Inside me

di Aniel
(/viewuser.php?uid=14923)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La magia fa il suo corso ***
Capitolo 2: *** Felicità e paura ***
Capitolo 3: *** L'inizio della storia ***
Capitolo 4: *** Il ritorno ***
Capitolo 5: *** Reazioni ***
Capitolo 6: *** Famiglia ***
Capitolo 7: *** Guai in arrivo ***
Capitolo 8: *** L'esperimento ***
Capitolo 9: *** Io, tu... e lui ***
Capitolo 10: *** A casa ***
Capitolo 11: *** Katherine ***
Capitolo 12: *** What happened to Elena? ***
Capitolo 13: *** La maledizione del sole e della luna ***
Capitolo 14: *** L'entrata secondaria del cimitero di Mystic Falls ***
Capitolo 15: *** Elena ***
Capitolo 16: *** Un anno dopo ***



Capitolo 1
*** La magia fa il suo corso ***


1 – La magia fa il suo corso






 

Elena aveva la fronte aggrottata mentre leggeva il messaggio. Era abbastanza normale che Bonnie la invitasse a casa sua e poteva comprendere il suo attuale astio per i fratelli Salvatore, ma non capiva per quale motivo l’amica le avesse chiesto di non dire nulla ai due vampiri su dove stesse andando. Prese il cellulare e il cappotto e si recò a passo lento verso casa della strega, mentre i pensieri più assurdi si facevano inevitabilmente strada nella sua testa.
« Elena! Entra, svelta! » esclamò Bonnie appena la vide.
« Cos’è tutto questo segreto? »
« Forse ho trovato un modo per scoprire da quale originario discendono Damon, Stefan e Caroline » dichiarò lei velocemente, con fare agitato.
« Credevo che Klaus avesse detto che discendono da lui »
« L’ha detto, ma era una situazione di vita o di morte, non possiamo essere certi della sua sincerità. Il problema è che non sono sicura che l’incantesimo funzioni, quindi non voglio illudere gli altri »
Elena si sedette sul divano e osservò l’amica prendere il grimorio e aprirlo. « In cosa consiste? »
« È un incantesimo per scoprire una verità nascosta, una bugia o semplicemente un’omissione. L’unica cosa che serve è la presenza di una persona strettamente legata alla persona che detiene la verità. E tu sei la persona più vicina agli originari che mi è venuta in mente. Sei la doppelganger »
« Giusto » sussurrò Elena con poco entusiasmo. « Cosa devo fare? »
« Devi soltanto guardarmi degli occhi e tenermi le mani » rispose Bonnie. Elena la vide accendere qualche candela, prima che si avvicinasse a lei e facesse come aveva detto. Poi, Bonnie iniziò a recitare strane formule. All’inizio non cambiò niente, nessuna strana verità prese forma nella mente di nessuna delle due, poi, all’improvviso, Elena scomparve.
 

« Stefan! Damon! » Bonnie aveva corso più veloce che poteva verso la pensione dei Salvatore e aveva iniziato a urlare cento metri prima di arrivare alla porta, certa che se uno dei due fosse stato in casa l’avrebbe sicuramente sentita. Lei e Damon si scontrarono all’ingresso e la ragazza si piegò su se stessa, tenendosi la pancia con un braccio e respirando affannosamente. « Elena… Elena… »
« Cosa? Cos’è successo? » domandò il vampiro, impaziente, mentre Stefan entrava in casa.
« Ho provato a fare un incantesimo per scoprire da quale originario discendete ed Elena… è scomparsa » sussurrò, prima di svenire.
 

