Il volo della morte

di CrHacker98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inizio ***
Capitolo 2: *** Conoscenze ***
Capitolo 3: *** Sangue versato ***
Capitolo 4: *** Lies ***
Capitolo 5: *** Occhi della fine ***



Capitolo 1
*** Inizio ***


Era un monastero antico, isolato da qualsiasi città, dove spesso i ragazzi si riunivano per giocare tra loro e fare una specie di campeggio nella natura.  I paesani del posto avvertivano sempre i giovani viaggiatori che era poco prudente avventurarsi all’interno di esso, spiegando che degli spiriti dannati si aggiravano là intorno. Ma i ragazzi sempre ignoravano questi avvertimenti, credendoli fandonie superstiziose. Del resto non si poteva non rimanere a bocca aperta di fronte alla maestosità dell’edificio, pieno di statue e colonne con le volte ricoperte da affreschi. La famiglia di Zack era la prima volta che si recava in quel posto, ma da come ne avevano sentito parlare doveva essere veramente splendido, l’ideale per una piccola vacanza per il figlio. Questi aveva appena quattordici anni compiuti la settimana prima, e questo campeggio lo seccava molto: fosse stato per lui sarebbe rimasto a casa a giocare con il computer o con i suoi amici, piuttosto che andare in un posto così noioso. Dopo alcune ore di viaggio arrivarono al monastero,  che si ergeva su un piccolo colle circondato da una fitta foresta. Il ragazzo scese dalla macchina con una pesante valigia, trascinandosela dietro a fatica. Era un ragazzo alto e magro, vestito con una felpa rossa e dei pantaloni lunghi verde scuro che gli cadevano sulle scarpe. Aveva i capelli neri con la frangia, due vivaci occhi castani, un naso normale e le lentiggini. Per la maggior parte del tempo era allegro, ma aveva quel pessimismo ironico ed era un tipo decisamente apatico e pigro. I suoi genitori erano divorziati, ma solo dopo un numero davvero impressionante di litigi, così era diventata sua abitudine cercare di placare qualsiasi conflitto, beccandosi il soprannome a scuola di “paciere”. Le ragazze non erano né schifate, né attratte da lui, ma Zack se ne fregava altamente di loro, a lui interessava solo riposarsi, divertirsi ed essere lasciato in pace.
Si voltò verso la madre che gli diede le ultime istruzioni. Il genitore portava una gonna lunga viola, una maglietta rosa pallido e un cappello a tesa larga nero. Era alta e slanciata, con due occhialoni neri da sole che le coprivano gli occhi verdi e dei capelli rossi ce scendevano morbidi sulle spalle.
- Mi raccomando, non ti allontanare dall’edificio e fai molta attenzione a cosa ti dicono gli istruttori. Divertiti. Ah, dimenticavo, nella tasca di lato ti ho messo il cellulare, ma fai attenzione che non è molto carico; comunque non credo ti servirà – gli disse accompagnandolo dentro l’edificio. “Divertirmi, come no! Credo che questa settimana sarà davvero noiosa” pensò il ragazzo. Si diresse con il bagaglio nel monastero antico. Entrò da un portone pesante in legno, pieno di fori dei tarli e piuttosto malconcio. Un lungo corridoio metteva in comunicazione l’atrio con una grande sala, dove una tavola  in legno massiccio non ancora imbandita occupava la maggior parte della stanza. Sulle pareti vi erano dipinti molti affreschi rappresentanti scene apparentemente dalla Bibbia, mentre solo l’ultimo era rovinato e scrostato, così che non si poteva vedere che disegno ci fosse dietro. Sempre alle pareti erano fissati degli antichi candelabri, ora spenti, mentre la luce entrava da due finestroni posti in fondo alla stanza. Ai lati,  due portoni più piccoli di quello da cui era entrato  comunicavano con altre due stanze. Al centro della stanza vi era un signore in piedi dall’aria allegra e sorridente. Era vestito con una maglietta a maniche corte gialla con una manica su fino alla spalla e l’altra giù, portava dei pantaloni marroni che gli stavano un poco corti, tanto che si vedevano le caviglie e per finire portava un paio di scarpe da trekking nere e blu, che non si accostavano per niente al vestito.  Aveva dei capelli ricci neri spettinati, la barba appena rasata con un pizzetto sul mento. Gli occhi lanciavano uno sguardo furbo, a dir poco volpino. Sembrava assorto nei suoi pensieri, ma quando vide la coppia fu come se si fosse svegliato.
- Benvenuti! Tu devi essere Zack, giusto? Ti stavamo aspettando per iniziare. Lei è sua madre, giusto? E quella è la tua valigia, uhm... sembra pesante, ci hai messo molta roba dentro, giusto?
Comunque signora lei ha l’assoluta certezza ce il ragazzo si troverà al sicuro nel nostro campeggio, la sola esplorazione del rudere è un’attività degna di nota...- a Zack sembrava mancasse qualcosa nella frase appena detta.
 – Giusto!!!- “Ah, ecco. Non aveva detto giusto...” pensò alzando gli occhi al cielo come implorando un aiuto divino.
- Mi scusi, ma qual è il suo nome?- chiese sua madre.
- Io sono il signor Giustino, l’intrattenitore... – al ragazzo stava venendo da ridere. “ Un nome davvero azzeccato”. Il genitore annuì approvando e spinse in avanti il ragazzo.
- Ora mi scusi, ma devo andare. Molti affari urgenti mi attendono in città...- disse con quella sua voce altezzosa che dava sui nervi a Zack. – Lo vengo a riprendere tra una settimana...- concluse rientrando in macchina e allontanandosi sulla strada sterrata. Il giovane rimase un minuto in un silenzio imbarazzato di fronte all’istruttore, ma poi quest’ultimo fece una risatina ed uscì fuori in giardino, lasciandolo da solo. 

