The story behind each one of them

di NoahOfTheAshes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di gigli e di rose ***
Capitolo 2: *** Di palinsesti e condizionatori ***
Capitolo 3: *** Di scommesse e lavatrici ***
Capitolo 4: *** Jag älskar dig ***



Capitolo 1
*** Di gigli e di rose ***


Questa one-shot intende far parte di una piccola serie, la quale vede come protagonisti i Gold Saints. I prompt per queste storie, siano esse lunghe o corte, flashfics o drabble, provengono dal seguente generatore random di trame. Nel caso foste interessati: http://www.panthermoon.com/generator.php. Per la prima entry della serie ho scelto la versione due: “The story behind each one of them”, con il prompt: write for 10 minutes; miscommunication; bouquet of flowers. Ok, a parte la richiesta di rispettare i dieci minuti (ovviamente ho sforato alla grande. Non ho proprio la cognizione del tempo), credo di essere riuscita nel mio intento. Ah, e perdonate la lunghezza, vi prego.

Per concludere, vorrei ringraziare Cloe87 e Willow per aver inserito “De gustibus” fra le preferite (è una grandissima soddisfazione, mi fate felice così) e Suiren  per averla inserita fra le seguite. Grazie, grazie ancora.

Spero sia di vostro gradimento, fatemi sapere! Ora vi lascio alla storia.

 

 

 

[Di gigli e di rose]

 

Pairing: Aquarius Camus, Scorpio Milo;

Rating: Verde

 

 

Con un gesto rapido e deciso Camus afferrò l’enorme bouquet di gigli bianchi prima che esplodesse in una miriade di petali candidi a contatto con il pavimento di marmo. Un’aria interrogativa prese possesso dei suoi lineamenti. “ Che cosa vuoi, Milo?” Direttini, stamani.

Milo sogghignò per nulla turbato esibendosi un teatrale inchino, il mantello a seguire diligentemente ogni suo movimento scivolando carezzevole su tutta la sua figura, sino quasi a coprirla totalmente.

“Buongiorno anche a te, raggio di sole!” Si rialzò, scostando la cappa e portandosi una mano sul fianco, il petto ampio ed orgoglioso. “ Cos’è quella faccia, non ti piacciono i gigli? Forse in Siberia fa troppo freddo per … ”

“ … Esistono numerose varietà di questo fiore, varietà proporzionali alle zone in cui crescono. E fra queste c’è anche la Siberia, Milo.” Lo interruppe il cavaliere dell’Acquario, indicando con un leggero assenso del capo la composizione che aveva di fronte. “Te lo chiedo un’altra volta. Che cosa vuoi?”

Il compagno roteò gli occhi, sbuffando leggermente. Questo qui è un’enciclopedia con le gambe. Doveva fare il bibliotecario, non il cavaliere. Pure permaloso, poi. “ Che c’è, non posso nemmeno passare a trovare il mio carissimo commilitone?” Aggiunse poi, assumendo un aria da finto offeso. Incrociò le braccia, fissando un alquanto incerto Camus avvicinare il nasino alla francese verso gli ampi petali. Sorrise. “Sono belli, vero? Che ne pensi?”

Ancora con il volto sporto in avanti, Acquario incrociò per alcuni flebili istanti gli occhi di Milo, dirigendoli immediatamente verso la parete più vicina, in quel momento molto più interessante. Arrossì lievemente. “Si … Si, lo sono.” Sussurrò poi, mascherando il lieve sorriso . “Ti ringra …”

“Perfetto, grazie!” Interruppe il discorso, lo Scorpione, strappandogli di mano i gigli e abbandonandoli con poca grazia fra le mani di una giovane ancella, la quale venne poi incaricata di affrontare una durissima scarpinata fino alle stanze del Grande Sacerdote. Si voltò, infine, pieno d’orgoglio per il compito svolto con successo. “ Ho incontrato un giovane, oggi, giù a Rodorio. Voleva rendere omaggio al Santuario, così ha pensato di donare un mazzo di fiori – enorme, a quanto pare, visto che roba? – alla sua protettrice. Non sapeva quali scegliere, così mi ha chiesto di aiutarlo. Tuttavia non sapevo se i gigli le piacessero, quin…” Le parole gli morirono in gola nel momento esatto in cui incontrò lo sguardo glaciale di Camus. “ … Cam?”

