Il Lupo e l'Agnello

di Tactolien
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Incubi d'avvertimento ***
Capitolo 3: *** L'Agnello ***
Capitolo 4: *** L'incontro ***
Capitolo 5: *** Un attimo di quiete ***
Capitolo 6: *** Presenze ***
Capitolo 7: *** Racconti incredibili ***
Capitolo 8: *** Il Lupo ***
Capitolo 9: *** Incertezze ***
Capitolo 10: *** Riunione inattesa ***
Capitolo 11: *** Preziosi reperti ***
Capitolo 12: *** Sorpresa ***
Capitolo 13: *** Il Lupo e l'Agnello ***
Capitolo 14: *** Conoscersi meglio ***
Capitolo 15: *** Conoscersi meglio II° ***
Capitolo 16: *** Scontro alla pari ***
Capitolo 17: *** Complicazioni ***
Capitolo 18: *** Il Demone, la Maga e... la Mezzelfo ***
Capitolo 19: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***





Era quasi un mese che la giovane Maga spulciava ogni angolo della grande biblioteca, libro dopo libro, sgranando gli occhi ad ogni nuova meraviglia che trovava.

Le era sempre piaciuto studiare e imparare, sebbene la sua forza magica non fosse esattamente nella media.

Anzi. In realtà... nessuno sapeva esattamente che razza di magia le scorresse in corpo.

Per lo più sembrava variabile: se un giorno sembrava manipolare la mistica arte con la sola forza del pensiero... il giorno dopo non le riuscivano neanche gli incantesimi più semplici.

 

 
 

Fu quasi per caso che trovò quel sottile volume rilegato di velluto verde, intitolato "Portali e Trasporti".

Incuriosita, aggrottò la fronte scostandosi un ciuffo di capelli ramati dagli occhi.

Sfogliò qualche pagina, e leggendo qui e là intese che quello era un libro in grado di insenarle a usare un tipo di magia in grado di trasportarla da un posto all'altro senza bisogno di viaggiare. E magari... anche di portare direttamente da lei cose o persone, semplicemente evocandole.

"Magari posso provare" si disse lei, sorridendo già all'idea di portare un cavallo all'interno della biblioteca.

Si guardò intorno, cercando una persona, ma quella probabilmente era fuori dall'edificio ad allenarsi col suo maestro.

Non c'era giorno che non lo facesse. Era sua ossessione diventare sempre più forte per riuscire ad affrontare tutti i nemici che ancora gridavano vendetta.

"Mha... Forse è meglio così" pensò infine, allontanandosi con in libro sottobraccio.

Forse era meglio che il suo amico non fosse lì a vederla. Lui era molto contrario a sperimentare nuovi incantesimi se non era estremamente necessario.

Eh... Quello era un combattente, non un Mago. Sebbene anche lui fosse capace di compiere meraviglie.

 


 

Si piazzò in una stanza vuota della biblioteca, fatta apposta per chi come lei amava cimentarsi in nuove esperienze.

Poggiò il tomo aperto sul pavimento, e con un gessetto cominciò a tracciare sul muro davanti a sè un cerchio con pentacolo, decorato con fregi runici e arabeschi.

Fu attenta a seguire le istruzioni del libro. Ma non abbastanza.

Appena pronunciò la formula magica, e avvertì l'energia magica fluirle dalle mani... il disegno bianco esplose in un'intensa luce dorata che la accecò per un paio di secondi.

Quando tornò a vedere... al posto muro si apriva una sorta di voragine di fuoco verde, che sibilava in modo a dir poco inquietante.

La Maga scosse la testa con aria preoccupata.

Non era così!.

Non era quello che diceva il libro!.

Che diavolo era quel fuoco?!.

Cosa aveva combinato?!

Aveva seguito la procedura alla lettera.

- A meno che...-.

A meno che non avesse sbagliato qualcosa, nella formula o nel tratto disegnato.

Digrignò i denti, riprendendo in mano il libro per trovare il modo di annullare tutto, e ricominciare da capo.

- Bha... Ci sarà un motivo se tutti continuano a chiamarmi la "Maga Mediocre"-.

Un nuovo crepitio del fuoco verde. Stavolta più forte.

La ragazza scattò a guardarlo storto, come se quello dovesse chiederle scusa da un momento all'altro, ma per tutta risposta si alzò una folata di vento freddo talmente forte da strapparle il libro dalle mani.

- Cosa? Ma che succede?!- esclamò lei, cercando di tenersi a posto i capelli.

Come poteva esserci del vento? Quella stanza era priva di finestre, e la porta era chiusa.

Piccoli fulmini verdastri saettarono da quel fuoco magico.

La Maga fece per precipitarsi fuori dalla camera per chiedere aiuto, quando dall'interno di quella voragine magica si snodarono decine di tentacoli uncinati, che l'agguantarono per braccia e gambe, trascinandola all'indietro.

La ragazza urlò, oppose resistenza, ma altri tentacoli arrivarono a serrarle petto e vita, chiudendole ogni via di fuga.

Voci, rumori di passi che correvano nel corridoio, e che si stavano avvicinando.

Si voltò giusto in tempo per vedere i battenti di legno spalancarsi di botto.

Sulla soglia... qualcuno a guardarla stupefatto.

Sul subito non riuscì a vederlo bene.

Chi era? Un amico, o un nemico che li aveva trovati?.

Bè, chiunque fosse sarebbe sempre stato meglio che farsi risucchiare da quel vortice.

Urlò ancora, e l'individuo misterioso si gettò in avanti per afferrarla.

Le mani dei due non riuscirono neanche a sfiorarsi che la Maga era già sparita all'interno del varco.



 

 

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Capitolo 2
*** Incubi d'avvertimento ***




Fendente.

Affondo.

Di nuovo fendente.

Parata.

Cozzare di spade.

Ecco i rumori più sentiti quel giorno, alla base militare.

Era come se tutte le attività quotidiane si fossero improvvisamente bloccate nello stesso momento. Forse per via del tempo che minacciava pioggia, o forse per il malumore causato dalla guerra: ormai non c'era più giorno in cui l'esercito del Tiranno non si prendesse un pezzo di Mondo Emerso, a scapito delle Terre Libere.

Ma comunque fosse, nulla, neppure la pioggia, potè impedire a Ido e Nihal di uscire nell'arena in terra battuta, e allenarsi a suon di spada.

Lo gnomo Cavaliere di Drago e la donna guerriero. Era sempre uno spettacolo ammirarli duellare per ore a ritmi forsennati. In genere erano soliti avere un gran pubblico, ma stavolta dovettero accontentarsi di pochi individui che non si erano fatti scoraggiare dal maltempo.

Sospirarono, puntando gli occhi sulla mezzelfo: leggera e sottile, addome scolpito, seno florido e ben disegnato, capelli blu e profondi occhi viola.

Nonostante quella cittadella fosse piena di belle donne... Nihal era la sola a godere dello sguardo e delle attenzioni di tutti, sebbene lei non fosse minimamente interessata a loro, o alle questioni sentimentali.

No. A lei interessava solo una cosa: il Tiranno.

Sarebbe diventata Cavaliere di Drago e avrebbe dato il suo contributo per distruggere quel mostro, e vendicare il suo popolo.

Oh... non che la vendetta fosse l'unico punto in tutta quella storia.

Un tempo lo era stato, vero. Ma dopo aver trascorso un pò di tempo insieme ad Eleusi e suo figlio Jona, si era fatta un'idea completamente diversa della vita.

Già da tempo non era più l'odio a muoverla. Di questo ne era sicura.

Strisciando appena i piedi nel fango, Nihal ripartì subito all'attacco.

Con un sorriso appena accennato, Ido la lasciò condurre il gioco ancora per qualche minuto, dandole l'illusione di essere in vantanggio, finchè...

- Sei distratta, oggi- disse, parlando per la prima volta.

Uno scatto... una stoccata... e la disarmò buttandola a terra.

- Tutto bene?-

- Sì, tutto bene- mentì lei, rialzandosi - Sono solo un pò stanca-

- Mmm...- borbottò lo gnomo poco convinto: era ovvio che qualcosa la turbava.

 

 

 

"Maledizione, stavo di nuovo pensando a Sennar" si disse lei, una volta rientrata nella capanna del maestro. E sì che aveva fatto di tutto pur di evitarlo: aveva dato da mangiare sia a Vesa che a Oarf, e si era pure proposta di aiutare Laio nei suoi doveri di scudiero.

Ormai era quasi un mese che il Mago era partito per il mare nella sua missione di ritrovare il Mondo Sommerso, e chiedere rinforzi per la guerra.

E c'era andato da solo, come disposto dal Consiglio dei Maghi.

"Non so neanche se sia ancora vivo".

Soppresse una lacrima, era stanca di piangere. Anche se non potè impedirsi di farlo nel ripensare al loro ultimo incontro.

In uno scatto d'ira, aveva sguainato la spada... e l'aveva ferito.

Lei. Aveva ferito Sennar al volto.

Il suo migliore amico. Che l'aveva salvata e aiutata in mille modi diversi. Non avrebbe mai potuto perdonarselo.

"Non ci devo pensare" scosse la testa Nihal, accoccolandosi infine sul letto "Sennar è vivo, e appena tornerà gli dimostrerò che sono cambiata".

Perchè era cambiata, vero?.

Se prima scendeva in campo solo per menare la spada e affondarla su qualcuno... adesso lo faceva per qualcosa di più. Qualcosa che ancora non era riuscita a inquadrare.

 

 

 

"Stanno arrivando! Stanno arrivando!!" strillavano le figure spettrali e deformi dei mezzelfi morti "Estranei a questo mondo. Sta arrivando! Sta arrivando l'Agnello! E sta arrivando il Lupo che lo insegue!!".

L'immagine di un mostruoso lupo dagli occhi rossi occupò il suo campo visivo, per poi avventarsi sulla sua gola a fauci spalancate.

- Argh!- esclamò Nihal, svegliandosi di sovrassalto, quasi cadendo dal letto.

Respirò profondamente, passandosi le mani sul viso già coperto di sudore.

Di nuovo i suoi incubi. Ormai erano anni che la tormentavano.

Ma stavolta... che diavolo era successo?.

Lupo? Agnello?.

Non aveva mai fatto dei sogni simili prima.

Da che erano cominciate, quelle facce sfigurate non avevano fatto altro che mostrarle guerre e stragi di mezzelfi, dicendole di odiare il Tiranno, e vendicare la loro morte.

"Mentre ora sembra quasi che vogliano... mettermi in guardia da qualcosa".

Si alzò in piedi, lo sguardo suo malgrado attirato fuori dalla finestra, dove la pioggia batteva incessante, e l'oscurità assoluta veniva rotta solo dalla luce di qualche lampo.

Fu proprio a quel punto che una scia di luce argentata attraversò il cielo e scomparve all'orizzonte nel giro di pochi secondi.

Nihal sorrise: una stella cadente. Ne aveva viste tante della cima della Torre di Salazar, ma quella era decisamente più grande e corposa.

Chissà... magari non era una stella, ma una piccola meteora finita a terra.

Ridacchiò.

"In tal caso spero che finisca su qualche accampamento nemico".


 

 

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Capitolo 3
*** L'Agnello ***





Da qualche parte, nei pressi della Terra dei Giorni

 
 

 

 

Si ritrovò rannicchiata a terra in posizione fetale nel bel mezzo del più violento temporale che avesse mai visto, e quasi stentò a credere che fosse vero.

La ragazza rimase lì tremante ancora parecchi secondi prima di trovare il coraggio di rialzarsi.

Barcollò disorientata... e ricadde nel fango. Le gambe che non la sorreggevano più.

Singhiozzò, attaccando a piagnucolare da tanta era la sua ansia.

Alzò lo sguardo al cielo.

Oscurità. Ecco cosa vide.

Una gran massa di nuvoloni neri, che ogni tanto lasciavano intravedere la luce di una luna che non conosceva.

Respirò a fondo, cercando di riordinare le idee.

Che diavolo era successo?.

Un momento prima si trovava nella grande biblioteca... mentre ora stava lì, a prendere pioggia e vento, con addosso abiti troppo leggeri per quel freddo.

"Oh, sì. Ora ricordo"  si disse, sollevandosi in ginocchio "Quell'incantesimo malriuscito mi ha portato qua".

Avvertì come una specie di soffio al cuore nel ripensare a quella strana porta di fuoco verde, e a quelle catene uncinate che l'avevano trascinata a forza al suo interno, per poi avvolgerla in una sfera incandescente e lasciarla precipitare in quel posto.

Sconvolta, si portò le mani alla bocca nel rendersi conto di non trovarsi più nel suo mondo.

"Se questa non è Grimoire... allora dove sono finita?".

- Flarius!- esclamò, evocando la formula per accendere un globo di fuoco azzurro. In questo modo avrebbe potuto darsi un'occhiata intorno, e scaldarsi un pò.

Niente.

Non accadde niente.

Perplessa, la giovane Maga dai capelli castano ramati, riprovò altre due, tre, quattro volte. Ma senza successo.

Strano, storse gli occhi lei. Quella era una delle poche magie che le riuscivano sempre. Com'era possibile che ora non...

"Ma certo!" sobbalzò "Mondo diverso... Magia diversa. Sempre che esista. La mia arte non funziona qui".

Starnutì, rabbrividendo. Si avvolse in più possibile nei suoi vestiti già fradici, e si accucciò contro la parete rocciosa che aveva alle spalle, nascondendo il viso tra le gambe per ripararlo dal vento.

Solo allora si accorse di non avere più le scarpe.

Chissà in che condizioni era ridotta? E lì doveva restarci per tutta la notte, dato che non era saggio per lei avventurarsi da sola al buio, in un mondo sconosciuto.

La mano volò sul petto, dove toccò il suo ciondolo di cristallo a forma di goccia.

Sospirò di sollievo.

Bene. Almeno quello c'era ancora. Sempre che funzionasse.

Senza riuscire a soffocare l’ennesima lacrima, evocò nella mente le immagini dei suoi amici.

"Anche questa volta sono riuscita a combinarne una delle mie. Solo che adesso non riceverò alcun aiuto".

Era giusto pensarla così. In fondo gli altri non sapevano niente del suo esperimento. Come avrebbero potuto trovarla?.

Sarebbe morta lì?.

La Maga scosse la testa: non doveva farsi prendere dal panico. Appena fosse stato giorno, avrebbe cercato qualcuno di quel mondo che potesse aiutarla.

 

 

 
 

Si mosse appena i primi bagliori dell'alba le permisero di distinguere i contorni intorno a lei.

Aveva dovuto aspettare ore per poterlo fare, e per poco le sue dita di mani e piedi non persero sensibilità.

Appena si rialzò, con le ginocchia appena tremolanti, sgranò gli occhi nell’accorgersi di trovarsi all'interno di un enorme cratere.

Doveva averlo formato lei, al momento dell’atterraggio lì.

Dovette faticare per risalirlo fino in cima: cadde più volte rotolando al punto di partenza rischiando seriamente di farsi male, e si forò le piante dei piedi. Ma alla fine riuscì a venirne fuori, e ad alzare le braccia al cielo, appena spolverato di nuvole.

Respirò a fondo.

Per prima cosa... doveva capire dove diavolo si trovava si trovava.

 

 
 

Sfregandosi le braccia per ottenere un po’ di calore, la ragazza si guardò intorno.

Dove andare adesso?.

Si voltò verso ovest… e rabbrividì.

Non sapeva cosa fosse. Probabilmente l’unica costruzione nel raggio di miglia e miglia, ma non pensò neanche lontanamente di avvicinarsi ad essa.

Una gigantesca costruzione nera dall’aspetto decisamente inquietante, svettava in modo a dir poco sproporzionato sull’orizzonte, quasi volesse dominarlo.

Sentendo l’impellente bisogno di starle alla larga, la giovane straniera scelse un’altra direzione, verso est.



 

Aveva camminato per quasi tre ore in quella specie di campo sterile pieno di sterpaglie, quando finalmente intravide un filo di fumo nero a parecchia distanza più in là.

Sorrise.

Era certamente una casa, o magari un intero paese, quasi riusciva a distinguere le figure di guardia intorno all'alto steccato.

Due erano sicuramente uomini.

- EHI!!!- cominciò a gridare, sbracciandosi per farsi notare. Le gocce della pioggia precedente che ancora le inzuppavano le maniche.

- Ehi, aiuto! Mi sentite?!-.

Sì. Alcune teste si voltarono verso di lei, poi... dopo un attimo di incertezza... altre due sagome si mossero, correndo per raggiungerla.

Dal principio la Maga ne fu felice, ma man mano che l'aspetto dei suoi "soccorritori" andava a definirsi, e pur non conoscendo nulla di quel luogo, capì subito di trovarsi nei guai.

Le si pararono davanti, armati di asce e catene.

Non avevano niente di umano, e più che animali sembravano dei mostri: ispido manto rossiccio con diverse sfumature qui e là, mani e piedi uguali, e orribili zanne all'insù.

Alla loro vista... Kina non potè far altro che restare immobile, e deglutire.


 

 

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Capitolo 4
*** L'incontro ***




- Che ti prende, Nihal? Sembri stanca- la guardò di sbieco Laio, il giovane scudiero dai biondi capelli riccioluti, compagno d’Accademia di Nihal, venuto ad abitare con lei da poco.

- Sì, è vero- annuì quella - Questa notte non sono riuscita a chiudere occhio-.

Preferì non parlargli dei suoi incubi: quella era una questione che doveva restare tra Sennar, Ido e lei.

- Per via del temporale?- continuò semplicemente lui, in una cascata di parole - Lo immagino, negli ultimi giorni non ha fatto altro che piovere. E a volte il vento si fa talmente forte da voler quasi scoperchiare il tetto-.

La mezzelfo annuì. Non le piaceva mentire a Laio, ma era meglio così.

Lo preferiva quando era allegro e sorridente, invece che serio e preoccupato come poche volte.

In molti lo vedevano come unica luce nel buio della guerra.

 

 

Dopo un’intera mattinata passare a tirare a lucido tutte le armi e armature di Ido, i due amici raggiunsero insieme il refettorio della base per l’ora di pranzo, dove lo gnomo si era già spazzolato via ben due scodelle di gustosa zuppa di legumi, con pane nero.

Appena li vide arrivare, li salutò e li invitò a sedersi accanto a lui.

- Dovete assolutamente provare questa, è squisita- disse, ingurgitando un'ultima cucchiaiata di minestra.

Senza mollare il sorriso sulle labbra, Laio lo prese subito in parola affondando la posata e facendo i complimenti al cuoco, mentre Nihal preferì starsene seduta lì, con gli occhi fissi al vuoto, immersa in chissà quali pensieri.

Nessuno sembrò accorgersene, tranne il maestro che la scrutava a sottecchi, annuendo a tempo, fingendo di ascoltare i continui quisquilli dello scudiero.

 

 

- Avanti, cosa c'è?- chiese a un tratto Ido poche ore dopo, mentre davano da mangiare ai loro draghi.

Già da tempo Vesa e Oarf convivevano in due nicchie vicine.

La ragazza sospirò. Era incredibile come quell'ometto riuscisse a leggerle nell'anima al solo sguardo.

"Deve aver scelto questo momento per non avere Laio tra i piedi".

In quel momento lo scudiero si era piazzato dietro la capanna dello gnomo a ripulire una manciata di scudi che gli avevano dato altri Cavalieri, ne avrebbe avuto per un pò, quindi non c’era pericolo che sentisse.

Si rialzò scostandosi una ciocca di capelli blu dalla fronte.

- Ho avuto uno strano incubo la settimana scorsa-

- Ancora il tuo popolo?- la squadrò il maestro.

- No. Si tratta di qualcos'altro. Qualcosa di diverso da solito. Come un avvertimento. Parlavano di un Agnello e di un Lupo, che dovrebbero arrivare nel Mondo Emerso.

Ido non rispose subito. Abbassò lo sguardo soppesando il significato di quelle parole.

Incubi premonitori? Non erano cose che si sentivano tutti i giorni.

- Perdona il mio scetticismo… ma sei sicura che questo sia un sogno dato dagli spiriti?-.

Nihal annuì con convinzione - Ho una certa esperienza in materia, perciò sono più che in grado di distinguere un sogno comune da una visione-

- Sono pericolosi? E' già abbastanza difficile vedersela con il Tiranno-

- Il Lupo di sicuro- continuò lei, rifacendosi alle immagini spettrali dell'inseguimento dei due animali - Dell'Agnello non ti so dire-.

Dopo aver sbuffato altre due nuvolette di fumo dall'immancabile pipa tra i denti, Ido fece per rispondere quando proprio il quel momento si udì un acutissimo urlo femminile, poco al di fuori della base, che fece sobbalzare perfino i draghi.

- Ehi, ma che succede?!- esclamarono alcuni soldati allarmati.

 

 

 

Dopo aver terminato il suo lavoro dietro la casa di Ido, e restituito tutti gli scudi legittimi proprietari, Laio decise che era ora di fare un pò di rifornimento.

Erbe medicinali, ecco di cosa aveva bisogno. In infermeria i sacerdoti le usavano spesso quando mancava un Mago a recitare incantesimi di guarigione. Lui ogni tanto andava a darci un’occhiata quando Nihal tornava dalle battaglie.

Era quasi svenuto la prima volta che aveva visto praticare i punti.

Raccolse una foglia, analizzandola attentamente.

No.

La buttò via subito. Quella non poteva essere d’aiuto, gli servivano erbe ben diverse.

Era diventato bravo a trafficare con quelle. L'aveva imparato da una donna, durante i suoi viaggi per sfuggire a suo padre dopo aver lasciato l’Accademia, e da allora non aveva più smesso.

Uscì dalla cittadella fortificata salutando allegramente le guardie che vi presidiavano. Fin da quando era arrivato, Laio era subito riuscito a farsi adorare per la sua innocenza e semplicità. In mano, un solo sacchetto di iuta.

- Ah, eccole qui- disse, chiandosi in ginocchio.

Quella zona di Terra del Sole era un vero e proprio tesoro botanico: c'erano piante di tutti i tipi, alcune persino utili come condimento per il cibo.

- E questa invece è per prevenire le infezioni- pensò ad alta voce, rimettendosi in piedi.

Alzò lo sguardo.

Fu proprio in quel momento che la vide, come una fata in mezzo agli alberi.

 



 

"Voglio tornare a casa. Voglio tornare a casa!"  continuava a ripetersi ogni minuto la ragazza, sforzandosi di trattenere le lacrime: detestava farsi vedere così debole e fragile, ma non dimenticava certo di aver passato una settimana davvero infernale.

Che diavolo erano quelle strane creature in cui si era imbattuta?.

Non potevano essere Demoni, il suo cristallo a forma di goccia non si era illuminato.

Ma di certo non erano stati loro a spaventarla, quanto gli uomini che li comandavano: erano umani come lei, ma con un "che" di sinistro.

Ce n'erano addirittura di bassi, tozzi e barbuti, che le arrivavano appena al seno.

Come li avevano chiamati?

Gnomi, se non sbagliava.

E gli altri?

Fammin, forse.

 

 

 

L'afferrarono per il braccio senza curarsi di farle male, trascinandola in quello che sembrava un accampamento militare, con tende, soldati in armatura, e tutto quanto il resto.

Furono parecchi a guardarla incuriositi, o ridacchiando pieni di sottintesi.

La ragazza rabbrividì: tra tutti i mondi in cui poteva atterrare... proprio in quello?!.

La sbatterono una fetida prigione puzzolente, accomodandole delle catene sia ai polsi che alle caviglie.

Un gabbione interamente in legno, coperto da un tendone scuro in modo da lasciare al buio chiunque vi fosse rinchiuso.

In quanto Maga avrebbe potuto liberarsi da sola e scappare via nel giro di pochi secondi, ma lì i suoi poteri non funzionavano.

L'unica era cercare di parlare con loro.

- Allora, chi sei, ragazzina? Come hai fatto ad arrivare fin qui?- chiese il Generale di quella base, appena venne a sapere dove l'avevano trovata.

Già da quarant'anni la Terra dei Giorni era entrata a far parte delle conquiste del Tiranno, i confini con la Terra del Sole erano sorvegliatissimi e a parte soldati e Fammin dell'esercito, non avrebbe dovuto esserci nessun altro .

"E a un tratto spunta fuori questa qui".

Si prese un momento per osservarla meglio.

Non poteva avere più di diciassette anni, minuta, con capelli castani che tendevano al rosso, occhi azzurri e vestita con una leggera camicetta bianca e gonna marrone. Ma senza scarpe.

- Ecco...- cominciò finalmente quella - Io mi chiamo Kina. Mi sono persa-

- Da dove vieni?-

- Da Grimoire-.

L'altro storse gli occhi.

- In che Terra?-

- Terra? Cos'è una Terra?-.

I tre lì presenti a godersi l’interrogatorio, un Fammin, un uomo e uno gnomo… scoppiarono a ridere.

Kina si sentì sprofondare: non era colpa sua se non sapeva com’era fatto quel posto!.

- Non prendermi in giro, ragazzina! O ti ammazzo!- inveì il capo, mandandole addosso una manciata di terra e fango con un calcio.

- No, sul serio. Io...-.

Kina ci provò. Ci provò davvero a spiegar loro come fosse giunta in quel Mondo Emerso per sbaglio, tramite un incantesimo malriuscito.

Grimoire, si chiamava il suo luogo d’origine. Una terra divisa in due, abitata da uomini... ma soprattutto da Demoni, che esistevano da prima di loro.

Il Generale e gli altri tre rimasero ad ascoltarla fino alla fine senza dire una parola, poi ripresero tutti nuovamente a ridere senza curarsi dell’impressione che avrebbero potuto avere gli altri là fuori.

- E va bene, ragazzina. Molto brava. Molto avvincente. Ma avresti potuto inventarti una scusa migliore: una terra abitata da Demoni. Patetica-

- Ma non è una scusa, dovete credermi se vi dico queste cose!- sbottò la Maga, rossa d'imbarazzo.

- Adesso basta!- tornò a latrare l'uomo, cambiando subito tono.

Il Fammin prese ad avvicinarsi verso di lei con fare poco rassicurante, ma l'altro lo fermò.

- No, non ancora. Sei fortunata, mia cara. Al contrario di altri, a me non piace torturare le donne, perciò ti offrirò altre occasioni per dirmi la verità, ma non pensare che siamo infinite-.

Detto questo, Generale e sottoposti uscirono dalla tenda, lasciando Kina da sola al buio, incatenata al muro.

- Vi ha detto qualcosa, Roland- li sentì parlare lei, proprio lì fuori.

- No, ha cercato di rifilarmi una storia assurda-

- Pensate che sia una spia delle Terre Libere?-

- Non credo, è solo una mocciosa. E poi non avrebbe avuto senso mostrarsi così. Probabilmente si tratta di una qualche mentecatta, scappata da chissà dove-.

Kina aggrottò la fronte: mentecatta, lei?.

- Che intendete farne, quindi?-

- Se la lasciate a noi delle truppa sapremo ben come usarla- ridacchiò qualcuno dall'aria piuttosto viscida.

- Come se non ci fossero già abbastanza distrazioni!- li ribeccò Roland, soffocando ogni loro idea.

- Credo che la manderò dritta alla Rocca. So che il Tiranno si diletta con gli esperimenti sugli esseri umani-.

 

 
 

Molte domande affollavano la mente dell'Agnello.

Chi era il Tiranno?.

Chi erano le Terre Libere?.

La Rocca sapeva già cos'era. Non poteva essere che quella gigantesca costruzione nera, che svettava all'orizzonte di quel mondo.

L'aveva vista fin dal primo momento, e l'aveva trovata alquanto inquietante.

Ma ora... tutto sembrava perdere d'importanza di fronte alle ultime quattro parole di quell'uomo. Roland, si chiamava.

Esperimenti sugli esseri umani! Aveva detto, tanto semplicemente.

"Hanno intenzione di vendermi come carne da macello!" sgranò gli occhi sconvolta, iniziando subito ad armeggiare con le catene per cercare di liberarsi.

Non sapeva tra quanto tempo sarebbero venuti a prenderla, perciò prima sarebbe riuscita a scappare, meglio sarebbe stato.

 


 

Ci vollero quasi due giorni. Tempo in cui era stata nutrita con mezza pagnotta di pane e una sola brocca d’acqua, ma per tutto il resto veniva ignorata quasi come non esistesse: non c'era neppure una guardia sorvegliarla al di fuori della prigione.

"Segno che per loro sono del tutto innoqua".

Ci riuscì in piena notte, dopo una svariata serie di tentativi falliti.

Stringendo i denti, cercando di sopportare il dolore, senza lasciarsi sfuggire il minimo verso sospetto, Kina si fece di proposito un brutto taglio nella parte superiore dei polsi, e usò il suo stesso sangue come lubrificante in modo da sfilarsi via le catene, rischiando pure di rompersi le dita.

Diversamente fece con le caviglie: prese una pietra lì vicino e a suon di colpi, coperti da altri rumori esterni, riuscì a spaccare i lucchetti, liberandosi del tutto.

Si alzò, barcollando sulle ginocchia.

Bene, la prima fase era completata. Ora doveva solo trovare il modo di uscire da quel gabbione, e dileguarsi senza che nessuno se ne accorgesse.

"Ma certo!" sorrise lei, notando la terra su cui poggiava i piedi.

 

 
 

- Ehi, tu!- entrò qualcuno il mattino dopo - Svegliati, è ora di...- si bloccò subito, appena si rese conto di esser solo.

La tenda-prigione completamente vuota.

Com'era possibile?

Dov'era finita la mentecatta?.

Sgranò gli occhi nell'accorgersi di una stretta buca, scavata a mani nude, nell'angolo tra le assi di legno.

- Maledizione!- imprecò, fiondandosi a dare l'allarme.

 


 

Kina continuò a correre fino a quando le gambe non la ressero più.

S'inginocchiò a carponi, respirando a fondo, riassumendo i fatti delle ultime ore.

Dal suo, era stata sbalzata in quel mondo ostile.

Da Maga si era ritrovata una comune umana senza alcun potere.

Era stata catturata da un esercito pieno di strani mostri.

Si era ferita i polsi.

Si era rovinata le unghie a forza di scavare.

Si era introdotta in una seconda capanna dove aveva rubato un'armatura troppo grande per lei, con cui era riuscita a passare inosservata per l'accampamento.

Dopo esserne uscita, si era liberata di tutta quella ferraglia e si era cosparsa il corpo di fango e terra, in modo che quei Fammin non potessero più avvertire il suo odore.

"Non posso rischiare che quei cosi abbiano le stesse capacità dei Demoni di categoria Animale" pensò, voltandosi ogni tanto indietro, per essere sicura di non essere inseguita "Come i Demoni Lupo, ad esempio".

 

 
 

I quattro giorni seguenti li passò spostandosi da una macchia all'altra, mangiando bacche, more e lamponi selvatici, e dormendo sugli alberi.

Aveva paura di tutto, persino degli insetti che andavano per i fatti loro, ronzandole accanto. Squittiva ad ogni rumore e correva via come uno scoiattolo impazzito.

Non sapeva dove stesse andando, probabilmente verso nord, ma di sicuro il più lontano possibile da quell'accampamento, e da quell'orribile Rocca nera.

Fu sul tardo mattino del quinto giorno che Kina si ritrovò a correre in mezzo alla foresta, dopo aver sentito un rumore alle sue spalle.

Probabilmente non era nulla, ma non aveva nessuna intenzione di rischiare.

Pestò con i piedi nubi alcuni rovi spinati che la forarono.

Urlò a squarciagola, non tanto per il dolore, quanto per la frustrazione e la stanchezza.

Cadde a terra, e si prese un momento per respirare profondamente.

Calma. Doveva stare calma.

Aveva una fame del diavolo, quei frutti selvatici non erano sufficienti.

Quanto le mancava la carne!!

- Tutto bene?- la fece sobbalzare una vocina sottile, lì vicino.

Kina singhiozzò spaventata, buttandosi all'indietro, e strisciando finchè non venne fermata da un albero.

Alzò lo sguardo.

Davanti a lei... un giovanotto dai riccioli biondi e gli occhi grigi, che venne subito raggiunto da uno di quegli ometti bassi, tozzi e barbuti, insieme a una strana ragazza dai capelli blu, gli occhi viola e le orecchie a punta.

 

 

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Capitolo 5
*** Un attimo di quiete ***




Nihal rimase ancora parecchi minuti a contemplare la figura stesa sul letto, per essere sicura che dormisse davvero.

Uscì dalla stanza in punta di piedi, chiudendo la porta dietro di sè.

- Allora?- chiese Laio.

- Sembra che ora sia più tranquilla-

- In tal caso io entrerei a sorvegliarla-

- Meglio se non ti ci affezioni troppo, scudiero. Non sappiamo niente di lei- lo ribeccò Ido, sbuffando nervosamente con la pipa.

- Che ne pensi?- bisbigliò la mezzelfo, convinta che il maestro avesse già una sua opinione al riguardo.

Il Cavaliere di Drago non rispose subito, si limitò a riflettere pazientemente, com'era solito fare in presenza di situazioni complicate.

Avevano trovato la ragazza al limite del bosco, piena di tagli e lividi. Pareva sconvolta, ed era come se non volesse farsi toccare da nessuno.

Quasi a forza avevano dovuto portarla nella capanna di Ido, facendola accomodare sul letto che in genere usava Nihal.

Appena aveva sentito il materasso morbido sotto le gambe... era andata giù subito, ronfando come un marinaio ubriaco.

- Di certo non è di questa base- rispose infine lo gnomo, andando al tavolo per versarsi una birra - Non l'abbiamo mai vista, e se fosse scomparso qualcuno l'avremmo saputo-

- Magari viene dai villaggi vicini- ipotizzò Laio.

- Non credo, correva da tutt'altra direzione, e poi ha dei segni su polsi e caviglie. Significa che è stata messa in catene-

- E allora chi pensi che sia? Non una criminale in fuga, spero-

Un lungo sorso di birra, e sospirò - Non ne ho idea, ma glielo chiederai tu, Nihal, quando si sveglierà-

- Io?- storse gli occhi quella, perplessa - Perchè io?-

- Giusto, posso pensarci io- si propose lo scudiero, entusiasta dell'occasione.

Per quanto cercasse di nasconderlo, si vedeva lontano un miglio che quella ragazza gli piaceva molto.

- Insomma… non credete che rimarrebbe un po’ scioccata dall’aspetto di Nihal? Senza offesa, ovviamente-

- Figurati- annuì lei, con un vago sorriso sulle labbra.

- So che vuoi renderti utile, ma è meglio così. Sono convinto che potrebbe aprirsi più facilmente se parlasse con un’altra ragazza-.

Laio non insistette oltre: se Ido diceva una cosa, allora era quella.

 


 
 

Kina quasi sorrise al piacevole tepore che avvolgeva il suo corpo.

Che goduria! Non riusciva più neanche a ricordare l'ultima volta che aveva provato una cosa simile.

"Bel calduccio. Ci voleva proprio dopo tutto quel tempo nel bosco".

Tempo nel bosco?!.

Spalancò gli occhi, e scattò su a sedere nel rendersi conto di quello che aveva appena pensato.

Guardandosi intorno... si ritrovò sul letto di una casetta che non conosceva, in una stanza talmente disordinata da appartenere solo a un uomo scapolo.

Dove diavolo era finita questa volta?.

"Oh, sì. Ora ricordo" respirò profondamente lei, cercando di riordinare le idee "C'erano quelle persone".

- Buongiorno!- parlò qualcuno al suo fianco.

Kina sobbalzò, stringendo e tirando a sè le pesanti coperte di tela.

Seduta su un robusto seggio di legno a un paio di metri da lei, stava quella bellissima ragazza dagli strani capelli blu, che aveva visto quando era arrivata lì.

Sorrideva rassicurante, ma allo stesso tempo stringeva l'elsa della grande spada nera che portava al fianco.

- Ti sei svegliata. Stai bene?-

- Io... io...- balbettò quella. Neanche lei sapeva come stava.

- Non temere, non devi agitarti. Sei al sicuro qui-.

Abbassò gli occhi, sconfortata.

Qui? E dov'era qui?.

Bè... in ogni caso era tempo di scoprirlo, visto che quella creatura sembrava più disposta a parlare, rispetto agli uomini dell'altro accampamento.

- Dove mi trovo?-

- Alla base della Terra del Sole-.

