Nove anni e cinquantuno settimane

di _Luna_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitan Jack Sparrow ***
Capitolo 2: *** Visita di cortesia ***
Capitolo 3: *** Fantasmi dal passato ***
Capitolo 4: *** Barbetta lurida e accordi simpatici ***
Capitolo 5: *** Disputa tra amici ***
Capitolo 6: *** Mancanza di fantasia ***
Capitolo 7: *** Occhi piantati sull'orizzonte ***
Capitolo 8: *** Schiocco di dita ***
Capitolo 9: *** Oppure no ***
Capitolo 10: *** Sdolcinatezze e piani d'azione ***
Capitolo 11: *** Storie di fantasmi ***
Capitolo 12: *** Specchi ***



Capitolo 1
*** Capitan Jack Sparrow ***


La collina stepposa era sferzata dal vento fastidioso di settembre e agitava l’erba come il mare in tempesta. Come una bestia pronta ad attaccare, il mare ritraeva e faceva avanzare le sue onde gelide sulla spiaggia deserta. Non c’era quasi mai nessuno e con l’avvicinarsi dell’inverno mai un’anima viva attraccava lì.
Ma sulla collina sovrastante un’anima inquieta era seduta ad osservare la distesa feroce del mare. La osservava attentamente con gli occhi scuri, anche se sapeva bene che nessuna nave si sarebbe fermata per far scendere una scialuppa. Era troppo presto. Ma le piaceva ugualmente andare lì appena aveva un attimo libero, appena suo figlio smetteva di fare i capricci o la sua cameriera la pregava di andare a Londra per tornare alla civiltà e andarsene da quel paesino sperduto nei Caraibi che aveva scelto come residenza. Ma lei comandava ed era stata irremovibile.
Non le importava che qualche volta Mery si lamentasse più del dovuto o che Charles, il maggiordomo, sparlasse di lei e di suo figlio. Niente di tutto ciò la riguardava. Si sistemò dietro i capelli scompigliati dal vento e appoggiò la testa sulle ginocchia. Più volte James le aveva chiesto dove andava sempre ma lei era stata elusiva, forse anche troppo egoista, però era un luogo suo. Suo e di Will. Avrebbe portato suo figlio James lì solo quando finalmente la nave stregata avrebbe riportato suo marito da lei.
Era stato così difficile allevare un figlio in quegli anni, lunghi anni. Non si preoccupava delle chiacchiere delle comari del paesino, ma di come avrebbe potuto spiegare a James l’esistenza di una nave stregata, l’esistenza di pirati nobili ma soprattutto l’assenza di suo padre. No, un bambino di quasi dieci anni non poteva sopportare tutto questo.
Una strana presenza la riscosse dai suoi cupi e ripetitivi pensieri: un uomo dalla camminata strana e poco sicura stava avanzando sulla spiaggia e si dirigeva proprio sulla collina dov’era seduta.
Aguzzò la vista, anche se già non aveva dubbi su chi fosse. Quella camminata da ubriaco, il fedele cappello sulla testa e un’aria sarcastica e saccente sul volto. L’aveva riconosciuto ma stentava a crederci.
Si fece forza e disse « Che cosa ci fai qui? Ti credevo in giro a rubare navi o a salvare donzelle dall’affogare » Un sorriso ironico gli arricciò le belle labbra ma non rispose. Lei allora non si trattenne dal domandare dove fossero finiti tutti quelli della ciurma « Gibbs? Pintel? Ragetti? Cotton? Dove sono? Niente tesori maledetti stavolta? »
« Beth » si schiarì la voce per enfatizzare sul nomignolo « è così che si saluta un vecchio amico? »
Inarcò un sopracciglio e replicò  « Che non si fa sentire da diec’anni? Ma forse è stato meglio così, attiri guai come il rum attira pirati »
« Ne avresti un po’? Ho anche un certo languorino e una bottiglia di…»
« No, non ne ho. Lo sai che è un'ignobile bevanda che muta anche il più rispettabile degli uomini in un perfetto furfante » Lui abbozzò un sorrisetto
« Già, meglio bruciarlo, non credi? Avanti, Liz, offrimi almeno un tozzo di pane! Una Lady non lascerebbe un uomo a morire di fame! »
Toccò a lei, ironizzare « Ma un Pirata Nobile si » alla fine, la curiosità di sapere che fine avessero fatto gli altri e il suo sangue avventuroso ebbero la meglio « Avanti… vieni, vediamo di rimediare qualcosa per un pirata affamato » Fece l’occhiolino e i due si avviarono verso la villetta di lei, poco distante da dove si trovavano « Dimmi qualcosa degli altri… che fine hanno fatto? »
« Sai, razzia qua, ruba di là… solite cose » Il suo tono di voce preoccuparono non poco Elizabeth che però inizialmente non indagò oltre, ma lo lasciò continuare « E tu, Liz? » Gli mise una mano sul petto e disse « Se vuoi che ti sfami, smettila con i vezzeggiativi e chiamami con il mio nome »
Riprese quindi a parlare, evitandola di chiamare in qualsiasi nome « Per uno sventurato errore di Gibbs, la Perla è caduta nuovamente nelle mani di Barbossa e… io mi ritrovo a vagare… ma con le carte che mi ha gentilmente lasciato » Era ben chiaro che Barbossa non gli aveva affatto lasciato le carte e si era impadronito della nave ma lei non indagò nemmeno su quello. « E dove sei andato? Così appiedato? » Non aveva intenzione di prenderlo in giro, ma di stuzzicarlo amichevolmente, forse troppo sorpresa e nervosa di trovarlo lì. « Bhè! Mi sono potuto dedicare alle mie amate pulzelle, tesoro! Sai… quando manco troppo iniziano a litigare, ed è una brutta cosa…si, si! » si arricciò i baffi sempre uguali e si sistemò il cappello « Ma sai, poi il mare mi ha richiamato e ho dovuto dare una lezione a Barbossa… e per un altro errore di Gibbs non sono riuscito a prendermi la Perla! »
« Purtroppo non puoi più barattare un Turner con la Perla, capitano. Mi spiace » Non sapeva per quale motivo, ma voleva tenere James a distanza da lui. Anzi, avrebbe preferito non dirigersi a casa sua, ma non poteva nemmeno lasciarlo lì a morire di fame e di sete davvero. Fortunatamente però, James intorno a quell’ora era in camera sua a studiare con Charles, sarebbero entrati tranquillamente in cucina. Dopo altri dieci minuti di cammino, la casa di Elizabeth si mostrò in tutta la sua bellezza. Una costruzione antica e ben fatta, semplice sotto un certo aspetto ma ricca e grande. « Mmm, ti mantieni sempre bene, eh? » Non ebbero bisogno di bussare perché la cameriera li aveva visti arrivare e fece un inchino, soffermandosi sul nuovo arrivato « Devo preparare una camera…signora? »
« No, Mery, non si trattiene »
« Chi è, mamma? » la voce limpida e poco infantile di James risuonò dalle scale e subito il bambino apparve con un sincero sorriso sulla faccia « E’… ? » Elizabeth scosse la testa, un po’ irritata « No. Non è lui…vai a studiare »
Ma l’uomo appena entrato, strinse la mano al bambino appena sceso e poi seguì la cameriera in cucina. « Allora, chi è? » insistette James, tirando la madre per una manica. Sbuffando, la madre rispose « E’ Jack Sparrow. Capitan Jack Sparrow »


Nota: Questo è il primo capitolo e la prima fanfiction che scrivo su questa fantastica storia. Per me è molto importante che mi scriviate cosa ne pensate! E' ambientata dopo il terzo SENZA tener conto del quarto che a parer mio è inguardabile! Aspetto tanti commenti ;)

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Capitolo 2
*** Visita di cortesia ***


