Pezzite & Zaffiro - come tutto ebbe inizio!

di telesette
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Parte ***
Capitolo 2: *** Seconda Parte ***
Capitolo 3: *** Terza Parte ***



Capitolo 1
*** Prima Parte ***


Le immagini di questa fanfiction
provengono dalla galleria di:
Star-Dusting
alla quale vanno i miei ringraziamenti

 Buon Divertimento!

L'Autore

In ginocchio ai piedi del Sommo Diamond, le quattro Sorelle Persecutrici erano in attesa di conoscere quale sarebbe stata la loro sorte. Malgrado fossero ancora troppo giovani e inesperte, il modo vergognoso in cui avevano fallito la loro missione sul pianeta Déminos era semplicemente inaccettabile. Il principe aveva dato loro l'ordine di assoggettare la popolazione di quel pianeta in nome di Nemesis tuttavia, non avendo ancora molta esperienza di combattimenti, tre di loro ( Kermesite, Bertierite e Calaverite ) erano state miseramente sconfitte...
Dal momento che la battaglia era perduta, Pezzite ( la sorella più grande ) non poteva abbandonare le sorelle al proprio destino. Per questo motivo, contravvenendo agli ordini del Sommo Diamond, aveva condotto tutte e tre lontano dal campo di battaglia per salvare loro la vita.
Il suo comportamento le sarebbe costato assai caro.
Su Nemesis non c'era posto per i traditori, e men che meno per chi veniva sconfitto in battaglia.
Il destino di tutte e quattro dipendeva ora dalla decisione del principe, il quale era stato informato della situazione dal Saggio, e difficilmente le quattro guerriere della Luna Nera se la sarebbero cavata.

 

- La tua decisione dev'essere di esempio per tutti, Diamond - esclamò il Saggio, con la sua voce profonda e priva di emozione. - Le quattro Sorelle Persecutrici si sono dimostrate inette ed incapaci; oltretutto, tenendo conto che Pezzite ha contravvenuto deliberatamente ai tuoi ordini, tutte loro si sono macchiate anche del reato di "tradimento"... E la pena per i traditori può essere soltanto una!

Diamond non si scompose.
Pezzite e le sue sorelle tenevano il capo chino, perfettamente consapevoli su quale fosse la gravità delle loro colpe, e speravano in silenzio nella clemenza del principe. Questi sembrava del tutto indifferente, come se la cosa non lo riguardasse, e tuttavia da una sua parola dipendeva il destino di ben quattro vite.
Kermesite, Bertierite e Calaverite recavano ancora sul corpo le ferite e i segni della sconfitta subita. Avevano combattuto con coraggio, ma non erano forti come la loro sorella maggiore, e il loro fallimento dipendeva unicamente dall'inesperienza... Pezzite si rimproverava dentro di sé di aver commesso lo sbaglio irreparabile: sottraendosi dalla battaglia, sia pure per salvare le sue sorelle, aveva infatti segnato tragicamente il loro destino come traditrici; Diamond non avrebbe avuto alcuna pietà per loro e le avrebbe condannate a morte tutte quante.
Pezzite strinse le labbra dolorosamente e serrò il pugno.
Forse non aveva il diritto di appellarsi alla clemenza del principe, essendo lei stessa la responsabile del suddetto tradimento, ciononostante non poteva permettere che le sue sorelle dovessero pagare per una colpa che era soltanto sua.

- Maestà - esclamò d'un tratto Pezzite, sollevando gli occhi sconvolta. - Maestà, vi supplico: le mie sorelle sono innocenti, sono io la sola ed unica traditrice!
- Pezzite - fece Calaverite con un sussulto.
- Sorella - fecero eco le altre.

Diamond parve colpito dal coraggio ( o dall'incoscienza ) di costei, tanto che si riscosse dalla sua indolenza. Una volta alzatosi in piedi infatti, si avvicinò lentamente alla donna inginocchiata e la guardò serio negli occhi. Pezzite ricambiò il suo sguardo, senza vacillare, sperando che egli potesse almeno accogliere la supplica di risparmiare le sue sorelle più giovani.

