Segni del Destino

di Tecla Sunrise
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pessimo segno. ***
Capitolo 2: *** Primi segni di pazzia. ***
Capitolo 3: *** Questa me la segno! ***



Capitolo 1
*** Pessimo segno. ***


Segni del Destino


1. Pessimo segno.

Liam Payne, quella mattina, si era svegliato con un forte mal di testa.
Era sempre stato molto superstizioso e quello non gi parve un buon segno; l’idea che, però, il mal di testa potesse essere una conseguenza della notte turbolenta che aveva passato, non lo sfiorò nemmeno.
Lanciò uno sguardo scocciato alla sua sveglia – regalo che, sadicamente, sua sorella gli aveva fatto – e sospirò appena vide l’orario: le 8.00.
Era di nuovo in ritardo.
Si alzò, gemendo quando la testa sembrò sul punto di scoppiargli: brutto segno.
Un capogiro lo assalì non appena si mise in piedi e la vista gli si oscurò, riempiendogli la testa di familiari visioni psichedeliche; urtò il comodino e si lasciò sfuggire un’imprecazione per il dolore: bruttissimo segno.
Camminò – o, per meglio dire, barcollò – sino al bagno e s’infilò sotto la doccia senza neanche togliere i boxer, completamente rintronato.
Fu così che lo trovò Louis Tomlison, preoccupato per l’ennesimo ritardo: addormentato nella doccia e sul punto di affogarsi.
“Cazzo, Liam! Svegliati!” esclamò Louis, indeciso se essere preoccupato o esilarato.
Liam grugnì, svegliandosi di colpo, e cominciò a tossire per l’acqua che gli si era infilata a tradimento nelle vie respiratorie: pessimo segno.
“Muoviti, siamo in ritardo” continuò Louis, ormai piegato in due dal ridere “E togliti i boxer!”
“Eh?” fece in tempo a chiedere Liam, prima di accorgersi della sua prima cazzata mattutina.
Cacciò dal suo bagno Louis e si fece quella benedetta doccia, rischiando di scivolare o riaddormentarsi solo un paio di volte.
Quando, mezz’ora e un enorme ritardo dopo, raggiunse i suoi compagni di band, quelli lo guardarono divertiti, pronti per prenderlo in giro per le dodici ore successive.
“Liam!”
Payne sospirò, esausto: almeno sapeva che il primo ad iniziare i giochi sarebbe stato – come al solito – Harry.
Quel ragazzo era una piaga divina: non solo era il più piccolo, ma era anche il più rompicoglioni.
“Harry” rispose Liam, mettendosi la giacca e tentando in tutti i modi di dissimulare la sua irritazione: se avessero notato quanto gli stesse dando fastidio non gli avrebbero lasciato un attimo di tregua.
“Ho sentito che hai avuto un risveglio particolare”
Liam sentì chiaramente le risatine sommesse dei suoi amici e sospirò internamente: erano solo all’inizio.
“Siamo in ritardo” si limitò a ribattere, schizzando dentro il SUV che li avrebbe portati alla Syco.
Quella mattina Simon, dopo mesi passati in America e in giro per il mondo, era tornato a congratularsi con loro per i Brit Awards e per dar loro una “notizia fenomenale”.
Liam era a dir poco preoccupato: Simon Cowell era una persona leggermente eufemistica e la “notizia fenomenale” poteva rivelarsi orrenda come grandiosa; visti i precedenti segni che il destino gli aveva mandato, Liam era – suo malgrado – orientato su “orrenda”.
L’idea lo faceva tremare.
“Diciamo che ti sei bagnato, stamattina” continuò Zayn, facendo scoppiare a ridere la boy band.
“Malik, c’è un posto molto frequentato dove moltissima gente viene mandata ogni giorno, perché non vai a farti una vacanza lì?”
Zayn sorrise, capendo al volo l’allusione “E dovrei andarci tutto da solo”
Anche Liam, nonostante tutto, dovette nascondere un sorriso “Assolutamente no. Dovete andarci tutti, a fare in culo”
Ci fu un attimo di silenzio, dopo del quale le risate riempirono l’aria, rallegrando leggermente l’umore di Liam.
In fondo quei quattro ormai erano la sua famiglia e persino essere presi per il culo da loro gli scaldava il cuore.
“La prossima volta te li leviamo noi, i boxer!”
Ecco, appunto.
 

***

 
Simon osservò i suoi cinque pupilli e sospirò, irritato.
Li aveva dovuti aspettare un’ora.
Lui, Simon Cowell, il più grande talent scout al mondo, aveva dovuto aspettare.
Era parecchio irritato.
“Allora, Simon, qual è questa notizia?” s’azzardò a chiedere Harry, dopo cinque minuti di pesante silenzio.
Simon ricordò il perché si era scomodato a sorrise, rimandando ad un momento successivo la ramanzina.
“Non ci crederete” cominciò, euforico.
“Oh Dio, abbi pietà” esalò Liam, già pronto per una batosta.
Il giovane cantante si prese quattro scappellotti e un’occhiata ammonitrice da Simon, che continuò: “David Letterman vi vuole al suo show!”
Liam per poco non pianse dal sollievo: quella era una figata, punto.
I ragazzi esposero in urla di gioia ed esaltazione per poi saltare tutti addosso al povero Simon, continuando ad urlare.
Simon ci mise circa un quarto d’ora per sedare l’entusiasmo dei cinque e poi diede loro i biglietti dell’aereo, sorridendo “L’intervista è domani, dovete partire sta sera. Andate a casa a fare le valigie e, mi raccomando, non tollero ritardi”
Tutti si girarono a guardare Liam che arrossì leggermente, imbarazzato “E’ stato un caso” borbottò, imbarazzato.
Harry, Louis, Niall e Zayn non poterono fare a meno di scoppiare a ridere ancora una volta, ripensando all’episodio di un’ora prima.
 

