Dopo la fine, tutto ebbe inizio.

di ArwenUndomiel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1
 

 In lonely hours, the tears devour you.

 
Era una serena mattina di Aprile, una brezza leggera soffiava sul parco di Hogwarts.
Nelle tende, molte delle persone che si erano offerte di rimettere in piedi la scuola di magia, dormivano ancora; alcuni volontari, però erano già al lavoro, tra questi Harry Potter era certamente il più mattiniero.
 
Ogni notte era tormentato dagli incubi, ragion per cui al sorgere del sole, coglieva l’opportunità di alzarsi e tenersi occupato con le attività di ricostruzione; lavorava già da un’ora quando lo raggiunsero i suoi amici.
 
Il lavoro lo aiutava a non pensare al fatto che si sentisse terribilmente inutile.
Quella strana sensazione di “non felicità” ,dopo la morte di Voldemort, lo aveva portato a fare ciò che non aveva mai osato: analizzare la sua vita ; così si addentrò nei meandri del suo dolore e lo rivisse … Tutto … Attimo dopo attimo; ricordò ogni singola fitta al cuore, il sapore di  sale che ogni lacrima gli aveva lasciato sulle labbra, la sensazione che stesse lentamente consumandosi … Si rese conto di aver assistito impotente alla morte di tutte, o quasi, le persone che amava.. Prima i suoi genitori, poi Sirius,Silente … Anche durante l’ultima guerra della gente era morta per lui, in suo nome. Quanto dolore aveva provocato …
 
Si voltò verso il suo amico Ron, ottenne un debole sorriso...
Lo conosceva abbastanza bene da capire quanto si sentisse logorato dalla morte del fratello, sentiva le sue stesse sensazioni, empatia ; ne avevano passate talmente tante insieme, lui era la persona su cui avrebbe potuto sempre contare, che avrebbe spento le fiamme dell’inferno per lui se solo fosse stato necessario.
“Tu non sei stato in grado di fare lo stesso, non hai protetto Fred … Hai lasciato che Ron soffrisse, che gran egoista sei, Harry”disse una vocina nella sua testa.
La coscienza lo tormentava  … Non aveva pace, appena si soffermava un attimo a pensare, ecco la sensazione di freddezza alla bocca dello stomaco che lo assaliva e quella voce perfida riprendeva a tormentarlo …
“Smettila,dannazione, taci!!” pensò Harry affranto.
La ricostruzione era più difficile di quanto pensasse, non si  trattava di rimettere in piedi le torri di Hogwarts, spostare le macerie , seppellire i corpi … Era qualcosa di molto più complesso, Harry doveva ricostruire se stesso … L’impalcatura di menzogne su cui si era appoggiato nell’ultimo anno per darsi forza, era venuta meno … Ora era nudo, terribilmente debole … Si odiava, e quanto.
Avrebbe desiderato morire con Voldemort, piuttosto che continuare a sopravvivere con quel senso di colpa che gli attanagliava la gola e gli impediva di respirare.
 
“Harry?” Ginny lo distolse dai suoi pensieri.
“Sì?” disse lui voltandosi ed abbandonando il tentativo di liberare uno degli ingressi al castello dai calcinacci. Era bellissima, rimaneva estasiato quando lei compariva all’improvviso e lui non era preparato al suo arrivo.
Stringeva Ted tra le braccia, ogni volta che  incrociava lo sguardo di quel bimbo, Harry si sentiva venir meno, delle fitte lancinanti gli squarciavano il petto …
Anche il piccolo avrebbe vissuto da orfano, avrebbe pianto di notte mentre gli altri dormivano, si sarebbe sentito perennemente solo, incompleto … Lui sapeva cosa significava, nonostante avesse tante meravigliose persone intorno, continuava a provare quelle sensazioni.
“Dovresti riposare, hai l’aria stanca…”  continuò Ginny, dando al ragazzo l’impressione che si trattasse più di un ordine che di un consiglio.
“Si, hai ragione tu … Forse dovrei …” rispose Harry e dopo qualche istante aggiunse
 “Perdonami, tesoro … Ho bisogno di un po’ di solitudine, vado a fare una passeggiata … Ci vediamo tra poco!”
Ginny lo osservò andare verso il lago preoccupata, era come se guardandolo vedesse la battaglia interiore che stava combattendo … Avrebbe voluto aiutarlo,ma purtroppo non poteva … Il suo Harry doveva riuscire a perdonarsi da solo.
 
Harry si sentiva un idiota aveva di nuovo lasciato la sua ragazza sola … Lo faceva spesso ultimamente, sentiva di non meritare la felicità che provava in sua compagnia … Anche i genitori di Ted erano morti e lui non aveva fatto nulla per salvarli.
Avrebbe dato la sua vita per vedere tornare indietro tutte le persone scomparse, ne era sicuro … Lo avrebbe fatto anche in quello stesso istante se qualcuno glielo avesse proposto.
 
Si sedette cupo, sulle sponde del lago … Sentire lo sciabordio delle onde lo rendeva quieto … Riflesse a lungo, ore, forse giorni …
Non sapeva da quanto tempo fosse lì, quando all’improvviso avvertì dei passi alle sue spalle.
Guardò nella direzione del rumore e vide un uomo di bella presenza che gli veniva incontro.
 
“Chi è ?”si chiese Harry; dannazione, non aveva la bacchetta con sé … E se quell’uomo lo avesse aggredito?
 “Poco male, metterebbe fine alle tue sofferenze” si scoprì a pensare.
 Aveva toccato davvero il fondo.
 
Come se avesse letto nei suoi pensieri, lo sconosciuto parlò
“Non temere, non è mia intenzione farti del male .
Sono un mago, potente, ma non userò la mia magia contro di te;
tutto è finito per il meglio, il mondo magico è salvo …
Eppure il tuo tormento è grande, Harry Potter …
 Non fatico ad immaginare il perché …”
 
Harry stette ad ascoltare le parole dello sconosciuto sembrava sapesse della sua storia, dei suoi sensi di colpa … Non lo conosceva, ma aveva perfettamente centrato il punto … Soffriva, nonostante dovesse essere felice.
Lasciò che il mago parlasse ancora …
“Temo di esserne la causa principale.”
 
Harry trasalì … Non poteva essere lui … Era morto, scomparso, la causa del suo dolore era Voldemort , ma lui non c’era più... L’incubo era finito … Era morto!!
 I pensieri vorticavano nella sua mente, aveva rivisto il suo acerrimo nemico tornare tante di quelle volte che non poteva scartare del tutto la possibilità che fosse davvero lui.
Si alzò di scatto e si allontanò dallo sconosciuto che, nel frattempo si era seduto nelle sue vicinanze.
“Chi è lei ?” gli domandò, nervoso.
“Non Voldemort, non temere … Lui non esiste più per davvero …
Io sono nato con l’inizio del mondo e continuerò ad esistere anche dopo la sua scomparsa … Sono la fine, il punto di rottura, ciò che la maggior parte delle persone teme: sono Morte, Harry Potter. “
 
Harry rimase senza parole, basito …  
Era al cospetto della morte.
Improvvisamente si rese conto che il mago aveva ragione, a pensarci bene era proprio lui la causa di ogni sua sofferenza.
Si guardarono a  lungo, poi Harry ruppe il silenzio
“Ha sentito la mia supplica ? E’ venuto a prendermi per poi riportare indietro tutti gli altri ?”
Morte lo guardò, ad Harry parve quasi che lo facesse con tenerezza.
“ Ragazzo mio, ti ho già detto che non userò i miei poteri contro di te …  Sono venuto a parlarti di uno dei miei doni.”
 
Harry trasalì, i doni della morte … Aveva distrutto la bacchetta di Sambuco, probabilmente Morte era infuriato con lui per aver disperso una tale fonte di potere. Non proferì parola e guardo nella direzione del mago con aria interrogativa …
“Hai avuto la bacchetta più potente del mondo nelle tue mani, avresti potuto governare su tutti ed hai deciso di sbarazzartene; la capacità di renderti invisibile per poter compiere le peggiori malefatte, ma hai usato il mantello sempre a fin di bene … Sei stato saggio, Harry Potter … Più degli uomini che hanno posseduto questi doni prima di te … Hai il cuore puro, un animo nobile … Meriti che ti spieghi il reale funzionamento dell’ultima delle tre cose che ho lasciato sulla terra.”
“La pietra per far resuscitare i morti… “disse Harry, più a se stesso che al mago.
Morte annuì e prima di continuare a parlare pregò il suo interlocutore di avvicinarsi.
Harry lo fece, non aveva paura.
“Devo chiederti di giurare che nessuno venga mai a sapere di quanto ti verrà detto”
Il giovane annuì, nello sguardo aveva la consapevolezza che solo tante orribili esperienze sanno dare, in quell’instante sembrava molto più vecchio di quanto non fosse.
“Non basta,io sono la morte, Harry Potter.
Gli accordi presi con me non prevedono ripensamenti, posso darti tutto e togliertelo l’istante dopo .
Ho bisogno del tuo sangue per suggellare il patto, che non venga mai violato o rimpiangerai le sofferenze che stai patendo adesso.
Se lo desideri ti concedo qualche istante per pensare.”
Morte già conosceva la risposta del ragazzo.
“Non ho bisogno di pensare, ha la mia parola .
Ero e sono disposto a venire con lei, per riavere indietro i miei cari.
Non mi spaventa darle ciò di cui ha bisogno.”
Prontamente il mago, fece comparire una pergamena, Harry lesse …
Sembrava fosse un contratto …
Sorrise, anche Morte tutelava i suoi diritti. Era come se fosse un lavoro per lui.
Si morse un dito e scrisse, con il sangue, il suo nome.
Sancito l’accordo, Morte continuò a parlare:
“ La pietra che fa resuscitare i morti, ha davvero questo potere.
Non consente di riavere solo le ombre di quello che le persone erano,
è il più potente dei miei doni e so che tu l’hai conservato… “
“Ma com’è possibile ?” chiese Harry, incredulo…
“La persona che prima di me la possedeva, non è riuscita a riportare in vita la donna che amava! E per questo si è tolta la vita!”
“Quella persona aveva ottenuto quel dono prendendosi gioco di me, mi aveva raggirato…
Non si gioca con la morte, Harry.
Ho fatto in modo che solo il terzo dei miei doni funzionasse, la persona che mi aveva chiesto il mantello era buona di cuore.
Ho lasciato che vivesse a lungo, poi sono tornato a prenderla.
Gli altri due, invece a causa della loro meschinità  non hanno mai saputo come usare ciò che gli avevo donato, mi sono venuti incontro senza che mi sforzassi di cercarli.”
Harry soppesò le parole che aveva appena udito, aveva sempre creduto che la morte fosse stata meschina con i tre fratelli, ma ascoltando si rese conto che non era un essere malvagio.
“Bene Harry, la pietra funziona solo se sono io a maneggiarla.
L’hai portata con te ?”
 
Il giovane estrasse un pacchetto dalla tasca, non se ne separava mai … Era il mezzo grazie al quale aveva rivisto per l’ultima volta le persone che lo avevano lasciato, era come se portando la pietra con lui avesse accanto anche un po’ di loro.
La porse al mago.
Appena essa entrò in contatto con la pelle del suo ideatore, brillò di una luce accecante, tanto che il giovane dovette chiudere gli occhi.
La Morte pronunciò delle parole in una lingua antica che lui non conosceva …
Poi la pietra si ridusse in polvere e si disperse.
 
Harry aveva ancora gli occhi chiusi, non voleva aprirli …
Temeva che fosse tutta una bugia, che il mago si fosse preso gioco di lui …
Che avesse riposto tutte le sue speranze in qualcosa che non sarebbe mai potuto accadere.
E se avesse immaginato tutto? Non poteva rischiare di scoprire che fosse davvero così, la delusione lo avrebbe ucciso.
 
Ad un tratto sentì un peso sulla spalla, qualcosa vi si era appoggiata  sopra … Trattenne il respiro, avrebbe riconosciuto quell’odore, quel modo di stare immobile ad aspettare un suo cenno, quella dignità che molti tra gli uomini non possedevano e che l’aveva spinta a morire per lui … Ovunque.
 Si fece coraggio, aprì gli occhi per specchiarsi in quelli così meravigliosamente ambrati della sua civetta, Edvige era lì , sulla sua spalla e tubava soddisfatta.
Gli occhi gli si riempirono di lacrime,che inesorabilmente iniziarono a solcargli il volto, non poteva e non voleva reprimerle.
Accarezzò commosso l’unica amica di tante estati trascorse in Privet Drive.
Poi si voltò in cerca di Morte , ma non c’era …
Si era dissolto, come aveva fatto la pietra.
Avrebbe voluto ringraziarlo con tutta la sua anima, gli aveva ridato la gioia di vivere, aveva messo a tacere la sua coscienza:
Harry  Potter non si sentiva più in colpa!!
Poteva sentire nuovamente il calore della felicità invadergli il corpo!!
Urlò con tutta la voce che aveva …
Edvige, spaventata, volò via.
Harry, rise … Dopo tanto tempo , rise …
Come se non avesse mai desiderato di morire, come se tutte le sofferenze vissute, fossero state relegate nel passato ed allontanate dalla sua vita per sempre!
 
All’improvviso come se si fosse ridestato da un sogno, gli balenò in mente l’idea che gli altri potessero essere tornati in vita nel castello …
Richiamò Edvige e corse, come mai aveva fatto, per andare incontro ad un futuro che, per una volta nella sua vita,  era  pieno di luce.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2

 

Non sono mai capace di dire che alcuni sogni sono impossibili da realizzare.
Aleph, Paulo Celho.

 
 
Dopo qualche minuto giunse in prossimità dell’ingresso del castello al quale stava lavorando qualche ora prima.
Si fermò:sembrava fosse trascorsa una vita intera da quel momento.
Il cuore sembrava volesse fuggirgli dal petto, nei timpani rimbombava il suono dei battiti ;riprese fiato.
Edvige planò, posizionandosi su un cumulo di macerie.
Harry la osservava ancora incredulo … Non poteva essere tutto vero, forse stava sognando … E se era così sperava di non doversi risvegliare mai più.
Entrò nel cortile, non sapeva che ore fossero,  a giudicare dalla posizione che il sole occupava in cielo, non doveva essere nemmeno mezzodì …
Generalmente a quell’ora si era nel pieno delle attività.
Il silenzio innaturale che regnava tutt’intorno lasciava presagire che fosse accaduto qualcosa.
Quella che nella mente di Harry , si ostinava  a restare solo una speranza, divenne una timida certezza.
Decise così di recarsi all’accampamento per appurare la situazione.
Salutò la civetta carezzandole il petto con il dorso della mano ed  essa si librò in volo allontanandosi … Certamente se gli altri l’avessero vista all’improvviso, sarebbe venuto loro un colpo!
La fugace immagine di un Ron paonazzo che urlava “Miseriaccia!!” lo fece ridere.
Si accorse di non averlo fatto tanto spesso negli ultimi tempi.
“Da ora in poi sarà tutto diverso!” disse tra sé.
Harry non amava camminare tra le rovine di Hogwarts, il castello era stato da sempre l’unico posto in cui si sentiva a casa, vederlo in quello stato di devastazione gli faceva mancare la terra sotto ai piedi, era come se il proprio centro di gravità fosse crollato in mille pezzi e nonostante si stesse adoperando per  ricostruirlo, non sarebbe stato mai più lo stesso, ne era sicuro.
In un’altra occasione avrebbe preferito percorrere il perimetro delle mura per poi giungere all’accampamento, ma doveva sbrigarsi, non era il momento di lasciare spazio alle proprie debolezze.
 
Lungo il tragitto incontrò Hermione, il volto illuminato da un pallore innaturale, pensando che stesse per svenire, il ragazzo le corse incontro
“Hermione, stai bene?”
“Ha-Harry, stavo venendo a cercarti … Devi venire assolutamente all’accampamento, è successa una cosa impensabile, fuori da ogni logica!” disse la giovane, con un tono che ostentava una tranquillità, la cui assenza era tradita dagli occhi.
Vedendola così sconvolta, Harry fu tentato di dirle tutto ,di rassicurarla che non si trattasse di un sogno, di raccontarle della conversazione con  quel mago potente che aveva fatto tornare indietro i loro cari; poi si ricordò della promessa …
Le parole di Morte si ripresentarono prepotenti nella sua mente:
“Non si gioca con la morte Harry, posso darti ciò che desideri e togliertelo l’istante dopo”.
Rabbrividì, non avrebbe perso di nuovo tutto solo perché non sapeva tenere a bada la lingua.
“Harry ?”  Hermione, ruppe il flusso dei suoi pensieri.
“Hermione, mi stai facendo preoccupare !” disse il giovane venendo in aiuto di se stesso.
Che si fosse insospettita ? Harry conosceva bene la sua migliore amica , se avesse immaginato qualcosa non si sarebbe fermata fin quando non avesse scoperto l’arcano .
Non poteva permettere che lei venisse a conoscenza del suo segreto.
“Non posso spiegartelo a parole, Harry … Devi assolutamente venire a vedere!”
I due si voltarono e continuarono a dirigersi a passo sostenuto verso il parco.
Per un attimo Hermione si voltò a guardare il suo migliore amico.
C’era qualcosa di strano nel suo comportamento, fino a qualche ora prima sembrava fosse tormentato da mille demoni ed ora che si trovava a camminargli di fianco, poteva sentire una sorta di aura di tranquillità che lo avvolgeva.
Che sapesse cos’era successo?
“Non fare l’idiota Hermione, non può essere; magari è solo riuscito a mettere a tacere per un po’ le  sue inquietudini” pensò, sentendosi colpevole per aver sospettato di  lui.
La brezza primaverile imperversava su Hogwarts e a far da sottofondo all’incedere silenzioso dei due amici, vi era il fischio del vento che si incanalava negli anfratti  del castello.
Gli ultimi avvenimenti avevano scosso entrambi.
Erano così assorti nei loro pensieri che si resero conto di essere  quasi giunti alla meta quando, inciampando in un sasso, Harry fece cadere i suoi occhiali che si ruppero.
“Per la barba di Merlino, Harry ,credo che questi occhiali abbiano bisogno di essere benedetti! Non passa giorno senza che io debba risistemarli!” disse Hermione ridendo.
Un po’ di tensione si dissolse.
“Già!!”  convenne sorridendo un  Harry momentaneamente ipovedente.
Risistemate le lenti sul naso, il ragazzo si rese conto di riuscire a vedere le tende poco distanti dal punto in cui si trovavano: erano quasi arrivati,
finalmente a breve avrebbe saputo la verità!
 
La ragazza guidò Harry verso la tenda dei Weasley e i due entrarono.
Nella stanza centrale vi era la famiglia del suo migliore amico riunita.
“Com’è possibile che sia accaduto veramente?!” disse la signora Weasley, in preda ai singhiozzi rivolgendosi a suo marito che, come Hermione, sembrava stranamente pallido.
Nel vederla così, un flashback portò indietro Harry di qualche anno, quando il molliccio in Grimmauld Place si era trasformato nei componenti della famiglia Weasley , morti.
La familiare sensazione di gelo alla bocca dello stomaco, accompagnò la constatazione che effettivamente alla madre del suo migliore amico non era stato risparmiato il tormento di assistere alla morte di uno dei suoi amati figli.
Qualcuno gli prese la mano riportandolo al presente, si voltò per trovarsi di fronte alla sua ragazza che lo scrutava, gli bastò un solo sguardo per avere la conferma di quanto sospettava.
Poco dopo Ron entrò nella tenda , seguito a ruota da George e da qualcuno che gli somigliava incredibilmente eccetto che per un orecchio mutilato.
Harry ebbe un tuffo al cuore , Fred si voltò verso i nuovi arrivati e rivolse loro un sorriso di quelli che lasciano senza fiato per il semplice fatto di esser sicuri di non avere mai più la possibilità di rivederli.
Gli occhi di Harry si riempirono di lacrime, adoperando tutto il suo autocontrollo, alzò una mano e salutò l’amico.
Fred fece un cenno con il capo e disse: “Suvvia, come mai quella faccia,Harry? Sembra che tu abbia visto un fantasma!”  dopo di che scoppiò in una fragorosa risata appoggiandosi alla spalla del gemello.
Dal canto suo, George aveva fantasticato tante di quelle volte sulla possibilità di riabbracciare il fratello che quasi non riusciva a credere che fosse lì, proprio accanto a lui.
Una delle volte in cui la  mancanza del gemello si era  ripresentata in maniera più forte e per cercare sollievo aveva vagato insonne nelle stanze della tenda, gli era quasi venuto un colpo, quando alzando lo sguardo, se lo era ritrovato davanti che gli sorrideva …
Sembrava così reale, ma la gioia iniziale aveva dovuto lasciare spazio alla delusione nello scoprire che era soltanto la sua immagine riflessa in uno specchio.
Aveva provato la stessa sensazione, nemmeno un’ora prima, quando dando uno sguardo alla Mappa del Malandrino per avere un quadro completo dei punti in cui erano collocati i diversi volontari, aveva notato un puntino poco distante da lui, al di sotto del quale era comparsa l’etichetta: “Fred Weasley ”.
Incredulo si era stropicciato gli occhi, stava davvero impazzendo.
Improvvisamente si era reso conto che il punto aveva preso a muoversi proprio nella sua direzione …
Aveva smesso di respirare, ancora un secondo e l’ipotetico Fred avrebbe voltato l’angolo.
Neanche il tempo di formulare un pensiero di senso compiuto che George si era ritrovato davanti ad un sé stesso, di qualche centimetro più alto.
Era sicuro che non ci fossero superfici riflettenti da quelle parti.
Senza proferire parola i due gemelli si erano stretti in un  abbraccio
carico di gioia e di dolore e così erano rimasti, fin quando gli altri membri della famiglia, non gli avevano trovati.
 
Ridestatosi dai suoi pensieri George,guardò Fred tanto intensamente che quest’ultimo smise di scompisciarsi e ricambiò lo sguardo con aria interrogativa.
“George caro, ti ho lasciato per qualche mese e già questo tappeto sembra avere un senso dell’umorismo più spiccato del tuo!! Saranno stati la troppa vicinanza alla scuola e la convivenza con Perce  a renderti così serio?! Devo portarti subito via da qui!” disse con una falsa nota di preoccupazione nella voce.
Un timido sorriso si fece largo sul volto di George, rigato dalle lacrime … Non aveva mai pianto di fronte a suo fratello, il quale rimase visibilmente colpito.
“Non farlo mai più Fred, non permetterti mai più a lasciarmi solo … Io e te siamo insieme dalla nascita e la mia vita non è completa se tu non ne fai parte … Ho immaginato tante di quelle volte che tu fossi qui con me,che non riesco a capire se io sia impazzito o se sia TU davvero!”
Il gemello gli si avvicinò e gli pose una mano sulla spalla, si guardarono a lungo …
George aveva realizzato, gli occhi di suo fratello erano piantati nei suoi; quello sguardo conteneva tutte le scuse per le sofferenze che aveva arrecato e le rassicurazioni sul fatto che sarebbe rimasto per tanto e tanto tempo.
Era lì sul serio.
Doveva dargli un bentornato in stile tiri vispi Weasley, se lo meritava per aver paragonato il suo brillante humor a quello di un tappeto.
Mentre tutta la famiglia ,compresi Harry ed Hermione , assisteva commossa al ricongiungimento dei due gemelli, George  estrasse dalla tasca una mega cacca bomba che anziché colpire la vittima prestabilita: Fred, arrivò direttamente sul completo da lavoro di Percy.
Lo sguardo di quest’ultimo  saettava dal suo vestito ,alle facce di Fred e George che avevano assunto le diverse colorazioni del rosso, per lo sforzo di trattenere le risate; dopo un primo momento di inquietudine  in cui tutti credevano che il suscettibile figlio di mezzo  avrebbe affatturato i due fratelli, Percy scoppiò a ridere e con lui tutti gli altri.
Harry guardò Ron, era davvero raggiante, poteva sentire chiaramente che il tormento interiore che affliggeva il suo amico era sparito.
 
 
 
 
 
 
 
Nel frattempo, dove prima si trovava la torre di astronomia, un vecchio uomo dalla folta barba bianca e le vesti argentate, scrutava l’orizzonte, sereno …
La vista della sua Hogwarts seppur ridotta in macerie, lo deliziava.
Sentì il fastidioso dolore alla schiena che lo aveva accompagnato negli ultimi giorni della sua vita; sorrise: Era tornato.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3

... Perché un pretesto per tornare bisogna sempre seminarselo dietro, quando si parte..

Harry, lasciò la famiglia Weasley, ormai al gran completo, a festeggiare ed uscì dalla tenda.
Assistere a tutta quella gioia lo aveva fatto commuovere ed aveva deciso di allontanarsi per non turbare nessuno.
Fece qualche passo in direzione della capanna di Hagrid, quanto gli mancava il suo amico.
Era partito per  conto del ministero un mese prima, in compagnia di Madame Maxime.
Il nuovo ministro della magia aveva deciso di dimostrare alle altre creature magiche che i maghi erano cambiati e disposti a considerarli come loro pari; così aveva spedito il custode delle chiavi di Hogwarts ad informare i giganti del nuovo status quo.
Nella sua ultima lettera, aveva scritto di stare abbastanza bene e che i rapporti con i suoi “quasi” simili erano diventati molto più distesi.
Il ragazzo era consapevole dell’importanza del compito che era stato affidato al suo amico, durante la guerra contro Voldemort se tutte le altre creature magiche li avessero appoggiati, sarebbe andata certamente in modo diverso; ma Hagrid gli mancava e non aspettava altro che poterlo rivedere.
Perso com’era nei suoi pensieri non si era nemmeno reso conto che Ron, Hermione e Ginny lo avevano seguito.
Quando voltandosi, se li ritrovò di fronte,ebbe un sussulto:
 “Ma siete impazziti?! Volevate farmi venire un infarto?!” disse, con il cuore che aveva accelerato pericolosamente  i battiti.
“Se ci avessi avvertito prima di uscire, non ti avremmo spaventato!” rispose Ron, con una nota di falsa accusa nella voce.
“Eravate così carini stretti in quell’abbraccio di famiglia che non ho avuto il cuore di disturbarvi … ”
Si sforzò di muovere i muscoli del volto per delineare una sorta di mezzo sorriso che non convinceva nemmeno lui, poi si voltò e continuò a scrutare l’orizzonte.
I suoi amici e Ginny si scambiarono uno sguardo ansioso. Conoscevano Harry da anni ormai, sapevano delle sue inquietudini ed indovinarono senza problemi i suoi pensieri: visto il ritorno di Fred dal regno dei morti, indubbiamente la sua mente aveva preso a fantasticare sulla possibilità di rivedere i suoi genitori e tutte le altre persone che durante il corso della sua vita erano venute a mancare; si trovava per l’ennesima volta ad affrontare un dilemma: lasciarsi andare alle proprie emozioni oppure tarpare le ali alla sua immaginazione per evitare di accusare pesantemente il colpo qualora la situazione fosse rimasta invariata?
Ancora una volta lo guardavano farsi carico di pensieri che pesavano su di lui come macigni, senza avere la possibilità di alleggerirgli il fardello .
Si rabbuiarono.
 
La testa di Harry era un turbine di pensieri ed emozioni, da un lato la gioia e l’euforia legati alla possibilità che si stesse verificando tutto e proprio tutto quello che Morte aveva preannunciato, dall’altra la paura che se tutto fosse finito da un momento all’altro, probabilmente sarebbe morto di dolore.
Il solo pensiero di finire nuovamente nel baratro dal quale si stava faticosamente tirando fuori, gli fece gelare il sangue nelle vene e mentre i brividi iniziavano a corrergli lungo la schiena, la sua coscienza che da quasi mezza giornata non lo tormentava, riprese a farsi sentire: Sì, Fred è tornato in vita, ma ciò non cancella il fatto che sia morto a causa tua … Devi scusarti con lui per la fine della sua vita e per aver lasciato la sua famiglia nel dolore tutto questo tempo.
Harry, non ebbe nulla da ribattere ed il dialogo con la sua parte più nascosta, terminò.
Quando aveva rivisto Fred aveva deciso di parlargli e chiedergli perdono per il male che gli aveva provocato; ma osservandolo mentre godeva degli abbracci dei suoi cari, aveva deciso di demordere … Almeno per il momento.
“Che ne pensate se torniamo a lavoro?? Stare fermo senza far nulla, mi annoia!” disse, atono.
“Stai diventando un  maniaco della muratura mastro Harry!” lo canzonò Ron.
Harry si voltò e gli fece una boccaccia che suscitò l’ilarità di tutti.
Doveva almeno provare a fingere di stare bene, era stanco degli sguardi preoccupati che i suoi amici si scambiavano ogni volta che voltava loro le spalle.
Tornarono alla tenda, dove erano tutti intenti a parlare con il gemello ritrovato, ed annunciarono loro che stavano riprendendo i lavori.
“Scusate, ma Neville e Luna che diamine di fine hanno fatto?” disse Harry, resosi appena conto di non aver visto i suoi amici per tutto il giorno.
“Hogsmeade … Roba da mangiare.” replicò Ginny in risposta ad uno sguardo interrogativo del fidanzato che pensando al cibo si rese conto di non aver mangiato nulla nemmeno quel giorno.
“Oh…  “ e per evitare la consueta predica a causa del suo digiuno prolungato, aggiunse “ Sai che colpo verrà loro nel vedere Fred in tenda! Potremmo architettare uno scherzo … Sarebbe una cosa fantastica!” aggiunse Harry rivolgendosi a Ron, con un sorriso malandrino.
“Si, lo sarebbe davvero!!”  disse l’amico con uno strano bagliore negli occhi.
Le ragazze, che sentendoli fantasticare sugli scherzi, avevano deciso saggiamente di prendere le dovute distanze accelerando il passo, si fermarono di botto, di fronte all’ennesimo incontro impossibile della giornata.
Proprio davanti a loro, appoggiato ad un albero, c’era Albus Silente che le salutava cordialmente con la mano.
I due amici, così intenti ad elaborare scherzi ai danni di Neville non si erano resi conto che Ginny ed Hermione si fossero fermate, così andarono a sbatter loro contro.
“Miseriaccia, ragazze!! Non ci si ferma così in mezzo alla strada!!...” Ron, imprecava mentre si massaggiava un piede sul quale era finito poco elegantemente il suo compagno di bravate.
Nell’alzare lo sguardo, Harry incrociò un paio di occhi azzurri semi-nascosti dietro a delle lenti a forma di mezzaluna.
Il suo cuore saltò qualche battito ed il ragazzo smise, per qualche secondo, di respirare.
Recuperato l’equilibrio, rimase immobile a fissare il suo Maestro, colui che gli aveva indicato la strada nel momento in cui il nulla sembrava volerlo inghiottire.
Seppur cosciente della possibilità di ritrovarsi faccia a faccia con lui, Harry non sarebbe mai stato completamente preparato ad affrontare quel momento, senza neanche rendersene conto
iniziò a piangere copiosamente.
Non aveva parole per esprimere la gioia nell’incontrare nuovamente quello sguardo .
Il preside gli andò incontro e lo cinse in un abbraccio, al quale il giovane  si abbandonò.
 “Harry Potter, che immenso piacere rivederti … Non so perché, ma sento di doverti ringraziare per quest’ulteriore possibilità …” disse il vecchio uomo facendo l’occhiolino al suo “protetto”.
Harry abbassò lo sguardo e scosse il capo.
 No non avrebbe dovuto ringraziarlo, avrebbe dovuto odiarlo per tutto quello che era successo a causa sua.
Silente, lo obbligò a guardarlo negli occhi.
“Non proverò mai rancore verso di te ,ragazzo mio, non è stata tua la scelta e non sono state tue le azioni che hanno portato a tutto questo. Sei stato una vittima come tutti noi, Harry, non il carnefice che senti di essere …”
Come sempre, il preside aveva intuito ciò che lo tormentava, decise di rivolgerli un debole sorriso per fargli capire che stava provando a perdonarsi e ad accettare.
Il mago gli posò una mano sulla spalla e passò oltre, rivolgendo la sua attenzione agli altri tre giovanissimi quasi membri dell’Ordine della Fenice che lo guardavano,indecisi tra il telefonare al San Mungo per un ricovero comunitario nel reparto delle malattie mentali oppure il gioire per il ritrovamento di un altro dei componenti di quel gruppo dilaniato che sembrava stesse pian piano rigenerandosi.
Optarono per la seconda scelta , gli si gettarono al collo, abbracciandolo.
Hermione fu la prima ad avvicinarsi, destando lo stupore di tutti gli altri, non avrebbe mai osato un gesto tanto intimo con il preside prima di allora!
La guerra li aveva cambiati tutti, in ogni aspetto del loro carattere.
“Harry, accompagnamo il professore all’accampamento,saranno tutti felicissimi di rivederlo!” disse Ron entusiasta.
“Andate voi … Io devo sbrigare una faccenda …”  replicò Harry con un filo di voce; e prese a dirigersi verso la parte nord del castello.
Prima di allontanarsi verso la direzione opposta i tre ragazzi ed il preside gli rivolsero uno sguardo carico di timore e decisero di affrettarsi per non lasciarlo da solo per troppo tempo.
Forse Harry aveva capito in che modo Morte aveva deciso che le persone a lui care tornassero in vita.
Fred era stato ritrovato nell’ala del castello nella quale aveva combattuto la sua ultima battaglia, Silente ai piedi della torre di Astronomia, dove era stata posta fine alla sua vita.
Mancava ancora qualcuno che era caduto nella scuola all’appello … Il suo pensiero andò , in primis a  Remus e Tonks.
L’adrenalina iniziò a propagarsi per tutto il suo corpo, avrebbe rivisto il suo insegnante preferito di Difesa Contro le Arti Oscure, l’uomo che era stato come una sorta di terzo padre per lui, seppur per breve tempo e che sarebbe stato accanto a Ted il più a lungo possibile … Il pensiero di Harry si concentrò sul faccino sempre sorridente del suo figlioccio ed i suoi meravigliosi occhi color smeraldo furono velati dalle lacrime, i loro destini gli erano sembrati da sempre dannatamente intrecciati, pericolosamente simili … Sapeva quanto dolore avrebbe provato e lui avrebbe fatto di tutto per evitargli quelle sofferenze, sospirò.
Forse Ted sarebbe cresciuto accanto ai suoi genitori,come a lui non era stato concesso di fare, e quella spada di Damocle carica di inquietudini che pendeva sulla testa del pargoletto sarebbe finalmente svanita.
Liberò la mente, doveva essere pratico in quel momento.
Non ricordava esattamente dove fosse avvenuto lo scontro nel quale Remus e sua moglie avevano perso la vita, aveva dei ricordi troppo confusi di quel giorno.
Improvvisamente si illuminò:”La mappa!” disse trionfante .
Sperando che nessuno, nella tenda dei Weasley notasse lo strano movimento,sussurrò
“Accio Mappa del Malandrino” e dopo qualche istante, l’oggetto che aveva richiamato, gli si presentò nelle mani …
A vederla da fuori sembrava solo una vecchia pergamena sgualcita, ma ad Harry era stata utile innumerevoli volte, pronunciò le parole studiate per far sì che la mappa apparisse solo a pochi “prescelti” ed aguzzò lo sguardo alla ricerca dei suoi amici.
 
Intanto in un posto imprecisato dalle parti della Sala Grande, un uomo con l’aspetto trasandato, accarezzava incredulo il volto di sua moglie.
Erano entrambi morti e nell’aldilà, quando non erano che spirito, non aveva mai potuto toccarla, avevano avuto la possibilità di scambiarsi solo strazianti sguardi di dolore ogni volta che cercavano un contatto e si trapassavano, senza mai riuscire ad averlo.
“Dora, posso accarezzarti …” disse Remus,tremante.
Sua moglie annuì, calde lacrime bagnavano le sue guance.
“Siamo ad Hogwarts, Remus … Deve essere accaduta qualcosa, siamo vivi … Di nuovo!”
Il professor Lupin si guardava intorno confuso, non poteva credere che fossero tornati in vita, non esistevano magie per ridestare i morti e lui lo sapeva bene, aveva provato tante volte a riportare nel mondo dei vivi prima Lily e James e poi Sirius, senza alcun risultato.
Eppure Remus era consapevole del fatto che lui e Dora fossero morti, ricordava bene ogni singolo istante prima che la sua vita finisse: il lampo di luce verde lanciato in direzione del suo petto, il vortice dei pensieri che si era impossessato della sua mente prima della fine e quell’unico nitidissimo ricordo risalente a qualche giorno prima dello scontro:
… Lui e Ted stavano giocando in giardino, Dora li osservava dalla finestra con amore … D’un tratto il piccolo che aveva mosso da poco i suoi primi passi, era rovinato a terra e lui preoccupato gli era corso incontro: “Stai bene,cucciolo?”
Il bimbo aveva le manine sporche ed il suo pantalone preferito si era strappato nella caduta, i capelli erano di un rosso acceso e gli occhi di un arancio incandescente … Era furioso!
Si ritrovò a ridere dell’espressione corrucciata di suo figlio, poi gli sistemò i pantaloni con un incantesimo ed usando il suo mantello ripulì anche le manine.
Ted si illuminò ed assunse esattamente il colore dei suoi capelli e dei suoi occhi, capì di essere diventato l’eroe di suo figlio … Bastava così poco per piacergli! Gli aveva rivolto un ampio sorriso e lui contraendo il viso, come per ricordare qualcosa, aveva detto: “ Papà…”
Non ci poteva credere… Lo aveva chiamato Papà, era l’uomo più felice del mondo… Lo fece vorticare in aria e poi urlando comunicò a sua moglie la bella notizia!!
I due uomini di casa ridevano, mentre Tonks in cuor suo sapeva che quella gioia non sarebbe durata a lungo…
 
Poi il buio e di nuovo la luce.
“Remus ? “
Lupin, si ridestò dai suoi pensieri, fissò sua moglie ed entrambi dissero in un sussurro il nome del loro bambino, si abbracciarono e lacrime di gioia rigarono i loro volti, belli nonostante le numerose sofferenze che avevano dovuto patire.
 
Finalmente Harry li aveva trovati, erano proprio nei pressi della Sala Grande …  Corse nella direzione indicata dalla mappa, una volta raggiunto il punto esatto , si fermò alla vista di Remus Lupin e Ninfadora Tonks stretti in un abbraccio meraviglioso.
Quasi come se si sentisse osservato, l’uomo si era voltato verso l’inizio del corridoio attraverso il quale si giungeva alla sala principale e lì lo aveva visto; il figlio dei sue due migliori amici li osservava commosso.
Harry era molto magro , gli occhi scavati da profonde occhiaie, sembrava sfinito, ma il suo sguardo era ancora luminoso.
Quanto doveva aver sofferto per le perdite subite ? pensò
Remus mentre si allontanava da sua moglie, la quale rivolse un sorriso a trentadue denti al giovane che era appena arrivato, ottenendone di ricambio uno ancora più grande.
Tonks rise, il suo incubo era finito!
Allora Harry prese coraggio e provò a muoversi nella loro direzione, i suoi muscoli, però si rifiutavano di collaborare, mosse un passo e quasi cadde sul pavimento di pietra.
Subito Remus gli fu accanto.
“Harry, stai bene ?”
“Remus… Mi sei mancato da morire! ”
Il ragazzo lo  abbracciò.
“Anche tu, Harry … Hai l’aria distrutta …” Lupin era apprensivo, pensava che potesse svenire da un momento all’altro quindi lo teneva saldamente ancorato a sé.
Non ottenne risposta.
In quel momento Harry sembrava indifeso tra le sue braccia , ma Remus notò che era molto diverso da quando lo aveva lasciato … Forse più saggio, e lui più di chiunque altro conosceva il prezzo da pagare per raggiungere un tale livello di consapevolezza.
“ Va bene Harry, ne parliamo in un altro momento … Piuttosto, prima sembrava che ci stessi aspettando … Sai cosa sta succedendo?” Lupin pose la domanda al giovane, guardandolo di sottecchi.
Harry, rise tra se … Sapeva che neanche nei momenti di più forte commozione, la lucidità di Remus lo avrebbe abbandonato.
Doveva inventare rapidamente una scusa credibile altrimenti lo avrebbe tormentato e sarebbe stato un bel problema rispettare il patto; guardò la pergamena che aveva ancora in mano e la mostrò al suo interlocutore.
“ La mappa… Ci hai visti da lì e ci sei venuto incontro ? ”
“Esattamente…”
L’uomo era scettico, ma decise di lasciar cadere l’argomento, almeno per un po’.
Poi finalmente prese coraggio e pose ad Harry la domanda di cui più gli premeva conoscere la risposta, respirò …
“ E Teddy ?”
“ Sta bene Remus e somiglia ogni giorno di più a voi due … Credo abbia risentito anche dell’influenza di Sirius e mio padre, non chiedetemi come, perchè è una peste! È molto sensibile e mi ascolta sempre quando lo rimprovero … Parla un po’  strano, ma tutto sommato a questo c’è rimedio!”
Esordì Harry, ridacchiando, poi continuò
“ Non  passa giorno che non faccia vagare il suo sguardo alla ricerca di voi due e rimanga deluso di non trovarvi.”
“Come fai a sapere che cerca proprio noi ? Che non ci ha dimenticati ? Siamo stati insieme così poco tempo, non avrà nessun ricordo della nostra famiglia.”
 Intervenne Tonks che fino ad allora era rimasta un po’ in disparte; Harry notò un profondo rammarico nei suoi occhi.
Si sentiva in colpa per aver lasciato suo figlio, quanto lui per aver permesso che loro morissero.
Il ragazzo ricacciò indietro le lacrime che prepotentemente si erano ripresentate nei suoi occhi.
“ Ne sono certo, al mattino appena si sveglia cambia il colore degli occhi e dei capelli, prima in quelli di Remus e poi nei tuoi. Così colgo l’occasione per raccontargli qualcosa su voi due e lui…”
Non poteva resistere ancora a lungo senza che le lacrime iniziassero a sgorgare .
“…Lui mi ascolta rapito, sarà felicissimo di vedervi…” concluse, una lacrima iniziò la sua lunga discesa sulla guancia.
Si voltò , ma Tonks fu più veloce … Lo abbracciò, rassicurandolo … “Non è colpa tua, se siamo morti, Harry” aggiunse Remus mentre gli accarezzava i capelli, tanto indomabili quanto quelli di suo padre.
“Abbiamo deciso noi di combattere per garantire un mondo migliore a Ted … Ed a giudicare da come penso sia messa la situazione, non credo che tu abbia lasciato che il nostro sacrificio fosse vano …”
Harry, annuì
“Voldemort è sparito per sempre…” fece un debole sorriso, l’ombra dei sensi di colpa albergava ancora nel suo sguardo, ma sentire il calore di Remus e Tonks, lo aveva rigenerato.
I tre decisero di recarsi all’accampamento, per salutare tutti gli altri e dare la possibilità al piccolo di rivedere i suoi genitori.
Lungo il tragitto Harry raccontò ai due coniugi, del ritorno in vita di Fred e di Silente … Lupin rimase interdetto …
“Quindi non siamo i soli ad essere tornati ?!”
“No, anche Edvige, la mia civetta, è tornata in vita …”
Lupin lo fissava, visibilmente preoccupato…
Harry, non capiva il perché del suo sguardo.
Poi Lupin parlò
“Harry, cos’hai fatto? So che c’è il tuo zampino … Parla … Non costringermi ad estorcerti le informazioni … Se mi applico so essere peggio di Sirius.”
Il ragazzo lo guardò, un misto tra l’ammirato, perché aveva intuito che lui fosse coinvolto, e l’incredulo … Per quanto si sforzasse, non sarebbe mai stato fastidioso quanto lo era Sirius quando voleva sapere qualcosa.
Una morsa al cuore, accompagnò il ricordo dei momenti trascorsi insieme al suo padrino; fece in modo di ignorarla e continuò
“Ma , Remus … Io non ho fatto niente!”
Lupin lo guardò male ancora un po’, poi decise di concedergli il beneficio del dubbio, fin quando la situazione non si fosse assestata e se i suoi calcoli erano corretti mancavano ancora delle persone, prima che potesse essere considerata tale.
Il pensiero di Remus andò ai suoi amici ed un fremito di gioia gli scaldò tutto il corpo  … Se lui , Dora, Fred e Silente erano tornati dall’oltretomba, molto probabilmente anche qualcun altro si sarebbe ripresentato o almeno sperava che l’avrebbe fatto.
Arrivarono finalmente alla tenda dei Weasley,
Hermione era fuori ad attendere Harry, nervosa.
Era ormai buio ed erano tutti preoccupati per lui.
“ERA ORA!!!” urlò,  “Harry James Potter non  ti azzardare mai pi….” E si bloccò alla vista della compagnia con la quale il suo migliore amico era arrivato.
Era rimasta senza parole … C’era da gridare al miracolo!
Hermione, era davvero confusa … Tutte le persone defunte stavano tornando in vita … Le balenarono per la mente i sospetti che aveva avuto su Harry durante la mattinata; aveva bisogno di confrontarsi con Ron e Ginny.
Rinvenne quasi immediatamente dalle sue congetture ed abbracciò con grande affetto sia Remus che Tonks ;
“Le cene non erano più le stesse senza te ad animare, Dora” disse la giovane strega con la voce che tremava.
La donna le rivolse un gran sorriso, poi entrarono in tenda, dove quasi tutti ebbero la stessa reazione che prima era toccata ad Hermione.
Silente fu lieto di rivederli, li salutò allegramente e si produsse in complimenti molto galanti circa l’aspetto di Tonks resuscitata, dopo un po’ di tempo, però si congedò tornando ad elaborare una strategia per battere a scacchi la professoressa Mc Granitt.
Quest’ultima non riuscì a contenere la gioia e riservò un abbraccio caloroso ad entrambi..
Ron era confuso tanto quanto Hermione, e come lei sentiva la necessità di un confronto al più presto, ma non potè trattenere le lacrime a lungo dopo il loro ingresso.
Ginny, stringeva tra le braccia Ted, commossa.
Quando finalmente i genitori lo rividero, nella rumorosa ed affollata tenda Weasley, calò il silenzio.
Lupin tese le braccia verso suo figlio che lo guardava ammirato, delle lacrime iniziarono a rigargli il volto … Tonks singhiozzava dietro alle spalle di suo marito … Il bimbo chiuse gli occhietti a fessura per trasformarsi prima in un Remus in miniatura e poi in un piccolo Tonks …  I suoi genitori lo guardavano commossi, Ted però non era sicuro sulla loro identità … Si sporse verso Harry guardandolo con aria interrogativa , il giovane fece un cenno di assenso con la testa, allora il piccolo si illuminò e cominciò a ridere!!
Alla vista di quanto accaduto tutti scoppiarono in una fragorosa ristata tra le lacrime, poi Ted deliziò sua madre e suo padre con la sua dolce vocina  e i tre rimasero tutta la sera a bearsi l’uno della presenza degli altri.
La famiglia Lupin era riunita.
 
Dall’altra parte del parco, vicino al lago.. Un uomo con un abito nero, si ridestò dal suo sonno … Rabbrividì e senza esitare si mise in posizione di attacco, l’orecchio teso, pronto a cogliere anche il minimo sibilo … Poi ricordò che era già morto.
Nessun suono, era solo tutto buio accanto a lui.
“Lumos” sussurrò,e trovò il suo viso pulito riflesso in uno specchio.
 All’improvviso realizzò : anche se la sua mente si rifiutava di accettare quell’ipotesi che andava contro ogni logica, lui, Severus Piton era tornato in vita.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4

"Il guerriero della luce crede. Poiché crede nei miracoli, i miracoli cominciano ad accadere."
Paulo Coelho


La serata nella tenda dei Weasley procedeva allegramente; Harry colse l’occasione per passare un po’ di tempo con Ginny. Era tanto che non le dedicava tutte le sue attenzioni, si era reso conto di essere sempre sfuggente negli ultimi periodi, ma l’euforia per quello che probabilmente sarebbe capitato da lì a poche ore, lo aveva reso molto  più affabile e propenso a dialogare, nonostante la stanchezza lo rendesse poco attento.
Anche Ron ed Hermione stavano accoccolati, ma sul divano situato nell’angolo più remoto del salone.
Harry pensò che cercassero un po’ di intimità e sorrise;
un bacio di Ginny pose fine ai suoi pensieri e  portò via con sé l’ultimo barlume di lucidità che gli restava.
 
Il giovane, però, si sbagliava : i suoi due migliori amici si erano appartati per cercare di confrontarsi su quanto accaduto nell’arco della giornata e , per evitare che lui si insospettisse, si erano rifugiati nella parte più lontana della stanza.
Hermione sospirò, era veramente preoccupata …
“Allora Ron, che ne pensi? È piuttosto strano quello che sta accadendo …”
Il ragazzo non rispose immediatamente, restò ancora un po’ di tempo a riflettere.
“ Sì, sicuramente è assurdo quello che sta succedendo, Hermione, ma lo dici come se fosse un male … Non tutte le cose che capitano devono essere per forza negative, no? Magari per una volta la ruota ha iniziato a girare nel verso giusto …” rispose Ron, speranzoso.
La strega guardò il suo fidanzato con aria scettica … Ammirava il suo voler essere ottimista ad ogni costo e sicuramente il suo discorso era indice di una maturità che prima della guerra non possedeva, doveva dargliene atto, ma ne avevano viste troppe per credere che quei ritorni non avessero alcuna conseguenza.
“ Ipotizziamo che tu abbia ragione, ma in che modo? In che modo sono tornati in vita? Non esistono incantesimi per riportare in vita i defunti … Lo stesso Silente ce lo ha ripetuto più volte …
Non so perché Ron, ma temo che Harry sia coinvolto in qualche modo …”
Al sentir nominare l’amico, il più giovane dei figli maschi Weasley, sbarrò gli occhi .
“ Hermione, riflettiamo : se Harry avesse avuto la possibilità di far resuscitare i suoi cari, credi che non l’avrebbe fatto  
prima ??”
La giovane dovette ammettere che il ragionamento del giovane fosse piuttosto sensato, ma quando aveva incontrato Harry nel cortile della scuola e gli aveva comunicato che c’era qualcosa di strano, aveva notato uno strano guizzo di luce nei suoi occhi, sembrava in un certo senso che se l’aspettasse.
“ Lo so, Ronald … Ma se la possibilità gli si fosse presentata solo ora ? Conserva ancora la pietra della resurrezione e …”
“ E sappiamo entrambi che essa non riporta indietro i defunti in carne e ossa … Fred e tutti gli altri hanno un vero e proprio corpo !”
I due si guardarono affranti, non avevano la ben che minima idea di quello che stesse accadendo ed il confrontarsi non aveva fatto altro che produrre ulteriori interrogativi ai quali non sapevano dare risposta.
“ Domani parleremo con Harry, se sa qualcosa non riuscirà a tenercela nascosta … Per nostra fortuna non se la cava granché con le bugie! “ disse Hermione,  risoluta.
Ron la baciò, come premio per la brillante intuizione ed i due rimasero a coccolarsi per tutto il resto della serata, allontanando ogni preoccupazione.
 
La festa si protrasse a lungo e quando giunse l’ora di andare a letto, Harry si diresse verso la camera che divideva con Ron ;
il suo migliore amico ancora non c’era, si era fermato a salutare Hermione in salotto.
Ginny, invece si era addormentata tra le sue braccia così l’aveva portata nella sua stanza e le aveva rimboccato le coperte. Era veramente meravigliosa; il pensiero della ragazza che amava  lo fece sorridere.
“ Stai sorridendo come un ebete, ­Harry! ” lo rimbeccò Ron , mentre entrava .
Nel giro di pochi secondi un cuscino finì direttamente sul suo naso.
“Ahi!!Miseriaccia, questo non dovevi farlo!!”
I due amici iniziarono a lottare lanciandosi dietro qualunque cosa, persino il povero Grattastinchi rischiò di essere usato come arma prima che Ron se ne rendesse conto e lo riposasse soffiante sul pavimento; alla vista di quel gesto, Harry si accasciò sul letto gemendo per il dolore ai muscoli causati dal troppo ridere.
Terminata la guerra, erano davvero esausti.
Con un colpo di bacchetta sistemarono alla bell’ e meglio la camera e piombarono in un sonno profondo.
Quella notte era senza luna e , prima che si lasciasse andare all’oblio , l’ultimo pensiero  di Harry fu rivolto a Remus, che passava,dopo molto tempo, la prima di tante notti nel mondo dei vivi, accanto alla sua bellissima famiglia.
Il suo sonno fu tormentato, sognò  il momento in cui avvenne la morte di Piton , i ricordi che gli diede in fin di vita; poi il viso di sua madre che lo guardava preoccupata e Sirius e suo padre che cercavano di infondergli coraggio … Infine Voldemort che puntava la bacchetta contro di lui per ucciderlo.
Si svegliò di soprassalto con il respiro affannoso;
Ron, per fortuna, non si era reso conto di niente.
Si alzò ed andò a bere un bicchiere d’acqua per calmarsi.
Un venticello fresco entrava dalla porta lasciata socchiusa, invitandolo ad uscire … Harry non perse l’occasione, amava andare in giro per Hogwarts quando tutti dormivano, si era beccato innumerevoli punizioni per seguire questa sua insana passione.
Mentre passeggiava in direzione del lago, improvvisamente ricordò di un’altra vittima del Signore Oscuro, caduta nel territorio della scuola, ma non ancora tornata in vita.
Affrettò il passo per dirigersi verso il punto in  cui il suo insegnante di pozioni era stato barbaramente ucciso.
Non dovette percorrere molti metri prima di trovare chi stava cercando.
Il professor Piton, evidentemente spaesato , passeggiava lungo le sponde del lago, verso l’accampamento.
Nel vedere la sagoma del ragazzo, si allarmò
“Chi è là ?” chiese con una nota di timore nella voce.
“Harry Potter ,signore … Sta bene ?” domandò il giovane … Perché gli stavano venendo gli occhi lucidi?!
“Ah, sei tu Potter … Sto bene, o almeno credo … Sono vivo!”
 e scoppiò in una risata demenziale; poi ricomponendosi continuò
“Vedo che non hai abbandonato la triste abitudine di andartene in giro di notte … Per fortuna non sono più un tuo professore, altrimenti saresti in guai seri! “
Harry tirò un sospiro di sollievo, quando lo aveva visto ridere in quel modo aveva pensato che per lo shock avesse perduto  il senno,ma poi tornò il caro (si fa per dire) vecchio Piton.
Annuì, in risposta allo pseudo rimprovero ed aggiunse
“ Professore, in tutti questi anni lei non ha fatto altro che proteggermi ed io che sospettare di lei … Mi ha donato i suoi più intimi ricordi per permettermi di capire … Non sono riuscito a ringraziarla, né a scusarmi. Colgo l’occasione per farlo ora … Probabilmente senza il suo silenzioso aiuto, io non sarei quello che sono … Grazie.”
Nell’udire quelle parole l’uomo restò di sasso, non si aspettava quell’atteggiamento da parte del giovane mago.
A vederlo sembrava il sosia di quel James Potter che aveva reso la sua vita ad Hogwarts un inferno, però aveva lo stesso animo gentile della sua Lily .
Gli sorrise in segno di pace, ma guardare quegli occhi così simili a quelli della donna che amava gli faceva troppo male, così distolse lo sguardo.
“Dimmi Potter, sono l’unico ad essere … Ecco …”
“ No, non è l’unico … Anche il professor Silente è tornato in vita e con lui le altre persone morte durante la guerra.”
A sentire il nome del vecchio preside, gli occhi di Piton divennero innaturalmente lucidi.
Era stato costretto ad ucciderlo per avere la completa fiducia di Voldemort , ma mai avrebbe voluto. Silente era stato l’unico a credere che in lui ci fosse qualcosa di buono, lo aveva difeso davanti all’intero Ministero della Magia e gli aveva dato un posto di lavoro.
Era stato quanto di più vicino ad un padre per lui e dover essere il fautore della sua morte gli aveva logorato l’anima.
“ Professore ?”
I suoi pensieri furono interrotti dalla voce del ragazzo, asciugò velocemente una lacrima solitaria che aveva preso a solcargli il volto e riuscì a dire con voce spezzata
“ Capisco … Hogwarts è stata quasi rasa al suolo … Siete accampati qui per ricostruirla ?”
“ Sì, abbiamo già sistemato parecchi padiglioni, ma manca ancora molto lavoro.”
“ Da domani vi aiuterò anch’io, questo posto è sempre stato la mia casa … È l’unica cosa che posso fare per porre rimedio alle mie azioni.”
Harry osservò intensamente il suo docente meno preferito, i sensi di colpa si erano impadroniti anche di lui … Poteva riconoscere nelle espressioni dell’uomo, le sue quando si trovava a fare i conti con la sua coscienza … Sarebbe stato un vero tormento metterli a tacere, lo sapeva bene.
Resosi conto che anche il professore lo guardava, aggiunse imbarazzato
“ V-Venga, le mostro dove potrà riposare … Sarà certamente esausto.”
Piton annuì, effettivamente era davvero stancante avere nuovamente un corpo e dover lottare con la forza di gravità.
Il giovane lo condusse nella camera da letto nella quale aveva dormito lui fino a qualche ora prima.
Ricordando un incantesimo domestico che gli aveva insegnato la signora Weasley, fece apparire delle lenzuola immacolate sul letto.
Ad uno sguardo interrogativo di Piton, rispose in un sussurro
“ Io dormo qui, in genere, ma può prendere lei il mio letto! Mi sistemerò sul divano in salotto …”
Il professore stava per dire qualcosa, ma Harry indicò l’amico che sonnecchiava, così l’uomo si sdraiò pensando che forse aveva sbagliato proprio tutto sul conto di quel ragazzo.
Il giovane si era diretto nella stanza centrale ,con quella notte i ritorni erano saliti a quota quattro.
Era ormai sicuro che anche quelli su cui fantasticava dall’inizio di quella strana avventura, si sarebbero verificati.
Doveva escogitare un modo per lasciare Hogwarts, i suoi genitori ed il suo padrino non erano morti lì, ragion per cui non sarebbero tornati in vita nel perimetro della scuola.
Mentre inquieto pensava all’indomani, si stese sul divano e  presto sopraggiunse la stanchezza a mettere pace nella sua testa.
Prima di abbandonarsi tra le braccia di Morfeo, pensò alla faccia che avrebbe fatto Ron, appena sveglio, nel trovare il nuovo compagno di stanza accanto a lui.
Rise di gusto e si addormentò.
 
Erano le sei del mattino, quando Remus Lupin aprì gli occhi .
Si guardò intorno, come ad avere conferma che quanto accaduto il giorno precedente non fosse solo un sogno; Dora dormiva accanto a lui, poteva sentire  la consistenza del suo corpo ed il calore che emanava.
Si sentì felice, come non lo era più stato dal periodo della scuola, quando scorazzava per lo stesso parco nel quale si trovava accampato,con i suoi amici Malandrini.
James, Sirius ... Come sempre appena sveglio il suo pensiero andava a loro, ma questa volta il suo cuore non si era abbandonato alla rassegnazione come faceva ogni giorno per tirare avanti; un piccolo barlume di speranza lo illuminava … E se anche loro fossero tornati ?
Ad interrompere i suoi pensieri, arrivò un gemito di Ted; preoccupato si precipitò sulla culla, il bimbo dormiva con un’espressione corrucciata, chissà cosa stava sognando.
Sorrise, suo figlio era davvero meraviglioso : sembrava avesse il carattere solare di sua moglie e quel cipiglio pensoso che lo rendeva identico a lui.
Si diresse in cucina per preparare una tazza di caffè e divorare un bel pezzo di cioccolata: il suo primo amore, quanto gli era mancata!
Mentre trafficava con i fornelli sussultò nel rendersi conto che in salotto c’era qualcuno.
Si diresse accanto al divano e lì trovo, dormiente in una posizione da torcicollo assicurato, la fotocopia di James Potter con una cicatrice a forma di saetta sulla fronte.
Trattenne una risata, anche Prongs dormiva in modi assurdi ed ogni mattina lui e Sirius dovevano risistemargli i muscoli per consentirgli di scendere a fare colazione.
Poi si rabbuiò, era certo che Harry fosse coinvolto in quella strana faccenda che aveva visto il ritorno di tutte le persone scomparse a causa di Voldemort.
Ma come aveva fatto.
“Cos’hai dato in cambio, Harry …” sussurrò, tra se.
Harry aprì gli occhi, un raggio di sole che filtrava dalla finestra lo aveva ridestato.
Una figura sfocata di fronte a lui gli porse gli occhiali, il giovane li inforcò e se li mise sul naso.
Ci volle qualche secondo prima che riuscisse a mettere a fuoco.
Remus Lupin lo osservava
“ Come mai hai dormito sul divano, Harry ?”
Il giovane si mise a sedere, con non poche difficoltà.
“ Il professor Piton, è tornato anche lui in vita … Gli ho ceduto il mio letto.”
“Anche Severus è tornato?  Perdona i sospetti Harry, ma se non sei coinvolto in nessun modo, come mai ti ritrovi nel luogo esatto in cui le persone tornano in vita? È la seconda volta che accade non può trattarsi di una coincidenza …”
Touchè, Harry era ancora troppo insonnolito per inventare una scusa che potesse convincere seppur momentaneamente , il sospettoso licantropo.
“Ehm, veramente come dovresti avere capito standomi accanto, non sono io che vado in cerca delle cose … Sono  loro che trovano me … Stavo facendo una delle mie passeggiate notturne verso il lago, quando l’ho intravisto … Ho capito subito che era lui.”
“Te l’aspettavi ?” replicò Remus, i bellissimi occhi dorati ridotti a due fessure.
“ No, i capelli unticci riflettevano la luce della mia bacchetta! “
I due si osservarono per  qualche minuto interdetti, poi scoppiarono a ridere.
“AAAAAAARGH”
“Che succede ?” disse Remus tenendosi la pancia, gli addominali gli dolevano, aveva riso troppo.
“Ah, è solo Ron che ha scoperto Piton nel letto accanto al suo!”
“ HARRY!!!” Ron, paonazzo correva verso di lui.
“Pi-Piton , è vivo anche lui ed è nel tuo letto e …” parve realizzare in quel momento una sconvolgente verità.
“TU, lo sapevi!!! Gli hai ceduto il tuo  letto sapendo che l’indomani mi avresti fatto venire un  colpo!! AMICO DEGENERE!”
A quel punto Harry e Remus ,che avevano tentato di trattenersi per tutto il tempo del suo monolgo, gli sbruffarono in faccia e risero fino alle lacrime.
“HARRY POTTER, SCAPPA PRIMA CHE LE MIE MANI POSSANO ARRIVARE AL TUO COLLO !!”
Harry, non se lo fece ripetere due volte e corse via inseguito dal suo migliore amico.
Per un attimo Lupin temette per l’incolumità del ragazzo, Ron era davvero furioso.
Svegliati dal baccano causato dai tre, anche gli altri ospiti della tenda Weasley si diressero in cucina.
“Che succede ?” chiese Dora , guardando gli occhi divertiti di Remus.
“Nulla, Ron insegue Harry, ma questa volta ha ragione … Gli ha giocato davvero un brutto scherzo!”
Hermione e Ginny volsero gli occhi al cielo esasperate, mentre la signora Weasley iniziava a preparare la colazione per tutti.
“ Molly, c’è un ospite in più …”  e con il dito indicò una figura paragonabile ad un enorme pipistrello che si dirigeva in cucina, imbarazzata.
“ Professor Piton !” urlarono le due Grifondoro, incredule.
Il professore annuì.
“Suvvia, ragazze … Ormai avere gente resuscitata a tavola è all’ordine del giorno, quindi chiudete quelle bocche prima che qualche ragno ci faccia un nido!”
Piton fu grato a Lupin per aver distolto l’attenzione dalla sua apparizione, poi si sedette a tavola ed iniziò a conversare con la Mc Granitt e Silente che erano arrivati da poco.
“Silente … “ esordì l’uomo , ma il vecchio preside lo zittì prima che potesse continuare
“ Ti ho chiesto io di procedere a quel modo Severus, non hai agito di tua iniziativa. Sei sempre stato fedele al mio volere, adesso abbiamo iniziato una nuova vita, abbandona pure i sensi di colpa che ti legano al passato. Siamo di nuovo qui, entrambi. “
 E gli posò una mano sulla spalla.
Piton annuì per poi voltarsi verso una gigantesca fonte di rumore: i gemelli Weasley.
Quei due non sarebbero mai cambiati, pensò mentre un sorrisetto involontario gli si disegnava sulle labbra.
“ Li schianto, giuro … Anzi scaglio loro contro una maledizione senza perdono, quant’è vero che mi chiamo Fred Weasley ! “ disse uno dei gemelli, visibilmente irritato dall’essere buttato giù dal letto così presto.
“ No, Fred, contieniti !!!” George si era aggrappato alle gambe del fratello per impedirgli di proseguire.
“ RAGAZZI, CI SONO LE FRITELLE !!” la signora Weasley chiamò tutti in adunata per la colazione.
Fred nel sentire quelle parole, corse a tavola dimentico delle sue brutte intenzioni e del fatto che George fosse ancora aggrappato alle sue gambe.
“ George caro, hai un pessimo aspetto … Il tappeto che ci ha regalato la nonna non ti dona affatto!” disse una volta giunto alla meta.
Il fratello lo guardò in cagnesco per qualche minuto per poi replicare sbattendo le ciglia come una diva
“ Come, non si intona con i miei occhi ?”  
A vedere quella scenetta risero tutti di gusto, anche Ted che era tra le braccia del padre, emise un gridolino, contento.
Dopo poco, chi per i morsi della fame e chi, come il signor Weasley, perché era in un ritardo bestiale per andare a lavoro,
furono tutti a tavola per consumare il primo pasto della giornata.
Harry, constatò, nell’azzannare una frittella che non mangiava da giorni, infatti il suo stomaco quasi disabituato a ricevere cibo si contrasse dolorosamente provocandogli un fastidioso senso di nausea.
“ Bene, io ho finito.”  disse bevendo del succo di zucca fresco.
“Harry non hai mangiato quasi nulla!” intervenne Ginny corrucciata.
“Lo so, ma il mio stomaco fa capricci stamani … A pranzo, mi comporterò meglio. “ disse in risposta ad uno sguardo tra lo scettico ed il preoccupato che gli stava rivolgendo la più piccola di casa Weasley.
“Ginny ha ragione …” intervenne Remus “ Sei mal ridotto Harry, sembra che tu non consumi un pasto decente da settimane.”
Harry tossicchiò imbarazzato, mentre Ginny, Ron ed Hermione annuivano alla volta di Lupin.
“ HARRY POTTER!! Sei forse impazzito?! Mangia se non vuoi che ti costringa a farlo io!” tuonò Remus, sinceramente sconcertato dalla notizia.
Ted sobbalzò e si voltò verso il genitore con un misto di terrore ed ammirazione negli occhi.
Il padre gli diede un bacio sulla fronte ed il piccolo tornò a mangiucchiare il pezzo di pancake che Tonks gli aveva lasciato nelle manine.
“Giuro che a pranzo mangerò di più , il mio stomaco si deve riabituare.” disse Harry, senza troppo entusiasmo.
“Ho la tua parola?” domandò il licantropo.
“Sì …” rispose Harry, poco convinto, mentre stringeva la mano ad uno dei più cari amici di suo padre.
Andarono a prepararsi per la giornata di lavoro che li attendeva e Neville e Luna fecero il loro ingresso in salotto, dov’erano riuniti quasi tutti i “resuscitati“.
Il primo sbarrò gli occhi, poi decise che aveva bisogno di lavarsi il viso ed andò in bagno.
Al suo ritorno erano ancora tutti lì.
Si voltò verso Luna che lo guardava con aria interrogativa, poi prese coraggio
“Ehm … Scusate la poca delicatezza, ma voi non eravate morti ?”
“Si,  lo eravamo, ma adesso non più …” rispose Silente, sopraggiungendo alle spalle dei due che fecero un balzo di qualche metro per lo spavento.
Ron ,che si era gustato la scena in disparte,decise di intervenire
“Sì, Neville è così … Non sappiamo come , ma sono tornati … “ e rivolse un sorriso rassicurante all’amico rimasto basito dalla notizia.
Luna , molto più pratica di lui, accettò di buon grado quanto le era stato comunicato e decise di iniziare a salutare tutti. Una volta riacquistata la parola anche il giovane Paciock si diede ai saluti, fin quando non fu richiamato dalla signora Weasley in cucina e si congedò.
“Neville, caro … Hai dimenticato di comprare qualcosa, ho scritto una piccola lista … Ti spiacerebbe andare nuovamente ad Hogsemade ?”
“ No, signora, per me è un piacere esserle d’aiuto!”
A quelle parole ricevette una carezza sul capo, era sempre contento quando Molly gli dedicava quelle attenzioni, sua madre aveva perso il senno quando era solo un bambino e sua nonna non era mai stata un tipo affabile, quei gesti gli erano sempre mancati.
“ Vengo anch’io Neville!” intervenne Harry, pensando che quello sarebbe potuto essere il diversivo che cercava la sera prima.
“Certo, ho giusto qualcosa di cui parlarti!” replicò il giovane, contento.
Harry, voleva  sfruttare l’occasione per allontanarsi dalla scuola e riuscire a smaterializzarsi al Ministero senza destare troppi sospetti. Sapeva che Neville avrebbe capito e non lo avrebbe tartassato di domande così come avrebbero fatto Ron ed Hermione, ma sarebbe stato deluso dal fatto che la sua improvvisa voglia di fare la spesa non fosse legata alla volontà di passare del tempo con lui.
“ Faremo due chiacchiere e poi andrò al Ministero”  disse tra sé il ragazzo, modificando il suo piano iniziale di svignarsela il prima possibile.
 
Una volta presa la lista e salutata la mamma di Ron, i due uscirono dalla tenda e , prima di incamminarsi alla volta del villaggio, salutarono gli amici.
“Harry, come mai vai tu a fare la spesa ?”  chiese Hermione sospettosa.
“Tu odi queste cose!” rincarò la dose Ginny e da dietro poteva sentire lo sguardo pungente di Ron che lo scrutava come se volesse carpire dai suoi atteggiamenti cosa avesse in mente.
“Volevo solo passare un po’ di tempo con Neville, non mi sembra di dover essere rimesso al giudizio del Wizengamot per questo … Non credete ? “ rispose Harry ironico, sperando che le “accuse” verso di lui cadessero.
Gli altri accettarono di buon grado quella che, lo sapevano bene, era solo una banale scusa.
Non appena si furono allontanati, i tre si diressero immediatamente verso la postazione di lavoro di Remus.
Nel vederli arrivare il mago, smise di assemblare uno dei muri portanti che erano crollati durante la battaglia.
“ Ragazzi, come mai quelle facce?” domandò.
“ Harry se l’è svignata … Trama qualcosa.!” rispose Ron preoccupato.
“ E dov’è andato?” Lupin era improvvisamente allarmato.
“Ad Hogsmeade con Neville, per fare la spesa.”
“Si, deve essere decisamente una scusa per allontanarsi dai confini della scuola, forse ha intenzione di smaterializzarsi altrove.”  convenne il licantropo e lui sapeva esattamente dove fosse diretto.
 
 
Lungo il tragitto verso Hogsmeade, Harry  chiacchierò a lungo con Neville, il quale gli confessò di avere una cotta per Luna, allora colse la palla al balzo per consigliare all’amico di farsi avanti, sapeva con certezza, perché era stata proprio la ragazza in questione a confidarglielo, che il suo debole per lei era ricambiato.
Alla sola idea di parlarle dei suoi sentimenti, Neville sbiancò ed Harry per evitare che svenisse gli comprò una stecca di cioccolata di Mielandia e lo obbligò a mangiarla quasi tutta.
Una volta riacquistato il colorito naturale e con la glicemia alle stelle, il giovane Paciock decise di dare retta all’amico e di tentare.
 “ Che diamine Neville, hai lottato contro Voldemort ed ora ti spaventa parlare con  Luna ?”  Harry rideva a crepapelle e l’amico,  superato l’imbarazzo, lo aveva imitato.
Una volta terminate le faccende , fu la volta di Harry.
“ Neville, io devo andare al Ministero, sarò di ritorno entro sera. Ti prego, non farne parola con nessuno!”
“ Harry, è pericoloso!! Non dimenticare che ci sono ancora molti Mangiamorte nei dintorni! Ti cercano per vendicare il loro padrone, ti lanceranno anatemi mortali a vista. È proprio indispensabile che tu vada ?”
Harry annuì e continuò “Presterò attenzione, fidati di me!”  e fece l’occhiolino all’indirizzo del giovane mago che lo guardava preoccupato.
“Lascia almeno che ti accompagni!”
“Non pensarci nemmeno, Neville … Hai rischiato la tua vita a causa mia troppe volte, non ti permetterò di farlo ancora!
Si tratta di una cosa che devo affrontare da solo.”
“Va bene, Harry … Non ti fermerò, se hai deciso di fare questa pazzia avrai le tue buone ragioni, ma sappi che se non sarai di ritorno per il calar del sole, avviserò tutti e verremo a cercarti. Chiaro?”
“Sissignore!”  E si mise sull’attenti.
“ Harry, non sto scherzando …” Neville era davvero preoccupato.
Il ragazzo si sentiva davvero fortunato ad avere degli amici come lui, delle persone a cui stava a cuore la sua incolumità; avrebbe voluto confidar loro il suo segreto, ma sapeva bene di non poterlo fare.
Si avvicinò e pose una mano sulla spalla del paffuto mago
“ Non temere, so badare a me stesso. Ma accetto la tua “proposta”, se non sono di ritorno per le sei, venite a cercarmi … Remus saprà dove.”
Poi sorrise alla volta dell’amico e si smaterializzò .
Neville aveva una pessima sensazione.
Decise di rientrare al più presto al castello, in modo che se il suo senso di angoscia fosse peggiorato avrebbe potuto subito avvertire qualcuno.
 
Dopo qualche istante Harry si ritrovò in un vicolo buio, non poteva materializzarsi nel bel mezzo della strada rischiando di essere visto.
Indossava un paio di jeans ed una maglietta sbiadita che sembrava di qualche taglia in più rispetto a quella di cui aveva bisogno. Contemplò il suo aspetto decisamente poco professionale, specchiandosi nel vetro di una macchina.
Non sarebbe, di certo passato inosservato; avrebbe potuto prendere degli abito diversi o trasformarsi con la pozione Polisucco in qualcun altro, ma era troppo euforico per ragionare in maniera così lucida e questo lo spaventava.
Sarebbe rimasto il meno possibile all’interno del ministero, la simpatia che nutriva verso quel luogo non era aumentata nemmeno dopo aver ricevuto le scuse ufficiali da parte delle persone che vi lavoravano, e poi per quello che ne sapeva Sirius poteva essere anche andato via.
“ O potrebbe non essere tornato affatto in vita” , quella vocina maligna cominciava a stancarlo.
La mise a tacere inspirando profondamente, poi si incamminò alla volta della cabina del telefono che fungeva da ingresso per i visitatori.
Una scarica di adrenalina percorse il suo corpo, decise che non poteva più aspettare, compose il numero e ridiscese nelle viscere della terra.
 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5

…Ritengo che nel dubbio la migliore cosa da fare sia tornare sui propri passi…

Da qualche parte al quinto piano del Ministero della Magia, qualcuno osservava incredulo le proprie mani, stupito di sentirsi respirare.
I capelli neri gli incorniciavano il volto e l’espressione in cui erano concentrati i suoi occhi azzurro ghiaccio fungeva da  finestra sui pensieri che stava formulando circa l’assurdità della situazione che gli si prospettava davanti.
Aveva attraversato il velo che  aveva alle spalle ed era morto, come aveva fatto a tornare indietro?
Sirius Black era vivo, ma non aveva la più pallida idea di come fosse possibile.
Dei rumori che annunciavano l’ingresso di qualcuno nella stanza in cui si trovava, lo obbligarono ad abbandonare i propri pensieri, ed a nascondersi per evitare di essere visto.
Gli anni di latitanza lo avevano portato a sospettare di qualunque cosa, non rimaneva mai in bella vista se poteva evitarlo.
Qualche istante dopo entrarono Arthur Weasley e Kingsley Shackebolt , immersi in una fitta conversazione.
“ Ma com’è possibile che siano tornati in vita, Arthur?” chiese l’alto mago con la voce profonda.
“Non so come sia accaduto King, ma sono tutti nella mia tenda ad Hogwarts, perché stasera non fai un salto ? Remus e gli altri  saranno felici di rivederti!”
Sirius ebbe un sussulto, Moony era tornato in vita! Non era l’unico.
Un fremito di gioia invase il suo corpo, si sorprese nell’avvertire quella sensazione … Non era più abituato.
Convenne che nascondersi questa volta non sarebbe stata una mossa saggia, il suo istinto da segugio non lo aveva mai ingannato, così decise di fidarsi ancora una volta.
Uscì dal suo nascondiglio e si diresse verso le persone che gli erano state accanto gli ultimi mesi della sua vita.
Appena fu in prossimità del signor Weasley , allungò una mano e gliela posò su una spalla.
Il mago dai capelli rossi ebbe un sussulto, credeva che lui e Kingsley fossero soli. Lo aveva portato lì proprio perché la stanza era ormai inutilizzata e nessuno li avrebbe sentiti parlare; si voltò e quello che vide lo lasciò a bocca aperta: di fronte a lui si ergeva in tutta la sua magnificenza Sirius Black, più vivo che mai.
“Sirius!!” Arthur lo abbracciò.
“ Arthur, mi fa tantissimo piacere rivederti, vale lo stesso anche per te Kingsley! E non fare quella faccia, non sono uno zombie … D’altronde sono troppo bello per potere essere una creatura disgustosa come quella!”
Dopo quell’affermazione, Kingsley, ebbe la conferma di trovarsi davanti all’amico.
Superato lo sbigottimento iniziale, riprese i soliti modi pratici
“ Vieni … Dobbiamo portarti via da qui prima che ti vedano, in fin dei conti sei ancora un ricercato, senza contare che dovresti essere morto …” disse con un tono divertito.
“ Come?! Ma se Minus ha rivelato la sua vera natura e quello che è accaduto in merito all’Incanto Fidelius, io dovrei essere stato riconosciuto innocente, King!!”
“ Sì, ma non è stato formalizzato nulla, tecnicamente sei ancora colpevole, Sir.”
L’animagus era sconvolto, le leggi magiche non le avrebbe mai capite, ma in fin dei conti che gliene importava?
Lui era nato proprio per infrangerle!
Ghignò beffardo e seguì i suoi amici verso l’uscita dal ministero.
 
 
Dall’altro lato dell’edificio, Harry Potter si appiattiva contro un muro per non essere riconosciuto da Dolores Umbridge.
Non appena la donna scomparve dietro l’angolo, tirò un sospiro di sollievo, quella psicopatica lo odiava profondamente, se l’avesse beccato lì, lo avrebbe spedito ad Azkaban senza nemmeno un motivo; poi sorrise, massaggiandosi la mano destra, il ministro questa volta sarebbe stato dalla sua parte, quell’orribile donna non avrebbe potuto abusare del suo potere.
Continuò lungo la parete e finalmente giunse in prossimità dell’ascensore che lo avrebbe portato a destinazione.
Si guardò intorno per essere certo che nessuno avesse intenzione di attraversare il corridoio in quel momento e scattò verso la cabina metallica; non appena fu dentro le grate si chiusero ed una voce educata chiese all’ospite dove fosse diretto.
Harry pronunciò chiaramente “Ufficio Misteri” e mentre il marchingegno si muoveva, si augurò che nessuno interrompesse la sua corsa.
 
 
Dopo qualche minuto l’allegra combriccola, si trovò nel bel mezzo della trafficata Londra babbana.
Sirius respirò l’aria  a pieni polmoni e si beò della vista del sole, incredibile, credeva di essersene andato per sempre, invece era di nuovo lì.
Dopo qualche istante si fece coraggio e chiese delucidazioni in merito alle persone tornate in vita, quelle risposte potevano cambiargli l’esistenza, lo sapeva bene.
Allora il signor Weasley gli fece  un sunto piuttosto dettagliato al termine del quale, una sola certezza si era fatta largo nella sua mente : anche James e Lily sarebbero tornati.
“ Sirius, mi stai ascoltando? “ Arthur ruppe il flusso dei suoi pensieri.
“Si, scusa … Stavo metabolizzando … E Harry ?”
“Lo vedrai presto e potrai constatare tu stesso le sue condizioni di salute.” disse il signor Weasley con un’espressione indecifrabile sul volto.
“ Arthur, mi stai facendo preoccupare, dimmi almeno se sta bene!”
“ Potrebbe stare meglio … È tormentato dai sensi di colpa, non passa notte senza che sia svegliato da terribili incubi e mangia  a stento … Ti avverto, non ha un bell’aspetto.”
A quelle parole Sirius si sentì crollare il mondo addosso, il suo figlioccio soffriva terribilmente e sapeva che la sua morte era una delle cause del malessere che stava vivendo, sentì una morsa al petto.
Non vedeva l’ora di poterlo riabbracciare e togliergli dalla coscienza il peso della sua vita.
Questa volta niente avrebbe potuto separarli.
Rimembrava perfettamente il momento in cui aveva capito che avrebbe protetto Harry per il resto della sua vita.
Un ricordo si fece nitido nel turbinio di pensieri che gli occupavano la mente:
…“Prooooongs, guarda cos’ho comprato per Harry!!!”
Diceva mentre entrava nella casa di suo fratello; non doveva più bussare, esasperati, gli avevano regalato le chiavi.
“Ciao Pad!! Ma è una scopa??” a James brillarono gli occhi per un istante.
“Mettiti l’anima in pace amico, Lily non gli permetterà di salirci sopra prima che abbia compiuto diciotto anni, sai quanto è apprensiva!!”
I due si sedettero sul divano, rabbuiati.
“Ciao Sirius!! “ Lily entrò nella stanza con Harry tra le braccia, alla vista del padrino il bimbo inizio ad agitarsi furiosamente per essere notato.
“Dicevi che non saresti stato un buon padrino, ma il piccolo ti adora! Guardalo non vuole mai stare con me quando ci sei tu!” disse e si incupì.
Le sorrise e tese le braccia, fingendosi offesa la moglie del suo migliore amico, gli passò Harry che rideva soddisfatto di trovarsi sulle gambe della persona che preferiva.
Aveva sempre pensato che Lily e James fossero stati due irresponsabili a nominarlo suo padrino, lui che non era nemmeno in grado di badare a se stesso, come avrebbe fatto a prendersi cura di quell’essere minuscolo ed indifeso?
“Che c’è Harry?” disse James guardando il figlio che indicava con una manina paffuta la scopa che il padrino gli aveva portato in dono.
“ Non ci pensate neanche!” disse Lily in risposta allo sguardo da cuccioli di panda che i tre uomini di casa avevano sfoderato.
Dopo numerosi tentativi di convincerla, la donna cedette e si sedette sul divano sperando che il suo piccolo non si facesse male.
“Sirius, pensi che terrà la presa ?”
“Lo spero Jamie!”
Prima che i due finissero di sistemarlo sopra la piccola scopa, Harry aveva già preso il volo.
James era sbiancato nel rendersi conto che si dirigeva proprio verso la finestra aperta, con un colpo di bacchetta la chiuse, ma il pericolo non era stato debellato: se non l’avessero fermato si sarebbe schiantato! Era scattato in avanti per prendere il bimbo, però proprio in quel momento la scopa aveva accelerato il suo andamento ed aveva preso in controtempo il cercatore che non era riuscito a bloccarla.
Lily urlava in prenda ad un attacco di panico ed aveva chiuso gli occhi nell’udire la scopa infrangere il vetro.
Con un colpo di reni, Sirius era riuscito afferrare Harry per un braccio e se l’era schiacciato contro il petto prima che andasse a sbattere.
“HARRY!!” James si era precipitato verso la finestra, ma aveva ripreso a respirare quando si era accorto che in terra vi era solo la scopa e che il piccolo era tra le braccia di suo fratello.
Per una volta era contento che qualcuno fosse stato più rapido di lui.
Si guardarono, erano stati due incoscienti e si sentivano terribilmente in colpa, se fosse capitata qualcosa a quel fagottino, sarebbero morti di crepacuore prima che Lily avesse provveduto ad ucciderli con le sue mani.
Harry, però non sembrava spaventato, rideva come un matto:
era un Malandrino, non c’era alcun dubbio!
Alzò la testolina e puntò lo sguardo sul padrino che chinò il capo per osservarlo …
“Ius” disse il piccolino con una vocina di una tenerezza disarmante.
Incredulo, guardò il bimbo e poi Lily e James che sorridevano,
le lacrime iniziarono a bagnargli le guance.
“ Oh Paddy, come sei tenero! “ disse James con la chiara intenzione di prenderlo per i fondelli, “Lascia che invii un biglietto a Remus per metterlo al corrente di tutto!”
 “Prongs, se non metti immediatamente giù quella piuma, giuro che ti uccido ed appendo le tue corna al camino! “
Aveva detto e ,dopo aver lasciato il bimbo alla madre, aveva preso, come sempre, ad inseguirlo …”
 
“Sirius ?” disse Kingsley.
“Uhm … Scusate, sono un po’ assente!” l’animagus, fu riportato con i piedi per terra.
“Andiamo ad Hogwarts ,saranno tutti felici di vederti!” propose il signor Weasley.
“Ma tu stai lavorando Arthur, il capo non sarà tanto felice se ti assenti da lavoro per una motivazione così futile! “ convenne il mago.
“Non preoccuparti, Black … Sono davvero felice che si assenti per questo motivo!”
Sirius spostò lo sguardo incredulo su Kingsley.
Finalmente un ministro della magia degno della sua stima.
“Complimentoni amico!!” aveva detto con un’aria solenne che suscitò l’ilarità del diretto interessato.
Non era abituato a vedere l’animagus così serio.
“ Black, fisserò l’udienza per renderti la libertà che ti è stata negata ingiustamente, il prima possibile … Sono il ministro, ma non posso scavalcare questi procedimenti vecchi di secoli! Dopo di che, ti vorrei tra i miei Auror.”
Sirius gli rivolse uno sguardo incredulo, prima che tutto andasse a donne di malaffare, lui e James avevano seguito l’addestramento per diventare cacciatori di maghi oscuri.
Annuì entusiasta ed ottenne la promessa del ministro che sarebbe passato a trovarli in serata.
“Arthur, non posso venire immediatamente ad Hogwarts .
 Il fatto che siano tutti tornati in vita, mi ha fatto riflettere … Devo andare prima in un posto a controllare, tu vai pure … Avverti tutti del mio arrivo, se Harry dovesse vedermi all’improvviso rischierebbe un colpo al cuore!!”
Il signor Weasley annuì, sapeva dove l’uomo fosse diretto.
Lo salutò con un cenno della mano e si smaterializzò ad Hogsmeade, trovandosi di fronte un Neville decisamente troppo agitato.
 
Nel frattempo al quinto piano del Ministero della Magia, Harry aveva imboccato il corridoio che conduceva alla porta della stanza che cercava, esitò per un istante; il cuore sembrava volesse esplodergli in petto.
Entrò.
Si guardò intorno alla ricerca di un minimo movimento, un segno del passaggio del padrino, ma dovette constatare con grande amarezza che non vi era alcuna traccia di Sirius .
La stanza sembrava abbandonata da tempo, forse avevano rinunciato a quell’usanza barbara.
Rimase interdetto .
Era un bel problema, come avrebbe fatto a capire se l’animagus fosse tornato in vita o meno?
Improvvisamente comprese.
Quasi certamente il suo padrino aveva deciso di  recarsi a Godric’s Hollow, per constatare se anche suo padre e sua madre avessero avuto la stessa sorte!
Doveva sbrigarsi,  decise di allontanarsi dal Ministero e provare anche lui in quella direzione.
Percorse la strada verso l’uscita senza troppi problemi, ma quando stava per mettere piede all’interno di uno dei cunicoli della Metropolvere per abbandonare l’edificio, si sentì puntare una bacchetta contro la nuca .
Rimase immobile, la mano sulla tasca dei jeans, pronto ad ingaggiare battaglia se fosse stato necessario.
Era ancora all’interno del Ministero, come potevano i Mangiamorte essere sopravvissuti alla bonifica che il ministro aveva fatto in tutti gli uffici?
Poi improvvisamente si fece largo nella sua mente la consapevolezza che qualcuno poteva averlo seguito, lui era riuscito ad entrare e muoversi lì dentro per più di un’ora senza che nessuno lo trovasse .
Anche uno di loro avrebbe potuto fare lo stesso.
Maledizione, stava per andare dai suoi genitori, per quale assurdo scherzo del destino stava accadendo tutto questo?
Non avrebbe lasciato che lo uccidessero con tanta semplicità, avrebbe combattuto come aveva fatto con il loro padrone e se proprio doveva andare in quel modo, sarebbe morto a testa alta.
 
 
 
A Godric’s Hollow , due persone scrutavano quello che restava  della loro casa: una metà era distrutta, mentre l’altra logorata dall’abbandono che durava da lunghi anni.
L’uomo prese una delle mani della donna, poi si scompigliò distrattamente i capelli.
Erano tornati quando ormai avevano perso ogni speranza di poterlo fare, avrebbero finalmente avuto la  possibilità di stare accanto a loro figlio, di essere finalmente una famiglia, di riabbracciare i propri amici che, erano certi, avevano avuto la loro stessa possibilità di tornare sulla Terra.
La donna volse i suoi occhi smeraldo sul volto del marito, era sempre bellissimo sentire il tocco della sua mano sulla pelle.
“Lily , stai bene?” chiese quest’ultimo preoccupato.
“Si, amore …” rispose la donna, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.
Le iridi color nocciola di lui, la fissavano traboccanti di emozioni contrastanti.
“Non posso credere che siamo qui, di nuovo!“ disse l’uomo, dando sfogo a quanto tratteneva nello sguardo.
Lily annuì.
Nelle loro menti si fece largo il volto Harry nel momento prima che si immolasse per salvare il mondo.
Quanta sofferenza aveva dovuto patire il loro bambino.
“Nostro figlio non sarà più solo …” aggiunse la donna con un singhiozzo.
Si strinsero in un abbraccio senza tempo, inebriati l’uno dal profumo dell’altra .
 
Dall’altro lato della strada, alla vista di quello che stava accadendo,  un uomo crollava in ginocchio,
il bel viso rigato da lacrime di gioia.
Sirius Black si era smaterializzato nei pressi di quella che era la casa del suo amico fraterno ed incerto sul da farsi si era fermato in strada a riflettere.
E se non li avesse trovati ? Se i suoi presentimenti fossero stati sbagliati, come avrebbe potuto riprendersi dalla delusione ?
Si maledisse per averci creduto troppo, generalmente quello ottimista era Remus, non lui.
Come aveva potuto fare un errore da principiante come quello.
Essere il primogenito di un’illustre famiglia di seguaci di Voldemort, lo aveva portato  a non aspettarsi nulla da nessuna situazione. Era il suo modo di difendersi.
Non aveva avuto nemmeno quello che di più scontato esiste al mondo: l’amore dei propri genitori.
Aveva eretto una barriera che solo quei due scalmanati dei sue migliori amici erano riusciti ad infrangere, James e Remus gli avevano dato tutto l’affetto che gli era mancato.
Con una fitta al petto e la mascella che si serrava per la rabbia, il suo pensiero era andato a Peter, si era fidato anche di lui, gli aveva permesso di conoscere i suoi punti deboli, gli aveva dato la sua fiducia.
Era stato un mostro, aveva sospettato di Moony e si era aspettato che quello stupido ratto, in nome dell’amicizia che li legava desse la sua vita a garanzia di quella delle persone, che pensava entrambi amassero.
Che idiota colossale era stato.
Intanto che quei pensieri gli rabbuiavano la mente, avvertì uno strano movimento, si girò in direzione di casa Potter e rimase immobile a guardare.
Proprio di fronte a lui c’erano Lily e James.
Era successo davvero, non aveva riposto tutte le sue speranze in qualcosa che non si sarebbe mai verificato, loro erano lì ed anche lui e Remus c’erano.
Poteva ricominciare tutto da dove era terminato.
Pensò ad Harry, finalmente avrebbe avuto tutto quello che desiderava.
Il peso delle emozioni era troppo forte, cadde in ginocchio.
Le lacrime sgorgavano inesorabili e si sentiva un emerito scemo, ma non riusciva a smettere.
Sentì una mano posarsi sulla testa, era così impegnato a commuoversi che non si era reso conto di nulla.
Quel tocco era familiare, quante volte lo aveva consolato nei suoi momenti più bui.
Alzò gli occhi e si trovò ad osservare il suo licantropo preferito che commosso quanto lui guardava in direzione dei loro amici.
Si mise in piedi e lo abbracciò, talmente forte da rischiare di spezzargli qualche costola
“Si-Sirius, sono tornato in vita da poco … Così mi uccidi, guarda che sono un padre di famiglia!”
“Remus, non fare sempre il solito guastafeste, io ti dimostro il mio affetto e tu mi maltratti, sono un povero cucciolo incompreso!” e gli dedicò lo sguardo più tenero che riuscì a tirare fuori.
L’amico lo guardava sconvolto
“Incredibile, sei diventato più ruffiano di quanto già non fossi Pad e non sei mai stato un cucciolo, sei più grande di me a momenti!”
Si osservarono per un lungo istante, poi scoppiarono a ridere.
Sembrava che non fosse passato nemmeno un istante dall’ultima volta che si erano visti, erano felici allo stesso modo, nonostante nel frattempo fossero accadute cose terribili.
 
James si era sentito osservato e si era girato appena in tempo per guardare i sue due migliori amici che discutevano come una vecchia coppia di sposi dall’altro lato della strada.
Non erano cambiati affatto.
Guardò Lily raggiante, la loro vita sarebbe stata perfetta, ne era certo.



 
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6

"Non ho mai voluto che uno di voi morisse per me."

Harry Potter e i doni della morte (film)


Harry era tremendamente indeciso su come comportarsi, la pressione della bacchetta contro la sua nuca era rimasta costante nei lunghi istanti che erano trascorsi da quando se l’era sentita puntare addosso e la persona che teneva impugnata l’arma non aveva accennato a muoversi.
“Attaccare per primo non è una mossa saggia” si disse e forzò tutti  i suoi muscoli a star fermi nella stessa posizione, sperando che per il nervosismo non cedessero.
D’un tratto chi si trovava alle sue spalle tossicchiò come a volerlo invitare a girarsi.
Harry conosceva fin troppo bene quell’abitudine, chiuse e riaprì gli occhi in un moto di rassegnazione.
“Ecco, ora sono davvero fottuto” pensò, mentre si voltava all’indirizzo dell’odiosa donna vestita di rosa che lo osservava con lo sguardo perso nel vuoto.
C’era qualcosa che non quadrava in lei, non che avesse mai pensato che ci fosse.
 “ Allora avevo visto bene signor Potter, cosa la porta qui al Ministero ?”  disse con un tono di voce decisamente troppo mellifluo; a dire il vero non gliene importava nulla di cosa stesse architettando quel moccioso con le manie di protagonismo, se aveva perso l’occupazione di tutta una vita era solo a causa sua e voleva vendicarsi ; doveva solo prendere tempo in modo che tutti gli Auror fossero impegnati nella riunione con il neoeletto ministro.
Un mollaccione, a suo parere, niente a che vedere con Caramell.
Il ragazzo trasalì, era più che sicuro che non l’avesse visto quando l’aveva incrociata prima di prendere l’ascensore. Gli era passata davanti senza nemmeno un cenno a volersi voltare per vedere meglio se qualcuno fosse nascosto nell’ombra.
Un pensiero gli balenò per la mente, c’erano delle altre persone in corridoio e lei si era affrettata per non farsi vedere, probabilmente lo seguiva da tempo.
“ Mi perdoni, signora, ma non sono affari che la riguardano.”  rispose freddamente alla domanda che gli era stata posta.
Una risata strana che non apparteneva ai modi garbati di Dolores Umbridge, risuonò per l’ampio ingresso.
Ad Harry si rizzarono i peli sulla nuca , quel modo di ridere aveva un qualcosa di inquietante.
“ Bene, a dire il vero non mi interessa saperlo … Non so se ne è a conoscenza, ma a causa sua e del suo voler stare continuamente al centro dell’attenzione, sono stata sollevata dal mio incarico di sottosegretario anziano del Ministro.
Sono stata mal giudicata dai miei colleghi solo perché condividevo l’idea del Signore Oscuro di voler epurare il mondo dagli ibridi … E da lei. Non trova sia assurdo?” disse sorridendo in modo maniacale.
Il ragazzo rimase basito, non sapeva che la donna fosse stata allontanata dal Ministero, ma era al corrente delle sue “bizzarre” idee in merito a tutte le creature che non potevano essere classificate quali maghi.
Certamente aveva perso il senno e , se non c’era da stare tranquilli quando lo conservava, al momento  era paragonabile a Bellatrix Lastrange in persona in quanto a pericolosità.
“ Io credo che lei debba essere confinata in una cella ad Azkaban, dove non possa nuocere più a nessuno.”
aveva risposto, senza riflettere sulle conseguenze delle sue parole.
“ Curioso che lo dica, a dire il vero proprio qualche giorno fa è stato emesso un mandato di cattura nei miei confronti.
Converrà certamente che se devo passare il resto della mia esistenza in prigione, sia meglio farlo per la gallina piuttosto che per l’uovo.”
Harry ebbe appena il tempo di comprendere il senso che la donna aveva voluto dare a quelle parole , che cadde bocconi sul pavimento: ogni singolo muscolo del suo corpo si stava contraendo dolorosamente.
La Umbridge gli aveva scagliato contro la maledizione Cruciatus.
Si morse le labbra, non avrebbe emesso nemmeno un fiato per far godere quella specie di rospo del suo dolore.
Neville aveva ragione, doveva dargliene atto, appena aveva abbandonato i confini di Hogwarts era diventato una preda facile per chiunque volesse fargli del male, Mangiamorte e non.
Aveva scelto anche il momento più adatto per attaccarlo , la stronza, tutti i dipendenti erano riuniti per un confronto con il ministro in merito al nuovo assetto istituzionale o almeno così aveva sentito dire mentre stava imboccando l’ascensore per dirigersi verso l’uscita.
Doveva escogitare un piano per evitare di ucciderla e salvarsi la vita.
Ed a giudicare dalla smorfia sadica che si era dipinta sul viso della donna mentre incedeva verso di lui, doveva anche farlo in fretta.
 