"Io non so cos'è una Terra del Sole".

Stava per dirlo ad alta voce, quando cambiò idea. Meglio non correre rischi, e tenersi il resto per sè, prima che decidessero di spedirla chissà dove.

Diede un'occhiata al suo ciondolo di cristallo a forma di goccia. Poi guardò la guerriera... e ancora il ciondolo.

- Non sei una Demone- dichiarò all'improvviso.

- Certo che no!- si affrettò a rispondere Nihal, vagamente indispettita - Io sono un mezzelfo-.

Nessuno aveva mai osato darle della Demone, prima d’ora.

L'avevano chiamata strega.

L'avevano sospettata di essere una spia del Tiranno.

Ma una Demone mai.

Certo, aveva messo in conto la curiosità della ragazza riguardo alle sue fattezze bizzarre. Ma una Demone!?

- Quanto tempo ho dormito?-

- Quasi due giorni filati, non sei stata troppo bene-.

Fu nel recipere quell'ultima frase che...

- Devo andare!- saltò giù dal letto Kina, senza curarsi di niente.

Non se n'era accorta... ma i suoi vestiti erano alquanto malconci.

- No, ferma!-.

Neanche il tempo di fare un passo, che subito ripiombò a terra, colta da un tremendo capogiro.

Respirò a fondo, la testa talmente scombussolata da non riuscire nemmeno a reggersi in piedi.

- Non devi sforzarti, sei ancora debole. Hai anche avuto la febbre- disse quell'altra, aiutandola a rimettersi a letto.

Per un istante... la mente di Nihal ritornò indietro di qualche mese, a quando era stata accolta da Eleusi.

Sembrava proprio che ora le parti si fossero invertite: adesso era lei a prendersi cura di una perfetta estranea.

Ma prima le cose importanti.

- Io sono Nihal. E tu chi sei?-

- Kina- borbottò lei, dicendosi che almeno a quella domanda poteva rispondere senza problemi.

- Bene, Kina. Da dove vieni?-.

La Maga la guardò indecisa. Doveva dire la verità?.

Meglio di no. Se gli altri non l'avevano creduta... perchè mai dovevano farlo loro.

Chiuse gli occhi e rimase in silenzio.

- Bè, se non me lo vuoi dire fa lo stesso- annuì Nihal, porgendole una grande ciotola piena di zuppa calda fumante, che profumava di carne e salsicce.

Kina la agguantò insieme al cucchiaio, cominciando a mangiare freneticamente e con avidità, lasciando la mezzelfo a occhi sgranati e stupiti. Probabilmente non stava facendo una buona impressione.

Ma che gliene importava? In fondo era affamata. Nell'altro accampamento non le davano abbastanza cibo, e le bacche della foresta non bastavano certo a riempirle lo stomaco.

Era un sogno poter mandar giù qualcosa di caldo.

- Dove vai?- chiese quando vide la ragazza armata uscire dalla camera.

- Ti lascio riposare un pò. Verrò a trovarti tra un paio d'ore, e ti porterò qualcos'altro di più sostanzioso. Sai, il mio scudiero si è messo a cucinare solo per te-.

 

 

Una volta rimasta sola, Kina si diede da fare per spazzolare via tutto il contenuto della scodella, fino a non lasciare più neanche un pezzetto di carne.

Solo poi si sentì improvvisamente stanca, con una gran voglia di dormire ancora: doveva essere lo stress degli ultimi giorni, che veniva giù tutto in una volta.

Ma comunque fosse... non ci pensò due volte a rimettersi sotto le coperte e godersi dell'attimo di quiete.

Un letto comodo, coperte decenti, niente catene ai polsi. Cibo e acqua a volontà.

"Qui non sembra male" pensò, mentre chiudeva gli occhi.

Forse la fortuna stava cominciando a girare.

 

 

 

 

Il giorno dopo.

Nella Terra delle Rocce. Foreste di Pietra.

 

 

 

 

Esattamente come la prima, anche la seconda sfera incandescente apparve agli occhi umani come una piccola meteora, mentre attraversava il cielo all'ora del crepuscolo.

Due volte in meno di un mese. Gli astronomi del Mondo Emerso ne sarebbero stati entusiasti.

Appena si schiantò al suolo, provocò un'insolita esplosione di luce verdastra.

Il cratere addirittura più grande e profondo del precedente.

All'interno... inginocchiato a quattro zampe... stava una figura nera.

Si rialzò in piedi, e uscì agilmente dalla conca nel terreno senza alcuna difficoltà.

Si guardò intorno, tirando su col naso come se annusasse l'aria, cercando di captare qualche altro odore che non sapesse da bruciato.

Era indubbiamente in una foresta. Solo del genere che non aveva mai visto.

Gli alberi, i cespugli, i fiori... completamente di pietra.

Insoliti, ma belli da vedere.

Peccato che alcuni di quelli fossero andati distrutti dal suo arrivo lì.

Più in là, in lontananza, si potevano addirittura vedere delle montagne nere, che parevano riflettere i bagliori arancioni del sole che calava.

Scosse la testa. Non era il momento di ammirare il paesaggio: aveva una missione da portare a termine.


 

 

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Capitolo 6
*** Presenze ***


 



Terra del Sole. Accademia dei Cavalieri.

 

 

 

 



 

 

Era norma e regola che chiunque volesse chiedere udienza al Supremo Generale Raven, doveva prima di tutto sorbirsi una snervane attesa di ore lungo il corridoio, prima che quello si decidesse a riceverlo.

Non così fece quel soldato, sporco e lacero, reduce di un lungo viaggio di corsa a cavallo.

Si fiondò nella Sala delle Udienze senza alcun preavviso, buttandosi in ginocchio.

- Che diavolo succede?- chiese Raven, seccato per l'intrusione.

Stava conferendo con alcuni maestri dell'Accademia su quali allievi fossero pronti per la "prova della battaglia", vestito di una pomposa armatura d'oro e d'argento, tempestata di diamanti, con un colletto decorato da altre pietre preziose. Il suo immancabile cagnolino tra le braccia, che sembrava guardare tutti dall’alto in basso con occhietti impertinenti.

- Devo assolutamente parlarle, Eccellenza-

- Non vedi che sono in riunione?-

- E' una cosa grave, altrimenti non mi sarei mai permesso- ansimò l’uomo a terra.

Il Supremo Generale non potè fare a meno di notare i suoi occhi sgranati, e la sua espressione supplicante: certe facce le vedeva solo quando il Tiranno ne combinava un'altra delle sue.

- Vogliate scusarci, maestri?- li fece uscire lui, per restare solo col soldato.

Certe conversazioni era meglio che restassero private, tanto per non creare il panico.

- Allora, per prima cosa dimmi chi sei-

- Mi chiamo Mathon, sono un fante dell'esercito della Terra del Vento. Il Cavaliere Toma è il mio Generale, mi ha incaricato di venire qui da voi per portarle un messaggio-.

Raven annuì. Da più di un anno la Terra del Vento era quasi del tutto entrata in possesso del Tiranno. Dola, il Cavaliere di Drago Nero, la comandava. Solo verso il confine con la Terra dell'Acqua resistevano alcuni pallidi plotoni delle Terre Libere, che cercavano di riprendersela ad ogni costo.

- E cosa dovresti dirmi?-.

L'uomo inginocchiato lo guardò.

- Il nostro accampamento è stato distrutto-.

Raven s'irrigidì, trattenendo il respiro.

Il cagnolino guaì preoccupato alla stretta improvvisa del padrone.

Quella di Toma era la base militare più piccola e isolata rispetto alle altre, posta leggermente più all'interno nella Terra del Vento, per questioni di tattica.

- Fammin?-

- No, Signore-

- Uomini e gnomi, allora?-

- Neanche. So che quello che sto per dirvi potrà sconvolgerla, ma...-

- Insomma, è stato l'esercito del Tiranno, oppure no? Quanti erano?-

- Uno solo, Signore- deglutì Mathon, senza avere il coraggio di guardarlo in faccia.

Perplesso, Raven impiegò ancora parecchi secondi prima di riuscire a comprendere il significato di quelle prime due parole.

- Che significa "uno solo"?-

- Che ad attaccarci è stato un unico individuo, e nessun altro-

- Mi stai prendendo in giro?!- sbraitò il Supremo Generale, perdendo la pazienza - Vuoi sul serio farmi credere che un intero accampamento è stato raso al suolo da un singolo uomo, senza che voi siate riusciti a far nulla?!-

- A prima vista poteva sembrare un uomo, ma di certo non lo era- continuò il fante, con voce tremula - Non sappiamo chi fosse o da dove venisse, ma era strano-

- Parla chiaro, che intendi con "strano"?-

- Noi che eravamo presenti pensiamo che sia un'altra diavoleria del Tiranno, dopo i Fammin e gli Uccelli di Fuoco. Però questo è diverso: nonostante fossimo in superiorità numerica… non siamo neanche riusciti a ferirlo-.

Raven digrignò i denti.

Una nuova creatura che non conoscevano?!.

- Tks... Questa non ci voleva- disse, lasciando andare il cagnolino, cominciando poi a camminare nervosamente avanti e indietro per la sala.

"Nella Rocca nera si commettono atrocità inaudite" aggrottò la fronte, ripensando a Malerba, lo sguattero che lavorava in Accademia.

Era uno gnomo, anche se non si capiva più. Una vittima sopravvissuta ai suoi cari, dopo mesi di torture ed esperimenti.

Cercò di calmarsi.

La situazione non era facile. Anzi, era già abbastanza difficile vedersela con Fammin e Cavalieri di Drago Nero, figuriamoci con altri mostri creati dalla magia Proibita che non si riusciva ad uccidere.

- Quanti sono i morti?- sospirò infine, immagiandosi già la risposta.

- Solo uno, Generale-.

Scattò a guardarlo.

- Solo uno?- fece eco, vagamente sorpreso - Non che non sia una buona cosa, ovviamente. Ma sei sicuro?-

- Sicurissimo, Sommo Raven, abbiamo controllato due volte, non ci sono state altre perdite. Solo alcuni feriti non troppo
gravi-.

Una buona notizia, quindi. Strana, ma buona.

"Quando mai un nemico si avventa su un accampamento e poi non uccide  quasi nessuno".

- Raccontami tutto dall'inizio, Mathon-.

 

 

 

Sono gli animali i primi ad accorgersi della sua presenza. Avevano cominciato a comportarsi in modo strano già da qualche giorno, come se si sentissero minacciati.

Come se in giro vi fosse un qualche predatore.

Mathon è al refettorio insieme ad altri compagni della quinta fila, intenti a mandar giù una zuppa di legumi non troppo cotta. Parlavano, ridevano e cercavano di scordarsi anche solo per mezzo secondo che erano in guerra, e che l'esercito del Tiranno avrebbe potuto attaccarli da un momento all'altro.

- Ehi! Tu! Chi sei!? Che cosa vuoi?!- si sentì qualcuno urlare. La sentinella dello steccato che circondava la base.

- Fermo! Fermati subito!-.

Accadde tutto all’improvviso.

I battenti del portone principale, fatti per lo più con robusti pali di legno appuntito… volarono via come fossero stati strappati da un uragano.

Esclamando più sorpresi che spaventati, i soldati scattarono in piedi, brandendo spade, asce, archi, e qualunque cosa potesse fungere da arma.

Mathon dovette accontentarsi di una mazza ferrata troppo pesante per lui.

Tutti si misero in posizione pronti a combattere nell’aspettarsi di vedere stuole di uomini, gnomi e Fammin, fare irruzione dalla porta distrutta.

Appena il polverone di sabbia di diradò… rimasero alquanto sorpresi nel trovarsi davanti a un unico individuo che varcava la soglia, guardandosi intorno con aria sprezzante e accigliata.

I suo strani occhi percorsero tutto e tutti.

Occhi innaturali.

Occhi che facevano paura.

- Chi sei?!- esclamò qualcuno.

Il figuro vestito nero non rispose, si limitò a tirar su col naso come se stesse fiutando l'aria.

- Non è qui- disse semplicemente, facendo per voltarsi.

Stringendo convulsamente l’impugnatura della mazza ferrata, Mathon sospirò, cercando di non provare un briciolo di pietà.

Sapeva cosa sarebbe accaduto. E lo approvava in pieno.

Non doveva dimenticare che erano in guerra, e che non potevano permettere ad altri di fare irruzione in quel modo.

Fu un sibilo nell’aria ad avvertirlo.

Fulmineo… l’intruso dalle strane fattezze scattò ad alzare il braccio, intercettando la freccia che puntava su di lui.

Gli bucò il palmo della mano, passandolo da parte a parte per una spanna buona.

Il fante sobbalzò. Doveva essere stata una delle guardie delle torrette.

Grugnendo infastidito, l’essere si sfilò via l’asta di legno senza alcuna difficoltà. La spezzò con due sole dita, gettandola poi a terra.

Aveva lunghi artigli neri, al posto di unghie umane.

- Sei un mostro del Tiranno, maledetto!!- urlò il Generale Toma, avventandosi su di lui con la spada.

Tutto accadde in meno di un'ora. Tutti i trecento uomini dell'accampamento militare, vennero battuti da quella creatura senza essere neanche riusciti a sfiorarla.

Era veloce, tanto che nessuno riusciva a seguirne i movimenti per anticiparne le mosse. E forte, anche. Quando colpiva i soldati con occasionali pugni allo stomaco, quelli si piegavano in due senza fiato, giurando di essere stati centrati da un ariete per sfondare le porte.

Appena alcuni ripresero i sensi, si stupirono di essere ancora vivi.

Feriti, sì. Ma vivi, insieme a tutti gli altri loro compagni.

Mathon si stava tamponando un brutto bernoccolo sulla fronte quando vide Moran, il Mago della base, attaccare l'intruso con alcuni incantesimi di fuoco.

Per la prima volta da quando era apparso... il mostro barcollò all'indietro, lasciandosi sfuggire una smorfia di dolore.

- Prendi questo! E questo!- continuò a urlare Moran, avvicinandosi poco a poco. Lo avrebbe colpito con una mossa più potente appena lo avrebbe avuto a tiro. Magari avrebbe potuto farlo esplodere: era una Magia Proibita, ma con una creatura del Tiranno non era il caso di badare all’etica.

Riprendendo il controllo di sè, l'intruso sguainò due pugnali dalla citura. Erano completamente identici tra loro: le lame fatte di un materiale che di sicuro non era metallo, e una guardia argentata a forma di testa di lupo.

Si aiutò con quelli a disperdere le sfere di energia prima che potessero colpirlo di nuovo.

Interdetto, Moran afferrò la prima spada che trovò lì vicino e gli si avventò contro, urlando come un pazzo.

La lama cominciò a brillare di riflessi luminescenti.

La creatura misteriosa strinse gli occhi.

Rinfoderò i pugnali.

Appena il Mago si scoprì, alzando la spada in fendente dall’alto… non dovette far altro che scattare col braccio lateralmente.

Dopo un violento ruzzolone di qualche metro, il Moran stramazzò al suolo con ancora la spada in mano, senza più muoversi. Gli occhi vuoti e sgranati, e il collo girato in maniera innaturale.

 

 

 

- Col senno di poi sono arrivato a pensare che stesse solo reagendo all'aggressione- concluse infine Mathon, ancora inginocchiato a terra - Se ne stava andando. Se Moran non l'avesse attaccato...-

- D'accordo- lo interruppe Raven, invitandolo a rialzarsi - Che ne è stato di Toma?-

- Lui sta bene, se l'è cavata con un braccio rotto. Potrà tornare a combattere nel giro di poche settimane-

- Bene. Darò ordine di evacuare quell'accampamento, ora che il Tiranno sa che siete lì non è il caso di restarci oltre. D'ora in avanti vi unirete ai soldati di Mavern. Puoi andare adesso-

- Vi ringrazio, Generale- fece per uscire dalla sala.

- Un momento...- lo richiamò il superiore.

Mathon si voltò.

- Hai detto che quell'essere era debole alla magia, vero?-

- Debole non è proprio la parola giusta. Ma di sicuro gli ha fatto più effetto di una freccia nella mano. Uno di noi era sicuro di avergli piantato un pugnale in pancia, ma se n’è andato senza un graffio-

- C’è dell’altro che avete notato in questo tizio?-.

Per un attimo Mathon esitò, come fosse indeciso se dirglielo o meno, ma poi…

- Sì, in effetti sì. Dopo Moran, altri due soldati hanno cercato di reagire.

Le guardie delle torrette gli sono saltate addosso dall’alto con un ampio telo. L’idea era quella di immobilizzarlo e colpirlo in massa-

- E che cosa è successo, invece?- lo esortò a continuare il Supremo Generale.

- Bè… In tutta sincerità non saprei dirlo, ma può darsi che questa nuova creatura abbia il potere di sparire a suo piacimento: appena il telo l’ha preso in pieno, si è afflosciato come se sotto non vi fosse più niente. Appena abbiamo provato a risollevarlo, uno strano lupo nero è sbucato dal nulla ed è corso fuori, via dall’accampamento. Dell'intruso misterioso... non c’era più traccia-.

 

 
 

Rimasto solo, il Supremo Generale si diede subito da fare per mandare messaggeri e dispacci in giro per l'esercito delle Terre Libere, in modo da avvertire tutti della situazione, inviando anche Maghi di supporto a tutte le basi militari.

Se davvero in giro c'era una nuova arma del Tiranno... allora avrebbero dovuto essere pronti a riceverla.


 

 

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Capitolo 7
*** Racconti incredibili ***





- Allora, Ido? Come ci si sente a vivere con due donne contemporaneamente?- scherzò un uomo della truppa, sollevando qualche risata.

Lo gnomo sorrise, tossicchiando appena al fumo della pipa.

Si era seduto sul portico della sua capanna ad ammirare il tramonto, sperando in po’ di quiete per se stesso.

- Bè, vuoi che ti faccia un elenco?- rispose, vagamente divertito - C’è sempre un gran chiasso, Kina e Nihal non fanno altro che parlottare tutto il giorno. La casa è completamente sommersa di vestiti nuovi, perché quando è arrivata Kina non ne aveva altri. Non riesco più a farmi un bagno in santa pace, senza aver paura che una delle due faccia irruzione in casa senza bussare. Per non parlare poi di Laio-.

Tutti risero a quell’ultima frase, Ido incluso. Sapevano bene a cosa si stava riferendo, e non era sfuggito a nessuno.

 
 

- Ma davvero cavalchi questo "coso"?- chiese un’impressionata Kina, indietreggiando all'ennesimo sbuffo di Oarf.

Ormai erano quasi due settimane che quella ragazza faceva parte della base, ma quella era la prima volta che si trovava faccia a faccia con un vero drago.

- Sì, sembra incredibile, vero?- rispose la mezzelfo - Non sai quanto mi ha fatto penare. Persino Vesa è più trattabile di lui. Ancora non so come ha fatto Laio ad entrare nelle sue grazie in così poco tempo: si faceva accarezzare come un gattino, ci crederesti?-

- Certo che ci credo. In fondo Laio ha un bel carattere- annuì Kina, mandando un'occhiata allo scudiero dai riccioli biondi, intento a ripulire un’armatura, mandando loro un cenno di saluto.

Sorrise.

Da quando era lì, Laio non aveva fatto altro che riempirla di attenzioni.

Così meticoloso. Così premurono.

"Chissà perché poi?".
Ma tutto sommato le faceva piacere. Lui, Nihal e Ido, erano praticamente gli unici amici che aveva: molta gente ancora non aveva smesso di guardarla con sospetto, mormorando alle sue spalle non appena la vedevano passare.

- Ma adesso è l’ora della pappa. Avanti, Kina, provaci tu- disse all’improvviso l’aspirante Cavaliere, con uno strano sorriso sulle labbra.

- A fare che?-

- A dar da mangiare a Oarf, naturalmente-

- Cosa?! Non ci penso nemmeno, sarà lui a mangiare me!-

- Non ti preoccupare- scoppiò a ridere l’altra, alla sua faccia sconvolta - Ti starò vicina, ma tu dovrai fare esattamente quello che dico-.

 


 

- Così va bene?- chiese con voce tremante, mentre spingeva avanti una cariola piena di carne sanguinolenta.

- Sì, vai benissimo… Non abbassare lo sguardo!-

- Scusa! Ecco… ci sono-.

Mise a terra l’attrezzo, e piano piano indietreggiò senza mai staccare i suoi occhi azzurri da quelli rossi del drago.

- Allora?- chiese poi Nihal - Ti senti bene?-

- Bè…- borbottò Kina, fingendo di pensarci - Tutto sommato è stato facile-.

Si guardarono un momento… e scoppiarono a ridere.

 

 
 

- Allora? Tutto a posto, ragazze?- si fece avanti Ido, entrando nelle scuderie.

- Benissimo, signore- chinò rispettosamente la testa la Maga - La ringrazio di nuovo per la sua ospitalità-.

Poichè nessuno sapeva chi fosse, o da dove venisse, nessuno in tutta la base sembrava disposto a prenderla con sè o a trovarle un alloggio. Perciò, forse per pietà o buon senso, Ido aveva deciso di farle un letto nella sua capanna, nella stanza insieme a Nihal.

Se n'era pentito fin dal primo giorno: ormai la notte non riusciva quasi più a chiudere occhio a forza di sentirle ridacchiare come due bimbette, amiche da una vita. Una delle tante cose che si era dimenticato di dire agli altri soldati.

- Per l'ennesima volta...- esclamò giocosamente lui - Non chiamarmi "signore", mi fai sentire decrepito. Chiamami Ido, e dammi del tu-

- Mi dispiace, ma non posso farne a meno, soprattutto con le persone anziane-

- Anziane?- ribattè Nihal, dando una pacca sulle spalle del maestro - Ma non vedi che è ancora un ragazzino?-

- Sì, ridi pure- fece il Cavaliere con un mezzo sorriso sulle labbra.

Tutto sommato non era così brutto averle entrambe sotto lo stesso tetto.

Era un po’ come avere due figlie.

 

 
 

Nulla da dire.

In quei giorni Kina si era sentita esattamente come una bambina appena nata che esplora il mondo.

Già da tempo non aveva dubbi di essere piombata in un mondo non suo.

Se lo ricordava ogni volta che guardava il cielo di notte: milioni e più di stelle... ma nessuna costellazione che riconosceva.

Aveva dovuto imparare tutto da capo.

Per cominciare il luogo in cui si trovava si chiamava effettivamente Mondo Emerso, ed era diviso in nove zone chiamate Terre: Terra del Vento, Terra dell'Acqua, Terra del Mare, Terra del Sole, Terra dei Giorni, Terra della Notte, Terra del Fuoco, Terra delle Rocce. E infine la Grande Terra, dominata dal Tiranno e dalla sua Rocca di cristallo nero.

A quanto aveva capito, questo Tiranno era un Mago sconosciuto dai poteri illimitati che si era dato alla conquista del Mondo Emerso, contrastato dall'esercito delle Terre Libere, dove stavano Ido e Nihal.

E quando le avevano parlato dei Fammin... Kina aveva percepito un brivido lungo la schiena nel rendersi conto di essersi trovata alla sua mercè.

"Sono stata davvero fortunata a scappare prima di finire da lui" pensò, mentre la mezzelfo si perdeva a raccontarle dello sterminio del suo popolo con voce rotta da un nodo alla gola.

 

 
 

- Cos’è che vorresti?- chiese Nihal, sgranando gli occhi non poco sorpresa.

- Ti prego, solo una prova- la supplicò l’altra, entusiasta come una ragazzina alla vista di un giocattolo nuovo.

- A me sembra un’ottima idea- sorrise Laio, alla proposta della nuova arrivata

- Se dimostra di essere dotata potrebbe trovare un piccolo lavoro coi Maghi di questa base-

- Non saprei, non tutti sono Maghi- rispose la guerriera - Bisogna essere in armonia con gli spiriti della natura-.

- Un piccolo incantesimo, ti prego!-

- Va bene, ma non restarci troppo male se non accade niente-.

Non aveva mai insegnato la magia a qualcuno, prima d’ora. E per un attimo Nihal quasi si pentì di aver parlato troppo.

Per caso erano capitate sull'argomento, accennando anche di essere stata per un paio d'anni allieva di Soana, sua zia, una Maga del Consiglio. Insieme a Sennare, suo migliore amico, partito per una missione di dubbia certezza.

Mentendo con una punta di rammarico, l'Agnello non si era fatta sfuggire l'occasione, e le aveva subito chiesto di insegnarle qualcosa.

Nonostanto tutto il tempo che avevano passato assieme, non le aveva mai confessato di essere una Maga giuta lì per sbaglio.

"Se riesco a capire come funziona la magia del Mondo Emerso… magari riuscirò a trovare in modo per tornare indietro".

Nella sua mente era ancora impresso il simbolo che aveva disegnato sulla parete della grande biblioteca, ma sapeva benissimo che non avrebbe funzionato allo stesso modo: doveva assolutamente saperne di più, prima di provare… e finire magari da qualche altra parte.

 


 

- Ehi! Ce l’ho fatta!- esclamò quella stessa sera, ammirando il globo azzurrino che le ballava sul palmo della mano.

La sua prima magia. Ma non durò a lungo. Solo un paio di secondi prima di dissolversi nell’aria.

- Stento a crederlo- fece Nihal, guardandola strano.

Com’era stato possibile?!.

C’era riuscita nel giro di mezza giornata, in modo molto naturale e senza nemmeno ricevere la minima istruzione. Mentre lei, che aveva sangue elfico nelle vene, ci aveva messo molto di più.

 

 
 

Tre giorni più tardi, fu la curiosità ad avere la meglio.

Fino ad allora Nihal non aveva fatto altro che guardare Kina a sottecchi, senza mai osare chiederle niente per paura di turbarla.

E sebbene non avesse assolutamente niente contro di lei, gli interrogativi rimanevano.

Chi era quella ragazza?

Da dove veniva?

Come mai sembrava non conoscere niente del Mondo Emerso?.

Kina non parlava mai di sé, e quando lo faceva restava molto sul vago. Cosa che non faceva altro che aumentare le domande nella sua testa.

Solo una volta Nihal l'aveva sentita parlare nel sonno di notte. Si rigirava tra le coperte del letto ansimando e borbottando uno strano nome che cominciava con la W.

Chi era? Un amico? Un parente?.

Fu allora che decise.

- Kina...- cominciò appena esitante, durante il pranzo alla mensa della base.

- Credo che sia ora che tu mi dica la verità-.

Il cucchiaio della ragazza dai capelli castano-ramati, si bloccò immobile a mezz’aria.

Per un momento... Nihal rimpianse di non avere Ido lì, accanto a sè.

Lui sì che avrebbe saputo cosa dire, ma sfortunatamente era stato trattenuto altrove.

E Laio chissà dov'era finito?.

"Per tre settimane non ha fatto altro che seguirci come un’ombra, mentre ora che ho bisogno di lui non c’è".

Non aveva dubbi che la sua presenza avrebbe fatto bene alla ragazza, dato che da qualche tempo sembrava ricambiare le attenzioni dello scudiero.

Kina abbassò gli occhi, forse per non rispondere, o forse per inventarsi qualche scusa.

Scosse la testa - Non è una cosa facile-.

- Prometto che non lo dirò a nessuno. Se sei in difficoltà…-

- Non mi crederesti-

- Tu provaci-.

Sospirò.

Sapeva che quel giorno sarebbe venuto.

Si prese un momento. Giusto il tempo per riordinare le idee, e trovare le parole adatte per non passare per pazza.

Un attimo di silenzio e…

- Io non sono un abitante del Mondo Emerso- disse tutto d’un fiato.

Grande inizio.

- Io provengo da un altro regno. Sono arrivata qui grazie a un incantesimo sbagliato, che ha aperto un portale magico-.

Fece una breve pausa, tanto per dar modo all’amica di registrare quanto sentito.

"No... non può essere!" s’irrigidì quella, lasciando cadere il cucchiaio per la sorpresa "Non può essere lei!".

- La mia terra di chiama Grimoire. Ed è abitata da umani e Demoni. Non vanno molto d'accordo, e per questo si sono divisi il regno in due parti: la Zona Est, riservata ai Demoni. E la Zona Ovest, per gli umani. E' stato fatto questo in modo che le due razze trovassero i propri spazi in modo da non pestarsi i piedi a vicenda-.

Ma Nihal non l'ascoltava più, troppo turbata dal fatto di trovarsi veramente davanti all’...

- Io invece sono una Maga- continuò poi l’altra - Ho studiato in una vera e propria Scuola di Magia. E’ quella che voi definireste "Accademia". Solo che invece dei Cavalieri, si formano Maghi. Ma qui la mia magia non funziona, per questo ho chiesto a te di insegnarmela. Non conosco niente di questo mondo. E vedi questo?- le mostrò il ciondolo a forma di goccia che teneva sempre al collo - Si chiama Cristallo Benedetto. S'illumina quando ci sono Demoni nei paraggi-.

Sì. Non poteva essere altrimenti.

Stringendo convulsamente la mano sull'elsa della spada nera, tanto per darsi coraggio, Nihal non ebbe più dubbi sul fatto di trovarsi davanti all'Agnello.

Gli avvertimenti dei suoi incubi avevano detto la verità.

- D'accordo- disse soltanto a racconto finito, cercando di deglutire - Ti credo-.

Kina la guardò sorpresa. Mai si sarebbe aspettata una reazione simile. Era cerca che avrebbe cominciato a ridere, e a prenderla in giro.

In fondo... non era quello che avevano fatto quelli dell'altro esercito?.

- E mi credi così? Senza riserve? Senza nessuna domanda?-.

Di domande ne aveva un sacco, solo che non sapeva da dove cominciare.

A Nihal ci vollero parecchi secondi per fargliene solo una.

- I Demoni del tuo mondo... come sono fatti?-

- Come sono fatti? Bè... come posso spiegartelo? Ah, sì!. Sono divisi in tre categorie: i Demoni Naturali, che possiedono i poteri delle forze della natura come vento, o fuoco. Poi ci sono i Demoni Spirituali, che rappresentano le emozioni negative, come rabbia e invidia. E infine ci sono i Demoni Animali, che per l'appunto si mostrano come bestie feroci, come...-

- I Lupi?- la interruppe l'altra.

- Sì, anche. Ma non solo-.

La mezzelfo non chiese altro, troppe sorprese per una sola giornata. Aveva bisogno di riflettere.

"Lei sembra innocua" pensò, cercando di non tradire la minima emozione "Allora perché le mie voci ne avevano paura?".

Erano entrambe talmente concentrate su quella storia… che nessuna si accorse del fante dietro di loro, che sembrava aver sentito tutto.



 

 

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Capitolo 8
*** Il Lupo ***


 

Terra del Vento, non molto lontano da Salazar.
Accampamento di Dola

 

 

 

 

 

 

 

Fu una serata di festa e follia quella, dove nessuno ne veniva escluso.

Falò altissimi che arrostivano capre e cinghiali, mentre alcuni soldati ubriachi vi ballavano intorno, sbraitando frasi senza senso.

Tutti, tra fanti, scudieri e semplici attendenti, si perdevano a ridere sguaiati nel raccontarsi di come avessero vinto quell’ennesima battaglia, e di quanti tra guerrieri e prigionieri avessero ucciso solo quel giorno.

Persino i Fammin sembravano divertirsi nel contendersi un grosso tocco di carne, che fino a poche ore fa era stato un uomo.

L’esercito del Tiranno l’aveva spuntata di nuovo. Un altro pezzo di Terra del Vento entrato in suo possesso.

- Tutto merito del nostro grande condottiero!- urlò entusiasta un uomo dalla barba fradicia di birra - Beviamo in onore del grande Dola!-

- Sì!! A Dola!!- esplosero gli altri all’unisono, tracannando i loro boccali tutto d’un fiato.

 

 
 

All’interno della sua capanna di legno nero, il poderoso gnomo dal fisico forgiato dalla magia proibita, non riuscì a trattenere un ghigno compiaciuto.

- Devo restare concentrato- si disse poi, riportando lo sguardo sulla cartina del Mondo Emerso, per studiare la loro prossima mossa.

Ma fu più forte di lui: adorava la folla acclamante che inneggiava il suo nome.

Si versò del vino in una raffinata coppa d’argento, e brindò a se stesso, senza però partecipare attivamente alla festa.

Fu quasi per caso che suoi occhi caddero sul grande specchio che aveva fatto mettere proprio al centro della struttura.

Vi si piazzò davanti, restando a petto nudo, vestito solo di un paio di pantaloni larghi e sformati.

Era diventato quasi una sorta rito per lui, contemplare il proprio corpo come fosse un’opera d’arte.

"Perché in un certo senso è quello che è" sorrise.

Il Tiranno aveva fatto proprio un ottimo lavoro, non c’era che dire. Fin dal primo giorno in cui si erano incontrati: aveva fatto di lui un vero guerriero, temuto e potente.

Non rimpiangeva affatto i tempi in cui era il gracile gnomo che si ammalava facilmente.

Bevve una lunga sorsata di vino.

Sì. La sua gloria sembrava davvero arrivata al culmine, non aveva dubbi di essere il guerriero più forte del mondo.

L’unico che poteva tenergli testa era quell’individuo dall’armatura scarlatta, Deinoforo.

Ma di questo non se ne preoccupava.

"In fondo, tra noi due… solo io ho avuto l’onore di vedere in faccia il Tiranno".

E questo valeva già tanto.

 

 
 

Degli strani rumori attiratono la sua attenzione, fuori dalla tenda.

E stavolta non avevano niente a che fare con i festeggiamenti di prima.

- Che diavolo…?!- uscì, non appena udì il suo drago, ringhiare nervosamente.

- Ehi! Ferma, stupida bestiaccia!- inveì qualcuno, cercando di trattenere il proprio cavallo per la cavezza, mentre quello s’impennava e nitriva come un pazzo.

Dola sollevò lo sguardo verso il cielo illuminato dalla luna.

Gli altri non se n’erano accorti, ma parecchi stormi d’uccelli del boschetto davanti a loro, sembravano fuggire via tutto d’un tratto.

- E’ molto strano, mio Signore- gli si avvicinò un uomo, inchinandosi rispettosamente - Sembrano spaventati da qualcosa-

- Questo lo vedo anch’io, Roland- lo ribeccò lo gnomo, avanzando a grandi falcate.

Quel Roland. Non lo sopportava. Un piccolo Generale di bassa lega, che era stato inviato nel suo campo neanche una settimana prima.

Un vero esempio di incapacità. Dola ancora non riusciva a capire cosa lo trattenva dal passarlo a fil di la spada proprio lì, davanti a tutti.

I cani abbaiarono. Da prima digrignando le zanne, poi sempre più lentamente fino a indietreggiare, e ritirarsi nelle tende dei padroni, mugolando impauriti.

- Questo non è naturale!- esclamò un soldato, perdendo la presa sul suo cavallo imbizzarrito.

- Eccelleza!-.

Tutti si voltarono.

Qualcuno indicava verso margini dell’accampamento.

Una figura sconosciuta s’intravedeva, appena illuminata dalla luce del falò.

Avanzò di pochi passi, guardandosi intorno e tirando su col naso, come se stesse fiutando l’aria.

Appena lo videro bene… alcuni uomini mormorarono perplessi.

Tranne Dola, che rimase in silenzio ad osservarlo meglio.

C’era qualcosa che non andava in tutta quella storia.

Era solo un ragazzo che non poteva avere più di vent’anni. Vestito completamente di nero, con uno strano stemma rosso sul pettorale della casacca.

Di bell’aspetto, con spalle larghe, corporatura robusta, e cortissimi capelli corvini: le donne avrebbero gradito.

Sulla guancia… tre cicatrici parallele, come d’artiglio.

Doveva essere una sorta di guerriero, a giudicare dagli spallacci metallici, più i bracciali ai polsi, e i gambali agli stinchi.

Per non parlare della cintura sulla quale erano fissati due pugnali identici.

Ma le orecchie a punta, le unghie nere alle dita, e gli occhi di un colore che Dola non seppe cogliere da quella distanza, testimoniavano un’origine decisamente non umana.

Chi diavolo era quello?!.

Di sicuro non era uno gnomo. E non poteva essere neppure un mezzosangue di ninfa.

"Chiunque sia ha a che fare con tutto questo macello" pensò il condottiero, stringendo convulsamente la mano sull’elsa della spada.

Intorno lui… i Fammin sembravano rabbrividire.