Era ancora nella medesima posizione. Le braccia leggermente piegate, le mani giunte per sorreggere i fiori, ora vuote. Nel volto, nulla. “Vattene. Ora.” Articolò, in un sibilo limpido e tagliente come i ghiacci che lo avevano cresciuto.

“Che ti prende tutto d’un tratto, Cam? Che hai?” Si avvicinò con lentezza, i palmi rivolti verso di lui in segno di resa. Negli occhi, invece, portava il più completo smarrimento.

Camus lo bloccò con lo sguardo, inchiodandolo sul posto. Lo sentì deglutire perfino. Idiota, sono solo un idiota. “Nulla. Vattene ora. Ho da fare” . Si risollevò, il signore dei ghiacci, fiero,  ricostruendo la corazza che tipicamente lo rappresentava. Superò Milo, non degnandolo nemmeno di uno sguardo e lasciandolo completamente basito. Si fermò solo dopo pochi passi, lo sguardo che saettava velocemente oltre la spalla. “Ancora qui?” Concluse infine, dirigendosi verso gli alloggi privati, lo scorpione ancora immobile, perso.  Idiota, idiota, ancora idiota. Almeno fossi una donzella, Camus. Per gli Dei, torna in te. Stupido Milo. Stupido, stupido … Me.

A Milo non rimase che fissare la porta attraverso la quale Acquario se n’era andato. Ancora non capiva, non afferrava. Cosa gli era sfuggito? I suoi occhi vagarono per la stanza, irrequieti, alla ricerca di un segno, qualcosa. Si fermarono quando incontrarono un orfanello dell’enorme bouquet. Talmente bianco da confondersi con le lastre che ricoprivano il pavimento. Lo raccolse, fissandolo.  Poi, l’epifania. “… Oh.” Scoppiò in una fragorosa risata, mentre si voltava ed iniziava una veloce corsa a perdifiato, giù, verso l’origine del Santuario. Camus, sei veramente tonto a volte, sai?

Camus non incrociò Milo per il resto della giornata. Non lo vide comparire davanti all’entrata del suo tempio, la sera, i capelli dello stesso colore del sole al tramonto, il volto sereno, come quello di un bambino. Non sentì il suo profumo di mare e sabbia mentre gli si accoccolava contro, la notte, sotto le lenzuola fresche. E neppure si risvegliò, la mattina seguente, con il capo affondato in una cascata di seta dorata e il rumore di un respiro ancora intrappolato fra le reti di Morfeo.

Ma la presenza di Milo non si fece attendere. Ad aspettare Camus infatti, una volta abbandonate le sue stanze, furono centinaia e centinaia di rose rosse, sparse ovunque. Le colonne portanti, che delineavano la navata centrale, erano avvolte da bellissimi rampicanti scarlatti intrecciati fra loro, mentre quelle depositate a terra formavano un soffice tappeto cremisi. Su di un ripiano, accanto all’entrata, una macchia di bianco. Ed un biglietto. “Lo ammetto, Aphrodite mi ha dato una mano. Ora gli devo tre sedute dall’estetista. Il giglio l’ho messo io, però. E tu sei un emerito idiota. Milo.”

Quella mattina, per la prima volta, Camus dovette ammettere che si, Milo aveva ragione. Sorrise, mentre portava una mano al volto ancora impastato dal sonno, e si avviava ad iniziare la giornata accompagnato dal profumo di rose.

