Che il Cosmo sia con noi: il Grande Tempio

di Cloe87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Da Milano ad Atene in tempo zero ***
Capitolo 2: *** Meglio prenderla con filosofia! ***
Capitolo 3: *** Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi ***
Capitolo 4: *** Il primo Gold non si scorda mai ***
Capitolo 5: *** Cosmo Negativo e Cosmo Positivo ***
Capitolo 6: *** Un simpatico paghi uno e prendi due! ***
Capitolo 7: *** Mai stuzzicare il can che dorme ***
Capitolo 8: *** Che pasticcio, Arianna! ***
Capitolo 9: *** E questa sarebbe Atena? ***
Capitolo 10: *** Sul ring volano ceffoni! ***
Capitolo 11: *** Attenti al ladro! ***
Capitolo 12: *** Ikki: la minaccia inesistente! ***
Capitolo 13: *** Oh! Oh! Mi è semblato di vedele un silvel! ***
Capitolo 14: *** Ti fidi di me? ***
Capitolo 15: *** Qui micio, micio! ***
Capitolo 16: *** Non tutte le dee sanno badare a se stesse. ***
Capitolo 17: *** Mai scherzare con i morti ***
Capitolo 18: *** Il biondo più vicino ad un dio... ***
Capitolo 19: *** Ricordarsi di dar sempre da bere alle piante. ***
Capitolo 20: *** Ma perché non siamo in otto? Perché manca Lancillotto! ***
Capitolo 21: *** HOW ARE YOU? ***



Capitolo 1
*** Da Milano ad Atene in tempo zero ***


 

Che il Cosmo sia con noi: il Grande Tempio

 

I personaggi sono di Masami Kurumada e la storia non è a scopo di lucro.

 

Breve prefazione.

 

Questa è una storia che mi frulla in testa da alcuni anni, dettata dal mio affetto per tutta l’opera di Kurumada, che mi sto apprestando a sconvolgere per mano di un gruppetto di determinate ed incallite pacifiste e i loro Custodi menefreghisti. Quindi il “Saint Seiya”, come lo conoscete, prenderà una via completamente diversa man mano che si andrà avanti con il racconto, che in alcuni casi seguirà la linea originale, anche se con modalità diverse da quelle originali per tutta una serie di equivoci e raggiri, mentre in altri casi si allontanerà completamente dalla serie Kurumadiana.

Tendenzialmente seguirò il filo conduttore del manga, ma avviso che mi potrà capitare, per esigenze narrative o semplicemente perché mi piaceva di più, di utilizzare anche scene della serie animata. Inoltre alcune parti della serie originale saranno tagliate semplicemente perché, per via dell’interferenza di nuovi personaggi e della nuova piega della storia... non avranno modo di verificarsi!

Per ora mi sembra di aver detto tutto, con la speranza che questo delirio vi possa far divertire in compagnia di: Custodi dal pessimo senso dell’umorismo, Esorcisti che non sanno di esserlo, Manipolatori spazio/dimensionali lavativi, Alchimisti che non hanno nulla da spartire con l’alchimia, Sensitive impiccione, Veggenti che non sanno predire il futuro, Guaritrici con la fobia dei volatili, Medium dai capelli di colori improponibili... e ovviamente Atena e compagnia bella.

 

DA MILANO AD ATENE IN TEMPO ZERO:

Gli angeli non parlano greco.

 

Era un giorno caldo ed afoso di metà Agosto e la mia testa e le mie mani non ne volevano sapere di buttare giù qualcosa di decente. Il cestino della carta straccia straboccò quando l’ennesimo foglio appallottolato lo colpì. Vi assicuro che per una scrittrice ritrovarsi a corto di idee proprio all’ultimo capitolo del proprio romanzo è frustrante, soprattutto quando il tuo editore ti telefona ogni ora per sapere la data di consegna.

«AHHH!!! Basta, non ne posso più, ho bisogno di una vacanza!!!» sbottai guardando torva la mia macchina da scrivere e gli orrendi dialoghi che avevo composto. Ok che i miei sono romanzi rosa a sfondo storico, ma quando ci si ritrova a scrivere “Pablo, mi ami? Ma quanto mi ami?”, vuol dire che si è alla frutta, se non già al caffè (possibilmente corretto grappa).

Ebbe sì, sono scrittrice di professione e realizzo quei bei racconti mielosi usa e getta da leggere mente ci si arrostisce sulla spiaggia, acquistabili al modico costo di 3000£. Ergo, quelli che il mio professore di letteratura definiva poco elegantemente “i porno delle casalinghe”. Non avevano grande successo di critica, ma almeno mi guadagnavo da vivere.

Al dire il vero avrei desiderato occuparmi di saggistica, essendo laureata in letteratura antica, ma in seguito ebbi modo di ringraziare i mie sdolcinati romanzi strappalacrime se ho ancora la testa attaccata al collo, ma andiamo con ordine...

Insomma era una di quelle tipiche giornate “no” in cui ti ritrovi ad invidiare i tuoi stessi personaggi, che si potevano tranquillamente godere una spiaggia da sogno (la storia che stavo scrivendo era ambientata in un’isola dei Caraibi), mentre io ero nel mio tinello a grondare dal caldo fantasticando sulle vacanze che avrei saltato per finire il lavoro. Decisi quindi di prendermi una pausa gelato e uscire di casa prima di lanciare fuori dalla finestra la mia macchina da scrivere.

Le vie di Milano erano pressoché deserte. Chi poteva aveva preso la palla al balzo per recarsi nei luoghi di villeggiatura, ma non tutti avevano lasciato la città ed io incappai in uno scippatore, che, senza tanti complimenti, mi strappò la borsetta a tracolla, facendomi cadere con uno spintone in mezzo alla strada, proprio mentre sopraggiungeva un autobus.

“Ok che volevo un periodo di vacanza, ma non intendevo una cosa così definitiva!” pensai, capendo che il veicolo non avrebbe fatto in tempo a frenare e chiusi gli occhi. Ammetto che quello che avrebbe dovuto essere il mio ultimo pensiero non era stato dei più brillanti, ma infondo non sono mai stata una persona normale e andarmene con una frase degna della situazione non era da me, meglio passare a miglior vita con una battuta di spirito!

Comunque l’impatto non ci fu, o meglio, la sensazione che avvertii fu quella di un qualcosa di tagliente che mi trapassava da una parte all’altra. Il respiro mi mancava, ma aprii ugualmente gli occhi ritrovandomi immersa in una sorta di nebbia bianca, e compresi quello che era successo: a colpirmi non era stato l’autobus, ma una freccia d’oro!

«Da ora in poi è tutto nelle tue mani, Arianna.!»

La voce di un uomo mi raggiunse e io voltai il capo a fatica. Non lo vidi bene perché era avvolto da una luce dorata abbagliante e i miei sensi stavano scivolando velocemente via. Ebbi solo il tempo di chiedere: «Perché?» che la mia mente mi abbandonò e poi fu solo un confuso vorticare di luci e ombre.

 

«Arianna, avanti, respira! Non voglio accollarmi anche questo peccato!»

La voce di un uomo, nonché la sensazione di due morbide labbra, che si schiudevano sulle mie, furono le prime cose che percepii, prima di rinvenire tossendo convulsamente, sputando acqua.

«Atena sia lodata, ti sei ripresa!»

Aprii lentamente gli occhi, e mi ritrovai a fissare due iridi verdi incastonate in un viso angelico, incorniciato da dei mossi capelli blu:

Mezza rincoglionita e con la vista ancora appannata, dissi: «Buongiorno signor angelo, la fila per il collocamento per l’Inferno, il Purgatorio o il Paradiso da che parte è? Spero che non ci sia una tassa da pagare, perché mi hanno scippato la borsetta con dentro il portafoglio!»

L’angelo o quello che era mi guardò sbalordito a bocca aperta.

«Mi scusi, ma devo aver patito il trapasso e non mi sento tanto bene! Comunque non avrei mai pensato che gli angeli parlassero greco, al massimo latino. Ah, ancora una cosa, il colore della sua chioma è singolare, quale tinta usa?»

Il tizio mi guardò ancora più incredulo, per poi assumere un’espressione più composta (una defunta così schizzata probabilmente non l’aveva ancora vista):

«Veramente sei viva è vegeta, anche se hai rischiato di affogare!»

Tossicchiando cercai di mettermi a sedere, ma venni colta da un capogiro e rischiai di sbattere la testa scivolando sul freddo pavimento in pietra completamente bagnato, ma venni prontamente afferrata dall’angelo, che intuii essere a torso nudo.

«Non sono morta? Affogare? Ma se sono stata tirata sotto da un autobus per colpa di un disgraziato!»

«A me sembri viva, anche se la tua apparizione in questo luogo è una cosa inspiegabile»

«Apparizione, quale apparizione?» i giramenti di testa e la nausea mi stavano passando e anche la vista iniziava a farsi più chiara.

«Sei comparsa avvolta da una luce accecante a mezz’aria. Quando la luce si è dissolta sei caduta a peso morto nella vasca sacra».

«Vasca?»

«Quella» il tizio mi aiutò a sedere e mi indicò una sorta di piscina olimpionica in stile terme romane. Fissai sconvolta l’ambiente, una sorta di tempio greco, per poi scattare in piedi portandomi le mani al cuore:

«La freccia! La freccia non c’è più!»

Infatti non riportavo nessuna traccia di ferita (anche se la mia camicetta bianca mi faceva molto miss maglietta bagnata!)

«Freccia?» mi chiese l’uomo.

«Sì, ora ricordo! A Milano un tizio mi ha scippato e mi ha spinto sotto un autobus, ma poi non sono stata investita, ma trapassata da una freccia d’oro.» riassunsi velocemente, passandomi una mano tra i capelli fradici barcollando, per poi fermarmi ad osservare sconvolta il tizio per intero, che si era alzato prontamente per sorreggermi.

«O mio dio! Tu non sei un angelo, ma un uomo in carne ed ossa e sei completamente nudo!» per poi cacciare un urlo.

L’uomo fulmineo mi tappò la bocca “Che giornata di merda, prima lo scippatore, poi il cecchino e adesso lo stupratore!”

«Calmati, non ho intenzione di farti nulla, anzi dovresti ringraziarmi di averti evitato di affogare e ti posso garantire che in circostanze meno favorevoli non l’avrei fatto! Quindi non urlare o richiamerai gli inservienti del tempio, e in quel caso la tua posizione diventerebbe critica. Solo il Grande Sacerdote e la dea sono autorizzati ad accedere in questa parte sacra del Tempio. Se si venisse a conoscenza della tua presenza dovrei ucciderti, e preferirei evitarlo.»

Io annuì e lui mi tolse la mano dalla bocca:

«Comunque sei stata tu a finirmi addosso mentre mi stavo facendo il bagno!»

«Dove sono e come è potuto succedere?»

«Sei ad Atene nel Grande Tempio di Atena, dimora terrene della dea della giustizia e io sono il suo Grande Sacerdote. Per come sia successo speravo fossi tu a darmi la risposta!»

Vi posso garantire che ero un tantino sconvolta. Atene? Dimora terrena di Atena? Ma di che diamine stava parlando sto tipo, che tra l’altro non aveva un minino di senso del pudore, visto che se ne stava tranquillamente come mamma l’aveva fatto davanti a me, squadrandomi dall’alto in basso! (e la cosa mi metteva leggermente in imbarazzo). Ma in una situazione del genere, invece di rendermi conto del casino in cui ero finita e disperarmi come qualsiasi persona normale, mi ritrovai a dire:

«Ma come diavolo ho fatto a finire da Atene! È impossibile! Io sono di Milano e a Milano devo ritornare! Ho un capitolo da finire! Il mio editore mi ammazza! Magari con un po’ di fortuna riesco a trovare un volo che mi riporti a casa» per poi bloccarmi e costatare che non avevo con me nemmeno una lira, per poi rischiare nuovamente di finire a terra per un capogiro. Il tizio quindi mi prese in braccio senza che potessi replicare e mi fece sedere su una sedia, per poi esaminarmi attentamente.

«Nausea, capogiro, stato confusionale. I tuoi sintomi sembrano essere quelli di un trauma post teletrasporto. Sono dispiaciuto, ma ti devo comunicare che non potrai lasciare il Grande Tempio fin quando non avrò capito cosa sia successo. Non è possibile teletrasportarsi all’interno del Santuario per via della barriera divina.»

«Il teletrasporto non è contemplato tra le leggi della fisica! E anche nel caso, non so proprio come sia potuto accadere!»

«Quindi non hai la minima idea di come sei finita qui?»

«No, nessuna»

«Allora rimarrai qui il tempo necessario. Nonostante tu non sia pericolosa sei comunque un’infiltrata indesiderata. Nonché il tuo arrivo è alquanto sospetto»

«Quindi sono tua prigioniera?»

«Preferirei il termine ospite» l’uomo mi sorrise, per poi aggiungere : «Io sono» e più titubante «Arles. Tu invece sei Arianna Raschieri giusto?»

Io annuii: «Mi conosci?»

Arles andò a raccogliere un libro completamente bagnato, probabilmente quello che stava leggendo durante il suo momento di relax, che io avevo bruscamente interrotto facendo irruzione dal nulla, e me lo porse.

«Il tempio della dea perduta» lessi, per poi guardarlo stupita (non avrei mai immaginato che un uomo potesse leggere quello che scrivevo!).

«Già, se non fossi stata l’autrice dei romanzi che leggo, mio unico sollievo e conforto da un paio d’anni, probabilmente ti avrei ucciso all’istante e mi sarei tolto il problema. Anche se devo ammettere che ritrovarsi nella propria vasca una giovane donna comparsa dal nulla e palesemente estranea a questo mondo e priva di cosmo, è un fenomeno curioso. Credo che qualcuno ti abbia spedito qui a forza, non ho altra spiegazione.» per poi aggiungere: «Comunque la foto sul retro del libro non ti rende giustizia, sei meglio di persona»

Lo fissai a bocca aperta e pensai “vuoi vedere che qull’infame del mio editore aveva ragione a sostenere che se avessimo messo la mia foto sui libri, avremmo attratto anche qualche lettore maschile?”. Tolta questa osservazione, che forse avrei potuto effettivamente evitare per concentrarmi su cose più serie, le parole di Arles, mi fecero ritornare alla mente il misterioso cecchino e le sue parole senza senso. Che cavolo voleva dire “Ora è tutto nelle tue mani?” Ma evitai di rendere partecipe dei miei pensieri il mio interlocutore, che nel frattempo aveva finalmente deciso di mettersi qualcosa addosso; ovvero una sorta di tonaca nera e un elmo con tanto di maschera!

Alla vista della maschera istintivamente indietreggia, iniziando vagamente a capire di essere finita in guai seri, senza sapere ne come ne perché. “Ma proprio nel covo di una setta satanica dovevo finire!!!”. Arles comunque non si fece tanti problemi e mi prese per il braccio dopo avermi avvolto a forza con una sorta di mantello.

«Se opponi resistenza sarò costretto a farti male, e preferirei evitarlo. Quindi niente colpi di testa e non ti verrà torto un capello. Ora seguimi senza fiatare, come se fosse la cosa più naturale di questo mondo!»

Io annuii e venni scortata dal Sacerdote fino ad una camera in cui fui chiusa dentro, del tutto ignara dalla maxi inculata che era venuta in mente ad Arles dopo avermi visto, per fregare alla grande i suoi sottoposti, tramite l’uso inconsapevole della mia persona!

 

ANGOLO DELL’AUTRICE

 

Spero che questo capitolo abbia suscitato un po’ di curiosità e auguro a tutti un gioioso e sereno Natale!!!

 

Cloe87

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Capitolo 2
*** Meglio prenderla con filosofia! ***


MEGLIO PRENDERLA CON FILOSOFIA!

Ogni cosa cambia in base all’ottica con cui la si guarda.

 

Finalmente, dopo un altro quarto d’ora ed un cazzotto contro una colonna per vedere se era tutto vero (consiglio di non farlo, perché se non siete effettivamente defunti, fa un male cane!) iniziai a ritornare ad essere lucida e a capire che ero completamente nei casini senza motivo apparente. Mi guardai intorno per mettere a fuoco l’ambiente: una camera da letto con un terrazzino che, tramite una scalinata in pietra, dava su un piccolo giardino con una panca e un melo. Il tutto recintato con un alto muro. Quindi la mia iniziale idea di fuga venne subito meno.

“Arianna, cretina, anche se ci fosse stato uno steccato, dove pensavi di scappare? Non sai dove sei e non hai con te documenti e denaro!” pensai, mentre sconsolata mi sedetti su una sorta di letto di pietra.

Nello stato confusionale in cui ero le uniche cose che avevo capito è che ero finita ad Atene in una sorta di tempio di Atena (anche se mi risultava che l’unico tempio ad Atene dedicato alla dea fosse in disuso da diversi secoli) e che lo strano tipo si chiamava Arles e doveva essere una sorta di sacerdote o qualcosa del genere.

“Oh mio dio, vuoi vedere che sono finita in una sorta di setta con ancora in vigore il culto degli dei pagani” fu la mia prima ipotesi (col senno di poi direi che ci avevo quasi preso!) per poi farmi venire in mente un libro di parafantascienza, che avevo letto di recente, in cui si parlava di viaggi nel tempo: “Oppure sono tornata indietro nel tempo? No, assurdo, Arianna, non essere ridicola!” mi dissi. Tuttavia dovetti ammettere che era tutto assurdo, anche se l’atteggiamento del tizio mascherato mi fece desumere che dovesse essere abituato a cose del genere. Comunque l’ambiente e la fanciulla, che entrò timidamente nella stanza, dopo aver bussato, mi fecero seriamente propendere verso l’ipotesi del viaggio temporale.

Gli abiti e l’acconciatura della ragazzina che, senza guardarmi in volto, si stava inginocchiando davanti a me, erano infatti ampiamente fuori moda, visto che i kitoni non si vedevano in giro da un bel pezzo!

La guardai tra lo sconvolto e il perplesso mentre lei, con voce tremante, mi disse:

«Il Sommo Grande Sacerdote, mi ha inviato a portarvi questi abiti» e la ragazzina, sempre senza guardarmi mi porse un kitone bianco con fibbie d’oro.

«Ehm, posso chiederti perché sei in ginocchio e non mi guardi in viso?» le dissi. La prigioniera ero io, non lei!

«Perché sono una semplice inserviente e solo il fatto di presenziare davanti a voi è un immenso onore. Solo al Sommo Sacerdote è normalmente concesso questo privilegio.»

La guardai senza capire. Ok che il tizio con la maschera doveva essere una sorta di mio fan, e che mi aveva probabilmente risparmiato solo per questo, ma il suo atteggiamento era un tantino esagerato!

«Non è proprio il caso, fidati!» le risposi.

La ragazzina alzò titubante il viso e io le sorrisi, cosa che dovette rasserenarla notevolmente e fu lieta di aiutarmi ad indossare quella sorta di tendone bianco con spille. Ammetto che avrei preferito avere un paio di jeans e una maglietta invece di un kitone come abito di ricambio, ma fui costretta ad accontentarmi. D’altronde ero una prigioniera, quindi che volevo? Tuttavia non potei non notare la perplessità della ragazza nel guardare i miei abiti completamente inzuppati d’acqua, ma si astenne dal fare domande o commenti ed io badai bene di evitare di accennare all’accaduto. Non era il caso di farsi passare per pazza per qualcosa che anch’io faticavo ancora a credere.

Dopodiché riuscii a scambiare due parole con lei e scoprii che si chiamava Eirene, e appurai di non aver effettuato nessuno sbalzo temporale, ma che semplicemente il Grande Tempio (così era chiamato il luogo in cui mi trovavo) era rimasto ai tempi degli antichi greci per tradizione e devozione verso la dea Atena (cosa che mi fece scartare l’ipotesi dello sbalzo temporale, per abbracciare quella dei fanatici religiosi). Fui poi raggiunta da Arles, che congedò la ragazza in evidente soggezione (direi quasi terrore) di quell’uomo.

Arles mi chiese cortesemente di seguirlo e io lo feci, anche perché non avevo alternative data la morsa della sua mano intorno al mio braccio. Fui quindi condotta in una sala da pranzo decorata con marmi preziosi e mi fece accomodare davanti ad una tavola imbandita. Durante il tragitto non potei non notare i soldati armati di lancia, posti a guardia dei corridoi, che chinavano rispettosamente il capo al nostro passaggio, a cui Arles mi disse di non far caso. Prassi del luogo.

Immersa nei miei pensieri venni raggiunta dalla voce di Arles, che dopo aver fatto allontanare tutti; inservienti e soldati, si levò elmo e maschera, lasciando ricadere lungo la schiena la folta capigliatura blu:

«Perché non mangi? Dovresti essere affamata, l’ora di cena è passata da un pezzo!»

Al mio sguardo scrutatore sulla carrellata di vivande davanti a me aggiunse:

«Tranquilla, non è cibo avvelenato.» e per essere più credibile iniziò a mangiare.

Ma, non ricevendo nessuna reazione da parte mia, aggiunse:

«Guarda che se volessi ucciderti non avrei bisogno di avvelenarti in codesto modo...»

“Ottima frase per aggiudicarsi la fiducia di un prigioniero!” constatai in modo ironico, per poi rispondergli: «Al dire il vero non mi sono mai posta il dubbio.» (sul fatto che non mi volesse morta ci ero arrivata da sola. Altrimenti perché prendersi la briga di salvarmi da affogamento certo?).

«Quindi quale è il problema?» mi chiese.

«Stavo solo guardando se tra i piatti greci serviti c’era anche il mio preferito!» Arles rimase a guardarmi a bocca aperta con il boccone a mezz’aria, mentre io mi servivo una porzione di Moussaka per poi guardarlo dritto negli occhi e dire:

«Ti posso assicurare che non ho alcuna intenzione di rifiutare una cena generosamente offerta. Lo sciopero della fame per cercare di intenerire il proprio carceriere non mi si addice, così come tentare la fuga da un posto che non conosco, ad un’altro che non conosco, senza soldi e documenti. Senza contare che, data la sorveglianza ferrea di questo palazzo, mi ritroverei di nuovo in gabbia appena voltato l’angolo.»

Arles annuì e mi sorrise:

«E io che mi aspettavo frasi rabbiose per averti obbligata a rimanere qui contro la tua volontà!»

«E a cosa mi avrebbero giovato?»

Arles mi guardò perplesso cercando di capire dove stavo andando a parare.

«Mi procurerei soltanto mal di gola. Intanto la situazione non cambierebbe anche se mi lasciassi andare alla disperazione. Quindi ho deciso di prendere la cosa con filosofia e di vederla come una vacanza fuori programma» (intanto se non mi ammazzava lui, ci pensava il mio editore! Yeee!!!) e senza tanti complimenti finii la mia cena, mentre Arles mi guardava stupito. Obbiettivamente la mia incapacità di rendermi conto del pericolo aveva dell’incredibile, così come la mia capacità di vedere sempre il lato positivo delle cose, nonché crearmelo quando non c’era.

«Però, non mi era mai capitato di sentire un discorso del genere» commentò Arles, mentre io aggiunsi:

«È meglio concentrarsi sulla via d’uscita che soffermarsi troppo sui sentimenti negativi provocati da un problema. Ogni cosa la si vive in base all’ottica in cui la si guarda. Almeno, io la penso così. Comunque, posso sapere che cosa avete intenzione di fare con me ed esattamente chi siete? Una setta di fanatici religiosi?»

Arles ritornò con un’espressione composta e finalmente mi spiegò, con un discorso ancora più fuori dal mondo del mio, che in questo luogo dimoravano i santi di Atena; i valorosi e potenti guerrieri al servizio della dea, ultimo baluardo contro le forze oscure, e altre fesserie del genere, per poi concludere:

«Non hai nulla da temere per la tua vita. Semplicemente ho intenzione di capire cosa sia successo e chi ti ha inviato qui e perché. Quindi dormi tranquilla, poi mi sei più utile da viva che da morta!»

«Non so quanto sia comodo un letto di pietra, ma ci proverò!» dissi ironica (anche se non compresi appieno l’ultima frase, ma lui fece orecchie da mercante). Per poi essere riaccompagnata dal Grande Sacerdote alla mia stanza.

 

La mia iniziale ventata di ottimismo sulla vacanza in Grecia, nei giorni a seguire iniziò a venire meno, anche se dovetti ammettere che il vitto non era male, ma a parte le visite quasi devozionali di Eirene (manco fossi la madonna di Lourdes), che veniva a rassettare e che era riuscita a raccattarmi un materasso e un cuscino da sistemare su quello schifoso letto di pietra, dovevo ammettere che le mie giornate erano di una noia mortale.

Gli unici momenti in cui avevo l’opportunità di fare una conversazione decente erano con Arles, che vedevo puntualmente a colazione (servita prestissimo), pranzo e cena. Quei tre momenti erano quindi gli unici in cui mi era permesso uscire dalla mia camera ed ero sempre e puntualmente scortata dal Sacerdote in una sorta di passerella in cui i soldati del palazzo si inginocchiavano al nostro passaggio.

Arles ogni volta che mi raggiungeva si stupiva di trovarmi quasi contenta di vederlo. Ovvio, era praticamente l’unico con cui potevo parlare senza creare attacchi d’ansia; Eirene ogni volta che le rivolgevo la parola, andava completamente in panne. Dovevo però ammettere che conversare con Arles era piacevole. Era un uomo di cultura e ottimo oratore. I discorsi ricadevano però sempre sulla mia persona o sui miei romanzi, mentre su di lui rimaneva sempre molto vago, quando non eludeva palesemente le domande cambiando discorso. Normalmente era piuttosto cordiale, anche se abbastanza distaccato e autoritario. Solo una volta mi aveva risposto sgarbatamente e con cipiglio parecchio alterato, anche se sinceramente non riuscii a capire il motivo di una reazione così esagerata, tanto da rimettersi in fretta e furia elmo e maschera per poi lasciare la sala da pranzo senza proferire parola. In fin dei conti gli avevo solo chiesto come aveva fatto a diventare sacerdote!

Comunque, a parte quell’episodio, della mia prigionia non potevo certo lamentarmi. Ero infatti trattata fin troppo bene per essere agli arresti, ma non potevo certo immaginare che Arles mi stesse usando abilmente per tamponare l’enorme casino che aveva fatto, facendomi passare per quella che non ero, mentre brancolava nel buio nel tentativo di scoprire che diamine mi aveva condotto lì.

La mia comparsa aveva infatti dell’inspiegabile, ovvero non era stata preceduta e accompagnata dall’emanazione di nessun cosmo, o almeno così sembrava, per poi partire con supposizioni surreali, tirandomi giù una lista improbabile di divinità olimpiche. Cosa a cui avevo risposto ironicamente suggerendogli di rivolgersi a degli ufologi, per poi passare più seriamente a prendere in considerazione qualche strano esperimento militare svolto su ignari civili, cosa che fece storcere il naso ad Arles. Per lui non c’era altra spiegazione di un intervento di un dio greco.

Riassumendo: il mio soggiorno stava andando per le lunghe e di sicuro la mia assenza aveva ormai scatenato l’allarme tra i miei conoscenti. E questo sì che mi rattristava. Iniziai quindi a sentire l’esigenza sempre più impellente di avvisare tutti che stavo bene, anche se non sapevo quando, e se, sarei potuta tornare a casa. Una sera decisi quindi di affrontare l’argomento con Arles.

«Se fosse possibile avrei una richiesta da farti.»

«Dimmi».

«Avrei bisogno di fare una telefonata»

«Questo significherebbe uscire dal Santuario. Ti rendi conto che non è una cosa fattibile?»

«Ormai è quasi un mese che sono assente da casa, saranno tutti in allarme e mi avranno data per dispersa o morta! Ti prego, ho bisogno di avvisarli che sto bene!»

«Non posso»

«Hai un palazzo che brulica di guardie, se hai paura che scappi mettimene un paio come scorta!»

«Non è quello il problema. Se uscissi ti renderesti conto della collocazione del Santuario. Cosa ammissibile solo ai saint e agli inservienti di Atena.»

Dovevo ammettere che la dea greca della giustizia iniziava letteralmente a starmi sulle palle! Ogni negazione era per opera di una sua fantomatica regola del menga! Se non avesse imposto (o meglio chi ne faceva le veci) ai suoi fanatici fedeli di rimanere ai tempi dell’Iliade, avrei già telefonato tramite un apparecchio del Santuario, ma li non c’era l’elettricità e tanto meno il telefono!

«Allora bendami e fammi accompagnare ad una cabina telefonica! Intanto mi serve la parola e l’udito, non la vista per telefonare!»

«No, data la tua posizione non posso farti uscire dal tempio in cui ti trovi, è inaudito e sinceramente non so come la prenderebbero i devoti di Atena»

Lo guardai perplessa per poi ribattere frustrata: «Ma se sono un perfetto nessuno che è finito in questa situazione senza sapere come. Cosa vuoi che importi ai devoti della tua divinità se vengo scortata fino ad una cabina telefonica! Se poi hai paura che sia una scusa per chiamare la polizia e raccontare l’accaduto, fidati, mal che vada mi danno l’indirizzo del manicomio!» per poi aggiungere alla vista quasi spersa di Arles, che evidentemente non sapeva più come controbattere: «Insomma, non hai nessuno di caro che non vorresti far preoccupare! Trattienimi pure qua finché ti pare, ma permettimi almeno di tranquillizzare le persone che mi stanno a cuore! È l’unica cosa che ti chiedo!»

Arles mi guardò tentennante e visibilmente indeciso sul da farsi per qualche minuto, per poi distendere lo sguardo, dicendo con un sorriso:

«E sia! Dopotutto è una richiesta più che legittima.» per poi accasciarsi al suolo portandosi le mani alla testa.

«Arles, cos’hai?» gli chiesi mentre mi precipitai a soccorrerlo, ma lui mi fece cenno di bloccarmi con la mano:

«Non avvicinarti!» avvertimento che puntualmente non ascoltai. Una cosa che mi ha caratterizzato fin da quando ero bambina e che non riuscivo a non farmi in quattro per aiutare gli altri senza distinzione di sorta e senza secondi fini. La trovavo una cosa naturale tra esseri umani, anche se poi crescendo capii che non era così. La normalità era girare lo sguardo da un’altra parte almeno che non ci fossero cospicui interessi in ballo, ma non tutti nascono furbi e io, da buona scema, avevo consapevolmente deciso di rimanere legata alle mie convenzioni puerili e di non seguire la prassi comune. Non ero mai riuscita a credere che l’uomo fosse completamente malvagio, e forse era questa convinzione che mi faceva affrontare ogni situazione con incomparabile ingenuità e ottimismo.

Quindi mi avvicinai a lui e lo sfiorai, cosa che lo fece rialzare di scatto e allontanare da me con un gemito di dolore, manco fosse un demone davanti ad un esorcista munito di acqua santa.

«Arles, se fai così non mi permetti di aiutarti! Quindi stai fermo e lasciti guardare!» e, più decisa, mi avvicinai a lui, che si era nuovamente accasciato per una fitta. Il dolore questa volta non gli permise di allontanarsi e io potei finalmente accostarmi a lui per aiutarlo ad alzarsi e a sedersi, del tutto ignara del pericolo che stavo correndo.

Arles sembrò scosso dal mio contatto e inizialmente cercò di sottrarsi al mio aiuto, per poi opporre sempre meno resistenza fin quando stravolto si lasciò sorreggere fino ad una sedia dove si lasciò cadere.

Io a quel punto presi un tovagliolo e lo bagnai con dell’acqua per poi passarglielo sulla fronte.

«Scusami, una fitta improvvisa di emicrania» mi disse con un filo di voce rauca.

«Credo sia opportuno chiamare un’ambulanza o un medico»

«Non è necessario. Non è nulla di grave. Sono abituato»

«Ti consiglio comunque di farti vedere da uno specialista. Fitte del genere non sono normali...».

Smisi quindi di passargli il tovagliolo sulla fronte per bagnarlo nuovamente, ma Arles mi fermò:

«Lascia stare il tovagliolo. Non serve» per poi portare le mie mani al suo volto: «Ti prego... non toglierle» mi disse in un sussurro più sollevato.

«Ma cos...»

«Non chiedermi il perché, ma il contatto con le tue mani mi fa sentire meglio» e Arles chiuse gli occhi arrossati, mentre il suo volto, contratto da una smorfia di dolore, andò distendendosi.

Non so per quanto tempo rimasi ad accarezzargli le tempie prima che riaprisse gli occhi e acconsentisse, con evidente malavoglia, a riaccompagnarmi nella mia stanza.

 

 

ANGOLO DELL’AUTRICE

Ecco il secondo capitolo, che spero sia stato di vostro gradimento. Per i prossimi capitoli avviso che i caratteri di alcuni personaggi li ho inventati di sana pianta (soprattutto quelli dei silver) con la scusa di essere stati poco sviluppati già in originale. Quindi per esigenze di copione alcuni si dimostreranno più svegli che nel manga e anime, altri dei completi bradipi.

Perdonatemi, ma se ho alzato il livello intellettivo di alcuni saint (tra cui anche Seiya), tramite l’aiuto dei personaggi nuovi introdotti, che faranno scoprire loro che esiste anche una cosa chiamata cervello (anche se spesso predicheranno bene e razzoleranno male, combinando un casino dietro l’altro), è per dare un po’ di dignità alla carne da cannone. Insomma mi è piaciuto ipotizzare che due domande anche loro fossero in grado di farsele e non solo malmenarsi per ordini superiori. ^.^!

 

Buon Capodanno a tutti!

 

Cloe87

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Capitolo 3
*** Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi ***


IL DIAVOLO FA LE PENTOLE, MA NON I COPERCHI.

Ma gli angeli fanno i coperchi e non le pentole!

 

Nei giorni seguenti a qell’episodio l’atteggiamento di Arles nei miei confronti aveva iniziato a cambiare e, da un contegno distaccato, anche se gentile, era passato a ricercare un contatto meno formale e più diretto. Era palese che desiderasse travalicare il muro tra prigioniero e carceriere, per potersi avvicinare di più a me. Aveva iniziato a farmi visita anche oltre gli orari dei pasti, a richiedere la mia compagnia nelle sue passeggiate nello splendido giardino sacro del Tempio e a intrattenersi con me dopo cena per periodi sempre più lunghi. Diceva che la mia sola presenza lo rasserenava e che, anche se non sapeva spiegarsi come, da quando aveva iniziato a frequentarmi (se così si può dire) i suoi attacchi di emicrania si erano fatti meno frequenti e, le volte in cui avvertiva una fitta, cercava esplicitamente la mia persona e il contatto delle mie mani sulla sua fronte. E più il tempo passava, più si rendeva disponibile alle mie richieste, che avevo capito essere più facilmente accolte durante le “sedute di massaggio” alle sue tempie, quando lui abbandonava ogni guardia posando il suo capo sulle mie gambe, senza farsi troppi problemi. La prima volta ci ero rimasta di sasso vedendolo appoggiarsi a me come se fosse la cosa più naturale del mondo, cosa che mi fece ovviamente protestare.

Dissenso a cui lui mi rispose con un : «Ti prego non scostarmi da te» per poi ricercare le mie mani e portarsele al viso: «Non puoi nemmeno immaginare quanto tu stia facendo. Sei come un raggi di luce accecante dopo anni di tenebre, ma dopotutto non dovrei stupirmi, visto già l’effetto dei tuoi racconti»

Lo guardai incredula: «Perché? Che effetto hanno i miei libri?»

«Non so il perché, ma l’ingenuità e l’infantile ottimismo che traspare tramite le tue storie ha la capacità di rasserenarmi. Nonostante i tuoi racconti siano essenzialmente semplici e abbastanza prevedibili, riesci a trasmettere un senso di pace, di speranza. Sono come un invito a non abbandonarsi mai alla disperazione, perché, anche nelle ore in cui le tenebre hanno il sopravvento, esiste sempre una luce pronta a dissolverle e una mano tesa a soccorrere e a perdonare. Insomma, sono una splendida utopia».

Anche se lui intese le sue parole come una sorta di complimento io mi risentii un po’; non tanto per il commento sulle mie storie scontate (considerazione più che legittima), ma per il fatto di considerare ciò che pensavo soltanto una chimera, una fantasia infantile. Ma non potevo fargliene una colpa, visto che non poteva sapere che l’amore universale che travalica ogni confine, io l’avevo scelto come mio obbiettivo di vita.

Comunque tramite le “sedute” riuscii a farmi recapitare una macchina da scrivere per poter realizzare l’ultimo capitolo del mio romanzo e la conseguente spedizione del pezzo con relativa telefonata di avviso!

E già, il caro Arles, nel suo astuto piano di utilizzarmi come una facile pedina manovrabile nelle sue mani, non aveva tenuto conto della possibilità di prendersi una infatuazione per l’indifesa ed inerme prigioniera, nonché del piccolo, ma non insignificante particolare, che anch’io ero provvista di quello che lui chiamava cosmo; anche se mai l’avrei collegato a quello di cui mi aveva parlato, visto che il mio era profondamente diverso, direi quasi opposto, a quello che utilizzavano i saint e più difficilmente percettibile per via della sua natura (in seguito scoprii che fu proprio la caratteristica peculiare del mio cosmo a permettermi di avvicinarlo senza ritrovarmi una daga d’oro piantata nel petto).

 

Fu così che vidi per la prima volta in vita mia i famigerati santi di Atena, ovvero una sorta di guerrieri sacri della dea. Dovetti ammettere che come setta era organizzata fin troppo bene e il fatto che fosse fornita di guerrieri, nonostante le rassicurazioni Arles sul fatto che il tutto era a servizio del bene e della giustizia, era comunque inquietante. La violenza è sempre violenza da qualsiasi parte la si guardi e per qualsiasi fine la si adoperi. In ogni modo i due prescelti per farmi da scorta erano due ragazzi di grado argento (Arles mi spiegò che il loro esercito era diviso in caste), corrispondenti alle costellazioni dei Cani da Caccia e del Centauro.

Sia io che i due rimanemmo stupiti nel vederci a vicenda. Io per la strana armatura che indossavano, loro per i miei vestiti moderni. Per l’occasione avevo infatti indossato gli abiti con cui ero arrivata al Santuario. Girare per il paese più prossimo al Santuario in kitone mi sembrava inappropriato, salvo giustificare che eravamo dei matti o membri di un gruppo di rievocazione storica.

Il tizio dei Cani da Caccia si era invece fatto sfuggire un: «Non avrei mai immaginato che voi amaste indossare abiti di foggia contemporanea!»

Per poi essere ripreso da Arles con un frasone retorico sul rispetto che dovevano portare alla mia persona (che non compresi, in quanto, essendo prigioniera, stava come dei cavoli a merenda!) e sulla gerarchia (idem) il cui senso in definitiva era: “Fatevi i fatti vostri e non fatevi domande” ai cui i due risposero inginocchiandosi con un :

«Signor sì. Proteggeremo la Grande Atena a costo della vita!», cosa a cui io sorrisi quasi divertita; questi erano proprio fuori, ma infondo che diritto avevo io di giudicare? Ogni religione si è sempre basata su una professione di fede! Anche se quei poveri disgraziati credevano, per colpa di Arles, di trovarsi proprio di fronte alla loro dea! E io idiota che intesi la loro frase come una sorta di dichiarazione devozionale di rito!

Ripensandoci ammetto di essere stata veramente stupida a non accorgermene, ma sinceramente non avrei mai pensato che qualcuno nel XX secolo credesse ancora nell’esistenza fisica degli dei dell’Olimpo!.

Tuttavia appresi che i due tizi si chiamavano Asterion e Babel e che avevano ricevuto l’ordine di condurmi fino a Rodorio (così si chiamava il paesino che sorgeva nei pressi del Santuario), seguendo sentieri pressoché sconosciuti anche alla gente del tempio; cosa che trovai alquanto insolita. I saint, alla mia considerazione, fecero spallucce spiegandomi che non era loro compito contestare le decisioni del Grande Sacerdote. In compenso rimasero visibilmente sorpresi, e allo stesso tempo lusingati, dal fatto che avessi desiderato sapere i loro nomi (sinceramente mi sentivo alquanto a disagio a chiamarli con il nome di due costellazioni!).

Comunque Asterion e Babel svolsero da diligenti soldatini il loro compito e mi accompagnarono a Rodorio dove ebbi modo di usufruire dell’unico telefono esistente. Praticamente anche lì avrei potuto girare tranquillamente in kitone senza turbare nessuno, visto la totale indifferenza dei passanti ai paramenti dei mie accompagnatori. Gli abitanti del paesino erano infatti avvezzi alla vicinanza del santuario e ai suoi strambi inquilini.

Molto più turbati ed increduli erano invece i due saint, che, nel vedermi chiedere di poter usufruire del telefono al proprietario della trattoria in cui era istallato l’apparecchio, assunsero un’espressione stupita per poi lasciarmi, con mia grande sorpresa, sola, per rispettare la mia privacy. Comunque, come richiesto dal Grande Sacerdote, non fecero domande e io riuscii a rasserenare parenti e amici nonché beccarmi una lavata di capo da tutti e una sfuriata assurda dal mio editore, che si tranquillizzò solo dopo aver appreso che l’ultimo capitolo gli sarebbe stato recapitato a breve. Non potei biasimarli per essere felici ed infuriati allo stesso tempo. Avevo infatti dato come scusa di aver deciso di intraprendere un viaggio dopo una profonda crisi esistenziale, che mi aveva portato a desiderare una vita più agreste lontano dal fracasso e dalla frenesia dell’epoca moderna. Quindi avevo raggiunto la Grecia per poter vivere in una comunità rimasta lontana dalla modernità e ancorata pressoché ai tempi di Omero. Tutti mi avevano già inquadrato come una persona completamente fuori di melone, per via delle mie convinzioni e, con questa sortita, confermai a tutti che ero completamente pazza!.

Conscia del fatto, avevo seriamente bisogno di tirarmi su, e mi rivolsi alle mie guardie del corpo dicendo:

«Che dite, visto che siamo qui, ci facciamo una birra?».

«Voi be..bevete birra!» esclamarono completamente scioccati i due.

«Ehm, sì, c’è qualcosa di male?» risposi per poi dire in tono scherzoso: «Il vino sarà anche l’ambrosia degli dei, ma io preferisco la birra!» poi vedendoli rimanere completamente a bocca aperta aggiunsi: «E dai, mica sarete astemi! Arles beve puntualmente un bicchiere di vino a pasto!» per poi ricordarmi che loro stavano in teoria lavorando: «Ah è vero, forse non potete perché siete in servizio. Allora pazienza. Bere da soli è deprimente. O in compagnia o niente.»

«Assolutamente nessun problema, se è questo che desiderate, saremo onorati di accontentarvi».

E tutti e tre ci accomodammo e parlammo del più e del meno. Diedi consigli ad Asterion per organizzare una cenetta a lume di candela per conquistare la ragazza di cui si era preso una cotta (una brunetta molto carina che prestava servizio nelle cucine), mentre appresi che Babel amava scrivere e gli dissi che, se gli faceva piacere, avrei letto volentieri i suoi racconti.

Insomma, senza saperlo, avevo fatto guadagnare ad Arles un bel po’ di punti per la sua maxi fregatura. Babel e Asterion, nonostante lo shock iniziale, erano infatti rimasti colpiti molto positivamente dalla loro inedita “pseudo dea” alla mano, adoperandosi quindi in un’opera di propaganda da record per tutto il Grande Tempio, facendo sfumare i sospetti sull’operato del Grande Sacerdote e sull’affettiva presenza di Atena al Santuario.

Devo ammettere che se io ero stata stupida, quei due saint d’argento mi facevano degna concorrenza, ma d’altronde, da un sistema basato su una sorta di tirannia assoluta in cui se Arles diceva «salta!» tutti saltavano, che potevo aspettarmi? Anche se in seguito fui costretta a rivalutare uno dei due, che, a dispetto di tutto, si dimostrò meno scemo di quello che sembrava, mentre Arles si rivelò essere uno stratega meno abile di quello che tutti si aspettavano.

 

Intanto, mentre al Santuario giravano le voci che Atena fosse un’amante della birra (con il conseguente dilagare della suddetta bevanda tra gli abitanti del tempio al posto del vino), il comportamento di Arles assumeva sempre di più gli aspetti di un corteggiamento serrato, che, dovevo ammettere, stava dando i suoi frutti. Non potevo infatti negare che il Grande Sacerdote non mi facesse effetto. Era alto pressoché quasi un metro e 90, viso angelico e virile allo stesso tempo, un fisico da far invidia al David di Michelangelo e due occhi da irresistibile farabutto in cerca di espiazione, con i quali riusciva immancabilmente ad ottenere quello che voleva. Unica pecca? I capelli! Ma in seguito ebbi modo di constatare che portarli lunghi e di colori improponibili era prassi comune del luogo.

Insomma ammetto che stavo cedendo alle sue avance sempre meno velate, ma lui, dal canto suo, e dall’alto della sua convinzione di avermi in pugno e di potermi gestire a suo piacimento, mi permetteva di girare per quello che appresi chiamarsi Tredicesimo Tempio, con l’unica clausola di essere accompagnata di Asterion e Babel (che ormai erano diventati i miei servetti personali!). Pessima mossa! Quindi quando lui, durante l’ennesima seduta di massaggio, che ormai non riguardava soltanto più le tempie, ma anche le spalle e la schiena, prese tra le sue mani le mie, iniziando a baciarmi languidamente i polsi, non potei non avvertire un brivido di piacere lungo la schiena.

La sua audacia si fermò però bruscamente con uno: «Scusami..» e, rivolgendomi uno sguardo smarrito, direi quasi pentito, lasciò la stanza.

Bisognava infatti riconoscere che Arles a volte era proprio strano; sembrava quasi preoccupato di qualcosa, a parte evitare accuratamente di farsi cuccare da terzi con me in atteggiamenti troppo confidenziali e rifiutare tassativamente ai gold udienza con la sottoscritta. Lui e lui solo poteva intercedere presso Atena! Ovvio, se uno di quei pazzi fanatici sanguinari mi avesse parlato per più di 5 minuti si sarebbe accorto che non ero quella per cui Arles mi aveva fatta passare!

 

Ad ogni modo il mio anomalo arrivo al Grande Tempio rimaneva sempre avvolto nel mistero e Arles, avendo oramai intuito che in me c’era qualcosa che andava al di là della sua comprensione, era intenzionato a non lasciarmi più andare via. Infatti, nonostante in mia compagnia percepisse uno strano senso di pace e serenità irradiarsi da me, così come quando leggeva i miei romanzi, non riusciva a vedere in me un pericolo.

Fu così che durante la cena, per eludere le mie domande sull’argomento mi porse un quesito a bruciapelo che mi sorprese, soprattutto perché dal tono di voce sembrava un argomento delicato:

«Spesso nei tuoi racconti si parla di perdono, quasi fosse un tema ricorrente, quasi un invito...»

«Sì, e quindi?» risposi io.

«Quindi credi veramente che il perdono possa essere elargito anche a persone con un passato oscuro?»

«Sì. Il perdono è uno dei doni più preziosi che si possano dare e ricevere, come l’amore, l’amicizia e la fede.»

«Anche se si trattassero di crimini atroci?»

«Sì, se seguiti da sincero pentimento.»

«Tu la fai troppo facile! Io credo che alcune azioni non possano essere perdonate! Insomma chi potrebbe mai perdonare un assassino! Soltanto un pazzo potrebbe fare una cosa del genere!» sbottò a quel punto Arles.

«Un pazzo o qualcuno convinto che l’odio e il sangue, richiedono altro odio e altro sangue e che solo un gesto di perdono possa spezzare la spirale di tenebra in cui il mondo sta precipitando!.»

«Facile a dirsi per chi non si è mai trovato in una situazione simile!»

«Mia sorella è stata uccisa da un satanista.»

Nella sala calò un silenzio imbarazzato e io continuai:

«Mia sorella Emanuela era una persona splendida. Forse è per quello che era stata presa di mira. Aveva da poco lasciato il convento quando fu rapita e uccisa da un fanatico di una setta nera. È morta dissanguata come vittima sacrificale.»

«Tua sorella era una religiosa?»

«Una novizia che lasciò il velo perché si era innamorata di “un’anima perduta che si era ritrovata” almeno così chiamava il suo ragazzo, ma non mi chiedere cosa volesse dire. Era sempre stata molto vaga sull’argomento.»

«E tu hai perdonato l’uomo che ha fatto questo?»

«Quando l’avevano catturato volli incontralo a tutti i costi. Volevo vedere che faccia aveva e guardarlo dritto negli occhi e chiedergli perché»

«E cosa ti rispose?»

«Che il mondo era marcio e il bene aveva perso la sua ragione di essere. La radice del mondo era la distruzione, così come l’anima dell’uomo era oscura per natura. L’essenza stessa dell’universo era il male e la morte, quindi perché opporsi?. La morte di mia sorella era l’esempio di come solo le forze oscure avessero potere su questa terra. La sua purezza non l’aveva infatti salvata, mentre la sua anima, corrotta dal rito, avrebbe vagato per i gironi dell’inferno, mentre il nostro odio nei suoi confronti non avrebbe fatto altro che alimentare le tenebre. Provai rabbia alle sue parole, lo ammetto, perché l’aveva fatto solo ed esclusivamente per arrecare sofferenza gratuita, ma in me si fece anche forte il desiderio di far vedere a quell’uomo che si sbagliava. Mi ricordo di avergli risposto che era un idiota se credeva di aver corrotto l’anima di mia sorella con quel rito, e che gli avrei dimostrato che la spirale di odio, sangue e vendetta, che lui aveva cercato di innescare con quel gesto, poteva essere spezzata.»

«E ci riuscisti?» mi chiese Arles tra lo scettico e l’incredulo.

«Se credi che sia stato facile, ti sbagli. È stato un cammino tortuoso fatto di luci e ombre, perché in realtà il risentimento e la rabbia che provavo era tanta, ma volevo che capisse la gravità del gesto compiuto e allo stesso tempo la sua inutilità, oltre che non rendermi strumento d’odio e disperazione. Dovetti quindi prima imparare a fare i conti con i miei sentimenti negativi, prendere atto della loro esistenza, perdonarmi per i miei pensieri oscuri e scegliere di non farmi trasportare da essi ed aiutare lui a fare lo stesso. Andavo di conseguenza spesso a fargli visita e, dalla rabbia iniziale, che provava nel vedermi nonostante tutto serena e pacifica, iniziò a sentire la necessità di capire il perché della mia determinazione e di come facessi ad essere così forte da sopportare oltre il suo peso anche le critiche che mi venivano poste per il mio comportamento insensato»

«E cosa gli rispondesti?»

«Come lui aveva deciso di innescare una spirale di morte dolore e odio, io avevo deciso di spezzare l’anello di quella catena. Perché, come una goccia di male si espande a macchia d’olio, così anche una goccia di bene si estende nella stessa maniera, ma, come mi aveva insegnato Emanuela, se nessuno si prende la responsabilità di essere quella goccia e dare il via, allora sì che tutto sarebbe stato perduto. E da allora questa è la mia linea di vita, anche se forse cercare di trasmettere questa speranza in racconti da pochi soldi può sembrare poca cosa. Per questo ti dico che il perdono è possibile. É un percorso impervio che ha le basi in una scelta forte, ma se intrapresa con consapevolezza è possibile.»

«E lui che fine a fatto?»

«Perdonare è molto difficile, ma farsi perdonare e perdonarsi lo è altrettanto, perché non sempre ci si imbatte in persone disposte a fare un percorso contro corrente e insensato per i più, senza contare i rimorsi della coscienza, che, quando si presentano, sanno essere più crudeli di qualsiasi boia e se non si trova una mano pronta ad aiutarti ad alzarti è molto facile ritrovarsi nuovamente al punto di partenza. Lui la trovò in me e lo aiutai a reinserirsi nella società. Ora ha preso i voti ed è in seminario. Studia per diventare esorcista.»

Arles mi guardò e mi sorrise: «Ora capisco il motivo della forza e della limpidezza del tuo spirito, in cui non ho trovato macchia. Sei così, non perché non hai mai incontrato il male, ma perché pur avendolo vissuto in prima persona non ti sei fatta trascinare, ma l’hai combattuto consapevolmente.»

«Lo so che a prima vista sembro un’idealista infantile, e forse lo sono, ma anche se per alcuni sono una pazza visionaria che crede ancora che l’altruismo e l’amore verso il prossimo sia la via giusta da percorrere, credo fermamente che la parte luminosa dell’uomo sia più forte di quella oscura.»

Arles si alzò da tavola e mi si avvicinò:

«Quanto vorrei avere la tua forza Arianna ed è incredibile come tu mi abbia raccontato un episodio così doloroso con una serenità tale e senza alcun rancore verso quell’uomo. Sei veramente un mistero» mi disse, guardandomi negli occhi e accarezzandomi dolcemente il viso.«Posso sapere ancora una cosa?»

«Dimmi» gli risposi.

«Come hai fatto a superare il dolore della perdita? E non avevi paura che quell’uomo facesse del male anche a te?»

Rimasi a guardarlo e dopo un attimo di esitazione risposi: «Fin da quando ero bambina mi sono sempre sentita parte di un unico universo pulsante. Quando ci si sente parte dell’universo, come se si fosse una cosa sola con esso, la vita diventa un valore inestimabile da difendere e da vivere appieno in ogni suo attimo. La morte assume quindi i tratti di un ritorno all’origine, a quell’Universo a cui tutti apparteniamo, perdendo quindi di significato, in quanto a morire è solo un corpo datoci in prestito per poter agire in questo mondo. Io credo che la vita ci sia stata data perché imparassimo ad amare, e non il contrario, come invece spesso facciamo distruggendo ogni cosa.»

Arles mi guardò serio e, tremando impercettibilmente, prese il mio volto tra le sue mani dicendomi: «Arianna, se davvero il tuo desiderio è di spezzare le catene del male, restami a fianco, perché ho bisogno di te come dell’aria che respiro. Solo tu puoi salvarmi e, con me, il destino del mondo, prima che sia troppo tardi!»

«Arles, faccio fatica a seguirti se sei sempre così enigmatico. Cosa vuoi dire che devo salvarti e da cosa?», ma Areles mi azzittì posandomi delicatamente un dito sulla bocca.

«Sappi solo che grazie a te sento che tutto si risolverà per il meglio. Non è necessario che tu faccia di più di quello che stai già facendo. Ti chiedo solo di rimanere al mio fianco» e guardandomi con i suoi occhi imperscrutabili e penetranti, mi prese il mento fra le mani accarezzandomi le labbra, per poi posare su di esse le sue. La sua lingua cercò la mia sperando di essere ricambiata e... non venne delusa.

Non avevo idea di quello che stava nascendo e nemmeno dove mi avrebbe portato, perché è proprio per amore che si riescono a sopportare anche i cammini più impervi. Ringrazio solo il cielo di avermi concesso di affrontare tutto quello, che da li sarebbe accaduto, con una fiducia nel cuore degli umani senza confini, perché altrimenti non avrei avuto il coraggio di intraprendere quella salita in tutti i suoi connessi.

 

ANGOLO DELL'AUTRICE

Ecco i primi saint ed ecco che Arianna inizia a fare i primi casini, aiutando inconsapevolmente Arles nei suoi piani. Il Grande sacerdote ha inoltre intuito che forse Arianna è più di quel che appare...

Per sapere come mai è finita lì, ci vorranno però ancora un paio di capitoli ^.^!

 

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Capitolo 4
*** Il primo Gold non si scorda mai ***


Il PRIMO GOLD NON SI SCORDA MAI!

Soprattutto se è un tipo poco raccomandabile.

 

Dannato vizio di fare sempre da crocerossina, nonché non sapere resistere al fascino maledetto e misterioso del Grande Sacerdote! Perché, anche se lui aveva iniziato ad essere meno rigido e più accondiscendente nei miei confronti, io dovevo ammettere di essere completamente andata. Insomma non potevo perdere la tasta, come una ragazzina alle prime armi, per uno normale, invece che per uno sopraffatto dal lato oscuro del suo cosmo e in disperata ricerca di un modo per liberarsene? Ovviamente no, se non è complicato non mi piace! Ma d’altronde, come mi disse un giorno il Custode, con la facoltà che avevo sviluppato, era normale che attirassi anime bisognose di purificazione. Ero io che avrei dovuto essere meno corruttibile sotto quel lato e mantenere le distanze, evitando così, alla fine della fiera, di fare la figura della completa imbecille. Facile a parlare se si è fatti di puro cosmo!

Ebbene sì, Arles, nel giro di cinque mesi, riuscì a fami prendere una bella cotta. Che volete che vi dica... la carne è debole e io non faccio certo eccezione. Ognuno ha i suoi talloni d’Achille e lui era ed è il mio!

Purtroppo era sempre stato per il mio carattere impulsivo e, in particolare, per la mia tendenza a buttarmi subito a capofitto in ogni cosa e relazione, senza pensare, che finivo regolarmente nei pasticci.

Bisognava però dire che Arles ci sapeva fare; un galantuomo d’altri tempi, poco da dire. Dolce, premuroso e all’occorrenza romantico, ma anche autoritario e cocciuto, effettivamente troppo perfetto per essere vero e la cosa avrebbe dovuto farmi suonare il campanello d’allarme, ma è così bello sognare...

Su alcune cose era però irremovibile, come sul veto nel permettermi di visitare il Santuario, di cui conoscevo praticamente solo il palazzo in cui ero comunque rinchiusa e sotto la sorveglianza, servizievole, di Asterion e Babel (che comunque tenevano sempre aggiornato il Grande Sacerdote sui miei spostamenti). Tuttavia bisognava dire che, a parte per la mia richiesta della telefonata, non ero una prigioniera che arrecassi particolari problemi, anzi, ero fin troppo accondiscendente, (più di lui a dire il vero, visto che i suoi assensi erano più che calcolati). Anche del Tredicesimo Tempio, infatti, non avevo comunque accesso a tutte le sale, ma solo a quelle a cui il Grande Sacerdote aveva dato l’assenso, tipo il romantico e curattissimo giardino sacro.

Con il senno di poi, posso dire che, attorno a me, era in realtà stata costruita null’altro che una splendida gabbia dorata, che nella mia ingenuità, non ero stata in grado di vedere, persa nel sorriso e dai modi affabili del Grande Sacerdote. Senza contare i suoi occhi, nei quali, quando toglieva la maschera del Grande Sacerdote, svelando l’uomo celato dietro di essa, traspariva un profondo senso di solitudine e disperazione.

A dire il vero non so chi fosse realmente in pugno dell’altro, perché quando si toccano i sentimenti si può uscirne sconfitti e vincitori allo stesso tempo, finendo per farsi molto male a vicenda, senza cattive intenzioni. Così, come io credevo nella sua sincerità, così lui credeva di poter raggiungere il suo obbiettivo, senza scottarsi a sua volta. Solo di un paio di cose non potei mai dubitare; la sue, nonostante tutto, non cattive intenzioni, la determinazione di voler uscire dalla situazione in cui era finito e del bisogno di aiuto per poterlo fare.

 

Nel frattempo Arles aveva iniziato a dirottare le sue ricerche anche verso ciò che percepiva provenire da me, avendo ormai intuito che forse potesse essere proprio quella la “medicina” contro le sue emicranie.

Aveva di conseguenza rivoltato come un calzino l’enorme biblioteca del Tempio e chiesto pure consulenza al santone del Santuario, la cui unica risposta fu “Tutto deriva e dipende dal Cosmo e dalle modalità in cui lo si sviluppa e lo si adopera”. Cosa che voleva dire tutto e niente nello stesso tempo. Purtroppo gli unici due che potevano realmente illuminarlo in tal senso, con una spiegazione degna di tale nome, erano fuori sede e, sull’unico presente al Santuario, in grado forse di dire cosa avessi sviluppato, Arles non ci avrebbe puntato un soldo bucato. D’altronde il diretto interessato, anche se lo utilizzava ogni tanto, lo faceva senza porsi il problema di cosa fosse e da cosa derivasse, ritenendolo una semplice proprietà collaterale di quello che usava di solito in battaglia.

