Red Passion

di Angele87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 Parte ***
Capitolo 2: *** 2 ***



Capitolo 1
*** 1 Parte ***


RED PASSION

-Il destino è dietro l’angolo-

1 parte

 

Avviso:

I personaggi di questa storia appartengono tutti all’autrice J.K. Rowling. Io li ho utilizzati solamente per divertirmi e far divertire chi leggerà questo lavoro. I fatti narrati di seguito non sono mai avvenuti nella saga di Harry Potter.

 

Questo racconto è stato scritto con nessuna intenzione di lucro, quindi, si ritiene che nessun diritto di copyright sia stato violato.

 

Buona lettura

 

Angèle

 

-Se ogni tanto la smettessi di guardare il sedere delle ragazze, potresti anche seguire i miei ragionamenti, Ronald!-

-Non è certo colpa mia se i tuoi discorsi sono noiosi, Hermione. Alcune volte sembri una suora missionaria...ti vesti persino come se lo fossi!-

Hermione aveva stretto le labbra come faceva sempre ogni qual volta cercava di trattenersi dal mandare Ron al diavolo. Harry che camminava qualche passo davanti, sospirò rumorosamente.

Quel litigio assurdo andava avanti da più di 30 minuti, il che era eccessivo visto la sciocchezza che l’aveva scatenato.

Ron aveva sbadigliato mentre Hermione stava parlando del suo ultimo lavoro al ministero: catalogare tutti i calderoni sequestrati alle streghe di Nokturn Alley.

Non era stata proprio una mossa intelligentissima lasciarsi sfuggire quel gesto di noia all’apice del racconto.

-Cosa centra adesso il mio modo di vestire?!-Hermione incrociò le braccia sul petto ricoperto interamente da un larghissimo maglione a collo alto marrone. Puntò i piedi a terra voltandosi verso Ron.

-Centra eccome!-

Harry si portò una mano alla tempia. "No, che non centra, Ron! Il modo di vestire di Hermione infastidisce solo te..."

-... e in che modo, di grazia?-

Ron rimase un attimo senza parole. Sembrò cercarle da qualche parte nel suo cervello, poi incrociando a sua volta le braccia sul petto, disse:

-...Beh, tu... non attiri l’attenzione...-

Hermione tirò l’aria col naso, allargando gli occhi.

–Dopo averti guardato per un minuto le persone si annoiano.-

La neve che era appoggiata docilmente sul ramo dell’albero accanto alla testa di Hermione, sembrò sciogliersi per il calore che emanava la sua faccia rossa di rabbia.

Harry si era voltato ed aveva lanciato un’occhiata stralunata verso Ron. "Sì, ha decisamente lasciato il cervello a casa, oggi..."

Hermione aveva iniziato a respirare affannosamente e Ron continuava a guardarla come se avesse detto la cosa più vera del mondo.

-IL MIO ABBIGLIAMENTO E’ NOIOSO SOLO PER LE PERSONE INSENSIBILI COME TE!- un urlo aveva riempito la strada nelle vicinanza dell’abitazione della ragazza.

Qualche passante si era voltato, per poi riprendere a camminare a passo più spedito.

–Non tutte ci vestiamo con scollature e gonne vertiginose come la tua fidanzata, Ron! Qualcun’altra ha altre doti da mostrare. Se non riesco ad attirare la tua attenzione con il mio carattere mi domando per quale dannato motivo tu sia ancora mio amico?!?- Hermione fissò i suoi occhi scuri ed intensi in quelli chiari di Ron. Se ci fosse stato un altro al posto del ragazzo avrebbe fatto la scelta saggia di non replicare. Non era così, però.

-Io ti sto solo dando un consiglio, Hermione!- replicò il rosso, accaldandosi a sua volta.

-Non ho bisogno dei tuoi inutili consigli!-

Harry li guardava senza parole. Era possibile che quei due avessero così tanta attrazione fisica, l’uno verso l’altra, che non riuscivano a sfogarla se non litigando? Lo vedeva benissimo il loro linguaggio del corpo. Cercavano di avvicinarsi, di starsi vicino anche quando discutevano.

-Ragazzi...- cercò di dire con calma. Un grido di Ron, però, lo fece tacere.

-BENE!- puntò un piede a terra. –Se non hai bisogno dei miei consigli allora mi chiedo anch’io perché diavolo sono ancora tuo amico!-

Hermione puntò i suoi pugni sui fianchi. –Benissimo. Allora, Ron, da oggi in poi possiamo anche smettere. Noi non siamo più amici!-

Si guardarono in cagnesco per qualche minuto e poi, senza nemmeno salutare Harry, si diressero a passo spedito verso i rispettivi appartamenti.

Harry rimase con la bocca socchiusa per un po’. Si passò una mano nei capelli e brontolò.

-Li odio.-

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Ron passò una mano sulla schiena di Sally, la sua fidanzata.

Era passata più di una settimana dal litigio con Hermione eppure lui continuava ancora a pensare a quella storia. Non ne sapeva il motivo ma non poter parlare con Hermione, prenderla in giro e sentire i suoi discorsi noiosi gli mancava tantissimo. Senza parlare, poi, dello strano mal di stomaco che lo affliggeva ogni volta che vedeva quella fotografia sul comodino di lui ed Hermione sorridenti ed abbracciati il giorno del diploma ad Hogwarts. In quell’occasione, quando Colin Canon lo aveva invitato ad abbracciare stretta Hermione, le sue mani, senza alcuna ragione apparente, avevano preso a sudare. Tremendamente.

Sally gli mordicchiò sensualmente il labbro inferiore, mentre con calma iniziava a togliergli la camicia. Gli passò le mani sul petto nudo, facendolo sospirare di piacere.

Ron la sospinse senza tante grazie sul letto e le si attaccò immediatamente alla pelle del collo.

La sua mente fu sgombra dall’immagine di Hermione per pochi minuti.

Cosa avrebbe dato in quel momento, per far sì che al posto di Sally ci fosse stata lei. Docile e completamente sua, almeno per una volta.

Scosse la testa improvvisamente, facendo sobbalzare Sally che si bloccò per un attimo ansimante.

-Qualcosa non va, amore?- la ragazza era completamente abbandonata sul cuscino sotto di lui. I lunghi capelli biondi disegnavano con grazia una raggiera sulle lenzuola rosso rubino.

Ron rimase fermo a godere della bellezza della sua compagna. Sentiva il suo calore su tutto il corpo e la voglia di amarla palpitare nel cuore. Osservò ancora quei capelli dorati ed il loro contrasto con il rosso rubino. Era bello, sì.

Senza alcun dubbio.

Si chinò su di lei baciandola appassionatamente mentre le sue mani iniziavano a vagare sul corpo di Sally. Ron chiuse gli occhi e nella sua mente comparve l’immagine di Hermione, dei suoi capelli scuri e delle sue labbra naturalmente rosa e genuine. Cercò di non badarci di continuare a concentrasi sull’affascinante volto di Sally... ma ormai era chiaro.

I boccoli marrone scuro di Hermione avrebbero creato un contrasto con il rosso rubino ancora più bello e, sì, decisamente perfetto.

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-Harry questa volta non riuscirai a farmi fare pace con quel troglodita...- Hermione camminava in modo strano quella mattina. Indossava un paio di scarpe col tacco molto sottile che (Harry notò con piacere) le slanciavano le gambe lunghe e sode e le facevano assumere una camminata ancheggiante e molto femminile. Inoltre, la gonna a tubo sul ginocchio le fasciava i fianchi snelli e la camicia, bianca ed attillata, le metteva in risalto il decolté.

Harry rimase a guardarla per un attimo prima che un sorrisetto gli arricciasse le labbra.

-Sarà anche un troglodita, Hermione.- le fece l’occhiolino. –Ma i suoi consigli li ascolti.-

Hermione si bloccò per qualche istante. Stava sistemando le carte nel suo ufficio, piccolo ma ordinatissimo, come lei.

Si morse le labbra e lo guardò, inarcando un sopraciglio. –Io non ho seguito proprio nessun consiglio, Harry.-

Il ragazzo rabbrividì al tono con cui Hermione aveva pronunciato il suo nome.

I loro occhi s’incrociarono e ci fu un attimo di silenzio.

-Cerca pure di nasconderlo, Hermione- Harry si accomodò su una sedia accanto alla scrivania. –Ma tanto non mi freghi. Ti conosco da sempre e non ti ho mai visto vestita in quel modo così...-

Hermione lo sfidò con lo sguardo a terminare la sua frase ed Harry, dopo aver inghiottito silenziosamente il vuoto, concluse. –...Femminile...-

-Anche tu vuoi litigare con me per il mio abbigliamento?-

Harry sbuffò. –Dai!- si passò una mano tra i ciuffi scuri e ribelli. –Sai benissimo che non sono qui per litigare. Stavo solo constatando. Diavolo, sei un genio in tutto quello che fai eppure in alcune cose, le più semplici della vita, ti perdi in un bicchiere d’acqua...-

Hermione tentò di rispondere ma Harry la bloccò con lo sguardo.

-Che problema ci sarebbe nel dire che hai seguito il consiglio di Ron? Per una volta che te ne ha dato uno quasi decente...- la guardò eloquentemente. –Non vedi che così sei davvero bellissima?-

Hermione rimase in silenzio. Osservò le sue scarpe nere e lucide. Sentiva lo stomaco contrarsi e le lacrime tentare di uscire.

Quella sera non era riuscita a piangere. Riteneva troppo sciocco rompere un’amicizia per una scemenza simile eppure non era riuscita a chiamare Ron il mattino seguente per fare pace. Perché?

"...Perché quella sera attraverso gli occhi di Ron mi sono sentita davvero... brutta...

...e non sono riuscita a sopportare che lui mi vedesse a quel modo..."

-Harry... io so di non essere bellissima... ma il pensiero che fosse stato lui a farmelo notare... mi ha distrutto...-

-Lui perché è il tuo migliore amico... o lui perché è la persona di cui sei innamorata, Hermione?-

La ragazza arrossì vistosamente e negò forte con la testa. –No... io non...-

-Oh, forza!- si alzò, avvicinandolesi. –Hai 24 anni e sei ormai matura per far chiarezza con il tuo cuore. Non puoi continuare a mentirgli e soprattutto a mentirti.- le appoggiò una mano sulla spalla. –Tu sei segretamente, irrimediabilmente e completamente innamorata di quel troglodita...- le sorrise.

Hermione, però, continuò a negare. –Ma...no... c’è, io gli voglio bene...-

-E?-

-E sono felice quando sono con lui, il cuore mi batte all’impazzata se mi guarda... e le mani mi sudano se mi sorride ma...- rimase in silenzio. Finalmente quella vocina nel suo cuore si fece chiara. –Io lo amo...- sussurrò.

Harry incrociò le braccia sul petto con quell’odioso sorrisetto trionfante dipinto sulle labbra.

-Chiamatemi dottor Stranamore...-

Hermione non lo ascoltava già più. Aveva allargato gli occhi prima di sprofondare sulla sua poltrona. Insomma sapeva benissimo che per Ron provava un affetto particolare e quasi morboso. Non per denigrare Harry, ma di lui non era masi stata gelosa. Di Ron, invece...

-E adesso?- Hermione aveva la gola secca.

Harry le sorrise comprensivo. Le accarezzò una mano e disse.

-Fa quello che avresti fatto prima...- le fece l’occhiolino. –Questa volta, però, fatti guidare dal tuo cuore...-

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Ron era uscito ad un orario insolito quella sera. Erano passate da un po’ le 9, quando senza tanti giri di parole aveva liquidato Sally e, indossando di corsa il suo giaccone, era corso fuori dalla sua abitazione.

L’aria natalizia della città gli metteva buon umore. I colori caldi e festosi gli facevano dimenticare il freddo della sera e le luci incantate delle vie lo facevano sorridere. Eppure, anni prima, il Natale gli sembrava una festa orribile fatta di regali riciclati e maglioni dai colori agghiaccianti.

Poi, Hermione, gli aveva fatto un sorriso alla luce di quelle lucine natalizie e tutto gli era sembrato immediatamente perfetto, bello. Come lei.

Scosse la testa mentre in un impeto di freddo, infilava le mani grandi e callose nelle tasche dei jeans. Ora che metteva a fuoco i suoi ricordi, si rendeva conto che proprio la sua migliore amica aveva iniziato a fargli amare quella festività.

-A Natale siamo tutti più buoni perché è l’aria che sa di buono...-

Sorrise al ricordo di quelle parole. Socchiudendo gli occhi, riuscì a ritrovare nella memoria il momento esatto della sua adolescenza in cui Hermione candidamente gli aveva sorriso e aveva dato una spiegazione perfetta a una delle sue tante domande ciniche sul Natale.

Aspirò profondamente il profumo dell’aria gelida.