Elizabeth, in silenzio, passava in rassegna Jack che intanto si stava trangugiando un’intera bottiglia di buon vino inglese, lamentandosi che sarebbe stato meglio del rum. Non era molto cambiato in quei dieci anni passati a tentare di riprendersi la Perla: la stessa bandana rossa gli ornava la testa e l’immancabile cappello era posato accanto a lui; la spada l’aveva tolta e dondolava leggermente appesa alla sedia, portava anche la pistola alla cintola, chissà quanti colpi aveva ancora. Aveva una nuova strana cicatrice sulla guancia che si stava però rimarginando a forma di mezza luna. Per il resto, era il solito vecchio e pimpante Jack. Quando finalmente finì di bere il vino, si rivolse alla donna. « Allora! Questo piccolino deve essere…»
« James. Solo James » Il bambino, che fino ad allora era rimasto taciturno, stava per parlare ed aggiungere qualcosa, ma per uno sguardo di ammonimento della madre, non disse nulla. Si poteva già vedere nei suoi occhi l’ammirazione per Jack, una persona nuova che non era né un maggiordomo di cinquemila anni che gli insegnava cose noiosissime, né una vecchia isterica cameriera racchia.
Era un personaggio affascinante ma che incuteva rispetto allo stesso tempo « E ora dimmi di te, Jack. Che cosa ci fai qui? »
« Mio Dio, Elizabeth, è solo una visita di piacere! » Ma lo conosceva troppo bene e Jack Sparrow non veniva da te per una semplice e cortese visita di piacere però disse « Oh, capisco… bhè… è stato un piacere, allora » si alzò in piedi e le sue intenzioni furono chiare. Jack allora la fissò negli occhi e domandò « Mi stai cacciando? » Sbuffò irritata e mentì, dicendo che gli avrebbe fatto preparare una stanza.
Quando andò da Mery, però, si raccomandò che il signor Sparrow avesse una camera al pian terreno, quindi lontano da lei e da James « Oh, e Mery? Assicurati che tutti i gioielli e le cose di valore siano chiusi a chiave » abbozzò un sorriso ma di Jack Sparrow poteva fidarsi ben poco. Quando tornò in cucina, notò con preoccupazione il volto interessato di James alla vicenda che gli stava raccontando Jack: « E allora, presi due…»
« Ah! Ma come si è fatto tardi! James, a letto, Jack…la cameriera ti porterà in camera tua » Prese per mano il figlio che però non aveva alcuna intenzione di andare a letto « James, andiamo, domani finirà la storia delle tartarughe marine » Erano passate ben tre ore da quando si erano congedati ed Elizabeth ipotizzò che fosse un periodo abbastanza lungo per scoprire cosa realmente fosse venuto a cercare Jack. Infilò le scarpe e prese una vecchia lampada ad olio.
Tutta la casa era immersa nel buio così scese al pian terreno tranquillamente: dalla camera di Jack non proveniva nessun rumore e aprì la porta. Riconobbe la figura del suo “amico “ sul letto, che russava forte, e non si preoccupò minimamente. Di fronte al letto, su una sedia di legno di mogano, erano posati quasi tutti i suoi vestiti e i suoi effetti personali, compresa la bussola.
Elizabeth la accarezzò e una piccola lacrima le rigò il viso, ma ricacciò il pianto represso di dieci anni e continuò ad indagare fin quando non sentì la punta di un pugnale sulla schiena. « Come sapevi delle tartarughe marine? » Si voltò e si trattenne dal ridere, spiegando che ormai lo conosceva abbastanza bene « Che stavi cercando? »
« Informazioni »
« Ah! Chiederle direttamente sarebbe stato troppo difficile e poco piratesco? » Si sentì punta nel vivo poiché quello che cercava da ormai dieci anni era un pizzico di avventura nella sua vita, qualcosa che le desse sapore « Jack, lo sappiamo tutti e due. Il capitan Jack Sparrow che mi viene a trovare? Sembra solo una bella favola » La sua voce si fece più rauca « Già… Will? Sono passati quasi…»
« Nove anni e cinquantuno settimane. Già » Jack allora replicò « Lo sai che era l’unica soluzione, non mi incolperai per questo, vero? » Lei scosse la testa e lo tranquillizzò « Non te ne sto facendo una colpa. Era l’unica soluzione. Lo so, ma vorrei sapere perché sei qui, ora…» Calò un minuto di silenzio, che né Elizabeth né Jack interruppero sperando che l’altro iniziasse a parlare. « Ti servono soldi? » Jack scosse la testa. « Stai cercando la Perla? »
« Bhè, quello sempre… non che io non l’abbia mai avuta…»
« Allora stai cercando Will? » Jack fece ancora segno di no con la testa. Elizabeth passò alle cose più stupide, per interrompere quel discorso troppo serio che le riportava alla mente ricordi troppo dolorosi « Stai scappando dalle donzelle innamorate di te? » Scoppiò in una risata fragorosa e rispose « Non sei poi troppo lontana dalla verità…»
« Forse stai…» non continuò poiché degli strani e poco rassicuranti rumori provenivano dal cortile della villetta. Si affacciò alla finestra della camera di Jack per riuscire a scorgere qualcosa e vide un gruppo di una decina di uomini con le torce e le spade sguainate.
La porta allora si spalancò e Mery la cameriera gridò spaventata che degli uomini tentavano di aprire la porta. Elizabeth scoccò un’occhiata infuriata a Jack che però era già con la spada in mano « Credo che sia ora di mettere in pratica quello che ti ha insegnato il caro William! » Lei corse di sopra e sfilò la spada dal fodero, pronta a dare battaglia ancora una volta.

N.d.A. Ecco il secondo capitolo, vorrei ringraziare LordBeckett per i suoi importanti commenti che mi hanno incoraggiato a mettere questo secondo capitolo! E ringrazio tutti quelli che vorranno commentare perchè mi serve per migliorare. Non abbiate timore, quindi, nemmeno di criticarmi ;) A presto, spero, con il terzo capitolo!

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Capitolo 3
*** Fantasmi dal passato ***


Elizabeth si sentiva bene, si sentiva finalmente viva. Di nuovo con una spada in mano, di nuovo a proteggere ciò che amava. Appena uscita dalla camera di Jack aveva detto a Charles di stare con la cameriera e James nella stanza del bambino per difenderli. Si era assicurata, anni prima, che il maggiordomo sapesse maneggiare la spada per evenienze simili anche se non era mai successo niente di particolarmente eccitante. Il famoso e affascinante pirata era già alla finestra e aveva colpito in pieno un uomo che tentava di sfondare la porta. « Tesoro, tu vai al piano superiore a lanciare qualcosa di pesante da fermare questi topi di fogna e a sparare con una pistola decente » 
Gli anni passati a marcire in casa non le avevano fatto arrugginire la mira: tre colpi, tre centri, quasi vicino al cuore.
Si accorse che due stavano facendo il giro della casa per entrare dalla porta sul retro. Ritornò di sotto e vide che ormai erano tutti entrati in casa « Ma che vogliono? » domandò Elizabeth, passando a fil di spada un altro uomo.
Jack però era troppo impegnato a difendersi da un gruppetto e non rispose. Fortunatamente solo altri quattro signori rimanevano in vita ed Elizabeth si dette da fare per toglierli di torno. Dopo un veloce gioco di gambe riuscì a dare una botta in testa ad uno con il manico della spada che non si scalfì minimamente.
Conosceva un ex-ottimo fabbro, dopotutto.
Quando finalmente intorno a loro non ci furono che corpi senza vita o solo con qualche velato respiro, Jack si rivolse alla sua compagna « Ottimo gioco di gambe, sarà di famiglia…»
« Hm. Jack. Che cosa stavano cercando? »
« Nessuno, nessuno! Vai a controllare Turner Junior invece di blaterare »
Posò la spada su una poltrona e disse « D’accordo…tu…occupati di loro…ti mando Charles per aiutarti »  Quando aprì la porta della camera, trovò James a consolare la cameriera in lacrime e abbozzò un tenero sorriso « Non piangere Mery, vai a preparare del tè caldo e…Charles, vai ad aiutare il Capitan Sparrow a ripulire di sotto » il maggiordomo sussultò, forse immaginandosi il compito che lo aspettava, ma non fiatò minimamente. Elizabeth allora si sedette sul letto accanto a suo figlio « James… vieni qui… è ora di raccontarti cosa successe davvero… » Iniziò a narrare della figlia del governatore di Port Royal, di un capitano scavezzacollo e di come lei e suo padre si fossero conosciuti, di come il destino li avesse divisi.
Non scese nei particolari ma gli disse solo che per una maledizione Will Turner poteva scendere a terra una volta ogni dieci anni, come volle una potente dea, Calypso. E gli raccontò del loro matrimonio, veloce e con pochi “ospiti”, celebrato dal crudele capitan Barbossa e infine della morte di due personaggi unici, Lord Beckett e un certo Jones.
Quando terminò la storia, James rimase in silenzio poi sussurrò « Pirati. Figlio di un pirata Nobile e un capitano. Mamma, forse sono un po’ cresciuto per le storie di fantasmi… E poi non ti ho mai visto maneggiare una spada… » 
Lei non commentò subito ma gli sistemò i capelli dietro l’orecchio « Già, storie di fantasmi… » Il bambino allora tirò su con il naso e fece per scendere dal letto ma si trattenne « Dov’è il mio papà? Ma realmente. Dov’è? E chi è quel Jack Sparrow? Sei sicura che non sia mio padre? »  Pronunciò quelle ultime parole con sentimento e occhi grandi e tondi ma la madre negò e portò avanti la storia della nave fantasma.
Ripensò con nostalgia e con soddisfazione alla loro ultima giornata assieme, dieci anni fa « No, tuo padre non è Jack Sparrow… oh no. Credimi James, non è la favola della buonanotte… tuo padre è alto, fiero, bellissimo…» e di lì ad una settimana l’avrebbe incontrato. Finalmente. Mancavano solo sette insulsi giorni e non erano nulla in confronto a quello che aveva dovuto passare durante quei dieci lunghi anni.
« Ed è davvero un pirata? » ancora una volta usò un tono sognante, come se reputasse il fatto che il padre fosse un pirata la cosa migliore del mondo. E in fondo anche lei aveva preferito un pirata ad un semplice fabbro. E non era lei stessa una piratessa? Anzi, il re dei Pirati? Annuì a James che finalmente aveva iniziato a crederle « Tra una settimana, quindi? »
Annuì, seria « Una settimana » 
 