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Capitolo 2
*** Conoscenze ***


Ora si trovava di fronte a due porte, una a sinistra e l’altra dalla parte opposta. Zack si decise per quella a destra e a fatica aprì la pesante porta. Lasciò indietro la valigia ed andò in esplorazione. Un corridoio lungo ed alquanto angusto era illuminato solo da numerose finestre messe ad intervallo tra loro. A sinistra vi erano numerose porte. Da una di queste spuntava una spazzola e dei vestiti. Zack camminò verso quella e una ragazza spuntò dal nulla. I due si osservarono curiosi :- Un altro povero disperato finito in questo postaccio. Comunque hai sbagliato, questo è il dormitorio delle ragazze, anche se a dire il vero siamo solo in tre...- disse la giovane. Era piuttosto carina, con dei capelli marroni mossi e due occhi da cerbiatto. Zack abbozzò una scusa e ritornò imbarazzato e frustrato sui suoi passi. “Fantastico, ho anche sbagliato direzione. Vabbè, torniamo indietro” pensò. Riprese il suo pesante bagaglio e si diresse verso l’altra parte del corridoio. Dalle camere che si aprivano si ammirava una confusione spaventosa : vestiti, fumetti, giochi sparsi dappertutto, tanto che il ragazzo dovette fare molta attenzione a dove mettesse i piedi. Si sistemò in una camera (l’ultima) e non disfò la valigia, piuttosto andò a conoscere i suoi “vicini” di camera. Uno si chiamava Matt, era magro e la cosa che lo contraddistingueva di più erano dei capelli color rosso fuoco. Aveva una felpa porpora e nera e dei jeans che gli stavano un poco stretti. Un altro si chiamava Liar, un nome veramente strano, come del resto il ragazzo stesso. Zack lo definì appena lo vide “freddo”. Non salutò e neanche accennò ad una parola, si limitò a fissare il cielo dalle finestre, appoggiato alla porta della camera. Era vestito con una maglietta a maniche lunghe nera con sopra un’altra a maniche corte grigia con un teschio sopra. Di lui una cosa che faceva rabbrividire erano quegli occhi sfuggenti, di un colore verde intenso, che sembravano controllare tutto e che mettevano una certa soggezione. Infine l’ultimo ragazzo si chiamava Jared; sembrava sempre stanco, sempre tutto intento a  leggere fumetti, a volte persino per ore intere  (come gli raccontarono gli altri). Era in pigiama e aveva un berretto che gli copriva i capelli.
- Ma...in genere che si fa in questo posto?- chiese Zack cercando di attaccare discorso.
- Mah, in verità non ne ho idea, tu che ne dici, Liar? – disse Matt rivolto al ragazzo. Quello non distolse lo sguardo e si tolse con uno sospiro la frangia dagli occhi – A dirti la verità non ne so molto anche io, Matt. E’ la prima volta che vengo in questa fogna, e devo dire che ho davvero toccato il fondo...- rispose quello seccato. A questo punto si intromise Jared alzando la testa dal fumetto.
- Questo è per me il secondo anno che vengo in questa topaia, e a dire il vero non si fa quasi niente tutto il giorno. I grandi si limitano ad apparecchiare la tavola, niente di più. All’inizio pensavo fosse divertente esplorare il monastero, ma datemi retta: è solo tempo perso. Qui non c’è un bel nulla e dobbiamo arrangiarci- concluse malinconico. Zack era ancora più demoralizzato di prima, anche se aveva constatato che quei ragazzi la pensavano esattamente come lui. I quattro stettero un po’ in silenzio, quando una vocina interruppe i loro pensieri.
- Ehi, voi. Volete stare tutto il tempo senza fare niente?!? – chiese urlando una ragazza. Lei aveva i capelli mossi bruni e due occhi castani vivaci, che ne identificavano il carattere. Zack subito la riconobbe: era la giovane ce l’aveva accolto quando aveva sbagliato strada. Liar rispose subito alla domanda :- In effetti l’idea era proprio quella, ma se questo vi da fastidio, non è un problema mio – disse continuando a fissare il cielo dalla finestra. La ragazza sembrava offesa e mise il muso lungo - Ma guarda che maleducato. Voi siete d’accordo con “occhi di serpente”?-
- Con tutto il rispetto, ragazzina, “Occhi di serpente” sarà tua sorella...- disse lui distogliendo lo sguardo dalla finestra e osservando la ragazza, che sobbalzò alla vista di quegli occhi. Zack non sapeva che fare, se doveva passare una settimana là voleva almeno un po’ di pace :- Voi che ne dite, ragazzi? – chiese lui agli altri due. Matt ridacchiò :- In effetti non è che mi va a genio l’idea di pettinare bambole e cose del genere, francamente preferisco fare come dice Liar – rispose. Jared annuì, pienamente d’accordo con l’amico. Liar fissò compiaciuto la ragazza :- Ebbene, cosa ci fai ancora qui? Leva le tende...- disse cattivo tornando a fissare il cielo. Zack, in fondo, approva l’idea di Liar di non fare niente: giocare e pettinare le bambole non gli andava proprio, quindi non disse nulla. La ragazza fissò Liar con disgusto :- Ne ho visti tanti di ragazzi, ma mai così perfidi come te. Comunque non vogliamo “pettinare e giocare con le bambole”, ma esplorare questo rudere – concluse lei. Lo sguardo di Liar si accese :- in questo caso, credo che verrò con voi. Mi piacerebbe conoscere questa fogna come le mie tasche,  se non voglio fare una brutta fine...- disse avvicinandosi a lei. Matt sembrava avere la stessa idea di Liar e seguì quest’ultimo, mentre Jared sbuffò annoiato tornando a leggere i suoi fumetti :- Che noia, non avete di meglio da fare?- disse.
