Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
"Era seduta lì, con l'aria persa nel vuoto. Come se la
vita ormai avesse perso ogni suo significato.
Che cosa potevo fare per lei?"
Ash era partito per Hoenn con Brock, Haruka e il suo
fratellino. Erano passati due anni, due lunghissimi anni e finalmente Ash si
era deciso di tornare nel suo continente, a casa sua, a Pallet Town.
-Mamma, sono tornato!- disse felice il ragazzo, una volta
entrato in casa.
-Ash caro, sei tornato! Che bello!- la madre gli corse incontro
e l'abbracciò affettuosamente- Quanto mi sei mancato!
-Ehm, sì, anche tu, mamma…mi stai strozzando.
-Oh, scusami, è che sono felice che finalmente hai deciso di
tornare qui.
-Anch'io sono felice…- sorrise- Mh…sbaglio o stavi cucinando?
-Sì. Poiché mi avevi avvisato del tuo arrivo, ti ho preparato
un banchetto delizioso.
-Grazie mamma, ne avevo proprio bisogno. Sto morendo di fame.
-Pika, Pika!
-Sì, anche Pikachu sta morendo di fame.
-Allora che aspettate? Venite a tavola.
Una volta a tavola, Ash si mise a raccontare le sue avventure
e disavventure, tralasciando le sue figuracce.
La madre ascoltava fiera suo figlio, mentre raccontava.
Il tempo l'aveva reso più alto e più maturo, nonostante ci
fossero ancora tracce del vecchio Ash.
Proprio in quel momento, bussarono alla porta.
Delia andò ad aprire.
-Prof. Oak! Tracey!
Gary!- disse felice il ragazzo- Quanto tempo!
-Sì, due anni- gli fece Tracey- Ne è passato di tempo.
-Già. E come va con il laboratorio?
-Oh, tranquillo, come al solito- fece Gary, alzando le spalle-
Anche se abbiamo avuto qualche imprevisto. Ma tutto si è risolto, naturalmente-
Gary manteneva ancora quella sua aria da superbo, anche se si notava che il
tempo aveva cambiato pure lui.
-Ottimo, e i miei Pokèmon?- chiese Ash.
-Stanno bene- rispose il prof. Oak- E i tuoi amici, dove sono?
-Sono tornati anche loro a casa.
-Appena finito di mangiare, che ne dici di fare un salto al
laboratorio, per darci il tuo Pokedex?- disse Gary.
-D'accordo.
Più tardi in laboratorio, Gary stava analizzando il Pokèdex
del ragazzo.
-Interessante…hai incontrato dei Pokèmon interessanti, durante
il tuo viaggio- disse Tracey.
-Già- ammise Ash.
Il ragazzo rimase a guardare ogni immagine dei Pokèmon
incontrati. Ad ogni Pokèmon, corrispondeva ad un'avventura.
-E adesso, che hai intenzione di fare, ora che il torneo è
concluso?- chiese Tracey.
-Non lo so- disse Ash pensieroso- Vorrei riposarmi un
po'…giusto per riprendermi dalla stanchezza.
Gary smise di scrivere a computer e rimase silenzioso a
fissare lo schermo.
-No…- disse Ash dispiaciuto- Sono stato così preso dagli
incontri e dal torneo che non ho trovato il tempo di chiamarla.
-Ah…quindi non sai niente?- disse Tracey con aria triste.
-Che cosa intendi? E' successo qualcosa?- chiese Ash.
-Ecco…- disse incerto il ragazzo.
Gary si alzò dalla sedia.
-Ho finito di analizzare il tuo Pokèdex- glielo consegnò.
-Ah, grazie…cosa stavi dicendo, Tracey?
Gary guardò Tracey, con sguardo serio.
-Niente, niente…non importa- disse Tracey.
-Oh, d'accordo.
Verso sera Ash si sdraiò sul suo letto.
-Ah, era da tanto che non dormivo nella mia stanza. Mi mancava
proprio questa serenità- disse il ragazzo, rivolto al suo Pokèmon.
-Pika!
-Già, hai ragione. E' stato un lungo viaggio…ma abbiamo
acquisito tanta esperienza, nonché amici e nuovi Pokèmon.
-Pika, pi!
-Sai, mi domando cosa stava per dirmi Tracey…mi sembrava
strano- si mise seduto sul letto e guardò in una tasca del suo zaino da
viaggio. Ne estrasse una foto- Forse è ora che la vada a trovare. Ci eravamo
promessi che al nostro incontro, ci saremmo sfidati in un incontro di Pokèmon.
-Pika!
-Sì, ci andiamo domani. Chissà come sarà sorpresa di vederci,
dopo tanto tempo.
L'indomani, Ash si svegliò di buon ora e scese dalla scale,
fino ad arrivare in cucina.
-Ash, ti sei svegliato presto, oggi- disse la madre sorpresa-
Pensavo che saresti rimasto a dormire ancora un po'.
-E' che oggi ho intenzione di andare a trovare una persona.
-Ah, sì? E chi?
-Misty.
La madre rimase silenziosa e chinò il capo.
-Mh? Mamma, c'è qualcosa che non va?
-No, no- scosse la testa- Ora ti preparo la colazione.
Ash guardò incuriosito la madre. Prima Tracey e ora sua
madre. Perché al nome di Misty, si comportavano così?
Il ragazzo fece colazione e poi si preparò per uscire.
Proprio in quel momento entrò Tracey.
-Ciao Ash…stai andando da qualche parte?
-Sì, vado a trovare Misty.
-Come? Sei sicuro?
-Sì, perché?
-…ecco…forse c'è una cosa che dovresti sapere…
Ash si ricordò che il bus per Cerulean City, passava proprio
in quel momento.
-Scusami Tracey, ma sono di fretta…me lo dirai un'altra volta,
ok?- uscì da casa.
-Aspetta Ash…troppo tardi. Come pensa che prenderà la notizia?-
chiese alla signora Delia.
-Molto male- rispose lei, triste.
Ash e Pikachu raggiunsero il bus e dopo qualche minuto,
arrivarono a destinazione.
-Cerulean City non è cambiata così tanto, vero Pikachu?
-Pika!
-La palestra Hanada si dovrebbe trovare di lì- Ash camminò per
un po', fino ad arrivare alla palestra- Eccoci!
-Pika!- Pikachu, tirò per i pantaloni il suo allenatore.
-Che succede?- guardò dove il Pokèmon gli segnalava.
Poco più distante un'altra persona stava uscendo dalla
palestra e se ne stava andando per un'altra strada.
-Curioso…sembrava Gary. Ma che dico? E' impossibile.
Ash accelerò il passo, mentre sentiva il suo cuore che
batteva sempre più forte. Perché andare a trovare una vecchia amica, gli faceva
questo effetto?
Si fermò ad un passo dall'entrata. All'improvviso, l'idea di
andare a trovare Misty, gli sembrò troppo precipitosa. In fondo era da tanto
che non si sentivano. Avevano tante cose da raccontarsi…ma il tempo aveva
cambiato qualcosa in loro? O erano rimasti i soliti Ash e Misty?
Si voltò dall'altra parte della porta e si sistemò il
colletto, nonostante si rendesse conto dell'assurdità di quello che stava
facendo. Stava andando a trovare un amica…solo questo. E allora perché tante
preoccupazioni e dubbi? In fondo era solo una visita, niente di più.
Si voltò di nuovo verso la porta ed entrò.
C'era un gran silenzio e i corridoi erano vuoti.
-Strano, di solito c'è sempre qualcuno…- disse Ash, guardandosi
intorno stranito- Misty?- la chiamò.
Niente, nessuno rispose.
-Che siano fuori? Ma allora non avrebbero lasciato la palestra
aperta. Forse non mi hanno sentito- si avvicinò alla stanza, dove c'era la
platea, con piscina e postazioni per gli incontri di Pokèmon.
Appena entrato, notò che anche lì regnava il silenzio. Fece
per andarsene, ma si accorse della presenza di qualcuno, o meglio di qualcuna.
-Misty…- Ash guardò incuriosito la ragazza che era seduta sul
bordo della piscina, con la testa china sulle ginocchia piegate- Misty…-
ripeté, pensando che non l'avesse sentito.
Misty alzò la testa molto lentamente, e chinò la testa per
un lato, per guardare il ragazzo.
Aveva i lunghi capelli arancione sciolti sulle spalle e
indossava dei pantaloncini azzurri e una maglietta bianca.
-Ash- disse con un filo di sorpresa e tristezza- Non ti ho
sentito arrivare- disse con voce bassa.
-Lo immaginavo…ma tu che fai qui?
-Io…stavo solo pensando- si alzò da terra- Cosa ti porta da
queste parti?- chiese sforzandosi di sorridere, nonostante mantenesse la sua
aria triste.
-Ecco…sono tornato ieri dal mio viaggio…e ho pensato di venirti
a trovare…visto che è da qualche tempo che non ci sentiamo…
-Già, due anni.
-Eh…come stai?- chiese un po' imbarazzato dalla strana
atmosfera che si era creata.
-…bene- disse dopo un breve pausa.
-E le tue sorelle, non sono qui?
-No, sono fuori. Vuoi bere qualcosa?
-Sì, grazie.
Si avviarono verso la cucina e Misty gli servì qualcosa.
-Grazie…come mai è così silenziosa la palestra, oggi?
-…niente di particolare- rispose sedendosi.
-E i tuoi Pokèmon, come stanno?
Misty rimase un po' scossa e se ne stette un po' in
silenzio.
-Misty…tutto bene?
-Eh? Ah…sì…cosa mi avevi chiesto?
-Se i tuoi Pokèmon stavano bene.
-…sì…- disse con voce bassa. Si alzò dalla sedia e prese un
bicchiere.
-Bene, anche perché mi avevi promesso che ci saremmo scontrati,
una volta che sarei tornato qui- disse euforico.
Misty fece cadere a terra il bicchiere.
-Attenta…- disse Ash- Ti è scivolato?
La ragazza si chinò a terra, per raccogliere i cocci di
vetro, sparpagliati sul pavimento.
-Vuoi che ti aiuti?
-No, faccio da sola- proprio in quel momento si tagliò, con un
frammento di vetro.
Il dito cominciò a sanguinare.
-Ti devi disinfettare- disse Ash, chinandosi verso Misty. Fece
per prendergli la mano, ma Misty schivò la sua presa intenzionalmente e si alzò
in piedi.
Ash rimase sorpreso dal suo gesto e un po' deluso. In fondo
voleva solo medicargli la ferita, non pensava che si sarebbe arrabbiata per
così poco.
-Scusa…io ho delle cose da fare…oggi non ho tempo per chiacchierare
con te, anche se mi ha fatto piacere rivederti- disse con poca allegria e lo
condusse verso l'uscita.
Il ragazzo non riuscì a dire niente e si ritrovò fuori dalla
palestra, senza sapere cosa stesse succedendo.
Sospirò. Forse quello non era uno dei momenti migliori.
Magari sarebbe dovuto tornare più avanti.
Fece per andarsi, ma l'indecisione lo fece fermare.
Lo strano comportamento di Misty e quello della madre e di
Tracey, lo rendevano sospettoso.
Era successo qualcosa, durante la sua assenza, che non ne
era stato messo al corrente?
Riguardava Misty?
E perché non glielo diceva lei? In fondo erano amici e tra
amici ci si confida…perché allora tutta questa riservatezza? Quasi volesse
nascondere qualcosa.
Ash tornò a casa deluso.
-Mamma, sono tornato- disse Ash.
-Ash…come è andata?- chiese Delia, venendogli incontro.
-Ecco…diciamo non bene. Ho fatto solo in tempo a salutarla,
prima di ritrovarmi fuori dalla palestra.
-Oh…
-Non capisco perché era così strana- disse Ash pensieroso.
-Forse non era di buon umore.
-…mamma, tu non sai niente?- chiese.
La madre lo guardò, senza riuscire a dire niente.
-Non importa, lo chiederò a Tracey.
Ash andò al laboratorio a cercare Tracey, ma trovò solo
Gary.
-Tracey? Non c'è ora- disse Gary.
-Ah…peccato. Stamattina stava per dirmi qualcosa, ma non ho
potuto ascoltarlo, perché dovevo uscire.
-Dove sei andato?
-A trovare Misty.
-Misty? Sei andato a Cerulean City?
-Sì…però Misty era strana…non capisco perché. Non è che tu sai
qualcosa?
Gary si girò e rimase di spalle ad Ash.
-E' meglio che tu la lasci stare, per un po' di tempo.
-Perché, è successo qualcosa, vero?- Gary rimase silenzioso-
Gary, cos'è successo a Misty?!- chiese, ormai spazientito dal suo silenzio.
-…non sono più affari tuoi.
-Che cosa?! Misty è una mia amica e…
-Infatti, Misty è solo una amica…e tu non puoi fare niente per
aiutarla.
-Perché?
Gary non rispose e si avviò nello studio.
Ash rimase in piedi, con mille interrogativi. Ma di una cosa
era ormai sicuro, era successo qualcosa a Misty.
Ash era sdraiato sul suo letto. Non riusciva a prendere
sonno. Aveva in mente Misty e il suo viso triste. Nessuno gli aveva ancora
voluto raccontare qualcosa.
Era troppo teso. Sapeva che la sua amica era in difficoltà e
lui non sapeva come aiutarla.
Si alzò dal letto e uscì di casa.
Una passeggiata, gli avrebbe schiarito le idee. Passò per il
parco.
I suoi interrogativi non avevano risposta.
Camminando, si accorse di un vecchio giornale su una
panchina. Spinto un po' dalla curiosità o forse solo per distrarsi, si sedette
sulla panchina e lesse il giornale.
E solo lì capì. Arrotolò il giornale e si diresse verso il
laboratorio.
-Ash, cosa ci fai qui?- chiese Gary.
-Tu lo sapevi, vero?
-Cosa?
Ash gli indicò l'articolo in prima pagina del giornale.
-Ah…è così l' hai saputo.
-Perché nessuno mi ha avvisato di quello che stava succedendo?-
chiese adirato.
-Eri troppo preso dai tuoi incontri…e poi non ti riguardava.
Ash prese Gary per il colletto.
-Non mi riguardava? Gary, Misty è una mia amica! E' una persona
importante per me! Come può non interessarmi!- disse arrabbiato.
Gary lo guardò, senza scomporsi.
-Beh, non è così importante per te…se ti sei dimenticato di lei
per questi due anni.
Ash allentò la prese e Gary allontanò la mano di Ash.
-Io non mi sono dimenticato di lei.
-Ah, no? Eppure non ti sei più fatto sentire da lei- disse in
tono ironico- Né una telefonata, né una lettera…e questa la chiami amicizia?
-…
-Forse eri troppo preso dai tornei, per accorgerti che una
persona che ti è stata accanto per tanto tempo, stava soffrendo.
Ash non sapeva cosa dire. In fondo aveva ragione. La sua
mente si era solo concentrata su di sé, senza pensare agli altri. Si era
comportato da egoista.
-Devo parlare con Misty!
-Fermo! Non è certo così che risolverai tutto. Ha solo bisogno
di tempo.
-Sì, ma io devo scusarmi con lei. Sono stato un insensibile-
corse via, prima che Gary potesse dire altro.
Cercò di raggiungere il più presto possibile la palestra di
Cerulean City.
Entrò dentro e cercò Misty.
-Ash, sei tu?
-Violet!
-Cosa ci fai qui? Non eri in viaggio?
-Sono tornato da qualche giorno. Dov'è Misty?
-Lei? Dunque…in questo momento è in camera sua…sta dormendo.
-Posso vederla?
-Ecco…non so se è la cosa più giusta, vedi lei…
-Sì, Violet, lo so.
-Ah. Beh, in questo caso, la sua stanza è di sopra. Terza porta
a destra.
-Okey, grazie.
Ash salì al piano superiore e si piazzò davanti alla porta.
Prese un gran respiro e bussò.
Niente.
Provò ad entrare lo stesso.
-Misty?
La ragazza era sdraiata sul suo letto e stava dormendo.
Ash si avvicinò a lei e notò che i suoi occhi erano gonfi,
come se avesse pianto a lungo.
Si sedette su una sedia che era lì vicino ed attese che
Misty si svegliasse da sola. Non voleva disturbare, mentre dormiva.
Dopo qualche minuto, Misty incominciò a muovere le palpebre.
Notò la presenza di qualcuno.
Era Ash e si era addormentato sulla sedia.
-Ash- lo svegliò.
-Eh? Cosa? Ah, ciao, ti sei svegliata.
-Cosa ci fai qui?- chiese con poca voglia.
-Io…sono venuto per te.
-Per me?
-Sì…ho saputo cosa ti è successo…
Misty lo guardò con terrore. Adesso anche lui lo sapeva.
Sperava che questa notizia non giungesse alle sue orecchie.
-Misty…scusami, io non mi sono fatto sentire per così tanto
tempo…e così sono rimasto all'oscuro di tutto, mentre sarei dovuto stare al tuo
fianco.
-Tu non hai nessun obbligo a prenderti cura di me- disse un po'
nervosa- E poi avevi altro da fare.
-Sì, ma forse avrei potuto aiutarti.
-Aiutarmi?- disse con una risata ironica- Io non ho bisogno di
te.
Queste parole fecero male al ragazzo.
-Però noi…
-…Siamo amici- continuò la ragazza- Proprio per questo ti
chiedo di lasciarmi in pace. Vattene- disse con serietà.
-Andarmene? Vuoi che me ne vada?
-Sì. Voglio restare sola- il suo tono cominciava sempre più ad
alzarsi.
-Non voglio. Io voglio stare qui con te.
-Piantala! Ti ho già detto che non ti voglio tra i piedi!
Ash si spaventò del cambiamento della ragazza. Che fine
aveva fatto la Misty che conosceva?
In ogni modo, non era il caso di provocarla ulteriormente.
Però non se la sentiva di lasciarla così.
-Misty, io voglio solo aiutarti! Perché reagisci così? Non
sembri più tu.
-Giusto Ash, non sono più io. Dimenticati della vecchia Misty e
lasciami in pace!
-No! Sono venuto per te e non mi muoverò di qui!
-Perché fai questo, Ash?
-Perché sono preoccupato per te.
-Preoccupato per me? No, non credo…tu sei più preoccupato per i
tuoi Pokèmon, che di me!- disse con rabbia- Non ti sei mai preoccupato per me,
Ash Ketchum! Tu e i tuoi tornei…come se il mondo girasse unicamente per te!
Ash non seppe che dire. Ma non aveva intenzione di lasciar
perdere il discorso, lì.
-E tu? Pensi che quello che fai sia giusto? Si è trattato di un
incidente, Misty, non puoi addossarti la colpa!
Misty si calmò e chinò la testa.
-Cosa ne vuoi sapere, tu? A te è sempre andato tutto bene! Non
puoi…non puoi capirmi, né aiutarmi!
-Posso provarci!
-Non so di che farmene della tua stupida pietà, Ash! Lasciami
in pace!- la sua voce sì abbassò-…per favore.
Ash sentì che la ragazza stava piangendo.
-Scusami…se è questo che vuoi…allora vado- uscì dalla stanza e
chiuse dietro di sé la porta.
Misty si asciugò le lacrime e si rimise a letto.
Chiuse gli occhi, ma gli apparivano solo immagini…immagini
di qualche mese fa.
-Eccoci all'incredibile scontro tra i due sfidanti! La
capopalestra di Cerulean City, contro uno sfidante!- disse un uomo dal
microfono.
La gente applaudì entusiasta. Lo scontro aveva portato in
vantaggio Misty. Ancora un mach e avrebbe vinto. Ma accade l'imprevedibile.
Lo sfidante, fece scendere in capo, un Pokèmon forte, che
mise al tappeto il Pokèmon di Misty.
Misty non volle arrendersi e chiese al Pokèmon di resistere.
Lo sfidante decise di mettere fine all'incontro con una
terribile tecnica.
Il Pokèmon ne rimase evidentemente ferito.
La folla rimase terrorizzata, non si era mai visto una
simile previsione.
Misty corse a recuperare il Pokèmon che era caduto in
piscina e non era riemerso.
Salì in superficie, con il Pokèmon tra le mani. Era conciato
molto male e respirava a fatica.
Misty portò subito il Pokèmon al centro Pokèmon, ma fu tutto
inutile. Qualche minuto dopo, smise di vivere. Qualche ora più tardi, si sparse
in giro della sconfitta del capopalestra e della sua decisione avventata di far
combattere fino allo stremo il suo Pokèmon. Nei giornali, fu duramente
criticata per il suo comportamento.
Ma le parole scritte su un giornale, non potevano fare così
male, come il pensiero di aver perso un Pokèmon per sempre, a causa sua. Sì, la
colpa era solo sua.
°°°°°°°
Ash scese per le scale, fino ad arrivare all'ingresso, dove
l'aspettava Violet.
-Allora, come è andata?
Ash non rispose, ma gli fece intendere l'esito con un cenno
alla testa.
-Oh…mi dispiace…
-No, me lo sarei dovuto aspettare…non potevo pretendere che si
confidasse con me…
-Non è colpa tua…non sei l'unico che prova a parlarle. Anche
Gary e Tracey ci hanno provato, senza esito.
-Loro sono venuti qua?
-Sì, e Gary viene di frequente, ultimamente.
-Gary…
Allora la persona che avevo visto uscire dalla palestra, era
davvero Gary.
Quindi, Gary…era a conoscenza dello stato d'animo di Misty.
-Forse tornerò domani.
-D'accordo.
Ash uscì dalla palestra e si diresse verso Pallet Town.
Durante il tragitto, s'incontrò con una persona di sua
conoscenza.
-Gary!- disse sorpreso, anche se doveva aspettarselo.
-Ash…immagino che starai tornando dalla palestra Hanada.
-…Sì.
-Dalla tua espressione, direi che non ti è andata bene.
-Mh.
-Che pretendevi, che dopo tanto tempo, ti corresse incontro a
braccia aperte?
-Non ho detto questo! Però…speravo di riuscire ad aiutarla…ma
non vuole il mio aiuto- disse triste.
Gary gli passò vicino e gli diede una pacca alla spalla
dell'amico.
-Non ti preoccupare, adesso è solo disorientata dal tuo
arrivo…dagli il tempo di abituarsi all'idea.
Ash lo guardò un po' risollevato.
-Stai andando da Misty?
-Sì…
-A quanto so, in questo periodo gli sei stato vicino…
-Beh, non avevo altro da fare…
-Non puoi inventarti una scusa più credibile?- disse Ash
ironico.
-D'accordo…preferivo non dirtelo, ma io e Misty ci stiamo
frequentando.
-Che?!- esclamò Ash.
-Non è niente di serio…diciamo solo, che passiamo molto tempo
insieme. Niente di più.
Ash rimase silenzioso.
-…A te, piace Misty?- chiese.
-…Sì- ammise- Ma non mi sono ancora dichiarato…è sotto stress e
preferisco non agitarla ulteriormente- Gary guardò il ragazzo, che era
leggermente preoccupato- Penso che questo non ti crei problemi, Ash, poiché a
te non piace Misty, se non come amica, vero?
Ash alzò lo sguardo.
-Io…no, non c'è problema…- chinò la testa per un lato.
-Bene, allora io vado…- si allontanò.
Perché questa notizia doveva ulteriormente rattristarlo?
Misty…
Gary arrivò alla palestra Hanada ed entrò.
-Ciao Gary!- salutò Violet- Proprio in questo momento è appena
andato via…
-Sì, lo so, Ash.
-Oh.
-Misty come sta?
-Mh…non so se la visita di Ash gli abbia fatto piacere.
-Beh, io vado da lei.
-Okey.
Gary salì al piano superiore e bussò alla porta.
-Se sei tu, Ash, vedi di andartene al più presto!- sentì una
voce provenire dalla stanza.
-No, Misty, sono Gary.
-Gary? Entra.
-E così Ash è venuto…
-Gli hai raccontato tu cosa è successo?
-No, l' ha scoperto da solo.
-Mh.
-Piuttosto, non credi di aver esagerato con lui? In fondo Ash
non ha colpa in questa storia.
-…Sì…però non sono riuscita a trattenermi…ho finito per fare
uno dei miei soliti pasticci.
-E' un pasticcio che si può rimediare…
-…
-Ma dimmi, come ti senti oggi?
-Male…- si chinò avanti, appoggiando la testa sulle ginocchia
piegate.
-Sei sicura di voler rinunciare al ruolo di capopalestra?
-Sì…è la cosa migliore…del resto, non combinerei che disastri…
Ash camminò per un po' nel parco di Cerulean City.
L'idea che fra Gary e Misty ci potesse essere qualcosa, lo
rendeva matto. Non voleva, non volava che la sua amica Misty si potesse mettere
insieme a Gary. Ma perché non voleva?
In fondo, sarebbe dovuto essere felice per Misty e Gary.
Però non lo era. Era arrabbiato…con Gary che era riuscito a stare insieme a
Misty e con se stesso perché l'aveva abbandonata per tutto questo tempo.
Le parole di Misty avevano un fondo di verità. Non si era
che preoccupato per i suoi Pokèmon e a vincere le medaglie. Voleva arrivare al
più presto in vetta, senza preoccuparsi che poteva perdere una persona
importante come lei.
Sospirò rassegnato. Ora come ora, non poteva fare niente, se
non attendere che Misty si calmasse.
-Hai sentito la novità?- Ash sentì un gruppo di ragazzine
parlare tra loro.
-Sì, sembra che la palestra sarà chiusa per gli incontri
Pokèmon.
-Già, è la soluzione migliore. Dovevano pensarci prima.
-Del resto, come può definirsi la capopalestra quella?
Ash si avvicinò alle ragazzine.
-Non pensate di esagerare?- disse in tono arrabbiato.
Le ragazzine si guardarono a vicenda un po' divertite.
-Ma sei nuovo da queste parti? Non sai quello che è successo
alla palestra, qualche mese fa?
-La capopalestra ha fatto morire il suo Pokèmon, durante un
incontro. E noi staremo esagerando?
-E' stato un incidente!- disse Ash innervosito- Non è stata
colpa sua!
-Ah, no? Non si è mai visto un capopalestra che lascia morire
il suo Pokèmon!
-Voi non sapete come si sono svolti i fatti!
-Ah, e tu sì, invece?
Ash stette in silenzio. In effetti, lui non aveva assistito
all'incontro. E non sapeva come si erano svolti realmente i fatti. Però era
sicuro dell'innocenza dell'amica.
-Vedo che non rispondi, ti hanno tagliato la lingua? O sai di
essere in torto?
-…Non è colpa sua- ribadì.
-Oh, fai come vuoi, ma di sicuro nessuno metterà piede in quella
palestra, con una capopalestra così inaffidabile.
-Già, neanche io ci andrei.
Si allontanarono.
Pian piano, Ash riusciva a sentire cosa poteva provare
Misty.
Dalla sua parte non c'era quasi nessuno. Era stata
giudicata, ancora prima di aver potuto contraddire.
Eppure nessuna di quella gente, poteva neanche lontanamente
provare l'angoscia e la disperazione della ragazza.
Si era chiusa in se stessa, per evitare che i giudizi degli
altri potessero peggiorare la sua situazione.
-Ash, stai ancora andando da Misty?- chiese la madre, vedendo
il figlio uscire da casa.
-Sì…spero che questa sia la volta buona.
-…Lo spero anch'io…sai, io avrei voluto avvisarti, però è stato
Gary a dirmi che per il vostro bene, sarebbe stato meglio che voi due non
v'incontraste.
-…
-Non sei arrabbiato con me?
-E perché dovrei? Non è colpa tua. Scusa, ma adesso devo
andare- chiuse la porta e s'incamminò, con Pikachu al suo fianco.
Passò per il laboratorio. Ripensò alle parole di Gary e
sospirò.
Come avrebbe potuto aiutare la sua amica?
Forse doveva solo lasciarla in pace, finché non si sarebbe
calmata da sola.
Sì, ma questo quando sarebbe successo?
No, non poteva permettere che Misty soffrisse ancora.
Misty era seduta su una sedia di plastica di colore blu, in
un lungo corridoio bianco.
Aveva lo sguardo fisso sul pavimento lucido e stringeva le
mani, sempre più forte.
Il cuore batteva forte e si sentiva agitata.
Com'era potuto accadere, perché a lei?
Che cosa aveva sbagliato? Cosa?
Si era comportata come sempre, ma era stata presa alla
sprovvista. Non avrebbe dovuto sfidare la sua sorte.
-Signorina Yawa?- un uomo gli si era parato davanti.
La sua lunga tunica bianca e un cartellino applicato sul
petto sinistro, indicava che si trattava di un medico.
Misty alzò lo sguardo e vide il volto serio del medico.
-Può seguirmi?- chiese, anche se era più un'affermazione, che
una domanda.
Misty si alzò e lo seguì senza fiatare.
Sentiva che era successo qualcosa, se lo sentiva. E questo
non faceva che accelerare il suo battito del cuore.
Il medico la condusse davanti ad una porta chiusa. Una donna
li raggiunse e guardò il dottore.
La donna aveva i capelli rosa, in tinta con il suo completo
rosa. In testa aveva un capellino bianco con disegnato la croce rossa.
Misty osservò che l'infermiera Joy e l'uomo si stavano
fissando, come se stessero comunicandosi qualcosa, in una lingua a lei
sconosciuta.
Aspettò che il medico o l'infermiera Joy, le dicessero
qualcosa.
-L'attacco che ha subìto il suo Pokèmon, signorina Yawa, gli ha
provocato una grossa ferita.
-Abbiamo fatto di tutto, per chiudere la ferita- proseguì
l'infermiera Joy- ma…
Misty si bloccò. Anche se l'infermiera Joy non aveva finito
di parlare, lei sapeva già cosa avrebbe detto. Sì, aspettava che quelle parole
le pronunciasse la donna, perché non avrebbe mai osato chiederglielo lei.
Aspettava, ma non voleva. Non voleva sentire. Avrebbe
preferito diventare sorda, piuttosto che sentire il responso.
-…è deceduto- terminò Joy.
E tutto scomparve intorno a lei. Divenne tutto scuro. C'era
solo Misty e la porta davanti a lei. Solo quello. Mentre delle parole, prima
pronunciate come un sussurro e poi gradualmente alzate di volume,
riecheggiavano in quello spazio ristretto.
E' deceduto…è deceduto…è morto…per sempre…
L'infermiera Joy e il medico si guardarono di nuovo a
vicenda. L'uomo fece un cenno alla donna, poi si rivolse alla ragazza, che era
visibilmente impallidita.
-L'infermiera Joy, ti accompagnerà dentro e ti farà compilare
dei moduli…- disse, cercando di utilizzare un tono meno severo.
Poi si allontanò.
L'infermiera Joy, appoggiò una mano sulla spalla della
ragazza, per dargli il più possibile conforto.
-Te la senti?- chiese, preoccupata del lungo silenzio della
ragazza.
Misty non rispose, ma fece un leggero cenno con la testa.
-D'accordo…andiamo..- aprì la porta molto lentamente.
L'interno della stanza era luminosa e aveva un solo lettino.
Ma per Misty non c'era luce, non c'era l'infermiera Joy, non
c'era nemmeno una finestra.
C'era lei e un lettino un poco distante. Una lenzuola
bianca, copriva il corpo del Pokèmon, ma ne risaltava le forme.
Nonostante la lenzuola, Misty poteva vedere molto
chiaramente, come se possedesse dei raggi x, il viso del Pokèmon.
I suoi occhi erano spalancati, quasi avesse sofferto negli
ultimi minuti di coma.
Ecco, le pupille si mossero e fissarono l'allenatrice, quasi
il Pokèmon volesse trasmettergli tutta la rabbia provata.
La fissava senza stancarsi e Misty non poteva distogliere
gli occhi dai suoi. Era come ipnotizzata o terrorizzata.
Sapeva quello che voleva dirgli. Lo sapeva.
Era colpa sua. Era colpa sua se lui era morto. Era colpa
sua.
La porta si chiuse dietro di lei, provocando un rumore
sordo.
-Misty…c'è una persona che ti vuole- disse una voce femminile,
che la fece svegliare dal suo incubo.
-Ah…sì- appoggiò il braccio sugli occhi- Arrivo…
Chi sarà?- pensò- Spero che non sia uno dei soliti
scocciatori…
Si alzò dal letto, con poca voglia e camminò verso l'uscita.
Non si accorse che a furia di agitarsi nel letto, si era
spettinata i capelli e dei ciuffi le cadevano sul viso. Ma tanto non le
interessava.
Scese per le scale e vide la persona che la cercava. Era di
spalle e fissava il muro.
-Ancora tu?- chiese infastidita.
-Ciao Misty- si girò il ragazzo e gli sorrise.
Misty odiò quel suo sorriso così puro e innocente. Lo
avrebbe volentieri mandato al diavolo, se non fosse che un tempo erano amici.
-Ciao…- si avvicinò al ragazzo- Che vuoi? Pensavo di essere
stata chiara l'altra volta, io non…
-Aspetta, non essere precipitosa. Sono solo venuto a farti
visita, non voglio litigare con te.
-Neanche io voglio litigare con te…- disse la ragazza,
appoggiandosi alla parete.
-Bene…senti, ti va di uscire? Fuori c'è un bel sole e…
-No- rispose, senza farlo finire di parlare.
-Però…
-Non hai sentito? Non voglio uscire da qui e non sarai tu
quello che mi convincerà.
-Non credi che rinchiudendoti qui, non peggiorerai la
situazione? Violet mi ha detto che non esci da parecchio tempo. Ti farebbe
bene, sfogarti un po'.
-Senti Ash…io so quello che faccio! Perciò non mi stressare!
-Io voglio solo che ti svaghi un po'. Che dimentichi per un po'
tutti i tuoi problemi.
Dimenticare? Magari. Ma le immagini di quei giorni non
facevano che tormentarla, senza dargli tregua.
-Torna a casa- disse voltandosi- Stai solo perdendo tempo.
-Perché non cerchi di collaborare? Sto solo cercando di
aiutarti! Non puoi arrenderti, non tu. Non puoi permettere che gli altri ti
giudichino in modo errato!
-Non m'interessa il giudizio degli altri!- si voltò verso Ash-
Voglio solo essere lasciata in pace!
Ancora una volta Ash e Misty si ritrovarono a litigare.
Non c'era davvero niente che lui potesse fare per lei? Se
non l'ascoltava, come poteva aiutarla?
Gary invece, lo ascoltava? Forse Misty non era così
scontrosa con Gary, così come lo era con Ash.
-Invece preferisci stare con Gary, eh?
-Che c'entra adesso?
-Sì, perché preferisci lui a me?- neanche lui sapeva cosa stava
dicendo. Le parole gli uscivano da sole.
-Forse perché lui mi è stato vicino!
-Ah, si? Nient'altro?
-Non capisco dove vuoi arrivare Ash, ma non ho la minima voglia
di continuare quest'assurda discussione- si diresse verso il corridoio- Te l'
ho già detto…non puoi fare niente per me!- si allontanò.
Ash uscì dalla palestra con la rabbia addosso.
Perché Gary? Perché lui poteva starle accanto? Quel posto
era riservato ad Ash, non per Gary! Gary non conosceva Misty, così come la
conosceva lui! Non era giusto!
Strinse forte i pugni, mentre Pikachu guardò preoccupato il
suo allenatore.
Misty entrò con passo veloce e pesante, in cucina. Prese un
bicchiere dalla credenza e tirò fuori una bottiglia dal frigo. Poi se lo versò
nel bicchiere, per berlo tutto in un soffio.
La sorella di Misty, guardò sbigottita.
Sembrava che Misty avesse un diavolo per capello.
Appoggiò con rabbia il bicchiere alla tavola e si lasciò
cadere sulla sedia.
-…Tutto bene?- chiese Violet, ma Misty non volle rispondergli-
Capisco…si tratta di Ash- disse calma- Cosa ti ha fatto stavolta?
-Niente…- rispose sbrigativa.
-Ah, si? E sbattere il bicchiere sul tavolo, non è niente? Lo
sai quanto mi costano ognuno di quei bicchieri? Perché non ti sfoghi con i
bicchieri di plastica?
-Okey, okey, ho capito- si alza- Tolgo il disturbo.
-Aspetta…perché ti ostini a comportarti così? Lo sai tu e lo
sanno gli altri, che non hai colpa…E poi, anche se Ash ha sbagliato, non merita
un'altra opportunità? Insomma, avete viaggiato insieme per così tanto tempo.
Non significa niente per te?- prese il suo bicchiere e lo riempì d'acqua- Non
stiamo parlando di una persona qualsiasi…stiamo parlando di Ash, lo stesso
ragazzo di cui ti eri invaghita tempo fa. Merita allora questo trattamento?
Misty stette in silenzio. Oltre a Gary, anche Violet glielo
ripeteva. Non ne poteva più. Sapeva di stare sbagliando, lo sapeva. Ma non
riusciva, non riusciva a perdonarlo.
Per lei, Ash contava molto. Eppure, nel momento in cui si è
sentita sprofondare nell'oscurità, lui non c'era. E continuava a cadere in
quella voragine, ogni volta che litigava con Ash.
-Avrebbe fatto meglio a starsene a casa sua!- disse con rabbia,
per poi uscire dalla cucina ancora più arrabbiata.
Era infuriata con l'allenatore Ash, ma la cosa che la faceva
più arrabbiare, era il fatto che gli facesse piacere che Ash si preoccupasse
per lei.
-Perché mi sento così?- ripeté a se stessa, prima di chiudere
la porta della stanza dietro di sé.
Gary appoggiò la cartelletta sulla scrivania dello studio.
Si sedette sulla poltrona e sospirò, guardando oltre la finestra.
Era una bella giornata e c'era molta luce.
Già, luce.
-Come?- chiese sorpreso Gary, mentre lasciò la scrivania con il
computer acceso, per seguire Tracey.
-Sì, anche io non ci credevo…però è successo davvero- disse
lui.
I due si diressero verso il salotto, dove c'era la tivù
accesa.
Stavano trasmettendo il telegiornale.
La giornalista parlò di una capopalestra, che aveva lasciato
morire il suo Pokèmon, in un incontro con un sfidante.
Fece vedere delle immagini dove si vedeva la palestra di
Cerulean City. La palestra Hanada era assediata dai giornalisti e le tre
sorelle Yawa, cercavano di trattenere la folla fuori dalla palestra ed
evitavano di rispondere alle insistenti domande dei giornalisti. Di Misty non
c'era traccia.
Gary e Tracey si guardarono a vicenda e si prepararono per
uscire. Avvisarono il prof. Oak e raggiunsero Cerulean City.
C'era molta folla intorno alla palestra Hanada.
Gary e Tracey si fecero strada tra la folla e raggiunsero la
porta della palestra.
-Tracey, meno male che sei arrivato!- disse sollevata Lily.
-Che sta succedendo?
-I giornalisti non ci danno un momento di tregua…entrate,
presto- disse, facendo entrare nella palestra i due ragazzi.
-E tu chi sei?- chiese Violet.
-Mi chiamo Gary e sono il nipote del prof. Oak.
-Oh.
-Misty dov'è?- chiese Tracey preoccupato- …abbiamo sentito la
notizia e siamo corsi qui. E' vero quello che dicono?
Le sorelle stettero qualche minuto in silenzio.
-…sì.
-Misty è in camera sua…non è ancora uscita da lì dal giorno
dell'incontro.
-Ci stiamo preoccupando, perché non ha ancora toccato cibo.
-Possiamo andare a vederla?- chiese Gary.
-Sì…- Daisy li condusse fino alla camera di Misty-
Misty…possiamo entrare?
Non sentì risposta, ma entrò comunque.
Misty era distesa sul letto, raggomitolata tra le coperte,
con il volto coperto dai ciuffi di capelli.
-Misty…sono venuti a trovarti Tracey e Gary…
La ragazza non rispose, sembrava quasi in trance.
-Vedete? Fa così da parecchi giorni- disse Daisy.
-Misty…- Tracey si avvicinò all'amica.
Non poteva credere che era la stessa ragazza che aveva
conosciuto.
Misty era una ragazza vivace e quando qualcosa non gli
andava bene, lo diceva apertamente.
Anche Gary si sorprese. Dov'era finita quella ragazza
allegra e forte? Quella che aveva fatto battere il suo cuore, la prima volta
che la incontrò?
-Misty…sono Tracey…come ti senti?
Misty continuò a non ascoltarli e rimase immobile in quel
letto. Sembrava che avesse perso la voglia di vivere.
Violet sospirò.
-E' inutile che insisti…non vuole ascoltare nessuno.
-Ma com'è successo?- chiese Gary.
-Non lo sappiamo…- disse Lily- Quel giorno eravamo fuori.
Quando siamo tornate, abbiamo solo trovato la folla.
I ragazzi uscirono dalla stanza.
-Che farete adesso?- chiese Tracey.
-Per il momento cercheremo di tenere buoni i giornalisti…ma
prima o poi quelli della Lega vorranno parlare con Misty, e non solo loro.
-E' un brutto affare…- disse Gary- In queste condizioni, non
c'è la farà a reggere alle accuse.
-Già- ammise Daisy.
Gary guardò la porta della stanza chiusa e sospirò. Se ci
fosse stato in quel momento Ash, cosa avrebbe fatto? Di sicuro avrebbe aiutato
l'amica, standogli vicino.
Ash era l'unica persona, che in quel momento avrebbe potuto
aiutare Misty…sì, ma dov'era lui? In qualche posto a Hoenn e le notizie di
Kanto, difficilmente vengono trasmesse in quel continente.
Quindi era improbabile, che lui fosse a conoscenza della
situazione. Forse era impegnato in qualche incontro in palestra, senza
lontanamente immaginare cosa stesse succedendo a Cerulean City.
Se solo sapessi dove si trova Ash- pensò Gary- potrei
informarlo e lui verrebbe subito qua.
Poi ci pensò su. Ash avrebbe rinunciato alla sua carriera di
maestro Pokèmon, per Misty?
Forse si sarebbe precipitato, senza pensare alle conseguenze
e si sarebbe poi pentito per tutta la vita della sua scelta. Ma del resto era
più importante vincere un torneo o aiutare un amica in difficoltà?
Speriamo che Ash si faccia sentire al più presto-
pensò Gary, riflettendo sulle sorti della ragazza- altrimenti come potrò
avvisarlo?
Gary si alzò dalla poltrona e aprì la porta-finestra, per
fare entrare più luce.
Purtroppo Ash non si fece sentire e le cose cominciavano a
peggiorare.
Misty continuava a rifiutare il cibo e rimaneva
nell'oscurità della sua stanza, senza mettere piede fuori.
Gary e Tracey continuarono a venire alla palestra di
Cerulean City, sperando che la situazione migliorasse.
-Purtroppo, ieri ci ha contattato la Lega Pokèmon…- disse Daisy
afflitta- vogliono delle spiegazioni sull'accaduto e le esigono adesso.
-Ma Misty non è in grado di affrontarli- disse Tracey.
-Si, lo sappiamo…dovrò presentarmi io alla conferenza e parlare
in sua vece. E' l'unica soluzione.
-La Lega non la prenderà bene- disse Gary.
-Mh…purtroppo non abbiamo alternative.
Gary provò ad entrare nella stanza della ragazza e si
sedette sul letto.
Misty non dava accenno di aver notato la sua presenza.
Provò a spostare i ciuffi di capelli, che coprivano il volto
della ragazza e notò che la ragazza aveva pianto tanto.
Solo allora capì, che quel sentimento che provava per la
ragazza non era solo ammirazione, ma anche amore. Sentiva di essere sempre
stato innamorato della ragazza. In quel momento però, aveva solo bisogno di una
persona che la confortasse, che la portasse lontana dalla sua oscurità.
Anteprima: Altri frammenti di ricordi vengono a galla. Ash
riuscirà nel suo intento o dovrà arrendersi all'evidenza? Nel frattempo un
nuovo personaggio farà la sua comparsa, rendendo Misty ancora più insicura.
Perché non ho potuto fare niente, mentre lei soffriva?
Tracey si sedette in una radura verde vicino ad un fiume.
Guardò il cielo e colto dall'ispirazione si mise a schizzare qualche immagine.
Dopo qualche minuto, guardò il disegno. Lo strappò dal suo
album di disegni e lo buttò via.
No, non riusciva a concentrarsi.
Si sdraiò sull'erba soffice e rimase a guardare il cielo.
Guardava le nuvole muoversi per il vento e diventare di diverse forme. Molti
assomigliavano a dei Pokèmon. Alcuni di loro, erano Pokèmon d'acqua.
Socchiuse gli occhi e provò a ricordare.
-Sei pronta Daisy?- chiese Tracey.
La ragazza bionda si sistemò il suo tailleur e guardò decisa
la folla di giornalisti, che aspettavano solo il suo ingresso.
-Mh…credo di sì.
-Senti, se vuoi puoi rinunciarci…del resto, è duro anche per te
affrontarli.
-Non posso…se non lo faccio, la gente ci perseguiterà ancora
con le loro domande.
-…Capisco.
-Bene, è ora che io vada- disse Daisy, guardando il suo
tragitto, verso la cattedra posta davanti ai giornalisti.
-Aspetta- disse una voce dietro di loro.
Daisy e Tracey guardarono meravigliati, la ragazza
accompagnata da Gary, che li guardava con aria decisa.
-Misty!- esclamò Daisy- Che ci fai qui, non dovresti essere a
casa?
-Io…- disse Misty avvicinandosi alla sorella- dovevo venire…in
fondo questo è un mio problema.
Tracey guardò preoccupato la ragazza. Solo il giorno prima
era sdraiata sul letto, quasi senza vita.
Adesso era in piedi, ma il suo sguardo era sempre perso nel
vuoto.
-Sei sicura Misty?- chiese Tracey.
-…Sì.
-Vuoi che ti accompagni?- chiese Daisy.
-No- poi avanzò e oltrepassò la tenda, fino ad arrivare alla
sua postazione.
Si sedette sulla sedia e fissò per qualche minuto la gente
davanti a lei.
-Come mai non parla?- chiese preoccupata la sorella maggiore.
-Forse l'è venuto un attacco di panico- ipotizzò Tracey.
-No, non credo- disse Gary- Mi sembra molto decisa.
Misty avvicinò il microfono a lei e incominciò a parlare.
Verso l'ultima fila di sedie, c'erano i rappresentanti della
Lega Pokèmon.
-Buongiorno- disse Misty- Mi chiamo Misty Yawa, e sono la
capopalestra di Cerulean City. Vi ho convocati oggi, per rispondere ad ogni
vostra domanda, rispetto all'ultimo episodio accaduto alla mia palestra- disse,
senza dimostrare segni di cedimento.
-Ecco- iniziò un giornalista- Da quanto riferito dai presenti
all'incontro, lei ha fatto continuare a combattere un Pokèmon che era già
provato dalla battaglia?
-Sì.
-Si rende conto che facendo così, ha causato la sua morte?-
chiese una donna.
-Sì- rispose, seria.
-Non è mai capitato un episodio simile, in una palestra di
Kanto. Come si giustifica?
-Ho agito senza considerare le conseguenze…
-Quindi ammette che è sua la colpa della morte del Pokèmon.
-Sì. La responsabilità è solo mia.
Tracey, Daisy e Gary guardarono stupiti con quanta sicurezza
e freddezza Misty rispondeva alle domande. Come se le accuse, non le facessero
né caldo né freddo.
Ormai quella davanti a loro, era un corpo senza anima.
-Ehilà, Tracey!- salutò Ash, sedendosi vicino a lui.
