La Guerra Dei Vampiri di Crystal eye (/viewuser.php?uid=130782)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - La tregua ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Un incontro singolare ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Viaggio in treno ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Lo smistamento ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - L'annuncio e piccole scoperte ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - La festa ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 - Primi scontri ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 - Scoperte ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 - La famiglia Delevo ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 - Rivelazioni ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 - Ancora soprese ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 - Cuore tamburo ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 - Sentimenti ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 - Nuovo attacco ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 - Il Principe Sanguinario ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 - La scuola sotto attacco ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 - Nel salone dei vampiri ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 - Reazioni e Piani ***
Capitolo 19: *** AVVISO!!! ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 - Risvegli e rivelazioni ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 - Chiacchiere e Brutti Sogni ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 - Incubi, Ritorni e Dichiarazioni ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 - La quiete prima della Tempesta ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 - Cuore Innamorato ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 - Decisioni ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 - La tregua ***
La
guerra dei vampiri
Capitolo
1 – La Tregua
Era
notte fonda e la luna splendeva alta, illuminando la Foresta Proibita
con la sua pallida luce.
Il
preside di Hogwarts guardava il panorama al di fuori della finestra
con espressione cupa e pensierosa.
“Ben
arrivato,
Tom!”
disse, continuando a rivolgere
la
sua attenzione all’esterno.
L’interpellato
uscì dall’oscurità e si mosse per
l’ufficio, fino ad arrivare
di fronte a Silente.
“Perché
mi hai fatto venire qui, vecchio?” gli chiese, sicuro che,
per una
volta, Harry Potter non sarebbe stato il fulcro della loro
discussione.
“Avrai
sicuramente notato i problemi che stanno tornando a galla tra i
vampiri, non è vero?” domandò, invece,
Silente, dando comunque al
Lord la risposta che voleva.
La
consapevolezza di quello che avrebbe potuto portare una nuova guerra
tra vampiri gli fece assumere un atteggiamento più
collaborativo, o
almeno un po’.
Albus,
staccatosi dalla finestra, lo guardò un momento e gli
mostrò una
lettera.
“È
da parte di uno dei due clan, non so quale, ma pare sia a conoscenza
dei nostri problemi e ci consiglia di porvi rimedio, in qualche
modo.”
Voldemort
ghignò “Dammi Potter e poniamo fine ai nostri
problemi!”
“Sai
che non è possibile!” ribatté Silente,
con il tono che veniva
usato con i bambini capricciosi. “Dobbiamo appianare le
nostre
divergenze, per la sicurezza di tutto il Mondo Magico. Non sei
d’accordo?”.
L’altro
alzò un sopracciglio, poi, stringendo gli occhi,
sibilò malefico
“Io cerco di conquistarlo il Mondo Magico, se te lo fossi
dimenticato.” Dopo di che sbuffò sotto lo sguardo
insistente e
luccicante dell’anziano mago di fronte a lui
“Ricorda che, anche
se accetto una tregua, quando tutto questo sarà finito
ricomincerò
a fare quello che ho fatto fin ora, in primis dare la caccia al tuo
pupillo!”
Il
preside sorrise per quell’ammissione. D’altro
canto, nessuno dei
due aveva molta scelta, non se volevano arrivare indenni alla fine di
quegli scontri.
Poco
prima di andarsene il Lord domandò con sincera
curiosità “Perché
non hai fatto chiudere la scuola, se c’è tutto
questo pericolo?”
“Ci
sono cose che devono poter succedere e se chiudessi la scuola non
accadrebbero…”.
Tom
alzò gli occhi al cielo prima di andarsene, borbottando un
“vecchio
manipolatore”.
NOTE
DELL'AUTRICE: SALVEEEEE!!!! spero che il capitolo sia piaciuto... vi
prego fatemi sapere cosa ne pensate!!! sono una scrittrice in erba e
ho bisogno di tutti i consigli e critiche di voi cari lettori per
migliorare.... buona lettura!
baci
Crystal eye
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Capitolo 2 - Un incontro singolare ***
Capitolo
2 – Un incontro Singolare
Il
sole stava tramontando a Privet Drive. Il giovane Harry Potter
guardava la luce solare lasciare il posto alla fredda
luminosità
della luna.
Sentendo
i Dursley urlare riguardo a qualcosa che si era rotto, Harry decise
di uscire per evitare una punizione ingiusta.
Si
diresse verso il piccolo parco che Dudley e i suoi amici si erano
divertiti a distruggere. Avvicinandosi ad una panchina ancora
intatta, pensò distrattamente che il cielo sembrasse molto
più cupo
di quanto non fosse prima.
Abbassò
lo sguardo verso i suoi piedi, per pochi secondi, prendendo un
respiro profondo, nel tentativo di scacciare una brutta sensazione
che aveva cominciato ad avvertire nel momento in cui aveva messo
piede nel parco.
Quando
rialzò lo sguardo, vide poco lontano una figura scura,
coperta da un
lungo mantello nero, che impediva la vista di qualsiasi dettaglio.
Lo
sconosciuto si avvicinò di qualche passo, facendo arretrare
e
imprecare Harry per non aver portato con sé la bacchetta.
Cercò di
fare un altro passo indietro, ma lo strano tipo lo afferrò
con un
movimento velocissimo e lo spinse contro un albero, mettendosi
talmente vicino che il giovane moro riuscì a vedere, anche
se di
sfuggita, un lampo blu scuro negli occhi del suo assalitore.
Harry
tremò leggermente tra le braccia dello sconosciuto e
pensò che
stesse per baciarlo, visto che erano talmente vicini da poter sentire
il caldo respiro dell’altro sulle sue labbra. Invece quello
sussurrò qualcosa in una lingua sconosciuta e scomparve.
Harry
si lasciò scivolare lungo la corteccia del vecchio albero e
prese un
profondo respiro, cercando di calmarsi. Rimase per un bel po’
di
tempo seduto ai piedi della quercia a osservare le stelle. Quando,
all’improvviso, la sensazione di non essere solo gli
serpeggiò
nuovamente lungo la schiena, sotto forma di brivido gelido.
Il
respiro sembrava essersi fermato tanto era lieve, mentre tutto il suo
corpo era teso, in attesa di un attacco e pronto a difendersi. Ma non
successe nulla per molti, lunghi minuti, tanto che Harry
abbassò
leggermente la guardia.
In
quel preciso momento, la sensazione triplicò e si
alzò un forte
vento nel parco.
“Sarai
mio!”.
Quelle
due parole portate dal vento erano state pronunciate da una voce
così
calda e suadente che al giovane sembrò terribilmente
familiare.
Per
qualche attimo rimase fermo, come in attesa di sentire altro, ma il
parco era tornato incredibilmente silenzioso, solo gli uccelli
notturni avevano il coraggio di spezzarlo.
Harry
decise quindi che era meglio ritornare dai Dursley. Se qualcuno si
fosse accorto che era uscito sarebbero stati guai.
Continuò
a pensare a quella voce e alle sue parole fino a quando non fu tempo
di andare alla Tana. Lì abbandonò i pensieri e si
dedicò solo a
divertirsi con i suoi amici.
NOTE
DELL'AUTRICE: eccomi con il secondo capitolo!!! bell'incontro, eh???
spero vi piacciaa, fatemi sapere, le recensioni sono molto importanti
per un autore... volevo ringraziare kurioone e newslim per aver
recensito la storia e sesshoyue e Remilia_scarlet per averla messa
tra le preferite, ringrazio anche i lettori silenziosi... buona
lettura!!! baci Crystal
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Capitolo 3 - Viaggio in treno ***
Capitolo
3 – Viaggio in Treno
Un
nuovo anno stava per avere inizio ad Hogwarts. Il primo settembre,
come sempre, era un giorno incredibilmente caotico alla Tana, o
almeno lo era la mattina.
La
Signora Weasley non faceva altro che strillare ai ragazzi di
sbrigarsi, ma, al solito, Ron aveva “dimenticato”
di fare il
baule la sera prima e si era quindi ritrovato a doversi sbrigare, se
non volevano rischiare di perdere il treno per la scuola di magia e
stregoneria migliore dell’Inghilterra.
Harry
era euforico e, anche se non sapeva perché, aveva la
sensazione che
quell’anno sarebbe successo qualcosa, di bello per una volta.
Comunque accantonò la sua felicità come voglia di
tornare alla sua
vera casa.
°°°
Nello
stesso momento, in un antico castello medievale, in Italia, un
giovane, alto, dai capelli scuri come la notte senza stelle e gli
occhi più blu del mare, camminava avanti e indietro per il
salotto
privato dei suoi appartamenti, in attesa che arrivasse la sua
“guardia del corpo”, anche se era probabilmente
meglio dire il
suo aguzzino, che lo avrebbe scortato a Hogwarts.
L’uomo
in questione arrivò pochi attimi dopo.
Severus
Piton aveva avuto, dal preside in persona, l’incarico di
andare a
prendere quel giovane e, fino a quel momento, non aveva capito
perché.
Però,
ora che ce l’aveva davanti, notava qualcosa di strano, pur
non
riuscendo a intuire cosa esattamente. Avvertiva provenire da quel
corpo un’aura di pericolosità, che lo circondava
come una seconda
pelle.
“Ha
finito di esaminarmi, Professor Piton?” una voce calda e
suadente
lo riscosse dalla contemplazione dell’altro.
“Dobbiamo
sbrigarci! Il treno partirà tra pochi minuti, signor
Delevo”
Rispose sbrigativo e gelido il professore di Pozioni, ignorando
deliberatamente l’accaduto di pochi secondi prima.
Porgendo
il braccio al ragazzo, smaterializzò entrambi alla stazione.
Appena
arrivati, Adrian James Delevo salì sull’Espresso
per Hogwarts,
salutando il professore con un cenno del capo.
Si
sistemò in una cabina e chiuse la porta con un incantesimo,
che
avrebbe tenuto lontano gli studenti. Appoggiato al vetro del
finestrino, attese la partenza, ma dieci minuti dopo sentì
avvicinarsi una presenza molto familiare. Finse di leggere uno dei
libri che aveva nella sacca e tolse l’incantesimo alla porta,
mettendosi comodo.
Una
giovane strega con lunghi capelli ricci aprì la porta dello
scompartimento e, vedendolo, gli chiese “Scusa, possiamo
sederci?
Gli altri sono tutti occupati.”
Adrian
alzò lo sguardo blu fino ad incontrare quello castano della
fanciulla di fronte a lui e annuì, facendo cenno con la mano
di
sedersi pure.
Hermione
Jean Granger rimase però impalata sulla soglia a osservare
lo
sconosciuto.
“Ehi
Hermione! Che hai? Perchè ti sei fermata?” chiese
una voce subito
dietro la ragazza, che si spostò con movimenti automatici,
ancora
folgorata dalla visione di quel bellissimo giovane uomo occupante
dello scompartimento.
Anche
Harry, appena vide quel ragazzo, rimase con lo sguardo incollato a
quello dell’altro.
Si
accorse distrattamente di essersi seduto, continuando a guardare quei
profondi occhi blu, in cui gli sembrava di affondare.
Hermione,
ripresasi dalla sorprendente bellezza del moro, si presentò,
sorridendo e porgendogli la mano. “Hermione Granger, piacere
di
conoscerti.”
Lui
invece di stringerle la mano come si aspettava, la baciò,
facendola
arrossire furiosamente.
“Adrian
Delevo, signorina*
Hermione. Il piacere è tutto mio!” disse poi,
mantenendo un tono
così basso e seducente che Hermione sembrò andare
a fuoco, per
quanto era arrossita.
Ron,
preso dalla gelosia, si intromise, presentandosi “Ronald
Weasley.”
In risposta ebbe una stretta di mano che ricambiò con forza.
Adrian
allora ritornò con lo sguardo su Harry Potter, il
Ragazzo-che-è-sopravvissuto, il quale, invece di
presentarsi, attese
che anche quel ragazzo, come tutti i maghi che si rispettino, gli
chiedesse un autografo o qualcosa del genere. L’altro sorrise
e
come se avesse letto i suoi pensieri gli disse “Per quanto mi
riguarda, potresti anche essere Merlino in persona e non mi metterei
a chiederti autografi, ma...” una pausa dove
lanciò uno sguardo di
apprezzamento verso il corpo sottile e tonico del moro di fronte a
lui “Non mi dispiacerebbe un appuntamento con
Harry...” mormorò
malizioso in modo che solo il giovane con cui parlava sentisse, per
poi chinarsi in avanti per dargli un leggero buffetto sulla guancia
morbida.
Harry
per qualche attimo lo fissò inebetito, dopo di che, con le
gote
arrossate, sorrise.
L’unica
ragazza nello scompartimento pose fine allo scambio, chiedendo al
giovane Delevo “Quel libro è rarissimo, dove lo
hai comprato?”
“Oh...
questo? È l’edizione originale, regalata ad un mio
antenato dallo
scrittore, era un amico di famiglia...” le rispose,
passandosi una
mano fra i setosi capelli neri, in modo leggermente imbarazzato.
“L’edizione originale? Oh santo Merlino, posso
vederlo? Avrà
come minimo un millennio! C’è un incantesimo che
impedisce
l’invecchiamento della carta, non è
così?” la riccia lo
tempestò di parole, tanto che Adrian la guardò
con gli occhi appena
sgranati e scoppiò a ridere.
Harry
pensò – ha una risata stupenda, così
calda, chissà se anche il
proprietario di quella voce ne ha una così –
arrossì ai suoi
stessi pensieri e non notò che il giovane Delevo aveva
sorriso
leggermente in risposta, continuando comunque a parlare di libri con
Hermione.
*l’ho
messo in corsivo perchè si presuppone che parlino inglese,
mentre
quando Adrian dice “signorina” lo fa in italiano.
NOTE
DELL'AUTRICE: buongiornoooo cari lettori. Allora come vi sembra
Adrian??? che impressione vi ha fatto??? ditemi tutto con una bella
recensioncina, please!!! un ringraziamento a cesarina89,
HikaruUzumaki, Remilia_Scarlet e sesshoyue per aver messo la storia
tra le seguite e newslim e kurioone per aver recensito... grazie
anche ai lettori silenziosi, anche se mi farebbe molto piacere vedere
tracce del loro passaggio... Baci Crystal
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Capitolo 4 - Lo smistamento ***
Capitolo
4 – Lo Smistamento
Al
loro arrivo a Hogwarts, Adrian si allontanò dal trio,
dicendo che si
sarebbero rivisti a cena. Si diresse verso il Lago Nero dove
trovò
ad attenderlo Severus Piton.
“Il
preside ha deciso che lei mi dovrà controllare per tutto il
mio
soggiorno a scuola?” chiese sorridendo divertito in direzione
del
freddo e cupo professore di Pozioni. L’uomo scosse la testa,
porgendo una pietra al suo nuovo studente.
“Una
passaporta?”
“Esatto.
È forse un problema per lei?” fece annoiato il
professore.
“No,
no, ma pensavo che... no niente. Andiamo?” e prese la
passaporta.
Sentì
il familiare strappo all’ombelico e quando riaprì
gli occhi si
ritrovò in una sala spoglia illuminata da delle candele
fluttuanti,
con due porte ai lati. Severus si avvicinò alla porta di
destra e,
poco prima di uscire, gli disse “Aspetta qui che il preside
ti
chiami, poi verrai smistato anche tu.”
Il
giovane annuì e si mise in attesa.
Grazie
al suo udito molto sviluppato riuscì a sentire lo
smistamento dei
primini e se si concentrava poteva anche sentire ciò che il
cappello
diceva loro.
Gli
venne da ridere sentendo il discorso del preside, che predicava di
rimanere uniti e di non perdere la speranza.
Poi
passò, finalmente, a presentare lui. Non appena
pronunciò il suo
nome, uscì da quella stanzetta, dalla stessa porta da cui
era uscito
Piton poco prima e fece il suo ingresso nella Sala Grande.
Alla
sua entrata tutti gli occhi vennero calamitati dalla sua figura.
Sorrise internamente al sentire i pensieri poco casti di molti
studenti rivolti a lui.
Tuttavia
li ignorò tutti mentre si sedeva sullo sgabello e lasciava
che la
professoressa McGrannitt gli mettesse il Cappello Parlante sulla
testa.
Il
vecchio copricapo non sapeva dove metterlo, possedeva un grande
coraggio e spirito di sacrificio, ma era anche molto astuto e
affamato di conoscenza. Sembrava il perfetto connubio tra due grandi
maghi a quei tempi molto conosciuti.
Il
paragone fece sorridere apertamente Adrian, atto che scatenò
una
serie di gridolini estasiati.
Alla
fine, dopo uno sproloquio su come avrebbe potuto essere un perfetto
Grifone o una perfetta Serpe, il cappello decise
“SERPEVERDE!”
Il
ragazzo si alzò e si diresse verso l’ultimo
tavolo, quello dei
verde-argento, a passo sicuro e senza nessuna esitazione.
Sedette
tra Blaise Zabini e Theodore Nott.
Una
volta accomodato, si ritrovò tempestato dalle domande dei
suoi
compagni di casa.
Molti
studenti delle altre case lo guardarono fisso per un po’, ma
infine, notando che lui non ricambiava lo sguardo di nessuno,
lasciarono tutti perdere tranne uno.
Il
neo-Serpeverde non sapeva con certezza chi fosse a perforare la sua
schiena con lo sguardo, ma raramente sbagliava con le intuizioni.
Si
comportò gentilmente con i suoi compagni di casa, rimanendo
comunque
un po’ freddo.
Draco
Malfoy si presentò quasi alla fine della cena, porgendogli
la mano,
in segno di saluto, Adrian lo studiò con lo sguardo per poi
accennare un sorriso e stringerla.
Il
giovane Malfoy si rilassò leggermente, perdendo, agli occhi
del
moro, una piccola parte della sua rigidità.
Finita
la cena si alzarono tutti.
“Ehi,
Delevo, andiamo, ti accompagno al dormitorio!” disse Draco,
rivolgendosi al Serpeverde.
Quello
però scosse la testa “No grazie, non preoccuparti.
Mi
riaccompagnerà il capo casa. Devo andare a parlare con il
preside.
Penso sarà una conversazione lunga.”
Finì pensieroso,
probabilmente già con la mente rivolta al suo, ormai
prossimo,
incontro con Silente.
Gli
sorrise, dirigendosi verso il tavolo dei professori, dove Albus lo
stava aspettando.
Lungo
il tragitto, l’uomo rimase in silenzio a studiare le reazioni
del
giovane, ma dal suo comportamento traspariva poco e niente. Davanti
al gargoylle si fermarono.
“Tiramisù!”
disse Silente e Adrian, a quella dimostrazione di golosità,
sollevò
un sopracciglio, permettendo appena agli angoli delle sue labbra di
sollevarsi.
“Dai
suoi denti non si direbbe che è uno a cui piacciono tanto i
dolci.”
Fece un po’ divertito.
“Beh,
dalla sua tranquillità, non si direbbe che è
stato a un passo dal
rivelare la sua natura, quest’oggi.” Rispose a tono
il
vecchietto, guardandolo da sopra gli occhiali a mezzaluna.
Adrian
sospirò mesto “Touche! Ho rischiato di perdere il
controllo molte
volte quando ero vicino a LUI!” esclamò.
Dopo
di che si sedette su una poltrona, che il preside aveva fatto
apparire.
“Non
posso resistergli, lo desidero da troppo!”
Silente
lo guardò fisso, trasmettendo con gli occhi ciò
che non voleva
ripetere a parole, per l’ennesima volta. “So
perfettamente che
non lo devo toccare, non c’è bisogno che lei mi
lanci questi
sguardi.” Sbuffò Adrian, sentendosi come
se
avesse
di nuovo
diciassette
anni.
Si
alzò dalla comoda poltrona e si incamminò
velocemente per i
corridoi fino ad inoltrarsi nella Foresta Proibita. Aveva bisogno di
nutrirsi.
Era
così agitato che non si accorse che qualcuno, dalla torre di
Grifondoro, l’aveva visto dirigersi verso la Foresta e si
interrogava sui possibili motivi.
NOTE
DELL'AUTRICE: ed ecco il quarto capitolo... le cose iniziano a farsi
interessanti, non trovate??? piano piano la matassa di misteri si
scioglie... commentateeee!!!
ringrazio Arwen95, Averyn,
cesarina89, dragonblack, HikaruUzumaki, Pecky, Remilia_Scarlet
e sesshoyue per aver messo la storia tra le seguite e averyn
per
averla messa anche tra le preferite... rigrazio anche kurioone e
newslim per aver recensito e, infine, anch i lettori silenziosi.
bacioni Crystal
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Capitolo 5 - L'annuncio e piccole scoperte ***
Capitolo
5 –
L’annuncio e Piccole Scoperte
La
mattina seguente, a colazione, Adrian fece una chiacchierata con Draco
e i suoi
amici.
Si
sedette vicino al biondo, con le spalle al muro, per poter tenere
d’occhio
tutta la Sala Grande, sopratutto il tavolo dei Grifoni, dove solo pochi
studenti erano già scesi.
Quando
tutti gli studenti furono a colazione,
i quattro capi casa cominciarono a distribuire gli orari.
Dopo,
Silente fermò tutti per fare un
annuncio.
“Silenzio,
per favore. Devo fare un annuncio
molto importante!” piccola pausa ad effetto “Ho
deciso, insieme al corpo
docenti, che, quest’anno, Halloween lo festeggeremo con una
festa in maschera.”
Le
ragazze, alla notizia, si esibirono in
gridolini estasiati. Erano tutte contente di avere una scusa per andare
a fare
shopping.
I
ragazzi, invece, sospirarono, rendendosi
conto che avrebbero dovuto invitare una ragazza alla festa da ballo e
partecipare alle danze.
Molte
giovani lanciarono sguardi insistenti
in direzione di Adrian, Draco, Blaise e Harry, che erano i ragazzi
più belli e
desiderati della scuola.
Nei
giorni seguenti, i suddetti ragazzi
furono bombardati dagli inviti da parte di tutte le ragazze, di tutte
le case e
tutte le età.
Perfino
le primine ci provarono.
Adrian
rifiutò tutti gli inviti e decise di
portare Daphne Greengrass al ballo, sotto richiesta della sua ragazza,
Pansy
Parkinson.
La
ragazza sarebbe andata con Draco, che non
aveva voglia neanche di andarci, a quella “stupida
festa”, come la chiamava
lui.
Tempo
un mese e tutti avevano un partner con
cui andare al ballo.
Hermione
Granger, nel frattempo, aveva
cercato in tutti i modi di parlare con Adrian, ma
quest’ultimo era sempre con i
suoi amici, Malfoy, Zabini, Parkinson e compagnia, senza contare i due
gorilla.
Quindi,
in più di un mese, non era riuscita
ad avvicinarsi abbastanza da potergli parlare.
Sperava
che il ragazzo gentile e disponibile
che aveva conosciuto non fosse stata solo una maschera, sarebbe stato
un colpo.
Doveva
riuscire a parlare con lui, ma forse,
pensando che avrebbe avuto più probabilità di
successo alla festa, che non
durante le lezioni, decise di provare a parlargli a Halloween.
°°°
Intanto,
un’altra persona era affetta da
profondi dilemmi.
Draco
Malfoy si stava sfogando con Adrian
Delevo riguardo a una ragazza.
“Lei
è speciale! È bella, intelligente,
gentile.” Sospirò.
“Beh,
con l’intelligente hai appena eliminato
circa la metà delle studentesse della scuola.”
Fece pensieroso il moro, come se
stesse cercando di indovinare. “Altre caratteristiche? Tipo,
è spiritosa ma non
troppo, è coraggiosa, forte e determinata in tutto
ciò che fa... è ambiziosa di
conoscenza...” ad ogni parola il biondo Serpeverde annuiva,
perso nella
contemplazione platonica del suo amore.
“Poi,
vediamo, è amica di Harry Potter e
risponde al nome di Hermione Granger!” finì,
divertito dal comportamento di
Draco, che annuì, ancora perso nel suo mondo dei sogni,
prima di capire esattamente
cosa aveva detto.
“No!
Ma cosa dici?! Santo Merlino non è la
Granger! Come potrebbe piacermi quella Mezzosangue so-tutto-io?
È assolutamente
impossibile!” si infervorò il ragazzo dagli occhi
grigi, mentre Adrian si
faceva due risate per la sua reazione esagerata.
Dopo
qualche secondo il giovane Malfoy si
accorse di avere le guance talmente rosse da sembrare infuocate.
Purtroppo
per lui, la reazione e le guance arrossate
lo avevano fregato: aveva una cotta per la Granger... no, per Hermione!
NOTE DELL'AUTRICE: a voi il quinto capitolo... un po' cortino, ma mi serviva così... mi fate sapere cosa ne pensate??? mille ringraziamenti ad arwen95 che ha recensito e a tutti cosoloro che hanno messo la storia tra le seguite (già dieci persone!!!) vi adoro!!! e grazie anche ai lettori silenziosi... non siate timidi... commentateeee!!! baci Crystal |
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Capitolo 6 - La festa ***
Capitolo
6 – La Festa
Il
31 di ottobre giunse fin troppo presto, per alcuni degli studenti.
La
sera erano tutti in maschera, chi in attesa delle dame, chi in attesa
di
entrare in Sala Grande.
Finalmente,
alle sette precise, le porte della Sala Grande si aprirono, permettendo
agli
studenti di ammirare il lavoro degli insegnanti.
C’erano
sfere colorate che scoppiavano lanciando coriandoli, candele scure al
posto
delle stelle, che creavano un’atmosfera romantica con la loro
luce soffusa.
C’erano inoltre delle maschere incantate che si muovevano tra
i felici partecipanti.
Alcuni pipistrelli, veri e incantati, svolazzavano insieme ai fantasmi,
in giro
per la Sala. Una delle pareti era stata incantata in modo da creare una
finestra temporanea da cui si poteva accedere da una tenda che impediva
all’aria fredda di entrare. Sui tavoli dove erano poste le
vivande c’erano
delle zucche animate che salutavano che vi si avvicinava.
Le
maschere degli studenti erano di tutti i tipi: alcuni erano andati sul
classico, vampiri, licantropi, mummie, fate e ninfe; altri si erano,
invece,
vestiti da Merlino o Morgana e altri personaggi storici, come
Lancillotto e
Ginevra, o Antonio e Cleopatra, o anche personaggi di tragedie come
Romeo e
Giulietta; c’era anche qualche Albus Silente molto giovane.
Altri ancora si
erano travestiti da fondatori, naturalmente, della propria casa.
Adrian,
nel suo semplice costume da vampiro, sorrideva sotto i baffi guardando
tutti
quei ragazzi riuscire a divertirsi, anche se prima avevano fatto tante
storie.
Era
solo, poichè la sua dama gli aveva comunicato che non stava
bene e non sarebbe
andata al ballo. E mentre stava appoggiato a una colonna venne
raggiunto da una
graziosa ninfa dei boschi, con lunghi boccoli castani perfettamente
ordinati,
che gli lanciò qualche occhiata, senza però avere
il coraggio di dire una sola
parola.
“Siete
bellissima, mia ninfa dei boschi. Ditemi, come mai avete lasciato la
vostra
foresta per partecipare a questa festa di comuni mortali?”
fece il moro, con
fare melodrammatico, per spezzare la tensione.
Hermione
sorrise e rispose nello stesso modo “Mio bel conte vampiro,
son venuta a vedere
come voi, comuni mortali, vi divertite alle vostre feste!”
poi rise, seguita da
lui.
Finita
l’ilarità, la bruna tornò seria.
“Vorrei
parlarti!” esclamò.
“Mi
stai parlando, no?” le chiese l’altro, con un
luccichio divertito ancora
presente nei profondi occhi blu scuro.
“Oh,
andiamo, hai capito cosa intendo!” ribattè lei
stizzita, avviandosi verso un
angolo più appartato.
Quando
lui la seguì, le scostò la tenda, che copriva la
grande porta-finestra creata
dai docenti per l’occasione, per farla passare con
facilità.
La
ragazza sospirò, sussurrando “Forse non
è una maschera, dopotutto”.
“Cosa
dovrebbe essere una maschera?” le domandò,
incuriosito dalle sue parole.
“Beh...ehm...
il tuo... ehm... comportamento, così galante e gentile.
Abbiamo notato che hai
fatto amicizia con Malfoy e la sua corte...”
iniziò lei, ma Adrian la fermò,
commentando “Non credevo che fossi d’accordo con le
discriminazioni.”
Hermione,
ammutolita, abbassò lo sguardo, non sapendo bene come
rispondere. Lui,
comunque, scosse la testa, come a dire di lasciar stare.
Proprio
mentre l’altra cercava ancora di trovare il coraggio di
spiccicare parola,
arrivò Draco Malfoy, vestito anche lui da vampiro, che
cercava il suo compagno
di casa e, trovandolo con la Mezzosangue, decise di non perdere
l’occasione per
insultarla.
Ma
prima che potesse aprire bocca, il moro domandò
“Scusami Draco, potresti,
cortesemente, tenere compagnia qualche minuto a Hermione? Vorrei
uscire, ma fa
un po’ freddo per questa bella ninfa!” le
lanciò un sorriso rassicurante,
vedendo che voleva protestare, poi fece un occhiolino al biondo e, dopo
aver
dato alla ragazza un leggero bacio su una guancia, si
allontanò dalla coppia.
Lei
lo osservò uscire dalla Sala Grande, dopo di che si
girò a fronteggiare il suo
nuovo interlocutore. Rimase sorpresa di vedere che lui la stesse
guardando come
se avesse appena visto una delle sette meraviglie del mondo.
Arrossì,
sotto il suo sguardo insistente. Anche se le faceva piacere che la
osservasse
in modo diverso dal solito.
Draco,
intanto, non riusciva a smettere di fissarla, era così
bella...
“Sei
bellissima!” sussurrò rapito, senza neanche
rendersene conto.
La
Grifona spalancò gli occhi dallo shock. Nei secondi
successivi, cercando di riprendere
il controllo, mormorò balbettando. “Oh... ehm...
anche tu stai molto bene...
vestito così...”
Si
sentiva tremendamente in imbarazzo e malediceva Adrian che
l’aveva lasciata
sola con Malfoy.
“È
una festa molto carina.” Buttò lì il
ragazzo.
“Sì,
molto.” Rispose l’altra telegrafica.
Lui
si irritò “Oh, andiamo, Granger! Non ti si riesce
mai a zittire e, adesso, non
dici una parola? Tira fuori quel cavolo di coraggio che voi Grifondoro
decantate tanto!” esclamò, infine fece un profondo
respiro e si mosse per
andarsene ma lei lo fermò.
“Scusa!
È che non pensavo volessi davvero passare del tempo con
me.”
Il
biondo la guardò sbalordito, poi sorrise e le
accarezzò una guancia dolcemente.
“Ho
paura che tu non sappia niente di me, Hermione!”
°°°
Adrian
si stava dirigendo verso la Foresta Proibita, per smaltire la fame che
lo aveva
attanagliato da quando aveva messo piede nella Sala Grande.
L’aria
fresca lo stava già aiutando a riprendere il controllo,
finché un odore sublime
gli arrivò trasportato dal vento.
Lo
conosceva, sapeva da chi proveniva quel meraviglioso profumo.
Si
mise a seguirne la scia, fino all’origine: Harry Potter.
Quando
lo raggiunse, rimase in silenzio per poterlo osservare, illuminato
dalla luce
della luna piena.
Era
così concentrato ad ammirarla che non si accorse di Adrian
per un bel po’;
l’altro non se ne preoccupò, anzi, ne
approfittò per guardarlo.
Era
bellissimo, sembrava un angelo tormentato, con i grandi occhi verdi
incredibilmente espressivi, i capelli neri e ribelli mossi dal leggero
venticello che soffiava dalla Foresta e i vestiti da vampiro facevano
risaltare
il suo corpo, delicatamente.
Adrian
si avvicinò di un altro passo, non notando un ramoscello
secco, sull’erba sotto
di lui, che si spezzò sotto il suo peso, allarmando Harry,
che si voltò di
scatto per vedere cosa avesse causato quel rumore.
Guardò
l’altro sorpreso, cercando di capire cosa volesse da lui.
Quello gli si
avvicinò con lentezza, con gli occhi blu che sembrava
stessero cercando di
mangiarselo, tanto lo fissavano bramosi.
Il
Grifone arrossì, sviandoli imbarazzato. Si
mordicchiò un labbro, nervoso, non
accorgendosi di aver attirato lo sguardo del Serpeverde sulle sue
labbra.
Il
moro dagli occhi blu si avvicinò, lentamente, sedendosi di
fianco all’altro in
terra e dando tempo al giovane dagli occhi di giada di allontanarsi, se
voleva.
Gli poggiò una mano sulla spalla e lo attirò a
sé, delicatamente, poi pose fine
alla distanza che separava i loro visi e lo baciò.
Fu
un bacio delicato e innocente, un semplice sfiorarsi di labbra, che
poi,
divenne più appassionato, quando Adrian chiese, tracciando
il contorno della
morbida bocca di Harry con la lingua, il permesso di entravi.
Dopo
poco si staccarono e il verde-argento si rese conto che la fame era
triplicata,
aizzata dal sapore dolce del giovane e dal suo cuore, che batteva
impazzito,
facendo scorrere il sangue più velocemente.
Doveva
allontanarsi, subito!
Lanciò
un ultimo sguardo al moretto di fronte a lui e si allontanò,
mormorando
“Scusami...”.
NOTE DELL'AUTRICE: ecco qua il sesto capitolo!!! allora mi dite cosa ne pensate??? che le vostre recensioncine mi spingono ad aggiornare più in fretta??? allora grazie alle 11 adorabilissime persone che hanno messo la storia tra le seguite e a averin e kayley che l'hanno messa tra le preferite, ringrazio anche arwen95 e lunadistruggi per aver recensito, i vostri commenti mi riempiono di gioia... e grazie anche ai lettori silenziosi, che non farebbero un soldo di danno se mi lasciassero un commentino-ino-ino... però va bene uguale.
ora la smetto di sproloquiare
baci Crystal |
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Capitolo 7 - Primi scontri ***
Capitolo
7 – Primi
Scontri
Harry
rimase a guardare la strada da dove Adrian era sparito, per parecchi minuti, sentendosi
ancora un po’
intossicato dal sapore di foresta e sole che sembravano essere propri
dell’altro.
Avvertiva
il suo cuore battere così velocemente da fargli temere che
stesse cercando di
uscirgli fuori dal petto. Le sue guance si stavano scaldando
pericolosamente e
la sua mente pareva essere andata in blackout.
L’unica
cosa che riusciva a fare era chiedersi come mai il moro Serpeverde gli
avesse
chiesto scusa, poco prima di andarsene, si era forse pentito di averlo
baciato?
Oppure aveva bevuto alla festa e non si era reso conto di quello che
faceva e
non voleva farlo illudere? O magari lo stava prendendo in giro e se ne
era
pentito a fatto compiuto? Oddio!
La
testa, a suon di congetture, gli stava per esplodere e si sentiva
ancora più
male se pensava che, l’unico che poteva dargli delle
risposte, era proprio
Adrian, che probabilmente, da buon Serpeverde, non gli avrebbe risposto
o gli
avrebbe riso in faccia o altro.
Ma,
forse, si stava facendo venire un mal di testa con i fiocchi per nulla,
magari,
lui non aveva provato niente, durante quel bacio, che a lui aveva fatto
diventare le gambe simili a gelatina, tanto che, se non fossero stati
seduti, si
sarebbe dovuto aggrappare all’altro come un disperato. Ma
quello non aveva
espresso se quel dolce sfiorarsi di labbra gli avesse fatto provare
qualcosa,
nè a parole, nè a gesti era solo scappato via
sconvolto e agitato.
Se
pensava che fosse tutto uno scherzo si sentiva un vero idiota, che si
era fatto
fregare. Probabilmente ora l’altro se la rideva con Malfoy e
gli altri
Serpeverde, mentre parlava di come era stato impacciato e imbarazzato
per quel
bacio.
O
ancora... – BASTA! – pensò, sapeva che
se voleva delle risposte le avrebbe
dovute chiedere al diretto interessato. Emise un gemito di
disperazione, non
poteva chiedergli se gli era piaciuto baciarlo, come era piaciuto a
lui.
“Beh,
scervellarmi non servirà a nulla, meglio tornare a pensarci
domani, dopo una
bella dormita!” sussurrò al vento, ben consapevole
che non sarebbe riuscito a
chiudere occhio.