 
Sirius e Remus che nel ritrovarsi si erano completamente dimenticati di Lily e James, si volsero di scatto e videro che entrambi li salutavano con la mano,sorridendo.
“JAMES!!!” Sirius si fiondò letteralmente tra le braccia dell’amico e per la foga caddero entrambi a terra.
Remus alzò gli occhi al cielo, prima di salutare affettuosamente Lily.
Le aveva sempre voluto un gran bene, non sapeva perché , ma in alcuni momenti lei lo capiva anche meglio dei suoi migliori amici.
Ad Hogwarts non passava giorno che non dedicassero un po’ di tempo a consolidare il loro rapporto ed erano diventati ottimi confidenti.
“Lily, sono davvero contentissimo di poterti riabbracciare!!” disse con la voce tremante per l’emozione.
“Anch’io Remus; credo tu abbia parecchie cose su cui aggiornarmi!” cinguettò la donna indicando la fede nuziale che l’amico portava al dito.
Remus avvampò e Lily rise di gusto.
“Pad, levati di dosso!!Non sei mica una piuma!!”
“Ho una linea perfetta Prongs, sei tu che sei diventato deboluccio!!”
“Ecco, non sono tornato in vita nemmeno da un’ora ed ho già voglia di menarti, cagnaccio!”
“È perché non puoi avere il mio amore che reagisci così, gelosone di un cervide!!”
“A proposito, hai notato come Remus si stia dando da fare per “salutare” Lily!” aggiunse Sirius.
James si alzò, pronto a canzonare l’amico
“Bene, bene, bene …Sono 17 anni che non ci vediamo ed invece di impedire a Sirius di uccidermi, ci provi con mia moglie, complimenti Moony!” disse battendo le mani, falsamente corrucciato.
“James, non devi dare retta a quello che partorisce la mente malata di Sirius”
“Hey! Guardate che io sono ancora qui!” disse l’animagus imbronciato, dopo aver schioccato un affettuoso bacio sulla guancia alla moglie del suo migliore amico.
“E poi sono solo galante. Vieni qui, mi sei mancato! “ disse Remus tirando James per un braccio e stringendolo a se.
“ Un momento, perché quando hai rivisto me non hai fatto tanto il sentimentale ,Remie? E perché mi lanciate gli insulti quando vi abbraccio e poi fate lo stesso tra di voi senza dire nulla??
Mi sento profondamente offeso!!”  disse Padfoot, dando loro le spalle.
Mossa decisamente sbagliata.
Dopo qualche secondo si ritrovò sdraiato a terra sotto il peso di James e Remus che ridevano come matti.
“AAARGH”
“Leva quelle chiappe da cervo dal mio stomaco, James!!”
“E tu Moony smettila di fare pressione sui miei gioielli di famiglia!!”
Si alzarono con le lacrime agli occhi, Lily li guardava incredula.
Dopo tutti quegli anni , non erano cambiati affatto.
Sorrise, le facevano davvero tenerezza.
Sirius non poteva essere più contento aveva tutto quello che desiderava o quasi … I suoi fratelli e Lily erano lì, presto li avrebbe riportati da Harry e sarebbero stati una grande famiglia.
Come se avesse letto nei suoi pensieri, Remus chiese
“Pad, dov’è Harry?”
Sirius lo guardò,incredulo
“ Pronto Remus? Hai battuto la testa?? Guarda che Harry non sa nemmeno che sono tornato in vita!”
“Quindi non è qui …” aggiunse pensieroso il lupo mannaro.
James intervenne ansioso
“ Che succede Remus ?”
Lily piantò gli occhi verdi in quelli color miele del licantropo.
“Ecco, ho ragione di credere che vostro figlio sia coinvolto nel nostro ritorno in vita … Elude le mie domande, ma non è bravo quanto voi a mentire … “ disse indicando i suoi colleghi Malandrini.
“Pensi che si sia cacciato nei guai? “ a parlare fu Lily che si era tenuta in disparte per la prima parte della conversazione.
“Non necessariamente, ma se non  è venuto qui, certamente sarà andato al Ministero per accogliere Sirius …”
L’amico lo osservava incredulo … Non aveva visto il suo figlioccio ed erano nello stesso edificio.
“ Io sono andato via con Arthur e Kingsley, è possibile che Harry sia arrivato dopo e che ci siamo mancati …” disse, pensieroso.
“ Sì, so con chi sei andato via … Ho incontrato Arthur prima di smaterializzarmi qui.”  Remus assunse un’ espressione indecifrabile, da quando la mattina gli amici del ragazzo si erano rivolti a lui, era inquieto, aveva il presentimento che dovesse accadere qualcosa da un momento all’altro. Poi , circa un’ora prima, l’incontro con Neville che tremava dalla preoccupazione tra le braccia del signor Weasley, lo aveva convinto che sarebbe dovuto andare a cercarlo .
Il paffuto ragazzo si era rifiutato di dirgli dove fosse l’amico “Non è ancora calato il sole ” si era lasciato sfuggire tra i singulti.
Così, seguendo le indicazioni di Arthur , si era recato a Godric’s Hollow con la speranza di trovarlo.
“Remus ?” la voce di Lily gli sembrò arrivare da molto lontano, la guardò ,era davvero preoccupata.
“Bene ragazzi, inutile indugiare …  Andiamo al Ministero.
Lily,conviene che tu vada ad Hogwarts, in modo che se dovessimo aver bisogno di rinforzi, tu possa avvisare gli altri.” disse con fare sbrigativo.
La giovane donna assunse l’ esatto colorito di un lenzuolo.
“Rinforzi ? Ma il pericolo non è stato definitivamente debellato con la morte di Voldemort ?” disse con un filo di voce.
Tremava, non era possibile che ci fosse ancora qualcosa ad ottenebrare la loro esistenza.
“Vedi , alcuni Mangiamorte sono sopravvissuti e vogliono uccidere Harry perché ha fatto fuori il loro capo. È  possibile che sia stato seguito fino al Ministero e … “
Remus non continuò la frase e Lily quasi si sentì mancare.
James andò in suo soccorso abbracciandola
“ Tesoro, si tratta solo di una precauzione … Non succederà nulla ad Harry, né a nessuno di noi.”
“Voglio venire anch’io. È anche mio figlio, James!” gli occhi innaturalmente grandi per via delle lacrime trattenute.
“ Lily, ti prego … Ascolta Remus, troveremo Harry e saremo da te prima che tu possa rendertene conto.”
L’uomo fissava sua moglie, supplice.
A metà tra l’infuriato ed il terrorizzato,  Lily Evans  si smaterializzò ad Hogsmeade e prese a camminare a grandi passi verso il castello, incurante del poter provocare degli attacchi cardiaci a chiunque avesse incrociato la sua strada.
“ Pronti?”  Sirius fissava Remus e James che annuirono, se fosse capitata qualcosa al suo figlioccio avrebbe distrutto mezzo mondo magico, era capace di cose inaudite quando gli venivano toccate le persone che aveva più a cuore.
I tre amici si ritrovarono davanti alla cabina telefonica che aveva usato anche Harry per entrare.
“Usiamo l’ingresso per visitatori ?”
“Sì, è più comodo e poi ormai siamo qui.”
Avevano convenuto Prongs e Padfoot in risposta alla domanda di Moony.
Si strinsero per entrare tutti nel ristretto spazio a disposizione e composero il numero per entrare.
 
I Malandrini erano tornati.
 
Harry inspirò profondamente, un’altra scarica di Cruciatus gli aveva impedito di respirare per qualche minuto.
Decise che non poteva più evitare di contrattaccare. “Stupeficium” urlò e la Umbridge venne catapultata contro una delle impalcature che erano state erette attorno alla fontana.
Kingsley voleva fare le cose in grande, aveva deciso di modificare persino le statue al centro dell’atrio in modo che tutte le creature magiche fossero poste, di fatto, sul medesimo piano.
Sentì qualcosa di umido colargli dalla tempia: sangue.
Doveva aver sbattuto la testa a terra durante la tortura e si era ferito.
Non poteva restare lì, la donna si sarebbe presto rialzata e nonostante tutto lui non voleva farle del male.
Si voltò per raggiungere la Metropolvere, quando vide tre uomini alle sue spalle che fissavano la scena, basiti.
Strinse gli occhi per mettere bene a fuoco, il sangue gli annebbiava la vista.
Vide un uomo alto, pallido, occhi chiari come il cielo che lo fissavano preoccupati .
Un tuffo al cuore e sul viso gli si aprì un enorme sorriso, Sirius Black… Allora era tornato.
Accanto a lui Remus con la stessa espressione attonita e … Suo padre.
James Potter fissava suo figlio sanguinante con una maschera di terrore dipinta in volto.
Harry non poteva crederci, era lui … Era lui per davvero … Suo padre era lì!
Iniziò a correre verso la loro direzione, completamente dimentico dell’avversaria che aveva lasciato a terra, ma che si stava riprendendo.
“ Papà, Sirius !!” gli occhi traboccanti di lacrime.
La donna, ormai di nuovo in piedi, rivolse uno sguardo nella stessa direzione in cui il ragazzo si stava spostando.
Nello stato di follia in cui si trovava non si era nemmeno resa conto di stare osservando delle persone che dovevano essere morte.
Un altro pensiero perverso le illuminò la mente, Sirius Black era un ricercato, se l’avesse ucciso e consegnato alle autorità, le avrebbero dato nuovamente il posto che le spettava.
Harry si voltò e vide la punta della bacchetta della donna puntata contro il suo padrino.
Il sangue gli si gelò nelle vene.
Rivolse un ultimo sguardo a suo padre e corse nel verso opposto a quello in cui stava andando, diretto verso la donna.
Non sarebbe successo ancora, Sirius non sarebbe morto di nuovo a causa della sua incoscienza.
“Avada Kedavra!” aveva urlato trionfante la Umbridge.
Il ragazzo, però era stato più veloce  e le aveva spostato il braccio, deviando l’incantesimo.
“HARRY!! TORNA INDIETRO!” l’animgus aveva deciso di inseguirlo, ma era stato atterrato da James, giusto qualche istante prima che un lampo di luce verde  passasse nel punto in cui prima si trovava la sua testa.
I due malandrini si guardarono tra di loro e si voltarono verso Remus che si stava portando le mani alla testa, gli occhi sbarrati dall’angoscia.
Seguirono il suo sguardo e videro Harry cadere come senza vita ai piedi della donna.
Sirius si scagliò contro di lei con una fattura tagliente e avrebbe infierito ancora se Remus non l’avesse bloccato,James nel frattempo, l’aveva legata con delle corde magiche per evitare che fuggisse.
“Lasciami.Remus. Ha colpito Harry. Deve moriree!!”
“Sir, calma. Finirà ad Azkaban e pagherà le sue colpe, poi Harry respira, guarda.”
James, aveva il figlio tra le braccia e cercava di fasciargli la testa alla buona usando delle garze che aveva fatto apparire sul momento.
 
Intanto allertati dal rumore, tutti gli Auror ed il ministro, impegnati nella riunione, si diressero nell’atrio ed inorridirono alla scena che si parò loro davanti.
Kingsley convocò immediatamente i Dissennatori che portarono via la prigioniera tra urla disperate.
Poi si avvicinò a James.
Non poteva essere lui.
L’uomo alzò lo sguardo nocciola su uno dei suoi compagni di battaglia nella prima guerra contro Voldemort.
“Sì, King sono tornato … Giusto in tempo per vedere mio figlio quasi ucciso da una psicopatica.” aveva detto furente.
“Le avevo tolto il posto di lavoro, appoggiava la campagna di epurazione di Voldemort e nel mio Ministero non c’è posto per gente simile. Lo cercava da tempo, credeva che lui fosse la causa di tutti i suoi guai.
Eravamo tutti convinti che Harry fosse ad Hogwarts e quindi lontano dalle sue grinfie. Mi dispiace James!” disse il Ministro della Magia, mortificato.
Poi chiamò a sé una ragazza, anche lei Auror e le indicò Harry.
La giovane si avvicinò a James  che tentava febbrilmente di fermare il sangue, Remus era pietrificato, mentre Sirius si malediceva per essere andato via dal Ministero troppo in fretta.
“Non  preoccupatevi, starà bene … È  una ferita superficiale, fidatevi di me, ho studiato medicina.” aveva detto la ragazza con tono rassicurante.
Poi aveva evocato degli incantesimi per curargli le ferite.
Si trattava di pratiche piuttosto dolorose, infatti il giovane emise un gemito che fece letteralmente impallidire James.
Poi finalmente aprì  gli occhi.
“Sirius !” disse, poi vide suo padre con il volto rigato dalle lacrime e fraintese
“Non è morto di nuovo per colpa mia, vero?!” era allarmato cercò disperato lo sguardo di Remus che tentò di rassicurarlo, ma aveva uno strano presentimento, voleva vedere con i suoi occhi che stesse bene; provò a sedersi; la ragazza tentava di tenerlo giù, ma lui fu più forte e quasi ricadde per il capogiro che seguì al suo gesto avventato.
Sirius lo reggeva da dietro le spalle… “ Sono qui Harry e non sono mai morto per colpa tua, quindi non provare più a fare l’eroe.” aveva detto in modo perentorio.
Harry non tentava nemmeno di non piangere, accanto a lui aveva le persone che più gli erano mancate al mondo .
Quante cose avrebbe voluto dir loro, ma nessuna parola sembrava volesse uscire dalla sua bocca.
Si limitava a guardarli, estasiato.
“ Prongs, dici che ha battuto la testa troppo forte? Non l’ho mai visto così, mi sembra rimbambito!” disse Sirius preoccupato.
“Pad ,anche tu faresti lo stesso al posto suo.” aveva risposto amorevole James.
“Harry, ignorali, dopo un po’ ti abitui ai loro discorsi senza senso!” era intervenuto Remus sghignazzando.
Il ragazzo sorrise, negli occhi verdi un po’ di luce ritrovata.
“E mia madre?” chiese timoroso.
“È  tornata in vita anche lei, piccolo, è ad Hogwarts.”
Aveva quasi diciotto anni, ma non lo infastidiva sentirsi chiamare così da suo padre.
Era davvero felice, finalmente avrebbe avuto indietro la sua famiglia, dimenticò lo scontro con la Umbridge e si abbandonò esausto alle braccia del suo ex professore di Difesa contro le Arti Oscure che prontamente lo avevano accolto mentre sveniva.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7

La visione si era dissolta, ma era riuscito a tenere con sé un pezzo dell'anima di sua madre,  che avrebbe per sempre fatto parte di lui,  una seconda spina dorsale per mantenerlo forte negli anni a venire, un secondo cuore che avrebbe battuto nel suo petto.


Lily era decisamente ansiosa, l’espressione di Remus parlava chiaro nonostante lui tentasse di apparire tranquillo.
Un brivido le percorse la schiena, non aveva senso che fosse tornata in vita se ad Harry fosse capitata qualcosa.
Non vedeva l’ora di riabbracciarlo, lo aveva lasciato che era uno scricciolo, nemmeno camminava ed ora lo avrebbe ritrovato uomo, quasi sicuramente più alto di lei.
Presa a congetturare non si era resa conto che davanti ai cancelli di Hogwarts, un uomo la osservava.
Era meravigliosa, esattamente come la ricordava : i lunghi capelli ondulati che ricadevano selvaggi sulle spalle, il naso arricciato quando formulava pensieri che non la rendevano propriamente felice, le lentiggini che le davano un’ aria da bambina  e quegli occhi color smeraldo nei quali aveva desiderato perdersi un’infinità di volte.
Severus Piton era letteralmente folgorato dalla visione che gli si era parata davanti, mentre faceva una delle sue solite passeggiate attorno al castello.
Aveva sempre amato tutto di quella donna, tranne il suo pessimo gusto in fatto di possibili canditati a compagni per il resto della vita.
Quando lei e quella sorta di sbruffone malandrino si erano fidanzati aveva creduto che la ragazza avesse perso il senno, si era detto , per tranquillizzarsi, che sarebbe durata poco ed invece eccola lì, dopo una vita ed una morte  a crucciarsi, sicuramente per lui.
Ci sarebbe dovuto essere lui al posto di James Potter.
Era davvero afflitto, si trovava a ricominciare una nuova vita con un unico pensiero a monopolizzare la sua mente: Lily Evans.
Tutto esattamente come nella vita passata.
Una parte di Severus non voleva far altro che correrle incontro ed abbracciarla, inebriandosi del dolce odore di biscotti appena sfornati che emanava; l’altra parte invece sperava che Lily non lo vedesse e proseguisse verso la sua meta senza fermarsi.
 
Come se inconsciamente, il più forte dei desideri dell’uomo avesse attirato il suo sguardo, Lily si ritrovò a fissare quello che era stato il suo migliore amico, quando una parte del suo mondo la rifiutava per quella che era.
Non era cambiato affatto dall’ultima volta che lo aveva visto, certo allora era un Mangiamorte e non poteva sapere se lo fosse ancora.
Istintivamente si ritrasse.
Severus intuiti i suoi pensieri , si fece coraggio e parlò
“Lily, non avere paura di me. Sai che non ti farei mai del male.”
“Eppure me ne hai fatto così tanto, Severus. Ti sei schierato dal lato oscuro, sei stato una delle cause per le quali non ho potuto vedere mio figlio crescere. Come puoi chiedermi di non aver paura di te ?”
Le parole della donna si conficcarono come lame nel cuore del docente di Pozioni di Hogwarts.
Sapeva perfettamente di aver sbagliato tutto, era solo un ragazzo quando aveva preso quella decisione e ciò che gli premeva era essere accettato, non gli importavano le conseguenze, voleva solo dimostrare al mondo quanto fosse potente e quale mezzo migliore se non diventare uno degli scagnozzi del cattivo del momento?
In fondo tra i buoni non aveva mai avuto amici o meglio, aveva Lily, ma quando anche lei si era resa conto che non valesse niente, se ne era allontanata.
Non aveva alcun motivo di stare dalla loro parte.
Poi la profezia e la possibilità di perdere per sempre la donna che amava.
Voldemort non avrebbe avuto alcuna pietà di lei, era la madre della creatura che lo avrebbe distrutto in più era figlia di genitori babbani.
Doveva fare qualcosa, così nell’ombra mentre tutti credevano che fosse uno sporco traditore si era alleato con il professor Silente .
Aveva fatto di tutto per salvarla da morte certa, ma purtroppo non era riuscito nel suo intento.
Quando quella notte di Halloween si era recato a Godric’s Hollow e l’aveva trovata senza vita, era morta insieme a lei anche parte della sua anima.
Ed ora ritrovarsela davanti che si ritraeva dalla paura, gli faceva troppo male. Non poteva sopportarlo.
“ Lily, le cose non sono andate come pensi. Ho provato a proteggerti, ma  Voldemort è stato più forte di me, così ho tentato di salvare Harry e mi sono impegnato fino alla morte in questa missione.
Mi sono reso odioso a tuo figlio perché vedere quegli occhi così simili ai tuoi che mi guardavano mi lacerava il cuore.
Ho agito nell’ombra e lui ha capito e mi ha perdonato.
Sono stato un vero idiota, se potessi ritornare indietro, non lascerei da parte la nostra amicizia per il potere, io continuerei a starti accanto, nonostante Potter.
Perdonami Lily. ”
Lily per la prima volta dopo tanto tempo aveva rivisto nello sguardo di Severus la stessa luce che aveva quando erano piccoli.
Era un buono e lei lo aveva sempre saputo, solo che si era travestito così bene da lupo cattivo che l’ aveva convinta lo fosse realmente.
In fondo le era sempre mancato il loro rapporto, con lui poteva parlare, lui la capiva, come solo una persona con la quale si è cresciuti insieme può fare.
Sì, avrebbe potuto dargli un’altra possibilità.
Sorrise all’indirizzo del suo compagno di giochi che la osservava ansioso.
L’uomo capì che Lily stava ponderando la possibilità di perdonarlo e già che ci stesse pensando poteva essere considerato un buon risultato.
Le si avvicinò, avrebbe voluto abbracciarla, ma per non sembrare troppo avventato, aveva deciso di limitarsi a stringerle la mano.
Era la stretta più sentita che avesse mai dato, come se attraverso quel gesto volesse esprimere tutta la gioia che gli aveva procurato il rivederla.
Si offrì di accompagnarla verso l’accampamento; lungo il tragitto Lily domandò cosa fosse accaduto alla scuola ed il professore fece un breve resoconto dei fatti.
La donna rabbrividì.
Per Harry doveva essere stato davvero difficile sopportare tutto quel peso.
Ad un tratto la mano di Piton che le sfiorava il braccio la fece riavere dai suoi pensieri, lo guardò.
L’uomo le stava indicando l’accampamento: erano arrivati.
Il primo ad entrare nella tenda Weasley fu proprio il professore, sembrava non ci fosse nessuno, così invitò anche Lily ad accomodarsi.
Era un luogo abbastanza confortevole, emanava tanto calore. Regnava un’atmosfera serena che fu interrotta dal rumore di piatti che si infrangevano.
I due ospiti si voltarono verso la fonte del rumore: Molly Weasley osservava la scena,basita.
Aveva un così caro ricordo di quella dolce ragazza che da neo mamma, durante le pause nelle riunioni dell’Ordine le chiedeva consigli su come comportarsi con il suo bimbo.
Il pensiero della donna andò subito ad Harry e pianse.
Quante volte lo aveva visto voltarsi mentre lei ed Arthur abbracciavano Ron, gli occhi lucidi e nell’animo la consapevolezza che lui non avrebbe mai sentito il calore dei suoi genitori.
“Lily!”  gridò Molly andandole incontro.
Le due si abbracciarono sorridendo tra le lacrime.
“Allora anche James e Sirius sono tornati in vita!” disse la signora Weasley.
“Sì, da come battibeccavano con Remus direi che sono più vivi che mai!” rispose Lily ridacchiando.
“Ah, l’avete già salutato? Che maleducato doveva avvertirmi subito del vostro arrivo!!!”
“Veramente è stato lui a venire da noi a Godric’s Hollow.”
“Ah, credevo stesse sistemando delle cose al castello.”
Molly era confusa, come faceva Remus a sapere che i suoi amici sarebbero tornati in vita?
Ad interrompere i suoi pensieri fu l’arrivo del marito, tra le braccia stringeva un ragazzo paffuto piuttosto pallido.
Nel vedere Lily, anche Arthur si sciolse in lacrime e dopo un lungo abbraccio fece spazio al giovane affinché si presentasse
“ Salve, io mi chiamo Neville Paciock”
“ Io sono Lily Evans, la mamma di Harry …”
“Sì, lo so … Harry teneva una sua foto sul comodino. Dormivamo nella stessa camera ad Hogwarts. È davvero un piacere immenso conoscerla!” disse, era davvero contentissimo per il suo amico. Quanto avrebbe voluto che un giorno anche i suoi genitori sarebbero stati ad attenderlo a casa.
Una fitta al cuore e gli occhi che faticavano a contenere le lacrime, lo convinsero ad abbandonare il pensiero.
Lily lo osservava con amore, era identico ad Alice, una delle sue più care amiche, ma i modi da ragazzo ben educato con i quali si rivolgeva alle persone erano gli stessi di Frank, merito senza dubbio della ferrea educazione del “colonnello” Augusta Paciock .
Sapeva che anche i suoi amici avevano perso la possibilità di fare da genitori a loro figlio quando era solo un bambino.
Quell’ignobile essere che rispondeva al nome di Bellatrix Lestrange li aveva torturati fino a farli impazzire.
Una morsa alla bocca dello stomaco accompagnò il ricordo di lei ed Alice che ridevano il giorno del suo matrimonio con Frank.
Si avvicinò al ragazzo e lo abbracciò.
“Sai, io conosco i tuoi genitori. Eravamo dello stesso anno a scuola ed io condividevo la stanza con tua madre. Rivedo molto di loro in te …” aggiunse la donna con dolcezza.
Neville, che inizialmente si era irrigidito a quell’abbraccio piano piano si lasciò andare, avrebbe voluto chiedere di Harry, ma decise di tacere per godere di quel momento.
Lily profumava di mamma.
Molly preparò un tè per la nuova arrivata intanto che lei raccontava ad Arthur di quanto le aveva detto Remus.
Il signor Weasley chiamò in adunata tutti, in modo da tenersi pronti ad un’eventuale richiesta di aiuto.
I primi ad arrivare furono i suoi figli a parte Ginny che si era attardata a terminare delle faccende al castello, poi fu la volta di Tonks che rivolse uno sguardo curioso a Lily, mentre prendeva posto accanto a lei con Ted tra le braccia ed infine giunsero la professoressa McGranitt ed il preside.
Una volta entrata nella tenda, alla vista della sua più brillante studentessa, che reggeva il confronto solo con Hermione Granger, Minerva McGranitt rimase per qualche minuto ad osservarla senza parole.
“Minerva, che piacere rincontrarti!” disse Lily sincera, mentre le si disegnava un bellissimo sorriso sulle labbra.
“Lily cara, sei tornata in vita anche tu! Il mio povero cuore non può reggere a tutto questo … “ disse l’anziana donna, emozionata mentre si sporgeva per abbracciarla.
Nella stanza rimasero tutti interdetti.
Non erano abituati alle manifestazioni d’affetto della professoressa che sembrava dura come il granito; ed in nemmeno due giorni si era commossa altrettante volte.
“Anche la persona all’apparenza più forte nasconde delle fragilità …” intervenne il professor Silente, indovinando i pensieri che aleggiavano nella mente degli altri.
Poi rivolse uno sguardo carico d’affetto alla giovane donna che lo osservava.
“Bentornata!” disse e le mise una mano sulla spalla con fare affettuoso.
Intanto Hermione, Ron e Ginny si stavano recando alla tenda.
Ginny era decisamente ansiosa, Harry non si vedeva in giro da tutto il giorno e poteva essere lui la causa della chiamata improvvisa di suo padre.
Non poteva sopportare l’idea che gli facessero del male, di nuovo.
L’immagine di Harry senza vita tra le braccia di Hagrid, la perseguitava ogni volta che chiudeva gli occhi
Un singhiozzo mal celato, attirò l’attenzione di suo fratello ed Hermione che camminavano un po’ distanti.
“Hey Ginny, stai bene ?” aveva chiesto Ron con tutta la dolcezza possibile.
L’amica nel frattempo le aveva cinto le spalle con un braccio.
“Sono preoccupata e se papà ci avesse chiamato perché è successa qualcosa ad Harry ?” disse la ragazza, gli occhi lucidi ed il respiro affannoso.
“Non preoccuparti , capisco che Harry si cacci sempre nei guai, ma magari questa volta non c’entra nulla. E poi dopo quello che è accaduto nell’ultimo anno, è  in grado di badare a sé stesso, fidati.” aveva risposto suo fratello, con un tono che sembrava volesse convincere innanzitutto se stesso e poi lei.
Ginny annuì, una brutta sensazione la accompagnava dal dopo colazione.
“Dai Ginevra , non sei mica una veggente. Non è detto che le tue cattive sensazioni corrispondano alla fine del mondo!” si era detta per mettere a tacere i suoi pensieri, in quel momento le causavano solo ansia.
Poi si voltò in cerca dello sguardo di Hermione, che prontamente rispose stringendo la presa attorno alle sue spalle.
Ginny le sorrise per ringraziarla del sostegno e lo stesso fece la ragazza, sollevata dell’averla rassicurata almeno un po’.
Non era per nulla d’accordo con quanto avesse detto il suo fidanzato, ma per non allarmare la povera Ginny, non aveva potuto ribattere.
Era da quando si conoscevano che Harry attirava catastrofi, perché quel giorno sarebbe dovuto essere diverso ?
“ Harry Potter, prima o poi ti farò fuori con le mie mani!” pensò furente.
Dopo qualche minuto erano davanti alla tenda della famiglia Weasley,  ad attenderli all’ingresso c’era anche Luna.
Entrarono e quello che videro li lasciò letteralmente senza fiato.
Una donna con una lunga chioma color rame e gli occhi smeraldo li osservava evidentemente incuriosita dal loro arrivo.
Hermione si portò una mano alla bocca, aveva già visto quella donna che ballava sotto la neve ad Hogwarts, insieme a James Potter.
Era … Lily Evans, disse in un sussurro spostando la mano e poggiandola sull’avambraccio di Ron, rimasto pietrificato.
La donna che aveva letto il suo nome sulle labbra della ragazza, fece un cenno di assenso con il capo.
La giovane l’abbracciò di slancio. Anche se non la conosceva, aveva desiderato ogni istante della sua vita, dalla prima volta che aveva sentito Harry parlare dei suoi genitori, vederla tornare in vita.
Era la cosa che l’amico più desiderava al mondo, lei e Ron lo sapevano bene.
Quel momento era uno dei più belli della sua vita.
Si allontanò dalla donna per osservarla meglio, abbandonato ogni ritegno, rideva piangendo.
“Signora Potter, sono davvero felicissima di vederla! Io sono Hermione Granger e sono la migliore amica di suo figlio …”
Lily, aveva intuito che qualcosa di grande legasse quella ragazza ad Harry .
Aveva capito dal modo in cui l’aveva stretta che era felice per lui.
Le sorrise; poi spostò lo sguardo su un ragazzo dai capelli rossi, indubbiamente figlio di Molly ed Arthur.
Era rimasto in disparte, come se non volesse credere a quello che stava accadendo.
Capì che anche lui, come Harry, aveva immaginato tante volte quel momento che non si capacitava che fosse finalmente arrivato.
Poi prese coraggio e trattenendo un singhiozzo, le prese una mano
“Io sono Ron Weasley, Harry è come un fratello per me. Non ho parole per dirle quanto sono contento di poterla conoscere!”
aveva detto affrettandosi ad asciugare una lacrima che gli bagnava la guancia.
“Il piacere è tutto mio, ragazzi. Sono contenta di vedere che mio figlio abbia accanto delle persone che gli vogliono così bene!”
Avremo tanto tempo per parlare, voglio conoscere tutti i particolari della vostra vita a Hogwarts. Conto sul vostro aiuto per conoscere meglio mio figlio!”
disse la donna sorridendo ai due migliori amici di suo figlio che annuirono entusiasti; si stava già affezionando a quei due ragazzi che aveva intuito fossero per Harry, quello che Remus e Sirius erano per suo marito.
Un pensiero andò a loro, era arrivata ad Hogwarts da tanto ed ancora non aveva ricevuto alcuna notizia. Si torse le mani con aria nervosa per poi notare una ragazza che si era tenuta in disparte, aveva i capelli rame e il colore della pelle in tinta con quello della chioma.
Ginny era paonazza dall’imbarazzo, sentiva le orecchie andarle a fuoco.
Non era preparata ad incontrare la madre di Harry e se non le fosse piaciuta?
Era una donna così affascinante e delicata e lei era così un maschiaccio che sicuramente avrebbe preferito qualcosa di meglio per suo figlio.
Impegnata a svilire ogni aspetto della sua persona, non si era resa conto che Lily le si era avvicinata.
Quando la donna le posò una mano sulla spalla, la giovane sussultò e se possibile assunse un colorito di una gradazione di rosso più intensa.
“Tu devi essere la piccola di casa Weasley … “ aveva detto Lily con fare materno.
“Sì, mi chiamo Ginny… Piacere di conoscerla, signora Potter …”
“Il piacere è mio, tesoro … Immagino che tu sia la fidanzata di Harry, giusto?” aggiunse la donna con fare malandrino.
E sì, il suo piccolo era proprio cresciuto.
A Ginny quasi venne un colpo ed alla vista del suo sguardo attonito, tutti, compresa Lily, scoppiarono a ridere.
“Sì !” disse la ragazza allentando un po’ di tensione
“Mmm, se somiglia a suo padre, ti darà del filo da torcere mia cara, ma non temere dopo un po’ si comportano  da persone civili!!“ aveva aggiunto Lily ghignando.
Ginny le rivolse un ampio sorriso.
La mamma di Harry aveva capito che si sentiva in imbarazzo ed aveva fatto in modo di farla sentire a suo agio.
Sembrava proprio una brava persona.
 
Nei pressi della stamberga strillante si sentì un sonoro crac accompagnato da qualche insulto masticato fra i denti.
“James, quello era il mio piede !! “
“Scusa Pad, dovevo vendicarmi per quello che hai fatto al mio a Godric’s Hollow!!”
“Dai ragazzi, non è il momento … Dobbiamo arrivare ad Hogwarts e mettere Harry a letto, ha bisogno di riposo!”
“Va bene mamma Remus!”
“Sirius, non costringermi a prenderti a calci in culo! “
James e Sirius si voltarono verso Remus, allibiti.
“James, ha detto culo?” disse il mago interdetto.
L’amico annuì , sconvolto.
“Come sei diventato volgareeeeeeeee!! “ aggiunsero in coro i due amici.
Remus alzò gli occhi al cielo, poi si aggiunse alle risa dei due, gli erano mancati davvero tanto.
 
Harry non aveva ancora aperto gli occhi da quando era svenuto al Ministero ed i tre lo fissarono preoccupati.
“Credo sia normale … Arthur mi ha detto che non dorme sereno da un po’, sarà esausto.” disse Sirius mentre passava una mano tra i capelli del figlioccio.
“Sì, in effetti mangia anche a stento … È ridotto ad uno straccio, spero che la vostra presenza lo aiuti a stare meglio.” aggiunse Remus mestamente.
James guardava suo figlio, le occhiaie scure risaltavano sulla sua pelle pallida, era molto magro nonostante avesse un fisico piuttosto atletico ed era davvero identico a lui.
Sorrise amorevole, poi lo prese dalle braccia di Remus per dargli il cambio e si diressero verso il castello.
Una volta giunti in prossimità dell’accampamento, James e Sirius inorridirono alla vista dei danni che erano stati fatti ad Hogwarts.
Vedere la loro scuola ridotta in quelle condizioni, faceva loro male al cuore.
Lupin si avvicinò alla tenda dei Weasley ed entrò seguito da Sirius e James con in braccio Harry.
 
Tutti gli ospiti erano riuniti in salotto, Lily stava aggiornando i ragazzi su quello che le aveva raccontato Remus e tentava di trattenere Ron che si era alzato per andarli a cercare.
Alla vista dell’amico la donna si alzò
“L’avete trovato?” chiese ansiosa.
Remus annuì, ma prima che potesse spiegarle la situazione, James fece il suo ingresso.
Lily, spostò lo sguardo da suo marito a suo figlio che era esanime tra le braccia del padre e  si sentì mancare.
Per fortuna sopraggiunse Sirius a sorreggerla
“Tranquilla Lily, Harry sta bene … È solo svenuto, ha avuto un incontro ravvicinato con una psicopatica, ma per fortuna tutto ciò che gli rimane è un piccolo trauma cranico.” disse l’uomo con tono rassicurante.
Lily, annuì poi si avvicinò a suo figlio e gli passò una mano sulla fasciatura, lo vide gemere nel sonno e gli posò un bacio tra i capelli.
Ron si avvicinò per appurare cosa fosse accaduto all’amico e poi indicò al padre la camera nella quale dormivano in modo che potesse metterlo a letto.
Una volta che Harry fu sistemato.
Le persone presenti salutarono i nuovi arrivati con grande entusiasmo e questi ultimi spiegarono cosa fosse accaduto ad Harry.
“Quell’odiosa rana, spero la lascino marcire ad Azkaban per il resto della sua vita” aveva detto Hermione, tremando per la rabbia.
I suoi amici assentirono furenti.
Messo da parte quanto accaduto nel pomeriggio, il clima si fece più disteso:
Remus presentò una imbarazzatissima Tonks a James e Lily mentre Sirius, emozionato giocava con il piccolo Ted.
“Moony, sei diventato mio cugino … Sei contento?! ” aveva detto l’animagus , ridendo dello sguardo afflitto dell’amico.
Lily fece gli onori di casa presentando gli amici di Harry al marito e quando fu la volta di Ginny, James disse estasiato
“Mio figlio ha davvero buon gusto e poi credo che sia nel DNA dei Potter avere un debole per le rosse!”  poi schioccò un bacio sulla guancia a sua moglie imbarazzata, mentre la piccola Weasley rideva di gusto, i genitori di Harry erano davvero delle persone solari ecco perché tutti ne sentivano così tanto la mancanza.
Dopo aver consumato un pasto veloce, a detta della signora Weasley, perché di sole sette portate, ed essersi intrattenuti ancora un po’ a parlare, andarono tutti a letto.
Ron cedette a James e Lily la camera che divideva con Harry, mentre Sirius, con non poche lamentele, fu lasciato sul divano
“… Ecco, sono sempre quello che viene trattato peggio … Dai Remie, vieni a farmi compagnia …” aveva detto trascinando per la collottola  un Remus afflitto che salutava con la mano sua moglie e suo figlio, come se dovesse andare al patibolo.
Una volta giunti nell’intimità della stanza i coniugi Potter si strinsero in un lungo abbraccio.
Erano esausti, che giornata ricca di emozioni.
Prima fra tutte l’aver rivisto loro figlio.
“Credo adori Sirius, quasi quanto me … “ aveva detto James mentre sollevava lo sguardo su Harry addormentato nel letto affianco.
“Spero solo che non sia un teppista come voi due!” aveva risposto Lily , acida.
“Hey … Potrei offendermi!!” aveva aggiunto Prongs mettendo il broncio.
Ghignando Lily gli aveva dato un bacio e lui si era fiondato a fare le fusa sul suo grembo.
Dopo poco il respiro della donna si era fatto regolare ed aveva capito che si era addormentata.
Ebbe una sensazione di deja vu, anche quella sera maledetta, prima dell’arrivo di Voldemort erano nella stessa posizione: sul divano accanto al camino acceso, Harry dormiva nella sua culletta.
Un brivido di nervosismo gli percorse  il corpo, quante cose si erano persi a causa di quel mostro, dall’aldilà riuscivano a vedere poco della vita del loro unico figlio, era tutto così confuso.
Scosse la testa , non doveva più pensarci, le cose sarebbero cambiate.
 Avevano un’altra possibilità e l’avrebbero usata per riappropriarsi della vita che era stata portata loro via così ingiustamente.
 
James fu richiamato dai suoi pensieri dal rumore di un corpo che si rigirava nel letto, alzò la testa per vedere se Harry stesse bene e lo vide assumere una posizione spaccaossa per poi ripiombare in un sonno profondo.
Sorrise.
Non c’erano dubbi, era proprio suo figlio.
 
 
 
 
------  Spazio di Arwen -----
 
Ciao a tutti!! Chiedo scusa per il ritardo con il quale ho aggiornato, ma è stato complesso trovare un modo per descrivere tutte le emozioni di cui è pregno questo capitolo.
Spero di aver descritto tutto nel migliore dei modi!
Innanzitutto ringrazio tutte le persone che hanno letto la mia storia e l’hanno messa tra i preferiti o semplicemente tra i racconti da tenere d’occhio!
Un grazie particolare va alle persone che hanno recensito! Apprezzo tantissimo i vostri consigli!
Ne approfitto per chiedervi un parere sui personaggi, ancora non c’è stato modo di far venire fuori a pieno il loro carattere, ma ritenete che abbiano un buono spessore o sono insignificanti ?
Thanks!
Besos!
:D

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


CAPITOLO 8

Di rado gli appartenenti ad una famiglia crescono sotto lo stesso tetto.

La notte trascorse perlopiù tranquilla, la spossatezza per la giornata appena trascorsa aveva fatto sì che tutti crollassero in un sonno profondo.
Tutti tranne uno.
Sirius Black si rigirava sul divano dove era stato confinato, incapace di addormentarsi.
“Sirius, sembra ti abbia morso una tarantola, smetti di muoverti, mi dai ai nervi ! ”aveva detto Remus esasperato.
Sbuffando l’amico provò a tranquillizzarsi, ma dopo qualche istante riprese la sua lotta contro le lenzuola.
Il licantropo accese la luce e si mise a sedere ai suoi piedi.
“Allora Pad, che succede ?”
In risposta ottenne uno sguardo tormentato eloquente più di mille parole, così esortò l’animagus a parlare.
“È che mi sembra tutto così impossibile, noi qui … Harry… Sono davvero preoccupato per lui, la nostra morte lo ha sconvolto e se questa situazione dovesse essere provvisoria … Come reagirebbe se dovesse finire tutto di nuovo?”
Remus non ci aveva pensato, era così entusiasta dell’essere ritornato che non aveva considerato la possibilità che il suo migliore amico gli presentava davanti.
Poteva essere qualcosa di momentaneo ed allora cosa sarebbe accaduto ?
Non voleva pensarci, aveva i suoi amici, la donna della sua vita e suo figlio accanto e non voleva crucciarsi del futuro , in quel momento era solo il presente ad interessargli.
“Capisco perfettamente la tua sensazione, quando sono ritornato non potevo capacitarmi che fosse accaduto realmente, poi ho sentito il calore di mia moglie ed ho sentito mio figlio mugugnare nel sonno.
Ho capito che fondamentalmente non mi importa di quello che accadrà domani, sono qui con voi, adesso ed è questo quello che conta.”
Sirius lo guardò colpito dalla determinazione con cui esprimeva i suoi pensieri, aveva sempre pensato che Remus fosse un uomo di grande intelligenza e come tale afflitto da un’ ipersensibilità a volte dannosa.
Sorrise, avrebbe tanto voluto pensarla come lui, ma gli veniva maledettamente difficile non complicarsi l’esistenza.
Era sempre stato così, avrebbe potuto asservirsi all’Oscuro Signore e mantenere i rapporti con la sua famiglia, sarebbe stato molto più semplice, invece aveva deciso di stare con lo schieramento opposto, portava orgoglioso la lettera scarlatta che i Black gli avevano appeso al collo.
Era il rampollo rinnegato, traditore del suo sangue e sbandierava fiero il titolo che tanto faticosamente si era procurato.
Il  suo essere sempre contro corrente gli aveva causato non pochi problemi e non era abituato a trattare alcuna situazione con leggerezza, come si stava sforzando di fare Remus.
Non poteva permettersi di avere aspettative di alcun tipo, di subire delle delusioni che avrebbero fatto crollare quella maschera che si era dovuto costruire per non morire di solitudine e dolore.
Doveva analizzare ogni cosa da tutte le possibili prospettive, avere sotto controllo i pro e soprattutto i contro.
In quel momento questi ultimi mettevano in gioco troppo.
Se tutto fosse finito da un momento all’altro Harry sarebbe morto di dolore e non poteva permetterlo.
“Smetti di fare il forte, sai perfettamente che hai paura anche tu che tutto finisca …” si era detto,ghignando della sua voglia di proteggersi anche da se stesso.
Doveva capire, sapere, inquadrare la situazione e salvare tutti.
Non sapeva come fare e stava letteralmente impazzendo.
“ Pad, non sei Superman … Rilassati, il mondo non conta su di te!“ aveva detto Remus intuendo perfettamente cosa l’amico stesse pensando.
Sirius lo guardò , era davvero incredibile come lo capisse al volo.
Con lui era sempre stato così , non aveva bisogno di parlare. Gli leggeva dentro, così come faceva James.
All’inizio il modo con cui riuscivano ad eludere le sue barriere di sicurezza lo spaventava, infatti aveva deciso di allontanarsene;
si era quindi trovato ancora una volta a dover affrontare tutto il casino che deriva dall’essere la pecora nera di una famosa famiglia di Mangiamorte, da solo.
Un giorno era stato attirato in una trappola, avevano deciso che il disonore che stava arrecando alla sua famiglia valesse più della sua vita.
Se Remus e James non fossero accorsi in suo aiuto sarebbe morto molto tempo prima.
Da allora erano diventati i Malandrini.
Erano gli unici a sapere che dietro alla facciata di stronzo patentato che si era costruito era una persona sensibile, disposta a tutto per a felicità delle persone che amava.
 
Annuì,quel lupastro aveva ragione doveva prendere la situazione con più tranquillità, decise che per una volta nella sua vita si sarebbe servito della  prospettiva dell’amico per osservare quanto stesse accadendo.
Sentì una mano sulla spalla e vide gli occhi color miele del suo migliore amico che lo osservavano.
Gli voleva davvero bene.
“Moony, sei proprio tenero come un orsetto gommoso!”
Remus lo guardò sconvolto, non era possibile che ricordasse come lo chiamava quella ragazza di Corvonero  con la quale era uscito un paio di volte al quarto anno e che i Malandrini avevano amorevolmente soprannominato :“zecca”.
Ripresosi dallo shock, sferrò un pugno sulla testa di Sirius che cadde bocconi sul pavimento, prima di trasformarsi in cane e leccargli tutta la faccia.
 
James non riusciva a prendere sonno, era così incredibile quello che era successo.
I suoi migliori amici erano in salotto, Lily dormiva serena accanto a lui e nell’altro letto presente nella stanza c’era suo figlio.
Non poteva essere vero.
Si alzò per scrutare Harry da vicino e gli passò una mano tra i capelli, sorridendo per quanto fossero simili ai suoi ed ugualmente insensibili al pettine.
Improvvisamente dei rumori provenienti dalla stanza principale, lo allertarono.
Quei due stavano combinando qualcosa e lui non voleva perdersela così entrò ed alla vista della faccia schifata di Remus ricoperta di bava e di Sirius che scodinzolava, iniziò a ridere rotolandosi sul pavimento.
I due Malandrini indispettiti dal comportamento del loro collega si avventarono su di lui e dopo circa venti minuti di lotta senza esclusione di colpi, si ritrovarono a fissarsi da tre punti diversi della stanza, esausti.
“Mi mancavano le nostre battaglie e tu sei sempre il solito scorretto Sirius!” aveva detto James ridendo.
Remus guardava di sbieco l’animagus che si leccava i baffi come un cucciolo soddisfatto della sua opera.
Si appollaiarono sul divano.
James volle sentire cosa fosse accaduto nella vita dei suoi due migliori amici dopo la sua morte.
Non si aspettava di sentire tante cose spiacevoli.
“Oh, beh … Io sono stato recluso 13 anni per il vostro omicidio e quello del caro Wormtail … Sai dopo aver appreso che vi avesse venduti, sono andato a cercarlo e lui ha fatto fuori tutte le persone presenti al nostro incontro e si è tagliato un dito, in modo che credessero che l’avessi annientato … Astuto il nostro Pete, eh?” disse Sirius ridendo amaramente.
James era sconvolto, Peter era uno di loro, avevano vissuto insieme un sacco di meravigliose avventure e poi aveva distrutto tutto in una sola notte.
Pad gli posò una mano sul ginocchio
“Non fare quella faccia Prongs , e poi hai qui davanti il primo uomo/cane riuscito a fuggire da Azkaban!”
“Cooosa?!” disse l’amico meravigliato, aveva sempre pensato che Sirius avesse la stoffa per diventare un fuorilegge, ma non avrebbe mai creduto che lo sarebbe diventato.
“Ebbene sì, ho avuto modo di chiarire con Moony e conoscere Harry, anche lui credeva che io fossi il vostro assassino, gli ho spiegato la faccenda e finalmente anche se nell’ombra, ho potuto fargli da padrino … Poi sono morto ed ora eccomi qui. Credo che l’interessantissimo racconto della mia vita possa considerarsi concluso.”
“Aspetta, perché hai dovuto chiarire con Remus?”
“ Perché sono un’emerita testa di bip, James … Ho pensato che fosse stato lui a rivelare a Voldemort dove si trovava la vostra casa, non sapevo del cambio del custode e non ho esitato un attimo a credere che Sirius vi avesse traditi.”
Remus si odiava tremendamente per quello che era successo, nonostante l’amico lo avesse perdonato senza rancori, lui non sarebbe mai stato in grado di farlo.
“Avanti Remie, ne abbiamo già parlato … Non tormentarti, è andata così, ma in questa nuova vita sarà tutto diverso e poi ricorda che sono stato io il primo a non fidarsi.”
Sirius non riusciva a sopportare il fatto che la persona più buona e disponibile al mondo si tormentasse.
Era stato lui l’artefice, lui aveva causato la morte dei suoi migliori amici e sua , sua soltanto era la colpa di come fosse andata la sua vita.
Non doveva farsene carico nessun altro.
James guardava i suoi migliori amici, ostentavano un’aria serena, ma lui li conosceva bene e sapeva quanto fosse grande il loro tormento.
Li abbracciò di slancio per far capire loro che non importava cosa fosse successo, non era colpa di nessuno.
“Ragazzi, abbiamo un’altra possibilità … Sono sicuro che questa volta nessuno di noi sospetterebbe degli altri e non commetteremo mai più l’errore che abbiamo fatto nel giudicare Peter, abbiamo imparato la lezione pagando un prezzo troppo alto.
Lasciamoci dietro quella brutta esperienza e cerchiamo di vivere al meglio adesso, senza rammarichi o rimpianti.”
Mentre pronunciava quelle parole, James provava mille sensazioni diverse, sperava che i suoi amici avessero condotto una vita tutto sommato serena, invece Sirius aveva vissuto 13 anni ad Azkaban e  Remus era stato logorato dai suoi sensi di colpa.
Tutto per Peter Minus.
Avrebbe desiderato vederlo e sputargli in faccia tutto quello che pensava di lui.
“Il tuo discorso mi ha fatto venire davvero la pelle d’oca, Jamie! E comunque non pensarci , quel traditore ha avuto il ben servito…” Sirius era intervenuto per sdrammatizzare, aveva notato che il tono dell’amico era cambiato quando aveva parlato di Minus.
Quella sottospecie di uomo non era degno nemmeno di essere tra i suoi pensieri.
 
James annuì, poi rivolse uno sguardo malandrino a Remus che deglutì a vuoto, sapeva che quando qualcuno dei suoi amici lo guardava in modo così interessato, doveva domandargli qualcosa che sicuramente l’avrebbe imbarazzato.
Alzò la testa dalla tazza di cioccolata che stava sorseggiando, faceva caldo, ma mai abbastanza per godere di quella bontà e rivolse di rimando un’occhiata interrogativa all’amico.
“Dimmi, come mai hai deciso di abbandonare l’abito talare e di sposarti con Tonks, credevo che non volessi … Ehm, procreare!”
Remus sputò la cioccolata che aveva in bocca proprio addosso a Sirius che corse verso il lavello della cucina urlando
“Bruciaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!”
I due Malandrini non ustionati, risero alla vista del terzo che tornava con gli abiti fumanti in salotto e giurava di cruciarli se non avessero smesso.
Poi il licantropo rispose.
“Sì, era la mia idea … Ma Dora è sempre stata testarda, mi voleva ed eccomi tra le sue “grinfie”. Lo stare con lei mi ha fatto capire che forse non sono proprio il mostro che credo di essere.
Ted è arrivato per caso, non è stato programmato; quando mi ha detto di essere incinta, ho passato i momenti più brutti della mia vita e mi sono allontanato.”
“Sei proprio idiota Moony, fattelo dire!!” Sirius lo aveva interrotto,esasperato.
“Sì, hai ragione Pad; per fortuna mi sono reso conto dell’errore e sono tornato da lei implorando il perdono.
Ho sperato con tutto me stesso di non averlo infettato e per fortuna ha ereditato solo i poteri da metamorfomagus di Dora.
Non so se proveremo ad avere un altro figlio.
Il cuore mi dice una cosa, ma la testa mi spinge verso la scelta opposta.”
“Remus, non è colpa tua se sei un licantropo. Non devi negarti la gioia di essere di nuovo padre. Hai passato tutta la tua adolescenza ad isolarti, le persone affette da licantropia non sono dei mostri.
Oggi ne abbiamo avuto la prova, quella donna che voleva uccidere mio figlio occupava un posto di tutto rispetto nel Ministero, ma hai sentito i racconti di Hermione e Ron circa la sua carriera da insegnate ad Hogwarts, è stata tremenda con tutti.
Lei è un abominio, non tu!
La società magica sta cambiando, anche il Ministero si è evoluto di parecchio.
King conosce il tuo PiccoloProbelmaPeloso eppure ti ha invitato a fare domanda per diventare Auror.
Se anche dovessi infettare uno dei tuoi figli, lo cresceresti con sani principi e non farebbe del male a nessuno.
Sentirebbe del dolore questo è vero, ma con i nuovi ritrovati della medicina il male causato dalla trasformazione verrebbe ridotto di molto!”
Dopo il monologo James era esausto e Sirius batteva le mani colpito.
“Io non voglio che ogni notte di luna piena mio figlio desideri di non essere mai nato, come è successo a me un sacco di volte, Jamie …” La nota di disperazione nella voce di Remus convinse l’amico ad abbandonare il discorso, tentare di farlo ragionare sulla sua licantropia era come sempre impossibile, lo vide rabbuiarsi.
“Beh, secondo me più che della tua progenie dovremmo preoccuparci di quella di Sirius, te li immagini tanti piccoli Padfoot ?”  aggiunse simulando che un brivido gli percorresse la schiena e ridendo come un matto.
Remus si accodò rotolandosi sul divano, mentre il diretto interessato provvedeva a colpire entrambi con due ciabatte lanciate con prodezza magistrale.
Rimasero a parlare per ore e poi si addormentarono uno sull’altro, come facevano sempre ad Hogwarts.
 
Intanto Lily, svegliata dalla caciara che i tre scalmanati stavano facendo in soggiorno, si alzò dal letto per sgridarli come faceva a scuola quando li beccava fuori dall’orario stabilito in sala comune.
Maledisse mentalmente il suo sonno troppo leggero, caratteristica che non la rendeva affatto la moglie ideale per un casinista come James Potter.
Una volta giunta nel luogo dal quale proveniva il rumore, rimase senza parole alla vista di quei tre che dormivano beatamente.
Intenerita, abbandonò il piede di guerra e fece apparire delle coperte.
Le sistemò nel migliore dei modi su quella massa informe di corpi e ritornò in camera da letto stiracchiandosi.
Richiuse la porta alle sue spalle, contenta che almeno Harry non si fosse svegliato, andò al suo capezzale e lo osservò a lungo, preoccupata.
L’espressione che aveva non era serena, probabilmente stava facendo uno dei suoi incubi.
Stando ai racconti dei suoi amici, non dormiva decentemente da mesi.
Prese una sedia e la pose accanto al letto.
Strinse nelle sue una mano di Harry per tentare di tranquillizzarlo.
Dopo qualche minuto il giovane smise di dibattersi e Lily si abbandonò alla stanchezza che stava prendendo nuovamente il sopravvento.
Posò la testa ai bordi del letto e continuando a mantenere la presa, si addormentò.
 
Harry aprì gli occhi e si ritrovò nella sua stanza immersa nei colori rosati dell’alba.
Non riusciva a ricordare il momento in cui si fosse messo a letto, a dire il vero era tutto così confuso.
Sembrava non ricordasse nemmeno quello che era accaduto negli ultimi giorni.
Improvvisamente l’incontro con Morte si fece vivido nella sua mente e terrorizzato si mise a sedere sul letto, in cerca di qualcosa che gli dimostrasse che tutto quello che aveva vissuto non era stato frutto della sua immaginazione.
Si rese conto che qualcuno gli stava stringendo la mano, posò uno sguardo sul bordo del letto e trattenne un respiro alla vista di sua madre.
Avrebbe voluto abbracciarla, svegliarla per specchiarsi nei suoi stessi occhi, ma l’unica cosa che riusciva a fare era stare immobile ad osservarla.
Era una donna meravigliosa e profumava di tutte le cose buone che esistono al mondo.
La sua presenza gli infondeva la pace che gli era per così tanto tempo mancata.
Come mai prima di allora si sentì completo; il suo cuore ,lacero dopo le perdite subite, si stava rigenerando.
Era così assorto nel contemplare la donna che non si era reso conto del fatto che anche lei lo stesse osservando.
Trasalì.
Gli occhi verde smeraldo di sua madre lo guardavano meravigliati.
Si scrutarono alla ricerca di ogni singolo particolare che li rendesse più familiari, più simili.
Era come se il tempo di fosse fermato.
Lily sorrideva alla fotocopia di suo marito che la osservava con gli occhi gemelli ai suoi, incredulo come se non avesse desiderato fare altro per tutta la vita.
Il suo piccolo Harry era di fronte a lei.
Allungò una mano per accarezzargli una guancia, al tocco con il viso del ragazzo un flashback la riportò indietro
… Era il 31 luglio di diciassette anni prima, dopo ben sette ore di travaglio era nella sua stanza al San Mungo e sorrideva esausta, cullando suo figlio.
La quiete fu interrotta dall’arrivo di James e dei suoi due migliori amici.
Suo marito era raggiante.
Sirius e Remus erano imbambolati dalla felicità e non era riusciti a far nulla se non a sorridere.
James aveva posato un bacio sulla sua testa ed aveva allungato un dito per toccare il nasino del piccolo.
Quest’ultimo, come se avesse capito che si trattava di suo padre, lo aveva afferrato e lo teneva stretto nella sua manina.
Alla vista di quel gesto James aveva iniziato a singhiozzare.
Seguito a ruota dagli altri due “maschioni” che si erano affacciati alle sue spalle.
La neo mamma aveva riso di gusto alla scena ed i tre amici indignati si erano ricomposti.
“Sei proprio insensibile, Evans!”
“No, è che mai avrei creduto di vedere iononprovoemozionidinessungenere Sirius Black, commosso!”
“ Infatti non fatene parola con nessuno ho una reputazione da difendere!” aveva detto l’uomo, mentre tentava di darsi un tono e recuperare la sua immagine virile, mettendo le mani in tasca e rivolgendo uno dei suoi soliti sguardi da bello e impossibile ad un’infermiera che sospirando era andata via.
James, Remus e Lily scuotevano il capo …
“Beh, che c’è?!” aveva risposto Sirius ghignando.
“Peccato, che abbia inviato una foto dei lacrimoni che sgorgavano dai tuoi meravigliosi occhi alla Gazzetta del Profeta, Paddy! “ lo aveva canzonato James beccandosi uno scappellotto.
Niente da fare, erano sempre i soliti.
Remus e Lily si guardarono complici, poi il licantropo si avvicinò al piccolino che dormiva e gli posò un bacio sulla testolina … Aveva un sacco di capelli.
La donna sorrise al tenero gesto dell’amico e gli prese la mano.
“Avete già scelto un nome ?” le aveva chiesto.
“ Beh, a dire il vero, no … James aveva in mente dei nomi assurdi ed ho cercato di rimandare il più possibile!!” aveva risposto ridendo e guadagnandosi uno sguardo torvo da parte di suo marito.
“Io propongo Holly!!” aveva detto Sirius, era il nome che aveva dato al suo primo pupazzo di peluche, lo adorava.
“Io ribadisco che si debba chiamare Auberon, come il cercatore dell’Inghilterra!” era intervenuto James imbronciato.
Le  altre tre persone all’interno della stanza avevano rabbrividito.
No, decisamente quello non era il nome adatto.
“Mmm… Che ne dite di Ryan?”
“ Uh Remus, anche a me piaceva un nome con la R: Reley!”
“Scordatelo, mio figlio non si chiamerà come quella sottospecie di ragazzo con cui uscivi al terzo anno!”
Lily lo guardò sconvolta, non ricordava nemmeno di aver frequentato un ragazzo che avesse quel nome.
“Ricordo tutti i nomi dei tuoi flirt ad Hogwarts, sono nella mia lista nera!” aveva detto James spavaldo.
Lily, gli aveva schioccato un bacio sulla guancia.
“Che ne dite di Ylai ?” aveva suggerito una quinta voce.
“Pete, era ora!! Che fine avevi fatto?” aveva detto James indignato che l’amico non si fosse precipitato alla notizia della nascita di suo figlio.
“Perdonami James, mi sono perso!” si era giustificato Wormtail mentre sorrideva a Lily e carezzava il pargoletto.
“Bene, ho un’idea … Uniamo le iniziali dei nomi che abbiamo proposto e vediamo che viene fuori … ” aveva proposto la donna.
“Mmm … Allora: Holly, Auberon, Ryan, Reley, Ylai … HARRY, mi sembra un nome perfetto! Che ne dite?”
Un mormorio di approvazione si levò nella stanza.
“Ti chiamerai Harry James Potter, contento amore della mamma?”
Il piccolino aveva sorriso.
Sì, quel nome gli si addiceva proprio! ...
Si rabbuiò, Peter li aveva traditi ed aveva scelto parte del nome di loro figlio.
Harry sarebbe stato distrutto dalla notizia.
Lily fu richiamata dal suo ricordo, quando il ragazzo,preso coraggio, aveva ricambiato il gesto e le aveva poggiato con delicatezza una mano sul viso, era come se temesse di romperla se avesse usato un po’ di forza in più e non poteva permettere che scomparisse di nuovo.
“Mamma …” aveva detto il ragazzo e Lily non era riuscita a reprimere le lacrime, non aveva mai avuto modo di essere chiamata così da suo figlio, prima che lei e James morissero, aveva mugugnato solo qualche parolina ed un qualcosa che vagamente ricordava il nome di Sirius, era come se si stesse rivolgendo a lei per la prima volta.
“Sì, amore … Sono qui e non ti lascerò mai più!” sentiva tutta l’emozione che provava anche lui e fu sorpresa di sentirsi abbracciare.
“Ho desiderato così tante volte di trovarti al mio risveglio, di avere un tuo abbraccio, di sentirmi chiamare amore … Non posso credere che tu sia qui.”
Mamma e figlio erano stretti allo stesso modo in cui quella maledetta notte di Halloween erano stati separati.
Harry piangeva e Lily tentava di calmarlo carezzandogli la schiena come faceva quando era piccolo, in quel momento sentiva tutta la fragilità di quel ragazzo cresciuto troppo in fretta, non poteva capacitarsi che fosse riuscito a sopportare tutto quel dolore da  solo.
Da quel momento in poi lei lo avrebbe protetto, non avrebbe più permesso che suo figlio soffrisse.
Posò il mento sul capo del figlio e si accorse che James li stava osservando dalla porta, gli sorrise e l’uomo si avvicinò.
Mise una mano sulla spalla di suo figlio che trasalì ed alzò gli occhi per ritrovarsi a fissare suo padre.
Gli rivolse un sorriso.
“Mi hai fatto perdere altri diciassette anni di vita, Harry … Mai correre incontro a psicopatiche con la bacchetta!” aveva detto James, amorevole.
Harry era arrossito.
“Sì … Sono stato uno stupido, non volevo che uccidesse Sirius, mi è sembrata l’unica cosa da fare. Scusa Papà.”
L’uomo sussultò, era la seconda volta nella sua vita che sentiva chiamarsi in quel modo, non si sarebbe mai abituato alla sensazione di gioia e di orgoglio che gli provocava.
“Sì, l’adorare quel cagnaccio porta diversi effetti collaterali!” James stava ridendo.
Harry annuì con vigore e seguì suo padre.
Erano talmente simili i due uomini della sua vita che Lily non poté fare a meno di sorridere.
Harry era davvero al settimo cielo, da quel momento sarebbe stato tutto diverso.
L’ombra delle tante cose che aveva perso che avvelenava il suo sguardo stava lasciando spazio alla luce della speranza.
Non avrebbe mai creduto di essere ancora in grado di sperare in qualcosa.
Il ricordo del contratto firmato con Morte, ottenebrò per un attimo la sua mente, poi determinato come mai era stato aveva giurato a se stesso che se fosse accaduta qualcosa, lui sarebbe stato in prima fila a combattere, lui avrebbe sacrificato la sua vita per quella delle persone che amava.
Non era più il bambino indifeso, era il salvatore del mondo magico.
Guardò sua madre e suo padre scambiarsi uno sguardo complice.
Sorrise ed una scintilla malandrina gli brillò negli occhi.
Non avrebbe mai più permesso che lo lasciassero solo.

 
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


CAPITOLO 9

Ad alcuni per essere felici, manca davvero soltanto la felicità.

 

… Guardò sua madre e suo padre scambiarsi uno sguardo complice.
Sorrise ed una scintilla malandrina gli brillò negli occhi.
Non avrebbe mai più permesso che lo lasciassero solo …

 


Presi dalla felicità di trovarsi insieme i tre parlarono a lungo.
I coniugi Potter raccontarono al figlio i tempi di Hogwarts, la loro storia d’amore e qualche aneddoto sulla sua infanzia.
Harry li ascoltava rapito, vedere sua madre e sua padre punzecchiarsi e ridere era qualcosa di meraviglioso.
“Ma parlaci di te scricciolo, che hai combinato in questi sette anni di scuola ?” la domanda di suo padre arrivò come una secchiata di acqua gelida.
Non voleva raccontar loro la sua vita, non avrebbe permesso che si sentissero in colpa per essere morti ed averlo lasciato solo, non avrebbe fatto in modo che capissero che prima di quel momento aveva desiderato ogni istante di non essere mai sopravvissuto.
Alzò lo sguardo sui suoi genitori, lo fissavano preoccupati ; erano persone estremamente intelligenti e quasi sicuramente avevano capito che non voleva rispondere.
“Beh, non vorrei annoiarvi … Non è stato nulla di speciale!“
Poi, per sfuggire ad altre domande, aveva aggiunto
“Scusate se vi lascio, ma vorrei fare una doccia prima di colazione!” e si era allontanato verso il bagno ringraziando mentalmente che non avessero assistito a tutte le sue vicissitudini dall’aldilà.
Dopo che il giovane si fu congedato, i due si scambiarono uno sguardo tetro.
Stava nascondendo qualcosa.
Uscirono dalla camera da letto e si imbatterono in una mattiniera Hermione già vestita di tutto punto.
“Buongiorno” li salutò raggiante.
“Buongiorno a te, cara …” aveva risposto Lily e James le aveva fatto un cenno con la mano.
Alla ragazza bastò un’occhiata per capire che qualcosa li turbava così chiese come fosse andato l’incontro con il suo migliore amico e quando le dissero che si era rifiutato di parlare con loro dei tempi della scuola, capì che sarebbe dovuta intervenire.
Harry Potter e la sua mania di proteggere tutti.
“Immagino che non abbia voluto parlarvene perché non vuole che vi sentiate in colpa … “ aveva esordito Hermione dopo qualche minuto di silenzio carico di aspettative da parte dei coniugi Potter.
“La sua vita è stata così terribile ?” aveva domandato Lily facendosi coraggio, certa che la risposta non li avrebbe resi felici.
“Beh, so che non ti piacerà Lily, ma devo informarvi che lui e Ron hanno beccato innumerevoli punizioni, non erano di certo quelli che si definiscono degli studenti modello! “ aveva detto Hermione tentando di stemperare la situazione e godendosi l’espressione tronfia di James e quella sconvolta della moglie.
“Ecco, ho messo al mondo un altro James Potter!!” aveva esclamato fintamente esasperata, mentre il marito rideva.
“Lasciamo da parte questa breve parentesi. Purtroppo devo dirvi che gli anni appena trascorsi non sono stati affatto facili per Harry. Sicuramente i Dursley  non gli sono stati d’aiuto nel superare i suoi momenti di difficoltà e lontano da Hogwarts viveva nel tormento.”
“Immagino che mia sorella sia stata tremenda nei suoi confronti …”
“Perdonami se ti dico queste cose Lily, so che Harry non vorrebbe che voi sapeste, ma io credo che abbiate il diritto di conoscere il perché del suo sguardo spento …”
Lily rabbrividì, ricordava perfettamente l’assenza di luce negli occhi del figlio quando aveva deciso di sacrificarsi per il bene del mondo.
James passò un braccio attorno spalle della moglie e la strinse a sé
“Avanti Hermione, dicci tutto quello che ritieni debba essere di nostra conoscenza …” aveva aggiunto, pregando di non sentire cose troppo spiacevoli.
“Bene, fermatemi se avete bisogno di qualche chiarimento.”
I Potter annuirono.
“ Meglio iniziare con quello che riguarda la famiglia: i Dursley hanno sempre odiato Harry, credevano fosse un mostro e quando da piccolino compiva delle magie inconsapevolmente, lo lasciavano a digiuno per settimane o lo riempivano di botte … “ fece una pausa per permettere ai suoi ascoltatori di assimilare la notizia.
James serrò i pugni e Lily si portò una mano alla bocca.
“Appunto mentale per Prongs : Incornare cavalla, tricheco e progenie.”
Lily fece cenno ad Hermione di proseguire e lei, non sapendo quanto avessero potuto osservare dall’altro mondo, decise di fare un excursus completo della vita di Harry; parlò loro della fama di Bambino Sopravvissuto che si era guadagnato subito dopo la loro morte, dello scontro al primo anno contro Voldemort per evitare che rubasse la Pietra Filosofale, delle malefatte compiute utilizzando il mantello dell’invisibilità di James, della riapertura della camera dei segreti  ad opera del giovane Tom Riddle e del basilisco contro il quale il suo migliore amico aveva dovuto combattere, del loro ruolo primario nella latitanza di Sirius, del torneo Tremaghi, delle visioni di Harry, del dolore dopo la morte del padrino e quella del preside, della ricerca degli Horcrux, del sacrificio che il povero ragazzo aveva deciso di compiere per salvare il mondo magico ,della sconfitta definitiva di quell’essere malvagio e dei sensi di colpa che impedivano ad Harry di andare avanti.
A fine racconto la ragazza era veramente stremata e così erano anche James e Lily obbligati ad ascoltare troppe cose spiacevoli per essere accadute ad un ragazzo di soli diciassette anni.
“Credo di aver toccato i punti salienti, per il resto ci penserà Harry … Dategli un po’ di tempo, si sbloccherà … “ aveva aggiunto la giovane indirizzando verso di loro un sorriso carico di comprensione ed affetto.
“Se prima non mi uccide e viene mandato in prigione …” aveva poi pensato, immaginando quali torture le avrebbe riservato.
“Grazie Hermione …  Sei stata gentile, rischi di discutere con lui per averci messi al corrente di quanto accaduto … Non gliene faremo parola e fingeremo di non sapere nulla fin quando non sarà lui a volercene parlare … “ avevano risposto i genitori del suo migliore amico ricambiando il sorriso.
Quando la ragazza si congedò da loro per aiutare la signora Weasley con la colazione, i coniugi ebbero qualche minuto per confrontarsi.
Loro figlio ne aveva sopportate davvero tante, passi il torneo Tremaghi , la complicità nella fuga di Sirius dai Dissennatori che volevano giustiziarlo ed anche la dura lotta contro Voldemort , ma l’essersela vista con un Basilisco era davvero troppo.
“ Evidetemente Miss Sfortuna si è innamorata di nostro figlio Lils …” aveva detto James corrucciato ed in risposta ad uno sguardo a metà tra lo scettico e l’ilare di sua moglie aveva aggiunto
“ Andiamo, tu hai mai visto un Basilisco? Sono creature mitologiche probabilmente estinte da secoli e guarda un po’ … Harry  ha dovuto combattere contro uno di questi … E’ una cosa a dir poco assurda come dire che … Che Lily Evans  a scuola stava sveglia a gironzolare per il parco oltre l’orario consentito!”
Ignorando lo sguardo di fuoco della moglie, l’uomo si compiacque del paragone, certamente non esisteva cosa più improbabile di quella per rendere l’idea.
“ Oppure è come dire che Sirius è sano di mente …”
“O che Remus non è un inutile sacco di pulci e che tuo marito è intelligente, insomma cose così Lils! “
James si volse a guardare con gli occhi ridotti a due fessure Sirius e Remus che spintonandosi si erano aggregati alla conversazione.
Temendo per la sua incolumità l’ex galeotto decise di cambiare discorso, in modo da addolcire Prongs , poteva sentirlo affilare l’ascia di guerra con i denti.
“ Allora, avete parlato con Harry ? “
“Ci ha voluto dire ben poco della sua vita … Per fortuna Hermione ci ha aiutati a capire …” avevano risposto gli amici, rabbuiandosi.
Remus ,intuito cosa stesse passando loro per la testa, aveva deciso di intervenire
“Capisco che sentire tutto quello che ha dovuto patire vi inquieti, anche per noi non è stato facile trovarcelo davanti come un uomo già vissuto quando aveva appena iniziato il terzo anno di scuola;
purtroppo la sua vita è stata molto difficile, ha dovuto affrontare tanti nemici , primo fra tutti la solitudine.
L’unica cosa che può consolarci è che ormai tutto questo appartiene al passato, ora siamo tutti qui per fargli capire che non è destinato all’infelicità e  che questo mondo nasconde del buono anche per lui.
Se Harry è quello che avete conosciuto è anche merito di tutte le brutte esperienze che ha vissuto.
Non dobbiamo essere dispiaciuti, ma orgogliosi del modo in cui è andato avanti.”
Sirius rimase colpito dalle parole dell’amico.
Remus e le sue perle di saggezza, non sarebbe mai cambiato aveva una parola di conforto per tutti tranne che per se stesso.
Un ghigno malandrino gli illuminò il volto e ,per alleggerire l’atmosfera, decise di far apparire una corona d’alloro.
Poi s’ inginocchiò e porgendola all’amico disse
“ Ecco a lei sommo filosofo, saggio poeta e maestro di vita …”
James e Lily risero di gusto ed il licantropo lo spinse facendogli perdere l’equilibrio
“ Hey Remus, non ti si possono fare nemmeno i complimenti, adesso??” aveva detto l’animagus trattenendo una risata che se gli fosse sfuggita avrebbe significato la sua fine.
Quando ci si metteva l’amico sembrava una donna nei giorni del ciclo, bastava un’unica parola sbagliata per trovarselo dietro sbraitante ed altamente intenzionato ad uccidere.
A salvare il povero Sirius fu l’arrivo di Ted che camminando il più velocemente che poteva era riuscito a sfuggire a Dora e stava andando alla ricerca del suo papà.
Non appena Remus lo vide, gli andò incontro e lo prese in braccio stampandogli un bacio sulla testolina.
Il bimbo soddisfatto della riuscita della sua missione si era acciambellato tra le braccia del padre ed aveva preso a giocare con la sua camicia e con il dito di James che mirava ad infastidirlo.
All’improvviso una voce nota lo fece agitare.
“ Papà, è una lotta persa in partenza … Non si arrabbierà mai , è talmente pacioso quando vuole che sembra un messicano nell’ora della siesta! “ Harry era sbucato dal corridoio ridacchiando.
Remus e Sirius gli avevano rivolto un sorriso a trentadue denti e lui li aveva abbracciati con affetto.
“Stai bene ?” aveva chiesto il padrino preoccupato.
Il giovane lo guardò, era esattamente come se lo ricordava.
Era stato quanto di più vicino ad un padre avesse avuto ed immaginava che non gli avrebbe risparmiato la ramanzina per aver rischiato la vita per lui.
“ Bene … Non volevo fare l’eroe, solo che non potevo permettere che ti accadesse qualcosa a causa mia … Scusa Sirius …”
L’uomo gli pose una mano sulla testa per rassicurarlo
“ Non ti preoccupare Harry, anzi grazie per aver tentato di salvarmi. Solo non farlo la prossima volta, so badare a me stesso e non voglio che tu ti faccia male!”
Notando che il figlioccio si stava rattristando aveva aggiunto
“Sai ,stavo per uccidere quell’orribile rospo quando ti ho visto cadere ai suoi piedi … Hai rischiato di dovermi portare le arance ad Azkaban!” ed era scoppiato nella sua risata tanto simile ad un latrato; dopo di che veva rivolto uno sguardo carico d’affetto ad Harry che, dimenticata la tristezza del momento precedente,lo guardava male e gli aveva dato un buffetto sulla guancia
“ E dai, un po’ di spirito!! “
“ Questa era davvero pessima Sir!” era intervenuto Remus ghignando e  guadagnandosi un bel dito medio da parte dell’animagus.
Poi rivolgendosi ad Harry aveva aggiunto, serio
“Molto furbo, davvero … Ti stavi quasi facendo ammazzare per saltare la cena, ma stamattina sei sotto la mia supervisione, quindi non costringermi ad imboccarti!”
Harry ricordò la conversazione avuta il giorno prima a colazione,doveva mangiare lo sapeva bene anche lui, solo che non aveva fame , il suo stomaco era perennemente contratto ed il solo pensiero di riempirlo di cibo gli dava la nausea.
Lily non aveva ben capito il riferimento dell’amico, così chiese delle delucidazioni ed ottenne delle risposte che non le piacquero per niente.
James , messo in allarme dal colorito paonazzo della moglie si era avvicinato di soppiatto al figlio per suggerirgli di scappare, ma era troppo tardi..
“ HARRY JAMES POTTER!!! Che diavolo vuoi fare? Devi mangiare e mettere su almeno tre chili questa settimana, ci penserò io a curare la tua alimentazione!” aveva detto la donna, risoluta.
Prongs e Padfoot si erano battuti una mano sulla fronte in segno di disperazione, Remus ridacchiava compiaciuto ed Harry era rimasto immobile a fissare la madre.
“Suvvia Lily, lascialo in pace … Non fare la mammina isterica, è grande sa badare a se stesso e sono sicuro che si sforzerà di mangiare! Vero Harry ?” James, in uno slancio di coraggio, era intervenuto in aiuto del figlio, ma se ne era pentito quando la moglie lo aveva quasi affatturato ed aveva preso a fargli un discorso sul fatto che fosse un padre degenere.
“ Promemoria per me: Mai e sottolineo mai contraddire mia madre!” aveva preso nota mentalmente il giovane, divertito dal battibecco tra i suoi genitori.
Ted che a furia di dibattersi tra le braccia del padre era riuscito ad agguantare la manica della sua maglietta, lo riscosse dai suoi pensieri.
Harry gli sorrise e presolo in braccio se lo strinse al petto.
Il piccolo,contento, gli rivolse un sonoro sbadiglio e si addormentò.
Lily ,intenerita dalla scena aveva deciso di smettere di tormentare il marito, d'altronde aveva una vita intera per poterlo fare.
“ E’ molto affezionato a te, vero?”
Harry  annuì guardando il pargoletto che dormiva beato.
“ Diciamo che la maggior parte del tempo, mi vede come un letto …” aveva risposto a sua madre.
“Nooo, non ci credo… E’ venuto a cercarti per dormirti addosso?! Ahahahahhahaha!! Tonks, l’ho trovato è in corridoio!!”
I quattro si girarono nella direzione della voce e videro Ron con la bocca impastata dal sonno stiracchiarsi e sorridere.
Poco dopo sopraggiunse Dora, trafelata
“Che peste!! Mi sono girata un attimo ed è sparito … Ma come hai fatto Harry ? Stanotte è stato inquieto ed ora dorme come un angioletto! ” aveva chiesto la donna incredula.
“Harry è diventato il suo sonnifero personale! “era intervenuto Ron, sghignazzando alla vista del rossore sulle gote dell’amico.
“Buongiorno anche a te, luce dei miei occhi!” aveva detto Remus sarcastico.
Tonks gli aveva fatto la linguaccia, prima di posargli un bacio sulle labbra.
“Ma vi sembra il momento di fare queste sconcezze!!”
“ Moony un po’ di pudore, e che diamine!!”
James e Sirius ridevano come matti per aver imbarazzato l’amico che, erano sicuri, avrebbe fatto pagar loro l’affronto molto caro.
Dora e Lily dopo essersi scambiate uno sguardo d’intesa, avevano alzato gli occhi al cielo e si erano accodate alle risate insieme ad Harry e Ron.
Una volta che Remus ebbe riacquistato un colorito normale e schiantato i suoi amici, chiese spiegazioni a Ron in merito alla sua affermazione.
“Davvero dorme sempre in braccio a lui ?”
“ Oh, si … Un po’ di tempo fa Ted si arrampicava fin sopra il letto di Harry e si posizionava sulla sua schiena per dormire … Stava tranquillo solo con lui e Ginny!” aveva detto con una nota di rammarico nella voce.
L’uomo sorrideva in direzione di Harry evidentemente a disagio per le attenzioni rivoltegli.
“Grazie per esserti preso cura di lui, nonostante tutti i tuoi problemi …” aveva detto scompigliandogli i capelli.
“Non devi ringraziarmi Remus, ho fatto in modo che io fossi per tuo figlio quello che Sirius è stato per me … E’  questo che fa un padrino, no?” aveva risposto il giovane evitando di guardare il suo adorato Padfoot che era sicuro avesse gli occhi lucidi.
“Paddy, ti è finita qualcosa in un occhio?” aveva detto James perfido.
Sirius per tutta risposta aveva ringhiato ricordando molto la sua versione canina.
Durante il battibecco tra i due amici, Ron si era avvicinato ad Harry e gli aveva chiesto cosa fosse successo al Ministero; resosi conto che fosse restio a confidarsi e stanco di tentare di estorcergli le informazioni con le buone, gli aveva tirato un forte pizzicotto sul braccio facendolo quasi ululare di dolore.
 A placare i bollenti spiriti arrivò il richiamo di Hermione per la colazione.
Tutti presero posto a tavola.
Ovviamente  i due Mandrini scapestrati, avevano fatto in modo di  mettersi dal lato del tavolo opposto a quello in cui stava Piton, il quale ne era stato tremendamente grato.
Harry si sforzò di ingoiare ben tre pancakes affogati nello sciroppo d’acero e Remus e Lily si erano complimentati per i miglioramenti.
Lui e Sirius sarebbero stati una coppia di genitori perfetta, Moony somigliava terribilmente a sua madre, mentre Pad era identico a suo padre.
Rise di gusto all’immagine di loro due pronti a rimbeccarsi per ogni minima cosa.
L’ingresso dei gemelli che si precipitarono ad esprimere i loro ossequi a James e Sirius, attirò l’attenzione di tutte le persone presenti nella stanza.
“ Siamo così onorati di avervi alla nostra tavola, nella nostra umile tenda!!”  avevano detto commossi.
“ La vostra mappa ci ha aiutati a compiere degli scherzi che resteranno nella storia di Hogwarts!” avevano poi aggiunto solennemente.
"E voi dove l’avete trovata ?” aveva chiesto James incredulo.
“Sgraffignata dall’ufficio di Gazza!” aveva risposto prontamente Fred, porgendo a Prongs la pergamena.
“Sirius, Remus ricordate quanto tempo abbiamo impiegato per far sì che funzionasse alla perfezione?” i suoi occhi brillavano al ricordare i tempi andati, tentò di rimuovere con un discreto successo che anche Peter avesse partecipato alla creazione di quel capolavoro.
“ Beh, se Remus avesse accettato di collaborare subito ci avremmo messo molto meno!” aveva aggiunto Sirius.
“Scusate se non volevo farmi espellere ed a differenza di voi due , IO possiedo un minimo di buon senso!”  Moony si era voltato verso i due amici giusto in tempo per vederli sbruffare in sua direzione.
“ Vallo a dire al tizio di Mielandia, magari il tuo buonsenso potrà ripagargli tutta la cioccolata che gli hai fatto fuori durante le nostre scorazzate notturne!” aveva detto Pad tenendosi la pancia.
Fred e George li guardavano estasiati.
“ Sapete noi abbiamo superato il vostro numero di punizioni.
In sette anni ne avete collezionate 358 e noi in sei 374 !” aveva detto orgoglioso George, guadagnandosi tutto il rispetto di James e Sirius.
Purtroppo il mal capitato Weasley, non si era reso conto che la madre stava ascoltando tutta la conversazione e si era girato infastidito quando suo fratello aveva preso a tirargli il braccio,furiosamente.
“Ehm … George ?”
“Sì ? Allora stavo dicendo ... “
“George?!”
“Sì … Un attimo. Ho finito!”
“GEORGE!!”
“CHE C’E’?!!!”
“Mamma sta per esplodere e sarebbe meglio non trovarsi qui quando lo farà!”
“VOIIIII, DELINQUENTI DA STRAPAZZO, DOVRESTE VERGOGNARVI DELLE PUNIZIONI, NON VANTARVENE!!” aveva urlato Molly in direzione dei due figli che si erano appena smaterializzati probabilmente in Antartide.
Nella sala da pranzo era piombato il silenzio;
seguito da una sonora risata e dai gemelli che dopo essere ricomparsi facevano profondi inchini di ringraziamento.
Harry poteva sentire la felicità nell’aria e sperava con tutto se stesso che sarebbe durata a lungo.
A dispetto dei tempi che sospettava, presto, non sarebbero rimasti così rosei.
Percorse il perimetro del tavolo con lo sguardo soffermandosi su Ginny che rideva con Hermione.
Accortasi di essere osservata, la ragazza alzò la testa.
Harry le sorrise ed ottenne di rimando un’occhiata furiosa.
Deglutì a vuoto … Lo avrebbe annientato in maniera molto dolorosa.
Certo Lord Voldemort aveva un suo perché come cattivo, ma non poteva di certo competere con Ginny Weasley quando era adirata.
Inspirò profondamente: non aveva scampo.

 
 
 

----- Angolino di Arwen----

Ciao a tutti!!!
Eccomi di nuovo qui, finalmente … Ci ho messo un po’, ma penso ne sia valsa la pena.
Ho inserito l’ultimo passo del capitolo precedente per rendere più lineare la lettura.
Si tratta di un brano di transizione, ho pensato fosse carino concedere a tutti i personaggi il tempo di assimilare la nuova situazione e stringere dei legami tra di essi.
Spero vivamente che sia di vostro gradimento!! J
Ad ogni modo, come avrete notato mancano ancora alcune “vittime” all’appello … Ipotizziamo che Morte abbia posto una condizione:
Il loro ritorno in vita per quello di alcuni loschi figuri.
Come vi piacerebbe continuasse la storia?
1) Riporteremo in vita tutti, accettandone le conseguenze.
2) Ci accontenteremo di quanto già accaduto, d’altronde “chi troppo vuole nulla stringe!”
Aspetto un vostro parere e vi ringrazio, come sempre, per l’attenzione che dedicate alla mia storia!
Besos
Arwen

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


CAPITOLO 10

        It’s my war.

 
[… Certo Lord Voldemort aveva un suo perché come cattivo, ma non poteva di certo competere con Ginny Weasley quando era adirata.
Inspirò profondamente: non aveva scampo.]

 
 
Terminata la colazione Lily e Dora si offrirono di dare una mano per rassettare e si misero subito all’opera.
Remus mostrò a Sirius e James  le loro postazioni per ristrutturare la scuola ed i due furono entusiasti di poter dare una mano.
Tutti i volontari erano al castello per iniziare la giornata lavorativa, tranne Harry e Ginny.
La ragazza non appena ebbe finito di mangiare, colse l’occasione per allontanarsi ed andò in camera sua.
Trovava estremamente irritante che quell’imbecille la fissasse, come sempre aveva pensato solo a lui e non al male che le avrebbe fatto se gli fosse capitata qualcosa.
Si sedette sul letto e premette le dita sulle tempie per tranquillizzarsi.
“Ginny ?” la voce che la chiamava sembrò arrivare da molto lontano, aprì gli occhi e guardò in direzione del suo ragazzo.
La rabbia le ribolliva nelle vene, avrebbe voluto affatturarlo con tutta se stessa , ma adoperando tutto il suo autocontrollo si limitò a sfoderare lo sguardo più gelido che possedeva  nel suo repertorio.
Harry rimase spiazzato, si aspettava di vederla sbraitare, ma quel silenzio era del tutto innaturale per lei; quella freddezza aveva qualcosa di inquietante.
Entrò nella stanza, certo che dirigersi con le proprie gambe nella tana del lupo non fosse una buona idea.
Si sedette accanto a lei ed ebbe la malaugurata idea di posarle una mano sul braccio.
A quel tocco Ginny si allontanò e cominciò ad inveirgli contro
“Come mai ti degni di venire a parlarmi? Non hai altro da fare oggi?E GUARDAMI NEGLI OCCHI!! Dico ti rendi conto di essere sparito tutto il giorno? Quando mio padre ci ha convocati ho pensato ti fosse accaduta qualcosa e stavo tremendamente in pena per te … Perché mi escludi dalla tua vita ?” delle lacrime cominciarono a bagnarle il viso ed Harry si sentì morire, senza pensare a quello che sarebbe potuto accadergli le prese il viso tra le mani, abbassò gli occhi su di lei e le asciugò le gote con le dita.
 “Ginny, io … Mi dispiace, non volevo farti stare in pensiero né escluderti dalla mia vita! Stanno accadendo delle cose strane in questo periodo e devo abituarmi …”
“Non tentare di farmi credere che non ne sai nulla!!! Sono davvero stanca Harry. ” disse tentando di divincolarsi dalla sua presa.
“Cosa? V-vuoi lasciarmi? “ rispose il giovane senza smettere di trattenerla.
Lei distolse lo sguardo ed una sensazione di gelo si impadronì di lui che continuò
“Ginny, ti sei stancata di me?”
A quel punto la ragazza lo guardò scandalizzata,come se avesse pronunciato una parolaccia disgustosa.
“ Non dire sciocchezze. Sono stufa del modo in cui ti ostini a trattarmi, non di te!”
“ Voglio solo proteggerti , sei molto importante per me, non voglio perderti.”
“Non sono una bambina Harry …”  disse con un tono più tranquillo ed un lieve rossore le colorò le guance, averlo a così poca distanza le faceva perdere la lucidità.
“Ok, hai ragione .. Io so cosa sta accadendo, ma non posso parlartene … Rischierei di mandare tutto all’aria. Fidati di me.”
“Va bene Harry, ma promettimi  che mi terrai al corrente dei tuoi spostamenti.
 La visione di te senza vita tra le braccia di Hagrid, mi angocia ancora … Mi è mancata la terra sotto ai piedi quando ho visto Remus che ti reggeva … Non tormentarmi  tenendomi all’oscuro di quello che fai!”
Il ragazzo fu colpito da quelle parole, Ginny era sempre restia a parlare apertamente dei suoi sentimenti  e si sentiva davvero uno stronzo per averla fatta soffrire.
“ Io … Io ti amo …” aveva aggiunto in un sussurro.
La giovane aveva sgranato gli occhi ed un sorriso radioso le si era aperto sul viso, si era alzata sulle punte ed aveva premuto le sue labbra su quelle di Harry.
Preso alla sprovvista, il giovane era rimasto immobile, ma la lingua di Ginny che percorreva il profilo della sua bocca, lo aveva riscosso, così stringendola a sé, approfondì il bacio.
Il tempo sembrava si fosse fermato, erano presi uno dal corpo dell’altra.
Harry spinse delicatamente la ragazza sul letto e continuarono a baciarsi, aveva appena iniziato a carezzarle le gambe, quando qualcuno irruppe nella stanza.
“ Harry, dico ti vuoi muovere!! Tua madre mi ha detto che eri …
CHE DIAVOLO STAI FACENDO CON MIA SORELLA ?!!”
Di tutte le persone che stavano in tenda , Ron era quella  più sbagliata che potesse coglierli in flagranza di reato.
Era sempre stato iperprotettivo nei confronti di Ginny ed aveva accettato quasi di buon grado la sua relazione con il suo migliore amico, anche se quest’ultimo dubitava avrebbe mai smesso di considerarlo un traditore.
Gli aveva persino fatto giurare che non l’avrebbe “toccata” prima del matrimonio.
“R-Ron … Non è come pensi … Aspetta cosa vuoi fare con quella bacchetta?!”
Harry temeva veramente per la sua incolumità, schioccò un bacio sulla guancia a Ginny e corse fuori dalla stanza inseguito dall’amico.
“Tesoro dove stai correndo?” aveva chiesto sua madre vedendolo affrettarsi verso l’uscita.
“Al castello. Cerco asilo politico. Ron vuole uccidermi!!!” aveva risposto suo figlio con un ghigno , senza fermarsi.
“ Harry fermati, giuro che ti amputerò solo qualcosa di cui non sarà necessario che tu ti serva!!”
Le tre donne che stavano sistemando la cucina si guardarono confuse poi videro Ginny color pomodoro avvicinarsi a loro e compresero a cosa si stesse riferendo Ron.
 
 
 
“Allora come potete vedere c’è parecchio su cui lavorare … Il castello è stato quasi distrutto.”
Sirius e James annuirono mestamente.
“Allora, quando iniziamo?” aveva chiesto il primo, vedere la scuola in quello stato proprio non gli piaceva.
A distrarre i tre amici, arrivò Harry che perso l’equilibrio cadde ai loro piedi.
Si piegarono a guardarlo con aria interrogativa.
“A-Aiuto!” disse con il fiatone, evidentemente aveva  corso a lungo.
Alla vista di un Ron paonazzo che incedeva verso di loro come un carro armato, capirono da chi stesse fuggendo il ragazzo.
Remus gli lanciò addosso un incantesimo di disillusione, mentre gli altri due Malandrini gli si paravano davanti e con l’aria più angelica che riuscirono a tirare fuori, sorrisero al nuovo arrivato.
“Avete visto Harry ?” aveva chiesto quest’ultimo, visibilmente irritato dell’esserselo perso.
“Sì, è andato di là!” aveva risposto prontamente James e mentre il tornado Weasley travolgeva tutto quello che incontrava nella direzione indicatagli, l’uomo aveva annullato l’incantesimo e teso una mano al figlio che gli aveva rivolto un sorriso raggiante.
Dopo essersi rimesso in piedi ed aver preso due grandi boccate d’aria ringraziò i suoi tre angeli custodi
“ Mi avete salvato la vita!! Quando ci si mette Ron fa davvero paura!”  aveva detto rabbrividendo, ricordava ancora le pustole che gli aveva fatto comparire sulla schiena per uno scherzo che non aveva apprezzato.
“Bene, io vado prima che ritorni!” e fece per allontanarsi prima che qualcuno lo trattenesse dal colletto della maglia, si voltò e vide che la mano che lo aveva arpionato apparteneva a Sirius.
Gli rivolse uno sguardo interrogativo.
“ Non vorrai andartene senza spiegarci perché ti inseguiva!!“ aveva detto il padrino con uno strano tono mellifluo che gli aveva fatto accapponare la pelle.
Lo avrebbe messo in imbarazzo, lo sapeva.
“ Non mi dire che gli hai fatto un altro scherzo come quello dell’altra notte! “ aveva chiesto Remus con un ghigno a metà tra lo scandalizzato ed il divertito.
“No, no la sua furia ha natura completamente diversa …” aveva risposto Harry ridendo.
“Che scherzo?! “ a James e Sirius brillavano gli occhi.
“Oh, beh … Quando Piton è tornato in vita ho pensato bene di cedergli il mio letto per dormire … Ma come avete notato, io condivido la stanza con Ron …”
“Nooooo, si è svegliato e si è ritrovato Sua Untuosità nel letto di fianco?! “ Sirius era estasiato dalla mente criminale del figlioccio, e quando quest’ultimo aveva fatto un cenno di assenso con il capo, gli aveva battuto le mani in segno di ammirazione prima di scoppiare in una sonora risata.
Intanto James con gli occhi lucidi aveva aggiunto
“Questo è mio figlio … Harry hai reso il tuo vecchio, l’uomo più felice del mondo!” ed aveva iniziato a ridere anche lui.
Il giovane rivolse uno sguardo perplesso a Remus, l’unico che in quella gabbia di matti sembrasse sano di mente che intuiti i suoi pensieri aveva detto scuotendo il capo
“Non farci caso, sembrano fortemente psicotici, ma lo sono giusto un pochino!”
“Hey!!!” I due si erano ripresi dalla crisi di risate ed avevano riassunto una postura umana reggendosi gli addominali.
Dopo aver fatto una smorfia agli amici Moony continuò
“Allora qual è il vero motivo dell’inseguimento?”
Harry assunse un colorito porpora..
“Ehm, diciamo che non ha mai accettato completamente la mia relazione con Ginny …”
“Ma l’altra sera sembrava abbastanza tranquillo quando stavate sul divano …”
“Sì, perché non ha visto che ci siamo baciati … Il suo motto è: lontano dagli occhi, lontano dal cuore!”
“Quindi stando ai fatti, vi ha beccati a fare qualcosa di sconveniente?? “aveva domandato Sirius con una punta di malizia.
“Lo sapevo che mi avrebbe fatto vergognare come un ladro …” aveva pensato Harry, rivolgendo uno sguardo torvo al padrino che ridacchiava.
“Ehm … Non proprio, ero andato da lei per chiederle scusa circa il mio comportamento di ieri .. Poi ci stavamo baciando e siamo finiti sul letto e …”
“E ?”
Pad era veramente un bastardo e James lo era ancora di più, si era avvicinato al figlio e se lo era stretto al petto dicendo
“Il mio bimbo è diventato un uomo!!!”
Alla vista dell’espressione di puro orrore di Harry, i tre Malandrini non poterono far altro che sganasciarsi dalle risate.
“Remus, ma tu da che parte stai?!” aveva chiesto indignato il ragazzo al suo ex professore che gli aveva rivolto uno sguardo di scuse ed aveva ripreso a ridere.
“Comunque no, cioè si … Insomma si, ma non con Ginny!” aveva aggiunto adoperando tutto il suo autocontrollo.
I Malandrini smisero di ridere.
“E allora Ron che vuole ?” aveva chiesto Sirius con le lacrime agli occhi per la ridarella prolungata.
“ Dicevo prima che voi mi derideste … “ e rivolse uno sguardo accusatore in loro direzione, i tre abbassarono il capo colpevoli.
“ Che Ron ci ha trovati sul letto , mentre ci baciavamo ed io avevo una mano sopra il ginocchio di Ginny … “
 “Ah, era questa la faccenda scabrosa?” James era davvero incredulo.
“Sì ed ora diciamo che vuole amputare il mio manico di scopa …” aveva detto il giovane mestamente.
“ Oh …  Harry ci devi molto più che la vita!!”   aveva convenuto Pad serio, prima che ricominciasse a scompisciarsi con gli altri.
“E loro sarebbero gli adulti …”  aveva pensato Harry con un sorriso.
“Bene, prima che io venissi a deliziarvi con  le mie disavventure, cosa stavate facendo ?” aveva chiesto per tentare di calmare le acque.
“ Niente di che cercavamo di quantificare i danni al castello e definire il piano di lavoro.” aveva risposto Moony.
“Capito, allora pregando di non incontrare Ron, mi dirigo alla mia postazione … “
“E dove si trova ?” aveva chiesto James.
“ Ala est, se vuoi aggregarti ci serve una mano!” aveva aggiunto il ragazzo speranzoso.
“Si, vengo volentieri !” James era davvero contento di trascorrere un po’ di tempo con suo figlio.
Da quando lo aveva incontrato si era reso conto che non fosse più il bambino indifeso bisognoso di protezione per il quale aveva dato la vita.
Era un uomo in tutto e per tutto ed aveva una maturità che probabilmente lui e Sirius si sarebbero sognati alla sua età.
Gli tornò alla mente il racconto di Hermione.
Quanti corpi le sue braccia avevano dovuto sorreggere, quanti pezzi di cuore aveva perso, quanto dolore quei meravigliosi occhi avevano dovuto vedere,
Erano completamente diversi da quelli di Lily, incredibilmente simili nel colore, ma la vitalità di questi ultimi sembrava mancasse nei primi.
Avrebbe tanto voluto tornare indietro per  impedire a suo figlio di crescere così in fretta.
Avrebbe voluto prendersi cura di lui, abbracciarlo, insegnargli a volare , accompagnarlo a King’s Cross il primo settembre di ogni anno di scuola.
Sperava che suo figlio,nonostante fosse completamente autosufficiente, gli permettesse di comportarsi come il padre che la prima volta che lo aveva stretto tra le braccia, sarebbe voluto diventare.
“ James ? Non temere Harry, ogni tanto si incanta!” Sirius lo stava scuotendo, capì di essersi estraniato e per confermare il suo ritorno dal mondo dei sogni decise di dare un pestone al cagnaccio che lo shekerava.
“ AHIO!!! James, giuro che prima o poi ti crucio!!!” il povero malcapitato saltellava da un lato all’altro del corridoio reggendosi un piede.
Quei due erano davvero uno spasso.
Il ragazzo sorrise in direzione del padre e insieme si recarono verso la parte del castello a loro assegnata.
Prima che sparissero dietro l’angolo la voce di Remus lo raggiunse e gli fece gelare il sangue nelle vene
“Harry, poi vorrei scambiare due chiacchiere con te.”
Il licantropo non aveva fatto alcun riferimento all’argomento del tête a tête, ma lui sapeva bene quale sarebbe stato.
Avrebbe dovuto immaginarlo che non si sarebbe bevuto le sue spiegazioni idiote con tanta semplicità, doveva inventarsi qualcosa.
James aveva notato che le parole del suo migliore amico avevano reso Harry inquieto.
“ C’è qualcosa che non va?”
Preso alla sprovvista il giovane sobbalzò, poi scosse la testa.
“Sembrava che le parole di Remus ti avessero raggelato. Sicuramente vuole parlare con te dei nostri ritorni. Ne sai qualcosa ?”
“ No, non so come siano avvenuti, ma sono contento di riavervi qui!“ aveva detto tentando di cambiare immediatamente discorso.
“Moony  ha ragione, nasconde qualcosa.” la consapevolezza che suo figlio gli stesse mentendo si era fatta largo nella sua mente e gli faceva dolere il cuore.
Si sforzò di sorridere.
La mattinata trascorse piuttosto tranquilla.
 I due Potter avevano tentato di mettere da parte le proprie inquietudini e stavano chiacchierando del più e del meno.
Harry propose al padre di organizzare una partita di Quidditch per il giorno seguente e James fu davvero entusiasta della notizia.
“ E dimmi in che ruolo giochi ?” aveva chiesto quest’ultimo, emozionato.
“ Cercatore … Credo di avercelo nel sangue!” aveva risposto Harry, sorridendo dello sguardo imbambolato di suo padre.
“E te la cavi bene ?”
“Non manca mai un boccino, è il più giovane cercatore della squadra di Grifondoro da secoli, è entrato a farne parte sin dal primo anno!!” aveva risposto una voce fuori campo.
Con un sussulto, Harry si rese conto che la voce apparteneva al suo migliore amico, il quale si stava calando verso di lui aggrappato ad una liana a mo di Tarzan.
“Cawabongaaaaaaaaa!!!”
“AHIA!!! Ron mi sei finito addosso!!!”
“ La vendetta si è compiuta!!!” aveva detto il rosso trionfante.
“Dimmi , dove diamine l’hai trovata una liana ?!” aveva chiesto Harry mentre si massaggiava poco elegantemente il fondoschiena.
“Ho trasfigurato una delle corde dell’impalcatura, elementare Pottson.”
“E da quando sei in grado di trasfigurare qualcosa Wolmes?”
A James sembrava di vedere la tipica scenetta tra lui e Sirius, sapeva perfettamente che dall’esterno doveva essere proprio in quel modo.
Ridacchiò e vide i due ragazzi arrossire e smettere di punzecchiarsi.
Poi Ron ,riassunto il suo solito colorito, aggiunse
“Ero venuto per dirvi che il pranzo è pronto, sono quasi tutti in tenda, manchiamo solo noi e Remus che ci aspetta al ponte.”
Una volta recuperato anche Moony , la combriccola si diresse verso il parco chiacchierando.
 
