I don't know you

di carrotlouis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


                                                                                                   Prologo


 
Salii le scale due gradini alla volta lasciandomi la festa alle spalle. Col vestito che impigliandosi nelle gambe rischiava di farmi cadere e i tacchi con cui riuscivo a stento a camminare era difficile raggiungere in fretta la sua stanza. Ma ormai era giunto il momento di parlare, non potevo nasconderglielo ancora per molto. Attraversai il lungo corridoio finché arrivando alla sua camera non bussai alla porta accerchiando la maniglia con le mani. Mia madre mugugnò qualcosa, incoraggiandomi ad entrare. Mi avvicinai al letto passando una mano fra le lenzuola e sedendomi su uno dei tanti cuscini sparsi sulla coperta.
Guardai mia madre, seduta davanti a uno specchio, passarsi una mano fra i capelli per ravvivarli e sistemarsi il trucco.
«Mamma, perché mi chiamo Lia?» chiesi togliendomi le scarpe e sdraiandomi comodamente.
«Non ti piace? Io lo trovo carino, no?» disse ridendo, sistemandosi accanto a me.
«Certo che mi piace ma volevo sapere il perché di questa scelta.»
«Beh ecco in realtà io e tuo padre eravamo indecisi fra Jessica e Cher. Ma poi per far felice la nonna ti abbiamo chiamato Lia.- la guardai un po’ delusa chiedendole il motivo dell’indecisione- a me piaceva tanto il nome Jessica, mentre tuo padre aveva proposto Cher perché gli ricordava una donna che da piccolo aveva salvato la vita sia a lui che a tante altre persone.»
Rimasi in silenzio per qualche secondo, ripassando il discorso che avevo formulato tante volte davanti allo specchio, per confessargli quello che mi era successo e di chi era la colpa. Non era semplice. Molte volte cominciavo con troppi giri di parole e alla fine non concludevo niente. Altre invece arrivavo subito al punto spiattellandole la verità in faccia. Adesso invece desideravo lo capisse da sola.
«Amore, forza alzati dobbiamo andare dagli altri.» disse poi tirandosi su dal letto.
Scossi la testa.
«Mamma ti devo parlare.» dissi afferrandola da un braccio, lei mi guardò titubante risedendosi accanto a me.
«Dimmi.»  
Guardai la foto sul comodino. Charles, il suo nuovo marito che aveva rimpiazzato papà dopo la sua morte, mamma in abito bianco e Liam sullo sfondo accoccolato a Danielle e mi mancarono all’improvviso le parole, quelle che appena ero entrata nella stanza avevo lasciato fluttuare libere nella mia mente, senza riunirle per formare un ragionamento logico.
«Riguarda Charles.»
«Oh, Charles?- rispose cominciando a camminare avanti e indietro- e così te l’ha detto, eh?»
«Detto cosa?» chiesi non riuscendo a capire, le aveva detto che ero incinta?
«Si del bambino.» non le importava? Nessuna ruga di rabbia le aveva disegnato il viso, né di delusione.
«Mamma, io…»
«Beh in fin dei conti sono contenta…» continuò accarezzandomi il braccio.
«Contenta?» chiesi con la voce che mi si spezzava in gola.
«Si, era un segreto troppo grande. Adesso puoi aiutarmi a scegliere un nome e accompagnarmi a comprare qualcosa per il bambino.»
«Per il bambino?» domandai confusa
«Già. Vuoi toccarmi la pancia, per sentire se scalcia?»cominciò a ridere tamburellando con le dita sulla coperta.
È di lei che stavamo parlando, non di me. Scossi ripetutamente e per l’ennesima volta la testa.
«Mamma…»
«Mi aiuterai vero Lia?» chiese infilandosi gli stivali.
«Mamma…»
«So che sarai un ottima sorella, conto su di te.»
«Sono incinta.» dissi di botto con le lacrime che scendevano lungo le guance.
Sembrava non aver capito, perché continuava a sbattere le palpebre bagnandosi la bocca con la lingua. Si girò di scatto cominciando a sistemare i trucchi che aveva lasciato sul tavolo. La presi per le spalle costringendola a girarsi e a guardarmi negli occhi.
«Mi hai sentito? – domandai stringendole il polso – sono incinta, cazzo, mamma sono incinta.» il mio bel discorso era uscito dalla mia mente così velocemente come mia madre stava per uscire dalla mia vita.
Lei sbuffò liberandosi dalla presa e buttandosi sulla sedia appoggiando la testa sulle mani.
«No, non è vero tu non sei...voglio dire non è possibile…sei troppo giovane…io…» disse ridendo e piangendo allo stesso tempo.
Non mi credeva.
«Mamma, ho fatto il test dieci volte. Tutti e dieci positivi.» dissi cercando di mantenere la calma.
«No, non ci… chi, chi sarebbe il padre?» chiese fissando il pavimento.
«Charles.»
«So che non sopporti Charles, ma non puoi coinvolgerlo in una cosa tanto grave.» disse scoppiando a ridermi in faccia.
Non sapevo se il fatto più grave era che non credeva che fossi incinta o che fosse Charles il padre.
«Ti sei mai chiesta perché lo odio così tanto? Ti sei mai chiesta perché la maggior parte delle volte si offriva per accompagnarmi ovunque e puntualmente arrivavo sempre tardi a uno dei tanti appuntamenti? Te lo sei mai chiesta?»
«Basta, smettila. Non sai cosa stai dicendo. Hai bevuto.» disse puntandomi il dito contro.
«Mamma, non ho bevuto, è la verità.»
«Sei un’egoista. Questo è uno dei tuoi tanti scherzi. Ma mi hai stufato. Domani ti spedirò in un collegio e adesso vai in camera tua.»
Prima che potessi rispondere sentii bussare alla porta mentre la voce di Charles ci chiedeva se andasse tutto bene e ci invitava a scendere.
«Certo, arrivo subito.» disse mia madre guardandomi torva dirigendosi verso l’uscita, afferrando la maniglia con la mano.
Non ci credevo, non mi aveva capita. Picchiai la testa forte sul letto andando a bagnare con le lacrime le coperte. Ero stata stupida a credere di potermi confidare con lei. Avevo sbagliato tutto.
Dovevo andarmene quella notte stessa.
 