 

 

 

* Fate felice questa povera ed incompetente autrice: aderite alla causa Recensioni!!! *

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Capitolo 2
*** Di palinsesti e condizionatori ***


TSBEOOT- Di palinsesti e condizionatori

Siccome mi piacciono le sfide ( e a quanto pare adoro anche perderle. Sono masochista, lo so) ho deciso di dedicare questo secondo capitolo ad una coppia che mai e poi mai avrei pensato di rendere protagonista delle mie “storie”. Death Mask ed Aphrodite secondo me sono personaggi molto particolari, non facili da tradurre a parole. Beh, spero di aver fatto un lavoro quantomeno passabile. Vorrei sapere cosa ne pensate.

Il rating della serie cambierà, credo. Parto solitamente con il verde, ma conoscendo la mia mente malata chissà cosa salterà fuori. Eventuali capitoli scabrosi verranno comunque segnalati nel corso dei miei aggiornamenti.

Infine, vorrei ringraziare Ecate Shito e Bedhness per aver inserito questa storia fra le loro preferite. Sono soddisfazioni, queste. Sono felice! ^^

 

 

 

 

[Di palinsesti e condizionatori]

 

 

Prompt: 10 minutes, dialogue, nothing on tv;

Pairing: Cancer Death Mask, Pisces Aphrodite;

Rating: Giallo;

Warning: Flash-fic (366 parole); Linguaggio non propriamente signorile. Chiedo scusa se può risultare fastidioso, ma nel mio immaginario un dialogo fra questi due personaggi non può che prendere questa piega.

 

 

 

“Passami una birra” “É già la terza, questa” “Fatti i cazzi tuoi”. Silenzio. “Fottiti”

La birra la ottenne comunque, Death Mask. Stravaccato sul paffuto divano aprì la lattina svogliatamente, portandosela poi alle labbra e trangugiando qualche sorsata. “Si crepa dal caldo qui. E in tv non danno un cavolo. Che palle.” Aggiunse sbuffando, mentre con la mano libera puntava per l’ennesima volta il telecomando verso il televisore.

“Sei qui da dieci minuti e già provo il desiderio irrefrenabile di sbatterti fuori a calci in culo. Cosa pretendi? É ferragosto.” Rispose piccato Aphrodite. Imitando il vicino, si appropriò di una lattina.

Sarà anche ferragosto, ma resta il fatto che mi sto rompendo a morte, non tira un filo d’aria e il tuo divano mi sta distruggendo le chiappe.” Lo additò Death Mask. “E in tv..:” “Non danno nulla. Ho afferrato il concetto. “ Lo interrupe l’altro. “E, per la cronaca, il mio divano è comodissimo. Se non è di tuo gradimento sei pregato di levare le tende. Ora.” Bevve un altro sorso di birra.

Death Mask lo fissò per qualche momento. Poi scoppiò in una fragorosa risata: “Oh, suvvia, non fare la checca isterica, Dite”

“Checca isterica a chi? Parla per te.. - Iniziò Aphrodite, gli occhi ridotti a due minuscole fessure - … Angelo”. Si preoccupò di sottolinearlo, per bene, il suo nome. Sapeva fin troppo bene quanto odiasse essere chiamato con il nome di battesimo.

“Vaffanculo, Dite” E la reazione non tardò a mancare. “Crepa” “Succhiamelo”. Silenzio. Con fare felino Aphrodite allargò le labbra in un sorriso malizioso. Si sporse verso il suo avversario, i loro nasi quasi a sfiorarsi. “ A proposito” iniziò in un sussurro “ Ti ho mai detto che in camera ce l’ho, il condizionatore?”

“Ah, si?” Dimentico del caldo torrido e del palinsesto scadente, Death gettò alle sue spalle la lattina di birra ancora piena, agguantando poi il compagno quasi fosse un sacco di patate. Una pacca di apprezzamento al suo didietro fu d’obbligo, così come la sberla che gli arrivò sulla nuca a mo’ di risposta “Fammi vedere come funziona.” Rise, attraversando in quattro falcate la stanza e dirigendosi, con un recalcitrante Aphrodite sulle spalle, verso la suddetta camera.

