Antagonisti

di Just a Shapeshifter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Antagonisti ***
Capitolo 2: *** Un aiuto in più fa comodo? ***
Capitolo 3: *** A passo spedito ***
Capitolo 4: *** Allucinazioni ***
Capitolo 5: *** Conato di vomito ***
Capitolo 6: *** La decisione ***
Capitolo 7: *** Doposbornia ***
Capitolo 8: *** Què Pasa? ***
Capitolo 9: *** Plan D. ***



Capitolo 1
*** Antagonisti ***


Rum e Vodka. Ecco di cosa sapeva quello strano liquido amaro.

Le ore passavano, mentre un depresso ragazzo se ne stava li, a roteare il bicchiere facendo mischiare i due alcolici.
Nessuno lo notava. Era trasparente come il ghiaccio che ormai si era sciolto dentro il suo calice, quasi invisibile. Seduto in un angolo oscuro del bar, pensava.
La sua mente era colma di negatività, e quel nauseante odore non lo stava minimamente aiutando.

-Hola amigo che ci fai qui da solo?- Scott riconobbe subito quella calda e avvolgente voce. Alzò con difficoltà la testa per scoprire ciò che già' sapeva.
Un uomo alto con due spalle larghe era appostato vicino a quel tavolo di legno, che ormai pativa le sorti di tutti.
-Oh Al, non vedi come si è ridotto? Non puoi pretendere che ti risponda- Sogghignò la ragazza di chiare origini asiatiche all'orecchio del latino appoggiandosi a lui con il gomito.
-E invece secondo me state sbagliando entrambi- Sputò il rosso quasi compiaciuto della presenza dei due. -Non sono ne' ridotto male, ne' da solo!- aggiunse poi, incrociando le braccia e posando violentemente il bicchiere sul legno facendo oscillare il tavolo.
-Dai, lo sappiamo tutti che non è cosi- lo zitti l'altra avvicinandosi e sedendosi successivamente su una scomoda sedia.

Heather aveva ragione.
Scott era solo come un cane e chiaramente un po' brillo. E lei aveva da subito capito il motivo.
Troppo uguali per tener nascosto qualcosa.

-Lascia stare McLean e il suo milione, e poi, andiamo Scott, non perdere tempo in bar come questi a bere- lo risvegliò Alejandro quasi preoccupato per l'incolumità dell'amico.
-Sto bene. Sto bene!- ripeteva il rosso convinto delle sue parole sebbene la testa continuava a girare senza una meta precisa.
-No, tu non stai bene. E ora esci da questo posto!-

Ma Scott non voleva andare via. Lui voleva restare, perché in fondo era l'unica cosa che distoglieva i suoi pensieri da lei.



Angolo dell'autrice

Il mio caro Scotty quasi ubriaco in un bar e Heather e Alejandro che cercano di aiutarlo?
È da un po' di giorni che avevo in mente una nuova storia! :D Spero ardentemente che vi abbia suscitato un po', ma che dico, molta curiosità. *faccina satanica*
Recensite, i vostri pareri sono molto importanti per me. E come mi ostino sempre a dire: MI ILLUMINATE D'IMMENSO **

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Capitolo 2
*** Un aiuto in più fa comodo? ***


Alejandro sollevò le pupille. Scott non si sarebbe mai mosso da quel posto buio pieno di gente depressa senza un diversivo.
Doveva trovare una soluzione.

-Mi è appena venuta una idea- divulgò alla fine il latino senza pensarci troppo, scatenando una forte curiosità nella calcolatrice.
Prese in mano il suo Blackberry da 300 dollari e premette velocemente le dita su quei piccoli pulsanti luminosi.
-E adesso cosa stai facendo?- domandò Heather con il suo solito fare minaccioso.
L'altro non le diede risposta, sollevò la mano e si portò all'orecchio il costoso cellulare, per poi allontanarsi dirigendosi fuori dal locale lasciando i due gemellini da soli.

-E adesso dove sta andando quel deficiente?- sbottò il rosso con un pizzico di irrequietezza nella voce.
-Ah ah ah! Non fare domande e stai li buono buono- ordinò lei puntandogli il dito contro.

-Ok fratello, qui tra 5 minuti- rispose l'uomo ispanico alla voce metallica, ritornando dalla sua Chica e Scott, che continuava a fissare il bicchiere ancora pieno di Rum e Vodka.

Il rosso era pensieroso. Ma per colpa dell'alcol non riusciva nemmeno a formulare una frase di senso compiuto nella sua mente.
E i suoi pensieri erano concentrati nel recipiente di vetro, riusciva a percepire solo in minima parte il forte e disgustoso odore del liquore.
Sapeva che quella non era la scelta migliore.

Avrebbe tanto voluto uscire e andare da lei. Cos'era quella cosa che gli impediva di muoversi?
Il suo fottuto orgoglio aveva colpito ancora una volta. Lo teneva stretto, lo faceva soffocare nelle sue stesse parole, facendolo assomigliare a un dannato robot.

-Non capisco, ma dove sarà finito!- sbottò il latino ormai stufo di aspettare il suo compare.
-Ti dispiace spiegare a tutti che sta succedendo?- ringhiò la ragazza alzando le mani facendole cadere a peso morto sul tavolo.
-Ho solo trovato un modo per far muovere Scott da qui- disse quello fissando il malcapitato negli occhi in segno di sfida.
-Che hai da guardare?- infierì il rosso alzando la testa che sprofondava nelle braccia incrociate sul legno.

Alejandro non lo calcolò neanche e si girò per vedere se il suo fra-amigo arrivava.
Neanche 4 minuti dopo un ragazzo alto dai bellissimi occhi blu si incamminava nel locale squadrando chiunque incrociava il suo sguardo ipnotico.