- Credo che leggere fumetti non sia così neanche eccitante, resta pure dove sei, mica ti costringiamo – disse Matt.
- In effetti credo sia più divertente andare a vedere come diavolo è fatto questo monastero, ma se tu vuoi restare qui fai pure- disse più conciliante Zack. Jared annuì mentre i ragazzi cominciarono ad esplorare l’edificio. Zack conobbe le altre tre ragazze: quella che li aveva parlato si chiamava Sarah, mentre le altre due erano Jill e Hanna. La prima era caratterizzata da due occhi blu come il ghiaccio, ma che trasmettevano una certa dolcezza. Aveva una risatina davvero adorabile, che si sarebbe stati solo per vederla ridere. Hanna invece era più timida e tranquilla, aveva la fobia dei ragni e degli insetti, tanto che persino le due amiche avevano la tendenza a spaventarla. Tutte e tre avevano i capelli bruni, anche se  Sarah era l’unica ad averli mossi. Il gruppo prima passò nella sala grande, ma qui Zack si fermò un attimo a fissare gli affreschi. Si accorse in quel momento che in fondo al dipinto vi era un’iscrizione in latino. Zack non capì una sola parola, ma quelle che lui credeva fossero scene della Bibbia in realtà rappresentavano un serpente e un topo, sembrava che il primo fosse in principio amico del secondo, ma poi accadde che...
- Zack, ti dai una mossa?!?- gli urlò Jill. Lui annuì e raggiunse il gruppo, ancora perplesso per l’iscrizione illeggibile. Dopo aver superato il corridoio delle ragazze si scendeva con una scale in un sotterraneo. Qui c’erano decine di corridoi, che in passato dovevano essere i dormitori. Le sale erano davvero molto spoglie, senza candele o affreschi ma semplicemente con una finestrella che le illuminava appena. Era davvero tutto molto tenebroso, ma le ragazze sembravano non aver alcuna paura del buio, tranne Hanna che temeva che qualche aracnide spuntasse fuori all’improvviso. Zack invece era davvero curioso di vedere come fosse dormire come un antico monaco, ma appena si stese sul letto di una delle cellette, si accorse di quanto fosse duro. Liar invece sembrava piuttosto indifferente, era come se stesse studiando i suoi amici uno ad uno, e questo non piaceva poi così molto al ragazzo: era una seccatura essere sempre osservati. Dopo aver vagato un po’ i ragazzi cominciarono a scherzare tra loro. Idearono uno scherzo a dir poco diabolico: si sarebbero nascosti e poi avrebbero spaventato le ragazze di sorpresa. Lo attuarono poco dopo, e le urla che si sentirono furono davvero assordanti.
Tutto il giorno giocarono così, persino “faccia di serpente” si divertì molto a spaventare le ragazze nei bui corridoi insieme a Matt. Verso sera (dovevano essere le sette)  i giovani stavano tornando nei rispettivi dormitori, erano molto eccitati e soprattutto molto affamati.
- Ti ricordi  che espressione ha fatto Hanna quando abbiamo iniziato ad ululare come fantasmi? Non credo di avere mai visto una faccia più pallida e spaventata di quella...- disse ridacchiando Matt a Liar :- Già, le ragazze si spaventano per così poco che non c’è gusto nel terrorizzarle- rispose quello sempre serio. Zack era più avanti ed ascoltava silenzioso i due. Stava pensando che in fondo non si sarebbe poi così annoiato. Giunti nella sala grande c’era Giustino spaparanzato sulla sedia con la tavola imbandita.
- Ragazzi, questa è la cena per stasera, ma adesso devo scendere un attimo in paese per comprare le cibarie per domani mattina, giusto? Voi intanto potete divertirvi, basta che non combinate tropi pasticci, giusto?!?- disse con aria canzonatoria l’adulto, per poi uscire salutando i giovani e ricordandogli di non fare casino. Liar sorrise cattivo, come per dire “Casini?!? Certo che ne faremo!!!”. Zack si sentiva invece più libero adesso, così insistette per tornare nei dormitori e poi cenare. Salutarono le ragazze, attraversarono la porta e arrivarono di  fronte alle loro camere :- Ehi Jared, ma dove diavolo...- disse Matt non finì la frase che si bloccò tremante davanti a Zack. Liar si accorse del ragazzo e fece cenno di fermarsi al primo. Del liquido scuro era sparso per terra, e il giovane vi aveva messo un piede sopra. Era appiccicoso e rappreso, tanto che quando questi tolse il piede vi rimase l’orma.

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Capitolo 3
*** Sangue versato ***


- Ti prego Liar, non dirmi che è quello che penso – disse Matt con voce rotta. Liar annuì e avanzò facendo da parte Zack. Si inginocchiò vicino alla pozza e con un dito toccò il liquido :- Che schifo- commentò freddo :- E’ sicuramente sangue, su questo non ci piove, speriamo che Jared stia bene...- disse rialzandosi.