***


“Ragazzi, visto che l’aereo è in ritardo, io vado a cercarci” disse Harry, prendendo l’Ipad di Liam.
Quest’ultimo lo guardò, irritato, chiedendosi perché, nonostante ognuno avesse il suo Ipad, Harry dovesse sempre usare il suo.
Harry fece bellamente finta di nulla e digitò One Direction su Google, subito raggiunto da Louis e Zayn.
Liam alzò gli occhi al cielo e cercò con lo sguardo Niall, sperando di trovarvi supporto; l’unica cosa che vide, però, era il biondo che esplorava attentamente il menù della sala d’aspetto e faceva una lista mentale di ciò che avrebbe voluto ordinare.
Harry e Zayn erano sempre stati i più vanitosi ed egocentrici del gruppo, tanto che dovevano cercarsi su internet ogni giorno, beandosi dei commenti adoranti delle loro fan e della vista delle loro foto.
Louis, semplicemente, si divertiva a leggere i commenti delle psicopatiche.
Liam – come tutti loro, d’altronde – adorava le loro fan: erano l’unico motivo per cui erano diventati veramente famosi, le fautrici del loro successo planetario insomma.
Tuttavia, tra le migliaia di fantastiche fan, c’erano alcune “estremiste” che lo spaventavano parecchio: ragazze che minacciavano di morte le loro fidanzate, che tentavano il suicidio perché volevano conoscersi e che sarebbero state pronte a stuprarli.
Per questo evitava di cercarsi su internet: non voleva assolutamente sapere cosa dicessero quelle pazze di lui.
Gli dispiaceva da morire per le sue vere fan, quelle tranquille e fantastiche, ma proprio non riusciva a sopportare l’idea che il web sapesse anche quante volte al giorno andasse al bagno.
L’unica cosa che tollerava era twitter, poiché, tralasciando le “estremiste”, aveva un vero contatto con tutte le altre, che spesso lo colpivano, lasciandolo piacevolmente stupito.
“Oh mamma… e questo cos’è?” chiese Harry ad alta voce, allibito.
Zayn, accanto a lui, aveva la stessa espressione shoccata, mentre Louis, esilarato, tentava in tutti i modi di non ridere.
Quelle facce non fecero che supportare tutte le teorie di Liam: meglio non sapere e rimanere nell’ignoranza piuttosto che essere sconvolti a vita.
“Cosa?” chiese Niall, con la bocca piena del suo sandwich.
Nessuno lo considerò, così si alzò, raggiungendo i tre.
“Oh madre di dio” sussurrò Zayn, passandosi una mano tra i capelli “E’… è disgustoso!”
Poi, in sincrono, tutti e quattro posarono lo sguardo su Liam, inorriditi.
“Beh?” chiese lui, leggermente preoccupato.
Che diavolo avevano trovato?
 

***

 
Sarah Parker digitò un paio di parole su Word e sorrise, soddisfatta.
Aveva finito la sua prima fan fiction sui One Direction e non poteva esserne più contenta: da mesi, ormai, andava avanti con quella storia e finalmente l’aveva conclusa.
Non si aspettava certo il successo che aveva avuto, quando aveva iniziato a scrivere; ben presto, però, migliaia di visualizzazioni e centinaia di recensioni l’avevano fatta ricredere sul suo talento di scrittrice.
Ormai era una delle più conosciute in tutto il Regno Unito e da tutte le parti del mondo le chiedevano di poter tradurre la sua fan fiction di punta, il suo fiore all’occhiello, quella che l’aveva portava alla notorietà: “The revenge”.
Una Zayn/Liam che aveva definitivamente segnato la storia delle fan fiction, condizionando tutte le seguenti e ricevendo moltissimi plagi.
Quel giorno si trovava all’aeroporto ed era appena riuscita a postarne l’epilogo, soddisfatta.
Aveva seguito i One Direction sin da quando si erano presentati ad X-Factor ed in un certo qual modo sentiva di essere diventata famosa insieme a loro: li aveva supportati, ammirati e seguiti e non se n’era mai pentita.
Quando sentiva le sue amiche dire che il loro preferito era Harry, però, non riusciva proprio a capirle: lei aveva sempre avuto un occhio di riguardo per Liam e si era semplicemente presa una cotta enorme per il suo sguardo gentile e la sua bellissima voce.
Ecco perché, mentre chiudeva il computer e si preparava all’imbarco per New York, si sentiva euforica: avrebbe visitato la città dei suoi sogni e in più aveva appena concluso il suo più grande progetto.
Guardò sorridente la sua migliore amica, Ellie, e non poté fare a meno di sentirsi ad un metro da terra dalla felicità: due settimane di libertà e divertimento come regalo per il loro diploma a pieni voti, prima che entrambe dovessero andare al College e ricominciare a studiare.

 

***


…Zayn allora sorrise, intenerito: non aveva mai visto Liam così indifeso e gli venne un’immediata voglia di stringerlo tra le sue braccia e cullarlo come un bambino. Cazzo, Zayn, che checca”
Liam, che stava fissando il vuoto da quasi dieci minuti, non poteva credere alle sue orecchie.
Una storia.
Harry aveva trovato una storia.
Su di lui. E Zayn.
Gay.
Liam aveva paura.
“Chiudi quella roba, coglione… sono sicuro che abbiano scritto qualcosa anche su di te” borbottò Zayn, che aveva smesso di divertirsi da quasi mezz’ora.
Louis, Niall ed Harry, invece, erano completamente deliziati da quel nuovo spunto di presa per il culo, per non dire estasiati.
Continuavano a leggere e a ridere come pazzi, citando di tanto in tanto i pezzi più imbarazzanti.
Liam era senza parole: sapeva di potersi fidare della sua superstizione, ma quello era troppo.
I segni di quella mattina erano sì preoccupanti, ma mai si sarebbe aspettato un simile risvolto della giornata; ironia della sorte, il tutto era stato scoperto dal suo Ipad.
Qualcuno si stava prendendo gioco di lui, lassù.
“Signori, prego, l’aereo sta imbarcando” disse loro una hostess molto carina, facendo capolino dall’entrata della sala d’aspetto di prima classe.
Zayn s’illuminò, malandrino, e quando la hostess sparì sorrise “Adesso vi faccio vedere io chi è gay, stronzi”
I quattro lo videro correre baldanzoso dalla giovane e scoppiarono a ridere, divertiti.
No, Zayn non era assolutamente gay.

