha ridacchiando.
 
"Ah si?avanti Spiky,saluta lo zio Minion!!"Disse spingendo il robot-cervello verso Minion,il quale tento di proteggersi spingendo via con una risata il piccolo cucciolo.
 
"Ma la pianti!!"Appoggiò la cesta bianca.
 
L'alieno si sedette sul divano con un sospiro.Minion prese una scatola dal tavolo e la porse al suo padrone.Lui la prese,e la aprì.Addentò una ciambella al cioccolato con confettini colorati sopra.E in pochi secondi la finì.Mentre stava ingoiando la prima,ne stava già mangiando un'altra,quando Minion gli tolse la scatola delle mani.
 
"Ci vada piano.Da ieri ha già messo su due chili!"Disse andando verso la cucina.
 
"Prima o poi tutti dobbiamo morire..."
 
"Oh,oggi siamo molto positivi.Giornata rose e fiori,mh?"Tornò con una scatola del pronto soccorso.Megamind si tolse la t-shirt e Minion cominciò a disinfettare le ferite dietro la schiena,mettendogli poi dei cerotti.
 
"Che ci vuoi fare...ahi!"
 
"Mi scusi."
 
Megamind si alzò e si rimise la maglietta.
 
"Ah,lascia stare...vado in camera mia..."
 
Minion sospirò...sapeva che non c'era nulla da fare.Molte volte aveva tentato di consolarlo o di parlargli...ma a che scopo?Le sue parole non lo facevano altro che piangere.Lo vedeva ritornare da scuola da ormai qualche settimana...ma era sempre peggio.Vestiti strappati,lividi...lacrime...aspetto satinato sul viso...e non c'era davvero nulla da fare.Non riusciva a consolarlo.Lo aveva visto molte volte durante una delle sue crisi,e spesso anche lui ne era rimasto contagiato.Piangeva anche lui,si disperava...ma si sentiva un eroe quando riusciva a strappargli un sorriso.Quelle poche volte...infondo era come un fratello per lui.
 
Intanto Megamind salì le scale per poi ritrovarsi davanti alla sua porta.La aprì,e quando ci guardò dentro...non ritrovò il suo solito disordine.La camera era pulita,profumata,e senza le solite cartacce ,i fazzoletti,il cibo,panni sporchi...era tutta ordinata.Il letto era rifatto con delle lenzuola pulite,la scrivania ordinata,il pavimento pulito...e la sua chitarra...un momento...la sua chitarra??
 
"Minion!!!La mia chitarra!!!"Gridò afferrando la sua testa calva.
 
"E' nel suo armadio!"La sua voce risuonò nelle sue orecchie rassicurandolo.
 
Ma corse preoccupato verso il suo armadio,lo aprì...notando i suoi vestiti appesi,stirati e ordinati.E notò la sua chitarra chiusa in una custodia.Sospirò e la prese,trascinandola sul suo letto.Aprì la cerniera e prese la sua chitarra classica e il plettro.Fece risuonare dolcemente le corde nei suoi timpani...era una delle poche cose che riusciva a distrarlo...
 
Accordò la chitarra,e cominciò a suonare le note iniziali di Highway the hell...
 
la la la...re re sol...re re sol,re re sol...re la la...gli accordi gli risuonavano nella testa.Chiuse gli occhi mentre gli cresceva un sorriso sulle labbra blu.
 
La musica...che cosa magica.
 
Continuò a suonare quando...sentì una fitta di dolore nel cuore,Nemmeno le note  degli AC/DC riuscivano a rassicurarlo,o per lo meno a placare la sua depressione.
 
Gli scese una delicata lacrima sul viso sulla guancia.
 
Chiudendo gli occhi gli vennero in mente pensieri orribili.Gli atti di bullismo,di razzismo,il suo cuore che si accartocciava agli insulti e alle minacce.,al matrimonio..ma sopratutto,alla morte di suo padre.
 
"Papà..."Sussurrò.
 
Sentiva quel male allo stomaco.Gli stava venendo un'altre crisi...
 