Ad Arles non rimase quindi altro da fare che provare a cercare di scoprirlo per vie traverse, tramite la mia persona, ricavandone più domande che risposte.

Non avevo infatti mai sentito parlare di Cosmo prima di giungere al Santuario, al massimo di fenomeni paranormali, facoltà spirituali e mentali, miracoli e doni di Dio. Cose di cui ero a conoscenza e dei quali non negavo l’esistenza, ma di sicuro non avrei mai pensato che la loro origine fosse legata a quello di cui lui mi parlava. Quindi, quando lui iniziò ad accennarmi seriamente la cosa, l’unica risposta che riuscii a dirgli, era che la capacità di infondere serenità a chi mi stava accanto, mi era nota. Non era il primo a dirmelo, ma sul fatto che la flebile energia che percepiva provenire da me, con adeguata concentrazione, fosse il cosmo, non seppi che dire! Anche perché l’energia che io avvertivo provenire da lui, in alcune occasioni, sembrava avesse come radice la distruzione. La mia no; era totalmente innocua, al massimo infondeva speranza.

L’unica cosa utile che riuscii a fornirgli fu quindi che ero in grado di percepire quello di cui parlava (anche se io lo definivo come l’energia vitale delle persone e spirito del mondo), se ero particolarmente in pace con me stessa e con ciò che mi circondava, e di entrare in sintonia con esso, ma non ci avevo mai dato peso, fino a quel momento. Per me non era una cosa così anormale, così come il fatto che non fossi l’unica a poterlo fare. Anche altre persone incontrate nel mio cammino erano infatti in grado di percepirlo in modo più o meno chiaro. Certo, non erano il cittadino medio intento a sfondarsi di calcio la domenica, in quanto erano persone che avevano scelto una strada contro corrente, in un mondo in cui tutto è basato solo sui propri interessi personali, ma, tolto questo, erano persone normalissime, che non andavano in giro a spaccare rocce, invertire i corsi delle cascate, congelare atomi e via dicendo, ma vivevano la loro vita con i loro alti e bassi cercando di aiutare il prossimo come potevano, con il loro limiti e le loro difficoltà, pregi e difetti. Lasciando così Arles molto interdetto e pensieroso, anche perché aveva iniziato a capire che, dietro a tutta la vicenda forse c’era qualcosa che sfuggiva completamente dalle sue mani.

 

A parte questo devo ammettere che la vista del primo gold non si scorda mai...soprattutto se ti dà della poco di buono.

Io e Arles stavamo infatti scambiandoci delle effusioni sotto le stelle, nel giardinetto che si raggiungeva dalle mie stanze, quando fummo interrotti da una voce poco raccomandabile:

«A quanto pare unisci l’utile al dilettevole....»:

«Come osi fare irruzione in questo modo, senza essere stato convocato, Death Mask! Soprattutto quando avevo espressamente richiesto di non essere disturbato da nessuno» disse Arles assumendo un’espressione autoritaria, altera ed imperturbabile, mentre io mi ritrovai ad osservare un tizio rivestito d’oro con i capelli corti di un blu scuro tendente al nero e con la carnagione fortemente abbronzata, che saltava agilmente giù dal muro di recinzione, per poi avvicinarsi a noi.

Il tizio, che doveva avere all’incirca sui 24 anni, si piazzò però, con fare inquisitore di fronte a me.

«Sono solo venuto a sincerami che le voci che correvano erano vere e devo ammettere che le assomiglia un casino di viso!» il ragazzo mi scrutò da cima a fondo per poi fermarsi ad osservare il mio volto, mentre Arles mi strinse a sé con fare protettivo:

«Sparisci immediatamente, prima che perda seriamente la pazienza!» sibilò Il Grande Sacerdote.

«Me ne vado, me ne vado, ma prima toglimi una curiosità; quanti bordelli ti sei passato per trovarla?»

«Non osare mai più rivolgerti ad Arianna e a me in questi termini, perché non lo tollero. Quindi bada a tenere a freno la lingua o potresti pentirtene seriamente. Dovresti sapere che non amo scherzare su certe cose» rispose serio Arles.

Il tipo fece per replicare, ma chiuse subito la bocca per assumere un’espressione all’armata percependo il cosmo estremamente offensivo del Grende Sacerdote, per poi togliere alla svelta le tende con un frettoloso inchino.

Arles si passò una mano tra i capelli e si lasciò sedere sulla panca in pietra, mentre io gli chiesi:

«A chi dovrei assomigliare?»

«Non dargli retta è un idiota che non sa quel che dice. Mi dispiace ti abbia spaventato e offeso, ma purtroppo non tutti i saint hanno il dono dell’educazione al Grande Tempio.» rispose Arles eludendo allegramente la mia domanda, ma ormai avevo capito che, se non voleva parlare di una cosa, non c’era verso di cavarne un ragno dal buco.

«Quello era un...»

«Gold, quello del Cancro per la precisione.» per poi guardarmi serio negli occhi: «Arianna, qualsiasi cosa accada stai lontana da quel tipo, sa essere molto pericoloso. Chiaro?»

Io annuii e Arles mi accarezzò dolcemente il viso: «Ma finché rimarrai al mio fianco nessuno ti farà del male».

 

Purtroppo per Arles e il suo reale piano, il committente del mio viaggio in Grecia non era stato molto contento del servizio fatto dal cecchino di Milano e aveva quindi deciso di reclamare il suo pacco postale, spedito per errore al Grande Tempio, mandando a monte gli sforzi del Grande Sacerdote e scatenando così un casino di proporzioni colossali per colpa della mia impulsività.

Tutto iniziò durante una normale passeggiata con Arles tra i fiori del giardino del Grande Tempio ed in particolare da una mia battuta di spirito presa seriamente.

«Devo ammettere che questa “vacanza” ha preso una svolta inaspettata!» dissi io.

«Parli della nostra relazione?» chiese Arles.

«Non è una cosa comune finire tra le braccia del proprio “carceriere”.»

«E questo ti dispiace?»

«No. Solo che non posso fare a meno di chiedermi cosa ti tormenta così tanto e il perché tu non me ne voglia parlare»

«Questa tonaca pesa sulle mie spalle come un macinio e non voglio coinvolgerti in cose più grandi di te. Se non te ne parlo e perché voglio proteggerti»

«Da cosa?»

«Dal mondo dei saint. Un mondo fatto di luci ed ombre e forse più da ombre che da luci. So che la mia richiesta è un po’ egoistica, ma sto cercando di mettere una pietra sopra al mio passato per ricominciare da zero. Quindi ti chiedo di avere fiducia in me e di non preoccuparti senza motivo.»

«Non sarò certo io a forzarti a raccontarmi ciò che non vuoi, ma lascia che ti dia un consiglio: indipendentemente da ciò che ti fa soffrire, l’unico modo per superare lo ombre che ti porti nel cuore è affrontarle. Sfuggirle non ti servirà a nulla, perché loro continueranno a inseguirti.»

Arles mi sorrise amaramente: «Non è così semplice...» e poi, cambiando completamente discorso, disse: «Comunque come la stai trovando questa “vacanza fuori programma”?»

«Non male. Ci manca solo una cosa per poterla chiamare esattamente tale!» risposi ironica.

«Cosa?»

«Beh in una vacanza in Grecia nei pressi della città di Atene è quasi d’obbligo una visita al Partenone!»

Arles mi guardò scuotendo rassegnato la testa: «Sei incredibile! Solo una come te può pensare a visitare monumenti in una situazione del genere!»

«Ma non mi avevi detto che ero tua ospite? Ed è dovere di ogni buon padrone di casa accompagnare i suoi ospiti alla scoperta delle bellezze artistiche della sua città!»

Arles mi guardò divertito: «D’accordo, ma purtroppo non potrò essere io ad accompagnarti. I miei impegni mi trattengono al Santuario. Se proprio ci tieni ti farò accompagnare da Babel e Asterion»

E come si dice in questi casi: piatto ricco mi ci ficco! Per un’appassionata di arte e letteratura antica rifiutare un’offerta del genere era un sacrilegio, anche se devo ammettere che rimasi un po’ delusa dal fatto che non sarebbe stato lui ad accompagnarmici. Addio passeggiatina romantica sull’acropoli.

Anche se a convincere il Grande Sacerdote a lasciarmi andare ad Atene, più che il desiderio di farmi felice, fu lo strano cosmo simile al mio, ma estremamente più potente, che aveva avvertito girovagare nei pressi di Atene dopo il mio arrivo al Grande Tempio, e che sperava di portare allo scoperto, usandomi come esca, riuscendo così a ottenere delle risposte alle sue domande.

 

 

ANGOLO DELL’AUTRICE

 

Anticipo che il prossimo capitolo sarà un po’ pesantino da leggere (i filosofi greci, l’autore di Guerre Stellari e lo stesso autore di Saint Seiya probabilmente staranno già brandendo i forconi e rivoltandosi nella tomba per lo zibaldone che ho fatto!). Spero solo di averlo reso il più possibile chiaro e scorrevole, perché finalmente molte domande avranno la loro delirante risposta...

 

Un grazie a tutti quelli che stanno leggendo! ^.^

Cloe87

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Capitolo 5
*** Cosmo Negativo e Cosmo Positivo ***


COSMO NEGATIVO E COSMO POSITIVO:

l’ago della bilancia sono le nostre scelte.

 

Il giorno seguente ebbi quindi modo di visitare i bianchi marmi del Partenone accompagnata come al solito dalle mie guardie del corpo di fiducia: Bebel e Asterion, che per l’occasione si erano vestiti in borghese. Devo ammettere che anche loro, in maglietta e jeans, non erano poi così male e attirarono lo sguardo di diverse turiste.

«Ehi, Babel c’è una biondina che ti sta fissando da un po’!» disse Asterion al santo del Centauro, cercando di non mettersi a ridere (ormai avevamo superato i formalismi su mia esplicita richiesta e, stringendo amicizia, anche i due saint avevano iniziato ad essere meno rigidi, scoprendo il loro lato simpatico e buontempone.).

«Sì, dove?» e Babel si voltò, ritrovandosi a guardare deluso una signora ossigenata sulla cinquantina, mentre io e Asterion scoppiavamo a ridere senza ritegno.

«Spiritosi!» fu il commento di Babel, che però si mise a ridere anche lui.

La visita ad Atene proseguì tranquilla per tutta la mattina, per poi optare, su proposta di Asterion, a visitare un punto panoramico su una scogliera in riva al mare, dove i sanit si recavano spesso prima di affrontare una missione per ricaricarsi e rasserenarsi. Una sorta di punto energetico a sentire i loro discorsi:

«Ma non sarà lontano?» chiesi io.

«Ti fidi di noi?» dissero i due saint

«Sì»

«Allora tieniti forte!»

Non l’avessi mai detto! Asterion mi prese in braccio e sperimentai la velocità del suono! Vi garantisco che dopo quell’esperienza non ebbi più dubbi sulla veridicità di quello che Arles mi aveva raccontato sui Saint!.

Dovetti però ammettere che il panorama da lì era veramente fantastico! Le onde del mare si infrangevano impetuose sulla scogliera, che, nel punto in cui eravamo, si innalzava dal mare con un’altezza vertiginosa e c’era una brezza meravigliosa. Anche quello che avevano detto sul punto energetico non era una balla: sentii chiaramente che il luogo emanava una forte energia. Era come se li fosse più semplice entrare in contatto con lo spirito benefico e protettore dell’Universo. Non era la prima volta che avvertivo la sensazione di essere in sintonia con il creato. Passeggiare in un bosco o in un contesto naturale o in complessi religiosi, mi dava la stessa sensazione, ma li era tutto amplificato. Mi persi quindi completamente in quella sublime sensazione di benessere, quando il rumore di due corpi caduti a terra mi fece ritornare di soprassalto alla realtà. Mi girai di scatto e rimasi sgomenta nel vedere i miei accompagnatori supini e cacciai un grido nel riconoscere nel loro assalitore il cecchino di Milano!

«Non devi avere paura di me e mi scuso per il disguido. Purtroppo ho sbagliato spedizione e, dopo che sei finita al Grande Tempio, non mi è più stato facile avvicinarti. Figurati, ho dovuto stuzzicare la curiosità del Grande Sacerdote, facendogli percepire il mio cosmo, per farti uscire nuovamente da li dentro, anche se devo ammettere che mi dispiace un po’. A mio parere il mio piano avrebbe funzionato, peccato che il tempo stringa!»

«Eh?» esclamai per poi aggiungere mentalmente un poco fine:“E che c@##o! Mi ha scambiato per un pacco postale? E di che diamine sta parlando sto tipo?”, ma riuscii a farfugliare soltanto un: «Non ti avvicinare! E che cosa hai fatto loro!»

«Non preoccuparti, sono solo svenuti. Non è nella mia etica uccidere.» l’uomo mi sorrise serafico e iniziò ad avanzare verso di me. Io ovviamente indietreggiai, ma costatai presto che alle mie spalle non c’era via d’uscita; solo il salto vertiginoso della scogliera.

«Perdonami, farà un po’ male, ma non ci sono altri modi per farti raggiungere la tua destinazione!»

Il tizio incoccò la freccia e mi colpì nuovamente. Io per l’urto del colpo indietreggiai e, mettendo il piede in fallo, precipitai nel vuoto, perdendo i sensi quasi subito.

 

«Alleluia! Al secondo tentativo ce l’ha fatta! Meglio tardi che mai!»

Io aprii gli occhi, ridestata da una voce vagamente metallica, che risuonava nella mia testa e mi ritrovai immersa completamente nella nebbia.

«Ehi, dove stai guardando? Io sono dall’altra parte!»

«Chi... chi è che parla?»

«Se calmi il tuo spirito, ti rilassi e smetti di guardare e inizi a vedere, magari riesci anche ad individuarmi!»

«Eh?» risposi io vagando nella nebbia seguendo la voce che era nella mia testa.

La voce sbuffò: «Che stress! Deduco che tu non sia esperta nell’uso del tuo cosmo positivo! Mannaggia non ci voleva e il tempo scarseggia!»

«Di cosa stai parlando, chi sei e dove mi trovo?»

«A dopo le domande e le risposte, prima cerca di aprire la tua Vista o non andremo da nessuna parte! So che sei in grado di farlo visto che ti tengo d’occhio fin da quando eri ragazzina. Quindi lasciati trasportare, senza opporre resistenza, dall’energia cosmica che regna in questa dimensione e fondi il tuo spirito con essa. Perché tutto ciò che ti circonda è formato da puro cosmo, me compreso. Quindi l’unico modo che hai di vedere è proprio tramite esso!»

Feci come mi era stato detto, cercando di entrare in sintonia con quel luogo e finalmente la nebbia iniziò lentamente a prendere corpo diventando una sorta di evanescente tempio rotondo con al centro due colonne di energia bianca in movimento, una imponente e l’altra flebile. Davanti ad esse vi era una creatura umanoide semitrasparente, quasi una sorta di ectoplasma.

“Ok questa volta non ho dubbi, sono morta, non ci sono altre spiegazioni!” mi dissi, mentre la creatura mi guardò divertita con in suoi occhi vitrei.

«No Arianna, sei viva e vegeta, ti trovi solo in un’altra dimensione, ovvero quella da cui tutto ha avuto e ha origine!»

«Come fai a...»

«Leggerti nel pensiero? Io non ho organi di senso come i tuoi, sono puro cosmo creatore e quindi per me è normale comunicare tramite esso. Anche tu lo stai facendo con me in questo momento senza rendertene conto, perché qui i vincoli della materia della tua dimensione non esistono.»

«Se non sono morta colpita dalla freccia e nemmeno sfracellata ai piedi di una scogliera, che cosa è successo?»

«Hai presente l’uomo con l’arco?»

«Purtroppo sì»

«Ebbene, viene definito il Manipolatore e grazie alla sua capacità di controllo, sia del cosmo positivo che di quello negativo, è in grado di distorcere lo spazio/tempo e attraversare consapevolmente le dimensioni. Diciamo che lo si può considerare una sorta di mio postino/messaggero.»

«Quindi in teoria non sarei dovuta finire al Grande Tempio, ma qui giusto?»

«Esatto, il Manipolatore ha sbagliato la consegna di qualche chilometro. Infatti doveva farti finire nella distorsione naturale, presente nei pressi della scogliera, che permette di alimentare di energia cosmica il vostro mondo, tramite uno dei sette flussi energetici. Sfruttando un passaggio già presente non avrebbe dovuto creare uno squarcio nello spazio tempo, e avrebbe faticato di meno.»

«Perché volevi vedermi? E cosa significa cosmo positivo, cosmo negativo, energia cosmica e..»

«Calma, una cosa per volta!»

Lo guardai in attesa.

«Se non sbaglio il Grande Tempio dovrebbe essere la dimora di Atena e dei suoi guerrieri»

«Si, almeno è quel che sostengono»

« Quindi se ti parlo del concetto di cosmo non dovresti esserne digiuna. In più di cinque mesi di soggiorno avrai appreso pur qualcosa?»

«Mi è stato spiegato che è una sorta di forza interiore che usano i saint per distruggere la materia e che questa forza dovrebbe risiedere in ogni cosa. Almeno questo è quello che ho capito»

Il Custode sospirò, per poi apprestarsi ad esibirsi in una lunga arringa: «Quello che ti è stato detto, non è errato, ma è molto riduttivo. Il Cosmo infatti è molto di più; è l’arché degli antichi; è l’energia primordiale da cui tutto ha avuto e ha origine. È il soffio vitale dell’Universo. In principio il Cosmo era un’entità unica, composta però da due forze opposte e in contrasto tra loro, ma indispensabili per l’esistenza l’una dell’altra: ovvero una forza distruttiva, detta Cosmo Negativo e una forza creatrice, detta Cosmo Positivo. Dallo scontro tra di esse ebbe però origine un’esplosione, che voi chiamate Big Bang, da cui ha avuto il via la genesi del mondo, che continua a reggersi tuttora tramite l’eterno scontro/incontro tra gli opposti. Infatti per distruggere bisogna creare e vice versa. Quindi le forze che risiedono all’interno di ogni essere sono in realtà due. I saint e compagnia bella normalmente però sviluppano maggiormente il cosmo negativo, il cui germe è la distruzione, per volere dei signori assetati di potere a cui sono asserviti. Tu invece, grazie alla scelta di consacrare la tua vita alla ricerca di una via diversa dell’odio, dalla vendetta e dalla violenza per risolvere le controversie, sei stata in grado di accendere il lume del cosmo positivo, che trae invece la sua origine dalla forza benigna del Cosmo. Comunque non ti ho convocato solo per questo. Di persone con facoltà purificanti come le tue ce ne sono in giro. Esorcisti sono sempre esistiti in tutte le epoche e culture; non è nulla di cui stupirsi, anche se qualcuno crede ancora che il poterlo sviluppare sia prerogativa di pochi prescelti dalle stelle; tutte panzane. Quindi è stata la forza e la tua determinazione nel perseguire le tue convinzioni, che mi hanno persuaso ad investire su di te»

«Investire su di me? E perché il mio cosmo non è stato percepito così facilmente in un posto in cui non si parla d’altro?»

«Il cosmo positivo non è così facilmente percepibile come quello negativo, potente e aggressivo, soprattutto se non sviluppato nella sua completa estensione. La peculiarità di quello positivo è infatti quella di entrare in risonanza con quello dello stesso Universo. Quindi difficilmente chi è abituato a percepire il cosmo negativo riesce a percepire quello positivo senza adeguata concentrazione e, quando lo capta, tende a sottovalutarne le capacità, ritenendolo innocuo. Cosa che infatti è, fino a prova contraria.»

«E io cosa c’entro in tutto questo?»

«L’Universo si regge sull’Equilibrio, ovvero la giusta pesa tra Cosmo Distruttore e Cosmo Creatore e, se la bilancia finisce per pendere da una parte o dall’altra, l’Universo rischia inevitabilmente di precipitare nel Caos. Normalmente l’Equilibrio tra i Cosmi si mantiene stabile in automatica, grazie ai complessi meccanismi che ne regolano gli opposti; vita e morte, bene e male, luce e ombra e via dicendo. Questo almeno fin quando alcuni uomini sono riusciti ad accaparrarsi la conoscenza dell’uso di queste forze, fregiandosi del titolo di divinità, e utilizzare tale sapere per i propri fini, siano essi giusti o sbagliati, senza essere in grado di valutarne le conseguenze. Nel corso dei millenni il Cosmo Negativo ha così trovato dei validi strumenti assetati di potere da sfruttare a loro insaputa, crescendo a dismisura, a discapito del cosmo positivo, seminando morte e distruzione. Perché l’essenza del Cosmo Negativo è la distruzione stessa, ed essendo io un Custode, ovvero una delle sette emanazioni del Cosmo, ho il preciso dovere di mettere un freno a tutto questo e ristabilire l’Equilibrio, perché è proprio per adempiere a questa funzione che ho avuto origine per volere del Cosmo stesso.»

«Quindi saresti una sorta di divinità?»

«Preferisco definirmi un semplice “soprintendente”. Osservo e cerco di riparare i danni creati da altri e dalle disfunzioni dello stesso Cosmo.»

«E hai bisogno di me?»

«Sì, di te e di altri sei, in grado di reggere il peso delle proprie scelte.» l’essere mi invitò a seguirlo e mi condusse verso le colonne di energia.

«Ogni cosa, sia essa una roccia, una pianta, un uomo, un pianeta, una dimensione o l’universo stesso, è dotata di una volontà propria e per esistere ha bisogno di energia vitale che è data dal Cosmo ed è ricevuta tramite sette aperture. Tramite esse passano i flussi di cosmo e questa sorta di colonna di fronte a noi è uno dei sette flussi principali da cui il mondo viene alimentato ed è costituita da un fascio di cosmo positivo e da uno di cosmo negativo che, come puoi vedere, è la più imponente. Perché tutto funzioni alla perfezione i due fasci dovrebbero essere uguali, cosa che però non è. Per poterle riequilibrare c’è quindi bisogno di bloccare l’uso indiscriminato del Cosmo Negativo, fermando la mano di quei pazzi, che continuano a farsi la guerra utilizzandolo senza ritegno. E questo può solo farlo chi ha compreso che il bilanciamento tra il bene o il male è dato soltanto dalle nostre scelte. Quello che ti chiedo e di aiutarmi a riscrivere una storia diversa, prima che sia troppo tardi e tutto venga dissolto nel caos della distruzione! Perché ormai l’Universo è saturo dell’oscurità prodotta dal Cosmo Negativo»

«E non potevi agire prima o di persona?»

«Non è così semplice trovare sette persone disposte ad accollarsi sulle proprie spalle la responsabilità di una simile richiesta, così come la capacità di portarla a compimento; senza contare che il trovarle non sia sinonimo di successo. Gli uomini sanno fare grandi cose, così come delle emerite cazzate! Inoltre la consapevolezza che lo spezzare o meno gli anelli della catena del male, che ormai imprigiona il mondo, dipende solo da noi è facile a dirsi, ma non da mettere in pratica e tu stessa hai sperimentato cosa significhi scegliere questa via : incomprensione, dolore e sofferenza, e sono poche le persone in grado di sopportare questo senza perdersi e senza che la loro anima venga intaccata dall’oscurità che questi sentimenti provocano! E per quanto riguarda me...» il custode mi trapassò da parte a parte con una mano, facendomi sperimentare una sensazione veramente sgradevole: «Come puoi ben vedere non ho un corpo adatto per recarmi nella tua dimensione! In più è ornai da quella che viene definita “epoca del mito” che l’ago della bilancia delle sorti del mondo è in mano agli uomini che, grazie al libero arbitrio, possono scegliere dove indirizzare la loro vita; scegliendo di stare dall’una o dall’altra parte.»

«E chi dovrebbe essere fermato?»

«Alcune di quelle che nei tempi antichi venivano chiamate divinità olimpiche.»

«Aspetta, vuoi dirmi che gli dei dell’Olimpo esistono veramente?»

«No in quanto dei, sì in quanto uomini. Il titolo di divinità è un attributo che si sono dati da soli in virtù della loro netta superiorità sugli altri. I Titani, gli Olimpici, la stirpe di Osiride, di Odino e via dicendo, furono infatti i primi sovrani a regnare sulle genti, in virtù del loro potere ottenuto scoprendo come asservire entrambi i cosmi al loro volere, con la conseguente capacità creativa e distruttiva che da essi si ricava, portandola agli estremi, tanto da travalicare le leggi stesse del Cosmo; cosa che, finendo in mani sbagliate, ci ha procurato non pochi problemi durante i millenni! Nel corso della storia, io e le altre emanazioni del Cosmo, siamo quindi stati costretti a ricorrere, a più riprese, all’aiuto di uomini e donne, che, come te, hanno consacrato la loro esistenza alla ricerca e alla divulgazione di un modo diverso dalla violenza per vivere, con lo scopo di ricondurli alla ragione. Così, nel corso dei secoli, grazie al sacrificio di questi Emissari, molti cosiddetti “dei” si sono ravveduti, decidendo di ritornare a vivere come comuni esseri umani il ciclo della rinascita. Altri no e continuano a reincarnarsi per sterminare il genere umano, come se fosse di loro proprietà, secondo i loro più o meno insensati ideali di perfezione, e a farsi guerra utilizzando guerrieri addestrati all’uso del potere distruttivo del cosmo negativo. Una di esse è Atena.»

«Ma al Grande Tempio mi hanno detto che il compito di Atena è quello di alzarsi a baluardo contro le forze oscure!»

«Su quello niente da dire, senza di lei, duecento e fischia anni fa, saremmo stati messi proprio male, visto le difficoltà nel reperire persone in grado di affrontare questa impresa. Ma purtroppo anche lei ha sempre usato la violenza per fermare i suoi pari. Ed è proprio questo che bisogna evitare: alimentare altro odio, altro sangue e altra distruzione, da cui il Cosmo Negativo trae nutrimento. Al dire il vero, Atena, non è che non ci abbia provato a fare la pacifista, ma non basta offrire la propria testa per salvare il mondo, se prima non si ha convertito il cuore e purificato lo spirito corrotto del nemico! Quello si prende la testa e tanti saluti! Insomma essere prodi si, ma stupidi no, quindi...» Non ebbi il tempo di replicare che, su ordine del Custode, una forza benefica, ma potente, sprigionata dallo stesso luogo, mi spinse all’interno della colonna di energia cosmica negativa, che iniziò a prendere possesso del mio corpo:

«Che diavolo succede?»

«Non preoccuparti e non opporre resistenza! Quella è la colonna di cosmo negativo posta sotto la mia custodia, che insieme a quella più esigua e positiva raggiungono la tua dimensione attraverso il passaggio utilizzato per farti venire qui. Ho fiducia nella tua determinazione e sono sicuro che riuscirai a dominare l’energia cosmica negativa che il tuo corpo sta assorbendo!»

«Ma perché?»

«Perché lasciare un agnello in mezzo ai lupi senza le adeguate precauzioni è da idioti! Il cosmo negativo che stai assorbendo reagirà infatti con il cosmo positivo che hai sviluppato, dando vita ad un’armatura che saprà proteggerti. Però bada bene che, l’armatura di cui ti ho dotato, anche se essenzialmente difensiva, se controllata a dovere, ti permetterà di cimentarti alla pari con i tuoi avversari, dandoti forza e velocità. Ma se dovesse sfuggire al tuo controllo, diventerebbe solo più uno strumento di morte. Quindi cerca di fare in modo di evitare situazioni in cui tu possa perdere il controllo sul tuo corpo, dando così possibilità all’armatura di assumere una volontà propria e usarti come un parassita, nutrendosi del lato oscuro che ognuno cela dentro di se»

«Fantastico, ci mancava pure un’armatura in versione parassita!» commentai ironica prima di sentire un dolore acuto che percorreva tutto il corpo. Dopo di che mi ritrovai nuovamente a terra, sospinta dalla stessa forza che mi aveva trascinato nella colonna. Boccheggiando mi rialzai e il Custode disse:

«Sono sicuro che riuscirai a piegarla al tuo volere. Beh, che ne dici?»

Dolorante mi guardai per quel che potevo. A dire il vero ciò che mi ricopriva, più che un’armatura sembrava un body bianco che aderiva perfettamente alla mia fisionomia, con arabeschi in rilievo in argento, che ricoprivano per intero il mio corpo:

«E sta cosa dovrebbe essere un’armatura? Ma fammi il favore!»

«Armatura di puro cosmo! Le migliori sulla piazza per resistere a quei pazzi! Non garantisce totale immunità, ma con questa hai più probabilità di non crepare al primo colpo!»

«Perfetto, non mi rende immune, se perdo il controllo del mio corpo se ne appropria e sembro pure uscita da un bordello!»

«Mica si può avere tutto dalla vita, ma visto il tuo singolare modo di purificare il cosmo del Grande Sacerdote, cercando di portandotelo a letto, la foggia è più che appropriata, poi, tenendo conto che affronterai quasi tutti uomini... magari uno stile un po’ ammiccante potrà renderli più accondiscendenti, visto che voi umani tendete a ragionare più con gli ormoni che con il resto, come da te ampiamente dimostrato!»

«Ma vaff...» mi scappò, ma mi trattenei, mentre lui si mise a ridere, per poi tornare serio.

«Comunque, tornando a noi... Atena si sta già muovendo in Giappone per selezionare i suoi nuovi guerrieri con lo scopo di riconquistare il suo Santuario. E questo significa una guerra intestina che va fermata prima che sangue innocente venga versato, con il relativo accrescimento del potere del cosmo negativo.»

«E che diavolo ci farebbe Atena in Giappone se la sua base è ad Atene? E cosa intendi dire con “si vuole riprendere il Grande Tempio”?»

«L’uomo per cui hai preso una sbandata è un usurpatore, cocca! Ha fregato la sedia ad Atena spinto dal suo potente cosmo negativo, che non è riuscito a dominare a dovere, tanto che gli è sfuggito di mano riuscendo ad assumere una identità propria! Atena ha quindi dovuto levare le tende prima di rimetterci le penne e ha trovato rifugio nel paese del sol levante sotto le mentite spoglie di Saori Kido! Tra l’altro il tuo bello ti sta spacciando per lei per fugare i sospetti dei suoi sottoposti ! Se non credi che sia posseduto, quando ritornerai al Santuario, ripeti ciò che hai fatto qui per vedermi, cercando di entrare in sintonia con il suo spirito.»

Ora sì che tutte le frasi di Arles iniziavano ad avere un senso. Adesso sì che comprendevo perché quella tonaca era così pesante, ma non avrei mai immaginato una cosa del genere!

Mi lascia scivolare a terra sconvolta.

«Non può essere! Ma questo spiegherebbe molte cose!» mormorai.

«Cerca però di non correre a conclusioni affrettate, piccola. Anche se bisogna ammettere che non sei molto sveglia, so anche che sai riconoscere il bene dal male quando lo incontri, dato che la facoltà che hai sviluppato, in base alle tue inclinazioni personali, ti permette di purificare le anime dei vivi dal lato oscuro del cosmo. Quindi cosa hai percepito in lui?»

«Che non è malvagio, altrimenti non mi sarei fidata.» risposi.

«Allora segui ciò che ti dice il cuore, Arianna. Perché spesso la verità è diversa da ciò che sembra e ricordati di avere fiducia nel Cosmo, perché se ti farai guidare da esso, lui ti saprà aiutare e proteggere!»

«E se mi rifiutassi?»

Il Custode mi sorrise: «Sappiamo entrambi che non lo farai, non è da te negare di tendere una mano a chi te la chiede! È la stessa via che hai deciso di intraprendere anni fa, che ti ha condotto qui e che ti ha fatto imboccare questa corsa. Io ho solo provveduto a darti gli strumenti necessari per evitare che finissi al macello. Buona fortuna e... Tokyo ti attende!»

«Ma io non so come fare!»

«Continua da avere fiducia nel cosmo positivo e nel mondo che ti cironda, Arianna! Perché è quella la tua arma più potente! E ricordati sempre che il Cosmo è con te!» mi rispose il Custode prima che tutto si facesse nuovamente evanescente e nebuloso.

 

Dovetti ammettere che il Custode aveva ragione; non sapevo rifiutare aiuto a chi me lo chiedeva, chiunque esso fosse, ma mai avrei immaginato che questa mia caratteristica mi avrebbe procurato un problema dietro l’altro! E sì, il vecchio e saggio detto “Chi si fa i fatti sui campa cento anni” era proprio vero, peccato che io saggia non lo ero mai stata, perché al contrario me la sarei data a gambe levate!

 

ANGOLO DELL’AUTRICE

 

Due parole sull’armatura... la foggia in realtà non è da intenderla in modo molto diverso dai cloth delle sacerdotesse di Atena (tipo quella di June). Solo che dal punto di vista della protagonista risultano essere un tantino osé! ^.^

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Capitolo 6
*** Un simpatico paghi uno e prendi due! ***


UN SIMPATICO PAGHI UNO E PRENDI DUE!.

Peccato che non sia una promozione del supermercato!

 

Avere fiducia nel Cosmo Positivo. Quella fu la prima cosa che mi venne in mente quando rinvenni tra le braccia di Asterion, che mi guardava sotto shock insieme ad Babel.

«Perché quelle facce stravolte?» chiesi, mentre cercai di rimettermi in piedi svincolandomi dal saint dei Cani da Caccia.

«Non muoverti! Potresti aver riportato dei danni cadendo da quell'altezza, è un miracolo se sei ancora viva!» disse Asterion.

«Gia, siamo dei pessimi saint, ci siamo fatti sorprendere alle spalle come due allocchi e, quando abbiamo ripreso i sensi, ti abbiamo vista in fondo alla scogliera. Giuro che pensavamo di morire dal dolore e...» farfugliò invece Babel.

«Ok va bene, ho capito.» dissi io e mi alzai per tranquillizzarli: «Ma ora rilassatevi perché come potete vedere non è successo nulla e io sto una favola! Quindi metteteci una pietra sopra e non pensateci più, d’accordo?»

I due mi sorrisero quasi in lacrime, mentre io avvertii un brivido gelido lungo la schiena rammentando in un flash l’incontro con il Custode:

«Merda, in che casino sono finita!!!» esclamai.

I due saint mi guardarono interrogativi.

«Nulla tranquilli, ma ho bisogno che mi riportiate subito dal Grande Sacerdote!»

I due annuirono e in un batter d’occhio mi riportarono in cima alla scogliera.

Cielo come ero stata idiota a non essermi accorta di tutto, presa dal sorriso di Arles. Così come, in seguito, essermi preoccupata più della sua situazione, che incavolarmi per essere stata sfruttata alla grande! Ma perché dovevo essere la tipica donna con la sindrome da crocerossina?

 

«Arles, ti devo parlare!»

Il mio ingresso imprevisto nella sala del trono del Grande Tempio fece voltare verso di me un contrariato Grande Sacerdote, bardato di tutto punto con maschera ed elmo, intento a ricevere un ragazzo sulla ventina, di bella presenza, biondo e con i capelli mossi, che rimase a bocca aperta per qualche istante nel vedermi, per poi uscirne fuori con un:.

«Diamine se assomiglia alla statua di Atena che svetta dal retro del Tredicesimo Tempio!»

Alzai incredula un sopraciglio: “Ecco come diamine era venuto in mente ad Arles di farmi passare per la dea greca della Giustizia e come mai tutti quelli che mi avevano intravisto ci erano caduti come polli!” mi ritrovai a pensare (anche se inseguito ebbi modo di constatare che la vera Atena era lontana anni luce dalla sua effige), mentre mi sfuggì un:

«Fossi in te chiuderei la bocca prima che ci entrino le mosche!» in direzione a quel povero biondino, che non ne poteva nulla... ma ero parecchio nervosa!

Il ragazzo si rivolse interrogativo al Grande Sacerdote che annuì con il capo e lo congedò con un cenno della mano. Il giovane, rosso come un peperone per quella che credeva una tremenda gaffe, si inchinò e tolse velocemente il disturbo.

«Seguimi» mi disse quindi il Grande Sacerdote. Io feci come mi era stato richiesto e ci ritrovammo nelle “mie” stanze.

«Allora, si può sapere cosa ti salta per la testa e perché non sei accompagnata da Asterion e Babel?» la sua voce aveva una sfumatura leggermente alterata.

«Lascia perdere quei due e fammi la cortesia di toglierti elmo e maschera.»

Arles rimase immobile e non rispose.

«Mi mette a disagio»

Il Grande Sacerdote emise un lungo sospiro e si tolse la maschera.

«Arianna, che ti prende? Sei impazzita di colpo?»

Io non gli risposi, ma presi il suo viso fra le mie mani e lo costrinsi a guardarmi negli occhi.

«Ma che cos...» esclamò quindi contrariato Arles.

«Devi fidarti di me. Ti prego, lasciami fare!»

«Arianna, non è il momento di giocare!» Protestò Arles, ma io non gli badai e chiusi gli occhi svuotando la mente.

Mi lasciai così trasportare dalla sensazione famigliare di essere parte stessa dell’Universo e, così come era successo con il Custode, potei vedere con gli occhi dello spirito, nell’anima di Arles.

Avvertii così il profondo senso di solitudine, tristezza e disperazione del Grande Sacerdote, ma anche la bontà che, nonostante tutto, albergava nel suo animo. Ebbi inoltre la sensazione che, più la mia determinazione cresceva nel volere verificare se ciò che mi era stato detto di lui era vero, più la mia “vista” si faceva nitida. E fu così che scorsi chiaramente ciò che aveva preso possesso di Arles. Mi allontanai quindi d’istinto da lui, riaprendo gli occhi e respirando affannosamente. Il Cosmo Negativo che aveva preso possesso del Grande Sacerdote era veramente spaventoso, e, anche se si era trattato di un attimo fugace, ero sicura di aver intravisto una sorta di vera e propria entità nascosta nelle profondità del suo essere.

«Arianna, che ti prende!» Arles si precipitò a soccorrermi.

«Nulla, va tutto bene.» dissi, anche se, scoprire che il lato oscuro del cosmo dell’uomo per cui avevo perso la testa, aveva dato origine ad una sorta di alter ego, non era esattamente un “tutto bene”.

Arles mi prese quindi fra le sue braccia e mi chiese:

«Ma cosa è successo?»

Ricambiai nonostante tutto il suo abbraccio, decisa più che mai a non abbandonarlo proprio ora che avevo capito il suo fardello e sprofondai il mio viso nel suo petto dicendo: «Volevo costatare di persona una cosa»

«Non riesco a seguirti. Cos’è che ti turba? Se non me lo dici non posso aiutarti»

«Cosa ti fa pensare che sia turbata.» risposi abbozzando un mezzo sorriso poco convinto.“Complimenti Arianna e al tuo temperamento impulsivo, che utilizzi sempre nei momenti meno opportuni. E adesso come ti levi dagli impicci?” pensai tra me, cercando di svicolare dall’abbraccio del Grande Sacerdote, ma lui mi prese il viso tra le sue mani costringendomi a guardarlo:

«Arianna, vuota il sacco! Non sei capace a mascherare le tue emozioni! I tuoi occhi sono come un libro aperto sui tuoi pensieri».

C@@@o! Il Grande Sacerdote aveva ragione, io non sapevo mentire, ma dire all’occorrenza mezze verità, sì o quasi.

«Arles, anch’io ho sviluppato un cosmo, anche se mai l’avrei chiamato tale.» dissi con un filo di voce, per poi raccontargli il mio incontro con il Custode, da cui avevo appreso che ero arrivata al Grande Tempio per errore, tacendo però su di lui e su Atena.

Arles lasciò la presa e mi ascoltò in silenzio, per poi dire:

«Per quanto riguarda il tuo cosmo non mi sorprende. Come ti avevo già detto, avevo avvertito una flebile energia attorno a te in grado di rasserenarmi, anche se profondamente diversa da quella utilizzata dai saint. La tua è infatti più una energia spirituale purificante. Ma almeno ora il tuo arrivo inspiegabile al Santuario mi è più chiaro così come il perché non ho percepito nulla al tuo arrivo, anche se il fatto dei cosmi doppi mi ha colto di sorpresa. E per quale motivo questa sorta di Custode ti avrebbe chiamato al suo cospetto?»

«Per darmi sostegno e per incoraggiarmi a continuare a percorrere la strada del perdono e della non violenza che ho intrapreso dopo la morte di mia sorella. Una sorta di “brava continua così che ti appoggio”!» gli risposi girando attorno alla domanda. In fondo non avevo detto una balla. Il succo del discorso del Custode in parte era anche quello. Avevo solo tralasciato la richiesta di aiuto per fermare la lotta intestina che Atena avrebbe scatenato contro di lui e il Tempio per riprendersi il maltolto e il fatto che ero stata messa al corrente del suo simpatico coinquilino!

«È un po’ strano che quell’essere si sia scomodato solo per quello, non trovi?» mi disse quindi Arles.

«Effettivamente...»

«Quindi?»

«Beh... a dire il vero ha deciso di investire su di me e sulla convinzione nei miei ideali, che condivide, con la speranza che io riesca a diffonderli ad altre persone.»

«In pratica ti ha chiesto di fargli da portavoce?» Arles mi guardò poco convinto.

«Sì dovrei fargli da portavoce o emissario; che dir si voglia» In un certo senso questa era la verità, anche se i destinatari del messaggio che si poteva riassumere in: “smettetela di uccidervi come dei cretini, facendo finire nei casini anche chi non ne più nulla e nulla ne vuole sapere delle vostre beghe”erano proprio lui, la sua setta e la sua dea non dea.

Arles si passò rassegnato una mano nei capelli (ormai aveva capito che in quel frangente avrebbe tirato fuori dalla mia bocca solo farfugliamenti e non spiegazioni esaustive) per poi avviarsi verso l’uscita dei miei appartamenti:

«Devo ammettere che le cose che mi hai detto sul cosmo doppio sono interessanti e potranno essermi utili per farmi un’idea di tutta questa faccenda, nonostante la confusione che hai in testa. Scusami, ma voglio andare a verificare una cosa. Tu intanto cerca di calmarti e mi raccomando non muoverti da qui fino al mio ritorno, intesi?»

Io annuii e lui se ne andò. D’altronde dove diavolo mi sarei potuta recare sapendo che l’avrei lasciato in balia delle forze oscure? “Tokyo” mi rispose una voce nella mia testa che mi lasciò interdetta.

“Genio, ti sei già dimenticata di me?”

«Il Custode!»

“No, l’alter ego del Grande Sacerdote! Certo che sono io! Chi altro potrebbe essere? Beh effettivamente tenendo conto che il tuo uomo è un simpatico paghi uno e prendi due, se sentissi una voce nella mia testa mi preoccuperei...”

«Non è divertente!»

“Lo dici tu! Per me è un vero divertimento! L’Esorcista si è innamorata del posseduto e si strugge di dolore per la sua situazione, nonostante ti abbia preso per i fondelli! Ma sei veramente uno spasso! Sapevo che con te avrei fatto tombola visto che ti fai fregare con il sorriso e senza portare rancore!”

«Ma vai a quel paese e dimmi come diavolo fai a...»

“Mettermi in contatto con te? Ti ricordo che il tutto ha origine dal Cosmo! Quindi è logico che riesca a mettermi in contatto con te tramite esso, dato che siamo fatti della stessa materia!”

«...»

“Già, sento quanto la cosa ti riempia di gioia! Allora, ti dai una mossa?”

«E abbandonare Arles in questo stato? Non posso, devo aiutarlo! E poi non sono un’esorcista!»

“Oh si che lo sei! Ormai dovresti esserti resa conto che il tuo cosmo, tramite i tuoi desideri e aspirazioni, ha sviluppato la proprietà di scacciare i demoni: ovvero purificare le anime cadute vittime del loro cosmo negativo. Allora vai a Tokyo o no?”

«Ma non ha senso! Se sono in grado di purificare le anime dovrei rimanere qui per lui!»

“Arianna, ammetto che il tuo arrivo al Santuario di Atena è stato provvidenziale, visto che il tuo cosmo ha permesso al vero io del Grande Sacerdote di comprendere che forse esiste una via d’uscita alla situazione in cui è finito, ma purtroppo non sei ancora in grado di aiutarlo, sei troppo inesperta e finirai solo per farlo crogiolare in un falso senso di sicurezza. Perché l’unico modo che ha per salvarsi è quello di affrontare faccia a faccia il male che dimora in ogni essere e dominarlo insieme ai rimorsi delle sue azioni, ma fin quando tu rimarrai al suo fianco, come stai facendo, Arles non farà altro che cercare di riparasi alla tua ombra! Senza contare che Atena sarà presto alle porte del Santuario per rifare i connotati al tuo uomo con una nuova generazione di saint! Se davvero lo vuoi aiutare, devi andare a Tokyo. Li capirai!”

«Capirò cosa?»

“Quello che c’è da capire! A presto e ricordati che non sei sola! Il Cosmo è con te!”

Che risposta era “Capirai quello che c’è da capire?” ma nonostante continuassi a chiamarlo, sentendomi un’idiota a urlare contro il soffitto, lui non mi rispose e mi lasciò così: nella melma più totale!

 

La sera arrivò e con essa Arles. Il Grande Sacerdote, anche se cercava di non darlo a vedere, era in preda ad un certo nervosismo. Ero infatti riuscita a smontare, con il mio comportamento avventato, il suo delicato e rischioso gioco di mediazione con il suo lato oscuro. Il suo alter ego aveva infatti intuito che, se il Grande Sacerdote gli aveva suggerito di farmi rimanere in vita, non era in realtà per spacciarmi come Atena, facendo così sciamare ogni dubbio sulla reale presenza della “dea” in loco, ma proprio perché aveva intravisto in me la possibilità di liberasi finalmente di lui. Il vero io di Arles, aveva così finito per rimediare un’accesa discussione con il suo lato malvagio e una forte emicrania.

Risultato: nei giorni a seguire, il comportamento altalenante del Sacerdote di Atena stava facendo impazzire i suoi sottoposti, che non ci stavano più capendo nulla, con il risultato di far rispolverare i dubbi sul suo operato e la convinzione che avesse seriamente bisogno di un vacanza.

 

Io, in compenso, non sapevo minimamente cosa fare. Di lasciare Arles in balia dell’oscurità che avevo percepito non mi andava. Ma se quello che il Custode mi aveva detto su Atena era vero, presto sarebbero stati cavoli amari comunque. In poche parole, Arles, o finiva vittima del suo stesso lato oscuro o finiva stecchito per mano di “Atena”. Mi chiesi spesso nei giorni a seguire come avesse fatto a spodestare la legittima proprietaria del Grande Tempio, senza che nessuno se ne accorgesse, ma era cosa poco saggia (anche per la sottoscritta), saltare fuori con un “Scusa, ma mi hanno detto che hai fregato la tua pseudo divinità. Potresti dirmi come è successo?”. Così come affrontare il discorso con Babel, Asterion o chi che sia: erano tutti troppo devoti e non mi avrebbero creduto, poi, dato che io ero la loro fantomatica Atena, mi sarei ritrovata in un bel casino se avessi mosso accuse del genere: sia io che Arles saremmo finiti in guai seri e quindi preferii continuare a reggergli il gioco. Avevo quindi assolutamente bisogno di schiarirmi le idee e per farlo decisi di mettere il naso fuori dal Tredicesimo Tempio, conscia del rischio e del fatto che Arles non l’avrebbe presa bene, visto che me l’aveva sempre tassativamente vietato per la mia “sicurezza”.

Ammetto che non fu facile eludere la sorveglianza dei due silver e senza l’aiuto di uno dei due (allora di mia insaputa) che chiuse un occhio allo scopo di verificare alcuni suoi dubbi, distraendo l’altro, non ce l’avrei mai fatta a raggiungere uno dei passaggi segreti usati a suo tempo per condurmi fuori dal Tredicesimo Tempio, sfruttando a mio vantaggio l’inganno ordito da Arles per fregare i suoi sottoposti. All’inizio devo ammettere che mi sentivo alquanto scema nell’immedesimarmi nella dea greca della giustizia, ma dopo un po’ ci presi la mano e ci trovai quasi gusto, lo ammetto.

E fu così che incontrai per la prima volta Seiya.

Mi ero da poco allontana dallo sbocco di uno dei passaggi, che Asterion e Babel avevano usato per accompagnarmi fuori dal Tredicesimo Tempio, quando mi ritrovai di fronte ad una scena che mi fece ribollire il sangue: una donna dai capelli rossi, e con una strana maschera sul volto, stava infatti pestando a sangue un ragazzino sui 14 anni di origine orientale. Senza pensarci (che novità!) mi precipitai a soccorrere il ragazzino e mi parai a braccia aperte di fronte alla rossa:

«Ma sei impazzita, vuoi ucciderlo?»

«Tu piuttosto, sei completamente scema! Avrei potuto ammazzarti, te ne rendi conto!»

«Sapevo che avresti fermato il colpo. Non mi hai dato la sensazione di essere una persona malvagia, nonostante stessi malmenando un ragazzino»

La tizia rimase a guardarmi, credo basita, per qualche secondo. Poi aggiunse: «Questo è un addestramento e non accetto l’intromissione di ancelle facilmente impressionabili!»

«Ti ringrazio per il gesto, ma Marin ha ragione. Questo è solo normale allenamento e non ci sono altre vie per diventare forti ed accedere alle selezioni per il saint di Pegaso» mi disse il giovane rimettendosi in piedi, asciugandosi il rivolo di sangue che sgorgava dal suo labbro spaccato. Lo osservai meglio e dovetti ammettere che il labbro era il danno minore:

«Ma voi siete matti!» esclamai per poi rivolgermi alla rossa: «Non vedi come è ridotto? Se continui così non ci arriverà nemmeno alle selezioni! Un allenamento serve per migliorare il proprio allievo, non ad ammazzarlo!»

Mentre il ragazzo mi guardò assumendo un’espressione incuriosita e incredula allo stesso tempo, la tipa mi rispose infastidita:

«O si diventa saint o si muore! Non ci sono alternative per ottenere il cloth! Quindi spostati o dovrò farlo io e potrebbe non essere piacevole!»

«Allora fallo se ti riesce!» dissi senza pensare, guidata solo dal desiderio di evitare che quel ragazzo venisse pestato ancora, per poi ritrovarmi a pensare “Arianna, questa volta te le prendi di brutto”, ma nonostante questo non mi mossi.

La tizia in compenso si dimostrò visibilmente sorpresa e indecisa sul da farsi, nonostante la maschera. Il ragazzino intanto ci osservava pensieroso. Il momento di stallo venne però interrotto dallo stesso biondino che avevo visto nella sala del trono insieme ad Arles:

«Che succede, Marin? Ci sono problemi?» per poi sbiancare alla mia vista, inchinarsi in ossequi e trascinare la rossa da parte per scambiare due parole con lei in privato. La tizia, alle parole del biondo, si girava ogni tre per due verso la mia direzione. Non ci impiegai molto a capire cosa le stesse dicendo, ma feci finta di nulla e preferii occuparmi di aiutare il ragazzino. Lo accompagnai quindi ad un rigagnolo li vicino e gli lavai le ferite. Fortunatamente erano tutte superficiali, a parte una al braccio, che bendai strappandomi un lembo della gonna del chitone.

«Grazie, nessuno aveva mai fatto una cosa simile per me.» mi disse il giovane un po’ in imbarazzo.

«Non ringraziarmi per così poco. Dovrebbe essere una cosa naturale aiutare chi è in difficoltà. Come ti chiami e da dove vieni?»

«Sono Seiya e vengo dal Giappone» e poi aggiunse: «Sai, è proprio così che mi sono sempre immaginato la dea della giustizia: una dea generosa e coraggiosa che non indietreggia davanti a niente pur di evitare le sofferenze altrui. Per una dea così, sì che sarei disposto a morire sui campi di battaglia.»

«Per una dea così la morte di un ragazzo così giovane sarebbe un dolore troppo forte da sopportare e quindi non si sognerebbe mai di mandarti in guerra, ma vorrebbe che vivessi sereno. Perché sei venuto al Grande Tempio?»

«Sono qui su ordine della fondazione Grado per recuperare l’armatura di Pegaso. E una volta entrati al Grande Tempio per diventare saint, è come dice la mia insegnante: o si ottiene il Cloth o si muore»

«Cosa? Ti ci hanno spedito a forza? Allora perché continui a sottostare ad allenamenti del genere? Questi sono pazzi!»

«Perché ottenere e portare in Giappone il cloth di Pegaso è l’unico modo che ho per rivedere mia sorella. Solo così la potrò riabbracciare»

Rimasi di sasso nel sentire quelle parole. Come si poteva avere il coraggio di ricattare in quel modo un ragazzino?

«Capisco.» risposi «Ti do solo un consiglio: non fare mai qualcosa solo perché ti viene imposto da qualcun altro. Fallo solo se lo senti giusto e ricorda che il sangue è sempre sangue da qualunque fronte provenga e per qualsiasi ragione venga versato. Te lo dico perché è una cosa in cui credo fermamente»

«Lo so, l’ho avvertito tramite il tuo cosmo straordinario!» mi rispose, per poi saltare sull’attenti alla vista della sua maestra d’armi.

«Mi sa che la pausa è finita, Grazie... come ti chiami?»

«Arianna e non sono Atena» gli sussurrai a bassa voce perché la rossa non sentisse.

Lui mi sorrise: «Lo immaginavo. Aioria avrà capito male come la solito, peccato però. Beh, magari ci si vede!»

«Ci conto» gli risposi mentre correva verso Marin salutandomi.

Ebbi ancora il tempo di sentire la rossa borbottare, cercando di non farsi sentire troppo, un “Secondo me Aioria ha preso un granchio, quella non può essere Atena è troppo vecchia!”, e la conseguente risposta di Seiya: “Non so, ma ti posso garantire che alle sue spalle è come se risplendesse l’Universo stesso” a cui la rossa ripose con un secco “Ma se ha un cosmo a malapena percettibile come una qualunque inserviente del Tempio, quindi smettila di dire idiozie e pensa solo ad allenarti”.

 

 

ANGOLO DELL’AUTRICE

 

Ammetto di aver alzato il livello intellettuale di Seiya. Sarà sempre uno spaccone impulsivo, ma avrà anche un cervello più funzionante (due domande sarà in grado di farsele). Perdonatemi la licenza ^.^!

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Capitolo 7
*** Mai stuzzicare il can che dorme ***


MAI STUZZICARE IL CAN CHE DORME!

Potrebbe essere rischioso.

 

Ritornata in camera riuscii a cambiarmi d’abito appena in tempo.

Eirene fece infatti il suo solito timido ingresso nella stanza per consegnarmi il giornale che mi veniva portato ogni giorno su mia richiesta, per non rimanere completamente tagliata fuori dal mondo.

La ringraziai e mi sedetti. Però sfogliando distrattamente le pagine un articolo mi colpì, facendomi esclamare un poco fine: «Oh c###o!»

Fortunatamente Eirene era già uscita, altrimenti le sarebbe venuto un infarto nel sentire quella parola pronunciata dalla sua “casta dea”!

Il titolo dell’artico era in fatti: “GALAXIAN WARS” e il succo del pezzo si poteva riassumere in: “Saori Kido, la nipote ed unica erede del defunto magnate giapponese Mitsumasa Kido, ha annunciato in anteprima l’intenzione di organizzare un torneo in mondovisione di arti marziali dove si scontreranno dei fantomatici santi di Atena. Sarà verità, leggenda o semplicemente una nuova trovata per rimpinguare le già stracolme casse della fondazione Grado? Continuate a seguirci per gli aggiornamenti!”

«Maledizione, pensavo di avere più tempo per prendere una decisione!» sospirai, mentre mi balenarono in mente le parole di Seiya: “Sono venuto qui per recuperare il Cloth di Pegaso per volere della fondazione Grado”

Così collegai Saori Kido (alias Atena) alla fondazione Grado e rimasi alquanto sgomenta. Iniziai quindi a condividere le perplessità del Custode sulla “dea”. Altro che garante della giustizia, quella voleva usare dei minorenni (ribadisco: dei minorenni!) per riprendersi il maltolto e farsi i soldi! Qui ci stava una denuncia per maltrattamento e sfruttamento minorile, poche balle! E la cosa mi fece letteralmente girare le cosiddette e desiderare ardentemente di scambiare due paroline con la suddetta “Atena”! Non avevo mai sopportato l’uso della violenza per risolvere le controversie, figuriamoci mandare in prima linea dei ragazzini!

«Che stronza!» mi sfuggì ad alta voce.

«Chi è una stronza?» mi chiese Arles, mentre entrava nella mia camera, togliendosi elmo e maschera. Purtroppo la mia sparizione non era passata inosservata. Babel aveva provveduto a starnazzarlo al Grande Sacerdote.

Ebbi così appena il tempo di imboscare l’articolo sotto il materasso, per poi rispondere: «Il nuovo capo del governo italiano. Ha nuovamente aumentato la tassa sulla prima casa!»

Arles prese in mano il resto del giornale e mi disse: «Peccato che sia un uomo!»

«Ops, l’avevo scambiato per una donna. Capita!»

«Perché sei uscita senza permesso?»

«Avevo bisogno di prendere una boccata d’aria» per poi aggiungere mentalmente “Sai com’è. Tra il tuo alter ego oscuro, una pseudo dea infame che sfrutta dei bambini nel nome della giustizia e un Custode che ti chiede aiuto per salvare capre e cavoli, ma poi sparisce quando serve, non so proprio che pesci pigliare!”.

Arles mi afferrò il braccio tirandomi a se in modo che potesse guardarmi bene in viso. Il suo sguardo era tra il severo, l’intimidatorio e il preoccupato.

«Non è il momento di fare pazzie e di crearmi problemi se vuoi uscire viva dalla situazione in cui sei finita!».

«Il problema non è il crearti o meno dei problemi, ma se io sia già in grado di aiutarti come speri e il tempo scarseggia!»

«Ma allora tu...»

«Sì, conosco il tuo segreto. Il Custode mi ha messo al corrente di tutto.» ammisi.

«È meglio che vada....» Arles si rimise repentinamente elmo e maschera per poi svanire dietro la porta, lasciandomi da sola.

Avevo deciso di buttare l’amo con la speranza che il suo alter ego abboccasse. Volevo infatti vedere come si sarebbe comportato ora che era al corrente che ero a conoscenza della verità, in modo da ottenere un confronto con la sua parte oscura, per poter capire come agire e se la mia permanenza al Grande Tempio poteva essere utile o se stavo soltanto intaccando la punta dell’iceberg, come sostenuto dal Custode. In quel caso avrei necessitato di più tempo per aiutarlo e quindi non avrei avuto altra scelta che recarmi a Tokyo per spiegare la situazione ad Atena, sperando che capisse e non scatenasse quindi una guerra contro Arles, ma mi lasciasse il tempo di capire come fare. Con il senno di poi devo ammettere che fu l’idea peggiore che avessi mai avuto, visto che mi fece finire dalla padella alla brace!

Ma se però pensate che avessi deciso di affrontare fino in fondo tutto quello che da lì in avanti sarebbe successo, perché me l’aveva detto un strano essere che non avevo mai visto prima, siete fuori strada. Tutto il discorso sui Cosmi e sull’Equilibrio garante della conservazione dell’Universo non dico che non mi fu utile a capire e soprattutto a sviluppare appieno le mie facoltà spirituali, ma la molla di tutto non fu l’adempimento di una missione commissionatami da altri, ma il desiderio ardente di proteggere chi avevo a cuore e la vita in generale. Non avevo mai sopportato le imposizioni. Quindi non lo feci per il Custode o chicchessia, ma per perseguire ciò che da tempo mi ero prefissata: spezzare le catene dell’odio e della violenza per quanto mi era possibile. Non mi ero mai illusa di poter cambiare il mondo, ma avevo comunque deciso, nonostante tutti i limiti, di essere una goccia di speranza per chi aveva perso ogni fiducia nell’uomo, conscia dei rischi e delle conseguenze.