 
 






Tecla

Buongiorno, gente! È la prima volta che posto qualcosa sulla sezione dei One Direction e non ho alcuna idea se questa storia possa considerarsi plagio di atre: non ho letto molto, quindi non so se l’idea dei 1D che scoprono le fan fiction sia già stata usata (sicuramente lo sarà)
Anyway vi chiedo scusa per questo plagio inconsapevole e sappiate che la storia, nella mia testa, ha già un suo sviluppo, quindi nel caso mi discosterei dalla fic che potrei inavvertitamente aver copiato.
Comunque sia, passiamo alle note:

  1. non ho idea se Liam sia davvero superstizioso o no, ma l’idea mi faceva ridere.
  2. ovviamente non credo che Simon in persona si scomoderebbe per dar loro una notizia del genere, ma aveva voglia di infilare un volto conosciuto.
  3. la fic di cui si parla “The revenge” è assolutamente inventata e ogni riferimento ad altre fic è puramente casuale e non voluto.
  4. che dire ancora? Spero vi sia piaciuto questo inizio!
 
Un bacio a tutte voi <3

p.s. se qualcuna fosse brava a fare banner mi contatti, mi è sempre piaciuta l'idea di averne uno ma non sono proprio capace!

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Capitolo 2
*** Primi segni di pazzia. ***


Segni del Destino

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2. Primi segni di pazzia.
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Sarah

 
Guardai l’orologio e sbuffai, annoiata: era quasi un’ora che stavamo facendo la coda per l’imbarco e non ne potevo veramente più.
Osservai Ellie, addormentata sui sedili del gate, e sorrisi, intenerita: quella vacanza sarebbe stata finalmente la nostra occasione per staccare un po’ dopo tutto il culo che c’eravamo fatte.
Mi passai una mano sugli occhi, stanca come non mai: avevamo entrambe studiato fino a ieri per l’esame orale e, nonostante i risultati sarebbero arrivati solo ad Agosto, sapevamo benissimo di essere passate con voti più che alti.
D’altronde c’eravamo praticamente chiuse in casa per un mese – tanto che non vedevamo i nostri amici di sempre da allora – e prendere un voto alto era praticamente scontato.
Guardai l’interminabile fila davanti a me e sbuffai per l’ultima volta, prima di sedermi accanto alla mia amica italo-inglese; non aveva alcun senso rimanere in coda e sinceramente mi sentivo un vero straccio.
Accarezzai i capelli rossastri di Ellie e sorrisi ancora una volta, invidiando la sua capacità di addormentarsi in qualunque situazione senz’alcun problema.
Tirai fuori dalla custodia il Mac e mi misi gli auricolari, facendo partire la playlist dei One Direction su Itunes: immediatamente le note di “More than this” m’invasero, sciogliendomi i nervi.
Mi connessi al Wi-Fi dell’aeroporto, portando pazienza quando ci mise dieci minuti buoni per connettersi.
Nel frattempo era partita “Stole my Heart” ed ero ormai caduta in una specie di trance zen in cui niente e nessuno mi avrebbe potuto turbare: adoravo le voci di Liam e Niall, erano le mie preferite.
Non riuscivo veramente a credere che ad Ellie, dopo quasi due anni che la tormentavo, ancora non piacessero.
Era una ragazza fuori dal comune, su questo non c’erano dubbi: era sempre stata di una bellezza sfolgorante, della quale negli anni ero stata parecchio gelosa, e riusciva a stare simpatica a tutti dopo aver scambiato solo un paio di parole.
Io invece, per quanto fossi a mia volta socievole, avevo sempre avuto un piccolo problema di autostima per via del mio corpo: ero sempre stata sovrappeso, ero riuscita a dimagrire solo pochi mesi fa grazie ad una dieta ferrea che ancora mi costringevo a seguire.
Finalmente, dopo moltissimi sacrifici, riuscivo ad apprezzarmi, ma gli strascichi delle prese in giro e delle derisioni che avevo subito durante gli anni erano ancora presenti in me, impedendomi di fidarmi delle persone velocemente.
Finalmente riuscii ad aprire la mia pagina autore sul sito in cui avevo postato la mia fan fiction e vidi che avevo già ricevuto la bellezza di settantatre recensioni.
Schiaccia il collegamento, euforica, quando vidi una cosa che mi lasciò senza parole: una recensione negativa.
Non avevo mai ricevuto recensioni negative.
Dio, il mio ego si era gonfiato davvero sino a quel punto?
Infondo era più che normale che a qualcuno potesse non piacere la mia storia e avrei dovuto accettare le critiche con tranquillità e cortesia, come la mia educazione mi imponeva.
Tuttavia mi bastò la prima frase della recensione, per farmi ricredere.
“Ma che razza di stronza!”
 

 

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Liam

 
Guardai lo schermo del mio Ipad, allarmato.
Che diavolo mi era saltato in mente? Avevo davvero mandato quella recensione?
Aggiornai la pagina, preoccupato, ma la verità m’investì, crudele come un camion.
L’avevo fatto.
“Ma porca…!”
Stavo cominciando a dare i primi segni di pazzia, cazzo: parlavo anche da solo.
I miei amici alzarono lo sguardo, sorpresi, ma li liquidai con un cenno, troppo imbarazzato per rivelar loro il motivo della mia imprecazione.
Dopo che ci avevano fatti imbarcare nella solita prima classe avevamo scoperto che l’aereo avrebbe comunque fatto ritardo; non ci era rimasto altro da fare che sistemarci e sperare di non dover aspettare troppo.
Speranza vana, oltretutto: eravamo chiusi lì dentro da un’ora.
Per Zayn, infondo, non c’erano stati problemi: si era fatto la hostess nel bagno ed era tornato tutto appagato e felice, per poi addormentarsi nel giro di cinque minuti.
Harry e Louis, che finalmente si erano stufati di quella dannata fan fiction – così si chiamava quella… cosa –, avevano cominciato a giocare a Monopoly con i rispettivi Ipad, così avevo potuto riprendere possesso del mio.
Niall, semplicemente, si stava gustando un pacco di biscotti di Harrods formato squadrone, guardando con occhi adoranti un film con Emma Watson.
Quella ragazza era la sua passione: aveva adorato ogni singolo Harry Potter e da quando eravamo diventati famosi ed era riuscito a conoscerla si era completamente innamorato.
Io avevo il sospetto, tuttavia, che alla cara Hermione fosse piaciuto invece Louis, visto gli sguardi di fuoco che si erano lanciati per tutta la sera dei Brit Awards.
Riportai l’attenzione sulla delirante recensione che avevo lasciato, inorridendo al solo pensiero della reazione che la schizoide avrebbe potuto avere; infondo non mi sarebbe dovuto importare, non poteva farmi niente, ma non avevo mai amato litigare apertamente con le persone, men che meno con uno schermo di mezzo che m’impediva di ribattere seriamente.
Rilessi la recensione, abbattuto: come avevo potuto fare una cazzata del genere?
 
