Night of the Werewolf

di mydarling
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO. ***
Capitolo 2: *** Mutazione ***
Capitolo 3: *** TROPPE SENSAZIONI ***



Capitolo 1
*** PROLOGO. ***


PROLOGO.
PROLOGO

Non avevo scelta. 

Dovevo arrendermi, anche se erano due giorni che combattevo.
L'ultima settimana l'avevo passata a lavorare duro per rispettare la scadenza del mio lavoro. Ma in quel momento non importava, non importava più nulla.
Sentivo i muscoli delle gambe bruciare e non riescivo a stare ferma nel mio letto. 
Chiusi gli occhi e sprofondai con il viso sul cuscino per allontanare il mio bisogno, troppo difficile: non ci riuscivo.
Erano quasi le tre di notte. Sentivo il lieve russare di un'amica, che avevo ospitato da me, nella stanza accanto. Questo è uno dei motivi per cui dovevo rimanere: e se si fosse svegliata mentre io non c'ero? E se al ritorno mi avesse visto e avrei dovuto dare delle spiegazioni assurde?
Le tempie cominciarono a bruciare, il cuore batteva all'impazzata in gola. Non c'era più tempo: dovevo andarmene.
Scesi dal letto senza far rumore, aprii leggermente l'armadio per prendere una tuta. La indossai. Uscii dalla mia camera e sgattaiolai verso la porta d'ingresso. La aprii, mi allontanai dal mio appartamento e andai all'esterno passando per una porta di sicurezza.
Era tutto così tranquillo. Oltre a bruciare le gambe iniziarono a dolere. Decisi di fare tutto in fretta quindi presi la macchina. 
Guidavo per le strade semi-deserte di Stoccolma al massimo della velocità. Dopo tre quarti d'ora buoni arrivai al limitare del bosco.
Accostai la macchina e scesi. 
Mi nascosi dietro un cespuglio e mi spogliai velocemente. Poi cominciai a trasformarmi.
La pelle bruciò ancora di più in un modo insopportabile. Mi misi in posizione. La pelle sembrò aver avuto uno strappo e il dolore che tentavo di arginare si propagò per tutto il corpo. Era tutto così doloroso... Ma che doloroso! Era un tormento, una vera e propria tortura.
Inarcai la schiena per facilitare la mia Mutazione. Respirai profondamente, lasciandomi cadere a terra orami stremata dalla Mutazione.
I muscoli di tutto il corpo si torcevano e si contraevano e io respiravo affannosamente. Il sudore scivolava lungo la schiena e le tempie. 
Arrivò un'altra scarica di dolore più forte delle altre che durò una decina di secondi. Poi tutto terminò.
Tesi i musoli e sbattei le palpebre: eccomi trasformata.




Questa è la mia prima storia che scrivo fantasy, spero davvero che vi piaccia.
Fatemi sapere con qualche recensione, per favore, se vi piace  :)
CIAOOO!
questa è la foto che ho scelto per rappresentare la storia: http://digilander.libero.it/dammitutto2/spet.bmp

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Capitolo 2
*** Mutazione ***


MUTAZIONE.