- Dimmi, Pezzite - mormorò Diamond a voce bassa. - Sei veramente pronta ad assumerti tutta la responsabilità, anche per le tue sorelle?
- Sì, mio signore - rispose lei decisa. - Ho agito di mia iniziativa, dimenticando il giuramento di fedeltà che avevo fatto; le mie sorelle sono state sconfitte, è vero, ma hanno combattuto coraggiosamente e con lealtà; l'unica a meritare la morte sono solo e solamente io!
- Pezzite, no - gemettero insieme Kermesite e Bertierite.
- Non farlo - urlò Calaverite sconvolta.
- SILENZIO - tuonò il Saggio, mettendole a tacere con una lieve scarica di energia.

Kermesite, Bertierite e Calaverite si trovarono a giacere in un angolo della sala, ansimanti e quasi prive di conoscenza, mentre Pezzite era pronta ad accettare l'estrema punizione. Diamond strinse gli occhi, conscio del fatto che lei si stava chiaramente sacrificando per proteggere le sue sorelle, tuttavia non poteva mostrare alcuna clemenza per un soldato che disobbediva agli ordini. Senza dire una parola, Diamond sollevò il palmo della mano aperta e lo puntò contro la rassegnata Pezzite...

- Fratello, aspetta!

In quella, le porte della Sala del Trono si spalancarono di colpo. Diamond interruppe immediatamente l'esecuzione, volgendo lo sguardo verso colui che aveva osato interromperlo. Suo fratello Zaffiro si fece avanti, con passo lento e deciso, e ripeté a Diamond di ritornare sulla sua decisione.

- Dimmi, Zaffiro - fece Diamond calmissimo. - Per quale motivo dovrei passare sopra il tradimento di questa donna?
- Perché i legami di sangue non hanno nulla a che fare col tradimento - rispose prontamente Zaffiro. - E' stato un errore mandare delle combattenti giovani e inesperte, specie contro un popolo agguerrito come quello di Déminos; la colpa più grave in questo caso è da attribuire piuttosto ai nostri generali, per non aver valutato correttamente la forza del nemico; Pezzite ha abbandonato il campo non per vigliaccheria, ma per sottrarre il sangue del suo sangue da una morte sicura e priva di significato...
- Intendi forse giustificare il comportamento di un soldato disobbediente, Zaffiro? - domandò dunque il Saggio con evidente cinismo.
- Voglio solo ricordare a mio fratello ciò che sembra avere dimenticato - rispose Zaffiro gelido. - Se la battaglia contro Déminos fosse stata pianificata meglio, il soldato Pezzite non avrebbe certo agito come ha fatto: le perdite in guerra sono accettabili, quando si intravede comunque la possibilità di vittoria, ma non si può pretendere di sacrificare la vita di un familiare per una battaglia che è persa in partenza...

Diamond si voltò a guardare Zaffiro con aria accondiscendente. Suo fratello era giovane ma, nonostante l'età, sapeva spesso dimostrarsi molto più saggio ed assennato. Tuttavia le sue parole non lo convincevano ancora del tutto e, prima di emettere una sentenza definitiva, intendeva ascoltare fino in fondo le sue ragioni.

- Dunque, fratello - disse Diamond con ironìa. - Dovrei forse mantenere nel mio esercito gente debole e inaffidabile? E' questo che mi stai chiedendo?
- La tua premessa è sbagliata - lo corresse dunque Zaffiro. - Le Sorelle Persecutrici non sono deboli, Pezzite ad esempio è uno degli elementi più forti del nostro esercito, ma non possiamo pretendere di mandare in guerra soldati ancora in fase di addestramento: Kermesite, Bertierite e Calaverite condividono il sangue della loro sorella maggiore, questo è vero, ma anche i guerrieri più forti devono avere il tempo di prepararsi in vista delle battaglie future; Pezzite ha agito in questo modo per una nobile ragione, e non per vigliaccheria o per inadempienza verso i tuoi ordini... La nostra famiglia ha sempre sostenuto di essere dalla parte del giusto, non possiamo chiudere gli occhi sulla nobiltà d'animo scambiandola per codardìa!