Improvvisamente ci fu uno svolazzo bianco e i due uomini guardarono in direzione di Harry, che non essendosi reso conto che l’amico lo guardava sconvolto, aveva preso a carezzare la sua civetta .
“ Ha-Harry, ma quella è Edvige?!”
Come se si fosse improvvisamente reso conto di stare carezzando una creatura che il suo migliore amico sapeva morta, mise su l’espressione più sorpresa che potesse avere ed esclamò
“Oh, cara cara Edvige!! Anche tu qui, in vita … Quale enorme giubilo!”
Ma perché quand’era agitato gli venivano fuori i paroloni?!
 
Remus ghignò, dopo quest’affermazione teneva Harry sotto scacco.
Si stava incasinando con le sue stesse bugie, certamente aveva dimenticato di aver detto a lui e Tonks del ritorno dell’animale.
Volse un rapido sguardo a James e dopo essersi accertato che avesse intuito le sue intenzioni, affrettò il passo seguito a ruota dall’amico.
“Ho la prova che stia mentendo, non ha visto ora Edvige per la prima volta, quando siamo tornati in vita io e Dora ce ne ha parlato. Si è fregato con le sue stesse mani!” aveva detto il licantropo con uno scintillio malandrino negli occhi.
“Sì, ne ho avuto anch’io la conferma oggi, gli ho chiesto se sapesse qualcosa, ha risposto di non essere a conoscenza di nulla e si è premurato di cambiare discorso immediatamente. Non mi piace che mio figlio mi menta, Moony.” aveva  aggiunto James con un’espressione affranta.
“Dai Prongs, sono sicuro che ci sarà una spiegazione, dovremmo estorcergliela con la forza, ma parlerà … Subito dopo pranzo gli chiederemo delle spiegazioni.” aveva concluso Remus risoluto ed il suo compare di malefatte gli aveva rivolto un mezzo sorriso.
 
Durante il pranzo, i due uomini spiegarono le loro intenzioni anche  a Sirius, il  quale aveva dato immediatamente la sua disponibilità per la missione.
Harry si sentiva decisamente osservato, sapeva che da un lato i Malandrini stavano confabulando qualcosa contro di lui e lo stesso avveniva dall’altro, Ron aveva messo al corrente Hermione della sua svista con Edvige.
Era solo questione di tempo, prima che si trovasse sotto il fuoco incrociato di milioni di domande.
 
Morte era stato più che fiscale, non poteva parlare con nessuno del loro accordo.
Nel contratto era definito chiaramente che se lui non avesse proferito parola  sarebbero tornate in vita le persone a lui care.
Ne mancavano ancora tre all’appello .
Il mago gli aveva spiegato che era necessario riequilibrare la situazione, anche qualcuno tra i “cattivi” sarebbe dovuto ritornare.
Harry aveva avuto un sussulto, non poteva far tornare indietro Voldemort e mettere a repentaglio la vita dell’intero mondo magico solo per i suoi scopi.
Intuiti i suoi pensieri il mago aveva sottolineato ancora una volta che l’Oscuro fosse sparito per sempre.
Allora il giovane aveva accettato, se per rivedere i suoi cari avrebbe dovuto affrontare Bellatrix, Nott, Greyback, Minus e tutto l’esercito dei Mangiamorte al completo,  non si sarebbe tirato indietro e questa volta avrebbe combattuto da solo, mettendo al sicuro le persone che amava.
Era la sua guerra non la loro.
 
Rabbrividì all’idea di cosa avrebbero pensato di lui i suoi amici se avessero saputo che era stato complice nel far tornare in vita alcuni dei più temibili nemici che avessero mai avuto.
Lui soltanto avrebbe pagato le conseguenze della sua scelta.
Era sicuro che a breve anche i ritorni oscuri sarebbero avvenuti, per poi chiudere il cerchio con Dobby, Moody e Cedric Diggory.
Non voleva mentire ancora, avrebbe detto loro la verità nella speranza che capissero le sue ragioni.
 
Subito dopo pranzo andò in camera dove ad aspettarlo trovò i Malandrini al completo più Ron ed Hermione.
Sorrise, il momento dell’interrogatorio era arrivato.
Si sedette di fronte a loro.
Il primo a parlare fu Remus
“ Harry, so che ti senti messo sotto assedio, ma noi siamo preoccupati per te … Vogliamo che tu sia sincero e non ti lasceremo andare fin quando non ci dirai la verità.”
si fermò in attesa di una reazione da parte del giovane che non arrivò, Harry si era limitato ad annuire.
Il licantropo fu sorpreso , sapeva quanto il ragazzo odiasse essere trattato da bambino immaturo ed essere sottoposto a controlli, quel modo di porsi era davvero strano.
“Bene, allora vuoi dirci per cortesia se sei coinvolto in questa faccenda ?” aveva chiesto con cautela.
“Sì.”  aveva risposto il giovane in maniera secca.
Si era prefissato di rispondere alle loro domande senza dare troppe informazioni.
Hermione e Remus si scambiarono uno sguardo d’intesa.
Harry sentì un’ondata di nervosismo invadergli in corpo, ma si trattenne.
Lo facevano lui.
“ Perché mi hai mentito stamattina ?” a parlare questa volta era stato James, il ragazzo poteva leggere l’accusa negli occhi del padre.
Sentì un dolore acuto in un punto imprecisato del petto; non voleva che uno degli uomini più importanti della sua vita pensasse che non fosse una persona sincera.
James non lo conosceva, non poteva sapere che aveva tergiversato per il loro bene.
Un passo del contratto si materializzò nella sua mente
“ Qualora il soggetto non rispettasse la segretezza prevista dall’accordo, i “resuscitati” morirebbero nuovamente tra atroci sofferenze.”
Un forte brivido gli scosse il corpo.
James fu tentato di avvicinarsi a lui e dirgli che andava tutto bene, poteva vedere nei suoi occhi persi nel vuoto la sofferenza che avevano procurato le sue parole; ma non poteva, dovevano sapere cosa stesse combinando ad ogni costo.
Il giovane si riscosse e rispose
“Io non l’ho fatto per il gusto di tenerti all’oscuro. Non potevo essere sincero, perché avresti continuato ad indagare ed io non posso rispondere. Mi dispiace papà.
Fidati, fidatevi di me.”
Sperava che suo padre capisse, che non lo tormentasse per sapere cosa stesse accadendo , che lo lasciasse libero di allontanarsi il più possibile da loro e smaltire il nervosismo per la poca fiducia che gli stavano accordando.
“Harry, non puoi cavartela così … Vogliamo sapere se hai dato in cambio qualcosa per il nostro ritorno.” anche Sirius aveva una nota di accusa nella voce.
Harry non poteva sopportare ancora a lungo quella situazione.
“Non ho promesso la mia vita , se è questo che vi preoccupa … Anche se avrei voluto farlo.” aveva risposto con un po’ di acidità.
I Malandrini  si guardarono sconvolti e videro gli altri due abbassare il capo.
“Voi sapevate di questa sua insana volontà ?” a Remus tremava la voce.
“Non ce ne ha mai parlato, ma bastava sentire i suoi incubi per capire che l’unica cosa che desiderava era quella.” aveva risposto Ron atono.
Harry gli rivolse uno sguardo e lo vide asciugarsi una lacrima che stava sgorgando dall’angolo del suo occhio destro.
Era arrivato davvero al punto di rottura.
“ Basta con questa tortura, basta! Sono STANCO di dover dare spiegazioni per qualunque cosa! Siete VIVI e non importa cosa io abbia dovuto dare in cambio, è un problema MIO, MIO soltanto … Non vostro!  Non posso dirvi nient’altro e speravo non fosse così difficile per voi fidarvi di me!”
 
Dopo aver sbottato quelle parole era uscito dalla tenda come una furia e si era diretto a grandi passi verso il lago.
Un’altra delle sue scenate.
Non sarebbe mai cambiato in questo, sopportava fino all’inverosimile e poi esplodeva, distruggendo tutto e tutti.
Sapeva di averli feriti, ma era il suo modo per difendersi.
Si raggomitolò nel punto in cui aveva avuto lo strano incontro qualche giorno prima e posò la testa sulle ginocchia, sperando in questo modo di far defluire un po’ di rabbia.
 
Intanto nella camera era piombato il silenzio.
Remus, Sirius e James erano rimasti visibilmente colpiti dalle parole del ragazzo e lanciavano sguardi preoccupati fuori dalla finestra.
Ron si torceva le mani nervoso ed Hermione tratteneva a stento le lascrime.
Poi il più piccolo dei maschi Weasley si fece coraggio e parlò
“Harry è fatto così … Non voleva far rimanere male nessuno, ma quando esplode lo fa con una violenza inaudita. Non parlava in maniera così “intima” con qualcuno dall’inizio della guerra. Converrete anche voi che aveva parecchi arretrati da scontare.”
“Purtroppo odia quando la gente non si fida di lui e diventa una cosa insostenibile nel momento in cui pensa che le persone a lui più care non lo ritengano in grado di assumersi la responsabilità delle sue azioni.” aveva aggiunto Hermione con voce tremante.
“ Mi rendo conto che abbiamo sbagliato completamente approccio, ma è tutto così inverosimile! Temevo che avesse fatto una sciocchezza per riaverci qui, come rinunciare alla sua vita!”
“Sembrava estremamente disposto a farlo, Remie, se non è stato così è perché non gliene è stata data la possibilità.”  Sirius si era rabbuiato nel dire quelle parole.
“Dobbiamo fargli capire che non ce l’abbiamo con lui e non siamo delusi per il suo comportamento … Credo di aver fatto trasparire troppo risentimento quando gli ho chiesto se mi avesse mentito.
Dobbiamo dargli il nostro completo appoggio!” James era intervenuto nella conversazione, non poteva permettere che suo figlio si sentisse in colpa per aver ridonato loro la vita. Era il dono più bello che gli avesse mai fatto, oltre all’essere venuto al mondo, ovviamente.
Si diede mentalmente dello stupido almeno mille volte,  i suoi improperi furono interrotti dalla voce di Ginny che aveva visto il suo ragazzo fuggire dalla tenda ed era andata a vedere cosa stesse succedendo.
“ Non è ancora il momento per parlargli, deve sbollire , prima. Tornerà quando sarà pronto ad affrontarvi senza sbraitare.”
La giovane aveva abbozzato un lieve sorriso che aveva disteso l’atmosfera nella stanza.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Intanto nel castello, una donna si alzava tremante .
Era nel bel mezzo di una battaglia, non sentiva i boati né tantomeno le urla di quelli inutili reietti che venivano sterminati.
Improvvisamente la consapevolezza di essere morta.
Tastò il suo corpo incredula.
Non sapeva quale fosse stato l’esito della guerra e doveva levare le tende da quel luogo violato da mezzosangue, ibridi e traditori.
Si affrettò verso l’uscita e passando per il cortile raccattò i gemelli Carrow, Greyback e Nott , visibilmente scossi.
Anche loro dovevano aver subito la sua stessa sorte , stava accadendo qualcosa , probabilmente il suo amato Signore, aveva deciso di riportarli in vita come premio per aver servito la sua causa.
Un brivido di eccitazione attraversò Bellatrix Black, mentre si smaterializzava nel luogo in cui, pensava, avrebbe potuto ringraziare Lord Voldemort.
 
A Malfoy Manor, un essere basso e tozzo si alzò da terra, la mano metallica ancora posata sulla sua gola.
Il ricordo di come quest’ultima aveva preso a strangolarlo gli fece compiere un rapido gesto per allontanarla il più possibile dal suo collo.
Aveva risparmiato Harry Potter ed era morto.
Aveva pagato il suo debito.
Nella speranza che l’Oscuro non si aspettasse il suo ritorno in vita, prese immediatamente la decisione di allontanarsi dal mondo magico.
Uscì dalla residenza dei Malfoy che sembrava disabitata da tempo e si smaterializzò alla periferia di Londra.
Quella era stata l’ultima magia di Codaliscia, da ora in poi sarebbe stato solo Peter Minus.
 
  
 
 
 
 
 
 
 

----- Angolino di Arwen -----

Questa volta sono stata  brava, l’attesa non è stata molto lunga!
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento!! :D
Alla fine ho optato per riportare in vita anche Dobby, Moody e Diggory .
In fin dei conti hanno perso la vita per sostenere la causa di Harry, chi più, chi meno consapevolmente.
Inoltre mi sembrava improbabile che Morte decidesse di fare questo enorme regalo al giovane Potter, senza definire un prezzo: il ritorno di alcuni Mangiamorte.
L’idea di un Minus pentito mi è venuta oggi, mentre scrivevo … Vedremo in seguito se gli sarà concesso avere questo ripensamento.
Come sempre ringrazio di cuore tutte le persone che hanno recensito (ed hanno risposto alla domanda  posta alla fine del capitolo precedente) e quelle che hanno anche solo letto la mia storia!!
Besos
Arwen ;)

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


CAPITOLO 11


Il desiderio ci sostiene e ci crocifigge, portandoci ogni giorno sul campo di battaglia.

 
[Uscì dalla residenza dei Malfoy che sembrava disabitata da tempo e si smaterializzò alla periferia di Londra.
Quella era stata l’ultima magia di Codaliscia, da ora in poi sarebbe stato solo Peter Minus.]


La dimora dei Riddle si ergeva su una collinetta che dominava il piccolo borgo di Little Hampleton.
Disabitata da secoli conservava solo l’ombra della magnificenza che un tempo aveva posseduto.
L’esterno della tenuta era stato abbondantemente scorticato dalle intemperie, non vi era nemmeno più traccia di quello che doveva essere stato l’intonaco.
Le finestre erano tutte sprangate ed il cortile, un tempo ben curato, era ricoperto da erbacce che ormai crescevano indisturbate.
Nessun babbano osava nemmeno rivolgere lo sguardo verso la struttura da quando i proprietari erano stati trovati senza vita.
L’ondata di dicerie circa la presenza di spiriti malvagi che avevano provveduto ad uccidere la nobile famiglia aveva subito un brusco arresto dopo qualche decennio dall’accaduto.
Inutile dire che la morte del custode di casa Riddle, in circostanze sconosciute, mise nuovamente in allerta gli abitanti del paesino.
Sicuramente qualcosa di oscuro si nascondeva in quella dimora fatiscente, ma nessuno tra coloro privi di poteri magici era intenzionato a scoprirlo.
I maghi dal canto loro, conoscevano bene la storia dei proprietari di quella casa, il giovane Tom altri non era che il padre del mago più oscuro mai esistito.
Possedevano quindi motivazioni ben più solide per starne lontani.
Con il tempo la casa divenne un’oscura presenza a far da spettatrice alle vicissitudini del villaggio.
Era universalmente riconosciuto che Voldemort provasse puro ribrezzo nei confronti degli esseri non magici, motivo per il quale nessuno avrebbe mai sospettato che il centro di comando dell’esercito oscuro si trovasse proprio nella casa del padre che tanto aveva odiato.
 
Dopo la sua caduta, i seguaci rimasti ne avevano fatto un nascondiglio per sfuggire ad Azkaban ed ordire piani per vendicarlo.
Bellatrix Black si materializzò davanti alla porta di ingresso con al seguito gli altri mangiamorte tornati in vita.
Come la casa, un tempo era stata bellissima, ma la prigionia l’aveva logorata sia nell’ aspetto che nella psiche.
Diede una rapida occhiata intorno, vi era un’atmosfera strana ed una sensazione per niente piacevole si impadronì di lei.
Si affrettò ad entrare.
Avery figlio stava piantonando l’uscio e nel vedersi davanti una donna che credeva morta pensò che si trattasse di una burla di poco gusto da parte degli Auror, i quali non solo li avrebbero arrestati, ma si stavano divertendo a prendersi gioco di loro.
Dopo la caduta del loro Sire, i maghi della luce spadroneggiavano su tutto il mondo magico.
“Sono arrivati gli Auror!! Venite a darmi una mano!!” urlò senza staccare lo sguardo dall’ospite e con la bacchetta ben stretta in mano.
Sul volto di Bellatrix si dipinse un’espressione di puro disgusto, si avvicinò al uomo vestito di nero e a pochi centimetri dal naso gli sussurrò
“Prova a dire ancora una volta che sono un’Auror ed io ti prometto che ti squarterò lentamente davanti agli occhi di tuo padre.”
Avery rabbrividì, avrebbe riconosciuto quella voce melliflua e terrificante ovunque.
Sgranò gli occhi e riuscì a balbettare
“M-Ma tu sei stata u-uccisa!”
“Come sei acuto Avery … “ intervenne Alecto Carrow che aveva fatto il suo ingresso seguita dal fratello, Greyback  e Nott.
Il giovane era sempre più incredulo.
“Ma come diamine avete fatto?” aggiunse con un tono leggermente più acuto del normale.
“Mi domando come mai l’Oscuro Signore non ti abbia ancora fatto fuori, la tua stupidità è a dir poco irritante! “ aveva convenuto Amycus.
“Com’è ovvio che sia, ci ha riportati indietro lui.” aveva concluso Bellatrix gelida.
“Questo non è possibile.”
Avery aveva abbassato gli occhi.
Nel frattempo alle sue spalle erano comparsi gli altri mangiamorte che confusi facevano saettare i loro sguardi dalle persone sull’uscio a lui.
“Vuoi forse insinuare che non ne saremmo degni ?!” aveva detto Greyback ringhiando.
“Il Signore Oscuro è stato battuto. Harry Potter l’ha ucciso, dopo aver distrutto tutti i suo Horcrux, non tornerà mai più.” aveva risposto Avery.
Bellatrix era rimasta pietrificata.
Non era possibile, non il suo amato Signore.
Non avrebbe mai potuto lasciarla, era il più grande mago mai esistito .
Non sarebbe mai potuto morire per mano di quello sporco mezzosangue privo di alcun talento.
Emise un urlo che fece gelare il sangue nelle vene dei presenti.
“SEI SOLO UNO SPORCO BUGIARDO!!” aveva detto con gli occhi fuori dalle orbite per poi correre alla ricerca del padrone nelle sue stanze.
Non trovò nessuno.
Gli occhi le caddero su una pagina di giornale nella quale troneggiava il titolo
 “HARRY POTTER TRIONFA SU COLUI-CHE-NON-DEVE-ESSERE-NOMINATO. IL MONDO MAGICO E’ LIBERO!!”
La prese in mano e la accartocciò in segno di stizza.
Dopo aver visto le prove che attestavano la veridicità di quanto detto da Avery, esausta si lasciò cadere su quella che una volta era la poltrona di Voldemort.
Se era tornata in vita un motivo doveva pur esserci, probabilmente le cose non erano andate come dovevano.
Si alzò e ridiscese al piano di sotto.
 
 
“Questa nullità ha detto il vero. “  iniziò rivolta agli altri mangiamorte, che la guardarono con una maschera di orrore al posto del volto.
Poi rivolgendosi agli altri aggiunse
“Non state lì impalati, dobbiamo progettare un omicidio.”
“Sto venendo a prenderti Harry Potter!”
Ed un ghigno malvagio le deformò il volto.
 
 
Ad Hogwarts l’oggetto dei pensieri di Bellatrix, osservava il lago mestamente.
Era davvero troppo chiedergli di sopportare quell’interrogatorio, ma per chi diavolo lo avevano preso?
Dovevano sempre rinfacciargli qualcosa, dirgli che aveva sbagliato, ma non potevano limitarsi semplicemente a ringraziare ed essere felici?
No, dovevano necessariamente complicare le cose, come se non si sentisse abbastanza in colpa per aver dovuto accettare di far tornare in vita dei mangiamorte e scegliere chi,tra coloro che avevano combattuto dalla sua parte, dovesse subire la loro stessa sorte , aveva chiesto di riportare indietro tutti, ma non era stato possibile.
Il suo pensiero andò ai suoi compagni di scuola che durante quella guerra erano morti ingiustamente ed il volto sorridente di Colin Canon divenne vivido nella sua mente.
Era solo un ragazzino eppure aveva dato la vita per una causa ben più grande di lui. Non avrebbe mai dimenticato i suoi occhi vacui puntati ad un cielo che non avrebbe mai più rivisto.
Iniziò a tremare, una rabbia incontenibile si stava impadronendo di lui.
Si alzò e cominciò a sferrare pugni contro l’albero che gli si trovava di fianco.
Quando le nocche furono completamente ricoperte di sangue si lasciò andare e cadde con un tonfo sull’erba, il volto rigato dalle lacrime e, con un’ondata di gelo ad invadergli il corpo, giunse la consapevolezza che,nonostante tutto, non sarebbe mai stato libero dai sensi di colpa.
“Se tu non fossi nato, non sarebbe successo tutto questo Harry. E’ solo colpa tua.”
Come a sottolineare l’esattezza della sua constatazione la voce della sua coscienza riprese a tormentarlo.
Chiuse gli occhi e respirò profondamente.
“Conserva questa rabbia per lo scontro con Bellatrix ...” si disse.
Sapeva che presto o tardi lo avrebbe cercato ed allora avrebbe combattuto da solo, senza più nessuno a frapporsi tra lui e Morte e se il mago avesse voluto portar qualcuno con sé avrebbe trovato solo i seguaci di Voldemort ad attenderlo o lui nella peggiore delle ipotesi.
Impegnato ad elaborare questo genere di pensieri non si era reso conto che al suo fianco si era accomodato qualcuno.
 
Sentì una mano fredda sfiorare le ferite sul dorso della mano sinistra e trasalì, alzandosi di botto e riaprendo gli occhi.
Sua madre lo osservava con gli occhi lucidi.
Avrebbe preferito morire piuttosto che leggere quella sofferenza in quegli occhi gemelli ai suoi.
Ritrasse la mano e chiese con voce tremante
“Da quanto tempo sei qui, mamma ?”
“Ti ho seguito subito dopo che sei uscito dalla tenda, tuo padre mi aveva accennato cosa avessero in mente e nonostante fossero armati di ottime intenzioni immaginavo che la tua reazione non sarebbe stata delle più serene  …”
Harry avvampò di vergogna, si era comportato da idiota come tutti si aspettavano avrebbe fatto; mai una volta che riuscisse smentirsi.
Prima che potesse dare qualche spiegazione alla madre, si sentì cingere all’altezza delle spalle e si crogiolò nella bellezza di quell’abbraccio.
“Siamo più simili di quanto pensassi … Capiranno che non devono forzarti. Hanno così tanta paura di perderti ora che ci siamo ritrovati che sono diventati iperprotettivi nei tuoi confronti ed anche un po’ visionari, concedimelo … Vedono pericoli ovunque!” aggiunse provando a sorridere.
“Avrei voluto avere un atteggiamento diverso questa volta, lo hanno fatto per me e so che hanno paura io abbia fatto una sciocchezza; probabilmente me la sono presa tanto perché credo di averla fatta, ma non me ne importa nulla, avrei dato la mia vita anche solo per vedervi per qualche minuto …”
La sensazione di bagnato sulla spalla arrestò il suo monologo.
Scostò leggermente sua madre e si rese conto che piangeva copiosamente.
Accampò uno sguardo di scuse, si sentiva veramente un mostro.
“Non dirlo Harry, questo incubo mi ha accompagnato fino alla fine … Non farmelo rivivere adesso, prometti che qualunque prezzo tu abbia pagato, starai attento … Che non rinuncerai alla tua vita, che tornerai da me e tuo padre, che vivremo insieme come una famiglia, che staremo insieme tanto a lungo … Ti prego!”
Harry annuì, le parole di sua madre gli avevano stretto il cuore.
Ginny aveva ragione, non era altro che un egoista.
Prese un fazzoletto dalla tasca e lo usò per tamponare le guance della donna.
Lily si beò del gesto di tenerezza che suo figlio le stava dedicando.
Era diventato un uomo eccezionale.
“Perdonami …” aggiunse Harry in un sussurro.
Ottenne un bacio sulla fronte.
Sorrise  e sua madre fece lo stesso.
L’ombra che le offuscava lo sguardo sembrava essere sparita e con la luce che la gioia conferiva al suo volto, era davvero bellissima.
 
Il loro momento di intimità fu interrotto dall’arrivo dei Malandrini al gran completo.
Tutti rigorosamente pentiti ed a testa bassa.
Harry nel vederli così costernati non potè far altro che scoppiare in una sonora risata.
I tre rimasero basiti.
“Ma come, due ore fa è uscito sbraitando ed ora si rotola sul prato deridendoci? Tuo figlio è uno psicopatico Prongs! “ aveva detto Sirius con un ghigno.
“A qualcuno doveva pur somigliare e visto e considerato che ha te come padrino dobbiamo ritenerci fortunati che non sia rinchiuso ad Azkaban. “ aggiunse Remus guadagnandosi un’occhiata torva da parte degli amici.
Ripresosi dalla ridarella, Harry si mise in piedi e imbarazzato si grattò la testa
“Credo di aver esagerato, scusatemi. Non volevo ferirvi.”
“Abbiamo sbagliato noi, Harry … Dovevamo fidarci di te e darti il nostro appoggio, invece ti abbiamo fatto sentire messo sotto accusa.” aveva detto suo padre, sollevato di trovarlo così propenso a dialogare.
“Non importa, evidentemente io vi ho dato gli elementi per farlo.
Come vi ho già detto, non posso spiegarvi come sia avvenuto il vostro ritorno in vita.
Probabilmente avete ragione, ho fatto una cazzata, ma ne verrò a capo.”
Gli sguardi preoccupati dei tre uomini parlavano per loro.
“Harry, assicuraci che qualora le cose dovessero mettersi male, chiederai aiuto.” aveva detto Sirius incatenando i proprio occhi a quelli del figlioccio.
Ghiaccio contro smeraldo.
“Lo farò …” aveva risposto il giovane.
Aveva mentito e lo sapeva bene, non li avrebbe messi in mezzo di nuovo, ma se lo avessero saputo solo ed in pericolo non avrebbero avuto pace.
Il suo padrino abbozzò un sorriso che scomparve quando i suoi occhi si posarono sul sangue rappreso che colorava il dorso delle sue mani.
Gli si avvicinò per prenderne una e dopo aver osservato le ferite, urlò
“CHE DIAVOLO STAI ASPETTANDO!!! Hai dei tagli profondi, vai subito da Madama Chips !”
“Si, vado vado!! Poi mi rimetto a lavoro, quindi ci vediamo a scuola! “ aveva aggiunto Harry che , dopo aver salutato, si era diretto verso l’infermeria.
 
Una volta che il giovane scomparve alla vista, i Malandrini si sedettero accanto a Lily che posò la testa sulla spalla di James.
“Che ha fatto per ridursi le mani in quel modo?” aveva chiesto Remus, dando voce ai pensieri degli amici.
“Diciamo che ha usato come valvola di sfogo l’albero … Non ho avuto il coraggio di fermarlo, sembrava ne avesse bisogno, infatti subito dopo era più tranquillo.” aveva risposto la donna tristemente.
“Beh, se è arrivato a farsi del male fisico per stare sereno, stiamo messi bene!” aveva detto Sirius.
Il provare dolore era sempre stato un lenitivo abbastanza efficace per la rabbia che i soprusi della sua famiglia gli facevano ribollire in corpo.
Durante il quarto anno di scuola aveva preso l’abitudine di andare a fare a pugni nei quartieri malfamati della Londra babbana.
Quando ogni singolo muscolo gli doleva, si sentiva finalmente svuotato di quell’ira che gli avvelenava le giornate.
Non era, di certo,la soluzione ideale. Un paio di volte aveva rischiato di finire nel reparto di terapia intensiva al San Mungo.
Cosa che lo rendeva ancora più inquieto per la salute del suo figlioccio.
I suoi pensieri furono interrotti dalla voce di Remus
“Sin da quando l’ho rivisto ho notato dei cambiamenti in lui …“
Sirius aveva annuito.
“Diciamo che non si è mai comportato da ragazzino, ma ora ha il contegno di un uomo vissuto e la cosa non mi piace affatto.” aveva convenuto il licantropo.
I quattro si scambiarono un cupo sguardo di intesa.
 
Mentre si dirigeva a grandi passi verso il castello, Harry avvertì un sussurro, sembrava provenire da molto lontano.
Si arrestò e , come se un colpo di frusta gli avesse colpito le gambe, cadde in ginocchio, gli occhi ridotti a due fessure
“I mangiamorte sono tornati, Harry Potter … Ora scegli tu come agire, il mio lavoro è terminato.”
 
 
Sollevò le palpebre di scatto …
Morte aveva mantenuto la sua parola.
Si rimise in piedi, ma era decisamente troppo stordito e malfermo sulle gambe.
Nella mente un turbinio di pensieri contribuiva a farlo sentire disorientato.
Cosa avrebbe dovuto fare adesso? Forse allontanarsi da tutti sarebbe stata la scelta migliore … Ma con quale coraggio lo avrebbe fatto ora che li aveva ritrovati ?
Aveva promesso a suo padre una partita di Quidditch, doveva parlare a Sirius del ruolo di Regulus nella distruzione degli Horcrux, raccontare a Remus altri aneddoti su Teddy e poi sua madre … Non poteva farla soffrire, non dopo la discussione che avevano avuto nel pomeriggio.
Mentre il giovane si tormentava, il flusso dei pensieri si arrestò ed un sibilo pervase la sua mente, un flashback, tanto vivido quanto doloroso si manifestò
… Due occhi rossi lo osservavano traboccanti d’odio mentre si immolava per la salvezza di tutti
“I sentimenti sono la tua debolezza sciocco ragazzino. Morirai così come la tua stupida madre mezzosangue ed io trionferò!”
Una risata gelida ed un fascio di luce verde.
Infine una forte luce bianca …
Serrò i denti.
Doveva impedire che i suoi cari fossero coinvolti di nuovo.
Avrebbe iniziato un durissimo allenamento e sarebbe stato in grado di proteggerli tutti.
Il suo obiettivo adesso era quello di trovare qualcuno disposto anche a torturarlo se necessario, inoltre avrebbe chiesto a Piton di dargli qualche altra lezione di Occlumanzia, anche Bellatrix era una Legilimens e lui non poteva permettersi sviste durante lo scontro con lei.
Sempre più determinato a compiere la sua missione riprese a marciare verso il castello.
Dei passi dietro di lui lo fecero bloccare e prima che potesse voltarsi, un saluto giocoso gli giunse alle orecchie
“Hey Sfregiato!!”
Un sorriso si fece largo sul suo volto, Draco Malfoy era decisamente la persona di cui aveva bisogno, forse si sarebbe fatto qualche scrupolo se gli avesse chiesto di aiutarlo nei suoi allenamenti, ma di certo molti di meno rispetto alle persone che gli stavano più vicine.
“Malfoy!! Quando sei tornato?”
“Proprio stamattina, i miei genitori hanno insistito affinchè restassi ancora in America, credo che acquisteranno una casa lì … Finalmente dopo aver viaggiato per mezzo mondo, hanno deciso di fermarsi!”
Doveva avvertire Draco che se suo padre fosse rientrato sarebbe stato in pericolo. La famiglia Black non era nota per la bontà d’animo e Bellatrix, di certo, non avrebbe mai perdonato a sua sorella ed a suo cognato di aver abbandonato la lotta tra le file oscure.
Decise di farlo in maniera diretta, Malfoy non era tipo da tempestare le persone di domande.
“Serpe, dì a tuo padre di restare lontano dall’Inghilterra, se tiene alla sua vita.”
Draco gli rivolse un rapido sguardo e comprese al volo che non si trattava di uno dei loro soliti battibecchi.
“Lo faccio subito …” gli fece un cenno con il capo e si diresse verso l’accampamento.
“Ah, Malfoy dopo ho bisogno del tuo aiuto … “ aveva buttato lì il giovane Potter.
L’ex serpeverde gli rivolse un’occhiata penetrante, poi annuì e continuò verso la sua tenda.
 
Con un macigno sul cuore, infine Harry si recò in infermeria per farsi curare, certo che le sue vere ferite non si sarebbero mai rimarginate.
Per quanto si sforzasse, non avrebbe mai avuto la pace che tanto desiderava.

 
 

Angolino di Arwen

Ciao!!
Innanzitutto mi scuso per il ritardo, ma ho riaperto i libri per la sessione di settembre e tra studio e lavoro, non riesco ad essere veloce negli aggiornamenti.
Nell’angolino dedicato a questo capitolo, ho deciso di spiegare ai lettori la mia idea sul personaggio di Harry Potter .
Non me ne vogliate, amo la scrittura della Rowling ed il suo genio creativo, ma a volte Harry sembra un codardo, immobilizzato dalla paura davanti al pericolo e molto spesso incapace di reagire.
Dopo la guerra è adulto e perfettamente in grado di badare a se stesso, potente come nessuno della sua età, ma conscio di avere dei limiti, per questo non esita a sottoporsi a duri allenamenti per migliorare.
Il mio (ma non perché mi appartenga ) Harry Potter è diventato grande e l’unica cosa che teme è perdere le persone che con tanta fatica è riuscito a ritrovare.
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento!
Come sempre , ringrazio tutti per aver dedicato attenzione alla mia storia!

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


CAPITOLO 12

In memoria di te piccola mia e di tutte le storie che avrei voluto raccontarti.

It’s not easy to be me.

Harry Potter si dirigeva cupamente verso l’ala del castello in cui si trovava l’infermeria.
Hogwarts stava tornando al suo antico splendore; l’arrivo del Preside era stato provvidenziale e con il suo aiuto ed il Cappello Parlante a dirigere il tutto, i lavori di ricostruzione procedevano molto rapidamente.
Quella giornata si stava rivelando davvero sgradevole per il giovane, che non si aspettava ve ne fossero di migliori per il futuro.
“Di cosa ti sorprendi ? È la tua maledizione raggiungere la felicità più perfetta e rischiare di perderla il minuto dopo.”
In risposta alle sue mute considerazioni era arrivato un altrettanto silenzioso pensiero.
Avrebbe fatto di tutto per impedire che si verificasse anche questa volta.
 
Madama Chips era una donna corpulenta che amava il suo lavoro più della sua stessa vita, aveva visto numerose volte il giovane Potter ospite della sua infermeria, ma mai per ferite che si era auto inferto.
Con il passare del tempo infatti Poppy aveva imparato a cogliere le differenze.
“Giusto Cielo, Potter … Cos’ hai fatto alle mani?”
Il ragazzo era arrossito improvvisamente ed aveva distolto lo sguardo.
Con qualche borbottio la donna lo aveva fatto accomodare su una sedia ed era sparita nel corridoio alla ricerca del necessario per medicare le sue ferite.
 
Qualche istante dopo le porte dell’infermeria si erano aperte di colpo rivelando due ragazzi alquanto trafelati; prima che Harry potesse mettere a fuoco il volto delle persone che avevano fatto irruzione nella stanza, la vista gli fu offuscata da una chioma cespugliosa.
Hermione, dopo aver esaminato il suo aspetto con aria  critica lo aveva stretto in un abbraccio spaccaossa da far invidia alla signora Weasley.
Ron vinvece era rimasto in disparte ed osservava il suo migliore amico intensamente.
Era meno cupo di quanto non fosse alla fine della guerra, di questo era certo, ad avvalorare la sua tesi vi era il fatto che  non ricercasse più la solitudine come faceva in quei giorni.
In effetti era passato un po’ di tempo dall’ultima volta che aveva dovuto cercarlo …
… Era la fine Marzo ed un forte temporale si era abbattuto su Hogwarts, tutti i volontari avevano fatto ritorno alle proprie tende che con opportuni incantesimi erano state isolate dalle intemperie.
Ormai da ore Ron ed Hermione cercavano il loro migliore amico, era sparito come faceva sempre dalla fine della battaglia.
Stavano abbandonando i loro propositi quando al limitare della Foresta Proibita scorsero tra la pioggia che cadeva fitta, una figura che se ne stava immobile con il capo reclinato all’indietro a lasciare che la pioggia gli sferzasse il viso.
Si avvicinarono e videro l’oggetto delle proprie ricerche che ad occhi chiusi si beava del contatto dell’acqua gelida con la propria pelle. Come accortosi della presenza di qualcuno accanto a lui, il giovane  aprì gli occhi e rivolse il suo sguardo del colore della maledizione che uccide su di loro, un lieve sorriso gli increspò le labbra e in risposta alle mute domande che gli amici gli stavano rivolgendo disse
“ Mi piace la pioggia.  È  come se lavasse via dal mondo tutte le ingiustizie …  Stando qui sotto anche io mi sento libero dai miei pensieri. Peccato che questo temporale non possa durare per sempre.”
Dopo aver pronunciato l’ultima parola , aveva spostato lo sguardo in un punto imprecisato di fronte a lui, senza però vedere realmente.
Poi docilmente si era lasciato scagliare addosso da Hermione un Incantesimo Imperturbabile e ricondurre alla tenda …
Ron era perfettamente a conoscenza del dolore che provava il suo amico e si sentiva impotente perché sapeva bene di non poter fare nulla per lenirlo.
Lo vedeva indossare una maschera ed ostentare una serenità che proprio non gli apparteneva, tutti i giorni,   a volte però quello che provava prendeva il sopravvento e si chiudeva in se stesso senza la minima volontà di lasciare entrare nessuno che potesse procurargli un sollievo seppur momentaneo.
Harry Potter sentiva di meritare tutto quello che provava e non avrebbe mai smesso di ricordarlo a se stesso ed alle persone che gli stavano accanto.
Quando aveva anche rinunciato a fingere che andasse tutto bene e lui aveva creduto che Harry non sarebbe mai tornato quello di un tempo, era successo il miracolo.
Dal ritorno in vita delle persone scomparse, Ron era riuscito talvolta a scorgere negli occhi dell’amico uno scintillio molto simile a quello che albergava negli occhi azzurri di Silente.
Durava qualche secondo e poi ecco di nuovo il baratro ingoiarlo.
Lo conosceva abbastanza bene da sapere che ci fosse qualcosa che non andava, indagare non aveva dato i risultati sperati, non che fossero convinti di avere ciò che desideravano, sapevano esattamente come sarebbe andata a finire, ma avevano voluto tentare ugualmente.
Ora bisognava solo aspettare e sperare che Harry si decidesse a vuotare il sacco il più rapidamente possibile.
 
Accortosi delle occhiate preoccupate che l’amico gli rivolgeva, il giovane Potter decise di prendere la parola
“Ehm, scusate … Io … Non volevo ferirvi prima … Sono un idiota.”
aveva detto realmente dispiaciuto di quanto fosse accaduto.
Poi ricordandosi di non averli incontrati durante il suo incedere verso l’infermeria aggiunse
“Come facevate a sapere che ero qui?”
“Abbiamo incontrato Malfoy che ci ha detto di aver visto San Potter con i segni della sua natura divina sulle mani … “ aveva risposto Ron con un ghigno
“Così, abbiamo pensato che ti fossi fatto male e siamo venuti subito qui … Per quanto riguarda oggi pomeriggio, non preoccuparti , sappiamo che il tuo è solo un modo per difenderti …” aveva detto Hermione con un sorriso di comprensione.
“ E poi era proprio il caso che ti rendessi conto di essere un idiota! “ era intervenuto Ron , canzonandolo.
Da degno figlio di un Malandrino Harry non era per niente intenzionato a subire l’offesa e farla passare liscia all’amico, così prima che lui potesse reagire, gli scagliò contro un cuscino con potenza tale da farlo cadere a gambe all’aria.
Nel rovinare a terra Ron aveva avuto la brillante idea di aggrapparsi ad un carrellino dove l’infermiera aveva posto meticolosamente le garze per medicare le mani di Harry.
I due giovani si scambiarono uno sguardo terrorizzato e prima che Hermione potesse dire qualcosa, Madama Chips tornò con le braccia cariche di pozioni medicinali.
Nel vedere lo scempio che avevano combinato nel suo sancta sanctorum, li aveva buttati fuori senza troppe cerimonie.
“VOI SIETE DUE IMBECILLI!!!” aveva detto quella che, suo malgrado, era diventata la coscienza del gruppo, rossa in viso per l’imbarazzo.
Il suo fidanzato abbassò il capo in segno di scuse e prima che Harry potesse parlare in sua difesa, la mano di Madama Chips arpionò dalla collottola e lo tirò nella stanza . Quando li aveva cacciati fuori, accecata dall’ira, aveva dimenticato che il  ragazzo avesse ancora bisogno di cure; senza troppe cerimonie lo schiaffò sul letto per medicargli le mani riprendendo i mormorii di disapprovazione che avevano accompagnato la sua visita inaugurale all’infermeria.
 
Ron e Hermione dopo aver ridacchiato alle spalle dell’amico per un po’ e rassegnati a non rivederlo prima di cena decisero di fare una passeggiata nel castello.
Mentre camminavano Hermione disse
“Ah, Ron quasi dimenticavo,ho parlato con la McGranitt in merito al nostro diploma …”
“Beh, ti avrà sicuramente detto che ci spetta di diritto dopo quello che abbiamo passato nell’ultimo anno …” aveva risposto il giovane speranzoso , ma lo sguardo che gli stava rivolgendo la ragazza non preannunciava nulla di buono.
Sudando freddo annuì facendole segno di proseguire.
Hermione divertita dalla reazione del fidanzato, ma contemporaneamente preoccupata per la sua salute, decise di riferire tutto quello che le era stato detto, senza i momenti di suspence che aveva pianificato …
“Bene, allora la professoressa in accordo con il preside ci ha gentilmente concesso di non frequentare il settimo anno, ma per avere il diploma dovremo sostenere gli esami … In tutte le materie …”
“TUTTE LE MATERIE ?! MA QUELLA DONNA VUOLE VEDERMI MORTO ?!!”
“Ebbene sì, signor Weasley, devo dire che progetto la sua dipartita per mezzo del sapere accademico da sette lunghi anni …”  aveva detto una voce autoritaria alle sue spalle.
Come sotto l’effetto di un Pietrificus Totalus, Ron  smise di respirare e fissò terrorizzato la sua ragazza che ormai non provava nemmeno a trattenere le risate.
Poi riacquistato un po’ di coraggio si voltò pronto al peggio
“ Bene, ora che mi ha degnata di un suo sguardo posso continuare il discorso della signorina Granger e darle le delucidazioni in merito.
Voi tre, dovete sostenere tutti gli esami perché non frequentando i corsi i docenti non avrebbero altro modo per giudicarvi, quindi niente storie, domani mattina passate dal mio ufficio per il programmi ed i libri di testo.” aveva concluso sbrigativa la professoressa, poi rivolse un sorriso gentile alla sua allieva prediletta, ghignò alla vista della faccia da zombie del povero Weasley e si allontanò verso il parco.
Non appena la professoressa scomparve alla loro vista, Hermione diede un forte scossone a Ron per far sì che recuperasse il dono della parola; dopo alcuni secondi il giovane esplose nel suo caratteristico
“MISERIACCIA!”
“Suvvia Ronald, te la sei vista con Voldemort che vuoi che sia un esame …”
“Preferire ripartire alla ricerca degli Horcrux piuttosto che fare un esame con Piton!”
 
Intanto Harry stava sdraiato su uno dei lettini nuovi di zecca dell’infermeria con le mani bendate, Madama Chips gli aveva proibito categoricamente di allontanarsi; e di certo il giovane, che non era noto per la propria mitezza,non l’aveva accettato di buon grado.
La donna aveva perorato la sua causa con il piglio di una banshee e per fare in modo che non se la svignasse alla prima occasione, lo aveva legato al letto come un salame.
A quel punto frustrato e certo che sarebbe rimasto lì a marcire aveva messo su un’aria da cucciolo abbandonato per convincere la sua aguzzina a liberarlo.
E così lo trovarono Remus, James e Sirius che non vedendolo rientrare, avevano deciso di andare a cercarlo.
“Harry, ma che diav … “ aveva tentato di dire suo padre prima che le sue parole fossero coperte dalle sonore risate di Sirius.
Se gli sguardi avessero potuto uccidere, l’animagus non si sarebbe trovato morto, ma di certo ferito gravemente o mutilato* dal suo adorato figlioccio.
Remus, l’unico che come al solito manteneva un comportamento da adulto si avvicinò al letto di Harry e dopo essersi assicurato che stesse bene, domandò
“Scusa se te lo chiedo, ma perché sei legato al letto?!”
“Ovviamente perché essendo figlio di James Potter, non voleva ascoltarmi … E poi non è la prima volta che mi costringe a ricorrere a questi stratagemmi!” era intervenuta Poppy, intenerita dal quadretto.
Nel sentire il suo nome James si voltò e le rivolse un ampio sorriso
“Chippy cara, sempre a combattere con il Potter di turno, eh?” aveva detto in tono scherzoso.
“Già, voi Potter siete la mia delizia e la mia condanna! A proposito dov’è il tuo compare?”
“Chi, io?” Aveva chiesto Sirius con un’aria angelica che proprio non gli si addiceva.
“Oh, bene … James Potter, Remus Lupin e Sirius Black in infermeria, mi sembra di essere tornata nel  ’74!!” 
La donna aveva poi preso a pizzicar loro le guance come fanno le vecchie signore con i nipoti.
Mezz’ora più tardi con il viso arrossato i tre Malandrini sedevano accanto al letto di Harry con aria afflitta.
“Il mio bellissimo viso,Pad … Il mio stupendo viso!” James si massaggiava la faccia, melodrammatico come la solito.
Sirius dal canto suo aveva le lacrime agli occhi per il dolore, “la vecchia” come l’aveva soprannominata dopo il raid contro la loro bellezza, aveva evidentemente un debole per lui e gli aveva arpionato le guance qualche minuto/secolo in più rispetto agli altri.
“Che vuoi che ti dica James? Sembri la bella copia di Barnaba il Babbeo!” aveva aggiunto come illuminato.
“Ergo che tu saresti il Troll!”aveva risposto Prongs con un ghigno malandrino.
“E Remus non è nessuno?” Padfoot si era accodato al compare di malefatte.
“No, a Remus piace essere Remus !” aveva risposto Moony che rassegnato all’infausto destino di avere due amici imbecilli, godeva delle espressioni di pura felicità di Harry nel seguire i loro battibecchi.
“E dai Moony, dovrai pur rinnovarti di tanto in tanto …”
“Se non erro un proverbio babbano dice: “Chi lascia la via vecchia per la nuova … 

…”
“Remus?”
“Boh, non lo ricordo più e comunque che bel salto di qualità avete fatto, complimenti .. Uno un babbeo e l’altro un Troll!”
Il licantropo ormai rideva apertamente seguito a ruota da Harry.
“Figlio ingrato!” aveva detto James mentre si fiondava sul suo letto e gli scompigliava i capelli , Sirius aveva assunto l’aria da SonoUnNobileNonMiToccateAltrimentiMiInsudiciate tipica dei Black, per sottolineare il fatto che fosse rimasto offeso dall’osservazione dell’amico.
Ma i Malandrini sapevano che non era in grado di avercela con loro per più di due minuti, infatti allo scadere del tempo stava già invadendo lo spazio vitale di Moony.
Dopo aver chiacchierato del più e del meno, i tre lasciarono che Harry si sistemasse, era ormai buio e li aspettavano per la cena.
Le ore passate con loro gli avevano fatto dimenticare che aveva ancora una missione da compiere.
Certamente Moody e Dobby sarebbero tornati in vita a momenti, se non l’avevano già fatto, ma Malocchio era un Auror e li avrebbe rintracciati senza problemi, mentre l’elfo aveva la capacità di trovarlo anche in capo al mondo e siccome, secondo Ginny si era preso una cotta per lui, lo avrebbe raggiunto senza grossi intoppi.
Mentre tentava di domare i suoi capelli , più sconvolti del solito, un pensiero gli gelò il sangue.
Cedric sarebbe tornato in vita nel cimitero di Riddle Manor.
 
La casa del padre di Voldemort era stata scoperta essere il quartier generale dei mangiamorte, di certo dopo la dipartita del loro padrone avevano deciso di continuare a rifugiarsi lì.
D’altronde ora che l’Oscuro Signore era sparito non rappresentavano più una grande minaccia per il mondo magico ed a meno che non compissero delle gesta eclatanti nessuno si dava la briga di cercarli.
Effettivamente ora che ci pensava gli Auror li prendevano davvero poco sul serio, una volta un certo McHayle si era travestito da Dissennatore ed aveva bussato alla porta di Goimblet, famoso mangiamorte per arrestarlo.
Quella storia era entrata a far parte degli annali del Ministero.
Ora che c’era anche Bellatrix avrebbero dovuto ricredersi.
 
Non poteva permettere che Cedric fosse a così poca distanza da quella pazza, altrimenti tutto sarebbe stato vano .
Il ritorno in vita delle altre persone si era verificato in modo più o meno ordinato, in base all’istante temporale in cui era avvenuto il trapasso, se Alastor e Dobby si fossero presentati in serata certamente  Diggory non avrebbe fatto più tardi dell’indomani e lui doveva trovarsi lì ad accoglierlo.
Quella  migliore occasione poteva avere inoltre per tentare di carpire informazioni?
“ Harry ?” suo padre che lo chiamava lo riscosse dai suoi pensieri, era così preso a congetturare che non si era accorto di stare impiegando davvero troppo tempo in una missione senza speranza.
“ Dovresti smetterla di tentare di sistemare i tuoi capelli, sai? Io sono giunto alla conclusione che più ti incaponisci, più loro si ostinano a sparare in tutte le direzioni!” aveva aggiunto James, decisamente lui sapeva quanto quella chioma potesse essere difficile ed a volte anche imbarazzante.
 Si diressero verso la tenda dei Weasley e non appena entrarono, Lily si affiancò ad Harry per sapere cosa gli avesse detto l’infermiera ed appurato che stesse bene si rivolse al marito
“Tesoro, c’è Kingsley …  È  rimasto davvero entusiasta quando ha saputo che anche noi eravamo tornati ed ha deciso di venire a salutarci!”
James ricordava con affetto quell’uomo, erano più o meno coetanei ed entrambi Grifondoro, passavano il tempo a chiacchierare di cosa avrebbero fatto dopo la scuola ed entrambi avevano le idee  molto chiare.
Kingsley Schakebolt era davvero molto brillante, tant’è vero che fu assunto immediatamente dopo l’Addestramento Auror al Ministero.
Dopo la rovinosa caduta del ministro Caramell, ne aveva preso il posto, dimostrando di essere giusto e democratico, più di quanto non fosse certamente il suo predecessore.
“James!!”
“Hey, King!!”
“Non ci credo, siete di nuovo tutti qui!! Harry sarà entusiasta,a proposito … Dov’è sparito?!”
“Salve signor Ministro!” aveva detto il ragazzo con il chiaro intento di deridere quello che aveva imparato a considerare un buon amico dopo la morte del suo padrino.
Il ricordo di Sirius che oltrepassava quel maledetto velo, tentò di fare capolino nella sua mente, ma lo respinse immediatamente.
“Bene, bene, bene … Schakebolt … La mia presenza non era sufficiente dovevano esserci James Potter e Sirius Black per convincerti a farci visita!” aveva detto Arthur, fintamente risentito.
L’uomo di colore gli aveva accampato un sorriso di scuse e si erano seduti tutti a tavola per la cena.
Dopo aver mangiato gli squisiti manicaretti preparati da Molly e Lily, a Tonks per fortuna era stato impedito di cucinare.
I commensali si dedicarono alla conversazione.
“Beh, come ho già detto a Sirius, mi piacerebbe avere anche te tra i miei Auror, James … Ed ovviamente tengo gli occhi addosso anche a quei tre … “ aveva detto Kingsley indicando Ron, Hermione ed Harry che facevano facce buffe per divertire Ted, accoccolato come al solito sulle gambe del suo padrino.
“King, sono solo dei ragazzi … Io non vorrei che Harry si sottoponesse ad ulteriori rischi e credo che Arthur pensi lo stesso di Ron ed Hermione …”
“Jamie, per quanto ti venga difficile accettarlo, Harry ha quasi diciotto anni e vuole diventare un cacciatore di maghi oscuri con o senza la nostra benedizione!” era intervenuto Sirius, si sentiva anche lui apprensivo nei confronti di Harry , ma sapeva che il suo figlioccio fosse più che in grado di badare a se stesso.
“Sono d’accordo con Padfoot …”  aveva detto Remus, mentre osservava suo figlio che guardava adorante Harry che gli faceva le smorfie.
“ Non ci credo, segnate questo giorno sul calendario!! Moony è d’accordo con me! “ Sirius era decisamente incredulo e Remus per tutta risposta gli aveva rifilato uno scappellotto ed era scoppiato a ridere.
Dopo il momento di ilarità, Kingsley si fece serio
“Ah, Sirius … Ricordi che ti avevo parlato dell’udienza per scagionarti?”
L’uomo annuì.
“Bene, si terrà domani alle 10:30 … Arthur ti aspetterà nell’Atrium per indicarti la strada.”
“Può servire la testimonianza mia e di Lily?”
“Non ce ne sarà bisogno James, Minus aveva confessato il suo tradimento proprio in mia presenza, ma se vuoi fare compagnia a Sirius puoi venire senza problemi e lo stesso vale per chiunque voglia assistere.”
“Allora vengo anch’io! “ aveva detto Harry che si era appena accomodato vicino a loro.
Aveva lasciato Ted felicemente acciambellato tra le braccia del padre.
“Non è proprio tenero il nostro piccolo Moony?” aveva detto Sirius facendo arrossire l’amico.
Per salvare il povero Remus dalle grinfie del mago, Kingsley si era rivolto al giovane
“Che ne pensi di diventare Auror, Harry?”
Il suo sguardo si illuminò e senza esitare un secondo rispose
“È  quello che desidero fare … Prima però devo prendere il diploma, al più tra una decina di mesi sarò pronto per l’addestramento!” e poi gli aveva rivolto un sorriso a trentadue denti.
“Pensa prima agli studi tesoro e poi si vedrà … “ aveva detto Lily che mal celava le sue ansie sul futuro del figlio.
“Convinci Piton a regalarmi il voto in Pozioni!” aveva detto Harry speranzoso.
“Giammai Potter, piuttosto mi lavo i capelli!!” aveva detto James lanciandosi in una straordinaria imitazione del professore e guadagnandosi un’occhiata fintamente torva da parte della moglie.
Poi tutti erano scoppiati a ridere, fortuna che l’oggetto della propria ilarità si trovava al castello con il figlioccio ed il Preside.
“Su Su Harry sono convinto che sarai un ottimo Auror anche senza una O in Pozioni!” era intervenuto il ministro.
 
“Beh, io ero una schiappa con i calderoni e gli infusi e pure ne ho sbattuta di feccia ad Azkaban!” aveva detto una voce piuttosto roca dall’ingresso.
Un sorriso increspò le labbra di Harry prima ancora che guardasse verso l’ingresso della tenda.
Inconfondibile, quello era l’unico aggettivo che gli veniva in mente per descrivere il vocione del cacciatore di maghi oscuri più abile del mondo.
Tutti guardarono in quella direzione per sobbalzare alla vista di Alastor Moody che con un ghigno divertito osservava le loro facce.
“Che c’è? Possono tornare in vita tutti tranne io?”
“MALOCCHIO!!!” aveva urlato Dora mentre correva ad abbracciarlo, era stato il suo mentore e non si era mai perdonata di aver lasciato che lo uccidessero.
L’uomo guardando il pargoletto tra le braccia di Remus che cambiava colore dei capelli a suo piacimento, esclamò
“Tonks, vedo che finalmente hai messo su famiglia!! Lupin vedi di comportarti bene se non vuoi che ti appenda per le palle sulla torre di Astronomia!!” aveva detto Moody con un sorriso a metà tra l’ironico ed il diabolico.
Nel dubbio Remus prese nota mentale di non fare mai e poi mai arrabbiare il vecchio Auror.
“Professor Moody!” Harry gli si era avvicinato e gli aveva teso la mano.
Inaspettatamente il vecchio aveva annullato la distanza e se lo era stretto al petto.
“Basta con questo professore, ragazzo … Non ti ho insegnato proprio nulla o almeno non ancora!”
Si discostò dal giovane tenendogli le mani sulle spalle ed in risposta d un suo sguardo interrogativo, aggiunse
“Io addestro i giovani Auror … E comunque grazie, non so perchè, ma sento che è merito tuo se sono potuto tornare a camminare ancora su questa Terra!”
“Lei è morto per me, sono io a doverla ringraziare!”
Troppo commosso per dire altro, il giovane lasciò che anche gli altri salutassero il vecchio ed uscì dalla tenda seguito a ruota di Ginny.
“Hey … Stai bene?”
“Sì, Gin… Non preoccuparti è che sono davvero felice di tutto questo anche se mi sembra stranissimo!”
“E lo è, ma finalmente è tempo anche per noi di sorridere!” aveva aggiunto la giovane.
“Già, credo dovremo rientrare prima che Ron pensi a  cento e uno modi di rendermi impotente!” disse il ragazzo suscitando le risate della fidanzata, ma prima che potessero muovere un passo si sentì un rumore provenire da dietro una tenda, così Harry si pose davanti a Ginny per farle da scudo.
Dopo qualche istante due grandi orecchie si intravidero dietro ad una catasta di legna.
Harry iniziò a respirare più velocemente, era sicuro che fosse lui.
Poi come a conferma che le orecchie appartenessero proprio a quell’elfo domestico che lo amava più della sua stessa vita, un paio di occhioni presero a scrutarlo, ridenti.
Dobby provava un immenso amore per quel ragazzo che lo aveva liberato, lo trattava come un suo simile e gli parlava con gentilezza.
“ Harry Potter, signore!” aveva urlato contento come non mai.
“Dobby!!!” Harry gli era corso incontro e lo aveva sollevato prendendolo da sotto le ascelle.
“Grazie infinite amico mio, non avrei mai voluto che morissi per me!” aveva detto il giovane commosso.
“Dovere signore!” e gli aveva cinto il collo con le esili braccia.
“DOBBY, guarda che è impegnato!!” aveva detto Ginny imbronciata ed erano scoppiati a ridere tutti e tre.
 
Nel vedere Ginny e Dobby entrare nella tenda seguiti dall’applauso di tutti per salutare il nuovo venuto, un dolce sorriso distese il volto di Harry: poteva decisamente abituarsi a quella serenità.
Di certo il senso di colpa che lo attanagliava non sarebbe mai scomparso, ma circondato dalle persone che amava era sicuro di poter quanto meno provare ad essere felice.
Risoluto come non mai decise che si sarebbe liberato da quel peso che lo accompagnava da diciassette lunghissimi anni, finalmente avrebbe interrotto il circolo vizioso di morte e sofferenza che faceva da sfondo alla sua vita.
 
 

_______ Angolino di Arwen _____

Ciao a tutti!!
Vi chiedo immensamente scusa per il ritardo, ma purtroppo la mia famiglia è stata colpita da un lutto terribile ed io sto ancora cercando di rimettere insieme i pezzi di me stessa.
Come sempre vi ringrazio per l’attenzione che dedicate alla mia storia.
Vi lascio con la speranza che questo capitolo sia di vostro gradimento e colgo l’occasione per sottolineare che i personaggi del mondo di Harry Potter non mi appartengono.

* Ho deciso di usare una frase (un po’ modificata) di Dobby in "Harry Potter e la Camera dei Segreti"

 
 
 
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


CAPITOLO 13

Il guerriero della luce ha i suoi sogni. Sono i sogni a farlo procedere, ma egli non commette mai l’ errore di pensare che il cammino sia facile.

La serata proseguiva all’insegna dell’allegria: al centro della tenda si ballava l’ultimo successo folk delle Sorelle Stravagarie, Ron era di sicuro quello che si dimenava nel modo più divertente e dietro di lui Fred e George si dilettavano ad imitarlo, con il risultato che sembravano tutti contorcersi in preda a spasmi; in un angolo dell’ampio salotto le donne di casa chiacchieravano del più e del meno, mentre a tavola si teneva una gara all’ultimo bicchiere tra Sirius e Malocchio. Arthur era in preda allo sconforto per la quantità industriale di Wisky  Incendiario che gli stavano facendo fuori e Remus faceva la spola per consolarlo e dire a quei due scalmanati che ormai erano troppo vecchi per reggere tutto quell’alcool.
L’atmosfera gioiosa però non riusciva a scalfire la corazza di inquietudine che avvolgeva il giovane Harry Potter.
Ormai dalla ricomparsa di Dobby, il suo pensiero continuava a tornare su Cedric, aveva pianificato di recarsi al cimitero con la luce del giorno, ma il senso di urgenza che gli premeva sulla bocca dello stomaco lo aveva fatto desistere dai suoi propositi.
Si sarebbe defilato con una scusa e poi una volta fuori dal perimetro della scuola avrebbe provveduto a smaterializzarsi, con la speranza che quel maledetto posto non fosse troppo distante.
Gettò uno sguardo alla sua famiglia allargata ed un sorriso spontaneo gli illuminò il viso.
Aveva desiderato tante di quelle volte di assistere ad una scena del genere che resistette all’impulso di tirarsi un pizzicotto per appurare se fosse sveglio o meno.
Non avrebbe mai voluto allontanarsi da loro mettendo a repentaglio la propria vita e correndo il rischio di non ritrovarli mai più, ma questo era stato il prezzo da pagare e lui lo avrebbe fatto milioni di volte se fosse stato necessario.
I suoi occhi vagarono per poi soffermarsi su suo padre che incurante di essere osservato rideva appoggiato alla spalla di Remus perché Sirius si era sbrodolato come un bambino che non ha ancora ben chiaro il procedimento per bere.
Ricordò l’ultima volta che aveva visto Amos Diggory, era letteralmente annientato dal dolore.
Harry pensava che non si sarebbe più ripreso, invece con dignità e coraggio aveva agguantato le redini della propria vita ed era andato,seppur faticosamente, avanti.
Lo aveva persino ringraziato per avergli riportato il corpo del suo ragazzo; avrebbe dovuto odiarlo, invece si era mostrato gentile e comprensivo con lui, aveva persino tentato di rincuorarlo.
Nonostante Harry si sentisse la causa delle tante disgrazie che avevano costellato la sua vita, gli era stato concesso di riavere indietro i suoi cari.
Il signor Diggory meritava la medesima opportunità  e lui  glielo doveva, doveva riportargli suo figlio; vivo questa volta.
Risoluto si recò in camera e scrisse un biglietto indirizzato a Ginny, le aveva promesso che l’avrebbe informata sui suoi spostamenti. Non sarebbe sceso nel dettaglio, ma  le avrebbe spiegato che era andato a riprendere un vecchio amico e sarebbe tornato il prima possibile.
Si diresse fuori rapidamente e dopo essersi accertato che nessuno avesse notato i suoi movimenti, chiamò a se Edvige e le diede il messaggio, con l’ordine di consegnarlo nel momento  in cui si fosse allontanato abbastanza.
La civetta chinò il capo per lasciare intendere che avesse compreso  e volò via.
Harry elaborò velocemente il percorso più veloce per giungere aldilà della barriera antismaterializzazione, non gli piaceva l’idea di tagliare trasversalmente la Foresta Proibita, ma doveva essere rapido e quello era l’unico modo.
Si era così apprestato a raggiungere il limitare del bosco, ma prima che potesse muovere un altro passo una voce lo aveva fatto sussultare.
“Vai da qualche parte, Harry?” una leggera nota d’accusa incrinava il tono pacato del Preside.
“Professor Silente, io … Ho una missione da compiere.” aveva risposto con decisione.
“Ragazzo mio, la strada che hai deciso di percorrere è molto perigliosa … Non isolarti, sono stati i tuoi affetti a darti la forza per sconfiggere l’Oscuro, ricordalo sempre.”
“Sì, ma a quale prezzo?”
Il tono del giovane parve appesantito dalla rabbia.
“Era una guerra e come tutte caratterizzata dall’ingiustizia … Siamo esseri umani e sentiamo il bisogno di batterci per quello che riteniamo giusto … Con o senza di te ragazzo mio, molta gente sarebbe morta per proteggere i propri cari da quel genocidio.”
“Questa volta sarà diverso, non voglio perdere nessuno di voi … Non per le stesse motivazioni del passato.
Sono adulto professore, ora sono in grado di badare a me stesso, nessuno dovrà farmi da scudo o morire per me. È la mia guerra.“
Silente sospirò e lo guardò con apprensione.
“E sia, non posso oppormi alle tue decisioni … Immagino tu stessi andando a recuperare il giovane Diggory …”
Involontariamente, Harry sgranò gli occhi , aveva quasi rimosso che il Preside fosse sempre a conoscenza di tutto.
Annuì.
“Ti fornirò una passaporta, ma se non tornerai prima di un’ora, verrò a riprenderti.”
Harry stava per obiettare,ma l’uomo fu più veloce
“Prendere o lasciare.” disse con un fare duro che non gli aveva mai visto usare.
Sconfitto il ragazzo fece nuovamente un cenno d’assenso.
Silente allora trasfigurò una delle pietre del prato in un oggetto dai colori sgargianti, in modo che se Harry l’avesse perso di vista e non avesse potuto appellarlo sarebbe stato facilmente individuabile; poi mormorò
“Portus”
“Rammenta che molto probabilmente non ci sarà solo Cedric ad attenderti. Buona fortuna Harry …”  e gli tese la passaporta .
“Grazie signore …“
Il giovane afferrò l’oggetto e sentì il familiare strappo all’altezza dell’ombelico.
Dopo qualche secondo sarebbe giunto a destinazione, doveva farsi trovare pronto.
 
Nel frattempo al cimitero di Riddle Manor, Cedric Diggory si guardava intorno spaesato. Aveva ricordi molto vaghi della fine del Torneo: aveva afferrato la Coppa insieme ad Harry e poi erano stati catapultati in quel luogo, prima che potesse capire di cosa si trattasse, un fascio di luce verde lo aveva investito e lui aveva abbandonato il suo corpo.
Eppure in quel momento ne aveva uno, era lui … Di nuovo.
A riscuoterlo dai suoi pensieri furono delle urla in lontananza, una donna rimproverava qualcuno per la propria inettitudine.
Rabbrividì istintivamente, chiunque fosse sperava di non averci mai nulla a che fare.
Cercò un luogo più appartato nel quale nascondersi, ma nel farlo urtò contro una lapide che, rovinata dalle intemperie,risultava parecchio instabile.
Preso alla sprovvista non riuscì a trattenerla e cadde con un tonfo secco a terra.
Alcuni uomini si trovavano fuori dalla tenuta e nel sentire il rumore avevano deciso di andare a controllare.
Intelligentemente Cedric, decise di nascondersi dal lato opposto.
Qualche istante dopo, quando ormai le due persone erano a pochi metri dal cimitero, qualcos’altro precipitò rovinosamente  al suolo.
Il giovane assottigliò lo sguardo, un ragazzo si stava rialzando, imprecando sottovoce.
Stava per andare proprio nella direzione in cui si sarebbero diretti i due, così senza riflettere lo richiamò
“Non di lì, vieni da questa parte!”
Il giovane si voltò e vide l’oggetto della sua spedizione che accovacciato accanto ad una tomba tentava, ironia della sorte, di trarlo in salvo.
“Lealtà e gentilezza d’animo, proprio un Tassorosso doc!” pensò il mago mentre gli si avvicinava tenendo in tasca la passaporta.
Una volta riconosciuto nella misteriosa figura, Harry Potter, il giovane tirò un sospiro di sollievo.
“Harry!  Finalmente un viso amico …”
“Ciao Cedric … “ gli tremava la voce, aveva sognato talmente tante volte il suo corpo inerte in quel luogo che quasi non poteva credere di parlare realmente con lui.
“Ti darò tutte le spiegazioni che posso, appena saremo lontani da qui. Gli uomini che si stanno avvicinando sono dei Mangiamorte.” aveva aggiunto in fretta per invitare l’altro ragazzo a tacere.
Cedric, più pallido che mai,annuì.
Harry fece per tirare fuori dalla tasca la loro ancora di salvezza, ma la forza di gravità si prese gioco di loro per la seconda volta in quella serata, l’oggetto cadde lontano e si fermò proprio a qualche centimetro dai piedi di Nott ed Avery, che per fortuna non lo notarono intenti com’erano a guardare nella loro direzione con un ghigno sadico.
Il salvatore del mondo magico alias Harry Potter, lì. Quale enorme colpo di fortuna!
A quel punto il giovane ebbe la certezza di non poter evitare lo scontro, disse a Cedric di rimanere nascosto e appena possibile di appellare la passaporta, troppo presi da lui, i due non si erano resi conto nemmeno della presenza di un’altra persona; poi si era posto di fronte a loro con un ghigno sul viso.
Avrebbe venduto cara la pelle.
 
La “festa” si era quasi conclusa e si erano recati tutti a letto, chi più chi meno fermamente sulle gambe.
Ginny era rimasta sul divano a fissare l’entrata della tenda nella speranza di veder ricomparire il suo ragazzo vivo e vegeto.
Da quando 40 minuti e 45 secondi prima aveva ricevuto il biglietto di Harry, non trovava pace, aveva cercato di dissimulare l’ansia e pazientemente aveva risposto a tutti quelli che le chiedevano dove fosse quello sciagurato, che era andato al castello, ma Ron ed Hermione le avevano rivolto uno sguardo eloquente ed una volta certi che nessuno li avrebbe notati, le avrebbero certamente chiesto cosa stesse succedendo ed a quel punto cosa avrebbe dovuto fare ?
Aveva dato un ultimo sguardo all’orologio, 42 minuti e 30 secondi, non poteva resistere … Sarebbe impazzita prima del suo rientro.
Era  ormai decisa ad andare a chiamare qualcuno , quando l’alta figura di Silente fece capolino all’interno della tenda, il suo sguardo si posò sull’espressione contrita della giovane e poi sul biglietto ormai distrutto che stringeva in una mano.
“Ginevra cara, mi prepareresti una tazza di tè? Sai distende i nervi …” disse l’anziano uomo
“Signor Preside, io devo dirle una cosa … Harry …”
“So già tutto, mia cara ed io stesso mi sono premurato di dirgli che se non fosse rientrato in sessanta minuti sarei andato a cercarlo … Manca ancora un po’ di tempo…” aveva risposto e le aveva fatto l’occhiolino per rassicurarla.
Ginny aveva messo il bollitore sul fuoco ed aveva riempito meticolosamente due grandi tazze blu con delle profumate foglie di tè, quel procedimento le aveva fatto defluire l’ansia .
Silente era al corrente di tutto, non avrebbe permesso che accadesse qualcosa ad Harry eppure non riusciva a togliersi di dosso la sensazione che stesse per accadere qualcosa.
Guardò fuori dalla finestra.
“Torna in fretta Harry, ti prego.”
 
“Stupeficium”  L’incantesimo colpì in pieno Avery ed Harry fece appena in tempo a scansarsi per evitare la Maledizione Cruciatus di Nott.
“Expelliarmus” urlò il più giovane dei Mangiamorte, ma con uno scudo protettivo il ragazzo rimase in possesso della propria bacchetta.
Rapidamente gli rivolse il medesimo incantesimo di disarmo e l’uomo non riuscì a schivarlo, poi con uno scatto in avanti, aveva schiantato Nott che si stava avvicinando a lui pericolosamente.
A quel punto aveva iniziato a correre in direzione di Cedric, che ,uscito allo scoperto, era pronto ad appellare la passaporta.
Doveva fare in fretta, quei due avevano chiamato rinforzi e sicuramente Bellatrix si sarebbe materializzata lì da un momento all’altro; come se l’avesse evocata con la mente Harry se la trovò a sbarrargli la strada.
Non era ancora abbastanza forte per scontrarsi con lei, si arrestò e fiero la osservò negli occhi.
Una maschera di puro odio si era dipinta sul volto della donna .
“Tu, creatura immonda, come osi venire qui! Nella casa del mio Signore! “ aveva sibilato ogni parola tradendo un disprezzo senza eguali.
Harry aveva risposto beffardo
“Non mi sembra ci sia più alcun signore.“
L’odio che covava nei riguardi di quella donna non gli aveva consentito di mantenere nemmeno quel barlume di lucidità che gli avrebbe suggerito di tenere a freno la lingua.
Disgustata oltre ogni limite Bellatrix aveva alzato la bacchetta ed era accaduto un pandemonio: aveva evocato l’anatema che uccide, ma Harry era stato abile a schivarlo e girando su se stesso era riuscito a superarla e sfiorare le dita di Cedric che con una mano tentava di rafforzare la presa su di lui e con l’altra di appellare la passaporta.
L’oggetto dai colori fluorescenti era a pochi centimetri da loro, quando  la donna aveva scagliato un potente incantesimo di taglio che aveva trafitto Harry da parte a parte.
Infine erano scomparsi lasciandosi dietro solo alcune tracce di sangue; Bellatrix vi si era avvicinata e dopo averne raccolto un po’ con un dito ed esserselo portato alla bocca, aveva riso malignamente.
Non le era sfuggito che anche il giovane Diggory era tornato in vita, aveva quindi ragione di credere che anche quell’essere vile avesse avuto la loro stessa sorte.
Avrebbe tanto voluto farlo fuori nuovamente, ma aveva informazioni che potevano rivelarsi molto utili.
Prima di inerpicarsi su per il colle sul quale si ergeva la casa, si rivolse ad uno dei Mangiamorte che la stava seguendo:
“Tu, trova Codaliscia e portalo da me.”
E si era allontanata con una luce di trionfo negli occhi neri come la pece.

I due giovani erano caduti di mal grazia a poca distanza l’uno dall’altro.
Cedric si era rimesso subito in piedi ed era rimasto senza fiato quando si era reso conto di essere ad Hogwarts.
Ripresosi dallo shock, aveva urlato
“HARRY, CE L’ABBIAMO FATTA!!!” poi aveva notato le macchie di sangue sulla sua maglietta e con orrore si era voltato in  direzione dell’amico.
Harry  aveva il viso affondato nell’erba ed una pozza scura si allargava sotto di lui.
Prima che potesse  dire o fare altro, scorse il Preside con uno strano uccello rosso appollaiato sulla spalla, affrettarsi verso di loro.
Silente aveva rivolto una rapida occhiata a Cedric per poi piegarsi sull’altro ragazzo che giaceva immobile.
Era in condizioni davvero pessime e se avesse perso altro sangue sarebbe sicuramente morto; aveva bisogno di cure complesse, così aveva deciso di portarlo immediatamente al San Mungo.
“Cedric, caro ragazzo… Bentornato! Harry deve essere stato colpito con incantesimo di taglio, lo porto al San Mungo, tu vai nella tenda laggiù ed avverti Ginny Weasley dell’accaduto, lei saprà cosa fare.
Vi darò mie notizie non appena saprò qualcosa.”  e così dicendo aveva afferrato uno degli artigli del pennuto ed era sparito.
Il giovane aveva seguito le indicazioni del Preside e, mentre si chiedeva perché vi fosse un accampamento nel parco della scuola, si era ritrovato all’interno di una tenda piuttosto grande, il che lasciava presagire che ospitasse parecchie persone.
Era accogliente e l’odore del tè appena fatto gli aveva scaldato il cuore, suo padre amava molto quella bevanda e ne preparava in continuazione, era cresciuto con quel profumo nelle narici.
Non vedeva l’ora di riabbracciare la sua famiglia.
 
Ginny sonnecchiava con la testa sul tavolo, la scosse con delicatezza e quando aprì gli occhi le rivolse un sorriso rassicurante. La giovane trasalì.
“Oh,no … Mi sono addormentata!!” disse, poi come rendendosi conto del ragazzo solo in quel momento, continuò “ Cedric!!Dov’è Harry?” ed un sorriso appena accennato le increspò le labbra.
Diggory le spiegò quanto accaduto e le disse delle parole del Preside.
La curvatura che si era creata sulla bocca della giovane lasciò lo spazio ad una linea sottile; come sempre quando era nervosa e non voleva cedere al pianto, si mordeva il labbro inferiore. Facendo appello a tutte le sue forze,
si era congedata dal ragazzo e si era recata nella stanza che condivideva con Hermione per svegliarla.
In quel momento desiderava ardentemente di non aver mandato via lei e Ron qualche minuto prima.
La trovò seduta sul letto a leggere.
Non appena la ragazza notò l’espressione dell’amica, le si portò accanto e, dopo essersi assicurata che potesse reggersi in piedi da sola, procedette a svegliare gli altri come le aveva chiesto.
Quando furono riuniti in salone, Ginny fece ricorso a tutto il suo autocontrollo e disse con un filo di voce
“Harry è stato portato al San Mungo. Delle profonde ferite da taglio gli hanno fatto perdere molto sangue.
Il Preside è con lui, ci darà sue notizie appena possibile.”
Subito dopo aveva sentito tutta l’energia che stava lottando per trattenere, abbandonarla .
Prima che cadesse sul tappeto esanime e le urla di sua madre le giungessero alle orecchie, come se provenissero da chilometri e chilometri lontano da lei, incrociò lo sguardo colmo di dolore di Lily.
Avvertendo le stesse sensazioni della donna, sussurrò come se fosse una supplica
“Harry, non lasciarmi ...”
Infine affidò i propri sentimenti al buio, affinché ne avesse cura.

 
 
 
 
 

Arwen

Eccomi, dopo una lunghissima attesa.
Questa notte ero particolarmente propensa a scrivere, spero che anche questo capitolo vi appassioni come i precedenti.
Come sempre vi ringrazio per l’attenzione che dedicate alla mia storia!
Besos
 

!! I PERSONAGGI NON MI APPARTENGONO !!

 
 
 
 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14

“… Sono le nostre scelte, Harry ,a mostrare  ciò che siamo realmente …”
HP e la camera dei segreti.

 
Un silenzio carico di tensione regnava nella tenda della famiglia Weasley, rotto soltanto dai singhiozzi soffocati di Lily.
Ginny era stata adagiata sul divano ed i suoi cari la guardavano contorcersi in preda agli spasmi, incapaci di tranquillizzarla.
Hermione si sentiva soffocare, doveva uscire assolutamente e prendere una profonda boccata d’aria, non poteva sopportare di vedere tutto quel dolore e non poter fare  nulla.
Il cielo era coperto da nubi che preannunciavano tempesta, di come non se ne vedevano da mesi.
“Non è un buon segno … ” si disse la giovane stringendo le braccia attorno al corpo per ripararsi dalla brezza fredda.
“Harry … Stupido  incosciente … In che guaio ti sei cacciato?!” Mentre inveiva mentalmente contro il suo migliore amico, una giacca le scivolò addosso ed una sensazione di calore la pervase.
Si volse per specchiarsi negli angosciati occhi azzurri del suo fidanzato e prima di rendersene conto si  ritrovò stretta in un abbraccio, come se Ron avesse il disperato bisogno di qualcosa a cui tenersi saldamente aggrappato per non cadere.
“Sshh … Andrà tutto bene, Harry starà bene … ”
“Hermione … Rischia di morire, proprio ora che finalmente la vita sembrava volergli sorridere … E’ ingiusto.”
Era tremendamente ingiusto tutto quello che stava accadendo e che quello che consideravano alla stregua di un fratello avesse deciso di affrontare quel pandemonio da solo .
“Ronald Weasley, smetti di essere pessimista …  Voldemort in persona non è riuscito ad accoppare quell’emerito imbecille e dubito ci riuscirà qualcun altro … Inoltre io non gli ho dato il permesso di morire, non oserà disubbidirmi e quando si rimetterà mi sentirà … oh, se mi sentirà!! Andiamo a prepararci … Marche!” e così dicendo si era avviata come un carro armato verso l’ingresso della tenda, a tradire la sua ostentata sicurezza, una mano passata sulla guancia destra come a voler scacciar via le lacrime.
Ron si ritrovò a sorridere teneramente, Hermione aveva cercato di infondergli sicurezza, ma era terrorizzata di perdere Harry come tutti .
Prese dalla tasca del jeans il portafogli e ne estrasse una foto.
Era stato Colin Canon a scattargliela in sala comune al sesto anno,ricordava ancora quel giorno: Piton aveva affibbiato loro un compito lungo quanto la Gran Bretagna, e mentre il resto del mondo era indaffarato a finirlo, lui ed Harry cazzeggiavano allegramente … Così, esasperata Hermione che ovviamente lo aveva già terminato da giorni, si era calata nel ruolo di Terminator e li piantonava con una frusta in mano.
 No, Harry non poteva dare forfait e decidere di morire senza alcun preavviso.
Gliele avrebbe suonate di santa ragione non appena avesse ripreso conoscenza, quant’è vero che era un Weasley e poi lo avrebbe obbligato ad accettare il loro aiuto.
 
Remus e Sirius osservavano impotenti James che distruggeva tutto quello che gli capitava sotto tiro. Dopo aver ascoltato l’annuncio di Ginny, aveva provato a tranquillizzare Lily, ma incapace di riuscirci e all’apice della frustrazione si era rintanato nell’angolo più remoto della tenda ed aveva dato sfogo alla sua rabbia.
Poco dopo aver assicurato la signora Potter alle cure di Dora e Molly, i suoi due migliori amici lo avevano seguito, ma non erano riusciti a dir nulla di fronte a tutto quel dolore.
“Si farà male sul serio se continua così …” aveva detto Remus con una punta di preoccupazione nella voce.
Sirius aveva annuito , senza aprir bocca. Sembrava aver perso il dono della parola.
Mentre James si avventava contro l’ennesimo mobile e iniziava a menare calci e pugni, con uno scatto repentino l’animagus gli si era parato davanti … Aveva incassato un paio di colpi senza emettere un suono ed aveva costretto l’amico in un abbraccio da wrestler.
Prongs non oppose alcuna resistenza e dopo poco iniziò a piangere sommessamente.
Ogni sua lacrima provocava una fitta al cuore di Sirius, non gli era mai piaciuto avere a che fare con i sentimenti, men che meno con i propri.
I sensi di colpa e il dolore che logoravano il suo migliore amico erano anche suoi.
Se solo non si fosse messo a fare l’idiota con Malocchio, magari lui, James o Remus si sarebbero accorti dei movimenti sospetti di Harry
Se avesse approfondito il perché di tutta quella rabbia repressa che aveva spinto il figlioccio a fare un incontro di boxe contro un albero, avrebbe potuto  intuire qualcosa …
Se avesse dato ascolto alla sensazione di pericolo che avvertiva probabilmente Harry sarebbe stato ancora in salute …
Se … Ma purtroppo non è con i rimpianti che si cambiano le cose.
Sentiva di stare per cedere da un momento all’altro, non aveva mai brillato per ragionevolezza ed avrebbe volentieri distrutto tutto per distendere i nervi, senza poi contare che il malessere che provava per la sorte del suo adorato figlioccio stava logorando la sua armatura di indifferenza e riportando alla luce sofferenze che era meglio lasciare sopite.
Sentì una mano posarsi sul suo capo e quello di James, ringraziò mentalmente Remus per esserci sempre.
Gli affidò Prongs e dopo essersi guadagnato un’occhiata “apprensiva” del tipo “Non fare danni canide o ti squarto”.
Uscì dalla porta sul retro che dava sulla Foresta Proibita ed iniziò a correre a perdifiato, stava per esplodere e non voleva che qualcuno se ne accorgesse. Era sempre stato così, si era creato una maschera che non poteva e non doveva venir meno, non se lo poteva permettere.
Entrò nel fitto degli alberi e si appoggiò ad un tronco. Nonostante avesse cercato di  trattenerle con tutto se stesso, le lacrime avevano preso a scorrergli lungo la guancia seguendo la linea del collo.
Un fruscio nel sottobosco lo aveva messo in allerta, non era solo.
Si era sollevato in piedi a fatica e aveva guardato nella direzione da cui sembrava provenire il rumore.
Sgranò gli occhi, incredulo.
Walburga Black lo osservava beffarda da dietro una quercia secolare.
Ebbe un attimo di esitazione, stava forse impazzendo?
Sua madre prese ad incedere verso di lui, sul viso la classica espressione di disprezzo che gli riservava di solito , in fin dei conti per lei era sempre stato un abomino.
Sirius era incapace di muoversi, incredibile , ma vero  a distanza di anni, quel demonio di donna riusciva ancora ad incutergli “timore”.
Dopo poco la creatura arrestò il suo cammino  e si tramutò nel corpo senza vita di Harry, poi di James, Remus, Lily .
Era un Molliccio, lo aveva capito sin da subito, ma era riuscito ad ingannarlo su ciò di cui aveva più paura, stava infatti cercando il modo più ridicolo di vestire la sua amabile genitrice, quando quella infida creatura aveva compreso l’inganno e si era trasformata in ciò che più temeva al mondo: perdere la sua famiglia, quella vera.
Solo che c’era un piccolo particolare, non sapeva proprio come ridere della situazione che gli si presentava  davanti.
“Riddikulus!”
Niente.   
“Calmati Sirius, riprova.”
 
Remus aveva carezzato il capo di James per tutto il tempo necessario affinchè si riprendesse dallo shock.
Quando sentì la presa dell’amico rafforzarsi attorno al suo braccio capì che Prongs era tornato.
“Rem, non sono Padfoot … Puoi smettere di accarezzarmi!” aveva detto con un lieve sorriso ad increspargli le labbra.
“Ingrato …” aveva risposto Moony fintamente indignato.
James aveva sghignazzato apertamente ed a Remus si era alleggerito il cuore di venti chili.
“Andiamo a trovare Harry?” aveva poi proposto all’amico.
“Sì, se conosco bene il mio cane-pollo a momenti dovrebbe essere di ritorno … Vado a darmi una rinfrescata , devo essere superbo come al solito o mio figlio si vergognerà di me!!” aveva risposto Prongs facendogli l’occhiolino prima di chiudersi la porta del bagno alle spalle.
Moony si era affacciato in salotto dove aveva potuto constatare che la situazione fosse più o meno tranquilla ed avvisare Lily che a momenti sarebbero andati a trovare suo figlio, aveva dato uno sguardo a Ted che sonnecchiava sereno e si era diretto sul retro, lo sguardo puntato nella direzione in cui Sirius era sparito.
Il vento si era placato e si udiva solo il rumore di alcuni tuoni in lontananza.
All’improvviso un’esplosione proveniente dal fitto della Foresta lo fece sobbalzare, senza esitare un secondo si mise a correre verso la colonnina di fumo che si alzava dagli alberi, c’entrava Padfoot, poteva metterci la mano sul fuoco e decisamente non gli piaceva.
Come se lo avesse evocato, se lo ritrovò a pochi passi: il pantalone stracciato in più punti e la camicia ricoperta da macchie scure.
“SIRIUS!!”
“Moony, tranquillo … Ho solo esagerato con un Molliccio … Sto bene!”
“Ma sanguini ?!”
“No, sono macchie di fuliggine … Relax licantropo nevrastenico!!”
Remus prese a strangolarlo
“Inutile. Sacco. Di. Pulci. Pensavo. Ti. Fosse. Successa. Qualcosa.”
A fatica il povero animagus si liberò dalla presa dell’amico sputacchiando saliva di qua e di là.
“Mi sono scapicollato per venire in tuo aiuto!”
“Strano, pensavo volessi uccidermi!!” aveva risposto con sarcasmo
“Remus come mai hai preso la bacchetta??”

“Dai, non scherzare !”
 …
“Remus?”

“Moony?”

“AAAAAAAAH!!!”
“Non scappare caro, voglio solo disossarti e darti in pasto ad un Thestrall … Non sentirai dolore!!”


“JAAAAAMES, SALVAMIIII!!!!!”
Al sentire il suo nome Prongs si era affacciato alla finestrella del bagno e nel vedere Sirius diviso tra la volontà di ridere e quella di mantenere le riserve d’ossigeno per salvarsi la vita e Remus che lo inseguiva brandendo la bacchetta, scoppiò a ridere appoggiato al davanzale.
I due si fermarono ad osservarlo truci e dopo un momento di esitazione lo seguirono rotolandosi sul prato.
Dopo essersi ricomposti ed aver recuperato Lily, Hermione e Ron , si smaterializzarono davanti all’ingresso principale del San Mungo.
Sirius storse il naso; no, decisamente le cliniche non erano tra i suoi posti preferiti.
 
Il primario del reparto di Magiterapia intensiva del San Mungo era un uomo tarchiato e di bassa statura; il viso paffuto era sempre illuminato da un sorriso che riscaldava l’altrimenti gelida atmosfera che regnava tra le varie degenze.
In quella nottata, che si era rivelata sino ad allora tranquilla, mai si sarebbe aspettato di dover avere a che fare con un uomo che credeva morto ed il salvatore del mondo magico che era sulla buona strada per diventarlo.
Al suo arrivo in  ospedale, Harry Potter presentava delle profonde ferite, conseguenza di una potente fattura da taglio che gli aveva attraversato il torace da parte a parte.
Tutte le costole e gli organi sotto di esse erano stati fortemente danneggiati dall’incanto.
Un’equipe di medimaghi si era affaccendata attorno al corpo del ragazzo senza sosta, in alcuni momenti sembrava non esserci più nulla da fare, nemmeno le lacrime di fenice erano riuscite ad arrestare il flusso di sangue ed il cuore non sembrava in condizione di reggere a lungo. A dispetto di ogni più rosea previsione dopo ben sette ore di intervento le sue condizioni risultavano stabili ed i suoi parametri vitali erano sulla buona strada per rientrare nella norma.
Il dottor Perkins aveva guidato personalmente il processo di ricostruzione e si stava dirigendo esausto verso  l’ufficio per compilare delle scartoffie, quando la figura di Albus Silente gli si parò davanti facendolo sobbalzare per la seconda volta nel corso di quella notte.
Ancora non poteva capacitarsi che fosse tornato in vita, andava contro tutto quello a cui aveva sempre creduto.
Ripresosi dallo shock aveva rivolto un sorriso sincero al suo amico d’infanzia.
“Albus, le condizioni del ragazzo sono piuttosto critiche, non ha smesso un secondo di lottare per restare a questo mondo. Se supererà la notte, potrà essere considerato fuori pericolo, ma non posso dire nulla di certo su quelle che saranno le sue condizioni di salute a venire … Il cuore è molto danneggiato.”
Silente aveva tenuto le palpebre abbassate qualche secondo in più del necessario
“Grazie Abraham …” aveva poi risposto stancamente
“E’ stato portato nella camera 367, le visite non sono ammesse, ma per questa volta credo di poter  fare un’ eccezione” aveva aggiunto il medimago che con una pacca sulla spalla si era congedato.
Sospirando, l’anziano mago si era voltato per trovarsi di fronte una sagoma familiare.
Remus Lupin lo osservava appoggiato allo stipite della porta, con una mano sulla fronte ed un’espressione terrorizzata sul volto. Molto probabilmente aveva sentito la conversazione appena terminata con il primario.
“Remus …”
“Professore …”
“Hai sentito quello che mi ha detto il dottor Perkins?
“Sì, mio malgrado … Non volevo origliare, ero venuto a cercarla per avere notizie su Harry, ma come ben sa sotto la luna piena i miei sensi si acuiscono, anche a distanza ho potuto udire chiaramente il discorso …”
Silente annuì stancamente.
“Lei pensa che ce la farà?”
“Lo spero, purtroppo non possiamo fare altro se non aspettare.”
Gli aveva sorriso con fare rassicurante e si era diretto verso la stanza del ragazzo.
Il licantropo gli si era accodato.
 
Nelle lunghe ore di attesa per sapere se fosse ancora troppo presto per piangere la morte di Harry Potter o meno, il preside si era sentito incredibilmente vecchio.
Per la prima volta da che ne conservasse memoria non aveva idea di come sarebbe andata a finire; la lungimiranza di cui si era sempre vantato sembrava averlo lasciato in balia degli eventi, i quali erano decisamente troppo confusi.
Da quando era tornato in vita aveva affiancato all’opera di ricostruzione della scuola, la ricerca.
Non molti erano i modi per riportare le persone in vita ed escludendo i sacrifici umani (Harry non si sarebbe mai macchiato di  un simile crimine, ne era certo) restavano solo quelli che prevedevano dei contatti con il mondo dell’oltretomba.
Non sono i vivi a scegliere che essi avvengano, bensì la Morte stessa.
Si trattava di magia molto antica, che stando a quanto si ritrovasse in testi vecchi di secoli, si basava su dei veri e propri contratti che obbligavano il beneficiario a tacere sulle condizioni che avevano determinato i ritorni in vita e la definizione di un pegno da pagare per la conclusione dell’accordo.
Riportare alla vita un certo numero di persone, poteva determinare degli sconvolgimenti non indifferenti nell’ordine naturale delle cose, quindi era possibile che se ne sarebbero dovute sacrificare altrettante oppure si sarebbe dovuto accettare il ritorno di anime non propriamente pure.
Il verificarsi però di situazioni analoghe a quella che stavano vivendo era cosa più unica che rara ecco perché si riteneva che le persone defunte fosse scomparse per sempre.
Si era consultato anche con Piton ed erano giunti alla medesima conclusione: il ragazzo aveva accettato uno scambio,  oltre ai suoi cari sarebbero stati riportati indietro anche dei Mangiamorte; era sicuro che Bellatrix fosse tra questi e che avrebbe certamente cercato un modo per portare all’apice il lato Oscuro e magari indietro anche Voldemort.
Scosse la testa impercettibilmente.
Harry aveva compiuto un gesto meraviglioso,ma il contrappasso era troppo pesante e non poteva lasciare tutti all’oscuro e cavarsela da solo. Avvertì il rimorso farsi strada dentro di lui, d’altronde se il ragazzo era arrivato a considerarsi un pezzo di carne da mandare al macello per la salvezza di tutti, era anche merito suo e questo lo sapeva bene.
 
Arrivato all’inizio del lungo corridoio che conduceva alla stanza di Harry, scorse un gruppo di persone che stavano attendendo il suo arrivo.
“Professor Silente …” James era scattato in piedi.
Silente aveva rivolto un cenno di saluto a tutti per poi posare una mano sulla spalla dell’uomo che si trovava di fronte a lui.
“Sia sincero, come sta mio figlio?”
“Non ti mentirò, James … Le sue condizioni sono piuttosto gravi … Ha subito un intervento di ricostruzione, purtroppo  gli organi erano danneggiati pesantemente  … Il primario ha detto che se supererà la notte, sarà fuori pericolo. “
Il preside aveva risposto con tutto il tatto di cui era disposto.
Quelle parole erano arrivate alle orecchie di Prongs con una tale violenza da fargli provare male fisico, aveva domandato quasi temendo che la risposta avrebbe potuto ucciderlo e così stava accadendo.
Un profondo senso di sconforto si era abbattuto su di lui.
Suo figlio stava per morire dissanguato e lui, troppo impegnato a ridere con gli altri, non era lì a proteggerlo.
Non aveva mai potuto essere il padre che Harry meritava di avere ed ora che gliene era stata concessa la possibilità, si rivelava totalmente indegno.
“Chi?”
Riuscì a pronunciare tra un singhiozzo mal trattenuto ed un altro
“E’ complicato ragazzo mio … “
“Mi dica chi ha colpito mio figlio, Silente.”
“Ho ragione di credere che anche alcuni Mangiamorte siano ritornati dal mondo dei Morti …”
Sirius e James avevano alzato lo sguardo verso il preside, basiti.
“A quanto pare l’Inferno è dotato di porte girevoli.” aveva detto Ron sopraggiunto con delle tazze di caffè, dando voce al pensiero di tutti.
 