Era distesa sull’erba, ma non capiva come ci fosse finita. L’ultima cosa che ricordava era che Bonnie stava recitando un qualche tipo di formula, ma non riusciva a ricordare bene neanche quello. Aprì gli occhi e ciò che vide la convinse a rimanere lì per sempre: il cielo era chiaro e non c’era neanche una nuvola, gli alti alberi la sovrastavano e alcune rondini oltrepassarono il cielo veloci e compatte. Si alzò lentamente e prese a camminare per il bosco, senza una meta precisa, finché non giunse a una sorta di sentiero, allora iniziò a percorrere questo, sperando che la conducesse in un luogo a lei conosciuto. Era strano, pensò, quello assomigliava terribilmente al bosco di Mystic Falls, ma allo stesso tempo era molto diverso e parecchio più esteso. Immersa com’era nei suoi pensieri, udì a malapena il nitrito di un cavallo, e sarebbe stata investita se un paio di forti braccia non l’avessero afferrata e trascinata via.
« Grazie! Non l’avevo proprio… » le parole le morirono in gola quando vide il volto dell’uomo che l’aveva salvata. « Elijah » sussurrò, e nonostante l’espressione perplessa dell’altro, fu certa di ciò che aveva davanti. Ma era diverso: aveva un’aria molto più ingenua e spensierata, i capelli lunghi e strani vestiti di pelle e cuoio.
« Come fai a conoscere il mio nome? » chiese lui in tono curioso. Elena pensò per un momento che la stesse prendendo in giro, poi fece un rapido collegamento fra tutto.
“Cavolo, sono nel passato” pensò, osservando quel volto conosciuto. « Ehm, ho indovinato, credo. Io sono Elena » si presentò, e subito si pentì d’aver detto il suo vero nome.
« Ciao Elena, stai bene? »
« Si, sono solo un po’ scossa »
« Scossa? »
« Turbata » si corresse lei. Elijah sorrise.
« Non avevo mai visto una ragazza con i pantaloni prima » sembrava preoccupato e lei quasi si trattenne dal mettersi a ridere. Invece, si concentrò sul fatto che si trovava in un tempo a lei sconosciuto e finse un tono preoccupato e triste, pur sapendo che Bonnie avrebbe fatto tutto il possibile per riportarla a casa.
« Ho passato un periodo difficile e… sono fuggita » Elijah abbassò la testa, imbarazzato.
« Puoi venire a casa mia se vuoi. Siamo già in tanti, una persona in più non farà differenza »
“Casa sua… con l’intera famiglia” Elena entrò nel panico al solo pensiero. Ma loro non la conoscevano ancora, Elijah non aveva dato segno di conoscerla, quindi erano ancora umani. « Va bene » rispose automaticamente « mi farebbe molto piacere conoscere la tua famiglia ».
 

« Che vuol dire sparita? » Bonnie aveva appena ripreso i sensi, si trovava sul divano, nel salotto della pensione e Stefan le stava porgendo una tazza di camomilla, mentre Damon urlava.
« Significa che era davanti a me e un secondo dopo non c’era più »
« L’incantesimo aveva qualcosa a che fare con lei? »
« Si, in parte. Lei era il collegamento con gli originari. Una persona vicina a loro »
« Ti serviva una persona vicina a loro e hai scelto Elena?! » sbottò Damon con rabbia.
« Doveva essere un’umana e il sangue della famiglia di Elena ha contribuito nella creazione dei vampiri. Era l’unica scelta »
« E ha funzionato bene »
« Risparmia il sarcasmo Damon, ok? » lo calmò Stefan, prima di rivolgersi a Bonnie. « Puoi invertire l’incantesimo? »
« Posso provarci, ma non so dov’è, quindi ci vorrà del tempo »
 

Elijah condusse Elena in un villaggio poco distante, composto da una ventina di capanne di legno e paglia. La fece entrare in una e la ragazza si sentì spaesata per un momento. Sei paia di occhi si erano voltati verso di lei: Mikael, Esther, Finn, Kol, Rebekah, e un ragazzino moro ed esile che doveva essere Henrik.
« Salve » salutò Esther, guardandola attentamente. « Elijah, non ci presenti la tua amica? »
« Certo, ehm… lei è Elena , l’ho incontrata pochi minuti fa sul sentiero, ha bisogno di un posto dove stare, per un po’ di tempo, se non è un problema »
« Certo che no » esclamò la strega con entusiasmo. « È un piacere Elena. Io sono Esther, la madre di Elijah, e questo è Mikael, mio marito » Elena non avrebbe mai pensato di trovarsi in imbarazzo davanti a quella famiglia, eppure era quello che provava mentre veniva presentata a Mikael. La cena fu molto strana, erano così normali! Chiacchieravano amabilmente di come avevano trascorso la giornata e dei loro programmi, erano tranquillissimi e meravigliosamente uniti. L’atmosfera si ruppe quando la porta si aprì cigolando ed entrò un ragazzo. Elena fece una gran fatica a riconoscerlo. Anche Klaus aveva i capelli lunghi, ma il suo viso non esprimeva alcuna ingenuità, al contrario era triste e spento.
« Hai finito, spero »
« L’ho fatto »
« Non rispondermi in quel tono » Esther si alzò in fretta e trattenne Mikael per un braccio.
« Mikael, è stanco! Lascialo in pace per stasera » Elena pensava seriamente che la reazione dell’uomo fosse stata esagerata, eppure si rese conto che nessuno a parte Esther aveva mosso un dito, e la donna stessa, mentre diceva quelle parole, aveva fatto un lieve segno verso di lei, come se stesse cercando di dirgli “non davanti alla nostra ospite”. Per un attimo, pensò che l’intervento di Esther avesse sortito l’effetto sperato e si rilassò. Non si sarebbe mai aspettata quello che sarebbe accaduto dopo. La violenza che Mikael usò verso il ragazzo la spinse a dimenticare chi fossero e a posizionarsi senza pensare a proteggere Klaus, quasi abbracciandolo. Mikael si fermò appena in tempo e la guardò male, mentre nella casa scendeva il silenzio.
« Ti è andata bene questa volta, ragazzo » Elena abbassò lo sguardo verso Klaus, sotto di lei, che tremava, profondamente scosso. Aveva reagito a malapena quando il padre l’aveva picchiato. Non l’aveva mai visto così arrendevole.
 