Pezzite sbarrò gli occhi incredula.

- Principe Zaffiro... - mormorò.
- Dai ascolto al tuo cuore, fratello - insisté Zaffiro. - Giudica tu stesso, attraverso lo sguardo di questa donna, e dimmi se vedi in lei qualcosa che non dimostri la sua lealtà o il suo coraggio!
- Le tue parole sono quelle di uno stolto, Zaffiro - intervenne dunque il Saggio, muovendo le mani sopra la sua sfera. - Chi ha disobbedito agli ordini una volta può farlo di nuovo, perciò è necessario tagliare i rami malati prima che possano infettare tutta la pianta...
- Non mi sembra di aver chiesto la tua opinione, Saggio - lo interruppe Diamond severo. - Sono io a dover prendere le decisioni, cerca di non dimenticarlo!
- Ti prego di scusarmi - si affrettò a dire il Saggio. - Allora, qual'è la tua decisione?

Zaffiro guardò il fratello con grande trepidazione, anche Pezzite sollevò lo sguardo con ansia, tuttavia trascorsero diversi secondi prima che Diamond emettesse la sua sentenza. Ad un tratto il principe puntò gli occhi verso Zaffiro e, avvicinandosi per mettergli una mano sulla spalla, gli rivolse ancora una volta un sorriso colmo di affetto.

- Credo che tu abbia ragione - esclamò. - Non ho mai dubitato della tua capacità di giudizio, e non vedo perché dovrei farlo adesso... Pezzite riceverà una punizione severa per aver disobbedito agli ordini, e le sue sorelle verranno sottoposte ad un duro periodo di addestramento, tuttavia la condanna di morte è revocata!
- Grazie, fratello - esclamò Zaffiro con gratitudine.
- Ti affido l'incarico di scegliere la punizione più adatta - aggiunse Diamond. - Così non potrai dire che sono il solito fratellone spietato!

Zaffiro era felice.
Per quanto il Saggio avesse potere di persuasione su di lui, Diamond era sempre suo fratello. Non era un uomo malvagio, il suo cuore sapeva ancora accostare la pietà alla giustizia, e proprio per questo lo ammirava e lo rispettava. Dopo aver risposto con un cenno di assenso, Zaffiro si chinò verso Pezzite e le rivolse uno sguardo rassicurante.

- Non temere - sussurrò. - Farò il possibile per te e le tue sorelle!
- Principe Zaffiro, io...

Zaffiro intravide il Saggio con la coda dell'occhio e, non ritenendo sicuro parlare in sua presenza, preferì chiudere in fretta la conversazione.

- Parleremo dopo - concluse. - Cerca solo di muoverti con attenzione, altrimenti nemmeno io potrò fare nulla per aiutarti, ricordalo!

Pezzite annuì.

 

( continua )

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Capitolo 2
*** Seconda Parte ***


Circa un paio di ore dopo, Zaffiro si ritrovò intento ad aggiornare alcuni rapporti per conto di suo fratello Diamond.
Ad un tratto sentì bussare alla porta del suo studio e, senza alzare la testa dai documenti, diede il permesso all'altro di entrare.

- Avanti - esclamò.

L'uscio si aprì debolmente, rivelando la sagoma di Pezzite in piedi sulla soglia.
Zaffiro sollevò appena gli occhi ma, non appena la riconobbe, posò i documenti sul tavolo con calma e le rivolse uno sguardo serio e pieno di preoccupazione. Pezzite entrò nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle, e si fermò a rivolgergli un inchino militaresco in segno di rispetto.
Subito Zaffiro si alzò dalla sua scrivania e si diresse alla porta, così da assicurarsi che nessuno stesse origliando dall'altra parte, dopodiché si rivolse a Pezzite con una punta di rammarico nella voce.

- Stai bene? - domandò.

Pezzite esitò a rispondere, tuttavia lo tranquillizzò dicendogli che era tutto a posto. Zaffiro strinse gli occhi, scorrendo velocemente con lo sguardo le braccia della donna, e fu così che si avvide dei rossi segni di frustate recenti che aveva addosso.