-Ash, quando sei arrivato?
-Da qualche minuto…- disse lui.
-…Misty continua a non volerti vedere?
-Diciamo di sì…- ammise intristito- Ma in fondo, non posso
pretendere l'impossibile da lei. Credo che facendo così, non faccio che
peggiorare la situazione.
-…Sai Ash?- guardò il ragazzo- Credo che in fondo la tua
presenza potrà aiutarla.
-Davvero?
-Sì…- sorrise- Vedi, prima che tu arrivassi, Misty parlava
raramente e se ne stava per sue. Invece adesso, sembra che stia reagendo, come
se il suo corpo avesse preso vita ad un tratto. Abbi pazienza ancora un po' e
vedrai che la situazione migliorerà.
-Speriamo…- chinò la testa- Anche perchè non voglio più vederla
in quello stato…mi sento in colpa d'averla lasciata sola.
-Ash, non avrebbe cambiato niente- disse Tracey, cercando di
risollevare l'amico- sarebbe successo lo stesso.
-Sì, ma se io l'avessi trattenuta con me ancora un po'…
-E come?- rise- Incatenandola, così non sarebbe potuta tornare
a casa?
-No, rompendogli di nuovo la bici- disse semplicemente.
Tracey guardò l'amico e riprese a ridere.
-Oh certo, non c'è metodo migliore che lasciarla senza bici.
Ash e Tracey rimasero a guardare il paesaggio davanti a
loro, ognuno preso con i propri pensieri.
-…sono Gary- rispose una voce, da dietro la porta della stanza.
-Entra pure- Misty si alzò e si mise seduta sul letto, mentre
Gary apriva la porta.
-Ciao- sorrise- Come va?
-…bene.
-Non si direbbe- si sedette sul letto- E' Ash che ti ha resa
nervosa?
-No, perché avrebbe dovuto?- rispose, cercando di restare
impassibile.
Gary la guardò e sospirò. Era ancora evidente il sentimento
che legava Ash e Misty.
-Non credi che sia ora che tu volti pagina?
Misty alzò la testa e guardò Gary.
-Non capisco.
-E' passato molto tempo dall'incidente…è ora che tu incominci a
dimenticare e a vivere la tua vita.
-…io non ci riesco- chinò la testa e guardò le lenzuola.
-Sì, che puoi…hai solo bisogno di una spinta. Del resto,
continuando a chiuderti qui, non farai che del male a te e alle persone che ti
stanno accanto- Gary la guardò con aria triste- E la persona che ti può aiutare
è proprio Ash.
-Ash? Che c'entra adesso? Io…
-Anche se non lo vuoi ammettere, il suo ritorno ti ha fatto
piacere. E poi credo che la mia presenza qui non sia più d'aiuto.
-Eh? Ma che stai dicendo, Gary? Io ho bisogno di te e non di
Ash…io…- si bloccò senza sapere come continuare. Non riusciva a capire perché
si sentiva così.
Gary capì cosa significasse quel suo silenzio e gli sorrise.
-E' ora che io vada- si alzò dal letto.
-Aspetta Gary!
Gary si fermò e si girò verso di lei.
-Si?
Misty rimase silenziosa. Non capiva cosa gli succedeva, ma
l'idea che Gary si allontanasse da lei, la faceva sentire insicura. E poi la
sua presenza aveva significato molto per Misty, ma non sapeva come
ringraziarlo.
-…grazie- disse solamente.
Gary sorrise e uscì dalla stanza.
Misty stette a sentire i passi di Gary, mentre si
allontanava dalla stanza. Sentiva che avrebbe voluto dirgli tante cose, ma
qualcosa la tratteneva. Però sapeva che Gary aveva ragione, doveva farsi
coraggio ed andare avanti, con o senza palestra.
Prese qualche vestito dall'armadio e si cambiò. Spalancò la
finestra e guardò il cielo. Rimase un po' abbagliata dai raggi del sole, era da
tanto che non guardava il mondo che la circondava.
-Ash aveva ragione, è una bella giornata…peccato che abbia
litigato con lui.
Guardò il telefono che aveva in stanza.
Era il caso di chiamarlo? Forse Ash era ancora arrabbiato,
per come l'aveva trattato.
Magari se l'avrebbe chiamato, avrebbe avuto l'occasione di
scusarsi con lui.
Provò a comporre il numero del ragazzo e attese in linea.
Il suo cuore batteva forte ad ogni squillo a vuoto.
Finalmente, dopo quattro squilli, qualcuno alzò la cornetta.
-Pronto?- rispose la voce di un ragazzo.
-…- chiuse subito la comunicazione.
No, non se la sentiva ancora di fare quel passo. Che avrebbe
potuto dirgli altrimenti?
Si sedette sul letto.
Forse era il caso che andasse lei a trovarlo.
Era da tanto che non vedeva la signora Delia e il prof. Oak.
Andò in bagno a sistemarsi e si diresse verso l'ingresso.
Violet uscì dalla sala e vide la sorella che si preparava
per uscire.
-Misty?- chiese incredula- Che stai facendo?
-Non lo vedi? Sto uscendo.
-Che cosa?- rimase stupita- Dici sul serio? Finalmente ti sei
decisa a fare il grande passo!- disse felice.
Misty rimase un po' imbarazzata dall'euforia della sorella.
-Ehm, non esageriamo adesso, sto solo uscendo…non sto andando
ad un party.
-Lo so, ma è già un buon cambiamento. Ma dove vai di preciso?
-A
Pallet Town…
-Vai a trovare Ash? Ma non avevi appena litigato?
-Sto andando a trovare la signora Delia, non suo figlio!- si
affrettò a chiarire. Anche se sperava di incontrare Ash.
Violet lo capì e gli sorrise.
-D'accordo…ma non vuoi che ti accompagni?
Misty sbuffò un po' infastidita.
-Non sono una bambina, Violet! So cavarmela.
-Sì, ma è da tanto che non metti piede fuori…e poi potresti
incontrare delle persone poco amichevoli con te…
-Non ti preoccupare, sono preparata anche per questo- si sforzò
di sorridere- Allora, a dopo.
-D'accordo, ciao!
Misty uscì di casa e guardò la strada davanti a lei. In
fondo era rimasto esattamente uguale a come se lo ricordava lei. Non c'era
stato nessun cambiamento significativo.
Si fece forza e si diresse a prendere l'autobus che
l'avrebbe portata a Pallet Town.
Camminò per qualche minuto, guardandosi intorno, per
cogliere, anche se minimamente, qualche cambiamento. Passò per il parco di
Cerulean City e guardò i bambini che giocavano a prendersi e gli altri che
stavano seduti sulle panchine.
La gente si accorse di lei e cominciò a parlare sottovoce.
Certe cose non cambiavano mai.
Misty accelerò il passo per uscire al più presto dal parco e
da quella fastidiosa situazione.
Tirò un sospiro di sollievo quando fu lontana da sguardi
indiscreti. Cerulean City, a differenza di Pallet Town, era molto grande.
Un ragazzo gli passò vicino e si fermò a qualche passo da
lei. Si voltò verso la ragazza, che continuava a camminare.
-Chi si rivede…Misty Yawa- disse il ragazzo, con un sorriso
ironico- la capopalestra di Cerulean City.
Misty si girò lentamente verso il ragazzo.
-…Yoh Kurata…- disse la ragazza, con poco entusiasmo.
-E' da tempo che non ti si vede qui in giro…- portò le mani sul
mento, fingendo di pensare- Da quando? Ah, sì, da quando hai ucciso il tuo
Pokèmon alla palestra Hanada.
Misty rimase silenziosa, senza far notare che quelle parole
l'avevano intristita.
-Che vuoi?- chiese visibilmente scocciata dall'incontro con il
ragazzo.
-E' così che si trattano i vecchi amici?- disse Yoh offeso.
-E da quando siamo amici?- chiese con ironia.
-Lo siamo da sempre, Misty- sorrise- Dove stai andando?
-Questi non sono affari tuoi- disse scocciata e si voltò per
riprendere il suo cammino.
-Mi sembra che tu abbia paura.
La ragazza si bloccò.
-Paura? E di cosa?- si girò verso Yoh.
-Se io fossi al tuo posto mi sentirei con la coscienza sporca.
-Non ho la minima intenzione di restare qui ad ascoltarti…- una
volta di più, si voltò.
-Possibile che non ti faccia nessun effetto l'aver ucciso il
tuo Pokèmon?
-…non l' ho ucciso io- disse con voce bassa, anche se dentro di
lei sapeva che non era così.
-Povero Pokèmon…in fondo non ha fatto altro che eseguire gli
ordini della sua padrona.
-Senti tu!- si voltò verso Yoh e si avvicinò al ragazzo,
chiudendo la mano destra in segno di pugno.
-Che c'è, vuoi litigare?- chiese il ragazzo, in tono di sfida.
-Piantala di provocarmi! L'ultima cosa che vorrei è sporcarmi
la mano, per picchiare uno come te!- disse arrabbiata.
-Ho solo detto la verità…ti da così fastidio?
Misty non rispose, avrebbe volentieri dato un pugno al
ragazzo, ma si trattenne. Sapeva che Yoh non aspettava altro che una lite. Non
voleva dargliela vinta e si allontanò il più velocemente da lì.
Dietro le sue spalle, in lontananza, poteva sentire gli
insulti che il ragazzo gli mandava. Ma decise di ignorarlo, anche se ormai
stava perdendo la pazienza.
Del resto doveva aspettarselo…come poteva aspettarsi che la
gente dimenticasse così in fretta?
Arrivò alla fermata dell'autobus e salì sul mezzo.
Dopo qualche fermata arrivò a Pallet Town.
Camminò per qualche minuto, fino a giungere alla casa dei
Ketchum.
-Quanto tempo…- guardò in lontananza e poté intravedere anche
il laboratorio del prof. Oak.
Arrivò alla porta della casa e rimase incerta nel suonare il
campanello.
Prima che potesse fare qualsiasi cosa, una persona uscì dal
retro della casa.
-Misty!- esclamò la persona sorpresa.
-Signora Delia…- sorrise- è da tanto che non ci si vede.
-Allora sei davvero tu- Delia rimase ancora sorpresa. Non si
aspettava la visita della ragazza- Come stai?
-…meglio- rispose, cercando di sembrare normale.
Le parole di Yoh l'avevano irritata e intristita, ma non
voleva che questo rovinasse l'incontro con la signora.
-Entra pure…abbiamo tante cose da dirci…- disse allegra.
-Sì.
-Se stai cercando mio figlio, è andato al laboratorio.
-Ah, non importa. Sono solo venuta a trovarla…era da tanto che
non uscivo di casa.
-Mi ha reso molto felice la tua visita- sorrise.
Misty e la signora Delia ripresero a parlare, come se il
tempo non avesse cambiato niente nel loro rapporto.
Dopo un po', Misty decise di fare un salto dal prof. Oak e
da Tracey, per salutarli.
Delia la salutò, mentre Misty uscì dalla casa.
In pochi minuti era già nei pressi del laboratorio.
Riempì d'aria i polmoni e si fece avanti, sperando che non
accadesse niente di brutto. Sapeva chi avrebbe incontrato lì. Ash e Gary. Con
Ash aveva litigato e con Gary si era lasciata da qualche ora.
Come si sarebbe dovuta comportare?
-…salve, c'è nessuno?- chiese, prima di entrare nel
laboratorio.
Nessuno sembrava averla sentito, così decise di entrare
comunque. Sentì delle voci in lontananza. Il prof. Oak aveva delle visite.
Si avvicinò con cautela alla stanza da dove provenivano le
voci. La porta era aperta.
E lì, lo vide. In mezzo al prof. Oak e a Gary, c'era un
ragazzo.
Poteva sembrare un ragazzo come tanti, ma per Misty non lo
era. Lei lo conosceva bene. Come dimenticarsi il suo volto?
Rimase paralizzata all'ingresso della stanza.
Gary si accorse della presenza della ragazza e rimase
sorpreso.
-Misty!- disse con stupore, ma la ragazza non fece caso a Gary,
anche perché stava fissando il ragazzo che era con loro.
Il prof. Oak e il ragazzo si voltarono per vedere chi era.
Il signore rimase anche lui stupito della presenza della
ragazza, mentre il ragazzo guardò la ragazza quasi divertito.
-Misty…cosa ci fai qui?- chiese Gary.
-Io…io…- non riuscì a parlare, talmente era impressionata
dell'espressione sicura del ragazzo.
Si sentì sprofondare in quel vuoto che si era creata e corse
fuori dal laboratorio.
-Misty!- Gary tentò di raggiungerla.
Misty corse in più forte che poteva. Correva via da quelle
immagini che con prepotenza tornavano alla sua mente.
Non poteva credere che fosse così difficile, dimenticare.
Proprio in quel momento, ritornarono dalla passeggiata Ash e
Tracey. I due ragazzi rimasero stupiti vedendo Misty che correva verso la loro
direzione. Ma lei non si fermò, continuò a correre senza accorgersi della loro
presenza.
-Sbaglio o quella che ci è appena passata vicino è…
-Sì, è Misty- disse Ash- E stava piangendo…
-Davvero?
-Devo raggiungerla.
In quel momento arrivò correndo Gary.
I due ragazzi senza sapere perché si ritrovarono affianco,
mentre correvano per raggiungere la ragazza.
-Che è successo?- chiese Ash.
-Non lo so…è comparsa dal nulla e poi è scappata via.
-Non le avrai fatto qualcosa?- chiese diffidente.
-Non mi chiamo Ash!- rispose lui, seccato.
Per quanto corressero, persero di vista la ragazza, che
scomparve nel boschetto di Pallet.
-Accidenti e adesso dove si sarà cacciata?- disse Gary.
Anteprima: Misty ricorderà gli ultimi momenti della
battaglia…nuovi particolari verranno aggiunti alla storia. Succederà qualcosa
tra Ash e Misty? O il destino li dividerà di nuovo? E il ragazzo misterioso,
chi è in realtà?
Questo e altro, nella prossima puntata! Non mancate!
Beh, non è finita del tutto, ma almeno questo capitolo è
terminato.
Ehm, lo so, alcuni diranno forse che l'Ash in questa
fiction, non è simile a quello dell'anime.
A dire la verità, per questa fiction ho preferito che
maturasse un po'…quel che basta per la fiction (^-^)
Ah, volevo dirvi, che per mantenere un ritmo regolare,
cercherò di pubblicare un capitolo ogni settimana. Così non mi massacrerò nel
pubblicare i capitoli.
La stessa cosa dovrebbe essere per le altre fiction in
sospeso…ma non si sa mai, forse potrei impiegarci di più. ^_^'
E poi, per quanto riguarda questa fiction…spero davvero di
terminarla in pochi capitoli. Beh, vedrò da sola come si evolverà la storia (io
stessa non conosco la fine -_-')
Giorni, settimane, mesi…ormai aveva perso la cognizione del
tempo.
Si sentiva sola in quel vuoto provocato dal bosco.
Strinse le ginocchia a sé.
Eppure, nonostante ne fosse passato di tempo…ricordava
esattamente quei momenti…quei attimi.
Chiuse gli occhi.
-Sei un allenatore Pokèmon?- chiese Misty.
-Sì- disse il ragazzo- E sono venuto qui per sconfiggerti.
-Sconfiggermi? Non ti sembra di esagerare?
-Allora, accetti di confrontarti con me…- sorrise in modo
malizioso- o ti ritiri?
Non capiva perché, ma quel ragazzo la faceva sentire a
disagio. Sentiva che quello non era un semplice allenatore…sì, sentiva che se
avesse accettato, sarebbe successo qualcosa…qualcosa di grave.
Ma lei era una capopalestra e aveva il dovere di accettare
ogni sfida. E poi non si trattava che di un presentimento.
-Per quale motivo dovrei ritirarmi? Quello che dovrebbe temere
di essere sconfitto, sei tu- disse sicura.
-E' quello che vedremo- continuò a sorriderle.
-Il tuo nome?
-Jonathan.
-Bene Jonathan, faremo tre Pokèmon ciascuno…
-D'accordo…
Misty condusse il ragazzo nella palestra, ma rimase impalata
a guardare la folla che si accalcava negli spalti.
-Ma chi…?!
-Pensavo che un po' di pubblico avrebbe eccitato la battaglia.
-…potevi avvertirmi- si voltò verso lui, un po' contrariata.
-Non importa…tanto non ci sono problemi, vero?- sorrise, sicuro
di sé.
-No- lo guardò serio.
Sì, quel ragazzo nascondeva qualcosa. Ma cosa?
-Allora, incominciamo!- disse Misty.
Un telecronista si mise di mezzo, per commentare dal vivo la
battaglia e far da giudice.
I primi due incontri si svolsero senza troppi problemi per Misty.
Anzi, il ragazzo non era neanche alla sua altezza. I fondo si trattava di un
allenatore alle prime armi.
Ma allora, perché quel suo sguardo sicuro?
Non gli importava che stava perdendo?
Cosa stava architettando?
Misty si preparò a mandare in campo il suo Pokèmon, Staryu.
E fu allora, che Jonathan fece apparire la sua carta
vincente, il suo Pokèmon più forte.
Ma non era un Pokèmon come tanti…di aspetto sì, ma non negli
occhi e nell'anima.
Qualcosa di strano si era creata attorno a quel Pokèmon.
Il pubblico non se n'era accorto, impegnato com'era a fare
il tifo, ma Misty se ne accorse…ma era troppo tardi per ritirarsi indietro.
Il Pokèmon si preparò a lanciare il suo colpo. Ma lo fece
con una ferocia mai vista. Si abbatté su Staryu, senza sosta.
Misty non seppe cosa fare. Era stata presa alla sprovvista.
Staryu aveva risentito del colpo ricevuto. La sua gemma al
centro già dava segno di cedere.
Avrebbe dovuto richiamarlo e dichiarare la sconfitta. Ma non
voleva, il suo orgoglio ne avrebbe risentito. Che avrebbe fatto in quel momento
Ash?
-Staryu…te la senti di continuare?- chiese.
Il Pokèmon si girò verso l'allenatrice e fu come se, facendo
qualche accenno, sorridesse.
Staryu era stato il primo Pokèmon per Misty ed era stato con
lei per tanto tempo…dopo essere tornata dal suo viaggio, si era messa d'impegno
per allenare Staryu. Sapeva che poteva dare molto, doveva solo esercitarsi.
Ed ora erano lì, lei e Staryu, di fronte ad una nuova prova,
un nuovo scontro.
Dovevano mettercela tutta.
-D'accordo, Staryu conto su di te- disse Misty sorridendo al
suo Pokèmon.
Il Pokèmon fece cenno di sì e diresse il suo sguardo
all'avversario.
Staryu e il Pokèmon si scontrarono per l'ennesima volta.
Fu allora che il Pokèmon di Jonathan, lanciò un attacco,
simile ad una sfera nera e colpì in pieno Staryu, facendolo cadere in acqua.
La ragazza guardò sbigottita l'attacco del Pokèmon, mentre
Jonathan, dall'altra sponda guardava divertito l'incontro.
Misty si rese conto della gravità della situazione e prese
la sfera Pokè per fare rientrare il Pokèmon.
Ma non fece in tempo, che il Pokèmon di Jonathan rincarò la
dose, lanciandogli addosso un altro attacco.
-Fermati!- gridò Misty.
Inutile, il Pokèmon lanciò di nuovo il suo temibile attacco.
E se aveva ascoltato, allora aveva fatto finta di non ascoltare.
Staryu scomparve tra le onde create dall'attacco.
-N- non è possibile- disse pallida.
-Direi che con questo, l'incontro si è concluso- disse
Jonathan, facendo rientrare il Pokèmon nella sua sfera Pokè.
Il pubblico era ancora sbigottito dall'avvenimento e nessuno
osava fiatare.
Staryu ancora non risaliva a galla.
In quel momento, Misty capì che era successo qualcosa.
-Staryu!- gridò, prima di gettarsi in acqua per recuperare il
Pokèmon.
Nuotò fino ad arrivare al fondo della piscina. Lì c'era
Staryu sdraiato.
La sua gemma non brillava e il suo corpo sembrava senza
vita.
Misty prese il Pokèmon e risalì a gran velocità in
superficie.
-Staryu…stai bene?- chiese, preoccupata.
-Eh…e tu saresti la famosa capopalestra di Cerulean City?-
disse Jonathan in tono provocatorio e sorrise di fronte allo sguardo sbigottito
della ragazza- Mi sono proprio divertito- si girò e si diresse verso l'uscita.
Misty uscì dalla piscina e corse con tutte le sue forze
verso il centro Pokèmon. Mentre alle sue spalle, sentì che il pubblico aveva
già reagito. Poteva perfettamente sentire da lontano le grida e i lamenti degli
spettatori.
Ma a lei non interessava. In quel momento voleva solo
aiutare il suo Pokèmon.
Arrivò al centro Pokèmon, stremata dalla corsa e bagnata
fradicia. Portò subito Staryu all'infermiera Joy. Con lei c'era anche un medico
per le situazioni di estrema urgenza.
I due, scomparvero dietro una porta, lasciando Misty in
piedi in quel freddo corridoio bianco.
Perché l'era successo a lei? Perché non aveva impedito che
Staryu si scontrasse con quel Pokèmon?
Chinò la testa sulle sue ginocchia. Le lacrime continuavano
a cadere incensanti.
Psyduck non si evolveva, Togetic se n'era andato e Staryu
era morto…
Come si poteva definire una capopalestra?
E adesso era ricomparso quel ragazzo.
Il ragazzo che l'aveva provocata, facendola agire senza
ragionare.
Era comparso davanti ai suoi occhi, come per prendersi beffa
di lei e della sua sofferenza.
Era come se nel suo sguardo, fosse scritto la verità.
Una verità che le faceva male ancora adesso.
Era stata lei…
Era stata lei ad uccidere Staryu, con la sua testardaggine e
orgoglio.
Ash, Gary e Tracey si erano divisi, per cercare meglio la
ragazza.
Ma ormai era passata più di un ora e stava già facendo
freddo.
Ash chinò la testa e provò a ricordare il racconto di
Tracey.
Era quel ragazzo la causa dei problemi di Misty?
Chiuse gli occhi, ricordando la figura di Misty sul bordo
della piscina, appena era arrivato a Cerulean City.
Non si sarebbe mai aspettato un simile episodio in sua
assenza.
Se fosse stato lui lì, sarebbe cambiato il risultato?
Purtroppo lui non era lì ed era completamente all'oscuro di
tutto.
Nel momento in cui Misty stava soffrendo, lui era a Hoenn
allegro e spensierato, alla ricerca di nuovi Pokèmon. La sua allegria sembrava
quasi prendersi gioco della sofferenza di Misty.
Si fermò di colpo. Ormai non sapeva più in che direzione
andare.
E non sapeva se era così importante che lui la trovasse per
primo.
Anche se avrebbe trovato la ragazza, Ash avrebbe potuto fare
qualcosa per lei?
Da quando era tornato, era come se avesse solo peggiorato la
situazione.
Eppure se Misty era venuta fino a Pallet Town, voleva dire
che qualcosa era cambiato. Che si era decisa di andare avanti e lasciare
indietro il passato.
Ma era stato inutile. Ogni fatica era stata sprecata. Tutto
era tornato come prima.
Un sussurro.
Ash alzò la testa e vide i rami degli alberi muoversi.
Era stato solo il vento.
Cosa sarebbe successo se fosse capitato a lui? Come avrebbe
reagito se il suo Pikachu sarebbe morto?
Fece per allontanarsi, ma lo sentì di nuovo. Si voltò e
ascoltò in silenzio. Sì, erano dei lamenti…qualcuno stava piangendo.
Seguendo la voce, Ash arrivò ad un albero vecchio. Alla
base, aveva un grosso buco.
La vide. Era lì accucciata in quella specie di rifugio, alla
base dell'albero.
Tirò un sospiro di sollievo. Almeno era viva.
Si avvicinò lentamente alla ragazza. Aveva la testa
appoggiata alle ginocchia e non poteva vederlo.
Ma non serviva vederlo, per capire che lui era lì davanti a
lei. Poteva chiaramente sentire i suoi passi, che calpestavano le foglie cadute
a terra.
-…è tutta colpa mia…- disse con la voce bassa, mentre
continuava a piangere.
-…Misty.
-Staryu è morto per colpa mia…è stato il mio orgoglio ad
ucciderlo…volevo vincere e non ho pensato a lui…
Ash si sedette vicino a lei.
-Ognuno di noi vuole vincere…non è una colpa.
-Volevo dimostrare di essere all'altezza di un qualsiasi
capopalestra.
-…
-Non sono fatta per essere una capopalestra…neanche una
allenatrice. Per questo Togetic se n'è andato…
-Togetic non se n'è andato, perché non ti riteneva una brava
allenatrice!- disse arrabbiato, poi si calmò- Al contrario, lui aveva molta
stima per te…- disse con dolcezza- tu eri sua madre e ti voleva molto bene.
-…E allora perché se n'è andato?
-Lo sai bene perché…Togetic aveva il dovere ti proteggere i
suoi simili…
-Mi manca…
-Lo so, Misty.
-Staryu si fidava di me e io l' ho tradito.
-Sono sicuro che Staryu sapeva bene quel che faceva. Conosceva
il pericolo, ma voleva a tutti costi mettercela tutta, per dimostrarti che ti
voleva bene. Non è colpa tua che è morto.
Misty stette zitta. Non riusciva a smettere di piangere.
Quelle immagini del corpo di Staryu privo di vita in quel lettino bianco,
continuavano a tormentarla. Così come il rimorso di aver potuto fare qualcosa,
ma di essere solo rimasta a guardare.
-…sono una persona orribile…- disse tra i singhiozzi.
-E' vero che ti arrabbi spesso e che te la prendi con me- disse
Ash, guardando le foglie che si muovevano per il vento. Gli venne in mente
Misty qualche anno prima, quando viaggiava con lui. Sorrise dolcemente a quei
ricordi-…ma non sei una persona orribile. Anzi, hai tante qualità. Tu vuoi
molto bene ai Pokèmon, se no non soffriresti tanto…e sono certo che Staryu non
sia arrabbiato con te.
La guardò e vide la ragazza ancora rannicchiata su se
stessa.
Il vento stava tirando sempre più forte.
Devo portarla fuori di qui, altrimenti si prenderà freddo-
pensò il ragazzo, guardandola.
-Misty, che ne dici di tornare?…Misty?- provò a scuoterla
leggermente- Ehi…mi senti?
Il corpo di Misty cadde pesantemente su Ash.
Sembrava che la ragazza stesse dormendo, ma Ash capì subito
che si trattava di altro. Avvicinò la mano alla fronte di Misty e sentì il
calore emesso dal suo corpo.
-Misty, ma tu hai la febbre!- disse preoccupato.
Ma la ragazza era come addormentata.
-Misty, svegliati per favore!
Niente, non accennava a svegliarsi.
Fu preso dal panico. Doveva assolutamente portarla a casa.
La caricò sulle spalle e si mise in marcia.
Solo quando Ash trasportò Misty, si accorse di quanto era
cambiata. Non che se lo fosse accorto tardi, ma solo ora poteva accorgersi di
quanto era dimagrita e di come pesasse così poco.
Era chiaro che in quel periodo chiusa in stanza, si era
rifiutata di mangiare. E di conseguenza era troppo dimagrita. I suoi anticorpi
si erano indeboliti e si poteva facilmente ammalare.
-Tieni duro Misty…tra poco saremo a casa.
Pochi minuti dopo, Ash incontrò Gary e Tracey.
-Che le è successo?- chiese Gary preoccupato.
-Ha la febbre.
-Aspetta, ti aiuto a portarla- disse Tracey.
-No, non c'è né bisogno. C'è la faccio da solo.
-D'accordo.
Ash e gli altri raggiunsero la casa di Delia.
La donna appena vide la ragazza sulle spalle del figlio,
accorse a dare una mano.
Delia sdraiò la ragazza nel letto e preparò qualcosa per
fare abbassare la febbre.
Tracey, il prof. Oak, Gary e Ash si sedettero intorno alla
tavola, mentre Delia si occupava della ragazza.
-Pensa che si riprenderà?- chiese Tracey.
-Beh, la febbre è alta, ma penso che guarirà in poco tempo-
rispose il prof. Oak.
-No, io intendevo psicologicamente.
-…non te lo so dire.
Ash e Gary chinarono la testa. Gary l'aveva già vista una
volta ridotta in quello stato…e non voleva rivederla di nuovo così. E Ash che
l'aveva vista nel boschetto, solo ora riusciva a capire in fondo il suo stato
d'animo.
-Che possiamo fare?- chiese Tracey.
-Per ora, niente- disse il prof. Oak- Solo aspettare.
-Sì, però…
-Okey…la febbre le si è un po' abbassata- disse Delia, entrando
in cucina.
-Bene, questa è una buona notizia- disse Oak risollevato.
-Nonno…c'è qualcosa che non mi torna- disse Gary- Perché quel
ragazzo ti ha chiesto informazioni su quella pietra? E poi, perché il suo
Pokèmon è in grado di fare certi tipi di attacchi?
-Hai visto il video dell'incontro?
-Sì, e devo dire che il suo Pokèmon aveva una potenza fuori dal
normale.
-Di che state parlando?- chiese Ash.
-Non te ne sei accorto, Ash?- disse Tracey- Quel Jonathan, non
ha utilizzato dei normali attacchi. Anzi, direi che c'è sotto qualcosa di molto
losco.
-Già. E poi questo interesse per saperne di più su questa
pietra nera…
-I suoi potenti attacchi possono essere spiegati solo in un
modo…- disse Oak.
Tutti guardarono il prof. Oak.
-Che intende dire?- chiese Ash.
-E' possibile che quel ragazzo possegga già quella pietra.
Non ve lo aspettavate, eh? Il Pokèmon era Staryu e non gli
altri. Ho pensato che Staryu era il più adatto, anche perché era il primo
Pokèmon di Misty. In quanto Togetic e Psyduck, beh…vedrete più avanti ^.^
Dunque, l'estate è terminata e i giorni gelidi sono alle
porte…brrr, ho solo i brividi al solo pensiero. Beh, l'estate non è la stagione
che preferisco in assoluto…ma è sempre meglio che l'inverno (a parte quando ci
si rintana nel piumone ^.^)
In questi giorni sono un po' sotto pressione per lo studio,
ma spero di riuscire a trovare qualche ora per scrivere (sempre che abbia
l'ispirazione in quelle ore)
In ogni caso, per adesso è tutto.
Ringrazio tutti per i vostri commenti ^-^
Spero che solo che la fiction non finisca nel banale -_-'
-I suoi potenti attacchi possono essere spiegati solo in un
modo…- disse Oak.
Tutti guardarono il prof. Oak.
-Che intende dire?- chiese Ash.
-E' possibile che quel ragazzo possegga già la pietra.
-Che cosa? Ma allora…- disse stupito Tracey.
-Allora, l' ha fatto apposta a scontrarsi con Misty- continuò
Gary serio- Lui sapeva che cosa sarebbe successo e probabilmente era quello che
voleva.
-Adesso vi racconterò qualcosa su quella pietra…- disse Oak-
Dunque…questa pietra ha un potere simile a tante altre pietre…come quella per
l'evoluzione dei Pokèmon, di tipo elettrico o di tipo d'erba, o il
potenziamento degli attacchi dei Pokèmon. Però…questa pietra è nera e non è mai
stata citata nei libri sui Pokèmon.
-Perché?
-Perché era una pietra maledetta.
-Maledetta?
-Sì. Molto tempo fa, io e un mio collega abbiamo fatto delle
ricerche a proposito di questa pietra. E' molto pericolosa, soprattutto se non
la si sa usare bene.
Delia servì a tutti una tazza di the o caffè.
-Grazie- disse Oak, poi riprese a parlare- Io e il mio collega
abbiamo assistito alla sua potenza, durante un incontro nel torneo di Pokèmon.
-Che cosa?- esclamarono i ragazzi.
-Un allenatore aveva trovato la pietra e l'aveva testata sul
suo Pokèmon. In pochi giorni era diventato fortissimo e batteva uno sfidante
dopo l'altro- bevve la sua tazza- Però…non aveva tenuto conto degli effetti
collaterali, che questa pietra provoca. Infatti, non solo potenzia il proprio
Pokèmon, ma lo rende addirittura più aggressivo. E se si avventa su un Pokèmon,
è possibile che arrivi ad ucciderlo.
-Com'è successo a Misty!- disse Tracey.
-Ma cos'è successo a quest'allenatore?
-…è morto. Ucciso dal suo stesso Pokèmon.
Tutti tacquero.
-Dopo l'episodio, io e il mio collega abbiamo riportato il
risultato delle ricerche alla Lega Pokèmon, perché facessero qualcosa in
merito. Ma la Lega decise di lasciare così le cose e far sembrare tutto solo un
incidente. Nessuno doveva sapere cos'era successo.
-E il Pokèmon, che fine a fatto?- chiese Delia.
-Fu catturato dalla Lega e di lui non si seppe più niente- fece
una pausa- Pensavo che delle pietre nere non ce ne fosse più traccia. Mi
domando solo dove possa averla trovata.
-E' possibile che Jonathan abbia agito, conoscendo il potere
della pietra?- chiese Gary.
-Sì, è probabile.
Ci fu di nuovo silenzio. Ash strinse forte i pugni e si alzò
di scatto.
-Maledetto…- disse arrabbiato- questa me la paga!- e uscì dalla
casa.
-Aspetta Ash!- cercò di fermarlo Tracey, ma fu inutile.
Ash corse verso il centro Pokèmon, come un pazzo furioso.
Non sapeva e non capiva cosa gli succedeva…voleva solo
trovarsi faccia a faccia con quel Jonathan. Il resto sarebbe venuto da sé.
Una volta arrivato al centro Pokèmon, si rivolse
all'infermiera Joy.
-Infermiera Joy…per caso un certo Jonathan sta alloggiando qui?
-Sì, perché?
-Vorrei sapere il suo numero di camera.
-Mi dispiace, ma non posso dirtelo.
-Perché?
-E' questione di privacy. Posso solo lasciargli un messaggio,
se vuoi.
-Non c'è né bisogno, sono qui.
Ash si girò e s'incontrò con Jonathan.
Il ragazzo che aveva ridotto in quel modo Misty.
-Tu sei Jonathan?
-In persona…posso esserti utile?
-Tu…sei stato sleale!- Ash prese il ragazzo per la camicia.
-Mh?- poi guardò gli occhi d'Ash e sorrise- Capisco…sei un
amico di quella ragazza.
-Sì, e tu gli hai ucciso il suo Pokèmon!
-Io?- ridacchiò- Se mai, è stata lei. Quello era un incontro
Pokèmon e lei doveva sapere a cosa andava incontro.
-Sì, ma tu sei stato sleale!
-Che ci posso fare…non posso essere gentile con i deboli…-
sorrise con superbia- E' solo una fallita e un assassina.
Questo bastò per schioccare l'ultima scintilla ad Ash, che
gli tirò un pugno dritto in faccia.
Lui stesso non credeva a quello che aveva appena fatto. Ash
non era un tipo che picchiava le persone, anzi cercava di trovare un accordo
pacifico in un litigio.
Ma questa volta era diverso.
Jonathan cadde a terra e Joy corse ad aiutarlo.
-Ma cosa ti passa per la testa?!- lo rimproverò Joy- perché l'
hai fatto!
Jonathan si alzò lentamente. Del sangue gli stava colando
dal naso. Guardò il suo sangue e poi guardò la faccia infuriata d'Ash.
-Eh…- sorrise malignamente- Sembra che ci tieni molto a quella
lì.
-Sì, e non ti potrò perdonare per quello che hai detto! Misty
non è una fallita, né assassina! Ha agito come ogni allenatore si sarebbe
comportato. Se non fosse che tu hai barato!
-Barato? Che parola grossa…- si pulì il naso dal sangue-
Diciamo che ho solo dimostrato le mie doti d'allenatore.
-Perché…perché l' hai fatto? Perché hai voluto sfidare Misty,
conoscendo il potere del tuo Pokèmon!
-Misty è solo una cavia…mi serviva per testare l'efficacia del
potere del mio Pokèmon.
Ash si preparò per dargli un altro pugno, ma Joy si mise di
mezzo per fermarli.
-Non so di cosa state discutendo, ma questo non è un posto per
le vostre baruffe. Se proprio avete voglia di azzuffarvi, allora andatevene
fuori all'aperto.
-Non c'è né bisogno. Io torno in stanza- disse Jonathan.
-Aspetta…- disse Ash- Non ho ancora finito con te!
-Mi sta annoiando questa conversazione. Domani devo partire e
voglio andare a dormire presto.
-Hai idea delle conseguenze che porterà la pietra?
-No, e non mi interessa…quello che più m'importa è essere
forte.
Ash si mise davanti a lui e lo fissò serio.
-E' questo ciò che vuoi? Essere forte? Pensi che utilizzando
dei stratagemmi, tu diventi forte senza faticare? Credimi, la vera forza non è
quella che ti può dare la pietra…ma è l'amicizia con il tuo Pokèmon.
-Tzè, che assurdità…sei uguale come tutti gli altri- disse
ridacchiando- Amicizia? Ma non farmi ridere! I Pokèmon servono solo per
combattere!
-Sbagli, i Pokèmon non sono degli strumenti di lotta, ma degli
amici!
-Chi ha dei Pokèmon come amici, è solo un debole!- si
allontanò.
-Debole?!- Ash lo avrebbe volentieri raggiunto per fargliela
pagare, ma Joy lo trattene per una spalla- Perché?
-Dovresti tornare a casa, ragazzo- disse seria- Ormai si è
fatto tardi. E poi non otterresti niente, picchiandolo.
-Ma ha sentito cosa ha detto?
-Sì, e non mi è piaciuta una sola parola di quello che ha
detto…ma purtroppo, sono tanti gli allenatori che la pensano in questo modo-
disse amareggiata.
Ash stette in silenzio e accettò di tornare a casa.
Entrò in casa e Pikachu gli venne incontro.
-Ciao Pikachu, hai fatto buona guardia?- chiese sorridendo al
suo Pokèmon.
-Pika, pi!
-Bravo- lo accarezzo e passò vicino alla stanza dove stava
dormendo Misty.
Si fermò davanti alla porta chiusa, indeciso se entrare o
no.
Alzò la mano per bussare, ma si fermò con la mano in aria.
Forse sta dormendo- pensò Ash- Sarà meglio lasciarla
riposare.
Entrò in cucina per prendersi qualcosa da mangiare. Gli
altri se n'erano già andati e la casa aveva riacquistato la sua solita
tranquillità.
-Ash, sei tornato- disse la madre, entrando in cucina- Vuoi che
ti prepari qualcosa?
-Sì, grazie. Ho un po' di fame.
-Eh, quella c'è l' hai sempre- scherzò.
-Come sta?- si sedette a tavola.
-Intendi Misty? Al momento sta dormendo.
-Mh.
-C'è qualcosa che ti affligge, figliolo?- disse triste, mentre
si sedeva anche lei a tavola.
-Io…non so come comportarmi con Misty…- disse chinando la
testa- Lei…sta soffrendo.
-Sono sicura che se gli starai vicino, Misty si riprenderà
presto- gli sorrise.
-Lo spero…
Intanto al laboratorio del professore Oak, Gary era seduto
davanti alla finestra dello studio e scrutava fuori.
Tracey entrò nella stanza e guardò il ragazzo.
-Gary…sei ancora sveglio?
-…Sì, non riesco a prendere sonno.
-Mh, capisco, sei preoccupato per Misty, vero?- disse Tracey,
mentre si sedeva anche lui.
-Adesso Misty è con Ash…di sicuro lui potrà fare di più, di
quello che ho fatto io.
-Nonostante tutto, non puoi fare a meno di preoccuparti per
lei- disse sorridendo.
-Mh.
-E' stato molto gentile metterti da parte, per aiutare
Misty…conoscendo i suoi sentimenti per Ash.
-Non è questo il momento di fare della competizione.
-Già, ma a te non dispiace? In fondo, tu e Misty vi
frequentavate…
-Non posso affermare che mi faccia piacere. Voglio molto bene a
Misty…è per questo che ho preso questa decisione.
Tracey sorrise. Gary era cambiato dalla prima volta che
l'aveva conosciuto.
-Che cosa hai intenzione di fare a proposito di Jonathan?-
chiese, tornando serio.
-Se continua ad utilizzare quella pietra, non sarà un pericolo
solo per se stesso, ma anche per gli altri allenatori. Non si devono ripetere
situazioni simili a quella di Misty.
-Hai intenzioni di andare alla Lega?
-Sì…ci andrò con mio nonno.
-E se…non volessero ascoltare?
-In quel caso…- si alzò dalla sedia e guardò Tracey- …farò a
modo mio.
Misty aprì gli occhi e si guardò intorno. Sbatté più volte
le palpebre, prima di svegliarsi. La luce entrava nella stanza, riflettendosi
sui suoi capelli color arancione.
Con la luce del giorno, riconobbe la stanza. Guardò
l'orologio sul comodino, erano appena le otto del mattino.
Provò ad alzarsi dal letto, ma fece fatica anche solo a
muoversi. Si toccò la fronte e sentendosi calda, ricordò perché era lì, però
non ricordava come c'era arrivata.
Forse è stato Ash a portarmi qui- pensò Misty, mentre
continuava a guardare la stanza del ragazzo.
Non era cambiato quasi niente. I poster erano sempre lì
appesi, con accanto altri poster più recenti.
Per terra, accanto all'armadio c'era lo zaino di Ash. La
cerniera era aperta, Ash non aveva ancora svuotato del tutto lo zaino da quando
era arrivato a Pallet Town.
Si avvicino allo zaino e vide qualcosa fuoriuscire. Si chinò
e lo sfilò dallo zaino, scoprendo che si trattava di una foto.
Una foto che ritraeva lei e Ash alla fiera dei Pokèmon.
Guardò sbalordita la foto. Non ricordava neanche in che momento era stata
scattata. Forse le avevano scattato quella foto a sua insaputa.
Nella foto lei indossava un grazioso vestito. Era stata una
delle rare volte che l'aveva indossato. Aveva i capelli sciolti e guardava una
delle bancarelle alla fiera. Poco lontano c'era Brock, mentre tormentava
l'organizzatrice della fiera. Accanto a lei invece, c'era Ash. Anche lui
guardava le bancarelle e sorrideva.
Perché Ash si portava addietro questa foto?- si chiese
Misty.
Proprio in quel momento sentì bussare alla porta e rimise
via la foto.
-Misty, sono io- Delia aprì la porta- Oh, vedo che ti sei già
svegliata.
-Sì.
-Allora, come ti senti oggi?
-Mh, un po' debole.
-E' normale. Presto ti rimetterai in forma- sorrise- Ti ho
portato qualcosa da mangiare.
-La ringrazio…però non doveva disturbarsi.
-Nessun disturbo. Ho avvisato tua sorella che ti saresti
fermata da noi per qualche giorno, almeno finché non sarai guarita. Quindi non
preoccuparti.
-Ah- abbassò lo sguardo- ecco…
-Ash è uscito per una commissione- disse Delia, intuendo la
domanda della ragazza- Tra poco sarà di ritorno- appoggiò il vassoio sulla
scrivania- Nel frattempo mangia qualcosa, d'accordo?
Misty la guardò senza parlare.
-Bene, io torno alle mie faccende di casa. Se hai bisogno di
qualcosa, fammelo sapere, okey?
-D'accordo.
Delia aprì la porta e fece per uscire. Si fermò e chinò la
testa verso la ragazza.
-Sono contenta che tu sia qui- sorrise e chiuse la porta.
Misty guardò la porta dove era uscita la signora, poi tornò
a guardare la stanza.
-Brock, mi si è scucita la tasca del mio vestitino- disse
triste una bambina.
-Eh? Ma non te l'aveva cucito papà?
-Appunto…mi si è rotto di nuovo- spiegò la sorellina.
-Ahh- sospirò Brock- Perché non lo chiedi alla mamma? Io sto
cucinando.
-Glielo ho chiesto, ma ha detto che non poteva.
-E perché?
-Ha detto che aveva un incontro.
-Un incontro? In palestra?
-Sì…è arrivato uno strano tizio…e ha chiesto un incontro con il
capopalestra…e visto che tu stavi cucinando, la mamma ha preferito occuparsene
lei.
-Perché l' ha fatto?
-Fratello!- gridò un bambino, molto somigliante a lui, ma con
molti anni in meno.
-Che hai da gridare?
-Presto, corri! La mamma è in difficoltà!- disse con il fiato
corto.
-Che è successo?- Brock spense il fornello e si tolse il
grembiule.
Uscì di fretta dalla cucina e uscì dalla casa.
-Quel nuovo allenatore…ha messo in difficoltà la mamma- spiegò
il ragazzino.
-Mh…la mamma non è un tipo che si fa facilmente battere…deve
essere proprio bravo questo allenatore.
Brock aprì la porta della palestra e vide un ragazzo sulla
sua postazione, mentre guardava con soddisfazione l'incontro. Dall'altra parte,
c'era la madre, chinata a terra, mentre guardava il suo Pokèmon ferito.
-Mamma!- il ragazzino corse dalla donna- Va tutto bene?
-S- sì…- disse triste.
-Come va?- chiese Brock, chinandosi, per aiutare la donna.
-Brock…io…mi dispiace- chinò la testa.
-Cos'è successo?- chiese.
-Il mio Pokèmon ha ricevuto un grosso colpo…e adesso non è più
in grado di combattere.
-Perché hai voluto sfidarlo?- chiese adirato Brock.
-I- io…volevo solo dimostrarti di sapermi prendere cura della
palestra e della famiglia, in tua assenza…volevo dimostrati di essere
all'altezza di essere la moglie di tuo padre- disse in lacrime la donna.
Brock la guardò e chinò la testa dispiaciuto.
-Scusa…ho esagerato…ma tu non devi dimostrarmi niente. So che
se mio padre ha scelto te, è perché ti reputa una brava persona. E io mi fido
di lui- sorrise.
-Brock…
-Allora, è tutta qua la capacità del capopalestra di Peter
City?- disse il ragazzo, facendo una smorfia- Come sono caduti in basso, i
capopalestra di questa regione.
Brock guardò il ragazzo e si alzò in piedi.
-Il capopalestra di Peter City sono io!- disse arrabbiato- Tu
chi sei?
-Sono Jonathan…il futuro Pokèmon Master.
-Tzè, per essere un principiante, ti dai molte arie…anche se
sei riuscito a vincere una battaglia…non ti sarà facile vincere contro di me!-
poi notò una persona dietro a Jonathan, aveva in mano una telecamera e stava
filmando- E lui?
-Oh…solo un amico…sta riprendendo la mia sicura vittoria- disse
sorridendo.
-Non credi di starmi sottovalutando?
-No, sono sicuro di poterti battere in pochi minuti.
-D'accordo, adesso vedremo…iniziamo!
Nel frattempo, poco distante da lì, nel corridoio della
palestra, un telefono stava squillando insistentemente.
Anteprima: Jonathan e Brock si preparano alla sfida, chi
avrà la meglio? Potrà Brock fermare Jonathan o subirà la stessa sorte di Misty?
Tracey riuscirà ad avvertire in tempo Brock? E Misty, cosa avrà intenzione di
fare?
Questo e altro nella prossima puntata! Non mancate!
Eccomi qua, con un altro capitolo…allora come vi sembra? ^-^
Per qualsiasi chiarimento, fatemelo sapere, okey?