°°°
Adrian
arrivò quasi teletrasportandosi nell’ufficio di
Silente. Entrò come una furia,
trovandosi davanti la faccia sorridente dell’uomo.
“Tutto
a posto?” chiedeva il suo sguardo, luccicante come al solito.
A
quella domanda inespressa rispose con un ringhio, rompendo con un pugno
una
mensola piena di oggetti tutti colorati, dalla dubbia funzione.
Iniziò
a camminare per la stanza avanti e indietro, come una tigre in gabbia,
facendo
sollevare gli oggetti più leggeri con l’energia
che sprigionava.
Stava
perdendo del tutto il controllo. Fosse stato per lui, sarebbe corso di
sotto
dal suo bel Grifone e lo avrebbe... No!
Fece
vari respiri profondi, nel tentativo di recuperare un po’ di
autocontrollo.
Allargò la cravatta nera che portava e aprì i
primi bottoni della camicia per
respirare meglio e sentirsi più libero. Non doveva lasciarsi
governare
dall’istinto. Avrebbe potuto fare cose di cui si sarebbe
pentito e non voleva.
NON
avrebbe costretto Harry, doveva essere una sua decisione. Per questo
motivo,
sentiva che gli sarebbe dovuto stare lontano, almeno per un
po’. Visto che per
un semplice bacio, il dolce sapore delle sue labbra, gli occhi verdi
socchiusi... un
nuovo scoppio di
desiderio gli fece distruggere una scaffalatura di fianco a lui e, con
essa,
tutti i soprammobili che conteneva.
Dopo
un’altra ora, trascorsa a infierire sui mobili
dell’ufficio, Adrian riprese
abbastanza controllo di sé per poter pensare di nuovo
lucidamente.
Si
guardò intorno, notando la devastazione che regnava
nell’ufficio. Le due
poltrone rivoltate e con l’imbottitura strappata, alcuni
degli scaffali
distrutti e la maggior parte degli oggetti in terra, distrutti, o
ancora
galleggianti per aria, grazie alla magia che ancora fuoriusciva dal suo
corpo.
Un
leggero color porpora gli salì alle gote e con un
incantesimo rimise tutto a
posto.
“Mi
scusi, io...” cercò di scusarsi, ma
l’anziano preside lo interruppe, faticando
a trattenere un sorriso.
“Non
preoccuparti, è di nuovo tutto in ordine,no?”
Gli
fece cenno di sedersi “The?” chiese poi, come se
niente fosse.
“No,
grazie.” Si sedette e sospirò profondamente.
“Non
vedo l’ora che questa guerra finisca! È
estenuante, per tutti!”
“E
così potrai, finalmente, stare con la tua anima
gemella!” aggiunse Silente, non
trattenendo più il sorriso, sorprendendo Adrian, che
sospirò di nuovo,
abbattuto.
“Si
vede tanto?”
“Solo
chi sa la verità su di te, potrebbe capire qualcosa, ragazzo
mio.” Fece in risposta
il preside.
Dopo
di che, rimasero un bel po’ in silenzio, a pensare, fin
quando, ad un certo
punto, il giovane si alzò.
“Grazie,
mi serviva un po’ di tranquillità, ma ora
è meglio che vada.”
“Certamente,
tra qualche ora dovrete andare a lezione. Manca poco alla
colazione.”
Sorrise
in direzione dell’anziano e se ne andò,
dirigendosi celermente verso il
dormitorio per riposare almeno un paio d’ore prima delle
lezioni pomeridiane.
°°°
Dopo
quella notte, sia lui che Harry passavano le ore a pensare
all’altro, a
chiedersi se per l’altro, quel bacio rubato sotto lo sguardo
freddo della luna,
aveva significato qualcosa.
Durante
le lezioni in comune con Grifondoro, Adrian riusciva sempre a sedersi
in fondo,
in modo da poter controllare meglio il suo Harry. Lo osservava,
cercando di
capire cosa gli passasse per la testa. E perchè, oltre al
suo cuore, gli
fossero proibiti anche i suoi pensieri.
D’altro
canto , il moretto si sentiva perennemente osservato e aveva sempre
paura di
ricambiare quello sguardo, profondo e intenso, che non lo abbandonava
un solo
istante.
Durante
una lezione di Difesa Contro le Arti Oscure, il nuovo professore, un
certo
Rodolfo Manzottoli, Auror italiano pluridecorato, introdusse il nuovo
argomento: i vampiri, per preparare, a detta sua, gli studenti a
difendersi da
quelle “orribili creature”.
Assegnò
loro un compito. Trovare un personaggio della loro storia e portare,
alla fine
dell’anno, un resoconto di tutta la vita e le azioni
più eclatanti di quella
persona. Il lavoro più completo e interessante sarebbe stato
letto in classe e
tutti avrebbero dovuto sapere di cosa trattava, per non
“essere meno
informati”.
°°°
Finalmente
quel weekend ci sarebbe stata la possibilità di andare a
Hogsmeade, per gli
studenti dal terzo anno in su.
Adrian
vi andò insieme al solito gruppo di Serpeverde.
Arrivati
nella piccola cittadina, si diressero prima di tutto da Mielandia, dove
fecero
razzia di dolci di ogni tipo, soprattutto Tiger e Goyle.
“Theo,
non esagerare con quei dolci, potresti ingrassare.” Disse
Pansy, prendendo in
giro l’alto Serpeverde, che mise il broncio, fintamente
offeso dalle parole
dell’amica.
“Ehi,
che ne dite di andare a vedere se hanno qualche libro
interessante?” chiese
Draco, guardandosi intorno con fare annoiato.
Blaise
e Adrian gli diedero man forte, il primo perchè aveva visto
entrare nella
libreria poco lontano una ragazza dai capelli color fuoco.
L’altro perchè
sapeva che il biondino sperava di incontrare qualcuno.
Gli
altri due sbuffarono leggermente, mentre Tiger e Goyle risposero con
un’alzata
di spalle.
Alla
fine tutti insieme entrarono nella libreria.
Dopo
un po’ di giri per gli scaffali ricolmi di libri, alla
ricerca di qualcosa che
potesse destare un po’ d’interesse, da fuori
provenne un baccano infernale;
grida, incantesimi e maledizioni che volano a destra e a manca e rumori
di
oggetti e edifici distrutti.
Tutti
coloro che si trovavano nei negozi si affacciarono appena alle finestre
con
vetri infrangibili per capire cosa stesse succedendo.
All’improvviso,
dal centro della piccola città, si sprigionò una
luce potentissima e accecante
che portò Adrian a sbarrare gli occhi, sapendo cosa stava
per succedere.
Quando
quella luce si spense si girò verso gli altri studenti,
messi davanti alla
porta e disse “Andate indietro, è un
attacco!”
“I
Mangiamorte!” gridò qualcuno, osservando fuori
delle figure incappucciate che
comparivano nella via principale.
Ma
Harry, che si trovava di fronte alla finestra, lo contraddisse
“No, sono
vampiri!”
NOTE DELL'AUTRICE: ok, ecco il settimo capitolo con la reazione di Harry e una piccola sorpresa da parte dei vampiri cattivi... mi commentate??? un grazie enorme ai 15 carissimi lettori che hanno messo la storia tra le seguite e ai 3 che l'hanno messa tra le preferite, mi fate mettere a piangere di gioia... e un grazie grandissimo anche a chi recensisce, soprattutto a lunadistruggi, Titty4ever, Averyn, newslim, Arwen95 e RoryPotter che hanno recensito il precedente capitolo... ringrazio anche a quelli che leggono solamente, ricordo sempre che non dovete essere timidi! baci Crystal |
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Capitolo 8 - Scoperte ***
NOTE DELL'AUTRICE: salveeeee, ecco l'ottavo capitolo... tante rivelazioni qui, eh sì proprio tante, ma anche tante domande, o almeno spero... mi raccomando commentate.... voglio avvertirvi che fra meno di una settimana parto per le vacanze (lo so, lo so, non vi frega Nda) e gli aggiornamenti saranno fermi per almeno una settimana, poi riprenderanno non appena tornetò dal mare...
dopo questo piccolo sproloquio... GRAZIEEEE a tutte 17 le anime pie che hanno messo la storia tra le seguite, ai fantastici 4 che l'hanno messa tra le preferite e a Arwen95, potteriana96 e a lunadistruggi che hanno commentato lo scorso capitolo.
buona lettura
Crystal
Capitolo
8 - Scoperte
Harry
e Adrian si guardarono un attimo prima che qualcuno dei vampiri aprisse
la
porta della libreria, dicendo sarcasticamente “Tutti fuori,
non abbiate paura.
Non mordiamo mica!” ghignando e
mostrando così i canini bianchi e affilati e
allargando il ghigno alla
vista di alcuni tra gli occupanti della libreria, giovani e adulti,
portarsi le
mani alla gola.
Poi
si fece da parte e tutti coloro che si trovavano all’interno
della piccola
biblioteca uscirono, come sotto incantesimo.
Quando
furono tutti fuori, cominciò la vera battaglia: alcuni
adulti, anche se
terrorizzati, cercarono il più possibile di proteggere i
più piccoli, molti
provarono a smaterializzarsi e gli studenti degli ultimi anni si misero
a dar
man forte ai grandi.
Hermione
e altri, che avevano partecipato all’ES, lanciarono i loro
patroni in una
richiesta di soccorso a Hogwarts.
Adrian,
cercando di non dare nell’occhio, si mise ad uccidere i
vampiri, grazie ai suoi
artigli pregni di veleno.
Un
gruppo di nemici, però, si accorse di lui e lo
attaccò. Il moro Serpeverde, non
notando che Harry lo stava guardando e che era pronto a dargli una
mano, si
difese usando sia artigli che denti, lacerando la carne di quei
vampiri. Uno di
loro gli disse, facendosi sentire solo da lui “Come puoi
combattere per questi
insulsi sacchi di sangue? Sei come noi, lo sento, perchè,
allora ti metti
contro la tua razza?”
Harry
lo guardò con tanto d’occhi, a questa rivelazione.
Non riusciva a crederci.
Il
giovane, tuttavia, rispose a quel vampiro “Io non mi sono
messo contro la mia
razza! Tu e i tuoi compari lo state facendo! E presto verrete
sconfitti!”
esclamò, poco prima di attaccarlo.
L’umano
dagli occhi verde giada, che stava assistendo a questo scambio di
battute,
spalancò ancora di più gli occhi, quando lo vide
azzannare la giugulare
dell’ultimo vampiro, che, dopo aver ascoltato le sue parole,
aveva cercato di
attaccarlo, e berne il sangue.
Adrian
alzò leggermente gli occhi, nel momento in cui i suoi sensi
ultrasensibili lo
avvertirono di uno sguardo insistente addosso e rimase shoccato non
appena
incrociò gli occhi di giada di Harry divenuti enormi a causa
della sorpresa e
il disgusto.
Lasciò
cadere il corpo a terra, mentre le ferite che gli avevano provocato gli
altri
vampiri si rimarginavano.
Continuò
a osservare le reazioni del giovane di fronte a lui, vedendo come lo
esaminava.
Il suo sguardo si incupì improvvisamente, ma non per dolore
o paura, ma per
qualcosa che si agitava nel profondo di quel mare verde, dove neanche
il
vampiro poteva arrivare.
Harry
lo controllò dalla testa ai piedi, notando quanto il sangue
appena bevuto gli
avesse fatto bene, anche se, secondo lui, era una cosa disgustosa. Era
l’unico
ad aver visto la vera natura del giovane Delevo, nonostante avrebbe
scommesso
qualsiasi somma che il preside anche ne era a conoscenza. E il vecchio,
come al
solito, non aveva detto nulla.
Si
guardò intorno, notando che la battaglia ancora infuriava,
in ogni caso,
sembrava vicino alla sua fine, visto che l’intervento di
Auror, membri dell’ordine
e altre persone, che Harry riconobbe come Mangiamorte, aveva portato i
vampiri
a battere in ritirata, per non rischiare di essere o catturati o
uccisi.
Alla
fine della battaglia, i professori si avvicinarono agli studenti,
chiedendo
cosa fosse successo; Silente, Piton e la McGrannitt si avvicinarono a
Harry e
al gruppetto che aveva intorno, che comprendeva, con sorpresa dei
professori,
anche alcuni Serpeverde, ma non Serpeverde qualsiasi, addirittura
Malfoy e la
sua corte, che avevano aiutato Harry Potter e, in quel momento,
rimanevano
vicino a lui, senza fare storie o attaccare briga.
“Tutto
a posto, ragazzi? State tutti bene?” chiese
l’insegnante di Trasfigurazione,
preoccupata per i suoi studenti, soprattutto per il giovane Potter,
che,
insieme alla signorina Granger e al signor Weasley, era molto spesso
costretto
ad affrontare situazioni come quella.
Harry
si guardò intorno, esaminando i suoi compagni con
un’occhiata, poi rispose, con
la voce che tremava leggermente “Si, professoressa, stiamo
bene! Ma Malfoy è
ferito a un braccio!” aggiunse, notando che il biondino si
teneva il braccio
destro e, ogni tanto, mostrava un’espressione sofferente.
Il
preside mandò una studentessa lì vicino a
chiamare Madama Chips, dopo, chiese
ai ragazzi di descrivere cosa fosse successo.
Harry,
nominato portavoce dello strano gruppetto, iniziò a spiegare
“Eravamo tutti
nella libreria, quando abbiamo iniziato a sentire un gran baccano
provenire da
fuori. Ci siamo affacciati per vedere cosa lo avesse provocato, ma
siamo stati
accecati da una luce fortissima, credo fosse un incantesimo, in
realtà...”
Ragionò il Grifone ad alta voce “Poi, uno dei
vampiri ha aperto la porta e ci
ha fatto uscire tutti. Il vero scontro è iniziato allora.
Molti adulti hanno
iniziato a lanciare incantesimi e...” il moro fece
un’altra pausa, questa
volta, per lanciare uno sguardo ad Adrian, che lo stava supplicando con
gli
occhi blu scuro di non rivelare il suo segreto davanti a tutti,
consapevole
che, probabilmente, sarebbe andato a dirlo a Silente, in un momento
successivo
o gli avrebbe chiesto qualche spiegazione.
Sia
Silente, sia Piton, notarono lo scambio di sguardi e si guardarono a
loro
volta, chiedendosi cosa nascondessero quelle occhiate, prima che
Minerva,
spazientita,chiedesse “E? Signor Potter, cosa è
successo dopo?”
“Oh?
Ah, nulla di che, siete arrivati voi e gli Aurors e i vampiri sono
andati via
con la coda tra le gambe.” Finì per poi sospirare,
massaggiandosi
distrattamente la cicatrice.
Madama Chips li raggiunse in quel momento, impedendo ai professori di
porre
altre domande ai ragazzi, che dovevano, a detta sua,
“riposarsi e andare in
infermeria” dove avrebbe potuto tenerli d’occhio in
caso di ferite più gravi.
Mentre
visitava Harry, si accorse che il ragazzo sembrava sotto shock, quindi
gli
raccomandò di andare in infermeria, dove gli avrebbe potuto
somministrare una
pozione calmante, che in quel momento non aveva con sé.
Adrian,
invece, rifiutò di farsi visitare, dicendo
“Madama, sto bene, non si preoccupi
per me!”
Lei
sbuffò, borbottando qualcosa sui “ragazzi
incoscienti”, poi se ne andò e con
lei la professoressa McGrannitt, che doveva assicurarsi, in quanto
vicepreside,
che tutti gli studenti stessero bene, o almeno, che fossero tutti vivi.
“Come
mai lei non ha ferite, signor Delevo? Non era anche lei qui con gli
altri?”
domandò il professor Silente, fingendo una
curiosità che non aveva, sapendo la
verità sul giovane, prima che potesse farlo Severus, che
desiderava capire chi
e cosa fosse veramente.
“Sono
rimasto nascosto, signore. Non mi sono fatto vedere, mentre gli altri
combattevano e ho cercato di dare una mano, rimanendo al
sicuro.” Rispose lui
tranquillo.
Il
preside sorrise “Gradirei, comunque, parlare con lei in
privato, signor Delevo.
La aspetto nel mio ufficio questa sera. Una carrozza vi
verrà a prendere tra
poco per portarvi a Hogwarts.” Finì rivolgendosi
agli altri per poi tornare
alla scuola, probabilmente con una passaporta.
Harry
emise un gemito di dolore, strofinandosi con forza la cicatrice, che
sentiva
bruciare terribilmente.
Dopo
di chè, vide il mondo cominciare a girare in tondo e, mentre
anche il professor
Piton stava per andarsene, perse i sensi. Adrian, poco lontano da lui,
scattò
in avanti per evitargli una brutta caduta, prendendolo in braccio al
volo e
consegnandolo al professore.
°°°
L’insegnate
di Pozioni lo portò con sè a Hogwarts, tramite
camino, conducendolo
direttamente in infermeria, dove Madama Chips trovò conferma
ai suoi dubbi
precedenti, che espose al docente, quando questi gli chiese la causa
dello
svenimento di Potter.
“Vede,
professor Piton, credo che il signor Potter, qui presente, sia stato
sottoposto
ad un forte stress emotivo, durante la battaglia,
probabilmente.” Fece una
pausa, controllando che i valori del moro fossero stabili, poi
continuò “Questo
lo ha portato in stato di shock, che ha provocato la perdita dei sensi.
Forse
anche l’intervento di Voi-sapete-chi, visto che, se non vado
errata, questo
rossore intorno alla cicatrice è dovuto ad un forte
sfregamento.”
°°°
A
Hogsmeade, Adrian disse agli altri che si sarebbero visti a cena e si
incamminò
da solo verso il castello.
Si
fermò nella Foresta Proibita dove trovò Rowy, il
falco pellegrino nero di sua
cugina, che portava con sé una lettera.
Caro
Adrian,
mi
dispiace doverti
informare che alcuni eventi degli ultimi giorni, hanno portato tuo
padre a
cercare di stipulare un altro trattato di pace con i Frandne.
Purtroppo, come
già ti aspetterai, la cosa non è andata a buon
fine come speravamo.
So
che non puoi
lasciare la scuola per non destare sospetti, soprattutto visto
ciò che è
successo quest’oggi, ma è molto importante che tu
ritorni a casa, anche se solo
per un giorno. Sono tutti con il morale a terra, figlio mio. Abbiamo
bisogno di
te.
Mi
auguro con tutto
il cuore che tu stia bene e prego che riuscirai a venire da noi.
Bisognerà
prendere dei provvedimenti, visto che tuo padre non sembra volere
prendere una
decisione in poco tempo.
Con
tutto il mio
amore,
Isabella
Nascira
Delevo.
A
scuola, invece di presentarsi a cena, come aveva detto ai suoi amici,
si
diresse da Silente a passo svelto. Disse la parola d’ordine
al gargoyle “Creme
brulé!” e entrò nell’ufficio.
“Credevo
di averti detto di venire questa sera, signor Delevo.” Lo
accolse il preside un
po’ burbero, sistemandosi gli occhiali a mezzaluna davanti ai
vispi occhi
azzurri.
“Ne
sono consapevole, ma vorrei il permesso di recarmi a casa per un paio
di
giorni, è molto importante!” disse serio Adrian,
fregandosene dei convenevoli.
Le
sue parole fecero sì che Silente divenisse più
serio.
“Bene,
spero mi potrai portare qualche notizia positiva.”
Adrian
si inchinò con riconoscenza e a velocità
vampiresca se ne andò e arrivò in
infermeria, dove si trovava Harry.
Avvicinandosi
silenzioso al suo letto, gli sfiorò la cicatrice in una
leggera carezza. Poi
posò un bacio sulle labbra morbide come un petalo di rosa,
desiderando di poter
restare e parlargli. Dopo alcuni minuti, in cui rimase con la fronte
appoggiata
lievemente a quella dell’altro, si alzò,
sussurrando subito dopo “Presto!
Presto sarai mio, piccolo!”
Harry
sentì quella voce familiare e nel sonno, inconsciamente, gli
si accoccolò più
vicino, strusciandogli appena la guancia sull’addome e
dicendo in un mormorio
impercettibile “Adrian...”
Adrian
sorrise dolcemente e, poco prima che il ragazzo si svegliasse,
sparì,
lasciandolo a guardarsi in giro, nel tentativo di capire cosa fosse la
sensazione di calore che provava e trovando, vicino alla sua mano, una
lettera.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Capitolo 9 - La famiglia Delevo ***
Capitolo
9 – La Famiglia Delevo
Adrian
si teletrasportò direttamente nel
salone della tenuta dei Delevo.
Le
sue due sorelle più piccole, Miriam, mora
come lui, con grandi occhi azzurro chiaro, incarnato pallido e
corporatura
esile e delicata, con le forme nei punti giusti, e Amestys, con capelli
castano
scuri con riflessi rossicci, occhi color violetto, come indicava anche
il suo
nome, pelle leggermente più scura dell’altra e un
po’ più alta, gli corsero
incontro, non appena lo videro.
“Non
ti aspettavamo prima delle vacanze
natalizie, fratellino!” disse una voce maschile, profonda e
appena un po’ roca,
proveniente dal fondo della sala.
Suo
fratello maggiore, Valerian, non sarebbe
mai cambiato. Con i lunghi capelli, neri e lisci, legati in una treccia
molto
stretta, da cui non ne fuoriusciva neanche uno, posati dolcemente sulla
spalla
destra. Il viso incorniciato da alcune ciocche più corte,
che cadevano delicate
sui suoi occhi a mandorla, di un colore a metà tra ghiaccio
e lilla, che
sembravano in grado di scrutare nel profondo delle persone.
Il
portamento elegante esaltava il suo fisico
tonico e scattante, che aveva conquistato e conquistava molti cuori.
Gli
rivolse il sorrisetto che gli dedicava sempre, un po’
ironico, un po’ di
rimprovero, con cui gli comunicava il suo affetto.
Gli
si avvicinò, per dargli un’affettuosa
pacca sulla spalla, per poi allontanarsi di qualche passo.
Dopo
pochi secondi, Adrian si ritrovò in
terra, sommerso da due palle di pelo, una bianca come la neve e
l’altra nera
come i suoi capelli.
I
due animali, che lo stavano salutando come
se non lo vedessero da secoli, erano due splendide tigri magiche, che
aveva
trovato da cuccioli ed erano cresciute con lui.
Il
maschio, Sham, aveva il manto di un bianco
splendente e i suoi occhi neri spaventavano chiunque cercasse di
avvicinarsi
alla sua compagna o al giovane vampiro che li aveva accuditi.
Vega,
leggermente più piccola, era di un nero
lucido, con riflessi bluastri. I suoi occhioni azzurri, normalmente
dolci,
potevano congelare con uno sguardo, se si sentiva minacciata. Infatti,
gli si
accoccolò vicino, iniziando a fare le fusa, come quando era
cucciola, che non
faceva altro che chiedere coccole su coccole.
Essendosi,
i due mici troppo cresciuti,
allontanati un po’ dal suo corpo, Adrian poté
alzarsi, perennemente seguito dai
due animali.
Si
diresse verso i divani che si trovavano a
un lato del grande salone e si sedette, attendendo che lo
raggiungessero, sia i
felini sia i fratelli.
Proprio
nel momento in cui si erano
accomodati sui divani di pelle, arrivarono altri tre vampiri, due
ragazzi e una
ragazza.
La
giovane aveva lunghi capelli rosso sangue,
appena ondulati, due occhi verde chiaro, che assomigliavano a quelli di
un
gatto, con la pupilla verticale. Il fisico esile veniva esaltato da un
leggero
abito corto che le arrivava a metà coscia, facendola
sembrare più alta di
quanto non fosse. Gli sorrise, abbracciandolo stretto “Oh,
James, sapevamo che
saresti tornato appena ricevuta la lettera della zia.”
“Julia,
che bello rivederti. E pensavo fosse
stata Sarah a dire a mia madre di mandarmi una lettera.” La
salutò Adrian,
ricambiando l’abbraccio e alzando appena gli occhi al cielo
per l’uso del suo
secondo nome, non le piaceva proprio chiamarlo con il primo, tra lei e
la sua
gemella, Sarah, lo facevano diventare matto.
Dei
due ragazzi, uno era suo fratello minore,
Alexander, di media statura, carnagione bronzea, capelli biondo cenere
e occhi
cobalto intenso. Era la personificazione del principe azzurro dei
racconti
babbani.
L’altro,
suo cugino Viktor, sembrava un armadio
a quattro ante, alto e ben piazzato, portava capelli neri molto corti e
gli
occhi castano scuri erano pozzi impenetrabili. Sorrise per un millesimo
di
secondo, prima di ritornare alla sua solita maschera impassibile.
Adrian
li guardò sorridente per qualche
istante, felice di rivederli, poi tornò serio.
“Ho
bisogno di parlare con tutti e
soprattutto con il Re!” esordì.
“Temo
non sarà possibile. La maggior parte
dei nobili è impegnata a cercare di evitare che i nostri
avversari attraversino
i nostri confini, mentre il Re si è chiuso nelle sue stanze
circa un mese fa e
ancora non ne è uscito. Sai bene quanto me che non lo si
può disturbare.”
Ribattè Alex, smontando in parte i suoi piani.
“Beh,
poco importa, farò di testa mia! Vik,
ho bisogno che prendi con te le tue spie più fidate e scopri
chi erano i
vampiri che hanno partecipato all’attacco a Hogsmeade, alcuni
mi hanno visto e
voglio essere sicuro che non possano raccontarlo al loro signore. Trova
anche i
nominativi di coloro che sono morti, mi piacerebbe provare a convincere
le loro
famiglie che stanno dalla parte sbagliata.” ordinò
con fermezza il vampiro
Serpeverde, anche se lo sguardo che gli rivolse esprimeva
più una richiesta.
“Sarà
fatto, Generale!” rispose l’altro,
imitando un saluto militare, a metà tra il serio e lo
scherzoso.
Adrian
ridacchiò per l’appellativo, poi si
rivolse a Alex, ottimo stratega e organizzatore, “E tu,
fratellino, devi
preparare una squadra, con elementi di fiducia, che controlli tutti i
territori
intorno a Hogwarts, quindi la Foresta Proibita e Hogsmeade.
È molto importante
che nessuno si faccia vedere. A scuola nessuno, a parte il preside, sa
che sono
un vampiro, anche se c’è un professore che
sospetta qualcosa. Preferirei non
trovarmi a dover rispondere a domande scomode.” – e
anche Harry ora lo sa...
chissà se ha già letto la lettera che gli ho
lasciato – pensò.
Alexander
sorrise, annuendo “Faremo
attenzione, sta tranquillo. Ti farò arrivare un messaggio
ogni settimana, con
il resoconto delle perlustrazioni.”
Il
moro accennò con la testa, per
allontanarsi dal salone, subito dopo, cercando di calmare le emozioni
che lo
pervadevano dall’attimo in cui aveva pensato a Harry. Il suo
dolce, piccolo
Harry.
Sentiva
il cuore in tumulto, aveva quasi
paura di pensare a quale avrebbe potuto essere la sua reazione allo
scritto che
gli aveva dato in infermeria. Temeva che il giovane Potter si sarebbe
allontanato da lui, anche se non sapeva tutta la verità.
Harry
sapeva, forse di piacergli, aveva
notato che quel ragazzo era un po’ ingenuo, almeno quando si
trattava di
sentimenti, ma del resto... non sapeva nulla, non aveva idea di cosa
fosse per
lui, di cosa rappresentasse.
“Adrian,
cos’hai?” gli chiese una voce
dolce nella mente.
“Nulla,
Vega, non ho nulla.” Rispose
alla tigre
nera, alla stessa maniera, al chè notò ch Sham lo
squadrava con uno sguardo
scettico, che lo fece ridere.
“Si,
e tu pensi che noi ci crediamo? Ti
conosciamo Adrian, sei spaventato da qualcosa, anche se non vuoi dirlo
ai tuoi
fratelli. A me e Vega puoi dire tutto, lo sai, no?” gli
disse, provando a
convincerlo ad aprirsi.
Il
giovane scosse la testa, frustrato. Certo
che sapeva di poter dire tutto a quei due stupendi felini, ma non era
proprio
sicuro di cosa dire.
“Ti
vedo preoccupato, figlio mio.” Affermò
una voce dolce e gentile, con un pizzico di preoccupazione.
“Madre,
sono felice di vedervi.” La salutò,
alzandosi per baciarle le guance e cercando di sviare il discorso.
“Oh,
anche io lo sono, tesoro mio, ma non
provare a cambiare discorso. Cosa ti preoccupa?” gli rispose
sua madre,
sorridendo furbescamente, dirigendosi verso la porta finestra, mentre
gli altri
si accomodavano in attesa, discutendo sulla situazione.
“Io
non so cosa rispondere... forse se
dicessi cosa non mi preoccupa, farei prima.”
Ribatté, sospirando e seguendo sua
madre verso il piccolo giardino interno, dove si trovava una fontana
piena di
pesci, magici e non, che da piccolo adorava guardare.
La
donna si sedette su una sedia a dondolo,
grande abbastanza per due o anche tre persone e gli fece cenno di
sedere
accanto a lei.
“Io
ti suggerirei di partire dall’inizio.
Cosa è ciò che ti fa provare più
preoccupazione?” tentò di aiutarlo ad
iniziare il discorso, lisciandosi appena i lunghi
e lisci capelli
neri, posati docilmente su una spalla.
“Ciò
che mi fa più preoccupare? Ho paura che
Harry non capirà. Poi ho paura che gli venga fatto del male
durante la guerra e
ancora, che se questo dannatissimo scontro non avrà fine in
fretta,
probabilmente lo perderò. Non posso dirgli la
verità, non finché si continuerà
a combattere...” sospirò appena, sentendosi meglio
dopo lo sfogo e andò avanti
“il preside mi ha fatto giurare che non avrei detto nulla a
Harry, per la sua
incolumità. Dannazione, ha scoperto che sono un vampiro ma,
a parte questo,
della mia vera identità non sa nulla. Io non so cosa
fare.” Ammise.
“Caro,
io non conosco questo Harry, ma se ti
è stato destinato, un motivo ci sarà. Vedrai che
andrà tutto bene! Questa
guerra finirà presto, sono sicura. Tutto si
risolverà per il meglio e tu e il
tuo amore potrete stare insieme, senza bugie di mezzo!” lo
confortò con parole
sicure, certa di quello che diceva, abbracciandolo stretto, come quando
era
bambino.
°°°
In
un’altra stanza, Alexander, Viktor e le
sue sorelle, Julia e Sarah, Amy, Miriam e altri due cugini, William e
Erik,
stavano spettegolando su Adrian, convinti che il bel vampiro non avesse
detto
loro tutta la verità.
Erik,
biondo, alto, con un portamento
elegante e austero, diceva che il cugino non si fidava abbastanza da
confidarsi.
Mentre
le ragazze, tranne Sarah che non si
era ancora mai espressa, si dicevano assolutamente contrarie.
Ad
Alexander sembrava di stare assistendo in
diretta a una puntata di quel programma televisivo babbano, come si
chiamava?
Ah, sì... Uomini e Donne, erano proprio uguali. E lo stavano
facendo morire
dalle risate, assieme a suo cugino William, sempre posato e tranquillo,
che si
sforzava di non ridere in faccia ai loro parenti.
Dopo
un po’, però, il divertimento era venuto
meno, sostituito da un principio di mal di testa, che portò
il vampiro biondo a
intervenire nella discussione.
“Ok,
ok. Ragazzi, per favore, non ha senso
litigare tra di noi per un motivo così futile. Se Adrian non
si è voluto
confidare, avrà avuto i suoi buoni motivi e noi non possiamo
contestarli. Quindi
per favore, smettete di urlare per questa cosa o andatevene.”
Sarah,
rimasta silenziosa tutto il tempo, si
alzò e si appoggiò al davanzale della finestra
poco lontano dal tavolo.
“Sapete,
credo che abbia trovato qualcosa di
molto importante, in quella scuola.” Disse, persa nei suoi
pensieri, con i
candidi occhi puntati all’orizzonte.
Tutti
gli sguardi si posarono su di lei, in
attesa che dicesse altro.
“Presto, molto presto accadrà
qualcosa...” fu un sussurro appena accennato, ma
gli altri sentirono perfettamente e si guardarono confusi.
Dovevano
preoccuparsi, oppure no? Con la vampira dai ricci capelli rossi non si
poteva
mai sapere.
NOTE
DELL’AUTRICE: allora voi mi dovrete recensire in
tantissimissimi perchè anche
in vacanza vi ho pensato e ho aggiornato. Grazie alle 22 persone che
hanno
messo la storia tra le seguite e le 4 che l’hanno messa tra
le preferite.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Capitolo 10 - Rivelazioni ***
NOTE DELL’AUTRICE: allora voi mi dovrete recensire in tantissimissimi perchè, anche in vacanza, vi ho pensato e ho aggiornato. Grazie alle 22 persone che hanno messo la storia tra le seguite e le 4 che l’hanno messa tra le preferite.
Buona lettura! Baci Crystal
Capitolo
10 -
Rivelazioni
Il
giorno dopo Adrian tornò a scuola. Appena entrato in Sala
Grande, gli sguardi
di tutti si posarono su di lui, venendo ignorati completamente dal bel
vampiro.
Salutò solamente con un cenno del capo il professor Silente,
che ricambiò
cordiale.
Una
volta seduto si ritrovò esattamente davanti a Harry, anche
se a tre tavoli di
distanza, che lo stava guardando dall’altra parte della
grande sala.
–
Che bello che è. – pensò, respirando
profondamente per evitare di perdere il
controllo e concentrarsi sulle conversazioni che avevano luogo intorno
a lui.
Theodore
Nott, unico studente a sapere una parte della verità su di
lui, a esclusione di
Harry, notò che era un po’ teso. Gli
posò dolcemente una mano su una gamba, per
attirare la sua attenzione e fargli cenno di seguirlo.
Adrian
però scosse la testa, “Posso
farcela!”
esclamò deciso nella mente dell’altro.
Il
giovane, però, lo guardò scettico e gli rispose
sottovoce “No, non puoi
farcela, stai perdendo il controllo. Fai una fatica enorme a
controllarti... e
non dire che non è vero. Ora so capire quando ne hai bisogno
e adesso ne hai,
tanto anche!” gli rispose, convinto di quello che diceva.
Il
vampiro lo guardò, pensando di ribattere che non ne aveva
bisogno, ma, proprio
in quel momento, arrivò al suo naso una zaffata di sangue,
caldo e fresco; uno
degli studenti si era ferito. – Dannati ragazzini!
– imprecò mentalmente.
Si
alzò di scatto dal tavolo e si diresse fuori dalla Sala
Grande, seguito dall’
Altro Serpeverde.
°°°
La
notte prima.
Harry
si svegliò in piena notte, nonostante le pozioni che Madama
Chips gli aveva
somministrato, avvertendo un dolce tepore avvolgerlo, come un
abbraccio.
Sentiva le labbra leggermente più calde e la
testa sembrava non fare più male.
In
mano aveva una lettera, piegata perfettamente, senza nessuna scritta
all’esterno.
La
aprì lentamente, timoroso del contenuto, fino a rivelare una
grafia elegante e
raffinata, appena un po’ tonda.
I
suoi occhi corsero alla fine della missiva, dove il mittente aveva
firmato e si
sgranarono nel vedere il nome di colui che, ormai lo sapeva, aveva
nascosto la
sua vera natura dall’inizio di scuola, che si era finto
studente e chissà quali
altre bugie aveva raccontato.
Per
un momento pensò di stracciare la lettera e bruciarla, non
essendo interessato
a sapere quali menzogne aveva inventato per provare a dare una
spiegazione. Poi
però la curiosità ebbe la meglio.
Caro
Harry,
so
che probabilmente
non mi vorrai credere, ma spero leggerai fino in fondo questa lettera.
Come
avrai capito, io
non sono un essere umano, sono una creatura delle tenebre, un vampiro.
Dalle
lezioni di difesa di quest’anno, presumo tu sappia almeno le
nozioni base sui
vampiri. So che ti starai chiedendo come mai cammino al sole e come mai
l’hanno
fatto anche quegli altri?
Beh
per risponderti
in breve, esiste un incantesimo, che, se fatto da un vampiro abbastanza
potente, permette ad altri di camminare alla luce del sole senza
rischiare di
bruciare.
Io
sono stato mandato
in missione, per controllare gli studenti e gli insegnanti e in linea
più
generale la scuola, per capire come si sta muovendo il clan che ci
è nemico. Mi
è stato ordinato dal preside Albus Silente in persona di
mantenere il segreto.