- Mi dispiace - mormorò lui, prendendole dolcemente il polso. - Temevo che Jirukon il carceriere non ci sarebbe andato leggero, ma non potevo dirgli di fare diversamente... La tua punizione doveva essere convincente, soprattutto agli occhi del Saggio, altrimenti nessuno di noi se la sarebbe cavata!

Pezzite sfilò la propria mano da quelle di Zaffiro, senza neppure alzare lo sguardo, tuttavia fece finta di niente e si limitò a ripetere che andava tutto bene. Zaffiro aveva fatto anche troppo per lei e per le sue sorelle, rischiando oltretutto di mettersi in contrasto con suo fratello Diamond, e doveva a lui il fatto di essere ancora viva.

- Sto bene - tagliò corto Pezzite, coprendo i segni con le mani. - Ho vissuto di peggio sul campo di battaglia!
- Non lo metto in dubbio - si affrettò a dire Zaffiro. - Se non conoscessi il tuo valore, non mi sarei certo pronunciato in tua difesa!
- E per questo vi sono grata - rispose Pezzite umilmente. - Ho un grosso debito di riconoscenza nei vostri confronti...

Zaffiro la interruppe scuotendo la testa e sollevando la mano aperta davanti a sé.

- Il motivo della sconfitta è unicamente dovuto alle scelte del generale Esmeralda - osservò lui. - Nessuno stratega degno di questo nome avrebbe scelto di impiegare unità così giovani per una missione di conquista! Bertierite non ha ancora compiuto dodici anni, se non sbaglio?

Pezzite annuì.
Erano trascorsi ormai dieci anni da che lei e le sue sorelle avevano perso i genitori ( entrambi vittime di una malattia incurabile ) e, nonostante la loro tenera età, le condizioni di vita su Nemesis non erano certo facili per nessuno. Il pianeta in sé era povero di risorse e, per garantire la propria sopravvivenza, i suoi abitanti erano costretti fin dall'infanzia a sottoporsi ad un severo addestramento militare. Pezzite era consapevole del fatto che le sue sorelle fossero ancora troppo giovani per prendere parte ad una vera battaglia ma, non potendo contestare in alcun modo gli ordini del generale Esmeralda, si ritrovò costretta a portare con sé poco più di tre mocciose. Kermesite e Bertierite avevano rispettivamente tredici e undici anni, Calaverite aveva appena quindici anni; mentre lei, coi suoi diciannove anni, vantava più di due anni di esperienza in combattimento... Tuttavia Esmeralda non aveva tenuto conto delle sue proteste, quando Pezzite le fece giustamente notare che le sue sorelle non erano ancora pronte per scendere in guerra, e difatti la spedizione su Déminos si trasformò in una disfatta spaventosa. Kermesite, Bertierite e Calaverite erano quasi morte durante i primi scontri e, se Pezzite non avesse deciso per la ritirata, non avrebbero avuto scampo.
Purtroppo, avendo contravvenuto agli ordini di un superiore, Pezzite sapeva che questo suo comportamento avrebbe indiscutibilmente gravato sulla sua posizione e rispettabilità come soldato. Fuggire da una battaglia era come un'onta infamante, per l'esercito della Luna Nera, perciò la guerriera sentiva il suo orgoglio profondamente intaccato.

- Non devi sentirti in colpa - provò a dirle Zaffiro. - Tu hai agito bene: non potevi vincere quella battaglia da sola; salvando le tue sorelle, hai preso la decisione più giusta...

Gli occhi di Pezzite mandarono un lieve lampo di rabbia.

- Io ho fallito la mia missione - esclamò. - Non avevo mai voltato le spalle al nemico, mai prima d'ora, e se non fosse stato per quelle tre incapaci delle mie sorelle...
- Te l'ho detto, non devi rimproverarti - la interruppe dunque Zaffiro. - Mio fratello concorda con me, sul fatto che Esmeralda si sia comportata con una intollerabile leggerezza, e ha già provveduto a redarguirla a dovere!
- Ma con quale coraggio potrò tornare tra le fila dell'esercito, dopo la vergogna di una simile disfatta?