- Speriamo che stia bene?!? Ma tu sei pazzo Liar!!! C’è una pozza larga un metro di sangue e tu dici che speri che Jared stia bene...-
- Taci, Matt... – disse quello
- Sei un folle, certo che Jared sta bene, dopotutto è solo mor...-
- Chiudi quella boccaccia, Matt!!!- Esplose il ragazzo. Zack era pietrificato dal terrore. Chi potrebbe mai uccidere un ragazzino? E l’assassino si aggirava ancora là? Avrebbe ucciso anche lui? E come mai era entrato in azione solo ora? Forse perché Giustino era andato via? Gli faceva male la testa di quante cose stava pensando nello stesso momento. Inorridiva al solo pensiero di vedere il ragazzo morto ed era sicuro che il suo stomaco non avrebbe retto una visione del genere. Liar invece entrò tranquillamente nella stanza. Zack si ritrasse e si appoggiò contro il muro, mentre Matt seguì l’amico nella stanza, per uscirne subito dopo tenendosi la mano sulla bocca per non vomitare. Alla fine Zack si fece coraggio ed entrò. Liar osservava curioso il cadavere con quegli occhi di serpente. Il corpo del ragazzo era mutilato, con ampie ferite sul torace e la gola squarciata. La faccia era distorta in un’espressione di terrore puro. Il cadavere stesso era contorto in una posizione innaturale, ritorto contro se stesso e con la spina dorsale che usciva rotta dalla schiena. L’osso color bianco chiaro era ricoperto di sangue, che gocciolava dal letto a terra e aveva macchiato ogni cosa. Il ragazzo trattenne appena un conato di vomito. Era come se l’avessero fatto esplodere dall’interno, solo che le ossa si erano ritorte in quel modo impensabile.
- Credo che sia meglio non informare le ragazze di questo – disse infine Liar. Zack annuì e Matt si accasciò contro il muro.
- Si, mi pare una buona idea – rispose il ragazzo reggendosi lo stomaco – Dobbiamo aspettare che torni Giustino e dirgli tutto...-
In quello stesso istante suonò un campanello. I tre si diressero verso la sale grande dalla quale proveniva il suono ma non trovarono nessuno. Due ragazze erano già sedute e stavano chiacchierando tra loro. Liar trattenne i due ragazzi :- Mi raccomando, non fate parola di Jared, ok? Diremo che sta male e che per questo non vuole cenare. Se glielo dicessimo non sappiamo che cosa potrebbero fare e abbiamo già molti problemi...- sussurrò ai due ragazzi, che annuirono. Zack si accorse che c’erano solo Hanna e Sarah.
- Dov’è Jill?- chiese preoccupato Zack. Fu Sarah a rispondere :- Jill ha detto di sentirsi male e non ha fame. Piuttosto che fa Jared ? – A Zack vennero i crampi allo stomaco al pensiero del cadavere. Fu Liar a parlare :- Anche Jared sta male e per questo non viene con noi – disse calmo sedendosi a capotavola. I ragazzi iniziarono a mangiare. Il pasto era a base di carne di pollo e come frutta c’era un canestro di mele rosse. Liar ne prese un paio, mentre Zack si accontentò di spizzicare qualcosa dal piatto. Avevo lo stomaco rivoltato e non riusciva neanche a mangiare. Il tutto avvenne in un silenzio preoccupante, che metteva tutti molto a disagio. La situazione si fece davvero insostenibile, cosi Matt iniziò a raccontare un paio di barzellette e storielle divertenti. Questo risollevò il morale e persino “Occhi di serpente” non poté trattenere una risatina. Il morale si era risollevato, tanto che Zack riuscì a mangiare qualcosa di più, ma ogni volta che gli veniva in mente la figura del ragazzo morto sul letto, gli si chiudeva lo stomaco, così cercava di non pensarci, provando a divertirsi come facevano Sarah, Hanna e Liar. Quest’ultimo si comportava come se non fosse successo niente di importante. Il ragazzo però non vedeva l’ora che ritornasse Giustino, per raccontargli tutto. Osservò per un po’ la porta, ma quella era vecchia e sbarrata. Una grande serratura spuntava timidamente dal legno. Di sicuro non sarebbero potuti andare da nessuna parte senza le chiavi che, purtroppo, aveva solo Giustino. In quel momento di tensione avrebbe dato volentieri un organo per avere accanto a sé l’adulto con quelle dannate chiavi. Stettero fino a tarda note a chiacchierare ed a ridere, ma Zack aveva quella persistente sensazione di catastrofe: sentiva che l’assassino non si sarebbe limitato solo ad una vita...quindi doveva fare attenzione, molta attenzione, a chiunque gli si avvicinasse. Non sapeva neanche perché aveva il presentimento che Liar c’entrasse qualcosa: il suo modo indifferente l’aveva davvero sorpreso, insomma, si parla pur sempre di un morto che poco prima si era visto allegro e spensierato.
Dopo cena i ragazzi andarono nei rispettivi dormitori, ma Zack non voleva dormire vicino alla camera del morto, aveva la stupida paura che si svegliasse e venisse ad ucciderlo come uno zombie, o qualcosa del genere. Era passato tanto tempo da quando lui aveva avuto paura di qualcosa di così idiota, ma vedere troppi film dell’orrore forse gli aveva procurato quella inspiegabile paura.
- Liar, dormire vicino alla stanza di qualcuno che è appena morto non ti fa paura?!? – esclamò Matt. Evidentemente anche quest’ultimo non si trovava a suo agio nel dormire vicino alla camera di un cadavere. Liar invece si girò verso i due ragazzi e con un soffio spostò la frangia di capelli dagli occhi verdi: lo sguardo di quel ragazzo era penetrante e aveva qualcosa che ricordava la freddezza dei rettili, incuteva paura e soggezione. I due ragazzi sobbalzarono impauriti.