Ah, per chi se lo chiedesse…in una puntata di Pokèmon Hoso
(sono puntate speciali), si vede una donna che diventerà la futura madre di
Brock (o almeno, io ho capito questo), ma non mi ricordo il nome.
D'un tratto si fermò e si chinò, appoggiando le mani alle
gambe, per prendere fiato.
Da quanto stava correndo?
Non da tanto…ma allora perché era già così stanca?
Che ultimamente si fosse poco mossa da casa e che non fosse
più abituata a correre in quella maniera?
Prese di nuovo fiato.
No, non era quello.
Si sentiva accaldata.
Si toccò la fronte…sì, probabilmente aveva ancora un po' di
febbre.
Si raddrizzò e continuò a correre.
Non poteva fermarsi adesso…non poteva permettere che quel
ragazzo facesse soffrire un suo amico.
Barcollò un po' e si appoggiò al tronco di un albero. La
vista gli si stava annebbiando.
C'è l'avrebbe fatta ad arrivare in tempo?
Chiuse gli occhi.
Cos'era successo? Cos'era successo in quei anni che
l'avevano resa così debole?
Pensò alle persone che aveva fatto preoccupare per il suo
stato d'animo…le sorelle, Gary, Tracey, il prof. Oak, la signora Delia…e Ash.
-Ash…- sussurrò.
-Guarda, Misty…quello non è Ash?
Misty si avvicinò al televisore in sala, dove era seduta la
sorella Lily sul divano.
-Sì, è lui- disse Misty, guardando meglio.
Nello schermo c'era Ash, con Brock, Haruka e Masato.
-E' uno dei partecipanti al torneo Hoenn. Non è magnifico?
-Sì- sorrise e si sedette anche lei sul divano.
-Ash non ti ha avvertita che avrebbe partecipato?
Misty chinò la testa.
-No, ultimamente non l' ho più sentito- alzò la testa, cercando di
sorridere- Del resto è naturale, sarà troppo preso dagli incontri. Desidera più
di ogni altra cosa, diventare un bravo allenatore di Pokèmon.
-Mh…il suo sogno è così importante, da perdere i contatti con i suoi
amici?- disse Lily, guardando lo schermo- Contano così poco per lui gli amici?
-Non è come sembra- disse Misty guardando la sorella- Ash tiene molto ai
suoi amici. E' una brava persona e ha un gran cuore- guardò la tivù- Sono
sicura che prima o poi si farà sentire…non può essersi dimenticato di me…-
l'ultima frase la disse con un tono triste.
Lily la guardò e poi prese il suo bicchiere d'aranciata.
-Certo che non ti capisco…- bevve la sua bibita- solo qualche anno fa non
facevate che litigare e adesso ne parli così bene? Senza contare che lui non si
è fatto più sentire con te. Come puoi avere fiducia in lui?
Misty sorrise alla sorella.
-Tu non puoi capire…Ash e io, ne abbiamo passate di tutti i colori e
questo ci ha reso più affiatati…per questo non può essersi dimenticato di me e
un giorno…sono sicura che tornerà.
Aprì gli occhi. Aveva le lacrime agli occhi.
Com'era successo? Non si era accorta che stava piangendo. E
poi per che cosa?
Si pulì gli occhi con un fazzoletto.
Forse era solo la febbre, che le faceva venire i lacrimoni.
-Forza Misty, non puoi arrenderti proprio adesso…- si staccò dall'albero
e riprese a correre.
-Accidenti, non risponde nessuno- disse il prof. Oak, con in mano la
cornetta del telefono.
-Forse non sentono- disse Tracey.
-O forse sono troppo impegnati per sentire- disse Gary.
-Questo non promette niente di buono- disse il prof Oak pensieroso.
-Crede che sia il caso di andare anche noi lì?- chiese Tracey.
-Mhh…non saprei, Pewter City è lontana da qui…e il nostro aiuto non credo
che servirà adesso.
-Credo che sia venuto il momento di agire- disse Gary, alzandosi dal
divano.
-Che intendi dire?- chiese Tracey incuriosito.
-Andrò dai tizi della Lega Pokèmon.
-Ma come, adesso? Brock e
Misty...
-Ci penserà Ash a questo, ora noi non possiamo fare altro che informare
la Lega di quello che sta succedendo.
-Sì, però…
-Io mi fido di Ash- disse Gary sorridendo- Adesso che è tornato, posso
essere sicuro che si prenderà cura di Misty- si avviò verso la porta dell'ingresso.
-Aspetta Gary, vengo con te- disse Oak, guardando il nipote- Sono sicuro
che con me, quelli della Lega ci riceveranno.
-Ma prof. Oak…ne è sicuro?- disse Tracey preoccupato.
-Sì…nel frattempo, tu prova a fare un altro tentativo con Brock, ok?
Ash continuò a correre, con Pikachu che lo seguiva.
Correva con tutte le sue forze.
Aveva paura…aveva paura per Misty, che non era ancora
guarita e per Brock, che si doveva scontrare con Jonathan.
-Perché Misty si è alzata dal letto?- chiese- Era ancora debole!
-Pika!
-Lo so Pikachu, che Misty vuole solo aiutare Brock…ma nelle sue condizioni…spero
solo che non le sia successo niente. E lo stesso spero per Brock.
-Ash?- lo chiamò Brock- Che stai facendo ancora qui?- chiese.
Ash sussultò e si girò verso l'amico.
-Eh, niente- sorrise.
-Ah, sì? E allora mi vuoi spiegare perché sei davanti ad una cabina
telefonica?
-Ecco…non sapevo se chiamare mia madre…
-Ma se l' hai appena chiamata ieri.
-Appunto, ieri era un altro giorno…e magari adesso è in pensiero per me.
Brock inarcò le sopracciglia.
-Tua madre sa che stai bene. Non ha mai avuto bisogno che tu la chiamassi
tutti i giorni.
-Eh, ma tu non conosci mia madre…si preoccupa per niente- disse cercando
di essere convincente.
Brock si appoggiò alla parete.
-Non è che avevi intenzione di chiamare qualcun altro? O
meglio…qualcun'altra?
-Che insinui?- disse nervoso.
-Ogni volta che ci fermiamo in un centro Pokèmon, ti trovo sempre davanti
ad una cabina telefonica…ma non ti ho mai visto alzare la cornetta. Perché una
buona volta non ti decidi a chiamarla?
-Eh? Non capisco cosa stai dicendo…- distolse lo sguardo altrove.
-Sì, che lo sai…- incrociò le braccia- Perché non la chiami? Sono sicuro
che aspetterà impaziente la tua chiamata.
-Dici?- guardò il telefono verde- Non so…
-Da quanto tempo non ti fai sentire con Misty?
Ash rimase un po' a pensarci.
-Mh…Da quando Togetic se n'è andato.
-Che cosa?!- esclamò il ragazzo dalla carnagione scura.
-Ehm…è che non avevo tempo…sai, i tornei e…
-Non credevo che una telefonata portasse via così tanto tempo ai tuoi
incontri- disse Brock sarcastico.
Ash rimase in silenzio.
-Non capisci…ormai è passato così tanto tempo…probabilmente sarà troppo
presa con la palestra e non avrà tempo da perdere con me.
Brock si mise a ridere.
-E adesso perché ridi?!- chiese offeso Ash.
-Scusami, però mi fai troppo ridere. Insomma, siete amici e ti fai tutti
questi problemi? Non sembri il solito Ash, il ragazzo sicuro di sé.
-Io non lo sono mai stato- disse triste- Cerco solo di sembrarlo.
-Mh…però non capisco, perché ti fai così problemi solamente per
chiamarla…non è che c'è sotto qualcos'altro?- chiese Brock.
-N- no…cosa dovrei nascondere?- disse agitato.
-Non lo so…ma quale sarebbe allora il motivo che ti rende così nervoso,
ogni volta che devi chiamarla?
-Io non sono nervoso!- disse offeso.
-Certo, e io sono il marito di Joy…Ash è chiaro come il sole che qualcosa
ti preoccupa- Brock si avvicinò al ragazzo- Ash, sii sincero…cosa provi per
Misty?
-…- rimase silenzioso- Non lo so…sento solo la sua mancanza…
-Allora perché non la chiami?
Ash guardò
Brock.
-Se sapessi il motivo, non starei qui impalato davanti ad un telefono-
disse con ironia.
-Ash, Brock, che fate lì?- chiesero Masato e Haruka, da lontano-
Muovetevi o non arriveremo entro stasera alla prossima palestra.
-D'accordo, arriviamo- disse Ash.
-Aspetta Ash…e la chiamata?
-La chiamerò più tardi…- corse verso Masato e Haruka.
Ash continuò a correre.
Ancora oggi…- pensò Ash-…non so cosa provo per lei.
-E questa sarebbe tutta forza del tuo Pokèmon? Un po' deludente, sai?-
disse Jonathan.
-Unf, sappi che siamo solo all'inizio…- disse Brock serio.
-Bah, credo che entro qualche minuto avrò già vinto- disse annoiato- Non
c'è gusto a vincere contro un avversario così debole.
-Debole?!- disse adirato il fratellino di Brock- Mio fratello non è
debole, razza di…mhhh!
-No, no- disse la donna, tappandogli la bocca- Non ci si deve mettere al
suo livello.
-Ah, ah, ah- rise- Questa poi…un nanerottolo che vuole aiutare suo
fratello…dove andremo a finire, ora?
-Falla finita!- disse arrabbiato Brock- Vedi di non montarti la testa,
che presto ti farò rimangiare le tue parole!
-Oh, parli come se fossi sicuro di vincere…sei un illuso come quell'altra
capopalestra.
-Come?
-Ma sì…come si chiama quella frana?- ci pensò su- Ah, già…il suo nome è
Misty.
-Misty? Hai sfidato Misty?
-Sì, poverina- fece finta di essere triste- non è certo colpa sua se ha
ucciso il suo Pokèmon…
-C- come…?- fece Brock scioccato- Che diamine stai dicendo! Misty non lo
farebbe mai!
-Ah, e così tu la conosci? Beh, si vede che ti è sfuggito un piccolo
particolare su di lei…è solo un egoista che pensa solo a se stessa.
-Maledetto…- Brock strinse i pugni- Non so cosa mi trattenga a prenderti
a pugni!
-Pensi di farmi paura? Ti ricordo che se oserai alzarmi le mani, il mio
amico- indicò la persona dietro di lui, con la telecamera- filmerà tutto. Oh,
sarebbe troppo imbarazzante che un capopalestra se la prenda con uno sfidante,
no?
-Mh…- Brock strinse le labbra, per contenere la sua rabbia- Onix, vai!-
diede il via al Pokèmon- Facciamo vedere a questo presuntuoso, chi siamo noi!
-Eh, eh.
Nel frattempo, una bambina si avvicinò al telefono che
continuava a squillare.
-Pronto? Questa è palestra di Pewter City…per fissare degli incontri, è
preferibile che si presenti e…come, mio fratello? No, non c'è in casa…ma scusi,
lei chi è? Ah, un amico di mio fratello? Come dice? Sì, è in palestra,
ma…cosa?!
Misty scorse da lontano la palestra di Pewter City.
-Bene, sono arrivata finalmente- disse la ragazza, fermandosi a prendere
fiato- Spero di essere in tempo a…- all'improvviso si sentì mancare e lentamente
si lasciò cadere a terra.
Ma non toccò per terra. No, qualcosa l'aveva protetta dal
suolo. Ma cos'era? Foglie? Cespuglio?
Misty tentò di restare con gli occhi aperti, nonostante la
febbre le stesse prendendo tutte le sue forze.
Solo qualche istante dopo, si accorse che quel qualcosa, era
una persona.
-Misty, tutto bene?
-…Ash?- il ragazzo l'aveva afferrata tra le sue braccia, giusto in tempo
prima che cadesse a terra.
-Perché ti sei alzata dal letto? Lo sai che non sei ancora guarita!-
disse in tono di rimprovero, ma anche molto sollevato di averla trovata.
-Ash, io…- poi si ricordò il motivo per cui era lì e tentò di alzarsi in
piedi.
-Che ti prende?
-Brock…Brock è in pericolo…- disse debolmente.
-Sì, lo so…ma tu non ti puoi muovere. Quindi rimani qui, mentre io vado
alla palestra.
-No, io…- chinò il capo triste-…Sì, forse hai ragione…in questo momento
non posso essere d'aiuto a Brock.
Si sentì un esplosione.
-Cos'è stato?- chiese Misty, guardando il posto da dove veniva il fumo.
-Viene dalla palestra!- disse Ash preoccupato e corsea controllare- Brock!- gridò, una volta
entrato- Brock, dove sei?
Il fumo causato dall'esplosione, impediva di vedere dentro
la palestra.
-Chi è…?- disse una debole voce di un ragazzino- Qualcuno ci aiuti…
Ash si fece strada in quel fumo e rintracciò la voce del
ragazzino. Lo riconobbe, anche se non c'era buona visibilità.
-Tu sei il fratello minore di Brock?
-Sì…per favore, aiutaci…mio fratello e mia madre si trovano sotto quel
mucchio di rocce.
-Subito- prese una Pokèball e chiamò un Pokèmon in grado di spostare le
macerie.
In pochi minuti, ebbe finito.
-Brock…tutto bene?- chiese Ash, avvicinandosi al corpo steso del ragazzo.
-…io…che è successo?- chiese confuso.
-C'è stata un esplosione.
-Ah, la mamma!- disse agitato Brock, guardandosi intorno.
-Sta bene, è solo svenuta. Per fortuna che l' hai protetta tu.
-Bene…adesso posso stare tranquillo- chiuse gli occhi e si accasciò al
suolo.
-E' stato un gioco da ragazzi...in fondo il livello dei capopalestra di
Kanto, non è alto- disse Jonathan, guardando la sua sfera Pokè.
-Jonathan, non credi che gli sarebbe potuto succedere qualcosa di grave?
Forse hai esagerato…- chiese il ragazzo con la telecamera.
-Ehi, chi ti ha dato il permesso di dire cosa devo fare!- disse Jonathan
arrabbiato- I patti erano chiari…tu volevi uno scoop, no? Ed ho mantenuto la
promessa. E non sta a te dire come devo agire!
-D'accordo…- disse con voce bassa- Io ho finito con la registrazione…vado
a montarla nel mio studio, okey?
-Sì- sorrise soddisfatto.
Il ragazzo si allontanò e Jonathan rimase a fissare la sua
sfera Pokè.
-Eh, mio caro. Siamo solo agli inizi. E adesso tocca al prossimo
capopalestra.
-Non ti sembra di correre troppo in fretta?
Jonathan si girò di scatto e accanto ad un albero, c'era una
ragazza.
-Oh…sei tu- sorrise- Misty, vero?
La ragazza lo fissò seriamente.
-Sei venuta per una rivincita?- chiese divertito- Ma se non ti reggi
neanche in piedi. E poi, non ho tempo da perdere con dei perdenti- incominciò
ad allontanarsi, passandole vicino.
-…sarò anche debole, ma tu lo sei più di me- disse seria, senza voltarsi.
-Come?!- si bloccò.
-Sei solo un vigliacco che non affronta gli avversari con le proprie
forze! Solo un verme come te poteva ricorrere a dei mezzi poco puliti- girò lo
sguardo su di lui.
-Tu…non sai contro chi ti stai mettendo!- disse, avvicinandosi minacciosamente
a Misty.
-Oh, certo che lo so…non vedo che un bambino che ha paura di perdere. E
pur di non rimanere indietro, ha utilizzato il suo Pokèmon come cavia, senza
chiedersi cosa fosse meglio per lui. Sei solo accecato dall'illusione di
vincere!
-Adesso basta!- l'afferrò per il collo- Chi si mette in mezzo alla mia
strada, fa una brutta fine!
-Eh…cosa ti è successo…come mai sei nervoso?- disse Misty con una
smorfia, sforzandosi di allentare la presa di Jonathan- Non è che te ne sei
accorto anche tu?
-Zitta!- gridò- Maledetta, era meglio che tu fossi morta con il tuo
inutile Pokèmon!
-Sempre meglio morire con dignità, che vivere da vigliacchi come te!-
disse Misty, cercando di sembrare impassibile, ma la realtà è che aveva paura.
Gli occhi di Jonathan, non sembravano di un normale ragazzo, ma di un mostro.
La presa di Jonathan, non demordeva. Nonostante lei fosse
più grande di lui, non riusciva a liberarsi il collo.
E' perché sono debole…- pensò Misty- non riuscirò a
resistere a lungo. Ash…Ash,
aiutami!
Un fulmine passò vicino a Misty e andò a finire sul ragazzo,
facendolo cadere a terra per la scossa ricevuta.
Misty finalmente libera dalla presa di Jonathan,
indietreggiò cercando un appiglio per non cadere.
E lo trovò.
Si girò e s'incontrò nuovamente con il viso di Ash.
-Va tutto bene?
-Sì…- disse debolmente- grazie- Poi chiuse gli occhi per la stanchezza.
Ash la prese tra le sue braccia e la sollevò.
-E così…è arrivato il principe azzurro…- disse Jonathan ancora a terra e
con lo sguardo rivolto al cielo.
Ash non rispose e incominciò ad incamminarsi, con Misty in
braccio.
-Dove pensi di andare? Noi due non abbiamo ancora finito- disse Jonathan.
-Adesso non ho tempo da perdere con te- disse serio, senza girarsi a
guardarlo- La salute dei miei amici ha la priorità su tutto. Ma appena finirò
con loro…giuro che ti cercherò dovunque tu sia e te la farò pagare. Dovesse
costarmi la vita.
Jonathan rimase in silenzio, sbalordito. Poi scoppiò in una
risata.
-Assurdo…e tutto questo per i tuoi amici?- lentamente si alzò da terra-
Per te sono così importanti? Ma non farmi ridere! Per te non sono altro che
degli oggetti per farti bello davanti agli altri, per sentirti acclamato. Ma
appena non ne avrai più bisogno, li butterai via. Non sei diverso dagli altri e
da me.
Ash girò un po’ la testa e lo guardò seriamente.
-Se pensi questo…allora sei davvero solo.
Jonathan si alzò di scatto e lo guardò furioso.
-Stai solo dicendo delle menzogne! Io non sono solo, c'è tanta gente che
mi acclama, che mi vuole! E non appena otterrò il titolo di Pokèmon master, sarò
ancora più famoso e con tanta gente appresso!
-Pensi che le sfide con i Pokèmon, siano solo un mezzo per ottenere
popolarità?- girò la testa- Quella pietra ti potrà anche rendere famoso, ma non
potrà mai darti quello che stai cercando davvero- si allontanò.
-Sei…sei solo un maledetto bugiardo! Non vedo l'ora di scontrarmi con te
e farti rimangiare le tue parole!
Ash non gli diede retta e si allontanò con Misty. Jonathan
lo guardò e poi chinò la testa con lo sguardo sul terreno. I ciuffi dei
capelli, gli coprivano il volto.
Anteprima: Neanche Brock è riuscito a fermare Jonathan, ma
già qualche incertezza si fa strada nel ragazzo. Mentre Gary si scontrerà con
la Lega Pokèmon. Come reagirà la Lega? E che segreto nascondono?
Questo e altro nella prossima puntata! Non mancate!
Saaalve! Eh, eh…scusate davvero il tremendo
ritardo…ultimamente ero troppo presa con il mio sitoe non avevo tempo per scrivere fiction. Ah, nel caso qualcuno
volesse farci un salto, l'url è: www.berrylove.org
In ogni caso, adesso mi impegnerò a terminare le fiction!
(è_é)
-Brendan, sei sicuro di quello che fai?- chiese una ragazzina
dai capelli color nero e due ciocche color blu e biondo.
-Sicuro- rispose deciso il ragazzino, mentre studiava bene
l’avversario che aveva davanti.
Si sistemò la fascia verde che aveva tra i capelli color
bianco argentato e sorrise.
-Sarà, però…- la ragazzina guardava preoccupata il compagno di
viaggio. Non capiva perché quel ragazzo, che era apparso all’improvviso, le
dava una brutta sensazione- Stai attento.
-Ti stai preoccupando per niente Miriam. Io e i miei Pokèmon
abbiamo fatto dei grossi progressi.
-Non è questo…
-Eh, oggi ho proprio voglia di darci dentro- disse
l’avversario, mentre nel suo viso le labbra si allungavano in un sorriso
divertito- Ho deciso di lasciare la prima mossa a te. C’è poco divertimento a
farti fuori subito.
-Unf, non so chi ti credi di essere, ma…- il ragazzo fece
uscire il suo pokèmon dalla sfera- Io e il mio pokèmon, siamo imbattibili.
-Mh? Che pokèmon è quello?- aprì il suo pokèdex- Un Abusoru…credevo
che fossero ormai estinti- chiuse il pokèdex- meglio così. Vediamo di cosa è
capace il tuo Pokèmon.
-D’accordo, adesso dovrai tenere il braccio ingessato per
almeno un mese…- disse un uomo, mentre sistemava la benda tra la spalla e il
braccio del ragazzo.
-Mh, va bene- fece cenno di sì.
Le persone presenti, guardarono preoccupati il ragazzo dalla
carnagione scura.
-Ora io vado- l’uomo con il camice bianco, si alzò dalla sedia
e facendo un cenno di saluto ai due adulti presenti, uscì dalla stanza.
-Brock, come ti senti?- chiese Ash triste.
-Sto bene Ash, è solo una semplice frattura- disse lui
sorridendo- Guarirò in fretta.
-Ci hai fatto prendere un gran bello spavento- disse il
fratello.
-Già, per fortuna hai un corpo robusto- disse la donna.
-Merito mio, ha preso tutto da me- disse fiero l’uomo.
-Tranne il carattere, al contrario di te Brock ha carattere da
vendere- disse la donna in tono di rimprovero.
L’uomo si rintanò in un angolino a piagnucolare.
-Ecco da chi ha preso…- disse Ash ricordando di aver visto la
stessa scena con Brock.
-Per fortuna Brock non è il tipo da andare dietro alla prima
ragazza che vede.
Calò il silenzio nella stanza, mentre la donna si guardava
intorno, non capendo cosa aveva detto di sbagliato, Ash che ridacchiava di
nascosto e Brock che sorrideva con la gocciolina sulla fronte.
-Vieni, ti sistemo, la fasciatura- la donna si sedette sul
letto del ragazzo.
-Ahi, ahi- si lamentò il ragazzo.
-Su, su, un ometto come te non può frignare per così poco-
disse la donna, mentre gli fasciava il braccio.
-D’accordo, però sii delicata. Non sono un pupazzo.
-I pupazzi che utilizzo per esercitarmi come infermiera, si
lamentano meno di te.
-Ci credo, non possono lamentarsi…ahi!
-Oh, scusa- disse fingendosi sbadata, mentre stringeva forse il
braccio di lui.
-Ti conviene non prendere in giro tua madre- disse il padre del
ragazzo e si avvicinò a lui- Non sai quanto può essere pericolosa, se ti burli
di lei.
-Cosa?!- disse offesa la donna e lanciando un occhiata
risentita al marito.
Il ragazzo dai capelli color nero corvino che stava in
piedi, ridacchio divertito dalla scena. Erano così buffi insieme. Ed era la
prima volta che vedeva Brock circondato da persone più grandi di lui.
In tutti quei anni che avevano viaggiato insieme, si era
comportato come la persona più matura del gruppo. Si era sempre occupato di lui
e dei Pokèmon, era come un fratello maggiore. Ma forse era per quello che
nessuno lo vedeva come un semplice ragazzo, a cui i grandi avevano smesso di
occuparsi di lui.
Però ora lui aveva intorno una famiglia unita, quello che
aveva sempre desiderato e cercato.
Era felice per il suo amico.
-Mi dispiace figliolo…non sono riuscita a rendere onore alla
palestra- disse la donna, con le lacrime agli occhi- Io volevo solo
aiutarti…volevo dimostrarti di sapermi prendere cura di tutti voi.
Brock la guardò con commozione.
-Lo so…non ti devi scusare. Io lo so che ti impegnata e te ne
sono grato. Ma davvero, non devi dimostrare niente. A me va bene come sei…
-Ha ragione, cara- l’uomo accanto a lei, gli accinse il braccio
intorno- Sei perfetta così come sei. E noi tutti ti vogliamo bene.
La donna sorrise contenta e sollevata.
-Ora io vado, devo occuparmi dell’altra paziente…- la donna si
alzò in piedi- Ormai si sarà svegliata.
Ash sembrò sussultare leggermente e abbassare lo sguardo,
cosa che non sfuggì a Brock.
-Bene, anche noi andiamo. Vi lasciamo parlare con tranquillità-
disse l’uomo, uscendo con la donna e il figlio minore.
Una volta chiusa la porta, Brock si rivolse ad Ash. Il
ragazzo alzò lo sguardo e guardò l’amico con un po’ d’ansia. Sapeva che Brock
avrebbe preteso da lui qualche spiegazione.
-Ho l’impressione che ci siano molte cose che non so…- disse
Brock- Ma prima dimmi, come sta Misty? E’ vero quello che diceva
quell’allenatore?
Ash abbassò lo sguardo.
-…capisco- disse Brock, intuendo dal silenzio dell’amico- Però
sono sicuro che ci sarà una spiegazione logica.
Misty aprì gli occhi. Si guardò intorno smarrita, ancora una
volta si trovava in una stanza che non era la sua. La porta si aprì ed entrò
una bambina.
-Come va? Ti senti meglio ora?
Misty la guardò confusa. Non ricordava di averla vista da
qualche parte, pero quei lineamenti del viso erano così simili a una persona di
sua conoscenza.
-Oh, scusa, non mi sono presentata…sono la sorella di Brock.
-…Oh- disse Misty sorpresa e ricordando all’improvviso perché
stesse lì- Brock…Brock, come sta?
-Mh…si è fratturato il braccio, ma il dottore ha detto che si
rimetterà in forma in fretta.
Misty abbassò lo sguardo triste. Era successo di nuovo,
qualcun altro aveva sofferto per colpa di quell’allenatore. E lei, non era
riuscita ad impedirlo.
La bambina notò il suo sguardo e si sedette sul letto.
-Qualcosa non va?
-Io…- alzò lo sguardo, ma poi si zittì- No, niente.
-Mio fratello mi ha parlato di te…anche tu sei un capopalestra,
no? E’ difficile stare dietro ad una palestra, vero?
La ragazza ascoltando quelle parole, strinse forte le
lenzuola.
Capopalestra…si poteva ancora definire tale?
-Però, nonostante le difficoltà, si è soddisfatti di quello che
si è fatto con tanta fatica- la bambina sorrise- Lo vedo nei volti stanchi, ma
felici di mio fratello e dei miei genitori. Ci mettono anima e corpo in quello
che fanno.
Misty non seppe cosa dire.
-E’ sorprendente quel ragazzo, sai?- disse la bambina.
-Chi?
-Il vostro amico…quel ragazzo, Ash se non sbaglio.
-Ash…
-Sì, sì, è davvero forte sai? E’ venuto in soccorso di mio
fratello e ti ha portato fin qui in braccio.
-Ah…già- ricordò con brivido la scena con Jonathan.
-Bene, ora scendo giù. Quando te la senti, scendi anche tu.
-Mh- fece cenno di sì e la bambina uscì dalla stanza.
La ragazza si alzò dal letto e guardò fuori dalla finestra.
Ancora una volta si sentiva mortificata per l’accaduto. Che faccia avrebbe
fatto davanti al suo amico Brock? Sicuramente era stato messo al corrente
dell’accaduto alla sua palestra.
Si strinse le mani.
Non sapeva come comportarsi. Ma non poteva nascondersi per
sempre.
Qualcuno bussò alla porta.
-Oh, e così ti sei svegliata…- la madre di Brock entrò dentro
la stanza- mia figlia mi aveva avvertito. Spero che non ti abbia disturbato.
-No, no- scosse la testa.
-Come va, la febbre è passata?- appoggiò la mano sulla fronte
della ragazza- Bene, sembra che ormai la febbre sia calata.
Misty non disse niente.
-Sei silenziosa, eh? Se ti stai preoccupando per Brock, lui sta
bene.
Misty continuò a stare in silenzio. La donna guardò la
ragazza che continuava a sviare il suo sguardo.
-Mio figlio è davvero fortunato- disse la donna sorridendo.
La ragazza la guardò.
-Sì, Brock ha degli amici che gli vogliono bene. Sia Ash che tu
siete accorsi in suo aiuto. Nonostante non stessi bene, hai voluto venire da
Brock…- la guardò- E di questo ti sono grata.
Misty abbassò lo sguardo.
-Io…io non riuscita a fare niente…per impedire che lui…
-Sono ben poche le persone che arriverebbero a fare simili
sacrifici per gli amici. E anche se non sei riuscita nel tuo intento, ci hai
messo impegno. E questo è bello, significa che hai a cuore i tuoi amici.
-Mh…capisco, un bel problema…non ero a conoscenza
dell’accaduto.
-Eravamo in un altro continente- disse Ash- Le notizie arrivano
tardi.
-Misty deve essersi sentita molto male…
-Sì. Ma da quanto mi hanno detto, Gary le è stato vicino.
-Gary? Proprio lui.
-Già, sembra che siano diventati buoni amici.
-E questo ti crea qualche fastidio?- chiese Brock, alzando il
sopraciglio, come di solito fa quando vuole approfondire.
-No, no- scosse la testa- no…non credo.
-Sembri poco convinto.
-E’ che…- disse incerto-…non lo so.
“Io e Misty ci stiamo frequentando”
Le parole di Gary gli tornarono in mente.
-Forse temi che Gary sia diventato più importante di te? Che
abbia avuto un ruolo più decisivo nella situazione?
“Io non ho bisogno di te”
Ash stette in silenzio. Le parole dette da Misty gli
facevano ancora star male.
-Ash, sei geloso?
Il ragazzo sussultò alla parola “gelosia”.
-No- si affrettò a dire- Ma, ecco…Misty è nostra amica…-
abbassò lo sguardo- Mi sembra così assurdo che la persona che l’abbia aiutata,
sia proprio Gary. Posso capire Tracey, ma Gary…
-L’importante è che Misty non sia stata sola. Chi sia stato non
importa, non credi?
-Mh…sì- disse triste, anche se non si dava pace.
-Beh, allora…perché sei ancora qui?- Brock incrociò le braccia,
o meglio tentò.
-Come?- Ash lo guardò senza capire.
-Misty si trova nell’altra stanza, sono successe tante cose e
tu ancora non sei andato a parlarle.
-Ma…io non so…
-Ash, smetti con questa indecisione. Si tratta solo di andare a
vedere come sta. Lo so che stai morendo dalla voglia di vederla, ma che hai
paura di affrontarla. Hai intenzione di rimanere lì impalato e scappare da
lei…ancora una volta?
Ash guardò l’amico.
-…no.
-Bene, allora vai.
-Eh, tu…
-Tranquillo, non mi succederà niente anche se mi riposo un po’-
disse in tono scherzoso.
-Mh, d’accordo- Ash uscì dalla stanza.
La porta si chiuse e Brock tirò un sospirò, mentre
distendeva la schiena sul letto.
-E così torni a Cerulean City- disse Brock alla ragazza che
stava sistemando il contenuto di una borsa.
-Già, lo sai come sono le mie sorelle…- disse lei alzando le
spalle in segno di rassegnazione.
-Però sembra che la cosa non ti dia fastidio come le altre
volte.
Misty stette in silenzio e poi alzò lo sguardo al cielo.
-Brock…non so come spiegartelo. La prima volta che le mie
sorelle mi hanno costretta a tornare a casa, ero davvero triste. Mi ero
abituata a viaggiare con voi ed era divertente conoscere nuovi posti. Poi una
volta tornata alla palestra…è successo una cosa curiosa. Pensavo che me la
sarei presa con le mie sorelle per avermi affidato la palestra, però non è
stato così…e me ne sono resa conto venendovi a trovare.
Brock la guardò incuriosito. Misty si girò verso Brock e
sorrise emozionata.
-…a me piace fare la capopalestra. Mi piace prendermi cura
della palestra e fare incontri di pokèmon. Certo, non posso negare che mi
piaccia molto anche viaggiare, però è differente. Quello è il mio posto e sento
che stando lontana dalla palestra, mi rattristo.
Il ragazzo sorrise dolcemente. L’espressione nel volto
dell’amica, era così raggiante ed emozionante.
-Capisco cosa vuoi dirmi.
Misty lo guardò e contraccambiò il sorriso. Era certa che
Brock avrebbe capito. In fondo, anche lui era un capopalestra.
-Ne hai parlato ad Ash? Intendo dire, della tua decisione di
rimanere alla palestra.
La ragazza rimase sorpresa dalla domanda, poi sospirò.
-Ora è tutto concentrato sul torneo…non voglio distrarlo dai
suoi pensieri.
-Però…
-Va bene così, Brock- disse Misty, mentre chiudeva la cerniera-
Ti chiedo solo di continuare a controllare che non si cacci nei guai.
-Certo- fece cenno di sì.
Misty sorrise e prese la sua borsa, che aveva terminato di
preparare.
-Bene, allora lo affido a te. Un giorno ci rincontreremo…e vi
farò vedere che brava capopalestra sono diventata- sorrise felice.
Un sorriso semplice, ma pieno di speranze. Un sorriso che
Brock conservò nel suo cuore, per quando si sarebbero incrociati di nuovo.
Ma quel giorno non poteva sapere come si sarebbe svolti i
fatti e di come un sogno si sarebbe trasformato in un incubo.
Tutto nero, macerie e desolazione. Lo scenario che le si
presentava davanti, non era certo dei migliori.
La ragazza dai capelli color arancio se ne stava in piedi a
pochi metri dalla pedana dove capopalestra e sfidante si contendevano l’esito
della battaglia. Ora era solo un grosso cumulo di macerie, dove a malapena si
distingueva il tracciato della pedana.
Lo stesso scenario di mesi fa. Trasmetteva la stessa
tristezza. E lei, ancora una volta, davanti a tutto quello. E il suo sguardo
serio, rifletteva l’angoscia che ancora si portava dietro. Qualcosa che era
impossibile cancellare.
Sentì dei passi di qualcuno che si stava avvicinando dietro
di lei.
-Tutto bene Misty?- la voce del ragazzo era preoccupata e
guardava con tristezza la ragazza davanti a lui.
“Tutto bene?” La solita domanda. Ripetuta all’infinito da
quel triste avvenimento. Quel giorno in cui tutto le era crollato addosso il
mondo.
“Tutto bene?” La solita domanda. Perché le facevano sempre
la solita domanda? Non era abbastanza evidente?
“Tutto bene?” Gliel’avevano chiesto in tanti. Le sorelle,
Tracey, il dottore, il professore Oak, Gary…e aveva dato sempre la medesima
risposta.
-La vita va avanti, no?- si girò per guardarlo e abbozzò un
sorriso, un sorriso molto sforzato.
Ash continuò a guardarla con preoccupazione, nonostante il
suo sorriso che sembrava dirgli “va tutto bene, non preoccuparti”. Sentiva che
nel suo tono c’era qualcosa che ancora la tormentava.
-Mist…
-Brock ha bisogno di noi, adesso- disse Misty, interrompendo il
ragazzo.
-Sì…però- disse incerto.
-La febbre mi è passata e più tardi conto di tornare a casa.
Lo sguardo di Ash era un po’ deluso. Forse perché non
pensava che se ne sarebbe andata così presto. Proprio ora che pian piano
stavano rincominciando a parlare. Aveva così tanto da dirle…
-D’accordo…
Però sapeva di non poterla trattenerla. Forse era meglio per
lei, se tornava a casa. Una volta che avrebbe raggiunto casa sua, avrebbe
iniziato a sentirsi più sicuro che non le sarebbe successo più niente.
Già, non voleva che corresse di nuovo il pericolo di
rincontrare “quel” ragazzo.
E così, con un po’ di tristezza Ash e Misty uscirono dalla
palestra. Nessuno dei due aggiunse nient’altro.
-Misty, va tutto bene?- il ragazzo dai capelli castani fissò la
ragazza che se ne stava ad osservare un edificio desolato.
Strinse le labbra guardando la ragazza stringersi a sé,
quasi come un vento gelido la stesse inondando. I capelli lunghi e di un bel
colore arancio, si mossero seguendo la direzione del vento.
Era tutto deserto. Non c’era nessuno che passasse da quelle
parti.
Intorno a loro c’erano dei cartelli che avvertivano che
l’edificio era stato chiuso e che quindi non era permesso avvicinarsi.
La ragazza continuava a starsene in silenzio, mentre un
brivido di freddo o forse qualche pensiero triste, le percorreva lungo il corpo
e la faceva tremare. Pareva quasi una bambina indifesa, con quella ciocca di
capelli color arancione che le copriva il viso, come nascondendola da qualcosa.
E lui, dietro di lei, in silenzio aspettando la risposta
della ragazza e stringendo sempre più le labbra, come per rabbia. Chiedendosi
dove si fosse cacciata la persona che più di ogni altra, avrebbe potuto
aiutarla e che invece era in qualche posto in quel continente così lontano,
all’oscuro di tutto.
Perché era successo tutto quello? E perché lui non era lì in
quel momento? Cosa poteva fare per quella ragazza, che solo un anno prima la
vedeva solo come la miglior amica del suo avversario.
Non sapeva cosa fare, ma sentiva che non poteva abbandonarla
ora che stava lentamente riprendendosi grazie a lui. Per la prima volta, voleva
rendersi utile ad una persona. Lo gratificava aiutare una persona in
difficoltà. Ed era strano, l’effetto che provocava la ragazza in lui. Si
sentiva intenerito dalla sua fragilità e allo stesso tempo estasiato dalla
bellezza di lei.
Quel giorno poi si era sorpreso, quando andando a trovare la
ragazza, lei gli chiese di accompagnarla in un posto. Fino a quel giorno, si
era limitata raramente di uscire di casa, se non in compagnia di lui. Lei che
finora si era chiusa nella sua tristezza, d’improvviso sembrava aver cominciato
ad aprire gli occhi. E quando guardò sorpreso il luogo dove l’aveva portato,
capì il perché del suo gesto.
Voleva rivedere ancora una volta la palestra dove tutto era
iniziato. Lei che si era rifiutata finora di affrontare la vita, ora guardava
con coraggio quell’edificio. Era il suo modo per fargli capire che voleva
chiudere con il passato.
La ragazza strinse forte le mani alle braccia e girandosi
verso di lui, abbozzò un sorriso.
-La vita va avanti, no?
Un sorriso semplice, dopo mesi di sguardi cupi e tristi.
Sembrava l’inizio di un nuovo giorno.
Questo era quello che sperava.
-Che cavolo credete di fare!
L’uomo guardò sbalordito il ragazzo dai capelli castani,
mentre sbatteva le mani sulla sua scrivania.
-Prego?- innalzò la sopracciglia, fingendo di non capire.
-La smetta di prendersi gioco di me! Ha capito bene!- gridò il
ragazzo con rabbia.
-Calmati Gary- suo nonno cercò di trattenerlo per le spalle.
-E quindi, questo è il nipote del famoso professore Oak?-
guardò prima il signore, poi il ragazzo, rimanendo impassibile- A quanto vedo,
gli manca la disciplina.
-A me non manca niente! E’ al suo cervello che manca qualche
rotella!- continuò a gridare Shigeru- Per quanto rimarrete a guardare, mentre
più persone ci rimetteranno la loro vita?
-Più persone…?- l’uomo guardò con superficialità, il foglio con
dei nomi- Tra queste persone ci sono magari vostri amici? O è forse Misty
Waterflower, il vostro problema?
Gary si bloccò.
-Avevo visto giusto…è per questa ragazza che vi state battendo?
Siete amici o forse qualcosa di più?
-Non c’entra con quello che sta succedendo!- cercò di
riprendersi- Quel ragazzo potrebbe causare problemi ancora maggiori, se non si
decide di intervenire ora.
-Non abbiamo tempo da perdere con queste faccende senza
importanza. Se proprio siete insistenti, potete sempre rivolgervi alla polizia.
Anche se, dubito che loro vogliano perdere tempo con voi.
-Lei…lei è un…
-Adesso basta Gary!- disse serio il professore, facendo in
parte zittire il nipote.
-Ma…
-Non è così che ci si comporta.
Il signore seduto sulla sedia, guardò con un sorriso
soddisfatto la scena. Era ora che qualcuno lo mettesse al suo posto.
-Bene, e adesso se volete gentilmente accomodarvi fuori…
-Io non ho finito con lei!- disse arrabbiato Gary e guardò
l’uomo- Questo è un avvertimento, se non agirete adesso, ci andrete di mezzo
voi.
-Volete per caso minacciarmi? A me, rappresentante della Lega?
-Non m’interessa chi siete. Se fosse necessario, non mi farò
scrupolo a farvi andare in rovina- detto questo si voltò e se ne andò con passo
veloce.
-Eh, che illuso…come se bastasse solo lui per affrontare
l’intera Lega…- disse divertito, mentre vedeva il ragazzo uscire dall’ufficio e
sbattere la porta- Sempre così agitato vostro nipote? E’ davvero una brutta
gatta da pelare.
-…lui non aveva amici…- disse il professore guardando la porta
chiusa, quasi ignorando le parole dell’uomo, che ora lo guardava senza capire-
Ha sempre avuto un carattere difficile. Non riuscendo a stringere amicizia, si
era molto impegnato per diventare allenatore, sorpassando tutti e trattando gli
altri con superbia, convinto che la vittoria gli avrebbe dato la felicità che
cercava. Ma una volta raggiunto la perfezione, capì di non essere di più degli
altri allenatori. Loro al contrario di lui, nella cattiva e nella buona sorte,
avevano con chi condividere le esperienze. Mentre lui continuava ad essere un
lupo solitario. Speravo che un giorno l’avrebbe capito e il tempo lo avrebbe
aiutato a relazionarsi con gli altri…
-Non capisco perché mi state dicendo tutto questo.
-E’ la prima volta, da quando lo conosco…- si girò e guardò
serio l’uomo- E’ la prima volta che si batte per qualcuno, che non sia se
stesso. E’ cresciuto e finalmente sembra aver appreso il valore dell’amicizia.
E io, più che mai, gli starò vicino, perché conosco mio nipote e so che non è
il tipo da scaldarsi facilmente, se non per un buon motivo.
-E quindi…cosa ha intenzione di fare…lo sa bene che non può
mettersi contro la Lega, che sia un professore famoso o no.
-Non ho bisogno di ricorrere alla mia fama- disse sicuro il
professore- Mi basterà mostrare i dati relativi a quel caso di anni fa. Penso
che ci sia parecchia gente interessata alle mie ricerche.
Il sorriso sul volto dell’uomo se ne andò subito, facendo
posto ad un espressione seria e preoccupata.
-Credevo che tutti i dati delle ricerche fossero stati tutti
eliminati…
-E si sbaglia. Non sarei un così famoso professore di Pokèmon,
senza la mia eccellente memoria- Si indicò la fronte con un dito- Ho tutto
archiviato nella mia testa. E se non farà quanto mio nipote le ha chiesto, non
sarà la paura di affrontarvi ad arrestarmi.
-Tsk, dovevo aspettarmelo…tale nonno, tale nipote.
I due si guardarono lanciandosi occhiate di sfida.
Misty e Ash stavano rientrando in casa, quando videro
agitazione intorno.
-Cosa succede?- chiese Ash.
Il fratello di Brock si girò.
-Ash, Misty…abbiamo trovato due ragazzi in difficoltà…
-Come?
Il ragazzino li accompagnò nella sala, dove era sdraiata una
persona sul divano.
Intorno a lui c’erano i genitori di Brock, Brock e una
ragazzina che guardava triste la persona sul divano.
-Brock…
Il ragazzo nominato guardò i suoi amici entrare in sala.
-Ragazzi…
-Chi sono?- chiese Ash.
-Non lo so, la ragazzina è venuta da noi chiedendoci di aiutare
il suo amico…- indicò il ragazzino dai capelli color bianco argentato.
-Bene, le ferite guariranno presto…- disse la donna al
ragazzino.
-Grazie…e Abusoru?- si guardò intorno preoccupato.
-Sta bene- si affrettò a dire la ragazzina- Questi gentili
signori si sono presi cura del tuo pokèmon e di te.
-Ah, grazie tante- il ragazzino tirò un sospiro di sollievo e
sorrise.
-Dicci, cosa vi è successo?- chiese Brock.
Il ragazzino abbassò lo sguardo, così che decise di parlare
la ragazzina.
-Io mi chiamo Mirian e lui- indicò il ragazzino- si chiama
Brendan. Eravamo in viaggio, quando abbiamo incontrato un allenatore. Brendan e
lui hanno deciso di fare un incontro, però…- guardò l’amico che ancora non
parlava- Ha avuto la peggio.
-Non capisco come ti sia ridotto così per un incontro- disse
perplesso l’uomo.
-Ecco…il pokèmon di quell’allenatore…era terrificante- disse
Brendan prendendo parola- Utilizzava attacchi che non conoscevo.
Ash e Brock si guardarono, come se stessero iniziando ad
avere un dubbio.
-Chi può essere quest’ allenatore così forte?- disse il
fratellino di Brock.
-Dunque…non ricordo, il suo nome dovrebbe essere…- Miriam ci
rifletté su- Tu non ricordi Brendan?
-Ero concentrato sull’incontro, non ho fatto caso al nome- alzò
le spalle.
-Per caso è…Jonathan?- chiese Misty, che finora era rimasta in
disparte.
Ash e Brock si girarono per guardare l’amica. Dal suo
sguardo, più che una domanda, sembrava più una certezza. Che lo avesse intuito
già da prima?
-Jona…sì, Jonathan!- disse illuminandosi Miriam- Come hai fatto
ad indovinare?
Misty non disse niente. Ash guardò l’amica che abbassava lo
sguardo, strinse forte i pugni e si girò per vedere Brendan e Miriam.
-Quando lo hai incontrato?
-Mh, non so…sarà stato circa mezz’ora fa…
-Ormai sarà già lontano- disse Brock, appoggiando una mano
sulla spalla di Ash, intuendo le sue intenzioni- Sarebbe inutile cercarlo
adesso.
Anteprima: Ash è determinato ad andare a fondo della
questione e decide di rimettersi in cammino di nuovo in viaggio, convinto che
quella sia l’unica maniera per aiutare Misty. La ragazza invece dovrà fare i
conti con il passato che la tormenta, mentre nuovi capopalestra dovranno
confrontarsi con Jonathan.
Questo e altro nella prossima puntata! Non mancate!
Come promesso la fiction Light and Shadow è tornata alla
luce. Ebbene sì, nonostante il mio rifiuto a continuare la storia, dopo che mi
avevano cancellato i capitoli successivi…sono tornata alla ribalta. Rileggendo
questa storia dall’inizio, ho capito di non poterla lasciare in conclusa e così
ecco pronto il nuovo capitolo. Ho tutte le intenzioni di terminare questa e
quelle fan fiction che ho scritto (ad eccezione di alcune, naturalmente).
Quindi, continuate a sostenermi e commentare, così riuscirò a scrivere più in
fretta (^-^)
-D’accordo, allora fammi sapere- disse Ash a Brock, mentre
erano in procinto di salutarsi.
-Sì e non preoccuparti per noi. C’è la caveremo- disse Brock
sorridendo alla famiglia che era lì presente.
-Sì, hai ragione- Ash sorrise guardando la famiglia dell’amico
riunita per salutarli.
-E per Brendan e Miriam?- chiese Ash.