Zaffiro le cinse le spalle, con un gesto che esprimeva sia affetto che comprensione, e Pezzite lo guardò stupita. Anche se lo conosceva da anni, era pur sempre il suo principe e non riusciva a comprendere il motivo di tutta questa gentilezza da parte sua.
Ogni volta era così.
Aveva sempre una parola di conforto per lei, quale che fosse il problema, e non mancava mai di apprezzarla e stimarla sinceramente per quelli che riteneva davvero fossero i suoi meriti.
Ignorava il perché, forse nemmeno le interessava, ma la rincuorava sapere che la luce di quegli occhi color del mare fosse per lei. Il fatto che il principe Zaffiro tenesse così tanto a lei era più di quanto Pezzite osasse sperare e, nell'intimità più profonda del suo cuore, vi era l'ombra di un pensiero che non avrebbe mai potuto rivelare ad anima viva.

 

- Ricordati che non sei sola - esclamò lui con un sorriso. - Le tue sorelle vedono in te una guida, un esempio da seguire, e insieme sono sicuro che potrete marciare a testa alta per i meriti che vi guadagnerete sul campo!
- Principe, ma voi...
- Non ti stupire se ti parlo così - aggiunse poi Zaffiro, socchiudendo gli occhi pensieroso. - Anch'io come te ho perso i genitori quando ero molto giovane e, se non avessi avuto accanto il mio fratellone, non credo che me la sarei cavata!

Così dicendo, Zaffiro si voltò verso la finestra che dava sull'esterno. Pezzite rimase in silenzio a guardarlo, come imbambolata, allorché lui la invitò a seguirlo. Entrambi si ritrovarono al cospetto della triste e squallida realtà del loro pianeta: un luogo brullo e triste, dove la terra non produceva molti frutti, e dove l'acqua e la vita erano sempre più rare... L'unico modo in cui era possibile sopravvivere, in un posto così arido e inospitale, era quello di racimolare quante più risorse possibili da altri pianeti.
Per questo combattevano.
Per garantire pace e prosperità alla loro gente, non potevano far altro che impugnare le armi e ridistribuire le risorse dei pianeti conquistati.

- Non è una vita facile la nostra - mormorò Zaffiro, guardando fisso davanti a sé, mentre anche Pezzite contemplava con i suoi occhi quello spettacolo desolato. - Battaglie, battaglie e ancora battaglie... Per noi di Nemesis è sempre stato così, anche prima che mio fratello salisse al trono, e ciononostante non abbiamo mai perso di vista il "significato" di queste lotte!

Pezzite guardò Zaffiro con aria interrogativa.

- Forse non saremo perfetti, visto che non abbiamo accettato la purezza che avevano offerto ai nostri antenati, ma anche noi abbiamo il diritto di vivere e di lottare per la nostra sopravvivenza!
- E' giusto - si disse d'accordo Pezzite, con un cenno di assenso.

Zaffiro si voltò a guardarla.
Malgrado la sua espressione dura e determinata, i suoi occhi e i suoi lineamenti gli ricordavano ancora la dolcezza e la sensibilità della persona che aveva conosciuto dieci anni addietro ( quando entrambi erano ancora dei bambini ). All'epoca Pezzite, in quanto logicamente più grande e responsabile, si sforzò con ogni mezzo di aiutare le sue sorelle a crescere senza i genitori. Quando Zaffiro la conobbe, malgrado la differenza sociale che sussisteva tra loro, non poté fare a meno di ammirare l'impegno con cui si prendeva cura delle sorelle più piccole. Fu questo che gli piacque di lei, nonostante la sua diffidenza verso gli estranei e il suo modo di fare scorbutico. E solo col tempo lui e lei impararono a conoscersi e a piacersi reciprocamente.

- Quand'ero piccolo - cominciò ad un tratto Zaffiro, con una punta di nostalgia nella voce. - Mio fratello era sempre pieno di attenzioni con me, mi voleva bene... Un po' come il rapporto fra te e le tue sorelle anzi, sotto questo aspetto, devo dire che gli assomigli molto!

