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Lista capitoli: Capitolo 1: *** 1. A very Alcoholic Beginning *** Capitolo 2: *** 2. Turning Tables *** Capitolo 3: *** 3. Smoothness *** Capitolo 4: *** 4. Apples and Spout *** Capitolo 5: *** 5. Di gatti e predatori *** Capitolo 6: *** 6. A Very Alcoholic Interlude *** Capitolo 7: *** 7. Quindici giorni di me e di te ***
Titolo: "FairytaleAfterMidnight" Pairing: Sebastian/Kurt Personaggi: Blaine
Anderson, Kurt Hummel, Sebastian Smythe,
Rachel Berry e qualche comparsa Rating: Arancione Genere: Angst,
Malinconico, Romantico Avvertimenti: mini-long, Klaine break up, Slash, Triangolo
Note: Partecipa all'iniziativa del Gleeky Cauldron con i prompt "ricordi" e "cos'hai fatto ieri sera?
E' grave se non me lo ricordo?"
Capitolo
1. A veryalcoholicbeginning
Kurt strinse più
forte la mano del ragazzo al suo fianco e si decise a suonare il campanello di
casaPilsbury-Schuester,
tremando. Non gli era mai sembrato così difficile prender parte ad una
rimpatriata del Glee Club, e dire che quella era
almeno la decima in sei anni.
Mentre gli
occhi di coloro che erano stati la sua famiglia al liceo squadravano lui e il
suo improbabile accompagnatore, Sebastian Smythe il
criceto malefico, le ragioni per cui si trovava lì, con lui, sei anni dopo gli
passarono davanti agli occhi, come un film che stava andando in onda nel suo
cervello. Ad una velocità superiore rispetto al normale.
Tutto era cominciato con una sbronza
imprevista e una telefonata mattutina.
*°*°*°*°*
Il cellulare
squillò ad un orario che Kurt riteneva improponibile - e non aveva importanza
che fossero già le undici, in realtà. La prima cosa che realizzò, una volta
aperti gli occhi, fu che la sua testa era probabilmente occupata da un
centinaio di bulldozer.
Prese il
telefono dal comodino e rispose, sole per far cessare la suoneria di Lady Gaga che gli sembrava più che altro un raduno di scimmie
urlatrici.
'Pronto?'
'Ehi amore'.
A differenza
della sua voce, tremante, insicura e impastata dal sonno, quella del suo
ragazzo sembrava troppo sveglia.
'Ciao amore,
come stai?'
'Io sto bene, tu piuttosto? Non sono io ad
essere tornato a casa circa alle tre del mattino e ad aver mandato messaggi
deliranti al mio ragazzo'.
Non seppe
giudicare con esattezza il tono di Blaine. Gli sembrò
di cogliere un misto di fastidio e preoccupazione; ma lui non era in possesso
di tutte le proprie facoltà mentali e Blaine era
convinto di dover essere sempre composto, di non poter dire o fare nulla che
esprimesse i suoi veri pensieri e, dunque, potesse infastidire gli altri.
'Oddio scusa
amore. Che ti ho scritto? Dovrebbe essere dichiarato illegale usare qualsiasi
mezzo di comunicazione ad una festa con una quantità decisamente eccessiva di
alcool'.
'Qualcosa di strano, tipo scusami, ti amo,
sono una persona orribile e non ti merito. Ma non importa, probabilmente eri
nel pieno di una sbronza triste. Ti vedo già a piangere sulla spalla di Rachel
o di Mercedes. Allora, che cos'hai fatto ieri sera?'
Kurt tentò di
sforzarsi, di concentrarsi, di cercare i frammenti che galleggiavano nella sua
testa, intontita dai residui dell'alcool di quella notte. I suoi ricordi si
fermavano al primo gioco alcolico che avevano fatto. Si ricordava il primo
bicchiere, il secondo, un duetto con Rachel e poi il vuoto più totale.
'E' grave se
non me lo ricordo?'
Blaine dall'altra parte rise e quel suono,
solitamente così piacevole, sembrò trafiggerlo come un trapano conficcato in
una delle sue tempie.
'No, non penso. Almeno, spero di no.
Significa che non hai fatto nulla di importante. Non penso si dimentichi così
facilmente qualcosa di davvero grosso. Soltanto che non capisco proprio il
motivo di quei messaggi'.
'Probabilmente
hai ragione tu, ero solo triste per colpa dell'alcool e ho dovuto fare le cose
in modo melodrammatico com'è mio solito'.
'Più tardi ti va se passo a trovarti?'
'Certo,
quando vuoi!'
'Allora dopo pranzo sono da te. A
dopo, Kurt'.
'A dopo Blaine, ti amo'.
Blaine riattaccò e Kurt tornò a spremersi le
meningi per cercare di recuperare i pezzi della sera precedente.
Sconfortato, decise di utilizzare il tempo in modo più proficuo con il suo
rituale mattutino di idratazione.
Sentì il suo iPhone vibrare sul comodino e si affrettò a controllare chi
altri avesse urgente bisogno di parlare con lui.
Era un
messaggio di Rachel e la cosa, stranamente, non lo rassicurò in alcun modo.
'Kurt, sei sveglio?'
'Si
Rachel. Che succede?'
'Volevo solo sapere come
stai e se ti ricordi di ieri sera.'
'No! Ho un
vuoto totale! L'ultima cosa che mi ricordo è il nostro strepitoso duetto di DefyingGravity! Sono proprio
contento di non aver sbagliato la nota finale, questa volta.'
'Sìsì,
grandioso grandioso. Non ti ricordi altro?'
Che Rachel
non volesse parlare di una sua performance era strano. Che stessa allontanando
il discorso da Wicked - tipo il suo secondo musical
preferito da sempre - era ancora più
strano.
Kurt si fece
sospettoso.
'Rachel,
ti giuro di no! Mi sa che ho bevuto troppo. Se c'è qualcosa che muori dalla
voglia di dirmi, dimmela e basta.'
'Nono, non era nulla di
importante. Tranquillo. Se ricevi messaggi sospetti fatti vivo. Buona giornata
Kurt :)'.
Rachel non
puoi piantarmi così! Dimmi che è successo!'
'Rachel?'
'Dannazione
Rachel, rispondi! Tanto lo so che hai il cellulare vicino. Sento Finn russare nella stanza di fianco la mia, ciò significa
che non state dormendo insieme e che tu non perdi di vista il cellulare perché
lui potrebbe chiamarti. '
' Fai un
po' come vuoi, tanto lo sai che prima o poi ti farò parlare. Buona giornata
anche a te, piccola vipera.'
Il tono misterioso
dei messaggi di Rachel non fece altro che incuriosire Kurt maggiormente,
spingendolo a ricercare con insistenza nella sua testa qualsiasi frammento che
potesse fornirgli una risposta. Il blackout totale del suo cervello lo esasperò
tremendamente, rendendolo nervoso e facilmente irritabile.
Il pomeriggio
con Blaine non fu dei migliori.
Il suo
ragazzo continuava a guardarlo con sospetto, Kurt continuava a sentirsi in
colpa senza riuscire ad avere un motivo reale per farlo ed entrambi trovarono
utile tenersi occupati in qualcosa - qualsiasi cosa - pur di non dar nuovamente
inizio ad una litigata colossale.
Ultimamente
sembravano non essere capaci di far altro.
Kurt sapeva
di non potersi davvero lamentare, perché Blaine
possessivo e arrabbiato era una cosa inusuale; amava i suoi baci aggressivi, i
morsi sulle labbra, i morsi sul collo, le sue mani che vegano sotto i vestiti
alla scoperta di ogni centimetro di pelle.
«Lo sai che
ti amo, vero?» gli soffiò Blaine sulle labbra
arrossate.
«Lo so Blaine. Ti amo anche io, lo sai. Sei tutto».
E non era più
come una volta.
Sembrava che
dovessero ripeterselo per rimanere aggrappati l'uno all'altro, per rimanere
aggrappati a qualcosa. Perché la loro storia era stato tutto, il loro amore era stato la loro unica ancora mentre tutto il
resto delle loro vite sembrava affondare. Perché era passato poco meno di un
mese da quando Kurt aveva ricevuto la lettera dalla NYADA e Blaine
l'aveva salvato. Blaine l'aveva tenuto ancorato alla
realtà e a se stesso con i suoi baci, con il suo amore, con la sua presenza
costante.
Però il senso
di colpa - e il blackout - che pungolava Kurt sembrava volergli ricordare che
non era più così, che quel tutto stava diventando una prigione soffocante.
Blaine rotolò al suo fianco e Kurt ne approfittò
per prendere un respiro profondo e regolarizzare il battito del suo cuore,
momentaneamente impazzito.
Inspira.
Espira.
Non sarebbe dovuto risultare così
difficile farlo.
Poi il cellulare
sul suo comodino vibrò e Kurt, memore delle parole di Rachel e dei possibili
'messaggi sospetti', cadde in preda al terrore.
No. No. Nononononno!
«Kurt, ti è
arrivato un messaggio. Non guardi di chi è?»
Il tono del
suo ragazzo era calmo, però Kurt lo conosceva. Era di una calma apparente,
tagliente. Dopo tutta la storia di Chandler Blaine
non si fidava più di lui.
«Sì, hai
ragione. E' solo che ero così rilassato...»
Allungò una
mano sul comodino e bastarono le prime parole, ed il numero sconosciuto, ad
allarmarlo.
'Buongiorno signorina'.
Quasi sperò
che il mittente avesse sbagliato destinatario, però una vocina dentro di sé gli
diceva che gli stava sfuggendo qualcosa, che gli mancava un pezzo davvero
grosso. Enorme.
'Mi sa che
hai sbagliato destinatario, non sono una donna e non riconosco il tuo numero.'
Rimase un
attimo titubante prima di inviarlo, perso nei suoi pensieri.
«Allora, chi
è?»
Il tono di Blaine era spaventosamente calmo.
«Rachel. Mi
ha chiesto come va col mal di testa.»
Kurt sapeva
di percorrere una strada davvero pericolosa. Sapeva che stava rischiando
terribilmente tanto a mentire - di nuovo - a Blaine,
per altro apparentemente senza una ragione. Tuttavia qualcosa gli diceva che
quel messaggio era proprio destinato a lui, era intenzionato a scoprire che
cosa fosse successo la sera prima e non aveva alcuna voglia di litigare con Blaine.
«E come
stai?» gli chiese Blaine, accarezzandogli
delicatamente le tempie.
Kurt chiuse
gli occhi mentre la mano del suo ragazzo gli percorreva pigramente il viso -
prima le palpebre, poi il naso, poi le labbra - e si abbandonò ad un sospiro
soddisfatto.
«Sei così
adorabile quando ti trasformi in un micione pigro.»
Poteva
sentire la dolcezza ad ammorbidire il tono di Blaine
e la cosa lo fece sentire orribile.
Il cellulare
vibrò di nuovo e Kurt si affrettò a coprire lo schermo prima che Blaine potesse leggere che non era Rachel il mittente.
«Ho sete,
vado in cucina a prendere qualcosa. Vuoi da bere?» chiese, come ultima via di
fuga, sperando vivamente di essere in grado di capire chi fosse il mittente
prima di tornare in camera.
«Una Diet Coke, grazie amore!»
Kurt si uscì
dalla stanza e scese le scale con un occhio sullo schermo e l'altro sui
gradini.
'No principessa. Ti posso assicurare che
so benissimo a chi sto scrivendo e che non sono mai stato interessato ad una
donna.'
Kurt
trattenne un attimo il respiro, dannandosi per l'ennesima volta nella ricerca
di una risposta all'interno del suo cervello vuoto.
'Io non
aspettavo che mi scrivesse nessuno. Vuoi, dunque, dirmi cortesemente chi sei?'
Ebbe il tempo
di aprire il frigo e versarsi una generosa quantità di tè al limone in un
bicchiere prima che la vibrazione lo avvertisse di aver ricevuto nuovamente una
risposta dall'altro.
'Neanche per idea, preferisco
piuttosto mostrartelo. Ieri sera sembravi così entusiasta della mia presenza.'
'Va al
diavolo. Non ho idea di chi tu sia e non ho voglia di scoprirlo. Sparisci'.
Premette
'invio' ferocemente, desiderando ardentemente prendere a pugni quel tipo che
sembrava così fastidioso, Rachel per la sua dannata festa alcolica e anche se
stesso, perché sembrava incapace di far andare bene anche una sola cosa nella
sua vita.
'Rachel cara,
tesoro, un tipo mi ha appena contattato parlando a vanvera di ieri sera. Se hai
qualcosa da raccontarmi direi che sarebbe il momento adatto.'
Il suo
cellulare vibrò nuovamente e il messaggio ricevuto finì con l'essere eliminato
senza alcuna pietà. Quel giochetto gli avevo decisamente rotto le palle e non
aveva alcuna voglia di continuare a leggere delle battutine maliziose ed
idiote.
La chiamata
della sua migliore amica fu accolta con un animo decisamente più benevolo.
'Ciao cara.'
Il tono di
Kurt era dolcemente minaccioso.
'Non odiarmi. Volevo davvero evitare
situazioni difficili per quanto fosse possibile, ma a quanto pare non lo è.
Stasera se sei libero vieni da me e ti racconto un paio di cose, cercando di
colmare i tuoi vuoti di memoria magari.'
'Non so a che
ora va via Blaine, comunque ti avverto quando sto per
arrivare. A dopo.'
'Ciao Kurt'.
«Amore che
stai facendo?» gli urlò Blaine dalle scale.
«Mi ha
chiamato Rachel per organizzarci per stasera, quindi ho perso tempo. Sto
arrivando!»
Kurt si affrettò
su per le scale, trovando il suo ragazzo appoggiato sul corrimano.
In quei
momenti - vedendolo con i capelli leggermente scombinati, le maniche della
camicia svoltate che lasciavano intravedere le sue splendide braccia - Kurt
sentiva il cuore fare un saltello buffo e improvvisamente Blaine
smetteva di essere il ragazzo con cui stava da più di un anno e con cui non
riusciva a smettere di litigare, tornava ad essere il ragazzo più bello che lui
avesse mai visto in vita propria.
Blaine gli sorrise e nella sua testa al
sorriso del suo fidanzato si sovrappose quello storto e arrogante di Sebastian Smythe.
Saltò in aria
per la sorpresa, imprecando tra séperché si stava comportando in modo stupido e avrebbe fatto insospettire
l'altro.
«Che
succede?» gli chiese, infatti, questi.
«Niente. E'
solo che a volte la tua bellezza mi sembra troppo. Sei splendido e mi sembra
incredibile averti qui con me».
Si sentì in
colpa per quelle parole, ma giusto un po'; perché in fondo stava pensando
proprio a quello prima che il criceto malefico disturbasse i suoi pensieri.
Blaine circondò i suoi fianchi con le
braccia in una presa salda e lo baciò con irruenza, senza esitare prima di
fargli schiudere le labbra con la propria lingua. E Kurt capì che entrambi
stavano lottando, entrambi si stavano aggrappando disperatamente a quella cosa,
alla ricerca di quello che li aveva spinti ad innamorarsi e che adesso sembrava
così lontano.
Un flash si
fece largo prepotentemente fra i suoi pensieri offuscati dal corpo, dal tocco e
dalla lingua di Blaine. Di colpa la bocca del suo
ragazzo aveva un retrogusto alcolico e il suo corpo gli sembrava più longilineo
e affilato.
Aprì gli
occhi di scatto perché quei pensieri estranei stavano diventando ingombranti.
Si strinse
più forte contro il corpo di Blaine per assicurarsi
della sua presenza, per aggrapparsi a quell'unica certezza, che Blaine era ancora lì e che era lì con lui, per lui.
La porta
d'ingresso si aprì rumorosamente, spingendoli ad allontanarsi controvoglia.
«Forse è
meglio che vada.»
L'affermazione
di Blaine ruppe quel silenzio che li stava
accompagnando da ore, ormai.
«Sono già le
sette e non vorrei far preoccupare i miei. Buona serata Kurt».
Blaine gli posò un bacio delicato sulle
labbra e Kurt gli prese il viso tra le mani.
Gli occhi
color miele dell'altro erano lucidi e malinconici.
Quello
sembrava un addio. Non lo era - Kurt lo sapeva - non aveva alcun senso, ma
qualcosa gli fece sentire che in quel momento entrambi stavano diventando
consapevoli di una nuova verità.
«Ciao amore».
Kurt ricambiò
il bacio cercando di trasmettere all'altro calore, amore e tenerezza. Nulla gli era mai sembrato più difficile.
Blaine scese le scale di corsa, senza
guardarsi indietro. Kurt lo sentì salutare educatamente i suoi e chiudersi la porta
alle spalle.
Si accasciò
stancamente sul pavimento chiedendosi per l'ennesima volta che stesse
succedendo loro, che fine avessero fatto quei due ragazzi orgogliosi, ostinati
e innamorati.
Forse stava
scoprendo il senso delle parole di tutti, delle frasi intelligenti e sensate
degli altri.
Perché 'le
storie adolescenziali non durano in eterno' e Kurt
non era mai riuscito a capirlo.
Perché loro
si amavano e non aveva mai accettato il fatto che un giorno, semplicemente,
avrebbero smesso.
'Sto
arrivando'.
Un unico
messaggio alla sua migliore amica, per parlare, per capire e forse - alla fine
- per rimettere insieme tutti i pezzi.
La porta di
casa Berry gli fu aperta da Rachel in persona.
La sua
migliore amica aveva uno sguardo serio in viso, non sembrava esaltata né
elettrizzata dalla sua visita. Non prevedeva una serata all'insegna di Brodway e dei duetti e questo terrorizzò Kurt ancor di più
del loro scambio di messaggi precedente.
«Ciao Kurt. -
lo abbracciò con forza, strano, molto
strano - Saliamo in camera mia così da poter parlare senza che nessuno ci
disturbi».
Rachel lo
prese per mano e lo trascinò su per le scale, nonostante entrambi sapessero che
lui era perfettamente in grado di raggiungere la stanza della ragazza.
Senza
indugiare un attimo Rachel si sedette a gambe incrociate sul letto e lo invitò
a sedersi di fronte a lei.
«Cosa ti
ricordi di ieri?» cominciò.
E Kurt,
improvvisamente, si sentì terrorizzato. Poteva risultare un po' paranoico - si
sentiva così lui stesso - però da tutto il giorno il suo inconscio stava
continuando a mandargli messaggi e lui non aveva mai, mai, mai dubitato di se stesso.
Il suo
cellulare vibrò prima che potesse rispondere a quella domanda.
'Non mi arrenderò così facilmente. E
appena ti avrò riportato alla mente la nostra serata di ieri neanche tu vorrai
farlo.'
Kurt chiuse
il messaggio, ignorandolo deliberatamente, posò il cellulare sul comodino di
Rachel e cercò di focalizzare nuovamente l'attenzione sulla ragazza seduta di
fronte a lui.
«Più o meno
niente. L'inizio della serata, te l'ho già detto al telefono, il nostro duetto
e poi è come se non fossi esistito fino a stamattina. A proposito, come sono
arrivato a casa?»
«Ti ha
accompagnato Finn. Non aveva bevuto e neanche io ho
bevuto tanto, quindi mi ricordo tutto.»
«Bene, allora
parla! E' tutta il giorno che la mia mente mi ripropone flash indesiderati e
che non dovrebbero esistere. Ho bisogno di risposte!»
Rachel prese
un respiro profondo, come se quel discorso costasse più a lei che a Kurt, e
finalmente si decise a parlare.
Con una calma
apparente e terrorizzante.
«Ieri, non so
come, alla festa è riuscito ad imbucarsi Sebastian. Nessuno si è accorto del
suo arrivo. E' sgattaiolato dentro insieme a qualcuno e di colpo me lo sono
trovato di fronte, nel salotto di casa mia, e non sono più riuscita a dirgli di
no. Dannazione, mi stava corrompendo col suo sorriso dannatamente sexy. Una
persona come lui non dovrebbe essere affascinante! Lo utilizza senza scrupoli
per i suoi fini malefici.»
«Ok Rachel,
Sebastian è affascinante almeno quanto è stronzo, dobbiamo ammetterlo. Però non
divagare.»
«Ok, ok! Ha
cominciato a bere e io all'inizio lo tenevo d'occhio, giusto per capire che
intenzioni avesse, però ho notato che non voleva infastidire nessuno, che stava
facendo ridere un paio di persone e che sembrava, per la prima volta, quasi a
suo agio, rilassato. Ho smesso di tenerlo d'occhio. Forse l'ho sottovalutato.
Non so quando è cambiata l'atmosfera, però ad un certo punto vi ho visti seduti
vicini sul divano. Le vostre gambe si sfioravano e lui teneva una mano sulla
tua coscia. Tu stavi ridendo, mentre gli circondavi il polso con la tua, di
mano. Siete stati così per un bel po', ridevate, e io non ti vedevo così sereno
da tempo. Poi siete spariti. Gli altri hanno cominciato ad andarsene e io sono
entrata in cucina soltanto parecchio tempo dopo. Lui era seduto su una sedia e
tu eri seduto a cavalcioni su di lui. Dio, non ti avevo mai visto così. Vi
stavate baciando o, per meglio dire, letteralmente divorando. Tu sospiravi, sospiravi un sacco e nessuno dei due mi ha
notato perché non avevo acceso la luce.»
Rachel pensò
bene di prendersi una pausa, perché colori poco sani si stavano avvicendando
sul volto di Kurt ad un ritmo spaventosamente accelerato e la tonalità
cadaverica che aveva assunto la sua pelle non sembrava promettere nulla di
buono.
«Continua.
Continua! Oddio, non ci posso credere. Perché Sebastian è finito seduto accanto
a me? Per lui ero solo una faccia di checca e andava più che bene. Che ho
fatto? Continua, voglio sapere tutto.»
Kurt si alzò
dal letto e prese a vagare per la stanza come un'anima in pena.
Non sapeva
che pensare. Non aveva mai, mai, mai tradito Blaine.
E non si ricordava nulla - tranne il sorriso di Sebastian e il sapore della sua
bocca, e forse era già troppo - quindi non aveva motivo di sentirsi in colpa.
Ma aveva tradito Blaine, e questo sembrava essere un
dato di fatto.
«Sono andata
a chiamare Finn e lui ha fatto casino sulla porta
della cucina. Voi vi siete staccati, siete tornati di là e poi Finn ti ha accompagnato a casa. Sebastian è sparito mentre
tu eri a prendere il cappotto e io stavo salutando Finn.»
«Oddio
Rachel. Che ho fatto? Come ho potuto?»
Kurt crollò
sul pavimento, con i gomiti sulle ginocchia e le mani tra i capelli.
E Kurt non si
scombinava mai i capelli.
«Può capitare
Kurt, eri ubriaco! L'ultima volta che è capitato a me ho limonato con Blaine!»
«No Rachel.
Non capita semplicemente. Non con il
ragazzo che fino a due mesi prima tentava di rubarti il tuo di ragazzo. E ho
mandato dei messaggi stupidissimi a Blaine, oddio.
Che ho fatto?»
Rachel si
chinò di fronte a lui e gli afferrò il viso con decisione.
«Guardami.
Guardami negli occhi, Kurt! Non è successo nulla, non hai fatto nulla. Vedi
perché non volevo dirtelo? Tu non ti ricordavi nulla ed era come se non fosse
accaduto niente di quello che avevo visto.»
«Ma è
successo e non potevo semplicemente non ricordarlo. Devo pensare, devo fare
qualcosa.»
Rachel gli
strinse con decisione le mani tra le sue, impedendogli di torturarsi i capelli
- lui non scompigliava mai i suoi capelli perfetti - e guardandolo negli occhi.
«Tu non devi
fare nulla! E chiaro? Ora andiamo giù, ordiniamo una pizza vegana, guardiano un
bel musical e vedrai che sarà tutto a posto. Ignorerai i messaggi di Sebastian,
domani ti vedrai nuovamente con Blaine e sarà tutto
ok prestissimo.»
Kurt respirò
profondamente.
Quel giorno
il suo cuore sembrava aver preso la fastidiosa abitudine di galoppare
selvaggiamente.
Rachel lo convinse ad alzarsi e lo spinse senza tanta grazia verso il bagno.
Sciacquarsi
il viso fu un sollievo.
Gli schiarì le idee e improvvisamente tutta quella storia orribile non sembrava
più la fine del mondo.
Tornato in
camera la prima cosa che fece fu prendere il cellulare e digitare un messaggio
con le mani tremanti.
'Ho
parlato con Rachel. Io non mi ricordo niente e voglio continuare a non farlo.
Io amo Blaine, sto con lui e quello di ieri sera è
stato tutto un errore. Lasciami in pace'.
Quella sera
il suo cellulare non vibrò mai e, anche se avrebbe dovuto, quella non gli
sembrò una vittoria.
Sebastian gli
lasciò la possibilità di riprendere fiato giusto per un paio di giorni.
Kurt si concentrò sul meraviglioso ragazzo che aveva al proprio fianco. Si
impegnò con tutto se stesso per rimettere a posto le cose con lui.
Ricominciò a
mandargli il messaggio del buongiorno e della buonanotte - quando avevano
smesso di farlo? - gli sorrise di più, sempre,
con le labbra e con gli occhi.
Lo riempì di
baci, di attenzioni, di coccole.
Ricominciarono
a fare tutto insieme e le cose tra loro sembravano essere tornate come una
volta, senza i baci arrabbiati e aggressivi, senza i silenzi per non litigare.
E Kurt pensò di poter sistemare ogni cosa, che in fondo era solo colpa sua se
le cose con Blaine stavano andando a rotoli, perché
pensava solo a se stesso, prima a New York, poi alla delusione per non esser
stato ammesso alla NYADA e non stava facendo altro che creare terra bruciata
attorno al suo ragazzo, tenendolo lontano senza alcun motivo.
E Blaine non aveva fatto nulla per cambiare le cose perché
lui era sempre così.
Non parlava mai e se le cose andavano male si chiudeva in una stanza piccola e
soffocante a tirar pugni contro qualsiasi sacco disponibile.
«Ti amo» gli
disse Blaine quella sera.
E forse non
c'era più la malinconia nei suoi occhi, forse le cose potevano tornare come
quando non volevano far altro che tenersi per mano e baciarsi e guardarsi negli
occhi. Come quando le stanze si illuminava solo grazie all'ingresso di Blaine e Kurt si sentiva il ragazzo più fortunato del
mondo.