Rimasi accovacciata a terra per qualche minuto, fino a quando non mi fui ripresa dalla Mutazione. Quando mi alzai in piedi sollevai il naso e inspirai. Con la Mutazione i miei sensi, già vivi, venivano resi ancora più acuti. Percepivo l'odore delle foglie marce, dell'erba fresca e dell'asfalto. Mi guardai intorno e il mondo mi si presentava in una gamma di colori sconosciuti all'occhio umano, neri, grigie e marroni con impercettibili sfumature che il mio cervello interpreta ancora come blu, verdi e rossi. (Piccolo dettaglio che mi sono dimenticata di dirvi: sono un lupo di settanta chili con una pelliccia biondo chiaro.)
Il mio cuore batteva all'impazzata e avevo bisogno di smaltire la tensione che mi si era accumulata sulle zampe. Avevo bisogno di una cosa soltanto: correre.
Il bosco era affiancato dalla Valle e io ero sul punto più alto di essa. Sotto di me vidi un'oasi di perfezione. Feci un balzo lanciandomi in avanti. Finalmente stavo correndo. A metà strada riuscii a prendere il ritmo. Ogni volta che toccavo il suolo con le zampe minuscole fitte di dolore mi trafiggevano le membra, ma mi facevano sentire viva. Tutti i muscoli si contraevano e si tendevano in perfetto accordo. Dopo qualche minuto il dolore scomparì, come se le zampe non toccassero terra. 
In fondo alla Valle scorreva un fiumiciattolo di cui il letto era largo una decina di metri. Non volevo fermarmi, volevo continuare a correre.
Decisi di saltare oltre il fiume. Accellerai il ritmo della corsa. Mancavano cinquanta metri. Accellerai di più. Quaranta metri. Trenta mentri. Venti metri. Quando mancarono cinque metri dal fiume, spinsi con le zampe posteriori in alto, con tutta la mia forza. 
Ero letteralmente in volo. Passarono pochissimi secondi dal salto all'atterraggio. Ma da lassù sembravano passati minuti. 
Quando le mie zampe toccarono terra provai un'ulteriore fitta di dolore, ma non importava. Ero arrivata all'altra sponda. Ricominciai a correre con la testa alta perché ero fiera del lupo che era in me.
Una folata di vento dal sud portò un'acre odore di sangue. Sangue umano. 
Mi diressi verso quella direzione diminuendo il ritmo della corsa.
Quando sentii l'odore penetrante del sangue starnutii e trottellando mi nascosi dietro a un cespuglio per spiare meglio. 
Un ulteriore odore mi perforò il cervello. Animale selvaggio. 
Un coyote solitario si stava leccando le zampe a una decina di metri dalla sua preda. 
Quando sentii il respiro affannato e disperato del ragazzo disteso a terra affondai gli artigli nel terreno e rizzai le orecchie: era ancora vivo. 
Il coyote si era divertito a torturare la preda. Non aveva fame, voleva solo giocare un po'.  A quel punto non resistetti: feci un balzo e mi fermai tra il coyote e il ragazzo.
Ringhiai contro quel piccolo bastardo di un cane, sfidandolo ad oltrepassarmi. Arrischiai un'occhiata al ragazzo e il battito del mio cuore accellerò all'impazzata: con la mano destra si teneva premuto le ferite sulla coscia, mentre il sangue gli sgorgava tra le dita imbrattando i jeans a tal punto da farli sembrare sporchi di vernice nera. La maglietta squarciata copriva a malapena le unghiate che gli deturpavano il torace. Un grugnito mi si fermò in gola. Mi acquattai al suolo, i muscoli in tensione, pronta ad attaccare. Il coyote non aveva nessuna possibilità contro un licantropo.Il coyote fece la prima mossa ma io lo schivai agilmente. Non appena il cagnolino mi voltò le spalle distratto dall'odore del sangue, balzai in avanti e gli strappai un lembo di carne dalla spalla Il coyote si girò a guardarmi con gli occhi pieni di dolore. Diedi di nuovo un'occhiata al ragazzo a terra. La vista del sangue aumentò la mia sete. Sentivo tutto il corpo in tensione. Mi voltai con gli occhi fissi in quelli del coyote. Avanzai cauta e a quel punto gli saltai addosso. Puntai dritta al collo, glie lo presi tra le mie zanne bianche e forti e mantenni salda la presa finchè non sentii che ormai per lui era finita.




primo capitolo. cosa ne pensate? fatei sapere recensendomi :)
AL PROSSIMO CAPITOLO, BACI. 

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Capitolo 3
*** TROPPE SENSAZIONI ***


secondo. TROPPE SENSAZIONI.

Alzai la testa dal collo del coyote. Fissai il ragazzo negli occhi.

