La Guerra Dei Vampiri

di Crystal eye
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - La tregua ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Un incontro singolare ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Viaggio in treno ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Lo smistamento ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - L'annuncio e piccole scoperte ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - La festa ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 - Primi scontri ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 - Scoperte ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 - La famiglia Delevo ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 - Rivelazioni ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 - Ancora soprese ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 - Cuore tamburo ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 - Sentimenti ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 - Nuovo attacco ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 - Il Principe Sanguinario ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 - La scuola sotto attacco ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 - Nel salone dei vampiri ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 - Reazioni e Piani ***
Capitolo 19: *** AVVISO!!! ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 - Risvegli e rivelazioni ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 - Chiacchiere e Brutti Sogni ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 - Incubi, Ritorni e Dichiarazioni ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 - La quiete prima della Tempesta ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 - Cuore Innamorato ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 - Decisioni ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - La tregua ***


La guerra dei vampiri

Capitolo 1 – La Tregua

Era notte fonda e la luna splendeva alta, illuminando la Foresta Proibita con la sua pallida luce.
Il preside di Hogwarts guardava il panorama al di fuori della finestra con espressione cupa e pensierosa.
Ben arrivato, Tom!” disse, continuando a rivolgere la sua attenzione all’esterno.
L’interpellato uscì dall’oscurità e si mosse per l’ufficio, fino ad arrivare di fronte a Silente.
Perché mi hai fatto venire qui, vecchio?” gli chiese, sicuro che, per una volta, Harry Potter non sarebbe stato il fulcro della loro discussione.
Avrai sicuramente notato i problemi che stanno tornando a galla tra i vampiri, non è vero?” domandò, invece, Silente, dando comunque al Lord la risposta che voleva.
La consapevolezza di quello che avrebbe potuto portare una nuova guerra tra vampiri gli fece assumere un atteggiamento più collaborativo, o almeno un po’.
Albus, staccatosi dalla finestra, lo guardò un momento e gli mostrò una lettera.
È da parte di uno dei due clan, non so quale, ma pare sia a conoscenza dei nostri problemi e ci consiglia di porvi rimedio, in qualche modo.”
Voldemort ghignò “Dammi Potter e poniamo fine ai nostri problemi!”
Sai che non è possibile!” ribatté Silente, con il tono che veniva usato con i bambini capricciosi. “Dobbiamo appianare le nostre divergenze, per la sicurezza di tutto il Mondo Magico. Non sei d’accordo?”.
L’altro alzò un sopracciglio, poi, stringendo gli occhi, sibilò malefico “Io cerco di conquistarlo il Mondo Magico, se te lo fossi dimenticato.” Dopo di che sbuffò sotto lo sguardo insistente e luccicante dell’anziano mago di fronte a lui “Ricorda che, anche se accetto una tregua, quando tutto questo sarà finito ricomincerò a fare quello che ho fatto fin ora, in primis dare la caccia al tuo pupillo!”
Il preside sorrise per quell’ammissione. D’altro canto, nessuno dei due aveva molta scelta, non se volevano arrivare indenni alla fine di quegli scontri.
Poco prima di andarsene il Lord domandò con sincera curiosità “Perché non hai fatto chiudere la scuola, se c’è tutto questo pericolo?”
Ci sono cose che devono poter succedere e se chiudessi la scuola non accadrebbero…”.
Tom alzò gli occhi al cielo prima di andarsene, borbottando un “vecchio manipolatore”.



NOTE DELL'AUTRICE: SALVEEEEE!!!! spero che il capitolo sia piaciuto... vi prego fatemi sapere cosa ne pensate!!! sono una scrittrice in erba e ho bisogno di tutti i consigli e critiche di voi cari lettori per migliorare.... buona lettura!
baci Crystal eye



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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Un incontro singolare ***


Capitolo 2 – Un incontro Singolare

Il sole stava tramontando a Privet Drive. Il giovane Harry Potter guardava la luce solare lasciare il posto alla fredda luminosità della luna.
Sentendo i Dursley urlare riguardo a qualcosa che si era rotto, Harry decise di uscire per evitare una punizione ingiusta.
Si diresse verso il piccolo parco che Dudley e i suoi amici si erano divertiti a distruggere. Avvicinandosi ad una panchina ancora intatta, pensò distrattamente che il cielo sembrasse molto più cupo di quanto non fosse prima.
Abbassò lo sguardo verso i suoi piedi, per pochi secondi, prendendo un respiro profondo, nel tentativo di scacciare una brutta sensazione che aveva cominciato ad avvertire nel momento in cui aveva messo piede nel parco.
Quando rialzò lo sguardo, vide poco lontano una figura scura, coperta da un lungo mantello nero, che impediva la vista di qualsiasi dettaglio.
Lo sconosciuto si avvicinò di qualche passo, facendo arretrare e imprecare Harry per non aver portato con sé la bacchetta. Cercò di fare un altro passo indietro, ma lo strano tipo lo afferrò con un movimento velocissimo e lo spinse contro un albero, mettendosi talmente vicino che il giovane moro riuscì a vedere, anche se di sfuggita, un lampo blu scuro negli occhi del suo assalitore.
Harry tremò leggermente tra le braccia dello sconosciuto e pensò che stesse per baciarlo, visto che erano talmente vicini da poter sentire il caldo respiro dell’altro sulle sue labbra. Invece quello sussurrò qualcosa in una lingua sconosciuta e scomparve.
Harry si lasciò scivolare lungo la corteccia del vecchio albero e prese un profondo respiro, cercando di calmarsi. Rimase per un bel po’ di tempo seduto ai piedi della quercia a osservare le stelle. Quando, all’improvviso, la sensazione di non essere solo gli serpeggiò nuovamente lungo la schiena, sotto forma di brivido gelido.
Il respiro sembrava essersi fermato tanto era lieve, mentre tutto il suo corpo era teso, in attesa di un attacco e pronto a difendersi. Ma non successe nulla per molti, lunghi minuti, tanto che Harry abbassò leggermente la guardia.
In quel preciso momento, la sensazione triplicò e si alzò un forte vento nel parco.
Sarai mio!”.
Quelle due parole portate dal vento erano state pronunciate da una voce così calda e suadente che al giovane sembrò terribilmente familiare.
Per qualche attimo rimase fermo, come in attesa di sentire altro, ma il parco era tornato incredibilmente silenzioso, solo gli uccelli notturni avevano il coraggio di spezzarlo.
Harry decise quindi che era meglio ritornare dai Dursley. Se qualcuno si fosse accorto che era uscito sarebbero stati guai.
Continuò a pensare a quella voce e alle sue parole fino a quando non fu tempo di andare alla Tana. Lì abbandonò i pensieri e si dedicò solo a divertirsi con i suoi amici.

NOTE DELL'AUTRICE: eccomi con il secondo capitolo!!! bell'incontro, eh??? spero vi piacciaa, fatemi sapere, le recensioni sono molto importanti per un autore... volevo ringraziare kurioone e newslim per aver recensito la storia e sesshoyue e Remilia_scarlet per averla messa tra le preferite, ringrazio anche i lettori silenziosi... buona lettura!!! baci Crystal



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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Viaggio in treno ***


Capitolo 3 – Viaggio in Treno

Un nuovo anno stava per avere inizio ad Hogwarts. Il primo settembre, come sempre, era un giorno incredibilmente caotico alla Tana, o almeno lo era la mattina.
La Signora Weasley non faceva altro che strillare ai ragazzi di sbrigarsi, ma, al solito, Ron aveva “dimenticato” di fare il baule la sera prima e si era quindi ritrovato a doversi sbrigare, se non volevano rischiare di perdere il treno per la scuola di magia e stregoneria migliore dell’Inghilterra.
Harry era euforico e, anche se non sapeva perché, aveva la sensazione che quell’anno sarebbe successo qualcosa, di bello per una volta. Comunque accantonò la sua felicità come voglia di tornare alla sua vera casa.

°°°

Nello stesso momento, in un antico castello medievale, in Italia, un giovane, alto, dai capelli scuri come la notte senza stelle e gli occhi più blu del mare, camminava avanti e indietro per il salotto privato dei suoi appartamenti, in attesa che arrivasse la sua “guardia del corpo”, anche se era probabilmente meglio dire il suo aguzzino, che lo avrebbe scortato a Hogwarts.
L’uomo in questione arrivò pochi attimi dopo.
Severus Piton aveva avuto, dal preside in persona, l’incarico di andare a prendere quel giovane e, fino a quel momento, non aveva capito perché.
Però, ora che ce l’aveva davanti, notava qualcosa di strano, pur non riuscendo a intuire cosa esattamente. Avvertiva provenire da quel corpo un’aura di pericolosità, che lo circondava come una seconda pelle.
Ha finito di esaminarmi, Professor Piton?” una voce calda e suadente lo riscosse dalla contemplazione dell’altro.
Dobbiamo sbrigarci! Il treno partirà tra pochi minuti, signor Delevo” Rispose sbrigativo e gelido il professore di Pozioni, ignorando deliberatamente l’accaduto di pochi secondi prima.
Porgendo il braccio al ragazzo, smaterializzò entrambi alla stazione.
Appena arrivati, Adrian James Delevo salì sull’Espresso per Hogwarts, salutando il professore con un cenno del capo.
Si sistemò in una cabina e chiuse la porta con un incantesimo, che avrebbe tenuto lontano gli studenti. Appoggiato al vetro del finestrino, attese la partenza, ma dieci minuti dopo sentì avvicinarsi una presenza molto familiare. Finse di leggere uno dei libri che aveva nella sacca e tolse l’incantesimo alla porta, mettendosi comodo.
Una giovane strega con lunghi capelli ricci aprì la porta dello scompartimento e, vedendolo, gli chiese “Scusa, possiamo sederci? Gli altri sono tutti occupati.”
Adrian alzò lo sguardo blu fino ad incontrare quello castano della fanciulla di fronte a lui e annuì, facendo cenno con la mano di sedersi pure.
Hermione Jean Granger rimase però impalata sulla soglia a osservare lo sconosciuto.
Ehi Hermione! Che hai? Perchè ti sei fermata?” chiese una voce subito dietro la ragazza, che si spostò con movimenti automatici, ancora folgorata dalla visione di quel bellissimo giovane uomo occupante dello scompartimento.
Anche Harry, appena vide quel ragazzo, rimase con lo sguardo incollato a quello dell’altro.
Si accorse distrattamente di essersi seduto, continuando a guardare quei profondi occhi blu, in cui gli sembrava di affondare.
Hermione, ripresasi dalla sorprendente bellezza del moro, si presentò, sorridendo e porgendogli la mano. “Hermione Granger, piacere di conoscerti.”
Lui invece di stringerle la mano come si aspettava, la baciò, facendola arrossire furiosamente.
Adrian Delevo, signorina* Hermione. Il piacere è tutto mio!” disse poi, mantenendo un tono così basso e seducente che Hermione sembrò andare a fuoco, per quanto era arrossita.
Ron, preso dalla gelosia, si intromise, presentandosi “Ronald Weasley.” In risposta ebbe una stretta di mano che ricambiò con forza.
Adrian allora ritornò con lo sguardo su Harry Potter, il Ragazzo-che-è-sopravvissuto, il quale, invece di presentarsi, attese che anche quel ragazzo, come tutti i maghi che si rispettino, gli chiedesse un autografo o qualcosa del genere. L’altro sorrise e come se avesse letto i suoi pensieri gli disse “Per quanto mi riguarda, potresti anche essere Merlino in persona e non mi metterei a chiederti autografi, ma...” una pausa dove lanciò uno sguardo di apprezzamento verso il corpo sottile e tonico del moro di fronte a lui “Non mi dispiacerebbe un appuntamento con Harry...” mormorò malizioso in modo che solo il giovane con cui parlava sentisse, per poi chinarsi in avanti per dargli un leggero buffetto sulla guancia morbida.
Harry per qualche attimo lo fissò inebetito, dopo di che, con le gote arrossate, sorrise.
L’unica ragazza nello scompartimento pose fine allo scambio, chiedendo al giovane Delevo “Quel libro è rarissimo, dove lo hai comprato?”
Oh... questo? È l’edizione originale, regalata ad un mio antenato dallo scrittore, era un amico di famiglia...” le rispose, passandosi una mano fra i setosi capelli neri, in modo leggermente imbarazzato. “L’edizione originale? Oh santo Merlino, posso vederlo? Avrà come minimo un millennio! C’è un incantesimo che impedisce l’invecchiamento della carta, non è così?” la riccia lo tempestò di parole, tanto che Adrian la guardò con gli occhi appena sgranati e scoppiò a ridere.
Harry pensò – ha una risata stupenda, così calda, chissà se anche il proprietario di quella voce ne ha una così – arrossì ai suoi stessi pensieri e non notò che il giovane Delevo aveva sorriso leggermente in risposta, continuando comunque a parlare di libri con Hermione.


*l’ho messo in corsivo perchè si presuppone che parlino inglese, mentre quando Adrian dice “signorina” lo fa in italiano.


NOTE DELL'AUTRICE: buongiornoooo cari lettori. Allora come vi sembra Adrian??? che impressione vi ha fatto??? ditemi tutto con una bella recensioncina, please!!! un ringraziamento a cesarina89, HikaruUzumaki, Remilia_Scarlet e sesshoyue per aver messo la storia tra le seguite e newslim e kurioone per aver recensito... grazie anche ai lettori silenziosi, anche se mi farebbe molto piacere vedere tracce del loro passaggio... Baci Crystal





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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Lo smistamento ***


Capitolo 4 – Lo Smistamento

Al loro arrivo a Hogwarts, Adrian si allontanò dal trio, dicendo che si sarebbero rivisti a cena. Si diresse verso il Lago Nero dove trovò ad attenderlo Severus Piton.
Il preside ha deciso che lei mi dovrà controllare per tutto il mio soggiorno a scuola?” chiese sorridendo divertito in direzione del freddo e cupo professore di Pozioni. L’uomo scosse la testa, porgendo una pietra al suo nuovo studente.
Una passaporta?”
Esatto. È forse un problema per lei?” fece annoiato il professore.
No, no, ma pensavo che... no niente. Andiamo?” e prese la passaporta.
Sentì il familiare strappo all’ombelico e quando riaprì gli occhi si ritrovò in una sala spoglia illuminata da delle candele fluttuanti, con due porte ai lati. Severus si avvicinò alla porta di destra e, poco prima di uscire, gli disse “Aspetta qui che il preside ti chiami, poi verrai smistato anche tu.”
Il giovane annuì e si mise in attesa.
Grazie al suo udito molto sviluppato riuscì a sentire lo smistamento dei primini e se si concentrava poteva anche sentire ciò che il cappello diceva loro.
Gli venne da ridere sentendo il discorso del preside, che predicava di rimanere uniti e di non perdere la speranza.
Poi passò, finalmente, a presentare lui. Non appena pronunciò il suo nome, uscì da quella stanzetta, dalla stessa porta da cui era uscito Piton poco prima e fece il suo ingresso nella Sala Grande.
Alla sua entrata tutti gli occhi vennero calamitati dalla sua figura. Sorrise internamente al sentire i pensieri poco casti di molti studenti rivolti a lui.
Tuttavia li ignorò tutti mentre si sedeva sullo sgabello e lasciava che la professoressa McGrannitt gli mettesse il Cappello Parlante sulla testa.
Il vecchio copricapo non sapeva dove metterlo, possedeva un grande coraggio e spirito di sacrificio, ma era anche molto astuto e affamato di conoscenza. Sembrava il perfetto connubio tra due grandi maghi a quei tempi molto conosciuti.
Il paragone fece sorridere apertamente Adrian, atto che scatenò una serie di gridolini estasiati.
Alla fine, dopo uno sproloquio su come avrebbe potuto essere un perfetto Grifone o una perfetta Serpe, il cappello decise “SERPEVERDE!”
Il ragazzo si alzò e si diresse verso l’ultimo tavolo, quello dei verde-argento, a passo sicuro e senza nessuna esitazione.
Sedette tra Blaise Zabini e Theodore Nott.
Una volta accomodato, si ritrovò tempestato dalle domande dei suoi compagni di casa.
Molti studenti delle altre case lo guardarono fisso per un po’, ma infine, notando che lui non ricambiava lo sguardo di nessuno, lasciarono tutti perdere tranne uno.
Il neo-Serpeverde non sapeva con certezza chi fosse a perforare la sua schiena con lo sguardo, ma raramente sbagliava con le intuizioni.
Si comportò gentilmente con i suoi compagni di casa, rimanendo comunque un po’ freddo.
Draco Malfoy si presentò quasi alla fine della cena, porgendogli la mano, in segno di saluto, Adrian lo studiò con lo sguardo per poi accennare un sorriso e stringerla.
Il giovane Malfoy si rilassò leggermente, perdendo, agli occhi del moro, una piccola parte della sua rigidità.
Finita la cena si alzarono tutti.
Ehi, Delevo, andiamo, ti accompagno al dormitorio!” disse Draco, rivolgendosi al Serpeverde.
Quello però scosse la testa “No grazie, non preoccuparti. Mi riaccompagnerà il capo casa. Devo andare a parlare con il preside. Penso sarà una conversazione lunga.” Finì pensieroso, probabilmente già con la mente rivolta al suo, ormai prossimo, incontro con Silente.
Gli sorrise, dirigendosi verso il tavolo dei professori, dove Albus lo stava aspettando.
Lungo il tragitto, l’uomo rimase in silenzio a studiare le reazioni del giovane, ma dal suo comportamento traspariva poco e niente. Davanti al gargoylle si fermarono.
Tiramisù!” disse Silente e Adrian, a quella dimostrazione di golosità, sollevò un sopracciglio, permettendo appena agli angoli delle sue labbra di sollevarsi.
Dai suoi denti non si direbbe che è uno a cui piacciono tanto i dolci.” Fece un po’ divertito.
Beh, dalla sua tranquillità, non si direbbe che è stato a un passo dal rivelare la sua natura, quest’oggi.” Rispose a tono il vecchietto, guardandolo da sopra gli occhiali a mezzaluna.
Adrian sospirò mesto “Touche! Ho rischiato di perdere il controllo molte volte quando ero vicino a LUI!” esclamò.
Dopo di che si sedette su una poltrona, che il preside aveva fatto apparire.
Non posso resistergli, lo desidero da troppo!”
Silente lo guardò fisso, trasmettendo con gli occhi ciò che non voleva ripetere a parole, per l’ennesima volta. “So perfettamente che non lo devo toccare, non c’è bisogno che lei mi lanci questi sguardi.” Sbuffò Adrian, sentendosi come se avesse di nuovo diciassette anni.
Si alzò dalla comoda poltrona e si incamminò velocemente per i corridoi fino ad inoltrarsi nella Foresta Proibita. Aveva bisogno di nutrirsi.
Era così agitato che non si accorse che qualcuno, dalla torre di Grifondoro, l’aveva visto dirigersi verso la Foresta e si interrogava sui possibili motivi.


NOTE DELL'AUTRICE: ed ecco il quarto capitolo... le cose iniziano a farsi interessanti, non trovate??? piano piano la matassa di misteri si scioglie... commentateeee!!!
ringrazio Arwen95, Averyn, cesarina89, dragonblack, HikaruUzumaki, Pecky, Remilia_Scarlet e sesshoyue per aver messo la storia tra le seguite e averyn per averla messa anche tra le preferite... rigrazio anche kurioone e newslim per aver recensito e, infine, anch i lettori silenziosi. bacioni Crystal





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Capitolo 5
*** Capitolo 5 - L'annuncio e piccole scoperte ***


Capitolo 5 – L’annuncio e Piccole Scoperte
 
La mattina seguente, a colazione, Adrian fece una chiacchierata con Draco e i suoi amici.
Si sedette vicino al biondo, con le spalle al muro, per poter tenere d’occhio tutta la Sala Grande, sopratutto il tavolo dei Grifoni, dove solo pochi studenti erano già scesi.
Quando tutti gli studenti furono a colazione, i quattro capi casa cominciarono a distribuire gli orari.
Dopo, Silente fermò tutti per fare un annuncio.
“Silenzio, per favore. Devo fare un annuncio molto importante!” piccola pausa ad effetto “Ho deciso, insieme al corpo docenti, che, quest’anno, Halloween lo festeggeremo con una festa in maschera.”
Le ragazze, alla notizia, si esibirono in gridolini estasiati. Erano tutte contente di avere una scusa per andare a fare shopping.
I ragazzi, invece, sospirarono, rendendosi conto che avrebbero dovuto invitare una ragazza alla festa da ballo e partecipare alle danze.
Molte giovani lanciarono sguardi insistenti in direzione di Adrian, Draco, Blaise e Harry, che erano i ragazzi più belli e desiderati della scuola.
Nei giorni seguenti, i suddetti ragazzi furono bombardati dagli inviti da parte di tutte le ragazze, di tutte le case e tutte le età.
Perfino le primine ci provarono.
Adrian rifiutò tutti gli inviti e decise di portare Daphne Greengrass al ballo, sotto richiesta della sua ragazza, Pansy Parkinson.
La ragazza sarebbe andata con Draco, che non aveva voglia neanche di andarci, a quella “stupida festa”, come la chiamava lui.
 
Tempo un mese e tutti avevano un partner con cui andare al ballo.
Hermione Granger, nel frattempo, aveva cercato in tutti i modi di parlare con Adrian, ma quest’ultimo era sempre con i suoi amici, Malfoy, Zabini, Parkinson e compagnia, senza contare i due gorilla.
Quindi, in più di un mese, non era riuscita ad avvicinarsi abbastanza da potergli parlare.
Sperava che il ragazzo gentile e disponibile che aveva conosciuto non fosse stata solo una maschera, sarebbe stato un colpo.
Doveva riuscire a parlare con lui, ma forse, pensando che avrebbe avuto più probabilità di successo alla festa, che non durante le lezioni, decise di provare a parlargli a Halloween.
 
°°°
 
Intanto, un’altra persona era affetta da profondi dilemmi.
Draco Malfoy si stava sfogando con Adrian Delevo riguardo a una ragazza.
“Lei è speciale! È bella, intelligente, gentile.” Sospirò.
“Beh, con l’intelligente hai appena eliminato circa la metà delle studentesse della scuola.” Fece pensieroso il moro, come se stesse cercando di indovinare. “Altre caratteristiche? Tipo, è spiritosa ma non troppo, è coraggiosa, forte e determinata in tutto ciò che fa... è ambiziosa di conoscenza...” ad ogni parola il biondo Serpeverde annuiva, perso nella contemplazione platonica del suo amore.
“Poi, vediamo, è amica di Harry Potter e risponde al nome di Hermione Granger!” finì, divertito dal comportamento di Draco, che annuì, ancora perso nel suo mondo dei sogni, prima di capire esattamente cosa aveva detto.
“No! Ma cosa dici?! Santo Merlino non è la Granger! Come potrebbe piacermi quella Mezzosangue so-tutto-io? È assolutamente impossibile!” si infervorò il ragazzo dagli occhi grigi, mentre Adrian si faceva due risate per la sua reazione esagerata.
Dopo qualche secondo il giovane Malfoy si accorse di avere le guance talmente rosse da sembrare infuocate.
Purtroppo per lui, la reazione e le guance arrossate lo avevano fregato: aveva una cotta per la Granger... no, per Hermione!
 
 

NOTE DELL'AUTRICE: a voi il quinto capitolo... un po' cortino, ma mi serviva così... mi fate sapere cosa ne pensate??? mille ringraziamenti ad arwen95 che ha recensito e a tutti cosoloro che hanno messo la storia tra le seguite (già dieci persone!!!) vi adoro!!! e grazie anche ai lettori silenziosi... non siate timidi... commentateeee!!! baci Crystal

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 - La festa ***


 
 
Capitolo 6 – La Festa
 
Il 31 di ottobre giunse fin troppo presto, per alcuni degli studenti.
La sera erano tutti in maschera, chi in attesa delle dame, chi in attesa di entrare in Sala Grande.
Finalmente, alle sette precise, le porte della Sala Grande si aprirono, permettendo agli studenti di ammirare il lavoro degli insegnanti.
C’erano sfere colorate che scoppiavano lanciando coriandoli, candele scure al posto delle stelle, che creavano un’atmosfera romantica con la loro luce soffusa. C’erano inoltre delle maschere incantate che si muovevano tra i felici partecipanti. Alcuni pipistrelli, veri e incantati, svolazzavano insieme ai fantasmi, in giro per la Sala. Una delle pareti era stata incantata in modo da creare una finestra temporanea da cui si poteva accedere da una tenda che impediva all’aria fredda di entrare. Sui tavoli dove erano poste le vivande c’erano delle zucche animate che salutavano che vi si avvicinava.
Le maschere degli studenti erano di tutti i tipi: alcuni erano andati sul classico, vampiri, licantropi, mummie, fate e ninfe; altri si erano, invece, vestiti da Merlino o Morgana e altri personaggi storici, come Lancillotto e Ginevra, o Antonio e Cleopatra, o anche personaggi di tragedie come Romeo e Giulietta; c’era anche qualche Albus Silente molto giovane. Altri ancora si erano travestiti da fondatori, naturalmente, della propria casa.
Adrian, nel suo semplice costume da vampiro, sorrideva sotto i baffi guardando tutti quei ragazzi riuscire a divertirsi, anche se prima avevano fatto tante storie.
Era solo, poichè la sua dama gli aveva comunicato che non stava bene e non sarebbe andata al ballo. E mentre stava appoggiato a una colonna venne raggiunto da una graziosa ninfa dei boschi, con lunghi boccoli castani perfettamente ordinati, che gli lanciò qualche occhiata, senza però avere il coraggio di dire una sola parola.
“Siete bellissima, mia ninfa dei boschi. Ditemi, come mai avete lasciato la vostra foresta per partecipare a questa festa di comuni mortali?” fece il moro, con fare melodrammatico, per spezzare la tensione.
Hermione sorrise e rispose nello stesso modo “Mio bel conte vampiro, son venuta a vedere come voi, comuni mortali, vi divertite alle vostre feste!” poi rise, seguita da lui.
Finita l’ilarità, la bruna tornò seria.
“Vorrei parlarti!” esclamò.
“Mi stai parlando, no?” le chiese l’altro, con un luccichio divertito ancora presente nei profondi occhi blu scuro.
“Oh, andiamo, hai capito cosa intendo!” ribattè lei stizzita, avviandosi verso un angolo più appartato.
Quando lui la seguì, le scostò la tenda, che copriva la grande porta-finestra creata dai docenti per l’occasione, per farla passare con facilità.
La ragazza sospirò, sussurrando “Forse non è una maschera, dopotutto”.
“Cosa dovrebbe essere una maschera?” le domandò, incuriosito dalle sue parole.
“Beh...ehm... il tuo... ehm... comportamento, così galante e gentile. Abbiamo notato che hai fatto amicizia con Malfoy e la sua corte...” iniziò lei, ma Adrian la fermò, commentando “Non credevo che fossi d’accordo con le discriminazioni.”
Hermione, ammutolita, abbassò lo sguardo, non sapendo bene come rispondere. Lui, comunque, scosse la testa, come a dire di lasciar stare.
Proprio mentre l’altra cercava ancora di trovare il coraggio di spiccicare parola, arrivò Draco Malfoy, vestito anche lui da vampiro, che cercava il suo compagno di casa e, trovandolo con la Mezzosangue, decise di non perdere l’occasione per insultarla.
Ma prima che potesse aprire bocca, il moro domandò “Scusami Draco, potresti, cortesemente, tenere compagnia qualche minuto a Hermione? Vorrei uscire, ma fa un po’ freddo per questa bella ninfa!” le lanciò un sorriso rassicurante, vedendo che voleva protestare, poi fece un occhiolino al biondo e, dopo aver dato alla ragazza un leggero bacio su una guancia, si allontanò dalla coppia.
Lei lo osservò uscire dalla Sala Grande, dopo di che si girò a fronteggiare il suo nuovo interlocutore. Rimase sorpresa di vedere che lui la stesse guardando come se avesse appena visto una delle sette meraviglie del mondo.
Arrossì, sotto il suo sguardo insistente. Anche se le faceva piacere che la osservasse in modo diverso dal solito.
Draco, intanto, non riusciva a smettere di fissarla, era così bella...
“Sei bellissima!” sussurrò rapito, senza neanche rendersene conto.
La Grifona spalancò gli occhi dallo shock. Nei secondi successivi, cercando di riprendere il controllo, mormorò balbettando. “Oh... ehm... anche tu stai molto bene... vestito così...”
Si sentiva tremendamente in imbarazzo e malediceva Adrian che l’aveva lasciata sola con Malfoy.
“È una festa molto carina.” Buttò lì il ragazzo.
“Sì, molto.” Rispose l’altra telegrafica.
Lui si irritò “Oh, andiamo, Granger! Non ti si riesce mai a zittire e, adesso, non dici una parola? Tira fuori quel cavolo di coraggio che voi Grifondoro decantate tanto!” esclamò, infine fece un profondo respiro e si mosse per andarsene ma lei lo fermò.
“Scusa! È che non pensavo volessi davvero passare del tempo con me.”
Il biondo la guardò sbalordito, poi sorrise e le accarezzò una guancia dolcemente.
“Ho paura che tu non sappia niente di me, Hermione!”
 
°°°
 
Adrian si stava dirigendo verso la Foresta Proibita, per smaltire la fame che lo aveva attanagliato da quando aveva messo piede nella Sala Grande.
L’aria fresca lo stava già aiutando a riprendere il controllo, finché un odore sublime gli arrivò trasportato dal vento.
Lo conosceva, sapeva da chi proveniva quel meraviglioso profumo.
Si mise a seguirne la scia, fino all’origine: Harry Potter.
Quando lo raggiunse, rimase in silenzio per poterlo osservare, illuminato dalla luce della luna piena.
Era così concentrato ad ammirarla che non si accorse di Adrian per un bel po’; l’altro non se ne preoccupò, anzi, ne approfittò per guardarlo.
Era bellissimo, sembrava un angelo tormentato, con i grandi occhi verdi incredibilmente espressivi, i capelli neri e ribelli mossi dal leggero venticello che soffiava dalla Foresta e i vestiti da vampiro facevano risaltare il suo corpo, delicatamente.
Adrian si avvicinò di un altro passo, non notando un ramoscello secco, sull’erba sotto di lui, che si spezzò sotto il suo peso, allarmando Harry, che si voltò di scatto per vedere cosa avesse causato quel rumore.
Guardò l’altro sorpreso, cercando di capire cosa volesse da lui. Quello gli si avvicinò con lentezza, con gli occhi blu che sembrava stessero cercando di mangiarselo, tanto lo fissavano bramosi.
Il Grifone arrossì, sviandoli imbarazzato. Si mordicchiò un labbro, nervoso, non accorgendosi di aver attirato lo sguardo del Serpeverde sulle sue labbra.
Il moro dagli occhi blu si avvicinò, lentamente, sedendosi di fianco all’altro in terra e dando tempo al giovane dagli occhi di giada di allontanarsi, se voleva. Gli poggiò una mano sulla spalla e lo attirò a sé, delicatamente, poi pose fine alla distanza che separava i loro visi e lo baciò.
Fu un bacio delicato e innocente, un semplice sfiorarsi di labbra, che poi, divenne più appassionato, quando Adrian chiese, tracciando il contorno della morbida bocca di Harry con la lingua, il permesso di entravi.
Dopo poco si staccarono e il verde-argento si rese conto che la fame era triplicata, aizzata dal sapore dolce del giovane e dal suo cuore, che batteva impazzito, facendo scorrere il sangue più velocemente.
Doveva allontanarsi, subito!
Lanciò un ultimo sguardo al moretto di fronte a lui e si allontanò, mormorando “Scusami...”.
 
 

NOTE DELL'AUTRICE: ecco qua il sesto capitolo!!! allora mi dite cosa ne pensate??? che le vostre recensioncine mi spingono ad aggiornare più in fretta??? allora grazie alle 11 adorabilissime persone che hanno messo la storia tra le seguite e a averin e kayley che l'hanno messa tra le preferite, ringrazio anche arwen95 e lunadistruggi per aver recensito, i vostri commenti mi riempiono di gioia... e grazie anche ai lettori silenziosi, che non farebbero un soldo di danno se mi lasciassero un commentino-ino-ino... però va bene uguale.
ora la smetto di sproloquiare
baci Crystal

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 - Primi scontri ***


 
Capitolo 7 – Primi Scontri
 
Harry rimase a guardare la strada da dove Adrian era sparito, per  parecchi minuti, sentendosi ancora un po’ intossicato dal sapore di foresta e sole che sembravano essere propri dell’altro.
Avvertiva il suo cuore battere così velocemente da fargli temere che stesse cercando di uscirgli fuori dal petto. Le sue guance si stavano scaldando pericolosamente e la sua mente pareva essere andata in blackout.
L’unica cosa che riusciva a fare era chiedersi come mai il moro Serpeverde gli avesse chiesto scusa, poco prima di andarsene, si era forse pentito di averlo baciato? Oppure aveva bevuto alla festa e non si era reso conto di quello che faceva e non voleva farlo illudere? O magari lo stava prendendo in giro e se ne era pentito a fatto compiuto? Oddio!
La testa, a suon di congetture, gli stava per esplodere e si sentiva ancora più male se pensava che, l’unico che poteva dargli delle risposte, era proprio Adrian, che probabilmente, da buon Serpeverde, non gli avrebbe risposto o gli avrebbe riso in faccia o altro.
Ma, forse, si stava facendo venire un mal di testa con i fiocchi per nulla, magari, lui non aveva provato niente, durante quel bacio, che a lui aveva fatto diventare le gambe simili a gelatina, tanto che, se non fossero stati seduti, si sarebbe dovuto aggrappare all’altro come un disperato. Ma quello non aveva espresso se quel dolce sfiorarsi di labbra gli avesse fatto provare qualcosa, nè a parole, nè a gesti era solo scappato via sconvolto e agitato.
Se pensava che fosse tutto uno scherzo si sentiva un vero idiota, che si era fatto fregare. Probabilmente ora l’altro se la rideva con Malfoy e gli altri Serpeverde, mentre parlava di come era stato impacciato e imbarazzato per quel bacio.
O ancora... – BASTA! – pensò, sapeva che se voleva delle risposte le avrebbe dovute chiedere al diretto interessato. Emise un gemito di disperazione, non poteva chiedergli se gli era piaciuto baciarlo, come era piaciuto a lui.
“Beh, scervellarmi non servirà a nulla, meglio tornare a pensarci domani, dopo una bella dormita!” sussurrò al vento, ben consapevole che non sarebbe riuscito a chiudere occhio.
 