Klaus aprì gli occhi all’improvviso ed ebbe paura. Era disteso su una superficie morbida e comoda, ma subito si rese conto che c’era qualcosa che non andava. Nell’aria rarefatta sentiva un forte odore di muffa e quando cercò di portare le mani al volto si rese conto di essere incatenato. Entrò rapidamente nel panico e cercò di lottare contro le catene con tutta la forza che aveva, ma erano strette e lui era esausto. Come se non fosse abbastanza, aveva la bocca talmente secca da non riuscire a parlare. Aveva sete. Lottò con tutto se stesso per trattenere le lacrime mentre la paura cresceva a dismisura dentro di lui, poi, all’improvviso, sentì di potersi muovere e scoprì che le catene si erano staccate. Portò immediatamente le mani al volto, ma questo gesto non fece altro che aumentare il panico, quando i suoi gomiti toccarono una superficie solida sopra di lui. Immediatamente, si rese conto di trovarsi dentro una bara, ed iniziò a colpire il coperchio con i pugno, ma quello non si mosse di un centimetro. Trasse un respiro profondo, con la consapevolezza sempre più pressante che sarebbe rimasto in quella scatola per sempre, poi iniziò a graffiare il coperchio e provò a urlare e chiedere aiuto con tutto il fiato che aveva, ma non ci riuscì. Sapeva che era inutile, ma aveva bisogno di credere che non lo fosse, così continuò, perseverante, finché i suoi sforzi non ebbero la meglio.
Non seppe quanto tempo impiegò a scavare un buco nel legno ormai fradicio, seppe solo che, ad un tratto, tutto il suo spazio fu invaso da gelida acqua salata. Se fosse stato umano e fosse sopravvissuto per miracolo all’asfissia, sarebbe certamente morto in quel momento, per il freddo, per la pressione, o per annegamento, ma lui non era umano e per quanto terribile ed estenuante fosse nuotare contro la pressione dell’oceano, alla fine i suoi occhi rividero il sole, un attimo prima di chiudersi.
 






Angolo autrice

Ok, questa storia l’ho iniziata per caso dopo aver visto Before Sunset, e inizialmente dovevano essere due storie separate, ma mentre finivo il primo capitolo mi sono resa conto che unite mi piacevano anche di più. Dopo l’uscita del finale di stagione ho pensato di non pubblicarla più, ma ho continuato a scriverla e mi piaceva davvero troppo, quindi, per favore, ditemi se ho fatto bene, o se fa schifo.

I primi tre capitoli e mezzo sono quasi pronti, quindi aspettatevi presto il prossimo! Un bacione a tutti… al prossimo episodio.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Felicità e paura ***