Lui non voleva che gli studenti, ma in particolare tu e i tuoi amici,
vi
cacciaste nei guai.
So
che per te potrà
essere difficile da comprendere una cosa del genere e non
perché sei stupido,
ma perché non ti piacciono i segreti. Su questo ti capisco.
C’è
un’altra cosa che
devi sapere di me. Come ben sai, i vampiri non possono amare, o almeno,
non
possono provare vero amore per una persona che non sia la propria anima
gemella.
Sappiamo sempre quando la si trova, ma soprattutto chi è.
Anche se è una cosa
molto rara. Io ho trovato la mia a scuola, vorrei perciò
chiederti di non dire
nulla a nessuno. Sarebbe rischioso, per me, tornare se si sapesse chi
sono
veramente.
Ti
ringrazio per aver
letto, se sei arrivato fino in fondo, e vorrei dirti grazie, anche se
decidessi
di raccontare tutto a tutta la scuola, so che lo faresti
perché lo ritieni
giusto.
Un
amico,
Adrian
James Delevo.
Harry
continuò a tenere in mano la lettera per vari minuti,
cercando di capirne il
senso che sembrava sfuggirgli. Era così perso nei suoi
pensieri, che non si
accorse immediatamente delle lacrime che gli scorrevano amare sulle
guance,
mentre rileggeva, per l’ennesima volta, la parte finale, dove
diceva di avere
trovato la sua anima gemella.
Sapeva
cosa significava per un vampiro, l’aveva studiato e gli
faceva male pensare
che... cosa? Cosa lo faceva stare così male,
all’idea che il moro Serpeverde
potesse stare con qualcun altro? E perché stava
così male, soprattutto?
Avvertiva, al sol pensiero una pietra posarsi sul suo cuore e
frantumarlo,schiacciarlo, con il suo peso.
L’unica
incognita era che non capiva il motivo del suo dolore. Magari stava di
nuovo
male, come prima, mentre era a Hogsmeade, eppure non sentiva le stesse
cose. In
quel momento aveva avuto freddo e un gran mal di testa lo aveva colto
all’improvviso.
Scosse
la testa, nel tentativo di scacciare i pensieri, dopo di che si
coricò
nuovamente e si addormentò.
°°°
Il
giorno seguente, l’infermiera lo dimise
dall’infermeria, dicendogli di tornare
immediatamente se avesse avuto una ricaduta.
Arrivato
in Sala Grande, il suo sguardo corse al tavolo dei Serpeverde, alla
ricerca di
una persona in particolare, che però non trovò.
Gli
ritornò in mente ciò che aveva scritto nella
lettera – Sarebbe rischioso, per
me, tornare se si sapesse chi sono veramente – allora,
probabilmente, in quel momento non era a scuola. Ma dov’era
andato?
Nessuno
sembrava saperlo, anche Hermione era preoccupata.
“Aveva
detto che ci saremmo visti a cena, ma non è venuto e neanche
oggi c’è. Secondo
me gli è successo qualcosa. Dobbiamo avvertire
Silente!” stava dicendo a Ron.
Poi lo notò e gli corse incontro, abbracciandolo stretto.
“Harry! Oh, Harry!
Sapessi quanto ci hai fatto preoccupare.” Esclamò
concitata.
Harry
sorrise appena, sentendosi un po’ stanco, ancora.
L’amica,
incoraggiata dal piccolo sorriso del ragazzo, lo lasciò
uscire dal suo
abbraccio e, mentre erano ancora in piedi, stava per chiedergli come si
sentisse, quando la Professoressa McGrannitt lo avvicinò.
“Signor
Potter, il preside desidera parlare con lei, adesso. Se vuole
seguirmi.”
Il
giovane Grifondoro sbuffò, leggermente scocciato dal
desiderio del preside,
però annuì e seguì la docente di
Trasfigurazione fino all’ufficio del Professor
Silente.
Dopo
aver detto la parola d’ordine “Fior di
fragola!” la professoressa lo salutò con
un cenno del capo, andandosene.
Potter
si mise sulla scala a chiocciola che iniziò a girare e lo
condusse fin dentro
l’ufficio.
Il
preside lo accolse, come al solito, con gli occhi azzurri luccicanti e
le mani
incrociate davanti al mento, quasi a sostegno della testa. Poi le mosse
per
invitarlo a sedersi.
“Gradisci
del the, Harry?” chiese gentilmente.
“Si,
grazie, signore.” Rispose l’interpellato, un
po’ rigido sulla poltrona.
“Stai
tranquillo, ragazzo. Non ti ho fatto chiamare perché hai
fatto qualcosa di
male. Avevo bisogno di parlare con te riguardo la guerra.”
Disse serio.
“La
guerra?” chiese interessato.
“Si,
Harry, la guerra. Voglio che tu mi ascolti fino alla fine, senza
interrompermi,
va bene?” attese di vedere il giovane assentire
“Devi sapere che prima
dell’inizio dell’anno scolastico, sono stato
contattato dal Re dei vampiri,
che, venuto a conoscenza dei nostri problemi con Voldemort, mi ha
contattato
per consigliarmi di porvi fine. Io l’ho, quindi, contattato
per cercare di
stipulare una tregua...”
“Una
tregua? Ma come... cosa... con chi? Con Lui,
con Voldemort?” lo interruppe Harry, nonostante avesse
cercato di trattenersi.
“Harry,
ragazzo mio, ti prego, non ti alterare. Non ce n’è
bisogno. Tom ha accettato,
anche se non vuol dire che è diventato buono tutto ad un
tratto. Però, almeno
fin quando questa guerra non sarà finita, combatteremo
insieme.” Lo acquietò il
preside.
Il
giovane, ancora troppo stupito da ciò che aveva detto
l’anziano mago per
rispondere coerentemente, al successivo argomento che il mago
tirò fuori
ammutolì,nel momento in cui quello domandò.
“Bene,
visto che, a quanto pare, abbiamo risolto questa questione, credo sia
il caso
di passare al piccolo segreto di Adrian Delevo, non credi?”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Capitolo 11 - Ancora soprese ***
NOTE
DELL’ AUTRICE: buona sera a tutti i miei carissimi lettori,
eccovi l’undicesimo
capitolo, mi scuso immensamente per avervi fatto attendere tanto... ma
da
questa pubblicazione dovrei riuscire a mettere un capitolo ogni
tre/quattro
giorni. Ringrazio tutti coloro che hanno messo la storia tra le
preferite (ben
6 persone!!!), tutti quelli che l’hanno messa tra le seguite
e tutti i lettori
silenziosi. Infine, ringrazio lunadistruggi e violinista91 per aver
recensito
l’ultimo capitolo.
Baci
e buona lettura
Crystal
Capitolo
11
Harry
era ancora scombussolato per le informazioni ricevute prima che, quando
il
professor Silente nominò Adrian, si sentì
sprofondare. Non voleva parlare di
lui, né della sua lettera o del suo segreto.
Avrebbe
voluto dirlo al preside, ma poi avrebbe dovuto spiegare il motivo e non
desiderava mentire. Perciò, cercando di riprendersi, scosse
un po’ la testa e
annuì mesto.
Silente
lo aveva osservato bene e aveva capito in parte i pensieri del ragazzo,
anche
se non comprendeva tutto quel turbamento dovuto al semplice nominare il
giovane
Delevo, ma accantonò la cosa come timore della sua natura di
vampiro.
“Bene.
Allora, sono a conoscenza del fatto che il signor Delevo ti ha lasciato
una
lettera, vorrei sapere come ti senti a riguardo.” Disse
gentilmente il mago più
anziano.
Harry
non sapeva come rispondere, in effetti sentiva di avere il bisogno di
parlare
con qualcuno di quello che sentiva, ma parlarne con Silente... comunque
il
cuore non diede tempo alla testa di decidere e iniziò a
parlare.
“Ecco...
vede... io... io credo d-di essermi preso una... una cotta pe-per
lui...”
balbettò diventando tutto rosso. “Io... no, fa
niente lasci perdere.” Provò a
dire ancora, senza riuscire a trovare la forza e il coraggio di tirare
fuori i
suoi sentimenti, per paura di renderli più reali.
Il
professore rimase però in silenzio, a guardarlo con uno
sguardo che diceva “Ho
capito tutto, puoi parlare liberamente.” E il maghetto,
vedendo quegli occhi,
prese un profondo respiro e ricominciò a parlare.
“Professore,
io mi sono preso una cotta per lui, ma non credo di essere ricambiato.
Vede mi
ha scritto che qui a scuola c’è la sua anima
gemella, solo non penso di essere
io. Insomma quante probabilità ci sono che sia io? Una su
mille? O su
ottocento? Non ho speranze di essere la sua anima gemella.”
Il
mago lo osservò intensamente, prima di dire “Ma
nonostante le probabilità
possano sembrare contrarie, non pensi che potresti essere tu, in ogni
caso, la
sua anima gemella?”
“Signore,
se fosse così, perché non me l’ha
detto? Perchè avrebbe dovuto mantenere il
segreto? A che scopo?” ribatté l’altro
con un migliaio di domande, non
riuscendo a capire il motivo per cui avrebbe optato per il silenzio.
“Vedi,
Harry, siamo nel bel mezzo di una guerra che lo vede partecipe in
quanto
vampiro, non può metterti in pericolo, facendo sapere a
qualcuno che tu sei
così importante per lui. I vampiri avversari potrebbero
decidere di rapirti o peggio.
Se sei la sua anima gemella non ti metterà in pericolo fino
a quando questa
guerra non sarà finita.” Gli rispose Silente,
cercando di fargli capire il
punto di vista di Adrian, senza dire chi fosse veramente, o che anche
lui aveva
contribuito a tutta quella segretezza.
Harry,
tuttavia, non era molto convinto della scusa della guerra; insomma chi
si
sarebbe messo a rapire l’anima gemella di un semplice
vampiro? Non avrebbe
avuto senso. Però... se non era la verità
ciò che gli aveva detto il preside, voleva
dire che c’era qualche altro segreto. Sbuffò,
ripensando per un secondo che
anche a lui non piacevano i segreti.
Il
giovane si chiese se fosse il caso di esprimere i suoi dubbi con
Silente,
magari li avrebbe potuti chiarire, cioè dopo quello che era
successo l’anno
prima all’ufficio Misteri, avrebbe dovuto capire che tenergli
dei segreti
faceva più male che bene. Eppure, allo stesso tempo
avvertiva che non gli
avrebbe detto la verità, o almeno non tutta.
“Signore,
se non c’è altro, io andrei...” disse,
alzandosi.
“Oh!
Si, certo. Aspetta che ti scrivo una giustificazione.”
Dopo
di ché, Harry si diresse a lezione di Trasfigurazione.
Fortunatamente
la McGrannitt non gli disse nulla, dato che sapeva che si trovava dal
preside.
Si
sedette al primo posto che trovò libero e cercò
di stare attento alla lezione.
Dato che la condividevano con i Serpeverde, si sorprese di non vedere
Adrian,
che non aveva mai saltato una lezione, ancora non era tornato,
evidentemente.
Cercò
di non pensare alle cose che Silente gli aveva detto ma non poteva
tacere tutto
ai suoi amici, quindi avrebbe dovuto dire a loro almeno della tregua
con i
Mangiamorte.
°°°
Quel
pomeriggio, dato che non avevano lezione, Ron e Hermione gli chiesero
di cosa
gli voleva parlare il preside.
“Venite
andiamo in riva al Lago Nero, con questo freddo saranno tutti
dentro.” Disse
Harry, avendo paura di essere ascoltato accidentalmente da qualcuno dei
loro
compagni.
Davanti
al Lago Nero, l’unica ragazza fece un incantesimo riscaldante
intorno
all’albero dove si volevano sedere e uno per togliere la neve
dalle radici.
Una
volta seduti, il moretto iniziò a raccontare, tra lo
sconcerto degli altri due,
che non riuscivano a credere alle loro orecchie, pensavano –
ma Silente non può
aver fatto davvero una cosa del genere! – anche se la
realtà era ben diversa.
“Harry,
sei sicuro che Silente ti abbia proprio detto che ha stipulato una
tregua con tu sai chi? Insomma, ne
sei
assolutamente certo?” chiese il sesto di casa Weasley, ancora
sconvolto dal
racconto dell’amico. Il quale rispose con un cenno
affermativo della testa.
“Allora
è davvero impazzito! Andiamo! Credete seriamente che tu sai chi rispetterà la
tregua? Che non ci attaccherà non appena
ne avrà l’occasione?” esordì
ancora il giovane Weasley.
Il
Bambino Sopravvissuto, però, anche se, all’inizio,
aveva pensato, come il suo
amico, che Voldemort non sarebbe stato leale, doveva ammettere che,
fino
all’attacco dei vampiri, i Mangiamorte non si erano
più fatti vedere, quindi,
magari, il Lord Oscuro aveva davvero intenzione di mantenere la parola
data.
La
strega più brillante degli ultimi cento anni rimase a
guardare la reazione del
suo migliore amico dagli occhi giada alle parole di Ron, le sembrava
pensieroso
e si era accorto di essere studiato attentamente da lei. Era convinta
avrebbe
appoggiato il rosso in quello che aveva detto, ma non si era
pronunciato, non
aveva espresso suoi giudizi, sembrava volesse riflettere ancor sulla
faccenda.
Motivo per cui, la giovane gli chiese, cambiando repentinamente
discorso.
“Harry,
c’è altro che ci vuoi dire?”
Lui
la guardò sorpreso qualche attimo, dopo di che sorrise e
scosse la testa.
Hermione
si alzò in piedi, annuendo e disse a Weasley.
“Ron
vieni, tu devi ancora finire il tema di Trasfigurazione.”
Detto ciò si diresse
verso il castello, trascinando con sé il povero Ron che
implorava Harry con lo
sguardo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Capitolo 12 - Cuore tamburo ***
NOTE
DELL’AUTRICE: allora ecco il capitolo 12. È un
capitolo a doppio pov, Adrian e
Harry si alternano, quindi vedrete tutto, o quasi dal punto di vista di
entrambi. Mi dite se vi piace???? I miei più sentiti
ringraziamenti alle 33 (Oh
my Gold!!!Nda) persone che hanno messo la storia tra le seguite e alle
6 che
l’hanno messa tra le preferite, ai lettori silenziosi,
naturalmente se vogliono
dire qualcosa, vi ricordo che una recensione è sempre ben
accetta, e, infine a
lunadistruggi (ragazza io ti adoro, mi commenti tutti i capitoli! Mi
fai tanto
felice XD Nda), fria e violinista91.
Buona
lettura!
Crystal
Capitolo
12
Il
giorno dopo
Harry,
quella mattina si alzò dal letto con la speranza di vedere
Adrian, per parlare
con lui della lettera e del bacio scambiato a Halloween.
Arrivato
in Sala Grande osservò il tavolo dei Serpeverde, per vedere
se la sua serpe
preferita era tornata e quando non lo vide, ne rimase un po’
deluso. La
delusione si trasformò, tuttavia, presto in
felicità, nel momento in cui lo
vide entrare in Sala Grande.
Si
sedette proprio nel posto davanti a lui, dall’altra parte
della sala.
Continuò
a osservarlo per tutto il tempo, fino a quando lui e Theodore Nott se
ne
andarono e decise di seguirli.
Si
diressero in un’aula vuota, chiudendo la porta;
dall’interno, Harry sentiva
provenire dei rumori strani, mugolii di non sapeva chi, che lo misero
in
allarme. Era come avere un campanellino nella testa che gli diceva di
non
aprire quella porta, perché sarebbe potuto succedere
qualcosa di terribile. Ma
lui, da Grifondoro istintivo qual era, non lo ascoltò e
socchiuse leggermente
la porta, abbastanza da poter vedere all’interno.
–
Forse non avrei dovuto... forse non avrei dovuto seguirli... non dovrei
essere
qui... – queste erano le frasi che gli passavano nella mente
mentre osservava i
due... fare cosa? Pomiciare? O... altro? Non riusciva a vedere bene
nella
penombra, ma gli sembrava che Adrian si stesse... nutrendo!
Il
suo cuore batteva forte come un tamburo, tanto che si sorprendeva del
fatto che
il vampiro non si fosse accorto della sua presenza.
Però,
probabilmente era troppo preso da quello che stava facendo per rendersi
conto
di essere osservato. Ricordava che Hermione gli aveva detto che il
succhiare
sangue era un atto molto intimo per i vampiri, anche se non gli veniva
in mente
il motivo.
L’unico
altro pensiero razionale che riuscì a fare era che se ne
doveva andare da lì,
non poteva continuare a guardare quello spettacolo così
doloroso per il suo
cuore, che andava spezzandosi sempre di più. Il problema era
che le sue gambe
non si volevano muovere, sembravano diventate di pietra tanto le
sentiva
pesanti, quindi serrò gli occhi e non si accorse che il bel
vampiro moro
davanti a lui aveva alzato i suoi.
°°°
A
Non
si era accorto di Harry fin quando non lo aveva visto sulla porta, con
gli
occhi serrati e il viso che esprimeva dolore, un dolore che non capiva.
Tuttavia lo preoccupava di più il fatto di essersi distratto
tanto quando aveva
morso il suo donatore volontario, non si era davvero reso conto di
avere un
così disperato bisogno di nutrirsi. – Cosa mi hai
fatto, Harry? – si chiese,
sapendo che, con il pensiero di quel ragazzino, così bello
anche nel dolore, in
testa, difficilmente avrebbe pensato ad altro. Era cosciente del fatto
che
poteva rivelarsi un problema, qualora si fosse saputo in giro, ma...
non poteva
farne a meno.
Si
staccò delicatamente dal collo del Serpeverde, scioccamente
innamorato di lui e
lo posò piano sul banco dove si erano appoggiati, dopo di
che si avvicinò il
più silenziosamente possibile al moretto che aveva di fronte
e lo chiamò
sussurrando.
“Harry...”
°°°
H
Nel
sentire una voce calda sussurrare il suo nome, aprì di
scatto gli occhi,
spalancandoli per la sorpresa. Non si aspettava di essere visto, ne,
tantomeno,
che gli parlasse così, con quel tono.
Indietreggiò
di un paio di passi, ma venne subito seguito dall’altro, che
aprì la bocca per
parlare, ma la richiuse senza dire nulla. Non era sicuro di cosa
volesse dirgli
il giovane che aveva davanti, però era assolutamente certo
che non aveva
nessuna intenzione di starlo a sentire. Gli diede le spalle e
lasciò cadere una
lacrima, che non si era accorto di trattenere, poi corse via, senza
dare il
tempo al vampiro di elaborare l’odore amaro che aveva sentito
provenire da lui.
°°°
A
Nel’aria
si diffuse un odore leggermente amaro proveniente dal ragazzo che gli
dava le
spalle, tuttavia non ebbe il tempo di capire cosa fosse che il giovane
in
questione si lanciò in una corsa sfrenata tra i corridoi
ancora vuoti di
Hogwarts.
Se
avesse potuto sapere dove si sarebbe diretto Harry, si sarebbe
volentieri
teletrasportato direttamente lì, solo che il suo piccolo
fuggitivo conosceva la
scuola come le sue tasche e avrebbe potuto nascondersi ovunque.
L’unica cosa
che poteva fare era evitare di perderlo di vista.
Gli
corse dietro, incontrando fortunatamente poca difficoltà a
mantenere il ritmo
impazzito del ragazzo.
Sperava
si stancasse presto, ma sapeva che non sarebbe successo, anche se si
fosse
ritrovato senza fiato avrebbe corso con la forza della disperazione.
Dopo
un po’ iniziò a capire dove voleva andare, a meno
che non ci fosse un qualche
passaggio segreto che portava da qualche altra parte. Si
fermò e si concentrò
sulle scale vicino al ritratto della signora grassa.
Rimase
in attesa dell’arrivo del suo Grifondoro, pregando di non
aver fatto una
stupidaggine.
Nei
minuti seguenti, sentì il suo cuore battere come un tamburo
da esecuzione,
scandiva il tempo che passava e più questo scorreva,
più Adrian pensava di aver
sbagliato la sua intuizione.
Poi,
avvertì il rumore di passi che si avvicinavano lenti,
cadenzati e si affacciò
da dietro la colonna dove si era fermato, per vedere chi stesse
arrivando e
sgranò gli occhi per la sua fortuna.
Era
Harry!
Lasciò
andare il respiro che non si era reso conto di trattenere e attese che
il
giovane Grifone gli arrivasse abbastanza vicino da poterlo afferrare.
Il
moro sembrava perso nei suoi pensieri, quindi si spaventò
quando sentì qualcuno
prenderlo per un braccio e tirarlo verso una parete, ma appena vide chi
era
stato, il suo sguardo si rabbuiò di colpo.
°°°
H
Immaginava
fosse Lui, ma sperava di
sbagliarsi,
per una volta, invece doveva affrontarlo, anche se non era nelle
condizioni per
farlo.
Però,
al contrario delle sue aspettative, il vampiro lo lasciò
andare.
“Mi
dispiace! Se non mi vuoi più parlare, io ti capisco.
Scusami!” gli disse prima
di recarsi a lezione, lasciando il ragazzo sconvolto e inebetito di
fronte al
ritratto della Signora grassa, la quale lo risvegliò
chiedendogli la parola
d’ordine.
Si
rifugiò nel dormitorio maschile e si rinchiuse nel suo letto
a baldacchino
rosso e oro, chiudendo le tende con un incantesimo e lasciando
finalmente
libere di scendere tutte le lacrime amare che premevano da quando aveva
visto
il suo Adrian con l’altro
Serpeverde.
Si
accasciò piangente sul cuscino, pensando – Cosa mi
hai fatto, Adrian, cosa? –
poi si addormentò fra le gocce salate, senza poter trovare
risposta.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** Capitolo 13 - Sentimenti ***
NOTE
DELL’AUTRICE: alloooora, salveeee gente!!! Eccomi con il
chappy n° 13. Mi dite
come vi sembra? Scusate se è un po cortino…
comunque ringrazio le i magnifici 7
che hanno messo la storia tra le preferite e i 33 che l’hanno
messa tra le
seguite, grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo e a chi legge
solamente.
Buona
lettura
Crystal
Capitolo
13
Harry
si svegliò di soprassalto, sentendo delle voci concitate al
di fuori delle
tende del letto a baldacchino. Le aprì leggermente, venendo
subito abbracciato
da una preoccupatissima Hermione, che gli chiedeva preoccupata come
stava, perché
aveva saltato le lezioni, il pranzo e la cena, al suo solito modo di
parlare
quando era nervosa, cioè a macchinetta, quindi il ragazzo,
non avendo
assolutamente modo di rispondere, la guardava, in attesa che prendesse
fiato,
fermando così quella valanga di parole.
I
suoi occhi si fecero lucidi, però, pensando alla risposta a
tutte le domande
dell’amica, la quale si zittì non appena vide una
lacrima sfondare le sue
barriere e cadere lungo la guancia.
Sia
lei che Ginny, di cui si accorse solo in quel momento, lo
abbracciarono,
dandogli un silenzioso appoggio, e il suo amico Ron gli posò
una mano sulla
spalla, per dargli conforto.
Si
sentiva male, anche se non capiva esattamente il perché, la
sua mente era
andata come in stand-by e non rispondeva ai suoi comandi come avrebbe
dovuto.
Avvertì
improvvisamente tutte le lacrime trattenute fino a quel momento,
sfondare le
sue difese e scendere inesorabili, bruciando sulla pelle lungo il loro
percorso.
Poi,
i due Weasley si allontanarono un poco, lasciando il moro tra le
braccia di
Hermione, dove, pregando che per il momento non gli facessero altre
domande,
sfogò tutte quelle lacrime che ancora gli tracciavano il
viso.
Dopo
alcuni minuti, si allontanò, cercando di regolarizzare il
respiro, e cominciò a
pensare a come spiegare la situazione. Non poteva dire che Adrian era
un
vampiro, ne descrivere veramente quello che aveva visto,
perché, anche se molto
probabilmente non si sarebbero più parlati, non poteva
tradire la fiducia che
aveva riposto in lui.
Ginny,
vedendolo in difficoltà, cercò di venirgli in
aiuto.
“Harry?
Stai bene? Vuoi dirci cosa è successo?” gli
chiese, con tono incerto,
probabilmente non era sicura di poter domandare.
Hermione
la appoggiò. “Ti farà bene sfogarti e
sai che noi non ti giudicheremo, vero?”
aggiunse, guardando gli altri due, che assentirono immediatamente.
“Hanno
ragione. Dopotutto, siamo tuoi amici!” esclamò
Ron, sembrando molto convinto di
quello che diceva, poi fece una faccia pensierosa e gli dovette venire
in mente
un’idea tremenda, poiché il suo viso si contorse
in una smorfia disgustata
“Oddio... non è che ti sei innamorato di Piton,
vero? Ti prego dimmi che non è
così!” pregò. “È
una cosa che non potrei mai sopportare*!” aggiunse scuotendo
la testa, per cacciare l’immagine instauratasi nella sua
mente.
Il
suo commento, comunque, risollevò di poco l’umore
di Harry, che ridacchiò,
negando un qualsiasi coinvolgimento del professore di Pozioni nel suo
malumore.
Una
volta finite le risate, lo sguardo del moro si rabbuiò,
lasciando uscire un
sospiro, ripensando al motivo della sua tristezza.
Aprì
la bocca per cominciare, ma la richiuse senza riuscire a dire nulla e
Hermione,
notando quanto fosse indeciso su come iniziare, decise di dargli una
mano.
“Harry,
c’entra Adrian in tutto questo?”
Alla
dimostrazione d’intelligenza dell’amica,
l’interpellato spalancò gli occhi, sentendo
il cuore stringersi in una morsa dolorosa a sentire il nome della
persona
incriminata, quindi li chiuse di scatto, per evitare che si
accorgessero di
quanto stava male veramente.
Li
riaprì solo quando fu sicuro di non rivelare nulla, si
sedette comodo sul letto
e, inspirando profondamente, annuì.
“Beh,
meglio di Piton!” esclamò Ginny, per spezzare la
tensione, facendo ridere i
ragazzi, tranne il fratello, che guardava il suo migliore amico come se
sperasse che gli dicesse che era tutto uno scherzo.
Però
questi disse “Credo di essermi preso una cotta per
lui...”
Il
sesto di casa Weasley aprì la bocca shoccato, non
perché l’amico era attratto
da un uomo, ma dal fatto che quest’uomo fosse un Serpeverde.
Esternò il suo
pensiero con uno strozzato “Ma... ma è un
Serpeverde! Una viscida serpe come
Malfoy, come può...” non riuscì
tuttavia a finire perché Hermione, stizzita,
chiese “Che cosa ha che non va Malfoy?”
La
piccola Weasley ridacchiò, lanciando distrattamente uno
sguardo alla finestra
vicino al letto, dove vide una figura scura e lo svolazzare di un
mantello, che
svanì nel nulla, quando guardò con più
attenzione.
Smise
di fissare la vetrata quando l’altra ragazza la
richiamò, riportandola con i
pensieri alla conversazione.
Il
moretto, incoraggiato dai sorrisi rassicuranti delle ragazze,
partì con la
spiegazione, non omettendo nulla, a parte, ovviamente il segreto di
Adrian.
Parlò
di quando lo avevano conosciuto, che già allora lo aveva
conquistato e della
sera di Halloween, dove gli aveva dato quel bacio che aveva scosso
qualcosa
dentro di lui. Dei suoi sentimenti, di come era stato sul punto di
parlargli
quella mattina e di come lo avesse, invece, visto limonare con Nott.
Hermione
e Ginny lo abbracciarono stretto, cercando di infondergli affetto e Ron
gli
diede, di nuovo, una pacca amichevole sulla spalla.
Harry
fece un sorriso mesto e accettò di buon grado
l’abbraccio, felice di poter
contare su amici come loro.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** Capitolo 14 - Nuovo attacco ***
NOTE
DELL’AUTRICE: eccomi quiiiii, insieme al quattordicesimo
capitolo… un po’
cortino… però non potevo fare più di
così se no vi rivelavo troppo… allora
grazie a chi ha messo la storia tra le seguite (33 people), i magnifici
sette
che l’hanno messa tra le preferite e, naturalmente tutti i
miei lettori
silenziosi, di apprezzo lo sforzo di leggere, ma… un commentino??? Fatevi
sentire!!! Non siate timidi!!! Grazie
a lunaditruggi che ha recensito quasi
tutti i capitoli!!! Fantastic!!!
Vi
lascio al chappy
Bacioni
Crystal
Capitolo
14
La
scuola sta ormai finendo, poco più di un mese separa gli
studenti del settimo e
del quinto anno dagli esami finali.
Da
quel brutto giorno di Novembre non ci sono più stati
attacchi da parte dei
vampiri, né nei confronti dei maghi, né dei
babbani.
I
Mangiamorte, da allora, collaborano con i membri dell’Ordine
e gli Auror posti
a difesa della scuola, rimanendo, però, sempre
nell’ombra.
Purtroppo,
quella fu la cosiddetta quiete che precede una tempesta, che si
abbatté su
Hogwarts come un fulmine a ciel sereno.
Un
pomeriggio, dopo una lezione di Erbologia con i Serpeverde, Harry stava
andando
a Storia della Magia, insieme ai suoi amici, quando si
ricordò di aver lasciato
il libro sotto il suo banco.
“Voi
andate avanti! Ci metto un minuto!” disse agli altri, che lo
volevano
aspettare, visto che avevano notato che Adrian li stava guardando.
Corse
alle Serre per recuperare il testo di Difesa, ma venne bloccato da
alcuni
vampiri, che si erano teletrasportati dentro la barriera che cingeva il
castello.
°°°
Il
vampiro, si stava dirigendo verso il castello, quando sentì
una forte
concentrazione di energia vicino alle Serre di Erbologia, dove si
trovava Harry,
decise di andare a controllare cosa fosse e avvertì, per via
telepatica, il
preside che qualcosa non andava.
Arrivato
lì vide il suo piccolo Grifone circondato dai vampiri
nemici, che cercava di
difendersi con qualche incantesimo, non perse tempo e li
attaccò, spezzando il
cerchio che avevano formato intorno a lui.
“Scappa!”
gli gridò, continuando a combattere con gli avversari e
sperando che suo
fratello e i suoi facessero presto. Come avevano fatto a non accorgersi
di
niente?
Come
evocati dai suoi pensieri, i dieci guerrieri che Alexander aveva scelto
per
pattugliare la scuola arrivarono dopo pochi secondi, impegnando in
degli
scontri cruenti gli invasori.
Adrian
cercò il Grifondoro tra la confusione dei duelli, senza
risultato.
Non
si diede per vinto e, dopo aver chiesto aiuto al fratello, lo
trovò, bloccato
contro un albero da un vampiro, che stava bevendo avidamente il suo
sangue,
schizzando il terreno e il tronco di macchioline rosso intenso.
°°°
Aveva
provato a fuggire, quando era intervenuto il Serpeverde, ma era stato
fermato
da un altro vampiro, che non aveva visto e che lo aveva imprigionato
contro uno
degli alberi.
Dopo
avergli esposto il collo, gli aveva lanciato un sorriso famelico, che
lo aveva
terrorizzato e quello, beandosi del profumo della sua paura, lo morse,
suggendo
il sangue che zampillava fuori con bramosia animalesca.
Il
dolore era insopportabile, sentiva il sangue pulsare velocemente nelle
vene e
pregava che qualcuno facesse finire quella tortura.
Le
sue preghiere furono esaudite, poiché il vampiro attaccato
alla sua giugulare
fu lanciato contro un altro albero e fatto a pezzi, a giudicare dai
rumori che
sentì, ma non aveva le forze per provare ribrezzo per quello
che gli era
successo.
Qualcuno
gli si avvicinò e, vedendo che era coperto di sangue, si
spaventò e provò a
tirarsi lontano da quella persona.
“Vai
a chiamare il guardiacaccia!” disse Adrian, ora lo
riconosceva.
Gli
si teneva a distanza, come se non volesse fargli paura.
“Mi
dispiace, cercavano di colpire me. Tutto questo non sarebbe dovuto
succedere.” Sussurrò
Harry
lo guardò con sguardo confuso.
“Perché?
Perché volevano colpire te, se hanno attaccato
me?” chiese con voce
gracchiante.
°°°
“Perché
io sono una persona importante tra i vampiri, Harry, molto importante.
E far
cadere me, significherebbe arrivare ad un passo dalla vittoria. Ma non
mi
chiedere di più, tutto sarà svelato. Presto!
Molto presto!” gli rispose
l’altro, più sinceramente che poteva, consapevole
che non aveva soddisfatto per
nulla la sua curiosità, se era anche un minimo come sua
madre.
Però
questo non glielo avrebbe detto.
Attese
l’arrivo di Hargrid, poi se ne andò, lanciando un
ultimo sguardo rattristato in
direzione del giovane.
Dopo
questa, Harry non gli avrebbe più voluto parlare e sarebbe
stato il minimo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** Capitolo 15 - Il Principe Sanguinario ***
NOTE DELL’AUTRICE: the chapter number
15... is
here!!!! Ok,
passiamo ai ringraziamenti...
allora many many thanks a tutte e 34 le magnificenti persone che mi
hanno messo
la storia tra le seguite, ancora many thanks ai sette che
l’hanno messa tra le
preferite e a tutti quelli che seguono la storia in silenzio... mi
lasciate un
commentinoinoino??? Grazieeee...
Vi
lascio alla lettura...
Baci
Crystal
Capitolo
15
Dopo
l’attacco, Harry trascorse una settimana in Infermeria, dove
Madama Chips lo
tenne sotto stretta sorveglianza perché non facesse troppi
sforzi, che
avrebbero potuto far riaprire la ferita che con tanta
difficoltà era riuscita a
ricucire.
Il
giovane non sapeva più cosa fare, il fatto di essere stato
attaccato e quello
che gli aveva detto il vampiro subito dopo, gli aveva fatto venire dei
dubbi
quasi amletici, non riusciva a credere veramente all’ipotesi
che si formava
nella sua mente tutte le volte che ripensava a quel giorno. Ogni volta
soppesava la possibilità di essere l’anima gemella
di Adrian, ma quest’ultimo,
da allora, forse perché preoccupato di spaventarlo
nuovamente, forse perché in
realtà la sua idea era totalmente sbagliata, lo evitava, o
meglio, rimaneva a
distanza.
Sembrava
in attesa che fosse Harry a fare la prima mossa, ma il ragazzo temeva
il
confronto con il vampiro, poiché avrebbe potuto confutare la
sua teoria,
distruggendo definitivamente le sue speranze.
Tuttavia,
alla fine, la scuola giunse al termine, e nessuno sembra essere pronto
a
sostenere degli esami, né a concentrarsi sulle ultime
lezioni, Harry in special
modo.
Sono
tutti troppo sconvolti dall’attacco, la cui storia
è stata revisionata e
rimaneggiata ogni volta che passava di bocca in bocca.
Studiare
si è fatta un’impresa e molti studenti vengono
ritirati dalla scuola da
genitori timorosi per la sorte dei figli. Purtroppo per gli abitanti di
Hogwarts, non c’è neanche il tempo di crogiolarsi
nella disperazione, dato che,
il giorno prima dell’inizio degli esami, i vampiri decidono
di attaccare
nuovamente...
Hermione
Granger, studentessa del settimo anno, strega più brillante
degli ultimi cento
anni, si sentiva angosciata da questa faida che si era aperta tra i
vampiri e
che stava coinvolgendo tutto il mondo magico.
Ma,
dato che qualche giorno dopo avrebbe dovuto presentare la ricerca
assegnata dal
professore di Difesa, sul personaggio della storia vampiresca che
più la
intrigava, aveva deciso di ricontrollare le informazioni che aveva
trovato e di
vedere se riusciva ad aggiungere qualcosa. Posò la borsa su
uno dei tavoli
della Biblioteca, ancora deserta, e si recò tra gli scaffali
a cercare i libri
che le occorrevano.
Sia
lei, sia il suo oramai ragazzo, Draco, avevano deciso di portare un
membro
della famiglia reale dei vampiri. Lei avrebbe portato il famigerato Principe Sanguinario, lui la
più grande
vampira della storia, secondo il suo parere, soprannominata La Veggente.
Il
principe che si era guadagnato il denominativo
“sanguinario”, da quel che aveva
scoperto, non era stato sempre malvagio e crudele. Anzi, agli inizi se
ne parlava
talmente bene, che nessuno avrebbe mai pensato fosse davvero la stessa
persona.
Le
informazioni dicevano che aveva ucciso alcuni dei suoi parenti, senza
un
apparente motivo, ma, nonostante questo, dal Re non era mai stato
condannato.