 

Nel periodo seguente la mia ammissione, Arles aveva accuratamente evitato la mia persona cercando di tenere a freno la sua parte oscura, che ormai mi vedeva come una seria minaccia ed era di conseguenza intenzionata a farmi sparire dalla circolazione. Mentre il Grande Sacerdote era quindi alle prese con il suo alter ego ampiamente infuriato (tra l’altro con pessimi risultati visto che, rimanendo lontano dalla mia influenza, non c’erano praticamente quasi più argini per tenere a freno la sua ira), io avevo iniziato a cercare di reperire informazioni sulla fondazione Grado e sul suo operato: ovviamente torchiando il ragazzino giapponese di nome Seiya, facendo impazzire Babel e Asterion, sfuggendo sistematicamente alla loro custodia.

Purtroppo il giapponese non sapeva molto sul motivo e le intenzioni per cui il vecchio Kido lo avesse adottato per poi spedirlo a recuperare le sacre vestigia in Grecia. Mi seppe solo dire che il magnate nipponico era un appassionato di arti marziali e un fervente collezionista d’arte e oggettistica antica. Dal canto suo, Seiya non si era nemmeno mai posto il problema del perché fosse finito li e alle mie domande riuscì quindi solo a sbottare un:

«Che vuoi che ne sappia io! Sarà stato un capriccio del vecchio per ingrossare la sua collezione di oggetti rari! Ho altro a cui pensare che a lui: tipo il riuscire ad arrivare vivo a fine giornata!».

Capii così che l’unica cosa che premeva veramente al giapponese era di recuperare il prima possibile il richiesto per rivedere la sorella. Del resto non poteva fregargliene di meno. Comunque, a parte queste informazioni del tutto inutili, appresi però che oltre a lui, altri ragazzi, un centinaio, avevano subito la sua stessa sorte ed erano stati inviati in varie parti del mondo per recuperare altrettante armature. Questo sì che mi preoccupava perché voleva dire che Atena aveva in mente di realizzare una vera e propria legione di giovani guerrieri! Riassumendo: se ci fosse stato uno scontro tra il Grande Tempio e Atena, sarebbe venuta fuori una bella carneficina quando forse si sarebbero potute percorrere altre strade!

«Come mai mi fai tutte queste domande sulla fondazione Grado?» mi chiese quindi stufo Seiya.

Non ebbi cuore di metterlo al corrente della situazione e delle mie supposizioni, era già abbastanza in ansia per il torneo di assegnazione dell’armatura e non ebbi il coraggio di turbarlo ulteriormente: «Non riesco a capacitarmi di una cosa simile. Insomma, un uomo che utilizza dei bambini come marionette per soddisfare solo i suoi capricci, mi fa arrabbiare.»

«A chi lo dici! Ma voglio rivedere mia sorella a tutti i costi.»

«Posso immaginarlo»

«Anche se devo ammettere che, dopo aver iniziato a parlare con te di queste cose, nel caso vincessi il Cloth, sarebbe effettivamente un’ingiustizia lasciarlo nelle mani della fondazione Grado dopo quello che ho passato per colpa loro. Quindi sto iniziando a pensare seriamente di tornare al Grande Tempio una volta recuperata Seika; anche perché non saprei che altro fare.»

«Credo però che la via giusta per perseguire la giustizia non sia quella che insegnano qui. Io penso che con l’uso della forza non si riesca a porre fine ai conflitti, ma solo a fomentarli.»

«Non saprei che dirti. Ti posso solo assicurare che quando ti trovi davanti un avversario intenzionato a farti fuori, non è che ci siano tante alternative: o lui o tu!»

«Già, non deve essere facile, lo ammetto, ma sono convinta che un altro modo ci sia!»

«Solo un miracolo!»

«Può darsi, ma io continuerò a cercare quel modo, nonostante probabilmente io sia solo una donna che crede ancora nelle favole!»

«Buona fortuna allora!» mi rispose ironico Seiya.

«Anche a te per il torneo di domani e, se riesci, cerca di risparmiare il tuo avversario. Un atto di misericordia può valere più di mille colpi portati alla velocità... come si chiama?»

«Mach 1» il ragazzino ridacchiò compiaciuto per la mia ignoranza.

«Quella! Senti, ma per caso sai dirmi qualcosa su Saori Kido, la nipote del vecchio magnate?»

«Che è una stronza prepotente, ma nulla di più»

“Ottimo, andiamo bene!” pensai ironica, per poi dire: «Fammi poi sapere se hai ottenuto l’armatura!»

«Certo, se sopravvivo te lo farò sapere senz’altro!»

Mi sciolsi quindi i capelli e legai il nastro al suo polso come porta fortuna, pregando ardentemente che non gli succedesse nulla di male e ci salutammo: lui per venire pestato in un ulteriore allenamento da Marin e terrorizzare una coppia di turisti orientali, piombando sull’acropoli di Atene; io per prepararmi spiritualmente e psicologicamente ad affrontare a viso aperto Arles. Avevo infatti deciso di prendere il toro per le corna, in quanto ormai avvertivo che lo scontro tra le forze in campo era imminente e io dovevo assolutamente capire in che modo dovevo agire e da che parte era più opportuno stare per evitare il peggio.

Il giorno seguente rimasi quindi nelle mie stanze per cercare di ottenere uno stato psicologico il più possibile (si fa per dire) sereno e calmo. Sapevo infatti quello a cui sarei potuta andare incontro: l’immagine e la sensazione spaventosa della parte malvagia di Arles era impressa nitidamente nella mia testa e non sarebbe stato facile estirparla; anche perché, obbiettivamente, non sapevo minimamente come fare.

Secondo quel che mi aveva detto il Custode, grazie alle peculiarità sviluppate dal mio cosmo positivo, avrei dovuto essere una sorta di esorcista, peccato che non avevo molta dimestichezza con tali pratiche! Anzi, nessuna! Ovviamente provai a chiedergli qualche piccolo suggerimento su come fare, ma mi ritrovai come la solito a parlare da sola come una scema con il soffitto. Bisognava dire che era un essere molto simpatico: prima mi tirava in ballo e poi se ne infischiava! Giurai che appena si fosse fatto risentire gliene avrei dette quattro... se non morivo prima per mano dell’uomo che ero intenzionata a salvare.

 

Mentre io ero immersa nei miei pensieri, Seiya affrontava la sua sfida per dimostrare a tutti di essere degno del cloth di Pegaso, spiccando tra gli altri aspiranti non solo per la forza fisica e per il suo cosmo, ma anche per la sua tamarraggine ed esibizionismo. Caratteristiche a cui diede libero sfogo con Cassios, mozzandogli prima un orecchio per autodifesa (sfottendolo poi alla grande) per poi passare a devastare in modo teatrale il centro dell’arena di combattimento, con lo scopo di dimostrare la sua potenza e dissuaderlo a proseguire lo scontro. Mossa vana. Cassios era infatti una testa dura incapace di accettare l’evidenza: essere decisamente brocco; nonché un filino razzista. Infatti per lui, e la sua insegnante Shaina, era inaccettabile che l’armatura contesa potesse finire in mano ad un giapponese, nonché essere allontanata dal suolo di Grecia. Seiya quindi si esibì nel Pegasus ryusei ken aggiudicandosi la vittoria finale, risparmiandogli però la vita. Il neo saint di Pegaso infatti, nonostante la sua sbruffoneria (che lo portò spesso a prendersene tante, ma proprio tante), possedeva anche, nonostante tutto, un animo ingenuo, pulito e sensibile e, alla sua maestra Marin, che gli chiese per quale motivo avesse risparmiato Cassios, che non si era fatto tanti scrupoli a decapitare i suoi avversai, rispose mostrandole il braccialetto bianco, realizzato con il mio nastro per capelli, dicendo di aver voluto provare a seguire il consiglio di un’amica e dare quindi la possibilità a Cassios di pentirsi e redimersi dalle sue azioni.

Quando quindi me lo ritrovai nelle mie stanze un po’ malconcio, ma vittorioso, non potei che precipitarmi ad abbracciarlo, per poi fargli il mazzo. Era stato un incosciente ad intrufolarsi nel Tredicesimo Tempio senza autorizzazione!

Seiya alla mia sgridata fece spallucce: «Effettivamente sono stato un po’ avventato, ma non ho la tendenza a pensare prima di fare le cose. Marin mi punisce spesso per questo. Poi non volevo farti stare in ansia fino a domani, senza contare che era da un po’ che volevo vedere dove sbucava quel cunicolo nascosto tra le rocce! Anche se devo ammettere che non avrei mai capito che quella roccia era mobile se non ti avessi visto aprire il passaggio!» mi rispose.

«In teoria dovrebbe essere una sorta d’uscita d’emergenza conosciuto solo dal Grande Sacerdote e dai suoi uomini di fiducia»

«Capisco. Ma che ci fai al Tredicesimo Tempio? Questa dovrebbe essere la dimora di Atena e la sede del Grande Sacerdote! Non è che alla fine Aioria aveva ragione e tu sei Atena?»

«No, spiacente, sono solo in rapporti confidenziali con il Grande Sacerdote»

«Sei una sua assistente?»

«Non proprio...»

«Una sua parente?»

«Nemmeno»

«Quindi?»

«Te lo spiego quando sarai più grande, ok?»

«Come vuoi! Certo però che, anche se tu non sei Atena, il tuo cosmo è proprio bizzarro!»

Lo guardai interrogativa.

«Sì, insomma, sembra che la mia insegnante lo reputi scarso di nota perché totalmente inoffensivo, eppure io ho avuto la sensazione che mi abbia protetto per tutto il torneo»

«Come fai ad essere sicuro che fossi io?»

Seiya mi indicò il nastro per i capelli che gli avevo legato al polso: «Proveniva da questo e poi non è che ci sono tanti cosmi luminosi che infondono speranza al Grande Tempio.»

Lo guardai pensierosa e lui mi disse: «Io vado prima che qualcuno mi scopra. Non so se ci rivedremo ancora oppure no, ma mi ha fatto piacere conoscerti. Domani parto per Tokyo. Mia sorella mi attende!»

Gli augurai buon viaggio e gli raccomandai di evitare di farsi coinvolgere negli affari della fondazione Grado e lui mi rispose che una volta ricongiuntosi con la sorella li avrebbe mandati al diavolo per poi tornare in Grecia. Per il resto ci avrebbe pensato poi.

Sorrisi nel vedere la sua gioia nel poter finalmente riabbracciare i suoi cari e feci un bel respiro. A breve infatti avrei affrontato Arles e con lui tutto il resto.

 

Diedi quindi il via all’operazione “esorcizza l’indemoniato”. Piano: nessuno. Pazzia: tanta. Come fare: bella domanda!

Insomma andai completamente allo sbaraglio e i risultati si videro, eccome se si videro!

L’unica cosa certa era che dovevo trovare innanzitutto Arles, ma nelle sue stanze non c’era, nemmeno nella sala da pranzo e neanche nel giardino. Decisi quindi di rivoltare il Santuario come un calzino per trovarlo. Da qualche parte doveva pur essere finito!

Iniziai quindi ad aggirarmi con disinvoltura per l’edificio, calandomi nei panni della vera proprietaria di quel luogo, sfruttando a mio vantaggio l’imbroglio ordito dallo stesso Arles, come già fatto altre volte, e, benedicendo a destra, raccomandando a sinistra e consigliando a manca (tra cui di cambiare il colore dei tendaggi per dare un po’ più di luce a quel mortorio, ma questi sono dettagli...), arrivai senza troppi intoppi alla sala del trono e, scorgendo uno strano passaggio oltre le tende rosse, lo imboccai finendo al cospetto della statua di Atena, rimanendo a bocca aperta:

“Porca paletta se mi assomiglia! Ok che si dice che tutti hanno almeno un sosia, ma questo è troppo!” commentai, per poi rattristarmi nel costatare il senso di malinconia e infelicità che regnava in quel luogo, come se la gioia, l’amore e tutte le cose belle della vita non fossero altro che un miraggio lontano, che in quel posto non potevano essere assaporate. Era come se dalla statua e dalle strutture del tempio che la circondavano provenisse un forte senso di rimpianto per una vita vissuta a metà per sopportare il peso di una responsabilità troppo grande da poter reggere da soli.

Non sapevo in quel frangente di essere finita nel centro del cuore del Santuario e di stare percependo il silenzioso e inconscio dolore del Grande Tempio e di tutti i suoi abitanti, che avevano rinunciato a vivere per servire la giustizia, sopprimendo i loro desideri di normalità, che si trasformavano così in sogni malinconici.

Non potei quindi far a meno di sentire la necessità di espandere il mio cosmo per entrare in contatto con quelle vibrazioni tristi esortandole a non perdere la speranza, promettendo che avrei fatto il possibile per aiutare quel luogo a sopportare il peso che da troppo tempo era calato su di esso e che rischiava di sgretolarlo. Il mio buon cuore e la mia impulsività scatenarono così un casino di proporzioni colossali!

Quel posto era infatti un’enorme cassa di risonanza e il mio cosmo, normalmente captato dai saint come innocuo per via della sua natura benigna, venne percepito chiaramente per quello che era, non solo da Arles (la cui parte malvagia si allarmò, e non poco, constatando che, come aveva intuito il Grande Sacerdote, il mio cosmo era molto più che una semplice minaccia se usato a dovere), ma anche da tutti i simpatici abitanti guerrafondai delle 12 case e del Santuario, dissipando anche quei pochi dubbi che alcuni di loro avevano sull’operato di Arles! Perché se la dea diceva di stare tranquilli e di non perdere la fiducia e la speranza, non si poteva che inginocchiarsi e urlare un “Lunga vita ad Atena e al Grande Sacerdote!”. Peccato che il cosmo rassicurante e purificatore che era rimbombato per il Grande Tempio era il mio e non quello di Atena beatamente spaparanzata sul divano di una villa gigantesca a Tokyo!

Comunque, a parte questo piccolo (si fa per dire) inconveniente, ripresi le ricerche del Grande Sacerdote e finalmente lo trovai nella sua piscina olimpionica stile terme romane. Ammetto che se mi fossi fermata un po’ a riflettere forse l’avrei trovato prima, ma cosa volete che dica... io sono io!

Comunque quando feci il mio ingresso non esattamente teatrale nella vasca (scivolai infatti sul marmo bagnato piantando una sederata da record!), Arles aveva già indossato la sua toga ed era intento a rimettersi l’elmo.

«Ma che diamine hai fatto ai capelli!» esclamai incredula mentre mi rialzavo. Il Grande Sacerdote sfoggiava infatti un’orrenda chioma grigia. Ma i capelli erano nulla in confronto agli occhi: due roventi rubini rossi! Anche se non avevo mai avuto uno spiccato senso del pericolo, giuro che in quel frangente ero completamente paralizzata dalla paura. Il corpo di Arles era infatti completamente in balia di una tremenda forza oscura e capii immediatamente di non trovarmi di fronte all’autoritario e, al contempo, umano Grande Sacerdote bisognoso di aiuto, che avevo conosciuto, ma di essere dinanzi ad un demonio.

«Arianna! Finalmente ci vediamo faccia a faccia!» l’alter ego di Arles si rivolse a me con un sorriso che mi fece rabbrividire. «Ti ringrazio di avermi risparmiato la fatica di raggiungere le tue stanze per ammazzarti! Il tuoi giochetti finiscono qui!»

«Non pensare di riuscirci così facilmente!» risposi cercando di darmi un contegno sicuro, ma senza grandi risultati, mentre lui avanzava con passi lenti e solenni verso di me.

«Già. Il tuo cosmo “positivo”! Ammetto di averlo preso inizialmente sotto gamba per via della sua natura pacifica, ma ti posso garantire che se credi possa riuscire a purificarmi, sei in errore, perché fino ad ora non è riuscito a far altro che intaccarmi superficialmente. Sei troppo inesperta»

Devo ammettere che me la stavo veramente facendo sotto, anche perché aveva perfettamente ragione, ma, nonostante questo, esclamai: «Spiacente, ma non ti lascerò manipolare ancora il Grande Sacerdote!» e contrastando il mio terrore, cercai di espandere il mio cosmo.

Arles rise ed espanse a sua volta il suo: «Il tuo cosmo benefico non è nulla di più che un fuoco di paglia in confronto al mio rancore! Non basta così poco per ripulire una vita passata nei patimenti in nome di qualcosa che non esiste! Quindi se pensi di riuscire a mandare all’aria i miei piani ti sbagli, sono troppo importanti; non soltanto per me, ma per l’umanità intera. Mi dispiace, ma non posso avere pietà per chi cerca di ostacolarmi. Muori donna e con te anche la sua stupida speranza di redenzione!» urlò l’alter ego di Arles, che si scagliò su di me colpendomi con un pugno all’addome.

Una forte luce si sprigionò al contatto con il mio corpo e per l’urto caddi a terra senza fiato. Non so per quanto tempo rimasi senza respirare per il dolore lancinante, mi ricordo solo vagamente la figura di Arles che imprecava incredulo e la luce che lentamente si diradava:

«I miei occhi! Che diamine è successo? Il mio colpo avrebbe dovuto trapassarti!» Arles era stato accecato da quella luce abbagliante ed inaspettata scaturita dal mio corpo, per poi riprendersi ed esclamare stupito: «Ma che cos...»

La luce svanendo aveva infatti scoperto “l’armatura” datami in concessione dal Custode.

“Allora sta sorta di body da porno star è veramente una specie di corazza! Non era una cazzata!” pensai, ma ebbi poco tempo per rallegrarmi. Arles mi aveva infatti afferrato per il collo iniziando a stringere. Potei così costatare che l’armatura datami gentilmente in prestito, sarà anche stata il meglio sulla piazza per parare colpi lanciati da quei pazzi, ma era del tutto inutile in caso di omicidio per strangolamento.

Istintivamente portai le mie mani attorno ai polsi del Grande Sacerdote e, mentre le lacrime avevano iniziato a sgorgare copiose, dissi in un sussurro:

«Ti chiedo scusa per non essere riuscita ad esserti d’aiuto. Ma prima di andarmene voglio che tu sappia che nonostante tutto, io ti perdono!» e sorridendogli per l’ultima volta abbandonai ogni resistenza.

Fu allora che successe ciò che mi permise di continuare a sperare: l’alter Ego di Arles mollò infatti la presa urlando di dolore, accasciandosi a terra:

«Arianna, fuggi, non riuscirò a trattenerlo ancora per molto!» a parlare era la voce della parte buona del Grande Sacerdote.

«Arles io non posso!» dissi tossendo e rialzandomi a fatica.

«Ti prego, va via! Non potrei sopportare anche la tua perdita!»

«Io..»

«Vai ho detto! Se mi ami vai! E porta con te Pegaso! Arles vuole ucciderlo per impedirgli di portare in Giappone l’armatura! Ci sono cospicui interessi in ballo!»

«Arles?»

«Non ho tempo di spiegarti! Anf! Ti supplico, Anf lascia il Grande Tempio, Anf, il mio lato oscuro tra poco riprenderà il sopravvento, Anf e non voglio perderti, Anf, finché saprò che sei in vita Anf io non perderò la speranza anf e avrò il coraggio di continuare a lottare!» Il Grande Sacerdote soffriva come un cane per la lotta fra le sue metà e si contorceva sul pavimento ed io ero completamente impotente davanti a quella scena. Il mio cosmo positivo non era nulla di più che una flebile candela di fronte a quel baratro oscuro.

Non potei quindi far altro che fare ciò che il suo vero io mi diceva e, con la morte nel cuore, corsi via, promettendo però che sarei tornata più forte e determinata. Promisi così a me stessa che l’avrei liberato da quel cappio insopportabile; a qualsiasi costo!

 

ANGOLO DELL'AUTRICE

Anche se per ora Seiya è sembrato sveglio, nel prossimo sarà svelato l'arcano del motivo perché lui, a dispetto di altri, percepisce facilmente il cosmo di Arianna ^.^

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Capitolo 8
*** Che pasticcio, Arianna! ***


CHE PASTICCIO, ARIANNA!

Come due versioni contrastanti possano creare confusione!

 

Il mio insensato tentativo di esorcizzare, se così si può dire, Arles, si era risolto in un totale sfacelo e ne ero uscita viva per miracolo, ritrovandomi a correre a perdi fiato nei bui passaggi segreti del Tredicesimo Tempio, mentre Arles metteva il allarme le guardie.

“Beh dai! Non essere così pessimista! Almeno hai constatato che il Grande Sacerdote riesce ancora ad opporre resistenza al lato oscuro del cosmo! Quindi smettila di frignare come una poppante e cerca di lasciare questo posto!”

Sentendo la voce del Custode che rimbombava nella mia testa iniziai a tirargli dietro una caterva di nomi: «Tu, inutile ectoplasma, ora salti fuori! Posso almeno sapere se mi sentivi quando ti chiamavo?»

“Certo! Forte e chiaro!”

«E Perché non hai risposto?»

“Perché ti avrei solo ripetuto quello che ti avevo già detto e tu non mi avresti ascoltato! Ora finalmente ti sei decisa ad andare a Tokyo?”

«Non ho molte altre alternative se voglio salvarlo! Spero solo che Atena si riveli più ragionevole di quello che penso. Comunque qualche consiglio in più su come purificare le anime cadute vittime del loro cosmo negativo potevi anche darmelo, non trovi?»

“Anche se avessi voluto, non avrei potuto. Si da il caso che per poter sviluppare a pieno le facoltà del proprio cosmo non esista un libretto delle istruzioni! Ognuno deve trovare la chiave adatta a se!”

«Splendido!» dissi ironicamente.

Discutendo con il Custode riuscii finalmente ad imbroccare il passaggio che conduceva all’esterno e mi ritrovai immersa nella notte. Il cielo sopra di noi era uno spettacolo di stelle, ma non potei fermarmi a rimirarlo. Dovevo svignarmela al più presto e trovare Seiya per avvertirlo del pericolo.

«Come faccio a localizzarlo?»

“Sveglia! Seiya è un saint, quindi ha un cosmo negativo abbastanza sviluppato! Ti basterà percepire quello”

Annuii e mi concentrai: «L’ho individuato!»

“Bene, sbrigati ora!”

Corsi il più veloce che potevo verso il luogo in cui percepivo la presenza del cosmo del giapponese, incappando in un trio di soldati semplici ubriachi fradici che iniziarono a fare apprezzamenti pesanti sulla mia armatura. Io non diedi loro retta e tirai dritto e purtroppo non potei nemmeno dar loro torto, visto che sembravo scappata da un bordello!

«Ma una foggia un po’ meno osé, no?» esclamai io, mentre il Custode se la rideva alla grande.

“Quando riuscirai a dominare te stessa riuscirai anche a darle una foggia diversa, ma per ora accontentati e ringrazia! Senza ti saresti ritrovata un bel buco nello stomaco!”

«Cambiando discorso... toglimi una curiosità... Seiya, a differenza di altri, è riuscito a percepire senza problemi il mio cosmo, tu hai una spiegazione?»

“Perché è un sempliciotto” fu la risposta del Custode.

«Scusami, ma non ho afferrato»

Il Custode sbuffò: “La verità è dei semplici come dei saggi. I primi perché si fidano di ciò che sentono e vedono, i secondi perché cercano di comprendere ciò che li circonda. Gli stolti sono invece quelli che negano anche l’evidenza per comodità.”

«Perdonami, ma continuo a non capire...»

“Seiya è un’anima ingenua senza malizie. In te avverte un cosmo splendente e questo gli basta, il resto per lui non ha importanza. Chiusa la questione, finite le domande, non c’è altro da dire. Gli altri invece, quando lo avvertono, sentendo che non è pericoloso, lo bollano come irrilevante e non ci badano. In parole povere ciò che non crea danno non è degno di nota per la maggior parte dei saint, almeno fino a prova contraria. Senza contare che per ora il tuo cosmo lo hai espanso raramente e usato ancora meno. Quindi quando ti decidi ad usarlo seriamente?” commentò il Custode sospirando rassegnato.

«Scusa se non so minimamente come fare e se tu non sei in grado di aiutarmi!» sbottai.

“Fatti guidare dal tuo intuito. Le parole infatti a volte sono inutili. Per comprendere il reale significato di una cosa bisogna sperimentarla, ma so che a Tokyo ogni cosa ti sarà più chiara!”

«Lo spero!»

 

Finalmente raggiunsi il luogo in cui si trovava Seiya: una casupola in pietra.

Iniziai quindi a battere i pugni sulla porta, che venne aperta dalla rossa, alquanto irritata:

«Chi è che bussa a quest’ora!» la tipa rimase a bocca aperta (credo) nel vedermi «Ma tu sei l’ancella facilmente impressionabile! E che diamine indossi... sembra un...un...»

«Un completino sadomaso, lo so! Non ho tempo per le spiegazioni! Dov’è Seiya?»

«Sta dormendo, entra! Comunque intendevo dire un Cloth! Non avrei mai pensato fossi una sacerdotessa! Perché non indossi la maschera? Di che costellazione sei?»

«Della Coniglietta di Play Boy, data la foggia di sta roba e poi non vedo perché dovrei indossare una maschera, mica è carnevale!»

«Eh? Non esiste tale costellazione e la maschera è indispensabile per preservare l’onore di una sacerdotessa di Atena!»

La guardai incredula: «Scusa, ma in questo frangente non me ne può importare di meno delle vostre fisse da fanatici montati e non è nemmeno il momento di una lezione sul tema! La situazione è critica.»

Ebbi appena il tempo di entrare che la mia simpatica corazza venne assorbita con un lampo di luce nel mio corpo, lasciandomi senza veli! Vi lascio immaginare l’imbarazzo!

«Ma che diamine!» esclamò la rossa

«Custode, che diavolo significa! C’è per caso qualcosa che ti sei dimenticato di dirmi su questa armatura?» esclami io irata.

«Ma con chi parli?» mi chiese la rossa sconvolta.

«Con il tizio che mi ha dato in dotazione questo porno cloth!» le risposi.

“Essendo fatta di puro cosmo negativo, quando appare reagendo in presenza di altro cosmo negativo dissolve anche i tuoi abiti!”

«Questo l’avevo notato!»

“E che ti aspettavi? Che una volta ritornata nel tuo corpo, a pericolo scampato, tornassero come prima?”

«Marin, ma che succede?» un Seiya assonnato si stropicciò gli occhi emergendo da sotto il lenzuolo, rimanendo a bocca aperta nel vedermi: «A...A...A...A» riuscì solo a dire arrossendo come non mai, mentre io, alquanto in imbarazzo, mi rivolsi a Marin: «Scusa, potrei avere qualcosa per vestirmi?»

«Sì subito!»

Potei così rivestirmi, anche se la calza maglia rossa e il body nero non mi facevano esattamente sentire a mio agio, ma meglio che niente, e riuscii finalmente a trascinare Seiya (che nel frattempo si era ripreso dallo shock) fuori casa, insieme alla sua insegnante.

«Non capisco perché il Grande Sacerdote dovrebbe volermi morto!»

«Non vuole che tu porti l’armatura in Giappone!» dissi io.

«Avrei dovuto immaginarlo! L’armatura di Pegaso fin dai tempi del mito è stata quella che ha fatto pendere la bilancia in favore di Atena, è normale che non voglia che tu la porti lontano dal suolo di Grecia!» disse Marin.

«Ma mi hanno dato l’autorizzazione! Quindi non vedo perché fuggire!» protestò Seiya.

«Si vede che il Grande Sacerdote ha cambiato idea! Quindi muoviti!»

«Te l’ha detto lui e perché?»

«È un casino da spiegare adesso. Quando saremo al sicuro te lo racconterò»

«Ma aiutando Seiya non stai disobbedendo agli ordini del Grande Sacerdote?» mi chiese la rossa.

«Io non sono agli ordini di nessuno. Piuttosto sei tu che stai disertando aiutando Seiya, visto che sei uno dei guerrieri del Santuario!»

La rossa però non rispose, ma bloccò la nostra corsa di botto: «Maledizione siamo stati raggiunti!»

Davanti a noi comparve infatti una donna dai capelli verdi e con il viso coperto da una maschera di nome Shaina (ma come diavolo si conciavano in sto posto?):

«Marin... consegnami Seiya senza opporre resistenza. Oppure preferisci combattere contro di me per salvarlo?» (Cit: Saint Seiya Perfect Edition p. 66)

«Tsk! Non ho alcun obbligo per cui dover rischiare la mia vita per lui...» rispose la rossa. (Cit.: Saint Seiya Perfect Edition p. 66)

«Eh?» esclamò Seiya.

Mentre io esplosi: «Ma allora per quale motivo ci hai aiutato?»

«Upf! Una come te non può capire!»

Giuro che l’avrei presa volentieri a sberle!

Intanto Shaina aveva atterrato Seiya all’urlo: «THUNDER CLAW!» costringendo quindi il giapponese a contrattaccare per difendersi, ma con scarsi risultati (costatai così che Seiya come pungball aveva un futuro), mentre la rossa continuava a fare la radio cronaca sottolineando quanto l’allievo fosse scarso.

«Ma come fai a rimanere così impassibile, mentre picchiano un ragazzino, tra l’altro tuo allievo!» urlai in faccia a Marin.

«Un saint deve imparare a fare affidamento sulle sue sole forze se vuole sopravvivere!»

«Che stronzata! La vera forza degli uomini è la capacità di aiutarsi e sorreggersi a vicenda! L’individualismo non porta da nessuna parte te lo posso assicurare sulla mia pelle!» e scattai in direzione del ragazzo, ma Marin mi bloccò.

«Tu sei completamente pazza ad intrometterti così in uno scontro tra saint!»

Dovetti ammettere che la rossa aveva una forza incredibile e quindi non potei far altro che urlare a Seiya: «Attento a destra, a sinistra e dal basso!»

Purtroppo però il saint di Pegaso non riuscì a schivare nemmeno un colpo e finì scaraventato giù da un dislivello insieme all’armatura, mentre la rossa mi chiese stupita: «Tu riesci a vedere tutti i colpi di Shaina?»

«Perché, che c’è di strano?»

Intanto Seiya aveva finalmente indossato l’armatura e, tirando un colpo alla ceca, come prova, fece saltare uno degli spallacci della tipa dai capelli verdi (mettendo in luce il suo sfacciato fondoschiena).

Nel frattempo Marin aveva iniziato una discussione con la nostra inseguitrice su come padroneggiare degnamente un cloth e se Seiya ne fosse capace o meno. La disputa si concluse con Shaina che, per verificare, corcò di mazzate il giapponese. Marin dal canto suo insultava il suo allievo dandogli del bambino, mentre io gridavo di smetterla cercando invano di sottrarmi alla presa della rossa.

Seiya infatti se le stava prendendo alla grande, ma, nonostante Shiana lo sfottesse incitandolo ad attaccarla carico d’odio, non reagì. Disse solo:

«Non posso! Che uomo sarei se alzassi le mani su una donna!» cosa che spiazzò la sua avversaria, mentre Marin gli dava dello stupido. Io a quel punto intervenni in difesa di Seiya e finalmente riuscii a liberami della rossa dandole un morsicone sul braccio:

«E voi due sareste delle guerriere votate alla giustizia? Una se ne sbatte se il suo allievo viene ridotto ad un colabrodo senza giusto motivo, mentre l’altra prova un disgustoso senso di piacere nello scontro fisico, come se l’odio e il furore fossero gli unici modi di vivere e di sviluppare il cosmo! Ora inizio a capire come abbia fatto il Cosmo Negativo ad impossessarsi di questo luogo! Seiya andiamocene!» le mie parole risuonarono nell’aria mentre la mia intolleranza a quella scena, unita alla mia determinazione di porre fine alle sofferenze di Seiya, fece risplendere il mio cosmo a cui diedi libero sfogo, fregandomene delle conseguenze, cosa che lo fece finalmente captare anche dalle due per ciò che era realmenre e senza scusanti. Marin infatti indietreggiò, mentre Shaina, dopo un momento di smarrimento fece per avventarsi contro Seiya urlando: «Sei solo un lurido traditore! Se credi che ti lasci vivere dopo quello che hai tentato di fare ti sbagli!»

“Merda, dovrò procurarmi nuovamente dei vestiti nuovi e un buon farmaco contro le contusioni, ma non permetterò che un ragazzino venga ulteriormente pestato a sangue sotto i mie occhi, saint o meno!” pensai, ma la tipa si fermò per l’arrivo di alcuni soldati semplici:

«Shaina, non dovete sporcarvi le mani con quel traditore. A dargli una punizione esemplare ci pensiamo noi. Voi occupatevi di portare in salvo la nostra signora!»

Il gruppetto si avventò quindi contro Seiya, mentre la rossa si rivolse a me:

«Atena? Voi siete veramente Atena?»

«Io veramente...» e fu in quel momento che realizzai cosa stava succedendo e il motivo di tanto astio nei confronti di Seiya, cosa che mi fece balenare in testa una malsana idea. Feci quindi l’occhiolino alla rossa sperando che capisse e mi reggesse il gioco, per poi espandere più che potevo il mio cosmo, in modo che potesse essere percepito dai più, e dire con fare autoritario: «Sì, sono Atena e vi ordino di lasciarci partire per il Giappone perché ho un’importante missione da portare a termine. Ne va dell’onore del Santuario ed è quindi un mio preciso dovere intervenire di persona!» mi diressi quindi verso il siant, che intanto si era liberato senza fatica dei soldati semplici, spaccando, senza volerlo, la maschera di Shaina.

«Non gli avrai mica...»

«No, tranquilla, li ho solo tramortiti! Ma non mi avevi detto che..OUCH! Piano che sono tutto un livido» Seiya si era aggiudicato una mia gomitata.

«Chiudi il becco e reggimi il gioco o non ne usciamo vivi» gli sussurrai Lui annuì e io mi rivolsi quindi ai soldati e a Shaina: «Portate i miei saluti al Grande Sacerdote e rassicuratelo che tornerò presto da lui! Sono o non sono una dea guerriera? Quindi non temete per me.»

E fu così che io e Seiya lasciammo indenni il Grande Tempio, nonché riuscire a dare il via ad un’ingarbugliata situazione provocata da due versioni differenti, che provocarono non poca confusione tra i poveri abitanti del Santuario e tra i Sanit; Arles aveva infatti messo in circolo la voce che il saint di Pegaso era scappato dal Santuario dopo aver rapito Atena!

Quindi, riassumendo, al Grande Tempio, sull’accaduto, giravano tre versioni diverse: c’era chi credeva che fossi stata rapita dal saint di Pegaso (i Gold), chi diceva che avessi fatto una fuga romantica con il suddetto saint (le ancelle oche del tempio che ci ricamarono ampiamente sopra) e chi sosteneva che fossi partita di mia spontanea volontà per una missione (alcuni soldati semplici, Shaina, Marin e alcuni saint d’Argento che avevano dato retta a queste ultime, iniziando così a nutrire seri dubbi sull’operato di Arles).

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Capitolo 9
*** E questa sarebbe Atena? ***


QUESTA SAREBBE ATENA?

Si salvi chi può!

 

Dopo essere usciti illesi dal Santuario, io, conciata come se dovessi andare a fare aerobica per colpa dei vestiti di Marin, e Seiya, passammo la restante parte della notte all’addiaccio ed ebbi il modo di spiegare, ad un incredulo e confuso saint di Pegaso tutta la faccenda.

«Quindi il Grande Sacerdote è un impostore ed è posseduto dal male, mentre Atena si è rifugiata in Giappone per riorganizzarsi contro di lui? Ed in realtà gli dei Olimpici non sono altro che uomini con il cosmo smisurato, che si sono montati la testa?»

Annuii: «All’incirca».

«E tu come ci saresti finita in mezzo?»

Gli parlai del Custode, del Cosmo Positivo e Negativo, dell’Equilibrio e del fatto che volevo salvare il Grande Sacerdote dall’attuale reincarnazione di Atena, perché, nonostante tutto, non era malvagio, ma succube di una forza più grande di lui.

«Scusa, potresti ripetere... mi sono perso!»

«Da che punto?»

«Dall’inizio»

«...» fu il mio commento, mentre un enorme gocciolone compariva sulla mia fronte.

Un’ora dopo, e dopo aver dovuto ripetere la spiegazione fino alla nausea, Seiya aveva finalmente iniziato ad entrare nell’ottica dell’esistenza dei due cosmi dell’uomo, anche perché il mio e il suo ne erano testimoni, ma sulla parte dell’Equilibrio, basato sulla giusta pesa degli opposti ci rinunciai... era al di là della sua portata.

«Senti, facciamo che ho capito. Il mio intuito mi dice che sei una persona buona, così come il tuo cosmo luminoso e questo mi basta per fidarmi di te. Quindi alla fine di tutto chi sarebbe realmente Atena?» mi disse Seiya sbadigliando annoiato.

«Saori Kido» risposi.

Il giapponese scoppiò a ridere sonoramente: «La Kido avrà la mia età! Non può essere stata lei ad architettare la spedizione di un centinaio di bambini per ottenere un esercito come tu sostieni! Quando è successo avrà avuto si e no sei anni e fidati, pensava a tutto tranne che alla giustizia!»

Che il Custode avesse sbagliato persona? L’unico modo per capirci qualcosa era andare sul posto e verificare.

 

Giunti ad Atene, dovetti ammettere che l’organizzazione della fondazione Grado faceva impallidire perfino i servizi segreti statunitensi. Avevano infatti già ricevuto la notizia della vittoria di Seiya e ci ritrovammo quindi in volo su un aereo privato. A dire il vero all’inizio i gorilla della sicurezza non erano stati molto inclini a far salire anche me, ma sbiascicando come scusa che ero una sorta di scudiero/assistente del cavaliere di Pegaso eravamo riusciti a convincerli a farmi salire.

Arrivati a Tokyo ebbi così modo di mettermi finalmente degli abiti decenti e fummo accompagnati in un villone assurdo e in particolare all’interno di un salone in cui si stava tenendo una conferenza stampa sulle Galaxian Wars.

A tener banco c’era un gorilla nipponico pelato, che, in inglese, stava spiegando ai giornalisti, provenienti da tutto il mondo, chi erano i saint, come facessero a devastare ogni cosa disgregando gli atomi e altre cose del genere.

Alla domanda di uno dei reporter, che chiese giustamente perché questi straordinari guerrieri fossero disposti a malmenarsi in mondo visione, rispose una ragazzina dai capelli lunghi e lilla, che, dopo aver mostrato i cloth, che erano già riusciti a raccattare, disse:

«Per una cosa per cui vale la pena rischiare la vita» e comparve un ulteriore contenitore, questa volta d’oro. La ragazzina si esibì quindi in una dissertazione sulle costellazioni e sulla suddivisione in caste dei saint.

«Non dirmi che quella è Saori Kido!» dissi a Seiya, che però annuì serio per poi rivolgersi alla ragazza con un’entrata tamarra, precisando di non avere nessuna intenzione di combattere per il sollazzo di nessuno.

A quel punto partì una breve zuffa con il pelato, che venne atterrato in un secondo da Seiya, che si infuriò notevolmente, richiedendo di conseguenza alla ragazza di rispettare i patti concordati con il defunto Kido e quindi di restituirgli sua sorella.

Alle urla irate di Seiya rispose però una voce, che intimava di portare rispetto alla signorina, e, da una porta secondaria, fece il suo ingresso un ragazzino spocchioso, con un’entrata ancora più tamarra di quella di Seiya. La successiva rissa fu inevitabile.

Posso dire che rimasi sconvolta? Insomma eravamo li da neanche 10 minuti e già c’erano state due zuffe! Discutere civilmente senza arrivare alle mani era troppo complicato?

A bloccare il tutto fu Saori che, dopo aver rimesso a cuccia quello che appresi essere il saint dell’Unicorno, si rivolse a Seiya con tono perentorio e furbetto allo stesso tempo:

«Seiya, io non so nulla di tua sorella, ma se vincerai il torneo metterò a disposizioni i fondi della fondazione Grado per ritrovarla!»

A quel punto sbottai, incarnazione di Atena o no, ma come diavolo si permetteva di comportarsi così?

«Questo è un ricatto bello e buono, ma non si vergogna dopo tutto quello che ha dovuto passare questo ragazzo?».

Saori si girò irritata verso di me per replicare, per poi assumere un’espressione stupita e richiudere immediatamente la bocca.

«Questa donna ha ragione ed il ricatto è reato, signorina Kido. Vorrei ricordarle che non siamo più ai tempi di Omero e che i miti, in quanto tali, sono solo leggende da sfatare.» Una bruna molto avvenente, fasciata in un tubino nero, e con un cipiglio sicuro e altezzoso si diresse verso Seiya:

«Sono Alexis Swan, non farti problemi a rivolgerti a me per qualsiasi problema possa averti causato la fondazione Grado. Per i soldi, non preoccuparti...» e, volgendo uno sguardo di pura e irriverente sfida verso Saori Kido e il suo gorilla, aggiunse: «Pur di far finire dietro le sbarre farabutti del genere, che sfruttano poveri orfani indifesi per i loro capricci, sono ben disposta a lavorare gratis!»

«Come osate!» il pelato fece per avanzare minaccioso verso la donna, ma Saori lo fermò.

«Tatsumi, non è il caso. Abbiamo già dato troppo spettacolo! E noi siamo in una botte di ferro grazie ai nostri legali»

«Non ne sarei così sicura, perché mi basta soltanto che uno dei ragazzini che tenete al guinzaglio decida di cantare e vi garantisco che una bella cella di un penitenziario non ve la leverà nessuno! Perché la vera giustizia non si piega ai voleri dei potenti, ma corre in soccorso solo a chi veramente la difende» e Alexis, dopo aver fatto l’occhiolino a Seiya, gli diede un biglietto da visita per poi andarsene mandando un bacio da lontano al gorilla con fare sbarazzino e strafottente.

«Alexis Swan: detective per vocazione e senza scopo di lucro, ma se mi lasciate la mancia non la rifiuto.» lesse Seiya insieme ai numeri di telefono.

“Persona singolare, non c’è che dire!” pensai mentre osservavo la donna sparire oltre la porta. Non potei inoltre non avvertire un alone luminoso molto simile al mio, ma ispirante una fede incrollabile nel senso di giustizia degli uomini, provenire da lei.

«Andiamocene Arianna» mi disse a quel punto Seiya, che però dovette lasciare il cloth di Pegaso alla villa per evitare un’ulteriore disputa con l’Unicorno, ma non prima di aver abbassato la cresta a quel montato e aver devastato una delle pareti.

«Era proprio necessario tutto quel casino?» chiesi a Seiya, mentre mi recavo con lui all’orfanotrofio in cui aveva vissuto prima di essere spedito in Grecia.

Il saint fece spallucce: «Effettivamente avrei potuto evitare di sfondare lo schermo e la parete, ma Jabu mi dava troppo sui nervi!»

«Allora la prossima volta cerca di contare fino a dieci prima di usare senza motivo valido il tuo cosmo! Sei un saint o un teppista?»

«Sai che a volte sei peggio di Marin! E su dai! Non te la prendere! La prossima volta cercherò di trattenermi!»

Sospirai rassegnata per poi sorridergli e scompigliarli i capelli. Era un caro ragazzo, ma a volte era troppo tamarro!

 

Nei giorni seguenti fummo quindi ospitati presso l’orfanotrofio grazie a Miho, un’amica d’infanzia di Seiya, e mentre il ragazzo giocava con i bambini (più che altro se le prendeva pure da loro), io pensavo a come fare per farmi ricevere da Atena per parlarle faccia a faccia di quello che stava accadendo al Grande Tempio. Ero conscia che non sarebbe stato facile farla ragionare, visto il tipo. Anche se dovetti ammettere che Seiya forse non aveva tutti i torti. A quella, del Grande Tempio, non gliene fregava un fico secco, ma era solo interessata a farsi i soldi sfruttando i saint sopravvissuti. Tra l’altro del centinaio di bambini spediti per il mondo c’era stata l’ecatombe, per via dei duri allenamenti e, del numero iniziale, ne erano sopravvissuti solo 10. Quindi se si fosse recata con un’armata simile al Santuario, l’avrebbero fatta secca in un secondo. Inoltre se quello fosse stato un astuto piano per formare un contingente di guerrieri, io personalmente avrei evitato di comunicarlo su tutti i giornali. Quindi potete ben immaginare come anch’io iniziassi fortemente a dubitare che quella ragazzina, interessata solo ad adempiere all’ultimo desiderio del nonno adottivo defunto, fosse veramente Atena.

Fortunatamente Seiya non era minimamente intenzionato a partecipare a quella assurda e pericolosa pagliacciata, almeno fin quando Miho non gli fece balenare nella testa la possibilità che, se avesse combattuto in mondovisione, Seika lo avrebbe sicuramente visto e contattato.

Quindi, quando vidi la limousine nera da cui scese Tatsumi, pensai subito che fosse per Seiya. Rimasi di conseguenza stupita di vederlo invece rivolgere a me l’invito della signorina Saori di raggiungerla alla villa. L’opportunità era troppo ghiotta e accettai sperando di prendere due piccioni con una fava: fermare quell’insulso torneo e anche la sua eventuale intenzione di marciare “armata” verso il Santuario.

 

Arrivata a destinazione venni accolta da Saori Kido in un salottino:

«A cosa devo la vostra richiesta di vedermi?»

La ragazza congedò Tatsumi e, dopo essersi assicurata che non venissimo disturbate si rivolse a me estraendo un libro da un cassetto:

«Potresti farmi l’autografo? Sono una tua lettrice da diverso tempo.» mi chiese con un po’ di imbarazzo ed con un italiano un po’ stentato.

«Eh?» chiesi attonita. Vi giuro che non me lo sarei mai spettato!

«La mia pronuncia non è corretta?»

«No, è giusta, ma non mi sarei mai aspettata che voi leggeste i miei libri»

«Effettivamente per una ragazza della mia cultura e del mio rango leggere questi racconti un po’ come si dice, di basso livello, non sarebbe opportuno, ma dai tuoi romanzi traspare un’aura di pace e di speranza senza eguali, che mi ha sempre affascinato!»

La guardai attonita, Saori aveva perso completamente il suo fare spocchioso per assumere l’espressione di una qualsiasi adolescente alle prese con il suo autore preferito in attesa del sospirato autografo.

“Che io sapessi, i miei romanzi, non erano mai stati tradotti in giapponese!” pensai per poi prendere in mano il libro che mi porgeva per acconsentire alla sua richiesta e costatare che Saori li leggeva in Italiano! “Però, almeno è poliglotta” pensai.

«Sei stata molto gentile! Cosa posso fare per ringraziarti?»

«Fermare le Galaxian Wars. Quello che state facendo è un errore.»

«Non ti seguo. Perché dovrebbe essere una errore?» Saori spiazzata dalla mia richiesta, riprese il cipiglio altero della conferenza, per mettersi sulla difensiva.

«Quello che l’Esorcista vi sta dicendo è vero!» una voce femminile ci fece voltare entrambe verso la porta del salotto, che venne aperta da una cameriera molto alta in livrea. Aveva due splendidi e magnetici occhi viola, ma i capelli corti di un colore fucsia improponibile.

«Morgana! Come ti sei permessa di entrare senza essere stata richiesta! E di che esorcista stai parlando? La qui presente Arianna Raschieri è una scrittrice!» la rimbeccò Saori, mentre io percepii nuovamente un cosmo simile al mio, ma che diffondeva una strana sensazione di pace, consolazione e totale abbandono allo stesso tempo.

La donna ignorò completamente Saori e si rivolse a me: «Il tuo cosmo positivo non mente! Hai già incontrato una delle sette emanazioni del Cosmo, vero?»

Capii al volo chi avevo davanti; un’altra contattata: «Sì»

«Quindi sai già come stanno le cose?»

«Più o meno, ma non ho ancora molta dimestichezza con il mio cosmo»

«L’avevo immaginato visto il casino combinato dal Manipolatore! Se avesse fatto correttamente le spedizioni questo problema non ci sarebbe stato perché avresti avuto più tempo per capire come funzionava! Visto che...» Morgana osservò dall’alto in basso la signorina Kido: «... l’incarnazione di Atena di quest’epoca è un caso disperato!»

«Come fate a sapere chi sono in realtà! Chi siete veramente? E chi vi manda?» chiese Saori sbalordita.

Chi ero veramente: bella domanda! Una paladina della giustizia, una guerriera di un’altro mondo, una combattente al servizio di qualche divinità? No, sinceramente non mi sentivo nulla di tutto questo, ma fu Morgana a rispondere:

«Siamo persone normali che hanno deciso di vivere facendo dell’amore per la creazione il proprio scopo, per poter permettere a questo mondo di continuare a sperare e a esistere tramite il suo complesso Equilibrio. Ed è per questo che siamo qua, in veste di Emissari del Cosmo, per porre rimedio in modo pacifico al male che sta prendendo piede nel mondo.» rispose Morgana spiazzando la ragazza, che non ci stava capendo più nulla.

Spiegammo quindi anche a Saori quello che i Custodi avevano spiegato a noi, lasciando la giovane attonita.

«E questi Custodi chi sarebbero?»

«Per quello che ho capito i Custodi sono emanazioni del Cosmo primordiale posti a guardia dell’Equilibrio, che voi state mettendo a rischio scatenando guerre tra saint.» risposi io: «E ci hanno contattate per via della forza nelle nostre convinzioni, in modo da aiutarli nel loro compito. Poi ammetto di essere qui anche per motivi personali. Almeno, questo per quanto mi riguarda.»

Anche Morgana confermò le mie parole: «Quindi ci aiuterete fermando il torneo?» chiese Morgana.

«Spiacenti, ma non posso permettermi una cosa del genere e poi chi mi dice che non siano tutte frottole? Il male ha preso possesso del Santuario, ultimo baluardo della Giustizia su questa terra. É quindi mio preciso dovere scacciarlo da esso. Per questo il mio defunto nonno ha deciso di inviare quei ragazzi a recuperare i cloth perché potessero aiutarmi in questo compito.»

«Ok, questo l’avevamo intuito! Ma questo torneo che senso ha?» dissi.

Atena mi rispose un po’ irritata: «Il torneo mi servirà per capire chi fra di loro è un vero saint in grado di aiutarmi nell’impresa!»

«E dovevate farlo in mondovisione?» commentò Morgana.

«Questa è stata l’ultima volontà di mio nonno, con lo scopo di far emergere il male allo scoperto!»

«Idea davvero geniale, non c’è che dire! Lo sa che in questo modo si ritroverà alla porta una valanga di saint inviati dal Grande Tempio per far fuori i ragazzi che saliranno sul ring per questa idea brillante? Senza contare che in questo modo state mettendo a rischio la vostra copertura! Non sono un’esperta di strategia, ma non era meglio evitarlo per cogliere il Grande Sacerdote di sorpresa?» la riprese Morgana.

«Ecco, a proposito del Grande Sacerdote... io non sono d’accordo nello scatenare un conflitto nei suoi confronti, perché nonostante tutto, è anche lui una vittima in tutta questa storia. Vi chiedo quindi di concedermi il tempo necessario per risolvere la questione senza l’uso della violenza, perché sono convinta si possa evitare» dissi io.

«E come pensi di fare? Non mi sembra che il vostro cosmo “positivo” sia poi così potente come dite! Quello che avverto provenire da voi non è altro che un venticello paragonato al cosmo di un vero saint!»

«Forse il nostro cosmo a prima vista può sembrare innocuo, ma vi consiglio di non sottovalutarlo! Senza contare che non lo stiamo espandendo...»

«Spiacente ma non posso farmi da parte come mi state chiedendo. Questa è la mia battaglia, perché è per questo che sono nata. Non vedo quindi come possa fidarmi di quello che mi avete detto. Se potessi sarei la prima ad evitare lo scontro, ma, siccome non vedo come possa succedere una cosa del genere, sono disposta a scendere in campo con i miei saint. Per questo non posso annullare il torneo. Ho bisogno di costatare il loro valore e la loro lealtà!»

«Come volete. Vorrà dire che continueremo per la nostra strada senza contare sul vostro aiuto.» disse Morgana togliendosi il grembiule, appoggiandolo sul tavolo del salotto: «Questo non mi serve più! Grazie lo stesso e a presto Atena!»

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Capitolo 10
*** Sul ring volano ceffoni! ***


SUL RING VOLANO CEFFONI!

Che male!

 

Purtroppo la chiacchierata con Atena non aveva dato i suoi frutti. La dea della Giustizia era infatti troppo immedesimata nel suo ruolo di paladina della legge e convinta dei suoi mezzi, da non rendersi conto della situazione.

Mi ritrovai quindi sbattuta fuori dalla villa in compagnia di Morgana, che disse:

«Come mi aspettavo ha rifiutato. Quella ragazza è più cocciuta di un mulo e non si fida di nessun altro che non di se stessa! E sbaglia. Sa continua ad agire da sola come un despota finirà solo per cacciarsi nei guai!»

«Come mai ti sei fatta assumere al suo servizio?» chiesi io.

«Per poter raccogliere informazioni su di lei e sull’operato della fondazione Grado in attesa del vostro arrivo»

«Quindi mi stavi aspettando?»

«Sì, oltre a te ho percepito anche la presenza della Sensitiva»

«Alexis Swan»

«Già, proprio lei! Ho aspettato ad agire perché volevo prima riuscire a riunire tutti i rimanenti Emissari, per decidere insieme un’azione comune, ma il tuo intervento impulsivo ha smontato i miei piani.»

«A quanto pare riesco a combinare un guaio dietro l’altro!»

«Non preoccuparti per così poco, e poi non credo che tu riesca ad arrivare ai livelli di Saori. Organizzare un torneo di saint in mondovisione, quella è completamente pazza! E poi dice a noi! Avesse un cervello più attivo invece che un cosmo smisurato forse sarebbe stato meglio! Va beh pace. Piuttosto posso sapere cosa intendevi dire a proposito del Grande Sacerdote?»

«Arles non ha agito e non agisce di sua spontanea volontà, ma è plagiato dalla parte negativa del suo cosmo. Almeno questo è quello che ho potuto costatare di persona.»

«Arles? É il nome del Grande Sacerdote?»

«Sì, diciamo che ho avuto modo di entrare in confidenza con lui durante il mio soggiorno in Grecia»

«Il mio Custode mi aveva accennato che l’Esorcista aveva una relazione con il Grande Sacerdote di Atene.»

«...» la guardai attonita, ma questi Custodi farsi una vagonata di affari loro no?

«Sei materia di gossip dalle loro parti.» commentò Morgana senza scomporsi: «Quello che dici comunque è plausibile. So infatti che per diventare Grande Sacerdote bisogna riuscire a sviluppare un cosmo degno di un gold saint, ma se non si ha una forza d’animo sufficiente a tenerlo sotto controllo, la situazione può sfuggire di mano e finire quindi vittime del proprio stesso cosmo negativo.»

«Per questo vorrei evitare uno scontro tra le due parti. Solo che forse Saori non ha tutti i torti nel dire che il nostro cosmo non è sufficiente.»

«Perché dici questo?»

«Ho provato ad esorcizzarlo, se così si può dire, ma con dei pessimi risultati.»

«I lividi sul collo sono opera sua?»

«Sì, sono viva per miracolo. Ho fatto il passo più lungo della gamba e ho finito per innescare una situazione ingarbugliata, perché al Santuario credono che io sia Atena!»

«Cosa! Questa si che è bella! Chissà quanto ci rimarranno tutti di sasso quando scopriranno chi è veramente la loro “divinità”, anche se di dei non si può parlare nel caso degli olimpici, va beh, non sta a me giudicare...»

«Più che tutto credo che si incavoleranno con me e non poco» dissi io sommessa.

«É probabile» disse Morgana: «Comunque non sottovalutarti così per un tentativo andato male. In te avverto un grande potenziale, ma non sai bene come utilizzarlo. Vieni con me e ti darò dimostrazione di quanto il nostro cosmo positivo non sia inferiore a quello usato dai saint.»

Seguii quindi Morgana che mi condusse all’interno di un cantiere abbandonato.

«Questo cantiere è stato chiuso diversi anni fa per via di un’inchiesta sulla morte bianca di uno degli operai che vi lavoravano» mi spiegò.

«E perché mi hai condotto qui?»

«Perché l’anima dell’operaio si aggira ancora smarrita in questo luogo e ho intenzione di aiutarla a trovare la pace eterna. Tra gli Emissari io sono infatti conosciuta come la Medium e il mio cosmo è in grado di fare da ponte tra questo mondo e l’otre tomba. La morte è un aspetto necessario per il mantenimento dell’Equilibrio, ma nonostante questo è un passaggio traumatico e doloroso se non lo si accetta e io mi sono presa l’onere di aiutare chi posso a superare questo passaggio delicato.»

«Capisco, ma non vedo come questo mi possa aiutare con Arles»

Morgana sorrise e mi disse: «Ognuno di noi ha sviluppato una propria caratteristica in base alle proprie inclinazioni personali e obbiettivi, ma oltre a questo ci sono facoltà comuni messe a disposizione dal cosmo positivo. Non posso quindi insegnarti a purificare i demoni, ma posso mostrarti come utilizzare il tuo cosmo per evitare il peggio» e così dicendo mi sfiorò gli ematomi che portavo sul collo, per poi indicarmi il punto più alto del cantiere: «Quello è il punto dove è morto l’operaio ed è là che noi dobbiamo andare!»

«Ma come facciamo?»

«Così!»

Morgana sorrise ed espanse il suo cosmo che si andò a fondere con l’aria intorno a noi, che ci avvolse delicatamente per poi sospingerci come una mano protettiva fino al punto indicato da Morgana.

«Cosa hai percepito?» mi chiese quindi la Medium.

«Ho avvertito chiaramente che l’aria stessa voleva aiutarci.»

«Ha infatti accolto la mia richiesta di soccorso. Ed è questo l’enorme potere del cosmo positivo:la facoltà di entrare in sintonia con quello che ci circonda; siano esse cose, elementi o cuori. Ricordati però che non puoi piegare nulla alla tua volontà, ma soltanto permetterti di entrare in contatto con loro, ma se i tuoi fini sono quelli di proteggere il creato, non devi temere; perché esso stesso si metterà a tua disposizione per aiutarti nell’intento e non sarai mai sola.»

«Anche se potessi piegare ciò che mi circonda alla mia volontà, non lo farei. Non sarebbe da me. Piegare al proprio volere quello degli altri tramite il cosmo non è una cosa che condivida.»

«Ed è proprio questo che ci differenzia dai saint. Spero che questa piccola dimostrazione ti sia stata utile, ma ora andiamo. Un’anima disorientata mi attende»

Annuii e seguii Morgana lungo i corridoi vuoti e a cielo aperto della struttura fin quando giungemmo in una stanza con la soletta crollata.

«Siamo arrivati. É qui che è successo l’incidente» mi disse Morgana, per poi avvicinarsi al bordo del crollo.

Avvertii una presenza oltre a noi, ma non riuscii a focalizzarla, mentre percepii il cosmo di Morgana espandersi consolatorio, lasciandomi di sasso; se il mio, a quel tempo, era ancora una mezza calzetta per via della mia inesperienza, il suo decisamente no.

Comunque quello a cui avevo assistito, se così si può dire, visto che del defunto avevo percepito ben poco, era un colloquio tra anime.

Morgana, dopo aver adempito al suo compito, mi spiegò infatti che non avevo potuto vedere e percepire granché del defunto, in quanto lui esisteva in un piano di realtà differente dal mio. Era infatti caduto in una sorta di limbo, detto da lei Dimensione, Mondo o Regno degli Spiriti, che non gli permetteva di raggiungere l’aldilà o di ritornare tra i vivi, per paura del giudizio che aspetta ad ognuno dopo il trapasso. Continuando così ad aggirarsi inosservato nel luogo in cui era morto.

«Fortunatamente ha capito che volevo aiutarlo e che per lui rimanere in questo stato non gli serviva a nulla se non a rimanere nell’angoscia. Ha quindi accettato di oltrepassare il varco che porta all’oltre tomba.» mi disse Morgana.