- Lei è qui?- chiese all’improvviso lo straniero. L’aria seria e quasi minacciosa.

Continuando a tirare su col naso, poco a poco i suoi strani occhi si piantarono su Roland.

- Tu…-

- Che!?- sbottò quello, colto alla sprovvista.

- Lo conosci?- chiese Dola, dopo essersi rivestito di una sua vecchia armatura, presa a caso.

- Non l’ho mai visto in vita mia!-.

Lo gnomo fece per mettersi l’elmo, ma poi cambiò idea. Probabilmente non ne avrebbe avuto bisogno, e tra poco sarebbe tornato nella sua capanna.

In fondo era solo un "ragazzino".

Non poteva essere una nuova creatura del Tiranno. Nessuno gli aveva detto niente, e poi sapeva che lui era troppo occupato ad elaborare il grande incantesimo per la fine della guerra, per dedicarsi ad altri esperimenti.

No. Semplicemente lo avrebbe catturato vivo, e lo avrebbe torturato fino a farsi dire chi era, e cosa ci faceva lì.

Aveva violato il suo accampamento, perciò non ci sarebbe andato leggero.

- Occupatevene voi- sbuffò semplicemente, facendo per voltarsi.

Il primo ad andargli addosso fu un Fammin.

Non ebbe neanche il tempo di spaventare l’intruso con un grugnito, che quello l’aveva già sgozzato, scattando con gli artigli.

Stramazzò a terra senza un lamento.

I suoi simili non la presero bene.

Ignorando l’ordine di catturarlo vivo, si avventarono su di lui armati d’ascia e mazza ferrata.

A loro si unirono anche parecchi uomini non poco ubriachi, che a malapena si reggevano in piedi, attirati dalla baraonda.

Facendo sfoggio di un’inaspettata velocità nei movimenti, il ragazzo dagli strani occhi volteggiò tra loro, anche con salti innaturalmente alti, colpendoli con calci, pugni, e talvolta artigli per costringerli a rimanere a terra.

Solo pochi si accorsero che non aveva ancora ucciso nessuno, nonostante potesse. Si limitava a ferirli procurando loro profondi solchi sanguinolenti, ma non mortali, costringendoli a terra, o addirittura alla perdita dei sensi.

Solo con i Fammin usava una violenza e una ferocia con gli uomini non aveva.

Forse non gli piacevano quei mostri?.

- Tks…- sputò Dola, più seccato dall’incapacità dei suoi soldati, che dal fatto di perderne alcuni.

Che razza di idioti erano quelli che si facevano battere così, da un sol uomo?!.

Si voltò, dirigendosi verso la capanna accanto alla sua, dove il suo drago nero grugniva nervoso.

Sorrise. Aveva proprio voglia di fare un po’ di scena.

 

 
 

L’ennesimo soldato puzzolente di alcol gli si gettò addosso, menando la spada e destra e a manca, senza neanche sapere dove colpire.

Al Lupo bastò un diretto destro ben assestato proprio centro della faccia, che subito rotolò a terra tramortito.

Poi fu la volta di uno gnomo armato di ascia bipenne, seguito da un Fammin che lo prese alle spalle.

Grr… ringhiò l’essere misterioso, mettendo appena in mostra le zanne appuntite.

Non ebbe neanche bisogno di usare i pugnali.

Un calcio in pieno stomaco per la bestia dal pelo rissiccio, e una menata con gli artigli al braccio dello gnomo.

Sfortunatamente, quell’ultimo fu talmente forte che le unghie nere del demonio finirono col tranciare di netto l’arto del soldato dal gomito in giù.

- AAGR!!!- urlò quello, fermandosi a guardare l’avambraccio che penzolava da quell’unico lembo di pelle che ancora lo tratteneva.

"Dannazione!" imprecò l’altro, vagamente dispiaciuto, per poi scattare di lato, sfuggendo a una spaventosa fiammata, che travolse almeno una decina di uomini.

- Ma cosa…?!- sgranò gli occhi, non poco infastidito.

Un ruggito assordante gli riempì le orecchie, accompagnato da una risata sguaiata e crudele.

Un gigantesco drago nero gli si parò davanti, spiegando le immense ali membranose.

Sulla groppa, Dola.

Appena il tempo di rimettere le zampe a terra, che la creatura vomitò fuoco dalla bocca.

- Sei finito, ragazzino!- rise ancora lo gnomo, senza curarsi di colpire i suoi stessi soldati.

Perché mai doveva preoccuparsi? In fin dei conti erano quasi tutti Fammin, il Tiranno non avrebbe avuto difficoltà a rimpiazzarli.

In altre occasioni il Lupo si sarebbe limitato a ridere in faccia all’avversario, e ad attraversare il fuoco senza neanche scottarsi, ma qualcosa in quel drago lo costrinse a scansarsi più volte.

"C’è qualcosa che non va in quella bestiaccia" digrignò le zanne lui, correndo in cerchio, cercando un modo per arrivare a Dola.

Aveva percepito quella strana vibrazione anche nelle creature chiamate Fammin, ma in quell’animale sembrava molto più marcata e pericolosa.

"Ma certo!" capì poi "Questo mostro è infestato dalla magia".

E se non percepiva male… anche il suo Cavaliere lo era.

Ma qualunque cosa fosse, non poteva certo permettergli di colpirlo.

Il drago spalancò nuovamente le fauci, sputando vampate rosse ancor più violente di prima.

- No! Sommo Dola!- gridarono in molti, poco prima di essere inceneriti.

Ma quello non se ne curò, troppo preso com’era ad aizzare la bestia contro l’individuo misterioso, che continuava a saltare, e a schizzare via come una lepre.

Infine… fu esattamente dieci secondi dopo, che quello si fermò… voltandosi direttamente a guardare l’avversario.

Solo un piccolo ringhio furioso uscì dalla sua gola, quando la fiammata lo investì in pieno.

Una volta scesa la calma, tra i gemiti degli uomini feriti e il crepitio del legno ardente, Dola scoppiò a ridere, esultando come un forsennato.

Gli occhi folli, incuranti di tutti i soldati che aveva bruciato.

Sì! Ce l’aveva fatta! Un’altra vittoria a suo carico!.

-Ah! Ah! Ah! Hai visto, moccioso! Te la sei cercata! Nessuno può battermi! Nessuno si mette contro il Tiranno, o contro di me!!-.

Fu un attimo.

Lo gnomo non ebbe neppure il tempo di rendersene conto.

Una sagoma nera, uscita dalle ombre di quell’inferno, scattò fulminea verso l’alto, puntando dritto dritto al drago nero, che sembrava storcere gli occhi perplesso.

- Cosa?!- esclamò il Cavaliere, tirando a sé le redini.

Com’era possibile? Nessuno sarebbe mai uscito vivo da quel rogo: il ragazzo dalle orecchie a punta, circondato da un alone di energia che sembrava proteggerlo dalle fiamme. Magia, forse?.

- Ora basta…- disse quello, ancora sospeso in aria, appena sopra la testa dell’animale - Fai troppo chiasso per i miei gusti-.

E conficcò gli artigli proprio alla base del cranio squamoso.

La testa del drago volò via, strappata dal resto del corpo senza nessuna difficoltà.

Rotolò al suolo con un tonfo sordo. Gli occhi sbarrati, e la bocca aperta in un grido muto.

- NOO!!!- urlò lo gnomo, mentre il tutto ricadeva a terra, dimenando ali e zampe in movimenti riflessi, rischiando pure di schiacciarlo col suo peso.

- Non è possibile!- urlarono i soldati rimasti vivi.

- Sommo Dola!!-

- Guardate, è ancora vivo!- fece qualcun altro, indicando il Cavaliere che sgusciava via a carponi, da sotto il ventre della bestia.

Si tolse il colletto metallico dell’armatura per respirare meglio.

Si voltò a occhi sgranati.

Non poteva crederci.

Quel drago era stato suo per quasi quarant’anni.

Un dono del Tiranno in persona, quando lui era ancora giovane. Ridotto in quello stato.

Strinse i pugni, affondando le dita nella terra, rivolgendo lo sguardo furente verso l’essere che aveva osato tanto.

 

 
 

Il Lupo sembrò dimenticarsi di Dola appena un paio di minuti dopo, dato che ora pareva alquanto impegnato a camminare in mezzo alle rovine di una tenda semidistrutta, come se stesse cercando qualcosa.

O qualcuno.

Si fermò di colpo… e affondò il braccio in una tela bruciacchiata.

- Agrh!!- urlò la voce di un uomo, mentre veniva trasciato fuori.

- Ti prego! Ti prego non uccidermi!-.

- No, se rispondi alle mie domande- disse il ragazzo dalle orecchie a punta, sollevando Roland di peso per il bavero della giubba di cuoio.

- Voglio sapere dov’è la ragazza-

- Quale ragazza?!-

- Non mentirmi, non ti conviene, non sono dell’umore adatto per queste cose- ringhiò, scuotendolo appena a mezz’aria - Dov’è Kina?! La Maga arrivata prima di me! Hai addosso il suo odore, quindi l’hai vista anche da molto vicino-.

Rolan rimase letteralmente a bocca aperta.

Sì, ricordava. La ragazzina che avevano trovato la settimana scorsa, e che era scappata dal suo accampamento.

Lo guardò con paura.

Non era possibile.

Non riusciva a credere che quella piccola sciocca avesse detto la verità riguardo alle sue origini.

"Dunque costui potrebbe essere…".

- Allora!? Sto aspettando!!- esortò l’altro, sollevandolo sempre più in alto.

- Non lo so!- strillò infine il soldato, spaventato a morte - Non so dove sia! L’ho tenuta prigioniera per un po’, ma poi è scappata-

- Mi prendi in giro!? Devo ritrovarla ad ogni costo-

- No, sulla mia testa lo giuro! Te lo giuro!-.

Il Lupo rimase a guardarlo ancora qualche attimo, poi semplicemente lo lasciò andare facendolo ricadere a terra senza alcun riguardo.

Roland strisciò via sul terreno come un verme, tornando a nascondersi tra le macerie di una capanna di legno. Faceva solo pena.

Fu l’istinto ad avvertirlo.

Scattando fulmineo, lo straniero si mosse a sguainare uno dei suoi pugnali.

Si voltò a sollevare l’arma giusto in tempo per parare quella dell’avversario.

Dola ripartiva all’attacco.

Stavolta, per uno slancio maggiore, e per una questione d’altezza in quanto gnomo, aveva optato per una rincorsa, per poi saltare su una botte di viveri, e avventarsi sul ragazzo con un fendente dall’alto. La sua forza e il suo peso avrebbero fatto il resto.

Clang…!

Il pugnale d’osso provocò alcune scintille a contatto con la spada di Dola, ma non si spezzo.

"Com’è possibile!!?" sgranò gli occhi quello, icredulo.

Lui era il guerriero più potente del Tiranno, e un colpo del genere avrebbe mandato in frantumi perfino un’armatura di cristallo nero.

I due si guardarono negli occhi.

A quella distanza così ravvicinata, il Cavaliere potè finalmente vederli bene.

Del tutto innaturali perfino per il Mondo Emerso, nonostante la sua vasta etnia di uomini, gnomi, ninfe e Fammin: iridi di un giall’oro brillante, come non se ne vedevano da nessuna parte, e sclere completamente nere che facevano uno strano contrasto.

L’essere li strinse fino a ridurli a due fessure non troppo cordiali.

A quella vista… perfino il possente gnomo provò una sgradevole sensazione, che riconobbe come paura.

Accadde tutto nel giro di pochi secondi. Il Lupo non dovette neanche sforzarsi per respingere all’indietro l’aggressore.

Dola rotolò violentemente a terra per svariati metri.

Quando si fermò… perdeva sangue dal naso.

Intorno a lui, il silenzio sbigottito degli spettatori.

- Ha superato la potenza di Dola… facendo forza solo su un braccio- disse uno degli scudieri, trovando il coraggio di parlare.

Lo gnomo s’irrigidì nel sentirlo.

Digrignò i denti.

No. Non poteva permettere che i suoi uomini lo vedessero in quelle condizioni.

Non poteva permettere a qualcuno di minare la sua autorità.

Lui era Dola!!.

Urlò, rimettendosi subito in piedi. Niente guanti di velluto, stavolta. Riprese in mano la spada e si avventò nuovamente contro il ragazzo dalle orecchie a punta.

Ci provò. Ci provò veramente e più volte, ad affondare la lama nel corpo dell’individuo che aveva osato uccidere il suo drago.

Fendeti, affondi. Ancora fendenti, e ancora affondi.

Ma niente. Quel tizio sembrava muoversi molto più velocemente di lui, senza lasciargli il tempo di fargli un graffio. Pareva quasi prenderlo in giro, non utilizzava più neanche i pugnali: semplicemente si limitava a scansarsi quel tanto che bastava per non essere colpito.

L’unica volta in cui c’era andato molto vicino, era stato quando riuscì a recidergli un paio di ciocche di capelli dalla fronte, che andarono a incastrarsi nell’elsa della spada.

Il tutto andò avanti per quella che parve un’infinità di tempo, finchè…

Il Lupo mosse la sua lama, cozzando di slancio quella nemica.

Il contraccolpo fu così forte che la spada sfuggì dalle mani di Dola, andando a spaccargli di netto l’armatura, raggiungendo carne e osso della clavicola.

Caduto in ginocchio, preso da un dolore inaspettato, allo gnomo ci volle qualche secondo per rendersi conto che il sangue che lo macchiava era il suo.

Inconcepibile. Erano anni che quel sangue non macchiava più la terra.

Guardò il ragazzo con occhi indecifrabili.

Senza provare la minima pietà, quello gli assestò un calcio al petto, che lo sbalzò nuovamente via.

- Ti conviene restare fermo dove sei, adesso- parlò poi, il tono di voce vagamente seccato - Come vedi in questi tempi sono un po’ nervoso, io non dovrei neppure essere qui. Quindi ti consiglio di approfittare di quel poco di calma che mi resta, se vuoi restare vivo-.

Dola non rispose. Si sollevò a carponi, registrando quel che era successo. Lo sguardo allucinato e il respiro affannoso.

Senza però essere ancora del tutto soddisfatto, lo straniero stanò nuovamente Roland dal suo nascondiglio e chiese…

- Hai detto che avevi un accampamento. Dove?-.

L’uomo deglutì terrorizzato, e per fortuna che non l’aveva neanche sollevato di peso come prima.

- Nella… nella… nella Terra dei Giorni, vicino il confine con la Terra del Sole- balbettò, dopo una serie di tentativi.

- In che direzione?-

- A Est da qui! Ti prego non farmi del male!-.

 

 
 

Ancora inginocchiato a terra, scosso dall’evento, Dola si scoprì a tremare quando sentì i passi del Lupo, avvicinarsi nella sua direzione.

Tap… tap…

secchi e sicuri.

La sua spada non era lì. E anche se lo fosse stata non avrebbe mai avuto il coraggio di impugnarla di nuovo.

Tap… tap…

La schiena scossa dai brividi, dovette trattenersi per non far sentire che perfino i suoi denti battevano per la paura.

Lui. Dola. Aveva paura!

Paura.

Aveva percepito qualcosa in quell’essere quando gli stava vicino.

Non aveva dubbi che avrebbe approfittato di quel momento di debolezza per finirlo una volta per tutte.

Pochi secondi, senza mai staccare lo sguardò dal terreno… e lo gnomo sgranò gli occhi incredulo, appena il Demone Lupo gli passò accanto, ritornando nella foresta, senza più degnarlo di un’occhiata.


 

 

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Capitolo 9
*** Incertezze ***


 


Sempre affiancata da Ido e Vesa, Nihal spronò Oarf contro il nemico, sguainando la spada nera e infierendo su qualsiasi Fammin le capitasse a tiro.

Feroce.

Potente.

E inarrestabile.

Ecco come la vedevano i suoi avversari e alleati. E non era neppure un Cavaliere a pieno titolo, solo un’allieva.

Ma nonostante il suo corpo fosse completamente travolto dalla battaglia… la sua mente era altrove.

Troppe domande la sovrastavano tutte insieme perché lei potesse concentrarsi sul serio.

 

 
 

Non poteva crederci. Digrignò i denti, frustrata e confusa allo stesso tempo.

Kina era l’Agnello venuto da un altro mondo. Come aveva potuto non accorgersene?!.

O meglio…

"Come hanno potuto le mie voci non avvertirmi appena l’ho vista, dato che sembrano saperne più di me?!".

Dopo quella sera di tempesta, i suoi incubi non avevano più fatto cenno all’arrivo degli stranieri, ma la mezzelfo tutto si sarebbe aspettata, tranne che uno di loro fosse una ragazza come tante altre.

Saltò giù dalla groppa di Oarf, e si buttò nella mischia insieme a tutti gli altri, mentre il maestro supervisionava la situazione dall’alto.

Un fante nemico le si avventò contro con un fendente laterale. Nihal lo respinse facilmente, prima mozzargli di netto la testa con un sol colpo.

Poi fu la volta di un Fammin.

Lei, Ido e un certo numero di soldati, tra cui due Cavalieri, erano stati mandati su un fronte verso ovest, a bloccare l’avanzata di un plotone del Tiranno, che sembrava provenire direttamente dalla Rocca stessa.

Nulla di speciale. Erano solo tre o quattro centinaia tra uomini e Fammin, che stavano andando a dare man forte ai loro stessi eserciti, per compensare le perdite delle scorse battaglie. Ma andavano comunque fermati.

"Cosa devo fare, adesso?" continuò a chiedersi la mezzelfo, affondando la spada nel corpo di uno gnomo.

Ma non era solo quello a preoccuparla.

Se davvero Kina era l'Agnello, allora...

"Allora non manca molto prima dell'apparizione del Lupo".

Già, il Lupo. Quasi lo dimenticava.

Come sarebbe stato?.

Che aspetto avrebbe avuto?.

Aveva già imparato nel corso dei giorni che le voci dei suoi incubi chiamavano Kina "Agnello" solo per il suo carattere timido e docile.

"Lei dice di essere una Maga. Chissà come deve sentirsi nell’essere piombata in un regno dove la sua magia non funziona?".

Indifesa e sperduta in un luogo sconosciuto.

Altro che agnello. Era più innocua di un micetto appena nato.

"Se seguiamo questo ragionamento…" continuò a pensare Nihal "Significa che il Lupo non è altri che un tizio dal carattere più forte. Non deve essere necessariamente un mostro".

Scosse la testa e sorrise, quasi divertita da suo stesso pensiero.

Ma chi voleva prendere in giro? Era chiaro come il sole che il Lupo sarebbe stato un Demone a tutti gli effetti.

"Ma perché inseguire Kina? Per ucciderla, forse?".

Si distrasse mezzo secondo al massimo, ma fu più che sufficiente.

Un soldato nemico la aggredì alle spalle con un orrido ghigno soddisfatto sulle labbra. Sollevò l’ascia e…

Nihal sobbalzò a quel gran tonfo dietro di lei.

Che diavolo era stato? Sembrava che fosse caduto il cielo!.

Si voltò di scatto giusto in tempo per vedere Oarf agguantare tra le fauci l’uomo, e dilaniarlo scuotendo freneticamente la testa.

- Grazie, amico mio!- esclamò lei, rimontando in groppa.

- Tutto a posto?- chiese Ido, appena le si avvicinò.

- Sì, non ho un graffio-

- Occhio, ragazza-.

La mezzelfo accennò un sorriso ironico. Il maestro aveva ragione: doveva restare concentrata sulla battaglia, se voleva uscirne viva.

Avrebbe pensato a Kina in un altro momento.

 


 

Tutto si concluse con una buona vittoria: territorio ripreso, poche perdite, e molti prigionieri.

- Sicura di non voler parlarne?- chiese all’improvviso Ido, non appena furono soli.

Erano stati ospitati per la notte da una coppia di fratelli che gestivano una locanda, non avevano esitato un minuto a offrire tutte le loro stanze agli eroi che li avevano salvati.

Nihal sospirò, non poteva più tenersi tutto dentro. In fin dei conti lui era l’inico a sapere dei suoi "incubi d’avvertimento".

- Kina è l’Agnello- disse senza mezzi termini.

Ido la fissò, stava accendendo la pipa quando si era bloccato di colpo a quelle tre parole. Ma si riprese in fretta.

- Sei sicura?-

- Più che sicura. Ho parlato con lei, mi ha confessato tutto-

- Ti ha confessato di essere l’Agnello?-

- Be’, non ha proprio usato questa parola, ma è senz’altro lei-.

Fu così che la mezzelfo gli raccontò della chiacchierata avuta con l’amica un paio di giorni prima. Era da allora che rifletteva sul da farsi, e ancora non aveva trovato una soluzione.

- Ora che te l’ho detto, ho bisogno di te per tenerla d’occhio- concluse infine, sendendosi sul pavimento di legno.

- Pensi che sia malvagia?- la imitò lo gnomo, mettendosi davanti a lei - Piuttosto strana come Maga, non trovi?-

- Proprio non te lo so dire, a volte sento la testa scoppiare da tanto ci penso. Ma il vero problema non è lei. Anche se fosse malvagia non durerebbe cinque minuti in uno scontro: la sua magia non funziona qui nel Mondo Emerso, e questa sta appena imparando ad usarla-

- Il Lupo?- sbuffò del fumo Ido, non aveva dimenticato l’altra metà della storia.

- Il Demone Lupo, per l’esattezza- lo corresse Nihal, caricando molto su quella parola - La sta inseguendo dal suo mondo, ed è arrivato fin qui. Potrebbe essere dovunque-.

L’altro rimase in silenzio, tirando con la pipa a intervalli regolari.

Non andava bene. Non andava per niente bene.

Da quello che aveva capito i Demoni erano esseri dalle capacità straordinarie, e se avessero avuto intenzioni ostili…

- A Kina hai parlato dei tuoi incubi?- chiese poi - Potrebbe sapere del Lupo?-

- Questo non lo so, non ho voluto turbarla. Ma appena torniamo alla base sarà la prima cosa che farò. Non mi ha dato molte informazioni sui Demoni, e capire con chi abbiamo a che fare ci sarà utile per affrontarlo in futuro-.

Ido annuì, aveva sperato con tutto il cuore che la storia del Lupo e l’Agnello fosse solo una favola creata dalla mente della ragazza. Ma adesso...

- Spero che vada tutto per il meglio- disse, pacato, senza troppa convinzione - Kina sembra una brava ragazza, e per salvare il Mondo Emerso da una minaccia pericolosa quanto il Tiranno non vorrei trovarmi nella condizione di doverle fare del male-.

Nihal scattò a guardarlo, sorpresa.

Uccidere Kina?!

Uccidere l’Agnello?. Un’idea che non aveva mai preso in considerazione.

Pregò con tutto il cuore di non doverci arrivare.


 

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Capitolo 10
*** Riunione inattesa ***




"Non deve! Non deve trovarlo!" urlarono di nuovo le voci dei mezzelfi morti.

"Sciagura!".

"Il Tiranno non deve trovare il Lupo!".

"Uccidi l’Agnello. Così lui se ne andrà".

Nihal si svegliò di sovrassalto, respirò ansiosamente e si guardò intorno. Era ancora alla locanda dei due fratelli. Non si sorprese più di tanto quando si ritrovò gronda di sudore: capitava sempre durante di suoi incubi.

Si portò le mani agli occhi senza sapere cosa fare.

Come si permettevano quegli spettri informi di dirle una cosa del genere?! Uccidere l’Agnello!? Ne aveva già parlato con Ido e aveva subito deciso che non l’avrebbe mai fatto.

Ma ora c’era dell’altro.

"Che c’entra il Lupo col Tiranno?" si chiese.

Quella era solo la seconda volta che le sue voci parlavano dei due estranei del Mondo Emerso, ma ancora non erano state chiare.

Escluse che il Mago della Rocca sapesse già del Demone. In fin dei conti anch’egli proveniva da un altro mondo, e quindi perché interessarsene?.

"Ma certo!" sgranò gli occhi Nihal, digrignando i denti, dandosi della stupida per non averci pensato prima.

Ricordava chiaramente che durante i suoi racconti, Kina le aveva accennato che i Demoni erano esseri assai superiori ai comuni umani, in tutti gli aspetti: erano più forti, più veloci e la qualità della loro magia permetteva loro di lanciare incantesimi con la massima potenza e il minimo sforzo.

"Se il Tiranno dovesse riuscire a convincere questo Lupo ad unirsi a lui… non ci sarebbe modo di fermarlo. Il Mondo Emerso sarebbe condannato".

 

 
 

Dall’altra parte della stanza, Ido, con un occhio semiaperto, che fingeva di dormire, contempleva la sua allieva senza muoversi. Avrebbe tanto voluto aiutarla a capire cosa fare, visto che la situazione aveva cominciato a riguardarlo da vicino il giorno stesso in cui aveva preso Kina in casa con sé.

 

 

Ritornarono alla base circa tre giorni dopo, e l’accoglienza non fu esattamente delle migliori.

Non appena Vesa e Oarf atterrarono presso le mura, Nelgar, il responsabile della cittadella, avanzò a grandi falcate verso di loro, con un’aria tutt’altro che cordiale.

- Finalmente siete arrivati, ho indetto un’assemblea, ed è richiesta la vostra presenza- disse senza troppe cerimonie.

- Adesso non è proprio il momento per queste sciocchezze- sbuffò Ido, vagamente stanco e annoiato, smontando dalla groppa di Vesa.

Odiava le assemblee. E per giunta non aveva ancora toccato la sua pipa: tutto ciò che amava alla fine di una battaglia.

- Siamo appena tornati, e siamo anche pieni di feriti-.

Nelgar si voltò, aggrottando la fronte.

Era vero. Proprio dietro di loro si riuniva una sorta di triste corteo, fatto per lo più di uomini mezzi morti che a stento si reggevano sulle grucce, o aiutati da altri compagni. Poco più in là se ne vedevano altri trasportati su barelle improvvisate.

Ido aveva ragione: non era quello il momento per un’assemblea.

Ma non aveva scelta.

- Non perdete tempo a ripulirvi- continuò poi, dando loro le spalle - Sono stati convocati tutti i Cavalieri della base, più alcuni soldati e scudieri. Mancate solo voi-.

- Come mai tutto questa fretta?- chiese Nihal, parlando per la prima volta, dopo ore di silenzio - E’ una cosa grave? Il Tiranno ha fatto qualche mossa?-.

L’uomo la guardò, socchiudendo le palpebre a due fessure scrutatrici.

Lei se ne sentì quasi intimidita. Non era mai capitato che Nelgar la guardasse così.

- Può essere- rispose infine - Di sicuro riguarda quella ragazza-.

La mezzelfo s’irrigidì, avvertendo già il sudore imperlarle fronte e schiena.

"Kina?!" pensò "Ma… non avranno mica scoperto che…!".

 


 

Il luogo scelto per la riunione era un’ampia sala per banchetti quasi mai usata. Dentro era già pieno, uomini di tutti i ranghi prendevano posto su comuni sedie di legno, chiedendosi il perché di quella novità.

Non poteva trattarsi di una riunione di guerra, quelle erano decisioni che si prendevano con i Maghi del Consiglio, e che i semplici soldati e scudieri non erano tenuti a sapere.

- Voi ne sapete qualcosa di tutto questo?- chiese Laio, che aveva tenuto un paio di sedie libere, in attesa del loro arrivo - Perché ci hanno chiamati qui?-

Ido non rispose, e neppure Nihal. Nessuno di loro aveva il coraggio di dirgli di Kina, ci sarebbe rimasto troppo male.

- Bene, ci siamo tutti. Vi prego, un po’ di silenzio- cominciò Nelgar, prendendo posto davanti a tutti.

Al suo fianco, un uomo che la ragazza riconobbe subito: Jhof, un fante della terza fila, lo incrociava spesso a mensa.

- Allora, signori. So bene che tutto ciò è alquanto insolito, ma prima di prendere qualunque decisione ho ritenuto indispensabile ascoltare il parere di tutti voi-.

- Decisione riguardo a cosa?- chiese un Cavaliere - Ancora non ho capito perché siamo qui-

- Bè…- sospirò il responsabile della cittadella, guardando a sottecchi Ido e Nihal - Naturalmente tutti voi sapete della presenza nella base di quella ragazza arrivata da poco, ed è proprio di lei di cui vorrei discutere-

- Di Kina?- fece un altro - Che cosa ha fatto?-.

Nihal chiuse gli occhi. Sapeva cosa stava per accadere.

- Niente, per quel che ne sappiamo. Ma non possiamo esserne certi-

- Continuo a non capire- ribattè il Cavaliere di prima - Ho visto quella ragazza più volte, e mi sembra un tenero agnellino. Non vedo proprio cosa…-

- Il fatto è che sto prendendo in seria considerazione l’idea che quell’agnellino, come la chiami tu, possa essere una spia del Tiranno, o simili-

- Questa è una menzogna!- saltò subito in piedi Laio, facendo sobbalzare la guardia accanto a lui - Come si permette anche solo di pensare una cosa del genere!?-

- Nelgar, ci rifletta bene- prese la parola Ido, senza scomporsi - L’accusa che stai alzando è molto grave, e potrebbe avere serie conseguenze-.

Era calmo in apparenza, come prima di una battaglia. Ma in fondo al cuore gli si era acceso un fuoco che doveva essere tenuto sotto controllo a tutti i costi.

Un fuoco di nome Debar. Gran combattente, e uomo d’onore.

Anche lui era stato accusato ingiustamente di tradimento. I suoi genitori vennero uccisi, e sua sorella violentata.

Il suo corpo non era mai stato ritrovato, e la sua morte pesava su molti uomini delle Terre Libere.

Lo gnomo non avrebbe mai permesso che accadesse di nuovo.

- Infatti, Ido. Non pensare che io abbia preso quest’accusa a cuor leggero, non fa piacere neanche a me-

- Accusa mossa da chi?- parlò finalmente Nihal.

Nelgar si voltò e fece avanzare Jhof, ancora dietro di lui.

- Io- cominciò, affrontando lo sguardo di Laio - Sono stato io a sollevare la questione-

- E lo ammette pure!- sbraitò lo scudiero - Tu non la conosci nemmeno!-

- Neanche tu, a conti fatti- lo ribeccò il soldato per nulla intimidito.

E perché avrebbe dovuto esserlo? Aveva già avuto a che fare con i Fammin, perciò un ragazzino infatuato non sarebbe stato un grosso problema per lui.

- Signori, vi prego di calmarvi- alzò la mano Nelgar - Siamo qui per discuterne civilmente-

- Non c’è niente da discutere, vi ho già detto tutto quello che ho sentito l’altro giorno. E’ chiaro quello che bisogna fare-.

Nihal drizzò le orecchie. Sentito?.

- Ma si può sapere che cos’hai contro quella ragazza?- continuò Ido.

- Io personalmente niente. Ma se vedo una potenziale minaccia per noi e il nostro esercito è mio dovere intervenire. Visto che la tua allieva non l’aveva fatto prima-.

Tutti si voltarono a guardarla.

La mezzelfo s’irrigidì.

- Nihal, di cosa sta parlando?- chiese Nelgar, come se non lo sapesse, dandole la possibilità di spiegarsi.

- Sì, è vero. Ho parlato con Kina qualche giorno fa- rispose infine lei, dopo un attimo di silenzio, imponendosi calma e sicurezza di sé.

- E che cosa ti ha detto?-

- Una storia assurda, ecco cosa!- s’intromise Jhof, incapace di trattenersi - Ho sentito anche che tu le credevi, ma mi auguro che fosse solo una tattica per tenerla buona, e prendere provvedimenti in seguito-

- Non è una tattica. Io le credo davvero-

- Non dirai sul serio?!-

- Invece sì. Ci sono alcune circostanze che mi costringono a crederle-.

Fu solo per fortuna se nessuno chiese che genere di storia aveva raccontato Kina, o quali fossero le motivazioni di Nihal.

Non avrebbe soppertato l’idea di mettere tutti al corrente dei suoi incubi.

- In ogni caso non possiamo lasciare le cose come stanno. Le possibilità sono due: o quella Kina si tratta di una povera pazza che vede mostri ovunque, o non si tratta del tenero agnellino che vuol far credere-.

Un mormorio preoccupato si accese intorno a loro.

- Ma allora la cosa è seria-

- Che sia davvero una spia del Tiranno?-

- Secondo me faremmo meglio a ucciderla subito, e tanto basta-

- Tanto basta?!- ripetè un furioso Laio, scattando nuovamente in piedi con tanto impeto da rovesciare la sedia.

- Ma vi rendete conto di quello che state dicendo? Parlare della morte di una persona come se niente fosse. Kina non ha mai fatto niente di male!-

- E’ un’estranea, ragazzo, sveglia! E’ comparsa dal nulla e nessuno sa chi sia! Questo non ti dice niente?-.

Lo scudioro non seppe più cosa ribattere. Non aveva dubbi sull’innocenza della Maga, solo che non sapeva come dimostrarlo.

Abbassò lo sguardo.

Si vergognò nell’ammettere che nelle parole di Jhof c’era un po’ di verità.

Non sapeva davvero nulla di lei.

- A questo punto non ho molta scelta- sospirò infine Nelgar, possando gli occhi su tutti i presenti - Dovrò isolare Kina in prigione, finchè il Consiglio non deciderà che farne-.

Nihal lo guardò allibita.

Kina in prigione?! No, non l’avrebbe permesso. Lei non era una criminale. Era solo una ragazza che andava protetta.

- Suvvia, non esageriamo- prese l’iniziativa Ido, sorridendo rassicurante - D’accordo, esiste un mistero intorno a questa giovane, ma è anche vero che da quando è qui non è mai successo niente di strano-

- Ti stai arrampicando sugli specchi, Ido. Lo sai bene che gli uomini del Tiranno sanno come muoversi-

- Già, ma è anche vero che Kina vive sotto il mio tetto, e che me ne sarei accorto se si comportasse in modo strano-

- Mi dispiace, Ido, ma non possiamo correre rischi, soprattutto di questi tempi bui. Faremo un’indagine adeguata-.

Digrignando i denti, Laio stava già per ribattere energicamente, quando…

- Se questa è la vostra decisione, allora insisto affinchè sia io a dirglielo- si alzò in piedi Nihal, togliendosi una ciocca di capelli blu dalla fronte.

Molti la guardarono di sbieco.

Che stava dicendo? Se Kina era davvero una spia del Tiranno, allora bisognava imprigionarla subito, quando meno se lo aspettava.

- Kina è mia amica, ha il diritto di sapere quello che sta accadendo-

- Ma insomma, Ido!- esclamò Jhof, ancora sul pulpito - Dille qualcosa!-.

Lo gnomo non l’ascoltò nemmeno, troppo impegnato com’era a guardare la sua allieva. Sapevano entrambi che Kina non era il mostro che sospettavano gli altri, ma non c’era modo di spiegarlo a quella gente.

Sbuffò fumo con la pipa, e alla fine si alzò anch’egli, dicendo…

- Come ho detto… la ragazza sospetta è ospite a casa mia, e concordo con Nihal. Perciò mi prenderò io ogni responsabilità, se qualcosa dovesse accadere-.

Scioccati, tutti mormorarono tra loro. Avevano sempre considerato Ido come un uomo di buon senso, mentre ora si esponeva in modo così avventato.

- Grazie, Ido- scosse però la testa, la mezzelfo - Ma lei è una questione che riguarda solo me. Non sarai tu a pagarne le conseguenze-.

Si rivolse poi a tutto l’uditorio. Sguainò la spada e la piantò a terra.

- Se dovessi aver sbagliato la mia valutazione, e Kina giudicata colpevole… avete la mia parola che provederò io stessa a sistemarla una volta per tutte-.

- Nihal…- ansimò Laio, sgranando gli occhi, incredulo.

Giustiziare Kina!? Gli sembrava impossibile.

- Troppo comodo, io dico!- continuò Jhof, sovrastando tutte altre voci della sala - Non basta che sia tu a calare la spada sul collo della ragazza! Nelgar, mi auguro che tu sia d’accordo al riguardo-.

Il responsabile della cittadella annuì silenziosamente, sapeva bene a cosa si stava riferendo.

Sospirò, ed esitò un attimo prima di parlare.

- Nihal, tu sei un ottimo guerriero, e un futuro Cavaliere di Drago, ma spero che tu capisca che ci saranno delle conseguenze per questo. Per averci esposto al pericolo-.