 

 

 

 

* Fate felice questa povera ed incompetente autrice: aderite alla causa Recensioni!!! *

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Capitolo 3
*** Di scommesse e lavatrici ***


Di scommesse e lavatrici

Innanzitutto chiedo scusa per l’immenso ritardo. Avrei voluto aggiornare molto prima, ma come alcuni di voi sapranno ho avuto un sacco di problemi. Primo fra tutti, la pigrizia e la mia perdita totale di ispirazione. A questo punto mi chiedo se non sarebbe più pratico accettare richieste. (Proposte aperte, signore e signori, fatevi avanti!)Secondo, il mio vecchio pc ha deciso di abbandonarmi premendo il tasto dell’autodistruzione e portando con se la scheda video. Ergo, niente pc per un bel po’ di giorni. Bella storia. Terzo, the last but not the least, la connessione internet. Mi sono presa delle ferie, giusto per staccare un pò. Ovviamente avevo portato con me una chiavetta internet ma… No. Non ha voluto funzionare e, quando ha deciso di farlo, dovevo già rinnovare l’abbonamento. Insomma, ho deciso di rinunciare ed aspettare il momento più opportuno per aggiornare la mia storia. Vi prego sinceramente di perdonarmi. Cercherò di impegnarmi molto di più, lo prometto. Vi adoro.

Concludo ringraziando Moncherie per avermi inserita fra i suoi autori preferiti (sono rimasta a bocca aperta, ancora grazie!), Petitecherire  che continua a seguire questa orribile raccolta (e per sopportare le mie continue recensioni :P ), _Sherry_  per aver inserito “Saraba” fra le preferite, e tutti coloro che semplicemente leggono le mie storie. Grazie.

 

[Di scommesse e lavatrici ]

 

 

Prompt: Crash, lust, cards;

Pairing: Leo Aiolia, Gemini Kanon, Sagittarius Aiolos, Gemini Saga;

Rating: Giallo;

Warning: One-shot (828 parole); Ipotetico post Hades. Mi servivano questi personaggi, altrimenti determinate battute non avrebbero avuto lo stesso effetto. Inoltre la mia mente malata purtroppo concepisce i finali tristi solo di rado. E come potrete sicuramente notare, qui vivono tutti felici e contenti. (Solo per questo sarei obbligata a mettere “AU” fra i warning. Bah! ) Insomma, situazione paradossale che non mi convince affatto, ma con personaggi che si prestavano bene al gioco. Per sicurezza, inserisco anche un OOC. I giudici sarete voi, però.

 

 

 

-Credi ne avranno ancora per molto, quei due?-  bofonchiò un titubante Aiolia, carte alla mano e sguardo insondabile.

Los…Los, rallenta, non così veloce…”

-Non so e non voglio sapere nulla. Per favore, vogliamo continuare a giocare? Se ci penso un solo minuto di più mi si blocca la crescita…-

-Kanon, a trent’anni la crescita è già bloccata- 

-Non era di altezza che parlavo-  Ghignò all’espressione fra il disgustato e il divertito dell’altro.  –Rilancio-  Concluse, posizionandosi più comodamente sulla sedia.

“Si!…Continua…”

-Che schifo!- sbottò Aiolia, portandosi una mano a coprire il volto. -Ci sto, vedo-  Aggiunse poi, lanciando in malo modo le fiches sul tavolo. –Dai le carte-

Kanon eseguì, ordinando una accanto all’altra le prime tre del mazzo. Entrambi gli sfidanti si chiusero in un silenzio di tomba analizzando la propria mano.

“Saga…Saga, se fai così… Non so quanto…”

-Allora, ti decidi o no? Io di rimanere qui tutta la notte non ne ho proprio l’intenzione, sia chiaro!- Sbottò l’ex generale di Poseidone, mentre si massaggiava nervoso le tempie.