«Quindi non è automatico che il tuo cosmo riesca a salvare le anime perdute?»

«No, io posso solo aiutarli a condurre un trapasso sereno e a raggiungere la pace, ma aspetta alla decisione del singolo accettare la mia mano oppure rifiutare. Non si può obbligare nessuno a fare un passo che non si vuole. Io, senza la volontà di redenzione del defunto, posso fare poco.»

Le parole di Morgana mi colpirono, perché in fondo il mio cosmo forse agiva in un modo non molto dissimile da quello di Morgana; anche se nel mio caso si trattava di demoni e non di fantasmi. Io potevo solo tendere la mano e sperare che Arles la prendesse. L’unica cosa che potevo fare era continuare a sperare nella parte luminosa del Grande Sacerdote... la parte che, nonostante gli inganni, avevo imparato ad amare al Santuario.

 

Il grande potere del cosmo positivo! Dirlo era semplice, usarlo era un altro paio di maniche! Anche perché, se Seiya aveva avuto a disposizione anni di allenamento per sviluppare il suo negativo; io ovviamente no, e finii presto coinvolta in una catena di avvenimenti che si susseguirono frenetici, costringendomi ad evolvere in fretta ed in corso d’opera. In caso contrario mi sarei aggiudicata una bella bara!

 

Tutto cominciò con l’inizio delle Galaxian Wars.

Quella simpaticona di Atena, fece infatti recapitare a me e a Morgana un ingresso omaggio per farci ricrede sulle nostre posizioni. Glieli avrei volentieri fatti ingoiare, ma Morgana mi convinse ad accettare l’invito: «É vero che presenziare all’evento è un po’ come appoggiarlo, ma almeno così potremo tenere sotto controllo la situazione e sicuramente individuare i contattai mancanti! Sono sicura che Alexis non si farà sfuggire l’occasione di fare un po’ di propaganda contro la fondazione Grado!»

«Si, questo è vero!» constatai io.

Presenziammo quindi in prima fila tra gli spalti, ma di contattati nemmeno l’ombra.

«Mi sa che abbiano fatto un buco nell’acqua» dissi io.

«Non è nemmeno cominciato, abbi pazienza!»

Le luci si spensero e Saori Kido fece il suo ingresso da figa sventolando una sorta di scettro da cui scaturirono delle stelle cadenti con le palline per assegnare i turni.

«Però, ha fatto le cose in grande!» commentai.

«Le auguro che al Grande Tempio non abbiano la televisione o domani si ritroverà i sicari dentro casa! Ma è completamente scema a sventolare lo scettro di Nike sotto il naso di tutti?» esclamò Morgana.

«Tranquilla al Santuario è già tanto che sappiano che esistono i televisori» dissi io ironica.

I turni nel frattempo vennero formati ed i primi a scendere sul ring furono Seiya e Geki di Bear. Seiya dopo il primo momento di smarrimento ebbe subito gioco facile nel neutralizzare il suo avversario, per poi girarsi verso di me e urlare:

«Arianna, tranquilla, gli ho solo rotto le braccia! Sei contenta?»

«Una favola! Se non partecipavi era meglio!» gli urlai di risposta, mentre i nostri vicini si girarono verso di me iniziando ad implorarmi di far avere i loro taccuini per un autografo a Seiya, dato che era palese che lo conoscevo.

Intanto Morgana si rivolse a me commentando: «Interessante... Seiya ha distrutto l’armatura di Bear con un raffica di calci... non è malaccio, anche se non sono riuscita a capire se sia stata fortuna, bravura o l’avversario che era disastroso.»

«Non saprei, non mi intendo di lotta. Ma toglimi una curiosità; come mai noi abbiamo potuto vederli distintamente i colpi di Seiya, mentre gli altri spettatori ne hanno percepito solo uno?»

Morgana mi guardò stupita: «Il Custode non te l’ha spiegato?»

«No, quello si fa solo sentire quando vuole e spiega solo quello che gli fa comodo!»

Morgana sogghignò: «Tipico del Custode della terza colonna! Comunque li puoi vedere grazie a quella che i Custodi in gergo chiamano “Vista” ovvero la capacità di vedere attraverso il cosmo oltre che con gli occhi. Per farla breve la Vista è la facoltà del cosmo positivo che ti ha permesso di vedere il tuo Custode quando lo hai incontrato.»

Nel frattempo quello spocchioso dell’Unicorno aveva messo ko il suo avversario. Il commentatore diede quindi l’annuncio del ritardo del saint del Cigno e della Fenice e l’anticipazione dello scontro tra Pegaso e il Dragone, combattimento che però venne bloccato dall’ingresso di un impettito e risoluto biondino che, dopo aver intimato ai sint presenti che li avrebbe ammazzati tutti, surgelò sul ring lo sfigato saint dell’Idra, aggiudicandosi la vittoria.

Fu allora che avvertimmo un cosmo simile al nostro, che proveniva da una bionda che aveva fatto irruzione nell’area riservata ai combattenti, inseguita dagli uomini della sicurezza. I due gorilla stavano quasi per acciuffarla, quando inciamparono “accidentalmente” nei cavi delle videocamere.

Morgana sogghignò malefica dopo aver placato il suo cosmo e così la biondina riuscì a sgattaiolare fino al ring, dove salì senza farsi troppi problemi e si precipitò in soccorso del saint dell’Idra. Al solo contatto delle mani della ragazza, il corpo mezzo ibernato del giovane riprese subito colore. Il saint dell’Idra riuscì quindi a rimettersi in piedi a fatica e a guardare la bionda tra un misto di stupore e gratitudine, nonostante i medici l’avessero dato per spacciato.

Di tutt’altra cera era il Cigno, che si rivolse a lei dicendo:

«Katy! Che ci fai qui e come osi metterti in mezzo! Questi sono gli ordini che ho ricevuto dal Santuario!»

SCIAF

La bionda tirò un sonoro ceffone al siant del Cigno in mondovisione, che incassò senza fare una piega.

«Non vedi la divisa? Sono della croce rossa internazionale! E poi oso, eccome se oso, Hyoga! Sei come un fratello per me e se credi che ti lasci diventare un assassino per conto di altri, ti sbagli!»

«A quanto pare il Grande Sacerdote non ha bisogno della TV. Ecco il primo sicario ed ecco anche la Guaritrice!» disse Morgana.

«Che sberla che gli ha tirato!» commentai io insieme ai miei vicini di posto.

Intanto al centro del ring Katy e il saint del Cigno avevano dato origine ad un animato teatrino senza curarsi di spettatori, Saori incazzata che si sbracciava per far sospendere gli incontri e la sicurezza che dava di matto sotto il ring, trattenuta da Saiya e gli atri che erano curiosi di capire meglio quello che stava succedendo e perché il biondo volesse farli fuori.

«Io sono un saint e devo obbedire agli ordini del Santuario!» disse impassibile e glaciale il Cigno.

«E se il Santuario ti dicesse di metterti le mutande in testa tu lo faresti? Roba da matti! Il Grande Sacerdote sa solo mandare terzi a fare il lavoro sporco al posto suo! Quand’è che vi sveglierete tu e Camus?» rispose infervorata la bionda.

«Questi saint hanno tradito, devono essere puniti! É infatti tassativamente vietato combattere battaglie personali e non autorizzate. Ne va dell’ordine e della salvaguardia dell’umanità, così come mi ha sempre detto il mio maestro e decretato dal Santuario.»

Katy si recò verso il saint dell’Idra, per poi prendergli il viso tra le mani rivolgendolo delicatamente verso Hyoga:

«Lo so, e non è sbagliato ciò che ti hanno detto. Un potere come il vostro non va usato per queste pagliacciate, ma... sarebbero questi i tremendi traditori? Guardalo bene negli occhi, ha il tuo stesso sguardo smarrito. Lo sguardo di chi non ha avuto altra scelta nella vita. Questo ragazzo, come gli altri, è stato soltanto usato! Se è il sangue di strumenti inconsapevoli che vuoi spargere, non posso far altro che ostacolarti. Tu, Atena e il Grande Tempio. Mi dispiace, ma per adempiere all’ordine dovrai prima passare sul mio cadavere!»

«Katy, non puoi mettermi di fronte ad una scelta simile! Anche per me ormai sei come una sorella!»

«Lo so ed è per questo che lo sto facendo! Quindi a chi preferisci dare ascolto? A chi ti vuole bene e ti dice di usare il cuore e il cervello o a un’autorità che nemmeno hai mai visto e che ti sta solo usando come un cane ammaestrato?»

«Katy io... »

«Prima di alzare la tua mano come un automa chiediti sempre perché lo stai facendo, se ne vale veramente la pena e se è veramente quello che vuoi. Non lasciare mai che siano gli altri a decidere per te! É questo che significa essere veramente un uomo: la consapevolezza delle proprie azioni! E tu in questo momento, sei consapevole di quello che fai o agisci solo perché ti è stato ordinato?»

Hyoga era visibilmente scosso e combattuto. La Guaritrice si avvicinò quindi a lui e lo strinse a se:

«Posso capire la visione del tuo maestro e del Grande Sacerdote, ma non posso condividerla, così come il comportamento di Saori Kido. Ti chiedo quindi di riflettere bene su quello che fai, in base anche a quello che ho già avuto modo di spiegarti. D’accordo?»

«D’accordo, ma ora scendiamo dal ring. Abbiamo già dato troppo spettacolo in mondo visione!» disse il biondino.

«Cosa? Siamo in TV?» chiese spiazzata la ragazza staccandosi dal saint.

«Te ne sei accorta solo ora?»

«Ehm, sì!» disse la bionda, per poi sbracciarsi e urlare verso le telecamere: «Ciao mamma, ciao papà, come potete vedere sto bene e vi abbraccio da Tokyo! I love U.S.A!»

Il saint del Cigno si passò rassegnato una mano sulla faccia per poi aiutare la Guaritrice a scendere dal ring, rassicurando la sicurezza che Katy non era una pazza scatenata, ma soltanto una sua cara amica preoccupata per lui, lasciando il saint dell’Idra incredulo e con la faccia da ebete, piantonato ancora sul ring.

Intanto Saori era riuscita a far partire la pubblicità e invitare tutti a ritornare il giorno seguente per la seconda manche.

 

Durante il tragitto di ritorno all’orfanotrofio incrociai la limousine nera di Atena, che si fermò e abbassò il finestrino.

«Allora, a parte l’interferenza di quella squilibrata, come ti è sembrato il torneo? Un successo vero?» mi sorrise Saori dall’altra parte del finestrino.

«Al dire il vero l’ho trovato uno sgradevole spettacolo dove non ho avvertito altro che un nauseante desiderio di violenza da parte del pubblico. Come si faccia a divertirsi vedendo due che si massacrano non riuscirò mai a capacitarmene. Mi auguro che come dea della Giustizia, voi concordiate con me»

Il sorriso smagliante di Saori era svanito.

«Comunque la “squilibrata” dovreste ringraziarla. Visto che ha insinuato il tarlo del dubbio nel saint inviato dal Santuario ad uccidere tutti i cavalieri partecipanti al torneo» aggiunsi senza scompormi.

«Io so quello che faccio! E anche mio nonno a suo tempo!»

«Ve lo auguro, ma vi consiglio di dire al vostro autista di partire. Il semaforo è verde e state creando un ingorgo!»

«...»

Atena alzò il finestrino e finalmente la limousine ripartì, facendo cessare il concerto di clacson.

Sul fatto che quella ragazzina sapesse quello che stava facendo, perdonatemi, ma avevo qualche dubbio, anche se il mio pulpito non era dei migliori.

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Capitolo 11
*** Attenti al ladro! ***


ATTENTI AL LADRO!

Ma... attenti a quello giusto!

 

Purtroppo il primo giorno del torneo si era concluso con un nulla di fatto. Le Galaxian Wars erano procedute senza tanti intoppi, ma almeno avevamo individuato la presenza in città della quinta contattata: una bionda che non si faceva tanti problemi a schiaffeggiare qualcuno se necessario, anche se in seguito avremmo avuto modo di conoscere anche il suo lato dolce e iper protettivo (anche troppo). Aveva inoltre subito mostrato le capacità risanatrici e mediche del suo cosmo.

Solo una cosa era dispiaciuta a me e Morgana, ovvero non essere riuscite a fermarla per poterle parlare faccia a faccia. Infatti anch’io la pensavo come la Medium sul fatto che, se fossimo riuscite a fare fronte comune anche con gli altri contattati, avremmo avuto una possibilità in più di azione e di successo. Fu così che mi rivenne in mente l’incontro con Alexis: se la montagna non va da Maometto, il suddetto deve darsi una mossa e muovere le gambe!

«Seiya, hai ancora il biglietto da visita del detective che abbiamo incontrato alla conferenza?»

«Parli di quella tipa con gli occhi verdi?»

«Però, l’hai notata bene!»

«Era impossibile non notarla!» mi rispose Seiya facendo spallucce, passandomi i recapiti richiesti.

 

Fu così che il giorno seguente io e Morgana riuscimmo a rimediare un appuntamento con Alexis davanti al Colosseo Grado. Infatti anche lei aveva deciso di assistere agli scontri, perché sul ring sarebbe salito Shiryu, che lei aveva avuto modo di conoscere dopo il suo incontro con il Custode della quarta Colonna, collocata nei pressi di Goro Ho. Ci menzionò anche un vecchio nano viola che gli aveva dato qualche dritta sull’uso del suo cosmo e che, per quello che appresi, doveva essere il maestro del Dragone. Ovviamente non aveva intenzione di perdere l’occasione per contestare il torneo e l’operato della fondazione, quindi, appena ci accomodammo sugli spalti, Alexis srotolò uno striscione con su scritto:

I tempi dell’antica Grecia sono finiti! Aggiornati Saori!

Cosa che fece partire applausi dal gruppo dei suoi sostenitori nella campagna anti fondazione Grado, e fischi dai restanti spettatori. I gorilla della sicurezza ovviamente si operarono a far sparire lo striscione prima di andare in onda.

Venne così dato inizio al torneo e sul ring salirono Shiryu di Dragon e Seiya di Pegaso. Il cinesino cappellone venne però subito distratto da qualcosa sugli spalti, che attirò anche l’attenzione di Alexis:

«Ma quella è Shunrei!» disse Alexis indicando una graziosa ragazzina che si stava dirigendo verso il ring su richiesta del Dragone.

«E chi sarebbe?» chiese Morgana.

«La tipa che va dietro a Shiryu, ma lui è troppo idiota per capirlo! Quello pensa solo a combattere e agli insegnamenti del nano! Mi chiedo solo perché sia venuta in Giappone» disse Alexis, mentre Seiya veniva allegramente pestato dal Dragone, che aveva una certa fretta.

«Magari per assistere il suo innamorato» dissi io, ma Alexis si rispose da sola leggendo nella mente di Shunrei.

«No, è venuta per ordine del nano. Quell’infame vuole mettere sotto pressione Shiryu facendogli credere di essere moribondo. Tsk, già il motivo per cui Shiryu ha accettato di partecipare a questa pagliacciata è assurdo.»

«Cioè?» chiesi.

«Vuole dimostrare al maestro che i suoi allenamenti hanno dato i suoi frutti mettendo alla prova quello che ha imparato in nome di Atena!»spigò Alexis.

«Sei telepatica vero?» chiese Morgana.

«Il mio cosmo mi permette di leggere nell’anima delle persone e nei ricordi immagazzinati negli oggetti e nei luoghi, sia il passato, che il presente.» spiegò la detective, mentre il Dragone si esibiva in una dissertazione su quanto fosse figo e resistente il suo Cloth, mentre pestava allegramente Seiya, che però si riprese e riuscì a fracassare lo scudo e il pugno di Shiryu, rimediando però un trauma cranico. La situazione stava degenerando e sia io che Alexis avevamo iniziato a preoccuparci seriamente per i due lottatori, mentre Saori se ne fotteva allegramente del sangue versato, osservando tranquilla il tutto dalla sua postazione.

«Ma sono deficienti!» sbottò infine anche Morgana quando quei due si levarono i pezzi dell’armatura.

«Sì, e parecchio!» dissi io ripensando al colpo che avevo subito per mano di Arles. Nonostante indossassi l’armatura, avevo ancora il livido.

«Mi dispiace, ma adesso è ora di finirla. Se la principessina non sospende l’incontro, lo farò io. Questa non è finzione. Quei due finiranno per ammazzarsi a vicenda per futili motivi. E io ne ho già visti troppi di morti.»

Alexis scavalcò agilmente il parapetto e cadde senza farsi nemmeno un graffio nella parte che separava il ring dagli spalti, nonostante l’altezza non indifferente del salto. Stessa cosa fece Morgana, mentre io... fui costretta a fare il giro. Non mi fidavo ancora così tanto del mio cosmo e quindi preferii evitare di spaccarmi un gamba, anche se in seguito fui costretta ad affrontare dislivelli ben peggiori per salvare il fondoschiena di Pegaso.

 

«Seiya, ora ti sconfiggerò con tutta la mia forza! Poi dedicherò la vincita al mio maestro che sta per lasciare questo mondo!(Saint Seiya, Perfect edition volume 2, p.p. 38-39.» Urlò Shiryu, mentre raggiungevo le altre sotto il ring.

«Non dire cazzate! Il vecchio nano sta meglio di te, Shiryu!» gli disse in risposta Alexis, per poi rivolgersi ad una Shunrei visibilmente in imbarazzo: «Diglielo anche tu, che quella che gli hai detto è una balla! E non fare quella faccia stupita, ragazzina! Lo sai perfettamente che con me non puoi dire la bugie!»

Il silenzio calò sul ring.

«Cosa? É vero quello che sta dicendo Alexis?»

«Veramente io... Shiryu, perdonami è il vecchio maestro che mi ha chiesto di dirtelo... per vedere come te la saresti cavata sotto pressione»

«...» fu la risposta di Shiryu.

«Quindi, ora che abbiamo appurato l’inganno, mi faresti la cortesia di dar retta per una buona volta al cervello e non a fantomatiche assurdità su onore e dei dell’Olimpo, scendendo da quel maledetto ring?» l’apostrofò la Sensitiva.

«Non posso, devo comunque vincere ad ogni costo...»

«... per dimostrare il tuo valore conquistando il Gold Cloth! E credi davvero di riuscire a farlo partecipando ad uno stupido ed inutile torneo all’ultimo sangue? Se vuoi veramente mettere a frutto gli insegnamenti del vecchio, manda al diavolo Atena, esci di qui ed adoperati seriamente ad aiutare chi ha più bisogno, invece che soddisfare i capricci di quella principessina vestita da torta di compleanno!»

«E come?» chiese il saint spiazzato.

«Mettiti al sevizio della legge e aiutami a combattere la criminalità organizzata! In questo modo sì che darai onore agli insegnamenti del tuo maestro sulla giustizia e il sacrifico per il bene comune! Non è necessario essere dei saint di una pseudo dea per essere dei veri eroi!»

«Alexis non ha tutti i torti...» sfuggì ad una preoccupatissima Shunrei, mentre io avevo raggiunto l’altra parte del ring, dove Seiya stava assistendo alla scena, grondando sangue. Shiryu apparve visibilmente indeciso sul da farsi e dopo aver dato una rapida occhiata in direzione della Kido, che durante tutto lo scontro non aveva fatto una piega nei confronti dei suoi guerrieri, che si stavano ammazzando a vicenda, disse.

«Umf, forse hai ragione Alexis, sto solo sprecando il mio tempo mentre quella sta solo facendo soldi alle mie spalle.»

«Non avrai perso tempo se ti unirai a noi, Shiryu.» disse Morgana, tendendogli la mano da sotto il ring.

«Che vuoi dire?»

Morgana guardò verso la Kido, che, alzatasi dalla sua poltrona si era avvicinata al vetro della sua postazione, per vedere meglio quello che stava succedendo:

«Ti chiediamo di aiutarci a salvare Saori e il Grande Tempio da se stessi!»

Shiryu guardò negli occhi Alexis, che fece cenno di potersi fidare di Morgana e il saint di Dragon prese quindi la mano della Medium e scese dal ring.

«Ho già avuto modo di conoscere il cosmo di Alexis e mi fido. Ditemi cosa sta succedendo al Grande Tempio.»

«La ragazza laggiù è l’Esorcista, lei saprà spiegarti meglio di noi la faccenda»

Lo scontro quindi venne vinto da Seiya per abbandono del ring da parte del Dragone, ma nonostante questo il saint di Pegaso era ridotto male e i dottori intervenuti in soccorso di Seiya erano seriamente preoccupati. Decisi quindi di rivolgermi al biondino del Cigno.

«Hyoga, è cosi che ti chiami, vero?»

Il Cigno annuì.

«Abbiamo bisogno della Guaritrice o Seiya rischia la vita. Ha perso molto sangue.» gli spiegai. Non ebbi bisogno di aggiungere altro, il biondino aveva infatti capito al volo e dopo poco ritornò con la Guaritrice, che, nonostante le remore dei dottori a farla intervenire, riuscì con il suo cosmo a risanare l’emorragia di Seiya e a rimarginare le sue ferite, lasciando interdetti tutti, compresa Saori.

«Piacere di conoscervi. Il mio nome è Katy Pricet. Il Custode mi aveva accennato della vostra esistenza.» spiegò la bionda.

Decidemmo quindi di utilizzare il tempo concesso ai saint per riposarsi tra uno scontro e l’altro per recarci in un locale li vicino e spiegare la situazione al Cigno e al Dragone, anche se già in parte la conoscevano grazie ad Alexis e Katy. Io aggiunsi quindi solamente il casino avvenuto al Grande Tempio e la doppia personalità di Arles.

«Quindi hai cercato di farti il Grande Sacerdote del Santuario con lo scopo di esorcizzarlo? Sei una sagoma, ma ti stimo!» ridacchiò Alexis sorseggiando il suo drink alcolico, mentre Seiya, che ci aveva raggiunto dopo essere evaso dall’ospedale in cui l’avevano portato per dei controlli, esclamò:

«Aspetta, vuol dire che tu e il Grande Sacerdote eravate amanti? Ma mi avevi detto che eravate solo in rapporti confidenziali!»

Emisi un lungo sospiro rassegnato: «Appunto... non è colpa mia se non capisci mai nulla di quello che ti viene detto! Comunque non è andata esattamente come ha riassunto Alexis e ora ci sono problemi più seri a cui pensare che ai miei rapporti con Arles, non credete? Tipo: fermare il torneo, far svegliare Atena e salvare il Grande Sacerdote!» sbottai.

«Gira e rigira finisci sempre a parlare di lui... deve essere un bello stallone da monta allora!» ridacchiò Alexis.

«Insomma ci sono dei minorenni!» sbottò Katy tappando le orecchie a Hyoga, che la guardò malissimo.

«Ehmbé? Qualcuno dovrà prima o poi spiegare loro come funziona il mondo! Meglio che pensino a queste cose che a farsi fuori su un ring a comando di quella smorfiosa di Saori!»

A rimettere tutti in riga ci pensò Morgana: «Rimandiamo i pettegolezzi a dopo! Ok?»

Il tono serio e glaciale della Medium, ci fece annuire tutti.

«Qui abbiamo dei problemi da risolvere. Per le Galaxian Wars e per la ragazzina cocciuta, io un’idea ce l’avrei. Basterà che i combattenti si rifiutino di combattere e il gioco è fatto. Le guerre non si fanno se non c’è nessuno disposto a scendere in campo. Voi saint, da che parte state ora che sapete?»

«Avete il mio appoggio.» disse Shiryu.

«Anche il mio. Non sarei nemmeno venuto in Giappone, se non me lo avesse detto il Santuario, ma se le cose stano così, non mi va nemmeno di sottostare agli ordini di un alter ego oscuro, oltre che a quelli della reincarnazione di una dea che non è tale.» confermò Hyoga.

«Io vi appoggio con Saori, quella non mi piace per nulla, ma non posso accontentarvi per il torneo. È troppo importante per me, perché è l’unico modo che ho per ritrovare mia sorella. Mi dispiace. Per il resto contate su di me.» e Saiya lasciò il locale per tornare all’orfanotrofio a riposarsi.

La nostra impresa non sarebbe stata così semplice, ma almeno due di loro si erano convinti ad unirsi alla nostra causa; meglio che niente no?

 

Intanto gli scontri continuarono al Colosseo Grado e Morgana era inquieta per la mancanza all’appello degli ultimi due contattati: l’Alchimista e la Veggente.

«Che abbiano rifiutato la richiesta d’aiuto? Non può essere. Le loro stesse scelte di vita dovrebbero averle condotte qui. Avranno avuto un contrattempo» continuava a ripetersi Morgana mentre prendevamo posto tra gli spalti per assistere al quinto giorno degli scontri.

«Come fai a sapere che sono delle donne?» chiese Katy.

«Il mio Custode me l’ha rivelato. Diciamo che i rapporti che ho con lui sono molto stretti.» rispose Morgana.

“Il mio invece è un gran fancazzista!” mi ritrovai a pensare, infatti era da un po’ che non si faceva vivo, per poi rivolgermi a Morgana.

«Ma il Manipolatore che fine ha fatto?»

«Quello è un tipo strano. Ho avuto a che fare con lui un paio di volte e per quello che so preferisce agire in incognito. Per questo non lo calcolo. Si farà vivo lui quando lo riterrà opportuno.»

Intanto Alexis aveva riportato la nostra attenzione sul ring.

«Ma guarda un po’ chi c’è oggi! Quel montato lecca culo dell’Unicorno! L’altro tipo sapete chi è?»

«Il saint di Andromeda. Si chiama Shun, dovrebbe avere un fratello di nome Ikki, che era stato spedito a recuperare l’armatura della Fenice nell’isola di Death Queen.» Spiegò Morgana attingendo da quello che aveva racimolato durante il suo servizio di cameriera presso la Kido.

Bisognava dire che l’effeminato saint di Andromeda riscuoteva molto successo tra le ragazzine, cosa che fece andare in bestia l’Unicorno, che però non riusciva ad avvicinarsi a Shun per via della catena di quest’ultimo posta a difesa. La catena di Andromeda considerava talmente pericoloso Jabu, che, dopo 10 minuti dall’inizio dell’incontro, aveva iniziato a farsi gli affari suoi andando a giocare all’indovinello con il suo padrone. Dalle lettere composte da quel simpatico arnese ne uscì fuori la parola AXIA, per poi dare una scarica elettrica all’Unicorno, che le aveva toccate, ed infine indicare agitate il contenitore del Gold Cloth.

Fu quindi in quel momento che percepimmo un potente cosmo espandersi attorno alle sacre vestigia, mentre dietro la scatola apparve, in un lampo di luce, un ragazzo rivestito da un’armatura sfavillante, con una donna dai capelli rossi e una biondina al seguito!

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Capitolo 12
*** Ikki: la minaccia inesistente! ***


IKKI: LA MINACCIA INESISTENTE!

Non invidio la donna delle pulizie!

 

Era il quinto giorno del torneo quando percepimmo un potente cosmo espandersi attorno alle sacre vestigia, mentre da un lampo di luce proveniente da dietro la scatola, apparve un ragazzo rivestito da un’armatura sfavillante, con una donna dai capelli rossi e una biondina al seguito!

«Quello è PHOENIX!» esclamò il commentatore, mentre tra gli spalti si alzava un grido di giubilo.

Meno festosi erano i saint presenti e Saori che avevano intuito che c’era qualcosa che non andava: per prima cosa la rossa e la bionda, che non si capiva bene perché erano con Ikki e poi il contenitore del gold cloth che, urtato dalla rossa in evidente stato confusionale, si aprì e mostrò il desolante vuoto che regnava al suo interno. La donna in preda ad un capogiro perse poi l’equilibrio e finì dentro alla scatola del cloth, che finì a sua volta giù dal piedistallo insieme a lei.

«Che botta, spero non si sia fatta troppo male!» disse Katy.

«Che figura di merda!» esclamammo io e Alexis.

«A quanto pare è arrivata anche l’Alchimista e deduco patisca il teletrasporto... qualcuno dovrà ripulire il contenitore del Gold Cloth» commentò Morgana, mentre quella povera donna dava di stomaco in mondo visione su quello che restava delle sacre vestigia del Sagittario.

Intanto Ikki e la bionda si erano precipitati a soccorrerla, mentre Saori strillava «Al ladro!» e i saint si catapultavano a bloccare Ikki.

«La Fenice ha scelto un brutto momento per entrare in scena. Sarà meglio andare da Saori a scagionare quel povero diavolo.» commentò alzandosi Morgana e noi la seguimmo.

Infatti il cosmo che avevamo avvertito avvolgere le sacre vestigia non era quello di Ikki, ma uno molto più potente e simile al nostro.

 

Raggiungemmo quindi il gruppetto di saint in assetto da guerra che avevano portato Ikki, la bionda e la rossa, pallida come un morto, negli spogliatoi per essere messi sotto torchio da Saori e dal suo gorilla Tatsumi.

«Dove hai fatto sparire il Gold Cloth? E questa donna chi è? Una tua complice?» intimò Tatsumi a Ikki che lo guardava strafottente.

«Non riesco a credere che tu abbia potuto fare una cosa del genere! E per cosa? Volevi dominare il mondo?» squittì Saori

Ikki alzò incredulo un sopracciglio: «Non sono stato io a rubare quel cloth e non voglio dominare il mondo, perché altrimenti avrei cercato di entrare in politica e non di recuperare il cloth della Fenice, dato che ormai le sorti del mondo sono decise da uomini in giacca e cravatta e non più da cavalieri in armatura o false divinità in gonnella! Se sono venuto qui e solo per impedire a voi di proseguire questa pagliacciata di torneo e avvisarvi del pericolo che incombe sulle vostre teste! Complimenti Saori, sei riuscita ad attirare le attenzioni del Grande Tempio e i Silver e i Gold Saint si stanno già muovendo!»

«...» fu la risposta di Atena, mentre Tatsumi dava in escandescenza.

«Allora se non sei stato tu è stata lei!» e il gorilla nipponico indicò la rossa, che in risposta si alzò fulmina per andare a vomitare in bagno.

Ikki scoccò uno sguardo di fuoco verso il pelato: «No, lei è una mia carissima amica che mi ha aperto gli occhi e mi ha aiutato a capire che l’odio non è l’unico modo per sviluppare il cosmo e diventare forti! Quindi vedete di non accusarla senza motivo!»

«Allora è colpa sua!» berciò Tatsumi in direzione della biondina, che si accostò tremante a Ikki, che la strinse a se:

«Esmeralda è la mia ragazza e non ha nulla a che fare con saint e via dicendo. L’ho solo portata via da quell’isola infernale. Ti avviso che se provi anche solo a sfiorarla potrei non rispondere più delle mie azioni!» lo sguardo truce e minaccioso della Fenice fece indietreggiare e sbiancare Tatsumi.

«Quindi i Silver e i Gold si stanno già muovendo! Maledizione!» esclamai io, facendomi largo tra la ressa insieme a Katy, Alexis e Morgana.

«Ancora voi!» disse la Kido.

«Buongiorno Saori! Come può constatare quello che vi avevamo detto non erano frottole. Se non credete a noi, almeno fatelo con i vostri saint! Inoltre è inutile accusare questo poveraccio di qualcosa che non ha commesso.» disse Morgana.

«È opera vostra?» tuonò Atena.

«Non esattamente nostra, ma del Manipolatore.» rispose tranquilla Morgana.

«Di chi?» chiese Saori.

«Il Manipolatore è uno che come loro ha sviluppato il cosmo positivo, ma anche quello negativo. È quindi in grado di realizzare squarci interdimensionali. Il suo cosmo l’abbiamo percepito chiaramente anche noi saint»

Saori si voltò incredula verso Hyoga che aveva parlato: «Perché me lo spieghi tu?»

«Noi siamo dalla loro parte» rispose il Cigno, mentre Seiya, Shiryu, Ikki e anche Shun, si facevano avanti annuendo.

Saori li guardò attonita.

«Non è il caso di stupirsi. Noi conosciamo queste donne e ne condividiamo gli intenti» rispose Shiryu.

«Comunque per il Gold Cloth, non c’è da allarmarsi. É finito in mani sicure. Il Manipolatore ha come noi il solo obbiettivo di evitare inutili spargimenti di sangue. In più ora ci sono problemi più impellenti da affrontare»

Saori si sedette stravolta: «Ma vi rendete conto del potere di quell’armatura?»

«Sì, ed è per questo che il Manipolatore avrà deciso di toglierla dalla circolazione, per tenerla al sicuro in un’altra dimensione. In questo modo voi non potrete continuare il torneo e il Santuario non riuscirà a metterci le mani sopra. Il Grande Sacerdote non è un pirla e si sarà sicuramente accorto della vostra identità e della provenienza del cloth! Voi inoltre lo avete ampiamente agevolato!» la sgridò Morgana.

Saori si passò una mano tra i capelli, per poi chiederci di seguirla alla villa per avere un quadro più preciso della situazione.

 

Ci ritrovammo quindi insieme ai saint di Pegaso, Dragon, Phoenix (e dolce metà), Cigno e Andromeda (che si era intrufolato nella comitiva dopo aver abbracciato il fratello) nel salone della villa gigantesca di Atena, che fu la prima a prendere parola:

«Quindi sapete tutti chi sono in realtà?»

Annuimmo.

«In un certo senso questo mi facilita. Sapete anche chi è vostro padre?»

«Mitsumasa Kido» risposero Ikki e Hyoga senza fare una piega.

Shun per poco non svenne, mentre Seiya e Shiryu assunsero un’espressione basita e truce, dalla quale dedussi non ne fossero al corrente e che non erano minimamente felici di saperlo (e come dar loro torto?).

«Bene, chi non lo sapeva ora lo sa, ma vorrei precisare di non pensare male di lui» disse la Kido.

«Come diamine facciamo dopo che ci ha usato come giocattoli?» ribatté Seiya incavolato.

«È stata una prova a cui lo ha sottoposto il destino quando mi ha salvato. È stata dura anche per lui, ma l’ha fatto per un bene più grande, perché voi siete i guerrieri prescelti ed io l’inviata a sconfiggere il male nel mondo!» disse infervorata dal discorso Saori, che partì poi a parlarci di Aioros, il Gold Saint del Sagittario che l’aveva salvata da morte certa quando ancora era in fasce e che l’aveva affidata insieme all’armatura al vecchio magnate.

Il silenzio calò nella sala quando la ragazza spiegò che il gold cloth avrebbe dovuto essere assegnato al più meritevole per sancire il successore dell’uomo che aveva dato la vita per salvarla, così come suo ultimo volere. Il saint del Sagittario era infatti fin da tempo immemorabile uno dei più fedeli e forti guerrieri della dea.

«Purtroppo, per l’intromissione di queste perfette nessuno, ora tutto è andato perduto!»

«Lo sarà se continua ad intestardirsi e a non darci ascolto!» disse Morgana.

«Anche perché presto Arles verrà a cercarla per ucciderla. Penso infatti che l’uomo di cui aveva parlato il Sagittario fosse l’attuale Grande Sacerdote» dissi invece io, che ero sbiancata nel sentire il racconto di Atena, in quanto il quadro su quello che era successo nel passato di Arles si faceva più chiaro. Non avevo dubbi, l’uomo di cui aveva parlato il Sagittario al vecchio Kido, non poteva essere altri che Arles.

Atena si voltò nella mia direzione.

«Allora sono pronta ad affrontare il Grande Tempio ed Arles in persona se sarà necessario e i saint combatteranno al mio fianco.».

Il silenzio piombò però nuovamente sulla sala. Soltanto il verso di una cornacchia, tra gli alberi del giardino, risuonò nell’aria, mentre le espressioni dei cinque bronz saint presenti facevano trasparire il medesimo pensiero: “Col c@@@o!”

«Bene... non ho bisogno di codardi! Combatterò anche da sola per proteggere la giustizia!*»

Alexis scoppiò a ridere: «Giustizia? Tu parli di giustizia? Come puoi pretendere che qualcuno ti segua se tratti la gente come pezza da piedi! Sono ragazzi, non tuoi soldatini!»

«Alexis, ha ragione. Preferisco giurare fedeltà ad Arianna, che mi ha dimostrato cosa significa avere il coraggio di sacrificarsi per gli altri, che seguire te che ti sei solo servita di noi ricattandoci!» sbottò Seiya.

«Concordo con lui. Sono stato obbligato a seguire massacranti allenamenti contro la mia volontà. Se ho imparato il valore e il rispetto verso la vita lo devo solo al vecchio maestro, mentre per quanto riguarda la giustizia, è stata Alexis a farmi credere in essa tramite il suo cosmo e la sua ferrea determinazione nel perseguirla, al costo di rinunciare a tutto!» disse Shiryu, mentre Hyoga confermò a sua volta che, ad avergli fatto capire che il vero valore di una persona non stava nella potenza del suo cosmo, ma nella grandezza del suo cuore, era stata Katy durante il suo soggiorno in Siberia.

Infine prese parola Ikki: «Io invece devo molto ad Eva; senza di lei sarei finito vittima dell’odio.»

«Al dire il vero io ho fatto proprio poco. È stata Esmeralda a tenerti lontano in questi anni dal baratro della disperazione e dell’ira. Io sono arrivata a lavoro già avviato» la rossa si era ripresa e, nonostante il pallore abbozzò un sorriso in direzione dei due piccioncini, mentre la biondina arrossì alle parole dell’Alchimista.

Ikki quindi narrò del suo trascorso nell’isola di Death Queen, del suo maestro che gli insegnava ad odiare per essere più forte, e di Esmeralda che invece gli aveva insegnato ad amare. Ci raccontò che lui ed Esmeralda avevano ritrovato Eva all’imboccatura del vulcano dell’isola, dopo l’incontro della donna con il Custode della Sesta Colonna, e di come lei avesse salvato Esmeralda, proteggendola dal colpo lanciato per errore dal maestro di Ikki, grazie all’ausilio del suolo roccioso dell’isola, rivelando il suo cloth vermiglio e il suo cosmo fiammeggiante e ardente, facendo così vacillare la mano del maestro di Ikki, mostrandogli che l’odio non portava ad essere forti e a piegare a se le leggi naturali, ma soltanto a finire consumati dalle proprie stesse fiamme, riducendosi ad una maschera vuota. La Fenice ci raccontò inoltre del confronto tra Eva e un cavaliere d’oro. L’uomo, dalla lunga capigliatura bionda, era arrivato per uccidere i black cloth, proprio mente Ikki, accompagnato da Eva, stava cercando di recuperare l’armatura della Fenice in modo pacifico, cercando di convincerli a tornare sulla retta via. Eva quindi si era rivolta al biondo, che dopo aver deriso la promessa della rossa di poter risolvere in modo pacifico la questione, era passato all’attacco, dovendo però battere in ritirata. Il vulcano stesso si era infatti ridestato per proteggere Eva e Ikki, alzandosi a baluardo contro il saint, che, di fronte al chiaro segno di non essere gradito dalla stessa isola, era tornato al Grande Tempio notevolmente turbato. I black cloth davanti a quell’episodio erano rimasti turbati e alla domanda del loro capo sul perché di quel gesto, Eva aveva risposto che strappare la vita anzitempo ad altri esseri viventi era peccato mortale, perché toglieva la possibilità di redenzione data da Dio ad ogni uomo. La vita era un dono che nessuno aveva il diritto di togliere in nessun caso e lei l’avrebbe difesa a costo della sua.

«Come immaginavo tu sei l’Alchimista» commentò Morgana.

«Alchimista? Spiacente, ma il mio cosmo non tramuta il piombo in oro e non è neanche l’elisir di lunga vita!» ribatté ironica Eva.

«Lo so; infatti l’Alchimista indica tra gli Emissari colui che possiede il dono di accedere al sapere per aiutare l’evoluzione spirituale degli uomini. Così come l’alchimista trasmuta il piombo in oro e con esso la sua anima, così anche tu sei in grado di portare le anime degli uomini ad una coscienza superiore» disse la Medium, per poi rivolgersi a Ikki:

«Con lui stai infatti facendo un ottimo lavoro e noto con piacere come abbia compreso seriamente per cosa lottiamo e la gravità della situazione.»

Il cosmo di Ikki presentava infatti sfumature simili al nostro.

«Quindi avete intenzione di voltarmi le spalle per seguire queste donne?»

«Sì» risposero i saint: «Abbiamo fiducia in loro»

«Addio allora» disse asciutta Atena, mentre la comitiva lasciava la stanza. Tutti, tranne io.

«Cosa vuoi Arianna? Dovresti essere contenta; siete riuscite ad allontanare i saint dalla loro dea e farli vostri discepoli. Non era quello che volevate?» mi disse secca Saori senza nemmeno guardarmi.

«No. Non era questo che volevamo.»

«Allora cosa?»

«Saori, non volevamo allontanarvi dai vostri saint, ma solo evitare altro dolore a questi ragazzi. Mettetevi nei loro panni; non hanno scelto di seguirvi, glielo avete imposto! É normale che ora ne siano risentiti. La fede, indipendentemente che sia riposta in una persona, in un ideale o in un credo, è una scelta, non un’imposizione. Non è in questo modo che si conquista il cuore degli uomini. Ognuno ha il diritto di scegliere il proprio destino!» gli spiegai.

«Tutti tranne io! Tu non puoi capire il peso della responsabilità che ho sulle mie spalle! Credi che mi diverta? Che sia felice di essere e di fare ciò che faccio? Ma qualcuno deve pur farlo, no? E ora grazie a voi sono rimasta solo io a sorreggere il destino del mondo!» Saori mi guardò piena di astio. Aveva lo stesso sguardo dei suoi saint e percepii lo stesso dolore di una vita vissuta a metà per via di responsabilità troppo grandi, per dei ragazzini.

Mi fece pena quello sguardo da donna in quel volto da adolescente e dovetti ammettere che anche noi avevamo sbagliato con lei partendo prevenute, anche se questo non toglieva che fosse un’autoritaria cocciuta.

«Credo che siamo partiti tutti con il piede sbagliato. Non stiamo facendo altro che fare affidamento su noi stessi, dimenticandoci che una croce è meno pesante se condivisa.» sorrisi amaramente, capendo di non aver compreso prima che forse anche Atena era vittima del suo steso ruolo.

«Spiegati meglio.» disse Saori.

«Infondo stiamo percorrendo la stessa strada, no? Anche se con idee un po’ diverse sulle modalità di percorso, vogliamo tutti liberare il Santuario dal male. Quindi perché non percorrere insieme questa strada aiutandoci a vicenda?»

«Voi non siete saint. Non potete, non ne avete i mezzi!» mi disse Saori.

«Li abbiamo, ancora un po’ incerti per quanto riguarda me, ma li abbiamo. E una speranza c’è di non spargere altro sangue. Io l’ho vista Saori, l’ho vista nell’anima dell’Grande Sacerdote, ma dovete fidarvi di me!»

«Come? Percepisco a mala pena il tuo cosmo!»

«Questo perché preferite negare l’evidenza anziché accettare la realtà. Sapete cosa significa avere fiducia?»

«Sono gli uomini ad avere fiducia negli dei»

«Vorrà dire che per questa volta dovremo invertire la regola. Abbandonate ogni vostra difesa e lasciate ogni paura di mettere a nudo la vostra anima. Per vedere davvero bisogna mettersi in gioco.»

«Cosa vuoi fare?»

Sorrisi a Saori che mi guardava scettica: «La cosa più naturale del mondo per sostenere un animo afflitto» e l’abbracciai espandendo il mio cosmo. Nonostante ne avessi previsto l’eventualità, Atena, o meglio Saori, non si sottrasse al contatto.

«Vi chiedo di aver fiducia negli uomini. I vostri saint non vi abbandoneranno nel momento del bisogno e nemmeno noi. In loro alberga un animo puro, per questo hanno compreso, chi più e chi meno, cosa ci spinge ad agire. Quindi dormite serena e aspettate che si calmino un po’.»

«Lo credi veramente?»

«Cosa avete visto nel loro cuore?»

«La luce del cosmo»

«Allora non temete» sciolsi il mio abbraccio e mi congedai, portandomi nel cuore la ragazzina che, nonostante il suo comportamento altezzoso, aveva un disperato bisogno di non essere lasciata sola.

 

NOTE

 

*(Cit Saint Seiya Percet Edition Vol 3 p. 75)

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Capitolo 13
*** Oh! Oh! Mi è semblato di vedele un silvel! ***


MI È SEMBLATO DI VEDELE UN SILVEL!

Oh C@@@o! è  ploplio un silvel!

 

 

Nei giorni a seguire la sparizione del Gold Cloth, io, le altre e i saint di bronzo nostri alleati, avevamo deciso di rimanere a Tokyo e spesso giravamo nei paraggi della villa Kido.

Anche se Saori era quello che era, non avevamo comunque intenzione di lasciarla sola e quindi avevamo deciso di rimanere pronte ad ogni evenienza e i cinque bronz saint (anche se Seiya all’inizio era stato un po’ riluttante), avevano deciso di rimanere al nostro fianco, anche se più per un gesto umanitario, che per altro. Eravamo infatti tutti concordi nel non lasciare nella melma una ragazzina di 13 anni, anche se spocchiosa. Ne approfittammo quindi per conoscerci meglio e potei appurare il forte legame che legava la californiana ventenne Katy Pricet a Hyoga, tanto che i due sembravano fratelli.

La Guaritrice ci raccontò infatti di aver perso il suo fratellino per un tumore e di aver preso quindi la decisione di indirizzare la sua vita nel guarire gli altri; una decisione tanto forte da avergli permesso di sviluppare il suo cosmo. Il suo sogno era difatti quello di diventare medico senza frontiere e scoprire una cura contro il cancro. Poi, durante il suo soggiorno fuori programma in Siberia, aveva avuto modo di conoscere la triste storia del saint del Cigno, che aveva visto morire sua madre in un incidente nautico. Aveva quindi deciso di prenderlo sotto la sua protezione, trovando così sostegno l’uno nell’altra.

Sembrava anche che a trarre giovamento dalla simpatica abitudine del Manipolatore, di spedire i suoi pacchi postali ai committenti con biglietto di sola andata (lasciando poi ai suddetti pacchi il compito di capire come ritornare a casa), ci fosse stato anche un certo Camus. Questo tizio, che faceva avvampare di rosso Katy ogni volta che ne pronunciava il nome, era il maestro di Hyoga e, a sentire il Cigno, doveva essere un tipo piuttosto distaccato e poco incline alle smancerie e il fatto che Katy fosse riuscita ad allacciare amicizia anche con lui, l’aveva sorpreso. Hyoga ci disse infatti che prima dell’arrivo di Katy, non aveva mai visto il suo maestro sorridere, anche se all’inizio i rapporti tra i due erano alquanto burrascosi per via dell’interferenza della ragazza negli allenamenti che Camus impartiva a Hyoga. Per Katy infatti il dover reprimere gli affetti per diventare forti, era un emerita cavolata, perché sono proprio quelli che invece hanno sempre portato l’uomo a fare grandi cose.

Eva O’Connel, così faceva di cognome l’Alchimista, era invece un’irlandese di diciannove anni e aveva instaurato una profonda amicizia con Ikki ed Esmeralda, che non facevano mistero del tenero che c’era fra di loro. A legare la coppietta ad Eva era invece un profondo affetto e riconoscenza per averli aiutati. L’Alchimista, dal canto suo, li ricambiava difendendoli a spada tratta. Una cosa ci fu subito chiara su di Eva (oltre che patisse da morire il teletrasporto): nessuno avrebbe potuto alzare mano su Esmeralda o Ikki senza trovarsi a faccia a faccia con lei che, nonostante la sua indole pacata e riflessiva, sapeva dar prova di grande temerarietà e determinazione per proteggere chi amava e i suoi ideali. Anche lei come i cavalieri di bronzo, era orfana ed era cresciuta nei sobborghi di Dublino dopo la morte cruenta della madre, per mano del suo protettore. La donna che aveva dato i natali all’Alchimista esercitava infatti il mestiere più antico del mondo, ma nonostante questo, Eva aveva sempre una parola di consolazione per tutti e un amore sconfinato per la vita in se. Diceva infatti che aver toccato con mano la dura vita che si conduceva nei quartiere malfamati, le aveva dato la possibilità di conoscere le miserie, ma anche le grandezze degli uomini e a riconoscerle in un mondo in cui l’ombra si mescola alla luce incessantemente.

Alexis, detective ventottenne di Sydney, aveva invece un rapporto più autoritario nei confronti di Shiryu, che la trattava con lo stesso rispetto con cui parlava del suo maestro. Si vedeva che il Dragone, così come Shunrei, erano un po’ in soggezione nei confronti di Alexis. La Sensitiva aveva infatti un carattere molto forte, deciso e senza peli sulla lingua. All’apparenza era molto sfacciata, ma il suo atteggiamento aggressivo e strafottente nascondeva in realtà uno spirito sensibile alle sofferenze degli inermi e, nonostante non lo desse a vedere, a Shiryu e a Shunrei voleva molto bene. Alexis sapeva bene cosa voleva dire trovarsi faccia a faccia con la morte. Spesso si era ritrovata con una pistola puntata alle tempie per opera della malavita organizzata, che aveva giurato di combattere, rinunciando a tutto; ad una casa, ad una famiglia, ad una vita . Shiryu lo sapeva e la stimava. Sul motivo per cui avesse fatto una scelta del genere rimase però vaga. Ci disse solo che aveva visto morire troppa gente innocente per mano del potere e dei soldi.

Morgana Van Neker (di età ignota.“Mai chiedere gli anni ad una donna” ci aveva sgridato; anche se a occhio e croce doveva avere sui 24/25 anni) era invece poco incline a legare troppo con qualcuno e se possibile preferiva la solitudine alla compagnia (speranza vana, soprattutto se c’erano Seiya e Alexis in circolazione), anche se all’occorrenza sapeva essere un’ottima conversatrice, nonché una vera esperta di materie occulte. Anche lei non espresse chiaramente la motivazioni che la spingevano. L’unica cosa che le scucimmo è che si tingeva di fucsia i capelli per non assomigliare troppo a suo padre e che sua madre, di cui portava il cognome, era di origine olandese, anche se lei era cresciuta in Germania.

Infine facemmo conoscenza di Shun. All’inizio pensavamo che si fosse unito a noi per via di Ikki, ma ben presto capimmo che le motivazioni erano anche altre.

Shun era infatti entrato in contatto con la Veggente, ovvero l’ultima contattata, il cui nome era Sayuko Okida, giapponese di Tokyo, e che aveva abbracciato la sua causa insieme al suo maestro e agli allievi dell’isola di Andromeda, dopo essere entrati in contatto con il cosmo della giovane. Inoltre Sayuko, a differenza nostra e sentendo Shun, era molto abile nelle arti marziali e aveva quindi deciso di rimanere ancora sull’isola di Andromeda per apprendere meglio lo stile combattivo dei saint e diventare più abile nell’uso del suo cosmo, mentre Shun, dopo aver ottenuto il cloth, era tornato in Giappone per convincere anche gli altri saint a sabotare il torneo.

«Incredibile.» commentò Eva appoggiando sul tavolino del bar la sua birra.

«Cosa?» chiese Ikki guardando perplesso l’Alchimista.

«Che tutti i flussi cosmici siano collocati in prossimità dei luoghi di addestramento dei saint. Non può essere solo una coincidenza!» disse Eva.

«In effetti non lo è. I flussi sono punti energetici tramite i quali il nostro mondo viene alimentato dal cosmo. Non è quindi così strano che i luoghi di addestramento per i guerrieri che usano proprio questa forza siano stati collocati in quei punti. La prima incarnazione di Atena non era stupida, anche se l’attuale lascia un po’ a desiderare...» spiegò Morgana come se fosse la cosa più logica del mondo.

«Ed è stata una fortuna! Altrimenti sarei morta ibernata. Dopo l’incontro con il Custode sono finita in mare in pieno inverno. Se non fosse stato per Hyoga e Camus non sarei qui!» rabbrividì Katy. «Mai patito tanto freddo in vita mia!»

«A proposito, come pensate di gestire la faccenda? Insomma, qui la situazione non è poi così rosea, anche se noi stiamo cazzeggiando allegramente al bar!» commentò Alexis.

«Già, il Santuario non tarderà ad inviare dei cavalieri per Saori.» disse Shiryu.

«E per noi.» aggiunse Eva.

«Già. Arles sa del mio cosmo» dissi.

«Del nostro» mi corresse Morgana: «Non credo che il gold incontrato da Eva, una volta tornato al Grande Tempio, abbia tenuto la bocca chiusa. Anzi, avrà fatto una bel resoconto dei fatti al Grande Sacerdote»

«Arianna, che sai dirci sui saint del Grande Tempio?» mi chiese quindi Alexis.

«Sui gold, non molto, a parte che il cavaliere del Cancro è molto maleducato e terrificante. Di silver ne ho incontrati alcuni e vi posso dire che erano molto fedeli ad Arles. Fare capire loro come stanno i fatti non sarà facile, ma tolto questo sono comunque ottimista. I loro cuori erano puri. Ho fiducia in loro» risposi.

«Anch’io ripongo fiducia nei cuori degli abitanti del Santuario, ma non bisogna comunque prenderli sotto gamba. Ho viso di cosa è capace un gold e fin dove si possa spingere la sua fedeltà al Grande Sacerdote.»

Ci voltammo tutti in direzione di Katy.

«Spiegati meglio» disse Alexis.

«Camus è il cavaliere d’oro dell’Acquario.» rispose. Cosa a cui Hyoga annuì. «E vi posso garantire che quando si parla del Santuario spegne completamente il cervello. Il Grande Sacerdote è la bocca di Atena, la dea della giustizia, quindi tutto quello che dice è legge. Finita la questione.»

«Questo vale anche per i silver. Al grande Tempio se Arles dice “salta” tutti saltano.» ammisi io.

«Allora basterà che miss torta di compleanno sfoggi il suo cosmo svelando la sua vera identità! Se per loro Atena è legge, il gioco è fatto!» disse Alexis stiracchiandosi.

«Non è così semplice. Sarebbe la parola di Arles contro la nostra.... inoltre c’è anche un altro piccolo inghippo...»dissi quindi io.

«Quale?» chiese Shun.

«Al Santuario credono che io sia Atena e che Seiya mi abbia rapito» esordii, con l’aria più innocente del mondo, cosa che fece sputare a tutti quello che avevano bevuto in faccia al proprio dirimpettaio. Tutti tranne Morgana e Seiya, che già ne erano a conoscenza, e Ikki, troppo serio per fare una cosa del genere.

«Quindi c’è il rischio che anche se Saori dimostrasse di essere Atena, tramite il suo cosmo, verrebbe presa ugualmente per un’imbrogliona dai saint?» chiese infatti la Fenice senza scomporsi.

«Non c’è il caso di allarmarsi, perché non tutto il male viene per nuocere e forse questo piccolo scambio di persona potrebbe tornarci utile per un po’. Che dici Arianna?» mi chiese Morgana.

«Già, e poi non sarebbe le prima volta che usi l’inganno di Arles a tuo vantaggio.» disse Seiya.

«Non è che la cosa mi convinca molto... le bugie hanno le gambe corte!» risposi.

«Basta che tu riesca ad utilizzare l’inganno quel che basta per mandarli in confusione sull’operato di Arles! Se parli in veste di Atena, smontando Arles, voglio proprio vedere cosa ne viene fuori» disse Morgana.

«La cosa potrebbe funzionare per farli cadere nel dubbio» asserì Alexis.

«Cercherò di fare del mio meglio» dissi io.

«Scusate se cambio discorso, ma c’è un altro problema: in caso di attacco la mia armatura è completamente fuori uso» intervenne a quel punto il saint di Pegaso.

«Anche la mia ha riportato ingenti danni durante lo scontro contro di te, Seiya» intervenne Shiryu: «Però io so chi può ripararla. Il mio maestro mi ha parlato di una persona in grado di farlo. Lasciami pure il tuo cloth.»

«Chi vi ha detto che vi vogliamo come guardie del corpo? Avete già sofferto abbastanza ed è ora che vi godiate anche voi un po’ di meritato riposo!» sbottai io.

«E avervi sulla coscienza? No grazie.» disse Seiya.

«Non preoccuparti, ce la caveremo!» gli sorrisi io, ma il cavaliere di Pegaso mi tolse il foulard che portavo intorno al collo.

«Ehi!» protestai.

«Già, te la caverai alla grande! La scorsa volta ti è andata bene, ma la prossima?» gli occhi di Seiya erano puntati sui miei lividi: «Spiacente, ma non permetto a nessuno di dirmi cosa devo fare. Me l’hai insegnato tu, te lo ricordi? Quindi io vi proteggerò» e il saint di Pegaso, dopo aver mollato l’armatura a Shiryu, uscì dal locale.

 

Nei giorni seguenti Shiryu partì quindi alla volta del Jamir insieme a Eva che, irremovibile nonostante le remore di Ikki, aveva deciso di accompagnarlo. Mai e poi mai avrebbe lasciato un ragazzino da solo ad affrontare un viaggio del genere. Gli altri saint servivano infatti a Tokyo per sorvegliare la villa Kido, mentre le capacità sensitive di Alexis sarebbero state utili in occasione di un attacco per captare i punti deboli dell’animo di eventuali avversari. La Sensitiva non prese bene il veto ad accompagnare il Dragone e ci piantò il muso per un paio di giorni; anche se, per negare la sua preoccupazione, aveva avvallando come scusa che Shiryu si sarebbe sicuramente perso senza di lei.

Quindi, mentre Eva si dissanguava al posto di Shiryu per ridare vita alle armature (mai avrebbe permesso ad un ragazzino di tagliarsi le vene davanti ai suoi occhi!), turbando notevolmente il Grande Mu, che avvertì senza problemi il cosmo di Eva; noi ci davamo i turni per tenere sotto controllo la signorina Kido.

 

A dire il vero ci eravamo aspettate un intervento più fulmineo del Grande Sacerdote, ma come si dice: è proprio quando ci si rilassa che arrivano le sfighe!

 

Shiryu era infatti da poco ritornato da solo con Kiki (l’allievo del riparatore di armature) e i cloth dal Jamir, cosa che provocò un attacco d’ansia a Esmeralda e notevole preoccupazione in Ikki, fortunatamente senza motivo (Eva era stata infatti salvata da Mu prima di morire dissanguata ed era stata trattenuta dal riparatore di armature per un motivo che non aveva reso noto al Dragone, ma legato al cosmo dell’Alchimista), quando fecero la comparsa i primi silver saint.

Mi ricordo che al momento dell’attacco, io e Seiya, avevamo appena finito il nostro turno di ronda attorno alla dimora di Atena, e quindi ci eravamo concessi una capatina alla spiaggia, quando un ragazzo biondo, effeminato e con tanto di lucidalabbra rosa, ci si parò davanti, minacciando Seiya di morte. Il tipo si presentò dicendo di essere Misty, il silver saint della Lucertola, per poi intimare a Seiya di consegnargli Atena:

«Spiacente, ma non ora. Ho delle importanti faccende da sbrigare a Tokyo. Ritorna pure al Grande Tempio. Mi scuso per il disagio e per il tuo viaggio a vuoto.» risposi io senza scompormi e, con fare autoritario, feci per andarmene seguita da Seiya, quando il ragazzo mi bloccò afferrandomi con garbo il braccio:

«Il Grande Sacerdote mi aveva avvisato di una vostra eventuale risposta negativa, ma mi ha anche detto di non badarci e di riportarvi ugualmente indietro» mi disse il silver, tirandomi a se. Mi ritrovai così a pochi centimetri dalla sua faccia e potei costatare che Misty faceva uso anche di fondotinta e fard.

«Le voci che girano su di voi sono vere. Nemmeno io, l’uomo più bello sulla faccia della terra, non posso competere con la vostra bellezza. Non temete, ucciderò quel lurido bronz saint, che ha osato rapirvi!» mi disse quindi sorridendo la Lucertola.