Pezzite arrossì imbarazzata.

- Ma... Ma che state dicendo ?!?
- La verità - sottolineò Zaffiro tranquillo. - Sei una donna straordinaria, Pezzite: forte e coraggiosa quanto leale e generosa... Altrimenti come spieghi che eri pronta a sacrificare la vita per proteggere le tue sorelle?
- Ma io veramente...

Ancora una volta Zaffiro ridusse la distanza che c'era tra loro, guardandola con occhi colmi di tenerezza. Pezzite si sentiva fortemente a disagio, e non solo perché si trovava al cospetto del principe; la sola presenza di Zaffiro la faceva sentire strana, confusa e spaventata allo stesso tempo; accanto a lui si sentiva inspiegabilmente più fragile e vulnerabile, come non le era mai capitato in nessun'altra situazione... Ma il pensiero che lui fosse in grado di leggere nel suo cuore la preoccupava enormemente.
Di nuovo Zaffiro le cinse le spalle, ma stavolta con un gesto molto più sciolto e delicato.
Pezzite sollevò gli occhi fino ad incontrare i suoi, con il cuore che le batteva sempre più forte, e Zaffiro ricambiò la sua espressione con un sorriso rassicurante.

- Principe Zaffiro - mormorò lei con un filo di voce. - Io... Non posso, io non...

Zaffiro le sfiorò appena la guancia con l'indice della mano destra, riuscendo ad esprimere tutto il calore dei suoi sentimenti con quel semplice gesto, tanto che Pezzite si dimenticò completamente di tutto il resto. Non aveva mai provato quella sensazione prima, così come non era in grado di spiegarla esattamente, eppure il tocco della mano lieve di Zaffiro sulla sua guancia era come un qualcosa di assai familiare. 
Anche per Zaffiro era un momento molto importante, forse il più importante della sua vita.
La ragazza che aveva conosciuto ( la fanciulla dolce e premurosa con le sue sorelle, la guerriera tenace e combattiva ), quella stessa persona che aveva visto crescere assieme a lui negli anni, era lì ed era la stessa donna per la quale il suo cuore aveva sussultato. Zaffiro non aveva mai provato un simile calore prima d'ora, né una sensazione di pace e di quiete così intensa. Tutto ciò di cui era sicuro era lì, davanti a lui, e si rifletteva nei verdi occhi luminosi di Pezzite.

- Pezzite - sussurrò.

Pezzite gli passò dolcemente un braccio dietro la schiena e l'altro dietro la testa, baciandolo con passione sulle labbra. Entrambi chiusero gli occhi, assaporando l'uno il sapore dell'altra e viceversa, e il tempo per loro si fermò in quello stesso istante.

 

( continua )

NOTA:
rileggendo questa fanfiction, non sono soddisfatto perciò ho deciso di riprenderla e lasciarmi guidare dall'istinto per portarla avanti ancora un po'... vediamo quello che ne verrà fuori.

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Capitolo 3
*** Terza Parte ***


I due rimasero stretti l'uno all'altra, senza neppure sapere per quanto.
Pezzite non capiva il perché di quella sensazione, era la prima volta che il suo cuore batteva così forte per qualcuno, eppure era tutto così intenso e piacevole: le labbra di Zaffiro, le sue mani, il suo profumo...
Solo quando si rese conto di ciò che stava realmente facendo, spaventata al pensiero delle conseguenze di un simile gesto, smise immediatamente di baciarlo e si allontanò da lui con gli occhi sbarrati dal terrore.

- Pezzite - esclamò Zaffiro, stupito della sua improvvisa reazione. - Che ti succede?