-Ti prego, dimmi che non è chi stavamo aspettando...- la voce della mora si diffuse nell'aria dando un'occhiata raggelante al compagno mentre annuiva maliziosamente. -Oh, perfetto, ci mancava solo lui!- aggiunse sottolineando il suo disprezzo verso quel ragazzo dall'apparenza poco rassicurante.



Angolo dell'autrice

Oh salve! :D Nuovo capitolo! Uh come sono entusiasta *si sfrega le manine*
Ve lo aspettavate forse più lungo? Il problema è che volevo (come al solito) introdurre un po' di suspense!
Come tesso bene la rete della curiosità :D
Spero che vi abbia incuriosito. Che cosa farà il nuovo arrivato al povero Scotty? Quante figure di merda sarà disposto a proporre prima di arrivare alla destinazione finale? A queste domande non c'è una risposta precisa...
Se volete lasciare una minuscola piccina piccò recensione fatelo :D (mi illuminate d'immenso)

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Capitolo 3
*** A passo spedito ***


Nel locale regnava un gran rumore. I drink venivano preparati dalle manualità sorprendenti e dai gesti esperti del barista, il vapore che fuoriusciva dalla macchina del caffè, i cubetti di ghiaccio che scendevano nel loro contenitore provocando rumori tintinnanti.
Tutto era perfettamente normale mentre gli uccelli attraversavano il cielo a occidente e il grande disco solare scompariva lentamente dietro i grattaceli.

-Il signorino qui può perfettamente tornare a casa da solo, non ha bisogno di un Punk dalla cresta scolorita che lo aiuti a uscire da questo squallido posto- attaccò diretta la ragazza dai capelli corvini al suo interlocutore esausto dal viaggio.
-Calmati isterica, che vuoi da me? E' lui che mi ha chiamato- sbottò l'altro con un tono di voce ancora più forte indicando il ragazzo dagli occhi verdi seduto di fianco a lui.
-Mi dai sui nervi!- Heather non sopportava Duncan. Lo riteneva un insulto alla sua persona.
-Ragazzi! Cerchiamo di andare d'accordo. Scott sta male, dobbiamo aiutarlo- la calma voce del latino penetrò nella mente dei due intenti in una litigata, calmandoli.

Il rosso li guardava con uno sguardo assente, perso nel suo mondo. Come se tutto intorno a lui fosse stato inghiottito da una fitta nebbia, come se fosse rinchiuso in una bolla di sapone.
La sua stanchezza raggiungeva il picco. Non aveva la minima intenzione di sollevare neanche un dito, i muscoli indolenziti dall'alcol volevano restare li, fermi, immobili, non curanti del fatto che aveva mille cose da fare, progetti da creare, oggetti da rubare.
Che sensazione stranamente piacevole, pensava tra sé e sé. Era così immerso nella sua diabolica mente che si era quasi dimenticato il suono della sua voce.
Restò fermo nella sua decisione, mentre i suoi amici o meglio conoscenti, decidevano sul da farsi.

-Vi dico che dobbiamo fargli bere un bel caffè con del cioccolato se vogliamo che si riprenda!- ripeteva convinta Heather come se fosse una formula magica.
-E io ti dico che dobbiamo portarlo fuori all'aria, almeno se deve sboccare lo farà lì, non credi?- ribatteva il verde con un tono altamente fastidioso per le orecchie della ragazza.
-Ragazzi?... Ragazzi?!?- Urlò infine Alejandro scostando con la mano i suoi bellissimi capelli castani che cadevano magnificamente sulle spalle. -Ha ragione Duncan, portiamolo fuori- decise infine provocando sulla bocca verde un ghigno malizioso. Alzandosi dalla polverosa sedia tendeva la mano prostrata a Scott in segno di aiuto.
-Mmh? Dove andiamo adesso?- mormorò il rosso confuso con la testa che gli doleva terribilmente, sollevandosi a fatica dal suo posto, ormai fisso, in quel bar.
-Non fare domande e cerca almeno di mettere un piede davanti all'altro- sputò la Calcolatrice osservando con noncuranza prima le gambe dello sfortunato, che oscillavano senza riuscire a stare in completo equilibrio, poi la testa colma di capelli, di una strana gradazione di colore rosso.
Che patetico, pensava, mentre i quattro scomparivano lungo il corridoio immerso nella confusione degli uomini, che raggruppati nei tavolini a bere, si scambiavano opinioni della partita di turno appena trasmessa in tv, la quale diffondeva per il locale il rumore di un programma di varietà, il che rendeva, se possibile, ancora più triste.

Il cielo si sarebbe presto tinto di un blu intenso, e le prime stelle della sera, nitide e luminose come gemme sarebbero brillate con forza ed energia.
Ma per adesso, a ponente, un colore rosato dominava l'orizzonte, sovrastato dalle nuvole sottili di prima estate impregnate di quella delicata sfumatura.

Il vento si sollevava da terra, creando in Scott una sensazione avvolgente, come di una stoffa tessuta in un sogno.
Perché si era rifugiato in quello squallido posto per alcolizzati?
Perché i suoi ricordi si erano condensati in una miriade di immagini che oscuravano il suo spirito senza pietà?

Ricordava ancora quegli occhi tristi e stranamente trasparenti, i candidi capelli che le coprivano il viso.
Il colore di quello strano maglione verde riflesso nello specchietto retrovisore della macchina, per un tempo che sembrò eterno.
La sua figurina sottile dietro strati di sofferenza, sembrava sul punto di essere inghiottita dal grigio della città. Aveva solo fatto finta di non accorgersene.
Per Scott era una parte fissa del suo passato, della quale non sapeva bene cosa fare.
In quell'aria c'era qualcosa, una densa massa formata dall'accumularsi di pensieri terribilmente cupi.

Qualcosa di indefinibile trascinò via Scott da quel FlashBack che tanto odiava rimembrare.
-Fratello, se devi farlo, fallo ora- tenuto con la schiena chinata in avanti, il rosso dava l'impressione che poco tempo dopo avrebbe espulso tutto quello che aveva rigidamente ingoiato quel pomeriggio.
Duncan lo teneva stretto, deciso a non sporcarsi, levò il piede destro dalla zona X.