La ragazza chiuse gli occhi senza dire una parola.

Probabilmente le avrebbero tolto il titolo di "Apprendista Cavaliere" e allontanata dall’esercito delle Terre Libere. O magari messa in prigione con l’accusa di tradimento.

"Già lo vedo Raven che festeggia per avermi cacciato con disonore" pensò "Lui e il suo stupido cane".

- Per amor del cielo, signori- allargò le braccia Ido, per sdrammatizzare - Un po’ di ottimismo. In fondo la ragazza non è ancora stata giudicata colpevole-

- Tutto questo è assurdo- si portò le mani al viso, Laio, come a volersi svegliare da un brutto sogno - Non sta succedendo davvero-.

 

 
 

Seduta sul letto, ancora vestita della sua armatura, Nihal osservava attentamente la straniera dai capelli castano-ramati, che dormiva dall’altro lato della stanza, con aria serena e per nulla preoccupata.

Laio le aveva detto che già dormiva all’inizio della riunione. Ma chi glielo assicurava?.

I Maghi e le spie erano abili a nascondere i loro movimenti.

Sospirò sconsolata.

A parte le sue bizzarre origini non c’era niente in lei che facesse pensare a un serio pericolo.

Chiuse gli occhi e scosse violentemente la testa. Non doveva pensare certe stupidaggini: il pericolo c’era, ed era reale. O lei, o il Lupo. O tutti e due insieme.

Strinse convulsamente l’elsa della spada, senza neanche accorgersene.

Era stata molto impulsiva, per non dire stupida, a esporsi così tanto per Kina.

O meglio… per un’estranea della quale non sapeva niente, per usare le parole di Jhof.

Si alzò in piedi senza far rumore. Una parte di lei sapeva già quello che doveva fare.

Ripensò a Livon, a Fen, al suo popolo, all’anno infernale passato in Accademia.

Si piazzò davanti al letto della Maga, che sembrava non accorgersi di niente.

"Mi dispiace, Kina. Ma non posso permettermi di mandare all’aria tutto ciò per cui ho lavorato".

Sguainò lentamente la spada.

Forse fu per il sibilo provocato dal fodero, o forse per il semplice sentirsi asservati, ma fu proprio in quel momento che, quasi con un sussulto, Kina aprì gli occhi.

- Mmm… Ciao- borbottò sfregandosi le guance assonnate - Sei tornata-.

Solo allora si rese conto di quell’arma in pugno, e di quello sguardo freddo sul volto dell’amica. Gli occhi ridotti a due fessure violacee, e le labbra tirate in una linea dritta.

- Nihal, che succede?- si alzò a sedere - Cosa fai con quella?-.

"Uccidila! Uccidila!".

"Uccidi l’Agnello!".

"Il Tiranno non deve trovare né lei, né il Lupo!".

Urlavano le voci nella sua testa.

Nihal non si mosse. Immobile come una statua di marmo.

Kina era proprio lì, davanti a lei, all’altezza giusta. Sarebbe stato un colpo facile.

- Nihal?-.

Si riscosse, come da un sogno.

- Oh, scusami, non volevo svegliarti-

- Che stavi facendo?-.

S’irrigidì. E adesso?.

Si guardò intorno, alla disperata ricerca di una scusa plausibile.

- Io… io stavo… stavo-.

Kina la guardò perplessa.

- Stavo… cercando uno straccio per ripulire questa cosa- disse in fretta, afferrando una pezzuola proprio vicino alla testiera del letto della Maga, cominciando poi a strofinarla sulla lama nera.

- E’ tutta sporca, sono appena tornata dalla battaglia- allargò le braccia per mostrarle com’era vestita.

- A quest’ora di notte?- chiese semplicemente l’altra.

- Sì, certo, anche a quest’ora-.

Restarono a chiacchierare ancora per un’altra oretta, ridacchiando e raccontandosi le giornate passate, quando erano rimaste separate.

- Laio mi è rimasto vicino tutto il tempo, è stato davvero molto gentile-

- Mi fa piacere- annuì Nihal, capendo subito che quella dello scudiero non era semplice gentilezza, ma protezione vera e propria, date le malelingue che circolavano.

- Noi invece abbiamo riguadagnato un altro pezzo di Mondo Emerso. Erano mesi che non succedeva. E’ stata una buona vittoria, abbiamo ucciso parecchi Fammin- aggiunse la guerriera, chiedendosi se dovesse parlarle subito della riunione, oppure no.

- Nihal…- cantilenò Kina, prima di addormentarsi - Sono contenta che tu stia bene-.

L’altra fece per rispondere, ma lei aveva chiuso gli occhi.

Sospirò.

Era la cosa giusta da fare?.

Fuori dalla porta, Ido non aveva smesso di ascoltarle un secondo.

Sì. Se la sua allieva aveva deciso di proteggere quella ragazza… lui non sarebbe stato da meno.

 

 
 

- Che vuol dire che è meglio che io non esca?- chiese quella mattina, Kina, quando si propose di accompagnare Laio a raccogliere erbe mediche.

- Nihal non te l’ha ancora detto?- la guardò lo scudiero, con una certa agitazione.

- Detto cosa?-

- Che vogliono metterti in…-

- Laio!!- sbottò la voce di Ido, dietro di loro - Non spetta a te dirglielo, lo sai-.

- Dirmi che cosa? Insomma cosa sta succedendo?- non se n’era accorta, ma aveva alzato la voce. C’era come una sorta di tono esasperato.

Tutto era cominciato pochi giorni fa. Esattamente alla partenza di Ido e Nihal per il fronte.

Inspiegabilmente…tutti gli abitanti della cittadella, che sembravano essersi finalmente abituati a lei, avevano ripreso a guardarla con sospetto sempre maggiore. La scansavano quando la vedevano arrivare, e borbottavano alle sue spalle senza che ne capisse il perché.

C’era solo Laio a darle sostegno e a trattarla con gentilezza.

Ormai aveva imparato che lui era lo scudiero di tutti, e tutti si fidavano di lui. Quindi per forza doveva sapere cosa stava accadendo.

- Laio, se devi dirmi qualcosa, lo sai che io sono sempre…-

- Non è lui che deve dirti qualcosa- entrò nella stanza Nihal, l’espressione seria, e l’immancabile spada al fianco - Sono io che devo-.

 


 

Si spostarono a parlare da sole nella loro camera, comodamente sedute sui rispettivi letti, alla penombra delle imposte socchiuse. Laio e Ido, fuori di casa.

- La faccenda di cui ti devo parlare è piuttosto grave. Avrei dovuto farlo ieri sera, e non aspettare oggi-

- Ti ascolto- annuì la ragazza, sempre più perplessa.

- Ci hanno ascoltate- cominciò infine Nihal, tutto d’un fiato.

- Cosa?-

- Quando abbiamo parlato di te e della tua provenienza. Ci hanno ascoltate-

- Quindi mi aiuteranno a tornare indietro?- chiese entusiasta l’altra - Stanno cercando un Mago esperto?-.

La mezzelfo chiuse gli occhi.

- No, non stanno cercando un Mago. Il fatto è che non ti credono-.

Kina si fece immediatamente seria.

- Non mi… ma allora cos’hanno detto?-.

Nihal contò fino a dieci prima di parlare. Doveva riuscire a darle la notizia in modo calmo, e senza spaventarla.

Si pentì di essersi allontanata da Ido e Laio.

- Vedi loro… hanno paura-

- Di me?- chiese la Maga, sinceramente sorpresa, nonché confusa.

- Non sanno chi sei, o da dove vieni-

- Certo che lo sanno!- esclamò, quasi gridando - Io sono Kina! Maga di Grimoire!-

- Loro non credono a Grimoire. Credono che tu sia una spia del Tiranno-.

Nihal trattenne il respiro. Non avrebbe dovuto essere così brusca, ma non sapeva che altro fare, e ora Kina la fissava allucinata, senza riuscire a proferire una parola.

- Hanno deciso di trattenerti in osservazione, fino alla fine dell’indagine su di te-.

La ragazza dai capelli castano-ramati non disse nulla. Rimase lì, immobile, con lo sguardo incollato al vuoto.

Accusata di essere una spia.

Ironico, non c’era che dire. O forse solo sfortuna, dato che le era già capitata una cosa simile in passato. Anche se doveva ammettere che la sua nuova amica era stata molto cortese nell’aver usato le parole "trattenerti in osservazione" invece di "rinchiuderti in prigione".

- Non devi avere paura per questo, si tratta solo di una precauzione- continuò a parlare la guerriera, per rassicurarla - Appena capiranno che non c’è niente da temere ti rilasceranno subito-.

- Mi faranno… qualcosa?- borbottò l’altra, stringendosi le braccia, perdendosi in spiacevoli ricordi.

- No! Assolutamente- esclamò subito Nihal, quasi scattando in piedi - Io non lo permetterò mai!-.

Tra le tante cose che detestava… la tortura era sicuramente la più riprovevole.

- Ma tu mi credi, vero Nihal?- alzò lo sguardo Kina, con le lacrime agli occhi - Mi credi se ti dico che vengo da un posto di nome Grimoire!-

- Sì, ti credo. Non chiedermi perché, ma è così-.

Dopo aver cercato di confortarla, dicendole che tutto sarebbe andato per il meglio, e che avrebbe potuto contare sull’appoggio suo, di Ido e Laio, prese un respiro profondo, e finalmente fece "quella" domanda.

- Sai dirmi… se qualcuno del tuo mondo può averti seguita fin qui?-.

La Maga scosse la testa - No, è impossibile. La mia caduta nel Mondo Emerso è stato un incidente, i miei amici non hanno la possibilità di sapere dove sono. Ero sola quand’è successo-

- Nemmeno i Demoni?-

- Cosa?-

- Ecco, vedi… secondo le mie fonti, potresti essere inseguita da qualcuno che vorrebbe farti del male-

- Farmi del male?- fece eco l’altra - E chi?-.

- Speravo me lo dicessi tu. Hai qualche nemico nel tuo mondo che potrebbe volerti morta?-

- Un sacco di gente?- fu la risposta - Io e un mio amico abbiamo avuto a che fare con un sacco di Demoni che vorrebbero farcela pagare-.

La mezzelfo annuì, forse c’era vicina.

- Dunque è possibile che tra loro ci sia anche un Demone Lupo?-

- Lupo?-

- Sì, o comunque qualcuno che si fa chiamare così. Tu, per esempio, sei conosciuta come l’Agnello-

- L’Agnello?- sorrise la Maga, divertita nonostante tutto - Perché?-

- Lascia perdere il perché! Hai un Demone Lupo alle costole, sì, o no?-.

Kina ci pensò su qualche minuto, con aria concentrata e assorta, ma poi scosse la testa, dicendo…

- Mi dispiace, ma l’unico Lupo che conosco è…- s’interruppe subito all’improvviso cambiamento d’espressione dell’amica, che si faceva sempre più seria e preoccupata.

- Nihal, che c’è?-

- Kina!- e le puntò in dito al petto.

Il Cristallo Benedetto che portava sempre al collo… ora brillava.

 

 

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Capitolo 11
*** Preziosi reperti ***




Le guardie della Rocca stentavano a credere ai loro occhi.

Mai avrebbero pensato di vedere una cosa simile.

Là, nella sala del trono, al cospetto del Tiranno, costantemente nascosto da un telo nero per celarne il volto… stava lo gnomo Dola, ferito nel corpo, e ancor più nell’animo. La spada a terra in segno di rispetto, e le bende sporche di sangue che gli fasciavano petto e spalle.

- Non hai idea di chi fosse?- chiese l’innaturale voce del Tiranno, dall’altra parte della cortina.

- No, mio Signore- rispose subito Dola, prostrato in ginocchio - Non ho mai visto niente del genere, prima. Ha abbattuto gran parte dei miei Fammin senza alcuna fatica-.

Ritenne preferibile non informarlo del fatto di aver mietuto lui stesso parecchie vittime tra il suo campo.

- Esattamente come ha fatto con te, a quanto vedo-.

S’irridigì, non gli era sfuggita quella nota ironica nella voce.

Intorno a lui, le guardie sembravano ridacchiare divertite.

Dola digrignò i denti, soffocando una smorfia di dolore alla clavicola. Sapeva perfettamente cosa stavano pensando.

"Guardatelo! Il grande condottiero messo in ridicolo dal primo estraneo che passa".

- Sicuramente non è una creatura del Consiglio- tornò a parlare il Mago - Hanno troppa etica per quel genere di lavoro-.

Lo gnomo annuì debolmente, nel capire il concetto: il Consiglio rabbrividiva solo all’idea della Magia Proibita, perciò figuriamoci se erano capaci di usarla per creare un mostro al pari di quelle del Tiranno.

- L’unica spiegazione plausibile è che non si tratti di un abitante del Mondo Emerso-

- Purtroppo, l’unico che avrebbe potuto dirci qualcosa al riguardo era il Generale Roland. Lo strano ragazzo sembrava avercela con lui-

- E’ morto?-

- No, ma è come se lo fosse: dopo l’attacco alla base, è completamente uscito di senno dalla paura. Urla e balbetta al primo scricchiolio che sente, e non si lascia avvicinare da nessuno-.

Il tendaggio nero rimase silenzioso per parecchi altri minuti, caricando l’ampia stanza di incertezza e tensione.

Dola cercò di muoversi il meno possibile, date le sue condizioni, ma era difficile in quella posizione scomoda.

- Sei riuscito a ferirlo almeno?- chiese all’improvviso Aster.

Lo gnomo chiuse gli occhi, incapace di rispondere per la vergogna.

- Ebbene?-

- No, mio Signore- sussurrò infine - Neanche un graffio-.

Fu l’incredulità. Le guardie presero a mormorare rumorosamente tra loro.

- Neanche un graffio?-

- Com’è possibile?-

- Che Dola non sia così forte come pensavamo?-.

A quell’ultima frase, il guerriero scattò a fulminarli con lo sguardo. Prese nota dei loro volti, li avrebbe uccisi tutti dal primo all’ultimo.

Riportò la sua attenzione sul Tiranno.

- Mio Signore… per quanto riguarda il mio drago…- si voltò appena a guardare la grande testa nera, poggiata alla sua sinistra.

Gli era stato consigliato di portarla con sè, come prova della sua storia. Il resto del corpo era stato dato alle fiamme affinchè non attirasse corvi e parassiti.

Era stato lo gnomo in persona, a farlo: non l’avrebbe mai permesso a nessun altro.

- E quello cos’è?- chiese ancora il Mago, dall’altra parte del velo.

- Cosa?-.

Se indicava qualcosa, Dola non riuscì a vederlo. Si guardò intorno, ma non v’era nulla di diverso.

- Quello-.

La spada del Generale, dal principio tremolò sul pavimento di cristallo nero, poi iniziò a sollevarsi a mezz’aria da sola, avanzando verso il trono. Un incantesimo di levitazione.

Appena superò il tendaggio nero, le piccole mani del Tiranno le si strinsero intorno.

La osservò attentamente.

Era ancora sporca di sangue e terra, Dola era partito per la Rocca subito dopo il fatto, senza prima pensare a ripulirla.

Meglio così.

Sull’elsa d’acciaio, decorata da fregi arabeschi dove stava il giuramento di fedeltà… erano incastrati quelli che sembravano chiaramente dei capelli recisi: l’unica volta in cui Dola era quasi riuscito a colpire l’essere misterioso.

- Mio Signore?- chiamò quello, perplesso.

- Avrai un nuovo drago- disse in fretta Aster - Ce ne sono di appena creati nelle stalle qui fuori. Scegli quello che vuoi-.

Non disse altro. Si voltò di spalle, congedando lo gnomo senza la minima spiegazione.

Tornò a contemplare la spada.

Fu con le sue dita più delicate che afferrò quei preziosi reperti, cercando di non perderli.

Erano solo tre fili neri, neanche tanto lunghi, ma sentiva provenire da loro una strana energia.

Quel Dola credeva di non aver combinato niente, invece gli aveva portato dell’ottimo materiale di studio su cui lavorare, e un testimone vivo che poteva dargli tutte le informazioni che voleva.

Roland era impazzito? Poco male. Almeno non avrebbe opposto resistenza quando gli avrebbe invaso la mente, ispezionando ogni suo ricordo.

 

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Capitolo 12
*** Sorpresa ***




Rimasero ipnotizzate a guardare il ciondolo luminoso per quella che sembrò un’eternità, quando…

- E’ impossibile!- sbottò Kina, scattando in piedi.

Nihal la imitò all’istante, afferrandole un braccio e trascinandola fuori dalla casa di corsa.

- Nihal, Kina, che succede?- chiese Laio alle loro espressioni allarmate.

- Dov’è Ido?!-

- Sul retro- non aveva neanche finito di parlare che le due ragazze erano già sparite.

- E’ arrivato!- esclamò la mezzelfo.

- Calma, signorina. Di che stai parlando?- la ribeccò lo gnomo, intento ad affilare la sua spada.

- Il Lupo. E’ arrivato-.

Rimase di sasso. Lo sguardo assolutamente indecifrabile, come se non sapesse come reagire.

- Ehi!- esclamò qualcuno.

Jhof, che "passava" da quelle parti, per assicurarsi che tutto fosse a posto.

- Che ci fa quella lì ancora in giro? Non avevamo un accordo?!-.

- Piantala con queste sciocchezze!- si rialzò in fretta Ido - Siamo nel bel mezzo di un’emergenza!-.

Fu proprio nel momento in cui il fante aprì la bocca per rispondere, che tutti gli animali intorno a loro cominciarono ad agitarsi, piuttosto attivamente.

I cavalli nitrirono impennandosi, gli ingabbiati o legati come capre e galline andarono fuori di matto, facendo di tutto per liberarsi. E i draghi, inclusi Vesa e Oarf, ringhiarono nervosi, soffiando addirittura qualche lingua di fuoco dal naso.

- Ma che diavolo hanno?!- esclamò Laio, tra l’impressione e lo spavento. Non li aveva mai visti in quello stato prima d’ora.

Il Cristallo Benedetto di Kina, ancor più luminoso.

- Gli animali sono molto sensibili alla presenza dei Demoni- borbottò.

Com’era possibile che ci fosse un Demone da quelle parti? Era assurdo. Nessuno sapeva che lei era lì.

- Ehi! Tu!- echeggiarono alcune guardie - Chi diavolo sei?! Fermo, non ti avvicinare!-.

Da dove si trovavano, Nihal, Kina, Ido e Laio, poterono solo vedere dei grandi pezzi di palizzata di legno, ancora legati tra loro, volare per aria come spinti da qualcosa.

- KINA!!- urlò una voce, che la ragazza trovò subito familiare.

- E’ qui!- sguainò la spada la mezzelfo.

Il maestro seguì il suo esempio, agguantando il primo elmo che gli capitò a tiro, indossandolo.

- Portala via!- disse solo.

- Chi è?- li raggiunse Laio, con la sua vocetta infantile, senza conoscere nulla della situazione - Che succede?!-.

Si precipitarono di corsa: dovevano vedere coi loro occhi.

 

 
 

Guardie, fanti, Cavalieri di Drago, tuttì lì. Tutti gli abitanti della base, ad osservare con confusione e incredulità l’essere che aveva appena sfondato le loro porte come niente.

A loro, si unì anche Nelgar, che aveva appena ricevuto un dispaccio urgente da Makrat.

- Allora è vero- borbottò, portandosi la mano alla bocca.

Appena Nihal e i suoi amici uscirono allo scoperto… si bloccarono di colpo.

Laio non aveva idea di cosa stesse accadendo, quindi si limitò ad aggrottare la fronte senza fiatare. Ma lo gnomo e la mezzelfo, che si erano quasi aspettati di affrontare un mostro deforme dalla bocca piena di bava, si trovarono davanti a un semplice ragazzo vestito di nero, con due pugnali identici alla cintura.

Solo un paio di secondi dopo, notarono le orecchie a punta, gli strani occhi gialli con sclere nere, e gli artigli alle dita.

Dunque era quello il Lupo.

Lì per lì non sembrava avere intenzioni ostili, semplicemente si guardava intorno, ignorando le dozzine di soldati armati che puntavano su di lui.

Quando poi il suo sguardo si posò sulla Maga dai capelli castano-ramati…

- Kina!-

- Wolkan?- borbottò quella, più sorpresa che spaventata.

Nihal strinse la presa sulla spada.

Wolkan, si chiamava il Lupo.

Sì. Il nome che sussurrava nel sonno.

Dunque era così che stavano le cose: non solo si conoscevano, ma lei ne era così terrorizzata, da avere gli incubi di notte.

I due rimasero ancora un po’ lì immobili a fissarsi tra loro, ma non appena lui mosse il primo passo…

- Corri, Kina!- l’agguantò per un braccio, Nihal, trascinandosela dietro in tutta fretta.

Tanto bastò a far scattare il Demone. Si slanciò in avanti come una furia scatenata, facendo addirittura volare per aria i soldati che lo intralciavano.

- Kina! Vieni subito qui!- e la vide voltare dietro l’angolo di una casa, insieme a quella strana ragazza dai capelli blu.

Non ne fece un problema.

Una parte di lui avrebbe solo voluto passare in mezzo all’abitazione, sfondandone le pareti da parte a parte, invece si limitò a saltare sul tetto, scavalcandola.

Molti rimasero letteramente a bocca aperta: un salto innaturalmente alto, perfino Ido ne restò impressionato. Neppure nel Mondo Emero si vedevano cose del genere.

Si riscosse subito, cercando di correre con tutta la forza delle sue gambette corte. Doveva impedire a quell’individuo di raggiungere Kina e la sua allieva.

 
 

- Kina, ti vuoi muovere?! Dobbiamo scappare!-.

- No, aspetta!- provò a parlare lei, cercando di sottrarsi alla sua presa - C’è una cosa che ti devo dire…-

- E’ qui per ammazzarti!- urlò l’altra, senza lasciarla finire.

"Oarf!" pensò "Devo raggiungere Oarf".

Non sapeva quanto potesse essere pericoloso un Demone, perciò prima avrebbe messo al sicuro la Maga, e poi si sarebbe dedicata a lui insieme a tutti i suoi compagni.

Un brusco spostamento d’aria alle sue spalle… e si ritrovò il Lupo davanti.

Nihal sobbalzò. Come aveva fatto?!.

Non si fece prendere dal panico. Doveva vederlo come un nemico qualunque.

Mantenne la mente lucida, con una mano tendava la spada pronta all’attacco, mentre con l’altra stringeva il polso di Kina.

- Ahi!- esclamò quella.

Wolkan digrignò le zanne appuntite.

La mezzelfo deglutì. Accidenti! Sembrava proprio un animale predatore.

- Ridammela subito!- stava già per avventarsi su di loro, quando una lama calò dal lato sinistro della stradina.

CLANG… al Lupo bastò alzare un braccio per parare il colpo con uno dei suoi bracciali metallici.

Respinse la spada all’indietro. A stringerla era un misero ragazzetto dai biondi riccioli.

Laio, con l’aria più dura e determinata che qualcuno gli avesse mai visto in volto.

- Non ti permetterò di prendere Kina- sibilò - Dovrai passare sul mio cadavere!-.

- Laio, no!- urlò la Maga, mentre tornava ad essere tirata via dall’amica - Wolkan, non fargli del male!!-.

Quello si mosse di nuovo, ma lo scudiero gli si parò davanti, fronteggiandolo.

Tentò un fendente, ma non ebbe neppure il tempo di portarlo a termine, che l’avversario si portò al suo fianco, per poi colpirlo con una "leggera" gomitata alla nuca.

Laio stramazzò al suolo, tramortito, ma senza svenire. Un solo pensiero gli attraversava la mente: proteggere Kina.

Fece uno sforzo e si rimise in piedi.

 

 
 

I passi del Lupo erano talmente agili e veloci che nemmeno sembravano toccare terra. Non c’era affondo o tattica che riuscisse a coglierlo di sorpresa: due soldati provarono perfino a nascondersi dietro due case, per poterlo colpire da ambe i lati, ma alla fine quel demonio li stese entrambi senza problemi, con una sorta di mossa acrobatica, come se già sapesse della loro presenza lì.

Neanche servì attaccarlo alle spalle, era come se avesse gli occhi pure dietro la testa.

 

 
 

"Dove diavolo è!?" ringhiò, saltando sui tetti delle casupole, in modo da muoversi indisturbato.

Erano giorni che cercava quella Maga, girando tutto il Mondo Emerso, senza avere idea di dove si trovasse, o quanta strada ci fosse tra loro.

Poi la svolta. Aveva percepito il suo odore, se pur lieve e prossimo a sparire, su quell’uomo, Roland, che gli aveva dato un’indicazione preziosa. E seguendola, infatti, si era imbattuto in un cratere nel terreno, perfettamente uguale a quello creato da lui all’arrivo: il punto di caduta di Kina, non c’era dubbio.

Infine era entrato in quella che gli altri chiamavano Terra del Sole, e di lì a poco aveva ricominciato a percepire l’aroma inconfondibile della ragazza. Sempre più forte e definito, da non poter essere un semplice passaggio, ma una vera e propria presenza stabile.

E ora che l’aveva ritrovata… non se la sarebbe più lasciata scappare.

- Kina!!- gridò, quasi graffiandosi la gola, saltando ancor più in là.

Ecco, ora la vedeva bene. Correva per strada, insieme a quella guerriera, verso quella che pareva chiaramente una stalla.

Una stalla per draghi.

Uno di loro… uno splendido esemplare verde smeraldo, dagli occhi fiammeggianti… sfondò il portone di legno, ruggendo al cielo, soffiando lingue di fuoco dalla bocca.

Wolkan digrignò i denti. Non poteva permettere che si dileguasse in volo.

Un altro paio di salti da un tetto all’altro, e finalmente riuscì a prendere il giusto slancio.

"Avanti!!" si disse, facendo forza con le gambe.

Sì. Raggiunse Kina alle spalle, senza che quella neanche se ne accorgesse. Tese una mano per prenderla giusto alla collottola, ma un "qualcosa" lo travolse come una valanga, facendolo cadere.

Si voltò, ringhiando furioso.

Uno di quegli gnomi, con la testa e la barba piena di treccine, gli era saltato addosso, trattenendolo per busto e gambe.

- Molla!- sibilò, colpendogli un braccio con gli artigli.

Tre lunghi solchi paralleli non troppo profondi, segnarono la pelle di Ido, sanguinando capiosamente.

Neanche allentò la presa.

Tenace, indubbiamente.

Appena si rimisero in piedi, il Cavaliere di Drago sguainò la spada, lunga, sottile, e leggermente ricurva.

Il Demone, invece, si avvalse dei suoi pugnali dalle strane lame bianche, e la guardia a forma di testa di lupo.

Entrambi in guardia.

Fu Ido a prendere l’iniziativa. Tentò con un fendente dall’alto, che fu prontamente parato e respinto, poi cominciò ad aumentare il ritmo, trascinando il ragazzo in una frenetica danza di scintille fatte di finte, stoccate e piccoli tocchi per irritare l’avversario, finendo addirittura per roteare le armi nella speranza di disarmarlo.

Tutto inutile. Neanche riusciva a sfiorarlo, nonostante la distanza ravvicinata.

Allora provò con la velocità, brandendo un pugnale d’acciaio nella mano libera, per avere entrambe le braccia armate come quell’altro.

Solo dopo un’altra decina di colpi, lo gnomo si rese conto di essere nettamente inferiore rispetto al quel demonio.

"Sono caduto in trappola!" strinse i denti, avvertendo i primi affanni.

Ormai non era più lui a reggere il gioco, l’aveva capito benissimo.

In realtà era Wolkan che aveva preso poco a poco il sopravvento su di lui, accelerando i suoi movimenti, costringendo lo gnomo a seguirlo come poteva.

Bastò un colpo ben assestato, e il pugnale d’acciaio volò via.

Ido indietreggiò a distanza di sicurezza, non era abituato ad avere il fiatone dopo soli pochi minuti di combattimento, ma non poteva mollare adesso: doveva guadagnare altro tempo per Kina e Nihal.

Ripartì all’attacco.

Azzardò un affondo, il Demone si limitò a cozzarlo via di lato, dando al Cavaliere il giusto slancio per la sua mossa: prendendo forza dal tocco del nemico, girò velocemente su se stesso, tornando al suo posto con un secondo affondo, cogliendolo di sorpresa.

Sentì chiaramente la lama conficcarsi del corpo avversario.

Sì, ce l’aveva fatta! Quello si era scoperto, e lui l’aveva trafitto in pieno petto.

Il Lupo lasciò cadere a terra i pugnali, l’espressione sconcertata, e gli occhi sgranati.

Per un attimo fu come se il tempo rallentasse, e le voci intorno a loro sbiadissero contemporaneamente. Il volto di Ido fu attraversato da un moto di trionfo, ma passò presto nell’accorgersi che dalla ferita non usciva sangue.

Ancora in piedi davanti a lui, il ragazzo dagli occhi gialli e neri, piegò le labbra in un sorriso non troppo cordiale.

Un colpo secco… e si mosse in avanti, verso lo gnomo, sprofondando ancor di più nella sottile lama ricurva, passandosi da parte a parte.

- Cosa?!- esclamò sconvolto, Ido, senza però mollare la presa o indietreggiare.

Non ebbe neppure il tempo di rendersene conto, che il Lupo era già arrivato all’elsa.

Agghiacciò quando lo vide sollevare una mano artigliata, incrinandogli l’elmo con un dito.

Già avvertì la punta dell’unghia sulla fronte, ma all’improvviso…

Zhak… Una sagoma nera e blu piombò al loro fianco.

Il braccio del Demone volò via per svariati metri, reciso dal gomito in giù.

- Ehe…!?- storse gli occhi quello.

Voltandosi, ebbe solo il tempo di vedere quella strana ragazza dai capelli cobalto, manare un secondo fendente laterale con la sua lama nera, puntando dritto all’altezza del collo.

Fulmineo, Wolkan si abbassò quel tanto che bastava per evitare il colpo, e scattò all’indietro, sfilandosi la spada dal petto.

Un altro paio di balzi, e si fermò a recuperare il braccio.

Non una sola goccia di sangue uscì dalla mutilazione.

 


 

Appena aveva visto il maestro in difficoltà, Nihal non aveva esitato un attimo a lasciare Kina elle cure di Oarf, per correre in suo aiuto.

- No, Nihal!!- urlò la Maga, senza riuscire a scendere dalla groppa del drago - Tu non capisci!-.

Ma lei non l’ascoltava: Ido aveva bisogno di aiuto. E subito!.

- Non ti avevo detto di scappare con Kina?!- fece lo gnomo, burbero come sempre, anche nelle situazioni più assurde.

- Lei sta bene. Sei tu quello che stava per farsi bucare il cervello-.

L’altro non ribattè. In altre occasioni non avrebbe esitato due volte a darle una bella lavata di capo, ma stavolta la sua allieva zuccona aveva ragione.

Riportarono l’attenzione sul Demone, ancora inginocchiato a terra.

Be’… almeno erano riusciti a tranciargli il braccio. Però non sembrava sofferente.

Si rialzò in piedi. Ido e Nihal tornarono in guardia. Aveva veramente intenzione di continuare a battersi anche in quelle condizioni?.

Ci vollero appena pochi secondi. Fu così che, tra lo stupore generale, quello riposizionò l’arto mozzato al suo posto, lasciando che le due estremità si riunissero, rinsaldandosi del tutto, come se la ferita non fosse mai esistita.

Neanche la cicatrice restò.

- E’ uno scherzo?!- sbottò lo gnomo, avvertendo un brivido lungo la spina dorsale.

Al suo fianco, la mezzelfo s’irrigidì sgranando gli occhi tra l’incredulità e la paura.

"Un momento…" tremò, ripensando a quanto le aveva raccontato Kina "Non sarà mica…".

Tra tutte le domande che le aveva fatto sui Demoni, solo una, la più importante, si era dimenticata di fare.

Come si uccideva un Demone?.

"Non sarà mica immortale!?".

 

 

Un’altra decina di soldati si unirono a loro, armati di spade, asce, mazze e pugnali.

Nihal notò che molti di quelli erano già stati colpiti dal Lupo nei pressi del portone. Erano fortunati a essere ancora vivi, e ora ritentavano la sorte per proteggere la loro base.

- Un Mago!!- gridò la voce di Nelgar in lontananza - Ci serve un Mago!!-.

Wolkan digrignò i denti a quelle parole. La ragazza se ne accorse subito.

Ne arrivarono solo due: i Maghi dell’infermeria. Li conoscevano tutti.

- Perché i Maghi, Nelgar?- chiese qualcuno.

- Perché so chi è quell’essere- fu la risposta - Stamane ho ricevuto un avviso dall’Accademia. Il Sommo Raven ci avverte di una nuova creatura del Tiranno. Bisogna usare la magia contro di lui-.

La mezzelfo non disse niente. Era naturale che pensassero di avere a che fare con un nuovo mostro nato dalla magia Proibita come i Fammin. In fondo… era tipico di Aster, no?.

- Vai- le disse Ido all’improvviso.

- Come?-

- Qui ci pensiamo noi, tu torna da Kina-.

Annuì controvoglia, rinfoderò la spada e si precipitò da Oarf.

Appena i due Maghi entrarono in azione evocando contemporaneamente delle sfere di energia, il Demone Lupo ringhiò infastidito, e flettè appena le gambe.

Al momento giusto, balzò velocemente verso l’alto, evitando gli incantesimi, e lasciando che tutti i guerrieri intorno a lui venissero accecati dal gran polverone di terra e sabbia, che si era formato all’impatto.

- Aargr… Maledizione!- imprecò Ido, coprendosi gli occhi con un braccio. La spada saldamente in pugno.

 

 
 

Oarf ruggì con disappunto al comportamento della Maga, quasi volesse trattenerla da quella pazzia.

- Mi dispiace- disse Kina, scendendo dalla sua groppa, nonostante Nihal le avesse esplicitamente proibito di farlo - Devo andare da loro. Devono sapere- e corse via.

Era ormai quasi arrivata al luogo dello scontro, quando qualcuno sbucò da dietro un angolo, colpendola al volto.

Stramazzò a terra, rotolando nel fango.

- E’ colpa tua!!- urlò Jhof, sovrastandola con occhi folli.

La ragazza lo guardò incredula, il labbro spaccato e il naso sanguinante.

- Lurida strega!- e alzò la spada, pronta al fendente.

Kina non ebbe neppure il tempo di urlare spaventata, che il Demone piombò su di lui dall’alto, schiacciandolo al suolo.

- Wolkan!- esclamò lei.

Quello fece giusto per agguantarla a un braccio, ma in una sequenza quasi comica, qualcun altro si mise di mezzo.

Nihal lo spintonò con una violenta spallata, riuscendo addirittura a sbalzarlo via.

- Avanti, andiamo! Presto!- la rimise in piedi, constringendola a correre.

- No, Nihal, aspetta!-

- Dobbiamo andare!-.

- Che cavolo!- imprecò il ragazzo dagli occhi gialli, rimessosi in piedi.

Neanche l’occasione di un passo, che un secondo "qualcosa" lo colpì alle spalle, ributtandolo a terra.

I due Maghi ripartivano all’attacco, seguiti a ruota da Ido, e altri soldati.

Uno di loro approfittò di quell’attimo di stordimento per saltargli addosso, conficcandogli una pesante ascia bipenne nella schiena con tutte le sue forze: qualsiasi uomo normale sarebbe morto a un simile colpo.

Con stupore sentì le ossa del Lupo spezzarsi sotto la sua arma, senza però ferirlo veramente. Di nuovo… non una goccia sangue, esattamente come col braccio.

Riprendendo il controllo di sé, Wolkan si slanciò in alto, scrollandosi l’uomo di dosso, partendo di corsa con ancora l’ascia in corpo.

- Ma come diavolo fa?!- esclamò qualcuno.

 

 
 

- Svelta, sali!- le ordinò Nihal, aiutandola a rimettersi sopra di Oarf.

- Ti prego, Nihal, lasciami parlare-

- Sì, appena saremo al sicuro- e spronò il drago al volo.

Kina si strinse all’amica, incassando il volto tra le sue scapole, senza avere il coraggio di guardare in basso. I capelli scompigliati, e il vento freddo che le sferzava le braccia scoperte.

Fu quasi subito dopo il decollo che Oarf ruggì, infastidito da qualcosa.