- No, Matt. La cosa non mi fa paura. Ho visto di peggio...- disse criptico il ragazzo entrando in camera, quando delle urla provennero dal dormitorio delle ragazze. Zack non ebbe tempo di girarsi per capire che cosa fosse successo che Liar si gettò correndo verso il corridoio. Qui vi entrò seguito dagli altri due e per poco non sbatté la testa contro quella di Sarah che stava urlando impaurita. Questa si gettò tra le sue braccia cercando un po’ ci conforto ma il ragazzo la spinse via fregandosene altamente. Zack si avvicinò alla ragazza e l’abbraccio per cercare di calmarla. Hanna era come pietrificata e non riusciva a muoversi. Una pozza di sangue vermiglia si estendeva fino ai suoi piedi e il ragazzo intuì quello che era successo. Come prima, Liar si avvicinò senza paura al corpo inerme della ragazza, che però stavolta era steso a terra sulle mattonelle fredde e non sul letto. Il volto era bianco e con la stessa espressione di terrore. Stavolta era proprio il volto ad essere sfigurato, con  degli squarci sugli occhi e sulla bocca. La cassa toraci era letteralmente esplosa, lasciando vedere le costole e gli organi all’interno che scivolavano sul mattonato. Il ragazzo si inginocchiò accanto al cadavere e lo esaminò. Era inconcepibile per Zack come quel ragazzo avesse così tanto sangue freddo da poter sopportare la vista di quell’orrore. “Ho visto di peggio”, ma che cosa intendeva dire con questa frase?
- Non mi piace, è una brutta faccenda...- disse pensoso. Sarah iniziò a piangere e Zack le accarezzava i capelli castani dicendole che non c’era da preoccuparsi, che sarebbe stato tutto risolto, anche se in realtà ci credeva ben poco. 
- Statemi a sentire, stanotte chiudetevi a chiave in camera e non aprite a nessuno, non abbiamo la più pallida idea di che cosa gli abbia uccisi. Dobbiamo aspettare il ritorno di Giustino e poi andarcene via. Fino a quel momento farete come dico io, sperando che non ci saranno altre morti- disse Liar non distogliendo lo sguardo dal corpo e rivolgendolo verso i compagni – Inoltre credo che nessuno di voi chiuderà occhio a parte il sottoscritto, perciò vi auguro buona notte e me ne torno a letto – disse con tutta la tranquillità del mondo. Zack non si contenne più. Come poteva quel giovane restare così indifferente di fronte a quel macello, come poteva fregarsene di come stessero gli altri, soprattutto le ragazze. Non riusciva proprio a capirlo, era una cosa così inumana ed egoista, così esplose
- Buona notte? Ma tu sei folle, Liar! Due ragazzi sono morti e a te non te ne può fregare di meno. Come puoi essere così insensibile? Sei solo un brutto egoista del cavolo, pensi solo a te e non te ne frega assolutamente niente delle persone che sono intorno a te!!!- urlò. Matt e Hanna fissavano il ragazzo a bocca aperta, mentre Liar non batté ciglio.
- Semplicemente perché sono fatto così – disse ritornando sui propri passi. Zack spinse via Sarah singhiozzante
- Liar...?- disse chiamandolo. Il ragazzo si girò e lui gli tirò un pugno in faccia facendolo battere contro la porta che collegava il corridoio con la sale grande. Il ragazzo si scosse e fissò furioso l’altro con gli occhi verde acceso. I due si fiondarono l’uno contro l’altro e iniziarono a picchiarsi pesantemente e con ferocia. Matt si intromise separando i due.
- Ma vi sembra abbia senso picchiarsi proprio ora?- disse. I due avversari si guardarono astiosi, mentre un rivolo di sangue gocciolava dalla bocca di Liar e Zack aveva un occhio nero. Il primo si calmò immediatamente e con tono pacato rispose al ragazzo.
- Sinceramente non mi importa assolutamente niente di voi due, io penso solo a me stesso. E in questo momento Zack mi sta dando sui nervi, direi che una bella lezione non gliela toglie nessuno- disse cercando di colpire di nuovo il ragazzo ma venne bloccato da Matt. L’avversario sembrava propenso anche lui a combattere. Matt cercò per po’ di trattenerli, ma non era abbastanza forte così dovette lasciare la presa. I due si fiondarono l’uno contro l’altro e Liar gettò Zack a terra. Stava per colpirlo con un pugno quando Zack mise le braccia per parare il colpo. Sarah urlò di terrore vedendo i due amici picchiarsi così. Liar anziché colpire la faccia del ragazzo colpì con un destro lo stomaco. Zack emise un gemito di dolore e nello stesso istante rovesciò sulla schiena l’avversario. Colpì con un pugno la faccia del nemico e del sangue macchiò per terra le mattonelle (come se già non ce ne fosse tanto). Liar con un calciò mandò lontano Zack, che cadde seduto. Matt cercava disperatamente di fermarli, ma non voleva prendersi qualche pugno in faccia. Liar aveva la bocca piena di sangue, che sputò a terra alzandosi. Si pulì con la felpa, che ormai aveva assunto un colore rossastro. Zack ansimava poco lontano cercando di recuperare dal colpo allo stomaco. A quel punto intervenì Matt mettendosi di fronte all’amico con una faccia che faceva intendere che se Liar si fosse avvicinato ancora all’amico gliel’avrebbe fatta pagare cara. Liar lo ignorò e il rosso cercò di colpirlo in faccia. Quello con la mano bloccò l’attacco e contorse la mano dietro alla schiena dell’amico. Quest’ultimo gridò di dolore cercando di liberarsi dalla presa divincolandosi, ma inutilmente. Zack si rizzò immediatamente in piedi e restituì velocissimo il colpo nello stomaco all’avversario, che fu costretto a mollare la morsa. Il giovane resse Matt che si massaggiava il braccio dolorante mentre Liar si teneva la pancia ansimando pesantemente. Sarah lanciò un gridolino abbracciano Zack al collo. Quest’ultimo non distolse lo sguardo dal nemico, che sembrava però stremato.