“Lascia fare a me, fidati…”

Cercando in qualche modo di sovrastare gli ambigui cigolii e tonfi secchi provenienti dalla stanza accanto, il Leone tuonò: -Rilancio!-

-Vedo- Rispose con tono altrettanto alto l’altro, unendo la puntata al piatto. – Che poi mi chiedo. Una camera come tutte le persone normali, no? Cos’ha la lavanderia di così affascinante?- Scoprì infine la quarta carta.

-Vallo a chiedere a loro, se vuoi. Io ti aspetto qui-  Propose candidamente.

-Ah, ah. Simpatico, Simba- Sorrise poco convinto Kanon. -Check-

“Saga, credo che stia per…” “Anch’io…”

-Check!-  Guardò l’avversario scartare prima una carta dal mazzo, poi, lentamente voltare il river.

“Aiolos!”

Sbuffò innervosito, Aiolia, posando silenziosamente alcuni dischetti laccati di rosso accanto all’enorme mucchio che imponente riposava in mezzo ai contendenti. - Rilancio di due. A te- Impallidì notevolmente quando incontrò il ghigno sornione di Kanon, fiches tintinnanti alla mano.

-All. In. – Scandì quest’ultimo, leccandosi le labbra.

“Saga! Per gli Déi!”

-Fammi vedere che sai fare, lumaca di mare- Rispose a tono il custode della quinta casa, un sorriso appena accennato. –Conosco il tuo gioco-

Simultaneamente voltarono le loro carte.

“LOS! Io…Io…!”

-MERDA!- I pugni di Kanon si scontrarono violentemente con il piano di legno, compromettendo del tutto il già precario equilibrio del tavolino. - Una coppia di dieci? Una coppia di dieci?! Maledetto bastardo!-

-Kanon, questo è il tuo quarto bluff. Anche un bambino saprebbe leggere la tua pessima faccia da poker, dopo tre partite. Certe volte mi domando come tu abbia fatto a fregare così bene Poseidone.-  Concluse Aiolia gongolante chiudendo in un affettuoso abbraccio l’immenso piatto in palio.

-Crepa, micio- Ribattè offeso l’altro – Quanto ti devo?- Aggiunse sistemando le carte sparpagliate in giro.

-Beh, ecco… Diciamo…- Iniziò Lia, contando la vincita grossolanamente sulle dita –Direi una pizza-  Sorrise poi, amichevole. –Visto che animo magnanimo?-

-Sono commosso- Rispose Kanon. –Ma non voglio favori da te, chiaro? Ho un…-

Un rumore di ferraglia, forse molle, in frantumi accompagnata da urla e grugniti di ogni sorta interruppero il suo sproloquio.

“Saga, Saga, non resisto, devo…Devo!”

“NO! Ti prego!”

-Ok, e pizza sia- Tagliò corto Kanon, il volto impallidito dallo shock, mentre si fiondava fuori dalla terza casa il più in fretta possibile.

-Ottima scelta- Concordò l’altro, mentre lo seguiva a ruota, i palmi premuti sulle orecchie. –Non riuscirò mai più a guardare in faccia mio fratello, lo so-

-Non dirlo a me-

 

-Ti avevo detto di non allentarlo così tanto, quel bullone!- Sbraitò un infuriato Saga tamponandosi i capelli con un asciugamano. Aiolos, altrettanto fradicio, uscì dalla lavanderia, chiave inglese e cacciavite saldi in mano.

-Hai una vaga idea di cosa sarebbe accaduto se non mi fossi comportato così? C’era troppa pressione, dovevo! Ma tu no, figuriamoci, avresti preferito mille volte esplodere insieme a quell’affare che vedere un po’ d’acqua sul pavimento- Ribatté.