-E’ meglio che rimangano da noi per un po’. Il tempo anche per
capire nei dettagli l’accaduto.
-Mh, d’accordo…
-Senti Ash…- disse Brock con uno sguardo serio- Cosa hai
intenzione di fare ora? Intendo dire, con quel ragazzo e Misty.
-Non so Brock…- disse Ash pensieroso- Non voglio che Misty
venga coinvolta di nuovo. Farò in modo che rimanga a Cerulean City, almeno lì
starà bene.
-Sicuro che sia giusto così?
-E’ la cosa migliore per lei.
-Non hai provato a pensare che così potrebbe peggiorare?
-Perché? Misty stava molto meglio prima del mio arrivo. Ha
iniziato a star male, solo per colpa mia- Ash chinò la testa triste e
amareggiato.
-Ash…- Brock sapeva che Ash si sentiva il vero responsabile
dell’accaduto. Ma non voleva che questo lo portasse a fare scelte di cui poi si
sarebbe pentito. Però, come farglielo capire?
-In quanto Jonathan…- disse Ash- mi metterò subito sulle sue
tracce…
-Stai attento amico, è un ragazzo pericoloso.
-Lo so, starò attento.
-Mi raccomando cara- disse la signora, mentre appoggiava una
mano sulla spalla di Misty- Non affaticarti troppo. Sei appena guarita e non
devi sopravvalutare la tua salute.
-Mh…- fece cenno di sì.
-Sai, oggi mi sono resa conto di quanto sia fortunata a stare
in questa famiglia- sorrise dolcemente- Preoccupata com’ero di non deluderli,
ho cercato di fare l’impossibile, affaticandomi e facendo preoccupare le
persone che amo. Non voglio più che si preoccupino di me e farò di tutto per
stare attenta a non caricarmi troppo di lavoro- le fece l’occhiolino- Anche tu
vedi di non far preoccupare le persone che ti vogliono bene- guardò Ash.
Il ragazzo si sentì osservato, ma non avendo ascoltato i
loro discorsi, non capiva perché.
-Non è come pensa lei, lui…
-Quel ragazzo era molto in ansia per te, quando eri svenuta per
la febbre- disse la signora interrompendola- Io so riconoscere le persone
quando sono davvero preoccupate. Vedi, i maschi sono strani…a volte sembra che
non si accorgano di noi, mentre in realtà vogliono solo nascondere che
impazziscono per le persone che amano. Che ci vuoi fare, sono timidi e molto
incerti. Ma forse è anche per questo loro lato, che finiamo per innamorarci di
loro…non credi?
-Eh…non so…- disse Misty sviando lo sguardo, imbarazzata e
confusa.
-Cara, così la metti a disagio- disse il marito della signora-
E poi, la farai fare tardi.
-Oh, ehm, scusa- disse la signora imbarazzata.
-No, non importa- sorrise.
-Bene, noi andiamo- disse Ash.
-Fate un buon viaggio di ritorno- disse la signora.
-Venite a trovarci qualche volta- disse il fratello di Brock.
-A presto amici!- salutò Brock.
-Ciao!- Ash e Misty salutarono e si avviarono lungo il
sentiero.
I minuti passavano interminabili, in quel silenzio che ormai
li aveva sempre più allontanati.
Come era strano camminare a fianco alla persona che l’aveva
accompagnato dall’inizio del suo viaggio. Il silenzio tra i due era così
irreale, tenendo conto di quanto in passato parlassero tra di loro, nonché le
volte che finivano per litigare. Ora i loro litigi sembravano acqua passata e
non ricordava per quale motivo finiva per discutere con lei di cose senza
significato. In quel momento però, avrebbe preferito litigare con Misty, pur di
sentirla di nuovo parlargli e guardarlo con quei suoi occhi celesti, mentre
scuoteva la testa irritata. Quel suo silenzio per lui era quasi un supplizio,
non capire quali pensieri quei suoi occhi celesti nascondessero. Già in passato
faceva fatica a capire cosa pensasse nei suoi momenti di silenzio, solo che a
quel tempo credeva di conoscerla bene, ogni sua forza e debolezza. Ora si
rendeva conto che si era sbagliato e che il tempo aveva solo aperto quel varco
d’incomprensioni che c’era tra loro due.
Avrebbe tanto voluto rincominciare da capo e scoprire ogni
cosa su di lei. Ciò che un tempo lo avrebbe annoiato, ora lo avrebbe ascoltato
volentieri. Non voleva che Gary fosse l’unica persona che la comprendeva, che
in poco tempo avesse compreso più cose su di lei, piuttosto di lui che le era
stato vicino per anni e ancora non la conosceva.
Però ora non era il momento. Doveva per forza rinunciare a
stringere quel varco che lo separava da lei. Doveva prima risolvere il problema
Jonathan, solo così Misty si sarebbe sentita più sollevata. Questo era l’unico
modo per rendersi utile alla sua amica.
I due ragazzi si fermarono. Davanti a loro c’era un bivio.
Una strada conduceva a Pallet Town e l’altra a Cerulean City. I due si guardarono.
-Io vado a destra- disse Misty indicando la strada per Cerulean
City.
-Mh- fece cenno di sì, sentendosi triste. Sapeva che era giunto
il momento di separarsi.
-Bene, allora ci salutiamo qui.
-Eh, non vuoi che ti accompagni?- tentò di chiedere, sentendosi
inquieto a lasciarla andare.
-Non c’è n’è bisogno- disse Misty scotendo la testa- Cerulean
City non è tanto distante da qui. Arriverò a casa in poche ore.
-D’accordo…- disse Ash rassegnandosi.
-Ciao Ash- disse Misty, salutandolo.
-A presto Misty…- la guardò mentre si allontanava e chiedendosi
ancora una volta se era la scelta giusta.
“La vita va avanti, no?”
Sì, lo era. Sarebbe stata molto meglio senza di lui.
Si girò e andò nell’altra direzione.
Non si accorse in quel momento, che il varco tra di loro si
sarebbe aperto ulteriormente e che la stava lasciando andare di nuovo
nell’oscurità più profonda.
-E così…è questa la palestra di Viridian City- il ragazzo guardò
la sua sfera pokè e sorrise- bene, non vedo l’ora di strappare un'altra
medaglia al capopalestra.
Fece qualche passo, ma poi si bloccò. Si guardò intorno. Non
c’era nessuno. E allora perché quella sensazione, che lo stava tormentando da
tempo ormai? Aveva sempre il presentimento che qualcosa di oscuro lo stesse
pedinando…no, era certo che si trattasse della sua stessa ombra.
Si toccò la testa. Che gli stava succedendo? Che stesse
impazzendo?
No, non era il momento. Aveva ancora molto da fare. Doveva a
tutti i costi portare avanti il suo ambizioso progetto.
Pensi che le sfide Pokèmon, siano solo un mezzo per
ottenere popolarità?
Quel ragazzo…da quando era comparso lui, era come se si
sentisse sempre in tensione.
Quella pietra ti potrà anche rendere famoso, ma non potrà
mai darti quello che stai cercando davvero.
Perché…perché le parole di quel perfetto sconosciuto,
dovevano agitarlo così?
Giurò che ti cercherò dovunque tu sia e te la farò pagare.
Dovesse costarmi la vita.
Che fosse lui la causa del suo malessere? Era assurdo
pensarlo, ma non improbabile.
Doveva riprendere il controllo di sé, era ora di mostrare a
tutti il suo terrificante potere.
-Mamma, sono tornato- disse Ash entrando in casa e togliendosi
le scarpe.
-Ash, sei tornato- disse la madre in ansia e lo assalì di
domande- Allora, come sta Brock? E tu, sei ferito? Misty dov’è? Le è successo
qualcosa?
-Calma, mamma- disse Ash- Stiamo tutti bene…Brock un po’ meno,
ha un braccio fratturato, ma sta bene.
-Oh, bene- tirò un sospiro di sollievo.
-E Misty è tornata a casa.
La donna guardò il figlio un po’ dispiaciuta.
-Ah, capisco…- si sforzò di sorridere- Anche se per poco, mi ha
fatto piacere rivederla.
-Sì…- Ash sorpassò la madre, cercando di nascondere l’amarezza
che provava in quel momento.
Salì le scale ed entrò in stanza. La madre sentì rumori di
movimento nella stanza ed andò a controllare.
Vide il figlio prendere il suo zaino e riempirlo di abiti.
-Ash, che ti prende?- chiese la madre senza capire perché
stesse riempiendo lo zaino che aveva da poco svuotato, togliendo i capi sporchi
del suo ultimo viaggio.
Ash rimase di spalle, mentre continuava nel suo operato.
-…ho intenzione di rimettermi in cammino.
Delia lo guardò con sorpresa.
-Ma come…sei tornato da poco e vuoi già ripartire?
Non che ci fosse qualcosa di strano. Era ormai d’abitudine
per Delia, vedere suo figlio per qualche giorno, prima che riprendesse un nuovo
viaggio.
Ma questa volta era diverso.
-…come mai questa decisione?- disse triste e rimanendo
all’entrata della stanza.
-Tornerò presto, non preoccuparti- disse Ash sorridendo- Devo
solo sistemare alcune cose…
-Che cosa?!- esclamò il ragazzo sorpreso e arrabbiato al tempo
stesso.
-Eh, calmati Gary…- disse Tracy quasi intimorito dalla reazione
di Gary- lo so, la notizia ha sorpreso anche me. E quando la signora Delia mi
ha chiamato, quasi non le riuscivo a credere…
-Ma come può…- Gary strinse forte le mani- Devo parlare con
lui.
-Aspetta Gary…anche se gli parlassi, dubito che cambierebbe
idea. E poi, conoscendo Ash, penso che abbia qualcosa in mente.
-Non m’interessa- disse Gary uscendo di fretta dalla casa- Non
la può passare liscia anche stavolta.
-Cosa succede?- chiese il prof. Oak, comparendo dietro Tracey e
guardando la porta dell’ingresso aperta.
-Oh, professore…quando è arrivato?
-Da poco…- disse addentando un pezzo di pane tostato- In tempo
per sentire le urla di mio nipote.
-Ecco…la signora Delia mi ha chiamato per avvertirmi che Ash si
sarebbe messo in viaggio.
Il professore finì di masticare il pezzo di pane in bocca e
poi guardò il resto del pane che aveva in mano.
-Capisco…
-Io no- disse Tracey confuso e incrociando le braccia- Perché
andarsene ora e in un momento simile? Cosa avrà in mente?
-Chissà…- disse il professore alzando le spalle e avviandosi
verso il suo studio.
-Ma professore…così non mi è di nessun aiuto- disse Tracey
seguendolo- Come fa ad essere così calmo?
-A volte ci sono scelte difficili che siamo costretti a
prendere…anche rinunciando a qualcosa…
-Era tutto ottimo mamma- disse Ash, toccandosi la pancia piena.
-Grazie tesoro…- sorrise e poi guardò triste il figlio.
-Bene, e ora che sono pieno, posso mettermi in cammino.
-Di già? Non è il caso che riposi un po’ prima di andare?
-No, sto bene così- si alzò dalla tavola- E poi, camminare dopo
mangiato, mi aiuta a digerire.
Ash prese il suo zaino e si avviò verso l’uscita.
-Allora…sei proprio deciso…
-Sì…
-Se tu avessi dei ripensamenti, torna pure.
-Va bene…stammi bene, mamma.
-Anche tu…cerca di non cacciarti nei guai.
-Eh, eh, d’accordo- ed uscì dalla casa.
La madre sospirò mentre vedeva il figlio allontanarsi.
Sperava fino all’ultimo che Ash avrebbe cambiato idea e sarebbe tornato
indietro sulla sua decisione. E invece camminava guardando davanti e senza mai
girarsi. Sì, era deciso.
Ma sapeva a cosa andava incontro?
Delia sospirò di nuovo triste e rientrò in casa. La casa era
tornata di nuovo silenziosa senza lui.
Ash camminò per un po’ e toccandosi la pancia.
-Uff, forse però un pisolino potevo farmelo. Mi sento pesante,
dopo aver mangiato così tanto. Però…chissà quando tornerò…
In quel momento, notò una persona che veniva verso di lui.
-Gary…- disse sorpreso- Cosa ci fai qui?
-Come “cosa ci faccio”! Dove avevi intenzione di andare!- Gary
arrivò davanti a Ash e si fermò a prendere fiato- Che ti frulla nella testa!
Ash da prima confuso, poi tornò tranquillo.
-Mh…ho capito, mia madre- disse intuendo cos’era accaduto- Vi
ha avvertito, per farmi cambiare idea.
-Rispondimi…hai davvero intenzione di andartene così, senza
avvertire nessuno?
-Ve lo avrei detto comunque più tardi.
-Quando? Quando saresti stato a chilometri e chilometri lontano
da qui?
-Non è la prima volta che mi metto in viaggio.
-Ma ora è diverso, lo sai molto bene. Quando sei arrivato,
speravo che ti saresti preso cura di Misty, per questo mi sono allontanato. E
invece dopo pochi giorni, vuoi già andartene, per chi sa quale viaggio.
Ash non disse niente.
-Non t’interessa per niente il futuro di Misty?
-Non è così, io…- cercò di dire, ma si bloccò- Io devo andare-
avanzò.
-Non puoi andartene così! Pensaci Ash, una volta che te ne
sarai andato, le cose cambieranno. Non puoi pretendere che lei ti aspetti
ancora per chissà quanto tempo.
-Non è un mio problema…sei tu la persona più adatta. Io sono
solo un allenatore che vuole migliorarsi.
-Ash…questo vuol dire che…
-Prenditi cura di lei- si allontanò di passo in passo.
-Ash…sei uno stupido- disse Gary tenendo la testa china e
stringendo le mani.
Misty guardò quella figura così piccola e tenera
illuminarsi.
Sapeva cosa sarebbe successo dopo, ma in quel momento era
troppo sbalordita dalla metamorfosi.
Dopo mesi e mesi al suo fianco, quel suo tenero cucciolo,
ora si stava decidendo a crescere.
Succede così? Quando una persona inizia a prendersi sulle
spalle sempre più responsabilità, alla fine abbandona la fanciullezza per
diventare un adulto. E in quel momento quel suo amico di viaggio, la guardava
con occhi decisi e con il sorriso sulle labbra. Il suo Togepi era cresciuto.
Ed era una cosa meravigliosa vedere come il proprio bambino,
o in questo caso cucciolo, dimostrava tutto l’orgoglio che aveva per la propria
madre.
Ma come la crescita sia vista come un percorso inevitabile,
lo è anche l’allontanamento.
E lo aveva capito dentro il suo cuore, lo sapeva già dalla
prima volta che il suo Togepi faceva qualche progresso.
Quando Togetic, che si era da poco evoluto, si voltò verso
di lei, non servirono le parole per dire ciò che ormai era evidente. Era ora
che se ne andasse e che percorresse da solo il suo cammino per diventare forte.
Misty sorrise triste e lo abbracciò. E nella sua mente si
ripeteva che doveva essere felice, felice che ora era un meraviglioso Togetic,
felice per lui. Ma non lo era. Mentre lo stringeva in un tenero abbraccio,
dentro di lei c’era una voce che urlava disperata. Voleva non staccarsi da
quell’abbraccio. Voleva che lui rimanesse con lei, al suo fianco. Che non la
lasciasse da sola. Lo sapeva, si sarebbe sentita persa senza quel suo grazioso
pokèmon, che aveva catturato il suo cuore la prima volta che era uscito dal suo
guscio e che con occhi vispi e allegri, vedeva quella che sarebbe stata la sua
madre per lungo tempo.
Era un legame così speciale quello tra lei e Togetic.
Perché, perché dovevano separarsi?
Era così triste e doloroso…
Non voleva, non voleva.
Misty allentò l’abbraccio e guardò Togetic.
Non poteva fargli questo. Non poteva chiedergli di rimanere
con lei. Doveva accettarlo.
Doveva accettarlo…
Sorrise al suo pokèmon, mentre la zampina di Togetic si
stava man mano staccando dalla sua mano.
E nel momento che il contatto se ne andò, dentro di lei
sentì rompersi qualcosa. Si mise la mano sul cuore, però continuò a sorridere e
a salutare Togetic man mano che si stava allontanando, fingendo che tutto
andava bene, che lei comprendeva questo distacco e lo accettava.
Ma non era così. Mentiva a se stessa, mentiva ai suoi amici,
mentiva a Togetic. Lei stava soffrendo.
-Togetic…- Misty aprì gli occhi trovandosi nella sua stanza.
Ancora quel ricordo…perché doveva sognarselo?
Si toccò le guance…erano umide. Aveva versato qualche
lacrima durante il sonno?
Si alzò dal letto e andò in bagno. Chiuse la porta e tirò lo
sciacquone, mentre si lasciava andare in un tormentato pianto. Non voleva che
le sorelle sentissero il suo pianto. Non voleva più recare altre
preoccupazioni.
Ma non poteva fare a meno di piangere, rannicchiata lì in
quell’angolo del bagno, mentre l’acqua che scorreva copriva il suo dolore…che
lentamente stava ingrandendosi.
-Ehilà!- disse Gary sfoggiando un gran sorriso, mentre entrava
nella palestra.
-Gary!- Misty si girò sorpresa e lasciò da parte i fogli che
stava leggendo- Gary, cosa ci fai qui…credevo che…
-Ti ho portato qualcosa da mangiare.
-Quale negozio hai depredato questa volta?
-Ma che dici?- disse fingendosi offeso- Okey, quello del
paesino di Glot. Ma ne avevo sentito parlare molto bene e poi era di strada.
-Ah, si? Ad occhio e croce, è la stessa distanza che c’è tra me
e mia cugina che abita dall’altra parte del continente.
-Eh, che esagerata. Un po’ lontanina lo è, però me l’hanno consegnato
direttamente al laboratorio.
-Ah, ora tutto quadra. E come mai questa visita inaspettata?
-Non posso venirti a trovare?
-No, non intendevo questo…- scosse la testa e poi si fermò con
aria incerta- Intendevo…dopo quello che era successo…pensavo che tu non ne
volessi saper di me.
Gary la guardò con occhi sorpresi, poi accarezzò dolcemente
la sua testa.
-Ma che dici, sciocca- sorrise.
Lei ricambiò il sorriso. Era più sollevata.
-Ti va un caffè?- chiese.
-Mh, sì grazie.
-Bene, vado a prepararlo…- disse avviandosi.
Gary rimanendo fermo la guarda mentre s’incammina.
-Misty…- disse Gary- Ash è partito…
La ragazza si fermò e rimase di spalle.
-L’ha deciso d’improvviso e se n’è andato. Non ha detto quando
tornerà.
-…ah, sì?- la sua voce era senza emozione- Come lo vuoi il
caffè? Ristretto?
-Misty, vuoi capire che s’è andato!- disse Gary nervoso per la
risposta indifferente di Misty- Hai intenzione di far finta di niente?
-…E’ stata una decisione di Ash- disse lei, sempre con voce
calma- E’ un allenatore, è normale che voglia viaggiare.
-Però, pensavo…
-Gary apprezzo che tu sia preoccupato per me. Ma davvero, non
c’è n’è motivo. Che Ash se ne vada o rimanga, per me non fa differenza. Non
più.
E dopo queste dure parole, si allontanò.
Gary guardò triste la ragazza. Per quanto la notizia
sembrasse averla lasciata indifferente, lui sentiva che Misty mentiva. Però non
poteva far niente. Ormai entrambi dovevano accettare i fatti com’erano. Ash se
n’era andato di nuovo.
Anteprima: Facciamo un piccolo salto avanti con il tempo e
vediamo un ragazzo che giunge alla Fiera Pokèmon. Alle sue spalle solo un
viaggio che lo ha portato lì. Sarà il posto giusto? E soprattutto, troverà ciò
che cerca? Ma non è l’unico lì che sta cercando qualcosa.
Questo e altro nella prossima puntata! Non mancate!
Incredibile!! Mancano due capitoli! Sì, sì, due capitoli,
avete capito bene! O meglio…credo due capitoli…
Certo, la storia prosegue a passo di lumaca…un capitolo ad
anno, d’accordo. C’è gente che ha iniziato a leggere questa fic quando era in
fasce e nell’ultimo capitolo sarà ormai adulto vaccinato! Eh, eh, scherzo, però
è chiaro il concetto. Uff, se non avessi avuto quel problema al pc, questa
fiction l’avrei terminata prima…beh, naturalmente la storia sarebbe cambiata un
po’…anche la fine, ora che ci penso. In effetti, quando ho iniziato a
scriverla, avevo ben altro in mente…eh, come cambiano i tempi.
Comunque mi scuso se troverete errori con i nomi…scrivendo
più fan fiction contemporaneamente, mi confondo (^_^)’
Un ragazzo dai capelli color nero corvino camminava lungo il
sentiero. Affianco a lui camminava un pokèmon giallo.
-Eccoci arrivati Pikachu- disse fermandosi davanti all’ingresso
di un edificio.
-Pika- disse il pokèmon contento.
-Forse è la volta buona.
I due entrarono dentro. All’interno dell’edificio c’era
molta gente. Non a caso era la famosa Fiera Pokèmon. Questa fiera attirava da
anni e anni, milioni di allenatori e non, che si presentavano puntuali per
visitare la fiera. Ma non solo era famosa per la qualità dei prodotti che
mettevano in mostra, ma anche per gli incontri tra i migliori allenatori, con
cui si poteva anche scambiare pokèmon. Insomma, era il meglio che c’era e per
questo era pieno di persone.
-Wow…non me l’aspettavo così grande- disse estasiato il
ragazzo. Anche il pokèmon era del suo stesso parere- Stammi vicino Pikachu, qui
rischiamo di perderci.
-Pika- assentì.
-Cavoli, come lo troveremo in mezzo a tutta questa folla?- pian
piano che camminava si scontrava con persone- Urgh, che maniere- disse
massaggiandosi la spalla- Uff, c’è solo da aspettare. Sicuramente, non mancherà
di farsi notare.
Un piacevole odorino passò davanti al suo naso e non poté
fare a meno di esserne trascinato. In breve fu portato davanti alle bancarelle
dei cibi.
-Uh…che fame…che ne dici Pikachu? Ci fermiamo a prenderci
qualcosa?
Il pokèmon assentì molto volentieri. In effetti erano giorni
che giravano e si fermavano solo per riposare. La ricerca non si fermava da
quando avevano iniziato il viaggio.
Il ragazzo ordinò qualcosa da mangiare e poi si sedette su
uno dei tavolini.
-Tieni, ecco la tua pappa- diede da mangiare al pokèmon e poi
inizio a mangiare anche lui.
Quanto tempo era passato? Ormai aveva smesso di contare i
giorni che lo separavano da quel triste giorno. Aprì la tasca del suo zaino e
tirò fuori una foto. Sorrise con malinconia.
Era ogni volta più difficile accettare la realtà.
Quante le volte che l’aveva sognata? Era sempre davanti a
lui e lo guardava con disprezzo.
Lo sapeva che non l’avrebbe mai perdonato, però in cuor suo
sperava che la ragazza gli potesse dare una nuova opportunità.
Ma chi voleva prendere in giro? Era chiaro che ora l’aveva
già dimenticato.
Quante le volte che tentava disperato di raggiungerla nei
suoi sogni? E lei, con quel suo sguardo gelido, si allontanava da lui.
Ci soffriva molto. Non poteva immaginare che fosse così
terribile quella sensazione.
E sarebbe stato peggiore il giorno in cui sarebbe tornato.
L’avrebbe trovata lì? Non di sicuro ad aspettare lui. Lei aveva già un'altra
persona al suo fianco. E doveva accettarlo. Gary era stato di sicuro più di
conforto per la ragazza.
Però questa sua decisione era legata a lei. Era il suo modo
di farsi perdonare. Non era riuscito a renderla felice, ma almeno poteva fare
in modo che non soffrisse più. E questo significava affrontare il problema da
vicino.
-…Misty…- disse quasi sussurrando, mentre appoggiava la testa
sul tavolino, come rapito dai suoi sogni.
-…hai intenzione di mangiare, o no? Stai occupando inutilmente
un tavolo.
La voce lo risvegliò immediatamente. Aveva ancora gli occhi
socchiusi per le tanti notti insonni. Il ragazzo guardò infastidito la persona.
Era stanco e nervoso, chi era che lo disturbava? Voleva per caso attaccare
briga con lui?
-Ci sono tanti tavoli su cui poter mangiare…e se non li trovi,
puoi sempre mangiare in piedi- rispose in malo modo, tornando ad appisolarsi.
Sentì il rumore della sedia e di oggetti che venivano
appoggiati sul tavolo.
-In questo caso, mi siederò qua.
Il ragazzo alzò la testa confuso e nervoso. Che per caso non
avesse notato il suo malumore? Non voleva avere nessuno intorno in quel
momento.
-Senti, non sono dell’umore…ti sarei grato se mi lasciassi in
pace.
-Con piacere…ci sono tanti posti dove poter dormire. Potresti
alzarti da questo tavolo, così posso mangiare in tranquillità, senza esserti di
disturbo?
Il ragazzo lo guardò e sbuffò infastidito. Cercava di
prendersi gioco di lui?
-Per la precisione, io…
-Dovresti mangiare cibi più genuini- disse la persona,
guardando quello che il ragazzo aveva comprato- Sei il solito ragazzino.
Ora si stava arrabbiando. Chi era per permettersi di dargli
del ragazzino? Alzò lo sguardo verso la persona, per guardarla dritto negli
occhi e dirgli chiaramente di levarsi dai piedi. Ma si bloccò non appena mise
bene a fuoco la vista. Sfregò gli occhi incredulo. E li riaprì, convinto che
fosse di nuovo un frutto della sua fantasia. Ora l’immagine era chiara, si
trattava di una ragazza dai capelli rossi, lunghi qualche centimetro dopo le
spalle.
Per un momento…per un lunghissimo attimo…aveva creduto che
fosse lei…
-Beh, che hai da fissarmi?- disse lei infastidita, mentre
iniziava a mangiare.
-…niente- disse lui triste. L’illusione che si trattasse
proprio di quella ragazza, l’aveva intristito di più.
Ma era impossibile che fosse lì, davanti a lui e lo
trattasse da perfetto sconosciuto.
Si alzò dalla sedia e prese il suo zaino.
-Andiamo Pikachu- disse lui.
-Dove vai adesso?
-Non credo che siano affari tuoi. Non ci conosciamo neanche. E
poi, ti sto lasciando il tavolo libero, non sei contenta?- disse sgarbatamente
e voltandosi.
“Ma chi si crede di essere? Mi ha già fatto perdere
l’appetito”
-Pikaaa- il pokèmon lo tirò per i pantaloni.
-Che hai Pikachu?- il pokèmon indico la persona dietro di lui-
Ancora tu? Cosa del mio discorso ti è sfuggito?
-Piantala di fare lo sbruffone- disse lei seria.
-Ah, adesso sarei io lo sbruffone!- disse arrabbiato. Lo stava
facendo uscire dai gangheri.
-Tieni- la ragazza tirò fuori un panino- Lo hai dimenticato sul
tavolo.
-Oh…- disse da prima sorpreso poi indifferente- Buttalo, non ho
fame.
-Se hai intenzione di affrontare un incontro, non combinerai
niente di buono a pancia vuota.
-Non ho bisogno di una balia- disse lui scocciato.
-Eppure ne avresti bisogno.
“Per quale assurdo motivo, ho associato l’immagine di Misty
a questa sconosciuta? E’ di una arroganza incredibile”
Però non poteva negare che la ragazza lo diceva anche per il
suo bene, nonostante quel suo tono arrogante. Si era scomodata per raggiungerlo
e dargli il suo panino. Non era da tutti.
-Unf, e va bene- prese in malo modo il panino dalle mani di lei
e si voltò per andarsene.
-Un grazie sarebbe anche troppo- gli disse la ragazza- Ma del
resto che mi dovevo aspettare da un tipo così?
-Mhhhh…- si voltò di nuovo e avanzò verso di lei, con faccia
chiaramente scocciata- grrrrazie. Ora sei contenta?
-Sarebbe gradita meno ironia quando si ringrazia- adesso era la
ragazza che si voltava- Ho perso solo tempo.
-Questa poi…- vide la ragazza allontanarsi.
-Pika, pi- guardò il pokèmon che sembrava dirgli di calmarsi.
-Sì, hai ragione. E’ inutile prendersela per delle sciocchezze.
Ho altro a cui pensare.
Pikachu si voltò per vedere la ragazza che ormai era
lontana. In poco tempo scomparve tra la folla.
-Chaa…
Il ragazzo e il suo pokèmon continuarono a girare per la
fiera, mentre ogni tanto dava un morso al suo panino.
-Ehi…
Si sentì afferrato per la spalla. Convinto che si trattasse
di nuovo della ragazza, si voltò adirato.
-Insomma, la vuoi smettere di seguir…- si bloccò, quando vide
un viso famigliare.
-Ero sicuro che eri tu, Ash.
-Ga-Gary!- esclamò sorpreso- Cosa ci fai tu qui! Non dovresti
essere a Pallet Town? E Misty?
Il ragazzo dai capelli castani abbassò lo sguardo.
-Perché non parli? Cos’è successo a Misty?- lo afferrò per il
colletto evidentemente spaventato.
-Questo lo dovrei dire io- si staccò dalla presa di Ash.
-Che intendi dire?
-Dopo che te ne sei andato, sembrava essere tornato tutto alla
normalità…però mi sbagliavo- lo guardò serio- Evidentemente, la tua partenza
deve aver convinto a Misty ad andarsene.
-Se n’è andata? E dove?
-Non lo so.
-Come, che non lo sai! Dovevi starle vicino!
-Che credi che abbia fatto! Però…non è servito.
-Perché se ne sarà andata?- chiese preoccupato.
Gary sviò lo sguardo. Conosceva il motivo del suo gesto e
cosa cercava. Ma non se la sentiva ancora di dirlo ad Ash. E ancora più
importante, c’era una cosa che non era a conoscenza Ash.
-Devo cercarla.
-Non c’è ne sarà bisogno- disse Gary.
-Perché?
-Sono certo che si sia diretta alla Fiera Pokèmon.
-Misty…è qui?
-Sì. Ma da solo, mi è impossibile cercarla. E conoscendola,
farà di tutto per non farsi rintracciare.
-Allora…?
-Verrà fuori al momento opportuno.
Ash guardò il ragazzo e gli venne un presentimento.
-Se lei è venuta qua…allora sa che potrebbe esserci lui…per
questo che è qui, è così vero?
-…sì- annuì.
-Quella sciocca! Cos’ha intenzione di fare?!
-Lo stesso che vuoi far tu.
Il ragazzo guardò Gary.
-N- non so di che parli…
-Pensi davvero che la tua bugia reggesse a lungo? Certo, tu che
parti per un nuovo torneo, può anche essere credibile…però, per quanto tu sia
mio rivale, non posso credere che tu lasceresti così Misty.
Ash abbassò lo sguardo.
-Ash…io so che intenzioni hai…vuoi raggiungere Jonathan e
combattere contro di lui, no?
-Volevo solo rendermi davvero utile…
-Vendicare Misty, credi che sia la soluzione migliore?
-Perché, tu cosa faresti al mio posto?- alzò lo sguardo e lo
guardò.
-Starei vicino alla persona a cui voglio bene.
Ash guardò sorpreso l’espressione di Gary. Non era il solito
superficiale ragazzo, ma il suo sguardo ora dimostrava serenità e comprensione.
Lui era maturato?
Sviò lo sguardo incerto.
Allora, significava che ancora una volta, Gary l’aveva
superato?
Prima lo batteva alle sfide Pokèmon, poi aveva compreso e
aiutato Misty più di quanto lui potesse fare e ora si dimostrava più
coscienzioso di lui. Da quando i suoi sforzi per diventare adulto, erano stati
così inutili?
Ora lo sguardo di Gary sembrava scrutarlo d’alto, come se
riuscisse a decifrare ogni suo pensiero, ogni sua debolezza.
Si voltò. Non voleva, non sopportava questa inferiorità e
non voleva essere esaminato dallo sguardo di Gary.
-Io ho da fare- disse Ash- Jonathan potrebbe trovarsi da queste
parti.
-Ash…
-Ognuno di noi sceglie le proprie strade…e io ho scelto questa-
detto questo, Ash si avviò con il suo pokèmon.
“…per quanto questa strada sia dolorosa”
-D’accordo. Solo una cosa, Ash…non ti chiedo di metterti alla
ricerca di Misty…però…se la dovessi incontrare…non ti avvicinare a lei.
Ash lo guardò confuso. Di cosa stava parlando?
-Voglio dire…se la vedi, avvisami e basta. Va bene?
-Non capisco perché questa tua preoccupazione. Se pensi che
rivedendomi, Misty soffrirebbe, allora non mi farò vedere.
-Ecco, non è proprio così…- fece per dire Gary, però poi si
bloccò-…sì, va bene- fece cenno di sì triste.
Ash e Pikachu si allontanarono, lasciando lì Gary con i suoi
pensieri.
Jonathan guardò il palco. Lì si sarebbero tenuti gli
incontri Pokèmon, e quale modo migliore per mettersi in mostra e diventare
famoso?
Mancava poco, se lo sentiva. Aveva già fatto crollare la
sicurezza delle palestre che aveva visitato. Ora il suo nome iniziava ad
incutere timore. Ed era solo l’inizio, se lo sentiva.
E non avrebbe permesso a nessuno d’intralciare i suoi piani.
Ash camminò con passo veloce e deciso, anche se non sapeva
precisamente la sua meta.
Nella sua mente, pensava alle parole di Gary. Di nuovo lui,
di nuovo a dirgli cosa fare e cosa no. Era grande, ormai. Sapeva cosa fare!
Certo, aveva fatto tanti errori ed era chiaro perché Misty preferisse Gary a
lui, però…
Si fermò e guardò le persone.
Perché quella sensazione era così orribile? L’essere
inutile…Chissà poi se l’avrebbe trovato davvero Jonathan. Il posto era grande
e…c’era il pericolo che Misty lo incontrasse prima. Doveva impedirlo.
Guardò il tabellone che aveva davanti. Tra meno di un ora ci
sarebbe stato un esibizione pokèmon con un incontro pokèmon di dimostrazione
con uno della Elite della Lega.
Il ragazzo castano camminava tra la folla e ogni tanto si
fermava per guardarsi intorno. Sapeva che Misty si trovava lì, solo non sapeva
come ritrovarla…o meglio, non sapeva come agire.
Fino a quel momento, pensava di avere tutto sotto
controllo…ma l’arrivo improvviso di Ash aveva scombussolato tutti i suoi piani.
Eppure, aveva calcolato anche un possibile arrivo di Ash a Cerulean City, come
gestire la situazione, ma non aveva tenuto conto che si sarebbe ripresentato
Jonathan. Non aveva tenuto conto degli imprevisti.
Quando poi Ash se n’era di nuovo andato, aveva creato
nuovamente una gran confusione. Credeva di poter rimettere tutto a posto, di
riuscire a riprendere in mano la situazione…ma invece gli era scivolato tutto
di mano…
Giorno, dopo giorno, Misty stava cambiando…anche se in
apparenza sembrava star bene, stava nuovamente soffrendo. Credeva di poterla
aiutare…ma si era illuso, ancora una volta, di poter prendere il posto del
moro.
Ed era lì, che lentamente l’aveva persa…sempre di più. Fino
a che…scomparve da casa, dalla palestra, dalla città.
-Gary!- lo chiamò una ragazza.
-Mh?- si era appena svegliato quella mattina. La notte
precedente, era rimasto alzato fino a tardi per concludere la sua ricerca sui
Pokèmon ed ora si sentiva rintontito. Comunque, era in grado di riconoscere al
volo, la voce al telefono di una delle sorelle di Misty- Daisy?
-Presto! Puoi venire a casa nostra? Misty…Misty è scomparsa!-
disse agitata.
Gary spalancò gli occhi. La notizia gli cadeva come un
fulmine a cielo sereno. Scese velocemente dal letto e si vestì, per poi
precipitarsi fuori di casa. Quando arrivò, Tracey era già arrivato e stava
cercando di consolare le sorelle che parevano sconvolte.
-Sono qui…- disse con il fiatone.
-Gary…- disse Violet la ragazza dai capelli blu- Perché…perché
ha fatto questo?
Il ragazzo guardò la stanza di Misty lasciata vuota…tutte le
sue cose erano in giro, molti oggetti erano stati buttati per terra e fatti a
pezzi. Sembrava ci fosse stata una colluttazione.
-Voi non ve ne siete accorte?- chiese lui.
-No…- scosse la testa Lily- Quando è successo, eravamo uscite a
fare la spesa. Al nostro ritorno sembrava tutto tranquillo, anche se Misty si
era rifiutata di uscire dalla stanza.
-Come se non bastasse già quello che le è capitato, ora si è
data pure alla fuga- disse preoccupata Daisy- Dovevamo stare più attente…Come
faremo ora?
-E’ un grosso problema- disse Tracey, mentre cercava di
consolare la ragazza- Misty non è nelle condizioni di potersi muovere
liberamente e non è in grado di affrontare un viaggio per chissà dove. Se le
sue condizioni dovessero peggiorare…
-No, non accadrà- disse prontamente Gary- Andrò a cercarla io.
Sicuramente non avrà fatto tanta strada.
-Però…non abbiamo la minima idea di dove possa essersi diretta-
disse Daisy.
-E se avesse tentato di raggiungere…Ash?- ipotizzò Tracey.
-…non credo- disse il castano, chinando la testa- Al momento le
sue condizioni psicologiche non le permettono di ricordare bene…
-E se invece…non avesse dimenticato Jonathan?- disse Violet
mostrando un volantino che aveva trovato per terra.
-Una Fiera dei Pokèmon?- Gary lesse il foglietto.
-Già…sembra che ci vadano i migliori allenatori per sfidarsi
con uno della Elite Pokèmon- disse Tracey.
-Se il suo scopo è quello di mostrarsi in pubblico e di
diventare il più forte…Jonathan si sarà diretto lì.
-Ma perché fare questo? Sembrava che si fosse veramente
dimenticata di lui.
-…forse qualcosa glielo ha ricordato- Lily stava guardando
attentamente dei fogli- Lo sapevate che quelli della Lega hanno convinto Misty,
a chiudere definitivamente la palestra?
I presenti la guardarono sorpresi.
-Chiudere?- fece sorpresa Violet.
-Già…e Misty ha firmato il consenso.
-Ma questo quando…?- Daisy le strappò di mano i fogli e li
lesse- …portano la data ad un mese di distanza dall’incidente con Jonathan.
-Misty aveva accettato di chiudere la Palestra tempo fa e non
c’è lo ha mai detto?
-Forse non voleva che c’intromettessimo…
-C’è un’altra lettera…Questa porta la data di alcuni giorni
fa…è sempre della Lega e le ricordano che tra un mese la Palestra verrà chiusa.
-Alcuni giorni fa…- Tracey ci pensò su- Non è stato quando
Misty ha avuto una ricaduta?
-Perché non ce ne ha mai parlato? Avremmo potuto decidere
insieme cosa fare.
-Forse pensava che fosse la cosa giusta…
-Comunque…- Gary prese il volantino- Per il momento mi
interessa di più trovarla e accertarmi che stia bene…prima che accada qualcosa
di grave.
-Un salve a tutti, amici- disse un uomo sul palco e microfono
alla mano- Siamo giunti al momento più atteso della Fiera!
Si sentì il pubblico esultare contento.
-Bene, è quello che volevo sentire! Ora applaudiamo al grande
allenatore di questi tempi! Ha vinto molti tornei ed è entrato a far parte
della Lega Pokèmon. Un applauso a Lance!
-Salve…- disse il ragazzo salendo sul palco e salutando le
migliaia di fans che applaudivano contente.
-Bene…e per la gioia dei tanti allenatori che sono venuti fin
qui, Lance concederà un incontro a chiunque volesse sfidarlo! Coraggio gente,
fatevi avanti!
La gente si guardò tra di loro, nessuno sapeva cosa decidere
e finora nessuno si era fatto avanti. Era noto a tutti la potenza di Lance.
-Vado io…- una voce in mezzo alla folla. Le persone si
guardarono tra di loro, finché non videro da dove veniva la voce. Si aprì un
varco intorno a quel ragazzo, per farlo passare.
-Bene, e così tu mi sfiderai- disse Lance guardandolo.
-Sì…- disse lui salendo sul palco.
-Cercherò di andarci piano con te. Sembri inesperto.
-Non ce ne sarà bisogno- sorrise.
-Sembri sicuro di te…- constatò Lance.
-Lo sono- disse il ragazzo guardandolo con sfida.
Lance notò qualcosa di strano nel ragazzo…qualcosa di molto
pericoloso.
-Bene, ora che c’è lo sfidante, potete iniziare- disse il
commentatore.
Lance scosse la testa. Forse era solo un impressione.
Lo so, questo capitolo è un po’ confuso (U_U)’…ma vedrete
che riuscirò a chiarire tutto o almeno in parte nel prossimo capitolo. Ho
dovuto dividere questo capitolo, perché se no, non riuscivo a concludere il
prossimo capitolo.
Grazie a chi segue questa fic, gliene sono grata (^-^)
Presto…o almeno fra qualche mesetto (°.°)’…terminerò anche questa fic,
finalmente.
Perciò…fate ancora un piccolo sforzo e seguitemi (^.^) A
presto!
Ash camminava lentamente, mentre guardava assorto una
vecchia fotografia. La foto che si portava sempre appresso…lo faceva sentire
vicino ai suoi amici…a lei…
Pensò di nuovo alle parole di Gary.
Misty si trovava in quel posto, ma finora non l’aveva vista.
Perché poi Gary sembrava così nervoso quando aveva parlato di lei? E perché era
scappata via, senza dare una spiegazione?
Pensava che una volta andato via, lei si sarebbe sentita più
tranquilla e avrebbe ripreso la sua vita normalmente. Però, evidentemente, il
suo ritorno l’aveva scossa più di quanto credeva.
Ricordò il momento in cui si erano separati, l’ultima volta
che l’aveva vista, prima che ognuno tornasse a casa propria. Lo sguardo di lei
e quando si voltò…quella scena gli era rimasta impressa. Ancora adesso si
chiedeva se aveva fatto la cosa giusta…
-Mh…- un ragazzo dai capelli neri, guardava con insistenza il
foglio che aveva lì sul tavolo.
Scrisse una frase, poi la cancellò subito. Mosse
nervosamente la penna che aveva in mano in cerca anche di una piccola
ispirazione.
Eh, già…non sapeva che scrivere…Eppure non doveva essere
così difficile…insomma, si trattava di una lettera…una semplice lettera! Da
quando gli era così difficile buttare giù qualche riga? Forse era perché non
era abituato a scrivere lettere o forse dipendeva dal destinatario della
lettera.
Un “Cara Misty” non andava bene? No, suonava così strano…
Forse un semplice “Ciao Misty, da quanto tempo!”? No,
sembrava accentuare il fatto stesso che era da un sacco di tempo che non si
sentivano. Che lui non si faceva sentire.
“Ciao Misty, sono Ash. Ti ricordi di me?” Che domande, certo
che sì! Anche se era passato molto tempo, non voleva certo dire che si era
scordata di lui. O almeno, questo sperava.
“Come va Misty? Io mi trovo ancora in viaggio per Hoenn, per
vincere le ultime medaglie…e mi manchi molto”
Scosse la testa e scarabocchiò le ultime parole.
Guardò il foglio…sembrava che qualcuno ci avesse fatto la
guerra con l’inchiostro.
Perché…perché non gli riusciva di scrivere una semplice
lettera?
Con rabbia prese il foglio e lo accartoccio, gettandolo
dietro di lui. La pallina di carta andò ad unirsi alle altre buttate per terra
precedentemente.
Diede uno sguardo a quella piccola immondizia.
Era così assurdo…da quando non era capace di scrivere?
Eppure…le cose che voleva dirle erano così tante, che forse non ci sarebbero
entrate in un unico foglio. Gli avrebbe raccontato dei suoi allenamenti, i suoi
incontri pokèmon, di Pikachu e i compagni di viaggio, dei posti visitati, della
notte e la mattina, e… e…della sua assenza.
Sospirò. Credeva che scrivere una lettera era la via più
facile, al posto di una chiamata. E invece…erano ore che non riusciva a buttare
giù una frase fatta. Sembrava proprio un idiota.
Ma che fare se la persona a cui vuoi scrivere…è una persona
che non vedi da tanto tempo? Che non hai il coraggio di sentirla per telefono?
Eppure, doveva farcela! O Misty non gliel’avrebbe fatta
passare liscia. Già la vedeva con la sua faccia imbronciata, che lo rimproverava
per non essersi fatto sentire in tutto quel tempo. Non erano amici, forse?
Allora, perché? E lui non avrebbe avuto scusanti, perché non sarebbe neanche
riuscito a dirle la verità.
Prese un nuovo foglio bianco e con penna in mano, si preparò
a scrivere…sì…qualcosa…certo…una cosa semplice…
Okey, si sentiva un completo idiota, con la mano in aria e
la penna puntata verso il foglio. E scrivi qualcosa, no?
-Non sai cosa scrivere alla tua ragazza?
La domanda lo fece balzare dallo spavento, facendogli cadere
la penna. Si girò e vide un bambino guardare incuriosito le cartacce buttate
per terra.
-Masato!- esclamò con le guance arrossate.
-Cosa?- chiese lui tranquillamente.
-Che ci fai qui! Come sei entrato?
-Ma dalla porta, no?- rispose lui come se la cosa fosse ovvia.
-Non dico questo…perché non hai bussato prima di entrare?
-Dovevo?- chiese lui perplesso. Da quando c’era tutta quella
discrezione?
-Certo!- rispose Ash.
-Non ti credevo così riservato per scrivere una lettera a…-
sbirciò uno dei fogli accartocciati- …a Misty.
Ash arrossì di più e immediatamente gli tolse di mano la
lettera.
-Non è come pensi!- si difese lui, stringendo a sé la lettera,
quasi volesse nasconderla.
-Cos’è che devo pensare?- si sistemò le lenti e osservò
attentamente le sue azioni.
Ash si sentì spiazzato…Masato riusciva a smascherarlo con
delle semplici frasi. Accidenti, non sembrava neanche un bambino, quando
parlava. Se avesse detto qualcosa, Masato avrebbe capito subito che…
Ci pensò su…ma che gli stava prendendo? Perché si stava
agitando per una semplice lettera? In fondo, non c’era niente di male. Stava
solo scrivendo alla sua migliore amica.
Masato notò lo sguardo di Ash che si stava rilassando e le
spalle lentamente si abbassavano.
-…niente- disse il ragazzo, abbassando la testa.
-…uguale- disse il bambino, attirando l’attenzione di lui.
-Come?
-Tu e mia sorella.
-Cosa c’entra adesso Haruka?- chiese lui confuso.
-Dico solo che a volte avete la stessa espressione- disse
Masato alzando le spalle- quando parlate di una certa persona…- lasciò la frase
in sospeso, sperando che Ash riuscisse comunque a intenderne il senso.
-Eh?- ok, non era così sveglio. Ma del resto se lo doveva
aspettare.
-Voglio dire che quando mia sorella parla di Shuu…ha la tua
stessa espressione nella faccia.
Ash si indicò con la mano confuso.
-Che espressione ho io?
-Di un pesce lesso- rispose secco il bambino.
Il ragazzo lo guardò offeso. Anche in quella occasione non
perdeva tempo per prenderlo in giro.