La notte aveva tirato giù il sipario. Heather era seduta immobile sul marciapiede, una mano sotto il mento le teneva sollevata la testa.
Annoiata, fissava il suo uomo. Ormai aveva imparato ad amarlo, anche se cercava sempre di mascherare ogni emozione.
Alejandro, in piedi vicino al malcapitato lo squadrava da capo a piedi, sperando che non avrebbe fatto ciò che pensava.
Per fortuna la Iena, dopo svariati tentativi, inghiottì quell'orripilante sensazione che saliva e scendeva dalla gola, senza liberarsene mai.
Gli sembrava che quella strada non portasse da nessuna parte, che il viaggio per chi sa dove non sarebbe mai giunto al termine, e che il mattino non sarebbe mai più arrivato.
-Per me avresti dovuto farlo- lo contrariò Duncan prostrandosi verso uno Scott quasi depresso e ubriaco.
-Ah! Zitto Duncan!- sputò con una nota di amarezza l'altro, girando la testa incastrata nelle mani, con i gomiti appoggiati in parallelo alle ginocchia.
-Si, si, come vuoi amico. Ma ti avviso, se stai qui non farai mai niente di buono. Credi a uno che c'è passato- disse quasi saggiamente il punk drizzando la schiena e camminando altrove, dove l'orgoglioso occhio di Scott non poteva arrivare.

La voce malsana e rauca ma dannatamente vera del verde rimbombava nella testa del rosso, come se non fosse già piena di problemi. Ormai era circondato solo da loro. Freddi e spezzettati, come la sua vita.

La parte più razionale di Alejandro voleva tornare nella sua casa con la ragazza senza emozioni, sperando di fare le cose che si fa normalmente da fidanzati. Mentre l'altra parte più nascosta, gli diceva di stare li, a curare il suo amico.
Il ragazzo contrariato mandò a fanculo tutte e due, pensando, o meglio, desiderando che più tardi il tempo avrebbe giocato una carta a suo favore.
Diamine, era lui l'artefice del suo destino, era lui che decideva le cose come fosse il capo assoluto della sua banda, il Leader.
-Andiamo, alzati, non puoi continuare a sederti ogni tre fottuti metri- lo rimproverava, sapendo perfettamente gli effetti che gli alcolici procuravano in Scott.
Lo sguardo penetrante dell'uomo fece alzare di malavoglia il rosso che barcollando cercava di aggrapparsi a qualunque cosa gli capitasse sotto il tatto delle mani.
Ma c'era un motivo se Scott ogni sera era seduto a quel tavolo, è come quando si ha la febbre, non si riesce a ricordare la vita normale, e per il momento non poteva vivere fuori da quella situazione.

Naturalmente in quella strada mal illuminata erano soli.
Tre ragazzi e una ragazza, la gente poteva pensare male, ma visto che la luce dei lampioni che punteggiavano lo sterminato paesaggio perdendosi a distanza, era la sola a infierire su di essi, nessuno osava parlare. Finché a Duncan non venne un'idea per risollevare un po' il morale del gruppo.

-Al, ti va di fare un piccolo scherzo al nostro amico ubriacone qui avanti?- sussurrò all'orecchio teso e attento del latino, che rabbrividì udendo quell'orribile soprannome che tutti dalla fine del reality gli affibbiavano come se niente fosse, ma provocando in lui rabbia e fastidio. Ma curioso, annuì come se niente fosse.

-Hey ubriacone! Guarda, c'è un parco li, vai a sciacquarti il viso in quella fontana!- l'urlo del punk rimbombava in quella strada deserta.
Scott, che in quel momento non era nel pieno controllo delle sue capacità mentali, scese dal marciapiede mettendo un piede davanti all'altro in modo disordinato, passando in mezzo a due macchine posteggiate e attraversò correndo in malo modo la strada che lo separava da quella distesa d'erba e qualche albero.

Dopo neanche un secondo si sentì un rumore sordo volatilizzarsi nell'aria affannata, susseguito da una sottospecie urlo strozzato, ammutolito da quel rompiscatole di orgoglio.
A quel così strano ed insolito verso i tre scoppiarono in una risata contagiosa, di quelle che sgorgano dal profondo del cuore, nel vedere uno sfortunato Scott con il mento piantato nel gradino del marciapiede di cemento con le mani che ricadevano lungo i fianchi e la faccia incartocciata in una sensazione di dolore con un piccolo accenno a un sorriso ebete.
-Tzè che sfigato- commentò Heather a braccia incrociate distogliendo lo sguardo nascondendo un ghigno sulle labbra.
-Hahaha amico sei messo male!- urlò nuovamente il punk allungando la mano destra estraendo il dito indice puntandoglielo contro, mentre la mano sinistra faceva da amplificatore di voce.
-Aih! Deve aver fatto male! Amigo? cómo estás?- domandò con un po' di riguardo Alejandro nascondendo alla perfezione la preoccupazione che certe volte gli capitava di provare in queste situazioni.

Il rosso molto confuso e disorientato, gli sembrava che il mondo girasse vertiginosamente intorno a lui, la realtà si stava deformando, preparandosi a essere inghiottita da un buco nero.
Era in una specie stato mentale alterato, è come se fosse stato rinchiuso in una busta di cellophane e sentire che ti viene pian piano a mancare l'ossigeno.
Si alzò penosamente cercando di non cadere e scuotendo la testa in modo teatrale, si rese conto, quasi subito, grazie anche a un potenziale dolore lancinante alla mandibola, che era caduto inciampando nelle sue stesse stringhe slacciate.
-Hey! Non è colpa mia! Questo stupido marciapiede si è spostato apposta quando mi ha visto correre in questa direzione!- decisamente troppo ubriaco, Scott inventò una delle sue scuse palesemente menaci, forse anche più surreali di quelle vere.