-Già, Hermione. Dà di buono...-

Camminò a lungo per quelle strade innevate e conosciute. Così calde ed illuminate di gioia. Inconsciamente, i suoi piedi continuavano a percorrere quell’asfalto in direzioni inesplorate, mentre la sua mente, così scombussolata in quel periodo, vagava.

Dall’altro lato della strada, imbacuccata perfettamente nel suo cappotto nero, Hermione camminava in silenzio. Quella sera non le era andata di rimanere sola a casa. Non era in vena di sedersi sulla sua poltrona, coperta dal plaid rosso, a leggere chissà quale altro libro.

Nel periodo natalizio, come non mai, amava uscire e camminare coccolata dall’aria profumata di biscotti. Quasi sempre era accompagnata da Harry o Ron...

Ripensando ai suoi due migliori amici, le guance le si erano imporporate. Aveva alzato lo sguardo verso la vetrina di un negozio, dall’altra parte della strada e si era bloccata. La nostalgia per Ron, ora, le provocava anche le allucinazioni.

Bello e silenzioso, stava camminando, infatti, a testa bassa e dall’altra parte della strada, uno dei suoi migliori amici.

Ron alzò improvvisamente la testa.

La vista delle sue scarpe non era molto interessante.

Si guardò brevemente intorno e, poi, la vide: Hermione, graziosa, ferma, immobile a fissarlo.

I capelli ricci le scendevano diligenti da una coda di cavallo. Qualche ciocca qua e là, le incorniciava il viso ovale e regolare.

Fu un istinto per Ron, quello di sorriderle ed alzare una mano in segno di saluto.

Hermione rimase ancora ferma. Non sapeva se rispondere al suo saluto o far finta di non averlo notato. Si morsicò il labbro inferiore con poca grazia e rimase troppo a lungo a riflettere sul da farsi. Infatti, Ron, l’aveva ormai raggiunta.

-Ciao.- le disse, appena le fu vicino.

La ragazza gli fece un breve sorriso. Si tolse una ciocca dagli occhi, distraendo per un attimo lo sguardo dal viso di Ron.

-Ciao.- gli rispose senza entusiasmo.

Il cuore le stava battendo a mille nel petto e non riusciva a connettere.

Le guance le andavano in fiamme non più per il freddo ma per il buon odore che in quel momento aleggiava intorno alla figura del ragazzo.

-Non sei felice di vedermi?- Ron le chiese con un sorriso.

Hermione alzò gli occhi sulla sua figura. Si strinse nelle spalle e sospirò.

-Non eccessivamente...-

Il cuore di Ron fece una piccola capriola. Cos’era quello sguardo di Hermione? Non gliene aveva mai rivolto uno così particolare: consapevole e rassegnato.

-Ed io che pensavo tu stessi morendo dalla voglia di rivedermi...-

-Ti sbagliavi...- e la ragazza preferì distogliere lo sguardo dai suoi occhi.

Ron rimase a fissare quel viso tondo e regolare per un po’. Senza parlare.

Hermione aveva le guance screpolate dal freddo, notò, soffermandosi sui particolari che non aveva mai notato sul volto della ragazza: le labbra appena più piene nella parte inferiore; un neo, invisibile quasi, nel centro del mento; gli occhi, grandi e ombrosi, erano spruzzati di un po’ di verde scuro verso l’esterno dell’iride...

-Lo sai che hai gli occhi verdi?-

Hermione lo guardò scettica. Sbatté le palpebre un paio di volte.

-Cosa?-

Ron le prese, improvvisamente, il viso tra le mani, costringendola a stare ferma.

Hermione sentì lo stomaco contorcersi e la pelle delle guance carbonizzarsi.

I palmi di Ron erano grandi e riuscivano a tenerle ferma tutta la faccia, facilitandogli l’osservazione.

Hermione fremeva sotto quel contatto bramato eppure temuto. Aveva paura che Ron potesse avvertire il suo cuore battere forte nel petto, a quella distanza.

"E’ buono il tuo odore...", si trovò a pensare Ron mentre le osservava gli occhi da vicino.

-Mi lasci?!- chiese indispettita la ragazza dopo un po’.

Quella situazione era assurda. Non era ancora del tutto convinta di aver perdonato Ron, eppure lui aveva la capacità di arrivarle così vicino senza che lei potesse fare niente.

Gli cacciò via le mani con una scrollata di spalle.

–Ma che ti prende?!-

Ron le sorrise sornione. –Notavo che anche tu hai dei bei particolari...-

Hermione si accigliò. –Che vuoi dire?-

-Che sei attraente quando non ti comporti da saputella... e non mi gridi addosso...-

"Diavolo, se lo sei quando mi sorridi..."

-Io non ti grido addosso...- gli ribatté offesa, guardandolo serio.

-Sì, che lo fai. Sempre.-

Hermione incrociò le braccia sul petto, distogliendo lo sguardo da lui. –Non capisco perché stiamo parlando. Io e te non siamo più amici.-

-Andiamo, ‘Mione!-

La ragazza alzò di scatto gli occhi.

Quando Ron la chiamava così, il cuore le finiva nelle scarpe.

Permetteva solo a lui di usare quel diminutivo.

Nemmeno Harry aveva mai provato a chiamarla così. Non che lei gli avesse mai proibito di farlo. Semplicemente, l’altro suo migliore amico, comprendeva benissimo che quella era una libertà esclusiva di Ron. Come tante altre, del resto: farla ridere 30 secondi dopo un litigio; farla arrabbiare nel giro di 30 secondi; occupare i suoi pensieri per una giornata intera...

-Sai benissimo che non possiamo evitare di essere amici. E’ come una predestinazione. Finiamo sempre col ritrovarci!- le fece un occhiolino mentre infilava le mani nelle tasche del cappotto.

–Perché combatterlo?-

Hermione rimase imbambolata a fissarlo. Gli guardava le lentiggini sparse sul naso: erano decisamente diminuite dagli anni di Hogwarts e, quelle poche che erano rimaste, conferivano al suo volto un non so che di esotico.

-Combattere cosa?- riemerse dal bianco dei pensieri, all’improvviso.

Ron sorrise. –Il destino.-

Hermione sbuffò. Fece una faccia poco convinta e prima che lui potesse aggiungere altro gli rispose. –Beh, allora, alcune volte il destino ce l’ha su con me.-

-Perché?-

-Perché mi fa ritrovare sempre la persona che più mi fa arrabbiare al mondo.-

"Ma anche quella di cui non potrei fare a meno."

-Parli di me?- il sorriso che fece il ragazzo aveva una nota d’orgoglio.

-Sì, Ron, di te! E di chi se no?!-

Hermione scosse la testa, rimanendo in silenzio.

I suoi lunghi capelli scuri furono mossi dal leggero vento freddo che spirava.

Ron, invece, l’aveva fissata.

-Magari il destino ha altri piani per noi.- la serietà con cui l’aveva guardata mentre asseriva il suo concetto, fecero rabbrividire la ragazza.

-Altri piani?-

Ron notò l’allarme nella voce di Hermione e scoppiò a ridere. –Sì, magari piani piacevoli. Tu che ne sai?-

-Non mi pongo il problema, Ronald.- gli rispose con risolutezza. -Io non credo al destino. Sono troppo razionale. Mi fido di quello che c’è e che posso vedere e toccare. Non amo l’astratto.-

Ron sorrise con consapevolezza. Le sfiorò la gola e le rispose. –La magia dentro di te non la vedi, non la tocchi ma la percepisci...-

Hermione rimase in silenzio, pensierosa.

Ron aveva ragione e quel ragionamento aveva un non so che di poetico che rendeva il suo creatore ancora più affascinante.

-Questo è vero...- alzò lo sguardo, smarrendosi al cospetto del ragazzo. -...però, i suoi effetti li vedo...-

Nessuno dei due aveva notato un uomo osservarli. Era lì già da diversi minuti e aveva iniziato a sorridere mentre aveva preso a camminare nella loro direzione.

Ron scosse la testa, un po’ sconfitto. –Hermione ma perché non cerchi di capire?- sbuffò. –Ogni ragionamento che fai va sempre contro il mio modo di vedere le cose...-

L’uomo impettito ed elegante li aveva ormai raggiunti e, senza chiedere permesso, si era scontrato con la schiena di Ron per passare.

Il ragazzo aveva perso leggermente l’equilibrio finendo in avanti, verso il viso arrossato di Hermione.

-Ehi!- aveva protestato Ron, un attimo dopo.

Il signore si era voltato come se nulla fosse accaduto e, con un cenno della testa, gli aveva indicato un caffè dall’altra parte della strada.

Il rosso aveva fatto un’espressione perplessa, prima di negare con il capo.

Allora, lo sconosciuto sorrise, si toccò la visiera del cappello e riprese il suo cammino senza più voltarsi.

-Ma che gente strana!- proruppe, all’improvviso, Hermione, riprendendosi dal torpore in cui era caduta, nel momento in cui si era accorta che le mani di Ron erano incollate sulle sue spalle.

-Già...- aveva concordato il ragazzo. Poi, voltandosi verso il locale, indicatogli dal signore, continuò. –Ti va una cioccolata calda?-

Hermione rimase sorpresa da quella domanda. Si grattò la cima della testa e lo guardò, un po’ perplessa.

-Una cioccolata calda?-

Ron annuì e rimase per qualche secondo in attesa della risposta. Quando, però, questa tardò ad arrivare, sbuffò e, con un gesto rapido della mano, afferrò quella di Hermione, iniziando a trascinarla verso il caffè.

Non riusciva a credere al batticuore che lo stava tormentando solo perché aveva incrociato le sue dita con quelle di lei.

Non avrebbe mai potuto immaginare la perfezione assoluta con la quale le loro mani s’incastravano.

Marciò con lo sguardo ostinatamente rivolto all’altra parte della strada. Sapeva che se solo si fosse voltato non avrebbe più avuto il coraggio di tenerla ancora così stretta quella mano.

Hermione guardò prima la sua nuca e poi scese con gli occhi sul braccio teso, sul polso corpulento, fino ad arrivare alle loro dita che si nascondevano le une sotto le altre. Arrossì, mentre sentiva tutto il mondo girare finalmente per il verso giusto. Era così che la sua vita doveva essere, piena di batticuore e di Ron.

Nient’altro.

Strinse con un po’ più di forza la mano del ragazzo che le camminava davanti e, quando lui le rispose, sorrise.

Com’era bella la sera, quando si aveva qualcuno di speciale con cui passarla.

L’allegro campanello natalizio, appeso alla porta del caffè, risuonò, accogliendoli.

Ron si guardò un attimo intorno alla ricerca di un tavolo libero.

La sala era affollata e piacevolmente calda. I colori del Natale e l’allegro chiacchiericcio dei periodi di festa riempivano e decoravano ogni punto di quel locale.

Una cameriera dall’aria simpatica si fece loro avanti.

-Che bella coppia...- esordì, osservandoli.

Ron ed Hermione erano ancora mano nella mano, vicinissimi l’uno all’altro, nel tentativo di entrare insieme nello stretto ingresso del locale. Si guardarono un momento, prima di scattare e lasciarsi di colpo.

-Noi...-

-...non...-

-Oh, ma guarda che coincidenza...- la cameriera indicò qualcosa che pendeva sulle loro teste.

Hermione alzò lo sguardo, seguita a ruota da Ron.

Un ramoscello verde, appeso al soffitto con un grande nastro vellutato di colore rosso, tipicamente spruzzato da una porporina dorata, faceva capolino sulle loro teste, come un uccellaccio del malaugurio: il vischio.

La ragazza bruna sbiancò in un primo momento, poi, quando Ron chiese candidamente il significato di quell’ornamento che pendeva quasi sinistramente dalla volta, divenne rossa.

Prima che Hermione potesse rispondere alla sua domanda, la cameriera era già partita con la spiegazione.

-Beh, è tradizione baciare una ragazza sotto il vischio...-

-Baciare una ragazza?- Ron non sembrava particolarmente sconvolto da quella rivelazione. Si guardò intorno. –Sinceramente non c’è nessuna che mi attiri...-

La cameriera rise ed Hermione si controllò a stento dal pestargli un piede.

-Ma non deve baciare una ragazza a sua scelta. Deve baciare quella con cui si trova sotto il vischio...-

Ron rimase interdetto, questa volta. Le sue sopraciglia ramate scomparvero quasi, sotto la zazzera dei capelli. Le labbra piene e rosee si aprirono, andando a formare la classica "o" di stupore.

-Davvero?-

Hermione si grattò il capo, scotendo la lunga chioma scura. –Ron è una tradizione, non un obbligo. Non ti devi preoccupare...-

-Beh, perché no?-

La ragazza non aveva nemmeno terminato di parlare che l’altro aveva già risposto.

La cameriera sorrise e batté le mani, con eccitazione.