Tentò di resistere,di non piangere.Trattenne il respiro dandosi pugni sul costato,strizzando forte gli occhi...ma durò solo qualche secondo.Sputò l'aria con un gemito strozzato,gridando di dolore.Si alzò prendendo la chitarra dal manico e la sbattè forte sul pavimento,spaccandola violentemente in mille pezzi.La sbattè ripetutamente fino a ridurla in polvere.Si gettò sul pavimento e su ciò che restava del suo tesoro adorato.Gridò,pianse,ansimando,mentre si dimenava sbattendo pugni sul pavimento.
 
Ma quando si accorse di cosa aveva fatto...il poveri pezzi del suo cuore si polverizzarono.Non aveva la forza di reagire,non aveva la forza di piangere,non aveva più fiato per gridare,e i suoi polmoni non erano più in grado di rifornirgliela.
 
"Papà...pa-papà..."Voleva gridare,ma queste parole uscirono misti ad un sospiro.
 
Strizzò gli occhi afferrando un pezzo di legno nella mano sinistra e stritolandolo;si ferì la mano leggermente con pezzi appuntiti del legno.
Avrebbe voluto morire...morire...che rosea prospettiva per la sua vita.Che orribile pensiero,ma allo stesso tempo che soluzione ai suoi problemi.
 
Fra le lacrime vide il suo blocco per gli appunti sulla scrivania,e sopra una penna.Ecco l'idea...
 
---
 
Firmò il biglietto che aveva appena scritto e che voleva lasciare a sua madre e a suo zio come le sue ultime parole.Con gli occhi insanguinati lo rilesse...
 
 
Cara mamma,e caro zio...
Lo so che voi volete solo il mio il mio bene,e che
i vostri cuori sono solo pieni di amore nei miei confronti...
ma il mio cuore è molto diverso.
Il mio è pieno di sofferenza,
e altra non può sopportarne.
il matrimonio forzato,la scuola...e papà.
Non posso continuare.
Non ci riesco.
Mi state imponendo di buttare via la mia vita.
Di essere ciò che non sono.
Quello che non voglio essere e che nessuno vorrebbe diventare,io per primo.
Ma di che cosa mi illudevo...papà era l'unico in grado di capirmi.
E...credo che l'unica soluzione a tutto ciò,sia
quella che possa mettere definitivamente e con meno atrocità
fine alla mia vita.
Vi ho sempre voluto bene.Anche quando il mio mutismo
non mi permetteva di dimostrarvelo.Ti voglio bene Minion...Ti voglio bene zio Vernon...
Vi voglio bene robot-cervelli...
Ti voglio bene mamma.
Addio.
 
Megamind.
 
Rileggendolo non ebbe la forza di trattenere altre lacrime.Ma nonostante ciò accartocciò il foglio e lo lanciò alla cieca in camera sua.Incrociò le braccia sul legno della scrivania e ci seppellì il viso.
 
Ma non aveva intenzione di soffrire ancora.Con forza di alzò dalla sedia della scrivania,e prese il giubbotto di pelle appeso nell'armadio.Aprì la finestra della sua camera,e scese sulla scala costruita sul muro per le emergenze.
Non poteva farlo li.Doveva trovare il luogo adatto.
Tirò fuori dalla tasca dei jeans delle chiavi,e premette il bottone blu.Davanti a lui si materealizzò improvvisamente la sua hoverbike.Sfortunatamente non ancora in grado di poter volare.Ci motò sopra,e una volta accesa cominciò a fluttuare da terra a na distanza di pochi centimetri.Premendo l'acceleratore,cominciò a dirigersi verso un posto che gli sembrava perfetto.
 
---
 
Era arrivato in pochi minuti grazie alla supervelocità della sua invenzione.Eccolo...o meglio,eccola.Il luogo dove tutto doveva finire.
Spense l'hoverbyke,e la fece diventare invisibile,parcheggiandola davanti al cancello della scuola.
Scavalcò il cancello in metallo con fatica,per poi ritrovarsi dall'altra parte;notò che il portone era aperto,così quatto come un ratto,sgattaiolò all'interno dell'edificio scolastico,augurandosi di non incontrare nessuno.L'interno della scuola era vuoto,senza nessun rumore.Corse allora attraverso i corridoi,oltrepassando le aule,e i laboratori.Aveva intenzione di entrare in quello di chimica e inghiottire un liquido mortale,ma sarebbe stata una morte troppo dolorosa.
 