Per
lei doveva pure significare qualcosa.
“Ehi,
Hermione, cosa fai in Biblioteca?” le chiese la voce del suo
migliore amico,
Harry.
“Sto
finendo la ricerca di Difesa. Ma tu come mai qui? Non dovresti essere
da Madama
Chips a rifare la fasciatura?” gli rispose, con tono pacato,
preoccupata per il
morso che ancora non era guarito, nonostante tutte le pozioni e le
capacità
dell’infermiera.
“Ci
sono già stato, dice che la ferita inizia a rimarginarsi, ma
che sicuramente mi
resterà la cicatrice e dovrò tenere le bende
ancora un po’. Comunque su cosa è
la tua ricerca? Sono curioso.” Domandò ancora.
“Beh,
sul Principe Sanguinario!”
disse lei,
un po’ imbarazzata.
Poi
iniziò a leggere, ad alta voce, un frammento di
testimonianza che aveva
trovato, per verificare se il principe fosse davvero un mostro.
“...
posso dire con
assoluta certezza, che il nostro principe non è colui che
tutti pensano. Egli
non elargisce male gratuito, non tortura i suoi servi, ne tratta male
la sua
famiglia.
Ciò
che voi, maghi e
creature magiche, sapete, è solo la cima della torre degli
eventi che si
svolsero quella notte.
In
quegli anni c’era
ancora la rivolta, alcuni vampiri desideravano tornare a bere sangue
come e
quando volevano, come era un tempo. Questi ribelli erano capeggiati da
un
membro della famiglia reale, il quale portò dalla sua parte
anche altri,
convincendoli che i vampiri erano la razza dominante, quindi era giusto
che
dominassero.
Purtroppo,
qualcuno
doveva fermare questa cosa, non si potevano lasciare impuniti,
così, il Re
decise di mandare suo figlio. Egli doveva catturare tutti i ribelli e
riportarli sulla retta via o ucciderli.
Le
informazioni che
son arrivate alle vostre orecchie, sono solo le barbarie che il
Principe è
stato costretto a compiere.
Dovette
uccidere
quasi tutti i ribelli, e, una volta trovati suo zio e coloro che lo
avevano
seguito, non poteva permettere che vivessero. Le loro idee erano ormai
corrotte
e se li avesse lasciati andare, un giorno, avrebbero riprovato a
prendere il
controllo del mondo.
Per
questo, quando fu
visto, ricoperto di sangue da capo a piedi e con in mano la testa di
suo zio,
tutti pensarono che era impazzito e che l’avesse ucciso per
puro sadismo.
Invece, stolti, lui vi ha salvato tutti quanti!
Purtroppo
l’uccisione, sempre da parte sua, di un altro suo zio, ha
riportato a galla
queste voci. Vi informo che neanche ai vampiri è dato sapere
il motivo per cui
l’abbia fatto...”
“Wow,
chi diavolo è questo? Sembra davvero un pazzo! Lo capisco,
all’inizio o faceva
così o sarebbero stati guai anche per la sua famiglia, ma
poi? Che motivo
l’avrebbe potuto spingere a fare una cosa del
genere?” esclamò Harry, quando
l’amica si fermò, per appuntare alcune cose.
“Mah,
non so, Harry. Hai sentito la prima parte? E come hai detto tu, aveva
un buon
motivo e se l’altro avesse fatto qualcosa di altrettanto
grave? Chi siamo noi
per giudicare? Non conosciamo le ragioni che lo hanno
spinto!” lo rimbeccò la
ragazza.
Lui
la guardò con espressione confusa e comprensiva insieme,
confusa perché non
capiva come mai la Grifondoro avesse scelto proprio quella persona per
la sua
ricerca e comprensiva perché capiva il suo punto di vista
nei confronti di quel
principe, insomma anche lui prima o poi avrebbe dovuto macchiarsi le
mani di
sangue. Anche se non si trattava di sangue innocente.
“Comunque
non sono riuscita a trovare il suo nome, da nessuna parte viene
nominato.
Neanche dai vampiri! Lo chiamano solo Principe!” disse un
po’ esasperata, ma
mentre girava le pagine del libro da cui aveva preso la testimonianza,
il suo
sguardo si illuminò.
“Harry!
Harry! Guarda cosa ho trovato!” gli fece, mettendogli il
libro sotto il naso.
Aveva
trovato l’immagine di un giovane, vestito come un principe
d’altri tempi, che,
anche se era girato di lato, con il viso rivolto
all’orizzonte, si capiva fosse
bello.
La
pelle bianca del petto marmoreo, spuntava leggermente dalla casacca blu
scuro
che indossava, i pantaloni, probabilmente in pelle, fasciavano le gambe
come se
vi fossero stati cuciti addosso. La giacca, lasciata aperta, gli dava
un certo
non so che di selvaggio. Così come la postura, adagiato
contro il muretto del
balcone, con una mano sull’elsa della spada che portava al
fianco, lo faceva
sembrare una pericolosa fiera, che non si può fare a meno di
guardare, ma si
sa, che avvicinarsi è pericoloso.
Sullo
sfondo del quadro era raffigurata un splendida Luna piena, la cui luce
illuminava tutta la sua figura. A detta di Hermione il pittore era
stato
davvero bravo nel dare la giusta luminosità a tutto il
dipinto.
“Non
ti ricorda qualcuno?” chiese la ragazza, avvertendo la forte
sensazione che il
giovane del ritratto le fosse familiare.
“Dovrebbe?”
le domandò l’altro di rimando.
“Boh,
forse... non lo so, è che mi sembra di averlo già
vi...” due esplosioni
improvvise interruppero i due studenti che corsero fuori dalla
Biblioteca, per
vedere cosa le avesse provocate e cosa stesse accadendo.
Nel
corridoio si era scatenato l’Inferno!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** Capitolo 16 - La scuola sotto attacco ***
NOTE
DELL’AUTRICE: allora... il capitolo è finalmente
arrivato... loso loso, non mi
uccidete, sono in ritardo. Spero che mi lasciate un commentino, anche
solo per
dirmi che sono una ritardataria. Comunque la storia inizia ad entrare
nel
vivo... nei proximi chappy... ma che dico... niente cancellate... eheh
no
spoiler, dovrete aspettare, quindi fatemi contenta e lasciate tantiximi
bei
commentini... grazie a lunadistruggi e violinista91 che mi hanno
recensito e
alle 8 anime pie che mi hanno messo tra le preferite e alle 33 che mi
hanno
messo tra le seguite... ovviamente c’è un grazie
anche per chi legge e basta,
con il io solito invito a farsi sentire...
Buona
lettura...
Baci
Crystal
Capitolo
16
...Nel
corridoio si era scatenato l’inferno...
C’erano
studenti che combattevano, che scappavano, che gridavano... era
orribile.
Harry
e Hermione non avevano mai visto una cosa simile, ma non rimasero con
le mani
in mano.
Dopo
i primi secondi di stordimento e paura, si ripresero, iniziando ad
aiutare i
feriti che avevano bisogno di cure.
L’unico
problema era che non sapevano dove dovevano accompagnarli.
L’Infermeria era
off-limits, per ovvi motivi. Si trovava troppo lontano e in tutta
quella
confusione non sarebbero mai riusciti ad arrivarci.
Le
esplosioni, intanto continuavano, facendo tremare l’intero
castello, come se
minacciasse di crollare da un momento all’altro.
Ad
un tratto, i due Grifondoro notarono che molti studenti stavano davanti
ad
un’aula e la proteggevano strenuamente.
Corsero
verso di essa per capire cosa ci fosse dentro e Harry, per entrare,
iniziò a
lanciare incantesimi a tutti i vampiri che vedeva.
Una
volta dentro, chiusero la porta, sigillandola con degli incantesimi di
protezione, sperando che reggesse il più possibile.
All’interno
c’erano molti ragazzi feriti gravemente, alcuni avevano
brutti morsi sul collo
e facevano fatica a respirare normalmente. Hermione riuscì a
ritrovare la calma
sufficiente per chiedere.
“Qui
c’è qualcuno che sa fare incantesimi di
guarigione?”
Alcuni
dei più grandi annuirono e lei assentì in
risposta, facendogli segno di
avvicinarsi a lei.
“Dobbiamo
cercare di guarire le loro ferite, così non possono muoversi
e noi non possiamo
restare qui in eterno.” Loro accennarono di sì con
il capo, portandosi vicino
ai feriti, iniziando a provare a guarire le ferite più
gravi, anche se non
conoscevano gli incantesimi giusti.
La
giovane riccia comunque prese in mano la situazione e chiese ancora.
“Tra i figli di babbani, chi di voi ha le conoscenze
rudimentali di pronto
soccorso? O, in ogni caso, chi sa mettere delle bende e fermare
un’emorragia?”
Qualcuno
tra i presenti alzò la mano e si diresse verso i ragazzi
indicati da lei.
Gli
altri si tenevano vicino alla porta, pronti a difendersi e a difendere
tutti
coloro che erano nell’aula se un qualche vampiro fosse
riuscito a entrare.
Solo
Harry era rimasto fermo a guardare uno dei giovani morsi, osservava il
sangue
uscire copioso dalla ferita slabbrata, mentre ricordava la sensazione
dei denti
che affondavano nel suo, di collo, e riviveva quei pochi terribili
momenti in
cui aveva davvero sperato di morire e che aveva in tutti i modi cercato
di
dimenticare.
Ma
non poteva, non veramente, quello che era successo era stampato a fuoco
nella
sua mente e non riusciva a mandarlo via. Inconsciamente
desiderò che Adrian
fosse lì con lui, ma sapeva che questa volta se la sarebbe
dovuta cavare da
solo. Se fosse successo di nuovo non ci sarebbe stato nessuno a
salvarlo.
°°°
In
un’altra ala del castello, in quel momento, un vampiro moro
dagli occhi più blu
del cielo notturno si stava battendo strenuamente contro i suoi simili
che
avevano attaccato la scuola.
Avvertiva
che c’era qualcosa che non andava in quell’attacco,
per quale motivo avevano
dato apertamente battaglia alla più famosa scuola di magia e
stregoneria di
Inghilterra? Non riusciva a comprendere il piano celato dietro a tutto
questo,
ma sentiva che non ce l’avrebbero fatta, restando
lì si sarebbero solo fatti
ammazzare.
Hogwarts
non era più un luogo sicuro, per coloro che ci vivevano.
Dopo
aver sconfitto l’ennesimo vampiro, chiamò suo
fratello e gli disse di radunare
i vari gruppetti di studenti e di farli arrivare in Sala Grande, da
dove li
avrebbero portati a casa loro, subito dopo che lui l’avesse
detto al preside.
Dopo
di che, corse a cercare l’anziano mago, che combatteva,
insieme al corpo
docenti e tutti gli altri difensori, contro l’orda di
succhiasangue inferociti.
“Silente!
Silente! Non possiamo restare qui, moriremo tutti! Casa mia
è molto più sicura,
poi se vorrà mandare gli studenti dalle famiglie
l’aiuteremo, ma ora, restare
qui è un suicidio!” gli gridò, nel caos
della battaglia.
L’uomo
annuì, consapevole che il giovane vampiro davanti a lui
sapeva di cosa parlava
e, sperando di non aver subito gravi perdite, fece diramare il
messaggio e
diede le coordinate a tutti coloro in grado di smaterializzare sia loro
stessi
che altri, dicendo di fare più in fretta possibile e di non
dare nell’occhio.
Intanto
gli adulti tenevano occupati i nemici, che non fecero più di
tanto caso a ciò
che gli succedeva intorno, troppo impegnati a dare una lezione ai maghi.
I
ragazzi si radunarono in piccoli gruppi, da cinque o sei, e si
prepararono a
smaterializzarsi dove era stato detto loro.
°°°
Dopo
un’ora circa, in cui Hermione e gli altri non avevano fatto
altro che cercare
di prestare soccorso ai feriti, la porta cedette, permettendo ai
vampiri di
entrare.
Harry
e tutti coloro che non erano impegnati ad aiutare i compagni
sanguinanti, si
misero a lanciare incantesimi contro i nuovi arrivati, fino a che non
arrivò la
cavalleria.
Alcuni
dei vampiri che erano stati mandati per proteggerli si intromisero
nella
battaglia e fecero ai ragazzi cenno di portare via i feriti.
Li
trasportarono in corridoio, incontrando i loro amici. Ron e Ginny
corsero verso
i due Grifoni, vedendoli sporchi di sangue e questi non ebbero il tempo
di dire
nulla, che Hermione venne avviluppata strettamente da due braccia
solide, che
sembravano avere l’intenzione di non lasciarla mai.
“Non
ti lascio mai più andare da qualche parte da sola, Granger,
se questo è lo
stato in cui ritorni!” esclamò Draco Malfoy, con
tono serio, ma con lo sguardo
velato dalla preoccupazione.
La
giovane si rigirò in quell’abbraccio, prendendo il
suo viso tra le mani e
dandogli un leggero bacio sulle labbra.
“Mi
dispiace, ma ti assicuro che io, al contrario di altri, sto
benone.” Disse,
cercando di tranquillizzarlo.
Gli
altri non poterono esternare la loro sorpresa, se ne provavano, o
qualsiasi
altro sentimento, perchè vennero circondati da un gruppo di
vampiri.
Si
mossero per cercare un rifugio e, non trovandone nessuno abbastanza
grande per
tutti, qualcuno stava per proporre di dividersi. Ma, per loro fortuna,
videro
arrivare due giovani, uno biondo e l’altro moro.
“Iniziavo
a pensare che la tua rinomata sfortuna ci avesse contagiati tutti,
Potter!”
esclamò il biondo Serpeverde, guadagnandosi uno schiaffo sul
braccio da parte
della fidanzata.
“Oh,
beh. Avremo tempo per appurarlo, credo. Visto che ora stai insieme alla
mia
migliore amica. Ricordati solo che se la fai soffrire, te la
farò pagare.”
Disse il moretto, sforzandosi di apparire tranquillo, anche se in
realtà non si
perdeva un secondo dello scontro tra Adrian, l’altro vampiro
e tutti i nemici.
Aveva
paura per lui e non poteva fare niente, perché non conosceva
incantesimi validi
per affrontare dei vampiri, dato che aveva appurato che quelli che
sapeva
servivano solo a farli arrabbiare.
“Ehi!
Ma quel vampiro moro, non vi sembra qualcuno che conosciamo?”
chiese ad un
tratto Ginny, attirando l’attenzione di tutti verso il
combattimento.
“Ma
è...” provò a dire Blaise, con la voce
che gli si bloccò prima di dire il nome.
“È...
no, non è possibile... non può essere
Adrian!” esclamò la riccia, totalmente
stupita, come gli altri, a parte uno, che, infischiandosene della loro
scoperta, stava pregando silenziosamente perché quello
scontro finisse presto a
favore dei loro due protettori.
Quando
Adrian e Alexander uccisero l’ultimo vampiro e si girarono,
un po’ ricoperti di
sangue, sia loro che dei nemici, Harry pensò che doveva
esserci qualcuno che
aveva ascoltato le sue preghiere.
“State
bene?” chiese il biondino, con un’espressione
indifferente.
“Si,
grazie a voi.” Rispose Hermione, rivolgendosi poi al compagno
“Adrian, ma tu
sei... sei un...” prese un respiro profondo, prima di
riprovare a chiedere “Sei
un vampiro?”
Il
giovane evitò i loro sguardi, annuendo leggermente, mentre
diceva “La scuola
oramai è deserta, venite ce ne dobbiamo andare prima che ne
arrivino altri.”
Tese la mano ai ragazzi e lo stesso fece l’altro.
“Dove
andiamo?” chiese Pansy, un po’ spaventata.
“A
casa nostra.” Rispose monocorde il vampiro biondo, che le
stava porgendo la
mano.
Si
assicurarono di essere tutti mano nella mano e i due teletrasportarono
il
gruppo nel salone della loro “casa”.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 17 *** Capitolo 17 - Nel salone dei vampiri ***
NOTE
DELL’AUTRICE: allora che ve ne pare??? Commentatemi
numerosi... please...questo
è solo un chappy di passaggio, quindi siate clementi...
grazie ai nove che
hanno messo la storia tra le preferite e i 32 (ma perchè
diminuite??? Nda) che
l’hanno messa tra le seguite... naturalmente ringrazio coloro
che leggono e
basta... e un grazie speciale va a violinista91, lunadistruggi e averyn
che
hanno commentato lo scorso capitolo...
Buona
lettura!!!
Bacioni
Crystal
Capitolo
17
“Aiuto!”
“Dove
siamo?”
“Ho
paura!”
“Voglio
andare a casa!”
Erano
appena arrivati in una grande sala, cha rivaleggiava tranquillamente
con la
Sala Grande di Hogwarts in quanto a dimensioni.
Tutte
le pareti erano ricoperte di quadri, raffiguranti paesaggi o ritratti,
che li
osservavano curiosi. C’erano due grandi finestre nei muri
alla loro destra e
alla loro sinistra, da una di esse si poteva vedere il Sole, che stava
scendendo lentamente dietro l’orizzonte. Per via della grande
distesa di acqua
che si poteva vedere da dove si trovavano, sembrava che stesse
affondandovi
dentro.
L’enorme
porta, che si stagliava sulla parete a nord, si aprì in modo
così lento da far
pensare che qualcuno la stesse spingendo con grande fatica o che si
stesse
aprendo per magia.
Da
essa entrarono quattro persone, tre ragazze e un ragazzo che sembravano
stare
cercando qualcuno.
Alex
andò loro incontro, sussurrando qualcosa che nessuno
riuscì a capire, ma
d’altronde la maggior parte degli studenti voleva solo
tornare a casa, o sapere
almeno dove si trovavano, o sapere che gli amici che erano stati feriti
sarebbero stati bene, o erano semplicemente sotto shock per
ciò che avevano
visto e vissuto quella giornata.
I
professori passavano tra di loro, dicendo che il preside avrebbe presto
chiarito tutto ed era meglio che facessero silenzio, così
l’uomo avrebbe
cominciato a spiegare.
Piano
piano, il panico generale lasciò il posto a una attesa quasi
estenuante, dato
che il professor Silente era in un angolo a parlare con il vampiro,
doveva
esserlo per forza, che era entrato dalla porta poco prima.
Harry
e il suo nuovo gruppo di amici si stavano guardando intorno, mentre
cercavano
di capire autonomamente dove fossero esattamente. Il vampiro biondo
aveva detto
che li avrebbero portati a casa loro, quindi, quella era anche la casa
di
Adrian? Non sapeva che pensare, anche perché, visto che i
suo amici avevano
capito che lui sapeva da un po’ che il moro Serpeverde era un
vampiro e non
l’aveva detto, si erano un tantino offesi per questo.
“Ragazzi,
mi ha chiesto di mantenere il segreto. E io...”
spiegò per l’ennesima volta,
tuttavia, sia Ron che Hermione, non lo degnavano neanche di uno sguardo.
Ginny,
in compenso, aveva lo sguardo di chi ha fatto una scoperta sensazionale.
“Lo
sai da quando c’è stato quell’attacco a
Hogsmeade, non è vero? Era per questo
che lui poi non era a scuola il giorno dopo.” Disse saputa,
con un sorrisino in
viso che gli diceva “adesso mi devi dire la
verità”.
Sospirò
profondamente e pensò in pochi secondi a cosa dire e come,
ma prima che potesse
aprire bocca il preside prese parola.
“Allora,
ragazzi miei, state calmi. Qui saremo al sicuro. So che alcuni di voi
vogliono
sapere dove ci troviamo, bene. Siamo nel castello appartenente alla
famiglia
reale dei vampiri, che si sono gentilmente offerti di darci rifugio. I
feriti
verranno presto guariti, quindi non preoccupatevi per loro. E, per
quelli di voi
che vogliono tornare a casa, lo riferiscano al proprio capo casa
ordinatamente,
in modo che possiamo organizzarci e predisporre dei mezzi
sicuri.” Disse,
tranquillizzando gli studenti.
Dopo
poco, la grande porta si aprì nuovamente, del tutto, questa
volta, facendo
entrare nel salone un uomo di circa trent’anni, vestito
elegantemente e con un
portamento fiero, al cui passaggio tutti i vampiri si inchinarono.
Il
nuovo arrivato si diresse a passo cadenzato verso il preside di
Hogwarts, il
quale accennò un inchino con il capo, in segno di saluto.
Lo
straniero rispose alla stessa maniera, poi si rivolse a tutti gli altri.
“Sono
felice di potervi ospitare nella mia umile dimora. Permettete ai miei
guaritori
di condurre i vostri feriti in una stanza più appropriata.
Riceveranno le
migliori cure.” Esordì, con un tono
così gentile e fermo al tempo stesso, che
sembrava si stesse rivolgendo a dei bambini. E, in effetti, in quel
momento,
davanti a quegli occhi blu elettrico, da cui traspariva una saggezza e
un’esperienza
tali da farli sembrare vecchi come il mondo, si sentivano davvero tutti
dei
piccoli, ingenui e spensierati bimbi.
“Per
quelli di voi che sono in buona salute, vi prego di seguire le mie
figlie, che
vi guideranno per il castello, nell’ala che vi è
stata riservata.” Aggiunse,
indicando due delle vampire entrate in precedenza.
Si
avvicinarono ai professori e gli sussurrarono qualcosa, dopo di che,
quelli
diedero indicazioni ai ragazzi di restare uniti e seguire le due
giovani donne.
Di tutti gli studenti rimase nella sala, richiamati dal preside, solo
il
gruppetto di Harry, il quale si avvicinò molto lentamente
all’uomo, che aveva
oramai capito essere il Re dei vampiri.
Luna,
rimasta con loro, se ne uscì con la sua solita
semplicità.
“Mi scusi, ma se lei è il Re, perchè
non fa rispettare le regole a tutti?”
domandò.
La
sua uscita preoccupò un po’ gli altri, non
sapevano come avrebbe potuto reagire
il vampiro a tanta irriverenza.
Lui,
tuttavia, per tutta risposta scoppiò a ridere, dicendo.
“Hai trovato una ragazza incredibile come te,
Alex.” Il giovane chiamato in
causa si avvicinò alla Corvonero, sorridendole.
“Ne
sono felice, Padre, questa dimora non sarà più
così monotona!” esclamò.
Tutti
i vampiri presenti ridacchiarono, compreso Adrian, che se ne stava un
po’ in
disparte, shoccando tutti gli umani, o almeno, tutti i ragazzi rimasti
nel
Salone.
“Che
ne dite se ci spostiamo in un posto un po’ più
comodo? Per noi non è un
problema rimanere fermi in piedi, ma per voi umani è
stancante!” propose la
ragazza dai capelli rossi e gli occhi da gatto.
“Ok,
Julia. Ma vedi di non metterli in imbarazzo!”
acconsentì il vampiro ancora
sconosciuto.
“Ragazzi!
Non pensate sarebbe prima educato presentarvi?” li
redarguì il Re.
“Si,
zio, hai ragione.” Si scusò Julia, poi,
avvicinandosi ai giovani, fece un
inchino e si presentò.
“Julia
Annabeth Valerius! Principessa dei vampiri!”
Anche
gli altri si presentarono formalmente.
“Viktor
Athony Valerius! Generale delle spie reali, Principe dei
vampiri.” Disse il
vampiro sconosciuto, con un saluto militare.
“Alexander
Caesar Delevo! Generale delle guardie di palazzo, Principe dei vampiri,
soprannominato l’Illusionista!”
Si
presentò il biondino, causando non poco scompiglio con il
suo soprannome, dato
che molti sapevano che l’Illusionista aveva spesso messo mano
in delle guerre
magiche, facendo pendere l’ago della vittoria una volta di
qua e una volta di
là.
Tutti
gli sguardi si posarono su Adrian, l’unico che ancora si
doveva presentare,
quasi si aspettavano che dicesse solo il suo nome. Però
avevano notato tutti
che Alexander aveva il suo stesso cognome.
“Adrian
James Delevo! Generale dell’esercito reale, Principe dei
vampiri,
soprannominato il Principe Sanguinario!” esclamò,
lasciando tutti a bocca
aperta, soprattutto un certo Grifondoro, che lo guardava cercando di
capire chi
fosse veramente.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 18 *** Capitolo 18 - Reazioni e Piani ***
NOTE
DELL’AUTRICE: allora, cominciamo a scoprire qualcosa...
commentate!!! Grazie a
chi di voi mi ha messo tra le preferite e le seguite e grazie ai
lettori
silenziosi... e naturalmente un abbraccio ai recensori!!!
Buona
lettura
Bacioni
Crystal
Capitolo
18
Adrian
guardava insistentemente in direzione del giovane dagli occhi verdi, in
attesa
della sua reazione, che tardava ad arrivare. Sperava tanto dicesse
qualcosa,
qualsiasi cosa!
Purché
non fosse quel silenzio che faceva sembrare il suo cuore pesante come
un
macigno.
Tuttavia,
il giovane Harry, nonostante volesse tanto dire qualcosa, commentare,
chiedere... aveva la mente in blackout.
Non
riusciva a fare pensieri coerenti e tutto quello che desiderava, in
quel
momento, era poter cedere all’oblio e pensare a cosa fare
solo il giorno
seguente.
“Mi
scusi.” Disse, prendendo finalmente il coraggio e il fiato
per parlare,
rivolgendosi direttamente al Re. “Potrei ritirarmi? Mi sento
molto stanco e
preferirei affrontare qualsiasi discorso dobbiamo affrontare domani, se
è
possibile.” Spiegò, cercando di essere il
più possibile educato, parlando a
nome di tutti i ragazzi bloccati da Silente, ancora sconvolti e scossi
per la
battaglia, la scoperta che la persona che ritenevano un amico fosse un
vampiro
e non uno qualunque ma un principe, anzi IL principe.
Il
Re lo guardò, poi spostò gli occhi verso suo
figlio e ripeté l’operazione un
paio di volte. Adrian dovette comunicargli qualcosa con lo sguardo che
nessuno
capì, perché annuì nella sua
direzione, dando ai giovani la possibilità di
ritirarsi nelle stanze che gli erano state offerte.
Gli
altri accennarono un inchino e un saluto ai professori, troppo stanchi
dopo lo
scontro che avevano affrontato nella scuola per fare qualcosa di
più.
“Alex,
accompagnali nell’ala che gli abbiamo riservato.”
Ordinò all’altro suo
discendente.
Questi,
però, non era molto contento della cosa, sapeva che suo
padre avrebbe detto
cose importanti di lì a poco e non voleva rischiare di
rimanere all’oscuro di
qualche particolare, insomma era uno stratega. Infatti fece una faccia
buffissima, che il padre non vide, essendo di spalle rispetto a lui,
anche se
riuscì a capire cosa stesse facendo grazie alle risate dei
ragazzi.
“Zio,
non preoccuparti, li porto io alle loro stanze.” Intervenne
Julia, ridendo
anche lei dell’espressione del cugino.
“Temo
di doverti un favore allora, cugina mia cara.”
Chiocciò l’altro, sbattendo le
ciglia, come una ragazza, sugli occhi cobalto.
Tutti
i presenti, questa volta, lo videro e scoppiarono a ridere per il suo
modo di
comportarsi.
“Adesso
basta, bambini! È ora di andare a nanna!”
esclamò la vampira, attirando l’attenzione
degli studenti.
“Ma...
professore, lei voleva che sentissimo qualcosa, è
vero?” chiese Hermione,
considerando per qualche istante l’idea di rimanere, di
conoscere qualche
informazione in più, magari di ricevere qualche spiegazione
riguardo ciò che
era accaduto nella scuola.
“Si,
signorina Granger, ma non c’è fretta. Ne
riparleremo domani, con calma e
lucidità.” Le rispose il preside, invitandoli con
quelle parole ad andare a
dormire.
Julia
li condusse fino all’ala est, riservata a loro, ma prima di
congedarsi li
scrutò tutti, uno per uno, per valutare le loro reazioni a
ciò che avevano
scoperto sul suo cuginetto preferito.
La
ragazza dai capelli rosso fiamma si stava guardando intorno molto
incuriosita,
anche se, alla fin fine, quel castello non era poi tanto diverso da
Hogwarts.
In più aveva solo alcune finestre gigantesche e piene di
decorazioni.
Comunque
lei non sembrava poi tanto interessata alla scoperta del fatto che
Adrian fosse
un vampiro, ne che fosse uno dei principi, anzi IL principe.
La
ragazza affianco a lei, quella che aveva chiesto a suo zio
perché non
costringeva la sua gente a fare ciò che voleva, visto che
era il Re, lei
sembrava semplicemente persa in un mondo tutto suo. Con lo sguardo
perso chissà
dove che la faceva assomigliare a sua sorella gemella Sarah, i lunghi
capelli
biondi che cadevano leggeri sulle spalle e la sua bacchetta posata
dietro
l’orecchio, chissà come si reggeva.
Leggermente
più indietro, la coppietta stava abbracciata e i due avevano
espressioni
incredibilmente simili. Stavano cercando di capire come mettere assieme
le
informazioni che avevano del giovane moro e quelle del Principe. Lei,
più
pensava, più metteva su un cipiglio confuso e corrucciato.
Julia non sapeva
cosa avrebbe dato per conoscere i suoi ragionamenti, mentre, il ragazzo
teneva
la testa appoggiata alla spalla di lei e gli occhi socchiusi emanavano
una luce
strana, confusa, come quella della ragazza, ma anche un po’
amareggiata.
Probabilmente era più ferito dal fatto che suo cugino non si
fosse fidato, che
dal fatto che fosse un vampiro.
Gli
altri due compagni di Casa del suo caro cugino erano davvero troppo
stanchi per
riuscire a elaborare correttamente le informazioni ricevute, quindi, li
lasciò
sulle soglie del loro mondo onirico.
L’altro
ragazzo dai capelli rossi era pensieroso, forse un po’
preoccupato, ma non
riusciva a capire perché, insomma sapeva, o avrebbe dovuto
sapere, che nessuno
di noi, tra gli abitanti del castello, gli avrebbe fatto del male. Poi
lo vide
lanciare delle occhiate ansiose in direzione del giovane Harry Potter,
aveva
molto sentito parlare di lui. Quindi, era per lui che era preoccupato
il rosso.
Harry,
la sua espressione era indecifrabile, incredibilmente vuota, sembrava
non
stesse pensando a nulla, il che era assolutamente impossibile,
però, il suo
viso non esprimeva niente, o meglio, c’era qualcosa,
stanchezza, forse un po’
di malinconia, ma non qualcosa che
potesse dire esattamente cosa pensava di quella situazione, o del
vampiro per
cui era la cosa più importante del mondo.
Di
nuovo, Julia desiderò poter leggere nei pensieri, o nei
cuori, come la sua
gemella.
Però
si accontentò di accompagnarli fino alle loro camere private
e salutarli,
dicendo che sarebbe tornato qualcuno, la mattina dopo, che li avrebbe
scortati.
Tornata
nel salone a velocità vampiresca, fu raggiunta subito da
Adrian, che,
nonostante il suo viso o la sua postura non lasciassero intendere
nulla, era
sull’orlo del precipizio e non vedeva appigli a cui
aggrapparsi per non cadere.
“Ehi,
non sono spaventati o incazzati, o, almeno quest’ultima cosa,
non troppo. Sono
più che altro delusi dal fatto che non hai detto nulla.
Eravate diventati
amici, no?” gli disse per tranquillizzarlo, ma lui scosse la
testa, non era
esattamente quello che voleva sapere.
“Beh,
se vuoi sapere cosa ne pensa, devi andare da lui e chiederglielo.
È bravo a
nascondere ciò che pensa, ma non credo sia il caso di farlo
adesso. È stanco,
come tutti e anche tu devi riposare.” Provò a
convincerlo, sapendo che era
inutile.
“No.”
Le rispose, infatti, “Perchè hanno attaccato la
scuola? Perchè proprio ora? Che
cosa è successo dopo l’ultimo attacco?”
domandò a suo padre, esigendo una
risposta che era sicuro non gli sarebbe piaciuta.
Il
Re lo guardò, poi abbassò leggermente lo sguardo,
non riuscendo a sostenere
quello del figlio, mentre pensava a come dirgli la verità.
“Sono
successe un sacco si cose durante gli ultimi mesi...”
esordì Alex, nel
tentativo di calmare il fratello.
“Voglio
sapere! Perchè attaccare ora?” ringhiò
quasi l’altro, ormai al limite di
sopportazione, verso suo padre, ignorando completamente il vampiro.
“Speravano
di coglierci impreparati. Di poter attaccare sia il castello che la
scuola,
quindi sono venuti da voi, noi vi abbiamo mandato i rinforzi e loro
hanno
pensato che sarebbe stato più facile
distruggerci.” Spiegò suo padre
pacatamente, facendo sbollire la rabbia del vampiro, che si
tramutò in
sconforto e confusione.
“Perchè
non me lo avete detto?” chiese con un filo di voce.
“Saresti
voluto tornare e non era ancora il momento!”
esclamò una voce da dietro di
loro.
“Valerian!”
lo chiamò Alexander, “Cosa ci fai qui? Credevo
fossi andato a vedere cosa sta
succedendo a Londra!”
“È
un disastro! Hanno attaccato in massa e i babbani pensano a dei
terroristi.
Stanno organizzando la protezione delle città, ma non
potranno fare molto. Ora
sono diventati più prudenti e stanno cercando di attirare
l’attenzione sui
maghi. Se inizieranno a controllare, avrete non pochi
problemi!” disse, con
tono grave in direzione dei professori.
“Cosa
si fa, allora?” domandò Julia.
“Dì
a tua sorella di venire qui. Abbiamo bisogno del suo aiuto, per venire
a capo
di questa faccenda!” le ordinò Adrian,
surclassando il padre, ma questi, a
parte scrutarlo intensamente, non commentò.
“Non
è necessario. Sono qui. Cosa volete sapere?”
chiese Sarah, entrando dalla porta
rimasta aperta, dopo l’entrata di Valerian.
“I
nostri nemici si stanno organizzando, può sapere cosa
succederà?” domandò
Silente, facendo ricordare ai vampiri che c’erano anche loro,
in quella sala.
“No,
mi dispiace. Ma non posso prevedere le loro mosse. Il loro capo si sa
difendere
dai miei poteri.” Rispose mesta.
Tutti
gli immortali si guardarono, se qualcuno poteva bloccare i poteri di
Sarah
doveva essere davvero forte.
Però,
senza indizi ne altro, non potevano fare molto.
“Io
credo sia il caso di dare ai ragazzi la possibilità di
combattere, se
vogliono.” Se ne uscì improvvisamente la Veggente.
Gli
sguardi si calamitarono su di lei, chi inorridito, chi curioso, chi
apatico.
“Io
non credo sia una buona idea...” iniziò la
professoressa McGrannitt, venendo
interrotta da Viktor, che, per quanto mal sopportasse l’idea
di mandare in
battaglia dei bambini, si rendeva conto, che se non glielo avessero
permesso,
qualcuno avrebbe potuto fare di testa sua. “Professoressa,
per favore, anche a
noi non piace il pensiero di mandare a combattere quelli che
consideriamo
bambini, ma non c’è altra scelta. Alcuni di loro
si metteranno in mezzo, credo
che lei ne sia perfettamente cosciente. È meglio addestrarli
ed essere sicuri
che possano difendersi, invece che rischiare che si facciano
ammazzare.” Le
disse ragionevolmente.
“E
chi, di grazia, li addestrerebbe?” chiese mellifluo Piton.
“Anche
noi, se necessario. Non siamo tutti impegnati nelle battaglie, non
ancora.
Quelli di noi che non combatteranno, daranno loro un addestramento
quantomeno
sufficiente ad evitare che vengano uccisi, senza possibilità
di difesa.”
Ribattè Alex.
“Bene.
Direi che siamo d’accordo. Domani, chi vorrà
tornare a casa, potrà
tranquillamente farlo, mentre chi desidera dare una mano, sia in
battaglia, sia
come guaritore, inizierà dopo pranzo
l’allenamento.” Dichiarò il Re, poi
congedò tutti, ordinando poco sottilmente ad Adrian di
andare a riposare.
Rimasta
sola, Sarah alzò lo sguardo verso la luna piena, che era
sorta nel cielo nero
della notte, illuminandola con la sua luce.
“Spero
tanto che Adrian non commetta sciocchezze... ha bisogno di Harry,
più di quanto
creda...” sussurrò al vento, che le rispose
frusciando tra le foglie e
provocandole un piccolo sorriso.