-Che bello! Aspettate che prendo la macchina fotografica...-

-La macchina fotografica?- Ron ed Hermione domandarono in coro, un po’ agitati.

-Sì, vi regaliamo la foto. E’ un’iniziativa natalizia del locale.- spiegò candidamente la cameriera, scomparendo e riapparendo per un secondo da dietro il bancone.

Ron si sentiva agitato. Le mani avevano iniziato a sudare e non sapeva per quale dannato motivo aveva accettato, così di buon grado, la proposta.

Hermione era la sua migliore amica e, quindi, quali problemi avrebbero dovuto esserci nel scambiarsi un bacio tradizionale? Con quel mantra nella testa, sorrise meccanicamente alla sua compagna di sventura.

Quest’ultima, dal canto suo, continuava a schiarirsi la voce, nel tentativo di distrarre il suo cervello e coprire, con quel rumore, la vocina petulante che continuava a ripeterle: "Stai per baciare Ron, stai per baciare Ron, stai per baciare Ron ed hai una paura matta..."

-Allora?- incalzò la cameriera.

Ron si voltò verso Hermione con uno dei suoi sorrisi più furbetti. Si umettò le labbra e si strinse nelle spalle.

-Beh, buone Feste, Hermione...- si chinò su di lei, appoggiandole le mani sui fianchi.

Il cuore gli rimbombava nelle orecchie eppure non poteva far vedere a nessuno di essere agitato. Cosa avrebbero mai potuto pensare? Che non aspettava altro, da 10 anni, di baciare la sua migliore amica? No, non era possibile. E poi, in fondo, non era proprio così, vero?

Insomma, lui era innamorato della sua fidanzata, del profumo di quei meravigliosi capelli biondi... eppure, quell’esotico castano di Hermione aveva la capacità di rapire la sua attenzione. Sempre. Poteva essere circondato da mille veele, eppure la sua figura ed i suoi modi l’avrebbero ugualmente colpito. Cosa ci poteva fare se Hermione era così stramaledettamente speciale? Unica ed inimitabile.

Hermione aveva appoggiato con titubanza le sue mani sulle spalle di Ron. Poteva avvertire i muscoli del ragazzo guizzare sotto le sue dita sottili. Si agitò un momento, mordendosi le labbra...

-Io...- sussurrò con poca convinzione. Aveva gli occhi socchiusi e l’espressione trasognante.

Ron le era così vicino che poteva sentire il suo alito caldo infrangersi sulla pelle del suo naso.

-Io...-

Ron le strinse le mani sui fianchi, attirandola maggiormente a sé. Aveva bisogno di sentirla vicina, più vicina e, per una volta nella vita, che avrebbe potuto farlo senza destare tanti sospetti, non aveva alcuna intenzione di mollare tutto lì.

-Non ti preoccupare, piccola...- La strinse un altro po’. Le sue mani stavano così bene sui fianchi di lei. –Ci sono io qui...-

Hermione sentì il cuore saltare a quelle parole e non poté evitare di tremare un attimo, quando finalmente le labbra di Ron si posarono sulle sue. Ai primi movimenti delicati del ragazzo, la bruna rispose con timidezza. Si accarezzarono, si respinsero per un po’.

Hermione aveva le labbra che davano di ciliegia e Ron l’aveva particolarmente apprezzato.

"Se esiste l’anima gemella mi sa che la sto baciando...." Con le dita tuffate tra i boccoli della ragazza, il rosso aveva appena iniziato ad approfondire quel bacio-che l’aveva mandato a fuoco già dai primi momenti-.

"Com’è strana la vita... un’ora prima avresti voluto vederlo morto, un’ ora dopo ti manda sulla luna. E’ la vita ad essere strana od il destino a farci strani scherzi?..."

Un click abbastanza sonoro ed una risatina successiva, interruppero quel momento magico.

-Io la foto l’ho scattata...- iniziò la cameriera che aveva uno strano sorriso furbo sulle labbra. –Però, se volete continuare, potete farlo a quel tavolo lì in fondo...- Indicò loro il punto da raggiungere e, dopo aver consegnato ad Hermione la foto istantanea, scomparve.

Ron aveva l’aria stralunata. I capelli si erano sparati in tutte le direzioni ed aveva ancora una mano appoggiata sul fianco della ragazza.

-Hm, hm...- si guardò intorno, cercando di allentare un po’ la tensione. –Dove dobbiamo sederci?-

Hermione gli indicò semplicemente la direzione. Rimase qualche passo dietro di lui e si toccò le labbra, estasiata.

"Ho baciato Ron, ho baciato, Ron, ho baciato Ron ed ho paura che non mi capiterà più..." con la mente assorta ed un po’ scombussolata si avviò al tavolo, dove Ron, l’aspettava seduto con le orecchie giustamente rosse.

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Accompagnare Hermione a casa, non fu mai così piacevole come quella sera.

Lungo la strada, Ron l’aveva più volte presa per mano, per attraversare insieme o semplicemente per attirarla a sé, in modo da far passare i pochi avventori di quella notte festosa ma gelida.

Così, alla fine, non si erano più separati, continuando a camminare, mano nella mano, fino a raggiungere l’elegante viale alberato, dove Hermione viveva.

Avevano anche parlato molto, come mai era loro capitato e, soprattutto, si erano lanciati sguardi ambigui.

Forse perché la notte è disinibitrice, forse perché la cioccolata calda mette di buon umore o forse perché quel bacio inaspettato...

-Tutto bene?-

Hermione stava riflettendo, in silenzio.

Ron l’aveva notato e non era riuscito a resistere dal richiamarla. Soprattutto, perché, se avesse continuato ad osservarla così bella nel suo rimuginare, non avrebbe combattuto oltre contro se stesso e l’avrebbe baciata, ancora una volta.

Hermione e quel bacio gli avevano regalato un bagaglio così piacevole di sensazioni: baciare lei era come baciare l’aria fresca, come mangiare la neve. Un sapore semplice ed indimenticabile, famigliare.

Hermione alzò lo sguardo e gli sorrise. Aveva le guance così rosse che si sventolava ogni tanto con la mano libera.

-Sì...- aveva distolto i suoi occhi che erano inevitabilmente caduti sulle labbra di Ron e gli aveva domandato. –Perché me lo chiedi?-

Il ragazzo si strinse nelle spalle, la mano ancora salda a stringere quella più piccola di Hermione, gli occhi chiari a fissare la strada davanti a sé. –Nulla. Ti ho vista assorta e...- un tuffo al cuore. –Mi chiedevo a cosa pensassi...-

"A te?"

-E’ stata una serata particolare...- gli rispose Hermione, con un accento strano nella voce.

Ron annuì e le strinse un po’ la mano. –Positiva o negativa?-

"Trabocchetto?"

Hermione si bloccò, facendolo fermare di conseguenza.

Ron si voltò a guardarla con un piccolo sorrisetto.

-Per te com’è stata?-

"Dannatamente positiva, Hermione. Così positiva che vorrei rimanere qui a baciarti fino a domani mattina..."

-Positiva. Abbiamo fatto pace, no?-

"Perché non posso farlo?"

Hermione riprese a camminare senza rispondergli. Gli aveva lasciato la mano e, con lo sguardo rivolto alle sue scarpe, proseguì lungo la strada, fino a che Ron non la richiamò.

-E per te?-

-Idem.-

Ron sorrise con soddisfazione. Allungò per poco il passo –giusto il tempo di recuperare terreno e raggiungerla-. Quando le fu vicino, non le riprese la mano, anche se avrebbe voluto.

"Cavolo, Ron! E’ la tua migliore amica, non la tua ragazza! A Sally non prendi mai la mano..."

Chiuse le dita a pugno, cercando di controllarsi. Quando, però, la mano di Hermione sfiorò il dorso della sua per caso, sentì il cuore spappolarsi e senza pensarci oltre incrociò le dita con quelle di lei.

Hermione alzò la testa, guardandolo.

Un sorriso spuntava tra le sue labbra piene, le guance rosso mela ed il cuore a mille nel petto.

-Mancava qualcosa, no?-

-Assolutamente.-

Alla vista dell’abitazione di Hermione, Ron sentì un leggero dispiacere. Avrebbe voluto che quella strada potesse durare fino all’indomani. Sapeva, però, che era impossibile.

Infatti, una manciata di minuti, ed erano già arrivati di fronte alla porta dell’appartamento della ragazza.

-Siamo arrivati.- Ron la guardò per un attimo negli occhi, non riusciva a staccare le loro mani. Temeva che una volta separatisi quella magia, che li aveva uniti per una notte, potesse svanire per non tornare mai più.

"Ed io, poi, come faccio?"

-Già...- Hermione si guardò intorno, imbarazzata.

-Sono stato bene sta sera...-

-Sì, anch’io...-

"Perché sembra un dannato appuntamento, Hermione?"

Rimasero per un po’ in silenzio, uno a guardarsi la punta delle scarpe, l’altra a fissare il muro alla sua destra.

"Baciala, Ron! O, se non sei abbastanza uomo per farlo, fuggi immediatamente da lì!"

-Io...- il ragazzo si schiarì la voce. –Sì, io... devo andare...-

Hermione annuì, facendo scomparire il labbro inferiore sotto quello superiore- in un atteggiamento vagamente sensuale.

Ron distolse lo sguardo.

-D’accordo.- Hermione lo fissò un attimo. –Allora, Buona Notte, Ronald.-

Il ragazzo sentì il suo stomaco fare una capriola al suono del suo nome, pronunciato dalla voce di Hermione.

Danzava così bene sulle sue labbra quella parola...

Si trattenne dal passarsi una mano fra i capelli, piuttosto frustrato.

-Buona Notte, ‘Mione.-

E di nuovo, il cuore di Hermione, arrivò nelle sue scarpe. Lo vide alzare una mano in segno di saluto e, con una certa riluttanza, percorrere il lungo corridoio e scomparire dietro l’angolo.

Hermione si voltò, allora, verso la sua porta, appoggiandovi la testa con pesantezza.

"Sei proprio una sciocca, Jane..."

Sospirò, rassegnata, ed infilò la chiave nella toppa. Aveva quasi aperto la porta, quando la voce di Ron le fece risalire il cuore dalle scarpe alla gola, in meno di un secondo.

-Hermione...-

-Ron!- la ragazza si voltò, portandosi una mano al petto. –Mi hai fatto morire...-

-Volevo dirti una cosa.- Ron smanettava con foga, evidentemente agitato. -... e voglio dirtela ora, perché ho paura che domani mi sentirò troppo Ron, per farlo...-

Hermione lo guardava con un’aria spaesata. Si era appoggiata contro la porta, per aiutare le sue gambe- stranamente molli- a sostenerla.

-Ecco, Hermione...- Ron la guardò negli occhi e lei sentì le guance andare a fuoco. –Mi dispiace per quello che ti ho detto l’ultima volta che abbiamo litigato... Ho esagerato con le parole, perché ero arrabbiato... perché avevo capito quanto io riesca ad apparire stupido ai tuoi occhi... e... e... non lo sopporto. Passi che Harry mi veda così, che il mio capo lo faccia, che mia sorella mi consideri stupido... ma non riesco a reggere se anche tu...-

Hermione gli si era avvicinata e, con un dito sulle labbra, l’aveva fatto tacere. Era così vicina a Ron che lui poteva di nuovo scorgere quel filo di verdone scuro che colorava l’esterno della pupilla.

-Io non ti ho mai visto stupido, Ron.- gli tolse il dito dalle labbra, abbassando lo sguardo. –Magari distratto, ma non stupido.- gli fece un occhiolino che ebbe la forza di farlo arrossire. –Perché non lo sei, oggettivamente.-

Ron non rispose. Rimase lì fermo ad osservare Hermione ed il suo viso, così vicino. Il respiro gli si mozzò diverse volte in gola, ogni volta che lei muoveva la testa era una pugnalata.

-Hermione...- sussurrò con voce rauca. Alzò lentamente una mano per poi accarezzarle la guancia con trasporto.

"Ron? Ron?! RON?! Ma che fai? Non so se hai riconosciuto chi stai per baciare... E’ Hermione, Ron! La tua migliore amica, la bambina carina che ti faceva copiare i compiti, quella che non sei mai riuscito a sopportare più di tanto, quella di cui non riuscivi a fare a meno, lei, Hermione, ‘MIONE!"

Si chinò verso le labbra della ragazza che nel frattempo aveva socchiuso gli occhi.

"Ron, ascoltami, non puoi farlo!"

Le accarezzò con un pollice il labbro inferiore, leggermente più sporgente. Era così vellutato sotto le dita ed il suo alito sapeva di cioccolata alla menta...

"Perché non posso farlo?! Io lo voglio, lo voglio da una vita..."

Le si avvicinò maggiormente, sfiorando il naso di Hermione con il suo.