2 – Felicità e paura










Elena si trovava accanto al letto di Klaus e lo osservava, pensierosa. Non si era difeso. Aveva subito le percosse di Mikael per un motivo così futile e non aveva mosso un dito contro di lui. Non era lo stesso Klaus che conosceva.
« Mi dispiace per quello che è successo » disse sommessamente Elijah, avvicinandosi a lei. Era la prima volta che qualcun’altro entrava in quella stanza da quando lei era arrivata. « Non avrebbe dovuto perdere così la calma di fronte a te »
« Di fronte a me? » domandò Elena, indignata. « Non avrebbe dovuto perdere la calma, punto. Dorme da quasi due giorni, non è normale! Lo ha picchiato talmente forte da ucciderlo »
« Lo picchia sempre talmente forte da ucciderlo, ma lui guarisce sempre in qualche modo. Mio fratello è insolitamente forte sia di spirito che di salute » Elena annuì, conoscendo il motivo di tale forza, e osservò meglio il viso rilassato del ragazzo. “Ragazzo”, trasalì rendendosi conto che in quel momento Klaus non era altro che quello… un semplice, fragile, ragazzo, dal forte temperamento, che tuttavia non era sufficiente a farlo ribellare contro un padre violento.
« Gli sei stata vicina per tutto il tempo » sussurrò Elijah senza guardarla, con voce incerta. « e lo hai difeso quando nessuno di noi ha mai avuto il coraggio di farlo. È stata una cosa insolita da parte di un’estranea, e nessuno ha mancato di notarlo »
« È solo che... mi è sembrato strano vederlo così indifeso »
« Ma non lo conosci, non l’hai mai visto in nessun’altro modo » Elena continuò a fissare volutamente il viso del ragazzo addormentato, così da non doversi voltare verso l’uomo che era Elijah. « Parli come se conoscessi mio fratello e sapevi il mio nome prima che te lo dicessi. Chi sei veramente? » finalmente la ragazza si voltò verso di lui e lo guardò risoluta.
« Sono quella che si sta preoccupando per tuo fratello. Dovrebbe essere sufficiente per te » Elijah ammutolì e lei sospirò « Lui è più piccolo di te, vero? »
« Si »
« Anch’io ho un fratello più piccolo, e non posso fare a meno di preoccuparmi per lui e sentirmi responsabile. Vorrei che tu mi promettessi una cosa Elijah »
« Cosa? »
« Promettimi che ti prenderai sempre cura di lui, qualunque cosa accada, qualunque cosa faccia per farti arrabbiare »
« Lo prometto » rispose l’altro, sentendo immediatamente il peso di quella responsabilità. Klaus emise un lieve gemito e si portò una mano alla fronte. « Vi lascio soli » disse Elijah, alzandosi « Merita di conoscerti senza interferenze dopo quello che hai fatto per lui » la ragazza si sentì improvvisamente a disagio, da sola, con il futuro ibrido che le avrebbe rovinato la vita.
« Salve » trasalì, voltandosi verso la debole voce che si era rivolta a lei e si trovò a fissare due occhi azzurri pieni di gratitudine e curiosità. Due magnifici occhi.
« Ciao Klaus » rispose, distogliendo lo sguardo.
« Klaus... » sussurrò lui « nessuno mi aveva mai chiamato così. Mi piace... » Elena ebbe un brivido, ricordando che quello che usava lei era solo il diminutivo del suo vero nome, Niklaus. I suoi fratelli parlavano spesso a lui o di lui chiamandolo con il nome completo o con Nik, quindi doveva immaginare che “Klaus” fosse arrivato dopo la trasformazione in vampiro. « Chi sei? »
« Mi chiamo Elena, sono... sono solo un’ospite »
« Grazie per avermi difeso. Non eri obbligata »
« Che persona sarei stata se fossi rimasta a guardare? » Klaus sorrise amaramente.
« Semplicemente una delle tante. Non aiutarmi più, ti prego. Non so quanto lui possa essere clemente la prossima volta » Elena esitò un paio di volte, poi si sporse maggiormente verso di lui, prima di fare la domanda che le annebbiava la mente da due giorni.
« Perché non ti sei difeso? Non hai neanche provato! »
« È mio padre » rispose semplicemente lui, con una nota di risentimento nella voce. « Devo portargli rispetto e accettare il suo modo di educarmi »
« E quindi non reagisci e basta? Ti limiti a subire? »
« Lui mi spaventa. È più forte di me. Ho provato a scappare una volta, avevo tredici o quattordici anni, era inverno, sono quasi morto dal freddo. I miei fratelli mi hanno trovato e mi hanno riportato a casa. Lui non ha neanche aspettato che guarissi prima di... » si venne a creare un silenzio imbarazzato, spezzato solo dai rumori della natura all’esterno. « Dov’è lui ora? » chiese infine il ragazzo, con tono falsamente tranquillo.
« Ha portato Finn e Kol a caccia. Tua madre è andata da un’amica. Rebekah ed Henrik credo stiano giocando, fuori. Elijah è appena stato qui, è uscito quando ha visto che stavi per svegliarti » Elena lo vide sospirare e rilassarsi, chiudendo gli occhi. « Senti tanto dolore? » domandò con un filo di voce, e quasi sperò che l’altro non l’avesse sentita.
« È sopportabile » fu la risposta e lei fu certa che fosse una bugia « Perché sei così gentile con me? Nessuno lo è mai » la ragazza si sentì quasi devastata da quella semplice affermazione sussurrata. La tristezza intrisa in quelle parole era percepibile, e tuttavia non fu in grado di trovare una risposta, così restò in silenzio, quasi sentendosi in colpa. L’atmosfera si ruppe quando Klaus tentò di alzarsi e gemette per il dolore.
« Resta disteso » gli ordinò quasi, sedendosi sul giaciglio insieme a lui e posandogli una mano su una spalla. Con assoluta tranquillità, gli tolse la camicia, per controllare in che condizioni fosse. « Ci vorrebbe del ghiaccio da mettere sui lividi. Che c’è? » Klaus aveva abbassato la testa ed era visibilmente arrossito.
« T-tu... tu sei... » Elena cercava di capire cosa stesse succedendo, poi capì, e quasi scoppiò a ridere: era imbarazzato. « Se vuoi mi allontano, ma non mi scandalizzo per un ragazzo a petto nudo, sta tranquillo »
« Puoi restare quanto vuoi » lei esitò ancora, guardandolo di sottecchi.
« Sei... diverso »
« Diverso rispetto a cosa? » Elena sorrise amaramente pensando al Klaus che aveva ucciso sua zia, poi restituì lo sguardo a quel Klaus, quello ancora umano, quello così familiarmente triste.
« Diverso da come ti avevo immaginato »
« Immaginato? Hai avuto... e come mi avevi immaginato? » Elena respirò profondamente. Non poteva dirgli la verità, non a quel ragazzo così diverso. Il ragazzo che aveva di fronte trasudava bontà da tutti i pori, non poteva rivelargli che in futuro sarebbe stato senza cuore.
« Non lo so... non così... dolce »
« È una cattiva cosa? »
« È una cosa bellissima! » lui sorrise, prima di rispondere.
« Come te » fu il turno di Elena di arrossire. Mai si sarebbe aspettata di sentire Klaus parlare in quel modo, soprattutto non a lei.
« Riposa ora... credo che tua madre sia tornata e hanno già parlato a sufficienza della mia insistenza nel rimanere accanto a te » si rese conto troppo tardi quello che aveva detto. Lo vide sorridere a quell’affermazione e per un momento si dimenticò di chi sarebbe diventato.
« Grazie per averlo fatto » Elena annuì, prima di uscire dalla stanza, con una strana sensazione allo stomaco.