Avanzai decisa verso di lui. Faceva fatica a respirare e il sangue gli zampillava dai graffi sulla coscia e sul torace, sapevo che non si sarebbe arrestato facilmente. Ringhiai scoraggiata dalla fragilità del corpo umano.
Sapevo che per aiutarlo dovevo trasformarmi in umana, era l'unico modo.
Ma anche se me ne ero andata 'temporaneamente', come dicevano i lupi del Branco, dovevo rispettare le loro leggi.
La prima, la più importante era 'non rivelare la vera natura di licantropo ad un umano, escluse rare occasioni di vita o di morte'.
Ciò che volevo fare implicava la violazione di questa legge.
Ero consumata dal desiderio di aiutarlo.
Non potevo guardarlo morire.
Mi aquattai dietro un cespuglio, il più vicino per non perdere tempo.
Mi concentrai. Sentivo il cuore pulsare sulle tempie, sul collo. E anche se gli animali non possono sudare, sentivo comunque quella sensazione.
Il dolore si propagò su tutto il corpo. Trattenei un urlo. I muscoli sembravano volersi lacerare o prendere fuoco.
Poi tutto finì. Ero a terra, nuda. Per Noi licantropi la nudità non era mai stato un problema, soprattutto quando io stavo ancora con il Branco.
Sì, sentivo la loro mancanza, ma non sarei tornata per ora.
Mi alzai dal cespuglio. Il ragazzo guardò la ragazza dagli occhi dorati e i capelli biondo-platino e dalla sua espressione vidi che aveva capito che ero il lupo.
Mossi un passo verso di lui. Il ragazzo cercò di indietreggiare ma una fitta lo lasciò senza fiato, facendolo ricadere sui gomiti. Studiai il suo volto: la mascella perfettamente cesellata e gli zigomi alti in un espressione agonizzante. Anche mentre si contorceva per il dolore era bellissimo: i muscoli si tendevano e si rilassavano rivelando la sua forza fisica. Aveva probabilmente la mia età: diciassette, forse diciotto anni. Ciocche castane dai riflessi dorati gli ricadevano disordinate ai lati del volto. Aveva un fisico asciutto ma robusto, ideale per affrontare una montagna, come del resto doveva avere appena fatto, visto che quella parte di territorio era accesibile soltanto attraverso un ripido e tortuoso sentiero. La cosa strana era: perché averlo fatto di notte?
Alle mie narici giungeva l'odore della paura che lo permeava e che stuzzicava il mio istinto di predatore, ma anche un aroma più debole: il profumo della primavera, delle gemme appena spuntate e della terra in disgelo. Un profumo colmo di speranza, delicato e invitante.
Lo raggiunsi e mi inginocchiai al suo fianco. Tutto il suo corpo fu scosso da un tremito. Feci per toccarlo ma esitai, sorpresa del mio stesso tremore: non avevo mai provato tanta paura prima di allora, tanta paura di vedere un essere umano morire. 
Un rantolo mi riportò alla realtà.
-Chi sei?- Il ragazzo mi scrutò. Aveva gli occhi del colore del muschio d'inverno, di una delicata sfumatura tra il verde e il grigio. Per un attimo mi lasciai catturare da quello sguardo, persa tra gli interrogativi che si facevano strada attraverso la sofferenza impressa nelle sue iridi.
Sollevai il braccio e me lo portai alla bocca, quindi affondai i denti nella pelle morbida dell'incavo del gomito e attesi fino a queando non sentii il sapore sel sangue sulla lingua. Poi gli porsi il braccio.
-Bevi. E' l'unica cosa che ti permetterà di sopravvivere- La mia voce era bassa ma decisa.
Lui tremò violentemente e scosse la testa.
-Devi assolutamente berlo- ringhiai mostrandogli i canini ancora affilati. Speravo che il ricordo di me sotto forma di lupo l'avrebbe indotto a sottomettersi, ma l'espressione sul suo volto non era di terrore. Al contrario, aveva gli occhi colmi di stupore. Sbattei le palpebre mentre cercavo di rimanere immobile. Il sangue mi colava lungo il braccio, cadendo in gocce scintillanti di colore scarlatto sul suolo ricoperto di foglie.
Un'improvvisa fitta di dolore lo costrinse a serrare le palpebre e gli disegnò una smorfia terribile sul viso. In quel preciso istante, gli premetti l'avambraccio contro le labbra socchiuse e una scossa elettrica mi bruciò la pelle, propagandosi ovunque. Ricacciai indietro un sospiro, sgomentata di fronte alle sensazioni sconosciuute che si catenavano in me. Il ragazzo si divincolò, ma io lo cinsi intorno alla schiena con l'altro braccio e lo tenni fermo mentre l'obbligavo a bere. Sentirlo così vicino mi fece ribollire il sangue nelle vene. Un brivido mi corse lungo la schiena quando lui sollevò le braccia per afferarmi, premendomi le dita contro la pelle. Il suo repspiro si fece subito più leggero e stabile.
Le mani mi tremarono per il forte desiderio di accarezzarlo. MI morsi le labbra e resistetti alla tentazione. Avanti, Victoria, puoi fare di meglio. Non è da te comportarti in questo modo.
Quando liberai il braccio dalla sua presa, si lasciò scappare un mugolio di disappunto. Non sapevo come far fronte al senso di perdita che provavo ora che i nostri corpi non si toccavano più.

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