Il cellulare,
quella sera, vibrò alle undici in punto e Kurt lo prese tra le mani con un
sorriso perché era la prima volta che Blaine gli
mandava per primo il messaggio della buonanotte - dopo troppo tempo - e gli era mancato dannatamente tanto.
'Non è stato stupido. E non è stato un
errore. E' vero, io avevo bevuto, però mi ricordo tutto. Mi ricordo che abbiamo
cominciato a dirci cattiverie, soltanto che questa volta l'abbiamo fatto solo
per ridere e nessuno voleva ferire l'altro. Poi tu hai bevuto un poco di più e
hai cominciato a parlare di Blaine. Non volevo che
gli altri ti vedessero così, allora ci siamo alzati e siamo andati in cucina. E
tu hai pianto sulla mia spalla e io ti ho abbracciato, perché mi sembravi indifeso
e davvero infelice, e improvvisamentenon avevo più voglia di offenderti. Ti sei sporto tu per baciarmi e io
te l'ho lasciato fare perché in fondo non sei così orribile e anche se vorrei
ancora bruciare il tuo intero guardaroba forse tutto il resto di te è
sopportabile.'
'Che vuoi
da me, Sebastian?'
E Kurt era
stanco mentre lo scriveva, perché quelle parole gli avevano fatto sentire
qualcosa di strano e lui non aveva mai provato nulla di diverso dall'indifferenza
per qualsiasi ragazzo al di fuori di Blaine.
'Niente. Voglio solo parlarti. Mi fa
sentire vivo litigare con te perché mi rispondi per le rime e non rimani
incantato di fronte alla mia bellezza. Al massimo cominci a baciarmi come se
non ci fosse un domani.'
'Non
succederà più. E puoi scordartelo che io riconosca in alcun modo la tua
bellezza. Sei solo un criceto con i dentoni e i capelli che sembrano usciti
direttamente da una rivista.'
'Vedi Hummel?
Non fare la signorina. Se davvero ami Blaine non devi
aver paura di un paio di messaggi innocenti. Se ci pensi anche lui per un
periodo si è sentito con me, non è successo niente, e in questo modo anche tu
potresti pareggiare i conti.'
'Non ho
conti in sospeso con Blaine. Tu volevi provarci con lui,
hai provato a farci lasciare ma non ci sei riuscito. Non ti permetterò di
provarci nuovamente, da un'altra direzione.'
'Vedremo Hummel.
Forse hai ragione, forse no. Sappi solo che se mi va di fare qualcosa io non
mollo. E per tua fortuna al momento le tue risposte da checca isterica e il tuo
pessimo abbigliamento sono l'unica sfida che offre Lima. Portarsi a letto un
ragazzo sempre diverso allo Scandals sta diventando
noioso.'
'Tremo
davvero, Smythe. Il tuo sex appeal non ha eguali. E
ora sparisci. Notte'.
Kurt rise,
perché era divertente giocare con qualcuno solo per il piacere di farlo, senza
paura di ferirlo, di perderlo o di trovarlo chiuso in una stanza puzzolente
intento a prendere a pugni un sacco.
La mattina
successiva Kurt si svegliò presto perché aveva promesso che avrebbe aiutato suo
padre all'officina. Ma prima aveva disperatamente bisogno di un cappuccino del
Lima Bean.
Si sedette ad
un tavolo, in attesa di Blaine, quando una cameriera
si avvicinò a lui con un cappuccino grande in mano.
«Te lo offre
quel bel ragazzo laggiù.»
Kurt seguì il
suo sguardo e la vista di Sebastian intento a sorridergli lo terrorizzò. Il Warbler gli fece l'occhiolino e lo salutò con un cenno
della mano.
Kurt tornò a
fissare l'uscio con insistenza, ringraziando il cielo che Blaine
non fosse ancora arrivato.
L'ultima cosa
di cui aveva voglia era litigare col suo ragazzo fin da subito, ancor prima
della sua dose mattutina di caffeina.
Poi Blaine entrò dalla porta d'ingresso del locale e lo colpì
con un sorriso luminoso.
Il sorriso di
Sebastian era arrogante e presuntuoso, i suoi modi erano lusinghieri in un modo
sgradevole. Sembrava sapere ogni mossa giusta e attuarle, una dopo l'altra, con
la certezza che avrebbe raggiunto il suo obiettivo, alla fine.
Kurt non
voleva essere la sfida - o il premio - di nessuno.
Voleva solo
continuare a stare col suo ragazzo prima di dover partire per trovare un posto
per sé nel grande e spaventoso mondo della moda.
Blaine si sedette di fronte a lui e lo
salutò con un bacio sulla guancia.
Kurt sapeva
che aveva soltanto paura delle reazioni degli altri, che non aveva perso la
voglia di baciarlo.
Però si
ritrovò a chiedersi se magari qualcun altro avrebbe preferito far sentire lui bene, piuttosto che il resto del mondo tranquillo.
Il suo cellulare
vibrò e il nome del mittente non lo sorprese affatto .
'E' stato un piacere Porcellana. Alla
festa ho sentito questo nomignolo e lo trovo davvero azzeccato'.
Si affrettò
ad eliminarlo mentre il vero Sebastian li oltrepassava, non notato.
Ignorare Sebastian
stava diventando sempre più difficile. Non aveva fatto nulla per incoraggiarlo,
continuava ad ignorarlo quando
possibile però l'altro sembrava non demordere.
Kurt era con
la testa tra le nuvole e le cose con Blaine non
sembravano andar meglio.
La loro oasi
momentanea sembrava esser stata risucchiata nel deserto e aggrapparsi a quello
che rimaneva stava diventando più difficile ogni giorno.
Kurt non
aveva smesso di impegnarsi, di sorridergli, di chiedergli di uscire, però Blaine continuava ad essere scostante e diffidente e la cosa
stava diventando estenuante.
Quella
mezz'ora di colazione passò tra discorsi banali, silenzi sconfortanti e parole
- troppe parole - non dette. Quando
dovettero salutarsi sembrò quasi un sollievo e tutto ciò non era giusto, perché
non era mai stato così e non avrebbe dovuto essere così.
La giornata
in officina si rivelò un miracolo.
Era sfiancante trasportare pezzi di ricambio ma esigeva il suo impegno e non
gli permetteva di distrarsi. Non gli era mai capitato di lavorare con suo padre
per più di un paio di ore al giorno; le otto ore di quel giorno lo privarono di
ogni energia, impedendogli di piangersi addosso, di rimuginare o qualsiasi
altra cosa.
Alle nove di
sera si buttò sul letto, esausto e incapace di pensare.
Una congiura
di ordine superiore, probabilmente, sembrava intenzionata a non dargli il tempo
neanche di respirare.
Dieci minuti
di silenzio e poi l'ennesima, dannatissima vibrazione del cellulare.
'Com'è
andata in officina? Ti ha fatto bene sporcarti un po' le mani di grasso? E'
così che funziona per i veri uomini, non con le creme idratanti e le fette di
cetriolo'.
Sbuffò,
nevoso; solo Sebastian aveva il potere di infastidirlo con una singola e
semplice domanda.
'Non credo
che tu possa parlare. Probabilmente esaurisci ogni mese tutte le scorte della
l'Oreal. Comunque sì, è stato davvero bello. Aiuta un
sacco a sfogarsi.'
'Ci sono tanti altri modi più utili e
meno rischiosi di sfogarsi. Pensavo che Blaine te ne
avesse insegnati almeno un paio.'
'Non ho
intenzione di parlare con te della mia vita sessuale con il mio ragazzo.'
'Allora se vuoi parliamo un po' della
mia. Stasera vado allo Scandals. Un paio di sere fa
ho visto un ragazzo troppo fico, ma stava ballando con un altro e quindi ho lasciaro perdere. Stasera spero di essere più fortunato.'
'Va e
conquista, allora. Non sia mai che Sebastian si lasci soffiare qualcuno da
sotto il naso.'
'Veramente non mi sembra di essere molto
fortunato con te e Blaine. Continuate a distruggere i
poveri sogni di questo ragazzo che vorrebbe solo donare il proprio amore.'
'Amore,
sì? Si chiama così adesso? Sono sicuro che allo Scandals
sarà pieno di ragazzi che non vedono l'ora di affondare nel tuo strepitoso
amore. Divertiti criceto ;D'
'Ahahaha XD
Non esiste che qualcuno affondi da nessuna parte. Io sono sempre al comando!'
Kurt non
rispose, spense il cellulare e si addormentò con l'ombra di una risata ancora
sulle labbra.
NdASalve a tutti! Questo è
il mio ufficiale debutto nel fandom di Glee! Sono circa tre settimane che cerco di scrivere
qualcosa ma questa è l'unica che ha un, seppur minimo, accenno di coerenza e di
sensatezza. Non è betata perché mi sembra davvero
cattivo imporre a qualcuno di leggere qualcosa del genere. Però l'ho riletta
sei o sette volte, quindi spero di essermi accorta degli errori più e meno grossi
:) Io sono tendenzialmente una Klainer ma mi è sempre
piaciuto rendere le cose difficili ai miei OTP e trovo molto più interessanti,
divertenti e adatti Kurt e Sebastian piuttosto che quest'ultimo con Blaine e la sua aria da scolaretto^^
Penso di aver detto tutto quello che c'è da sapere sulla storia già nello
specchietto iniziale quindi se qualcuno è arrivato fino alla fine nonostante
gli avvertimenti scoraggianti potrebbe fare un passo successivo e tirarmi
apertamente vegetali vari nei commenti XD
Quando le note di "Turning Tables" cominciarono
a risuonare nell'aria Kurt si rigirò pigramente nel letto, perso in un sogno
che aveva il sapore amaro di un bacio colpevole, a cui la malinconia di quella
canzone faceva da perfetto sottofondo.
L'inizio del ritornello lo svegliò, riportandolo
bruscamente ad una realtà che gli impediva di fermarsi, dimenticare o, molto
più semplicemente, di
respirare.
Dopo che Rachel gliene aveva restituito alcunibrevi frammenti, quella sera perduta era sembrata volersi insinuare
dentro di lui, bombardandolo con flash di sorrisi smaglianti, capelli biondi e
occhi verdi, troppo verdi.
C'era una voce, nella sua testa, che urlava continuamente
'sbagliato!' aogni immagine, e
Kurt sapeva perfettamente che avrebbe dovuto darle ascolto, che era la sua
razionalità che tentava di tenerlo ancorato alle cose davvero importanti -
anche se lui continuava a non capire quale
fosse esattamente il criterio per stabilire ciò che era importante - ma poi
si rigirava troppo a lungo sotto le coperte, incapace di prender sonno, e
improvvisamente tutto ciò che riempiva i suoi pensieri erano i messaggi di
Sebastian, i sorrisi di Sebastian, i cappuccini che ogni tanto gli regalava e
le battute maliziose con cui lo bersagliava.
Si perse nuovamente nei suoi pensieri, che non si
allontanavano mai troppo dal ragazzo, fino a quando il suo cellulare non vibrò, rendendo la presenza di
Sebastian-piaga-Smythe ancora più ingombrante. Kurt lo prese in mano sbuffando, infastidito dal sussulto che per un attimo gli
aveva scosso il cuore.
'Buongiorno
principessa.'
Sarebbe potuto sembrare un
pensiero così carino, se solo non fosse stato digitato dalle dita lunghe e
diaboliche di Satana in persona.
'Buongiorno mangusta. Non ci siamo ancora arresi,
vedo.'
Gli inviò la propria risposta con un sorriso sulle
labbra, perché in fondo ormai avevano imparato a leggere tra le righe e
quell'inusuale routine era diventata quasi confortante.
'Mai.
Non accetto di perdere le sfide, sopratutto quando so benissimo di avere già la
vittoria in pugno ;) E il tuo culetto era così piacevole da toccare. Credo che
le mie mani potrebbero sentirne la mancanza.'
Kurt si appuntò mentalmente che forse in tutto il disastro Chandler lui aveva anche sbagliato,
mail suo ragazzo aveva omesso un paio
di cose.
'E menomale che Blaine diceva che i tuoi messaggi nonerano
vietati ai minori. Forse con lui non hai dato il meglio di te!'
'Infatti,
Porcellana. Blaine ha qualcosa di adorabilmente ingenuo e pudico. I contatti
ravvicinati che ho avuto con te mi hanno aperto nuove porte, invece. Non ti
facevo così vorace.'
'Dio, Sebastian, perché devi essere sempre
così? Ti credi sexy, ma non lo sei per nulla. È molto più divertente lasciare
un po' più di cose sottintese. Il fascino dei giochetti, sai.'
'Io
punto ad altri tipi di giochetti e sono sicuro che non potrai fare a meno di
adorali.'
'Oh sì, non sto più nella pelle dalla voglia,
sicuro...'
' È
inutile che provi a fare il sostenuto, piccolo Mozzarellino.'
'Dio, quel nome, è orribile! Non sarebbe
dovuto uscire dalla stanza in cui ne abbiamo discusso io e la coach Sylvester. Come l'hai scoperto?'
'Ho
le mie fonti, sono una spia dei servizi segreti :P'
'Se Santana Lopez è una fonte, i servizi
segreti sono davvero caduti in basso.'
Quella strana routine che si era instaurata tra loro stava facendo
affondare la sua vita in un circolo ripetitivo che non riusciva più ad
infastidirlo. Era bello, ogni tanto, vedere il sorrisetto di Sebastian mentre
la cameriera gli portava la sua ordinazione abituale. E le battutine di
Sebastian... Lo facevano sentire desiderato. Si sarebbe potuto abbandonare a
quelle attenzioni inusuali, se solo non ci fosse stato quel dolore sordo in
fondo al petto, che gli diceva che c'era qualcosa in sospeso e che alla fine
avrebbe ferito qualcuno, che forse alla fine sarebbero rimasti feriti tutti.
Una nuova vibrazione del
cellulare, e il sorriso di Kurt si affievolì leggermente.
'Ti va se vengo
a prenderti e passiamo il pomeriggio da me, oggi?'
Blaine. Ecco. Stava sbagliando tutto e quel dolore sordo
era soltanto un piccolo, enorme avvertimento del prezzo da pagare per
quell'errore. Ed era solo l'inizio.
'Certo amore, ti aspetto per le quattro. A dopo :)'.
C'era qualcosa di orribile in quella finta normalità, ma
Kurt non era pronto ad accettare l'unica soluzione possibile. Non voleva - non poteva - lasciar andare Blaine così.
'A
dopo :)'.
Pensò al sorriso di Blaine, caldo e aperto, ai suoi occhi
quasi luminosi e fissò quell'immagine nella propria mente, accanto alle loro
mani unite su un tavolo della Dalton, alle loro labbra unite in un primo bacio
impacciato, ai loro fianchi, nudi, che si sfioravano timidamente, alle mani
calde e morbide di Blaine che scorrevano lungo il suo corpo - prima le spalle,
poi il petto, poi la pancia, fino alle sue cosce e all'inguine e poi il resto
si perdeva in un gemito.
Era da un po' che prestava più attenzione al viso di
Blaine e alle sue espressioni, alle sue mani e ai suoi gesti. Così come era da
un po' che cercava nei propri ricordi ogni singolo dettaglio del suo amore per
Blaine. Li stava raccogliendo con cura maniacale, in modo da avere immagini
nitide a cui potersi appigliare per tornare sempre, ecomunque, a Blaine.
Lo faceva per non perdere di vista quello che significava
la loro storia.
*°*°*°*°*
Blaine gli fece uno squillo, avvertendolo che lo stava
aspettando in macchina davanti casa sua.
Kurt raccolse in fretta il cellulare dal comodino, scese
di corsa le scale, passò davanti allo specchio posto all'ingresso -
approfittandone per dare un’occhiata al proprio riflesso un'ultima volta - e
uscì sul viale, pronto a trascorrere un pomeriggio con il ragazzo di cui era
follemente innamorato.
A Sebastian aveva mandato un ultimo messaggio. 'Oggi
pomeriggio sono con Blaine. Ci sentiamo stasera'.
E anche quello faceva parte, ormai, della sua routine.
Sebastian non aveva tardato a rispondere, con la sua
solita delicatezza.
'Siamo ancora alla fase dei messaggi
nascosti? Prevedo al più presto guai nel paradiso degli arcobaleni e degli
unicorni rosa. E attento a non separarti dal cellulare neanche per andare in
bagno, Blaine potrebbe curiosare nel tuo archivio messaggi.'
'Non sei divertente.'
La sua risposta lapidaria sembrò essere efficace, perché Sebastian
non gli scrisse altro, seppure fosse così bravo a ignorare totalmente i
sentimenti altrui.
Aveva ancora marchiata a fuoco nella mente l’espressione
ferita di Blaine mentre teneva in mano il suo iphone - che non smetteva di
vibrare perché Chandler continuava a mandargli messaggi - il litigio che era
seguito, le prime recriminazioni e poi la sua rabbia.
Era davvero convinto, aveva davvero sperato, di aver messo tutto a posto con una canzone di Whitney
Huston e la 'terapia' dalla signorina Pilsbury. Si era dimostrato invece un
povero illuso.
«A che pensi?» gli chiese Blaine, guardandolo con la coda
dell'occhio.
In un istante fu di nuovo nella macchina, conscio che sì, Blaine era accanto a lui e no, non era solo un'immagine nella sua
testa troppo affollata.
«Che non vedo l'ora di arrivare a casa tua». Gli rispose,
cercando di sfoggiare un sorriso seducente.
Non era diventato bravo a mentire.
Blaine infatti lo guardò poco convinto, senza replicare.
«Ci saremo solo noi due a casa, i miei sono in viaggio
per lavoro» osservò poco dopo.
«Sì, l'avevo intuito. E' una fortuna che i tuoi genitori
siano sempre così impegnati» Kurt gli sorrise, con anticipazione .
Non poteva negare di provare ancora attrazione per il suo
ragazzo. Ok, la sua testa in quel periodo era un po' incasinata e la sua vita
sembrava essere divenuta un disastro totale, ma Blaine rimaneva il suo
bellissimo, sexy e intelligentissimo ragazzo e Kurt adorava baciarlo, toccarlo,
fare l'amore con lui.
Blaine parcheggiò la macchina in garage elo condusse dentro casa, poi su per le scale,
fino alla sua stanza, il tutto sempre tendendolo per mano, senza lasciarlo
andare neanche per un secondo.
Chiuse la porta un po’ per abitudinee
un po' per scrupolo, benché non ci fosse alcun rischio di subire visite
inaspettate. Fu Blaine a baciarlo, allungandosi verso il volto di Kurt e
facendo coincidere le loro labbra languidamente.
Si presero il tempo necessario per toccarsi con calma,
accarezzare ogni centimetro di pelle.
Le mani di Blaine
aprirono i bottoni della camicia di Kurt, regalandogli un brivido ogni volta
che i polpastrelli gli sfioravano la pelle bianca e troppo sensibile.
Decisamente troppo sensibile.
Le labbra di Kurt percorsero il suo profilo, scivolando
lungo la linea della sua mandibola per poi discendere attraverso il collo e
infine il petto, seminando soffici baci lungo la strada.
C'era qualcosa di diverso nell'aria, una delicatezza che
riportò alla memoria di entrambi la loro prima volta.
Così quando Blaine spinse Kurt sul letto non si affrettò
a spogliarlo anche dei pantaloni. Incatenò i loro sguardie gli sfiorò il naso con il proprio, con
delicatezza.
Kurt avvolse le braccia intorno alla sua vita,
regalandogli ogni tanto una carezza lieve.
Quando le sue labbra arrivarono al collo di Kurt, il
ragazzo si lasciò scappare un sospiro soddisfatto, mentre Blaine si occupava di
baciare la sua pelle, leccarla e succhiarla con cura.
Kurt sentiva le sue labbra muoversi con familiarità sul
proprio collo, sulla clavicola, sui capezzoli.
Ci era voluto un po' per spingersi fino a quel punto,
fino ad avere completo accesso l'uno al corpo dell'altro. Ma ormai ci erano
arrivati e, in particolare quel giorno, Kurt non voleva far altro cheabbandonarsi alle attenzioni di Blaine.
Voleva essere scosso dai denti di Blaine che stavano
afferrando i suoi capezzoli, abbastanza forte da farlo gemere ma non da fargli
male. Voleva sentire i suoi polpastrelli percorrere le sue gambe lunghe e
magre, le sue braccia, e voleva perdersi nella musica del respiri di Blaine,
affrettati e rumorosi.
Mentre il corpo di Blaine affondava nella sua pelle, Kurt
continuò la propria opera fotografica. Forse con un po' di spaesamento in più,
ma stava prestando attenzione ad ogni sensazione che facesse scuotere il suo
corpo. Ed erano mesi che non sentiva Blaine così vicino, i loro corpi così
perfetti insieme.
Dopo aver sentito la sua bocca separarsi dal proprio
collo, Kurt lo baciò, senza esitazione, per aggiungere la morbidezza delle
labbra di Blaine agli altri ricordi. Le percorse con la lingua, ignorando
l'invito della sua bocca dischiusa. Si permise con calma di assaporarne il
sapore, così familiare. Solo quando ritenne di aver conservato abbastanza, di
aver inciso in modo indelebile nei propri pensieri quel bacio, accolse la
richiesta silenziosa di Blaine e accarezzò la sua lingua con la propria.
I loro baci non era quasi mai irruenti o selvaggi. Come
aveva detto una volta Blaine - e non importava che si riferisse allo Scandals -
semplicemente quello non era il loro genere.
Personalmente, Kurt, credeva che quello fosse proprio il suo genere. Perché quando le
cose si erano fatte più difficili e loro due erano diventati così arrabbiati,
ogni volta che uno dei due si avventava sull'altro con aggressività, lui
avvertiva una scarica elettrica percorrerlo dalla testa ai piedi.
Semplicemente non era il loro genere, come coppia. La loro storia si era sviluppata, fin
dall'inizio, con i tipici caratteri del primo amore. Delicata e tremendamente
romantica. Per entrambi aveva rappresentato il primo approccio ad un'altra
persona, alla fisicità con qualcuno, ai baci, al sesso. Avevano percorso tutte
le tappe con calma, scoprendo ogni volta, insieme, qualcosa di nuovo.
«Blaine...» sospirò Kurt, sentendo la sua mano bollente
sul proprio fianco, mentre il suo ragazzo lo spingeva a girarsi.
Ed
era diverso dalla prima volta, perché allora si stavano scoprendo, adesso
sapevano con certezza come muoversi. .
La prima volta entrambi erano stati così impacciati, imbarazzati, gli sguardi
decisi e convinti in totale contrasto con i loro corpi tesi e tremanti.
«Ti prego, non fermarti» gemette Kurt mentre con una mano
artigliava un fianco dell'altro e si spingeva indietro col bacino, per farsi
riempire completamente, per sentire Blaine in ogni fibra del suo corpo.
E si
ricordava il terrore che l'aveva attanagliato quando aveva sentito l'erezione
di Blaine spingere dentro di lui, le lacrime silenziose che aveva soffocato nel
cuscino perché erano entrambi troppo nervosi e non avevano alcun bisogno delle
sue paure a complicare il tutto.
I loro gemiti si confusero nell'aria, diventando sempre
più simili ad urla, mentre i loro corpi si muovevano andandosi incontro e le
lenzuola si impregnavano del loro odore.
Tutto quello che sentiva sembrava essere già troppo.
Quando la mano calda di Blaine si avvolse attorno alla
sua erezione, Kurt si morse un labbro per trattenere un gemito esageratamente
forte.
Sentì ogni centimetro del suo corpo, improvvisamente,
riempirsi. Di tutto quello. Il piacere lo travolse in modo dirompente e smise
di pensare a tutto il resto, a qualsiasi cosa che non fossero i gemiti di
Blaine, le mani di Blaine, il suo petto contro la propria schiena.
E poi si sentì semplicemente intorpidito, vuoto.
Si ricordò di nuovo come respirare.
«Grazie...» sussurrò Blaine, così piano che quasi Kurt
dubitò di averlo sentito davvero.
«E di cosa?» gli chiese, quando si accorse che non si era
immaginato quella parola e che Blaine lo stava guardando in attesa di una
risposta.
«Di tutto questo. Era da un po' che non andavano così
bene le cose tra di noi.»
Erano parole amare: non c'era altro modo di descriverle.
Il tono di voce di Blaine era a dir poco malinconico.
Kurt si girò a pancia in su e allungò un braccio in un
chiaro invito, che Blaine non esitò ad accogliere. E così presto sentì i suoi
ricci solleticargli il collo, la guancia ruvida di Blaine poggiata sulla sua
pelle nuda.
Presto il braccio che aveva disteso sotto il suo corpo
avrebbe cominciato a formicolare, ma non importava. Davvero, non lo infastidiva
in alcun modo che probabilmente quella sera avrebbe avuto la pelle arrossata
proprio dove Blaine si stava strusciando, perché quel momento meritava di
essere cristallizzato e avrebbe desiderato poterlo fare. Fermarlo, registrarlo
e riviverlo all'infinito. Reimmergervisi per odorare il corpo di Blaine,
accarezzare i suoi capelli indomabili, assaporare le sue labbra.
Ed era un altro ricordo. Un altro pezzo della loro
storia, della sua vita, di come era diventata grazie a quel ragazzo che fin
dalla prima volta aveva fatto mancare un battito al suo cuore.
«Scusa...» disse Blaine, la voce lieve come una carezza.
Ed era tutto sbagliato perché non avevano mai parlato dei loro problemi. Li avevano
vissuti, avevano litigato, ma non si erano mai guardati negli occhi, scrutati
nel profondo, alla ricerca della motivazione.
E ora Blaine lo stava facendo e Kurt avrebbe voluto
soltanto scappare. O lasciarsi andare e piangere con la testa nascosta nella
spalla di Blaine.
«E di cosa?» gli chiese.
La voce gli tremò e il suo ragazzo non lo trovò neanche
strano - o almeno non lo diede a vedere.
«Sono stato distante in quest'ultimo periodo - e quel discorso l'avevano già fatto ed era
così sbagliato perché questa volta sembrava così diverso - e non so neanche darti una vera motivazione. É come se ci
fosse un muro tra di noi.»
Blaine sembrava sul punto di piangere e allora Kurt lo
strinse più forte, anche se non era sicuro fosse la scelta giusta. Forse
sarebbe stato più utile andarsene il più lontano possibile.