°°°
 
Adrian arrivò quasi teletrasportandosi nell’ufficio di Silente. Entrò come una furia, trovandosi davanti la faccia sorridente dell’uomo.
“Tutto a posto?” chiedeva il suo sguardo, luccicante come al solito.
A quella domanda inespressa rispose con un ringhio, rompendo con un pugno una mensola piena di oggetti tutti colorati, dalla dubbia funzione.
Iniziò a camminare per la stanza avanti e indietro, come una tigre in gabbia, facendo sollevare gli oggetti più leggeri con l’energia che sprigionava.
Stava perdendo del tutto il controllo. Fosse stato per lui, sarebbe corso di sotto dal suo bel Grifone e lo avrebbe... No!
Fece vari respiri profondi, nel tentativo di recuperare un po’ di autocontrollo. Allargò la cravatta nera che portava e aprì i primi bottoni della camicia per respirare meglio e sentirsi più libero. Non doveva lasciarsi governare dall’istinto. Avrebbe potuto fare cose di cui si sarebbe pentito e non voleva.
NON avrebbe costretto Harry, doveva essere una sua decisione. Per questo motivo, sentiva che gli sarebbe dovuto stare lontano, almeno per un po’. Visto che per un semplice bacio, il dolce sapore delle sue labbra, gli occhi verdi socchiusi...  un nuovo scoppio di desiderio gli fece distruggere una scaffalatura di fianco a lui e, con essa, tutti i soprammobili che conteneva.
Dopo un’altra ora, trascorsa a infierire sui mobili dell’ufficio, Adrian riprese abbastanza controllo di sé per poter pensare di nuovo lucidamente.
Si guardò intorno, notando la devastazione che regnava nell’ufficio. Le due poltrone rivoltate e con l’imbottitura strappata, alcuni degli scaffali distrutti e la maggior parte degli oggetti in terra, distrutti, o ancora galleggianti per aria, grazie alla magia che ancora fuoriusciva dal suo corpo.
Un leggero color porpora gli salì alle gote e con un incantesimo rimise tutto a posto.
“Mi scusi, io...” cercò di scusarsi, ma l’anziano preside lo interruppe, faticando a trattenere un sorriso.
“Non preoccuparti, è di nuovo tutto in ordine,no?”
Gli fece cenno di sedersi “The?” chiese poi, come se niente fosse.
“No, grazie.” Si sedette e sospirò profondamente.
“Non vedo l’ora che questa guerra finisca! È estenuante, per tutti!”
“E così potrai, finalmente, stare con la tua anima gemella!” aggiunse Silente, non trattenendo più il sorriso, sorprendendo Adrian, che sospirò di nuovo, abbattuto.
“Si vede tanto?”
“Solo chi sa la verità su di te, potrebbe capire qualcosa, ragazzo mio.” Fece in risposta il preside.
Dopo di che, rimasero un bel po’ in silenzio, a pensare, fin quando, ad un certo punto, il giovane si alzò.
“Grazie, mi serviva un po’ di tranquillità, ma ora è meglio che vada.”
“Certamente, tra qualche ora dovrete andare a lezione. Manca poco alla colazione.”
Sorrise in direzione dell’anziano e se ne andò, dirigendosi celermente verso il dormitorio per riposare almeno un paio d’ore prima delle lezioni pomeridiane.
 
°°°


Dopo quella notte, sia lui che Harry passavano le ore a pensare all’altro, a chiedersi se per l’altro, quel bacio rubato sotto lo sguardo freddo della luna, aveva significato qualcosa.
Durante le lezioni in comune con Grifondoro, Adrian riusciva sempre a sedersi in fondo, in modo da poter controllare meglio il suo Harry. Lo osservava, cercando di capire cosa gli passasse per la testa. E perchè, oltre al suo cuore, gli fossero proibiti anche i suoi pensieri.
D’altro canto , il moretto si sentiva perennemente osservato e aveva sempre paura di ricambiare quello sguardo, profondo e intenso, che non lo abbandonava un solo istante.
 
Durante una lezione di Difesa Contro le Arti Oscure, il nuovo professore, un certo Rodolfo Manzottoli, Auror italiano pluridecorato, introdusse il nuovo argomento: i vampiri, per preparare, a detta sua, gli studenti a difendersi da quelle “orribili creature”.
Assegnò loro un compito. Trovare un personaggio della loro storia e portare, alla fine dell’anno, un resoconto di tutta la vita e le azioni più eclatanti di quella persona. Il lavoro più completo e interessante sarebbe stato letto in classe e tutti avrebbero dovuto sapere di cosa trattava, per non “essere meno informati”.
 
°°°
 
Finalmente quel weekend ci sarebbe stata la possibilità di andare a Hogsmeade, per gli studenti dal terzo anno in su.
Adrian vi andò insieme al solito gruppo di Serpeverde.
Arrivati nella piccola cittadina, si diressero prima di tutto da Mielandia, dove fecero razzia di dolci di ogni tipo, soprattutto Tiger e Goyle.
“Theo, non esagerare con quei dolci, potresti ingrassare.” Disse Pansy, prendendo in giro l’alto Serpeverde, che mise il broncio, fintamente offeso dalle parole dell’amica.
“Ehi, che ne dite di andare a vedere se hanno qualche libro interessante?” chiese Draco, guardandosi intorno con fare annoiato.
Blaise e Adrian gli diedero man forte, il primo perchè aveva visto entrare nella libreria poco lontano una ragazza dai capelli color fuoco. L’altro perchè sapeva che il biondino sperava di incontrare qualcuno.
Gli altri due sbuffarono leggermente, mentre Tiger e Goyle risposero con un’alzata di spalle.
Alla fine tutti insieme entrarono nella libreria.
Dopo un po’ di giri per gli scaffali ricolmi di libri, alla ricerca di qualcosa che potesse destare un po’ d’interesse, da fuori provenne un baccano infernale; grida, incantesimi e maledizioni che volano a destra e a manca e rumori di oggetti e edifici distrutti.
Tutti coloro che si trovavano nei negozi si affacciarono appena alle finestre con vetri infrangibili per capire cosa stesse succedendo.
All’improvviso, dal centro della piccola città, si sprigionò una luce potentissima e accecante che portò Adrian a sbarrare gli occhi, sapendo cosa stava per succedere.
Quando quella luce si spense si girò verso gli altri studenti, messi davanti alla porta e disse “Andate indietro, è un attacco!”
“I Mangiamorte!” gridò qualcuno, osservando fuori delle figure incappucciate che comparivano nella via principale.
Ma Harry, che si trovava di fronte alla finestra, lo contraddisse “No, sono vampiri!”
 

NOTE DELL'AUTRICE: ok, ecco il settimo capitolo con la reazione di Harry e una piccola sorpresa da parte dei vampiri cattivi... mi commentate??? un grazie enorme ai 15 carissimi lettori che hanno messo la storia tra le seguite e ai 3 che l'hanno messa tra le preferite, mi fate mettere a piangere di gioia... e un grazie grandissimo anche a chi recensisce, soprattutto a lunadistruggi, Titty4ever, Averyn, newslim, Arwen95 e RoryPotter che hanno recensito il precedente capitolo... ringrazio anche a quelli che leggono solamente, ricordo sempre che non dovete essere timidi! baci Crystal

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 - Scoperte ***


 
NOTE DELL'AUTRICE: salveeeee, ecco l'ottavo capitolo... tante rivelazioni qui, eh sì proprio tante, ma anche tante domande, o almeno spero... mi raccomando commentate.... voglio avvertirvi che fra meno di una settimana parto per le vacanze (lo so, lo so, non vi frega Nda) e gli aggiornamenti saranno fermi per almeno una settimana, poi riprenderanno non appena tornetò dal mare...
dopo questo piccolo sproloquio... GRAZIEEEE a tutte 17 le anime pie che hanno messo la storia tra le seguite, ai fantastici 4 che l'hanno messa tra le preferite e a Arwen95, potteriana96 e a lunadistruggi che hanno commentato lo scorso capitolo.
buona lettura
Crystal







Capitolo 8 - Scoperte

 
Harry e Adrian si guardarono un attimo prima che qualcuno dei vampiri aprisse la porta della libreria, dicendo sarcasticamente “Tutti fuori, non abbiate paura. Non mordiamo mica!” ghignando e  mostrando così i canini bianchi e affilati e allargando il ghigno alla vista di alcuni tra gli occupanti della libreria, giovani e adulti, portarsi le mani alla gola.
Poi si fece da parte e tutti coloro che si trovavano all’interno della piccola biblioteca uscirono, come sotto incantesimo.
Quando furono tutti fuori, cominciò la vera battaglia: alcuni adulti, anche se terrorizzati, cercarono il più possibile di proteggere i più piccoli, molti provarono a smaterializzarsi e gli studenti degli ultimi anni si misero a dar man forte ai grandi.
Hermione e altri, che avevano partecipato all’ES, lanciarono i loro patroni in una richiesta di soccorso a Hogwarts.
Adrian, cercando di non dare nell’occhio, si mise ad uccidere i vampiri, grazie ai suoi artigli pregni di veleno.
Un gruppo di nemici, però, si accorse di lui e lo attaccò. Il moro Serpeverde, non notando che Harry lo stava guardando e che era pronto a dargli una mano, si difese usando sia artigli che denti, lacerando la carne di quei vampiri. Uno di loro gli disse, facendosi sentire solo da lui “Come puoi combattere per questi insulsi sacchi di sangue? Sei come noi, lo sento, perchè, allora ti metti contro la tua razza?”
Harry lo guardò con tanto d’occhi, a questa rivelazione. Non riusciva a crederci.
Il giovane, tuttavia, rispose a quel vampiro “Io non mi sono messo contro la mia razza! Tu e i tuoi compari lo state facendo! E presto verrete sconfitti!” esclamò, poco prima di attaccarlo.
L’umano dagli occhi verde giada, che stava assistendo a questo scambio di battute, spalancò ancora di più gli occhi, quando lo vide azzannare la giugulare dell’ultimo vampiro, che, dopo aver ascoltato le sue parole, aveva cercato di attaccarlo, e berne il sangue.
Adrian alzò leggermente gli occhi, nel momento in cui i suoi sensi ultrasensibili lo avvertirono di uno sguardo insistente addosso e rimase shoccato non appena incrociò gli occhi di giada di Harry divenuti enormi a causa della sorpresa e il disgusto.
Lasciò cadere il corpo a terra, mentre le ferite che gli avevano provocato gli altri vampiri si rimarginavano.
Continuò a osservare le reazioni del giovane di fronte a lui, vedendo come lo esaminava. Il suo sguardo si incupì improvvisamente, ma non per dolore o paura, ma per qualcosa che si agitava nel profondo di quel mare verde, dove neanche il vampiro poteva arrivare.
Harry lo controllò dalla testa ai piedi, notando quanto il sangue appena bevuto gli avesse fatto bene, anche se, secondo lui, era una cosa disgustosa. Era l’unico ad aver visto la vera natura del giovane Delevo, nonostante avrebbe scommesso qualsiasi somma che il preside anche ne era a conoscenza. E il vecchio, come al solito, non aveva detto nulla.
Si guardò intorno, notando che la battaglia ancora infuriava, in ogni caso, sembrava vicino alla sua fine, visto che l’intervento di Auror, membri dell’ordine e altre persone, che Harry riconobbe come Mangiamorte, aveva portato i vampiri a battere in ritirata, per non rischiare di essere o catturati o uccisi.
Alla fine della battaglia, i professori si avvicinarono agli studenti, chiedendo cosa fosse successo; Silente, Piton e la McGrannitt si avvicinarono a Harry e al gruppetto che aveva intorno, che comprendeva, con sorpresa dei professori, anche alcuni Serpeverde, ma non Serpeverde qualsiasi, addirittura Malfoy e la sua corte, che avevano aiutato Harry Potter e, in quel momento, rimanevano vicino a lui, senza fare storie o attaccare briga.
“Tutto a posto, ragazzi? State tutti bene?” chiese l’insegnante di Trasfigurazione, preoccupata per i suoi studenti, soprattutto per il giovane Potter, che, insieme alla signorina Granger e al signor Weasley, era molto spesso costretto ad affrontare situazioni come quella.
Harry si guardò intorno, esaminando i suoi compagni con un’occhiata, poi rispose, con la voce che tremava leggermente “Si, professoressa, stiamo bene! Ma Malfoy è ferito a un braccio!” aggiunse, notando che il biondino si teneva il braccio destro e, ogni tanto, mostrava un’espressione sofferente.
Il preside mandò una studentessa lì vicino a chiamare Madama Chips, dopo, chiese ai ragazzi di descrivere cosa fosse successo.
Harry, nominato portavoce dello strano gruppetto, iniziò a spiegare “Eravamo tutti nella libreria, quando abbiamo iniziato a sentire un gran baccano provenire da fuori. Ci siamo affacciati per vedere cosa lo avesse provocato, ma siamo stati accecati da una luce fortissima, credo fosse un incantesimo, in realtà...” Ragionò il Grifone ad alta voce “Poi, uno dei vampiri ha aperto la porta e ci ha fatto uscire tutti. Il vero scontro è iniziato allora. Molti adulti hanno iniziato a lanciare incantesimi e...” il moro fece un’altra pausa, questa volta, per lanciare uno sguardo ad Adrian, che lo stava supplicando con gli occhi blu scuro di non rivelare il suo segreto davanti a tutti, consapevole che, probabilmente, sarebbe andato a dirlo a Silente, in un momento successivo o gli avrebbe chiesto qualche spiegazione.
Sia Silente, sia Piton, notarono lo scambio di sguardi e si guardarono a loro volta, chiedendosi cosa nascondessero quelle occhiate, prima che Minerva, spazientita,chiedesse “E? Signor Potter, cosa è successo dopo?”
“Oh? Ah, nulla di che, siete arrivati voi e gli Aurors e i vampiri sono andati via con la coda tra le gambe.” Finì per poi sospirare, massaggiandosi distrattamente la cicatrice.
Madama Chips li raggiunse in quel momento, impedendo ai professori di porre altre domande ai ragazzi, che dovevano, a detta sua, “riposarsi e andare in infermeria” dove avrebbe potuto tenerli d’occhio in caso di ferite più gravi.

Mentre visitava Harry, si accorse che il ragazzo sembrava sotto shock, quindi gli raccomandò di andare in infermeria, dove gli avrebbe potuto somministrare una pozione calmante, che in quel momento non aveva con sé.
Adrian, invece, rifiutò di farsi visitare, dicendo “Madama, sto bene, non si preoccupi per me!”
Lei sbuffò, borbottando qualcosa sui “ragazzi incoscienti”, poi se ne andò e con lei la professoressa McGrannitt, che doveva assicurarsi, in quanto vicepreside, che tutti gli studenti stessero bene, o almeno, che fossero tutti vivi.
“Come mai lei non ha ferite, signor Delevo? Non era anche lei qui con gli altri?” domandò il professor Silente, fingendo una curiosità che non aveva, sapendo la verità sul giovane, prima che potesse farlo Severus, che desiderava capire chi e cosa fosse veramente.
“Sono rimasto nascosto, signore. Non mi sono fatto vedere, mentre gli altri combattevano e ho cercato di dare una mano, rimanendo al sicuro.” Rispose lui tranquillo.
Il preside sorrise “Gradirei, comunque, parlare con lei in privato, signor Delevo. La aspetto nel mio ufficio questa sera. Una carrozza vi verrà a prendere tra poco per portarvi a Hogwarts.” Finì rivolgendosi agli altri per poi tornare alla scuola, probabilmente con una passaporta.
Harry emise un gemito di dolore, strofinandosi con forza la cicatrice, che sentiva bruciare terribilmente.
Dopo di chè, vide il mondo cominciare a girare in tondo e, mentre anche il professor Piton stava per andarsene, perse i sensi. Adrian, poco lontano da lui, scattò in avanti per evitargli una brutta caduta, prendendolo in braccio al volo e consegnandolo al professore.
 
°°°
 
L’insegnate di Pozioni lo portò con sè a Hogwarts, tramite camino, conducendolo direttamente in infermeria, dove Madama Chips trovò conferma ai suoi dubbi precedenti, che espose al docente, quando questi gli chiese la causa dello svenimento di Potter.
“Vede, professor Piton, credo che il signor Potter, qui presente, sia stato sottoposto ad un forte stress emotivo, durante la battaglia, probabilmente.” Fece una pausa, controllando che i valori del moro fossero stabili, poi continuò “Questo lo ha portato in stato di shock, che ha provocato la perdita dei sensi. Forse anche l’intervento di Voi-sapete-chi, visto che, se non vado errata, questo rossore intorno alla cicatrice è dovuto ad un forte sfregamento.”
 
°°°
 
A Hogsmeade, Adrian disse agli altri che si sarebbero visti a cena e si incamminò da solo verso il castello.
Si fermò nella Foresta Proibita dove trovò Rowy, il falco pellegrino nero di sua cugina, che portava con sé una lettera.
 
Caro Adrian,
mi dispiace doverti informare che alcuni eventi degli ultimi giorni, hanno portato tuo padre a cercare di stipulare un altro trattato di pace con i Frandne. Purtroppo, come già ti aspetterai, la cosa non è andata a buon fine come speravamo.
So che non puoi lasciare la scuola per non destare sospetti, soprattutto visto ciò che è successo quest’oggi, ma è molto importante che tu ritorni a casa, anche se solo per un giorno. Sono tutti con il morale a terra, figlio mio. Abbiamo bisogno di te.
Mi auguro con tutto il cuore che tu stia bene e prego che riuscirai a venire da noi. Bisognerà prendere dei provvedimenti, visto che tuo padre non sembra volere prendere una decisione in poco tempo.
 
Con tutto il mio amore,
Isabella Nascira Delevo.
 
A scuola, invece di presentarsi a cena, come aveva detto ai suoi amici, si diresse da Silente a passo svelto. Disse la parola d’ordine al gargoyle “Creme brulé!” e entrò nell’ufficio.
“Credevo di averti detto di venire questa sera, signor Delevo.” Lo accolse il preside un po’ burbero, sistemandosi gli occhiali a mezzaluna davanti ai vispi occhi azzurri.
“Ne sono consapevole, ma vorrei il permesso di recarmi a casa per un paio di giorni, è molto importante!” disse serio Adrian, fregandosene dei convenevoli.
Le sue parole fecero sì che Silente divenisse più serio.
“Bene, spero mi potrai portare qualche notizia positiva.”
Adrian si inchinò con riconoscenza e a velocità vampiresca se ne andò e arrivò in infermeria, dove si trovava Harry.
Avvicinandosi silenzioso al suo letto, gli sfiorò la cicatrice in una leggera carezza. Poi posò un bacio sulle labbra morbide come un petalo di rosa, desiderando di poter restare e parlargli. Dopo alcuni minuti, in cui rimase con la fronte appoggiata lievemente a quella dell’altro, si alzò, sussurrando subito dopo “Presto! Presto sarai mio, piccolo!”
Harry sentì quella voce familiare e nel sonno, inconsciamente, gli si accoccolò più vicino, strusciandogli appena la guancia sull’addome e dicendo in un mormorio impercettibile “Adrian...”
Adrian sorrise dolcemente e, poco prima che il ragazzo si svegliasse, sparì, lasciandolo a guardarsi in giro, nel tentativo di capire cosa fosse la sensazione di calore che provava e trovando, vicino alla sua mano, una lettera.
 
 
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 - La famiglia Delevo ***


 
 
Capitolo 9 – La Famiglia Delevo
 
Adrian si teletrasportò direttamente nel salone della tenuta dei Delevo.
Le sue due sorelle più piccole, Miriam, mora come lui, con grandi occhi azzurro chiaro, incarnato pallido e corporatura esile e delicata, con le forme nei punti giusti, e Amestys, con capelli castano scuri con riflessi rossicci, occhi color violetto, come indicava anche il suo nome, pelle leggermente più scura dell’altra e un po’ più alta, gli corsero incontro, non appena lo videro.
“Non ti aspettavamo prima delle vacanze natalizie, fratellino!” disse una voce maschile, profonda e appena un po’ roca, proveniente dal fondo della sala.
Suo fratello maggiore, Valerian, non sarebbe mai cambiato. Con i lunghi capelli, neri e lisci, legati in una treccia molto stretta, da cui non ne fuoriusciva neanche uno, posati dolcemente sulla spalla destra. Il viso incorniciato da alcune ciocche più corte, che cadevano delicate sui suoi occhi a mandorla, di un colore a metà tra ghiaccio e lilla, che sembravano in grado di scrutare nel profondo delle persone. 
Il portamento elegante esaltava il suo fisico tonico e scattante, che aveva conquistato e conquistava molti cuori. Gli rivolse il sorrisetto che gli dedicava sempre, un po’ ironico, un po’ di rimprovero, con cui gli comunicava il suo affetto.
Gli si avvicinò, per dargli un’affettuosa pacca sulla spalla, per poi allontanarsi di qualche passo.
Dopo pochi secondi, Adrian si ritrovò in terra, sommerso da due palle di pelo, una bianca come la neve e l’altra nera come i suoi capelli.
I due animali, che lo stavano salutando come se non lo vedessero da secoli, erano due splendide tigri magiche, che aveva trovato da cuccioli ed erano cresciute con lui.
Il maschio, Sham, aveva il manto di un bianco splendente e i suoi occhi neri spaventavano chiunque cercasse di avvicinarsi alla sua compagna o al giovane vampiro che li aveva accuditi.
Vega, leggermente più piccola, era di un nero lucido, con riflessi bluastri. I suoi occhioni azzurri, normalmente dolci, potevano congelare con uno sguardo, se si sentiva minacciata. Infatti, gli si accoccolò vicino, iniziando a fare le fusa, come quando era cucciola, che non faceva altro che chiedere coccole su coccole.
Essendosi, i due mici troppo cresciuti, allontanati un po’ dal suo corpo, Adrian poté alzarsi, perennemente seguito dai due animali.
Si diresse verso i divani che si trovavano a un lato del grande salone e si sedette, attendendo che lo raggiungessero, sia i felini sia i fratelli.
Proprio nel momento in cui si erano accomodati sui divani di pelle, arrivarono altri tre vampiri, due ragazzi e una ragazza.
La giovane aveva lunghi capelli rosso sangue, appena ondulati, due occhi verde chiaro, che assomigliavano a quelli di un gatto, con la pupilla verticale. Il fisico esile veniva esaltato da un leggero abito corto che le arrivava a metà coscia, facendola sembrare più alta di quanto non fosse. Gli sorrise, abbracciandolo stretto “Oh, James, sapevamo che saresti tornato appena ricevuta la lettera della zia.”
“Julia, che bello rivederti. E pensavo fosse stata Sarah a dire a mia madre di mandarmi una lettera.” La salutò Adrian, ricambiando l’abbraccio e alzando appena gli occhi al cielo per l’uso del suo secondo nome, non le piaceva proprio chiamarlo con il primo, tra lei e la sua gemella, Sarah, lo facevano diventare matto.
Dei due ragazzi, uno era suo fratello minore, Alexander, di media statura, carnagione bronzea, capelli biondo cenere e occhi cobalto intenso. Era la personificazione del principe azzurro dei racconti babbani.
L’altro, suo cugino Viktor, sembrava un armadio a quattro ante, alto e ben piazzato, portava capelli neri molto corti e gli occhi castano scuri erano pozzi impenetrabili. Sorrise per un millesimo di secondo, prima di ritornare alla sua solita maschera impassibile.
Adrian li guardò sorridente per qualche istante, felice di rivederli, poi tornò serio.
“Ho bisogno di parlare con tutti e soprattutto con il Re!” esordì.
“Temo non sarà possibile. La maggior parte dei nobili è impegnata a cercare di evitare che i nostri avversari attraversino i nostri confini, mentre il Re si è chiuso nelle sue stanze circa un mese fa e ancora non ne è uscito. Sai bene quanto me che non lo si può disturbare.” Ribattè Alex, smontando in parte i suoi piani.
“Beh, poco importa, farò di testa mia! Vik, ho bisogno che prendi con te le tue spie più fidate e scopri chi erano i vampiri che hanno partecipato all’attacco a Hogsmeade, alcuni mi hanno visto e voglio essere sicuro che non possano raccontarlo al loro signore. Trova anche i nominativi di coloro che sono morti, mi piacerebbe provare a convincere le loro famiglie che stanno dalla parte sbagliata.” ordinò con fermezza il vampiro Serpeverde, anche se lo sguardo che gli rivolse esprimeva più una richiesta.
“Sarà fatto, Generale!” rispose l’altro, imitando un saluto militare, a metà tra il serio e lo scherzoso.
Adrian ridacchiò per l’appellativo, poi si rivolse a Alex, ottimo stratega e organizzatore, “E tu, fratellino, devi preparare una squadra, con elementi di fiducia, che controlli tutti i territori intorno a Hogwarts, quindi la Foresta Proibita e Hogsmeade. È molto importante che nessuno si faccia vedere. A scuola nessuno, a parte il preside, sa che sono un vampiro, anche se c’è un professore che sospetta qualcosa. Preferirei non trovarmi a dover rispondere a domande scomode.” – e anche Harry ora lo sa... chissà se ha già letto la lettera che gli ho lasciato – pensò.
Alexander sorrise, annuendo “Faremo attenzione, sta tranquillo. Ti farò arrivare un messaggio ogni settimana, con il resoconto delle perlustrazioni.”
Il moro accennò con la testa, per allontanarsi dal salone, subito dopo, cercando di calmare le emozioni che lo pervadevano dall’attimo in cui aveva pensato a Harry. Il suo dolce, piccolo Harry.
Sentiva il cuore in tumulto, aveva quasi paura di pensare a quale avrebbe potuto essere la sua reazione allo scritto che gli aveva dato in infermeria. Temeva che il giovane Potter si sarebbe allontanato da lui, anche se non sapeva tutta la verità.
Harry sapeva, forse di piacergli, aveva notato che quel ragazzo era un po’ ingenuo, almeno quando si trattava di sentimenti, ma del resto... non sapeva nulla, non aveva idea di cosa fosse per lui, di cosa rappresentasse.
Adrian, cos’hai?” gli chiese una voce dolce nella mente.
“Nulla, Vega, non ho nulla.” Rispose alla tigre nera, alla stessa maniera, al chè notò ch Sham lo squadrava con uno sguardo scettico, che lo fece ridere.
“Si, e tu pensi che noi ci crediamo? Ti conosciamo Adrian, sei spaventato da qualcosa, anche se non vuoi dirlo ai tuoi fratelli. A me e Vega puoi dire tutto, lo sai, no?” gli disse, provando a convincerlo ad aprirsi.
Il giovane scosse la testa, frustrato. Certo che sapeva di poter dire tutto a quei due stupendi felini, ma non era proprio sicuro di cosa dire.
“Ti vedo preoccupato, figlio mio.” Affermò una voce dolce e gentile, con un pizzico di preoccupazione.
“Madre, sono felice di vedervi.” La salutò, alzandosi per baciarle le guance e cercando di sviare il discorso.
“Oh, anche io lo sono, tesoro mio, ma non provare a cambiare discorso. Cosa ti preoccupa?” gli rispose sua madre, sorridendo furbescamente, dirigendosi verso la porta finestra, mentre gli altri si accomodavano in attesa, discutendo sulla situazione.
“Io non so cosa rispondere... forse se dicessi cosa non mi preoccupa, farei prima.” Ribatté, sospirando e seguendo sua madre verso il piccolo giardino interno, dove si trovava una fontana piena di pesci, magici e non, che da piccolo adorava guardare.
La donna si sedette su una sedia a dondolo, grande abbastanza per due o anche tre persone e gli fece cenno di sedere accanto a lei.
“Io ti suggerirei di partire dall’inizio. Cosa è ciò che ti fa provare più preoccupazione?” tentò di aiutarlo ad iniziare il discorso, lisciandosi appena i lunghi e lisci capelli neri, posati docilmente su una spalla.
“Ciò che mi fa più preoccupare? Ho paura che Harry non capirà. Poi ho paura che gli venga fatto del male durante la guerra e ancora, che se questo dannatissimo scontro non avrà fine in fretta, probabilmente lo perderò. Non posso dirgli la verità, non finché si continuerà a combattere...” sospirò appena, sentendosi meglio dopo lo sfogo e andò avanti “il preside mi ha fatto giurare che non avrei detto nulla a Harry, per la sua incolumità. Dannazione, ha scoperto che sono un vampiro ma, a parte questo, della mia vera identità non sa nulla. Io non so cosa fare.” Ammise.
“Caro, io non conosco questo Harry, ma se ti è stato destinato, un motivo ci sarà. Vedrai che andrà tutto bene! Questa guerra finirà presto, sono sicura. Tutto si risolverà per il meglio e tu e il tuo amore potrete stare insieme, senza bugie di mezzo!” lo confortò con parole sicure, certa di quello che diceva, abbracciandolo stretto, come quando era bambino.
 
°°°
 
In un’altra stanza, Alexander, Viktor e le sue sorelle, Julia e Sarah, Amy, Miriam e altri due cugini, William e Erik, stavano spettegolando su Adrian, convinti che il bel vampiro non avesse detto loro tutta la verità.
Erik, biondo, alto, con un portamento elegante e austero, diceva che il cugino non si fidava abbastanza da confidarsi.
Mentre le ragazze, tranne Sarah che non si era ancora mai espressa, si dicevano assolutamente contrarie.
Ad Alexander sembrava di stare assistendo in diretta a una puntata di quel programma televisivo babbano, come si chiamava? Ah, sì... Uomini e Donne, erano proprio uguali. E lo stavano facendo morire dalle risate, assieme a suo cugino William, sempre posato e tranquillo, che si sforzava di non ridere in faccia ai loro parenti.
Dopo un po’, però, il divertimento era venuto meno, sostituito da un principio di mal di testa, che portò il vampiro biondo a intervenire nella discussione.
“Ok, ok. Ragazzi, per favore, non ha senso litigare tra di noi per un motivo così futile. Se Adrian non si è voluto confidare, avrà avuto i suoi buoni motivi e noi non possiamo contestarli. Quindi per favore, smettete di urlare per questa cosa o andatevene.”
Sarah, rimasta silenziosa tutto il tempo, si alzò e si appoggiò al davanzale della finestra poco lontano dal tavolo.
“Sapete, credo che abbia trovato qualcosa di molto importante, in quella scuola.” Disse, persa nei suoi pensieri, con i candidi occhi puntati all’orizzonte.
Tutti gli sguardi si posarono su di lei, in attesa che dicesse altro.
“Presto, molto presto accadrà qualcosa...” fu un sussurro appena accennato, ma gli altri sentirono perfettamente e  si guardarono confusi. Dovevano preoccuparsi, oppure no? Con la vampira dai ricci capelli rossi non si poteva mai sapere.

 
 
NOTE DELL’AUTRICE: allora voi mi dovrete recensire in tantissimissimi perchè anche in vacanza vi ho pensato e ho aggiornato. Grazie alle 22 persone che hanno messo la storia tra le seguite e le 4 che l’hanno messa tra le preferite.
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 - Rivelazioni ***


NOTE DELL’AUTRICE: allora voi mi dovrete recensire in tantissimissimi perchè, anche in vacanza, vi ho pensato e ho aggiornato. Grazie alle 22 persone che hanno messo la storia tra le seguite e le 4 che l’hanno messa tra le preferite.
Buona lettura! Baci Crystal

  Capitolo 10 - Rivelazioni
 
Il giorno dopo Adrian tornò a scuola. Appena entrato in Sala Grande, gli sguardi di tutti si posarono su di lui, venendo ignorati completamente dal bel vampiro. Salutò solamente con un cenno del capo il professor Silente, che ricambiò cordiale.
Una volta seduto si ritrovò esattamente davanti a Harry, anche se a tre tavoli di distanza, che lo stava guardando dall’altra parte della grande sala.
– Che bello che è. – pensò, respirando profondamente per evitare di perdere il controllo e concentrarsi sulle conversazioni che avevano luogo intorno a lui.
Theodore Nott, unico studente a sapere una parte della verità su di lui, a esclusione di Harry, notò che era un po’ teso. Gli posò dolcemente una mano su una gamba, per attirare la sua attenzione e fargli cenno di seguirlo.
Adrian però scosse la testa, “Posso farcela!” esclamò deciso nella mente dell’altro.
Il giovane, però, lo guardò scettico e gli rispose sottovoce “No, non puoi farcela, stai perdendo il controllo. Fai una fatica enorme a controllarti... e non dire che non è vero. Ora so capire quando ne hai bisogno e adesso ne hai, tanto anche!” gli rispose, convinto di quello che diceva.
Il vampiro lo guardò, pensando di ribattere che non ne aveva bisogno, ma, proprio in quel momento, arrivò al suo naso una zaffata di sangue, caldo e fresco; uno degli studenti si era ferito. – Dannati ragazzini! – imprecò mentalmente.
Si alzò di scatto dal tavolo e si diresse fuori dalla Sala Grande, seguito dall’ Altro Serpeverde.
 
°°°
 
La notte prima.
 
Harry si svegliò in piena notte, nonostante le pozioni che Madama Chips gli aveva somministrato, avvertendo un dolce tepore avvolgerlo, come un abbraccio. Sentiva le labbra leggermente più calde e la  testa sembrava non fare più male.
In mano aveva una lettera, piegata perfettamente, senza nessuna scritta all’esterno.
La aprì lentamente, timoroso del contenuto, fino a rivelare una grafia elegante e raffinata, appena un po’ tonda.
I suoi occhi corsero alla fine della missiva, dove il mittente aveva firmato e si sgranarono nel vedere il nome di colui che, ormai lo sapeva, aveva nascosto la sua vera natura dall’inizio di scuola, che si era finto studente e chissà quali altre bugie aveva raccontato.
Per un momento pensò di stracciare la lettera e bruciarla, non essendo interessato a sapere quali menzogne aveva inventato per provare a dare una spiegazione. Poi però la curiosità ebbe la meglio.
 
Caro Harry,
so che probabilmente non mi vorrai credere, ma spero leggerai fino in fondo questa lettera.
Come avrai capito, io non sono un essere umano, sono una creatura delle tenebre, un vampiro. Dalle lezioni di difesa di quest’anno, presumo tu sappia almeno le nozioni base sui vampiri. So che ti starai chiedendo come mai cammino al sole e come mai l’hanno fatto anche quegli altri?
Beh per risponderti in breve, esiste un incantesimo, che, se fatto da un vampiro abbastanza potente, permette ad altri di camminare alla luce del sole senza rischiare di bruciare.
Io sono stato mandato in missione, per controllare gli studenti e gli insegnanti e in linea più generale la scuola, per capire come si sta muovendo il clan che ci è nemico. Mi è stato ordinato dal preside Albus Silente in persona di mantenere il segreto. Lui non voleva che gli studenti, ma in particolare tu e i tuoi amici, vi cacciaste nei guai.
So che per te potrà essere difficile da comprendere una cosa del genere e non perché sei stupido, ma perché non ti piacciono i segreti. Su questo ti capisco.
C’è un’altra cosa che devi sapere di me. Come ben sai, i vampiri non possono amare, o almeno, non possono provare vero amore per una persona che non sia la propria anima gemella. Sappiamo sempre quando la si trova, ma soprattutto chi è. Anche se è una cosa molto rara. Io ho trovato la mia a scuola, vorrei perciò chiederti di non dire nulla a nessuno. Sarebbe rischioso, per me, tornare se si sapesse chi sono veramente.
Ti ringrazio per aver letto, se sei arrivato fino in fondo, e vorrei dirti grazie, anche se decidessi di raccontare tutto a tutta la scuola, so che lo faresti perché lo ritieni giusto.
Un amico,
Adrian James Delevo.
 