“Voglio
crederti...”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 19 *** AVVISO!!! ***
AVVISO!!! Ai carissimi lettori... non vi preoccupate non sono morta... mi dispiace di farvi aspettare tanto... però in questi giorni non ho prorpio avuto molta voglia o ispirazione per scrivere... prometto che cercherò di aggiornare a breve e di togliere così questo brutto messaggio.
ancora scusatemi tanto...
bacioni Crystal. |
Ritorna all'indice
Capitolo 20 *** Capitolo 19 - Risvegli e rivelazioni ***
Capitolo
19
La
mattina seguente, Harry si svegliò incredibilmente riposato,
nonostante tutte
le emozioni del giorno precedente, o forse proprio grazie ad esse.
Alzandosi
a sedere sul letto, si guardò intorno, osservando la stanza
dove alloggiava,
che non aveva avuto la forza di esaminare la sera prima.
Ai
lati del grande baldacchino c’erano due comodini e una porta
finestra, che dava
su una piccola veranda, piena di fiori e piante di ogni tipo. Le pareti
erano
di un tenue giallino chiaro, mentre i mobili erano in legno marrone
scuro.
C’erano anche un armadio e, in un angolo, due poltroncine e
diversi cuscini,
grandi e piccoli, posti davanti al maestoso camino in marmo. Ai lati di
quest’ultimo,
due porte, una che portava probabilmente al bagno e quella che dava sul
corridoio, che aveva attraversato la sera prima.
Il
giovane decise di alzarsi dal letto per darsi una rinfrescata ed
esplorare
meglio la camera.
Su
un piccolo tavolino in vetro trovò un vassoio con un
bicchiere, tre brocche, una
d’acqua, una di succo di zucca e una di latte, con vicino un
piattino con una
varietà incredibile di biscotti.
Ne
assaggiò qualcuno, gustandoseli e sorprendendosi di quanto
fossero buoni e li
accompagnò con un bicchiere di succo.
Si
andò a sedere tra i cuscini, fissando il fuoco magico dentro
il camino, che
bruciava senza mai consumarsi e, in quel periodo, senza emanare troppo
calore.
Rimase
incantato ad osservare le fiamme, cercando di dare un ordine ai suoi
pensieri.
Adrian...
Adrian, il ragazzo... vampiro per cui si era preso una cotta, non era
solo un
vampiro... ma no, lui non si poteva accontentare. Era uno dei principi
di tutti
i vampiri!
Anzi,
IL PRINCIPE dei vampiri, da quel che aveva capito.
Come
si poteva essere così fortunati?
Non
sarebbero mai potuti stare insieme... però forse, e solo
forse, Silente aveva
ragione e il bel vampiro moro non gli aveva detto nulla per
proteggerlo, o per
proteggere la sua vera anima gemella.
Magari
lui era solo un diversivo, un divertimento passeggero.
Si
prese la testa tra le mani, senza sapere cosa pensare, desideroso di
parlare
con lui e, allo stesso tempo, di non pensargli mai più.
Tutti
i suoi pensieri cupi vennero bloccati da un leggero bussare alla porta,
seguito
da un biglietto passato sotto di essa.
Harry
lo guardò, curioso e cauto allo stesso tempo, preso da
un’improvvisa
indecisione.
Poi
si alzò e andò a raccogliere il foglietto la cui
scritta lo confuse oltremodo.
Guardò alternativamente il posticino comodo comodo dove,
fino a poco prima
stava osservando il fuoco del camino, e la porta, con la mente persa in
una
battaglia tra l’istinto e la razionalità.
Infine,
prendendo un respiro profondo, lanciò un’occhiata
allo specchio su una delle
ante dell’armadio e, nonostante avesse i soliti capelli
disastrosi, decise di
uscire per andare da Adrian e parlare con lui.
Ripiegò
il bigliettino alla belle e meglio e cercò di orientarsi in
quello che sembrava
un labirinto di corridoi e porte.
“So che probabilmente hai le idee confuse, ma
c’è solo una persona che può aiutarti e
tu sai chi è.
Va
da lui.”
Dopo
aver percorso almeno tre volte, se non di più la stessa
strada, si fermò e
cercò di riflettere, doveva trovare dei punti di riferimento
o qualunque altra
cosa lo facesse arrivare da lui.
Riprese
a camminare, ma dopo altri venti minuti era ancora nello stesso
corridoio e
quasi desiderò di mettersi a piangere per la frustrazione,
quando sentì una
dolcissima musica provenire da una qualche parte da di fronte a lui.
Seguendo
la musica, dolce e malinconica, iniziò a pensare a cosa
avrebbe potuto dire al
vampiro.
Insomma,
la sera prima non gli aveva dato molte risposte, anzi, non ne aveva
data
nessuna. Però, sperava che avrebbe accettato di parlargli.
Continuando
a seguire la musica arrivò di fronte ad una porta in legno
scuro intarsiata con
degli stupendi decori di rampicanti selvatici.
Bussò
leggermente, spaventato da come avrebbe potuto reagire il moro
vedendolo
davanti alla sua porta.
Gli
venne ad aprire pochi istanti dopo. Aveva tutti i capelli in disordine
come se
si fosse appena svegliato e ci avesse passato le mani centinai di
volte. Era a
torso nudo e questo gli permise di registrare che, nonostante fosse
comunque
bellissimo, la sua pelle leggermente bronzea era solcata da cicatrici
bianche,
più o meno evidenti, che sembravano il risultato di
innumerevoli combattimenti.
Portava solo un paio di jeans a vita bassa, abbastanza stretti da
mettere in
risalto le gambe, dai muscoli perfettamente delineati.
Harry
spalancò gli occhi davanti a quella visione, pensava fosse
davvero stupendo già
normalmente, ma non immaginava neanche lontanamente che fosse
così tanto
stupendo vestito... svestito così.
Adrian
lo osservò, improvvisamente sveglio, prima di farsi da parte
per farlo entrare.
Il
giovane faticò non poco a staccare gli occhi
dall’altro, per questo non si
accorse di essere rimirato allo stesso modo.
“Harry,
come mai sei qui?” chiese pacato il vampiro, prendendo una
camicia e
indossandola.
“Volevo
parlarti.” Gli rispose solo, cercando di concentrarsi sul
motivo per cui si
trovava in quella camera e non sul ricordo di quella visione
paradisiaca.
“Accomodati
pure.” Gli disse, sedendosi su una poltrona, indicandogli di
fare lo stesso.
“Di cosa volevi parlare?”
“Ecco,
io... volevo sapere... perchè non mi hai detto chi sei
veramente? Cioè, non che
tu fossi costretto, ma... ecco... avrei mantenuto il s-segreto, non...
non lo
avrebbe saputo nessuno... io... oh, dannazione... vorrei sapere se...
non ti
fidi di me?” balbettò sconclusionato il giovane
dagli occhi di giada,
scatenando lo sconcerto e la confusione del vampiro, che pur avendo
seguito il
suo discorso, almeno in parte, non riusciva a capire il suo nervosismo.
“Ehi,
ehi, calmati. Non è che non mi fidassi di te. Semplicemente
non volevo metterti
in pericolo.” Disse, lanciando uno sguardo preoccupato alla
porta, con un
brutto presentimento. “E a questo proposito, Silente e gli
altri professori ve
lo diranno più tardi, ma... ti va di restare e venire
allenato da noi? Vi verrà
permesso di combattere, anche se solo quando vi riterremo
pronti.” Aggiunse
veloce.
Harry
accantonò i suoi problemi di cuore per qualche secondo,
pensando intensamente
alla proposta, avrebbe accettato, quello era ovvio, ma non era molto
certo che
Silente o uno degli altri professori, a parte forse Piton, avrebbe
davvero
accettato che andassero in battaglia.
“Non
credo ci faranno davvero combattere, sai.” Sospirò
mesto.
“Lo
faranno. Stai tranquillo, saremo io e alcuni dei miei familiari ad
addestrarvi.” Lo rassicurò il vampiro.
I
due sentirono bussare alla porta e prima che uno dei due avesse il
tempo di
muoversi o dire qualcosa, questa si aprì, rivelando la
pallida e longilinea
figura di un Lord Voldemort di nuovo umano.
Rimase
fermo ad osservare il giovane Potter, ammirandone internamente gli
occhi verdi,
carichi di determinazione e allo stesso tempo pieni di una tristezza e
un amore
infiniti, poi parlò.
“Mi
è stato detto che potevo parlarne con te.”
Esordì rivolto ad Adrian, con il
tono che trasudava familiarità, come se non fosse la prima
volta che parlavano,
ma che addirittura avessero una specie di rapporto.
Harry
si sentì tradito dal vampiro che non gli aveva detto di
essere in contatto con
il Lord, anche se sapeva che ora era dalla loro parte, non poteva
essere certo
che non avrebbe cercato di ucciderlo.
Il
vampiro lanciò uno sguardo omicida all’uomo,
dicendo.
“Sapevi
che era qui, cosa volevi dimostrare,eh?” gli sputò
contro.
“Harry,
per favore, ti spiegherò tutto, ogni cosa, ma...”
pregò, occhieggiando la
porta.
“Tranquillo,
è tutto a posto.” Assicurò il moretto,
con il cuore che sprofondava, preferiva
il caro Tom Riddle a lui.
All’improvviso,
prima che uscisse, sentì Adrian ringhiare e rivolgersi con
tono pericolosamente
basso e roco ad un ora timoroso Lord Oscuro.
“Non
ti azzardare neanche solo a pensare qualcosa contro di lui,
è chiaro? Non ti
immagini che conseguenze potrebbe avere questo tuo gesto.”
L’uomo
rispose con un semplice cenno del capo.
“Harry,
vai nel giardino alla fine del corridoio e aspettami lì, per
favore.” Ordinò,
anche se con cortesia, il vampiro al giovane Grifondoro, il quale
annuì, pur
non sapendo se l’aveva visto o meno, e si avviò
verso il giardino.
“Non
provare mai più a provocarmi, Tom!”
esclamò il bel moro dagli occhi blu,
esasperato. “Ti avrei potuto uccidere e non possiamo
permettercelo, non ora.”
Aggiunse, sperando, inutilmente che il Serpeverde capisse.
“Oh,
si, certo. È che volevo proprio vedere come avrebbe reagito
il piccolo Potter,
vedendomi. Direi che è andata bene. Visto che ho intenzione
di fare di lui il
mio allievo.” Si schernì quello, solo in parte
dispiaciuto.
“Il
tuo allievo? Scherzi? Non accetterà mai!” lo
rimbeccò l’altro.
“Vedremo!
Comunque, per quella faccenda...” gli disse, infastidito.
“No,
non so cosa potremmo fare. Mio padre dice che non può essere
e la penso come
lui, ce ne saremmo dovuti accorgere. Ma non riesco a fare a meno di
pensare che
potrebbe davvero essere.” Lo interrompe. “Ora
scusami ma ho delle spiegazioni
da dare.” Lo saluta.
“Oh,
con tutto quello che nemmeno Silente sa, ne hai davvero
tante...” sussurra il
Lord una volta che il giovane fu uscito.
°°°
Harry
pensava a come mai il mago oscuro più potente dai tempi di
Merlino e il suo
Adrian fossero così... intimi.
Ebbe
un brivido a pensarlo, ma non sapeva in quale altro modo descrivere
quello che
aveva visto.
Fortunatamente
non ci poté più pensare perché venne
raggiunto dal bel vampiro moro, che gli
fece cenno di sedersi.
“Sarà
una conversazione lunga e mi devi promettere che quello che ti
dirò rimarrà tra
di noi.” iniziò.
Il
giovane umano annuì curioso.
“Bene.
Allora, intanto devi sapere che quest’anno Silente ha
accettato di farmi
entrare nella scuola, non solo per avere un contatto con i vampiri, ma
anche perché
mia cugina Sarah l’estate scorsa ha avuto una visione in cui
ero con la mia
anima gemella, ad Hogwarts.” Prese un respiro,cercando di
riordinare le idee.
“Devi sapere che un’anima gemella non è
solo l’unica persona che i vampiri
possono amare per davvero, ma è anche l’unica che
può contenere i poteri di un
vampiro.” Disse.
“I
poteri? Voi vampiri avete dei poteri? Cioè oltre alla
magia?” chiese Harry.
“Già,
abbiamo altri poteri, solo che non tutti sono abbastanza forti da
controllarli
e li sigillano per evitare sorprese. Comunque, i poteri di un vampiro
aumentano
a seconda del rango sociale, in
pratica dal posto che occupano nella gerarchia. Conosci le varie
categorie?”
domandò, il ragazzo assentì.
“Bene.”
“Tu
sei un purosangue?” gli chiese, prima che potesse continuare.
“Sì,
sì io... io sono un purosangue, anche se è una
definizione un po’ diversa che
per voi maghi.” Ridacchiò.
“Lo
so, sai Hermione.” Ribatté, spiegando tutto con
quelle parole.
“Oh,
certo. A dispetto di ciò che è scritto sui libri,
i purosangue sono importanti perché
sono gli unici vampiri che possono decidere se trasformare un umano e
in che
categoria mandarlo.” Questo sorprese Harry, non
c’era nei libri.
“Davvero?
Quindi tu potresti trasformarmi e farmi diventare un purosangue come
te?”
domandò, sempre più curioso e interessato.
“Sì,
ma non ho nessuna intenzione di trasformarti. E non permetterei a
qualcuno di
farlo, non ancora, almeno. Sei troppo giovane.” Gli disse con
tono fermo e
duro.
Il
ragazzo puntò le due giade che aveva per occhi nei due
lapislazzuli dell’altro
e si domandò per quale motivo non voleva, oltre alla sua
età.
“Quindi,
le anime gemelle possono controllare i poteri del vampiro?”
chiese, per
riportare il discorso al punto di partenza.
“Qualcosa
del genere, fungono da catalizzatori per il vampiro e lo aiutano a
evitare di
disperdere inutilmente le energie, anche se è una cosa che
si riesce a fare
anche da soli, con molti anni di allenamento. Dato che le anime gemelle
sono
difficili da trovare. Ci sono, inoltre, leggende secondo i quali
esistano dei
vampiri che hanno poteri che permettono di controllare anche quel
sottile
confine tra la vita e la morte, ma, fino ad ora, nessuno ha mai
manifestato
poteri del genere, a parte forse, mia cugina, che è in grado
di dare la vita,
ma non le abbiamo mai visto usare quel potere. Dice che
c’è un prezzo da pagare
e che questo è spesso troppo alto. E quel potere secondo lei
non si riesce ad
usarlo correttamente se non si ha con sé la propria anima
gemella. In questo
caso, i nostri saggi hanno detto che molto probabilmente chi
può catalizzare
tali poteri non può che essere molto potente.” Gli
rispose l’altro, tornando in
modalità professore.
“E
allora, aspetta, io ho visto te e tuo fratello usare i vostri poteri, come fanno i vampiri a
usarli?” richiese
Harry, un po’ confuso, se le anime gemelle erano i catalizzatori come era possibile che i
vampiri usassero i loro
poteri senza di loro?
“La
maggior parte dei vampiri, almeno di quelli trasformati, erano maghi.
Gli altri
possono usare la semplice magia e compensano con quella. Mentre gli
unici che,
anche senza un’anima gemella, riescono a usare i loro poteri,
sono i
purosangue, poiché hanno un maggiore autocontrollo, per la
maggior parte.” Gli
rispose, ma prima che potesse dire altro arrivò una ragazza
dai capelli rossi,
che li guardò sorridendo, prima di informarli che era ora di
pranzo.
NOTE
DELL’AUTRICE: eccomi sono tornata con un nuovo capitolo...
ringrazio tutti
coloro che mi seguono e preferiscono e adesso anche ricordano... e
tutti coloro
che hanno recensito...
Avete
visto che il caro Voldie ha fatto la sua apparizione??? Che ve ne
pare??? Il
piccolo Harry ha scoperto qualcosa, ma non ha detto ad Adrian quello
che
pensa... fatemi sapere come vi sembra i chappy!!!
Bacioni
Crystal
|
Ritorna all'indice
Capitolo 21 *** Capitolo 20 - Chiacchiere e Brutti Sogni ***
Capitolo
20
...Gli
rispose, ma prima che potesse dire altro arrivò una ragazza
dai capelli rossi,
che li guardò sorridendo, prima di informarli che era ora di
pranzo...
I
due interpellati si guardarono, poi Adrian si rivolse alla cugina.
“Grazie
per averci avvertito, Sarah, arriviamo.” Le disse con tono
neutro, anche se
sapeva che lei avrebbe capito il suo stato d’animo un
po’ agitato in ogni caso.
“Bene.
Oh, ricorda che lo zio ti voleva parlare, prima di dare la...
notizia.” Lo
avvisò la vampira, con un sorrisetto ambiguo, a cui
l’altro desiderò poter
rispondere con un’alzata di occhi al cielo.
Comunque
lei lo ignorò, sorridendo, invece, in direzione di Harry,
che segretamente
desiderava di poter restare a parlare con il bel vampiro accanto a lui,
per
chiarire ciò che era ancora rimasto in sospeso tra di loro.
Tuttavia,
quest’ultimo si alzò dalla sedia e lo
invitò con uno sguardo a fare lo stesso.
“Ehi!
Ti ho promesso che ti avrei dato delle risposte e lo farò,
non ti preoccupare.”
Lo rassicurò. “Continueremo il nostro discorso
dopo cena.” Detto ciò, guardò la
cugina che era ancora nel giardino a osservarli, rimase sorpreso di
notarlo,
maliziosamente.
Lei
percepì i suoi pensieri e gli rispose allargando il sorriso.
Poi
si avviò a velocità vampiresca, senza aspettare i
due.
Harry
guardò Adrian confuso, non era riuscito a capire bene
l’interazione dei due
cugini, ma quello in risposta scosse la testa, non avendo idea di come
spiegare
al giovane ciò che passava per la testa della veggente.
Sospirò
e, facendo cenno al moro di seguirlo, si incamminò nella
direzione della Sala
dove sarebbe stato servito il pranzo.
°°°
Furono
gli ultimi ad arrivare, quindi tutti i vari tavolini erano
già stati occupati.
Harry si sorprese di vedere che non c’erano quattro lunghi
tavoli come ad
Hogwarts, ma tanti tavolini tondi, da dieci o dodici persone.
I
suoi amici lo stavano chiamando da un tavolino centrale, vicino a
quelli dei
membri dell’ES e ad altri Serpeverde amici dei loro amici
Serpeverde, che
sedevano al tavolo con lui.
Anche
gli altri gruppi non erano divisi per appartenenza di casa, sembrava
quasi che
per un giorno le divergenze le potessero mettere da parte.
Si
sedette vicino a Hermione e si rese conto che dal suo posto poteva
vedere
perfettamente Adrian senza neanche girare il capo, semplicemente
alzando lo
sguardo lo poteva ammirare con la scusa che non poteva di certo
mettersi
altrove visto che era l’unico posto libero.
“Grazie
Mione.” Le sussurrò, facendola ridere sotto i
baffi.
Gli
altri li guardarono interrogativi, scatenando risa e sghignazzamenti.
Il tavolo
si guardò, sperando di trovare una risposta in un altro
degli occupanti, poi
scosse la testa, accantonando la questione.
Molti
si girarono verso la loro tavolata, per capire cosa stava succedendo,
anche
Adrian, nonostante la sua attenzione fosse rivolta al giovane di fianco
a lui,
che gli stava dicendo qualcosa di non molto bello. Infatti, Harry vide
che il
sorriso che gli aveva regalato si stava spegnendo sempre di
più, fina a che non
divenne una smorfia, che il giovane Potter non capiva se disgustata o
seccata.
Comunque
si annotò mentalmente le domande che gli voleva fare quella
sera,
rassicurandosi che entro poche ore avrebbero avuto risposta. Dopo di
che si
dedicò al pranzo.
°°°
I
vampiri si allontanarono dalla Sala molto presto, e Adrian
seguì suo padre nel
suo studio.
“Figliolo,
so che adesso desidereresti stare con il tuo umano ma...”
iniziò, ma venne
interrotto dalla porta che si apriva e ne entrava una donna stupenda ed
elegante. I lunghi capelli neri erano legati in una morbida treccia che
cadeva
sulla spalla sinistra e il viso dolce era incorniciato da delle
ondulate
ciocche ribelli che facevano sembrare i suoi occhi ancora
più chiari, di un
azzurro già chiarissimo, divenivano trasparenti come delle
pietre di
acquamarina.
“Madre!”
“Isabella!”
La
chiamarono in coro padre e figlio.
La
regina li guardò sorridente e andò ad abbracciare
il suo ragazzo, che non
vedeva dall’ultima volta che era stato lì.
“Oh,
Adrian.” Disse, felice di vedere che stava bene.
“Sono così felice che tu sia
tornato. E ho bisogno di parlarti, figlio mio, è molto
importante.” Aggiunse.
“Isabella,
amor mio, capisco che la questione che devi affrontare con lui
è importante, ma
siamo in guerra e lui è il Principe ereditario,
dovrà guidare i vampiri quando
sarà il momento e adesso ha degli obblighi verso questa
guerra.” Fece
combattivo e autoritario il Re, nella speranza che la moglie lo
lascasse di
nuovo da solo con il giovane.
“Cosa?
Non ti permettere, Joseph, sarai anche il Re, ma prima di tutto sei mio
marito
e Adrian è mio figlio, nostro figlio, motivo per cui non ti
devi permettere di
pensare a lui semplicemente con al principe ereditario.” Si
arrabbiò la donna.
“Sono qui per parlare con lui e non me ne andrò di
qui fin quando non gli avrò
parlato!” finì, prendendo fiato e scoccando al
marito uno sguardo severo e
molto molto spaventoso, che fece cedere l’uomo solo in parte.
“E
va bene, ma prima fammi chiarire con lui una delle cose di cui si
dovrà
occupare personalmente.” Le rispose, utilizzando un tono
ragionevole.
“Padre,
volevo sapere, per quanto riguarda l’addestramento degli
studenti...” domandò
Adrian, intromettendosi nella discussione dei genitori.
“È
proprio il motivo per cui ti devo parlare. Gli studenti hanno deciso,
tra
quelli che vogliono rimanere ci sono soprattutto alunni degli ultimi
anni e
cinque o sei dei primi tre. Mi è giunta voce che alcuni di
loro e altri che
arriveranno nel pomeriggio hanno fatto parte di un gruppo di studio
extrascolastico, in cui hanno imparato qualcosa in più,
l’anno precedente.
Spero vivamente che tu sia pronto, perché il fatto che non
siano più ad
Hogwarts non vuol dire che non troveranno motivi per
litigare.”
“Non
preoccuparti, Padre, saprò cavarmela. Li conosco tutti
almeno di vista e con,
quasi tutti, ho parlato una o due volte e credo di avere
l’appoggio degli
studenti giusti.” Gli rispose sorridendo a fior di labbra,
ripensando che
quella sera avrebbe potuto dire tutto ad Harry, ma era meglio iniziare
dai
problemi di cuore, poi tutte le altre spiegazioni.
“Bene,
allora. Direi che hai la giornata libera, ci rivedremo questa
sera...” disse
Joseph.
“No,
non stasera. Devo parlare con una persona e non posso
rimandare.” Lo interruppe
Adrian, sapendo che non era una buona idea far alterare il padre, ma
anche che
non poteva rompere la promessa fatta a Harry.
Il
vampiro più adulto lo guardò incredulo per un
attimo, non l’aveva mai
interrotto, poi scosse la testa sorridendo.
“Sei
proprio uguale a me! E va bene, pensi di poter finire entro la mattina
di domani?”
gli chiese, con un tono scherzoso e pieno di affetto.
“Sì.
E grazie, Padre!” esclamò l’altro felice.
“Ora
che la vostra conversazione è terminata, scusatemi, ma mi
porto via mio
figlio.” Esordì la vampira che era rimasta ad
osservare l’interazione tra i due
con un pizzico di timore e orgoglio.
Adrian
si era sempre molto impegnato per rendere suo padre orgoglioso.
Una
volta fuori, Isabella condusse il giovane vampiro verso il suo giardino
privato, quello che curava lei stessa da quando era diventata la
regina. Il
ragazzo sgranò gli occhi quando se ne rese conto, sapeva
quanto era importante
quel luogo per la madre e potervi entrare era un privilegio che non a
tutti era
concesso.
Guardandosi
intorno, si meravigliò di quanto fossero belli i fiori,
esotici e tradizionali,
o i grandi alberi secolari che creavano giochi di luce e ombra sopra di
loro.
“Hai
fatto davvero tutto tu? Tutto questo, sei riuscita a farlo da sola? Sei
straordinaria, mamma.” Chiese, fiero di avere una mamma
speciale come lei.
“Beh,
avevo tanto tempo libero! Ero appena diventata regina e sapevo bene che
non era
il caso di farmi vedere in giro per il castello da sola da qualche
ospite,
quindi chiesi alle mie ancelle di trovarmi un posto, nel giardino, dove
mi
sarei potuta rilassare e ho trovato questo e ho deciso di
curarlo.” Gli spiegò,
imbarazzata dal complimento con un sorriso biricchino.
“Ecco
da chi ha preso Alex!” esclamò ridendo Adrian,
rivedendo nella madre i modi di
fare un po’ irriverenti del fratello minore.
“Che
ci puoi fare, tesoro? È mio figlio dopotutto, come
te!” disse.
Poi
si avviò verso una panchina in pietra circondata da un
bellissimo roseto e
ombreggiata da una quercia.
Si
sedette e gli fece cenno di fare lo stesso.
“Non
ti ho chiesto di venire qui per parlare del giardino. Ma di te e del
tuo dolce
umano. L’ho conosciuto, sai?” iniziò il
discorso.
“Non
è solamente il mio dolce umano, anzi non credo proprio sia
mio, in primo luogo.
Però... è lui.” Cercò di
dire l’altro.
“So
cosa vuoi dire, sai ho provato la stessa cosa con tuo padre.”
Lo rassicurò lei,
con fare materno.
“Davvero?
Ma credevo che... cioè, sia tu che papà avete
sempre raccontato che il vostro è
stato amore a prima vista.” Ribatté sconcertato.
“Si,
infatti. L’ho amato dal primo momento che l’ho
visto. Ma allora ero la figlia
del capo nemico, potevo solo sognare di stare con lui. Almeno fin
quando non si
stipulò la tregua e, per fortificare l’unione
delle due fazioni, venne
organizzato il matrimonio tra me e tuo padre.”
Raccontò la donna, con sguardo
cupo e pensieroso. “Anche per lui fu amore a prima vista,
quando i tuoi nonni
si incontrarono per stringere l’alleanza, io, in quanto sua
unica figlia,
dovevo seguirlo. È stata la prima volta che ci siamo
incontrati, almeno
ufficialmente. Poi abbiamo iniziato a stare insieme, anche prima del
matrimonio. E lui mi dichiarò il suo amore la notte prima
delle nozze, sotto la
luna quasi piena.” Aggiunse sognante. “Comunque,
penso che tu debba parlare con
il tuo Harry, prima che sia tardi, o lo perderai.” Gli
consigliò.
Adrian,
che aveva ascoltato in religioso silenzio il racconto di Isabella,
annuì,
incupendosi un poco.
“Non
saprei come affrontare il discorso, insomma, non gli posso dire : ciao,
sei la
mia anima gemella, ti va di restare con me per tutta
l’eternità? Mi manderebbe
via a calci! E ho paura che se questa guerra non finisce in fretta,
rischio che
venga ferito per arrivare a me, è già
successo.” Si sfogò, esternando tutte le
sue paure con la donna che lo aveva messo al mondo.
“Non
puoi andare avanti mentendogli, deve sapere la verità.
Quello che accadrà poi,
lo affronterete quando sarà il momento. Non soffocare il tuo
amore per paura,
tesoro mio. Potrebbe essere il tuo più grande
errore.” Gli disse dolcemente,
dandogli una leggera carezza sulla guancia.
Lui
alzò lo sguardo, che aveva abbassato dopo lo sfogo,
trafiggendola con quegli
zaffiri che aveva al posto degli occhi.
“Ora
ti conviene andare dal tuo piccolo smeraldo, penso potrai anticipare la
tua
chiacchierata.” Fece lei sorridendo.
Il
giovane si alzò dalla panchina e si immerse nei corridoi del
castello alla
ricerca della traccia familiare di Harry.
Lo
trovò nella sua camera, da solo.
Bussò
un paio di volte, poi attese.
Nessuna
risposta proveniva dall’interno della stanza. Stava per
ribussare, quando sentì
dei lamenti incoerenti, dolorosi gemiti di paura e frustrazione, di
senso di
colpa e dolore.
“No…
per favore… lasciali… non gli fare del
male…” disse la voce mezza soffocata di
Harry.
Adrian
decise di entrare e di capire cosa stesse succedendo. Ma una volta
dentro vide
il giovane, steso nel letto, dormire un sonno agitato da un qualche
incubo
terribile.
Gli
si avvicinò, senza cercare di non far rumore, sperando anzi
che si svegliasse
infastidito dai rumori leggeri che emettevano i suoi passi.
“Harry…
Harry! Mi senti? Svegliati!” gli sussurrò.
“Mmm…”
mugolò questi, senza tuttavia svegliarsi.
Iniziò
a scuoterlo, cercando di svegliarlo, continuando a fallire nei suoi
tentativi.
Poi le sue parole attirarono la sua attenzione.
“No,
ti prego, lascialo… prendi me… ma lascia stare
lui. No!” gridò infine.
Adrian
smise di provare a svegliarlo nei modi tradizionali e lo
chiamò, modulando la
voce come aveva fatto solo una volta con lui, al loro primo incontro.
“Harry,
svegliati, mio piccolo angelo. Ho bisogno di te.” Gli
sussurrò dolcemente,
avvolgendosi nel frattempo in un mantello di tenebra, così
da non essere visto
completamente dall’altro quando si fosse svegliato.
“Avanti, piccolo, ce la
puoi fare!” aggiunse, infondendo in quella frase tutta la
fiducia che provava per
lui.
Le
palpebre del ragazzo vibrarono un secondo prima di aprirsi sugli occhi
verde
speranza, che guardarono confusi il loro osservatore.
“Sei
tornato…” gli disse debolmente, sorridendo.
L’altro
annuì e lo strinse di più a sé.
“Ora
è tutto a posto.” Lo rassicurò,
pregando che non ricordasse l’incubo che aveva
fatto e, allo stesso tempo, che potesse descriverglielo così
da poter sapere se
i suoi dubbi sul nemico con il quale si sarebbero scontrati erano
fondati.
Comunque mise da parte i pensieri e lo fece poggiare sul suo petto,
tenendolo
stretto.
“Riposati,
nessuno ti farà del male.” Gli
sussurrò, ma vedendo lo sguardo spaventato nei
suoi occhi, lo rassicurò, dicendo. “Non me ne
vado.”
Harry,
rassicurato, chiuse gli occhi, stringendosi a lui.
NOTE
DELL’AUTRICE: arieccome.... carissimi lettori ecco per voi un
nuovo chappy...
mi fate sapere come vi sembra??? Bene!!! Allora sono cominciate le
scuole...
dannate!!! Motivo per cui ho deciso che aggiornerò solo il
sabato, un chappy a
settimana... vedrò di essere puntuale, promesso....
Bacioni
Crystal
|
Ritorna all'indice
Capitolo 22 *** Capitolo 21 - Incubi, Ritorni e Dichiarazioni ***
NOTE DELL'AUTRICE:
eccomi qui di nuovo!!! Dopo due anni di assenza, sono
riuscita a ricominciare a scrivere questa storia... spero che il
capitolo vi piaccia!!!
BUONA LETTURA
Crystal eye
Capitolo
21
Quando
si svegliò, la camera era completamente avvolta
dall’oscurità, cosa che gli
fece pensare di avere dormito per delle ore e di aver probabilmente
saltato la
cena.
Si
rese conto, tornando alla realtà, che non c’era
quella persona, l’uomo che
aveva incontrato quella famosa notte a Little Winghin.
Rimase
un po’ deluso del fatto di non trovarselo accanto come gli
aveva promesso. O
meglio, non glielo aveva proprio promesso, ma aveva sperato non se ne
andasse
prima del suo risveglio.
Iniziò
a fare mente locale su ciò che era successo quel pomeriggio.
Flashback
Era
appena tornato dal pranzo e stava tranquillo a chiacchierare con i suoi
amici,
che, come lui, erano rimasti un pochino sconvolti dalle rivelazioni del
giorno
prima. Al gruppo si erano aggiunti ufficialmente i Serpeverde del
gruppo di
Draco Malfoy e Theodore Nott, che aveva visto con Adrian.
Non
capiva come mai avesse deciso di frequentarli, comunque non aveva
intenzione di
fare polemiche, o di sopportarne una. E, a quanto sembrava, tutti lo
aveva
capito.
Meglio
così!
Dopo
circa un paio d’ore, passate a parlare, ricordando i vecchi
screzi e scherzi
che si erano fatti, gli un verso gli altri, Harry si portò
una mano di fronte
alla bocca cercando di soffocare uno sbadiglio.
Nonostante
si fosse riposato magnificamente quella notte, una sola dormita
tranquilla e
serena non gli ridava le energie sufficienti per sopportare una
giornata piena
di emozioni come si stava rivelando quella.
Hermione,
la sua cara amica Hermione, si accorse che non sembrava molto attivo e
gli
consigliò.
“Harry,
mi sembri stanco. Perché non vai a riposare?”.
Anche
Ron, guardandolo più attentamente, si accorse
dell’espressione stanca
dell’amico e annuì nella sua direzione, concorde.
Il
giovane sorrise in direzione degli amici e, salutando tutti, si diresse
nel
corridoio per andare nella sua stanza.
Una
volta arrivato, decise di cambiarsi e dormire un po’ in
attesa che arrivasse
Adrian.
Sperava
di riposare tranquillo come la sera prima, ma la fortuna non era dalla
sua quel
giorno. Infatti, appena chiuse gli occhi, una figura ammantata di nero,
che gli
ricordò per un secondo quella che aveva già
visto, gli apparve e cominciò ad
indicare qualcosa.
Un
altarino in pietra dove era posato un contenitore, sempre in pietra,
pieno di
acqua limpida, che si increspò in cerchi concentrici nel
momento in cui Harry
ci guardò dentro.
Iniziarono
ad apparire immagini terribili e il giovane provò a tirarsi
indietro, non
voleva più vedere quello che quella figura desiderava
mostrargli, ma non
riusciva né a staccare lo sguardo, né a spostarsi
dall’altare.
Poco
dopo le immagini che vedeva diventarono reali, si materializzarono di
fronte a
lui, con tanto di sonoro. Il giovane cercò di tenere lontane
le grida stridenti
dei suoi amici mettendo le mani sulle orecchie, con scarso successo.
Calde
lacrime iniziarono a rigare le sue gote, senza che potesse fermarle,
sentire i
suoi migliori amici urlare di dolore in quel modo lo stava
distruggendo, poi, a
peggiorare le cose, si aggiunse alla scena anche Adrian.
Il
vampiro non sembrava soffrire più di tanto e se stava
fingendo, lo faceva molto
bene, finché quell’uomo non si tolse il mantello
che lo aveva coperto fino a
quel momento e gli si avvicinò con in mano un coltello e una
pozione, che versò
sulla lama prima di calarla sul giovane, che non poté
più evitare di esternare
il suo dolore.
“No...
ti prego... basta... fermo...” iniziò a dire
sconnessamente, pregando perché li
lasciasse stare.
“Lasciali...
prendi me... lasciali andare...”
L’uomo
si girò verso di lui, dopo aver infierito
un’ultima volta sul vampiro,
mostrando i suoi occhi rosso sangue e, con un sorriso troppo aperto e
crudele
per poter anche solo sembrare amichevole, i denti aguzzi, che fecero
tremare
Harry di paura.
Intanto,
una voce bassa e profonda si espanse nelle tenebre attorno ai due.
“Harry...
Harry, mi senti?” era molto familiare, preoccupata, ma
l’interpellato riusciva
solo a pensare a quei denti affilati che si avvicinavano sempre di
più e la sua
mente pareva essersi bloccata su quel particolare e il ricordo di un
altro paio
di denti che affondava con forza e violenza nel suo collo, al solo
scopo di
succhiare il sangue.
Il
vampiro, perché questo era, fece apparire Adrian tra le sue
braccia,
piegandogli il collo in maniera quasi innaturale. Poggiò le
labbra sulla carne
tenera, baciandola, dopo di che la graffiò con la punta dei
canini, senza però
mordere.
Continuò
la tortura per alcuni istanti, fino a che Harry esplose e gli disse.