Lasciò James a bere un tè caldo in camera sua per non fargli vedere i cadaveri che Jack e Charles avevano già provveduto a portare fuori di casa. Non tutti però erano morti e il pirata trovò conveniente legargli mani e piedi. Per un minuto li osservò tutti: c’era qualcosa di familiare in loro…li aveva già visti da qualche parte, ne era certa.
«Jack, chi sono? » 
« Dei miei lontani partenti del nord, ci salutiamo così, sai? » replicò sarcasticamente, sistemandosi il cappello sulla testa.
« Jack. Devi dirmelo. Cosa ci fai qui…fino a poco fa la mia vita era monotona…cioè, tranquilla… e ora piombi così e in un momento critico. Tra poco torna Will… e non vorrei mancare…non te lo perdonerei mai, lo sai? »
Si schiarì la voce e disse « Madame, non lo farei mai, lo sai perché sono qui…»
E all’improvviso le venne in mente! Dei baffi arricciati, un cappello marrone consunto al servizio di… come si chiamava? « Era con Capitan Chevalle! Lo spiantato francese! » Jack, in tutta risposta fece un’aria falsamente sorpresa ed espresse il suo stupore con un solito “oh mannaccia ” « Non è che hai mancato di dirmi qualcosa, J…»
« Jack Sparrow. Che tu sia maledetto! »
Hector Barbossa avanzò nel buio della notte illuminate dalla luna piena.


N.d.A. Questo capitolo forse è quello scritto peggio, perchè l'ho scritto di fretta e senza un buon caffè accanto, quindi non abbiate pietà! Commentate e criticate pure, siate spietati come Barbossa. Ringrazio ancora una volta Lord Beckett, perchè è grazie a lui che continuo questa storia :)

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Capitolo 4
*** Barbetta lurida e accordi simpatici ***


Jack estrasse la spada dal fodero talmente velocemente che Elizabeth se ne accorse a stento « E’ un’alquanto strana coincidenza che questi cani rognosi siano arrivati qui poco prima di te, mio carissimo e oltremodo inatteso Hector! Credo sia giunto il momento che tu mi restituisca la mia nave! »
L’altro capitano, del canto suo, digrignò i denti « Finiamola Jack! E dammi le carte! Lo sai cosa mi serve! O verrò a prenderle da me! »
Gli puntò contro la spada « Non avevi mandato questi rozzi topi per prenderle e poi, suvvia Hector, ti sembro così sprovveduto da portarmele appresso? » Il silenzio di Barbossa e l’occhiata ironica furono più eloquenti di qualsiasi risposta: si. Non si diede comunque per vinto e continuò ad accusarlo « Ad ogni modo, non li hai mandati tu per rubarmi le carte? »
Immancabile come sempre la scimmia Jack fece un sorriso alquanto inquietante da dietro le spalle del capitano « Non sono vigliacco come te, non mando dei tirapiedi per impossessarmi di qualcosa di tuo, mio caro » 
Fu allora che Elizabeth si intromise tra i due per fermare la probabile rissa « Basta. Ora basta! »
« Oh, Miss Turner. Non l’avevo vista, ho una buona mela sulla nave, se vi aggrada »
Trattenne un sorriso « No, vi ringrazio Barbossa »
La pistola era puntata contro Jack, che riprese a parlare « Com’è, sentivi la mia mancanza? » 
« Al massimo la mancanza della tua assenza! » rispose tagliente l’altro capitano, già pronto a dar battaglia. Elizabeth però era d’altro avviso « Stop! Fermo! Non azzardatevi a muovervi! Dentro casa c’è mio figlio e non voglio che vi veda combattere » Quando uno dei due iniziò a dire qualcosa lei lo zittì con un secco “shh”. Con fare sicuro e disinvolto, si fece seguire fino in casa, poi entrò in cucina e li fece sedere entrambi ai due lati del tavolo. Era una scena talmente comica che si sarebbe volentieri messa a ridere. Ritrovarsi lì, dopo diec’anni senza essersi mai visti, e riprendere a combattere per una nave…
« Bene, allora, qual è il problema? » Non si sarebbe affatto mettere da parte, se c’era anche un minimo d’avventura quel giorno, lei ci sarebbe stata. La battaglia di poco prima le aveva fatto venire ancora più nostalgia dei tempi passati, voleva ancora combattere, voleva ancora far vedere quanto valesse il re dei Pirati.
« Ah! Pensate forse che io risolverò questa situazione al tavolo con questo repellente rammollito rozzo ratto di sentina? » 
« Non parlerò mai con CapitanLuridaBarbetta » borbottò Jack, dall’altro lato del tavolo, sistemandosi i baffi già  ben puntati verso l’alto « Hai tentato di portarmi via le carte! E oltretutto hai la Perla! » Fu la goccia che fece traboccare il vaso: Barbossa saltò sul tavolo e sguainò nuovamente la spada così che l’altro capitano prese la sua e iniziò a difendersi dagli attacchi e dagli insulti.
Jack, dal canto suo, continuava a canzonarlo, parando facilmente i fendenti che sarebbero stati mortali. Fu proprio in quel momento che James, attirato dalle urla, arrivò nella stanza e iniziò a guardare il combattimento con occhi sognanti.
Tirò la manica della madre, che intanto era senza parole « Posso farlo anche io, mamma? »  Elizabeth lo condusse a forza nel letto e chiuse con la chiave la camera. Sapeva bene che se Jack fosse entrato nella vita di James non ne sarebbe uscito mai più. Lui era troppo piccolo per capire, per rendersi conto del pericolo che rappresentava quel poco di buono di Capitan Jack Sparrow. Non servirono a nulla i capricci e le preghiere del bambino. Quando ritornò nella sala, era semi-distrutta e il suo “ amico” stava continuando a prendere in giro Barbossa.
« Fermi! Qual è il problema? »
Fu Jack il primo a parlare « Questo ammutinato vuole le mie carte e non vuole ridarmi la Perla! » 
E poi Hector « Se non sbaglio – e io non sbaglio mai – le carte le ho recuperate io! Quando tu eri a gongolare e a riposarti nello scrigno di Jones! » 
« Stabiliamo una cosa! Io non gongolavo… e tu smettila! Anche perché non ho le carte qui con me e non riuscirei mai a dartele! E poi…gli anni passano anche per me! » 
Elizabeth colse la palla al balzo: anche se detestava ammetterlo, qualche ruga le aveva invaso il volto, senza deturparlo, certo, ma c’era. Mentre Will sarebbe rimasto un giovane di vent’anni, e fra altri dieci sarebbe sembrato suo figlio « Che cosa intendi, Jack? » 
Si voltò verso la donna e con un sorriso sghembo, disse « La fonte, gioia. La fonte » Le spiegò velocemente che esisteva una Fonte della Giovinezza che avrebbe potuto riportarti all’età scelta e lasciarti così per sempre « E se CapitanLuridaBarbetta mi desse gentilmente la Perla potrei…»
« Potremmo, Jack. Potremmo. Non mi sembra così difficile: troveremo insieme la Fonte, andando con la Perla e poi potrete riprendervi a spararvi per l’eternità, non vi pare? » 
« Mi piace. Veloce, bella l’ultima parte, simpatico. Abbiamo un accordo, Hector? » e porse la mano al capitano che però lo guardava arcignamente. Si vedeva chiaramente che odiava avere un patto con capitan Jack Sparrow, ma era altrettanto chiaro che non ne sarebbe uscito in alcun modo. Infine gli strinse la mano e gli domandò dove fossero le carte « Hehe, mistero! »


N.d.A.
Lo so, è scritto abbastanza male e in fretta!E' un capitolo un pochino strano ma... lascio la parola a voi lettori! Commentate, che mi fa piacere! Anche se avete critiche negative ;)

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Capitolo 5
*** Disputa tra amici ***