“Che spudorato lecchino” pensai per poi dire: «Non mi ha rapito! Quindi levami le mani di dosso e va pure ad incipriarti il naso!».

«Vi ha plagiato, non c’è altra spiegazione, il Grande Sacerdote aveva ragione, ma tra poco sarà tutto finito, ve lo prometto! Ehm... solo una cosa... veramente devo rifarmi il trucco?»

«Ehi, ma chi dovrebbe avere più voce in capitolo? Il Grande Sacerdote o Atena!... comunque si... il mascara ha sbavato!» fu la mia risposta, mentre Seiya intimò al silver di lasciarmi andare, cosa a cui rispose una voce che già conoscevamo, alle spalle del bronz:

«Arrenditi Seiya. I silver saint non sono alla tua portata.»

«Marin! Che ci fai qui?» disse stupito il saint di Pegaso.

«Sono venuta ad uccidere i bronz saint traditori e salvare “Atena”» disse piatta la donna, per poi rivolgersi a Misty: «Io mi occupo della nostra signora, e tu di Seiya. D’accordo?» chiese Marin.

«Certo, lo schiaccerò come un moscerino!» e detto questo il Silver mi passò a Marin, per poi cimentarsi nel pestaggio di Seiya, mentre la rossa continuava a dire quanto il saint di Pegaso non fosse all’altezza del silver saint della Lucertola.

«Ma invece di sfotterlo, dargli una mano?» sbottai io.

«Non sono in condizione di farlo, ma tu si. Solo il tuo cosmo può fermare Misty senza che nessuno ci rimetta la vita! Il mio è infatti come il loro: adatto solo a distruggere, non come il tuo volto solo a proteggere; l’ho avvertito chiaramente quando lo hai esibito al Grande Tempio, rendendolo percepibile per proteggere Seiya» mi sussurrò Marin liberandomi.

“La rossa ha ragione, segui il tuo istinto Arianna e affidati alla forza del Cosmo positivo che è in te. L’universo accorrerà in tuo aiuto!” la voce del Custode rimbombò nella mia testa.

“Alla buon ora! Chi non può morire si risente!” gli risposi mentalmente io.

“Con tutte le nuove amicizie che hai fatto, ho pensato di non servirti più! Morgana in fatto di cosmo positivo e forze occulte è peggio di un’enciclopedia. Pensa che nella loro famiglia si tramandano tali conoscenze da generazioni!”

“Di che è stato più comodo sbolognare il problema a lei e lavartene le mani delle mie lacune!” sbottai.

“Quante storie per nulla! Intanto, mentre tu rimbecchi me, Seiya se le prende” commentò il Custode.

Il saint della Lucertola aveva infatti respinto i colpi di Seiya, utilizzando una barriera d’aria, per poi scaraventarlo in mare con il suo Marble Tripper, sporcandosi con il sangue di Seiya. La scena che ne seguì rasentò il ridicolo e l’imbarazzante assieme: Misty, schifato dalla cosa, aveva infatti iniziato a spogliarsi in fretta e furia, rimanendo senza veli, per poi gettarsi in mare continuando a ripetersi quanto era figo.

«...» fu il commento di me e di Marin, mentre Seiya, riemergendo dall’acqua gli urlò un azzeccatissimo:

«Ma sei scemo! *» Per poi lasciare il tempo al silver di rivestirsi. Ma che diamine si fumava il silver della Lucertola?!

«Cavolo, quel silver è fuori come un balcone! Magari tenersi addosso almeno le mutande?» mi sfuggì.

«Che cretino» fu il commento della rossa.

“Bene. Ho definitivamente capito che sono circondato da idioti!” fu invece la considerazione del Custode.

I due quindi ricominciarono a pestarsi.

“Stellina la Lucertola! Si è fatta la bua! E sì, c’è sempre la prima volta per tutto! Anche per sperimentare il dolore! Certo che la forza di volontà di Seiya è notevole... come il suo fondoschiena! Sicuri che sia un saint di Atena e non un protetto della dea bendata?” commentò il Custode.

Seiya era infatti riuscito ad oltrepassare la barriera del silver saint, mentre la sabbia andava assumendo il colore del sangue che Seiya e Misty stavano perdendo.

«Adesso basta! Mi avete stancato!» urlai io.

«Questi sono gli ordini del Grande Sacerdote e io devo portarli a termine per il vostro bene!» fu la risposta di Misty.

«Se mi fermo mi ammazza!» fu la risposta di Seiya.

«Bene, se non volete darmi retta, peggio per voi, perché sono sicura che questo luogo lo farà al posto vostro!» dissi io, cercando di entrare in sintonia con la natura intorno a me, come mi aveva mostrato Morgana. La mia speranzosa richiesta di aiuto non cadde infatti fortunatamente nel vuoto e venne accolta.

Fu così che il mio cosmo interagì con l’aria, che si abbandonò completamente ad esso, e io potei constatare di poterla muovere a mio piacimento come se fosse una parte del mio corpo.

Accadde quindi tutto in un attimo e i due saint, attaccandosi in contemporanea, vennero sobbalzati indietro per l’onda d’urto provocata dai loro stessi colpi che andarono ad infrangersi contro un muro d’aria, che a sua volta si chiuse attorno al saint della Lucertola formando una gabbia invisibile, ma tangibile come il vento.

«A... Arianna cos’è successo?» mi chiese stupito Seiya, rialzandosi un po’ barcollante.

«Questo luogo era stanco di essere sporcato inutilmente dal vostro sangue e ha accettato di aiutarmi a porre fine alla vostra contesa.» dissi io dando voce al desiderio silenzioso della spiaggia.

«Ehi, che è successo! Abbiamo sentito prima il cosmo di Seiya affievolirsi e poi quello di Arianna espandersi!» Alexis e Shiryu ci avevano raggiunti seguendo i nostri cosmi, mentre gli altri erano rimasti in allerta nei presi della villa Kido.

«Mio dio come è ridotto Seiya!» disse Alexis, intanto che Shiryu si precipitava a soccorrere l’amico. Io invece mi lasciai scivolare al suolo, esausta. Non pensavo che usufruire del mio cosmo positivo fosse così stancante.

«Ehi, tutto bene?» mi chiese Marin e io annuii.

«Mi sento solo uno straccio. Non pensavo ci volesse uno sforzo mentale del genere per controllare il cosmo positivo!»

“La forza di volontà che permette di cambiare il destino, così come la determinazione nei propri ideali e la fiducia nelle forze cosmiche, sono facoltà che vanno allenate. Più le sviluppi, più sarai in grado di usarle senza problemi. Comunque sono fiero di te. Finalmente stai capendo che per usare il cosmo bisogna vere fiducia in esso e in ciò che ti circonda.” Mi disse il Custode, per poi lasciare la mia mente libera di riposarsi.

Intanto Shiryu e Seiya si avvicinarono al silver saint, che mi guardava sconvolto nella gabbia:

«Mia signora perché questo intervento, non capisco...» sussurrò.

«Perché non voleva che perdeste la vita sotto i suoi occhi.» gli disse Alexis, riportando a voce alta i miei pensieri.

«Poi non siamo noi i traditori! Siete caduti vittime di un inganno.» aggiunse Seiya.

«Già, state facendo un grosso errore.» concluse Shiryu.

«Quindi Atena non è stata plagiata e rapita, ma è venuta qui di sua volontà, come sostenuto da te, Marin? Non riesco a credere che il Grande Sacerdote abbia preso una cantonata del genere...» disse Misty rivolgendosi a Marin.

«Al dire il vero, Misty, io non sono nemmeno Atena.» dissi rialzandomi.

«Cosa? Ma allora chi è veramente Atena e il cosmo che ho sentito provenire da te cos’era? E per quale ragione il Grande Sacerdote ci avrebbe mentito?» Misty era incredulo, confuso e irato allo stesso tempo, ma per quanti sforzi facesse non riusciva a liberarsi dalla gabbia in cui l’avevo rinchiuso e più si dimenava più il vento sibilava. La mia volontà era più forte della stanchezza.

«È proprio per questo che ho accettato senza batter ciglio questa missione, Misty. Per vederci chiaro. Molte cose non quadrano già da un po’ nell’operato del Grande Sacerdote e so per certo che questi due ragazzi non sono traditori, così come questa donna non è nemica del Grande Tempio; il suo cosmo puro e cristallino, come non ne ho mai visti, ne è la prova, anche se ammetto di averlo preso inizialmente sottogamba scambiandolo per il cosmo innocuo di una comune donna» disse la sacerdotessa.

«Ehi, Misty, ma come ci sei finito in gabbia? Neanche contro un bronze riesci a cavartela? Che vergogna!»

La voce di un ragazzone con un occhio sfregiato che emergeva dalle acque ci fece voltare.

«Moses, non è stato il saint di Pegaso, ma quella donna che assomiglia alla statua di Atena, con il suo strano cosmo! Anche se sembra inoffensivo è molto insidioso, stai attento!» sibilò Misty da dietro le spire d’aria, in direzione del collega.

«Vedi di trattare quella donna con più rispetto!» disse una seconda voce che riconobbi subito. Asterion aveva fatti fatto la sua apparizione sulla spiaggia insieme a Babel, che si precipitò verso di me:

«Mia signora, state bene?»

«Sto benissimo, grazie, e sono felice di vedervi» dissi io abbracciando prima Babal e poi Asterion, mentre Moses non venne calcolato praticamente da nessuno.

«Misty è un incapace, ma vi garantisco che io farò fuori questi traditori in un baleno!» disse a quel punto Babel atteggiandosi da bullo, ma io lo bloccai.

«Fermo lì, non è come sembra!» dissi io. Babel mi guardò attonito.

«Ma il Grande Sacerdote ha detto...»

«So quello che ha detto, ed è una balla! Tutto quello che vi ha detto è una enorme balla!» sbottai a quel punto «Perché io non sono Atena!» giuro che mi tolsi un peso. Babel era scioccato, Moses non ci stava più capendo nulla, Misty aveva rinunciato a cercare di liberarsi dalla gabbia e Marin era impassibile come al solito per via della maschera. L’unico a suo agio era Asterion che sorridendomi mi disse:

«Lo sapevo già.»

«...» fu il commento di tutti mentre Babel si incazzò con l’amico:

«Cosa? E da quando lo sai?»

«Da quando l’abbiamo incontrata per la prima volta al Grande Tempio. Dovresti sapere che leggo nel pensiero e mi è sembrato troppo strano poter accedere così facilmente alla sua mente. Con il Grande Sacerdote, che è comunque solo un uomo, è impossibile farlo.»

«E perché non me l’hai detto?»

«Non mi avresti retto il gioco e io volevo capire che diamine stava succedendo e per quale motivo il Grande Sacerdote avesse fatto una cosa del genere. Poi se non l’avessi fatto sarei finito sulla forca. Sai che chi contraddice il Sacerdote perde la testa!» disse Asterion, dimostrandosi meno scemo di quanto avessi pensato all’inizio.

«Quindi il fatto che fosse così facile sfuggire alla vostra custodia era calcolato?» chiesi.

Asterion annuì: «Già, avevo bisogno di vederci chiaro.»

«Aspetta un attimo, Asterion; stai dicendo che questa donna ha ingannato il Sacerdote e ha preso il posto della vera Atena? Questo è gravissimo! Una cosa del genere merita la pena di morte come castigo!» sbottò a quel punto Moses marciando minaccioso verso di me, ma ben presto si bloccò. L’acqua del mare aveva infatti cinto le sue caviglie impedendogli l’avanzamento.

«Non essere così precipitoso balenottero! Prima di giungere ad un verdetto cerca sempre di sentire tutte le campane e per intero! Anche perché il tuo amico Asterion sta insinuando una cosa ben diversa... giusto?» l’apostrofò Alexis.

«Già, io intendevo dire che è stato il Grande Sacerdote a montare la sostituzione per motivi a noi oscuri. Dai pensieri di Arianna era infatti palese che lei non ne sapesse nulla della faccenda e che era più intenta a...» Asterion si bloccò arrossendo visibilmente.

«... sbavare dietro al Grande Sacerdote. E così che risparmi sui porno, ragazzino?» chiese Alexis.

«Tu hai fatto cosa, Asterion?» sbottai io.

A cui lui mi rispose visibilmente imbarazzato: «Non era voluto credimi, ma chi avrebbe mai pensato che tu e il Grande Sacerdote avevate un tresca. Anche se sinceramente credevo vi sareste spinti molto più in là in certe cose... sì, insomma... vi facevo più svegli! Io non mi sarei fatto tanti problemi... anche se il Grande Sacerdote me l’ero sempre immaginato più vecchio date le voci che circolavano su di lui!»

«...» fu il mio commento, mentre il saint dei Cani da Caccia si rivolse incuriosito ad Alexis: «Anche tu leggi nel pensiero?»

«Non solo. Oltre al presente, anche il passato per me è un libro aperto, che riesco a captare non soltanto dalle menti altrui, ma da tutto ciò che mi circonda; oggetti inanimati compresi. Inoltre, per chi non l’avesse notato, il mio cosmo è come quello di Arianna, quindi smettila di brontolare balenottero perché non ti serve a nulla. Impara da mister rimmel della Lucertola a stare un po’ calmino!» Misty guardò Alexis con astio, mentre Moses ringhiò un: «Liberami».

«Col cavolo! Prima mi ascolti e poi eventualmente lo farò!» rispose il detective, andandosi ad appoggiare con disinvoltura al saint della Balena, per poi esibirsi nel riassunto dell’inganno ordito da Arles tramite l’utilizzo della mia persona, per rimediare all’effettiva assenza della vera Atena dal Santuario, per opera dello stesso Arles, che nel frattempo le aveva fregato il posto. Concludendo con la spiegazione dell’esistenza dei due cosmi e, in particolare, sul nostro.

«Che ne pensate? Sono un po’ confuso, ma la capacità di queste due donne non posso negarla!» disse a quel punto Misty ai suoi colleghi.

«Inoltre, del fatto che il Grande Sacerdote ci abbia spacciato Arianna per quello che non era, immischiandola a sua insaputa in questa storia, ne sono testimone, così come la veridicità su ciò che ci è stato detto sui Custodi e sul resto!» Disse Asterion, per poi rivolgersi a me: «Il tuo è un mito! Digli che lo stimo quando lo rivedi!» (se l’obbiettivo di Asterion era quello di prendersele dalla sottoscritta, ci era molto vicino!)

«Non riesco a credere che il Grande Sacerdote abbia potuto fare una cosa del genere! Insomma lui è il garante delle giustizia sulla terra!.» disse incredulo Moses guardando torvo Alexis, che gli aveva sfilato l’elmo dicendo:

«Carino... possiamo usarlo per giocare a frisbee?»

Cosa che fece commentare ai presenti un: “Puoi evitare, non è il momento.”, mentre Seiya esclamò un “Sì, dai passa!”. Se non fosse stato ferito credo che Marin l’avrebbe legnato, ma si limitò a rispondere a Moses:

«Non essere ridicolo Moses. È Atena la garante, non lui, che ne è solo il portavoce! E ciò che è accaduto oggi ci ha dimostrato quanto il Grande Tempio sia sottomesso più a lui che alla dea!»

«Già, nel caso Arianna fosse stata la vera Atena vi sareste rifiutati di seguire un suo ordine credendo più alle parole del Sacerdote che alle sue! Non pensate che la cosa sia piuttosto grave? Oltre al fatto che non siate nemmeno capaci di riconoscere la divinità in cui credete e per cui siete disposti a rischiare la vita?» aggiunse logica Alexis.

«Quindi chiedetevi se siete veramente saint di Atena o del Grande Sacerdote!» concluse Shiryu.

Il silenzio calò tra i presenti, resisi conto del problema di fondo che avevamo portato a galla, mettendoli seriamente in crisi sul loro operato; silenzio che venne interrotto da un lampo di luce, da cui apparve Eva e un ragazzo sulla ventina dai capelli lilla.

«Scusatemi, ma non mi sento tanto bene!» disse in un filo di voce l’Alchimista, prima di svenire tra le braccia del giovane capellone.

«Ehi, questa volta è solo svenuta senza vomitare! Sta facendo progressi!» commentò Alexis.

«Eva patisce il teletrasporto, Grande Mu» disse Shiryu rivolgendosi al nuovo arrivato, che, a quanto pareva era un suo conoscente. Anche ai silver il giovane uomo non doveva essere sconosciuto, visto i visi sorpresi e i mormorii increduli, da cui dedussi che il capellone era il ripara armature e che non era facile farlo smuovere dal posto inculato in cui viveva.

«Me ne sono accorto» commentò ironicamente il giovane uomo, guardando Eva svenuta tra le sue braccia, per poi rivolgersi a Shiryu: «Tieni, io devo tornare in Jamir. Sono venuto fin qui solo per evitarle il lungo viaggio di ritorno in solitaria» e dopo aver rifilato Eva al Dragone, guardò Alexis e me: «Ma ho la sensazione che ci rivedremo presto. Non sono ancora sicuro, ma una mezza idea di chi siate me la sono fatta e devo dire che il vostro cosmo è strabiliante. Sembra che l’Universo stesso parteggi per voi .Chissà che quel vecchio saggio del Jamir, non abbia ragione e che voi possiate fare il miracolo che nemmeno i saint sono in grado di fare...» e dopo aver gettato un ultimo sguardo ai silver saint presenti, svanì come era venuto; lasciandoci tutti molto perplessi.

«Lo voglio anch’io il teltrasportatore privato! Risparmierei un botto di aereo!» commentò Alexis, a cui rispose un colpo di tosse mio e di Shiryu, per sottolineare l’intervento inopportuno, mentre i silver la guardarono truci.

«E dai, ma voi saint siete sempre così seri? Mamma mia che mortorio deve essere il Grande Tempio!» sbuffò la Sensitiva.

Asterion però la ignorò allegramente e riprese il discorso da dove l’avevamo lasciato: «Quindi, in definitiva, chi sarebbe Atena?»

«Seguiteci» e io e Alexis, dopo aver liberato Misty e Moses, facemmo cenno a tutti di venire con noi.

 

 

NOTE

 

* (Cit. Saint Seiya)

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Capitolo 14
*** Ti fidi di me? ***


TI FIDI DI ME?

Allora salta!

 

Di quel pomeriggio a villa Kido, ed in particolare dell’incontro tra i Silver Saint e la loro dea, una cosa non potrò mai dimenticare; la faccia dei Silver nel vedere Saori. Giuro; una comica.

Eravamo riuniti nell’androne quando la Kido apparve in cima allo scalone d’onore, rimanendo sbalordita nel ritrovarsi tutti noi in casa.

«Vi capisco, anche noi abbiamo avuto la stessa reazione quando abbiamo saputo che era lei.» commentarono i Bronz Saint rivolti ad Asterion, che continuava a spostare lo sguardo da me a Saori con la stessa faccia di chi sperava di sentirsi dire “Vi stiamo prendendo per il c@@o! Sorridete, siete su Candid Camera!”

«Ehm, sicuri, sicuri...» chiese Babel sottovoce ad Alexis.

«Purtroppo sì. Certo che Arianna nei panni di Atena ha ottenuto diverso successo!» ridacchiò Alexis: «ma spiacente Babel, la reincarnazione di Atena è la ragazzina vestita da meringa!»

Intanto Misty e Moses si lanciavano sguardi furtivi chiedendosi chi fosse più ballista tra noi e Arles, mentre Marin era impassibile come al solito per via della maschera.

«Tatsumi! Cosa sta succedendo?» chiese la dea

«Sono entrati con la forza signorina. Non ho potuto fare nulla per impedirlo!» disse il gorilla nipponico, legato come un salame per opera delle catene di Shun.

«Alcune pecorelle smarrite hanno bisogno di trovare conferme, Atena» disse quindi Morgana, mentre Katy si preoccupava di risanare le ferite di Seiya.

«Esatto. Queste donne e questi saint ci hanno fatto sorgere un dubbio e ora abbiamo bisogno di sapere.» disse Asterion.

Saori incredula si rivolse a me: «Allora era vero che non stavate complottando contro di me, ma che volevate concretamente aiutarmi!»

«Certo, mica sono come te! Loro non lasciano le persone nei guai nel momento del bisogno!» sbottò Seiya, mentre Katy passava ad occuparsi delle ferite di Misty, che, incredulo, rimase ad osservarla farfugliando un grazie.

«Quindi voi...» disse Saori.

«Ci siamo dati i turni per sorvegliare la villa. Ora che ne dite di dare una dimostrazione pratica del vostro cosmo a questi saint, così fughiamo ogni dubbio?» dissi io facendo l’occhiolino ad Atena, che annuii ed espanse il suo cosmo, dileguando così anche gli ultimi dubbi dei silver.

 

Tutto si era quindi risolto per il meglio, anche se Tatsumi continuava a tirarci dietro nomi su nomi, in quanto per ordine di Saori, era stato costretto a rimediare una camera per tutti a villa Kido, mentre Seiya ne faceva l’imitazione alle sue spalle, beccandosi uno scappellotto dalla sottoscritta. Il fatto che l’assistente di Atena fosse un pirla, non giustificava Seiya a comportarsi nel suo stesso modo! Insomma un po’ di educazione e raffinatezza anche se ci si vuole prendere una rivincita! Ad esempio come la bolletta esorbitante del telefono che avrebbe dovuto pagare la Kido. Visto che eravamo lì, io, Eva e Katy, ne avevamo infatti approfittato per telefonare e tranquillizzare tutti i nostri conoscenti, sul fatto che eravamo ancora vive. (Le avevamo o no riportato sulla retta via cinque dei suoi fedeli? Un piccolo rimborsino per il disturbo ci stava, non credete?)

«Perché voi tre non avete telefonato?» chiese Katy a Morgana e Alexis.

«Mio padre non lo sento da diverso tempo, non so nemmeno dove sia. Mia madre invece è morta.» si limitò a dire Morgana

«I mie famigliari invece è meglio che non sappiano di preciso dove mi trovo. Ne va della mia incolumità e delle persone che ho vicino» rispose invece Alexis.

«In che senso?» chiesi io.

«Ma guarda! Non pensavo potesse esistere qualcuno più lecchino dell’Unicorno!» la Sensitiva sorvolò la mia domanda e tutte ci ritrovammo ad osservare Misty che faceva i complimenti a Saori per il suo buon gusto nel vestirsi (che spudorato ballista!). Marin approfittò quindi degli starnazzamenti della Lucertola, che avevano attirato l’attenzione di Seiya (intento a sfotterlo di nascosto) e degli bronz e silver (idem) per parlarci inosservata.

«Io torno al Grande Tempio» ci disse.

«Ma è una follia!» esclamò Katy.

«Devo. Questa vittoria è un fuoco di paglia. Il peggio deve ancora venire e il Santuario è comunque saldamente in mano del Grande Sacerdote. Avete quindi bisogno di qualcuno che si sappia muovere al suo interno per potervi aiutare»

«Hai intenzione di farci da spia?» chiese Morgana.

Marin annuii.

«Può essere pericoloso...» disse Eva.

«Non preoccupatevi. Non sono una sprovveduta, farò finta che i silver abbiano perso lo scontro e che io sia rimasta l’unica sopravvissuta.»

«Io ho un’idea migliore.»

Ci girammo tutte in direzione di Alexis.

«Dire la verità. Marin, racconta al Grande Sacerdote di noi e del tradimento dei Silver» disse Alexis.

«Ma in questo modo ci invierà altri saint!» disse Katy.

«In tanto li invierebbe comunque» rispose Eva.

«Già, ma se sa della nostra presenza al fianco della Kido, credo proprio che potrebbe agitarsi notevolmente, visto che ha già avuto a che fare con una di noi» ci spiegò Alexis.

«Quindi il tuo piano è di metterlo sotto pressione?» intervenne Morgana.

«Esattamente. E un uomo sotto pressione può mettere un piede in fallo...» concluse Alexis con un sorriso bastardo stampato sul volto.

«Oppure tirare fuori gli artigli...» disse invece Marin.

«Sì, è vero, ma indipendentemente da come agirà Arles... sono sicura che i suoi saint rimarranno turbati dalla notizia del tradimento dei loro compagni. Ho avuto modo di sondare il vissuto dei silver presenti e ho avuto modo di notare il cameratismo che li lega. Ti chiedo quindi di far circolare questa voce al Santuario. Un animo turbato è più facilmente preda del dubbio» concluse Alexis.

«Quindi è per questo che gli hai toccati tutti?» chiese atona Eva.

«Ovvio, mica sono pedofila! Diamine è già tanto se avranno 16-17 anni! Solo che tramite il contatto delle mie mani mi è più facile vedere senza forzare la mente con il conseguente rischio di essere scoperta. Le loro barriere menatali non sono inesistenti come quelle di Arianna!»

Guardai malissimo Alexis, tuttavia aveva ragione; io le barriere mentali non sapevo nemmeno cosa fossero, ma non avevo avuto un maestro dispensatore di consigli come il suo “nano viola”!

Marin comunque fece cenno di assenso con il capo e, con disinvoltura, uscì dal salotto lasciando a Seiya un biglietto con su scritto:

“Qualunque cosa accada... proteggi Atena”.

 

La serata era quindi trascorsa abbastanza tranquilla, a parte la sfuriata di Misty dopo che aveva capito che tutti lo sfottevano. Mi ritrovai quindi in camera con Eva e non riuscendo a prendere sonno, mi ritrovai a pensare al riparatore di armature.

«Eva, come mai il tizio che ti ha riportato in Giappone ti ha trattenuto in Jamir?»

«Parli di Mu?» Eva riemerse mezza addormentata dalle coperte.

«Sì»

Eva si mise a sedere sul letto: «Perché durante la riparazione delle armature il mio cosmo ha dato origine ad un fenomeno curioso e lui voleva quindi capirne il motivo»

La guardai perplessa ed Eva si spiegò meglio.

«Per quello che ho capito, le armature dei saint, hanno vita propria come le nostre e quindi possono morire come i loro proprietari. Per poterle fare rinascere, c’è bisogno di un’ingente quantità di sangue. Almeno, questo è quello che ci ha spiegato. Io ho offerto il mio, ma le armature, più che il mio sangue hanno preferito assorbire il mio cosmo. Mu l’ha trovato strano è ha voluto indagare. Io però non ho saputo dargli spiegazioni a parte quelle sui due cosmi e Mu, sentendo la cosa, mi ha portato da un vecchio visionario del posto, esponente di un’antica religione che venera le forze cosmiche dell’Universo e i Custodi.»

«E pensare che a me ha detto di considerarsi un semplice sovrintendente. Dannazione a lui e al suo porno cloth»

«Al che?»

«Le armature che ci hanno dato le ho soprannominate così. La mia sembra un completino hard!»

Eva ridacchiò: «Effettivamente anche la mia è parecchio imbarazzante. Comunque tramite quel vecchio ho saputo che i nostri predecessori sembra abbiano fallito. Con Mu però è stato molto sgarbato e alla domanda di come le armature avessero ripreso vita assorbendo il mio cosmo gli ha risposto: “È ovvio! Lei è l’Alchimista! Il suo cosmo schiude le porte alla conoscenza della vera essenza della vita! Gli Emissari del Cosmo hanno in se il potere della creazione concessagli dal Cosmo per poter cambiare il destino e il corso della storia per preservare questo mondo!” per poi dargli del cretino ignorante e partire ad insultare i saint di Atena e gli stessi dei Olimpici dando loro degli “usurpatori incoscienti delle forze cosmiche dell’Universo”.» disse Eva.

«Si, mi ricordo che il mio Custode mi aveva accennato a dei predecessori e a una cosa del genere» commentai.

«Tu e il tuo Custode siete in contatto?»

«Diciamo che è lui a decidere come è quando farsi vivo e, anche se è in grado di sentirmi quando lo chimo, se ne frega con la scusa di non potermi indicare una via che devo intraprendere da sola. Tu invece?»

«L’unico incontro che ho avuto con il Custode e quando mi ha consegnato l’armatura. A malapena mi aveva detto perché mi aveva convocato! “L’armatura è tua e lascio tutto nelle tue mani. Il mio dovere l’ho fatto” mi ha detto. Figurati, ho scoperto che il fatto di riuscire ad accedere al sapere collettivo, in determinati stati alterati di coscienza, era collegato al cosmo, solo grazie al maestro di Ikki, che mi ha anche spiegato come creare illusioni. Anche se dovevo utilizzare i sui insegnamenti all’inverso.* Inoltre la prima volta che ho sentito chiamarmi Alchimista è stato da Morgana» rispose Eva.

«Deduco che il tuo Custode sia ancora più fancazzista del mio e che io sono l’unica sfigata a non avere avuto nessuno che mi abbia dato due dritte... Eva hai sentito?» la nostra conversazione venne bruscamente interrotta dall’esplosione di alcuni cosmi maledettamente aggressivi.

«Si provenivano dal...»

«Colosseo Grado!»

Ci precipitammo quindi fuori dalla stanza e nel corridoio ritrovammo anche Morgana, Katy, Alexis, i saint e Saori.

«Presto andiamo a vedere cosa succede!» scattò Moses, ma venne bloccato da Morgana:

«Voi rimarrete qui a protezione di Saori, chiaro?» al comando perentorio di Morgana i silver si bloccarono come impietriti dal terrore. Il suo cosmo non lasciava margini di replica. La Medium si rivolse quindi a Ikki:

«Rimani anche tu con loro... per precauzione!»

 

Così noi, insieme ai 4 cavalieri di Bronzo, ci recammo al Colosseo e lo spettacolo che ci trovammo di fronte non fu dei più rosei.

«Saori non sarà contenta. Sto coso le sarà costato una fortuna!» disse Alexis, mentre ci aggiravamo per i corridoi del fu Colosseo Grado, ritrovandoci nell’arena centrale ormai a cielo aperto.

«A quanto pare hanno fatto un bel lavoretto intimidatorio!» disse Morgana, mentre Katy e Eva indicavano gli spalti e le tribune:

«Una quantità del genere di corvi riunita in un solo luogo, non è normale, c’è qualcosa di strano...» disse Eva .

«Già! Stiamo allerta!» esclamò Shun, mentre la sua catena dava segni di pericolo. Il saint di Andromeda fece appena in tempo a finire la frase che i corvi ci piombarono addosso, manco fossimo in un film di Alfred Hitchcock , scatenando l’inferno.

Shiryu si difendeva con lo scudo, Seiya lanciando alla cieca i suoi colpi, Hyoga facendo il tiro al bersaglio con una sorta di bigliettini da visita con sopra un cigno nero, Shun con le catene, Katy urlando come un ossesso (scoprimmo così che era terrorizzata dai volatili!), Alexis riparandosi dietro gli spalti insieme ad Eva, il tutto mentre Morgana rimaneva immobile ed impassibile, come se la cosa non le facesse ne caldo ne freddo. I corvi dal canto loro la ignoravano.

Io invece fui letteralmente presa di mira!

«Ehi!» mi sfuggì mentre quegli uccellacci mi legavano per poi alzarsi in volo.

«I corvi stanno portando via Arianna! **» Urlarono i presenti ancora alle prese con i corvi, mentre Seiya partiva al mio inseguimento.

Non so per quanto rimasi in volo per opera di quei dannati uccelli. Dall’alto vidi la città di Tokyo farsi sempre più lontana mentre un paesaggio roccioso e pieno di dirupi si apriva sotto di me, per poi venire depositata ai piedi di un saint brutto come la fame.

«Capisco l’ordine di riportare Atena al Grande Tempio, ma far anche distruggere il Colosseo Grado... bah il Grande Sacerdote avrà avuto le scatole girate.» disse il tizio grattandosi la testa leggendo su un bigliettino le cose da fare. «Ah, dimenticavo, devo anche far fuori una certa Saori Kido... chissà perché! Va beh, pace all’anima sua!» concluse il saint, per poi fare segno ai sui corvi di riprendere il volo, senza nemmeno degnarmi di uno sguardo.

«Ehi, tu, mettimi giù! Io non sono Atena, hai sbagliato persona!» pessima frase da dire se si è a diversi metri da terra! Ve lo garantisco!

Il saint fece spallucce: «Ho sbagliato? Nessun problema!»

I corvi lasciarono la presa sui fili e io finii nel vuoto.

«AHHH!!!» urlai.

«Presa, appena in tempo!» esclamò Seiya, evitandomi l’impatto con il suolo, ma fratturandosi il braccio destro.

«E tu chi sei?»

«Seiya dei bronz saint »

«Impossibile, tu dovresti essere stato ucciso da Misty e dai suoi compagni... »

«Spiacente, hanno cambiato bandiera!» risposi io.

«Impossibile! Ma se è veramente andata così, la vera forza terrificante dei silver te la farò provare io!» sogghignò subdolo il saint, che, dopo essersi presentato come Jamian del Corvo scatenò i suoi volatili contro Seiya, che si ritrovò ben presto ricoperto di piume e pestato da Jamian, che però cantò vittoria troppo presto. Seiya si liberò infatti delle piume bruciando il suo cosmo.

«Ma guarda un po’ chi c’è! Non ci vediamo da molto tempo Seiya...»

«Shaina?» disse Seiya in un sussurro.

Dovetti ammettere che eravamo nella merda. Seiya aveva un braccio rotto, dietro di noi c’era una parete scoscesa, davanti noi un dirupo e le uniche vie d’uscita erano bloccate dai due saint e sinceramente non ero certa di poter già competere con due silver in contemporanea.

Fu così che mi avvicinai al precipizio guardando verso il fondo. Il sibilo del vento mi sussurrò di affidarmi a lui, mentre si avvolgeva sinuoso attorno alle caviglie.

«Che vuoi fare, sei impazzita» urlò Shaina, mentre io mi rivolsi a Seiya:

«Ti fidi di me?»

«Sì»

«Perché io mi fido del vento!»

«Allora andiamo!»

Seiya prese quindi la mia mano ed entrambi saltammo nel vuoto.

 

Il mio corpo era tutto un dolore. Mi sentivo come se avessi partecipato alla maratone di New York senza aver mai corso in vita mia e la mia testa vorticava per lo sforzo, ma ero viva, io e...

«SEIYA!» aprii gli occhi urlando il nome del bronz saint, che si era lanciato giù dal dirupo fidandosi di me (se gli fosse successo qualcosa non me lo sarei mai perdonato) e mi ritrovai ad un paio di centimetri dalla sua faccia.

SCIAF

«Ahia, ma perché?» piagnucolò Seya massaggiandosi la guancia.

«Scemo! Che diavolo pensavi di fare?» sbottai io incazzata.

«Respirazione bocca a bocca! Vedendoti svenuta mi sono spaventato!»

«É troppo presto per ringraziarlo signorina!» Jamian ci aveva raggiunto usando i suoi corvi.

«Ma che ringraziamento! Mi ha appena schiaffeggiato!» sbottò Seiya in direzione del Corvo.

“Maledizione” pensai. Io e Seiya non eravamo minimamente in grado di affrontarlo. Il saint di Pegaso, con un braccio rotto, era in svantaggio e di parecchio, io invece ero completamente esausta e ogni muscolo era dolorante. Riuscivo a malapena a rimanere seduta, figuriamoci usufruire un’altra volta del mio cosmo.

«Se non siete Atena adesso ho un motivo in più di farti fuori, donna! Chi diamine sei?» disse Jamian.

«Chi sono non ha importanza, ma se vuoi servire fedelmente la tua dea e il Santuario, oltre che il bene comune, sotterra l’ascia di guerra e unisciti a noi. Altri saint l’hanno già fatto»

«La parola di una donna sconosciuta contro quella del Grande Sacerdote... non preoccuparti sarò rapido nel toglierti la vita. Infondo sono un gentiluomo e non faccio mai soffrire le donne!»

“Anche perché la vedo dura che qualcuna ti si avvicini!” pensai irriverentemente io, mentre Seiya assumeva una posa di difesa:

«Non ti lascerò avvicinare a lei!» esclamò Seiya

«E chi si avvicina! I miei corvi lo faranno per me!»

Ma i corvi di Jamian fecero al padrone il gesto dell’ombrello, per poi scagliarsi su di lui per beccarlo.

«Fermi, che fate!» urlai sconvolta in direzione dei corvi, che si bloccarono per poi dirigersi verso di me: «Eh? Ma che diamine....» dissi io, per poi rivolgermi esterrefatta a Jamian: «Non lasciano ricordini addosso alle persone, vero?» i corvi del silver sant infatti si erano appollaiati, alcuni, di fronte a me, tipo barriera e, altri, sulle mie spalle, come se volessero proteggermi.

«Non è possibile i miei corvi hanno sempre ubbidito soltanto a me! Maledetta! Tu sei un mostro!» e Jamian si lanciò all’attacco, mentre Seiya si preparò a riceverlo, ma lo scontro venne interrotto dall’arrivo tamarrissimo di Ikki:

«Jamian sei un idiota! Perfino i tuoi corvi sono più intelligenti di te! Nemmeno avvertendo il cosmo di Arianna sei stato in grado di capire che se alzi mano su di lei fai un grosso errore? Nemmeno il mio maestro, nonostante il suo animo corrotto, ha avuto il coraggio di fare una cosa simile con Eva, capendo cosa albergava in lei!»

«Jamian, la Fenice parla giusto. Non senti che è il Cosmo stesso che ci appoggia? I tuoi corvi hanno intuito che operiamo all’unico scopo di preservare questo mondo, che il Grande Sacerdote sta minacciando lasciandosi guidare dal cosmo negativo. Anche Atena, un po’ a fatica, ci è arrivata» Morgana era arrivata poco dopo Ikki e portava con se alcuni corvi di Jamian. Indossava la sua armatura e il suo cosmo aveva avvolto l’intero burrone e potei così percepirlo per la prima volta nella sua massima estensione e... non potei notare una certa differenza rispetto al mio. Infatti, nonostante la pace che irradiava da esso, in grado di placare gli animi, il suo cosmo incuteva anche un notevole timore ed in questo era più simile a quello di Saori: benevolo e terrificante allo stesso tempo. Non potei inoltre non rimanere esterrefatta nel vedere la sua armatura: completamente diversa dal mio pseudo body: la sua era infatti una corazza doc, che ricopriva tutto il corpo come quella che avevo visto indosso al Cancro, ma nera e alata. Se non fosse stato per il suo cosmo benigno e i capelli fucsia la si poteva tranquillamente scambiare per un angelo della morte.

«Cerca di curarti di più di loro, non sono macchine da guerra, ma esseri viventi con una loro dignità! Ho salvato quelli che ho potuto» disse Morgana facendo cenno ai volatili che si andarono ad appollaiare sulle spalle di Jamian, per poi rivolgersi a Ikki: «Non ti avevo detto di rimanere con Atena?»

«Uhmpf! Non prendo ordini da lei, figuriamoci da te.» rispose la Fenice e Morgana sorrise.

«Chissà perché, ma la cosa non mi stupisce Fenice.»

«Che diavolo stai combinando Jamian! Ci stai impiegando troppo tempo per adempiere agli ordini del Grande Sacerdote»

«Agor, Capella, Dante! C’è stato un disguido... ho sbagliato Atena...» balbettò imbarazzato Jamian ai colleghi che erano arrivati.

«Altri silver! E che palle!» sbottò Seiya.

«Jamian possibile che tu sia così incompetente? Non riuscire nemmeno a distinguere la nostra dea da una comune donna!» esordì Capella.

«Già! È ovvio che Atena sia quella! Il cosmo e il fatto che sia ancora viva dopo quel salto non dovrebbe far sorgere dubbi! Poi è identica alla sua statua!» disse Argor indicandomi.

«Non dire idiozie è quella Atena! Non senti il suo cosmo terrificante? Nemmeno tra i 12 Gold saint c’è un uomo in possesso di un cosmo simile! L’unica cosa che non capisco è il motivo per cui indossa un cloth nero!» e Dante indicò Morgana, che sbottò:

«Cos’ha il nero che non va? É elegante e non passa mai di moda!»

Io e Seiya invece ci guardammo perplessi, mentre Ikki si mise a braccia conserte inarcando un sopracciglio:

«Meno male che voi sareste in grado di distinguere Atena da un comune mortale!» esclamò la Fenice.

«Phenix ha ragione. Nessuna di noi è Atena.» Disse Morgana.

«Allora vuol dire che vi faremo fuori con i bronz saint. Perché se siete con loro sarete sicuramente complici!» disse Capella facendo un passo avanti.

Ikki quindi tracciò una linea sul terreno.

«Superatela è siete morti»

Cosa a cui i silver risposero con una risata, mentre Ikki dava loro le spalle per andarsene.

«Attento!» urlai io in direzione di Ikki.

«Aspettate! Forse loro sanno dov’è la vera Atena!» urlò Jamian in direzione dei suoi compagni, ma troppo tardi.

Ikki infatti non era Seiya e si era quindi già accorto del pericolo; inutile dire che Capella se le prese e dopo di lui Dante.

«Non sarebbe meglio evitare che facciano del male a Ikki?» dissi a Morgana, mentre io e Seiya ci sorreggevamo a vicenda.

«A dire il vero non è Ikki ad avere bisogno di un mio intervento.» replicò invece Morgana, puntando quindi verso Capella, che era caduto al suolo dopo essere stato colpito dal Genma Ken della Fenicie.

«Ikki basta! Non abbassarti al loro livello! Da Eva avrai pure appreso qualcosa?»

Ikki bloccò la sua mano rendendosi conti di essersi lasciato trasportare dal furore dello scontro:

«Hai ragione. Non voglio diventare come il mio maestro»

Morgana sorrise e posò la sua mano sulla fronte di Capella, che riaprì gli occhi incredulo.

«Ma che è successo? Ho visto il mio corpo andare in pezzi per opera del mio disco e poi una luce che ha dissolto tutto!» esclamò il saint dell’Auriga.

«Il colpo di Ikki ha distrutto il tuo spirito, ma io l’ho riportato a te. La dimensione degli spiriti che collega questa realtà all’aldilà è infatti di mio dominio» disse Morgana.

«Perché? Noi siamo vostri nemici...»

«Per me non esistono nemici, ma soltanto anime da salvare dalle tenebre degli inferi» replicò Morgana, per poi essere agguantata da Capella e appiattita al suolo, evitandole così l’impatto con la palla ferrata di Dante, che però si ritrovò bloccato da delle catene e circondato da un cerchio di fuoco.

«Ingrato! Morgana ha appena salvato la vita del tuo collega e tu la ripaghi così?» Shun era arrivato insieme a Hyoga, Shiryu, Katy, Alexis ed Eva, che con il suo cosmo aveva creato il cerchio. Vi lascio immaginare lo stupore dei silver nel vedere altre tre donne con un cosmo come il nostro.

«Ma, ma.. chi di voi tre è Atena?» chiese spiazzato Dante.

«Nessuna! Ma ti pare che possa assomigliare a quella bambolina per torte di compleanno?» esclamò offesa Alexis incrociando le braccia, mentre il saint di Perseo, stufo della situazione, decise di chiudere la partita sfoderando il suo scudo:

Shun: «Ma... cos’ha sulla schiena?»

Argor: «Vuoi saperlo, Andromeda? Allora guarda pure! Spalanca bene i tuoi occhi!»

Eva, intuendo il pericolo: «Non guardate! Lui è il cavaliere di Perseo e Perseo, nel mito, è colui che ha tagliato la testa di Medusa! La gorgone in grado di trasformare in pietra chiunque la guardasse!»

Troppo tardi! Shun, Hyoga, Seiya (ma la cosa non mi stupì) e Ikki (lui sì) guardarono con estrema attenzione e meraviglia lo scudo di Argor... trasformandosi così in statue di pietra (ci mancava solo un “Che figata” collettivo per sottolineare quanto lo avessero fissato bene).

A non farci gabbare fummo noi e Shiryu.

Io non sono mai stata una delle più sveglie, ma se un nemico ti dice di guardare, non sono così stupida da farlo!

Shiryu, intanto aveva dato prova di essere stato attento alle lezioni del maestro esibendosi in un’arringa sullo scudo della Medusa, da cui nacque una diatriba con Argor su chi dei due avesse lo scudo migliore. Ovviamente per verificare iniziarono a pestarsi. Shiryu così costatò che il saint di Perseo non era così idiota da farsi fregare come la gorgone del mito e quindi l’idea di Shiryu di copiare il mitologico eroe, non andò a buon fine. Dopo di che capì anche che ogni attacco frontale allo scudo di Perseo era inutile, come coprirsi gli occhi con una benda.

«Dobbiamo fare qualcosa!» intervenni io.

«Già, o ci ritroveremo cinque statue da giardino!» disse Alexis.

«Io non riesco! Sono già impegnata a tenere a freno Dante!» disse Eva, il cui sforzo per tenere a bada Cerbero traspariva nel suo volto.

A muoversi fu quindi Morgana, che venne però bloccata da Capella:

«Spiacente, ma il mio debito l’ho saldato e non ho intenzione di lasciarti intromettere nello scontro! Tu e la rossa mi sembrate infatti le più pericolose!»

«Levami le mani di dosso ragazzino!» Sbottò Morgana, per poi cercare di far sprofondare Capella nelle sabbie mobili create dal suo cosmo.

Nel frattempo Alexis era dovuta intervenire per bloccare Shiryu intenzionato ad accecarsi:

«Non fare l’idiota!» esclamò Alexis, mentre si buttava a peso morto sul Dragone.

«Alexis, levati! È l’unico modo!» sbottò Shiryu.

«Bene! Così vi trasformerò in pietra tutti e due!» sogghignò Perseo, che però si trovò ben presto a doversi fermare, per cercare di levarsi i Corvi di Jamian di dosso.

«Jamian richiamali!» sbottò Argor in preda all’ira.

«Non mi danno ascolto! Stanno agendo di testa loro, sembra che le vogliano proteggere!»

«Non senti che anche le creature a voi fedeli vi stanno implorando di fermarvi?» Kety, senza farsi notare, era scivolata alle spalle del silver saint di Perseo, che, per il cosmo apparentemente flebile ed inoffensivo della Guaritrice, non l’aveva presa in considerazione.

Mi ricordo ancora perfettamente la faccia sorpresa e bordeaux del saint di Perseo quando, invece di venire colpito alle spalle, come si aspettava, venne invece abbracciato dolcemente da Katy:

«Non senti che il Cosmo sta soffrendo?»

«Ma di che diamine parli...» Argor rimase però impietrito di fronte al cosmo a cui Katy diede libero sfogo, avvolgendolo amorevole.

«Anche noi abbiamo persone a cui vogliamo bene al Grande Tempio e l’unica cosa che vogliamo è aiutarle a sciogliere il peso che grava su di loro e su di voi. Te ne prego cavaliere, so che il tuo cuore è puro e votato al bene, quindi ti chiedo di non versare altro sangue e dolore, facendoti così strumento del male» disse Katy stringendosi ancora di più al silver sempre più bordeaux e imbarazzato: «So cosa significa per un guerriero del vostro calibro compiere una missione; rimorso per le vite spezzate. Non lasciare che a questo si aggiunga anche il peso di anime senza macchia. So che se volete voi saint siete in grado di vedere molto più di quello che appaia, anche se spesso preferite chinare il capo alle regole dettate da un uomo, che al vostro cuore» finì Katy.

«Chi sei in realtà, ragazza!» mormorò il saint.

«Nelle fredde lande della Siberia dell’Est, mi hanno chiamata Emissaria del Cosmo, ma io preferisco essere semplicemente me stessa e il mio è un cosmo che può solo curare e non ferire. Non siamo nemici, ma se nonostante questo credi che possiamo essere servitrici dal male non opporrò resistenza.» Katy, lasciò il saint, par poter così guardarlo negli occhi.

Argor fece per alzare la sua mano, che però tremò e ritornò inerte lungo il suo fianco: «Non posso... uccidere una fanciulla inerme è un atto che va contro i miei principi e poi... in te risplende qualcosa che va oltre la mia comprensione.»

Katy pose quindi la sua mano al saint di Perseo: «Prima di decidere da che parte stare, cavaliere, vieni con noi. Capirai molte cose!»

Argor posò quindi a terra lo scudo capovolto e si alzò dimostrandosi aperto al dialogo in accordo con i suoi compagni d’armi. Dande si ritrovò così libero dal cerchio di fuoco, rendendosi conto di essere stato vittima di una potente illusione, e Capella, che ormai era finito immischiato nelle sabbie mobili fini al collo, chiese venia a Morgana, che riportò quindi il terreno sotto i piedi dell’Auriga al suo stato solido naturale.

«Incredibile, e come se la stessa creazione fosse ai vostri ordini!» esclamò Dante, constatando di essere ancora tutto intero, nonostante le fiamme che l’avevano intrappolato.

«Non esattamente, diciamo semplicemente che ci da una mano ad evitare che vi ammazziate come degli idioti per mano del cosmo negativo» disse Morgana, mentre si avvicinava ai saint pietrificati per esaminarli.

«Bel pasticcio! Per farli tornare come prima bisogna eliminare la fonte del guaio!» disse Morgana e tutti si girarono in direzione di Perseo, che sbiancò.

«Tranquillo! Nessuno ti farà del male, Argor, anche perché il responsabile non è un uomo, ma un artefatto! Atena non sarà contenta di quello che sto per chiederti di fare Shiryu, ma pace!»

Morgana a quel punto disse a Shiryu di distruggere lo scudo di Medusa, cosa che il Dragone non si fece ripetere due volte (ovviamente non senza le proteste di Argor, ma cavoli suoi, non si può ave tutto dalla vita!). I saint pietrificati ripreso così le loro normali fattezze.

Anche se l’avevamo scampata, io non potei però non constatare, così come le altre, che nonostante sembrasse avessimo fatto una gran cosa, in realtà non era nulla di che. I primi 5 silver erano già arrivati in preda al dubbio per opera del casino scoppiato per opera mia al Santuario, mentre nello scontro da poco concluso, non c’era nulla per cui rallegrarsi. A me bastava usare una sola volta il mio cosmo per finirne distrutta, mentre Alexis ed Eva, dal canto loro, avevano faticato parecchio per trattenere rispettivamente Dante e Shiryu. Infondo anche Argor di Perseo, una volta privato dello scudo non era poi così forte (era infatti bastato un abbraccio e gli occhietti da cerbiatta spaurita di Katy per farlo vacillare) . Rammentando quindi l’incontro con il Cancro, costati così che difficilmente il dolce cosmo della Guaritrice avrebbe avuto qualche possibilità di metterlo in crisi. Quell’uomo, avvolto da un alone di morte, difficilmente si sarebbe fatto impressionare dal cosmo amorevole e risanatore della biondina del gruppo, e se erano tutti come lui, completamente asserviti al cosmo negativo, la faccenda non si presentava poi così rosea.

«Ok, ammettendo che non siate nemici, nonostante bazzichiate con i 5 bronz traditori, potreste dirci dove si trova Atena? Perché dobbiamo riportarla al sicuro al Grande Tempio!» disse quindi Jamian.

«Fossi in voi, se la volete proteggere, non la riporterei al Santuario, visto che la reincarnazione di Atena è Saori Kido!» dissi quindi io.

«Ma è la ragazza che dovevamo uccidere! Non può essere!» esclamarono increduli Dante e Argor.

«Prima di negare che sia lei, aspettate di entrare in contatto con il suo cosmo. Anche per noi è stato un duro colpo. Non crediate» disse quindi Seiya insieme a Shun e Shiryu.

«Ma questo vi dovrebbe far capire che c’è qualcosa nell’operato del Grande Sacerdote che non va... e che i traditori non siamo noi» dissero quindi Ikki e Hiyoga, mentre tutti insieme ci avviavamo verso villa Kido.

 

NOTE

* Credo di dover delle spiegazioni riguardo al discorso di Eva. L’Alchimista si riferisce al concetto di Subconscio Collettivo (una sorta di magazzino della memoria e del sapere che l’umanità ha raccolto nei millenni) espresso da Walter Montgomery Germain nel suo libro “Il magico potere della vostra mente”.

 

** Cit. Saint Seiya perfect edition. Volume 5. Da qui in poi tutte le frasi scritte in corsivo sono citazioni del manga.

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Capitolo 15
*** Qui micio, micio! ***


QUI MICIO, MICIO!

Buono Simba, buono!

 

I giorni seguenti trascorsero abbastanza tranquilli, tolte le crisi isteriche di Tatsumi nel vedere altri guerrieri in armatura prendere alloggio nella raffinata villa Kido per volere di Saori. Nonostante trovassi improbabili e grottesche le minacce di morte che il pelato rivolgeva ai saint di continuo, fui costretta ad ammettere che il maggiordomo della Kido non aveva tutti i torti nel definire i saint “rozzi”. Non che fossero maleducati una volta chiarita la questione, ma da guerrieri abituati alla dura vita della caserma, si aggiravano per la villa come elefanti in una cristalleria: soprattutto Dante e Moses, che nel giro di due giorni erano riusciti a devastare l’intera collezione di pregiati vasi di porcellana cinese disseminata per la villa.

Ma a parte questo e l’insignificante dettaglio che tutti i silver, dopo le scottanti rivelazioni sul Grande Sacerdote, volessero pestarlo a sangue... non ci si poteva lamentare. Possibile che appena risolvevamo un guaio ne saltasse subito fuori un altro, innescato proprio dalla soluzione adottata per l’inghippo precedente?

Emisi quindi un lungo sospiro, rigirandomi la tazza di tè tra le mani.

«Non so proprio come ringraziarti per quello che avete fatto» Saori mi distolse dal pensiero di Arles.

«Figurati è stato un piacere» risposi volgendo lo sguardo verso lo splendido quadro rinascimentale di fattura italiana rappresentante, manco a dirsi, il palladio, posto sulla parete di fronte a me. Non era la prima volta che io e Saori ci ritrovavamo a fare colazione insieme. Avevamo infatti l’abitudine di alzarci molto presto: io perché non riuscivo a dormire per via dei miei pensieri su Arles e perché per riuscire a mettere qualcosa sotto i denti con calma, bisognava farlo prima che scendessero nella sala da pranzo anche i saint; soprattutto Seiya! Della Kido avevo invece il sospetto che lo facesse proprio per evitare la loro compagnia. Infatti mentre io comunque rimanevo a tavola con loro, lei si dileguava poco prima del loro arrivo e la cosa non mi piaceva, sembrava che non li sopportasse. Nonostante questo, normalmente non mi facevo tanti problemi a parlare del più e del meno anche con lei, che, per quanto fosse la reincarnazione di Atena, non riuscivo a vederla per più di quello che era: una ragazzina tredicenne un po’ viziata e tremendamente autoritaria.

Quella mattina non ero però dell’umore giusto per una chiacchierata con lei, anche se dovevo ammettere che da quando le avevamo riportato all’ovile i silver, si era dimostrata meno aggressiva e acida nei nostri confronti. Ma la discussione avuta con i suoi guerrieri, la sera prima, mi aveva reso alquanto indisposta. I silver, infatti, ritenendomi di parte per via della mia relazione con Arles (in quel frangente avrei strozzato Alexis, che l’aveva starnazzato ai quattro venti come se fosse il pettegolezzo dell’anno), non avevano preso seriamente le mie parole in difesa della parte buona del Grande Sacerdote e mi avevano taggata come la solita donna ingenua e masochista che continuava a difendere il suo uomo nonostante fosse un gran bastardo manesco, cosa che accrebbe l’ira di Asterion e Babel verso il Sacerdote (per la diffusione del fatto che Arles aveva alzato mano su di me, dovevo invece ringraziare Seiya; mai una volta che chiudesse la bocca quel ragazzo!).

«C’è qualcosa che ti turba? Oggi sei stranamente silenziosa.» mi chiese Atena e io mi ritrovai a fissare il viso sorridente della ragazzina tredicenne, atteggiata da donna matura, che mi sedeva a fianco. Ok che era la reincarnazione di una figura mitologica, ma comunque parlare dei miei problemi con un’adolescente non mi allettava per nulla, ma Saori era ben intenzionata a girare il coltello nella piaga.

«È per Arles vero?» aggiunse quindi lei.

Io però cambiai discorso passando a chiacchierare su come le giornate si stavano facendo sempre più lunghe e più calde. Saori però non era dell’idea di farsi traviare dal discorso:

«E per quello che hanno detto ieri sera i miei saint?»

Quella ragazzina era veramente cocciuta, non c’era che dire: «Visto che ho capito che non riuscirò a cambiare discorso fin quando non vi darò una risposta... ebbene sì. Per convincerli a non uccidere te e i bronz, hanno finito per voler uccidere Arles e non era esattamente quello che volevo!»

«Non puoi dar loro torto...»

«Lo so. Quello che il Grande Sacerdote ha fatto è ignobile, ma non era in lui!» sbottai a quel punto.

«Io ho fiducia in te e credo nelle tue parole»

Mi ritrovai spiazzata a guardare Saori che prendeva la mia mano fra le sue:

«Lo devi amare davvero tanto per fare tutto questo...» mi disse quindi Saori guardandomi negli occhi e mi accorsi che quella che avevo davanti altro non era che una ragazzina di tredici anni in tutto e per tutto.

«Ehm, beh ecco io.... tengo molto a lui» dissi alla fine. Ammettere di essermi innamorata di Arles in quel modo quasi adolescenziale, era una cosa difficile anche per me, ma mentire a me stessa e agli altri non sarebbe servito a nulla. Infondo era vero che tutto quello che stavo facendo era per lui, anche se in ballo c’era molto più che una singola persona, cosa di cui stavo prendendo sempre più coscienza.

«Un po’ ti invidio...» sfuggì a Saori, che però subito arrossì portandosi la mano alla bocca.

«C’è qualcosa di cui vuoi parlarmi?» chiesi quindi intuendo che anche la Kido probabilmente era turbata per qualcosa.

«Assolutamente nulla, che vai pensando!» negò con forza Saori e io mi ritrovai nuovamente di fronte ad un muro. Arles avrà avuto una bella doppia personalità, ma ultimamente anche gli sbalzi di umore della Kido non scherzavano! A volte avevo l’impressione che il suo atteggiamento altero e autoritario fosse solo una facciata; una sorta di maschera dietro cui nascondere le proprie fragilità e i propri desideri.

«Volevo solo assicurati il mio appoggio. Te lo devo dopo quello che avete fatto. Parlerò io ai miei saint, non preoccuparti, ma questo non toglie che non vi lascerò agire senza il mio consenso.» disse quindi Saori riprendendo il suo contegno distaccato, mentre io mi ritrovai a guardare nuovamente il quadro. “Bisogna dire che il vecchio Kido d’arte se ne intendeva!” mi ritrovai quindi a pensare. La mia attenzione vene però ben presto catturata dalle urla di Tatasumi che, come al solito, stava sbraitando dietro a Seiya intimandogli di pulirsi le scarpe prima di rientrare in casa dal giardino ed infatti poco dopo il suddetto cavaliere fece il suo ingresso nella sala da pranzo, sbadigliando sonoramente.

«Toh, guarda! La principessina questa mattina sì è degnata di fare colazione con noi! Domani pioverà rosso!» esclamò Seiya continuando a sbadigliare.

«Non era mia intenzione infatti» Saori assunse il suo solito sorriso inespressivo, che rivolgeva ai sui saint come segno di congedo, e fece per alzarsi, ma io la bloccai:

«Lascia perdere Seiya. L’educazione non sa cosa sia, ma alzarsi da tavola in questo modo potrebbe far pensare ai saint di non essere graditi e, nonostante ti abbiano giurato fedeltà, il legame è ancora debole è va rinforzato. Un sorriso sincero conquista più cuori di un despota autoritario.» gli sussurrai vedendo entrare anche i Silver nella sala.

Saori mi guardò fredda e ritornò composta rispondendomi: «Oppure mette a disagio».

Non compresi le sue parole fin quando tutti non entrarono nella sala. Infatti, tolti i bronz e le altre contattate, tutti rimasero impalati nel vedere Atena seduta come i comuni mortali a tavola, per poi esibirsi in mille inchini, dopo i quali calò un silenzio imbarazzato.

«Visto?» mi disse con un sorriso tirato Saori.