“No...
lascialo... prendi me al suo posto... lascialo...”
il
sorriso ferino e soddisfatto che si aprì sulle labbra del
vampiro, terrorizzò
il giovane, che si rese conto di avere fatto esattamente quello che
voleva
quell’essere, che, infatti, si avvicinò
velocemente per potersi beare del
sapore caldo e succulento del ragazzo. Il quale lo guardò
negli occhi, cercando
di sfidarlo con lo sguardo, venendone tuttavia ipnotizzato.
Il
suo sguardo si fece vacuo e tutto attorno a lui svanì, i
suoi amici, Adrian, rimase
solo lo sconosciuto.
Poi,
di nuovo una voce lo chiamò, era un po’ diversa da
quella di prima, ma era
sempre familiare.
“Harry,
svegliati, mio piccolo angelo, ho bisogno di te!” disse.
E
il Grifondoro uscì dalla trance in cui l’aveva
fatto cadere il vampiro, che,
arrabbiato, sbraitò.
“Me
la pagherai, nipote, ti assicuro che me la pagherai!” infine,
scomparve,
permettendo a Harry di uscire dal sonno.
Fine
Flashback
Quando
si era svegliato e aveva trovato vicino a sé
quell’uomo che aveva incontrato nel
parco era rimasto sorpreso, ma felice, perché in fondo aveva
sempre desiderato
rivederlo.
Poi
si era riaddormentato sul suo petto, arrossì al pensiero di
come lo avesse
trattato come un peluche.
Forse
era per quello che se ne era andato senza dire niente, mentre ancora
dormiva.
Un
lieve bussare alla porta lo distrasse dai suoi pensieri, prima che
potesse
invitare chiunque ci fosse fuori ad entrare, vide Adrian aprire con una
spalla
la porta, tenendo in mano un vassoio con la cena.
Lo
guardò sorpreso e felice, ringraziandolo del gesto con un
sorriso.
“Beh,
so che non hai dormito proprio bene oggi pomeriggio, quindi quando ti
sei
riaddormentato su di me, ho pensato fosse meglio lasciarti riposare,
anche se
probabilmente adesso, hai fame.” Gli disse quello,
spiegandogli un po’ di cose
e sbalordendolo.
“Cosa?”
chiese con un filo di voce.
Il
vampiro sorrise dolcemente.
“Vedi,
mio caro piccolo angelo, io so da un po’ che tu
sei la mia anima gemella. Per essere precisi, dal nostro primo
incontro. Ricordi?” gli disse, utilizzando quella voce calda
e profonda, che
fece fremere da capo a piedi.
Annuì,
ancora un po’ meravigliato della rivelazione, ma non troppo,
aveva pensato
spesso, da quando aveva incontrato il vampiro sul treno, che sembravano
esserci
delle somiglianze con quella figura misteriosa.
“Perchè
me lo dici solo adesso?” gli domandò, avvertendo
lui stesso un forte tono di
accusa nella voce.
L’altro
abbassò lo sguardo e prese un respiro profondo, cercando le
parole giuste.
“Ecco,
vedi. Fino ad oggi ho sempre avuto paura.” Iniziò,
guardandolo guardingo, come
in attesa di un suo scoppio. “Paura che se ti avessi detto
qualcosa, ti avrei
messo più in pericolo di quanto tu non sia
già.” Aggiunse, vedendo che non dava
segni di voler interrompere, anche se stringeva le mani a pugno e le
labbra
serrate in una linea sottile. “Però, una persona
mi aiutato a capire che non
posso rinunciare a tutto per timore che mi possa essere portato via
e...” si
fermò, non sapendo bene come continuare.
“E
hai deciso di venire a dirmi che non hai più intenzione di
decidere anche per
me? Che provi qualcosa per
me?”
suggerì Harry, leggermente arrabbiato, curioso e spaventato
dalla risposta.
L’altro
alzò lo sguardo a incontrare il suo e, tenendo gli occhi
incatenati ai suoi,
per trasmettergli tutta la sua sincerità, annuì.
“Dimmelo.”
Gli disse.
“So
che non avrei dovuto tenerti all’oscuro di tutto, come so che
odi i segreti, ma
non avevo la possibilità di proteggerti a scuola se fosse
successo qualcosa. E
si, credo di stare innamorandomi di te, ma non so dirti esattamente
ciò che
provo, perché non lo so, non ho mai provato niente del
genere prima.” Rispose,
sincero.
Harry
sospirò impercettibilmente di felicità,
distendendo le mani e perdendo ogni
traccia di arrabbiatura.
“Io
ti amo, ne sono sicuro. Ma che vuol dire che non sai cosa
provi?” si dichiarò,
chiedendo al contempo spiegazioni, insomma era un vampiro con qualche
centinaio
di anni alle spalle, avrebbe dovuto essere più sicuro di lui
nella conoscenza
dei propri sentimenti.
“Non
ho mai amato. I vampiri non possono veramente amare nessuno, a parte la
propria
anima gemella. Si può provare affetto, ma non
Amore.” Gli disse un po’
rammaricato.
Il
giovane sgranò gli occhi, pensando distrattamente che
Theodore Nott non avrebbe
mai potuto portarglielo via e prendendo improvvisamente la decisione di
far
svanire quello sguardo offuscato dai suoi occhi.
Lo
afferrò per il colletto della camicia leggera che indossava
e lo baciò.
Un
semplice sfiorarsi di labbra inizialmente, puro e innocente, ricambiato
dopo
pochi attimi dal bel moro, che, afferrando il ragazzo per i fianchi, si
tirò
Harry in braccio, cercando di stringerselo contro il più
possibile.
L’altro
in risposta gli afferrò alcune ciocche di capelli morbidi e
neri come la notte,
tirandoli leggermente, continuando a baciarlo e aprendo appena le
labbra piene,
lasciò che la sua lingua assaporasse quelle del vampiro.
Sapeva
di menta, sole, pioggia e foresta.
Si
sorprese a desiderarne sempre di più e Adrian
approfondì il bacio, aprendo la
bocca e permettendo alla sua lingua di giocare con quella di Harry.
Iniziarono
una piccola battaglia che non avrebbe avuto ne vincitori ne vinti.
Le
loro lingue si scontravano e incontravano, esplorando
l’interno della calda
bocca dell’altro, cercando di carpire tutti i sapori che gli
appartenevano.
Harry,
ancora in braccio al bel vampiro moro, avvertì uno
spostamento, ma, con la
mente troppo impegnata a galleggiare in una specie di vuoto dove
esistevano
solo la bocca di Adrian e le sue mani, che possessive, si muovevano sul
suo
corpo, se ne accorse veramente quando si ritrovò sdraiato
supino sul letto, con
il giovane sopra di sé, che lo baciava come se ne andasse
della sua vita.
Qualcuno
bussò alla porta, ma nessuno dei due se ne curò
più di tanto. Se ne sarebbe
andato, non sentendo rumori. Visto che tutti i lievi suoni che Harry
emetteva
quando Adrian faceva scivolare una delle sue mani sulla coscia, o sulla
schiena
o quando aderiva completamente al corpo dell’altro, facendo
incontrare la loro
eccitazione, venivano silenziati dalle labbra del vampiro, incollate
alle sue.
Purtroppo,
chiunque fosse, lo scocciatore non aveva intenzione di lasciar perdere
e
continuò a bussare, sempre più forte, tanto che
la mente del vampiro, persa in
un limbo fatto di carezze e sospiri e tocchi, fu attraversato dal
pensiero di
occuparsi personalmente di lui.
Si
staccò appena dalle labbra rosse e gonfie del moretto dagli
occhi verde giada,
per guardare la porta, prima di decidere che era meglio aprirla prima
che, alla
persona dietro di essa, venisse in mente di farlo senza permesso.
Non
si curò minimamente di darsi una sistemata, però
coprì Harry con un lenzuolo,
facendogli segno di stare fermo.
Aprì
la porta di scatto, trovandosi di fronte quella faccia da schiaffi che
era Tom
Riddle per lui.
Questi
lo guardò attentamente per un secondo, poi si
aprì in un sorriso malizioso.
“Non
vi avrò interrotti spero.” Disse, beandosi della
visione erotica che era quel
giovane davanti a lui.
Con
i capelli spettinati, la camicia azzurra stropicciata e con qualche
bottone
aperto che copriva appena i pantaloni di pelle che indossava. Gli occhi
scuri,
sembravano ancora più neri grazie alla pupilla che si era
dilatata
dall’eccitazione.
Lord
Voldemort apprezzava quella vista. Si sarebbe volentieri approfittato
di quel
bel corpo, ma sapeva che con il giovane Potter era meglio non
scherzare,
d’altronde l’aveva sconfitto quando aveva solo un
anno e per i precedenti
cinque era sempre riuscito a sfuggirgli.
Non
perse comunque l’occasione di fare dei commenti molto
allusivi che avrebbero
irritato sia il piccolo Harry, che il vampiro davanti a lui.
“Oh,
tesoro, se mi accogli così, potrei anche pensare che mi stai
facendo una
proposta.” Disse allusivo con voce che trasudava malizia e
lussuria.
Gli
occhi di Adrian si strinsero pericolosamente.
“Attento
a quello che dici, Tom!” lo avvertì minaccioso.
“Cosa sei venuto a fare?” gli chiese,
mantenendo un tono basso e pericoloso, che spinse il giovane avvolto
nelle
lenzuola a richiamarlo.
“Adrian cosa succede?” chiese fintamente innocente,
nella speranza che il Lord
Oscuro se ne andasse.
“Volevo
solo avvertirti che qualcuno ha forzato la sua mente, questo
pomeriggio.
Purtroppo non sono riuscito ad identificarlo, mi teneva fuori dalla
testa del
ragazzo. L’unica cosa che ho capito era che era molto
potente, davvero. Forse,
se se lo ricorda, lo potreste identificare.”
Sussurrò, per non farsi sentire da
Harry, lanciandogli un’occhiata di pura preoccupazione che
non era da lui e che
sorprese il Grifondoro, che non riusciva a credere ai suoi occhi.
Gli
occhi di ossidiana del Signore Oscuro erano stati percorsi da un lampo
che ad
una prima occhiata era sembrata preoccupazione.
Il
vampiro lo guardò poi spostò lo sguardo sul
ragazzo nel letto e annuì.
“Gli
chiederò qualcosa. Mi toccherà
ringraziarti.” Disse a bassa voce, così che
l’altro non poté sentire ciò che
stavano dicendo.
Per
Harry essere escluso così era doloroso, ma sperava che
l’altro gli dicesse il
motivo di tanta segretezza una volta che Riddle se ne fosse andato.
“Ora è il caso che tu te ne vada. E evita di
tornare senza un motivo valido.”
Si raccomandò il vampiro moro.
Tom
Riddle rise, poi se ne andò con un cenno del capo in
direzione del suo eterno
rivale.
Adrian
ritornò a stendersi sul letto, accoccolandosi sotto le
coperte vicino al
ragazzo e stringendoselo al petto.
“Che
voleva?” domandò, guardandolo negli occhi e
chiedendo con essi la verità.
“Mi
ha avvertito che qualcuno si è avventurato nella tua mente
quest’oggi. Avevo
già qualche dubbio a riguardo e lui me li ha solo
confermati.” Rispose
sinceramente il vampiro, mostrando la sua preoccupazione per il giovane
vicino
a lui.
Il
piccolo Grifone lo guardò un secondo spaventato, poi
cominciò a dire. “Io...
non so chi fosse... all’inizio si è presentato
come te... avvolto in un manto
nero... poi mi ha fatto vedere delle cose...”
balbettò Harry, raccontandogli
del sogno. “I miei amici che venivano torturati e io... io...
non potevo fare
niente... pe-per aiutarli... poi sei apparso tu e... e... lui ha...
ha... ti ha
fatto del male...” Senza rendersene conto aveva iniziato a
piangere e tremare al
ricordo di ciò che aveva visto e si era stretto
più forte al giovane uomo che
aveva accanto, in una muta richiesta di conforto. “Io
l’ho fermato e... quando
stava per mordermi... tu mi hai svegliato e lui ha detto qualcosa...
credo che
te l’avrebbe fatta pagare...” Completò,
rassicurato dalla dolce e possessiva
stretta in cui era avvolto.
“Ti
ricordi qualcosa del suo aspetto?” gli chiese, timoroso si
sentire la
descrizione del mostro che gli aveva fatto del male.
“Ricordo
solo che aveva due grandi occhi rossi, sembravano rubini.”
Disse spaventato,
mentre gli ritornava alla mente il modo in cui si erano illuminati
sinistramente prima che si svegliasse.
Intanto,
Adrian stava già pensando a come dire a suo padre che, a
quanto pareva,
qualcuno aveva tradito e riportato il re dei pazzi alla vita.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 23 *** Capitolo 22 - La quiete prima della Tempesta ***
NOTE
DELL’AUTRICE: allora, eccomi di ritorno con un altro
capitolo!!! Scusate l’assenza
prolungata, ma ho avuto molto da studiare e poco tempo per scrivere!!!
Buona
lettura
Crystal
Capitolo
22
Il
giorno dopo, Harry si svegliò avvolto dal calore
dell’abbraccio di Adrian,
ancora addormentato.
Il
giovane lo osservò meravigliato, non credeva che i vampiri
dormissero, ma
soprattutto non credeva sembrassero angeli mentre lo facevano.
Desiderava
carezzare quel bellissimo viso, che, nella tranquillità del
sonno, non dava la
sensazione di appartenere a una creatura centenaria. Alzò la
mano per compiere
quel gesto, ma rimase incantato a fissare due occhi blu cobalto che lo
osservavano di rimando.
“Stavi
fingendo?” gli chiese Harry con un dolce broncio.
“Se
fingevo probabilmente avrei aspettato che la tua mano facesse quello
che
volevi, invece di aprire gli occhi.” Si schernì il
vampiro, dando un buffetto
sulla guancia al giovane, che, con ancora un adorabile broncio, gli
aveva
lanciato un’occhiata a metà tra
l’offeso, il lusingato e l’assonnato.
Ridacchiando,
Adrian si accorse che il mago tra le sue braccia si aprì in
un paio di volte e
aveva ancora uno sguardo assonnato.
“Ehy,
piccolo, hai ancora sonno?” Gli domandò dolcemente.
“No...
ahh... mmh... ok, forse.” Rispose, sbadigliando nuovamente.
“Riposati
ancora un po’, ti farà bene!” gli disse
l’altro, quasi facendo le fusa per le
lievi carezze che Harry aveva iniziato a fargli lungo
l’addome, provocandogli
una serie infinita di brividi che gli scorrevano sulla schiena,
portando tutti
i suoi muscoli a tremare leggermente nello sforzo di non girarsi e
prenderlo,
in tutti i sensi.
“Mmh...
Harry...” miagolò letteralmente il vampiro nel
momento in cui le sue carezze si
fecero più audaci.
La
sua mano, che in quel momento ad Adrian sembrava infernale, scendeva
sempre più
in basso nei suoi movimenti, dando al vampiro gran filo da torcere nel
cercare
di mantenere un certo autocontrollo.
Comunque,
riuscì nell’impresa, almeno fino a quando il
piccolo Harry non si alzò,
facendosi sempre più vicino e andando, alla fine, a mettersi
a cavalcioni sul
suo basso ventre.
Due
occhi blu si spalancarono improvvisamente, non appena il loro
proprietario
sentì un peso su di sé. Guardò con
sorpresa il giovane che tracciava con la
punta delle dita i pettorali leggermente scolpiti da anni, o secoli, di
allenamenti,
poi fino agli addominali definiti, ma non troppo pronunciati, e di
nuovo su,
sui muscoli delle spalle, sulle braccia per ritornare indietro e rifare
il
percorso da capo, andando ogni volta un pochino più in
giù, verso il punto dove
lui si era accomodato.
Ad
ogni tocco delicato di quelle mani, il vampiro si sentiva sempre
più rilassato,
arrivando a lasciarsi quasi completamente andare, pur mantenendo un
certo grado
di lucidità per evitare di fargli del male.
“Harry....”
sospirò, provando ad alzare una mano per fermare quelle
dell’altro, che non si
lasciò distrarre dal suo movimento.
“Ehi,
piccolo? Fermati... dobbiamo andare...” disse nuovamente,
sperando di sortire
un qualche effetto.
Dopo
un altro paio di tentativi andati a vuoto, decise di ribaltare la
situazione.
Con
un piccolo colpo di reni, riuscì a portarsi sopra Harry, in
una posizione
simile a quella della sera precedente.
Gli
afferrò i polsi e glieli mise sopra la testa, tenendoli
entrambi con una mano.
“Ora
stai fermo e buono.” Gli disse serio.
Sul
viso dell’altro comparve, tuttavia, un sorriso birichino a
cui seguì un leggero
mordersi del labbro inferiore per l’imbarazzo causato dallo
sguardo fisso che
stava ricevendo.
Gli
occhi ardenti furono calamitati su quelle dolci e succose strisce di
carne, che
ricordava essere morbide e assolutamente intossicanti.
Senza
pensarci due volte, si abbassò velocemente per poterlo
baciare, perdendosi nel
sapore paradisiaco del giovane uomo, il quale ricambiava il bacio con
la
passione che lo accompagnava in ogni cosa che faceva.
Quando
si staccarono, Harry ansimava pesantemente, ma riuscì a
trovare fiato per
ridacchiare.
“Pensavo
che non mi avresti più baciato, dopo ieri sera”
disse con un filo di voce, da
cui traspariva tutta la felicità per il fatto che il vampiro
l’avesse
accontentato.
“Piccolo,
subdolo maghetto, sicuro di essere un Grifondoro? Questo è
più un comportamento
da Serpe.” Scherzò Adrian, poi aggiunse serio.
“E poi, perché non avrei più
dovuto baciarti? Perché qualcuno si è introdotto
nella tua mente? Se dovesse
succedere ancora, chiunque sia stato pregherà per avere una
morte veloce e
indolore!” esclamò, con occhi gelidi di rabbia,
poi si addolcì, sentendo una
mano carezzargli delicatamente una guancia. “Tesoro, non devi
mai dubitare di
quello che provo per te, o di noi.”
Detto
ciò, tentò di sciogliersi
dall’abbraccio in cui il giovane umano lo teneva
avvinto, fallendo miseramente, dato che non voleva fargli del male.
“Harry!
Purtroppo dobbiamo proprio alzarci.” Gli comunicò,
applicando una leggera
pressione sulle sue braccia affinché lo lasciassero andare.
“Dobbiamo
per forza?” domandò il diretto interessato con il
tono di un bambino.
“Temo
proprio di sì. Sono in un clamoroso ritardo per una riunione
e se tu non ti fai
vedere a colazione, i tuoi amici potrebbero pensare che ti abbia
sequestrato.
Ah ah ah!” rispose il vampiro. “Non sei neanche
andato a cena, non vedendoti si
preoccuperebbero.” Aggiunse, sapendo che in quel modo
l’avrebbe convinto.
Infatti,
dopo pochi attimi di riflessione, questi annuì mesto,
alzandosi lentamente.
“Va
bene, andiamo.” Disse una volta pronto, con un broncio
adorabile.
“Oh,
andiamo. Non fare il bambino adesso. Avremo tanto tempo a disposizione
per
divertirci e stare insieme.” Lo consolò
scherzosamente, convincendolo con
quelle parole ad alzarsi dal letto e uscire dal bozzolo di
tranquillità che si
era creato.
Si
diressero insieme verso la sala da pranzo e Adrian si diresse subito
dopo verso
lo studio di suo padre, dove avrebbero dovuto sistemare alcune
questioni e
doveva dirgli del ritorno di suo zio.
Arrivato
nella stanza privata del Re, questi lo accolse con un sorriso malizioso.
“Allora,
quel ragazzino non ti ha sequestrato... credevo di dover rimandare la
nostra
riunione...!” lo prese in giro, facendolo arrossire.
“Non
è così, padre. Adesso sono qui, vogliamo
iniziare?” domandò, leggermente
imbarazzato, sedendosi facendo finta di niente.
“Dobbiamo
discutere di come procedere con questa guerra... è
necessario che tu organizzi
le squadre di difesa e attacco, sia fra le nostre file che con i
ragazzi che
hanno deciso di rimanere e combattere. Chiedi ai tuoi fratelli e a chi
vuoi di
aiutarti, se ne avrai bisogno per addestrarli.” Gli espose il
Re.
“Si,
signore! Me ne inizierò ad occupare oggi stesso!
Organizzerò le truppe e gli
allenamenti. Ma c’è un’altra questione
di cui ti devo parlare.” Assicurò,
aggiungendo con tono greve, che impensierì suo padre.
“Cosa
sta succedendo? Hai scoperto qualcosa sul capo dei ribelli? Sai chi
è?” chiese,
calmo e pacato, nascondendo dietro l’austera compostezza che
lo
contraddistingueva il dubbio che lo tormentava da un po’.
“Ha
cercato di prendersi Harry! Non gli ho detto che sono molto preoccupato
per
questo, ma... ho dovuto fare ricorso ai miei poteri per farlo
svegliare.
L’unica persona in grado di fare una cosa del genere
è...” spiegò Adrian.
“Stai
dicendo che tuo zio è veramente tornato? Ne sei
certo?” domandò solo per essere
sicuro di aver capito bene, pur sapendo che suo figlio non gli avrebbe
mai
detto cose così importanti, come quella del ritorno alla
vita di suo cognato.
Non senza esserne assolutamente certo.
“È
necessario intervenire per evitare che riesca a prendere il controllo
di Harry
o di uno degli altri umani qui con noi.” fece preoccupato per
i suoi amici e in
particolare per il suo piccolo.
“Stai
tranquillo, mobiliterò il Gran Consiglio per cercare di
fermare l’influenza dei
suoi poteri entro le nostre mura.” Assicurò il Re,
alzandosi e posando una mano
sulla spalla del figlio, che teneva gli occhi bassi e i pugni serrati,
con i
muscoli che tremavano incontrollabilmente.
“Non
preoccuparti, figlio mio. Lo sconfiggeremo anche questa
volta!” lo consolò.
°°°
Da
fuori alla porta, una giovane donna ascoltò
l’ultima parte della conversazione
e si ritirò lentamente, con espressione preoccupata. Sapeva
che non tutti i
consiglieri avrebbero accettato, anzi, si sarebbero opposti e avrebbero
appoggiato l’idea di lasciare gli umani in pasto al capo
ribelle.
Giravano
voci strane sui ribelli, alcuni iniziavano ad avere dei dubbi sul non
bere
sangue umano a meno che non fosse donato spontaneamente.
Sospirò, il principe
avrebbe dovuto fare molti più sacrifici, questa volta. Fare
molto di più...
Sperava
non si arrivasse alla conclusione che la veggente
aveva predetto.
“Katalina!
Cosa dovevi dirmi?” la voce del principe la fece sobbalzare.
“Principe
Adrian! Io... io vorrei parlarvi di una cosa, ma preferirei farlo in
privato...” rispose, in soggezione.
“Kat
non devi darmi del voi, non c’è
bisogno.” Le disse dolcemente. “Sei
un’amica,
per me.” Aggiunse.
-Principe
vogliono farvi del male! Vogliono costringervi ad uccidere la vostra
anima
gemella! Alcuni consiglieri sono d’accordo con vostro zio!-
pensò la giovane.
“Generale!
Ci dobbiamo preparare per iniziare gli allenamenti delle nuove leve
umane!”
disse un altro vampiro, vestito da militare, accompagnato da una donna
molto
bella in armatura.
“Si!
Arrivo subito, voi andate e iniziate a verificare le loro
capacità!” ordinò,
per poi rivolgersi a Katalina. “Sei certa di quello che dici?
Sono accuse pesanti!”
le disse, guardandola indagatore, in attesa di una risposta.
“Si,
signore. Sono sicura... ma... ho paura di ciò che potrebbero
farmi se
scoprissero che vi ho avvertito...” rispose con voce
bassissima, con le lacrime
che le rendevano lucidi gli occhi colmi di terrore.
“Non
preoccuparti... chiudi gli occhi” le disse, posandole una
mano sugli occhi,
concentrandosi per alcuni secondi sui suoi ricordi e pensieri, cercando
quelli
che potevano incriminarla e creò degli scudi che la
proteggessero da tutte le
intrusioni e le impose diversi incantesimi che lo avvertissero e la
tenessero
al sicuro. “Ora dovrebbe andare bene. Questo dovrebbe tenerti
lontana da ogni
possibile pericolo.” La rassicurò. Poi si
avviò in direzione del salottino dove
si trovavano i ragazzi.
Li
trovò che ridevano e scherzavano tutti insieme, mentre i
suoi ufficiali fidati
attendevano.
“Cosa
hai fatto fino ad ora?” domandò colloquiale Theo,
con conseguente attacco di
gelosia di Harry, che strinse i pugni e gli occhi si ridussero a
fessure.
“Ho
organizzato la vostra permanenza qui!” rispose con un sorriso
malefico, che
spaventò tutti quanti.
Dopo
qualche momento, durante i quali tutti tennero d’occhi
Adrian, quasi in attesa
che comunicasse il destino che aveva scelto per loro.
“Ok!
Adesso basta! Cosa dobbiamo fare?” sbottò Hermione.
“Ah
ah ah! Dovreste vedere le vostre facce!” li prese in giro.
“Non dovete
preoccuparvi, abbiamo solo organizzato una piccola prova per misurare
il vostro
livello di preparazione, ci permetterà di insegnarvi
correttamente. La prova
sarà presieduta da...” passando poi a spiegare la
decisione che aveva preso per
il loro addestramento, venne interrotto dall’entrata di un
bambino di circa 10
anni, che portava con sé un biglietto. Adrian lo lesse con
attenzione, poi con
faccia seria andò verso una delle donne in piedi in un
angolo del salotto e le
disse qualcosa che nessuno degli umani riuscì a capire, ma
videro tutti
chiaramente l’espressione dei vampiri cambiare radicalmente,
come se gli fosse
stata tolta una maschera.
Si
allontanò di corsa. “La prova verrà
presieduta da loro!” disse indicando i
vampiri accanto a lui, poi se ne andò, correndo fuori dalla
stanza.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 24 *** Capitolo 23 - Cuore Innamorato ***
NOTE
DELL’AUTRICE: Eccomi
con un altro
bel capitolo di questa storia!!! Ringrazio tanto lunadistruggi per aver
recensito il capitlo precedente!!! Un bacione a tutti i lettori!!!
Buona
lettura!!!
Cry
Capitolo
23
Tutti
guardarono preoccupati la porta da cui era uscito; i vampiri, in
special modo,
si guardarono tra di loro, con cipiglio molto scuro in viso.
“Cosa...?”
cercò di chiedere Harry, senza avere veramente il coraggio
di farlo, il cuore
che batteva sordo, quasi a rallentatore.
La
giovane con cui Adrian aveva parlato fece un passo avanti e disse.
“Il
principe mi ha incaricato di portare a termine la prova prima del suo
ritorno!
Perciò cominciamo!” ordinò, facendogli
cenno di alzarsi.
Gli
umani presenti nella stanza si alzarono, tranne Harry, che voleva
sapere.
“No,
aspetti, cos’è successo? Perché Adrian
se ne è andato?” domandò.
“Il
Generale è stato chiamato in battaglia, altri membri della
famiglia reale erano
in difficoltà e lui non si può tirare indietro.
Tornerà appena avrà sistemato i
ribelli.” Rispose incolore uno degli altri vampiri, alto, con
le spalle larghe
e tutta la pelle visibile coperta di brutte cicatrici.
“Coròn,
parli troppo!” lo redarguì la giovane, che
sembrava essere il capo, almeno dal
suo comportamento e da quello che tenevano gli altri nei suoi confronti.
“Io
credo debbano sapere, in fondo sono nostri alleati, hanno il diritto di
essere
a conoscenza di tutto, o quasi, quello che succede.”
Sussurrò una donna minuta
con una voce sottile sottile, l’aspetto simile a quello di
una bambina.
“Non
era necessario dirglielo ora!” esclamò, un
po’ arrabbiata.
“Oh,
Jan, stai calma!” la riprese il vampiro chiamato
Coròn, beccandosi
un’occhiataccia velenosa dalla vampiro.
“Ok,
adesso basta fare i bambini, iniziamo la prova!” intervenne
un uomo sulla
cinquantina.
“Melath
ha ragione, e poi avremo la possibilità di chiedere al
principe le informazioni
che vogliamo.” Si disse d’accordo la donna con la
voce sottile.
“Bene,
allora, in piedi! Dividetevi in due gruppi, quelli che desiderano
aiutarci come
guaritori e quelli che vogliono combattere. Così vi possiamo
dire cosa fare
senza perdere tempo a farvi fare cose che non volete.”
Ordinò Jan.
I
ragazzi si guardarono l’un l’altro e si divisero in
due gruppi.
Davanti
a loro si sistemarono due vampiri per gruppo e, al contrario delle
aspettative,
il vampiro grande e grosso, Coròn, si mostrò
indeciso, come se non sapesse dove
andare, poi disse. “Meleth vai tu a fare il guaritore,
va.” L’altro accennò un
sorriso e insieme a Jan si mise davanti al gruppo che voleva aiutare
come
guaritori.
La
donnina e l’omone invece esaminarono l’altro
gruppo, attaccandoli duramente per
capire il loro livello.
Dopo
diverse ore di estenuanti colpi da parte dei due vampiri, questi posero
fine al
test solo quando si ritennero soddisfatti.
I
ragazzi rimasero sdraiati per terra, in attesa del verdetto.
I
vampiri iniziarono a sussurrare tra loro, facendoli preoccupare con le
loro
facce serie, ma si bloccarono prima di dire qualunque cosa
perché dalle porte
spalancate videro tutti Viktor trasportare di corsa un Adrian piuttosto
malridotto, che perdeva sangue copiosamente, lasciando una macabra scia
rossa
sul pavimento.
Poco
dietro di loro, correvano Alexander e Erik, anche loro feriti.
Tutti
i ragazzi si guardarono, poi guardarono i vampiri e successivamente di
nuovo la
porta.
I
vampiri si diressero a passo normale, verso l’infermeria,
dove sapevano che
avrebbero trovato qualcuno in grado di aggiornarli, con i ragazzi che
li
seguivano con sguardi preoccupati, sussurri concitati e ipotesi sul
perché era
successo tutto quello.
Solo
due non dissero nulla, non guardarono dove andavano e non sentirono
niente di
ciò che dicevano amici e compagni.
Harry
faticava quasi a respirare, davanti agli occhi ancora
l’immagine di Adrian
abbandonato tra le braccia dell’altro vampiro, il volto una
maschera di sangue
e la mano sinistra penzolante da cui scendeva un rivolo rosso in un
flusso
continuo e ininterrotto.
Il
petto non si allargava, non gli permetteva di prendere l’aria
di cui aveva
bisogno, gli occhi, già offuscati dalle lacrime, iniziavano
a non distinguer
più neanche le pareti del corridoio, tutto girava intorno a
lui vorticosamente,
mentre chiamava Adrian in un sussurro disperato, ma non capiva se stava
veramente parlando o se stava solo pensando di farlo.
Il
suo corpo era come inerme, non rispondendo più al suo
comando, le gambe
cedettero e due braccia forti lo sostennero, un profumo di foresta e
sole gli
inondò le narici.
“Adri...
an...” sussurrò senza fiato e senza voce, prima
che il suo corpo vedesse del
tutto al suo desiderio di oblio.
°°°
“Principe
Valerian!” esclamò Jan, con gli occhi neri pieni
di preoccupazione tutti i
ragazzi guardarono il vampiro con stupore crescente, era molto simile
ad
Adrian, ma emanava un’aura completamente diverso oltre alle
differenze fisiche.
“Lo
porto in infermeria, ha bisogno di riposo e un guaritore
potrà dargli
un’occhiata poi... Ehi, tu! Ragazzo! Vieni anche
tu!” disse, con tono serio,
avviandosi con Harry in braccio e Theo al seguito.
Gli
altri ragazzi furono sul punto di seguirli, ma vennero fermati dai loro
“maestri” che gli dissero di tornare alle loro
stanze e che li avrebbero
avvertiti subito se ci fossero state novità.
Hermione
e gli altri Grifondoro si allontanarono di malavoglia, preoccupati per
il loro
amico.
Non
sapevano che fare, in attesa di notizie, rintanati tutti nella stanza
della
ragazza, che, abbracciata a Draco, guardava un punto fisso timorosa per
la sorte
dei suoi amici.
Ron
si agitava, camminando su e giù per la stanza.
“Weasley
se non la pianti di fare avanti e indietro scaverai un buco nel
pavimento!” lo
riprese Blaise, beccandosi un’occhiata omicida
dall’interessato, che continuò
il suo camminare, finché.
“Adesso
basta! Mi stai facendo venire l’ansia! Vedi di sederti da
qualche parte e cerca
di stare fermo!” lo riprese Pansy, con un tono che non
ammetteva repliche,
spaventando tutti e risvegliando Hermione dalla sua trance.
°°°
Intanto
Valerian stava portando il giovane Harry in infermeria, dove si trovava
anche
Adrian.
Durante
il tragitto né lui né Theo dissero una parola,
uno perché poco interessato a
parlare in quel momento, l’altro perché troppo
spaventato per dire anche solo
una sillaba.
Il
corridoio che al Serpeverde sembrava infinito finalmente si
aprì su una stanza
grandissima, arredata con molti letti con la tenda attorno e armadietti
pieni
di fiale e bottiglie e barattoli e vasetti pieni di unguenti e pozioni,
curative e non.
Dopo
aver posato il giovane su di un letto, accanto a quello dove si trovava
suo
fratello ancora attorniato da guaritori, Valerian si rivolse a Theo.
“I
guaritori pensano che abbia perso troppo sangue e sia per questo troppo
debole
per guarire da solo, vorrebbero provare a dargli il tuo sangue,
sperando di
ottenere l’effetto desiderato.” Disse con sguardo
serio.
“Certo,
non c’è nessun problema!”
assicurò il ragazzo, attirando l’attenzione di un
guaritore che, dopo averlo fatto distendere su un letto, gli mise una
flebo al
braccio per poter prendere il sangue necessario.
“Riposati
e stai rilassato, ci vorrà un po’.” Gli
disse l’uomo con un sorriso
rassicurante.
Il
ragazzo annuì.
Mentre
aspettava, sentendo il sangue scorrere via dal suo
corpo, ripensò alla prima volta che aveva
incontrato il principe sanguinario.
Flash
Back
Era
la prima volta che il piccolo Theo metteva piede in quella grande casa.
Li
accolsero tanti bellissimi ragazzi che giocarono con lui tutto il
pomeriggio,
facendolo divertire come mai prima d’allora. Con la sera,
arrivò anche il
momento di andare a casa e suo padre gli fece un discorso molto
importante
mentre tornavano.
“Theo,
devi sapere che quei ragazzi con cui hai giocato questo pomeriggio,
sono molto
importanti, e non sono umani…”
disse
stupendo il bambino che lo guardò con gli occhioni
spalancati.
“Ah
no? E cosa sono?” domandò con una vocina curiosa.
“Loro
sono vampiri, figlio mio, e la nostra famiglia ha un accordo secolare
con loro.
Ci offrono protezione e prestigio e noi in cambio facciamo da donatori
volontari, tuttavia, figliolo, sarà una tua scelta se donare
il tuo sangue e a
chi…” aggiunse suo padre, lasciando il piccolo un
po’ confuso, ma non ebbe il
tempo di pensarci seriamente che si addormentò.
°°°
Alcuni anni dopo
Stava
per iniziare il suo quarto anno alla scuola di Magia e Stregoneria di
Hogwarts
quando incontro il Principe in veste di donatore, anche se era
così giovane,
era permesso che rispettasse la parte del patto che concerneva alla sua
famiglia, quindi quel giorno, per la prima volta, offrì la
sua essenza al
vampiro.
L’esperienza
fu migliore di qualunque cosa avesse mai provato fino a quel momento.
Quella
sensazione di calore e bruciore al collo, il suo battito sempre
più lento che
pulsava nelle orecchie, avvertiva la sensazione di essere fonte di vita
per
l’altro e poteva sentire il legame tra di loro. Il tutto
mischiato al grande
piacere che provava, provocato dal vampiro.
°°°
Durante l’estate tra il quinto e sesto anno
“Theo,
mi dispiace, ma io non posso ricambiare il tuo amore, non è
e non sarà mai
possibile che io ti ami!” disse Adrian con voce triste, prima
di lasciarlo solo
a raccogliere i pezzi del suo cuore.