-Vuoi litigare?- disse arrabbiato Ash. Masato sembrò non aver
fatto caso a lui e continuò.
-Per quanto conosca molte cose rispetto agli altri…non so di
preciso cosa si provi, quando ci si innamora. Però quando guardo voi due…-
socchiuse gli occhi- Vedo l’espressione di due che soffrono per amore…di un
amore lontano.
Ash guardò sorpreso il bambino, mentre le sue parole
iniziavano lentamente a fare effetto nella sua testa.
-Che?!- esclamò lui, quasi svegliato dal sonno- Io non sono
innamorato di Misty!- disse con il rossore che gli tornava sul viso.
-Certo, certo…- disse il bambino voltandosi, annuendo come per
far contento ad un bambino.
-Dico sul serio!- continuò Ash sentendosi sminuito.
Il bambino si avviò verso la porta.
-Pensa piuttosto a scrivere quella lettera. Non vorrai che
Misty pensi che ti sia dimenticato di lei?
-Lo so anch’io questo- rispose Ash seccato.
-Bene, allora muoviti che tra un po’ è pronto da mangiare-
disse Masato prima di uscire.
Ash guardò la porta, poi per terra pieno di scartoffie.
Sospirò triste. Persino un bambino ne sapeva più di lui. Lo faceva sentire così
inferiore.
-E va bene!- esclamò Ash con la penna di nuovo in mano- Non
posso certo dargliela vinta a Masato!- però poi arrivò un altro imprevisto,
sotto forma di gorgogli allo stomaco- Okey, ma prima devo mettere sotto i denti
qualcosa. Pensare troppo, mi fa venire fame- disse a sé, quasi dandosi una
scusa per essersi alzato dalla sedia.
Però…ancora una volta, la codardia di Ash aveva avuto la
vinta di fronte al desiderio di riprendere i contatti con l’amica. E i giorni
passavano…
-Pika!- la voce di Pikachu lo svegliò.
-Mh?- lo guardò.
-Pikapi!- indicò in fondo, verso il palco.
-Chi c’è?- non vedeva bene.
Il pokèmon giallo avanzò per primo, invitandolo a seguirlo.
-Aspetta Pikachu!- lo rincorse, tra la folla, fino a giungere
vicino al palco- Pikachu, ma che ti prende?
-Pi!- indicò di nuovo il palco.
Ash alzò lo sguardo e vide due persone che stavano
disputando un incontro di Pokèmon.
-Lance?- si ricordava di quell’allenatore…era uno della Elite
Pokèmon. E poi, vide l’altro…come potersi scordare di lui?- E’…- rimase a bocca
aperta a fissare il ragazzo- E’ Jonathan…- vide come aveva già messo in
difficoltà Lance con poche mosse.
Guardarlo sorridere soddisfatto, gli fece ricordare tutto
quello che aveva fatto ai suoi amici…il dolore arrecato a Misty…
Strinse forte i pugni. Finalmente, lo aveva raggiunto.
Ora doveva fermarlo! Era il momento!
Però prima di poter fare un solo passo, un braccio gli si
parò davanti. Si girò confuso.
-Gary?
-Aspetta…
-Aspettare?- chiese lui nervoso- Che faccia di nuovo del male?
Gary scosse la testa.
-Solo aspetta…- disse semplicemente senza dare spiegazione.
Ash non capiva. E non aveva voglia di capire cosa frullasse
nella mente del ragazzo. Voleva solo affrontare Jonathan. Aveva fatto quel
viaggio solo per quello scopo.
-Ahhh!- la voce di Lance, attirò la loro attenzione. Lance era
stato lanciato per terra a causa di un colpo del pokèmon.
-Allora…Lance…adesso chi fa il gradasso?
-Non so che razza di allenamento hai fatto fare al tuo Pokèmon,
ma non basterà a sconfiggermi!- cercò di rialzarsi.
-Tzk, fossi in te io non mi alzerei…potresti farti molto male…
Lance lo guardò serio. Il ragazzo pareva non scherzare per
niente.
-R- ragazzi, che colpo di scena…- disse il commentatore
stupito- Pare che lo sfidante di Lance, gli stia facendo mangiare la polvere!
Riuscirà davvero a sconfiggerlo?
-Ci puoi scommettere…- strinse la pokèball che aveva in mano.
Lance osservò la mano di Jonathan.
-Tu sei…quel ragazzo. Sì, il ragazzo della pokèball nera.
-Oh, finalmente qualcuno che si ricorda di me- disse divertito
Jonathan.
-Hai sfidato tanti capopalestra e li hai tutti battuti.
-Sì…e quando batterò te, tutti avranno paura di me.
-Sei un pazzo…
-Pazzo è chi ha il coraggio di combattere contro di me.
-Lasciami andare- disse impaziente Ash, ma Gary non lo
ascoltava e si guardava intorno- Gary?
-Allora…vogliamo terminare?- disse Jonathan ansioso- Oppure,
vuoi ritirarti?
Lance lo guardò preoccupato. Che doveva fare? Aveva sentito
delle voci circolare alla Lega…ma erano sempre state taciute dai rappresentati,
dicendo che era tutto una menzogna. Non esisteva nessun ragazzo in grado di
sconfiggere tutti i Capopalestra e quelli della Lega, anche se avesse avuto un
potere speciale.
Ma ora…con Jonathan davanti, non era così sicuro delle loro
parole. Se si fosse arreso, gliel’avrebbe data vinta…
-Basta, non posso più aspettare!- disse esasperato Ash,
liberandosi da Gary.
Ma proprio quando stava per muoversi per salire sul palco,
un'altra persona l’aveva già preceduto. La vide passare velocemente, ma la
riconobbe… era una ragazza…più precisamente, la ragazza che aveva incontrato
prima.
-Ehi, aspetta, dove hai intenzione di andare?- disse Ash,
cercandola di fermare.
Lei sembrò non ascoltarlo.
-E’ pericoloso- insistette lui. Ma non servì.
La guardò mentre lo sorpassava tra la folla e saliva sul
palco.
“Che intenzioni ha?”- pensò preoccupato Ash.
Nel palco, i presenti avevano notato il suo arrivo.
-Oh, pare che qualcun altro frema dalla voglia di battermi-
disse Jonathan, guardando la ragazza avanzare verso di loro.
-Sta lontana!- disse Lance. Aveva capito che quel ragazzo era
davvero pericoloso.
La ragazza non lo ascoltò e arrivò a pochi metri dal
ragazzo.
-Ma cosa sta facendo!- disse preoccupato Ash.
-E’ arrivata…- disse Gary che lo aveva raggiunto.
-Come?
-Non la riconosci? E’ Misty…
-Misty?!- esclamò sorpreso- Ma…ma…
-Stavo aspettando che uscisse allo scoperto…ora devo fermarla.
-Ma cosa stai dicendo? Lei non può essere Misty!
Perché…perché…- rimase a riflettere.
Se davvero era lei, perché non l’aveva riconosciuta subito?
Perché quando si erano incrociati, aveva attuato come se non lo conoscesse?
Alzò lo sguardo preoccupato verso Gary.
-Cosa sta accadendo?
-A dopo le spiegazioni, Ash. Non è il momento.
-Ehm, scusa…ma non è possibile interferire in un incontro
Pokèmon…- disse il commentatore alla ragazza.
-Sta zitto- disse lei secca. Il tizio indietreggiò spaventato.
-Se vuoi sfidarmi, aspetta il tuo turno- disse Jonathan con un
sorriso.
-Io non sono venuta a sfidarti…- lei lo guardò seriamente.
Il ragazzo notò qualcosa di famigliare in lei.
-Ma…chi sei?- chiese perplesso.
-Non mi riconosci…?- lei lo guardò, poi alzò la mano che
fin’ora era rimasta nascosta, che si scoprì avere una pistola. Prima che i
presenti potessero constatare quello che stava accadendo, partì un colpo dalla
pistola- Eppure, io ti conosco molto bene…
-Non mi riconosci…?- lei lo guardò, poi alzò la mano
che fin’ora era rimasta nascosta, che si scoprì avere una pistola. Prima che i
presenti potessero constatare quello che stava accadendo, partì un colpo dalla
pistola- Eppure, io ti conosco molto bene…
Il rumore dello sparò rimbombò all’interno della Fiera,
nonostante venisse diffusa dagli altoparlanti musica di sottofondo.
Le persone rimasero scioccati e spaventati da quello che
stava succedendo.
Jonathan paralizzato, diede uno sguardo a se stesso…si toccò
il corpo…non usciva sangue…non sembrava ferito. Il proiettile gli era passato
molto vicino, ma non lo aveva colpito. Pareva che la ragazza avesse sbagliato
la mira, ma lo sguardo sicuro di lei, gli fece capire che l’aveva fatto apposta
a mancare l’obiettivo.
-Sembra che tu abbia fortuna…o no?- disse lei, delineando un
sorriso sul suo viso.
-Misty!- gridò Ash, salendo sul palco.
La ragazza lo guardò come se non lo conoscesse.
-Che stai facendo! Mettila subito giù!
Però Misty sembrò non ascoltarlo, il suo sguardo era
concentrato su Jonathan, che la guardava spaventato.
-Misty? La capopalestra?- disse Jonathan sorpreso- Tzk, non
credo che una come te, possa avere il coraggio di uccidere una persona- disse
lui, cercando di sembrare sicuro.
-Vuoi provare?- si sentì il rumore del grilletto che girava.
-Misty, non lo fare!- Ash si avvicinò, ma la ragazza gli puntò
la pistola anche a lui. Si arrestò di colpo.
-Non ti avvicinare, se non vuoi fare la sua stessa fine- disse
seria.
-Misty…- Ash la guardò spaventato e incredulo. Cosa le era
successo? Da quando lei attuava in quel modo e si comportava come se non lo
conoscesse?- Cosa ti prende? Non mi riconosci?
-No, e non m’interessa.
Ash rimase scioccato. Perché diceva di non conoscerlo?
-Non…non ti ricordi?
-Il mio unico scopo è questo ragazzo…- indicò Jonathan- Non
t’intromettere.
-Però…
-Misty…- la voce di Gary. L’aveva raggiunto sul palco-
Ascoltami…devi mettere giù quella pistola. Sono venuto a prenderti.
-Per portarmi dove? A casa? No, non ho bisogno di
nessuno…voglio solo mettere fine a questa storia…una volta per tutte.
-Non risolverai niente in questo modo. E lo sai anche tu.
Perciò, sii ragionevole e vieni via.
-No.
-Misty, sono tutti in pensiero per te.
-Sta zitto!- sparò un proiettile sul soffitto. Questo non fece
altro che spaventare di più la folla.
Gary rimase spaventato dalla sua azione imprevista. La
ragazza sembrava irremovibile, non lo ascoltava neanche. Eppure, pensava che
gli avrebbe dato ascolto…
-E ora…- puntò di nuovo la pistola verso Jonathan- Terminiamo.
-Gary…- Ash si girò a guardarlo- Perché Misty…?
Il ragazzo abbassò lo sguardo.
-…Ha perso la memoria- disse lui- Non del tutto, almeno.
Diciamo che solo alcuni ricordi si sono cancellati dalla sua mente…
-La memoria? Ma com’è accaduto?
-Non lo so con precisione…è successo quando la sua salute ha
iniziato a peggiorare…
Ash rimase silenzioso a guardare il castano. Aveva un
espressione triste e frustata…forse perché si era reso conto di non poter far
niente? Era per questo che fin dall’inizio si comportava strano? E anche
Misty…quando l’aveva incrociata all’inizio della Fiera, non sembrava neanche
lei.
O forse…quella Misty che aveva incontrato…era la stessa
ragazzina che aveva conosciuto quel giorno al fiume? Già, gli stessi toni, le
stesse espressioni…come se non l’avesse mai conosciuto.
Com’era potuto accadere?
Chinò la testa.
Provò a ricordare il momento in cui loro due si erano
separati a quel bivio…era ancora sicuro di aver preso la decisione giusta quel
giorno? Anche Brock l’aveva avvertito.
-N- no…- balbettò Jonathan.
La voce del ragazzo, lo svegliò dai pensieri.
Jonathan cadde a terra e lei gli punto vicino la pistola. Il
ragazzo cercò disperatamente di indietreggiare strisciando per terra, ma non ci
riuscì per la paura.
-Cosa si prova adesso, eh? E’ ora che tu paghi per i mali che
hai causato…
Eppure, anche se le cose sembravano precipitare, sempre più
in basso…lui non poteva rimanere lì immobile.
-Fermati!- Ash si mise in mezzo tra lei e Jonathan.
Gary lo guardò stupito.
-Cos…! Levati di torno!- disse Misty arrabbiata.
-No!- non si mosse e la guardò deciso.
-Spostati, ti ho detto! O farò fuori anche te!- disse ancora
più adirata.
-Non lo farai…la Misty che conosco non lo farebbe mai!
-Ma che ne sai di me! Chi sei tu, per dire che mi conosci!
-Sono un tuo amico!- abbassò lo sguardo amareggiato- E anche se
non sono riuscito a dimostrartelo, io ci tengo davvero a te!
La ragazza indietreggiò sorpresa. Perché quel ragazzo era così
ostinato? Non aveva paura? Davvero era come diceva lui, che erano amici?
Eppure non si ricordava di lui…ma quello sguardo deciso, ma
allo stesso tempo triste, le faceva presagire che quel viso non gli era nuovo.
E in un improvviso flash-back ricordò di un ragazzino di
spalle con la sua giacchetta blu e un berretto rosso e bianco. Chi era? Non
riusciva a vederlo in faccia, ma sentiva che non era la prima volta che lo
incontrava…anche nei suoi sogni.
Poi rivide lei davanti ad un lettino bianco e l’oscurità
intorno a lei…e si ricordò perché era lì.
Alzò lo sguardo e girò il grilletto.
-Io non ho amici- lo guardò intensamente.
-Misty…
-E non mi farò scrupoli ad eliminarti.
Ash chinò la testa triste…si era davvero dimenticata di lui…
E va bene, doveva accettarlo…
-Ascoltami…non m’interessa cosa mi succederà…ma te…se dovessi
sparare, non te lo perdoneresti mai. Ti porteresti questo peso per sempre. Non
stai già soffrendo abbastanza?
Misty lo guardò confusa. Perché si preoccupava per lei?
Perché non scappava via?
-Perché…?
-Come?- Ash non capì.
-Perché fai questo per me? Non ci conosciamo neanche.
Il ragazzo moro le sorrise.
-Tu forse non ricordi…ma un tempo eravamo grandi amici. Avresti
fatto la stessa cosa per me- allungò lentamente la mano verso la pistola e la
toccò. Misty sembrò sussultare leggermente, ma non si mosse- Tu sei una persona
forte, ma allo stesso tempo dolce, ti preoccupi per i tuoi Pokèmon e per i tuoi
amici…- la ragazza iniziò a tremare, mentre lui cercava di prendere l’arma- Hai
sempre cercato di fare del tuo meglio…in qualsiasi situazione- Misty cominciò a
versare una lacrima, come ricordando vagamente quella sensazione…quello
sguardo…quella voce- Io ti ho sempre ammirato, Misty. Fin dalla prima volta che
ci siamo incontrati…- ora era riuscito ad afferrare la pistola e delicatamente
cercò di sfilargliela dalla mano-…Non macchiarti di un azione che non ti si
addice…per favore…
E finalmente aveva tolto dalla mano della ragazza la
pistola, mentre lei iniziava a piangere confusa e con gli occhi spalancati. Le
sue gambe iniziarono a cedere dalla tensione e Ash si chinò con lei, mentre
l’abbracciava dolcemente.
Misty appoggiò la testa al petto di lui. Ora ricordava
meglio il volto di quel ragazzino che stava di spalle…si stava girando e le
sorrideva allegramente…quel ragazzino così spensierato, era…
-A- Ash…- disse lei debolmente, mentre piangeva.
Ash sorrise sollevato. Si stava ricordando di lui.
-Io… volevo solo essere alla tua altezza- mormorò lei-…è morto
per colpa mia, perché non sono una brava allenatrice…- singhiozzò, stringendo
la maglietta del ragazzo- Avrei dovuto fermarlo. Sono venuta apposta per farla
finita…ma non sono stata capace di premere il grilletto. Sono inutile…
-Stai tranquilla…va tutto bene- cercò di calmarla,
accarezzandole la testa- Hai fatto la cosa giusta…ora lascia che ci pensi io.
Smise di abbracciarla e delicatamente si staccò da lei.
Guardò Gary che era rimasto a guardare. Gli fece un cenno e lui si avvicinò a
Misty per aiutarla ad alzarsi. Si alzò in piedi e si girò verso Jonathan, che
aveva fatto in tempo ad allontanarsi e mettersi in piedi.
-Quella ragazza è pazza! Avete visto cosa ha tentato di fare?
Dovete arrestarla!- disse indicando con il dito esagitato.
-Qui l’unico pazzo sei tu- disse Ash, che aveva ancora in mano
la pistola.
-Anche tu hai intenzione di fare la sua stessa bravata?!
Ash guardò l’arma che aveva in mano.
-…no- la fece cadere per terra- Non ho bisogno di questo per
sconfiggerti…- prese dal taschino una pokèball e gliela mostrò- Mi basterà
questo.
-Un incontro Pokèmon?- disse lui ridacchiando sollevato e
sorpreso- E tu credi davvero di potermi sconfiggere?
-Sì- disse deciso- In questo periodo ho continuato a seguirti,
di palestra in palestra che sconfiggevi. Ho studiato ogni tua mossa, ogni tuo
attacco, ogni tua strategia. E alla fine, sono riuscito a migliorarmi e sono
pronto per sconfiggerti.
-Ma bravo…e così mi seguivi. Ma non ti servirà, perché io ho un
arma segreta.
-Se parli della pietra nera…non mi spaventa più di tanto. Pensi
davvero che quella pietra ti renda invincibile? Non sei stato neanche in grado
di eliminare i tuoi punti deboli.
-Cos…?! Assurdo! Non ho punti deboli!
-E allora, perché ti stai agitando?
-Tsk…non puoi sconfiggermi.
-Lo farò…senza aiuto di nessuna arma…perché solo così potrò
veramente batterti.
-Metteremo fine a tutto questo, solo quando ti sconfiggerò e ti
dovrai arrendere alla mia forza!- tirò fuori una sua pokèball.
-Oh…eh…- disse il commentatore che si era nascosto dietro ad un
banco- A quanto pare, c’è un nuovo cambiamento…sta per iniziare un combattimento
Pokèmon…Jonathan contro il nuovo ragazzo…
-Ash…- il moro si girò per guardare Gary, che sorreggeva Misty.
Si aspettava di sentirsi dire qualcosa come “non lo fare”,
“non c’è la puoi fare”, “è troppo pericoloso”, ma invece Gary lo guardò serio.
-Sta attento- gli disse.
-…sì- Ash gli sorrise, sentendo per la prima volta di fare la
cosa giusta.
Facendo di nuovo i calcoli…due capitoli, se va tutto bene.
Naturalmente non ho ancora finito di scriverla, ma la sto terminando nella mia
testa, eh eh. ^^
Uff, la prossima volta che inizio una fic, cerco di finire
di scriverla, prima di pubblicarla (-.-)’
Va beh, spero che la storia non stia perdendo la vostra
attenzione e che continuerete a leggerla…perché la leggete, vero? (*o*) Vero,
vero, vero?
Ora vi saluto e ci si sente al prossimo capitolo, bye!
-Sì- disse la ragazza, con sopra la spalla la borsa di viaggio-
Devo tornare alla palestra. Sai com’è, non mi fido tanto delle mie sorelle-
ridacchiò- potrebbero anche aver dato fuoco alla palestra.
-Già- rise con lei.
Poi seguì un momento di silenzio, mentre i due si
guardavano.
-Bene, allora vado a chiamare gli altri. La mongolfiera sarà
qui tra poco per portarmi a casa- si voltò per andarsene, ma qualcosa la
trattenne, più precisamente una mano. Lei si girò sorpresa per guardare il
ragazzino che l’aveva afferrata per il braccio- Ash?
Il ragazzino sembrò non essersi reso conto della sua azione
improvvisa, era come se la sua mano si fosse mossa per conto proprio,
istintivamente.
Quando gli occhi di lei si posarono su di lui, si svegliò
dallo stato di coma. Lasciò subito il braccio della ragazza.
-Ah…ehm- parve imbarazzato e disorientato- …scusa- ridacchiò,
cercando di allentare la tensione creatasi- Non so cosa mi abbia preso.
Misty lo guardò chiedendosi per quale motivo stesse
scusandosi. Non le aveva mica fatto male, solo…era rimasta sorpresa. Che
significava il suo gesto?
Scosse le spalle…Ash era sempre Ash, non esistevano manuali
per lui, e si avviò.
Ash la guardò allontanarsi, mentre il suo sorriso scompariva
lentamente, facendo posto ad uno sguardo triste e amareggiato. Non sapeva
neanche perché si sentiva così, non sapeva cosa gli stava accadendo…ma era una
sensazione che si sarebbe portato appresso a lungo tempo.
“…non andartene”.
-Ash…- Misty alzò lo sguardo e vide il ragazzo che si preparava
per l’incontro.
-Come va, Misty?
La ragazza guardò il ragazzo che la teneva per le spalle.
-…Gary…io, che stavo facendo?- lo guardò confusa e triste.
Aveva le lacrime agli occhi.
Gary le sorrise dolcemente.
-Va tutto bene Misty…va tutto bene…
Lì sul palco la battaglia tra Ash e Jonathan, sembrava aver
preso il via. I due stavano combattendo con i Pokèmon da ben quindici minuti.
-Non me l’aspettavo…te la cavi piuttosto bene…- disse Jonathan
guardando Ash.
-Piuttosto bene?- disse lui con ironia- Io direi che ti sto
battendo.
-C’è ne vorrà, prima che tu possa battermi!
-Tu credi?- disse lui con un sorriso- Non ti sei neanche
accorto che ho io in pugno la situazione.
-Eh?
-Hai continuato ad attaccare alla cieca, senza accorgerti che
io anticipavo i tuoi movimenti.
-Impossibile!
-Guarda…i tuoi pokèmon ora sono stanchi e i miei sono ancora in
forma…se non vuoi credermi sulla parola, guarda tu stesso.
Jonathan guardò i suoi pokèmon…davvero erano già stanchi?
-Cavoli…- disse lui leggermente preoccupato.
-Visto? Te l’avevo detto. Riesco ad anticipare i tuoi
movimenti…ho studiato a lungo il tuo modo di combattere.
-Eh eh eh…- rise. Ash lo guardo confuso- Davvero credi che
questo mi spaventi? D’accordo, ti sarai anche informato su di me…ma non basta,
visto che io…- fece uscire dalla pokèball un altro pokèmon- ho il potere della
pietra che aumenta il potere dei miei pokèmon. Capisci cosa intendo? Potrai
anche anticiparmi, ma i miei pokèmon sono delle perfette macchine da guerre.
-Sei tu quello che non capisce! Saranno anche forti grazie a
quella pietra…ma sono pur sempre esseri viventi. Per quanto credi che il loro
corpo possa resistere alla fatica e ai colpi?
-Non importa…finché avrò la pietra, non verrò mai sconfitto.
-Non devi far affidamento su quella pietra, ma sulle vere
capacità dei tuoi pokèmon! Non sai cosa ti potrebbe accadere se tu utilizzassi
ancora quel potere?
-Come?- lo guardò perplesso- Cosa mi succederà?
-Tu…non conosci la storia del precedente possessore?
-Io…no- alzò le spalle.
Ash lo guardò confuso e preoccupato. Che significava? Veniva
spontaneo farsi delle domande.
-Jonathan, ma tu…come sei venuto in possesso di quella pietra?
-E a te che interessa?
-Ho come l’impressione che non sia stato tu a trovare quella
pietra. E a quanto pare, non hai neanche idea di ciò che stai provocando.
Quella pietra è solo portatrice di sventura.
Il ragazzo abbassò lo sguardo e strinse forte la pokèball.
-Ho capito qual è il tuo gioco. Speri che spaventandomi con
qualche assurda storiella, io abbandoni questa sfida. Ma caschi male, io non ti
ascolterò.
-Non mi cambia niente se tu abbandoni o no la battaglia, io
sono venuto fin qui con il solo scopo di sconfiggerti. Solo che…mi piacerebbe
un incontro leale. Per quanto ti odi per quello che hai fatto ai miei amici,
incomincio a pensare che tu non abbia la minima idea del potere della pietra e
della sua pericolosità.
-Basta così! Dragonite attacca!
-Charizard!- esclamò Ash vedendolo a terra.
-Io…non posso arrendermi…non posso. Ora che sono arrivato fin
qui…non mi fermerò. E lo farò, anche eliminando uno ad uno i miei avversari.
-Sei un pazzo- disse Ash arrabbiato, mentre guardava il suo
Charizard- Te la senti di combattere ancora?
-Cha…- il pokèmon arancione si rialzò.
-Molto male Ash…- disse Jonathan- Così rischi di fare la stessa
fine della tua amichetta…Dragonite attacca!
-Oh, no! Charizard!
Misty guardò l’incontro, quando il pokèmon fu sbattuto
nuovamente per terra. La caduta fece alzare un po’ di polvere intorno.
Agli occhi di Misty, le pareva che quel pokèmon non fosse
Charizard, ma Staryu…il suo pokèmon d’acqua. Lo vedeva tentare di rialzarsi,
mentre lei lo spronava a fare del suo meglio…e poi…poi…
Le lacrime tornarono a uscire dagli occhi. Abbassò lo
sguardo. Non c’è la faceva a vedere quella scena.
-Misty…- Gary capì cosa stesse provando e la coprì con la sua
giacca.
Le era ancora difficile dimenticare.
-Ebbene, ora come la mettiamo, caro il mio allenatore?
-Mh…- Ash fece rientrare nella pokesfera Charizard e fece cenno
al pokèmon che gli stava accanto- Pronto Pikachu?
-Eh, che intendi fare con quel minuscolo pokèmon?
-Sarà pure piccolo il mio Pikachu, ma in quanto agilità non lo
batte nessuno.
-Eh?
-Pikachu, attacco agilità!- disse Ash e il pokèmon corse
velocemente intorno al suo avversario, confondendolo.
Il pokèmon tentò, ma confuso com’era, attaccò alla cieca,
colpendo il palco in più punti.
-Se continua così ferirà qualcuno- disse Gary guardando la
folla che tentava di disperdersi.
-Che stai facendo!- disse adirato Jonathan al suo pokèmon-
Stupido, non vedi dov’è il tuo avversario?! C’è l’hai davanti a te!
Ma il pokèmon sembrò non sentirlo. E i colpi a vuoto
aumentavano, delle sfere nere uscivano dalla sua bocca e colpivano ciò che
incontravano. Pikachu riusciva a schivare tutto con incredibile velocità.
-Bene così, adesso tuono shock!- disse Ash.
Il pokèmon si avvicinò al suo avversario e lo colpì con una
grossa scarica elettrica.
-Noo!- il pokèmon di Jonathan cadde a terra- Rialzati, presto!
Che fai ancora lì sdraiato! Alzati, è un ordine!
Ash guardò il ragazzo e vide qualcosa che lo preoccupò,
negli occhi del pokèmon. Sembravano essersi accesi di una strana luce.
-Jonathan…perché non ti arrendi e basta? Non vedi che il tuo
pokèmon non c’è la fa?
-Tu sta zitto! Non mi arrenderò così facilmente! Vincerò io!
Solo io!- poi guardò arrabbiato il suo pokèmon e gli urlò contro- Stupido
pokèmon…è così che mi ringrazi? Ti ho dato il potere e non sei in grado di
sfruttarlo! Sei una nullità!
-Stai esagerando Jonathan!- disse Ash. Anche se era il suo
avversario, non c’è la faceva a vedere un pokèmon trattato così.
In quel momento, il pokèmon si rimise in piedi lentamente.
-Pii…ka…- disse il pokèmon giallo, mettendosi davanti al suo
allenatore, come per proteggerlo ed emanando delle scintille dalle guance.
-Pikachu, cosa tu prende?- chiese Ash, poi notò che il pokèmon
di Jonathan aveva alzato lo sguardo in alto.
Subito dopo, sparò un onda energetica che si abbatté sul
soffitto della Fiera.
-Qui crolla tutto!- disse il commentatore, coprendosi con le
braccia la testa.
-E’ terribile…- disse Gary guardando la scena. Aveva un brutto
presentimento.
-Insomma, che ti prende!- disse Jonathan sorpreso, poi vide il
pokèmon voltare a lui i suoi occhi minacciosi. Fu percosso da un brivido di gelo-
Eh…perché mi guardi così! Non sono io il tuo avversario, bensì quel Pikachu!-
Dragonite avanzò verso di lui, facendolo indietreggiare intimorito- Smettila
così! Torna nella tua sfera!- fece per farlo rientrare nella pokèball, ma non
servì a niente- Fermati, ti ho detto!
Però il pokèmon non lo ascoltò e si preparò a colpirlo con
un suo attacco. Jonathan assistette alla sua fine, senza muoversi. Però proprio
nel momento che il pokèmon lanciò la sua sfera nera, il ragazzo si sentì spinto
via.
Aprì gli occhi, rendendosi conto che era ancora vivo. Il
ragazzo che lo aveva salvato, si alzò da terra e lo guardò.
-Tutto okey?- chiese lui con espressione seria.
-Io…io…- da prima sorpreso, tornò ad essere arrogante- Non
avevo chiesto il tuo aiuto! So cavarmela da solo!
-Non sembrerebbe- indicò il pokèmon che si girò verso di loro-
L’hai fatto infuriare.
-Posso benissimo gestire la situazione- si alzò in piedi, però
per la paura non riusciva a prendere le sue sferepokè, che gli rotolarono per
terra.
-Ash, scappa via!- lo avvertì Gary- Il pokèmon è impazzito a
causa della pietra! Non si fermerà finché non farà una strage!
-Cosa?- disse sorpreso Ash.
-E’ posseduto dal potere. Non servirà niente combattere, ora è
inarrestabile!- però proprio in quel momento il pokèmon lanciò un altro dei
suoi attacchi.
-Ash!- gridò Misty vedendo il colpo dirigersi verso Ash.
Jonathan si coprì gli occhi, però poi sentì la voce del
ragazzo.
-Che fai lì, muoviti!- e lo spinse di nuovo, salvandolo
nuovamente.
Il colpo creò una esplosione e le macerie caddero intorno a
loro.
-Ash, noo!- continuò a gridare Misty, trattenuta da Gary.
-Ferma Misty! Non andare!
-Ash…As…- svenne poi tra le sue braccia.
Dietro alle macerie, c’erano due ragazzi e un Pikachu.
Jonathan guardò Ash che si rialzava in piedi e guardava Dragonite.
-…Perché lo fai?
-Eh?
-Perché mi stai salvando? Non sono io la persona che ha fatto
del male ai tuoi amici? Sono io la causa di questo disastro…perché non scappi
via?
-…è vero. Ti detesto per quello che hai fatto alle persone e…a
Misty- disse lui serrando le mani- Ma nonostante tutto, non posso lasciarti
morire così. Ho detto che mi sarei vendicato, ma non certo con la tua morte-
guardò nuovamente il pokèmon- Devo trovare un modo per fermarlo…
-Non servirà…non mi ascolta più- disse Jonathan abbassando lo
sguardo- Non sapevo che sarebbe finita così. Mi avevano assicurato che sarebbe
andato tutto bene.
Ash si voltò sorpreso.
-…Chi?
-Le persone che mi hanno dato la pietra nera…
-Come sospettavo…non l’hai trovata, bensì te l’hanno data! Chi
è stato?
-Loro non vogliono che si sappia la loro identità.
-Loro? Chi sono loro? Dimmelo!
-Ecco, loro…- fece per parlare, ma ci fu un’altra esplosione
nel palco.
I due tossirono per la polvere che si era alzata, offuscando
la loro vista. Però Ash e Jonathan poterono vedere chiaramente le persone che
avevano abbattuto il pokèmon e che lo stavano portando via, tra i lamenti e
sofferenze del Dragonite.
-Fermi! Chi siete voi!- disse Ash andando verso di loro, ma uno
lo scaraventò per terra.
Socchiuse gli occhi, però gli parve di sentire la voce di
Jonathan che lo chiamava.
-Ash, stai bene? …No, fermi, lasciatemi!
-Jona…- cercò di chiamarlo, ma poi cadde in un improvviso
attacco di stanchezza.
Appena aprì gli occhi, la nebbia si stava diradando, però
del pokèmon non c’era traccia.
-Ma dove…?- si guardò in giro confuso. Vide Gary non molto
lontano da lì, con la stessa espressione confusa.
Si girò per vedere Jonathan…ma non c’era più. Era scomparso
nella nebbia.
-Ash, come stai?- chiese Gary andandogli incontro.
-Io…non so…cos’è successo?
-Non lo so…l’attacco di Dragonite aveva coperto parte del palco
e l’unica cosa che si è sentito dopo è stata un’altra esplosione. Eravamo
preoccupati, perché non ti vedevamo…non sei ferito?
-No…non credo…- si guardò, aveva solo qualche ferita- Ouch…- si
toccò la pancia e si chinò.
-Ash!- disse preoccupato Gary.
-Niente…- tentò di rialzarsi- Devo aver ricevuto un colpo da
qualcuno…
-Qualcuno? Non c’eravate solo tu e Jonathan?
-E’ quello che credevo anch’io…- si guardò intorno- Misty
dov’è?
-E’ svenuta…Vederti combattere l’ha sfinita. L’ho lasciata
riposare in un posto sicuro. Piuttosto, cos’è successo lì?
-Ecco…
-State tranquilli, gente! Siamo arrivati noi della Lega-
comparvero dietro di loro degli uomini- Anche se in ritardo, abbiamo sistemato
la faccenda. Ora potete rilassarvi ed evacuare il posto.
-Ma voi…- disse sorpreso Gary guardandoli.
-Ma guarda, il nipote del professore Oak- disse l’uomo al
centro- Come vedi, abbiamo ascoltato il tuo consiglio e abbiamo preso dei
provvedimenti.
Ash guardò l’amico senza capire e lo vide con un espressione
seria.
-Ah sì? E cosa avreste fatto?- disse Gary diffidente- Che fine
ha fatto il pokèmon?
-Lo abbiamo catturato e ce ne occuperemo noi di lui e del suo
allenatore. Ora sono sotto la nostra custodia.
-Jonathan…è con voi?- disse perplesso Ash.
-Sì, ora non dovete più temerlo. Non si farà più vedere.
-Che intende dire?
-Quel che ho detto- disse lui con un sorriso, poi si voltò e
fece qualche cenno ai suoi uomini- Presto la polizia sarà qui e anche
l’ambulanza. Se volete, uno dei miei uomini vi scorterà personalmente
all’ospedale.
-No, grazie- disse prontamente Gary- C’è la caviamo da soli.
-Diffidente come al solito, eh?
-Però…e la pietra? E che fine farà Jonathan?- chiese Ash
preoccupato.
-Puoi riposare ora. Se ne occuperà la Lega di questo- detto
così, l’uomo se ne andò.
-Quell’uomo non mi convince- disse Gary fissandolo.
-Tu credi davvero che abbiano la situazione sotto controllo?
-No, non lo so…però per il momento preoccupati per te. Sarà
meglio aspettare l’ambulanza e farti fare una visita di controllo.
-Ma Gary, sto bene…
-Ti dico di no! Ti farai vedere da un dottore, che tu lo voglia
o no.
-Va bene…- si arrese- In effetti…mi sento…un po’…stanco- e
crollò.
-Misty?- Ash notò una ragazza che si era seduta in un angolo
sul prato- Cosa ci fai qui? Pensavo che eri con gli altri alla festa…
-Sì…- disse lei senza voltarsi- Avevo solo voglia di fare un
giretto…
Ash la guardò senza capire. Perché Misty le sembrava strana?
Quel suo tono debole, quasi triste…
-Va pure Ash, ora vi raggiungo…- disse Misty.
Ash si avvicinò a lei per capirci di più.
-Misty…- disse lui sorpreso- Ma tu…stai piangendo?- chiese
ingenuamente.
La ragazza non si era accorta che Ash la stava guardando da
vicino. Scosse la testa e si pulì quelle lacrime che le riempivano i suoi occhi
celesti.
-No, ti sbagli- tentò di dire, cercando di sorridere e
voltandosi verso lui- pensò a qualche scusa da inventarsi, ma lo sguardo
preoccupato dell’amico, la bloccò. Che avesse intuito?
-Qualcosa non va?- Ash cercò di indagare. Era da molto che non
la vedeva versare qualche lacrima. Forse, era colpa sua? Sì, doveva essere per
forza colpa sua, visto che solo lui la faceva disperare così- E’ colpa mia?- si
aspettò di sentire le urla di Misty, rinfacciandogli qualcosa, ma invece lo
guardava stupita.
-No…perché pensi questo?
-Ecco…- disse lui incerto- E’ raro vederti piangere…quindi, ho
pensato che…
-Ti sbagli- scosse la testa lei- Non c’entri, tranquillo.
-Oh….- si sentì sollevato, ma ancora non capiva. Se non era
colpa sua, di chi era allora?
La ragazza si era voltata, rimanendogli di spalle.
-Sto solo sentendo nostalgia per Togetic.
Ash ricordò in quell’istante che il Pokèmon in questione se
n’era andato giusto quel pomeriggio. Perché non ci aveva pensato subito? Era
chiaro che Misty fosse triste per la sua separazione.
-Ti manca?
-Sì…- ovviò che fosse così. Per lei era come un figlio, quel
piccolo Pokèmon- Ma almeno sono tranquilla, ora che so che è con i suoi simili
e che sta bene. Ha fatto la cosa più giusta, decidendo di proteggere i suoi
compagni.
-Mh…- gli pareva di vederla sorridere, ma il suo tono era
rimasto il solito. Forse non era del tutto sincera.
Si avvicinò e si sedette accanto a lei. Misty si girò di lato
per guardarlo stupita. Lui appoggiò le mani dietro di sé e alzò lo sguardo al
cielo.
-Togetic è stato fortunato ad avere una madre come te. Io non
avrei saputo fare altrettanto- sorrise- E penso che Togetic starà sentendo la
stessa nostalgia per te. Lui ti vuole molto bene.
-Ash…- lei continuò a guardarlo sorpresa, mentre lui sfoggiava
quel suo sorriso.
Era incredibile che parole simili uscissero dalla sua bocca.
Guardando il suo sorriso sincero e puro, non poté trattenere oltre le lacrime e
si lasciò andare in un pianto silenzio.
Ash la guardò stupito e agitato.
Oh, cavoli, aveva solo peggiorato la situazione. Poteva
essere più imbranato? Invece di consolarla, l’aveva fatta piangere.
Grande, un premio Oscar ad Ash come “peggior amico”!
Penso in fretta a qualcosa, così che alzò la mano e accinse
il suo braccio intorno alle spalle di lei.
La ragazza lo guardò con quei suoi occhi acquosi per le
lacrime, chiedendosi se non fosse il caso di chiamare un ambulanza per Ash.
Perché la stava abbracciando? Forse per pena? O forse non era cosciente di cosa
stava facendo.
Ma lui pareva sicuro, e mentre la stringeva per le spalle e
la teneva stretta a sé, le sorrise.
-Sta tranquilla Misty…io ci sarò sempre per te.
Io ci sarò sempre per te…
Ci sarò sempre per te…
Sempre…per te…
-Ash?- si sentì chiamare ed aprì gli occhi.
-Mh?- vide Gary sorridergli.
-Ben svegliato. Tua madre era in ansia per te, dopo chiamala.
-Io…- cercò di riprendersi- E il pokèmon? E Jonathan? C’era la
Lega e…
-Calma Ash, è tutto a posto ora.
-Però…
-Ti sei solo addormentato per qualche ora. Da quant’è che non
dormivi?
-…non lo so- si grattò la testa ancora assonnato.
-Beh, ora che non vedremo più Jonathan- si sedette sul letto-
direi che è ora di tornare a casa, non credi?
-A casa…- lo guardò sorpreso. Poi ricordò dell’amica- E Misty?
Dov’è? Come sta?
Gary divenne serio.
-Sta bene.
-E dov’è?
-In un’altra stanza. Sto aspettando che arrivino le sue sorelle
per portarla via.
-Perché? Si è fatta male?
-No- si alzò in piedi- Preparati, che torniamo a casa.
-Perché Misty non viene con noi? Posso accompagnarla io a
Cerulean City.
-Perché ha bisogno di cure al più presto. Ci penseranno loro a
portarla dal dottore di Cerulean.
-Allora si è fatta male!
-Ash, calmati e non fare più domande. Non te ne sei andato,
proprio perché non ne volevi sapere?
-Che dici! Questo non è vero!- si alzò dal letto- Voglio vedere
Misty.
-E’ meglio per te, se non la vedi- si mise davanti a lui.
-Perché? Perché la vuoi tenere lontana da me? Non ti capisco-
scosse la testa- Sono un pericolo per lei? Io non le voglio fare del male.
-Non voglio tenerla lontana da te…è che…- fece una pausa- Ti
procurerebbe solo dolore.
-Eh?- alzò la testa.
-Misty non sarebbe in grado di riconoscerti.
-E’ per quella storia della memoria? Ma hai visto anche tu, che
alla fine si è ricordata di me e…
-Se fosse stato così facile, non sarebbe arrivata fino a questo
punto- disse Gary serio- Purtroppo la sua memoria vacilla. Le capita a volte di
ricordarsi di qualcuno, ma subito dopo torna a dimenticarsene. I suoi ricordi
vanno e vengono. Per questo, ti ho detto di non andare da lei, perché sarebbe
inutile.
-Ma…
-Persino per me è stato difficile…ogni giorno cercavamo di
aiutarla a ricordare, ma poi finiva per scordarsi tutto. I medici hanno detto
che è un fatto psicologico e che solo il tempo potrà dire se guarirà. Tutto
dipende dalla sua volontà di guarire.
-Ma quando è successo? Perché continua a perdere la memoria?
Cosa le sta succedendo?- abbassò la testa- Io credevo che stesse meglio dopo
che me n’ero andato. Si sarebbe dovuta riprendere…e allora, perché?
-Non saprei dirtelo con certezza…Forse non è mai riuscita a
superare lo shock della perdita del suo Pokèmon e il tempo passato in
solitudine non l’ha certo aiutata- si voltò- Ash io so cosa provi per lei e che
quello che hai fatto finora, l’hai fatto pensando per il suo bene. Ma forse,
invece di agire senza chiedere consiglio, avresti fatto meglio ad aspettare
prima di andartene. Avresti capito che, quello che lei aveva più bisogno…era la
tua presenza.
-Ma hai visto quanti guai ho combinato? Come potevo pretendere
di starle vicino?
-Guai?- Gary lo guardò- Ash…tu non hai idea di com’era prima
del tuo arrivo. A malapena riuscivo a spronarla a reagire. Invece il tuo
arrivo, l’ha come risvegliata…migliorava di giorno in giorno e se tu avessi
ascoltato il tuo cuore, invece di dare ascolto alla vendetta, ti saresti
accorto che la sua cura eri tu. Ti ha aspettato per tanto tempo e quando
finalmente torni nel sua vita per aiutarla…scompari poco prima che si riprenda.
-Ma io…
-E’ inutile ora discuterne- gli passò la giacchetta- Vestiti.
Io ti aspetto fuori.
-Gary…- guardò il ragazzo uscire dalla stanza e chiudere la
porta dietro di sé. Guardò la giacchetta che aveva in mano- Misty…cosa devo
fare?
Anteprima: Le cose sembrano essersi finalmente sistemate, di
Jonathan e della pietra nera non c’è più traccia. Ora Ash deve affrontare
un’altra dura prova…il ritorno a casa a Pallet da sua madre e il rincontro con
Misty. Potrà superare la nuova realtà con cui si scontrerà?
Però qualcosa non convince Gary sulla scomparsa di Jonathan.
Sarà davvero tutto a posto come aveva rassicurato la Lega Pokèmon?
Questo e altro nella prossima puntata! Non mancate!
Eh…eh…eh…(risata stanca), come va? Ebbene…l’ultima volta
dicevo che mancavano due capitoli? Uhm…facendo di nuovo un piccolo calcolo…mancano
ancora tre capitoli.
Presto lo finirò, yeah!
Ma a chi vado a prendere in giro, sigh! Non lo finirò mai,
sob!
Oookey, è ora di rimboccarsi le maniche! Finirò questa
storia, costi quel che costi! Anche perché temo la vedetta di alcuni lettori XD
eh eh, scherzo.
A presto! E seguite ancora questa fic, mi raccomando!
-Eppure, per questo viaggio, hai rinunciato a molte cose.
Lo so.
-E allora, perché?
Perché…perché non potevo resistere in quella situazione.
-Come?
Non riuscivo più a guardarla negli occhi, senza sentirmi
male. Erano successe troppe cose dal mio arrivo e mi rendevo conto che…se solo
avessi saputo prima…avrei potuto fare qualcosa.
-E come?
Non so…avrei provato a diventare più forte e avrei protetto
la persona che mi è più cara.
-E credevi che andandotene di nuovo, l’avresti aiutata?
Non so, non credo…ci speravo. Non sono bravo in queste cose,
posso solo contare sulle mie capacità di allenatore. Non sono bravo in altre
cose. Se avessi…se avessi provato ad aiutarla da lontano…le avrei restituito il
sorriso.
-E invece, che hai ottenuto?
L’ho mandata in un abisso profondo e mi rendo conto che la
scelta che ho fatto, non era quella giusta. Però io…io non sapevo cosa fare.
Ero disperato e arrabbiato.
-Per chi hai fatto questo viaggio?
…come, per chi? L’ho fatto per i miei amici, per le
persone…per lei.
-Sei sicuro che sia così? Se fosse stato così, tu saresti
rimasto. La verità è che sei scappato via. Non riuscivi a sostenere quella
tensione. Hai preferito scappare, piuttosto che ammettere la tua debolezza. Sei
un vigliacco.
No. Non è vero. Io l’ho fatto davvero per lei.
-E allora…perché tremi ed esiti? Se tu fossi davvero sicuro di
quel che dici, non avresti esitazione. O forse, stai mentendo?
Io…io…forse.
-Tu…mi hai abbandonata, Ash.
Misty? Misty sei tu?
-Mi avevi promesso che saresti rimasto con me…mi hai mentito.
No…Misty…io non volevo…io…
-Addio.
-Misty!
-Ash!- una donna lo afferrò per le spalle per calmarlo.
-…Oh…mamma?- disse lui sbattendo le palpebre.
-Certo tesoro, sono io. Come ti senti?
-Un po’ frastornato…- si mise seduto e si toccò la fronte-
Credo di aver fatto un sogno…un incubo, anzi.
-Immagino…hai iniziato ad agitarti nel letto.
La donna lo guardò mentre si sistemava i ciuffi della sua
frangetta e si sedette sul letto del figlio.
-Ash…c’è qualcosa che ti opprime, vero?
-Eh?
-Non è la prima volta da quando sei qui che ti agiti nel sonno.
-Eh…non è niente, mamma- ridacchiò- Sarà che non sono più
abituato alle comodità di casa? Eh eh.
-Non mentirmi Ash. Sarà pure passato tanto tempo, ma tu rimani
lo stesso. E solo guardandoti, posso intuire che non sei ancora andato da lei.
Lui abbassò lo sguardo.
-E a che servirebbe?
-Ash, cosa dici?