 

 
 

Eccole! Ora riusciva a vederle, finalmente!.

Kina e l’altra ragazza erano là, in sella a quel bestione verde, che si accingeva a volar via.

Ringhiò ferocemente, aumentando la velocità delle gambe.

No! Non poteva permetterlo! Non poteva!.

Se solo quegli umani smettessero di dargli addosso…

Un arciere sbucò fuori da un angolo, a neanche una ventina di metri più in là, tendendo l’arco dritto verso di lui.

- Fuori dai piedi!!- urlò esasperato Wolkan, senza pensarci due volte.

Divelse l’ascia bipenne dalla sua schiena, e la scagliò con forza contro il soldato.

- Argh!- urlò quello, colto alla sprovvista, nel vedersi arrivare quell’affare roteante.

Si scansò all’ultimo secondo, lasciando cadere l’arco, e lasciando che la doppia lama si conficcasse nel muro di mattoni dietro di lui, a un palmo dalla sua testa.

Con le ginocchia tremanti, stramazzò a terra impressionato da tanta energia.

Sì! Ce l’aveva fatta!.

Il Lupo sorrise trionfante. Ancora poco, e sarebbe riuscito a saltare addosso a quel drago, impedendogli di partire.

O almeno, così sarebbe stato se un secondo drago di un rosso vivace, dagli occhi gialli bordati di verde, non gli fosse piombato davanti, tagliandogli la strada.

In groppa, Ido.

Il Demone strinse gli occhi. Ancora quell’ometto.

Vesa ruggì ferocemente, spalancando le fauci, e sputando fuoco. Il Demone ne fu subito investito, sparendo in mezzo ad esso.

- Sì! Questo dovrebbe bastare!- esultarono i soldati al riparo.

- L’ha ridotto in cenere-.

L’animale rosso non aveva neanche finito di chiudere la bocca, che il ragazzo corse fuori dalle fiamme, senza una sola ustione o scottatura.

Arrivato a debita distanza… saltò verso la testa di Vesa.

"Strano" pensò "Non l’ho già vissuta questa scena?".

Già. Esattamente come l’altro gnomo e il suo drago nero. Che brutta fine aveva fatto quell’ultimo.

"Per fortuna, ora non ce ne sarà bisogno".

Alla giusta altezza, riuscì a poggiare un piede sulla fronte del bestione, e a prendere il giusto slancio per raggiungere il drago verde, che già si allontanava in aria.

A Ido non venne fatto in graffio.

 

 
 

Solo per un pelo Wolkan riuscì ad aggrapparsi a Oarf.

- Kina!- urlò ancora.

Le due ragazze sobbalzarono, chinandosi a guardarlo, incredule.

Che audacia! Si teneva stretto con una sola mano alla zampa posteriore dell’animale, sospeso a decine, forse centinaia di metri d’altezza. E ancora non mollava.

- Wolkan, che ci fai qui!?!- esclamò Kina, con una domanda decisamente fuori luogo.

- Come sarebbe!- fece l’altro, aggrottando la fronte - Sono qui per te, ovviamente!-.

Nihal sgranò gli occhi. Dunque era vero, quel tipo era lì per ucciderela. Non sapeva perché, ma di certo non era quello il momento per le spiegazioni.

- Non te lo lascerò fare!!-.

Si guardò intorno, pensando come agire. Erano in pieno volo, e lei restando in groppa non sarebbe mai riuscita a colpire il Demone con la spada da quella distanza. E di certo non poteva neanche avvicinarsi da sola, lasciando Kina senza appiglio.

Non vedeva altra soluzione: doveva obbligarlo a mollare la presa.

- Oarf!- disse rivolgendosi direttamente al drago - Fagli vedere chi sei! Stringiti forte, Kina!!-.

Maga e drago capirono immediatamente, infatti… lei avvinghiò le braccia intorno all’amica, quasi volesse soffocarla, e lui strinse gli occhi a due fessure scarlatte, aumentando il battito d’ali.

 


 

Con sorpresa ritrovarono Jhof ancora vivo e cosciente, nonostante il Demone gli fosse letteralmente saltato addosso. Aveva qualche osso rotto qui e là, ma sarebbe sopravvissuto: l’armatura che aveva su petto e schiena l’aveva protetto quanto bastava.

Nessuno era morto, o ferito in modo troppo serio. Incredibile, nonostante tutto.

- Ma che diavolo sta facendo?- chiese qualcuno, guardando verso l’alto.

Molti sgranarono gli occhi nel vedere il drago verde di Nihal, compiere ogni genere di acrobazia aerea, tra cui piroette e giri della morte come fosse impazzito, con ancora il Demone attaccato alla zampa.

- Sta cercando di farlo cadere, non lo vedi?-

- Bisogna darle una mano!- li esortò Ido, ancora in groppa a Vesa - Tu!- indicò uno dei due Maghi - Salta su, ho in mente qualcosa-.

 


 

Kina fece del suo meglio per trattenere nello stomaco l’ultima cosa che aveva mangiato, ma soprattutto fece del suo meglio per non svenire, e tenersi stretta alla ragazza dai capelli blu, che insisteva a far volteggiare Oarf, dandole alla testa.

In basso, Wolkan resisteva, tant’è che aveva addirittura conficcato gli artigli nella pelle dell’animale per tenersi meglio.

- Bha… Così non possiamo continuare- borbottò, riusciendo ad aggrapparsi anche con l’altra mano.

"Oh, no" pensò Nihal nel vederlo.

- Ti prego, amico, ancora una volta-.

Il grugnito stanco e affannato fu l’unica risposta che ricevette. Ormai Oarf era esausto, e già scendeva di quota. Non mancava molto prima che atterrasse del tutto.

Una mano, poi un’altra… e tira su.

Così il Lupo risalì la coscia del drago, trovando sempre più punti di presa.

"Sì, ci sono quasi! Appena mi riprendo Kina…" una violenta botta alla schiena interruppe i suoi pensieri, facendolo scivolare e tornare al punto di partenza, incidendo le squame verdi con le unghie.

Tutti e tre, Nihal, Kina e Wolkan si voltarono a guardare: Ido, insieme a Vesa, li inseguiva poco più in basso, con il Mago appresso che si preparava a lanciare una seconda sfera magica.

"Non posso cedere proprio ora!" ringhiò l’altro, ricominciando a risalire la zampa poco alla volta. L’animale che continuva ad agitarla pur di toglierselo di dosso.

- Avanti, mettici più forza!- strepitò lo gnomo, all’uomo dietro i lui.

- E’ quello che sto facendo-.

Quasi stentava a crederlo, egli era un semplice Mago inadatto alla battaglia, che nessuno aveva voluto, e che aveva messo a frutto le sue arti per curare tagli e ustioni di poco conto. Era a dir poco paradossale che uno come lui si trovasse proprio lì… a darle di santa ragione a una sorta di mostro immortale.

 

 
 

A terra, Laio assisteva alle peripezie aeree col cuore pieno d’ansia.

Quelli erano i suoi amici. Nihal, la sua compagna d’Accademia, e salvatrice durante la "prova della battaglia". Ido, il Cavaliere che l’aveva accettato come scudiero. E Kina, indiscutibilmente il suo unico vero amore, altro non c’era da dire.

- L’avevo detto che quella era solo fonte di guai- ansimò Jhof, tenuto in piedi sottobraccio da un altro fante.

- Taci!- inveì Laio. Se avesse avuto ancora con sé la spada… gli avrebbe tagliato la testa. Non gli era sfuggito il fatto che era stato proprio lui ad attentare alla vita di Kina.

"Proprio come volevo fare con quell’altro" pensò, massaggiandosi la nuca, dove Wolkan l’aveva colpito "Che debole sono. E io che volevo proteggerla".

 

 
 

Il Mago ci riprovò per altre tre, quattro e cinque volte, ma la sua magia sembrava ormai aver perso ogni effetto. Aveva centrato il Demone tutte le volte, ma quello si limitava a rallentare mezzo secondo, come se si fosse già abituato all’intensità dei colpi, e ora era quasi arrivato alla groppa di Oarf, puntando dritto alla ragazza dai capelli castano-ramati.

- Fa’ qualcosa, maledizione!- continuò Ido, spronando Vesa.

Fu allora che l’uomo andò come in escandescenza.

- Che il Consiglio mi perdoni!- urlò, struggendosi il cuore.

Lo gnomo non si intendeva molto di magia, ma appena sentì il Mago recitare una strana litania che faceva accapponare la pelle… capì immediatamente che si trattava di magia Proibita.

Una sfera grigia apparve nella sua mano, che poco a poco andò a farsi sempre più grande, fino a raggiungere le dimensioni di un’anguria.

Fu il massimo che riuscì a ottenere.

La scagliò con tutte le sue forze, per poi afflosciarsi sulla schiena del drago rosso, privo di coscienza. Sarebbe caduto se Ido non l’avesse trattenuto.

- AARRGG!!- urlò finalmente il Demone, colpito in pieno tra testa e schiena, mollando la presa. Vestiti e capelli fumanti, emanavano un forte odore di bruciato.

- Sì, è fatta!- esultò Nihal, facendo virare Oarf.

Con espressione indecifrabile Kina guardò il suo inseguitore precipitare nel vuoto, col volto contratto in una smorfia di dolore.

- Wolkan…- sussurrò.

Al momento dell’impatto… il Lupo piombò proprio su una torretta di mattoni dal tettuccio di legno.

A quella volocità, tutto crollò sotto il suo peso di caduta libera.

Rotolò per un’altra decina di metri prima di fermarsi a terra supino, immobile.

Cinque secondi.

Nessuna reazione.

Venti secondi.

Ancora niente.

I soldati continuarono a fissarlo a debita distanza, scudi alzati e spade in pugno in caso di qualche brutto scherzo.

Naturalmente… solo quando qualcuno cominciò ad avvicinarsi un po’ troppo, quello prese a sussultare, tossicchiando sabbia e polvere, mugolando stordito.

- Ma come?!-

- E’ ancora vivo!-

- Ora basta!- sbottò la voce di Ido, appena atterrato insieme a Nihal - Io gli stacco la testa!- sguainò la spada - Vediamo se come si rimette in piedi senza testa!-.

In genere lui non era tipo da infierire su un avversario che non era in grado di difendersi, ma quello era veramente troppo pericoloso.

Stava già per calare il colpo, quando…

- No!!- gli si parò davanti Kina all’improvviso.

- Dannazione, ragazza, potevo ucciderti!-

- No, vi prego, fermi. Vi prego-.

Molti mormorarono rumorosamente. Che stava facendo quella sciocca? Si allontanasse, almeno! Era troppo vicina! Quell’essere avrebbe potuto saltarle addosso e tagliarle la gola.

- Allontanati, Kina- disse appunto Nihal, pronta ad aiutare il maestro - E’ qui per ucciderti!-

- Uccidermi!?- fece quella, sinceramente sorpresa.

Si voltò verso il Demone, allargando le braccia tra lo stupore generale.

- Il mio migliore amico, lui è!-.

 

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Capitolo 13
*** Il Lupo e l'Agnello ***


Qualche tempo prima.

Mondo di Grimoire.

 

 



 

Clan… clang.

Mossa. Parata. Scarto. Scintille al cozzare di lame.

Nonostante fossero andati alla grande biblioteca per riposare, i due Demoni non rinunciarono certo ad allenarsi e tenersi sempre preparati in caso di guai.

Wolkan indietreggiò, portandosi a distanza di sicurezza respirando affannosamente, mentre il suo maestro, Dahak, rimase al suo posto, neanche sudato.

Tornò ad attaccare con un fendente dall’alto che fu subito parato dalla spada avversaria, ma lui ne approfittò per menare col secondo pugnale in laterale. Fu allora che l’altro si abbassò velocemente per evitare il colpo.

La gamba di Wolkan si mosse pronta verso la sua faccia, ma Dahak non esitò un attimo a sollevare il braccio, e assorbire l’impatto con uno dei suoi polsini metallici.

Con una velocità quasi fulminea, gli fece a sua volta lo sgambetto, senza che quello avesse modo di reagire.

Wolkan stramazzò a terra con un tonfo sordo. Neanche il tempo di rimettersi in piedi, che si ritrovò la lama del maestro puntata alla gola.

- Morto- disse quello, mettendo fine al combattimento.

Dahak era un Demone Lupo esattamente come l’allievo: stessi occhi, anche se di un giallo più spento, stessi artigli, stesse zanne e stesse orecchie. L’unica cosa che cambiava era il colore dei capelli: grigi come quelli di un vecchio, che facevano uno strano contrasto col suo aspetto da trentenne.

- Stai migliorando- aggiunse poi, lasciandolo rialzare.

- Mai abbastanza per batterti, però-.

Sospirò. Il maestro era un Demone di oltre centocinquant’anni, mentre lui a malapena sfiorava la ventina.

"Ce ne vorrà ancora, prima di arrivare al suo livello".

Come sempre Wolkan si era battuto usando i suoi pugnali dalla guardia a forma di testa di lupo. Dahak, invece, in via eccezionale, aveva usato una vecchia spada, quando in genere prediligeva le mani nude.

- Per non disimparare a farlo- diceva lui.

All’improvviso… un boato fortissimo attirò la loro attenzione, costringendoli a voltarsi verso una delle torri che formavano la biblioteca.

- Che diavolo è stato!?- esclamò allarmato il ragazzo.

- Andiamo!- e si fiondarono dentro a vedere.

 

 
 

- Wolkan! Dahak!- venne loro incontro un anziano Demone con il volto pieno di rughe.

Clark, il custode della biblioteca.

- Che sta succedendo?-

- Non lo so, veniva da più in alto-.

Tutti e tre percorsero in fretta e furia le scale, cercando di farsi un’idea sull’accaduto: non c’era odore di fumo, quindi non era scoppiato un incendio, e neanche potevano essere i loro nemici, dato che quel luogo era protettissimo.

Appena arrivarono in uno dei corridoi principali del trezo piano… un terribile presentimento spinse Wolkan a voltarsi verso sinistra.

A nessuno sfuggì quegli intensi bagliori bianchi che filtravano da sotto la porta in fondo.

- Dov’è Kina!?- chiese a Clark, non poco agitato.

- Non lo so, non l’ho vista!-

- Maledizione!!- e scattò veloce come non mai.

Spalancò il portone fin quasi a spaccarlo.

Sobbalzò quando vide l’amica venire trascinata a forza da alcune catene uncinate, verso quella che sembrava un’inquietante voragine di fiamme verdi.

- Kina!- urlò a squarciagola, slanciandosi in avanti.

Tese la mano artiglita, arrivando quasi a sfiorare la sua.

La mancò per un soffio. La giovane Maga fu ingoiata dal fuoco magico, e sparì lasciando posto al silenzio.

- Kina!- continuò a chiamarla il giovane Demone, guardandosi freneticamente intorno, come se lei fosse ancora lì - Kina! Dove sei, Kina!?-.

Il pugno in faccia arrivò improvviso e inaspettato, talmente forte da farlo cadere a terra.

- Ora smettila, Wolkan!- gridò a sua volta Dahak, sovrastandolo dall’alto - Kina è andata! Non c’è più!-

- Vuoi dire che è morta?!-

- No. Non è morta- prese la parola l’anziano custode - E’ stata trasportata da qualche parte-

- Da qualche parte?!- eslcamò il ragazzo ancora in ginocchio, con la guancia arrossata - Che vuol dire "da qualche   parte"!?-

- Vuol dire che la tua amica ne ha combinata un’altra delle sue- fece il maestro, mostrando tutto il suo disappunto - Ha aperto un varco verso un altro mondo-.

 


 

Ce ne volle per convincere il Lupo grigio a lasciarlo fare.

Appena aveva realizzato ciò che era accaduto, Wolkan si era subito proposto per andarla a riprendere.

- No, non ci pensare neanche, ragazzo!-

- E cosa dovrei fare, lasciarla là?-

- Lei si è messa in questo pasticcio, perciò lei se ne tirarà fuori da sola-

- Kina è nostra amica, non possiamo abbandonarla-

- Userà la magia e riaprirà il varco-

- Veramente non sarà così semplice- s’intromise Clark, osservando il disegno sulla parete.

I due Lupi lo guardarono, invitandolo a proseguire.

- Il fatto è che, secondo i miei studi, ogni mondo parallelo al nostro ha un  suo tipo di magia-.

Wolkan sgranò gli occhi. Non era un gran intenditore di quell’argomento, ma questa riusciva a capirla lo stesso.

- Questo significa che…-

- Che nel posto dov’è adesso, la magia di Grimoire non funziona. Kina non avrà modo di tornare a casa-.

 

 
 

A Clark ci volle quasi una settimana per riesaminare i testi, e capire dove la Maga avesse sbagliato, mentre Wolkan non faceva altro che girargli intorno, dicendogli di fare il più presto possibile.

Dahak, invece, rimase in silenzio a guardarlo in disparte, ricordandogli ogni tanto che l’agitarsi non avrebbe aiutato Kina a tornare indietro.

- Ecco!- li raggiunse infine il vecchio Demone, sorridendo - Ho capito cos’è andato storto. Povera ragazza, chissà che faccia farà?-

- Ebbene? Può rimediare?- chiese il giovane Lupo.

- Certamente. Di per sé doveva essere un semplice incantesimo di evocazione, ma nelle incisioni runiche ha disegnato male un tratto-

- Disegnato male un tratto?- fece eco l’altro, alquanto stranito.

- Già- ridacchiò - Incredibile quanti danni possa provocare una lineetta, eh?-.

Una lineetta. Per una lineetta. Il ragazzo non seppe se mettersi a ridere, oppure no.

- Prendi questa con te- gli disse Clark, al momento della partenza, porgendogli una leggera sfera di robusto vetro, grande quanto il palmo della sua mano.

All’interno… ardeva vivace una fiamma di un blu profondo.

- Che cos’è?- chiese Wolkan, afferrandola.

- La fiamma blu è il simbolo della magia per eccellenza, ti aiuterà a tornare indietro appena avrai ripreso la Maga. Ma attento, non pensare di potere restar via all’infinito, questa sfera durerà al massimo un mese, dopodichè la fiamma sbiadirà e perderà ogni potere-

- Ci siamo chiariti?- si fece avanti Dahak - Hai tempo trenta giorni per ritrovare Kina, poi dovrai tornare, con o senza di lei. O rimarrai incastrato anche tu in quel mondo a vita-.

Nascondendo l’ansia, il giovane Lupo annuì. Tutto chiaro: trovare Kina entro un mese, e riportarla indietro subito.

Subito!.

 

 

 

 

- COME SAREBBE "RESTIAMO QUI"!!!- tuonò la voce di Wolkan, in casa di Ido.

- Ti prego, Wolkan, non urlare così- gli disse Kina, cercando di calmarlo, se pur sorridendo.

Seduta sul suo letto, a gambe incrociate… Nihal li guardava allibita, senza dire una parola.

Era stato difficile per la Maga convincere tutti quei soldati che il Lupo non era neanche lontanamente il mostro che credevano.

Appena si era rimesso in piedi dopo il volo dal drago…

- Che ci fai qui?!-

- Non fare domande stupide, Kina. Sono venuto a salvarti-

- Salvarla?- fece eco Laio, con la spada ancora in mano, rivolgendosi un po’ a tutti - Avevo capito che volesse ucciderla!-

- Ah, sì?- storse gli occhi l’altro - Sono proprio curioso di sapere cosa ve l’ha fatto pensare-.

Mormorando sconcertati, furono in molti a voltarsi per dare un’occhiata in giro, contando i danni e i feriti.

Ido sospirò - Qui ci vuole qualche spiegazione-.

 

 
 

- Dico io, sei impazzita?!-

- No, Wolkan, voglio restare qui per un altro po’-

- Niente da fare, ti ho ritrovata, sei salva. Basta, noi ora ce ne torniamo a casa, e dimenticheremo tutta questa storia-

- Per favore, che ti costa? Mi piace qui e sto imparando un nuovo tipo di magia-

- Che tanto non potrai portare con te a Grimoire-

- Se tu mi lasciassi spiegare…- sbuffò Kina, per poi bloccarsi subito - Che cosa sono questi?- chiese, prendendogli la mano destra, sollevando il palmo verso l’alto.

La pelle incisa da tagli rossi non troppo profondi, in via di guarigione. Tagli che non avrebbero dovuto esserci.

- Sono recenti, come te li sei fatti?-

- Lascia perdere- disse lui, ritirando la mano, prendendo a sua volta quelle di lei - Che cosa sono questi, piuttosto-.

La ragazza arrossì, imbarazzata. Sui suoi polsi erano ancora evidenti i segni delle catene di quando era stata prigioniera di Roland.

- Vedo che anche tu hai avuto qualche problema. Immagino quindi che li abbia anche sulle caviglie-

- Per favore, Wolkan, non è questo il punto-

- Oh, sì, invece!- sbottò l’altro, senza più trattenersi - E’ esattamente questo il punto. Da quando sono arrivato, questo mondo mi ha dato solo un mucchio di problemi. Chiunque incontrassi mi attaccava dandomi del mostro, o della "creatura del Tiranno". Ma chi è questo Tiranno?!-

- Bè, è un…-

- Lascia perdere, non mi interessa. E’ pericoloso stare qui, sono tutti in guerra, e possono usare un tipo di magia in grado di uccidermi-

- Ma anche noi abbiamo passato dei brutti momenti-

- Ma questo non è il nostro mondo, Kina- ribattè lui per farla ragionare - Non sappiamo nulla di quello che ci aspetta. Sono venuto qui e ho cercato di ritrovarti nel minor tempo possibile, prendendo a calci chiunque mi sbarrasse la strada. Certo, ammetto di essere stato anch’io un tantino irruento, ma non ho avuto scelta. Lo sai che ci è anche scappato il morto!?-.

A quell’ultima frase, l’espressione della Maga cambiò immediatamente, facendosi sempre più seria e dispiaciuta, mentre Nihal irrigidì la schiena, nascondendo la tensione.

"Chissà cosa succederebbe se gli staccassi la testa?" strinse la spada nel pensarci "Morirebbe? O si rimetterebbe ancora in piedi?".

- Hai…- ricominciò Kina, senza riuscire a completare la frase per i primi due tentativi - Hai… hai… ucciso un uomo?-

- Non intenzionalmente, sia chiaro?!- si affrettò a spiegare il Demone - Era un Mago, continuava a colpirmi e ho reagito-.

- Sì- annuì pacata, abbassando lo sguardo - Sì, capisco-

- Perciò mi auguro che tu comprenda che non sono esattamente il benvenuto, né qui, né da nessun’altra parte. Tant’è vero che ora questa casa è completamente circondata da soldati, che sbavano per la mia prossima mossa!!- lo disse urlando direttamente contro la porta, apposta per farsi sentire dagli altri.

 

 
 

- Maledizione, se n’è accorto- sibilò qualcuno dei fanti.

Ma come aveva fatto? Erano stati così attenti a non far rumore, e a non passare davanti alle finestre della capanna per non attirare la sua attenzione.

- Allontaniamoci lentamente- ordinò infine uno dei Generali - Quello è capace di tutto-.

 

 
 

- Per amor del cielo- continuò Kina, cominciando a frugare dentro un baule pieno di coperte - Si tratta solo di un malinteso, appena sapranno come sono andate le cose non avranno più paura di te. Nihal mi crede, e sapeva del tuo arrivo già da prima- ne stese qualcuna sul pavimento, in mezzo ai due letti delle ragazze.

La mezzelfo capì all’istante, ma non disse niente. Non avrebbe fatto differenza.

Il Demone si voltò a guardarla un attimo, probabilmente chiedendosi come facesse a sapere, ma poi tornò a rivolgersi all’amica - Abbiamo già provato a spiegare, ma non mi pare che… Che cosa fai?-

- Non lo vedi? Ti sto preparando un giaciglio per la notte. Ido mi ha già dato l’unico materasso che aveva-.

Wolkan sospirò rumorosamente, passandosi le mani sul volto vagamente assonnato.

- Non ho bisogno di un giaciglio per la notte, perché ora noi ce ne andiamo adesso-

- Ma è già il tramonto, e tra poco sarà buio!-

- Non cercare scuse! Lo sai che per me non è un problema-.

Fu un botta e risposta piuttosto vivace, ma non stavano litigando veramente. Poco ma sicuro. Nihal si scoprì a guardarli come fossero un duo comico: lei, giovane Maga senza poteri, e lui, Demone che precipitava da centinaia di metri d’altezza senza farsi un graffio. Tutti e due lì, a discutere come una coppia di sposini.

- Per favore, Kina, non mangio e non dormo da quando sono arrivato. Sono stanco e nervoso. Ho sempre dovuto agire di fretta perché ho un limite di tempo, e ormai è agli sgoccioli-.

Tirò fuori dal tascapane della sua cintura la sfera di vetro che gli aveva dato Clark, mostrandogliela in tutto e per tutto.

La fiamma al suo interno, da blu profondo, era ora di un azzurrino sbiavido che nulla aveva di attraente.

Kina la prese in mano, osservandola attentamente, cercando di captare quell’energia tipica del suo mondo.

Sempre seduta sul suo letto, a far da spettatrice silenziosa, Nihal non staccava un attimo gli occhi da Wolkan. Ora che lo vedeva così, a parlare con la Maga, quasi stentava a credere che fosse davvero la stessa creatura che quel pomeriggio ringhiava e saltava dappertutto.

Il colore delle sue iridi era veramente particolare: gialle, e sclera nera. Lei era sempre andata fiera dei suoi occhi viola, ma quel ragazzo la batteva.

Non le sfuggirono poi quegli sfregi sulla guancia. Erano vecchie ferite, cicatrizzate da tempo, ma comunque ben visibili.

"E’ sicuramente un’artigliata" si disse tra sé, senza smettere di giocherellare con la spada.

Tre tagli netti, perfettamente paralleli tra loro. Evidentemente, a Grimoire, i Lupi non erano i soli a possedere gli artigli.

"Dunque un modo per uccidere i Demoni c’è. Devo chiederlo a Kina".

Non dimenticava certo che Wolkan era stato trafitto al petto dalla lama di Ido, ed era ancora in piedi.

- Secondo le mie supposizioni- ricominciò a parlare la Maga - A questa fiamma rimane ancora una settimana di vita-

- La mia risposta è no- disse il Demone, sedendosi sul giaciglio a terra, suo malgrado.

- No, cosa?-

- So benissimo dove vuoi andare a parare. Non resteremo qui per un’altra settimana. Domani mattina ce ne andiamo. Ci allontaneremo da qui, in modo che nessuno ci segua-.

Kina si sedette sul letto.

- Ti prego, Wolkan, ti chiedo solo qualche giorno in più per restare qui. Così anche tu avrai un po’ di tempo per riposare-

- Ti prego, dimmi che non lo fai per il biondino riccioluto, ti prego- insinuò il Lupo col suo tono più canzonatorio, per poi esser subito colpito da un cuscino in faccia.

- Lascia stare Laio, lui non c’entra niente!- esclamò lei, rossa in volto - Ma comunque è mio amico, e vorrei almeno salutarlo come si deve- fece per riprendere il cuscino, ma per tutto risposta il Lupo se lo tenne per sé, mettendoselo velocemente sotto la testa.

Kina sorrise. Bene, era buon segno, significava che l’aveva convinto.

- Allora, restiamo qui per l’ultima settimana?- chiese in conferma.

- Io… io…- balbettò l’altro, sdraiato a terra, sollevando le mani come se volesse strozzare qualcosa nell’aria - E va bene! Dei, quanto sono stanco- e si corpì con le lenzuola, dandole le spalle.

- Sì, grazie infinite!- e si mise a letto pure lei.

Non era passato neppure un minuto, che…

- Wolkan?-

- Che altro c’è, adesso?!-

- Non ti andrebbe di venire a dormire qui su da me? Hai viaggiato parecchio, e il pavimento è scomodo-.

Dall’altra parte della stanza, Nihal non riuscì a credere alle proprie orecchie a punta: Kina stava veramente invitando un uomo, un Demone, a dormire nello stesso letto con lei.

Dopo un attimo di silenzio…

- Uff… e va bene- sospirò infine Wolkan - Spostati più in là-.

La mezzelfo non l’avrebbe mai creduto: il Lupo e l’Agnello, vicini.

Si portò le mani al volto.

"Maledette voci" pensò, digrignando i denti nel buio, cominciando a capire "Siete talmente piene di veleno… da volermi spingere perfino ad uccidere una ragazza innocente, solo per evitare che il Tiranno potesse usarla contro Wolkan".

Non avrebbe mai più dato ascolto ai suoi incubi. Mai più. Né per quella storia, né per altro.



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Capitolo 14
*** Conoscersi meglio ***




- Sommo Raven!- s’inchinò un inserviente, che portava un messaggio da parte di Nelgar.

- Che succede?- gli lesse subito nel pensiero l’altro - Notizie della misteriosa creatura?-

- Sì, infatti. Delle strane notizie, per giunta-.

Il Supremo Generale aggrottò la fronte. Che significava "strane notizie"?.

- Ebbene?-.

L’uomo esitò prima di rispondere, ciò che stava per dire sarebbe apparso come la farneticazione di un pazzo.

- Per prima cosa è stato appurato che non si tratta di una creatura del Tiranno. Ma di un Demone proveniente da un altro mondo-.

Raven lo fissò indecifrabile. Lo stava forse prendendo in giro?.

- So che sembra assurdo- si affrettò a continuare il sottoposto - Ma vi assicuro che è la verità. L’ho visto io stesso, è entrato nella base, era esattamente come l’aveva descritto il soldato Mathon-

- Vi ha attaccati? Quanti sono i morti?-

- Nessuno, Signore- fu la pronta risposta - Abbiamo solo qualche ferito non grave-.

Il Generale annuì. Almeno quella era una buona notizia.

- Dove si trova il Demone, adesso?-

- Alla base, con noi-

- Ah, bene. Siete riusciti a catturarlo-.

L’inserviente trattenne il respiro, guizzando lo sguardo da tutte le parti, cercando le parole giuste per spiegarsi meglio.

- No, Signore. E’ a casa di Ido-.

Scattò a guardarlo senza capire.

Fu così che quello si ritrovò a raccontargli di Kina, dell’ospitalità che lo gnomo e la sua allieva mezzelfo le avevano dato, e dello scontro con Wolkan, rivelatosi poi un grosso equivoco.

- Ido, eh?- borbottò infine il Supremo Generale, voltandosi di spalle - Chissà perché proprio lui?-.

L’altro uomo storse gli occhi, confuso da quello strano tono, fasullo e canzonatorio, come se stesse insinuando qualcosa.

- Se questa non è una messa in scena del Tiranno mi mangio l’armatura-

- Che dice, Signore?-

- No, niente- tornò a guardarlo Raven - D’accordo. Invieremo altri dispacci per tutti i nostri accampamenti. Di’ che l’allarme "creatura del Tiranno" è rientrato, ma che stiano in guardia-.

 

 
 

Una volta rimasto solo, il Supremo Generale si sedette sul suo scranno, tintinnando nervosamente sul bracciolo con le dita.

Più ci pensava, e più si convinceva che tutta quella storia della Maga e del Demone fosse solo una buffonata, per sviare la loro attenzione.

E non si sarebbe sorpreso più di tanto, dati i precedenti di Ido.

"E proprio il fatto che questo Demone sia con lui lo rende ancor più sospetto".

Ghignò compiaciuto. Forse finalmente avrebbe colto quello gnomo con le mani nel sacco.

In effetti… non ne vedeva l’ora.

 

 

 

La base.

 

 

Ovviamente non tutti presero bene la notizia della permanenza del Lupo lì alla base, per altri sei giorni.

- Ti prego, dimmi che scherza!-

- Sei giorni con quel mostro?!-

- Jhof è ancora in infermeria-

- Meglio stargli alla larga, e non farlo arrabbiare-.

Furono in molti quella mattina a non avvicinarsi alla casa di Ido.

 

 
 

Morso.

Sorso.

Inghiottire. E tutto da capo.

- Un ideogramma- gemette Kina, davanti alla sua ciotola di latte per la colazione, dopo che Wolkan le ebbe raccontato la storia - Non posso credere che tutto sia dipeso da un ideogramma-

- Ricordati il nostro patto- ribattè quello, azzannando avidamente un’altra fetta di pane nero - Sei giorni e ce ne andiamo, che tu lo voglia o no-.

Intorno a loro, seduti allo stesso tavolo… Nihal, Ido e Laio, lo osservarono senza fiatare, e senza mai mollare la presa dalle loro spade. Sembrava veramente diventata un’abitudine negli ultimi tempi: lo gnomo e la mezzelfo per essere pronti ad ogni evenienza. Lo scudiero invece per scaricare la tensione, nel vedere la sua adorata Maga parlare in modo così disinvolto con quell’essere.

- Sì, sì, certo- aggrottò la fronte - Per amor del cielo, Wolkan! Mangia piano, o ti verrà tutto su!-.

Quello nemmeno finì di ingoiare il boccone - Mi dispiace, ma sono affamato. Ti ricordo che non tocco cibo da quando sono arrivato in questo mondo-

- Allora tu non mangi da almeno… tre settimane- s’inserì Nihal, parlando per la prima volta.

Quasi stentava a crederlo. Tre settimane sarebbero state sufficienti a ridurre in fin di vita il più forte degli uomini, mentre quello era stato in grado di vedersela con Ido, e tutti gli altri soldati della base.

Si schiarì la voce, prima di rispondere - Noi Demoni non necessitiamo di un nutrimento quotidiano. Possiamo benissimo rimanere a digiuno anche per parecchio tempo- sorrise divertito - Il mio maestro riesce a fare il mese intero, senza che il suo stomaco neanche brontoli-.

A parte Kina, nessun altro in quella stanza rise insieme a lui.

La mezzelfo li guardò allucinata. Per un momento rivide se stessa insieme a Sennar, prima della distruzione di Salazar.

All’epoca anche loro ridevano così.

- Il tuo maestro?- chiese Ido - Vuoi dire che nel tuo mondo esistono Demoni ancor più potenti di te?-

- Le posso assicurare, signore, che io sono tutto furchè potente. Anzi, sono poco più di un allievo in addestramento- non gli sfuggì quell’ipercettibile moto preoccupato nello sguardo - Se le ho dato un’altra impressione è solo perché siete a un piano completamente diverso dal mio- lo disse modestamente, senza nessuna intenzione di vantarsi.

- E voi due siete… amici da tanto?- parlò finalmente Laio.

La Maga stava per rispondere, quando…

Thok. Thok. Bussò qualcuno alla porta.

Ido e Nihal sospirarono quasi all’unisono: sapevano che sarebbe successo.

 

 
 

- Sì?- aprì la porta lo gnomo.

Nelgar, insieme a un soldato armato. Quell’ultimo si tirò leggermente indietro appena intravide la figura del Demone all’interno della capanna.

- Ido, possiamo parlare un momento?- lo invitò il responsabile della cittadella.

- Ma è vero quello che si dice? Che rimarrà qui ancora per un po’?-

- Però, come volano le notizie, da queste parti- rispose ironico il Cavaliere di Drago, accendendo la sua pipa.

Nihal lo raggiunse subito dopo, chiudendo la porta dietro di sé.

- Immagino che l’abbiate sentito ieri sera, da quelli che circondavano la casa-

- Gli uomini sono agitati, bisogna mandarlo via. Sia lui che la Maga-

- Ah, sì? E in che modo, se è lecito chiedere? Magari potrei provare a tagliargli la gola, ma temo che non servirebbe a niente-

- Piantala di scherzare, Ido! Hai visto quant’è pericoloso!?-

- Non per noi- intervenne Nihal, cercando di sembrare rassicurante - Se Wolkan avesse voluto farci del male lo avrebbe già fatto. Ti sei guardato intorno? Non c’è un morto. Questa è la prova che non ha cattive intenzioni: voleva solo riprendersi la sua amica-.

Ido si grattò la fasciatura sul braccio. Dove il Lupo l’aveva colpito. Anche quella era una prova.

"Con gli artigli che si ritrova avrebbe potuto cavarmi gli occhi senza troppi problemi. E invece si è limitato a questi due graffietti. Mirava a spaventarmi, non a ferirmi sul serio".

Aveva combattuto troppo in quei quarant’anni per non accorgersi della differenza.

Andarono avanti per quasi venti minuti abbondanti, quando lo gnomo si decise a liquidare Nelgar, dicendogli che avrebbero dovuto solo aspettare sei giorni.