Angolo dell'autrice

*canticchiando con un libro in mano arriva al pc carica di ispirazione e con un sorriso stampato sul volto*
Che bel cielo che c'è stasera... le stelle sono sempre lì, con chiunque e in qualunque momento.
Incantata da quelle gemme luccicanti una stanza così tranquilla non aveva alcun senso.
-Momento no sense poetico-
Ho un dubbio, o meglio, tanti dubbi: la storia è IC? la trama come vi sembra? vi ho fatto ridere, o almeno stappato un sorriso? oppure fatto piangere nel piccolo flashback?
No, perché se ci sono riuscita ho raggiunto un grande scopo personale, quindi... fatemelo sapere con una piccola recensione la sopra, e non qua sotto... oddio... sto parlando come gli Youtuber...
-nota, nota per me: smetterla di vedere i video nei momenti di noia-

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Capitolo 4
*** Allucinazioni ***


Detto ciò il mal capitato si diresse correndo verso la fontanella di quel parchetto illuminato solo da qualche lampione, che diffondeva solo in minima parte quella offuscante luce azzurrina.

-Oh poveretto non riesce neanche a correre- ridacchiò Heather compiaciuta dalla situazione.
-Si, scommetto 5 dollari che non riuscirà neanche a bere come si deve- disse il verde quasi in risposta all'altra. Incrociando le braccia.
-Ma per favore, non mi abbasso a certi livelli, io!- il sorriso sul volto della ragazza scomparve, e degli occhi dannatamente contraddittori fulminavano quelli del punk.

Il silenzio era assoluto, e le stelle scintillavano fredde. Gli alberi come imprigionati in una viscosa oscurità, erano immobili, non si muoveva neppure una fonda. Il tempo si era fermato.

Scott arrestò la sua corsa. Si bloccò con occhi spalancati guardando la panchina.
L'immagine di Dawn diventava sempre più chiara e comprensibile. Che cosa ci faceva lì? Forse l'alcol gioca davvero brutti scherzi.

-Ehi! Scott che ti prende?!- sbraitò il punk ghignando.
-Ma non lo vedi? Ha le allucinazioni!- sussurrò Alejandro avvicinandosi all'orecchio di quello.
-Si, si... questo l'avevo capito- rispose il verde con il tono di voce di un bambino colto sul fatto.
I tre se ne stavano lì, inermi, attenti a ciò che avrebbe potuto fare il rosso.

Abbassò gli occhi, riconoscendo quel posto. Allora, all'improvviso ricordò, il motivo del litigio. Il motivo di quello strano abbandono.

L'ennesima sbornia gli era costata cara a Scott. Lui, incapace di provare sentimenti. Era stato fregato da una ragazza. Lei, che leggeva l'animo degli uomini.

Tornato a casa era stato sorpreso dalla ragazza.
Non avrebbe mai dovuto fare una cosa del genere. Non avrebbe mai dovuto violare il suo spazio. Le cose sarebbero andate diversamente.

-Scott, che ci fai ubriaco! Ancora!- la sua candida voce aveva fatto crescere in lui una sensazione stranamente piacevole.

Lei lo aveva avvertito. Gli aveva detto di non avvicinarsi. Lo aveva intuito Dawn. L'infedele, l'anticristo, il verme.

Ma lui non ne voleva sapere. E così per la prima volta, Dawn odiò Scott.
Nel buio la mente del ragazzo percorreva strani corridoi, avanzando, strisciando. Quante cose poteva farle in quella situazione.

Una fitta e densa nebbia oscurò gli occhi blu della Iena. Impedendoli di vedere la gravità della cosa. L'alcol gli aveva, ancora una volta, impedito di fermarsi.

In un attimo si scagliò su di lei come un felino. Le teneva i polsi, in modo da non lasciarla andare. Mai.
Incominciò baciandole in collo. Sfilandole poi quel morbido maglioncino verde.

Spaventata Dawn aveva letto l'aurea. La paura le percorreva la schiena. Non le piaceva assolutamente quella sensazione. Voleva che la smettesse. Voleva fermarlo. Ma come?
La sua mente era paralizzata, non riusciva neanche a gridare. Qualcosa impediva al suono di uscire. Al contrario, delle lacrime le accarezzavano la guancia.

-Ti desidero Dawn- aveva sussurrato Scott sorridendo malignamente slacciandole la camicetta azzurra.
A quelle parole la ragazza non si trattenne più. Gli occhi, così gonfi che non riusciva a vedere le cose che la circondavano. Appoggiò le mai sulle spalle della Iena e fece forza, cercando di spingerlo via.

Aveva l'impressione che il vento fluttuasse dolce l'odore delle foglie secche.

Ma lui era determinato, e l'alcol era ormai entrato in circolazione.

Supplicava Dawn, mentre cercava si sfilarsi dalla presa ferrea dell'altro.
Poi, finalmente, la paura si trasformò in coraggio. Raggio di luna cominciò a gridare. Ma non di dolore. Scott non le aveva ancora fatto nulla di eclatante.

Le sue urla strazianti procurarono in lui un mal di testa assordante. Mollando per un secondo la presa si accorge che le sue braccia non afferravano altro che l'aria.

Sconcertato. Scott s'imprigionò in un alone costruito con i sensi di colpa.
I fari della automobili proiettavano sul cielo attraverso la nebbia una luce irreale. E questo non fece calmare il ragazzo, bensì continuò a ricordare quei così tanto odiati momenti. Finché una pacca sulla spalla non lo riportò nella realtà.

-Scott? T-ti senti bene amico?- la voce rauca di Duncan era bassa, come sussurrante.
Il rosso sospirò pesantemente. Il rimorso, orribile sentimento che ti distrugge dall'interno.
-Ma che ti salta in mente! Io sto benissimo- scosta con un brusco colpo di spalla la mano dell'altro nascondendo alla perfezione quella sensazione che colpisce al centro del petto.