«Va tutto bene...- ed
era una bugia alla quale aveva bisogno di dar voce, alla quale aveva bisogno di
credere - É normale. Abbiamo paura di quello che succederà, fra poco io
sarò a New York ed è giusto essere spaventati, Blaine. Non c'è alcun motivo per
cui tu debba sentirti in colpa.»
Si strinsero più forte, aggrappandosi l’uno all’altro.
Stava diventando un'abitudine, ormai, una nella quale Kurt non riusciva a
vedere niente di buono.
*°*°*°*°*
Kurt avrebbe saputo indicare con esattezza il momento in
cui la sua routine cominciò a ruotare un
po' anche intorno a Sebastian. Prima che potesse capirlo, tuttavia, i suoi
messaggi provocanti e maliziosierano
già diventati un'abitudine: non cercava più di ignorarli e non riusciva a
contenere la spensieratezza e il piacere che lo assalivano ogni volta che ne
leggeva uno.
Si sentiva leggermente sotto pressione, e avere vicino a
sé una persona come Sebastian che non gli chiedesse niente - a parte ovviamente
di andare a letto insieme in modi più o meno velati - era davvero una
benedizione.
Quella mattina non fece differenza.
'Buongiorno
principessa. Anche se sono sicuro che sarebbe un risveglio decisamente migliore
se mi avessi dato l'opportunità di sfiancarti per tutta la notte.'
Kurt cercò di reprimere la curiosità, e l'aspettativa,
che avevano suscitato in lui quelle parole. Ma col passare del tempo, si
trovava a farlo con sempre meno convinzione. Non ne aveva la forza e,
cominciava a pensare, neanche la voglia, in fondo. Era solo una battuta innocente.
'Allora forse non è
poi così innocente.'
Le parole di Rachel, dell'ultima - e unica - volta in cui
aveva scritto ad un ragazzo all'insaputa di Blaine facevano da sottofondo a
quegli sms. Ma la voce di Rachel, nei suoi pensieri, non era poi così
petulante,e non era troppo difficile relegarla in un angolo remoto del suo
cervello.
'Noto che continui a non seguire i consigli di chi ne
sa più di te. Buongiorno anche a te, comunque.'
Ebbe il tempo di aprire l'armadio alla ricerca di un
outfit perfetto per quella giornata prima la vibrazione del cellulare attirasse
nuovamente la sua attenzione.
'Saperne
più di me? E sulle basi di cosa, di grazia? Non mi pare che tu sia proprio un
esperto.'
'Forse non cambio uomo ogni sera, com'è tua
abitudine, ma vorrei ricordarti che è per me che Blaine ti ha respinto :P'
'Ho
lasciato perdere io, ho cominciato a pensare che il gioco non valesse la
candela. Non crederai davvero che io mi faccia scappare qualcosa che voglio.'
'A cosa devo tutta questa insistenza, allora?
Potrei cominciare a pensare che sei sempre stato segretamente innamorato di
me.'
'Non
montarti la testa, Lady K. Hai un culo spettacolare, e dopo averlo sentito
sulle mie cosce, mentre la tua lingua dimostrava di saper far altro oltre che
parlare in modo petulante,ho cominciato a
vederti sotto una luce diversa. Preferibilmente la luce di un abat-jour.'
'Dio, Sebastian, sei così volgare. Faresti
passare la voglia anche all'uomo più arrapato del pianeta.'
'Adoro
i pulcini fintamente pudici e innocenti. É così divertente poi sentirvi gemere
più forte di chiunque altro.'
'Questa conversazione è finita. Hai superato
il limite della decenza.'
Kurt inviò il messaggio con un gesto secco ed un sorriso
sulle labbra. In verità doveva soltanto andare in bagno per il suo rituale
d'idratazione mattutino, ma adorava fare strepitose uscite di scena. Le sue
doti melodrammatiche non avevano pari, forse solo Rachel poteva sperare di
eguagliarle.
'Oh
andiamo, pensavo avessimo superato la fase dell’ imbarazzo. Con me ormai non
hai più segreti ;)'
'Non mi piace come mi parli. Mi fai sentire
un pezzo di carne.'
'Ma
perché lo sei. Un gran pezzo di carne, aggiungerei.'
'Sparisci Sebastian. Per oggi hai dato il
meglio di te con le cazzate, e sono solo le nove del mattino. Conservati
qualche battuta anche per le prossime ore.'
'Sei
sexy quando sei arrabbiato. Vorrei davvero vedere l'espressione da stronzo che
ti sei stampato in faccia mentre scrivevi, giusto per tenere in esercizio la
tua abilità di attore.'
'Ti assicuro che non mi richiede alcuno
sforzo incazzarmi con te. Tiri fuori il peggio di me in modo del tutto
naturale.'
'Lo
so. E so anche che mi adori follemente per questo.'
Kurt non trovò nulla da obiettare e dunque preferì
ripiegare su un utile, e sempre dignitoso, silenzio.
Il resto della giornata trascorse nel silenzio e nella
noia. Cominciava a mancargli il liceo, perché senza le lezioni e le prove del
Glee Club le ore sembravano interminabili e decisamente troppe.
Il suo cellulare si mantenne silenzioso, eccezion fatta
per una paio di messaggi di Rachel e di Mercedes, e la cosa lo sconfortò più di
quanto volesse ammettere e più di quanto fosse lecito per un ragazzo follemente
innamorato del proprio fidanzato.
Ok. Forse
non era più follemente innamorato di Blaine ed era il momento di scendere a
patti con quella consapevolezza. Ma non aveva idea di come si sarebbe sentito
se avesse rinunciato a lui così. Era profondamente convinto che qualcosa,
dentro di lui, si sarebbe spezzato. E aveva bisogno di quella cosa tutta integra, almeno per un altro po'.
Giunse la sera e, mentre usciva di casa per recarsi
all'appuntamento con Rachel, Mercedes e Blaine per vedere Wicked - per la
decima volta - a casa di Rachel, strinse il cellulare un po' più forte tra le
mani, sperando che la forza del pensiero bastasse a farlo vibrare.
Un ultimo messaggio. Poi avrebbe detto a Sebastian che
forse stavano flirtando un po' troppo e che non si sentiva più così innocente.
*°*°*°*°*
Dopo quell'ultima frase - quel 'mi adori follemente che
l'aveva turbato più di quanto fosse giusto - Sebastian sembrava essersi
dileguato nel nulla. Non gli scriveva da due giorni e Kurt non riusciva davvero
a capire perché: non poteva essersela presa per il fatto che lui non gli avesse
risposto.
Gli aveva anche scritto. E non era mai successo prima.
Non aveva mai fatto il 'primo passo',perché
forse se si fosse limitato a rispondere per cortesia
non avrebbe avuto motivo di sentirsi in colpa.
Ma Sebastian era diventato parte della sua routine e lui
odiava tutto quello che avrebbe potuto alterarla.
Era nervoso e cercava di concentrarsi sul viso di Blaine
senza pensare che Sebastian non gli aveva risposto. Ma non funzionava granché.
«Vado un secondo in bagno» gli disse, perché aveva
bisogno di respirare, di calmarsi e di evitare un attacco isterico proprio di
fronte al suo ragazzo.
Riguardo
ad un altro ragazzo.
Si sciacquò il viso e di colpo si sentì meglio. Giusto un
po'. Quel tanto che bastava, però, per non cominciare ad urlare a Blaine cose
incomprensibili di cui era davvero meglio lui non venisse a conoscenza.
Tornò in camera con un sorriso quasi sincero stampato sul
volto. Perché forse Sebastian aveva ragione, non esisteva occasione inadatta
per perfezionare ulteriormente le sue capacità recitative.
Blaine era seduto sul letto e stringeva tra le mani il suo cellulare con tanta forza che le nocche gli erano
diventate quasi bianche. Kurt non si sarebbe meravigliato seavesse rotto i cristalli liquidi.
Blaine era teso.
Tutto il suo corpo era rigido, pronto a scattare .
Quella visione gli fece venire i brividi. Di colpo
sentiva freddo anche se era ancora agosto e il tempo era tutto fuorché fresco.
Quando si chiuse la porta della stanza alle spalle il
rumore attirò lo sguardo di Blaine, di colpo consapevole della sua presenza
nella stanza. Non lo guardava come quando aveva scoperto i messaggi di Chandler
- perché Kurt era sicuro che avesse trovato un messaggio di Sebastian che
probabilmente aveva scelto proprio quel momento per interrompere il loro strano
silenzio - con espressione ferita, delusa. Innamorata. No, Kurt poteva
tranquillamente leggere una furia cieca nel suo sguardo. E qualcosa gli disse
che la strada che stavano per intraprendere non avrebbe avuto via di ritorno.
«Perché esattamente - e tutto nella sua voce era
controllato - 'SebastianIlCricetoCattivo' ti chiede se ti è mancato?»
Il tono di voce di Blaine era semplicemente gelido.
Improvvisamente Kurt si sentì molto più piccolo. Un esserino inutile pronto ad
esser scacciato con un movimento indolente della mano.
Era stato stupido. Fino a quel momento era sempre stato
attento a tenere il cellulare con sé e ad avvertire Sebastian di non scrivergli
quando doveva vedersi con Blaine. Era stato disattento. Sebastian non si era
fatto sentire per due giorni e di colpo lui aveva smesso di calcolare. I suoi pensieri erano rimasti
fastidiosamente impigliati nel silenzio del suo cellulare.
Gli rimanevano due scelte. Fingere che Sebastian si fosse
sbagliato o ammettere che si sentivano da un po'.
«Mi ha scritto un paio di messaggi ultimamente.»
Sentì quella cosa
dentro di sé cominciare ad incrinarsi. Le strade senza ritorno non erano mai
state semplici da percorrere.
«Ah» fu tutto ciò che uscì dalle labbra di Blaine.
E la cosa non lo rassicurò per niente.
Gli si avvicinò e si sedette al suo fianco, cauto, come
avrebbe fatto in presenza di una bestia pronta ad aggredire. Blaine non aveva
un sacco da boxe in casa, i suoi non gli avevano mai permesso di tenerne uno,
quindi non gli sembrò così esagerato aspettarsi un'aggressione.
«Kurt - cominciò, e la sua voce non era dolce. La sua
voce era sempre stata morbida quando pronunciava il suo nome - non di nuovo.
Una volta va bene. Era un ragazzo che avevi incontrato al negozio di musica e
faceva battute stupide. Ma non di nuovo. Non adesso.»
'Adesso' era soltanto una parola, un avverbio per la
precisione, eppure agli occhi di Kurt celava un intero universo.
'Adesso' erano le loro litigate, i baci aggressivi e i
morsi. Erano i pensieri che gli vorticavano in testa da un po' e gli avevano
fatto mettere in dubbio la storia con Blaine. Erano i silenzi prolungati che
tra loro non erano mai stati spaventosi.
E adesso poteva
sentire le crepecominciare ad
attraversare quella cosa lì, che era
il posto occupato da sempre da Blaine dentro di lui e che lo aveva sempre fatto
stare bene. Il posto che ultimamente gli regalava soltanto continue scariche di
dolore.
«Perché non me l'hai detto?» proseguì Blaine, dopo un
primo attimo in cui erano persi tutti e due nei propri pensieri.
«Perché avresti reagito così.»
«E allora perché hai sentito il bisogno di parlare con
Sebastian, sapendo a cosa avrebbe portato?»
Se non si fosse sentito tremendamente in colpa avrebbe
potuto mentire, accusare Blaine di saltare a conclusioni affrettate dato che
non gli aveva detto di aver risposto a quei messaggi.
Ma il sorriso malizioso e arrogante di Sebastian era
diventato un ospite fisso nella sua testa, e lui non riusciva a mentire.
«Non lo so...» rispose.
E non gli importava del tremolio della propria voce né
del bruciore agli occhi per colpa delle lacrime. Erano giusti per quel momento.
«Kurt - e il suo nome suonava sempre più duro, quasi
un'offesa - è davvero troppo. Non abbiamo parlato fino ad ora e non so perché,
forse eravamo entrambi spaventati all'idea di perdere una certezza.»
Anche la voce di Blaine stava cominciando ad incrinarsi:
Kurtpoteva vederei suoi occhi farsi man mano sempre più lucidi.
Non era più infuriato, era solo stanco.
E se fosse stato qualsiasi altra occasioneavrebbe soltanto voluto prendergli il viso e posarselo dolcemente in
grembo, facendo scorrere le dita tra i suoi ricci indomiti.
Ma quella non era un’occasione qualsiasi, era 'adesso'. E
il dolore sordo che sentiva non lo rendeva in grado di occuparsi di nessun
altro.
«Non... non ce la faccio p-più.» la voce di Blaine uscì
in sussurri spezzati.
Kurt gli prese le mani e lo guardò negli occhi. Non
spettava a Blaine fare quella cosa: toccava a lui, perché aveva sbagliato. Non
capiva ancora bene che cosa, ma sapeva che poi avrebbe avuto tutto il tempo per
farlo.
«Lo so. Non so cos'è successo, però è successo. E ci
stiamo ferendo a vicenda e non possiamo più continuare ad ignorare la cosa.»
Neanche lui sapeva bene da dove partire, cosa fosse
giusto dire.
«Forse è meglio che ci prendiamo un po' di tempo per
pensare» gli andò incontro Blaine.
Si stavano lasciando, eppure Blaine continuava ad essere
l'unica cosa buona nella sua vita,a
prenderlo per mano quand'era in difficoltà e a mostrargli la via più semplice.
E lui stava rinunciando a tutto quello.
Quella
cosa si ruppe in mille schegge. Eppure Kurt sentì di aver la
mente più lucida, finalmente.
Guardò il suo ragazzo - forse ex ormai - con un sorriso triste e vide le sue spalle affossarsi. E
gli sembrava che da mesi non fossero così vicini come in quel momento, era
ironico. Si stavano tenendo le mani e quel contatto sembrava l'unica cosa
sincera che ci fosse stata per lungo tempo.
Kurt non riusciva a respirare, mentre le parole che
sapeva fosse giusto dire sembravano irrimediabilmente incastrate nella sua
gola.
«Blaine...» la sua voce tremò.
Kurt fece scorrere lentamente il pollice sul dorso della
mano di Blaine, con delicatezza. Doveva rassicurarlo in qualche modo, doveva
essere quella stessa certezza che tante volte aveva trovato nella loro storia.
«Mi dispiace, Blaine, mi dispiace davvero.» Le parole
uscirono con un suono spezzato mentre il suo corpo veniva scosso dai singhiozzi.
«Tu sei stato tutto - ed era così sbagliato parlare al
passato - e io non capisco cosa sia successo.»
Guardando gli occhi lucidi di Blaine, la sua espressione
ferita, quelle misere scuse gli sembravano davvero patetiche. Qualsiasi cosa
potesse dire non era altro che meschina.
«Mi dispiace, dannazione! Ho sbagliato tutto.»
Voleva soltanto buttare le braccia intorno al suo collo,
e affondare il viso nella sua pelle, inalandone l'odore. Sapeva che a Blaine
non sarebbe importato se gli avesse inzuppato la maglietta con le lacrime.
Blaine si schiarì la voce, tentando di ricomporsi, prima
di cominciare a parlare.
«Kurt, non sei solo tu. Tutto è... E' che è successo un
casino. Niente era più come prima. E forse davvero è meglio se ci prendiamo un
po' di tempo per pensare, per capire da soli cosa vogliamo dalla nostra vita.
Forse è giusto che tu vada a New York senza pensieri per la testa, libero di
conquistare tutti col tuo sorriso e con il tuo fascino. Se questa è solo una
parentesi ce ne accorgeremo.
Kurt capì che ormai non c'era altro d'aggiungere, che
Blaine era giunto alla sua stessa consapevolezza già da un po' ed entrambi
avevano soltanto aspettato, non riuscendo ancora a rinunciare aquel senso di pienezza. Si avvicinò a lui per
baciarlo, per sentire ancora una volta - l'ultima, e faceva così male pensarlo - il suo sapore sulle
labbra.
Poi si alzò e lasciò la stanza. Scese al piano di sotto,
tenendo gli occhi fissi sulla porta d'ingresso.
I pensieri che gli vorticavano nella mente, frenetici.
Il silenzio che si era protratto per settimane si era
innalzato tra di loro come un muro e alla fine li aveva portati a quello. A pensarla allo stesso modo e a
perdere la forza - o la voglia, ma era una sconfitta troppo grande anche solo
pensarlo - di combattere. O forse quel tacito ignorare le cose era solo servito
a farli crescere, a renderli pronti per il momento in cui avrebbero dovuto
lasciare andare il loro primo amore. Avevano avuto bisogno di aggrapparsi un
po' più a lungo a tutto quello che la loro storia aveva significato prima di
fare il passo definitivo. Prima di guardarsi negli occhi, capirsi, e lasciare
all'altro la possibilità di essere libero.
Ecco.
Vista in quell'ottica sembrava una fine amara e dolorosa, ma giusta.
Percorse la strada da casa di Blaine alla propria
sospinto soltanto dall'abitudine.
Parcheggiò la macchina in garage ed entrò dalla porta
della cucina, pronto a fingere di essere sereno nel caso in cui ci fosse stato
qualcuno della famiglia in giro. Fortunatamente lo accolse soltanto il
silenzio.
Si buttò sul letto della sua stanza a peso morto,
affondando la testa nel cuscino che profumava ancora di Blaine. Quell'odore gli
fece ricordare che aveva trovato Blaine con il cellulare in mano e si decise a
rispondere a Sebastian. Aveva bisogno delle sue battute maliziose e lusinghiere
per sentirsi vivo, per rimanere aggrappato alla realtà e non perdersi nella
nostalgia. Sapeva che era solo questione di tempo prima che il dolore lo
travolgesse.
Sebastian lo faceva sentire leggero, spensierato, e per
una volta voleva approfittarne.
'Per niente. Ho ricominciato a sentirmi un
uomo e non un pezzo di carne.'
'Suvvia
principessa, non fare la sostenuta. So che ti sono mancato, ma ho una buona
motivazione.'
'Ossia? Hai dovuto battere il tuo vecchio
record di ragazzi trombati in una sola serata?
'LOL.
No. E comunque le tue battute stanno diventando ripetitive.'
'Disse quello che non ha saputo trovare nulla
di meglio di "signorina", "mozzarellina" e "porcellana".
E due di questi nomi li hai anche copiati da altri. Comunque parla, voglio
davvero sapere cosa può mai esserci di interessante ed impegnativo nella vita
di Sebastian Smythe. A parte, ovviamente, una svendita di prodotti per
capelli.'
'Niente
di che. Diciamo una cavalcata andata male e NON del tipo che penserai appena
leggi il messaggio.'
'Hai fatto qualcosa di diverso dallo scopare
o sparare stronzate? Non ci credo!'
'Sono
andato a cavalcare con degli amici, ho fatto equitazione per un paio di anni a
Parigi. Diciamo soltanto che ho esagerato un pochino e adesso sono ingessato
circa dal piede a metà coscia. Una cavallo che ti scaraventa sul terreno mentre
è al galoppo non sta particolarmente attento a farti centrare l'erba soffice.'
'Oddio, Sebastian. Se è uno scherzo non è
divertente.'
'No
che non è uno scherzo. Sono ancora in ospedale, mi si era scaricato il
cellulare e non sono riuscito ad avvertirti per questo. Mia mamma mi ha portato
il carica batterie soltanto oggi. Poi diciamo anche che ieri sono stato
parecchio tempo in sala operatoria ed altrettanto l'ho passato a tentare di
recuperare la lucidità mentale. Ero un po' da buttare. Oggi invece sono di
nuovo in perfetta forma, con dosi di antidolorifici degne di un cavallo.'
'Cazzo Seb mi dispiace. Dimmi quando posso
passare a farti un po' di compagnia.'
'Sei
proprio crudele. Aspetti che io non possa fare nulla per mostrare il tuo bel
faccino :('
'Sai che non è per quello, idiota. Non era il
caso semplicemente, e non ce n'era nemmeno motivo.'
'E
adesso è il caso? O magari tu e Blaine verrete insieme a farmi visita.'
'Io e Blaine ci siamo lasciati oggi. O
meglio, lui ha detto di stare ognuno per i fatti propri per un po', ma penso
fosse solo un modo di dire, così per esser carino. Alla fine infatti ilpo' che aveva in mente si è rivelato essere
parecchio lungo.'
'E'
proprio vero che la vita è una ruota.'
'Non so se voglio approfondire la tua
filosofia.'
'Idiota!
Nel senso che dopo una giornata di merda almeno ho avuto una buona notizia. Il
tuo bel sedere non è più off-limits.'
'Sono contento di vedere che stai bene.
Riesci ad essere ancora inopportuno e sfrontato come sempre.'
'Lo
so che sei pazzo di me, ormai puoi ammetterlo.'
'E rovinare tutto? Giammai! É molto più
divertente assistere ai tuoi sforzi per sedurmi.'
'Dammi
qualche mese e vedrai che non vorrai più allontanarti da me. E dal mio letto. A
due piazze.'
'Quando posso passare a trovarti? (Credo sia
più furbo ignorarti).'
'Domani
i miei sono a lavoro tutto il giorno. Spero che tu non abbia paura di un
ragazzo ferito e sofferente.'
'Non riuscirai a far leva sui miei istinti da
crocerossina. Non cadrò ai tuoi piedi solo perché sei sdraiato su un letto
d'ospedale.'
'Sei
insensibile. Crudele ed egoista. L'ho sempre detto che i visini d'angelo non
nascondono nulla di buono.'
'Dormi Sebastian, hai già detto troppe
stronzate, di nuovo. Ci vediamo domani.'
'Non
vedo l'ora :)'
Kurt emise un lungo sospiro. Aveva bisogno di alcool,
tanto alcool. O forse solo di una spalla su cui piangere. Sapeva che Rachel non
si sarebbe scandalizzata vedendolo con gli occhi ancora gonfi e arrossati e con
un sorriso ingiustificabile sulle labbra.
NdA Un parto, ma è arrivato!
Io vorrei 'dedicare' questo capitolo ad Acardia17 perché, oltre ad averlo
betato e reso dunque decente, qualsiasi errore che possa esserci ancora è solo
responsabilità mia, non sua, voglio mandarle nell'unico modo che conosco tutto
il mio affetto. E' ben poca cosa, e non importa che tu lo legga tra un mese,
due o un anno. In questo momento ti penso ♥
A tutti gli altri, grazie per
leggere/recensire/qualsiasi altra cosa, penso che il terzo, o al massimo il
quarto sarà l'ultimo. A presto, spero :)
Kurt era stato circa un'ora in contemplazione di fronte
al suo armadio, incerto su cosa indossare.
Non voleva impressionare Sebastian, non era assolutamente
quella la sua intenzione, semplicemente era indeciso.
Proprio perché non gli interessava minimamente essere
sexy alla fine aveva optato per un paio di jeans indecentemente aderenti - e Blaine gli aveva sempre detto che gli fasciavano il culo in
modo strepitoso - una camicia grigia e un gilet nero. Lui era un uomo e voleva
renderlo ben evidente.
Però non aveva nulla a che fare con Sebastian,
assolutamente niente.
Dopo circa un paio di ore era riuscito ad arrivare in
ospedale; in particolare nel bel mezzo della coda davanti al banco
informazioni. C'erano ancora una decina di persone davanti a lui, si stava
annoiando e non si perdeva neanche uno degli sguardi che alcune infermiere
avevano lanciato al suo sedere.
Wow.
Delle donne lo avevano
guardato.
Il giusto paio di pantaloni poteva fare miracoli, Kurt ne
era sempre stato convinto e adesso ne aveva la prova lampante.
Quando, finalmente, si trovò di fronte l'infermiera che
si occupava dei visitatori la donna gli sorrise. Aveva gli occhi color
nocciola, grandi e luminosi, ed un sorriso aperto e sincero.
«Buongiorno, il mio nome è Kurt Hummel
e vorrei far visita ad un paziente che dovrebbe essere ricoverato nel reparto
di ortopedia, Sebastian Smythe.»
La donna annuì per dimostrare di avergli prestato
attenzione, poi digitò qualcosa sulla tastiera del computer. Tornò a guardarlo
con un sorriso.
«Camera 587, quarto piano.»
Gli passò un adesivo da attaccare per farsi riconoscere.
Conosceva quella procedura ormai, era la stessa che aveva seguito quando era
andato a trovare Dave.
«La ringrazio, arrivederci.»
«Grazie a te.»
Il sorriso della donna, se possibile, si fece ancora più
ampio e Kurt si trovò a chiedersi se per caso non rischiasse una paresi
facciale a furia di farlo. Lo ricambiò nel modo più convincente possibile,
anche se in realtà le sue mani avevano cominciato a sudare e il suo cuore stava
incomprensibilmente battendo ad una velocità una decina di volte superiore
rispetto al normale.
Le porte di metallo dell'ascensore si chiusero davanti ai
suoi occhi e Kurt cominciò a guardarsi attorno: l'ascensore era spazioso,
nuovo, e si trovò a considerarlo la vista più interessante del mondo. Il nervosismo poteva causare dei pensieri
assurdi.
Mentre percorreva il corridoio del quarto piano le sue
mani sembravano aver deciso che anche tremare sarebbe stata un'idea perfetta e
non accennavano a smettere.
C'entrava Sebastian, sì, almeno a se stesso doveva ammetterlo, però non era soltanto quello.
Semplicemente provava un odio viscerale nei confronti degli ospedali.
Ci era stato durante la malattia di sua madre, e poi sua
madre era morta.
Ci era stato dopo l'infarto di suo padre, che sembrava
non volersi svegliare, ma alla fine ce l'aveva fatta, senza conseguenze.
Vi si era recato a trovare David dopo il tentato suicidio
e il ragazzo era ancora vivo e sembrava essersene sinceramente pentito.
Le cose sembravano migliorare col passare del tempo.
E quel giorno stava semplicemente andando a trovare un
amico esibizionista che, per mettersi in mostra, era finito, letteralmente col
culo per terra. Forse in modo un tantino violento. Quindi non aveva alcun
motivo per cui sentirsi nervoso o preoccupato.
La porta della camera 587 era chiusa e Kurt bussò
aspettando che Sebastian lo invitasse ad entrare. Quando udì la voce del
ragazzo prese un profondo respiro ed aprì la porta, con una presa decisa sulla
maniglia per tentare di fermare il tremore.