Scratch, o comunque diavolo ti chiami, sono qui per dirti che la tua “storia” non ha né capo né coda: sia Liam che Zayn, infatti, sono completamente, sicuramente e felicemente etero.
Nessuno dei tuoi personaggi ha anche solo un minimo di coerenza, nessuna situazione potrebbe realmente accadere e l’ambientazione è inverosimile: lo sanno tutti che i One Direction sono sempre in viaggio, è impossibile che si fermino per tre mesi a Londra a poltrire.
Inoltre il tuo Liam è, chiaramente, una mammoletta: niente a che vedere con il vero Liam, che non piange neanche davanti al suo cane.
E Zayn? Parliamo di Zayn?
È una delle persone più simpatiche al mondo, ma non sarebbe MAI così sdolcinato, neanche con una ragazza.
E Harry?! Non è un cucciolone che vuole spingerli a scopare, dannazione!
E da quando i One Direction non possiedono più neanche uno straccio di relazione sociale al di fuori del loro gruppo?
E Niall! Non è un tenero irlandese con un problema di golosità, è una macchina da cibo senza freni! Ed è goffo, non sexy.
Ma quello che mi ha stupito di più è stato Louis: credi davvero che il suo ruolo nel gruppo si limiti a qualche squallida battuta? Lui è il leader, per dio, ed è anche la colonna portante che tiene tutti uniti!
Basta, non riesco a commentare oltre una tale scemenza, sicuramente parto di una dodicenne in calore.
Fatti curare, Scratch.
Saluti, L.
 
Non sapevo neanche io da dove mi fosse uscita tutta quella rabbia, di solito non ero così impulsivo, ma l’idea che qualcuno potesse quasi “manipolarci” dal proprio computer mi metteva i brividi.
Ma che razza di gente malata c’era, tra quelle file di fanfictions?
Tamburellai sul vetro del tablet, quando un link attirò la mia attenzione: “Larry per tutti i gusti
Larry? Vuoi vedere che…?
Diedi un colpetto in corrispondenza del titolo e aspettai, impaziente.
Quando finalmente la pagina si fu caricata cominciai a leggere, divorandomi quel primo capitolo.
Scoppiai in una risata fragorosa non appena finii quella storia delirante, deciso a vendicarmi.
Harry, Louis e Niall, che nel frattempo mi stavano osservando con circospezione, sussultarono quando, rialzando la faccia, videro il ghigno feroce che era apparso sul mio viso.
Harry deglutì e tentò di sorridere, facendo di tutto per mettere in risalto le sue – ahimè, adorabili – fossette, ma questa volta non gliel’avrei fatta passare liscia, oh no.
“Allora, Harry…” mi sporsi verso l’Ipad, facendo finta di rileggere quella frase che in realtà mi si era impressa a fuoco nella mente poco prima “Da quanto il tuo membro si… uhm, inturgidisce alla presenza di Louis?”
Vidi passare tutte le tonalità di rosso su quelle guance che le nostre fan adoravano tanto e mi sentii potente come mai prima.
Posai lo sguardo su Louis e, nel momento in cui vidi i suoi occhi sbarrarsi dalla paura, nella mia mente si scatenò un rave party.
Vendetta.
Dolce vendetta.
 
 

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Ellie

 
“Ma…?! Come diavolo si permette?! Puttanella da due soldi…”
Grugnii, infastidita: perché ogni volta che riuscivo ad addormentarmi in santa pace dovevo essere bruscamente svegliata dai deliri di Sarah?
Insomma, non bastava sopportarla già 25 ore su 24 a parlare di quel gruppo di gay? Dovevo anche ritrovarmela tra i piedi nel mondo dei sogni?
Era la mia migliore amica, ma, quando si cominciava a parlare di quei cinque, avrei tanto voluto che lei si fosse trasformata in un vampiro ed io in Buffy, pronta ad impalettarla in cinque secondi.
Sbuffai, stiracchiandomi, e all’improvviso mi ricordai di essermi addormentata in aeroporto.
“Sarah!” esclamai, alzandomi di scatto “L’aereo!”
Sarah, che non aveva neanche alzato lo sguardo dal suo inseparabile Mac, si limitò a grugnire, indicandomi con un cenno la chilometrica fila di persone che non avevo ancora notato.
“Oh” mi passai una mano sugli occhi, distrutta “Beh, in questo caso, io tornerei a dormire”
“Te lo scordi! Non sai cosa mi è successo!” mi disse istericamente la mia migliore amica, facendo per strappare l’involucro dei Kinder Cereali; mi fiondai su di lei e la fermai appena in tempo, incurante dei suoi tentativi di resistermi.
Sapevo che sarebbe stata capace di uccidermi dopo, se non avessi mantenuto fede al patto di toglierle ogni tipo di cibo non compreso nella sua dieta prima che lo potesse azzannare.
In circostanze normali non avrebbe mai ceduto con così tanta facilità a quello snack, doveva sicuramente essere successo qualcosa di grosso.
Scartai il Kinder e l’addentai, nervosa: ora capivo perché era stata sul punto di cedere così facilmente, eravamo chiuse in quel dannato aeroporto da cinque ore e ciò significava che eravamo entrambe in prolungata astinenza da nicotina.
L’idea di dover passare altre otto ore in un dannato aereo mi terrorizzò: al termine di quel viaggio avrei avuto i nervi a fior di pelle e Sarah come me.
“Che è successo di così catastrofico da farti sgarrare alla tua dieta?” chiesi, allontanandomi di poco per buttare la carta.
Sapevo di essere stata sadica ma, ancora una volta, speravo che vedermi mangiare serenamente l’avrebbe fatta smettere quella dieta masochista ed autolesionista.
Certo, adesso era bellissima, ma il prezzo da pagare era stato più che oneroso: cinque mesi di eliminazione totale di grassi e una taglia in meno di seno.
Certo, partendo dalla quarta, la cosa non era stata così tragica, ma sia io che lei non potevamo fare a meno di ricordarci come ottenessimo qualunque cosa solo aprendole un paio di bottoncini; ora, invece, ne dovevamo sbottonare ben quattro.
“Una recensione. Negativa. A me” sillabò faticosamente, cercando di fermare le mani che le tremavano dalla rabbia.
Le tolsi delicatamente il computer dalle gambe, prima che decidesse, in un raptus, che lanciarlo contro la vetrata potesse essere una buona idea.
Poiché non si decideva ad aggiungere altro lessi quella dannata recensione e rimasi leggermente perplessa: tralasciando il fatto che Sarah non ne avesse mai ricevute, generalmente le recensioni negative erano molto più cortesi e disponibili, nonostante sostanzialmente dicessero che la storia faceva schifo.
Sentii una rabbia repressa montarmi dentro senza che potessi controllarla: c’erano voluti anni a Sarah per trovare qualcosa che le piacesse davvero, che la facesse sentire unica e speciale per una volta, e una tizia a caso si permetteva di insultarla, nascosta da un computer.
Avevo letto la sua storia – sotto costrizione, ovviamente – e non era scritta per niente male: d’altronde, tutto quel successo non era immotivato, anzi.
Come si permetteva quella sconosciuta di insultare così la mia migliore amica? Doveva esserne sicuramente gelosa, per quello aveva sputato tutte quelle sentenze aggressive e maleducate.
Cliccai velocemente sul pulsantino “rispondi” e prima che Sarah potesse anche solo realizzare cosa stessi facendo inviai una risposta più che eloquente.
 