- Ragazzi, dov’è Hanna?- chiese Sarah con voce tremante da dietro la schiena di Zack, come se anche lei avesse finalmente capito la gravità della situazione. In quel momento si sentì un urlo agghiacciante, acutissimo e che comunicava un dolore allucinante, che persino il ragazzo dagli occhi verdi  tremò per un momento. 

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Capitolo 4
*** Lies ***


- Cre...Credo ve...venga dal sotterraneo – disse Zack cercando di alzarsi. Matt aiutò l’amico e si accorse che Sarah era scomparsa. Molto probabilmente nella mischia la ragazza era andata a cercare l’amica.- Zack, presto, alzati. Non vedo Sarah -
- Quella stupida...- disse Liar scomparendo dietro alla porta che dava sulla sala grande.
- Sono qui!- urlò la ragazza. I due amici scesero delle scale che portavano al piano inferiore. Un corridoi buio era appena illuminato da delle candele che emanavano una debole luce. Uno stanzone molto ampio dava ad altre due camere che una volta appartenevano ai monaci. Qui Sarah era appoggiata alla parete e stava piangendo tremante. Poco lontano da lei giaceva a terra il corpo di Hanna, con un braccio diviso a pezzi e il collo e la schiena squarciati. La solita espressione di terrore sul volto, solo che gli occhi non erano al loro posto. Le orbite degli occhi erano vuote e colate di liquido rosse uscivano da esse. Una pozza di sangue si allargava a vista d’occhio. Zack corse verso la ragazza e l’abbracciò coprendole la vista del cadavere mutilato, mentre Matt si avvicinava a quest’ultimo.
- E’...è...morta?- balbettò tremante. Era evidente che anche il giovane era davvero allibito vedendo tanto ferocia in un massacro del genere. Zack non riusciva a capire come, come quei corpi si fossero ridotti così nello spazio di poco tempo. Sembrava che l’assassino fosse in balìa di una follia omicida implacabile, e si stava dando da fare davvero molto velocemente. Molto probabilmente tra un’ora o anche meno di lui sarebbero rimasti solo qualche pezzo del suo corpo e una pozza di sangue. No, non doveva pensare a cose del genere, doveva aspettare in un miracoloso ritorno di Giustino, e forse lui, Matt e Sarah si sarebbero salvati. Ma scosse la testa pensoso: chi voleva prendere in giro. Erano definitivamente condannati. Lui e i suoi amici, compreso quella faccia da serpente schifoso, sarebbero morti tutti in quel modo così violento e doloroso.
 Tremò al solo pensiero. Che cosa doveva fare? Che cosa era meglio fare per non lasciarci la pelle?!?
 
Non poteva credere che quei piccoli mocciosi fossero così stupidi da cadere nella sua trappola. Del resto, lui era l’essere più furbo del mondo, terreno e non. Tutte le persone che aveva scelto di uccidere erano morte tra atroci sofferenze o in modo naturale e indolore. Poteva considerarsi una specie di “amministratore della morte”, perciò come suo seguace doveva procurarle tutte le morti e le vittime che voleva. Era davvero furbo, una volpe, se lo ripeteva sempre. Diede un’occhiata all’affresco accanto a lui. Gli venne da ridere. Già, il serpente che doveva essere amico della sua vittima aveva tradito quest’ultima, come da programma. Tutto era talmente banale e noioso, che quasi quasi si sarebbe concesso un po’ di divertimento. Quando il ragazzo aprì la porta ed entrò nella stanza sorrise maligno e i loro due occhi, così entrambi freddi, cattivi, maligni ed insofferenti, si incontrarono. Quel ragazzo, quel ragazzo era uguale eppur diverso da lui, ma tutti e due, del resto, erano una cosa sola.
 
 In quel momento gli venne un’idea lampante.
- Ragazzi, io ho il mio cellulare, possiamo chiamare aiuto da quello!- esultò Zack. Gli occhi di Matt si accesero di speranza.
- Si! Possiamo provare! Se ci riusciamo possiamo salvarci- disse. Il ragazzo lasciò andare la giovane e corse su per le scale. Percorse il corridoio correndo e saltando le cose disordinate delle ragazze. Non fece attenzione al pavimento bagnato dal sangue e scivolò sul liquido fresco, battendo la testa a terra. Si rialzò malamente continuando a correre, come se i suoi due amici nel sotterraneo potessero morire da un momento all’altro, in effetti era proprio quella la sua preoccupazione. Sbatté le porte della sala grande ed entrò nella stanza. Qui le lampade erano accese, anche se nonostante tutto l’ambiente fosse poco illuminato. Liar stava giocando con una delle mele che erano avanzate dal canestro di frutta. Zack si fermò e osservo arrabbiato l’amico:- Ma come fai a restare così tranquillo quando puoi essere ucciso da un momento all’altro? Non hai paura?!? Non hai paura della morte?!?- urlò il ragazzo. Quello continuò a lanciare in aria la mela per poi prenderla al volo. Ad un certo punto si fermò e poggiò il frutto sul tavolo. Iniziò a ridacchiare piano, poi via via sempre più forte. Zack non riusciva a capire che cosa ci fosse di divertente, così ignorò il ragazzo e si diresse verso i dormitori.