Posò gli occhi sul ragazzo e il suo cuore accelerò
nuovamente, battendo, se possibile, ancora più forte di prima. Non era pronto a
quella vista.
Sebastian sembrava stanco e indifeso e, davvero, non
avrebbe mai pensato di assistere ad una scena del genere. Aveva la schiena
poggiata contro la testata del letto e parecchi cuscini tutti intorno alla
gamba ingessata. Era pallido e il ghigno che gli stava rivolgendo era solo una
pallida imitazione della smorfia arrogante e provocante che era abituato ad
ostentare.
Kurt sentì il cuore farsi un poco più piccolo.
«Ciao» disse a quel ragazzo fragile che quasi non
conosceva, e la voce gli uscì più lieve e preoccupata di quanto avesse messo in
conto.
«Sapevo che con un infortunio abbastanza serio avrei
finalmente fatto breccia nel tuo cuore. Ammettilo che non puoi resistere ai
ragazzi bisognosi.»
Kurt intrecciò le dita mentre si avvicinava al letto,
pentendosi di essere a mani vuote.
Ci aveva riflettuto a lungo sul portare o meno qualcosa a
Sebastian: alla fine aveva optato per la scelta di portare solo se stesso,
perché era convinto che se si fosse presentato con una pianta, o una
composizione floreale, Sebastian gli avrebbe spaccato il vaso in testa.
«Se hai ancora la forza di fare le tue solite battutine
significa che stai bene...» voleva essere una battutina tagliente, ma il tono che
gli uscì fuori era pateticamente, e mielosamente,
dolce.
Aveva
un disperato bisogno di tornare in possesso delle proprie facoltà mentali.
«Che ci fai fermo al centro della stanza? Ti assicuro che
non mordo.»
Sebastian gli fece senno di sedersi accanto a lui sul
letto e Kurt gli si avvicinò, leggermente titubante.
Perché neanche le occhiaie riuscivano a rovinare il viso
di Sebastian, e detestava ammetterlo.
«Sembri stanco» gli disse.
«Lo sono. Neanche le dosi da cavalli sembrano funzionare,
la gamba mi fa male tutto il tempo e tentare di dormire si sta rivelando una
battaglia persa.»
«Cosa ti sei rotto?»
«Credo tutto, o almeno quasi. Non auguro a nessuno di
essere scagliato contro il terreno ad una velocità di un centinaio di km
orari.»
«Addirittura? Non sapevo che il tuo cavallo avesse le
ali.»
Kurt, nel pronunciare quelle parole, gli rivolse un
sorriso sincero e la mano di Sebastian era così vicina alla propria che per un
momento aveva avvertito la tentazione di spostarla di un paio di centimetri ed
intrecciare le dita con quelle dell'altro ragazzo.
Sebastian ricambiò il sorriso, ed era stanco e tirato. Però
gli occhi gli brillavano, e Kurt sentì il proprio stomaco fare qualcosa di simile
ad una buffa capriola.
«Ok, forse sono stato un po' drammatico. Però ti assicuro
che sul dolore non sto esagerando.»
Kurt si mosse a disagio sul letto, non era mai stato
bravo a dire la cosa giusta, e un 'mi dipiace' gli sembrava tremendamente banale.
Sebastian sussultò e Kurt capì che agitarsi non si era
rivelata un'idea geniale.
«Mi dispiace» disse alla fine, nonostante tutto, e fanculo alla banalità.
«A me no, almeno ho una valida motivazione che mi
permetta di stare tutto il giorno a letto. Anche se di solito preferisco
sfruttarlo per fare altro.»
Kurt gli diede uno schiaffetto sulla mano, a cui l'altro
rispose afferrandogli il polso. Poteva giurare di sentir la propria pelle bruciare sotto la presa dell'altro. E
Sebastian lo stava guardando con uno sguardo predatore, facendolo sentire
nuovamente il premo in palio, o una sfida.
Il disagio gli attanagliava fastidiosamente lo stomaco, questa volta, però, misto
a qualcosa che gli mandava ancora di più la testa nel pallone: il sorriso di Sebastian
lo faceva sentire lusingato.
«Non puoi picchiare un invalido, non è corretto.» Gli
disse quello, tornando a guardarlo con la solita aria di superiorità.
«E tu non avresti dovuto deridere un ragazzo gay solo
perché ha una voce acuta ed ama la moda. Però te ne sei fregato altamente,
quindi mi prenderò la libertà di ferirti in modo non permanente.»
Kurt avrebbe voluto ringraziarlo per aver ripristinato
l'equilibrio che c'era da un po' tra di loro, ma le parole a seguire lo fecero
pentire immediatamente della propria gratitudine.
«Tu hai una voce acuta e una faccia da checca. Il resto,
però, è piuttosto sexy.»
Kurt sentì le guance prender fuoco di fronte a quelle
parole e sotto lo sguardo indagatore e sensuale di Sebastian. Era abituato a
quelle battutine, ma non aveva mai messo in conto la possibilità di 'affrontare'
Sebastian faccia a faccia.
Forse sì, durante qualche sogno; però di solito in quegli
scenari la lingua di Sebastian era piuttosto impegnata a dialogare intimamente
con la sua.
«Ho sempre avuto un debole per le gote rosse da
scolaretto, si addicono perfettamente alla tua aria angelica, molto meno invece
all'immagine di te seduto a cavalcioni su di me.»
«Oddio Sebastian, non la smetterai mai di tirar fuori
quella storia?»
«Solo quando avrò qualcos'altro da ricordare.»
In quel momento - di fronte a Sebastian, alla sua aria
fragile, alle sue battutine spinte e al suo sorriso - Kurt ebbe un flash della
serata in questione, e gli fece venir voglia di accettare l'invito.
Le labbra di Sebastian sembravano così invitanti e la sua
espressione risultava addolcita dalla stanchezza. Non gli sarebbe costato
nulla, avrebbe dovuto soltanto allungarsi un po' e baciarlo; conosceva
abbastanza bene la meccanica del gesto.
Però l'immagine del viso di Blaine,
la sua espressione ferita, erano ancora fresche nei suoi pensieri e alla fine
Kurt si limitò a scuotere il braccio e liberare il polso dalla presa di
Sebastian.
L'altro non ne sembrò molto felice.
«Non sapevo che mi fosse vietato anche soltanto sfiorarti.»
Il suo tono di voce era decisamente infastidito.
«Non è questo, soltanto che la mia pelle è troppo
delicata e preferirei evitare di ritrovarmi un livido solo perché hai stretto
troppo a lungo.»
Un lampo di qualcosa che somigliava molto al desiderio attraversò gli occhi di
Sebastian.
«Deve essere meraviglioso seminarti marchi lungo il
collo. Scommetto che sembrerebbero quasi dei boccioli di rosa sulla tua pelle così
pallida.»
Il suo tono di voce era soffice e lusinghiero, e Kurt si
trovò a chiedersi come riuscisse ad essere così disinibito. Le sue guance,
invece - di nuovo rosse grazie a lui - testimoniavano il suo profondo disagio
nel parlare di quelle cose.
«Suvvia principessina, non puoi imbarazzarti per così
poco! Ti assicuro che a casa di Rachel non sembravi affatto un pudico verginello.»
«Non sono un 'pudico verginello',
infatti - e non fece nulla per nascondere il fastidio che gli avevano provocato
quelle parole - semplicemente non mi piace mettere tutto così su un piatto
d'argento. Cosa di cui tu, invece, sembri andar matto.»
«Si chiama umorismo. Forse però l'hanno insegnato un
giorno in cui tu eri occupato ad accaparrarti l'ultima sciarpa di Armani in un
outlet.»
«O forse, mentre tu eri occupato ad affinare la tua
strabiliante simpatia, io ho preferito concentrarmi sulle lezioni riguardanti
il tatto e la delicatezza.»
«Posso essere molto delicato, all'occorrenza. Le mie
carezze lo sono sicuramente. Sono un amante strabiliante.»
Fuoco sulle guance. Kurt sembrava reduce da
un'insolazione.
Poi la mano di Sebastian si allungò verso il suo
avambraccio e prese ad accarezzarne l'interno pigramente. I suoi polpastrelli
erano morbidi e Kurt sentiva dei brividi piacevoli scuoterlo. Socchiuse gli
occhi un attimo e così si perse l'espressione di adorazionesul volto di Sebastian.
Quando sentì le dita dell'altro sul proprio polso
allontanò di scatto il braccio, un attimo prima di aprire gli occhi. Vide il
sorriso di Sebastian morire sul suo volto.
«Scusami, però tutto questo mi mette a disagio» si sentì
in dovere di giustificarsi.
«Non sono una ragazzina alla sua prima cotta che ha bisogno
di scuse o rassicurazioni, stai tranquillo.»
L'aria divenne tesa e Kurt si sentì in colpa.
Non sapeva cosa si aspettasse Sebastian, se avesse
pensato che una volta eliminata la concorrenza Kurt si sarebbe gettato ai suoi
piedi. Non sarebbero andate così le cose. Però gli piaceva parlare con
Sebastian e così cercò di far tornare l'atmosfera leggera e scherzosa di prima.
Cominciò a raccontargli dei suoi programmi per il futuro,
parlandogli di quanto adorasse la moda, le riviste e di come la possibilità di
entrare in quel campo fosse stata l'unica cosa in grado di tirarlo fuori dallo
sconforto di cui era finito preda dopo la lettera della NYADA.
«Io andrò a studiare legge a Yale: ho ricevuto la lettera
di ammissione subito prima della fine del liceo. Non vedo l'ora. E' lo stesso
college che ha frequentato mio padre ed era così fiero di me quando ho deciso
di seguire le sue orme.»
Gli occhi di Sebastian brillavano di orgoglio, per essere
in grado di fare altro, di
dimostrarsi più di quello che gli altri abitualmente vedevano in lui.
Forse fu quella luce fiera, o il sorriso che spesso Kurt coglieva
sul suo volto, a spingerlo a sfiorare il dorso della sua mano con nonchalance.
Gli occhi di Sebastian si sgranarono per la sorpresa e
Kurt si ritrovò a pensare, contro la propria volontà, che fosse assolutamente
adorabile.
Alle 18:30 una voce annunciò la fine dell'orario delle
visite.
«Sembra che almeno per un altro paio di giorni il mio
destino sia la solitudine e la sofferenza» esordì Sebastian con fare
drammatico.
«Hai sempre il mio numero. Non mi sembra che tu ti sia
mai fatto scrupoli ad infastidirmi.»
«Solo che... - e Kurt non aveva mai pensato che Sebastian
potesse trovarsi a corto di parole - è
piuttosto frustrante scriverti e non poter assistere alle tue reazioni.
L'imbarazzo fa un effetto parecchio eccitante sul suo volto.»
Sebastian gli fece l'occhialino e riportò alla memoria di
Kurt il loro tête-à-tête al Lima Bean, quando Kurt aveva sentito
la necessità di "difendere il territorio". Non si stava comportando
in modo tanto diverso rispetto a quel giorno- era sempre stronzo, inopportuno,
fastidiosamente ironico e decisamente diretto
- però faceva provare a Kurt qualcosa che sembrava aver dimenticato da tempo.
Lo faceva sentire desiderato.
Quel pensiero spinse Kurt a sorridergli, un po' timidamente
e un po' in modo seducente. Si chinò verso di lui per salutarlo con un bacio
impacciato sulla guancia. Quando si allontanò la mano di Sebastian afferrò la
sua, trattenendolo un attimo, con un'espressione imperscrutabile sul viso e una
luce diversa negli occhi.
Poi sembrò riscuotersi e l'aria da snob tornò al proprio
posto.
«Ciao Porcellana. Spero di vedere presto la tua faccia da
checca da queste parti.»
Kurt tirò un sospiro di sollievo ancora una volta, perché
non si sentiva pronto ad andare oltre.
Salutò un ultima volta Sebastian dalla soglia della
stanza, prima di chiudersi la porta alle spalle.
*°*°*°*°*
Kurt si svegliò di
soprassalto, trovandosi con le coperte attorcigliate attorno alle caviglie e
ricoperto di sudore.
Odiava gli incubi
ma, ancora di più, detestava non ricordarli chiaramente. Una sensazione di
malessere e di angoscia sembrava essersi annidata sotto la sua pelle ma non
c'era alcun'immagine residua dal sonno a spiegarne il motivo.
Bastò una piccola
vibrazione del cellulare per fargli tornare, almeno leggermente, il buon umore.
"Questo ospedale è una merda!
Puzza di disinfettante, la notte fa troppo caldo e già alle sei del mattino le
infermiere ti svegliano per prendere la temperatura. Quando mi dimettono, pretendo
i fuochi d'artificio."
"Nervosi
e irritati già di prima mattina, vedo."
"Sì. E così non sei d'aiuto. Mi
aspettavo un po' di comprensione!"
"Scusa, ma
al momento sono impegnato a fabbricare fuochi d'artificio."
"A qualcosa servi ogni tanto,
allora. Non soltanto a rompere vetri e bicchieri con la tua voce
stridula."
"Ti
ho fatto ridere! Ti ho fatto ridere! *balla la conga*Almeno, io,
non faccio parte della fauna locale. Come stanno i tuo fratellini
coniglietti?"
"Nessuno ha mai parlato di grasse
risate. Però avere contatti umani è più divertente che stare tutto il giorno a
fissare il soffitto o guardare pessimi talk show su una tv ancora col tubo
catodico. E non so quando potrò tornare a casa perché i miei sono in Francia
per lavoro. E così mi tocca un'altra settimana qua, senza alcun motivo (P.S. I
coniglietti sono occupati a dialogare col criceto gay che hai al posto del
cervello)."
"Se vuoi
puoi stare da me, aspettando che tornino; mio padre è a Washington per tutta la
settimana e la stanza degli ospiti è al piano terra."
"E non hai paura che il seduttore
cattivo e senza scrupoli possa tentare di circuirti?"
"Sebastian,
sei ingessato fino a metà coscia. Non vedo come tu possa obbligarmi a fare
qualcosa."
"Touché.
Però è poco carino da parte tua infierire così su qualcuno emotivamente
fragile."
"Se
tu sei fragile allora io sono la reincarnazione di Whitney Houston. E
considerando che è morta da meno di un anno non credo sia possibile."
"Sottovaluti in modo ingiusto il
mio lato sensibile e romantico. Solo perché non faccio gli occhi da cucciolo e
dico frasi melense ad ogni occasione non significa che io non ne abbia uno. E
poi non mi piace scodinzolare, quel ruolo penso tocchi ai cani."
"Farò
finta di non aver mai ricevuto questo messaggio. Sono sicuro che non mi piacerebbe
soffermarmi su quello che hai scritto."
"Scusa, ho oltrepassato il
limite."
Kurt sospirò
stancamente, perché parlare di Blaine faceva ancora così male e non si sentiva davvero
pronto a ironizzare sul suo... ex. Dio, che
impressione. Bastavano ventiquattro ore per far cambiare la meravigliosa parola
"fidanzato" in una orribile.
"Diciamo
che ancora non riesco a riderci su. Comunque, come detto prima, lasciamo
perdere. Che ne dici della mia offerta, allora?"
"Che sono maggiorenne, posso
firmare i fogli per le mie dimissioni e dire ai miei che vado a stare da un
amico."
"Mi
sembra perfetto :) Oggi io sono in giro con Rachel e Mercedes, quindi appena
sei pronto avvertimi e vengo a prenderti."
"Ti farò pentire amaramente della
tua disponibilità."
"In
quel caso non esiterò a prendere a calci il tuo culo snob."
"Mademoiselle
finesse. Vedo che non finisci mai di stupirmi con le tue qualità."
"Certo che
mostri davvero poca gratitudine per qualcuno che ti ha appena salvato da una settimana
di noia e depressione."
Kurt aveva appena
inoltrato quell'ultimo messaggio quando il cellulare prese a vibrargli in mano,
mentre le note di "EdgeofGlory" si diffondevano nell'aria.
"Grazie, Kurt."
Sentì dire
dall'altra parte del telefono, non appena l'ebbe accostato all'orecchio.
E la voce di
Sebastian non era ironica né beffarda.
"Addirittura
una telefonata? A quanto pare quell'ospedale deve essere davvero
orribile."
Sebastian
ridacchiò.
"Uhm... Non hai sentito la mia
immensa gratitudine e profonda adorazione intrise nel tono di voce?"
Questa volta fu il
turno di Kurt di ridacchiare. E si sentiva una tredicenne alla prima cotta.
"Uhm...
No...?"
"Diamine, pensavo di essere un
bravo attore!"
"Stai
parlando con il migliore, caro."
Altra risata
all'altoparlante... ed era così bella. Cristallina, spontanea.
Kurt stava
cominciando ad apprezzarla particolarmente.
"Adesso vado che mi tocca l'ultima
visita col chirurgo prima di essere dimesso. Kurt, grazie, davvero. Non ti
obbligava nessuno e mi hai salvato la vita."
"Sarebbe
stata una settimana noiosa. Considera il salvataggio ricambiato. A più
tardi."
Kurt premette il
tasto per chiudere la chiamata mentre il suo cuore cominciava - per la
millesima volta in un paio di settimane - a galoppare selvaggiamente.
E anche quel pensiero
lo rimandava a Sebastian, alla sua cavalcata sfortunata, e i suoi pensieri
stavano diventando terribilmente noiosi e coooosì monotoni.
«Kurt! - urlò Finn dal corridoio, riportandolo alla realtà - Ti ho
sentito parlare, quindi sei sveglio per forza. Se non hai nulla da fare ti va
di accompagnarmi a fare shopping? Stasera esco con Rachel e voglio comprare
qualcosa di nuovo.»
«Solo se alla fine
mi lasci scegliere almeno una camicia e una cintura abbinata per te!»
Poté quasi sentire Finn
rifletterci attentamente.
«Niente
paillettes, piume o qualsiasi altra cosa ridicola.»
Alla fine sembrava
aver deciso che i consigli modaioli di Kurt valessero abbastanza da rischiare un paio di proposte troppo vistose.
«Sono quasi
pronto, aspettami giù!»
Quando, mezz'ora
dopo - un ragazzo deve avere il tempo per la propria maschera facciale, crema idratante e per scegliere un abbigliamento
perfettamente glamour - Kurt scese dalle scale notò subito Finn
seduto sul divano, curvo verso la tv, con un joystick in mano e la lingua tra i
denti.
«Possiamo andare!»
cinguettò allegramente.
«Mi hai fatto
aspettare due ore, adesso tocca a te ad aspettare che io sconfigga il boss.»
«Primo, e' stata
mezz'ora, non certo due. Secondo, l'Xbox non scappa,
il trattamento mattutino sì.»
«Due minuti,
giuro!» promise Finn, prima che un paio di
espressioni molto colorite gli sfuggissero dalle labbra.
«Finn... - cominciò Kurt spostando il proprio peso da un
piede all'altro e contando sul fattore distrazione - OggipomeriggiovieneSebastian
e sta da noi per un po'. E' un problema?»
«Assolutamente no!
Fa' venire chi ti pare.»
Sembrava proprio che il piano 'nascondi il nome di Sebastian
in mezzo ad una serie di parole incomprensibili' avesse dato i suoi frutti.
E doveva
migliorare coi nomi dei piani, non andavano bene per niente.
«Grande! Grazie
mille».
«Per un fratello
questo ed altro.»
Un sorriso dolce
si aprì sul suo viso: ogni volta che pensava a Finn
come fratello un calore estremamente
piacevole gli riempiva il petto.
«Se hai bisogno
stasera posso anche andar dormire da Puck, sai che
preferisco così piuttosto che sentire strani rumori.»
Le guance di Kurt
si tinsero di rosso. Altra, fastidiosa, abitudine che sembra aver sviluppato
ultimamente.
«Non è quel tipo
di ospite. E poi non mi sembra che tu ti sia lamentato mai di me e Blaine. Siamo sempre stati molto silenziosi.»
Finn gli rivolse uno sguardo sconvolto, un
attimo prima che, con una gran scarica di proiettili, il boss fosse fatto fuori,
in un lago di sangue.
«Argomento off limits, non voglio pensarci!»
«Scusami, pensavo
che avere un fratello gay nella stanza accanto alla tua avesse aperto un po' le
tue vedute sul sesso gay.»
«Non voglio
pensare a due uomini in uno stesso letto, ti prego! Per me puoi farlo quando e
come vuoi, basta che io non venga a saperlo.»
Kurt rise di
fronte all'espressione imbarazzata di Finn. Era
semplicemente adorabile.
*°*°*°*°*
«Siamo a casa!»
urlò Kurt aprendo la porta e spostandosi di fianco ad essa per permettere ad un
saltellante Sebastian - con un paio di stampelle rosso sgargiante - di entrare.
Finn uscì dalla cucina e gli andò incontro,
immobilizzandosi non appena il suo sguardo si posò sull'ospite.
Non degnò
Sebastian di una seconda occhiata, rivolgendosi, invece, subito a Kurt.
«Lui che diavolo
ci fa qui?»
Il suo tono era
gelido.
«Ti ho detto
stamattina che starà qua per un po', non è colpa mia se non riesci ad ascoltare
le persone e giocare contemporaneamente.»
Finn strinse minacciosamente gli occhi,
tentando di trovare qualcosa di cui accusarlo. Alla fine si limitò a sospirare.
«Suppongo di non
poterci fare nulla. Smythe - e gli puntò il dito
contro con una convinzione che avrebbe reso Cooper particolarmente fiero di lui
- guai a te se mi dai fastidio in alcun modo.»
«Tranquillo
boscaiolo, non ho intenzione neanche di avvicinarmi a te: l'odore della tua
flanella potrebbe impuzzare anche i miei vestiti.»
«Odioso come
sempre.»
Con un ultimo
sguardo di sufficienza - di cui Kurt non l'avrebbe mai ritenuto capace - Finn voltò loro le spalle e tornò alla merenda ipercalorica
poggiata sul tavolo della cucina.
«Ti faccio vedere
la stanza; seguimi».
Kurt aprì la porta
scorrevole in legno e vetro e fece un gesto cerimonioso, invitando l'altro ad
entrare.
Adorava quella
stanza, l'aveva arredata lui, dunque si sentì immediatamente fiero di se stesso
quando colse negli occhi di Sebastian quello che indubbiamente era uno sguardo
di approvazione.
«Non male - disse
infatti subito dopo il ragazzo - trattandosi di casa tua avevo paura di
trovarmi circondato dal rosa, dagli arcobaleni e da poster di piccoli pony.»
«Ti ricordo che
proprio perché sei a casa mia posso buttarti fuori quando voglio.»
«E abbandoneresti
al suo destino di dolore, fame e morte un povero ragazzo bisognoso di cure e
attenzioni?»
«Dio, quanto sei
drammatico» rispose, cercando di suonare sarcastico e infastidito.
In realtà vedere
Sebastian dentro la propria casa gli aveva fatto un effetto strano, gli era
sembrato in qualche modo giusto.
Aveva accettato da
un po' l'idea che il ragazzo non fosse poi così brutto, e nemmeno troppo
sgradevole, però quel gesto - enorme, considerando che l'avrebbe ospitato notte e giorno a casa propria -
aveva reso la cosa più reale.
Quando focalizzò
nuovamente l'attenzione sul presente, e non sui propri pensieri, trovò Sebastian intento a fissarlo e nei suoi
occhi c'era una sfumatura morbida che rifletteva abbastanza bene quello che
stava provando anche lui in quel momento.
Si guardarono
negli occhi per un paio di secondi, prima di distogliere contemporaneamente lo
sguardo, imbarazzati.
Kurt decise che
tenersi impegnato, e non lasciare ai suoi pensieri la possibilità di vagare per
lidi inappropriati, fosse decisamente utile.
Si avvicinò al
letto per poggiarvi sopra la sacca coi vestiti di Sebastian, mentre il ragazzo
cominciava a gironzolare per la stanza osservando i quadri, i disegni e le foto
appese alle pareti.
«E' tua mamma,
quella?» gli chiese indicando una foto con una donna seduta sull'erba, a gambe
incrociate.
«Sì» rispose. E
gli uscì quasi in un sussurro.
«Ha i tuoi stessi
occhi.»
La voce di
Sebastian era delicata e carezzevole, qualcosa a cui Kurt non era abituato.
Quelle parole lo fecero sentire straordinariamente bene.
«Lo so».
Si avvicinò a lui,
fermandosi a guardare quella foto, mentre un sorriso pieno di amore, tenerezza
e nostalgia si apriva sul suo volto.
Sebastian provò a
reggersi su una sola gamba, tenere entrambe le stampelle con la stessa mano, al
solo scopo di circondargli le spalle con un braccio.
Una delle due stampelle
sfuggì alla sua presa, cadendo sul pavimento con un tonfo che rovinò
irrimediabilmente l'atmosfera.
«Fermati, prima di
fare qualche altro danno!» lo bloccò in tempo Kurt, vedendolo tentare di
prenderla da terra.
Sebastian accettò
dalle sue mani l'oggetto del male, guardandolo con espressione infastidita.
«Ogni tanto
dimentico di non essere più autosufficiente.»
«Avanti regina del
dramma, andiamo di là a mangiare qualcosa, sono sicuro che non ne potevi più
del cibo dell'ospedale.»
«In verità ho sedotto
un'infermiera. Dopo l'operazione ha cominciato a portarmi una doppia razione dei
pasti e qualche volta anche barrette di cioccolato comprate alle macchinette»
raccontò con un sorriso furbo.
Kurt esultò
internamente per essere stato in grado di fargli tornare il buon umore.
*°*°*°*°*
«Detesto chiederti
altri favori - cominciò Sebastian mentre Kurt lavava i piatti della cena - ma
nella tasca laterale della sacca ci sono gli analgesici, non è che mi
prenderesti un paio di pillole? Andrei io, ma è un viaggio e sono un po'
stanco.»
Kurt poteva
leggere il disagio - e l'imbarazzo - stampati a caratteri cubitali sul suo
viso.
«Certo, nessun
problema.»
Gli sorrise
sinceramente, pensando che non fosse il momento per qualche notevole,
esilarante e sgradevole uscita sarcastica.
Tornò un paio di
minuti dopo con due pillole bianche sul palmo della mano.
«Ci ho messo un
po' a trovarle; il dio dell'ordine che ha fatto la sacca le aveva nascoste
sotto i tuoi boxer. Neri tra l'altro, complimenti, bella scelta» gli fece
l'occhiolino, allungandogli le medicine insieme ad un bicchiere d'acqua.