- Sei giorni soltanto, e se ne andranno sicuramente. Tu nel frattempo cerca di tenere a bada gli sbandati che vorrebbero vendicarsi-.

L’uomo fu costretto ad annuire controvoglia. Capiva perfettamente quello che stava dicendo: per tutta la notte, Jhof, incastrato in infermeria, non aveva fatto altro che gridare e inveire contro la Maga, giurando di fargliela pagare.

"Non mi sorprenderebbe se spuntasse qualcun altro che la pensa allo stesso modo".

 

 
 

- Allora… nessun rancore mi auguro, per quella botta- parlò il Lupo, rivolgendosi a Laio.

- No, non direi- rispose quello, massaggiandosi la nuca, ancora dolorante - Anzi sono felice che Kina possa contare su un amico abbastanza forte da proteggerla- e mise la sua mano sopra quella di lei, in modo più che eloquente.

Kina sorrise, lusingata. E Nihal intravide il Demone storcere appena gli occhi, senza saper dire se fosse stizza, o un semplice "tic".

- Quello che non capisco è come siamo arrivati alla "scenata" di ieri- si intromise nel discorso, lei, sviando la loro attenzione - Kina, se Wolkan è tuo amico, allora perché non me l’hai detto subito?-.

- Ho cercato di dirtelo- la guardò di sbieco l’altra - Ma tu non mi facevi parlare-.

Arrossì fino alla radice dei capelli.

Era tutto maledettamente vero.

"No, Nihal!".

"Aspetta! Non capisci!".

"Ti prego!".

Erano tutti disperati tentativi di spiegarle la situazione.

- Quindi…- proseguì Ido - Noi abbiamo pensato che tu volessi fare del male a lei. E tu hai pensato che fossimo noi-

- Sì- si grattò la testa Wolkan, senza impedirsi di dare un altro morso alla fetta di pane - Appena sono arrivato, Nihal l’ha subito trascinata via contro la sua volontà. Le ha anche fatto male-

- Fatto male!? Come sarebbe?!- protestò quella - Ho ho solo cercato di… oh, capisco. Le ho stretto troppo il polso-

- Come se non bastasse c’erano tutti quei soldati che mi davano addosso- accennò infine a Kina - Quando poi ho visto quel tipo metterle le mani addosso…-

- Jhof- borbottò Laio. L’avrebbe tenuto saldamente d’occhio, fino al giorno della loro partenza.

Guardò il Lupo, era incredibile che non l’avesse ucciso, nonostante tutto.

I loro pensieri vennero interrotti dall’improvvisa risata dello gnomo.

- Che c’è da ridere?- chiese Nihal.

- Sto solo cercando di immaginare la faccia degli altri quando lo verranno a sapere-

- Sì, che tutto si poteva sistemare con una semplice chiacchierata- quella fu la prima volta che mollò la presa dalla spada nera.

- Così impari a non darmi retta- scherzò Kina.

- Allora, vediamo…- ricominciò lo scudiero, un po’ perso - Io cerco di salvare lei da lui. Ma lui è amico di lei, che cerca di salvarla da noi. Insomma alla fine tutti cercano di salvare lei… da un pericolo che non esiste. Oh! Che macello incredibile!-.

Tutti risero.

 

 
 

- E’ una cosa assolutamente ridicola!- esclamò la Maga, arrossendo d’imbarazzo.

Nihal dovette coprirsi la bocca per non scoppiare a ridere.

- E invece è geniale, peccato non averci pensato prima- ribattè il Demone, sistemandosi una sottile corda intorno alla vita, che lo univa a quella di Kina, con una distanza di neanche due metri - Ogni volta che mi giro ti succede sempre qualcosa di brutto, perciò d’ora in poi mi starai attaccata in modo da non perderti d’occhio-

- Io continuo a dire che è una sciocchezza-

- Avrete parecchie difficoltà a muovervi- disse la mezzelfo, mentre lo scudiero li guardava con una strana espressione negli occhi. Gelosia, forse?.

Chissà… Magari l’avrebbe voluta lui una corda che lo unisse a Kina.

 

 

- Allora, la tua mano?- ricominciò la ragazza dai capelli rossi, tornando al discorso della sera prima.

Wolkan sospirò, mettendo in mostra il palmo graffiato.

- Ho staccato la testa a un drago- disse infine.

Calò il gelo. Gli altri lo guardarono allibiti. Perfino Kina sembrava piuttosto sorpresa.

- Che hai fatto?!-

- Quello che ho detto. Ho ucciso un drago, e mi sono ferito-.

La mezzelfo aggrottò la fronte - Avevo capito che niente potesse ferirti. A parte la magia. Che razza di drago era?-

- Era nero. Un inquietante drago nero che ho visto solo negli eserciti pieni di Fammin. Emanava una strana energia. Stava al primo accampamento che ho visitato, in un posto chiamato Terra del Vento, se non sbaglio-.

La pipa scivolò inaspettatamente dalle dita di Ido, come fosse stato colto alla sprovvista.

Per un momento… Nihal lo vide impallidire.

Si affrettò a tornare in sé, e a pestare la brace fumante sparsa per il pavimento.

- Be’…- ricominciò a parlare lui - Questo spiega tutto. I draghi neri del Tiranno sono creature della magia Proibita. Ormai è certo che solo quella può ferirti, e questo vale anche per i Fammin, immagino-

- Sì, infatti- annuì il Demone - Anche loro emanavano la stessa energia. E’ per questo che ho dovuto usare la mano pesante in più occasioni. Con Kina ancora dispersa, e un tempo limitato, non potevo permettermi di esitare-

- E così hai staccato la testa a un drago?- ribattè Laio, sforzandosi di immaginare la scena. Non poteva credere che quello fosse solo un allievo in addestramento.

- Non senza conseguenze, temo- e mostrò nuovamente la mano.

- In ogni caso per me è un bene che tu l’abbia fatto- concluse Nihal, guardandolo per la prima volta con occhi diversi, ammirati - Questo darà un bel colpo alla sicurezza del Tiranno. Con la sconfitta di uno dei suoi condottieri ci penserà due volte prima di combinarne una delle sue-.

 


 

 

- Oggi va molto meglio, Mio Signore- s’inchinò un Mago del Laboratorio - Si è stabilizzato, le sue capacità di ripresa sono incredibili-

- E’ pronto per la seconda fase?- chiese la piccola figura coperta di nero, che vagava per i sotterranei bui e umidi della Rocca, pieni di mostruose creature incatenate al muro. Molte non sarebbero sopravvissute, ma in compenso sarebbero servite come materiale di studio, per crearne di migliori.

Si fermò davanti a un’ampia cella, completamente spoglia. Le pareti piene di muffa, e una semplice panca di legno da un lato.

La sagoma che la occupava, avanzò verso di lui.

- Ti senti pronto?-.

Fu con un certo orgoglio che il tizio dall’altra parte delle sbarre raccolse da terra una pietra più grande della sua mano.

Una piccola pressione delle dita… e la sbriciolò senza sforzo, rovesciandone i resti ai piedi del suo interlocutore.

Sorrise spavaldamente.

- Più che pronto-.

Sotto la cortina nera che lo copriva costantemente, il Tiranno piegò le labbra in un ghigno compiaciuto. Era incredibile che avesse ottenuto un simile risultato in una sola settimana, senza neanche troppi esperimenti.

- Sei il più forte di sempre, Rouko- si congratulò, guardandolo fisso in quegli occhi giall’oro, che sembravano brillare nell’oscurità.


 

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Capitolo 15
*** Conoscersi meglio II° ***




Il fatto che a Wolkan non piacesse il Mondo Emerso era stato chiaro fin da subito, tant’è che per tutto il primo giorno rimase rintanato in casa di Ido, pur di non avere nessuno tipo di contatto con quegli umani.

- Ma se continui così loro penseranno che ci sia davvero qualcosa che non va in te- gli aveva fatto notare Kina, convincendolo finalmente ad uscire da quella porta.

Lo fecero tutti e cinque insieme: Nihal, Laio, Ido, Wolkan e Kina. Per rassicurare le persone, con la loro presenza di amici.

Naturalmente i primi sguardi che incrociarono non furono propriamente amichevoli: tensione, paura, diffidenza. A Nihal ricordarono vagamente i suoi tempi all'Accademia, dove tutti in lei non vedevano altro che lo strano mostriciattolo dalle orecchie a punta.

Molti si allontanarono nascondendosi nei vicoli delle strade, mentre altri si barricarono nelle loro capanne, bloccando porte e finistre. Non fu un bell’inizio quello.

 


 

- Cosa volevi chiedermi, Nihal?- sorrise Kina il mattino dopo, mentre guardavano il Lupo che si offriva di aiutare alcuni operai, a rimettere in piedi la torretta che lui stesso aveva distrutto durante la caduta da Oarf.

L’idea era stata della Maga, quando Wolkan aveva protestato con la scusa di non creare più caos di quanto ve ne fosse già.

- Il fatto è che sono un po’ perplessa, avevo capito che i Demoni e gli umani del tuo mondo si odiassero-.

L’altra scosse la testa - Avevo detto che c’erano dei problemi. Certo, abbiamo anche noi dei conflitti, ma…- scrollò le spalle senza terminare la frase.

La Mezzelfo annuì silenziosamente, tornando a osservare Wolkan che sollevava pesi impressionanti con una sola mano.

- Tu lo sapevi, vero? Che non potevo ucciderlo-.

- Be’, non esattamente. Avevo paura che, trovandosi qui, le sue capacità si fossero annullate com’è successo a me. Sono contenta che non si sia fatto niente. Magia Proibita a parte, ovviamente-

- E allora a Grimoire come fate ad ammazzarli?- si chiese se non fosse stata inopportuna, ma Kina non parve offendersi.

- Non possiamo- disse - I Demoni sono immortali: non invecchiano, non si ammalano, e non puoi sperare di fermarli staccando loro la testa- c’era un chiaro riferimento a Ido in quell’ultima frase, poi continuò - Solo un Demone può uccidere un altro Demone, oppure un Mago discretamente potente-.

Più in là, vedendo il timore che il Demone incuteva agli altri uomini, si unì Laio a dare una mano, parlando con lui come fosse un amico di vecchia data. Un evidente tentativo di allentare la pressione tra loro.

- Dov’è Ido?- chiese la ragazza dai capelli rossi - E’ da un po’ che non lo vedo-

- E’ stato chiamato da Nelgar, probabilmente lo stanno supplicando di trovare un modo per mandare via Wolkan in anticipo-.

Kina ridacchiò - Lo so, dal principio può spaventare, ma non appena lo conosceranno meglio lo adoreranno-.

Per fissare una serie di corde ad una carrucola, il Lupo si esibì in una serie di balzi sopra un alto muro, fino a portarsi sulla cima della torretta.

Un coro di esclamazioni stupite accompagnò quell'impresa, anche se gliel’avevano già visto fare. Furono in molti a rimanere a bocca aperta.

- Siete amici da tanto?- continuò a chiedere Nihal.

- Circa due anni-

- Perdonami se ti faccio tante domande, è solo che… insomma, faccio un po’ fatica a unire le due cose. Tu mi dici che lui è gentile, ma devo ammettere che quanto è successo l’altro ieri mi ha lasciato un tantino sconvolta-.

Seguì un pensate silenzio, rotto solo dai lavori in corso, e qualche imprecazione qui e là, mentre la Maga teneva gli occhi a terra, come assorta.

- Be’- riprese poi, cercando di scegliere con cura le parole da usare - Di per sé Wolkan non è un tipo violento, non farebbe mai del male senza una giusta ragione. Ma se lo attacchi è a tuo rischio e pericolo-.

Il suono di materiale che cadeva attirò nuovamente la loro attenzione: Wolkan e Laio che dovettero ricominciare tutto da capo.

Sospirò rumorosamente - Credo che andrò a dare una mano a quei due. Vieni con me?-

- Grazie, ma devo raggiungere Ido nell’arena-.

Le due ragazze fecero per separarsi del tutto, quando Nihal fu colta da un'ultima domanda che la martellava già da un pezzo.

- Kina, aspetta un momento?-.

L’altra si voltò a guardarla interrogativa.

- Ma esattamente… tu e Wolkan come vi siete conosciuti?-

- Meglio che non te lo dica- fu la secca risposta.

 


 

- Non posso credere che quei due tollerino di stare sotto lo stesso tetto con quel demonio- borbottarono alcuni uomini, spettatori dell’allenamento tra Ido e Nihal.

- Non biasimarli. Hai visto quant’è forte? Bisogna fare tutto ciò che è in nostro potere per non farlo arrabbiare, è già un miracolo che non ci abbia uccisi tutti-

- Ho sentito che il Supremo Generale Raven stia arrivando qui per vedere il Demone di persona-

- No, quella è solo una voce-.

- Sarebbe un bel problema se arrivasse davvero- parlò la Mezzelfo, con un fendente laterale.

- E non sai quanto- ribattè lo gnomo, evitandolo e rispondendo a tono - Sicuramente Nelgar gli avrà fatto rapporto, ma non so come reagirà: è una novità per tutti noi-.

La guerriera sorrise, avrebbe pagato oro per vedere la faccia stupita di quel pallone gonfiato, alla notizia del "Demone innocuo". Ma con Raven non c'era da scherzare: sarebbe stato capace di sollevare mari e monti se avesse sospettato che qualcosa non andava.

- Sbaglio o ti vedo diverso dal solito?- chiese lei, prendendo il sopravvento sul maestro.

- Che?- provò a scherzare quello, aumentando subito il ritmo - Attenta a te, signorina. Sono vecchio, ma sono in forma-.

Però qualcosa lo turbava. Era chiaro come il sole. Nihal lo vedeva, ma non fece domande.

Distratto, preoccupato, come se un'ombra nera occupasse gran parte dei suoi pensieri. E certo non poteva essere Raven.

Tutto era cominciato il mattino seguente all’arrivo di Wolkan. Da quando aveva menzionato il suo passaggio per la Terra del Vento, per l’esattezza.

Sobbalzando, alcuni spettatori si allontanarono a gambe levate appena videro il Lupo e la ragazza, accompagnati da Laio, arrivare all’arena.

Ido e Nihal si fermarono.

- Avete già finito con quella torretta?- chiese lo gnomo.

- Magari- rise Kina, sinceramente divertita. Le facce imbronciate dei due maschi accanto a lei - Hanno tentato quasi cinque volte a fissare quella carrucola, ma non hanno idea di come si fa-.

- E non avete chiesto aiuto?- parlò la Mezzelfo.

- Ci abbiamo provato- rispose Wolkan - Ma nessuno ha voluto avvicinarsi-

- Neanche con me intorno- aggiunse lo scudiero, vagamente indispettito. Di solito la gente era molto più tranquilla con lui in giro.

- Ti va di combattere un po’ con me?- chiese all’improvviso Nihal, di punto in bianco.

- Chi, io?- fece perplesso il Demone.

Annuì. Doveva assolutamente farlo.

Quando era arrivato, tutti gli uomini della base avevano avuto la possibilità di battersi con lui, mentre lei scappava con Kina. Laio incluso. E Ido poi…

Doveva assolutamente vedere di cos’era capace. La corsa in volo non era abbastanza.

- Sei sicura?-

- Avanti- lo provocò appena, con un sorriso ironico - Hai paura che ti faccia male?-

- Nihal…- provò a protestare il maestro, ma lei lo fermò.

Bastò un’occhiata perché si capissero all’istante. Ma fu comunque con una certa riluttanza che lui si fece da parte, lasciando il posto al Lupo.

- E va bene- sospirò quello, raggiungendola.

Solo allora un altro gruppo di persone si riunì lì intorno, attirati come mosche sul miele, curiosi di assistere allo spettacolo.

Con cortesia Wolkan fece un breve inchino alla sua avversaria, prima di mettersi in guardia con i suoi pugnali. Nihal sorrise, sapeva di non poterlo battere: voleva solo provare.

Fu lei a cominciare. Si slanciò in avanti con un affondo. Il Lupo fu svelto a scansarsi, e altrettanto a parare il fendente che arrivò subito dopo.

Si portarono a distanza di sicurezza.

Si squadrarono l’un l'altra.

Gli spettatori ai bordi dell’arena cominciarono ad aumentare.

Stavolta lo scatto fu di Wolkan, che si portò al suo fianco quasi senza che Nihal se ne accorgesse, ma quella si mosse rapida, arrivando un tanto così dalla sua gola, e gliel’avrebbe tagliata se il Demone non si fosse ritratto di un centimetro.

La Mezzelfo sorrise. Non poteva fargli del male, ma anche per lui doveva sembrare reale.

Stoccata.

Parata.

Finta.

Andarono avanti così per quelle che parvero delle ore, il pubblico, tra cui Ido e Laio, li guardavano ammaliati. Kina, invece, sorrideva incitando silenziosamente l’amica. Aveva buone possibilità di avere la meglio: Wolkan non stava davvero facendo sul serio, si era semplicemente adeguato al suo livello. Era troppo "cavaliere" per disarmare una donna al primo colpo.

Già da un pezzo il fiatone aveva preso possesso dei polmoni di Nihal, ma lei resistette: se la stava godendo troppo, era anche meglio degli allenamenti con Ido.

Per di più aveva anche approfittato della loro vicinanza per osservare meglio i suoi pugnali. Le lame erano indubbiamente bianche, fatte di un materiale non metallico, che non riusciva a identificare.

Legno, forse? O avorio. Ma perché una cosa del genere?.

Un colpo ben assestato… e uno di quelli volò via, sfuggito dalla mano del Demone.

Un coro di "wow" si sollevò dalle persone sugli spalti.

L’arma del Lupo non aveva neanche finito di rotolare a terra che Kina fu subito lì a recuperarla.

- E allora?- chiese la guerriera, sorridendo impertinente.

Raccogliendo la sfida, il Demone sorrise a sua volta, ripartendo all’attacco.

Non ci volle molto, con Nihal stanca fu facile per lui imporsi in poche mosse. A Wolkan bastò aumentare appena la velocità per portarsi a un palmo dalla Mezzelfo, e sfiorarle la gola col filo del pugnale.

Fu come se il tempo si fermasse, perfino i due combattenti rimasero congelati nella loro posizione per qualche secondo, prima che un applauso scrosciante ruppe il silenzio che si era creato intorno.

Entrambi si riscossero, come al risveglio da un sogno: non si erano accorti che fossero così tanti.

 


 

- Be’ devo ammettere che mi sono divertito- disse Wolkan, mentre usciva dall’arena insieme a Ido - Nihal è decisamente molto dotata, per una donna mortale-

- Sì, è vero pare che fin da bambina avesse un talento innato per la scherma- rispose l’altro, mentre guardava l’allieva circondata da un mucchio di ammiratori che volevano farle i complimenti. Non aveva vinto l’incontro… ma era stata l’unica ad essere riuscita a disarmare il Demone di un pugnale.

Ido, lo guardò. Loro due da soli. Quello era il momento giusto per parlare senza che nessuno li sentisse.

- Ragazzo, volevo farti qualche domanda sulla Terra del Vento. Ne hai parlato con qualcun altro?-.

Il Lupo lo fissò, e lo gnomo quasi si sentì schiacciato da quegli occhi gialli e neri.

- Dimentica quello che ho detto- e fece per andarsene.

- E’ per via di quell’altro?- chiese quasi a tradimento, ma senza voler insinuare niente - Immagino che Nihal non lo sappia. Di te e di lui-.

- Di che stai parlando?- neanche si voltò Ido, portando automaticamente la mano all’elsa della spada.

- Di quel tizio che ho affrontato, lo gnomo col drago nero-.

Sospirò. Inutile continuare quella farsa.

Si voltò a guardarlo.

- Come l’hai capito?-

- Dal tuo odore, quando ci siamo avvicinati l’altro giorno. Una simile somiglianza all’olfatto può indicare solo una stretta parentela. Un fratello, forse-.

Il Cavaliere di Drago non riuscì nemmeno a rispondere. Si limitò ad abbassare lo sguardo, con occhi che dicevano tutto. Quando lo rialzò, Wolkan intuì subito la sua prossima domanda.

- Non temere, non lo sa nessuno. Non lo dirò nè a Nihal, né a nessun altro. Manterrò il segreto, non è di me che ti devi preoccupare-.

Ido annuì - Grazie-.

 


 

Nei giorni seguenti, come se l’allenamento avesse lanciato un qualche incantesimo, le cose andarono molto meglio per Wolkan. Non che tutti si fermassero a stringergli la mano, certo, ma almeno poteva girare per la base senza che tutti si scansassero, o si rinchiudessero da qualche parte. Tant’è che ogni tanto si scopriva pure ad essere seguito a distanza da alcune ragazze del posto, che volevano conoscere qualcosa di più sul misterioso, e affascianante Demone dagli occhi d’oro.

"Ma che accidenti fanno, quelle?" si chiedeva lui, ogni volta che le vedeva parlottare come "scolarette".

- Vedo che ti sei fatto un bel po’ di ammiratrici- parlò Laio, quella sera a cena - C’è qualcuna che ti interessa?-.

Dall’altra parte del tavolo, Nihal nascose il viso dietro il suo bicchiere di vino. Non era una domanda fatta a caso: tutti avevano notato come Kina stesse continuamente incollata al Lupo, nonostante non avesse più quella corda in vita. E la cosa lo irritava profondamente.

Wolkan ridacchiò - No, non direi, anche se comincio a trovarle divertenti-

- Sei sicuro di non voler qualcosa da mangiare?- chiese Ido, tanto per rompere il ghiaccio.

Da quando era arrivato alla base, quel ragazzo aveva mangiato solo una volta, dopodichè era andato avanti solo con acqua. Per non gravare troppo sulle scorte dello gnomo, diceva lui.

- No, grazie, sto bene così-

- Voi dove vivete?-

Fu Kina a rispondere per prima - Be’, io al momento vivo alla Scuola di Magia per finire il mio apprendistato-

- Io invece sto in una foresta col mio maestro-.

Fu tutto quello che dissero, prima di cena Wolkan aveva preso l’amica da parte, e insieme avevano concordato di non rivelare troppo sulla loro Grimoire.

Non volevano mentire, ma già il fatto che quelle persone avessero visto le capacità del Demone, poteva essere sufficiente per far sorgere in loro alcune domande, che avrebbero potuto portare allo squilibrio del Mondo Emerso.

- Dunque non vivete sotto lo stesso tetto- continuò il Cavaliere di Drago.

Kina arrossì di colpo, fino alla radice dei capelli - Cielo, no! No, ma come vi è venuto in mente?! Io e lui ci vediamo sporadicamente-

- Oh…- borbottò l’altro, portandosi il boccale alle labbra.

Laio non si trattenne - Ma è vero che dormite nello stesso letto, e fate persino il bagno insieme?!-.

Ido quasi si strozzò con la sua birra.

 

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Capitolo 16
*** Scontro alla pari ***




- Che vuol dire che se ne andranno domani?- fece il Supremo Generale Raven, smettendo di accarezzare quell’odioso cagnolino che portava sempre in braccio.

- Proprio quello che sembra, Signore. Il Demone e la sua Maga lasceranno la base della Terra del Sole domani mattina. Ho ritenuto di dovervi avvertire di persona-.

Il superiore in armatura d’oro splendente si voltò dandogli le spalle, riflettendo silenziosamente.

- E Ido?- chiese all’improvviso.

Il soldato semplice storse gli occhi. Anche l’altra volta aveva parlato di Ido con quel tono. Come mai tutto quell’interesse per lo gnomo?.

- Ido è al suo posto. Credo sia felice quanto noi per la partenza di Wolkan-

- Wolkan?-

- Sì, è il nome del Demone-.

Raven sospirò, nascondendo il proprio disappunto tornando a sedersi sul suo scranno.

Da quando aveva saputo quella storia, aveva fatto di tutto per tenere d’occhio la situazione, pur trovandosi lì, a Makrat. Non aveva esitato un attimo a pagare più del dovuto qualche soldato della base, incluso l’uomo che gli stava davanti, affinchè spiasse ogni mossa sospetta sia del Lupo che di Ido.

Ma i due sembravano assolutamente incompatibili, non c’era niente che facesse pensare a una tattica del Tiranno.

- E va bene- sospirò infine - Puoi andare, ma non smettete di osservarli finchè non sarete sicuri che se ne sono andati sul
serio-.

Il soldato annuì. Un breve inchino, e uscì dalla sala delle udienze chiudendo la porta dietro di sé.

Raven digrignò i denti. Strinse il suo cane tanto forte da farlo guaire preoccupato.

Per quanto ancora avrebbe dovuto sopportare quello gnomo?.

 

 
 

Il piede di Nihal sprofondò in una pozza di fango fino allo stinco, e per poco non perse l’equilibrio.

- Arrgh!- gridò esasperata, recuperando la gamba - Dannata pioggia!-.

Un gran acquazzone era caduto per tutto il giorno e la notte precedente, e adesso tutta la Terra del Sole sembrava un immenso pantano, fatto solo di trappole melmose dove si rischiava di scivolare continuamente, o di rompersi le caviglie ad ogni passo.

- Prega che non sia così anche in battaglia, o saranno cavoli- ridacchiò Ido, nel tentativo di sdrammatizzare, camminando cauto.

- Ops!!-.

Splash… il tonfo di qualcosa che cade.

- Laio!- esclamò la mezzelfo. Era già la terza volta che accadeva.

- Scusate, non odiatemi se sono così goffo-.

Davanti a loro, Wolkan e Kina proseguivano senza problemi, fermandosi ad aspettarli ogni volta che restavano troppo indietro, impantanati.

Appena sorto il sole, il Lupo aveva fatto il diavolo a quattro affinchè la Maga raccimolasse tutte le sue cose, e fosse pronta a partire.

- Un po’ di pazienza, Wolkan, sto salutando i miei amici-

- Hai avuto tutta la settimana per farlo- ribattè quello, non troppo sarcastico.

- Ora dobbiamo proprio andarcene, adesso o mai più. La fiamma della sfera sta diventando bianca-.

Laio l’aveva guardata senza sapere cosa dire.

Il gran giorno era arrivato: finalmente il Demone e la Maga sarebbero tornati a Grimoire. Un momento storico da festeggiare per tutti gli uomini della base.

Tranne che per lui.

I sei giorni con Ido e Nihal erano trascorsi benissimo, alcuni si erano addirittura abituati alla presenza di Wolkan, mentre altri no. Ma la cosa più importante era che nessuno avesse più incontrato Jhof, il fante che aveva attentato alla vita di Kina.

Pareva che fosse stato dimesso dall’infermeria già da un pezzo, e che fosse stato trasferito in un altro accampamento, per evitare problemi tra lui e il Demone. Per ordine di Nelgar, sicuramente.

 


 

- Dormire nello stesso letto, e fare il bagno insieme- borbottò Ido, senza mai essersi tolto dalla testa quella parte di discorso, nonostante fossero passati già due giorni - Nella mia casa, per giunta!-

- Le assicuro, signore, che non è mai accaduto niente del genere- riprese a spiegare la Maga, in evidente imbarazzo - E’ successo solo una volta, ma poi Wolkan ha continuato a dormire sul pavimento!-.

Nihal rise - Oh, andiamo, Ido, da quando queste cose ti sconvolgono?-

- Be’, sono di mente abbastanza aperta. Passi per il letto… ma il bagno, santo cielo, il bagno insieme!-.

Kina arrossì fino alla radice dei capelli. Lei e Wolkan erano amici, certo, ma non così.

- Se prendo chi ha messo in giro questa storia…- sibilò il Lupo, in testa al gruppo.

- Temo che sia colpa mia- ribattè la mezzelfo, facendo voltare tutti verso di lei - Ho parlato con alcuni compagni d’armi della prima notte che hai passato da noi, e devono essersi fatti un’idea sbagliata-

- Voci di corridoio, le peggiori di tutte- ribattè Ido - Passano di bocca in bocca, uscendone sempre più grandi-

- Dunque non avete mai fatto il bagno insieme- si fece avanti Laio, affiancando Kina coi vestiti completamente sporchi di fango.

Lo gnomo sorrise divertito nel percepire una sfumatura di sollievo nella sua voce.

 

 

Per attivare il processo magico che avrebbe riportato Wolkan e Kina nel loro mondo, era solamente necessario rompere la sfera di vetro che il Lupo si portava sempre dietro. L’incantesimo di Clark, il custode della biblioteca, avrebbe fatto il resto.

Fosse dipeso da Wolkan, tutto si sarebbe svolto lì, davanti agli uomini della base, senza troppi problemi, ma poi l’amica l’aveva convinto ad allontanarsi per non correre il rischio di eventuali danni.

- Non conosciamo gli effetti reali di questo incantesimo. Potrebbe provocare un’esplosione, come il cratere da cui siamo arrivati. Sai che guaio se qualcuno dovesse farsi male- aveva detto.

Così adesso si trovavano in quel sudicio pantano alla larga da tutti, con Ido, Nihal e Laio, che avevano insistito per accompagnarli e salutarli.

All’ennesima scivolata dello scudiero…

- E va bene- sospirò il Demone, proprio per non infierire oltre - Direi che siamo abbastanza lontani, qui non ci vedrà nessuno-.

Nihal si fermò di colpo. Dunque il momento era giunto: Kina se ne sarebbe andata.

La cosa la intristì molto. Era stata l’unica amica che avesse mai avuto. Era stato bello averla intorno per tutto quel tempo.

Si voltò a guardare Laio. Cercava di non lasciar trapelare la minima emozione, ma in fondo al cuore fremeva.

"Chissà come si deve sentire?".

- Nihal- disse all’improvviso la Maga, prendendole le mani - Tu per prima hai creduto a me e alla mia storia, ancora prima che io arrivassi nel Mondo Emerso. E per questo vorrei ringraziarti con tutto il cuore- l’abbracciò stretta, rivolgendosi poi agli altri due - Grazie a voi ho trascorso delle settimane bellissime, se non fosse stato per il vostro animo chissà dove sarei a quest’ora- fece una breve pausa - Ido, siete stato molto buono ad ospitarmi nella vostra casa, quando nessuno mi voleva. Lei è un vero Cavaliere-

- Oh, per amor del cielo, Kina, smettila di darmi del "lei" mi fai sentire decrepito, te l’ho già detto altre volte-.

Bastò questo a strappare una risata a tutti i presenti, Wolkan incluso.

- Laio…- proseguì lei - Ce ne fossero di più di ragazzi come te, a Grimoire-

- Ti prego, non andare via- le disse lo scudiero, supplicandola con lo sguardo

- Resta qui, potresti essere felice nel Mondo Emerso… e con me-.

Kina s’irrigidì, colta alla sprovvista: quella era un’implicita dichiarazione d’amore, non c’era dubbio.

"Dunque era per questo se era sempre così gentile con me!".

Ma come aveva fatto a non accorgersene!?.

Per lei, Laio era sempre stato solo un buon amico, non aveva mai pensato a lui come a qualcosa di più. E ora si trovava in quella situazione.

Si guardò intorno, tentando di cogliere le facce dei suoi amici. Doveva assolutamente cercare il modo di declinarlo senza ferire i suoi sentimenti.

Chiuse gli occhi, e scosse lievemente la testa - Non posso farlo, Laio- sussurrò - Io devo tornare al luogo a cui appartengo: non è mai un bene mescolare gli abitanti di altri mondi, le conseguenze potrebbero essere disastrose per tutti quanti-.

In realtà, questo non lo sapeva neppure lei, ma era sempre meglio che spezzargli il cuore, dicendogli che non lo amava.

Un piccola bugia, per non umiliarlo davanti a tutti.

- Bene…- sospirò infine Wolkan, tirando fuori la sfera di vetro dal suo tascapane - Credo che sia giunto per noi il momento di andare-.

Kina non fece neanche in tempo a voltarsi verso di lui, che un "qualcosa" cadde tra loro, provocando un lampo e un’esplosione che li sbalzò via per qualche metro.

Ido e Laio si guardarono intorno, confusi e disorientati. Era un miracolo che non fossero feriti.

- Ci attaccano!!- urlò Nihal, rialzandosi dal fango.

L’oggetto contenente il prezioso incantesimo di trasporto, sfuggì alla presa del Demone e rotolò freneticamente al suolo, sbattendo su alcune rocce, rischiando seriamente di rompersi.

La magica fiamma al suo interno, tremolò vivacemente.

Subito rimessasi in piedi, Kina si affrettò a riprenderla e a tenerla al sicuro tra le mani.

- Che diavolo succede!?- ringhiò Wolkan, scollandosi via la sporcizia di dosso.

Odiava il fango, era capace di nascondere qualsiasi odore perfino alle sue sensibilissime narici di Demone Lupo, per questo non si era accorto di niente.

- Guardate là!- indicò Laio verso l’alto, dove un orrendo drago nero girava in tondo sopra di loro, come avvoltoio intorno alla preda.

- Il Tiranno sapeva della nostra presenza qui!- disse lo gnomo, sguainando la spada.

Nihal lo imitò subito, rimpiangendo di non essersi portata dietro Oarf.

- Com’è possibile!?- chiese - Eravamo alla base, e l’idea di venire qui è stata un’improvvisata!-

- Questo significa solo che c’è un traditore tra noi- digrignò le zanne il Demone, senza mai staccare gli occhi da quella bestiaccia che vomitava fiammate a vuoto nel cielo.

- Ma Wolkan!- esclamò Kina.

- Come puoi pensare una cosa simile!?- si unì la Mezzelfo, indignata.

- No, ha ragione- le sorprese Ido, riducendo gli occhi a due fessure scrutatrici - Solo uno di noi poteva avvertire il Tiranno di questo-.

Poi fu la volta di Laio - Nessuno alla base l’avrebbe mai fatto!-

- Trovate?- parlò una voce vagamente familiare, alle loro spalle.

Si voltarono di scatto.

- Tu?!- sbottò lo scudiero, incredulo.

- Sì, proprio io- ridacchiò Jhof, lieto dello stupore arrecato.

 


 

Il soldato era piuttosto cambiato dall’ultima volta che l’avevano visto: più magro, ma più determinato, con addosso un’armatura che decisamente non apparteneva alla foggia dell Terre Libere.

- Com’è possibile?- avanzò di un passo lo gnomo - Nelgar ti aveva fatto trasferire!-.

Il sorriso dell’uomo scomparve immediatamente dalle sue labbra - Già- sibilò - E’ proprio quello che ha fatto-

- E allora?- lo esortò Nihal, stringendo la presa sulla spada nera.

- E allora…- proseguì Jhof, fissando Wolkan e Kina con evidente disprezzo - Ho servito il Mondo Emerso per anni. Ho sempre combattuto a rischio della mia vita, solo per la libertà della mia gente. Poi un giorno… una ragazzina sospetta appare dal nulla, e sconvolge tutto con l’aiuto del suo mostro. E quando io cerco di rimediare nell’unico modo che conosco… il responsabile della cittadella mi fa allontanare come fossi un criminale qualunque. Potete immaginare il mio disappunto-

- E così hai approfittato del tuo trasferimento per passare dall’altra parte- completò Ido.

- Sì, ma sappiate che ormai della guerra non me ne importa più niente. Tutto ciò che voglio è lei- indicò Kina.

Quella s’irrigidì. Perché ce l’aveva tanto con lei?.

Jhof glielo lesse negli occhi.

- Tu sei la causa della mia rovina. Quando il Demone mi piombò addosso per salvarti la vita, mi procurò un grave danno al braccio destro. Non è mai guarito del tutto. Non è più stato lo stesso da allora, e la mia abilità di guerriero è irrimediabilmente compromessa- fece una pausa per prendere fiato - Certo, posso ancora battermi con i Fammin, ma il dolore che provoca esaurisce in fretta le mie energie. La tua vita, Maga, sarà il mio risarcimento-.

Nihal, Ido e Laio digrignarono i denti. Era forse impazzito?.

- Idiota di un uomo- parlò finalmente Wolkan, mettendosi davanti all’amica in un atto protettivo - Non penserai davvero di vedertela contro di me, da solo!?-.

Jhof rise - Ah! Ah! Non essere sciocco, Demone, non sarò io il tuo avversario-

- E allora chi?-.

Ghignò perfido - Secondo te… chi ha lanciato quella sfera magica?-.

Tutti sobbalzarono.

Era vero, se n’erano quasi dimenticati. Dov’era finito quel drago nero? Se n’era andato lasciando lì Jhof.