Come vi pare? Commentate per favore, almeno in due mi farebbe tanto piacere.
Pace e amore. Ciaooo :)







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Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***


                                                                                              Capitolo 1.
 
«Cher, rimettiti la cintura.» ordinai a mia figlia seduta sul sedile posteriore. Lei sbuffò e io per tutta risposta le feci la linguaccia. Sospirai e mi voltai per continuare il discorso con Niall, mio cugino.
Mi ero trasferita da lui quattro anni prima, non potevo rimanere con mia madre e con Charles e guardarli negli occhi continuando la mia vita come se niente fosse successo. Mi avevano deluso, specialmente mia madre. Mi aspettavo che quella sera mi consolasse sussurrandomi ‘Non ti preoccupare, andrà tutto bene’ mentre mi accarezzava dolcemente i capelli e mi sorrideva, pensando a come farla pagare a Charles. Ma non era stato così, voleva mandarmi in un collegio. Non voleva rovinare quella sua immagine di madre perfetta, non poteva permettersi di affrontare quello sbaglio.
Da quello sbaglio però era nata Cher, l’amore della mia vita. Adesso aveva tre anni e non aveva ereditato niente da Charles. Man mano che cresceva speravo non diventasse come quel verme ed era stato così fortunatamente.
«Niall, io e la bambina siamo un peso per te e i ragazzi?» chiesi abbassando il finestrino per prendere un po’ d’aria.
Lui mi guardò torvo, scostando subito dopo lo sguardo per concentrarsi sulla guida.
«Ehi, sai dovresti misurarti la febbre.» disse poggiandomi una mano in fronte.
«Niall, sul serio. Non te l’ho mai chiesto ma io penso di avervi rovinato i piani. Insomma tu, Harry e Zayn avevate i vostri problemi e io sono piombata nella vostra vita senza avvisarvi. E in più incinta.» sbottai scuotendo la testa.
«Non ti permetto di fare questi discorsi. Tu facevi già parte della mia famiglia, sei mia cugina. E poi ad Harry dispiacerebbe se ti cacciassi di casa.» rispose dandomi un buffetto sul naso.
«Cosa vuoi dire?» chiesi confusa, accendendo la radio.
«Niente, solo… »
«Mamma il telefono suona.» disse Cher interrompendo Niall e porgendomi il cellulare.
Mi girai sfilandoglielo dalle mani.
«Pronto?»
«Pronto, Lia, sono Harry.» a sentire la sua voce mi si stampò un sorriso in faccia.
Niall se ne accorse infatti, mi toccò il braccio facendomi l’occhiolino.
«Ti serve qualcosa?» chiesi passandomi una mano fra i capelli.
«Vi dispiace tornare a casa? Vi devo presentare qualcuno.»
«Ok-okay arriviamo.» dissi riattaccando il telefono e avvisando Niall del cambiamento di programma.
Mi sistemai su un fianco e appoggiai comodamente la testa sulla spalla del biondino.
«Svegliami quando siamo arrivati, ok?»
 
 
 
Eravamo alla porta da cinque minuti, nessuno ci apriva. Purtroppo sia io che Niall avevamo dimenticato a casa le chiavi. Appoggiai la testa alla finestra con il naso che premeva sul vetro cercando di capire se ci fosse qualcuno dentro. Cher schiacciò per l’ennesima volta il campanello. Si sentì un rumore provenire dall'ingresso seguito da una seria di parolaccie che mi costrinsero a tappare le orecchie a Cher, poi finalmente la porta si aprì.
«Dove eri finito?» chiesi aprendomi lentamente il cappotto.
«Scusate mi ero addormentato.» disse prendendomi la mano e trascinandomi dentro casa, mentre con l’altra reggeva un gelato.
Feci un cenno con la testa e gesticolai qualcosa con le mani, poi mi tolsi le scarpe nascondendole dietro il divano. Voltandomi inciampai contro un valigione cadendo rovinosamente a terra.
«Mamma.- urlò Cher gettandomi le braccia al collo – stai bene?» chiese baciandomi sul gomito, dove mi ero sbucciata.
«Si tesoro.» dissi accarezzandole la testa e rialzandomi da terra.
«Harry non riesco a trovare le carote…oh ehi salve.» un ragazzo sui vent’anni sbucò dalla cucina in pigiama e pantofole squadrandoci uno a uno. Poi si inginocchiò e tese una mano a Cher. Lei la prese sorridendo e arrossendo leggermente.
«Ciao piccolina io sono Louis, tu come ti chiami?» chiese scompigliandole i capelli.
«Cher. E lei è mia mamma Lia. E lui è mio cugino Niall e poi c’è Zayn, ma adesso è fuori con una sua amica, quindi non lo puoi vedere.» disse giocherellando imbarazzata col vestito.
«Lo incontrerò più tardi.» concluse lui alzandosi e prendendo la mia bambina fra le sue braccia.
Lo guardai malissimo e con un gesto involontario portai le braccia sui fianchi. Louis sorrise scuotendo la testa per spostarsi un ciuffo di capelli che gli era finito sugli occhi.
Harry sembrò indifferente e buttandosi sul divano, aprì una bottiglia di birra e ne bevve un sorso.
«In poche parole, lui è un mio amico. Ha bisogno di un posto dove stare per un po’ di tempo.» disse sistemandosi un ricciolo ribelle dietro un orecchio.
Il mio sguardo passò da Harry a Louis che fece un altro sorriso prima di scomparire con la valigia in quella che probabilmente era la sua nuova camera.
Cercai gli occhi di Niall, che insieme al suo corpo stava sorridendo divertito accendendo la play.
«Ehi amico vuoi fare una partita alla play?» gridò verso la stanza di Louis.
Lui rispose con un ‘si volentieri’, tornando in soggiorno e prendendo il joystick.
Maschi.
 