Elizabeth fece sistemare Barbossa nella stanza di James, portandosi il figlio in camera sua. Proprio mentre stava per andare a dormire, notò Jack con la coda dell’occhio che borbottava qualcosa.
Si avvicinò a lui e chiese « Qualcosa non va? »
L’altro fece una risatina nervosa e un po’ isterica « La luna brilla, le stelle illuminano il cielo e io non ho una spada alla gola, si, direi che nell’economia generale della vita io non mi possa lamentare » lanciò un’occhiata di traverso a James ed Elizabeth lo mandò a dormire. Si avvicinarono l’uno all’altro ed Elizabeth notò che in fin dei conti anche lui aveva qualche ruga in più attorno alle labbra, anche se rimaneva sempre molto affascinante « Diciamo che ho un piccolo problemino… ma piccolo, proprio piccolo… » si guardò intorno, per accertarsi che nessuno sentisse « Partiamo domani pomeriggio, giusto? Deve arrivare la Perla e poi partiremo per seguire le rotte delle carte…giusto? » prima di proseguire attese la conferma « Ecco… se per caso quelle carte… Gibbs le avesse perse? » 
« Che cosa? » urlò Elizabeth, più forte del dovuto « Hai perso le carte » 
« No, Gibbs ha perso le carte! »  ma bastò la faccia di sufficienza di Elizabeth a fargli dire cosa fosse successo veramente « E va bene… mentre scappavo… voglio dire, mentre correvo verso di voi per perdere un po’ di chili… sono passato per il paese qui vicino e…bhè, un ladruncolo con un cappuccio mi ha preso le carte mentre… ehm, correvo » Elizabeth avrebbe volentieri detto una frase del genere “ se lo viene a sapere Barbossa ti uccide ” ma lasciò perdere: tanto Barbossa voleva già ucciderlo! « Ehm, pensavo che domani mattina potremmo andare in quel paesino e bhè… tentare di recuperare le carte » 
Perfetto, la partita era persa già in partenza, pensò lei dopo aver detto di si a Jack. E aveva tanta paura di non riuscire a vedere Will, d’altronde mancavano solo sei giorni, non di più: come sarebbero riusciti a trovare la fonte per quel giorno?
Si stese a letto e tentò in tutti i modi di non pensarci, anche se i suoi sogni furono popolati da un Will  che si allontanava da lei, ignorando le sue suppliche.
Quando si risvegliò era tutta sudata ma non rimase a letto perché dovevano uscire presto, il prima possibile. Si raccomandò con la cameriera di badare a James e di tenere d’occhio Barbossa assieme al maggiordomo.
Era indecisa su cosa mettersi, ma optò per dei pantaloni larghi e una camicia bianca, sperando di non incontrare tanta gente. Jack l’aspettava in cortile, lottando contro un avversario immaginario « Liz… ehm, Elizabeth. Buongiorno… questi abiti non ti donano proprio, mi spiace »
Abbozzò un sorrisino ironico « Hm, mi preferisci come una gentil donzella rapita da un capitano maledetto »
Jack ci pensò un attimo e ridacchiò « No, ti preferisco lontano da me. I Turner portano solo guai e sono troppo avventati per i miei gusti »
« Ma abbiamo un ottimo gioco di gambe, ricordatelo » iniziarono ad avviarsi verso il paese, ricordando tutte le battaglie a cui avevano partecipato.
Elizabeth traboccava di curiosità e chiese di tutti « Gibbs che fine ha fatto? »
« Bhof, per quanto ne so, è ancora in circolazione… » quella spiegazione striminzita però non la convinceva e tentò di approfondire ma senza successo « Eccoci arrivati » riconobbero le casupole ammucchiate vicino una montagna che poi scendeva scoscesa sul mare.  
Purtroppo però tutti quanti erano già svegli alle sette del mattino, sia gli artigiani che i mercanti di ogni sorta. Seppur fosse un piccolo paesino lontano una decina di miglia da Port Royale, Elizabeth lo preferiva di gran lunga alla sua città natale: meno pettegolo, più o meno.
Sin da quando misero il primo piede in città, tutte le donne del paese iniziarono a guardarla di traverso. A Jack questo non sfuggì e disse « Gioia, qualche problema? »
Lei la prese con ironia « Diciamo che una donna sola con un bambino non porta bene nemmeno sulla terraferma »
« Non sei ben vista? »
« Oh, un pirata che si preoccupa di come è visto in città, non è un pirata » perché lei in fondo, poteva essere considerata più pirata di Will « Jack, promettimi che torneremo in tempo, promettimelo » non poté promettere nulla perché proprio mentre stavano camminando senza meta una figura poco più alta di Elizabeth si fermò all’improvviso, davanti a loro. Nella mano sinistra stringeva un rotolo che subito riconobbero come le carte.
« Vieni qui, ladruncolo » abbaiò Jack, tirando fuori la spada e spaventando un po’ di donnicciole intente a spettegolare.  Quello però non riuscì nemmeno ad alzare la spada poiché era ubriaco fradicio e fece delle avance poco carine ad Elizabeth che però gli puntò subito la spada alla gola « Non ti conviene, amico » Per non attirare troppo l’attenzione lo presero sottobraccio e lo trascinarono verso casa. Ad Elizabeth però non sfuggì che anche quel tipo aveva un’aria familiare « E’ al servizio dello Spiantato Francese! Jack… cosa vuole? » 
« Le opzioni sono tante… la Fonte, certo, ma le Carte portano in molti altri più posti… » 
« Ma… una guerra tra pirati nobili? » 
« Che esagerazione… diciamo una allegra e cordiale disputa tra amici… » le sorrise Jack, prima di lasciar cadere il corpo ronfante per terra, subito vicino alla casa.



N.d.A Okkei, è un capitolo un po' statico, però serviva v.v Mi raccomando, fatemi sapere che ne pensate :D

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Capitolo 6
*** Mancanza di fantasia ***


Elizabeth appena posò lo sguardo sulla casa riconobbe due figure che duellavano senza però né ferirsi né toccarsi. Avevano due bastoni di legno come spade e la seconda figura era nettamente più bassa rispetto alla prima, più agile e scattante. Corse subito a fermarle « Capitan Barbossa, quando vi chiederò di insegnare a mio figlio come farsi uccidere, ve lo dirò immantinente » 
Gettò per terra il bastone, borbottando « Non è mai troppo tardi per imparare a maneggiare una spada… »
Si rivolse subito dopo a Charles « Non vi avevo detto di controllare? »
« Ma, signora, ecco… il bambino ha voluto… pensavo… credevo » iniziò a farfugliare, confuso, poi allo sguardo severo di lei, rientrò in casa senza aggiungere altro.
« James, stammi bene a sentire, tu devi starne fuori, chiaro? Sono stata chiara? » lo rispedì in casa, guardandolo, apprensiva. Le ricordava troppo lei da giovane, imbarcata su una nave, ad osservare una nave in fiamme… No. Non avrebbe permesso a James di entrare in quel mondo fatto di tradimenti, di perfidia e di pericoli.
Jack le sussurrò all’orecchio « E’ un Turner. Cosa ti aspetti che faccia? Cantare? » Le sfuggì un sorriso: era un chiaro riferimento a quando Jack aveva tentato di mentire su Will, pur di non sprecare l’ultima carta con Barbossa « Ha sangue pirata, esattamente come te e come quel eunuco di suo padre… ora, venendo a noi… Hector. Questo topo di sentina. Sai chi è? »
Barbossa guardò il pirata ancora svenuto steso per terra « Era con Chevalle, lo Spiantato Francese… cosa ci fa qui? »
« Anche quelli che c’hanno attaccato ieri erano dei suoi. Jack. Gli devi dei soldi? » tutti gli sguardi caddero su Jack, che però negò subito « No, assolutamente! Non macchiate così il mio buon nome di pirata… un pirata non deve mai niente a nessuno… vuole le Carte… non è andato mai d’accordo con Sao Feng appunto per questo… c’è qualcosa dietro… oltretutto… so che non gli è mai andato giù che tu sia diventata Re dei pirati… avrebbe preferito stringere accordi con Beckett »
« Ma non gli è costato nulla… nessuno dei suoi uomini è morto… non ha dovuto sacrificare il suo amore… »
« Appunto. Non c’ha guadagnato nulla… e questo non è un bene per un pirata. Non si fa mai niente per niente, miss Turner » commentò freddamente Barbossa « Vuole le Carte? »
L’unico ad essere ben informato era Jack « E non solo… per lui Calypso doveva essere imprigionata… in forma umana… che ridicoli questi francesi… » gli ritornò in mente qualche episodio di molti anni prima, quando Chevalle aveva insultato Jack di non rispettare la Fratellanza.
« Bhof. E voi dei Caraibi mancate di fantasia, mio caro Sparrò » la voce che risuonava nell’aria diede ad Elizabeth qualcosa di sudicio e arrogante allo stesso tempo. Dietro di loro, lo Spiantato Francese li guardava con sadico divertimento, protetto da una ventina di uomini. I baffi arricciati rendevano quel volto ancora più brutto e francese di quanto non lo fosse « Si dice che il capitano dell’Olandese Volante sarà qui molto presto… e lui è l’unico che può farmi parlare con Calypso » 
Tutti e tre contemporaneamente estrassero la spada ma gli uomini di Chevalle erano stati molto più veloci « Se fossi in voi, non farei niente. Sparrò… suppongo tu abbia le Carte. Dammele » 
« Preferirei darti il mio capello, piuttosto! » tutti lo guardarono allibiti: Jack Sparrow non era Jack Sparrow se non possedeva il suo cappello. Chevalle fece un cenno a due dei suoi uomini e quelli senza tante cerimonie immobilizzarono Jack, prendendolo per le mani. Lanciarono le Carte a Chevalle che le prese subito e guardò la casa dietro di loro « Bene, in attesa del capitano potremo tutti soggiornare qui… » mentre parlava i suoi scagnozzi avevano già legato Elizabeth e Barbossa, che non avevano osato protestare: tre contro venti era impossibile. Quando però lei udì che volevano entrare in casa, si lanciò verso Chevalle, senza però raggiungerlo.
« No! » 
In quella casa c’era suo figlio e non avrebbe permesso a quel cane di fargli del male.
« Oh, tacete, re… » fece una risata poco incoraggiante « come vi chiamate? » 
« Si chiama Elizabeth Turner, moglie del capitano dell’Olandese Volante » il cameriere Charles, si era spogliato dei suoi abiti e indossava un paio di calzoni logori, portando spavaldamente una spada alla cintola.
Gli occhi di Chevalle si illuminarono « Ma bene! Allora il capitano Turner sarà costretto ad aiutarmi… bene, molto bene »
« Ma non è tutto… » incominciò Charles, sorridendo « hanno un Turner Junior a cui badare, capitano, se capisce cosa intendo… »
Fu allora che Elizabeth non ce la fece più. Con un balzo si avventò contro il nemico. Subito dopo, sentì una botta in testa e tutto diventò  nero.