Buio.
Buio pesto.
Non una luce a rischiarare l’ambiente, solo ombra.
“Dove mi trovo?”
Harry Potter sentiva i suoi pensieri rimbombare come se vi fosse l’eco.
“Ah, ora ricordo … Quella stronza mi ha colpito ed ora probabilmente sono morto ...”
“Sì, deve essere così.”
Rise, di una risata che non sembrava nemmeno appartenergli.
“Sono decisamente sfortunato, ho sempre creduto che una volta morto avrei incontrato i miei genitori e tutti gli altri … Invece eccomi qui, di nuovo solo.”
“Non sei solo ragazzino …”
Una voce lo fece sobbalzare.
“Sirius ?”
Un tremito gli scosse il corpo,come era possibile che fosse lì?
La figura si era avvicinata di qualche passo, rivelando un volto straordinariamente simile a quello del suo padrino, fatta eccezione per gli occhi, di un marrone intenso e caldo.
Doveva essere per forza …
“Regulus Black” disse in un sussurro.
“In carne ed ossa …” rispose l’uomo, ridendo senza allegria.
“Ad ogni modo non sei  morto se è questo che ti preoccupa … Sei in un luogo di transizione puoi andare avanti o tornare indietro … Spetta a te la scelta.”
Harry tirò mentalmente un sospiro di sollievo, poteva ancora scegliere, ma una consapevolezza che stava nascendo in lui, gli fece comprendere che sarebbe stato difficile arrivare velocemente ad una conclusione.
“Dov’è la strada per tornare indietro? Io non vedo nulla.” chiese al suo interlocutore
“Non sei tu a trovare la strada, è lei che si manifesta a te …” aveva aggiunto il più giovane dei fratelli Black con fare allusivo.
“Sei proprio sicuro che sia questo quello che desideri, Harry?”
Il ragazzo sgranò gli occhi verdi, in qualche modo Regulus aveva intuito la sua esitazione.
 
In fin dei conti era sempre stato lui la causa di ogni male.
Era per lui che tutte quelle persone erano morte.
Era lui che prima Voldemort ed ora Bellatrix cercavano,uccidendo chiunque trovassero lungo il loro cammino.
Probabilmente se fosse rimasto lì, i suoi cari avrebbero affrontato i Mangiamorte sopravvissuti ed avrebbero continuato le loro vite serenamente.
Sì, all’inizio sarebbe stato difficile abituarsi alla sua assenza, ma i suoi genitori erano ancora in tempo per avere altri figli.
Presto sarebbe rimasto solo un ricordo.
Avrebbe rinunciato a tutto, anche a se stesso per la loro felicità, lo aveva sempre detto.
E probabilmente era proprio quello che doveva fare.
 
“Non essere così sicuro che si verifichi quello che hai pensato … “
“Hai sentito?”
“Sei un libro aperto qui …”
“Sarebbe la scelta più giusta …”
“No, quella più egoista … Non lo  fai per la loro gioia Harry, vuoi andartene perché sei stanco e nei pochi anni che hai vissuto hai sofferto più di quanto un uomo nel corso di un’intera vita debba fare.”
Harry non rispose.
“Pensaci bene, ragazzino … Dovresti accontentarti di vedere solo alcuni sprazzi della vita delle persone che ami, accontentarti di sentirli vicini le rare volte in cui vi troverete nel medesimo posto … E’ questo quello che desideri?”
“Non lo so …” aveva risposto il giovane chiudendo gli occhi.
All’improvviso un intenso profumo di lavanda gli penetrò nelle narici.
Era familiare …
“MAMMA!!! “
 
Lily era entrata nella stanza preparata al peggio, ma il suo cuore aveva mancato comunque un battito alla vista di suo figlio ricoperto di bende e collegato a strumenti che, per quel poco che capiva di medi magia, gli servivano per respirare in quanto autonomamente non era in grado di farlo.
Era rimasta ad osservarlo a lungo prima di toccarlo, come se temesse di compromettere qualche importante funzione vitale se si fosse avvicinata troppo.
Poi aveva preso coraggio e gli aveva posato una mano sulla fronte, era gelido.
Si era inginocchiata accanto al suo letto ed aveva preso a sussurrargli delle parole con la speranza che ovunque suo figlio si trovasse potessero comunicargli tutto l’amore di cui era circondato.
 
“E’ mia madre!!”
Le parole di Lily rimbombavano in quel luogo, facendo crescere il grado di disperazione di Harry.
Al colmo della sopportazione era caduto in ginocchio e si era sciolto in lacrime.
Stava soffrendo così per lui, se solo fosse stato più attento.
Non aveva avuto il tempo di dirle neanche una volta che le voleva bene.
“Regulus, aiutami … “ aveva detto implorante.
“Lo farei, ma non so come … Anch’io mi trovo nella tua stessa situazione … Sono anni che sono qui.”
“Vorrei tornare indietro,ma non posso … Il mio corpo è intrappolato in quel lago con gli Inferi, ma non sono ancora uno di loro.”
Harry si volse a guardarlo.
“E così se qualcuno riuscisse a liberare il tuo corpo, tu avresti la mia stessa possibilità di tornare indietro ?”
Regulus annuì senza troppa gioia.
Sapeva che fosse praticamente impossibile, fatta eccezione per quel ragazzo e Kreacher nessuno era a conoscenza della sua “tomba ”.
Harry iniziò a prendere a pugni il suolo e ad urlare
“VOGLIO TORNARE INDIETRO!!”
“QUALCUNO MI SENTE? “
“PER FAVORE!!!”
“E’ inutile urlare, a parte me, qui non c’è nessuno …”
Voleva tornare dai suoi cari, ora ne era certo, avrebbe potuto tentare di recuperare il corpo di Regulus e dare a Sirius la possibilità di liberarsi dai sensi di colpa, ma perché diamine quella maledetta strada non ricompariva?
 
Erano passate due ore da quando Lily era entrata da Harry ed ancora non si vedeva.
James si torceva le mani nervoso, si sentiva impotente ed odiava quella sensazione.
Sirius giocherellava con il bicchiere del caffè.
Remus discuteva con Silente, ma non riusciva ad afferrare quale fosse l’argomento della conversazione.
Mentre Ron ed Hermione si erano spostati nella zona ristoro.
Sbuffò per la milionesima volta e si abbandonò sullo schienale della sedia.
“Sembri  l’Espresso per Hogwarts …”
“Mm?”
“Una locomotiva, Prongs …”
“Sì, lo so … Sono insopportabile, ma speravo che nel sentire la voce di sua madre, Harry si svegliasse … E invece …”
Sirius gli posò una mano sulla spalla.
“Ehi … Non devi perdere la speranza, chiaro? Harry è forte, non dimenticare che è il mio figlioccio … Non sarà una fattura tagliente a metterlo fuori uso …”
“Ho paura Pad … L’ho già perso una volta, non voglio che succeda di nuovo …”
“James, guardami … Non succederà … Non succederà niente di brutto …” Sirius aveva maturato la convinzione che se lo avesse ripetuto ad alta voce si sarebbe verificato.
Prongs aveva annuito senza troppa convinzione.
“Pensi ci sia anche la mia cara cuginetta tra i Mangiamorte resuscitati?”
“Molto probabile … E’ una situazione davvero assurda …”
“Già …”
Si guardarono sconsolati e ritornarono in silenzio a fissare il pavimento.
“Sai Prongs, ho  l’impressione che mi sfugga qualcosa …”


“PAD, L’UDIENZA!!!!”
“Ecco, lo dicevo che era una cosa importante!! Beh, sono ancora in tempo … Tornerò il prima possibile!! “ disse l’animagus dando una pacca sulla spalla a James e salutando con la mano Remus e Silente.
Quando la porta della stanza di Harry si aprì rivelando un alquanto trafelata Lily, Sirius era già sparito da un po’.
“Lils …” James le era andato incontro per sorreggerla.
Remus se l’era accolta tra le braccia e l’aveva coperta con la sua giacca, sembrava che il vedere suo figlio in quelle condizioni l’avesse svuotata da ogni emozione.
La donna, gli aveva rivolto un debole sorriso e volgendosi verso James aveva detto
“Tesoro, va tu da Harry … Ho bisogno di un qualcosa di caldo e poi credo di averlo monopolizzato a sufficienza …”
James le aveva poggiato un bacio sui capelli e dopo un’occhiata all’amico, era entrato.
Il sole era ormai alto nel cielo e la stanza era ben illuminata.
Come Lily, una volta che ebbe inquadrato lo stato in cui suo figlio si trovava, aveva sentito delle fitte al cuore.
“Giuro che chiunque ti abbia ridotto in questo stato mi implorerà di ucciderlo, una volta che lo avrò trovato …” aveva pensato con odio.
Poi aveva fatto comparire una sedia e si era seduto accanto al letto.
Aveva infilato una mano sotto le lenzuola e l’aveva stretta attorno a quella del ragazzo.
“Ciao campione …” aveva detto, prima che le lacrime gli facessero morire in gola le parole.
 
“Ciao campione …”
La voce di suo padre gli era arrivata forte e chiara, non aveva potuto non cogliere la nota di disperazione nel saluto che gli aveva rivolto.
Basta, stavano soffrendo troppo per lui.
Voleva tornare indietro, voleva abbracciare la sua famiglia.
Non aveva più esitazioni ormai, valeva la pena di patire le pene dell’inferno anche solo per ricevere una carezza da suo padre ed un bacio da sua madre, per sentire la risata di Sirius, bere la cioccolata con Remus, sorbirsi le prediche di Hermione, cazzeggiare con Ron, fare da lettino a Teddy e mille altri piccoli gesti che ormai facevano parte della sua quotidianità.
Baciare la sua Ginny.
Una luce abbagliante lo fece ridestare dallo stato di trance in cui sembrava caduto.
“Ehi, ce l’hai fatta Harry!! Ce l’hai fatta!! Vai, corri e non voltarti!!” Regulus sembrava sinceramente sollevato.
Il ragazzo non poteva crederci, senza esitare si alzò.
“Grazie, farò in modo che anche tu possa avere la mia stessa sorte …
Trova i tuoi buoni motivi per tornare!” disse risoluto.
L’uomo sgranò gli occhi, poi sorrise e rispose
“Lo farò … Dì a mio fratello, che a dispetto di come sono andate le cose, l’ho sempre amato.”
Harry annuì commosso e corse verso il suo destino.
 
Riaprì gli occhi a fatica, sentiva ogni singola parte del corpo dolere, anche respirare era uno strazio.
Era vivo.
Vivo.
Il sole stava tramontando e i colori rosati contribuivano a rendere la stanza più accogliente di quanto non fosse.
Girò la testa verso il bordo destro del letto e vi trovò una zazzera castana spettinata quanto la sua.
Un sorriso spontaneo gli illuminò il volto.
Suo padre doveva essere esausto.
Con una fatica immane alzò una mano e la posò tra i capelli dell’uomo.
Al contatto, James si svegliò , sollevò la testa di poco e sobbalzò alla vista di quegli occhi verdi che lo fissavano sofferenti.
Prese la mano del figlio e la strinse nella sua.
Gli carezzò il viso.
“Pa … Papà …”
“Shh, piccolo mio non ti stancare …”
“Ti … Ti voglio … bene …”
James sentì le lacrime montare
“Anch’io, campione …”
Harry sorrise stanco e suo padre dopo avergli posato un’altra carezza sul capo, andò ad avvisare gli altri.
Lily si precipitò ad abbracciare il figlio e così fecero anche Hermione e Ron.
Silente scrisse un biglietto per informare degli sviluppi della faccenda le persone che si trovavano ad Hogwarts.
Remus e Sirius, che era ritornato all’ospedale da uomo libero, rimasero seduti , troppo felici per muovere anche solo un passo.
“Sai che ti dico Moony? Qui ci vuole una bella bevuta!!” aveva detto l’animagus ridendo.
Il licantropo si era battuto una mano sulla fronte rassegnato, per poi scoppiare anche lui in una risata liberatoria.
Si prospettavano tempi bui, ma li avrebbero affrontati, ancora una volta, tutti insieme.
 
Il sole era tramontato da poco e sulle sponde del Tamigi si apriva il solito via vai di persone che si recavano nelle varie bettole alla ricerca di consolazione nell’alcool o nei decolletè di gentili donzelle.
Un ometto osservava la luna crescente, gli occhietti acquosi illuminati dalla luce argentata del globo … Una scia di fumo nero, lo fece indietreggiare di qualche passo.
Si guardò intorno preoccupato, sapeva che era solo questione di tempo prima che lo trovassero.
Voldemort si era beffato ancora una volta della sua codardia, lasciandolo come depositario di quella dannata  pozione di rinascita.
Volse il capo prima a destra e poi a sinistra nessuno, tirò un sospiro di sollievo.
“Peter!!! C’è bisogno di te ai tavoli, vuoi darti una mossa?” la proprietaria della taverna presso cui lavorava lo aveva richiamato all’ordine.
“Si, arrivo subito” aveva risposto e dopo aver dato un ultimo sguardo al cielo dietro di lui si era chiuso la porta alle spalle, ignaro del fatto che un grosso cane nero lo stava osservando da dietro un’automobile.



Angolo di Arwen
Ciao a tuttiiii!!
Si lo so, ora vorrete uccidermi, ma spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento e che quindi la sottoscritta vi serva viva per sapere come va a finire la storia! *___*
Immagino che il fatto che Sirius sia riuscito ad ingannare il Molliccio sulla sua più grande paura sia poco verosimile, ma mi piaceva l’idea che il suo scudo protettivo, fosse talmente forte da riuscire ad imbrogliare chiunque, eccezion fatta per i suoi migliori amici.
Inoltre ci tengo a precisare che la  frase ad effetto:
 “A quanto pare l’inferno è dotato di porte girevoli”
NON è, purtroppo, farina del mio sacco, ma si tratta di un “riadattamento”  di quella utilizzata da Ino Chan in una delle sue bellissime fanfiction ( che vi consiglio vivamente di leggere!!).
Per quanto riguarda, invece la scena di Harry intrappolato nel luogo di transizione, mi sono ispirata ad un episodio di Grey’s Anatomy.
Come sempre ringrazio tutti coloro che con pazienza seguono la mia storia ed in particolare un sentito grazie va a coloro che recensiscono dandomi la possibilità di migliorarla; siccome non penso di riuscire ad aggiornare prima del 31, colgo l’occasione per augurarvi buon anno, con la speranza che possa essere carico di soddisfazioni, serenità e perché no? Anche un pizzico di magia che non guasta mai!
A presto!
Arwen
 
!! I PERSONAGGI NON MI APPARTENGONO!!

 
 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


CAPITOLO 15

“… Forse è stato il tempo, forse quella solitudine che ci portiamo dentro, però credimi
Se tornerai, magari poi … Noi riconquisteremo tutto.
Come tanti anni fa, quando per noi forse la vita era più facile …”
                883

La tensione che regnava ad Hogwarts poteva essere tagliata con un coltello.
Dopo la partenza di gran parte del gruppo alla volta del San Mungo, le persone che erano rimaste nella tenda si erano dedicate alle attività più disparate per tenere la mente occupata.
Dora e Molly si erano date alle pulizie di primavera in grande stile; i gemelli avevano deciso di recarsi al castello e si erano impegnati più del solito nella sua ricostruzione, ormai mancava solo la guferia: il lavoro sarebbe terminato a breve.
Severus Piton si era rinchiuso nel rinnovato reparto proibito della biblioteca sotto lo sguardo sbigottito di Draco che aveva deciso di aiutarlo nelle sue ricerche, ma il catalogare libri sull’oltretomba non era proprio ciò che aveva in mente per distrarsi.
Ginny, da quando aveva ripreso conoscenza, si era chiusa in sé stessa e raggomitolata sul divano sembrava fare un’enorme fatica anche a respirare.
“Dovremmo dirle qualcosa …” esordì Dora mentre osservava la giovane da dietro le spalle della signora Weasley.
“Vorrei tanto trovare il modo adatto per rivolgermi a lei, ma ho paura di peggiorare la situazione … L’unica cosa che possiamo fare,mia cara, è sperare che arrivino buone notizie dall’ospedale …” aveva risposto la donna, rivolgendo speranzosa lo sguardo castagna al cielo oltre la finestra.
Ad un tratto trasalì, facendo sobbalzare di riflesso anche Tonks e si affrettò ad aprire le imposte: un  uccello rosso come il fuoco attendeva che qualcuno lo lasciasse entrare.
Entrambe seguirono con apprensione il volo della fenice che si arrestò ai piedi della ragazza acciambellata accanto al camino.
Ginny aveva puntato gli occhi nocciola sulla lettera che Fanny le tendeva.
Ormai esangue, l’aveva afferrata ed aveva preso a rigirarsela tra le mani tremanti.
L’aprì, vi erano solo poche righe dalle quali dipendeva il suo futuro … La sua vita.
Non aveva il coraggio di leggere, apprendere che non avrebbe più sentito l’odore di Harry, il calore dei suoi baci , che non avrebbe più potuto rimproverarlo per i nomignoli sdolcinati che le affibbiava,che non avrebbe più potuto fissarlo mentre sonnecchiava sul divano: le faceva  esplodere il cuore dalla disperazione.
Si morse il labbro inferiore fino a farlo sanguinare.
“Ginevra, ti stai comportando da codarda … “ si rimproverò mentalmente pur sapendo che effettivamente non lo era mai stata.
Nonostante le sue giovani spalle fossero esili, aveva dimostrato in più di un’occasione di poter sostenere enormi pesi, aveva dovuto sforzarsi di farlo quando la guerra le aveva strappato uno degli  amati fratelli e la sua indistruttibile mamma aveva ceduto alla depressione; era stata lei ad occuparsi della sua numerosa famiglia e,  nonostante l’ansia minacciasse di divorarla quotidianamente, aveva sempre aiutato tutti con il sorriso sulle labbra.
Harry era stato la sua colonna portante, quando pensava di cedere al dolore, le bastava stringere le sue mani per sapere che ce l’avrebbe fatta, che quel periodo negativo sarebbe finito prima o poi.
Ma ora non c’era lui a rassicurarla, a dirle che quell’ulteriore fardello lo avrebbero portato insieme.
Non c’erano le sue braccia a stringerle le spalle scosse dai tremori.
Srotolò la pergamena lentamente e ,tenendo il coraggio a due mani, si accinse a leggere.
Molly e Tonks la fissavano con apprensione e quando videro le prime lacrime bagnarle le ciglia, chiusero gli occhi come a volersi convincere che se non avessero visto le labbra della giovane muoversi, le parole che stava per pronunciare non sarebbero mai state dette.
“Il professore dice che Harry è stabile. L’operazione è andata bene, i parametri vitali sono tornati nella norma e …”
Sgranò gli occhi.
“E ?” aveva domandato Tonks agitata.
“Ha chiesto di me …” aveva risposto crollando sulle ginocchia ed iniziando a singhiozzare.
Le due donne che erano rimaste con il fiato sospeso ad osservarla si erano sciolte in lacrime ed erano corse ad abbracciarla.
Fu così che le trovarono gli altri ospiti della tenda qualche minuto dopo.
“E’ successa qualcosa ad Harry?” aveva domandato George la cui bacchetta era rotolata fino a Grattastinchi che la osservava curioso.
“No, sta bene … Ha subito un intervento e si è svegliato da poco … “ aveva risposto sua madre con un gran sorriso.
La manifestazione di gioia dei due gemelli si era conclusa con dei fuochi d’artificio che avevano bruciato le sopracciglia di Piton e fatto nascondere il povero gatto sotto la credenza.
Dopo aver recuperato un minimo di contegno che le era venuto del tutto meno alla vista del suo ex docente di Pozioni in fiamme, Tonks aveva proposto a Ginny una capatina al San Mungo.
La nuova politica dell’ospedale “AllDayAllNight”  prevedeva che fosse possibile fare delle visite ai pazienti anche in tarda serata.
La piccola di casa Weasley non se lo fece ripetere due volte e, prima che Tonks potesse dare un bacio a Ted appollaiato tra le braccia di Molly, stavano già volteggiando tra le linee della metropolvere.
 
“Professor Silente?”
“Sì?”
“Harry vorrebbe parlare con lei …”
Il preside aveva annuito e si era chiuso la porta della camera alle spalle.
James aveva fissato per qualche minuto il punto in cui l’anziano mago era scomparso.
Avrebbe tanto voluto tempestare suo figlio di domande per sapere cosa fosse accaduto, ma se gli somigliava almeno un po’, non avrebbe ottenuto nulla procedendo in quel modo.
Doveva solo aspettare.
Un bel problema visto che tra i geni Potter non aveva mai trovato spazio quello della pazienza.
Mentre si arrovellava le meningi, aveva iniziato a camminare avanti e indietro per il lungo corridoio.
Sentiva che sarebbe impazzito se non avesse trovato subito una risposta ai dubbi che lo affliggevano.
Durante una delle brevi soste dal suo via vai, delle dita lunghe ed affusolate si erano intrecciate sul suo petto ed aveva sentito la testa di sua moglie premere tra le scapole.
Sorrise di riflesso.
Da solo non sarebbe mai riuscito ad aspettare che quella dannata situazione giungesse ad un epilogo, ma con lei accanto avrebbe potuto farlo per secoli.
 
Il cambio di illuminazione tra il corridoio e la penombra della stanza  costrinse il preside ad arrestarsi per mettere a fuoco il letto in cui giaceva Harry.
Si avvicinò e prese posto accanto alla testiera.
“Professore …”
“Harry, ragazzo mio … Come ti senti?”
“Dolorante, ma tutto sommato non mi lamento … Come posso ringraziarla?Ancora una volta mi ha salvato la vita …”
“Uno splendido modo per dirmi grazie sarebbe non cacciarti più in queste situazioni …”
“Sa bene che non è possibile …”
“Harry …”
“Non le ho chiesto di raggiungermi per parlare di questo, professore …”
si fermò per qualche secondo a riprendere fiato, parlare a lungo era ancora troppo complicato per lui.
“Ho avuto un tête a tête con Regulus Black.”
Silente gli rivolse uno sguardo penetrante.
“Quando non riprendevo conoscenza, ero intrappolato in una sorta di luogo di transizione …”
“Ed è lì che lo hai incontrato …”
Il giovane annuì  e il mago gli fece cenno di proseguire il racconto.
“Mi ha detto che è lì da anni, sembra che il suo corpo sia rimasto intrappolato nella caverna in cui era stato nascosto il medaglione di Serpeverde , ma lui non è ancora un Infero …”
Silente si prese la radice del naso tra le dita, come sempre quando era impegnato in complessi ragionamenti.
Il ragazzo era stato trascinato nel lago infestato da quelle creature quasi vent’anni prima, com’era possibile che il suo corpo non si fosse ancora decomposto rendendolo uno di loro?
Tutto ciò non aveva senso, ma del resto, negli ultimi tempi nulla sembrava averne.
D’improvviso ebbe un’illuminazione.
“Ma certo!”
“Cosa?”
“E’ possibile che il corpo di Regulus sia stato preservato dalla pozione che ha dovuto bere per prelevare l’Horcrux!”
Il giovane sgranò gli occhi.
“Sì, credo proprio che sia così professore … Quando Voldemort ha violato la sua tomba per prendere la bacchetta di Sambuco, il suo corpo era intatto nonostante fosse trascorso un anno dalla sua … Morte.”
Harry non amava ricordare quanto accaduto al Preside, nemmeno parlandone con lui in persona.
“Bene, un’altra prova a confutare la mia tesi …”
“Ma come mai la sua anima è rimasta intrappolata così a lungo?”
“Probabilmente perché qualche faccenda che ha in sospeso lo tormenta al punto da non consentirgli il trapasso e penso proprio di sapere di cosa si tratti …”
“Sirius …”
Il preside annuì.
“Come intende agire?”
“Mi recherò con il professor Piton  alla caverna, porteremo via il corpo e lo affideremo alle cure di Madama Chips. Meglio evitare di rendere il fatto pubblico. Ti terrò aggiornato.”
“Faccia attenzione.”
Silente gli carezzò il capo e con un sorriso si congedò.
Gli eventi stavano prendendo una piega inaspettata, dietro tutto quello che stava accadendo c’era un qualche disegno, ne era sicuro.
Doveva solo individuarne la chiave di lettura.
 
Dopo essere sbucate da uno dei camini dell’atrio, Dora e Ginny avevano avuto l’impressione di trovarsi più nella hole di un hotel a 5 stelle che in un ospedale.
Si smarrirono almeno tre volte a causa del proverbiale senso dell’orientamento di Tonks ,ma fortunatamente riuscirono a giungere a destinazione prima che l’orario delle visite fosse terminato.
In corridoio vi erano James e Remus che esausti stavano per addormentarsi appoggiati l’uno all’altro, Lily aveva fatto comparire due cuscini e li stava posizionando alla bell’e meglio sotto le loro teste.
Presa com’era nella sua attività, non si era resa conto dell’arrivo delle due donne, così quando se le era ritrovate davanti era sobbalzata per la sorpresa.
“Ragazze!! Scusatemi … Non vi avevo sentite arrivare!” aveva detto con una mano premuta sul petto.
“Eri impegnata a sistemare quei due e non ci siamo annunciate per evitare di disturbarti …” aveva risposto Tonks facendo un cenno verso i loro mariti.
“Sono dei bambinoni!” avevano convenuto entrambe prima di scoppiare in un’unica risata.
Ginny era rimasta ad osservarle in disparte.
Vedere Lily sollevata, le aveva liberato il petto da un enorme peso.
Aveva ancora impresso nella mente lo sguardo di puro dolore che le aveva rivolto dopo aver appreso la notizia di quanto fosse accaduto a suo figlio.
“Ginny, stai bene?”
“Mmm ? Sì …” la voce di Dora l’aveva riscossa dai suoi pensieri.
“Harry ha chiesto di te non appena si è svegliato …” aveva detto Lily sorridendole teneramente.
Le guance della ragazza avevano preso un abbagliante colorito porpora.
“Se vuoi puoi entrare a salutarlo, è sveglio … Ha parlato con il preside finora.”
Ginny aveva annuito ed abbassando delicatamente la maniglia , si era affacciata nella stanza.
Il cuore le era scivolato nelle scarpe per poi infrangersi nell’impatto contro il pavimento quando aveva notato le diverse macchine che aiutavano Harry a respirare.
Il ragazzo aveva socchiuso un occhio, ma prima ancora di vedere la sua figura, aveva sentito il suo profumo di biscotti appena sfornati.
Si era aperto in un sorriso radioso e , con qualche smorfia di dolore, le aveva teso una mano.
“Ginny …”
La ragazza, nonostante si fosse ripromessa di non piangere almeno cento volte, gli era corsa incontro ed inginocchiata accanto al suo letto sembrava un fiume in piena.
“Non piangere … Mi fai sentire male, così …” aveva detto Harry in un sussurro.
La rossina si era passata una mano sugli occhi, come a voler asciugare le lacrime, e si era sporta sul letto.
“Gin ?”
“Mmm ?”
“Sei adorabile con quella candela di moccio al naso …”


“Scemo!!”
 
… QUALCHE GIORNO DOPO …
 
Harry guardava sconsolato la minestrina che gli avevano propinato per cena l’ennesima volta .
“Su, devi mangiare se vuoi riprenderti del tutto …” aveva detto sua madre mentre soffiava sul cucchiaio e glielo portava alla bocca.
“Sjfjdksvlv !!” aveva mugugnato il ragazzo contrariato.
“Tesoro, non si parla con la bocca piena!!”
“Se tu gli dessi il tempo di respirare tra un boccone e l’altro, luce dei miei occhi, sono sicuro che non lo farebbe!” James aveva osservato divertito la scena ed aveva deciso di intervenire all’ennesimo sguardo supplice di suo figlio.
Lily lo aveva guardato male e voltandosi verso il giovane che annuiva con vigore aveva assottigliato pericolosamente lo sguardo; il povero ragazzo, colto in flagrante, aveva così deciso che sarebbe stato saggio fingere di sentirsi male.
“Credo di non sentirmi molto bene …” aveva detto con i lucciconi agli occhi e una vocina da piccola fiammiferaia.
“Oh, tesoro della mamma … Su, sdraiati … Niente più minestra se non vorrai!”
Remus che stava sulla porta era scoppiato in una risata a pernacchia e si era dileguato giusto qualche secondo prima che Lily gli lanciasse contro  un incantesimo insonorizzante.
“Su, fuori voi due!!!Il mio piccolo Harry ha bisogno di riposo!!” e così dicendo li aveva sbattuti in corridoio.
“Certo che quando entra in modalità mamma apprensiva, fa davvero paura … “ aveva convenuto James rabbrividendo.
“Per fortuna Harry ha tutta la tua malandrina abilità, Prongs … Hai visto come si è finto moribondo prima?”
“E l’Oscar per il ruolo dell’infermo vaaaa ad Harry Potter!!!”
I due avevano preso a ridacchiare sottovoce per non essere mandati via anche dall’ospedale.
Circa mezz’ora dopo e con gli addominali che pulsavano si erano accomodati sulle sedie poste di fronte alla stanza del ragazzo.
“Remus, non vedo Sirius da un po’ … Che fine ha fatto? Non si sarà messo a rimorchiare infermiere?” aveva domandato James inarcando un sopracciglio.
“Aveva detto che sarebbe andato a prendere qualcosa da bere … “ aveva risposto il licantropo guardando il suo vecchio orologio da polso.
“… Ma ora che ci penso è passato parecchio da quando è andato via …
Sparisce sempre ultimamente …” aveva aggiunto pensoso.
“Sì, esce verso quest’orario e rientra a notte inoltrata … Qui gatta ci cova!!” aveva convenuto l’animagus con tono cospiratore.
“Già …”
“Possibile che voi due non facciate altro che ciarlare come due comari?“aveva detto una voce femminile alle loro spalle, seguita da una risata cristallina.
“Ginny …”
“Dora! “ Remus le era andato incontro e le aveva posato un bacio sulla guancia.
“Eccoci qui per la nostra consueta visita serale …” aveva detto la donna sorridendo.
 “Ah, a proposito, Rem… E’ quasi l’ora del tramonto …”
“Sì, capo! Vado … Ho preso la pozione Antilupo, ma è meglio se non mi trasformo qui davanti a tutti …”
“Moony, saluto Harry e ti raggiungo …” aveva detto James con un sorriso che non lasciava intuire nulla di buono.
Remus gli aveva fatto l’occhiolino e salutandoli con la mano si era diretto verso l’uscita dell’ospedale.
Cominciava ad avvertire dei dolori insopportabili alle articolazioni ed un’emicrania da guinness dei primati gli stava facendo scoppiare la testa.
Quella trasformazione sarebbe stata davvero dura da smaltire.
 
Come ogni sera da quando aveva scorto la sgradevole figura di Peter Minus oscurare l’uscio di una delle bettole sul Tamigi, Sirius era andato a tenerlo d’occhio, sapere vivo e in libertà l’ignobile essere che aveva causato la distruzione della sua vita, non lo faceva stare tranquillo.
Tutti lo credevano morto, non c’erano Auror a dargli la caccia né taglie sulla sua testa.
Avrebbe tanto voluto prenderlo e massacrarlo alla babbana maniera, in sordina, senza dare nell’occhio; ma non poteva rischiare di mandare nuovamente tutto a puttane … Non per lui almeno.
Era ormai una settimana che ne studiava i movimenti.
Intorno alle 19:30 arrivava a lavoro, alle 04:00 del mattino era l’ultimo a lasciare il locale e poi camminava fino a casa.
Un appartamentino squallido situato in uno dei quartieri più malfamati di Londra.
Cambiava tragitto tutti i giorni e sceglieva le strade più trafficate o illuminate, allungando a volte anche di miglia e perdendo un sacco di tempo ad aspettare i mezzi pubblici quando gli sarebbe bastato smaterializzarsi per essere a destinazione in meno di un secondo
C’era qualcosa che non quadrava e lui era altamente intenzionato a scoprire di cosa si trattasse.
Quella sera aveva deciso che sarebbe entrato a dare un’occhiata più da vicino.
Ormai la trasfigurazione umana  gli riusciva anche ad occhi chiusi, per cui non gli fu difficile crearsi una nuova identità.
Al posto dei capelli color ebano che gli arrivavano di poco sopra le spalle, si era fatto comparire un disordinato caschetto castano chiaro e le iridi color ghiaccio avevano lasciato spazio ad un verde chiaro con delle striature di marrone.
Modificò qualche altro tratto del suo viso ed abbassò il suo tono di voce di qualche ottava , dopo essersi specchiato nel parabrezza di un’automobile, soddisfatto si accinse ad entrare.
Il locale non era quello che si potesse definire un posto ben frequentato.
Gli avventori erano quasi tutti ubriachi e delle ragazze seminude si prodigavano per intrattenerli.
Peter era dietro il bancone ed al suono della porta che si chiudeva , aveva voltato di scatto la testa, poi aveva sospirato ed aveva rivolto un saluto al nuovo arrivato.
L’espressione di sollievo che si era dipinta sul volto dell’ometto non era sfuggita a Sirius, che ebbe conferma dei suoi sospetti.
Prese posto al bancone ed attese di essere servito.
“Buonasera signore, cosa prende?”
Padfoot ebbe un moto di rabbia nell’udire la voce di quello che era stato uno dei suoi più cari amici.
“Qualcosa di forte . Scelga lei per me …”
Peter prese un bicchiere dalla forma tozza e lo riempì di Wisky fino all’orlo, poi lo porse al cliente
“Ecco qui, il primo lo offre la casa … “ disse sorridendo affabile
“Grazie …”
Sirius avvertì un senso di nostalgia ,che proprio non gli piaceva,  attanagliargli la gola.
Perché lo hai fatto Pete, perché ci hai traditi?
“E’ nuovo da queste parti?” aveva chiesto l’ometto.
“In un certo senso … Lei invece ha sempre vissuto qui?”
“No, sono dovuto andare via dal posto in cui sono cresciuto.”
Sirius si mise in allerta.
“Sono indiscreto se le chiedo il perché?”
“No, non si preoccupi … Ecco diciamo che ho fatto degli sbagli,grandissimi sbagli … Ho deciso di ricominciare e mi sono lasciato tutto alle spalle, anche se i sensi di colpa mi rodono il culo.”
Padfoot sgranò gli occhi impercettibilmente, stava parlando di quello che aveva fatto a James e Lily.
“Mi hanno insegnato che ad ogni sbaglio c’è rimedio …”
“Non a questo … “
Era una sua impressione o sembrava che quel dannato topo si tormentasse per quello che era accaduto?
“Se potessi tornare indietro morirei piuttosto che rifare quegli errori, ma purtroppo si può andare solo avanti.”
Sirius lo fissò intensamente, poi decise che ne aveva abbastanza di quella conversazione.
Lo salutò e si sistemò al tavolo più remoto del locale.
Incredibile, sembrava di parlare con il Peter Minus che frequentava Hogwarts, quello in cui c’era ancora del buono, ma non poteva commettere l’errore di credere che ci fosse ancora del salvabile in lui, lo aveva fatto una volta e ne stava pagando ancora il prezzo.
Trascorse la serata ad osservare l’uomo affaccendarsi attorno al bancone e rifiutò, seppur a malincuore, le avance di una delle ragazze che lavoravano lì.
Stava bevendo il quarto bicchiere di Wisky, quando il penultimo cliente aveva lasciato il locale.
Erano soli.
Prese a sorseggiare il liquido ambrato, dalla finestra penetrava la luce argentea della luna piena.
“Moony si starà chiedendo che fine ho fatto … “ si disse, fece per alzarsi, ma  si bloccò all’ ingresso di una figura incappucciata nel locale.
Potè vedere chiaramente il colorito abbandonare la pelle di Minus.
“Buonasera Wormtail …”
L’ometto indietreggiò dietro il bancone.
Il nuovo arrivato abbassò il cappuccio del mantello rivelando la sua identità.
Dalla posizione favorevole in cui si trovava, Sirius riuscì a scorgere chiaramente il profilo di Theodore Nott.
“Dovevi saperlo che presto o tardi ti avremmo trovato …”
“Cosa volete ancora da me?”
“Bellatrix mi ha mandato a cercarti …”
Black sgranò gli occhi … Quella pazza in circolazione non lasciava presagire nulla di buono.
Un tremito scosse il corpo di Minus.
“Pensa tu abbia qualcosa che possa esserci utile …” aveva detto Nott con tono mellifluo.
“Cosa, di grazia?” aveva chiesto l’uomo in uno slancio di coraggio.
“Non fare il finto tonto con me, Wormtail .
Non ho tempo da perdere.
 Mi segui con le buone o devo ricorrere a metodi più … Persuasivi?”
In quel momento Padfoot ebbe la consapevolezza che se avesse lasciato andare quell’idiota di Peter con il mangiamorte, sarebbe accaduto l’irreparabile.
Senza esitare oltre, scattò lateralmente in modo da trovarsi di fronte al suo bersaglio e gli scagliò contro un Everte Statim che lo colpì in pieno petto e lo fece sbattere con violenza contro il muro.
Quando ricadde al suolo, Nott era privo di sensi.
 
Minus gli rivolse uno sguardo sconvolto.
“Tu sei un mago?!” disse facendo saettare lo sguardo da lui al mangiamorte svenuto.
“E..E perché mi hai aiutato?”
“Già una volta ti ho lasciato scappare, non intendo commettere lo stesso errore.
Incarceramus!”  pronunciando l’incantesimo per far apparire delle corde che si strinsero intorno al corpo dell’ex amico, l’animagus riprese le sue sembianze.
“Sirius ?” Peter era sconvolto, non avrebbe mai creduto di incontrarlo nuovamente ed avere il tempo di rendersene conto prima di morire tra atroci sofferenze.
“Già … E non provare a fare il furbo Pete … Ho l’Avada facile.”
Minus rabbrividì.
“Ad ogni modo, meglio essere previdenti: Impedimenta!”
Ora era nel sacco, non si sarebbe potuto trasformare.
Decise di smaterializzarsi in un luogo più tranquillo con il roditore al guinzaglio, i seguaci di Voldemort erano pazzi, ma non stupidi e per quanto Peter potesse essere una schiappa, Nott non si sarebbe mai mosso da solo.
I rinforzi sarebbero arrivati a breve.
Pensò all’appartamento di Minus come destinazione ultima, ma non accadde nulla.
Qualcosa impediva loro di smaterializzarsi.
“Evidentemente il tuo amichetto non era da solo … ”
Si voltò verso il muro ai cui piedi giaceva il mangiamorte svenuto, ma non vi trovò nessuno.
La situazione si complicava.
Avrebbe potuto attaccarli e invece era andato via … Perché?
“Non faccio più parte dei Mangiamorte!” le parole di Peter interruppero il suo ragionamento.
Rise senza allegria.
“Come se potessi scegliere .Sei sempre stato uno stupido!”
L’ometto era arrossito ed aveva abbassato il capo.
Per quanto gli seccasse ammetterlo, Sirius aveva ragione.
Aveva sempre sbagliato tutto.
“Beh, usciamo noi prima che entrino loro …”  convenne l’animagus, trascinandosi dietro un Minus sempre più restio a muoversi.
Prima che potessero raggiungere l’uscita, la grande finestra che dava sul retro finì in frantumi sotto il peso di un enorme lupo mannaro dal pelo nero.
“Ecco perché Nott ha levato le tende!!” Padfoot riuscì a malapena a rendersi conto di quanto stesse accadendo, prima di venire sbalzato contro alcuni tavoli dalla creatura che avventandosi come una furia su Peter, lo aveva strappato dalla sua presa.
“Bene, tra tutti i mangiamorte proprio Greyback doveva portarsi dietro … Merda!”
Sirius imprecò mentalmente.
Il licantropo era distratto, avrebbe potuto lavarsene le mani e lasciare che uccidesse quel sudicio ratto, ma qualcosa glielo impediva:
“Maledizione a me ed alla mia coscienza!!” si disse ed evocò uno schiantesimo che allontanò il lupo dalla sua preda, permettendole di strisciare via.
Greyback era rotolato a qualche metro di distanza, dopo un primo momento di smarrimento si era rimesso subito in piedi ed era partito alla carica, ma questa volta il bersaglio non era Minus, era lui.
Fece  per trasformarsi, ma il mannaro gli si gettò addosso e dovette concentrare tutte le sue forze per tenere distante la mascella che voleva serrarsi contro il suo collo.
Provò a divincolarsi menando colpi in tutti i punti del corpo del licantropo che aveva sotto tiro, ma senza sortire grossi effetti.
Stava per cedere quando sentì un fruscio sinistro, il peso sul suo corpo alleggerirsi e Greyback uggiolare cadendo di lato.
Si spostò dal punto in cui il mangiamorte lo aveva placcato e con lo sguardo cercò la causa di quella fortunata serie di avvenimenti. Rischiò quasi di mordersi la lingua, quando il suo sguardo si posò su un pugnale e sulla mano tozza che lo stringeva.
Peter doveva averlo ferito.
Lo aveva salvato … Assurdo.
Facendo forza su un braccio, si era rimesso in piedi a fatica, aveva battuto violentemente la testa contro il pavimento quando il mannaro aveva deciso di spostare il suo peso piuma su di lui.
Una volta recuperato l’equilibrio, aveva guardato nuovamente nel punto in cui si trovava l’ex amico, ma di lui non c’era traccia.
Se l’era data a gambe. 
“Cazzo, me lo sono perso di nuovo!
Spero solo non si faccia trovare da quella psicopatica.
Ho un brutto presentimento.” 
“E poi io ho la precedenza!” si disse prima di dirigersi verso la finestra rotta dal licantropo ed allontanarsi il più possibile da lui.
Evidentemente sconvolto dal comportamento di Peter, aveva commesso la leggerezza di pensare che il suo nemico fosse fuori gioco, non si era reso conto che si era rialzato e si stava preparando ad attaccarlo di nuovo.
Prima che potesse reagire, sentì un dolore lancinante nel punto in cui le unghie del mannaro gli stavano trafiggendo la pelle.
Cadde bocconi a poca distanza dalla lama che lo aveva salvato qualche minuto prima.
Doveva essere rapido o per lui non ci sarebbe stato scampo, allungò una mano e l’afferrò voltandosi giusto qualche istante prima che Greyback sferrasse il morso.
Gli sfregiò il musò, ma non riuscì a spostare il braccio prima che i suoi canini aguzzi lo ferissero.
Preso alla sprovvista il lupo si scostò da lui dandogli il tempo di lanciarsi fuori e smaterializzarsi ai confini di Hogwarts.
Troppo debilitato per reggersi in piedi, crollò supino sull’erba umida.
Decisamente non era il suo periodo fortunato.
 
Remus aveva ripreso da poco le sue sembianze umane.
James gli aveva portato dei vestiti ed intanto che li indossava si guardava intorno inquieto.
“Sirius non è venuto …” aveva detto Prongs con una punta di nervosismo nella voce.
“Strano …”
“Sì, sono preoccupato … Non è da lui mancare alla luna piena!”
“Potremmo andare a cercarlo …”
“Remus, tu devi solo riposare adesso … Stanotte eri una belva in tutti i sensi, è stato difficile tenerti a bada … “ aveva detto l’animagus con un sorriso.
“Ti ho ferito?” aveva chiesto Moony con apprensione.
“No, sto bene … Sei veramente esasperante sai!” aveva ribadito James con uno sbuffo contrariato.
Dopo essersi beccato una smorfia da parte dell’amico, lo aveva aiutato ad appoggiarsi a lui per tornare all’accampamento;
avevano mosso solo pochi  passi quando lo aveva sentito irrigidirsi sotto al suo braccio.
“Moony, che succede?”
Remus si era voltato di scatto in direzione dei cancelli di Hogwarts.
“Odore di lupo.”
 
 
 
 Angolo di Arwen
 
Holaaa!!!
Questa volta non vi tormenterò con le mie logorroiche spiegazioni!
Vi auguro una buona lettura e spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento!!
Come sempre vi ringrazio per l’attenzione che dedicate alla mia storia!
A presto!!
Arwen
 
!! I PERSONAGGI NON MI APPARTENGONO!!

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


CAPITOLO 16

“L’amicizia sorregge tutto, crede a tutto,spera tutto, sopporta tutto.”
Prima lettera ai Corinzi.

Remus  aveva assunto una strana espressione, in piedi mentre osservava nella direzione dalla quale aveva sentito provenire quell’odore estraneo, ma al contempo così conosciuto … Troppo familiare.
Il particolare profumo del sottobosco dopo la pioggia apparteneva ad una sola persona, ma il suo cervello si rifiutava di metabolizzare l’informazione ed accettarla.
“Non può essere lui ...” si era detto, mentre davanti ad un James sempre più confuso, aveva stretto i pugni fino a farsi sbiancare le nocche.
“Sai che non sbaglio mai …” aveva risposto una voce roca simile ad un ringhio.
“Mi dispiace deluderti, ma questa volta hai toppato alla grande!”
“Remus, Remus, Remus …  Puoi provare a convincerti tutto il tempo che ti pare che non sia l’odore del tuo amico quello che hai sentito e se vuoi riuscirai a trovare mille motivazioni a sostegno della tua idea; ma in cuor tuo sei perfettamente conscio del fatto che sono passate poche ore dalla Luna Piena ed il mio fiuto è infallibile.”
Sgranò impercettibilmente gli occhi.
Era l’odore di Sirius quel lieve sentore di muschio che sentiva mascherato da quello ben più forte del lupo.
Doveva solo convincere se stesso a muovere dei passi verso i cancelli,
un bel problema visto che era paralizzato dall’ansia; aveva una paura folle di scoprire che uno dei suoi migliori amici fosse stato condannato a condividere il suo stesso inferno o peggio che stesse per morire dissanguato a causa del morso di uno come lui.
Insieme a Dora e Ted, erano le persone a cui più teneva al mondo.
La sua seconda famiglia.
Non uno di loro, non proprio adesso che avevano avuto la possibilità di ricominciare a vivere insieme concretizzando i sogni di quando avevano appena vent’anni ed il futuro sembrava un’utopia.
“Dai Moony, non fare il paranoico … Vedrai che tra quarant’anni saremo in un parco a giocarci la pensione a gobbiglie! Parola di malandrino!”
Il ricordo di quel momento era così vivido che gli sembrava di vedere quello scapestrato di un cane salire sulla moto e fare l’occhiolino a lui e James.
Sirius.
Sin da quando si erano conosciuti la vita non era stata per niente benevola con lui.
Erano state innumerevoli le volte, quando di ritorno dalle vacanze, gli aveva medicato le ferite, chiuso in dormitorio con James che si faceva stritolare le mani e Peter che gli faceva da assistente passandogli le bende.
Le sue trasformazioni lo provavano allo stesso modo, poteva comprendere a pieno come si doveva sentire;
Non avrebbe mai potuto dimenticare il senso di nausea alla vista del corpo del suo amico ridotto volontariamente in quello stato dalla donna che l’aveva messo al mondo.
E puntualmente tutte le volte, una volta terminato il bendaggio, Sirius alzava gli occhi dal pavimento, si scusava con James per la stretta e li prendeva in giro, cercando di sdrammatizzare su quello che gli era capitato.
“Grazie mille dottor Lupin ,complimenti per la professionalità anche a lei  infermiera Minus !!E …James ? Hai le mani da femmina!”
L’allegria che tentava ostinatamente di dimostrare non contagiava, però anche i suoi occhi.
Con il passare del tempo si erano spenti fino a diventare gelidi proprio come il ghiaccio del quale condividevano il colore.
Era stata in una di quelle occasioni che Remus si era ripromesso di aiutarlo a sopportare quell’enorme peso che rappresentava l’appartenere alla famiglia Black.
Adorava James e voleva bene a Peter, ma qualcosa di più forte lo legava a Sirius.
Erano uguali loro due.
Entrambi dei reietti, maledetti anche se per motivi diversi ed in continua lotta con il resto del mondo seppur con strategie differenti.
Prima aveva provato con le buone a farlo sfogare, senza risultati, poi aveva capito che con le parole non avrebbe ottenuto nulla.
Un giorno aveva deciso che il canide non poteva tenersi tutto dentro, così si era spostato sul suo lato della barricata ed aveva iniziato a provocarlo.
“Remus, non farò a pugni con te …”  si era sentito rispondere.
Allora aveva fatto lui la prima mossa: un bel gancio destro sul mento.
Padfoot aveva perso l’equilibrio, poi gli aveva sorriso e si era passato una mano sotto al labbro inferiore per ripulire la scia di sangue che usciva dalla bocca.
Doveva essersi morso la lingua.
Vedere il fluido rosso fuoriuscire dalle sue labbra  lo aveva fatto sentire un verme.
Cosa diavolo gli era saltato in mente?
“Sirius … Perdonami. Mi fa male vederti stare così per la tua famiglia.
Non meriti queste sofferenze. Sono io il mostro, non tu!”
SCIAF!
Uno schiaffo gli aveva fatto voltare la testa di lato.
“Non dire stronzate Remus.” era stata la fredda risposta dell’amico.
Senza farselo ripetere due volte il licantropo era passato al contrattacco e se l’erano date di santa ragione fin quando James non era tornato dagli allenamenti di Quidditch.
“Ragazzi, ma siete impazziti?” aveva detto il cercatore con le lenti di traverso sul naso, mentre tentava di dividerli.
I due non avevano risposto, Sirius si era divincolato dalla presa e dopo essersi risistemato la divisa si era avviato verso la sala comune.
Passando accanto a Remus  aveva sussurrato l’unica parola in grado di fargli capire che tutto quel casino era servito a qualcosa, che non doveva rimproverarsi per avergli fatto del male.
“Grazie.”
Lontani i tempi di Hogwarts e dopo la scomparsa di James e Lily, le  cose erano degenerate: non aveva esitato un attimo a credere che avesse venduto i loro migliori amici e gli aveva voltato le spalle.
Non riusciva a non sentirsi in colpa per averlo abbandonato a scontare una pena che non meritava, nonostante Sirius gli avesse ripetuto fino allo sfinimento di non farlo.
Avevano avuto la possibilità di ricominciare e stare finalmente accanto ad Harry, ma anche in quell’occasione il destino si era preso gioco di loro.
Ricordava perfettamente l’istante in cui, mentre cadeva al di là di quel maledetto velo, il suo migliore amico gli sorrideva in segno di saluto.
Non era riuscito a salvarlo, il mondo aveva vinto.
Non ci sarebbe stato nessun parco, nessuna partita … Nessun amico con cui invecchiare.
E adesso quell’ulteriore smacco … Non era possibile che il destino si fosse accanito così malignamente contro di loro.
 
James non riusciva a capire cosa stesse accadendo, ma sapeva per certo che qualcosa non andava.
L’ombra nello sguardo dell’amico parlava più del suo stranocomportamento.
“Moony ?”
Remus lo aveva guardato e dopo avergli fatto un cenno con il capo ed aver raccolto le poche forze che gli restavano in corpo aveva iniziato a correre.
Ancora sorpreso per il repentino movimento del licantropo, che fino a quel momento sembrava essere stato pietrificato, Prongs si era dato all’inseguimento.
La distanza tra il margine ovest della Foresta Proibita e i cancelli della scuola non era mai sembrata così immensa.
Giunto in prossimità di uno degli enormi bastioni di pietra, Moony si era fermato per riprendere fiato.
“Remus …” James gli si era avvicinato prendendo grandi boccate d’aria per regolarizzare il respiro.
“Puoi spiegarmi che diavolo sta succedendo?”
“Ho sentito odore di lupo …” aveva risposto come un automa.
James aveva assottigliato lo sguardo, era evidente che il lupacchiotto non volesse sbilanciarsi, ma per quale motivo?
Una sensazione di gelo all’altezza dello stomaco aveva accompagnato l’amara constatazione.
Remus non era cambiato di una virgola, come sempre quando accadeva qualcosa di preoccupante, non si poteva sperare che parlasse autonomamente: bisognava estorcergliele le informazioni!
“Beh, siamo in Scozia … Nel bel mezzo delle montagne, credo che sia normale che dei lupi circolino in queste zone. Sii più preciso … L’ho capito che stai nascondendo qualcosa,  non sei mai stato bravo a mentire.”
Moony quasi aveva smesso di respirare e lui aveva ghignato.
Colpito e affondato.
“Io … Io spero di sbagliarmi, ma …”
A quel punto Prongs ebbe come una folgorazione.
Sembrava che quel pensiero fosse stato sempre lì, nella sua testa, ma solo in quel momento fosse riuscito a decriptarlo.
In fin dei conti era semplice:
Il cane era sparito da un’intera giornata, si era perso la luna piena e Remus sembrava sul punto di avere un attacco di panico.
“No …” aveva sussurrato prima di potersi trattenere.
L’amico aveva annuito.
“SIRIUS!!!” James si era voltato ed aveva ripreso a correre verso il cancello.
Lo aveva sorpassato  ed aveva setacciato la zona antistante alla ricerca … Non sapeva nemmeno lui di cosa : un cadavere, un licantropo agonizzante per la sua prima trasformazione.
Il cuore gli martellava in petto, ricordava di aver avuto così tanta paura di perdere qualcuno ai tempi della prima guerra magica, quando dietro ogni angolo si nascondeva una minaccia per la sua famiglia ed i suoi amici.
E diciotto anni dopo, eccolo ancora lì, a tenersi una mano sul petto … Troppo preoccupato per ragionare lucidamente.
Quando li avrebbero lasciati in pace una volta per tutte?!
Era l’unica cosa che come una delle insegne dei casinò di Las Vegas , lampeggiava a caratteri cubitali nella sua mente.
In preda alla disperazione era caduto in ginocchio
“SIRIUS!” aveva urlato di nuovo nella speranza che l’amico gli rispondesse.
“Andiamo fratello, dove diavolo sei!” aveva detto mentalmente serrando la mascella.
D’un tratto la sua attenzione fu catturata da qualcosa che si muoveva molto lentamente.
Assottigliò lo sguardo per mettere meglio a fuoco.
Una mano.
Senza nemmeno alzarsi, aveva iniziato a gattonare in quella direzione.
Lo spettacolo che gli si era presentato  davanti una volta raggiunta la meta, gli aveva bloccato il respiro in gola.
Sirius era sdraiato malamente sul prato, doveva essere crollato, troppo debole anche per rimanere in piedi.
Il torace era ricoperto da schegge di vetro ed una particolarmente lunga gli perforava la spalla destra, attraversandola da parte a parte.
Sull’avambraccio aveva una ferita che per quanto era slabbrata e sanguinava sembrava una fortuna che l’arto fosse ancora tutto intero.
Non era assolutamente preparato a vedere SUO fratello conciato in quel modo.
“Sirius … “  gli si era avvicinato, voleva fare qualcosa per aiutarlo ma il suo corpo sembrava non reagire ai comandi.
Nessuna risposta, solo una smorfia di dolore sul viso, a quel punto dimentico delle parole di Remus, l’animagus aveva allungato le mani per bloccare l’emorragia
“NO!” aveva urlato, per quello che gli era possibile, Sirius  mentre con la mano che aveva usato per attirare la sua attenzione, gli premeva contro il petto per allontanarlo.
“Voglio aiutarti Pad, sei al sicuro.” aveva detto Prongs con voce tremante.
“Non mi toccare  … Potrei essere infetto.”
James aveva lasciato cadere le braccia e si era seduto senza forze sui talloni.
Ora ne aveva la conferma: Moony si riferiva a lui, era da Sirius che proveniva l’odore di lupo.
Il leggero tocco della mano dell’amico sulla coscia, lo fece trasalire.
La strinse nella sua e si abbassò per ascoltare quello che aveva da dire
“Non fare avvicinare Remus, Prongs. Non deve vedermi, non deve sapere! Sai com’è apprensivo, io … Io sto bene!” aveva detto supplice all’amico che lo osservava sconvolto.
Ma era troppo tardi, Remus li fissava dall’alto con un ‘espressione indecifrabile sul volto.
“Vedi Lupin, io non sbaglio mai.” aveva ripetuto beffarda la voce nella sua testa.
Senza dare il tempo a James di voltarsi, si era inginocchiato accanto al corpo di Sirius e strappato un pezzo di stoffa dalla sua camicia aveva iniziato a fasciare come poteva l’avambraccio ferito.
“Rem..” la voce dell’animagus era un sussurro.

“Sto bene.”
Le mani del licantropo tremavano mentre stringeva le bende il più possibile.
“Remus John Lupin, guardami!” Sirius aveva usato tutta l’autorità che il suo stato gli consentiva nel pronunciare il nome dell’amico.
Moony aveva alzato la testa e lo fissava con immenso dolore.
“Sirius, apri gli occhi.”
“No.”
“Mi hai detto di guardarti come faccio se hai le palpebre semi abbassate?”
“Appunto ti ho detto di guardarmi, non di guardarmi negli occhi.”
Remus aveva abbozzato un sorriso.
Sempre il solito.
“Ho sentito il tuo odore Pad, non saranno i tuoi occhi a farmi capire quello che è successo.”
Sirius sussultò. Che idiota era stato a non pensarci prima, erano passate poche ore dalla luna piena, i suoi sensi erano ancora molto sviluppati.
Doveva averlo fiutato già da un po’, ecco perché erano andati a cercarlo proprio lì e lui che voleva evitare di dirglielo.
Un sorriso sghembo gli si era dipinto sul volto ed aveva puntato lo sguardo sul licantropo.
Una corona ambrata che contrastava l’azzurro naturale degli occhi, era comparsa attorno alla sua pupilla.
Remus aveva schiuso leggermente le labbra, come faceva sempre quando qualcosa lo sorprendeva.
“Com’è possibile?” aveva domandato James dando voce ai suoi pensieri.
“Cosa?” aveva domandato Padfoot.
“I tuoi occhi sono ancora azzurri …  ” aveva risposto Remus.
Non sapeva se essere sollevato o meno.
Sì, le iridi avevano mantenuto il colore naturale, ma quel nuovo particolare color miele non lo faceva stare tranquillo.
“Non sono stato morso, Greyback mi ha solo graffiato con i denti.”
“GREYBACK?!”
Remus era fuori di sé dalla rabbia, come aveva osato colpire uno dei suoi amici.
L’avrebbe pagata molto cara, non doveva vivere un giorno di più e sarebbe stato lui stesso ad ucciderlo.
Si era alzato di scatto per smaterializzarsi, quando aveva sentito le mani di James sulle spalle ed un paio di braccia che gli si serravano attorno alle gambe.
“Lasciami Prongs, devo and … Sirius, rimettiti straiato!! Bestia di  un cane!!”
“Tu.Non.Ti.Muovi.Da.Qui.”  aveva risposto l’animagus sforzandosi di mantenersi lucido per non fare allarmare più di quanto già non fossero i suoi amici.
Non era riuscito però a trattenere uno sbocco di sangue che era caduto a pochi centimetri dalle scarpe del licantropo.
“SIRIUS, MOLLAMI!! D’accordo, non vado da nessuna parte, ma per l’amor del cielo non ti sforzare!”
Dopo essersi assicurato che Remus non avrebbe mosso un passo, James era accorso a sostenerlo e gli aveva posato una mano dietro la schiena per farlo stare sollevato.
Sirius aveva quasi urlato al tocco dell’amico che era rimasto come pietrificato quando aveva sentito gli sfregi sotto le sue dita.
Prongs aveva alzato gli occhi su Moony che si era accovacciato accanto a loro, preoccupato.
“Diciamo che il caro Fenrir è stato così gentile da farmi un autografo!” aveva detto Sirius cercando di sdrammatizzare e beccandosi un’occhiata di rimprovero da parte degli amici.
“Quando starai meglio ci dirai che diavolo hai combinato dannato canide.” aveva detto James, mentre Remus ancora livido in volto, faceva apparire una barella.
Sirius aveva la tipica espressione da cane bastonato.
“Prongs, mi fai un favore?”
“Mmm?”
“Non portarmi da Poppy, mi violenterà nel sonno … Lo so!” aveva chiesto tossicchiando.
“Sai non sei molto attraente in questo stato, fidati.. Sarai in una botte di ferro!”
“Non fai mai nulla per me e mini anche la mia autostima.”
“Andiamo non fare la vittima.”

“E va bene, sei affascinante anche sanguinante e ricoperto da schegge di vetro … Contento?”

“Dai Pad, non è divertente.”

“Sirius??
Rem, è svenuto.”
 
Severus Piton pensava seriamente di essere capitato in una realtà parallela nella quale la logica delle cose fosse andata allegramente a farsi benedire.
Doveva ancora abituarsi all’idea di essere tornato in vita che ecco gli si presentava un’altra cosa impossibile da accettare.
Aveva ascoltato senza fare una piega tutto il discorso di Silente sul fatto che sarebbero dovuti andare a recuperare il corpo di Regulus Black perché, secondo quanto gli aveva riferito Harry Potter, c’era ancora possibilità di salvarlo.
Seriamente pensava che quel ragazzino avesse preso una colossale botta in testa che aveva danneggiato il suo già malmesso (a causa dei geni del padre) cervello.
Erano passati quasi vent’anni dalla scomparsa del più giovane della famiglia Black.
Come diamine faceva ad essere ancora vivo se immerso in un lago di acqua putrida ed infestata da Inferi?!
Sarebbe stato già un immenso risultato ritrovarne le ossa.
Sospirò sonoramente, sotto lo sguardo divertito dell’anziano mago.
“Preside, mi perdoni, ma tutto questo è a dir poco insensato.” aveva poi risposto, sforzandosi di non  dare di matto.
“Sì, lo è Severus, ma ti sembra ragionevole che noi due siamo morti e stiamo qui, in carne ed ossa, a chiacchierare amabilmente bevendo del tè?” aveva risposto Silente mentre prendeva un sorso dalla tazza ancora fumante che aveva fatto apparire all’arrivo del professore nel suo rinnovato studio.
Piton parve rifletterci un attimo, poi rassegnato aggiunse
“Va bene, mi arrendo …”
“Meraviglioso … Possiamo andare allora!” aveva concluso il Preside porgendogli un candelabro che aveva reso una passaporta qualche istante prima.
Si erano ritrovati così in una grotta umida e buia a cercare in chissà quale modo di ritrovare il corpo del suo migliore amico.
Ebbene sì, lui e un Black amici per la pelle … Chi l’avrebbe mai detto?
Regulus era un anno più piccolo di lui e lo seguiva ovunque.
Inizialmente quel ragazzino petulante che lo guardava con ammirazione, gli dava sui nervi: non voleva fidarsi di lui, il sangue era lo stesso di quella sorta di teppista di Grifondoro che lo tormentava.
Poi in un paio di occasioni Regulus si era schierato contro suo fratello per difenderlo ed aveva cominciato a considerarlo in maniera diversa.
Con il passare del tempo aveva capito che fossero più simili di quanto non immaginasse.
Entrambi desiderosi di rispetto e carichi di ambizioni per il futuro, così quando le cose avevano iniziato a farsi serie ed i loro compagni li avevano messi di fronte alla scelta dello schieramento per il quale combattere si erano uniti ai mangiamorte, senza riflettere seriamente sulle conseguenze di quella decisione.
Avevano scelto insieme di diventare seguaci del Signore Oscuro e nello stesso periodo si era insinuato in loro il tarlo del dubbio sulla strada che avevano scelto di percorrere.
Qualche giorno prima che di Regulus si perdessero le tracce, si trovavano nella sua casa di Spinner’s End a giocare a scacchi;
Era ormai una tappa fissa nelle loro giornate, un modo per tirarsi fuori, almeno per qualche ora, da quella situazione che ormai li nauseava e dalla quale non trovavano via di fuga; avevano discusso a lungo di quali fossero le implicazioni del fare marcia indietro con Voldemort ed avevano convenuto che se avessero optato per quella scelta la loro vita sarebbe presto terminata.
Mentre con un alfiere si apprestava a mangiare un cavallo del suo avversario,  Severus aveva alzato lo sguardo dalla scacchiera e si era ritrovato le iridi castane dell’amico che lo fissavano.
Avevano parlato del caos che i mangiamorte stavano creando nel mondo magico e ,come sempre, Regulus aveva ancora qualcosa da dire.
Inarcò un sopracciglio per invitarlo a parlare.
“Noi siamo diversi da loro Sev, abbiamo un cuore.
Mi sono unito a questi spostati solo per compiacere la mia famiglia.. Quando ancora credevo di averne una.
Sono stanco, abbiamo appena diciotto anni e quante vite sulla coscienza?
Troppe.
Io mi chiamo fuori.” aveva detto prima di fare la sua ultima mossa e concludere la partita.
“Non essere sciocco, sai che non possiamo farlo … Non c’è soluzione …” aveva risposto Piton con una nota di disperazione nella voce.
“Sì, invece … Ci vediamo Severus!” aveva risposto il ragazzo imboccando l’uscio.
“Reg, dove stai andando?!”  aveva urlato seguendolo nel disperato tentativo di farlo ragionare.
“A redimermi …”
E con un ultimo sorriso era scomparso.
Piton non era rimasto sorpreso quando il giorno successivo non si era presentato al loro appuntamento e nemmeno quello dopo ancora.
Aveva perso il suo migliore amico e per la sua stupidità stava per dire addio per sempre anche alla donna che amava.
Improvvisamente ebbe la consapevolezza che Regulus aveva ragione, aveva ancora una possibilità di porre rimedio a ciò che aveva fatto.
Era stato grazie all’amico che aveva trovato il coraggio di rivolgersi a Silente e dare una svolta alla sua esistenza.
Se poteva aiutarlo in qualche modo, lo avrebbe fatto.
Glielo doveva.
“Severus, stai bene?” Il Preside lo riscosse dai suoi pensieri.
“Riflettevo … Come faremo a trovarlo Albus?”
“Ho ragione di credere che il corpo di Regulus, si trovi molto vicino al bacile di pietra, quindi non ci resta che attraversare il lago …” aveva risposto l’anziano mago, mentre saliva su una barchetta dall’aria decisamente poco stabile.
Piton rabbrividì impercettibilmente, non sapeva nuotare e non amava fare gite in barca nel covo di creature oscure, ma se quello era l’unico modo per portare a compimento la missione, si sarebbe sacrificato.
Quando furono entrambi sul piccolo natante, esso prese a muoversi come se un invisibile nocchiero ne guidasse la traversata.
Regnava un silenzio tombale, rotto dallo sciabordio dei remi che infrangevano l’acqua.
Giunti a destinazione, i due iniziarono a perlustrare la zona circostante.
“Nulla da fare professore, è troppo buio … Dovremmo ricorrere a qualche incantesimo di illuminazione.”
“Era proprio quello a cui pensavo, Severus … Mi hai tolto le parole di bocca …” Silente aveva quindi alzato la bacchetta e con un complicato movimento del polso aveva illuminato a giorno la caverna.
Gli Inferi che erano saliti in superficie per attaccarli, accecati dalla luce si erano rifugiati nuovamente in profondità.
“Eccolo! “ aveva urlato Piton vittorioso e si era avvicinato alla riva sulla quale giaceva una massa informe di vestiti decomposti e ricoperti di muffa.
Senza sapere in che condizione potesse trovare l’amico, il professore lo aveva voltato ed aveva strabuzzato gli occhi.
Era esattamente come lo ricordava.
Un pallore innaturale gli conferiva una luce strana, ma si poteva considerare veramente in ottime condizioni.
Silente aveva poggiato due dita alla base del collo e con uno scintillio negli occhi, aveva comunicato al suo compagno di avventura che sentiva un lievissimo battito.
Con l’aiuto della magia avevano evocato una barella e dopo aver afferrato la passaporta si erano ritrovati nuovamente nell’ufficio del Preside.
 
“E’… E’… E’ … Incredibile …” aveva esordito Piton ancora scosso per l’accaduto.
“Sembra che il giovane Harry sia in stretti rapporti con la Morte di questi tempi …” aveva risposto Silente quasi ridacchiando, mentre scendeva le scale per dirigersi in infermeria.
 
Madama Chips era rimasta senza parole quando, quella mattina, il Preside le aveva fatto quella misteriosa richiesta.
Le aveva detto di attrezzare l’infermeria per accogliere un paziente che probabilmente sarebbe stato in gravi condizioni, ma che non poteva essere ricoverato presso il San Mungo per motivi di privacy, poi le aveva detto di contattare una persona di fiducia per avere tutto l’aiuto di cui aveva bisogno per barcamenarsi al meglio in quella situazione.
Poppy aveva così pensato di contattare sua nipote , la figlia del suo adorato fratello, venuto a mancare proprio un anno prima.
Eleanor Chips era una ragazza a dir poco brillante, si era diplomata ad Hogwarts con il massimo dei voti,  aveva conseguito la laurea in Medimagia nei cinque anni stabiliti e da poco aveva terminato l’internato al San Mungo, dove aveva potuto affinare le sue conoscenze e conseguire la specializzazione in magichirurgia.
All’età di 27 anni poteva considerarsi più che soddisfatta della sua vita, aveva una brillante carriera da guaritrice davanti, ma ad Ellie piacevano da morire le sfide così da un po’ di tempo a quella parte aveva iniziato ad occuparsi della ricerca, voleva trovare una cura per le malattie fino ad allora ritenute irreversibili; l’obiettivo primario dei suoi studi consisteva nel risvegliare dal lungo sonno nel quale erano stati costretti i coniugi Paciock.
Le analisi davano ottimi risultati e in poco tempo sottoponendo a degli stimoli elettrici e somministrando loro una nuova terapia endovena, prima Alice e poi Frank  avevano compiuto degli impercettibili movimenti.
Aveva pianto di gioia quando aveva notato nel monitor quei picchi che evidenziavano un minimo di attività celebrale.
Quando sua zia l’aveva convocata d’urgenza, aveva abbandonato a malincuore i suoi cari pazienti; adorava quella donna, per lei avrebbe fatto di tutto ed a giudicare da come avesse dato per scontata la sua disponibilità, la cara zietta sapeva perfettamente dell’ascendente che aveva su di lei.
“C’è qualcosa che non va?” aveva chiesto la ragazza mentre sorridendo raccoglieva i lunghi capelli neri in una coda alta e le puntava addosso gli occhi verde chiaro.
“Tutto a posto tesoro … Sono solo in ansia. Il professor Silente dovrebbe essere già qui … “ aveva risposto posandole una mano sulla spalla.
“E quando non è puntuale, c’è da preoccuparsi seriamente.“ aveva aggiunto mentalmente.
 
James e Remus stavano risalendo la collinetta che portava alla scuola.
A turno lanciavano occhiate preoccupate alla barella sulla quale avevano adagiato Sirius. Ancora non aveva ripreso conoscenza e la cosa li stava mettendo parecchio in agitazione.
“Dove pensi abbia incontrato Greyback?” aveva chiesto James, rompendo quel silenzio che minacciava di far venire loro una crisi di nervi.
“Non ne ho idea … Il punto è che quel maledetto dovrebbe essere morto.“ aveva risposto Remus digrignando i denti.
“Cosa?! Lo sai per certo?” Prongs si era fatto più attento.
Moony aveva annuito .
“Ho chiesto a Molly ed Arthur di farmi una lista dei mangiamorte che non erano sopravvissuti all’ultima guerra e tra questi c’era anche lui … Incredibilmente fatto fuori da Neville Paciock!” aveva poi aggiunto ghignando.
“Il figlio di Frank ed Alice? Sembra così indifeso …” aveva convenuto James incredulo.
“Beh, anche Dora lo sembra, ma fidati che quando ci si mette fa paura …”
aveva risposto il licantropo rabbrividendo a chissà quale ricordo.
“Eccoci  siamo arrivati in infermeria.”
“Bussa tu Rem, la Chips mi inquieta con quelle tenaglie al posto delle mani!”
Dopo aver rivolto uno sguardo a metà tra lo sconvolto e il divertito all’amico, il povero Lupin aveva poggiato due leggeri colpi alla porta che neanche due secondi dopo si era spalancata.
“Silente, credevo fosse succ …” aveva detto la vecchia infermiera sicura di trovarsi di fronte il Preside.
“Signor Lupin, signor Potter … Che cosa ci fate qui?” aveva chiesto ancora un po’ sorpresa dal loro arrivo.
“Sirius è ferito … “ aveva risposto il primo, facendosi da parte per consentire alla donna di guardare l’amico.
“Oh Merlino santissimo, ma che gli è capitato?! Certo che voi siete cresciuti, ma rimanete sempre i soliti  incoscienti! Ellie, vieni a darmi una mano!!” aveva urlato la donna e poco dopo sua nipote era china sul corpo del paziente.
“A prima vista la situazione sembra piuttosto delicata, dovremo estrarre questo frammento di vetro dalla spalla e tentare di bloccare l’emorragia che sicuramente ne conseguirà.
Per non parlare poi di questa brutta ferita sul braccio. Non mi sembra un taglio normale, ma spero proprio di sbagliarmi.
Ad ogni modo non c’è tempo da perdere!!” aveva detto la giovane, poi si era rivolta verso i due ancora sorpresi di aver trovato qualcun altro insieme alla Chips in infermeria.
“Devo chiedervi di uscire!” aveva detto con un ghigno sul bel viso diafano e con uno svolazzo del camice bianco si era richiusa la porta alle spalle.
“E … Chi era quella ragazza?” aveva domandato James
“Boh, ma scommetto che Sirius sarà felice di trovarsela intorno al suo risveglio …” aveva risposto il licantropo con un leggero sorriso ad increspargli le labbra.
Prongs aveva ricambiato con poca convinzione, stava ancora pensando alla conversazione che avevano intavolato prima di arrivare in infermeria.
“Jamie?”
“Quindi stando a quello che ti hanno detto i Weasley, Silente aveva ragione a credere che siano stati dei mangiamorte ad attaccare Harry …” aveva detto l’animagus tutto d’un fiato.
“Credo proprio di sì … E la cosa non mi piace affatto.” aveva risposto Remus mentre si lasciava cadere su una panca accanto alla porta.
“Dovremmo andare ad avvertirlo …” aveva poi aggiunto massaggiandosi la schiena.
“Non ce n’è bisogno, sta venendo qui …” aveva detto James indicando il corridoio che si apriva alla loro destra.
Silente era insieme ad un Piton più pallido ed unticcio del solito.
Il preside camminava a qualche passo di distanza dal professore di pozioni, mentre davanti a loro fluttuava qualcosa molto simile ad una barella.
I due Malandrini si guardarono con aria interrogativa.
“Non può essere successo dell’altro stanotte …”  pensò James sentendo  il senso di paura risvegliarsi.
Quando riuscì a mettere a fuoco il volto della persona distesa, per poco non gli venne un colpo.
Era praticamente identico a Sirius , la somiglianza era impressionante nonostante la lunga barba incolta che gli copriva in parte il viso, i capelli castani ed il naso leggermente più tozzo di quello del suo migliore amico.
“Ma quello è …”
“Regulus !!”
 
Hermione e Ron avevano da poco lasciato l’ufficio della professoressa McGranitt carichi di libri e pergamene.
“Ribadisco, quella donna mi vuole morto …” aveva detto il ragazzo, mentre trascinava i piedi nella disperazione più nera.
“Su, quante storie … Basta solo studiare un pochino per i MAGO ed avremo il nostro diploma finalmente!!” aveva risposto la strega sognante.
“Un pochino? UN POCHINO DICE LEI … Miseriaccia, sto facendo fluttuare dodici libri!!”
“Solo perché ci sono anche quelli di Harry … Non lamentarti in continuazione!”

“Ronald ?”

“Ron ?”
La ragazza si era girata a guardarlo e l’espressione di pura malvagità che gli aveva trovato dipinta in volto, l’aveva spinta a domandare seppure temesse la risposta.
“Che … Perché fai quella faccia?”
“Immagino la reazione di Harry quando vedrà il doppio libro di Pozioni!!” aveva risposto il fidanzato gongolando come se avesse vinto la coppa del mondo di Quidditch.
La giovane si era battuta una mano in fronte, esasperata.
 
“HARRY CAROOOO!!! Ciao Lily!!” Ron era entrato nella sua camera al San Mungo raggiante.
“Ciao Ron … Come mai sei così contento?” aveva chiesto il ragazzo rabbrividendo senza conoscerne il motivo, mentre sua madre ricambiava il saluto.
Hermione era entrata scuotendo il capo.
“Ciao Harry … “ gli si era avvicinata e gli aveva stampato un bacio sulla fronte, per nulla imbarazzata dalla presenza della donna accanto al suo letto.
“Salve sign … Lily .. Scusami, proprio non mi viene di darti del tu!” aveva detto mentre sorrideva alla madre del suo migliore amico.
“Tranquilla, è solo questione di allenamento!” aveva risposto la donna facendole l’occhiolino.
Ron si era schiarito la voce per attirare nuovamente l’attenzione su di sé.
“Siamo appena stati nell’ufficio della Mc …” aveva detto ghignando sadico verso l’amico.
“Ah, per i programmi degli esami giusto?” aveva domandato Lily, ormai Harry sudava freddo.
“Esattamente …” aveva risposto Hermione.
“Bene, siccome pensavamo che avessi voluto portarti avanti con lo studio … “ aveva proseguito Ron
“Ti abbiamo portato i libri.” e così dicendo aveva scaricato i sei volumi ai piedi del letto dell’amico.
“Beh, pensavo peggio …” aveva risposto quest’ultimo.
“Mmm … Vediamo: Difesa Contro le Arti Oscure, Trasfigurazione … Aspetta, deve esserci un errore … Qui ci sono due libri di Pozioni, la Mc deve essersi sbagliata …”
“No, no ... Il programma dell’ultimo anno è vasto, sai?” aveva detto infido il suo migliore amico.
Harry aveva sbarrato gli occhi, poi si era appoggiato al cuscino senza forze.
“E’ uno scherzo?”
Ron aveva scosso la testa.
“MA … MA … VOGLIONO RIUSCIRE DOVE VOLDEMORT HA FALLITO?! MI VOGLIONO FAR FUORI!!” aveva urlato con tutto il fiato che aveva in gola.
Ron gli aveva battuto delle pacche consolatorie su una spalla.
“Lo so, fratello … Lo so … E’ quello che ho detto anch’io!”
Ad interrompere la tragedia shakespeariana fu un lieve bussare alla porta.
“Ehilà, si può?” Neville e Luna fecero il loro  ingresso nella stanza.
“Ciao ragazzi …” Harry era a dir poco affranto.
“Che succede ?” aveva domandato l’amico avvicinandosi preoccupato, poi lo sguardo gli era caduto sui libri che giacevano sulle sue gambe ed istintivamente era arretrato di qualche passo.
“Sì Nev, ci sono gli esami fra tre mesi …”
“NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!”
“Ed abbiamo un doppio libro di Pozioni.” aveva detto Harry sollevando a fatica i due pesanti tomi.
“NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!”
Neville, in preda al panico, si era inginocchiato accanto al letto di Harry con le mani premute sulle tempie e la classica espressione da “Urlo” di Munch a sbarrargli gli occhi.
Luna, Hermione e Lily si erano scambiate uno sguardo d’intesa ed erano scoppiate a ridere davanti ai tre ragazzi al culmine dell’indignazione.
Per la prima volta dopo tanto tempo sembrava che sarebbe potuto tornare tutto alla normalità.
 
Theodore Nott osservava la donna che gli volgeva le spalle immobilizzato dal terrore.
Si era lasciato sfuggire il ratto e Bellatrix gliel’avrebbe fatta pagare cara.
Senza nemmeno avere il tempo di parlare, si era ritrovato urlante a contorcersi sul pavimento mentre delle fitte gli infiammavano  i muscoli e gli facevano dolere le articolazioni.
Come previsto, la strega gli stava facendo assaporare il trattamento che spettava a chi falliva.
“Non ti ucciderò questa volta Nott … Solo perché leggendoti la mente, ho scoperto qualcosa di veramente interessante …” aveva detto ghignando malvagia.
“E così la feccia che io stessa mi ero premurata di sterminare è tornata ad insudiciare questo mondo … ”
Il suo tono mellifluo aveva fatto ammutolire tutte le persone che si trovavano al suo cospetto, tranne uno che se ne stava un po’ in disparte rispetto agli altri, un ghigno strafottente gli scopriva i canini più lunghi del normale.
“E tu Fenrir, non hai nulla da dirmi?”
La strega si era voltata di scatto puntando gli occhi scuri come la pece in direzione del lupo mannaro.
“Beh, credo che alla prossima luna piena il tuo caro congiunto, si divertirà parecchio …”  aveva risposto con un profondo inchino.
Una luce folle aveva illuminato lo sguardo della sua interlocutrice.
Il traditore del suo sangue le sarebbe stato utile senza neanche saperlo.
Dopo aver fatto un cenno per congedare i mangiamorte che ormai erano al suo servizio, si era recata nelle sue stanze canticchiando sotto voce una filastrocca inquietante, i suoi sussurri e lo scricchiolio delle assi di legno avevano coperto il rumore dei passi di un piccolo roditore che si era appostato all’interno di una delle fessure del muro ed ora si apprestava a guadagnare l’uscita.
Sembrava che la sua cattura fosse passata in secondo piano, aveva il tempo necessario per poter fare una scelta e questa volta non avrebbe sbagliato.

 
Angolo di Arwen
Eccomi qui … Perdonate l’attesa!
Andiamo alle consuete spiegazioni di ciò che partorisce la mia mente malata.
Ho letto numerose fanfiction nelle quali il colore ambrato degli occhi di Remus veniva considerato come il marchio della bestia, il chiaro ed evidente simbolo dell’essere un licantropo così, siccome l’idea mi piaceva molto, ho deciso di adottare anch’io questa visione della cosa.
Spero che le autrici delle storie che ho letto non me ne vogliano!
Ecco perché Moony chiede immediatamente a Padfoot di aprire gli occhi, vuole appurare che quello che ha fiutato sia vero.
Le iridi sono dello stesso colore di sempre, ma la corona ambrata apparsa all’improvviso, avrà qualche conseguenza non necessariamente piacevole!!
Ho voluto evidenziare anche il rapporto che, secondo la mia personale visione della storia, c’è tra di loro.
Credo che in fin dei conti, essendo Remus quello più stabile del gruppo, si sentisse in dovere di tenere sotto la sua ala protettrice i Malandrini scapestrati.
Ho pensato inoltre di dare al nostro caro Paciock un altro momento di gloria, non ricordo con esattezza chi abbia ucciso Greyback, quindi ho affibbiato a lui l’omicidio!!
Non aggiungo altro, tranne che in questo periodo d’esami mi sento molto come Neville in questo capitolo!!
Oh,me tapinaaa!! 
Spero che l’aggiornamento sia stato di vostro gradimento !
Ringrazio le dolcissime fanciulle che recensiscono da sempre la mia storia e coloro i quali sprecano qualche minuto del loro tempo anche solo per leggerla!
Grazie di cuore!!
A presto!
 
!! I PERSONAGGI NON MI APPARTENGONO!!

 
 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17

So goodbye, please don't cry
We both know I'm not what you, you need
And I will always love you.
                Whitney Houston

 

A  Ale Jackson
CatherineC
Ma_AiLing
Che mi danno sempre dei motivi per andare avanti
con la mia improbabile attività di scrittrice.
Grazie di cuore.



 

James e Remus fissavano l’assurda scena che gli si era presentata davanti come se fossero gli spettatori di un film trasmesso a rallentatore.
Doveva trattarsi di un’allucinazione, la nottata in bianco e lo spavento per la salute di Sirius stavano giocando loro un brutto scherzo.
Nessun’altra spiegazione plausibile, solo un’acuta demenza senile arrivata all’incirca quarant’ anni prima del normale.
Si erano guardati sbigottiti e si erano voltati giusto in tempo per trovarsi faccia a faccia con il professor Silente.
“Buongiorno !” aveva detto l’anziano mago con un tono decisamente troppo divertito.
James aveva provato ad articolare una frase, ma visto lo scarso successo aveva optato per un sorriso ed un cenno del capo, semplici ed efficaci.
A Remus invece piaceva complicarsi l’esistenza, infatti  dopo un paio di balbettii senza senso aveva risposto al saluto del Preside e con un’aria da paziente appena venuto fuori da una clinica psichiatrica aveva domandato
“Professore … Ha ritrovato il corpo del fratello di Sirius ?”
L’uomo aveva fatto un cenno di diniego con il capo.
“Non è esatto Remus, credo sia più corretto dire che io e Severus  abbiamo tratto in salvo il giovane Regulus …”  aveva risposto con una lentezza esasperante, come a lasciare al suo interlocutore il tempo di accertarsi di aver ben compreso il significato delle parole che aveva appena pronunciato.
I due uomini trasalirono.
“Questo significa …” aveva esordito James letteralmente sconvolto.
“Che Regulus non è morto, sì …”
Severus Piton era intervenuto inaspettatamente nella discussione, quasi dimentico di stare completando la frase del suo acerrimo nemico.
“Professore, Sirius è in infermeria … Se dovesse vedere suo fratello così all’improvviso, darebbe di matto … “ Remus che sembrava il più shockato di tutti, aveva dato invece , ancora una volta, prova di grande freddezza. Aveva subito pensato di dire al Preside di quanto accaduto al loro amico, era sicuro che la velocità con la quale Madama Chips aveva spalancato le porte dell’infermeria pocanzi, fosse legata al fatto che si aspettasse di ricevere un altro paziente  nell’arco di quella giornata ed ecco svelato il mistero.
Silente si fece attento.
“È forse accaduta qualcosa?”
“Beh, effettivamente sì … Volevamo venire a cercarla per comunicarle che Sirius è stato… Attaccato da Greyback .”
“Greyback ? “
“Non sappiamo con certezza cosa gli sia accaduto ed in quale circostanza … Ha perso i sensi prima di potercene parlare, Madama Chips e la sua assistente le sapranno dire di certo di più.”
Il preside parve riflettere qualche istante sul da farsi.
“Beh, vi avrei detto di avvertire voi il nostro caro signor Black del ritrovamento di suo fratello, ma è chiaro che sia destino che debba essere lui stesso a scoprirlo.” e così dicendo aveva proseguito il suo cammino verso l’infermeria e dopo aver atteso qualche secondo l’arrivo dell’infermiera, era entrato richiudendosi le porte alle spalle.
Remus e James avevano seguito il Preside con lo sguardo fin quando non era scomparso; erano rimasti decisamente interdetti dalla leggerezza con la quale l’anziano mago si stava approcciando ad una situazione che aveva gravato come un macigno su di loro durante gli ultimi anni delle loro vite.
Sirius non si era mai perdonato di aver lasciato che suo fratello diventasse un mangiamorte e quando aveva saputo della sua scomparsa si era saldamente arroccato dietro una barriera di rabbia e sofferenza.
Era stato terrificante avere a che fare con Padfoot in quello stato ed entrambi lo sapevano bene.
 
Qualche minuto dopo, Piton aveva deglutito rumorosamente per attirare la loro attenzione.
“Il Preside desidera che lo raggiungiate …” aveva detto per poi voltarsi e sparire nei sotterranei.
James e Remus erano entrati passando dapprima accanto ad un capannello di tende, dietro le quali erano più che sicuri si trovasse il letto di Regulus, per poi giungere al capezzale del loro migliore amico.
Le due donne  avevano fatto un ottimo lavoro: in poco più di un quarto d’ora erano state suturate tutte le sue ferite ed era stato collegato ad un monitor dal quale era possibile visualizzare il battito e la frequenza del respiro.
Se non  fosse stato per le bende avrebbero tranquillamente giurato che stesse dormendo della grossa.
Avevano intercettato Silente accanto all’ufficio di Madama Chips.
Il mago completamente immerso in una conversazione con l’infermiera della scuola , non li aveva sentiti arrivare.
Le sopracciglia unite in una smorfia corrucciata, non lasciavano presagire nulla di buono sull’argomento di cui si discorreva  e che i due uomini speravano non riguardasse il loro amico.
D’un tratto come se gli sguardi insistenti che James e Remus rivolgevano in quella direzione avessero picchiettato sulle sue spalle, Silente si era voltato, il viso leggermente più disteso.
“Oh,scusate ragazzi … Non pensavo foste già qui. “ aveva detto con tono gioviale.
“Nessun problema professore, avevamo intuito che la conversazione con Madama Chips fosse importante e non abbiamo voluto disturbare.“ aveva risposto James tentando di apparire rilassato.
“Bene, allora prima di proseguire con le spiegazioni credo sia opportuno presentarvi una persona...” e così dicendo il Preside aveva rivolto un cenno all’infermiera che era sparita dietro le tende e  ne era riemersa accompagnata dalla ragazza che li aveva chiusi fuori quando avevano accompagnato Sirius.
“ James Potter , Remus Lupin questa incantevole fanciulla è Eleanor Chips.”
“Molto lieta. ” aveva detto la ragazza stringendo loro la mano.
“Il piacere è tutto nostro.” James aveva parlato per entrambi.
“Eleanor è una brillante guaritrice, ultimamente si sta occupando dei Paciock con risultati sorprendenti, nonché adorata nipote della nostra Poppy.” aveva detto Silente con un sorriso indicando la donna che gonfiava il petto orgogliosa.
“C’è la possibilità che Frank ed Alice si risveglino?” aveva domandato Remus con una nota di incredulità nella voce.
La giovane aveva annuito.
“Sono riuscita a far compier loro dei movimenti, stimolando con degli impulsi l’area del cervello che si occupa dell’attività motoria.
Molti miei colleghi li avevano catalogati come un caso disperato, ma io non credo sia così. C’è ancora tanta forza in loro ed insieme ce la faremo!” gli occhi le brillavano di determinazione.
James e Remus avevano sorriso istintivamente, quella ragazza era tosta.
“Beh,la mia Ellie è così …” aveva iniziato Madama Chips.
“Quando si mette in testa una cosa è difficile che la abbandoni senza aver dato fondo a tutte le sue energie. D’altronde è sempre stata brava in tutto …”
“Zia …”
“Ad Hogwarts è stata la migliore Corvonero di sempre, e …”
“ZIA! Basta ti prego!!” aveva detto la ragazza tappando la bocca della donna con una mano.
James tratteneva a stento le risate, Eleanor era talmente in imbarazzo che era diventata di un acceso color ciliegia.
Notando l’ilarità che l’intervento di sua zia aveva suscitato, la guaritrice aveva abbassato lo sguardo e portandosi  una ciocca ribelle dietro l’orecchio, aveva fatto cenno al gruppetto di seguirla verso il letto di Sirius.
“Immagino che, a parte ridere di me, vogliate sapere come sta il vostro amico …” aveva detto, riducendo scherzosamente gli occhi a due fessure.
James e Remus avevano annuito in fretta, sapevano per esperienza che quando una donna, per quanto dolce possa sembrare, viene messa in imbarazzo, è capace di qualunque cosa.
“Come potete vedere è abbastanza stabile, solo che una cosa mi lascia piuttosto perplessa …”
“C’è qualcosa che non va?” aveva domandato Remus ansioso.
“Credo che fosse evidente anche per voi che la ferita sull’avambraccio non fosse un normale graffietto …”
Moony aveva abbassato gli occhi e James aveva annuito.
“Si tratta di una ferita provocatagli dai denti di un licantropo. Il punto è questo, non trattandosi di un vero e proprio morso non sono certa su quelle che saranno le conseguenze dell’accaduto … Se ascoltate potete sentire che i battiti sono più veloci del normale ed anche la frequenza respiratoria lo è … Sintomo che qualcosa in lui è cambiata.”
Remus serrò i pugni, quei bip troppo ravvicinati tra di loro lo avevano già allarmato quando era entrato nella stanza.
“Non è possibile intervenire in alcun modo?” aveva chiesto James.
“Purtroppo no, è il primo caso che mi si presenta e nella letteratura medica non ve ne sono più di due, ma non sono ben documentati.”
“Quindi?”
“Dovremo aspettare la prossima Luna Piena.”
“Potremmo procurargli della pozione Antilupo, così anche se si dovesse trasformare manterrebbe la lucidità.” aveva proposto Prongs.
Moony aveva scosso la testa ed in risposta allo sguardo interrogativo dell’uomo, la giovane era intervenuta per le spiegazioni:
“La pozione Antilupo è solo per i licantropi, se la si somministra ad un normale essere umano è letale.” aveva detto desolata.
“Fantastico, mai che si cacci in situazioni normali … Ma come devo fare con te, eh Pad?” aveva detto Prongs carezzando il capo dell’amico.
Moony li aveva guardati con affetto. Quei due erano la peggiore piaga che potesse capitargli, ma gli voleva bene e quel sentimento, lo sapeva, prima o poi lo avrebbe portato a ridursi come loro: idioti, senza possibilità di recupero.
Sentendosi toccare il braccio si era voltato per trovarsi di fronte quello scricciolo di ragazza, più bassa di lui all’incirca di 20 cm, che gli porgeva un calice fumante.
Le aveva rivolto uno sguardo stralunato.
“Credo sia il caso che prenda questa pozione, prima o poi l’adrenalina per lo spavento passerà e i sintomi post trasformazione si faranno sentire …” aveva detto con aria professionale.
A Remus quasi era sfuggito il calice di mano.
“Le ricordo che io sono brava in tutto …” aveva detto Eleanor facendogli l’occhiolino, mentre spariva dietro la tenda che divideva i due letti e riprendeva ad affaccendarsi accanto al corpo di Regulus.
Ripresosi dallo shock, il licantropo aveva iniziato a sorseggiare l’intruglio di un color petrolio per nulla rassicurante e l’aveva seguita per osservare più da vicino il fratello del suo migliore amico.
Una volta inquadrato il volto del più giovane di casa Black, aveva sgranato gli occhi. Aveva visto bene, sembrava che il tempo per lui non fosse trascorso affatto; era, ad eccezione di qualche tratto, identico a Sirius a diciotto anni.
“Incredibile,vero?”  aveva detto Eleanor, intuendo i pensieri di quell’uomo che le era stato simpatico sin da subito.
Remus aveva annuito.
“Cosa sono quei fili ?”
“Beh, quasi tutti  i muscoli del suo corpo sono atrofizzati .Quindi è necessario rimetterglieli in sesto …”
“Non sarebbe più rapido usare la magia?”
“Sì, ma potrebbe danneggiare i tessuti … È necessario adottare una somministrazione a piccole dosi, niente di meglio quindi dell’unire la tecnologia babbana alla magia.” aveva risposto annuendo con convinzione.
“D’accordo, mi hai convinto!” aveva detto Remus in modo scherzoso ed aveva ottenuto un sorriso compiaciuto di rimando.
Quella ragazzina sapeva il fatto suo, indubbiamente.
“Posso chiederle una cortesia di proporzioni bibliche ?!” aveva chiesto Eleanor quasi saltellando da un piede all’altro per l’impazienza.
“Innanzitutto dammi del tu … Quanti anni pensi che abbia?”
“Sinceramente?”

“Ad occhio e croce direeeei un 65 … Portati male, comunque.”
Remus era quasi caduto a gambe all’aria, poi le aveva rivolto uno sguardo omicida.
“Ah, ah, ah … Molto divertente!”
La risata cristallina di Eleanor era echeggiata nell’infermeria semi deserta.
“E comunque, quale sarebbe il favore?”
“Potrei farti alcune analisi?”
“Prego?”
“Sì, non capita di avere a che fare sempre con persone … Ehm … Come dire … Resuscitate!”
“No, assolutamente no. Io odio i guaritori … Senza offesa.
Ma so a chi potresti rivolgerti.“ ed ammiccando malvagio aveva indicato James.
Anche Prongs aveva una paura matta di queste cose, epica era stata la scena di lui che correva in mutande per i corridoi di Hogwarts inseguito da Madama Chips che voleva ad ogni costo fargli un’iniezione.
Sarebbe stato davvero divertente assistere al suo dilemma: fare la figura della donnicciola impaurita oppure affrontare la guaritrice cattiva?
D’un tratto il clima disteso che regnava nella stanza, era cambiato: Padfoot sembrava in preda ad un attacco di convulsioni.
Eleanor era accorsa a vedere cosa stesse accadendo, ma nei tracciati non vi era nulla di diverso da prima, fatta eccezione per un aumento della frequenza cardiaca.
In risposta agli sguardi terrorizzati di James e Remus, aveva alzato le spalle.
“Credo che stia avendo un incubo …”
 
Sirius era immerso nel buio più assoluto, una sottile striscia di luce penetrava al di sotto delle ante dell’armadio nel quale era andato a rifugiarsi.
L’odore del sangue lo aveva da sempre nauseato, ma non poteva rischiare che lei lo trovasse di nuovo.
Si sarebbe medicato tra qualche ora, quando tutti dormivano e quella terribile casa smetteva di fare così paura.
Dei passi trascinati e dei singhiozzi lo avevano spinto ad aprire un varco in modo da poter osservare, senza essere visto, la situazione nella sua cameretta.
Una volta inquadrato suo fratello, il ragazzino era uscito allo scoperto.
Regulus stava piangendo disperato, gli si era avvicinato e dopo aver constatato in che stato fosse il suo volto, aveva iniziato a singhiozzare più forte.
“Shhh, Reg basta … La mamma ti sentirà.”
Il bambino si era premuto una mano sulla bocca, ma non aveva smesso di piangere.
“E … Era colpa mia, io … io ho fatto cadere il suo profumo … Perché le hai detto che eri stato tu? “
“Perché io sono più grande e poi sono solo dei graffietti, passeranno in fretta … “ aveva detto Sirius raddolcendo lo sguardo.
Regulus aveva squadrato con attenzione il suo occhio tumefatto ed il labbro rotto, aveva solo dieci anni e sapeva poco del mondo, ma non era affatto sicuro che il viso del suo fratellone sarebbe tornato ad essere come prima.
Titubante, aveva annuito.
“Ti ho portato una cosa … “ aveva poi aggiunto cercando nelle tasche dei pantaloni e gli aveva porto un fazzoletto bianco e un biscotto, poi aveva abbassato il capo desolato
“È tutto quello che sono riuscito a prendere.”
Sirius gli aveva scompigliato i capelli.
“Grazie Reg, un bel biscotto era proprio quello che ci voleva!” e lo aveva divorato in un sol boccone.
“Sirius?”
“Mmm ?”
“Ti voglio bene.”
 