Il cielo era lontano, strano e trasparente, e il verde degli alberi cominciava a scolorire.

- una stagione così bella che per quante volte uno possa vederla, c'è sempre qualcosa da scoprire-

Era quello che diceva l'immagine della Dawn seduta sulla panchina di quel parco mal illuminato.
A guardarla, ad ascoltare la sua voce, si sentiva la testa intorpidita, e aveva la presunzione che la sua energia venisse risucchiata.
Perché continuava a vederla? Perché non riusciva a sopprimere i suoi pensieri?
Semplice: non si sarebbe dato pace finché non le avrebbe chiesto scusa.

Ma questo non avrebbe mai potuto farlo. Per colpa del suo orgoglio Scott non avrebbe mai chiarito con la ragazza dai candidi capelli.
Alle sue spalle si vedevano i rami protesi verso il cielo.

Heather e Alejandro, rimasti soli, guardavano la scena come due onnipotenti. Loro, abituati a vincere, sempre.
-Penso di sapere che cos'ha Scott-


Angolo dell'autrice

A voi, che volevate sapere il motivo della sbornia di Scott.
A voi che adesso sapete come andarono realmente le cose.
Enjoy it ;)

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Capitolo 5
*** Conato di vomito ***


A quell'affermazione Alejandro si girò di scatto verso la ragazza dai bellissimi capelli neri che riflettevano la luce offuscata dei lampioni che la illuminavano come un riflettore su un palcoscenico.

L'ispanico alzò un sopracciglio guardandola interrogativamente incrociando gli occhi scuri di lei, che ancora lo ammaliavano in tutto il loro splendore. Sembravano Due buchi neri che risucchiano ogni cosa, si sentiva come tirato giù dallo sciacquone del gabinetto.
-Ma non lo vedi che è triste. Deve essere successo qualcosa con quella ragazza inquietante che legge le auree- tagliò corto lei incrociando le braccia facendo muovere con un colpo di collo quella bellissima chioma nera lucente.
-Adesso che mi ci fai pensare ricordo che c'era dell'affinità tra i due... correggimi se sbaglio- il tono di voce del latino era riflessivo mentre si solleticava il mento con il pollice pensieroso.

Le nuvole accarezzavano il lontano orizzonte nascosto dietro a varie tonnellate di cemento armato che reggeva e custodiva persone e immobili.

Un conato di vomito si versò sull'erba ancora bagnata di rugiada.
Con il viso, il rosso non trafilava alcuna emozione. Ma tutto ad un tratto si sentì come leggero.
Tutto era tornato alla normalità, riusciva a leggere nella sua mente, riusciva finalmente ad avere il controllo dei suoi arti. Come se tutta la negatività depressa si fosse volatilizzata. Dispersa nel vento che smuoveva le cose più leggere.
Si pulì la bocca rudemente con il dorso della mano sputacchiando qua e la, cercando di eliminare dalle sue papille gustative quello schifoso sapore aspro e salato misto al gusto perenne degli alcolici.
Era come se tutti i suoi problemi, tutte le sue preoccupazioni erano riusciti ad evadere da quella prigione costruita con basi di orgoglio e violenza.
Ogni volta era così, sembrava come se si ubriacasse per poi sentirsi in quel modo, così leggero e friabile.

-Punti extra per il fattore puzza Scott- urlò il la voce del punk avvicinandosi alla Iena con un sorrisino bastardo stampato sulle labbra e la mano che tappava il naso.
Ma ancora non capiva perché era li, insomma... perché non restare in quel locale Punk in periferia ad ascoltare buona musica metallara spacca timpani.

-Dah, zitto Duncan- sputò tranquillamente il rosso con gli occhi e la bocca semi aperti.
Il ragazzo era nervoso. Perché si era fatto trascinare fuori dal suo bar? Ancora non lo sapeva. Ma una vocina nella sua testa pronunciava in silenzio il nome della ragazza dalla carnagione quasi trasparente.

Alejandro si avvicinò ai due, facendo appello a tutto il suo autocontrollo per cercare di non vomitare alla sola vista di quella disgustosa pozza che emanava uno sgradevole e malsano odore di vomito.
-P-perché non ci dirigiamo da qualche altra parte?- più che una domanda era una sottospecie di ordine quello del latino, che a stento cercava di non rigurgitare pure lui.

La luna era alta, ma quella coperta di nuvole grigie oscurava la sua luce, imprigionandola dietro di essa.

-Ma si può sapere dove cazzo stiamo andando?!- Heather ignorò categoricamente la voce del rosso.
La Calcolatrice aveva un piano, comandava lei i tre ragazzi che camminavano a stento cercando di raggiungerla.
Per quanto odiava ammetterlo lei teneva a Scott come se fosse un fratello, e vederlo in quello stato, così sbattuto e dai lenti riflessi stanchi la tormentava. Certo, non poteva lasciarlo in mezzo alla strada come un barbone, e tanto meno ospitarlo in casa con lei e il Don Giovanni.


Angolo dell'autrice

Perdonate l'aggiornamento al quanto in ritardo ^^" e so che questo capitolo è un po' corto, il fatto è che non potevo farlo finire così presto.
Voglio dire... se continuo così finisce che diventerà una cosa cortissima che finisce subito. Ma forse è solo una sua avventura :D

-nota per me: smetterla di dare indizi-

... Non resisto... ok, dai allora facciamo tipo come nelle serie TV: Nel prossimo capitolo scopriremo il malvagio piano di Heather (che abbiamo scoperto avere dei sentimenti) e una cosa che vi farà (spero) sorridere e luccicare gli occhi.

McLean CHIUDO!