N.d.A. Rieccomi qua con il sesto capitolo! Mi scuso per l'attesa e vi anticipo già che il per il prossimo capitolo non dovrete aspettare molto :D Intanto, fatemi sapere cosa ne pensate di questo :3 Ringrazio in anticipo tutti quelli che vorranno lasciarmi una critica o un complimento! A presto!

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Capitolo 7
*** Occhi piantati sull'orizzonte ***


Abbandonò per un momento il timone, troppo preso dai suoi pensieri per pensare alla rotta. Da mesi ormai pensava solo a quanto poco mancasse a quel incontro che l’aveva fatto penare tanto nei nove anni trascorsi. Si appoggiò al parapetto della nave a scrutare il mare non troppo calmo che faceva oscillare l’Olandese Volante. Per più di nove anni aveva adempiuto al compito datogli da Calypso in persona, proprio mentre la nave affondava nel gorgo durante la battaglia finale.
Gli aveva spiegato cosa avrebbe dovuto svolgere in quegli anni ma gli aveva dato una tenue speranza. Piccola, tenue, quasi trasparente ma c’era. Le labbra si incresparono in un sorriso al ricordo di quello che l’aveva portato su quella nave.
 
“La pioggia scendeva fitta e ormai non aveva un solo centimetro di pelle asciutto. Non vedeva più una via d’uscita, non vedeva altro che nemici pronti e anche ansiosi di ucciderlo. Infilzò uno di quelli con la spada e si voltò improvvisamente verso di lei. Stava combattendo e non voleva distrarla perché avrebbe significato la sua morte. Ma era bellissima, anche con una spada in mano.
Non era più una fanciulla rapita dai pirati, un po’ troppo fantasiosa per i gusti dell’epoca. No. Era un pirata come lui e come Jack, si trovava a suo agio in quel mondo. Tutte le ore passate a tirare di spada erano servite a qualcosa, infine, anche se Will avrebbe preferito saperla al sicuro a Port Royale.
I movimenti erano fluidi e naturali, si muoveva con rapidità ed eleganza allo stesso tempo anche se il suo gioco di gambe era ancora un po’ da perfezionare. Avrebbe voluto baciarla, abbracciarla forte e portarla via da lì. Ma tutte quelle settimane passate a non parlarsi, a stare in silenzio, a sopportare i suoi sguardi accusatori. Will aveva odiato quel periodo, con tutto se stesso.
E così, uccidendo qualche altro mostro, tentò di avvicinarsi a lei. Erano a pochi metri di distanza « Elizabeth… vuoi sposarmi? » L’aveva colta di sorpresa, certo, infatti lo guardò con gli occhi sbarrati e spiazzati
« Non mi sembra il momento più adatto! » gridò lei, trafiggendo un altro essere marino. Lui tentò di ironizzare, salvandola da una pugnalata alle spalle « No, ma potrebbe essere l’unico! » Si allontanarono per qualche minuto, troppo presi dalla battaglia.
La prese tra le braccia « La mia scelta è fatta. Qual è la tua? » Continuando a guardarlo negli occhi, disse « Barbossa! » Barbossa? Voleva sposare Barbossa? « Sposaci! » Allora era un si.
Aveva deciso, si stavano per sposare. Will non sentiva le urla, o la pioggia o le sciabolate accanto a sè.
Aveva sentito solo quelle parole.
Le parole della sua Elizabeth” 

 
« Sembrate contento, capitano Turner » gracchiò suo padre, mettendogli una mano sulla spalla. Era molto strano e insolito il loro rapporto, certamente non da padre e figlio. Will aveva sacrificato tutta la sua vita, anzi, la sua esistenza per liberarlo dal debito con Jones e, se non fosse stato per la sua amata, non si sarebbe pentito.
Eppure, nemmeno suo padre aveva esitato a sacrificarsi davanti a Calypso pur di liberarlo. Era un circolo vizioso e non ne sarebbero mai usciti, ma infine Will aveva accettato perché aveva capito cosa significava vivere dieci anni senza Elizabeth.
« Lo sono, marinaio Turner » non avevano smesso per un solo attimo di chiamarsi per cognome, non riuscivano proprio ad avere un normale rapporto « Tra quanto arriveremo, timoniere? »
« Cinque giorni e mezzo, capitano »
Non riuscì a non sorridere di gioia. Assaporò con gli occhi chiusi la loro ultima giornata passata assieme e pensò ai capelli sciolti sul corpo di Elizabeth. Una voglia irrefrenabile di averla lì lo prese e cambiò lato della nave.
Si affacciò nuovamente per scrutare il mare e pensò anche a Jack. Non aveva ancora deciso quale sentimento lo legasse a quel pirata voltagabbana. Amicizia? Ammirazione? Odio? Disprezzo? Will lo ignorava.
In ogni caso aveva una gran voglia di rivederlo, non pari alla voglia di stringere Elizabeth, però gli mancava. In fin dei conti, se non fosse stato per lui sarebbe morto sull’Olandese Volante senza tanti complimenti. E se voleva tornare ancora più indietro, non sarebbe mai riuscito a salvare la donzella pericolos… ehm, in pericolo senza di lui.
Forse era una strana amicizia a legarlo a Jack, o forse completa follia.
Si toccò il viso con un insolito timore. Era immutato, esattamente come nove anni prima. Nessuna ruga, nessun capello bianco, nulla. L’immortalità non era certamente il suo desiderio nascosto e nemmeno traghettare i morti in mare… ma da un lato, la parola eternità assumeva un suono più dolce se unita ad Elizabeth.
« Arriveremo presto… » tentò di confortarlo il padre, dall’altro lato della nave « E finalmente potrai stare con lei…»
« Come vi siete conosciuti tu e…la mamma? » in tutti quegli anni non aveva mai pensato di fargli quella domanda, troppo patetica da fare ad un pirata. Gli occhi di Bill Turner si spensero improvvisamente e il figlio non avrebbe saputo dire per quale motivo.
« Stavo scappando… sai, anche a vent’anni avevo inclinazioni… ehm poco nobili. Passai per una fontana e inavvertitamente mi scontrai con lei, facendole cadere tutti i panni appena lavati di nuovo nell’acqua. Mi prese per un braccio e mi ordinò di riprenderli e di lavarli… Le dissi che mi aspettavano per una questione d’affari ma non mi credé e così fui costretto a riprenderle tutti i panni… fortunatamente avevo depistato le guardie…le feci credere di essere un mercante…»
Entrambi ringraziarono il cielo che il discorso terminasse lì e il capitano, ancora una volta, riprese a pensare alla casa dove aveva lasciato Elizabeth. Sebbene con una piccola clausola stabilita dalla dea, poteva finalmente tornare a riabbracciarla.
Poteva tranquillamente godersi la sua meritata pace, nella piccola villa, solamente con Elizabeth.

N.d.A. Scusate per l'attesa! In questi giorni ho parecchio da fare e mai il tempo di aggiornare! Che dire... sono abbastanza soddisfatta, questa volta, e ringrazio tutti quelli che vorranno recensire! A presto :)

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Capitolo 8
*** Schiocco di dita ***


La sabbia sotto i suoi piedi era calda e accogliente, così l’accarezzò con le mani mentre Will si rimetteva gli stivali. Chiuse gli occhi e si toccò le labbra: erano morbide e sapevano di salsedine. Sorrise tra sé: era normale, erano su una spiaggia deserta, di cos’altro potevano sapere? Come in un sogno, si accorse che c’era una punta di malinconia, nella sua visuale. Cosa c’era che non andava? Will era accanto a lei e avevano senza dubbio passato la notte assieme, nessuna nave maledetta ad aspettarlo, nessun Jack Sparrow a portarli verso un futuro incerto e pericoloso. Cosa la turbava, allora? Passò di nuovo la lingua sulla bocca, accorgendosi che non c’era più quel buon aroma di mare e sale.
 