Subito dopo la scena era cambiata, non aveva più undici anni.
Era adulto e viveva nel centro di Londra.
La casa era sempre in un disordine surreale da quando James e Remus avevano traslocato, era noto a tutti che lui non amasse affatto fare le pulizie.
Quella mattina si era svegliato con una strana sensazione di urgenza alla bocca dello stomaco, istintivamente aveva guardato il calendario:
31 Ottobre, Halloween.
Aveva sempre odiato quella festa.
La giornata era stata tra le più strane della sua vita, aveva fatto tardi al corso di addestramento e non aveva centrato un bersaglio, così era stato obbligato a restare più del dovuto in accademia e non aveva potuto passare per casa di Peter a vedere come stesse.
Si era anche ripromesso di parlare con Remus quel giorno, ma era già ora di cena e sicuramente James aspettava i suoi dolcetti impaziente.
Sorrise, nel pensare che suo fratello a volte fosse più infantile di Harry.
Caricò l’enorme pacchetto di caramelle sulla moto e si avviò verso Godric’s Hollow.
C’era qualcosa di assolutamente sbagliato in quella giornata, ma lui aveva catalogato la sensazione alla bocca dello stomaco solo come un po’ d’ansia per la guerra e tutto ciò che comportava.
Aveva svoltato l’angolo, come sempre guardandosi intorno per controllare di non essere stato seguito.
Dopo aver appurato che non ci fosse niente di sospetto, si era voltato per fare il solito saluto a Prongs che anche se non poteva vederlo era sicuro che stesse aspettando il suo arrivo davanti alla finestra.
Fu una frazione di secondo, il sangue gli si gelò nelle vene.
Poteva vedere la casa, la finestra dietro alla quale era sicuro che ci fosse suo fratello, il piano di sopra … Tutto distrutto, ridotto in macerie.
Aveva lasciato cadere la moto ed era corso dentro, ad ogni passo il suo cuore minacciava di cedere.
Voleva urlare i nomi della sua famiglia, ma non aveva più voce.
Si era guardato intorno disperato, alla ricerca di un solo segno che gli facesse capire che era tutto uno scherzo, che era stato quell’idiota di James ad architettare tutto.
Poi lo aveva visto, in mezzo al corridoio.
Gli occhi spalancati, vuoti.
Non aveva mai provato tanto dolore in vita sua, mai.
Gli faceva male anche respirare.
Era caduto in ginocchio svuotato, senza la forza di reagire.
Suo fratello era morto.
Ed era solo colpa sua.
 
“JAMES!”
“Sono qui …”
Sirius aveva spalancato gli occhi e si era ritrovato quelli di Prongs piantati addosso.
Aveva sentito una lacrima solcargli la guancia ed infrangersi sul lenzuolo, poi aveva ricordato tutto ed aveva ricominciato a respirare.
“Era solo un incubo fratello …”
Le parole gli arrivavano ovattate, quel dolore era così vero, così reale … Poteva avvertirlo chiaramente in ogni fibra del suo essere.
Rendendosi conto di quanto l’amico fosse spaesato, James aveva rivolto uno sguardo spaventanto ad Eleanor, che facendo loro cenno di uscire si era chinata sul paziente e gli aveva carezzato il viso con delicatezza.
Al contatto con la mano della ragazza,  Sirius sembrò ridestarsi dallo stato catatonico in cui era caduto.
Si voltò a guardarla.
“Sirius, mi senti?” aveva chiesto la giovane.
Padfoot aveva annuito.
“Credo sia opportuno che torni a sdraiarti …” aveva aggiunto con un sorriso.
Obbediente, l’uomo  aveva fatto come richiesto.
“Do … Dove mi trovo?” aveva domandato ed Ellie si era sentita attraversare da un brivido.
“Nell’infermeria di Hogwarts … Io sono Eleanor Chips.”
“E così James mi ha portato qui, nonostante io gli abbia detto di non farlo …” aveva detto più a se stesso che a lei, assottigliando lo sguardo.
“Avevi bisogno di cure …”
“Punti di vista,ragazzina …” aveva detto l’uomo con un ghigno.
Qualche istante prima non aveva notato quanto fosse carina.
Era esile, non aveva delle forme pronunciate, ma era molto affascinante ed il suo viso era qualcosa di sconvolgente tanto era bello.
Il nasino all’insù spruzzato di lentiggini le dava un’ aria infantile, per non parlare degli occhiali squadrati  dietro i quali si aprivano due meravigliosi occhi verdi, e dei ciuffi ribelli che le cadevano disordinati sul viso.
Eleanor l’aveva fissato con aria di sfida, poi voltandosi indispettita aveva aggiunto facendo una smorfia.
“Beh, hai un’età … Dovresti riguardarti!”
Ed era sparita dalla sua visuale.
Sirius aveva spalancato gli occhi e poi era scoppiato a ridere.
“Eh, sì … Quella ragazzina è proprio buffa.”
Era stato il suo ultimo pensiero prima di cedere nuovamente alla stanchezza.
 
Remus era seduto davanti alla porta dell’infermeria e osservava James fare su e giù come se si trovasse davanti a quella di una sala parto.
La loro attesa era stata interrotta dall’arrivo del Preside che li aveva rassicurati sulle condizioni di Sirius.
Avevano tirato un sospiro di sollievo, ma l’espressione dell’anziano mago si era fatta di nuovo grave.
“Preside?”
“È inutile negare l’evidenza dei fatti, purtroppo la situazione sta precipitando di nuovo. Gli attacchi ad Harry e Sirius parlano chiaramente. Dobbiamo riorganizzarci, a breve sarà indetta una riunione dell’Ordine della Fenice.“
I due uomini avevano annuito mestamente.
“Bene, ora conviene che andiate a riposare … Sapete che Madama Chips non transige sull’orario delle visite.” aveva detto ammiccando e si era diretto verso il suo studio.
James e Remus erano rimasti a fissare il muro davanti a loro.
“È incredibile Remus … Assurdo … Non è cambiato nulla. Nulla. E se la storia dovesse ripetersi?”
Moony aveva sospirato posandogli una mano sulla coscia.
“Siamo cambiati noi James, non commetteremo gli stessi errori. Le cose andranno diversamente adesso.”
“Lo spero.”
“Fidati.”
 
Da quando era tornato nel suo studio, Piton si era dedicato a sistemare meticolosamente ogni libro che possedeva, desiderava che fosse tutto in ordine.
Qualcuno gli aveva detto che a cose organizzate corrispondeva una vita regolare ed ordinata.
Ma, nonostante i suoi averi fossero stati riposti negli scaffali secondo una logica, nulla nella sua esistenza sembrava essere al suo posto.
In quel momento aveva tutto, ma una strana sensazione di malessere non riusciva ad abbandonarlo.
C’era qualcosa di incredibilmente anacronistico nelle emozioni che aveva provato qualche ora prima.
Al sollievo per il ritrovamento del suo migliore amico si era aggiunta una sensazione che non provava da anni e credeva di non poter avvertire mai più dopo …
Ma cosa andava farneticando?
Non era concepibile e di cose che non avevano senso ce n’erano fin troppe, non era necessario aggiungerne delle altre.
Frustrato si era seduto alla scrivania, il capo reclinato all’indietro ad osservare il soffitto.
Un lieve bussare alla porta lo fece sobbalzare, non aspettava nessuno.
“Avanti. “
“Buongiorno professore, spero di non disturbarla …”
“Granger … Come mai qui?”
“Volevo chiederle un favore … “
 
 
 
 
Nella tenda della famiglia Weasley regnava il caos. I lavori alla scuola erano ormai terminati e tutti gli ospiti si stavano affaccendando per sistemare le proprie cose e traslocare nelle rispettive residenze.
Molly era tra i più impegnati, quindi James e Remus dovettero accontentarsi di un paio di tramezzini per pranzo.
Cosa che non li avrebbe minimamente turbati se non fosse stata Dora a prepararli.
Ma i morsi della fame si facevano sentire e loro erano adulti, non potevano avere paura di un panino, per quanto disgustoso potesse sembrare.
“Ehm … Moony, perché non dai tu il primo morso?”
Remus deglutì rumorosamente pronto a ribattere, ma sapeva perfettamente che la moglie era sua e doveva essere lui a sacrificarsi.
Aveva dato un ultimo sguardo a Ted che dormiva sulla poltrona accanto a lui ed aveva preso il primo boccone.
“Rem?”

“Remus …”

“Sputalo per l’amor del cielo!!!” e così dicendo James aveva trasfigurato un posacenere in una pattumiera.
“Sai che non è proprio mefistofelico? Devi abituarti al sapore pungente dei cavolini di Bruxelles, ma passata quella fase , va giù che è una meraviglia …” aveva detto Moony sorpreso.
“Credevo di averti perso per sempre …” aveva detto James abbracciandolo.
“Oh, andiamo … Smettetela voi due!” era intervenuta Dora piccata che mentre passava di lì aveva rifilato loro un paio di scappellotti sulla testa.
James e Remus erano scoppiati a ridere ben attenti a non farsi sentire.
“Senti Rem, pomeriggio mi accompagneresti in un posto?”
“Certo, dove vuoi andare?”
“A Godric’s Hollow … A casa mia.”
 
Era passata una settimana da quando Harry era stato ricoverato d’urgenza al San Mungo, migliorava a vista d’occhio, ma gli era stato imposto di non affaticarsi.
Di conseguenza era confinato a letto e nonostante ci fossero sempre sua madre e gli altri a tenergli compagnia, si annoiava da morire.
Lily non poteva fare a meno di pensare che il modo in cui sbuffava e cercava ostinatamente di svignarsela lo rendesse ancora più simile a James.
Un episodio in particolare la fece sorridere, dopo una partita di Quidditch,  Madama Chips era stata obbligata a fargli un incantesimo di adesione temporanea al letto per evitare che se la desse a gambe.
“Perché ridi, mamma?”
Lily aveva spostato lo sguardo su suo figlio.
“È che mi ricordi tremendamente tuo padre in questi momenti … “
Harry si era illuminato, era sempre così , brillava di luce propria quando lo si paragonava a James.
“Beh, credo sia ora che tu riprenda a studiare … E risparmia quell’aria da cucciolo affranto, perché tesoro della mamma, non attacca!”
Guardandola torvo, Harry aveva ripreso il libro di Trasfigurazione e si era rimesso a leggere.
“Ma tecnicamente, io non dovrei affaticarmi … “ aveva aggiunto.
“Effettivamente era strano che ti fossi arreso subito, ho chiesto al guaritore che ti tiene in cura ed ha detto che puoi, anzi devi studiare!”
“E pensare che dicono che negli ospedali si prendono cura della gente … Mah!”
La risata di Lily era stata coperta da un sonoro bussare alla porta e poco dopo una zazzera di capelli rossi aveva fatto capolino nella stanza.
“Ciao!”
“Ron, mia salvezza … Che fai con quei libri?”
“Hermione mi ha dato appuntamento qui … Dovrebbe arrivare anche Neville a momenti.”
“Quindi siamo condannati …”
“Così pare …”
“Uno più volenteroso dell’altro …” aveva commentato Lily sarcastica.
Poco dopo anche Neville era entrato nella stanza ed a porre fine alle loro speranze di abbandono degli studi per quel giorno era arrivata anche Hermione.
“Allora tesoro, Severus ha accettato? “  aveva detto Lily in un sussurro, conducendo la giovane il più lontano possibile dal letto dove i tre ragazzi erano appollaiati e le osservavano con sospetto.
“Sì, anzi è stato contento di poter dare una mano … Non credevo l’avrebbe presa così!”
“Lo immaginavo … Dov’è piuttosto?”
“È andato a parlare con il primario per chiedere l’autorizzazione all’utilizzo dei calderoni …”
“Ah, non ci avevo pensato …  Oh, eccolo … Ciao Severus!”
Con un colpo al cuore Harry si era voltato appena in tempo per vedere il professore fare il suo ingresso nella stanza.
“Ciao Lily …”
“Bene, allora te li affido … Vado a salutare degli  amici.” e così dicendo si era defilata.
Piton aveva tossicchiato per attirare l’attenzione dei giovani che lo avevano guardato con terrore.
“Bene, direi che possiamo iniziare con la nostra lezione … Andate a pagina 5.”
Ron aveva sbarrato gli occhi, Neville quasi non respirava.
“È uno scherzo vero?” aveva detto Harry boccheggiando.
Con una luce di sadico piacere negli occhi Piton aveva fatto un cenno di diniego con il capo.
Il giovane Potter aveva così realizzato di non avere scampo.
Promemoria: Uccidere Madre ed Hermione.
 
Il San Mungo era davvero immenso e per arrivare alla stanza che desiderava trovare, Lily aveva dovuto chiedere più di una volta indicazioni.
Era da più di una settimana che si trovava lì, ma non aveva avuto il tempo di passare a trovarli.
Aveva aperto con delicatezza la porta e l’aveva richiusa senza fare rumore, nell’assurda convinzione che potesse dar loro disturbo.
Aveva mosso qualche passo incerto, verso i due letti che si trovavano al centro della stanza.
“Ciao amici miei … “ aveva detto per poi fare una carezza a Frank e sedersi sul letto accanto ad Alice.
Era assolutamente innaturale vedere due persone piene di vita come loro, ridotte a due vegetali e confinate in un letto di ospedale.
La notizia della loro sorte le era arrivata quando la sua stessa casa, quella che aveva arredato pezzo per pezzo insieme a suo marito, era diventata una prigione.
Non aveva mai potuto far loro visita.
Avevano condiviso la medesima sorte, lei e James erano morti ed Alice e Frank era come se lo fossero.
I loro figli erano cresciuti senza una famiglia accanto e mentre per Harry il momento del riscatto era finalmente arrivato, per Neville probabilmente non ci sarebbe mai stata alcuna speranza di riabbracciarli.
Strofinò gli occhi per impedire alle lacrime di solcarle il viso.
Non era giusto darli per spacciati, lottavano da anni, prima o poi avrebbero vinto la loro guerra.
Se al mondo c’era anche solo un minimo di giustizia, doveva essere così.
 
Quando, tre ore dopo era tornata nella camera di suo figlio, lo aveva trovato con i capelli più arruffati del solito ed il cervello a dir poco in tilt.
“Ho incontrato gli altri che andavano via … Severus mi ha detto che non te la sei cavata così male!”
“Lungi da me, madre degenere!”
“Dai Harry, è per il tuo bene …”
“Il mio bene è sicuramente lontano da un calderone.”
“Ma ci sono anche i miei geni in te, com’è possibile?” aveva detto la povera donna esasperata da tutta quella “potteraggine”.
“Devono essere andati persi …” aveva detto Harry con un sorriso alzando le spalle.
Lily gli aveva passato una mano sulla testa tentando di domare, senza risultati, quel nido di rondini che aveva al posto dei capelli.
Si era voltata verso la finestra e nella luce del tramonto aveva notato un gufo, si era affrettata ad aprire e dopo  che la donna ebbe afferrato la lettera che le porgeva, l’animale si era librato in volo.
Sulla busta l’inconfondibile scrittura di James, l’aveva aperta ed aveva iniziato a leggere sotto lo sguardo curioso di suo figlio.
Harry aveva visto la felicità negli occhi della madre svanire pian piano mentre procedeva nella lettura.
“Mamma, è successa qualcosa ?” aveva chiesto con apprensione.
“N-no Harry, è tutto a posto …” aveva risposto la donna tentando di dissimulare lo sgomento.
Brutto segno.
Il giovane aveva avvertito una sensazione di ansia impadronirsi di lui, se n’era stato in ospedale per più di sette giorni, periodo di tempo durante il quale i mangiamorte che grazie a LUI erano tornati in vita avevano potuto commettere ogni genere di crimine.
E se avessero colpito qualcuno a lui vicino? Fece mente locale, ora che ci pensava aveva visto almeno una volta tutti negli ultimi due giorni, tranne Sirius. Il suo padrino andava quotidianamente a trovarlo, come aveva fatto a non pensare che la sua assenza fosse dovuta a qualcosa di grave?
Improvvisa come se n’era andata era ricomparsa la solita sensazione di gelo alla bocca dello stomaco ed aveva sentito una fitta al petto.
I medimagi gli avevano detto che il suo cuore non sarebbe stato più forte come prima, dopo l’intervento e se fosse successa qualcosa di irreparabile al suo adorato Sirius, Harry pensava che un mega infarto non gliel’avrebbe tolto nessuno.
Doveva leggere quella lettera ad ogni costo.
 “Harry ?“
“Mmm ?”
“Non ti senti bene ?”
“Oh, no … Sto benissimo … Tranquilla!” ed aveva tentato di sorridere.
Lily si era infilata il biglietto in tasca e le speranze di Harry di appropriarsene erano andate in frantumi.
Non gli andava di parlare, aveva bisogno di restare concentrato, così aveva preso il libro di Difesa Contro le Arti Oscure  e dopo aver sfogliato qualche pagina se lo era avvicinato come se si stesse accingendo a leggere.
Nessuna delle sue idee sembrava essere sensata, ma lui doveva sapere.
Qualche ora dopo la soluzione ad ogni suo problema, si affacciò nella stanza.
Magari si sarebbe lasciato sfuggire qualcosa.
“Ciao figlio … Come stai oggi?”
“Papà! “
“Non credevo che ti facesse questo effetto vedermi …” aveva detto James mentre con una mano stringeva quella di Lily.
“Bene … Tu?”
“Molto bene, grazie … Senti campione, posso rubarti tua madre solo per questa sera ?”
“James, non possiamo lasciarlo solo!!” aveva detto Lily indignata.
“Mamma, stai qui tutte le notti … Devi riposare ed ora sto bene, non preoccuparti!” aveva detto Harry sorridendo istericamente, se lei se ne fosse andata anche il biglietto si sarebbe allontanato da lui.
“Pensi di riuscire a non cacciarti nei guai per le prossime dodici ore ?” aveva domandato James arruffandogli i capelli.
“Posso provarci …” aveva risposto Harry ghignando.
“Bene, allora mio dolce panzerottino, prendi la borsa e vieni via con me!” aveva aggiunto guardando Lily.
“Vengo, ma non azzardarti mai più a chiamarmi in quel modo”! aveva detto la donna.
“Amore, se dovessi aver bisogno di qualcosa manda un gufo ed io sarò immediatamente qui …”
“Va bene, ma non succederà nulla … Divertitevi!” aveva detto Harry mentre salutava con la mano i suoi genitori o meglio suo padre che letteralmente trascinava via sua madre.
Lily gli aveva mandato un bacio da lontano, non le piaceva l’idea di separarsi da lui. C’era qualcosa che la inquietava, ma suo marito era troppo entusiasta per rifiutare il suo invito.
“Allora James dove vuoi portarmi?”
“Chiudi gli occhi. È una sorpresa.”
 
Sospirando Harry si era appoggiato al cuscino, non aveva speranza di sapere cosa fosse accaduto.
Aveva fatto vagare lo sguardo per la stanza e, contro ogni aspettativa, aveva trovato proprio la lettera sotto la sedia.
Doveva essere caduta dalla tasca dei jeans di sua madre, quando si era alzata.
Si era fiondato giù dal letto e dopo aver aperto con cura il biglietto per non stracciarlo, aveva iniziato a leggere.
Una volta giunto alla conclusione, Harry era in un assoluto stato confusionale. Non era possibile che Greyback avesse attaccato Sirius.
Non era stato in grado di proteggerlo ed ora il suo padrino era un licantropo.
Era tutta colpa sua.
La testa che vorticava lo aveva obbligato ad appoggiarsi al muro.
Non c’era un istante da perdere, doveva iniziare il suo allenamento.
Doveva essere in grado di proteggere i suoi cari e di certo stando lì non sarebbe stato d’aiuto per nessuno.
Aveva così afferrato un pezzo di pergamena ed aveva scritto un paio di righe:
 
Ci vediamo alla capanna di Hagrid tra un’ora.
Crea una passaporta.
Non possiamo più aspettare.
                                                                       Harry

 
Si era vestito, aveva rimpicciolito tutti i suoi libri per farli entrare in tasca ed aveva scritto un biglietto anche per i suoi genitori, si sentiva in colpa, sicuramente sarebbero stati delusi dal suo atteggiamento, ma una volta tornato a casa, avrebbero avuto tutte le risposte.
Stando attento a non farsi vedere, si era diretto alla guferia dell’ospedale e dopo aver affidato il biglietto ad uno splendido allocco, era sceso in strada e si era smaterializzato davanti ai cancelli di Hogwarts.
Doveva fare in fretta.
 
“James, posso aprire gli occhi?”
“Non ancora Lils …”
“Sai che odio le sorprese, si?”
“Credo che questa ti piacerà, invece …”
“Ma è odore di cera quello che sento?”
“Esatto … Va bene, dai … Spalanca quei begli occhioni, Darling.”
Lily aveva sollevato le palpebre incerta, ci aveva messo un po’ di tempo  per abituarsi alla penombra creata dalla luce delle candele.
Si era guardata intorno ed aveva trattenuto il fiato, una mano premuta sulla bocca e gli occhi colmi di lacrime.
“Tadan!!”
“James, è casa nostra … “
“Sì, io e Remus ci abbiamo lavorato tutto il pomeriggio, c’è ancora qualcosa da sistemare, ma sono giusto delle rifiniture … “
Lily gli era saltata letteralmente tra le braccia.
“È una sorpresa magnifica e tu, tu sei meraviglioso! “ aveva detto prima di baciarlo con passione.
James aveva sorriso compiaciuto e con un colpo di bacchetta, della musica aveva riempito il salotto.
“Ma questo è il lento che abbiamo ballato al nostro matrimonio …”
“Ricordi che giorno è oggi, amore mio?”
Lily aveva riflettuto un istante per poi aprirsi in un sorriso radioso.
“È il nostro anniversario …”
James aveva annuito e sollevandola da terra, l’aveva portata al centro della stanza.
“Mi concede questo ballo signora Potter?”
“Con piacere signor Potter!”
Lily aveva poggiato il capo sul petto di James mentre lui le premeva le labbra sui capelli.
“Non credevo che avrei mai più potuto sentire il tuo profumo, toccarti … “aveva detto James, le guance rigate dalle lacrime.
“Siamo qui amore ed abbiamo tutta la vita davanti … “ aveva detto sua moglie premendogli l’indice sulle labbra e stringendosi a lui con tutte le sue forze.
 
Harry era entrato nella tenda dei Weasley a sera inoltrata.
Tutti o quasi dormivano, aveva ringraziato mentalmente Ron per aver deciso di andare nella camera delle ragazze.
Aveva preso giusto qualche abito e lo aveva infilato nel baule sempre aperto ai piedi del suo letto.
“Vai da qualche parte ?”
Harry si era voltato di scatto per trovarsi di fronte Ginny in pigiama, con i capelli raccolti in due trecce disordinate ed un’espressione severa sul volto.
Aveva fatto per avvicinarsi ed abbracciarla, ma lei aveva alzato una mano per bloccarlo.
“Rispondi.”
“Sì, devo andare via … Ho saputo quello che è accaduto a Sirius e non posso permettere che succeda ad altri, devo mettermi in condizione di proteggervi.”
“Perché sempre tu ?”
“È colpa mia se si è presentata questa situazione …”
“No che non lo è … Non è colpa tua se c’è gente cattiva a questo mondo, non puoi proteggere tutti … Smettila di fare l’eroe!” aveva detto la ragazza con le lacrime agli occhi.
“Ginny, ti prego … Quando tutto questo sarà finito potremo finalmente stare insieme senza impedimenti.”
“Se esci da quella porta e vai via di nuovo, non mi troverai ad aspettarti Harry.” aveva pronunciato quel discorso senza neanche un’esitazione, guardandolo fiera negli occhi.
Il giovane aveva abbassato la testa , le parole che la SUA Ginny aveva pronunciato con tanta freddezza lo avevano colpito come una pugnalata diritta al cuore.
Aveva rimpicciolito il baule per metterlo in tasca, le si era avvicinato e le aveva carezzato una guancia, poi era passato oltre ed era uscito nel parco.
Ginny lo aveva seguito con lo sguardo, aveva sperato che quanto gli aveva detto lo avrebbe bloccato, ma ancora una volta aveva scelto il resto del mondo.
Ancora una volta si era allontanato da lei, non l’amava abbastanza … Non la meritava.
Allora perché quel senso di tristezza infinita la stava avvolgendo, perché voleva solo corrergli dietro ed urlargli che aveva sbagliato, che ci sarebbe sempre stata, perché lo amava dalla prima volta che lo aveva visto.
Senza forze si era lasciata scivolare lungo il muro.
Allarmati dal rumore Ron ed Hermione erano accorsi nel corridoio.
“Ginny!”
“Che succede?”
La ragazza aveva alzato gli occhi ed aveva guardato intensamente l’amica, come a volerle trasmettere tutta la sua disperazione.
“Se n’è andato.” aveva detto prima di scoppiare in un pianto disperato.
Ci era voluta una frazione di secondo prima che Hermione riuscisse a comprendere le parole di Ginny, si era alzata di scatto.
“Ron, Harry sta andando da qualche parte … Si caccerà nei guai, fermalo!”
Senza aspettare un secondo in più, il ragazzo si era fiondato fuori dalla tenda ed aveva intercettato il suo migliore amico che correva verso la capanna di Hagrid.
“HARRY!! Fermati!!!”
Il giovane Potter lo aveva sentito e per quanto volesse dargli retta, non poteva tornare indietro.
Malfoy lo aspettava nel punto prestabilito.
“Sei sicuro?” aveva detto squadrandolo con attenzione.
“Non lo sono mai stato tanto in vita mia.”
“Sembri sconvolto … Passando davanti la tenda ho sentito la conversazione tra te e la Weasley … Mi dispiace.”
“È meglio così … Non sarebbe mai stata felice con me.” aveva risposto Harry tentando di sembrare distaccato; a tradirlo le lacrime che minacciavano di sgorgare da un momento all’altro.
Draco gli aveva posato una mano sulla spalla.
“HARRY!!!”  Ron continuava a chiamare il suo nome.
“Pronto?”
“Andiamo.”
 Prima di toccare la passaporta Harry si era voltato verso l’amico che, avendo capito di non poterlo fermare, si era bloccato.
Aveva alzato la mano in cenno di saluto e gli aveva sorriso.
Poi era sparito.
“Che stai facendo? STUPIDO!!!”
La domanda di Ron rivolta al nulla era riecheggiata nel silenzio della notte.
Sconfitto, era tornato alla tenda.
“Mi dispiace, non sono riuscito a fermarlo.” e così dicendo si era rinchiuso nella stanza a menare pugni contro l’armadio.
“Ginny, vai a letto … Ti raggiungo subito.” aveva detto Hermione con una nota di tristezza nella voce.
“Che che cosa d-devi fare?” aveva chiesto la giovane singhiozzando.
“James e Lily devono sapere.”
 
“James ?”
“Mmm …”
“C’è un gufo!!”
“Tranquilla Lils, non sarà capitato niente di grave.”
L’uomo si era alzato dalla coperta che aveva steso sul pavimento e si era diretto verso l’animale.
Aveva afferrato il biglietto e lo aveva letto.
Prima che Lily potesse domandare di cosa si trattasse, il bicchiere di champagne che James teneva in mano era andato ad infrangersi contro le assi del parquet.
La donna si era avvicinata ed aveva riconosciuto la scrittura di Hermione
 
Harry è andato via con Malfoy, non sappiamo dove.
 
Istintivamente aveva infilato una mano in tasca alla ricerca della lettera che le aveva scritto suo marito nel pomeriggio.
Niente.
Che stupida, James aveva raccomandato ad Harry di non fare guai, ma era stata lei stessa a lasciargli a portata di mano il motivo per farlo.
 
 
 
 
 
Angolino di Arwen
 
Eccomiii… Sono sopravvissuta alla sessione d’esame, chi l’avrebbe mai detto?!
Credo che questo sia il capitolo più lungo che io abbia mai scritto, quindi anche se vi ho fatti aspettare un po’ spero ne rimaniate soddisfatti.
Non credo siano necessarie delle spiegazioni, ma per rendere al meglio la scena a casa Potter, vi preciso che l’ho immaginata con la canzone “Because you loved me” di Celine Dion come colonna sonora (ed ho pianto come un’idiota! XD), mentre quando Harry va via dalla tenda dei Weasley nella mia testa è partita “I will always love you” di Whitney Houston (ho pianto di nuovo … Lo so, sono melensa da far schifo!)
In più ho un quesito da porvi:
Se volessi impegnare Regulus in una storia d’amore, lo vedreste più in una het o in una yaoi?
Io un’ideuzza l’avrei già, ma sono curiosa di leggere il vostro parere!
Come sempre ringrazio tutti coloro che recensiscono la mia storia o comunque dedicano un po’ del loro tempo anche solo a leggerla.
Affettuosamente vostra
Arwen
 
!!I PERSONAGGI NON MI APPARTENGONO!!
 
 
 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18

Credi a quella forza dentro che ti spinge a tentare
e provare, e  riprovare, senza smettere di lottare.
Anton Vanligt

 
L’infermeria di Hogwarts era immersa nel silenzio.
Il ticchettio dell’orologio appeso sopra la porta d’ingresso era talmente lieve da risultare quasi impercettibile e non v’era altro rumore al di fuori dello sfregare di una piuma su una pergamena, che sarebbe potuto giungere alle orecchie dei due degenti e disturbarli.
Dopo anni di devoto servizio e notti insonni passate a vegliare sugli ospiti della sua tanto amata infermeria,  anche Madama Chips era andata a riposare nei suoi alloggi, lasciando tutto nelle mani di sua nipote.
Come se si trattasse di una tradizione, infatti la luce dello studio era accesa e seduta alla scrivania di sua zia, Eleanor Chips stava compilando le cartelle cliniche dei suoi due pazienti; a tenerle compagnia un’ enorme tazza di caffè fumante ed i suoi appunti sparsi per tutta la superficie del tavolo.
La giovane si era poggiata allo schienale della sedia evidentemente stanca per la posizione in cui a lungo si era costretta per scrivere, aveva steso le braccia affusolate sopra la testa e sbadigliando sonoramente si era stiracchiata come un gatto; dopo aver bevuto un sorso dell’espresso che si era preparata, aveva spostato lo sguardo sulla pendola che si trovava proprio di fronte a lei: erano le tre del mattino e poteva affermare con certezza ed anche una piccola dose di orgoglio autodistruttivo che non dormiva decentemente da quando aveva iniziato l’internato al San Mungo, ormai sonnecchiare nei luoghi più disparati per almeno due ore a notte, le era più che sufficiente.
Dopo aver dato un ultimo sguardo sconcertato alla documentazione ed alla marea di annotazioni alle quali avrebbe dovuto, prima o poi , dare un senso logico, aveva deciso di fare una capatina a controllare che tutto nella degenza fosse tranquillo.
Uscendo dall’ufficio, il primo letto al quale andava incontro era quello di Regulus Black. A passo sicuro si era portata accanto all’uomo che riposava sereno, in una posa composta, probabilmente a causa del fatto che i suoi muscoli fossero ancora piuttosto rigidi, nonostante i monitor, insonorizzati per la notte, evidenziassero un miglioramento progressivo nei parametri vitali.
Si poteva sperare che il paziente riprendesse coscienza di sé già nelle prossime ore.
Con un po’ di esitazione aveva posato lo sguardo sul viso di quello che fino a qualche ora prima era un ragazzino di appena diciannove anni e che, dopo la sconvolgente scoperta che aveva fatto nel pomeriggio, in quel momento ne dimostrava almeno quattordici in più.
Istintivamente si era portata due dita sulla stanghetta degli occhiali, come ad accertarsi di averli ancora addosso, non che avesse bisogno delle lenti per vedere bene, in effetti quelle dei suoi occhiali non erano nemmeno graduate, ma quanto era accaduto in serata, le aveva fatto dubitare seriamente della sua capacità visiva prima e della sua sanità mentale poi.
Facendo alcune analisi si era resa conto che il sangue del paziente scorresse molto lentamente, constatazione che l’aveva lasciata alquanto perplessa visto che il battito cardiaco era parecchio accelerato; era come se il cuore facesse fatica a pompare il fluido, così aveva deciso di fare qualche ricerca approfondita.
Dopo un primo prelievo arterioso, aveva potuto appurare che nei vasi del ragazzo scorresse una sostanza densa e bluastra.
Sì, il giovane in questione apparteneva ad una delle famiglie purosangue più prestigiose del mondo magico, ma non poteva considerare il ceto sociale una buona motivazione per spiegare il colore del suo sangue.
Si era armata così di tanta pazienza ed aveva drenato ogni tipo di componente liquida presente nel suo corpo, aveva impiegato più di quattro ore di estenuanti incantesimi medici prima di essere certa che non vi fosse nemmeno più una goccia di quel composto ad intaccare il normale funzionamento dell’organismo di Regulus e poi d’improvviso era successo, era invecchiato sotto ai suoi occhi con una rapidità tale che aveva pensato sarebbe morto naturalmente prima che lei potesse fare qualcosa, poi d’improvviso, così come era iniziato, il processo si era arrestato ed ora eccola lì, ad ammirare l’ennesimo “miracolo” avvenuto ad Hogwarts.
Le avevano detto che i suoi due pazienti erano fratelli, ma anche se non l’avessero fatto, ora che dimostravano entrambi più o meno la stessa età, avrebbe potuto tranquillamente giurare che fossero gemelli.
Si era infilata una mano nella tasca del camice, dove aveva riposto con cura una fiala del composto che aveva scoperto essere, una volta separato dal sangue, di un verde brillante; aveva intenzione di analizzarlo non appena avesse avuto un laboratorio a disposizione, aveva il sospetto che le proprietà di quell’intruglio potessero risultarle molto utili nel suo lavoro con i Paciock.
Un sospiro aveva accompagnato la constatazione di aver sbagliato tutto: sarebbe dovuta andare nella scuola a fare tirocinio, le erano accadute più cose interessanti in una giornata lì che in un anno in ospedale.
Prima di tornare nello studio aveva dato un’occhiata anche a Sirius, che al contrario del fratello e libero dai fili, dormiva con le braccia sotto il cuscino e una gamba fuori dal letto.
Un pensiero aveva iniziato a fare capolino nella sua testa, quando prontamente l’aveva scossa per fare in modo che si dissolvesse.
Affacciatasi dalla porta dello studio aveva potuto notare con disapprovazione che tutto quello che doveva fare era ancora lì ad attenderla.
“Forza Ellie, non è da te poltrire … “ si era detta prima di sedersi nuovamente alla scrivania.
 

Erano bastate poche righe per far piombare James e Lily dal paradiso all’inferno.
In pochi secondi, tutta la gioia dell’essersi ritrovati aveva lasciato spazio all’angoscia più nera.
Non avevano idea di dove loro figlio potesse essere andato e l’unico posto dal quale potevano partire per avere qualche indizio, era la sua camera in ospedale.
Senza dire una parola si erano smaterializzati davanti l’ingresso della clinica  e avevano percorso il tragitto fino alla loro meta , parlare richiedeva delle energie ed al momento le poche che erano loro rimaste servivano per tentare di capire cosa avesse in mente Harry quando aveva deciso di sparire.
Giunti alla porta si erano fermati.
Rappresentava l’unico ostacolo tra la vana speranza di aver immaginato tutto,in cui si erano rifugiati, e la cruda realtà.
Con il cuore che batteva a mille James aveva allungato la mano e l’aveva posata sulla maniglia.
Aveva sospirato e si era voltato a guardare sua moglie, il cui pianto silenzioso gli stava squarciando il petto da quando avevano lasciato la loro casa.
Era meravigliosa la sua Lily, anche con il mascara nero che per via delle lacrime le aveva sporcato il viso.
Si era così allontanato dalla porta e l’aveva stretta in un abbraccio, al quale esausta la donna si era completamente abbandonata.
“Amore non piangere, se anche non è qui, Harry sta bene … Non gli accadrà nulla.”
Un tremito le aveva scosso il corpo e James l’aveva stretta più forte.
“Lils, sta tranquilla …”
Tra un singhiozzo e l’altro Lily era riuscita finalmente a parlare
 “È colpa mia James …”
L’uomo aveva fatto un cenno di diniego con il capo
“No, sono stato io l’egoista … Mi avevi detto che non potevamo lasciarlo solo ed io ti ho portata via lo stesso. Perdonami.”
“Sei tu che devi perdonare me, sono stata una stupida.”
Prongs l’aveva scostata un po’ da sé e le aveva rivolto uno sguardo interrogativo.
“La lettera che mi hai scritto per dirmi di Sirius, avrei dovuto bruciarla , invece l’ho messa nella tasca dei pantaloni.
Non c’è più … Harry l’ha trovata, per questo è andato via.”
Lily aveva sentito chiaramente il corpo di suo marito irrigidirsi contro il suo.
James sapeva bene che suo figlio avrebbe fatto di tutto per il padrino, aveva ancora negli occhi l’immagine di lui che si lanciava contro la Umbridge per salvare Sirius , incurante della possibilità di essere ucciso.
Non sarebbe scampato ai mangiamorte un’altra volta.
Pregando con tutto se stesso che non fosse tanto stupido da andare con le sue gambe verso il patibolo, James aveva sciolto l’abbraccio in cui teneva stretta sua moglie ed aveva finalmente aperto la porta.
La stanza era vuota : non c’era più traccia del ragazzo , persino i libri di scuola erano spariti.
Pallido come un cencio si era seduto sul letto, i gomiti poggiati sulle ginocchia e la testa stretta tra le mani.
Lily si era attardata sulla soglia, con l’intento di mantenere una visuale più ampia al fine di poter notare ogni possibile anomalia in quella camera che aveva imparato a conoscere centimetro per centimetro durante i giorni di ricovero insieme a suo figlio.
Non sapeva come giustificare la sensazione che provava, ma era certa che Harry non sarebbe andato via senza lasciare neanche un biglietto.
Aveva appena spostato lo sguardo da suo marito al comodino, quando la sua attenzione era stata catturata da un foglio di pergamena, accuratamente ripiegato e riposto proprio sopra di esso.
Si era avvicinata e con mano tremante l’aveva afferrato.
“James …”
L’uomo l’aveva guardata e si era alzato di scatto quando aveva visto ciò che teneva in mano.
“L’ha lasciato Harry?”
“È per noi …” aveva risposto Lily annuendo, poi aveva aperto il biglietto ed aveva iniziato a leggere ad alta voce, ogni parola le appesantiva il cuore.
Alla fine della lettera, sentimenti contrastanti albergavano nei loro petti.
Quello predominante in lei era la preoccupazione, mentre per James c’era solo rabbia.
“Non può prendere e andarsene quando gli pare, non può farci stare in ansia così.”
“Tesoro, non penso che lui voglia farci stare male.”
“Ma è quello che sta facendo, è già sparito una volta ed è tornato moribondo Lils. Chi ci assicura che non accadrà di nuovo?”
“Dobbiamo fidarci di lui.”
“Fidarci?! Non ci ha detto assolutamente niente in quella lettera! Si è solo scusato e ci ha assicurato che starà bene.”
“Purtroppo fin quando non deciderà di renderci partecipi della sua vita è l’unica cosa che possiamo fare. “ aveva detto Lily, la voce incrinata dal groppo in gola che le causavano le lacrime.
“Non lo farà mai e lo sai.” aveva detto l’uomo scotendo il capo con forza
“Per lui è come se non ci fossimo.” aveva aggiunto stringendo i pugni, frustrato
“In effetti non ci siamo mai stati, James. “
 

La casa che i Malfoy avevano acquistato in America era più simile ad una reggia che ad una villa.
Costruita in stile coloniale, si sviluppava su due piani e contava più di venti stanze.
L’intera struttura era immersa nel verde, infatti il parco si estendeva per miglia fino alle pendici delle Montagne Rocciose.
Dalle finestre delle camere poste ai piani superiori si godeva di una vista mozzafiato.
Lucius Malfoy conosceva perfettamente le sue responsabilità di anfitrione, ma quando qualche ora prima suo figlio era piombato a casa in compagnia di Harry Potter, aveva sentito le sue buone maniere fuggire via a gambe levate.
Doveva molto a quel ragazzo e lo sapeva bene, ma proprio non riusciva a farsi andare giù di dover condividere lo stesso tetto con lui.
Sbuffando contrariato aveva dato l’ennesimo strattone alla pagina dell’ Oracolo che stava sfogliando. Gli mancava la Gazzetta del Profeta, ma non erano previsti abbonamenti transatlantici, men che meno per persone che dovevano far perdere le proprie tracce.
Annoiato fino all’inverosimile aveva piegato il giornale e si era messo ad osservare sua moglie, che coprendosi con la tazza del tè rideva spudoratamente di lui.
“Cissy, non è affatto divertente.”
“Oh, sì che lo è caro! Non ti vedevo così seccato da quando la mia adorata sorella e il suo simpatico marito erano venuti a vivere in casa nostra a Londra.”
“Pare sia il mio destino condividere l’abitazione con gente che non sopporto.”
“Suvvia, dobbiamo molto a quel ragazzo ! Hai forse dimenticato …”
“Che ha salvato nostro figlio, sì … Non ricordarmelo oltre, ti prego.”
“E sospetto che anche la lettera nella quale Draco ci raccomandava di non tornare in Inghilterra, sia opera sua. Quindi cerca di essere gentile, altrimenti dovrai vedertela con me Lucius!”
Avendo compreso di essere completamente solo nella sua crociata contro il giovane Potter, il pover uomo si era sforzato di sorridere all’aguzzina dai boccoli biondi che aveva sposato.
Soddisfatta Narcissa aveva ripreso a sorseggiare il suo tè.
Dopo qualche istante uno degli elfi domestici che lavorava presso di loro si era materializzato davanti all’ingresso, si era schiarito la voce per attirare la loro attenzione e con voce solenne aveva detto
“Il padroncino chiede di essere ricevuto.”
“Fallo entrare Tibby, grazie.” aveva risposto la signora Malfoy.
Subito dopo Draco aveva fatto il suo ingresso nel salone.
“Buon pomeriggio.”
“Da quando in qua ti fai annunciare dalla servitù?” aveva domandato suo padre inarcando un sopracciglio.
“Da quando viviamo in una casa grande quanto un castello.”
Lucius aveva sorriso e gli aveva fatto cenno di accomodarsi accanto a lui sul divano.
“Allora, come mai qui?”
“Ho promesso ad Harry che l’avrei aiutato.”
Suo padre aveva alzato gli occhi al cielo.
“So che non ti va giù papà, ma anche tu dovrai darmi una mano.”
Lucius aveva tirato fuori lo sguardo più scettico che riuscisse a produrre ed aveva domandato
“E cosa ti fa pensare che lo farò?”
“Si tratta di lezioni di  Occlumanzia …” aveva detto Draco utilizzando un tono mellifluo davvero poco rassicurante.
Lo aveva allevato proprio bene, niente da ridire.
Suo figlio lo conosceva perfettamente, sapeva che non avrebbe resistito. Adorava quella disciplina, non per nulla ne era uno dei più grandi esperti.
Era sicuro, però che avrebbe dovuto fare da insegnante a Potter e decisamente avrebbe preferito conversare di fisica quantistica con un folletto della Cornovaglia.
“No.”
“Papà, la situazione in Inghilterra sta diventando nuovamente oscura.
Mi rendo perfettamente conto che possa risultare incredibile, ma alcuni mangiamorte sono tornati in vita e … Credo proprio che zia Bella sia tra questi.”
Il rumore della tazza che si infrangeva sul pavimento aveva fatto voltare i due verso Narcissa, la quale con mano tremante aveva suonato un campanello affinché gli elfi ripulissero.
Lucius le si era affiancato e le aveva posato una mano sulla spalla, senza esitare la donna l’aveva stretta nella sua.
“Va bene figliolo, puoi dire al tuo amico che avrà il mio aiuto.”
“Harry è impaziente di iniziare …”
“Tra un quarto d’ora vi aspetto nel mio studio.”
“Grazie papà!”  e così dicendo, dopo aver dato un bacio a sua madre, Draco aveva salito velocemente le scale per piombare in una delle stanze da letto.
Un ragazzo dai capelli ribelli stava in piedi davanti alla finestra, la schiena leggermente ricurva ed una mano premuta sul petto.
Aveva iniziato a dolergli da quando aveva dovuto combattere contro ogni fibra del suo corpo per andare via da Ginny.
Le sue parole gli rimbombavano nella testa, non ci sarebbe stata al suo ritorno e per quanto cercasse di convincersi che sarebbe stata meglio senza di lui, l’idea che fosse realmente così lo faceva impazzire.
“Harry, stai bene?”
Il giovane si era voltato e con una smorfia sofferente aveva fatto un cenno di assenso con il capo.
“Non mi sembra …”
“Ho portato con me un po’ della pozione che mi davano al San Mungo, è nel mio baule, potresti prenderla per favore?”
Draco si era avvicinato e dopo aver rovistato tra i vestiti ed i libri, era riuscito ad afferrare una boccetta.
Harry l’aveva presa e ne aveva bevuto qualche sorso, qualche secondo dopo sembrava aver assunto un colorito più o meno sano.
“Grazie …“
“Non penso che tu possa reggere all’allenamento che mi hai chiesto di seguire .” aveva detto Draco serio.
“Tu pensa a valutare se te la senti, al resto ci penso io! “ aveva risposto con un sorrisetto strafottente.
Draco aveva accennato un ghigno.
“Ah, già … Dimenticavo che sei San Potter e puoi fare i miracoli!”
“Divertente Malfoy, divertente!” aveva detto Harry assottigliando lo sguardo.
“Comunque mio padre ha accettato di darti delle lezioni … “
Non lo allettava per niente l’idea di farsi leggere la mente da Lucius Malfoy. In fin dei conti, anche se adesso aveva cambiato vita, era stato uno dei mangiamorte più vicini  a Voldemort.
C’era sempre stato quando avevano attentato alla sua vita: nel cimitero dopo il torneo Tremaghi, al Ministero quando era morto Sirius, nella Foresta Proibita quando si stava sacrificando per il mondo magico.
Ma non poteva rivolgersi a Piton, non poteva rischiare che scoprisse come era avvenuto il suo ritorno in vita e quello degli altri e poi a centinaia di chilometri di distanza non sarebbe potuto essergli d’aiuto in nessun modo.
Doveva fidarsi, per quanto gli risultasse difficile.
“Harry ?”
“Quando si comincia ?”
“Cinque minuti fa e mio padre odia i ritardatari …”
 

L’orologio aveva da poco battuto le sei , quando Sirius aveva aperto gli occhi.
I colori dell’alba illuminavano la stanza e gli era servito qualche minuto per adattare la vista alla luminosità dell’ambiente.
Dopo un primo momento di confusione aveva ricordato di essere in infermeria, si era voltato per mettersi supino ed aveva raccolto le mani dietro la testa, nel farlo istintivamente il suo sguardo si era posato sul punto dell’avambraccio nel quale doveva esserci la ferita provocatagli da Greyback, in quel momento coperta da una fasciatura.
Era successo tutto in maniera talmente rapida che era sorpreso di ricordare almeno a grandi linee quello che era accaduto la sera prima.
Un’immagine aveva fatto capolino nella sua mente e d’istinto aveva serrato i denti : Wormtail gli aveva salvato la vita e la cosa lo metteva in una posizione assai scomoda, era in debito con lui , ragion per cui addio piani di gloria per ucciderlo lentamente e dolorosamente, avrebbe dovuto sdebitarsi in qualche modo.
Beh, avrebbe ricambiato il favore facendolo fuori rapidamente, magari nel sonno.
Sì, avrebbe fatto così. Gli sembrava un’idea magnanima.
“Ma chi diavolo prendo in giro ?” si era detto, mentre si passava una mano sugli occhi.
Non era stato in grado di fargli del male a sangue freddo e dubitava che ci sarebbe mai riuscito.
Doveva raccontare tutto a Remus e … James.
Come poteva dirgli che il maledetto traditore che aveva causato la sua morte fosse di nuovo  in vita e che lui non era stato in grado di liberarsene ?
Un sospiro fece sollevare i capelli che gli erano ricaduti sul viso.
Non ne poteva più di stare sdraiato, aveva dormito a sufficienza ed era sicuro che se fosse rimasto ancora a letto gli sarebbero comparse le piaghe da decubito.
Con un po’ di fatica si era messo a sedere e barcollante aveva raggiunto la finestra che dava sul parco.
Un sorriso spontaneo si era affacciato sul suo viso.
Hogwarts era sempre stata l’unico posto che considerava casa e vedere quel panorama gli aveva risvegliato un piacevole senso di calore all’altezza del petto.
Non c’era più il rimpianto dei tempi andati nell’osservare i luoghi della sua adolescenza, quelli in cui era stato felice. Era come se tutto fosse ricominciato da dove si era interrotto, il giorno in cui James e Lily erano morti .
Della restante parte della sua vita, quella successiva ricordava solo il dolore degli anni di prigionia ed i pochi momenti di serenità che aveva vissuto insieme ad Harry e Moony.
Non era altro che il fantasma di se stesso.
In quel momento, però era come se quegli anni non fossero mai stati vissuti, i Malandrini erano tornati e con loro c’era anche la parte di lui che se n’era andata insieme a James.
Una nuvola passeggera aveva oscurato un po’ la stanza e Sirius aveva potuto rimirare il suo riflesso nel vetro.
Degli occhi che non gli appartenevano lo scrutavano, in fondo non era mutato granchè nell’ aspetto esteriore, ma quella corona ambrata intorno all’iride gli aveva ricordato che la sua vita non sarebbe stata mai più la stessa.
Nessun sentimento negativo aveva accompagnato l’osservazione, c’erano i suoi amici con lui, insieme avrebbero tenuto testa anche a quella situazione.
Dopo essersi stiracchiato aveva preso a guardarsi intorno, la sua attenzione era stata catturata da un capannello di tende a qualche letto di distanza dal suo, ma non si era scomposto più di tanto, non sembrava vi fosse qualcun altro oltre a lui in infermeria.
“Strano che Madama Chips non sia accorsa a legarmi al letto!” aveva pensato mentre si grattava la nuca.
Non avendo alcuna intenzione di aver a che fare con l’infermiera,  Padfoot aveva mosso qualche passo verso lo studio della donna, stando attento a fare meno rumore possibile, d’altronde il suo soprannome faceva da garanzia.
Una volta sull’uscio, aveva spiato all’interno della stanza e un sorriso sghembo si era dipinto sul suo viso.
La ragazzina che qualche ora prima gli aveva dato del vecchio stava dormendo su alcuni fogli di pergamena, aveva una macchia di inchiostro su una guancia, gli occhiali di traverso ed un leggero filo di bava che le colava dalla bocca spalancata.
Aveva vagliato l’idea di farle uno scherzo, ma gli serviva un’idea davvero brillante ed al momento non gli veniva in mente niente di lontanamente simile, aveva così deciso di posticipare la sua tremenda vendetta ad un’occasione più proficua.
Resosi conto che la giovane tremava per via del freddo aveva preso una coperta dall’armadio e gliel’aveva posata sulle spalle, mentre si allungava su di lei per coprirla tutta, il suo profumo gli aveva pervaso le narici.
Adorava le caramelle mou e lei aveva esattamente il loro stesso odore.
Nel frattempo che combatteva contro la volontà di pizzicarle un braccio per vedere se ne condividesse anche la consistenza, i suoi occhi si erano posati su una cartella clinica, curioso di sapere quale fosse la sua diagnosi l’aveva afferrata e dopo essersi accertato che la guaritrice stesse ancora dormendo, aveva iniziato a leggere.
“Dunque vediamo … Nome: Regulus Black
Beh, sì so come mi chiamo …
Diagn …”
Sirius aveva sgranato gli occhi ed era tornato con lo sguardo alla prima riga.
“Regulus … Black …”
Aveva creduto in una svista, invece aveva letto bene.
C’era il nome di suo fratello su quel foglio, ma proprio non riusciva a coglierne il motivo.
Era morto più di vent’anni prima, non aveva senso che lì si trovasse un resoconto delle sue condizioni fisiche.
L’inchiostro era fresco e portava la data del giorno prima.
Eppure i letti erano tutti vuoti.
D’improvviso il suo ragionare frenetico si era arrestato.
Dietro le tende che aveva visto prima doveva esserci qualcuno.
Aveva mosso qualche passo incerto verso il punto che prima aveva attirato la sua attenzione, poteva sentire il cuore battere così forte che sarebbe potuto esplodere da un momento all’altro.
Una sensazione di speranza si stava facendo strada dentro di lui, ma l’aveva soffocata subito.
Non si era mai permesso tali leggerezze, non poteva credere che Regulus fosse vivo e poi scoprire che non era così; sarebbe stato come perderlo di nuovo e non era sicuro di poter occultare nuovamente tutto quel dolore.
Era a tiro di mano da una delle tende, gli bastava allungarsi e afferrarne un lembo per svelare il mistero.
D’un tratto aveva notato uno spiraglio dal quale si intravedevano i piedi del paziente adagiato sul letto.
Paradossalmente non gli serviva altro per sapere se si trattasse di lui.
Suo fratello aveva una piccola cicatrice sotto l’alluce del piede destro, se l’era procurata a quattro anni, quando camminando scalzo per casa, un frammento di vetro gli si era conficcato nel piede e troppo spaventato per rivolgersi alla madre aveva chiesto a Kreacher di guarirgli il taglio.
L’elfo non aveva fatto un lavoro impeccabile e gli era rimasto un piccolo segno, da allora però Regulus non aveva mosso più un passo senza avere almeno le ciabatte ai piedi.
Con un piccolo sorriso ad increspargli le labbra per il ricordo che aveva appena evocato, aveva spostato lo sguardo alla ricerca di quel piccolo segno distintivo che avrebbe potuto cambiargli la vita.
Una volta inquadrato il dito ed aver appurato che ci fosse quello che cercava, Sirius aveva sentito le forze venirgli meno.
Aveva preso ad indietreggiare fin quando non era sbattuto con la schiena contro la parete ed era scivolato a terra.
Da quella posizione aveva potuto percorrere con lo sguardo tutto il corpo del fratello per ritrovarsi a scrutare sé stesso con il naso leggermente più tozzo, la barba incolta ed i capelli castani.
 

Hermione aveva guardato il sole sorgere mentre con le gambe contro il petto osservava Ginny dormire.
Aveva passato tutta la notte a tentare di consolarla, ma per la prima volta da quando aveva imparato a parlare, non aveva idea di cosa dire.
Non aveva più giustificazioni per il suo migliore amico.
Migliore amico.
Era andato via senza una spiegazione ed aveva escluso lei e Ron ancora una volta.
Sospirando, si era alzata e dopo aver richiuso la porta alle sue spalle era entrata nella stanza del ragazzo.
Neanche lui era riuscito a dormire, infatti fissava il soffitto perso nei suoi pensieri; si era accorto della presenza della sua fidanzata solo quando si era accoccolata contro al suo petto.
Con un braccio le aveva cinto le spalle e le aveva posato un bacio tra i capelli.
“Ginny dorme ?”
Hermione aveva annuito.
“Notizie di qualche tipo ?”
“Nessuna, neanche un misero biglietto.” aveva risposto il ragazzo con amarezza.
“Ci sarà una ragione se si comporta così.”
“No, non ha scusanti Hermione. In questi ultimi otto anni chi è stato al suo fianco in ogni occasione? Chi lo ha aiutato?
NOI.  Non Malfoy, io e te … Ma evidentemente non siamo degni di sapere cosa diavolo sta succedendo.”
“Non dire così … Harry è il nostro migliore amico, sono certa che ci sarà una spiegazione valida.”
“Mi sono scocciato di cercare di giustificarlo ad ogni costo, si comporta come un bambino. Preferisce quel furetto psicopatico? Bene, che stia con lui.
Non sprecherò un secondo in più del mio tempo a preoccuparmi.”  e così dicendo si era voltato dando le spalle alla sua fidanzata.
Hermione aveva sorriso teneramente e lo aveva abbracciato.
“Quando tornerà ci spiegherà ogni cosa, ne sono certa.”
“Se mai deciderà di degnarci della sua presenza.”
“Beh, fra meno di tre mesi ci sono gli esami … Non mancherebbe per nulla al mondo.”
“Ne sei sicura?” aveva chiesto Ron scettico mentre la osservava da sopra la spalla.
“No, ma l’ Harry che conosco lo farebbe … Ed io spero che da qualche parte in quel ragazzo, ci sia ancora un po’ di lui.”
 

Eleanor aveva aperto gli occhi quando un raggio di sole che filtrava dalle imposte semi aperte l’aveva raggiunta.
Spaesata si era tolta di dosso la coperta, non ricordava di averne preso una, l’aveva riposta sulla sedia e dopo essersi stropicciata gli occhi,aveva guardato l’ora, come da programma aveva dormito appena due ore.
Erano le sette in punto, doveva ricontrollare i suoi pazienti.
Rapida, si era sciacquata il viso, ma non avendo a disposizione uno specchio non si era resa conto che non fosse del tutto pulito.
Riposte le lenti sul naso e rassettato con le mani il camice, aveva richiuso la porta dell’ufficio dietro di lei.
La vista di un uomo seduto sul pavimento con le spalle appoggiate al muro, l’aveva fatta sussultare.
Resosi conto della presenza di un’altra persona nella stanza, Sirius aveva voltato il capo.
“Sirius, cosa ci fai fuori dal letto? “aveva domandato Eleanor premendosi una mano sul petto per via dello spavento.
“Perché nessuno mi ha informato della presenza di mio fratello qui ?” aveva chiesto Padfoot tentando di contenere il turbine di emozioni che lo stava sconvolgendo già da un’ora.
“Eri troppo debole per poter reggere alla notizia … In più …”
“In più ?”
“Volevano essere James e Remus a parlartene …”
“Loro due lo sapevano ?”
“Sì, è stato portato qui dal Preside, subito dopo il tuo arrivo.”
Sirius aveva scosso il capo.
“Non ci posso credere, avreste dovuto svegliarmi , io avevo il diritto di saperlo subito!”
“Sì, è vero , ma non abbiamo agito con l’intento di ferirti …”
“Invece è stato più salutare per me scoprirlo da solo, vero? “ aveva chiesto facendo trapelare più rabbia di quanto volesse.
Eleanor aveva abbassato il capo mortificata, sentiva pungerle gli occhi.
Era come se tutta la sofferenza che l’uomo che aveva davanti provava le fosse arrivata addosso con una violenza tale da turbarla.
Provava una strana empatia verso di lui.
“Mi dispiace … Non volevo aggredirti.” aveva detto Sirius, raddolcendo in tono, dispiaciuto nel notare che le sue parole l’avessero colpita.
La ragazza aveva fatto un cenno di diniego con il capo.
Poi notando che l’uomo si era rimesso in piedi gli si era avvicinata, ma lui le era passato oltre.
“Dove stai andando? Non puoi lasciare l’infermeria!”
“Devo parlare con il professor Silente.” aveva detto serio, poi un aveva ghignato sfoderando la sua classica espressione da bastardo.
“Ehm … Ragazzina …”
“Mi chiamo Eleanor …” aveva risposto la giovane seccata.
“Eleanor … Immagino che l’inchiostro abbia miracolose proprietà esfolianti , ma non ti dona affatto.”
Ellie aveva tirato fuori una buffa espressione confusa e guardando Sirius con sospetto, si era sfilata gli occhiali e si era specchiata nelle lenti; sul candore della sua guancia risaltava una sbiadita macchiolina d’inchiostro.
Irritata più che mai si era voltata per rispondere a tono, ma dell’uomo non era rimasto che il suo buon profumo di muschio.
 
 
Bellatrix osservava il giardino dall’ampia finestra della camera patronale; quegli inetti non erano ancora riusciti a portarle Peter Minus e l’attesa la stava decisamente alterando.
Voleva conoscere quella maledetta pozione per poter riportare in vita il suo amato Signore, ma ogni volta che i suoi uomini si avvicinavano alla cattura di quello stupido roditore, questi svaniva nel nulla.
Eppure non poteva credere che l’unico depositario di quell’importante segreto fosse lui, le sfuggiva qualcosa ne era certa.
Un sonoro bussare alla porta la fece ridestare dai suoi pensieri.
“Avanti …” aveva risposto con voce imperiosa.
“Ci sono novità mia signora. “
“Spero per te, Avery che siano tanto importanti da giustificare il fatto che tu sia venuto a disturbarmi.”
“È stato avvistato.”
“Dove ?”
“Hogsmeade .”
Un ghigno malvagio si era dipinto sul volto pallido della donna.
“Va a chiamare gli altri, quest’oggi faremo un gioco …”
 
 
 
 
 
 
Angolino di Arwen
Sono tornataaaa …
Questo diciottesimo capitolo è di transizione, infatti ho accennato a diverse situazioni senza approfondirne nessuna.
Immagino che il fatto che sia proprio Lucius Malfoy a dare lezioni ad Harry risulti parecchio strano, ma ho immaginato questo personaggio come molto legato alla sua famiglia, infatti decide di acconsentire solo dopo la reazione di sua moglie alla notizia che Bellatrix sia ancora in circolazione.
Come sempre spero sia di vostro gradimento.
Ringrazio di cuore le dolci donzelle che recensiscono la mia storia e tutte le persone che dedicano un po’ del loro tempo anche solo a leggerla.
Affettuosamente vostra
Arwen
 
 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19

Chiunque può arrabbiarsi, questo è facile;
ma arrabbiarsi con la persona giusta,
e nel grado giusto, ed al momento giusto,
e per lo scopo giusto, e nel modo giusto:
questo non è nelle possibilità di chiunque
e non è facile.
Aristotele

 
 
James non aveva emesso un fiato da quando avevano abbandonato l’ospedale.
“In effetti non ci siamo mai stati … “ le parole di sua moglie continuavano ad infiltrarsi ripetutamente nei suoi pensieri.
Sì, non erano stati presenti, ma loro figlio non poteva di certo fargliene una colpa.
Non avevano deciso loro di morire.
Non poteva credere che lui non capisse,che si ostinasse a comportarsi come se fosse solo al mondo quando non lo era più.
Come poteva non pensare alle conseguenze di quello che faceva, allo stato di ansia in cui ogni sua bravata li gettava senza pietà … Harry non era mai stato come lui, caratterialmente era per lo più uguale a Lily, ma perché lo vedeva così simile al ragazzino che era stato a 15 anni?
Si stava comportando da irresponsabile.
I medimagi erano stati brutalmente chiari sulle sue condizioni di salute: era ancora troppo debole ed il suo cuore, notevolmente danneggiato dalla fattura tagliente, non avrebbe retto a situazioni di eccessivo stress.
Doveva andare a cercarlo, trovarlo e riportarlo a casa con la forza, se necessario, era pur sempre suo padre.
Ma poteva essere ovunque … Ovunque.
Senza poi contare che molto probabilmente una sua intromissione sarebbe stata poco gradita, se avesse voluto che lui sapesse lo avrebbe certamente avvertito di quello che aveva in mente.
Il sentirsi messo da parte dalla persona più importante della sua vita lo gettava in uno stato di completa frustrazione.
Sconfitto, aveva abbassato il capo.
Lily lo seguiva a distanza, poteva comprendere il modo in cui suo marito si sentiva, perché provava lo stesso devastante senso di impotenza.
Aveva ripercorso mentalmente tutti i momenti che lei e suo figlio avevano trascorso insieme nelle ultime settimane, alla ricerca di ogni possibile indizio, ma niente … Harry non aveva espresso la volontà di allontanarsi da loro, nemmeno in maniera velata.
Rassegnata, aveva sospirato e dopo aver accelerato il passo si era affiancata a James e lo aveva preso per mano.
L’uomo era trasalito al tocco della sua gelida mano e le aveva rivolto un sorriso tirato.
“Penso che dovremmo informare Silente di quanto è accaduto … “ aveva detto scrutando con attenzione suo marito, il quale si era limitato ad annuire.
Lo aveva guidato in una strada secondaria ed insieme si erano smaterializzati ad Hogsmeade.
I cancelli erano più vicini all’accampamento, ma erano certi che il Preside si trovasse nello studio, quindi il punto più prossimo alla scuola era senza dubbio il villaggio.
Lily aveva avuto modo di attraversarlo già una volta, subito dopo essere tornata in vita, ma presa dalla preoccupazione ed ancora frastornata, non aveva nemmeno pensato di guardarsi intorno.
Un buon odore di dolciumi arrivava dalla porta aperta di Mielandia e le stradine erano affollate dai maghi e le streghe che rientravano per il pranzo.
Era esattamente come lo ricordavano, sembrava di essere tornati a scuola, quando il villaggio faceva da sfondo ai loro spensierati week end.
James si era rilassato un po’, sollevato all’idea che Silente avrebbe potuto esser loro d’aiuto nel rintracciare Harry.
Mentre faceva vagare lo sguardo lungo i profili delle case che sembravano non aver subito gli effetti dell’incedere del tempo , la sua attenzione era stata catturata da un piccolo roditore. Gli occhietti acquosi fissi su di lui, spalancati in un’espressione che gli era parsa quasi attonita.
Aveva avuto una violenta sensazione di deja vu, da un momento all’altro si aspettava di veder correre dietro a quel topo un cane nero e se stesso in versione cervo.
“James, va tutto bene?”
La voce di Lily gli era giunta alle orecchie ovattata, stralunato si era voltato a guardarla per poi tornare a rivolgere lo sguardo all’animale, ma di lui non v’era più traccia.
“Sì, Lils …  Stavo rifettendo.”
Aveva poi cinto con la propria la mano di sua moglie ed insieme avevano ripreso a camminare alla volta della scuola.
“Eppure quel topo mi ricordava qualcuno.”
 
Peter si era messo in viaggio da giorni ormai, braccato dai mangiamorte che lo avevano quasi catturato numerose volte.
Se aveva sperato che la sua ricerca fosse passata in secondo piano, si sbagliava alla grande.
Gli ci era voluto un po’ di tempo per capire dove dirigersi, ma alla fine dopo mille peripezie era arrivato quasi alla meta.
Non poteva credere di essere arrivato finalmente ad Hogsmeade, poteva vedere la scuola in lontananza.
D’un tratto, però come se avesse realizzato solo in quell’istante ciò che si stava accingendo a fare, si era bloccato.
Non aveva il coraggio di presentarsi lì come se niente fosse.
Era stato spregevole e codardo con le uniche persone che lo trattavano da loro pari.
Sapeva perfettamente di non essere mai stato un granchè, di certo non aveva la gentilezza e l’intelligenza di Remus e nemmeno la simpatia e la bellezza di Sirius e… James.
Eppure loro lo avevano accolto nel loro gruppo e gli avevano permesso di condividere le loro avventure.
Gli anni di Hogwarts erano stati i migliori di tutta la sua vita e lui aveva rovinato tutto, per cosa?
Non riusciva nemmeno a ricordare quando aveva perso se stesso per la brama di potere, quando aveva smesso di essere un malandrino ed era diventato un mangiamorte.
Era pentito per tutto quello che era successo ed avrebbe voluto porre rimedio alle sue azioni, ma quello che aveva fatto era talmente orribile e disgustoso che dubitava avrebbe potuto fare qualcosa per cambiare la situazione.
Era tentato di tornare indietro e continuare la sua fuga, quando le parole di Bellatrix si riaffacciarono nella sua mente.
Greyback aveva ferito Sirius e, stando a quanto aveva origliato, lui sarebbe stato d’aiuto alla causa dei mangiamorte .
Non  aveva proprio idea di come potesse essere possibile.
D’altronde loro avevano avuto già a che fare con un lupo mannaro e sapevano perfettamente come trattare la situazione, per quale motivo quell’orribile strega confidava nel fatto che per lui fosse diverso?
Doveva avvertire le persone che si trovavano al castello.
Spinto da quella consapevolezza, Peter aveva mosso qualche passo con l’intento di riprendere la sua corsa, poi aveva notato due figure estremamente familiari nel mezzo della strada principale; aveva aguzzato lo sguardo e, quando era riuscito a metterle a fuoco, era stato come se un incantesimo lo avesse pietrificato.
Degli occhi nocciola lo scrutavano con attenzione.
Gli stessi che si trovava davanti tutte le mattine nel dormitorio di Grifondoro , esattamente quelli nei quali aveva guardato giurando al proprietario che gli avrebbe potuto affidare la vita della propria famiglia.
James.
Sapeva che se fosse rimasto lì, presto o tardi l’avrebbe riconosciuto, ma era inchiodato al suolo da quello sguardo, non riusciva a spostarsi.
Poi  l’occasione che aspettava gli si era presentata, una donna dai lunghi capelli vermigli, indubbiamente Lily, aveva detto qualcosa ed il marito si era voltato verso di lei.
Rapido era andato a nascondersi in una delle fessure dell’edificio vicino.
Quella scoperta lo aveva turbato, doveva immaginare che anche loro avessero subito la sua stessa sorte e quella di Sirius.
Come di frequente da quando era tornato in vita, si era sentito nauseato da se stesso.
Le cose si complicavano ulteriormente, non aveva il coraggio anche solo di pensare di rivolgere la parola a quello che era stato uno dei suoi più cari amici, non dopo tutto quello che aveva fatto.
“James, sono quel lurido traditore di Peter … Sai è possibile che Sirius vi uccida alla prossima luna piena!”
No, decisamente non poteva.
 
Intanto in uno dei corridoi del castello, il motivo della spedizione di Peter Minus incedeva a passo di marcia verso l’ufficio del professor Silente.
La scoprire suo fratello in uno dei letti dell’infermeria l’aveva letteralmente sconvolto.
Non poteva credere che i suoi amici ne fossero a conoscenza e non avessero fatto nulla per comunicarglielo; eppure loro sapevano come si era sentito quando aveva scoperto della scomparsa di Regulus.
Non avevano scusanti di nessun genere, non avrebbero dovuto attendere neanche un istante.
E il preside che ruolo aveva nella faccenda?
Tutti quei pensieri gli stavano facendo dolere la testa, in fin dei conti era passato appena un giorno dall’aggressione e non era molto in forma.
Perso nelle sue elucubrazioni mentali, non aveva notato che il professor Silente fosse proprio fuori dal suo ufficio ed avesse tutta l’aria di aspettare qualcuno.
“Già in fuga dall’infermeria, Sirius?”
L’animagus era sussultato dalla sorpresa, proprio non si aspettava di trovarselo già davanti … In effetti non si era nemmeno reso conto di essere proprio di fronte al gargoyle di pietra.
Scuro in volto, aveva annuito, ma prima che potesse chiedergli udienza, l’anziano mago lo aveva preceduto
“Immagino che mi stessi cercando .. ”
“Sì , ero venuto a parlarle di mio fratello. “ il tono di Sirius era glaciale.
“È il caso di salire nel mio ufficio, allora … Conosci già la strada …”e così dicendo, Silente si era inerpicato su per le scale che conducevano ai suoi appartamenti.
Una volta giunti nell’ampio studio, il preside si era accomodato alla sua poltrona preferita ed aveva fatto cenno al suo ospite di fare lo stesso in quella di fronte, ma con un educato segno del capo quest’ultimo aveva rifiutato.
Sirius era visibilmente nervoso, tutti quei convenevoli gli stavano dando la nausea, avrebbe voluto avere solo le sue risposte ed andarsene.
La sua rigida educazione purosangue, però non gli permetteva di essere sgarbato, non gli restava altro da fare che aspettare e sperare che il preside vuotasse il sacco celermente.
Notando l’impazienza del suo ospite, Silente aveva compreso che non fosse il caso di tergiversare.
“Chiedi pure ed avrai le tue risposte, ragazzo mio.”
Padfoot aveva represso a stento un ghigno beffardo.
“Ragazzo mio ” lo aveva chiamato; il preside si era sempre professato molto affezionato a lui, eppure era stato immobile a guardarlo marcire in  prigione per un reato che non aveva commesso.
Si era scoperto a stringere i pugni, mentre quei pensieri negativi gli avvelenavano la mente, allontanando la serenità che timidamente si era insediata in lui dopo il ricongiungimento con James e Remus.
Aveva sospirato, intenzionato a liberarsi di quella sensazione, ma da quando si era svegliato, aveva trovato non poca difficoltà nel controllare le proprie emozioni, in particolare quelle più violente.
Le domande che voleva fare erano infinite, ma dopo qualche istante di riflessione, aveva optato per la diplomazia, in fin dei conti il nocciolo della questione era proprio quello:
“Come sapeva che mio fratello fosse ancora vivo?”
“È una strana storia … Diciamo che in questo senso le mie risposte non potranno essere esaustive quanto quelle di Harry …” aveva iniziato l’anziano mago, nel sentire il nome del suo figlioccio, Sirius aveva sgranato leggermente gli occhi.
“Harry ? Non è possibile che lui ne fosse a conoscenza … Quando Regulus scomparve, non era nemmeno nato.”
“Ho avuto modo di parlargli qualche ora dopo il suo risveglio in ospedale. Non è molto chiaro quello che sia capitato mentre il ragazzo era in coma, ma pare che fosse intrappolato in una sorta di luogo di transizione nel quale ha avuto modo di parlare con tuo fratello.”
Se prima Sirius credeva di essere sconvolto, in quel momento aveva iniziato a considerare seriamente di essere impazzito.
“Era così convinto quando me ne parlava che ho deciso di andare con Severus a controllare, per fugare ogni dubbio … In fin dei conti, di questi tempi non si può mai dire … ”
La mente dell’animagus era in loop, faceva una grande fatica anche solo a tentare di capire ciò che il suo interlocutore stesse dicendo.
Mentre si concentrava per evitare di perdere anche quel minimo di capacità cognitiva che gli restava, un tarlo lo aveva spinto a domandare
“E lei come faceva a sapere dove si trovava il suo corpo ? Ai tempi della prima guerra magica, mi aveva assicurato che aveva fatto quanto in suo potere per trovarlo e dargli una degna sepoltura.” aveva detto impendendosi di digrignare i denti; ecco di nuovo quell’ondata di rabbia risalire su per la schiena.
Che Silente fosse coinvolto con la scomparsa di Regulus ?
No. Non avrebbe mai potuto accettare una simile rivelazione.
“Ti dissi la verità, all’epoca non avevo idea né di come fosse scomparso, né di dove potesse essere … Adesso la faccenda si complica .”
Sirius mosse qualche passo avvicinandosi alla scrivania , in quel momento avrebbe voluto sbattere i pugni sulla pregiata superficie in legno, mandarla in frantumi e urlare al “vecchio” che aveva rotto le pluffe con  il suo prendere la faccenda alla larga.
Che andasse al sodo e smettesse di fare di tutto per procurargli un’ulcera con quell’ attesa!
Ma non  fece nulla di tutto questo, si limitò ad appoggiarvisi e fissarlo.
Silente non potè fare a meno di notare il cambiamento nei suoi occhi, si era reso conto sin da subito di avere a che fare con una persona, in un certo senso, diversa da quella che Sirius era stata negli ultimi tempi.
Probabilmente quell’anello color oro avrebbe dato loro parecchi grattacapi.
“Dunque …” aveva poi continuato, riportando la propria attenzione sull’argomento della loro conversazione.
“Sono certo che tu sappia cosa sia un Horcrux … “ ed attese la risposta dell’animagus.
Un ghigno involontario si dipinse sul volto del suo interlocutore.
“Professor Silente devo ricordarle chi erano i miei genitori ?”
Il Preside si aprì in un gentile sorriso. Tutto sommato, sotto quell’aspetto, l’uomo che gli stava di fronte era cambiato ben poco dai tempi della scuola.
“Voldemort ne aveva creati sette per evitare la propria dipartita . Sin dall’infausto giorno della morte dei Potter, il dubbio che avesse compiuto un simile gesto, si era insinuato tra i miei pensieri.
Feci molte ricerche e ne ebbi la conferma, così qualche tempo prima che Harry iniziasse il suo sesto anno ad Hogwarts mi accinsi a recuperarli per distruggerli.
Poco prima della mia morte, in compagnia di Harry, mi recai in una grotta nella quale dopo che ebbi bevuto una pozione da un bacile di pietra, recuperammo uno degli oggetti designati da Voldemort a contenitori di un frammento della propria anima …” il preside aveva fatto una pausa, Sirius pendeva dalle sue labbra.
“ Era sin troppo ovvio che quel pazzo assassino fosse ricorso ad un simile stratagemma … Mi domando come abbiamo fatto a non pensarci prima!” aveva detto, esponendo ad alta voce i propri pensieri.
Silente aveva annuito gravemente.
“Ma non vedo come tutto ciò possa essere coinvolto con Regulus …” aveva poi aggiunto.
Non intuiva nessun possibile legame.
“Bene, l’Horcrux in questione era il medaglione di Salazar Serpeverde. Ovviamente non è possibile distruggere tali gingilli con una maledizione qualsiasi … Solo oggetti o anatemi altrettanto potenti possono essere usati a tale scopo!
Lo portammo nel mio ufficio in modo da poter utilizzare la spada di Grifondoro per assolvere a tale gravoso onere, ma un particolare ci lasciò spiazzati: quello che avevamo prelevato non era il medaglione originale.
Si trattava di una copia assolutamente ben fatta di esso; al suo interno vi era un biglietto, in calce un acronimo …”
Ogni singolo muscolo di Padfoot era in attesa di quella rivelazione.
“R.A.B. “ Silente aveva visto l’uomo che aveva di fronte impallidire, ovviamente non necessitava di spiegazioni in merito al significato di quelle tre lettere.
Sirius era in preda allo sgomento, un biglietto vergato da suo fratello si trovava nel finto Horcrux di Voldemort, ma perché …
Che avesse preso l’originale per distruggerlo?
 “Regulus Arcturus Black …” aveva detto , udendo la propria voce come quella di un estraneo.
Il preside aveva annuito.
“Tuo fratello aveva deciso di prelevare il vero medaglione per distruggerlo, ma si era recato in quel luogo infestato da creature oscure con la sola compagnia di Kreacher ; appena gli effetti della pozione lo ebbero stremato, gli Inferi li assalirono ed egli intimò all’elfo di tornare alla dimora dei Black per distruggere il cimelio.
Anche in questo caso la fonte di tali informazioni è Harry, l’elfo stesso gliene aveva parlato dandogli così la possibilità di aiutarlo a compiere la missione che Regulus gli aveva affidato.”
Sirius si era completamente estraniato a causa dello shock.
“Ragazzo mio, tuo fratello aveva capito che le promesse di Voldemort erano dei vanagloriosi tentativi di assoggettare a sé quante più persone potesse: non avrebbe fatto altro che renderlo un assassino, così vicino al figlio ideale che la tua famiglia voleva diventasse ed infinitamente lontano dal modello di uomo che aveva preso a considerare come esempio … Tu.
Il tuo figlioccio mi ha confessato che prima che si svegliasse, Regulus gli aveva detto di riferirti che nonostante tutto ti aveva sempre amato.”
La violenza di quelle parole aveva colpito l’animagus con tale forza da fargli provare del dolore fisico.
Non aveva nulla da ribattere, turbato più che mai era uscito dall’ufficio di Silente senza rivolgergli nemmeno uno sguardo.
Reg era diverso dalla sua famiglia, era come lui in fondo.
 Non aveva osato mettersi apertamente contro di loro e lui non aveva esitato un istante a catalogarlo come debole.
Lo aveva abbandonato, se n’era andato anche quando la sera della sua fuga, lo aveva implorato di restare.
Era un grido di aiuto, il suo fratellino aveva bisogno di lui, era inevitabile che per sopravvivere in quella maledetta casa dovesse assoggettarsi alle regole dei suoi genitori, senza nessuno a dargli manforte.
Che egoista era stato, non gli importava di quanto suo fratello potesse sentirsi solo, lui aveva  James e Remus e… Peter che lo aiutavano a tirare avanti.
Regulus aveva accanto a se delle persone che cercavano di plasmarlo a loro immagine, senza alcun rispetto per quello che era, senza dargli voce in capitolo nella sua stessa vita.
Vagando senza meta per i corridoi di Hogwarts, Sirius si odiava per essersi convinto che suo fratello fosse un caso perso, per non essersi sforzato neanche un istante di vedere al di là delle apparenze, per non aver capito e sopratutto per essersi comportato come avrebbero fatto i suoi genitori.
Per quanto detestasse ammetterlo, era stato esattamente uguale a loro.
 
Quando Draco ed Harry erano giunti nell’ufficio di Lucius, lo avevano trovato seduto alla scrivania,lo schienale dell’ampia poltrona in pelle rivolto alla porta mentre egli godeva della vista delle montagne dall’ampia finestra che sia apriva sulla parete di fronte.
“Draco, avevo detto un quarto d’ora …” l’irritazione ben sottolineata dal suo tono di voce.
Il giovane aveva abbassato il capo colpevole, non amava che suo padre lo rimproverasse; sin da bambino gli era stato insegnato che ribattere era poco rispettoso e nonostante i rapporti tra di loro fossero diventati molto meno formali dopo la guerra, aveva deciso che sarebbe stato poco saggio farlo infuriare prima della sua lezione con Harry, così come sempre aveva taciuto.
“Ci scusi signor Malfoy, temo sia stata colpa mia . “ aveva detto Harry impavido.
Lucius si era finalmente alzato e si era portato a pochi passi da loro.
“Confido nel fatto che mio figlio ti abbia detto che io non amo le persone che mi fanno attendere ,Potter …  Per questa volta passi, ma se desideri il  mio aiuto, impara ad essere puntuale. “ aveva detto, gelido.
“Sì, signore.”aveva risposto il giovane guardandolo con la stessa freddezza che era stata riservata a lui.
“Bene, dopo aver chiarito questo punto, vorrei esportene un altro. Come ben sai l’Occlumanzia è una disciplina molto complessa  e mi aspetto una totale abnegazione alla pratica da parte tua.
Ho grande considerazione del mio tempo, quindi non lo sprecherò per farti ereggere delle misere barriere protettive. Diventerai un bravo occlumante … “ aveva detto camminando avanti e indietro davanti ai due ragazzi.
“ E siccome il periodo a nostra disposizione è piuttosto breve, dovrai fare dei … sacrifici per riuscirci.” aveva aggiunto con una nota goduriosa nella voce, che Harry non aveva mancato di cogliere.
Davvero meraviglioso, Malfoy non si sarebbe fermato fin quando non fosse diventato quanto meno accettabile, ma lui sapeva perfettamente che per farlo avrebbe dovuto compiere degli sforzi enormi.
A giudicare dallo sguardo sadico che l’uomo gli rivolgeva, condividevano la medesima consapevolezza.
Con un sorriso tirato dipinto sul viso, Harry si era limitato ad annuire.
Un epiteto poco carico con cui appellare il suo “maestro” si stava gentilmente formando nella sua mente, ma un pensiero più gravoso lo rimosse.
Malfoy, almeno in quella prima lezione, gli avrebbe penetrato la mente senza troppe difficoltà ed avrebbe visto tutti i suoi ricordi, anche quelli del patto con Morte e lui proprio non poteva permetterselo.
Come se avesse già iniziato a leggergli i pensieri, l’uomo si schiarì la voce e proseguì.
“Prima di cominciare, siccome ho già assistito a parecchi avvenimenti nauseanti nel corso dei miei anni, non vorrei dover vedere mielose scene della tua vita da adolescente, Potter, quindi fammi l’immensa cortesia di rimuovere qualunque cosa ritieni sia imbarazzante dalla tua mente … Spero vivamente che i tuoi criteri di valutazione in tal senso corrispondano ai miei.
Draco, prendi il pensatoio nell’armadio per favore …”
Harry si diede dell’idiota almeno un centinaio di volte, si era fatto milioni di problemi  per via di questi ricordi quando bastava semplicemente rimuoverli. Aveva osservato Draco fare come chiesto da suo padre ed avvicinando la bacchetta alla tempia aveva iniziato ad estrarre i ricordi che proprio non voleva Malfoy senior vedesse.
Nonostante tutto il senso di inquietudine non lo abbandonava, d’altronde gli era capitato parecchie volte di ficcanasare e trovarsi nei ricordi altrui, se qualcuno lo avesse fatto con i propri le conseguenze sarebbero state davvero terribili, non poteva permettersi di trattare la faccenda con leggerezza.
Prima di estrarre quelle memorie che trattava come una sorta di bomba ad orologeria pronta ad esplodere e distruggere nuovamente tutta la sua vita, senza farsi notare da Lucius, Harry aveva preso una fiala della pozione che gli somministravano quotidianamente al San Mungo e sotto lo sguardo attonito di Draco ne aveva svuotato il contenuto in un vaso.
Entrambi sapevano che le dosi erano razionate, gliene rimanevano pochissime.
“Ma sei impazzito?! “ aveva mimato il biondo con le labbra senza emettere alcun  suono per non farsi scoprire da suo padre che era tornato a fissare la finestra.
Harry gli aveva fatto cenno di osservare, aveva ripetuto lo stesso procedimento che aveva usato con gli altri ricordi, ma anziché spostarli nel bacile di pietra, li aveva depositati nel contenitore di vetro che aveva richiuso e messo al sicuro in una delle tasche anteriori dei suoi pantaloni.
Ormai libero da quell’atroce peso, poteva concentrarsi con tutto se stesso su quelle lezioni.
L’idea che Malfoy entrasse in contatto con uno qualsiasi dei suoi ricordi, non gli piaceva affatto, ma di certo non poteva mettersi a vuotare i diciotto anni della sua vita in un pensatoio.
“Sono pronto … “ aveva annunciato, serio.
Lucius si era voltato e con un ghigno di scherno aveva ribattuto
“Pensavo che sarei invecchiato prima di poter iniziare queste lezioni.”
Harry lo aveva guardato con aria di sfida e Draco da una delle poltrone dove era andato ad accomodarsi aveva scosso il capo.
Suo padre non sarebbe mai cambiato e Potter, beh … Nemmeno. Si sarebbe fatto male ed aveva sprecato una delle preziose fiale di pozione per metterci dentro dei ricordi.
Un’ondata di curiosità lo pervase, doveva essere qualcosa di importante se aveva fatto quel gesto con il solo scopo di tenere quei suoi pensieri vicini.
Avrebbe voluto indagare, ma sapeva che fondamentalmente il suo rapporto con quel ragazzo occhialuto che tanto aveva odiato in passato si basava su una semplice relazione di “Tu non dici, Io non domando “ che entrambi apprezzavano, quindi anche se a malincuore aveva deciso di demordere.
“Concentrati, Potter.” aveva detto Lucius.
Harry aveva tentato di svuotare la mente.
Prima che potesse terminare il cenno di assenso che aveva iniziato per rispondere al mago, lo aveva sentito dire
“Legilimens!”
E flashback della sua vita avevano ripreso a scorrergli davanti agli occhi: le angherie dei Dursley, la gioia per l’ammissione ad Hogwarts, gli incontri con i mangiamorte, gli occhi rossi di Voldemort, la paura che aveva provato, la voglia di essere come tutti gli altri.
Per quanto si sforzasse di arginare l’invasione dell’uomo, non riusciva a produrre che una misera barriera.
Sarebbe stato dannatamente difficile.
 
Quella mattina Remus si era svegliato di ottimo umore.
Decisamente un cattivo segno.
Ogni volta che si svegliava contento immancabilmente qualcosa di orribile arrivava a turbare la sua serenità.
Prima di alzarsi dall’ampio letto matrimoniale aveva passato in rassegna, da bravo pessimista cosmico qual era stato da studente, tutte le possibili catastrofi che sarebbero potute accadere.
A distrarlo dal suo elenco era arrivata la voce di sua suocera
“Remus caro, la colazione è pronta!” aveva detto la donna da dietro la porta della stanza.
“Grazie mille Andromeda, arrivo subito.” così dicendo si era alzato ed aveva indossato sul pigiama, ancora leggero per quella stagione, una calda vestaglia di pail.
Mentre si accingeva ad aprire la porta per uscire si era obbligato a mantenere il profilo basso dell’ottimista tipo, aveva deciso di farlo dopo essere tornato in vita e quanto meno doveva sforzarsi di tentare.
Sedute al tavolo della colazione,. Dora e sua madre chiacchieravano allegramente, mentre Ted dal seggiolone le guardava con un cipiglio indignato per non essere al centro delle loro attenzioni.
Davanti all’espressione di suo figlio Remus non potè trattenersi dal ridere, lo prese in braccio e come ogni mattina se lo strinse in grembo per mangiare insieme.
Dora era già vestita di tutto punto ed osservava rapita gli uomini della sua vita da sopra la tazza di caffè.
“No, Ted non guardarmi così … Non puoi avere quell’enorme pezzo di cheesecake per intero. “ aveva detto perentorio Remus al bambino  che aveva sporto il labbro inferiore per commuoverlo.
“Direi che questa è l’ennesima prova che quel bimbo è goloso quasi quanto te, Dora … “ aveva detto Andromeda prima di addentare un pancake.
Sua figlia si era voltata, scandalizzata
“Ma mamma, Remus vivrebbe solo di cioccolata ed io sarei la golosa?!”
“Accetta le critiche, Ninfadora …”  aveva detto suo marito con il solo scopo di infastidirla.
La donna gli aveva rivolto una linguaccia ed aveva preso a fare le smorfie per divertire Ted che, dal canto suo, ne era estasiato.
Andromeda Black in Tonks era al settimo cielo, nemmeno un anno fa si era ritrovata sola con un bambino da crescere e, nonostante Harry si offrisse sempre di tenerlo con lui, alleggerendole il carico di lavoro, temeva che non avrebbe mai potuto supplire con sufficiente perizia alla mancanza dei suoi genitori.
Poi qualche tempo prima si era vista piombare in casa la famiglia Lupin al gran completo ed aveva creduto di essere impazzita sul serio, dopo essersi resa conto che Dora  e Remus fossero davvero in piedi nel salotto di casa sua, era svenuta circa tre volte di seguito ed il povero genero, siccome riteneva che la cioccolata guarisse ogni male,  aveva  provveduto a fargliene ingollare un’intera tavoletta per rimetterla in piedi del tutto.
Da quando i lavori alla scuola erano stati terminati, le tre persone più importanti della sua vita erano tornate a vivere sotto il suo stesso tetto e non poteva esserne più contenta.
Il picchiettare di un becco alla finestra la riscosse dalle sue riflessioni, si alzò per aprirla ed un gufo marrone si andò a posare proprio davanti a Remus.
L’uomo prese la lettera che il volatile gli porgeva e con una carezza sul petto lo congedò.
Aveva riconosciuto la scrittura di James ed un senso di urgenza lo aveva spinto a strappare l’involucro della pergamena che non voleva saperne di aprirsi con le buone.
 
Vieni nell’ufficio del Preside appena leggi il biglietto, è urgente.

James

 
“Chi ti scrive ?” aveva domandato Dora che aveva preso Ted dalle sue braccia per facilitargli i movimenti.
“James … Devo andare ad Hogwarts.”
“Non preoccupatevi baderò io al piccolo … “aveva detto Andromeda  sorridente.
Tonks aveva notato una strana nota nella voce del marito, ma non voleva domandare davanti a sua madre, così si era limitata ad annuire ed aveva aggiunto
“Io devo tornare a lavoro oggi … Credo ci vedremo direttamente stasera!”
Gli aveva stampato un bacio sulla guancia e fatto lo stesso con le altre due persone presenti nella stanza, si era infilata nel camino per dirigersi al Ministero.
Stringendo ancora il biglietto in mano e con un tuffo al cuore Remus aveva realizzato che, come sempre, il suo buonumore non era destinato ad essere duraturo.
 
James stava scendendo dalla guferia, aveva inviato un biglietto a Remus e si aspettava che sarebbe arrivato nell’ufficio del Preside in non più di venti minuti.
Ad ogni modo, anche se avesse anticipato ci sarebbe stata Lily insieme a Silente ad attenderlo.
Non era il caso di allarmare anche Sirius, doveva stare tranquillo e se fosse venuto a conoscenza della scomparsa di Harry, sarebbe stato praticamente impossibile tenerlo a letto.
Velocemente era rientrato nel castello, aveva appena svoltato l’angolo del corridoio del secondo piano per raggiungere sua moglie quando aveva visto “la persona che aveva bisogno di riposo” camminare verso le scale che si aprivano alla sua sinistra.
Cosa ci faceva quel canide in giro?! A volte gli sembrava di avere due figli anziché uno solo.
“Sirius!!”
Padfoot si era bloccato.
Era la voce di James, non avrebbe mai potuto confonderla con nessun’altra.
Purtroppo la conversazione con il Preside non aveva affatto migliorato il suo umore, né aveva contribuito a tranquillizzarlo.
A Prongs era bastato un solo sguardo per capire che qualcosa non andava.
“Perché non sei a letto ?” aveva azzardato dato che suo fratello non sembrava essere intenzionato ad emettere alcun suono.
“Dovevo parlare con il Preside.” aveva risposto Sirius senza voltarsi.
“Che succede ?” aveva domandato James, il tono gelido del suo amico lo aveva fatto rabbrividire.
Padfoot a quel punto non era riuscito più a contenersi, si era girato e lo aveva trafitto con un’occhiata tutt’altro che fraterna.
“Forse ieri non te ne sei accorto, ma c’era mio fratello in uno dei letti dell’infermeria.” aveva sputato velenoso.
E così lo aveva scoperto, avevano assicurato a lui e Remus che lo avrebbero tenuto nascosto fino a quando non avessero avuto la possibilità di parlargliene, ma evidentemente non sapevano con chi avevano a che fare.
“Pad …”
“No, James no .. Avreste dovuto dirmelo, ne avevo il diritto. Voi due più di chiunque altro sapevate cosa significava per me.”
“Sei svenuto Sir, eravamo terrorizzati … Madama Chips ci ha detto che eri debole, cerca di capire …”
“Capire?! Oh, certo … Io devo sempre comprendere le ragioni degli altri, ma pare che a voi interessi davvero poco delle mie.”
James stava per perdere il controllo, ragionare con Sirius in quello stato era praticamente impossibile e frustrato com’era per via di Harry, non si sarebbe trattenuto a lungo dal mandarlo al diavolo.
“Lo abbiamo fatto per te.”
Sirius era scoppiato in una risata senza allegria.
“Immagino di dovervi ringraziare.” aveva aggiunto sarcastico.
James aveva sentito tutta la rabbia che provava catalizzarsi verso le proprie corde vocali.
“Andiamo Sirius, non sei un bambino e poi scusa se magari abbiamo avuto anche altro a cui pensare.”
“Ed io vengo sempre dopo il resto del mondo, non è così, amico ?”
L’ultima parola pronunciata quasi con disgusto.
“Da che pulpito, sei la persona più egoista che conosca ed ora ti sorprendi che gli altri si comportino allo stesso modo con te?”
James aveva il fiatone, aveva scaricato tutta la sua rabbia in quella conversazione, ma se n’era pentito nel momento stesso in cui aveva notato l’effetto che le ultime frasi avevano avuto sull’amico.
L’espressione sul viso di Sirius era neutra, gli occhi vuoti.
Era stato un egoista con suo fratello ed i suoi migliori amici, le persone più importanti della sua vita.
Credeva di aver fatto del suo meglio almeno con loro, ma forse sua madre aveva ragione, era sempre stato inutile.
Aveva visto James assumere un’aria colpevole e muovere qualche passo verso di lui, ma prima che potesse avvicinarsi troppo, aveva alzato una mano per invitarlo a fermarsi e dopo essersi voltato aveva ripreso nuovamente a scendere le scale.
“SIRIUS!!!”  Prongs aveva provato a richiamarlo.
Inaspettatamente Padfoot si era fermato.
“Hai ragione James, penso sempre e solo a me stesso.”
Una nota di amarezza a sottolineare il suo stato d’animo.
“Aspetta …”
Ma Sirius non aveva atteso un minuto di più, si era letteralmente catapultato al piano di sotto ed era sparito alla sua vista.
James era rimasto immobile a fissare il punto in cui aveva smesso di vederlo.
Quella discussione era stata tutta sbagliata, suo fratello aveva bisogno di essere tirato su e con le sue parole non aveva fatto altro che annientarlo.
Lui e Padfoot non litigavano mai, era capitato solo un’altra volta e  decisamente sperava di non doversi trovare a rivivere la stessa situazione.
Aveva ripreso a procedere verso l’ufficio di Silente e la sua mente infida non faceva altro che proiettargli immagini di quel maledetto giorno di venti anni prima.
… Terminata la scuola e grazie ai soldi ereditati da suo zio, Sirius aveva comprato un appartamentino al centro di Londra, dove dal mese di settembre del 1978 era andato a vivere con Remus e James.
Lo aveva riempito di oggetti babbani di ogni genere e forma perché riteneva che dessero più calore all’ambiente, i suoi coinquilini non avevano avuto il cuore di contraddirlo con il risultato che vivevano circondarti da roba di cui, per la maggiore, non conoscevano nemmeno il funzionamento.
A Moony, l’unico venuto a contatto con il mondo babbano prima di allora, toccava spiegare ai due “purosangue incapaci” come si adoperasse il microonde in una media di 5 volte al giorno.
La loro vita scorreva piuttosto tranquilla tra le riunioni dell’Ordine e le sfide da affrontare per riuscire nella strada che avevano deciso di percorrere.
In quanto figlio primogenito di una famosa famiglia di mangiamorte, Sirius si era trovato ben presto a dover fare i conti con i pregiudizi degli altri ragazzi che seguivano assieme a lui e James il corso per diventare Auror, a Remus non andava di certo meglio all’ Università Magica, aveva sempre desiderato insegnare e voleva prendere una qualifica per farlo.
Con il passare del tempo ed i primi omicidi a decimare le file dell’Ordine della Fenice , l’atmosfera si era fatta sempre più pesante, fino a crollare nel buio più assoluto quando si era scoperto della scomparsa di Regulus.
Sirius si era chiuso in un’armatura di indifferenza e cinismo, parlava a malapena con i suoi migliori amici.
In quel periodo era stato imposto ad ogni membro dell’associazione segreta, di rimanere in casa il più possibile specialmente di notte.
Le uscite erano ridotte ai turni di guardia.
A contrastare la naturale ondata di tristezza di quei giorni era arrivata la gioia incontenibile di James, Lily aveva accettato di sposarlo e lui era nel bel mezzo delle fantasticherie sul matrimonio.
“Pad, ci pensi ? Mi sposo!!”
“Mmm …”
“Non mi dici niente ?”
“Sono felice per te.”
“Non sembra.”
“È che lo sai come la penso in merito.”
“Secondo te, non dovremmo nemmeno provare ad essere felici … Ci dai già per spacciati.” aveva risposto James seccamente.
“Non ho mai detto questo.” la calma di Sirius era innaturale.
“Invece sì, ti crogioli nel tuo dolore senza nemmeno tentare di reagire. Sto preparando il mio matrimonio e non te ne frega niente. Sei il mio migliore amico!”
“Perdonami se il mio mondo non gira attorno a te James.”
“Sai che ti dico? Fai come ti pare, ma sinceramente hai rotto con questo tuo essere sempre infelice.”
“Sai io non vado a comando James, non basta che mi si dica di essere felice perché io lo diventi .
Scusa se anch’io ho dei sentimenti ed al momento non me ne importa niente del tuo fottutissimo matrimonio.”
“A te non importa mai di nessuno, a volte mi chiedo come sia possibile che io sia tuo amico.”
Quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, senza nemmeno guardarlo , Sirius si era alzato dal divano ed a grandi passi aveva percorso il corridoio fino all’appendiabiti dove aveva indossato la sua giacca di pelle.
“Dove credi di andare? C’è il coprifuoco!”
“Non mi interessa.”
“SIRIUS, non fare lo stupido!”