Molto presuntuoso da parte di un’altra fan… tu sai davvero come siano?
Non ho apprezzato il tuo tono e posso capire la tua gelosia, ma non ammetto che mi si dia della dodicenne in calore.
Se il pairing non ti piace, non so che altro dirti se non di cambiare fan fiction.
p.s. inoltre ho messo l’avvertimento OOC e AU per un motivo, se non sai di cosa parli è meglio che tu stia zitta.
 
In quel momento Sarah alzò gli occhi, allarmata “Ellie! No, che hai fatto?!”
Feci spallucce, tentando di sembrare innocente: tentativo più che vano.
“No… no, no, no, no! Dannazione! Adesso diranno tutti che non so accettare le critiche! Grazie, eh”
Sbuffai “Ma che ti frega di quello che pensano quegli sfigati dei tuoi lettori?”
Sarah mi tirò uno scappellotto, irritata “Non sono sfigati! Smettila di prendermi in giro, ok?”
Alzai gli occhi al cielo, annoiata: era sempre la stessa storia, litigavamo per quelle stupide storie.
“Sai cosa intendo… capisco che ti piaccia scrivere, ma perché non crei una tua storia? Con dei personaggi tuoi?”
Sarah sbuffò, chiudendo di scatto il Mac e rimettendolo a posto; stavo aspettando una risposta, ma ben presto mi resi conto che, ancora una volta, non mi avrebbe risposto.
Non riuscivo proprio a capire perché si ostinasse a non dirmi ciò che pensava: non si fidava di me?
“Andiamo” borbottò, mettendosi la borsa a tracolla “Stanno imbarcando”
“Un giorno sarai costretta a rispondermi, lo sai” le dissi, mostrandomi molto più sicura di quanto in realtà fossi.
“Sarà un problema che affronterà la Sarah del futuro, fino ad allora non rompermi i co…”
“Ok, ok!” mi affrettai a ribattere, mettendomi in coda dietro un ciccione; osservai i suoi capelli unticci e non potei frenare la smorfia di disgusto che fece capolino sul mio viso.
Odiavo lo sporco, in qualsiasi forma e dimensione: Sarah mi prendeva spesso in giro, dicendo che ero una maniaca dell’ordine.
Non era vero, cazzo! Amavo soltanto la pulizia e… l’ordine.
Ok, ero una maniaca.

 