Continuò a percorrere il pavimento,fino ad arrivare alle scale che portavano ai piani superiori.Prendedo un respiro profondo cominciò a salire con la velocità di un fulmine facendo risuonare nell'ambiente i battiti delle sue scarpe misti alle sue pulsazioni cardiache del suo cuore.Arrivato al primo piano,percorse un'altro corridoio:superò l'aula di chimica,l'aula video,e la biblioteca,facendo attenzione a non andare a sbattere contro la sua porta aperta.La richiuse con un tonfo.Continuò a correre,e salì di nuovo le scale,e quando arrivò al terzo piano,fece lo stesso.Era arrivato ormai agli ultimi scalini,e si ritrovò davanti alla porta che conduceva sul tetto delle scuola.La aprì con la mano tremante.
 
Uscì all'aperto,sentendosi investito da una folata di vento ghiacciato.Stava arrivando un altro temporale.Ma non se ne curò,e camminò ancora con il fiatone verso la ringhiera;oltrepassò i pannelli solari che non riuscivano a catturare la luce a causa delle mancanza del sole ormai oscurito dalle nuvole nere mosse dal vento,e una volta arrivato si aggrappò alla barra di metallo guardando in basso:gli vennero le vertigini...ma almeno aveva trovato la soluzione.Non sapeva il perchè della scelta della scuola come punto di incontro con la morte...e in quel momento non voleva pensarci.Con le ginocchia che gli cedevano,scavalcò lentamente anche la ringhiera,per poi ritrovarsi aggrappato con le mani dietro la schiena mentre guardava in faccia il vuoto che era sotto di lui.Tentava di lasciarsi andare,ma le sue mani erano come incollate al metallo...non ci riusciva,non aveva la forza,non aveva il coraggio.Il cuore gli martellava nel petto,per la paura,per la disperazione,per tutto.Il cervello gli stava esplodendo nella calotta cranica.
 
Deglutì il cemento armato che aveva in gola,e chiuse gli occhi.
 
"Ora basta...basta!!Conto fino a tre,e se non ti butti sono guai...uno...d-due...t-t-t...tr..."
 
"Ora basta,dico sul serio!!Avanti..."
 
Cominciò il secondo conto.Prese un respiro profondo,e svuotò i suoi polmoni...
 
"U-uno..."Le sue mani allentarono la presa.
 
"D-d-due..."
Cominciò a sbilanciarsi in avanti.
 
"Tr-t-...TRE!!"
 
"Ehi!!!"
 
 
 
Era ormai sul punto di cadere nel vuoto quando...i suoi timpani furono solleticati dalla più dolce melodia mai sentito.Lentamente voltò la testa per ritrovarsi di fronte a...a una ragazza.
 
Alta,bella,con il viso d'angelo,i capelli castani corti,occhi celesti da sogno,e labbra delicate rosa che...purtroppo aspiravano una sigaretta.
Ma era così bella...i suoi occhi verdi mirarono la giovane fanciulla,mentre la sua bocca lentamente si apriva.Le sue guancie si infiammarono.
 
La ragazza si tolse la sigaretta dalla bocca,e tossì il fumo che le venne fuori dai polmoni.Diede un piccolo sorriso al'alieno.
 
"Bhe?Non ti butti?"
 
Megamind continuava a fissarla...non riusciva a parlare.
 
Lei ridacchio e prese un'altra boccata di nicotina.
 
"Allora?Il gatto ti ha mangiato la lingua?"
 
"I...i-io...non..."Riuscì a stento a balbettare.
 
Si mise le mani sui fianchi;Indossava dei leggins neri,con una gonna di jeans,una camicia nera e un giubbotto di pelle simile al suo.Portava delle All star nere con delle piccole saette blu ai lati.Si tolse lo zaino dalle spalle appoggiandolo a terra.Prese l'ennesima boccata.
 
"N-non dovresti fumare...fa male."Disse non sapendo che dire.
Lei sii tolse la sigaretta dalla bocca guardandola.Era appena iniziata.
 
"Posso smettere quando voglio."Disse calma.
 
"Dicono tutti così."Ribattè l'alieno.
 
Allora lei alzò le spalle,e lentamente si avvicinò alla ringhiera.
 
"Ferma!Sta indietro!!Mi butto!"
 
La ragazza alzò le mani,e lentamente si avvicinò...fece piccoli passi mostrando la sigaretta.Quando arrivò alla ringhiera si mise vicino a lui,e la buttò giù.Si affacciò a vedere la sua caduta.
 