-Dico solo la verità- uscì dalle coperte e scese dal letto-
Sono solo un combina guai. Non voglio più causarle altri problemi- cercò il suo
vestito.
-Quello che è accaduto a Misty non è colpa tua, Ash. Non puoi
continuare a sentirti responsabile dell’accaduto.
-Vuoi negare che la mia influenza non l’abbia danneggiata? Non
è stato il mio arrivo a crearle guai?
-Ascoltami…quello che è accaduto a Misty, è successo e basta.
Non puoi farci niente. Non è certo standotene rintanato a casa, che risolverai
qualcosa- si alzò in piedi- Se veramente ci tieni a Misty, se davvero la vuoi
aiutare, esci di qui e va da lei.
-No- le voltò le spalle- Non voglio vederla…non ci riuscirei.
-Ma Ash…
-Scusami, dovrei cambiarmi.
La donna abbassò lo sguardo e aprì la porta della stanza.
-Non è certo nascondendoti, che potrai espiare il tuo senso di
colpa- ed uscì dalla stanza.
-E’ strano…- Gary osservava attentamente delle foto.
-Cosa è strano?- chiese incuriosito Tracey.
-Tutto direi…- disse il castano, senza voltarsi.
Tracey guardò confuso le risposte vaghe del ragazzo e diede
uno sguardo alle foto che teneva in mano.
-E quelle dove sono state scattate? Le immagini sono molto
confuse.
-Risalgono all’incidente della Fiera.
-Dove avete incontrato Jonathan? Come fai ad avere quelle foto?
-Me le sono fatte fare da un signore che aveva registrato la
scena con la sua telecamera. Mi sono fatto dare la cassetta e ne ho fatto delle
foto. E questa è l’unica cosa che sono riuscito a procurarmi sull’incidente.
-Non capisco, se avevi bisogno di vederti l’evento, potevi
chiederlo direttamente al responsabile della Fiera. So che durante queste Fiere
importanti, vengono poste in certi punti delle telecamere.
-Inutile, le hanno fatte sparire.
-Come?
-Dopo che le ambulanze erano arrivate, sono andato a cercare
queste telecamere, ma non le ho trovate. Il che è strano, visto che all’inizio
della Fiera, c’erano.
-Pensi che l’abbiano volute far sparire intenzionalmente? E per
quale motivo?
-Hai visto il telegiornale?- si girò verso di lui.
-Uh? Sì, perché?
-Ti è apparso che abbiano trasmesso quello che è accaduto
all’interno? Ci saranno stati circa tre o quattro giornalisti a quella Fiera,
eppure al momento di fare le dichiarazioni alla polizia, hanno smentito tutto.
La storia è stata archiviata come un incidente dovuto a una scarsa manutenzione
delle strutture. In qualsiasi giornale c’è riportata la stessa versione.
Neppure la gente ha testimoniato il contrario. Eppure io c’ero e ho visto tutto
e anche loro- si toccò il mento pensieroso- Non so…è come se qualcuno stesse
cercando di nascondere qualcosa di compromettente.
-Forse esageri Gary- disse Tracey alzando le spalle- La
faccenda si è risolta bene, con l’arresto di Jonathan e nessuno si è fatto
male. A parte Ash che poi si è ripreso in fretta. E poi sei riuscito a trovare
Misty. Tutto sommato, è andato bene.
-Sarà…ma qualcosa non mi convince in questa storia…soprattutto
la Lega.
-Gary, forse ultimamente ti sei stancato troppo- disse Tracey
appoggiandogli una mano sulla spalla- Forse vedi delle cose che non ci sono,
perché sei stressato. Ti ci vorrebbe un periodo di riposo.
-Gary, Tracey- entrò un signore- Siete ancora qui? Pensavo che
foste usciti. E’ sabato, dovreste andare a divertirvi.
-Eh, io in realtà dovrei andare a Cerulean- disse Tracey- Daisy
mi ha chiesto di aiutarla in alcune commissioni.
-E tu Gary?
-Io rimango qui in laboratorio- disse lui- Ho molte cose da
sbrigare.
-Ragazzo mio, finirai per impazzire stando rinchiuso qui.
-Sto bene nonno. E’ solo che sono indietro con le mie ricerche.
-Le tue ricerche riguardano i Pokèmon o una ragazza in
particolare?- disse il signore con un sorriso.
Gary non rispose e si rimise seduto alla sua scrivania.
-Come vuoi- alzò le spalle rassegnato- Io vado a trovare Delia.
E’ da tempo poi che non vedo Ash, non vuoi venire con me?
-No grazie, ho da fare. E poi gli ho già parlato alla Fiera.
-Mh…- disse il prof. Oak pensando.
-Allora verrai a Cerulean?- chiese Tracey- Non sei venuto più a
trovare Misty dall’ultima volta.
-Non posso…- disse Gary senza voltarsi- Ora scusatemi…se dovete
andare, chiudete la porta.
Tracey e il prof. Oak si guardarono preoccupati, e poi
uscirono dalla stanza.
-Che ne pensa professore?- chiese Tracey una volta che i due si
erano allontanati.
-Non saprei che dirti…ogni tanto mio nipote si comporta in
maniera strana. E’ difficile capire cosa gli passi per la testa. E dire che…-
sospirò- speravo che fosse cambiato. Ma a volte ho l’impressione che sia
tornato il vecchio Gary di una volta.
Dover affrontare nuovamente gli spettri del passato…era
doloroso.
Lo sapeva già ancora prima di partire per il suo viaggio,
che avrebbe dovuto un giorno o l’altro tornare a casa. E lì…avrebbe rincontrato
lei.
Sapeva che non sarebbe stato il benvenuto e che molto
probabilmente lo avrebbe odiato.
Quello che non poteva sapere è che le cose sarebbero
precipitate così.
Quel giorno, davanti a quel bivio tra Pallet Town e
Cerulean, non l’avrebbe dovuta lasciare andare. Se lo ripeteva in continuazione
quando la vedeva allontanarsi. Ma lui non poteva sapere cosa sarebbe accaduto
dopo. La credeva ormai in grado di andare avanti da sola. Sembrava così sicura
quando gli parlava. E invece…non aveva capito niente, arrivati a questo
punto…non sapeva proprio cosa fare.
La madre continuava a spronarlo ad andare ed era tentato a
farlo, ma poi ricordava le parole di Gary e il viso di lei alla Fiera. Finiva
sempre che ci ripensava e rimaneva chiuso in stanza.
A che scopo andare lì, se lei non lo riconosceva? E se
invece si ricordava di lui? Lo avrebbe guardato con odio. In entrambi i casi,
era doloroso.
-Ciao Delia- sentì delle voci all’ingresso.
-Ciao Samuel. Che piacere. Entra pure.
Il ragazzo aprì la porta della stanza e diede una
sbirciatina sotto. Sì, era proprio il professore Oak.
-Stavo preparando del the…ne gradisci una tazza?
-Grazie…- si guardò intorno e alzò lo sguardo- Oh, Ash, sei lì-
lo guardò sorridendo- Come va ragazzo?
-…bene- disse lui scendendo le scale.
-Sai, i tuoi pokèmon sono ansiosi di rivederti. Perché non fai
un salto al laboratorio?
-Mh…sì, forse…- disse incerto stringendosi il braccio.
-Qualcosa non va Ash?
-No, perché?
-Beh, sembri cambiato. Non solo in aspetto. Ogni volta che
tornavi da un viaggio, non riuscivi neanche a stare fermo in casa e passavi le
giornate a girare per il paese o stando con i tuoi pokèmon. Forse è una di
quelle fasi che si attraversa quando si è adolescenti?
-Non saprei…- girò lo sguardo- Senta…non è che ha saputo
qualcosa su Cerulean City?
-Mh? Cosa di preciso?
-Non so…come va la palestra, se è stata sistemata, come stanno
le sorelle Yawa…
-Beh, che dire…le uniche informazioni che ho, sono quelle che
mi riferiscono Gary e Tracey. Anche se ultimamente Gary è preso con qualche
ricerca e Tracey è impegnato con i pokèmon o qualche commissione, quindi non
abbiamo molto tempo per parlare.
-Ah, capisco…- chinò il capo.
-Perché mi fai queste domande?
-Semplice- disse la donna portando con sé un vassoio- Vuole
sapere come sta Misty.
-Eh?- disse sorpreso Samuel guardando il ragazzo- Perché non me
l’hai detto subito?
-Ecco…- disse lui sviando lo sguardo.
-Se sei preoccupato per lei, perché non la vai a trovare?
-Mh…- rimase con la testa chinata.
-Ash?
-Da quando è tornato non si è mosso da qui- spiegò la madre,
mentre serviva il the sul tavolo.
-Come?- guardò sorpreso la donna, poi il ragazzo- Ash, avete
ancora litigato tu e Misty?
-No…
Samuel notò lo sguardo di Ash e ci pensò su.
-E’ per la perdita di memoria di Misty? Pensi che non si
ricordi di te? E’ vero che ha dei vuoti di memoria, ma a volte riesce a
ricordarsi delle persone- Ash non rispose- Non capisco dove sia il problema.
Non so cosa sia successo tra te e Misty, però lei rimane comunque una tua amica
e ora ha bisogno dell’aiuto di persone fidate. Il dottore ha detto che
probabilmente guarirà, ma ci vorrà del tempo. Ha bisogno soprattutto che
qualcuno l’aiuti a ricordare.
-Non sono la persona giusta- si voltò e tornò in stanza.
-Ash- l’uomo lo guardò andarsene e si girò verso la donna.
-Fa così da quando è tornato- disse Delia- Fatico a credere che
sia ancora Ash.
-Ti capisco- disse lui sedendosi a tavola- Anche mio nipote si
comporta in modo strano ultimamente.
-Dev’essere accaduto qualcosa alla Fiera.
-A te ha raccontato qualcosa?
Delia fece cenno di no e si sedette anche lei a tavola.
-Le uniche notizie che ho avuto sono quelle di Gary, quando mi
ha avvertito che Ash si trovava all’ospedale. Poi quando Ash è tornato, l’ho
trovato molto cambiato. Mi ha salutato e si è rinchiuso in stanza.
-Lo stesso è successo con Gary. Non fa che starsene in
laboratorio.
L’intervista era terminata. Tirò un sospiro si sollievo,
mentre vedeva i giornalisti che si alzavano dalle loro sedie per andarsene, con
già in mente l’articolo che avrebbero scritto, per niente positivo.
-Brava Misty- disse Daisy.
-Sì…hai tenuto testa a quei squali di giornalisti- disse
Tracey.
-Come ti senti?- chiese Gary.
Lei lo guardò, poi notò che erano rimasti lì dei uomini, che
parevano aspettare proprio lei.
Si accorse che aveva tirato il sospiro troppo presto.
-Misty Waterflower…potremo parlarle in privato?- chiese uno di
quei uomini avvicinandosi a lei e al gruppo.
-No che non potete, mia sorella è stanca e deve riposare- disse
Daisy nell’intento di proteggere la sorella.
Misty fece cenno con la mano alla sorella di zittirsi e
senza dire niente, li seguì. Daisy e Tracey guardarono preoccupati Misty mentre
si allontanava con quei signori.
-Ma chi sono?- chiese Tracey.
-Sono i rappresentanti della Lega- disse Gary serio.
-Loro?- disse stupita Daisy. Non le era mai capitato di vederli
di persona- Di che vorranno parlare con Misty?- chiese preoccupata.
Gary non rispose, ma guardò da lontano quel gruppetto di
signori.
-…dopo tante discussioni, siamo venuti ad un accordo signorina
Waterflower- disse un uomo. Misty ascoltò attentamente- A seguito dell’accaduto
e da quello emerso dalle indagini e dall’intervista da voi rilasciata…abbiamo
deciso che dovrà chiudere la palestra.
La ragazza stette in silenzio.
-In questo momento non è in grado di gestire una Palestra,
tanto meno le sue sorelle. Dopo l’incidente poi, credo che sia impossibile che
si possano disputare altri incontri. Nessuno se la sentirebbe di rischiare la
propria sicurezza e quella dei pokèmon.
-Le lasciamo un foglio…- disse un altro uomo- quando si sarà
convinta che questa è la decisione giusta, firmerà qui in basso e c’è lo
consegnerà.
Misty prese il foglio tra le mani.
-Bene, con questo è tutto. Aspettiamo al più presto sue
notizie- gli uomini si allontanarono.
Lei li guardò andarsene, poi guardò il foglio che aveva in
mano.
Qualcuno in quel momento gli posò una mano sulla sua spalla.
Si girò e guardò il ragazzo.
-Andiamo Misty?- chiese Gary dolcemente.
Lei piegò il foglio e se lo infilò in tasca.
-…sì.
Non c’era in fondo molto da pensarci su…la risposta era
ovvia. La Palestra doveva essere chiusa.
E tornando a chiudersi nella sua stanza oscura, Misty
ripensò ai ricordi legati alla Palestra. Ricordò quel ragazzino che l’aveva
sfidata e che ottenne la spilla a forma di goccia. Quel ragazzino con quel
sorriso così spensierato. Quel ragazzino così sicuro di sé e che si impegnava
in ogni circostanza.
Quel ragazzino ora non c’era. Era altrove, chissà dove.
Lontano da lei…dimenticandosi di lei.
Si era chiesta più volte…se lui ci fosse stato lì con lei,
cosa le avrebbe consigliato?
Tirò fuori dalla tasca il foglio che le avevano dato quelli
della Lega.
Ora più che mai si rendeva conto della sua incapacità…lei
non era una Capopalestra, neanche una allenatrice. Si era illusa se aveva
pensato di poter gestire la Palestra senza problemi. Lei era un incapace…era un
assassina…era la persona più orribile che ci potesse essere. E se lui ci fosse
stato in quel momento, l’avrebbe guardata con disprezzo.
Lei non meritava quel posto. Non meritava neanche la sua
amicizia. In fondo, cosa avevano loro due in comune? Proprio niente.
E ora si rese conto il perché lui l’avesse dimenticata. Lui
non l’aveva mai considerata importante, neanche una cara amica. Chi mai poteva
essere amico di una come lei? Se non fosse stata per una stupida bici, non si
sarebbero neanche conosciuti.
Sospirò, mentre cercava una penna.
Era giunto il momento di affrontare la realtà. Lui non c’era,
lui non ci sarebbe mai stato e lei…non avrebbe mai più combattuto. Se lo
ripromise, non avrebbe più sostenuto battaglie pokèmon.
Quindi, la Palestra andava chiusa.
Fece un firma in fondo al foglio e poi piegandolo se lo
rimise in tasca.
Si lasciò andare sul letto, mentre l’oscurità l’avvolgeva
come ogni volta.
Con quella firma, un’altra parte di lei era scomparsa…la
Misty combattente. E il vuoto dentro di sé, si stava allargando.
Niente sarebbe stato come prima.
-Perché non ci hai detto niente?
Misty alzò il suo sguardo dal piatto, per guardare la
sorella Daisy di fronte a lei.
-Come?
-Della Palestra…- la guardò seria- Della Lega che ti sta
obbligando a chiuderla.
-Non mi sta obbligando- tornò a guardare il suo piatto.
-Ah no? Allora vorresti farmi credere che sei stata tu a
deciderlo?- Misty non aprì bocca- Non posso crederci…davvero è tua intenzione
chiuderla? La Palestra che ci è stata ereditata dai nostri genitori…perché?- la
guardò triste.
-Non c’è molto da discutere. Ho deciso così, e basta.
-E’ assurdo!- Violet si alzò in piedi- Vorresti buttare al
vento, la fatica per tenere aperta questa Palestra in tutto questo tempo?
Possibile che tu sia così insensibile?!
-Violet, calmati- disse Daisy.
-Ha ragione lei, Daisy- intervenne Lily- Ti ricordo che è stata
Misty ad insistere a tenere la Palestra, quando noi volevamo trasformarla in un
palco per le nostre esibizioni. Ed è stata sempre lei che si è voluta occupare
degli incontri con gli allenatori.
-In questo posto è racchiuso le speranze dei nostri genitori e
i nostri ricordi- disse Violet- Mi sembra ingiusto che Misty decida di chiudere
la Palestra.
-Però Misty è anche la persona che più di noi, si è sacrificata
per mantenere in piedi il prestigio della Palestra- disse Daisy- Se vorrà
chiuderla, ci sarà un motivo, no?- guardò la sorella più piccola.
-Potete ancora trasformarla nel vostro scenario per gli show
acquatici- Misty si alzò in piedi- Solo che non si disputeranno più gli
incontri pokèmon. I ricordi di questo posto non spariranno certo per un cambio
d’immagine.
-Sei sicura di quello che fai?- chiese Daisy- Non lo dico per
noi, ma per te. Io so quanto significhi questa Palestra per te e quanto ti
piaccia sfidare nuovi avversari. Sei disposta a rinunciare a tutto questo?
-Ho chiuso con gli incontri Pokèmon e terminare con la Palestra
è anche l’unico modo per non venire assillati dai giornalisti- uscì dalla
cucina.
-Non posso crederci…lo farà davvero!- Violet si lasciò cadere
sulla sedia con la faccia imbronciata.
-Ragazze, ormai Misty ha deciso- disse Daisy sospirando- Dopo
tutto quello che ha passato, è nostro dovere almeno comprenderla e lasciarla
fare. Del resto, nelle sue condizioni, non riuscirebbe a mantenere aperta la
Palestra. E poi, sapete com’è fatta Misty, no?
-Già, cocciuta e testarda- disse Violet.
-E non ci ascolta mai- aggiunse Lily- Fa sempre a modo suo.
-Ma è anche nostra sorella. Per il suo bene, facciamo come
vuole lei.
Un rumore di qualcuno che bussa. Aprì gli occhi e sentì
chiaramente qualcuno bussare alla porta della sua stanza.
-Ash, sei lì? Sono
Tracey…posso entrare?
-Tracey?- Ash si mise seduto sul letto- Entra.
-Ehilà- salutò il ragazzo e chiuse la porta dietro di sé- E’ da
tanto che non ci vediamo.
-Sì…mi spiace. Sarei dovuto venire a salutarti, ma non mi
sentivo bene.
-Sì, il prof. Oak me l’ha detto- si sedette su una sedia lì
vicino- Così che, ho deciso di venire io da te. Come va con le ferite?
-Meglio…non erano gravi. E’ bastato un po’ di riposo.
-Bene, mi fa piacere. Hai già pensato a qualche tua nuova
avventura o cosa farai ora che sei qua?
-Eh…non so. Non ci ho ancora pensato.
-Quando ti sentirai meglio, potresti venirci a trovare al
laboratorio. Forse riuscirai a convincere Gary ad uscire dal laboratorio-
ridacchiò.
-Pensavo che…fosse con Misty- lo guardò sorpreso.
-No, ultimamente è preso con qualche sua ricerca. Pare che non
sia tanto convinto di quello che è accaduto alla Fiera.
-Non è convinto? Che intendi dire?
-Tranquillo Ash, sicuramente Gary è un po’ stanco. Gli ci
vorrebbe un po’ di svago, come a te del resto.
-Ti ringrazio Tracey, ma non mi va di uscire.
-Oh…beh, allora se non vuoi venire al laboratorio, perché non
andiamo a trovare Misty?
-Non posso…- chinò la testa.
-Non puoi?
-Non credo che sia una buona idea…meglio che me ne rimanga qua-
si voltò dalla parte del muro.
Tracey lo osservò in silenzio.
-Perché fai così?
-Eh?
-Non posso credere che tu sia Ash. Ricordo che per te contavano
molto i tuoi amici.
-Siete importanti ancora adesso.
-E allora perché te ne stai chiuso qui? Perché cerchi di
evitare i tuoi amici? Se è per quella storia del viaggio…Gary mi ha già
spiegato la situazione e comprendo la tua scelta. Però arrivare ad allontanarti
dai tuoi amici…è questo quello che vuoi?
-Certo che no. Però…
-Per quanto tempo, continuerai a farti pesare l’incidente di
Misty? Non è stata colpa tua, è accaduto e basta. Non puoi più tornare
indietro. Ora che Jonathan non farà più la sua comparsa, dovresti rincominciare
una nuova vita. Dobbiamo chiudere con il passato. E’ per il tuo bene- chinò il
capo-…e quello degli altri. Avete già sofferto molto, sarebbe ingiusto che vi
rovinaste il futuro per paura del passato.
-Tracey…
-Ash- alzò lo sguardo- Io sono venuto a trovarti anche per
chiederti un grosso favore. So che ti sembrerà insensibile nei tuoi confronti,
ma…- lo fissò negli occhi- vorrei che andassi a trovare Misty.
-Eh?- disse sorpreso dalla richiesta.
-Te lo chiedo come amico, Ash. Sei l’unico che può impedirle di
fare una pazzia.
-Che intendi dire?
-Misty ha intenzione di chiudere la Palestra- Ash lo guardò in
silenzio- Continua a ripetere che non vuole più fare la capopalestra e che si è
stancata di allenare pokèmon. Ma io so che lo fa solo perché ha paura. Ha il terrore
che possa accadere qualcos’altro ai suoi pokèmon. Per questo ha deciso di
abbandonare il suo sogno di capopalestra.
-Non puoi convincerla a tenere la Palestra?
-Ci ho provato, così anche le sue sorelle, ma non vuole
ascoltarci.
-E Gary?
-Lui è preso dalle sue ricerche, ha smesso pure di andarla a
trovare.
-Però…io che posso fare?
-In passato eravate grandi amici. Ti ascolterà.
-Dimentichi che mi odia- sviò il suo sguardo- L’ho lasciata
sola per tutto questo tempo e non sono riuscito ad aiutarla quando ne aveva
bisogno.
-Allora fallo adesso- lo guardò con occhi supplichevoli-
Aiutala ora che sta per commettere un gran sbaglio, prima che si possa pentire
della sua decisione- sorrise- E poi…Misty non ti odia.
-Te l’ha detto lei?
-Sai, quando Misty ha avuto i primi vuoti di memoria, la prima
cosa che ha ricordato era una foto di voi due. Non ricordava con esattezza chi
eri, però mi ripeteva che sentiva che per lei eri molto importante.
Ash ascoltò stupito e allo stesso tempo contento. Forse, non
tutto era perduto. Tracey guardò l’espressione compiaciuta di Ash.
-Credi che mi ascolterà?
-Certo- fece cenno di sì- Però dovrai insistere con lei. Il suo
carattere non è molto cambiato- ridacchiò- E’ ancora molto testarda.
-E se non si ricorderà di me?
-Sarà tuo compito allora, farle ricordare chi sei.
-Bene…- sorrise- Vale la pena di fare un tentativo- si alzò dal
letto.
-Ecco, questo è lo spirito giusto, Ash- sorrise contento- Misty
ti sta aspettando.
Anteprima: Ash finalmente prende la sua decisione e va a
trovare Misty. Cosa accadrà una volta che i due saranno nuovamente faccia a
faccia? Misty si sarà dimenticata di lui o no?
Questo e altro nella prossima puntata! Non mancate!
Eccomi qui, tredicesimo capitolo. Conto di terminare al
capitolo 16. Ringrazio tutti quelli che seguono la storia e mi spronano a
continuare XD Però niente minacce, okey? Eh eh.
Un ragazzo dai capelli neri guardò in lontananza, verso la
sua meta d’arrivo, una palestra con il simbolo di un pokèmon bianco.
Strinse forte le mani, mentre sentiva il suo corpo tremare.
I ricordi continuavano a tormentarlo. Però non poteva cedere proprio ora che si
trovava a pochi metri da lei.
-Oookey…- inspirò profondamente, movendo le braccia come se
stesse preparandosi ad una gara- Sono pronto.
Ricordava come l’inizio di una sfida pokèmon gli procurasse
tanta agitazione, ma questa volta era diverso, non si trattava di Pokèmon.
E pian piano che si avvicinava al posto, aveva una
sensazione di deja vù. Come se avesse già il presentimento di come sarebbe
andata a finire…ovvero lui sbattuto fuori dalla porta, come l’ultima volta. Se
lo ricordava ancora bene quel giorno…quando dopo due anni era tornato a casa e
decise di andare a trovare Misty. Beh, non ci fu proprio il rincontro che
sperava, ma solo dopo avrebbe capito…
Sospirò a quel ricordo.
Non partiva certo con l’umore giusto se pensava già di
fallire. Le parole di Tracey erano rassicuranti, ma contrastavano con quelle di
Gary. A chi doveva dare retta?
Però…dopo averla vista a quella Fiera e come si lasciava
andare tra le sue braccia, mentre le sue parole la dissuadevano a lasciare la
pistola, sentiva che avrebbe voluto parlarle, spiegarle il motivo del suo
gesto, scusarsi e tornare a ridere con lei. Se non fosse stato che si trovavano
in quella situazione di pericolo, probabilmente le parole sarebbero venute
fuori spontaneamente.
Anche se a lungo aveva ripetuto di non volerla vedere, il
suo cuore urlava e chiedeva a forza di andare da lei, anche solo per guardarla
sorridere. Voleva mentire a se stesso, che era giusto così, che era per il suo
bene, ma pure i sogni si mettevano contro di lui. Il desiderio di rivederla era
più forte della sua volontà.
E ora, che mancava davvero poco a quel fatidico momento, il
suo cuore batteva molto forte e gli sudavano le mani dal nervoso.
Era imbarazzante…di cosa doveva aver paura? Che Misty
potesse mangiarlo? Che assurdità. Certo, Misty che si arrabbiava faceva davvero
paura, ma non era questo che lo rendeva così nervoso.
Temeva invece che lo ignorasse, che non lo ascoltasse
neanche.
Però voleva che lei lo ascoltasse, perché era venuto anche
con l’intenzione di farla ragionare. Quanto gli aveva detto Tracey, era
assurdo. Non poteva Misty voler chiudere la palestra. E forse Tracey era stato
troppo ottimista, dicendo che a lui avrebbe dato retta. Non poteva comunque
tirarsi indietro e far fare a Misty un errore di cui si sarebbe pentita.
Ecco, ora sì che era davanti all’ingresso. Per la precisione
era la porta secondaria, visto che l’entrata principale era stata chiusa. Segno
che la decisione di Misty era stata già messa in atto.
Si preparò per bussare, mentre cercava di deglutire.
E quando finalmente bussò, il panico lo invase. Era tentato
a scappare via. Non si sentiva più così pronto. Non voleva vederla. Non era
ancora pronto.
Ma nel momento che il suo sguardo già guardava la strada del
ritorno, per una eventuale fuga, la porta si aprì. Era troppo tardi. Lei era
già davanti a lui.
La ragazza lo guardò per qualche istante, attimi che per lui
durarono secoli, e poi sorrise sorpresa.
-Ash!- esclamò contenta- Che sorpresa! Sei venuto a trovarmi?
Lui rimase paralizzato dalla reazione della ragazza. Non
capiva.
-Come stai? Sei tornato dal tuo viaggio? Com’è andata?-
indietreggiò di un passo, facendogli cenno di entrare- Entra dai, devi
raccontarmi tutto. Sono curiosa di sapere le novità.
Però Ash non si mosse di un passo e la guardò imbambolato.
-Che ti prende Ash?- la guardò confusa, mentre gli metteva
davanti una mano per svegliarlo- Per caso hai perso la parola?
-N-no…- riuscì a farfugliare.
-Allora non startene lì impalato- lo prese per la mano, mentre
il cuore di Ash ebbe un sussulto al tatto della sua pelle- Pikachu non è con
te?- diede uno sguardo dietro di lui.
-No…è rimasto a casa.
-E perché? Non si sentiva bene?
-Ecco…non proprio…- Ash era confuso. Non sapeva cosa dire, la
reazione di Misty l’aveva proprio spiazzato.
In realtà Pikachu aveva preferito lasciar andare da solo il
suo allenatore. Intuiva che non sarebbe stato un bel momento, i due avevano
molte cose da chiarire e ancora non si sapeva come avrebbe reagito la ragazza.
Pikachu era comunque tentato di seguirlo di nascosto, solo per assicurarsi che
Ash non scappasse via, in quel caso lo avrebbe fulminato a vita.
-Peccato- disse lei dispiaciuta- A Togepi gli avrebbe fatto
piacere rivederlo- Ash la guardò mentre lei lo conduceva verso l’interno della
palestra- Scommetto però che Togepi sarà contentissimo di rivederti. In questo
periodo, io e lui ci siamo allenati molto. Pian piano sta imparando varie
mosse. Sono sicura che in breve sarà in grado di affrontare un incontro tutto
da solo- si fermò all’entrata dell’atrio degli incontri- Ehi Togepi, dove sei?
Hai visto chi è venuto a trovarci?
Ash si guardò intorno. La vasca della piscina era svuotata e
intorno c’erano tanti scatoloni chiusi. Il posto poi era deserto.
-Oh uffi, ma dove si sarà cacciato questa volta?- disse Misty
mettendosi le mani sui fianchi, mentre si guardava intorno, poi si girò verso
Ash- Tranquillo, si sarà solo addormentato da qualche parte. Ogni tanto lo fa e
mi fa prendere uno di quei spaventi. Però aspetta…Staryu e gli altri pokèmon
saranno contenti di salutarti- si avvicinò contenta al bordo della vasca e
guardò giù- Che strano…dove sono? Oh no, vuoi vedere che Daisy li avrà portati
al centro Pokèmon senza avvertirmi?- sbuffò- Cavoli, proprio oggi che sei
venuto.
-Misty…- tentò di dire, ma la ragazza lo interrose.
-Va beh, vorrà dire che te li farò vedere più tardi, sempre che
tu non abbia fretta.
-No…
-Ottimo- disse sorridendo- Ora raccontami un po’ di te…come sta
Brock? Ho sentito dire da tua madre che ora viaggiate con Haruka e Masato.
Sarei curiosa di conoscerli. E a che punto sei con il torneo?
-Io…- la guardò e abbassò lo sguardo. Un dubbio gli frullava in
testa dal momento che la ragazza gli aveva aperto la porta- Misty…tu non
ricordi del Regno di Miraggio?
-Eh?- la guardò confusa.
-E di Jonathan?
-Chi è?
-Non ricordi neanche della Fiera di Pokèmon?
-Ne ho sentito parlare, ma non ho ancora avuto tempo per
andarci. Ma perché queste domande?
Allora la situazione era peggiore di quanto credeva. Misty
si era pure scordata dell’incidente con Staryu. Era come se i suoi ricordi si
fossero fermati a poco prima del loro viaggio al Regno Miraggio, dove Togepi si
era evoluto in Togetic ed era rimasto lì. Gli avvenimenti di dopo, erano come
se non fossero mai accaduti per lei.
Doveva considerarsi in parte sollevato? Almeno si ricordava
di lui e non l’aveva accolto con un rifiuto. Anzi, era pure contenta di
vederlo…proprio come se fosse tornata la Misty di un tempo. Nel volto di lei
non c’erano tracce di tristezza o rabbia, ma solo un dolce sorriso, che
desiderava da tanto vedere.
-No…niente- sorrise scotendo la testa- Brock, Haruka e Masato
sono tornati a casa. Ci siamo presi una piccola pausa.
-Ah sì?- lo guardò sorpresa- Ash Ketchum che si prende una
pausa?- ridacchiò- Mi sembra così assurdo sentirtelo dire.
-Già…e visto che sono qui, perché non facciamo un giro?
-Oh, mi piacerebbe…- disse con un sorriso, ma poi si rattristò-
ma non posso. Le mie sorelle non sono ancora tornate e io non posso lasciare la
Palestra incustodita. E se arrivasse un allenatore a sfidarmi?
-In quel caso, gli diresti che è chiusa. E poi l’hai detto tu
che i Pokèmon sono al centro pokèmon, no? Non ti va di rilassarti un po’ prima
che tornino?
-In effetti…- si toccò la spalla come se avesse dolore al
muscolo- Una piccola pausa mi farebbe bene.
-Allora, si va?
-Sì- fece cenno di sì e i due uscirono da lì- Per fortuna le
mie sorelle hanno un paio in più di chiavi, così che se tardo, almeno possono
entrare- disse mentre chiudeva la porta. Poi si fermò mentre faceva girare le
chiavi e si girò verso Ash- Adesso che ci penso, perché non sei entrato
dall’entrata principale?
-Come? Ma se è chiusa.
-Chiusa? Ma che assurdità…- si diresse verso l’altra entrata-
Perché mai avrei dovuto chiudere…- si fermò a guardare stupita la saracinesca
abbassata- Questa poi! E’ sicuramente opera di Lilly per farmi qualche
dispetto! Ah, ma quando torna, mi sentirà.
-Lascia stare- Ash la prese per mano- Andiamo a divertirci.
-Ecco a voi- disse un ragazzo dai capelli neri e fascia verde,
mentre si chinava per terra per dare da mangiare ai pokèmon.
-Mhh…- mugolò un ragazzo scendendo in quel momento giù dalle
scale- Tracey, sei già arrivato?
-Certo- disse lui sorridendo- Il prof. Oak mi ha chiesto di
dare da mangiare ai Pokèmon questa mattina, visto che lui usciva.
-Capisco…- disse il ragazzo, sistemandosi i capelli castani
dopo essersi alzato dal letto- Vuoi un caffè?- chiese dirigendosi in cucina.
-Ah, grazie, sì.
-Bene- il ragazzo tirò fuori la macchina del caffè e preparò
due tazze. Poi tornò dall’altro ragazzo e gli porse una tazza- Ecco Tracey.
-Grazie Gary- il ragazzo si alzò in piedi e prese la sua tazza
di caffè- Non c’è niente di meglio di una tazza di caffè caldo per svegliarsi
la mattina, eh?
-Già- bevve un sorso.
-Mi ha sorpreso vederti già in piedi questa mattina. Di solito
rimani nello studio fino a tarda sera e ti alzi tardi la mattina per
rinchiuderti nuovamente nello studio.
-Detta così, sembro un topo da biblioteca.
-E’ più o meno questa l’impressione che dai tu in questo
periodo.
-…forse hai ragione- disse Gary guardando la sua tazza.
-Di cosa trattano le tue ricerche?
-Niente di particolare.
-Eppure sembri molto preso.
-Forse- bevve nuovamente.
Tracey lo osservò e poi bevve anche lui.
-Ho l’impressione che il motivo del tuo affiatamento sia dovuto
a qualcuno. E’ come se cercassi una scusa per non muoverti da qui.
-Che assurdità.
-Sì, può sembrare assurdo…eppure, non sei tanto diverso da Ash.
-E cosa c’entra lui ora?
-Lui si era rinchiuso in casa per non dover rincontrare Misty,
e lo stesso vale per te.
-Dici solo assurdità- si voltò per andare a versarsi altro
caffè.
-Non è forse vero che entrambi non vi siete mossi, da quando
siete tornati dalla Fiera?
-E con questo?- ritornò indietro con un’altra tazza di caffè.
Il ragazzo lo guardò e sospirò.
-Posso farti una domanda Gary?
-Dimmi.
-Ti piace Misty, vero?
Gary sputò il liquido nero che stava appena sorseggiando.
-Che?
-Non mi verrai mica a dire che me lo sto inventando, no?- lo
guardò serio- Quando Ash non c’era, tu sei rimasto a lungo con lei e vedevo
come la vostra amicizia cambiava in giorno e giorno. Vi frequentavate pure-
sospirò- Fino a che non è arrivato Ash.
-Non lo capisco…- si pulì la bocca un po’ nervosamente- Come si
può comparire e scomparire a proprio piacimento? Non tiene conto dei sentimenti
degli altri? Non sa…- chinò la testa- quanta fatica ci voglia per dimenticarla?
-Gary…
-Non siete voi che dite, che si deve volere il bene della
persona che si ama?- strinse la tazza- Lo trovo assurdo. Io ci ho provato, ma è
difficile ora che scopro di provare questi sentimenti.
-Però…
-Sì, lo so. Misty ama Ash. Lo sapevo già, ma ho provato a
sperare di poterlo sostituire…ma non ci sono riuscito. Solo lui è in grado di
aiutarla…- alzò lo sguardo- Mi sento così inutile. Ero lì con lei quando stava
peggiorando, ma era come se non ci fossi. Che cosa deprimente…
-Non è vero Gary. Tu hai dato un importante appoggio a Misty e
so che lei ti è molto grata.
-Però non prova per me gli stessi sentimenti per Ash- Tracey
abbassò lo sguardo dispiaciuto- E’ il solito circolo vizioso. Cerco di tenermi
alla larga da lei quando arriva Ash, ma quando lui se ne va inizio a sperare di
nuovo- sospirò- A volte mi è capitato davvero di sperare che Ash non rincontrasse
Misty- alzò le spalle sorridendo- ma come ho detto all’inizio, devo voler il
bene per Misty…e so che Ash lo è.
-Già…- sorrise anche lui- Ash ancora non è in grado di
riconoscere quanto sia importante la sua presenza, però spero che presto la situazione
si risolva tra lui e Misty.
In fondo, andava bene, no? Si stavano divertendo a girare
per negozi ed era come se non fosse mai accaduto l’incidente a Staryu.
Non capiva ancora perché i suoi ricordi si fossero fermati
prima della partenza di Togetic, però a lui andava bene così. Tutto per vederla
sorridere come la Misty di un tempo.
E poi, non stava facendo niente di male. Voleva solo farla
svagare un po’ e passare del tempo con lei. Ne sentiva il bisogno dopo gli
ultimi avvenimenti.
Ma sapeva che prima o poi, i suoi ricordi sarebbero tornati.
Gli avevano detto che le sue perdite di memoria erano temporanee e che era
dovuto solo al suo stato di salute.
Sapeva che Misty avrebbe ricordato di Staryu, Togetic e
Jonathan…e che avrebbe ripreso ad odiarlo di più dopo quello che stava facendo.
Però prima di allora, voleva solo conservare un bel ricordo di loro due
insieme…anche se era tutta una menzogna.
-Sai? E’ strano…
-Cosa?
-Tutto questo…- Misty alzò lo sguardo al cielo. Ash la guardò
senza capire- Intendo dire io e te che conversiamo pacificamente e ci
divertiamo. Di solito, basta poco che ci mettiamo a discutere per delle
sciocchezze. Oppure sei impegnato in qualche incontro Pokèmon.
Ash smise di mangiare il gelato e guardò in basso.
-Lo trovi strano?
-Oh, non intendo dire mica che mi da fastidio…- disse Misty
cercando di scusarsi- E’ solo che…è così differente da quello che farebbe il
solito Ash. E’ come se tu fossi un’altra persona.
-Mi preferivi prima?
-No, cioè sì…voglio dire, con l’Ash di un tempo so sempre come
comportarmi, ma con l’Ash di adesso sono confusa. Ho come l’impressione che
l’unico ad essere cresciuto sia tu. E dire che è passato solo un anno dall’ultima
volta che ci siamo salutati, ma è come se in realtà fosse passato molto più
tempo- sorrise imbarazzata- Strana cosa il tempo, eh?
-Sì…- la guardò. Quanto tempo ci avrebbe impiegato a rendersi
conto della verità? Sperava il più tardi possibile, per quanto potesse suonare
un desiderio egoista.
-Hai già programmato il tuo prossimo viaggio? Quando partirai?
-…il più tardi possibile.
-Eh?- lo guardò confusa.
-Sai, in questo tempo ho riflettuto su le cose che veramente
contano per me…
-Ah sì? E da quando rifletti?
-Mh…- lui la guardò un po’ offeso, poi riprese- Da quando mi
sono reso conto che stavo perdendo qualcosa di molto importante.
-Ovvero?- chiese Misty intrigata da quel discorso. Lui la
guardò e sorrise dolcemente.
-Una persona speciale.
La ragazza si sentì arrossire le guance per lo sguardo di
lui e le sue parole. Il suo cuore iniziò a battere nella speranza che
forse…forse la persona speciale…poteva essere proprio lei.
Ma proprio in quell’istante, qualcosa scaturì dentro di lei.
Un amarezza e tristezza che non capiva da dove provenisse. Come se quelle
parole avessero risvegliato in lei dei sentimenti negativi.
-Le mie sorelle saranno già arrivate- si alzò in piedi- Devo
andare. C’è da dare da mangiare ai Pokèmon- si voltò e s’incamminò.
-Misty- si alzò anche lui e la ricorse- Aspetta…cosa ti prende?
Perché così d’improvviso?- notò che lei non si voltava- Ho detto qualcosa di
sbagliato?
-…no.
-E allora, perché fai così?
-…non lo so. Non so perché mi comporto così. Non capisco
neanche te, sei così diverso…
-Se vuoi…tornerò ad essere l’Ash che conosci…però, per favore,
non andartene- la trattenne dal braccio.
Lei si bloccò e girò lentamente lo sguardo. Fissò la mano di
lui che la tratteneva. Guardò confusa quel gesto.
-…Come hai detto?- chiese lei perplessa. Perché per un momento,
le era sembrato di rivivere una scena già vissuta? Era strano…
-Ho detto, non andartene- ripeté lui senza capire lo sguardo
confuso di lei- Non cambierò, se è questo quello che vuoi.
-Non è questo, a me va bene come sei adesso. Però…- lo guardò
con tristezza. Scosse la testa- Mi dispiace, non so cosa mi succeda. Mi sento
triste senza un motivo. Eppure ero così contenta di rivederti…di constatare che
non ti eri scordato di me. Scusami, ti sembrerò una sciocca a dirti questo.
-No…non lo sei- lasciò andare il suo braccio- Forse sono io lo
sciocco che pensa di sistemare tutto, lasciando le cose come stanno.
Lei lo guardò nuovamente confusa. Quei discorsi che faceva
Ash le parevano così strani, così fuori dal normale per uno come lui.
-…scusami- chinò il capo.
-No, non devi scusarti Ash- disse Misty agitando le mani- Tutto
questo è assurdo. Senti, lasciamo stare quello che ti ho detto, okey? Guarda,
mi sento già meglio- tentò di sorridere- Non roviniamo questo giorno.
-Sì…
-Si è fatto tardi. Torniamo indietro…- allungò la mano verso di
lui con un sorriso dolce.
Lui accettò la sua mano e insieme, mano alla mano, tornarono
a casa.
Misty camminava con lo sguardo davanti a sé e pensando ai
mestieri che l’aspettavano alla Palestra. Ma anche cercando di dare un senso
alle strane sensazioni che stava provando…Perché le era sembrato di rivivere
qualche scena del passato? Non era possibile…lei era rimasta sempre a Cerulean
e le cose tra loro due non erano cambiate. O almeno lo credeva, prima che Ash
le parlasse in quel modo…
Ash invece aveva lo sguardo fisso a terra, pensando a come
si sarebbe dovuto comportare da quel momento in poi. Era chiaro che le sorelle
una volta tornate, si sarebbero accorte della perdita di memoria di Misty e
gliel’avrebbero fatto notare. Lui avrebbe visto sparire quella gentilezza di
Misty nei suoi confronti e sarebbe stato costretto ad andarsene.
Finché di trattava di qualche ora, poteva andare bene
fingere, ma non avrebbe potuto portare avanti la commedia a lungo. Significava
prendersi gioco di lei e lui non voleva certo aggravare la sua situazione.
Però…però quando iniziò a vedere la Palestra in lontananza,
la sua decisione cominciò a vacillare.
Sarebbe tutto finito…L’illusione si sarebbe sfumata.
Prima di quel momento, però…c’era una cosa che voleva
sapere.
-Misty…
-Sì?- lo guardò senza fermare la sua camminata.
-Volevo farti una domanda, prima di arrivare alla Palestra…
-Dimmi.
-Ecco…non è niente di particolare…- disse un po’ imbarazzato,
mettendosi una mano dietro la testa- Solo mi chiedevo…se tu…anche solo un
poco…mi volessi bene…
-Eh?- arrossì, il che fece arrossire anche Ash rendendosi conto
delle sue parole.
-Voglio dire…come amico- rettificò agitato- Se sono importante
per te…così come lo sei tu per me.
Misty rimase in silenzio per qualche istante, guardando
l’espressione un po’ triste e imbarazzata del ragazzo.
-Certo che sei strano- si mise le mani sui fianchi- Che domande
mi fai?
-Eh? Ah…- chinò la testa un po’ dispiaciuto- eh eh, hai
ragione…non farci caso.
Era stato un po’ azzardato fare una domanda del genere, ma
ora forse avrebbe avuto le idee chiare, su lui e lei. Quando Tracey gli aveva
parlato che il suo primo ricordo di Misty era legato a lui, aveva sperato che
la loro amicizia fosse speciale. E che probabilmente, Misty era ancora legata a
lui, nonostante il loro incontro burrascoso.
Ma forse, come temeva, la loro amicizia non era così
particolare, se lei non lo considerava importante.
-Mhh…- Misty si voltò- Non capisco perché ti vengano in mente
dubbi simili. Sei il mio migliore amico…è chiaro che sei molto importante per
me. Aldilà dei nostri litigi, non faccio che pensare che se non ti avessi
conosciuto, non sarei quella di adesso. Rispetto all’inizio del nostro viaggio
dove ero io quella che ti aiutavo, in breve i ruoli si sono invertiti. E non so
come me la sarei cavata senza il tuo sostegno. Ancora adesso non faccio che
appoggiarmi a te.
Ash la guardò stupito. Non si aspettava certo una risposta
simile da lei.
-Misty…
-Buffo, eh? Sono una capopalestra, ma non riesco a cavarmela senza
l’aiuto dei miei amici…E ora che sono sola, ho il terrore di fare qualche
errore di cui mi pentirò per tutta la vita.
-Misty, tu non sei sola.
-Sì, lo so…- lo guardò e sorrise- So che non mi lasceresti mai
nel momento del bisogno. Tu ci sei sempre per gli amici.
Il ragazzo rimase in silenzio dopo quelle parole. Sentì come
una fitta al cuore, ricordandosi degli ultimi avvenimenti.
-Oh, guarda…c’è qualcuno che sta parlando con le mie sorelle-
disse Misty d’improvviso.
-Eh?- Ash vide due uomini davanti alla Palestra con le tre
sorelle di Misty.
-Ma chi saranno?- si chiese Misty mentre si apprestava ad
andare da loro.
-Oh no…Misty, aspetta!- cercò di fermarla.
-Che ti prende ora?
-Forse non dovresti andare. E’ meglio che c’è ne andiamo.
-Eh? Che stai farneticando?
-Oh, Misty!- la sorella Lily notò il loro arrivo- Sei tornata.
-Ma…quello non è mica Ash?- chiese Violet indicando il ragazzo.
-Sì…che ci fa qui?- chiese curiosa Lily.
-Che succede?- chiese Misty riferendosi a quei uomini.
-Sono venuti dopo aver ricevuto la tua lettera, come volevi tu,
no?
-Di che parlate?
-Mi riferisco all’autorizzazione a chiudere la Palestra per gli
incontri Pokèmon.
-Che cosa?!- esclamò sorpresa- Quale autorizzazione?
-Ma quella che hai firmato tu, non ricordi?
-E’ assurdo! Io non ho mai dato il consenso a chiudere la
Palestra! Perché mai dovrei fare una cosa simile?
Le tre sorelle si guardarono a vicenda confuse e perplesse,
e poi lanciarono un occhiata interrogativa al ragazzo che l’accompagnava. Ash
abbassò lo sguardo.
-Non ti ricordi? Sei stata tu ad insistere tanto su questa
decisione- disse Violet.
-E quando?
-Qualche giorno fa…
-Non ho mai fatto una cosa simile!
-Mh…vuoi vedere che Misty ha di nuovo perso la memoria?- disse
Lily.