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Capitolo 6
*** La decisione ***


-Ehi Heather... Ale?!- era stanco il rosso, troppo alcol aveva ingerito solo in una sera, chiama i suoi due amici, cercando di non camminare come una donnetta, la mora lo teneva stretto per il polso, mentre metteva malamente un piede avanti all'altro nel tentativo di non cadere e sbattere i denti sul marciapiede come poco prima. Aveva le gambe ancora indolenzite e la testa che pareva pesare una tonnellata.
-Che cosa vuoi?- rispose in tono arrogante la ragazza fermandosi di colpo. Non le piaceva rispondere alle domande. Il suo sguardo era gelido dentro quelle fredde pupille nere, che fissavano gli occhi semi aperti del rosso.
Rabbrividì per un istante la Iena -Ma si può sapere dove mi stai portando?!- recuperò quel minimo di lucidità nella sua voce marcata di qualche nota di presunzione, liberandosi il polso dalla presa della Calcolatrice con un rapido movimento. Ella lo stilettò.

Heather aveva un piano. Scott forse lo sapeva. Incredibile come quei due riuscivano a capirsi.
L'orologio di Central Park segnava la mezzanotte e cinque minuti, quando un tuono rimbombò rumorosamente dietro le nuvole dipinte di un grigio minaccioso. A seguire un lampo scoppiò nel cielo, silenzioso. Difficile dirsi quale dei due aveva intimorito i quattro.

Sollevò gli occhi verso il bagliore Alejandro, costruendo nella sua mente un altrettanto geniale piano
-Ragazzi... credo stia per arrivare un forte temporale...- si posò l'indice e il pollice sotto la bocca cingendo il mento, come pensieroso, mettendosi nella sua solita posizione uno sguardo cadde su Heather. -E' arrivato il mago della pioggia- roteò le sue iridi, come per prenderlo in giro.

Un boato squarciò l'aria, e le prime gocce di pioggia punzecchiavano i tetti scoscesi delle case.

-Si... Hem... io me ne ritorno a casa eh?- la voce di Duncan fece attirare l'attenzione del rosso -A casa da chi? La bella topolona in bichini leopardato o la darchettona amante delle tenebre?- le labbra di Scott si piegarono in un sorriso malizioso, incrociando le braccia sul petto e guardando il Punk con la coda dell'occhio.
Frustrato, ecco com'era il verde dopo la domanda della Iena, ma non voleva dargliela vinta, voleva mantenere il segreto, senza destare sospetti -Tu con chi preferiresti che io vada?- ricambiò quel ghigno Duncan, alzando un sopracciglio, sapendo di vincere quella sfida a occhiate e sorrisetti bastardi.

-Io? Non ci penserei due volte a farmi la bella topolona in bichini leopardato- Girò il capo, per fissarlo meglio, osservando quei grandi occhi dipinti d'un azzurro acqua sgranati, come se sapesse che Scott aveva ragione, poi, il rosso continuò, non sentendo nessuna risposta sopraggiungere.

-Andiamo Duncan, sai che ho ragione. Per come la vedo io, è meglio un'aspirante e sexy avvocato che ti tiri fuori dai guai, con un carattere autoritario, piuttosto che una depressa senza emozioni positive che mette più paura di qualunque altra creatura della notte... e poi pff, Courtney è molto più in forma di Gwen- mentre parla, il ragazzo dai capelli rossi da le spalle al punk, tenendo le braccia serrate, la sbornia sembra essere passata del tutto sul suo volto, dove adesso, spadroneggia un ghigno beffardo.

-Ha ragione... e, dal mio punto di vista conosci l'odio che provo per quella sanguisuga- poi, anche la Calolatrice si inserì nella conversazione, accompagnata da una voce seducente che nascondeva alla perfezione, perché quel tono di voce, lo usava solo con Alejandro. -Ancora non so come hai fatto a scegliere quella strega... ma è una tua scelta, insomma, io dico solo la mia- le dita della mano destra si posarono sul corso della ragazza, come segno di superiorità, nella sua voce una strana calma.

Infastidito Duncan rispose alle brusche parole dei due, anche se sotto sotto, sapeva anche lui la verità -Bene! E la tua tientela per te Heather. Non mi interessano i pareri degli altri, specialmente il tuo- e stranamente corse via, da vigliacco. La sua immagine veniva pian piano sfuocata dalla luce dei lampioni e trafitta dalle gocce di pioggia, che s'erano già ingrossate.

Restarono solo in tre, i tre veri Antagonisti del reality. E qui, inizia la complicazione.

-Scott, starai da noi per questa notte-


Angolo dell'autrice

Buonanotte miei cari Fan... non so che altro dire... perché in fondo ci siamo tutti spenti, come i miei racconti, come le mie parole, come le vostre recensioni, che sono per me come una boccata d'ossigeno. Perché almeno voi mi apprezzavate, più di quanto io apprezzi me stessa...
Quindi spero solo che il capitolo vi sia piaciuto...
P.

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Capitolo 7
*** Doposbornia ***