Spalancò gli occhi con velocità a sbatté più volte le palpebre ma senza riuscire a vedere quel paesaggio incontaminato. Sulle labbra aveva il sapore metallico e fastidioso delle gocce di sangue e nient’altro. Si guardò attorno con ansia crescente, rassicurandosi, però, appena strinse James, che dormiva con un cipiglio preoccupato accanto a lei.
« Ma che quadretto emozionante » le parole di Jack la irritarono ma non replicò nulla così lui continuò a prenderla in giro « ci manca solo un padre felice e potete fare l’allegra famigliola… » finalmente si accorse di aver esagerato e si grattò il mento senza pudore « In un paio d’ore può succedere di tutto, possono succedere un’infinità di cose »
Elizabeth attraversò a grandi falcate la cantina dove erano stati rinchiusi e afferrò Jack per la camicia logora « Giuro che se mi fai perdere quell’appuntamento… se mi fai perdere anche solo un attimo con Will ti spedirò nell’aldilà a forza di schiaffi, non ci sarà donnina allegra, ostaggio, pirata, soldato o capitano che mi potrà trattenere dall’ammazzarti, comprendi? » 
« Ow » fece Jack, per nulla turbato, come se la cosa non lo riguardasse minimamente « Allora sarà il caso di darsi una mossa, comprendi? » 
« Io ho un’idea! » bofonchiò Barbossa, che prima ad Elizabeth era parso ancora addormentato in un angolo « perché non ti usiamo come ariete umano e sfondiamo la porta? » Jack lo guardò con sarcasmo ma in fin dei conti non sembrava una cattiva idea. Ritornò ad abbracciare suo figlio, senza badare più di tanto al temo che passava. Il suo amico pirata però iniziò a fischiettare e ciò le diede ancora di più sui nervi. Anche il capitano esplose, avendo tollerato le stranezze di Jack per troppo tempo « Maledizione, Jack, mettiti un topo in quella fogna che ti ritrovi come bocca! » Erano ormai troppi giorni che erano rinchiusi lì dentro e la convivenza forzata li faceva irritare facilmente.
Il pirata, di rimando, fece finta di offendersi e commentò « Dilettanti » Con il suo passo ballonzolante e incerto, arrivò alla piccola feritoia che dava sul cortile e iniziò a scrutare tutto ciò che si poteva vedere. Avevano tentato mille volte di buttare giù le piccole sbarre ma, anche se ci fossero riusciti, a mala pena sarebbe passato James.
« E ora ditemi… se il brillante e famoso e importante e grande e noto e intelligentissimo e affascinante e intrigante e…»
« E morto, se non la smetti! » ringhiò Elizabeth.
« Perdonne-moi » continuò Jack « Comunque, se Jack Sparrow vi porterà via di qua, gli sarete devoti e debitori, si? »
« Si » risposero in coro, con evidente falsità: Jack dovette insistere due volte pur di fargli giurare.
Infine, impose l’ultima condizione « E mi darai la Perla, si? »
Barbossa sbuffò e se avesse potuto gli avrebbe staccato la testa « Mai » 
« Allora temo che rimarremo qui per molto, molto tempo » disse, gettando una veloce occhiata fuori dalla feritoia.
Dopo una decina di minuti passati a battibeccare e proporre condizioni più vantaggiose per ciascuno, Jack accettò di essere il co-capitano della Perla Nera. Elizabeth però aveva ben notato l’espressione di Barbossa, appena Jack si era voltato: l’avrebbe buttato a mare alla prima occasione.
Il pirata, intanto, si era posto al centro della stanza e con fare solenne, disse « Bene, preparatevi »  schioccò le dita e, quando si accorse che non era successo niente, le fece schioccare un’altra volta. Con evidente imbarazzo, si rivolse ai due compagni « Deve esserci qualche problema… »
« Bene, la Perla rimane mia, cane » e si rimise a sedere.
Jack intanto continuava a schioccare e, poco prima che si arrendesse, un boato assurdo aveva assordato tutti i prigionieri. Spari, ciangottare, spade, si udivano i rumori più svariati. Al piano di sopra era iniziata la battaglia.
Il pirata guardava con aria compiaciuta i prigionieri increduli.

N.d.A. Eccomi qui, scusate l'attesa, ma ho avuto un po' di pirati con cui contrattare :P Spero che non vi deluda questo capitolo e, mi raccomando, recensite perchè mi fa tanto piacere! A presto! :D

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Capitolo 9
*** Oppure no ***


Elizabeth stentava a crederci: erano davvero rumori di battagli ad infuriare al piano superiore. Jack l’aveva previsto o lo sapeva? Sicuramente aveva visto qualcuno che arrivava verso casa e aveva fatto quella scenata teatrale. Non poteva essere Will, era troppo presto, i patti non si discutevano e Calypso non avrebbe mai permesso a Will di prendersi più di dieci minuti. Se anche fosse stato Will, non avrebbe notato nulla di strano, la casa era troppo silenziosa e quieta: Chevalle aveva mandato il resto della sua ciurma di marinai volgari in paese, infastidendo i commercianti e i paesani, mentre si era tenuto una decina tra i suoi attendenti e sottoposti più stretti, compreso il suo ex maggiordomo.
Il tradimento di Charles non l’aveva stupita più di tanto, l’aveva sempre trattato male e con inadeguata e immoderata freddezza. Si era sistemato in camera di James, invece Chevalle si godeva la stanza di Elizabeth.
Aspettarono una decina di minuti, fin quando non si sentirono dei colpi sulla porta. Jack ricambiò subito e si sentì una voce familiare « Capitano, tutto bene? » 
« Fantasticamente, Gibbs, ti sei fermato a bere, ubriacone che non sei altro? »
« Solo una pinta, capitano… abbiamo avuto un piccolo contrattempo, ma con un po’ di fortuna siamo arrivati » si sentì anche un colpo di pistola e i lucchetti della porta caddero uno dopo l’altro con un forte tintinnio. Sulla soglia apparve il signor Gibbs, invecchiato da qualche ruga sulla fronte e da più capelli bianchi del solito. Portava una camicia bianca, piena di macchie e ormai quasi tutta grigia. Un gilet non abbottonato gli copriva la schiena muscolosa ma un po’ infiacchita. Aveva infine una spada che brillava nel buio per il sangue che la ricopriva.
Jack lo guardava con sufficienza, come se il suo amico gli volesse vendere una bottiglia di rum a un prezzo altissimo ma di buona marca. Diede loro una spada a testa e la pistola a Jack. Barbossa lo guardò con diffidenza ma accettò ugualmente la sua spada. Elizabeth si tenne stretto James, che guardava il nuovo arrivato con un po’ meno interesse rispetto a come aveva fatto con Jack.
« Come va, Gibbs? » domandò il capitano mentre salivano le scale che portavano al piano superiore.
« Oh, una piccola ferita sulla spalla, Jack, però non mi fa male… grazie per avermelo chiesto »
I prigionieri si fermarono e alzarono gli occhi al cielo « Benissimo, e tua sorella? E la tua amante? E il tuo cane, Gibbs? Come stanno? No, dimmelo, non saprei come resistere senza saperlo… dicevo di sopra! Mai che tu riesca a capire, Gibbs! »
Il sorriso del compagno si spense e con voce un po’ più rauca « Ah. Siamo superiori di tre persone, sono una decina, non di più… ma Chevalle ci sta dando qualche problema… » a quelle parole, il solito spirito combattivo di Elizabeth riemerse, come un animale addormentato dopo un lungo letargo.
« No. Meglio andarsene finché siamo in tempo, tra non molto arriveranno gli altri e allora sarà difficile scappare tranquillamente » 
« Come se la fuga fosse una cosa tranquilla » borbottò Barbossa, aprendo finalmente la porta di casa.
James tirò la manica della madre « Cosa facciamo… »
La donna si mordicchiò le labbra nervosamente… aveva voglia di farla pagare a Chevalle ma la situazione non era delle migliori, l’animale nascosto e addormentato dentro di lei doveva dormire per un altro po’ « Va bene, andiamo… ma dove? »
Jack si sistemò il cappello che non aveva mai perso di vista « Sulla mia nave, ovviamente » 
L’altro capitano lo osservò, con gli occhi semichiusi « Non mi sembra che tu c’abbia portato fuori, Jack. Gibbs c’ha salvato »
Agitò la mano « Dettagli, Barbossa, dettagli » 
Finalmente uscirono di casa, mentre Gibbs avvisava il resto della ciurma – Pintel, Ragetti, Cotton e tutti gli altri che era riuscito a contattare sulla Perla – che la missione era andata a buon fine. Elizabeth però ancora rimuginava: dove sarebbe andato, ora Will… come si sarebbero incontrati? Strinse i pugni e tentò di ragionare con razionalità, se fosse rimasta lì l’avrebbero fatta nuovamente prigioniera e il suo amato avrebbe dovuto sottomettersi a Chevalle « Jack… lo perderò… non arriverò mai in tempo… non riusc…»
« Oppure no » la voce era familiare così come il tono sommesso e un po’ in imbarazzo perché non era capace di corteggiare una donna. Corse da lei, non riuscendo a credere che potesse riabbracciarla e stringerla forte, sentire nuovamente l’odore dei suoi capelli ed essere trafitto dai suoi occhi senza fine.
Lei ricambiò l’abbraccio con gioia indescrivibile e, quando  smisero di tenersi stretti l’un l’altro, Will passò una mano sul petto di Elizabeth, per tenerla stretta ugualmente, come se all’improvviso avesse potuto sparire. James, però, non sembrava affatto contento. Aveva associato quella figura a suo padre, ma si aspettava molto di più. Quel estraneo con la bandana rossa intonata alla camicia sembrava un pirata solo per i vestiti, ma era troppo sdolcinato per essere un fuorilegge. Quel Jack, quello si che sarebbe stato il padre perfetto.
Elizabeth, per dare coraggio a Will che aveva visto quel bambino, lo spinse un po’ più avanti « Will, lui è James… James Jack William »
Tutti parvero sorpresi dai tre nomi e guardarono la piratessa, allibiti, compreso Will « Lui è… »
« Avrete modo di fare l’allegra famigliola più tardi, se non vi dispiace » Jack si era ripreso in fretta e indicava la Perla Nera, in contrasto con la luna piena della notte.