Ma Jhof non sapeva niente di magia, era impensabile che proprio lui avesse scagliato un incantesimo così potente.

- Sono stato io- parlò una voce sconosciuta.

Si voltarono… e aggrottarono la fronte. Wolkan e Kina più di tutti.

Era un uomo alto e massiccio, con una pesante armatura nera e una grande spada al fianco.

I capelli spettinati, lunghi fino alle spalle, neri, con insolite ciocche bianche qui e là. Le orecchie leggermente appuntite.

Ma la cosa che più li lasciò perplessi, furono gli occhi.

Inquietanti occhi dalle iridi gialle a sclere nere, esattamente uguali a quelli del Lupo.

Nessuno disse una parola, troppo impegnati com’erano a chiedersi da dove fosse uscito. Ma in ogni caso lui non ebbe dubbi, si portò la mano al petto, e accennò un sorriso quasi cortese.

- Mi presento, il mio nome è Rouko, e sono stato inviato dal Tiranno per condurti alla Rocca, Demone di un altro mondo-.

Il cuore di Nihal perse un colpo: era esattamente quello che dicevane le sue voci. Il momento tanto temuto.

"No" scosse la testa, rimettendosi in guardia "Wolkan non si schiererebbe mai dalla sua parte. Che pensa di fare Rouko?".

- Ho già sentito parlare del Tiranno- fece il Lupo, senza sentirsi per nulla minacciato - A grandi linee so quello che vuole fare. E la mia risposta è no. Non mi unirò a lui nei suoi piani di conquista-.

Dal principio non parvero esserci reazioni da nessuna delle due parti, ma appena cinque secondo dopo, sia Jhof che Rouko presero inaspettatamente a ridacchiare in modo a dir poco sinistro.

- Non era una richiesta- disse l’ex fante delle Terre Libere - Lui ti vuole, e ti avrà-.

Come fosse stato un segnale già stabilito in anticipo, il massiccio guerriero scattò in avanti a spada sguainata.

Veloce e fulmineo… sembrava letale quasi quanto Wolkan.

Colto alla sprovvista, quell’ultimo ebbe solo il tempo di alzare il braccio destro, e parare l’arma col suo polsino metallico.

Parecchie scintille s’accesero al loro impatto, mentre opponevano resistenza l’uno all’altro.

Il Demone strinse i denti e sgranò gli occhi. Com’era possibile che fosse così forte? Era solo un umano!.

Indietreggiò di un passo. Rouko piegò le labbra in un ghigno sfrontato, compiaciuto di sè.

- Wolkan!- urlò Kina, trattenuta per un braccio da Laio, per impedirle di precipitarsi nello scontro.

Una lunga e sottile lama ricurva s’intromise tra i due uomini, costringendo il più grosso a ritrarsi con un gran balzo. Lungo e ampio, decisamente innaturale, tutti se ne accorsero.

- Stia indietro, Ido!- esclamò il Lupo, facendolo quasi cadere con una brusca spinta di lato.

Lui non la prese molto bene.

- Stammi bene a sentire, ragazzo, se vuoi combattere con quell’energumeno fa pure, ma non ti permetto di trattarmi da vecchio incapace. Questo è il mio mondo, quindi ho tutto il diritto di difenderlo!-.

Wolkan digrignò le zanne, lasciandosi sfuggire un ringhio. Non era per quello: c’era qualcosa che non andava in quell’uomo. Nel suo aspetto, ma più di tutto nel suo odore.

Un aroma dai retrogusti familiari, che nessun umano del Mondo Emerso avrebbe mai potuto avere.

Rouko attese qualche secondo prima di ripartire all'attacco, era come se stesse studiando i suoi avversari per capire come comportarsi. Non si soffermò troppo sulla ragazza dai capelli blu, quella se ne stava in disparte a tenere la guardia sugli altri due ragazzini, non sarebbe stata un problema.

- Ora basta, dicci chi sei!- ringhiò Ido, anche se un'idea se l'era già fatta.

Quello sorrise di nuovo - Io sono l'ultimo successo del Tiranno, sono la sua creazione migliore, fatto apposta per competere con lui- indicò Wolkan.

Aggrottarono la fronte. Che significava quell'ultima frase? Nel Mondo Emerso non c'era niente che potesse stare al pari di un Demone di Grimoire.

- Fossi in voi gli darei retta- aggiunse Jhof, avvertendo la loro sorpresa - Il Tiranno ha trovato del materiale che ti sei lasciato dietro, Demone, e l'ha usato a suo vantaggio-

- Materiale?- fece eco il Lupo, più confuso di prima.

- Dei capelli- ricominciò Rouko - Quando hai combattuto contro Dola, nella Terra del Vento, è riuscito a tagliarti un paio di capelli. E' da lì che proviene la mia forza. Sicuramente te ne sarai accorto, quando ci siamo avvicinati-.

Kina trattenne il respiro.

Un Mezzodemone?.

Certo, avrebbe spiegato il colore degli occhi, e quelle strane orecchie che non sembravano nè di un uomo, nè di un Demone.

- Raccontane un'altra!- inveì Wolkan, per nulla convinto - E' impossibile che tu sia nato da due soli capelli in poche settimane!-

- Immaginavo che avresti risposto così-.

E si aprì la pesante armatura all'altezza dell'addome, mostrando ciò che vi era sotto.

Sobbalzarono. Kina si portò la mano alla bocca per lo sgomento. Jhof se ne compiacque.

Un'orrida cicatrice lunga almeno trenta centimetri solcava la sua pelle, completamente nera come fosse disegnata col carbone, ma ornata da una serie di venature violacee, che si diramavano per tutto il corpo come una grossa ragnatela.

- Cosa ti ha fatto quel mostro del Tiranno!?- urlò Nihal talmente forte da graffiarsi la gola. Alle sue spalle, Laio e la Maga sembravano essersi improvvisamente paralizzati.

Rouko scoppiò a ridere, richiudendosi l'armatura - Non l'avete capito? Appena capì cos’erano quei capelli, il Mio Signore si mise subito all'opera per studiarli, e saggiarne le potenzialità- allargò il sorriso - Ha scelto me per questo compito-.

Lo scudiero deglutì, cominciando a rimetter assieme i pezzi - Allora tu non sei nato così. Prima eri un...-

- Sì, esatto. Prima ero solo un inutile soldato troppo in basso per far carriera, neppure i miei compagni mi consideravano. Con disgusto ripenso al giorno in cui mi trascinarono urlante alla Rocca, per fungere da cavia. Chi vi entra non esce più-.

Lo gnomo e la mezzelfo rabbrividirono: mai avrebbero pensato che il Tiranno utilizzasse persino i suoi stessi uomini per gli esperimenti.

- Ma ne è valsa la pena, eh, Rouko?- parlò ancora Jhof.

- Sì, infatti. Grazie a quel trattamento mi è stata data una forza strabiliante, sono ancora più potente di Dola, riesco anche a lanciare incantesimi come niente. Adesso sono io il guerriero più forte del Tiranno-

- Maledetta carogna, ti ha impiantato i miei capelli in corpo, vero?! E' questo che ha fatto, esattamente!- gridò Wolkan, digrignando le zanne appuntite.

- Un capello- lo corresse l'altro - Ce n'erano solo due. Uno l'ha trapiantato dentro di me, e il secondo... l'ha innestato in questa spada- la sollevò per mostrargliela meglio.

Apparentemente non sembrava avere nulla di diverso, ma tutti percepirono che stava dicendo la verità.

- Perchè mai fare una cosa simile?- chiese Nihal, avanzando di un passo.

Fu Jhof a rispondere - Le armi normali non funzionano contro di lui, l'abbiamo visto tutti- puntò gli occhi su Ido, per rammentargli di quando l'aveva trafitto al cuore, senza alcun risultato.

- Sei stato tu a dirglielo, non è vero?!- braitò quello.

- Certo. Chi altri se no!? Non puoi affrontare un essere immortale senza una giusta preparazione. Così, dopo le mie rivelazioni, il Tiranno ha fatto in modo di procurargli la spada ideale. La Magia Proibita ha fatto il resto-.

- Dunque è per questo che mi vuole?- chiuse gli occhi Wolkan - Vuole altri capelli per creare altri esseri come te, da usare contro le Terre Libere-.

Un altro sorriso di Rouko - Esatto!- e scattò nuovamente in avanti in un secondo attacco, due volte più feroce del precedente.

Il Lupo non potè sperare che i polsini metallici funzionassero ancora, così fu costretto a scartare di lato, e a sguainare uno dei suoi pugnali.

Mirò alla gola. Rapido e preciso come una macchina, con tutte le intenzioni di concludere in fretta lo scontro.

"Ormai la fiamma nella sfera è quasi bianca, non possiamo perdere altro tempo!".

Se la sua lama si avvicinò o meno alla carotide dell'avversario, nessuno seppe dirlo. Ma quella venne immediatamente respinta da un fendente laterale.

Con sconcerto tutti videro il pugnale volare via dalla mano di Wolkan, e sparire in mezzo al fango.

- Oh, no!- sfuggì Kina dalla presa di Laio, precipitandosi a cercarlo con mani frenetiche.

Non poteva averlo perso! Il suo amico aveva bisogno di entrambe le armi, non poteva affrontare un mostro come Rouko senza.

Un'ombra le si parò davanti.

- Laio, vieni a...!- si bloccò all'istante.

Jhof, che la guardava freddo come se in lui non vi fosse più una traccia di umanità. Come se avesse a che fare con un pezzo di legno. Sguainò la spada.

- Non la toccare!- urlò lo scudiero, avventandosi su di lui con un affondo.

Stavolta non avrebbe fatto la figura dell’idiota, com'era successo con Wolkan. Ne era sicuro, stavolta avrebbe protetto Kina a tutti i costi!.

Senza batter ciglio, con facilità il soldato deviò la traiettoria della lama nemica, lasciando che il ragazzo si sbilanciasse in avanti, facendogli perdere l'equilibrio. E non appena la sua testa gli fu a tiro...

Thok… la colpì violentemente con l'elsa della spada.

Un colpo vero. Forte. Non quella carezza che gli aveva dato Wolkan l'ultima volta.

- Laio!- esclamò la Maga, vedendo del sangue impregnargli i riccioli biondi.

Stramazzò a terra senza un lamento, svenuto sul colpo.

- Laio! Laio!- lo scosse Kina, rivoltandolo supino, reggendogli il capo - Laio, svegliati!-.

La figura di Jhof sopra di sè, attirò la sua attenzione.

- Muori nel fango, piccola strega- e sollevò la spada.

Sgranando gli occhi, lei si sorprese a tremare. Se avesse ancora avuto i suoi poteri magici, avrebbe saputo come difendersi, ma allo stato attuale era completamente inerme.

Fu un secondo prima che l'uomo calasse il colpo, che un'insanguinata lama nera gli uscì dal petto per quasi una spanna. Jhof non potè fare altro che lasciar cadere la spada. Un capioso schizzo di sangue gli uscì dalla bocca. Gli occhi spiritati e sconvolti.

- Addio, traditore- sibilò Nihal alle sue spalle, ritirando l'arma e lasciando cadere il corpo esanime.

 

 
 

Ido e Wolkan si slanciarono su Rouko insieme, uno con la sua lunga lama, e l'altro con l'unico pugnale rimastogli. Forse in due avrebbero avuto qualche possibilità.

L'accenno di un sorriso apparve sulle labbra del nemico. Strinse gli occhi, e andò incontro agli aggressori lasciandosi sfuggire un'esclamazione di sfogo.

Per Ido ci vollero pochi secondi, Rouko smosse con i piedi un po' di fango e glielo scalciò dritto negli occhi, per poi approfittarne per colpirlo al volto.

- Argh!!- cadde a terra il Cavaliere di Drago, col naso rotto e le labbra spaccate.

Col Demone, invece, fu tutta un'altra storia. Se la cavò bene anche con un solo pugnale. Appena Rouko gli fu addosso lo seguì rapidamente parando tutti i suoi colpi, senza mai riuscire a sfiorarlo.

"A quanto pare Dola non aveva tutti i torti a temerlo".

Ghignò. Peccato che non fosse abbastanza.

 

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Capitolo 17
*** Complicazioni ***


 



Wolkan non aveva problemi a combattere con un solo pugnale, non temeva di affrontare i suoi avversari a mani nude, disponendo unicamente dei suoi artigli. Ma le difficoltà che stava incontrando in quel momento superavano di gran lunga le sue aspettative. Perfino gli amici che assistevano a distanza se n’erano accorti.

Era cominciata subito dopo la morte di Jhof. Con un sorriso soddisfatto, Rouko aveva preso ad aumentare il ritmo della sua spada, e a rispondere colpo su colpo alle stoccate del Demone.

"Che succede?" si chiese quell’ultimo, dopo aver indietreggiato a seguito di un violento contraccolpo "Le mie mosse improvvisamente sono più lente" s’irrigidì "No, non è vero. E’ lui che diventa più veloce".

Rouko gli si aventò nuovamente addosso, e per un istante… mentre erano vicini… Wolkan fu quasi certo di intravvedere una sorta di smorfia mostruosa, come se il suo viso fosse momentaneamente cambiato.

"Non può essere!" continuò a dirsi, evitando un affondo "Come ha fatto a diventare così forte? E’ Mezzodemone da troppo poco tempo, è impossibile che il suo corpo si sia già adattato alla nuova condizione".

Infine, fu con un grido a dir poco esasperato che riuscì ad aprire la guardia avversaria, e a muovere il braccio libero all’altezza della sua faccia.

Nihal e Ido trasalirono.

Kina non fece una piega: ne aveva viste troppe a Grimoire, per lasciarsi impressionare da "quell’inezia".

Eccoli, i danni degli artigli dei Demoni.

Quattro rosse ferite, grosse e slabbrate, parallele tra loro, che quasi sfioravano gli occhi di Rouko. Tanto profonde da lasciar trasparire perfino le ossa del cranio.

Qualsiasi altro uomo si sarebbe gettato a terra, urlando a squarciagola, ma quello si limitò a fissarlo dritto, tremando leggermente.

Era chiaro che provava dolore, ma ciò non sembrava preoccuparlo.

Wolkan arretrò di qualche passo.

Con sgomento di tutti, i quattro sfregi cominciarono a rimarginarsi fino a sparire del tutto, come se non fossero mai esistiti.

- Che?!- ebbe il tempo di esclamare il Demone, prima di venire a sua volta colpito da pugno, che lo sbalzò a una decina di braccia, stramazzandolo nel fango.

- Wolkan!- urlò Kina.

- Ma non è possibile!- disse lui, rialzandosi in piedi. Percepì chiaramente il suo naso rotto rimettersi in asse.

- E’ stato il Tiranno, vero?!- chiese Nihal, con la spada sempre in pugno.

Kina aveva detto che solo un Demone poteva ferire un altro Demone, quindi se Wolkan non c’era riuscito poteva dipendere solo dall’intervento della magia Proibita, che aveva sovvertito quella legge naturale.

- Sì, infatti- rispose tranquillamente Rouko, cominciando a togliersi parte dell’armatura per stare più leggero - Malgrado il poco tempo a disposizione, ha ritenuto di dovermi imporre qualche altra modifica-

- Che altro ti ha fatto?! Parla!- ringhiò Wolkan, sentendo aumentare l’ansia.

- Il capello usato per mutarmi era il tuo, Demone Lupo. In qualche modo… tu sei una parte di me. Il Mio Signore ha solo fatto in modo che tu non potessi ferire te stesso-.

Sgranarono gli occhi, ora tutto prendeva senso. Questo spiegava anche come mai il naso di Wolkan fosse guarito, nonostante tutto: la "modifica" funzionava da ambe le parti.

"Un momento…" pensò Ido, aggrottando la fronte "Se nessuno dei due può ferire l’altro, allora come possono sperare di vincere?".

- Ovviamente- proseguì Rouko, come se gli avesse letto nel pensiero - Lo stesso principio non è stato applicato sulla mia spada, o andremmo avanti all’infinito-.

Il Lupo sobbalzò. Il nemico non aveva neanche finito di parlare, che quello ripartì alla carica più accanito di prima.

Un fendente dal basso verso l’alto, arrivò. Wolkan riuscì a schivarlo arretrando di pochi centimetri, ma la lama finì comunque per strappargli via un lembo di casacca nera.

Balzò all’indietro, riportandosi a distanza di sicurezza, ma non ebbe neppure il tempo di focalizzare, che Rouko era già a mezz’aria sopra di lui.

Il Demone non si scompose, anzi pensò che fosse un’ottima occasione per contrattaccare: ora che era lassù, i suoi movimenti sarebbero stati molto più limitati. Non sarebbe riuscito a scappare. Anche i grandi salti potevano essere controproducenti.

Strinse forte il pugnale. Se lui personalmente non era in grado di ferirlo, allora forse…

Quasi fu colto alla sprovvista.

Con uno scatto del braccio, il guerriero del Tiranno mosse la spada, e quella si snodò, scomponendosi in decine di pezzi, ed estendendosi come se all’interno di essa vi fosse un elastico.

Sibilò dritto verso la testa del Lupo.

- Attento, Wolkan!- strillò la Maga.

Un arco laterale… e quello la respinse prontamente con la sua piccola arma.

La lama di Rouko si ritrasse al suo posto, ricomponendosi in una spada normale in apparenza.

- Wolkan!- urlò ancora Kina, satura di preoccupazione.

Ido e Nihal trattennero il respiro. Era la prima volta che lo vedevano sanguinare.

Un brutto taglio solcava ora la fronte del Demone, che teneva un occhio socchiuso, pulsante di dolore.

Una grossa striscia rossa gli colò lungo tutto il viso, gocciolando fino a terra.

Digrignò le zanne, ringhiando furioso. Alla fine la storia del capello nella spada corrispondeva a verità.

- Ah!Ah!Ah!- rise sguaiato Rouko, mettendo in mostra la sua arma - Hai visto?! Sei completamente svantaggiato rispetto a me. Neppure il grande Dola era riuscito a farti un graffio, mentre io sì: io, l’insignificante Rouko. Appena ti porterò alla Rocca, il Tiranno mi coprirà di onori-

- Smettila di parlare!- inveì l’altro, tornando alla carica.

Certo, la spada flessibile come una frusta l’aveva un po’ spiazzato, ma non dimenticava che anche lui era attrezzato in maniera adeguata. Doveva solo riuscire a tagliare la gola di quell’individuo al primo colpo, senza che potesse reagire, o sospettare.

 

 
 

Fu più difficile del previsto, Wolkan non potè far altro che rallentare Rouko prendendolo a continue artigliate ogni volta che ne capitava l’occasione, ma il pugnale gli serviva soprattutto per parare la spada, già rossa per i numerosi tagli inflitti su mani e braccia. Non sarebbe mai riuscito a usarlo per controbattere.

Strinse gli occhi. Non aveva alternative.

- Il mio pugnale!- gridò agli altri - Trovate il mio pugnale!-.

Sobbalzarono, se n’erano quasi dimenticati. Una delle lame di Wolkan era finita da qualche parte in mezzo al fango svariati minuti prima, e loro non l’avevano ancora ritrovato.

- Forza, diamoci da fare! Ha bisogno di tutti e due i pugnali, sono fatti con ossa di Demone!- saltò in piedi Kina, subito dopo aver delicatamente posato Laio a terra, ancora svenuto.

- Fatti con cosa?- aggrottò la fronte Nihal.

- Trovali e basta, maledizione!-.

Ido non potè impedirsi una risata. Fuori luogo in quella situazione, indubbiamente, ma era la prima volta che Kina si esprimeva in quel modo: prima era sempre così timida ed educata.

Ma in ogni caso nessuno si pose altre domande, si inginocchiarono e presero a frugare alla cieca, imbrattandosi tutti i vestiti di melma. Il pugnale gemello era senz’altro caduto da quelle parti, l’avrebbero sicuramente ritrovato. Sperarono solo di non metterci troppo tempo.

 

 
 

Rouko balzò rapidamente all’indietro senza nessuno motivo apparente, e di nuovo snodò la lama estensibile, dirigendola verso Wolkan.

Quell’ultimo odiava quando lo faceva: diventava ogni volta sempre più difficile intercettarla e respingerla. Per di più il taglio sulla fronte continuava a bruciare, e ogni tanto qualche goccia di sangue gli colava nell’occhio destro, distraendolo pericolosamente.

Riuscì a parare alcuni fendenti sia col pugnale che col polsino metallico, ma uno sfuggì alle sue difese, finendo per spaccargli il coprispalle sinistro, ferendogli spalle e clavicola.

- Arrgh!- gridò lui, cadendo in ginocchio.

Kina dovette sforzarsi per rimanere concentrata sul suo lavoro, e non rivolgere l’attenzione sull’amico. Ma dove diavolo era quel pugnale?!.

- Non voglio danneggiarti più del necessario- parlò Rouko, ricomponendo la spada - Il Tiranno di vuole vivo-.

L’ansimato ringhio a zanne strette fu l’unica risposta che ricevette.

Sputando a terra in segno di disprezzo, fu quasi per caso che il guerriero pose lo sguardo su quella Kina, accucciata nel fango come un cane, intenta a cercare chissà cosa.

Sorrise, colto dall’idea. Jhof gli aveva raccontato che il Demone aveva smosso mari e monti per trovarla.

"E di certo non vorrà perderla di nuovo".

Wolkan sgranò gli occhi, intuendo i suoi pensieri.

- No!- scattò in piedi, slanciandosi in avanti per fermarlo.

Troppo lento. Rouko sparì tanto velocemente da lasciar quasi la sua immagine spettrale nell’aria.

Il Lupo non ebbe neppure il tempo di voltarsi, che si udì un grido acutissimo.

- Kina!-.

Trattenuta per una spalla, col filo della lama puntato alla gola, la ragazza tremava cercando di controllare il proprio respiro. Un rivolo di sangue già le macchiava la pelle, doveva stare immobile.

- Fermo dove sei- disse l’uomo del Tiranno, freddo e tranquillo, premendo ancor più la lama, appena lo vide muoversi.

L’altro fu costretto a obbedire: quello non scherzava affatto.

- Bene. Ora tu verrai alla Rocca con me. Seguimi senza fare storie, e non le farò alcun male-.

Zhak… una sottile lama ricurva gli passò il braccio da parte a parte, costringendolo a mollare la presa.

- ARRHG! Maledetto gnomo!- urlò quello, premendosi la ferita.

Nonostante la sua capacità di rigenerazione, il dolore che provava era lo stesso di tutti gli altri uomini normali, e questo non lo sopportava.

Appena Kina fu libera, Nihal si unì al gruppo e attaccò il nemico con un fendente laterale. Quello però non si fece cogliere impreparato, e con la sua incredibile velocità riuscì a tener testa sia a Ido che alla Mezzelfo, e appena l’occasione glielo permettè… si disfò di Nihal con un violento calcio allo stomaco.

La ragazza ruzzolò a terra per quasi cinque braccia, per poi risollevarsi a carponi, ansimando pesantemente.

"Dannazione! Che male!" cercò di tirarsi su, ma una fitta di dolore le mozzò il fiato, costringendola dov’era.

Fu subito dopo aver posato le mani sul fango, che avvertì qualcosa sotto di esso. Qualcosa di rigido.

- Ahi!- si lamentò, scattando in ginocchio.

Un lungo taglio rosso era comparso sul suo palmo.

Sorrise felice, finalmente l’aveva trovato.

 

 
 

Kina si coprì il volto, vergognandosi di sé. Mai si era sentita tanto inutile come in quel momento: tutti i suoi amici erano lì a combattere contro quel mostro Mezzodemone, mentre lei non faceva niente, ma addirittura si era fatta prendere in ostaggio che una stupida Maghetta alle prime armi.

Trattenne una lacrima furiosa.

"Perché!? Perché?! Se solo avessi la mia magia".

Durante il tempo trascorso alla base insieme a Nihal, Ido e Laio, aveva cominciato a studiare la magia del Mondo Emerso nella speranza di poter tornare a casa per conto proprio, ma le sue nozioni primarie erano troppo poche e troppo deboli per poter essere d’aiuto in quel momento.

"Magia di Grimoire" continuò a pensare "Mi serve un po’ di magia di Grimoire".

Ma dove trovarla? Era la sua domanda, prima di rendersi conto dell’oggetto che ancora teneva tra le mani.

 

 
 

Per Ido non fu facile vedersela da solo con Rouko, era come se quello si stesse divertendo a giocare con lui, dilungando intenzionalmente lo scontro, in una complessa danza di parate e affondi, continuamente ornati da quel suo sorrisetto strafottente.

Una mossa del braccio… e il guerriero del Tiranno lo colpì al volto con la guardia della spada.

Cadde a terra a pancia in giù.

- Patetico- disse, bloccandogli la testa col piede - Eppure Jhof mi aveva detto che eri tu quello da temere, ma forse solo per le persone normali. In ogni caso, ormai hai finito-.

Fece ancora più pressione con la gamba, col chiaro intento di spaccargli il cranio, quando…

- Flarius!- esclamò la voce di Kina, con una sicurezza mai sentita prima.

Rouko ebbe solo il tempo di alzare lo sguardo, che una sfera di fuoco azzurro lo colpì in pieno petto, sbalzandolo via per una manciata di metri.

- Impressionante- disse Ido, sputacchiando fango, ignorando la ferita al naso.

La Maga era là, in piedi, con la sfera di vetro tesa in avanti, e l’espressione più determinata del Mondo Emerso. Aveva utilizzato il manufatto di Wolkan, e la fiamma al suo interno, come fonte dei suoi poteri.

 


 

Il guerriero Mezzodemone sbarrò gli occhi scioccati, stringendo i denti per impedirsi di urlare.

Si rannicchiò a terra facendo di tutto per non svenire. Mai aveva provato un dolore simile da quando era "cambiato". Oppure l’aveva provato, ma passava in fretta. Perfino la ferita al braccio inferta dalla gnomo era sparita senza lasciare un graffio, o una sensazione.

Mentre adesso il petto gli bruciava da impazzire, senza mai guarire. E meno male che indossava ancora la cotta di maglia metallica, che l’aveva parzialmente protetto, o sarebbe stato molto peggio.

Attese qualche attimo, poi si rimise in piedi ansimando…

- Almeno su questo Jhof aveva ragione- sorrise ironico - Non sei l’innocuo Agnellino che sembri-

- Non ho mai capito perché mi chiamassero così- rispose lei, ostentando una sicurezza che non aveva.

Fissò Rouko cercando di prevedere la sua prossima mossa.

Deglutì. Era stato un azzardo usare la sfera di trasporto in quel modo: la fiamma bianco-azzurra non sarebbe stata in grado di reggere un secondo incantesimo.

- Ora ti sistemo io- sibilò l’uomo, tornando alla carica.

Di nuovo sparì come una specie di spettro, ma questa volta Wolkan non si fece cogliere alla sprovvista. Sapeva che avrebbe puntato su Kina, ma grazie all’odore di bruciato del suo petto riuscì ad intercettare la spada, un attimo prima che calasse su di lei.

- Che…?- sgranò gli occhi lui.

- Forse prima mi hai un po’ spiazzato, ma stavolta sarà diverso!-

- Pazzo!- di nuovo quella smorfia deforme.

Wolkan mantenne il sangue freddo, non sapeva cose gli stesse succedendo, ma di certo non sembrava soffrirne.

Appena quello tornò a muoversi con un fendente laterale, il Lupo si abbassò di colpo, e con la gamba destra riuscì a fargli lo sgambetto.

Rouko cadde all’indietro stramazzando nel pantano fangoso, ma scartò velocemente di lato l’istante dopo aver inquadrato la corta lama del Demone venirgli addosso, all’altezza della testa.

Ribalzò in piedi, ed usò l’estensione della sua spada per tenerlo a distanza.

Si sorprese nell’avere il fiatone. Tutta colpa di quella scottatura al petto, sicuramente. Che fosse il caso di ritirarsi?.

Scosse la testa, e digrignò i denti. No, non poteva assolutamente permettere a quell’individuo di sparire dal Mondo Emerso: non avrebbe avuto altre occasioni, doveva riuscire a prenderlo a tutti i costi, lì e ora.

"Il Tiranno lo vuole per i suoi esperimenti. Altrimenti userà me".

Rabbrividì. Ricordava benissimo l’atroce dolore provato subito dopo il trapianto del capello. Era stato quello a provocare le sue ciocche bianche.

Certo, era grato ad Aster per averlo reso un guerriero invincibile. Ma a quale prezzo?.

Non doveva fallire!.

"O ciò che è stato all’inizio sarà solo un bel ricordo, in confronto a quello che capiterà in futuro".

Già li vedeva, i Maghi del Tiranno, sezionarlo in mille pezzi per riuscire ad estirpare la sua radice demoniaca.

- Noo!!- urlò esaltato, ripiombando addosso al ragazzo.

- Wolkan!- si fece sentire la voce di Nihal - Prendi!- e gli lanciò il pugnale mancante.

Quello lo prese facilmente al volo, sentendosi già più forte e sicuro. Si lasciò scappare un sorriso. Ora gliel’avrebbe fatta vedere.

 

Parò il colpo con la prima lama, e con la seconda… scattò a disegnargli una lunga linea dalla spalla destra, al fianco sinistro.

La cotta di maglia metallica, scivolò a terra tintinnando, tagliata tanto facilmente come fosse carta.

Un vistoso fiotto di sangue spruzzò fuori dalla ferita profonda e netta, che non accennava a guarire.

Ido e Nihal trattennero il respiro. Ce l’avevano fatta?.

Un vivo dolore assalì il cervello di Rouko, che cadde a carponi premendosi stretto l’addome. Non riuscì a trattenere un urlo disperato. Parecchie gocce rosse macchiarono la terra sotto di lui, senza che potesse farci niente.

Wolkan fu svelto ad approfittarne per calciare via la spada speciale che aveva lasciato cadere.

- Come… come…- balbettò l’uomo, sollevando appena lo sguardo su di lui - Come hai fatto?-.

- Tu stesso hai detto che non ero in grado di ferirti per via del mio capello, innestato in te- spiegò lui, guardandolo senza che un briciolo di pietà trasparisse dai suoi occhi - Quindi ho semplicemente lasciato che fosse qualcun altro a farlo- tese i avanti il pugnale insanguinato per mostrarglielo meglio - Queste lame sono tipiche di Grimoire. Sono fatte con ossa di Demone-.

Una buona porzione di sangue uscì dalla bocca di Rouko, mentre cominciava a capiere. Perfino lo gnomo e la mezzelfo ci arrivarono.

Ecco perché recuperare il pugnale era così importante per Wolkan: un osso di Demone, se pur morto, era comunque un Demone, e poteva nuocere al pari di quelli vivi. L’arma perfetta per "aggirare" la modifica del Tiranno.

Nihal guardò Kina. Dunque la magia non era l’unico mezzo per sconfiggere i Demoni. Lei lo sapeva, e non le aveva detto niente.

Ci passò sopra senza nessuna offesa, e tornò ad occuparsi del guerriero ancora accasciato.

- Bisogna finirlo- disse freddamente.

Kina scattò a guardarla allibita. Ido e Wolkan non fecero una piega. Avevano capito quello che stava dicendo: non potevano permettere che vivesse, o le Terre Libere si sarebbero ritrovate con un avversario incapace di morire, dato che le uniche armi da usare con lui se le sarebbe portate via il Lupo.

Dovevano distruggerlo lì e ora, finchè ne avevano la possibilità.

 


 

Ancora immobilizzato da dolore, Rouko strinse gli occhi, preparandosi alla sua sorte.

Wolkan, proprio lì in piedi davanti a lui, a sovrastarlo in tutta la sua altezza… lo fissava senza proferire parola. Né Ido, né Nihal avevano dubbi che sarebbe stato lui a eseguire la "sentenza".

Strinse i pugnali… e li rinfoderò nella cintura.

- Tks. Vieni, Kina- li sorprese, voltandogli le spalle, e facendo per allontanarsi - Andiamocene da qui-.

Quella annuì con un sorriso sulle labbra: non sarebbe più stato Wolkan se avesse infierito su un avversario già battuto.

- Cosa?!- esclamò Nihal, scioccata - Che stai facendo?! Devi ammazzarlo!-.

Scattò a guardarla serio - No. Voi, dovete ammazzarlo. E’ il vostro mondo. La vostra guerra. Io non sono schierato dalla parte di nessuno. Perciò se proprio volete prendervi la sua vita dovrete farlo da soli, usando quella spada là- e indicò l’arma di Rouko, abbandonata nel fango a qualche metro più in là.

Sì, era vero. Era logico pensare che con quella ci sarebbero riusciti, la prova erano anche i numerosi tagli sul corpo del Demone, tra cui quelli su spalla e fronte.

La mezzelfo digrignò i denti.

"Che razza di ipocrita! Non ha mai esitato ad uccidere Fammin e draghi Neri, che erano nettamente inferiori a Rouko, mentre adesso…".

- Sei un meschino…!-

- Lascialo, Nihal- parlò Ido, bloccandola con un braccio - Ha ragione. E’ una questione che non lo riguarda. Lui voleva solo riprendersi la sua amica, niente di più. L’ha detto fin dall’inizio-.

Dopo un attimo di incertezza, indispettita dall’improvviso cambio di piega, la ragazza finalmente si mosse, andando verso la lama nemica.

Avrebbe sistemato quella faccenda personalmente. Non era il momento per certi scrupoli.

"E con una creatura del Tiranno tanto meno".

Si chinò… allungando la mano verso l’elsa.

 

 
 

Rouko aveva smesso di ascoltarli già da un pezzo, troppo impegnato com’era a chiedersi cosa gli stesse accadendo.

Non aveva freddo, e di sicuro non aveva la febbre, eppure tutto il suo corpo continuava a tremare, talvolta con violenti spasmi, senza che lui fosse in grado di controllarsi.

Che diavolo gli succedeva?! Non riuscì più a deglutire, così fu costretto a sbavare a terra, e ora ci si metteva anche una strana sensazione che non riusciva a inquadrare.

L’aveva già sentita un paio di volte, durante la lotta, ma ora… forse per colpa dello shok della ferita… si era fatta molto più intensa, con un ritmo pulsante come se qualcosa volesse uscirgli dallo stomaco. Il cuore che batteva all’impazzata.

Una fitta di dolore gli mozzò il fiato, e Rouko dovette circondarsi le spalle con le braccia.

"Non riesco… a calmarmi".

Se avesse potuto, avrebbe parlato, chiesto aiuto. Ma non ci riusciva, la sua lingua era come bloccata, ed ecco il cominciare di violente contrazioni muscolari, che lo portarono pure a strane smorfie con la bocca, di cui si sarebbe vergognato.

Possibile che il Tiranno avesse sbagliato qualche cosa nell’impiantargli quel capello demoniaco? Possibile che non avesse calcolato quel genere di reazioni?.

Ma in ogni caso… nessuno dei suoi nemici sembrava essersi accorto di lui, semplicemente erano lì, a confabulare tra loro su chi dovesse ucciderlo, o no.

I suoi denti batterono, e gli occhi si sgranarono al massimo come se volessero uscirgli dalle orbite.

Rouko ebbe solo il tempo di vedere la ragazza dai capelli blu chinarsi sulla sua spada, quando la sua mente lo abbandonò.



 

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Capitolo 18
*** Il Demone, la Maga e... la Mezzelfo ***




La mezzelfo era quasi arrivata a toccare l’elsa con le dita, quando un corpo massiccio le saltò proprio davanti, urlandole in faccia come un pazzo.

Nihal, letteralmente si pietrificò nel guardarlo così da vicino. Ido, Wolkan e Kina, esclamarono allibiti.

Era davvero Rouko, quello?!.

La sua stazza si era oltremodo irrobustita, tant’è che alcuni lembi dei pantaloni iniziarono a strapparsi per quanto erano gonfi. Sulle mani, invece, erano apparsi dei lunghi e affilati artigli neri, che prima non c’erano.

Ai suoi piedi… la spada estensibile giaceva spezzata in quattro pezzi. Nessuno di loro riuscì a vedere il fine capello di Wolkan uscire da essa, e disperdersi nel fango per sempre.

Ma la cosa che più li sconvolse… fu il suo volto. Completamente trasfigurato da un’orrenda espressione folle e deforme.