"Con lei, non si scherza, Ron. La testa la devi mettere a posto, per lei. Sei pronto a farlo?"

Si bloccò un attimo: Hermione era così bella in quel momento, così docile, così delicata, così sua...

"Sei pronto, Ron?!"

"Potrei"

"No, Ron, con Hermione non devono esistere condizionali."

"Ma..."

"Niente, ma, Ron. Rispondi!"

Il ragazzo si soffermò ancora a guardarla e la sentì quella paura attanagliargli lo stomaco.

"No, non lo sono..."

Appoggiò la fronte su quella di Hermione e sospirò.

-Non possiamo, ‘Mione...-

La bruna sentì una doccia di acqua fredda caderle addosso. Aprì di scatto gli occhi e si distaccò da lui, rossa in volto.

"Stupida, stupida, stupida tu che ti sei esposta!"

-Co...cosa?-

Ron fece un passo verso di lei, nel tentativo di riavvicinarla. Riavvertiva già la sensazione di incompletezza che, con Hermione tra le braccia, era finalmente riuscito a cancellare.

-Noi non possiamo fare questo?- ed indicò la situazione con un gesto esplicito delle mani.

Hermione aveva il cuore che le rimbombava nelle orecchie, eppure cercava di darsi un contegno.

-Questo cosa, Ron? Io non stavo facendo nulla...-

Ron la guardò stupefatto e si sentì, come se potesse essere possibile, ancora più stupido del solito.

Il moto di rabbia che gli nacque dal cuore, fu naturale.

-Tu ed io non ci stavamo per baciare?- le sbottò, con una faccia innervosita.

Hermione avvertì il colpo ma si controllò. –No.-

Ron provò la voglia di schiaffeggiarla. –Quindi, io stavo per baciare il muro?-

-Non lo chiedere a me.-

-E a chi lo dovrei chiedere, visto che eri tu quella che stavo per baciare...-

Hermione rimase in silenzio per un attimo. Distolse lo sguardo un paio di secondi, poi riportò i suoi occhi scuri su di lui.

-Per baciarsi bisogna essere in due.- e non aggiunse altro. Lo guardò ancora un po’, poi si voltò di scatto, riprendendo ad aprire la porta di casa.

-BENE!- esclamò Ron, le braccia allargate verso il cielo. –Grazie a Dio, non abbiamo fatto qualcosa che nessuno dei due voleva...-

Hermione sentiva il cuore così pesante, così gonfio di delusione, di lacrime, di...di...

Le mani le tremavano e riuscì solo dopo un po’- e non con poca difficoltà- ad aprire la porta.

-Già, Ron, hai ragione...- entrò in casa, afferrando saldamente la maniglia. –Ora, però, mi sento io la stupida...- e, senza dare il tempo al ragazzo di ribattere, gli aveva già chiuso la porta in faccia.

 

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Quando Ron rientrò a casa, aveva un diavolo per capello. Sbatté la porta d’entrata, buttando con stizza le chiavi sul tavolo. Arrivò vicino al frigorifero e rimase in contemplazione della sua superficie lucida per un po’.

Non riusciva a non pensare agli eventi di quella sera, a come era possibile passare da momenti dannatamente piacevoli ad altri e a come il suo umore dipendesse sempre e solo dal comportamento di un’unica persona: Hermione.

"Sei uno stupido, Ron".

Si passò una mano tra i capelli frustrato. "Lei appartiene ad un’altra dimensione. E’ una donna che potrai solo desiderare e mai avere. Guardare ma non toccare, è un mantra che devi imparare."

Meravigliandosi che il suo cuore battesse ancora forte- non era facile togliersi dalla testa il sapore delle labbra di Hermione-, si avviò verso la camera da letto, deciso a porre fine con una bella dormita a quella serata.

Lungo il tragitto si tolse il giubbotto e poi il maglione pesante, gettandoli alla rinfusa sul divano e sul pavimento. Si slacciò la cintura sfilandosela dai pantaloni.

Quando accese la luce della sua stanza- stranamente ordinata- era vestito dalla maglia intima e dai jeans.

-Non pensavo di trovarti già mezzo nudo.- una voce femminile conosciuta, gli fece alzare lo sguardo verso il letto.

Sally era sdraiata tra le lenzuola, circondata da alcuni petali di rose rosse che risaltavano poco sul colore della coperta. Indossava un completino intimo che avrebbe fatto girare la testa ad ogni uomo.

Anche Ron, ne fu attratto. Le sorrise brevemente, in quel modo tutto suo e del tutto mozzafiato.

-Ti va di farmi compagnia?- gli chiese, gattonando verso la punta del letto più vicina a Ron.

E non occorse altro. In un attimo, le labbra del ragazzo furono incollate a quelle di Sally in un bacio vorace e desideroso –certo, non di Sally, ma questo lei non poteva saperlo-di cancellare quel sapore dannatamente buono dalla bocca, rimpiazzandolo con un altro.

"Stupida, stupida, Hermione"

Di nuovo la sua attenzione fu catturata dai capelli biondi e vellutati della sua fidanzata. Formavano una raggiera sul cuscino scarlatto. Certo, l’effetto era incantevole, ma non perfetto. Eppure, Ron, sapeva che doveva farselo bastare.

La perfezione non si può raggiungere.

"Stupida, stupida Hermione"

 

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Hermione era davanti alla porta d’ingresso dell’abitazione di Ron. Era lì da un paio di minuti, indecisa sul da farsi. Si tormentava le dita sottili, andando su e giù per il pianerottolo.

"Perché sei venuta qui?"

Si passò assente una mano tra i boccoli scuri, ravvivandoli. Non aveva chiaro nemmeno lei il motivo che l’aveva spinta ad uscire di casa così velocemente quella mattina. Non era esattamente intenzionata a chiedere scusa a Ron, però, voleva comunque parlargli, voleva seguire il consiglio di Harry.

Si morse le labbra carnose e si posizionò- non con poca difficoltà- di fronte al campanello. Squadrò per un po’ la porta di legno scuro e sospirò.

"Avanti, Hermione, dimostra a tutti che hai le palle! Suona quel dannato campanello!"

Con il dito indice che le tremava, si avvicinò con titubanza al pulsante in ottone e, prima che altre pare mentali la fermassero, chiuse gli occhi e pressò.

Il classico suono allegro -dlin dlon- riecheggiò per le pareti dello stabile. Ci fu un breve silenzio a seguirlo, poi la voce di Ron gridò qualcosa e la porta si aprì.

Hermione rimase senza parole, di sale: Sally, la ragazza di Ron, era appoggiata allo stipite della porta, bellissima –anche in prima mattina- vestita solo da un maglione di Ron -lo stesso della sera passata- che le arrivava appena sulle cosce.

Senza essersi mai davvero conosciute, Hermione e Sally, si erano risultate antipatiche, a pelle.

L’una perché le era stato rubato quello che era suo e l’altra perché vedeva continuamente il suo uomo morire per un solo sorriso di Hermione.

-Hermione...- la richiamò la bionda con il suo tono di voce più dolce.

Hermione aveva il viso arrossato -come se qualcuno l’avesse schiaffeggiata- e gli occhi le si erano quasi riempiti di lacrime.

"Perché sei venuta qui?"

Avrebbe voluto scappare, scomparire, flagellarsi da sola anziché vedere quel sorriso compiaciuto adornare le labbra di Sally. Indietreggiò di qualche passo, sentendo le sue guance andare al fuoco.

-Amore, chi è?-

"Amore?"

Quella parolina fu come una pugnalata nello stomaco.

Hermione si trattenne a stento dal vomitare. Sentiva tutto il suo corpo sottosopra ed anche il suo cervello difficoltava a mettersi in moto.

-E’ Hermione, la tua amica...-

Calò un silenzio terribile e nessuno sembrò nemmeno riuscire a respirare.

Hermione era ferma, pietrificata da quel silenzio. Forse avrebbe dovuto dileguarsi fino a quando era ancora in tempo per farlo. Non ci riuscì, però.

Ron si era caracollato fuori dal bagno, indossando alla meno peggio i jeans e la camicia, entrambi sbottonati.

-Hermione!- esclamò quando la vide sulla soglia del suo appartamento.

Il cuore iniziò a battergli così forte.

Per tutta risposta la ragazza gli urlò contro. –MI FAI SCHIFO!- Girò sui tacchi ed iniziò a correre via. Fece, senza fermarsi nemmeno a prendere fiato, i 3 piani di scale che la separavano dall’uscita. Non si era persino accorta che dietro Ron la tallonava.

Quando finalmente Hermione arrivò al portone, le guance erano completamente bagnate dalle lacrime. Si fermò un attimo per asciugarsele, dando il tempo-senza saperlo- a Ron di riguadagnare il distacco.

-HERMIONE!- gridò il ragazzo, raggiungendola.

Hermione sobbalzò ed aprì la porta, nel tentativo di fuggire, ma Ron le aveva già bloccato il polso, costringendola a fermarsi.

-CHE VUOI?!- sbraitò voltandosi a guardarlo. Dai suoi occhi color cioccolato continuavano a sgorgare lacrime amare. –CHE DIAVOLO VUOI, RON?!-

Ron rimase un momento intimorito da quella reazione. Sentì il peso di quelle lacrime sul suo cuore, sul suo respiro.

-Volevo spiegarti...- i loro corpi erano così vicini che Ron poteva avvertire il profumo dello shampoo di Hermione. –Volevo...-

Hermione liberò il suo polso dalla presa del ragazzo. Lo guardò negli occhi e sentì la voglia di prendere a schiaffi Sally. –Tu non mi devi alcuna spiegazione!-

Ron si rabbuiò. –Andiamo, Hermione. Sai che non è così!-

-Ah, sì?!-

-Sì!- Ron aveva alzato il tono della sua voce. Odiava quando Hermione faceva finta di non capire.

-E vediamo, Ronald, quale spiegazione mi dovresti?-

Ron boccheggiò, in cerca di qualcosa. La guardò in viso e non si sentì mai più cattivo.

Hermione era stravolta e non le aveva, in nessun momento, visto quello sguardo così triste.

-Vuoi darmi una spiegazione sul perché sei andato a letto con la tua ragazza o sul perché ieri sera mi hai quasi baciato?-

-Io...- Ron iniziò, cercando di farle capire quello che gli passava per la testa.

Hermione, però, lo interruppe di nuovo.

-Ron, non voglio spiegazioni. Adesso mi è tutto chiaro. So che per te non sono niente, e va benissimo.- la rabbia nella voce della ragazza era vibrante. –Ti chiedo, solo un favore. Non cercarmi più né come amica né come qualsiasi cosa io sia per te.-

-Ma...-

Hermione gli intimò il silenzio con uno sguardo arrabbiato ed una mano. –Se per te io non sono niente....- lo fissò negli occhi, erano blue intensi e tempestosi come adorava che fossero. –Tu per me sei molto...-

E, senza dargli nemmeno il tempo di ribattere era già uscita in strada, smaterializzandosi.

-Hermione...-

to be continued....

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E sì... e sì...

Ecco la prima parte di Red Passion... Questo è il mio primo regalino di queste feste. Nei prossimi giorni arriverà l'altra parte. Spero vi piaccia^____^!

Ne approfitto per farvi gli auguri di Buon Natale.

Vi voglio tanto bene!

con affetto,

Angèle!

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Capitolo 2
*** 2 ***


RED PASSION

-Il destino è dietro l’angolo-

2 parte

 

Avviso:

I personaggi di questa storia appartengono tutti all’autrice J.K. Rowling. Io li ho utilizzati solamente per divertirmi e far divertire chi leggerà questo lavoro. I fatti narrati di seguito non sono mai avvenuti nella saga di Harry Potter.

Questo racconto è stato scritto con nessuna intenzione di lucro, quindi, si ritiene che nessun diritto di copyright sia stato violato.

Buona lettura

Angèle

 

 

L’aria natalizia era diventata ancora più gioiosa con l’inoltrarsi del mese di Dicembre.

Le poche vetrine ancora non addobbate erano drasticamente scomparse.

La città e i suoi negozi erano uno sfarfallio di colori e di luci.

Ron fissava dalla finestra del suo ufficio un’insegna particolarmente ammiccante. L’aveva guardata così a lungo che sarebbe stato in grado di riprodurla su carta in maniera perfetta, ma, in realtà, non ne aveva assimilato nessun particolare.

La sua mente era troppo impegnata a rincorrere altri pensieri, a porsi domande che non avrebbero mai avuto risposta, in altre parole, Ronald Weasley stava riflettendo.

Harry alzò lo sguardo un paio di volte su di lui ma mai gli aveva rivolto un’occhiata. Era un’immagine sconvolgente, Ron di solito era abbastanza attivo.