- Non avere fretta Zack...comunque morirai anche tu, quindi perché non godersi quel poco di tempo che ti rimane?- disse il ragazzo. Quello si bloccò mentre stava per aprire il portone:- Se parli in questo modo sono tentato dal credere che tu sia l’assassino, visto che sei così tranquillo. Ma del resto, come avresti potuto, quando sono morti gli altri tu eri con noi, e non hai fatto niente di sospetto. Quindi sei solo pazzo...- disse sbattendo la porta ed entrando nel corridoio. Andò verso la sua camera passando sopra alla pozza di sangue rappreso che sotto le sue scarpe produceva un rumore a dir poco ripugnante. Entrò nella stanza e si diresse verso la sua valigia. La aprì e ci mise un po’ di tempo a trovare il cellulare. Subito uscì sollevato dall’abitazione ed accese il telefono. Finalmente avrebbero avuto tutti la possibilità di salvarsi, non sarebbero morti assassinati, quel piccolo cellulare li avrebbe portati al sicuro. C’erano tutte e quattro le tacchette della batteria, quindi era anche bello carico. Quando vide però che non c’era campo impallidì. “Ma, forse, se mi sposto...” pensò. Andava e veniva per le camere ma niente, erano ancora isolati.
 Ritornò nella sala grande e qui c’era ancora Liar.
- Solo per informarti, ma sotto hanno urlato, se fossi in te non mi avventurerei là, ma fa come vuoi- disse senza togliere lo sguardo dal frutto che volteggiava in aria.
- Io non ho sentito niente- rispose il ragazzo.
- Beh, non è un problema mio...- disse. Zack lo fissò e il giovane contraccambiò, senza smettere di lanciare la mela. Poteva sentire il suo sguardo entrare dentro di lui e scoprire tutte le sue debolezze e ridere di esse. Si sentiva come deriso, quelli occhi comunicavano pietà e anche divertimento dalla paura della morte che aveva, quel verde era freddo e agghiacciante. Non poteva smettere di fissare il ragazzo, aveva la sensazione che se l’avesse fatto sarebbe successo qualcosa di brutto, di molto brutto e pericoloso. Ma erano solo stupidaggini, che male poteva fare un ragazzino? Distolse lo sguardo e osservò il cellulare. Non c’era ancora campo, erano isolati. Ignorò il ragazzo, che a quanto pare sembrava piuttosto sicuro di sé, e spalancò il portone che dava alle camere. Attraversò il corridoio e corse giù per le scale. Ritornò nello stanzone sotterraneo e qui vide solo Sarah, a terra poggiata contro il muro. Cercava di riscaldarsi strofinando le braccia, e quando vide il giovane si gettò tra le sue braccia :- Dov’è Matt?- chiese secco quello abbracciandola. La ragazza lo fissò stupita :- Ma lui aveva detto che ti andava a cercare perché aveva paura che Liar ti facesse del male...perché non è con te?- disse tremante. La cosa era seria. Zack non aveva incontrato nessuno se non Liar stesso, ma allora dove era andato a finire Matt?
- Senti, meglio se non ci dividiamo, ok? Adesso andiamo sopra e...-
- Ma sopra c’è Liar, e quel tipo mi da i brividi-
-Lo so, ma dobbiamo cercare Matt, e poi lui è l’unico che ci può dare una mano, è una cosa che mi secca- rispose. La ragazza annuì e docilmente seguì il ragazzo al piano di sopra. Percorsero velocemente il corridoio, cercando di ignorare il fetore del cadavere. Arrivarono nella sala grande e qui Zack restò ammutolito, mentre al contrario Sarah lanciò un grido acutissimo. Matt era disteso a terra, con la testa nettamente staccata dal collo, dal quale usciva l’ultima vertebra della spina dorsale. Era stato fatto letteralmente a pezzi, mentre un lago di sangue si estendeva da ogni parte sul pavimento. Zack mise la mano sulla bocca della ragazza cercando di zittirla. Liar era scomparso, e stavolta poteva essere stato lui ad ucciderlo. Il ragazzo si avvicinò al cadavere cercando di non dare di stomaco e si inginocchiò accanto alla testa dell’amico morto. Le arterie facevano ancora uscire il sangue che scorreva copioso a terra. Anche questa volta sulla faccia del cadavere era dipinta un’espressione di orrore puro, tanto che Zack si spaventò al solo vederla. Si ritrasse terrorizzato, tenendosi la testa con la mano. Era solo un brutto sogno, non poteva essere vero, non era possibile che tre ragazzi erano stati uccisi sotto il loro naso in un modo così violento. Non era opera di umano, no...era qualcosa di soprannaturale, che non apparteneva a quel mondo. Era troppo spaventoso, soprattutto perché il ragazzo era prima sparito nel nulla per poi ricomparire fatto a pezzi.
- Liar...LIAR!!! – urlò Zack con quanto fiato aveva in corpo. Lui era l’unico che aveva abbastanza lucidità per aiutarli, l’unico. Loro da soli non ce l’avrebbero fatta. Si sentì uno scalpiccio nella stanza accanto e Liar comparve dai dormitori dei ragazzi. Teneva in mano ancora il frutto ed aveva un’espressione seria in volto. Il suo sguardo esprimeva scocciatura e seccatura.
- Che cosa diavolo vuoi?- disse sprezzante :- Dio che scena pietosa, tirati su. Manco fossi un bambino di tre anni...- disse camminando piano, mentre le sue scarpe affondavano nel sangue, sporcandosi tutte. Zack era arrabbiato e ferito nell’orgoglio da quel commento, ma no era il momento di pensare alla sua dignità, la situazione era grave.
- A...abb...iamo bisogno del tuo aiuto...- balbettò piano. Liar rise di gusto, come se gli avessero appena raccontato una storiella divertente. Il ragazzo era disgustato da come potesse essere insensibile quel giovane.