Harry continuò a tenere in mano la lettera per vari minuti, cercando di capirne il senso che sembrava sfuggirgli. Era così perso nei suoi pensieri, che non si accorse immediatamente delle lacrime che gli scorrevano amare sulle guance, mentre rileggeva, per l’ennesima volta, la parte finale, dove diceva di avere trovato la sua anima gemella.
Sapeva cosa significava per un vampiro, l’aveva studiato e gli faceva male pensare che... cosa? Cosa lo faceva stare così male, all’idea che il moro Serpeverde potesse stare con qualcun altro? E perché stava così male, soprattutto? Avvertiva, al sol pensiero una pietra posarsi sul suo cuore e frantumarlo,schiacciarlo, con il suo peso.
L’unica incognita era che non capiva il motivo del suo dolore. Magari stava di nuovo male, come prima, mentre era a Hogsmeade, eppure non sentiva le stesse cose. In quel momento aveva avuto freddo e un gran mal di testa lo aveva colto all’improvviso.
Scosse la testa, nel tentativo di scacciare i pensieri, dopo di che si coricò nuovamente e si addormentò.
 
°°°
 
Il giorno seguente, l’infermiera lo dimise dall’infermeria, dicendogli di tornare immediatamente se avesse avuto una ricaduta.
Arrivato in Sala Grande, il suo sguardo corse al tavolo dei Serpeverde, alla ricerca di una persona in particolare, che però non trovò.
Gli ritornò in mente ciò che aveva scritto nella lettera – Sarebbe rischioso, per me, tornare se si sapesse chi sono veramente – allora, probabilmente, in quel momento non era a scuola. Ma dov’era andato?
Nessuno sembrava saperlo, anche Hermione era preoccupata.
“Aveva detto che ci saremmo visti a cena, ma non è venuto e neanche oggi c’è. Secondo me gli è successo qualcosa. Dobbiamo avvertire Silente!” stava dicendo a Ron. Poi lo notò e gli corse incontro, abbracciandolo stretto. “Harry! Oh, Harry! Sapessi quanto ci hai fatto preoccupare.” Esclamò concitata.
Harry sorrise appena, sentendosi un po’ stanco, ancora.
L’amica, incoraggiata dal piccolo sorriso del ragazzo, lo lasciò uscire dal suo abbraccio e, mentre erano ancora in piedi, stava per chiedergli come si sentisse, quando la Professoressa McGrannitt lo avvicinò.
“Signor Potter, il preside desidera parlare con lei, adesso. Se vuole seguirmi.”
Il giovane Grifondoro sbuffò, leggermente scocciato dal desiderio del preside, però annuì e seguì la docente di Trasfigurazione fino all’ufficio del Professor Silente.
Dopo aver detto la parola d’ordine “Fior di fragola!” la professoressa lo salutò con un cenno del capo, andandosene.
Potter si mise sulla scala a chiocciola che iniziò a girare e lo condusse fin dentro l’ufficio.
Il preside lo accolse, come al solito, con gli occhi azzurri luccicanti e le mani incrociate davanti al mento, quasi a sostegno della testa. Poi le mosse per invitarlo a sedersi.
“Gradisci del the, Harry?” chiese gentilmente.
“Si, grazie, signore.” Rispose l’interpellato, un po’ rigido sulla poltrona.
“Stai tranquillo, ragazzo. Non ti ho fatto chiamare perché hai fatto qualcosa di male. Avevo bisogno di parlare con te riguardo la guerra.” Disse serio.
“La guerra?” chiese interessato.
“Si, Harry, la guerra. Voglio che tu mi ascolti fino alla fine, senza interrompermi, va bene?” attese di vedere il giovane assentire “Devi sapere che prima dell’inizio dell’anno scolastico, sono stato contattato dal Re dei vampiri, che, venuto a conoscenza dei nostri problemi con Voldemort, mi ha contattato per consigliarmi di porvi fine. Io l’ho, quindi, contattato per cercare di stipulare una tregua...”
“Una tregua? Ma come... cosa... con chi? Con Lui, con Voldemort?” lo interruppe Harry, nonostante avesse cercato di trattenersi.
“Harry, ragazzo mio, ti prego, non ti alterare. Non ce n’è bisogno. Tom ha accettato, anche se non vuol dire che è diventato buono tutto ad un tratto. Però, almeno fin quando questa guerra non sarà finita, combatteremo insieme.” Lo acquietò il preside.
Il giovane, ancora troppo stupito da ciò che aveva detto l’anziano mago per rispondere coerentemente, al successivo argomento che il mago tirò fuori ammutolì,nel momento in cui quello domandò.
“Bene, visto che, a quanto pare, abbiamo risolto questa questione, credo sia il caso di passare al piccolo segreto di Adrian Delevo, non credi?”
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 - Ancora soprese ***


 
NOTE DELL’ AUTRICE: buona sera a tutti i miei carissimi lettori, eccovi l’undicesimo capitolo, mi scuso immensamente per avervi fatto attendere tanto... ma da questa pubblicazione dovrei riuscire a mettere un capitolo ogni tre/quattro giorni. Ringrazio tutti coloro che hanno messo la storia tra le preferite (ben 6 persone!!!), tutti quelli che l’hanno messa tra le seguite e tutti i lettori silenziosi. Infine, ringrazio lunadistruggi e violinista91 per aver recensito l’ultimo capitolo.
Baci e buona lettura
Crystal
 
 
 
Capitolo 11
 
Harry era ancora scombussolato per le informazioni ricevute prima che, quando il professor Silente nominò Adrian, si sentì sprofondare. Non voleva parlare di lui, né della sua lettera o del suo segreto.
Avrebbe voluto dirlo al preside, ma poi avrebbe dovuto spiegare il motivo e non desiderava mentire. Perciò, cercando di riprendersi, scosse un po’ la testa e annuì mesto.
Silente lo aveva osservato bene e aveva capito in parte i pensieri del ragazzo, anche se non comprendeva tutto quel turbamento dovuto al semplice nominare il giovane Delevo, ma accantonò la cosa come timore della sua natura di vampiro.
“Bene. Allora, sono a conoscenza del fatto che il signor Delevo ti ha lasciato una lettera, vorrei sapere come ti senti a riguardo.” Disse gentilmente il mago più anziano.
Harry non sapeva come rispondere, in effetti sentiva di avere il bisogno di parlare con qualcuno di quello che sentiva, ma parlarne con Silente... comunque il cuore non diede tempo alla testa di decidere e iniziò a parlare.
“Ecco... vede... io... io credo d-di essermi preso una... una cotta pe-per lui...” balbettò diventando tutto rosso. “Io... no, fa niente lasci perdere.” Provò a dire ancora, senza riuscire a trovare la forza e il coraggio di tirare fuori i suoi sentimenti, per paura di renderli più reali.
Il professore rimase però in silenzio, a guardarlo con uno sguardo che diceva “Ho capito tutto, puoi parlare liberamente.” E il maghetto, vedendo quegli occhi, prese un profondo respiro e ricominciò a parlare.
“Professore, io mi sono preso una cotta per lui, ma non credo di essere ricambiato. Vede mi ha scritto che qui a scuola c’è la sua anima gemella, solo non penso di essere io. Insomma quante probabilità ci sono che sia io? Una su mille? O su ottocento? Non ho speranze di essere la sua anima gemella.”
Il mago lo osservò intensamente, prima di dire “Ma nonostante le probabilità possano sembrare contrarie, non pensi che potresti essere tu, in ogni caso, la sua anima gemella?”
“Signore, se fosse così, perché non me l’ha detto? Perchè avrebbe dovuto mantenere il segreto? A che scopo?” ribatté l’altro con un migliaio di domande, non riuscendo a capire il motivo per cui avrebbe optato per il silenzio.
“Vedi, Harry, siamo nel bel mezzo di una guerra che lo vede partecipe in quanto vampiro, non può metterti in pericolo, facendo sapere a qualcuno che tu sei così importante per lui. I vampiri avversari potrebbero decidere di rapirti o peggio. Se sei la sua anima gemella non ti metterà in pericolo fino a quando questa guerra non sarà finita.” Gli rispose Silente, cercando di fargli capire il punto di vista di Adrian, senza dire chi fosse veramente, o che anche lui aveva contribuito a tutta quella segretezza.
Harry, tuttavia, non era molto convinto della scusa della guerra; insomma chi si sarebbe messo a rapire l’anima gemella di un semplice vampiro? Non avrebbe avuto senso. Però... se non era la verità ciò che gli aveva detto il preside, voleva dire che c’era qualche altro segreto. Sbuffò, ripensando per un secondo che anche a lui non piacevano i segreti.
Il giovane si chiese se fosse il caso di esprimere i suoi dubbi con Silente, magari li avrebbe potuti chiarire, cioè dopo quello che era successo l’anno prima all’ufficio Misteri, avrebbe dovuto capire che tenergli dei segreti faceva più male che bene. Eppure, allo stesso tempo avvertiva che non gli avrebbe detto la verità, o almeno non tutta.
“Signore, se non c’è altro, io andrei...” disse, alzandosi.
“Oh! Si, certo. Aspetta che ti scrivo una giustificazione.”
Dopo di ché, Harry si diresse a lezione di Trasfigurazione.
Fortunatamente la McGrannitt non gli disse nulla, dato che sapeva che si trovava dal preside.
Si sedette al primo posto che trovò libero e cercò di stare attento alla lezione. Dato che la condividevano con i Serpeverde, si sorprese di non vedere Adrian, che non aveva mai saltato una lezione, ancora non era tornato, evidentemente.
Cercò di non pensare alle cose che Silente gli aveva detto ma non poteva tacere tutto ai suoi amici, quindi avrebbe dovuto dire a loro almeno della tregua con i Mangiamorte.
 
°°°
 
Quel pomeriggio, dato che non avevano lezione, Ron e Hermione gli chiesero di cosa gli voleva parlare il preside.
“Venite andiamo in riva al Lago Nero, con questo freddo saranno tutti dentro.” Disse Harry, avendo paura di essere ascoltato accidentalmente da qualcuno dei loro compagni.
Davanti al Lago Nero, l’unica ragazza fece un incantesimo riscaldante intorno all’albero dove si volevano sedere e uno per togliere la neve dalle radici.
Una volta seduti, il moretto iniziò a raccontare, tra lo sconcerto degli altri due, che non riuscivano a credere alle loro orecchie, pensavano – ma Silente non può aver fatto davvero una cosa del genere! – anche se la realtà era ben diversa.
“Harry, sei sicuro che Silente ti abbia proprio detto che ha stipulato una tregua con tu sai chi? Insomma, ne sei assolutamente certo?” chiese il sesto di casa Weasley, ancora sconvolto dal racconto dell’amico. Il quale rispose con un cenno affermativo della testa.
“Allora è davvero impazzito! Andiamo! Credete seriamente che tu sai chi rispetterà la tregua? Che non ci attaccherà non appena ne avrà l’occasione?” esordì ancora il giovane Weasley.
Il Bambino Sopravvissuto, però, anche se, all’inizio, aveva pensato, come il suo amico, che Voldemort non sarebbe stato leale, doveva ammettere che, fino all’attacco dei vampiri, i Mangiamorte non si erano più fatti vedere, quindi, magari, il Lord Oscuro aveva davvero intenzione di mantenere la parola data.
La strega più brillante degli ultimi cento anni rimase a guardare la reazione del suo migliore amico dagli occhi giada alle parole di Ron, le sembrava pensieroso e si era accorto di essere studiato attentamente da lei. Era convinta avrebbe appoggiato il rosso in quello che aveva detto, ma non si era pronunciato, non aveva espresso suoi giudizi, sembrava volesse riflettere ancor sulla faccenda. Motivo per cui, la giovane gli chiese, cambiando repentinamente discorso.
“Harry, c’è altro che ci vuoi dire?”
Lui la guardò sorpreso qualche attimo, dopo di che sorrise e scosse la testa.
Hermione si alzò in piedi, annuendo e disse a Weasley.
“Ron vieni, tu devi ancora finire il tema di Trasfigurazione.” Detto ciò si diresse verso il castello, trascinando con sé il povero Ron che implorava Harry con lo sguardo.
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 - Cuore tamburo ***


 
 
NOTE DELL’AUTRICE: allora ecco il capitolo 12. È un capitolo a doppio pov, Adrian e Harry si alternano, quindi vedrete tutto, o quasi dal punto di vista di entrambi. Mi dite se vi piace???? I miei più sentiti ringraziamenti alle 33 (Oh my Gold!!!Nda) persone che hanno messo la storia tra le seguite e alle 6 che l’hanno messa tra le preferite, ai lettori silenziosi, naturalmente se vogliono dire qualcosa, vi ricordo che una recensione è sempre ben accetta, e, infine a lunadistruggi (ragazza io ti adoro, mi commenti tutti i capitoli! Mi fai tanto felice XD Nda), fria e violinista91.
Buona lettura!
Crystal
 
 
Capitolo 12
 
Il giorno dopo
 
Harry, quella mattina si alzò dal letto con la speranza di vedere Adrian, per parlare con lui della lettera e del bacio scambiato a Halloween.
Arrivato in Sala Grande osservò il tavolo dei Serpeverde, per vedere se la sua serpe preferita era tornata e quando non lo vide, ne rimase un po’ deluso. La delusione si trasformò, tuttavia, presto in felicità, nel momento in cui lo vide entrare in Sala Grande.
Si sedette proprio nel posto davanti a lui, dall’altra parte della sala.
Continuò a osservarlo per tutto il tempo, fino a quando lui e Theodore Nott se ne andarono e decise di seguirli.
 
Si diressero in un’aula vuota, chiudendo la porta; dall’interno, Harry sentiva provenire dei rumori strani, mugolii di non sapeva chi, che lo misero in allarme. Era come avere un campanellino nella testa che gli diceva di non aprire quella porta, perché sarebbe potuto succedere qualcosa di terribile. Ma lui, da Grifondoro istintivo qual era, non lo ascoltò e socchiuse leggermente la porta, abbastanza da poter vedere all’interno.
– Forse non avrei dovuto... forse non avrei dovuto seguirli... non dovrei essere qui... – queste erano le frasi che gli passavano nella mente mentre osservava i due... fare cosa? Pomiciare? O... altro? Non riusciva a vedere bene nella penombra, ma gli sembrava che Adrian si stesse... nutrendo!
Il suo cuore batteva forte come un tamburo, tanto che si sorprendeva del fatto che il vampiro non si fosse accorto della sua presenza.
Però, probabilmente era troppo preso da quello che stava facendo per rendersi conto di essere osservato. Ricordava che Hermione gli aveva detto che il succhiare sangue era un atto molto intimo per i vampiri, anche se non gli veniva in mente il motivo.
L’unico altro pensiero razionale che riuscì a fare era che se ne doveva andare da lì, non poteva continuare a guardare quello spettacolo così doloroso per il suo cuore, che andava spezzandosi sempre di più. Il problema era che le sue gambe non si volevano muovere, sembravano diventate di pietra tanto le sentiva pesanti, quindi serrò gli occhi e non si accorse che il bel vampiro moro davanti a lui aveva alzato i suoi.
 
°°° A
 
Non si era accorto di Harry fin quando non lo aveva visto sulla porta, con gli occhi serrati e il viso che esprimeva dolore, un dolore che non capiva. Tuttavia lo preoccupava di più il fatto di essersi distratto tanto quando aveva morso il suo donatore volontario, non si era davvero reso conto di avere un così disperato bisogno di nutrirsi. – Cosa mi hai fatto, Harry? – si chiese, sapendo che, con il pensiero di quel ragazzino, così bello anche nel dolore, in testa, difficilmente avrebbe pensato ad altro. Era cosciente del fatto che poteva rivelarsi un problema, qualora si fosse saputo in giro, ma... non poteva farne a meno.
Si staccò delicatamente dal collo del Serpeverde, scioccamente innamorato di lui e lo posò piano sul banco dove si erano appoggiati, dopo di che si avvicinò il più silenziosamente possibile al moretto che aveva di fronte e lo chiamò sussurrando.
“Harry...”
 
°°° H
 
Nel sentire una voce calda sussurrare il suo nome, aprì di scatto gli occhi, spalancandoli per la sorpresa. Non si aspettava di essere visto, ne, tantomeno, che gli parlasse così, con quel tono.
Indietreggiò di un paio di passi, ma venne subito seguito dall’altro, che aprì la bocca per parlare, ma la richiuse senza dire nulla. Non era sicuro di cosa volesse dirgli il giovane che aveva davanti, però era assolutamente certo che non aveva nessuna intenzione di starlo a sentire. Gli diede le spalle e lasciò cadere una lacrima, che non si era accorto di trattenere, poi corse via, senza dare il tempo al vampiro di elaborare l’odore amaro che aveva sentito provenire da lui.
 
°°° A
 
Nel’aria si diffuse un odore leggermente amaro proveniente dal ragazzo che gli dava le spalle, tuttavia non ebbe il tempo di capire cosa fosse che il giovane in questione si lanciò in una corsa sfrenata tra i corridoi ancora vuoti di Hogwarts.
Se avesse potuto sapere dove si sarebbe diretto Harry, si sarebbe volentieri teletrasportato direttamente lì, solo che il suo piccolo fuggitivo conosceva la scuola come le sue tasche e avrebbe potuto nascondersi ovunque. L’unica cosa che poteva fare era evitare di perderlo di vista.
Gli corse dietro, incontrando fortunatamente poca difficoltà a mantenere il ritmo impazzito del ragazzo.
Sperava si stancasse presto, ma sapeva che non sarebbe successo, anche se si fosse ritrovato senza fiato avrebbe corso con la forza della disperazione.
Dopo un po’ iniziò a capire dove voleva andare, a meno che non ci fosse un qualche passaggio segreto che portava da qualche altra parte. Si fermò e si concentrò sulle scale vicino al ritratto della signora grassa.
Rimase in attesa dell’arrivo del suo Grifondoro, pregando di non aver fatto una stupidaggine.
Nei minuti seguenti, sentì il suo cuore battere come un tamburo da esecuzione, scandiva il tempo che passava e più questo scorreva, più Adrian pensava di aver sbagliato la sua intuizione.
Poi, avvertì il rumore di passi che si avvicinavano lenti, cadenzati e si affacciò da dietro la colonna dove si era fermato, per vedere chi stesse arrivando e sgranò gli occhi per la sua fortuna.
Era Harry!
Lasciò andare il respiro che non si era reso conto di trattenere e attese che il giovane Grifone gli arrivasse abbastanza vicino da poterlo afferrare.
Il moro sembrava perso nei suoi pensieri, quindi si spaventò quando sentì qualcuno prenderlo per un braccio e tirarlo verso una parete, ma appena vide chi era stato, il suo sguardo si rabbuiò di colpo.
 
°°° H
 
Immaginava fosse Lui, ma sperava di sbagliarsi, per una volta, invece doveva affrontarlo, anche se non era nelle condizioni per farlo.
Però, al contrario delle sue aspettative, il vampiro lo lasciò andare.
“Mi dispiace! Se non mi vuoi più parlare, io ti capisco. Scusami!” gli disse prima di recarsi a lezione, lasciando il ragazzo sconvolto e inebetito di fronte al ritratto della Signora grassa, la quale lo risvegliò chiedendogli la parola d’ordine.
Si rifugiò nel dormitorio maschile e si rinchiuse nel suo letto a baldacchino rosso e oro, chiudendo le tende con un incantesimo e lasciando finalmente libere di scendere tutte le lacrime amare che premevano da quando aveva visto il suo Adrian con l’altro Serpeverde.
Si accasciò piangente sul cuscino, pensando – Cosa mi hai fatto, Adrian, cosa? – poi si addormentò fra le gocce salate, senza poter trovare risposta.
 
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 - Sentimenti ***


 
 
 
 
NOTE DELL’AUTRICE: alloooora, salveeee gente!!! Eccomi con il chappy n° 13. Mi dite come vi sembra? Scusate se è un po cortino… comunque ringrazio le i magnifici 7 che hanno messo la storia tra le preferite e i 33 che l’hanno messa tra le seguite, grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo e a chi legge solamente.
Buona lettura
Crystal
 
 
Capitolo 13
 
Harry si svegliò di soprassalto, sentendo delle voci concitate al di fuori delle tende del letto a baldacchino. Le aprì leggermente, venendo subito abbracciato da una preoccupatissima Hermione, che gli chiedeva preoccupata come stava, perché aveva saltato le lezioni, il pranzo e la cena, al suo solito modo di parlare quando era nervosa, cioè a macchinetta, quindi il ragazzo, non avendo assolutamente modo di rispondere, la guardava, in attesa che prendesse fiato, fermando così quella valanga di parole.
I suoi occhi si fecero lucidi, però, pensando alla risposta a tutte le domande dell’amica, la quale si zittì non appena vide una lacrima sfondare le sue barriere e cadere lungo la guancia.
Sia lei che Ginny, di cui si accorse solo in quel momento, lo abbracciarono, dandogli un silenzioso appoggio, e il suo amico Ron gli posò una mano sulla spalla, per dargli conforto.
Si sentiva male, anche se non capiva esattamente il perché, la sua mente era andata come in stand-by e non rispondeva ai suoi comandi come avrebbe dovuto.
Avvertì improvvisamente tutte le lacrime trattenute fino a quel momento, sfondare le sue difese e scendere inesorabili, bruciando sulla pelle lungo il loro percorso.
Poi, i due Weasley si allontanarono un poco, lasciando il moro tra le braccia di Hermione, dove, pregando che per il momento non gli facessero altre domande, sfogò tutte quelle lacrime che ancora gli tracciavano il viso.
Dopo alcuni minuti, si allontanò, cercando di regolarizzare il respiro, e cominciò a pensare a come spiegare la situazione. Non poteva dire che Adrian era un vampiro, ne descrivere veramente quello che aveva visto, perché, anche se molto probabilmente non si sarebbero più parlati, non poteva tradire la fiducia che aveva riposto in lui.
Ginny, vedendolo in difficoltà, cercò di venirgli in aiuto.
“Harry? Stai bene? Vuoi dirci cosa è successo?” gli chiese, con tono incerto, probabilmente non era sicura di poter domandare.
Hermione la appoggiò. “Ti farà bene sfogarti e sai che noi non ti giudicheremo, vero?” aggiunse, guardando gli altri due, che assentirono immediatamente.
“Hanno ragione. Dopotutto, siamo tuoi amici!” esclamò Ron, sembrando molto convinto di quello che diceva, poi fece una faccia pensierosa e gli dovette venire in mente un’idea tremenda, poiché il suo viso si contorse in una smorfia disgustata “Oddio... non è che ti sei innamorato di Piton, vero? Ti prego dimmi che non è così!” pregò. “È una cosa che non potrei mai sopportare*!” aggiunse scuotendo la testa, per cacciare l’immagine instauratasi nella sua mente.
Il suo commento, comunque, risollevò di poco l’umore di Harry, che ridacchiò, negando un qualsiasi coinvolgimento del professore di Pozioni nel suo malumore.
Una volta finite le risate, lo sguardo del moro si rabbuiò, lasciando uscire un sospiro, ripensando al motivo della sua tristezza.
Aprì la bocca per cominciare, ma la richiuse senza riuscire a dire nulla e Hermione, notando quanto fosse indeciso su come iniziare, decise di dargli una mano.
“Harry, c’entra Adrian in tutto questo?”
Alla dimostrazione d’intelligenza dell’amica, l’interpellato spalancò gli occhi, sentendo il cuore stringersi in una morsa dolorosa a sentire il nome della persona incriminata, quindi li chiuse di scatto, per evitare che si accorgessero di quanto stava male veramente.
Li riaprì solo quando fu sicuro di non rivelare nulla, si sedette comodo sul letto e, inspirando profondamente, annuì.
“Beh, meglio di Piton!” esclamò Ginny, per spezzare la tensione, facendo ridere i ragazzi, tranne il fratello, che guardava il suo migliore amico come se sperasse che gli dicesse che era tutto uno scherzo.
Però questi disse “Credo di essermi preso una cotta per lui...”
Il sesto di casa Weasley aprì la bocca shoccato, non perché l’amico era attratto da un uomo, ma dal fatto che quest’uomo fosse un Serpeverde. Esternò il suo pensiero con uno strozzato “Ma... ma è un Serpeverde! Una viscida serpe come Malfoy, come può...” non riuscì tuttavia a finire perché Hermione, stizzita, chiese “Che cosa ha che non va Malfoy?”
La piccola Weasley ridacchiò, lanciando distrattamente uno sguardo alla finestra vicino al letto, dove vide una figura scura e lo svolazzare di un mantello, che svanì nel nulla, quando guardò con più attenzione.
Smise di fissare la vetrata quando l’altra ragazza la richiamò, riportandola con i pensieri alla conversazione.
Il moretto, incoraggiato dai sorrisi rassicuranti delle ragazze, partì con la spiegazione, non omettendo nulla, a parte, ovviamente il segreto di Adrian.
Parlò di quando lo avevano conosciuto, che già allora lo aveva conquistato e della sera di Halloween, dove gli aveva dato quel bacio che aveva scosso qualcosa dentro di lui. Dei suoi sentimenti, di come era stato sul punto di parlargli quella mattina e di come lo avesse, invece, visto limonare con Nott.
Hermione e Ginny lo abbracciarono stretto, cercando di infondergli affetto e Ron gli diede, di nuovo, una pacca amichevole sulla spalla.
Harry fece un sorriso mesto e accettò di buon grado l’abbraccio, felice di poter contare su amici come loro.
 
 
 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 - Nuovo attacco ***


 
 
 
NOTE DELL’AUTRICE: eccomi quiiiii, insieme al quattordicesimo capitolo… un po’ cortino… però non potevo fare più di così se no vi rivelavo troppo… allora grazie a chi ha messo la storia tra le seguite (33 people), i magnifici sette che l’hanno messa tra le preferite e, naturalmente tutti i miei lettori silenziosi, di apprezzo lo sforzo di leggere, ma… un  commentino??? Fatevi sentire!!! Non siate timidi!!!  Grazie a lunaditruggi che ha recensito quasi tutti i capitoli!!! Fantastic!!!
Vi lascio al chappy
Bacioni Crystal
 
 
Capitolo 14
 
La scuola sta ormai finendo, poco più di un mese separa gli studenti del settimo e del quinto anno dagli esami finali.
Da quel brutto giorno di Novembre non ci sono più stati attacchi da parte dei vampiri, né nei confronti dei maghi, né dei babbani.
I Mangiamorte, da allora, collaborano con i membri dell’Ordine e gli Auror posti a difesa della scuola, rimanendo, però, sempre nell’ombra.
Purtroppo, quella fu la cosiddetta quiete che precede una tempesta, che si abbatté su Hogwarts come un fulmine a ciel sereno.
Un pomeriggio, dopo una lezione di Erbologia con i Serpeverde, Harry stava andando a Storia della Magia, insieme ai suoi amici, quando si ricordò di aver lasciato il libro sotto il suo banco.
“Voi andate avanti! Ci metto un minuto!” disse agli altri, che lo volevano aspettare, visto che avevano notato che Adrian li stava guardando.
Corse alle Serre per recuperare il testo di Difesa, ma venne bloccato da alcuni vampiri, che si erano teletrasportati dentro la barriera che cingeva il castello.
 
°°°
 
Il vampiro, si stava dirigendo verso il castello, quando sentì una forte concentrazione di energia vicino alle Serre di Erbologia, dove si trovava Harry, decise di andare a controllare cosa fosse e avvertì, per via telepatica, il preside che qualcosa non andava.
Arrivato lì vide il suo piccolo Grifone circondato dai vampiri nemici, che cercava di difendersi con qualche incantesimo, non perse tempo e li attaccò, spezzando il cerchio che avevano formato intorno a lui.
“Scappa!” gli gridò, continuando a combattere con gli avversari e sperando che suo fratello e i suoi facessero presto. Come avevano fatto a non accorgersi di niente?
Come evocati dai suoi pensieri, i dieci guerrieri che Alexander aveva scelto per pattugliare la scuola arrivarono dopo pochi secondi, impegnando in degli scontri cruenti gli invasori.
Adrian cercò il Grifondoro tra la confusione dei duelli, senza risultato.
Non si diede per vinto e, dopo aver chiesto aiuto al fratello, lo trovò, bloccato contro un albero da un vampiro, che stava bevendo avidamente il suo sangue, schizzando il terreno e il tronco di macchioline rosso intenso.
 
°°°
 
Aveva provato a fuggire, quando era intervenuto il Serpeverde, ma era stato fermato da un altro vampiro, che non aveva visto e che lo aveva imprigionato contro uno degli alberi.
Dopo avergli esposto il collo, gli aveva lanciato un sorriso famelico, che lo aveva terrorizzato e quello, beandosi del profumo della sua paura, lo morse, suggendo il sangue che zampillava fuori con bramosia animalesca.
Il dolore era insopportabile, sentiva il sangue pulsare velocemente nelle vene e pregava che qualcuno facesse finire quella tortura.
Le sue preghiere furono esaudite, poiché il vampiro attaccato alla sua giugulare fu lanciato contro un altro albero e fatto a pezzi, a giudicare dai rumori che sentì, ma non aveva le forze per provare ribrezzo per quello che gli era successo.
Qualcuno gli si avvicinò e, vedendo che era coperto di sangue, si spaventò e provò a tirarsi lontano da quella persona.
“Vai a chiamare il guardiacaccia!” disse Adrian, ora lo riconosceva.
Gli si teneva a distanza, come se non volesse fargli paura.
“Mi dispiace, cercavano di colpire me. Tutto questo non sarebbe dovuto succedere.”  Sussurrò
Harry lo guardò con sguardo confuso.
“Perché? Perché volevano colpire te, se hanno attaccato me?” chiese con voce gracchiante.
 
°°°
 
“Perché io sono una persona importante tra i vampiri, Harry, molto importante. E far cadere me, significherebbe arrivare ad un passo dalla vittoria. Ma non mi chiedere di più, tutto sarà svelato. Presto! Molto presto!” gli rispose l’altro, più sinceramente che poteva, consapevole che non aveva soddisfatto per nulla la sua curiosità, se era anche un minimo come sua madre.
Però questo non glielo avrebbe detto.
Attese l’arrivo di Hargrid, poi se ne andò, lanciando un ultimo sguardo rattristato in direzione del giovane.
Dopo questa, Harry non gli avrebbe più voluto parlare e sarebbe stato il minimo.
 
 
 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 - Il Principe Sanguinario ***


 
 
 
NOTE DELL’AUTRICE: the chapter number 15... is here!!!!  Ok, passiamo ai ringraziamenti... allora many many thanks a tutte e 34 le magnificenti persone che mi hanno messo la storia tra le seguite, ancora many thanks ai sette che l’hanno messa tra le preferite e a tutti quelli che seguono la storia in silenzio... mi lasciate un commentinoinoino??? Grazieeee...
Vi lascio alla lettura...
Baci Crystal
 
 
Capitolo 15
 
Dopo l’attacco, Harry trascorse una settimana in Infermeria, dove Madama Chips lo tenne sotto stretta sorveglianza perché non facesse troppi sforzi, che avrebbero potuto far riaprire la ferita che con tanta difficoltà era riuscita a ricucire.
Il giovane non sapeva più cosa fare, il fatto di essere stato attaccato e quello che gli aveva detto il vampiro subito dopo, gli aveva fatto venire dei dubbi quasi amletici, non riusciva a credere veramente all’ipotesi che si formava nella sua mente tutte le volte che ripensava a quel giorno. Ogni volta soppesava la possibilità di essere l’anima gemella di Adrian, ma quest’ultimo, da allora, forse perché preoccupato di spaventarlo nuovamente, forse perché in realtà la sua idea era totalmente sbagliata, lo evitava, o meglio, rimaneva a distanza.
Sembrava in attesa che fosse Harry a fare la prima mossa, ma il ragazzo temeva il confronto con il vampiro, poiché avrebbe potuto confutare la sua teoria, distruggendo definitivamente le sue speranze.
Tuttavia, alla fine, la scuola giunse al termine, e nessuno sembra essere pronto a sostenere degli esami, né a concentrarsi sulle ultime lezioni, Harry in special modo.
Sono tutti troppo sconvolti dall’attacco, la cui storia è stata revisionata e rimaneggiata ogni volta che passava di bocca in bocca.
Studiare si è fatta un’impresa e molti studenti vengono ritirati dalla scuola da genitori timorosi per la sorte dei figli. Purtroppo per gli abitanti di Hogwarts, non c’è neanche il tempo di crogiolarsi nella disperazione, dato che, il giorno prima dell’inizio degli esami, i vampiri decidono di attaccare nuovamente...
 
Hermione Granger, studentessa del settimo anno, strega più brillante degli ultimi cento anni, si sentiva angosciata da questa faida che si era aperta tra i vampiri e che stava coinvolgendo tutto il mondo magico.
Ma, dato che qualche giorno dopo avrebbe dovuto presentare la ricerca assegnata dal professore di Difesa, sul personaggio della storia vampiresca che più la intrigava, aveva deciso di ricontrollare le informazioni che aveva trovato e di vedere se riusciva ad aggiungere qualcosa. Posò la borsa su uno dei tavoli della Biblioteca, ancora deserta, e si recò tra gli scaffali a cercare i libri che le occorrevano.
Sia lei, sia il suo oramai ragazzo, Draco, avevano deciso di portare un membro della famiglia reale dei vampiri. Lei avrebbe portato il famigerato Principe Sanguinario, lui la più grande vampira della storia, secondo il suo parere, soprannominata La Veggente.
Il principe che si era guadagnato il denominativo “sanguinario”, da quel che aveva scoperto, non era stato sempre malvagio e crudele. Anzi, agli inizi se ne parlava talmente bene, che nessuno avrebbe mai pensato fosse davvero la stessa persona.
Le informazioni dicevano che aveva ucciso alcuni dei suoi parenti, senza un apparente motivo, ma, nonostante questo, dal Re non era mai stato condannato.
Per lei doveva pure significare qualcosa.
“Ehi, Hermione, cosa fai in Biblioteca?” le chiese la voce del suo migliore amico, Harry.
“Sto finendo la ricerca di Difesa. Ma tu come mai qui? Non dovresti essere da Madama Chips a rifare la fasciatura?” gli rispose, con tono pacato, preoccupata per il morso che ancora non era guarito, nonostante tutte le pozioni e le capacità dell’infermiera.
“Ci sono già stato, dice che la ferita inizia a rimarginarsi, ma che sicuramente mi resterà la cicatrice e dovrò tenere le bende ancora un po’. Comunque su cosa è la tua ricerca? Sono curioso.” Domandò ancora.
“Beh, sul Principe Sanguinario!” disse lei, un po’ imbarazzata.
Poi iniziò a leggere, ad alta voce, un frammento di testimonianza che aveva trovato, per verificare se il principe fosse davvero un mostro.
 