“SIRIUS!”
Troppo tardi, prima che James potesse afferrarlo era sparito nel nulla.
Un’ora dopo e senza alcuna traccia del suo migliore amico Prongs era sull’orlo di una crisi di nervi, avevano discusso e si erano detti cose che certamente non pensavano.
Aveva una bruttissima sensazione e per quanto cercasse di calmarsi non riusciva a controllarsi.
La porta d’ingresso si era aperta e lui era balzato in piedi
“Sirius ?”
“No, sono io … Perché hai chiesto di Sirius ?”
“È uscito.”
“Cosa ?”
“Sì, abbiamo discusso e se n’è andato.”
“Dobbiamo andare a cercarlo, si caccerà nei guai!” Remus sembrava agitato quanto lui.
Prima che potessero muovere un passo, un suono strano proveniente dalla cucina li aveva bloccati.
Con passo incerto James era andato ad affacciarsi nella stanza ed aveva visto qualcosa che si illuminava ad intermittenza, dopo un primo momento di esitazione, ricordò dello strambo regalo che suo fratello gli aveva fatto tempo prima.
“È il cillolare!!”
“Cellulare James ... “a volte Remus aveva la sensazione di vivere con due babbuini.
Premette  il tasto con la cornetta verde disegnata sopra, come gli aveva insegnato Sirius , ed avvicinò il telefono all’orecchio
“Prongs ?”
“Pad, dove diavolo sei ?” James aveva tirato un sospiro di sollievo.
“In giro … Senti, lo sai che non sono bravo con le scuse, ma … Mi dispiace per quello che ti ho detto … È un momento un po’ particolare … Sono contento che ti sposi ed onorato che tu mi abbia scelto come tuo testimone, nonostante tutto … “ Sirius aveva pronunciato tutto senza riprendere fiato, se lo avesse fatto non si sarebbe mai sbilanciato tanto.
I suoi amici lo sapevano, lui non era un sentimentale o almeno si sforzava instancabilmente per non darlo a vedere.
“Anch’io ho detto delle cose bruttissime fratello … E non ti devi scusare, è a posto così … Davvero … Ora, per favore torna a casa.”
“Sono a Diagon Alley, il tempo di smaterializzarmi ed arrivo … Avevo bisogno di parlarti adesso.”
“Muoviti, mi stai facendo morire di ansia, cagnaccio! “ aveva risposto James canzonandolo, mentre alzava il pollice in direzione di Remus che si era appoggiato allo stipite della porta sospirando.
D’un tratto, però l’espressione di James si era fatta più attenta.
Non aveva ricevuto risposta, sentiva solo dei forti scoppi in lontananza e i rumori dei passi affrettati di Sirius.
“Sir, che succede ?”

“FABIAN, spostati da lì!“
Un boato era risuonato attraverso l’apparecchio telefonico nella cucina;
James aveva serrato la presa ed aveva chiamato a gran voce
“SIRIUS!!!”
Nessuna risposta.
James aveva lasciato cadere il telefono che al contatto con il pavimento era andato in frantumi; quasi non respirava, così Remus gli si era avvicinato.
“Prongs cos’era quel rumore ?”
James aveva puntato gli occhi in quelli ambrati dell’amico.
“Non voglio saperlo … Do..dobbiamo andare a cercarlo.”
Un sonoro bussare alla porta li fece trasalire, intuendo che James non avrebbe mosso un altro passo, Moony si era fatto avanti e dopo aver posto le domande di routine, aveva riconosciuto nell’ospite Gideon Prewett.
Aveva aperto di scatto la porta e si era specchiato negli occhi arrossati del suo ex compagno di scuola.
Istintivamente si era premuto una mano sul petto, lasciandolo entrare.
“C’è stato un attacco a Diagon Alley …” aveva detto trascinando le parole.
James si era appoggiato al muro.
“Mio fratello ed Emmeline Vance erano di ronda lì …”
Remus intanto si era seduto sul divano di fronte a lui.
“C’era anche Sirius …” aveva esalato l’animagus.
Gideon aveva annuito.
“Sono ridotti male …”
La testa di James aveva iniziato a girare.
“Se non fosse stato per Sirius, Fabian sarebbe morto.
Sono tutti al San Mungo, i guaritori non si sono pronunciati.
Silente mi ha detto di portarvi lì.” aveva detto fissando Remus, i cui occhi generalmente caldi e luminosi erano lucidi, persi.
Il licantropo aveva annuito meccanicamente.
Un tonfo li aveva spinti a voltarsi.
“JAMES!”
Qualche minuto dopo e con Prongs saldamente ancorato a lui, Remus si apprestava a scorgere Sirius da dietro un vetro.
Aveva visto Fabian ed Emmeline, entrambi sfigurati. Non era sicuro che avrebbe retto alla vista del suo migliore amico in quelle stesse condizioni.
Lui e James si erano avvicinati ed avevano premuto contemporaneamente il naso contro la barriera, ritrovandosi inaspettatamente gli occhi azzurri dell’amico a fissarli, era bastato un istante solo poi Sirius era scoppiato a ridere e gli altri due si erano sciolti in lacrime.
Rideva di loro il maledetto …
 
Dopo aver rivissuto quegli istanti James si era scoperto ad avere gli occhi lucidi, all’epoca la sola idea di dover sopravvivere ai suoi amici lo faceva piombare nella frustrazione più assoluta.
Ammirava Sirius e Remus, loro ce l’avevano fatta … Nonostante tutto erano andati avanti; non era affatto sicuro che sarebbe riuscito a fare lo stesso se avesse perso loro o la sua famiglia.
L’immagine di un se tremante contro la parete del corridoio ad ascoltare notizie sulla possibile morte di suo fratello, gli aveva tirato fuori un lungo sospiro.
Sperava ardentemente che si trattasse solo di una coincidenza.
 
Lily era davanti al gargoyle di pietra, suo marito non conosceva la parola d’ordine e siccome il preside stava già provvedendo a ripetere a Remus quanto lei gli aveva riferito sulla scomparsa di Harry, aveva deciso di scendere ed aspettarlo.
Lo aveva visto in lontananza che camminava quasi trascinando i piedi.
Sembrava che la possibilità che Silente potesse recuperare Harry lo avesse rallegrato, invece in quel momento sembrava più cupo di prima.
“Tesoro … Che succede ?” aveva chiesto scrutandolo.
“ … Remus è arrivato ?” ponendo un’altra domanda a sua moglie, aveva glissato sulla scomoda risposta che gli aveva chiesto.
“Sì, è con il Preside ho spiegato loro la faccenda e stiamo cercando una soluzione.”aveva risposto la donna corrucciata.
Insieme avevano imboccato le scale che conducevano all’ufficio di Silente, senza aggiungere altro.
“Buon pomeriggio James… “aveva detto il preside cordiale, ma evidentemente dispiaciuto per l’avvenimento.
“Salve Albus … “
“Hey … “ Remus gli si era fatto vicino.
“Lily ci ha spiegato tutto ed il professore ha già un’idea di dove possa essere … Stiamo aspettando Severus per parlarne anche con lui! “ aveva detto il licantropo con convinzione, a sostenerlo lo sguardo sereno dell’anziano mago.
James aveva annuito un po’ rinfrancato da quella buona notizia in una giornata completamente da dimenticare.
“Venendo qui ho incontrato Sirius …”
“Cosa ci faceva fuori dall’infermeria ?!”
“È venuto a fare visita a me …” era intervenuto Silente.
“Necessitava di alcune spiegazioni in merito a suo fratello … “ aveva aggiunto serio.
Remus si era voltato di scatto verso James ed aveva sospirato in attesa
“Ce l’ha con noi Rem ed io gli ho risposto male, abbiamo discusso.”
Remus si era  passato stancamente una mano sugli occhi.
“Ed immagino che sia andato via ..” aveva concluso.
James aveva annuito e dall’espressione che aveva assunto il suo amico aveva intuito che stesse ricordando lo stesso episodio che lui aveva rivissuto qualche istante prima.
“Spero che non vada a finire come l’ultima volta … ” aveva concluso, confermando i sospetti di Prongs.
Dieci minuti dopo ,Severus Piton fece il suo ingresso nello studio.
Senza fermarsi a salutare nessuno, si era rivolto direttamente al preside.
“Albus … “
“Vieni Severus, ti stavamo aspettando!”
“Temo che dovremo rimandare la nostra “riunione” a più tardi …”
“Che succede ?”
Il tono chiaramente allarmato del professore di Pozioni non lasciava spazio all’immaginazione.
“Mangiamorte ad Hogsmeade.”
Silente si era alzato di scatto, quel momento sarebbe arrivato prima o poi era inevitabile, ma non pensava che avrebbero attaccato nuovamente così vicino ad Hogwarts, né così presto.
Dovevano intervenire prima che qualcuno si facesse male.
James e Remus si erano rivolti uno sguardo ansioso, si stava ripetendo tutto come in quel dannato ricordo.
Ad un cenno dell’uomo si erano catapultati fuori dall’ufficio seguiti a ruota da Lily.
Suo marito aveva tentato di dissuaderla dal seguirlo, ma la donna non aveva voluto sentire ragioni.
Piton si stava per unire al drappello di combattenti, quando Silente lo aveva richiamato indietro.
“Ho bisogno che tu faccia dell’altro per me …
Harry è scomparso con Draco Malfoy nella giornata di ieri, tu solo sai dove dimora adesso la sua famiglia …”
Senza lasciare che l’anziano mago terminasse la frase, Severus aveva aperto la porta dello studio
“D’accordo, farò rapporto non appena mi sarò appurato delle condizioni di Potter.”
Si era congedato con un cenno del capo ed aveva preso la direzione opposta a quella del villaggio.
 
Due ore erano passate da quando lui e Malfoy avevano iniziato la lezione di Occlumanzia ed Harry era davvero stremato.
Il petto gli doleva tanto da annebbiargli la vista ed il suo insegnante non era per niente indulgente.
In quei centoventi minuti si era maledetto innumerevoli volte per non essersi rivolto a Piton, sicuramente lui non lo avrebbe ridotto ad un ammasso tremante di muscoli ed ossa.
Ma probabilmente era di questo che aveva bisogno per ottenere dei risultati.
“Andiamo Potter … Un po’ di concentrazione, entro ed esco dalla tua mente con una facilità disarmante!”
“Mi scusi signore … Riproviamo!”
Lucius stava davvero perdendo la pazienza. Aveva provato un’altra volta ed ancora aveva vissuto le stesse sensazioni di Potter ed i suoi ricordi.
Decisamente non aveva intenzione di replicare.
“POTTER è inutile … Non sei capace.”
“Aspetti …“
“No, non ci provi nemmeno … Evidentemente per te non è così importante riuscire a proteggere la tua mente.”
“Lei non capisce.”
“Io comprendo perfettamente ,invece … Sei solo un ragazzino viziato e negligente, ecco tutto.”

“Tanto c’è sempre chi si sacrifica per te, vero?” aveva detto mellifluo.
Quell’affermazione in bocca a Malfoy equivaleva per il giovane Potter ad un insulto disgustoso.
“NO.” aveva urlato.
“Un’ultima volta Potter, poi io mi arrendo!”
“Legilimens!”
“Protego!”
Harry sentiva la forte pressione dell’uomo contro la sua mente, ma aveva eretto una barriera molto più forte delle precedenti, la rabbia che provava contro se stesso e Lucius, gli aveva dato la marcia in più che gli mancava.
Quando finalmente il mago aveva smesso di provare ad accedere ai suoi pensieri, il ragazzo aveva sentito le forze abbandonarlo ed era crollato in ginocchio sul pavimento di marmo.
Draco era scattato in piedi.
“Papà, penso che possa bastare …” aveva detto mentre si portava al fianco di Harry.
“Va bene …  Tutto sommato non sei così scarso Potter. Puoi tornare domani alla stessa ora.” aveva detto guardando di sottecchi il ragazzo che esausto, veniva scortato da suo figlio fuori dallo studio.
Malfoy aveva raccolto i capelli in una coda bassa ed era tornato a scrutare l’orizzonte, nel silenzio più assoluto aveva udito lo scricchiolio della porta che si apriva.
Solo una persona poteva entrare in quella stanza senza bussare.
“Cissy … Credevo fossi in biblioteca.”
“Infatti stavo tornando da lì ed ho visto uscire Draco ed Harry .”
“Avanti, so che non sei qui solo per godere della mia compagnia … Cosa ho fatto di sbagliato?”
“Dovresti essere più clemente con quel ragazzo …”
“Non è con la gentilezza che si insegnano le cose.”
“Lucius …”
“… Entrando nella sua mente ho visto tutta la faccenda che mi ha coinvolto come mangiamorte sotto un altro punto di vista.
Credevo che fosse giusto torturarlo, che meritasse la morte.
Invece …”
Narcissa gli aveva cinto le spalle.
“Non ho mai pensato che avesse la stessa età di Draco …”
Sua moglie aveva stretto la presa, poteva avvertire una nota di sofferenza nella sua voce. Lucius non si era ancora perdonato di aver messo a rischio la vita della sua amata famiglia per una missione che considerata a mente fredda, non era altro che un ammasso di incoerenze e preconcetti senza senso.
“… Era solo un ragazzino.”
 
L’incontro con James lo aveva devastato, si era sentito soffocare quando aveva capito, a conti fatti, di aver sbagliato tutto.
Aveva bisogno di aria, così aveva deciso di andare al villaggio, magari si sarebbe potuto sedere sulla staccionata ad osservare la Stamberga, come faceva sempre da studente quando aveva voglia di riflettere.
Poteva tornare a sentirsi per qualche ora un ragazzino, alla fine il suo stato d’animo non era affatto cambiato da allora.
Aveva percorso il sentiero in poco più di quindici minuti ed era appena comparso sulla strada principale, quando aveva notato un gruppo di persone incappucciate.
Intorno il caos.
Mangiamorte lì … Per Harry forse? No, lui era al San Mungo , allora …
La risposta ai suoi interrogativi stava sgusciando via a pochi metri da lui, prima che potesse fuggire, con uno scatto Sirius lo aveva afferrato per la coda e portatolo in un vicolo lo aveva ritrasformato.
“Minus … “ aveva detto disgustato.
“Si-Sirius … Io stavo venendo alla scuola per parlare con te!”
“Che c’è, la tua nuova missione è tormentarmi ?”aveva chiesto l’uomo beffardo.
“De-devo av-avvertirti … ” aveva sussurrato l’ometto scosso da tremori.
“Non ho intenzione di ascoltare le tue cazzate … “
“Ma è impo … “
“Piuttosto ti rendi conto che se il villaggio è sotto assedio è colpa tua . ”
Peter aveva annuito, ancor più terrorizzato dal tono dell’ex amico.
“Cosa mai vorranno da un essere inutile come te, è un mistero!”
“Bene, bene, bene … Quale gradita sorpresa … “ una melliflua voce fuori campo, aveva spinto Black a lasciare andare l’uomo che teneva per il bavero della giacca e voltarsi.
Bellatrix.
Il tanfo di morte di cui era impregnata l’aria che la circondava la caratterizzava ancora di più di quella sua voce untuosa.
Era sicuro che Peter se la fosse data a gambe, invece era ancora lì accanto a lui.
Guardando beffardo in direzione della congiunta, aveva potuto contare altri nove mangiamorte alle sue spalle.
E loro erano solo due … Uno e mezzo, per l’altezza di Peter … Uno, per le sue inesistenti doti magiche.
A dir poco entusiasmante.
Prima di scivolare in posizione d’attacco, aveva preso l’appunto mentale di procurarsi un amuleto portafortuna.
Sembrava proprio che in quel periodo la ruota anziché girare, si divertisse a travolgerlo.
 
Quando James, Remus e Lily erano arrivati ad Hogsmeade era sembrato loro di trovarsi in una trincea.
Le urla delle persone che cercavano di mettersi in salvo erano coperte dagli scoppi delle maledizioni che fioccavano da ogni lato.
Avevano individuato un punto nascosto dal quale potevano osservare, senza essere visti, il campo di battaglia e vi si erano diretti senza attendere oltre.
L’aria era pregna di fumo e polvere, non riuscivano a riconoscere nessuno.
“Ci sono più persone di quante mi aspettassi …” aveva detto Remus serrando le dita sulla bacchetta.
“Non possono essere tutti mangiamorte …” aveva convenuto Lily.
Prima che James potesse intervenire, la cortina di nebbia era stata spezzata da una donna sbalzata indietro da uno schiantesimo ed atterrata a pochi metri da loro.
Prongs aveva visto il colorito abbandonare il volto di Remus.
Quei capelli rosa erano inconfondibili.
“DORA!!” aveva urlato Moony uscendo dal nascondiglio per recuperarla.
James e Lily lo avevano seguito per coprirgli le spalle.
“Remus, ragazzi … Che ci fate qui?!”
“St-Stai bene ?” aveva chiesto il licantropo terrorizzato.
“Ho la spalla lussata, sono caduta male … Maledizione, proprio il braccio con cui reggo la bacchetta!!”
“Vieni Dora, le do io un’occhiata … ” aveva detto Lily, l’unica tra loro a conoscere almeno gli incantesimi curativi di base.
“Sì, dobbiamo assolutamente spostarci , Dolhov mi sta alle calcagna …” aveva convenuto la donna.
“Ho un conto in sospeso con lui … “ aveva detto Remus gelido, evidentemente intenzionato a non muovere un muscolo.
James aveva fatto cenno a sua moglie di allontanarsi e dopo averle rivolto uno sguardo significativo, l’aveva vista sparire assieme a Tonks in un vicolo.
Come previsto il mangiamorte non tardò a presentarsi.
“Vieni qui cagna, prima di ucciderti vorrei divertirmi un po’ con te … Ti piacerà, vedrai!!” aveva detto maligno mentre aguzzava la vista.
Remus aveva stretto la presa sulla bacchetta e l’aveva alzata in direzione del petto dell’uomo.
Era troppo corretto per attaccarlo senza che lo notasse, così attese che il mago inquadrasse lui e James fermi a pochi metri di distanza.
Nel riconoscere Lupin, Dolohv era sbiancato.
“Divertiti all’inferno, figlio di puttana.” erano state le uniche parole che aveva pronunciato prima di scagliargli contro l’anatema che uccide.
Un istante dopo, il mangiamorte giaceva riverso al suolo.
“Dovremmo parlare del tuo vocabolario, signorino … ” aveva detto James ghignando.
Moony era scoppiato a ridere.
“Quel tizio mi ha ucciso, dovevo forse dargli del lei ed offrirgli dei pasticcini?!” aveva risposto con un tono leggero.
Prongs era rimasto pietrificato dalla notizia.
“Avresti dovuto dirmelo, mi sarei divertito a cruciarlo un po’. ”aveva convenuto, serio.
Remus gli aveva rivolto un sorriso sghembo, ma prima che potesse parlare, la voce/ringhio di Moody aveva fatto sobbalzare entrambi.
“Lupin, Potter non è una sala da tè questa … Ammazzate quegli stronzi intanto che ciarlate!!”
Trattenendo a stento una risata, si erano addentrati nel fitto della battaglia.
Anche Sirius aveva il suo bel da fare, per difendersi aveva dovuto lasciare indietro Minus e quella stronza perversa non aveva perso un attimo prima di inseguirlo e torturarlo.
Greyback che sembrava aver sviluppato una predilezione per lui, lo aveva impegnato in un duello veramente cruento.
“Sarà divertente vederti uccidere i tuoi amici alla prossima luna piena, Black.” aveva detto il licantropo sardonico.
“Non succederà Greyback, mi dispiace, ma la tua inutile vita dovrà fare a meno di questo momento di gioia!” aveva risposto beffardo.
Lontani dal plenilunio, non era altro che un mago normale: scarso con la bacchetta, ma decisamente più forte dei suoi compari.
Dopo l’ennesimo contatto del suo viso con i sassi di Hogsmeade, Sirius aveva deciso di farla finita.
Lo aveva afferrato per il collo e con una potenza che non credeva di avere lo aveva scaraventato contro un muro.
Sanguinante, il lupo mannaro era rimasto a terra.
Asciugandosi con il dorso della mano un rivolo di sangue che colava da un sopracciglio rotto, l’animagus era partito alla carica per allontanare Bellatrix dal traditore.
Perché poi avesse intenzione di farlo, rimaneva un mistero anche per lui.
 
L’arrivo di Remus e James era stato provvidenziale per gli auror, erano quasi tutte reclute, che di battaglie vere avevano letto solo nei libri.
Serviva qualcuno con esperienza.
Mentre indietreggiavano spalla contro spalla si erano trovati a cozzare contro Kingsley.
“Ragazzi, è sempre un immenso piacere vedervi!!” aveva detto il ministro, mentre stendeva con uno schiantesimo Nott.
“Dì un po’, ma tu non dovresti stare fuori da queste cose?!” aveva chiesto James divertito.
“E perdermi tutto il divertimento? Non ci penso neanche!”
“Sectumsempra”
Avery aveva lanciato contro di loro il potente incantesimo tagliente, ma Prongs era riuscito ad evocare uno scudo.
“Incarceramus” era intervenuto Moony ed il mangiamorte era immobilizzato a terra.
“Ottimo lavoro!!” Kingsley si guardava intorno compiaciuto, ormai combattevano davvero in pochi.
La nebbia si stava diradando e potevano arrivare a vedere quasi tutto il campo di battaglia.
“King, hai visto Sirius per caso?” aveva chiesto Remus ansioso e James aveva aguzzato le orecchie.
“Sì, ci siamo passati accanto una volta, ma siamo andati in direzioni opposte … “ interpretando correttamente gli sguardi dei suoi amici, aveva aggiunto
“Non vi preoccupate, il cagnaccio ha la pelle dura! ”
 
Bellatrix teneva Minus inchiodato al suolo, siccome l’uomo si rifiutava di aprire gli occhi per farla accedere alla sua mente, aveva pensato di convincerlo a suon di cruciatus.
Man mano che si avvicinava, Sirius poteva sentirne le urla.
Peter aveva sboccato sangue per l’ennesima volta e la donna stanca di aspettare, aveva deciso di obbligarlo in altro modo
“Imp…” stava per dire quando uno schiantesimo l’aveva colpita in pieno.
Wormtail si era raggomitolato al suolo e raccogliendo tutte le sue forze si era rimesso in piedi.
“Siamo pari, Minus … Ora niente mi obbliga ad essere clemente con te, sappilo.”
Sirius.
Lo sguardo di odio con il quale l’animagus lo stava trafiggendo, non aveva contribuito ad affievolire la sensazione di sollievo che l’ometto aveva
provato nel vederlo arrivare.
Osservandolo meglio aveva notato che i suoi occhi avessero mantenuto il colore naturale, fatta eccezione per una corona ambrata che gli cingeva le iridi.
Forse proprio quel particolare era la chiave di tutto.
Terrorizzato aveva guardato nella direzione in cui era sparita Bellatrix.
“Sirius, quello che ho da dirti è importante …” aveva detto supplice.
L’uomo gli aveva rivolto uno sguardo esasperato.
“Avanti parla e poi dimenticati della mia esistenza.” aveva acconsentito.
“Per quello che è … Successo al locale … “ aveva iniziato Peter
L’attenzione dell’animagus adesso era tutta rivolta a lui.
Prima che Minus potesse emettere un altro suono, si era ritrovato di nuovo bocconi, con una mano di Padfoot premuta sulla schiena.
Un lampo di luce gialla era passato proprio sopra le loro teste.
“Mi chiedevo quando avresti sollevato da terra il tuo culo purosangue, cugina.” aveva detto con disprezzo Sirius.
Una risata maligna era riecheggiata in strada.
James aveva sentito i peli rizzarsi sulla nuca ed aveva cercato con lo sguardo la fonte di tale sensazione.
Dalla parte opposta a quella in cui si trovavano lui e Remus, aveva finalmente individuato suo fratello e … Bellatrix Lestrange.
Con una fitta al cuore si era reso conto della pericolosità di quella situazione.
“Ero convinta di aver liberato il mondo dalla tua inutile presenza, feccia.” aveva detto Bellatrix, melliflua.
L’animagus aveva ghignato oscillando davanti a sé il dito indice.
“Bella, cara anche solo posare lo sguardo sulla tua sgradevole figura mi ripugna . Non indugiamo oltre .” aveva detto mettendosi in posizione di attacco.
La strega aveva il volto deformato da un sorriso maligno, la punta della sua bacchetta brillava di un verde fluorescente.
Per gli altri andavano bene le cruciatus come monito, per il traditore del suo sangue non poteva esserci altro che la morte.
Stava per pronunciare la formula, quando il notare una figura stagliata contro il cielo pomeridiano la indusse a fermarsi
Albus Silente era lì.
La strega non era stupida, sapeva di avere ben poche chance con lui schierato dalla parte di quegli inetti.
Curioso di vedere il motivo della distrazione della donna, Sirius aveva spostato lo sguardo giusto in tempo per notare Alecto Carrow intenta a lanciare una maledizione a qualcuno.
Con sommo orrore si era reso conto che la vittima di quella scorrettezza sarebbe stata James, senza pensarci due volte aveva afferrato il coperchio di una pattumiera accanto a lui e pregando che andasse come doveva, l’aveva lanciato in direzione dell’amico.
Prongs si era reso conto dell’incanto solo quando stava per colpirlo, ma qualcosa gli aveva fatto da scudo rimandandolo al mittente.
Sorpreso si era chinato a raccogliere l’oggetto ed aveva seguito con lo sguardo la traiettoria che aveva compiuto giusto in tempo per notare Sirius che tirava un sospiro di sollievo.
Un sorriso spontaneo gli illuminò il viso, ma durò una frazione di secondo …
Bellatrix si era ripresa dallo sgomento per l’arrivo del Preside, aveva fatto cenno ai mangiamorte che ancora combattevano di smaterializzarsi e prima di farlo lei stessa aveva scoccato un’Avada Kedavra.
James aveva potuto vedere mentre correva verso il suo amico, il lampo di luce verde illuminargli il viso.
Incapace di vederlo morire senza fare nulla aveva chiuso gli occhi e quando li aveva riaperti, lo aveva trovato ancora in piedi.
Sirius aveva realizzato di stare per morire di nuovo senza aver nemmeno potuto parlare con suo fratello o chiarire con i suoi amici.
Incapace di muoversi, fissava la maledizione procedere verso di lui.
“Protego” aveva urlato qualcuno con voce tremante.
Sorprendentemente, l’incantesimo aveva fatto effetto e Padfoot, incredulo, aveva abbassato il capo per guardare Minus.
“Mi ascolterai adesso ? “ aveva chiesto l’ometto con gli occhi lucidi per lo spavento, mentre si rialzava.
Sirius si era limitato ad annuire e rendendosi conto di essere di nuovo in debito con il topo, aveva imprecato mentalmente.
 
James aveva ricominciato a respirare quando aveva visto che Sirius era ancora in piedi, Remus aveva fatto lo stesso al suo fianco.
Nessuno a parte loro si era reso conto di quello che stava accadendo infatti Moody, Silente e Kingsley stavano dando ai Dissennatori direttive per portare via i mangiamorte che erano riusciti a catturare e tutti gli altri erano feriti o svenuti.
“James …”
Lily.
Era talmente scosso che nemmeno l’aveva sentita arrivare.
“Quell’uomo vicino a Sirius, mi ricorda terribilmente …”
Suo marito si era voltato di scatto, accanto a suo fratello c’era una persona di almeno venti centimetri più bassa, la figura tozza, il testone biondo che oscillava leggermente e degli occhietti acquosi.
Aveva ricordato il roditore che aveva visto qualche ora prima proprio al villaggio.
Il topo non assomigliava a quel traditore, era proprio lui.
Non aveva potuto impedirsi di digrignare i denti , prima di concludere quasi soffiando la frase di sua moglie.
“Peter Minus .”
 
 
  

Angolino di Arwen
 
Ciaooo!!
Mi scuso, come sempre, per l’attesa, ma scrivere questo capitolo è stato davvero molto molto complicato.
Non credo siano necessarie spiegazioni in merito agli avvenimenti descritti, ma se doveste avere qualche dubbio vi prego di contattarmi e chiedere … Sarò ben felice di rispondere!! J
Un grazie di cuore va alle fanciulle che recensiscono la mia storia ed anche a tutte le persone che dedicano un po’ del loro tempo anche solo a leggerla!
Affettuosamente vostra
Arwen
!! I PERSONAGGI NON MI APPARTENGONO !!

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20


Se continuate a ripetervi che le cose andranno male quasi sicuramente vi scoprirete profeta.
Isaac B. Singer

 
Il tempo stava mutando rapidamente sul piccolo villaggio di Hogsmeade ed una brezza decisamente troppo fredda per la stagione sferzava il viso delle persone che, poste ai lati opposti della strada , sembravano una grottesca imitazione di un rendez-vous tra amici.
Ogni singolo muscolo del corpo di James si era irrigidito nel notare quella figura tanto sgradevole.
Peter Minus.
Aveva sputato il suo nome come se fosse veleno ed effettivamente come tale aveva agito sulla sua vita: l’aveva infestata con le sue disgustose menzogne e poi gliel’aveva strappata dalle mani senza troppe cerimonie.
Era stato astuto il caro Wormtail, gli era parso quasi commosso, quando dietro consiglio di Sirius, gli aveva domandato di diventare il suo custode segreto.
Aveva giurato che avrebbe protetto la sua famiglia anche a costo della vita e quel maledetto giorno di Halloween , quando aveva visto quella figura ammantata di nero oscurare l’uscio di casa sua, prima ancora della consapevolezza di morire era arrivata quella del suo tradimento.
Li aveva venduti a Voldemort, in un istante aveva distrutto tutto quello che faticosamente avevano costruito.
Eppure erano sempre stati amici, lo aveva sempre protetto, difeso dagli scherzi di cattivo gusto dei Serpeverde e dalle derisioni dei compagni di casa che si domandavano perché lui, così insignificante, potesse godere della compagnia dei ragazzi più popolari della scuola.
James aveva passato ogni giorno di quegli anni a maledire chiunque osasse fare quelle insinuazioni in sua presenza.
Si era sempre definito un bravo lettore dell’ animo umano, rare erano le occasioni in cui un suo parere sul conto di qualcuno si rivelasse sbagliato.
Quel 31 Ottobre aveva avuto la consapevolezza che il suo fiuto aveva fallito.
Avevano ragione tutti gli altri, Wormtail non era altro che un codardo.
In quel momento, trovarselo davanti lo nauseava al punto che aveva dovuto distogliere lo sguardo.
Le unghie affondate nei palmi e i denti serrati, gli servivano per mantenere il controllo sul suo corpo, se avesse allentato la tensione era sicuro che una mano sarebbe scattata alla bacchetta, ma Peter era troppo vicino a Sirius e non poteva rischiare di colpire anche lui. Avvertiva la presenza di sua moglie, immobile, accanto a lui e come un’eco lontana la voce di Remus che sussurrava qualcosa per tranquillizzarlo, ma niente poteva placare il torrente di rabbia che stava straripando dentro di lui. Pensava a Minus e vedeva tutte le sofferenze che suo figlio aveva dovuto patire, Sirius rinchiuso in una cella ad Azkaban, Remus costretto alla solitudine.  
Era stato quell’essere abietto la causa di tutto.
Aveva tratto un profondo respiro per tentare di calmarsi ed aveva spostato lo sguardo su Padfoot, che sembrava essere letteralmente sconvolto.
Si era scoperto a domandarsi quali pensieri stessero attraversando la sua mente in quel momento.
Poi, d’improvviso l’aveva notato … Un bastoncino di legno, all’apparenza innocuo, stretto nelle mani di quello che, per lui, era il pericolo numero uno.
Senza esitare aveva alzato la bacchetta
“Impedimenta” aveva urlato e Minus era caduto bocconi per terra.
 
Sirius si era voltato guardingo, nella direzione dalla quale era partito l’incanto, poteva trattarsi di qualche nemico, ma quando aveva visto la mano di James puntata verso di loro tremante, non aveva avvertito alcun sollievo.
Lo sporco traditore gli serviva ancora in grado di parlare, senza poi contare che fosse di nuovo in debito con lui, non poteva lasciare che Prongs lo uccidesse.
Sgranando gli occhi aveva visto il suo migliore amico procedere verso di loro ed istintivamente si era parato davanti a Minus con le braccia spalancate.
Nel vedere quel gesto Prongs si era ritratto come se gli avessero appena tirato un pugno nello stomaco.
Non poteva credere ai suoi occhi.
Suo fratello doveva essere sotto Imperius o qualcosa del genere.
Gli aveva rivolto uno sguardo interrogativo e Sirius aveva capito che si sentiva tradito.
Odiava leggere in quelle iridi nocciola lo sgomento a causa del suo gesto.
James non avrebbe mai dovuto pensare che gli remasse contro, non a causa di quel lurido topastro.
“Lascia la bacchetta Prongs …”
“Tu … Non posso credere che … Perché lo stai proteggendo?!” la voce era tremula a causa della rabbia, non voleva aggredire Padfoot, non di nuovo, ma era stramaledettamente difficile mantenere il controllo in quel frangente.
“Ha delle informazioni per me … Inoltre … Sono in .. debito con lui” aveva pronunciato le ultime parole con disgusto.
James sembrava non aver udito tutta la frase.
“Ti fidi ancora di lui Sirius? Dopo tutto quello che ci ha fatto … IO E LILY SIAMO MORTI A CAUSA SUA  e tu sei finito ad Azkaban, AZKABAN PER 13 ANNI … AVREBBE ASSISTITO ALLA MORTE DI HARRY SENZA MUOVERE UN MUSCOLO … Come puoi … “ sembrava non trovare le parole, il comportamento di Padfoot aveva fatto defluire tutta la rabbia e si sentiva svuotato, come mai prima di allora.
“Ti … Vi spiegherò tutto più tardi … Per il momento, vi prego di non fare niente.” aveva detto Sirius spostando lo sguardo da lui a Remus che nel frattempo si era avvicinato.
“Non capisco … Eri tu il primo a volerlo fare fuori!” aveva osservato l’ultimo arrivato mentre fissava incredulo la scena che gli si era aperta davanti.
“Sono ancora intenzionato a perseguire il mio obiettivo” aveva detto glaciale, abbassando lo sguardo verso Peter che aveva tremato visibilmente.
“Ad ogni modo non è questo il momento  … ” e chinandosi aveva issato l’ometto in modo che potesse reggersi sulle gambe nonostante le funi che lo tenevano legato.
“Gr … Grazie .” aveva detto Peter in un sussurro, lo sguardo interamente concentrato sul suolo. Non voleva incontrare neanche per sbaglio gli occhi di James.
Non poteva reggere all’odio che vi avrebbe letto dentro, non dopo aver ascoltato le sue parole.
Sapeva che era stato un vile bastardo, ma prendere atto del dolore che aveva causato alle prime persone che lo avevano trattato con rispetto, proprio dalla voce di una di esse, era ben altra storia.
Quelle infamie pesavano come macigni sulla sua schiena tanto che aveva sentito le gambe diventare molli, quasi come se non riuscissero più a reggerne il peso; era stato infinitamente grato all’animagus che, senza voltarsi a guardare gli amici, lo aveva condotto da Silente alleviando per qualche istante le sue pene.
L’anziano mago era apparso alquanto sorpreso quando si era ritrovato ancora una volta in quella giornata a dover discutere con un Sirius quasi fuori controllo, solo che mai avrebbe pensato che il motivo di tale inquietudine fosse la presenza di niente poco di meno che Peter Minus.
D’improvviso l’ombra che oscurava il suo sguardo era stata sostituita da uno scintillio di comprensione.
Non era un caso che il suo ex alunno si trovasse lì proprio durante l’attacco dei Mangiamorte, probabilmente quell’enorme enigma che gli arrovellava le meningi da quando era ritornato in vita stava per essere, almeno in minima parte, svelato.
Dopo aver rivolto un cenno di saluto a Kingsley e Moody aveva fatto segno di seguirlo ai due uomini che gli si trovavano davanti ed aveva preso a camminare alla volta del castello.
Sirius aveva assestato una sonora spinta a Peter che al cospetto del Preside sembrava aver dimenticato come ci si muovesse e si era posto a chiusura dello strano corteo.
Camminava quasi per inerzia, perso nei suoi pensieri.
Per quanto si ripetesse che non aveva scelta, che non poteva lasciare che Minus venisse attaccato perché da quello che sapeva, aveva la netta sensazione, dipendesse la vita delle persone che gli stavano a cuore: non poteva fare a meno di sentirsi sporco.
Come se avesse tradito i suoi migliori amici e tutti gli ideali nei quali aveva sempre creduto.
Sentiva lo sguardo di James perforargli la schiena, aveva la consapevolezza che il suo migliore amico non gli aveva staccato gli occhi di dosso nemmeno per un minuto, quasi come se volesse penetrare nella sua mente e tentare di indovinare il perché di quell’assurdo atteggiamento.
D’istinto aveva pensato che se mai Prongs fosse riuscito ad entrargli in testa ci avrebbe trovato dentro un gran bel casino.
Frustrato si era passato una mano tra i capelli ed aveva lasciato uscire dalle labbra semichiuse un sonoro sbuffo, quando aveva avvertito una mano posarsi sul suo braccio.
Si era voltato ed aveva incontrato gli occhi di quella che, con il passare del tempo, aveva imparato a considerare una sorella.
Le aveva rivolto un sorriso tirato.
“Non riesco ad immaginare nessuna motivazione abbastanza valida per giustificare il fatto che TU abbia deciso di salvare proprio … LUI…”
Disgustata alla sola idea di pronunciare il nome di quell’essere immondo, Lily si era fermata per prendere una profonda boccata d’aria.
“Ma so che c’è , ti conosco e per quanto tu possa essere patologicamente idiota, sono consapevole che mai e poi mai faresti qualcosa per ferire i tuoi amici … Capiranno, così come ho fatto io. ” ed aveva sorriso in direzione dell’uomo che aveva leggermente sgranato gli occhi nel sentirla parlare.
Prima che potesse aggiungere altro si era ritrovata stretta in un abbraccio che le aveva mozzato il fiato.
“Sirius… Non … Respiro …”
“Uh, scusa Lils …” l’animagus aveva allentato la presa sotto lo sguardo truce della povera donna che si massaggiava le costole doloranti.
Lo avrebbe volentieri cruciato per avere attentato alla sua vita, ma sembrava così abbattuto che non aveva avuto cuore di farlo.
D’altronde il glaciale Sirius Black non si sarebbe nemmeno lontanamente sognato di dare una tale dimostrazione d’affetto se non fosse stato preda di un significativo sconvolgimento.
“Sto pensando seriamente di aver sbagliato tutto … “
Lily gli aveva rivolto uno sguardo interrogativo.
“Da quando siamo tornati, le cose hanno preso pieghe completamente inaspettate … Mi sembra di impazzire.” aveva rivelato tutto d’un fiato, per poi distogliere lo sguardo e puntarlo in direzione di Peter che camminava con il capo chino sotto gli occhi vigili di Silente.
La donna gli aveva posato una mano sul braccio e vi si era appoggiata leggermente.
Il respiro di Padfoot era ritornato ad essere regolare.
“James mi ha accennato della discussione che avete avuto prima dell’attacco ad Hogsmeade … Ed era terrorizzato che potesse capitarti qualcosa e lui non riuscisse a dirti che non pensava nemmeno una di quelle parole … Capirà, Sir … Sai a volte ti vedo come una minaccia per il nostro matrimonio: sembra che ami più te che me!” aveva detto ridacchiando.
Sirius si era illuminato e posando una mano sulla sua, le aveva rivolto uno sguardo grato.
Gli occhi di Lily erano stati offuscati per una frazione di secondo da un velo di tristezza che non era sfuggito all’animagus.
“Lils … Che succede ?”
“Mmm ? Oh, nulla … ”
“Anche io ho imparato a conoscerti in questi anni … Lo leggo nei tuoi occhi che c’è qualcosa che non va.”

Sirius si era fermato, obbligandola a fare lo stesso.
Lo sguardo risoluto di chi non è disposto a muovere un altro passo, prima di ottenere le proprie risposte.
“Sto aspettando … ”

“Lilian Evans in Potter, ho i miei mezzi per arrivare a qualunque informazione io voglia sapere e tu non vuoi che io ricorra ad uno di questi, vero ?”
La donna era stata scossa da un brivido.
Sirius conosceva il suo più grande punto debole.
“Mi prometti che non farai nulla di avventato?”
“Giuro su quella santa donna di Walburga, che Merlino la benedica.”
“Sirius!”
“Va bene, va bene … Lo prometto.”
Lily aveva sospirato.
“Harry ha lasciato il San Mungo … Senza il consenso dei guaritori.”
Il volto di Padfoot si era trasformato in una maschera di preoccupazione.
“Che significa ? E dov’è adesso ?” aveva domandato.
“Noi … Non lo sappiamo, ma Silente ha mandato Severus ad indagare … Pare che lui abbia idea di dove possa trovarsi.”
Sirius aveva assottigliato lo sguardo.
“Mocciosus, e sottolineo Mocciosus, sta cercando il mio figlioccio, che tra l’altro detesta quasi quanto me e James  messi insieme… Oh, sì … Ora sono davvero tranquillo!” aveva detto sarcastico.
“Io lo sono …”
“Tu hai sfidato ogni legge igienica e del buon senso per tanti anni essendogli amica … La tua capacità di giudizio è inesistente.”
Lily gli aveva tirato un pizzicotto e per non urlare si era dovuto mordere la lingua.
“Quando sono tornata in vita, mi ha spiegato ogni cosa e durante la permanenza in ospedale Harry ha confermato tutto … Ha sempre messo a repentaglio la sua vita per proteggere quella di mio figlio, per cui non posso fare altro che essergli grata e fidarmi … E anche tu e James dovreste fare lo stesso.” aveva concluso osservandolo di sottecchi.
Sirius parve soppesare le parole appena ascoltate e la smorfia disgustata che si era aperta sul suo viso al solo pensiero di potersi fidare di Piton, aveva lasciato spazio alla sua solita aria strafottente.
“Per il momento devo impegnarmi a mantenere la promessa che mi hai fatto fare … Potrei evitare di rivolgermi a lui come Mocciosus, anche se questo mi renderebbe tremendamente infelice … Ma non garantisco.”
Lily aveva ghignato trionfante.
“Cancella quell’aria tronfia dal tuo viso, Evans … Non ho ancora rinunciato all’idea di farti il solletico.”
Mentre osservava divertito l’espressione di puro terrore della moglie di quello che era a tutti gli effetti suo fratello, Sirius si era ritrovato a pensare che quella conversazione aveva aiutato entrambi a dimenticare per qualche istante le preoccupazioni.
Senza rendersene conto erano giunti ai cancelli della scuola.
La donna aveva accelerato il passo per affiancarsi al professor Silente, lasciandolo indietro con il chiaro intento di spingerlo a parlare con James e Remus.
Il suo cervello aveva ripreso immediatamente a produrre una marea di inutili considerazioni e con sempre maggior convinzione aveva etichettato quelli appena trascorsi come i migliori quindici minuti di blackout della sua nuova vita.
 
Piton si era materializzato al confine nord dell’enorme tenuta dei Malfoy , l’aria fredda proveniente dalle Montagne Rocciose lo aveva costretto a tirare su il bavero del mantello da viaggio.
Fortuna che all’ultimo aveva deciso di andare nel suo studio a recuperarlo.
Si era poi fermato al cospetto dell’enorme cancello con preziose decorazioni in ferro battuto, aveva già  provveduto ad annunciare il suo arrivo a Narcissa, ma dubitava seriamente di potersi muovere a proprio piacimento nei possedimenti di un ex Mangiamorte.
In attesa di essere accolto da qualche servitore, Severus aveva preso a guardarsi intorno.
Decisamente un ottimo nascondiglio, nessuno sarebbe riuscito ad arrivare alla tenuta se anche fosse stata disegnabile.
Un verso di disappunto, aveva accompagnato il ricordo di quanto era accaduto prima che partisse per l’ennesima missione affidatagli da Silente a causa di Potter, incredibile come quel moccioso gli causasse tanti grattacapi.
La deviazione verso i suoi appartamenti era stata talmente ampia da far sì che, in maniera del tutto casuale, dovesse passare per l’infermeria.
Aveva notato un biglietto affisso alla porta, a quanto sembrava la nipote di Chips era dovuta tornare al San Mungo e lui aveva giusto incontrato la vecchia infermiera che si dirigeva al deposito per prendere del materiale per le medicazioni che ancora non era stato sistemato nelle apposite scaffalature.
Questo significava una sola cosa: via libera.
Con passo incerto aveva percorso i pochi metri che lo separavano dall’unico paziente ricoverato lì in quel momento ed aveva posato lo sguardo sul viso che da qualche giorno aveva preso il posto di quello di Lily nei suoi pensieri.
Era decisamente diverso da quando lui ed il professor Silente lo avevano soccorso.
Non era più un ragazzino di diciotto anni, ma dimostrava esattamente gli anni che avrebbe dovuto avere.
Con un brivido, ancora non classificato, aveva appurato che fosse praticamente identico a quel cretino Grifondoro.
Bella scoperta, erano pur sempre fratelli.
Incerto aveva allungato una mano e gli aveva lasciato una carezza sulla guancia irsuta.
La barba gli dava un’aria trascurata e mai avrebbe pensato di poter usare un simile aggettivo per descrivere l’aspetto di Regulus Black.
Aveva così deciso di rimediare, con un colpo di bacchetta aveva fatto sparire la peluria in eccesso ed aveva dato una sistemata ai capelli.
Una volta terminata la sua attività, si era soffermato a contemplarlo ed il cuore aveva preso a battergli all’impazzata.
Aveva avvertito le guance infiammarsi e si era mentalmente schiaffeggiato per ridarsi un contegno.
Stava indugiando troppo tempo accanto a quel letto, prima o poi Poppy sarebbe rientrata ed avrebbe fatto domande alle quali Severus non avrebbe saputo, né voluto rispondere.
Con un’ultima occhiata a Regulus, aveva imboccato l’uscita proprio qualche minuto prima che l’infermiera apparisse nel corridoio fino ad allora deserto.
Una volta rivisitati quei ricordi, Piton si era scoperto con una strana sensazione all’altezza dello stomaco.
Il pop di un elfo domestico che si apprestava a farlo entrare gli aveva fatto catalogare il tutto come una pesante indigestione:
mai sua diagnosi si sarebbe rivelata più errata.
 
Sirius si era soffermato ancora qualche istante ad osservare quell’improbabile terzetto inerpicarsi lungo il sentiero che risaliva al castello; certo di non poter rimandare ancora a lungo il momento del confronto, si era spostato lungo il ciglio della strada e aveva tirato fuori il suo fedele pacchetto di Lucky Strike, incantato in modo che si riempisse automaticamente quando mancavano due sigarette alla fine.
James e Remus lo avevano trovato appoggiato contro uno dei bastioni del cancello con il capo reclinato all’indietro intento a fare anelli di fumo.
“Ve la siete presa con comodo …” aveva osservato con voce roca.
“Dovresti piantarla con quelle schifezze … ” aveva detto il licantropo con una nota di accusa nella voce.
Sirius gli aveva sorriso ed aveva fatto evanescere il mozzicone fumante.
James non aveva detto una parola, in quel momento la presenza di Padfoot lo infastidiva, così dopo essersi soffermato qualche istante ad osservarlo, aveva ripreso a camminare passandogli oltre.
“James … ”

“Prongs, non puoi davvero credere che io abbia dimenticato quello che mi ha fatto o quello che ha fatto a VOI …”
“Non so più che pensare Sirius.”
“Smettila di fare il sostenuto e ascolta almeno quello che ho da dire prima di decidere di sentirti tradito … Cazzo James, sono IO.”
Prongs si era voltato a guardarlo.
Era incasinato,come sempre: gli abiti erano sporchi di polvere e strappati in più punti, il sopracciglio destro sanguinava lievemente, ma non sembrava curarsene in quanto era concentrato solo e soltanto su lui e Remus. Le mani strette a pugni, sintomo che stava adoperando tutto il suo autocontrollo per non prenderli dalle spalle e scuoterli con forza al fine di farli rinsavire.
Nello sguardo una supplica silenziosa.
Sì, era suo fratello.
E James si sentiva un idiota per aver pensato che potesse ferirli in qualche modo.
“Avanti racconta, stupido canide.” aveva detto volgendo lo sguardo in direzione del villaggio.
Il viso di Sirius si era aperto in un sorriso e Remus aveva tirato un sospiro di sollievo.
Avere a che fare con quei due in preda a isterismi di vario genere significava solo una cosa per lui : emicrania, di quelle che non ti lasciano scampo per giorni, a volte anche settimane.
“C’era una volta … ” aveva esordito l’animagus con il fare di un cantastorie esperto.
“Sirius !” lo aveva rimproverato Moony rifilandogli uno scappellotto alla nuca.
“Non hai senso dell’umorismo Remus, lasciatelo dire … ”
Il licantropo aveva inarcato un sopracciglio, mentre l’animagus gli faceva una smorfia infastidito.
“Dunque … Non saprei da dove iniziare …”
“Potresti farlo, ad esempio, da quando hai iniziato a sparire tutte le sere dopo il risveglio di Harry dal coma … ” aveva suggerito James.
“C’era un locale nei pressi del porto che frequentavo spesso quando vivevo a Londra … Piuttosto squallido a dire il vero, ma con il miglior whiskey che io abbia mai bevuto … Avevo deciso di ritornarci, per festeggiare il fatto che il mio figlioccio stesse meglio …”
“Sì, ricordo che mi dicesti che saresti andato a bere qualcosa …” era intervenuto Remus.
“Fu lì che vidi per la prima volta Peter …”
“In un locale babbano ?” aveva domandato James incredulo.
“Già … Le sere successive sono tornato per tenerlo d’occhio ed ho scoperto un po’ di cose : lavorava lì, tutti i giorni, e dopo la chiusura tornava in un minuscolo appartamento situato in un quartiere malfamato … Piuttosto strano era il fatto che per farlo utilizzasse i mezzi pubblici, impiegando anche ore per tornarsene a casa … ”
“Effettivamente, avrebbe potuto materializzarsi senza problemi …” aveva convenuto Remus mentre si massaggiava il mento con fare pensoso.
“In una delle mie visite sotto forma di Padfoot, ho maturato la volontà di stabilire un contatto … Non stavo tranquillo a saperlo in giro, nelle piene facoltà di farci di nuovo del male, inoltre avevamo un conto in sospeso che ero ansioso di saldare …” aveva detto serrando la mascella.
James e Remus ascoltavano il suo racconto attenti a non perdere nemmeno un minuscolo passaggio.
“Ho cambiato alcuni dei miei tratti somatici e sono entrato … Abbiamo chiacchierato per qualche minuto, nei quali, incredibile, ma vero mi sembrava di parlare con il vecchio Peter, quello dei tempi di Hogwarts … Mi ha persino detto che ha commesso degli enormi sbagli e, con il senno di poi, avrebbe preferito morire piuttosto che fare quello che ha fatto … Testuali parole. ” aveva aggiunto Sirius puntando lo sguardo su James che aveva perso un po’ di colorito.
“Incapace di sentire una sola sillaba in più sull’argomento mi sono spostato ad un tavolo ed ho atteso la chiusura … Non volevo intervenire in nessun modo, non ancora almeno … Quella sera c’era la luna piena ed avevo fretta di tornare per passare la notte con voi …
All’improvviso è successo l’impensabile, Nott si è presentato lì ed ha minacciato Peter affinchè lo seguisse … Ho capito che si stava nascondendo dai Mangiamorte, anche se non mi è ancora chiaro il motivo; ho avvertito la netta sensazione che se avessi lasciato che lo portassero via, si sarebbe verificato l’irreparabile … Così sono intervenuto.
Dopo aver tramortito Nott, mi sono rivelato per quello che ero, non avevamo vie di fuga e prima che potessi fare qualunque cosa, Greyback ci è piombato addosso …”
Simultaneamente James e Remus avevano emesso un verso di stizza.
“Ho salvato Peter e il licantropo ha attaccato me, se lui non lo avesse pugnalato con un coltello di argento, credo che non me la sarei cavata solo con un graffietto … ”
Nel notare Moony che tremava visibilmente, Sirius aveva interrotto il suo racconto e lo aveva fissato con aria interrogativa
“Ti sei quasi fatto uccidere per salvare Peter Minus ?” aveva detto Remus irato.
Padfoot aveva aperto e richiuso la bocca senza emettere alcun suono.
“Mi spieghi cosa diavolo hai in testa, eh? Sei uno sconsiderato … Saresti potuto diventare come me … Tu non capisci quello che significa.” aveva aggiunto avvicinandosi e prendendo l’amico da quel che restava del colletto della sua camicia.
“No, non capisco … Ma ho la certezza che se Peter fosse caduto nelle mani dei Mangiamorte, saremmo stati nuovamente nel caos e non potevo rischiare di perdervi, non di nuovo … E se diventare un licantropo era il prezzo da pagare, beh allora avremmo continuato semplicemente a trascorrere le notti di luna piena insieme, Rem.”
Remus lo aveva liberato dalla presa e lo fissava sconcertato.
“Devi piantarla di fare l’autolesionista, chiaro?” aveva detto con la voce tremante di rabbia.
“Ci hai spaventati a morte …” aveva aggiunto James posando una mano sulla spalla del lupo mannaro affinchè si tranquillizzasse.
“Se ora la smettete di fare le donnicciole ansiose posso continuare a spiegarvi … ” aveva risposto Sirius con un ghignetto malevolo.
In preda all’esasperazione i due uomini avevano alzato gli occhi al cielo.
“Bene, veniamo ad oggi: dopo la nostra discussione, mi sono diretto ad Hogsmeade … Avevo bisogno di sbollire un po’ e volevo stare da solo.” aveva detto guardando James.
“Fratello …” aveva esordito quest’ultimo, ma l’animagus l’aveva bloccato prima che potesse continuare.
“Tutto passato, tranquillo … Che stavo dicendo? Ah, sì … Una volta al villaggio, ho incontrato i Mangiamorte e Peter che se la stava svignando. Non ho idea del perché si siano così accaniti contro di lui che è pressoché inutile …” aveva aggiunto con una smorfia.
“Ad ogni modo, lo scontro è stato inevitabile … Pare che Greyback abbia una cotta per me, ma non sa fare a pugni, quindi dopo qualche round me ne sono liberato … Poi è stata la volta di Bellatrix e diciamo che se non fosse intervenuto quell’inutile ratto … Sarei, come dire … Ehm, morto …”
“È stato lui ad evocare lo scudo ?!” aveva domandato James, gli occhi sgranati dalla sorpresa.
“Già … Ho pensato che se la desse a gambe il prima possibile, invece è rimasto … Mi ha implorato tutto il tempo di dargli ascolto, pare si fosse recato da queste parti con l’intento di trovarmi …”
“Ti ha detto qualcosa in merito?” aveva domandato Remus.
“Solo che aveva a che fare con quanto era accaduto al locale … ” aveva detto pensieroso.
D’improvviso uno squarcio della conversazione avuta con Greyback durante la battaglia, gli era apparsa chiaramente in testa ed aveva compreso.
“Terra chiama cane pulcioso … “ aveva detto James con un sorriso che si era spento subito, quando aveva notato l’espressione sul viso di suo fratello.
“Greyback mi ha detto che alla prima luna piena avrei ucciso qualcuno che mi sta a cuore … ” e li aveva fissati con aria sofferente.
“Impossibile … Sappiamo già come fare a trattare con un lupo mannaro … Io sono uno di loro, prenderemo tutte le precauzioni Pad … Andrà tutto bene.” aveva detto Remus fiducioso.
L’animagus gli aveva rivolto un sorriso tirato.
“Andiamo, sono proprio curioso di sapere cosa ha da dirti quel vigliacco. ” aveva detto James ricominciando a camminare, subito seguito da Remus.
Una strana inquietudine si era impadronita di Sirius.
Non poteva essere semplice come aveva detto Moony, non se il ratto si era preso la briga di mettere a rischio la sua inutile esistenza per avvertirlo.
Con uno sbuffo infastidito aveva accolto la consapevolezza che , ancora una volta, quel lurido topastro sarebbe stato la causa di tutti i suoi problemi.
 
Quando Severus Piton aveva fatto il suo ingresso nel salone principale del Manor, aveva trovato entrambi i coniugi Malfoy ad attenderlo.
“Severus, è un piacere immenso rivederti … ” aveva detto Narcissa con un sorriso sincero, mentre faceva cenno all’ospite di accomodarsi.
Piton le aveva rivolto uno sguardo affettuoso ed aveva preso posto sul divano di fronte a quello su cui erano seduti lei e Lucius.
I due uomini si erano stretti la mano in segno di saluto.
“Non mi sarei mai aspettato una tua visita …” aveva detto Malfoy con un ghigno.
Piton era probabilmente l’unico tra i Mangiamorte per il quale provasse un’autentica stima.
Durante gli anni della scuola lo riteneva un debole, facilmente plagiato con le sue idee sul sangue puro, ma una volta diventati maghi adulti, aveva iniziato ad apprezzarne le abilità.
Se non altro, lui si era reso conto della follia che stava commettendo ed aveva fatto marcia indietro appena ne aveva avuto la possibilità.
A Lucius invece era occorso molto più tempo.
“Sembri quasi felice di vedermi, sei sicuro di stare bene ?” aveva domandato Severus con un sopracciglio inarcato.
“Non esagerare Piton … ” aveva risposto prontamente Malfoy con un sorriso sghembo.
“Credo di conoscere il motivo della tua venuta …” era intervenuta Narcissa, mentre con un gesto dava il via libera agli elfi domestici affinché procedessero a servire il tè.
“Non era difficile … Potter se l’è data a gambe e Silente mi ha mandato ad appurare le sue condizioni … È incolume, vero Lucius ?”aveva domandato  Severus da sopra la tazza fumante.
“Non gli ho fatto nulla che non mi avesse domandato lui … ”
“Che intendi dire ?”
“Mi ha chiesto di dargli delle lezioni di Occlumanzia … Ed io ho provveduto a farlo.”
Piton si era quasi strozzato con un sorso di tè.
“Bene, Cissy credo tu abbia trovato qualcuno che pensa come te che i miei metodi siano eccessivamente bruschi.” aveva detto voltando il capo verso la finestra, altezzoso.
Narcissa  aveva osservato la scena divertita.
“Non temere Severus, camminava sulle sue gambe quando l’ho incontrato subito dopo la lezione di mio marito. ”
Piton aveva tirato un sospiro di sollievo.
Al piano di sopra del Manor intanto Draco Malfoy era sul punto di avere una crisi nervosa.
Da quando erano entrati nella sua stanza, Harry non aveva smesso un secondo di sanguinare ed appena lui tentava di scendere al piano di sotto per avvertire qualcuno, il Grifoncretino lo immobilizzava.
“POTTER!” aveva urlato in preda alla disperazione non appena l’incantesimo aveva esaurito il suo effetto.
“Abbandonati i tristi propositi ?” aveva risposto Harry mentre si tamponava il naso con un fazzoletto.
“Idiota che non sei altro, stai sanguinando da un’ora … Credi sia normale?! Fammi avvertire mia madre … Abbassa quella bacchetta, cazzo!!”
“Non costringermi a pietrificarti di nuovo … ”
“Consumi energia con questi incantesimi del cavolo, Grifondoro dei miei stivali …”
“Non voglio creare disturbo, sto benissimo …” aveva detto mentre si accasciava sul letto a causa di un capogiro.
“Vedo, vedo …” aveva risposto sarcasticamente Draco.
“È così … Guarda sto perfettamente in piedi!” aveva detto il ragazzo occhialuto mentre si appoggiava con le spalle alla parete accanto al letto.
“Andiamo Harry  sm …” le parole gli erano morte in gola quando aveva notato un rivolo di sangue partire dall’angolo della bocca e colargli lungo il collo.
Approfittando del fatto che Potter avesse gli occhi chiusi, era scattato fuori dalla porta e si era affacciato sulle scale
“MAMMA!!”
Nel sentire l’urlo di suo figlio, Narcissa era scattata in piedi, dopo essersi guardati per qualche secondo anche gli uomini avevano fatto lo stesso e rapidamente avevano lasciato la stanza.
Una volta giunti alla camera occupata da Harry, la donna aveva lasciato che Severus le passasse davanti.
“Il solito Serpeverde … ”
“Io almeno ho un po’ di cervello Potter!”
Harry aveva  ghignato lievemente.
“Che sta succedendo qui ?!” aveva domandato Piton, nel notare i fazzoletti sporchi di sangue che giacevano sul letto.
Draco si era voltato sconcertato e subito si era fatto da parte per lasciare che il suo padrino esaminasse l’amico.
“Potter, guardami …”
Harry aveva aperto gli occhi e si era ritrovato quelli color pece del suo professore di Pozioni piantati addosso.
Inutile descrivere a parole il suo sgomento.
“Sanguini, stupido ragazzino … Senti dolore al petto?” aveva detto l’uomo addolcendo lievemente il tono di voce, in maniera del tutto involontaria.
“Un po’ …” aveva mimato Harry con le labbra.
“Hai con te le pozioni che ti hanno dato al San Mungo ?”
Il ragazzo aveva annuito.
“Ecco …” Draco gli aveva porto una fiala ricolma di un liquido trasparente.
“Bevi Potter … ” aveva detto il professore, mentre lo aiutava a sedersi sul letto.
Dopo aver terminato  la pozione, Harry aveva ripreso un po’ di colorito.
“Volevi suicidarti ?” aveva domandato velenoso Piton.
Adoperando tutto il suo autocontrollo, il ragazzo aveva fatto un cenno di diniego con il capo ed aveva rivolto lo sguardo alla porta dove era riunita la famiglia Malfoy.
“Mi dispiace per il disagio …”
“Non preoccuparti Harry, l’importante è che tu stia bene … Ti lasciamo riposare.” aveva detto Narcissa mentre quasi trascinava via Lucius il quale aveva un’espressione indecifrabile sul volto.
“Draco, puoi lasciarci da soli ?” aveva domandato Piton.
Trattenendo a stento le risate, il giovane Malfoy aveva chiuso la porta sugli occhi sgranati di Harry.
“Allora Potter, che succede ?” aveva chiesto.
“Nulla, signore … “
“Comprendo che le mie lezioni di Occlumanzia non siano state piacevoli … Per entrambi. Ma rivolgersi a Lucius Malfoy, beh … Non ti facevo così desideroso di imparare a proteggere la tua mente. Perché, mi domando ?”
aveva chiesto, infido.
“Non posso parlarne …” aveva detto il ragazzo volgendo lo sguardo altrove.
“Non voglio insistere … Hai abbastanza pozione per sopravvivere in questi giorni ?”
“Ehm … hoaltretrefiale.”
“Potter, parla in modo che io possa comprenderti …”
“Tre fiale.”
Piton lo aveva guardato con rimprovero.
“Sei un incosciente … I tuoi genitori sono in pensiero per te, il minimo che tu possa fare è mantenerti in vita. Mi spieghi qual era il tuo piano per andare avanti dato che non sei in grado di distillare nemmeno le pozioni più elementari ?”
Harry aveva abbassato il capo mortificato.
“Bene, mi sembra chiaro che io debba rimanere qui a tenerti d’occhio. Sono stanco di farti da badante ragazzino, quindi vedi di non crearmi problemi.” aveva detto mentre imboccava l’uscio.
La mascella di Harry quasi toccava il pavimento, quando il professore si era voltato nuovamente verso di lui
“Ah, e preparati … Da domani si inizia a studiare Pozioni seriamente, non puoi affrontare i MAGO con la tua ridicola preparazione.” aveva aggiunto malefico.
A quel punto dire che il povero Potter fosse depresso sarebbe stato decisamente riduttivo.
Sbuffando come una locomotiva si era sdraiato sul letto ed aveva preso a rigirarsi tra le dita la provetta con i suoi ricordi.
Siccome quella giornata si stava rivelando pericolosamente tendente al disastroso, aveva deciso di distruggerla il prima possibile.
L’aveva posata sul pavimento e facendo pressione con la scarpa, l’aveva ridotta in frantumi.
Una leggera foschia azzurra si era propagata nella stanza per sparire subito prima che qualcuno bussasse alla porta.
“Avanti …” aveva detto Harry che nel frattempo aveva ripreso il suo posto sulle coltri.
Un paonazzo Draco Malfoy si era affacciato nella stanza.
“Ho saputo la buona novella …” aveva detto il biondo schiarendosi la voce.
Il ragazzo aveva assottigliato lo sguardo.
“Beh, domani ti divertirai un mondo allora …” aveva aggiunto per poi scoppiare a ridere senza ritegno e chiudere la porta prima che un cuscino lo colpisse direttamente in faccia.
“Va al diavolo Malfoy!”
 
 
Quando James, Remus e Sirius erano arrivati nell’ufficio di Silente, l’atmosfera era talmente tesa che l’elettricità di cui era pregna l’aria era chiaramente visibile ad occhio nudo.
Il Preside aveva fatto comparire delle comode sedie, ma né Prongs , né Padfoot avevano deciso di farne uso.
Il primo si era sistemato accanto a sua moglie, si vedeva lontano un miglio che fosse molto preoccupata e, per quanto gli era possibile, voleva infonderle un po’ di serenità.
Il secondo era braccato a vista da Moony che lo aveva obbligato a sistemarsi nei suoi paraggi.
“James, Lily … Severus ha appena fatto rapporto: Harry sta bene e lui gli terrà compagnia fino a quando vostro figlio non riterrà opportuno ritornare.” aveva esordito l’anziano mago.
I due coniugi avevano tirato un sospiro di sollievo.
“Durante il tragitto, il signor Minus mi ha messo al corrente di quanto ti sia capitato a Londra, Sirius e confido che tu abbia aggiornato i tuoi amici … “ aveva poi continuato.
Lily aveva rivolto uno sguardo interrogativo a James che con un gesto della mano le aveva fatto capire che ne avrebbero parlato in seguito.
“Ora che ci siamo tutti, puoi spiegarci il motivo della tua venuta ad Hogsmeade, Peter …” aveva aggiunto facendo cenno all’ometto di prendere parola.
L’animagus era scosso dai tremori, ma facendo appello a tutto il suo coraggio, aveva iniziato a parlare
“Dopo il nostro incontro al locale, mi sono recato a Riddle Manor a Little Hangleton … Voci assicuravano che i Mangiamorte non avessero abbandonato il proprio quartier generale e volevo capire quali sarebbero state le loro prossime mosse, in modo da evitare che mi catturassero …”
“Cos’altro poteva portarti lì, se non  la volontà di salvare la tua squallida vita …” era intervenuto James in maniera volutamente maligna.
Peter aveva tenuto le palpebre abbassate un po’ più del necessario.
Si era ripetuto ancora una volta che era giusto così, sapeva a cosa andava incontro; sì, ne era consapevole, ma faceva maledettamente male.
Ignorando l’interruzione aveva continuato
“Io ho .. Ho sentito Bellatrix che parlava di Sirius con Greyback, dicevano che alla prossima luna piena avrebbe servito involontariamente la causa dei Mangiamorte, che avrebbe ucciso i suoi amici …”
“Basterà confinarlo in una cella quella notte e non fare avvicinare nessuno …” aveva convenuto Remus guardando Padfoot che annuiva alle sue parole.
Peter aveva scosso il capo.
“Che vuoi dire ratto ?” aveva domandato Sirius.
“Loro sono a conoscenza del fatto che Remus sia un licantropo e che noi … voi sapete perfettamente come gestire la situazione, eppure sembravano così sicuri … Mi sono spaventato ed ho pensato di avvertirvi, ma mi hanno seguito.” aveva detto rabbrividendo al ricordo della battaglia.
“Conosciamo tutti la signora Lestrange per sapere che non è possibile trattare con leggerezza le sue parole … Farò in modo che tu non possa spostarti dal posto nel quale verrai rinchiuso al prossimo plenilunio,Sirius … Cercheremo di evitare ogni spiacevole conseguenza.” aveva detto Silente, serio.
James  e Remus si erano rivolti uno sguardo preoccupato.
“Se non vi dispiace, ora vorrei scambiare due chiacchiere in privato con il nostro ospite.” aveva detto sorridendo gentilmente.
Con un ultimo sguardo alla schiena ricurva del loro ex amico, i Malandrini e Lily erano usciti dallo studio del preside.
“Bene , Peter … C’è un’altra cosa che mi preme sapere …”
Minus aveva puntato gli occhietti acquosi sulla figura dell’anziano mago.
“Voldemort deve averti lasciato in custodia qualcosa di importante se i suoi Mangiamorte non fanno altro che darti la caccia …”
L’animagus aveva sgranato gli occhi, tremando nel sentire quel nome.
“È una lunga storia …” aveva detto in sussurro.
“Io ho molto tempo … ” aveva risposto Silente incrociando le mani sulla scrivania.
Peter aveva tratto un profondo respiro: era l’ora di vuotare il sacco.
 
Sirius era stranamente silenzioso da quando avevano lasciato lo studio.
Aveva giurato di proteggere le persone che amava ad ogni costo, ma come poteva riuscire a farlo da sé stesso?
Forse sarebbe stato il caso di allontanarsi da loro e tornare dopo aver capito come avrebbe reagito il suo corpo al plenilunio.
“Sir, a che cosa stai pensando?” aveva domandato James.
“Mmm ? A nulla …”
“Stai mentendo …”
“Beh, forse è il caso che io me ne vada per un po’ …”
“Se sei convinto che ti lasci andare, sei uno stupido.” aveva detto James con un tono che non ammetteva repliche.
“Prongs ha ragione … Non te ne puoi andare Sir, c’è bisogno di te qui … Pensa anche a tuo fratello.” aveva aggiunto Remus.
Sirius aveva sbuffato frustrato, mai che le cose andassero per il verso giusto.
“Quando è prevista la prossima luna piena Rem?”
“Nella terza settimana del prossimo mese … ” aveva risposto il licantropo, mentre teneva il conto sulle dita.
“Bene, allora aspetteremo insieme l’arrivo del giorno del giudizio  … ” aveva detto l’animagus tentando di sdrammatizzare.
Prongs e Moony gli avevano sorriso con dolcezza, mentre Lily gli scompigliava i capelli.
“In ogni caso, c’è dell’altro … Ecco perché Silente ha voluto parlare da solo con Minus …” aveva poi aggiunto rabbuiandosi.
“Sì, credo che a breve verremo convocati per una riunione dell’Ordine della Fenice.” aveva detto Remus.
“Non pensiamoci adesso … È stata una giornata impegnativa.” aveva convenuto James mentre si scompigliava i capelli.
“A proposito, avete programmi per cena?” aveva domandato Lily.
“Io non vedo Dora da oggi pomeriggio e voglio assicurarmi che stia bene … Passo a trovarvi domani!”
“Perdonatemi, ma vorrei passare dall’infermeria per vedere se è cambiato qualcosa nelle condizioni di Regulus , mi accodo a Moony nel passare a trovarvi e stai in guardia Evans, la mia minaccia è sempre valida!” aveva aggiunto Sirius con un ghigno, mentre si allontanava.
Dopo essersi congedati anche da Remus, Lily e James si erano diretti mano nella mano verso il villaggio per potersi smaterializzare a Godric’s Hollow.
“E così saremo da soli questa sera …” aveva detto la strega con un sorriso triste.
Prongs aveva annuito, rabbuiandosi.
“Quanto vorrei che Harry fosse qui …”
 
Era ormai sera quando Eleanor aveva fatto ritorno all’infermeria di Hogwarts, la giornata era stata piuttosto complicata e dire che fosse stremata era decisamente riduttivo.
Dopo essersi appurata che le condizioni del suo paziente fossero stabili ed aver apprezzato l’idea di sua zia di dargli una ripulita, aveva sistemato una poltrona accanto al suo letto e si era accomodata con un buon libro tra le mani.
Leggere era l’unico modo che aveva per evadere dalla sua vita colma di impegni e preoccupazioni, ma era talmente euforica per quello che era accaduto nel pomeriggio che non riusciva a concentrarsi in nessun modo.
Sin da quando l’aveva estratta dal corpo di Regulus, aveva avuto la netta sensazione che quella pozione fosse la svolta al “caso” Paciock.
In fin dei conti le terapie cui erano stati sottoposti fino ad allora i due coniugi avevano prodotto sì dei risultati, ma purtroppo temporanei.
Bisognava solo renderli permanenti e visto che il più giovane dei fratelli Black era stato praticamente preservato dalla decomposizione, c’era una buona probabilità che fosse utile a questo fine.
Di buon’ora si era infatti recata alla clinica e dopo essersi drogata con la caffeina ancora un po’, si era chiusa nel laboratorio per ripulirla da alcune componenti organiche e renderla pura.
L’ora di pranzo era già passata da un pezzo, quando ne era venuta fuori.
Aveva superato il placcaggio quotidiano di Cooper, un guaritore che le faceva il filo da quando era stata assunta al San Mungo, ed era andata a trovare i suoi pazienti.
Era rischioso utilizzare quell’intruglio creato senza dubbio per scopi malefici per curare Alice e Frank; aveva avvertito una strana sensazione, quando aveva realizzato di stare per usare qualcosa ideato dal mago oscuro più potente mai esistito, per salvare delle persone.
Lord Voldemort si stava sicuramente rivoltando nella tomba.
Con un sorrisetto tronfio aveva iniettato il liquido verde nella soluzione endovena che aveva somministrato ai Paciock.
Aveva atteso per ore che entrasse in circolo, non si aspettava di certo di ottenere risultati immediati, ma un’ondata di delusione l’aveva pervasa quando a flebo terminata, non era accaduto nulla.
Stancamente si era passata una mano sugli occhi, eppure ne era così sicura.
Il fruscio delle lenzuola, l’aveva portata a spostare lo sguardo sui pazienti ed aveva letteralmente smesso di respirare, quando aveva notato due luminosi occhi scuri osservala.
“Dove mi trovo ?” la voce roca per il lungo tempo nel quale non era stata utilizzata.
“Al San Mungo …” aveva risposto la guaritrice,incredula.
“È successo qualcosa di grave?”
“Niente di irreparabile …”
“Allora perché piangi?”
“Signora Paciock, io mi chiamo Eleanor e sono infinitamente lieta di conoscerla.” aveva risposto la ragazza mentre si affrettava ad asciugare le lacrime.
 
Sirius aveva fatto capolino nell’infermeria ed aveva subito notato la guaritrice accanto al letto di suo fratello.
Era seduta con un libro in grembo e fissava con aria sognante il soffitto.
“Pene d’amore, ragazzina?” aveva domandato con tono canzonatorio.
Eleanor aveva avuto un sussulto quando si era resa conto di non essere più sola, le guance improvvisamente scarlatte.
“Colpita e affondata. Non è professionale, sai ?”
“Non sono così frivola e poi non credo siano cose che ti riguardano ..” aveva risposto alzandosi in piedi e puntando gli occhi verdi sull’uomo che si trovava dall’altro capo del letto.
Aveva un aspetto decisamente troppo scombussolato per essere uno uscito da nemmeno un giorno dall’infermeria.
“Cosa hai combinato?” aveva domandato non appena si era resa conto del taglio che Sirius esibiva sul sopracciglio.
L’animagus l’aveva fissata con aria interrogativa.
“Sanguini …” aveva detto la donna scocciata.
“Beh, sai io non passo il mio tempo a sospirare guardando il soffitto. Ho combattuto contro dei Mangiamorte … AHI!!”
“Oh, non fare il bambino … È solo un po’ di disinfettante!”
“Ma, ma ,ma BRUCIA!”
“Cose che capitano quando si gioca a fare gli eroi …” aveva detto mentre applicava un grosso cerotto sulla ferita.
“Ecco fatto.” aveva aggiunto, prima di scoppiare a ridere.
Sirius con il broncio ed il supercerotto a coprirgli metà della fronte aveva un aspetto davvero buffo.
“Non si ride delle persone ferite, non te l’hanno insegnato?”
Ellie aveva alzato il mento altezzosa e a passo di marcia era tornata a sprofondare nella poltrona con il naso attaccato al libro.
Padfoot si era avvicinato al letto del fratello e gli aveva passato una mano tra i capelli, sentendosi osservato aveva voltato gli occhi verso la ragazza che subito era tornata a nascondersi dietro il libro.
Trattenendosi dal ridere, aveva fatto comparire una seduta e si era schiarito la voce.
Eleanor aveva abbassato il libro e lo aveva fissato con un sopracciglio alzato.
“Cosa leggi ?”
“Non è il tuo genere …”
“Ti ho domandato solo il titolo … ”
“Orgoglio e Pregiudizio , di un’autrice babbana … Non credo tu lo conosca.”
“Infatti no, già che ci sei potresti leggere ad alta voce … Non è carino ignorare le persone,ragazzina.”
“Ti ho già ripetuto almeno trecento volte che il mio nome è Eleanor, E l e a n o r … Segui il labiale!” aveva risposto stizzita.
Sirius era scoppiato nella sua risata simile ad un latrato, guadagnandosi un’occhiataccia.
“Va bene  … Allora leggerai anche per me, El ?” aveva detto sfoderando il suo sorriso sghembo.
Eleanor aveva sentito il cuore accelerarle in petto. Nessuno l’aveva mai chiamata in quel modo.
“Un po’ di contegno … ” si era detta mentre si sistemava un ciuffo color ebano dietro l’orecchio.
L’animagus l’aveva osservata attentamente mentre si bagnava le labbra ed iniziava la lettura.
Era talmente bella da non sembrare reale; ma non poteva pensare a lei in quel modo.
Aveva notato di non esserle indifferente, però non sarebbe potuto mai esserci nulla tra di loro, averlo nella sua vita le avrebbe causato soltanto problemi soprattutto se si fosse verificato quello che aveva predetto il topastro.
I suoi casini erano fin troppi senza la necessità che ci fosse una donna a complicare ancora di più le cose.
 
 
Angolino di Arwen
Per la serie “Chi non muore si rivede”, eccomi qui!
Vi chiedo infinitamente scusa per la lunga attesa, ma la sessione estiva è qualcosa di deleterio, davvero! -.-“
In questi giorni mi sono data parecchio da fare con la scrittura, infatti questo 20esimo capitolo era venuto all’incirca di 50 pagine, così ho pensato di dividerlo, per cui vi posso garantire che non dovrete attendere a lungo per il prosieguo!
Non vi tedierò oltre con i miei sproloqui!
Come sempre, ringrazio di cuore chi recensisce la mia storia ed anche chi dedica parte del proprio tempo a leggerla.
Affettuosamente vostra,
Arwen

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21

All  you feel
All that you love
All that you save
All that you give
Everyone you meet
Everyone you fight
All that is now
All that is gone
All that's to come
And everything under the sun is in tune
But the sun is eclipsed by the moon
Eclipse, Pink Floyd

 
UN MESE DOPO.

Le settimane erano trascorse in maniera piuttosto tranquilla.
Sirius aveva continuato a recarsi quotidianamente in infermeria ed era ormai un grande esperto di letteratura babbana.
Regulus non si era ancora risvegliato, ma in compenso Eleanor era diventata una tappa fissa nelle sue giornate, per quanto si sforzasse di starle lontano, non ci riusciva ed anche se non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, gli mancava non averla intorno quando era via per lavorare al San Mungo.
Dal canto suo, la ragazza era al settimo cielo.
Che provasse qualcosa per l’uomo era più che evidente, lui la faceva sentire come nessuno era mai riuscito a fare, semplicemente stuzzicandola, chiedendole della sua giornata o ascoltandola mentre leggeva.
Inoltre sul punto di vista lavorativo non poteva ritenersi maggiormente soddisfatta, i coniugi Paciock avevano fatto dei passi da gigante e presto sarebbero potuti essere dimessi.
A breve avrebbe avvisato i loro familiari ed amici; aveva preferito fino all’ultimo non farlo per evitare che soffrissero se la situazione fosse nuovamente precipitata.
Quel mercoledì ci sarebbe stata la seconda riunione dell’Ordine della Fenice, Remus aveva avuto ragione, infatti subito dopo l’incontro con Minus, Silente aveva riunito il vecchio gruppo di combattenti con l’aggiunta della nuova generazione, infatti nonostante Molly ed il suo essere iperprotettiva avessero dato loro filo da torcere: i gemelli, Ron, Hermione, Neville e Luna erano riusciti a diventare le nuove reclute del gruppo segreto.
Peter era stato rinchiuso al sicuro nelle segrete di Hogwarts, era più che evidente che Azkaban fosse un posto tutt’altro che adeguato per tenerlo lontano dai suoi inseguitori; e sebbene vivesse in completa solitudine, aveva accettato di buon grado la propria condizione di prigioniero.
A quanto sembrava, Voldemort lo aveva lasciato come depositario di una pozione di rinascita i cui ingredienti erano talmente mostruosi che il vecchio preside sperava mai nessun Mangiamorte ne iniziasse la ricerca.
Si trattava di sacrifici umani e Merlino solo sapeva quante persone innocenti sarebbero morte per fare ritornare in vita quell’orribile mostro.
Dopo approfondite ricerche e con l’aiuto del Ministro, Silente aveva scoperto che Harry non aveva voluto distruggere il corpo del suo nemico il quale era stato sepolto, nascosto agli occhi umani, in Islanda.
L’anziano mago non aveva alcun dubbio sul fatto che il ragazzo avrebbe dato una degna sepoltura anche a chi non la meritava, ma quella scelta poteva rivelarsi molto pericolosa.
Dalla battaglia di Hogsmeade c’erano state solo piccole rappresaglie, tutte risoltesi con qualche ferito e sporadici morti nelle file dei seguaci dell’Oscuro.
Era indubbio che Bellatrix Lestrange si stesse muovendo per ottenere qualcosa, il punto era capire  se, oltre attraverso Peter, ci fosse un altro modo per arrivare a distillare quella maledetta pozione.
L’ordine del giorno della riunione di quella settimana sarebbe stato costituito da quell’unico punto.
 

“Sirius, muoviti … Siamo in ritardo, per colpa tua!” aveva urlato James mentre correva nell’Atrium del Ministero della Magia per arrivare al centro di addestramento degli auror.
“Hey, non mi è suonata la sveglia!!” aveva risposto l’altro gridando quasi più forte , intanto che tentava di abbottonarsi la giacca della divisa.
All’ultima riunione dell’Ordine, Kingsley aveva proposto loro di iniziare subito a lavorare per il Ministero, vista la situazione avevano bisogno di qualcuno di competente.
Inutile descrivere la gioia di Moody alla prospettiva di poter mettere sottotorchio Sirius.
Non avendo, però nessun  diploma dell’Accademia, dovevano sostenere una prova pratica per attestare che fossero qualificati a svolgere le mansioni da auror.
Quando avevano fatto irruzione nell’enorme sala, Moody li aveva fulminati con lo sguardo ed aveva continuato a fare l’appello.
“ Bene, ora che anche quei due ci hanno degnato della loro presenza posso organizzarvi in coppie per sostenere la prova …” ed aveva iniziato a chiamare per cognome delle persone che James e Sirius non conoscevano.
“Rem, come hai fatto ad arrivare prima ?” aveva domandato quest’ultimo a Lupin che li fissava scuotendo il capo.
“Semplicemente ho deciso di non aspettarti …” aveva risposto il licantropo con un ghigno.
“Amico ingrato …”
“BLACK, piantala di fare casino e ascolta!”
L’urlo di Malocchio lo aveva fatto scattare sull’attenti.
“Siccome voi tre non avete seguito il corso di addestramento, sarete affiancati da tre auror esperti … Potter, tu sei con Tonks.”
James aveva rivolto un enorme sorriso a Dora, che ridacchiava salutandolo con la mano da dietro le spalle dell’anziano auror.
“Lupin, tu sei con Monroe …”
“Ehilà, Remus … Non ci vediamo dai tempi della scuola!”
“È vero, Aaron … Sarà divertente lavorare insieme!” aveva risposto Moony con un sorriso sincero.
“Infine Black, tu sei con Sam Shacklebot … E non fare stronzate!” aveva concluso l’istruttore capo, allontanandosi con la sua andatura claudicante.
“Mi starà addosso come una sanguisuga, lo so.” aveva detto sconfortato Sirius avvicinandosi ai suoi amici.
 “Chi di voi è Black, Sirius ?” aveva domandato una voce sconosciuta.
Sirius si era voltato e quasi la sua mascella aveva toccato il pavimento di marmo: una donna con degli ondulati capelli castano chiaro e un fisico mozzafiato, tanto che su di lei la divisa sembrava un vestito da sera, stava chiedendo di lui.
“Io ..” aveva detto con voce roca.
“Sono la tua compagna di squadra …”
“Deve esserci un errore, io sono con un certo Sam Shacklebot …”
“Piacere, Sam … Che è il diminutivo di Samantha.”
Padfoot si era limitato a fissarla con la bocca spalancata.
“Black, Sam … È il vostro turno!” aveva ringhiato Moody.
“Se riesci a ricollegare il cervello, possiamo andare a fare la prova …” aveva detto Samantha con un sorrisetto di scherno.
James e Remus erano scoppiati a ridere e Sirius aveva rifilato loro una gomitata nelle costole.
La prova pratica era stata ambientata in una foresta disseminata di trappole e sagome di maghi oscuri che i candidati avrebbero dovuto colpire per ottenere l’attestato.
I Malandrini non avevano avuto alcuna difficoltà ed avevano ottenuto dei punteggi altissimi.
A metà pomeriggio, l’esame era terminato ed erano tutti in attesa che il Ministro firmasse i diplomi prima di dare inizio ai festeggiamenti.
Padfoot era accasciato su una sedia, aveva il fiatone da quando aveva terminato la prova.
“Tutto bene ?” aveva domandato James, preoccupato.
L’animagus aveva alzato un pollice.
“Manca un giorno al plenilunio, è normale che stia così … ” era intervenuto Remus, guardandolo di sottecchi.
“Sai ti facevo più energico, Black …” aveva detto Sam, puntando lo sguardo nocciola su di lui.
“Lo divento all’occorrenza, non preoccuparti … ” aveva risposto, malizioso.
La ragazza gli aveva sorriso.
“E così sei imparentata in qualche modo con il ministro …” aveva poi osservato.
“Pensi anche tu che io sia una raccomandata ?”
“No, affatto … Sei una tosta! Mi chiedevo solo perché avessi lo stesso cognome di Kingsley …”
“Black, sta lontano da mia sorella … “ era intervenuto il Ministro.
“Mistero svelato … ”
“Sono felicissimo di dirvi che, da questo momento in poi siete a tutti gli effetti degli auror. In bacheca sono affissi i vostri turni, vista la situazione, avrete la possibilità di iniziare alle otto domattina in modo da poter rientrare prima in serata …  ” aveva detto guardando eloquentemente verso James, Remus e Sirius.
“Bene, credo sia tutto … Potete andare e … Black, ti tengo d’occhio!” aveva poi aggiunto fissando in maniera fintamente minacciosa Sirius che gli aveva fatto una smorfia.
“Sapete, avevo dimenticato l’esistenza delle otto del mattino …” aveva aggiunto quest’ultimo, sconsolato.
“Stasera dormi da me, Pad … Ti avverto domani mattina, non avrò pietà!” aveva detto James ridendo.
Sirius gli aveva rivolto uno sguardo depresso
“Evvai …”
“Hey, che ne dite di andare a bere qualcosa ?” aveva proposto Samantha.
“Ottima idea.” aveva convenuto Dora.
Il gruppo si era così spostato alla volta del pub frequentato generalmente dagli agenti magici.
Tonks era rimasta un po’ indietro per parlare con la sorella del Ministro.
“Sam, posso farti una domanda?”
“Certo, spara!”
“Per caso ti piace Sirius?”
“Beh, se ti dicessi che non è sexy da morire, sarei una folle … Quindi sì, è proprio un bell’uomo. Come mai me l’hai chiesto ?”
“Curiosità …” aveva detto Dora con un sorriso.
Era verità universalmente riconosciuta che Samantha Shacklebolt fosse una vera e propria mangiatrice di uomini, ma con suo cugino avrebbe trovato pane per i suoi denti.
 

Neville era da poco rientrato a casa di sua nonna, quella giornata era stata talmente strana che avrebbe giurato di aver sognato tutto dall’inizio alla fine, nonostante avesse fatto diventare il suo avambraccio destro tendente al viola a causa dei pizzicotti che si era auto inferto per appurare che fosse sveglio.
Sua nonna aveva ricevuto una lettera dal San Mungo proprio quella mattina: una guaritrice le aveva chiesto di recarsi in clinica il prima possibile in sua compagnia.
Circa mezz’ora dopo, si trovavano davanti alle porte dell’ospedale magico.
Neville sentiva il cuore battere all’impazzata, sapeva che le condizioni dei suoi genitori erano critiche e se fossero morti ?
No, non poteva pensare di dover rinunciare a vederli, a parlare con loro.
Non importava che non potessero rispondergli o abbracciarlo, gli bastava poter stare nella loro stessa stanza e sentire il loro odore.
Quel posto, ormai da diciotto anni, era diventato la sua seconda casa, non passava giorno che non si recasse lì per portare dei fiori per sua madre e leggere qualche articolo della Gazzetta del Profeta a suo padre. Erano i momenti che trascorreva con la sua famiglia e pensare che dovessero finire per sempre, gli faceva mancare il respiro.
Ad attendere lui e sua nonna, c’era una ragazza dai capelli neri che si era rivelata essere la nipote dell’infermiera di Hogwarts.
Eleanor, questo era il nome della guaritrice, aveva parlato loro di una nuova cura che aveva portato degli ottimi risultati per la salute dei suoi genitori.
Il giovane aveva sentito la tensione abbandonarlo e lentamente i suoi muscoli si erano rilassati.
Uno strisciante senso di delusione si era fatto spazio nel suo petto. In cuor suo sperava che quella lettera contenesse la notizia che aspettava da quando era un bambino, una piccola parte di lui, quella ottimista che, con il passare del tempo aveva imparato a sopprimere, sperava che i suoi genitori si fossero finalmente risvegliati.
Incredibile, come in quelle poche ore fosse diviso tra la prospettiva dell’inferno e quella del paradiso.
Un leggero sospiro gli aveva gonfiato il petto, alla fine sarebbe rimasto tutto uguale.
Perso nelle sue considerazioni non aveva notato che la guaritrice avesse smesso di parlare e che sua nonna si fosse alzata in piedi per correre verso qualcuno.
Era talmente immerso nei suoi pensieri che quasi aveva urlato quando aveva sentito una mano posarsi sulla sua spalla.
“Sì, nonna … Vengo subito.” aveva detto meccanicamente.
Si era voltato ed aveva incontrato degli occhi scuri che lo fissavano con un amore tale che se avesse allungato un dito avrebbe potuto toccarlo.
Il poco colorito che aveva il suo volto era letteralmente scomparso, le parole gli erano morte in gola.
Sua madre aveva spostato la mano per fargli una carezza e lui aveva sentito le lacrime scorrere tra le sue dita.
Subito dietro di lei, suo padre gli aveva scostato i capelli dalla fronte e Neville aveva chiuso gli occhi, per bearsi di quel contatto che era sicuro di stare soltanto immaginando.
Quando li aveva riaperti, i suoi genitori erano ancora lì e finalmente aveva capito quali erano i progressi di cui parlava la guaritrice.
Con il cuore che rischiava di esplodere dalla felicità si era alzato e li aveva stretti entrambi in un abbraccio.
Piangeva senza ritegno a quasi diciotto anni, ne era consapevole eppure non riusciva a smettere.
Non c’erano parole per descrivere quello che provasse in quel momento.
Dopo aver liberato i suoi genitori ed averli guardati negli occhi ancora una volta, si era voltato verso Eleanor che aveva le guance sporche di mascara e tentava di asciugare gli occhi alla bell’e meglio.
“Grazie.”
Non poteva credere di aver conversato tutto il pomeriggio con i suoi genitori e che tra qualche giorno sarebbero stati a casa con lui.
Quasi fluttuando era sceso per la cena.
“Nonna …”
“Sì ,caro ?”
“Oggi è il giorno più bello della mia vita.”
 

La pendola dell’infermeria aveva da poco battuto le sette e trenta ed Eleanor aveva guardato per l’ennesima volta la porta che, quasi per farle un dispetto personale, rimaneva chiusa.
Sirius non si era presentato quel pomeriggio, eppure arrivava sempre allo stesso orario.
Era come se tacitamente si fossero dati appuntamento e lei aveva fatto di tutto per essere lì a quell’ora.
In attesa del suo arrivo aveva ricontrollato le funzioni vitali di Regulus ed aveva fatto qualche test per verificare il suo stato di salute.
I risultati ottenuti lasciavano presagire che si sarebbe risvegliato a breve.
Dopo aver annotato i progressi del paziente sulla sua cartella clinica, aveva nuovamente puntato lo sguardo color prato all’orologio: erano le otto passate.
Aveva scosso il capo sconsolata, come aveva potuto pensare che LUI andasse lì per LEI ? Si sentiva una ragazzina alle prese con le prime cotte.
Era ovvio che le prestasse attenzioni, era la guaritrice di suo fratello.
Dandosi della stupida per la milionesima volta, aveva raccattato la borsa e con un ultimo sguardo alla copia di “Cime tempestose” che aveva posato sul comodino accanto al letto di Regulus, aveva lasciato l’infermeria.
 

Sin da quando avevano messo piede nel locale, dopo aver brindato insieme agli altri, Sirius e Samantha non avevano fatto altro che chiacchierare tra di loro.
Era una ragazza molto sicura di sé, si vedeva dal modo in cui si approcciava alle persone, inoltre era molto estroversa, lo aveva conosciuto appena quella mattina e già scherzavano come se si frequentassero da sempre.
“Lei ed Eleanor sono esattamente agli antipodi …” aveva pensato l’animagus, prima di guardare l’orologio appeso sopra il bancone.
Non appena si era reso conto dell’orario era saltato in piedi battendosi una mano sulla fronte.
Era stato così distratto dalla nuova conoscenza, che aveva dimenticato di recarsi in infermeria alle sei, come faceva tutti i giorni.
“Che succede?” aveva domandato Sam posandogli una mano sulla gamba e causandogli inconsapevolmente un brivido.
“Devo andare, sono in ritardo … Ci vediamo domani!” aveva risposto sorridendole e dandole un bacio sul palmo della mano con fare galante.
“Ciao Aaron!
Moony se non mi aspetti domani, giuro che ti crucio a morte … Dora pensaci tu!
E Prongs, arrivo non più tardi delle dieci, promesso … Quindi se hai intenzione di fare cose losche con tua moglie, regolati … Ho un udito sopraffino, lo sai!” aveva detto, scansandosi poco prima di essere colpito da una fattura Orcovolante.
Dopo aver mandato un bacio a James, era uscito come un razzo e si era smaterializzato ad Hogsmeade.
Era tardissimo, chissà se era rimasta ad aspettarlo.
Quando aveva praticamente fatto irruzione nell’infermeria, aveva trovato ad attenderlo solo Madama Chips che lo aveva quasi pietrificato con lo sguardo.
“Vedo che non ha perso le cattive abitudini, signor Black …”
“Scusi, pensavo di trovare l’infermeria chiusa e ci tenevo a salutare mio fratello … Posso fermarmi qualche minuto?”
L’infermiera aveva addolcito lo sguardo.
“Certo, ma al primo rumore …” aveva mimato con il pollice un coltello e se lo era passato sulla gola paffuta.
Sirius aveva deglutito rumorosamente, sapeva perfettamente che quella donna diabolica ne sarebbe stata capace.
Si era seduto accanto al letto di Regulus e gli aveva carezzato il dorso della mano.
Poi, guardandosi intorno alla ricerca di una traccia di lei,  aveva notato un libro sul comodino, lo aveva preso ed aveva iniziato a sfogliarlo.
Eleanor era stata lì ad aspettarlo e lui stava bevendo al pub come un cretino.
Sbuffando contrariato lo aveva richiuso e la sua attenzione era stata catturata da un fazzoletto sporco di nero che giaceva sul pavimento.
Doveva essere caduto dalla borsa della ragazza, lo aveva preso per osservarlo da vicino, le macchie sembravano riconducibili a quella roba scura che le donne mettevano sulle ciglia : riddle, no quello era il cognome di Voldemort … Rimmel, forse? Non aveva comunque importanza, la cosa che lo preoccupava era che probabilmente aveva pianto e lui non era lì a confortarla.
Magari era stato proprio lui la causa delle sue lacrime.
Sentendo lo stomaco contrarsi ed incapace di stare seduto un momento di più, aveva iniziato a camminare avanti e indietro proprio davanti al letto di suo fratello.
“Ma come si fa ad essere così idioti!” si diceva sottovoce mentre teneva le mani intrecciate dietro la testa.
Aveva rovinato tutto, ne era consapevole.
Una fugace immagine di Samantha lo aveva costretto a massaggiarsi le tempie.
“Maledizione … Ed ora che diavolo faccio?”
“Beh, per il momento potresti piantarla di fare su e giù, mi stai facendo venire il mal di mare, Sirius.” aveva risposto una voce fin troppo familiare.
L’animagus si era voltato di scatto.
Regulus era poggiato con la schiena alla testiera del letto e lo fissava con aria stralunata.
“Ti … Ti sei svegliato.” aveva detto stupidamente.
“Così pare … Sei diventato meno acuto con gli ann …” ma non aveva potuto concludere la frase perché si era ritrovato stretto in un abbraccio.
“Da quando abbracci le persone ?”
“Da quando mi mancano le parole per dir loro quanto sono contento di vederle.”
 