-Ron?- Harry lo stava fissando da un po’, l’espressione sconcertata sul volto. –Ma che diavolo ti prende?-

Ron spostò i suoi occhi dalla finestra a lui. Sicuramente doveva aver valutato Harry come soggetto troppo poco interessante, perché subito dopo aveva ripreso a fissare l’insegna sul palazzo di fronte.

Il ragazzo bruno aveva sbuffato, irritato.

-Si può sapere cos’hai? Sembra ti sia passato addosso un treno...-

Ron non modificò la sua espressione stralunata e continuò a non rispondergli.

Harry sospirò afflitto e scosse il capo. –Se nemmeno Hermione riesce a capire cos’hai... allora, è inutile che mi sforzi io.-

Il rosso si era rizzato sulla sedia a quelle parole e aveva finalmente iniziato a dedicare attenzione all’amico. Poggiò un mano sul tavolo con un tonfo.

-Hai sentito Hermione?-

Harry era sobbalzato. Aveva guardato Ron come se fosse impazzito e con un’aria poco convinta aveva annuito.

-Certo, io mi sento con lei tutti i giorni. Perché?-

Ron era arrossito preso in flagrante. –Beh, perché non la sento da un po’...-

"E perché non faccio altro che pensare a lei e alle sue parole" .

Harry non sembrava sorpreso.

Hermione doveva avergli accennato qualcosa della loro situazione.

-Sì, mi ha detto che vi siete chiariti più o meno.- Harry aveva una grande capacità di far sembrare le frasi casuali.

-Più o meno?- Ron inarcò un sopraciglio. –Che significa?-

-Significa che lei ti ha parlato con chiarezza. Tu, però, non lo hai fatto.-

Ron si sentì offeso da tanta... verità. Distolse lo sguardo dal suo migliore amico e disse. –Tu non sai...-

-Io so tutto, Ron. Più di quanto sappiate tu ed Hermione. Io vi vedo dall’esterno ed ho una visione perfetta della situazione.-

Ron sbuffò. –Sì, certo.-

Harry incrociò le braccia sul petto, indispettito. –Non tutti sono ciechi come te, Weasley!- puntò un dito sulla sua scrivania. –Tutti abbiamo visto come guardi Hermione; come ti comporti quando lei è nei paraggi; che umore hai quando lei è gentile con te. Pensi di essere circondato da idioti?-

Ron aprì e richiuse la bocca un paio di volte. –Non guardo Hermione in nessun modo particolare io!-

-No?-

-No.-

-Di che colore ha gli occhi Sally?- la domanda di Harry arrivò a bruciapelo.

Ron rimase interdetto. –Cosa diavolo centra?!-

-Rispondi.-

-Mi sembra...- Ron rimase di stucco. Non ricordava con esattezza di che colore avesse gli occhi la sua ragazza. Si sentì imbarazzato e si portò una mano dietro la nuca. Com’era possibile che non lo ricordasse. Guardava così superficialmente Sally da non riuscire a memorizzare nulla di lei? –Mi sembra... azzurri.-

-Ti sembra?-

-Sì, non ne sono sicuro. Ma che centra, mica è obbligatorio ricordare il colore degli occhi della propria fidanzata...-

-Hermione di che colore ce li ha?-

Ron arrossì, tremendamente. Non appena Harry l’aveva nominata, gli erano apparsi bellissimi gli occhi di Hermione. Ricordava ogni particolare, ogni sfumatura, tutto: il taglio regolare e grande, le sopraciglia scure e curate, quel pizzico di verde attorno alla pupilla e quelle pagliuzze dorate che le si accendevano quando il sole brillava nel cielo.

Harry notò la sua espressione e sorrise. –Visto? E’ piuttosto normale ricordare il colore degli occhi della propria ragazza.-

Ron aveva annuito meccanicamente, senza rifletterci. -...-

-Stronzo.-

Harry aveva sorriso, senza pensare all’epiteto con cui l’aveva indicato Ron. –Quando vuoi, amico.-

-Rimane il fatto che non sono innamorato di lei. Mi sarò preso una cotta. Capita?-

-Una cotta di 12 anni?-

-Non dire cazzate.-

-D’accordo.-

Ron aveva ripreso a guardare fuori, assorto di nuovo nei suoi pensieri.

-Comunque, Hermione torna a casa sua per Natale.- Harry aveva ripreso a scartabellare. –A quanto pare i suoi parenti le hanno organizzato una festicciola per conoscere qualcuno, un certo Mark.-

Ron si era irrigidito sulla sedia. –Mark?-

-Sì, un suo amico d’infanzia. E’ un medico babbano: ha la nostra età e dalla foto che mi ha mostrato non è malaccio. Potrebbe andare per lei, no?-

-NO!- Ron aveva battuto una mano sul tavolo. –E’ un babbano! Non sai quanti problemi dovrà affrontare Hermione...- cercò subito una giustificazione.

Harry sorrise. –Sì, lo dice anche lei.- continuò a scartabellare indifferente. -...e per questo, che mi aveva chiesto di accompagnarla a casa sua il giorno di Natale, fingendomi il suo fidanzato.-

Ron si era visibilmente rilassato a quella notizia. –Davvero? Bene.-

-Ma io non posso andarci.-

Harry vide il cuore di Ron raggiungere di nuovo il pavimento sotto i suoi piedi con un tonfo.

-Perché?!-

-Tua madre. Mi ha invitato a casa tua per Natale, ha detto che non posso mancare e che se la sarebbe presa, se non avessi accettato... Sai, com’è tua madre.-

"Terribilmente insistente!"

-Già.-

-Povera, Hermione! Le toccherà partire il 23 Dicembre dalla stazione di King’s Kross, binario 10, alle ore 16,00 sola, soletta... per di più con la prospettiva di passare un Natale a stretto contatto con quel Mark...Sono sicuro le si appiccicherà. Hermione è così carina in quest’ultimo periodo, non può non piacergli.-

-Già.- Ron si era rabbuiato.

Harry era rimasto in silenzio nel tentativo di non ridere. Infilò senza ordine alcune carte in una cartella e si alzò. –Beh, io vado...- si avvicinò alla scrivania di Ron e gli lasciò un biglietto del treno. –Puoi restituirlo a Ginny, ricordandole di darlo ad Hermione, senza dimenticare di ripeterle che la carrozza è la numero 7?-

Ron afferrò il biglietto ed annuì. –Sì, nessun problema.-

-Ok, grazie, Ron. Ci vediamo domani.- e senza aggiungere altro, lasciò la stanza cercando di soffocare in un colpo di tosse la risatina che gli nacque dal cuore.

 

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Hermione tirò con uno sbuffo la sua valigia sul treno.

La stazione di King’s Cross già affollatissima nei giorni feriali era praticamente impraticabile in quel momento dell’antivigilia natalizia.

Il chiacchiericcio, il fischio dei treni, la voce dell’alto parlante e tutte quelle persone infagottate e pressate in quegli spazi erano riusciti a distrarre Hermione dai suoi pensieri.

Guardò un momento fuori dal finestrino del suo scompartimento e fu felice di trovarsi al caldo.

Fuori, tra le vie di Londra, spirava un vento gelido ed alcuni fiocchi di neve erano caduti imbiancando timidamente i tetti delle case del centro della città.

Hermione si tolse con un gesto rapido della mano il cappotto e la sciarpa, appoggiandoli ordinatamente sul sedile al suo fianco. Amava viaggiare in treno; era un momento di calma totale durante il quale avrebbe potuto lasciarsi andare ai ricordi, quelli più belli, stranamente sempre legati ad uno sbuffo di un treno a vapore.

Controllò l’orologio enorme appeso sul lato destro della stazione e sospirò. Mancavano pochi minuti alle 4 ed alla sua partenza.

Fu distratta da una risatina proveniente dal corridoio e dal passaggio di un gruppo di ragazzini festanti alla ricerca del proprio scompartimento.

Sorrise.

"Cambiano i tempi, cambiano le generazioni, ma in fondo tutto rimane uguale..."

Si ravvivò i capelli ricci con una mano. Le ciocche scure le cadevano con disordine sulle spalle e sul maglione di lana intrecciata bianco latte; il collo alto e leggermente largo le arrivava quasi sotto il mento.

Si domandava come mai con tutta quell’affluenza alla stazione il suo scompartimento continuasse a restare vuoto e, quando il treno si mosse allo scoccare delle 4, si sentì un po’ inquieta al pensiero di affrontare il viaggio completamente sola.

-Ha bisogno di compagnia?-

Quella voce, quella intensa, profonda e stramaledettamente bella voce le arrivò alle orecchie, facendola rabbrividire.

Sentì le guance andare a fuoco e la gola farsi secca. Si voltò lentamente verso l’entrata dello scompartimento e lo vide.

Ron era in piedi, perfettamente in equilibrio nonostante il movimento del treno, il bavero della camicia scura gli sfiorava il collo ed i suoi capelli non esageratamente corti erano pettinati all’indietro -come li sistemava di solito per le grandi occasioni- facendo sì che alcune ciocche più lunghe alla base della nuca si appoggiassero sulla stoffa scura, creando un contrasto netto con il rosso della capigliatura.

Hermione distolse lo sguardo, tentando di controllare il rossore che si era accomodato sulle sue guance.

-Non voglio la tua compagnia.-

-Sei ancora arrabbiata?- Ron le si era avvicinato e, sedendosi nel posto di fronte, si sporse verso di lei. Il profumo speziato e fruttoso di Hermione gli aveva pizzicato il naso, facendolo sorridere.

-Io non sono arrabbiata con te. Solo non voglio vederti.- la ragazza si era voltata di scatto, ritrovandosi a pochi centimetri di distanza da lui, dal suo odore, dai suoi occhi, dal suo respiro. Era rimasta ferma ad osservarlo, incapace di fare altro.

Ron teneva i suoi occhi fissi su quelli di lei, dando vita ad una lotta di sensazioni nell’animo di entrambi.

-Perché?-

Hermione era così rossa ed agitata che per rispondergli dovette ritornare a guardare fuori dal finestrino il paesaggio che correva veloce sullo sfondo.

Stavano lasciando velocemente Londra, inoltrandosi sempre più nella campagna.

-Perché quando sto con te soffro-. Si strinse nelle spalle. –E sono stanca di farlo.-

Ron rimase colpito da quelle parole così forti, così sentite e dannatamente vere.

Hermione era stata così seria nel pronunciarle che gli aveva messo tristezza addosso.

-Mi dispiace.-

-No, Ron, non farlo, non voglio la tua pietà, non voglio alcun tipo di sentimento da te, né amicizia, né...- e non riuscì a finire la frase. Le parole le erano morte sulle labbra.

Ron, infatti, senza averle dato il tempo di reagire, l’aveva attratta a sé e l’aveva abbracciata stretta, sprofondando il naso tra i suoi boccoli e respirando a pieno quel profumo incredibile.

-Hermione...- La sentì rigida tra le sue braccia, pietrificata. La strinse ancora un po’. –Io ho bisogno di te.-

"Ron..."

Hermione represse nella gola un singulto.

Non doveva andare così. Non doveva finire a quel modo.

Gli passò una mano sulla schiena, fino ad arrivare sul collo e lo accarezzò.

Il cuore carico di tristezza e la voglia matta di respingerlo, di fuggire, di nascondersi in un posto in cui nessuno l’avrebbe più trovata.

Ma perché era lì? Perché non riusciva a capire che doveva lasciarla libera?

-Hai bisogno di me come di Sally?-

Ron sentì il sangue gelarsi a quella domanda. Perché tutti parlavano di Sally quando, alcune volte, era una delle ultime persone a cui pensava. Certo, era la sua ragazza, ma nulla di più. Con lei non possedeva quel legame speciale che sapeva benissimo di avere, invece, con Hermione.

Si distaccò da lei con riluttanza. Era così confuso, così spaesato, così imbarazzato. Nessuna donna lo faceva sentire a quel modo.

-Che centra adesso Sally? Ma perché tutti la tirate in ballo?-

Hermione controllò con un grande risultato la sua voce. Riuscì a non farla tremolare, incerta.

-Beh, perché credo che sia la persona più importante per te, Ron. E’ la tua ragazza, no?-

-Sì, ma allora? Cosa vuol dire?! Ci sono tremila persone più importanti di lei nella mia vita...-

Hermione si sentì stranamente dispiaciuta per Sally.

Ron, spesso, senza rendersene conto sapeva essere crudele. Forse perché era schietto e sincero; non temeva di dire la verità alla gente.

-Non sei carino a dire questo.-

Ron si strinse nelle spalle, annuendo. –Lo so. Ma è la verità e Sally lo sa benissimo.-

Nessuno dei due aprì bocca per un periodo di tempo indeterminato. Rimasero a fissare con ostinazione soggetti diversi: Hermione, il paesaggio che correva fuori il finestrino e Ron, il profilo regolare della ragazza.