 
 

 
Ci ho messo tanto per scrivere questo capitolo. Non è venuto un granché.
Che ve ne pare? :)
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


Image and video hosting by TinyPic                                                                                          Capitolo 3.
 
Feci una doccia veloce chiudendo a chiave la porta del bagno per evitare spiacevoli inconvenienti e mi infilai dei vecchi jeans e due paia di calzini.
Scesi di sotto per fare una lavatrice. Il resto della famiglia non condivideva la mia passione per i vestiti puliti. Niall avrebbe potuto indossare gli stessi pantaloni per un mese di fila. La Lia Cattiva in me borbottò qualcosa sul fatto che avrebbero potuto cominciare a lavarsi i vestiti da soli.
Scacciai quei pensieri e portai i capi asciutti nella camera di Harry.
«Harry, svegliati. Devi andare al lavoro e accompagnare Cher all’asilo. An e ricordati di prendere la borsa che le ho preparato per passare il weekend a casa della sua amica Charlotte.» dissi dandogli un colpetto sulla spalla. Lui grugnò attorcigliandosi la coperta fra le gambe.
«Ancora due minuti.» replicò.
Gli tirai giù le lenzuola cercando di farlo alzare. Lui per tutta risposta annuì tirandosi le coperte fino al mento.
«Okay. Passami una canottiera. Sono nel cassetto in basso a destra. » disse poi mettendosi a sedere sul letto.
Aprii il cassetto cercando la canotta, sotto questa c’era nascosto Playboy aperto su una foto di una ragazza “poco vestita”.
«Hmm sono in astinenza. Metti via. » mi intimò lui per difendersi.
«Non ti preoccupare so che ne hai bisogno. Non puoi farne a meno, sei un maschio. Ti servono queste merde.»
«Sta zitta.» rispose ridendo.
«Come vuoi – nascosi la rivista sotto alcuni libri – comunque sappi che è tutto silicone.»
«Cosa?»
«Il seno, coglione. Delle foto. Non è vero. Pensaci la prossima volta che…bè…che fai le tue cose.»
«Grazie Lia. Ci penserò.» disse trascinandomi fuori dalla stanza.
«Basta che non lo lasci dove Cher può trovarlo, ok?»
«Ok, ma devi avvisare anche Zayn.» sorrise maliziosamente indicandomi la stanza da letto del ragazzo.
«Che vuoi dire?»
«Perrie, “l’amichetta” di Zayn è rimasta qua sta notte.»
Uoo, che cosa? Mi girò la testa. C’era un tempo e un luogo per farlo. Se proprio non riuscivano ad aspettare potevano farlo a casa di lei. Si erano spinti oltre troppo in fretta. Si conoscevano da quanto, una settimana?
Sbuffai e allineai le medicine di Cher sul ripiano della cucina. Mi preparai una tazza di cereali, anche se mi proibii di mangiarla per rimanere a dieta.
«Oh ecco qua la mia bambina preferita. Cher forza mettiti le scarpine, ti accompagno all’asilo.» disse Harry correndo incontro alla piccolina che era spuntata dalla cucina con gli occhi ancora assonati e seguita da Louis che le teneva la manina. La Lia Cattiva disse che non toccava a noi mantenere quello scansafatiche. La Lia Buona sospirò che era un bene ospitarlo come alcuni anni prima Harry e i ragazzi avevano fatto con me. Sospirai scuotendo la testa. Diedi un abbraccio a Cher e un piccolo bacino sulla guancia a Louis.
Il ricciolo prese in braccio Cher e la porto in soggiorno per infilarle il piccolo cappotto lasciando me e Louis da soli. Non sapevo cosa dirgli da quando mi aveva confessato che il padre lo picchiava, avevo paura di parlargli, avevo paura di ferirlo.
«Ti va di accompagnarmi al supermercato?» chiesi poi alla fine sorridendogli dolcemente.
«Certo.» disse guardandomi e ridendo.
«Che c’è?»
«Niente. Ti è rimasto un po’ di latte sulla bocca.» disse sporgendosi e toccandomi il labbro superiore. Quel contatto mi fece sussultare e rabbrividire. Sentivo delle perle di sudore contornarmi il viso e crearsi sotto le ascelle e fra le pieghe del seno. Distolsi gli occhi dai suoi e con la mano feci su e giù per creare un po’ di aria.
«Sei buffa.» mugugnò accompagnandomi in salotto. Feci finta di non sentire e salutai Cher e Harry che stavano appena uscendo.
Uscii in giardino rabbrividendo al leggero venticello e mi portai le mani sulle braccia per riscaldarmi. Mi diressi a passo svelto verso quel catorcio inguardabile della macchina di Louis, un modello del Paleolitico, l’avevo chiamata Miss Spotty. Pessima. Miss Spotty aveva paura del traffico, era una codarda. Accarezzai il cruscotto mentre salii sul sedile anteriore. Louis mi fissò per poi immettersi nella strada principale. Un furgoncino ci superò e si infilò tra noi e il semaforo.
«Su, signore, si tolga di mezzo.» imprecò Louis a un uomo con degli occhiali enormi.
Il semaforo diventò verde e Louis ingranò la terza facendosi strada fra le altra auto. Ci avvicinammo alla salita ripida che precedeva il supermercato, quella che terrorizzava Miss Spotty.
Louis scalò la marcia e incrociò le dita.
Miss Spotty arrivò in cima. Louis piazzò la macchina nell’ultima fila del parcheggio e appena scese le diede una pacca sul cofano «Ti cambio il filtro e ti compro una dose extra di benzina, te lo giuro bellezza.»
Risi sommessamente prendendo per braccetto Louis e dirigendomi verso l’ingresso.
«Grazie.» dissi sorridendogli e sfilando un carello da una lunga fila.
«Io voglio queste.» disse poi Louis indicando delle carote nel reparto di frutta e verdura.
«Va bene.» annuii prendendo il pacchetto di carote per poi metterlo nel carello.
Farmi accompagnare da Louis a fare la spesa era stata una bellissima idea, era riuscito a farmi divertire, cosa che non mi riusciva più tanto semplice.
Osservai con attenzione lo scaffale delle patatine. Poco salate, tanto salate, piccanti, al pomodoro, al rosmarino. Alla fine optai per quelle classiche.
Girandomi, andai a sbattere contro qualcuno. Alzai lo sguardo, una ragazza dall’aria famigliare mi stava fissando come imbambolata.
«Scusami.» mi giustificai gesticolando con le mani.
«Danielle, tutto bene?» una voce maschile richiamo l’attenzione.
«Liam…»sussurrai portandomi una mano sulla bocca.
 