-A quanto pare sì- sospirò Violet.
-Signorina Yawa, siamo venuti qui per aver la certezza che la
Palestra rimanga chiusa, come da accordi presi- disse uno degli uomini.
-Di che accordi parlate?- disse Misty innervosita dalle loro
parole- Io non ricordo di avervi mai visto. Non so neanche chi siete! E la
Palestra non chiuderà!
-Invece dovrà farlo, dopo lo spiacevole incidente.
-Che incidente?- guardò le sorelle- Sapete di che parla?
-Misty, vedi…- cercò di dire Daisy.
-Di quando il suo Pokèmon è morto in un incontro Pokèmon- disse
prima l’uomo.
-Eh?
-Aspetti, nostra sorella non è nelle condizioni adesso per
affrontare questo discorso- disse Daisy.
-Non è affare nostro questo. Noi eseguiamo gli ordini, come ci
è stato richiesto.
Il ragazzo moro guardava la scena senza saper cosa dire. Non
sapeva se doveva intervenire. Vedeva solo lo sguardo di Misty cambiare ad ogni
frase.
-Adesso basta!- disse arrabbiato Ash. Non era riuscito a
trattenersi sentendo le accuse di quei uomini- Non vi permetto di parlare così!
-Lei è Ash, vero? Non credo che questo caso le riguardi. Lei è
solo un allenatore.
-E con questo? Voi avete il diritto di comportarvi così?
-E’…assurdo…- disse Misty spaventata, come se non sentisse le
voci degli altri- Io e i miei Pokèmon ci siamo allenati fino a ieri senza
problemi…c’erano tutti…- guardò le sorelle- Oggi li avete portati al Centro
Pokèmon, vero? Ora staranno sicuramente giocando nella piscina, ne sono sicura.
-Misty…- le sorelle la guardarono dispiaciute, anche se non
avevano idea di cosa si riferisse.
-Se la Palestra è chiusa, come può aver fatto degli incontri
Pokèmon?- disse uno dei due uomini.
-Non è chiusa. Si sono solo dimenticate di aprire le porte
dell’entrata principale. Sono sicura che…- Misty corse dentro la Palestra.
-Misty!- Ash la rincorse- Misty, aspetta!
Misty si diresse verso l’interno della palestra, davanti
alla vasca della piscina e lì si fermò a guardare davanti a sé.
Ora la palestra non le si presentava più con i suoi Pokèmon
intorno, ma era desolata con scatoloni sparsi un po’ qua e là. Come se durante
la sua assenza qualcuno avesse fatto dei cambiamenti.
-Dove sono finiti i miei Pokèmon?
-Misty!- Ash la raggiunse.
-Ash…i miei Pokèmon…non ci sono…- disse disperata- e la
Palestra sembra desolata…che è successo?
-Misty, calmati…
-Io non…- si toccò la testa.
Lentamente, i ricordi riaffiorarono nella mente della
ragazza come un martello incensante. Al che, i suoi occhi si spalancarono nel
ricordarsi di quei avvenimenti. Uno dopo l’altro i ricordi andavano a tappare
quei buchi vuoti.
Ora però il suo corpo iniziò a cedere a quella sensazione e
la sua vista si annebbiò, mentre sentiva la voce di Ash che la chiamava. Ma
ormai lei era già svenuta.
Anteprima: E così si ritorna all’inizio, in un continuo
correre e rincorrere, si arriva al punto di partenza. Ma è lì che nuovi misteri
verranno svelati e compariranno altri personaggi. In una storia di due ragazzi
che continuano a cercarsi, ma si perdono tra le difficoltà…potranno finalmente
mettere fine alle loro sofferenze?
Questo e altro nella prossima puntata! Non mancate!
Prossimo capitolo in arrivo…e nel capitolo 16 la
conclusione. O meglio, era questo in teoria, finché portandomi avanti con la
storia, mi sono accorta che ahimè, la storia si protrarrà fino al capitolo 17 (e
spero non oltre °_°’), anche perché ormai siamo alla fine.
Ah, mi sono accorta di un errore nel cognome di Misty. Il
alcune parti metto Waterflower e in altre Yawa. Mi spiace ^_^’ me ne sono
accorta solo adesso. E’ che quando si scrive più fic contemporaneamente, si
finisce per confondersi XP
Comunque, credo che per ora è tutto. Per qualsiasi dubbio,
lasciatemi un vostro commento e vi risponderò alla fine del prossimo capitolo.
Bye!
-Uhh…- la ragazza si svegliò lentamente, mettendosi seduta.
Notò il ragazzo che era seduto accanto a lei e che si voltò per guardarla.
-Ehi, ti sei svegliata- disse con un sorriso.
-Ash?- disse lei ancora un po’ frastornata e si guardò intorno
con aria smarrita. Si trovavano da qualche parte dentro il bosco.
-Tranquilla, se cerchi Spinarak non c’è più. Io e Pikachu lo
abbiamo fatto allontanare.
-Ah sì?- disse stupita.
-Avessi visto la tua faccia…alla vista di lui sei passata dal viola
al bianco in un secondo- ridacchiò lui- Non posso crederci che hai ancora così
tanto terrore per questi pokèmon.
-Mhh…- brontolò offesa e cercò il suo Pokèmon- Dov’è Togepi?
-E’ con Brock e Pikachu. Brock sta dando da mangiare ai nostri
Pokèmon, mentre io aspettavo che tu ti riprendessi dallo svenimento.
-Sono svenuta? Per quanto?
-Per ben un ora.
-Hai aspettato un ora che io mi svegliassi?
-Che dovevo fare? Abbiamo provato a svegliarti io e Brock, ma
parevi essere nel mondo dei sogni. Così che Brock ha detto di aspettare che ti
saresti svegliata da sola.
-Capisco…Strano che tu non abbia tentato di farmi qualche
scherzo mentre ero svenuta.
-Ci avevo pensato- disse lui, ma poi indietreggiò allo sguardo
arrabbiato di lei- Ma sapevo che non avresti gradito e che me l’avresti fatta
pagare caro- ridacchiò, poi alzò lo sguardo- E poi si stava bene qui, questa
sera le stelle si vedono più nitidamente.
-Oh?- alzò anche lei lo sguardo- Hai ragione.
La ragazza sbirciò con lo sguardo il ragazzo accanto a lei,
che aveva la faccia rivolta al cielo. Sorrise al vedere il suo volto illuminato
dalla luce della luna.
-Ash, tu…hai mai pensato al tuo futuro?
-Uh?- si voltò per guardarla.
-Intendo dire…- disse lei un po’ imbarazzata- A parte diventare
Maestro Pokèmon…hai mai pensato a come sarà la tua vita tra qualche anno?
-Da vecchio?
-No, non così tanto lontano.
-Uhm…- alzò lo sguardo pensieroso- La mia vita, eh? Non ci
avevo pensato a fondo finora. Quello che mi preme più è raggiungere la mia
meta.
-Capisco…- abbassò lo sguardo.
-Però…immagino che per allora avrò conosciuto tanta gente,
visitato molti luoghi, ma voi che siete i miei amici ci sarete sempre al mio
fianco.
-Non credi che le nostre strade possano dividersi un giorno?
Ash la guardò, poi tornò a guardare il cielo.
-Forse, ma non credo che sarà un addio definitivo. Noi ci
rincontreremo…un giorno.
-Per allora, chissà quanto saremo cambiati. Forse ci
dimenticheremo uno dell’altro.
-Non credo proprio- disse sicuro- Io non potrei dimenticarmi di
te- la guardò e sorrise- Della ragazza che non fa che rimproverarmi per ogni
mio errore, che mi sostiene nelle mie battaglie, che…- si fermò e abbassò lo
sguardo timido.
-Sì?- lo guardò un po’ ansiosa.
-Beh, diciamo che sei unica- ridacchiò alzando lo sguardo
imbarazzato.
-Ash…- sorrise- Già, l’unica in grado di sopportarti.
-Ehi- si voltò offeso.
-Però per allora…forse conoscerai qualcun’altra come me…forse
migliore e chissà che non ti capiti di innamorarti.
Il ragazzo la guardò confuso, poi arrossì.
-Che?
-Devi sempre agitarti quando ti parlo di questo?- ridacchiò un
po’- Sembri proprio un bambino.
-Perché dici cose assurde- girò la testa offeso- E poi…non ho
bisogno di cercare lontano, ciò che ho vicino a me…- sussurrò.
Misty lo guardò per qualche secondo insicura di aver udito
bene.
-Hai detto qualcosa?
-…no- si alzò in piedi- Andiamo che Brock ci aspetta.
-…d’accordo- si alzò anche lei e lo seguì- Sicuro di non aver
detto niente?
-Ti ripeto di no- disse lui con la schiena rivolta a lei e
senza fermarsi.
-Mah…
-Misty!
-Uh…- aprì gli occhi lentamente e vide il volto della sorella
Daisy vicino al suo- Cosa…?
-Sei svenuta- disse lei sollevata- Non sai che spavento. Non ti
saresti dovuta allontanare dalla Palestra.
-La…Palestra?- si toccò la fronte confusa cercando di
ricordare- Oh…sì, c’erano quei uomini e…- stette in silenzio per un po’, mentre
le persone nella stanza attendevano e cercando di mettere ordine ai suoi
ricordi- Sì, ora ricordo, gli uomini della Lega.
-Ti…ricordi?- chiese Daisy incerta.
-Sì- fece cenno di sì- Dove sono ora?
-Se ne sono andati…hanno lasciato detto che sarebbero tornati,
per parlare con te con più tranquillità.
-Capito- socchiuse gli occhi. Poi alzò lo sguardo per guardarsi
in giro. C’erano solo le sue sorelle. Era certa che la presenza del ragazzo,
non fosse stato solo un sogno- E Ash…?
Le tre sorelle si guardarono tra di loro preoccupate.
-Sei sicura di volerlo sapere?- chiese Lily incerta. Misty la
guardò per qualche secondo, poi fece cenno con la testa.
-Ecco la tua cena- disse un uomo aprendo la porta di una stanza
buia, illuminata solo da una finestrella.
Un ragazzo dai capelli spettinati, lo fissava con quei suoi
occhi tormentati. Con voce preoccupata si rivolse all’uomo.
-Quand’è che mi farete uscire?- chiese lui.
L’uomo si voltò quasi indignato dalla domanda.
-Questo è ancora da vedersi. Non hanno ancora deciso sulla tua
sorte- chiuse la porta dietro di se, assicurandosi di chiudere bene a chiave.
Il ragazzo rimase seduto finché non sentì i passi dell’uomo
allontanarsi sempre di più. Poi lentamente scivolo verso il tavolino dove era
stato appoggiato il vassoio con la sua cena. Guardò il cibo come se non volesse
mangiare, ma la sua pancia gli ordinò di mettere sotto i denti qualcosa. Cautamente
mandò giù qualche boccone, sperando di non doversene pentire in seguito.
Sospirò poi, dirigendo il suo sguardo alla finestrella posta
vicino al soffitto. Non si vedeva molto, ma da quanto aveva detto l’uomo, intuì
che dovesse essere sera, forse le otto. Non sapeva dirlo con certezza. Le ore e
forse i giorni passavano lenti lì, senza avere notizie di niente e nessuno.
E in quelle ore di solitudine forzato, i ricordi
continuavano a tormentarlo incessantemente.
Era come se d’improvviso dovesse fare i conti con tutto ciò
che aveva provocato.
E quella sensazione era davvero terribile.
Poi in quei ricordi, riaffiorò la figura di quel
ragazzo…come si chiamava? Ah sì, Ash. L’unico che finora era riuscito a
metterlo in difficoltà e che gli aveva pure salvato la vita, nonostante lo
avesse seguito per vendicarsi.
…è vero. Ti detesto per quello che hai fatto alle persone
e…a Misty. Ma nonostante tutto, non posso lasciarti morire così. Ho detto che
mi sarei vendicato, ma non certo con la tua morte.
Si chiese perché quel ragazzo, così semplice in apparenza,
potesse avere dentro di sé una forza simile. Lo vedeva intento a combattere
contro di lui, deciso a non arrendersi.
E ricordò le parole che gli aveva rivolto.
Non devi far affidamento su quella pietra, ma sulle vere
capacità dei tuoi pokèmon! Non sai cosa ti potrebbe accadere se tu utilizzassi
ancora quel potere?
Finora aveva tentato di non pensarci, ma ora lì da solo, era
costretto a riflettere su quelle parole.
Le cose pian piano sembravano avere un senso e guardò se
stesso come un mostro.
Ricordò allora il primo capopalestra che aveva affrontato,
quella ragazza dai capelli color arancio. Il suo sguardo sgomento e pallido,
poco prima di correre via dalla Palestra.
E poi la rivide nuovamente tempo dopo in quella stradina,
con aria affaticata e tenendosi in piedi a stento. Non era chiaramente in
forma, ma aveva il coraggio di affrontarlo a parole. Neppure quando lui aveva
tentato di strangolarla aveva dato cenno di arrendersi e continuava a sfidarlo
con il solo sguardo. Probabilmente l’avrebbe uccisa se non fosse arrivato quel
ragazzo.
E senza preoccuparsi delle conseguenze, si ritrovò alla
Fiera la ragazza, molto cambiata. La disperazione dove l’aveva trascinata,
l’aveva costretta a vendicarsi da sola. Aveva avuto paura, doveva ammetterlo,
quando il primo colpo fu sparato verso di lui. Per la prima volta, si stava
rendendo conto di quali conseguenze ne erano derivate dal suo comportamento.
Probabilmente sarebbe morto, ne era certo mentre aspettava il suo momento senza
fare un passo. Però poi incredulo, guardò quel ragazzo mettersi in mezzo per
proteggerlo. Era assurdo, si diceva. Quale pazzo si sarebbe voluto sacrificare
per lui? Lui che aveva provocato tanto dolore? E con dolcezza quel ragazzo era
riuscito a calmare la ragazza. La vedeva inginocchiarsi a terra, mentre
mormorava qualcosa al ragazzo con le lacrime agli occhi. Quella scena gli
rimase impresso. Può una amicizia era così forte?
E dentro di lui, qualcosa lo scosse. Quello in cui credeva,
tutto ciò per cui aveva lottato, la sofferenza dei primi momenti…gli parvero
così confusi. Incominciò a dubitare di stare facendo la cosa giusta, però il
rancore che si portava appresso nel cuore, lo aveva rimesso in piedi con una
sfacciataggine incredibile.
Infine, uno squarcio si aprì dentro di sé, quando vide la
figura del ragazzo in piedi e di spalle con accanto il suo Pokèmon, dopo
avergli salvato la vita. Troneggiava sulla sua persona, come un pilastro che
non avesse bisogno di sostegni.
E allora capì chi dei due era veramente il più forte.
Sospirò mentre si mise nuovamente accovacciato sul letto.
Probabilmente, era la cosa più giusta che venisse portato
via dalla Lega. Solo…si chiedeva che fine avesse fatto quel ragazzo. Chissà
come stava? E la ragazza? Ma poi, perché si faceva queste domande? Non ne aveva
il diritto.
Eppure…alzò lo sguardo nuovamente alla finestrella…non
poteva fare a meno di pensarci, in quella stanza buia. Chiuse gli occhi.
Un ragazzo dai capelli color nero corvino guardò nuovamente
la palestra. Quella che un tempo aveva un enorme piscina piena di Pokèmon
d’acqua e un senso di allegria traspariva nell’atmosfera. La stessa che ora era
deserta, priva d’acqua, priva di Pokèmon, priva d’allegria…priva della presenza
di lei.
Quante cose erano nuovamente cambiate dal suo viaggio.
-Triste, vero?
Si voltò spaventato e guardò sorpreso la ragazza che
camminava verso di lui con andatura tranquilla. Teneva sulle spalle un
maglione, dopo essersi svegliata dal suo letto e il suo sguardo era serio.
Lui la guardò triste e non seppe cosa dire.
-E’ incredibile quante cose posso cambiare a distanza di
qualche anno- lei ora lo aveva raggiunto e si era fermata accanto a lui ad
osservare la palestra deserta- Sei anche cresciuto di statura- lo guardò- Quasi
non me ne accorgevo.
-Misty…- abbassò lo sguardo e strinse le mani- Scusami.
Lei lo guardò in silenzio, poi si voltò.
-Abbiamo passato un bel pomeriggio…questo può bastare- disse
lei.
-Però…
-Hai mentito, lo so…Ma almeno non ti sei preso gioco di me.
Avresti potuto dirmi la verità, riportarmi alla realtà, ma invece hai preferito
farmi passare un piacevole pomeriggio- stiracchiò le braccia- E credo che in
tutto questo tempo, non ho mai passato una giornata così spensierata.
Ash sorrise. Anche lui era d’accordo…finora non era riuscito
a passare un giorno con lei scherzando come normali amici.
-Hai ragione- ammise- Per un momento ho creduto che fossimo
tornati davvero indietro nel tempo.
-Già, da ragazzini eravamo così presi dalle nuove scoperte,
dalle novità, che non avevamo tempo per pensare. Ogni giorno era un avventura.
Mentre invece da quando gestivo la Palestra, era come se il tempo mi si fosse
fermato. Tutto intorno a me procedeva velocemente- sospirò- Io invece passavo i
giorni lentamente a ricordare le nostre avventure e non potevo che sentire
nostalgia di quel periodo.
-Misty.
-Non fraintendermi. Prendermi cura della Palestra non mi
dispiaceva. Era qualcosa che mi rendeva felice.
-E ora, vuoi chiuderlo…
-Non ci sono alternative.
-Certo che ci sono- la guardò serio- Guardati intorno. La vedi
la Palestra? Questo è il tuo sogno. Non lasciare che il passato ti impedisca di
andare avanti. Tu hai dato anima e corpo per mandare avanti la Palestra da
sola.
-Che ne vuoi sapere tu?- gli voltò la faccia- Tu non eri qui.
-Lo so…- strinse forte le mani, come se quella frase lo avesse
ferito- Però ti conosco bene e so che ti impegni in quello che ami. Se non
fosse stato così…se questo non fosse stato il tuo vero sogno…- la guardò
deciso- Io non ti avrei lasciata andare.
Misty si girò per guardarlo.
-Se fare il capopalestra non era quello che desideravi fare,
perché allora te ne sei andata? Perché non hai continuato a viaggiare con noi e
realizzare un altro sogno?
-Beh, pare che la mia partenza non sia stata così importante
per te. Eri quasi felice che me ne andassi.
Il ragazzo la guardò in silenzio.
-Sei una sciocca- si voltò arrabbiato. Quelle parole lo avevano
nuovamente ferito- Non so neanche perché sto qui a parlarne. Se avessi
veramente voluto che te ne andassi, avrei chiesto a mia madre di ripagarti la
bici. Avrei fatto a meno di averti con me nei miei viaggi.
La ragazza lo guardò stupita, poi tornò seria.
-C’è una cosa che vorrei chiederti…
-Eh?
-Perché in tutto questo tempo…non ti sei fatto sentire? Neanche
un chiamata o una lettera…
Ash chinò la testa triste, senza aprire bocca.
-…capisco- Misty chiuse gli occhi, rassegnata al suo silenzio.
-Misty!- arrivò in quel momento la sorella Lily- E’ arrivata una
persona…
-E’ così importante Lily? Digli di aspettare in sala d’attesa.
-Però…credo che dovresti andare Misty.
-Mh?- la guardò senza capire.
In breve i due raggiunsero l’ingresso, dove li attendeva un
ragazzo che chiacchierava allegramente con le altre due sorelle.
-Ragazzi! Ciao!- salutò contento.
-Brock?- dissero sorpresi Misty e Ash.
-Sono venuto a trovarti- disse Brock- E sapevo che Ash si
trovava qui da te, perché avevo chiamato a casa sua.
-Come mai questa visita?- chiese Misty.
Brock divenne serio.
-Sono venuto a parlarvi di una cosa urgente.
Misty e Ash si guardarono senza capire. Brock continuò.
-Ho saputo che chiuderai la Palestra Misty.
Ash si girò per guardare la ragazza, mentre lei si stringeva
nelle braccia.
-…sì. E allora?
-Guarda- estrasse un foglio e glielo diede da leggere- Ti
ricorda qualcosa?
-E’…la stessa richiesta della Lega a chiudere la Palestra- alzò
per guardarlo- Ma come…lo hanno chiesto anche a te?
Lui fece cenno di sì.
-Sì, e non solo a me. Mi è giunta voce che anche le altre
Palestre dove Jonathan è stato, hanno ricevuto la stessa richiesta.
-Che significa?- chiese confuso Ash- Perché la Lega chiederebbe
alle Palestre di chiudere?
-E’ quello che mi sono chiesto anch’io dopo averlo saputo.
All’inizio appena ricevuto la visita da quelli della Lega, ero un po’
depresso…sai, l’incidente e la Palestra semidistrutta. In più, la tv aveva
trasmesso il combattimento dove ne uscivo sconfitto. Beh, erano riusciti a
farmi convincere che chiudere la Palestra era la cosa giusta dopo l’ultimo
episodio. Finché la Capopalestra Erika non mi contattò. Sapeva del mio scontro
con Jonathan e del…- guardò Misty dispiaciuto- dell’incidente a Misty…Anche a
lei ed altri Capopalestra era capitato di scontrarsi con Jonathan finendo
sconfitti.
-Già, ne avevo sentito parlare anch’io quando seguivo
Jonathan…- disse Ash perplesso- Però non sapevo della notizia di chiudere la
Palestra.
-E’ per questo che sono qui…Non so quale sia il loro obiettivo,
ma stanno sicuramente tramando qualcosa. Gary si è già messo d’accordo con gli
altri Capopalestra per raccogliere informazioni e dati che ci potranno servire.
-Gary?- i due guardarono sorpresi l’amico.
-Già, sembra che lui se ne sia accorto per prima e mi ha
chiamato per averne la conferma. Così sono venuto a conoscenza della situazione
di Misty- guardò la ragazza che fissava sorpresa quel foglio di carta- Misty,
io non so cosa la Lega ti abbia detto, ma qualsiasi cosa sia successa, non è un
motivo valido per farti chiudere la Palestra.
-Ah no?- disse lei abbassando lo sguardo- Uccidere il proprio
Pokèmon non è un motivo valido?
-Misty, è stato un incidente- disse Ash- Non l’hai ucciso tu.
-Però è stata a causa delle mie decisioni che è finita così.
-Quando la smetterai di fartene una colpa? Al posto tuo un
altro Capopalestra avrebbe reagito alla stessa maniera. In questo caso, è
capitato a te…ma poteva capitare a chiunque. Non sapevi contro chi ti stavi
scontrando.
-Ash ha ragione- disse Brock e la prese per le mani- Non potrai
cancellare questo peso che ti porti appresso, chiudendo con tutto ciò che
ami…allontanandoti dalle persone che ti vogliono bene e che vogliono la tua
felicità. E’ ora di reagire Misty. Io e Ash conosciamo bene la vera Misty e
sappiamo che può farcela a superare questo momento- la guardò dolcemente- Io e
gli altri Capopalestra vogliamo andare a capo di questa faccenda e per farlo
abbiamo bisogno della vera Misty.
-Però…però io…- disse con le lacrime agli occhi- Non credo di
farcela…non sono nelle condizioni di…
-Puoi farcela- disse Ash sicuro- E poi, non sei più sola.
Misty guardò i due ragazzi che la guardavano con sguardo
deciso e dolce, e per un momento tornò con i ricordi al momento in cui le loro
strade si erano divise. Il giorno in cui si erano ripromessi di rimanere amici
per sempre e aiutarsi a vicenda.
-E’ per merito di questa bici che ho conosciuto Ash- disse
Misty, camminando affianco alla bici e con accanto Ash e Brock. Poi si rivolse
al suo Togepi che stava sul cestello davanti- Sai Togepi, anche quando ho
conosciuto te è stato per puro caso.
-Il nostro incontro non è stato un caso- disse Ash. Misty si
voltò per guardarlo sorpresa- Non posso credere che sia stato un caso
incontrare proprio te fra tanta gente.
-Che cosa vuoi dire Ash?
-Sono convinto che tutto quanto sia successo perché…- si voltò
a guardarla con un sorriso- era destino che ci incontrassimo e che diventassimo
amici.
-Lo penso anch’io- intervenne Brock- Ne abbiamo passate tante
nei nostri viaggi, che ora siamo amici per la pelle.
-Anche tu pensi che siamo amici per la pelle, Brock?- sorrise
contenta- Che bello.
I due ragazzi si voltarono a guardarla e fecero entrambi
cenno di sì. Come in una sorta di intesa tra di loro.
Certo, erano cresciuti, avevano avuti i loro problemi e
avventure uno separato dall’altro. Però ora erano lì…con lei. Come se non se ne
fossero mai andati. Come se quei giorni grigi passati in solitudine fossero
ormai un vecchio ricordo.
Misty socchiuse gli occhi e poi tirò fuori un altro foglio.
Lo stesso foglio che aveva firmato lei il giorno che aveva deciso di
arrendersi. Il giorno in cui la Misty combattente aveva smesso di lottare, nel
momento invece che avrebbe dovuto resistere.
Lei per prima avrebbe dovuto sapere cosa si prova a vedere
qualcuno lasciarsi andare nella disperazione e sentirsi inutili. E ora sapeva
cosa dovevano aver provato le sue sorelle, i suoi amici, Gary e Ash, a vederla
così.
Ma forse era giunto il momento di voltare veramente pagina.
Doveva chiudere con i ricordi del passato…doveva accettare
quel che era stato e imparare dai suoi errori.
Lo doveva fare, per se stessa e per quelli che credevano
ancora in lei.
I suoi amici la guardarono un po’ preoccupati per il suo
silenzio, poi la videro alzare il braccio con il suo foglio. Con l’altra mano
strappò il foglio in due e alzò lo sguardo, con qualche lacrima agli occhi, ma
finalmente sicuro di sé.
-La vita va avanti…e io non ho intenzione di rimanere ferma-
disse con le prime parole piene di speranza, lei che aveva abbandonato quel suo
lato dolce per diventare fredda e cinica.
I suoi amici si guardarono sollevati e felici. Finalmente…finalmente
si poteva tornare a sorridere.
Si abbracciarono per commemorare quel momento. I tre amici
si erano ritrovati.
Anteprima: Dopo una lunga attesa, parte dei misteri che
avvolgeva la storia della pietra nera e Jonathan, avranno una soluzione. Però
questo porterà a nuovi interrogativi.
In questo nuovo mistero, verranno coinvolti vecchi
personaggi che aiuteranno Ash e amici in questa nuova impresa. E
inevitabilmente, in questa nuova riunione, riporterà a galla vecchie
discussioni.
Questo e altro nella prossima puntata! Non mancate!
Avevo detto 17? Bene, se è così, allora rettifico dicendo
che la fic terminerà al capitolo 18, se invece non l’avevo detto…beh, amici
come prima XD
Grazie a Fedina per avermi passato l’episodio di Pokèmon in
italiano, dove si separano. Però devo dire…ma che cavolo di traduzione hanno
fatto! Brock che dice “amici per la pelle”? Ma questo lo si dice in altri casi!
Le parole giuste erano “i migliori amici”. E nell’episodio, Misty sembra una
idiota nel ripetere la frase di Brock -_-‘
Waaa, comunque la storia mi commuove ç.ç anzi, mi commuovo
da sola XD Il fatto è che certe scene non erano comprese nella stesura
originale della fic e quindi mi ritrovo ad improvvisare (non uccidetemi U.U’).
Perciò continuate a seguirmi, perché siamo alla fine e anche perché ci saranno
varie sorprese, che neppure io so XD
Ok, lasciate stare, oggi sono un po’ euforica ^.^ E’ solo
che, ho appena finito di rileggermi il prossimo capitolo e un poco mi fa ridere
la scena dove…beh, lo saprete presto. Bye!
-Allora, il punto è questo- disse Gary appoggiando delle carte
sul tavolo- Il ragazzo di nome Jonathan è comparso dal nulla con in possesso
una pietra nera. Dopo essersi presentato dal professore Oak, uno dei
ricercatori della strana pietra, per chiedere informazioni, ha utilizzato la
pietra sui suoi Pokèmon. Poi è andato di Palestra in Palestra per sconfiggere i
capopalestra e rendendo nota le sue vittorie, anche tramite giornali e tv. Dopo
qualche settimana, ecco che arriva a ciascuno di loro la visita degli uomini
della Lega Pokèmon, che cercano di convincerli a chiudere la Palestra- guardò
le persone presenti alla riunione.
Erano presenti in quella stanza il capopalestra Lt. Surge di
Vermillion City, Sabrina di Saffron City, Erika di Celandon City, Koga di
Fuschia City ed infine Misty, Brock, Ash, Gary, Tracey e il prof. Oak.
-Il fatto vuole che alla Fiera Pokèmon, dove si è scontrato con
Ash, il suo Pokèmon che ha subito più influsso dalla pietra, abbia perso il
controllo- proseguì Gary- E poco prima del disastro, gli uomini della Lega
intervengono portandosi via sia il Pokèmon che il ragazzo. Da lì, più nessuna
notizia della pietra o dell’allenatore. Persino le telecamere che avevano
inquadrato la vicenda nei minimi dettagli, sono scomparse. Anche i giornalisti
e le persone presenti lì hanno omesso la vicenda davanti alla tv. L’unica cosa
che sono riuscito a trovare è il video di uno spettatore di cui non avevano
notato la videocamera- appoggiò le foto sul tavolo affinché le persone le
guardassero- Mi sono chiesto, perché fare sparire i video, mentire alla tv su
un problema in parte risolto? In teoria, avrebbero salvato la situazione
fermando lo scontro e portandosi via la pietra. E allora, perché tutto questo
mistero?
-Forse non volevano che un fatto simile venisse alle orecchie
delle persone. Ci avrebbero fatto brutta figura- disse Tracey- Il fatto che sia
dovuto intervenire un ragazzo per fermare Jonathan, dopo essere stati avvertiti
della sua pericolosità, non li mette in buona luce.
-E’ possibile, già in passato hanno già taciuto su un episodio
simile- disse il prof. Oak- Quando il Pokèmon dell’allenatore precedente
cominciò ad avere i primi sintomi di una anomalia, io e il mio collega li
avevano tempestivamente avvertiti di intervenire.
-E loro?- chiese Erika.
-Ci ascoltarono molto interessati, ci ritirarono le nostre
ricerche e dissero che se ne sarebbero occupati loro. Ma non fu così, infatti
aspettarono prima di intervenire. Precisamente quando lui partecipò ad un
torneo Pokèmon. Il Pokèmon impazzì e iniziò distruggere tutto quello che
incontrava. La gente spaventata scappò da lì e l’allenatore tentò di fermarlo,
ma fu inutile perché fu lui stesso colpito dal suo Pokèmon. La Lega comparve
dopo pochi minuti, portandosi via il pokèmon e la pietra. La cosa più strana è
che nessuno dei presenti raccontò di quello che avevano assistito e per tutti
l’allenatore era morto a causa di un incidente, il crollo di un pilastro dello
stadio.
-Com’è possibile che nessuno abbia detto la verità?- chiese
sorpreso Brock- Erano presenti sicuramente molta gente. Come sono riusciti ad
insabbiare la faccenda?
-Dimentichi che sono la Lega Pokèmon- disse Koga- Hanno potere
su tutto e persino su di noi. Infatti non è possibile aprire una Palestra o fare
delle modifiche senza il loro consenso.
-Ma quell’allenatore, era a conoscenza del pericolo della
pietra?- chiese Sabrina.
-Non credo…- Oak fece cenno di no e incrociò le braccia-
Altrimenti, avrebbe tentato in qualche modo di salvarsi- abbassò lo sguardo triste-
In fondo, si trattava del figlio del mio collega.
-Che?!- esclamarono i presenti.
-Fu uno spettacolo terribile. L’aver visto il proprio figlio
morire sotto i propri occhi, lo ha lasciato sotto shock. E la cosa più triste è
che aveva tentato di dirgli la verità, ma la Lega gliel’aveva impedito.
-Aspettate un attimo…- disse Tracey- Il figlio di uno dei
ricercatori aveva la pietra. Come lo aveva avuto e perché lo stava utilizzando?
-Era stata la Lega a darglielo- disse Oak- Era stato scelto per
testare gli effetti della Pietra.
-E voi gliel’avete permesso?- chiese Ash stupito.
-Al principio era solo una pietra scovata per caso. Non
sapevamo ancora che conseguenze avrebbe comportato. Quando poi lo capimmo, a
nulla servì chiedere di interrompere l’esperimento.
-E qui sorge un'altra domanda- disse Gary- Come faceva Jonathan
ad avere quella stessapietra, ammesso
che si tratti della stessa?
-Forse l’ha rubata- ipotizzò Koga- O forse l’ha trovata.
-E’ impossibile- disse Oak- Nessuno sapeva dell’esistenza della
Pietra e ne erano in possesso solo quelli della Lega.
-E se invece…fosse stata la Lega a dargliela?- disse Brock. I
presenti lo guardarono sorpresi.
-Ci avevo pensato anch’io- disse Gary- Il modo in cui aveva
imparato a padroneggiarla in poco tempo e di come la Lega si stava comportando
in merito…tutto fa pensare a qualcosa di organizzato.
-Organizzato?- Misty lo guardò confusa- A che scopo? Sapevano
già le conseguenze dell’utilizzo della pietra e nessuno avrebbe voluto fare la
stessa fine dell’allenatore precedente.
-Forse…- Ash ci pensò su-…lui non sapeva. Tutti lo guardarono
in attesa di una spiegazione- Nelle volte in cui mi sono scontrato con
Jonathan, ho avuto l’impressione che non conoscesse il vero potere della
Pietra. Non sapeva neanche la storia del precedente allenatore. E poi, poco
prima che lo catturassero, aveva accennato a qualcuno che gli aveva dato la
Pietra, ma che non volevano che si sapesse chi erano. Se fosse stata la Lega a
dargli la Pietra, perché non raccontargli la verità?
-Perché in realtà le loro ricerche sulla Pietra non erano
ancora terminate- disse Gary e guardò le persone sedute al tavolo- E cosa
migliore di testare la Pietra su dei validi avversari? Qualcuno come i
Capopalestra della regione.
-Noi?- Erika guardò i suoi colleghi scioccata- Noi eravamo le
loro cavie?
-Siete dei capopalestra, vi scontrate ogni giorno con ogni tipo
di avversario e non vi potete rifiutare. Inoltre la Lega ha potere su di voi e
nel caso fossero sorti dei problemi, avrebbero potuto intervenire senza destare
sospetti.
-Vuoi dire che farci chiudere la Palestra, rientrava nei loro
piani? Che eravamo solo delle pedine per i loro sporchi giochi?!- Lt. Surge si
alzò in piedi furioso- Ho rischiato di morire sotto uno di quei attacchi del
ragazzo! A loro non importa della nostra sicurezza?
Gary abbassò lo sguardo. Purtroppo non c’erano repliche alle
parole di Lt. Surge. Era ormai una realtà certa. Guardò poi la ragazza dai
capelli color arancio. Aveva lo sguardo perso nei suoi pensieri ed era come se
si fosse isolata dal resto del gruppo.
Nella mente della ragazza, riapparvero uno dopo l’altra le
immagini del suo scontro con Jonathan, la corsa verso il Centro Pokèmon, la
morte del suo Pokèmon, la reazione della gente, la Lega e la chiusura della
palestra, lo scontro di Jonathan con Brock e con dei semplici allenatori
capitati lì per caso, la Fiera Pokèmon, lei con in mano una pistola e tutta
quella gente…tutto questo, solo per il potere di una Pietra? Tutta la
sofferenza patita in tutto quel tempo e le persone coinvolte…come si poteva
essere così crudeli?
Lei quel giorno non aveva perso semplicemente un incontro,
lei era sprofondata in un precipizio di cui non vedeva la fine. Si era
allontanata da tutto ciò che aveva avuto un significato per lei, aveva odiato
tutto ciò che per lei contava e che amava, aveva inconsciamente tentato di
dimenticare ciò che le provocava dolore. Com’era potuta essere così cieca?
Strinse forte le mani appoggiate alle sue gambe. La
frustrazione e la sofferenza provata in quei momenti, la fecero fremere di
rabbia e tristezza. Serrò forte gli occhi, trattenendosi dallo scoppiare a
piangere. Se era questa la verità, se tutto quello che aveva dovuto sopportare
era dovuto ad un loro piano, che a loro non era mai interessato della
sofferenza altrui, che erano serviti solo come cavie…era davvero orribile come
verità.
Sentì poi che una mano si appoggiò sulla sua mano destra.
Aprì gli occhi sorpresa e guardò il ragazzo moro seduto accanto a lei. Lui la
guardava dolcemente e stringendo la mano con la sua, cercò di darle il suo
conforto senza bisogno di parole. Poi un’altra mano toccò la sua mano sinistra.
Si girò di lato e vide l’altro ragazzo di colore, che con lo stesso gesto
voleva dargli il suo appoggio.
Lei commossa, strinse le mani dei suoi amici. Già, ora lei non
era più sola. Poteva contare sull’aiuto dei suoi amici che erano lì con lei e
delle persone che come lei avevano sofferto per un crudele piano. Si erano
appunto riuniti lì per unire le loro forze, perché ora lo sapeva…l’unione rende
più forti.
Gary guardò sollevato il volto della ragazza che ora pareva
più sereno. E anche se provava invidia di non esserci lui al fianco di lei, era
comunque grato che non fosse sola e che fossero riusciti a restituirle il
sorriso. Ma il cammino lo sapeva, era ancora all’inizio e pieno di pericoli e
ostacoli. Era troppo presto per tranquillizzarsi.
Tornò serio e riprese il suo discorso.
-Ora sapete come sono avvenuti i fatti, ma anche se il Pokèmon
e Jonathan sono apparentemente scomparsi, il problema sussiste. Lo hanno fatto
già una volta e potrebbero ritentare un’altra volta. E il fatto che vogliano
far tacere l’accaduto, è presagio che la storia non è terminata. Troveranno un
altro allenatore ignaro e il giro continuerà, finché non otterranno ciò che
vogliono.
-E di preciso, a cosa mirano?- chiese Tracey.
-E’ possibile che loro stessi siano interessati a sfruttare il
potere della Pietra per i loro loschi piani.
-Ma è possibile che finora nessuno se ne sia accorto? Nessuno
ha tentato di fermarli?- chiese stupita Erika.
-Avevano organizzato il tutto ben dettagliatamente, che erano
riusciti ad uscirne puliti- disse Oak.
-Però ora la Pietra e Jonathan, dove saranno?- chiese Ash.
-Forse speravano che a Jonathan capitasse lo stesso incidente
del precedente allenatore, così non avrebbero avuto problemi. Ma
inaspettatamente sei intervenuto tu, Ash- Gary lo guardò- e hai diciamo,
cambiato i loro piani. Probabilmente, Jonathan lo terranno rinchiuso da qualche
parte, in attesa che le acque si calmino.
-Io dico che bisogna andare lì e fargliela pagare!- disse Lt.
Surge, l’uomo dai capelli biondi e divisa militare. Sbatté la mano sulla
tavola- Quelli si sono presi gioco di noi.
-Attaccare, e in che modo? Non conosciamo bene la Lega- disse
Koga che era più ragionevole del suo collega- Non sappiamo come affrontarli.
-Basterà un attacco a sorpresa- disse Sabrina- Forse non si
aspettano che noi ci ribelliamo.
-E poi, il professore Oak ha lavorato in passato con quelli
della Lega- disse Tracey- Lui conoscerà meglio di noi quel posto e le persone.
-Eh, però sono passati degli anni Tracey- disse un po’
dispiaciuto il professore- Le persone cambiano, anche le loro strategie, senza
contare che anche la mia memoria a volte vacilla. E’ possibile che l’interno
sia diverso da come me lo ricordo io.
-Non potremmo invece tentare un dialogo con loro?- chiese
Erika.
-Se avessero voluto trovare un accordo, non ci avrebbero spinto
a tanto- disse Brock.
-Ma cosa concluderemo sfidando la Lega?- chiese Erika che non
amava tanto la lotta.
-E’ l’unico modo per confermare i nostri sospetti e fermarli
prima che sia troppo tardi- disse Gary- Altre persone subiranno la vostra
stessa sorte, se non interveniamo.
-Sono d’accordo con te- disse Ash- Agire è la nostra ultima
risorsa. E poi il problema non comprende solo le Palestre…se delle persone
senza scrupoli sono a capo della Lega, questo coinvolgerà anche il futuro degli
incontri Pokèmon. Chiunque sarebbe in pericolo se la Pietra venisse
riutilizzata.
I capopalestra si guardarono tra di loro riflettendo sulla
situazione.
-Va bene, ci avete convinto- disse Koga infine- Quando agiamo?
-Non vedo l’ora di dare una potente scarica del mio Raichu ad
uno di loro!- disse Lt. Surge.
-Anche Blaine sarà d’accordo- disse Erika- Lo avvertirò io.
-Dovremmo avvertire anche quelli dell’Elite Pokèmon- disse Sabrina-
Non tutti sono al corrente di ciò che sta accadendo.
-D’accordo, ora non ci resta che organizzarci per poter
affrontare al meglio il nostro nemico.
Misty guardò un gruppetto di Pokèmon immersi nell’acqua di
una grande vasca. Li osservò stando ferma in piedi e provando una sensazione
che credeva ormai persa in lei.
Guardò poi la mano che stringeva una Pokèball. Era giunto il
momento?
-Ti stai preparando?- chiese una voce dietro di lei.
Lei si girò lentamente, posando su di lui i suoi occhi
incerti.
-…non sono neanche sicura di essere pronta- disse lei
sforzandosi di sembrare tranquilla- Sono passati molti mesi dal…- si fermò per
prendere una pausa- Dal mio ultimo incontro. Da lì non mi sono più allenata e
non mi stupirei se anche i miei Pokèmon si fossero un poco arrugginiti.
-Basterà che tu riprenda ad esercitarti. Vedrai che con un po’
di allenamento, tornerai a combattere meglio di prima.
-Mhh…già- tornò a guardare i suoi Pokèmon- Tornare a
combattere…
Il ragazzo la guardò un po’ preoccupato per le sue parole
incerte. Cercava di mantenere un sorriso deciso, ma gli occhi tradivano la sua
preoccupazione, l’ansia di dover rincominciare. Sapeva che quello che
l’attendeva era un grosso passo. Dopo tanto tempo a rimpiangere la morte del
suo Pokèmon, non credeva che un giorno sarebbe stata capace di riprovare.
-Se vuoi, possiamo allenarci insieme…come facevamo un tempo-
propose Ash, in un intento di starle affianco in quel momento.
Lei si girò per guardarlo per qualche istante. Parve un po’
sorpresa e rimase in silenzio. Poi socchiudendo gli occhi, emise un gran
sospiro.
-Perché no?- disse lei alzando le braccia, come se si volesse
stiracchiare- E poi, non abbiamo terminato ancora il nostro incontro. Anche
se…- ridacchiò imbarazzata- dovrai avere un po’ di pazienza con me all’inizio,
visto che non mi alleno da tanto.
Ash la guardò con un sorriso un po’ divertito.
-Mi sembra così strano dover essere io ad insegnarti, visto che
eri tu di solito che mi insegnavi qualcosa.
-Già, i ruoli si sono invertiti- disse anche lei divertita- Ma
non credere che questo duri a lungo.
-Ah sì?- disse un po’ in tono di sfida- Lo vedremo.
-Lo vedremo- replicò lei con lo stesso tono, mentre i suoi
occhi fissavano quelli del ragazzo.
Sapeva in cuor suo che Ash sarebbe stato un gradino più in
alto rispetto a lei, però il suo orgoglio tornato a ravvivarsi in quei giorni,
le impediva di dargliela vinta al ragazzo.
-Vedrai, io e Togetic vi batteremo e…- si bloccò, mentre il
ragazzo la guardò con gli occhi stupiti- Ah…- chinò la testa con un mezzo
sorriso- Scusa, dimentico sempre che Togetic non c’è…- alzò la testa senza
farsi vedere- Credo di non aver ancora superato la separazione- alzò le spalle,
cercando di sembrare ottimista- Mi sa che ci vorrà un po’ più del
previsto…riuscirai ad aspettarmi?- sentì appoggiare una mano sulla sua spalla.
Girò la testa e guardò Ash.
-Certo- disse semplicemente.
I due si sorrisero e poi tornarono a guardare la piscina,
come se non ci fosse altro da guardare lì.
Gli mancava…eh sì, gli mancava quella sensazione. Era da
così tanto tempo che non vedeva brillare negli occhi della ragazza quella
determinazione che la distingueva dagli altri. E aveva sentito mancanza della
loro rivalità, delle loro chiacchiere, dei loro sguardi d’intesa. Eh, già…chi
l’avrebbe detto anni prima che avrebbe sentito nostalgia del carattere
impetuoso e a volte arrogante della ragazzina?
Sorrise a se stesso. Le cose cambiano in modo inaspettato.
-Bene, allora ci vediamo dopo- si voltò per andarsene e
lasciarla da sola con i suoi Pokèmon. Sapeva che dopo tanto tempo, aveva
bisogno di un po’ tempo per potersi riavvicinare ai suoi compagni.
-Ah, Ash- lo afferrò per il braccio, prima che lui si
allontanasse- c’era una cosa che volevo dirti…
-Mh?- la guardò senza capire.
Misty chiuse gli occhi, come per prendere coraggio dentro di
sé. Li riaprì pochi secondi dopo per guardarlo negli occhi.
-…grazie. Grazie per avermi impedito di fare una pazzia quel
giorno alla Fiera - disse con un sorriso commosso. Lui la guardò sorpreso,
credeva che l’episodio fosse finito nel dimenticatoio- Non ho ricordi nitidi di
quel giorno. Non ricordo neanche come ci sono arrivata a quella Fiera. Ero
confusa e disperata- scosse la testa- Però quello che mi è rimasto impresso
sono le tue parole…che sono riuscite a svegliarmi e farmi capire che stavo
sbagliando. Vederti poi combattere mi ha così turbata. Avevo paura che potesse
toccarti la mia stessa sorte- chinò la testa- Non voglio che accada di nuovo.
Ash rimase in silenzio, ripercorrendo anche lui quei
ricordi, che avevano finito per turbare anche lui. L’idea che Misty si sarebbe
potuta macchiare di un omicidio, per quanto la sua disperazione fosse stata
grande, lo aveva tormentato per delle notti intere. Se in quel momento non
fosse riuscito a fermarla, ora…
Chiuse gli occhi come cercando di non pensare a quella
terribile prospettiva. Aprì gli occhi invece per vedere la ragazza che ora gli
stava di fronte e che era riuscita ad uscire dalla sua oscurità.
-E scusami se mi sono comportata male nei tuoi confronti,
quando invece tu volevi aiutarmi- continuò lei- Riconosco che sono stata molto
dura e intrattabile. E ancora adesso mi chiedo perché tu non abbia rinunciato
ad aiutarmi.
Lui guardò il viso dispiaciuto e grato della ragazza.
-Misty…- si avvicinò a lei- Non c’è bisogno che mi ringrazi. E
poi, sono io che mi devo scusare con te. Non ho fatto altro che procurarti
sofferenze. Non avevo idea di come ti sentissi e il non riuscire ad aiutarti mi
faceva disperare. Forse pensi che il tempo mi abbia maturato, ma credimi sono
il solito sciocco che conoscevi e che faceva un errore dietro l’altro-
ridacchiò imbarazzato, poi tornò serio- Ma di una cosa sono sicuro. Non lascerò
che la storia si ripeta, perché se una cosa mi ha insegnato questa esperienza è
che non serve scappare. Proteggerò te e tutte le persone che mi sono care,
perché questo il mio modo di essere.