N.d.A. Salve! Rieccomi con questo nuovo capitolo :3 Non ho molto da dire... Finalmente Will è tornato... ma come mai in anticipo? E riusciranno a scappare o Chevalle li riuscirà a riprendere? Vi lascio con questi interrogativi e con una piccola richiesta... recensite questa storia? Grazie *_* A presto!
Luna

 

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Capitolo 10
*** Sdolcinatezze e piani d'azione ***


La strana brigata arrivò finalmente sulla Perla Nera e lì vi trovarono la ciurma di pirati che aveva combattuto con Will ed Elizabeth l’ultima volta. Barbossa li aveva “gentilmente” ospitati per tenere d’occhio il vecchio Jack, ma anche per essere meglio informato sulla ricomparsa anticipata del capitano dell’Olandese Volante. Diede ordini per allontanarsi il più possibile da Chevalle: non era ancora il momento di battagliare « E ora, se volete seguirmi…» li condusse nella stessa stanza dove Elizabeth, tanti anni prima, aveva tentato di ucciderlo. Ora, la stessa, non era così avventata, ma si teneva ben stretto James, che ancora guardava, diffidente, il suo vero padre. Una volta che tutti – i Turner, Jack e capitan Barbossa – si furono accomodati, ad Elizabeth venne in mente che una riunione di pirati non era certamente il luogo adatto per suo figlio.
« Vogliate scusarmi…» prese il bambino per la mano e, appena vide Gibbs, disse « Puoi occupartene, per favore? » non era esattamente la persona più adatta, ma tra i pirati, lo preferiva senza dubbio a Pintel e Ragetti. Lui fece cenno di si, ma James era di tutt’altro avviso, anche se Gibbs lo affascinava, in quanto amico e salvatore di Jack Sparrow « Mamma! Non vorrai lasciarmi qui! Voglio sapere cosa dite con Jack! » 
« James, no » aprì la porta per tornare dentro « Gibbs… potresti raccontargli quelle storie di pirati che ti piacciono tanto… » almeno questo glielo doveva. Rientrò nella stanza e vide Will che aspettava con occhi bramosi il suo ritorno.
« Mi sei mancato » gli sussurrò all’orecchio, mentre si sedeva.
« Bene, ora che non abbiamo più mocciosi tra i piedi, dovremmo meglio appurare la situazione » sentenziò Barbossa, dando da mangiare alla scimmia « Signor Turner, ci può spiegare come mai è di nuovo qui? A portare guai. A far venire a miss Turner le palpitazioni. A infastidire tutto il mondo con la sua presenza? »
« Chiedo il permesso di parlare, nonnetto rammollito. Prima di parlare, vorrei dichiarare la mia estraneità a qualsiasi cosa mi riguardi » anticipò Jack, alzandosi e risedendosi non appena ebbe completato la frase.
« Siediti e taci »
« Tia Dal…Calypso non si è spiegata bene… non so cosa voglia…. Non ho capito »
« Ciò non mi sorpr…» tentò di dire Jack, ma ad un’occhiataccia acida di Barbossa, tacque.
Will riprese a parlare « Mi ha sostituito… non dovrò più portare le anim…» nemmeno quella volta il capitano riuscì a terminare, perché Elizabeth gli saltò addosso. Dopo essersi scambiati qualche smanceria, continuò « E’… in pericolo, se può esserlo una dea… non mi ha detto altro » Sebbene Barbossa e Jack mostrassero la loro sufficienza, Elizabeth gli strinse la mano, non troppo forte « Fammi capire, sei stato con lei per dieci anni, hai parlato con lei e non hai capito cosa fare… tipico dei Turner » Il capitano della perla, avendo deciso che la situazione di Will non era poi tanto interessante, si tolse un po’ di sporcizia da sotto l’unghia « Bene, ora passiamo avanti, Jack, vuoi degnarci di una spiegazione, quello Chevalle è riuscito a prendere le carte…?»
L’altro ghignò « Non sapeva che le avessi recuperate, era venuto lì solo perché voleva vedere Will perché lui è l’unico a poter parlare con Calypso, vuole riportarla alla sua forma umana… credo »
« Davvero posso parlare con Calypso? » si domandò Will, provocando ancora sufficienza generale.
« Comunque le mappe sono al sicuro »
« Dove? »
Si picchiettò la testa, ripetendo « Al sicuro »
« Vorresti gentilmente indicarci la rotta? » i due capitani salirono sul ponte e Jack accarezzò il timone con sguardo maniacale « Portami all’orizzonte » virò leggermente verso destra, allontanandosi dalla casa di Elizabeth e dalla costa.
Intanto, lei e Will si erano ritirati sottocoperta a parlare. Lei si sedette sulle scale, provando a non sentirsi in imbarazzo, senza però riuscirvi « Dovevamo essere noi due soli, sulla spiaggia » sussurrò.
« Già, ma a tutto c’è rimedio » replicò Will, accarezzandole con delicatezza la mano « Chiudi gli occhi… senti le onde? Vedi i gabbiani? La sabbia sotto i piedi? La salsedine nei capelli? Senti le mie mani sul tuo viso…»
« Senti le mie labbra sulle tue » lo baciò con passione, come non aveva mai fatto, passandogli una mano tra i capelli. La sua fame di lui non sarebbe mai stata sazia, doveva rimanere così per sempre. Quando smisero di baciarsi, le dita si incrociarono e lui la cinse in un abbraccio « Mi sei mancato »
« Anche tu. Sono stati anni infernali. Credevo di non farcela poi pensavo a te. Sapevo che ti avrei rivista, sapevo che mi avresti aspettato. Lo sapevo. Lo so »
Si fece coccolare per qualche altro minuto « E’ stata dura, quando mi hai lasciata e ho scoperto di aspettare James mi è crollato il mondo addosso » Will non fiatava, ma continuava a tenerla tra le braccia, poi Elizabeth parlò « Non è da me, non lo so fare »
« Cosa? »
« La sdolcinata… non so come si faccia, non so dirti quello che provo »
« Noi siamo per il combattimento, noi siamo per una proposta di matrimonio con le spade puntate alla gola » le baciò la testa « Non siamo i tipi da sdolcinatezze »
« Ti amo » si scambiarono un nuovo bacio « ora, credo che dovremmo salvare James dalle storie del signor Gibbs » si presero per mano, certi che quel legame non si sarebbe più sciolto.

N.d.A. Saaaalve, scusate l'attesa e scusate la domanda, ma... tutti quelli che commentavano questa fanfiction sono spariti? Su, fatevi sentire :D Il prossimo capitolo verterà su un episodio del passato ( inventato da me, spero vi piaccia ) voi intanto recensite questo capitolo!
Alla prossima e Buon Natale
Luna

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Capitolo 11
*** Storie di fantasmi ***