«Grazie, la mia
biancheria intima è perfetta. Non potrei mai sopportare l'umiliazione di
spogliarmi di fronte a qualcuno e ritrovarmi in un paio di informi e orribili
slip bianchi.»
«Grazie, non
sognavo altro che sapere ogni singolo dettaglio sul tuo intimo o sulla tua vita
sessuale.»
«E' sempre un
piacere dolcezza. L'offerta di provare con mano è sempre valida».
Questa volta fu il
turno di Sebastian di ammiccare, con sguardo malizioso e seducente.
Un gatto pigro si
svegliò nella pancia di Kurt, tornando improvvisamente attivo e grintoso.
Non avrebbe mai pensato che il suo
desiderio sessuale potesse avere la forma di un felino.
«Ti ricordo sempre
delle tue condizioni, piccolo, tenero, malato. Non avrai contatti ravvicinati
con qualcuno per taantotaaaantissimo
tempo.»
«Vedrò di
accontentarmi di poter guardare il tuo culo, allora.»
«E quando capirai
che questi continui riferimenti non sono seducenti sarà troppo tardi.»
«Continua a
prenderti in giro, Porcellana, se ti fa sentire meglio. Io vedo benissimo come
stai lentamente, e irrimediabilmente, cadendo ai miei piedi.»
«La verità è che
sei irresistibile, Sebastian.»
Il latin lover in
questione sgranò gli occhi dalla sorpresa; il tono basso, e seducente, di Kurt
l'aveva colto chiaramente alla sprovvista.
Il cucciolo di
pinguino, ormai abbondantemente cresciuto, non poté fare a meno di sentirsi elettrizzato.
«Andiamo di là a
vedere un film, che dici? Stasera non ci sarà nessuno a tentare continuamente
di rubare il telecomando per sintonizzare canali di football o di wrestling»
propose Kurt, decidendo di spezzare quella strana tensione.
«Se lo fai
scegliere a me ci sto!»
«Concesso, ma solo
per questa sera, non abituarti!»
Sebastian gli
sorrise, prendendo le stampelle che erano poggiate contro il mobile dietro di lui.
Tutto quello era
domestico, spontaneo, quasi intimo, e
a Kurt sembrava semplicemente giusto. Il sorriso di Sebastian lo faceva sentire
bene e le sue battute ormai - quando non lo facevano sentire elettrizzato e
sicuro di sé - lo divertivano soltanto.
La storia con Blaine era finita da poco, era vero, però non trovava nulla
di male nel consentire a qualcuno di renderlo un po' più sereno e spensierato.
Si sedettero sul
divano, una sedia con sopra un cuscino pronta per Sebastian che la guardò con
fastidio, per poi ignorarne la presenza.
Il film era
iniziato da un'orae Sebastian
continuava a muoversi in modo insofferente, lanciando occhiate intermittenti di
odio puro alla sedia.
«Cosa ti ha fatto
di male quella sedia? Oppure non ti piace il colore del cuscino?»
Kurt decise di
metter fine a quella scena quasi dolorosa. Se la smorfia sofferente presente
sul volto di Sebastian da almeno un quarto d'ora significava qualcosa, allora
il ragazzo era semplicemente troppo orgoglioso per chiedere una mano a Kurt.
Tornò a fulminare
con gli occhi la sedia, per poi guardare Kurt di sfuggita, mordendosi il
labbro.
«Sebastian, hai
una gamba fratturata, non c'è nulla di male nel provare un po' di dolore e
chiedere aiuto per alleviarlo.»
Senza aspettare
una risposta Kurt si alzò in piedi e si mise di fronte al ragazzo, spostando lo
sguardo con incertezza tra la gamba di Sebastian e la sedia.
L'altro fissò gli
occhi su di lui.
«Non ti
preoccupare di farmi un po' di male, qualsiasi cosa è meglio di questa posizione
che mi sta uccidendo» esordì, spazientito.
Kurt si piegò e
cercò di sollevare la gamba di Sebastian il più delicatamente possibile,
riuscendo ad adagiarla sul cuscino, con espressione vittoriosa.
Si sedette di
nuovo sul divano, questa volta un po' più vicino al ragazzo.
Sebastian tornò a guardare
lo schermo, ignorandolo completamente.
Kurt si limitò a
fissarlo di tanto in tanto con la coda dell'occhio, pensando a cosa fare. Non
erano amici, non davvero, e non sapeva quanto in là potesse spingersi per
tirarlo su di morale e farlo rilassare. Alla fine decise di ignorare le proprio
paranoie e avvicinarsi un altro po', lo spazio sufficiente a far strofinare la
propria spalla contro quella di Sebastian, in un movimento abbastanza
intenzionale ma non troppo esplicito.
Sebastian si voltò
a guardarlo, finalmente, e il suo
sguardo si ammorbidì.
Kurt gli sorrise,
mentre le guance gli si tingevano, tanto
per cambiare, di rosso.
«Ti sta bene un
po' di colorito in viso».
Kurt lesse in
quelle parole il modo adottato dal bastardo per dire "quando ti imbarazzi
sei adorabile" e non gli sembrò neanche un'ipotesi troppo azzardata; la
totale assenza di ironia nella sua voce la confermava abbastanza.
L'atmosfera tornò
rilassata e continuarono a guardare il film in silenzio, spalla contro spalla,
rivolgendosi qualche occhiata di tanto in tanto.
Quando Sebastian
si fu addormentato con la testa poggiata sulla spalla di Kurt, il ragazzo si
perse nel calore del corpo di fianco al proprio, nello strofinio dei suoi
capelli contro la propria pelle e nel suono dei suoi respiri lenti e regolari.
Quando ne ebbe abbastanza
dei propri pensieri degni di Edward Cullen - erano già
passate un paio di ore e aveva guardato almeno cinque programmi diversi - si
decise a svegliarlo.
Lo accompagnò
nella sua stanza, aiutandolo a togliersi i vestiti ed indossare i pantaloncini
che aveva portato come pigiama. Guardando le sue gambe lunghe e il suo fisico
magro e ben definito realizzò , per la prima volta, in che situazione si fosse infilato, di sua spontanea volontà tra l'altro.
Aveva un ragazzo
quasi nudo - e piuttosto sexy, doveva ammetterlo - davanti a sé e non poteva
fare a meno di guardarlo.
E improvvisamente
l'offerta di Sebastian di toccare con
mano divenne più invitante.
NdA: Ciao quattro gatti e
anime pie che navigate ancora per questi lidi XD Cooomunque,
mi sa che l'idea *mini* long ormai è accantonata, spero comunque che non venga
fuori lunghissima però non avevo ben considerato che volendo descrivere le cose
in modo credibile 3 o 4 capitoli non fossero umanamente possibili. Spero che
abbiate voglia di tenermi compagnia ancora per un po' :)
Kurt chiuse la porta della camera degli ospiti e prese un
respiro profondo, tentando di non pensare al ragazzo dall'altra parte.
Si maledisse mentalmente - per la centesima volta
nell'arco di un paio di ore - per la brillante idea di invitare a casa propria
una tentazione in forma umana. Tutto,
di Sebastian, sembrava chiamarlo. E non era il momento di provare quelle cose.
Salì le scale ed entrò nella propria stanza, cominciando
a dedicarsi con attenzione e cura maniacale al rituale serale di pulizia della
pelle, sperando di pulire un po'
anche i propri pensieri.
Sentiva un disperato bisogno di sgombrare la mente - fiondarsi sul corpo meraviglioso del ragazzo al piano di sotto, ma
quello era fuori questione - e dimenticare la sensazione dei capelli di
Sebastian contro la sua pelle, i pantaloncini del pigiama che cadevano
morbidamente sui fianchi snelli, le sue mani che sulla propria pelle sembravano
fuoco.
Doveva fare i conti con tutto quello, e in fretta, perché
Sebastian sarebbe rimasto in giro per parecchi giorni e non gli sarebbe servito
a nulla provare il desiderio costante di baciare le sue labbra. O fissarlo
mentre se le mordeva - ed era così sexy. Vederlo
in quel modo, poi, così indifeso ed esposto, aveva ribaltato tutte le sue
convinzioni. La certezza che fosse uno stronzo, egoista e privo di cuore era
stata l'unica cosa ad aiutarlo a mantenere il senno dalla nefasta
sera a casa di Rachel.
E non si sentiva ancora pronto ad accettare il proprio
errore di giudizio su di lui. Aveva ancora bisogno di tutti i neuroni,
preferibilmente al loro posto.
Chiuse la porta del bagno e si apprestò ad indossare il
pigiama e stendersi sul letto - rigorosamente sotto le lenzuola perché odiava
la sensazione del proprio corpo esposto - senza avere le idee più chiare ma,
almeno, con una rinnovata decisione.
La storia con Blaine era appena finita e quello ero il momento di
prepararsi al futuro che lo attendeva, non di aggrapparsi a qualcun altro,
l'unico - bellissimo, sexy - ragazzo
che stava mostrando interesse nei suoi confronti.
Tentò, infruttuosamente, di prendere sonno, ritrovandosi
piuttosto a rigirarsi senza pace, guardando ad intermittenza l'orologio appeso
sopra la porta.
Le lancette scorrevano, inclementi, mentre la sua mentre
troppo affollata lo teneva ben sveglio, presente e fin troppo lucido.
Contò le pecore e finì con l'immaginarsi Sebastian
vestito da cowboy.
Contò i pesci rossi - che davvero, non potevano
costituire nessuna minaccia - e si ritrovò a raffigurarsi l'immagine di
Sebastian in costume, il torace ben definito, le goccioline d'acqua che
scendevano sensualmente lungo il suo corpo.
Quando la sua mente viaggiò deliberatamente fino a
proporgli l'immagine, non richiesta, di varie specie uccelli si mise a sedere di scatto sul letto, deciso a non
permettere più ai propri pensieri di vagare.
Si alzò e si infilò una maglietta - sì, d'estate anche lui dormiva con poco addosso - per andare giù in
cucina e tentare in ultima istanza con una tisana rilassante.
Aveva appena messo il primo piede sul parquet del
soggiorno, deciso a procedere speditamente verso la sua meta senza soffermarsi
inutilmente di fronte alla camera di Sebastian. Ma, e ne era profondamente
convinto ormai, una congiura di ordine superiore sembrava volergli impedire di
stare lontano dal ragazzo; la luce della sua camera era accesa e filtrava
attraverso il vetro opacizzato della porta.
Si fermò a guardare, imbambolato, indeciso sul da farsi.
Poi i suoi piedi si animarono e decisero di condurlo autonomamente verso la
stanza. Il suo braccio, dotato di vita propria, si alzò e lui vide le proprie
nocchebattere contro il legno, senza
poter far nulla per impedirlo.
«Mh?» rispose un'altra voce
dall'altra parte, a malapena udibile.
A quel punto persistere nel proprio intento di stare
lontano da Sebastian, con la mente e col corpo, non sembrava più possibile,
quindi si decise a far scorrere la porta ed entrare.
Vide il ragazzo seduto sul letto, con la schiena poggiata
contro il muro e la gamba sana piegataad offrire l'appoggio per un libro.
Sebastian aveva indosso un paio di occhiali da vista -
probabilmente da lettura.
E oddioeracosìsexy.
«Disturbo?» chiese Kurt, sorridendogli.
L'altro sembrò illuminarsi, ma probabilmente era solo a
causa di strani effetti della luce.
«No, non riuscivo a dormire.»
«Posso fare qualcosa per te? Stavo per fare una tisana
perché non riesco a dormire neanche io.»
«Puoi amputarmi la gamba? Non credo. Però la tisana la
accetto volentieri.»
Sebastian si sollevò un po', alla ricerca del modo meno
doloroso per alzarsi, e Kurt poté leggere sul suo viso il fastidio nell'essere
così limitato nei movimenti in quel momento.
«Nono, non preoccuparti. Porto le tazze su un vassoio e
la beviamo qua insieme» lo bloccò, evitando di rischiare che potesse fare
qualcosa di estremamente stupido solo a causa dell'orgoglio.
«Forse è meglio. Il mio corpo sembra aver sviluppato
un'insana dipendenza dal letto e di colpo non gli importa più che non stia per
succedere nulla di eccitante o piacevole.»
«Per due minuti ti avevo quasi considerato una persona
normale. Grazie di ricordarmi costantemente che sei un ninfomane.»
«Perché, principessa, tu rifiuteresti per caso un po' di
sano e naturale divertimento? Io non credo. Te l'ho già detto, con me non serve
nasconderti, posso leggertelo in viso che sei pazzo di me e quanto ti
costa trattenerti. Forse è per questo che hai sempre stampata quell'espressione
sconcertata. E' la frustrazione.»
Sebastian gli fece l'occhiolino e Kurt scosse la testa,
incredulo.
«Pensala come vuoi. Stai attento però, potresti scoppiare
da un momento all'altro: non credo che ci sia abbastanza posto per il tuo ego dentro
il tuo corpo.»
«Fa parte del mio fascino.»
All'ennesimo sorriso sexy di Sebastian - e presto lui non
sarebbe più riuscito a mostrarsi indifferente - Kurt decise che era decisamente
il momento di pensare alla tisana.
'Tisana...
insonnia... Sì, è per questo che mi sono alzato, non per ritrovarmi di nuovo
davanti la faccia da ses-... nono, da schiaffidi Sebastian e il suo sorriso eccit-...snob'.
Kurt guardò Sebastian, assicurandosi di non aver ripetuto
i propri pensieri ad alta voce; il ragazzo lo guardava ancora come se avesse
voluto mangiarlo; si era risparmiato una situazione imbarazzante ed era il
momento di andare in cucina, prima di fare qualcosa di stupido e di cui si
sarebbe pentito amaramente.
Tornò poco dopo con un vassoio tra le mani, le tazze, un
piattino con i suoi biscotti ipercalorici preferiti e la zuccheriera poggiate
sopra, elegantemente. Non importava che fosse piena notte e loro fossero
soltanto due ragazzi che non riuscivano a prendere sonno, non avrebbe
dimenticato le buone maniere.
Sebastian sorrise intenerito, per poi cambiare
repentinamente la propria espressione in una di derisione; Kurt stava
cominciando a perdersi in quel caleidoscopio di emozioni, che gli faceva
soltanto venir voglia di imparare a leggere
ogni singolo sguardo di Sebastian.
«Sei uno stereotipo vivente, dovevo immaginarlo che fossi
anche una perfetta donnina di casa.» Sebastian rise apertamente.
«Questa si chiama educazione. Io, invece, pensavo che la
tua omosessualità ti avesse allontanato dallo stereotipo del macho
disinteressato ed ossessionato dal sesso. A quanto pare, con i casi disperati
come te, neanche un po' di polvere di fata riesce ad avere alcun effetto.»
«Polvere di fata? - Kurt seguì il sopracciglio di
Sebastian che si stava alzando e trovò quell'espressione cosìsexy - Sei serio fatina?»
«Io credo nelle fate! Non è colpa mia se non riesci ad
apprezzare un pizzico di magia.»
«Per me l'unica magia realizzabile è quella sotto le
lenzuola, o contro un muro, o su un tavolo della cucina, dipende.»
«Dio Sebastian, sei disgustoso. Ti prego, evita almeno
per un paio di minuti questi riferimenti, sono diventati davvero ripetitivi.»
Sebastian lo guardò negli occhi, improvvisamente più
serio.
«Ok, forse hai ragione. E' soltanto che tu sei così
distante e sulle tue... sembri un ghiacciolo! Sarei curioso di vederti un po'
più disinibito, ogni tanto. Un po' più aperto.»
Kurt sgranò gli occhi perché si sarebbe aspettato tutto,
ma non quello. Sebastian pensava a
come comportarsi con lui, non seminava battute volgari a caso, e la cosa lo
fece sentire lusingato e, sì, forse
leggero, fluttuante ad un paio di metri sopra il pavimento.
«Fino ad ora non hai fatto altro che ricordare la sera da
Rachel, di colpo l'hai rimossa? Da quello che ho capito ero piuttosto disinibito.»
Sebastian sospirò, di colpo un po' più scoperto, un po'
meno playboy e un po' più... beh,
Sebastian.
«Se dovesse succedere un'altra volta mi piacerebbe che
fosse una scelta volontaria e consapevole.»
«Insomma, stai cercando il modo per portarmi a letto da
consenziente?»
Kurt si sentì in colpa non appena ebbe finito di
pronunciare quelle parole.
E questa volta l'espressione di Sebastian era aperta e
facilmente leggibile: esprimeva frustrazione pura e, forse - ma era in fondo ai
suoi occhi e Kurt non era sicuro di aver letto bene - anche una vena di
malinconia.
Si sentì meschino.
«Vedi? E' di questo che parlo. Mi sembra che sia tu a
volerti rifugiare dietro la convinzione che il mio mondo ruota tutto intorno al
sesso.»
Kurt improvvisamente si rese conto di essere ancora fermo,
un paio di passi oltre la soglia, e che non aveva alcun senso. Si avvicinò
all'altro e invitò Sebastian a scostarsi un po' di lato, per lasciargli un po'
di posto sul letto; incrociando le gambe, e reggendo il vassoio in equilibrio
precario sulle proprie ginocchia, tornò a posare lo sguardo sull'altro.
«Adesso però sei ingiusto. Non fingerti una persona che
non sei, perché ti ho sempre visto ben disposto verso l'argomento' sesso'.
Anzi, più o meno pensi sempre e solo a quello.»
«Di cos'altro dovremmo parlare? Siamo passati dal
detestarci, e non cordialmente, al baciarci appassionatamente su una sedia a
casa della tua migliore amica. E se tu sei sempre così sulla difensiva. Come
potrei mai pensare di mostrare altro?»
«Sebastian, nei rapporti con le persone non si può
giocare in modo sicuro, o prudente. Se tu vuoi mostrare altro fallo, non ha
senso che tu stia lì ad aspettare un qualche gesto da parte mia.»
«Suppongo di non essere ferrato sui rapporti con le
persone. Sono abituato ad altro.»
Kurt avrebbe voluto dirgli 'ci sono io, posso aiutarti' ma Sebastian era lì, era un po' più aperto, era bello,
e lui sarebbe sembrato soltanto uno stupido.
«Dio... Questi discorsi sono così stancanti, mi
servirebbe davvero un pom... - lo sguardo di Kurt
sembrò dissuaderlo dal continuare la frase - Ok, ok! Sei stato chiaro. Niente
più riferimenti da maniaco sessuale almeno per stasera» gli promise, con una
smorfia di disappunto.
«Così mi piaci! Il primo passo per risolvere un problema
è accettarlo!»
«Non è mai stato un problema, lo è soltanto quando i
ragazzi che ho attorno sono come te.»
Kurt non ebbe neanche bisogno di porgli una domanda,
probabilmente gli si leggeva in faccia la voglia di capire cosa diavolo
significassero quelle parole.
«Che... Non lo so, Kurt. Lasciamo perdere. Per stasera mi
sembra di aver parlato anche troppo.»
«D'accordo...» lasciò cadere il discorso perché le gote
di Sebastian erano colorite e lo
rendevano sexy in modo adorabile.
E sexy, adorabile e Sebastian in un'unica frase potevano
costituire un'arma di distruzione di massa.
Kurt si alzò, deciso a sconfiggere l'insonnia, ma, prima
che avesse il tempo di dargli la buonanotte, Sebastian lo sorprese con una
richiesta inaspettata, imprevedibile e beh... non voleva pensarci troppo.
«Che dici se rimani qua? Accendiamo la tv, vediamo cosa
danno a quest'ora su Gay Tv , su Disney Channel o su
qualsiasi altro canale fatato ti piaccia e aspettiamo che il sonno arrivi da
solo.»
Kurt si trovò a riflettere su quella proposta, su tutte
le implicazioni di una notte con Sebastian e della sua vicinanza e del suo
sorriso e dei suoi occhi verdi. Poi la sua voce uscì autonomamente.
Sembrava che avesse perso il controllo sul proprio corpo.
«Mi piacerebbe.» E le sue labbra si distesero in un
sorriso ampio, non necessario e assolutamente non programmato.
Sebastian si avvicinò maggiormente al muro, lasciando
metà letto libero.
Kurt guardò quella metà tentatrice, poi guardò Sebastian,
poi spostò gli occhi sul cuscino, che si sarebbero trovati a dividere a meno
che lui non ne avesse preso uno dal divano, poi tornò a squadrare Sebastian,
che lo stava fissando con un sopracciglio inarcato.
Scosse la testa per liberarsi di ogni pensiero e si
sedette nuovamente accanto a lui, stavolta cautamente, come a tastare il
terreno. Quasi a rallentatore lasciò cadere la testa sul cuscino, mentre,
accanto a sé, poteva sentire il corpo di Sebastian anche se non si stavano
neanche sfiorando. Era come se ci fosse elettricità, tutto intorno al corpo del
ragazzo, oppure era lui ad avere le visioni. E ultimamente stava diventando
un'ipotesi sempre più probabile.
«Ti ricordi cosa abbiamo detto oggi? Il lupo cattivo è
del tutto innocuo.»
"Innocuo" andava d'accordo con
"Sebastian" ancor meno di adorabile. Kurt aveva sempre visto in lui
una minaccia; prima, era il ragazzo che tentava di soffiargli Blaine da sotto il naso e poi... beh poi era diventato il
ragazzo che tentava di soffiar via lui,
piuttosto.
«Per fortuna. Se fossi stato in possesso di tutte le tue
potenzialità fisiche avrei richiesto un ordine di restrizione, di certo non ti
avrei permesso di dividere il letto con me.»
Si morse la lingua, maledicendosi; aveva detto un paio di
frasi assolutamente sconvenienti in meno di trenta secondi.
Il tempo sufficiente a mandare all'aria la propria
copertura.
Sebastian infatti gli rivolse un sorriso furbetto e stava
così bene sul suo viso.
«Durerà meno di quello che credi questo periodo di inattività,
te lo posso assicurare. Come volevasi dimostrare... Non puoi resistermi.»
E
come dargli torto?
Sebastian si avvicinò un po' a Kurt, poi accese la tv.
Cominciarono a guardare "Ma come ti vesti?" -
tra le battutine sarcastiche dell'uno e i commenti indignati dell'altro - poi
Sebastian si avvicinò ancora, giusto di un paio di millimetri.
Fu necessaria tutta la durata del programmaaffinché Kurt decidesse che quei movimenti, assolutamente
casuali ovviamente, non fossero così sgradevoli. Si avvicinò un po' anche lui.
Non si accorse bene come, ma ad un certo punto si ritrovò
con la testa poggiata sul petto di Sebastian e il suo braccio avvolto intorno
alle spalle. Ormai l'orologio segnava le cinque, i suoi sensi erano felicemente
offuscati dalla stanchezza e l'unica cosa che sentiva era il profumo del collo
di Sebastian - contro cui avrebbe potuto tranquillamente sfregare il naso, dato
quanto erano vicini - e i battiti ritmici del suo cuore.
In un ultimo lampo di lucidità si sollevò leggermente,
posando gli occhi sul volto del ragazzo.
Sebastian sorrideva. Un sorriso diverso da qualsiasi
altro.
Si addormentò pensando che non aveva mai notato che
Sebastian non fosse solo bello, bensì meraviglioso.
*°*°*°*°*
Dopo quella prima sera, passare insieme la notte divenne
un'abitudine. Sempre con una scusa diversa, benché entrambi sapessero che il
motivo era esattamente voler dividere quel letto, Kurt scendeva al pianterreno
verso mezzanotte, o l'una, e si ritrovava accoccolato sul petto di Sebastian, o
disteso accanto a lui.
Attestò personalmente che quando Sebastian gli aveva
detto di saper essere delicato non
era stato solo un pessimo tentativo di seduzione, era stata una fedele
descrizione della realtà.
Gli era bastato sentirsi accettato, accolto, o forse
gradito, quella prima sera per decidere che tenere le mani perennemente sul
corpo di Kurt non sembrava poi una cattiva idea.
Quando Kurt gli passava qualcosa Sebastian ne
approfittava sempre per sfiorargli la mano, ogni volta un secondo più a lungo.
E Kurt si accorse che lo guardava, lo guardava sempre, ed
ogni giorno aveva un'espressione diversa negli occhi. Ogni giorno più aperta,
onesta, fiduciosa.
Se un paio di mesi prima qualcuno gli avesse detto che
avrebbe finito con l'affezionarsi a Sebastian Smythe
avrebbe picchiato quella persona senza alcuna esitazione.
Però vedeva Sebastian ogni giorno, vedeva come stesse
cominciando a contare su di lui, a cercarlo in mille modi diversi, col corpo e
con lo sguardo, e non sapeva ancora bene come spiegarsi quella cosa.
Poi arrivò l'ennesima notte trascorsa insieme, e Kurt si
svegliò di soprassalto.
Scattò su a sedere, destando anche Sebastian con i propri
movimenti bruschi e il respiro affannoso.
«Che succede?» gli chiese questi, con la voce impastata
dal sonno.
«Niente, mi dispiace averti svegliato.»
«Quello che esprime la tua faccia mi sembra molto diverso
da un 'niente'».
Non seppe spiegarsi il perché, però Kurt trovò qualcosa
nel suo sguardo che lo fece crollare. In testa aveva solo le immagini
dell'ultimo sogno e si ricordava solo le proprie mani insanguinate e il corpo
di Blaine, e non aveva senso perché lui aveva sempre
odiato gli splatter.
Gli occhi gli si riempirono di lacrime e lui era pronto a
scappare e rifugiarsi in bagno, per mantenere un po' della propria dignità.
Sebastian, quasi prevedendolo, gli afferrò il polso e se
lo tirò addosso, affrettandosi a circondarlo con le braccia.
Kurt cominciò a piangere più forte, a raccontargli di
quell'incubo con frasi spezzate.
Alla parola "Blaine"
il corpo di Sebastian si fece più teso e la mano che stava accarezzando la
schiena di Kurt si fermò di botto.
«Non sono la tua migliore amica da cui andare a piangere
perché ti manca il tuo ex e ti disperi.»
Kurt si sollevò a guardarlo stupido, e l'espressione che
colse sul viso di Sebastian gli fece capire chiaramente che non stava scherzando.
«Che ti prende?» gli chiese.