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Zayn

 
“Zayn… sei bellissimo, sta sera…”
Guardai Cher, meravigliato: non era da lei esternare in modo così esplicito ciò che pensava… inoltre a lei piaceva Hazza, non io.
“Zayn…”
“Sì?”
Cher scosse le chioma, sorridendo divertita.
“Zayn… Zayn… ZAYN!”
Mi svegliai di soprassalto, sbattendo il ginocchio contro il sedile di fronte.
“Porca vacca!” mi lasciai sfuggire, dolorante.
“Sei sveglio, finalmente! Vieni!”
Odiavo Louis, odiavo la sua voce, odiavo il suo essere sempre così pimpante…
Odiavo che adorasse svegliarmi.
Sbadigliai “Che c’è?”
Mi guardai intorno e mi resi conto che eravamo finalmente partiti; sospirai: avrei dovuto sopportare otto ore senza fumare.
Mi venivano i brividi all’idea.
Per quanto non fossi mai stato un fumatore accanito, negli ultimi tempi il mio consumo di nicotina era aumentato in modo esponenziale, forse anche per via della morte di mio zio Holland.
Adoravo mio zio: era stato il primo a farmi fumare una sigaretta, a farmi bere del vino e a farmi guidare, ogni volta con risultati assurdamente disastrosi.
Non riuscivo ancora a credere che se ne fosse andato, quando mia madre me l’aveva detto per telefono mi ero sentito quasi svenire.
Nemmeno la presenza dei ragazzi, in quel momento, mi aveva aiutato: avevo solo bisogno di stare da solo, ma nonostante fosse passato già del tempo il dolore mi sembrava ancora troppo forte per essere sopportato.
Riuscivo a mascherare bene la cosa, infondo bastava continuare a ridere e scherzare e relegare le emozioni in un angolino della mia mente, angolino che diventava ogni sera sempre più ingombrante.
Non ero riuscito a piangere neanche una volta, per quanto ci avessi provato, e spesso mi avevano detto che appena sarei riuscito ad esternare i miei sentimenti avrei finalmente potuto lasciarmi il dolore alle spalle e cercare di andare avanti.
“Liam ha scritto alla psicopatica” mi rispose Niall, sorridendo divertito dal sedile di fronte al mio.
Uscii dai miei pensieri depressi e rindossai la maschera del cantante spensierato, sperando che nessuno si fosse accorto di quel momento di debolezza.
“Che? Psicopatica chi?” chiesi, ancora rintronato.
Per carburare avevo come minimo bisogno di due caffè; se mi addormentavo di sera, almeno tre.
Harry rise, leggendo qualcosa sull’Ipad, seguito a ruota da Louis e Niall; Liam stava in disparte, imbarazzato.
“Quella che ha scritto che tu e Liam fate zompi zompi!” disse tra le risate Louis, facendo piegare in due Niall e Harry, esilarati.
Improvvisamente mi svegliai, meravigliato; guardai Liam, in cerca di spiegazioni, ma lui allargò gli occhi e alzò le spalle, come a discolparsi del suo gesto.
Non era per niente una cosa da Liam, quella di litigare con le persone: era sempre stato il più tranquillo di noi e spesso faceva da paciere nelle nostre discussioni.
“Che?! Fammi vedere!” esclamai, balzando addosso ad Harry per leggere.
Per fortuna tutta la prima classe era stata riservata a noi e al nostro staff, perché in caso contrario ci avrebbero cacciati a calci dall’aereo per tutto il casino che stavamo facendo.
Più leggevo la recensione di Liam e più mi venivano le lacrime agli occhi dal ridere: doveva essere davvero sconvolto per aver dimenticato le buone maniere con così tanta facilità.
Andammo avanti per almeno mezz’ora a sfotterlo in tutti i modi possibili, mentre lui tentava di ribattere con pezzi imbarazzanti di altre storie – riuscendoci, peraltro.
Quelle storie erano allucinanti; scoprimmo anche che, oltre alle nostre “bromance”, ce n’erano moltissime con ragazze a caso di cui ci innamoravamo, diventando dei coglioni sdolcinati.
“Avete una vaga idea” disse allora ad un certo punto Harry, sedendosi di schianto nel sedile accanto al mio “Dell’arma che possediamo?”
Liam alzò gli occhi al cielo, mentre Louis sorrise “Ecco la faccia da cazzata, ragazzi: sta per spararne una grossa”
Ridemmo tutti, Harry compreso, e riuscimmo a riprenderci solo dieci minuti dopo.
“Stavo dicendo” Harry s’interruppe, colto da un’altra risata “Stavo dicendo che ora sappiamo esattamente cosa le nostre fan si aspettano da noi! Possiamo rimorchiarne quante vogliamo!”
“Harry” iniziai, disperato “Non so se hai notato l’orda di ragazzine fuori da casa nostra, ma comunque ti sottolineerò il concetto: noi possiamo già rimorchiarne quante vogliamo”
Tutti alzarono simultaneamente gli occhi al cielo “Modestia portami via, eh Zayn?” mi canzonò Louis con il suo tipico sorrisetto.
“Ma è la verità!” protestai, scherzando.
Niall rise “Ma due di noi sono già impegnati o sbaglio?”
Louis sorrise, soddisfatto, mentre Liam divenne serio improvvisamente.
“Ho detto qualcosa di sbagliato?” chiese Niall, incerto.
Liam fece un mezzo sorriso e scosse la testa “Danielle mi ha lasciato, dice che non le davo abbastanza attenzioni”
Ero allibito: Danielle aveva lasciato Liam? Non era possibile, quei due erano peggio della colla.
“Quando sarebbe successo, scusa?” chiese Louis, per una volta serio.
Liam alzò le spalle “Due settimane fa”
Sbarrai gli occhi “E perché non ce l’hai detto?”
Liam guardò fuori dal finestrino, abbattuto “Perché adesso sembra molto più reale di quanto non fosse prima”
“Dai” tentai di consolarlo “Ne troverai un’altra e sarà trentamila volta più simpatica e bella! Altrimenti ci sono sempre io, amoruccio”
La mia battuta servì al suo scopo: Liam rise, seguito a ruota dagli altri.
“Cosa farei senza di te, luce dei miei occhi?” mi chiese, scherzando.
Lo guardai, fingendomi serissimo “Saresti cieco, tesoro”
Ci beccammo un’occhiata ammonitrice da una delle hostess più anziane ma ce ne fregammo altamente: eravamo noi cinque insieme, rinchiusi in un aereo.
Era praticamente scontato che facessimo più casino di una mandria di bufali.
 

 

Teclaaaa

Buongiorno!
Sei recensioni per il primo capitolo? Mi volete morta!
In questo mini capitolo c’è stata una piccola presentazione delle nostre protagoniste e abbiamo un primo contatto inconsapevole tra Sarah (o Scratch?) e Liam… che succederà?
I brit awards si sono appena svolti, ma in questa storia diciamo che è Luglio è che i Brit sono stati a Giugno. Piccola licenza poetica, va’!
Naturalmente tutte le fan fiction che i 1d leggono non esistono né sono ispirate a nessun’altra, non mi permetterei mai :)
Un bacione e grazie mille a tutte!
 

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Capitolo 3
*** Questa me la segno! ***