-Perché hai bisogno di me, Ron?- Hermione gli aveva rivolto lo sguardo, finalmente. Gli occhi scuri indagarono il volto di Ron, soppesando ogni suo movimento facciale. –Dammi una sola, buona spiegazione per cui io dovrei continuare ad esserti amica, nonostante i miei...- e sentì un brivido percorrerle la schiena. -... sentimenti per te. Dammi questa ragione, Ron, ti prego. Un buon motivo che mi aiuti a sopportare il dolore...-

Ron rimase in silenzio, cercando un motivo. Era così difficile trovarne uno che non suonasse compromettente. –Io...-boccheggiò. –Io... non lo so.-

Hermione sentì di nuovo un pugno nello stomaco. Sospirò e socchiuse gli occhi, cercando di non sentirsi male. Si alzò in piedi, barcollando appena.

-Lo sapevo.- la sua voce vibrava di rabbia, ancora una volta. –Non riesci ad esprimere un solo dannato sentimento. Sai, Ron, credevo che la sfortunata tra i due fossi io. Mi sa che mi sbagliavo. Sei tu quello messo peggio.-

Raccolse le sue cose e, senza aspettare oltre, si dileguò.

Ron rimase seduto, a fissare il posto vuoto, prima occupato da Hermione. Come poteva essere stato così deficiente? Si passò una mano tra i capelli e sospirò.

-Ho bisogno di te perché ti amo, Hermione.-

Nessuno era più lì per poterlo ascoltare.

 

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Hermione arrivò a casa sua, quella sera, con un pessimo umore.

In quell’ ultimo periodo, le capitava, spesso.

Tutto per colpa di Ron.

Ogni volta che si ricordava del suo migliore amico –sempre- le farfalle nello stomaco si agitavano, procurandole un leggero dolore.

Hermione non aveva di certo sognato così la sua "dichiarazione" a Ron. Aveva sempre immaginato che, prima o poi, lui si sarebbe accorto di quello che lei provava, avrebbe confessato il suo amore e tutto si sarebbe risolto con un bel bacio appassionato. Questo, però, non era successo e la situazione era andata man mano peggiorando.

Beh, a dire il vero, il bacio c’era stato e la dichiarazione pure, ma erano avvenimenti totalmente sballati: il primo era stato dato per "tradizione" e la seconda era stata fatta non da Ron, ma da Hermione.

Ron si era limitato solo a rovinare sempre di più il loro rapporto con la sua poca chiarezza.

-Oh, Hermione!-

"Evviva..."

Lily, sua cugina, le aveva aperto la porta con un falsissimo sorriso. L’aveva strattonata in casa, trascinando lei e la sua borsa nel soggiorno, dove, mezza famiglia Granger era riunita per la cena prenatalizia. Non le aveva nemmeno dato il tempo di rassettarsi un attimo i capelli, rendendo talmente evidente il contrasto tra l’ordinata chioma liscia e bionda di Lily e la sua.

Così, quando Hermione salutò tutti con un "ciao" molto allargato, la maggior parte dei parenti si limitò ad osservare i suoi riccioli ribelli sparati un po’ ovunque.

"Ben tornata a casa, Hermione."

La signora Granger le si fece incontro per abbracciarla.

-Bambina...-

Hermione si sentì stringere e, per un momento, fu felice di essere a casa.

-Mamma...-

-Come stai?- la signora Granger assomigliava molto ad Hermione.

Avevano entrambe gli occhi scuri, le labbra pronunciate, il fisico slanciato e dei bei ricci morbidi. Se, però, la ragazza li lasciava liberi, la signora Granger li costringeva in elaborate ed eleganti acconciature.

Hermione non riuscì nemmeno a rispondere alla domanda che sua zia Mary richiamò "Sissi" – la signora Granger- in cucina.

-Perdonami, tesoro...- la donna si strinse nelle spalle. –Tua zia ed io stiamo cucinando il tacchino tutto da sole...- si entusiasmò di questa loro impresa e, dopo aver baciato brevemente una guancia della figlia, si allontanò.

Hermione rimase sola, a disagio, in casa sua. Cercò con lo sguardo il volto di suo padre tra quei parenti, ma non c’era.

Doveva essere ancora a lavoro.

Sospirò, grattandosi un attimo la testa, felice, in fondo, di non attirare in maniera eccessiva l’attenzione di tutte quelle persone che, dopo due rapide occhiate, avevano ripreso a chiacchierare tra di loro.

-Ti aspettavano tutti...- Lily le si era avvicinata, nuovamente, mentre lei si stava per dirige in camera sua.

"A me non sembra..."

-Sono curiosi di conoscere Ronald.-

 

Hermione si voltò di scatto verso Lily. –Cosa?-

La cugina sorrise. –Pensavi di farci una sorpresa? Il tuo amico Harry, ha chiamato tua madre che poi ha chiamato zia Annette che poi ha chiamato mia madre...-

Hermione aveva già mal di testa, non seguiva con molta attenzione il discorso di Lily. –Sì, ma cosa centra Ronald?-

La ragazza bionda aveva iniziato una lunga conversazione sul nuovo taglio di capelli di zia Annette, facendo diventare il suo racconto un poema.

Hermione odiava, quando si perdeva in chiacchiere che lei considerava davvero poco interessanti.

-Beh, tua madre era preoccupata che avresti affrontato il viaggio da sola...-

"Manco mi trovassi a New York"

-Così, il tuo amico Harry l’ha rassicurata, dicendole che ti avrebbe accompagnato Ron.-

"Ah, sì? Harry tu sei un uomo morto."

-Capisco.- Hermione era così impegnata a massaggiarsi la testa che non si era resa conto che i suoi parenti l’avevano circondata, quando avevano captato il nome del suo presunto fidanzato, iniziando a chiederle di Ron.

-E’ un medico?-

-E’ alto?-

-E’ biondo?-

-Ha un cognome strano...-

-Ma perché non è qui?-

-Non è venuto?-

Hermione si sentì sopraffatta. All’improvviso, tutti quei Grangers, di cui avrebbe volentieri fatto a meno, le si erano catapultati addosso, desiderosi di sapere qualcosa della sua vita che, in realtà, avevano sempre considerato così poco interessante.

-Ecco...-

Sentiva le guance bruciare e lo stomaco saltare ad ogni domanda a cui lei non avrebbe mai voluto rispondere.

Ma perché il destino si era accanito contro di lei?

"Perché tu, dannazione, non lo segui!"

Erano tutti così presi dalla discussione che nessuno aveva sentito il campanello o la porta che si apriva o i passi di qualcuno che entrava.

Solo quando un imponente ragazzo dalla fulva capigliatura li salutò con un sorrisetto tutto Weasley, calò il silenzio.

-Salve sono Ronald Weasley. Scusate se sono entrato, ma la porta era aperta...- c’erano così tante persone che attorniavano Hermione che lui non riuscì a vederla. –I Grangers abitano qui?-

Ancora silenzio e poi qualcuno disse.

-E’ lui!-

-E’ il ragazzo di Hermione...-

Ron si guardò un attimo intorno e, prima che potesse capire, i Grangers l’avevano già sommerso.

 

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Quando Ron rispose all’ultima domanda di una zia acquisita di Hermione, l’esperimento culinario della signora Granger era ormai pronto e tutti gli ospiti si erano già accomodati a tavola.

Hermione era appoggiata contro uno stipite della porta, appena nascosto dietro l’enorme albero di Natale. Spiava Ron che con modi goffi cercava di districarsi dalla pioggia di curiosità.

"E’ così tenero quando si gratta la nuca."

Arrossì violentemente ai suoi pensieri e scosse la testa bruscamente, cercando in vano di cacciarli via.

Non era facile stare lì, come faceva lui, con naturalezza, ad aiutare un’amica complicata come lei.

"Forse dovrei rassegnarmi. Accettare la sua amicizia…"

Le immagini di Sally, del loro bacio e le spiacevoli sensazioni che aveva provato, però, le fecero storcere il naso e negare con la testa. Non poteva accettare la sua amicizia, continuare il loro rapporto come se nulla fosse; sapeva avrebbe sofferto come non mai ed era stanca di farlo.

"Devo allontanarlo. Solo così sarò felice"

La Signora Granger le passò accanto. Lanciò una rapida occhiata al ragazzo che rapiva completamente l’attenzione di Hermione e le circondò la vita con un braccio.

-E’ cresciuto bene il tuo amico…-

Hermione era sobbalzata. Si voltò di scatto verso la mamma rossa in volto. –Sì…-

La donna quasi ridacchiò, leggendo nell’atteggiamento impacciato il disagio di sua figlia: Hermione era sempre stata così. Ogni volta che qualcosa le interessava davvero, diventava goffa.

-Da quanto state assieme?-

Il cuore di Hermione arrivò in gola.

Un conto era vedere mentire Ron per lei, un altro era farlo in prima persona con sua madre.

Ingoiò a vuoto un bel boccone di aria e sorrise, cercando di controllarsi.

-Da non molto…-

La signora Granger annuì. –Ecco, perché non me ne hai parlato nella tua ultima lettera? Che poi non continuo a capire perché tu preferisca inviarmi quel vecchio gufo, invece di telefonarmi…-

Hermione aveva sorriso, sentendo un nastro sottilissimo serrarle la gola. Annuì alla domanda della donna e distolse subito dopo lo sguardo da lei.

Che brutta sensazione era mentirle!

La signora Granger continuò per un breve tempo il suo monologo sulla difficoltà di sfilare la lettera dalla "zampa di quel gufaccio", poi, dopo aver sospirato diede un bacio ad Hermione.

-Comunque, papà sarà qui a momenti. Così, ci mettiamo a tavola. Spero non ti dispiaccia che venga anche Mark.-

Hermione si era bloccata. Guardò fissa negli occhi sua madre.

-Ma…-

-Non mi hai avvisato ed io non ho potuto disdire il suo invito…-

Hermione rimase senza parole, annuendo semplicemente. –Sì, mamma. Scusa, è stata colpa mia.-

La signora Granger sorrise. –Non preoccuparti, bambina. Mark è simpatico, ti piacerà comunque.- Fissò brevemente la ragazza, poi, senza aggiungere altro, si diresse al piano di sopra, canticchiando un’allegra canzone natalizia.

Ron -che nel frattempo era rimasto solo seduto nella poltrona del salotto- si guardava attorno.

Le luci dell’albero di Natale gli coloravano con bagliori i capelli sulla nuca, il fuoco nel camino gli faceva compagnia con il suo crepitio allegro.

-Dovrai rimanere per molto lì o nei prossimi 10 minuti verrai finalmente qui a sederti accanto a me?-

Hermione sentì un vuoto nello stomaco quando Ron la richiamò. Non credeva si fosse accorto della sua presenza.

-Dipende.-

Ron si voltò a guardarla.

Era difficile scorgerla, appoggiata allo stipite della porta dietro quel grande albero decorato.

-Da cosa?-

Hermione si strinse nelle spalle, facendo un passo nella stanza. Arrivò accanto all’abete e si fermò.

Ora, Ron, riusciva a vederla perfettamente. Diversamente da lui si era cambiata gli abiti, indossandone altri neri ed eleganti.

Ron rimase ad osservarla, le labbra leggermente socchiuse.

-Sei molto carina…- il ragazzo non era riuscito a fermarsi dal farle quel complimento.

Hermione si era subito sentita a disagio. Si tormentò le mani, distogliendo lo sguardo da lui.

Come poteva riuscire a completare un discorso se Ron continuava a fissarla in quel modo.

-Ron…-

-Scusa…-

-Perché sei venuto qui?-

Ron la guardava rapito, ancora. Non era facile nemmeno per lui: ragionare e comportarsi d’amico con il profumo di Hermione che gli s’insidiava nell’essere.

-Perché avevi bisogno di me. Io ci sono sempre per te.-

Hermione sentì il cuore trafitto da una pugnalata. Negò con la testa e rabbrividì.

-Io non voglio più che tu ci sia per me.-

Ron accusò il colpo. Si umettò le labbra, diventate un filo sottile sul suo viso. Annuì meccanicamente, senza slancio.

-Perché?-

-Perché non voglio più la tua amicizia. Merlino, Ron, non capisci che non voglio quello da te?!-

Ron si alzò dal divano con uno scatto di reni, raggiungendo Hermione accanto all’albero. –Non riesco a capire le cose che mi procurano dolore…-

Hermione aveva ridacchiato, fredda. –Inizia ad abituarti, Ron.-

-No, non voglio abituarmi…- le prese una mano e gliela accarezzò.

La pelle del dorso era morbida e fresca. –Io…-

Hermione lo stava fissando, rassegnata. Sapeva che Ron non le avrebbe comunque detto nulla d’interessante. Si sarebbe limitato a fare i capricci e a pretendere la sua amicizia nonostante tutto.