 
«Mi spieghi perché siamo tornati a casa così in fretta, senza comprare nulla?» chiese Louis infilando le chiavi nella toppa della porta di casa.
«Niente. Non mi sentivo troppo bene. – lui mi guardò dolcemente passandomi una mano fra i capelli – Vedrai adesso mi stendo sul letto e starò subito meglio.» in realtà non stavo bene per niente. Vedere Liam mi aveva sconvolta, ero scappata lasciando cadere le patatine per terra, riuscendo a convincere Louis a smetterla di litigare con un bambino che lo stava prendendo in giro.
Lui annuì, riuscendo finalmente ad aprire la porta.
«Louis, finalmente!» una ragazza alta e dai lunghi capelli castani gli andò incontro abbracciandolo.
La guardai attentamente, era magra e slanciata e sembrava essere una modella. Era di pochi centimetri più bassa di Louis e sorrideva beatamente passandosi continuamente una mano fra i capelli. Era un gesto ripetitivo che mi faceva innervosire.
«Eleanor?» balbettò lui spostando lo sguardo da me a lei.
 


Eheh…Scusate!!!! Ci ho messo troooooppo tempo ad aggiornare.
Però devo dire che questo capitolo è bello pesante. Succedono tante cose.
Devo ringraziare tutte le personcine carine che hanno recensito e anche soprattutto MarsTwix.
Ciaooo:)
 




  

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Capitolo 4
*** Capitolo 2. ***


 
                                                                              Capitolo 2.
 