“... posso dire con assoluta certezza, che il nostro principe non è colui che tutti pensano. Egli non elargisce male gratuito, non tortura i suoi servi, ne tratta male la sua famiglia.
Ciò che voi, maghi e creature magiche, sapete, è solo la cima della torre degli eventi che si svolsero quella notte.
In quegli anni c’era ancora la rivolta, alcuni vampiri desideravano tornare a bere sangue come e quando volevano, come era un tempo. Questi ribelli erano capeggiati da un membro della famiglia reale, il quale portò dalla sua parte anche altri, convincendoli che i vampiri erano la razza dominante, quindi era giusto che dominassero.
Purtroppo, qualcuno doveva fermare questa cosa, non si potevano lasciare impuniti, così, il Re decise di mandare suo figlio. Egli doveva catturare tutti i ribelli e riportarli sulla retta via o ucciderli.
Le informazioni che son arrivate alle vostre orecchie, sono solo le barbarie che il Principe è stato costretto a compiere.
Dovette uccidere quasi tutti i ribelli, e, una volta trovati suo zio e coloro che lo avevano seguito, non poteva permettere che vivessero. Le loro idee erano ormai corrotte e se li avesse lasciati andare, un giorno, avrebbero riprovato a prendere il controllo del mondo.
Per questo, quando fu visto, ricoperto di sangue da capo a piedi e con in mano la testa di suo zio, tutti pensarono che era impazzito e che l’avesse ucciso per puro sadismo. Invece, stolti, lui vi ha salvato tutti quanti!
Purtroppo l’uccisione, sempre da parte sua, di un altro suo zio, ha riportato a galla queste voci. Vi informo che neanche ai vampiri è dato sapere il motivo per cui l’abbia fatto...”
 
“Wow, chi diavolo è questo? Sembra davvero un pazzo! Lo capisco, all’inizio o faceva così o sarebbero stati guai anche per la sua famiglia, ma poi? Che motivo l’avrebbe potuto spingere a fare una cosa del genere?” esclamò Harry, quando l’amica si fermò, per appuntare alcune cose.
“Mah, non so, Harry. Hai sentito la prima parte? E come hai detto tu, aveva un buon motivo e se l’altro avesse fatto qualcosa di altrettanto grave? Chi siamo noi per giudicare? Non conosciamo le ragioni che lo hanno spinto!” lo rimbeccò la ragazza.
Lui la guardò con espressione confusa e comprensiva insieme, confusa perché non capiva come mai la Grifondoro avesse scelto proprio quella persona per la sua ricerca e comprensiva perché capiva il suo punto di vista nei confronti di quel principe, insomma anche lui prima o poi avrebbe dovuto macchiarsi le mani di sangue. Anche se non si trattava di sangue innocente.
“Comunque non sono riuscita a trovare il suo nome, da nessuna parte viene nominato. Neanche dai vampiri! Lo chiamano solo Principe!” disse un po’ esasperata, ma mentre girava le pagine del libro da cui aveva preso la testimonianza, il suo sguardo si illuminò.
“Harry! Harry! Guarda cosa ho trovato!” gli fece, mettendogli il libro sotto il naso.
Aveva trovato l’immagine di un giovane, vestito come un principe d’altri tempi, che, anche se era girato di lato, con il viso rivolto all’orizzonte, si capiva fosse bello.
La pelle bianca del petto marmoreo, spuntava leggermente dalla casacca blu scuro che indossava, i pantaloni, probabilmente in pelle, fasciavano le gambe come se vi fossero stati cuciti addosso. La giacca, lasciata aperta, gli dava un certo non so che di selvaggio. Così come la postura, adagiato contro il muretto del balcone, con una mano sull’elsa della spada che portava al fianco, lo faceva sembrare una pericolosa fiera, che non si può fare a meno di guardare, ma si sa, che avvicinarsi è pericoloso.
Sullo sfondo del quadro era raffigurata un splendida Luna piena, la cui luce illuminava tutta la sua figura. A detta di Hermione il pittore era stato davvero bravo nel dare la giusta luminosità a tutto il dipinto.
“Non ti ricorda qualcuno?” chiese la ragazza, avvertendo la forte sensazione che il giovane del ritratto le fosse familiare.
“Dovrebbe?” le domandò l’altro di rimando.
“Boh, forse... non lo so, è che mi sembra di averlo già vi...” due esplosioni improvvise interruppero i due studenti che corsero fuori dalla Biblioteca, per vedere cosa le avesse provocate e cosa stesse accadendo.
 
Nel corridoio si era scatenato l’Inferno!
 
 
 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 - La scuola sotto attacco ***


 
 
NOTE DELL’AUTRICE: allora... il capitolo è finalmente arrivato... loso loso, non mi uccidete, sono in ritardo. Spero che mi lasciate un commentino, anche solo per dirmi che sono una ritardataria. Comunque la storia inizia ad entrare nel vivo... nei proximi chappy... ma che dico... niente cancellate... eheh no spoiler, dovrete aspettare, quindi fatemi contenta e lasciate tantiximi bei commentini... grazie a lunadistruggi e violinista91 che mi hanno recensito e alle 8 anime pie che mi hanno messo tra le preferite e alle 33 che mi hanno messo tra le seguite... ovviamente c’è un grazie anche per chi legge e basta, con il io solito invito a farsi sentire...
Buona lettura...
Baci Crystal
 
 
Capitolo 16
 
...Nel corridoio si era scatenato l’inferno...
 
C’erano studenti che combattevano, che scappavano, che gridavano... era orribile.
Harry e Hermione non avevano mai visto una cosa simile, ma non rimasero con le mani in mano.
Dopo i primi secondi di stordimento e paura, si ripresero, iniziando ad aiutare i feriti che avevano bisogno di cure.
L’unico problema era che non sapevano dove dovevano accompagnarli. L’Infermeria era off-limits, per ovvi motivi. Si trovava troppo lontano e in tutta quella confusione non sarebbero mai riusciti ad arrivarci.
Le esplosioni, intanto continuavano, facendo tremare l’intero castello, come se minacciasse di crollare da un momento all’altro.
Ad un tratto, i due Grifondoro notarono che molti studenti stavano davanti ad un’aula e la proteggevano strenuamente.
Corsero verso di essa per capire cosa ci fosse dentro e Harry, per entrare, iniziò a lanciare incantesimi a tutti i vampiri che vedeva.
Una volta dentro, chiusero la porta, sigillandola con degli incantesimi di protezione, sperando che reggesse il più possibile.
All’interno c’erano molti ragazzi feriti gravemente, alcuni avevano brutti morsi sul collo e facevano fatica a respirare normalmente. Hermione riuscì a ritrovare la calma sufficiente per chiedere.
“Qui c’è qualcuno che sa fare incantesimi di guarigione?”
Alcuni dei più grandi annuirono e lei assentì in risposta, facendogli segno di avvicinarsi a lei.
“Dobbiamo cercare di guarire le loro ferite, così non possono muoversi e noi non possiamo restare qui in eterno.” Loro accennarono di sì con il capo, portandosi vicino ai feriti, iniziando a provare a guarire le ferite più gravi, anche se non conoscevano gli incantesimi giusti.
La giovane riccia comunque prese in mano la situazione e chiese ancora.
“Tra i figli di babbani, chi di voi ha le conoscenze rudimentali di pronto soccorso? O, in ogni caso, chi sa mettere delle bende e fermare un’emorragia?”

Qualcuno tra i presenti alzò la mano e si diresse verso i ragazzi indicati da lei.
Gli altri si tenevano vicino alla porta, pronti a difendersi e a difendere tutti coloro che erano nell’aula se un qualche vampiro fosse riuscito a entrare.
Solo Harry era rimasto fermo a guardare uno dei giovani morsi, osservava il sangue uscire copioso dalla ferita slabbrata, mentre ricordava la sensazione dei denti che affondavano nel suo, di collo, e riviveva quei pochi terribili momenti in cui aveva davvero sperato di morire e che aveva in tutti i modi cercato di dimenticare.
Ma non poteva, non veramente, quello che era successo era stampato a fuoco nella sua mente e non riusciva a mandarlo via. Inconsciamente desiderò che Adrian fosse lì con lui, ma sapeva che questa volta se la sarebbe dovuta cavare da solo. Se fosse successo di nuovo non ci sarebbe stato nessuno a salvarlo.
 
°°°
 
In un’altra ala del castello, in quel momento, un vampiro moro dagli occhi più blu del cielo notturno si stava battendo strenuamente contro i suoi simili che avevano attaccato la scuola.
Avvertiva che c’era qualcosa che non andava in quell’attacco, per quale motivo avevano dato apertamente battaglia alla più famosa scuola di magia e stregoneria di Inghilterra? Non riusciva a comprendere il piano celato dietro a tutto questo, ma sentiva che non ce l’avrebbero fatta, restando lì si sarebbero solo fatti ammazzare.
Hogwarts non era più un luogo sicuro, per coloro che ci vivevano.
Dopo aver sconfitto l’ennesimo vampiro, chiamò suo fratello e gli disse di radunare i vari gruppetti di studenti e di farli arrivare in Sala Grande, da dove li avrebbero portati a casa loro, subito dopo che lui l’avesse detto al preside.
Dopo di che, corse a cercare l’anziano mago, che combatteva, insieme al corpo docenti e tutti gli altri difensori, contro l’orda di succhiasangue inferociti.
“Silente! Silente! Non possiamo restare qui, moriremo tutti! Casa mia è molto più sicura, poi se vorrà mandare gli studenti dalle famiglie l’aiuteremo, ma ora, restare qui è un suicidio!” gli gridò, nel caos della battaglia.
L’uomo annuì, consapevole che il giovane vampiro davanti a lui sapeva di cosa parlava e, sperando di non aver subito gravi perdite, fece diramare il messaggio e diede le coordinate a tutti coloro in grado di smaterializzare sia loro stessi che altri, dicendo di fare più in fretta possibile e di non dare nell’occhio.
Intanto gli adulti tenevano occupati i nemici, che non fecero più di tanto caso a ciò che gli succedeva intorno, troppo impegnati a dare una lezione ai maghi.
I ragazzi si radunarono in piccoli gruppi, da cinque o sei, e si prepararono a smaterializzarsi dove era stato detto loro.
 
°°°
 
Dopo un’ora circa, in cui Hermione e gli altri non avevano fatto altro che cercare di prestare soccorso ai feriti, la porta cedette, permettendo ai vampiri di entrare.
Harry e tutti coloro che non erano impegnati ad aiutare i compagni sanguinanti, si misero a lanciare incantesimi contro i nuovi arrivati, fino a che non arrivò la cavalleria.
Alcuni dei vampiri che erano stati mandati per proteggerli si intromisero nella battaglia e fecero ai ragazzi cenno di portare via i feriti.
Li trasportarono in corridoio, incontrando i loro amici. Ron e Ginny corsero verso i due Grifoni, vedendoli sporchi di sangue e questi non ebbero il tempo di dire nulla, che Hermione venne avviluppata strettamente da due braccia solide, che sembravano avere l’intenzione di non lasciarla mai.
“Non ti lascio mai più andare da qualche parte da sola, Granger, se questo è lo stato in cui ritorni!” esclamò Draco Malfoy, con tono serio, ma con lo sguardo velato dalla preoccupazione.
La giovane si rigirò in quell’abbraccio, prendendo il suo viso tra le mani e dandogli un leggero bacio sulle labbra.
“Mi dispiace, ma ti assicuro che io, al contrario di altri, sto benone.” Disse, cercando di tranquillizzarlo.
Gli altri non poterono esternare la loro sorpresa, se ne provavano, o qualsiasi altro sentimento, perchè vennero circondati da un gruppo di vampiri.
Si mossero per cercare un rifugio e, non trovandone nessuno abbastanza grande per tutti, qualcuno stava per proporre di dividersi. Ma, per loro fortuna, videro arrivare due giovani, uno biondo e l’altro moro.
“Iniziavo a pensare che la tua rinomata sfortuna ci avesse contagiati tutti, Potter!” esclamò il biondo Serpeverde, guadagnandosi uno schiaffo sul braccio da parte della fidanzata.
“Oh, beh. Avremo tempo per appurarlo, credo. Visto che ora stai insieme alla mia migliore amica. Ricordati solo che se la fai soffrire, te la farò pagare.” Disse il moretto, sforzandosi di apparire tranquillo, anche se in realtà non si perdeva un secondo dello scontro tra Adrian, l’altro vampiro e tutti i nemici.
Aveva paura per lui e non poteva fare niente, perché non conosceva incantesimi validi per affrontare dei vampiri, dato che aveva appurato che quelli che sapeva servivano solo a farli arrabbiare.
“Ehi! Ma quel vampiro moro, non vi sembra qualcuno che conosciamo?” chiese ad un tratto Ginny, attirando l’attenzione di tutti verso il combattimento.
“Ma è...” provò a dire Blaise, con la voce che gli si bloccò prima di dire il nome.
“È... no, non è possibile... non può essere Adrian!” esclamò la riccia, totalmente stupita, come gli altri, a parte uno, che, infischiandosene della loro scoperta, stava pregando silenziosamente perché quello scontro finisse presto a favore dei loro due protettori.
Quando Adrian e Alexander uccisero l’ultimo vampiro e si girarono, un po’ ricoperti di sangue, sia loro che dei nemici, Harry pensò che doveva esserci qualcuno che aveva ascoltato le sue preghiere.
“State bene?” chiese il biondino, con un’espressione indifferente.
“Si, grazie a voi.” Rispose Hermione, rivolgendosi poi al compagno “Adrian, ma tu sei... sei un...” prese un respiro profondo, prima di riprovare a chiedere “Sei un vampiro?”
Il giovane evitò i loro sguardi, annuendo leggermente, mentre diceva “La scuola oramai è deserta, venite ce ne dobbiamo andare prima che ne arrivino altri.” Tese la mano ai ragazzi e lo stesso fece l’altro.
“Dove andiamo?” chiese Pansy, un po’ spaventata.
“A casa nostra.” Rispose monocorde il vampiro biondo, che le stava porgendo la mano.
Si assicurarono di essere tutti mano nella mano e i due teletrasportarono il gruppo nel salone della loro “casa”.
 
 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 - Nel salone dei vampiri ***


 
 
 
 
NOTE DELL’AUTRICE: allora che ve ne pare??? Commentatemi numerosi... please...questo è solo un chappy di passaggio, quindi siate clementi... grazie ai nove che hanno messo la storia tra le preferite e i 32 (ma perchè diminuite??? Nda) che l’hanno messa tra le seguite... naturalmente ringrazio coloro che leggono e basta... e un grazie speciale va a violinista91, lunadistruggi e averyn che hanno commentato lo scorso capitolo...
Buona lettura!!!
Bacioni
Crystal
 
 
Capitolo 17
 
“Aiuto!”
“Dove siamo?”
“Ho paura!”
“Voglio andare a casa!”
Erano appena arrivati in una grande sala, cha rivaleggiava tranquillamente con la Sala Grande di Hogwarts in quanto a dimensioni.
Tutte le pareti erano ricoperte di quadri, raffiguranti paesaggi o ritratti, che li osservavano curiosi. C’erano due grandi finestre nei muri alla loro destra e alla loro sinistra, da una di esse si poteva vedere il Sole, che stava scendendo lentamente dietro l’orizzonte. Per via della grande distesa di acqua che si poteva vedere da dove si trovavano, sembrava che stesse affondandovi dentro.
L’enorme porta, che si stagliava sulla parete a nord, si aprì in modo così lento da far pensare che qualcuno la stesse spingendo con grande fatica o che si stesse aprendo per magia.
Da essa entrarono quattro persone, tre ragazze e un ragazzo che sembravano stare cercando qualcuno.
Alex andò loro incontro, sussurrando qualcosa che nessuno riuscì a capire, ma d’altronde la maggior parte degli studenti voleva solo tornare a casa, o sapere almeno dove si trovavano, o sapere che gli amici che erano stati feriti sarebbero stati bene, o erano semplicemente sotto shock per ciò che avevano visto e vissuto quella giornata.
I professori passavano tra di loro, dicendo che il preside avrebbe presto chiarito tutto ed era meglio che facessero silenzio, così l’uomo avrebbe cominciato a spiegare.
Piano piano, il panico generale lasciò il posto a una attesa quasi estenuante, dato che il professor Silente era in un angolo a parlare con il vampiro, doveva esserlo per forza, che era entrato dalla porta poco prima.
Harry e il suo nuovo gruppo di amici si stavano guardando intorno, mentre cercavano di capire autonomamente dove fossero esattamente. Il vampiro biondo aveva detto che li avrebbero portati a casa loro, quindi, quella era anche la casa di Adrian? Non sapeva che pensare, anche perché, visto che i suo amici avevano capito che lui sapeva da un po’ che il moro Serpeverde era un vampiro e non l’aveva detto, si erano un tantino offesi per questo.
“Ragazzi, mi ha chiesto di mantenere il segreto. E io...” spiegò per l’ennesima volta, tuttavia, sia Ron che Hermione, non lo degnavano neanche di uno sguardo.
Ginny, in compenso, aveva lo sguardo di chi ha fatto una scoperta sensazionale.
“Lo sai da quando c’è stato quell’attacco a Hogsmeade, non è vero? Era per questo che lui poi non era a scuola il giorno dopo.” Disse saputa, con un sorrisino in viso che gli diceva “adesso mi devi dire la verità”.
Sospirò profondamente e pensò in pochi secondi a cosa dire e come, ma prima che potesse aprire bocca il preside prese parola.
“Allora, ragazzi miei, state calmi. Qui saremo al sicuro. So che alcuni di voi vogliono sapere dove ci troviamo, bene. Siamo nel castello appartenente alla famiglia reale dei vampiri, che si sono gentilmente offerti di darci rifugio. I feriti verranno presto guariti, quindi non preoccupatevi per loro. E, per quelli di voi che vogliono tornare a casa, lo riferiscano al proprio capo casa ordinatamente, in modo che possiamo organizzarci e predisporre dei mezzi sicuri.” Disse, tranquillizzando gli studenti.
Dopo poco, la grande porta si aprì nuovamente, del tutto, questa volta, facendo entrare nel salone un uomo di circa trent’anni, vestito elegantemente e con un portamento fiero, al cui passaggio tutti i vampiri si inchinarono.
Il nuovo arrivato si diresse a passo cadenzato verso il preside di Hogwarts, il quale accennò un inchino con il capo, in segno di saluto.
Lo straniero rispose alla stessa maniera, poi si rivolse a tutti gli altri.
“Sono felice di potervi ospitare nella mia umile dimora. Permettete ai miei guaritori di condurre i vostri feriti in una stanza più appropriata. Riceveranno le migliori cure.” Esordì, con un tono così gentile e fermo al tempo stesso, che sembrava si stesse rivolgendo a dei bambini. E, in effetti, in quel momento, davanti a quegli occhi blu elettrico, da cui traspariva una saggezza e un’esperienza tali da farli sembrare vecchi come il mondo, si sentivano davvero tutti dei piccoli, ingenui e spensierati bimbi.
“Per quelli di voi che sono in buona salute, vi prego di seguire le mie figlie, che vi guideranno per il castello, nell’ala che vi è stata riservata.” Aggiunse, indicando due delle vampire entrate in precedenza.
Si avvicinarono ai professori e gli sussurrarono qualcosa, dopo di che, quelli diedero indicazioni ai ragazzi di restare uniti e seguire le due giovani donne. Di tutti gli studenti rimase nella sala, richiamati dal preside, solo il gruppetto di Harry, il quale si avvicinò molto lentamente all’uomo, che aveva oramai capito essere il Re dei vampiri.
Luna, rimasta con loro, se ne uscì con la sua solita semplicità.
“Mi scusi, ma se lei è il Re, perchè non fa rispettare le regole a tutti?” domandò.

La sua uscita preoccupò un po’ gli altri, non sapevano come avrebbe potuto reagire il vampiro a tanta irriverenza.
Lui, tuttavia, per tutta risposta scoppiò a ridere, dicendo.
“Hai trovato una ragazza incredibile come te, Alex.” Il giovane chiamato in causa si avvicinò alla Corvonero, sorridendole.

“Ne sono felice, Padre, questa dimora non sarà più così monotona!” esclamò.
Tutti i vampiri presenti ridacchiarono, compreso Adrian, che se ne stava un po’ in disparte, shoccando tutti gli umani, o almeno, tutti i ragazzi rimasti nel Salone.
“Che ne dite se ci spostiamo in un posto un po’ più comodo? Per noi non è un problema rimanere fermi in piedi, ma per voi umani è stancante!” propose la ragazza dai capelli rossi e gli occhi da gatto.
“Ok, Julia. Ma vedi di non metterli in imbarazzo!” acconsentì il vampiro ancora sconosciuto.
“Ragazzi! Non pensate sarebbe prima educato presentarvi?” li redarguì il Re.
“Si, zio, hai ragione.” Si scusò Julia, poi, avvicinandosi ai giovani, fece un inchino e si presentò.
“Julia Annabeth Valerius! Principessa dei vampiri!”
Anche gli altri si presentarono formalmente.
“Viktor Athony Valerius! Generale delle spie reali, Principe dei vampiri.” Disse il vampiro sconosciuto, con un saluto militare.
“Alexander Caesar Delevo! Generale delle guardie di palazzo, Principe dei vampiri, soprannominato l’Illusionista!”
Si presentò il biondino, causando non poco scompiglio con il suo soprannome, dato che molti sapevano che l’Illusionista aveva spesso messo mano in delle guerre magiche, facendo pendere l’ago della vittoria una volta di qua e una volta di là.
Tutti gli sguardi si posarono su Adrian, l’unico che ancora si doveva presentare, quasi si aspettavano che dicesse solo il suo nome. Però avevano notato tutti che Alexander aveva il suo stesso cognome.
“Adrian James Delevo! Generale dell’esercito reale, Principe dei vampiri, soprannominato il Principe Sanguinario!” esclamò, lasciando tutti a bocca aperta, soprattutto un certo Grifondoro, che lo guardava cercando di capire chi fosse veramente.
 
 
 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 - Reazioni e Piani ***


 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE: allora, cominciamo a scoprire qualcosa... commentate!!! Grazie a chi di voi mi ha messo tra le preferite e le seguite e grazie ai lettori silenziosi... e naturalmente un abbraccio ai recensori!!!

Buona lettura

Bacioni

Crystal

 

 

Capitolo 18

 

Adrian guardava insistentemente in direzione del giovane dagli occhi verdi, in attesa della sua reazione, che tardava ad arrivare. Sperava tanto dicesse qualcosa, qualsiasi cosa!

Purché non fosse quel silenzio che faceva sembrare il suo cuore pesante come un macigno.

Tuttavia, il giovane Harry, nonostante volesse tanto dire qualcosa, commentare, chiedere... aveva la mente in blackout.

Non riusciva a fare pensieri coerenti e tutto quello che desiderava, in quel momento, era poter cedere all’oblio e pensare a cosa fare solo il giorno seguente.

“Mi scusi.” Disse, prendendo finalmente il coraggio e il fiato per parlare, rivolgendosi direttamente al Re. “Potrei ritirarmi? Mi sento molto stanco e preferirei affrontare qualsiasi discorso dobbiamo affrontare domani, se è possibile.” Spiegò, cercando di essere il più possibile educato, parlando a nome di tutti i ragazzi bloccati da Silente, ancora sconvolti e scossi per la battaglia, la scoperta che la persona che ritenevano un amico fosse un vampiro e non uno qualunque ma un principe, anzi IL principe.

Il Re lo guardò, poi spostò gli occhi verso suo figlio e ripeté l’operazione un paio di volte. Adrian dovette comunicargli qualcosa con lo sguardo che nessuno capì, perché annuì nella sua direzione, dando ai giovani la possibilità di ritirarsi nelle stanze che gli erano state offerte.

Gli altri accennarono un inchino e un saluto ai professori, troppo stanchi dopo lo scontro che avevano affrontato nella scuola per fare qualcosa di più.

“Alex, accompagnali nell’ala che gli abbiamo riservato.” Ordinò all’altro suo discendente.

Questi, però, non era molto contento della cosa, sapeva che suo padre avrebbe detto cose importanti di lì a poco e non voleva rischiare di rimanere all’oscuro di qualche particolare, insomma era uno stratega. Infatti fece una faccia buffissima, che il padre non vide, essendo di spalle rispetto a lui, anche se riuscì a capire cosa stesse facendo grazie alle risate dei ragazzi.

“Zio, non preoccuparti, li porto io alle loro stanze.” Intervenne Julia, ridendo anche lei dell’espressione del cugino.

“Temo di doverti un favore allora, cugina mia cara.” Chiocciò l’altro, sbattendo le ciglia, come una ragazza, sugli occhi cobalto.

Tutti i presenti, questa volta, lo videro e scoppiarono a ridere per il suo modo di comportarsi.

“Adesso basta, bambini! È ora di andare a nanna!” esclamò la vampira, attirando l’attenzione degli studenti.

“Ma... professore, lei voleva che sentissimo qualcosa, è vero?” chiese Hermione, considerando per qualche istante l’idea di rimanere, di conoscere qualche informazione in più, magari di ricevere qualche spiegazione riguardo ciò che era accaduto nella scuola.

“Si, signorina Granger, ma non c’è fretta. Ne riparleremo domani, con calma e lucidità.” Le rispose il preside, invitandoli con quelle parole ad andare a dormire.

 

Julia li condusse fino all’ala est, riservata a loro, ma prima di congedarsi li scrutò tutti, uno per uno, per valutare le loro reazioni a ciò che avevano scoperto sul suo cuginetto preferito.

La ragazza dai capelli rosso fiamma si stava guardando intorno molto incuriosita, anche se, alla fin fine, quel castello non era poi tanto diverso da Hogwarts. In più aveva solo alcune finestre gigantesche e piene di decorazioni.

Comunque lei non sembrava poi tanto interessata alla scoperta del fatto che Adrian fosse un vampiro, ne che fosse uno dei principi, anzi IL principe.

La ragazza affianco a lei, quella che aveva chiesto a suo zio perché non costringeva la sua gente a fare ciò che voleva, visto che era il Re, lei sembrava semplicemente persa in un mondo tutto suo. Con lo sguardo perso chissà dove che la faceva assomigliare a sua sorella gemella Sarah, i lunghi capelli biondi che cadevano leggeri sulle spalle e la sua bacchetta posata dietro l’orecchio, chissà come si reggeva.

Leggermente più indietro, la coppietta stava abbracciata e i due avevano espressioni incredibilmente simili. Stavano cercando di capire come mettere assieme le informazioni che avevano del giovane moro e quelle del Principe. Lei, più pensava, più metteva su un cipiglio confuso e corrucciato. Julia non sapeva cosa avrebbe dato per conoscere i suoi ragionamenti, mentre, il ragazzo teneva la testa appoggiata alla spalla di lei e gli occhi socchiusi emanavano una luce strana, confusa, come quella della ragazza, ma anche un po’ amareggiata. Probabilmente era più ferito dal fatto che suo cugino non si fosse fidato, che dal fatto che fosse un vampiro.

Gli altri due compagni di Casa del suo caro cugino erano davvero troppo stanchi per riuscire a elaborare correttamente le informazioni ricevute, quindi, li lasciò sulle soglie del loro mondo onirico.

L’altro ragazzo dai capelli rossi era pensieroso, forse un po’ preoccupato, ma non riusciva a capire perché, insomma sapeva, o avrebbe dovuto sapere, che nessuno di noi, tra gli abitanti del castello, gli avrebbe fatto del male. Poi lo vide lanciare delle occhiate ansiose in direzione del giovane Harry Potter, aveva molto sentito parlare di lui. Quindi, era per lui che era preoccupato il rosso.

Harry, la sua espressione era indecifrabile, incredibilmente vuota, sembrava non stesse pensando a nulla, il che era assolutamente impossibile, però, il suo viso non esprimeva niente, o meglio, c’era qualcosa, stanchezza, forse un po’ di malinconia, ma non qualcosa  che potesse dire esattamente cosa pensava di quella situazione, o del vampiro per cui era la cosa più importante del mondo.

Di nuovo, Julia desiderò poter leggere nei pensieri, o nei cuori, come la sua gemella.

Però si accontentò di accompagnarli fino alle loro camere private e salutarli, dicendo che sarebbe tornato qualcuno, la mattina dopo, che li avrebbe scortati.

 

Tornata nel salone a velocità vampiresca, fu raggiunta subito da Adrian, che, nonostante il suo viso o la sua postura non lasciassero intendere nulla, era sull’orlo del precipizio e non vedeva appigli a cui aggrapparsi per non cadere.

“Ehi, non sono spaventati o incazzati, o, almeno quest’ultima cosa, non troppo. Sono più che altro delusi dal fatto che non hai detto nulla. Eravate diventati amici, no?” gli disse per tranquillizzarlo, ma lui scosse la testa, non era esattamente quello che voleva sapere.

“Beh, se vuoi sapere cosa ne pensa, devi andare da lui e chiederglielo. È bravo a nascondere ciò che pensa, ma non credo sia il caso di farlo adesso. È stanco, come tutti e anche tu devi riposare.” Provò a convincerlo, sapendo che era inutile.

“No.” Le rispose, infatti, “Perchè hanno attaccato la scuola? Perchè proprio ora? Che cosa è successo dopo l’ultimo attacco?” domandò a suo padre, esigendo una risposta che era sicuro non gli sarebbe piaciuta.

Il Re lo guardò, poi abbassò leggermente lo sguardo, non riuscendo a sostenere quello del figlio, mentre pensava a come dirgli la verità.

“Sono successe un sacco si cose durante gli ultimi mesi...” esordì Alex, nel tentativo di calmare il fratello.

“Voglio sapere! Perchè attaccare ora?” ringhiò quasi l’altro, ormai al limite di sopportazione, verso suo padre, ignorando completamente il vampiro.

“Speravano di coglierci impreparati. Di poter attaccare sia il castello che la scuola, quindi sono venuti da voi, noi vi abbiamo mandato i rinforzi e loro hanno pensato che sarebbe stato più facile distruggerci.” Spiegò suo padre pacatamente, facendo sbollire la rabbia del vampiro, che si tramutò in sconforto e confusione.

“Perchè non me lo avete detto?” chiese con un filo di voce.

“Saresti voluto tornare e non era ancora il momento!” esclamò una voce da dietro di loro.

“Valerian!” lo chiamò Alexander, “Cosa ci fai qui? Credevo fossi andato a vedere cosa sta succedendo a Londra!”

“È un disastro! Hanno attaccato in massa e i babbani pensano a dei terroristi. Stanno organizzando la protezione delle città, ma non potranno fare molto. Ora sono diventati più prudenti e stanno cercando di attirare l’attenzione sui maghi. Se inizieranno a controllare, avrete non pochi problemi!” disse, con tono grave in direzione dei professori.

“Cosa si fa, allora?” domandò Julia.

“Dì a tua sorella di venire qui. Abbiamo bisogno del suo aiuto, per venire a capo di questa faccenda!” le ordinò Adrian, surclassando il padre, ma questi, a parte scrutarlo intensamente, non commentò.

“Non è necessario. Sono qui. Cosa volete sapere?” chiese Sarah, entrando dalla porta rimasta aperta, dopo l’entrata di Valerian.

“I nostri nemici si stanno organizzando, può sapere cosa succederà?” domandò Silente, facendo ricordare ai vampiri che c’erano anche loro, in quella sala.

“No, mi dispiace. Ma non posso prevedere le loro mosse. Il loro capo si sa difendere dai miei poteri.” Rispose mesta.

Tutti gli immortali si guardarono, se qualcuno poteva bloccare i poteri di Sarah doveva essere davvero forte.

Però, senza indizi ne altro, non potevano fare molto.

“Io credo sia il caso di dare ai ragazzi la possibilità di combattere, se vogliono.” Se ne uscì improvvisamente la Veggente.

Gli sguardi si calamitarono su di lei, chi inorridito, chi curioso, chi apatico.

“Io non credo sia una buona idea...” iniziò la professoressa McGrannitt, venendo interrotta da Viktor, che, per quanto mal sopportasse l’idea di mandare in battaglia dei bambini, si rendeva conto, che se non glielo avessero permesso, qualcuno avrebbe potuto fare di testa sua. “Professoressa, per favore, anche a noi non piace il pensiero di mandare a combattere quelli che consideriamo bambini, ma non c’è altra scelta. Alcuni di loro si metteranno in mezzo, credo che lei ne sia perfettamente cosciente. È meglio addestrarli ed essere sicuri che possano difendersi, invece che rischiare che si facciano ammazzare.” Le disse ragionevolmente.

“E chi, di grazia, li addestrerebbe?” chiese mellifluo Piton.

“Anche noi, se necessario. Non siamo tutti impegnati nelle battaglie, non ancora. Quelli di noi che non combatteranno, daranno loro un addestramento quantomeno sufficiente ad evitare che vengano uccisi, senza possibilità di difesa.” Ribattè Alex.

“Bene. Direi che siamo d’accordo. Domani, chi vorrà tornare a casa, potrà tranquillamente farlo, mentre chi desidera dare una mano, sia in battaglia, sia come guaritore, inizierà dopo pranzo l’allenamento.” Dichiarò il Re, poi congedò tutti, ordinando poco sottilmente ad Adrian di andare a riposare.

 

Rimasta sola, Sarah alzò lo sguardo verso la luna piena, che era sorta nel cielo nero della notte, illuminandola con la sua luce.

“Spero tanto che Adrian non commetta sciocchezze... ha bisogno di Harry, più di quanto creda...” sussurrò al vento, che le rispose frusciando tra le foglie e provocandole un piccolo sorriso.

“Voglio crederti...”

 

 

 

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Capitolo 19
*** AVVISO!!! ***


AVVISO!!! Ai carissimi lettori... non vi preoccupate non sono morta... mi dispiace di farvi aspettare tanto... però in questi giorni non ho prorpio avuto molta voglia o ispirazione per scrivere... prometto che cercherò di aggiornare a breve e di togliere così questo brutto messaggio.
ancora scusatemi tanto...
bacioni Crystal.