E di colpo quel sogno orribile non faceva più così paura,
gli metteva molta più ansia quella smorfia distaccata che Sebastian aveva
adottato e che gli ricordava il ragazzo odioso che aveva incontrato al Lima
Bean quasi sei mesi prima.
«Non... - la voce di Sebastian si spezzò e Kurt si
sentiva sempre più confuso - non voglio essere il tuo confidente per le
questioni amorose. Vai da Rachel, sono sicuro che non le darebbe fastidio,
anche se ciò dovesse significare lasciarti piangere sulla sua spalla, bagnando
una delle sue orribili magliette con animaletti ridicoli.»
«Me ne stavo andando, infatti, sei stato tu a
trattenermi.»
«E allora chiuditi in bagno a piangere, se pensi che
questo possa farti sentire meglio.»
Kurt si alzò senza pensarci su due volte, uscì dalla
stanza sbattendo la porta alle proprie spalle e fece le scale quasi di corsa.
Quando affondò la testa nel cuscino le lacrime
ricominciarono ad uscire, ancora più copiosamente, ed era orribile.
Si sentiva umiliato.
Il sonno lo colse tra la quarta e la quinta crisi di
pianto.
Kurt si svegliò aspettandosi di sentire il corpo di
Sebastian vicino al suo. Si girò su un fianco, deciso a godersi per un paio di
minuti - solo un paio, non uno di più - l'immagine del viso di Sebastian,
disteso grazie al sonno.
«Oh». Non fu che un sussurro.
Si guardò attorno, accorgendosi di non essere nella
stanza degli ospiti, bensì nella propria.
Poi il ricordo degli eventi della sera prima lo travolse,
facendogli tornare l'irresistibile desiderio di piangere.
Si decise ad alzarsi per tentare di tenere la mente
occupata.
In cucina trovò Sebastian intento a guardare in cagnesco Finn.
«Oh, ciao Kurt!» lo salutò il fratellastro vedendolo
entrare nella stanza.
Sebastian si irrigidì sulla sedia e gli rivolse un cenno
svogliato.
«Buongiorno anche a te mangusta» rispose lui, cercando di
stamparsi sul viso il più convincente dei sorrisi.
Non aveva alcuna voglia di ignorare Sebastian o litigare
con lui, potevano benissimo far finta che non fosse successo nulla.
Il ragazzo non sembrava del suo stesso avviso: non lo
degnò di uno sguardo, preferendo, invece, fissare ostinatamente la propria
tazza di latte e cereali.
Finn
spostò lo sguardo dall'uno all'altro per un po', confuso. Alla fine decise che
probabilmente la cosa non gli interessava e tornò a mangiare la propria
colazione.
*°*°*°*°*
«Kurt! Ma sei scemo o cosa?»
La voce di Rachel era un'ottava più alta del solito - e
il che era tutto dire - e Kurt si fece piccolo piccolo
sotto il suo sguardo impietoso.
«Ma è stato lui! Io me ne stavo andando! Non posso
controllare mica i miei sogni!» si sentì in diritto di giustificarsi.
«Sì ma non cadere dalle nuvole. Hai pianto sulla spalla
del ragazzo che tenta palesemente di conquistarti parlando del tuo ex. Tu come ti
saresti sentito al suo posto?»
Kurt si sentì in colpa. Era la seconda volta che ferire i
sentimenti di Sebastian lo faceva sentire in un modo orribile e non aveva alcun
senso.
«Ma lui è Sebastian Smythe! Lui
non si affeziona, non prova sentimenti e vuole solo entrare nelle mutande di
qualsiasi ragazzo carino gli finisca a portata di caz...
ehm, di mano!»
Rachel lo guardò sconvolta.
«Da quando hai adottato un linguaggio così... colorito?»
Kurt si morse un labbro, meditando sulla risposta. Dire
alla sua migliore amica che certe volte lui e Blaine amavano
parlare 'sporco' era fuori ogni discussione.
«Scusa, avere Sebastian intorno rende la pudicizia
piuttosto inutile. Lui è così sexy quando dice parolacce...»
Rachel lo guardò con un sopracciglio sollevato e Kurt
pensò che il virus di Sebastian stava infettando il mondo intero.
«Kurt... Io non ti dico di buttarti tra le braccia di
Sebastian senza pensarci. Vuoi aspettare perché è troppo presto, è
perfettamente comprensibile. Però penso che dovresti cominciare a dargli
qualche segnale per fargli capire che ti piacerebbe andare oltre, che non sei
in lutto per la rottura col tuo ex.»
Quelle parole ferirono Kurt con un'intensità che non
avrebbe creduto possibile; gli occhi gli diventarono lucidi e lui poté leggere
chiaramente un'espressione colpevole negli occhi di Rachel.
«Stai parlando di Blaine, non
di un ex. Non lo lascerò andare così,
non è giusto. Blaine mi ha salvato Rachel, non ne hai idea. Quando l'ho conosciuto ero solo,
per lui non ero nessuno ma da quel momento ha deciso di esserci.»
Rachel prese un respiro profondo prima di afferrargli le mani
e stringerle tra le proprie.
«Kurt... - cominciò guardandolo fisso negli occhi, e quella
serietà non prometteva mai nulla di buono - hai già lasciato andare Blaine. Avete fatto la cosa giusta. Non... non era più come
un tempo e non c'è nulla di male. Vi siete comportati in modo maturo e avete
onorato il vostro amore. Dannarti l'anima e obbligarti a scontare una penitenza
forzata non cambierà le cose. Non ti farà innamorare di nuovo di Blaine e non ti farà smettere di guardare Sebastian con
occhi diversi. Ti renderà solo miserabile ed infelice.»
«Ti voglio bene, Rachel Berry.»
Kurt le buttò le braccia al collo e grazie a lei, quando
uscì dalla porta di casa Berry, si sentiva più sereno.
Fece una deviazione, quasi obbligata, verso il Lima Bean
prima di tornare a casa, deciso a prendere qualcosa per Sebastian.
Entrò dalla porta del bar e rimase fermo sul posto,
paralizzato.
In fila alla cassa due figure familiare avevano attirato la sua attenzione e
non aveva mai desiderato così tanto sparire nel nulla.
Poi Blaine si girò verso di
lui, forse sentendosi osservato, e Kurt poté specchiarsi in un paio di occhi
che riflettevano il suo stesso spaesamento e disagio.
Avvicinarsi a Blaine, e Nick
Duvall, gli richiese tutto il coraggio di cui era in possesso.
«Ciao ragazzi!» li salutò, tentando di rivolgergli un
sorriso convincente.
Nick gli diede una pacca sulla spalla, Blaine gli sorrise di rimando.
Poteva cogliere chiaramente la tensione nel corpo
dell'altro, dalla sua posizione rigida e dagli occhi imperscrutabili.
Blaine era
sempre stato così, quando aveva paura di esser ferito si chiudeva dentro una
cassaforte, come se nascondere i propri sentimenti agli occhi degli altri
potesse rendere il dolore meno reale.
Avrebbe voluto abbracciarlo.
«Che mi racconti, Kurt?» chiese Nick, cercando di
alleggerire l'atmosfera.
«Niente di che. Sto cercando di prepararmi mentalmente
all'idea di trasferirmi a New York, e non è facile come pensavo. Sarò un
invisibile ragazzo dell'Ohio nel cuore della città più trendy e affascinante
d'America.»
«Non preoccuparti amico, sono sicuro che se c'è qualcuno
che può conquistare una città come New York quello sei tu. Vedrai!»
Gli fece l'occhiolino e Kurt gli rivolse un sorriso
grato.
Quando arrivò il suo turno di ordinare i ragazzi lo
aspettarono di fianco al bancone.
«Un cappuccino con latte intero e cacao e due tortini con
mele e cannella» chiese alla cameriera.
Poté cogliere di sfuggita l'espressione interrogativa di Blaine e si diede mentalmente una manata sulla fronte.
Non avrebbe potuto rendere la cosa più ovvia.
Poteva sentire le proprie guance andare a fuoco e non
voleva incrociare in alcun modo lo sguardo di Blaine.
« Ragazzi - disse raggiungendoli - mi ha fatto un sacco
di piacere incontrarvi. Scappo a casa dove Finn starò
sicuramente aspettando la sua adorata merenda.»
«Credevo che a Finn piacessero
i dolci al cioccolato» gli ricordò Blaine,
guardandolo con scetticismo.
«Quelli infatti sono per me! Ciao ragazzi, ci sentiamo
presto.»
Nick gli diede il cinque, Blaine
gli rivolse un cenno rigido del capo e Kurt perse tutto il coraggio che gli
aveva donato il discorso di Rachel.
NdA: Hieverybody!
A questo giro il tempo, gli impegni e l'ispirazione hanno collaborato :)
Siccome ho giàcominciato a scrivere
il capitolo successivo ho pensato di poter pubblicare, in fin dei conti ^-^
Devo ammettere che mi sto davvero divertendo a scrivere questa storia e che,
forse per la prima volta con una long, quando rileggo il capitolo non mi
viene voglia di defenestrarmi e seppellirmi dall'imbarazzo :)
Ho notato che c'è chi legge, almeno pare, ma praticamente
nessuno commenta. Se per caso avete qualche critica/consiglio/nota in mente
ma avete "paura" ad esprimerla vi assicuro che non mangio nessuno
:) mi piacerebbe potermi confrontare con ci legge per sapere, appunto, se
qualcosa non funziona nella storia ^^
Se invece siete timidi o non vi viene nulla da scrivere bon, punterò sul
numero di letture per non cader preda dello sconforto XD
Kurt si diresse verso la macchina con il bicchiere di
caffè bollente tra le mani, grato a quella sensazione bruciante che lo stava
tenendo ancorato alla realtà.
Si sedette sul sedile e si concesse un paio di minuti per
riprendere fiato e riordinare i pensieri.
'Sono
andato al Lima Bean per Sebastian. Voglio solo fare una sorpresa a Sebastian.
Punirmi non farà tornare tra meBlaine e non mi farà provare meno dolore. Serve solo un po'
di tempo'.
Leggermente più deciso mise in moto la macchina e si
affrettò a coprire la strada che lo separava da casa propria, e da Sebastian.
'Non
c'è nulla di male. Ho diciotto anni, sono single, c'è un ragazzo che potrebbe
piacermi.'
L'aveva ammesso. Sebastian e 'piacere' non sembravano un
accostamento così strano e aver formulato quel pensiero per esteso lo face
sentire leggermente meglio.
Quando uscì dal garage di casa propria non aveva più
paura e non si sentiva più in colpa; era deciso e pronto a farsi ascoltare,
anche a costo di imporsi.
Entrò in casa, diede un'occhiata in cucina e in salotto
alla ricerca di Sebastian, poi si diresse a passo sicuro verso la stanza degli
ospiti.
Batté un paio di colpi decisi sulla porta.
«Finn non ti permetterò di impuzzarmi la stanza col tuo odore orribile da boscaiolo.»
«Sono io, idiota!» gli rispose Kurt, e forse come inizio
non era dei migliori.
Sentì il rumore delle stampelle dall'altra parte della
porta e poi vide il volto di Sebastian.
Il ragazzo lo guardò con freddezza, inarcando un sopracciglio con fare
interrogativo.
«Vengo in pace» gli rispose lui, mostrandogli il
bicchiere del caffè e il sacchetto con le due fette di torta.
Gli occhi di Sebastian si illuminarono e Kurt capì di
aver fatto centro.
«E a cosa devo quest'atto di gentilezza?» gli chiese il
ragazzo, sarcastico e ancora distaccato.
«Avevamo detto che forse è il momento di allontanarci del
rassicurante territorio "sesso", no?» rispose Kurt, imbarazzato.
«Non pensare che basti così poco per farmi diventare una
persona raccomandabile. Non smetterò di chiamarti faccia da checca solo perché
hai tentato di corrompermi.»
Sebastian continuava a parlargli dandogli le spalle,
mentre si dirigeva verso il letto.
Kurt si sedette accanto a lui e gli allungò il cappuccino
e uno dei tortini, tenendo l'altro per sé.
«Ok, ammetto che come tentativo di corruzione non è male,
però non basterà lo stesso.»
«Oh, non preoccuparti, ho delle armi in serbo che non
immagini neppure.»
Kurt gli sorrise in modo allusivo e Sebastian lo guardò
sgranando gli occhi. Kurt lo trovò adorabile.
Era chiaro come il sole che non fosse abituato a qualcuno che facesse il suo
stesso gioco, che si divertiva ad essere disinibito e diretto fintanto che
considerava la persona dall'altra parte troppo ingenua, pudica, o infantile,
per poter essere alla sua altezza.
E Kurt era intenzionato a dimostrargli di aver fatto un
errore madornale nel sottovalutarlo.
«Se miss Porcellana continua a sfoderare queste battute
potrei cominciare a credere alla profezia dei Maya!»
«Allora speriamo che il 21 dicembre non arrivi troppo in
fretta, vorrei anche metterle in pratica le mie battute.»
Kurt gli rivolse un sorriso a trentadue denti e
internamente si obbligò a non arrossire e non mostrarsi a disagio o, in quel
caso, il suo piano sarebbe fallito miseramente.
«Ok, Hummel, mi spaventi.»
«Per così poco? Non ti facevo una femminuccia
impressionabile Smythe.»
«Se non fossi bloccato su un letto ti zittirei nel modo
migliore che conosco. Ma come alternativa...»
Sebastian posò lentamente il bicchiere del caffè sul
comodino, poi afferrò saldamente Kurt con un braccio, bloccandolo con la testa
contro la sua coscia non ingessata, e cominciò a fargli impietosamente il
solletico sui fianchi.
«Ba-basta! T-t-ti
prego! Non respiro!» lo supplicò Kurt tra un attacco di risa isteriche e l'altro.
«Solo se ammetti che non conosci nessun predatore sexy
come me.»
«Sei r-ridicolo Smythe. - provò
a ribattere Kurt, fino a quando non capì che presto sarebbe morto soffocato e
decise di arrendersi - Ok, ok! Sei sexy Smythe! Ti
prego adesso, lasciami respirare!»
Sebastian allentò la presa e finalmente Kurt riuscì a
sollevarsi.
«Sei pessimo, credevo che mi avresti mostrato almeno un
po' di gratitudine per questa sorpresa.»
Sebastian arrossì e gli sorrise.
Il cuore di Kurt perse un paio di battiti.
«Lo prenderò come un ringraziamento» gli fece
l'occhiolino e abbassò gli occhi sulle proprie mani, che teneva intrecciate sul
grembo.
Come
inizio direi che non c'è male. Almeno sono andato un passo oltre l'irrimediabilmente
imbranato.
«Uhm... Non sono molto bravo con le parole, però... tu
hai fatto un passo, è giusto che tenti di farlo anche io, no?»
Quella frase spiazzò Kurt più di quanto fosse
comprensibile. C'era qualcosa nell'espressione di Sebastian, nel modo in cui si
toccava nervosamente i capelli, che gli faceva pensare che forse si stesse
scoprendo. Sembrava umano, non più una macchina da sesso.
«Non deve essere una forzatura, deve venirti spontaneo.»
«Lo so ma n-non voglio farti pensare che c'è solo quello
che ho mostrato all'inizio. Con te, non so... mi sento sempre sotto esame, come
se giudicassi tutto quello che dico e che faccio e non lo ritenessi
all'altezza. Non mi sono mai sentito inadeguato, è una sensazione che non mi
piace. E io so di non essere
inadeguato. E voglia che anche tu riesca a vederlo. Spero che tutto ciò abbia
un qualche senso.»
Kurt si fermò a rifletterci su e sì, pensò che avesse
decisamente un senso.
«So di essere... distante, il più delle volte. E
abbastanza "rigido", ma non ti sto giudicando in alcun modo. E' così
e basta. Credo che, adesso, dovremo provare insieme a fare un passo dopo
l'altro.»
Sebastian gli sorrise, ancora un po' più fiducioso e
aperto, e a Kurt sembrò che la stanza si fosse rischiarata.
«Quando tornano i tuoi?»
«Mercoledì prossimo, almeno così hanno detto. Spero che
non sia un disturbo la mia presenza.»
«Neanche un po'. E poi così mi sarai debitore a vita.»
«E adesso mi ritrovo a dover qualcosa proprio a te, Hummel... Non riconosco più la mia vita!»
«Tiratela poco, Smythe! E'
palese la tua adorazione per me, dovresti essermi grato per le attenzioni di
cui ti degno.»
«Ooooh, qua alziamo la posta in
palio!»
Sebastian si avvicinò, bloccandosi a pochissimi
centimetri dal viso dell'altro. Kurt poteva sentire il suo fiato sulla bocca e
non riuscì a trattenersi dall'abbassare lo sguardo sulle sue labbra. La lingua
di Sebastian guizzò fuori e Kurt avvertì l'aria nella stanza diventare
improvvisamente più calda.
Poi Sebastian si allontanò di scatto, e Kurt si rese
conto che il proprio corpo, ad un certo punto, si era inclinato verso l'altro
ragazzo.
Si costrinse ad allontanarsi nuovamente, e rimase
rigidamente seduto, con gli occhi fissi sul muro di fronte piuttosto che sul
ragazzo seduto al suo fianco.
Poteva sentire
in qualche modo il sorriso bastardo che sicuramente Sebastian stava ostentando
e il calore prendere possesso delle sue guance.
Si costrinse a guardare Sebastian con la coda
dell'occhio, per trovarlo intento a fissare il pezzo di torta che teneva ancora
tra le mani, con un'espressone accigliata sul viso.
«Film?» propose per stemperare la tensione, sentendosi un
idiota subito dopo averlo detto.
«Ci sto! Cosa proponi stasera?»
«Se mi lasci ti cancello, e giuro che non è idiota come
sembra dal titolo.»
«Se è un altro dei tuoi polpettoni romantici giuro che la
pagherai cara.»
«Ho la sensazione che questo ti piacerà» gli rispose
Kurt, facendogli l'occhiolino.
Finire la serata sdraiati sul letto, quasi abbracciati,
non era mai sembrato così giusto.
*°*°*°*°*
Finn
entrò in cucina e trovò i due ragazzi già seduti, e con due enormi tazze di
caffè davanti.
«Perché siete sempre insieme in cucina nello stesso
momento? Anche se sono solo le otto e potreste benissimo essere ancora ognuno
nel proprio letto? - chiese, ingenuamente - No... non credo di volerlo sapere!
Ritiro subito quello che ho detto.»
Allungò una mano verso Sebastian, che stava già per tirar
fuori qualche battutaccia delle sue, per zittirlo.
«Idioti! Entrambi! - Kurt lanciò loro due occhiatacce
identiche - Ci siamo solo addormentati appena abbiamo finito di guardare un
film, e Sebastian non riesce ad essere un gran dormiglione per ora, quindi
stamattina ha svegliato anche me.»
Kurt colse un lampo di dispiacere negli occhi del ragazzo
e si sentì malissimo per quello stupido commento.
«Diciamo anche che ormai sono comandato dalla mia gamba,
neanche fosse robotica...»
«Per questa ragione abbiamo deciso di mettere fine alla
reclusione forzata e andiamo al parco, con un buon libro e il mio iPod.»
«E ciò significa orribile musica stridula». Sebastian
lanciò a Kurt uno sguardo provocatorio.
«Il miglior repertorio di Brodway,
vorrai dire. E poi mi sembra che non ti dispiaccia particolarmente tanto la mia
"orribile musica" - rimarcò leproprie parole mimando il gesto delle virgolette con le dita - quando
riesco a calmarti di notte cantando». Kurt accolse la sfida più che volentieri.
«Complimentati con me per la mia abilità di fingere
apprezzamento, sono un attore nato!»
Finn
ingurgitò in un unico sorso la metà restante della propria tazza di caffè.
«Sono stanco del vostro flirtare, chiudetevi in una
stanza e vedete di sfogarvi in qualche modo!»
Si alzò e scappò quasi di corsa dalla stanza, scatenando
un attacco di ilarità nei due ragazzi con la propria uscita terrorizzata.
«Credi si sia mai chiesto chi mi aiuta a lavarmi e vestirmi?»
chiese Sebastian, con le lacrime agli occhi per l'eccesso di risa.
«Smythe! - replicò Kurt,
schiaffeggiandogli il braccio - Ti proibisco di porti e porgli queste domande! Non sembrerà, ma tengo a mio fratello e lo
vorrei vivo ancora a lungo.»
«La tua insensibilità mi sconvolge. Picchiare così un
povero invalido? Non hai davvero cuore, Hummel»
piagnucolò l'altro, drammatico come sempre.
«Stai zitto ed alzati, che forse così riusciamo ad andare
al parco».
«Signorsì, signore. Sei tremendamente sexy quando tenti
di comandarmi a bacchetta[1].»
Kurt arrossì, fortunatamente quando dava già le spalle al
provocatore.
Dannazione
a me e alla mia passione per i bastardi attraenti. Si
diede uno scappellotto mentale.
*°*°*°*°*
Kurt sapeva di non essere sempre estremamente virile.
Sapeva di urlare, quasi, la propria omosessualità scegliendo abbinamenti
particolarmente appariscenti, indossando cappelli riccamente decorati, e capi
non esattamente maschili. Volendo essere precisi, per lui la moda non aveva genere
sessuale.
Però proprio quel giorno, avendo in programma una
tranquilla mattinata al parco, aveva optato per un abbigliamento molto
discreto, e aveva scelto di limitarsi ad un paio di jeans neri ed una maglietta
bellissima che recitava, testualmente, "I likeguyswithmustaches".
Forse l'aveva comprata nel reparto femminile di un negozio, però era una
normalissima t-shirt dal taglio unisex. Pertanto non riusciva a spiegarsi il
motivo delle continue occhiate che ragazze, e ragazzi, rivolgevano a Sebastian
e non a lui.
Lo sguardo di una ragazza piuttosto brutta, e con un naso
decisamente sporgente, si rivelò essere la famosa goccia che fa traboccare il
vaso.
«Tesoro, hai
mai pensato di iscriverti alla facoltà di Architettura? Perché con il naso che
ti ritrovi avresti sempre una squadra a portata di mano, per prendere le misure
di quel tuo culo che, lasciatelo dire, merita un monumento» disse a denti
stretti, senza preoccuparsi di mantenere il tono di voce particolarmente basso.
Sebastian gli lanciò
un'occhiata allibita, prima di scoppiare rumorosamente a ridere.
L'aspirante architetta si
limitò ad allontanarsi rapidamente, procedendo con passo stizzito.
«Ricordami di non mettermi
mai contro di te, SuperChecca».
«Non faceva altro che
guardarti, dannazione! Tutti non
fanno altro che guardarti! Sono invisibile per caso? Non sapevo che questa
maglietta fosse eredità di James Potter.»
«Oh, piccolo e ingenuo mozzarellino. Non sei invisibile, solo irrecuperabilmente
insicuro. E anche un po' cieco. A me gli sguardi sono sembrati equamente
distribuiti.»
Kurt fece un verso stizzito,
e tornò a concentrarsi sulla biografia non autorizzata di Britney Spears che
teneva tra le mani.
Ad un certo puntò senti un
movimento al proprio fianco e prima che Kurt avesse il tempo di arrossire, o di
fermarlo, Sebastian gli circondò la vita con un braccio e cominciò a
carezzargli lievemente la pelle del fianco.
«Hai una temperatura
corporea decisamente più alta del normale» si trovò a bisbigliare Kurt, con
voce tremante.
«No, dolcezza. E' a te che
faccio questo effetto» gli sussurrò l'altro, tenendo la bocca a pochi
millimetri dal suo orecchio.
Kurt rabbrividì nonostante
il caldo della giornata, maledicendo i propri pantaloni sempre troppo aderenti.
Inclinò la testa di lato,
finendo col poggiarla sulla spalla di Sebastian, e il ragazzo spostò il braccio
sulle sue spalle e cominciò a pizzicargli delicatamente l'angolo della
mandibola.
«Che ne pensi di tornare a
casa?» propose Kurt, sentendo scivolare quelle parole sulla propria lingua,
come se stesse assaporando un frutto proibito.
Sebastian lo guardò con una
strana luce negli occhi, un misto di curiosità ed aspettativa. Senza
rispondergli afferrò le stampelle e si mise in piedi, cominciando ad avviarsi
verso l'uscita del parco. Il tempo necessario per riprendersi dallo
stordimento, e Kurt fu al suo fianco.
Una volta seduto sul sedile
del guidatore infilò con mani tremanti la chiave, riuscendo a centrare la
fessura solo al terzo o quarto tentativo.
«Qualcuno qui è nervoso... -
lo derise Sebastian - Tranquillo, eh, non stai mica andando al patibolo.»
«E' solo che...» cominciò
Kurt, fermando il nome di Blaine sulla punta della
lingua.
«Lo so.» lo interruppe
subito Sebastian, e Kurt prese un respiro forte per tentare di calmare il cuore
che gli palpitava furiosamente.
Entrarono in casa con Kurt
che chiamava il nome di Finn a gran voce, senza
ricevere alcuna risposta.
«A quanto pare siamo soli»
constatò Sebastian, con l'ombra di un sorriso sulle labbra, e si diresse con
decisione verso la propria camera.
Kurt osservò il profilo
della sua schiena, il disegno dei jeans sul suo sedere e, non appena lo vide
sparire dentro la stanza degli ospiti, si decise a seguirlo.
Sebastian era seduto sul
letto e a Kurt non era mai sembrato così bello, con indosso una semplice maglia
con lo scollo a V che lasciava scoperta parte del petto. Sbatté un paio di
volte la mano sul materasso, facendo cenno a Kurt di sedersi al suo fianco.
E il ragazzo non si fece
attendere più.
«Se fossi stato in possesso
di tutte le mia capacità fisiche sarebbe andato in modo molto diverso,
probabilmente in piedi contro un muro. Ma va bene anche così.» mormorò Sebastia. Poi sorrise con fare malizioso e unì le loro
bocche in un bacio, nel loro primo
bacio, per quanto riguardava Kurt.
La bocca di Sebastian aveva
ancora un delicato aroma alla cannella e al caffè, residuo della colazione; le
sue labbra erano leggermente screpolate, ma non in modo fastidioso.
Kurt vi fece scorrere sopra
la lingua, assaporandole delicatamente, e Sebastian si concesse un sospiro
rumoroso.
«Cazzo se ci sai fare
bambolina, non pensavo baciassi così bene.»