A sbloccare la situazione ci pensò però Seiya:

«Beh? Non avete mai visto una ragazzina fare colazione?»

«Quella non è una ragazzina, ma la nostra signora! Non è ammissibile che dei cavalieri di rango bronzo e argento si siedano al suo stesso tavolo. Solo il Grande Sacerdote ha un onore simile!» sbottò Misty.

Saori mi rivolse uno sguardo di sprezzante sufficienza.

«Fate come volete! Io ho fame e faccio colazione, che lei ci sia o meno non mi fa alcuna differenza!» esordì Seiya per poi servirsi al buffet e sedersi vicino a me.

«Quante storie per niente! Il medioevo è passato da un pezzo! Cercate di aggiornarvi!» sbuffò quindi Alexis in direzione dei silver e seguì a ruota Pegaso, trascinandosi dietro Shiryu con lo scopo di usarlo come cameriere. Stessa cosa fecero quindi Katy, Morgana ed Eva e i restanti cavalieri di bronzo, che si servirono come se non ci fosse nulla di diverso dal solito.

«Ma come osate, questo è un oltraggio all’ordine del Grande Tempio!» Sibilarono i Silver.

«Ma qui non siamo al Grande Tempio e se Atena ha piacere di intrattenersi con voi a tavola non vedo dove stia il problema» risposi io, per poi far cenno a Saori di non starsene li impalata come una cariatide, ma di dire qualcosa:

«Mi hai tolto le parole di bocca! Servitevi pure... sarete affamati dopo la corsa mattutina» disse la Kido con un sorriso tirato, invitando con un gesto della mano i restanti cavalieri ad unirsi alla sua tavola.

I silver quindi presero posto incredibilmente con garbo. Solo Argor di Perseo, come ogni mattina, fece accomodare Katy come un vero gentiluomo e, come ogni volta, mentre lui le spostava la sedia, Hyoga e Eva prendevano posto accanto alla Guaritrice lasciando il saint di Perseo con un palmo di naso. Katy li guardava sempre con immensa gratitudine. Dopo di che cadde nuovamente un silenzio imbarazzante e io mi ritrovai ad osservare sconvolta Moses, Dante e Jamian cercare di mangiare composti, mentre anche per gli altri silver si vedeva lontano un miglio che erano a disagio. Anche Argor, che normalmente ci provava senza ritegno con Katy (il suo abbraccio doveva avergli fatto parecchio effetto), quella mattina si era dato una regolata. Solo Misty era contento di poter sfoggiare un comportamento a tavola degno di Arles, guardando soddisfatto i suoi compari, invece pienamente in crisi.

Vedere quei ragazzi, che normalmente erano abbastanza casinisti e poco inclini al galateo, cercare di fare i piccoli lord, mi lasciò incredula e, dopo una rapida occhiata a Seiya, che invece si stava ingozzando come suo solito, scoppiai in una sonora risata.

«Asterion, Babel, siete una sagoma! Oddio, siete più imbalsamati che davanti al Grande Sacerdote!» mi sfuggì con le lacrime aglio occhi.

«Beh ecco noi...» balbettarono i due.

«Arianna, ma si comportavano così anche con te, quando credevano che fossi Atena?» mi chiese Eva sorseggiando il suo tè.

«All’inizio sì, ma mi è bastato offrigli una birra a spese del Grande Tempio per rompere il ghiaccio ed intimar loro di smetterla di trattarmi come la regina d’Inghilterra» e feci l’occhiolino a Saori, che sbuffò.

«D’altronde quante volte nella vita può capitare di trovare una dea che ti consiglia su come corteggiare le ragazze» rispose divertito Asterion, ripensando al nostro primo incontro.

«O che legge i tuoi racconti e ti incoraggia a non mollare la tua passione nonostante i compiti di saint...» disse Babel, dai cui occhi si intravedeva un po’ di nostalgia.

«... e che vede in te prima l’essere umano, che il guerriero da mandare al macello» aggiunse infine Seiya, tirando una frecciatina bella appuntita a Saori.

«Ho delle faccende importanti da sbrigare» Saori quindi si alzò dal tavolo con garbo e, con il solito sorriso di circostanza, uscì dalla sala, mentre i silver si affrettavano ad alzarsi e ad inchinarsi.

Io invece posai il tovagliolo e la seguii, fermandola nel corridoio. Quella mattina non l’avrebbe passata liscia; il suo comportamento mi dava troppo fastidio:

«Saori, non capisci che così facendo sembra che i tuoi saint ti diano suo nervi!» sbottai.

«E tu ti rendi conto con chi stai parlando?» rispose secca lei.

«Sinceramente non me ne può sbattere di meno, se non l’hai ancora capito! Quindi è inutile che gonfi il tuo cosmo, perché se una cosa mi da fastidio non mi faccio problemi a dirtela in faccia, signorina!»

«Io sono la reincarnazione della dea Atena, non posso comportarmi come una comune mortale! Dopo questa mattina dovresti averlo capito! Hai visto come erano a disagio! Io sono l’autorità ed è così che si aspettano che mi comporti!»

«Ne sei sicura? Io ho anche visto qualcosa di diverso durante il mio soggiorno al Santuario; ovvero un disperato bisogno di umanità e normalità. Il despota c’è già, non ti ci mettere anche tu! Ci sono momenti in cui bisogna essere autorevoli e distaccati, ma anche altri in cui bisogna dimostrasi umani e compressivi accorciando se necessario le distanze!»

«Offrendogli una birra?»

«Perché no? E magari interessarsi anche della loro vita oltre il cloth, non sarebbe male. Ti aiuterebbe a conoscerli meglio ed avvicinarli a te. L’affetto smuove i cuori più che l’autorità!» le risposi.

«Hai preso il mio posto per un paio di mesi e pensi di potermi far lezione? Tutto il sistema su cui è basato il mio Santuario è poggiato su un ordine preciso! Non si può destabilizzare così su due piedi!» Sbottò Atena furibonda.

«E ho visto dove ti ha portato il tuo “ordine”, Atena! Forse è ora di cambiarlo, non credi?»

«Non si può!»

«Questo lo puoi decidere solo tu! Infatti che si possa o meno dipende da te. Siamo noi che dobbiamo scegliere chi o cosa siamo, ma ovviamente il primo passo per cambiare le cose aspetta soltanto a te, e ti farebbe pure bene! Sei talmente presa dal tuo ruolo di incarnazione della giustizia, che da quando ti ho incontrato non ho mai visto sul tuo volto un sorriso spontaneo e sincero!» Sbottai.

«Grazie.» fu la risposta di Saori.

«Eh?» non mi sarei mai aspettata di essere ringraziata dopo la sfuriata che le avevo fatto.

«Nessuno si era mai preoccupato della mia felicità, ma non credo che i miei saint potranno mai accettare quella che sono veramente» disse Saori per poi lasciarmi sola nel corridoio a riflettere.

“Ti sbagli ragazza, e te lo dimostrerò!” Mi dissi fra me e me ripensando alla sensazione di opprimente malinconia avvertita davanti alla statua di Atena.

 

«Devo ammettere che hai le palle!» mi disse Alexis ridacchiando, mentre spettinava un Shiryu infuriato nero (per mettere a posto la sua chioma ci aveva messo una vita) tra le risatine di Shunrei.

«Vi abbiamo sentito litigare fin dalla sala da pranzo, ma che le hai detto per farla urlare così! Insomma dovresti portarle più rispetto!» mi disse Babel.

«Consigli non richiesti» risposi.

«Sicura di non voler venire?» mi chiese quindi Katy, mentre guardava rassegnata Argor, che le porgeva galantemente il braccio. A correre in suo aiuto ci pensò Hyoga.

«Qualcuno deve rimanere alla villa»

«Ci sono già Seiya, Jamian, Moses e Capella» dissero Dante e Misty, truccato all’inverosimile e abbigliato ancora peggio (ma chi gli aveva insegnato a vestirsi a quel povero ragazzo?).

«Questa sera è il mio turno e non mi sembrerebbe giusto nei confronti degli altri tagliare così! Ikki e Morgana piuttosto?» chiesi.

«Ikki è con Esmeralda, Morgana è a caccia di fantasmi come ogni sera» mi disse Eva.

«Allora divertitevi e state sereni, qui ci pensiamo noi» li salutai per poi avviarmi verso il salone.

“Li stiamo proprio traviando quei ragazzi!” pensai “Ma infondo che male c’è se si fanno un giro per Tokyo, come normali giovani della loro età? A parte che siamo a rischio attacco?”.

A tirare fiori l’iniziativa quel pomeriggio era stata come al solito Alexis, in crisi d’astinenza da birra e non intenzionata a rinunciare alla sua ciucca del sabato sera. Da li a coinvolgere Seiya, Katy, Eva e i restanti bronz, ci aveva messo poco, per poi passare a corrompere anche i Silver, che, a dispetto delle loro parole da prodi cavalieri di Atena, morivano dalla voglia di farsi un giro nella capitale nipponica che avevano solo visto di sfuggita al loro arrivo. Saori incredibilmente aveva dato il suo assenso (allora la mia sfuriata era servita a qualcosa!), ma si era ben guardata da unirsi alla comitiva, cosa che ci avrebbe notevolmente facilitato la sua salvaguardia, dato che in quel modo saremmo andati tutti in un locale e tanti saluti. Invece così avevamo dovuto darci i turni.

Raggiunsi così Seiya sul terrazzone del primo piano che dava sul giardino e mi sedetti con lui a guardare le stelle, prendendo sonno poco dopo.

 

«Ma sei cretina? Non ti ho fatto niente! Quindi smettila di cercare di uccidermi!»

La favella celestiale di Seiya e le colonnine del parapetto del terrazzo frantumate mi fecero risvegliare di soprassalto e mi ritrovai ad osservare la tipa con i capelli verdi di nome Shaina, che cercava di assassinare Seiya.

«Ma dove diamone sono finiti Jamian, Capella e Moses!» sbottai.

«Li ho messi a nanna per un po’, ma non preoccuparti per te a la dea. Sono solo qui per prendere la testa di Seiya» mi disse Shaina.

«Aspetta, non sei stata inviata dal Santuario per uccidere Saori e rapire me?»

«Sì, ma ho assistito allo scontro con gli altri silver e, tenendovi d’occhio, in questi giorni ho avuto modo di ricredermi anch’io sull’operato del Sacerdote»

«Allora perché mi vuoi morto se finalmente hai capito che non ho rapito nessuno!» sbottò Seiya puntando un dito verso la donna.

«Perché se un uomo vede in viso una saint lei deve ucciderlo oppure...» disse lei.

«Oppure?» chiese Seiya.

«No... niente...non può accadere fra noi....Va all’inferno, Seiya, con questo Thunder Claw *»

Possibile che l’ordine fissato da Atena al Santuario e le sue regole del menga** portassero solo guai?

La donna però si bloccò avvertendo un potentissimo cosmo negativo.

Tutto successe rapidamente e io, Seiya e Shaina ci ritrovammo in aria, per poi ricadere oltre il parapetto; Shaina atterrò in piedi, Seiya di faccia e io mi ritrovai tra le braccia di un guerriero biondo, che riconobbi subito: era il tizio non tanto sveglio di nome Aioria, che avevo visto nella sala del Grande Sacerdote.

«Somma Atena, vi riporterò sana e salva al Santuario» mi disse sorridente.

“Uffa ancora con sta storia e che palle!” Pensai per poi rispondergli:

«E se non volessi venire?»

«...» dedussi che il gold saint non si aspettasse una risposta del genere dalla sua espressione incredula.

«Puoi chiudere la bocca prima che ci entrino le mosche? Comunque spiacente non sono io la reincarnazione di Atena, ma la signorina Kido!»

«Co... cosa?» il tipo mi guardò sconvolto, per poi scoppiare a ridere: «Bella battuta mia signora, veramente divertente!»

Sospirai rassegnata: «Se permetti so ancora chi sono!»

«Nobile Aioria del Leone, la donna che avete in braccio dice il vero. Lasciate quindi a me il compito di eliminare Seiya.»

Poco da dire e poco da fare, Aioria in risposta spedì Seiya contro il muro della villa e Shaina a terra, per poi rivolgersi a me:

«Adesso basta giocare. Cos’è questa storia?»

«Arles mi ha passato per quella che non sono e voi state cercando di fare fuori la persona sbagliata, ma non pensate male del Grande Sacerdote perché in fondo non è colpa sua!» gli dissi sorridendogli e preparandomi a prendermele, ma mi ritrovai sbattuta a terra mentre il gold si ritrovò impegnato ad evitare i colpi di Seiya, tra l’altro senza il minimo sforzo.

«Ma come è possibile che i miei colpi lo attraversino!» esclamò Seiya.

«Non dire stupidaggini! Per evitarli si è spostato!» urlai al Saint di Pegaso.

«Tu... tu riesci a vedere i miei spostamenti?» Aioria mi guardò stupito.

«Non dovrei?» risposi.

«Solo chi possiede il settimo senso più riuscirci!» esclamò lui.

«Eh? Il cosa?» a casa mia i sensi erano cinque, al massimo sei se si contava l’intuito.

Ma il ragazzo non mi rispose. Si era infatti lanciato contro Seiya. Un colpo di una miriade di linee luminose si disegnò nell’aria, ma a finirne colpita fu Shaina, intervenuta a difesa del saint di Pegaso. Scoprii così che l’altra opzione per una saint vista in viso era quella di amare l’uomo autore del misfatto e che lei voleva uccidere Seiya perché, secondo lei, a lui il suo amore avrebbe dato fastidio. Ma che cavolo di ragionamento era! Al massimo il fastidio era tutto suo nel dover andare dietro a forza ad un ragazzino tamarro e spaccone di quattordici anni (e che regola del c@@zo era quella?).

In quel momento però l’unica cosa che volevo era fare un c@@o a capanna al biondino del Leone, ma la posto mio ci pensò Seiya, che gli tirò un gancio in piena faccia per aver trattato così una donna. Non ero amante della violenza, ma in quel frangente appoggiai pienamente il saint di Pegaso. Aioria avrebbe potuto fermare il colpo, il ragionamento di Seiya non faceva una piega! Il biondo infatti i mezzi li aveva per non ferirla in quel modo!

Aioria non si mosse e incassò senza fiatare, per poi andare a raccogliere Shaina da terra.

«Per questa sera, in suo onore, ti lascio vivere Seiya. Ma la prossima volta ti ucciderò perché è questa la punizione per i saint che hanno tradito. Per quanto riguarda voi...» Aioria si volto serio verso di me: «La prossima volta mi spiegherete bene tutta questa storia...»

Io però l’afferrai per il mantello.

«Dove la poti?»

«Al Grande Tempio dove sarà curata, anche se le sue ferite sono abbastanza gravi.»

«Lasciala a noi. Una mia amica fa miracoli nel guarire le persone. Un paio di giorni a letto e sarà come nuova.» gli dissi.

«Non dire sciocchezze, neanche tra i glod saint esiste qualcuno in grado di guarire ferite come questa!»

«Il Grande Sacerdote aveva ragione. In fondo il fratello di un traditore è sempre il fratello di un traditore»

Tre cessi di Saint comparvero tra le chiome degli alberi del giardino, interrompendoci.

«Il saint del Cane Maggiore, quello dello Mosca e quello di Eracle... per caso mi stavate seguendo?»

«Sorvegliando per ordine del Grande Sacerdote» disse il Cane Maggiore.

«Allora ditegli che non è necessario. Porterò a lui le teste mozzate dei saint traditori, che si sono votati a quelle false divinità, insieme ai corpi delle false divinità, che minacciano il Santuario e rapito Atena con l’ausilio di Seiya, e riporterò la dea al santuario, anche se non capisco perché il Grande Sacerdote mi abbia indicato questa donna come la dea, anche se lei nega di esserlo...»

«E visto che sei dietro, perché non ci fai anche sei caffè?» dissi ironica io. Ma chi era sto qui, un super eroe? E di che false divinità stava parlando?

Aioria mi guardò truce, mentre i tre nuovi venuti fecero per scendere dagli alberi... ritrovandosi però a testa in giù appesi come dei salami in un intrico di rami.

«Ma che diamine!» berciò la Mosca.

«Scusate il ritardo. L’anima perduta di un defunto mi ha impegnato più del dovuto. Ma guarda, il Santuario ha deciso di scendere in campo con un pezzo grosso!» la Medium in armatura era apparsa seduta su uno dei rami degli alberi del giardino.

«Morgana, per caso hai visto Katy, mentre venivi qui? Questa ragazza ha bisogno urgentemente di cure»

«Spiacente, ma vengo dalla dimensione degli spiriti, quindi non ho incontrato nessuno, ma con il casino che ha combinato il Leone, la Guaritrice non tarderà ad arrivare» rispose Morgana.

Lo sguardo del Gold Saint però si illuminò di una luce furente e dopo aver posato la sacerdotessa a terra lanciò il suo Bolt qualcosa verso Morgana, che però riuscì ad evitarlo saltando con una velocità e con un’agilità impressionante giù dall’albero, che finì disintegrato.

«Ehi, ma che fai!» sbottai io.

«La Medium, il Manipolatore, la Guaritrice, l’Alchimista, la Sensitiva e l’Esorcista e la Veggente. Le false divinità asservite alle forze del male che hanno corrotto i silver saint portandoli al tradimento, convincendoli che la dea Atena è Saori Kido. Non avrò pietà con te donna!» e così dicendo scagliò un altro colpo verso Morgana, che si difese erigendo una barriera di roccia, che si disintegrò al colpo del cavaliere, lasciandola però illesa.

«Che razza di cosmo è!» esclamò il gold Saint.

«Mai sentito parlare di cosmo positivo? No? Beh ragazzo, c’è sempre la prima volta! Tu distruggi, mentre io difendo l’Equilibrio di questo mondo in nome del Cosmo: quindi fra di noi chi è che è  più asservito alle forze oscure? Arianna ti consiglio di indossare la tua armatura; il micio non gioca come i silver... fa sul serio!»

«Ma io non so comandarla quella cosa!»

«Ora mi è più chiaro il tuo farfugliamento donna! Anche tu sei una di loro e hai cercato di confondermi prendendo l’aspetto della dea Atena!»

«Però ne hai di fantasia! Se avessi voluto imbrogliarti ti avrei dato corda non credi?» gli risposi, ma la cosa non gli piacque e il giovane scaricò su di me la sua furia.

Capii così che vedere il colpo non serviva comunque ad evitarlo e che se il suo colpo si chiamava Lightning Bolt c’era un motivo. Mi ritrovai infatti a boccheggiare a terra come se fossi stata colpita da una sorta di fulmine. L’armatura mi aveva infatti protetto come nello scontro con Arles, ma come allora la botta la sentii, eccome che la sentii!.

«Arianna tutto a posto?» Morgana si era precipitata da me insieme a Seiya.

«E come se mi fossi schiantata contro una parete di ferro e colpita in contemporanea da una folgore. Credo di avere qualche costola incrinata, faccio fatica a respirare» dissi, mentre la Medium mi prestava i primi soccorsi.

«Adesso basta! Stai esagerando! Loro non sono false dee e tanto meno servitrici del male. Non hai sentito il loro cosmo Aioria?»

«Sì, ed è strano! Non è come il nostro è... è subdolo! All’apparenza rassicurante, ma in pratica potente quanto quello di un gold! Andate all’inferno tutti e tre!»

Io chiusi gli occhi, un altro colpo non l’avrei retto, ma a salvarci il posteriore ci pensò il Manipolatore con la gentile collaborazione del cloth del Sagittario.

Il cosmo di quel simpatico fancazzista si espanse nell’aria e fece comparire, da chissà quale dimensione, l’armatura del Sagittario, che andò a collocarsi sul corpo di Pegaso, che riuscì così a respingere Aioria facendolo sbattere contro un tronco di un albero.

Ovviamente però il Leone non se ne rimase a guardare e dopo il primo momento di stupore si riprese e scaraventò a terra Seiya, che gli chiese:

«Aioria, perché insisti nell’obbedire al Sacedote nonostante anche il gold Cloth del Sagittario si sia schierato dalla nostra parte?»

«Perché è l’officiante della dea Atena, è grandioso, pieno di amore e giustizia! In altre parole il Grande Sacerdote può essere paragonato a un dio!» urlò il Leone scagliandosi su Pegaso, ma venne bloccato dal cosmo imponente di Saori.

“Allora a qualcosa serve pure lei!” pensai mentre Saori si avvicinava al gold saint del Leone atteggiandosi da figa.

«Il Sacerdote non è un dio... abbassa il tuo pugno Aioria e ascoltami»

«Voi siete Saori Kido, colei che comanda queste donne e i saint traditori, perché dovrei ascoltarvi?»

Atena diede completamente sfogo al suo cosmo e Aioria ammutolì, mentre a me saltò la mosca al naso: “Scusa, chi dovrebbe comandare chi? Roba da matti!” pensai io, mentre Morgana si rivolse ad Aioria:

«Già, Leone, lei è la vera reincarnazione di Atena e il Sacerdote l’impostore. Per quanto riguarda noi... non siamo al suo servizio, ma dato che stiamo percorrendo un tratto di cammino in comune abbiamo deciso di darle una mano, visto che anche noi vogliamo purificare il Santuario dalle forze oscure, come dite voi, o dal Cosmo Negativo, come lo chiamiamo noi.».

Saori quindi si cimentò nel narrare ad Aioria il salvataggio eroico compito da quello che appresi essere suo fratello.

Aioria però, non ancora convinto, chiese a Saori una prova; ovvero di parare un suo colpo, che venne però intercettato da Seiya, per poi ritrovarci tutti a fissare stupiti il cavaliere del Leone, tranne Morgana:

«Ma che fa? Delira?» chiesi alla Medium. Aioria stava infatti parlando ad un Seiya, alquanto inquietato, come se fosse di fronte al fratello defunto.

«No, è un discorso fra anime come quello a cui hai assistito tra me e lo spettro. Sembra che il fratello gli stia facendo il mazzo perché non è più in grado di riconoscere il bene dal male. A quanto pare l’anima del Sagittario era talmente in sintonia con il suo cloth da essere rimasta parzialmente legata ad esso anche dopo la morte.»

Aioria, finito di blaterare da solo, si cuccò quindi il suo stesso colpo respinto da Seiya, per poi inginocchiarsi di fronte ad Atena giurandole fedeltà. Dopo di che si diresse verso di noi:

«Vi chiedi scusa per il mio comportamento. Ho percepito quali motivi vi spingono a lottare, ma non mi ero mia ritrovato a scontrarmi con qualcuno con un cosmo come il vostro prima d’ora e ho perso la testa, fidandomi più delle parole del Grande Sacerdote che del mio istinto»

«Devo ammettere che il Grande Sacerdote ha costruito una bella favoletta attorno a noi. Ma almeno ora sappiamo che gli è giunta all’orecchio anche la nostra esistenza» disse Morgana.

«E ti posso garantire che la sua parte oscura si starà agitando parecchio. Le sue ore sono contate, ma bada bene alle mie parole: il bene si nasconde anche tra le ombre. Il Sacerdote non è completamente malvagio, ma asservito a una forza più grande di lui. Ti chiedo quindi di non giungere a decisioni affrettate» dissi ad Aioria, che però non mi ascoltò. Il racconto di Saori su suo fratello, aveva acceso in lui una rabbia difficile da estinguere e, senza darci il modo di fermarlo, prese con se Shaina e ritornò al Santuario per fare la cazzata più grossa della sua vita. Affrontare Arles a viso aperto e senza gli strumenti adeguati.

 

 

 

NOTE

 

*Cit: Saint Seiya. Le frasi in corsivo sono citazioni dell’opera originale.

 

** Termine dialettale che si può tradurre con “del cavolo”.

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Capitolo 16
*** Non tutte le dee sanno badare a se stesse. ***


NON TUTTE LE DEE SANNO BADARE A SE STESSE!

Ma quando lo si scopre è sempre troppo tardi.

 

Mi ricordo ancora quella sera che diede il via alla corsa che cambiò definitivamente il corso degli eventi...

 

Ero sdraiata su uno dei divani della villa, mentre Katy era intenta a risistemare le mie costole incrinate dopo l’incontro con il Leone. Nella stanza oltre a me c’erano la Kido, Seiya, Morgana, Eva e Alexis, più i restanti Bronze e Silver saint.

«Come stai Arianna?» mi chiese Saori.

«Molto meglio, grazie» risposi io, che finalmente stavo riprendendo a respirare normalmente, mentre la Guaritrice si lasciò scivolare su una poltrona, completamente esausta. Anche per lei, l’uso prolungato del suo cosmo la lasciava senza energie.

Dopo di che, il silenzio calò nuovamente nella sala. Nessuno di noi aveva voglia di parlare. I Silver si sentivano tremendamente in colpa per l’accaduto; chi per essere stato colto di sorpresa da Shaina, come un pollo, chi per aver messo a repentaglio la vita di Atena per aver ceduto al desiderio di trascorrere una serata come dei ragazzi normali.

Noi e i bronze eravamo invece preoccupati per come si stava evolvendo la situazione, che ci stava completamente sfuggendo di mano. Io in particolare iniziavo a temere seriamente per l’incolumità del Grande Sacerdote, ma anche del giovane e impulsivo ragazzo del Leone. Non riuscivo a far altro che pensare a lui e ad Arles. Avevo infatti la sgradevole sensazione che le mie parole fossero state gettate la vento e che sarebbe successo qualcosa di grave. Più andavo avanti più mi rendevo conto della situazione in cui ero finita, ma anche della determinazione che in me era cresciuta nel risolverla. Feci scivolare il mio sguardo sui presenti e mi chiesi come mai il cosmo negativo avesse preso piede al Santuario. Fu lo sguardo da duri dei silver e la loro voragine nel cuore a darmi la risposta: nessuno di loro aveva avuto scelta.

A rompere il silenzio fu Saori:

«Io vado al Santuario ad affrontare il Sacerdote di persona. Questa storia di equivoci e inganni deve finire.» disse e tutti ci girammo verso di lei. Tutti tranne Seiya che, continuando a guardare le stelle oltre la finestra, chiese:

«Perché vuoi recarti al Santuario? Potresti avere una vita lussuosa e senza problemi se solo lo volessi.»

«Perché questo è il destino della mia stella. Ognuno di noi è posto sotto l’influenza di una stella che ne determina il destino. Questo tanto più per i saint, che sono sotto una costellazione guida, e per gli dei che reggono le sorti dell’umanità. Combattere le forze oscure in nome della giustizia è lo scopo della mia reincarnazione in questo mondo» rispose Atena.

«Ma se il nostro destino è già stato deciso e non possiamo far altro che percorrere la strada tracciata dalle stelle, perché quindi lottare e non lasciarci piuttosto trascinare dagli eventi? Il tuo discorso non ha senso, Saori.» disse quindi Ikki rivolgendosi alla Kido.

«Quello che Ikki sta dicendo è un’obbiezione più che lecita. Si lotta per cambiare, per salvare, per amore, per un ideale, per costruire un futuro migliore. Ma se la motivazione che ti muove è semplicemente perché quello è il tuo destino, lascia perdere. Resta al sicuro a Tokyo. Al Grande Tempio, per risolvere la questione mi recherò io. Devo adempire ad una promessa.» dissi a quel punto.

Atena mi guardò autoritaria: «Arianna, osi mettere in dubbio il mio ruolo?»

«Soltanto le tue motivazioni. Se lo fai solo perché devi, allora non farlo. Non sarai in grado di sopportare il peso delle tue azioni; perché a determinare il destino di un uomo è la forza delle sue convinzioni e delle proprie scelte, non degli ammassi gassosi che distano da noi anni luce. Gli uomini hanno imparato da tempo a tracciare da soli il proprio futuro; nel bene e nel male.» risposi io guardandola dritta negli occhi.

Un silenzio nervoso calò nuovamente nella sala. Avvertivo il disagio dei silver di fronte alla mia aperta opposizione ad Atena, con il conseguente rischio di far degenerare la situazione, ma il mio intento non era di metterli di fronte alla scelta tra il loro dovere di saint, nei confronti di Atena, e il loro affetto per noi, ma era proprio per proteggere loro e quella ragazzina cocciuta e autoritaria, a cui nonostante tutto mi stavo affezionando, che stavo contrastando Saori. Non avrei accettato di vederli morire al Santuario in nome di un fantomatico destino imposto dalle stelle!

«Mentre a te cosa ti muove? Tolto il desiderio egoistico di salvare l’uomo che ami?» mi chiese secca la Kido. Quelle parole mi fecero male, ma risposi senza fare una piega.

«Non ho problemi ad ammettere le mie debolezze e i miei desideri. È vero, desidero riavere accanto a me l’Arles che ho avuto modo di conoscere, ma questo è solo un aspetto. Ciò che mi spinge a lottare è una mia scelta; la scelta di essere luce in un mare di tenebra e di testimoniare la speranza in un futuro diverso con la mia stesa vita! Questa è la via che ho tracciato, la vita che ho scelto e il compito che mi sono assunta, senza rinunciare mai ad essere me stessa con i miei limiti e le mie mancanze! E non lo faccio solo per Arles, ma anche per tutti voi. Perché ora so contro cosa devo lottare al Santuario: il suo destino!» Dissi.

«E pensi di poterlo fare da sola?» chiese Atena.

«Ma lei non è sola» disse Morgana: «Le anime dei morti mi chiamano al Santuario. Arianna io sono con te. È ora di tracciare una nuova strada per le sorti di questo mondo. Sono pronta a mettermi in gioco fino in fondo, come non ho mai fatto fino ad ora!»

«Anch’io verrò con voi! Ho visto il dolore della vita di un saint e farò di tutto per cambiare le cose! Basta sangue e dolore!» disse Katy poggiandomi una mano sulla spalla.

«Giusto! È ora di portare anche al Santuario uno po’ di giustizia con la G maiuscola...» Alexis fece ironica l’occhiolino a Saori, che stava per replicare, ma venne interrotta prontamente dalla Sensitiva:«... non lasciando tutto sulle spalle di un’unica ragazzina cocciuta e testarda!».

«E se c’è anche solo la possibilità di salvare una vita... non mi tirerò certo indietro!» disse Eva sorridendomi.

A noi si unirono anche i Bronze:

«Non che mi vada di rischiare il fondoschiena per salvare Arles e aiutare Saori, dopo tutto quello che ci hanno fatto passare, ma non posso neanche lasciare andare delle donzelle nelle tana del lupo da sole» disse Seiya scoccando un sorriso alla Kido: «Poi, negate come siete, finireste solo nei guai!»

«Visto che ormai ci siamo, direi che è ora di onorare i nostri sacrifici per diventare saint combattendo per qualcosa di concreto!» disse quindi Shiryu.

«Per noi e non solo» disse Hyoga.

«E per salvare anche chi si è perso» concluse Shun rivolgendomi uno sguardo limpido e fiducioso che mi scaldò il cuore, mentre Ikki, diede solo il suo assenso di approvazione con il capo. Non che ci fossimo aspettati un discorsone dalla Fenicie, ma una frase di incoraggiamento l’avremmo gradita!

«Grazie a tutti di cuore» disse quindi Saori abbracciandoci con lo sguardo dopo essersi calmata, mentre i Silver partirono in quinta per organizzare i preparativi del futuro scontro. Il loro entusiasmo venne però bruscamente fermato dalle sottoscritte:

«Chi vi ha detto che verrete con noi?» dissi io severa verso i Silver.

«Noi siamo i guerrieri di Atena e quindi la proteggeremo a costo della vita» fu la loro risposta.

«Sarò chiara con voi: ci sareste solo d’impiccio.»

«Come osi!» berciò Moses, che venne però fermato da Asterion.

«Che intendi dire, che non saremmo all’altezza?»

«Non sto mettendo in dubbio il vostro valore, ma il vostro cosmo è troppo impregnato di ira nei confronti del Grande Sacerdote e dato che la nostra è una missione di “salvataggio”, non vogliamo correre il rischio di interventi non richiesti e fuori luogo che potrebbero mandare a monte il nostro intento» spiegai.

«Il nostro obbiettivo è di purificare il Santuario dal cosmo negativo e voi non siete preparati.» disse Morgana.

«Mentre loro sì?» Babel accigliato indicò i bronze.

«Sinceramente preferiremmo che anche loro non venissero, ma....» dissi io.

«... grazie ai vostri insegnamenti sul “non lasciare mai che gli altri decidano per te” faremmo comunque di testa nostra! Quindi il vostro sarebbe fiato sprecato!» disse Seiya con aria di sfida.

«Senza contare che noi capiamo e appoggiamo il vostro obbiettivo. Quindi non vi saremo di impiccio, ma di supporto.» disse Shun.

Fui così costretta ad ammettere che avevano assorbito fin troppo bene i nostri ideali e che ormai si erano appiccicati a noi come colla, cosa che in seguito ringraziammo, anche se ci fecero passare dei brutti quarti d’ora pieni di angoscia per la loro sorte.

I Silver però non erano molto d’accordo, ma a farli ragionare ci pensò Eva:

«Ragazzi, non prendetevela; qualcuno deve rimanere a protezione di Saori!».

«Questo è fuori di ogni discussione! Io verrò con voi!» berciò la Kido, che aveva finalmente compreso che non era compresa nel pacchetto spedizione.

«È troppo pericoloso, signorina Kido!» disse Katy, perfettamente conscia di cosa ci aspettava al Grande Tempio.

«In questo modo, se non riuscissimo nell’impresa, ci sareste sempre voi come ultima speranza» cercò di indorare la pillola Morgana, ma in modo poco convincente.

Saori però assunse un sorrisetto beffardo: «E ditemi, come ci arrivereste al Grande Tempio di Atene senza di me e il mio aereo privato? La mia barriera lo rende praticamente irraggiungibile a chi non è al mio servizio e... voi non lo siete!»

«Io e Seiya ci siamo già stati! Faremo da guide» ribattei io.

Katy, Morgana ed Eva si guardarono dubbiose, e Alexis sbottò ironica:

«Saori... Atena non era la dea della Sapienza e della Giustizia.... da quando è diventata anche quella dei ricatti?»

 

Un paio di settimane dopo eravamo pronti e l’aereo privato della Kido in procinto di partire. A salutarci c’erano i Silver incazzati neri per il veto di Saori a farli salire sul mezzo. Eravamo infatti riuscite a trattare con la Kido un compromesso: lei veniva con noi, ma i Silver restavano a Tokyo in modo da non dare l’impressione di una spedizione militare (se fossimo arrivati con i Silver, chi lo andava a spiegare ai gold, o chichesia, che avevamo intenti benefici con i cosmi aggressivi che si ritrovavano). In più speravamo di riuscire a fare una sortita il più possibile in incognito raggirando le difese del Grande Tempio sfruttando i passaggi segreti e poco noti del Santuario, che io avevo avuto modo di conoscere durante il mio soggiorno. Anche la presenza dei bronze ci faceva storcere il naso, più gente c’era più sarebbe stato difficile passere inosservati, ma non c’era stato proprio altro verso. La loro presenza aveva però tranquillizzato notevolmente Saori, che si fidava delle nostre capacità tanto quanto quelle di un cavallo zoppo ad una corsa ad ostacoli. E la cosa negativa è che non aveva nemmeno tanto torto, visto la nostra poca esperienza sul campo. L’unica cosa che ci consolava era che tutto sommato aveva un cosmo gigantesco, quindi in teoria avrebbe dovuto essere in grado di badare almeno a se stessa e magari darci pure una mano... maledetto ottimismo!

 

Morgana invece era tremendamente nervosa.

«Cos’hai?» le chiesi.

«La Veggente, non c’è ancora. Avrei preferito che ci fosse anche lei con noi prima di andare al Santuario, ma ormai il dardo è tratto.»

«Ehi! Ma che fine ha fatto Shun! È in stramaledetto ritardo» sbottò Seiya.

«Già, non è da lui... che gli sia successo qualcosa?» chiese Ikki preoccupato.

«Se la sarà fatta sotto. È sempre stato un codardo» commentò acido Tatsumi rischiando di prendersele da Ikki.

Se devo essere sincera non sono mai riuscita a capire perché Saori si portasse sempre dietro quell’odioso gorilla leccapiedi nipponico, con il cervello di un criceto nano (chiedo umilmente scusa ai criceti nani per questo paragone).

Gli starnazzamenti del maggiordomo vennero però interrotti dall’arrivo del saint ritardatario con al seguito una bionda mascherata e una giapponese sui 18 anni.

«Scusate il ritardo, ma questa mattina è arrivata Sayuko, che si è istallata nella mia camera insieme a June e, siccome non riusciva ad abbinare le calze con gli orecchini, ci abbiamo messo una vita!» sbottò Shun in direzione della giapponese. Sayuko non era molto alta, ma era perfettamente proporzionata. Aveva dei splendidi capelli neri lunghi e lisci come seta, occhi scuri a mandorla e pelle di porcellana; sembrava la personificazione della perfezione.

«Shun, non rompere! Se andiamo al Grande Tempio c’è la possibilità che incontri nuovamente quel saint e devo quindi essere al meglio!» replicò seccata la ragazza in direzione del Saint di Andromeda.

«Di che saint parli?» chiese Shun.

«Di quello che ha attaccato l’isola di Andromeda per far fuori il tuo maestro e i suoi allievi, ma non preoccuparti, non c’è riuscito!» disse la giapponese.

«Già, avresti dovuto vedere come Sayuko lo ha messo in fuga! Uno spettacolo!» disse infervorata la bionda.

«Non esageriamo, a dirla tutta io non ho fatto proprio nulla! Ha fatto tutto da solo o meglio... hanno fatto tutto le sue bellissime rose! June, Il trucco e i capelli sono a posto?»

La bionda annuì e Sayuko fece per salire sull’aereo insieme a Shun, ma la bionda venne fermata dalla giapponese:

«Tu no. Ricordati la promessa che mi hai fatto insieme a Daidaros e ai suoi allievi. Niente interferenze. Ho rischiato di non riuscire a salvarvi e non voglio che capiti di nuovo. Quindi resterai qui.» per poi rivolgersi ai Silver: «Non crucciatevi troppo. Ciò che ho visto per voi al Santuario è solo morte.»

«La Veggente deduco» disse sorridente Morgana.

La giapponese annuì e salì con noi sull’aereo.

 

Le ore passavano lente, mentre le stelle scorrevano veloci oltre il finestrino. Saori, qualche sedile più avanti, esponeva a Seiya l’ipotesi che forse il Grande Sacerdote poteva essere uno dei Gold Saint. Io purtroppo non avevo gli strumenti né per avvalorare, né per negare quella idea. Sapevo solo che indipendentemente da questo, anche lui era una vittima tanto quanto Saori e i saint; tutti spinti a fare qualcosa per volere di qualcun altro; sia esso il destino, il vecchio Kido, una pseudo dea o il lato oscuro del cosmo.

Distolsi lo sguardo dal finestrino: Shiryu, Hyoga, Ikki, Shun, Morgana, Eva, Alexis Katy e Tatsumi si erano addormentati. Solo Sayuko, seduta accanto a me, era sveglia.

«Non riesci a dormire?» mi chiese.

«Troppi pensieri. Tu?»

«Troppi morti» mi rispose seria.

«Che vuoi dire? Hai visto qualcosa inerente il Grande Tempio?»

«Forse»

La guardai perplessa e lei sorrise:

«Vedo morte e vedo vita. Il futuro non è un’unica retta, ma un fascio di linee che si intrecciano fra di loro. Più si guarda lontano più sono confuse e difficili da decifrare, perché ogni futuro poggia le sue basi sulle scelte nel presente dei singoli. In poche parole le visioni rappresentano una probabilità, non la certezza di quello che può accadere nel futuro.»

«Capisco»

«Arianna, questo mondo è nelle mani dei singoli, ed è questa consapevolezza il peso che i Custodi ci hanno posto sulle spalle. Se ho ritardato a raggiungervi era perché sull’isola di Andromeda c’erano delle vite che volevo salvate, così come al Grande Tempio. Se avessi scelto di raggiungervi prima, avrei probabilmente avuto sulla coscienza diverse persone, quindi spero possiate perdonare il mio ritardo, sperando di aver fatto la cosa giusta.»

«Se è stato il cuore a dirtelo, è stata senz’altro la cosa giusta».

«Già, l’importante è essere fiduciosi e io sono ottimista e posso prevedere con certezza che arriveremo sani e salvi in terra di Grecia!» e Sayuko sfoderò un sorriso grosso come una casa, come se mi avesse detto la cosa più figa del mondo.

«Consolante!» mi sfuggì.

«Beh, non è così scontato. L’aero potrebbe sempre precipitare...» mi disse la Veggente con fare serafico. Giuro che se avessi avuto le cosiddette una toccatina scaramantica non me l’avrebbe tolta nessuno!

 

Il sole era ormai sorto e a svegliarci tutti fu la delicata voce di Seiya che urlò a squarciagola:

«Stiamo sorvolando la Grecia! Guardate quella è Atene!»

«Perché l’aereo sta passando oltre la città?» chiese Eva preoccupata.

«Perché non è esattamente Atene la meta di arrivo» disse sorridente Saori.

Pregai ardentemente che la Kido non volesse fare quello che stavo pensando...

 

Come non detto; lo fece! L’aereo infatti atterrò all’interno del perimetro del Santuario, l’avremmo tutti presa a pedate, ma l’aereo era ancora nulla!

Infatti un tipo con tunica e cappuccio ci venne ad accogliere e io iniziai a temere per un eventuale ennesima cazzata di Atena, oltre che atterrare in pieno Santuario con un velivolo privato. Almeno che non fossero stati tutti ciechi e sordi, la cosa non sarebbe passata sicuramente inosservata. Meno male che dovevamo agire senza dare troppo nell’occhio!

«Benvenuta al Santuario. Il Grande Sacerdote la sta aspettando

«Significa che il Sacerdote è disposto al dialogo?» disse Saori

«Sì signorina... come ha scritto sulla lettera, anche lui desidera vederla e parlarle...» rispose il tizio mascherato.

«Aspettate un attimo. Cos’è questa storia della lettera?» disse Morgana.

«Ho inviato una lettera al Grande Sacerdote per risolvere a quattrocchi la situazione.» rispose Saori.

«E perché non ci avete informato?» chiese Alexis.

«Non mi era sembrato necessario. Allora ci muoviamo?» disse la Kido seguendo quella sorta di guida.

«Alla faccia della Saggezza! Ora saranno tutti in allerta! Addio al piano A. I passaggi segreti saranno sicuramente sorvegliati a vista. Abbiamo un B?» chiese Alexis passandosi una mano sulla faccia.

«No.» risposi io, mentre Eva chiese ad Alexis:

«Riesci a scrutare le intenzioni di quel tipo con la maschera? Perché non mi piace per nulla.»

«Purtroppo no. È come se fosse protetto da un cosmo potentissimo che mi impedisce di sondare l’anima di quest’uomo» disse Alexis.

«Il cosmo che senti è quello di Arles.» dissi io.

«Possibile che sia così potente?» mi chiese la Sensitiva.

Io annuii... e quello era solo un assaggio.

«Tu invece vedi qualcosa Sayuko?» chiese Katy alla Veggente.

«Sono spiacente di deluderti. Le mie visioni non vanno a comando. Quindi posso solo prevedere con certezza che ci aspetta un duro scontro, ma per quanto riguarda gli esiti non ne ho la più pallida idea!.» disse Sayuko.

«Grazie, questo ero in grado di prevederlo anch’io! La tua facoltà è utile come un due di picche!» disse Alexis.

«Scusa se a scuola non insegnano divinazione e se non sono ancora in grado di controllare le mie visioni!» replicò la Veggente.

«Dai che magari Saori riesce a risolvere tutto con una bella chiacchierata e una stretta di mano!» disse speranzoso Seiya.

«Già, infatti. Chi può dirlo?» disse con un sorriso meno spontaneo Hyoga.

«Speriamo!» dissi io senza il minimo entusiasmo. Non sarò stata una veggente, ma avevo l’impressione che Atena avesse fatto un’emerita cazzata.

 

Il tipo mascherato ci accompagnò fino ad un’imponente scalinata che portava all’ingresso di una sottospecie di tempio e ci spiegò che per raggiungere il Grande Sacerdote avremmo dovuto attraversarlo, così come i successivi undici edifici dedicati ai 12 segni zodiacali e affrontare i relativi custodi.

«E chissà perché, non credo che ci faranno passare offrendoci tè e pasticcini, giusto?» chiese Ikki, cosa a cui il tipo diede segno di assenso:

«Vi avviso che dall’era mitologica nessuno è mai riuscito nell’impresa.» ci disse infatti l’uomo.

«C’è sempre una prima volta per tutto.» dissi quindi io.

«Aspetta, non vorrete farci fare a piedi tutte quelle scale!» esclamò Saori: «Non ho le scarpe adatte!»

“Se per questo nemmeno l’abito” commentai tra me, osservando il vestito con la gonna a balze bianca e rosa in perfetto stile “ballo a corte nell’800”.

«Scusa, ma se sei la proprietaria di questo posto dall’era mitologica, avresti dovuto saperlo che c’erano delle scale!» sbottò Alexis.

«È che ormai mi sono abituata ad usare gli ascensori, e mi ero completamente scordata che qui non ci sono!» disse Saori leggermente in imbarazzo per la figura di merda gratuita.

«...» fu il commento di tutti.

Giuro, sembravamo un gruppo di turisti dell’ultima ora, altro che guerrieri!.

La guida quindi tossicchiò sonoramente per attirare nuovamente l’attenzione su di sé: «Signorina non credo che le scale saranno un problema per voi; anche perché non riuscirete nemmeno ad attraversare il palazzo del montone bianco, in quanto io, Tramy della Freccia, vi sconfiggerò prima! » Esclamò il tizio togliendosi la tunica e lanciando verso di noi il suo Phantom arrow.

«Ragazze attente!» urlò Shiryu verso di noi.

Un bagliore accecante si irradiò dai nostri corpi e ci ritrovammo così ricoperte dai nostri porno colth. Il mio pseudo body era bianco e argento, l’armatura alata di Morgana era invece nera con sfumature grigie, quello di Eva era una sorta di bikini rosso e rame, quello di Katy sembrava una ragnatela dorata che copriva il minimo indispensabile, quello di Sayuko una sorta di baby-doll verde e oro, mentre quello di Alexis sembrava più una guepiere azzurra e argento, che un’armatura vera e propria. Traducendo, da un gruppo di turiste ci eravamo trasformate in un gruppo di figliole addobbate più che per combattere, per battere, ma questi erano solo dettagli!

«Ehi! Ma sono solo illusioni!» esclamò però Hyoga, mentre Ikki si rivolse irato verso il Silver:

«Cos’è, uno scherzo di pessimo gusto?»

Il Silver sfoderò un sorriso di vittoria: «No, ho avuto l’ordine dal Grande Sacerdote di uccidere tutte le donne del gruppo.»

«Beh ti è andata male! Le ragazze sono state protette dalle loro armature» disse Seiya con fare strafottente.

«Non tutte però... una l’ho centrata in pieno!» replicò con un sorriso bastardo il saint della Freccia.

«Cosa?» Seiya si girò verso di noi.

Tra le mie braccia infatti giaceva Saori, trafitta al petto da una freccia d’oro. Un senso di desolante impotenza mi pervase. Rispetto a qualsiasi saint ero troppo lenta e si era svolto tutto sotto i miei occhi, senza che potessi far qualcosa per evitarlo e mi sentii tremendamente in colpa: avrei dovuto impormi su di lei perché restasse a casa, ma avevo preferito assecondarla ed ecco il risultato. Il risultato di una scelta sbagliata. Se avesse perso la vita non me lo sarei mai perdonato.

«Katy, fa qualcosa! Non possiamo farla morire così!» disse Eva.

«Ci sto provando, ma non riesco ad estrarre la freccia! E per risanare la ferita bisogna prima toglierla!» disse Katy.

«È inutile che vi sforziate. Nessuno può togliere quella freccia a parte il Sacerdote e avete solo 12 ore a disposizione, perché quando i fuochi di quella meridiana si spegneranno, la freccia si conficcherà nel cuore della signorina, che esalerà l’ultimo respiro!»

«Lurido bastardo! Questo è stato un colpo basso!» imprecò Seiya mentre si scagliava contro il Silver, ma Morgana lo bloccò.

«È inutile prendere tempo scontrandoci con un burattino. Rechiamoci immediatamente dal Grande Sacerdote» disse la Medium.

«Ma non si merita di essere lasciato andare così facilmente, dopo quello che ha fatto!» disse Seiya.

«Il sangue richiede altro sangue, Seiya, ed è per questo che noi dobbiamo evitare di comportarci come lui, se vogliamo interrompere questo circolo vizioso» disse Eva rivolgendo lo sguardo verso il Silver: «Prega perché riusciamo ad arrivare in tempo dal Sacerdote o porterai la macchia di aver trafitto un’anima innocente»

«Comunque, per ogni evenienza, te ne starai qui buono, buono a fare la guardia alla signorina!» disse Morgana.

«Non dire idioz...» le parole morirono in gola al Silver, che si ritrovò inglobato per metà da una delle rocce alle sue spalle.

«Ma chi diavolo siete?» disse il Silver.

«Ora non abbiamo tempo. Goditi il paesaggio» disse quindi Morgana, mentre noi, dopo aver affidato la Kido a Tatsumi, ci recavamo di volata verso la prima Casa.

Se la matematica non era un’opinione e se ognuno di noi affrontava un cavaliere, essendo in 11 avremmo dovuto avere più possibilità di raggiungere Arles in tempo... ma come costatai: tutto è relativo.

 

«Arianna, non devi prendertela così con te stessa. La colpa di quello che è successo non è solo tua!» mi disse la Sensitiva.

«Alexis ha ragione. Anche noi non siamo stati in grado di accorgerci del pericolo» disse Seiya

«Poi quello che è successo ormai è successo. É inutile piangersi addosso. Piuttosto impegnati per attraversare il prima possibile le 12 case, perché solo tu hai la possibilità di esorcizzare Arles. Noi, dal canto nostro, cercheremo di darti tutto l’appoggio e l’aiuto possibile.» disse Ikki

Io annuii. La Fenice aveva ragione, disperarsi non serviva a nulla e non era da me. Chi perdeva le speranze in partenza non poteva certo farcela.

Arrivati ormai davanti alla prima casa iniziammo a scorgere il profilo del suo proprietario e a percepire il suo cosmo, che ci sembrò subito famigliare, sopratutto ad Eva, che, dopo un primo momento di stupore corse incontro al Gold Saint dell’Ariete, salutandolo calorosamente.

«MU! Ma che ci fai qui?» chiese Eva.

«Dall’armatura si direbbe che sei il custode della prima» osservò Shiryu.

«Esattamente, ottimo spirito d’osservazione, Dragone!» disse ironico il saint capellone, per poi concentrarsi su di noi ed in particolare sull’armatura di Eva: «Quindi è questo il cloth di cui mi avevi parlato... interessante. Posso?»

Eva annuì e Mu passò ad esaminare l’armatura dell’Alchimista facendole praticamente una radiografia completa, per poi sfiorarle il braccio.

«Curioso a prima vista sembrano simili a comuni cloth di bronzo o d’argento, ma hanno una resistenza pari a quelli d’oro e una consistenza diversa... sembrano quasi fatti di pura energia cosmica solidificata!» disse incuriosito l’Ariete.

«Ma dai? Quindi è così che abbordate le ragazze da queste parti! Con la scusa del cloth! E io che ero rimasta alla collezione di farfalle!» disse Alexis, mentre Ikki guardava truce verso l’Ariete.

Eva arrossì violentemente, mentre l’Ariete sbuffò:

«Sinceramente faccio fatica a credere che delle menti così maliziose abbiano potuto sviluppare un cosmo come il vostro ed entrare nelle grazie dei Custodi del Cosmo»

«La vita è troppo breve per prendersi troppo sul serio. Si rischia di non godersela appieno se si è troppo concentrati sul proprio ruolo. Credimi, te lo dico per esperienza, fare gli eremiti porta solo ad essere soli, nulla di più. Di conseguenza te lo sconsiglio, almeno che non ci sia un motivo valido per farlo.» replicò Alexis, scambiandosi con l’Ariete uno sguardo penetrante.

«Alexis, la cosiddetta Sensitiva suppongo»

«Bravo, hai ottime facoltà mentali, non c’è che dire.» disse la Sensitiva.

«Loro invece dovrebbero essere: Arianna l’Esorcista, Morgana la Medium, Katy la Guaritrice e...» Mu ci indicò in ordine per poi fermarsi incerto sulla giapponese.

«Sayuko la Veggente. Eva non può averti parlato di me perché ci conosciamo da poco»

«Capisco.» disse il gold.

«Ti prego Mu, non so cosa ti abbia detto il Grande Sacerdote, ma noi non siamo qui per fomentare una ribellione, conquistare il Santuario o cose del genere, ma soltanto per salvare il Grande Tempio dal male che ne ha preso il possesso» disse Eva prendendogli la mano.

«Senza contare che c’è anche in ballo la vita di Atena. Un Silver l’ha trafitta con una freccia d’oro» disse Shiryu rivolgendosi all’Ariete.

«Se quella è la reincarnazione di Atena» rispose Mu che fece per darci le spalle, ma Eva lo bloccò.

«Quindi tu lasceresti morire una ragazzina in quel modo solo perché non sei sicuro di chi sia? Da te non me lo sarei aspettato!» Sbottò l’Alchimista.

«Sono un saint e i miei obblighi si esaurisco nel servire colei a cui ho prestato giuramento. Se quella ragazzina non è Atena, non è una questione che mi compete» disse secco Mu.

«Non riesco a credere che tu stia parlando sul serio. I tuoi occhi ti tradiscono, così come il tuo cosmo. Non è per devozione ad una divinità in cui nemmeno tu credi, che hai scelto il cloth, ma per proteggere l’umanità. Per questo non abbandonerai quella ragazza al suo destino, indipendentemente da chi credi che sia; perché anche in te risplende la scintilla del cosmo positivo»

Mu sorrise: «Pur di salvare anche una singola vita sei sempre disposta a schierarti a spada tratta?»

Eva annuì: «Ora più che mai, anche perché in ballo c’è più che una singola persona, e non parlo solo di Saori, ma di te, di loro, del Santuario stesso e del Mondo.»

«Lo so, per questo sono venuto qui dal Jamir, per aiutarvi come posso.»

«Quindi ci lascerai passare?» chiese Seiya.

«Prima però datemi i vostri cloth. Hanno bisogno di riparazioni per affrontare ciò che vi aspetta oltre questa casa»

«Non abbiamo tempo» rispose Seiya.

«Non ragionare in modo impulsivo, ma cerca di essere giudizioso. Affrontare i gold saint senza le giuste protezioni è una battaglia persa in partenza, perché il loro potere oltrepassa ogni vostra immaginazione.»

«Esattamente, quindi vi consiglio di dar retta al Signor Mu!» un bimbetto dai capelli rossi spuntò dal nulla, per poi saltare in braccio ad Eva.

«Ciao Kiki!» l’Alchimista scompigliò i capelli del bambino.

«Eva mi sei mancata! Mu non cucina bene come te!» per poi abbassare la voce «Anzi fa proprio schifo ai fornelli!»

«Kiki, dacci un taglio che ti sento benissimo, e muoviti a preparare i miei attrezzi, che non ho tempo da perdere!» sbottò l’Ariete alzando gli occhi al cielo.

«Sì, subito signor Mu!» e il bambino si volatilizzò.

«Scusate l’impertinenza del mio allievo» disse Mu, mentre Eva ridacchiò: «Ma se è adorabile!»

Io intanto ero nervosa. Saori stava rischiando di morire e quindi, di rimanere tutti a rimirare l’Ariete che riparava le armature, tranne quella di Ikki (che a quanto pare faceva de se come le nostre) non mi sembrava la cosa appropriata.

«Io procedo. Rimanere tutti qui ci rallenta solo.» dissi.

«Fermati, Arianna. Tu, più di ogni altra dovresti sapere cosa vi attende e, anche se il vostro cosmo positivo vi ha permesso di sviluppare una sorta di settimo senso detto “Vista”, che vi permette di percepire anche i colpi di un gold saint, non siete comunque ancora in grado di misurarvi alla pari con loro. Quindi agire da sole è un azzardo»

«L’Ariete ha ragione. La fretta è cattiva consigliera. Agire in solitaria non è mai servito a nulla.» mi disse Morgana mettendomi una mano sulla spalla.

Dovetti ammettere a me stessa che aveva ragione.

«Mu, cos’è il settimo senso di cui hai parlato prima?» chiese quindi Ikki.

«Il settimo senso è l’essenza stessa del Cosmo; l’energia primordiale custodita in ognuno di noi. Ricordatevi quindi che la capacità di un saint non dipende dalla sua armatura, ma dalla capacità di sviluppare e attingere al Cosmo.» spiegò Mu.

«E degli altri gold saint cosa sai dirci?» chiesi io.

«Non molto in verità. Non ho mai soggiornato per molto tempo al Santuario. Le uniche cose che posso dirvi è che il Sagittario ha lasciato questo mondo 13 anni fa, che del saint di Gemini non si hanno più tracce da diverso tempo e che quello di Libra dimora a Goro Ho».

«Ottimo, tre saint in meno da convincere a farci passare!» disse Sayuko.

Mentre Alexis esclamò incredula: «Non dirmi che Libra è il vecchio nano viola?»

«Nano viola?» chiese perplesso Mu.

«Parla del maestro Doko» disse Shiryu.

«Ah! Comunque sì, è lui la Bilancia».

«...» fu il commento di Alexis.

«Scusa, come si chiama il saint dei Gemelli?» Chiesi.

«Saga, se non ricordo male. Perché me lo chiedi?»

«Curiosità» dissi, anche se in realtà mi era ritornata in mente l’ipotesi di Saori sulla vera identità di Arles.

«Mu a che punto sei? Il Fuco dell’Ariete, si sta spegnendo nella meridiana!» disse Seiya, mentre Katy scoccava uno sguardo preoccupato verso Mu.

«Ho finito. Indossatele.»

«Grazie, sono fantastiche.» disse Seiya seguito a ruota dagli altri.

«Buona fortuna» ci disse quindi Mu, per poi bloccare Eva per un braccio: «So che non posso trattenerti e che per ora non posso aiutarvi più di così, ma promettimi di fare attenzione... soprattutto alla Vergine. Ciò che è successo sull’isola di Death Queen ha destato il suo interesse. Non vi lascerà passare facilmente.»

«Allora ti affidiamo Saori Kido» ed Eva gli rivolse un sorriso rassicurante, mentre Mu, con riluttanza, lasciò la presa e tutti insieme ci avviammo verso la casa del Toro.

 

 

NOTE

 

*Cit. Saint Seiya pefect edition volume 6. Tutte le parti in corsivo sono citazioni dell’opera originale.

 

ANGOLO DELL’AUTRICE

 

Chiedo scusa per il ritardo nell’aggiornare, ma tra le festività di Pasqua (con le relative invasioni di parenti ed abbuffate) e il Torino Comics, non ho avuto molto tempo ^.^!

Ringrazio tutti coloro che stanno seguendo, recensendo ed inserito la storia tra le preferite, seguite e da ricordare!

 

Cloe87

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Capitolo 17
*** Mai scherzare con i morti ***


AVVERTENZE

Le parti non vissute in prima persona dalla protagonista verranno riportate come una sorta di riassunto, questo perché Arianna sta raccontando cose già avvenute e che quindi ha già avuto modo di conoscere. Su queste parti non mi soffermerò troppo perché verranno poi riprese in seguito per spiegare alcuni rapporti che si andranno a creare e sviluppare successivamente alla corsa alle 12 case.

 

MAI SCHERZARE CON I MORTI

Soprattutto se c’è la Medium nei paraggi.

 

«Ma quanto è lunga questa scalinata?» sbottò Alexis con il fiatone.