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 - Risvegli e rivelazioni ***


 
 
 
 
 
Capitolo 19
 
La mattina seguente, Harry si svegliò incredibilmente riposato, nonostante tutte le emozioni del giorno precedente, o forse proprio grazie ad esse.
Alzandosi a sedere sul letto, si guardò intorno, osservando la stanza dove alloggiava, che non aveva avuto la forza di esaminare la sera prima.
Ai lati del grande baldacchino c’erano due comodini e una porta finestra, che dava su una piccola veranda, piena di fiori e piante di ogni tipo. Le pareti erano di un tenue giallino chiaro, mentre i mobili erano in legno marrone scuro. C’erano anche un armadio e, in un angolo, due poltroncine e diversi cuscini, grandi e piccoli, posti davanti al maestoso camino in marmo. Ai lati di quest’ultimo, due porte, una che portava probabilmente al bagno e quella che dava sul corridoio, che aveva attraversato la sera prima.
Il giovane decise di alzarsi dal letto per darsi una rinfrescata ed esplorare meglio la camera.
Su un piccolo tavolino in vetro trovò un vassoio con un bicchiere, tre brocche, una d’acqua, una di succo di zucca e una di latte, con vicino un piattino con una varietà incredibile di biscotti.
Ne assaggiò qualcuno, gustandoseli e sorprendendosi di quanto fossero buoni e li accompagnò con un bicchiere di succo.
Si andò a sedere tra i cuscini, fissando il fuoco magico dentro il camino, che bruciava senza mai consumarsi e, in quel periodo, senza emanare troppo calore.
Rimase incantato ad osservare le fiamme, cercando di dare un ordine ai suoi pensieri.
Adrian... Adrian, il ragazzo... vampiro per cui si era preso una cotta, non era solo un vampiro... ma no, lui non si poteva accontentare. Era uno dei principi di tutti i vampiri!
Anzi, IL PRINCIPE dei vampiri, da quel che aveva capito.
Come si poteva essere così fortunati?
Non sarebbero mai potuti stare insieme... però forse, e solo forse, Silente aveva ragione e il bel vampiro moro non gli aveva detto nulla per proteggerlo, o per proteggere la sua vera anima gemella.
Magari lui era solo un diversivo, un divertimento passeggero.
Si prese la testa tra le mani, senza sapere cosa pensare, desideroso di parlare con lui e, allo stesso tempo, di non pensargli mai più.
Tutti i suoi pensieri cupi vennero bloccati da un leggero bussare alla porta, seguito da un biglietto passato sotto di essa.
Harry lo guardò, curioso e cauto allo stesso tempo, preso da un’improvvisa indecisione.
Poi si alzò e andò a raccogliere il foglietto la cui scritta lo confuse oltremodo. Guardò alternativamente il posticino comodo comodo dove, fino a poco prima stava osservando il fuoco del camino, e la porta, con la mente persa in una battaglia tra l’istinto e la razionalità.
Infine, prendendo un respiro profondo, lanciò un’occhiata allo specchio su una delle ante dell’armadio e, nonostante avesse i soliti capelli disastrosi, decise di uscire per andare da Adrian e parlare con lui.
Ripiegò il bigliettino alla belle e meglio e cercò di orientarsi in quello che sembrava un labirinto di corridoi e porte.
 
So che probabilmente hai le idee confuse, ma c’è solo una persona che può aiutarti e tu sai chi è.
Va da lui.”
 
Dopo aver percorso almeno tre volte, se non di più la stessa strada, si fermò e cercò di riflettere, doveva trovare dei punti di riferimento o qualunque altra cosa lo facesse arrivare da lui.
Riprese a camminare, ma dopo altri venti minuti era ancora nello stesso corridoio e quasi desiderò di mettersi a piangere per la frustrazione, quando sentì una dolcissima musica provenire da una qualche parte da di fronte a lui.
Seguendo la musica, dolce e malinconica, iniziò a pensare a cosa avrebbe potuto dire al vampiro.
Insomma, la sera prima non gli aveva dato molte risposte, anzi, non ne aveva data nessuna. Però, sperava che avrebbe accettato di parlargli.
Continuando a seguire la musica arrivò di fronte ad una porta in legno scuro intarsiata con degli stupendi decori di rampicanti selvatici.
Bussò leggermente, spaventato da come avrebbe potuto reagire il moro vedendolo davanti alla sua porta.
Gli venne ad aprire pochi istanti dopo. Aveva tutti i capelli in disordine come se si fosse appena svegliato e ci avesse passato le mani centinai di volte. Era a torso nudo e questo gli permise di registrare che, nonostante fosse comunque bellissimo, la sua pelle leggermente bronzea era solcata da cicatrici bianche, più o meno evidenti, che sembravano il risultato di innumerevoli combattimenti. Portava solo un paio di jeans a vita bassa, abbastanza stretti da mettere in risalto le gambe, dai muscoli perfettamente delineati.
Harry spalancò gli occhi davanti a quella visione, pensava fosse davvero stupendo già normalmente, ma non immaginava neanche lontanamente che fosse così tanto stupendo vestito... svestito così.
Adrian lo osservò, improvvisamente sveglio, prima di farsi da parte per farlo entrare.
Il giovane faticò non poco a staccare gli occhi dall’altro, per questo non si accorse di essere rimirato allo stesso modo.
“Harry, come mai sei qui?” chiese pacato il vampiro, prendendo una camicia e indossandola.
“Volevo parlarti.” Gli rispose solo, cercando di concentrarsi sul motivo per cui si trovava in quella camera e non sul ricordo di quella visione paradisiaca.
“Accomodati pure.” Gli disse, sedendosi su una poltrona, indicandogli di fare lo stesso. “Di cosa volevi parlare?”
“Ecco, io... volevo sapere... perchè non mi hai detto chi sei veramente? Cioè, non che tu fossi costretto, ma... ecco... avrei mantenuto il s-segreto, non... non lo avrebbe saputo nessuno... io... oh, dannazione... vorrei sapere se... non ti fidi di me?” balbettò sconclusionato il giovane dagli occhi di giada, scatenando lo sconcerto e la confusione del vampiro, che pur avendo seguito il suo discorso, almeno in parte, non riusciva a capire il suo nervosismo.
“Ehi, ehi, calmati. Non è che non mi fidassi di te. Semplicemente non volevo metterti in pericolo.” Disse, lanciando uno sguardo preoccupato alla porta, con un brutto presentimento. “E a questo proposito, Silente e gli altri professori ve lo diranno più tardi, ma... ti va di restare e venire allenato da noi? Vi verrà permesso di combattere, anche se solo quando vi riterremo pronti.” Aggiunse veloce.
Harry accantonò i suoi problemi di cuore per qualche secondo, pensando intensamente alla proposta, avrebbe accettato, quello era ovvio, ma non era molto certo che Silente o uno degli altri professori, a parte forse Piton, avrebbe davvero accettato che andassero in battaglia.
“Non credo ci faranno davvero combattere, sai.” Sospirò mesto.
“Lo faranno. Stai tranquillo, saremo io e alcuni dei miei familiari ad addestrarvi.” Lo rassicurò il vampiro.
I due sentirono bussare alla porta e prima che uno dei due avesse il tempo di muoversi o dire qualcosa, questa si aprì, rivelando la pallida e longilinea figura di un Lord Voldemort di nuovo umano.
Rimase fermo ad osservare il giovane Potter, ammirandone internamente gli occhi verdi, carichi di determinazione e allo stesso tempo pieni di una tristezza e un amore infiniti, poi parlò.
“Mi è stato detto che potevo parlarne con te.” Esordì rivolto ad Adrian, con il tono che trasudava familiarità, come se non fosse la prima volta che parlavano, ma che addirittura avessero una specie di rapporto.
Harry si sentì tradito dal vampiro che non gli aveva detto di essere in contatto con il Lord, anche se sapeva che ora era dalla loro parte, non poteva essere certo che non avrebbe cercato di ucciderlo.
Il vampiro lanciò uno sguardo omicida all’uomo, dicendo.
“Sapevi che era qui, cosa volevi dimostrare,eh?” gli sputò contro.
“Harry, per favore, ti spiegherò tutto, ogni cosa, ma...” pregò, occhieggiando la porta.
“Tranquillo, è tutto a posto.” Assicurò il moretto, con il cuore che sprofondava, preferiva il caro Tom Riddle a lui.
All’improvviso, prima che uscisse, sentì Adrian ringhiare e rivolgersi con tono pericolosamente basso e roco ad un ora timoroso Lord Oscuro.
“Non ti azzardare neanche solo a pensare qualcosa contro di lui, è chiaro? Non ti immagini che conseguenze potrebbe avere questo tuo gesto.”
L’uomo rispose con un semplice cenno del capo.
“Harry, vai nel giardino alla fine del corridoio e aspettami lì, per favore.” Ordinò, anche se con cortesia, il vampiro al giovane Grifondoro, il quale annuì, pur non sapendo se l’aveva visto o meno, e si avviò verso il giardino.
“Non provare mai più a provocarmi, Tom!” esclamò il bel moro dagli occhi blu, esasperato. “Ti avrei potuto uccidere e non possiamo permettercelo, non ora.” Aggiunse, sperando, inutilmente che il Serpeverde capisse.
“Oh, si, certo. È che volevo proprio vedere come avrebbe reagito il piccolo Potter, vedendomi. Direi che è andata bene. Visto che ho intenzione di fare di lui il mio allievo.” Si schernì quello, solo in parte dispiaciuto.
“Il tuo allievo? Scherzi? Non accetterà mai!” lo rimbeccò l’altro.
“Vedremo! Comunque, per quella faccenda...” gli disse, infastidito.
“No, non so cosa potremmo fare. Mio padre dice che non può essere e la penso come lui, ce ne saremmo dovuti accorgere. Ma non riesco a fare a meno di pensare che potrebbe davvero essere.” Lo interrompe. “Ora scusami ma ho delle spiegazioni da dare.” Lo saluta.
“Oh, con tutto quello che nemmeno Silente sa, ne hai davvero tante...” sussurra il Lord una volta che il giovane fu uscito.
 
°°°
 
Harry pensava a come mai il mago oscuro più potente dai tempi di Merlino e il suo Adrian fossero così... intimi. Ebbe un brivido a pensarlo, ma non sapeva in quale altro modo descrivere quello che aveva visto.
Fortunatamente non ci poté più pensare perché venne raggiunto dal bel vampiro moro, che gli fece cenno di sedersi.
“Sarà una conversazione lunga e mi devi promettere che quello che ti dirò rimarrà tra di noi.” iniziò.
Il giovane umano annuì curioso.
“Bene. Allora, intanto devi sapere che quest’anno Silente ha accettato di farmi entrare nella scuola, non solo per avere un contatto con i vampiri, ma anche perché mia cugina Sarah l’estate scorsa ha avuto una visione in cui ero con la mia anima gemella, ad Hogwarts.” Prese un respiro,cercando di riordinare le idee. “Devi sapere che un’anima gemella non è solo l’unica persona che i vampiri possono amare per davvero, ma è anche l’unica che può contenere i poteri di un vampiro.” Disse.
“I poteri? Voi vampiri avete dei poteri? Cioè oltre alla magia?” chiese Harry.
“Già, abbiamo altri poteri, solo che non tutti sono abbastanza forti da controllarli e li sigillano per evitare sorprese. Comunque, i poteri di un vampiro aumentano a seconda del rango sociale, in pratica dal posto che occupano nella gerarchia. Conosci le varie categorie?” domandò, il ragazzo assentì. “Bene.”
“Tu sei un purosangue?” gli chiese, prima che potesse continuare.
“Sì, sì io... io sono un purosangue, anche se è una definizione un po’ diversa che per voi maghi.” Ridacchiò.
“Lo so, sai Hermione.” Ribatté, spiegando tutto con quelle parole.
“Oh, certo. A dispetto di ciò che è scritto sui libri, i purosangue sono importanti perché sono gli unici vampiri che possono decidere se trasformare un umano e in che categoria mandarlo.” Questo sorprese Harry, non c’era nei libri.
“Davvero? Quindi tu potresti trasformarmi e farmi diventare un purosangue come te?” domandò, sempre più curioso e interessato.
“Sì, ma non ho nessuna intenzione di trasformarti. E non permetterei a qualcuno di farlo, non ancora, almeno. Sei troppo giovane.” Gli disse con tono fermo e duro.
Il ragazzo puntò le due giade che aveva per occhi nei due lapislazzuli dell’altro e si domandò per quale motivo non voleva, oltre alla sua età.
“Quindi, le anime gemelle possono controllare i poteri del vampiro?” chiese, per riportare il discorso al punto di partenza.
“Qualcosa del genere, fungono da catalizzatori per il vampiro e lo aiutano a evitare di disperdere inutilmente le energie, anche se è una cosa che si riesce a fare anche da soli, con molti anni di allenamento. Dato che le anime gemelle sono difficili da trovare. Ci sono, inoltre, leggende secondo i quali esistano dei vampiri che hanno poteri che permettono di controllare anche quel sottile confine tra la vita e la morte, ma, fino ad ora, nessuno ha mai manifestato poteri del genere, a parte forse, mia cugina, che è in grado di dare la vita, ma non le abbiamo mai visto usare quel potere. Dice che c’è un prezzo da pagare e che questo è spesso troppo alto. E quel potere secondo lei non si riesce ad usarlo correttamente se non si ha con sé la propria anima gemella. In questo caso, i nostri saggi hanno detto che molto probabilmente chi può catalizzare tali poteri non può che essere molto potente.” Gli rispose l’altro, tornando in modalità professore.
“E allora, aspetta, io ho visto te e tuo fratello usare i vostri poteri,  come fanno i vampiri a usarli?” richiese Harry, un po’ confuso, se le anime gemelle erano i catalizzatori come era possibile che i vampiri usassero i loro poteri senza di loro?
“La maggior parte dei vampiri, almeno di quelli trasformati, erano maghi. Gli altri possono usare la semplice magia e compensano con quella. Mentre gli unici che, anche senza un’anima gemella, riescono a usare i loro poteri, sono i purosangue, poiché hanno un maggiore autocontrollo, per la maggior parte.” Gli rispose, ma prima che potesse dire altro arrivò una ragazza dai capelli rossi, che li guardò sorridendo, prima di informarli che era ora di pranzo.
 
 
 
NOTE DELL’AUTRICE: eccomi sono tornata con un nuovo capitolo... ringrazio tutti coloro che mi seguono e preferiscono e adesso anche ricordano... e tutti coloro che hanno recensito...
Avete visto che il caro Voldie ha fatto la sua apparizione??? Che ve ne pare??? Il piccolo Harry ha scoperto qualcosa, ma non ha detto ad Adrian quello che pensa... fatemi sapere come vi sembra i chappy!!!
Bacioni Crystal
 
 
 

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 - Chiacchiere e Brutti Sogni ***


 
 
Capitolo 20
 
...Gli rispose, ma prima che potesse dire altro arrivò una ragazza dai capelli rossi, che li guardò sorridendo, prima di informarli che era ora di pranzo...
 
I due interpellati si guardarono, poi Adrian si rivolse alla cugina.
“Grazie per averci avvertito, Sarah, arriviamo.” Le disse con tono neutro, anche se sapeva che lei avrebbe capito il suo stato d’animo un po’ agitato in ogni caso.
“Bene. Oh, ricorda che lo zio ti voleva parlare, prima di dare la... notizia.” Lo avvisò la vampira, con un sorrisetto ambiguo, a cui l’altro desiderò poter rispondere con un’alzata di occhi al cielo.
Comunque lei lo ignorò, sorridendo, invece, in direzione di Harry, che segretamente desiderava di poter restare a parlare con il bel vampiro accanto a lui, per chiarire ciò che era ancora rimasto in sospeso tra di loro. Tuttavia, quest’ultimo si alzò dalla sedia e lo invitò con uno sguardo a fare lo stesso.
“Ehi! Ti ho promesso che ti avrei dato delle risposte e lo farò, non ti preoccupare.” Lo rassicurò. “Continueremo il nostro discorso dopo cena.” Detto ciò, guardò la cugina che era ancora nel giardino a osservarli, rimase sorpreso di notarlo, maliziosamente.
Lei percepì i suoi pensieri e gli rispose allargando il sorriso.
Poi si avviò a velocità vampiresca, senza aspettare i due.
Harry guardò Adrian confuso, non era riuscito a capire bene l’interazione dei due cugini, ma quello in risposta scosse la testa, non avendo idea di come spiegare al giovane ciò che passava per la testa della veggente.
Sospirò e, facendo cenno al moro di seguirlo, si incamminò nella direzione della Sala dove sarebbe stato servito il pranzo.
 
°°°
 
Furono gli ultimi ad arrivare, quindi tutti i vari tavolini erano già stati occupati. Harry si sorprese di vedere che non c’erano quattro lunghi tavoli come ad Hogwarts, ma tanti tavolini tondi, da dieci o dodici persone.
I suoi amici lo stavano chiamando da un tavolino centrale, vicino a quelli dei membri dell’ES e ad altri Serpeverde amici dei loro amici Serpeverde, che sedevano al tavolo con lui.
Anche gli altri gruppi non erano divisi per appartenenza di casa, sembrava quasi che per un giorno le divergenze le potessero mettere da parte.
Si sedette vicino a Hermione e si rese conto che dal suo posto poteva vedere perfettamente Adrian senza neanche girare il capo, semplicemente alzando lo sguardo lo poteva ammirare con la scusa che non poteva di certo mettersi altrove visto che era l’unico posto libero.
“Grazie Mione.” Le sussurrò, facendola ridere sotto i baffi.
Gli altri li guardarono interrogativi, scatenando risa e sghignazzamenti. Il tavolo si guardò, sperando di trovare una risposta in un altro degli occupanti, poi scosse la testa, accantonando la questione.
Molti si girarono verso la loro tavolata, per capire cosa stava succedendo, anche Adrian, nonostante la sua attenzione fosse rivolta al giovane di fianco a lui, che gli stava dicendo qualcosa di non molto bello. Infatti, Harry vide che il sorriso che gli aveva regalato si stava spegnendo sempre di più, fina a che non divenne una smorfia, che il giovane Potter non capiva se disgustata o seccata.
Comunque si annotò mentalmente le domande che gli voleva fare quella sera, rassicurandosi che entro poche ore avrebbero avuto risposta. Dopo di che si dedicò al pranzo.
 
°°°
 
I vampiri si allontanarono dalla Sala molto presto, e Adrian seguì suo padre nel suo studio.
“Figliolo, so che adesso desidereresti stare con il tuo umano ma...” iniziò, ma venne interrotto dalla porta che si apriva e ne entrava una donna stupenda ed elegante. I lunghi capelli neri erano legati in una morbida treccia che cadeva sulla spalla sinistra e il viso dolce era incorniciato da delle ondulate ciocche ribelli che facevano sembrare i suoi occhi ancora più chiari, di un azzurro già chiarissimo, divenivano trasparenti come delle pietre di acquamarina.
“Madre!”
“Isabella!”
La chiamarono in coro padre e figlio.
La regina li guardò sorridente e andò ad abbracciare il suo ragazzo, che non vedeva dall’ultima volta che era stato lì.
“Oh, Adrian.” Disse, felice di vedere che stava bene. “Sono così felice che tu sia tornato. E ho bisogno di parlarti, figlio mio, è molto importante.” Aggiunse.
“Isabella, amor mio, capisco che la questione che devi affrontare con lui è importante, ma siamo in guerra e lui è il Principe ereditario, dovrà guidare i vampiri quando sarà il momento e adesso ha degli obblighi verso questa guerra.” Fece combattivo e autoritario il Re, nella speranza che la moglie lo lascasse di nuovo da solo con il giovane.
“Cosa? Non ti permettere, Joseph, sarai anche il Re, ma prima di tutto sei mio marito e Adrian è mio figlio, nostro figlio, motivo per cui non ti devi permettere di pensare a lui semplicemente con al principe ereditario.” Si arrabbiò la donna. “Sono qui per parlare con lui e non me ne andrò di qui fin quando non gli avrò parlato!” finì, prendendo fiato e scoccando al marito uno sguardo severo e molto molto spaventoso, che fece cedere l’uomo solo in parte.
“E va bene, ma prima fammi chiarire con lui una delle cose di cui si dovrà occupare personalmente.” Le rispose, utilizzando un tono ragionevole.
“Padre, volevo sapere, per quanto riguarda l’addestramento degli studenti...” domandò Adrian, intromettendosi nella discussione dei genitori.
“È proprio il motivo per cui ti devo parlare. Gli studenti hanno deciso, tra quelli che vogliono rimanere ci sono soprattutto alunni degli ultimi anni e cinque o sei dei primi tre. Mi è giunta voce che alcuni di loro e altri che arriveranno nel pomeriggio hanno fatto parte di un gruppo di studio extrascolastico, in cui hanno imparato qualcosa in più, l’anno precedente. Spero vivamente che tu sia pronto, perché il fatto che non siano più ad Hogwarts non vuol dire che non troveranno motivi per litigare.”
“Non preoccuparti, Padre, saprò cavarmela. Li conosco tutti almeno di vista e con, quasi tutti, ho parlato una o due volte e credo di avere l’appoggio degli studenti giusti.” Gli rispose sorridendo a fior di labbra, ripensando che quella sera avrebbe potuto dire tutto ad Harry, ma era meglio iniziare dai problemi di cuore, poi tutte le altre spiegazioni.
“Bene, allora. Direi che hai la giornata libera, ci rivedremo questa sera...” disse Joseph.
“No, non stasera. Devo parlare con una persona e non posso rimandare.” Lo interruppe Adrian, sapendo che non era una buona idea far alterare il padre, ma anche che non poteva rompere la promessa fatta a Harry.
Il vampiro più adulto lo guardò incredulo per un attimo, non l’aveva mai interrotto, poi scosse la testa sorridendo.
“Sei proprio uguale a me! E va bene, pensi di poter finire entro la mattina di domani?” gli chiese, con un tono scherzoso e pieno di affetto.
“Sì. E grazie, Padre!” esclamò l’altro felice.
“Ora che la vostra conversazione è terminata, scusatemi, ma mi porto via mio figlio.” Esordì la vampira che era rimasta ad osservare l’interazione tra i due con un pizzico di timore e orgoglio.
Adrian si era sempre molto impegnato per rendere suo padre orgoglioso.
Una volta fuori, Isabella condusse il giovane vampiro verso il suo giardino privato, quello che curava lei stessa da quando era diventata la regina. Il ragazzo sgranò gli occhi quando se ne rese conto, sapeva quanto era importante quel luogo per la madre e potervi entrare era un privilegio che non a tutti era concesso.
Guardandosi intorno, si meravigliò di quanto fossero belli i fiori, esotici e tradizionali, o i grandi alberi secolari che creavano giochi di luce e ombra sopra di loro.
“Hai fatto davvero tutto tu? Tutto questo, sei riuscita a farlo da sola? Sei straordinaria, mamma.” Chiese, fiero di avere una mamma speciale come lei.
“Beh, avevo tanto tempo libero! Ero appena diventata regina e sapevo bene che non era il caso di farmi vedere in giro per il castello da sola da qualche ospite, quindi chiesi alle mie ancelle di trovarmi un posto, nel giardino, dove mi sarei potuta rilassare e ho trovato questo e ho deciso di curarlo.” Gli spiegò, imbarazzata dal complimento con un sorriso biricchino.
“Ecco da chi ha preso Alex!” esclamò ridendo Adrian, rivedendo nella madre i modi di fare un po’ irriverenti del fratello minore.
“Che ci puoi fare, tesoro? È mio figlio dopotutto, come te!” disse.
Poi si avviò verso una panchina in pietra circondata da un bellissimo roseto e ombreggiata da una quercia.
Si sedette e gli fece cenno di fare lo stesso.
“Non ti ho chiesto di venire qui per parlare del giardino. Ma di te e del tuo dolce umano. L’ho conosciuto, sai?” iniziò il discorso.
“Non è solamente il mio dolce umano, anzi non credo proprio sia mio, in primo luogo. Però... è lui.” Cercò di dire l’altro.
“So cosa vuoi dire, sai ho provato la stessa cosa con tuo padre.” Lo rassicurò lei, con fare materno.
“Davvero? Ma credevo che... cioè, sia tu che papà avete sempre raccontato che il vostro è stato amore a prima vista.” Ribatté sconcertato.
“Si, infatti. L’ho amato dal primo momento che l’ho visto. Ma allora ero la figlia del capo nemico, potevo solo sognare di stare con lui. Almeno fin quando non si stipulò la tregua e, per fortificare l’unione delle due fazioni, venne organizzato il matrimonio tra me e tuo padre.” Raccontò la donna, con sguardo cupo e pensieroso. “Anche per lui fu amore a prima vista, quando i tuoi nonni si incontrarono per stringere l’alleanza, io, in quanto sua unica figlia, dovevo seguirlo. È stata la prima volta che ci siamo incontrati, almeno ufficialmente. Poi abbiamo iniziato a stare insieme, anche prima del matrimonio. E lui mi dichiarò il suo amore la notte prima delle nozze, sotto la luna quasi piena.” Aggiunse sognante. “Comunque, penso che tu debba parlare con il tuo Harry, prima che sia tardi, o lo perderai.” Gli consigliò.
Adrian, che aveva ascoltato in religioso silenzio il racconto di Isabella, annuì, incupendosi un poco.
“Non saprei come affrontare il discorso, insomma, non gli posso dire : ciao, sei la mia anima gemella, ti va di restare con me per tutta l’eternità? Mi manderebbe via a calci! E ho paura che se questa guerra non finisce in fretta, rischio che venga ferito per arrivare a me, è già successo.” Si sfogò, esternando tutte le sue paure con la donna che lo aveva messo al mondo.
“Non puoi andare avanti mentendogli, deve sapere la verità. Quello che accadrà poi, lo affronterete quando sarà il momento. Non soffocare il tuo amore per paura, tesoro mio. Potrebbe essere il tuo più grande errore.” Gli disse dolcemente, dandogli una leggera carezza sulla guancia.
Lui alzò lo sguardo, che aveva abbassato dopo lo sfogo, trafiggendola con quegli zaffiri che aveva al posto degli occhi.
“Ora ti conviene andare dal tuo piccolo smeraldo, penso potrai anticipare la tua chiacchierata.” Fece lei sorridendo.
Il giovane si alzò dalla panchina e si immerse nei corridoi del castello alla ricerca della traccia familiare di Harry.
Lo trovò nella sua camera, da solo.
Bussò un paio di volte, poi attese.
Nessuna risposta proveniva dall’interno della stanza. Stava per ribussare, quando sentì dei lamenti incoerenti, dolorosi gemiti di paura e frustrazione, di senso di colpa e dolore.
“No… per favore… lasciali… non gli fare del male…” disse la voce mezza soffocata di Harry.
Adrian decise di entrare e di capire cosa stesse succedendo. Ma una volta dentro vide il giovane, steso nel letto, dormire un sonno agitato da un qualche incubo terribile.
Gli si avvicinò, senza cercare di non far rumore, sperando anzi che si svegliasse infastidito dai rumori leggeri che emettevano i suoi passi.
“Harry… Harry! Mi senti? Svegliati!” gli sussurrò.
“Mmm…” mugolò questi, senza tuttavia svegliarsi.
Iniziò a scuoterlo, cercando di svegliarlo, continuando a fallire nei suoi tentativi. Poi le sue parole attirarono la sua attenzione.
“No, ti prego, lascialo… prendi me… ma lascia stare lui. No!” gridò infine.
Adrian smise di provare a svegliarlo nei modi tradizionali e lo chiamò, modulando la voce come aveva fatto solo una volta con lui, al loro primo incontro.
“Harry, svegliati, mio piccolo angelo. Ho bisogno di te.” Gli sussurrò dolcemente, avvolgendosi nel frattempo in un mantello di tenebra, così da non essere visto completamente dall’altro quando si fosse svegliato. “Avanti, piccolo, ce la puoi fare!” aggiunse, infondendo in quella frase tutta la fiducia che provava per lui.
Le palpebre del ragazzo vibrarono un secondo prima di aprirsi sugli occhi verde speranza, che guardarono confusi il loro osservatore.
“Sei tornato…” gli disse debolmente, sorridendo.
L’altro annuì e lo strinse di più a sé.
“Ora è tutto a posto.” Lo rassicurò, pregando che non ricordasse l’incubo che aveva fatto e, allo stesso tempo, che potesse descriverglielo così da poter sapere se i suoi dubbi sul nemico con il quale si sarebbero scontrati erano fondati. Comunque mise da parte i pensieri e lo fece poggiare sul suo petto, tenendolo stretto.
“Riposati, nessuno ti farà del male.” Gli sussurrò, ma vedendo lo sguardo spaventato nei suoi occhi, lo rassicurò, dicendo. “Non me ne vado.”
Harry, rassicurato, chiuse gli occhi, stringendosi a lui.
 
 
NOTE DELL’AUTRICE: arieccome.... carissimi lettori ecco per voi un nuovo chappy... mi fate sapere come vi sembra??? Bene!!! Allora sono cominciate le scuole... dannate!!! Motivo per cui ho deciso che aggiornerò solo il sabato, un chappy a settimana... vedrò di essere puntuale, promesso....
Bacioni Crystal
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 - Incubi, Ritorni e Dichiarazioni ***



NOTE DELL'AUTRICE:  eccomi qui di nuovo!!! Dopo due anni di assenza, sono riuscita a ricominciare a scrivere questa storia... spero che il capitolo vi piaccia!!!

BUONA LETTURA

Crystal eye

 
 
 
Capitolo 21
 
Quando si svegliò, la camera era completamente avvolta dall’oscurità, cosa che gli fece pensare di avere dormito per delle ore e di aver probabilmente saltato la cena.
Si rese conto, tornando alla realtà, che non c’era quella persona, l’uomo che aveva incontrato quella famosa notte a Little Winghin.
Rimase un po’ deluso del fatto di non trovarselo accanto come gli aveva promesso. O meglio, non glielo aveva proprio promesso, ma aveva sperato non se ne andasse prima del suo risveglio.
Iniziò a fare mente locale su ciò che era successo quel pomeriggio.
 
Flashback
 
Era appena tornato dal pranzo e stava tranquillo a chiacchierare con i suoi amici, che, come lui, erano rimasti un pochino sconvolti dalle rivelazioni del giorno prima. Al gruppo si erano aggiunti ufficialmente i Serpeverde del gruppo di Draco Malfoy e Theodore Nott, che aveva visto con Adrian.
Non capiva come mai avesse deciso di frequentarli, comunque non aveva intenzione di fare polemiche, o di sopportarne una. E, a quanto sembrava, tutti lo aveva capito.
Meglio così!
Dopo circa un paio d’ore, passate a parlare, ricordando i vecchi screzi e scherzi che si erano fatti, gli un verso gli altri, Harry si portò una mano di fronte alla bocca cercando di soffocare uno sbadiglio.
Nonostante si fosse riposato magnificamente quella notte, una sola dormita tranquilla e serena non gli ridava le energie sufficienti per sopportare una giornata piena di emozioni come si stava rivelando quella.
Hermione, la sua cara amica Hermione, si accorse che non sembrava molto attivo e gli consigliò.
“Harry, mi sembri stanco. Perché non vai a riposare?”.
Anche Ron, guardandolo più attentamente, si accorse dell’espressione stanca dell’amico e annuì nella sua direzione, concorde.
Il giovane sorrise in direzione degli amici e, salutando tutti, si diresse nel corridoio per andare nella sua stanza.
Una volta arrivato, decise di cambiarsi e dormire un po’ in attesa che arrivasse Adrian.
Sperava di riposare tranquillo come la sera prima, ma la fortuna non era dalla sua quel giorno. Infatti, appena chiuse gli occhi, una figura ammantata di nero, che gli ricordò per un secondo quella che aveva già visto, gli apparve e cominciò ad indicare qualcosa.
Un altarino in pietra dove era posato un contenitore, sempre in pietra, pieno di acqua limpida, che si increspò in cerchi concentrici nel momento in cui Harry ci guardò dentro.
Iniziarono ad apparire immagini terribili e il giovane provò a tirarsi indietro, non voleva più vedere quello che quella figura desiderava mostrargli, ma non riusciva né a staccare lo sguardo, né a spostarsi dall’altare.
Poco dopo le immagini che vedeva diventarono reali, si materializzarono di fronte a lui, con tanto di sonoro. Il giovane cercò di tenere lontane le grida stridenti dei suoi amici mettendo le mani sulle orecchie, con scarso successo.
Calde lacrime iniziarono a rigare le sue gote, senza che potesse fermarle, sentire i suoi migliori amici urlare di dolore in quel modo lo stava distruggendo, poi, a peggiorare le cose, si aggiunse alla scena anche Adrian.
Il vampiro non sembrava soffrire più di tanto e se stava fingendo, lo faceva molto bene, finché quell’uomo non si tolse il mantello che lo aveva coperto fino a quel momento e gli si avvicinò con in mano un coltello e una pozione, che versò sulla lama prima di calarla sul giovane, che non poté più evitare di esternare il suo dolore.
“No... ti prego... basta... fermo...” iniziò a dire sconnessamente, pregando perché li lasciasse stare.
“Lasciali... prendi me... lasciali andare...”
L’uomo si girò verso di lui, dopo aver infierito un’ultima volta sul vampiro, mostrando i suoi occhi rosso sangue e, con un sorriso troppo aperto e crudele per poter anche solo sembrare amichevole, i denti aguzzi, che fecero tremare Harry di paura.
Intanto, una voce bassa e profonda si espanse nelle tenebre attorno ai due.
“Harry... Harry, mi senti?” era molto familiare, preoccupata, ma l’interpellato riusciva solo a pensare a quei denti affilati che si avvicinavano sempre di più e la sua mente pareva essersi bloccata su quel particolare e il ricordo di un altro paio di denti che affondava con forza e violenza nel suo collo, al solo scopo di succhiare il sangue.
Il vampiro, perché questo era, fece apparire Adrian tra le sue braccia, piegandogli il collo in maniera quasi innaturale. Poggiò le labbra sulla carne tenera, baciandola, dopo di che la graffiò con la punta dei canini, senza però mordere.
Continuò la tortura per alcuni istanti, fino a che Harry esplose e gli disse.
“No... lascialo... prendi me al suo posto... lascialo...”
il sorriso ferino e soddisfatto che si aprì sulle labbra del vampiro, terrorizzò il giovane, che si rese conto di avere fatto esattamente quello che voleva quell’essere, che, infatti, si avvicinò velocemente per potersi beare del sapore caldo e succulento del ragazzo. Il quale lo guardò negli occhi, cercando di sfidarlo con lo sguardo, venendone tuttavia ipnotizzato.
Il suo sguardo si fece vacuo e tutto attorno a lui svanì, i suoi amici, Adrian, rimase solo lo sconosciuto.
Poi, di nuovo una voce lo chiamò, era un po’ diversa da quella di prima, ma era sempre familiare.
“Harry, svegliati, mio piccolo angelo, ho bisogno di te!” disse.
E il Grifondoro uscì dalla trance in cui l’aveva fatto cadere il vampiro, che, arrabbiato, sbraitò.
“Me la pagherai, nipote, ti assicuro che me la pagherai!” infine, scomparve, permettendo a Harry di uscire dal sonno.
 