Misty sorrise a quelle parole e chinò la testa di lato.
-Già, questo sei tu- lasciò andare il suo braccio e si voltò- E
io mi impegnerò a non deludere la fiducia che tu e gli altri avete in me.
Ash sollevato dalle sue parole, la guardò per un po’ e poi
tornò sui suoi passi.
La ragazza con una lacrima sul viso, se lo asciugò sfregando
il dorso della sua mano. Poi guardò i suoi Pokèmon che nuotavano tranquilli
nell’acqua.
-Allora, sei pronta?- chiese il ragazzo all’altra ragazza di
fronte a lui.
-Sì- disse decisa lei.
-Bene- il ragazzo fece per tirare fuori una sua Pokèball, ma
giusto in quel momento entrò un ragazzo.
-Ash, Misty!- li chiamo Brock allegro. Il che questo fece
perdere tutta quella tensione createsi. Ad Ash gli scivolò di mano la sfera
pokè, finendo per terra e sentendosi lui un completo idiota.
-Brock, eravamo concentrati in un combattimento- protestò Ash
chinandosi per prendere la sfera.
-Scusate, ma dovevo avvertirvi dell’arrivo di due persone.
Ash e Misty si guardarono, nuovamente ignari di chi fosse
arrivato, così che seguirono Brock all’ingresso della Palestra.
-Haruka! Masato!- esclamò Ash quando li riconobbe.
-Ehi Ash!- disse Haruka allegra- Che bello rivederti!- si
avvicinò a loro- Ciao Misty, sono contenta che ci siamo rincontrate.
-Eh…ciao Haruka- disse un po’ sorpresa Misty.
-Ciao Misty!- salutò Masato, ignorando apposta il ragazzo che
lo guardò con una smorfia- Questa è quindi la tua Palestra?- disse guardandosi
intorno- Pare essere molto grande.
-Sì…in effetti è grande e ha anche una spaziosa piscina…
-Wow, sono curioso di vedere i Pokèmon che hai…
-Masato- disse in tono di rimprovero la sorella- Non siamo
venuti qui per divertirci.
-Già, cosa ci fate qui?- chiese Ash.
-Li ho chiamati io- spiegò Brock- Ho pensato che il loro aiuto
potrebbe esserci utile.
-Però…- disse dubbioso il ragazzo.
-Anche noi abbiamo una Palestra- disse Haruka intuendo la sua
obiezione- E se la situazione non si risolvesse, anche le altre Palestre al di
fuori di Kanto, correrebbero gravi rischi.
-Be’, in effetti…
-E poi, voi siete nostri amici- continuò Haruka, mentre Masato
annuiva- Non ci sembra giusto abbandonarvi in questo momento. Anche se forse
non saremmo molto d’aiuto, sono sicura che l’unione fa la forza.
-Amici…- disse felice Ash, mentre si sistemava il cappello-
Certo, uniti c’è la faremo.
Brock e Misty si guardarono e si scambiarono un sorriso.
-Bene, ora che abbiamo spiegato il motivo del nostro arrivo-
disse Masato prendendo per il braccio la ragazza, cosa che non passò
inosservato ad Ash- Misty, mi faresti visitare la Palestra?- chiese con occhi
luccicanti.
-Eh?- disse lei sorpresa.
-Masato!- disse Haruka contrariata- Non essere maleducato! Non
puoi chiederle una cosa simile!
-Be’…ma, non c’è problema…- disse Misty un po’ timida e guardò
Masato- Solo che la Palestra è stata riaperta da poco e magari vedrai un po’ di
disordine in giro- disse un po’ dispiaciuta.
-Non importa- disse Masato movendo la testa- E’ da un sacco di
tempo che volevo venire qui a Cerulean.
-In questo caso…- disse lei con un sorriso- Va bene.
-Grande- disse contento Masato.
-Ah, anch’io vorrei vedere la Palestra e i tuoi Pokèmon!- disse
Haruka prendendo Misty dall’altro braccio- Sempre che per te non sia un
disturbo, ovviamente.
-No, tranquilla. Nessun disturbo, anzi è un piacere.
-Ottimo, allora andiamo- dissero i due fratelli e trascinarono
via Misty.
-A- aspettate un attimo…- Ash rimase lì con aria piuttosto
incredule- E il nostro incontro?
-Su Ash, non prendertela- Brock gli appoggiò una mano sulla
spalla e gli sorrise divertito- Se questo aiuterà Misty a distrarsi, allora non
può che farle bene.
-Be’, sì…- sospirò e guardò Brock- A che punto siamo con i
preparativi?
-Gary e Erika si stanno occupando di avvertire gli altri e di
progettare un piano.
-Gary…- mormorò lui. Brock lo guardò pensieroso.
-Dimmi Ash…vi siete parlati tu e lui?
Ash ebbe come una fitta alla schiena e rimase silenzioso.
-Non mi dire che avete litigato, proprio in un momento come
questo- disse Brock in tono leggermente stanco.
-No- si affrettò a dire lui- Non proprio- precisò.
-Allora?- lo guardò senza capire. Poi notò lo sguardo un po’
impacciato, mentre muoveva nervosamente le dita- Oh…capisco. C’entra Misty,
vero?
-Più o meno…è solo che quando si tratta di lei, finiamo per
avere opinioni diverse. Mi tratta a volte come se fossi un peso, come se non
capissi niente- sospirò- E non avrebbe torno, in fondo. Lui mi aveva avvertito
di non andarmene, ma non l’ho ascoltato.
-Tu credi che se ci parlassi di nuovo, finirebbe per farti la
predica?
-Sicuramente- disse lui senza esitazione.
-Io non credo- Brock incrociò le braccia con un sorriso- Non
credo che avrebbe insistito tanto con te, se non avesse fiducia nelle tue
capacità. Secondo te, Gary avrebbe permesso che tu le stessi vicino, conoscendo
lo stato di salute di Misty? Se è stato così severo con te, forse era per
spronarti a reagire. Sapeva che tu tieni molto a Misty e il farti sentire
all’oscuro di tutto, ti avrebbe spinto a lottare per lei.
-Tu credi?
-Guardati Ash. Forse tu non lo noterai, ma l’aver affrontato
queste difficoltà, ti ha fatto maturare un po’.
-Mh?- si guardò le mani- Sì, forse…- disse quasi convincendo se
stesso- Hai ragione.
Brock gli sorrise divertito. Eh, già, Ash rimaneva ancora un
po’ un sempliciotto, però doveva riconoscerlo…aveva preso le sue decisioni da
solo e anche se aveva sbagliato, era riuscito a rimediare. Degno del ragazzo
che era destinato a diventare.
-Che?- lo guardò il ragazzo dai capelli castani con una
smorfia- Per me rimani uno stupido.
Ash sentì crollare tutte le sue speranze e sicurezze,
semplicemente con una frase. Il sorriso che aveva sfoggiato andando da Gary, si
era sciolto davanti allo sguardo serio del ragazzo.
-Oh, ma insomma, cosa ti ho fatto?- disse lui tentando di
riprendersi- Cerco di metterci una pietra sopra sui nostri precedenti diverbi e
tu mi tratti così?
-E cosa dovrei dire altrimenti?- si voltò e si affacciò alla finestra
del suo laboratorio- Mentire? La verità è che ti trovo irritante per ogni tuo
comportamento.
Il moro grugnì qualcosa offeso. Il sorriso era decisamente
scomparso.
-Ah sì? Allora sappi che tu sei doppiamente irritante.
-Tipica risposta di un bambino- disse lui tranquillo, il che
fece innervosire di più Ash.
-Non sono un bambino! Sono cresciuto, vedi?- si indicò con la
mano- Ma se non ti dovesse bastare, possiamo sempre scontrarci in un incontro
Pokèmon.
-Il solito…- disse Gary con aria annoiata, mentre si voltava
tranquillamente- non sbaglio quando dico che non sei cambiato. Sei rimasto uno
stupido. Persino in questi casi, l’unica cosa che sai fare è sfidarmi. Anche da
bambini, per ogni nostro litigio, finivi per dire la stessa cosa.
-Be’…mh…allora cosa dovrei fare…- disse Ash offeso e un po’
smarrito- Non so cosa dirti, per farti capire che sono pentito per le mie
scelte. Mi dispiace, okey? Anche se non capisco perché devo fare le mie scuse
proprio a te.
-Sei uno sciocco- sentenziò Gary, appoggiandosi al bordo della
finestra. Ash era al colmo della sopportazione- Credi che io mi riferisca
ancora a quella storia?
-Eh?- lo guardò strano.
-Per questo rimarrai un bambino- scosse la testa- Noi non
stiamo discutendo per quello che è stato, ma per quello che avverrà.
-Eh?- lo guardò ancora più confuso. Gary sospirò disperato.
-Voglio dire, quello che è accaduto è ormai storia passata. Non
sono arrabbiato con te per quello. Ormai Misty si sta riprendendo senza
problemi.
-E allora cosa?
-Noi stiamo litigando per Misty- Ash lo guardò in silenzio-
Entrambi amiamo la stessa ragazza e questo ci porta inevitabilmente a rimanere
avversari.
Seguì un momento di silenzio, il tempo giusto che le rotelle
di Ash si mettessero in moto e infine si svegliò.
-Cosa?!- esclamò agitato- C- chi ha detto che io…?! Aspetta,
quindi anche tu…cioè, voglio dire…
Gary lo osservò in silenzio, come se stesse vedevo una buffa
scimmia che si dimenava per la stanza.
-Come si voleva dimostrare, sei rimasto un bambino.
Ash si voltò verso di lui, con aria sospettosa.
-Un attimo, chi mi dice che tu non mi stia facendo qualche
sciocco scherzo? Giusto per prenderti gioco di me e vendicarti.
-Oh be’, sì, certo. Visto che non ho nient’altro da fare…- alzò
le spalle.
-Però…- cercò di calmarsi- Misty…non…
-Se non provi niente per lei, perché non glielo dici
apertamente?- disse lui in tono di sfida- Sai, mi renderesti un grande favore.
Senza di te tra le scatole, tra noi andrebbe tutto bene.
-Mhh…- si strinse tra le braccia- Non posso farlo.
-Perché?- alzò il sopracciglio- Perché provi qualcosa per lei?
-Perché sarebbe imbarazzante e complicato andarle a dire una
cosa così, senza un motivo apparente- cercò di dire lui in difesa. Gary però
non sembrò voler capire le sue parole.
-Sei innamorato o no?- continuò ad insistere, stanco dei giri
di parole di Ash.
-N- no…- disse incerto.
-E allora?
-Non mi puoi chiedere di fare questo…- strinse forte le mani.
-Non sei cambiato- concluse Gary uscendo dalla stanza- Muoviti
a raggiungere gli altri in salotto, che devo illustrarvi il piano- disse poco
prima di chiudere la porta.
Ash rimase lì fermo, come se non avesse sentito e con la
testa china.
Gary fece qualche passo con le mani in tasca, prima di
fermarsi e senza voltarsi iniziò a parlare.
-Hai intenzione di rimanere lì nascosto a lungo…Tracey?
Un ragazzo dai capelli neri e fascia verde uscì dal suo
nascondiglio, un po’ imbarazzato di essere stato scoperto.
-Scusa…io non avevo intenzione di ascoltare il vostro
discorso…sono capitato per puro caso qui e…
-Be’, la prossima volta evita di nasconderti dietro un vaso di
una pianta. E’ così patetico.
-Ahh…- guardò il suo nascondiglio- In effetti…- ridacchiò
ancora più imbarazzato.
Gary riprese a camminare.
-Ah, aspetta Gary!- lo chiamò Tracey e lo raggiunse. Gary si
fermò e lo guardò un po’ scocciato- Perché l’hai fatto? Credevo che…cioè, mi
sei sembrato molto duro con Ash…
Il castano sospirò esasperato.
-Era l’unico modo, Tracey- spiegò lui- Se gliela dessi tutte
vinte, non imparerebbe.
-Però, perché chiedergli una cosa simile?
-Perché…so che non lo farà.
-Eh?
-Ash è ancora troppo immaturo per ammettere i suoi sentimenti e
troppo ingenuo per non capire che così si farà solo del male. Se nessuno lo
mette con le spalle al muro, prima che si svegli sarà troppo tardi- si voltò-
E’ già dura dover rinunciare a lei, e vedere lui che spreca un’altra
opportunità mi da su i nervi.
Tracey sorrise.
-In fondo, anche tu vorresti che loro due stessero insieme.
-Si capisce…se proprio devo ritirarmi, almeno voglio essere
sicuro che lei sia in mani giuste.
-Potresti però dirgli la verità…dicendogli così invece,
accrescerai la sua convinzione che tu non sia cambiato e che rimarrai un
avversario.
-Meglio. Il vedermi come un nemico, lo spronerà a darsi una
mossa- sorrise- Del resto, sono sempre stato convinto che io e Ash siamo
destinati a rimanere rivali.
-Gary…
-Be’, se il tuo interrogatorio è terminato, direi che possiamo
andare da gli altri. Abbiamo ancora molte cose da fare.
Il piano inizia a mettersi in moto. Tutti sono pronti per
attaccare la Lega, per quella che verrà ricordata nella storia della Lega. Ma
andrà tutto bene?
Questo e altro nella prossima puntata! Non mancate!
Allora…periodo di vacanze, vero? Eh già, sono scomparsi
tutti °_°’ Beati voi T.T
Io non solo sono rimasta qua, ma anche mi sono beccata la
febbre XP Mi è difficile pure rimanere davanti al pc…ma visto che dormire non
posso, né disegnare, mi rimane solo il pc -_-‘ Mi domando pure, ma io tutte le
estati devo ammalarmi? Ma che sfiga -_-‘
Va be’ che dicevo? Ah sì la fic, prosegue al rilento, ma non
mi arrendo, eh! Per fortuna che dopo tutti questi preamboli, finalmente si
inizia a fare sul serio con l’attacco alla Lega. Il capitolo è quasi terminato,
però preferisco portarmi avanti.
Ringrazio come sempre le persone che recensiscono la fic,
senza di voi la fic sarebbe ormai cestinata.
Ringrazio pure Ila per il capitolo di Pokèmon ^^
Ah, approfitto di questo momento per dirvi solo che ho
iniziato a scrivere una fic intitolata “Blue Bird Illusion” che potrete leggere
sul mio blog http://mariposasky.blogspot.com
Non so come sia successo...ho pubblicato questo capitolo sul mio blog,
ma ho completamente dimenticato di farlo anche su questo sito. Visto
che nuovamente, sì nuovamente, sto rispolverando le mie
vecchie fic, Light and Shadow è una di quelle che
avrà la sua fine. Sto infatti scrivendo il capitolo che
segue, ma con il caldo mi è difficile stare davanti al pc,
quindi non sarà immedicato.
Ora vi lascio con questo capitolo scritto tempo fa e tra non molto ci
sarà un nuovo capitolo. Per le anticipazioni, seguite il mio
blog ^^
Buona lettura e a presto!
Cap. 17
- Allora…- disse Gary al nuovo raduno di persone- Questa
è la mappa provvisoria ricostruita dai ricordi di mio nonno
e qualche informazione della Elite. Purtroppo dovremmo accontentarci di
questa mappa per attuare il nostro piano- Gary si chinò per
indicare dei punti sulla mappa- Ci sono tre entrate, di cui due
principali e uno sul retro.
- Bene, è chiaro che purtroppo non sappiamo quel che ci
aspetta una volta entrati li dentro- disse Brock- Qualcuno
dovrà rimanere fuori e coprirci.
- Dobbiamo anche pensare all’effetto a sorpresa. Una volta
che tenteremo di entrare, faranno di tutto per fermarci. Quindi
dovremmo distrarli con dei finti attacchi.
- Una specie di esca per le allodole?- chiese Koga.
- Esatto. Gli faremo pensare che tenteremo di entrare dalle due entrate
principali, mentre altri entreranno dal retro.
- Però finiranno comunque per accorgersi del nostro piano.
Sarà di sicuro controllata anche l’entrata nel
retro- disse Sabrina.
- Certo, è per questo che altre persone entreranno
dall’alto.
- Dall’alto? Ma è assurdo! Ci vedranno
sicuramente!- disse Lt.Surge- E poi, come la mettiamo con i loro
laboratori? Si trovano nei sotterranei. Perderemo tempo a percorrere il
tragitto, senza contare dei numerosi avversari che incontreremo.
- Dopo il nostro attacco combinato, saranno così impegnati a
fermarci, che non penseranno di certo che arriveremo
dall’alto-spiegò Gary- E proprio perché
si precipiteranno agli ingressi, che il tragitto dal tetto ai
sotterranei sarà libero.
- E con i sistemi d’allarme?- chiese Koga-
L’ingresso ai laboratori è protetto da codici di
sicurezza.
- Per loro sfortuna- disse il prof. Oak- sono così sicuri di
se stessi, che nessuno avrebbe il coraggio di affrontare la Lega, che
dopo anni non hanno ancora cambiato il codice di sicurezza. Ne sono
sicuro perché durante una mia recente visita al responsabile
della Lega, si è fatto sfuggire questa affermazione. Quindi,
conosco i codici di accesso, perché in passato lavoravo
lì.
- Allora è fatta- disse Lt. Surge- Sarà facile
attaccare la Lega.
- No- Gary scosse la testa- Il nostro obiettivo principale non
è attaccare la Lega.
- E perché mai? Abbiamo un piano perfetto, abbiamo i codici
d’accesso, siamo in tanti e forti.
- Mi dispiace deluderti Surge, ma anche loro sono forti e sono molto
più numerosi di noi. Ci metterebbero poco a sconfiggerci,
anche se abbiamo un ottimo piano.
- E allora…cosa stiamo facendo?- chiese Erika.
- Il nostro obiettivo è quello di accedere ai sotterranei
della Lega e trovare prove inconfutabili che stanno tramando qualcosa.
Una volta terminato, ci dovremmo ritirare immediatamente. Non possiamo
rischiare che qualcuno di noi rimanga ferito.
- Tanta fatica per poi scappare via?- Lt. Surge fece una faccia
disgustata- Suona così vigliacco.
- No, suona ragionevole, se ci tieni alla tua salute. Quello che finora
ha impedito alla Polizia di incastrarli, sono le prove. Prove che
incredibilmente riescono a far scomparire.
- Come ci suddivideremo?- chiese Brock.
- Bruno, Prima, Cynthia, Lt.Surge entreranno dalla porta principale a
sinistra- disse il prof. Oak- Erika, Brock, Blaine e Sabrina in quella
di destra. Gary, Lance, Koga e Tracey all’entrata del retro.
Ash, Haruka e Misty entreranno dall’alto.
- E io?- Masato si indicò, deluso di non essere stato
nominato.
- Scherzi? E’ troppo pericolo per te- disse Haruka.
- Non sono più piccolo- si difese Masato- Voglio rendermi
utile.
- Non se ne parla- disse seria Haruka.
- Non sei tu a decidere.
- In questo caso- intervenne Lance per destare la disputa- collaborerai
con il prof. Oak e le sorelle Yawa, che si terranno in contatto con noi
tramite delle ricetrasmittenti. Così rimarremo in contatto,
in caso di problema.
- Beh…suppongo che vada bene…
- Ma siamo così pochi?- chiese Blaine.
- Quelli della Elite Four sono stati avvisati e alcuni di loro sono
già presenti qui con noi- disse Tracey- Purtroppo non tutti
potevano venire, quindi ci raggiungeranno se potranno. Se
però rispetteremo il piano, non avremmo bisogno di rinforzi.
- E con questo è tutto…- Gary arrotolò
la mappa- agiremo stanotte stessa.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Gary guardò nuovamente la piantina della sede. Voleva essere
sicuro che non ci fossero falle nel piano. Non poteva permettere che
qualcuno si facesse male. Doveva filare liscio.
- Gary- entrò dentro la stanza Erika- Non vieni a mangiare?
Gli altri hanno già iniziato.
- Sì…do solo un'altra occhiata e poi vi raggiungo.
- Ancora?- disse Erika guardando il tavolo pieno di scartoffie- Lo
abbiamo esaminato già tante volte.
- Lo so, è solo che…- abbassò lo
sguardo- voglio esserne sicuro.
- Io dico che è il miglior piano che potevamo organizzare al
momento. Purtroppo non sappiamo cosa ci aspetterà
lì e se ci saranno imprevisti. Ma stare qui ad arrovellarsi
su ipotesi, non farà che stressarti. Devi fidarti delle tue
abilità e confidare nei tuoi amici. E soprattutto, mettere
sotto i denti qualcosa. Non vorrai mica attaccare la Lega con la pancia
vuota, no?
- …sì- disse con un leggero sorriso- hai ragione.
- Bene- disse lei soddisfatta e avviandosi fuori dalla stanza- Allora,
ti aspetto a tavola.
- Mh- fece cenno e la porta si chiuse.
Il ragazzo castano si allontanò dal tavolo e
allungò le braccia.
- Uff- si stiracchiò e lasciò cadere le braccia
con un sospiro- Sì, è inutile stare qui a
pensarci. Sarà quel che sarà.
Si alzò dalla sedia e sistemò le carte, poi
uscì dalla stanza. Chiuse la porta dietro di sé e
si avviò per i corridoi del laboratorio.
Si sentiva leggermente nervoso. Sapeva quanto fosse importante che il
piano riuscisse senza intoppi. Doveva essere così,
altrimenti c’era in rischio non solo la vita degli altri, ma
anche quella di Misty. Doveva fare in modo che a lei non capitasse
niente, ma non poteva neanche tagliarla dal piano. Era giusto che anche
lei venisse con loro. Però…a che prezzo? Solo da
poco aveva ripreso a combattere. E se…fosse ancora troppo
presto per lei?
Ricordò l’espressione di Misty quando era insieme
ai suoi due amici Ash e Brock. Non l’aveva mai vista
sorridere così da molto tempo. E dire che aveva cercato in
tutti i modi di prendere il posto dei suoi amici e aiutarla.
Criticava Ash del suo comportamento infantile, ma una parte di
sé invidiava quel ragazzo. Com’era possibile che
riusciva in cose che lui falliva? Prenditi cura di lei. Ci aveva tentato, davvero. Voleva proteggerla. Ma non
credeva che la partenza di Ash potesse farle questo effetto, farla
sprofondare nell’oscurità. Era davvero
così importante per lei?
Ancora una volta si era sentito inutile.
- Ciao!- salutò un ragazzo entrando dalle porte
scorrevoli dell’ingresso.
- Oh Gary, sei arrivato- disse Daisy andandogli incontro.
- Cosa c’è?- chiese Gary notando il tono di voce
di lei leggermente in ansia.
- E’ Misty…- disse lei guardandosi dietro, dove
c’era l’entrata per la sala centrale- E’
da stamattina che si comporta diciamo…in modo insolito.
- Ovvero?
- Ecco, diceva cose strane, ci guardava come se fossimo delle aliene ed
è da alcune ore che se ne sta in palestra.
- E cosa c’è di strano?- scherzò lui-
Lo fa sempre.
- Gary, dico sul serio- disse Daisy offesa- E’ come se da
ieri ad oggi fosse cambiata. Ho provato a misurarle la temperatura,
pensando che si fosse ammalata, ma invece niente.
- Proverò a parlarle io- disse Gary avanzando tranquillo,
pensando che si trattasse solo di un timore infondato della sorella. A
volte erano troppo apprensive con lei.
Arrivò alla sala centrale e la vide in piedi al bordo della
piscina, con le spalle rivolte all’entrata. Pareva starsene
immobile in silenzio.
- Ehilà!- la salutò entrando- Daisy crede che
stai ammattendo o che ti stai ammalando. Quale delle due è
vera?
La ragazza non rispose, ma si voltò lentamente verso lui
guardandolo con occhi spenti e vaghi. Gary rimase sorpreso dallo
sguardo di lei e rimase in silenzio a pochi passi da Misty.
- …chi sei?- disse con voce mogia.
- Eh?- lui la guardò sorpreso- Hai battuto la testa?
Ora lei si era completamente girata verso lui e lo guardava con quei
suoi occhi celesti, in attesa di una risposta.
- E’ uno scherzo, vero?- aspettò una risposta da
lei che non arrivò- Misty, non ti ricordi di me?- chiese con
voce incredula, avvicinandosi di più a lei. Lei scosse la
testa.
- …Dovrei? Ci conosciamo?
- Sono Gary. Non posso credere che ti sia dimenticata di me- la prese
per le spalle- Sicura di non aver sbattuto la testa? Forse sei caduta
dal letto- diede una controllata alla sua testa.
Lei scosse di nuovo la testa.
- Tu sai dirmi perché mi trovo qui?
- Misty, mi stai preoccupando…devo portarti dal dottore.
- Io sto bene…sono solo un po’
confusa…dici che mi conosci, ma io non ti ho mai visto. E
quelle ragazze…dicevano cose senza senso. Non sapevo di
avere delle sorelle…
Gary la guardò incredulo per qualche minuto. Cosa stava
accadendo a Misty? Si comportava come se non si ricordasse davvero di
loro. Eppure solo ieri, si erano lasciati tranquillamente.
- Misty, tu non ti ricordi niente? Delle tue sorelle, dei tuoi amici,
della palestra, dei tuoi pokèmon, del fatto che sei un
capopalestra…
- Capopalestra?- lei lo guardò confusa- Io non
ricordo…
- Sforzati…- disse lui scotendola un po’ per le
spalle- Non puoi aver dimenticato. Di tutte le persone che conosci,
delle persone che ti sono amiche…
- Non riesco…- si toccò le tempie con uno sguardo
stanco- La mia testa è vuota.
Gary la lasciò andare dalle spalle e la guardò.
- E di Jonathan? Dell’incidente a Staryu?
- Non so chi siano…
- E…di Ash?- lei scosse la testa.
- Non ricordo…non ricordo niente. So solo di essermi
svegliata in un letto e di aver vagato in questo posto. Cosa mi sta
succedendo?- disse con qualche lacrima agli occhi- Ho solo confusione
nella testa…- si toccò il viso-
Chi…chi sono io?- e socchiudendo gli occhi, si
lasciò cadere. Gary riuscì ad afferrarla in
tempo, prima che cada per terra.
- Misty! Misty che hai?- la chiamò lui- Misty svegliati!- ma
la ragazza parve priva di sensi- Daisy, presto chiama un ambulanza!
Chiuse gli occhi. Si era sentito così impotente in quel
momento. La ragazza più importante per lui, aveva
inconsciamente cancellato i suoi ricordi. Perché non era
riuscito a fare qualcosa? Perché non si era accorto del suo
disperato bisogno di aiuto? Aveva permesso che la tristezza in lei la
possedesse. Come, che non lo sai! Dovevi starle vicino!
E ora, come prendere una decisione, senza sbagliare? Aveva escogitato
un buon piano, aveva pianificato ogni loro movimento, sapeva come
avrebbero reagito, ma non sapeva cosa scegliere per la sicurezza di
Misty. E se qualcosa fosse andato storto? E se Ash non fosse in grado
di proteggerla? Chi potrebbe dire come Misty reagirebbe davanti ad un
altra sofferenza?
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
A poche ore dall’inizio del loro piano, il gruppo
iniziò ad incamminarsi, ma per sicurezza si suddivisero in
due gruppi, per non destare sospetti, e si sarebbero incontrati tutti
lì. Ash, Gary e Tracey erano andati insieme
all’altro gruppo, mentre Misty, Brock, Haruka e Masato erano
nell’altro.
- Mh…ammetto che sono un po’ nervosa- disse Haruka.
- Tu?- Masato la guardò sorpresa.
- Beh, è la prima volta che mi capita di assaltare una Lega
Pokèmon.
- In effetti, è la prima volta per tutti- disse Brock- Ma
vedrete che andrà tutto bene.
- E poi Gary e gli altri sono riusciti ad organizzare bene il piano-
disse Masato- In ogni caso io e gli altri seguiremo le vostre mosse dal
nostro monitor.
- Oh beh, certo, dici così perché non sei tu a
combattere- ribatté la sorella.
- Sorellina, se potessi ci andrei io a combattere, che credi? E poi non
sei stata tu la prima ad impuntarti che io non venissi?
- Lo faccio solo per il tuo bene. Pensa cosa direbbero i nostri
genitori se sapessero che ti ho lasciato cacciarti nei guai.
- Caso mai, loro si preoccuperebbero per te, che ti metti sempre nei
pasticci.
Mentre i due fratelli continuavano a parlare, Misty teneva lo sguardo
fisso a terra. Le sembrava così strano…lei e gli
altri uniti per sconfiggere la Lega. Aveva creduto che
l’unico nemico fosse Jonathan, non poteva certo sapere che
tutto era partito dalla Lega. Quanto era invischiata la Lega in questo
affare? Quali erano i loro piani? E Jonathan come ci era finito in
tutto questo? Possibile che davvero non ne sapesse niente? E la
soluzione si sarebbe trovata davvero in quei sotterranei?
Più si avvicinavano al luogo, più le sue
incertezze si facevano grandi.
Prese una sfera pokè dalla sua cintura e la
guardò.
Sfidare la Lega…c’è l’avrebbe
fatta davvero?
Quando si era deciso che Ash sarebbe andato nell’altro
gruppo, lui pareva essere contrariato e insisteva che voleva che lei
venisse con lui. Lei poi si era offesa da questo suo comportamento, si
sentiva come incapace di difendersi. Non poteva sopportare che Ash
cercasse in qualche modo di proteggerla, quando invece era in grado di
combattere come tutti gli altri. Non voleva essere considerata da meno
degli altri. Al che, inevitabilmente, aveva provocato una piccola
discussione non voluta tra i due.
Quando però i due si separarono, Misty non si sentiva
più così sicura. Aveva accusato Ash di essere
troppo assillante, quando invece aveva ragione. La verità
era, che per quanto lei si fosse allenata in quei giorni, faceva ancora
fatica a riprendere i ritmi di una volta. Possibile che
l’incidente l’avesse segnata così tanto?
Ad un certo punto, sentiva pure che il piano sarebbe fallito per colpa
sua.
Ma non voleva ritirarsi. Non se lo sarebbe perdonata.
Cosa doveva fare allora?
- Misty, tutto bene?- chiese Haruka.
- Eh? Ah, sì…sono solo pensierosa.
- Hai paura di non farcela?- chiese Brock.
- …forse. E’ possibile che io non sia
così brava…
- Che dici? Certo che sei brava- disse Haruka decisa- La migliore.
Misty la guardò stupita.
- Ti sbagli, io non…
- Un allenatore bravo, rimane tale anche dopo tanto tempo- disse
Masato- Ti abbiamo già vista all’opera e siamo
sicuri che te la caverai.
- Forse mi sopravvalutate. Non mi conoscete bene.
- Oh, ma noi sappiamo molte cose di te- disse Masato.
- Eh?
- Sì, Ash ci parlava molto spesso di te, le volte che ne
aveva l’occasione- disse Haruka.
- Ah sì?- disse lei sorpresa- Non lo sapevo.
- Certo, ci raccontava di tutte le vostre avventure e dei guai che il
Team Rocket provocava- disse Haruka- Fin dall’inizio ho avuto
l’impressione che tu fossi molto in gamba da come Ash ti
descriveva e quando ti ho conosciuta di persona, non ho potuto che
confermarlo.
Misty rimase in silenzio a guardare i sorrisi dei tre.
- Ash tiene a te, Misty- disse Brock- Anche se è molto
timido per ammetterlo.
Lei lo guardò, poi abbassò lo sguardo.
- Sì, anche per me è importante. Solo
che…mi domando perché Ash non mi abbia mai
scritto o chiamato in tutto quel tempo.
I tre ragazzi si guardarono tra di loro.
- Ma certo che l’ ha fatto- disse Haruka sorpresa- O meglio
ci ha tentato- rettificò.
- Come?
- Quando capitavamo in un posto dove c’era un telefono, lui
ci si fermava a lungo con la cornetta in mano senza decidersi a
comporre il tuo numero- disse Brock- Ma non è mai riuscito a
chiamarti.
- Ha tentato anche di scriverti una lettera…oh, se ci ha
tentato- disse Masato sistemandosi gli occhi- Lo avessi visto
com’era determinato e allo stesso tempo goffo nel scrivere
qualche riga.
- E gli capitava pure di scambiare qualche ragazza per te e chiamarla
con il tuo nome- poi Haruka si avvicinò a lei con un
sorrisino e le parlò quasi bisbigliando- Pensa che una volta
mi è capitato di sentirlo parlare nel
sonno…pronunciava il tuo nome e borbottava qualche frase
tipo “non lasciarmi”. Ma che resti tra di noi, se
Ash scoprisse che te l’ ho detto non so cosa mi farebbe.
Misty si fermò e guardò sbalordita i tre amici.
- Ma come? Quando glielo ho chiesto, Ash non mi ha detto niente.
Credevo che…- abbassò lo sguardo- Mi ha mentito.
- Vedi Misty…- disse Brock alzando lo sguardo e incrociando
le braccia- Ash fa ancora fatica ad esprimere i suoi sentimenti. E
credo forse che in parte sia perché l’abbiamo un
po’ viziato. Finché c’eravamo noi, lui
non si doveva sforzare nel prendere le sue decisioni. Per lo
più, agiva d’istinto- alzò le spalle-
Però credo che questa esperienza lo stia pian piano
maturando.
- Già, già…- fece cenno di
sì Masato- Anche se gli manca ancora molto.
Misty continuò a guardarli sorpresa. Allora
Ash…Ash non si era dimenticato di lei? Però
perché mentirle? Sarebbe stato tutto più facile,
se avesse detto la verità.
Però, se ci pensava…non era poi così
strano. Era tipico di Ash comportarsi così. E lei invece lo
aveva accusato. Si sentiva così sciocca e ingiusta.
- Dai Misty- disse Brock appoggiandogli una mano sulla spalla e
sorridendole- Andiamo…ci stanno aspettando.
- …sì.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
- Gruppo A…tenetevi pronti…- disse il prof. Oak-
Tra due minuti si aprono le danze.
- Sì- dissero i ragazzi dall’altra parte del
ricevitore.
- Gruppo B, siete posizionati?- chiese Lily.
- Certo- dissero altri.
- Gruppo C, avete raggiunto il retro?- parlò Masato.
- Sì, quando volete.
- Bene, gruppo D, voi partirete dopo, d’accordo?- disse Daisy.
- Sì, attendiamo il vostro segnale.
Il prof. Oak guardò l’orologio e diede un occhiata
da lontano alla sede della Lega. Erano ben protetti tra la vegetazione,
ma ogni precauzione non era troppa.
Pikachu che era al loro fianco si guardava intorno preoccupato. Si
notava nell’aria che quella non sarebbe stata una semplice
serata.
Finalmente i ragazzi videro le guardie darsi il cambio. Quello era il
momento.
- In azione, ragazzi!- disse il prof. Oak.
Un esplosione introdusse l’entrata in scena di Bruno, Prima,
Cynthia e Lt.Surge.
- C’era bisogno di tutto questo fracasso?- chiese Bruno.
- Certo, che senso avrebbe se no il nostro arrivo? Che inizino a
tremare, io il grande Lt. Surge grida vendetta!
- Chi l’ ha fatto venire nel nostro gruppo?- chiese Prima.
Dall’altra parte, un altro gruppetto si preparò ad
attaccare. Erika, Brock, Blaine e Sabrina fecero uscire i loro
Pokèmon e iniziò la battaglia.
Le guardie prese alla sprovvista, chiamarono rinforzi. Altri uscirono a
dare una mano. Si creò molta confusione alle due entrate.
Nel frattempo, anche un altro gruppo era entrato in azione. Cercando di
essere silenziosi, attaccarono di sorpresa le poche guardie sul retro,
distratte dai rumori provenienti dalle entrate principali. Gary, Lance,
Koga e Tracey erano riusciti nella prima parte del piano. Ora si
addentravano dentro la sede.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
- Okey, ricevuto- disse Ash ad un ricevitore. Guardò le due
ragazze che erano con lui- Gary e gli altri sono riusciti ad entrare-
fece uscire Charizard dalla poké sfera- Amico, dovrai darci
un passaggio.
Il Pokèmon arancione annuì. I tre ragazzi
salirono sopra il Pokèmon che iniziò a sbattere
le sue ali.
- Sicuro che riuscirà a sostenere il nostro peso?- chiese
preoccupata Haruka.
- Certo, sempre che una di voi due non abbia barato nel dire il proprio
peso.
- Ehi!- dissero le due offese.
Charizard prese il volo e si avviò verso
l’edificio. Sorvolò la zona, fece dei giri e
approfittando della confusione e del fatto che nessuno stava guardando
in alto, scese silenziosamente sul terrazzo.
- Arrivati- disse Ash e i tre scesero dal Pokèmon- Grazie
amico- fece rientrare Charizard- Ora possiamo entrare anche noi.
- La porta è chiusa- disse Misty.
- Facciamola sfondare da uno dei nostri pokèmon- disse
Haruka.
- Io ne avrei uno- disse Ash prendendo una pokéball.
- Non serve più- disse Misty.
- Eh?- i due ragazzi guardarono la ragazza aprire la porta
tranquillamente ed entrare.
- Ma come hai fatto?- chiese Haruka.
- Mai visti i film di spionaggio?- disse Misty proseguendo avanti-
Basta una forcina da capelli e tutto si può.
- La tua ragazza è astuta- fece Haruka al ragazzo.
- Mh- lui annuì istintivamente, poi sembrò
ragionarci e arrossì- Che??
- Oh, andiamo- disse Haruka, sempre a bassa voce per non farsi sentire-
Non dirmi che non vorresti segretamente che lei fosse la tua ragazza.
- Io non...che razza di idee ti metti in testa, Haruka!-
borbottò Ash- Misty è una mia amica.
- Sii, come no- alzò lo sguardo- La pensi così
intensamente, che tutti ci chiediamo quando ti deciderai a baciarla.
- Haruka, non dire stupidaggini!- disse lui ancora più
rosso- E’ vero che penso a lei, ma questo non vuol dire
che...aspetta, chi altri dice questa cosa?
- Voi due, pensate di essere ad un pic-nic?- disse Misty con tono di
rimprovero- Datevi una mossa.
- Certo- disse Haruka con un sorriso- Veniamo subito.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
- Sta procedendo bene, per il momento- disse il prof. Oak, guardando il
monitor che segnalava la loro posizione.
- Ha dei dubbi?- chiese Daisy.
- Non lo so...ho una strana sensazione. Ma forse è solo
l’età. Sta andando tutto come nei piani.
- I gruppi C e D sono già dentro. Gary ha già
incontrato altre guardie, ora stanno combattendo.
- E il gruppo D?- chiese Oak.
- Stanno proseguendo senza problemi- disse Lily- Le guardie si sono
dirette tutte all’ingresso principale e sul retro.
- Per sicurezza ho mandato un’altra persona ad aiutarli.
Dovrebbe raggiungerli tra poco.
- Pika…- il Pokémon giallo si guardò
intorno. Qualcosa si stava avvicinando.
- Cosa ti prende Pikachu?- chiese il prof. Oak.
- Pika, pi!
- Credo che ci stia avvisando di qualcosa- disse Masato- Forse si sono
accorti di noi.
- Com’è possibile? Siamo ben nascosti e lontani
dal luogo della battaglia- disse Lily- Non possono averci trovato
così facilmente.
- Che ci abbiano scovato o no, prepariamo i nostri Pokémon-
disse Daisy- E stiamo attenti.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Tre ragazzi correvano per i corridoi, fermandosi ad ogni svolta del
corridoio.
- Libero- disse Ash guardando cautamente dietro la parete e ripresero
la corsa.
- Quanto è lontano?- chiese Haruka.
- Dovremo scendere ancora tre piani- fece Misty- Il laboratorio si
trova nei sotterranei.
- Aspettate- disse Ash e le altre due si acquattarono dietro la parete.
Dall’altra parte videro tre uomini correre in
un’altra direzione tutti allarmati- Ok, possiamo andare-
disse quando i tre si allontanarono sufficientemente.
Ma dopo qualche minuto, qualcuno si accorse della loro presenza.
- Ehi, voi! Chi siete?- disse un uomo indicandoli- Non siete
autorizzati a questa zona.
- Oh no, e ora che facciamo?- disse Haruka. Ash iniziò a
tirare le sue pokéball, quando l’uomo prese una
ricetrasmittente
- Pronto? Chiedo rinforzi. Ci sono altri intrusi nel
settore…- non terminò la frase, che la
ricetrasmittente andò in pezzi. Spaventato l’uomo
guardò la sua mano e poi cercò di capire chi
l’avesse mandato in frantumi. Un'altra persona comparve
dietro di lui. Prima che potesse reagire, fu avvolto da delle liane che
gli impedirono di gridare aiuto.
- Shuu!- esclamarono sorpresi Ash e Haruka.
- Serve aiuto?- disse lui con un sorriso sicuro e con affianco il suo
Pokémon.
- Cosa ci fai qui?- chiese Haruka.
- Brock mi ha chiamato per raccontarmi del piano. Sono partito appena
ho potuto. Ho fatto tardi, ma ciò che conta è il
risultato.
- Che sbruffone- borbottò Haruka, anche se a modo suo era
contenta di averlo lì.
- Ash, andate voi due avanti. I rinforzi non tarderanno ad arrivare. Io
e Haruka ci occuperemo di loro, così non perderemo tempo.
- Ma…- fece per obiettare Misty, ma Ash la
afferrò per la mano.
- D’accordo, lascio in mano vostra. Ci vediamo dopo- riprese
a correre trascinando Misty.
- State attenti- disse Haruka.
- …è la sua ragazza?- chiese Shuu. La ragazza lo
guardò e ridacchiò.
- Io scommetto che lo sarà presto.
Sentirono dei rumori di passi affrettati, altre guardie stavano
arrivando.
- Bene, spero che dall’ultimo Contest, tu abbia continuato ad
allenarti- fece Shuu.
- Ci puoi scommettere- disse lei ed estrasse una pokéball-
Ti sorprenderai.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
- Credi che starà bene Haruka?- chiese Misty.
- Sì…e poi, c’è con lei
Shuu. E’ in gamba anche lui.
- Oh…mh, okey.
- Andiamo- disse Ash incamminandosi per primo.
- Ehm, Ash…- disse Misty seguendolo- Posso chiederti
perché mi tieni per mano?
Lui la guardò, poi fissò la sua mano stretta in
quella della ragazza e il rossore lo pervase.
- Eh…ecco…perché,
perché…se ti tengo per mano, non rischiamo di
perderci- cercò di giustificarsi lui goffamente. Poi si
coprì un poco con la visiera del cappellino-
Ehm…per caso ti da fastidio?
Misty lo guardò, poi scosse la testa e sorrise.
- No, per niente.
Lui sembrò rilassarsi a quella risposta.
- Bene, allora proseguiamo.
- Sì- i due camminarono per un po’ in silenzio,
finché Misty si fermò, fermando così
anche lui- Ash…perché non mi hai mai detto la
verità?- lei lo guardò con aria triste. Ash parve
lentamente agitarsi, sospettando qualcosa- Se avevi tentato di farti
sentire, perché quando te l’ ho chiesto, tu non mi
hai detto la verità? Perché non mi hai chiamato?
Perché non hai spedito quelle lettere?
- C-come fai a sapere questo?- disse lui agitato- Non saranno stati
mica…
- Sì- fece cenno di sì- Ed è triste
che l’abbia saputo così.
Ash cercò di calmarsi e chinò la testa
dispiaciuto.
- Scusami…in verità avrei voluto dirtelo,
però…- un leggero rossore apparve sulle sue
guance- mi sentivo così sciocco a non essere riuscito a fare
una cosa così semplice.
- Ma Ash…è appunto questo il problema. Se era una
cosa così semplice, perché non l’ hai
fatto? Perché mi hai fatto aspettare così tanto
per avere tue notizie? Io continuavo a vederti in tv e mi chiedevo
perché tu continuassi a non farti sentire. Ho creduto che tu
ti fossi veramente dimenticato di me.
- Il fatto è…- sospirò ancora
più imbarazzato- che non si trattava di una semplice
chiamata ad una amica…
- Che vuoi dire?- disse lei un po’ delusa.
Allora per Ash non era neanche una amica? Lei non contava niente per
lui? Era una semplice conoscente?
Chissà perché, quando gli altri le avevano
parlato di Ash, lei si era illusa di essere importante per lui.
- Mhh…- Ash si girò le dita nervosamente,
evitando di guardarla in faccia- Intendo dire che sei
speciale…suppongo. Volevo vederti, però mi
bloccavo nel momento di chiamarti. Non ne capivo il motivo…e
ancora non lo so. So solo che questo ha finito per farti soffrire.
- Ash…
- Ma non voglio più rifare lo stesso errore- sorrise- Non
permetterò che l’incertezza mi blocchi di nuovo.
Non voglio più farti soffrire.
- …grazie. A me basta che tu sia sincero con me. Vorrei che
tornassimo amici come una volta.
- Ma certo. Noi siamo amici…i migliori.
I due si sorrisero e ripresero a camminare.
Pochi passi più in là si trovarono davanti ad una
porta.
- Ecco, secondo il prof. Oak è questo il posto- disse Misty
e tirò fuori un foglietto- Basterà digitare il
codice d’accesso e saremo dentro.
- Ottimo- disse Ash- Sbrighiamoci allora, prima che arrivi qualcuno.
Misty si fermò dopo aver digitato alcuni tasti.
- Già…è vero- disse pensierosa- Non
abbiamo incontrato nessuno.
- Come aveva detto Gary, gli altri saranno impegnati in superficie.
- Sì, però mi aspettavo di vedere comunque
qualcuno di guardia alla porta.
- Avranno preferito andare tutti a combattere.
- Forse…
In quel momento la ricetrasmittente si accese.
- Gruppo B. Ragazzi, state bene? A che punto siete?- chiese la voce di
Brock. La ricezione era un po’ disturbata e si sentivano di
sottofondo le voci degli altri compagni.
- Gruppo D. Haruka e Shuu si sono dovuti separare da noi-
spiegò Ash- Al momento ci troviamo davanti alla porta.
- Bene. Noi stiamo ancora combattendo…ma non sono tanto
numerosi. Possiamo farcela.
- Anche noi del gruppo A- disse la voce di Lt.Surge- Li stiamo
sconfiggendo! Ah, ah, credevano di essere i più forti!
Misty si voltò per guardare Ash, mentre digitava
l’ultima cifra. La porta iniziò ad aprirsi.
- Ash, c’è qualcosa che non va…- disse
la voce preoccupata di Misty.
La porta si era aperta del tutto.
- Ragazzi, una trappola! Presto, scappate!- disse
d’improvviso la voce di Gary dalla ricetrasmittente.
Ma non fecero in tempo a reagire, che si sentirono passi dentro la
stanza buia.
- Vi stavo aspettando…- disse una voce all’interno.
- Ma cosa…?
Anteprima: Lo scontro con la Lega sembra
proseguire liscio, ma qualcosa va storto. I ragazzi si troveranno
davanti a degli imprevisti e dovranno agire diversamente. Riusciranno
nel loro piano o la Lega avrà la meglio su di loro? Ash e
Misty otterranno le informazioni che cercano?
Questo e altro nella prossima puntata! Non mancate!
"Nella luce e nell'oscurità, io ci sarò"
""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""