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Capitolo 5
*** Occhi della fine ***


- Senti senti chi viene a chiedermi aiuto- disse ancora ridacchiando :- E poi non ho alcuna idea sul come aiutarvi, siamo tutti nella stessa barca- disse facendo le spallucce e addentando il frutto. Sarah era terrorizzata solo dalla presenza del ragazzo. Escludendo il suo modo inumano di considerare i fatti appena avvenuti, la cosa che più la spaventava erano quegli occhi appena visibili sotto la frangia, ma che comunicavano una sensazione di perfidia e di puro divertimento. Non resistette alla tensione e si alzò per correre incontro a Zack, per abbracciarlo terrorizzata. Tremava visibilmente sotto alla braccia del giovane, mentre Liar dava un altro morso al frutto, del tutto indifferente alla situazione, e anzi osservandola divertito. Sorrise maligno mettendo in evidenza i canini, una cosa che face rabbrividire Zack. - Allora?!? Non puoi aiutarci...?- chiese speranzoso il ragazzo. - No, mi dispiace, non posso in nessun modo...- disse ancora sorridendo maligno. Si alzò sollevando la ragazza :- In questo caso puoi tranquillamente levarti da piedi- disse cattivo Zack, ricambiando lo sguardo con altrettanta ferocia. - E perché dovrei? Il divertimento inizia proprio ora...- disse ridendo forte. Sarah iniziò a piangere disperata e spinse via Zack, correndo urlando per il corridoio delle camere delle ragazze. Il giovane cercò di fermarla ma inutilmente. Stava per correrle dietro quando Liar lo bloccò. - Dai, non mi diverto se le corri in aiuto...- disse maligno. Il ragazzo era sconcertato, allora era davvero lui l’assassino. Un urlo provenì dal sotterraneo, ma non poteva fare niente, il giovane gli bloccava la strada. Le urla si fecero più forte, rintronando per tutto il monastero vuoto. Piano piano si fecero più deboli, fino a scomparire. Il cuore di Zack batteva forte, dalla disperazione e dal terrore, era come un martello che non riusciva a fermarsi. Era nel panico più totale, non riusciva a ragionare e una nebbia gli offuscava i pensieri. Era la sua fine, Liar lo avrebbe ucciso brutalmente come aveva fatto con i suoi amici. Era rimasto solo, non poteva contare su nessuno e quella vipera di ragazzo lo osservava come un serpente osserva famelico la preda prima di stritolarla tra le spire. - Ah...adoro il suono delle grida di agonia, non trovi siano come il canto del cigno, Zack?- disse Liar. Zack era furibondo e terrorizzato nello stesso tempo. Urlando corse verso il ragazzo cercando di colpirlo, ma inutilmente. Quello era scomparso e il giovane si trovò da solo nella stanza. - Dove ti sei cacciato, brutto assassino?!?- urlò furioso. - Eheheh, sono proprio dietro di te...- rispose. Il cuore del ragazzo si fermò per un istante. Non aveva il coraggio di girarsi e affrontare l’avversario. Se non ce l’avevano fatta Jared, Jill, Hanna, Sarah e Matt, come ce l’avrebbe fatta lui, lui da solo? Si girò piano e si trovò faccia a faccia con il ragazzo. Occhi contro occhi, e stava tremando. - Sai che questo sguardo può trovare le tue paure più nascoste, può sprigionarle e farti impazzire di disperazione...?- - E’...è così che sono morti gli altri?- disse Zack. - Già...esatto. Sono “esplosi” di terrore, soprattutto Matt – ridacchiò maligno :- Sono proprio curioso di vedere come morirai tu. Sai, tutto il tempo che sono stato con voi, diciamo che non ero io. Era l’altra parte di me, l’altro Liar, quello astioso e indifferente, ma pur sempre umano – asserì ridacchiando. Al ragazzo venne un brivido di terrore giù per la schiena. - Ma...allora tu chi sei?- gli chiese con la voce rotta. - Io sono l’altra metà di Liar. Sono, come si può dire, la sua parte malvagia. Sono io che guido e dico cosa fare alla mia metà tranquilla, che mi ubbidisce in tutto e per tutto. In altre parole, oltre ad essere Liar, sono quella persona che amministra la morte, ma, diciamo, divertendomi. Le faccende di Paradiso ed Inferno non mi riguardano. Io prendo le anime della gente e le spedisco alla morte. Puoi chiamarmi anche Tristo Mietitore, se ti è più comodo- concluse ridendo con quel suo fare meschino e cattivo. Zack era pallido, si trovava di fronte ad un pazzo, non poteva credere che quel ragazzo fosse il Mietitore, insomma, dov’era la falce? Liar ( o chi diavolo fosse ) iniziò a fissarlo negli occhi. Le pupille si restrinsero in una fessura e l’iride iniziò a brillare di un verde intenso. Tutte le paure del giovane si concentrarono ed esplosero in una sola volta. Era un dolore lancinante alla testa, come se gliel’avessero schiacciata tra due presse. La vista gli si oscurò e non vide più niente, solo un dolore persistente e un senso di solitudine e disperazione più assoluti. Improvvisamente una risata lo riportò alla realtà. Vide Liar che rideva a gran voce, mentre il torsolo della mela era caduto a terra. Gli girava tutto in un vortice confuso, ebbe solo il tempo di sentire le ultime parole di Liar - Zack, lo sai che Liar vuol dire bugiardo...anche la vita è un inganno, solo un breve momento dell’esistenza reale...quello che ti attende è a dir poco peggio di quello che stai provando ora- il ragazzo non vide, ne sentì, ne percepì più niente. Si ritrovò nella più completa oscurità ed urlò, urlò a gran voce, di dolore, paura e rabbia. Scomparve nelle tenebre, mentre la morte spiccava via il volo ridendo della sua paura e trascinandolo via.

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