«Stai zitto!» ringhiò quasi
Kurt, in risposta, per poi afferrare le labbra dell'altro tra i denti,
strappandogli un gemito.
Gli mise le mani sul petto,
spingendolo indietro con decisione e aiutandolo a mettersi disteso.
In un attimo fu a cavalcioni su di lui, attento ad evitare l'ingessatura.
Infilò le mani sotto la sua
maglia, cominciando ad accarezzare con decisione i suoi fianchi.
Sebastian sentiva la pelle
andare a fuoco, ogni volta che Kurt vi passava sopra i propri polpastrelli.
Tornarono a baciarsi, con
più decisione, mentre le mani di entrambi vagavano sulla pelle nuda, seguendo
le linee del corpo, la curva dei fianchi e delle spalle.
«Basta...» si intimò Kurt
dopo un po', allontanandosi dall'altro quasi senza fiato.
«Non mi sembrava ti stesse
dispiacendo...» lo punzecchiò Sebastian, rivolgendogli un sorriso malizioso.
«No infatti. Però adesso
basta.» mormorò Kurt, abbassando gli occhi sulla piega decisamente voluminosa
che mostravano i suoi jeans.
«Ooooh,
capisco...». Il sorriso di Sebastian divenne ancora più ampio.
Kurt gli diede uno
schiaffetto sul braccio, prima di alzarsi per andare in cucina a prendere
qualcosa da consumare in tutta tranquillità sul letto del ragazzo.
«Stiamo diventando troppo
pigri» disse dopo un paio di minuti di silenzio.
«Per me non è esattamente
una scelta... Cosa dovrei fare? Una maratona?»
«No, però siamo sempre in
casa, sempre in questa stanza... Credo di aver guardato più film in questi
ultimi giorni che in tutto il resto della mia vita!»
«Cosa proponi allora?»
«Che ne dici se stasera ci
vediamo da qualche parte con Rachel e gli altri del Glee
Club per una serata karaoke?»
«Mi sembra davvero un'idea
geniale! - replicò Sebastian con voce tagliente - sono proprio amato dai tuoi
amici!»
«Vedrai che cambieranno idea
quando ti conosceranno meglio... Avranno ancora più motivi per odiarti.» rise
Kurt, mentre si alzava per andare a prendere il telefono e chiamare Rachel.
«Sei un'orribile checca!»
gli gridò dietro Sebastian e Kurt rise ancora più forte.
«Sono fottuto» mormorò
Sebastian a bocca storta, sentendo delle fastidiose presenze nel proprio
stomaco che i più avrebbero definito 'farfalle'.
[1]Meritatissimo
riferimento alla magnifica "AngrySex 2.0"
di tsubychan1984, che non linkerò perché so fin da ora che non avrò voglia di
modificare l'html, però vada a leggerla chiunque non l'abbia ancora fatto!
NdA: Forse,
anzi sicuramente, sono una persona orribile e mi davate per dispersa. O magari
non frega a nessuno XD Però ho avuto una combinazione orribile chiamata blocco
dello scrittore+esami da preparare+real
life da bbbrivido e quindi mi sono ritrovata priva di
tempo e voglia. Un favolosissimo finesettimana, che
si è chiuso con una serata dedicata agli anni '90 mi ha fatto tornare
l'ispirazione e così eccomi qui.
Grazie a chiunque abbia ancora
voglia di seguirmi :)
Sebastian si buttò con poca grazia sul proprio letto,
sospirando rumorosamente.
«Grazie per avermi ricordato del perché ero così stronzo
con il vostro gruppo idiota. I tuoi amici sono un incubo».
«Lo dici solo perché ti piace fare il Bastian
Contrario.» disse Kurt, ridacchiando stupidamente alla propria battuta «Ti sei
anche divertito, non negarlo».
«Sicuramente meno di te. Guardati. Hai bevuto un paio di
stupidissimi Margarita e sei già ridotto come un idiota».
«Non mi piace bere, non lo faccio quasi mai. Quando ho
vomitato sulle scarpe della signorina Pilsbury ho
capito che l'alcool non fa per me. Finisco sempre col fare cose stupide».
«Tipo tradire il tuo magnifico ragazzo con un bastardo
come me?» chiese Sebastian, e anche con i sensi offuscati dall'alcool Kurt
riuscì a cogliere una punta di acidità nella sua voce.
«Mai pentito. Forse un po'... sul momento. Però poi no...».
Kurt si diresse barcollando verso il letto e si stese di
fianco a Sebastian, cominciando subito a strusciargli il naso sul collo.
«Guardati, sembri un micio...»disse Sebastian, e Kurt poté avvertire contro
le proprie labbra i brividi che stavano scuotendo il corpo del ragazzo.
«Maaaao» rispose, ridendo
scioccamente e stringendosi a Sebastian. [1]
«Forza miciastro, mettiamoci a dormire piuttosto, che qua
non mi sembri più granché capace di intendere e di volere».
«E invece voglio tantissimo. E benissimo. Sai che sei un
gran figo, Bas?» continuò
Kurt, non accennando a staccarsi.
«Ooooh, questa te la rinfaccerò
per sempre Hummel caro. Avanti, dai, mettiamoci sotto
le coperte e dormiamo. Su, da bravo. Che qui sei tu l'infermierina,
non possiamo mica invertire i ruoli!».
Sebastian si mise a sedere e tirò Kurt per un braccio,
cercando di convincerlo a fare lo stesso.
Kurt si mise in piedi, barcollando leggermente, e infine
si fece strascinare sotto le coperte senza opporre alcuna resistenza.
«Notte Bas, mi piace stare
sotto le coperte con te» sussurrò piano Kurt, abbracciando il ragazzo al suo
fianco.
Sebastian ricambiò l'abbraccio, stringendolo a sé con
decisione.
«Notte Kurt...» rispose poco dopo, con tono dolce, quando
il respiro di Kurt era ormai diventato lento e regolare.
*°*°*°*°*
Un fastidioso dolore martellante alle tempie strappò Kurt
dal sonno. La prima cosa che il ragazzo sentì fu una presa salda attorno alla vita,
e un fastidioso prurito contro la guancia.
Aprì gli occhi e si ritrovò davanti un primo piano del
petto di Sebastian, lasciato parzialmente scoperto dalla maglia che il ragazzo
indossava.
Ancora intontito dal post-sbronza e dal sonno a cui era
appena sfuggito, Kurt si concesse un sorriso intenerito, meditando se alzarsi o
meno.
«E' così comodo» biascicò infine.
Fece aderire ancor di più il proprio corpo a quello del
ragazzo al suo fianco, seppellendo la testa nell'incavo tra il collo e la
clavicola di Sebastian, e si addormentò di nuovo.
La seconda volta in cui si svegliò non aprì subito gli
occhi. Si perse nell'odore intossicante di Sebastian, che lasciava scorrere
lentamente una mano lungo la sua schiena, probabilmente convinto che Kurt
dormisse ancora.
«Buongiorno» biascicò infine, dopo alcuni minuti.
«'Giorno...» replicò Sebastian, con tono imbarazzato.
Kurt poté sentire il corpo di Sebastian irrigidirsi per
il disagio, e la mano che prima lo stava accarezzando bloccarsi brutalmente.
«No, ti prego. Era così rilassante...» lo supplicò Kurt.
Chiaro segno del fatto che fosse ancora mezzo
addormentato.
Sebastian lo accontentò, sbuffando.
«Ci siamo svegliati col piede sbagliato?» gli chiese Kurt
tirandosi su a sedere e posando un rapido bacio sulle labbra di Sebastian, che
non riuscì a celare in alcun modo l'espressione sorpresa.
Kurt ridacchiò.
«Qua qualcuno invece è proprio di ottimo umore» replicò
Sebastian, contrariato.
«Ti infastidisce farti scoprire mentre ti comporti come
un adolescente alla prima cotta? Nonpreoccuparti Sippy[2], anche questa
adorabilità contribuisce a renderti affascinante!» rispose Kurt, pizzicandogli
le guance.
«L'alcool ti rende anche insopportabile, oltre che terribilmente
idiota» sbottò Sebastian, mettendosi a sedere e afferrando le stampelle.
Kurt rimase seduto sul letto, con gli occhi fissi sulla
schiena di Sebastian.
Il rumore della
porta della loro camera chiusa violentemente fu rapidamente seguito da un rumore
analogo, proveniente dal bagno.
“Caro
Kurt, questa volta hai fatto una grandissima cazzata...” disse
una voce nella sua testa, con un tono spaventosamente simile a quello di Rachel
Berry.
Kurt si alzò dal letto controvoglia, deciso a tentare di addolcire
Sebastian con il suo strepitoso cappuccino con cacao. In piedi, davanti ai
fornelli, sentì la porta del bagno chiudersi nuovamente e i passi di Sebastian
che superavano la cucina e si dirigevano verso la stanza degli ospiti.
Sospirò stancamente e si affrettò a mettere la colazione
per il ragazzo su un vassoio.
«Sebastian...» disse sulla porta della stanza degli
ospiti, bussando.
«Lasciami in pace!» rispose il ragazzo, con tono
infastidito.
«Sebastian, aprimi. Punto primo: è casa mia. Punto
secondo: avevamo deciso di provarci, e non è così che si prova. Così si scappa
e basta».
Incrociò mentalmente le dita, sperando vivamente che
Sebastian decidesse di aprirgli, nonostante la chiara provocazione, pur di non
ammettere di essere terrorizzato.
«Come volevasi dimostrare...» sussurrò a denti stretti, vedendo,
attraverso il vetro, la sagoma di Sebastian alzarsi dal letto.
Un attimo dopo si diresse verso la porta, la fece
scorrere e si scostò di lato per permettere a Kurt di entrare nella stanza.
Non appena Sebastian si fu seduto nuovamente sul letto,
Kurt gli allungò il vassoio con il cappuccino e i biscotti, stampandosi sul
viso un sorriso a trentadue denti.
«Ormai hai capito troppo bene come corrompermi» replicò
Sebastian, rivolgendogli un'occhiata storta.
«Non lamentarti bastardo bisbetico. Che tanto lo so che
adori le mie premure verso di te.»
«Non hai idea quanto, davvero. Come un calcio nei cog- ehm...» rispose Sebastian, rivolgendogli un ghigno.
«Tanto dovrai sopportarmi ancora per poco. Ti ricordo che
domani finirà la tua prigionia in casa Hummel, grazie
al ritorno dei tuoi».
Sebastian sbuffò.
«Per questa ragione ho pensato di chiudere in bellezza la
tua permanenza qua con una festa. Con fiumi di alcool...».
«Un'altra serata con i tuoi amici non credo di reggerla!»
lo interruppe subito Sebastian.
«Proprio per questo» riprese Kurt, «non sarà limitata
alle sole Nuove Direzioni. Bensì saranno invitati anche i tuoi amati Usignoli, nonché
qualsiasi altra conquista tu abbia fatto nel corso della tua promiscua
gioventù.»
«Ti ringrazio per il pensiero, ma le prede di una sola
notte è meglio che rimangano tali. I ragazzi saranno entusiasti invece. Se mi
passi il cellulare li avverto subito».
Kurt prese dalla scrivania il cellulare di Sebastian e
approfittò del momento per inviare un invito anche ai propri amici.
Si fermò per un lungo istante alla voce "Blaine",
decidendo di spuntare anche quella casella e inserire il proprio ex - non poteva fare a meno di pensare
quella parola con una punta di tristezza - tra i destinatari.
In breve il suo cellulare prese a vibrare, per il
susseguirsi delle risposte entusiaste degli altri. Per ultimo anche Blaine gli inviò un formale ‘grazie mille dell'invito. Non posso mica perdermi una festa con Nuove
Direzioni e Usignoli in un'unica casa! :)’.
«Hummel, sei pronto a veder la
tua casa rasa al suolo?» gli chiese Sebastian dopo un po', con un sorriso che
non prometteva nulla di buono.
*°*°*°*°*
Il campanello di casa Hummel
suonò, e Kurt andò ad aprire la porta.
Scorse subito Nick Duvall, che entro in casa seguito da
un biondino dal viso sconosciuto.
«Kurt, questo è mio cugino Hunter Clarington.
Si è trasferito da Parigi lo scorso mese e il prossimo anno frequenterà
l'ultimo anno alla Dalton».
Hunter
Clarington- snob e presuntuoso dalla
punta dei capelli all'ultima lettera del nome - allungò la mano verso Kurt,
rivolgendogli un sorriso altezzoso.
Kurt gli strinse la mano rivolgendogli un sorriso,
nonostante l'antipatia immediata.
«Piacere di conoscerti Hunter».
«Il piosciere è mio, caro Kurt».
La fastidiosissima erre moscia lo rese ancor più
insopportabile agli occhi del padrone di casa, che odiava sentire il proprio
nome storpiato.
«Piantala» tagliò corto Nick «sai parlare benissimo
l'inglese».
Hunter rise.
«Scusa amico, è irresistibile vedere la faccia della
gente quando mi sente parlare con un accento così marcato.» disse, rivolgendosi
nuovamente a Kurt «Hai una gran bella casa» aggiunse dopo essersi guardato
intorno.
«Contento che ti piaccia. Avevo paura che, considerando
che vieni da Parigi, i tuoi standard fossero ben diversi».
«Ovviamente casa mia ha il doppio delle stanze ed un
parco al posto del giardino. Però posso apprezzare anche le villette, se ben
arredate.»
«Sebastian è in salotto. Raggiungetelo pure, io vado a
prendere qualcosa da bere in cucina» taglio corto Kurt, desideroso di
allontanarsi in fretta dallo sgradito ospite.
Diede loro le spalle, perdendosi così l'espressione
furbetta che esibì il nuovo arrivato all'udire il nome di Sebastian.
Nella mezz'ora successiva il campanello suonò
ininterrottamente mentre i vari invitati, man mano, andavano ad occupare il
salotto di Kurt.
Gli ultimi ad arrivare furono proprio Finn,
Rachel e Blaine.
Quest'ultimo e Kurt si guardarono leggermente
imbarazzati. Poi Blaine gli rivolse un sorriso e Kurt
lo strinse in un abbraccio.
«Sono contento di vederti» gli disse Kurt.
«Anche io. Poi così posso finalmente risolvere il mistero
dell'ospite segreto che breve cappuccino con cacao e mangia la torta di mele».
Kurt seguì il trio in salotto, senza staccare gli occhi
da Blaine.
«Capisco...» commentò il ragazzo, stampandosi un'espressione
glaciale sul viso, non appena notò Sebastian, svaccato sul divano come se fosse
di casa.
Kurt si avvicinò a lui e gli mise una mano sul braccio,
tentando di calmarlo.
«Lasciami spie-» cominciò, allarmato.
Blaine si
voltò repentinamente verso di lui, interrompendolo.
«Non c'è bisogno, tranquillo. Non mi devi alcuna
spiegazione. Per qualche ragione che non so l'ospite misterioso è Sebastian Smythe, che fino a un paio di mesi fa avresti volentieri
ucciso. Ma va bene così».
Gli rivolse un sorriso tirato e si diresse verso i vecchi
compagni di scuola, senza lasciare a Kurt la possibilità di aggiungere altro.
«Direi che è un'ora decente per cominciare a dar fondo ai
fiumi di alcool» saltò su Finn subito dopo, tentando
di allentare la tensione, con il pieno consenso di Puck.
Si diressero verso la cucina, da cui emersero con una
decina di lattine di birra, due bottiglie di vodka, rum e succo di pera.
Rachel li seguiva con una pila di bicchierini per shot
tra le mani.
Dopo i primi bicchieri di birra, e i primi litri di
alcool in circolo, la stanza cominciò a riempirsi di risate rumorose e chiacchiere
chiassose.
Kurt girovagava per la stanza, assicurandosi che tutto
stesse precedendo per il meglio, e non rifiutando i bicchieri che gli venivano
allungati.
Ad un certo punto vide Sebastian gettare la testa
indietro, ridendo di gusto, e il collo scoperto del ragazzo attirò la sua
vista.
«Scusatemi...» disse, tornando a rivolgersi a Mercedes e
Rachel, con le quali stava parlando finché Sebatian
non aveva deciso di attentare ad i suoi ormoni.
Si diresse verso il divano e si sedette poco
cerimoniosamente tra Sebastian e Hunter, che da tutta la sera non faceva altro
che stare fastidiosamente incollato al ragazzo per cui Kurt forse in fondo
aveva una cotta.
«Non avevo mai notato quanto fosse sexy il tuo collo»
sussurrò a Sebastian, avvicinando le labbra alla parte appena elogiata per
esprimere pienamente il proprio apprezzamento.
Sebastian rabbrividì.
«L'alcool ti fa un bellissimo effetto Kurt...» rispose
Sebastian con voce roca, voltando il capo verso Kurt, per tentare di
coinvolgerlo in un bacio.
Tutto ciò sotto lo sguardo infastidito di Hunter.
«Giochiamo a "non ho mai"!» propose subito il
ragazzo,non tentando in alcun modo di celare il proprio desiderio di metter
fine alle effusioni tra i due, rivolgendo a Sebastian un sorriso malizioso e a
Kurt un'occhiata di sfida.
La proposta del ragazzo riscosse pieno consenso tra tutti
gli occupanti della stanza, che si radunarono intorno al divano.
Si sedettero per terra, afferrando i bicchieri che Rachel
stava distribuendo in giro per la stanza.
«Comincio io!» disse la ragazza stessa, sedendosi sul
bracciolo del divano «Non mi sono mai tinta i capelli.»
Gli unici a bere furono Jeff, Hunter e Mercedes.
«Noioso, hobbit!» la derise
Sebastian «Non ho mai fatto un pompino» rilanciò con un ghigno.
Bevve, seguito a ruota da Blaine,
Kurt, Hunter, nonché da tutte le ragazze presenti nella sala.
«Non ho mai tradito» continuò Santana, che si accinse a
mandare giù in un unico sorso la vodka alla fragola nel proprio bicchiere.
A lei si aggiunsero Puck,
Quinn, Finn, Rachel, Brittany,
Sam, Mercedes e, a malincuore, anche Kurt.
Blaine
distolse lo sguardo nell'istante in cui Kurt bevve il proprio shot.
«Non ho mai avuto fantasie sessuali su Sebastian Smythe» disse Blaine, e mandò giù
il rum, rivolgendo a Kurt un'occhiata dura.
«Questo mi fa sentire lusingato...» disse il ragazzo in
questione, stampandosi sul viso un'espressione da schiaffi «E ammetto di aver
fatto fantasie su di me, in un sogno.»
E mandò giù anche lui il proprio bicchiere.
La quasi totalità di persone presenti in quella stanza,
eccezion fatta per Finn e David, lo seguirono.
Kurt rivolse uno sguardo sconvolto a Puck.
«Scusami, amico.» gli rispose quest'ultimo, notando il
suo sguardo «Mi fanno arrapare la sua sicurezza e la sua aria bastarda».
Kurt, per il bene della propria salute mentale, decise di
tornare a concentrarsi sul gioco.
«Non sono mai andato a letto con Sebastian Smythe» replicò Hunter, bevendo subito dopo.
“Ok...
Forse non è stata un'idea geniale recuperare la concentrazione proprio in
questo momento...” non poté fare a meno di pensare Kurt.
Guardò Hunter con un'espressione di puro odio sul viso e
poi si voltò verso Sebastian, rivolgendogli un'occhiata interrogativa.
L'unico a bere nella stanza fu proprio Hunter e Kurt non
si lasciò sfuggire il sorrisetto soddisfatto di Blaine.
«Come da regolamento» disse Kurt, rivolgendosi all'ospite
francese «ti tocca spiegare nel dettaglio le dinamiche.»[3]
«Niente di che. Frequentavamo lo stesso circolo, e un
paio di volte ci siamo ritrovati ad avere contatti ravvicinati negli
spogliatoi. Grande scopata. Lo consiglio a tutti.»
Sebastian non nascose in alcun modo il sorrisetto
soddisfatto.
Con l'avanzare della serata, e dei giri di bevute, le
frasi diventavano sempre più confuse e improbabili.
Kurt udì vagamente Santana parlare di
"frustini" e "manette", Sebastian di bagni degli aerei e Blaine di campi di lillà.
«Campi di lillà?» chiese, rivolto proprio verso
quest'ultimo.
La cosa gli suonava in qualche modo familiare.
«Sì...» biascicò Blaine in
risposta «Ho detto “non l'ho mai fatto in un campo di lillà di notte”».
Kurt, dopo un'illuminazione improvvisa, bevve.
Finn lo
guardò con espressione sconvolta, grato del fatto che il giorno dopo non
avrebbe ricordato nulla.
«Obbligo o verità!» propose Santata,
quando ormai erano tutti troppo sbronzi per riuscire a formulare delle frasi di
senso compiuto.
«Comincio io!» si inserì Hunter, con uno sguardo
diabolico «Kurt, obbligo o verità?»
«Obbligo» rispose Kurt, quasi, senza esitazione.
Qualsiasi domanda troppo personale in quel momento si
sarebbe rivelata probabilmente la sua rovina.
«Mmmh... Dato che mi sembra che
tu e Sebastian siate piuttosto... intimi, sì... Facci vedere quali magie è in
grado di fare la tua lingua lunga e tagliente, su».
Kurt guardò Hunter con fare altezzoso, cercando di
comunicare all'altro tutto il proprio disprezzo. Decise che però, in fin dei
conti, quella sfida non era poi così male.
Si mise a cavalcioni di fronte a Sebastian, assicurandosi
di tenere il bacino sollevato in modo da non gravare sulla gamba infortunata
dell'altro.
«Preparati...» sussurrò, espirando un getto d'aria calda
direttamente contro il suo orecchio.
Riuscì ad avvertire il corpo di Sebastian divenire teso
dall'anticipazione.
Gli sfiorò il collo con la bocca, facendola scorrere lungo
la pelle in una lenta carezza. Sentì Sebastian tremare sotto il suo tocco.
Fece guizzare la lingua tra le labbra, e assaporò il
sapore leggermente salato della pelle sudata del ragazzo.
L'alcool, e l'apprezzamento di Sebastian, lo fecero
sentire sicuro di sé e lo spinsero ad afferrare la pelle del ragazzo tra i
denti e a cominciare a succhiare con decisione.
«Ok, direi che è abbastanza» li interruppe Blaine, tenendo lo sguardo fisso sull'evidente gonfiore dei
pantaloni di Sebastian.
Kurt leccò un'ultima volta il marchio rosso che aveva
lasciato sul collo del ragazzo e si accucciò al suo fianco.
«Hunter,» Kurt si rivolse al ragazzo con voce melliflua «obbligo
o verità?»
«Obbligo» rispose l'altro, dopo averci pensato su per un
po'.
Kurt si soffermò su ogni persona presente in quella
stanza e, un poco più a lungo, su Blaine, che non
aveva evitato in alcun modo di lanciare occhiate di apprezzamento al futuro,
malefico, Usignolo.
«Devi far venire Blaine
semplicemente toccandolo.»
Hunter sorrise.
«In meno di cinque minuti.»
Il sorriso del parigino si ampliò ulteriormente.
«Sarà un gioco da ragazzi» disse, ostentando un ghigno
apertamente diretto a Kurt.
Si alzò, trascinando Blaine con
sé dietro il divano. Lo fece sedere per terra, contro lo schienale, ed in un
secondo fu al suo fianco.
Kurt, dall'altro lato, poté sentire solo i respiri di Blaine, via via più corti e
irregolari, e infine un verso roco.
«Quattro minuti e quarantotto secondi» disse,
riconoscendo l'orgasmo del ragazzo.
Hunter sbucò da dietro il divano con un sorrisetto
soddisfatto stampato sul viso.
«Te l'avevo detto che non sarebbe stato troppo difficile»
gli disse, con tono arrogante e un'espressione spocchiosa sul viso.
«Wow...» non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire Blaine, facendo nuovamente la propria comparsa con le
guance arrossate e un leggero velo di sudore che gli imperlava la fronte.
«Quando vuoi posso concederti il bis» gli rispose Hunter,
facendogli l'occhiolino.
Blaine
tornò barcollante al proprio posto e si lasciò cadere pesantemente sul
pavimento.
«E' stato gran-di-o-so» disse,
rivolgendosi a nessuno in particolare.
Dopo quel commento Rachel saltò su in piedi.
«Direi che è giunto il momento di metter fine alla
serata, prima che degeneri in un'orgia o peggio» esclamò, afferrando Finn per un braccio per convincerlo a mettersi in piedi.
«Ma come? Ci interrompi così, sul più bello?» si lamentò
Hunter, con un tono da bambino capriccioso.
«Forza stallone, andiamo davvero.» le diede manforte Nick,
rivolgendosi al cugino «Tanto starai per un anno intero a Lima, e di feste del
genere potrai godertene a volontà».
«Potreste uccidere l'eccitazione anche di una pornostar.
Vi odio» insistette ancora Hunter, lasciandosi convincere infine ad andar via.
Kurt accompagnò alla porta gli ospiti, con passo
leggermente barcollante.
«Ciao ragazzi, è stato un piacere!» gli urlò dietro
Sebastian, ancora stravaccato sul divano.
«Fratello, i genitori di Rachel sono in viaggio per non
so quale ritiro spirituale. Spero che non ti offendi se ti lascio solo
stanotte» disse Finn sulla porta, guardando Kurt con
imbarazzo.
«Non ti preoccupare Finn, credo
di essere in grado di badare a me stesso. Sappi che ti voglio qui per ora di pranzo,
non pulirò casa da solo».
«Ma è stata tua l'idea della festa, mica mia!».
«Sarà stata anche mia, ma la casa è di entrambi. Sarai
qui entro mezzogiorno e basta, altrimenti Rachel potrebbe accidentalmente finire sulla tua cronologia di internet».
Finn lo
guardò con odio.
«Maledetto ricattatore. A domani, allora!» tagliò corto,
sentendo Rachel che lo chiamava a gran voce, spazientita.
«Notte ragazzi!» li salutò un'ultima volta Kurt, prima di
chiudere la porta e concedersi un sospiro di sollievo.
«Ogni volta che li vedo mi rendo conto di quanto possano
mancarmi» gli disse Sebastian, non appena lo vide entrare nuovamente in
salotto.
«Anche tu hai un cuore, allora. Cominciavo a dubitarne.»
ridacchiò Kurt «Andiamo a letto?» aggiunse poco dopo, fermandosi in piedi
davanti a Sebastian.