"Certo che non deve essere molto bello cadere da queste altezze,vero?"
 
"Cosa?"Chiese confuso l'alieno.
 
"Lascia perdere.Sono Roxanne,Roxanne Ritchi.E tu...saresti....Meggy,giusto?"
 
"S-sono Megamind,non Meggy!!"
 
"Oh,scusa,non volevo offenderti!!"Disse Roxanne con ironia.
 
"M-mi sta distraendo Miss Ritchi,se ne vada!!"
 
"Chiamami Roxanne,non Miss,o Lady Ritchi."
 
"E allora,se ne vada Roxanne!Mi sta distraendo!"
 
"So che non lo farai."
 
"C-cosa?"
 
Roxanne rise.
 
"Ho detto che so che non ti butterai."
 
"E che cosa te lo fa pensare?"
 
"Bhe...lo avresti già fatto."
 
Megamind sospirò sentendosi offeso.Decise di cambiare discorso.
 
"Cosa...cosa ci fa lei qui?"
 
"Ricerche...lavori per il giornalino della scuola.Vorrei diventare una giornalista.Invece immagino che tu non sia qui per dedicarti a simili attivtà eh?"
 
"In verità sarei occupato in una certa azione....che lei mi ha interrotto.Qundi,la prego di andarsene e di lasciarmi finire."
 
Roxanne si avvicinò lentamente a Megamind.Quando gli fu accanto,cominciò ad accarezzargli leggermente la guancia con le nocche.Megamind si impietrì sentendo la schiena irrigidirsi.Ma che diavolo gli stava succedendo?Sentiva uno strano calore allo stomaco.

 
Girò la testa verso di lei,e i suoi occhi si immersero nei suoi.
Era così bella...ed era così nuova la sensazione che stava provando:un misto di piacere e di timore,ma che gli risultava gradevole.Intanto lei continuava ad accarezzare la sa guancia.
 
"Avanti...non fare sciocchezze..."Sussurrò vicino al suo orecchio.Megamind non riusciva a parlare.Perchè stava perdendo tempo con lui?Era un alieno,perchè diavolo dovrebbe essere soggetto di pietà per un essere umano?Facendosi coraggio,glielo chiese.
Lei rise rispondendo:
 
"Forse è perchè non sono una maleinterpreta della teoria dell'evoluzione e della selezione naturale di Charles Darwin...non sono razzista."
 
"Sembri molto istruita..."
 
"No...sono solo un essere umano.Perchè l'uomo deve essere così crudele con chi non è della sua stessa specie?"
 
"Me lo chiedo spesso anche io..."
 
In quel momento,Megamind si rese conto di avere incontrato un angelo.
Decise di darle retta.Non ci pensò due volte.
 
"Allora?"Chiese porgendogli la mano.
Megamind con un sorriso la afferrò.I due ragazzi si sorrisero.Con attenzione,Megamind si girò verso di lei,e lo aiutò a scavalcare,per poi ritrovarsi dalla sua parte.
 
In quel momento iniziò a piovere.
 
Megamind la guardò.
 
"Emh...Miss Rit-"
 
"Roxanne."Lo interruppe.
 
"Roxanne...fa freddo qui.Che ne dici di..."
 
Lei afferrò delicatamente la mano blu.
 
"Cioccolata calda.Ci sto."
 
Gli rivolse un caldo sorriso.Il cuore di Megamind non la smetteva di tamburellare.
 
Corsero verso le scale,e chiusero la porta dietro di loro,per poi incamminarsi al piano terra verso il distributore.
 
 
Ed eccomi qua,sono tornata!Finalmente sono riuscita ad aggiornare questa storia :-D era da tanto che tentavo,ma come avete notato...dopo la 'tragedia' del mio portatile...ci ho messo un po'a ritrovare l'ispirazione.
Ma sono forte,e finalmente ci sono riuscita!!E presto cercherò di aggiornare tutte le mie storie in sospeso,e di pubblicarne di nuove...ne ho tante in serbo per noi MegaFan!!Fatemi sapere! :-D
 
ps:scusate gli errori di ortografia...se ce ne sono.
Pps:ho ripubblicato il capitolo per il piccolo imprevisto che è successo questa sera su efp
By by!!AA
 

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