 
Cercai la manina di Cher allungando la mia lungo il letto. Non trovandola mi alzai di scatto uscendo velocemente dalla camera. Scesi le scale recuperando un libro, per difendermi da eventuali ladri, che era rimasto su un gradino. Aprii cautamente la porta della cucina da dove proveniva una luce fioca, ma appena dentro la stanza mi scontrai con Louis che teneva per mano Cher.
«Mamma…»
«Louis, lascia stare mia figlia!» urlai colpendolo ripetutamente con il libro di biologia.
Lui cercò di difendersi scappando per la stanza, mentre Cher urlava tirandomi la vestaglia.
«Fermati mamma.» mi ordinò la piccola mettendosi fra me e Louis.
«Già calmati. Non ho intenzione di portartela via. Le sto solo preparando un po’ di latte.» chiarì lui appoggiando le sue mani sulle spalle di Cher.
«Uhm…scusa. Mi-mi dispiace.» piagnucolai osservando il rossore che gli avevo provocato sul braccio.
«Bacino sulla bua, mamma cattiva.» disse Cher tirandomi un dito.
Louis mi porse il braccio «non vorrai fare arrabbiare la piccola.» ribatté sorridendo.
Gli diedi una leggera pacca «ecco come nuovo.» dissi avvicinando le labbra alla sua pelle fingendo di baciarla.
La bambina sorrise trionfante, abbracciando Louis per una gamba. Mi sedetti su una sedia infilandomi un biscotto in bocca.
«Beh, allora come mai sei qui?» chiesi al giovane, passandomi una mano fra i capelli.
«Ehm…io voglio soltanto cambiare aria. E tu?» disse giocherellando coi capelli di Cher.
«E io cosa?»
«Cosa hanno fatto questi ragazzacci per meritare il tuo soggiorno in questo posto?» abbassò la testa, sorridendomi timidamente.
Arrossai leggermente prima di rispondere.
«Diciamo che anche io ho voluto cambiare vita.» risposi freddamente.
Louis mi guardò intensamente negli occhi cercando di trovare una soluzione all’enigma che avevo in testa, prima di girarsi verso Cher per prenderla in braccio.
«Lou, Zayn si è fatto male al labbro.» disse la piccola tirandogli dolcemente un orecchio.
«Come fai a saperlo?» chiese lui guardandola mentre si mangiucchiava le unghiette.
«Prima la sua amichetta gli ha dato un bacino sulla bocca per fargli sparire la bua.» rispose sorridendo.
Louis scoppiò a ridere facendole il solletico. Io la guardai sconcertata coprendomi la faccia con le mani.
«Mamma, sonno.» disse Cher allungando le braccia e aprendo e chiudendo le manine.
Annuii con la testa, spinsi Louis fuori della cucina e mi feci aiutare a portare la bambina su dalle scale. Lui la prese in braccio e arrivato alla mia camera, posò la piccola sul letto rimboccandole le coperte e accarezzandole la testa.
«Mi racconti una storia?» disse prendendogli la mano.
«Io-io non conosco nessuna storia.» rispose lui spostando lo sguardo verso di me. Li osservai dallo stipite della porta, mentre Louis inventava un racconto di una damigella in pericolo, rinchiusa in un castello da suo padre e da sua madre. A salvarla però arrivo un principe azzurro che donò alla principessa tutto il suo amore.
Alla fine della storia seguii Louis in cucina.
«E’ davvero bellissima.» disse poi lavando la tazza.
«Grazie.» risposi aiutandolo ad asciugare le stoviglie.
Lui si girò chiudendo l’acqua e appoggiandosi al tavolo. «Mio padre mi picchiava.» sussurrò aprendo il frigo.
Mi bloccai non riuscendo a dire niente.
«Si insomma, è il motivo per cui sono qui. – continuò sedendosi e bevendo un sorso d’acqua – Da quando mia madre è morta, mio padre ha cominciato ad alzare un po’ il gomito, tornando a casa ubriaco. Si arrabbiava con me per ogni cosa. Una volta mi picchiò perché avevo preso A in un compito. Sai, io ero così fiero. Ero tornato da scuola soddisfatto, ma quando glielo dissi lui cominciò a insultarmi, prima di prendere la macchina e scomparire per alcuni giorni.»
«Oh, mi-mi dispiace. Veramente.» dissi porgendogli un tovagliolo per asciugarsi alcune lacrime che gli avevano rigato il viso.
«Lo so. Grazie – rispose, prese il fazzoletto toccandomi leggermente la mano – anche tu devi aver vissuto una momento difficile.»
«Già, ma non so se sono pronta a confessartelo.» dissi distogliendo lo sguardo dal suo.
«Ehi non c’è problema. Aspetterò. – si alzò e mi diede un bacio in fronte – buonanotte Lia.» disse uscendo dalla cucina.
 
 
 
Ciao :)
Okay un altro capitolino…boh, povero Louis.
Secondo voi glielo confesserà Lia cosa le è successo…mah continuate a seguire.
Ciao:)
 