«Più ci pensi e peggio è. Quindi risparmia il fiato e chiudi la bocca!» la rimbeccò Ikki, mentre la Sensitiva gli rivolgeva uno sguardo di fuoco.

 

Effettivamente non avevamo preso in considerazione la collocazione geografica del Santuario; ovvero un’impervia altura rocciosa! Anche se ammetto che i gradini ci risparmiarono un’arrampicata sulle scoscese pareti che ci circondavano, cosa che ci avrebbe messo seriamente in crisi (almeno per una parte di noi).

La nostra resistenza fisica era infatti pressoché nulla ed non eravamo ancora arrivate alla casa del Toro che eravamo già distrutte. I bronze ci guardarono perplessi:

«Mi sa che per voi queste scale saranno un avversario di tutto rispetto» disse Seiya divertito.

«C’è poco da ridere maledetto pony!» rispose Alexis, mentre io, Eva e Katy, non avevamo neanche più fiato per mandarlo a quel paese. Solo Sayuko (grazie agli allenamenti seguiti sull’isola di Andomeda) e Morgana sembravano non riportare segni di stanchezza.

«Spiacenti ragazze, non abbiamo molto tempo.» disse Shiryu.

«Vi riposerete una volta arrivati in cima!» disse Hyoga porgendo una mano a Katy per aiutarla ad alzarsi.

«Se non ci lasciano i polmoni sulle scale!» disse Ikki, visibilmente preoccupato per Eva, che però stoicamente continuò a procedere insieme a noi, mentre Morgana portò rassegnata gli occhi al cielo:

«Se il Manipolatore avesse fatto le cose con criterio, a quest’ora non ci sarebbero tutti questi problemi, perché avreste avuto più tempo per interagire e imparare a controllare la vostra armatura, ma ormai è tardi! L’unica cosa che posso dirvi per aiutarvi è che se riuscirete a dominare voi stesse sarete in grado di dominare anche la vostra armatura e il vostro corpo, che quindi non vi sarà più d’impiccio.» ci disse Morgana. Confesso che ci misi un bel po’ di tempo e di fatica prima di capire quello che ci aveva detto la Medium.

 

Arrivati a destinazione, e non percependo nessun cosmo provenire dalla casa, entrammo trulli, trulli nel tempio, finendo tutti allegramente a sbattere contro quello che ci parve un muro, tranne Morgana, che aveva frenato in tempo.

«Ma che diamine!» sbottò Sayuko, massaggiandosi, come tutti noi, il fondoschiena, sbattuto sul freddo pavimento di marmo.

«Siamo proprio dei c@@@@ni, per essere andati a sbattere contro un muro! Possibile che non l’abbiamo visto?» chiese Alexis.

«Al dire il vero non siete andati a sbattere contro un muro, ma contro il custode della seconda casa» ci disse Morgana indicandoci un punto imprecisato nella penombra.

«Non dire stupidagg...» a Seiya morirono le parole in gola, mentre si ritrovava sovrastato dalla figura imponente del gold Saint del Toro, che aveva deciso di uscire allo scoperto.

Che dire? Un armadio quattro stagioni era meno ingombrante dell’uomo che ci sbarrava la strada e che, senza tanti giri di parole, ci informò che di lì non si passava. A nulla valsero le nostre suppliche e i piagnistei, anche se l’omone rimase visibilmente spiazzato, nel vedere cinque ragazze buttarsi ai suoi piedi chiedendo “Per favore” e un bicchier d’acqua!

«Ma non avete un minimo di dignità!» sbottò Morgana.

«Noi non le conosciamo!» misero subito avanti le mani Seiya, Shiryu e Hyoga. Ikki evitò semplicemente di commentare, mentre Shun... ci venne a dare manforte, piagnucolando pure lui di lasciarci passare.

Seiya e i restanti bronze, stufi però della scenetta patetica, decisero di mettere in pratica “un’arguta” tattica; Pegaso attaccava il Gold, mentre gli altri passavano avanti trascinandoci con loro.

Inutile dire che il Toro ci respinse tutti quanti, con un colpo solo, che ci spedì contro le colonne e i muri della Seconda Casa, facendoci perdere i sensi.

Non so per quanto rimasi svenuta e quando riaprii gli occhi faticai parecchio per tornare alla realtà. Avevo infatti fatto uno strano sogno in cui Seiya veniva pestato dal Toro, ma che nonostante questo continuava a rialzarsi più forte di prima protetto dalle mie preghiere, che smorzavano la furia del colpo del Gold, e da quelle di Saori, che invece lo incitavano alla vittoria. Tornata finalmente lucida constatai però con mia grande sorpresa di riuscire ad alzarmi senza troppa fatica nonostante la botta; qualcosa aveva infatti attenuato il mio incontro ravvicinato con il muro e, girandomi, scoprii che “quel qualcosa” era Ikki, svenuto sotto di me. Poco distante da noi anche gli altri giacevano riversi a terra, senza sensi, ma vivi. Mi ritrovai però con sgomento ad osservare la seconda casa; lo spettacolo che mi accolse non era dei migliori e diverse colonne e muri sventrati facevano infatti bella mostra di sé.

«Allora non era un sogno!» esclamai, notando l’assenza di Seiya tra gli svenuti.

«No, ragazza, non era un sogno. C’è stato uno scontro tra me e il saint di Pegaso» la voce e il cosmo del saint del Toro alle mie spalle, mi fecero prendere un colpo e mi ritrovai faccia a faccia con il Gold, che aveva tutto tranne che un’espressione amichevole.

Un dubbio atroce mi balenò in mente: «Seiya... cos’è successo al saint di Pegaso?».

«Tu cosa pensi gli sia successo?» mi chiese guardandomi dritto negli occhi. Era la prima volta che lo vedevo chiaramente in volto e mi stupii constatando che non doveva avere più di vent’anni, nonostante la stazza.

Lo guardai attentamente non capendo dove volesse andare a parare con quella domanda e, dopo essermi concentrata chiudendo gli occhi, gli dissi: «L’hai lasciato passare, non è così? Infatti sto percependo il cosmo di Seiya, anche se lontano e indebolito, mentre da te non avverto provenire alcuna minaccia, così come quando sono entrata. Nonostante la tua espressione scontrosa e la tua devozione al Grande Sacerdote, non sei infatti intaccato dal male»

Il Toro mi guardò stupito e incuriosito: «Allora è vero quello che mi ha detto Pegaso. Anche voi possedete un cosmo. Espandilo in modo che possa percepirlo più chiaramente»

«Perché?»

«Voglio verificare una cosa»

Lo guardai perplessa, ma feci come richiesto e il Gold, dopo un momento di riflessione, mi disse:

«Quindi il cosmo che ho percepito proteggere Pegaso durante lo scontro e quello che ho avvertito rimbombare per le 12 case tempo fa, e che ci invitava a continuare a sperare, era il tuo e non quello di Atena; anche se devo ammettere di aver percepito anche l’ombra della dea alle spalle del bronze per tutto lo scontro e la cosa mi rende alquanto confuso....»

«Allora vorrà dire che Seiya è doppiamente raccomandato! Comunque la reincarnazione di Atena è la ragazza che giace in coma davanti alla Prima Casa. Io ne ho solo preso le veci per un breve periodo senza volerlo, e visto che stiamo cercando di raggiungere lo stesso obiettivo, mi sono recata qui con loro con l’intento di purificare il Santuario dal male che lo domina, ma come penso avrai intuito non sono una saint»

Il Toro mi guardò severo e io mi sentii in soggezione, avevo l’impressione che quel ragazzo potesse vedere molto più in la di quello che sembrava, così come il capellone della Prima Casa, e non mi sbagliai, infatti mi disse:

«Sì, ho notato che il tuo cosmo agisce in modo opposto al mio, ma ho anche avvertito un notevole turbamento in te, quindi lascia che ti dia un consiglio; se sei la prima a esitare nelle tue capacità, non andrai da nessuna parte. Infatti il potere che avverto agitarsi in te è notevole, ma è frenato dai tuoi dubbi e dalla poca fede che riponi in esso e non devi. Sappi infatti che non è da tutti possedere un cosmo così limpido e incontaminato tanto da poter purificare le anime e accendere in me il dubbio di chi veramente sia nel giusto, ma finché tu sarai la prima a considerarti un’incapace e un peso, tutto sarà perduto. In un certo senso è stata una fortuna che tu sia svenuta. A quanto pare, senza il blocco creato dalla ragione, il tuo cosmo è riuscito ad agire liberamente a protezione del cavaliere e ho avuto la netta sensazione che l’aria stessa opponesse resistenza alla forza d’urto del Great Horn sotto l’influenza del tuo cosmo. Devo però anche ammettere che quel ragazzo è dannatamente testardo e pronto a tutto per portare a termine ciò che si è prefissato! Faresti bene a prendere esempio da lui.» disse il Toro, per poi soffermarsi a guardare il resto del gruppo, ormai rinvenuto completamente.

«Chissà se ciò che mi ha detto Mu è vero... soltanto le sorti di questa battaglia potranno dircelo, ma ora andate, non vi tratterò oltre.»

«Quindi ci lasci passare senza opporre resistenza?» chiese stupito Shun.

Il Toro annuì: «Ho promesso a Seiya che l’avrei fatto se lui fosse riuscito a spaccarmi il corno» e il ragazzone indicò li pezzo mancante del suo elmo: «Ma non crediate di riuscire a passare per le altre Case così facilmente»

Morgana fece quindi un cenno di inchino verso il Custode della Seconda Casa, in segno di ringraziamento, e tutti si avviarono verso il Tempio dei Gemelli, tranne io.

«Come ti chiami cavaliere?»

«Aldebaran.»

«Allora grazie di tutto, Aldebaran. Farò tesoro del tuoi consigli» e anch’io uscii dalla Casa del Toro, per raggiungere quella dei Gemelli.

 

 

«Ma come diamine avete fatto ad attraversare la Casa di Gemini prima di me?» la frase di Seiya ci lasciò alquanto perplessi dopo averlo visto uscire dall’ingresso della Terza Casa.

«Guarda che questo è l’ingresso, non l’uscita!» disse Sayuko, mentre il saint si girava verso l’entrata del tempio.

«Ma come? Ero sicuro di averla attraversata!»

«Ti sarai confuso e avrai sbagliato uscita come al solito. Su, andiamo, intanto questo Tempio dovrebbe esse vuoto. Almeno così ha detto Mu» disse Ikki, entrando nella casa. Noi lo seguimmo, anche se io qualche dubbio l’avevo sul fatto che fosse realmente disabitata, o meglio non custodita...

Infatti avvertii chiaramente un cosmo fin troppo famigliare aleggiare all’interno del tempio, mentre noi continuavamo a percorrere un corridoio lunghissimo in cui si alternavano luci e ombre.

«Guardate l’uscita!» disse Katy contenta, ma quello che ci ritrovammo davanti, appena tornati alla luce del sole, era nuovamente l’ingresso; cosa che mi fece sbottare verso un punto indefinito del cielo un:

«Arles non sei affatto divertente!»

«Il cosmo che abbiamo avvertito nella Casa era quello del Sacerdote?» mi chiese Shun. Io annuii e la cosa mi sembrava alquanto strana. Che Saori ci avesse preso a sospettare di uno dei gold?

«Però, simpatico il tuo uomo! Non lo facevo così giocherellone!» commentò Alexis.

In risposta Arles decise di tirarci un altro brutto scherzo e noi ci ritrovammo quindi a guardare confusi il Tempio di Gemini, che ora presentava due case al posto di una e la cosa stava iniziando a darmi sui nervi.

«Si sta comportando come il gatto con il topo» disse Eva.

«Me ne sono accorta» risposi.

«Quindi che si fa?» chiese Katy.

«Io propongo di dividerci. Chi per primo esce dalla casa continua verso quella successiva. É l’unico modo che abbiamo di risparmiare tempo» disse Hyoga.

Fu così che ci dividemmo in due gruppi: Hyoga, Katy, Shun, Sayuko, Ikki ed Eva, entrarono in una casa; Seiya, io, Shiryu, Alexis e Morgana nell’altra.

Lo scenario che si aprì ai nostri occhi era però diverso dal precedente, anche se sempre pieno di polvere (fortuna che non ero allergica agli acari!), e, al posto del lunghissimo corridoio, ci ritrovammo infatti a girovagare per un ambiente colonnato immerso nella penombra, con la netta sensazione di stare correndo in tondo senza andare concretamente da nessuna parte, per poi ritrovarci la strada sbarrata da un uomo in armatura.

«Attenti, quello è il saint di Gemini!» disse Seiya facendo un salto indietro assumendo una posa di difesa.

«Lo vediamo anche noi! Non siamo cechi!» sbottò Shiryu che a sua volta si era messo in posizione, pronto a ricevere qualsiasi attacco, mentre Morgana e Alexis si guardarono esitanti, facendo anche loro un passo indietro.

Io invece rimasi ferma ad osservare attentamente il saint. C’era qualcosa di strano, sia per il momento di stallo creatosi (il gold infatti non ci aveva rivolto minimamente la parola e non accennava a fare il ben che minimo movimento), sia per il fatto che in qull’ambiente percepivo effettivamente il cosmo di Arles, molto potente e aggressivo, ma non la presenza dell’uomo di fronte a me.

“Ma che diavolo significa?” pensai, mentre Seiya spazientito si scagliava verso il Gold, venendo però bloccato da Morgana e Alexis. A quanto pare anche loro avevano iniziato ad intuire la stranezza della situazione.

“Cretina, se non percepisci una cosa vuol dire che non c’è, mi sembra ovvio!” rimbombò una odiosa voce metallica nella mia testa.

“Il Custode! Ma ti fai sentire solo per sfottermi?” gli risposi irritata.

“Veramente lo faccio per darti una mano, anche se non è tra i miei doveri, visto che si sono esauriti nel contattarti e nel consegnarti l’armatura! Quindi ringrazia! Poi non è colpa mia se prima te la tiri, promettendo mari e monti, e poi non riesci a evitare che infilzino Atena sotto i tuoi occhi... vogliamo poi parlare della tua splendida performance alla Casa del Toro? Se non c’era Seiya eravate ancora là a supplicare di farvi passare! Diamine! Impossibile che nonostante tu abbia già sperimentato con mano le capacità del tuo cosmo, continui ancora a dubitare di te stessa? Il desiderio di spezzare le catene del male a qualunque costo, che ho visto risplendere in te, era dunque pura illusione?”

“No, lo desidero con tutta me stessa!”

“Allora dimostra a questo posto di che pasta sei fatta!”

«Arianna, che ti prende rispondi!» la voce allarmata di Seiya mi fece sobbalzare.

«Seiya, smettila di urlare! O voi rompermi i timpani? Stavo solo riflettendo!» sbottai rivolta al saint di Pegaso.

«A me sembravi più caduta in una sottospecie di trans in cui parlavi da sola con non so bene chi! Peggio di Aioria quando mi ha scambiato per suo fratello!» sbottò Seiya. Morgana sorrise invece divertita, mentre Alexis non fece una piega.

«Sinceramente non mi interessa cosa sia successo, ma non mi sembra il caso di rimanere qui impalati, data la situazione, non credete?» e Shiryu indicò preoccupato il gold, che senza dire una parola aveva iniziato a muoversi verso di noi.

«Shiryu. Seiya. Calmatevi. Qui non c’è nessun Gold Saint dei Gemelli. Siamo finiti in un’illusione, creata dal cosmo di Arles, ma so come uscirne».

«Facci strada allora!» Dissero quindi Morgana e Alexis.

Annuii e puntai dritta verso il Gold.

«Arianna, che vuoi fare, ti colpirà!»

Ignorai completamente Seiya, espandendo il mio cosmo in modo che si diffondesse nel Tempio.

Il cavaliere di Gemini infatti non era altro che una sorta di miraggio che attraversai senza problemi dissolvendolo con il mio cosmo purificatore, per poi puntare dritta verso il muro di fronte a me, da cui percepivo provenire una leggera brezza, ritrovandomi così nuovamente all’aria aperta.

 

Mentre noi ce l’eravamo cavata senza tanti intoppi, all’altro gruppo non era andata così bene. Erano infatti cascati nella rete del Grande Sacerdote per colpa di Hyoga, Katy e Sayuko. E così, mentre Shun, Ikki ed Eva tentavano di far capire ai tre di trovarsi di fronte al “cavaliere inesistente”, finirono tutti vittime dei colpi di Hyoga rimbalzati attraverso l’illusione di Arles, mentre io avvertii una sgradevole sensazione.

Mi fermai quindi di botto sui gradini insieme a Morgana, Alexis, Seiya e Shiryu.

«Avete sentito?» chiese Alexis, voltandosi verso la Casa di Gemini.

«Sì, ho avvertito una potente esplosione di energia squarciare lo spazio tempo! A quanto pare non solo il Manipolatore è in grado di farlo!» disse Morgana.

«Ehi! Io non sento più il cosmo di Katy e Hyoga!» disse Seiya.

Gli sguardi che ci scambiammo lasciarono trasparire la nostra preoccupazione, per poi ritrovarci a spostare tutti lo sguardo verso uno dei Templi che si intravedevano in lontananza sul versante scosceso del monte. Avevamo infatti percepito per una frazione di secondo il cosmo imponente del Manipolatore, per poi tornare a sentire la presenza della Guaritrice e del Cigno nella stessa direzione.

«Ma che diavolo è successo?» chiese Seiya.

«Non ne ho idea, ma forse il Manipolatore sarà accorso in loro aiuto, per contrastare il Grande Sacerdote» risposi.

«Può essere, ma ora non abbiamo tempo per fermarci, dobbiamo proseguire. Il Tempio del Cancro è ormai davanti a noi» negli occhi di Morgana balenò una luce sinistra: «Gli spiriti dei morti mi stanno chiamando. Non posso più ignorarli.»

Shiryu mi mise quindi una mano sulla spalla: «Non preoccuparti per gli altri, se la caveranno. Ikki non è uno sprovveduto. Riusciranno sicuramente a capire l’inganno dell’illusione.»

E io, dopo aver dato un’ultima occhiata alla Terza Casa raggiunsi gli altri all’ingresso del Tempio del Cancro.

 

Sul fatto che il Cancro fosse un tipo poco raccomandabile, maleducato e irritante, ne avevo già avuto una prova durante il mio soggiorno al Santuario, ma mai mi sarei aspettata uno spettacolo così raccapricciante una volta entrati nel suo tempio; teste umane dalle orbite vuote e dalle espressioni lugubri e sofferenti, tappezzavano infatti tutto l’androne come se si trattasse di una galleria d’arte contemporanea di pessimo gusto.

Eravamo talmente scioccati da non riuscire nemmeno a fiatare. L’unica a proferire parola fu Morgana che, avvicinandosi ai volti di una delle pareti, disse:

«Sono arrivata, i vostri tormenti finiranno, come inizieranno quelli di colui che ha fatto questo!» e la Medium accarezzò uno dei visi che facevano bella mostra sulle pareti a mo’di tappezzeria.

«Vedo che apprezzi i miei trofei!» disse un ghigno proveniente dal guardiano della Casa.

«Death Mask» sibilai.

«Ma guarda, la puttanella del Grande Sacerdote si ricorda il mio nome... ne sono lusingato! Mi rincresce vederti insieme a queste nullità. Se fossi rimasta al gioco del Grande Sacerdote ora saresti al sicuro nelle sue stanze ed invece ti ritroverai presto ad ornare queste pareti! Ma prima credo proprio che mi divertirò con voi» il gold guardò malizioso verso me e Alexis, per poi rivolgersi a Seiya e Shiryu: «Vi ringrazio per esservi presi il disturbo di portarmi delle spogliarelliste per festeggiare la vostra morte!»

Cosa a cui risposi in italiano con un poco fine “Va a farti fottere” che lo fece scoppiare a ridere, cosa da cui dedussi che capisse il mio idioma natale. Purtroppo però aveva ragione, a parte Morgana, sembravamo veramente due amanti del sadomaso. Dannati porno cloth!

A rimbeccarlo ci pensò però il Dragone: «Sei un essere veramente rivoltante, non meriti di indossare quell’armatura!»

«Già, e pensare che qui avrebbe dovuto regnare la giustizia! Nemmeno dagli sgherri di mio padre ho mai visto collezionare teste di cadaveri, e ti assicuro che di cose macabre nella mia vita ne ho viste parecchie!» disse Alexis

Death Mask sogghignò: «Vuoi sapere perché le colleziono? Perché sono il simbolo delle vittorie contro i miei nemici, un monito della mia forza per tutti quelli che entrano in questo luogo»

«E i bambini?» disse invece Pegaso, indicando alcuni volti di fanciulli; «Anche loro erano dei nemici da abbattere?»

«Tsk! Se ci sono finiti di mezzo non è stata colpa mia, potevano tenersi a distanza!» rispose sprezzante il Gold.

«Fossi in te non mi vanterei del tuo operato.» disse Alexis. Il suo tono era duro e serio come il suo sguardo:«Ad uccidere non ci vuole nulla; non è nemmeno necessario un cosmo. Basta una pistola, te lo posso garantire. E per proteggere i deboli dai soprusi che ci vuole veramente forza, quindi potresti ritenerti veramente tale soltanto se questi volti rappresentassero le persone che hai salvato durante i tuoi scontri e non quelle che hai ucciso. Tu in realtà non sei altro che un volgare assassino come mio padre i suoi uomini!»

«Ma allora tu...» dissi.

La Sensitiva abbozzò un sorriso amaro:

«E già, Arianna, delle mie origini non vado fiera. Sono infatti la figlia di un narcotrafficante a livello internazionale e non so quanta gente ho visto torturare per volere di mio padre, accendendo in me il disgusto nei suoi confronti e un’implacabile sete di giustizia. Per questo ho deciso di rimediare al suo operato dedicando la mia vita a combattere la malavita organizzata.... non ne ho mai parlato prima per evitare di coinvolgervi, ma...» per poi rivolgersi verso il Gold:

«... ora puoi ben capire perché i bastardi come lui non li sopporto!»

«Sai quanto me ne frega dei problemi con tuo padre? Un’emerita mazza!» disse infastidito Death Mask puntando un dito contro Alexis esclamando: «SEKISHIKI MEIKAIAH!»

«Alexis spostati!» urlò Shiryu vedendo il bagliore dorato sul dito del cavaliere, finendo così colpito anche lui nel tentativo di mettere in salvo la Sensitiva.

Quando la luce accecante si diradò, i corpi di Shiryu e Alexis giacevano riversi sul pavimento privi di vita e potei così constatare che la nostra armatura era utile come un due di picche anche in caso di colpi diretti all’anima dell’avversario.

«Tu sei un mostro! Cosa gli hai fatto?» chiese Seiya, sgomento.

«Adesso lo saprai, perché li raggiungerete anche voi!» sogghignò il Saint che puntò il dito verso di noi lanciando un’altro colpo, che questa volta non sortì però l’effetto desiderato dal Gold. Avvertii infatti la sgradevole sensazione che la mia anima stesse per abbandonare il mio corpo, per opera del cosmo di Death Mask, ma anche quella di una forza identica e contraria a quella del gold, che la riagguantava e la rimetteva al suo posto, facendomi ritrovare a bocconi e con il respiro affannato.

Alzai lo sguardo su Seiya, nelle mie stesse condizioni, e poi sul Gold, che guardava irato verso Morgana, che aveva assunto la stessa posizione del Saint.

«A quanto pare il tuo colpo è in grado di separare l’anima dai corpi per poi spedirli direttamente nel regno degli spiriti; l’anticamera del mondo dei Morti!» disse la Medium.

«Mentre tu puoi vanificare il mio colpo ricollegando l’anima ai legittimi proprietari» disse cupo il Saint.

«Esatto, ma non solo. Anche il mio cosmo possiede la facoltà di aprire tale varco, nonché di entrare in contatto con i defunti di quella dimensione» disse Morgana con un sorriso sinistro, che mi mise i brividi, per poi rivolgersi a noi in modo più dolce e rassicurante:

«Andate avanti, del Cancro mi occupo io e non preoccupatevi di Alexis e Shiryu. Saori ha bloccato le loro anime nella dimensione di mia competenza, quindi non dovrei avere problemi a riportarle indietro se mi sbrigo.» per poi rivolgersi al Gold con un ghigno bastardo: «Preparati Death Mask a toccare con mano il dolore che hai arrecato a queste anime e prega che io riesca a placare la loro ira! Altrimenti di te non rimarrà neanche il ricordo!»

«Se credi di riuscirci accomodati, ma ti avviso che sarai tu a sperimentare la loro sorte» rise divertito il saint per poi assumere un’espressione incredula.

Morgana aveva infatti espanso il suo cosmo richiamando a se le anime dei morti, che emersero dalle pareti della casa scagliandosi, insieme alla Medium, ad una velocità impressionante contro Death Mask, lasciandomi confusa: ma come faceva a muoversi alla velocità di un Gold Saint?

«Vieni con me, cavaliere! Vieni con me nel mio mondo!» e Morgana cinse le sue braccia attorno al collo del Cancro ed entrambi venero risucchiati, anima e corpo, insieme ai defunti, oltre il varco aperto alle loro spalle dalla Medium. A me e Seiya non restò quindi altro da fare che continuare la corsa verso il Tempio del Leone, mentre Morgana, nell’anticamera dell’aldilà, faceva rimpiangere a Death Mask di essersi comportato da cinico bastardo con le sue vittime, adoperandosi per fargli sperimentare il dolore provato dalle anime trapassate per mano sua, facendolo possedere dagli spiriti dei defunti che lui stesso aveva ucciso. Perché, a differenza mia e degli altri Emissari, Morgana non si faceva problemi ad usare il pugno di ferro per far comprendere gli sbagli a chi le stava innanzi, soprattutto se si trattava di cavalieri di Atena.

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Capitolo 18
*** Il biondo più vicino ad un dio... ***


IL BIONDO PIÙ VICINO AD UN DIO...

Ma sparale meno grosse!

 

«Dici che di Morgana ci si possa fidare?» mi chiese Seiya, mentre eravamo intenti a raggiungere il Tempio del Leone.

«Tranquillo, tra di noi è quella in grado di usare al meglio il suo cosmo» gli dissi.

«Non metto in dubbio quello, ma da lei avverto provenire un’aura strana; un’aura di morte»

«Lo so, ma anche la morte fa parte del ciclo della vita e in se stessa non rappresenta il male. Non conosco benissimo Morgana, ma più che morte da lei avverto provenire un profondo senso di pietà nei confronti delle anime dei trapassati»

“Esatto. La Medium è colei o colui che ha deciso di prendersi carico delle sorti dall’aldilà e delle anime dei defunti, accettando di vivere una vita a cavallo di due realtà. Per chi accetta il compito di Medium il mondo dei vivi si accavalla a quello dei morti al punto tale che non sì è più né nell’uno né nell’altro. Quindi è normale che il suo cosmo porti con sé anche l’alone del mondo con cui è sempre in contatto” mi sussurrò il Custode.

“Non deve essere una bella esistenza!” commentai.

“Infatti non lo è, anche perché Morgana porta su di sé le conseguenze di scelte fatte da altri...”

“Che vuoi dire?”

“Se vorrà sarà Morgana a parlartene. Posso solo dirti che la Medium è colei che in questa storia porta le croce più pesante!”

«Ehi, Arianna, ma mi stai ascoltando?» Seiya richiamò la mia attenzione con un certo disappunto.

«Eh?... no! Puoi ripetere?»

Il saint di Pegaso sbuffò sonoramente: «Dicevo che Aioria dovrebbe lasciarci passare e magari unirsi anche a noi!»

«Io sinceramente preferirei che non ci seguisse al Tredicesimo Tempio»

«Perché? È molto forte!»

Guardai Seiya come si guardava un cretino: «Ti ricordo che Arles, anche se non per sua volontà, ha ordinato la morte di suo fratello.... quindi, sai com’è, il Leone potrebbe voler tirare il collo al Grande Sacerdote e non è esattamente quello a cui aspiro!»

«Effettivamente non hai tutti i torti! Comunque sono contento che non dovremmo scontrarci con qualcuno per oltrepassare il prossimo Tempio» disse Seiya.

Stramaledetto ottimismo!

 

Infatti l’accoglienza di Aioria non fu esattamente come ce l’aspettavamo; ovvero con pasticcini e striscioni di benvenuto.

Il Saint del Leone era infatti molto strano e, dopo avere ignorato completamente la spiegazione del nostro intento, ci fece presente che avrebbe ucciso chiunque avesse l’intenzione di passare di lì, come da diligente soldatino guerrafondaio, per poi spalmare Seiya su per uno dei muri del Tempio. Seiya si era infatti scagliato, da pirla, contro Aioria. A nulla erano difatti valsi i miei avvertimenti al Saint di Pegaso di non fare gesti avventati, siccome, a mio modesto parere, Aioria non era leggermente in stato cosciente.

«Che vuoi dire?» mi chiese Seiya, risollevandosi da terra alquanto malconcio, ma ancora integro.

«Aioria è posseduto! É il cosmo di Arles a manovrare la sua mente!» concentrandomi avevo infatti iniziato a percepire chiaramente l’aura maligna attorno al capo del Gold Saint, simile a quella che avevo visto pervadere il corpo del Sacerdote durante il nostro scontro.

«Effettivamente per comportarsi così, dopo aver giurato fedeltà a Saori, deve essergli successo qualcosa, ma non preoccuparti; lo farò tornare in sé a suon di pugni!» e Seiya, dopo aver bruciato il suo cosmo fino a raggiungere il settimo senso, fece un’emerita cazzata in stile Kido!

Ok, ammetto che come Esorcista non ero delle più esperte all’epoca, ma, nonostante questo, avevo qualche dubbio che una scarica di pugni avrebbe sortito l’effetto sperato. Infatti, quel poco di barlume di lucidità che Aioria aveva in corpo, andò a farsi benedire dopo che il Gold ebbe incassato il calcio di Pegaso. L’aura maligna circoscritta al capo del Gold Saint prese così possesso anche del resto del corpo e potei costatare che a quel punto eravamo completamente nella merda.

Aioria di conseguenza ci spedì entrambi senza convenevoli contro una colonna con il suo Laithing Plasma. L’urto fu tremendo e posso garantire che la mia corsa sarebbe finita lì se Seiya non mi avesse protetta con il suo corpo riportando una brutta frattura alla gamba.

«Arianna, sei tutta intera?» mi chiese Seiya, con un filo di voce.

«Sì, ma tu no! Perché l’hai fatto?»

«Il tuo corpo è troppo fragile. Fra noi due sono io quello più resistente per via del mio addestramento, quindi mi è sembrata una cosa naturale.»

Sorrisi e gli accarezzai i capelli: «Ti ringrazio, ma promettimi di non ridurti più così per me. Sono infatti qua anche per permettere a te un futuro diverso. Quindi se ci rimettessi la vita, la mia promessa sarebbe stata vana, non trovi? Quindi ora riposati, perché ora sarò io a proteggere te e a far ritornare in sé Aioria, perché non sopporto chi costringere le persone a fare qualcosa contro la propria volontà.»

«Arianna, che vuoi fare! Ti ammazzerà!»

«Sono o non sono l’Esorcista? Quindi è ora che inizi seriamente a prendere coscienza di ciò e a prendere a calci le forze oscure che imbrattano queste mura!» gli dissi facendogli l’occhiolino, per poi rivolgermi al Leone: «Arles, se credi di poterci fermare con questi subdoli mezzi sei fuori strada. Preparati Aioria perché sto per venire a salvarti!»

Dovevo ammettere che come discorsi da spaccona tamarra non me la cavavo così male, peccato per il resto... infatti due piccoli problemi si ponevano tra me e il mio obbiettivo: a) il laiting plasma che, pur vedendolo, non riuscivo ad evitarlo. b) come ca**o si esorcizzava un posseduto?

“a) Se non puoi evitare un colpo, paralo! b) Prova a pensare come fanno i saint a lanciare i loro attacchi! Magari potrebbe tornarti utile.” mi disse il Custode, mentre nuovamente avvertii la sensazione dell’aria attorno a me che mi invitava a lasciarmi alle spalle ogni titubanza.

“Beh, ho notato che i saint concentrano il loro cosmo in una parte del corpo prima di sferrare un attacco... giusto, se invece di espandere a caso il mio cosmo come Saori, lo concentro in un punto per colpire un obbiettivo preciso, dovrei essere in grado di sviluppare un potere purificante maggiore sul mio bersaglio!”

“Allora anche tu sei dotata di spirito di osservazione e di un cervello funzionante! Non si smette mai di scoprire cose nuove!” commentò, sarcastico il Custode.

«ARIANNA CHE DIAVOLO FAI LÌ IMPALATA! AIORIA TI STA PER ATTACCARE!!!!» urlò Seiya:

«LAITING PLASMA» urlò Aioria.

«BANZAI!» urlai io.

Effettivamente potevo evitarlo, ma visto che urlavano tutti, non volevo essere da meno!

Comunque questa volta il Leone non mi colse di sorpresa (come diceva Seiya: con un colpo mi freghi la prima volta, la seconda, vada anche per la terza, ma alla quarta no! Altrimenti voleva dire essere scemi, da cui sedussi che gli avversari di Seiya lo fossero parecchio, visto che Pegaso usava imperterrito sempre lo stesso attacco!) diedi quindi sfogo al mio cosmo e, così come nello scontro con Misty, riuscii nuovamente ad interagire con l’aria che mi circondava diventando tutt’uno con essa. Riuscii così a creare uno scudo di vento a forma di cuneo, che si insinuò nel reticolato di raggi luminosi del colpo di Aioria, deviandoli di lato, creando una breccia, nella quale mi infilai, riuscendo così a raggiungere il cavaliere.

A quel punto non avevo alternative, o andava o ci restavo secca: in un eventuale corpo a corpo avrei avuto senza mezzi termini la peggio! Concentrai quindi il mio cosmo nella mia mano desta e... a mo’ di un rugbista mi buttai a peso morto addosso al cavaliere del Leone che, per la sorpresa, si sbilanciò all’indietro, perdendo l’equilibrio. Aiora finì a terra e io a cavallo su di lui. Posai quindi sulla sua fronte la mano in cui avevo concentrato il mio potere purificatore, puntando alla sua mente da cui avvertivo provenire l’origine della forza maligna.

La scena che ne seguì non fu delle più belle; Aioria urlava con la bava alla bocca in preda alle convulsioni. Il cosmo negativo del Grande Sacerdote non era infatti minimamente intenzionato ad abbandonare il corpo e la mente del giovane, e io mi ritrovai impegnata in un estenuante braccio di ferro con il cosmo oscuro di Arles. Ma a differenza dell’alter ego del Grande Sacerdote io avevo una carta in più da giocare: la coscienza pulita di Aioria a cui potei aggrapparmi.

Il mio cosmo aveva infatti aperto un varco nel cosmo oscuro permettendomi di raggiungere e dare forza al vero io del Leone, che fu così in grado di ridestarsi, dandomi una mano a costringere il suo stesso corpo a rimanere fermo e a non scostarsi dal mio influsso purificante “concentrato”.

Quando la mente del Leone fu definitivamente liberata da ogni ombra, persi i sensi per lo sforzo.

 

«Si...signorina! Potrebbe farmi la cortesia di svegliarsi. Perché è alquanto sconveniente la situazione in cui siamo...»

«Ancora 5 minuti. Devo ricordarmi di farti il bagnetto con l’ammorbidente, Teddy. Ti sei un po’ infeltrito!» dissi io mentre due mani si appoggiavano delicatamente sulle mie spalle con l’intento di spostarmi.

«Teddy, ma da quando hai le dita?» dissi riaprendo lentamente gli occhi, ritrovandomi così ad osservare due iridi azzurre incastonate in un viso bordeaux.

«Ma tu non sei il mio orsacchiotto Teddy!»

«No signorina, sono Aioria del Leone e le sarei grato se la smettesse di avvinghiarsi a me come un koala! La cosa è alquanto come si dice... disdicevole per entrambi. La prego quindi di non costringermi ad usare la forza per scostarla, perché non vorrei farle male»

Finalmente realizzai di stare abbracciando Aioria alla vita e non il mio peluche preferito con cui dormivo da quando ero piccola.

«Scusami, davvero... non era mia intenzione... devo aver perso i sensi!» dissi arrossendo visibilmente, staccandomi di scatto dal suo addome, ritrovandomi così seduta a cavallo del saint, il cui colore ormai era tendente al porpora, dato che nel tentativo di sollevarsi a sua volta sui gomiti, aveva finito per ritrovarsi con il naso a pochi centimetri dalle mie tette, che il porno cloth metteva stramaledettamente in risalto.

«Ehi, Arianna, da quando si esorcizza la gente con il Kamasutra?» la voce di Alexis alle mie spalle, mi fece voltare di scatto, per poi ritrovarmi a costatare, con mio tremendo imbarazzo, di essere seduta su Aioria all’amazzone.

Dietro alla Sensitiva, Sayuko rideva della grossa, Seiya non aveva capito l’allusione, Shun e Shiryu guardavano scioccati la scena, mentre Ikki ed Eva si passavano una mano sul volto rassegnati. Tra i presenti sconvolti c’era anche un ragazzone alto, spesso e brutto, che mi guardava incredulo e che non avevo mai visto prima.

“Che figura di merda” pensai per poi affrettarmi ad alzarmi in piedi.

«Ma dico io! Andare ancora a letto con i peluche alla tua età!» ridacchiò Seiya.

«Ehi, “alla tua età” a chi? A 26 anni non si è poi così vecchi!» esclamai.

Aioria sorrise divertito e, alzatosi a sua volta, mi porse la mano in segno di ringraziamento: «Ti sarò sempre debitore per avermi ridestato e purificato dal male!»

«Di nulla, Aioria. Sono contenta che tu sia ritornato in te.»

Il Leone mi sorrise e io mi rivolsi al ragazzone pelato.

«Tu invece chi sei? Non mi sembra di conoscerti»

«Sono Cassios, signora!» mi rispose il ragazzo in evidente soggezione: «Co... come avete fatto a... vanificare il leggendario colpo malefico del Grande Sacerdote? Il nobile Aioria avrebbe dovuto ridestarsi solo dopo aver visto morire qualcuno sotto i suoi occhi!»

«Sono una sorta di esorcista. Almeno così mi è stato detto» gli risposi.

«Ora capisco cosa mi è successo e perché non ricordo nulla dopo essermi recato dal Grande Sacerdote ed essermi scontrato con Shaka. Quel maledetto impostore mi ha colpito alle spalle! Giuro che me la pagherà, come la morte di mio fratello!» disse Aioria, alquanto infuriato, dirigendosi a pesanti passi verso l’uscita del Tempio. Io però lo rincorsi e lo fermai:

«Aioria, non fare altre pazzie! Il risultato del tuo gesto impulsivo contro il Sacerdote dovrebbe già esserti bastato come lezione!»

«Ma lui ha...»

«Lo so cosa ha fatto, ma lasciarti accecare dall’ira e dalla vendetta, non ti permette di vedere la realtà nella sua interezza e finiresti soltanto per fare il gioco delle forze oscure! Aioria, ti chiedo di fidarti di noi.»

«Arianna io non posso starmene qui con le mani in mano mentre Atena è in pericolo!»

«Sbaglio o sei in debito con me?»

Il saint annuì.

«Allora per saldarlo, resta qui. Non ti chiedo altro.»

Aioria tentennò, per poi dirigersi verso Seiya e posare la sua mano sulla frattura del ragazzo, rimarginandola con il suo cosmo.

«Devo essere impazzito, ma c’è qualcosa dentro di me che mi dice di dovermi fidare di te, Esorcista. Ragazzi, vi affido Atena e state attenti a Shaka di Virgo. Non lasciate che lui apra i suoi occhi, perché chi li ha visti non è vissuto abbastanza per raccontarlo.»

E Aioria ci lasciò finalmente passare per il suo Tempio. Destinazione: la Casa della Vergine.

 

«Avete notato che Aioria è stato in grado di rimarginare la frattura di Seiya con il suo cosmo?» disse Shun.

«La cosa non mi stupisce. Anche Mu è in grado di sviluppare del cosmo positivo all’occorrenza.» disse Eva.

«La cosa mi rincuora. A proposito come siete usciti dalla casa di Gemini?» chiese Sayuko.

«Con le illusioni sono abbastanza pratico, senza contare che Arles non è l’unico ad essere in grado di realizzare attacchi a distanza e di manipolare le menti altrui puntando direttamente al cervello... Se solo Hyoga e Katy mi avessero dato retta...» sospirò Ikki, mentre io mi bloccai di botto sulle scale per rivolgermi preoccupata a Shiryu e Alexis:

«Giusto, Katy, Hyoga e Morgana che fine hanno fatto?» mentre ero nel Tempio del Leone non ci avevo fatto caso al fatto di non percepire più i cosmi del Cigno e della Medium, mentre quello di Katy lo avvertivo più lontano di prima.

«Morgana è rimasta nel Mondo degli Spiriti con Death Mask.» disse Shiryu: «Ha detto che aveva un lavoretto da fare con l’anima del suddetto saint, per poi rispedirci indietro. L’ultima cosa che abbiamo visto prima di lasciare quel luogo è stato il Cancro che si portava le mani al capo urlando come un ossesso, dopo che una delle anime giunte con Morgana entrava nel suo corpo per ordine della Medium»

«Aspettate un attimo! Ma se Morgana è in grado di riportare le anime indietro dall’anticamera dall’aldilà, perché non l’ha fatto con quella di Saori?» chiese Seiya.

«Morgana ci ha spiegato che non può farlo per via della freccia d’oro, che impedisce il ritorno dell’anima nel corpo. Lei infatti non può intervenire se il corpo fisico è ferito mortalmente, senza contare che comunque lei non può resuscitare i morti, ma solo riportare indietro le anime di chi è tra la vita e la morte. Quindi se sei stecchito resti tale.» disse Alexis.

«E Hyoga?» chiesi.

«Arles l’ha spedito in un’altra dimensione insieme a Katy. Ah, questa è del Sacerdote. Glielo strappata involontariamente con una delle mie catene durante lo scontro.» disse Shun porgendomi una delle collane dei paramenti di Arles, per poi aggiungere notando il mio sguardo perplesso: «La mia catena è in grado di colpire un avversario in qualsiasi luogo si trovi».

«Scusa se ti interrompo Shun, ma tornando al discorso di prima… ho visto l’anima di Hyoga vagare per il Mondo degli Spiriti. Non so cosa sia successo, ma la Medium ci ha detto che se ci sbrigavamo saremmo riusciti a salvarlo. Anche lui infatti non è ancora morto, ma anche per Hyoga ci deve essere un qualcosa che impedisce l’intervento di Morgana ed è pericolosamente vicino alla via del non ritorno. Di Katy però no ne ho idea.» disse Shiryu.

«Allora sarà meglio affrettare il passo!» conclusero Seiya e Ikki.

«Ehi, voi, aspettateci!» gli urlai insieme ad Alexis a Eva.

Dannazione, eravamo a malapena a metà e già le mie gambe iniziavano a dare segni di sciopero; se ne fossimo usciti vivi mi promisi che avrei fatto di tutto per convincere Saori ad istallare delle scale mobili!

 

Credo di non aver mai conosciuto una persona più irritante, presuntuosa ed arrogante del Sacro Guerriero della Vergine.

Mai vista tanta superbia concentrata tutta insieme, tra l’altro nella versione al maschile della Barbie.

Ok ammetto che la nostra entrata in scena, almeno quella di Sayuko, non fu un ottimo biglietto da visita, come la splendida performance dei bronze, ma reagire così... parliamone prima! E meno male che la meditazione dovrebbe servire a mantenere la pace interiore, esteriore e altre cose del genere...

 

Al nostro arrivo nell’androne colonnato della sesta casa, il Gold della Vergine era infatti seduto con fare mistico nella posizione del loto a... un paio di metri da terra!

«Ammetto che dopo aver visto cascate che vanno all’incontrario, nani viola che sfidano le leggi della vecchiaia, ectoplasmi che di dicono “vai e salva il mondo” e la reincarnazione di una divinità greca in carne ed ossa più la sue simpatiche guardie del corpo, uno che levita non dovrebbe farmi stupire più di tanto, però.... come ca**o fa?» disse sbigottita Alexis, mentre Sayuko si avvicinò con disinvoltura al saint.

«Sayuko, fermati, quell’uomo, nonostante le apparenze, è pericoloso!» disse Eva.

«Rilassati, non vedi che dorme?» disse la Veggente passando un mano davanti agli occhi chiusi del cavaliere, che non fece una piega, per poi mettersi a gattoni sul pavimento per esaminare da vicino, e da tutte le parti, lo spazio vuoto tra il gold e il pavimento.

«Uhmm... mi pare che stia levitando veramente... non è un fenomeno da baraccone!»

«Di grazia, potrei sapere cosa stai facendo?» il cavaliere della Vergine sciolse la posizione del loto e Sayoko si ritrovò a carponi ad osservare dal basso all’alto il Gold, che la guardava (se così si può dire) impassibile.

«...» fu la prima reazione di Sayuko, che però subito dopo sorrise esclamando: «Che figata! Mi spieghi come fai?»

Un silenzio sbigottito calò nella sala e il saint della Vergine, scavalcò con eleganza la Veggente, senza cagarla di striscio, per poi rivolgersi a noi.

«Non riesco proprio a capacitarmi sul fatto che esseri insignificanti come voi siano giunti fino alla mia casa. Infatti nessuno di voi è degno di presenziare al mio cospetto» disse il Gold.

“Simpatico come un riccio nelle mutande!” fu il mio personale commento.

«Pensala come ti pare, ma Saori giace in coma all’ingresso del Tempio dell’Ariete; quindi o ci lasciarci passare o ci apriremo un varco con la forza» gli intimò Seiya.

«Non siete altro che miseri insetti schiacciati a terra dai vostri stessi sentimenti umani.»

«Ma chi ti credi di essere?» chiese Seiya.

Il gold sorrise: «Io sono l’uomo più vicino a dio, ma a differenza di un dio, io non conosco la compassione, ma forse anche togliervi la vita mettendo fine alle vostre sofferenze è una forma di pietà!»

«Ma che si fuma questo?» chiese Alexis, mentre Eva assunse un’espressione seria e puntò i suoi occhi verdi verso il gold:

«La tua è solo vana superbia e l’oro che ti ricopre, solo una patina. Non si può comprendere il senso della vita senza viverla, perché soltanto sperimentandola sulla propria pelle nella sua interezza ne si può comprendere il valore. Solo chi ama veramente una cosa in tutti i suoi aspetti può difenderla ed è per questo che siamo qua, per difendere ciò che amiamo di più a questo mondo; la vita in sé, sia essa quella del mondo o quella di una singola persona» disse Eva.

«E tu credi davvero di esserne all’altezza? Sbaglio o ci siamo già incontrati? Queste parole non mi suonano nuove.» replicò il gold.

«Infatti ci siamo già visti sull’Isola di Death Queen, dove ti dissi anche che la grandezza degli uomini non è data dalla potenza del loro cosmo, ma dalla loro capacità di capire il significato del dolore e di sostenersi a vicenda senza mai perdere il sorriso. Perché se tu non conosci la pietà, io sì, e la provo per te e per la tua incapacità di scorgere nella vita terrena un dono. Se poi io sia all’altezza o no, non so risponderti. Posso solo dirti che sono pronta a tutto per adempiere al mio obiettivo» sottolineò l’Alchimista.

«Scusate, ma non mi sembra il momento di cimentarsi in discussioni filosofiche, mentre Saori e Hyoga, rischiano la pelle. Quindi ti dò un ultimo avvertimento: o ci lasci passare o te le prendi!» fu il commento tamarro si Seiya, il cui unico risultato fu quello di far ridere il Gold Saint, cosa che fece incazzare Pegaso, che si scagliò senza ragionare contro il cavaliere, buscandosele di brutto.

«A quanto pare i vostri discorsi si riducono ad un fuoco di paglia, come le vostre capacità!» replicò il gold il cui cosmo si increspò minaccioso, mentre Shiryu, Shun e Ikki partirono all’attacco. Troppo tardi. Tra le mani del cavaliere di Virgo, si formò un cosmo, dal quale si scatenò una luce abbagliante e le parole “Tenma kofuku” furono le ultime che sentii prima di ritrovarmi in una sorta di illusione pucciosa con tanto di paffuti angioletti. Mi sembrava di essere finita in un affresco barocco, mentre una strano senso di abbandono, che invitava la mia anima a lasciare ogni resistenza, mi pervase, così come un innaturale senso di vuoto. Era una sensazione molto simile a quella che dava il cosmo di Morgana, ma a differenza del suo, comprensivo e rassicurante nonostante aprisse l’anticamera dell’aldilà, questo era freddo, distante e terrificante. Una giovane donna attorniata da putti mi si avvicinò su un cavallo e mi disse:

«Perché ti ostini a resistere? Potresti avere tutto questo; pace e serenità se solo rinunciassi alla vanità della vita terrena»

«Perché non è altro che un inganno. Infatti questo non è altro che un mondo illusorio e la pace che sento è solo apparente, quella vera la si può conquistare solo affrontando e superando gli ostacoli di ogni giorno»

La donna corrugò irata la fronte e sotto di me si aprì una visione simile a quella degli inferi danteschi:

«Allora precipita anche tu nel mondo dei morti. Hai sprecato la tua unica occasione di poter trovare la pace, anche se illusoria!»

«Spiacente, ma io avrei un’idea leggermente diversa! Devo ricordarmi di fare i complimenti al Saint della Vergine per il suo enorme potere spirituale, ma purtroppo per lui, ho una promessa da portare a termine e non posso quindi starmene qui a crogiolarmi in questo falso senso di tranquillità» dissi espandendo il mio cosmo.

«Quello che ti aspetta è solo dolore e sofferenza!» mi urlò la donna mentre svaniva insieme al paradiso illusorio creato dal cosmo di Virgo, che veniva dissolto dal mio potere purificatore.

«Ma dai? Chi l’avrebbe mai detto!» dissi ironica, per poi ritrovarmi a tossire convulsamente sul pavimento della Sesta Casa, dopo aver sperimentato la sgradevole sensazione di precipitare in un abisso senza fine.

«Shaka, cosa hai fatto!» l’urlo irato di Mu, mi fece ritornare completamente alla realtà e ciò che mi ritrovai ad osservare mi fece correre un brivido gelido lungo la schiena.

Sayuko, Alexis, Seiya, Shun e Shiyu, giacevano immobili sul pavimento, Ikki era poco più in là seduto con il capo a ciondoloni, Mu teneva bloccato il biondino delle Vergine visibilmente contrariato, mentre Eva avanzava come un’automa con gli occhi sbarrati verso i due. Quello che però mi terrorizzò era il non riuscire più a percepire chiaramente il cosmo ardente e, al contempo, pacato dell’Alchimista, ma solo una potente energia distruttiva proveniente dalla sua armatura.

“Quello che stai pensando purtroppo è esatto, Arianna. L’armatura ha preso il sopravvento su di lei! Il saint della Vergine ha tolto i cinque sensi all’Alchimista con il “Tenbu horin” e ora Eva non è altro che un corpo inerte in balia della suo stesso cloth, che, essendo quindi privo di controllo, viene manovrato soltanto più dal Cosmo Negativo da cui ha avuto origine. Ora l’Alchimista non è altro che una macchina da guerra pronta a distruggere qualunque cosa gli si pari innanzi. A meno che Eva non riesca, nonostante non abbia più il controllo sensibile sul suo corpo, a dominare se stessa e con essa l’armatura con la sola forza di volontà” mi disse il Custode.

«Levatevi immediatamente da li! É pericoloso!» mi ritrovai quindi ad urlare verso i due gold.

Troppo tardi. Eva, manovrata come un pupazzo di pezza dall’armatura fuori controllo, si scagliò come una furia sui due ragazzi. La velocità di Eva in balia del cloth era impressionante tanto da raggiungere quella di un cavaliere d’oro e finalmente capii che cosa intendeva il Custode quando mi disse: “L’armatura di cui ti ho dotato non è soltanto un’arma di difesa, ma anche di offesa, che, se controllata a dovere, ti permetterà di cimentarti alla pari con i tuoi avversari, dandoti forza e velocità. Ma se dovesse sfuggire dal tuo controllo, diventerebbe solo più uno strumento di morte” quindi, mentre Mu riuscì a scansarsi in tempo, Shaka no e venne colpito da una violenta ginocchiata allo stomaco, che lo fece finire carponi. La mano di Eva puntò fulminea alla gola del gold, ma fortunatamente si bloccò a pochi millimetri dal suo bersaglio, per poi cercare di allontanare l’arto dalla gola del cavaliere della Vergine con l’altra mano.

Io e Mu scattammo in direzione di Eva, con l’intento di correre in suo soccorso, ma l’Ariete si fermò di colpo intimandomi di fare altrettanto: «Capisco. Se è questo che desideri, non interverrò» disse l’Ariete e io lo guardai interrogativa.

«Eva vuole riuscire a dominare l’armatura con le sue sole forze, in modo da ottenere il controllo totale su di essa» mi spiegò Mu, per poi aggiungere: «Sono telepate oltre che telecineta»

Di diverso avviso era però Shaka:

«A quanto pare, a dispetto del cosmo ardente e senza macchia, che avevo avvertito provenire da questa donna sull’isola di Death Queen; anche in lei risiede una parte oscura e un’armatura con un potere del genere, in mano a qualcuno incapace di controllarlo, non può far altro che diventare un’arma troppo pericolosa! È giunta quindi l’ora di farla finita con tutto questo, togliendo la vita a lei ai restanti “Emissari” » disse Shaka preparandosi ad attaccare Eva, che era caduta in ginocchio cercando di togliersi di dosso con le unghie la sua stessa armatura.

«Fermati! Se Eva è in questa condizione è solo per colpa tua! Impossibile che tu non riesca a capire che sta cercando in tutti modi di contrastare il potere distruttivo del suo cloth?» gli urlai.

«Lo so perfettamente! Difatti era ciò che volevo ottenere per verificare se era in grado di dominare in tutte le circostanze il lato oscuro della sua anima e con essa la forza distruttiva del suo cloth!» disse Shaka.

«Di cosa stai parlando? Il cosmo che senti non è quello di Eva, ma quello da cui ha preso vita l’armatura!»

«E da cosa pensi che prenda forza quel Cosmo, se non dal lato oscuro che risiede in lei?»

Guardai Shaka senza capire dove volesse andare a parare.

“La Vergine dice il vero. Il Cosmo Negativo trae nutrimento dai sentimenti negativi dei viventi e così anche le vostre armature vivono del lato oscuro che risiede in voi, perché come ti avevo già spiegato, in ogni essere esistono due realtà” mi spiegò il Custode, mentre Shaka proseguì:

«Io posso percepire il vero io delle persone, e così come avverto che il Sacerdote non è totalmente malvagio e che, nonostante tutto, è dalla parte della Giustizia, così vedo anche che nell’anima di questa donna, così come nella tua, alberga dell’oscurità, perché in questo mondo non esistono ne il bene perfetto, ne il male perfetto, e voi non fate certo eccezione!»

«Ma dai? Vedo che hai scoperto l’acqua calda, vuoi un applauso?» mi venne spontaneo rispondergli (cosa che gli fece assumere un’espressione infastidita): «Infatti non mi reputo una santa e anch’io conosco l’odio e la vendetta. I miei pensieri spesso sono egoistici e oscuri; ma infondo anche questo vuol dire essere umani; sbagliare e cadere, ma questo non toglie che ci si possa rialzare più forti di prima! Perché se è vero che in noi risiede il male, è anche vero che se si vuole si ha anche la facoltà di dominarlo, così come sta facendo Eva in questo momento con tutte le sue forze!»

Shaka si ritrovò quindi a guardare Eva, il cui cosmo ardente stava tornando alla normalità, mentre il cosmo negativo dell’armatura andava piegandosi al suo volere. Man mano che l’armatura veniva domata da Eva, e ritornava al suo compito difensivo e non offensivo, non potei non notare che la sua foggia mutava andando a ricoprire l’Alchimista come quella dei cloth dei Gold Saint assumendo però una forma alata, per poi svanire nel corpo di Eva, che cadde a peso morto tra le braccia di Mu, che si affrettò a coprirla con il suo mantello:

«Posso capire cosa ti possa preoccupare Shaka: che queste donne non siano all’altezza del compito affidatole per via della loro umanità che le porta a vivere in preda alle loro passioni, con il conseguente rischio che questo le possa portare verso il loro lato oscuro, diventando così dei demoni e non più degli angeli. L’armatura che le è stata fornita è infatti un’arma potente, cosa di cui però non sono ancora coscienti. Ma di una cosa posso mettere la mano sul fuoco...» disse Mu, fermandosi per posare il suo sguardo sull’Alchimista, il cui capo, inerte come il corpo, poggiava sul torace del cavaliere, per poi proseguire guardando dritto negli occhi il saint di Virgo:

«... che ,come dice Eva, per poter proteggere veramente una cosa bisogna conoscerla e amarla fino in fondo, in tutti suoi aspetti, e io sono testimone di quanto questa donna ami ciò che ha giurato di difendere a qualsiasi costo! Forse, invece che ostacolarle, non sarebbe meglio aiutarle? Io credo che dobbiamo fidarci di loro, Shaka, nonostante le loro debolezze.»

«Quindi credi veramente che quella leggenda tramandata dalla tua gente fin dall’epoca del mito sia verità?»

«Solo il tempo ci potrà dire se queste donne riusciranno a portarla a compimento.»

«Quale leggenda?» chiesi io.

«Una leggenda che mi raccontava un vecchio del villaggio quando ero bambino, una leggenda che parlava di uomini inviati dal Cosmo per portare la pace fra gli dei. Saori e il Grande Sacerdote sono nelle vostre mani, così come le vostre, a quanto pare, sono in quelle di questi bronze.» Disse Mu rivolgendo uno sguardo a Ikki: «Se non fosse stato per la Fenice, che ha parato con il suo corpo l’ultimo attacco di Shaka, Eva sarebbe anche priva del sesto senso.»

«E cosa comporta la perdita del sesto senso?» chiesi preoccupata.

«La distruzione delle facoltà cerebrali. In parole povere Ikki è diventato un cerebro leso privo di volontà e Eva un vegetale pensante» mi disse Shaka impassibile, mentre faceva rinvenire Shun, Seiya, Shiryu, Alexis e Sayuko.

«E me lo dici così? Come se non fosse successo nulla di grave? Almeno delle scuse non ti sembrano appropriate per come li hai ridotti?» sbottai.

«Farò in modo, con l’aiuto di Mu, di farli tornare alla normalità» mi rispose il Gold infastidito.

«Questo mi sembra il minimo!» gli risposi secca, per poi pensare tra me: “Che faccia da culo!”

A Mu, che si era disposto al mio fianco con in braccio Eva, sfuggì un sorriso e mi disse a bassa voce: «Perdonalo, è troppo orgoglioso per riconoscere i suoi sbagli, ma non l’ha fatto con cattiveria»

«Ehi, ma che è successo, e che ci fa qua il capellone hippy della prima casa?» chiese Alexis.

«Il mio nome è Mu e gradirei essere chiamato con quello. Comunque sono intervenuto per fermare Shaka prima che potesse fare un tremendo errore, per uno sbaglio di valutazione. Per il resto non c’è tempo per le spiegazioni, ma non preoccupatevi, ci pensiamo noi a loro» e l’Ariete fece cenno a Ikki, di cui, nel frattempo, Shaka si era preso carico e l’Alchimista, che stringeva delicatamente fra le braccia.

«Ci lascia passare?» chiese Shun guardando di sottecchi il saint di Virgo, che diede segno di assenso, mentre Seiya, si rivolse a Mu:

«Saori?»