C'era qualcosa di strano in quel posto. Come se fosse cambiato tutto, perfino i muri con i fiori scocciati dal gambo erano evaporati, al loro posto quadri moderni e foto di modelle.
Provò a dire qualcosa ma il suo alito emetteva un odore tanto pesante da lasciarlo con un'espressione ripugnante sul viso.
Con le nocche si scrostò gli occhi ed appena tutti i sensi furono attivi un suono arrivò fino a lui, parlava in una lingua che non conosceva, ascoltò attentamente come un cane che drizza le orecchie, era solo pubblicità o una di quelle telenovelas che guarda Alejandro, o sua madre o sua zia... dah ma che importava. Osservava quei quadri appesi e sotto le dita il morbido del materasso dava altri indizi su dove potesse essere.
-Ehi c'è...- sbadiglia -qualcuno qui?- e scende dal letto barcollando fino a quello che secondo lui era il salotto. Sorride da ebete e sbadiglia ancora -Ehi...- la sua voglia di sapere dove si trovasse aumentava, e anche la sua lucidità stava piano piano spannando dal suo sguardo.
-Ehi, davvero se è uno scherzo siete tutti morti- il rosso si siede su quello che pensava fosse una poltrona, una poltrona molto dura, fredda e piatta.
Dopo che nessuna risposta giunge al suo orecchio Scott pasticcia con la saliva dentro la bocca e quando sbadiglia si formano delle striscioline biancastre attaccate alle labbra aperte.
-EHI! Perchè in questo salotto non c'è la tv... e chi è quel ragazzo con i capelli rossi che mi fissa!- la Iena sposta la testa, a destra e a sinistra, in alto e in basso, e comincia a nascere in lui qualcosa che lo porta ad arrabbiarsi -MA CHI CAZZO SEI!-
D'un tratto la porta si spalanca e ne esce una slanciata figura in pantaloncini rosa pallidi e maglietta bianca. -Ehi pel di carota smettila di urlare che non siamo al circo! E POI PERCHè HAI UNA SAPONETTA UN MANO E SEI RINCHIUSO NEL BAGNO!-


Angolo dell'autrice

*scoppia a ridere a crepapelle*
Scott: Ehi! Sono cose che capitano ok?!
Sisi, certo, anche scambiare un bagno per un salotto e un wc per una poltrona!
Scott: P... non sei simpatica. E questa giuro che è l'ultima che mi fai!
Dai, era solo qualcosa per smuovere questo clima da bosco infestato da Slanderman! Su con la vita Scott! E anche voi lettori che per caso pensavate che questo fosse un nuovo entusiasmante capitolo di Antagonisti!
Scott: ... odiatela.
Sù sù, era giusto per scaldare un po' in attesa del prossimo capitolo :3
Konnichiwa!

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Capitolo 8
*** Què Pasa? ***


”Oh… H-Hei” il pallidume del ragazzo ora era accentuato maggiormente da quella sensazione di vergogna che scappava dentro il suo sguardo. ”Ah… questo.. he he… non è il salotto…” non riesce neanche a finire la frase che un dito puntato verso la porta e uno sguardo severo lo fanno alzare dalla tavoletta piatta del wc e percorrere il corridoio fino alla vera cucina.
”Ahi Chico, que pasa?” gli occhi del latino mascheravano un ghigno alla perfezione prendendolo in giro ”Hai scambiato il cesso per il divano?” una risata sonora si aggiunge a un sorriso tirato da un lato da parte della mora figura ai fornelli.
“Ma come si permettevano? Prendersi gioco di me in questo modo?” Scott deglutì un boccone amaro, quello di chi non importava niente di quello che stava passando, di quello di cui gli altri parlavano, la sua mente si era bloccata in un pensiero congelato. Cercava invano di bloccare qualunque pensiero gli tornasse in mente, ma sarebbe servito solo un po’ di calore per sciogliere quei pensieri.
”Okay, Scott ci ha abbandonato” incalzò Heather mettendo nel piatto di Al la sua colazione a base di uova e bacon, e dando qualche avanzo anche all’ameba rossa la ragazza gli diede una sberla così forte da rompere i pensieri di ghiaccio della Iena. ”Ma ti vuoi svegliare? Non ti basta essere ospitato qua contro la nostra volon-”, “Ehi vacci piano Chica, sta solo pensando all’amore”. Ma questa volta il ghigno si rivela causando il cambiamento di colorito in Scott, dicono che sia diventato del colore dei suoi capelli.
Odiava ammetterlo, e odiava soprattutto avere quel dannato mal di testa e quella dannata voce che gli ripeteva Dawn. Ma scuote la testa spazzando via quei ricordi e soprattutto quel nome che gli causava così tanto dolore nel petto.
Non sapeva come liberarsene, come staccare da se il ricordo segreto di lei, a cui aveva fatto del male, e nessuno lo sapeva.

È così affondato nelle sue riflessioni da non accorgersi della scena che si stava svolgendo davanti a lui: Heather e Alejandro lo guardavano e le loro espressioni erano così identiche mentre cercavano di tenere a bada delle risate. ”Amigo sei messo male, ed è per questo che abbiamo un piano”.
Scott alza lo sguardo arrotondando un sopracciglio ”Che cosa? Un altro? No, no e no, non mi immischio ancora nelle vostre stupide e inutili strategie”, Heather in tutta risposta piantò il coltello in mezzo alla tovaglia, scatenando due reazioni: gioia e ammirazione nello sguardo del Latino e un lieve tinto timore negli occhi cobalto di Scott.
La bellissima donna prese fiato prima di parlare: ”Se c’è una persona in tutte le nostre ampie conoscenze che può aiutarti, sopportarti e SICURAMENTE donarti un tetto sopra la testa che non sia questo…”
“Quella è Dawn.”
Rispose Alejandro in collaborazione con la voce femminile.
Cazzo…


Angolo dell'autrice

Konnichiwa a tutti voi! Ho finito il nuovo capitolo utilizzando la camera dello spirito e del tempo! Incredibile vero?
Scott: se… camera dello spirito e del tempo un corno bella mia…
è una m e t a f o r a Scott, per dire che in questo momento… *suspance* ho tempo per scrivere! Yeeh!
Scott: *sbuffa* capirai… e-ehi! Aspetta, ma questo pezzo non l’avevo letto!

*musichetta di attesa mentre aspettiamo Scott e la sua lentezza
nel leggere l’ottavo capitolo di A N T A G O N I S T I!*
(Ps: grazie McLean)
Scott: COSA! MA SONO SCEMI? CHE CAVOLO DI RINCITRULLITI! *altri insulti propostamene azzeccati*
Bene! Mentre il nostro amato Scottex *sogghigno* insulta il capitolo, noi ci vediamo nel prossimo!
Scott: e recensite… perche sono sicuro che siete TUTTI dalla mia parte.
Bye Bye.