Segni del Destino

 
3. Questa me la segno!
 

Ellie

Odiavo viaggiare in turistica.
Gli spazi ridotti, i sedili vicinissimi, i bambini urlanti…
Sarei potuta andare avanti a lamentarmi per ore.
Mi prudevano ancora le mani per lo scherzetto che la compagnia aerea ci aveva fatto: biglietti in prima classe, già pagati con largo anticipo, rimborsati per via di una qualunque celebrità che non si poteva permettere un jet e l’aveva occupata tutta.
Non era un comportamento serio, dannazione! La prima classe era una delle cose più fighe che avevamo preteso dai nostri genitori e non potevano portarcela via così!
Certo, ci avevano rimborsato entrambi i biglietti e avevamo recuperato circa tremila sterline, ma non era giusto!
Ah, ma me la sarei segnata a vita! Non avrei mai più volato con la “British Airways”!
Inoltre quelle incompetenti sgallettate delle hostess ci avevano dato due posti ai due estremi dell’aereo, così io e Sarah saremmo dovute stare divise per tante – troppe – ore; e senza sigarette, per giunta.
Se quella era una vacanza, stava iniziando male, non c’erano dubbi.
Guardai il mio biglietto di classe economica – brividino di disgusto obbligatorio – e scoprii con orrore che il mio posto era in mezzo a una vecchietta sin troppo pimpante per i miei gusti e a un businessman depresso che spingeva con inaudita ferocia i mini tastini del suo Blackberry.
“Scusate” dissi, cercando di attirare la loro attenzione “Quello… quello è il mio posto” esalai, sconsolata.
Il businessman non mi degnò di uno sguardo e si alzò per farmi sedere; sospirai ancora, misi il mio bagaglio a mano nello scomparto e mi sedetti.
Sentivo chiaramente lo sguardo indagatore della vecchietta e rabbrividii di nuovo: sapevo cosa mi aspettava per il resto del viaggio e sapevo anche che non mi sarebbe piaciuto affatto.
“Come ti chiami, cara?” chiese subito la nonnetta, sorridendo.
Sbuffai internamente “Ellie”
“Ma che bel nome! Io sono Maurice, Ellie! Ellie che sta per?” continuò gaia la vecchietta, mettendo da parte i ferri e la maglia alla quale stava lavorando.
Ahi.
“Elisabeth” dissi con voce tombale, tirando fuori l’Ipod dalla mia borsa, sperando ardentemente che la signora capisse l’antifona.
“Oh, non ci credo! Come mia figlia! Sai, Elisabeth, lei sta per avere un bambino! Siamo tutti così eccitati, in famiglia: si credeva che fosse sterile – il marito, naturalmente – ma per fortuna non è stato così! Di certo non era un problema della mia bambina, sono pronta a scommettere che avesse tutte le ovaie a posto!”
Ma non si fermava mai a respirare? Per Diana, non volevo certo essere la responsabile della morte della futura nonna Maurice!
Mi immaginai i titoli del giornale del giorno dopo: ‘Anziana donna morta soffocata mentre parlava, giovane ragazza sotto shock portata d’urgenza all’ospedale’.
Oh Dio.
Tentai di trovare supporto dall’altro lato ma l’uomo stava litigando con un’hostess perché si rifiutava di spegnere il telefono.
Di bene in meglio.
“…certo è che Carlos non ha tutte le rotelle a posto, ma che ci vuoi fare, ha origini spagnole! Quando ha sposato la mia bellissima Katherine ero veramente preoccupata, ma alla fine si è rivelato un ottimo marito”
Ma come diavolo c’era arrivata a Carlos? Sarei morta, ne ero certa.

 

***

“In vostro onore, signore, una scala reale” disse Frank, tirando giù le sue carte.
Io e Maurice ci abbandonammo ad esclamazioni di disappunto: sia la mia doppia coppia che il suo full non potevano competere.
“Prego, donzelle: sganciate i biscotti”
“Sei un aguzzino, Frank!” si lamentò Maurice, tirando fuori i biscotti al cioccolato che il personale ci aveva dato poco prima.
“Non ci posso credere, avevi cambiato tre carte! Come hai fatto?” mi lamentai ancora, lanciando stizzita il mio pacchetto.
Frank rise, spensierato “Magia, Ellie. Magia!”
“Oh, ma fammi il piacere!” mi lamentai, raccogliendo le carte: toccava a me darle.
Alla fine non si era rivelato così male il viaggio: quando Maurice aveva finito di raccontarmi vita, morte e miracoli di ogni membro – acquisito o no, non faceva differenza – della sua famiglia e Frank aveva spento il cellulare, mi ero ricordata del mio mazzo di carte da poker  e avevamo dato inizio a un torneo senza esclusione di colpi.
Quei dannati biscotti erano deliziosi, odiavo profondamente Frank in quel momento.
“Ellie?”
Alzai lo sguardo e mi trovai davanti Sarah che, leggermente stravolta, teneva in mano un sacchetto per il vomito.
“Sarah! Dov’eri finita? Maurice, Frank, lei è la mia amica”
Maurice s’illuminò “Oh, Sarah! Sono molto orgogliosa del fatto che tu ti voglia iscrivere ad Oxford! Giornalismo, eh?”
Sarah annuì, completamente spiazzata “oh, ehm… grazie?”
“Non ringraziare me!” cinguettò Maurice, contenta “Ringrazia te stessa!”
“C-certo. Sì, ecco, Ellie?”
“Dimmi”
“Vieni. Ora. Ti devo parlare!”
Sarah aveva gli occhi completamente fuori dalle orbite e mi preoccupai un pochino “Oh, er… certo. Continuate pure voi, vi raggiungo subito!”
Frank sorrise “Non ti preoccupare, abbiamo ancora tempo per giocare e per stracciarti ancora ancora”
“Ah ah ah” risi, sarcastica “Spiritoso. Arrivo!”
Seguii Sarah fino al bagno e, prima che potessi dire qualcosa, mi ci spinse dentro.
“Sarah! Ma che diavolo…?”
“Ellie, sono in crisi” esalò, ormai verde “il signore seduto accanto a me soffre il mal d’aereo e ha già vomitato tre volte e la signora dall’altro lato è una specie di pazza isterica che continua a registrare tutto quello che pensa sul cellulare! Non ce la faccio più!”
“Ok, sta’ calma, respira.”
Sarah mi prese in parola e fece un profondo respiro, guardandomi in attesa.
“Ed espira, dannazione!” esclamai quando mi resi conto che non avrebbe buttato fuori l’aria.
“Mancano solo sei or-…” tentai di tranquillizzarla, ma m’interruppe con voce isterica.
“Solo? SOLO?! Mi prendi in giro?! Ellie, io quelli li ammazzo!”
“Sarah, calmati! Non perdere il controllo! Sei una donna forte e determinata, adesso ti dico cosa farai”
Sarah mi guardò spaesata, con gli occhi spalancati e grandi come due piattini da tazzina “Cosa?”
Alzai le spalle “Adesso vai dalla hostess e, gentilmente, le dici che o ti sposta o fai causa alla compagnia per mancato servizio”
Sarah annuì piano, come una bambina “Ok. Hostess, posto, causa. C’è altro?”
La guardai e fui sul punto di mandarla a cagare, ma mi trattenni: sembrava veramente distrutta.
“No, no. Vai pure, tesoro”
La vidi aprire la porta del bagno e barcollare fino al capannello di hostess.
Sperai non facesse niente di imbarazzante.