-Un po’ d’acqua? Un po’ d’acqua?! Lì sotto è completamente allagato, ti rendi conto? Ora chi lo sente, il Grande Sacerdote? Mi dispiace, io non ci tengo!-

-Saga..-

-E la muffa? Come la vogliamo mettere con la muffa? Ci vorranno giorni, non voglio nemmeno pensare a quanto verranno a costare le riparazioni e poi..-

-Saga-

-…E poi è per principio, diamine! Che vergogna. Non saper riparare un guasto simile? Che idiota, che…-

-Saga!-

Silenzio.

-Che cosa c’è?!-

-Lo stai facendo. Di nuovo. Non sbroccare-

-..Scusa.- Sbuffò, voltando lo sguardo altrove, un broncio fanciullesco sul volto.

-La rimetteremo apposto, la lavatrice, dai.- Lo consolò con fare paterno Aiolos, mentre gentilmente gli posava una mano sulla spalla.

-D’accordo. Però potevano darci una mano-  Si lamentò Gemini strizzandosi per l’ennesima volta i capelli. – A proposito- Continuò poi, spostando lo sguardo verso la sala centrale – Dove sono finiti?-

-Chi?- chiese l’altro distrattamente, alla ricerca di un altro asciugamano.

-Mio fratello ed Aiolia-

Estrasse la testa da uno stipite accanto a loro, Aiolos, puntando lo sguardo nella stessa direzione del compagno.

-Boh- Rispose- Valli a capire, quei due- Concluse con un’alzata di spalle.

-Già-

-Già-        

 

 

 

 

* Fate felice questa povera ed incompetente autrice: aderite alla causa Recensioni!!! *

 

[Note dell’ “autrice”]

Non sono un asso del poker, ma ogni tanto mi diverto a perdere ( e per questo capisco Kanon). Per chi non fosse pratico di Texas Hold’em, consiglio questo sito per eventuali informazioni: http://www.pokerfiches.com/regole-holdem.html

In più, mi scuso per la pessima fic e per avervi fatto perdere tempo con un’idiozia simile. Diciamo che dovevo rimettermi in moto. Un bacio a tutti!

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Capitolo 4
*** Jag älskar dig ***


Lo so, lo so, sono schifosamente in ritardo. Mi vergogno come una ladra, ma spero mi perdonerete. Avevo promesso di aggiornare al più presto ma sono piena di impegni e l’università mi sta lentamente ed inesorabilmente uccidendo; amo il giapponese, ma a volte…
Tornando al capitolo che vi appresterete a leggere. Si, sostanzialmente non è altro che il continuo del secondo, una cosa che è nata all’improvviso ma che mi ha dato parecchio filo da torcere. Mi sono sempre chiesta come sarebbe stato per Aphrodite confessare il suo amore a Death e viceversa. Grazie ad una sbronza? Una scommessa? Nessuna mi convinceva abbastanza, quindi questo è quello che è saltato fuori. Ho perso così tanto tempo per decidere come terminare il capitolo che non so nemmeno com’è venuto.
Dunque, per finire. Un grazie particolare a te, Petitecherie. Grazie per il tuo entusiasmo. Lo prometto, tornerò in pari con le tue storie, perdonami se puoi.
Grazie anche a angelynn per aver inserito questa raccolta fra le preferite e a simbeatl per ricordarla. Infine, grazie anche ad Amaerise, Lady Aquaria, sagitta72 e giagiotta per seguirla. Lo ripeterò all’infinito, ma davvero, mi rendete felicissima! ^^
Ovviamente, un abbraccio anche a coloro che semplicemente leggono e recensiscono!

 

 

[Jag älskar dig]

 

Pairing: Pisces Aphrodite, Cancer DeathMask;

Rating: Giallo;

Warning: One-shot (997 parole). OOC in qualche punto probabilmente, linguaggio scurrile e che Dio ci aiuti.