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Capitolo 9
*** Plan D. ***


Il nome che Scott desiderava sparisse nella sua mente come una manciata di nuvole, era proprio quello che Mr.SoTuttoIo aveva pronunciato pochi istanti prima: Dawn.
Era diventato fisso nella sua mente, come un dannato chiodo incastrato nel muro a forza di rancore. Quello stesso rancore che aveva portato la Iena a avvilirsi e collassare sul tavolo di quel bar notturno.
L’alcool era l’unica cosa che faceva allentare quel chiodo, o ci metteva un bel poster di una marca di alcolico sopra ed era fatta.
La situazione però si era complicata dal momento in cui il fegato aveva ormai depurato il corpo del rosso: aveva caldo e freddo insieme, sudava e non aveva la ben che minima fame, persino la colazione preparata da Mss.PiantoIColtelliNellaTavolaPerDivertimento non aveva un aspetto invitante per lui.

Dawn

Un senso di nausea gli transitò dalla bocca dello stomaco fino alla punta della lingua. No, no e no, non aveva vomitato la sera prima, o così si ricordava, non avrebbe vomitato adesso.
Si trattiene buttando giù quel rigurgito amaro e con una stilettata guarda i due “Non se ne parla. Lei non ne vuole sapere di me, ne io di lei. Stiamo… si, si noi stiamo bene da soli, ecco tutto. Non c’è più niente da sapere”. Taglia corto e si alza da tavola ancora più barcollante, rivolgendosi alla macchinetta del caffè con la quale non aveva mai fatto conoscenza.
Tra le occhiate ambigue e preoccupate per la salute mentale di Scott, Alejandro ed Heather avevano la certezza che la loro strategia era quella giusta: infondo volevano solo liberarsi di Scott, no?.
Cercarono di ignorarlo il tempo che bastava a far si che Scott litigasse con la macchinetta del caffè e sentire quel famigliare “Ehi perdenti!... Questa stupida macchina è rotta; si! Ecco vedete?! Non esce, insomma…”. Gli sembrò di vedere il riflesso di uno specchio quando Scott vide i due posarsi una mano sulla tempia, abbassare lo sguardo e scuotere la testa in sincronia. “Scott, posso dirtelo sinceramente? Sei un caso perso amigo.

Con un flebile gesto di capo la mora concordò con il compagno-complice guardando la Iena con un po’ di pena negli occhi… ma giusto un poco, sogghigna: “Senti, vai a farti immediatamente una doccia. E vedi di: NON toccare le mie cose. NON toccare le mie cose. NON usare la saponetta come telecomando.” Annuì lei convinta e aggiunse “Come ricompensa avrai il tuo caffè”.
Se c’era una cosa, una singola cosa che alla mora calcolatrice non ammetteva era: la disobbedienza, (e Al lo sapeva bene). Così, sotto saggio consiglio del latino, Scott sparì nei meandri di quel bagno dalle saponette con il fiocco glicine e i bagnoschiuma di tutti i tipi e delicatezze.
Si domandava se una donna avesse realmente bisogno di tutta quella roba, e poi che sono le saponette? Cani da concorso?

Con lo scrosciare delle perle d’acqua sulla pelle stellata, Scott non poteva accorgersi del suono emesso dal citofono.
Ormai era stato catturato in quella spirale di vapore acqueo e l’umidità dell’acqua. I muscoli della schiena si distendono in automatico, come un dolce massaggio coi pollici e coi palmi.
Per un istante Scott non ebbe più nulla di cui preoccuparsi di niente: del fatto che aveva mille cose da fare, progetti da creare, oggetti da rubare.
Sosta in quella sensazione così appartata nella quale nessuno poteva avere accesso, nessuno tranne un solo, singolo, unico pensiero…

“Ti avevo detto che sarebbe arrivata.” Ridacchiò il Latino vicino all’udito della bella Calcolatrice.
Superata la porta di vetro lucido, le scale dai gradini con tappeti su misura, il corrimano in legno, e le piante ad ogni piano sulla finestra, una giovane figura s’accinse ad entrare in quell’appartamento sfoggiando il suo candido sorriso. “Scusate il ritardo…” la sua voce aveva la tonalità di una fata, delicata quanto i suoi occhi cristallini.







Angolo dell'autrice

Buona sera popolo EFP!
Scott: ma davvero? Non ti sembra di esagerare?... così eh, per curiosità.
Taci, non vedi che cosa è successo nella storia dove questo bel pel di carota è protagonista?

*musichetta d’attesa mentre si aspetta la lettura di Scottex parte 2*

Scott: COSA! TU!... *uno sguardo d’ira s’infrange sulla figura di P.*

*musichetta d’attesa che segue una breve corsa a cerchio dove Riso Scotty cerca di acchiappare l’autrice P.

Autrice M: -… le scale dai gradini con tappeti su misura e il corrimano in legno su marmo, e le piante ad ogni piano sulla finestra eeee un topolino che al mercato mio padre comprò…- *sbuffa e si accorge dei due, divertita dalla situazione li lascia continuare, cercando di scrivere dal pc di P, con tasti troppo bizzarri per lei* Ehi! Sssh, sto cercando di comporre! *nota la scena –nuovamente- e finalmente si alza, andando dai due* Scott, mio caro, potresti soffiare dentro questo piccolo flauto?
Scott: *si ferma e guarda M sospettoso, convincendosi alla fine per qualche oscuro motivo. Il fischietto non emette alcun suono ma, dopo poco, Zanna spunta dal nulla, facendo scappare Scotty*

E grazie alla mia compagna d’avventura, l’Autrice M, anche oggi siamo riuscite ad essere attive sul fandom!
Se you soon writers! *-*
Ps: Un sentito ringraziamento a rocchi68, ed a Ryuk. Mi scriverai sul tuo quaderno un’altra volta♥

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