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Capitolo 5
*** Capitolo 4. ***


 
                                                                        Capitolo 4.
 
«Ciao, io sono Eleanor.»
Alzai lo sguardo. Era lei, l’ex fidanzata di Louis. Ne avevo sentito parlare da Harry. In realtà me la immaginavo bionda, ma anche mora era bellissima. I capelli castani, lunghi e mossi, le ricadevano lungo le spalle e aveva un fisico asciutto, alta e slanciata.
«Sei Lia, giusto? La cugina di Niall.» disse lei con ilarità, regalandomi un sorriso caloroso ma sfuggente, mostrando i denti perfetti.
«Si.» risposi io con la voce che mi si bloccava in gola.
Qualche ora di pace, non chiedevo altro. Invece mi ritrovai a fissare la sua mano affusolata, tesa davanti a me, pronta a stringere la mia.
Eleanor mi guardò per alcuni istanti poi si buttò su una delle tante sedie della cucina, accavallando le gambe e passandosi una mano fra i lunghi capelli.
«Ti serve qualcosa?» chiese Louis, quasi con un tono strafottente. Corrugai la fronte, perplessa.
«Si.» disse lei, sorridendo. Louis annuì versandosi un bicchiere di latte.
«Di che si tratta?» fu la domanda del giovane, dopo qualche minuto di silenzio, in cui si udiva solo il ronzio di qualche mosca svolazzante per la stanza.
«Ho bisogno del tuo aiuto. – rispose facendosi seria – i miei mi hanno chiamata. Vogliono cenare con noi. Sai, pensano che stiamo ancora insieme.»  Louis la guardò innervosito, lei si strinse fra le spalle sorridendo sotto i baffi.
«Pensavo che fosse chiaro anche ai tuoi. Io non voglio più avere a che fare con te.» sbuffò lui appoggiando le gambe sul tavolo.
«Louis, lo sai che per loro è stato uno shock il fatto che tu mi abbia lasciata davanti ai miei parenti. Pensano sia stato uno scherzo.» rise lei senza scomporsi minimamente.
«Ma, non lo è stato. Mi dispiace. Non so come aiutarti.» spiegò Louis mentre roteava gli occhi al cielo.
«Non è meglio dire alla tua famiglia la verità?» domandai io, intromettendomi nel discorso.
«Tu non conosci i miei!» rispose con tono rigido facendomi un sorriso di scherno.
La Lia Cattiva si fece spazio tra i miei pensieri. Disse che avrebbe cacciato quella smorfiosa. Mentre la Lia Buona disse parole senza senso. ‘Un aiuto non si nega a nessuno’. Aveva bisogno di dormire.
«Louis possiamo parlare?- senza aspettare risposta lo presi per un braccio trascinandolo in corridoio. Lui si appoggiò al muro incrociando le braccia al petto – un aiuto non si nega a nessuno.» che cosa? La Lia Buona, aveva vinto! Scossi la testa cercando di formulare dei pensieri attinenti a quelli della vera Lia.
«Voglio dire – mi schiarii la voce - è un innocua cena. E poi ciao, tutti felici e contenti.» continuai tamburellando le dita sulla sua spalla.
Lui sbuffò prima di continuare «Abbiamo pensato fosse la cosa giusta da fare lasciarci– mi spiegò senza interesse – Sai, io non volevo confessarle di mio padre e lei si stava avvicinando sempre di più. Quando il giorno del mio compleanno mi convinsi ad aprirmi e raccontarle la verità, la trovai in camera mia insieme a uno dei miei migliori amici...Mi ha tradito, ha tradito la mia fiducia. Non voglio aiutarla!»
«Mi dispiace, ma io non posso fare niente. Devi decidere tu se aiutarla o meno. Se proprio non ti va di cenare da solo con lei e la sua famiglia invitala qui.» proposi, ancora non del tutto convinta di quello che avevo appena detto.
Lui rise passandomi una mano fra i capelli e guardandomi dolcemente. «Sei bellissima. - disse lasciandomi di stucco. Arrossai leggermente, senza sapere più cosa dire – già, forse hai ragione tu. Infondo è solo una cena!» continuò pensieroso.
«Sì. Niente di più. – lo scrutai attentamente. Poi si girò e lo afferrai per un braccio costringendolo a guardarmi negli occhi – Perché a me l’hai detto?...di tuo padre?» gli chiesi di getto.
«Forse perché ho pensato che tu possa essere quella giusta.» mi rispose sorridendo sotto i baffi.
Mi sciolsi a sentire il suono delle sue parole uscire delicatamente dalla sua bocca. Mi prese per mano, tornando in cucina. Io gliela strinsi mentre Eleanor accettava di cenare qui, con noi, e si accordava sui dettagli con Louis.
«Perfetto.» disse lei ammiccando a Louis. Gli diede un leggero bacio sulla guancia stringendolo un poco a se, per poi salutarmi con un gesto della mano.
«E’ stato un piacere Lia.» disse soltanto, scomparendo poi all’ingresso.
 