 

 

 

-Dillo ancora. Suona bene-

-Cosa? “Dumhuvud”? Effettivamente è un aggettivo che ti calza a pennello-

-Fottiti-

-Ma è vero che sei un cretino-

-Non la pensavi così fino a poco fa-

-Ma fammi il favore, Death-

Questi rotolò pigramente su di un fianco squadrando l’amante riposare scomposto fra le lenzuola sfatte ed umide, ancora intrise di un debole tepore. Lo intrappolò poi sotto di lui, di nuovo, il mento appoggiato allo sterno candido. Ghignò alla vista delle sue guance ancora arrossate e delle palpebre farsi sempre più pesanti.

Era uno spettacolo osservare Aphrodite scivolare lentamente nell’oblio, specialmente dopo i loro intensi amplessi.

Ma era molto più divertente scassargli l’anima e vietargli alcun tipo di riposo.

-Dai, avanti, Dite. Dillo di nuovo-  Incalzò ancora,  punzecchiandogli il fianco.

Sbuffò sonoramente, Aphrodite, scansò in malo modo la mano dell’altro e tentò al contempo di liberarsi dalla prigione di braccia e gambe in cui era finito, ma senza nessun risultato.

-Che palle!-

-Oh, avanti. Mi piaceva quando me lo sussurravi all’orecchio. Fra un urlo e l’altro, si intende-

-Non capisco di cosa tu stia parlando- 

-No?-

-No-

Death Mask risalì lentamente verso il collo dell’altro, una scia di delicati baci a tracciarne il percorso. Si fermò solamente all’altezza dell’orecchio per mordicchiarne il lobo, poi proseguì lascivo verso il volto fino ad incontrare un paio di labbra cocciute.

-..Dite-  Cantilenò roco ad un soffio da esse. –Dite…-

Approfittò del sospiro soddisfatto scappato dalla gola traditrice per impossessarsi della sua bocca. Un bacio profondo seguì,  bacio al quale Aphrodite si arrese senza lottare. Strinse a sé con urgenza il compagno, mugolando impaziente.

-Eh, no. No, fiorellino.- Terminò bruscamente sollevandosi sui gomiti. - Non finché non avrò ottenuto ciò che voglio da te. Ora avanti, da bravo. Ripetilo-  Concluse, sul volto un sorriso mefistofelico.

Si accorse però del pugno in avvicinamento troppo tardi. Un sinistro perfetto lo colpì sulle costole togliendoli il fiato.

No, Pisces non aveva voglia di giocare.

-Minchia che male! Cazzo ti prende, razza di idiota?- Soffiò fra i denti Death Mask, reggendosi il fianco dolorante.

-Crepa-  Rispose semplicemente l’altro.

-Lo dico sempre, io, che sei una checca isterica-

-Dici sempre un sacco di cose, spesso cazzate- Aphrodite gli diede le spalle e si rifugiò sotto il lenzuolo con uno sbuffo.

Il dialogo non proseguì oltre. Solo il rumore dell’accendino e di Death Mask che aspirava la prima boccata della sigaretta interruppero la pausa.

-Va’ di là a fumare, mi impesti la camera con quella roba. E sai benissimo quanto io non sopporti la cosa.- Borbottò Pisces ad un certo punto nascondendosi maggiormente sotto il telo bianco.

Proprio perché lo so benissimo ci trovo più gusto a rimanermene qui tranquillo. Avrebbe voluto rispondere così Mask, ma tacque. Si avvicinò alla tana del compagno, solo la zazzera bionda sfuggiva alla prigione di cotone in cui si era rifugiato.

-Se me ne vado, quando torno che mi dai in cambio?- Chiese sornione giocando con una ciocca bionda mentre l’altra mano era occupata ad allungarsi verso il posacenere posato sul comodino accanto a Dite. – Io proporrei…-

-Tu non fai mai niente per niente, vero?-  Lo interruppe atono l’altro.

-Eh?-

Aphrodite scattò seduto, prese la sigaretta dalle labbra di Death Mask e la spense nervosamente sul posacenere. Posacenere che poi venne abbandonato all’interno del tavolino da notte. Almeno non sento quel tanfo schifoso, ora.