“Figliolo,
cerca di non disperare. Il principe, anche se in modo brutale,
l’ha fatto per
il tuo bene! Lui non desiderava illuderti con sciocche parole di
possibilità.
Un vampiro non può amare, un vampiro purosangue come lui
potrà amare solo la
sua anima gemella e nessun altro. Cerca di superare il momento e
restagli
accanto.” Spiegò il padre, dispiaciuto e solidale,
“Finché non arriverà la
persona che gli è destinata, lui sarà tuo. Anche
se non è proprio ciò che
desideri è tutto ciò che potrai avere da
lui…”
Fine
Flashback
“Ecco
fatto, ora bevi questa e dormi un po’.” Disse il
vampiro di prima, una volta
finito di togliere il sangue.
In
quei giorni quel pensiero lo aveva distrutto, non poter avere veramente
il
principe gli era sembrato una cosa terribile, ma ora… ora si
rendeva conto che
sarebbe stato anche più terribile se non avesse mai trovato
la sua anima
gemella.
Si
ricordava perfettamente le sensazioni che gli aveva fatto provare il
suo morso
da quando aveva incontrato Potter, le sue emozioni erano
così forti e fuori
controllo che avevano fatto sentire felice pure lui.
Anche
se, adesso non sarebbe più potuto stare vicino al suo
principe.
Girò
la testa per guardare Potter che si agitava nell’incoscienza,
come se stesse
avendo un incubo.
Cercò
di alzarsi, ma, sentendo la testa girare pericolosamente,
rinunciò.
Poco
dopo, ringraziò di non essersi mosso, perché
entro la Regina Isabella in
persona.
Finse
di dormire, per dare alla donna un minimo di privacy e pochi istanti
prima di
addormentarsi sul serio, la sentì dire.
“Svegliati,
piccolo Harry, svegliati!” con una voce che non aveva mai
sentito, pieni di
potere e dolcezza allo stesso tempo.
°°°
Harry,
perso in un’oscurità profonda e silenziosa,
avvertì, come un’increspatura, la
voce femminile che gli indicò una strada verso la luce.
“Harry…
piccolo, svegliati! … Harry!” gli diceva la voce,
portandolo ad aprire gli
occhi per cercare di capire chi fosse la donna che lo chiamava.
“Chi
è…? Dove mi trovo?” domandò
Harry con voce flebile, facendo sorridere la
vampira.
“Sei
nell’Infermeria, rimani fermo! Hai perso conoscenza,
è meglio che non ti sforzi
troppo.” Sussurrò carezzevole, spostandogli i
capelli dalla fronte e
guardandolo con fare materno.
“Chi
è lei?” domandò confuso.
“Mi
chiamo Isabella, sono la mamma di Adrian.” Rispose sorridendo.
“Sua
madre…? Ah! Adrian! Come sta Adrian? Era ferito!
L’abbiamo visto…!” si alzò di
scatto a sedere il ragazzo, guardandosi ansiosamente intorno, senza
vedere
molto per via della miopia.
Isabelle
gli posò le mani sulle spalle, stringendolo in una presa
gentile per farlo
stendere di nuovo e gli diede gli occhiali, indicando il letto accanto
al suo,
dove si trovava il vampiro, con una flebo per trasfusioni attaccata al
braccio.
“Mio
figlio ha riportato ferite più gravi di quello che pensavano
i guaritori
inizialmente. È da due ore che ha quella flebo attaccata, ma
non ci sono
miglioramenti…” gli aspettò la
situazione, con voce spezzata.
“Cosa
vuol dire che non ci siamo miglioramenti? Non dovrebbe guarire con il
sangue?”
chiese Harry con voce strozzata e un po’ disperata.
La
donna davanti a lui lo guardò e scosse la testa.
“Ma…
allora come?” cercò di capire il giovane.
“Secondo
i medici, ora che ha trovato la sua anima gemella, lui non riesce
più a
nutrirsi di altro sangue… credo sia un po’ di
tempo che non si nutre…” disse la
Regina.
Harry
la guardò con tanto d’occhi, non sapeva che il
vampiro non si nutriva da tanto
tempo.
“Ma…
ma non dovrebbe comunque funzionare il sangue?” si
informò, preoccupato
seriamente per le sue condizioni.
“Purtroppo
no… ma ora è meglio che risposi, non devi
sforzarti troppo. Bevi questo. Lui
non se ne andrà.” Gli disse, nascondendo la sua
preoccupazione dietro una maschera
di dolcezza.
“No…
io voglio… restare sveglio…”
sussurrò, mentre la pozione faceva effetto e i
suoi occhi si chiudevano.
“Perdonami…
Adrian!” sussurrò tra le lacrime.
°°°
Alcune
ore dopo, quando Harry si svegliò, si trovò
davanti una ragazza che lo guardava
intensamente con i suoi occhioni verdi dalla pupilla allungata come
quello di
un gatto.
“Buongiorno!”
lo salutò, con voce appena sognante, che gli ricordava lo
sguardo di Luna.
“Julia?
“ domandò Harry confuso, non essendo sicuro che
fosse lei, anche se era uguale
alla vampira che aveva conosciuto lui.
“No,
lei è mia sorella gemella.” Sorrise lei, scuotendo
la testa.
“Ah!
Tu sei Sarah!” si illuminò.
Sarah
annuì, guardando Adrian sul letto accanto al suo con
preoccupazione. Harry
seguì il suo sguardo e si trovò a pensare ad
un’ipotesi un po’ azzardata,
forse, o forse fin troppo logica.
“Non
c’è un modo per aiutarlo?” si
informò, con il cuore colmo di speranza.
“In
realtà… c’è e credo che tu
abbia già capito quale sia l’unica
soluzione.” Disse
la giovane.
Il
giovane Grifondoro guardò con timore l’ago che si
trovava sul tavolino
metallico poco lontano dal vampiro, deglutì e
osservò la ragazza.
“Devo
fare una trasfusione?” sussurrò, preparandosi
psicologicamente.
“No,
vieni. Lui deve bere il tuo sangue direttamente!” gli
spiegò, aiutandolo ad
alzarsi.
°°°
Alexander
stava andando a vedere come stava suo fratello quando sentì
odore di sangue
fresco. Spalancò gli occhi e si mise a correre verso
l’Infermeria, trovando
Harry sdraiato sul letto dove dormiva Adrian, che si stava nutrendo del
suo
sangue direttamente dal suo collo, stando steso sopra di lui, tenendolo
bloccato.
Il
biondo si precipitò a fermare il fratello per evitare che
uccidesse Harry. Ma
si accorse che non era necessario.
Adrian,
semi incosciente, si era solo appoggiato al giovane, usandolo come un
piccolo
cuscino.
Guardava
sorpreso quel legame che sembrava essere così forte tra quei
due.
Sorridendo
malinconico, spostò una ciocca di capelli dal viso del
giovane Potter, che aprì
stancamente gli occhi.
“Come
sta?” sussurrò debolmente.
“Starà
benone! Non preoccuparti!” lo rassicurò.
“Ora dorme e dovresti farlo anche tu.”
Gli disse con un piccolo sorriso, osservandolo addormentarsi di nuovo,
più
tranquillo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 25 *** Capitolo 24 - Decisioni ***
NOTE DELL'AUTRICE: Salve a tutti.... so che è passato molto tempo dall'ultimo aggiornamento, ma posso comunicarvi con gioia che i capitoli sono quasi finiti e questa volta non impiegherò anni a pubblicarli :) Spero vi piaccia e come sempre ringrazio chi ha seguito e segue ancora questa storia!!!
Un bacione
Cry
Capitolo 24
Un profumo delizioso lo circondava, mentre un suono cadenzato e regolare cullava il suo riposo e stuzzicava la sua sete.
Inspirò profondamente quel profumo e la bocca gli si seccò completamente, avvertendo distintamente l’odore ferroso del sangue fresco.
Lo voleva.
Lo desiderava.
Ne sentiva il bisogno.
Doveva risentire quel sapore, di cui conservava chiaro il ricordo.
Si mosse lentamente verso la fonte, gli occhi ancora chiusi.
Strusciò delicatamente il naso su quel collo morbido e setoso, avvertendo le due piccole ferite da cui, fino a non molto tempo prima, fuoriusciva il liquido caldo che sentiva pulsare nelle vene. Le tracciò con la punta della lingua e stava per mordere di nuovo quando.
“Adrian! Che stai facendo?!?” domandò una voce acuta, destandolo dalla trance in cui era.
Spalancò gli occhi, che presentavano venature rossastre, e si allontanò di scatto da Harry, il quale gemette e si lamentò leggermente per la perdita del colore e dalla presenza dell’altro.
“Ehi, stai bene?” domandò sua cugina Sarah, avvicinandosi lentamente a lui.
In risposta Adrian scosse la testa, cercando di schiarirsi la mente.
“Devo allontanarmi da qui!”. Disse, per poi correre fuori dell’Infermeria e incappando in suo fratello maggiore, che lo bloccò.
“Adrian! Che hai? Che succede?” chiese preoccupato nel vedere venature rossastre nei suoi occhi blu scuro.
“Io… non ne sono sicuro… credo di aver bevuto troppo da Harry… temo di averlo ferito… e se non fosse arrivata Sarah… oddio! Avrei potuto ucciderlo…” mormorò, senza riuscire a guardare Valerian, che lo strinse in un abbraccio consolatore.
“Andiamo. Prima di tutto dobbiamo assicurarci che tu non perda il controllo.” Disse, allontanandosi leggermente per accompagnarlo dal Re e condurlo in una delle stanze apposite per la disintossicazione da sangue.
Adrian seguì suo fratello maggiore, sentendolo parlare con il padre e poi condurlo in una camera interamente bianca, con un letto e senza finestre. Lo fecero sdraiare e tutto il suo essere si ribellò, desiderando riavere il calore di Harry, il suo profumo, il suo sangue.
Cercò di liberarsi dalle prese ferree dei due vampiri, gridando e cercando di allontanarli.
“Lasciatemi! Devo andare da Harry! Ho bisogno di lui! È la mia metà! Ho bisogno di stare con lui! Lasciatemi andare! Non potete tenermi lontano da lui! Lasciatemi!”
“Stai calmo, figliolo! Andrai da Harry quando sarai più calmo e saremo sicuri che non cercherai di attaccarlo!” cercò di rabbonirlo Joseph, stringendo il più possibile le catene ancorate al letto per evitare che suo figlio si liberasse e uscisse da quella stanza.
“Uscirai da qui quando starai meglio, fratellino! Fino ad allora di Harry ci occuperemo noi!” gli disse Valerian.
“No! Harry è mio! Il suo sangue è solo mio! Voi non potete! Non avete diritto di tenerci lontano!” gridò Adrian, combattendo contro le catene che lo bloccavano, mentre gli altri due uscivano, chiudendosi la porta alle spalle e bloccandolo con un incantesimo che solo uno di loro due avrebbe potuto sciogliere.
°°°
Intanto, in Infermeria, Sarah si era fermata a controllare come stesse Harry, trovandolo in buono stato e non rinvenendo alcun segno di esagerazione da parte di Adrian nel nutrirsi di lui.
Perciò l’unica spiegazione a quanto era accaduto era che…
“Adrian?!?” chiamò Harry, svegliandosi e cercando il vampiro.
“Fermo, fermo. Resta sdraiato, riprenditi prima di alzarti. Adrian ha dovuto allontanarsi, perciò lo potrai vedere più tardi.” Lo rassicurò, posando una mano sulla sua spalla e passandogli gli occhiali.
Harry li indossò per poter guardare la vampira dagli occhi di gatto e cercare di capire se gli stava mentendo, tuttavia, in quell’espressione un po’ vacua e distratta non era possibile leggere nulla.
“Quando potrò parlargli?” decise di chiedere, sperando di poterlo rivedere presto.
“Non prima di domani, forse. Per ora hai ancora bisogno di riposare, poi, quando starai meglio potrai iniziare l’addestramento insieme ai tuoi amici.” Il grifondoro ingoiò le proteste per non poter vedere prima Adrian e si tolse gli occhiali, posandoli
sul comodino accanto al letto e lasciando che la spossatezza che sentiva lo
prendesse.
Sognò nuovamente il vampiro mostruoso dagli occhi rossi, che questa volta non lo torturò, ma gli disse solo.
“Forse non sarà necessario il mio intervento, lo distruggerai tu, prima che io riesca anche solo a scalfire la sua corazza!” Con tono malevolo e un sorriso sinistro.
Harry arretrò spaventato e si svegliò di soprassalto, sentendo la voce di Adrian nella sua testa chiamarlo come da molto lontano.
Si alzò e cercò di seguirla, anche se con passo un po’ malfermo, sentendo il bisogno fisico di stare accanto a lui.
Giunse fino al corridoio che portava alla stanza dove Adrian era stato rinchiuso, ma lì venne fermato da Valerian, che gli si parò davanti.
“Mi dispiace, ma non puoi andare per di qua… il corridoio non è aperto ai ragazzini!” disse con tono burbero e scontroso.
Il giovane non si fece intimorire e ignorò bellamente il vampiro che aveva davanti cercando di oltrepassarlo.
Quest’ultimo lo bloccò di peso, caricandolo in spalla e portandolo nella sua camera.
“Lasciami! Devo vedere Adrian, ha bisogno di me! Mi sta chiamando! Devo andare da lui!” Disse, dimenandosi nella presa salda del vampiro, nel tentativo di liberarsi e raggiungere il suo compagno.
“Non puoi vedere Adrian ora, la tua presenza lo farebbe solo stare più male!” disse brutale l’altro, rimettendo il giovane a terra e guardandolo negli occhi; lo scosse per le spalle cercando di fargli capire la gravità della situazione.
Quelli verde giada del moretto si spalancarono, mentre i ricordi del sogno che aveva fatto gli tornarono prepotentemente alla mente.
Valerian allentò la presa sulle sue spalle e Harry si afflosciò, come una marionetta a cui sono stati tagliati i fili.
Quel mostro aveva detto la verità.
Per questo sentiva che qualcosa non andava, perché quella specie di demone vampiro era fin troppo felice e lo aveva lasciato andare senza torturarlo o cercare di controllarlo. Forse avevano ragione, forse era davvero colpa sua, forse era davvero lui la causa del male di Adrian; d'altronde lo aveva ripetuto anche Valerian.
°°°
Aprì gli occhi, sentendo qualcuno sfiorargli la fronte con delicatezza e si trovò a guardare la figura sfocata di Hermione, riconoscibile dalla sua massa di ricci
incontrollabili.
“Buongiorno, bell'addormentato! Ci stavamo preoccupando per te, sai?” Lo prese in giro bonariamente, anche se dal suo tono traspariva forte e chiara la preoccupazione
per lui.
“Io… mi dispiace… io… ehm ehm….” gracchiò con la gola secca.
Ron gli passò un bicchiere d'acqua.
“Ecco, bevi questo, amico.”
Harry si allungò per bere, poi tornò ad appoggiarsi sui cuscini.
“Adrian?” Chiese con voce ancora gracchiante.
Desiderava disperatamente vederlo e pregava che stesse meglio.
I suoi migliori amici si guardarono l'un l'altra prima che Hermione gli prendesse la mano.
“Harry senti…” iniziò, fermandosi come se non sapesse in che modo andare avanti, si scambiò un'altra occhiata con il rosso, poi guardò il bambino sopravvissuto, prendendo un respiro profondo. “Ecco… dicono che Adrian deve stare per un po' in
isolamento… non può ricevere visite da nessuno e ha bisogno di riposo
assoluto….” disse.
Harry deglutì, con gli occhi che si riempivano di lacrime e con voce rotta dai singhiozzi mormorò.
"È tutta colpa mia! È tutta colpa mia…"
I due ragazzi lo guardarono preoccupati e la riccia lo abbracciò stretto mentre Harry si lasciava andare ad un pianto disperato, continuando a ripetere che era tutta
colpa sua, anche se gli altri non capivano come fosse possibile.
Nel corso delle due ore successive entrarono nella stanza di Harry tutti gli altri studenti che facevano parte del suo gruppo, ovvero Ginny, Luna, Draco, Pansy, Blaise e Theo.
Questi gli si avvicinò titubante, volendo provare a risollevare l'animo del moretto, ma insicuro su come fare a dirgli ciò che sapeva.
I ragazzi cercarono di tirargli su il morale e distrarlo con racconti di ciò che avevano fatto all'addestramento, perlopiù verifiche delle loro capacità e delle loro
conoscenze.
Riuscirono per pochi istanti a non farlo pensare a ciò che stava succedendo a lui e al suo vampiro.
Theo rimase in silenzio per quasi tutto il tempo, raccogliendo i pensieri e le parole giuste per poter parlare ad Harry e approfittò del momento in cui Alex andò a chiamarli per approcciare Harry.
“Potter!" Lo chiamò una volta soli.
Harry lo guardò sorpreso.
"Ci sono delle cose che dovrei dirti… anche se non so se ti faranno esattamente sentire meglio… Probabilmente peggiorerà le cose, ma credo che tu debba sapere perché Adrian non può vedere nessuno e perché qualcuno ha incolpato te, ingiustamente, aggiungerei." Disse il serpeverde.
Harry corrugò le sopracciglia, pensando a ciò che gli aveva detto, pur rimanendo molto scettico riguardo.
"Non è stato ingiustamente… È colpa mia se Adrian sta ancora male! Solo colpa mia… Non c'è altro da dire." Ribatté infatti, alzandosi dal letto per sgranchirsi le
gambe e consumare un po' dell'energia che sentiva bruciare dentro.
Theo lo guardò con gli occhi sgranati dallo sconcerto.
"E non vuoi sapere perché sarebbe colpa tua? Se è davvero così?" Domandò con tono
aspro.
Il Grifondoro non rispose, abbassó lo sguardo e fece un passo verso la porta per allontanarsi e non ascoltare qualunque cosa gli volesse dire l'altro.
Theo lo seguì e inizio a spiegare, che l'altro volesse sentire oppure no.
"Il sangue per i vampiri non è solo la fonte di nutrimento, può essere anche una droga pericolosa. È il motivo per cui Adrian ha avuto il compito di uccidere lo zio…
E il sangue della propria anima gemella… Beh… Quando si tratta di anime
gemelle, per poter scambiare il sangue senza problemi, è necessario un rituale
in cui Adrian prenda il tuo sangue solo il momento giusto e non in grande
quantità come ha dovuto fare per poter guarire. Non è stata propriamente colpa
tua. Avrebbero dovuto pensarci loro che Adrian poteva non aver mai preso il tuo
sangue.” Spiegò.
Harry si bloccò completamente, girandosi quasi a rallentatore a guardare il serpeverde negli occhi.
"Aspetta un momento! Vuoi dire che tutto questo poteva essere evitato?" Chiese con
voce di ghiaccio, facendo spaventare l'altro.
"Sì… In teoria, loro avrebbero dovuto fargli assumere il tuo sangue un po' alla volta…" Rispose comunque.
"Ma non c'era nessuno con me… Ero solo con Sarah e lei non ha parlato di controindicazioni… Anzi mi ha fatto capire chiaramente che se non l'avessi fatto, e in fretta, Adrian sarebbe morto!" Ribatté Harry, mantenendo il tono gelido, ma tinto
di una rabbia così spaventosa che Theo che temette per un momento che il
grifondoro sarebbe andato a cercare la vampira per ucciderla o torturarla.
"Potrebbe averlo fatto di proposito…” ragionò il serpeverde, prima di aggiungere velocemente "Vorrebbe dire che nella famiglia reale ci sono altri traditori! Ma lei è sempre stata contro le idee dello zio! Forse…" Theo sapeva che Sarah non avrebbe mai messo Adrian in pericolo di proposito, era più che certo, ma quale spiegazione ci poteva essere dietro al suo comportamento?
Harry strinse i pugni, sforzandosi di trattenere le emozioni e la magia che sentiva esplodere dentro, pronta a distruggere.
Lei era una veggente, doveva sapere che Adrian non aveva mai preso il suo sangue…
Allora perché? Perché comportarsi in questo modo? Perché mettere a rischio un suo familiare a favore di un pazzo?
A meno che…
L'idea che gli era balenata in testa poteva avere senso, ma non sapeva abbastanza sui vampiri per poterla provare.
"I vampiri possono essere controllati?" Domandò a Theo, che lo guardò sorpreso e
speranzoso.
"Beh… Sì… Ma per controllare Sarah… Ci sarà voluto un vampiro molto potente o l'aiuto di qualche pozione o incantesimo di controllo…" Rispose.
"Il vampiro che ha cercato di controllare me era parecchio forte, Adrian ha fatto fatica a riportarmi indietro… Potrebbe essere stato lui…” ragionò Harry.
“Se davvero c'è un vampiro così potente tra le linee nemiche, che può controllare vampiri potenti come Sarah, dobbiamo avvisare subito il re! Forse riusciremo ad evitare che controlli qualcun altro!" Fece Theo, avviandosi fuori dalla porta diretto
nello studio del sovrano.
Una volta davanti alla porta tentennarono per un secondo, poi presero coraggio e bussarono.
"Avanti!" Disse una voce profonda dall'interno.
Il re si trovava alla sua scrivania, intento a studiare delle carte e alzò uno sguardo sorpreso su di loro, prima di dire.
"Mi dispiace ragazzo, ma se sei qui per chiedermi di vedere Adrian, temo di non poterti accontentare." Disse prima ancora che i due avessero il tempo di commentare.
Harry rimase interdetto per qualche istante, prima di scuotere la testa e abbassare lo sguardo per un momento.
"Lo so…” Mormorò piano, ancora ferito dal fatto che non lo potesse vedere. "Ma non è per questo che sono qui, Maestà" aggiunse, guardando il vampiro negli occhi. "Ho il brutto presentimento che qualcuno stia lavorando dall'interno per la fazione nemica, o che alcuni di voi siano stati controllati da un nemico" disse non tentennando neanche per un istante.
Il sovrano si alzò dalla sua sedia, guardando negli occhi il giovane.
"Sono accuse pesanti quelle che stai muovendo, ragazzo, hai delle prove?" Chiese,
avvicinandosi.
"Non esattamente, signore. Solo ipotesi, ma visto ciò che è successo con Adrian e i
sogni che mi sono stati mandati…" Cercò di spiegare.
"Sogni? E cosa c'entra quello che è successo con Adrian?" Lo interruppe, confuso.
Sapeva che suo figlio aveva preso troppo sangue dal suo compagno, ma quello era qualcosa che poteva capitare.
"Adrian non aveva mai bevuto il mio sangue… E se avessi saputo che era necessario un rituale per rendere la cosa sicura, non avrei mai fatto come mi ha detto Sarah…" Spiegò il grifondoro.
"Sarah? Non può essere… Lei non ci avrebbe mai traditi… Non ti avrebbe mai spinto a fare qualcosa che avrebbe potuto ferire Adrian…" Negò il re, anche se l'ombra del dubbio attraversò la sua espressione. "Hai parlato anche di sogni?" Chiese, con le sopracciglia leggermente aggrottate.
"Sì, signore. Ho avuto alcuni sogni che mi sono stati mandati da un vampiro dagli occhi rosso sangue.” Confermò il ragazzo.
"Adrian mi aveva accennato qualcosa, ma credevo avesse risolto quel problema…" Mormorò il re, perdendosi nei suoi pensieri per qualche minuto.
"Mi scusi… Che significa "pensavo avesse risolto quel problema”?” Chiese Harry, quasi timoroso di avere la risposta.
Il re tornò a focalizzare la sua attenzione su di lui.
"Il modo più semplice per bloccare le influenze esterne fuori dalla tua mente sarebbe stato unire le vostre, completando il rituale di accoppiamento che i vampiri
praticano quando trovano l'anima gemella. Il rito necessita che vi scambiate il
sangue, per questo quando uno dei dottori mi ha detto che Adrian aveva bevuto
il tuo sangue non mi sono preoccupato…" Spiegò, corrugando la fronte con
preoccupazione. "Però se quello che dici è vero… Sarà meglio che inizi a
controllare tutti gli abitanti di questo castello. Se c'è una spia, o peggio qualcuno che sta venendo manipolato, è necessario trovarla e in fretta!” Aggiunse dopo poco. “Voi sarà meglio che teniate gli occhi aperti, ma non date nell’occhio, dovete cercare di mantenere un comportamento il più normale possibile e ora dovreste andare ad allenarvi!” li congedò il Re.
Theo guardò preoccupato il grifondoro che non rispose, ma uscì dallo studio del sovrano e si recò nella sala che sapeva essere adibita ad aula di addestramento.
Arrivati lì trovarono uno spettacolo che non avrebbero mai creduto possibile.
Lord Voldemort stava sfidando a duello uno degli istruttori vampiro e stava avendo la meglio.
Harry sgranò gli occhi verdi e rimase incantato a guardare un Tom Riddle un po’ più vecchio di quello che aveva visto nella Camera dei Segreti.
Si muoveva, schivava, attaccava e parava, sia con la bacchetta che senza, con una grazia felina.
Più che combattere sembrava ballare.
Si sentiva come ipnotizzato da quel modo di muoversi, ipnotizzato e invidioso. Anche lui doveva imparare a combattere così! A riuscire a tenere testa ad un vampiro e a vincere, quasi con facilità. Ma se continuava a finire in infermeria o ad
essere controllato dal vampiro dagli occhi rossi, non sarebbe mai riuscito a
farcela.
“Avete visto com’è bravo?”
“Ma chi è?”
“Non ho mai visto nessuno combattere così!”
“Io non l’ho mai visto ad Hogwarts… da dove verrà?”
Il giovane Potter si riscosse.
-Quello è l’uomo che ha ucciso i miei genitori- pensò con rabbia, stringendo i pugni. -E ha cercato di fare lo stesso con me…-
Proprio in quel momento Tom atterrò il vampiro con un incantesimo.
“Non male, mago! Ma la prossima volta che ci sfideremo non riuscirai a vincere così facilmente!” fece il vampiro, rialzandosi dal muro contro cui l’aveva mandato con l’ultimo incantesimo.
L’uomo ridacchiò, sistemandosi la camicia e togliendosi la polvere dal vestito.
“Non credo che il finale sarebbe diverso, ma se vorrai sfidarmi di nuovo, non mi tirerò indietro.” rispose, stringendogli la mano in segno di rispetto, poi si girò a guardare i ragazzi che si erano radunati a guardare il suo duello.
“Harry! Sono felice che ora stai meglio! D'altronde, il tuo principe avrà bisogno di te!” gli disse con un sorriso ironico.
I suoi amici lo guardarono confusi, tranne Ginny, che come Harry aveva riconosciuto la versione più vecchia di Tom Riddle.
Harry iniziò a tremare dalla rabbia alla velata provocazione.
“Sai vorrei offrirti i miei insegnamenti...potrebbero tornarti utili per quando andrai a combattere contro il leader dei nostri nemici!” continuò, guardandolo con gli occhi socchiusi.
“Non intendo accettare lezioni dall'uomo che ha ucciso i miei genitori!” esclamò Harry a denti stretti, cercando di mantenere la calma.
Tutti i presenti trattennero il fiato capendo di avere davanti Lord Voldemort.
E proprio mentre questi si apprestava a rispondere al ragazzo che da diversi anni aveva continuato a sfidarlo, apparve Adrian nel corridoio collegato all’altro lato della sala dei duelli.
Il cuore di Harry saltò un battito e il ragazzo iniziò a correre il più veloce possibile verso il vampiro.
“Adrian!” Lo chiamò con tutto il fiato che aveva in gola, ma questi proseguì senza fermarsi.
“Adrian, aspetta!” chiamò ancora Harry, correndo il più possibile per raggiungerlo.
Per sua fortuna, il principe vampiro fu costretto a fermarsi per via di alcune guardie e Harry lo raggiunse, afferrandolo per una manica e costringendolo a guardarlo.
“Adrian! Ero preoccupato per te! Sentivo che avevi bisogno di me ma non potevo raggiungerti… sentivo che stavi male…” disse Harry con il fiatone e le lacrime agli occhi.
“Mi dispiace che tu abbia sentito quelle cose… ma ora sto meglio. Devo andare, mio padre mi ha affidato una missione importante, perciò non ho tempo da perdere…” cercò di liquidarlo il vampiro con voce distaccata.
“Cosa?!? Ma… Adrian, io…” cercò di dire il moretto, troppo stupito dalla freddezza dell’altro.
“Harry, ora devo andare, lasciami, non ho tempo per parlare con te!” disse, guardandolo con gli occhi blu che si tingevano di rosso.
Harry lasciò la presa sul braccio per lo stupore e il vampiro ne approfittò per fuggire.
Le grida di Harry intanto però avevano attirato altri vampiri, tra cui Alex e Valerian. Il secondo, degnando a malapena di uno sguardo il ragazzo, andò dietro al fratello, per assicurarsi che stesse bene e non avesse nuovamente perso il controllo.
Il primo, invece, si avvicinò ad Harry che guardava con occhi vacui il punto in cui poco prima c'erano quelli del suo amato, trasformatisi in quelli dell'essere che più lo terrorizzava al mondo.
Anche Voldemort e gli altri si avvicinarono e l'uomo, con aria piuttosto seria disse.
“A quanto pare il tuo vampiro ha deciso di combattere da solo… se non sarai in grado di seguirlo, anche contro la sua volontà, lui si farà uccidere… Ma ora… ora sei troppo debole per poter anche solo sperare di batterti al suo fianco…” poi fece per allontanarsi, mentre la maggior parte dei presenti gli lanciava occhiatacce e Alex rassicurava Harry.
“Sta tranquillo, tornerà sui suoi passi. Valerian, mio padre e io stesso ci parleremo e lui tornerà da te!” diceva, tenendo un braccio attorno alle spalle del Grifondoro, ma questi si ribellò riscuotendosi.
“Voldemort! Nonostante ciò che sto per dire, quando questa storia sarà finita farò di tutto per eliminarti; sappilo! Ma fino ad allora… avrò bisogno di un insegnante…” disse, guardandolo dritto negli occhi.
“Harry!” esclamarono in coro i suoi amici.
“Non puoi, Harry! È probabile che sia un trucco! Io e te sappiamo bene quanto possa essere pericoloso” disse Ginny, sperando di distoglierlo da quella follia.
Voldemort non disse nulla, ma lanciò una breve occhiata alla ragazzina, poi tornò a guardare Harry e annuì con un cenno del capo, accettando le parole del moretto.
Harry si girò a guardare la direzione in cui era sparito Adrian e giurò a se stesso che avrebbe fatto di tutto per cercare di salvarlo da quella situazione e non gli avrebbe permesso di lottare da solo.
Ora che l'aveva trovato, non l'avrebbe più lasciato andare.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 26 *** Capitolo 25 ***
NOTE DELL'AUTRICE: Salve a tutti!!!! Ecco qui un altro capitolo!!! Spero vi piaccia!!! Ringrazio tutti coloro che hanno letto il precedente e coloro che, dopo anni, ancora seguono la storia, come lunadistruggi, grazie, grazie grazie!!!!
Un bacione
Cry
Capitolo 25
In alcuni momenti, Harry si pentiva di aver accettato l'offerta di Voldemort di allenarlo, soprattutto quando l'uomo decideva di fargli aumentare resistenza, velocità e riflessi usandolo come bersaglio mobile.
Fortunatamente, dopo solo un mese di allenamento intensivo era migliorato abbastanza da riuscire a schivare e/o deviare quasi tutti i colpi che puntavano verso di lui.
Voldemort fermò tutto quando uno degli incantesimi lama tagliente arrivò dritto dritto sul giovane, aprendogli diverse ferite più o meno profonde.
“Bene, bravo! Stavolta sei riuscito a non farti prendere nè dagli incantesimi di fuoco né da quelli mortali! Stai finalmente sfatando il mito che mi sei sfuggito solo grazie alla tua fortuna sfacciata!” Disse Tom, avvicinandosi a Harry, seduto accanto ad uno dei manichini-bersaglio e mettendosi ad usarlo.
“Sai inizio a pensare che tu mi abbia offerto lezioni private per potermi uccidere e dichiarare che è stato un incidente!” ribatté il ragazzo massaggiandosi con una pomata curativa dei lividi su una spalla.
Lord Voldemort sorrise sornione e gli lanciò un “Epismendo”.
“Chissà… Magari voglio solo torturarti un pochino!” fece con tono setoso, facendo rabbrividire Harry.
Quando l'altro usava i toni e i modi del Tom Riddle che aveva conosciuto, Harry si inquietava e aveva la sensazione che ci provasse con lui…
E la cosa lo spaventava alquanto.
Lo ignorò, finendo di spargere la pomata e si risistemò, venendo raggiunto dai suoi amici, Neville e Blaise, che avevano appena finito di allenarsi con uno dei vampiri.
“Ehi, Harry! Ho appena saputo che organizzeranno una festa per il nostro compleanno!” disse Neville con un sorriso a 32 denti.
Harry sorrise di rimando.
“Come va con l'allenamento, Potter? Sempre ridotto ad uno straccio, vedo!” chiese Blaise, osservando il suo aspetto con occhio critico.
Harry si scompigliò i capelli e ridacchiò.
“Beh… i vestiti non sono a prova di scontro, purtroppo… E quel maledetto si diverte a lanciarmi contro incantesimi esplosivi e di fuoco…” spiegò, rimettendosi la maglia pulita e lanciando un’occhiata storta al suo maestro.
Gli altri due risero e insieme i tre si allontanarono per andare in uno dei salottini dove incontrarsi con gli altri.
°°°
Si appoggiarono sui comodi divanetti, chiacchierando della festa in attesa dei loro amici.
“Ehi, ragazzi! Aveva sentito la novità? Vogliono organizzare una festa per voi!” esclamò Hermione entrando nel salottino sovraeccitata, senza neanche dare loro il tempo di dire nulla.
“Hermione, tesoro, dovresti dare loro il tempo di parlare, se sapevano di questa novità non avrebbero potuto fare nulla per dirtelo, visto che non hai dato loro il tempo!” disse da dietro le sue spalle, Draco, passandole un braccio attorno alla vita e dandole un bacio sulla guancia.
La ragazza arrossì a quelle parole e abbassò leggermente gli occhi.
Ron, appena accomodato sulla poltrona, alzò i suoi al cielo.
“Dai, Hermione! Lo sappiamo come sei fatta! Non ti devi preoccupare.” Le disse.
Hermione gli fece la linguaccia e gli altri scoppiarono a ridere.
Ginny recuperò fiato e domandò.
“Ragazze voi cosa volete indossare per la festa? Avete già in mente qualcosa?”
Pansy si portò una mano al mento, assumendo un'aria pensierosa.
“Io stavo pensando ad un abito lungo, in verde o in argento, ma ancora non so… Alexander mi ha assicurato che potremmo vedere tra gli abiti dei sarti di corte.” rispose alla fine.
Hermione invece aveva deciso di attendere di vedere se qualcosa attirava la sua attenzione.
“Altrimenti, ritirerò fuori il vestito del ballo del ceppo.” aggiunse pratica.
Pansy emise un suono indignato e Draco la guardò male.
Luna intervenne in quel momento nella discussione.
“Io probabilmente indosserò un amuleto per tenere lontani gli attacchi psichici dei vampiri…” disse a nessuno in particolare, giocando con una ciocca di capelli.
Quasi sovrappensiero si girò verso Harry.
“Semmai ne do uno anche a te…”
Il giovane spalancò gli occhi verdi e si rabbuiò per un instante.
“Luna!” la ripresero quasi in coro tutti gli altri, lasciandola stupita.
“Che cosa? Avete tutti dei Nargilli nelle orecchie che vi fanno parlare insieme?” domandò, inclinando il capo di lato, e facendo ridere Harry, che aveva superato il momento di tensione interiore.
“Grazie per il pensiero, Luna. Sarebbe davvero carino.” disse con un sorriso.
I ragazzi chiacchierarono ancora un po', passando ad altri argomenti, fino all'ora di cena, dove raggiunsero i loro insegnanti e gli studenti rimasti.
°°°
Il giorno della festa tanto attesa arrivò prima di quanto tutto si aspettassero.
Harry venne graziato dal suo insegnante che gli concesse il pomeriggio libero, per potersi riposare e preparare per la festa.
Tornato nella sua stanza, Harry decise di farsi un bagno per cercare di rilassare i muscoli tesi e indolenziti.
Ammollo nell'acqua calda, lasciò la mente vagare, chiedendosi se Adrian si sarebbe presentato alla festa o avrebbe trovato una scusa per non farlo.
Sin dall'ultima volta che si erano parlati, lui non si era più fatto vedere, sempre in missione o ad interrogare possibili spie.