 
«Ok – sospirò  Eleanor – i miei dovrebbero arrivare fra poco.» disse sistemando l’ultima forchetta sul tavolo.
‘Deve essere tutto perfetto!’ aveva esclamato. E così era.
Io avevo dato una mano ad apparecchiare mentre con la coda dell’occhio osservavo Louis ed Eleanor avvinghiati, preparare la cena. Non la sopportavo più quella ragazza, da quando era arrivata continuava a darmi ordini. La Lia Cattiva l’aveva mandata a fanculo già una decina di volte.
«Hanno suonato alla porta. Vai tu Lia!» mi urlò Eleanor dalla cucina, mentre mi infilavo le scarpe. Gridai un ‘si’ e corsi giù dalle scale il più in fretta possibile, inciampando e cadendo rovinosamente a terra.
Harry mi aiutò ad alzarmi dal pavimento, assicurandosi che stessi bene. Lo rassicurai sistemandomi il vestito verde.
«Lia, per favore sbrigati!» mi incitò Miss Perfezione irritata dal rumore del campanello che continuava a suonare.
Scossi la testa dando una leggera pacca sulla spalla ad Harry, poi aprii la porta cercando il più possibile di sorridere.
Sulla soglia i genitori di Eleanor stavano sorridendo beatamente, io invece mi sforzai, facendo una smorfia invitandoli ad accomodarsi in soggiorno.
«Scusate il ritardo. C’è traffico in queste zone.» si scusò il signor Calder prendendo un antipasto a base di pesce, una specie di sushi, posto sul bancone.
«Non ti preoccupare, papà.» disse Eleanor abbracciandolo.
Si sedette sul divano, scoprendosi appena le gambe e tirando Louis per farlo accomodare accanto a lei. Con una mano si sistemò i capelli e l’altra l’appoggiò su la gamba di Louis.
«E’ da un po’ che non ti vediamo Louis!» esclamò la signora Calder sorseggiando un bicchiere di champagne.
«Già. Ha ragione, ma il lavoro mi ha tenuto impegnato.» mormorò Louis scocciato. La signora rimase un po’ imperterrita dalla risposta. Si sarebbe aspettata un ‘mi dispiace, cercherò di farmi vivo più spesso’. Ma non fu così. In fin dei conti il patto non prevedeva di essere gentili, ma di cenare coi genitori di Eleanor.
«E tu devi essere Lia, vero?» mi chiese il signor Calder spostando l’attenzione su di me.
«Si…» balbettai.
«Eleanor mi ha raccontato di te. Hai una bambina di tre anni, giusto? – mormorò sua madre con un tono rigido – quanti anni hai, venti?»
«Si quasi venti.» risposi infastidita dal fatto che stessero giudicando me e il mio passato.
«Deve essere stata dura crescere una neonata. Era solo una bambina.» sussurrò il padre di Eleanor a sua moglie.
«No, non lo è stato per niente. – lo interruppi  -Io ho dato a Cher ciò di cui aveva bisogno. Non le è mai mancato nulla.» dissi freddamente guardando torva la famiglia Calder. Come si erano permessi di giudicarmi? Non mi conoscevano. Non sapevano quello che avevo passato. E per quanto dura fosse stata non sarei tornata indietro per niente al mondo.
«Cher ha tutto l’amore che deve avere un bambino.» disse Louis per difendermi. Gli sussurrai un grazie.
«Bene, è ora di mangiare!» annunciò Eleanor alzandosi dal divano.
A tavola il tempo non passava più. Mi era passata pure la fame ad ascoltare i discorsi smielati di Eleanor, inventare i dettagli più romantici della recente vacanza con Louis a Parigi. E odiavo quando Louis annuiva, mentendo spudoratamente.
«Grazie di tutto. Buonanotte!» disse il signor Calder a fine cena, uscendo dalla porta prima di chiuderla alle sue spalle.
Sospirai felice, anche questa era fatta.
«Ti sei divertita?» mi chiese Niall aiutandomi a lavare i piatti.
«Certo. Zayn si è perso una serata fantastica.» risposi ironicamente, sbadigliando stanca.
«Lascia stare Lia, ci penso io. Va a dormire.» disse Niall sfilandomi un bicchiere dalle mani.
«Grazie cuginetto.» gli scoccai un bacio sulla guancia uscendo dalla cucina.
In corridoio, Louis appoggiato alla parete stava conversando allegramente con Eleanor che era molto più vicina di quanto io volessi. L’unica cosa che desideravo era che non si rimettessero insieme. Non l’avrei sopportato. Mi stesi sul letto sperando di non addormentarmi piangendo.