Fine Flashback
 
Quando si era svegliato e aveva trovato vicino a sé quell’uomo che aveva incontrato nel parco era rimasto sorpreso, ma felice, perché in fondo aveva sempre desiderato rivederlo.
Poi si era riaddormentato sul suo petto, arrossì al pensiero di come lo avesse trattato come un peluche.
Forse era per quello che se ne era andato senza dire niente, mentre ancora dormiva.
Un lieve bussare alla porta lo distrasse dai suoi pensieri, prima che potesse invitare chiunque ci fosse fuori ad entrare, vide Adrian aprire con una spalla la porta, tenendo in mano un vassoio con la cena.
Lo guardò sorpreso e felice, ringraziandolo del gesto con un sorriso.
“Beh, so che non hai dormito proprio bene oggi pomeriggio, quindi quando ti sei riaddormentato su di me, ho pensato fosse meglio lasciarti riposare, anche se probabilmente adesso, hai fame.” Gli disse quello, spiegandogli un po’ di cose e sbalordendolo.
“Cosa?” chiese con un filo di voce.
Il vampiro sorrise dolcemente.
“Vedi, mio caro piccolo angelo, io so da un po’ che tu sei la mia anima gemella. Per essere precisi, dal nostro primo incontro. Ricordi?” gli disse, utilizzando quella voce calda e profonda, che fece fremere da capo a piedi.
Annuì, ancora un po’ meravigliato della rivelazione, ma non troppo, aveva pensato spesso, da quando aveva incontrato il vampiro sul treno, che sembravano esserci delle somiglianze con quella figura misteriosa.
“Perchè me lo dici solo adesso?” gli domandò, avvertendo lui stesso un forte tono di accusa nella voce.
L’altro abbassò lo sguardo e prese un respiro profondo, cercando le parole giuste.
“Ecco, vedi. Fino ad oggi ho sempre avuto paura.” Iniziò, guardandolo guardingo, come in attesa di un suo scoppio. “Paura che se ti avessi detto qualcosa, ti avrei messo più in pericolo di quanto tu non sia già.” Aggiunse, vedendo che non dava segni di voler interrompere, anche se stringeva le mani a pugno e le labbra serrate in una linea sottile. “Però, una persona mi aiutato a capire che non posso rinunciare a tutto per timore che mi possa essere portato via e...” si fermò, non sapendo bene come continuare.
“E hai deciso di venire a dirmi che non hai più intenzione di decidere anche per me? Che provi qualcosa per me?” suggerì Harry, leggermente arrabbiato, curioso e spaventato dalla risposta.
L’altro alzò lo sguardo a incontrare il suo e, tenendo gli occhi incatenati ai suoi, per trasmettergli tutta la sua sincerità, annuì.
“Dimmelo.” Gli disse.
“So che non avrei dovuto tenerti all’oscuro di tutto, come so che odi i segreti, ma non avevo la possibilità di proteggerti a scuola se fosse successo qualcosa. E si, credo di stare innamorandomi di te, ma non so dirti esattamente ciò che provo, perché non lo so, non ho mai provato niente del genere prima.” Rispose, sincero.
Harry sospirò impercettibilmente di felicità, distendendo le mani e perdendo ogni traccia di arrabbiatura.
“Io ti amo, ne sono sicuro. Ma che vuol dire che non sai cosa provi?” si dichiarò, chiedendo al contempo spiegazioni, insomma era un vampiro con qualche centinaio di anni alle spalle, avrebbe dovuto essere più sicuro di lui nella conoscenza dei propri sentimenti.
“Non ho mai amato. I vampiri non possono veramente amare nessuno, a parte la propria anima gemella. Si può provare affetto, ma non Amore.” Gli disse un po’ rammaricato.
Il giovane sgranò gli occhi, pensando distrattamente che Theodore Nott non avrebbe mai potuto portarglielo via e prendendo improvvisamente la decisione di far svanire quello sguardo offuscato dai suoi occhi.
Lo afferrò per il colletto della camicia leggera che indossava e lo baciò.
Un semplice sfiorarsi di labbra inizialmente, puro e innocente, ricambiato dopo pochi attimi dal bel moro, che, afferrando il ragazzo per i fianchi, si tirò Harry in braccio, cercando di stringerselo contro il più possibile.
L’altro in risposta gli afferrò alcune ciocche di capelli morbidi e neri come la notte, tirandoli leggermente, continuando a baciarlo e aprendo appena le labbra piene, lasciò che la sua lingua assaporasse quelle del vampiro.
Sapeva di menta, sole, pioggia e foresta.
Si sorprese a desiderarne sempre di più e Adrian approfondì il bacio, aprendo la bocca e permettendo alla sua lingua di giocare con quella di Harry. Iniziarono una piccola battaglia che non avrebbe avuto ne vincitori ne vinti.
Le loro lingue si scontravano e incontravano, esplorando l’interno della calda bocca dell’altro, cercando di carpire tutti i sapori che gli appartenevano.
Harry, ancora in braccio al bel vampiro moro, avvertì uno spostamento, ma, con la mente troppo impegnata a galleggiare in una specie di vuoto dove esistevano solo la bocca di Adrian e le sue mani, che possessive, si muovevano sul suo corpo, se ne accorse veramente quando si ritrovò sdraiato supino sul letto, con il giovane sopra di sé, che lo baciava come se ne andasse della sua vita.
Qualcuno bussò alla porta, ma nessuno dei due se ne curò più di tanto. Se ne sarebbe andato, non sentendo rumori. Visto che tutti i lievi suoni che Harry emetteva quando Adrian faceva scivolare una delle sue mani sulla coscia, o sulla schiena o quando aderiva completamente al corpo dell’altro, facendo incontrare la loro eccitazione, venivano silenziati dalle labbra del vampiro, incollate alle sue.
Purtroppo, chiunque fosse, lo scocciatore non aveva intenzione di lasciar perdere e continuò a bussare, sempre più forte, tanto che la mente del vampiro, persa in un limbo fatto di carezze e sospiri e tocchi, fu attraversato dal pensiero di occuparsi personalmente di lui.
Si staccò appena dalle labbra rosse e gonfie del moretto dagli occhi verde giada, per guardare la porta, prima di decidere che era meglio aprirla prima che, alla persona dietro di essa, venisse in mente di farlo senza permesso.
Non si curò minimamente di darsi una sistemata, però coprì Harry con un lenzuolo, facendogli segno di stare fermo.
Aprì la porta di scatto, trovandosi di fronte quella faccia da schiaffi che era Tom Riddle per lui.
Questi lo guardò attentamente per un secondo, poi si aprì in un sorriso malizioso.
“Non vi avrò interrotti spero.” Disse, beandosi della visione erotica che era quel giovane davanti a lui.
Con i capelli spettinati, la camicia azzurra stropicciata e con qualche bottone aperto che copriva appena i pantaloni di pelle che indossava. Gli occhi scuri, sembravano ancora più neri grazie alla pupilla che si era dilatata dall’eccitazione.
Lord Voldemort apprezzava quella vista. Si sarebbe volentieri approfittato di quel bel corpo, ma sapeva che con il giovane Potter era meglio non scherzare, d’altronde l’aveva sconfitto quando aveva solo un anno e per i precedenti cinque era sempre riuscito a sfuggirgli.
Non perse comunque l’occasione di fare dei commenti molto allusivi che avrebbero irritato sia il piccolo Harry, che il vampiro davanti a lui.
“Oh, tesoro, se mi accogli così, potrei anche pensare che mi stai facendo una proposta.” Disse allusivo con voce che trasudava malizia e lussuria.
Gli occhi di Adrian si strinsero pericolosamente.
“Attento a quello che dici, Tom!” lo avvertì minaccioso. “Cosa sei venuto a fare?” gli chiese, mantenendo un tono basso e pericoloso, che spinse il giovane avvolto nelle lenzuola a richiamarlo.
“Adrian cosa succede?” chiese fintamente innocente, nella speranza che il Lord Oscuro se ne andasse.

“Volevo solo avvertirti che qualcuno ha forzato la sua mente, questo pomeriggio. Purtroppo non sono riuscito ad identificarlo, mi teneva fuori dalla testa del ragazzo. L’unica cosa che ho capito era che era molto potente, davvero. Forse, se se lo ricorda, lo potreste identificare.” Sussurrò, per non farsi sentire da Harry, lanciandogli un’occhiata di pura preoccupazione che non era da lui e che sorprese il Grifondoro, che non riusciva a credere ai suoi occhi.
Gli occhi di ossidiana del Signore Oscuro erano stati percorsi da un lampo che ad una prima occhiata era sembrata preoccupazione.
Il vampiro lo guardò poi spostò lo sguardo sul ragazzo nel letto e annuì.
“Gli chiederò qualcosa. Mi toccherà ringraziarti.” Disse a bassa voce, così che l’altro non poté sentire ciò che stavano dicendo.
Per Harry essere escluso così era doloroso, ma sperava che l’altro gli dicesse il motivo di tanta segretezza una volta che Riddle se ne fosse andato.
“Ora è il caso che tu te ne vada. E evita di tornare senza un motivo valido.” Si raccomandò il vampiro moro.

Tom Riddle rise, poi se ne andò con un cenno del capo in direzione del suo eterno rivale.
Adrian ritornò a stendersi sul letto, accoccolandosi sotto le coperte vicino al ragazzo e stringendoselo al petto.
“Che voleva?” domandò, guardandolo negli occhi e chiedendo con essi la verità.
“Mi ha avvertito che qualcuno si è avventurato nella tua mente quest’oggi. Avevo già qualche dubbio a riguardo e lui me li ha solo confermati.” Rispose sinceramente il vampiro, mostrando la sua preoccupazione per il giovane vicino a lui.
Il piccolo Grifone lo guardò un secondo spaventato, poi cominciò a dire. “Io... non so chi fosse... all’inizio si è presentato come te... avvolto in un manto nero... poi mi ha fatto vedere delle cose...” balbettò Harry, raccontandogli del sogno. “I miei amici che venivano torturati e io... io... non potevo fare niente... pe-per aiutarli... poi sei apparso tu e... e... lui ha... ha... ti ha fatto del male...” Senza rendersene conto aveva iniziato a piangere e tremare al ricordo di ciò che aveva visto e si era stretto più forte al giovane uomo che aveva accanto, in una muta richiesta di conforto. “Io l’ho fermato e... quando stava per mordermi... tu mi hai svegliato e lui ha detto qualcosa... credo che te l’avrebbe fatta pagare...” Completò, rassicurato dalla dolce e possessiva stretta in cui era avvolto.
“Ti ricordi qualcosa del suo aspetto?” gli chiese, timoroso si sentire la descrizione del mostro che gli aveva fatto del male.
“Ricordo solo che aveva due grandi occhi rossi, sembravano rubini.” Disse spaventato, mentre gli ritornava alla mente il modo in cui si erano illuminati sinistramente prima che si svegliasse.
Intanto, Adrian stava già pensando a come dire a suo padre che, a quanto pareva, qualcuno aveva tradito e riportato il re dei pazzi alla vita.
 
 
 
 

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 - La quiete prima della Tempesta ***


 
 
 
NOTE DELL’AUTRICE: allora, eccomi di ritorno con un altro capitolo!!! Scusate l’assenza prolungata, ma ho avuto molto da studiare e poco tempo per scrivere!!!
Buona lettura
Crystal
 
 
Capitolo 22
 
Il giorno dopo, Harry si svegliò avvolto dal calore dell’abbraccio di Adrian, ancora addormentato.
Il giovane lo osservò meravigliato, non credeva che i vampiri dormissero, ma soprattutto non credeva sembrassero angeli mentre lo facevano.
Desiderava carezzare quel bellissimo viso, che, nella tranquillità del sonno, non dava la sensazione di appartenere a una creatura centenaria. Alzò la mano per compiere quel gesto, ma rimase incantato a fissare due occhi blu cobalto che lo osservavano di rimando.
“Stavi fingendo?” gli chiese Harry con un dolce broncio.
“Se fingevo probabilmente avrei aspettato che la tua mano facesse quello che volevi, invece di aprire gli occhi.” Si schernì il vampiro, dando un buffetto sulla guancia al giovane, che, con ancora un adorabile broncio, gli aveva lanciato un’occhiata a metà tra l’offeso, il lusingato e l’assonnato.
Ridacchiando, Adrian si accorse che il mago tra le sue braccia si aprì in un paio di volte e aveva ancora uno sguardo assonnato.
“Ehy, piccolo, hai ancora sonno?” Gli domandò dolcemente.
“No... ahh... mmh... ok, forse.” Rispose, sbadigliando nuovamente.
“Riposati ancora un po’, ti farà bene!” gli disse l’altro, quasi facendo le fusa per le lievi carezze che Harry aveva iniziato a fargli lungo l’addome, provocandogli una serie infinita di brividi che gli scorrevano sulla schiena, portando tutti i suoi muscoli a tremare leggermente nello sforzo di non girarsi e prenderlo, in tutti i sensi.
“Mmh... Harry...” miagolò letteralmente il vampiro nel momento in cui le sue carezze si fecero più audaci.
La sua mano, che in quel momento ad Adrian sembrava infernale, scendeva sempre più in basso nei suoi movimenti, dando al vampiro gran filo da torcere nel cercare di mantenere un certo autocontrollo.
Comunque, riuscì nell’impresa, almeno fino a quando il piccolo Harry non si alzò, facendosi sempre più vicino e andando, alla fine, a mettersi a cavalcioni sul suo basso ventre.
Due occhi blu si spalancarono improvvisamente, non appena il loro proprietario sentì un peso su di sé. Guardò con sorpresa il giovane che tracciava con la punta delle dita i pettorali leggermente scolpiti da anni, o secoli, di allenamenti, poi fino agli addominali definiti, ma non troppo pronunciati, e di nuovo su, sui muscoli delle spalle, sulle braccia per ritornare indietro e rifare il percorso da capo, andando ogni volta un pochino più in giù, verso il punto dove lui si era accomodato.
Ad ogni tocco delicato di quelle mani, il vampiro si sentiva sempre più rilassato, arrivando a lasciarsi quasi completamente andare, pur mantenendo un certo grado di lucidità per evitare di fargli del male.
“Harry....” sospirò, provando ad alzare una mano per fermare quelle dell’altro, che non si lasciò distrarre dal suo movimento.
“Ehi, piccolo? Fermati... dobbiamo andare...” disse nuovamente, sperando di sortire un qualche effetto.
Dopo un altro paio di tentativi andati a vuoto, decise di ribaltare la situazione.
Con un piccolo colpo di reni, riuscì a portarsi sopra Harry, in una posizione simile a quella della sera precedente.
Gli afferrò i polsi e glieli mise sopra la testa, tenendoli entrambi con una mano.
“Ora stai fermo e buono.” Gli disse serio.
Sul viso dell’altro comparve, tuttavia, un sorriso birichino a cui seguì un leggero mordersi del labbro inferiore per l’imbarazzo causato dallo sguardo fisso che stava ricevendo.
Gli occhi ardenti furono calamitati su quelle dolci e succose strisce di carne, che ricordava essere morbide e assolutamente intossicanti.
Senza pensarci due volte, si abbassò velocemente per poterlo baciare, perdendosi nel sapore paradisiaco del giovane uomo, il quale ricambiava il bacio con la passione che lo accompagnava in ogni cosa che faceva.
Quando si staccarono, Harry ansimava pesantemente, ma riuscì a trovare fiato per ridacchiare.
“Pensavo che non mi avresti più baciato, dopo ieri sera” disse con un filo di voce, da cui traspariva tutta la felicità per il fatto che il vampiro l’avesse accontentato.
“Piccolo, subdolo maghetto, sicuro di essere un Grifondoro? Questo è più un comportamento da Serpe.” Scherzò Adrian, poi aggiunse serio. “E poi, perché non avrei più dovuto baciarti? Perché qualcuno si è introdotto nella tua mente? Se dovesse succedere ancora, chiunque sia stato pregherà per avere una morte veloce e indolore!” esclamò, con occhi gelidi di rabbia, poi si addolcì, sentendo una mano carezzargli delicatamente una guancia. “Tesoro, non devi mai dubitare di quello che provo per te, o di noi.”
Detto ciò, tentò di sciogliersi dall’abbraccio in cui il giovane umano lo teneva avvinto, fallendo miseramente, dato che non voleva fargli del male.
“Harry! Purtroppo dobbiamo proprio alzarci.” Gli comunicò, applicando una leggera pressione sulle sue braccia affinché lo lasciassero andare.
“Dobbiamo per forza?” domandò il diretto interessato con il tono di un bambino.
“Temo proprio di sì. Sono in un clamoroso ritardo per una riunione e se tu non ti fai vedere a colazione, i tuoi amici potrebbero pensare che ti abbia sequestrato. Ah ah ah!” rispose il vampiro. “Non sei neanche andato a cena, non vedendoti si preoccuperebbero.” Aggiunse, sapendo che in quel modo l’avrebbe convinto.
Infatti, dopo pochi attimi di riflessione, questi annuì mesto, alzandosi lentamente.
“Va bene, andiamo.” Disse una volta pronto, con un broncio adorabile.
“Oh, andiamo. Non fare il bambino adesso. Avremo tanto tempo a disposizione per divertirci e stare insieme.” Lo consolò scherzosamente, convincendolo con quelle parole ad alzarsi dal letto e uscire dal bozzolo di tranquillità che si era creato.
Si diressero insieme verso la sala da pranzo e Adrian si diresse subito dopo verso lo studio di suo padre, dove avrebbero dovuto sistemare alcune questioni e doveva dirgli del ritorno di suo zio.
Arrivato nella stanza privata del Re, questi lo accolse con un sorriso malizioso.
“Allora, quel ragazzino non ti ha sequestrato... credevo di dover rimandare la nostra riunione...!” lo prese in giro, facendolo arrossire.
“Non è così, padre. Adesso sono qui, vogliamo iniziare?” domandò, leggermente imbarazzato, sedendosi facendo finta di niente.
“Dobbiamo discutere di come procedere con questa guerra... è necessario che tu organizzi le squadre di difesa e attacco, sia fra le nostre file che con i ragazzi che hanno deciso di rimanere e combattere. Chiedi ai tuoi fratelli e a chi vuoi di aiutarti, se ne avrai bisogno per addestrarli.” Gli espose il Re.
“Si, signore! Me ne inizierò ad occupare oggi stesso! Organizzerò le truppe e gli allenamenti. Ma c’è un’altra questione di cui ti devo parlare.” Assicurò, aggiungendo con tono greve, che impensierì suo padre.
“Cosa sta succedendo? Hai scoperto qualcosa sul capo dei ribelli? Sai chi è?” chiese, calmo e pacato, nascondendo dietro l’austera compostezza che lo contraddistingueva il dubbio che lo tormentava da un po’.
“Ha cercato di prendersi Harry! Non gli ho detto che sono molto preoccupato per questo, ma... ho dovuto fare ricorso ai miei poteri per farlo svegliare. L’unica persona in grado di fare una cosa del genere è...” spiegò Adrian.
“Stai dicendo che tuo zio è veramente tornato? Ne sei certo?” domandò solo per essere sicuro di aver capito bene, pur sapendo che suo figlio non gli avrebbe mai detto cose così importanti, come quella del ritorno alla vita di suo cognato. Non senza esserne assolutamente certo.
“È necessario intervenire per evitare che riesca a prendere il controllo di Harry o di uno degli altri umani qui con noi.” fece preoccupato per i suoi amici e in particolare per il suo piccolo.
“Stai tranquillo, mobiliterò il Gran Consiglio per cercare di fermare l’influenza dei suoi poteri entro le nostre mura.” Assicurò il Re, alzandosi e posando una mano sulla spalla del figlio, che teneva gli occhi bassi e i pugni serrati, con i muscoli che tremavano incontrollabilmente.
“Non preoccuparti, figlio mio. Lo sconfiggeremo anche questa volta!” lo consolò.
 
°°°
 
Da fuori alla porta, una giovane donna ascoltò l’ultima parte della conversazione e si ritirò lentamente, con espressione preoccupata. Sapeva che non tutti i consiglieri avrebbero accettato, anzi, si sarebbero opposti e avrebbero appoggiato l’idea di lasciare gli umani in pasto al capo ribelle.
Giravano voci strane sui ribelli, alcuni iniziavano ad avere dei dubbi sul non bere sangue umano a meno che non fosse donato spontaneamente. Sospirò, il principe avrebbe dovuto fare molti più sacrifici, questa volta. Fare molto di più...
Sperava non si arrivasse alla conclusione che la veggente aveva predetto.
“Katalina! Cosa dovevi dirmi?” la voce del principe la fece sobbalzare.
“Principe Adrian! Io... io vorrei parlarvi di una cosa, ma preferirei farlo in privato...” rispose, in soggezione.
“Kat non devi darmi del voi, non c’è bisogno.” Le disse dolcemente. “Sei un’amica, per me.” Aggiunse.
-Principe vogliono farvi del male! Vogliono costringervi ad uccidere la vostra anima gemella! Alcuni consiglieri sono d’accordo con vostro zio!- pensò la giovane.
“Generale! Ci dobbiamo preparare per iniziare gli allenamenti delle nuove leve umane!” disse un altro vampiro, vestito da militare, accompagnato da una donna molto bella in armatura.
“Si! Arrivo subito, voi andate e iniziate a verificare le loro capacità!” ordinò, per poi rivolgersi a Katalina. “Sei certa di quello che dici? Sono accuse pesanti!” le disse, guardandola indagatore, in attesa di una risposta.
“Si, signore. Sono sicura... ma... ho paura di ciò che potrebbero farmi se scoprissero che vi ho avvertito...” rispose con voce bassissima, con le lacrime che le rendevano lucidi gli occhi colmi di terrore.
“Non preoccuparti... chiudi gli occhi” le disse, posandole una mano sugli occhi, concentrandosi per alcuni secondi sui suoi ricordi e pensieri, cercando quelli che potevano incriminarla e creò degli scudi che la proteggessero da tutte le intrusioni e le impose diversi incantesimi che lo avvertissero e la tenessero al sicuro. “Ora dovrebbe andare bene. Questo dovrebbe tenerti lontana da ogni possibile pericolo.” La rassicurò. Poi si avviò in direzione del salottino dove si trovavano i ragazzi.
Li trovò che ridevano e scherzavano tutti insieme, mentre i suoi ufficiali fidati attendevano.
“Cosa hai fatto fino ad ora?” domandò colloquiale Theo, con conseguente attacco di gelosia di Harry, che strinse i pugni e gli occhi si ridussero a fessure.
“Ho organizzato la vostra permanenza qui!” rispose con un sorriso malefico, che spaventò tutti quanti.
Dopo qualche momento, durante i quali tutti tennero d’occhi Adrian, quasi in attesa che comunicasse il destino che aveva scelto per loro.
“Ok! Adesso basta! Cosa dobbiamo fare?” sbottò Hermione.
“Ah ah ah! Dovreste vedere le vostre facce!” li prese in giro. “Non dovete preoccuparvi, abbiamo solo organizzato una piccola prova per misurare il vostro livello di preparazione, ci permetterà di insegnarvi correttamente. La prova sarà presieduta da...” passando poi a spiegare la decisione che aveva preso per il loro addestramento, venne interrotto dall’entrata di un bambino di circa 10 anni, che portava con sé un biglietto. Adrian lo lesse con attenzione, poi con faccia seria andò verso una delle donne in piedi in un angolo del salotto e le disse qualcosa che nessuno degli umani riuscì a capire, ma videro tutti chiaramente l’espressione dei vampiri cambiare radicalmente, come se gli fosse stata tolta una maschera.
Si allontanò di corsa. “La prova verrà presieduta da loro!” disse indicando i vampiri accanto a lui, poi se ne andò, correndo fuori dalla stanza.
 
 
 
 

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 - Cuore Innamorato ***


 
 
NOTE DELL’AUTRICE: Eccomi con un altro bel capitolo di questa storia!!! Ringrazio tanto lunadistruggi per aver recensito il capitlo precedente!!! Un bacione a tutti i lettori!!!
Buona lettura!!!
Cry
 
 
Capitolo 23
 
Tutti guardarono preoccupati la porta da cui era uscito; i vampiri, in special modo, si guardarono tra di loro, con cipiglio molto scuro in viso.
“Cosa...?” cercò di chiedere Harry, senza avere veramente il coraggio di farlo, il cuore che batteva sordo, quasi a rallentatore.
La giovane con cui Adrian aveva parlato fece un passo avanti e disse.
“Il principe mi ha incaricato di portare a termine la prova prima del suo ritorno! Perciò cominciamo!” ordinò, facendogli cenno di alzarsi.
Gli umani presenti nella stanza si alzarono, tranne Harry, che voleva sapere.
“No, aspetti, cos’è successo? Perché Adrian se ne è andato?” domandò.
“Il Generale è stato chiamato in battaglia, altri membri della famiglia reale erano in difficoltà e lui non si può tirare indietro. Tornerà appena avrà sistemato i ribelli.” Rispose incolore uno degli altri vampiri, alto, con le spalle larghe e tutta la pelle visibile coperta di brutte cicatrici.
“Coròn, parli troppo!” lo redarguì la giovane, che sembrava essere il capo, almeno dal suo comportamento e da quello che tenevano gli altri nei suoi confronti.
“Io credo debbano sapere, in fondo sono nostri alleati, hanno il diritto di essere a conoscenza di tutto, o quasi, quello che succede.” Sussurrò una donna minuta con una voce sottile sottile, l’aspetto simile a quello di una bambina.
“Non era necessario dirglielo ora!” esclamò, un po’ arrabbiata.
“Oh, Jan, stai calma!” la riprese il vampiro chiamato Coròn, beccandosi un’occhiataccia velenosa dalla vampiro.
“Ok, adesso basta fare i bambini, iniziamo la prova!” intervenne un uomo sulla cinquantina.
“Melath ha ragione, e poi avremo la possibilità di chiedere al principe le informazioni che vogliamo.” Si disse d’accordo la donna con la voce sottile.
“Bene, allora, in piedi! Dividetevi in due gruppi, quelli che desiderano aiutarci come guaritori e quelli che vogliono combattere. Così vi possiamo dire cosa fare senza perdere tempo a farvi fare cose che non volete.” Ordinò Jan.
I ragazzi si guardarono l’un l’altro e si divisero in due gruppi.
Davanti a loro si sistemarono due vampiri per gruppo e, al contrario delle aspettative, il vampiro grande e grosso, Coròn, si mostrò indeciso, come se non sapesse dove andare, poi disse. “Meleth vai tu a fare il guaritore, va.” L’altro accennò un sorriso e insieme a Jan si mise davanti al gruppo che voleva aiutare come guaritori.
La donnina e l’omone invece esaminarono l’altro gruppo, attaccandoli duramente per capire il loro livello.
Dopo diverse ore di estenuanti colpi da parte dei due vampiri, questi posero fine al test solo quando si ritennero soddisfatti.
I ragazzi rimasero sdraiati per terra, in attesa del verdetto.
I vampiri iniziarono a sussurrare tra loro, facendoli preoccupare con le loro facce serie, ma si bloccarono prima di dire qualunque cosa perché dalle porte spalancate videro tutti Viktor trasportare di corsa un Adrian piuttosto malridotto, che perdeva sangue copiosamente, lasciando una macabra scia rossa sul pavimento.
Poco dietro di loro, correvano Alexander e Erik, anche loro feriti.
Tutti i ragazzi si guardarono, poi guardarono i vampiri e successivamente di nuovo la porta.
I vampiri si diressero a passo normale, verso l’infermeria, dove sapevano che avrebbero trovato qualcuno in grado di aggiornarli, con i ragazzi che li seguivano con sguardi preoccupati, sussurri concitati e ipotesi sul perché era successo tutto quello.
Solo due non dissero nulla, non guardarono dove andavano e non sentirono niente di ciò che dicevano amici e compagni.
Harry faticava quasi a respirare, davanti agli occhi ancora l’immagine di Adrian abbandonato tra le braccia dell’altro vampiro, il volto una maschera di sangue e la mano sinistra penzolante da cui scendeva un rivolo rosso in un flusso continuo e ininterrotto.
Il petto non si allargava, non gli permetteva di prendere l’aria di cui aveva bisogno, gli occhi, già offuscati dalle lacrime, iniziavano a non distinguer più neanche le pareti del corridoio, tutto girava intorno a lui vorticosamente, mentre chiamava Adrian in un sussurro disperato, ma non capiva se stava veramente parlando o se stava solo pensando di farlo.
Il suo corpo era come inerme, non rispondendo più al suo comando, le gambe cedettero e due braccia forti lo sostennero, un profumo di foresta e sole gli inondò le narici.
“Adri... an...” sussurrò senza fiato e senza voce, prima che il suo corpo vedesse del tutto al suo desiderio di oblio.
 
°°°
 
“Principe Valerian!” esclamò Jan, con gli occhi neri pieni di preoccupazione tutti i ragazzi guardarono il vampiro con stupore crescente, era molto simile ad Adrian, ma emanava un’aura completamente diverso oltre alle differenze fisiche.
“Lo porto in infermeria, ha bisogno di riposo e un guaritore potrà dargli un’occhiata poi... Ehi, tu! Ragazzo! Vieni anche tu!” disse, con tono serio, avviandosi con Harry in braccio e Theo al seguito.
Gli altri ragazzi furono sul punto di seguirli, ma vennero fermati dai loro “maestri” che gli dissero di tornare alle loro stanze e che li avrebbero avvertiti subito se ci fossero state novità.
Hermione e gli altri Grifondoro si allontanarono di malavoglia, preoccupati per il loro amico.
Non sapevano che fare, in attesa di notizie, rintanati tutti nella stanza della ragazza, che, abbracciata a Draco, guardava un punto fisso timorosa per la sorte dei suoi amici.
Ron si agitava, camminando su e giù per la stanza.
“Weasley se non la pianti di fare avanti e indietro scaverai un buco nel pavimento!” lo riprese Blaise, beccandosi un’occhiata omicida dall’interessato, che continuò il suo camminare, finché.
“Adesso basta! Mi stai facendo venire l’ansia! Vedi di sederti da qualche parte e cerca di stare fermo!” lo riprese Pansy, con un tono che non ammetteva repliche, spaventando tutti e risvegliando Hermione dalla sua trance.
 
°°°
 
Intanto Valerian stava portando il giovane Harry in infermeria, dove si trovava anche Adrian.
Durante il tragitto né lui né Theo dissero una parola, uno perché poco interessato a parlare in quel momento, l’altro perché troppo spaventato per dire anche solo una sillaba.
Il corridoio che al Serpeverde sembrava infinito finalmente si aprì su una stanza grandissima, arredata con molti letti con la tenda attorno e armadietti pieni di fiale e bottiglie e barattoli e vasetti pieni di unguenti e pozioni, curative e non.
Dopo aver posato il giovane su di un letto, accanto a quello dove si trovava suo fratello ancora attorniato da guaritori, Valerian si rivolse a Theo.
“I guaritori pensano che abbia perso troppo sangue e sia per questo troppo debole per guarire da solo, vorrebbero provare a dargli il tuo sangue, sperando di ottenere l’effetto desiderato.” Disse con sguardo serio.
“Certo, non c’è nessun problema!” assicurò il ragazzo, attirando l’attenzione di un guaritore che, dopo averlo fatto distendere su un letto, gli mise una flebo al braccio per poter prendere il sangue necessario.
“Riposati e stai rilassato, ci vorrà un po’.” Gli disse l’uomo con un sorriso rassicurante.
Il ragazzo annuì.
Mentre aspettava, sentendo il sangue scorrere via dal suo  corpo, ripensò alla prima volta che aveva incontrato il principe sanguinario.
 
Flash Back
 
Era la prima volta che il piccolo Theo metteva piede in quella grande casa.
Li accolsero tanti bellissimi ragazzi che giocarono con lui tutto il pomeriggio, facendolo divertire come mai prima d’allora. Con la sera, arrivò anche il momento di andare a casa e suo padre gli fece un discorso molto importante mentre tornavano.
“Theo, devi sapere che quei ragazzi con cui hai giocato questo pomeriggio, sono molto importanti, e non sono  umani…” disse stupendo il bambino che lo guardò con gli occhioni spalancati.
“Ah no? E cosa sono?” domandò con una vocina curiosa.
“Loro sono vampiri, figlio mio, e la nostra famiglia ha un accordo secolare con loro. Ci offrono protezione e prestigio e noi in cambio facciamo da donatori volontari, tuttavia, figliolo, sarà una tua scelta se donare il tuo sangue e a chi…” aggiunse suo padre, lasciando il piccolo un po’ confuso, ma non ebbe il tempo di pensarci seriamente che si addormentò.
 
°°° Alcuni anni dopo
 
Stava per iniziare il suo quarto anno alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts quando incontro il Principe in veste di donatore, anche se era così giovane, era permesso che rispettasse la parte del patto che concerneva alla sua famiglia, quindi quel giorno, per la prima volta, offrì la sua essenza al vampiro.
L’esperienza fu migliore di qualunque cosa avesse mai provato fino a quel momento. Quella sensazione di calore e bruciore al collo, il suo battito sempre più lento che pulsava nelle orecchie, avvertiva la sensazione di essere fonte di vita per l’altro e poteva sentire il legame tra di loro. Il tutto mischiato al grande piacere che provava, provocato dal vampiro.
 
°°° Durante l’estate tra il quinto e sesto anno
 
“Theo, mi dispiace, ma io non posso ricambiare il tuo amore, non è e non sarà mai possibile che io ti ami!” disse Adrian con voce triste, prima di lasciarlo solo a raccogliere i pezzi del suo cuore.
“Figliolo, cerca di non disperare. Il principe, anche se in modo brutale, l’ha fatto per il tuo bene! Lui non desiderava illuderti con sciocche parole di possibilità. Un vampiro non può amare, un vampiro purosangue come lui potrà amare solo la sua anima gemella e nessun altro. Cerca di superare il momento e restagli accanto.” Spiegò il padre, dispiaciuto e solidale, “Finché non arriverà la persona che gli è destinata, lui sarà tuo. Anche se non è proprio ciò che desideri è tutto ciò che potrai avere da lui…”
 
Fine Flashback
 
“Ecco fatto, ora bevi questa e dormi un po’.” Disse il vampiro di prima, una volta finito di togliere il sangue.
In quei giorni quel pensiero lo aveva distrutto, non poter avere veramente il principe gli era sembrato una cosa terribile, ma ora… ora si rendeva conto che sarebbe stato anche più terribile se non avesse mai trovato la sua anima gemella.
Si ricordava perfettamente le sensazioni che gli aveva fatto provare il suo morso da quando aveva incontrato Potter, le sue emozioni erano così forti e fuori controllo che avevano fatto sentire felice pure lui.
Anche se, adesso non sarebbe più potuto stare vicino al suo principe.
Girò la testa per guardare Potter che si agitava nell’incoscienza, come se stesse avendo un incubo.
Cercò di alzarsi, ma, sentendo la testa girare pericolosamente, rinunciò.
Poco dopo, ringraziò di non essersi mosso, perché entro la Regina Isabella in persona.
Finse di dormire, per dare alla donna un minimo di privacy e pochi istanti prima di addormentarsi sul serio, la sentì dire.
“Svegliati, piccolo Harry, svegliati!” con una voce che non aveva mai sentito, pieni di potere e dolcezza allo stesso tempo.
 