Il ragazzo lo afferrò per un braccio e lo tirò verso di
sé, facendolo cadere sul divano, al suo fianco.
«Veramente pensavo che potessimo approfittare di
quest'ultima sera insieme» sussurrò Sebastian, avvicinando pericolosamente le
proprie labbra a quelle di Kurt.
Kurt si concesse un respiro strozzato, perdendosi nelle
iridi di Sebastian, inscurite dal desiderio. Coprì la distanza che li separava
e baciò l'altro ragazzo con decisione, invitandolo quasi subito a schiudere le
labbra.
Sebastian aveva un sapore intossicante, poteva sentirlo
sotto l'amaro dell'alcool bevuto quella sera.
Kurt mosse la lingua con decisione, costringendo
Sebastian, di solito maniaco del controllo, ad adeguarsi al suo ritmo.
C'era qualcosa di terribilmente eccitante nel vedere come
Sebastian si stava lasciando andare totalmente sotto il suo tocco.
Si mise nuovamente a cavalcioni, cominciando a far
scorrere le mani sul petto del ragazzo, fino ad arrivare all'orlo della maglia.
La sollevò, costringendo l'altro a alzare le braccia per farsela togliere.
«Sei bellissimo» gli soffiò Kurt all'orecchio, per poi
cominciare a seminare baci lungo il suo petto nudo.
Poté sentire il respiro di Sebastian farsi più pesante e
irregolare.
«Kurt...»
gemette il ragazzo, mentre Kurt si decideva a sbottonargli i jeans.
Annullò anche quell'ultima distanza, e si perse nel
magnifico suono dei gemiti di Sebastian, nel sapore salato della sua pelle
leggermente sudata, nella presenza del ragazzo, che sentiva ovunque, che
riempiva tutti i suoi sensi.
«Oddio sì...» si concesse infine Sebastian, afferrando i
capelli di Kurt per rimettere i loro volti allo stesso livello.
Kurt lo baciò nuovamente, accogliendo i suoi ultimi
gemiti nella propria bocca.
Quando sentì il cuore dell'altro farsi di nuovo regolare,
contro il proprio petto, si allontanò, lasciandosi cadere al suo fianco.
Lo guardò con la coda dell'occhio, cogliendolo
nell'esatto momento in cui aveva lasciato crollare qualsiasi difesa. Aveva
abbandonato il capo contro lo schienale del divano, aveva gli occhi chiusi e
un'espressione di puro appagamento sul viso.
Sebastian fece guizzare per un attimo la lingua fuori
dalla bocca, per leccarsi le labbra.
Un disperato bisogno di non allontanarsi da Sebastian, di
continuare a sentire il suo corpo sotto di sé, si impossessò di Kurt. Allungò
una mano e prese a farla scorrere delicatamente lungo l'interno dal braccio del
ragazzo, sentendo subito i rilievi cutanei tipici della pelle d'oca comparire
sotto i proprio polpastrelli.
Era ancora perso in quelle sensazione, quando uno
sbadiglio sopraggiunse a tradimento.
«Adesso è davvero il momento di andare a dormire» disse
Sebastian, aprendo gli occhi e afferrando le stampelle per mettersi in piedi.
Kurt lo seguì nella stanza degli ospiti, deciso più che
mai a trascorrere con lui la loro ultima notte insieme.
Sebastian si sedette sul letto e sollevò il bacino
reggendosi sulla gamba sana per dar l'opportunità a Kurt di togliergli i
pantaloni.
Il ragazzo fece scivolare la stoffa lungo le gambe lunghe
del Warbler, non lasciandosi sfuggire la possibilità
di sfiorare ancora una volta il suo corpo meraviglioso.
Lo aiutò a mettersi il pigiama e lo seguì rapidamente
sotto le coperte, trovando lo spazio perfetto per rannicchiarsi tra l'incavo
del collo di Sebastian, il suo braccio, che il ragazzo aveva appositamente
allungato per abbracciarlo, e il lato destro del letto.
Si addormentò con l'odore di Sebastian, e la sua presa
salda, ad avvolgerlo.
[1]Avete presente il famoso
week-end dello scorso capitolo, no? Beh, l'ho passato in compagnia di due
"mici". Ovvero due miei amici che non fanno altro che miagolarsi a
vicenda. L'ispirazione me l'hanno data loro; le fan art che girano perora su tumblr di kitty!kurt, poi, non aiutano
per niente! Per chi se le fosse perse:
- kitty1
- kitty2
- kitty3
[2]Colpa del ragazzo della mia
coinquilina, che si chiama "Sebastiano" ed è affettuosamente
ribattezzato "Sippy".
[3]Su wikipidia
ho trovato che in una versione del gioco se è una persona sola a bere le tocca
spiegare in che situazione ha fatto la cosa. Ho deciso di usarlo a mio favore
;)
N.d.a.: Buon Natale, alla seconda, a
tutti. Ho pensato di farvi un secondo regalo per queste feste, sperando sia
gradito :)
Capitolo 7 *** 7. Quindici giorni di me e di te ***
Capitolo
7. Quindici giorni di me e di te
«Senza la tua voce stridula casa mia sarà magnificamente
silenziosa» disse Sebastian sulle scale della porta d'ingresso, con un tono altezzoso
a cui, in quel momento, non credeva nessuno dei due.
«Ed ecco che hai perso l'ennesima occasione perfetta per
stare in silenzio» gli rispose Kurt, reggendo il gioco.
«A parte lo scherzo,» continuò Sebastian con un tono
improvvisamente più dolce, «mi mancherà starti intorno Kurt».
“Proprio adesso che
stava succedendo qualcosa...” poté quasi sentire riecheggiare Kurt nel
silenzio sceso improvvisamente tra di loro.
«Puoi stare tranquillo, non ti libererai così facilmente
di me» gli rispose Kurt, rivolgendogli un sorriso sincero e posandogli un
rapido e imbarazzante bacio sulla guancia.
Rimase fermo sulla soglia della propria casa, guardando
Sebastian salire sulla macchina dei genitori, e agitando la mano per salutarlo
un'ultima volta. Sebastian gli rispose con uno dei suoi sorrisi sinceri, e Kurt
pensò che il sorriso di Sebastian era una delle cose che gli sarebbero mancate
di più del ragazzo.
«Stai facendo l'idiota Kurt. Vi rivedrete ancora, sarà
solo un po' più distante» si ricordò da solo, con decisione, perrassicurarsi.
E in verità non era sicuro di poterci credere del tutto.
Perché tutto quello era accaduto, ed
aveva funzionato, solo perché si erano trovati bloccati insieme, solo perché
Sebastian non aveva altro che la sua compagnia tutto il giorno e non avrebbe
potuto esattamente ignorare la sua presenza.
Adesso stavano tornando ognuno alla propria vita, e Kurt
non sapeva cosa aspettarsi.
Cominciò ad ordinare la casa, nonostante fossero solo le
9 e mezza e il giorno prima avesse deciso di aspettare l'arrivo di Finn per le dodici, pur di tenere la mente impegnata e
impedirsi di costruire castelli in aria.
«Sono a casa!» urlò Finn un
paio di ore dopo, entrando in casa e trovando Kurt intento a passare lo
straccio in cucina. «Che stai facendo? Non dovevo aiutarti a pulire? Dov'è
Sebastian?» chiese, a raffica.
«Non lo vedi da solo cosa sto facendo?» gli rispose Kurt,
con un tono di voce più infastidito di quanto non avesse previsto. «Sebastian
se n'è andato, i suoi genitori sono passati a prenderlo verso le nove. E una
volta che ero sveglio ho pensato di cominciare a sistemare il caos di ieri
sera» spiegò, tentando di mantenere un tono di voce fermo per non far capire al
fratellastro tutto quello che gli stava passando per la testa.
Piano miseramente fallito, a giudicare dall'espressione
di Finn.
«Non dirmi che ti eri abituato alla presenza del Criceto
Malefico e che adesso ti manca?» gli
chiese Finn, senza nascondere il disgusto.
«No è che...» cominciò Kurt. E si fermò subito, perché in
realtà non sapeva minimamente che scusa inventare. «Lo so che non ti sta
simpatico» riprovò, puntando sulla sincerità «però non è così male se lo
conosci un po' meglio. Ok, è sempre presuntuoso, arrogante, testardo, però il
più delle volte è uno scherzo, o un'esagerazione voluta. E' intelligente e
divertente, ha sempre la battuta pronta, la lingua tagliente, e un'ironia
sarcastica e sottile, non sempre cattiva. Davvero, non è così male».
Finn spalancò gli occhi, palesemente sconvolto dal
balbettare insensato di Kurt. «Oh, cazzo. Ti sei preso una cotta per Sebastian Smythe. Dio Kurt, capisco che Lima non è piena di ragazzi
gay, ma proprio Sebastian Smythe? Non potresti tornare con Blaine
a questo punto, piuttosto?».
Kurt gli tirò un pungo sulla spalla, adeguandosi al
linguaggio dei maschi etero e 'virili'
per esprimere il proprio fastidio.
«Ouch...» si lamentò Finn, massaggiandosi la parte colpita.
«Così impari a parlare prima di pensare. Non sono innamorato di Sebastian. Ho solo detto
che non è poi così male. E non voglio tornare con Blaine.
E Sebastian non sarebbe un ripiego, non sono così disperato da concedere una
possibilità a qualsiasi cosa si muova ed abbia un pene» rispose Kurt,
rivolgendo a Finn un'occhiataccia. «Questa... qualità la lascio tutta a voi latin
lover».
«Scusa, scusa!» rispose l'altro, sollevando le braccia in
gesto di resa. «Non credevo che la cosa ti stesse così tanto a cuore... E, oh
se sei cotto di lui. Sei proprio nella merda amico». Gli diede una pacca sulla
schiena ed uscì dalla cucina, per buttarsi sul divano e giocare con l'Xbox.
«Hai diciotto anni o otto? A volte mi viene seriamente il
dubbio» gli urlò dietro Kurt.
«Lo so che la verità fa male, fratello, ma prima aprirai
gli occhi prima riuscirai a capire cos'è meglio fare per conquistare il cuore
di ghiaccio del tuo insopportabile amato».
«IO NON AMO NESSUNO!».
«Certo, amico. Continua a ripetertelo e forse riuscirai a
crederci» rispose Finn, alzando il volume del gioco
per mettere fine a quell'inutile scambio di battute.
Kurt fece un verso frustrato e tornò alle proprie
pulizie.
Pulì il tavolo, gli scaffali, le piastrelle davanti la macchina
a gas e i fornelli; guardò l'orologio ed erano soltanto le dodici e mezza.
Si mise ai fornelli e un'ora dopo lui e Finn si sedettero davanti a due piatti di un delizioso e
profumato pollo al curry. Il pranzo trascorse in un silenzio teso, almeno per
quanto riguardava Kurt. E quando vide Finn alzarsi
per sparecchiare Kurt cominciò a pensare che qualcosa, nella sua espressione,
doveva lasciar trasparire la sua malinconia più di quanto non volesse lui.
«Io vado da Rachel» lo informò Finn,
dopo aver finito di lavare i piatti.
Kurt annuì distrattamente e tornò a fissare il vuoto,
avvertendo poco dopo il rumore della porta sbattuta come proveniente da una
dimensione parallela.
Si alzò dalla propria sedia come un automa, e si diresse
in salotto per pulire a fondo anche quella stanza.
Spolverò le mensole, lavò i vetri, sbatté i copridivani fuori dalla finestra e passò lo straccio.
Controllò l'orario sul decoder e vide che erano soltanto le tre del pomeriggio.
Grugnì, sempre più infastidito.
Infine si decise ad entrare nella stanza degli ospiti,
che aveva evitato fino a quel momento, e si buttò sul letto, seppellendo la
testa nel cuscino che aveva ancora l'odore di Sebastian.
«Dio mio, è mai possibile che solo dieci giorni in
compagnia di quel ragazzo malefico mi abbiano reso così patetico?» sbuffò,
nello stesso istante in cui sentì il cellulare vibrare nella tasca dei jeans.
‘Mittente: SebastianIlCricetoMalefico’,
lesse, con un tuffo al cuore.
‘I
miei genitori sono già andati via perché mio padre aveva non so quale pranzo di
lavoro. E non torneranno prima di domani mattina perché si fermano a dormire da
qualche parte fuori città. E' mai possibile che io abbia dei genitori così di
merda?’.
Lesse il messaggio e prima di rispondere andò sulle
impostazioni della rubrica per rinominarlo.
‘Magari era davvero una cosa importante, non credo
lascino proprio figlio da solo così a cuore leggero...’.
Kurt digitò il testo dell'sms e lo inviò a ‘SebastianEBasta’.
‘Ahahaha. Hai presente quando qualcuno rimane incinta perché
si rompe il preservativo e poi però ti dicono che sei il regalo più bello che
potessero ricevere? Ecco. Io però sono nato per sbaglia e basta. I miei
genitori sono nel pieno della loro carriera, non hanno tempo per un adolescente
che richiede troppe attenzioni’.
Kurt non poté ostacolare in alcun modo l'ondata di
tristezza che lo invase.
‘Vuoi che faccia un salto lì per tenerti compagnia?
Tanto non ho nulla da fare...’.
‘Ti
ringrazio ma sono di umore nero. Credo che renderei la giornata un incubo ad
entrambi. Anzi, ho fatto male perfino a scriverti. Buon pomeriggio Kurt’.
Kurt si trovò a detestare quel messaggio dalla prima
all'ultima sillaba; rappresentava tutto quello di cui aveva paura: i muri di
Sebastian che tornavano al proprio posto, uno dopo l'altro, il suo atteggiamento
freddo e distaccato che aveva cominciato ad ostentare con sempre minor
frequenza e un sottofondo di profonda infelicità che Kurt non riusciva in alcun
modo ad ignorare.
Si ritrovò indeciso sulla risposta da inviare, non sapendo
se fosse il caso di ignorare il tacito ordine di Sebastian e insistere, oppure
se fosse davvero meglio rispettare la richiesta di Sebastian di rimanere solo.
‘Ok...’ scrisse infine, decidendo che qualsiasi
altra risposta avrebbe infastidito l'altro ragazzo.
Accese il computer, riducendosi a curiosare in giro su facebook, e guardare video stupidi su youtube,
pur di far trascorrere il tempo in qualche modo.
Afferrò in mano il cellulare e scrisse ‘mi manchi’,
finendo con il cancellare e riscrivere lo stesso messaggio una decina di volte,
senza mai trovare il coraggio di inviare l'sms. Alla fine lanciò il cellulare
sul letto, con un sospiro frustrato.
‘Lo
sai che in questi casi la soluzione migliore è lo shopping...’ gli
scrisse Rachel poco dopo, probabilmente indovinando quale potesse essere lo
stato di Kurt in quel momento.
‘Allora ho il tuo permesso di andare alla ricerca
dell'ennesima sciarpa di cui non ho bisogno e di un nuovo paio di anfibi?’.
‘Vai
e spendi, hai la mia benedizione!’ lesse Kurt, senza riuscire
a trattenere una risatina sciocca.
Quando, un paio di ore dopo e 100 dollari in meno sulla
sua prepagata, il suo iPhone vibrò nuovamente Kurt
poté avvertire distintamente un tuffo al cuore.
‘Mi sono
comportato di merda, prima...’.
E, oh, se
quello non era Sebastian Smythe che si stava scusando
Kurt avrebbe rivenduto la propria collezione di giacche Marc Jacobs. E quei capi d'abbigliamento valevano più della sua
stessa vita.
‘La mia offerta è ancora valida, se ti va. Domani
pomeriggio torna mio padre da Washington, quindi per un po' non potrò essere al
tuo servizio a qualsiasi ora del giorno e della notte’.
Premette il tasto di invio, sperando vivamente che
Sebastian si decidesse ad accettare. La casa era così... silenziosa, e se Kurt avesse dovuto passare tutto il resto della
sera da solo sarebbe probabilmente uscito di testa.
‘Sicuro che non è
un problema? Westerville non è esattamente dietro
l'angolo...’.
‘Nessun problema, dammi l'indirizzo di casa tua e in
un lampo sarò lì’.
Unsorriso sciocco
fece la propria comparsa e non si decise ad abbandonare il suo viso per tutto
il tempo della strada che separava Kurt da Westerville
e dal ragazzo di cui non era
assolutamente cotto.
Mezz'ora dopo Kurt suonò al citofono di una villa... maestosa, non c'era altra definizione.
«Chi è?» rispose l'inconfondibile voce di Sebastian.
«Io, idiota».
Sebastian grugnì e poi gli aprì il cancello della propria
tenuta. Kurt attraversò un viale alberato e parcheggiò in uno spiazzale, poco
lontano dall'ingresso della casa vera e propria, di fianco ad altre due
macchine.
Mise l'allarme, per pura abitudine, e si diresse verso l'edificio imponente,
trovando Sebastian ad aspettarlo sulla soglia di casa, con indosso un paio di
bermuda, una t-shirt meravigliosamente aderente, e un sorriso smorfioso.
«Simpatico come sempre, vedo» gli fece Kurt, andandogli
incontro e salutandolo con un bacio sulla guancia.
Sebastian grugnì nuovamente, e quello doveva essere
diventato il suo mezzo d'espressione preferito.
«Disse quello che la prima parola che mi ha rivolto è
stata “idiota”» rispose il padrone di casa.
«Non è colpa mia se lo sei».
«Un idiota terribilmente sexy, però. Guarda che non mi
sono lasciato sfuggire il tuo sguardo d'apprezzamento» gli disse Sebastian con
un ghigno. Kurt scosse la testa, incredulo, mentre tentava di reprimere un
sorrisetto.
«Tu hai le traveggole Smythe,
te lo dico io».
Seguì Sebastian lungo un ampio corridoio, che li condusse
alla porta in mogano di una camera da letto.
«Se te lo stai chiedendo, è la stanza degli ospiti.
Camera mia è al piano di sopra ma come potrai ben immaginare sono rinchiuso qui
al momento».
Kurt si guardò intorno e notò che in effetti la stanza
era abbastanza impersonale, con i mobili di legno scuro e delle tende verde
chiaro appese davanti ad un'ampia finestra. Sebastian non gli diede il tempo di
esaminare troppo accuratamente lo spazio, in un istante fu di fronte a lui e
l'unica cosa su cui Kurt poté concentrarsi erano le sue labbra.
Le mani di Kurt risalirono lungo la schiena di Sebastian,
intrecciandosi alla base del suo collo. Sebastian lo invitò a dischiudere le
labbra con la propria, lingua, approfondendo il bacio.
E quel momento sancì la definitiva perdita di lucidità
per Kurt.
Il resto della serata trascorse in un susseguirsi di
baci, di capi d'abbigliamento che volavano negli angoli più improbabili, di
carezze, non particolarmente caste.
Sentendo le mani di Sebastian che percorrevano le sue
gambe, Kurt non poté fare a meno di pensare che quel dannatissimo gesso era
davvero scomodo. Non vedeva l'ora che Sebastian se lo togliesse, lì sì che
avrebbero festeggiato per bene.
*°*°*°*°*
L'estate di Kurt trascorse ad una velocità surreale. Le
giornate sembravano sempre troppo corte ma, soprattutto, scandite da Sebastian
in un modo che cominciava a terrorizzare Kurt.
Westerville era
diventata quasi la sua seconda casa e i rari giorni in cui i signori Smythe non erano in giro per il mondo per lavoro Kurt
andava a prendere Sebastian e tornavano a casa sua, trascorrendo le giornate pigramente,
sdraiati sul divano, guardando film, o nella stanza degli ospiti, solo loro
due. Qualche volta andavano insieme al parco, si svaccavano suun telo, con un paio di panini e libri o
musica a tener loro compagnia e non facevano altro che star lì.
In quei momenti la cose che Kurt avvertiva più
distintamente erano la schiena di Sebastian contro il suo petto, i capelli di
Sebastian che prudevano contro la sua guancia. E probabilmente un paio di anni
prima non avrebbe trovato il coraggio di farsi vedere in chiari atteggiamenti
intimi con un altro ragazzo, soprattutto a Lima, Ohio, ma adesso, con la
partenza per New York alle porte, era abbastanza deciso di sbattersene
allegramente dell'opinione della gente.E se Sebastian voltava il capo per posargli un bacio sulle labbra Kurt
lo accettava più che volentieri.
E fu proprio lo sfiorare di labbra di Sebastian che lo
allontanò dai propri pensieri, riportandolo alla realtà.
Era il 2 settembre, il sole era tiepido ormai, non più
caldo come un paio di mesi prima, quando Kurt era ancora il ragazzo di Blaine e Sebastian era un odioso roditore.
«A cosa pensi?» gli chiese il ragazzo in questione,
notando che Kurt era totalmente immerso nei propri pensieri.
«A quante cose sono cambiate. Al fatto che un paio di
anni fa non avrei avuto il coraggio di farmi vedere da tutti con un altro
ragazzo» disse, omettendo in parte la verità. Perché, a dirla tutta, Kurt aveva
sulla punta delle labbra una domanda, e bruciava dalla voglia di chiedere a
Sebastian “E noi, cosa siamo?”. Ma una domanda del genere era fuori
discussione.
«Non potrai mai andare bene a tutti, quindi l'unica è
fregartene dell'opinione della gente» sentì dire a Sebastian, quando focalizzò
la propria attenzione nuovamente sulla realtà e non sul suo universo interiore.
«Forza Socrate,» gli disse scompigliandogli i capelli e
cominciando ad alzarsi, «andiamo che tra due ore hai l'appuntamento con il
medico e non vorrei mai farti iniziare in ritardo il tuo primo giorno di
libertà».
Sebastian accettò la mano che Kurt gli aveva offerta e si
mise in piedi reggendosi sulla gamba sana, rivolgendo un sorriso caldo
all'altro.
Il viaggio in macchina fu rilassato, con il vento a
scompigliargli i capelli e le canzoni che passavano alla radio, e che loro
canticchiavano allegramente.
Sebastian salutò Kurt con un bacio, prima di scendere
dalla macchina e dirigersi verso l'entrata della propria casa. Kurt guardò la
sua schiena sparire dietro la porta, poi fece inversione e uscì dal quella
fottutissima tenuta a cui non si
sarebbe probabilmente mai abituato.
‘Sono
un uomo, quasi, libero. Il gesso è andato, e sostituito da un molto più comodo
tutore che quantomeno mi permette di piegare la gamba e che ogni tanto posso
anche toglierlo. Stasera si va a ballare per festeggiare?’.
Kurt lesse il messaggio con un sorriso sulle labbra.
‘Ballare? Non ti sembra una pretesa troppo grossa se
ancora non riesci a reggerti su entrambe le gambe?’
‘D:
:( :'( ç___ç T____T’.
‘E poi cercano le ragioni del crollo delle borse... Se
la gente ha così poco rispetto già dei soldi spesi per mandare un
messaggio...’,
‘D:
D: D:’.
‘Ho capito, basta! Che dici di ripiegare un
una cena fuori e una sana sbronza? Faccio io l'autista, come sempre’.
Anche lui in verità aveva voglia di uscire e festeggiare con Sebastian. E
doveva ammettere che il pensiero che l'altro ragazzo volesse condividere con
lui quella ritrovata semi-libertà gli riscaldava il cuore.
‘Affare
fatto. Poi ti va di rimanere qua a dormire? I miei sono appena andati via,
domani hanno una riunione di lavoro a Chicago.’
Kurt, prima di rispondere, scrisse un messaggio a Rachel,
con le mani tremanti dall'ansia. ‘Stasera sono a dormire da te, sappilo.’
La ragazza gli rispose quasi istantaneamente. ’Ma Kurt, lo sai che i miei
genitori sono a trovare i miei nonni e quindi Finn
dorme qui’.
‘No, Finn dorme da Puck,
io dormo da te.’ spiegò più chiaramente. ‘Oh...
ok. Allora appena vedo Burt gli racconto del nostro fantastico pigiama party
rigorosamente di sole ragazze’. Kurt ridacchiò immaginando l'espressione di Rachel non appena aveva
avuto l'illuminazione.
‘Grazie Rach, sei la migliore <3’. ‘Mi
raccomando le protezioni!’ gli scrisse la ragazza, facendolo arrossire
vistosamente. Ringraziò mentalmente che quello scambio non stava avvenendo in
presenza di testimoni di alcun tipo. ‘Ritiro quello che ho detto’.
Kurt aprì la porta della stanza, senza riuscire a
contenere un enorme sorriso soddisfatto. «Papàààààà,
io stasera dormo da Rachel» urlò per farsi sentire dall'uomo che era al piano
di sotto.
«Ok...» gli rispose Burt. «Come se io ci credessi davvero
che Finn dorme da Puck e
Kurt da Rachel proprio la stessa sera» lo sentì grugnire abbastanza
distintamente.
«Grazie papà, sei il migliore!» gli rispose, prima di
chiudere nuovamente la porta della propria stanza.
‘Aggiudicato, Ho la benedizione del papà orso, che sa
che dormo da Rachel.’ scrisse a Sebastian.
‘Ci
crede ancora? Ti preego’.
‘Nah... Però è
meglio che certe cose rimangano non dette. Passo a prenderti alle 8, non farmi
aspettare un'ora come sempre solo perché devi seppellire i tuoi orribili
capelli sotto un litro di lacca’.
‘Adori
i miei capelli, lo so benissimo. A dopo piccolo’. Kurt
non riusciva a non sentirti preso in giro ogni volta che Sebastian tirava fuori
un qualche nomignolo affettuoso. Anche se proprio 'piccolo' forse era il suo
preferito.
‘A dopo Sippyy’ rispose
lui, immaginandosi il grugnito di Sebastian nel leggere quel soprannome che
odiava.
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N.d.a.: Hi everybody! Spero che finisca presto questo sciopero del silenzio
dei lettori perché sta diventando scoraggiante XD Ad ogni modo, la lunghezza di
questa storia mi sconvolge. Perché sì, ho fissato la fine con l'inizio, dunque
tipo AAANNI dopo, e benché non prevedo di descrivere con questa dovizia di
particolari tutto quel tempo non era previsto venisse fuori una cosa del
genere. Doveva essere una “mini-long”. Ah. Ah. Ah. Povera illusa. Però non fa
per me affrettare le cose, mi piaceva descrivere l'evoluzione del loro rapporto
gradualmente e dandoleun senso, spero
di esserci riuscita^^