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Ciaoooo grazie ha tutte quelle che hanno recensito! Io vi adoro *-*!!
Bene che dire? A chi piace Eleanor non prendetela a male se la sto facendo un po’ poco di buona (?) e ostacolatrice incallita (?) ma la storia è incentrata sulla nostra Lia. Grazie, recensite! e ciao ciao. An ringrazio ancora le MarsTwix









 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5. ***


                                                                                                                                                                   A  _marti_1D, HazzaPazza,                         
                                                                                                                                                                                                 Horaneyes, MarsTwix
                                                                                                                                                                                            NikaMalik…che recensicono
                                                                                                                                                                                       sempre e mi danno la volontà di 
                                                                                                                                                                       andare avanti a scrivere questa storia, GRAZIE
                                                                                                               

      
 
                                                                                         Capitolo 5.
 
«Buongiorno.» sibilò Zayn entrando in cucina seguito da Eleanor.
La ragazza era rimasta a dormire qui, perchéaveva paura a tornare a casa col buio, e io ero stata costretta a prestarle un pigiama. Ne avevo tirato fuori uno pessimo, che a me stava di merda, mentre lei sembrava una dea scesa in Terra.
La squadrai aprire il frigo, cercando barrette integrali e yogurt magri, e lamentarsi del fatto che non ce ne fosse nessuno. Io per tutta risposta sbuffai, mandandola a fanculo a bassa voce. Lei invece mi guardò schifata mentre mi infilavo in bocca una cucchiaiata di cereali al cioccolato.
Dopo un’attenta selezione decise di prendere un bicchiere di aranciata e una pesca. Non la degnai più di uno sguardo e mi concentrai solo sulla tazza che avevo fra le mani e su Zayn, che dopo avergli chiesto di accompagnarmi a prendere Cher annuì felice uscendo dalla cucina per andare a prepararsi. Mi aveva abbandonata, da sola, o per meglio dire con Eleanor, era ovvio che nella stanza ci fosse silenzio.
«Louis è mio.» esordì Eleanor richiamando l’attenzione tossendo e costringendomi a smetterla di fantasticare sul bellissimo vestito che avevo visto da Zara alcuni giorni prima.
«Non ne vuole più sapere niente di te.» le risposi duramente guardandola negli occhi, di un marrone, insignificante. Non che gli occhi marroni fossero insignificanti, per carità, li avevo anche io scuri, ma i suoi erano sciatti, non traspiravano nessuna emozione.
«Questo lo vedremo.» borbottò lei passandosi nuovamente una mano fra i capelli.
«Cosa vuoi dire, Eleanor?» domandai, ricopiandola spostandomi una ciocca ribelle dietro le orecchie.
«Non sei il suo tipo. Lui merita qualcuno come me.- disse maleficamente- Avrai passato la tua adolescenza fra alcol e droga. Tu non sei adatta a stargli accanto!»
«Non sei tanto meglio di me. Io almeno non ti giudico, tu non sai cosa ho passato. Desidererei che mi mostrassi un po’ più di rispetto!» ribadii scuotendo la testa con veemenza.
«Ma a chi vuoi darla a bere? Scommetto che eri una puttanella che si è fatta mettere incinta da un cretino!» continuò lei con voce pacata.
La Lia Cattiva la stava già prendendo a schiaffi facendola sanguinare, quella Buona si era rintanata nella sua stanza, pentita di aver accettato di aiutarla.
Strisciai la sedia rumorosamente sul pavimento e appoggiai le mani sul tavolo, guardando Eleanor dall’alto al basso.
«Io non meriterò Louis, ma stanne certa che neanche tu te lo meriti!» dissi amaramente. Lei sbuffo rigiocando per l’ennesima volta coi capelli.
«Ehi, mi sono perso qualcosa?» chiese Zayn interrompendo il discorso mentre beatamente si infilava il giubbotto rosso e bianco.
Gli sorrisi divertita «niente di importante. Le stavo solo facendo i complimenti per i capelli.» dissi facendole un occhiolino. Lei fece un gesto con una mano per ringraziarmi, mantenendo l’immagine dolce che cercava di sostenere davanti ai ragazzi. Le sorrisi, vedendola scrutarmi dalla finestra della cucina, mentre uscii a passo svelto in giardino. Diedi una leggera pacca alla portiera di Miss Spotty, pregandola di resistere per un altro mesetto.
Appena Zayn infilò le chiavi nella toppa aprii velocemente – per quanto mi era possibile – il finestrino della macchina, per fare entrare più aria possibile. Poi tirai fuori il pacchetto di ciunghe dalla borsa, infilandomene una in bocca e offrendone un’altra a Zayn, il quale rifiutò dopo aver ingranato la quarta.
«Che cosa hai?» mi chiese Zayn interrompendo il ronzio del motore.
«E’ solo una scusa per rompere questo imbarazzante silenzio?» risposi con un’altra domanda.
«No. Lia sei strana e non penso che sia per quella sgualdrina di Eleanor.» continuò scuotendo la testa e sorridendo dolcemente.
«Tu sei strano. Tu che a casa non ci sei mai, ti accorgi che ho qualcosa che no va! -borbottai un po’ dispiaciuta dal fatto che ormai Zayn passava più tempo con Perrie che con noi. – hai forse qualche potere? » domandai ridendo.
«Non ho nessun potere. Io ti conosco Lia.» rispose lui seriamente, superando un SUV nero e fermandosi a un semaforo rosso.
«Liam.» gli confessai con un filo di voce dopo alcuni minuti, passandomi le mani sulle gambe per asciugarle dal sudore che si era creato fra le dita. Ok volevo bene a Zayn, ma alcune volte era uno stupido. Carino, ma stupido. Mi stava guardando con una faccia stranita, non aveva capito. Eppure quanti Liam conosceva? – il mio fratellastro.» continuai schiarendomi la voce.
Adesso aveva capito infatti aveva sterzato velocemente il volante parcheggiando la macchina davanti a uno dei tanti negozi di abbigliamento di Londra.
Sembrava in trans. Gli occhi avevano perso quel calore dolce e le sue mani tremavano appoggiate al volante.
«Quando?» la voce di Zayn era fredda priva di qualunque sfumatura.
«Due giorni fa. Al supermercato vicino casa.» dissi molto lentamente, deglutendo rumorosamente.
«Ti ha detto qualcosa?» mi chiese ancora sconvolto.
«No, sono scappata. Avevo paura.» risposi mentre una lacrima mi andava a bagnare i pantaloni.
«Dobbiamo dirlo ai ragazzi. - disse scuotendo la testa – Può essere pericoloso, capisci. Ci deve essere un motivo per cui lui sia venuto qui.»
«E se invece non ci fosse un motivo. Magari è solo in vacanza. Senti Zayn non me la sento di allarmare i ragazzi per qualcosa che si può rivelare una stupidata.» mormorai a denti stretti, mentre con le mani stringevo la sciarpa che avevo al collo.
«Lia, non è una stupidata, tutto quello che riguarda Charles.» disse lui cercando di convincermi.
Silenzio. Poi Zayn rimise in moto la macchina, immettendosi nella stradina che portava alla casa di Charlotte.
«Per il momento vorrei tenere la cosa fra noi.» annunciai poi poco convinta, guardando fuori dal finestrino le ville allineate con il giardino perfettamente tenuto e i fiori sparsi qua e là.
«Non sono d’accordo. Ma rispetto la tua decisione.» rispose senza staccare gli occhi dalla strada.
 
 
«Siamo tornate!» annunciai buttando il capotto sul divano e aiutando Cher a sfilarsi il giubbino. Zayn mi aveva scaricata davanti casa. ‘Perrie ha detto che devo andare da lei’ si giustificò facendomi scendere, per poi sgommare e allontanarsi velocemente.
«Dov’è la mia bambina preferita?» disse Louis correndo incontro a Cher. La prese in braccio scompigliandole i capelli dolcemente.
Perché quell’immagine, mi sembrava così amorevole, così famigliare? Louis era sempre sorridente e riusciva a renderti felice solo con uno sguardo.
«Mi sei mancato.- disse Cher abbracciando il giovane e gettandogli le braccia al collo – mamma ha detto che ti piace Eleanor. Chi è? Io voglio che a te piaccia la mia mamma. Fammela vedere. » continuò Cher con una vocina dolcissima, mettendomi leggermente in imbarazzo.
«Mi dispiace, ma se ne è andata. E dì alla tua mamma che Eleanor non mi piace.» le rispose Louis ridendo.
‘Se ne è andata’, non riuscii a trattenere un sorriso. La Lia Cattiva stava facendo i salti di gioia.
Raccolsi da terra Barbie Regina dei Mari, Barbie Principessa dei Fiori e Ken, mentre Louis mise giù Cher per rispondere al telefono che suonava in soggiorno.
«Pronto?» disse poco convinto.
«Pronto, cerco Louis Tomlinson.» disse la voce metallica dall’altra parte.
«Si, sono io. Lei chi è?» chiese con la voce che gli si spezzava in gola.
«Louis, Louis sono io.»
Il volto di Louis si oscurò, lo splendido sorriso che viveva indisturbato sul suo viso fece le valigie per ospitare un espressione severa e nervosa. I meravigliosi occhi azzurri si contornarono di un velo lucido e le mani cominciarono a tremargli.
«Papà…»
 
 
Ciao che cosa ne pensate? Spero vi piaccia perché a me questa sta prendendo tantissimo.
Recensite e grazie a tutte quelle che lo hanno fatto finora e hanno messo la storia fra le seguite/ricordate/ preferite! :)
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