Per tutta risposta, Pezzite gli voltò le spalle imbarazzata, chinando il capo dolorosamente. Subito Zaffiro provò a sfiorarle la spalla ma, sottraendosi a lui ancora una volta, Pezzite allontanò la sua mano e si mantenne rigorosamente a debita distanza.
Zaffiro era il fratello del principe Diamond, uno dei membri più importanti della Famiglia Nera, di conseguenza era impossibile per lei farsi pericolose illusioni. Anche se non aveva dubbi circa la sincerità dei suoi sentimenti, Pezzite non osava nemmeno sperare di poter ambire al suo amore.
Nel vederla così sconvolta, Zaffiro comprese.
Evidentemente aveva sbagliato nel manifestare così apertamente il suo interesse per lei: vista la loro differenza sociale, forse Pezzite aveva frainteso le sue intenzioni; forse pensava che lui si aspettasse qualcosa in cambio da lei, oltre alla semplice gratitudine, per questo si sentì terribilmente in colpa nei suoi confronti.

- Pezzite, io... - cominciò. - Non pensare male di me, ti prego!

Pezzite si voltò a guardarlo, con un'espressione insolitamente triste per lei, tuttavia non aveva pensato male di lui neppure per un momento. Lo conosceva troppo bene, sapeva quanto fosse nobile e generoso, ma non poteva ugualmente accettare le sue attenzioni.

- Non siete voi a dovervi scusare, signore - rispose Pezzite, chinando il capo con rispetto. - Il fatto è che io sono un soldato,solo un umile soldato, un soldato agli ordini di vostro fratello Diamond e... 
- Ma che stai dicendo ?!? - esclamò Zaffiro, quasi con rabbia. - Ci conosciamo fin da bambini, siamo anche cresciuti insieme per un periodo... Come puoi pensare che tra noi sia cambiato qualcosa?

Pezzite non sapeva assolutamente cosa rispondere.
Non aveva neppure il coraggio di alzare la testa per incrociare il suo sguardo, tuttavia Zaffiro non intendeva certo chiudere la questione senza mettere le cose in chiaro una volta per tutte.

- Pezzite, guardami - esclamò lui severo, annullando la distanza per cingerle le spalle. - Lo so che questi anni sono stati molto duri, soprattutto per te, ma da parte mia non è mai cambiato niente te lo assicuro!
- Eravamo bambini, è vero - annuì lei debolmente. - Ma quel tempo è lontano: oggi voi siete un principe di Nemesis, mentre io non sono niente...
- Basta adesso, smettila!

Ora Zaffiro sembrava veramente arrabbiato.
Malgrado gli obblighi e i doveri sociali, niente poteva cancellare il suo affetto per Pezzite. In quanto principe, Zaffiro aveva degli obblighi di lealtà e rispetto, soprattutto verso suo fratello maggiore Diamond, ma nessuna legge gli imponeva di "rinnegare" i sentimenti che lo legavano alla fanciulla che aveva davanti. Pezzite gli era cara come poche altre persone, perciò non era assolutamente disposto ad ascoltare altre sciocchezze sulla differenza del loro status sociale.

- Non dire mai più una cosa del genere - esclamò Zaffiro categorico. - E smettila di chiamarmi "principe", chiamami come hai sempre fatto... Tra di noi c'era un patto e io non ho alcuna intenzione di infrangerlo!

***

Circa dieci anni addietro...

Da quando quell'insopportabile Saggio si era assunto il compito di educare ed istruire Diamond, Zaffiro aveva sempre meno occasioni di vederlo e di stare con lui. Pezzite invece, insieme alle sue sorelle più piccole, si era imposta di non soccombere mai e per alcun motivo alla prepotenza e al disprezzo degli altri.
Se Zaffiro si sentiva triste e solo, l'infanzia di Pezzite non era certo rose e fiori.
Agli occhi di tutti, lei e le sue sorelle erano solo delle misere orfane tuttavia, nonostante lei stessa fosse ancora poco più che una bambina, non si era mai rassegnata e aveva sempre trovato dentro di sé la forza per reagire alle difficoltà. Anche quando veniva accusata ingiustamente, perfino picchiata a volte, aveva sempre il coraggio di alzare la testa e rispondere a tono. Fu lei a prendersi cura di Calaverite e delle altre, finché queste non furono sufficientemente in grado di badare a sé stesse, e sempre lei insegnò alle sorelle come combattere per sopravvivere.
Il giorno che la conobbe, Zaffiro vide nel suo sguardo una luce molto simile a quella di suo fratello maggiore. I suoi occhi erano duri e determinati, ma l'espressione del suo volto tradiva indiscutibilmente la chiara bontà del suo animo. Nonostante la diffidenza iniziale, Pezzite rimase profondamente colpita dalla generosità di quel bambino dai grandi occhi blu. Zaffiro si dimostrò cortese e solidale con lei fin dall'inizio: fin dal giorno in cui, dopo essere stata duramente picchiata perché accusata di un furto che non aveva commesso, il giovane fu l'unico a credere alla sua innocenza e a prendersi cura delle sue ferite.
I due giovani crebbero insieme, in virtù di un'amicizia sincera e reciproca, e più avanti fecero un patto che li avrebbe uniti per la vita. Più o meno fu verso i tredici anni che Pezzite espresse il suo desiderio di entrare a far parte dell'esercito della Luna Nera...