« Osservava la scena dall’alto, con lo sguardo fermo, impassibile. La fierezza del suo viso comparava la bassa statura, rendendolo un personaggio terribilmente affascinante. Con lo sguardo sprezzante, fissò Jack per qualche altro momento. Il pirata non sapeva della sua presenza lì, ma sapeva bene che gli sgherri con cui stava combattendo erano stati inviati da Beckett.
Si muoveva con facilitò, maneggiando la spada con movimenti fluidi e spontanei.
Gli avversari non avevano la minima possibilità di primeggiare: uno dopo l’altro caddero tutti sul ponte della nave, riversi in una pozza di sangue. Il capitano non aveva bevuto alcuna sostanza alcolica, ma dondolava lo stesso, seguendo il ritmo della nave. Quando anche l’ultimo uomo fu caduto e non rimasero che gli ufficiali, immobili per ordine del Lord, Sparrow urlò: “ Allora? Chi altro vuole essere tristemente battuto tra voi eunuchi delle Indie Orientali? ”
« Che significa eunuco? »
« Shh »
Lord Beckett scese lentamente dal ponte della nave “ Io, pirata ”; sfoderò la spada e la puntò verso il nemico, che non era affatto stupido per la sua comparsa, anzi, pareva terribilmente deluso.
“ Avevo sperato in qualcuno alla mia altezza ” commentò lui, prima di incrociare le lame “ Siete sicuro, Lord dei miei stivali? “
“ Di cosa farò del vostro corpo esanime? Lo butterò tra i pesci, Sparrow “
“ Ai bambini permetto di darmi del tu ” Si scambiarono le prime stoccate per poi tornare alla situazione di partenza, continuando a fissarsi
“ Bene, Jack, dì pure le tue preghiere “ la voce di Beckett era calma e tranquilla, come se il mondo attorno a lui fosse scomparso. Esistevano solo Cutler e Jack. Nessun altro.
Il sole raggiunse lo zenit senza che i due smettessero di combattere.
Ancora una volta, fu interrotto « E zenit? »
« Corpo di Bacco, ti ho detto di tacere! »
Jack aveva sottovalutato Beckett per la sua altezza, mentre il Lord aveva puntato sulla stanchezza del pirata, che però non gli aveva fatto sbagliare nulla. I sottoposti del lord continuavano a non muoversi, sospesi tra l’ammirazione e la paura.
Lui era stato chiaro.
La vita di Jack Sparrow apparteneva a lui.
Sorrisero entrambi delle loro battute e ripresero a duellare. Due corpi diversi ma perfettamente equilibrati tra loro, nonostante la differenza d’altezza. Si scontravano e si allontanavano, senza uno schema preciso ma con una perfezione raccapricciante. Non si infliggevano colpi mortali per puro divertimento: preferivano giocare con l’avversario, con trappole, nuove mosse o passi azzardati. Era un vero spettacolo ma come ogni rappresentazione, era costretta a finire. Jack aveva deciso che aveva concesso a quel Lord inglese fin troppo tempo.
“ Devo dire che ci sai fare… ma non sarai passato dalle spade di legno a quelle vere troppo velocemente? ”
“ Penso sia ora di finirla, Jack ” replicò l’altro, ignorando l’offesa.
“ Sono d’accordo, Cutler”
« James! Vieni subito qui! » Elizabeth guardò malevolmente Gibbs, che di rimando guardò acidamente lei « La storia è finita » dall’altra parte del ponte della nave, gli fece cenno di raggiungerla.
« Miss Turner! Manca ancora…»
« James! »
Il bambino guardò sconsolato la madre poi si rivolse per un momento a Gibbs « E Beckett? »
« Beckett? Era un grande uomo » rivolse lo sguardo verso il mare e lasciò il bambino senza parole.


N.d.A. Hello! Buona Pasqua! Da quanto tempo che non aggiornavo questa fanfiction u.u Ho deciso di inserire un piccolo Flash-back, dedicato ad uno dei più esperti di questa fandom: Lord Beckett! Grazie di cuore! Lasciatemi una piccola recensione, vi ringrazio :3 Alla prossima!
Luna

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Capitolo 12
*** Specchi ***


Jack manovrava il timone con mano sicura, fortunatamente aveva bene in mente la strada per la Fonte e non si era minimamente lasciato distrarre dalle lamentele di Barbossa su chi dovesse portare la Perla. Finalmente assaporava tranquillamente il legno intatto e perfetto del timone che lo aveva portato ovunque nel mondo. Non si preoccupava minimamente di Chevalle che li stava per raggiungere o della possibile guerra che si stava per scatenare per la Fonte. Molto presto avrebbe avuto tutto l’infinito davanti per far scivolare la sua mano su ogni trave e ogni albero della sua nave. Certo, la situazione era alquanto complicata. Se non fossero giunti alla Fonte in tempo, probabilmente sarebbero incappati in Chevalle e non sarebbero stati in grado di scontrarsi con lui. Ma ancora non si preoccupava di questo, tutto ciò che voleva quella notte era stare lì, sul ponte.
« Jack » ovviamente chi poteva rovinare un momento così bello con la sua adorata, se non Turner? Lo guardò di sottecchi e fece un cenno di saluto « Cosa vuoi, William? Pensavo fossi di sotto a festeggiare con la tua adorata mogliettina »
« C’è una cosa che devi sapere sulla Fonte »
Le orecchie del pirata si aprirono subito. Si aspettava di sentire qualche confessione sul matrimonio o qualche atto di poca fedeltà con qualche anima, invece Will si dimostrava sempre utile « Dimmi pure »
William si morse le labbra e aprì la bocca senza far uscire nulla, poi disse « Nulla. Spero solo di arrivarci in tempo, anche se non credo di poterti sopportare all’infinito »  non aggiunse altro e si ritirò sottocoperta, in cerca di Elizabeth. La trovò addormentata su una branda assieme a James. Il suo viso era contratto in una smorfia di preoccupazione, mentre il bambino dormiva quietamente tra le braccia della madre. Osservò attentamente il volto di Elizabeth e scoprì con rammarico delle rughe che prima non aveva notato, dei lineamenti cambiati e le labbra carnose diverse. Gli dispiaceva aver mentito a Jack, ma non poteva essere lui a bere dalla Fonte, no. Doveva essere lei, la sua Elizabeth. Ciò che il pirata non sapeva sulla fonte gli era stato detto da Calypso stessa: ogni cento anni, dalla Fonte scendeva una goccia che permetteva di vivere per sempre, ad una sola persona. Quel particolare, però, non doveva essere conosciuto né da Jack né da Elizabeth perché avrebbe preferito darla al figlio piuttosto che berla lei stessa. Will invece guardava il figlio con occhi estranei. Aveva i capelli diversi dai suoi ma riconosceva la stessa espressione ingenua che aveva lui parecchi anni prima. Gli occhi erano pieni di curiosità che invece appartenevano alla madre. Eppure, sentiva che non si sarebbero mai accettati. Erano due estranei, due sconosciuti. Si sentiva un’egoista, eppure, tutto ciò che voleva era avere Elizabeth accanto a lui, tornare a dieci anni prima e non salire su quella maledetta nave.
Si sedette a terra, per continuare ad osservarli ma il suo movimento non passò inosservato.
« Capitano…» il bambino aveva spalancato gli occhi e lo guardava. Si era sbagliato. Gli occhi conservavano la curiosità della madre, ma il colore era suo, era quello di suo padre « Sei veramente mio padre? »
William era tornato a quando Jack lo aveva scrutato, in prigione, a Port Royale. Si sentiva stupido e inadeguato « Si, James, lo sono davvero »
« Ah… e mi vuoi bene? Perché a me non sembra » era proprio come Elizabeth. Come aveva osato pensare di abbandonarlo? Doveva dire la verità a Jack sulla fonte, e anche a lei. Non poteva mentire, non poteva abbandonare James « La mamma mi diceva sempre che eri un pirata molto coraggioso ma a me non sembra »
« Non è ancora arrivata l’occasione »
« E allora dov’eri quando abbiamo combattuto con i pirati? E quando mamma è stata male? E quando mi sono sbucciato un ginocchio? » la voce di James era ferma senza alcuna nota di crisi infantile. Era già cresciuto, era già grande, sapeva già tutto.
Il capitano provò con un gesto incerto a prenderlo tra le braccia ma il bambino si scostò « Mi spiace, James, mi spiace non esserci stato in questi anni, non è dipeso da me, te lo posso assicurare. Io… non so come si fa il padre, non con uno come me. Io non sarò mai un padre »
Lui si alzò in piedi e urlò « Io sono un figlio e vorrei avere Jack come padre piuttosto che un nuco come te! » Se fosse stato in un altro momento, William avrebbe riso dello sbaglio del bambino sull’insulto che senz’altro aveva sentito da Jack ma non c’era nulla da ridere in quel momento, infatti il bambino salì sul ponte lasciandolo lì. Si mise la testa tra le mani e pregò che fosse solo un brutto sogno. Possibile? Aveva affrontato pirati e maledizioni e ora aveva paura di un bambino.
« Seguilo » Elizabeth si era svegliata e lo fissava con gli occhi socchiusi.
« Ma… »
« Non aver paura, è tuo figlio »
Will si mandò al diavolo e salì le scale che lo portavano sul ponte. Trovò il bambino che guardava il mare con aria assorta e preoccupata « Mi spiace… dammi una possibilità… »
James lo guardò con aria di sufficienza « io non ti voglio »
Con incertezza, gli posò una mano sulla spalla « Io voglio solo recuperare tutto ciò che ho perduto »
Dopotutto, suo padre non era così vigliacco come aveva creduto «  Non mi sembra il momento più adatto… per conoscerci, però va bene… »
Dopotutto, era suo figlio.




N.d.A. Hello! Era da Pasqua che non aggiornavo :') Un tempo abbastanza lungo! Si, lo ammetto, avevo completamente abbandonato questa fanfiction ma ho deciso di continuarla ora che ho più tempo! Fatemi sapere che ne pensate e alla prossima :D
Luna

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