-Tu non sai cosa darei per poter stare con te, Hermione.-

Ron aveva bisbigliato qualcosa, forse a se stesso o forse alla pallina dell’albero di Natale che rifletteva il suo profilo regolare.

Hermione allargò gli occhi e la mano che Ron stringeva divenne un pezzo di ghiaccio.

Il cuore aveva smesso di pompare sangue agli arti, facendolo arrivare soltanto alle guance.

-Co… cosa?-

Ron distolse lo sguardo dal suo viso, concentrandosi sulle decorazioni della stanza. –Hermione… ma perché non capisci…-

-Perché tu non mi spieghi, Ron. Ecco.- le guance della bruna erano andate completamente a fuoco.

-Beh, non è facile spiegarsi, Hermione. Tu, poi, rendi tutto più difficile!-

-Io?!-

-Già, tu!-

Hermione sbuffò infastidita. Tolse bruscamente la mano da quelle di Ron e incrociò le braccia sul petto. –Ed in che modo, di grazia?-

-Mi affascini, m’irretisci, m’inibisci, mi zittisci…- le si era avvicinato così tanto e così velocemente che Hermione non era nemmeno riuscita ad accorgersene. Le aveva preso il viso tra le mani, poggiando la fronte contro la sua.

–M’incanti con queste labbra…- un sussurro roco di Ron ed Hermione aveva sentito il terreno mancarle sotto i piedi. –Che ho paura non potrò mai avere…-

Hermione socchiuse gli occhi, quasi in uno stato di beatitudine.

Un braccio di Ron era sceso dal suo viso alla vita, stringendola possessivamente, come se avesse paura potesse allontanarsi.

-Perché?- chiese la ragazza in un attimo in cui il respiro di Ron aveva smesso d’infrangersi sulla pelle delle sue guance.

Ron allentò d’istinto la presa ed Hermione riaprì di scatto gli occhi.

Si fissarono, trattenendo il respiro.

-Perché io non sono pronto per stare con te…-

Hermione si accigliò, indignata. –Cosa?-

Ron distolse di nuovo lo sguardo, senza risponderle. Non aveva il coraggio di guardarla negli occhi.

Hermione sentì il cuore accelerare il battito, rabbioso. Prese il mento del ragazzo tra l’indice ed il pollice e lo strattonò per fargli girare la testa verso di lei.

-Merlino, Ron! Guardami in faccia quando dici queste stronzate.-

Il ragazzo posò i suoi occhi tempestosi in quelli scuri e passionali di lei. –Non sono stronzate, Hermione. Tu meriti di meglio…-

Hermione fece uno strano rumore col naso, di nuovo. –Questa è tra le scuse più stupide che io abbia mai sentito... Non riesci ad essere sincero con me, nemmeno adesso?-

-Hermione, io sono sincero!- Ron era esasperato da quella situazione, si portò le mani tra i capelli, scotendo la testa. –Perché non mi credi?!-

-Perché credo tu voglia nasconderti dietro un dito, Ron.- Hermione aveva gli occhi arrossati. –Non riesci ad accettare la realtà delle cose: tu non ricambi quello che…- e s’interruppe per prendere fiato- e coraggio- . -…io provo per te, però, ti ostini a pretendere che io continui ad essere tua amica. Non capisci che non è possibile? Che non è giusto nei miei confronti.-

-Hermione, io non voglio perderti.- il cuore di Ron rimbombava nelle sue orecchie. Perché non poteva lasciarsi andare? Perché non poteva stare con l’unica persona che avrebbe sempre voluto accanto a sé?

"Perché, miseriaccia, Ron non sei pronto per stare con lei..."

"Ma non è vero…"

Hermione abbassò lo sguardo, stanca di ascoltare sempre le solite cose. Voleva di più, voleva essere lasciata in pace, voleva smettere di litigare con Ron in quel modo assurdo.

-Basta, Ron. Non voglio più sentire, niente di niente. Credimi sono stanca, non reggo più tutto questo.-

Ron cercò di ribattere. –Hermione mi devi ascoltare.-

-Per sentire quello che ho già sentito 3 volte. Ron, non sono stupida, ricordo quello che mi dici.- rimasero in silenzio, per un po’. –Ti ringrazio per essere venuto qui, per tutto quello che hai fatto per me, questa sera… però, ora non ce n’è più bisogno. Dirò a mia madre e a tutti che abbiamo litigato e che tu sei andato via.- Hermione si era stretta nelle spalle. –Quando tornerò a casa, noi non ci vedremo più e, per favore, questa volta rispetta il mio volere.-

La durezza con la quale Hermione aveva espresso il suo pensiero colpirono Ron più di quanto avrebbe mai pensato. Sentì le orecchie farsi rosse ed il cuore diventare un macigno terribile da sostenere. Annuì, questa volta con rabbia, alle parole della ragazza.

-D’accordo, Hermione. Se è questo che vuoi…-

-Sì, è questo.-

Ron la fissò e si morse le labbra. –Va bene.- Cercò il suo giaccone e la borsa ancora appoggiate accanto al divano con lo sguardo.

-La porta è di là.- Hermione gli indicò la direzione con il pollice della mano destra.

Ron afferrò con rabbia tutte le sue cose e, dopo aver guardato ancora Hermione, le disse con astio.

–Ah, Buon Natale.- lasciò così velocemente quella casa che a stento riuscì ad intravedere due uomini distinti scendere da un’ auto appena parcheggiata nel vialetto.

Hermione accanto all’albero di Natale rimase ferma a fissare una pallina lucida e a meravigliarsi di come le sue lacrime non si riflettessero bene.

 

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L’aria gelida della sera era particolarmente pungente su quella panchina della stazione, posta in una strettoia nella quale si convogliava il vento.

Ron era seduto a gambe incrociate, assorto nei suoi pensieri proprio lì. Attendeva l’espresso, l’ultimo treno della notte che l’avrebbe riportato a casa. Era così stanco che non aveva la forza di pensare, figuriamoci di smaterializzarsi. Contratto in una posa minacciosa, incuteva timore al sol guardare quello scorcio di viso tra il berretto di lana e la sciarpa.

La stazione non era affollata. C’erano giusto un paio di avventori che attendevano come lui il treno per Londra.

Erano appena passate le dieci ed il rintocco dell’orologio della piccola piazza adiacente alla piattaforma riecheggiava ancora nel silenzio della cittadina.

Ron fissava un punto indefinito dei binari, le mani infilate profondamente nelle tasche dei jeans, le gambe accavallate scompostamente, l’una sull’altra, a formare un 4. Non riusciva ancora a capacitarsi di quello che era successo, delle conseguenze che avrebbe portato.

Intontito dalla freddezza delle parole di Hermione, sentiva ancora il cuore come fosse un macigno sullo stomaco.

-Posso sedermi?- una voce maschile e profonda, richiamò la sua attenzione.

Ron alzò lo sguardo sull’uomo anziano e distinto che gli si era avvicinato. Non gli diede molta importanza, limitandosi ad annuire e a ritornare a fissare il vuoto.

-E’ una sera fredda, ma bella. Non trovi?-

Ron fu quasi infastidito da quella presenza. Continuò a non rivolgergli lo sguardo nel tentativo di dissuaderlo dal parlargli. Non aveva voglia di essere gentile. Quindi, si strinse nelle spalle, annuendo.

-Brutta serata, figliolo?-

Ron sbuffò. –Sinceramente non mi va di parlarne.-

-Male, Ron.-

Ron si voltò finalmente a guardarlo, scrutò il volto gentile ed affascinante dell’uomo. Aveva un non so che di famigliare. L’aveva già visto da qualche parte, eppure non ricordava dove.

-Come fa a sapere come mi chiamo?-

L’uomo sorrise, sotto la barba bianca curata. –E’ scritto sulla tua borsa…-

Ron inarcò un sopraciglio. Afferrò la sua valigia e la scrutò; non ricordava di averci mai scritto il suo nome. Vagò con lo sguardo sulla superficie verdone e poi ritrovò quella targhetta, ingiallita ormai dal tempo, dove Hermione, diversi anni prima, ci aveva scritto i suoi dati.

"Così, tornerà sempre."

-Bella grafia. E’ la tua?-

Ron non si era accorto di essere rimasto a fissare quel cartoncino giallognolo per un bel po’.

Rimise a terra la borsa e negò con la testa. –No, purtroppo non è mia.-

-Beh, è bella, comunque. Come lo sarà il suo proprietario.-

Ron aveva annuito, sentendo una profonda tristezza soffocarlo come una polvere, come un fumo irrespirabile.

-E’ di una mia amica e, sì, è una bella persona.-

-Una tua amica?- il signore barbuto aveva sorriso sornione.

-Beh, in realtà dovrei dire ex visto che sta sera mi ha esplicitamente detto di non voler più esserlo.-

-Oh, che sciocchezza. Nessuno riuscirebbe a non essere più amico di qualcuno da un giorno all’altro.-

Ron scosse la testa. –Oh, beh, non conosce Hermione. Lei riesce in tutto. E’ la classica persona che ottiene sempre ciò che vuole e lo fa, senza calpestare mai gli altri. E’ intelligente, più di chiunque altro. E’ bella dentro…- sorrise. –ma anche fuori… ed è… beh, è davvero unica…e… Purtroppo, se ha detto di non voler più essere mia amica, stia tranquillo che ci riuscirà. Mi taglierà fuori dalla sua vita ed io non potrò fare niente per evitarlo…-

-Beh, se hai fatto arrabbiare una persona così speciale, devi aver fatto davvero qualcosa di grave.-

Ron annuì. –Non sono stato sincero con lei quando era il momento, perché avevo paura. Sa, stare con Hermione significa mettere la testa a posto, significa crescere, significa stare con la propria anima gemella, significa… beh… stare con lei sarebbe troppo perfetto.-

-Capisco. Tu non ne sei innamorato.-

Ron s’indignò a quelle parole. –No, anzi! E’ proprio per questo che l’ho respinta… io… per me lei è tutto, tutto quello che voglio, tutto quello di cui ho bisogno. Tutto. Mi capisce?-

L’uomo sorrise. –Sinceramente no. Credo, però, dovresti ripensarci. Se davvero questa Hermione è tutto per te, non puoi lasciarla andare, non puoi farla soffrire così tanto. L’amore non è ragione, non è pensare, ma agire. Se ami quella ragazza, Ron, devi dare una possibilità alla vostra storia. Non devi avere paura di amarla, perché è la cosa più semplice del mondo.-

Ron ascoltò con attenzione e non poté fare a meno di sospirare sconfortato. –Il problema è che adesso anche volendo, non riuscirei a farmi capire da lei. E’ troppo arrabbiata con me e credo non voglia vedermi.-

-Io non ne sarei tanto sicuro, Ron. Devi provare.-

-Lei crede?- Ron sentiva il cuore fibrillare nel petto. Adesso aveva chiaro tutto.

-Credo.-

Ron rimase in silenzio, lo sguardo fisso sul treno che finalmente stava per raggiungere la stazione.

Il rumore stridulo dei freni lo fece rabbrividire.

-Credo anch’io.- e, prima che il treno si fermasse, era già corso fuori dalla stazione.

L’uomo rimasto sulla panchina sorrise e sospirò. –Ora, Ron ed Hermione, lasciate che il vostro destino si compia e non datemi più pensieri.-

 

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Hermione era seduta a tavola, circondata dai suoi parenti che mai come in quel momento considerava così estranei. Erano tutti immersi in conversazioni che riguardavano sempre terzi assenti o altri argomenti che mai lei sarebbe riuscita a trovare degni di nota.

Accanto a lei Mark continuava a ripeterle e a raccontarle sue esperienze ospedaliere. Era finalmente riuscito ad entrare come medico di primo intervento al "Pronto Soccorso".

"Fantastico…"

Mark oltre ad essere un bel ragazzo era anche molto noioso. Non faceva altro che parlare della sua professione e di quanto bello fosse riuscire a ricucire un taglio profondo sul sopraciglio di un bambino senza lasciargli cicatrici.

"Già…"

Sapeva che, in fondo, tutti stavano parlottando della fuga improvvisa di Ron e questo la distraeva ancora di più da quel discorso inutile che Mark aveva iniziato con lei.

"Vorrei tanto nascondermi."

Mentre si versava ancora un bicchiere di vino rosso, la domanda che tutti avrebbero voluto porre fin dall’inizio della cena e a cui Hermione non avrebbe mai voluto dare risposta, arrivò diretta e tagliente.

Zia Mary, la sorella di suo padre, aveva sorseggiato il suo punch alla frutta e, dopo aver individuato Hermione seduta dall’altra parte del tavolo, aveva detto:

-Ma Ron, il tuo fidanzato, dov’ è andato?-

Hermione alzò lo sguardo nello stesso istante in cui Lily, la figlia di Zia Mary, era scoppiata a ridere. La bruna aveva rivolto alla cugina un’occhiata velenosa, prima di concentrarsi sull’altra donna. Con un candore invidiabile, Hermione si era stretta nelle spalle, rispondendo.