Persino le poche volte che si erano incontrati nei corridoi, non gli aveva rivolto neanche una parola, e a malapena lo aveva salutato.
Harry aveva ogni volta ingoiato il magone di lacrime che gli si formava in gola e aveva tirato dritto per la sua strada ignorando le stilettate di dolore che sentiva al cuore.
Non sapeva cosa fare.
Erano anime gemelle, ma sembrava che l'altro ora sopportasse appena la sua presenza, figurarsi se riuscivano a chiarirsi e stare nella stessa stanza per più di qualche secondo.
Gli occhi cominciarono a bruciare per le lacrime trattenute decise di lasciarle cadere, lavandole via immergendosi completamente.
Una volta finito di prepararsi, si guardò un'ultima volta allo specchio e cercò di domare il caos che erano i suoi capelli.
Sospirò, rinunciando immediatamente all'impresa.
Si guardò negli occhi e poi disse.
“Sei veramente elegante, Harry. Qualcuno potrebbe anche prenderti per una persona importante” si schernì.
La veste verde smeraldo bordata oro che indossava lo avvolgeva come una seconda pelle, mettendo in risalto la sua figura snella.
Pantaloni neri in pelle di drago e stivali della stessa fattura completavano il look.
Strisciò delle pieghe invisibili sulle maniche e uscì dalla sua stanza pronto ad affrontare gli invitati alla festa.
°°°
Venne accolto da un paggetto che gli chiese se doveva annunciarlo, ma Harry decise di aspettare Neville ed entrare insieme per dividere le attenzioni della folla che sentiva scalpitare dall'altro lato della porta.
“Pronto Harry?” gli chiese Neville, guardandolo sorridente.
“Sì certo, perché non dovrei?” ribattè sorridendo ironico. “Almeno questa volta dividerai con me la fama del grande e famoso Harry Potter.” aggiunse, facendo un teatrale gesto per passare un braccio attorno alle spalle di Neville, che arrossì di imbarazzo e ridacchiò.
“Sai, forse dovrei farti entrare da solo ed entrare dopo di te.” scherzò.
“Non provarci neanche, amico! Siamo in due su questa barca ed entrambi affronteremo la folla che ci attende con trepidazione!” continuò il giovane Harry.
“Oh, addirittura? Beh, allora non ho altra scelta che accompagnarti in questa impresa!” scherzò ancora Neville, abbracciando l'altro con un sorriso, poi tornò serio e mormorò dritto all'orecchio di Harry. “Qualunque cosa accada oggi, in qualsiasi modo si comporti Adrian, io sono con te, amico. Non devi affrontarlo da solo.” Harry si tese per un secondo, poi si rilassò alle parole dell'amico.
“Grazie, Neville. So di poter contare su di te.” disse con un sorriso.
Il ciambellano di corte li annunciò a tutti quanti, facendo girare tutti i presenti verso i festeggiati.
“Signore e signori, gli ospiti d'onore di questa festa! Il signor Harry Potter e il Signor Neville Paciock!” Tutta la sala trattenne il fiato guardando l’anima gemella del futuro re dei vampiri incedere con passo sicuro nel grande salone decorato.
Nonostante il nervosismo, Harry regalò a tutti, anche a coloro che non conosceva, un sorriso o qualche parola, facendo intenerire la maggior parte delle donne presenti.
Harry e Neville raggiunsero i loro amici che li riempirono di complimenti e auguri, venendo interrotti ogni tanto da altri presenti che si avvicinavano per fare gli auguri ai festeggiati.
Anche Adrian si avvicinò al gruppo.
“Buonasera a tutti! Neville, Harry, vi faccio i miei più sentiti auguri!” disse, chinando il capo leggermente e guardando Harry dritto negli occhi.
Quest'ultimo non rispose, annuì con uno scatto della testa e strinse i pugni, cercando di trattenere la frustrazione.
Ginny invece esplose.
“Come osi? Dopo come ti sei comportato non hai il diritto di venire qui e fare gli auguri a Harry come se niente fosse!” disse, poi venne bloccata da Neville, per evitare che attirasse troppe attenzioni.
“Ti ringrazio, principe.” fece Neville con voce gelida, mentre tutti gli altri guardarono il principe vampiro con occhi gelidi e omicidi.
Adrian recepì il messaggio e si congedò dal gruppo, scusandosi.
Harry però, a dispetto dal dolore e della sofferenza che aveva patito per colpa sua, voleva comunque provare a chiarire per l'ultima volta.
“Aspetta Adrian!” chiamò con voce bassa, non si sarebbe reso ridicolo gridando come un ossesso, non di nuovo.
Se il vampiro non avesse ascoltato come faceva di solito, non avrebbe più provato a parlargli, si sarebbe arreso.
Il vampiro, invece, si fermò e si girò verso di lui.
“Possiamo parlare?” gli domandò, mantenendo un tono di voce normale, ma sapendo di avere una preghiera scritta negli occhi.
Il vampiro sospirò pesantemente e fece segno ad Harry di seguirlo.
Tutt’intorno a loro c’erano bisbigli e sussurri, mentre gli invitati si chiedevano di cosa dovessero parlare.
Arrivati in una stanza più riparata dove poter parlare in pace si sistemarono uno di fronte l’altro.
“Perchè?” chiese Harry dopo qualche istante di silenzio assoluto.
Adrian si tese leggermente, prima di nascondersi dietro una maschera d’indifferenza.
“Mi sono reso conto che sei troppo debole per essere la mia anima gemella, perciò è meglio che mi rimani lontano, sarai più al sicuro e non rischierai di diventare un bersaglio al mio fianco!” disse gelido e indifferente.
L’altro strinse i pugni e ricacciò a forza le lacrime.
“Davvero? Allora dovrò migliorare ancora! Diventerò più forte e non sarò più un bersaglio! Non sarò più un peso!” ribatté cercando di mantenere la voce ferma.
“Se pensi di riuscirci…” mormorò con tono distaccato, per poi uscire dalla stanza.
Appena la porta si chiuse dietro le spalle dell’altro, Harry rilasciò un’ondata di magia che fece tremare tutta la stanza.
Sentiva che Adrian gli aveva detto quelle cose solo perché sperava di allontanarlo, ma lui non aveva alcuna intenzione di arrendersi.
Avrebbe continuato ad allenarsi e avrebbe lottato per quel legame che sentiva dentro.
Non poteva pensare di vivere senza di lui.
Ne aveva bisogno e sarebbe riuscito nel suo intento.
Risoluto nella sua decisione, uscì dalla stanza, per ritrovarsi faccia a faccia con un vampiro nemico che cercò di attaccarlo.
Parò con un incantesimo scudo e lo colpì con vari incantesimi in rapida successione, riuscendo a ferirlo.
Il vampiro cercò di afferrarlo per un braccio e limitare i suoi movimenti per poterlo mordere, ma Harry riuscì ad evitarlo.
Poi lo colpì con un incendio dritto negli occhi e il vampiro lo artigliò alla cieca, riuscendo a ferirlo ad una spalla.
Il mago prese la mira e lanciò un confrigo al centro del petto, facendolo esplodere.
“Maledetto! Piccolo mago, aspetta che ti prendo! Ti pentirai di avermi ferito! Mi vendi…” stava urlando intanto il vampiro, cercando di trovare Harry seguendo l’odore, bloccato dall’esplosione.
Harry si allontanò dal corpo ormai senza vita e corse verso il salone, dove trovò decine di vampiri impegnati a combattersi a vicenda e i suoi insegnanti e compagni che lottavano.
Raggiunse Ron, Hermione e Draco, che, dalla protezione fornita da un tavolo rovesciato, bombardarono gli avversari di incantesimi e fatture.
“State bene?” chiese Harry appena giunse al riparo.
“Noi si, altri un pò meno, nessuno si aspettava un attacco nel cuore del castello!” rispose Ron, squadrandolo da capo a piedi e fece per dire qualcosa, ma Hermione lo anticipò.
“Harry! Cosa ti è successo alla spalla?” chiese preoccupata, mettendosi a cercare di bendarlo e fermare la fuoriuscita di sangue.
“Ho incontrato un nemico mentre tornavo qui, ma non è nulla Hermione. E’ solo un graffio…” spiegò.
“Attenti! Bombarda Maxima” gridò Draco colpendo un vampiro che era arrivato alle loro spalle, ma non fece in tempo a prendere il secondo che affondò una mano artigliata poco sotto lo stomaco di Harry e le zanne nel suo collo.
Harry gridò e per allontanarlo rilasciò tutta l’energia che riuscì a radunare nonostante il dolore e lo stordì per un tempo abbastanza lungo da permettere alle guardie del re, che ormai avevano fermato quasi tutti i nemici, di prenderlo ed eliminarlo.
“Harry!” gridò Hermione, cercando di tamponare le ferite e di tenere sveglio l’amico, per paura che potesse morire per via della perdita di sangue.
Diversi dottori e amici si avvicinarono di corsa per aiutarlo e uno di questi lo sollevò per portarlo in infermeria.
La notizia che era ferito e che era molto grave fece velocemente il giro del castello e Adrian desiderò poter andare da lui e chiedere di curarlo lui stesso.
“Fratello! E’ la tua anima gemella! Come puoi pensare ad interrogare i sopravvissuti per capire come sono entrati? Dovresti essere da Harry in questo momento! Ha bisogno di te!” lo riprese Alexander, cercando di spronarlo ad andare da Harry.
“No, fratello. Se anche andassi da lui non potrei fare nulla. Qui almeno posso rendermi utile in qualche modo…” provò a giustificarsi.
“Non importa! Non è qui che dovresti essere! Rischia di morire! Ti rendi conto? Potresti non rivederlo mai più e preferisci stare qui a fare gli interrogatori.” gridò, cercando di convincerlo in tutti i modi a fare la cosa giusta, ma Adrian scosse la testa.
Alexander guardò suo fratello maggiore come se non lo conoscesse.
“Sai, per tutta la vita ho difeso mio fratello, che veniva calunniato senza che la verità fosse scoperta. Ora invece non so come poter difendere l’estraneo che ho di fronte e che ha le sembianze di mio fratello…” disse e poi se ne andò, lasciando Adrian da solo con i suoi pensieri.
Ma l’altro sapeva di stare facendo la cosa giusta, uno dei vampiri di suo zio aveva un messaggio per lui.
Suo zio voleva sfidarlo a duello, come avevano fatto tanti anni prima, solo che questa volta Adrian aveva un compagno e poteva essere più vulnerabile.
Non poteva rischiare che Harry lo seguisse e venisse ferito.
L’unico modo che aveva di proteggerlo era andare da suo zio da solo e vincere di nuovo.
Strinse i pugni fino a farsi sanguinare le mani per la frustrazione, doveva prepararsi a passare da Harry per sapere se si sarebbe rimesso presto.
°°°
Intanto i dottori stavano cercando di curare le ferite di Harry, ma a parte aver rallentato la perdita di sangue, non riuscivano a far chiudere le ferite.
La cosa più preoccupante poi era che il livello magico del giovane si stava abbassando sempre di più e se non riuscivano a fare qualcosa in fretta rischiavano di perderlo.
Il principe entrò proprio mentre uno dei dottori stava facendo l’ennesimo tentativo di suturare lo squarcio nella pancia di Harry e rimase sconvolto da quella vista.
Si portò all’istante accanto a Harry e gli prese la mano, tentando di raggiungere il loro legame per spingerlo a guarire.
La magia di Harry all’inizio si nascose, istintivamente, allontanandosi da quell’energia che sapeva essere familiare, ma anche portatrice di dolore.
Adrian avvolse il nucleo con la sua energia, trasmettendogli tutto il suo amore e questo si aprì, facendo reagire la magia di Harry con quella del dottore per attivare la guarigione accelerata e permettere alle ferite di rimarginarsi.
Il dottore uscì dalla trance abbastanza a lungo per commentare.
“Se non fosse arrivato, credo che non ci sarebbe stato altro da fare che arrendersi… Il suo nucleo e la sua magia non ha fatto altro che cercare di respingere la mia e quella dei miei colleghi.” Adrian lo guardò stupito e preoccupato insieme.
“Non mi sembrava fosse stato colpito da qualche incantesimo…” mormorò.
“Non lo è stato, infatti. Ma il suo comportamento freddo e distaccato degli ultimi tempi può aver provocato una reazione nei suoi cicli magici che l’hanno spinto a nascondersi e rifiutare tutto, Signore.” ribatté sfacciatamente, senza neanche guardarlo.
Il principe alzò un sopracciglio di fronte a quel comportamento irrispettoso, ma non commentò, sapendo che il dottore probabilmente aveva ragione.
Era colpa sua se Harry aveva reagito a quel modo.
Adrian strinse un’ultima volta la mano di Harry e gli posò un bacio leggero sulle labbra, sussurrando con un filo di voce.
“Spero che un giorno potrai perdonarmi, amore mio!” e gli lasciò arrotolato al polso un ciondolo che aveva avuto molti anni addietro con il suo stesso sangue, che lo avrebbe protetto in futuro dagli attacchi fisici e psichici.
Sperava che, se anche lui avesse fallito e suo zio avesse vinto, quel ciondolo lo avrebbe protetto dalla sua vendetta.
Lo guardò malinconico per qualche altro secondo, prima di alzarsi e lasciare nella mano di Harry un piccolo scritto e andare alla ricerca di suo fratello Valerian, che sapeva non avrebbe obiettato sull’assenza di Harry.
°°°
“No! Adrian! E’ troppo pericoloso! Senza la tua anima gemella sarai più debole! Non puoi pensare di affrontarlo così e sperare di vincere!” disse Valerian dopo che suo fratello gli finì di spiegare la situazione.
“Valerian, Harry è ferito e io non penso sia in grado di sostenere uno scontro con nostro zio!” cercò di farlo ragionare l’altro.
“Io stesso fino a poco tempo fa ti avrei detto la stessa cosa. Ma tu ora lo stai sottovalutando. Capisco il tuo desiderio di proteggerlo, ma così lo condanni ad una vita di solitudine se tu muori.” ribatté, spiazzando Adrian, che però mantenne la sua posizione.
“Harry ora è ferito e non potrebbe comunque venire… Non perderò contro nostro zio, sta tranquillo!” disse. “Ora andiamo!” aggiunse incamminandosi.
Pochi passi dopo si girò verso suo fratello, ancora immobile a guardarlo serio e continuò.
“A meno che tu non preferisca che chieda a qualcun altro…”
“No! Ma sono pienamente convinto che te ne pentirai a voler fare tutto da solo!” esclamò l’altro, avviandosi e superandolo.
Nel mentre inviò un messaggio psichico a Harry sul luogo del duello, cosicché quando si fosse svegliato sarebbe stato in grado di trovarli.
°°°
Harry spalancò gli occhi svegliandosi di soprassalto quando sentì una presenza nella sua mente lasciare delle coordinate e l’immagine di una radura.
Si sollevò a sedere, facendo una smorfia di dolore per via della ferita quasi del tutto guarita e mormorò “Adrian!”.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 27 *** Capitolo 26 ***
NOTE DELL'AUTRICE: Salve a tutti!!! Eccomi tornata con un altro capitolo, il penultimo, dopo quello che mi è sembrato un secolo... ringrazio tutti coloro che hanno letto, recensito e messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate!!!! Un bacione a tutti
Cry
Capitolo 26
Il suo cuore batteva all’impazzata e, stringendo i pugni, strinse la mano attorno ad un pezzo di pergamena che qualcuno gli aveva messo in mano.
Lo aprì e distese per poter leggere cosa c’era scritto.
-Harry, perdonami se puoi per il comportamento che ho tenuto nei tuoi confronti, ma volevo proteggerti, da mio zio, dai miei nemici, da me stesso… Da quando mi sono ripreso da quelle ferite grazie al tuo sangue, non sono più riuscito a controllare i miei impulsi. Ho temuto più volte che avrei perso completamente il controllo e ti avrei attaccato come uno di quei vampiri che stiamo combattendo. Ma non preoccuparti, porrò fine definitivamente a questa guerra.
Non farò lo stesso sbaglio dell’ultima volta, mi assicurerò che mio zio muoia e rimanga tale.
Per sempre.
Sappi solo che non potrei sopportare di essere la causa della tua morte, quindi farò di tutto per eliminare almeno un pericolo dalla tua vita.
Quando tornerò, staremo insieme, te lo prometto!
Fino ad allora spero che tu mi possa perdonare.
Tuo per sempre, Adrian -.
Harry sbatté le palpebre per far sparire le lacrime che gli offuscavano la vista e strinse di nuovo il biglietto nel pugno.
Se Adrian davvero pensava che lo avrebbe lasciato a combattere da solo non aveva capito nulla.
Prendendo un respiro profondo, serrò i denti e si alzò, poggiando i piedi a terra.
Le gambe gli cedettero prima ancora che riuscisse a fare un solo passo.
Ricadde seduto sul letto e si aggrappò alla testiera, cercando di convincere le sue gambe a collaborare.
Si portò al bordo del letto e riprovò, facendo forza sul braccio non ferito per tirarsi su e non gravare troppo sulle gambe che sembravano come intorpidite.
Con estrema difficoltà riuscì a raggiungere la porta dell’infermeria, usando le testate dei letti come appoggio, finché non arrivò alla porta, dove si aggrappò alla maniglia per non cadere.
“Devo raggiungerlo prima che sia tardi! Devo assolutamente farcela!” mormorò tra sé per darsi coraggio e la forza per andare avanti nonostante il suo corpo lo tradisse.
Proprio in quel momento, la porta si aprì, costringendolo a spostarsi sull’altro lato.
Harry guardò la luce che entrava dal corridoio speranzoso.
Quando Alex entrò nell’infermeria, festeggiò interiormente.
Lui avrebbe tranquillamente potuto portarlo da Adrian.
Il vampiro si bloccò sull’uscio, osservando con occhi sgranati il ragazzino umano, che a detta dei dottori avrebbe dormito ancora per diversi giorni per recuperare le forze, in piedi davanti a lui che lo guardava con un sorriso un po’ sofferente.
“Harry? Dovresti riposare! I dottori dicono che hai bisogno di riprendere le tue energie!” esclamò, avvicinandosi al giovane per portarlo di nuovo a letto.
“No! Alex! Devo andare da Adrian! E tu devi aiutarmi!” ribatté l’altro con un grido, facendo un passo indietro per evitare la presa del vampiro.
Questi lo guardò confuso.
“Adrian si sta occupando degli interrogatori, non c’è fretta di andare da lui. Potrai farlo quando…”
“No! Non capisci! Lui non è più al castello! Ora si trova in una radura, da qualche parte in una foresta con alberi morti vicino ad una piccola cascata di acqua putrida e melmosa! E io devo aiutarlo prima che inizi a combattere contro… Ah!” lo interruppe Harry parlando velocemente, con la sensazione che non ci fosse più tempo per le chiacchiere.
Infatti, non riuscì a finire di parlare che avvertì una fitta alla coscia destra, che cedette sotto al suo peso.
“Harry! Harry! Maledizione! Quel testone di mio fratello starà cercando di vincere un duello contro nostro zio! E da solo, per giunta! Maledizione!” Imprecò preoccupato l’altro; aveva capito che Adrian doveva essere stato contattato dallo zio e il duello tra i due doveva essere iniziato, visto come aveva reagito Harry.
Doveva portarlo subito da Adrian, prima che fosse troppo tardi e Adrian si facesse ammazzare.
“Devo andare da Adrian… Io devo… devo raggiungerlo!” stava mormorando Harry, i muscoli tesi per il dolore mentre cercava di muoversi per potersi recare dal suo compagno.
Alex lo prese per un braccio e lo sorresse mentre lo portava verso l’uscita del castello.
Davanti alla porta li accolse un Tom Riddle in attesa.
“Iniziavo a chiedermi quanto ci avreste messo per arrivare, visto che gli altri due sono andati via già da circa mezz’ora…” disse il mago, giocando con la bacchetta.
Alex lo guardò sospettoso per un secondo, poi Harry lanciò un altro grido di dolore e si accasciò interamente addosso a lui, completamente senza forze per il dolore delle ferite di Adrian e le sue, appena guarite.
Tom lo guardò per un attimo preoccupato, poi si girò verso la porta e disse.
“Sarà meglio andare!”
°°°A
Il luogo designato per il duello era lo stesso dove tanti anni prima si erano già scontrati.
“Che cosa diavolo è successo a questo posto?” domandò Valerian, guardandosi intorno e non riconoscendo la piccola radura che aveva visitato spesso con il vampiro che dovevano eliminare.
L’erba verde, i fiori colorati, le piante rigogliose, gli alberi frondosi, l’acqua limpida, avevano lasciato il posto ad erbacce e edera velenosa, alberi morti e spogli e acqua melmosa e putrida. Il piccolo angolo di paradiso era morto.
“Lo scontro tra me e nostro zio ha causato la morte di tutta la natura circostante… Il fatto che abbia scelto di nuovo questo luogo però mi sorprende…” rispose Adrian.
“Per via della sua capacità di assorbire l’energia di ciò che lo circonda?” indovinò Valerian. L’altro annuì.
D’altronde era stato proprio quella capacità dello zio a ridurre così quel luogo.
Per quale motivo avesse deciso di rinunciare ad un vantaggio simile gli era incomprensibile. “Ma io, caro nipote, non ho rinunciato a nessun vantaggio… Anzi. Permettetemi di presentarvi il mio asso nella manica: Cameron; la mia anima gemella!” intervenne il vampiro, posizionandosi davanti ai due con un giovane a fianco e due vampiri dietro.
“Niente male come trucchetto, zio.” fece sarcastico Valerian.
Questi ridacchiò.
“E non ti ho ancora mostrato nulla, nipote.” ribatté , preparandosi.
“Questa volta non ti permetterò di sopravvivere! Mi assicurerò di farti a pezzi!” giurò Adrian, estraendo una spada dal fodero dietro la schiena.
Suo zio gli dedicò un sorriso sghembo e muovendosi velocissimo, cercò di trafiggerlo con un pugnale in argento puro.
Adrian parò il colpo ma non riuscì a evitare quello diretto alla sua coscia, sferrato dall’uomo, di cui si accorse troppo tardi.
Cercò di restituire il favore, ma prima di riuscirci si ritrovò bersagliato da colpi da entrambi e quelli dell’uomo non era in grado di percepirli, come se lui non fosse lì.
Perciò non era in grado di rispondere in maniera efficace e la ferita alla coscia non aiutava.
Sfruttò i suoi poteri al massimo e riuscì a creare un’illusione nella mente di suo zio e dell’uomo, ma nonostante le ferite che riescì a fare ad un braccio, al fianco sinistro e alla spalla, non riuscì comunque a rimanere in vantaggio.
°°° H
Tom Riddle e Alexander tenevano su Harry mentre raggiungevano la radura dove il duello stava avendo luogo. Ogni tanto erano costretti a fermarsi per qualche istante per far riprendere fiato ad Harry, che continuava ad avvertire gli effetti delle ferite di Adrian e aveva inconsciamente cominciato a trasferire su di sé le ferite dell’altro, per dargli la possibilità di continuare a combattere fino al loro arrivo. Ma Adrian non sembrava accorgersene ancora, visto che continuava a venire ferito, o forse nell’ipotesi peggiore, il loro zio era diventato così forte da riuscire a ridurre Adrian, il principe ereditario, il più forte vampiro tra le loro fila, ad una specie di puntaspilli vivente.
“Ah!” Harry lanciò un altro grido, tenendosi la spalla e staccandosi dai due che lo sorreggevano.
Entrambe le mani gli tremavano, mentre cercava di tamponare la spalla destra, che aveva una ferita da pugnale che lo trapassava da parte a parte.
Alexander si guardò intorno e notò che ormai erano arrivati, anche se, stranamente non riusciva a sentire nulla della battaglia in corso.
Tom intanto, provò a suturare la ferita, con scarsi risultati.
“Epismendo! Tergeo! Brachium Emendo!”
“Riddle! Continuerai più tardi, dobbiamo portarlo più vicino ad Adrian così saremmo in grado di guarirlo meglio. La radura dello scontro è quella!” disse il vampiro, tirando Harry in piedi per il braccio buono e afferrandolo per la vita.
“Sei sicuro? Con tutto il sangue che ha perso, rischia di non farcela, se ti sbagli.” disse il mago.
“Si, ne sono…” iniziò Alexander.
“Ce la faccio! E posso sentire che Adrian è vicino…” intervenne Harry con un filo di voce e una smorfia di dolore. “E ha bisogno di me!” aggiunse, prima che potessero ribattere.
Mal volentieri, Tom accettò di continuare a spostarsi e quello che l’accolse nella radura fu uno spettacolo da film horror.
Adrian era semisvenuto per tutte le ferite riportare, tenuto per il collo dal vampiro dagli occhi rossi e pugnalato al cuore da un giovane poco più grande di Harry.
I due vampiri che li avevano accompagnati intanto avevano ghigni soddisfatti stampati in faccia.
Valerian, con i pugni stretti cercava di trattenere le emozioni e l’istinto di andare in aiuto del fratello.
Gli occhi di Harry si spalancarono orripilati e gridò, staccandosi dalla presa di Alex e avviandosi verso Adrian.
“Adrian! Adrian!” Sia il vampiro che il ragazzo lo guardarono avvicinarsi a passo stentato, anche se veloce e quest’ultimo gli si parò davanti per impedirgli di interferire.
Harry in preda alla rabbia lo scaraventò a terra con un’onda d’urto della sua magia traghettato da un pugno in pieno viso.
Adrian, sentendo Harry, cercò di liberarsi dalla presa di suo zio.
“Oh, che carino! Guarda, nipote, è arrivato il tuo principe azzurro per salvarti… Peccato che durerà poco.” lo prese in giro, prima di materializzare una spada e inchiodare il nipote al suolo con essa. “Ora starai qui buono buono, mentre io mi occupo del tuo compagno!” aggiunse, con un sorriso diabolico.
Con uno scatto fulmineo arrivò da Harry e lo afferrò per il collo, in una replica della presa su Adrian, mentre quest’ultimo gridava con tutto il fiato che aveva in corpo.
“HARRY! NO! NON TI AZZARDARE A TOCCARLO! LASCIALO STARE!”
Provava ad estrarre la spada che aveva piantata in petto, ma nonostante i suoi sforzi non riusciva a spostarla di un millimetro.
“Adr… ian…” mormorò Harry con la voce strozzata, cercando debolmente di liberarsi dalla presa del vampiro.
“Non penserai davvero di potermi sfuggire, vero, ragazzino?” domandò questi, scoprendo i denti aguzzi, e preparandosi a mordere il Grifondoro.
Quest’ultimo strinse una mano attorno alla sua, nel tentativo di aiutarsi a respirare un minimo d’aria. Non poté evitare che il vampiro gli afferrasse i capelli per tirargli indietro la testa e scoprire la base del collo, dove poter affondare i canini. Per sua fortuna, insieme ad alcune delle ferite di Adrian, aveva assorbito una piccola dose di veleno per vampiri e quando lo zio attaccò, fu costretto a tirarsi via dopo pochissimi secondi, sentendo in bocca il sapore del veleno.
“Maledetto! Lo hai fatto apposta! Ti farò a pezzi!” gridò per la rabbia, lanciandolo come un bambolotto verso il punto in cui era Adrian.
Il tonfo che produsse, fece urlare nuovamente Adrian e i tre spettatori dovettero fermarsi a vicenda per non interferire nel duello.
“HARRY! Harry! Harry, ti prego, rispondimi! Harry! Giuro che appena mi libero da qui te la faccio pagare molto cara zio!” gridò, facendo forza con le braccia per tirare via la spada e riuscendo a farla spostare a sufficienza da permettergli di spostarsi e avvicinarsi strisciando fino ad Harry, rannicchiato per il dolore.
“Harry…!” mormorò, stringendo i denti per la sofferenza provocata dalla spada.
La sollevò quel tanto da poter raggiungere Harry e afferrargli la mano.
“Adrian…” mormorò debolmente con un filo di voce.
“Sh… non parlare, va tutto bene. Ora siamo insieme e andrà tutto bene, te lo prometto.”
Harry strinse la mano con cui Adrian teneva la sua, e con movimenti lentissimi e agonizzanti, si spostò verso di lui, cercando di aiutarlo.
Lo zio li guardò e fece una smorfia disgustata.
“Siete veramente patetici! Adrian, il grande salvatore, il principe che ha sconfitto il mostro… ora striscia ai piedi di quello stesso mostro insieme al suo compagno in fin di vita. Pronto a vederlo morire, nipote?” domandò, afferrando di nuovo Harry e costringendo Adrian a lasciargli la mano per non ferirlo.
Lo zio estrasse un pugnale da un fodero nascosto nello stivale destro e, sollevato il Grifondoro per i capelli, passò la lama sul collo, aprendo una linea rossa che iniziò a buttare fuori sangue.
“Harry! No! Harry!” iniziò a gridare Adrian, caricando di magia le mani per poter distruggere la spada, venendo bloccato dal ragazzino compagno di suo zio che assorbì tutta l’energia e lo lasciò privo di forze.
Forze che ritornarono immediatamente quando alcune gocce del sangue di Harry si posarono sulle sue labbra.
I suoi occhi brillarono di rosso per un secondo per poi tornare normali.
Afferrò una gamba del compagno dello zio e lo fece cadere contro la spada, costringendo lo zio ad intervenire prima che ci si ferisse.
Harry cadde a terra con un tonfo e un gemito gorgogliante e Adrian lasciò il ragazzo appena la spada venne estratta.
In un lampo prese Harry e si allontanò pochi metri.
“Harry!” lo chiamò mentre controllava la ferita alla gola.
Rimase stupito di trovarla già quasi guarita, insieme a molte altre che riconosce come sue. “Be...vi” gorgogliò il Grifondoro.
Adrian stava per rifiutare, ancora preoccupato di poter perdere il controllo, ma si bloccò.
Prese la mano di Harry e se la portò alle labbra.
Morse delicatamente il polso e succhiò il sangue di cui aveva bisogno per guarire il più velocemente possibile.
Richiuse la ferita e si fece un piccolo taglio sul palmo e la portò sulla bocca di Harry.
“Ora tocca a te, piccolo.”
Il Grifondoro lo guardò per un secondo, lasciando che le gocce di sangue cadessero sulle sue labbra chiuse; le sorbì poi con la punta della lingua, sotto lo sguardo attento del vampiro.
“Adrian…” provò a dire piano.
“Non ora, Harry. Mi dispiace tantissimo per quello che è successo, ma ora è necessario mettere fine a questa storia.” lo bloccò in partenza, posandogli un dito sulle labbra.
“Ah davvero? Credi che sarà così facile nipote? Nonostante la vostra scenetta commovente, non potrete battermi. Non ne sei stato in grado prima e non lo sarai nemmeno ora che è giunta in tuo soccorso la tua anima gemella!” ribatté lo zio, che aveva aiutato la sua anima gemella a riprendersi.
Si posizionarono davanti alla coppia e si prepararono per attaccare nuovamente.
Gli occhi di Harry brillavano come la maledizione che uccide mentre prendeva la bacchetta e si preparava al contrattacco.
Il ragazzo che aveva davanti ghignò malignamente e lo derise.
“Pensi che quella bacchetta possa salvarti, moccioso? Non sai fare le magie da grandi?” per poi far partire dalla sua mano un raggio di luce viola scuro, che Harry evitò senza problemi, nonostante Adrian si fosse paralizzato per un istante.
“Saper schivare non lo salverà!” lo avvertì lo zio, attaccandolo alle spalle, riportando l’attenzione di Adrian sul loro duello a colpi di spada e pugnale.
Ogni stoccata e parata faceva stridere e schioccare le lame, generando scintille nella maggior parte dei casi.
Harry, proprio in quel momento, lanciò contro l’avversario uno schiantesimo abbastanza potente da farlo volare per qualche metro e arrivare dentro l’acqua.
Subito dopo lanciò un “Glacius” per farla congelare e bloccarlo lì per un po’, ma il tipo riuscì ad uscire e bombardare Harry di incantesimi lamataglienti.
Harry ne schivò alcuni e evocò uno scudo attorno a sé per proteggersi dagli altri e replicò con una rapida successione di incendio, expelliarmus e stupeficium.
Andò a segno con un paio di incendio e l’altro rispose con dei bombarda senza bacchetta e raggi colorati che Harry si premurò di schivare.
Intanto Adrian parava e attaccava e schivava, riuscendo a ferire molte volte suo zio, tanto da riuscire a costringerlo in ginocchio incapace di muovere una gamba.
Harry si avvicinò ad Adrian e gli fece segno di lanciargli il pugnale, visto che il tipo con cui combatteva ne aveva materializzato uno dal nulla.
Adrian lo guardò incerto per un secondo, poi gli lanciò la lama, che il Grifondoro afferrò senza problemi.
Si avvicinò all’altro mago per poterlo colpire con un fendente, ma questi lo evitò, ferendo lui al braccio della bacchetta.
I vampiri costretti a fare da spettatori osservavano con molta attenzione lo svolgersi del duello, Valerian e Alexander trattennero il respiro quando videro la bacchetta volare via dalla sua mano, non più in grado di tenerla saldamente, mentre Voldemort ridacchiava sotto i baffi.
Harry fece un’espressione preoccupata nel vedere la sua bacchetta cadergli dalla mano, che non gli sembrava più in grado di stringere nulla.
“Allora, moccioso? Cosa si prova a sapere che presto tutto finirà? E davanti agli occhi del tuo amato vampiro!” domandò quello, preparandosi a lanciargli contro un incantesimo, probabilmente mortale.
Harry attese fino a che non vide la luce verde smeraldo come i suoi occhi partire dalla sua mano, poi, proprio mentre il giovane mago diceva “Addio!” gli si smaterializzò alle spalle e rispose. “Addio!” dritto nelle sue orecchie, ma abbastanza ad alta voce da attirare l’attenzione dei due vampiri impegnati in uno scontro senza esclusione di colpi.
Harry strinse la presa sul pugnale e lo affondò dritto dentro al cuore del giovane, facendolo gridare dal dolore.
“Luc! Aiuta…temi!” prima di sentire il suo cuore fermarsi del tutto e cadere pesantemente a terra.
Lo zio di Adrian crollò a terra, venendo colpito dal fendente del nipote in pieno petto, in cui si era già aperta una brutta ferita dove era stato colpito il suo compagno.
Le forze lo abbandonarono e si ritrovò a guardare dal basso la coppia davanti a lui; provò invidia per loro, per un istante desiderò avere quello che avevano loro, poi cominciò a ridere istericamente, sputando sangue.
“Credi davvero di potermi battere definitivamente nipote? io appartengo a questo mondo e troverò il modo di tornare anche se mi uccidi! non importa quante volte, continuerò a tornare e ucciderò il tuo prezioso compa…” disse, venendo interrotto da Adrian che gli tagliò la testa con un fendente.
Il sangue spruzzò dalla ferita, colpendo Harry che gli era andato vicino.
Adrian lasciò la presa sulla spada per poter affondare la mano nel petto di suo zio e strappargli il cuore.
Lo schiacciò con le mani e lo gettò via.
Infine, si girò a guardare Harry.
“Se non fossi arrivato tu…” iniziò il vampiro.
“Ho ucciso… ho ucciso quel ragazzo… io… l’ho ucciso… sono un… un assassino…” fece invece Harry con voce tremolante.
Adrian lo abbracciò stretto.
“Oh Harry! No… non sei un assassino! Stavi solo cercando di difenderti… ti avrebbe ucciso se glielo avessi permesso e con te sarei morto anche io… non hai fatto nulla di male!” gli disse, posando un bacio sui suoi capelli e facendo movimenti circolari sulla sua schiena, cercando di calmarlo.
Harry si abbandonò ad un pianto disperato, sopraffatto dalle emozioni.
“Mi dispiace per come mi sono comportato e ciò che è successo… stavo cercando di proteggerti… e ho incasinato tutto… è stata tutta colpa mia…” continuò, stringendolo più forte e trascinandolo con sé a terra.
“Adrian…” mormorò Harry tra le lacrime.
Entrambi sentivano che le forze, che erano sembrate infinite fino a poco prima, ora li stavano abbandonando.
Adrian si accasciò al suolo e permise al buio di prenderlo, tenendo Harry stretto a sé, anche lui privo di sensi.
Tom, dal punto in cui i principi si stavano occupando dei seguaci dello zio, lanciò un incantesimo sui due, per portarli al sicuro nel palazzo, mentre gli altri ponevano fine alla ribellione. |
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=1115053
|