In lui si potevano ancora distinguere i lineamenti di Rouko, ma il contorno degli occhi era circondato da un vasto reticolo di vene scure, che salivano fino alla fronte. E la bocca, incredibilmente allargata, si apriva da un orecchio all’altro, irta di zanne come un immondo sorriso uscito dall’inferno.

Che diavolo gli era successo?!.

Nessuno ebbe il tempo di porsi ulteriori domande, che quello colpì Nihal scaraventandola a terra dopo un volo di dieci braccia, lasciandole addosso tre profondi solchi d’artiglio che andavano dal petto alla spalla.

Non riuscì neppure a gridare da quanto era stato veloce. Neanche il dolore arrivò subito.

- Nihal!- chiamò Ido, correndo verso di lei.

Quella non rispose, rimase rannicchiata in posizione fetale, premendosi stretta le ferite, lasciandosi sfuggire qualche gemito sofferente.

"Come… come ha fatto?" era la sua domanda.

Ricordava benissimo che Rouko si trovava a svariati metri da lei, eppure aveva saputo piombarle addosso e distruggere la spada in meno di due secondi. Neppure Wolkan era mai stato tanto veloce.

- Non si avvicini, Ido!- urlò quell’ultimo, non appena gli occhi del Mezzodemone si spostarono su di lui. Scattò in avanti, pugnali in mano.

Lo gnomo stava già per chinarsi sulla sua allieva, quando vide quell’orrido ghigno comparirgli di fianco.

Di nuovo, Rouko mosse la mano artigliata all’altezza del suo collo, e solo per un pelo il Demone riuscì ad intercettarlo, bloccandolo con una delle sue lame.

Ido indietreggiò imprecando, completamente colto alla sprovvista, rischiando pure di inciampare, per poi ricomporsi e raggiungere la ragazza.

- Nihal, mi senti? Parlami! Come stai?-.

Quella si riscosse, controllando il sangue che aveva perso. Un po’ le imbrattava i vestiti, e un po’ la terra sotto di lei. Le girava la testa, incredibile che non fosse ancora svenuta.

- Potrei stare meglio- rispose, tentando di scherzare.

- Ma per favore- la aiutò a rialzarsi lui.

 

 
 

Wolkan dovette sforzarsi parecchio per respingere l’avversario. Nonostante fosse ferito, la sua forza e ferocia sembrava addirittura raddoppiata.

Appena si ritirò con un salto, distanziandosi di cinque metri, la creatura si accovacciò come un animale… e cacciò un grido che non aveva nulla di umano.

Solo nel guardarlo bene in quegli occhi spiritati così tanto simili ai suoi, il Lupo capì che la coscienza dell’uomo era svanita del tutto. Non una traccia del Rouko di prima era rimasta in lui: era solo una bestia priva di cervello, agitata dal puro istinto.

Digrignò le zanne. Forse sapeva cosa gli era successo.

 

 
 

- Che… dove…- borbottò Laio, cominciando a riprendere i sensi - Dove siamo?-.

Kina gli si sedette accanto, aiutandolo a tirarsi su - Ti sei svegliato, finalmente. Cominciavo a preoccuparmi. Jhof ti ha colpito davvero forte-.

A quel nome… lo scudiero parve ritrovare tutte le sue energie: sbarrò le palpebre e saltò in piedi, cercando la sua spada, senza però trovarla.

- Jhof! Dov’è?!-.

Ricordò tutto. Lo aveva attaccato per difendere Kina, e lui gli aveva dato una botta in testa. Si portò la mano alla ferita, un vivo dolore lo assalì. Quando le ritrasse, le sue dita erano sporche di sangue.

Là, a poca distanza da loro, giaceva il corpo del traditore, passato da parte a parte.

Sospirò. Ancora una volta non era riuscito a proteggere i suoi cari. Per quanto tempo sarebbe andato avanti così?.

 

 
 

- Come diavolo ha fatto a ridursi così?!- esclamò Ido, sorpreso da quel tremito nella sua stessa voce.

Erano ormai quasi quarant’anni che combatteva. Quarant’anni che ne vedeva di tutti i colori. Eppure quel giorno gli sembrò di essere entrato in un incubo dal quale non riusciva più a svegliarsi. Aveva veramente visto un uomo mutare in qualcos’altro.

- Non è ovvio?- disse Nihal, barcollando in piedi con la spada stretta in pugno - Un’altra mossa del Tiranno-

- No, io non credo- la contraddisse Wolkan, fissando attentamente il mostro e cercando di interpretarne l’odore.

- Sai cos’è?-

- Forse sì. Noi Demoni di Grimoire siamo in grado di compiere diverse trasformazioni-.

Un altro grido di Rouko.

- Questo il Tiranno non poteva saperlo, ha lavorato sul mio capello per troppo poco tempo. Non poteva prevederne gli effetti in un corpo estraneo-.

Ido s’irrigidì - Questo significa che…-

- Esatto. Lo shok e il dolore delle ferite, hanno scatenato in Rouko una crisi che ha portato a questo, forse come meccanismo di difesa-

- Ma a Grimoire più di Demoni si trasformano più diventano forti!- si unì Kina, sentendo il cuore aumentare i battiti.

- E non sappiamo neppure se rimarrà così, o se cambierà ancora-.

Per tutta risposta, la pelle del Mezzodemone cominciò a scurirsi, prendendo una tonalità grigiastra, e i suoi capelli crebbero di ben quindici centimetri facendosi ispidi e arruffati. Le orecchie si appuntirono di più.

Ripartì all’attacco.

Wolkan ringhiò e strinse i pugnali, preparandosi a riceverlo. Doveva mantenere la calma, o non lo avrebbe mai battuto.

L’impatto fu molto più brusco di quanto si aspettasse, tant’è che temette addirittura che le sue armi si spezzassero. Indietreggiò colto dall’impeto, ma scartando tempestivamente di lato riuscì a liberarsi di Rouko, lasciandolo cadere in avanti. Ne approfittò per menare un fendente e colpirlo al volto, disegnandogli un lungo squarcio che non sarebbe guarito.

- Sì- esultò Kina, tanto improvvisa da far sobbalzare Laio al suo fianco.

Ido e Nihal concordarono, con una ferita come quella, il guerriero del Tiranno non sarebbe più stato in grado di combattere: la lama d’osso l’aveva preso in pieno dalla fronte in giù, cavandogli pure un occhio.

Rouko ribalzò subito in piedi, urlando al cielo, senza però che nessuna traccia di sofferenza trasparisse dalla sua voce.

- Che…?- fece perplesso Wolkan, poco prima di essere aggredito di nuovo.

- Wolkan!-

- Attento, Wolkan!!- gridarono ancora Kina e Laio.

Il Mezzodemone si accanì usando gli artigli, ma sfortunatamente la distanza ravvicinata che c’era tra i due combattenti non aiutò, e il Lupo riuscì a scansarsi solo dopo che quello l’ebbe ferito alla spalla sana, spaccandogli anche il secondo spallaccio.

- Arrgh!!- urlò, indietreggiando di pochi passi.

Dopo quanto era successo con il naso, si sarebbe aspettato che la ferita guarisse da sola, ma stavolta non avvenne, se ne accorsero tutti.

"Incredibile" pensò Ido, guardandoli a distanza "Un singolo capello di Demone ha avuto la meglio sulla magia del Tiranno. Sono diventati in grado di ferirsi l’un l’altro".

Superata la sorpresa iniziale, Wolkan tornò in sé, e non appena il mostro si rifece di nuovo sotto… alzò pronto una gamba e lo colpì in pieno collo.

Lo sbalzò a qualche metro, rotolando nel fango. Una mossa del genere avrebbe dovuto rompergli la trachea, e soffocarlo una volta per tutte, invece quello riscattò verso di lui, completamente fuori di testa.

"E’ resistente fino a questo punto?" si chiese "Oppure lui riesce a ferire me, ma io non lui?".

Non seppe dirlo. Lo schivò senza toccarlo, Rouko cadde a terra a faccia in giù.

Grugnendo rauco, appena i suoi occhi tornarono a vedere, liberi dal fango… si ritrovò davanti a Nihal.

- Spostati da lì!!- strillò Kina, sapendo già quello che sarebbe successo.

Al Mezzodemone non interessava né Wolkan, né nessun altro, neanche sapeva quello che stava accadendo, era mosso soltanto dalla follia e dalla confusione. Probabilmente avrebbe attaccato la sua stessa immagine allo specchio.

La guerriera dai capelli blu non si fece cogliere impreparata, aveva previsto quell’eventualità. Così, al momento giusto, quando la creatura tese una mano verso di lei… sguinò fulminea la spada di cristallo nero, in un preciso fendente dal basso verso l’alto.

La mano di Rouko volò via, tranciata di netto.

Ma se qualcuno sperava di vederlo finalmente cedere, e arrendersi alla fatica, rimase deluso. Il mostro neanche degnò la mutilazione di uno sguardo, che subito proseguì il suo impeto verso Nihal, improvvisamente paralizzata dalla paura.

Era chiaro che quell’individuo aveva perso ogni sensibilità al dolore, nemmeno la lesione più grave sarebbe riuscito a fermarlo.

Il volto deforme di lui era quasi arrivato a un palmo dal suo, quando la mezzelfo radunò abbastanza coraggio da indietreggiare freneticamente, e menare con la spada fino a procurargli una serie di tagli più o meno profondi.

- Nihal!- accorse Ido, prendendo Rouko da un fianco.

Riuscì a trafiggerlo per più di dieci centimetri, distogliendolo dalla ragazza, e ovviamente quello cambiò subito obiettivo, usando gli artigli dell’unica mano rimastagli.

- Maledetta bestiaccia!- ringhiò lui, parando i ripetuti colpi con la sua spada, cerando di stargli dietro.

Non ci riuscì. Ricevette una botta in testa, e cadde svenuto.

Grugnendo e sbavando, a tutti furono chiare le intenzioni del mostro quando si protese verso di lui, con la bocca semiaperta: gli occhi di un predatore affamato, erano quelli.

- Noo!!- urlò la ragazza, calando l’arma e mozzandogli un orecchio per attirare la sua attenzione.

Esattamente come previsto, il mostro tornò a vedersela con lei, ma stavolta le sue mosse si dimostrarono più lente e scordinate, come se neanche lui sapesse bene dove andare, perciò Nihal non ebbe problemi a intercettare i suoi colpi con la lama nera.

Lo osservò tra un colpo e l’altro: aveva perso una mano, un orecchio, un occhio e parecchio sangue in generale. Aggrottò la fronte, speranzosa.

"Forse non sentirà il dolore, ma la fatica sì. Si indebolirà, e Wolkan gli darà il colpo di grazia".

Ma come se lo avesse fatto apposta ad aspettare quel pensiero… Rouko tirò un nuovo grido disumano, per poi stringersi le spalle con le braccia, scosso da tremiti.

Nihal s’irrigidì "No! Non di nuovo!".

Il corpo del Mezzodemone sussultò e s’ingrandì ancora, strappandogli la casacca, e lasciandolo a petto nudo, diventando alto più di tre metri e largo quanto un armadio a due ante. Il volto si allungò andando a formare una sorta di muso da canide, la schiena solcata da aculei ossei in linea con la spina dorsale.

A parte la mano recisa… altre ferite parvero rigenerarsi.

La mezzelfo rimase letteralmente a bocca aperta, la mente svuotata da ogni pensiero.

E adesso?.

Avventandosi in avanti, Rouko stava già per agguantarla con le sue mascelle, quando una macchia nera passò fra loro, soffiandogli la preda da sotto il naso.

- E’ un bel guaio- disse Wolkan, distanziatosi con la guerriera.

Inginocchiata a terra, quell’ultima lo guardò sorpresa: gli aveva appena salvato la vita. Per ragioni che non si spiegava era convinta che quel privilegio fosse riservato solo a Kina. Fu lieta si scoprire che non era così.

 

 
 

Immobile accanto a Laio, la Maga sgranò gli occhi allibita. In genere di cose strane se ne vedevano a Grimoire, ma questa era nuova. Era come se ad ogni difficoltà l’organismo di Rouko reagisse spontaneamente per colmare le lacune, diventando sempre più forte.

Scosse lievemente la testa mentre guardava il suo amico usare la velocità per disorientarlo.

"Non ce la farà mai" pensò, guizzando gli occhi da tutte le parti "Se continua così… Rouko si ritrasformerà di nuovo. Bisogna distruggerlo al primo colpo".

Guardò la sfera magica più intensamente di quanto avesse mai fatto prima. Non aveva scelta, o sarebbero morti tutti.

- Wolkan! Nihal! Portate Ido via di lì, e toglietevi di mezzo. Svelti!-.

Il Lupo ringhiò. Aveva già capito. E se pur con riluttanza… si trovò d’accordo.

Scattò più veloce che potè, portando al sicuro Nihal e Ido, vicino a Laio e Kina, che chiudeva gli occhi in un moto di concentrazione. La sfera di vetro nelle sue mani, prese a brillare nuovamente.

Fu in quel momento che il Lupo posò lo sguardo sulla cicatrice nera sull’addome di Rouko, piena di venature pulsanti che sembravano avere vita propria.

Ridusse gli occhi a due fessure dorate "Quello è il punto in cui gli è stato impiantato il capello, giusto?".

Si tenne pronto, ora sapeva cosa doveva fare. Attese il momento giusto.

- Kina, che vuoi fare?- esclamò Laio, alle sue spalle.

Lei non rispose, rimase lì immobile, a pronunciare una strana litania in una lingua sconosciuta, che pareva raccogliere in sé tutto il potere rimasto nella fiamma azzurra.

Rouko ruggì e si scatenò verso di loro con le fauci spalancate. Così grosso e veloce… niente avrebbe potuto fermarlo.

- Oh, Dei, aiuto!- urlò lo scudiero, stringendosi la testa tra le mani.

Kina riaprì gli occhi - Arrgh! Prendi questo!- e scagliò un raggio di energia bianca, che colpì in pieno il Mezzodemone.

Quello urlò raucamente, agitando le possenti zampe artigliate per qualche secondo. Se dipese poi dalla sua mancanza di dolore, o dalla sua forza… nessuno seppe dirlo, ma in ogni caso riprese contegno, tornando a slanciarsi contro la Maga.

- Wolkan! Se devi fare qualcosa, fallo subito!- sbraitò lei, mentre il raggio magico infuriava.

Il Lupo non si mosse, ringhò appena: non poteva attaccarlo direttamente, doveva almeno distrarsi.

La verità era che l’incantesimo ero troppo debole per un colosso potenziato come Rouko, e ora si stava avvicinando ancora di più, con mano tesa e occhi folli. Il rumore dei suoi passi che rimbombavano sempre più pesanti.

Dietro Kina, accucciata al fianco di Ido, Nihal osservava la scena con un misto di paura e disgusto: quel mostro stava venendo loro addosso come una furia distruttrice, e nessuno faceva niente.

Sgranò gli occhi, sentendo la rabbia montare dentro di sé. Strinse l’elsa della spada talmente forte da far crocchiare la nocche.

Ripensò a Livon, al suo popolo, a Soana, ma soprattutto a Sennar.

"Sono arrivata fin qui per farmi ammazzare da un mostro qualunque?!".

Non seppe più trattenersi. Quando Rouko arrivò a neanche un metro da Kina… si avventò su di lui con un fendente dall’alto.

- Nihal! Non fare stupidaggini!!- strillò Ido, riemergendo dallo svenimento.

Troppo tardi. Ormai era irrecuperabile. Probabilmente la creatura l’avrebbe tranciata a metà con una sola mano.

Ma accadde qualcosa di a dir poco imprevedibile, che segnò la svolta dello scontro.

Esattamente com’era successo mesi prima, nel bosco insieme a Laio… la Lacrima incastonata nella guardia a forma di drago, prese a brillare fulgida. E non appena la lama nera toccò il Mezzodemone, incrociando pure il raggio di Kina, quello fu sbalzato all’indietro di un paio di metri, continuando poi retrocedere gridando finalmente di dolore.

Nihal non si sognò neppure di spostarsi da quella posizione. Qualunque cosa stesse accadendo, stava funzionando: la combinazione perfetta tra la magia di Grimoire con quella del Mondo Emerso.

Continuando ad agitarsi come un forsennato, Rouko cacciò l’ennesimo grido al cielo, mentre il raggio bianco gli tormentava petto e muso.

Allargò le braccia, scoprendosi l’addome.

Wolkan trattenne il respiro. Era il momento.

"All’attacco!" e scattò con tutta la potenza delle sue gambe.

Fu un momento rapidissimo che durò appena pochi secondi, ma a tutti parvero delle ore come se il tempo si fosse improvvisamente rallentato.

Il Demone si avventò sul mostro, caricando un colpo con la mano destra. Non un pugno: no, per quello che doveva fare, aveva solo bisogno di tutta la forza dei suoi artigli.

Non esitò un attimo. Puntò alla cicatrice nera… e vi ficcò la mano dentro con quasi tutto l’avambraccio.

L’interno bruciava dolorosamente, forse per effetto della magia Proibita del Tiranno, ma lui resistette finchè non trovò quello che cercava.

Anch’egli, insieme alla creatura, urlò tra lo sfogo e il dolore.

Strappò via l’arto dall’addome senza nessun riguardo. Grossi fiotti di sangue nero sgorgarono dalla ferita, schizzando pure addosso al ragazzo.

Il raggio di Kina svanì dissolvendosi in fumo. La Lacrima di Nihal si spense, tornando alla normalità. Ormai l’incantesimo si era esurito. Esausta, la giovane Maga si lasciò cadere in ginocchio. La sfera di vetro rotolò al suo fianco.

Il Lupo balzò all’indietro, portandosi a distanza di sicurezza. In mano… qualcosa.

Dopo una serie di rauchi ruggiti, Rouko cadde a carponi premendosi stretto la voragine che non guariva più. Vomitò altro sangue dalla bocca, e poco a poco il suo corpo cominciò a rimpicciolirsi, gli artigli caddero e il muso si ritirò fino a tornare un volto umano.

Ancora dieci secondi… e del mostro saguinario e animalesco, alto quasi tre metri, rimase solo la figura di un gracile ometto dal viso di ragazzo: l’aspetto originale di Rouko, prima dell’innesto del Tiranno.

- E’ finita?- balbettò cauto Laio, notando l’immobilità del nemico - Finita sul serio-

- Così pare- rispose Ido - Wolkan gli ha aperto un buco nella pancia-.

Il Demone respirò a fondo, guardando ciò che aveva nella mano bruciacchiata. Non gli aveva solo aperto un buco nella pancia: un sottile cilindro di vetro, lungo almeno sette centimetri, pieno di filamenti che si collegavano alle interiora della carne, contenente il suo capello nero.

Lo spaccò e bruciò tutto quanto con una fimmata blu uscita dal suo pugno. L’unico incantesimo che conosceva.

Sospirò. Quell’essere Mezodemone era troppo instabile, pericoloso e "pasticciato". Strappargli via ciò che lo rendeva tale era il solo modo per distruggerlo.

Si voltò verso gli altri - State tutti bene?-

- Naso rotto a parte- fece lo gnomo, detergendosi il sangue dalla bocca.

- Sì, anch’io sto bene. Nihal?-.

La mezzelfo non rispose, stava lì, immobile senza mai smettere di fissare la sua Lacrima, quella che gli aveva regalato Phos. La prima volta che si era attivata aveva creato solo un breve campo di forza, combinato con un’esplosione, ma stavolta l’effetto era stato grandioso: aveva davvero dato un prezioso contributo nella sconfitta di Rouko.

- Nihal?- la scosse lo scudiero per una spalla.

- Sì- si risvegliò lei - Sì, sto bene-

- Ma è meglio che ti fai subito curare quelle ferite- accennò Ido.

La ragazza si guardò addosso. Era vero, se l’era quasi dimenticato. L’artigliata. Almeno aveva smesso di sanguinare, evidentemente non era così profonda come sembrava.

- Kina?- si avvicinò Wolkan - Tu stai bene?-.

Lei lo guardò, ma nei suoi occhi non c’era né gioia, né soddisfazione, e lui non faticò a capire il perché.

- Io sì. Però…- si voltò verso destra.

Lì, in basso, la sfera di vetro giaceva sul fango accanto a lei… con la fiamma interna completamente bianca.



 

 

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Capitolo 19
*** Epilogo ***




Non ci furono risate. Non ci furono acclamazioni, né sorrisi di vittoria.

Nonostante il loro successo, i cinque amici rimasero lì, seri, con la faccia triste a guardare l’oggetto magico abbandonato a terra.

Wolkan lo raccolse, alzandolo all’altezza degli occhi per osservarlo meglio. Aggrottò la fronte: la fiamma non era solo diventata bianca, ma anche traslucida, se non trasparente. Sembrava proprio che non le fosse rimasto più un briciolo di potere.

- Allora, che dici?- chiese poi, passandola a Kina.

Esattamente come aveva fatto sei giorni prima, la Maga la prese con entrambe le mani e si concentrò, sintonizzandosi con essa.

Ci mise più tempo del previsto. L’attesa fu snervante. Nihal, Laio e Ido non dissero niente, ma dentro fremevano: se quella cosa avesse davvero smesso di funzionare… come sarebbero tornati Wolkan e Kina a casa?.

Finalmente la ragazza si smosse. Guardò il Lupo… e scosse la testa.

- Maledizione!- sbottò quello, tirando un pugno a terra - Maledizione! Maledizione!-.

Lo gnomo e la mezzelfo sospirarono, era quello che temevano.

- Oh, Kina, mi dispiace tantissimo- si avvicinò Laio, posandole una mano sulla schiena.

Era veramente strano il modo in cui le cose potevano cambiare, così all’improvviso: solo poche ore prima lo scudiero sarebbe stato ben felice di avere Kina nel Mondo Emerso per il resto della vita, ma poi gli era bastato vedere la sua espressione per cambiare subito idea.

Una lacrima le rigò il volto. Da quando l’aveva conosciuta… non l’aveva mai vista piangere nemmeno una volta. Sempre allegra e sorridente era stata.

- E adesso come farete con Grimoire?- chiese Nihal, trovando il coraggio di porre quella domanda ad alta voce.

- Non possiamo- disse pacata la Maga - Non possiamo tornare a Grimoire, non abbiamo più i mezzi-

- Allora ci rivolgeremo a un Mago, magari all’intero Consiglio, ci sarà qualcuno che può aiutarvi- saltò su Laio.

- Anche se fosse ci vorrebbero comunque degli anni- continuò Wolkan - E in ogni caso che garanzie abbiamo di tornare a Grimoire? Potremmo anche finire in un terzo mondo sconosciuto-

- Vorrà dire che resterete con noi. Ormai alla base siete di casa. Avete salvato il Mondo Emerso da Rouko, e non appena gli altri lo sapranno vi accoglieranno a braccia aperte-

- La cosa non è così facile, ragazzo- parlò Ido, dopo aver inquadrato bene la situazione.

- Perché?-

- Perché se conosciamo bene il Tiranno, farà il diavolo a quattro per prendersi Wolkan. Avrebbe più materiale per i suoi esperimenti. Rouko è stato il primo, ma potrebbero arrivarne altri di ancora più forti-

- Restando qui sarei costretto a nascondermi per il resto dell’eternità- ribattè il Demone.

- E così anch’io-.

Tutti si voltarono verso Kina.

- Esattamente come ha fatto Rouko, altri cercheranno di catturarmi per ricattarti, e farti cedere. Dovunque tu andrai, io ti seguirò-

- E poi c’è il Consiglio dei Maghi- ribattè Nihal, abbassando lo sguardo.

- Che?-

- Sicuramente avranno saputo che sei debole alla magia Proibita. Le Terre Libere hanno già abbastanza problemi con i Fammin, e il Consiglio non rischierà mai di ritrovarsi con un esercito di Mezzidemoni alle porte. Anche se quella è gente che si fa scrupoli… non esiterà a usare la magia Proibita per ucciderti pur di non farti cadere nelle mani del Tiranno-

- E allora dove potrebbero andare?- riprese lo scudiero.

Continuarono a parlare per svariati minuti, ma Kina non li ascoltava. Non riusciva proprio a concepire l’idea di non rivedere più la sua casa, il suo mondo. Certo, il Mondo Emerso le piaceva, ma non era la stessa cosa.

"Be’, almeno c’è Wolkan con me" pensò, per poi scuotere fortemente la testa "Ma che sto dicendo!? Pensa, Kina! Pensa! Ci dev’essere un modo per far funzionare questo affare" strinse la sfera.

- Wolkan, Clark ti ha spiegato come funziona l’incantesimo? Basta rompere il vetro, e poi…?-.

L’altro la guardò confusa per un paio di secondi - Poi la fiamma innesca un meccanismo che, mi pare abbia detto, segue le tracce di energia magica lasciate all’andata. O qualcosa del genere-.

Kina annuì silenziosamente. Era logico, il modo migliore se ripercorrere la strada a ritroso senza perdersi, e tornare a Grimoire.

"Bene, questa è la base da cui cominciare, ma ancora non risolve il problema di…" s’irrigidì immediatamente, colpita da un fulmine.

- Cratere!- esclamò.

- Cosa!?-

- Wolkan, dobbiamo tornare al cratere-

- Ma di che stai parlando?-

- Di uno dei nostri crateri, quelli che abbiamo lasciato quando siamo arrivati qui-.

Nihal storse gli occhi. La storia del cratere gliel’aveva accennata solamente un paio di volte, ma che utilità poteva mai avere tornare al punto di partenza?.

- Hai in mente qualcosa?- chiese Ido.

- Solo una. L’unica possibilità che abbiamo, e non so neanche se funzionerà-

- Be’, in ogno caso non abbiamo scelta, dovremo comunque restare nel Mondo Emerso, quandi tanto vale provare- sospirò il Demone, recuperando da terra i suoi spallacci metallici. Non voleva che altre cose sue rimanessero lì.

- Propongo di controllare prima il tuo cratere, è il più vicino-

- Ma la Terra dei Giorni è territorio nemico! Ci sono soldati anche lungo i confini- si oppose Laio.

Wolkan ridacchiò - Non credo ci sia rimasto qualcuno, dopo la mia ultima visita-

- Allora torniamo indietro a prendere i draghi, e voliamo laggiù tutti insieme- fece Nihal, già eccitata dall’idea di volare ancora insieme a Oarf.

- No. Voi, tornate indietro a riprendere i draghi. Io e Kina andremo per quella direzione, di corsa-

- Come sarebbe a dire, di corsa?-.

Ido sorrise, aveva già capito.

Per tutta risposta, chinandosi leggermente, il Lupo aiutò l’amica a salirgli sulle spalle. Si accertò che si reggesse bene… e via! A tutta velocità verso la Terra dei Giorni.

Era stato talmente rapido che gli altri tre rimasero imbambolati a guardarli finchè non si ridussero a un puntino all’orizzonte.

Fu Ido a riscuotersi per primo - Be’, che cosa aspettiamo!? Andiamo da Vesa e Oarf, prima di perderli del tutto-.

 

 

- Wow, che impressione- borbottò Laio, inginocchiandosi sul bordo roccioso - Davvero tu vieni da qui?-.

Ido e Nihal non dissero niente. Il buco nel terreno davanti a loro era assai più grande di quanto credessero. Profondo e inquietante… sembrava davvero il luogo d’impatto di un meteorite. E in giro ce n’era anche un altro: quello usato da Wolkan, nella Terra delle Rocce.

- Esattamente cos’hai in mente?- chiese quello alla Maga.

Lei si schiarì la voce, riprendendo la sfera in mano - Hai detto che questo incantesimo segue le tracce magiche, giusto? Però ora la fiamma è bianca, perciò se la rompessimo in un punto qualunque del Mondo Emerso non succederebbe niente- fece una breve pausa, guardando sotto di sé - Ma se provassimo a metterci in un luogo che abbia già avuto un forte impatto con la nostra magia… allora forse…-

- Vuoi vedere se la fiamma riacquista potere grazie ai residui magici che sono rimasti in questo sito?- indovinò Nihal, capendo al volo. Forse le sue lezioni con Soana erano servite a qualcosa, dopotutto.

Kina annuì, si premette la sfera al petto, e cominciò a scendere lungo il cratere, facendo attenzione a non inciampare. Era tutto zuppo e umido con polle d’acqua incassate tra le rocce, e zolle fangose che si staccavano ad ogni vibrazione.

"Chissà…" pensò Wolkan nel guardarla "Potrebbe anche funzionare".

Non l’avrebbe mai ammesso davanti a tutti, ma aveva molta fiducia in lei. Nonostante a Grimoire esistessero Maghi molto più potenti, Kina possedeva un’intelligenza tutta sua, capace di trovare soluzioni anche dove tutto sembrava perduto. Non c’era ragione per cui ora dovesse essere diverso.

"Se non fosse per il fatto di trovarci in un altro mondo, lontano dalla nostra magia".

Una volta raggiunto il centro della buca… Kina rimase ferma ad aspettare.

 

 
 

Dieci secondi. Niente.

Trenta secondi. Niente.

Un minuto. Niente.

Tre minuti. Ancora niente. La fiamma della sfera di vetro rimase esattamente com’era, ballando lievemente e senza dare segni di cambiamento di nessun genere.

- Kina?- chiamò Nihal.

Quella si riscosse, palesemente delusa - Non funziona-

- Tu sei arrivata qui almeno due mesi fa, ormai l’energia magica si sarà dispersa del tutto- ipotizzò il Demone - Dobbiamo provare col mio cratere, è più recente-.

La Maga annuì, sperando che si trattasse davvero di quello. Stava già per risalire il fianco del cratere, quando uno strano calore le toccò la pelle del braccio.

 

 
 

- La Terra delle Rocce è troppo pericolosa per noi, non possiamo accompagnarvi, sarebbe un azzardo- disse Ido, quando il Lupo si voltò verso di loro.

- Sì, lo so, non ve lo avrei mai chiesto: due draghi attirano molto l’attenzione in territorio ostile- rispose, accennando a Vesa e Oarf che, a qualche metro più in là, si riprendevano dal viaggio.

Non era stata la distanza a sfinirli, ma la velocità: i loro due Cavalieri avevano improvvisamente fatto irruzione nella loro stalla, tutti feriti e trafelati, pregandoli di volare più in fretta possibile per raggiungere Kina e Wolkan.

- Cosa farete se anche il secondo sito non dovesse funzionare?- fece Laio.

Il Demone non rispose subito, soppesando il significato di quelle parole.

Sospirò - Non lo so. Un posto troveremo dove nasconderci. Ho saputo che a Ovest del Mondo Emerso c’è un grande fiume. Lo risaliremo, spariremo da qui-.

Era la cosa migliore da fare. Lo sapevano tutti, ma nessuno disse niente.

"Che tristezza" pensò Nihal, rammaricandosi come fosse colpa sua "Per salvare noi… non possono più tornare indietro" chiuse gli occhi "Kina potrebbe ancora essere felice in mezzo agli umani, ma lui… Un essere diverso, in un mondo che non gli appartiene. Lontano dai suoi simili".

Per un attimo rivide se stessa: lei, l’ultimo mezzelfo del Mondo Emerso. Lui, l’unico Demone.

- Wolkan!- esclamò all’improvviso Kina, dal fondo del cratere.

Quando si sporsero a vedere… sgranarono gli occhi dalla sorpresa.

La ragazza, in piedi sulle rocce con la sfera tra le mani. La fiamma che tremolava velocemente di un tenue color azzurrino.

- Non ci credo!- sbottò Laio, lasciandosi scappare un sorriso.

Ce l’avevano fatta!.

- Sìì!- aggiunse Ido, in un impeto inaspettato. Sembrava quasi un ragazzino.

Nihal, invece, alzò la testa sospirando di sollievo. Meno male. Tutto era andato bene. Le sue voci non l’avrebbero più tormentata per quella storia: il Lupo e l’Agnello sarebbero tornati a casa.

- Perfetto!- annuì Wolkan, osservando il fuoco magico coi suoi occhi da lupo.

Nulla da ridire, stava veramente cambiando, diventando di un blu sempre più intenso. Incredibile. L’incantesimo sbagliato che aveva trascinato Kina lì, era stato talmente potente da lasciare una scia magica in grado di ricostituire la sfera di Clark.

- Bene- cominciò lo gnomo - Forse ora potremmo salutarci definitivamente. A meno che non ci sia un altro Rouko in giro- scherzava, ma non più di tanto.

In ogni caso si guardò intorno per assicurarsi che non vi fossero altri draghi neri in volo.

Il Lupo non si trattenne più - Ora basta! Non voglio restare un minuto di più in questo postaccio!- e scese giù da Kina con un balzo.

Le atterrò accanto senza quasi smuovere la terra e la prese in braccio.

Un secondo salto… e si portò al centro del cratere. Le prese il manufatto dalle mani, ma attese qualche momento.

- Addio, Nihal! Ido, Laio, statemi bene!- li salutò la Maga, raggiante come il sole.

- Addio, Kina!-

- Buona fortuna anche a te, Wolkan!-

- Addio, Kina, sii una grande Maga-.

Inaspettatamente, anche il Demone in unì a loro in uno dei suoi rari sorrisi - Buona fortuna anche a voi, e auguri per la guerra- e spaccò il vetro con una sola mano, stringendo a sè la ragazza.

Immediatamente, una gigantesca fiammata blu li avvolse entrambi sollevandoli dal terreno… schizzandoli fulminei verso il cielo, fino a sparire del tutto.

Erano andati. Andati per sempre.

 


 

Fu durante il viaggio di ritorno, che Nihal ripensò a tutto quello che era successo da quando avevano trovato la Maga, sperduta e impaurita, ai margini del bosco: chiacchierate, risate, amicizia. Poi l’arrivo di Wolkan e dell’equivoco di cui adesso rideva.

Sorrise "Sì. Devo dire che è stata… una bella avventura".

Affiancò Ido, e insieme spronarono Oarf e Vesa verso il tramonto.

 

 
 

Quando arrivò la notizia alle sue orecchie… Dola non potè fare a meno di ghignare.

- E così l’Esperimento è morto, eh?- se ne compiacque, ora era di nuovo lui il guerriero più forte del Tiranno. Nessuno mai avrebbe più messo in dubbio quella realtà, ne era sicuro.

L’unico suo rammarico era quello di non essere riuscito a mettere le mani su quel Demone, tanto per vendicarsi dell’umiliazione subita. Ma decise di non pensarci più, ora voleva solo glorificarsi del prestigio ritrovato.

- Voglio proprio mettermi di buon umore- e chiamò il suo attendente - Fate uscire i prigionieri dalle loro celle, io vi raggiungo subito-

- Come desiderate, Sommo Dola-.

Lo gnomo si guardò allo specchio. La ferita sulla clavicola era ancora ben visibile: la prova della sconfitta di cui tutti non facevano che borbottare.

Si rivestì in fretta della sua armatura nera, quella con l’incantesimo di rigenerazione. D’ora in poi non se la sarebbe mai più tolta, e la cicatrice l’avrebbe spacciata per un incidente di quando non era ancora diventato Cavaliere di Drago.

Prese con sé la spada. Si sarebbe divertito nel mettere in riga i prigionieri e ucciderli tutti uno per uno.

 

 
 

Nell’oscurità della sua Rocca… Aster contemplava in silenzio la situazione generale.

Rouko aveva fallito, e ora il Demone di Grimoire se n’era andato.

Peccato, sarebbe stato un’ottima base per le sue creazioni. Si sarebbe anche accontentato di Rouko, ma il corpo che gli avevano riportato era quello del soldatino gracile che era, senza più il cilindro nell’addome.

Sospirò.

- Ma sì, in fondo questo non cambia niente. La guerra si svolge ancora a mio favore-.

Dalla tasca della tunica, prese un secondo cilindro di vetro, fissando intensamente ciò che vi era dentro.

Aveva mentito a Rouko. Non erano solo due capelli quelli che aveva recuperato. Ma tre. Uno l’aveva tenuto per sé, per studiarlo meglio. E ci era riuscito.

Una vocina nella sua mente lo supplicò di usarlo per creare un nuovo super guerriero, migliore del precedente.

Scosse la testa, sorridendo suo malgrado.

"No. Non lo sprecherò per questo. E’ troppo potente. Troppo importante".

L’aveva deciso già da un pezzo: quel capello sarebbe servito a lui non appena tutto il Mondo Emerso sarebbe stato nelle sue mani.

Un ottimo catalizzatore per aiutarlo nell’incantesimo finale.

 

 

 

 

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