-Ron è andato via. Abbiamo litigato.- vide Mark innervosirsi sulla sedia. –Ci siamo lasciati.-

-Di già?- zia Mary aveva quel suo modo così odioso di far sentire Hermione stupida. –Diciamo che ha resistito molto…-

Hermione era diventata rossa, sentiva gli occhi di tutti addosso e non riuscì a fare altro che tenere i suoi bassi, puntati sulle mani chiuse a pugno sul grembo.

-Mary non credo questi siano affari che ti riguardino.- la voce del padre di Hermione la fece sobbalzare. –Se Hermione e Ron si sono lasciati così, avevano le loro ragioni.-

La bruna aveva ringraziato con lo sguardo suo padre che le aveva risposto con un piccolo sorriso. Era sempre così.

Il signor Granger era l’unico che riusciva a comprenderla in pieno.

-Sempre che siano mai stati assieme…- la zia Mary perseverava nel suo atteggiamento acido. –A me non sembravano una coppia.-

-Appunto, Mary. A te non sembravano una coppia.-

La donna dai corti capelli castani s’irrigidì sulla sedia. –Se l’ho pensato io, l’hanno pensato tutti, George.-

Il padre di Hermione guardò la sorella negli occhi. –Smettila di infastidire mia figlia, Mary. Hermione sa quello che fa.-

-A me non sembra.-

-Beh, non devo darti conto di nulla, zia!- la bruna era intervenuta in quel dialogo, battendo un pugno sul tavolo.

Le stoviglie avevano vibrato con un suono allegro.

–Tu non sai niente di me, di quello che è la mia vita, delle difficoltà che ho dovuto affrontare.- guardò i suoi parenti velocemente. –Nessuno di voi sa niente di me!-

Zia Mary era rimasta in silenzio. Aveva guardato le guance di Hermione farsi rosse e poi perdere gradatamente colore.

Hermione era in attesa di una risposta, sfidando tutti con lo sguardo.

-Se non sappiamo niente di te, Hermione, è anche colpa tua. Sei così chiusa…-

Hermione sorrise con amarezza.- Ti stai sbagliando ancora una volta, zia.-

-Ah, sì?-

-Sì.-

Nessuno tra i nipoti aveva mai osato così tanto con zia Mary. Tutti sapevano quanto quest’ultima fosse intrattabile. Ogni volta che si rivolgeva a qualcuno era sempre per ferirlo. Era come un viscido serpente: mentre parlava circondava la povera vittima tra le sue spire, senza lasciargli via di fuga, e, al momento giusto, serrava la presa, stritolando il malcapitato.

Così, nel silenzio che era calato –tutti stavano addirittura trattenendo il respiro- il campanello della porta d’ingresso riecheggiò come fosse stato il suono di un’enorme campana.

-La porta…- sussurrò Lily.

La madre le fece un cenno con la testa e lei scattò verso il corridoio.

Hermione sentiva il suo cuore battere con regolarità nel petto. Non credeva di riuscire a controllare il suo nervosismo così bene. Litigare con Ron, in quell’ultimo periodo, le aveva fatto bene. Era stato un buon allenamento.

-Io non credo di essermi sbagliata…-

Hermione stava per risponderle ma la voce di Lily ed i passi concitati di qualcuno la zittirono.

"Ma chi diavolo è?"

Quando Ron entrò con veemenza nel loro salone –travolgendo quasi il povero albero di Natale- dieci paia di occhi si erano allargati per lo stupore.

Lily che era rimasta qualche passo indietro riuscì ad arrivare appena in tempo per dire:

-Hermione, Ron vuole parlarti.-

Ron si era fermato sulla soglia della porta, occupandola quasi completamente. Aveva combattuto contro se stesso per non arrossire e per concentrarsi su quello che doveva dire.

-L’ho visto, Lily…- riuscì a dire Hermione mentre il suo cuore aveva iniziato a martellarle il petto.

Zia Mary si era zittita, all’improvviso, Mark aveva lanciato un’occhiata alla signora Granger che al contrario stava contemplando con piacere lo sguardo con cui Ron stava fissando sua figlia.

-Hermione io avrei bisogno di parlarti.- proruppe il rosso dopo essersi schiarito la voce.

Hermione si era morsa le labbra. –Io non ho nulla da dirti, invece.- e se Ron aveva combattuto contro se stesso per non arrossire, Hermione l’aveva fatto per evitare alla sua voce di tremare.

-Invece, mi ascolterai.-

-No.-

-Sì.-

-No!-

-SI!-

E’ la voce baritonale di Ron riecheggiò nel silenzio che era calato di nuovo in casa Granger.

-Su, Hermione…- aveva osato intervenire sua madre. –Almeno, senti cosa vuole.-

Hermione lanciò un’occhiataccia alla donna, prima di riportare il suo sguardo austero su Ron e invitarlo a continuare. –D’accordo, sentiamo cosa vuoi.-

Ron arrossì sulle orecchie, mentre le mani iniziavano a sudare. Si schiarì la voce, ancora una volta.

-Io veramente volevo parlare con te in privato.-

-No, Ron. Questo non te lo concedo. Se vuoi dire una cosa a me, la dirai a tutta la mia famiglia. Sarei maleducata se li lasciassi così, nel pieno della cena.- Hermione si stava prendendo una piccola vendetta e, quando sua zia Mary intervenne con un "già", sorrise.

Ron incassò il colpo. Sapeva che non sarebbe stato facile, ma addirittura una specie di tortura… gli sembrava un po’ troppo. Nonostante tutto, però, strinse i pugni ed annuì.

-D’accordo, Hermione. Se è questo quello che vuoi.-

-Sì, è questo.-

"Déjà vu?"

-Sono venuto per darti una spiegazione. Per cercare di farti capire per quale dannato motivo ho bisogno di averti nella mia vita.-

Hermione era arrossita di colpo, mentre gli altri avevano iniziato a parlottare.

Ron sospirò e cercò di ignorare tutto e tutti, di concentrarsi sul bel volto scarlatto della sua Hermione.

-Io ho bisogno di parlarti e ho bisogno che tu mi parli, io voglio sentirti vicina e starti vicino…- le orecchie di Ron si erano appena accese di rosso. -…tu sei l’unica che riesce a calmarmi, che riesce a riportare la pace nel mio cuore. Sei quella piccola luce che mi guida, quando mi perdo…- il rossore si era diffuso sul collo. -…sei quella forza che mi sorregge quando sono distrutto, quella speranza che mi consola…- e ormai il volto di Ron aveva lo stesso colore dei suoi capelli.-…sei la mia amica più fidata, la persona più importante ed i buoni propositi per il nuovo anno…- e fece un sorrisetto.

-Quando ti tengo per mano so che posso chiudere gli occhi e lasciarmi guidare da te. Tu non mi farai mai cadere, mai. Merlino, Hermione!-

Tutti erano sobbalzati a quella esclamazione così insolita.

Guardavano Ron con tenerezza ed ammirazione e, quando riprese a parlare- dopo aver guardato a lungo negli occhi Hermione-, catturò immediatamente l’attenzione di tutti.

-…vuoi capire che mi hai rubato l’anima, il respiro, il cuore…-

Hermione aveva trattenuto una lacrima che pungente voleva scenderle sulla guancia.

-Tu sei tutto, per me, Hermione, tutto.-

Ron smise di parlare e sospirò per cercare di recuperare il suo colorito roseo. Sentiva sul collo gli occhi dei parenti di Hermione, il loro respiri ronzare fastidiosamente nelle orecchie e il silenzio dell’unica persona che avrebbe voluto ascoltare gravare sul suo stomaco.

"Hermione, ti prego, dì qualcosa"

-Grazie, Ron.- Hermione si era alzata dal suo posto. Guardò gli invitati e disse. –Se volete scusarmi.- e un borbottio d’assenso li accompagnò, mentre mano nella mano lasciavano la stanza.

Arrivati nella camera di Hermione –la prima stanza sulla destra, al secondo piano-, Ron smise di dire in continuazione. –Parlami…-. Le aveva lasciato la mano e, in quel momento, le fissava la schiena.

La ragazza, infatti, continuava a dargli le spalle.

-Hermione…-

La bruna aveva le mani appoggiate sulla maniglia della porta. Lo sguardo rivolto in basso e continuava a trattenere il respiro. Il battito del suo cuore era diventato un ronzio.

-Tu sei pazzo…- Hermione si voltò, all’improvviso, una mano attaccata alla fronte. –Ma come ti è venuto in mente di…di…-

Ron le si era parato di fronte, a pochi centimetri dal suo corpo. Le afferrò una mano, portandosela alle labbra. Un bacio timido, sul dorso fresco e morbido. –Sì, sono pazzo di te…completamente ed irrimediabilmente pazzo di te…-

Hermione era caduta in un trance di beatitudine; guardava Ron, le sue labbra muoversi sulla pelle della mano e quegli occhi blue e tempestosi completamente rapiti da lei. –Cosa ti ha fatto cambiare idea?- quel sussurro timido, mentre Ron si era chinato su di lei per baciarla.

Sospirò frustrato. –Lo vuoi sapere proprio ora o possiamo rimandare di qualche secondo?-

Hermione gli sorrise, in quel modo tutto delicato. –No, proprio ora.-

Ron le afferrò il viso, le accarezzò con i pollici le guance mentre i loro occhi si perdevano, immersi in quelli dell’altro. –Ho fatto una chiacchierata con uno sconosciuto…-

Hermione si accigliò. –Hai parlato di me ad uno sconosciuto?-

Ron non le aveva prestato molto ascolto troppo impegnato a godersi quel momento. Scrutava ogni tratto del volto della ragazza, ritrovando tutti i particolari che in quello di Sally non aveva mai notato.

-Sì…- Ron appoggiò la fronte contro quella di lei. –E adesso per favore posso baciarti?-

Hermione storse le labbra, indecisa. –Sì…- si era portata sulla punta dei piedi, per un piccolo bacio a stampo che quasi uccise Ron. –Però, poi mi spieghi meglio.-

Ron aveva annuito e, prima che lei potesse dire dell’altro, le tappò la bocca con la propria.

Labbra incastrate a regola d’arte, respiri sincronizzati e battito accelerato.

"Eccoti, anima gemella"

 

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1 anno dopo

25 Dicembre

Ron si svegliò, all’improvviso, nel cuore della notte.

Fuori dalle finestre la neve continuava a scendere fitta, fitta. La città era stata quasi ricoperta interamente da quella coltre bianca e morbida.

La luce della luna filtrava dai vetri.

Ron si voltò, cercando con lo sguardo Hermione, profondamente addormentata nel suo letto.

Era bello guardarla dormire così tranquilla tra quelle lenzuola rosso porpora.

Le accarezzò con delicatezza -per non svegliarla- la pelle di un braccio che teneva appoggiato sul cuscino. Si chinò su di lei per rubarle un piccolo bacio dalla fronte.

Hermione si mosse, allora, nel sonno, facendo scivolare alcune ciocche scure sulla federa rossa.

Il castano intenso dei capelli produceva un contrasto adorabile con quel colore.

Ron rimase a contemplarlo, estasiato. Si sdraiò accanto alla giovane, passandole una mano sul pancione con fare protettivo.

La fede che spiccava sul dito anulare della mano sinistra, brillò per un secondo, appena colpita da un timido raggio di luna.

Ron appoggiò la sua fronte nell’incavo della spalla di Hermione, attirandola a sé, e, cullato dal suo profumo inebriante, si riaddormentò tranquillo.

"Perfetto."

Sotto la loro finestra, un uomo distinto sorrise. Scosse la testa e, mentre si allontanava, disse ad alta voce.

-Ben fatto, Ron.-

 

FINE

 

 

Ehi, bella gente!

Ecco a voi l’ultima parte di "Red Passion"…

Spero vi sia piaciuta e che non vi abbia fatto aspettare troppo.

Colgo l’occasione per augurarvi un meraviglioso 2007 e per darvi appuntamento al mio prossimo aggiornamento di "La partita non è finita- DAAB II".

Un abbraccio affettuoso,

vostra

Angèle

Un grazie particolare a tutti coloro che hanno letto lo scorso capitolo ed in particolare a chi lo ha recensito:

Seven

Joanna_delle_praterie

Amy

FedeHermy

Funkia

EmmaeRupert

Gigia990

Vichan

UCB

Karmy Granger

Giuly Weasley

flyingstar16

ruka88

robby

Melrose

LudoHermione91

Lupetta

(p.s. me la lasciate una recensione? ^\\\\\\\\\\\^)

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