«È ancora in coma. Aldebaran e Kiki sono con lei, quindi ora andate e fate presto. Solo voi potete tracciare un nuovo futuro»

Noi ci guardammo in segno d’intesa e, dopo un rapido saluto a Mu, lasciammo la Casa della Vergine per recarci a quelle della Bilancia. (Shaka poteva andare a farsi fottere. Dopo il servizio che ci aveva riservato solo perché a prima vista non ci aveva giudicato all’altezza, se non ci salutava prima lui, col cavolo che l’avrei fatto io. Ebbene sì, non sono mai stata molto incline a farmi mettere i piedi in testa, tanto meno da un efebico biondino imberbe che avrà avuto si e no 20 anni!).

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Capitolo 19
*** Ricordarsi di dar sempre da bere alle piante. ***


RICORDARSI DI DAR SEMPRE DA BERE ALLA PIANTE!

Perché potrebbero essere molto vendicative…

 

“Dannazione, ci mancava solo la pioggia! Che sfiga!” pensai, mentre un impietoso acquazzone ci precipitava addosso dal cielo.

Così quando entrammo nella casa di Libra, io, Seiya, Shiryu, Shun, Alexis e Sayuko eravamo bagnati fradici.

«Menomale che non fa freddo, o qui ci saremmo beccate un malanno!» disse Sayuko strizzandosi i capelli.

«A proposito di freddo... Hyoga, non può dire altrettanto. Ecco cosa impediva l’intervento di Morgana!» disse Alexis indicandoci uno strano parallelepipedo in cui era rinchiuso il biondino russo.

Io e Sayuko ci avvicinammo all’anomalo contenitore.

«Sembra ghiaccio... una bara di ghiaccio. Ma chi può essere stato? Libra non è a Goro Ho?» dissi io rivolgendomi ai Shiryu.

«Il maestro Doko non padroneggia le forze fredde. L’unico in grado di farlo è Camus dell’Acquario, il maestro di Hyoga» rispose il Dragone.

«La sua casa è però più in su... possibile che sia venuto appositamente fin qui per ucciderlo? Ma perché?» chiese Sayuko.

«E cosa vuoi che ne sappia!» rispose Seiya.

«Fate silenzio! Sto cercando di concentrarmi per vedere cosa è successo e comunque Hyoga non è ancora morto, avverto il suo cosmo anche se è molto debole» disse Alexis poggiando le mani sulla fredda superficie della bara, espandendo il suo cosmo, mentre noi costatammo che diceva il vero; il cosmo del Cigno non si era ancora spento del tutto.

«Alla faccia di Saori! Ma uno dei requisiti per diventare gold è essere dei fighi senza senso?» sbottò a quel punto Alexis, facendoci sobbalzare dallo spavento, per poi ritrovarci a fissare la Sensitiva perplessi.

«E questo che c’entra?» chiese Shun.

«Nulla, ho solo visto il famoso Camus tramite i brevi ricordi immagazzinati dal ghiaccio della bara. Adesso capisco perché Katy ci ha assillato parlandoci di lui fino alla nausea! Comunque sì, è stato lui a congelare Hyoga. Dato che, a suo parere, il Cigno avrebbe dovuto comunque morire per mano di un Gold, ha quindi preferito farlo lui con le sue mani, visto che è il suo maestro. Katy invece...» disse Alexis.

«Che gli è successo? Sta bene?» chiesi io.

«Rilassati, secondo me quella sta meglio di noi. Camus l’ha trovata svenuta sul pavimento e, dopo aver surgelato l’allievo, l’ha avvolta delicatamente nel suo mantello e se l’è portata via. Mica scemo! Quello si che ha capito tutto dalla vita!» riassunse Alexis riaprendo gli occhi.

«Ah!» fu il nostro commento, mentre Seiya si preparò ad attaccare:

«Allora non ci resta che tirare fuori Hyoga da lì! PEGASUS RYUSEI KEN»

Il colpo di Seiya però non fece un baffo alla bara, che rimase intonsa a sovrastarlo mo’ di scherno.

«Quindi quello che mi aveva detto una volta il vecchio maestro era vero: è impossibile distruggere una teca creata da quell’uomo!»

«Questo lo vedremo!» esclamò Sayuko espandendo il suo cosmo e piantando un pugno sulla superficie di ghiaccio. Un enorme lacrimone iniziò a scenderle lungo la guancia, in perfetto stile manga.

«Il tuo maestro forse ha ragione... accidenti che male!» esclamò la Veggente massaggiandosi la mano dolorante.

«Sayuko, non che io sia la più adatta a dire questo, ma per quanto ne so, il nostro cosmo non è esattamente omologato per distruggere... quindi adesso che facciamo?» chiesi io preoccupata.

Incredibile, ma vero, in nostro aiuto accorse il nano... ehm, volevo dire il maestro Doko, saint della Bilancia, tramite la sua armatura che emerse dal pavimento in un mare di luce.

«E questo?» esclamò Alexis.

«È il cloth del mio maestro, ce l’avrà inviato per aiutarci a salvare Hyoga!» disse esaltato Shiryu, mentre Alexis storse il naso:

«Non è un po’ grande per il vecchio nano?» cosa a cui il Dragone fece spallucce, per poi iniziare a smontarlo, ricavandone 12 armi.

«E pensare che i saint dovevano combattere a meni nude!» esclamai io.

«Infatti è così, ma fin dall’epoca del mito il saint della Bilancia ha ricoperto il ruolo di giudice per valutare la rettitudine dell’operato dei guerrieri di Atena e, in caso di necessità, consegnare tali armi ai saint degni, per aiutarli nelle loro missioni. Sono sicuro che con una di esse riuscirò sicuramente a liberare Hyoga» disse Shiryu, per poi esibirsi nell’uso di tutte e 12, gasandosi da far schifo.

«Shiryu...».

«Sì?»

«Muoviti!!!!» esclamò quindi Alexis.

Il Dragone arrossì violentemente e dopo aver scelto la spada, con un colpo netto, liberò il Cigno dal ghiaccio.

Hyoga però non aveva una bella cera, il suo corpo era infatti mezzo assiderato e la sua vita ancora in bilico, nonostante la sua anima avesse fatto ritorno nel suo corpo.

«Mi occuperò io di lui, voi andate» ci disse quindi Shun.

«Ma...» replicammo.

«Non c’è tempo. Il mio maestro mi ha insegnato come comportarmi in casi del genere, quindi non preoccupatevi e procedete.» disse Shun e quindi a noi non restò altro che continuare la corsa verso la casa dello Scorpione.

 

«Ma guarda! È incredibile come la vita riesca a farsi spazio ovunque» disse Sayuko, fermandosi a guardare dell’edera striminzita che, spuntando da una crepa del pavimento, si aggrappava stoicamente al rivestimento in marmo del muro interno del pronao del tempio dello Scorpione.

«Certo che nella posizione in cui ti trovi non deve essere facile reperire dell’acqua» concluse la Veggente, accingendosi a recuperare tale liquido da una pozzanghera per abbeverarla.

«Datti una mossa Sayuko! Non è il momento di mettersi a dar da bere alle piante!» sbottò Seiya spazientito, mentre ci accingevamo ad entrare all’interno della casa dello Scorpione.

«Tu piuttosto, invece di muovere la lingua, muovi le gambe!» disse la giapponese superando di corsa il saint di Pegaso e ritrovarsi in testa al gruppo, per poi fermarsi di colpo insieme a noi.

«Avete sentito?» esclamò Alexis.

«Sì, il cosmo di Shun è esploso per poi affievolirsi...» disse Sayuko.

«Non avrà mica avuto l’idea di sacrificarsi!» esclamò Shiryu.

Seiya mi guardò e disse: «Torniamo indietro!»

«Spiacente, ma è troppo tardi. Ora che siete arrivati fin qui non vi lascerò certamente uscire da questo tempio. Quindi non avete altra scelta che diventare le mie prede: Restriction!» disse un ragazzo uscito dalla penombra del colonnato a passi marziali e solenni, mentre noi venivamo centrati in pieno dal colpo, senza nemmeno rendercene conto.

«Non riesco a muovermi!» sbottai, constatando che anche gli altri non erano messi meglio, per poi ritrovarmi a guardare un ragazzo dallo sguardo fiero, orgoglioso e sicuro nei suoi mezzi e... con una zazzera di un blu tendente al viola ancora più improponibile di quella di Arles e di quella dell’Ariete!

“Deduco che al Grande Tempio non sappiano cosa siano i parrucchieri!” pensai. Ok, ammetto che con tutte le cose che uno poteva pensare ritrovandosi di fronte all’altero custode dell’ottava casa, quella non era la migliore, ma che volete, sono fatta così!

«Ehi, tu, liberaci subito! Insomma, ti sembra questo il modo di trattare la gente, senza nemmeno presentarti?» fu il commento di Sayuko.

«Quindi quello che ti preme sapere prima di morire è il mio nome? Ti accontento subito: sono Milo e ora prendete l’aculeo dello scorpione: SCARLET NEEDLE!»

«Ehi, no frena... non era quello che intende...» fu il commento di Sayuko, mentre il cavaliere dello Scorpione partì all’attacco sfoderando un aculeo rosso sull’indice destro, puntandolo dritto verso di noi, ed in particolare in direzione del torace delle Veggente che, per posizione, era la più vicina al gold saint.

Inutile dire che la giapponesina venne colpita in pieno, ma l’attacco del saint non sortì l’effetto sperato. L’aculeo non era stato infatti in grado di penetrare completamente l’armatura di Sayuko e il cavaliere, sbilanciato troppo in avanti per via del colpo non portato del tutto a segno, perse l’equilibrio e finì addosso alla ragazza, ritrovandosi sopra di lei.

«Non è possibile, come è potuto succedere! Ma di cosa è fatta questa armatura? Eppure sembra un comune cloth i bronzo!» esclamò il ragazzo tra l’irato e il sorpreso, cercando di comprendere l’accaduto, mentre Sayuko, sotto shock, rimase a guardalo sconvolta a bocca aperta, per poi assumere un’espressione alquanto furente:

«Come osi! Toglimi subito le mani di dosso, schifoso maniaco!» esclamò Sayoko per poi partire a sbraitare in giapponese, facendo impallidire Seiya e Shiryu, cosa da cui dedussi stesse tirando dietro al saint insulti pesanti.

Il Cavaliere si ritrovò quindi a guardare negli occhi la Veggente, ormai infuriata come una iena, e poi noi, alquanto sconvolti e, intuendo la tremenda gaffe, si affrettò a smettere di tastare il davanzale della Sensitiva, nel tentativo di capire il materiale di cui era fatta la sua armatura.

«No.. non era mia intenzione palparle il seno con fini lascivi! Volevo solo capire per quale motivo il mio colpo non sia andato a segno!» balbettò il saint, che per l’imbarazzo affievolì la morsa del suo cosmo, lasciandoci così libertà di movimento.

«Ehi, Arianna, ma sto tipo è per caso tuo parente? Perché usate la stessa tattica!»

«Il veleno paralizzante dello scorpione?» esclamò spiazzato il saint.

«No, cercare di farsi gli avversari!» disse Alexis.

Milo non ebbe però il tempo di ribattere. Sayuko si era infatti rialzata da terra e, approfittando del calo di guardia del cavaliere, con una presa a tradimento da dietro, lo fece finire a gambe all’aria con una magistrale mossa di judo.

«...» fu il commento mio e di Alexis.

«Ehi, ci sa fare! Shun aveva ragione!» quello di Seiya e Shiryu.

«Brutta strega! Come hai potuto colpirmi a tradimento alle spalle! Nessuno ha mai osato farsi beffe di me in questo modo! Questa me la paghi!» sibilò Milo, leggermente furente per la figuraccia inaspettata, rialzandosi da terra.

«Mai abbassare le guardia e dare le spalle ad un nemico. Toglimi una curiosità... l’armatura l’hai vita con i punti della spesa?» disse Sayuko con un sorriso di pura sfida.

«Donna, ti rendi conto con chi stai parlando?»

«Con l’ennesimo pallone gonfiato rivestito d’oro, tutto orgoglio e niente cervello! Quindi preparati, perché sto per rimetterti in riga a suon di sculacciate!» sbottò la Veggente puntando un dito verso il saint, con fare perentorio.

«Se credi di poterti rivolgere a me in questi termini, credendo di passarla liscia, scordatelo!!!» disse il saint dello Scorpione facendo brillare il pungiglione mortifero sul suo indice destro con fare ammonitore, rimanendo però bloccato da anelli di ghiaccio.

«Ma che diamine! E questi?»

«Sono anelli di ghiaccio, non lo vedi?» disse una voce alle nostre spalle e noi ci giranno ad osservare Hyoga, con in spalla Shun.

«Hyoga, come stai? E Shun?» chiese preoccupata Sayuko, correndo da loro.

«Bene, me la sono vista brutta, ma bene. Shun è solo svenuto. Non avrei mai permesso che ci rimettesse la vita per salvarmi» rispose il biondino.

«Allora andate avanti! Così potrò insegnare il galateo a questo screanzato, senza ingombri!» Disse quindi la Veggente, guardando in direzione di Milo, che ricambiò sarcastico.

«Non piangere se ti farai male»

«Io resto con te, Sayuko.» disse quindi Hyoga.

«Non preoccuparti, sono cintura nera di Judo!»

«Non lo metto in dubbio... ma ho promesso a Shun che ti avrei protetto e come ci aveva detto Mu, con i cavalieri d’oro è meglio non scherzare. Sottovalutarli può essere un grave errore.»

«Sei sicuro di sentirtela? Ti sei appena ripreso» chiese Shiryu.

«Si, tranquilli, a lui ci pensiamo noi, voi proseguite, ormai la vita di Saori è agli sgoccioli» e così dicendo Hyoga passò Shun a Seiya e noi ci accingemmo ad uscire dalla casa.

«Non crederete mica che vi faccia passare!» sbottò Milo, che però si ritrovò ancora più stretto nella morsa di ghiaccio di Hyoga:

«Sei sordo o semplicemente stupido? Ho detto che saremo noi i tuoi avversari»

Poco da dire, se l’obbiettivo di Sayuko e Hyoga era quello di far saltare la mosca al naso a Milo dello Scorpione, ci erano riusciti alla grande!

 

Quindi mentre noi eravamo intenti a raggiungere il tempio del Sagittario....

 

.... Sayuko aveva fatto la figa per un po’, tenendo testa allo Scorpione grazie agli insegnamenti di Daidaros, almeno fin quando Milo, stufo di giocare e di farsi sfottere gratuitamente, non decise di smettere di perdere tempo con quella che riteneva più che altro una mosca fastidiosa, passando a fare sul serio. Bisognava infatti dire che, a parte il suo non brillante ingresso in scena, non era poi così scemo e riuscì ben presto a trapassare l’armatura della Veggente con il suo ago. Infatti il gold aveva capito che se il primo colpo veniva ammortizzato dal porno cloth, un secondo portato nello stesso punto del primo, no, e purtroppo per noi, una volta sfondata la nostra armatura, eravamo completamente inermi. Infatti bastò una sola puntura per mettere in difficoltà Sayuko e Milo si ritrovò così a fronteggiare Hyoga, intervenuto in difesa della Veggente e, concordando con il Cigno di levarsi Sayuko dagli impicci, immobilizzarono la giapponese con il Restriction e i Coliso. Grave errore, soprattutto per lo Scorpione, del tutto ignaro del vero potenziale del cosmo positivo!

Durante lo scontro tra Milo e Hyoga, la Veggente, furente per non essere presa in seria considerazione da nessuno come avversaria, ebbe infatti tutto il tempo necessario per usare il suo cosmo per chiedere soccorso alle forze della natura....

 

«AHHH!!! Ci mancava solo più il terremoto!» urlò Alexis, attaccandosi ad una colonna dell’atrio del Tempio del Sagittario per non perdere l’equilibrio, mentre io mi ritrovai a guardare preoccupata una crepa nel soffitto.

«Speriamo che questa catapecchia tenga e non ci crolli addosso! Ma da quando è che non fanno dei restauri qui dentro! É peggio della casa di Gemini!» esclamai.

«Credo da tredici anni... data la morte del proprietario» disse Seiya, mentre Shiryu ci fece cenno di tacere, per poi ritrovarci tutti a guardarci sconvolti ed esclamare:

«Sayuko... questo è il cosmo di Sayuko!»

Infatti poco dopo, un cavaliere del Cigno sbigottito e trafelato, con in spalle la Veggente, fece irruzione di corsa nel nono tempio, per poi fermarsi a prendere fiato.

«Se ne usciamo vivi, ricordatemi di evitare accuratamente il cavaliere dello Scorpione perché se mi becca mi ammazza per davvero!» disse la Veggente lasciandosi scivolare a terra sfinita, mentre Hyoga si appoggiava a sua volta ad una colonna:

«Lo hai messo in ridicolo, sconfitto slealmente e gli hai pure devastato il Tempio! Dovevi prevederlo che si sarebbe infuriato!» disse il biondino.

«Preferivi che continuasse a usarti come un puntaspilli?» disse la giapponese, mentre Hyoga la guardava malissimo.

«Ma che diamine è successo?» chiese Alexis, staccandosi dalla colonna.

«Milo stava facendo una seduta di agopuntura velenosa a Hyoga, mettendomi in disparte, dopo aver detto che il mio cosmo era una mezza calzetta. Io quindi gli ho dimostrato che l’unica mezza calzetta era lui... con la collaborazione dell’edera all’ingresso del suo tempio, a cui si dimenticava sistematicamente di dare da bere. Quindi la pianta è stata ben felice di assorbire il mio cosmo per aiutarmi a rimetterlo in riga... immobilizzandolo al soffitto e devastandogli il tempio.» disse Sayuko, mentre noi, recandoci all’ingresso del tempio del Sagittario ci ritrovammo così ad osservare il Tempio dello Scorpione completamente invaso dall’edera rampicante.

«Speriamo che Saori apprezzi il riallestimento!» commentò Alexis.

«Ragazzi... pro memoria... ricordarsi sempre di dar da bere alle piante» fu il mio commento tra i segni di assenso di tutti, compreso Shun, che nel frattempo si era ripreso.

 

 

 

ANGOLO DELL’AUTRICE

 

Chiedo scusa per come ho trattato Milo in questo capitolo. Prometto che in futuro gli darò più dignità, anche se sarà un personaggio abbastanza polemico e sospettoso (mai ai livelli di Shaka). È solo che, anche se a volte è un po’ arrogante e irritabile (soprattutto in Episode G), l'ho sempre visto come un pezzo di pane e anche un po’ galantuomo (non ai livelli di Camus), anche se brontolone. Quindi nel caso si fosse trovato di fronte ad una donzella come avversario, me lo sono sempre immaginato fare lo sbruffone, ma poi trattenersi.

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Capitolo 20
*** Ma perché non siamo in otto? Perché manca Lancillotto! ***


Ma perché non siamo in otto? Perché manca Lancillotto!

In compenso c’è il Gold Saint del Capricorno!

 

Fortunatamente il Tempio del Sagittario era effettivamente vuoto come ci aveva detto Mu, e noi lo attraversammo senza problemi.

Non che non ci dispiacesse per la tragica ed eroica fine di Aioros, ma come si dice: prega per noi e pace all’anima sua. Spiacenti, ma eravamo di fretta!*

 

Così io, Alexis e Sayuko arrivammo senza fiato al Tempio del Capricorno, insieme ai restanti bronze.

La Casa era però inaspettatamente incustodita e, a parte per una statua di Atena che porgeva una spada ad un anonimo cavaliere, non incontrammo e percepimmo anima viva. Quindi noi, anche se un po’ guardinghi, l’attraversammo giungendo fino all’imboccatura della rampa di scale che portava dall’Acquario. E fu proprio li, quando ormai eravamo convinti di averla scampata, che avvertimmo improvvisamente un potente cosmo ostile.

«Attenti! Saltate **» esclamò Shiryu.

Hyoga e Seiya ebbero appena il tempo di prendere me e Sayuko in braccio e saltare, che la terra si squarciò sotto i nostri piedi formando una voragine in cui ci finì dentro Shun.

Fortunatamente l’armatura di Andromeda era fornita di catene, che Seiya riuscì ad agguantare in tempo ed insieme riuscimmo così portare in salvo anche lui.

«Te pareva! Due templi vuoti consecutivi, mi sembrava troppo bello per essere vero!» mi sfuggì osservando l’ombroso cavaliere apparso tra le colonne del suo tempio, che ci guardava serio e minaccioso, mentre noi ci ritrovammo a costatare con sgomento che non tutti eravamo riusciti a saltare in tempo. Infatti, dalla parte del Gold Saint del Capricorno, che si presentò con il nome di Shura, erano rimasti Shiryu e Alexis.

«Avete detto agli altri di saltare e voi invece non l’avete fatto. Non eravate sicuri di farcela? Oppure siete stati spaventati dalla voragine che ho causato e siete rimasti paralizzati?» disse il Gold in greco, ma con un malcelato accento spagnolo.

«Direi entrambe le cose!» disse Alexis allontanandosi il più possibile dal precipizio, andando quasi a sbattere contro il fautore del dirupo, mentre il Dragone si passava rassegnato una mano sulla faccia.

«No, non è per quello. Se avessimo saltato tutti insieme saremmo stati colpiti dal tuo attacco e saremmo precipitati nella voragine»

«Peggio per voi. Vorrà dire che passerete a miglior vita per mano di Excalibur» rispose serio e risoluto il Capricorno, puntando il braccio destro verso Shiryu a mo’ di spada. Cosa che mi lasciò interdetta: “Excalibur? Ma era un cavaliere di Atena o della tavola rotonda? Mi sa che era un po’ confuso al riguardo!”, mentre Alexis scoppiò letteralmente a ridere:

«Questa è bella! Ehi, Lancillotto, il Santo Graal dove lo tieni, in soggiorno?»

«Donna, non so di cosa tu stia parlando. La sacra spada Excalibur venne donata in un tempo immemorabile ad un mio predecessore e da allora risiede nel corpo dei saint del Capricorno degni di questo nome» rispose infastidito il cavaliere.

A quel punto non potei far altro che intervenire, quello che stava dicendo quell’uomo era sacrilegio per le mie orecchie:

«Vedi di non dire idiozie e di leggerti il Ciclo Bretone!!!» berciai, mentre Seiya mi tappò la bocca alzandomi di peso, prima che potessi esibirmi nell’esposizione delle gesta di Artù, Merlino e compagnia bella.

«Scusa Arianna, ma non è il momento di fare lezione. Ti ricordo che abbiamo Saori e il tuo ragazzo da salvare!» disse Seiya, mentre mi issava sulle spalle in stile sacco di patate, per poi aggiungere:

«Dovresti metterti a dieta! Arles non te l’ha mia detto?»

«Ma come ti permetti, brutto pony spennacchiato!» sbottai.

«Seiya comunque ha ragione. Se rimaniamo qui, il fatto che Shiryu e Alexis siano rimasti alla Casa del Capricorno rischiando la vita per lasciarci andare sarà stato vano.» disse Hyoga tra gli assensi di Sayuko e Shun. Quindi a noi non restò altro che lasciare Alexis e Shiryu in compagnia di Lancillo... ehm, Shura, mentre noi ci dirigevamo di volata alla casa dell’Acquario.

 

Quindi, mentre il gruppetto composto da me, Seiya, Sayuko, Shun e Hyoga si apprestava a percorrere l’ennesima rampa di scale (giuro che iniziavo ad averne a nausea dei gradini!), Shiryu capiva definitivamente che il suo scudo non era indistruttibile, mentre Alexis che il saint del Capricorno non scherzava e che quando diceva che la sua spada poteva tagliare qualunque cosa non era una balla. La Sensitiva quindi si ritrovò ben presto con una ferita da taglio abbastanza profonda alla gamba con conseguente copiosa emorragia, anche se Shura, per poter trapassare il porno cloth, aveva dovuto impegnarsi. Quindi per cercare di neutralizzare quella dannata e affilata spada e non ritrovarsi affettati come dei salami, Shiryu attirò il saint in una trappola a doppio taglio (chiedo scusa per il gioco di parole): ovvero lui si lasciò colpire al cuore mostrando il punto debole del Rozan shoryuha, rompendo in contemporanea il braccio del suo avversario. Mossa vana. Infatti Shura poteva ancora usare il braccio sinistro. Anche il Capricorno però aveva un punto debole, che Alexis aveva avuto modo di conoscere sondando l’animo del cavaliere; e quel punto era il risentimento nei confronti del tradimento di un amico e il celato e incompreso rimorso di averlo ucciso***.

La Sensitiva decise quindi di sfruttare tale profondo malessere del cavaliere, promettendogli che gli avrebbe dimostrato che era dato dal fatto di essere nel torto nell’aver ucciso Aioros, accecato dalla delusione e spinto da una distorta concezione di giustizia, che, secondo lui, doveva essere, se necessario, difesa con la forza da chi ne detiene il potere, anche se malvagio. Una versione non condivisa da Alexis, che vedeva nel perseguimento della giustizia la speranza dei deboli e non uno strumento dei potenti. La vera giustizia, per essere tale, doveva essere libera e non soggiogata dal potere, ma basata soltanto sulla verità, raggiungibile solo conoscendo le varie parti in campo, cosa di cui Shura non aveva tenuto conto, attaccando il compagno d’armi senza sentire le motivazioni che lo avevano portato al tradimento, basandosi soltanto sulla versione del Grande Sacerdote.

Fu così che Alexis, facendo appello alla giustizia del Cosmo e alle forze della terra, offesa dal profondo squarcio del cavaliere, lo mise alla prova riportando in vita la vera leggenda di Excalibur, imprigionando il braccio del Capricorno nella roccia, con la promessa che si sarebbe liberato da quella morsa solo se fosse stato nel giusto e lei e Shiryu nel torto. Cosa che però non avvenne in quanto Shura, per quanti sforzi facesse, non riusciva ad estrarre il braccio dalla morsa della terra, non potendo così far altro che accettare la sua sconfitta, mentre Alexis e Shiryu, sfiniti ed in preda all’emorragia provocata loro dal gold saint, si lasciavano accasciare al suolo.

 

Nel frattempo noi avevamo raggiunto l’ingresso del tempio dell’Acquario, sulla cui porta ci aspettava il famoso Camus. Anche lui, ad occhio e croce, non doveva avere più di vent’anni e dalla capigliatura dedussi che, come lo Scorpione, non avesse un buon rapporto con il parrucchiere. Il mio cugino gay (acconciatore per modelle) ci sarebbe andato a nozze al Grande Tempio!

Tolto questo non potei che rivolgermi a lui dicendo:

«Ehi, tu! Brutto elfo!Cosa hai fatto a Katy?»

«Elfo?» chiese Shun guardandomi stupito.

«Le parti laterali a punta del suo elmo non sembrano delle orecchie da elfo?» dissi.

«No» fu la risposta di Shun e Sayuko, che nel frattempo aveva iniziato a battere i denti. La temperatura si era infatti notevolmente abbassata.

«Katy è al sicuro. Non dovete preoccuparvi per lei. Farò in modo che lasci sana e salva questo posto» rispose senza nemmeno degnarci di uno sguardo il cavaliere, per poi puntare il suo sguardo gelido verso Hyoga: «Noi abbiamo uno scontro in sospeso, se non ricordo male.»

Quel tipo metteva i brividi, nel vero senso della parola. Cavolo che freddo!

«Maestro Camus, io vi devo ringraziare per i vostri insegnamenti, ma non posso lasciare questo posto come mi avevate chiesto. Ci sono troppe vite in ballo.» disse Hyoga sostenendo lo sguardo impassibile dell’Acquario.

«Allora non ti resta altra scelta che sconfiggermi perché se non sei in grado di battermi, non sarai neppure in grado di portare a compimento i tuoi propositi» rispose Camus.

Il Cigno si rivolse quindi verso di noi: «Andate, questa è una questione privata tra me e il mio maestro. Non voglio che interferiate. In più ci sono rimaste poco più di due ore per salvare la Kido»

«Come desideri» disse Seiya, per poi oltrepassare il cavaliere dell’Acquario, che ci lasciò andare senza battere ciglio.

Una statua di ghiaccio era meno gelida di quel ragazzo, ma, nonostante questo, non potei non intravedere nei suoi occhi un velo di tristezza e la determinazione di chi era pronto a morire, lasciando in me una brutta sensazione...

 

Infatti, mentre con Seiya, Shun e Sayuko, raggiungevo la dodicesima casa, all’interno del Tempio dell’Acquario si stava disputando uno scontro all’ultimo cristallo di ghiaccio, dal quale ne usciva vincitore chi riusciva ad ibernare l’avversario.

Peccato che a finire congelata per mano di Camus fu proprio Katy, frappostasi tra i due, con lo scopo di fermarli prima che si ammazzassero a vicenda. La Guaritrice era infatti riuscita ad evadere dagli alloggi privati del Cavaliere di Acquario, in cui era stata rinchiusa, per evitare che Camus ci rimettesse le penne nel tentativo di far raggiungere a Hyoga il Settimo Senso, come suo ultimo insegnamento.

Purtroppo però Camus era tanto abile nel creare bare di ghiaccio (sicuramente tra i suoi avi c’era un agente di pompe funebri!), tanto quanto incapace di distruggerle in caso di urgenza, visto che per poterlo fare bisognava sviluppare un’aria congelante più prossima allo zero assoluto della sua.

Fu allora che Hyoga riuscì quindi a superare il maestro, spinto dal disperato desiderio di liberare quella che ormai era diventata più che una sorella, da quella infida gabbia. Per una volta quindi i ruoli di maestro e allievo si invertirono e Hyoga dimostrò a Camus che non era liberandosi dagli affetti e dai ricordi il modo migliore per progredire, ma che invece era proprio per la volontà di difenderli e proteggerli che l’uomo aveva raggiunto le vette più alte.

 

Mentre Katy rischiava di morire assiderata e Hyoga di finire paralizzato per il veleno dello Scorpione, che aveva in corpo (ebbene sì, anche se le punture di Milo non l’avevano ucciso, comunque non gli avevano fatto sicuramente bene e lo sforzo eccessivo unito al freddo, avevano minato seriamente le condizioni fisiche del Cigno), noi ci ritrovammo la strada interrotta da due rose rosse che si andarono a conficcare sui gradini innanzi alla Casa dei Pesci. Potei così costatare che anche Sayuko, nonostante facesse tanto la splendida, stava risentendo della puntura dello Scorpione. Infatti anche lei, come me, si sarebbe cuccata in pieno una rosa rossa, se non fosse stato per il tempestivo intervento di Seiya e Shun.

«Queste rose le riconosco! Sono quelle di Afrodite!» disse la Veggente e io mi ritrovai ad osservare l’archetipo del sogno erotico di mio cugino (quello gay), con una rosa fra i denti, in posa da Rodolfo Valentino.

“Però, al Grande Tempio sono di larghe vedute” pensai, mentre Sayuko mi chiese:

«Non è bellissimo?»

«Sinceramente... non è il mio tipo» mi limitai a dire, rabbrividendo alla vista del neo posticcio, le ciglia finte e i capelli azzurri. Ma che razza di gusti aveva la giapponese?

Seiya, dal canto suo, esclamò un: «Quello è Afrodite dei Pesci?Ma è davvero un uomo?! »

Io tossicchiai e posai una mano sulla spalla del Saint di Pegaso: «Tecnicamente credo di si, almeno che non sia già andato a Casa Blanca, ma in pratica te lo spiegherò quando sarai più grande! Ti consiglio solo caldamente di guardarti le spalle con quel tipo nei paraggi!»

«Casa Blanca? Cos’è e perché devo guardarmi le spalle?» chiese Seiya.

«Nulla, fa finta che non abbia detto nulla!» dissi quindi io, mentre Shun sbuffò un:

«Non mi piace che si parli male dei nemici per via del loro aspetto fisico!» (probabilmente sentendosi tirato in causa. Anche a lui era successo diverse volte di essere scambiato per una ragazza).

«Shun ha ragione e comunque non mi sembra il momento adatto per discutere di queste cose! Quindi tu e Seiya andate avanti. A tenere a bada Afrodite ci pensiamo noi.» disse la Veggente sistemandosi la chioma.

«Sayuko, non è il caso di fare le eroine, puoi fingere finché vuoi, ma a me non la dai a bere. Il veleno dello Scorpione ti da dei problemi, non è vero?» gli risposi.

«Il punto non è fare o non fare le eroine, ma che soltanto tu, con il tuo cosmo, puoi salvare Arles. Poi con me c’è Shun, quindi andate e fate presto.»

«Sayuko ha ragione, andiamo Arianna e mettiamo fine a questa storia.» disse Seiya, per poi prendermi per mano e dirigersi verso l’entrata del Tempio dei Pesci.

Ovviamente Afrodite cercò di impedirci il passaggio, sputandoci addosso la rosa che aveva in bocca (sinceramente: che schifo!), mentre Shun lo bloccava sulla soglia della sua Casa con l’ausilio delle sue catene.

Ebbi solo il tempo di sentire il Saint dei Pesci dire: «Pazienza. Intanto moriranno lungo la strada per mano del mio corteo funebre di rose» e la Veggente rispondergli: «Non credo che le tue rose demoniache saranno un problema per Arianna; lei è l’Esorcista!»

 

“Non credo che le tue rose demoniache saranno un problema per Arianna...” un bel paio di balle!

Se era vero che il mio cosmo purificante mi rendeva immune dal profumo e dal veleno delle rose di Afrodite, in quanto in grado di purificarle, era anche vero che quei simpatici fiorellini, nel disperato tentativo di ritornare comuni fiori e disintossicarsi dal cosmo negativo del saint dei Pesci, assorbivano a più non posso la mia energia purificante. Caddi così, esausta e priva di forze, nel bel mezzo della scalinata che mi separava dal Tredicesimo Tempio.

«Arianna, che ti prende?» mi disse Seiya.

«Le rose stanno assorbendo il mio cosmo per liberarsi dal giogo di Afrodite dei Pesci. Sembra che non aspettassero altro» dissi.

«Allora non mi resta altro da fare che spazzarle via con il mio Ryusei Ken!» disse il cavaliere di Pegaso, facendo strage di fiori con il suo colpo, per poi aiutarmi ad alzarmi e a continuare a procede lungo la scalinata.

 

Così, mentre raggiungevo il Tredicesimo Tempio sorretta da Pegaso, Afrodite si ritrovò a dover affrontare lo sciopero delle sue rose che, fossero rosse, nere o bianche, si rifiutavano tassativamente di collaborare con il saint dei Pesci (ormai sull’orlo di una crisi di nervi) così come era successo sull’isola di Andromeda, proteggendo la Veggente e Shun, anziché aggredirli; facendo infuriare il loro proprietario.

Le sue rose demoniache non erano infatti felici di essere tali e tanto meno di essere usate come strumento di morte per mano del cavaliere. Tutto infatti aveva un proprio volere che, se sottomesso con la forza ai propri fini, poteva, prima o poi, ribellarsi alle imposizioni, perché il potere non coincideva con la capacità di imporre la propria volontà con l’uso della forza, ma dall’accondiscendenza o meno delle persone o cose ad esso. Non c’è guerra senza guerrieri, non c’è potente che sia tale per se stesso. Quindi nemmeno Arles, a dispetto del suo cosmo, avrebbe potuto fare ed essere ciò che era se gli uomini sotto il suo comando non avessero dato l’assenso. Se Arles era forte era per via del loro appoggio e non per il contrario. Afrodite, rimanendo così privo di difese, in quanto le sue rose preferirono ascoltare il richiamo del cosmo della Veggente, intriso dal dispiacere nel vedere i fiori simbolo per eccellenza della bellezza e dell’amore, usati per arrecare sofferenza, non poté che arrendersi all’evidenza e gettare la spugna, costatando come anche lui, senza l’appoggio dei suoi fiori, non era poi così potente come credeva.

Poi il fatto che per aggiudicarsi l’appoggio delle rose di Afrodite, Sayuko aveva promesso alle suddette che avrei provveduto a purificarle, fu solo un piccolo particolare di minima importanza!

Dannata Veggente e il suo modo di cavarsi dagli impicci facendoli ricadere sugli altri in perfetto stile Custode della Terza Colonna!

 

 

 

NOTE

 

* Se vi aspettavate un testamento... mi duole deludervi; probabilmente il Sagittario, tutto preso dall’intento di salvare la piccola Atena, si era dimenticato di passare anche dal notaio.

Ok, chiedo scusa per la battuta pietosa, comunque rammento che l’armatura era in mano al Manipolatore, che non avendo ritenuto utile creare uno squarcio spazio dimensionale per rispedire al Santuario il cloth del Sagittario, ritenendolo uno spreco inutile di energia (senza contare che aveva altro da fare, perché impegnato su altri fronti, ma lo scopriremo più avanti), ha pensato bene di tenerla al sicuro nel posto in cui l’aveva nascosta. Quindi non arrivando al Grande Tempio, il Gold Cloth, non ha avuto modo di scoprire i graffiti del padrone. ^:^!

 

**Cit. Saint Seita perfect edition, volume 8. Tutte le parti in corsivo sono citazioni del manga.

 

***Probabilmente la mia interpretazione di Shura è discutibile, ma ho preferito, per mia simpatia personale, riprendere di più il Capricorno di Episode G che è un po’ più complessato di quello della serie classica, anche se rimarrà comunque un personaggio ombroso e tutto d’un pezzo o quasi. Chiedo venia.

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Capitolo 21
*** HOW ARE YOU? ***


HOW ARE YUO?

Solo tu puoi deciderlo.

 

 

Grazie al sostegno di Seiya ero finalmente giunta al Tredicesimo Tempio e, anche se non ero nelle condizioni migliori, ero comunque intenzionata a chiudere la questione una volta per tutte, anche se non avrei mia immaginato mi potesse costare così tanto.

Perché dovevo sempre scoprire certe cose nei momenti meno opportuni e nel peggiore dei modi possibili?

Tolta questa piccola considerazione personale; io e Seiya entrammo nel tempio, i cui corridoi ci sembravano interminabili, mentre avevamo la sensazione che il tempo scorresse inesorabilmente troppo veloce allo scopo di non farci raggiungere la sala del trono, dove percepivamo la presenza di Arles.

Fortunatamente quella era solo un brutta sensazione causata dell’ansia e quando le porte della sala si mostrarono in tutto il loro splendore davanti a noi, Seiya le aprì con un Pegasus Ruysei Ken. Ci ritrovammo così al cospetto di Arles.

Un silenzio carico di tensione calò nell’ambiente e il Grande Sacerdote si tolse maschera ed elmo, scoprendo la sua chioma blu, rivolgendosi a Seiya.

«Ti faccio i miei complimenti per essere giunto fino a qui e sono desolato dell’accaduto, ma...»

«So tutto, Arianna ci ha messo al corrente, ma se è vero che solo tu puoi salvare Saori, devi darci una mano ed estrarre quella dannata freccia d’oro!»

Il Grande Sacerdote annuì, per poi volgere il suo sguardo su di me:

«Arianna io... non so per quanto riuscirò a trattenerlo, quindi prestate attenzione alle mie parole e fate in fretta»

«D’accordo.» risposi.

«Io non sono in grado di togliere la freccia.»

«Cosa? Ci pigli in giro? Ci è stato detto che...» sbottò Seiya, ma io lo fermai, notando la fatica che Arles stava accusando nel parlare.

«Non è il momento di fare polemiche.»

«Arianna ha ragione, quindi fammi finire! Per salvare la vita di Sori Kido non dovete infatti fare affidamento sulla mia forza, ma dovete recuperare lo scudo della statua di Atena; l’emblema della giustizia in grado di proteggere da qualsiasi attacco del male. Esso infatti, insieme al bastone di Nike, la vittoria, sono i simboli di Atena e racchiudono il segreto della sua poten... »

Il Sacerdote non riuscì a finire la frase e si accasciò a terra tenendosi la testa fra le mani per poi urlare in direzione di Seiya:

«Pegaso, muoviti, oltre le tende troverai la statua e lo scudo che dovrai rivolgere verso quella ragazzina, se vogliamo salvarle la vita! Io sono già abbastanza occupato a tenere a bada Arles!»

«Grande Sacerdote, ma lei sta male! Arianna, facciamo qualcosa!» disse Seiya.

«Non preoccupatevi per me, andate, presto!» urlò il Sacerdote.

«Seiya, muoviti, non vedi che è allo stremo?» urlai io.

«E tu?» mi disse Seiya.

«Io servo qui e se ci dividiamo abbiamo una speranza in più di salvare Saori» risposi.

«E dovrei lasciarti da sola con lui? É fuori discussione!» sbottò il saint di Pegaso.

«Intanto a parte cercare di sfondargli lo sterno con il tuo colpo, cosa pensi di poter fare in un frangente come questo? Il cosmo negativo che ti hanno insegnato ad usare qui, può solo distruggere, indipendentemente dal fine per cui lo si adopera!. Seiya, una vita è nelle tue mani, lo vuoi capire o no? Quindi vai!» dissi e Seiya finalmente si decise a muovere le chiappe, ma purtroppo l’alter ego del Grande Sacerdote non era del parere di lasciarglielo fare facilmente e, dopo essere riuscito a riprendere nuovamente il sopravvento sul vero io del Grande Sacerdote, scagliò un colpo, che fece finire a terra Seiya.

«Spiacente, ma il nostro obbiettivo è troppo importante per darvi carta bianca. Per troppo tempo gli dei hanno fatto il bello e il cattivo tempo imponendo il loro volere su questo mondo. É infatti dall’epoca del mito che non fanno altro che giocarsi il dominio su questa Terra sfruttando gli uomini per i loro fini, arrecando solo dolore. Ed è una cosa che deve finire!» disse Arles, lasciandomi di sasso, perché ciò che era appena uscito dalla sua bocca era uno dei motivi per cui io e le altre eravamo state convocate dalle emanazioni del Cosmo.

«E questo può anche starmi bene Arles, ma perché uccidere la reincarnazione di Atena!!! Anche se ha un caratteraccio, ha comunque sempre cercato di adoperarsi per il bene dell’umanità! Quindi non tollero una simile ingiustizia!» disse quindi Seiya rialzandosi da terra, per poi scagliare sul Grande Sacerdote il suo colpo, ottenendo solo il risultato di disintegrargli i paramenti.

«Seiya, cosa fai! Ti ricordo che siamo venuti qui proprio per aiutare il Gran Sacerdote a liberarsi dal lato oscuro del suo cosmo, non per ammazzarlo!» urlai io, mettendomi le mani nei capelli.

«Arianna, non guardare, è nudo!» esclamò invece Seiya, come se la cosa potesse scandalizzarmi. Povera anima candida!

«Grazie, Seiya, intanto quegli indumenti mi impedivano solo i movimenti. Comunque mi dispiace ragazzo, ma se credi che quella bimbetta possa riuscire in una cosa del genere, sei fuori strada. È dall’epoca del mito che non è mai riuscita a concludere molto, salvo mandare al macello i saint al suo posto. Ma con le motivazioni che la muovono, non deve stupire che non sia in grado di poterlo fare. Perché il problema non è il doverlo, ma il volerlo fare! Ed è per questo che ho deciso di sostituirmi a lei, perché per poter sottomettere gli dei bisogna avere la forza e la volontà per farlo» disse Arles, per poi richiamare a sé l’armatura dei Gemelli, che andò a ricoprire il suo corpo, mentre io mormorai:

«Saga, allora la teoria di Saori era corretta!» cosa che fece rivolgere Arles verso di me:

«Già, Saga dei Gemelli. È questo il nome dell’uomo che mi ha dato la possibilità di assumere una mia forma e volontà, in modo da permettergli di raggiungere i suoi fini.»

«Che vuoi dire?» chiesi.

«Dovresti già avere la risposta, Arianna, visto che tu hai dato l’assenso perché in te si manifestasse il mio opposto: il Cosmo Positivo, avendo fiducia in esso. Così come Saga ha avuto fiducia in me.»

“Ciò che stai pensando è esatto Arianna. Arles altro non è che la manifestazione tangibile del Cosmo Negativo del saint dei Gemelli. Saga, come ogni saint è stato addestrato essenzialmente all’uso della parte distruttiva del suo cosmo e, nella sua ricerca di ottenere la forza per raggiungere i suoi obbiettivi, per quanto nobili, ha finito per confidare esclusivamente nel potere del Cosmo Negativo, tanto da permettergli di sviluppare una volontà propria, diventandone così succube.”mi disse il Custode.

«Capisco» dissi, per poi aggiungere: «Non posso comunque negare che Arles abbia ragione. Infondo è proprio per fermare gli dei che il Custode mi ha chiamato al suo cospetto...»

«Perché è lo stesso Cosmo che lo vuole. Vedo che hai compreso. Io e te altro non siamo che i due volti della stessa medaglia, che cercano di raggiungere lo stesso fine; la salvaguardia del Mondo, ma è soltanto con la forza del Cosmo Negativo, in grado di sottometterli al suo volere, che si può ottenere tutto questo. Quindi perché intralciarmi? Unisciti a me e liberiamo il mondo da questi falsi dei» disse Arles, avanzando verso di me, tendendomi la mano.

«Arianna, non farti abbindolare!» urlò Seiya.

“Non puoi voltarmi le spalle adesso, Esorcista! Il problema non sono gli dei fasulli in sé. Se non avessero deciso di usare il cosmo per fini bellici, non ce ne sarebbe potuto sbattere di meno delle loro beghe! Il problema è infatti il Cosmo Negativo stesso, che tramite il suo uso scellerato sta dilagando a macchia d’olio destabilizzando l’Equilibrio, tramite strumenti inconsapevoli di questo!” rimbombò la voce del Custode nella mia testa, ma io lo azzittii mentalmente, per poi rivolgermi sorridente ad Arles, accettando la sua mano.

«Non hai tutti i torti, Arles.» gli dissi, per poi guardarlo seria negli occhi: «C’è solo un piccolo particolare nel tuo discorso, che non ha senso. Infatti non vedo come si possa salvaguardare questo mondo tramite la sua distruzione. Perché è solo a questo che porta il Cosmo Negativo. Mi dispiace, ma anche se condivido l’obbiettivo, non posso fare altrettanto con il metodo. Senza contare che non posso accettare di rendermi partecipe all’assassinio di una ragazzina, anche se si crede la paladina della giustizia su questa Terra, perché questo è ciò che ho scelto indipendentemente dal volere del Cosmo o di chi che sia.» dissi, per poi concentrare la mia energia purificatrice nella mano che avevo concesso ad Arels, prendendolo di sorpresa.

Ovviamente non mi aspettavo grandi risultati, dato ciò che mi si parava innanzi, senza contare che avevo ormai capito che il mio cosmo positivo da solo non poteva nulla senza l’assenso di ciò e di chi mi stava accanto, ma almeno la mia energia purificante riuscì a rompergli le scatole stordendolo momentaneamente, lasciandomi così il tempo di urlare a Seiya:

«Muoviti a salvare Saori!»

«E tu?»

«Seiya, ti fidi di me?»

«Si»

«Allora muovi quel c###o di culo!» sbraitai.

Seiya colto di sorpresa dalla mia uscita poco aulica, fece segno di assenso e finalmente si decise a raggiungere le tende purpuree che portavano alla statua di Atena, mentre io mi ritrovai scagliata contro una delle colonne della sala del trono.

Imprecai dal dolore. La spalla destra me l’ero giocata, ma non aveva importanza. Perché in realtà, l’ago della bilancia in tutta questa storia non ero io e tanto meno la facoltà purificante che avevo sviluppato. La vera potenza di un uomo, infatti, non risiedeva nel suo cosmo, positivo o negativo che fosse, anche se sicuramente dava una mano, ma nelle sue convinzioni e nella sua volontà nel perseguirle. Così come il futuro risiedeva soltanto nelle sue scelte.

«Allora, se la tua risposta è questa, non mi resta altra opzione che ucciderti insieme a Seiya!» disse Arles.

E fu così che sperimentai l’Anodher Dimension. La sensazione che avvertii era la stessa di quella procuratami dalla freccia del Manipolatore, quindi, quando mi ritrovai nuovamente nel Tredicesimo Tempio, rimasi sorpresa nel capire che ad avermi salvato le chiappine era stato Saga e non il mio “collega” fancazzista.

 

Non ti lascerò uccidere Arianna!”

«Maledetto, perché mi ostacoli? Non desideri più salvare il mondo e gli umani dall’oppressione di falsi dei? Non desideri più evitare ad altri la sofferenza che hai provato per colpa di Atena e il suo sistema che ti ha costretto a diventare Saint, senza lasciarti scelta?»

Sì, ma non volevo tutto questo spargimento di sangue!”

«Per raggiungere un traguardo bisogna fare dei sacrifici! Lo sapevi benissimo anche tu che non c’erano altre strade!»

Invece c’è un’altra via! È quella di cui questa donna è emissario! Basta con  falsità, morte e raggiri!”.

 

Che dire, ritrovarsi di fronte ad una discussione tra posseduto e possessore è uno spettacolo inquietante, soprattutto quando dallo stesso corpo provengono due voci diverse! Certo non mi sarei però mai aspettata di scoprire di aver riposto male i miei sentimenti proprio dalla bocca o meglio, dalla voce dell’alter ego dell’uomo di cui avevo perso la testa.

 

«Proprio tu parli di raggiri? Tu che per liberarti di me, dopo avermi utilizzato per cercare di raggiungere i tuoi scopi, hai illuso questa donna in modo da legarla sentimentalmente a te per assicurati il suo aiuto e la sua, per altro inutile, capacità purificatrice!» esclamò irato Arles, mente io mi sentii come se qualcuno mi avesse gettato addosso una secchiata d’acqua gelida.

«Cosa!!!! Quindi mi hai preso solo per il culo e il tuo atteggiamento nei mie confronti era solo volto ad accaparrarti la mia capacità di purificare le anime per liberarti del tuo coinquilino!» sbottai.

“...” fu il primo commento di Saga, che poi si affrettò ad aggiungere un “Non è come pensi... ammetto che all’inizio ho iniziato a corteggiarti per quello, ma poi le cose sono cambiate e...”

«TACI STRONZO!!! Con te farò i conto dopo!» Urlai. Ero furente.

«Ti giuro che avevo intenzione di dirtelo, ma…»

«Ma cosa? Non ti bastava avermi già spacciato per Atena? Intanto non sarebbe stato necessario illudermi per avere il mio aiuto!».

«Di quello dovresti ringraziarmi, visto che Arles ti ha risparmiato solo per sfruttarti in tal senso! Ed evita di dire cose che non stanno né in cielo né in terra, perché lo sai meglio di me che il metodo più efficace per legare a se una persona, ed ottenere così quello che si vuole, è proprio l’affetto, ma se credi che sia uscito illeso da questo gioco d’inganni, ti sbagli.» rispose Saga

«È un po’ tardi per dirmelo, non credi?» risposi, anche perché sinceramente non so se ne sarei uscita viva, mentre Arles mi disse:

«E tu saresti ancora disposta ad aiutare un uomo che ti ha solo usato come una bambola?»

 

Ammetto che l’idea di mandarli a fare in quel posto tutti e due mi passò per la testa così come lasciarli in pasto al Leone. Infatti credo che mi sarebbe bastato contattare Aioria tramite il cosmo, per avere la garanzia che sarebbe giunto di corsa al Tredicesimo Tempio per fare a pezzi il Grande Sacerdote. L’unica cosa che lo tratteneva era infatti la promessa che mi aveva fatto, di fidarsi di me e non intervenire.

Saga quindi dovette ringraziare non tanto la sua buona stella, ma:

A) Che avevo perdonato di peggio nella vita.

B) Il fatto che se non aiutavo Saga a liberarsi da Arles, molte vite ne avrebbero risentito (la mia, quella delle altre, quella dei bronze e della meringa in primis).

C)Infine l’Equilibrio sarebbe stato messo seriamente a rischio se il pazzo del suo alter ego, avesse avuto modo di abbassare la cresta agli dei, usufruendo del lato oscuro del cosmo, comportandosi così esattamente come loro. E se questo succedeva poi chi lo sentiva il Custode?

 

«Che vuoi che ti dica, Arles... c’è chi è furbo e riesce a giocare bene le sue carte e chi invece è scemo e finisce per rendersi conto delle cose troppo tardi per poi passare il tempo a medicarsi le ferite. Poi c’è ancora una terza categoria: i masochisti, che nonostante la batosta continuano a sbattere la testa contro il muro fin quando non lo buttano giù o si fracassano la testa. Io appartengo a questa tipologia. Fossi una persona furba probabilmente me la sarei data a gambe levate fin da subito, ma ho promesso a me stessa che l’avrei aiutato e così farò.» dissi.

«Mandami una cartolina dall’inferno allora!» disse Arles, che però si ritrovò a urlare di dolore, portandosi le mani alla testa.

«Mi dispiace, ma non ti lascerò ucciderla così facilmente!» intervenne però Saga.

«Allora gli leverò i cinque sensi!» disse quindi Arles.

“Merda” imprecai mentalmente, rammentando lo scontro tra Eva, Ikki e Shaka, per poi aggiungere un “E che cavolo, ma si scambiano i colpi come fossero figurine di calcio?”

Ma fortunatamente (si fa per dire), Arles cambiò idea e, dopo avermi rivolto un sorriso bastardo mi disse:

«Anzi, mi è venuta in mente un’idea migliore. Ti lascerò in vita, ma invece dei cinque sensi ti toglierò ciò che hai di più prezioso: la volontà! GENRO MAO KEN!»

Il dolore acuto, di uno spillo che mi trapassava il cervello, fu ciò che avvertii. L’elmo (se così si può definire una sottospecie di diadema), non era servito a nulla e io cnostati con raccapriccio di non potermi più muovermi a mio piacimento. La mia volontà su di esso era stata infatti sostituita con quella di Arles.

«Bene, così abbiamo fatto felici tutti. Arianna, resta in vita, Saga ha il suo giocattolino a disposizione, che ammetto essere un piacevole passatempo anche per me, ed infine nessuno potrà ostacolarci nei nostri piani.»

Che poi io non potessi più muovermi a mio piacimento e che della cosa non ne fossi particolarmente contenta, a quanto pare non gliene importava di meno, ma il particolare più atroce in tutto questo è che Arles mi avesse comunque lasciata lucida in modo che capissi ciò che mi stava accadendo. Quindi quando mi ordinò di uccidere Seiya mi sentii mancare, senza però poterlo fare e in quel frangente mi resi conto che tra avere un cosmo o meno sviluppato, non c’era poi tutta quella differenza.

“Questo perché non è quella la discriminate per fare grandi cose...” mi disse il Custode, mentre il mio corpo avanzava inesorabile verso la statua di Atena oltre le tende, con Arles al seguito.

“... in ogni uomo esiste infatti una forza che va ben al di là del cosmo positivo o negativo che risiede in esso; è una forza in grado infatti di dominare entrambi e di essere liberi...” continuò il Custode, mentre, una volta arrivata al cospetto della statua, potei scorgere Seiya che mi correva incontro, urlandomi qualcosa, che non riuscivo a sentire, così come non sapevo se ce l’avesse fatta o meno a salvare Saori.

Avrei voluto gridare di non avvicinarsi a me, ma le mie labbra rimanevano serrate, mentre il saint di Pegaso, dopo avermi allontanato di peso dal saint dei Gemelli, mi scrollava per le spalle.

«Uccidilo» mi sussurrò mentalmente Arles e le mie mani si strinsero al collo del giovane, che mi guardava sgomento senza capire e reagire. Arles infatti sapeva bene che l’affetto può uccidere più che un colpo portato alla velocità della luce. Seiya infatti, piuttosto di alzare mano su di me o su una donna, si sarebbe fatto ammazzare.

“... e quella forza tu la conosci bene! Svegliati Arianna e mostra ciò che sei!” finì però il Custode.

L’emanazione del Cosmo aveva ragione e quella forza si chiamava volontà. Proprio quella che Arles aveva creduto di potermi togliere con il suo colpo, sbagliandosi però di grosso .

Se c’era infatti una cosa che nessuno era mai riuscito a fare era obbligarmi a compiere qualcosa che non volessi e se c’era qualcosa a questo mondo a cui mai e poi mai avrei dato il mio assenso è a rendermi strumento di morte per volere di terzi.

«Arles, non farò una cosa simile, nemmeno fosse il Custode a chiedermelo e il Cosmo stesso a volerlo!» dissi con quanto fiato avevo in gola, per poi oppormi con tutta me stessa al potere oscuro di Arles, che aveva preso possesso della mia mente.

Il dolore alle tempie era lancinante e ormai vedevo solo offuscato per lo sforzo. Era come se mi stesse per scoppiare il cervello e urlai per il male, ma non mi arresi, nonostante Arles cercasse ad ogni costo di mantenere il suo giogo su di me. La mia forza di volontà era però più potente del suo cosmo e riuscii così a riacquistare parzialmente il dominio del mio corpo, il tanto che bastava per sciogliere Seiya dalla mia presa. Il saint di Pegaso riuscì così a tornare a respirare normalmente, per poi precipitarsi a soccorrermi.

«A quanto pare Arianna è molto più difficile da comandare di quel che sembra» intervenne quindi Saga, facendo urlare di dolore Arles, che lasciò di conseguenza il mio corpo libero di muoversi liberamente.

Capì quindi che era arrivato il momento, così come che il risultato della partita non era in mano mia. Purtroppo ero anche al limite del collasso e non avevo idea di quanto avrei ancora potuto reggere:

«Saga, ascoltami bene. Non nego che le capacità di esorcismo che ho sviluppato possono essere di aiuto, ma è anche vero che da solo il mio cosmo non può nulla! Perché...» dissi rivolta al saint di Gemini:

«... chi essere e come sia meglio agire nella tua vita solo tu puoi deciderlo

«Allora  io scelgo di essere semplicemente me stesso e di avere fiducia  della via di cui sei portavoce!» disse determinata la voce di Saga.

«Non credere che ti permetta di liberarti di me così facilmente, Saga, perché lo sai perfettamente anche tu che, senza di me, nonostante la tua forza, sei soltanto un uomo!» ringhiò Arles.

«Già, ma sai qual ‘è il bello di essere uomini, Arles?» dissi, mentre Seiya mi aiutava a reggermi in piedi.

«Sentiamo»

«Che se si vuole non sì è mai soli.» sorrisi io, per poi aggiungere: «Ed è proprio per questo che il mio cosmo positivo non fa poi così schifo, perché il suo vero potenziale, sembra strano a dirsi, ma è proprio il fatto che ha bisogno dell’aiuto degli altri per essere efficace e si dal caso che tutti qui...» e mi ritrovai a guardare le strutture stesse del Tempio in cui ci ritrovavamo: «Siano concordi che è ora che tu levi le tende e ritorni ad essere ne più e ne meno di quello che eri; il lato oscuro di ognuno di noi, che non può ledere senza nostro volere!»

Il mio cosmo, entrando quindi in sintonia con quello di Seiya e del Santuario, diede voce al desiderio di purificazione e pace di tutti i suoi abitanti, facendo da cassa di risonanza per la mia energia spirituale purificatrice, che si diffuse per il Grande Tempio, mettendo in ginocchio Arles, mentre la volontà di Saga riprendeva in maniera sempre più definitiva il controllo dall’entità a cui aveva dato origine tramite il suo stesso cosmo negativo, che ritornò così alla normalità.

“Grazie per esserti messa in gioco fino in fondo per portare il mio messaggio dove ce n’era bisogno. Emissario del Cosmo” mi disse il Custode.

“Figurati è stato un piacere”. risposi e il Custode rise:

“Vorrà dire che in futuro saprò nuovamente a chi rivolgermi in caso di necessità”

Sorrisi sarcastica per la pessima battuta, mentre i miei sensi si facevano sempre più evanescenti e il mio corpo perdeva equilibrio. Feci solo in tempo a percepire due braccia pronte a sorreggermi, la voce di Seiya che gridava disperato il mio nome e il cosmo di Saga affievolirsi repentinamente. Ma ormai nulla aveva più importanza, perché con il buio calò il silenzio e con esso la pace.

 

 

FINE


Grazie a tutti coloro che hanno letto, recensito ed inserito questa storia tra le preferite, seguite e da ricordare.

Cloe87

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