°°°
 
Harry, perso in un’oscurità profonda e silenziosa, avvertì, come un’increspatura, la voce femminile che gli indicò una strada verso la luce.
“Harry… piccolo, svegliati! … Harry!” gli diceva la voce, portandolo ad aprire gli occhi per cercare di capire chi fosse la donna che lo chiamava.
“Chi è…? Dove mi trovo?” domandò Harry con voce flebile, facendo sorridere la vampira.
“Sei nell’Infermeria, rimani fermo! Hai perso conoscenza, è meglio che non ti sforzi troppo.” Sussurrò carezzevole, spostandogli i capelli dalla fronte e guardandolo con fare materno.
“Chi è lei?” domandò confuso.
“Mi chiamo Isabella, sono la mamma di Adrian.” Rispose sorridendo.
“Sua madre…? Ah! Adrian! Come sta Adrian? Era ferito! L’abbiamo visto…!” si alzò di scatto a sedere il ragazzo, guardandosi ansiosamente intorno, senza vedere molto per via della miopia.
Isabelle gli posò le mani sulle spalle, stringendolo in una presa gentile per farlo stendere di nuovo e gli diede gli occhiali, indicando il letto accanto al suo, dove si trovava il vampiro, con una flebo per trasfusioni attaccata al braccio.
“Mio figlio ha riportato ferite più gravi di quello che pensavano i guaritori inizialmente. È da due ore che ha quella flebo attaccata, ma non ci sono miglioramenti…” gli aspettò la situazione, con voce spezzata.
“Cosa vuol dire che non ci siamo miglioramenti? Non dovrebbe guarire con il sangue?” chiese Harry con voce strozzata e un po’ disperata.
La donna davanti a lui lo guardò e scosse la testa.
“Ma… allora come?” cercò di capire il giovane.
“Secondo i medici, ora che ha trovato la sua anima gemella, lui non riesce più a nutrirsi di altro sangue… credo sia un po’ di tempo che non si nutre…” disse la Regina.
Harry la guardò con tanto d’occhi, non sapeva che il vampiro non si nutriva da tanto tempo.
“Ma… ma non dovrebbe comunque funzionare il sangue?” si informò, preoccupato seriamente per le sue condizioni.
“Purtroppo no… ma ora è meglio che risposi, non devi sforzarti troppo. Bevi questo. Lui non se ne andrà.” Gli disse, nascondendo la sua preoccupazione dietro una maschera di dolcezza.
“No… io voglio… restare sveglio…” sussurrò, mentre la pozione faceva effetto e i suoi occhi si chiudevano.
“Perdonami… Adrian!” sussurrò tra le lacrime.
 
°°°
 
Alcune ore dopo, quando Harry si svegliò, si trovò davanti una ragazza che lo guardava intensamente con i suoi occhioni verdi dalla pupilla allungata come quello di un gatto.
“Buongiorno!” lo salutò, con voce appena sognante, che gli ricordava lo sguardo di Luna.
“Julia? “ domandò Harry confuso, non essendo sicuro che fosse lei, anche se era uguale alla vampira che aveva conosciuto lui.
“No, lei è mia sorella gemella.” Sorrise lei, scuotendo la testa.
“Ah! Tu sei Sarah!” si illuminò.
Sarah annuì, guardando Adrian sul letto accanto al suo con preoccupazione. Harry seguì il suo sguardo e si trovò a pensare ad un’ipotesi un po’ azzardata, forse, o forse fin troppo logica.
“Non c’è un modo per aiutarlo?” si informò, con il cuore colmo di speranza.
“In realtà… c’è e credo che tu abbia già capito quale sia l’unica soluzione.” Disse la giovane.
Il giovane Grifondoro guardò con timore l’ago che si trovava sul tavolino metallico poco lontano dal vampiro, deglutì e osservò la ragazza.
“Devo fare una trasfusione?” sussurrò, preparandosi psicologicamente.
“No, vieni. Lui deve bere il tuo sangue direttamente!” gli spiegò, aiutandolo ad alzarsi.
 
°°°
 
Alexander stava andando a vedere come stava suo fratello quando sentì odore di sangue fresco. Spalancò gli occhi e si mise a correre verso l’Infermeria, trovando Harry sdraiato sul letto dove dormiva Adrian, che si stava nutrendo del suo sangue direttamente dal suo collo, stando steso sopra di lui, tenendolo bloccato.
Il biondo si precipitò a fermare il fratello per evitare che uccidesse Harry. Ma si accorse che non era necessario.
Adrian, semi incosciente, si era solo appoggiato al giovane, usandolo come un piccolo cuscino.
Guardava sorpreso quel legame che sembrava essere così forte tra quei due.
Sorridendo malinconico, spostò una ciocca di capelli dal viso del giovane Potter, che aprì stancamente gli occhi.
“Come sta?” sussurrò debolmente.
“Starà benone! Non preoccuparti!” lo rassicurò. “Ora dorme e dovresti farlo anche tu.” Gli disse con un piccolo sorriso, osservandolo addormentarsi di nuovo, più tranquillo.
 
 
 
 

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Capitolo 25
*** Capitolo 24 - Decisioni ***


NOTE DELL'AUTRICE: Salve a tutti.... so che è passato molto tempo dall'ultimo aggiornamento, ma posso comunicarvi con gioia che i capitoli sono quasi finiti e questa volta non impiegherò anni a pubblicarli :) Spero vi piaccia e come sempre ringrazio chi ha seguito e segue ancora questa storia!!!
Un bacione
Cry

 

Capitolo 24


Un profumo delizioso lo circondava, mentre un suono cadenzato e regolare cullava il suo riposo e stuzzicava la sua sete.

Inspirò profondamente quel profumo e la bocca gli si seccò completamente, avvertendo distintamente l’odore ferroso del sangue fresco.

Lo voleva.

Lo desiderava.

Ne sentiva il bisogno.

Doveva risentire quel sapore, di cui conservava chiaro il ricordo.

Si mosse lentamente verso la fonte, gli occhi ancora chiusi.

Strusciò delicatamente il naso su quel collo morbido e setoso, avvertendo le due piccole ferite da cui, fino a non molto tempo prima, fuoriusciva il liquido caldo che sentiva pulsare nelle vene. Le tracciò con la punta della lingua e stava per mordere di nuovo quando.

“Adrian! Che stai facendo?!?” domandò una voce acuta, destandolo dalla trance in cui era.

Spalancò gli occhi, che presentavano venature rossastre, e si allontanò di scatto da Harry, il quale gemette e si lamentò leggermente per la perdita del colore e dalla presenza dell’altro.

“Ehi, stai bene?” domandò sua cugina Sarah, avvicinandosi lentamente a lui.
In risposta Adrian scosse la testa, cercando di schiarirsi la mente.

“Devo allontanarmi da qui!”. Disse, per poi correre fuori dell’Infermeria e incappando in suo fratello maggiore, che lo bloccò.

“Adrian! Che hai? Che succede?” chiese preoccupato nel vedere venature rossastre nei suoi occhi blu scuro.
“Io… non ne sono sicuro… credo di aver bevuto troppo da Harry… temo di averlo ferito… e se non fosse arrivata Sarah… oddio! Avrei potuto ucciderlo…” mormorò, senza riuscire a guardare Valerian, che lo strinse in un abbraccio consolatore.

“Andiamo. Prima di tutto dobbiamo assicurarci che tu non perda il controllo.” Disse, allontanandosi leggermente per accompagnarlo dal Re e condurlo in una delle stanze apposite per la disintossicazione da sangue.

Adrian seguì suo fratello maggiore, sentendolo parlare con il padre e poi condurlo in una camera interamente bianca, con un letto e senza finestre. Lo fecero sdraiare e tutto il suo essere si ribellò, desiderando riavere il calore di Harry, il suo profumo, il suo sangue.

Cercò di liberarsi dalle prese ferree dei due vampiri, gridando e cercando di allontanarli.
“Lasciatemi! Devo andare da Harry! Ho bisogno di lui! È la mia metà! Ho bisogno di stare con lui! Lasciatemi andare! Non potete tenermi lontano da lui! Lasciatemi!”

“Stai calmo, figliolo! Andrai da Harry quando sarai più calmo e saremo sicuri che non cercherai di attaccarlo!” cercò di rabbonirlo Joseph, stringendo il più possibile le catene ancorate al letto per evitare che suo figlio si liberasse e uscisse da quella stanza.
“Uscirai da qui quando starai meglio, fratellino! Fino ad allora di Harry ci occuperemo noi!” gli disse Valerian.
“No! Harry è mio! Il suo sangue è solo mio! Voi non potete! Non avete diritto di tenerci lontano!” gridò Adrian, combattendo contro le catene che lo bloccavano, mentre gli altri due uscivano, chiudendosi la porta alle spalle e bloccandolo con un incantesimo che solo uno di loro due avrebbe potuto sciogliere.


°°°


Intanto, in Infermeria, Sarah si era fermata a controllare come stesse Harry, trovandolo in buono stato e non rinvenendo alcun segno di esagerazione da parte di Adrian nel nutrirsi di lui.

Perciò l’unica spiegazione a quanto era accaduto era che…

“Adrian?!?” chiamò Harry, svegliandosi e cercando il vampiro.

“Fermo, fermo. Resta sdraiato, riprenditi prima di alzarti. Adrian ha dovuto allontanarsi, perciò lo potrai vedere più tardi.” Lo rassicurò, posando una mano sulla sua spalla e passandogli gli occhiali.

Harry li indossò per poter guardare la vampira dagli occhi di gatto e cercare di capire se gli stava mentendo, tuttavia, in quell’espressione un po’ vacua e distratta non era possibile leggere nulla.

“Quando potrò parlargli?” decise di chiedere, sperando di poterlo rivedere presto.

“Non prima di domani, forse. Per ora hai ancora bisogno di riposare, poi, quando starai meglio potrai iniziare l’addestramento insieme ai tuoi amici.” Il grifondoro ingoiò le proteste per non poter vedere prima Adrian e si tolse gli occhiali, posandoli
sul comodino accanto al letto e lasciando che la spossatezza che sentiva lo
prendesse.

Sognò nuovamente il vampiro mostruoso dagli occhi rossi, che questa volta non lo torturò, ma gli disse solo.

“Forse non sarà necessario il mio intervento, lo distruggerai tu, prima che io riesca anche solo a scalfire la sua corazza!” Con tono malevolo e un sorriso sinistro.
Harry arretrò spaventato e si svegliò di soprassalto, sentendo la voce di Adrian nella sua testa chiamarlo come da molto lontano.

Si alzò e cercò di seguirla, anche se con passo un po’ malfermo, sentendo il bisogno fisico di stare accanto a lui.

Giunse fino al corridoio che portava alla stanza dove Adrian era stato rinchiuso, ma lì venne fermato da Valerian, che gli si parò davanti.

“Mi dispiace, ma non puoi andare per di qua… il corridoio non è aperto ai ragazzini!” disse con tono burbero e scontroso.

Il giovane non si fece intimorire e ignorò bellamente il vampiro che aveva davanti cercando di oltrepassarlo.

Quest’ultimo lo bloccò di peso, caricandolo in spalla e portandolo nella sua camera.

“Lasciami! Devo vedere Adrian, ha bisogno di me! Mi sta chiamando! Devo andare da lui!” Disse, dimenandosi nella presa salda del vampiro, nel tentativo di liberarsi e raggiungere il suo compagno.

“Non puoi vedere Adrian ora, la tua presenza lo farebbe solo stare più male!” disse brutale l’altro, rimettendo il giovane a terra e guardandolo negli occhi; lo scosse per le spalle cercando di fargli capire la gravità della situazione.

Quelli verde giada del moretto si spalancarono, mentre i ricordi del sogno che aveva fatto gli tornarono prepotentemente alla mente.

Valerian allentò la presa sulle sue spalle e Harry si afflosciò, come una marionetta a cui sono stati tagliati i fili.

Quel mostro aveva detto la verità.

Per questo sentiva che qualcosa non andava, perché quella specie di demone vampiro era fin troppo felice e lo aveva lasciato andare senza torturarlo o cercare di controllarlo. Forse avevano ragione, forse era davvero colpa sua, forse era davvero lui la causa del male di Adrian; d'altronde lo aveva ripetuto anche Valerian.

°°°

Aprì gli occhi, sentendo qualcuno sfiorargli la fronte con delicatezza e si trovò a guardare la figura sfocata di Hermione, riconoscibile dalla sua massa di ricci
incontrollabili.

“Buongiorno, bell'addormentato! Ci stavamo preoccupando per te, sai?” Lo prese in giro bonariamente, anche se dal suo tono traspariva forte e chiara la preoccupazione
per lui.

“Io… mi dispiace… io… ehm ehm….” gracchiò con la gola secca.

Ron gli passò un bicchiere d'acqua.

“Ecco, bevi questo, amico.”

Harry si allungò per bere, poi tornò ad appoggiarsi sui cuscini.

“Adrian?” Chiese con voce ancora gracchiante.

Desiderava disperatamente vederlo e pregava che stesse meglio.

I suoi migliori amici si guardarono l'un l'altra prima che Hermione gli prendesse la mano.

“Harry senti…” iniziò, fermandosi come se non sapesse in che modo andare avanti, si scambiò un'altra occhiata con il rosso, poi guardò il bambino sopravvissuto, prendendo un respiro profondo. “Ecco… dicono che Adrian deve stare per un po' in
isolamento… non può ricevere visite da nessuno e ha bisogno di riposo
assoluto….” disse.

Harry deglutì, con gli occhi che si riempivano di lacrime e con voce rotta dai singhiozzi mormorò.

"È tutta colpa mia! È tutta colpa mia…"

I due ragazzi lo guardarono preoccupati e la riccia lo abbracciò stretto mentre Harry si lasciava andare ad un pianto disperato, continuando a ripetere che era tutta
colpa sua, anche se gli altri non capivano come fosse possibile.

Nel corso delle due ore successive entrarono nella stanza di Harry tutti gli altri studenti che facevano parte del suo gruppo, ovvero Ginny, Luna, Draco, Pansy, Blaise e Theo.

Questi gli si avvicinò titubante, volendo provare a risollevare l'animo del moretto, ma insicuro su come fare a dirgli ciò che sapeva.

I ragazzi cercarono di tirargli su il morale e distrarlo con racconti di ciò che avevano fatto all'addestramento, perlopiù verifiche delle loro capacità e delle loro
conoscenze.

Riuscirono per pochi istanti a non farlo pensare a ciò che stava succedendo a lui e al suo vampiro.

Theo rimase in silenzio per quasi tutto il tempo, raccogliendo i pensieri e le parole giuste per poter parlare ad Harry e approfittò del momento in cui Alex andò a chiamarli per approcciare Harry.

“Potter!" Lo chiamò una volta soli.

Harry lo guardò sorpreso.

"Ci sono delle cose che dovrei dirti… anche se non so se ti faranno esattamente sentire meglio… Probabilmente peggiorerà le cose, ma credo che tu debba sapere perché Adrian non può vedere nessuno e perché qualcuno ha incolpato te, ingiustamente, aggiungerei." Disse il serpeverde.

Harry corrugò le sopracciglia, pensando a ciò che gli aveva detto, pur rimanendo molto scettico riguardo.

"Non è stato ingiustamente… È colpa mia se Adrian sta ancora male! Solo colpa mia… Non c'è altro da dire." Ribatté infatti, alzandosi dal letto per sgranchirsi le
gambe e consumare un po' dell'energia che sentiva bruciare dentro.

Theo lo guardò con gli occhi sgranati dallo sconcerto.

"E non vuoi sapere perché sarebbe colpa tua? Se è davvero così?" Domandò con tono
aspro.

Il Grifondoro non rispose, abbassó lo sguardo e fece un passo verso la porta per allontanarsi e non ascoltare qualunque cosa gli volesse dire l'altro.
Theo lo seguì e inizio a spiegare, che l'altro volesse sentire oppure no.

"Il sangue per i vampiri non è solo la fonte di nutrimento, può essere anche una droga pericolosa. È il motivo per cui Adrian ha avuto il compito di uccidere lo zio…
E il sangue della propria anima gemella… Beh… Quando si tratta di anime
gemelle, per poter scambiare il sangue senza problemi, è necessario un rituale
in cui Adrian prenda il tuo sangue solo il momento giusto e non in grande
quantità come ha dovuto fare per poter guarire. Non è stata propriamente colpa
tua. Avrebbero dovuto pensarci loro che Adrian poteva non aver mai preso il tuo
sangue.” Spiegò.

Harry si bloccò completamente, girandosi quasi a rallentatore a guardare il serpeverde negli occhi.

"Aspetta un momento! Vuoi dire che tutto questo poteva essere evitato?" Chiese con
voce di ghiaccio, facendo spaventare l'altro.

"Sì… In teoria, loro avrebbero dovuto fargli assumere il tuo sangue un po' alla volta…" Rispose comunque.

"Ma non c'era nessuno con me… Ero solo con Sarah e lei non ha parlato di controindicazioni… Anzi mi ha fatto capire chiaramente che se non l'avessi fatto, e in fretta, Adrian sarebbe morto!" Ribatté Harry, mantenendo il tono gelido, ma tinto
di una rabbia così spaventosa che Theo che temette per un momento che il
grifondoro sarebbe andato a cercare la vampira per ucciderla o torturarla.

"Potrebbe averlo fatto di proposito…” ragionò il serpeverde, prima di aggiungere velocemente "Vorrebbe dire che nella famiglia reale ci sono altri traditori! Ma lei è sempre stata contro le idee dello zio! Forse…" Theo sapeva che Sarah non avrebbe mai messo Adrian in pericolo di proposito, era più che certo, ma quale spiegazione ci poteva essere dietro al suo comportamento?

Harry strinse i pugni, sforzandosi di trattenere le emozioni e la magia che sentiva esplodere dentro, pronta a distruggere.

Lei era una veggente, doveva sapere che Adrian non aveva mai preso il suo sangue…

Allora perché? Perché comportarsi in questo modo? Perché mettere a rischio un suo familiare a favore di un pazzo?

A meno che…

L'idea che gli era balenata in testa poteva avere senso, ma non sapeva abbastanza sui vampiri per poterla provare.

"I vampiri possono essere controllati?" Domandò a Theo, che lo guardò sorpreso e
speranzoso.

"Beh… Sì… Ma per controllare Sarah… Ci sarà voluto un vampiro molto potente o l'aiuto di qualche pozione o incantesimo di controllo…" Rispose.

"Il vampiro che ha cercato di controllare me era parecchio forte, Adrian ha fatto fatica a riportarmi indietro… Potrebbe essere stato lui…” ragionò Harry.

“Se davvero c'è un vampiro così potente tra le linee nemiche, che può controllare vampiri potenti come Sarah, dobbiamo avvisare subito il re! Forse riusciremo ad evitare che controlli qualcun altro!" Fece Theo, avviandosi fuori dalla porta diretto
nello studio del sovrano.

Una volta davanti alla porta tentennarono per un secondo, poi presero coraggio e bussarono.

"Avanti!" Disse una voce profonda dall'interno.

Il re si trovava alla sua scrivania, intento a studiare delle carte e alzò uno sguardo sorpreso su di loro, prima di dire.

"Mi dispiace ragazzo, ma se sei qui per chiedermi di vedere Adrian, temo di non poterti accontentare." Disse prima ancora che i due avessero il tempo di commentare.

Harry rimase interdetto per qualche istante, prima di scuotere la testa e abbassare lo sguardo per un momento.

"Lo so…” Mormorò piano, ancora ferito dal fatto che non lo potesse vedere. "Ma non è per questo che sono qui, Maestà" aggiunse, guardando il vampiro negli occhi. "Ho il brutto presentimento che qualcuno stia lavorando dall'interno per la fazione nemica, o che alcuni di voi siano stati controllati da un nemico" disse non tentennando neanche per un istante.

Il sovrano si alzò dalla sua sedia, guardando negli occhi il giovane.

"Sono accuse pesanti quelle che stai muovendo, ragazzo, hai delle prove?" Chiese,
avvicinandosi.

"Non esattamente, signore. Solo ipotesi, ma visto ciò che è successo con Adrian e i
sogni che mi sono stati mandati…" Cercò  di spiegare.

"Sogni? E cosa c'entra quello che è successo con Adrian?" Lo interruppe, confuso.

Sapeva che suo figlio aveva preso troppo sangue dal suo compagno, ma quello era qualcosa che poteva capitare.

"Adrian non aveva mai bevuto il mio sangue… E se avessi saputo che era necessario un rituale per rendere la cosa sicura, non avrei mai fatto come mi ha detto Sarah…" Spiegò il grifondoro.

"Sarah? Non può essere… Lei non ci avrebbe mai traditi… Non ti avrebbe mai spinto a fare qualcosa che avrebbe potuto ferire Adrian…" Negò il re, anche se l'ombra del dubbio attraversò la sua espressione. "Hai parlato anche di sogni?" Chiese, con le sopracciglia leggermente aggrottate.

"Sì, signore. Ho avuto alcuni sogni che mi sono stati mandati da un vampiro dagli occhi rosso sangue.” Confermò il ragazzo.

"Adrian mi aveva accennato qualcosa, ma credevo avesse risolto quel problema…" Mormorò il re, perdendosi nei suoi pensieri per qualche minuto.

"Mi scusi… Che significa "pensavo avesse risolto quel problema”?” Chiese Harry, quasi timoroso di avere la risposta.

Il re tornò a focalizzare la sua attenzione su di lui.

"Il modo più semplice per bloccare le influenze esterne fuori dalla tua mente sarebbe stato unire le vostre, completando il rituale di accoppiamento che i vampiri
praticano quando trovano l'anima gemella. Il rito necessita che vi scambiate il
sangue, per questo quando uno dei dottori mi ha detto che Adrian aveva bevuto
il tuo sangue non mi sono preoccupato…" Spiegò, corrugando la fronte con
preoccupazione. "Però se quello che dici è vero… Sarà meglio che inizi a
controllare tutti gli abitanti di questo castello. Se c'è una spia, o peggio qualcuno che sta venendo manipolato, è necessario trovarla e in fretta!” Aggiunse dopo poco. “Voi sarà meglio che teniate gli occhi aperti, ma non date nell’occhio, dovete cercare di mantenere un comportamento il più normale possibile e ora dovreste andare ad allenarvi!” li congedò il Re.

Theo guardò preoccupato il grifondoro che non rispose, ma uscì dallo studio del sovrano e si recò nella sala che sapeva essere adibita ad aula di addestramento.

Arrivati lì trovarono uno spettacolo che non avrebbero mai creduto possibile.

Lord Voldemort stava sfidando a duello uno degli istruttori vampiro e stava avendo la meglio.

Harry sgranò gli occhi verdi e rimase incantato a guardare un Tom Riddle un po’ più vecchio di quello che aveva visto nella Camera dei Segreti.

Si muoveva, schivava, attaccava e parava, sia con la bacchetta che senza, con una grazia felina.

Più che combattere sembrava ballare.

Si sentiva come ipnotizzato da quel modo di muoversi, ipnotizzato e invidioso. Anche lui doveva imparare a combattere così! A riuscire a tenere testa ad un vampiro e a vincere, quasi con facilità. Ma se continuava a finire in infermeria o ad
essere controllato dal vampiro dagli occhi rossi, non sarebbe mai riuscito a
farcela.

“Avete visto com’è bravo?”

“Ma chi è?”

“Non ho mai visto nessuno combattere così!”

“Io non l’ho mai visto ad Hogwarts… da dove verrà?”

Il giovane Potter si riscosse.

-Quello è l’uomo che ha ucciso i miei genitori- pensò con rabbia, stringendo i pugni. -E ha cercato di fare lo stesso con me…-

Proprio in quel momento Tom atterrò il vampiro con un incantesimo.

“Non male, mago! Ma la prossima volta che ci sfideremo non riuscirai a vincere così facilmente!” fece il vampiro, rialzandosi dal muro contro cui l’aveva mandato con l’ultimo incantesimo.

L’uomo ridacchiò, sistemandosi la camicia e togliendosi la polvere dal vestito.

“Non credo che il finale sarebbe diverso, ma se vorrai sfidarmi di nuovo, non mi  tirerò indietro.” rispose, stringendogli la mano in segno di rispetto, poi si girò a guardare i ragazzi che si erano radunati a guardare il suo duello.

“Harry! Sono felice che ora stai meglio! D'altronde, il tuo principe avrà bisogno di te!” gli disse con un sorriso ironico.

I suoi amici lo guardarono confusi, tranne Ginny, che come Harry aveva riconosciuto la versione più vecchia di Tom Riddle.

Harry iniziò a tremare dalla rabbia alla velata provocazione.

“Sai vorrei offrirti i miei insegnamenti...potrebbero tornarti utili per quando andrai a combattere contro il leader dei nostri nemici!” continuò, guardandolo con gli occhi socchiusi.

“Non intendo accettare lezioni dall'uomo che ha ucciso i miei genitori!” esclamò Harry a denti stretti, cercando di mantenere la calma.

Tutti i presenti trattennero il fiato capendo di avere davanti Lord Voldemort.

E proprio mentre questi si apprestava a rispondere al ragazzo che da diversi anni aveva continuato a sfidarlo, apparve Adrian nel corridoio collegato all’altro lato della sala dei duelli.

Il cuore di Harry saltò un battito e il ragazzo iniziò a correre il più veloce possibile verso il vampiro.

“Adrian!” Lo chiamò con tutto il fiato che aveva in gola, ma questi proseguì senza fermarsi.  

“Adrian, aspetta!” chiamò ancora Harry, correndo il più possibile per raggiungerlo.

Per sua fortuna, il principe vampiro fu costretto a fermarsi per via di alcune guardie e Harry lo raggiunse, afferrandolo per una manica e costringendolo a guardarlo.

“Adrian! Ero preoccupato per te! Sentivo che avevi bisogno di me ma non potevo raggiungerti… sentivo che stavi male…” disse Harry con il fiatone e le lacrime agli occhi.

“Mi dispiace che tu abbia sentito quelle cose… ma ora sto meglio. Devo andare, mio padre mi ha affidato una missione importante, perciò non ho tempo da perdere…” cercò di liquidarlo il vampiro con voce distaccata.

“Cosa?!? Ma… Adrian, io…” cercò di dire il moretto, troppo stupito dalla freddezza dell’altro.

“Harry, ora devo andare, lasciami, non ho tempo per parlare con te!” disse, guardandolo con gli occhi blu che si tingevano di rosso.

Harry lasciò la presa sul braccio per lo stupore e il vampiro ne approfittò per fuggire.

Le grida di Harry intanto però avevano attirato altri vampiri, tra cui Alex e Valerian. Il secondo, degnando a malapena di uno sguardo il ragazzo, andò dietro al fratello, per assicurarsi che stesse bene e non avesse nuovamente perso il controllo.

Il primo, invece, si avvicinò ad Harry che guardava con occhi vacui il punto in cui poco prima c'erano quelli del suo amato, trasformatisi in quelli dell'essere che più lo terrorizzava al mondo.

Anche Voldemort e gli altri si avvicinarono e l'uomo, con aria piuttosto seria disse.

“A quanto pare il tuo vampiro ha deciso di combattere da solo… se non sarai in grado di seguirlo, anche contro la sua volontà, lui si farà uccidere… Ma ora… ora sei troppo debole per poter anche solo sperare di batterti al suo fianco…” poi fece per allontanarsi, mentre la maggior parte dei presenti gli lanciava occhiatacce e Alex rassicurava Harry.

“Sta tranquillo, tornerà sui suoi passi. Valerian, mio padre e io stesso ci parleremo e lui tornerà da te!” diceva, tenendo un braccio attorno alle spalle del Grifondoro, ma questi si ribellò riscuotendosi.

“Voldemort! Nonostante ciò che sto per dire, quando questa storia sarà finita farò di tutto per eliminarti; sappilo! Ma fino ad allora… avrò bisogno di un insegnante…” disse, guardandolo dritto negli occhi.

“Harry!” esclamarono in coro i suoi amici.

“Non puoi, Harry! È probabile che sia un trucco! Io e te sappiamo bene quanto possa essere pericoloso” disse Ginny, sperando di distoglierlo da quella follia.

Voldemort non disse nulla, ma lanciò una breve occhiata alla ragazzina, poi tornò a guardare Harry e annuì con un cenno del capo, accettando le parole del moretto.

Harry si girò a guardare la direzione in cui era sparito Adrian e giurò a se stesso che avrebbe fatto di tutto per cercare di salvarlo da quella situazione e non gli avrebbe permesso di lottare da solo.

Ora che l'aveva trovato, non l'avrebbe più lasciato andare.

 


 

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Capitolo 26
*** Capitolo 25 ***


NOTE DELL'AUTRICE: Salve a tutti!!!! Ecco qui un altro capitolo!!! Spero vi piaccia!!! Ringrazio tutti coloro che hanno letto il precedente e coloro che, dopo anni, ancora seguono la storia, come lunadistruggi, grazie, grazie grazie!!!! 
Un bacione
Cry


Capitolo 25


In alcuni momenti, Harry si pentiva di aver accettato l'offerta di Voldemort di allenarlo, soprattutto quando l'uomo decideva di fargli aumentare resistenza, velocità e riflessi usandolo come bersaglio mobile.

Fortunatamente, dopo solo un mese di allenamento intensivo era migliorato abbastanza da riuscire a schivare e/o deviare quasi tutti i colpi che puntavano verso di lui.

Voldemort fermò tutto quando uno degli incantesimi lama tagliente arrivò dritto dritto sul giovane, aprendogli diverse ferite più o meno profonde.

“Bene, bravo! Stavolta sei riuscito a non farti prendere nè dagli incantesimi di fuoco né da quelli mortali! Stai finalmente sfatando il mito che mi sei sfuggito solo grazie alla tua fortuna sfacciata!” Disse Tom, avvicinandosi a Harry, seduto accanto ad uno dei manichini-bersaglio e mettendosi ad usarlo.

“Sai inizio a pensare che tu mi abbia offerto lezioni private per potermi uccidere e dichiarare che è stato un incidente!” ribatté il ragazzo massaggiandosi con una pomata curativa dei lividi su una spalla.

Lord Voldemort sorrise sornione e gli lanciò un “Epismendo”.

“Chissà… Magari voglio solo torturarti un pochino!” fece con tono setoso, facendo rabbrividire Harry.

Quando l'altro usava i toni e i modi del Tom Riddle che aveva conosciuto, Harry si inquietava e aveva la sensazione che ci provasse con lui…

E la cosa lo spaventava alquanto.

Lo ignorò, finendo di spargere la pomata e si risistemò, venendo raggiunto dai suoi amici, Neville e Blaise, che avevano appena finito di allenarsi con uno dei vampiri.

“Ehi, Harry! Ho appena saputo che organizzeranno una festa per il nostro compleanno!” disse Neville con un sorriso a 32 denti.

Harry sorrise di rimando.

“Come va con l'allenamento, Potter? Sempre ridotto ad uno straccio, vedo!” chiese Blaise, osservando il suo aspetto con occhio critico.

Harry si scompigliò i capelli e ridacchiò.

“Beh… i vestiti non sono a prova di scontro, purtroppo… E quel maledetto si diverte a lanciarmi contro incantesimi esplosivi e di fuoco…” spiegò, rimettendosi la maglia pulita e lanciando un’occhiata storta al suo maestro.

Gli altri due risero e insieme i tre si allontanarono per andare in uno dei salottini dove incontrarsi con gli altri.

°°°

Si appoggiarono sui comodi divanetti, chiacchierando della festa in attesa dei loro amici.

“Ehi, ragazzi! Aveva sentito la novità? Vogliono organizzare una festa per voi!” esclamò Hermione entrando nel salottino sovraeccitata, senza neanche dare loro il tempo di dire nulla.

“Hermione, tesoro, dovresti dare loro il tempo di parlare, se sapevano di questa novità non avrebbero potuto fare nulla per dirtelo, visto che non hai dato loro il tempo!” disse da dietro le sue spalle, Draco, passandole un braccio attorno alla vita e dandole un bacio sulla guancia.

La ragazza arrossì a quelle parole e abbassò leggermente gli occhi.

Ron, appena accomodato sulla poltrona, alzò i suoi al cielo.

“Dai, Hermione! Lo sappiamo come sei fatta! Non ti devi preoccupare.” Le disse.

Hermione gli fece la linguaccia e gli altri scoppiarono a ridere.

Ginny recuperò fiato e domandò.

“Ragazze voi cosa volete indossare per la festa? Avete già in mente qualcosa?”

Pansy si portò una mano al mento, assumendo un'aria pensierosa.

“Io stavo pensando ad un abito lungo, in verde o in argento, ma ancora non so… Alexander mi ha assicurato che potremmo vedere tra gli abiti dei sarti di corte.” rispose alla fine.

Hermione invece aveva deciso di attendere di vedere se qualcosa attirava la sua attenzione.

“Altrimenti, ritirerò fuori il vestito del ballo del ceppo.” aggiunse pratica.

Pansy emise un suono indignato e Draco la guardò male.

Luna intervenne in quel momento nella discussione.

“Io probabilmente indosserò un amuleto per tenere lontani gli attacchi psichici dei vampiri…” disse a nessuno in particolare, giocando con una ciocca di capelli.

Quasi sovrappensiero si girò verso Harry.

“Semmai ne do uno anche a te…”

Il giovane spalancò gli occhi verdi e si rabbuiò per un instante.

“Luna!” la ripresero quasi in coro tutti gli altri, lasciandola stupita.

“Che cosa? Avete tutti dei Nargilli nelle orecchie che vi fanno parlare insieme?” domandò, inclinando il capo di lato, e facendo ridere Harry, che aveva superato il momento di tensione interiore.

“Grazie per il pensiero, Luna. Sarebbe davvero carino.” disse con un sorriso.

I ragazzi chiacchierarono ancora un po', passando ad altri argomenti, fino all'ora di cena, dove raggiunsero i loro insegnanti e gli studenti rimasti.

°°°

Il giorno della festa tanto attesa arrivò prima di quanto tutto si aspettassero.

Harry venne graziato dal suo insegnante che gli concesse il pomeriggio libero, per potersi riposare e preparare per la festa.

Tornato nella sua stanza, Harry decise di farsi un bagno per cercare di rilassare i muscoli tesi e indolenziti.

Ammollo nell'acqua calda, lasciò la mente vagare, chiedendosi se Adrian si sarebbe presentato alla festa o avrebbe trovato una scusa per non farlo.

Sin dall'ultima volta che si erano parlati, lui non si era più fatto vedere, sempre in missione o ad interrogare possibili spie.

Persino le poche volte che si erano incontrati nei corridoi, non gli aveva rivolto neanche una parola, e a malapena lo aveva salutato.

Harry aveva ogni volta ingoiato il magone di lacrime che gli si formava in gola e aveva tirato dritto per la sua strada ignorando le stilettate di dolore che sentiva al cuore.

Non sapeva cosa fare.  

Erano anime gemelle, ma sembrava che l'altro ora sopportasse appena la sua presenza, figurarsi se riuscivano a chiarirsi e stare nella stessa stanza per più di qualche secondo.

Gli occhi cominciarono a bruciare per le lacrime trattenute decise di lasciarle cadere, lavandole via immergendosi completamente.

Una volta finito di prepararsi, si guardò un'ultima volta allo specchio e cercò di domare il caos che erano i suoi capelli.

Sospirò, rinunciando immediatamente all'impresa.

Si guardò negli occhi e poi disse.

“Sei veramente elegante, Harry. Qualcuno potrebbe anche prenderti per una persona importante” si schernì.

La veste verde smeraldo bordata oro che indossava lo avvolgeva come una seconda pelle, mettendo in risalto la sua figura snella.

Pantaloni neri in pelle di drago e stivali della stessa fattura completavano il look.

Strisciò delle pieghe invisibili sulle maniche e uscì dalla sua stanza pronto ad affrontare gli invitati alla festa.

°°°

Venne accolto da un paggetto che gli chiese se doveva annunciarlo, ma Harry decise di aspettare Neville ed entrare insieme per dividere le attenzioni della folla che sentiva scalpitare dall'altro lato della porta.