- Allora hai proprio deciso, vero Pezzite? - domandò Zaffiro.
- Solo diventando soldati di Nemesis, io e le mie sorelle possiamo sperare di poter cambiare la nostra vita - spiegò Pezzite, stringendo il pugno davanti a sé. - Solo così la gente smetterà di maltrattarci, e ci guarderà finalmente con rispetto!
- Ma le tue sorelle non sono ancora un po' troppo piccole?
- Dovranno sbrigarsi a crescere, allora - tagliò corto Pezzite. - Se vogliono sopravvivere in questo mondo, devono imparare ad arrangiarsi da sole, altrimenti non riusciranno mai a cavarsela in futuro!

Zaffiro sorrise.

- Lo sai, anche mio fratello mi ha detto una cosa simile una volta!
- E con questo?
- E' semplice: anche se a volte si mostra severo con me, in realtà so che Diamond mi vuole bene... Anche tu vuoi molto bene alle tue sorelle, ne sono sicuro!
- Non essere sciocco - esclamò Pezzite. - Per me sono solo tre palle al piede, certe volte non le sopporto proprio, non vedo come potrei essere affezionata a loro!

Per poco Zaffiro non scoppiò a ridere.
Ormai conosceva troppo bene Pezzite, per non essere in grado di riconoscere la verità e la bugia nelle sue parole. Lei era fatta così: non era tipo da manifestare apertamente i propri sentimenti e tuttavia non era capace di nascondere i suoi veri pensieri; anche mostrandosi più dura e determinata del solito, i suoi occhi tradivano sempre come era fatta realmente... perciò Zaffiro non aveva dubbi su ciò che la univa alle sue sorelle.
D'istinto il giovane sollevò la mano aperta e gliela porse con un gesto amichevole. Pezzite parve sorpresa e, dopo averlo osservato per un istante, provò a chiedergli il perché.

- Perché non sei sola, Pezzite - fu la risposta. - Io ti sarò sempre vicino, ogni volta che avrai bisogno di aiuto, e potrai sempre contare su di me!
- Zaffiro...
- Fidati di me - aggiunse lui, stringendo la mano dell'amica tra le sue. - Te lo prometto!

***

Anche se erano passati alcuni anni, Zaffiro attribuiva a quella promessa lo stesso valore di allora.
Pezzite sembrava commossa e, non sapendo bene che cosa dire, rimase in silenzio a guardare l'espressione seria sul volto dell'altro. Gli occhi di Zaffiro brillavano luminosi, proprio come quelli del bambino che aveva conosciuto, ed erano l'immagine stessa della sincerità.

- Te lo avevo promesso - ripeté Zaffiro, distendendo il volto in un'espressione molto più serena e rilassata.
- Sì, me lo ricordo - fece Pezzite con un filo di voce. - E' solo che...

In quel momento però, sentendo bussare all'improvviso contro la porta, Zaffiro si portò l'indice alle labbra invitandola a fare silenzio. Pezzite tacque ma, incapace di spiegarsene il motivo, avvertì come uno strano presentimento.

 

( continua )

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