Harry stava fissando sconsolato la sua pozione che doveva essere di un brillante color arancione, ma era più che altro tendente al giallo.
“Quanti occhi di tritone hai messo, Potter?”
“Tre …”
“Erano due e tre quarti … Per la centesima volta: leggi le istruzioni!” aveva detto Piton, esasperato.
“Sono un po’ lontane, sa? Se solo potessi avvicinarmi …”
“Non ci pensare nemmeno, l’altro giorno hai quasi fatto esplodere la stanza … Voglio tenermi a distanza di sicurezza.” aveva risposto con un ghigno il professore.
“È stato un incidente …” aveva sottolineato il giovane contrariato, mentre osservava Piton trattenersi dal fare un sorriso.
Incredibile, ma vero: i muscoli facciali di Severus Piton potevano muoversi in modo tale che lui riuscisse a sorridere.
Era una delle tante cose che aveva appreso durante il mese appena trascorso; inoltre il suo rapporto con il professore era notevolmente migliorato.
Non cercava più di svilirlo in tutti i modi, infatti le sue pozioni potevano quasi essere definite tali, era come se volesse davvero aiutarlo.
A dire il vero tutti, in quella casa si davano da fare per dargli una mano.
Narcissa lo seguiva nello studio delle altre materie, interrogandolo per verificare la sua preparazione.
Lui e Draco correvano tutti i giorni per chilometri e con l’allenamento, trascorreva molto più tempo prima che si dovesse fermare a causa del dolore al petto. Era arrivato ad un’autonomia di due ore.
Il suo corpo stava cambiando, era infatti più muscoloso rispetto a quando era partito.
Malfoy Senior, nonostante subito dopo la sua epistassi non fosse più disposto a fargli da maestro, continuava a dargli lezioni di Occlumanzia, nella quale era diventato un caso meno disperato, di quanto non fosse all’inizio.
“Professore, ci vediamo a cena … Vado dal Signor Malfoy.”
“Non fare tardi, Potter o dovrò subirmi le sue pletore sul come educhiamo i ragazzi ad Hogwarts!”
Dopo essersi richiuso la porta alle spalle, Harry aveva preso ad inerpicarsi su per le scale, tra qualche giorno sarebbe stato il suo compleanno.
Il primo che avrebbe potuto trascorrere con la sua famiglia e conservarne memoria, invece era oltre un intero oceano e lì sarebbe dovuto restare se avesse voluto avere con sé i suoi cari ancora a lungo.
Quel pensiero gli aveva causato una dolorosa fitta al petto.
“Vedo che la tua puntualità migliora, bravo Potter.” aveva detto Lucius riscuotendolo dai suoi pensieri.
Draco era arrivato subito dopo, era ormai consuetudine che assistesse alle loro lezioni.
“Com’è andata con Pozioni?” aveva domandato mentre lo seguiva nella studio di suo padre.
“Ok, come non detto.” aveva aggiunto notando lo sguardo disperato che aveva ottenuto come risposta.
“Pronto Potter ?” aveva detto l’uomo che togliendosi il mantello, si era posto di fronte a lui.
“Draco, ricordami che poi devo chiederti una cosa.” aveva detto il ragazzo dai capelli corvini in un sussurro, commettendo l’errore di non rispondere prontamente alla domanda di Lucius.
L’altro aveva inarcato un sopracciglio, ma non aveva indagato oltre ed era andato a sedersi, come sempre, sulla poltrona.
“Legilimens!”
Harry aveva sentito l’incantesimo trapassargli la mente e i suoi ricordi riaffiorare in essa come un film.
Mai una volta che Malfoy aspettasse il suo assenso.
 

A Riddle Manor un lampo di luce verde aveva illuminato una delle finestre ai piani superiori.
“INCOMPETENTI!” aveva tuonato Bellatrix, mentre due Mangiamorte portavano via il corpo di un loro compagno.
“È passato un mese da quando Minus è sotto la custodia di Silente e nessuno di voi è riuscito a trovare il modo di prelevarlo! Mi domando perché vi tengo ancora in vita.”
I maghi riuniti nella stanza con il capo chino, lo avevano rialzato, leggermente preoccupati per la propria incolumità.
“Sparite.” aveva detto la donna, mentre si sedeva su una delle poltrone accanto al camino.
“Non voglio vedervi un minuto di più.” aveva aggiunto con disprezzo.
Quando aveva udito la porta richiudersi alle spalle di quegli inetti, aveva abbassato le palpebre.
Un mese era trascorso da quel giorno nefasto e niente in merito alla pozione di rinascita era arrivato alle sue orecchie.
Come poteva essere che il suo Signore avesse lasciato come unico depositario di un segreto così importante quel vile bastardo.
Digrignando i denti si era spostata verso la finestra, la luna quasi piena già splendeva in cielo.
Un sorriso malato le aveva illuminato il viso.
L’indomani ci sarebbe stato il plenilunio, bastava che il suo caro cugino uccidesse qualcuno e sarebbe stato maledetto per il resto della sua vita diventando schiavo del licantropo che lo aveva contaminato con il suo “veleno”.
Sarebbe stato divertente assistere al dilemma del vecchio pazzo e dei membri della sua inutile organizzazione segreta: uccidere o non uccidere il povero Black soggiogato dai cattivi Mangiamorte ?
Con i denti ancora scoperti, si era voltata verso la libreria ed aveva notato qualcosa che l’aveva immobilizzata sul posto.
Su uno dei volumi posto su una delle mensole più alte illuminate dai raggi lunari, era comparso un Uroboro, il simbolo dell’infinito.
Come stregata dal serpente che mordeva la sua coda si era arrampicata ed aveva tirato verso di sé il libro.
Improvvisamente il muro accanto alla porta si era spostato verso l’interno rivelando una scala di pietra, senza esitare Bellatrix aveva imboccato l’apertura.
Al suo passaggio delle torce si erano accese illuminando sinistramente quella che aveva tutta l’aria di essere una cripta.
La stretta scalinata conduceva in un ambiente completamente spoglio, eccezion fatta per un piccolo altare che si ergeva proprio al centro della stanza.
Un libro dall’aria molto antica vi giaceva sopra, aperto.
Sentendo l’eccitazione crescere dentro di lei, la donna si era accinta a leggere: “Potio regenerationis” era il titolo scritto con caratteri eleganti in cima al foglio.
Il silenzio che regnava nella stanza nascosta era stato pervaso da una risata sadica.
“Presto sarai di nuovo con me, mio Signore.”
 

Sirius e Regulus avevano passato tutta la notte a parlare, Madama Chips non aveva avuto cuore di interrompere l’incontro tra i due fratelli, così dopo essersi congedata era andata a riposare nelle sue stanze.
Era ormai l’alba quando Sirius si era reso conto di non aver avvertito James.
“Porca Morgana!”
“Cosa ?”
“Dovevo avvisare James che non sarei rientrato,  mi scuoierà vivo …” aveva detto con aria disperata.
“Devo salutarti per l’ultima volta adesso o ti fermi un altro po’?” aveva domandato Regulus con un ghigno.
“Ah ah ah …”
“Abbiamo lo stesso senso dell’umorismo, quindi aspetta prima di criticare …”
Sirius gli aveva rivolto uno sguardo affettuoso.
“Reg … Io … Perdonami.”
“Per cosa?”
“Non ho capito, me ne sono andato e ti ho lasciato solo … Non succederà mai più, hai la mia parola di mago.”
Regulus aveva sgranato gli occhi, suo fratello aveva appena stretto un voto Infrangibile con lui, promettendogli che gli sarebbe stato sempre vicino.
Un sorriso spontaneo gli aveva illuminato il viso, poi era arrossito di botto ed aveva abbassato il capo.
“Stai bene?” aveva domandato Sirius, confuso dalla reazione del fratello minore.
“Ecco … Mi … Mi domandavo, sai … Quando uscirò di qui … Sempre se vuoi, non devi sentirti obbligato …”
“Reg, Reg, Reg … Aspetta, non ho capito un accidenti!”
“Che ne pensi se andassimo a vivere insieme?”aveva detto diventando scarlatto.
Padfoot era scoppiato nella sua risata simile ad un latrato.
“E sei diventato rosso per questo? Non ti facevo così timido, sai?” aveva detto guadagnandosi un’occhiata torva.
“Certo che lo faremo, ovviamente non in Grimmauld Place!” aveva poi aggiunto serio scompigliando i capelli di Regulus che aveva annuito.
“Credo proprio che sia l’ora che io vada … Ci vediamo appena finisco a lavoro!” aveva detto salutandolo con la mano.
“Mi troverai esattamente qui … ”
“A dopo!” e si era congedato con un sorriso.
“E’ sottinteso che porteremo con noi Kreacher, se è ancora vivo … ”
“DIMENTICATELO!” aveva risposto urlando dal corridoio.
L’ultima cosa che aveva sentito prima di voltare l’angolo era stata la risata di suo fratello.
Scapicollandosi giù per la collina era arrivato al villaggio e si era subito smaterializzato a Godric’s Hollow.
Non c’era stato nemmeno bisogno di bussare, non appena aveva messo piede sullo zerbino, la porta si era spalancata e James gli era andato incontro come una furia.
“DICO, MA SEI IMPAZZITO?!”
“Prongs … ”
“PRONGS UN PAR DI PLUFFE!”
“Regulus si è risvegliato … Sono stato con lui tutta la notte.”
“NON MI INTERE… Davvero?!” aveva detto James sgranando gli occhi.
“Mi hai quasi fatto morire di crepacuore …”aveva aggiunto guardandolo con rimprovero.
“Scusa, ho dimenticato di avvertirti …” aveva detto Sirius sorridendo al suo migliore amico.
James gli aveva messo un braccio sulle spalle
“Sono davvero felice per te, fratello …”
Lily che si schiariva la voce, aveva spinto entrambi a guardarla.
“Quando finite di passeggiare come due fidanzatini: la colazione è pronta!”
 

La giornata era trascorsa molto più rapidamente di quanto Sirius desiderasse.
In un batter di ciglia erano già le cinque del pomeriggio, per fortuna il sole non tramontava prima delle otto, ma cominciava a sentirsi strano ed avvertiva una strana paura avviluppargli le viscere.
“Non preoccuparti … ” aveva detto Remus, mentre si massaggiava la testa.
“Andrà tutto bene …” aveva aggiunto puntando gli occhi color miele su di lui.
Padfoot aveva annuito poco convinto.
Si sentiva stanco a causa della nottata insonne, ma questo di certo non poteva dirglielo, Moony avrebbe dato di matto e la luna piena sarebbe stata l’ultima cosa a preoccuparlo.
Aveva soffocato uno sbadiglio e imprecato mentalmente per tutte le scartoffie che gli occupavano la scrivania, sembrava che per dare il benvenuto ai nuovi arrivati, gli impiegati avessero deciso di far compilare loro tutte le loro pratiche.
“Ci diamo da fare, eh Black?”
“Buon pomeriggio a te, Shacklebot  … “ aveva detto puntando gli occhi color ghiaccio sulla donna e rimanendo senza fiato.
Non indossava la divisa da auror, bensì un vestito blu elettrico che valorizzava la sua pelle scura, sul profondo scollo scendeva un pendente a forma di goccia, ma non era quello che attirava la sua attenzione.
Aveva scosso la testa per scacciare via il pensiero tutt’altro che casto che si stava formando nella sua mente.
Trovava particolarmente difficile resistere agli istinti negli ultimi giorni e di certo vedere una donna così bella e soprattutto così poco vestita, non lo aiutava affatto.
“Hai un appuntamento ?”
“Già … Trovi che questo vestito mi stia bene?” aveva detto Sam alzandosi in piedi e facendo una piroetta su se stessa, il movimento aveva fatto sì che la gonna a campana si sollevasse in modo da lasciar intravedere delle gambe chilometriche.
Sirius aveva dovuto adoperare tutto il suo autocontrollo per evitare di sbavare sui documenti.
“Sì, stai molto bene vestita così … Davvero …”
“Grazie mi serviva un parere maschile …” e dopo averlo salutato, se n’era andata con la sua andatura ondeggiante.
Padfoot l’aveva seguita con lo sguardo fino a quando non era scomparsa alla sua vista.
Aveva poi afferrato un fascicolo piuttosto voluminoso e lo aveva usato per farsi aria.
Quella donna lo avrebbe fatto impazzire.
Dal vetro che si apriva sulla parte superiore della porta a spinta dalla quale era appena uscita, Samantha aveva gustato tutta la scena.
Conosceva perfettamente l’effetto che aveva sugli uomini e quello in particolare sarebbe stato suo prima o poi, bisognava solo farlo cuocere nel suo brodo e nell’ armadio aveva innumerevoli vestiti adatti per quello scopo.
 

Due scrivanie più in là, Tonks aveva osservato disgustata la conversazione.
Sam era una ragazza a posto, ma quando si trattava di uomini, assumeva degli atteggiamenti che lei proprio non condivideva.
Aveva scosso il capo ed aveva emesso uno sbuffo indispettito.
“Qualcosa che non va Dora ?”
“Hey, tesoro … Già di ritorno dalla caffetteria?”
“Certo ed ecco il tuo espresso … Ah, ed ho preso anche un pasticcino al cioccolato …”
“Che immagino sia per te … ” aveva detto Tonks guardandolo divertita.
“Se non lo vuoi, mi sacrifico … ”
“Oppure posso mangiarlo io …” aveva detto Sirius che passava di lì per arrivare alla scrivania di James.
“Prima dovrai passare sul mio cadavere!” aveva risposto Remus stringendo tra le braccia con fare delicato, ma deciso, la busta di carta.
“Sembri Gollum, sai?” aveva detto l’animagus con tono canzonatorio ed era sparito dietro il cubicolo di Prongs prima che una pallina di carta di dimensioni bibliche lo colpisse in piena fronte.
“Remus!”
“Ma …  Voleva mangiare il MIO cioccolato!”
“Non è un buon motivo per utilizzare tutti i miei fogli, avresti potuto Schiantarlo, guarda che disastro! ”
“Dora, forse te l’avrò ripetuto un milione di volte, ma … Ti amo.” e le aveva stampato un bacio sulla fronte, mentre lei ridacchiava.
“Non abbiamo ancora parlato di stanotte …” aveva aggiunto la donna recuperando la serietà.
“Beh, io andrò ad Hogwarts, soprattutto oggi è bene che ci sia almeno un Lupo Mannaro che riesca a controllarsi in circolazione.” aveva risposto Remus, guardando preoccupato nella direzione in cui era sparito Sirius.
“Perfetto, allora verremo anche io e Ted.”
Remus quasi si era strozzato con il dolce.
“Stai scherzando?!” aveva detto ancora paonazzo.
“Ovviamente no, scommetto che anche Lily vorrà essere presente e dato che James, starà in tua compagnia, serve qualcuno che stia con lei …” bloccando il marito, prima ancora che potesse aprire bocca.
“Remus, non ti sto chiedendo il permesso … Ti ho solo messo al corrente di quello che ho intenzione di fare.” aveva detto, determinata.
Il licantropo aveva abbassato le spalle,sconfitto.
“Quindi non ho voce in capitolo?”
Dora aveva scosso il capo.
“Va bene, ma stai attenta … Se capitasse qualcosa a te o nostro figlio, io … ”
“Ssh, non succederà nulla … ” aveva detto Tonks raddolcendo lo sguardo, mentre gli carezzava una guancia.
“E basta, un minimo di contegno!!!”
“Stupeficium!”


“Rem, mi hai quasi colpito!!” aveva detto Sirius sconcertato, mentre spuntava da dietro una sedia.
“Ehm … Non sono stato io!”
Padfoot aveva sbarrato gli occhi, mentre Dora soffiava sulla bacchetta, come se avesse avuto in mano una pistola fumante.
“Vedi, amore … E’ molto più semplice …”
“Sposami!”
“Ho già provveduto anche a questo … ”*
 

A pomeriggio inoltrato Eleanor, aveva fatto capolino dalla porta dell’infermeria.
Per fortuna sembrava deserta, era passata dallo studio di sua zia, ma prima che la donna potesse metterla al corrente delle novità, si era spostata verso il letto del suo paziente.
Non aveva alcuna voglia di incontrare Sirius,non dopo quello che era successo il giorno prima e soprattutto non in quello stato … Era praticamente un disastro: i capelli erano raccolti in uno chignon di fortuna, tenuto insieme da un fermaglio davvero improbabile, indossava una maglietta dei Rolling Stones nera che le arrivava poco sopra il ginocchio e che aveva adibito a vestitino per via del caldo ed un paio di All Stars rosse … Adorava la moda babbana, non poteva farci nulla.
Si era appena chinata per leggere la cartella clinica che una voce l’aveva fatta sobbalzare.
“Non dovresti tenere la bacchetta tra i capelli, potrebbe essere pericoloso, sai?”
 Eleanor aveva fissato incredula il ragazzo che la osservava con il capo inclinato di lato, ricordandole vagamente un gatto.
“Oh … Vedo che si è svegliato!Come sta?” aveva detto faticando a recuperare il dono della parola.
“Mi dai del lei? Guarda che non sono così vecchio …”
“Scusami, è abitudine … ” aveva risposto sorridendo.
A dire il vero, l’unico paziente a cui aveva dato sin da subito del tu, era stato Sirius ed era stato un errore madornale.
“Come ti senti oggi?” aveva poi aggiunto, per evitare di indugiare ancora a lungo su quei pensieri.
“Scombussolato, ma vivo … Immagino di doverti ringraziare …”
“E’ il mio lavoro, e poi se vogliamo essere corretti, io sono intervenuta solo dopo … Il merito va tutto al Preside ed al professor Piton per averti tratto in salvo …”
“Piton? Severus Piton?” aveva domandato Regulus sgranando gli occhi.
Ellie aveva annuito.
“Merlino santissimo, non avrei mai pensato che diventasse un professore … Deve aver mietuto numerose vittime!”
“Oh, sì .. E’ decisamente il più crudele dei professori di Hogwarts dai tempi di Salazar Serpeverde … Beh, in fin dei conti non a caso è il direttore della sua casa.”
“Hey, guarda che io sono stato smistato lì … Un po’ di rispetto, ragazzina!” aveva detto Regulus voltando il capo fintamente offeso.
Un brivido aveva scosso il corpo di Eleanor, di certo non era LUI, ma gli assomigliava dannatamente nei modi di fare.
Sì, perché sebbene a primo acchito sembrassero praticamente identici, per lei che aveva il volto di Sirius impresso in ogni suo particolare nella memoria, non esisteva alcuna difficoltà nel notare le differenze.
“A proposito, tu sei?” aveva poi domandato il più giovane dei fratelli Black ricordandosi all’improvviso di non conoscere il nome della sua guaritrice.
“Eleanor Chips, piacere …” aveva risposto la ragazza stringendogli la mano.
Almeno aveva a che fare con la versione educata.
 

Lily si era da poco materializzata all’ingresso del San Mungo, sin da quando si era svegliata, quella mattina aveva sentito la necessità di passare a trovare Alice e Frank.
In fin dei conti, da quando Harry era andato via dalla clinica, non era più riuscita a tornarvi.
Aveva passato tutto il pomeriggio a sistemare la camera di suo figlio, tra qualche giorno sarebbe stato il suo compleanno e se mai avesse deciso di rientrare, desiderava che avesse un posto tutto suo in cui stare.
Quella faccenda, unita al non sapere che cosa aspettarsi da quella notte di luna piena, la metteva in una situazione di ansia tale che aveva proprio bisogno di staccare la spina.
Ai tempi della scuola , l’unica temeraria che riuscisse nell’arduo compito di tranquillizzare la terribile Lily Evans era solo lei, Alice Prewett.
Prima di rivolgersi all’infermiera che si trovava all’accoglienza, aveva abbassato lo sguardo sul mazzo di gerbere che stringeva nelle mani, quella volta non ci sarebbero state le sue parole a darle conforto.
Ricacciando indietro le lacrime che minacciavano di venire giù da un momento all’altro, aveva domandato indicazioni per raggiungere la stanza dei coniugi Paciock, scoprendo che erano stati spostati al secondo piano.
Domandandosi il perché, ma non dandosi troppa pena per trovare una risposta, Lily si era incamminata nella direzione indicatale.
La porta della camera 123 era aperta e quando la donna si era affacciata all’interno aveva sentito una morsa stringerle il cuore.
Neville era al capezzale della madre e le parlava di qualcosa.
Era infinitamente ingiusto che quel povero ragazzo dovesse accontentarsi solo di questi istanti in compagnia dei suoi genitori, aveva desiderato come non mai sentire la voce della sua più cara amica rispondere a suo figlio.
Aveva sorriso quando aveva sentito la sua risata pervaderle le orecchie, sembrava così reale.
Non voleva essere invadente ed ascoltare ancora quella conversazione così privata, così aveva deciso di parlare
“Ciao Neville … ”
Il ragazzo si era voltato di scatto ed aveva sorriso alla madre di uno dei suoi più cari amici.
“Signora Potter …” aveva detto alzandosi in piedi.
Nel notare la persona che la fissava con gli occhi sgranati da dietro le spalle del giovane, Lily aveva lasciato cadere i fiori sul pavimento.
“Lils, sei proprio tu ?”
 

Silente aveva dato appuntamento a Sirius subito dopo la fine del suo turno in dipartimento.
Prima di recarsi nello studio del preside, l’animagus aveva fatto una deviazione verso l’infermeria, per fare visita a suo fratello, così come gli aveva promesso.
Aveva appena messo piede nella stanza che la voce di Regulus gli era arrivata alle orecchie, doveva essere in compagnia di qualcuno.
Inspiegabilmente, aveva sentito il cuore battergli a mille.
Si era affacciato dietro le tende che separavano il letto di suo fratello dagli altri e l’aveva vista.
Non era appariscente come Samantha, ma non si poteva dire che non fosse attraente.
Le si era avvicinato e aveva tirato via la bacchetta dalla sua acconciatura di fortuna.
“Non ti hanno insegnato che la bacchetta non è un fermacapelli ?”
Eleanor si era voltata di scatto e i lunghi capelli le avevano frustato la schiena.
Allora non si era sbagliata, aveva creduto di avere solo immaginato di sentire il suo odore, invece era lì e la fissava come se niente fosse.
Un velo di tristezza si era posato sui suoi occhi, era l’ennesima prova che non provasse niente.
“Buona sera anche a te …” aveva detto riappropriandosi della sua bacchetta con poca delicatezza.
“Lo vedi che avevo ragione io?” aveva domandato Regulus sorridendo.
Eleanor gli aveva fatto una smorfia prima di alzarsi e trovarsi a due centimetri da Sirius che non si era mosso di un passo e fissava i due stranito.
“Bene, Reg … Io vado, se hai bisogno di me mi trovi nello studio.” e così dicendo aveva rivolto un ultimo sguardo all’animagus e spostandosi era andata via.
Quando si era voltato verso suo fratello, le sopracciglia di Padfoot erano un tutt’uno.
“Non guardarmi così , fin quando eravamo da soli era tranquilla …”
Sirius aveva sentito qualcosa nei pressi dello stomaco attorcigliarsi.
“Sì ?”
“Già … E’ una ragazza simpatica, oltre ad essere davvero intelligente …”

“Ed è bellissima, anche se non lo sa …”
“Vedi, nemmeno ti svegli che già incontri una persona che ti piace …”
Regulus aveva annuito e Padfoot avrebbe voluto prendere a pugni il muro.
Quell’intimità inaspettata tra i due lo infastidiva, prima che Eleanor si aprisse leggermente con lui gli ci era voluto un mese intero ed in un pomeriggio suo fratello era riuscito a creare con lei un rapporto più confidenziale.
Si era scoperto a chiedersi cosa la ragazza pensasse di Regulus.
Era più giovane, aveva un carattere più mite, sicuramente sarebbe stato puntuale ai loro appuntamenti … Non era lui, e tanto bastava per renderlo la persona ideale per starle accanto.
Il suo ragionamento  non faceva una grinza, ma perchè aveva le mani strette a pugni da quando lo aveva iniziato?
Aveva tratto un profondo respiro, placare la rabbia stava diventando davvero difficile.
“Va tutto bene ?” aveva domandato suo fratello scrutandolo con attenzione.
“Tutto alla perfezione … ” aveva risposto intanto che un sorriso talmente finto che non convinceva nemmeno lui, si apriva sul suo viso.
A Regulus non era sfuggito, ma aveva preferito lasciar correre.
Con il passare del tempo una delle cose che aveva imparato sul conto di Sirius era che se aveva qualcosa da dire, lo avrebbe fatto lui … Prima o poi.
“Cavolo, è tardissimo!” aveva detto l’animagus scattando in piedi.
“Da un paio di giorni sembra che tu non faccia altro che correre dietro al tempo …”
“E’ così … Mi servirebbe una giornata di 48 ore …” aveva convenuto grattandosi la nuca.
“Reg, ascolta … Non so se domani riuscirò a passare a trovarti, ma sicuramente verrà James per vedere se hai bisogno di qualcosa, ok? E’ il mio migliore amico, quindi non fare lo spocchioso.” aveva poi aggiunto guardandolo con affetto.
“Non sono più un ragazzino Sir … ” aveva risposto Regulus, infastidito.
Sirius gli aveva rivolto uno sguardo scettico e mentre si dirigeva verso l’uscita aveva detto senza neanche voltarsi.
“Ciao El …”
Il rumore della porta che si chiudeva era stato seguito da quello della testa di Eleanor che sbatteva contro la scrivania, ripetutamente.
Regulus aveva sorriso sornione.
“Bingo …”
 

James aveva percorso per la ventesima volta il perimetro dell’ufficio del Preside, sbuffando aveva guardato l’orologio, mancava mezz’ora al tramonto e non c’era traccia né del canide, né di Lily.
“Jamie, ti prego … Piantala, il rumore dei tuoi passi mi rimbomba in testa da quando siamo arrivati.” aveva detto Remus con la testa tra le mani.
“Scusa Moony …”
“Lo so che sei preoccupato, ma non è così sconsiderato … Arriverà prima che compaia la luna.” aveva aggiunto mentre sorrideva a Ted che cercava di afferrare un suo dito.
La porta dello studio che si apriva aveva fatto voltare tutti tranne la professoressa McGranitt che quel giorno sostituiva il Preside nei suoi incarichi.
Silente era infatti partito d’urgenza qualche giorno prima, aveva intenzione di recarsi nella colonia di Lupi Mannari in Albania dove aveva spedito Remus per conto dell’Ordine al fine di scoprire qualcosa di più su quanto sarebbe accaduto quella notte.
“Scusate il ritardo …” aveva detto Lily
“Lils, hai gli occhi gonfi … Hai pianto?” aveva osservato James, mentre le prendeva il viso tra le mani e la scrutava preoccupato.
La donna aveva annuito.
“E’ successo qualcosa?”
“Alice e Frank si sono risvegliati … Sono passata dal San Mungo nel pomeriggio e loro erano lì a parlare con Neville.” aveva risposto sorridendo radiosa.
La vicepreside si era premuta una mano sul petto visibilmente commossa.
Aveva sempre pensato che Eleanor Chips avrebbe fatto grandi cose ed ora ne aveva conferma.
Non che si fosse mai sbagliata sul conto di qualcuno.
Intanto che i presenti tartassavano di domande la signora Potter per sapere nei dettagli l’accaduto, il gargoyle in pietra si era spostato di nuovo e qualche istante dopo, un Sirius Black decisamente sottotono aveva fatto il suo ingresso nella stanza.
“Professoressa ?” aveva detto l’animagus sgranando gli occhi.
“Black, la puntualità non è un optional …” aveva risposto la donna seccamente, poi con la praticità che la caratterizzava, si era posta al centro della stanza.
Padfoot si era poggiato stancamente alla parete che gli era più prossima e James gli si era portato accanto in un lampo.
“Tutto bene?”
“Sono solo debole, non preoccuparti … ” aveva risposto l’animagus sperando di suonare convincente.
Remus gli aveva rivolto uno sguardo empatico.
“Non è il caso di attendere oltre … ” aveva esordito la McGranitt.
“Signor Lupin, tu andrai nella Stamberga Strillante, come sempre … Lily, Dora, Ted ed il signor Potter staranno nella Torre di Grifondoro … Con il Preside lontano avrò bisogno di tutto l’aiuto possibile per tenere al sicuro le persone che sono nel castello …” aveva detto puntando lo sguardo scuro su Prongs.
“Per quanto riguarda te, Signor Black, abbiamo convenuto che la Torre di Astronomia sia il posto più adeguato, sarà eretta una barriera subito dopo la botola di accesso, in modo da impedirti di passare oltre una volta che sarai un lupo.”
Sirius aveva annuito cupamente.
Con un ultimo sguardo alle persone presenti nello studio, la professoressa di Trasfigurazione era sparita giù per la scala a chiocciola, desiderando lasciar loro un po’ di intimità.
“Bene, allora a domattina ragazzi … Non fate baldoria senza di noi
, mi raccomando!” aveva detto Padfoot tentando di distendere l’atmosfera.
Remus lo aveva stretto istintivamente in un abbraccio.
“Andrà tutto bene, non dimenticartelo … Ok ?” aveva detto fissandolo preoccupato, nonostante le rassicurazioni del Preside, non riusciva a stare tranquillo.
Sirius aveva sfoderato il suo sorriso sghembo.
“Pad …”
“Prongs, non fare quella faccia … Non può essere Moony l’ottimista della situazione, è contro natura!” aveva detto ridacchiando prima di dare un buffetto affettuoso a suo fratello.
Erano scesi insieme fino al corridoio del secondo piano, poi avevano preso strade diverse.
Remus aveva visto le persone più importanti della sua vita allontanarsi.
Sarebbero stati al sicuro, si ripeteva per convincersi, ma la sensazione di angoscia non voleva abbandonarlo.
Un basso ringhio aveva invaso la sua mente.
“Ricordatelo Lupin, io non sbaglio mai.”
 

La serata a casa Malfoy era trascorsa in maniera piuttosto piacevole.
Quando, dopo la lezione con Lucius, Harry era sceso al piano di sotto per la cena, aveva trovato ad attenderlo una lettera da Hogwarts.
Piton gli aveva assicurato che gli esami si sarebbero tenuti prima dell’inizio del nuovo anno scolastico, in modo da dare a chi non li avesse superati, la possibilità di frequentare normalmente i corsi.
A quella prospettiva il ragazzo si sentiva sprofondare nella disperazione più nera, non poteva perdere altro tempo.
Voleva diventare un auror e le uniche lezioni che avrebbe seguito sarebbero state quelle del corso di addestramento, anche a costo di diventare gobbo sui libri per ottenere i MAGO.
Si era rigirato la lettera tra le mani un paio di volte prima di aprirla.
“Preoccupato ?” la voce di Narcissa lo aveva riscosso dalle sue considerazioni.
“Un po’ …” aveva ammesso il giovane mentre le guance si coloravano lievemente.
“Stai lavorando duramente Harry, nelle materie che stiamo studiando insieme te la cavi benissimo  e Severus mi ha detto che sei molto migliorato anche in Pozioni … ”
“Il professor Piton ha detto questo?” aveva domandato incredulo.
Narcissa aveva annuito.
“Non farne parola con lui, mi raccomando …” aveva aggiunto facendogli l’occhiolino,quando gli altri li avevano raggiunti.
Rincuorato, Harry si era deciso a leggere.
“Notizie in merito alle date ?” aveva domandato Draco mentre prendeva posto accanto a lui.
“Già … ”
“Beh, allora ?”
“Il 29 Agosto alle ore 11:00 …” aveva detto Harry, il battito che accelerava pericolosamente.
“Non perdere tempo a preoccuparti di cose inutili … Manca ancora un mese e sai benissimo che in trenta giorni puoi imparare tutto quello che ti serve …  Fa che la mia influenza serva a qualcosa, sii un po’ Serpeverde ogni tanto …” aveva detto il ragazzo biondo intuendo i suoi pensieri.
L’espressione disgustata sul volto di Potter era stata davvero impagabile.
“Inutile sprecare le mie perle di saggezza con te … Continua pure a fare il Grifonscemo! Comunque che volevi chiedermi ?” aveva domandato osservandolo da sopra un bicchiere di succo di zucca.
“Non adesso … “ aveva risposto Harry, indicando con un cenno del capo il loro professore di Pozioni che li osservava con attenzione.
Mentre gli elfi domestici si apprestavano a servire la cena, Draco aveva maturato la triste convinzione che a causa di quel Potter e delle sue assurde richieste avrebbe condotto il resto della sua esistenza in una cella ad Azkaban.
 

Il Sole era tramontato da poco dietro le montagne che circondavano la scuola di magia, dalla posizione rialzata in cui si trovava, Sirius aveva potuto osservare il familiare paesaggio colorarsi di arancio.
Prima che la McGranitt lasciasse la Torre, le aveva chiesto come ulteriore precauzione di essere incatenato al muro
Ora che il momento della verità era vicino, poteva dire per la prima volta dopo tanto tempo, di essere davvero terrorizzato dalle possibili conseguenze.
Aveva vissuto le ore che lo separavano dal sorgere della luna come le ultime di vita per un condannato a morte.
La sorte delle persone che gli stavano a cuore era l’unica cosa a cui riusciva a pensare.
Non appena il parco era stato rischiarato dalla luce lunare ed un timido raggio lo aveva trafitto, il dolore gli aveva impedito di formulare qualsiasi altro pensiero sensato.
Gli sembrava di bruciare lentamente ed inesorabilmente.
Aveva sbattuto la testa contro il muro numerose volte per impedirsi di urlare, ma non aveva resistito a lungo.
Ben presto i corridoi vicini erano stati invasi dal suono della sua voce.
Non riusciva più a respirare, era esausto per quell’infinita agonia.
 
Poi, d’improvviso, il silenzio.
 
Sirius era seduto sul pavimento di pietra con il respiro affannoso, lentamente si era issato in piedi.
Aveva annusato l’aria e si era passato la lingua sulle labbra quando aveva avvertito, poco distante da lui, la presenza di esseri umani.
Con i sensi acuiti dalla luna piena, aveva persino potuto contarne i respiri.
Si era osservato con attenzione i polsi incatenati, aveva afferrato le estremità dei ferri e strattonando con forza aveva fatto cedere i già logori perni.
Esaltato dalla possibilità di muoversi liberamente, aveva ghignato scoprendo i denti aguzzi ed aveva puntato gli occhi color miele sulla botola.
Superata la barriera, niente avrebbe più potuto fermarlo.
 

All’ultimo piano della Tana, Ron osservava il cielo pensieroso.
C’era la luna piena, la prima per Sirius e nessuno aveva idea di come sarebbe andata a finire ed anche se l’avessero avuta, non si sarebbero dati pena di renderli partecipi.
Ormai anche loro erano membri dell’Ordine della Fenice, ma sarebbe passato parecchio tempo prima che potessero essere considerati alla pari di tutti gli altri ed avere la loro stessa possibilità di accedere a determinate informazioni.
Stancamente si era poggiato con il gomito alla superficie di vetro dalla quale filtrava la luce lunare ed il suo migliore amico si era insinuato ancora una volta tra i suoi pensieri.
Per quanto provasse a far finta di nulla, Harry gli mancava da morire.
Era trascorso un mese da quando era sparito e non aveva inviato loro nemmeno un biglietto.
Comprendeva la ragione, in fin dei conti, se si fosse scoperto il loro nascondiglio, i Malfoy sarebbero stati in cima alla lista nera dei Mangiamorte e non poteva di certo biasimare il fatto che volesse proteggerli.
In quel momento poteva capire perfettamente il modo in cui Harry doveva essersi sentito prima dell’inizio del quinto anno di scuola.
Per quanto tentasse, però non poteva credere che avesse preferito rivolgersi ad un Serpeverde piuttosto che a loro; la cosa che più gli faceva rabbia era che non si trattasse di una serpe qualsiasi, bensì quella con cui avevano litigato quotidianamente per ben sei anni di scuola, che si faceva beffe di lui in ogni occasione e toccando tasti che lo ferivano profondamente, come la morte dei suoi genitori.
Aveva sempre pensato che il suo migliore amico avesse una capacità di perdonare ben al di sopra della sua, ma mai avrebbe creduto che arrivasse fino a quel punto.
Era ferito dal suo comportamento ed arrabbiato per il modo in cui stava trattando loro e soprattutto sua sorella.
Ginny non mangiava altro se non lo stretto necessario per sopravvivere, parlava di rado, non usciva mai.
Era così diversa dalla ragazzina solare che era sempre stata.
Ron non era certo che qualora Harry avesse deciso di tornare, avrebbe potuto comportarsi come se niente fosse, dimenticando tutto.
Il rumore della porta che si apriva lo aveva obbligato ad abbandonare i propri pensieri, si era voltato per puntare gli occhi azzurri su Hermione.
Indossava la sua maglietta da Quidditch ed un paio di shorts chiari.
“Ho preso un po’ di succo di zucca dalla cucina … Pensavo di trovarti a ripetere …” aveva detto la ragazza inarcando un sopracciglio.
“Oh, dai … Abbi pietà … E’ mezzanotte!”
“Lo so, ma il mio programma è stato fatto in modo che riuscissimo a fare una seconda ripetizione di tutto prima del 29 Agosto … E non sono previste distrazioni!” aveva ribadito la giovane , sventolandogli davanti al viso un calendario.
Con un gesto rapido, il ragazzo lo aveva afferrato ed avvicinandosi in modo che il suo corpo aderisse perfettamente a quello di Hermione, lo aveva lasciato cadere sul tappeto ai piedi del letto.
“Diciamo che i miei piani per stasera sono molto più interessanti …”
 

Nella Torre di Grifondoro, James non riusciva a trovare pace in nessun modo.
Avrebbe voluto essere con i suoi amici, odiava non sapere cosa stesse accadendo, ma la McGranitt aveva ragione, con il Preside fuori dal castello era necessario che qualcuno le desse manforte.
Si era passato per l’ennesima volta la mano tra i capelli, scompigliandoli al punto che sembrava che sulla testa avesse dei rovi.
“Tesoro, resterai calvo se non ti dai una regolata …” aveva detto Lily, mentre osservava con attenzione i pezzi sulla scacchiera al fine di definire una strategia vincente.
Prongs le aveva rivolto il suo migliore sguardo ferito e Dora, incapace di trattenersi, era scoppiata a ridere.
“Insensibili …” aveva detto  offeso fino all’inverosimile aveva deciso di giocare un po’ con Teddy, lui almeno non l’avrebbe deriso.
Il bambino dormiva della grossa nella sua culla, gli si era avvicinato e gli aveva posato una carezza sul capo.
La sua somiglianza con Remus era inconfutabile.
Sebbene potesse modificare a piacimento il suo aspetto, la sua indole era assolutamente affine a quella del padre.
Trascorreva la maggior parte del tempo guardando con ammirazione ad ogni novità e non lo aveva mai sentito piangere per capriccio.
Era un birbantello, come ci si poteva aspettare dal figlio di un Malandrino e di una discendente dei Black, ma non poteva nemmeno lontanamente competere con Harry alla sua età.
Un tenero sorriso gli aveva illuminato il viso al ricordo del disastro che suo figlio aveva combinato in cucina per prendere il boccino giocattolo che gli aveva regalato.
Se chiudeva gli occhi poteva vederlo nel bel mezzo del caos, ricoperto di farina dalla testa ai piedi che teneva in alto il giocattolo come se fosse un ambito trofeo.
Senza rendersene conto si era ritrovato davanti all’enorme finestra che dava sul parco.
Era sicuro che Moony, senza lui e Padfoot a tenerlo a bada, sarebbe rimasto confinato nella Stamberga.
Harry.
Sirius.
Remus.
Era preoccupato, come non lo era dai tempi della prima guerra magica.
Sospirando, aveva abbassato le palpebre al fine di tranquillizzarsi.
L’odore di lavanda di Lily, gli aveva pervaso le narici ed aveva sentito la pressione della testa di sua moglie sulla spalla.
Vi aveva posato su il mento.
“Dovresti tornare a giocare con Tonks, sarà preoccupata per Remus …” aveva detto mentre le baciava i capelli.
“A dire il vero sta ronfando sulla tua poltrona preferita …” aveva risposto la donna con un sorriso.
James era caduto quasi a gambe all’aria.
“Beh, in fin dei conti Ted è figlio suo, ci deve essere una ragione se dorme sempre!”
 
 
“POTTER, SEI IMPAZZITO ?” aveva urlato Draco Malfoy trattenendosi dal desiderio di prenderlo a pugni.
“Devo essere pronto a tutto e questo è l’unico modo … ”
“No, la mia risposta è no e sarà sempre assolutamente NO.”
“Draco, ti prego … ”
“Non esiste, non puoi chiedermelo … Non questo.”
“Non lo farei se non fosse necessario … Non avrei voluto coinvolgere nessuno, ma non posso farlo da solo … Ci ho già provato.”
Draco aveva sgranato gli occhi e lo aveva fissato incredulo.
Quella cicatrice doveva avergli causato qualche danno celebrale latente che si era manifestato solo in quel momento.
“So che pensi che io sia un folle …”
Malfoy gli aveva rivolto uno sguardo eloquente.
“Tu non puoi capire perché non hai vissuto la mia vita … Sin da quando ero troppo piccolo anche per parlare ho visto morire le persone che amavo.
Non sai cosa significa avere paura di affezionarsi a qualcuno perché tanto prima o poi se ne sarebbe andato come tutti gli altri.
Non hai neanche la minima idea del senso di colpa che ti corrode l’anima, perché io SO di essere stato la causa della morte di tutte quelle persone e se non vuoi aiutarmi, va bene … Troverò comunque un modo per farlo, non posso permettere che quella maledizione mi metta a tappeto senza possibilità di difendermi.”
Draco era rimasto basito, nonostante il loro rapporto fosse cambiato radicalmente, nessuno dei due era mai sceso così nel dettaglio quando si parlava dei loro sentimenti.
Aveva emesso uno sbuffo infastidito, da quando frequentava quel Grifoncretino, tutta quella giustizia e senso del dovere lo avevano quasi reso un sentimentale e decisamente si auto nauseava.
Con un ultimo sguardo al parco, deserto a quell’ora di notte aveva alzato la bacchetta.
“Stai in guardia Potter … Non ti assicuro che ci riuscirò, come sai c’è bisogno della volontà di fare del male affinchè l’incantesimo funzioni e incredibile, ma vero io non ne ho nessuna intenzione.”
Harry gli aveva sorriso raggiante.
“Grazie …”
“Le tue trovate geniali mi procureranno una visita prolungata ai Dissennatori.” aveva detto mentre osservava il ragazzo occhialuto sistemarsi a qualche metro di distanza da lui.
Si era ritrovato a provare un leggero senso di invidia per il suo coraggio.
“Malfoy, non abbiamo tutta la vita …”
Prima di scivolare in posizione d’attacco, Draco aveva roteato gli occhi al cielo, esasperato.
“Crucio!”
 
 
La McGranitt era alle prese con alcuni dossier da sistemare, molti documenti erano andati perduti durante l’attacco alla scuola ed era compito suo e del Preside assicurarsi che quelli più importanti venissero sostituiti.
Lo sfregare della piuma sulla pergamena era stato interrotto dal rumore di un becco che picchiettava sulle alte finestre, con un gesto della bacchetta la vicepreside aveva lasciato che un maestoso barbagianni entrasse nello studio e le lasciasse cadere una lettera tra le mani.
Era la scrittura di Silente, non aveva dubbi.
Con un senso di angoscia crescente aveva aperto la missiva rimanendo un po’ sorpresa nel trovarvi solo due righe.
 
Non è un lupo mannaro, gli incantesimi non funzioneranno.
Sarò ad Hogwarts il prima possibile.
                                                                              A.S.

 
Con una mano premuta sulle labbra si era alzata ed aveva imboccato l’uscita.
Sperava con tutto il cuore che chi avesse dato quelle informazioni al Preside si fosse sbagliato.
Alla velocità massima che le consentivano l’età e la lunga gonna scura, si era inerpicata fino alla Torre di Astronomia.
Il rumore sordo del cuore che martellava contro le costole aveva accompagnato la vista della botola divelta.
Qualunque cosa Sirius Black fosse diventato, in quel momento era in giro per il castello.
Pregando di non arrivare troppo tardi aveva percorso la strada a ritroso per dirigersi verso il dormitorio di Grifondoro.
Quando vi era arrivata per poco non aveva rischiato un infarto, il buco del ritratto si stava richiudendo, lasciando intuire che fosse uscito od entrato qualcuno.
Si era affrettata all’interno ed aveva trovato i coniugi Potter e Dora, profondamente addormentati.
Aveva mentalmente tirato un sospiro di sollievo e con gentilezza li aveva risvegliati.
“Professoressa, va tutto bene?” aveva domandato James nervoso.
“Sirius è riuscito a fuggire …”
Lily si era premuta una mano sul petto, ma l’urlo di Dora le aveva impedito di dire alcunché.
“CHE SUCCEDE ?” aveva domandato l’uomo andando accanto alla culla.
“Ted non c’è … E’… Sparito!” aveva detto la donna pallida come un cencio.
La McGranitt aveva ricordato il particolare che le era sfuggito per la gioia di trovarli incolumi.
“Il quadro della Signora Grassa si stava richiudendo quando sono arrivata …” e così dicendo si era portata davanti all’ingresso per interrogarne la guardiana.
Le parole della Signora avevano dato conferma ai suoi sospetti.
“Ted è uscito dal dormitorio …” aveva detto con gli occhi lucidi per la preoccupazione.
Tonks aveva perso le forze e si era appoggiata al divano, mentre Lily le era accorsa accanto.
“Devo andare a cercarlo …” aveva detto tentando di rimettersi in piedi.
“NO, tu non vai da nessuna parte.” era intervenuto James che con la bacchetta stretta in mano si accingeva ad uscire.
“E’ mio figlio!” aveva protestato Dora con le lacrime che le rigavano il volto.
“Ho promesso a Remus che vi avrei tenuti al sicuro … Ed è quello che ho intenzione di fare.” aveva ribadito James e Tonks si era lasciata andare ad un pianto liberatorio sulla spalla di quella che poteva ormai considerare un’amica.
“Chiudetevi dentro …” aveva poi aggiunto Prongs mentre lasciava una carezza sul viso di sua moglie.
 Senza fermarsi un attimo a riflettere, aveva iniziato a domandare ai quadri se avessero visto un bambino gattonare da quelle parti e seguendone le indicazioni era arrivato in un corridoio su cui si apriva una finestra ad arco che dava sul lago.
L’ambiente era poco illuminato, ma era riuscito subito ad individuare il bambino.
“Ted …” lo aveva chiamato gentilmente per evitare di spaventarlo.
“Io Mes ?” aveva domandato il piccolo, guardandolo da sopra una spalla.
“Sì, sono io … Sto venendo a prenderti.” aveva detto James ed avvicinandosi lo aveva preso in braccio.
“Stai bene?” aveva domandato, mentre lo osservava con attenzione.
Il bimbo aveva annuito e indicando con il ditino paffuto qualcosa dietro alle sue spalle aveva urlato contento
“Io Us!!!”
James si era voltato di scatto ed era rimasto letteralmente pietrificato.
In piedi di fronte a lui c’era  suo fratello.
Non era sottoforma di lupo, eppure qualcosa lo inquietava profondamente.
All’apparenza non aveva nulla di diverso, se non i capelli un po’ più lunghi ed un po’ di peluria sulle mani, ma sentiva che non era la stessa persona di sempre.
Sirius aveva alzato la testa e Prongs aveva trattenuto il respiro.
Gli occhi erano completamente ambrati ed il volto era deformato da un ghigno malvagio che lasciava scoperti i denti.
Prima che potesse muovere anche un solo passo , si era trovato scaraventato contro il muro e per un momento il mondo era stato a macchie bianche.
Superata la confusione iniziale aveva provato a difendersi, ma Sirius era più forte di lui.
Non voleva usare incantesimi, lo avrebbe ferito.
D’altro canto mancava ancora un’ora all’alba, doveva trovare un altro modo per fermarlo, aveva così provato a parlargli per farlo rinsavire.
“Sir … Sono io, non mi riconosci ?” aveva detto mentre provava a divincolarsi dalla presa di suo fratello.
Per tutta risposta aveva ricevuto una stretta ancora più forte intorno alla gola.
James stava diventando blu per la mancanza d’aria, sarebbe morto se non si fosse deciso a lasciarlo quando le urla disperate di Ted, avevano fatto sì che la mano che si era serrata attorno al suo collo si spostasse.
Era caduto in ginocchio al suolo e mentre tossiva aveva visto qualcosa che gli aveva gelato il sangue nelle vene.
Sirius guardava il bambino famelico, si era passato la lingua sulle labbra e lentamente aveva preso ad avanzare verso di lui.
Tentando il tutto per tutto, Prongs aveva deciso di ricorrere alla sua forma animale, prendendo la rincorsa lo aveva caricato, ma quello era ricaduto sugli arti come un gatto ed era passato al contrattacco.
L’ultima cosa che James aveva visto prima di perdere conoscenza era stato il suo migliore amico che teneva per il torso il bambino che piangeva terrorizzato.
Sirius era eccitato.
L’odore della paura lo inebriava tanto da fargli perdere il controllo, senza quello scocciatore avrebbe potuto godersi il moccioso in pace.
Aveva scoperto i denti aguzzi, pronto a sferrare un morso ed ucciderlo, quando Ted aveva allungato una manina e gli aveva carezzato la guancia.
In quel momento, grazie a quel tocco, aveva rivisto la prima volta che lo aveva tenuto tra le braccia e per farlo ridere gli aveva fatto delle smorfie assolutamente ridicole.
“Pad, smettila è il mio unico figlio, non voglio che diventi deviato come te …”
Remus.
Stava per uccidere il figlio del suo migliore amico.
Aveva posato il bambino sul pavimento e si era allontanato.
Un dolore lancinante gli stava dividendo la testa in due.
Era come se in lui, dopo lo scontro con Greyback, coesistessero due creature completamente diverse.
Con la luna piena aveva preso il sopravvento quella desiderosa di uccidere.
Si era improvvisamente ricordato di un libro che gli aveva letto Eleanor, “Dottor Jeckyll e Mister Hide”.
Stava lottando con tutto se stesso per impedirsi di  far del male a Ted, voltando il capo aveva visto James privo di sensi ed aveva sentito rompersi qualcosa dentro di lui.
Sgranando gli occhi che variavano dal ghiaccio all’ambrato a seconda che l’una o l’altra parte prendesse il sopravvento, aveva rivissuto uno dei pomeriggi passati al capezzale di suo fratello ..
“Bene …  Per oggi è tutto …” aveva detto Eleanor chiudendo il libro e massaggiandosi gli occhi stanca.
“Non ci pensare nemmeno, voglio sapere come finisce.”
“Sai leggere, perché non lo scopri da solo?!”
“Mi piace ascoltare la tua voce. Quindi sarai tu a dirmelo … Adesso.” aveva detto sfoderando il suo migliore sorriso sghembo.
La ragazza era arrossita.
“Jeckyll decide di suicidarsi, portando via con sé anche la sua parte malvagia.”

Ed era quello che anche lui avrebbe dovuto fare.
“Tu non puoi ucciderci.” aveva detto una voce strascicata nella sua testa.
“Posso e lo farò.”
“Come la mettiamo con i tuoi cari amichetti ? Se muori non avrai più la possibilità di vederli.” aveva risposto.
Una fitta ancora più forte aveva portato Sirius ad inginocchiarsi con la testa tra le mani sotto lo sguardo sofferente di Ted.
“Io Us mae ?” aveva domandato il bambino mentre gli carezzava una mano nella convinzione di alleviare il suo dolore.
James aveva ripreso i sensi e con uno sforzo non indifferente si era messo a sedere massaggiandosi la testa.
Era scattato in avanti quando aveva visto il figlio di Remus così vicino a quello che sarebbe potuto diventare il suo assassino.
Si era, però fermato immediatamente quando aveva notato gli occhi azzurri di suo fratello posarsi sul bimbo.
“No, zio Sirius sta bene Ted … Scusa se ti ha fatto male, non voleva.” aveva detto con un filo di voce, provato dal dolore.
Il bambino aveva sorriso.
Padfoot sapeva che la sua parte malvagia era più forte dell’altra, l’aveva inconsapevolmente alimentata con tanti anni di odio verso la sua famiglia e la voglia di vendetta nei confronti di Peter.
Doveva muoversi o presto avrebbe perso il controllo e le conseguenze sarebbero state irreparabili.
Aveva spostato Ted di lato con gentilezza ed aveva guardato James che con gli occhi lucidi li fissava.
Avrebbe voluto dirgli qualcosa, ma non poteva concentrare la sua attenzione su altro che non fosse se stesso.
Adoperando tutta la sua forza si era dato una spinta contro il muro, aveva infranto il vetro della finestra e si era buttato nel vuoto.
Prongs aveva osservato tutta la scena come se si fosse svolta al rallentatore.
Una lacrima solitaria gli aveva attraversato il viso per infrangersi sul pavimento di pietra colorato dalla luce del primo mattino.
 
 
Angolino di Arwen
Ciao a tutti!!
Ecco a voi il 21esimo capitolo, credetemi ho tentato di farlo meno lungo, ma proprio non ci sono riuscita!
Regulus si è risvegliato e finalmente il caso Sirius è arrivato ad una svolta, spero davvero di non aver deluso le vostre aspettative!
Come consuetudine, ringrazio chi recensisce la mia storia, regalandomi sempre un sorriso e chi dedica parte del proprio tempo anche solo a leggerla!
 
*E’ una frase che ho sentito in un telefilm: “Suits”.
 
Affettuosamente vostra,
Arwen
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


CAPITOLO 22

 

I’m coming home
Let the rain wash away all the pain of yesterday
Back where I belong, I never felt so strong.
I’m coming home, Diddy



 
 
James era in piedi sotto le fronde degli alberi che ai margini della Foresta Proibita proiettavano ombre sul capannello di persone lì riunite.
Sentendosi soffocare, aveva allentato il nodo della cravatta, nella vana speranza che l’ossigeno potesse tornare a rianimare i suoi polmoni.
Un groppo alla gola, gli aveva lasciato intuire che non sarebbe stato così facile.
Aveva voltato il capo in direzione di Remus che pallido come lui teneva lo sguardo fisso davanti a sé e suo figlio stretto in grembo.
Lacrime silenziose gli rigavano il volto segnato da numerose cicatrici.
Scuoteva il capo Moony, come se non riuscisse a capacitarsi che fosse accaduto realmente.
James gli aveva posato una mano sul braccio ed il suo corpo era stato scosso dai singhiozzi.
Poco più avanti rispetto a loro, Harry stringeva sua madre in un abbraccio.
Nessuno aveva la forza per parlare, la voce di Silente era l’unica che rompeva quel solenne silenzio.
Prongs non aveva capito una sola sillaba di quel discorso, le orecchie erano pervase da un ronzio che lo rendeva sordo.
Era il giorno più caldo dell’estate quello in cui Sirius Black se n’era andato.
Morto sul colpo, era stata la diagnosi dei guaritori.
Gli occhi di James erano puntati sulla lucida superficie di legno in cui si trovava il corpo del suo migliore amico.
Non era giusto che finisse così, non adesso, non di nuovo.
Avrebbe voluto spaccare il mondo, ma la verità era che a stento riusciva a reggersi in piedi.
Era come se con Sirius avesse perso anche se stesso.
La testa gli girava vorticosamente, nella mente il maledetto momento in cui aveva visto suo fratello gettarsi nel vuoto.
Se fosse stato più rapido avrebbe potuto salvarlo, se fosse stato più attento Ted non sarebbe uscito dalla Torre.
Se …
Incapace di reggersi in piedi, si era poggiato al tronco di un enorme pino ed aveva osservato con attenzione la bottiglia di Fire Whiskey che aveva comprato per lui.
I ricordi dei momenti vissuti insieme erano vividi nella sua testa e la disperazione minacciava di annegarlo.
Morto.
Non poteva essere vero.
Aveva guardato per l’ultima volta quella maledetta bara, sperando che si fosse sbagliato che avesse immaginato tutto, ma era ancora lì.
James aveva serrato le palpebre.
No.
Non era possibile.
Non poteva accettare che fosse finita così.
Era suo fratello.
Un raggio di sole lo aveva colpito in pieno viso …
 
E Prongs si era svegliato.
Aveva impiegato un po’ di tempo a realizzare che si fosse trattato di un sogno.
Aveva alzato lo sguardo e Sirius era lì, nella stanza che gli avevano assegnato al San Mungo.
Faticando un po’ a recuperare il ritmo del respiro, gli aveva posato due dita alla base del collo.
Chiudendo gli occhi aveva accolto il sollievo legato al pulsare della carotide sotto i suoi polpastrelli.
Era vivo, ma non di certo per merito suo.
Silente era arrivato come sempre al momento giusto ed aveva arrestato il corpo di suo fratello poco prima che si sfracellasse al suolo.
Stanco per la posizione in cui si era a lungo costretto, James si era stiracchiato ed aveva mosso qualche passo verso la finestra della stanza poggiandosi sulla superficie di vetro con un braccio.
Il paesaggio urbano della Londra babbana si apriva sotto di lui ed a giudicare dalla posizione del Sole in cielo dovevano essere almeno le otto del mattino.
Remus ed il suo attacco di panico sarebbero arrivati a breve.
Come se l’avesse evocato, se l’era ritrovato davanti.
Era visibilmente distrutto, la nottata doveva averlo provato parecchio.
Gli occhi color miele erano lucidi, come sempre quando era preoccupato e circondati da profonde occhiaie scure.
Dopo averlo osservato con attenzione ed essersi portato una mano a scompigliare i capelli James aveva finalmente parlato
“Rem, stai bene ?”
Il licantropo aveva annuito debolmente.
“C-cosa è successo?”
“Ted è scappato dai dormitori ieri notte … ”
Moony aveva sussultato.
“Sono andato a cercarlo e l’ho trovato quasi subito … L’unico problema è che anche qualcun altro lo aveva individuato … ” aveva aggiunto scuro in volto, mentre rivolgeva uno sguardo a Sirius.
“Non è possibile … Gli incantesimi per sigillarlo sulla Torre di Astronomia erano potentissimi, nessun licantropo sarebbe potuto uscire di lì …” aveva risposto l’altro incredulo.
“Il punto è proprio questo Rem, lui non era un lupo mannaro … Ci ha attaccati, ma prima che potesse fare qualcosa di irreparabile si è lanciato nel vuoto …”
Remus si era voltato di scatto verso il letto in cui giaceva il loro migliore amico, aveva osservato con attenzione il petto che si alzava ed abbassava con regolarità, i tagli che si era procurato sul viso.
Intuendo i suoi pensieri, Prongs era intervenuto
“Silente è arrivato appena in tempo per salvarlo … Altrimenti …” e prima che potesse continuare, l’incubo che aveva fatto qualche minuto prima si era ripresentato davanti ai suoi occhi e la voce si era incrinata.
“Lo sapevo che sarei dovuto rimanere nel castello … Non dovevo allontanarmi, avrei potuto aiutarti … Non avrei dovuto permettere che fosse da solo durante la sua prima trasformazione o quello che era.” aveva detto Remus mentre si abbandonava su una sedia e prendeva la testa tra le mani.
Non si era dato il tempo di riprendersi dopo la trasformazione ed in quel momento dire che fosse esausto sarebbe stato un eufemismo.
James si era accomodato ai piedi del letto di Sirius proprio di fronte a lui.
“Se bisogna distribuire colpe, io ne ho la maggior parte … Se fossi stato più attento, Ted non sarebbe riuscito ad uscire …”
“Non sai con chi hai a che fare … Quel bimbo è meglio di Houdini …” aveva detto Moony accennando un sorriso.
“Sta bene … State bene, tutti … Ed è questo quello che conta.” dopo essersi passato una mano sugli occhi, aveva voltato il capo verso l’amico, ricordandosi della questione lasciata in sospeso.
“Cos’ha scoperto Silente?”
“Il capo della colonia dei lupi mannari nella quale sei stato per conto dell’ordine …”
“Aureljan … ”
“Esatto … Gli ha detto che Greyback non ha mai avuto intenzione di trasformare Sirius, ma l’ha maledetto solo a metà …”
“Che intendi?” era intervenuto Remus aggrottando la fronte.
“Se avesse ucciso qualcuno durante la sua prima trasformazione, la maledizione sarebbe stata completa e Sirius sarebbe stato asservito a lui per il resto della sua vita … ”
Moony era stato scosso da un brivido prima di potersi controllare.
“Quindi, siccome non è accaduto nulla, è libero ?”
“Credo di sì, ma dovremmo aspettare che si svegli per vedere se il cerchio ambrato è scomparso …  ” aveva concluso Prongs voltandosi in direzione di suo fratello ed era quasi balzato in aria, quando lo aveva trovato a fissarli.
I due Malandrini avevano sospirato di sollievo dopo aver osservato attentamente gli occhi del terzo.
“Mi rendo conto di essere bellissimo, ma potreste evitare di sospirare come due collegiali? È inquietante.”
 
 
Nel suo studio al settimo piano dell’ospedale magico, Eleanor Chips aveva abbandonato per l’ennesima volta l’idea di fare colazione.
Brandon Cooper, la sua ombra da quando aveva messo piede nella clinica, gli aveva portato dei biscotti al cioccolato ed un cappuccino.
Pensava che fosse stato un calo di zuccheri quello che aveva avuto quando aveva quasi perso i sensi quella mattina all’alba.
Le avevano detto che sarebbe arrivato un paziente da Hogwarts, a quanto dicevano aveva fatto un volo di parecchi metri e si aspettavano che fosse in fin di vita.
Non conosceva il motivo, ma nell’udire quella notizia il suo stomaco si era contratto dolorosamente.
Quando aveva posato gli occhi verdi sull’uomo che giaceva apparentemente privo di vita sulla barella, aveva compreso la ragione della sua strana ansia.
Le tremavano le mani mentre eseguiva gli incantesimi diagnostici e si apprestava a curare le ferite sul volto di Sirius.
Lo aveva accompagnato personalmente nella stanza che gli era stata affidata ed aveva appena messo piede fuori dalla porta, quando le ginocchia avevano ceduto e sarebbe caduta di certo se Brandon non l’avesse afferrata.
“Dovresti mangiarli i biscotti, non contemplarli … ” la voce del guaritore, l’aveva riscossa dai suoi pensieri.
“Sto bene … Sai che non faccio mai colazione …” aveva detto alzandosi e recuperando il suo tono pratico.
“Testarda …”
“I Paciock sono tornati dalla seduta di fisioterapia ?”
Brandon aveva scosso il capo sconfitto.
“No, staranno fuori tutto il giorno …”
“Perfetto … Novità, su Si … Sul nuovo paziente ?” aveva domandato, mentre si fingeva poco interessata.
“I parametri vitali sono nella norma, sono appena passato dalla stanza ed era sveglio … Credo che possa essere dimesso già in giornata.”
Le spalle di Eleanor si erano rilassate.
“Io devo occuparmi dei pazienti del reparto Malattie Infettive … Puoi gestire tu questo caso?” le aveva domandato Cooper, tirandola ancora una volta, fuori dalle sue riflessioni.
Lentamente aveva annuito.
“Sei sicura di stare bene ?” aveva domandato poi, avvicinandosi pericolosamente al suo volto.
“Sì, tranquillo Brandon … Non vorrei trattenerti oltre, va pure …” aveva risposto, mentre si accomodava strategicamente alla sua scrivania.
“Se hai bisogno di me, sai dove trovarmi …” aveva detto il collega rivolgendole un sorriso sincero.
Eleanor l’aveva visto allontanarsi nel corridoio con un leggero senso di colpa a serrarle il petto.
In quel momento aveva sicuramente bisogno di qualcuno, ma non si trattava di lui.
 

Quella mattina di fine Luglio, Ginny Weasley si era alzata stranamente di buon’ora ed era scesa a fare colazione con la sua famiglia.
Era da quando la sua relazione con il Salvatore del mondo magico era terminata che non faceva altro che stare chiusa nella sua stanza.
Non sopportava la compagnia di nessuno al di fuori di se stessa.
Rispetto ai primi giorni le cose erano gradualmente migliorate.
Harry era una componente fondamentale della sua esistenza e non sarebbe stato facile andare avanti senza di lui, ma ce l’avrebbe fatta ad ogni costo.
Dopo aver terminato di mangiare aveva aiutato sua madre a sistemare la cucina ed era salita al piano di sopra per fare una bella doccia.
Aveva sempre avuto la convinzione che l’acqua calda al punto giusto avesse la capacità di portare con sé tutti i pensieri negativi e lei ne aveva davvero tanti.
Si era asciugata i capelli con cura meticolosa ed aveva indossato una salopette di jeans corta con una camicetta a quadri.
Tra meno di un’ora sarebbe uscita dopo quasi due mesi di reclusione.
In quel periodo di tempo aveva intrattenuto una corrispondenza con un ragazzo che si era mostrato da sempre interessato a lei.
Dopo numerosi rifiuti, aveva acconsentito a recarsi con lui a Diagon Alley per recuperare il materiale didattico per il nuovo anno ad Hogwarts.
Ad interrompere i suoi pensieri era arrivata la voce di sua madre
“Ginny, c’è Dean!”
“Arrivo subito!” si era alzata in fretta, troppo presa nelle sue considerazioni non aveva notato che fosse già ora di andare.
Aveva afferrato la borsa e la lista dei libri e stava imboccando l’uscio quando aveva notato un pezzo di carta sul pavimento, probabilmente era caduto dal caos che regnava sulla sua scrivania.
Lo aveva afferrato e le si era fermato il cuore in petto quando aveva visto se stessa sorriderle abbracciata ad un ragazzo con gli occhi smeraldo ed i capelli spettinati che faceva le boccacce.
I dubbi che aveva tentato di arginare fino a quel momento l’avevano investita come un fiume in piena.
E se stesse sbagliando tutto?
Poi il ricordo di come quello stesso ragazzo se n’era andato nonostante le sue suppliche di restare le era esploso davanti agli occhi.
Aveva accartocciato l’immagine e l’aveva gettata nella pattumiera.
Non c’era più posto per Harry Potter nella sua vita.
 
 
Sirius si sentiva più che scombussolato, era come se fosse stato investito da un Nottetempo carico di Ippogrifi obesi intenti a fare baldoria.
La testa gli pulsava dolorosamente ogni qualvolta tentava di formulare un pensiero di senso compiuto; non  appena aveva aperto gli occhi aveva tentato di ricordare quello che era accaduto, ma era tutto troppo confuso.
James e Remus lo guardavano preoccupati, non era da lui tacere tanto a lungo.
“Va tutto bene ? ” aveva domandato Moony.
Sirius aveva annuito, per poi serrare le palpebre per tentare di arrestare il senso di nausea che lo aveva colpito dopo quel movimento.
D’improvviso il volto terrorizzato di Ted e James che giaceva privo di sensi erano apparsi nei suoi pensieri, aveva sgranato gli occhi per poi rivolgere uno sguardo ansioso a suo fratello.
“Non è successo nulla di grave Pad, stai tranquillo … ”
L’animagus si era leggermente rilassato.
“Silente è riuscito a capire qualcosa su quello che mi è capitato ?” aveva poi domandato con voce roca.
James e Remus avevano provveduto a metterlo al corrente delle informazioni che il preside aveva ricevuto dal capo della colonia di licantropi.
A fine racconto, Padfoot era davvero livido.
“Quel figlio di puttana … ”
“Dai Sir, tranquillo … L’importante è che sia tutto finito per il meglio …”
Remus e la sua visione ottimistica del mondo, stavano cominciando a stancarlo … Lo preferiva quando prevedeva catastrofi un giorno sì e l’altro pure, dimostrandosi all’altezza di Sibilla Cooman.
“No, non esiste … Non posso credere che quel … Volesse controllarmi  … Avrei potuto uccidere qualcuno e diventare suo schiavo per il resto della mia vita …” aveva detto mentre stringeva le lenzuola tanto da farsi sbiancare le nocche.
“Greyback farà una brutta fine, quant’è vero che mi chiamo Sirius Black.” aveva poi aggiunto a denti stretti.
James stava per dire qualcosa quando un leggero bussare alla porta lo aveva interrotto.
“Avanti …” aveva detto incerto.
Era sicuro che Dora e Lily fossero andate via dal San Mungo.
La prima doveva lavorare, mentre la seconda sarebbe andata ad Hogwarts per controllare se Regulus avesse bisogno di qualcosa.
Quando Kingsley aveva fatto il suo ingresso nella stanza, aveva trovato i tre uomini a fissarlo con gli occhi sgranati.
“Che c’è? Sono il ministro della magia, so tutto quello che avviene in giro …” aveva detto pomposo.
In risposta aveva ottenuto un sopracciglio alzato da parte di Remus.
“Oh, e va bene … Me l’ha detto Silente ed ho pensato di venire a vedere come stesse il pulcioso … Contenti?!”
“Sì, ora la tua spiegazione regge decisamente di più …” aveva detto Prongs ridacchiando.
Sirius si era limitato a rivolgergli uno sguardo torvo.
“Nonostante tutto vedo che sei in forma …” aveva aggiunto il ministro, mentre adoperava tutto il suo autocontrollo per non ridere.
“Ma tu non devi fare altre cose, tipo lavorare ?!” aveva domandato Padfoot fintamente risentito.
“Sì, infatti sono venuto a recuperare James … C’è stato un attacco in un piccolo villaggio in Galles e mi servono uomini per fare delle indagini sul posto … “ aveva risposto cambiando radicalmente il tono.
“Vengo anch’io … ” aveva detto Remus, ma Kingsley non aveva voluto transigere.
Dopo averli salutati lui e James avevano imboccato l’uscio.
“Rem, perché non vai a casa … Io sto bene, davvero … ”
“Non ti lascio solo.”
“Sarei davvero più tranquillo se andassi da Ted … L’ho spaventato a morte …” aveva detto Sirius cupamente.
“Pad, mettitelo in testa … Non eri in te quando hai provato a fargli del male.”
“In ogni caso stavo per ucciderlo e non credo riuscirò mai a perdonarmi per questo … ” aveva risposto scuotendo  il capo.
“Va da lui … “
Remus aveva compreso che il suo migliore amico volesse essere lasciato solo, così dopo avergli scompigliato i capelli se n’era andato.
Sirius aveva abbassato le palpebre ed aveva reclinato il capo all’indietro.
E così il topastro aveva avuto ragione, non aveva detto granchè, ma li aveva avvertiti dando loro modo di organizzarsi per limitare i danni.
Per quanto a poco fosse servito.
“Fai sogni sconci Black ?”
L’animagus aveva aperto gli occhi di scatto.
“Shacklebot … Non dovresti essere in Galles insieme a tuo fratello e gli altri ?”
“Sono già stata sul posto e devo tornare in ufficio a stendere una relazione, ma prima ho pensato di passare per un saluto … ”
“Che gentildonna …”
“Beh, qualcuno deve pur degnarti di considerazione almeno quando stai male …” aveva detto la ragazza accomodandosi sul suo letto.
“Tutta questa ironia di prima mattina  …”
“Sono quasi le dieci … Ma non mi sorprende che per te sia l’alba … ”
“Hey, sono in un letto di ospedale con un mal di testa epico … Potresti avere un po’ di comprensione ed evitare di torturarmi almeno oggi ?” aveva detto mettendo su un broncio finto.
“Credo di poter fare di meglio …” e così dicendo si era chinata su di lui ed aveva premuto le labbra carnose sulle sue.
Prima che Sirius potesse reagire si era già allontanata.
Nessuno dei due aveva sentito la porta aprirsi.
Eleanor aveva assistito a quel bacio sentendo il cuore rompersi in mille pezzi, ma prima che potesse uscire dalla stanza, la ragazza seduta sul letto aveva notato la sua presenza.
“Credo sia il caso che io vada … La guaritrice non vorrà avermi intorno intanto che ti visita …” aveva detto Samantha alzandosi dal letto.
Sirius si era voltato verso l’uscio ed il cuore gli era arrivato in gola.
“Ci vediamo Black …”
L’animagus era riuscito a stento a fare un cenno con la mano, il rumore della porta che si chiudeva aveva fatto sobbalzare la medimaga che stava lì vicino.
Sirius l’aveva osservata con attenzione, mentre impegnandosi a non guardarlo negli occhi neanche per sbaglio eseguiva degli incantesimi su di lui.
Eleanor avvertiva chiaramente il suo sguardo su di lei, ma non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di capire quanto quello a cui aveva assistito potesse averla ferita.
Adesso si spiegava il perché lui non fosse arrivato puntuale quel giorno in infermeria, aveva passato il pomeriggio in compagnia di Samantha Shacklebot.
Era due anni avanti a lei ad Hogwarts, tutti le sbavavano dietro, era stata con i ragazzi più belli della scuola, ma non aveva avuto nessuna storia seria durante i sette anni trascorsi lì.
Si trattava della persona che meno avrebbe desiderato si ponesse tra lei e Sirius, semplicemente perché non vi poteva neanche lontanamente competere.
Samantha era alta, formosa, consapevole della sua bellezza e sarebbe stata sensuale anche con addosso un sacco di iuta; lei era … Eleanor, solo Eleanor, troppo bassa anche per arrivare agli armadietti più alti della cucina senza adoperare la magia, tutto tranne che femminile, sciatta, sbadata … Come aveva potuto credere che Sirius Black, SIRIUS BLACK , si interessasse a lei.
Sentiva gli occhi pizzicarle, ma non voleva piangere davanti a lui.
Dopo aver appurato le sue condizioni, si era girata verso il comodino ed aveva aggiornato la sua cartella clinica.
Le sue spalle si erano alzate impercettibilmente quando aveva sospirato nel tentativo di tranquillizzarsi.
“Stai molto meglio rispetto a quando sei arrivato …” aveva detto tentando di controllare il tremore nella voce.
Sirius se n’era accorto.
“El … ”
“I parametri vitali sono nella norma ormai …” un altro respiro, non poteva cedere.
“Eleanor …”
“Entro stasera sarai dimesso … Puoi avvisare la tua amica.” aveva concluso incapace di contenersi dal lanciargli una frecciatina.
Padfoot non aveva risposto.
“Beh … Ci si vede Sirius.” aveva detto, ma prima che potesse andare via, l’animagus le aveva afferrato il polso costringendola a voltarsi.
Aveva sgranato impercettibilmente gli occhi quando aveva visto le lacrime rigare il volto della ragazza ed aveva mollato la presa.
Con un ultimo sguardo carico di risentimento, Eleanor era uscita di fretta libera di poter dare finalmente sfogo a quel nodo che minacciava di soffocarla.
Sirius era rimasto ancora una volta solo nella stanza, al mal di testa si era aggiunto un forte bruciore allo stomaco.
Ora, era certo di averla persa per sempre.
 
 
Harry si aggirava come un’anima in pena nella sua stanza … Il sole era sorto da poco e si domandava come fosse andata la prima luna piena del suo padrino.
Aveva una strana sensazione, ma aveva continuato a ripetersi tutta la notte di essere troppo paranoico, con l’unico risultato di restare sveglio nonostante ogni fibra del suo corpo reclamasse per un po’ di riposo.
Per ingannare il tempo si era passato un unguento sulle cicatrici che gli erano rimaste addosso dopo che Draco gli aveva lanciato contro la Maledizione Cruciatus.
Non credeva che sarebbero rimasti dei segni così visibili, per fortuna poteva tranquillamente disilluderli in modo che rimanessero nascosti ad occhi indagatori, quali quelli del suo professore di Pozioni.
Harry era certo che non fosse rimasto lì solo per aiutarlo nella materia che detestava più di ogni altra cosa al mondo, ma che come ogni volta ci fosse lo zampino di Silente.
Il parco della tenuta dei Malfoy era stato rischiarato dalla luce dell’alba e sentendosi soffocare lì al chiuso, aveva deciso di uscire per fare due passi.
Si era sistemato sulla sponda di un laghetto artificiale a guardare le increspature della superficie dovute ad un lieve venticello, intorno a lui il silenzio tipico del momento che precede l’inizio della giornata.
“Non riuscivi a dormire, Potter ?”
Harry aveva avvertito la presenza di Piton ancora prima che parlasse.
Stava seguendo un allenamento particolare che prevedeva anche il non lasciarsi cogliere di sorpresa.
Aveva annuito.
“Credo che tu possa provare a distillare una dose di pozione per un Sonno senza sogni, se sono gli incubi che ti impediscono di dormire …”
Il giovane aveva ghignato.
“È una strategia per farmi auto avvelenare?” aveva domandato.
Piton aveva alzato un angolo della bocca in un’imitazione di sorriso.
“Non credevo che l’avrei mai detto, ma non sei proprio da Troll … Direi che in questo mese di studio sotto la mia stretta sorveglianza sei arrivato ad almeno un Desolante … Contento?”
“Lo prendo per un complimento, professore …”
“Lo era …” aveva detto Piton, distogliendo lo sguardo dal lago e puntandolo sul giovane.
Aveva inarcato un sopracciglio quando aveva notato una cicatrice rossa che sbucava dal collo della sua maglietta.
Era inconfondibile, come la maledizione che provocava quel tipo di segni.
“C’è qualcosa che desideri dirmi Potter ?” aveva detto l’uomo osservando con attenzione la schiena del ragazzo che si era irrigidita.
“No, signore … Come mai questa domanda ?”
“A meno che non mi sbagli ed io non commetto errori, quella che è in bella vista sul tuo collo è ciò che resta di una ferita da Cruciatus …”
Harry era rimasto come pietrificato, era certo di non incontrare nessuno ed aveva dimenticato di coprire i segni.
“Ora, puoi scegliere se parlare di tua spontanea volontà oppure dovrò ricorrere ad altri … metodi.”
Il ragazzo aveva avuto  una fugace visione di se stesso sotto l’effetto del Veritaserum.
Piton ne sarebbe stato capace, eccome.
Aveva sospirato.
“Non è nulla di grave …”
Il professore gli aveva rivolto uno sguardo scettico.
“Non sono stato torturato se è questo che vuole sapere …”
“No ?”
“È … Un allenamento.”
Prima che Harry potesse voltarsi verso il lago, Piton era chino su di lui.
“Mi stai dicendo che stai rischiando di danneggiare il tuo malridotto fisico per gioco ?” aveva detto sibilando.
“Non è un gioco.” aveva risposto il ragazzo sulla difensiva.
“Stammi bene a sentire Potter, non osare mettere in pericolo la tua vita ancora … Non provare nemmeno a pensare di farti sottoporre a Cruciatus un’altra volta, perché altrimenti potrei decidere di torturarti io stesso e credimi non sarebbe piacevole …” aveva detto con gli occhi saettanti
“Cosa hai in quella zucca, segatura?!” aveva poi aggiunto rabbioso.
Stranamente Harry aveva mantenuto la calma.
“Professore, io penso che lei più di chiunque altro possa capire le mie ragioni … Sa cosa significhi amare qualcuno al punto di mettere a repentaglio la propria vita pur di saperlo in salvo …”
Piton aveva sgranato leggermente gli occhi.
“Mi sto comportando esattamente come ha fatto lei … Non può considerarmi sciocco per questo.” aveva detto e con un ultimo sguardo si era diretto verso il Manor.
Il professore era rimasto ancora qualche minuto a fissare il ragazzo che si allontanava, la veste nera mossa dal vento che stava diventando più di una leggera brezza.
Come mai prima di allora aveva realizzato di aver preso un abbaglio che lo aveva accecato per ben sette anni sul conto di Harry Potter.
Aveva lo stesso animo di Lily seppur in apparenza fosse identico al padre.
“Potter …” lo aveva richiamato.
Il giovane si era voltato con aria interrogativa.
“Vieni con me, dovrei avere una pozione per far sparire quelle cicatrici.”
 
 
Remus aveva passato tutto il pomeriggio a giocare con Ted.
Non sembrava che il bambino avesse riportato nessun tipo di danno, né a livello fisico, né psicologico.
Aveva accolto il rientro di suo padre quella mattina con il solito entusiasmo, poi lo aveva praticamente trascinato a fare colazione e dopo lo aveva obbligato a leggergli una storia.
Andromeda aveva osservato il comportamento del bimbo divertita.
Ted era completamente innamorato del suo papà ed era un sentimento più che ricambiato.
Remus ringiovaniva di vent’anni quando aveva a che fare con lui, non lo rimproverava mai, beccandosi anche le sgridate di Dora e lo assecondava in tutto e per tutto.
La giornata era trascorsa in maniera piuttosto tranquilla.
Moony aveva inviato una lettera a James per dirgli di fermarsi al cottage con Lily dopo aver prelevato Sirius dall’ospedale, desiderava passare la serata tutti insieme dopo i brutti avvenimenti del giorno prima.
Quando la combriccola aveva fatto il suo ingresso nella casa, lo aveva trovato completamente fradicio e con Ted tra le braccia fasciato in un accappatoio adorabile con tanto di cappuccio con le orecchie.
Dora non era riuscita a trattenersi ed era scoppiata a ridere guadagnandosi un’occhiataccia da parte del marito.
Sirius se ne stava un po’ in disparte, non voleva che il bambino si spaventasse per la sua presenza.
Non aveva notato, però che l’oggetto delle sue riflessioni si era dibattuto furiosamente tra le braccia di Remus per essere posato sul pavimento e si era spostato proprio di fronte a lui.
Quasi era sussultato quando aveva sentito qualcuno tirargli i pantaloni.
“Hey …” aveva detto incerto al bimbo che lo guardava.
“Io Us bene ?” aveva chiesto con la sua vocina.
“Sì, grazie … E tu scricciolo ?” aveva domandato con gli occhi leggermente lucidi.
Quel bambino aveva la stessa sensibilità di Remus.
“Motto bene, gazie …” aveva risposto aprendosi in un sorriso.
“Hai bagnato il tuo papà, eh peste ?”
Ted aveva tirato fuori un visino angelico tutto occhi che inevitabilmente lo aveva fatto scoppiare a ridere.
“Ben fatto … Vieni, andiamo ad asciugarti …” e così dicendo lo aveva preso in braccio e lo aveva portato in bagno attraverso la porta aperta.
Gli adulti nella stanza avevano guardato la scena inteneriti.
“Non capisco perché tutti i bambini lo adorino … Mi sento snobbato.” aveva detto James affranto.
“Forse perché è uno di loro …” aveva detto Lily ridacchiando.
Un piccolo getto d’acqua proveniente dal bagno l’aveva casualmente colpita.
“SIRIUS!” aveva urlato, ma prima che potesse fare qualunque cosa la porta si era chiusa sbattendo e da dentro si sentiva la risata infantile di Ted.
“Tutto è bene, quel che finisce bene …” aveva detto Remus sorridente, mentre baciava sulla guancia  Dora che lo aveva nel frattempo asciugato.
“Cosa c’è per cena ?!” aveva domandato la donna con l’aria di chi non avesse ascoltato nemmeno una parola di quello che aveva detto, il licantropo l’aveva fissata scioccato e James e Lily erano scoppiati a ridere.
“Non cambierai mai.”
 
 
29 AGOSTO ore 10:45
 
“Potter, maledizione … Siamo in ritardo, muoviti!!”
“Sono io che devo sostenere l’esame, di che ti preoccupi Malfoy ?”
“Del fatto che dovrò correre anch’io …”
Harry aveva rimpicciolito i suoi bagagli e li aveva infilati in tasca, mentre si fiondava giù per la scalinata di marmo, tentava di terminare di sistemarsi la divisa della scuola.
Piton era andato via presto quella mattina e gli aveva imprecato contro in tutte le lingue del mondo per non averlo avvertito.
Aveva praticamente fatto irruzione nella sala principale dove Lucius e Narcissa stavano sorseggiando del tè.
Malfoy senior aveva inarcato un sopracciglio.
“Chiedo scusa per l’interruzione con così poco riguardo alla cortesia, ma sono in ritardo e ci tenevo a salutarvi … Grazie per tutto.” aveva detto con un sorriso sincero.
“Questa è casa tua Harry …  Torna a trovarci quando vuoi!” aveva risposto Narcissa con fare materno.
“Buona fortuna Potter …” aveva detto Lucius con un ghigno.
Prima che il ragazzo potesse rispondere era stato afferrato per la collottola da Draco ed entrambi erano spariti.
“Ma che  …” aveva detto quando si era ritrovato in ginocchio su un prato.
“Passaporta … Siamo ad Hogwarts … Non ti sbrigavi e non ho avuto il tempo di avvertirti …”
Harry si era alzato con tutta l’intenzione di malmenare il suo sfortunato amico.
“Prima che tu faccia qualunque cosa, sappi che sono le 10:55 … Tra cinque minuti chiuderanno le porte e non potrai più entrare.”
“Ti odio …”
“Prego, non c’è di che!”
 
 
Hermione passeggiava nervosamente davanti alla porta dell’aula nella quale si sarebbero tenute le prove per i M.A.G.O, erano in pochi per cui non si era reso necessario l’utilizzo della Sala Grande.
Aveva guardato il suo orologio da polso per la centesima volta, mancavano due minuti all’ora X e di quello scellerato nemmeno l’ombra.
Insieme a lei c’erano anche James e Lily, visibilmente nervosi.
Erano tre mesi che Harry non si faceva vedere né sentire da nessuno, non sapevano con certezza se avesse intenzione di sostenere l’esame, ma confidavano che gli fosse rimasto almeno un briciolo di buon senso.
“Non è ancora arrivato?” Ron aveva fatto capolino nel corridoio.
La ragazza aveva scosso il capo.
“Andiamo Harry, arriva … Arriva.” Pensava con tutte le sue energie.
Avevano iniziato Hogwarts insieme ed avrebbero dovuto terminarla allo stesso modo.
Erano un trio ed anche lui sarebbe dovuto essere lì quel giorno.
“Signorina Granger … È ora.” aveva detto la McGranitt con tono autoritario.
Hermione aveva chiuso gli occhi.
Dunque era così, Harry aveva deciso di mandare a puttane il suo futuro proprio come aveva previsto Ron.
Aveva sospirato.
“Eccolo!!” aveva urlato Neville che a dispetto dei richiami della professoressa di Trasfigurazione, era uscito nel corridoio per aspettare l’amico.
Dopo aver svoltato l’angolo, il salvatore del mondo magico aveva sentito i battiti del suo cuore accelerare.
C’erano i suoi amici ed i suoi genitori ad aspettarlo.
Si era voltato verso Malfoy per fargli segno di allungare il passo.
Per tutta risposta il Serpeverde si era appoggiato ad un muro.
“Vai a fare quel dannato esame e in bocca al Troll … Quando avrai bisogno di me, mi troverai morente proprio in questo punto!” aveva detto con il filo di voce che gli restava.
Harry era scoppiato a ridere ed aveva continuato la sua corsa verso l’aula.
Intanto Ron e Neville erano entrati per avvisare la commissione del suo arrivo.
Non appena fu davanti alla porta, il ragazzo fece una breve deviazione per abbracciare sua madre.
Lily era radiosa.
“Ciao!!” aveva detto sorridendo.
“Come stai amore?” aveva domandato sua madre apprensiva notando gli aloni scuri che gli incorniciavano gli occhi.
“Bene mamma, purtroppo devo andare … Sarete ancora qui dopo l’esame?” aveva domandato spostando lo sguardo da lei a suo padre.
James era rimasto stranamente immobile, si era limitato a rispondere al saluto del figlio, ma non l’aveva nemmeno degnato di uno sguardo.
“Certo …” aveva risposto la donna, notando che Harry era rimasto scosso dall’atteggiamento di suo marito.
Il ragazzo le aveva fatto un sorriso tirato ed aveva rivolto un ultimo sguardo alla schiena di suo padre prima che Hermione lo trascinasse dentro l’aula di peso.
Una volta raggiunta la sua postazione, Harry aveva fatto un cenno di saluto anche agli altri due ragazzi.
Non era rimasto sorpreso nel notare la freddezza del suo migliore amico.
Sapeva che al suo ritorno avrebbe dovuto dare parecchie spiegazioni, ma mai si sarebbe aspettato di ricevere un bentornato di quel tipo.
 
 
 

Angolino di Arwen

Ebbene … Finalmente Harry, seguendo l’esempio di Lessie (?), è tornato a casa!
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento, a parte la quasi morte di Sirius non accade nulla di particolarmente entusiasmante.
Non so voi, ma io non vedevo l’ora di far terminare il soggiorno del nostro beniamino a casa Malfoy, a questo proposito vi prego di dirmi se riteniate che io abbia trattato troppo “velocemente” gli ultimi avvenimenti.
Ho cercato di ridurre il numero delle pagine di questo capitolo e mi auguro di non averlo fatto troppo! J
Inoltre ho cambiato metodo di scrittura in quanto mi era stato segnalato che la Comic a lungo andare causasse squilibri mentali a chi leggeva!
Come sempre ringrazio di cuore coloro che recensiscono la mia storia e chi dedica parte del proprio tempo anche solo a leggerla!
Affettuosamente vostra
Arwen

 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Capitolo 23

A Serena, la mia fan numero uno.
 
È andata come doveva, come poteva …
 
Era ormai pomeriggio inoltrato quando, terminata la prova di Difesa Contro le Arti Oscure, i banchi davanti ai candidati erano stati sostituiti da calderoni di peltro e ben più piccoli supporti in legno sui quali tagliare gli ingredienti.
Il momento tanto temuto era arrivato: l’esame di Pozioni.
Harry aveva visto chiaramente il colorito abbandonare il viso del povero Neville e, per solidarietà, aveva deciso di sbiancare un po’ anche lui quando aveva visto la lista delle istruzioni che Piton aveva fatto apparire sulla lavagna.
Si era letteralmente sentito venir meno, quando aveva notato il ghigno sadico sul volto del professore che con un ampio movimento del polso, ne aveva fatta comparire un’altra talmente zeppa di parole che a stento si notava lo sfondo scuro.
Ecco, stava andando in iperventilazione.
Nemmeno Voldemort gli aveva mai fatto quell’effetto.
Ripetendo a se stesso per l’ennesima volta che no, non poteva allevare Puffole Pigmee per il resto della sua vita per quanto in quel momento apparisse allettante, aveva abbassato le palpebre con l’intento di tranquillizzarsi.
Quei mesi di lezione con Piton a rischiare di lasciarci le penne per gli effluvi mefistofelici dei suoi intrugli, dovevano pur essere serviti a qualcosa.
In fin dei conti Narcissa gli aveva detto che il professore lo trovava anche migliorato.
Stupido,untuoso pipistrello.
Sentendosi un po’ meglio per aver insultato la causa dell’aumento dei suoi battiti cardiaci, Harry aveva letto la prima riga ed aveva iniziato a preparare minuziosamente tutti gli ingredienti.
Aveva una sola possibilità e doveva almeno provare a produrre qualcosa di decente.
Mentre tagliuzzava delle radici di rabarbaro, il pensiero che da quando aveva iniziato le prove dei M.A.G.O  aveva tentato ripetutamente di ignorare, gli si era manifestato nell’immagine della schiena di suo padre.
Non lo aveva nemmeno guardato negli occhi.
Era sparito e sapeva bene che non sarebbe stato facile dover affrontare i suoi cari al ritorno, ma quello che a stento lo aveva salutato era SUO PADRE.
Non credeva di averlo deluso al punto di non meritare nemmeno un abbraccio, una stretta di mano, un qualunque tipo di manifestazione del tipo “sono arrabbiato, ma sono contento di vederti”.
Inconsciamente si era passato un dito su una delle cicatrici invisibili che avrebbe dovuto ricordare di disilludere tutti i giorni della sua vita, perché non sarebbero mai scomparse del tutto.
Possibile che si fossero limitati a considerarlo come un egocentrico ragazzino che,pur di attirare la loro attenzione, aveva deciso di andare via senza dare segni di vita per ottantadue giorni?
Conosceva anche il numero dei minuti che aveva passato oltre oceano, facendosi violenza per resistere alla tentazione di tornarsene a casa a studiare con i suoi amici, vivere con la sua famiglia, passare del tempo con Sirius e Remus, vedere Ted crescere poco alla volta accanto ai suoi genitori … Implorare il perdono di Ginny e fare di tutto per riconquistarla.
Quel viaggio gli era costato maledettamente caro.
Il rumore del legno che si spezzava, lo aveva portato ad osservarsi la mano serrata a pugno intorno all’innocente rametto di faggio che doveva aggiungere alla pozione non appena il colore fosse diventato più scuro.
Aveva rilassato la mascella ed emesso un sospiro, poi aveva tentato di fare come gli aveva insegnato Malfoy durante le lezioni di Occlumanzia; se non l’avesse piantata di distrarsi lo avrebbero bocciato ed addio futuro.
Non credeva che l’avrebbe mai pensato, ma non voleva passare un altro anno a seguire lezioni ad Hogwarts come la maggior parte dei suoi compagni aveva deciso di fare.
Durante quello che sarebbe dovuto essere il loro settimo anno, infatti solo ai Serpeverde era stato concesso di sostenere l’esame prima dell’inizio della battaglia, la Mc Granitt si era opposta con tutte le sue forze a quella palese discriminazione, ma temeva che i Carrow per colpire lei facessero del male ai suoi studenti, così era stata obbligata ad arrendersi.
La scuola di magia era e sarebbe sempre stata casa sua, ma era cresciuto, doveva andare oltre.
Aveva bisogno di tagliare i ponti con la sua vita passata.
Hogwarts era stata teatro dei momenti più belli e più brutti della sua vita.
Ogni singolo mattone che non era più lo stesso di sempre dopo la ricostruzione, gli ricordava che era stato lui la causa per la quale avevano attaccato il castello ed i suoi compagni erano morti.
I più grandi avevano appena diciassette anni.
E benché purtroppo sapesse che non esistesse un’età giusta per morire, Harry non poteva far altro che pensare che non era accettabile andarsene senza nemmeno aver avuto la possibilità di iniziare a vivere davvero.
Erano dei bambini a cui erano state ficcate in mano delle bacchette per combattere, perché quando la guerra incalza, non importa a nessuno quanto sei vecchio.
Quel maledetto giorno di Maggio, non avevano avuto scelta e per difendersi erano andati incontro a morte certa.
Strano quanto possa essere dannatamente perversa la vita.
Avevano vinto, sì ... Ma quale era stato il fio?
Nessuno ne era consapevole più di lui che avvertiva il peso di ogni singola vita gravargli sulle spalle.
Nemmeno a lui era stata mai concessa un’alternativa, ma in quel momento  si sentiva finalmente in grado di decidere della sua vita, di agire attivamente per realizzarsi.
Mentre mescolava la pozione che rappresentava la fine della sua esistenza da studente, si era sentito capace di lottare contro quel suo infausto destino che lo aveva condannato a crescere ancor prima di capire cosa significasse.
Durante quell’esame dipendeva tutto da lui: da quanto attentamente avesse letto le istruzioni e miscelato gli ingredienti.
Per la prima volta Harry Potter poteva scegliere di andare avanti.
 
 
Nel corridoio antistante l’aula nella quale si stavano svolgendo gli esami, Lily osservava suo marito camminare nervosamente avanti e indietro.
Lo conosceva anche meglio di se stessa e sapeva che James si sentiva in colpa per il modo in cui aveva trattato Harry.
Purtroppo, però era fatto così.
Ci metteva del tempo a “perdonare” chi lo feriva e loro figlio lo aveva praticamente ucciso andandosene apparentemente senza un motivo quando si erano appena ritrovati.
Mascherando un sospiro malinconico, si era voltata in direzione delle serre ed un raggio di sole le aveva illuminato il viso.
James aveva bloccato il suo andirivieni frenetico per osservarla, desiderando che un po’ della sua tranquillità arrivasse di riflesso anche a lui.
Dopo qualche minuto Lily aveva ricambiato il suo sguardo.
“Pensi che sia un idiota, vero?” aveva domandato l’uomo scompigliandosi i capelli in un gesto di stizza.
“Io SO che lo sei, James … Ma ti amo lo stesso.”
“Grazie Evans … Mi sei d’aiuto.”
“Sbaglio o da quando ci siamo sposati il cognome con cui pretendi che la gente si rivolga a me è un altro?”
“Solo io e Sirius possiamo chiamarti così, Evans.”
Lily gli aveva rivolto un tenero sorriso per poi avvicinarsi ed avvolgergli le braccia intorno alla vita.
Come se non aspettasse altro,James aveva poggiato la testa sulla sua spalla sinistra ed aveva lasciato che i capelli vermigli gli solleticassero la punta del naso.
“Lo perdonerai … E lui farà lo stesso con te …” aveva detto la donna dolcemente mentre gli carezzava la schiena.
“Non so se riuscirò a passarci sopra … Il pensiero che possa andarsene di nuovo da un momento all’altro, mi distrugge … Come fai a far finta di niente?” aveva domandato fissandola sofferente.
“Anch’io ero arrabbiata con lui James, non credere che non mi abbia fatto stare male … Appena l’ho visto, però non sono riuscita a trattenermi … È mio figlio, nonostante tutto mi rende felice …”
“Allora credo che io non sia tagliato per fare il padre …” aveva detto Prongs sciogliendo l’abbraccio.
“James … ”
“Vado a fare un giro Lils, ho bisogno di prendere aria … ” aveva detto lasciandole una carezza sul viso.
Lily aveva annuito lievemente e lo aveva visto allontanarsi per imboccare l’uscita.
“Signora Potter?”
Una voce non classificata tra le conosciute l’aveva spinta a voltarsi.
“ … Tu devi essere Draco Malfoy …”
“In capelli ed ossa … Piacere di conoscerla.” aveva detto il ragazzo tendendole la mano.
La donna l’aveva stretta sorridendo, nel tentativo di mascherare la tempesta emozionale che stava vivendo.
“Problemi con Harry ?” aveva domandato il ragazzo notando l’espressione sofferente della madre di uno, chi l’avrebbe mai detto,dei suoi più cari amici.
“James non riesce a superare il fatto che sia stato via così a lungo … A proposito, devo ringraziare te e la tua famiglia per esservi presi cura di lui …”
“Non ce n’è bisogno … Harry è un mio amico e casa mia è la sua.”
“Mi sembra strano sentirti parlare così … A quanto ho sentito tu e mio figlio non siete mai stati grandi amici … ” aveva detto Lily osservandolo di sottecchi.
“Beh , è una lunga storia …”
“A quanto pare ci vorrà ancora del tempo prima della fine degli esami …” aveva risposto la donna facendo comparire due comode sedute.
Draco aveva così iniziato a parlare del complicato rapporto che si era creato con Harry durante gli anni di scuola, di come si odiassero e non perdessero occasione per darsi addosso.
“E da cosa è dipeso questo cambiamento radicale?” aveva domandato la donna sinceramente curiosa.
“Suo figlio mi ha salvato la vita mettendo a repentaglio la propria … ”
Lily aveva leggermente sgranato gli occhi.
“Rischiavo di morire carbonizzato dall’Ardemonio … Da allora abbiamo modificato entrambi i nostri atteggiamenti ed ora diciamo che ci insultiamo solo per scherzare … ” aveva aggiunto Draco con un sorriso sghembo.
La donna aveva sorriso di riflesso, Harry non avrebbe mai smesso di sorprenderla, non poteva essere più orgogliosa di lui.
Pensando a quanto sarebbe stato deluso nel non trovare suo padre ad attenderlo, Lily si era rabbuiata.
“Prima ero in corridoio e non ho potuto fare a meno di sentire le parole di suo marito … “ aveva esordito il ragazzo.
Notando che l’altra si era limitata a guardarlo, senza urlargli contro che non fossero affari propri, aveva continuato
“lo sono figlio di Lucius Malfoy, che converrà con me non sia la persona più affettuosa del pianeta … Mi ha cresciuto come un degno purosangue, non ho mai ricevuto carezze da parte sua, perché era sconveniente per un ragazzino della mia levatura, richiedere simili attenzioni … ”
Lily ascoltava attentamente il discorso di Draco, sapeva come doveva essere vivere in una famiglia come la sua.
Aveva visto Sirius rinascere quando era andato a vivere con i Potter ed i genitori di James gli avevano dato tutto l’amore che i suoi gli avevano negato.
“Durante la guerra, V-Voldemort mi ha messo in mezzo per compiere delle missioni per suo conto …”
“Ma … Eri a malapena un ragazzino!” aveva detto scandalizzata.
“Non sto qui a descriverle la gioia di … Bellatrix … ” aveva continuato con una smorfia di disgusto mentre pronunciava il nome della sua congiunta.
Definirla zia non avrebbe avuto senso, in fin dei conti non lo era mai stata.
“Beh, io ho fallito e dopo poco mi sono tirato indietro probabilmente perché non ero mai stato convinto della scelta che la mia famiglia aveva fatto per me.
Sono quasi morto per questo.
Dopo aver saputo che Harry mi aveva salvato, mio padre è andato a ringraziarlo … Ha rinnegato gli ideali di una vita intera nel momento stesso in cui ha deciso di stringere la mano a colui contro il quale aveva combattuto negli ultimi diciotto anni.
Mio padre ha messo da parte il suo smisurato orgoglio ed i suoi principi perché io ero più importante di qualsiasi altra cosa al mondo, anche di se stesso.
Ed è questo che fa un genitore, si annulla per i propri figli.” aveva detto con una leggera scrollata di spalle.
Lily sapeva bene cosa intendesse dire il ragazzo, lei e James avevano sacrificato la loro vita per permettere a loro figlio di sopravvivere.
“Un padre perdona sempre.”
 