 

Liam

 
“No, non ha capito niente! Io vi faccio causa!”
Io e i ragazzi sobbalzammo e ci girammo verso il resto dell’aereo, alla ricerca della fonte di quella litigata.
“Che dite” cominciò Harry, alzandosi dal posto “Andiamo a vedere?”
“Noooo!” li fermai, mettendomi davanti a quei pazzi scatenati “che cos’ha detto Gail, prima di addormentarsi?”
Louis alzò le spalle, facendo il finto tonto “Non so, non ricordo…”
Prima che potessi intervenire, Zayn rispose “Me lo ricordo io: ha detto che nel caso avessimo sentito una ragazza litigare con una hostess saremmo dovuti andare a vedere!”
I quattro risero e si misero in fila, pronti per passare.
“Nooo, Zayn, io ricordo più una cosa sul genere ‘se uscite dalla prima classe e vi fate vedere, vi stacco le palle’
Niall sospirò “Liam, ascolta: non facciamo niente di male! Andiamo solo a dare un’occhiatina, non ci vedrà nessuno e almeno non ci annoieremo a morte”
Scossi la testa “Non credo che…”
“Liam!” esclamò Harry “Non fare il guastafeste, oppure dovrò scrivere su twitter che ami leggere storie inventate su te e Zayn che scopate”
Guardai intensamente Harry, soppesando le mie opzioni “Beh?” chiesi “Che stiamo aspettando?”
Ci catapultammo sino alle tendine che facevano da divisorio tra prima classe ed economica e ci ammucchiammo dietro, pestandoci i piedi a vicenda.
Dopo che Louis e Harry per poco non si scannarono per via di un gomito troppo appuntito, riuscimmo a scostare un lembo che ci permettesse di sbirciare senza essere visti.
Ciò che vidi mi lasciò senza fiato: una ragazza bellissima, chiaramente straniera, stava osservando allibita il litigio tra una bionda e un gruppetto di hostess. Seguii il suo sguardo e notai allora quando anche la bionda non fosse per niente male… anzi, era molto bella anche lei.
Ma, per quanto bella, in quel momento sembrava leggermente isterica.
Vidi che tra il gruppetto di hostess c’era anche quella che aveva avuto l’intrallazzo con Zayn e sembrava anche quella più agguerrita, tanto che fu lei a rispondere.
“Signorina, il suo comportamento non è adeguato. La compagnia ha ripagato i posti in prima classe che avevate prenotato più la penale per non aver dato il necessario preavviso; ci dispiace per l’inconveniente ma…”
Diedi una gomitata complice a Zayn, ma quando mi raggiunse il ringhio soffocato di Niall capii di aver sbagliato mira.
“Scusa”
“Non lo rifare”
“No, certo, io…”
“Liam, zitto! La bionda sta per rispondere”
Lanciai un’occhiataccia a Louis, che era completamente rapito dalla scena, e riportai la mia attenzione al litigio.
“Ma cosa, scusi? Non intendo stare un minuto di più accanto a quella squilibrata e al vomitatore impazzito! Sono pronta a ridare indietro i soldi, ma pretendo il mio posto in prima classe!”
Appena la bionda ebbe pronunciato quelle parole l’altra ragazza, quella bellissima che era rimasta in disparte, sbarrò gli occhi, allucinata, e si avvicinò all’amica in un attimo.
“Sarah, non c’è bisogno di ridare indietro i soldi, ci teniamo i posti che abbiamo…”
“NO! Io ho pagato e voglio il mio posto”
“Sarah” l’occhiata ammonitrice che la rossa lanciò a Sarah mi ricordò sinistramente quelle di Zayn quando qualcuno rubava le sue bibite energetiche “Tesoro… noi vogliamo quei soldi, te lo ricordi?”
“NO!” disse Sarah, imbronciandosi come una bambina.
Mi stette immediatamente simpatica e la compatii: chissà chi gli era capitato come compagno.
Prima che le hostess potessero dire altro, tuttavia, s’alzò una voce dietro di me e disse proprio ciò che avevo temuto sarebbe successo.
“Scusate… potete venire in prima classe, se volete. Lo spazio c’è!”
Dannato Harry e dannati ormoni impazziti che governavano la sua testa.
Gail ci avrebbe uccisi.
 

 

Sarah

 
Non riuscivo a crederci.
Non volevo crederci.
Un attimo prima volevo soltanto ammazzare quell’ochetta di hostess e riprendermi i miei posti in prima classe con ancora le mani sporche del suo sangue e l’attimo dopo uno dei miei idoli mi si parava davanti.
Non era semplicemente possibile.
“Ellie…” sussurrai, allibita “Lo… lo vedi anche tu?”
La sentii sbuffare, ma non la considerai minimamente “Sì, Sarah, lo vedo anche io. È vivo, reale e frocio come me l’ero immaginato”
Sospettai che avesse sussurrato visto che HARRY STYLES – ohssantapacemadrediddio – aveva ancora il suo adorabile sorriso stampato in faccia.
“Ellie… è Harry Styles”
Cielo. Era davvero Harry Styles.
E se c’era lui, doveva anche esserci…
“Sarah, chi sia non m’importa, ma ci sta offrendo un posto in prima classe. Io vado”
Mi sembrò che mi sorpassasse a rallentatore tanto ero frastornata.
Vidi i suoi capelli rossi ondeggiare, vidi il suo dito medio alzarsi davanti alle hostess – così si fa, Ells! – e, soprattutto, la vidi oltrepassare la tendina.
E, dietro, c’era lui.
Liam Payne.
Quel Liam Payne.
Per tutti gli dei, era persino più bello che in fotografia.
Come in un sogno cominciai ad avanzare verso la tendina, come se quel misero pezzo di stoffa fosse l’ultimo ostacolo tra me e la mia vita perfetta.
Mi sbagliavo.
Ce n’era un altro, di ostacolo: il piede infingardo della stronzissima hostess, che mi fece crollare ai piedi del mio idolo come un sacco di patate.
Uno scoordinato sacco di patate.
Uno scoordinato, brutto e sfigato sacco di patate.
La mia vita era finita.
“Stai bene?”
La sua voce.
La stessa voce che l’aveva fatta sognare per mesi, la stessa che lei aveva sognato di poter ascoltare all’infinito.
La voce di Liam Payne.
“Non potrei stare meglio”
 



N/A
Capitolo un po’ più corto ma, come al solito, mi chiudo sadicamente sul più bello!
Adios, mucciaccioss
 

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