Death Mask lo fissò incredulo e forse un po’ intimorito.

-No, tu non fai mai niente per niente. Dubito tu conosca anche solo la parola altruismo.- Continuò il biondo, fissandolo truce.

-Ohi, ma che cazzo..?-

-Dimmi, perché vuoi sentirtelo ripetere? Mh? – Aphrodite non gli lasciò il tempo di terminare la domanda. – Da quanto ci conosciamo Death? Da quanto? Trovi così inconcepibile che dopo così tante scopate –e qui Cancer strabuzzò gli occhi sconvolto- io possa essermi… Trovi così strano che la gente possa provare sentimenti? O forse credi che sia da pazzi provarne verso persone come te?-

Death Mask continuò a fissarlo sbigottito, lo sguardo stralunato e la bocca spalancata.

-Levati dalla faccia quell’espressione beota e non guardarmi così-

Obbedì  mentre un piccolo sorriso, questa volta sincero, gli solcò le labbra.

-Non vedi l’ora di prenderti gioco di me, vero? La checca isterica che fa il sentimentale poverino, mentre io, il macho di turno, lo prendo per il culo e mi fghssmphf!-

Aphrodite tacque, le sue labbra riempite da quelle del compagno che iniziarono a divorarlo famelico. Si sollevò sulle ginocchia cercando migliore stabilità per potersi liberare dalla presa, ma le dita dell’altro intrecciate saldamente ai capelli della sua nuca non rendevano facile la cosa.

-Mpfhgh!!!-

-Zitto, porca vacca- Lo ammonì l’albino staccatosi per un momento.

Il bacio riprese, questa volta più lentamente. Le sue mani, stranamente pazienti e gentili, vagarono lungo i fianchi di Aphrodite, per poi risalire verso il petto e continuare sensualmente verso le spalle ampie e i lati del viso, che venne carezzato dolcemente. Lo strinse forte a sé, approfondendo ancor di più se possibile il contatto fra i loro corpi.  Si staccò solo dopo qualche tempo, lasciando il compagno rosso in viso e in preda ad una carenza d’ossigeno piuttosto notevole. Death Mask non era bravo con le parole, ma sapeva come lasciare senza gli altri.
Aphrodite poggiò la fronte su quella del compagno, la testa in subbuglio e le farfalle nello stomaco. Sospirò, sconfitto per l’ennesima volta; non c’era verso, quell’uomo era allo stesso tempo la sua forza e la sua debolezza più grande.

- Jag älskar dig…- Sussurrò impercettibilmente nascondendosi nell’incavo del suo collo, un po’ tra l’imbarazzato e l’infastidito. Tese il suo corpo in attesa della reazione dell’altro, che però tardò ad arrivare.

Death Mask respirava regolarmente, le braccia abbandonate lungo i fianchi e lo sguardo perso nel vuoto. –Dite…- Biascicò lentamente dopo un tempo indefinito. Prese a giocare con una ciocca ribelle vicino alla tempia dello Svedese, appoggiando la guancia a quella dell’altro.

-Dite…- Disse nuovamente, più roco. Il compagno si irrigidì.

-In Svedese..- Si schiarì la voce- Come si dice… “Anch’io”?

 

 

 

 

* Fate felice questa povera ed incompetente autrice: aderite alla causa Recensioni!!! *

 

[Note dell’ “autrice”]

Ovviamente avrete capito che Jag älskar dig significa “Ti amo” nella lingua natale del nostro carissimo Phro.
Dumhuvud, invece, vuol dire “stupido, scemo” (Ho notato che ci sono molti modi diversi per insultare qualcuno in svedese. Mi piace)
Il titolo è diverso dagli altri, lo so. Penso varieranno molto in base al proseguire della storia. Per quanto riguarda questo capitolo, il motivo è semplice. Dovevo sottolineare l’evento speciale che fa da trama. Chi  riesce ad immaginare facilmente un po’ di sano fluff fra questi due?

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