 
James si era smaterializzato a Godric’s Hollow, ma incapace di stare tranquillo aveva deciso di fare visita a Sirius.
Si era così infilato nel camino ed utilizzando la metropolvere si era ritrovato nell’appartamento londinese del suo migliore amico.
Sulla poltrona che si trovava proprio di fronte all’apertura del caminetto c’era qualcuno che avrebbe tranquillamente potuto scambiare per il canide, se non lo avesse visto intento ad analizzare un tomo di almeno un triliardo di pagine di anatomia umana.
Beh, effettivamente già il fatto che avesse un libro in mano, era chiaro sintomo che non si trattasse di lui.
“Hey Reg …” aveva detto Prongs spolverandosi i vestiti.
“Ciao James! Come stai ?”
“Non mi posso lamentare … Sirius è in casa?”
“Certo … Aspetta che te lo chiamo …” aveva detto l’uomo che dopo aver posato con una certa fatica il volume sul tavolino da tè, già sommerso da fogli e appunti, aveva emesso dei suoni gutturali per schiarirsi la voce.
Prima che James, avendo intuito le sue intenzioni, riuscisse a portarsi le mani a protezione delle orecchie, un urlo belluino era rimbombato per i 270 mq dell’appartamento e con elevata probabilità aveva  distrutto anche gli innumerevoli cristalli conservati in Buckingham Palace.
“SIRIUS!”
Un tonfo sordo ed una serie di imprecazioni in sottofondo, avevano dato prova dell’efficacia delle doti vocali del più piccolo di casa Black.
James si era trattenuto a stento dallo scoppiare a ridere senza ritegno quando Regulus si era voltato e, come se nulla fosse accaduto, gli aveva domandato
“Posso offrirti qualcosa?”
Era ormai un mese che quei due vivevano insieme e si poteva dire che finalmente Sirius fosse sereno o quanto meno sembrasse meno psicopatico.
Per Prongs era ormai diventata una routine lo scambiare due chiacchiere anche con Regulus e , contro ogni previsione, si era ricreduto sul conto di quello che, insieme a Piton era stato uno dei suoi peggiori nemici ai tempi della scuola.
Reg era piacevole, molto più posato di Sirius e, anche se in apparenza sembrasse il contrario, era molto più aperto nei confronti delle persone di quanto non fosse il fratello maggiore.
Aveva avuto l’amore della sua famiglia, se così poteva essere definito, o almeno sua madre non si premurava quotidianamente di sottolineare quanto fosse indegno, Padfoot invece avrebbe portato per sempre le cicatrici di quelle mancanze.
Prima che potesse rispondere alla domanda di Regulus che aveva aperto il frigorifero e ne studiava l’interno con aria critica, l’ingresso di suo fratello nella stanza lo aveva interrotto.
Si era voltato a guardarlo e non aveva potuto impedirsi di ghignare alla vista della sua aria stravolta: aveva indosso un paio di boxer scuri ed una maglietta babbana a mezze maniche con la scritta “I’m sexy and I know it”.
Decisamente slogan poco azzeccato per lo stato in cui versava in quel preciso istante.
“Ti odio Reg, sappilo.” aveva detto ancora con un occhio chiuso, per poi puntare un dito minaccioso in direzione del suo migliore amico
“E tu non dire una parola.”
Prongs aveva fatto il gesto di cucirsi le labbra, ma gli occhi tradivano palesemente il suo divertimento.
“Hai il giorno libero, mica puoi passarlo a dormire!”
“No?”
“Kreacher!!”
“Ok, ok  … Capito l’antifona, sarò sveglissimo, ma non mettermi alle calcagna quella creatura nefasta.”
Il povero ospite ormai quasi piangeva.
“Senti Prongs, ma tu da che parte stai?” aveva domandato l’animagus riducendo gli occhi a due fessure.
“Da quella di Regulus, assolutamente …” aveva risposto l’altro tenendosi gli addominali.
“Non si può dire che tu non abbia gusto, James …” era intervenuto il fratello del suo migliore amico mentre usciva dalla stanza e dava indicazioni all’elfo domestico per spostare il suo materiale nello studio.
Kreacher era accorso a svolgere la sua mansione, si poteva dire che fosse completamente diverso da quello che era quando abitava in Grimmauld Place, aveva smesso di inveire contro tutti coloro che non erano purosangue ed a volte risparmiava i suoi improperi anche al padrone di casa.
La presenza di Regulus era stata positiva per tutti.
Sirius aveva rivolto uno sguardo torvo ad entrambi ed aveva fatto cenno all’amico di seguirlo in salotto.
“Allora Prongs … Che succede?”
“Chi ti dice che succeda qualcosa?”
“Oggi è 29 Agosto, so che tu pensi che io soffra di Alzheimer , ma so anche che hai rivisto Harry e … Ti conosco.”
“L’ho detto che preferisco tuo fratello …”
Padfoot aveva ghignato.
“Sono stato un coglione …”
“Un coglione freddo e distaccato?”
James aveva annuito affranto.
“Lo immaginavo … Fa parte del tuo modo di essere l’agire in questo modo … Solo che in questo caso è diverso, non siamo io o Moony ad averti ferito … È tuo figlio e non puoi evitarlo aspettando che l’incazzatura ti passi …”
“Avrei voluto abbracciarlo e chiedergli come stesse, ma non sono riuscito a muovere un muscolo … Non sarò mai un buon padre.”
“Non dire stronzate …”
“Persino tu ti sei reso conto che mi sono comportato in maniera infantile … A dirla tutta penso che avrei ancora bisogno del mio di padre …” aveva detto rabbuiandosi.
“Sorvolerò sul fatto che mi hai praticamente dato dello stupido, ma giusto perché ti vedo depresso … Devi solo tentare di capire le ragioni di Harry, insomma anch’io me ne sarei andato per la faccenda della licantropia e se tu e Remus non me l’aveste impedito, probabilmente lo avrei fatto … È evidente che ci sia qualcosa che non va, bisogna solo capire cosa lo ha spinto ad allontanarsi … Io credo che soffra di altruismo cronico.” aveva detto tirando le labbra in un leggero sorriso.
James aveva sospirato sonoramente.
“Hai ragione … Stasera alla festa dei Weasley gli parlerò …” aveva detto guardando il suo orologio da polso e notando che non avrebbe fatto in tempo a passare da casa e chiarire con lui in privato.
“E bravo il mio Bambie!”
Il rimbombare del suono del campanello nel corridoio aveva interrotto la risposta, tutt’altro che gentile, che Prongs gli stava rivolgendo.
Sirius si era irrigidito visibilmente.
Regulus si era materializzato alla porta.
 “Hey Ellie … Puntuale come sempre!” aveva detto sorridendo alla nuova arrivata.
“Ciao Reg … Ti ho portato gli appunti che mi avevi chiesto, ma non posso trattenermi a lungo … Devo sbrigare alcune faccende … ” aveva risposto Eleanor mentre si allungava per posargli un bacio sulla guancia.
“Accomodati pure, mi servirebbe una delle tue fantastiche spiegazioni su una cosa di anatomia che proprio non riesco a capire …” aveva detto l’uomo con uno strano scintillio negli occhi.
Padfoot aveva serrato la mascella.
Regulus gli aveva regalato un’occhiata furtiva ed aveva accennato un ghigno.
Eleanor era entrata nell’ampio ingresso ed aveva sentito un tuffo al cuore quando aveva visto i capelli di Sirius spiccare dall’arco che conduceva in salotto.
Si era imposta di respirare.
Dopo quella volta in ospedale, non erano più andati oltre al saluto.
Nell’ultimo mese aveva stretto amicizia con Regulus e siccome aveva scoperto che gli mancava solo qualche esame per laurearsi in magichirurgia si era offerta di dargli una mano con lo studio.
Il risultato erano state delle imbarazzanti visite nella casa che condivideva con il fratello, pregando Merlino di non incontrarlo ogni benedetta volta , i suoi desideri erano stati esauditi: in genere Sirius era sempre di fretta, lo beccava in procinto di uscire o di ficcarsi sotto la doccia, tutti frangenti nei quali non era richiesta una comunicazione  più prolissa del “Ciao”.
A giudicare dalla sua tenuta e dal fatto che ci fosse anche James Potter appollaiato sul divano, quel pomeriggio Merlino aveva deciso di causarle un’ulcera.
“Ciao a tutti ..” aveva detto sperando di suonare serena.
“Ciao El …” aveva risposto Sirius, che dal canto suo, voleva risultare neutro.
“Ehila … ” era stato il saluto di James che aveva accompagnato le parole con un gesto della mano.
“Mi sono trasferito nello studio, seguimi ti faccio strada …” era intervenuto Regulus sparendo nel corridoio e senza aspettare oltre Eleanor lo aveva seguito.
Sirius aveva abbassato le palpebre nel vano tentativo di non pensare a quei due che “studiavano” il corpo umano, quando li aveva riaperti si era trovato lo sguardo inquisitore del suo migliore amico puntato addosso, istintivamente aveva deglutito.
“Interessante …” aveva detto quello con fare sapiente.
“Cosa, di grazia?”
“Il fatto che ti esca il fumo dalle narici …”
Sirius lo aveva guardato male.
“Ti infastidisce così tanto che Reg studi con la nipote della Chips?”
“Assolutamente no …”
“Beh, meglio così perché  mi sembrava chiaro che volessero fare un po’ di … Sai … Pratica…” aveva aggiunto James infido.
Padfoot si era alzato di scatto, aveva afferrato la bottiglia di Fire Whiskey che si trovava sul mobile dei liquori e senza darsi pena di recuperare un  bicchiere, ne aveva preso un lungo sorso.
Prongs aveva ghignato trionfante.
“Non fare quella faccia. Non fare insinuazioni. Non fare domande.”
Il camino che si illuminava di verde aveva attirato l’attenzione di entrambi.
“Ciao ragazzi …”
“Hey Moony …” avevano risposto i due praticamente in coro.
“Perché hai quell’espressione James? Immaginavo di trovarti un po’ giù, ma quell’aria malefica proprio non me l’aspettavo e devo dire che mi turba.” aveva detto il povero Remus che, per puro sadismo, dopo una giornata di lavoro aveva deciso di vedere come stesse il cervide ed aveva la netta sensazione di essere capitato in mezzo ad una situazione che avrebbe avuto delle conseguenze spiacevoli, per chi , non era difficile da definire a giudicare dagli occhi scintillanti di Prongs, a cui quelli di Silente avrebbero fatto un baffo, e dalla vena che pulsava minacciosa sul collo di Sirius.
“Oh, niente … Il nostro Paddy è innamorato.”
Sirius quasi si era strozzato con la saliva.
“James …”  aveva detto Moony allarmato.
“Mmm?”
“Corri.”
 
 
Lily e Draco erano rimasti a chiacchierare fin quando le porte dell’aula in cui si erano svolti gli esami non si erano spalancate ed una raggiante Hermione si era diretta verso di loro seguita a ruota da Ron e Neville che sembravano essere tornati all’aria aperta dopo mesi di prigionia.
Harry aveva impiegato qualche minuto in più ad uscire, voleva trovare le parole giuste per rivolgersi a suo padre, non avrebbe sopportato di essere trattato di nuovo come un estraneo.
Aveva sospirato sonoramente e si era affacciato nel corridoio, speranzoso aveva percorso con lo sguardo le sagome delle persone lì riunite.
Un tuffo al cuore aveva accompagnato la constatazione che suo padre non fosse lì.
Se n’era andato.
Improvvisamente si era sentito più stanco di quanto non fosse mai stato, nemmeno ai tempi della guerra.
Era letteralmente arrivato al capolinea.
“Harry …”
Aveva voltato il capo per incontrare due occhi verdi che lo scrutavano con preoccupazione.
“Com’è andata?”
“Bene … ” aveva risposto freddamente.
Aveva ricevuto una carezza su una guancia ed aveva resistito all’impulso di spostarsi.
Sua madre non aveva colpe, non aveva senso fare stare male anche lei.
Si era obbligato a sorriderle.
Lily non si era bevuta nemmeno per un attimo l’atteggiamento controllato di suo figlio, lo aveva visto sull’uscio intento ad osservare tutti i presenti alla ricerca di qualcuno che non c’era.
Aveva preso a mordersi il labbro inferiore senza nemmeno rendersene conto; era andato tutto a rotoli dal momento in cui Harry era scappato, ma perché, perché, perché l’aveva fatto.
Era tutto sbagliato, James se n’era andato e poteva comprendere perfettamente il modo in cui si sentiva e lei era divisa tra la voglia di urlare contro suo figlio che era stato un irresponsabile a mollarli in quel modo e la necessità di stringerlo tra le sue braccia, perché poteva leggerlo in quelle iridi gemelle alle sue che Harry soffriva e non meritava altro dolore dopo tutto quello che aveva patito.
Perché se n’era andato? Se solo l’avesse saputo, se avesse potuto domandarglielo ed anche solo sperare che le rispondesse, se avesse potuto chiedere a chi gli era stato accanto, ma Draco non ne avrebbe fatto parola, aveva provato durante tutta la loro conversazione ad estorcergli qualche informazione, ovviamente senza successo …
Chi poteva aiutarla in quel momento?
I professori erano finalmente usciti dall’aula, lo svolazzo di una veste nera le aveva dato la risposta che cercava.
“Severus?”
“Sì?”
“Hai un minuto? Ho bisogno di parlarti.”
Piton le aveva rivolto uno sguardo leggermente stralunato, per quanto il professore di pozioni potesse sembrare tale.
Lily si era voltata verso Harry che non sembrava curarsi di quello che lo circondava.
“Tesoro, queste sono le tue chiavi di casa … Conosci il nostro indirizzo, sì?” aveva domandato con un sorriso dolce.
Il giovane aveva sgranato gli occhi al contatto del metallo con il palmo della sua mano.
Lentamente aveva annuito.
“Ti raggiungerò tra qualche minuto … Puoi smaterializzarti solo fino al cancello, all’interno del giardino e nella casa non è consentito farlo.” aveva aggiunto per poi voltarsi e seguire Piton verso il suo studio.
Harry era rimasto ad osservare i due che si allontanavano mentre si rigirava il portachiavi a forma di boccino tra le mani.
E così i suoi genitori avevano sistemato la loro casa.
Si era perso un altro momento che non avrebbe mai potuto recuperare.
La frustrazione stava prendendo il sopravvento, non sarebbe riuscito a controllarsi ancora a lungo, l’unica cosa di cui aveva bisogno era una bella doccia bollente; mentre immaginava se stesso immerso nel vapore e con lo scrosciare dell’acqua a coprire ogni suono, l’interferenza di una voce lo aveva costretto a venir fuori dalle sue fantasticherie.
“Harry? Mi stai ascoltando?”  aveva domandato Hermione spazientita.
Il ragazzo al quale si stava rivolgendo aveva fatto un cenno di diniego con il capo, dispiaciuto.
“Sono dieci minuti buoni che cerco parlarti …” aveva detto la giovane indispettita.
“Scusami Herm, ero distratto … Puoi ripetere per favore?”
“La signora Weasley mi ha pregato di invitarti alla festa di diploma che hanno dato in nostro onore stasera … Inutile dire che non puoi mancare.” aveva detto guardandolo intensamente.
Prima della risposta dell’amico, però era arrivata quella di Ron.
“Non serve che lo specifichi Hermione, tanto farà sempre quello che gli pare.”
Harry si era limitato a rivolgergli uno sguardo freddo.
“Ron … ”
“Non è forse quello che ha fatto finora? Se n’è sempre sbattuto di ognuno di noi … ”
“Ron, smettila … ”
“Lo difendi? Ha preferito Draco Malfoy a noi due, pensa un po’ quanto è caduto in basso!”
Nello stesso istante in cui il suo migliore amico aveva pronunciato quelle parole, l’eroe del mondo magico aveva sentito tutti i freni che si era imposto per non esplodere, venire meno.
“Io sarò anche caduto in basso, ma ti sei mai domandato perché io mi sia rivolto a lui piuttosto che a voi?” aveva replicato tagliente.
“Perché sei un ingrato, ecco qual è il motivo.”
Harry gli aveva battuto le mani.
“Complimenti Ronald … Rinfaccia pure quello che hai fatto per me, è proprio in questo modo che si comporta un vero amico. Bravo.”
Le orecchie di Ron erano improvvisamente diventate color fuoco.
“Allora saresti tu un amico? SEI SPARITO Harry, per tre mesi … TRE MESI senza uno straccio di notizia … Non hai pensato a quanto fossimo preoccupati per te …”
Prima che potesse continuare a parlare, però la voce di Harry lo aveva bloccato.
“E tu, ti sei mai chiesto perché io abbia deciso di andare via? Ti sei mai domandato quali fossero le mie di preoccupazioni? No, ci mancherebbe. Harry è un bambino cattivo perché se n’è andato. Harry è un amico ingrato perché non ci ha coinvolti. Sai che ti dico Ron? Sono stanco. Pensa pure quel cazzo che ti pare e cresci una buona volta.”
Dopo aver lanciato un’ultima occhiata di fuoco al suo amico, si era voltato verso Hermione che aveva gli occhi ricolmi di lacrime trattenute.
“Dì alla signora Weasley che verrò con piacere.” aveva detto addolcendo lievemente il tono.
Mentre si avviava verso il portone principale, Harry si era sentito solo come non mai.
Era circondato dalle persone che amava, ma sembrava che nessuna di esse lo capisse realmente.
 
 
Remus era riuscito a fuggire via dal salotto di Sirius che si era rapidamente trasformato in una trincea.
Avrebbe voluto aiutare Prongs, ma quel giorno non si sentiva molto in vena di tenere a bada quei due casi umani.
Era da quando aveva messo il naso fuori di casa che un’idea a dir poco balorda si era impossessata della sua mente e non aveva intenzione di lasciarla.
Lo aveva tormentato tutta la giornata, fino a quando non si era deciso ad agire.
All’imbrunire si era materializzato ad Hogsmeade ed aveva iniziato a percorrere il sentiero che conduceva al castello, di quei tempi erano poche le persone che si avventuravano verso la scuola ed infatti Remus non ne aveva incontrata nemmeno una lungo la risalita.
Aveva varcato i cancelli e una volta nel cortile antistante il portone d’ingresso aveva alzato lo sguardo per puntarlo in direzione della finestra dell’ufficio del Preside,non riusciva a vedere bene, ma in qualche modo sapeva che Silente lo stava osservando.
Aveva preso un’enorme boccata d’aria prima di entrare, non era sicuro di ricordare il modo per arrivare dove desiderava, ma come sempre,in quel luogo i suoi piedi sembravano muoversi da soli e ben presto, dopo aver superato la Sala Comune dei Serpeverde, si era ritrovato a scendere una tortuosa scala di pietra.
Le torce erano accese e sebbene l’ambiente fosse piuttosto angusto, vi regnava una certa serenità.
Anacronistica, era l’unica parola venuta in mente al licantropo per descrivere quell’atmosfera.
Aveva percorso un lungo corridoio e si era affacciato in una delle celle delle segrete di Hogwarts.
L’arredamento era piuttosto spartano, ma decisamente più di quanto si aspettasse di trovare: un letto che tutto sommato sembrava comodo, una poltrona e sotto la piccola finestra incantata dalla quale si intravedeva un cielo stellato, vi era un uomo chino su uno scrittoio.
Remus si era schiarito la voce per manifestare la propria presenza e l’altro era sobbalzato voltandosi di scatto.
“Ciao Peter … “ aveva detto l’uomo, gentilmente.
“R-Remus … Non mi aspettavo una tua visita.”
“Nemmeno io avrei mai pensato di venire qui, a dire il vero.”
Peter aveva mosso qualche passo verso le sbarre e gli aveva rivolto uno sguardo interrogativo.
“È da quello che è successo ad Hogsmeade che ci penso e non riesco a capire … ”
“Cosa?” aveva domandato l’ometto incerto.
“Perchè hai rischiato la tua vita per avvertirci?”
Peter aveva abbassato lo sguardo ed aveva deglutito rumorosamente.
“Io … Non lo so, Remus … Credo solo di essermi comportato come avrei dovuto fare diciotto anni fa.”
Moony sentiva un groppo in gola, in quelle parole riconosceva il suo amico Peter, non il Mangiamorte che li aveva traditi.
“Io so di aver commesso degli errori enormi, me ne rendo conto, il senso di colpa mi sta uccidendo … Ed è quello che merito … Sto stilando una lista dei Mangiamorte e dei loro possibili nascondigli per Silente, voglio rendermi utile …”
“Noi non potremo mai perdonarti  … ”
“Lo so … Lo so … Mi accontenterei di non leggere più il disgusto nei vostri occhi quando mi guardate. ” lacrime di disperazione rigavano il volto paffuto.
Il licantropo aveva puntato lo sguardo altrove.
“Dov’eri finito Pete? Perché hai aspettato che fosse troppo tardi per tornare?”
“Mi ero perso Rem … ”
Incapace di rimanere in quel posto ancora a lungo, Remus si era alzato ed aveva preso a percorrere la strada a ritroso.
Minus era rimasto con la testa china, le lacrime colavano sulla punta delle scarpe.
“Peter?”
“Mmm?”
“Buon compleanno …”
 
Lily era praticamente fuggita via dall’ufficio di Severus, il professore le aveva dato, bene o male, tutte le risposte che cercava ed anche se aveva la netta sensazione che avesse mantenuto qualcosa per sé, le informazioni ottenute l’avevano convinta che Harry temesse per l’ incolumità delle persone che amava e questo poteva significare solo una cosa: era in pericolo.
Aveva appena svoltato l’angolo del corridoio che conduceva alla scala per risalire dai sotterranei quando aveva urtato contro qualcuno.
“Mi scusi!” aveva detto dispiaciuta.
“Lily?”
“Remus! Ti ho fatto male?”
“No, tranquilla … Va tutto bene … Come mai ancora qui?”
“Avevo bisogno di parlare con Severus …” aveva risposto rattristandosi.
“Notizie sulla permanenza di Harry dai Malfoy?”
“Qualcuna … Ho paura che sia in pericolo, Rem …” aveva detto angosciata.
“Aspetta a trarre conclusioni … Ti va di dirmi quello che hai scoperto?”
“Sì, ma strada facendo … Siamo già in ritardo per la festa e voglio assicurarmi che mio figlio sia lì … ”
Draco aveva osservato la scena in disparte ed appena i due si erano allontanati, si era diretto verso i quartieri del suo padrino.
“Sì?” era stata la risposta al suo bussare.
“Sono Draco.”
“Entra pure …”
Il ragazzo aveva mosso appena qualche passo e dopo essersi richiuso la porta alle spalle, aveva preso ad osservare il professore di Pozioni che si sistemava sulle spalle il mantello da viaggio.
Notando che il suo figlioccio non parlava, Severus si era voltato e gli aveva rivolto uno sguardo interrogativo.
“Hai avuto un colloquio con la madre di Harry?” aveva domandato Draco.
“Sì … Come mai questa domanda?”
“Volevo sapere quanto le avessi rivelato …”
“Il minimo indispensabile … Nulla sul vostro allenamento da psicopatici se è questo che ti preme sapere.”
“Non lo dico per me … ”
“Sei diventato schifosamente altruista, lo sai?”
“Disse la persona che ha sacrificato la sua vita per proteggere quella di una persona che detestava …”
Piton gli aveva rivolto uno sguardo indignato.
“Smettila di dire eresie e sbrigati, siamo in ritardo.”
“Agli ordini!”
Dopo aver osservato il ragazzo che spariva in una delle stanze da letto, Severus era tornato a guardare il suo riflesso nello specchio senza realmente vederlo.
Alla fine Potter si era fatto ben volere non solo dal rampollo dei Malfoy, sua nemesi dichiarata dal primo giorno di scuola, ma anche da lui.
L’età lo stava davvero rammollendo.
 
 
Erano le otto in punto quando Harry si era smaterializzato poco distante dal cortile della Tana.
Era stato a vagare per la Londra babbana fino a qualche minuto prima al fine di schiarirsi le idee, non voleva tornare a Godric’s Hollow senza i suoi genitori, avrebbe dovuto aspettare la fine della festa per quella doccia bollente che tanto desiderava.
Osservava con apprensione l’ingresso di quella che, in un certo senso, era stata la sua seconda casa; voleva entrare, ma proprio non riusciva a convincere i suoi muscoli a muoversi verso l’ingresso.
Non sapeva quanto tempo fosse rimasto a scrutare quell’uscio, quando un fruscio accanto a lui aveva catturato la sua attenzione, si era voltato di scatto ed aveva trovato Draco Malfoy appoggiato ad un albero che lo fissava divertito.
Aveva inarcato un sopracciglio.
“Dunque l’eroe del mondo magico ha paura di una festa … A saperlo prima, ne avrei organizzate ogni sera ad Hogwarts!” aveva detto con il chiaro intento di deriderlo.
Harry aveva assottigliato lo sguardo.
“Non ho paura.”
“Già, eppure dato che stai nascosto tra i cespugli si direbbe che tu non voglia che ti vedano e ti obblighino ad entrare …”
“Beh, sai se uno si da’ pena di nascondersi, probabilmente non vuole avere a che fare con dei Serpeverde scocciatori e le loro inutili considerazioni.” aveva detto pungente.
Per tutta risposta Draco era scoppiato a ridere.
Harry aveva emesso il cinquantesimo sbuffo nell’arco di qualche minuto.
“È successo qualcosa con Lenticchia e Zannuta?”
“Non chiamarli in quel modo. ”
“Sì, non ti scaldare … Scherzavo! Allora?”
“Conosci la risposta, perché me lo domandi?”
“Ci tengo a sentirti dire il motivo della tua idiozia … Era chiaro che non capissero e si sentissero messi da parte, che ti aspettavi?”
“Freddezza, ma non fino a questo punto … ”
“Fregatene.”
“Facile a dirsi.”
“Anche a farsi perché se non ti avvicini a quella porta con le tue gambe, ti faccio levitare io fin lì.”
Harry lo aveva guardato male, ma poi aveva realizzato che in fin dei conti Draco aveva ragione.
Non doveva rimetterci sempre lui perché le persone non erano disposte a mettersi nei suoi panni.
Draco gli era passato oltre uscendo allo scoperto.
“Allora?” aveva domandato guardandolo da sopra una spalla.
“Arrivo, arrivo … Non c’è bisogno di mettermi ansia.”
I due avevano attraversato il cortile, notando le numerose decorazioni che erano state sistemate anche all’esterno.
Probabilmente l’idea iniziale era stata quella di festeggiare all’aperto, ma i nuvoloni che si erano addensati nel cielo di Ottery St. Catchpole erano di tutt’altro avviso.
Harry aveva poggiato un leggero colpetto alla porta d’ingresso e questa si era spalancata rivelando la figura tondeggiante di Molly Weasley.
Senza troppe cerimonie la donna aveva afferrato il ragazzo con gli occhiali e lo aveva stretto in un abbraccio che da fuori aveva tutta l’aria di essere una presa da wrestling, Draco non era mai stato tanto grato di non essere trattato come uno di famiglia.
Una volta libero Harry aveva salutato il signor Weasley, Fred e George che erano venuti accompagnati da due belle ragazze, di cui non ricordava già più i nomi.
“Henri!” il marcato accento francese era inconfondibile.
“Ciao Fleur, come stai?” aveva detto avvicinandosi al divano sul quale era seduta comodamente la ragazza in stato interessante.
“Grassa, ma bien …” aveva risposto ridendo.
Harry non aveva potuto fare a meno di notare come il pancione di sei mesi la rendesse ancor più bella.
“Si lamenta con tutti di questo fatto …” era intervenuto Bill posandogli una mano sulla spalla.
“Tu non sei gronde quanto une mongolfier … Non puoi comprendre … ” aveva replicato la giovane donna contrariata.
“Non è adorabile?” aveva domandato il ragazzo mentre si accovacciava accanto alla moglie.
 Il giovane Potter aveva sorriso alla scena ed aveva proseguito il suo tour all’interno del salotto.
Dire che fosse stracolmo di gente sarebbe stato riduttivo.
Poco distante da dove si trovavano lui e Draco aveva notato Neville che si sbracciava per attirare la loro attenzione.
“Vado a cercare qualcosa da bere …” aveva detto Malfoy mentre si spostava nella direzione opposta a quella in cui si stava dirigendo Harry.
Mentre si avvicinava al suo amico aveva notato accanto a lui Luna Lovegood e dulcis in fundo le loro mani intrecciate.
Finalmente quei due ce l’avevano fatta a dichiararsi!
“Ciao Harry!” aveva detto la Corvonero mentre si alzava sulle punte per dargli un bacio sulla guancia.
Il ragazzo l’aveva stretta per qualche minuto.
“Dovete per caso dirmi qualcosa?” aveva poi aggiunto, infido.
Neville era diventato rosso quasi quanto le tende della signora Weasley, mentre Luna gli aveva rivolto un sorriso tutto denti.
“Beh, sì … Ecco, noi …” aveva esordito il ragazzo.
“Stiamo insieme …” aveva concluso la biondina.
“Era ora!!”
I tre avevano riso di gusto, poi Neville si era fatto più serio.
“Ehm … Vorrei presentarti qualcuno …”
Harry gli aveva rivolto uno sguardo interrogativo, in effetti non aveva notato che poco dietro di loro ci fosse un altro gruppetto di persone intento a chiacchierare.
Il ragazzo paffuto aveva posato una mano sulla schiena di un uomo piuttosto alto; quando si era voltato,Harry aveva sentito il respiro venirgli meno.
Quello era Frank Paciock, non aveva alcun dubbio in merito.
“Papà, mamma … Vi presento Harry Potter.” aveva detto orgoglioso il suo compagno di dormitorio.
Solo allora Harry aveva notato una donna piuttosto minuta con gli occhi scuri e gli stessi lineamenti di Neville.
Aveva sentito gli occhi farsi lucidi, ma non poteva commuoversi così davanti a tutti.
Cercando di recuperare un po’ della virilità perduta, aveva allungato la mano verso quelle tese dei due coniugi.
“Io … Non so dirvi che immenso piacere sia conoscervi.” aveva detto rivolgendo uno sguardo sinceramente felice al suo amico.
“Il piacere è nostro … È proprio vero che sei identico a lui, quell’egocentrico di James non esagerava!” aveva detto Frank ridacchiando mentre lo scrutava con attenzione.
“E gli occhi sono di Lily … È impossibile non riconoscere loro in te, Harry.” aveva convenuto Alice.
“Me lo hanno detto in molti … ” aveva replicato educatamente il ragazzo.
“Beh, allora ci vediamo nel corso della serata versione giovane di James!” aveva detto Frank scherzoso ed Harry aveva riso di rimando.
Quando si era voltato nuovamente verso Neville non aveva potuto resistere all’impulso di abbracciarlo forte.
Harry sapeva cosa significava per l’amico avere lì i suoi genitori in quel momento, lo sapeva perché anche se non li aveva ancora incontrati e probabilmente suo padre non gli avrebbe più parlato, era la stessa sensazione che provava lui.
Non aveva parole per dire a Neville quanto fosse felice per lui, così aveva deciso di abbracciarlo ed il suo amico l’aveva avvertito chiaramente commuovendosi per il destino che aveva dato ad entrambi la possibilità di sentirsi finalmente completi.
“Beh, Neville … ” aveva detto Harry mal celando un singhiozzo.
“È meglio che io e te stiamo lontani per un po’ se non vogliamo dare spettacolo …” aveva aggiunto ridacchiando e dopo essersi congedato aveva preso a vagare per la casa senza una meta.
Aveva incontrato molti dei suoi compagni di scuola che si erano congratulati per il diploma ottenuto, stava appunto chiacchierando con Lee Jordan quando aveva intravisto la chioma vermiglia di sua madre.
Dopo aver salutato l’amico, si era gettato all’inseguimento e l’aveva trovata presa a guardarsi intorno.
“Mamma?”
“Harry …” aveva detto Lily tirando un sospiro di sollievo.
“Quando sei arrivato?” aveva aggiunto.
“Da un po’ … Ho conosciuto i genitori di Neville, è … Incredibile!” aveva detto sorridendo.
La donna aveva notato gli occhi lucidi di suo figlio e si era sentita stringere il cuore.
“Sì, siamo tutti felicissimi di averli con noi … Hai già visto tuo padre e gli altri?” aveva convenuto per cambiare argomento.
Harry aveva scosso il capo.
“Sono laggiù, perché non vai? Io prendo qualcosa da mangiare e vi raggiungo … ” aveva detto indicando le poltrone accanto alla finestra che dava sul retro del cortile.
Prima che potesse inventare una scusa qualunque per andare al buffet al posto suo e ritardare il momento dell’incontro, sua madre era già sparita.
Aveva sospirato affranto e si era avviato lentamente verso il punto indicatogli, dopo poco aveva potuto scorgere suo padre che chiacchierava con Remus; con una fitta al cuore aveva constatato che fosse piuttosto sereno, probabilmente sarebbe stato meglio se avesse evitato di importunarlo.
Aveva così fatto dietro front e si era trovato il suo padrino davanti.
“Figlioccio … “ aveva detto Padfoot , mascherando il sollievo di vederlo sano e salvo.
“Sirius!” il ragazzo lo aveva abbracciato di slancio.
“Sembri più muscoloso, Harry …” aveva constatato l’animagus stringendolo.
“Un po’ lo sono … Come stai? Ho scoperto quello che è successo con Greyback … Mi … Mi dispiace da morire … Io …”
“Harry! Respira … Va tutto bene, non sono un licantropo e sono in perfetta salute!”
“Da … Davvero?” aveva domandato il giovane incredulo.
Gli occhi color ghiaccio del suo padrino gli avevano dato la conferma che cercava, si era visibilmente rilassato.
“Ti spiegherò con calma in un’altra sede …”
“Mi sono preoccupato …”
“Lo so … Anch’io l’ho fatto quando sei sparito …” aveva detto Sirius guardandolo con rimprovero.
Harry aveva chinato il capo.
“L’importante è che sei qui e stai bene, ma non farlo più per favore …” aveva aggiunto l’uomo che non voleva far rattristare il figlioccio.
Le labbra di Harry si erano stirate in un sorriso.
“Giacché ci siamo, vorrei presentarti una persona … ” aveva detto facendo cenno a qualcuno dietro di lui di avvicinarsi.
Prima che Harry potesse domandargli di chi si trattasse, un uomo che lui conosceva bene si era affacciato da dietro le spalle di Sirius.
“Harry …” aveva detto Regulus rivolgendo un sorriso al ragazzo che lo fissava con gli occhi sgranati.
“Finalmente posso ringraziarti … È merito tuo se sono qui …” aveva poi aggiunto porgendogli la mano.
“Non c’è di che …” aveva risposto il giovane con un filo di voce.
“Ecco, discuteremo anche di questo …” era intervenuto Sirius guardandoli stranito.
Harry stava vivendo decisamente troppe emozioni ed una fitta al petto glielo aveva dolorosamente ricordato.
“Aì?”
“Ted!!” il ragazzo aveva sentito la vocina del suo figlioccio chiamarlo e se lo era ritrovato accanto perfettamente in piedi e di almeno cinque centimetri più alto.
Lo aveva preso in braccio.
“Ciao piccolo …”
“Ciao Aì …”
“Sei diventato alto,eh?”
“Ti, come te … ”
Il ragazzo aveva riso e notando che c’erano altri bambini che lo aspettavano per giocare lo aveva rimesso a terra, ma Ted non voleva saperne di andarsene, così per convincerlo gli aveva dovuto giurare sulla sua Firebolt che non lo avrebbe più lasciato solo.
“È cresciuto, vero?” aveva domandato Remus, posandogli una mano sulla spalla ed avvertendo chiaramente il fremito che stava scuotendo il ragazzo in quel momento.
“Tanto …” aveva detto Harry con una nota di rammarico nella voce per non esserci stato.
Il licantropo lo aveva osservato ancora un po’, ma il figlio dei suoi migliori amici, non dava segno di rendersene conto.
Lily gli aveva parlato delle lezioni di Occlumanzia che Lucius Malfoy aveva dato ad Harry e dell’allenamento che aveva seguito con Draco.
Fisicamente era molto più massiccio, si poteva notare già dalla maglietta che era tirata sulle spalle.
L’unica cosa che proprio non riusciva a spiegarsi era perché si fosse rivolto proprio a loro e cosa ancor più sorprendente era che l’ex Mangiamorte avesse deciso di dargli una mano.
Aveva scosso il capo, incapace di darsi delle risposte e poi aveva rivolto uno sguardo a James.
Li osservava da lontano e poteva chiaramente vedere la sua sofferenza.
Gli aveva fatto un cenno di avvicinarsi e Prongs aveva deglutito.
Remus sapeva che prima di poterlo fare James avrebbe dovuto mettere K.O. il suo orgoglio.
Harry sentiva la disperazione comprimergli i polmoni, se non fosse stato in mezzo a tutta quella gente che respirava tranquillamente, avrebbe pensato che di colpo gli avessero portato via l’ossigeno.
Si era voltato nel punto in cui sapeva doveva esserci suo padre, era inutile rimandare ancora a lungo quel momento.
Lo aveva trovato a fissarlo e lui aveva fatto lo stesso.
Aveva combattuto per tutta la sua vita contro qualcuno che lo voleva morto e adesso doveva continuare a farlo con le persone che amava.
D’improvviso il senso di stanchezza che aveva provato nel pomeriggio era tornato a farsi sentire più forte e gli aveva appesantito le membra, non era stato capace di tenere aperte le palpebre un secondo di più, il cuore iniziava a dolere sul serio e respirare stava diventando troppo impegnativo.
Dopo quelle che erano sembrate ore si era ritrovato premuto contro un petto muscoloso.
“Perdonami Harry, non volevo trattarti in quel modo …”
“È colpa mia, tu non c’entri niente …” aveva risposto a fatica.
“Promettimi che non lo farai mai più …”
“Papà …”
“Ho bisogno che tu lo faccia …”
“Non posso.”
“Harry … Ti prego.”
“… Promesso.”
James lo aveva tenuto stretto ancora un po’ e poi lo aveva scostato per guardarlo più da vicino.
Era pallido e le occhiaie segnavano i contorni dei suoi occhi, era diverso dall’ultima volta che lo aveva visto: le spalle erano più ampie, inoltre le braccia e le gambe sembravano più muscolose.
Doveva aver seguito qualche tipo di allenamento, Lily gli aveva accennato qualcosa, ma non avevano avuto il tempo di approfondire il discorso.
Sua moglie era arrivata proprio in quel momento e gli aveva sorriso raggiante.
James aveva accennato un piccolo ghigno.
“Spero che tu abbia fame, tua madre ha portato talmente tanto cibo che potrebbe sfamare una mandria di Threstral … ” aveva detto ridacchiando.
Harry si era voltato di scatto e nel notare le braccia di sua madre ricoperte di roba da mangiare non aveva potuto fare a meno di sorridere.
L’angoscia di qualche minuto prima sembrava essere sparita.
“Mamma, vado a prendere io da bere per tutti …” aveva detto allontanandosi verso le bibite.
Mentre si spostava tra la gente aveva visto Hermione e Draco battibeccare, ogni volta che quei due provavano a parlare le divergenze d’opinione li portavano a discutere animatamente.
Inutile dire che per lui fosse un vero e proprio spasso assistere.
Voltando il capo aveva incontrato lo sguardo di Ron.
“Harry …”
“Sì?” aveva risposto freddamente.
“Non volevo essere così odioso oggi … ”

“Sono felice che tu sia tornato.” aveva detto il ragazzo dai capelli rossi spostando lo sguardo lontano dal suo migliore amico.
“Sei sempre il solito scemo, ma ti voglio bene anche per questo …” aveva detto Harry, sorridendo dell’imbarazzo dell’amico nel chiedergli scusa.
Ron lo aveva guardato speranzoso.
“Allora?”
“Come se non fosse successo nulla … Devo prendere qualche bibita per gli altri, ci vediamo dopo!” aveva detto congedandosi con un cenno della mano.
“Ok …” aveva risposto l’altro sorridendo.
Per fortuna vicino al buffet delle bevande non c’era molta ressa, così Harry aveva potuto avvicinarsi senza problemi.
Un soffio di vento che arrivava dalla porta semiaperta della cucina, gli aveva portato alle narici un profumo che gli aveva stretto il cuore in una morsa di acciaio.
Si era girato lentamente ed aveva visto Ginny, i lunghi capelli color rame erano raccolti in una mezza coda ed indossava un vestito verde acqua che scendeva morbido lasciando scoperte, da metà ginocchio, le gambe.
Era talmente bella da far male.
“Hey … Finalmente sei arrivato!” aveva detto a qualcuno che non era lui.
“Sai c’era un po’ di gente al buffet dei dolci, ma eccoti uno dei tuoi adorati calderotti!” aveva risposto un ragazzo di colore che le porgeva il dolce.
“Mio eroe!” aveva replicato la ragazza ridacchiando ed aveva intrecciato la mano libera a quella di Dean Thomas.
Harry si era sentito come se gli avessero appena tirato un pugno in pieno stomaco.
“Oh … Ciao Harry!” aveva detto il Grifondoro imbarazzato, mentre lasciava la mano candida della più piccola di casa Weasley.
“Hey … Dean …” era tutto quello che era riuscito a dire il salvatore del mondo magico accompagnando il tutto con un falso sorriso.
Ginny si era visibilmente irrigidita.
“Ciao Gin …” aveva poi detto rivolto a quella che ormai era a tutti gli effetti la sua ex ragazza.
“Harry.” era stato il freddo saluto.
“Beh, vi lascio a godere della festa … Ci si vede!” aveva detto il giovane Potter che dimentico delle bibite e desideroso di mettere quanta più distanza possibile tra loro e lui, si era diretto nel cortile sul retro.
L’aria era piuttosto fredda nonostante fosse solo fine Agosto e le prime gocce di pioggia stavano bagnando il manto erboso ben curato dalla signora Weasley.
Harry aveva chiuso gli occhi e respirato profondamente.
In fin dei conti, aveva avuto quello che desiderava.
Voleva che la sua Ginny fosse  felice e non corresse più pericoli.
Non sarebbe più stata sua, ma almeno avrebbe avuto ciò che meritava ed Harry aveva la consapevolezza che lui non sarebbe mai stato alla sua altezza.
Faceva dannatamente male, però.
La porta del retro che si richiudeva lo aveva spinto a guardare da sopra la sua spalla destra.
“Ginny …”
 “Non guardarmi così Harry.”
Il ragazzo le aveva rivolto uno sguardo interrogativo.
“Non rivolgermi quello sguardo tradito, non te lo permetto … Te ne sei andato, hai scelto per entrambi.”
“Lo so …”
“Smettila di fare la vittima della situazione, tu non hai idea di come io sia stata dopo che hai preferito per l’ennesima volta il mondo a me.”
Harry aveva tenuto gli occhi chiusi un po’ più del necessario.
“Quindi .Non. Osare. Giudicarmi.” aveva concluso e con un’ultima occhiata piena d’astio era tornata in casa.
“Sono felice per te,Ginny …” aveva detto il ragazzo alla porta chiusa.
Poi il mondo era diventato confuso, il ritmo cardiaco era diventato improvvisamente frenetico, ad ogni battito corrispondeva una fitta dolorosa che gli faceva mancare l’aria.
Era caduto in ginocchio con il capo chino ed era come se stringendosi il petto con la mano sinistra, stesse tentando di obbligare il cuore a rimanere al suo posto.
La pioggia aveva iniziato a scendere frenetica fuori dalle finestre della Tana.
Severus Piton amava le giornate di pioggia, aveva scambiato un paio di chiacchiere con la professoressa Mc Granitt, aveva individuato il suo figlioccio intento a discutere con la Granger e sembrava che tutto scorresse in maniera tranquilla.
Aveva così deciso di concedersi un piccolo peccato di gola e si era avvicinato al buffet dei dolci, si era voltato guardingo ed aveva notato che nessun altro fosse nei paraggi.
Meglio così, anche perché di zuccotti di zucca ne era rimasto solo uno e doveva essere suo.
Aveva allungato la mano per appropriarsene quando qualcuno era stato più lesto di lui e gliel’aveva soffiato da sotto il naso; tentando di mascherare la furia si era voltato verso il criminale che aveva osato fargli uno sgarro tanto grande ed era rimasto senza parole.
Regulus Black, si rigirava il dolcetto tra le mani e lo fissava divertito.
“E così le vecchie abitudini non cambiano …” aveva detto sornione.
“Gli zuccotti sono ancora i tuoi dolci preferiti, Severus …” aveva aggiunto con un sorriso.
“Regulus …” era stata l’unica parola che il professore era riuscito a pronunciare.
“Già … È da tanto che non ci vediamo …”
“Ti … Trovo in forma …”
“Dovevo essere bello che decomposto in questo momento, sarei in forma anche se mi mancasse un braccio.”
“In effetti …” aveva convenuto il professore ghignando un poco.
Regulus aveva diviso il dolce e gliene aveva porto la metà.
Severus gli aveva rivolto uno sguardo tradito.
“Non dimenticarti che sono un Serpeverde, non uno sciocco Grifondoro e i dolcetti di zucca piacciono anche a me!” aveva detto mentre si allontanava.
Dopo quell’affermazione il professore di Pozioni aveva accettato seriamente la possibilità di potersi innamorare di lui.
“HARRY!!”
Ma cosa diamine aveva la Granger da urlare ed interrompere i suoi pensieri?
Si era portato vicino alla finestra aperta ed aveva visto Potter che aveva tutta l’aria di stare per morire soffocato.
Aveva scavalcato il davanzale ed era corso fuori per soccorrerlo: quel moccioso sarebbe per sempre stato la sua piaga personale, con l’unica differenza che ora come ora di lui gliene importava qualcosa.
 
 
Angolino di Arwen
 
Hola … Se in più di un anno dalla mia iscrizione su EFP avete potuto appurare qualcosa è che, bene o male, io ricompaio sempre!
Mi scuso per il mancato aggiornamento nel mese di Settembre, ma dirvi che sia stato un periodo NO, è davvero poco; cercherò di farmi perdonare caricando un nuovo capitolo al più presto!
Veniamo a noi:
Non so quando ricorra il compleanno di Peter Minus, ma mi piaceva l’idea che nonostante tutto Remus si recasse da lui per fargli gli auguri.
Per essere sincera, non mi convince granchè come capitolo, in particolar modo la parte della festa, ma non credo di poterlo scrivere meglio.
In ogni caso mi rimetto al vostro giudizio.
Come avete potuto notare, questa volta non ho dato spazio ai “cattivi”, ma non temete torneranno presto anche loro.
Ovviamente per chiunque avesse dubbi , io sono qui per ogni chiarimento!
Come sempre, ringrazio tutti coloro che con pazienza continuano a seguire la mia storia recensendone ogni capitolo e le persone che dedicano un po’ del loro tempo anche solo a leggerla.
Affettuosamente vostra,
Arwen

 
 
 

 

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Capitolo 24

 
A Hufflerin che crede nelle mie capacità di scrittrice più di quanto non faccia io stessa.
 
“E tutto va come deve andare, o per lo meno così dicono …”
883
 
La pioggia sferzava i vetri delle finestre di casa Weasley, ma le persone lì riunite non ne erano affatto toccate, l’atmosfera gioiosa che regnava nel salotto li aveva inebriati al punto che pochi si erano resi conto del mutare delle condizioni atmosferiche.
Erano tutti talmente desiderosi di godere di ogni attimo di serenità che veniva loro concesso che sembrava si fossero estraniati dal resto del mondo, nella bolla felice che rappresentava la Tana.
Ѐ doveroso sottolineare che fosse così per tutti gli invitati al party di diploma, tranne uno: James Potter osservava le gocce cadere sul prato ben curato di Molly con la sola compagnia di un senso di paura che inesorabile era andato a sistemarsi proprio sulla bocca del suo stomaco.
Non amava particolarmente la pioggia, anzi a dire il vero, la detestava.
Era sempre stato un tipo da giornate soleggiate, quelle che ti mettono addosso la voglia di uscire e ti rendono allegro senza un reale motivo.
La pioggia lo deprimeva.
D’altronde non poteva essere diversamente, visto e considerato che aveva fatto da sfondo alle tragedie più grandi della sua vita: una pioggia torrenziale aveva accompagnato il corteo il giorno del funerale dei suoi genitori, erano entrambi auror e per il loro omicidio Voldemort stesso si era sporcato le mani; una leggera pioggerella cadeva il giorno di Halloween quando per l’ultima volta aveva visto sua moglie salire al piano di sopra cullando il loro bambino ed , a pensarci bene, un temporale primaverile di come non se ne vedevano da anni, aveva allagato le strade di Godric’s Hollow quando Peter era diventato il loro custode segreto.
Avrebbe dovuto capirlo sin da quel momento che non si sarebbe rivelata una decisione saggia.
Sorridendo con amarezza si era passato una mano tra i capelli.
Anche se faticava ad ammetterlo, l’odio bruciante che provava per quello che era stato uno dei suoi più cari amici, si era affievolito.
In apparenza senza un reale motivo.
Ora semplicemente non gli interessava.
Non gliene importava un fico secco della fine che avesse fatto.
Se fosse solo come un cane, senza offendere nessun povero animale paragonandolo a lui, e non avesse ricevuto nemmeno un misero augurio il giorno del suo dannatissimo compleanno.
Frustrato, si era massaggiato gli occhi da sotto le lenti.
Più la sua mente ritornava su di lui e più James si domandava come fosse possibile che nonostante tutto avesse ancora la volontà di averlo tra i suoi pensieri.
Gli aveva fatto del male, nel modo più crudele e meschino che esistesse.
Aveva ridotto in macerie il suo avvenire e quello delle persone che amava.
Il solo pensiero gli faceva ribollire il sangue nelle vene.
Ma sì, che andasse all’Inferno.
Non aveva scelto lui di vendere i suoi amici.
Non era colpa sua se tutto era andato a donne di malaffare.

“Maledizione.” aveva soffiato, incapace di impedirselo.
Per quanto desiderasse convincersi del contrario, James, in cuor suo, sapeva che avrebbe potuto fare qualcosa, sapeva che c’era stato un cambiamento nel ragazzo grassottello che faceva decidere a sua madre anche la sua biancheria intima, c’era stato per forza un momento in cui Wormtail aveva smesso i panni del bravo ragazzo ed aveva indossato la maschera da Mangiamorte.
Loro erano i suoi migliori amici e non se n’erano resi conto, non l’avevano capito.
Espirando rumorosamente, Prongs aveva abbassato le palpebre e scosso la testa.
No, non poteva perdonarlo.
Per quanto ci provasse, non poteva.
Era tutto così dannatamente grande, e sbagliato, e crudele che no, nemmeno lui poteva passarci sopra.
Neanche se fossero trascorsi milioni di anni avrebbe potuto.
Come se si fosse ricordato improvvisamente di qualcosa, l’uomo aveva abbassato lo sguardo sul suo orologio da polso.
Erano trascorsi tre quarti d’ora da quando Harry era andato a prendere da bere e di lui non c’era traccia.
La paura aveva stretto maggiormente la morsa sul suo stomaco ed un brivido gli aveva percorso la schiena.
Odiava la pioggia, nient’altro da dire.
Lily lo aveva trovato intento a guardare in cagnesco fuori dalla finestra.
Sapeva quanto fosse radicata l’avversione di suo marito per quella particolare manifestazione meteorologica, ma doveva esserci qualcosa di più a turbarlo.
“Uno zellino per i tuoi pensieri …” aveva detto avvicinandosi a lui.
James le aveva rivolto uno sguardo veloce, poi era tornato a guardare fuori dalla finestra.
“Come sei spilorcia Evans, potevi propormi un affare più vantaggioso … ”
Lily aveva inarcato un sopracciglio.
“Non posso mica dire i miei preziosi pensieri a chicchessia per uno zellino … AHIA!”
“Così io sarei chicchessia?!” aveva detto la donna mentre stringeva tra il pollice e l’indice una considerevole superficie del braccio di James.
“Scherzavo, scherzavo … Perdono!” aveva implorato il pover’uomo nel tentativo di convincerla a liberarlo.
Lily aveva mollato la presa e gli aveva voltato le spalle, indispettita.
“Mi comparirà un livido grande quanto un bolide …” aveva detto lamentoso, mentre si massaggiava la parte lesa.
“Lo dici come se dovesse importarmene qualcosa …” aveva risposto l’altra senza nemmeno voltarsi.
L’uomo l’aveva abbracciata da dietro e le aveva sussurrato all’orecchio
“Abbiamo la comunione dei beni, comunque non ci avrei guadagnato nulla … Mia adorata Chicchessia …”
Lily gli aveva rifilato una gomitata nelle costole, ma non aveva potuto fare a meno di sorridere.
James era preoccupato per qualcosa, ma nonostante tutto, per evitare di portare anche lei nello sconforto, aveva tentato di sdrammatizzare.
Lo amava per questo, lui era la sua isola felice.
“Cosa c’è che non va?”

“James … Non fare il finto tonto.”
“Ѐ  … Una stupidaggine.”
“Lascia che sia io a giudicare … ”
“Harry … Ѐ  andato a prendere da bere più di mezz’ora fa, non è ancora tornato ed io ho sinceramente paura di andare a cercarlo.” aveva detto tutto d’un fiato abbassando lo sguardo.
Lily gli aveva preso il viso tra le mani e lo aveva obbligato a guardarla negli occhi.
“Non andrà più via , ne sono sicura … E tu dovresti avere più fiducia nelle promesse …” aveva aggiunto con un lieve sorriso ad incresparle le labbra. Condivideva le sue stesse paure, ma aveva bisogno di credere che potesse fidarsi di suo figlio, che qualunque cosa fosse accaduta d’ora in avanti l’avrebbero affrontata insieme.
James aveva scosso il capo e le aveva rivolto uno sguardo sofferente.
“Stai parlando con la persona che aveva giurato a suo figlio che non lo avrebbe mai lasciato solo …”
“Non è stata colpa tua, James … Non tormentarti!” aveva detto Lily mentre sentiva gli occhi riempirsi di lacrime.
James aveva scosso il capo ancora una volta.
“Ho smesso di credere nelle promesse tanto tempo fa, Lils … ”
 
Harry si sentiva come all’interno di una bolla di sapone, non udiva nulla al di fuori dello scrosciare della pioggia e non provava nulla se non un bruciante dolore al petto che proprio non accennava a smettere.
“Avanti polmoni, collaborate …” aveva detto tra i denti, mentre tentava di respirare.
Si era allenato per fronteggiare ogni evenienza: poteva correre per un’ora intera senza sentire il bisogno di fermarsi a riprendere fiato, era in grado di affrontare in un corpo a corpo una persona della sua stessa stazza con buone possibilità di uscirne vittorioso, aveva imparato a proteggere la sua mente con barriere abbastanza resistenti da suscitare dei mormorii di approvazione da parte di Lucius Malfoy, riusciva persino a resistere alla Maledizione Cruciatus senza il pericolo che il suo cuore cedesse, eppure non aveva retto alla vista di Ginny insieme a Dean.
Non riusciva a controllare le sue emozioni.
 “Mio eroe …”
Le loro mani intrecciate.
Un’altra fitta, talmente dolorosa che quasi aveva urlato.
“Te ne sei andato, hai scelto per entrambi …”
Il cuore stava per esplodergli in petto poteva percepirlo chiaramente.
“Non osare giudicarmi”
Basta.
Non poteva sopportare oltre di rivivere quei momenti.
“Harry promettimi che non te ne andrai di nuovo …”
Suo padre.
Non poteva morire in quel modo, gli aveva fatto una promessa.
D’un tratto, un’amara constatazione seguita da un’altra dolorosa fitta gli aveva mozzato il respiro in gola:
 “Voldemort aveva ragione.”
Era un sentimentale ed il non riuscire a controllarsi sarebbe sempre stato il suo più grande punto debole.
Sentendo la forza abbandonarlo aveva allungato un braccio conficcando le dita tra i ciuffi di erba umida per sorreggersi.
Con la mano libera aveva preso a battersi sul petto, proprio in corrispondenza del cuore, come a volergli ricordare di fare il suo dovere.
 “Dannazione, non puoi abbandonarmi adesso …”
 
Sirius vagava per la casa alla ricerca di qualcosa da bere che fosse più alcolico della burrobirra, sapeva che piuttosto che dirgli dove stava la dispensa dei superalcolici, Molly avrebbe preferito sorbirsi le sue lamentele tutta la serata.
Ghignando aveva constatato che la povera donna non sapeva con chi avesse a che fare.
Desideroso di portarla all’esasperazione il prima possibile, aveva così preso a pedinarla.
D’altronde non aveva nulla di meglio da fare, James e Lily parlottavano accanto alla finestra e, almeno per una volta, non voleva essere invadente.
Remus aveva deciso di suicidarsi tentando di impegnare i bambini in giochi costruttivi, mentre Dora, per avere dei ricordi di suo marito dopo la dipartita, si dilettava a fare la fotografa.
Sirius si sentiva isterico al solo pensiero di avvicinarsi a quell’orda di mini barbari.
Bel traguardo dato che anatomicamente poteva sentirsi in tutti i modi tranne che in quello.
Regulus si era dileguato chissà dove e data la sua vicinanza con Eleanor negli ultimi periodi, lungi da lui era il desiderio di sapere dove fosse o cosa stesse facendo.
A quel pensiero, la voglia di mettere le mani su una bevanda con più del 5% di alcool al suo interno, si era fatta più impellente.
“Molly, abbi pietà!!” aveva detto esasperato alla donna che si affaccendava intorno ad uno dei tavoli del buffet.
“Vai a prendere dell’altro pollo al curry ed avrai le informazioni che cerchi …” aveva detto la signora Weasley, che in realtà non aveva alcuna intenzione di cedere. In fin dei conti un aiuto le faceva comodo e Sirius avrebbe fatto di tutto in quel momento pur di avere un cocktail.
Quasi trascinando i piedi, il povero Black si era diretto in cucina.
“Che mi tocca fare per del Fire Whiskey …” aveva detto tra sé.
Scocciato, aveva rivolto lo sguardo fuori dalla finestra.
La pioggia scrosciava incessante ed era talmente fitta che a stento si distinguevano gli alberi in lontananza.
Qualcosa aveva però catturato la sua attenzione.
Aveva mosso qualche passo per mettere meglio a fuoco e il suo cuore aveva saltato qualche battito nel constatare che la figura raggomitolata su se stessa fosse il suo figlioccio.
Senza aspettare oltre, aveva spalancato la porta ed era corso fuori, in poche falcate lo aveva raggiunto.
“HARRY!!” aveva detto posandogli una mano sulla schiena.
Nessuna risposta.
“Che succede?” aveva incalzato con la speranza che il ragazzo reagisse.
A quel punto il giovane aveva alzato il capo ed aveva puntato lo sguardo annebbiato dal dolore sul suo padrino.
Sirius aveva sgranato gli occhi nel constatare che il suo viso fosse quasi cianotico.
Preoccupato come non mai, lo aveva afferrato dalle spalle.
“HARRY!”
“S..us , non … resp…ro.” aveva detto con un rantolo.
Prima che l’animagus potesse fare qualcosa, un’altra figura gli si era affiancata ed aveva reclinato con forza la testa di Harry.
Se non fosse stata una situazione di emergenza, Sirius avrebbe rifilato un pugno sul naso a chiunque si fosse permesso di trattare il suo figlioccio in quel modo.
Si era voltato e le mani avevano iniziato a prudere come non mai quando aveva notato che l’appendice che quasi aveva tirato via lo scalpo di Harry appartenesse a Piton.
“POTTER … Mi senti?”
Harry non era in grado di rispondere.
Poteva percepire del movimento intorno a lui, la presa salda di quella mano ed un tocco più gentile che reggeva ormai tutto il suo peso.
Un altro rumore di passi e poi il familiare sapore della pozione che aveva imparato a considerare una buona amica negli ultimi mesi, gli aveva pervaso la bocca.
Aveva sentito il dolore dissolversi lentamente ed aveva inspirato come se fosse rimasto in apnea fino ad allora.
Lo sforzo di respirare era stato talmente grande da lasciarlo senza forze, incapace di resistere ancora, era svenuto.
“POTTER!”
Piton aveva tentato ancora una volta di comunicare con il ragazzo.
Sirius aveva avuto la sensazione che avesse smesso di respirare ed aveva stretto la presa intorno al suo corpo; osservando con attenzione aveva notato che la frenesia con cui annaspava alla ricerca d’aria aveva lasciato spazio ad un respiro più regolare.
Il giovane era però privo di sensi.
I due uomini si erano scambiati uno sguardo preoccupato, dimentichi per un momento dei loro trascorsi burrascosi e dell’odio che si erano giurati di provare l’un l’altro per il resto delle loro vite.
L’animagus stava per dire qualcosa, quando un profumo a lui familiare gli aveva pervaso le narici ed inspiegabilmente aveva avuto la consapevolezza che tutto sarebbe andato per il meglio.
Qualche istante dopo Eleanor era inginocchiata sul prato accanto a loro, mentre con la bacchetta si accingeva a fare dei controlli sul ragazzo.
Dopo essersi accertata che l’incantesimo non lo avrebbe danneggiato, gli aveva praticato un Innerva ed Harry aveva aperto gli occhi sbattendo le palpebre per mettere a fuoco ciò che lo circondava.
Sirius, che aveva tutta l’aria di essere stato male tanto quanto lui; una ragazza che non conosceva; Piton che lo fissava con apprensione, il suo petto si abbassava ed alzava in maniera più rapida del normale.
Doveva aver corso per soccorrerlo ed ora che stava bene, probabilmente lo avrebbe ucciso.
Accanto a lui c’era Draco che aveva la fiala vuota in mano ed infine Ron pallido da far invidia a Voldemort.
“Harry sei tra noi?”
La ragazza con gli occhi verdi gli teneva il viso tra le mani.
Lentamente aveva annuito.
“Bene … Per fortuna si è ripreso … ” aveva detto rivolta a Piton il quale stava ponderando chiaramente quale fosse il metodo più doloroso per uccidere quella piattola che non faceva altro se non causargli problemi.
“Siete stati provvidenziali, se non gli aveste somministrato quella pozione, sarebbe morto soffocato … ”
“Peccato … ” aveva detto il professore sarcastico e la donna lo aveva fissato scioccata.
Harry aveva quasi sorriso, ma poi aveva deciso per il suo bene che fosse meglio evitare; aveva comunque sentito qualcuno irrigidirsi sotto di lui ed aveva voltato il capo per notare lo sguardo irritato di Sirius fisso sul viso dell’altro mago.
Saggiamente gli aveva afferrato un braccio ed aveva fatto in modo che il centro della sua attenzione si spostasse su di lui.
“Hey …” aveva detto il suo padrino addolcendo lo sguardo.
“Stai bene?”
“Sì … ” era stata la risposta del ragazzo, sebbene avesse un aspetto molto poco da persona in salute.
“Mi farai morire prima dei quarant’anni se andiamo avanti di questo passo, figlioccio… ” aveva detto mentre un sorriso tirato gli si dipingeva in volto.
Sentendosi osservato si era voltato di scatto ed aveva notato lo sguardo di Eleanor su di lui.
I capelli neri erano raccolti in una treccia che scendeva sulla sua spalla sinistra, alcuni ciuffi sfuggiti all’acconciatura le si erano attaccati al viso per via della pioggia.
Gli occhi che con il sole, Sirius aveva potuto constatare tendessero al verde acqua, in quella giornata di pioggia erano più scuri, ma ugualmente se non addirittura più belli.
Era diversa dal solito, le ciglia erano più accentuate dal trucco e le labbra più rosse.
Non sembrava la ragazzina che si dava da fare intorno al letto di suo fratello ad Hogwarts.
Era come se fosse più donna ai suoi occhi.
Resosi conto di essere rimasto a fissarla, Sirius aveva spostato la sua attenzione nuovamente su Harry, che si era messo a sedere e tossicchiava nel tentativo di regolarizzare il respiro.
Piton si era già diretto verso la casa, mentre Draco e Ron si erano chinati sul loro amico.
“Harry te la senti di camminare? Sei fradicio, ti beccherai un malanno se stai ancora qui fuori …” aveva detto Sirius.
“Credo… Di…Sì …” aveva risposto l’altro con il fiatone, poi sorretto dai suoi amici si era rimesso in piedi.
Eleanor aveva già iniziato ad incamminarsi e dopo aver appurato che il suo figlioccio fosse in buone mani, l’animagus aveva allungato il passo per raggiungerla.
Quando era accovacciata accanto a lui non aveva potuto notare il suo vestito, era semplice, esattamente nel suo stile.
Senza spalline, stretto in vita, non corto, ma nemmeno troppo lungo.
Il blu elettrico risaltava sulla sua pelle diafana ed il tessuto bagnato aderiva al suo corpo mettendo in risalto le curve non troppo pronunciate.
Sirius aveva avuto come la sensazione di aver visto un vestito dello stesso colore addosso a qualcuno, ma in quel momento non ricordava chi fosse.
Ai piedi aveva dei graziosi sandali con il tacco alto e non aveva potuto fare a meno di sorridere notando quanto fosse impacciata a muoversi con quel genere di calzature.
Come a dargli conferma della sua incapacità, Eleanor era scivolata su di un sasso e si sarebbe di certo storta una caviglia se Sirius, con uno scatto fulmineo, non l’avesse afferrata per la vita.
Si era ritrovato a pochi centimetri dal suo viso.
“Tutto bene?” aveva domandato, scrutandola.
La ragazza aveva annuito.
“Non è semplice camminare con i tacchi sul prato … ” aveva detto lei imbarazzata.
Sirius avrebbe potuto rivolgerle una battuta delle sue, come faceva sempre quando voleva infastidirla, ma quel giorno non ne aveva voglia. Voleva continuare a parlare con lei per i pochi metri che li separavano dall’uscio, oltre il quale lei sarebbe andata alla ricerca di Regulus e lui dei liquori.
“Ѐ  per via del fango … Già con le scarpe normali si fatica, non preoccuparti … Può succedere, l’importante è che non ti sia fatta male.” aveva detto dopo quelli che sembravano secoli, guardandola intensamente.
Eleanor aveva avvertito un brivido correrle lungo la spina dorsale e le si era formata la pelle d’oca sulle braccia.
L’altro se n’era accorto.
“Conviene che ci affrettiamo, hai la pelle d’oca… ” aveva detto, mentre la trascinava di peso verso casa Weasley.
La ragazza si era limitata ad annuire.
Per fortuna Sirius aveva travisato la sua reazione, pensava che avesse freddo, come se lei potesse anche solo lontanamente rendersi conto del mondo che la circondava quando lui la guardava in quel modo.
D’improvviso ed assolutamente non richiesta, nella sua mente si era ripresentata l’immagine del bacio tra lui e Samantha.
Lo stomaco le si era contratto dolorosamente e gli occhi avevano preso a bruciarle per via delle lacrime.
Con la scusa di reggersi a lui per non cadere, Eleanor si era stretta di più al suo fianco con il desiderio che quel tragitto durasse una vita intera.
 
 
Harry, desideroso di dimostrare ai suoi amici che si fosse ripreso, aveva provato a muovere un passo, ma sarebbe caduto con la faccia nel fango se Draco e Ron non l’avessero afferrato simultaneamente.
“Bella presa …” aveva detto ironico.
“Sta zitto Harry.” era stata la risposta del suo migliore amico.
“Mi dispiace che vi siate bagnati … ” aveva aggiunto sinceramente.
Draco lo aveva guardato di sottecchi.
“La prossima volta che decidi di crepare, scegli un posto più asciutto.”
A quel punto il ragazzo aveva deciso saggiamente di tacere.
Poco più avanti di lui aveva notato la figura della ragazza che lo aveva aiutato che ostacolata dalla fanghiglia era quasi rovinata a terra, ma la presa del suo padrino l’aveva salvata.
Notando lo sguardo che si erano scambiati, Harry non aveva potuto fare a meno di ghignare.
Gli altri due ragazzi che impegnati a tenere d’occhio il loro amico, non avevano visto la scena, lo fissavano straniti.
“Dici che ha riportato danni cerebrali?” aveva domandato Ron mentre scuoteva il capo.
“No, quelli li aveva già da prima …”
“Allora il suo unico neurone ha deciso di dare forfait … ”
“Buona questa, Weasley!” aveva detto Draco mentre guardava sinceramente colpito l’altro.
Le punte delle orecchie di Ron avevano di gran lunga superato le gote della ragazza che si reggeva a Sirius per entrare in casa.
Harry aveva sentito nuovamente il fiato venir meno e con un rantolo aveva smesso di camminare, il suo migliore amico gli aveva tirato qualche pacca in mezzo alle scapole.
“Va tutto bene?” aveva domandato apprensivo.
Il ragazzo occhialuto aveva annuito.
“Dì un po’ Harry, perché non avevi la pozione con te?” aveva chiesto Draco dopo aver appurato che fosse in grado di parlare senza affaticarsi troppo.
“Io … L’ho dimenticata.”
“Non puoi sperare che io mi beva una str … bugia così mal concepita … Dimentichi con chi stai parlando.”

“Su, avanti … Io e Weasley qui, siamo veramente curiosi … ” aveva aggiunto assottigliando lo sguardo.
“Pensavo di non averne bisogno … Sai anche tu che ho una buona resistenza fisica adesso … E … Se i miei genitori l’avessero vista si sarebbero impensieriti …”
“Ed hai pensato bene che morire in cortile durante una festa a cui sono state invitate tutte le persone che conosci fosse un buon modo per non farli preoccupare?” aveva domandato velenoso.

“Sei … Un caso disperato, Potter. Ecco cosa sei.” aveva detto, poi aveva mollato la presa su Harry e si era allontanato verso l’abitazione.
Ron condivideva a pieno le sue parole, ma non aveva potuto fare a meno di guardarlo con rimprovero per averli mollati.
“Fa così perché mi vuole bene … Non guardarlo in quel modo …” aveva detto Harry con un sorriso di scuse.
“Sarà, ma poteva andarsene dopo che tu fossi entrato in casa sano e salvo …”
“Non preoccuparti Ron, sto bene adesso … ” aveva detto Harry mentre si raddrizzava su gambe malferme.
Mossa della quale si era pentito subito dopo.
Un forte senso di nausea lo aveva spinto ad allontanarsi da Ron e dare di stomaco al di là della staccionata.
Era pallido come un cadavere quando si era rialzato e il giovane Weasley aveva ponderato l’idea di chiamare aiuto quando aveva visto il corpo del suo migliore amico quasi privo di sensi levitare fino alla porta, sul patio Malfoy reggeva la bacchetta e ne guidava il percorso.
Erano usciti entrambi di fretta e se le avessero richiamate avrebbero attirato l’attenzione degli altri.
Draco non se n’era andato.
Ron gli aveva rivolto un sorriso sghembo, poi aveva avvertito la mano di Harry serrarsi intorno al suo polso.
Gli aveva rivolto uno sguardo interrogativo.
“Non… Non voglio che i miei … Mi vedano così…” aveva detto facendo delle lunghe pause tra una parola e l’altra.
Accanto all’ex Serpeverde era comparsa intanto Hermione che si era rabbuiata nel notare il suo amico ridotto in quel modo.
Non era difficile immaginare il perchè; poco prima di notare Harry che si accasciava al suolo, la ragazza aveva visto Ginny dirigersi come una furia verso sua madre, avevano scambiato frettolosamente due parole e nonostante fosse palesemente infastidita, la signora Weasley aveva fatto un cenno di assenso con il capo, infine la giovane aveva raggiunto Dean accanto al camino ed erano andati via.
Hermione aveva stretto le labbra, ricordando vagamente la Mc Granitt, si sentiva in colpa nei confronti del suo migliore amico, avrebbe dovuto avvertirlo, ma la giornata trascorsa era stata talmente piena di emozioni che non ne aveva avuto il tempo.
Ron si era scambiato uno sguardo contrariato con Draco, che aveva scosso il capo con rassegnazione.
Sulle labbra della giovane era nato un leggero sorriso, era incredibile come quei due diventassero cooperativi quando si trattava di Harry.
Era chiaro che il loro migliore amico non volesse farsi vedere in quelle condizioni da nessun altro.
Istintivamente si era spostata sulla soglia ed aveva visto i signori Potter dirigersi verso l’esterno.
Doveva intervenire o sarebbe stato troppo tardi.
Facendo un cenno a Malfoy per suggerirgli di affrettarsi a portare Harry al piano di sopra, si era avviata nella direzione dei due coniugi.
James e Lily avevano abbandonato la loro posizione accanto alla finestra ed evidentemente erano alla ricerca di qualcuno.
Senza attendere oltre, la ragazza si era parata loro davanti.
“Signori Potter!” aveva detto tentando di suonare quanto più naturale le fosse possibile.
“Hermione … ” aveva risposto Lily con un sorriso.
Quella ragazza le piaceva, forse perché in un certo senso le ricordava se stessa.
James le aveva fatto un cenno con la mano, piegando le labbra in un ghigno.
“State trascorrendo una bella serata?” aveva domandato la giovane, desiderosa di protrarre la conversazione più a lungo possibile.
“Sì, abbastanza … Solo, hai visto Harry?” aveva domandato la madre del suo migliore amico.
“Sì, giusto cinque minuti fa ... Stava aiutando la signora Weasley con le bibite … ” aveva risposto, odiandosi per aver mentito così spudoratamente.
Lily era apparsa visibilmente sollevata dalla notizia e si era voltata verso James con una smorfia.
L’uomo aveva alzato gli occhi al cielo, ma non si era potuto impedire di sorridere.
A quella vista Hermione si era sentita ancora peggio, con la coda dell’occhio aveva colto Ron con il pollice alzato che si sporgeva dalla tromba delle scale.
Aveva sospirato e Lily non aveva mancato di accorgersene.
“Va tutto bene?” aveva domandato.
“Oh … Sì, sì… Solo è stata una giornata impegnativa … ” aveva risposto.
Poi aveva visto Sirius dirigersi verso di loro ed aveva temuto il peggio.
Impercettibilmente aveva sgranato gli occhi.
I vestiti dell’uomo erano asciutti, ma i capelli erano ancora umidi.
Sembrava ancora preoccupato per quello che era accaduto ad Harry e probabilmente stava cercando il suo migliore amico per avvertirlo.
Mancavano ormai pochi passi, quando i loro occhi si erano incontrati.
Hermione aveva preso a mordersi il labbro inferiore.
Sirius era molto intuitivo, lo sapeva bene, ma non era sicura che avrebbe capito.
La ragazza aveva trattenuto il fiato quando lo aveva visto posare una mano sulla spalla di James.
“Hey… Ma dov’eri finito?”
“In giro … ”
“Ma… Hai i capelli bagnati?” aveva detto Prongs, mentre analizzava con sguardo critico la chioma del suo amico.
Sirius aveva tirato il capo indietro per sottrarsi alla presa di James.
Quest’ultimo aveva ghignato.
“Cosa?” aveva domandato Padfoot.
“Mi era sembrato di vedere quella ragazza, aspetta come si chiama …”
Sirius si era irrigidito.
“Eleanor … Curiosamente anche lei sembrava essersi asciugata da poco …”
Padfoot aveva assottigliato lo sguardo.
“James, io ti adoro lo sai … Ma fai un’altra allusione di questo tipo e le fatture che Evans ti scagliava contro ad Hogwarts, a paragone, saranno solo un piacevole ricordo.”
Prongs era scoppiato a ridere.
L’animagus infastidito aveva spostato lo sguardo su Hermione ed aveva chinato il capo in un cenno di assenso, appena visibile.
La giovane aveva rilasciato il fiato che aveva inconsapevolmente trattenuto e dopo essersi congedata, si era diretta al piano di sopra.
Remus era proprio dietro i due e non aveva potuto non notarne lo strano atteggiamento, inoltre c’era qualcosa sia in James che in Sirius che non andava.
Aveva lanciato un ultimo sguardo a Ted che giocava sereno sotto la supervisione di Dora ed era apparso dietro ai suoi migliori amici.
“Piantatela di discutere sempre, siete insopportabili …”
“Moony, anche noi ti vogliamo bene … ” aveva risposto Prongs con un ghigno e Padfoot gli aveva rivolto un sorriso sghembo.
Il licantropo aveva alzato un sopracciglio.
“James, dov’è Harry?”
“Hermione mi ha detto che aiutava Molly con le bevande … Credo che tornerà tra noi a breve … ” aveva risposto l’altro con fare distratto, mentre faceva cenno a Frank ed Alice di avvicinarsi.
Remus aveva scrutato con attenzione Sirius che era rimasto in silenzio.
“Non c’è che dire … “ aveva detto in un sussurro udibile solo a Padfoot.
“Il Ministero ha fatto davvero un buon affare assumendo quella ragazza.”
 
Hermione si era precipitata al piano di sopra ed aveva fatto letteralmente irruzione in camera di Ron.
Harry era semi seduto sul letto e sembrava aver riacquistato un minimo di colorito.
La ragazza si era richiusa la porta alle spalle e vi si era appoggiata emettendo un sospiro.
“Stai bene?” aveva domandato Ron, guardandola apprensivo.
Hermione aveva annuito.
“Ti abbiamo visto parlare con i genitori di Harry … ” aveva buttato lì Draco mentre si rigirava la bacchetta tra le dita.
Hermione gli aveva rivolto uno sguardo con la coda dell’occhio, poi aveva parlato rivolgendosi direttamente ad Harry.
“Mi hanno chiesto dove fossi … Ho detto loro che l’ultima volta che ti avevo visto stavi dando una mano alla mamma di Ron … ”
Il giovane con gli occhiali aveva annuito, ma prima che potesse aprire bocca per ringraziarla, Hermione aveva alzato una mano per zittirlo.
“Non voglio che mi ringrazi, era necessario creare un diversivo e l’ho fatto … Ma non costringermi più a mentire, Harry … Sono i tuoi genitori e nemmeno tu dovresti farlo.” aveva detto addolcendo lo sguardo nel notare l’aria colpevole del suo migliore amico.
“Per me … Non è facile… Questo problema, mi accompagnerà per tutto il resto della mia vita, mi sono allenato duramente per non essere trattato come una persona debole … Non voglio vedere la preoccupazione nei loro occhi ogni volta che mi guardano.” aveva aggiunto spostando lo sguardo fuori.
Hermione aveva sentito una lacrima correrle lungo la guancia, il più discretamente possibile, l’aveva ripulita con una mano.
“Non sei debole Harry, non lo sei mai stato … ” era intervenuto Ron.
“… Ma purtroppo questa è la nuova realtà dei fatti, è necessario che tu chieda aiuto quando senti di averne bisogno … ”
“Dimentichi di stare parlando con San Potter, Weasley … ” aveva detto Draco ancora indispettito per la conversazione avuta pocanzi.
Harry si era limitato a ghignare.
“Potter, spero per il tuo bene che quella dipinta sulla tua faccia sia un’espressione di costernazione.”
Harry aveva messo su l’aria mortificata migliore che gli riuscisse, fallendo miseramente.
Draco aveva alzato gli occhi al cielo, poi si era rivolto ad Hermione.
“In ogni caso, ottimo lavoro Granger … Hai inventato una scusa inattaccabile in meno di due minuti … Sono colpito.” aveva detto, sornione.
La giovane aveva assottigliato lo sguardo.
“Credevo che fosse questo il motivo per il quale sarò costretta a dividere un ufficio con te, Malfoy .” aveva detto palesemente scocciata.
Harry aveva inclinato il capo di lato, in un gesto interrogativo.
“Che significa?” aveva domandato.
“Hermione e Malfoy sono stati scelti dal Ministro in persona per entrare nel reparto di pianificazione strategica delle missioni… Sono i più giovani maghi mai ammessi in quell’unità … ” aveva risposto Ron mentre fissava orgoglioso la sua ragazza.
“Wow!! Ma è fantastico, congratulazioni!!” aveva detto Harry sinceramente felice.
“Questo è anche il motivo per cui portavo una fiala della TUA pozione con me.” aveva detto Draco, non intenzionato a lasciar cadere il discorso.
“Andiamo … Lo so che ho sbagliato, ma potresti cortesemente darci un fottutissimo taglio?!”
La tagliente risposta dell’ex Serpeverde era stata interrotta da un sonoro bussare alla porta.
Ron l’aveva aperta ed era rimasto pietrificato nel notare il suo, sperava, ex professore di Pozioni sulla soglia; senza dire una parola si era spostato di lato lasciandogli il passo.
“Bene, dai tuoi toni soavi, noto che ti sei ripreso, Potter … ” aveva detto mellifluo.
Harry si era limitato ad annuire.
“Sono salito per avvertirvi che il ministro è qui… Prima che i tuoi genitori decidano di appurare se quanto detto dalla signorina Granger corrisponda al vero, conviene che vi presentiate al piano di sotto… ” aveva detto, poi con uno svolazzo della veste scura, se n’era andato.
“Ma come … ” aveva detto Hermione incredula, non aveva notato Piton nelle sue vicinanze quando parlava con i signori Potter.
“Ho smesso di domandarmi tanto tempo fa come facesse a sapere tutto … ” era intervenuto Draco, avendo intuito i pensieri della ragazza.
“Miseriaccia … Ѐ  … Ѐ  come se fosse … ”
“In cielo, in terra ed in ogni luogo?” aveva concluso Harry, mentre Ron si avviava annuendo verso le scale seguito da Draco.
“Harry … ” era intervenuta Hermione, che al contrario degli altri era rimasta nella stanza.
Il giovane con gli occhiali si era voltato.
“Dovremmo parlare di Ginny … ” aveva continuato la strega, desiderosa che il suo migliore amico si sfogasse.
Harry era rimasto per un attimo interdetto, non pensava che qualcuno intuisse che il suo malore fosse dovuto al colpo di grazia che gli aveva inferto, gli piaceva pensare involontariamente, la sua ex ragazza.
Avrebbe dovuto saperlo che lei se ne sarebbe accorta; aveva sorriso con noncuranza.
“Non ho nulla da dire, Hermione … Lei non è più affar mio.”
 
Quando i due erano scesi al piano di sotto, erano stati letteralmente assaliti dal ministro della magia, che in vesti non ufficiali, era sempre il solito Kingsley.
Quando lo avevano conosciuto, prima del loro quinto anno di scuola, sembrava una persona piuttosto posata e riflessiva, con il passare del tempo e soprattutto dopo la fine della guerra, avevano potuto appurare quanto le apparenze potessero rivelarsi ingannevoli.
“Ciao Hemione!” aveva detto il ministro, stringendole la mano, mentre lei ricambiava con un sorriso sincero.
Prima che Harry potesse dire qualcosa, si era ritrovato stretto in un abbraccio energico.
“Harry!! Ti trovo in forma amico mio …” aveva detto l’uomo, che dopo averlo liberato lo studiava con interesse.
Il ragazzo non si era potuto impedire di arrossire lievemente.
Non gli erano mai piaciuti i complimenti.
“Vedo che almeno in qualcosa non sei cambiato … ” aveva detto giocosamente l’altro, notando il rossore delle sue gote.
Harry aveva fatto una smorfia e Kingsley era scoppiato a ridere.
“Shacklebot ti proibisco di deridere mio figlio.” aveva detto James mentre si avvicinava a loro, divertito.
“Finalmente qualcuno dalla mia parte … ”
“Ma che deliziose guanciotte!!” aveva aggiunto l’altro mentre allungava la faccia del malcapitato come se fosse fatta di pongo.
Kingsley aveva riso più forte ed Harry aveva preso a massaggiarsi il viso indolenzito con sguardo assassino.
“Scusa, ma è stato troppo divertente … ” aveva detto il ministro mentre si ricomponeva come meglio poteva.
Il ragazzo lo aveva guardato ancora peggio.
“Comunque … Sono venuto per comunicare a te e Ron che tra due giorni ci saranno le selezioni per entrare in Accademia … Inutile dire che potreste essere ammessi honoris causa … ”
“No … Niente preferenze.” aveva detto Harry perentorio.
A pochi passi da lui Ron era quasi svenuto.
James aveva sorriso raggiante.
“Lo immaginavo … ” aveva continuato Kingsley.
“In ogni caso non è nulla di trascendentale, la parte scritta è di cultura generale: incantesimi, trasfigurazione, storia della magia … Tutte cose che dovreste aver preparato per gli esami … Ѐ  nel labirinto che la maggior parte dei candidati viene eliminata.”
Harry si era incupito improvvisamente, la parte pratica doveva essere qualcosa di molto simile alla terza prova del torneo Tremaghi.
Cedric era morto.
Voldemort era tornato in vita.
E lui decisamente non era amante di quel genere di strutture.
Meccanicamente, aveva annuito.
Ron ,ormai accanto a lui, lo aveva guardato talmente male che era grato che gli sguardi non potessero ferire mortalmente.
“Purtroppo su questo non posso dirvi niente o è la volta buona che Malocchio mi affattura.” aveva concluso Kingsley con un brivido di terrore.
“In ogni caso, non preoccupatevi … Ci saremo noi a supervisionare…” era intervenuto James.
Harry gli aveva rivolto uno sguardo interrogativo.
“Oh, non ho avuto il tempo di dirtelo … I Malandrini sono Auror!” aveva detto entusiasta.
“Fantastico!” aveva detto il ragazzo con lo sguardo colmo di ammirazione.
“E se c’è riuscito Sirius, c’è speranza per tutti … ” aveva detto Remus che passando di lì, si era intrufolato nella conversazione.
“Hey … Ti ho sentito Moony!” aveva replicato l’interessato da poco distante.
Il giovane Potter era scoppiato a ridere.
In quei mesi di assenza, gli erano mancati da morire.
 
Lily osservava la scena in disparte.
James sembrava più tranquillo ed era davvero felice che le cose si fossero sistemate, sebbene il suo sesto senso le diceva a gran voce che c’era qualcosa in Harry che non andava.
Sorseggiando la sua burrobirra si era spostata vicino a Remus che guardava interessato dall’altra parte della stanza.
“Rem, che guardi?”
“Sto cercando di capire quanto il tuo testimone di nozze possa essere idiota …”
“Non sprecare il tuo tempo, è una grandezza non misurabile … ” aveva risposto con un sorriso.
“Chi è la ragazza che gli sta appiccicata?” aveva domandato dopo aver verificato il perché dell’affermazione del licantropo.
“Samantha Shacklebot …” era intervenuta Tonks con una nota di disgusto.
“Non ti sta molto simpatica, eh?” aveva domandato Lily.
Dora le aveva rivolto uno sguardo eloquente.
“Ѐ  che non mi piacciono le gatte morte …” aveva aggiunto contrariata.
“Lavora con voi?” aveva chiesto l’altra.
“Già … ”
“Devo fare un bel discorso con James.”
Remus era scoppiato a ridere.
“Sta attento tu, che ti tengo d’occhio!” aveva detto la metamorfomagus mentre rivolgeva uno sguardo rosso fuoco a suo marito.
“Ha occhi solo per Sirius ed in ogni caso io preferisco le persone goffe che potrebbero potenzialmente uccidermi ogni volta che cucinano…” aveva risposto divertito, per poi abbassarsi giusto qualche istante prima che un bicchiere di plastica lo colpisse in pieno viso.
“Sei crudele Remus …” aveva detto Lily mentre scuoteva la testa in direzione dell’uomo.
“Sì, lo so.”
La donna gli aveva sorriso ed era tornata a guardare la situazione che le si profilava davanti.
A dire il vero era parecchio curiosa: accanto al camino c’erano appunto Sirius e Samantha, lei gli parlava in maniera piuttosto concitata, lui le rispondeva sporadicamente con un cenno di assenso e sorrideva educato alle sue battute.
Lily aveva inarcato un sopracciglio, quello non era il canide che conosceva lei.
Sirius non sorrideva con educazione, rideva a piena bocca e contagiava anche le persone che gli stavano intorno.
Non annuiva se era davvero interessato a ciò che la persona con cui parlava aveva da dire, Sirius diceva sempre la sua, anche quando non richiesto.
E soprattutto, non capitava mai che quando si parlasse i suoi occhi fossero puntati altrove rispetto a quelli del suo interlocutore.
Curiosa, Lily aveva seguito la traiettoria dello sguardo dell’uomo ed aveva posato gli occhi color smeraldo sulla figura di una ragazza che chiacchierava nervosamente con Regulus.
Non sembrava essere molto a suo agio in quella situazione, infatti si era alzata sulle punte per salutare l’uomo, quando questi le aveva fatto cenno di aspettare.
In quella frazione di secondo i suoi occhi erano scattati in direzione di Sirius, il quale nel frattempo aveva preso a tamburellare con il piede sul pavimento.
Lily aveva sorriso trionfante.
“Confermo, Remus … Non è misurabile.”
 
Eleanor aveva appena messo piede in salotto dopo aver fatto una capatina in bagno per darsi una sistemata quando aveva visto Samantha buttarsi letteralmente tra le braccia di Sirius, consolazione, seppur magra, era stata l’espressione di sgomento sul viso di lui.
Decisa ad ignorarli il più possibile, si era diretta verso Regulus che le aveva fatto un cenno con la mano.
“Buonasera … ” aveva detto lui quando si era avvicinata.
“Ciao Reg … ” era stata la sua risposta, in un tono molto più sconsolato di quanto volesse dare a vedere.
“Hai fatto tardi … Giornata pesante?”
“Non hai idea di quanto … “
“E la serata non si prospetta delle migliori … ” aveva aggiunto involontariamente, spostando fugacemente lo sguardo su Sirius e la sanguisuga.
Regulus aveva guardato nella stessa direzione ed aveva emesso uno sbuffo infastidito.
Eleanor gli aveva rivolto uno sguardo interrogativo.
“Ellie, devi sapere che mio fratello è un emerito cretino … Ѐ  palese che quella tizia non gli interessi … Guarda, non la sta nemmeno ascoltando.”
Eleanor aveva fatto un cenno di diniego con il capo.
“Ti ho già raccontato quello che è successo …”
“Quel bacio non significava niente …”
La ragazza gli aveva rivolto uno sguardo ferito.
“Non guardarmi così, penso che per te abbia avuto un maggiore significato di quello che gli ha attribuito lui.”

“Sai cosa dovresti fare? Parlargli, dirgli quello che provi per lui.”
Eleanor gli aveva tappato la bocca con una mano.
“Parla piano, qualcuno potrebbe sentirti e … Non è così facile , non siamo due ragazzini ad Hogwarts … Non posso semplicemente andare lì e dirglielo.”
“Perché no?”
“Lo sai il motivo … Lui è così … Ed io …”
Regulus si era passato una mano tra i capelli mentre con un sorriso sornione la guardava arrossire.
“Sei così intelligente ed allo stesso tempo talmente scema, che stento a crederci… AHIA!”
La donna gli aveva rifilato uno scappellotto sulla nuca.      
“Bene, in ogni caso, lui non sa che non mi interessi in quel senso, quindi mi giocherei tutta la mia cospicua eredità sul fatto che sta dando una possibilità a quella tizia, perché è geloso marcio …”  aveva detto l’uomo mentre si massaggiava la testa.
“Sai per essere un ex Serpeverde sei così ingenuo che quasi mi fai tenerezza … ” aveva replicato l’altra desiderosa di vendicarsi.
Regulus era scoppiato a ridere e Sirius dall’altra parte si era voltato a guardarli.
Samantha gli stava raccontando di una storia, a suo dire, simpatica sulle scarpe che indossava, ma in effetti non aveva sentito una parola.
Si era ripromesso di non rivolgere nemmeno uno sguardo in direzione di quel traditore, disonesto, usurpatore … Simpaticone di suo fratello ed Eleanor, ma era così difficile sentire le loro risate ed ignorarle.
Infastidito più di prima era tornato a rivolgere la sua attenzione alla sorella del ministro che non sembrava essersi accorta di nulla.
Controllandosi il più possibile, aveva bevuto un sorso di Fire Whiskey ed aveva sospirato impercettibilmente.
Qualche istante dopo si era sentito tamburellare su una spalla, si era voltato per trovarsi gli occhi castani di suo fratello puntati addosso.
“Sir … Scusa se ti disturbo, volevo dirti che noi andiamo… Ci vediamo a casa, ok?”
Non riuscendo a controllarsi, Sirius aveva voltato di scatto il capo verso Eleanor che era rimasta in disparte e fissava la porta d’ingresso come se l’unica cosa che desiderasse fosse andare via da lì.
Aveva annuito e lo aveva visto andare verso di lei.
“… Allora Sirius che ne pensi della mia proposta?”
La voce di Samantha lo aveva richiamato alla realtà; le aveva rivolto uno sguardo interrogativo.
“Di uscire insieme …”
Padfoot aveva rivolto un ultimo sguardo alle due figure che si allontanavano.
“Mi sembra un’ottima idea.”  aveva risposto, poi aveva sentito Molly che li salutava e il rumore della porta che si chiudeva.
Si era così avviato verso il tavolo dei liquori per riempire nuovamente il suo bicchiere, ignaro che a pochi passi da lui la sua medesima smorfia infastidita si era dipinta sul viso di Severus Piton.
 
Riddle Manor era immersa in un inquietante silenzio, da quando Bellatrix aveva trovato quell’antico volume di pozioni nella cripta che si trovava sotto la casa, era rimasta barricata nello studio.
Dall’esterno arrivavano solo notizie negative ed era decisamente stanca dell’incompetenza delle persone con cui si trovava costretta a collaborare.
Il suo padrone avrebbe saputo come punirli ed era certa che una volta che lo avesse riportato in vita, quegli inetti avrebbero avuto la lezione che meritavano.
Le doleva ammetterlo, ma suo cugino sarebbe stato un valido aiuto.
Non era stata nemmeno tanto dispiaciuta quando aveva appreso di non averlo ucciso, se alla prima luna piena avesse agito come doveva, sarebbe stato obbligato ad un’esistenza sotto al suo controllo, il che rappresentava una condanna ben peggiore della morte.
A quanto pareva, però la strategia di Greyback non era andata a buon fine, o almeno così le aveva riferito la sua spia al San Mungo.
Commetteva sempre l’errore di sottovalutarlo.
In ogni caso, poco importava, quel traditore del suo sangue le sarebbe stato utile in altro modo.
Un sorriso malvagio le si era dipinto sul volto quando con gli occhi neri come la pece aveva continuato a scorrere l’elenco degli ingredienti.
Non c’era che dire, chi aveva creato quella pozione doveva essere sadico almeno quanto lei.
Un leggero bussare alla porta, l’aveva spinta a distogliere l’attenzione dai suoi appunti.
Con fare annoiato aveva fatto un cenno della mano e l’uscio si era spalancato rivelando la magra figura di Avery figlio.
Senza dire una parola, aveva assottigliato lo sguardo.
“Ѐ  stato avvistato … Harry Potter, è stato avvistato.”
“Dove?” aveva detto, ora più attenta.
“Piccadilly Circus … Era in giro per la città, in mezzo alla feccia.”
“Cos’altro ti aspettavi da lui, Avery?” aveva domandato, senza desiderare una risposta.
Bene, ora che aveva fatto ritorno, potevano abbandonare il basso profilo che avevano mantenuto sino ad allora.
Potter avrebbe visto morire sotto ai suoi occhi tutte le persone che amava e poi li avrebbe raggiunti, ma non prima di aver assistito all’ascesa al potere del suo Signore.
“Per quanto riguarda l’altra faccenda … Ci sono novità?”  aveva aggiunto.
“Nessuna … Sembra che non ci sia persona al mondo che sappia dove sia stato sepolto … Fatta eccezione per il Ministro e qualche suo collaboratore, ma sono inavvicinabili …”
Un guizzo aveva illuminato gli occhi della donna.
“Non tutti … ”
“In ogni caso tra due giorni ci saranno i test di ammissione per le matricole auror, Potter sarà senza dubbio tra questi …”
“Bene, allora che si faccia in modo che non ne esca integro … Ogni giorno che ci separa dal riavere il Signore Oscuro con noi, sarà uno in più di sofferenza per quella misera creatura.”
Avery aveva ghignato.
“Ed intanto che tutti gli auror saranno impegnati a tenere in vita il loro… salvatore…” aveva sputato l’ultima parola con disgusto.
“Noi faremo una visitina a qualcuno che ci sarà sicuramente d’aiuto.”
“Dove?” aveva domandato l’uomo pentendosi subito dopo per aver osato tanto.
Bellatrix gli aveva rivolto uno sguardo penetrante.
“Ad Azkaban.”
 
 
 

 
 
Angolino di Arwen
Holaaaaa … Per vostra sfortuna, eccomi qui… Di nuovo! Mi rendo conto che ormai le mie scuse risultino poco credibili, ma ultimamente mi servirebbero delle giornate di 72 ore e, in tutta onestà, non sono sicura che mi basterebbero per fare tutto! Devo confessarvi che è stato un po’ complesso riuscire ad immaginare il prosieguo di questa storia, in origine avevo “definito” fino al momento della festa – blackout – e poi la parte finale. Ebbene sì, sono un genio del crimine.
In ogni caso, spero non sia troppo penoso come capitolo, ecco.
 
Mi sento in dovere di sottolineare alcune cose:
La parte iniziale, in cui si parla di James, è stata scritta volutamente in maniera “confusionaria” (o almeno era questo il mio intento, che ci sia riuscita o meno sta a voi giudicarlo), in quanto descrive i suoi sentimenti nei confronti di Peter e nemmeno lui sa quello che prova realmente in merito.
Per il vestito di Eleanor ho scelto appositamente il blu elettrico come colore (beh, ormai avete capito che amo il blu, ma non è solo questo il motivo) … Sta a voi indovinare il perché, miei cari!
Se non vi è chiaro qualcosa, vi invito a contattarmi, sarò felicissima di rispondere ad ogni vostra domanda.
Che altro dire? Mi scuso immensamente per non aver risposto alle vostre meravigliose recensioni, provvederò subito.
Grazie di cuore a chi, con tanta pazienza, segue la mia storia e ne recensisce ogni capitolo ed anche a chi dedica parte del proprio preziosissimo tempo anche solo a leggerla.
Affettuosamente vostra,
Arwen
 

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