“Pronto Harry?” gli chiese Neville, guardandolo sorridente.

“Sì certo, perché non dovrei?” ribattè sorridendo ironico. “Almeno questa volta dividerai con me la fama del grande e famoso Harry Potter.” aggiunse, facendo un teatrale gesto per passare un braccio attorno alle spalle di Neville, che arrossì di imbarazzo e ridacchiò.

“Sai, forse dovrei farti entrare da solo ed entrare dopo di te.” scherzò.

“Non provarci neanche, amico! Siamo in due su questa barca ed entrambi affronteremo la folla che ci attende con trepidazione!” continuò il giovane Harry.

“Oh, addirittura? Beh, allora non ho altra scelta che accompagnarti in questa impresa!” scherzò ancora Neville, abbracciando l'altro con un sorriso, poi tornò serio e mormorò dritto all'orecchio di Harry. “Qualunque cosa accada oggi, in qualsiasi modo si comporti Adrian, io sono con te, amico. Non devi affrontarlo da solo.” Harry si tese per un secondo, poi si rilassò alle parole dell'amico.

“Grazie, Neville. So di poter contare su di te.” disse con un sorriso.

Il ciambellano di corte li annunciò a tutti quanti, facendo girare tutti i presenti verso i festeggiati.

“Signore e signori, gli ospiti d'onore di questa festa! Il signor Harry Potter e il Signor Neville Paciock!” Tutta la sala trattenne il fiato guardando l’anima gemella del futuro re dei vampiri incedere con passo sicuro nel grande salone decorato.

Nonostante il nervosismo, Harry regalò a tutti, anche a coloro che non conosceva, un sorriso o qualche parola, facendo intenerire la maggior parte delle donne presenti.

Harry e Neville raggiunsero i loro amici che li riempirono di complimenti e auguri, venendo interrotti ogni tanto da altri presenti che si avvicinavano per fare gli auguri ai festeggiati.

Anche Adrian si avvicinò al gruppo.

“Buonasera a tutti! Neville, Harry, vi faccio i miei più sentiti auguri!” disse, chinando il capo leggermente e guardando Harry dritto negli occhi.

Quest'ultimo non rispose, annuì con uno scatto della testa e strinse i pugni, cercando di trattenere la frustrazione.

Ginny invece esplose.

“Come osi? Dopo come ti sei comportato non hai il diritto di venire qui e fare gli auguri a Harry come se niente fosse!” disse, poi venne bloccata da Neville, per evitare che attirasse troppe attenzioni.

“Ti ringrazio, principe.” fece Neville con voce gelida, mentre tutti gli altri guardarono il principe vampiro con occhi gelidi e omicidi.

Adrian recepì il messaggio e si congedò dal gruppo, scusandosi.

Harry però, a dispetto dal dolore e della sofferenza che aveva patito per colpa sua, voleva comunque provare a chiarire per l'ultima volta.

“Aspetta Adrian!” chiamò con voce bassa, non si sarebbe reso ridicolo gridando come un ossesso, non di nuovo.

Se il vampiro non avesse ascoltato come faceva di solito, non avrebbe più provato a parlargli, si sarebbe arreso.

Il vampiro, invece, si fermò e si girò verso di lui.

“Possiamo parlare?” gli domandò, mantenendo un tono di  voce normale, ma sapendo di avere una preghiera scritta negli occhi.

Il vampiro sospirò pesantemente e fece segno ad Harry di seguirlo.

Tutt’intorno a loro c’erano bisbigli e sussurri, mentre gli invitati si chiedevano di cosa dovessero parlare.

Arrivati in una stanza più riparata dove poter parlare in pace si sistemarono uno di fronte l’altro.

“Perchè?” chiese Harry dopo qualche istante di silenzio assoluto.

Adrian si tese leggermente, prima di nascondersi dietro una maschera d’indifferenza.

“Mi sono reso conto che sei troppo debole per essere la mia anima gemella, perciò è meglio che mi rimani lontano, sarai più al sicuro e non  rischierai di diventare un bersaglio al mio fianco!” disse gelido e indifferente.

L’altro strinse i pugni e ricacciò a forza le lacrime.

“Davvero? Allora dovrò migliorare ancora! Diventerò più forte e non sarò più un bersaglio! Non sarò più un peso!” ribatté cercando di mantenere la voce ferma.

“Se pensi di riuscirci…” mormorò con tono distaccato, per poi uscire dalla stanza.

Appena la porta si chiuse dietro le spalle dell’altro, Harry rilasciò un’ondata di magia che fece tremare tutta la stanza.

Sentiva che Adrian gli aveva detto quelle cose solo perché sperava di allontanarlo, ma lui non aveva alcuna intenzione di arrendersi.

Avrebbe continuato ad allenarsi e avrebbe lottato per quel legame che sentiva dentro.

Non poteva pensare di vivere senza di lui.

Ne aveva bisogno e sarebbe riuscito nel suo intento.

Risoluto nella sua decisione, uscì dalla stanza, per ritrovarsi faccia a faccia con un vampiro nemico che cercò di attaccarlo.

Parò con un incantesimo scudo e lo colpì con vari incantesimi in rapida successione, riuscendo a ferirlo.

Il vampiro cercò di afferrarlo per un braccio e limitare i suoi movimenti per poterlo mordere, ma Harry riuscì ad evitarlo.

Poi lo colpì con un incendio dritto negli occhi e il vampiro lo artigliò alla cieca, riuscendo a ferirlo ad una spalla.

Il mago prese la mira e lanciò un confrigo al centro del petto, facendolo esplodere.

“Maledetto! Piccolo mago, aspetta che ti prendo! Ti pentirai di avermi ferito! Mi vendi…” stava urlando intanto il vampiro, cercando di trovare Harry seguendo l’odore, bloccato dall’esplosione.

Harry si allontanò dal corpo ormai senza vita e corse verso il salone, dove trovò decine di vampiri impegnati a combattersi a vicenda e i suoi insegnanti e compagni che lottavano.

Raggiunse Ron, Hermione e Draco, che, dalla protezione fornita da un tavolo rovesciato, bombardarono gli avversari di incantesimi e fatture.

“State bene?” chiese Harry appena giunse al riparo.

“Noi si, altri un pò meno, nessuno si aspettava un attacco nel cuore del castello!” rispose Ron, squadrandolo da capo a piedi e fece per dire qualcosa, ma Hermione lo anticipò.

“Harry! Cosa ti è successo alla spalla?” chiese preoccupata, mettendosi a cercare di bendarlo e fermare la fuoriuscita di sangue.

“Ho incontrato un nemico mentre tornavo qui, ma non è nulla Hermione. E’ solo un graffio…” spiegò.

“Attenti! Bombarda Maxima” gridò Draco colpendo un vampiro che era arrivato alle loro spalle, ma non fece in tempo a prendere il secondo che affondò una mano artigliata poco sotto lo stomaco di Harry e le zanne nel suo collo.

Harry gridò e per allontanarlo rilasciò tutta l’energia che riuscì a radunare nonostante il dolore e lo stordì per un  tempo abbastanza lungo da permettere alle guardie del re, che ormai avevano fermato quasi tutti i nemici, di prenderlo ed eliminarlo.

“Harry!” gridò Hermione, cercando di tamponare le ferite e di tenere sveglio l’amico, per paura che potesse morire per via della perdita di sangue.

Diversi dottori e amici si avvicinarono di corsa per aiutarlo e uno di questi lo sollevò per portarlo in infermeria.

La notizia che era ferito e che era molto grave fece velocemente il giro del castello e Adrian desiderò poter andare da lui e chiedere di curarlo lui stesso.

“Fratello! E’ la tua anima gemella! Come puoi pensare ad interrogare i sopravvissuti per capire come sono entrati? Dovresti essere da Harry in questo momento! Ha bisogno di te!” lo riprese Alexander, cercando di spronarlo ad andare da Harry.

“No, fratello. Se anche andassi da lui non potrei fare nulla. Qui almeno posso rendermi utile in qualche modo…” provò a giustificarsi.

“Non importa! Non è qui che dovresti essere! Rischia di morire! Ti rendi conto? Potresti non rivederlo mai più e preferisci stare qui a fare gli interrogatori.” gridò, cercando di convincerlo in tutti i modi a fare la cosa giusta, ma Adrian scosse la testa.

Alexander guardò suo fratello maggiore come se non lo conoscesse.

“Sai, per tutta la vita ho difeso mio fratello, che veniva calunniato senza che la verità fosse scoperta. Ora invece non so come poter difendere l’estraneo che ho di fronte e che ha le sembianze di mio fratello…” disse e poi se ne andò, lasciando Adrian da solo con i suoi pensieri.

Ma l’altro sapeva di stare facendo la cosa giusta, uno dei vampiri di suo zio aveva un messaggio per lui.

Suo zio voleva sfidarlo a duello, come avevano fatto tanti anni prima, solo che questa volta Adrian aveva un compagno e poteva essere più vulnerabile.

Non poteva rischiare che Harry lo seguisse e venisse ferito.

L’unico modo che aveva di proteggerlo era andare da suo zio da solo e vincere di nuovo.

Strinse i pugni fino a farsi sanguinare le mani per la frustrazione, doveva prepararsi a passare da Harry per sapere se si sarebbe rimesso presto.

°°°

Intanto i dottori stavano cercando di curare le ferite di Harry, ma a parte aver rallentato la perdita di sangue, non riuscivano a far chiudere le ferite.

La cosa più preoccupante poi era che il livello magico del giovane si stava abbassando sempre di più e se non riuscivano a fare qualcosa in fretta rischiavano di perderlo.

Il principe entrò proprio mentre uno dei dottori stava facendo l’ennesimo tentativo di suturare lo squarcio nella pancia di Harry e rimase sconvolto da quella vista.

Si portò all’istante accanto a Harry e gli prese la mano, tentando di raggiungere il loro legame per spingerlo a guarire.

La magia di Harry all’inizio si nascose, istintivamente, allontanandosi da quell’energia che sapeva essere familiare, ma anche portatrice di dolore.

Adrian avvolse il nucleo con la sua energia, trasmettendogli tutto il suo amore e questo si aprì, facendo reagire la magia di Harry con quella del dottore per attivare la guarigione accelerata e permettere alle ferite di rimarginarsi.

Il dottore uscì dalla trance abbastanza a lungo per commentare.

“Se non fosse arrivato, credo che non ci sarebbe stato altro da fare che arrendersi… Il suo nucleo e la sua magia non ha fatto altro che cercare di respingere la mia e quella dei miei colleghi.” Adrian lo guardò stupito e preoccupato insieme.

“Non mi sembrava fosse stato colpito da qualche incantesimo…” mormorò.

“Non lo è stato, infatti. Ma il suo comportamento freddo e distaccato degli ultimi tempi può aver provocato una reazione nei suoi cicli magici che l’hanno spinto a nascondersi e rifiutare tutto, Signore.” ribatté sfacciatamente, senza neanche guardarlo.

Il principe alzò un sopracciglio di fronte a quel comportamento irrispettoso, ma non commentò, sapendo che il dottore probabilmente aveva ragione.

Era colpa sua se Harry aveva reagito a quel modo.

Adrian strinse un’ultima volta la mano di Harry e gli posò un bacio leggero sulle labbra, sussurrando con un filo di voce.

“Spero che un giorno potrai perdonarmi, amore mio!” e gli lasciò arrotolato al polso un ciondolo che aveva avuto molti anni addietro con il suo stesso sangue, che lo avrebbe protetto in futuro dagli attacchi fisici e psichici.

Sperava che, se anche lui avesse fallito e suo zio avesse vinto, quel ciondolo lo avrebbe protetto dalla sua vendetta.

Lo guardò malinconico per qualche altro secondo, prima di alzarsi e lasciare nella mano di Harry un piccolo scritto e andare alla ricerca di suo fratello Valerian, che sapeva non avrebbe obiettato sull’assenza di Harry.

°°°

“No! Adrian! E’ troppo pericoloso! Senza la tua anima gemella sarai più debole! Non puoi pensare di affrontarlo così e sperare di vincere!” disse Valerian dopo che suo fratello gli finì di spiegare la situazione.

“Valerian, Harry è ferito e io non penso sia in grado di sostenere uno scontro con nostro zio!” cercò di farlo ragionare l’altro.

“Io stesso fino a poco tempo fa ti avrei detto la stessa cosa. Ma tu ora lo stai sottovalutando. Capisco il tuo desiderio di proteggerlo, ma così lo condanni ad una vita di solitudine se tu muori.” ribatté, spiazzando Adrian, che però mantenne la sua posizione.

“Harry ora è ferito e non potrebbe comunque venire… Non perderò contro nostro zio, sta tranquillo!” disse. “Ora andiamo!” aggiunse incamminandosi.

Pochi passi dopo si girò verso suo fratello, ancora immobile a guardarlo serio e continuò.

“A meno che tu non preferisca che chieda a qualcun altro…”

“No! Ma sono pienamente convinto che te ne pentirai a voler fare tutto da solo!” esclamò l’altro, avviandosi e superandolo.

Nel mentre inviò un messaggio psichico a Harry sul luogo del duello, cosicché quando si fosse svegliato sarebbe stato in grado di trovarli.

°°°

Harry spalancò gli occhi svegliandosi di soprassalto quando sentì una presenza nella sua mente lasciare delle coordinate e l’immagine di una radura.

Si sollevò a sedere, facendo una smorfia di dolore per via della ferita quasi del tutto guarita e mormorò “Adrian!”.



 

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Capitolo 27
*** Capitolo 26 ***


NOTE DELL'AUTRICE: Salve a tutti!!! Eccomi tornata con un altro capitolo, il penultimo, dopo quello che mi è sembrato un secolo... ringrazio tutti coloro che hanno letto, recensito e messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate!!!! Un bacione a tutti
Cry 




Capitolo 26 
 
Il suo cuore batteva all’impazzata e, stringendo i pugni, strinse la mano attorno ad un pezzo di pergamena che qualcuno gli aveva messo in mano. 
Lo aprì e distese per poter leggere cosa c’era scritto. 
-Harry, perdonami se puoi per il comportamento che ho tenuto nei tuoi confronti, ma volevo proteggerti, da mio zio, dai miei nemici, da me stesso…  Da quando mi sono ripreso da quelle ferite grazie al tuo sangue, non sono più riuscito a controllare i miei impulsi. Ho temuto più volte che avrei perso completamente il controllo e ti avrei attaccato come uno di quei vampiri che stiamo combattendo. Ma non preoccuparti, porrò fine definitivamente a questa guerra. 
Non farò lo stesso sbaglio dell’ultima volta, mi assicurerò che mio zio muoia e rimanga tale. 
Per sempre. 
Sappi solo che non potrei sopportare di essere la causa della tua morte, quindi farò di tutto per eliminare almeno un pericolo dalla tua vita. 
Quando tornerò, staremo insieme, te lo prometto! 
Fino ad allora spero che tu mi possa perdonare. 
Tuo per sempre, Adrian -. 
Harry sbatté le palpebre per far sparire le lacrime che gli offuscavano la vista e strinse di nuovo il biglietto nel pugno. 
Se Adrian davvero pensava che lo avrebbe lasciato a combattere da solo non aveva capito nulla. 
Prendendo un respiro profondo, serrò i denti e si alzò, poggiando i piedi a terra. 
Le gambe gli cedettero prima ancora che riuscisse a fare un solo passo. 
Ricadde seduto sul letto e si aggrappò alla testiera, cercando di convincere le sue gambe a collaborare. 
Si portò al bordo del letto e riprovò, facendo forza sul braccio non ferito per tirarsi su e non gravare troppo sulle gambe che sembravano come intorpidite. 
Con estrema difficoltà riuscì a raggiungere la porta dell’infermeria, usando le testate dei letti come appoggio, finché non arrivò alla porta, dove si aggrappò alla maniglia per non cadere. 
“Devo raggiungerlo prima che sia tardi! Devo assolutamente farcela!” mormorò tra sé per darsi coraggio e la forza per andare avanti nonostante il suo corpo lo tradisse.
Proprio in quel momento, la porta si aprì, costringendolo a spostarsi sull’altro lato. 
Harry guardò la luce che entrava dal corridoio speranzoso. 
Quando Alex entrò nell’infermeria, festeggiò interiormente. 
Lui avrebbe tranquillamente potuto portarlo da Adrian. 
Il vampiro si bloccò sull’uscio, osservando con occhi sgranati il ragazzino umano, che a detta dei dottori avrebbe dormito ancora per diversi giorni per recuperare le forze, in piedi davanti a lui che lo guardava con un sorriso un po’ sofferente. 
“Harry? Dovresti riposare! I dottori dicono che hai bisogno di riprendere le tue energie!” esclamò, avvicinandosi al giovane per portarlo di nuovo a letto. 
“No! Alex! Devo andare da Adrian! E tu devi aiutarmi!” ribatté l’altro con un grido, facendo un passo indietro per evitare la presa del vampiro. 
Questi lo guardò confuso. 
“Adrian si sta occupando degli interrogatori, non c’è fretta di andare da lui. Potrai farlo quando…” 
“No! Non capisci! Lui non è più al castello! Ora si trova in una radura, da qualche parte in una foresta con alberi morti vicino ad una piccola cascata di acqua putrida e melmosa! E io devo aiutarlo prima che inizi a combattere contro… Ah!” lo interruppe Harry parlando velocemente, con la sensazione che non ci fosse più tempo per le chiacchiere. 
Infatti, non riuscì a finire di parlare che avvertì una fitta alla coscia destra, che cedette sotto al suo peso. 
“Harry! Harry! Maledizione! Quel testone di mio fratello starà cercando di vincere un duello contro nostro zio! E da solo, per giunta! Maledizione!” Imprecò preoccupato l’altro; aveva capito che Adrian doveva essere stato contattato dallo zio e il duello tra i due doveva essere iniziato, visto come aveva reagito Harry. 
Doveva portarlo subito da Adrian, prima che fosse troppo tardi e Adrian si facesse ammazzare. 
“Devo andare da Adrian… Io devo… devo raggiungerlo!” stava mormorando Harry, i muscoli tesi per il dolore mentre cercava di muoversi per potersi recare dal suo compagno. 
Alex lo prese per un braccio e lo sorresse mentre lo portava verso l’uscita del castello. 
Davanti alla porta li accolse un Tom Riddle in attesa. 
“Iniziavo a chiedermi quanto ci avreste messo per arrivare, visto che gli altri due sono andati via già da circa mezz’ora…” disse il mago, giocando con la bacchetta. 
Alex lo guardò sospettoso per un secondo, poi Harry lanciò un altro grido di dolore e si accasciò interamente addosso a lui, completamente senza forze per il dolore delle ferite di Adrian e le sue, appena guarite. 
Tom lo guardò per un attimo preoccupato, poi si girò verso la porta e disse. 
“Sarà meglio andare!”
 
°°°A
 
Il luogo designato per il duello era lo stesso dove tanti anni prima si erano già scontrati.
“Che cosa diavolo è successo a questo posto?” domandò Valerian, guardandosi intorno e non riconoscendo la piccola radura che aveva visitato spesso con il vampiro che dovevano eliminare.
L’erba verde, i fiori colorati, le piante rigogliose, gli alberi frondosi, l’acqua limpida, avevano lasciato il posto ad erbacce e edera velenosa, alberi morti e spogli e acqua melmosa e putrida. Il piccolo angolo di paradiso era morto.
“Lo scontro tra me e nostro zio ha causato la morte di tutta la natura circostante… Il fatto che abbia scelto di nuovo questo luogo però mi sorprende…” rispose Adrian.
“Per via della sua capacità di assorbire l’energia di ciò che lo circonda?” indovinò Valerian. L’altro annuì.
D’altronde era stato proprio quella capacità dello zio a ridurre così quel luogo.
Per quale motivo avesse deciso di rinunciare ad un vantaggio simile gli era incomprensibile. “Ma io, caro nipote, non ho rinunciato a nessun vantaggio… Anzi. Permettetemi di presentarvi il mio asso nella manica: Cameron; la mia anima gemella!” intervenne il vampiro, posizionandosi davanti ai due con un giovane a fianco e due vampiri dietro.
“Niente male come trucchetto, zio.” fece sarcastico Valerian.
Questi ridacchiò.
“E non ti ho ancora mostrato nulla, nipote.” ribatté , preparandosi.
“Questa volta non ti permetterò di sopravvivere! Mi assicurerò di farti a pezzi!” giurò Adrian, estraendo una spada dal fodero dietro la schiena.
Suo zio gli dedicò un sorriso sghembo e muovendosi velocissimo, cercò di trafiggerlo con un pugnale in argento puro.
Adrian parò il colpo ma non riuscì a evitare quello diretto alla sua coscia, sferrato dall’uomo, di cui si accorse troppo tardi.
Cercò di restituire il favore, ma prima di riuscirci si ritrovò bersagliato da colpi da entrambi e quelli dell’uomo non era in grado di percepirli, come se lui non fosse lì.
Perciò non era in grado di rispondere in maniera efficace e la ferita alla coscia non aiutava.
Sfruttò i suoi poteri al massimo e riuscì a creare un’illusione nella mente di suo zio e dell’uomo, ma nonostante le ferite che riescì a fare ad un braccio, al fianco sinistro e alla spalla, non riuscì comunque a rimanere in vantaggio.
 
°°° H
 
Tom Riddle e Alexander tenevano su Harry mentre raggiungevano la radura dove il duello stava avendo luogo. Ogni tanto erano costretti a fermarsi per qualche istante per far riprendere fiato ad Harry, che continuava ad avvertire gli effetti delle ferite di Adrian e aveva inconsciamente cominciato a trasferire su di sé le ferite dell’altro, per dargli la possibilità di continuare a combattere fino al loro arrivo. Ma Adrian non sembrava accorgersene ancora, visto che continuava a venire ferito, o forse nell’ipotesi peggiore, il loro zio era diventato così forte da riuscire a ridurre Adrian, il principe ereditario, il più forte vampiro tra le loro fila, ad  una specie di puntaspilli vivente.
“Ah!” Harry lanciò un altro grido, tenendosi la spalla e staccandosi dai due che lo sorreggevano.
Entrambe le mani gli tremavano, mentre cercava di tamponare la spalla destra, che aveva una ferita da pugnale che lo trapassava da parte a parte.
Alexander si guardò intorno e notò che ormai erano arrivati, anche se, stranamente non riusciva a sentire nulla della battaglia in corso.
Tom intanto, provò a suturare la ferita, con scarsi risultati.
Epismendo! Tergeo! Brachium Emendo!
“Riddle! Continuerai più tardi, dobbiamo portarlo più vicino ad Adrian così saremmo in grado di guarirlo meglio. La radura dello scontro è quella!” disse il vampiro, tirando Harry in piedi per il braccio buono e afferrandolo per la vita.
“Sei sicuro? Con tutto il sangue che ha perso, rischia di non farcela, se ti sbagli.” disse il mago.
“Si, ne sono…” iniziò Alexander.
“Ce la faccio! E posso sentire che Adrian è vicino…” intervenne Harry con un filo di voce e una smorfia di dolore. “E ha bisogno di me!” aggiunse, prima che potessero ribattere.
Mal volentieri, Tom accettò di continuare a spostarsi e quello che l’accolse nella radura fu uno spettacolo da film horror.
Adrian era semisvenuto per tutte le ferite riportare, tenuto per il collo dal vampiro dagli occhi rossi e pugnalato al cuore da un giovane poco più grande di Harry.
I due vampiri che li avevano accompagnati intanto avevano ghigni soddisfatti stampati in faccia.
Valerian, con i pugni stretti cercava di trattenere le emozioni e l’istinto di andare in aiuto del fratello.
Gli occhi di Harry  si spalancarono orripilati e gridò, staccandosi dalla presa di Alex e avviandosi verso Adrian.
“Adrian! Adrian!” Sia il vampiro che il ragazzo lo guardarono avvicinarsi a passo stentato, anche se veloce e quest’ultimo gli si parò davanti per impedirgli di interferire.
Harry in preda alla rabbia lo scaraventò a terra con un’onda d’urto della sua magia traghettato da un pugno in pieno viso.
Adrian, sentendo Harry, cercò di liberarsi dalla presa di suo zio.
“Oh, che carino! Guarda, nipote, è arrivato il tuo principe azzurro per salvarti… Peccato che durerà poco.” lo prese in giro, prima di materializzare una spada e inchiodare il nipote al suolo con essa. “Ora starai qui buono buono, mentre io mi occupo del tuo compagno!” aggiunse, con un sorriso diabolico.
Con uno scatto fulmineo arrivò da Harry e lo afferrò per il collo, in una replica della presa su Adrian, mentre quest’ultimo gridava con tutto il fiato che aveva in corpo.
“HARRY! NO! NON TI AZZARDARE A TOCCARLO! LASCIALO STARE!”
Provava ad estrarre la spada che aveva piantata in petto, ma nonostante i suoi sforzi non riusciva a spostarla di un millimetro.
“Adr… ian…” mormorò Harry con la voce strozzata, cercando debolmente di liberarsi dalla presa del vampiro.
“Non penserai davvero di potermi sfuggire, vero, ragazzino?” domandò questi, scoprendo i denti aguzzi, e preparandosi a mordere il Grifondoro.
Quest’ultimo strinse una mano attorno alla sua, nel tentativo di aiutarsi a respirare un minimo d’aria. Non poté evitare che il vampiro gli afferrasse i capelli per tirargli indietro la testa e scoprire la base del collo, dove poter affondare i canini. Per sua fortuna, insieme ad alcune delle ferite di Adrian, aveva assorbito una piccola dose di veleno per vampiri e quando lo zio attaccò, fu costretto a tirarsi via dopo pochissimi secondi, sentendo in bocca il sapore del veleno.
“Maledetto! Lo hai fatto apposta! Ti farò a pezzi!” gridò per la rabbia, lanciandolo come un bambolotto verso il punto in cui era Adrian.
Il tonfo che produsse, fece urlare nuovamente Adrian e i tre spettatori dovettero fermarsi a vicenda per non interferire nel duello.
“HARRY! Harry! Harry, ti prego, rispondimi! Harry! Giuro che appena mi libero da qui te la faccio pagare molto cara zio!” gridò, facendo forza con le braccia per tirare via la spada e riuscendo a farla spostare a sufficienza da permettergli di spostarsi e avvicinarsi strisciando fino ad Harry, rannicchiato per il dolore.
“Harry…!” mormorò, stringendo i denti per la sofferenza provocata dalla spada.
La sollevò quel tanto da poter raggiungere Harry e afferrargli la mano.
“Adrian…” mormorò debolmente con un filo di voce.
“Sh… non parlare, va tutto bene. Ora siamo insieme e andrà tutto bene, te lo prometto.”
Harry strinse la mano con cui Adrian teneva la sua, e con movimenti lentissimi e agonizzanti, si spostò verso di lui, cercando di aiutarlo.
Lo zio li guardò e fece una smorfia disgustata.
“Siete veramente patetici! Adrian, il grande salvatore, il principe che ha sconfitto il mostro… ora striscia ai piedi di quello stesso mostro insieme al suo compagno in fin di vita. Pronto a vederlo morire, nipote?” domandò, afferrando di nuovo Harry e costringendo Adrian a lasciargli la mano per non ferirlo.
Lo zio estrasse un pugnale da un fodero nascosto nello stivale destro e, sollevato il Grifondoro per i capelli, passò la lama sul collo, aprendo una linea rossa che iniziò a buttare fuori sangue.
“Harry! No! Harry!” iniziò a gridare Adrian, caricando di magia le mani per poter distruggere la spada, venendo bloccato dal ragazzino compagno di suo zio che assorbì tutta l’energia e lo lasciò privo di forze.
Forze che ritornarono immediatamente quando alcune gocce del sangue di Harry si posarono sulle sue labbra.
I suoi occhi brillarono di rosso per un secondo per poi tornare normali.
Afferrò una gamba del compagno dello zio e lo fece cadere contro la spada, costringendo lo zio ad intervenire prima che ci si ferisse.
Harry cadde a terra con un tonfo e un gemito gorgogliante e Adrian lasciò il ragazzo appena la spada venne estratta.
In un lampo prese Harry e si allontanò pochi metri.
“Harry!” lo chiamò mentre controllava la ferita alla gola.
Rimase stupito di trovarla già quasi guarita, insieme a molte altre che riconosce come sue. “Be...vi” gorgogliò il Grifondoro.
Adrian stava per rifiutare, ancora preoccupato di poter perdere il controllo, ma si bloccò.
Prese la mano di Harry e se la portò alle labbra.
Morse delicatamente il polso e succhiò il sangue di cui aveva bisogno per guarire il più velocemente possibile.
Richiuse la ferita e si fece un piccolo taglio sul palmo e la portò sulla bocca di Harry.
“Ora tocca a te, piccolo.”
Il Grifondoro lo guardò per un secondo, lasciando che le gocce di sangue cadessero sulle sue labbra chiuse; le sorbì poi con la punta della lingua, sotto lo sguardo attento del vampiro.
“Adrian…” provò a dire piano.
“Non ora, Harry. Mi dispiace tantissimo per quello che è successo, ma ora è necessario mettere fine a questa storia.” lo bloccò in partenza, posandogli un dito sulle labbra.
“Ah davvero? Credi che sarà così facile nipote? Nonostante la vostra scenetta commovente, non potrete battermi. Non ne sei stato in grado prima e non lo sarai nemmeno ora che è giunta in tuo soccorso la tua anima gemella!” ribatté lo zio, che aveva aiutato la sua anima gemella a riprendersi.
Si posizionarono davanti alla coppia e si prepararono per attaccare nuovamente.
Gli occhi di Harry brillavano come la maledizione che uccide mentre prendeva la bacchetta e si preparava al contrattacco.
Il ragazzo che aveva davanti ghignò malignamente e lo derise.
“Pensi che quella bacchetta possa salvarti, moccioso? Non sai fare le magie da grandi?” per poi far partire dalla sua mano un raggio di luce viola scuro, che Harry evitò senza problemi, nonostante Adrian si fosse paralizzato per un istante.
“Saper schivare non lo salverà!” lo avvertì lo zio, attaccandolo alle spalle, riportando l’attenzione di Adrian sul loro duello a colpi di spada e pugnale.
Ogni stoccata e parata faceva stridere e schioccare le lame, generando scintille nella maggior parte dei casi.
Harry, proprio in quel momento, lanciò contro l’avversario uno schiantesimo abbastanza potente da farlo volare per qualche metro e arrivare dentro l’acqua.
Subito dopo lanciò un “Glacius” per farla congelare e bloccarlo lì per un po’, ma il tipo riuscì ad uscire e bombardare Harry di incantesimi lamataglienti.
Harry ne schivò alcuni e evocò uno scudo attorno a sé per proteggersi dagli altri e replicò con una rapida successione di incendio, expelliarmus e  stupeficium.
Andò a segno con un paio di incendio e l’altro rispose con dei bombarda senza bacchetta e raggi colorati che Harry si premurò di schivare.
Intanto Adrian parava e attaccava e schivava, riuscendo a ferire molte volte suo zio, tanto da riuscire a costringerlo in ginocchio incapace di muovere una gamba.
Harry si avvicinò ad Adrian e gli fece segno di lanciargli il pugnale, visto che il tipo con cui combatteva ne aveva materializzato uno dal nulla.
Adrian lo guardò incerto per un secondo, poi gli lanciò la lama, che il Grifondoro afferrò senza problemi.
Si avvicinò all’altro mago per poterlo colpire con un fendente, ma questi lo evitò, ferendo lui al braccio della bacchetta.
I vampiri costretti a fare da spettatori osservavano con molta attenzione lo svolgersi del duello, Valerian e Alexander trattennero il respiro quando videro la bacchetta volare via dalla sua mano, non più in grado di tenerla saldamente, mentre Voldemort ridacchiava sotto i baffi.
Harry fece un’espressione preoccupata nel vedere la sua bacchetta cadergli dalla mano, che non gli sembrava più in grado di stringere nulla.
“Allora, moccioso? Cosa si prova a sapere che presto tutto finirà? E davanti agli occhi del tuo amato vampiro!” domandò quello, preparandosi a lanciargli contro un incantesimo, probabilmente mortale.
Harry attese fino a che non vide la luce verde smeraldo come i suoi occhi partire dalla sua mano, poi, proprio mentre il giovane mago diceva “Addio!” gli si smaterializzò alle spalle e rispose. “Addio!” dritto nelle sue orecchie, ma abbastanza ad alta voce da attirare l’attenzione dei due vampiri impegnati in uno scontro senza esclusione di colpi.
Harry strinse la presa sul pugnale e lo affondò dritto dentro al cuore del giovane, facendolo gridare dal dolore.
“Luc! Aiuta…temi!” prima di sentire il suo cuore fermarsi del tutto e cadere pesantemente a terra.
Lo zio di Adrian crollò a terra, venendo colpito dal fendente del nipote in pieno petto, in cui si era già aperta una brutta ferita dove era stato colpito il suo compagno.
Le forze lo abbandonarono e si ritrovò a guardare dal basso la coppia davanti a lui; provò invidia per loro, per un istante desiderò avere quello che avevano loro, poi cominciò a ridere istericamente, sputando sangue.
“Credi davvero di potermi battere definitivamente nipote? io appartengo a questo mondo e troverò il modo di tornare anche se mi uccidi! non importa quante volte, continuerò a tornare e ucciderò il tuo prezioso compa…” disse, venendo interrotto da Adrian che gli tagliò la testa con un fendente.
Il sangue spruzzò dalla ferita, colpendo Harry che gli era andato vicino.
Adrian lasciò la presa sulla spada per poter affondare la mano nel petto di suo zio e strappargli il cuore.
Lo schiacciò con le mani e lo gettò via.
Infine, si girò a guardare Harry.
“Se non fossi arrivato tu…” iniziò il vampiro.
“Ho ucciso… ho ucciso quel ragazzo… io… l’ho ucciso… sono un… un assassino…” fece invece Harry con voce tremolante.
Adrian lo abbracciò stretto.
“Oh Harry! No… non sei un assassino! Stavi solo cercando di difenderti… ti avrebbe ucciso se glielo avessi permesso e con te sarei morto anche io… non hai fatto nulla di male!” gli disse, posando un bacio sui suoi capelli e facendo movimenti circolari sulla sua schiena, cercando di calmarlo.
Harry si abbandonò ad un pianto disperato, sopraffatto dalle emozioni.
“Mi dispiace per come mi sono comportato e ciò che è successo… stavo cercando di proteggerti… e ho incasinato tutto… è stata tutta colpa mia…” continuò, stringendolo più forte e trascinandolo con sé a terra.
“Adrian…” mormorò Harry tra le lacrime.
Entrambi sentivano che le forze, che erano sembrate infinite fino a poco prima, ora li stavano abbandonando.
Adrian si accasciò al suolo e permise al buio di prenderlo, tenendo Harry stretto a sé, anche lui privo di sensi.
Tom, dal punto in cui i principi si stavano occupando dei seguaci dello zio, lanciò un incantesimo sui due, per portarli al sicuro nel palazzo, mentre gli altri ponevano fine alla ribellione.

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