Quando si svegliò si trovava in una stanza bianca, asettica, con un ago attaccato al braccio, e non aveva la forza di muoversi.
« Calmati » gli intimò una giovane infermiera dall’aria gentile. « sei ancora molto debole »
« Dove sono? »
« Questo è il Medical Center di New York. Una barca di pescatori ti ha trovato in largo mare ieri notte. Eri assiderato e quasi completamente dissanguato. È un miracolo che tu sia ancora vivo »
« Grazie » sussurrò, prima di svenire.
 
Fu il sole a svegliarlo, un paio di giorni dopo e si accorse immediatamente della differenza. Gli avevano fatto svariate trasfusioni da quando era arrivato lì, facendo tornare tutto il sangue che l'infermiera aveva detto non esserci, ma come aveva fatto a svegliarsi, a liberarsi e a trovare la forza per tornare in superficie, senza bere una goccia di sangue? Si alzò, togliendosi l’ago dal braccio e barcollando fino alla finestra, prima di sgranare gli occhi: era svenuto! Era impossibile... i vampiri non potevano svenire. O meglio, potevano, ma solo se gli veniva spezzato il collo o venivano indeboliti in altri modi che avrebbero ucciso un essere umano, ma non svenivano così, come era successo a lui. E come mai in ospedale nessuno si era accorto che non era umano?  Dovevano avergli fatto delle analisi e degli esami mentre era incosciente, eppure nessuno sembrava allarmato. Si vestì in fretta e andò in bagno a darsi una sistemata e a rinfrescarsi e la sua immagine riflessa nello specchio lo spaventò: aveva delle profonde occhiaie scure sotto gli occhi e un aspetto malaticcio, molto distante da quello che era abituato a vedere.
« Cosa stai facendo? » chiese una voce alle sue spalle. Voltandosi, vide la stessa infermiere che aveva visto quando si era svegliato per la prima volta. « Non dovresti essere in piedi »
« Sto bene » replicò lui, sgarbato, poi si addolcì. « Mi dispiace, io... devo andare, ho un impegno »
« Beh, il tuo impegno dovrà aspettare. Non sei abbastanza in forze per uscire »
« Lo sarò » disse sicuro lui, e uscì, prima che lei potesse anche solo tentare di fermarlo. Dopo tutto quel tempo passato disteso, bara o letto che fosse, correre alla massima velocità da vampiro fu una liberazione, ma aveva appena percorso un chilometro quando ebbe un capogiro. Si fermò e si appoggiò al muro più vicino, portandosi le dita alla fronte. Cosa diavolo gli stava succedendo?
 

Rebekah aveva sempre desiderato avere una sorella, quindi l’arrivo di Elena, che aveva la sua stessa età, era stato un evento felicissimo per lei. Sin da subito si era resa conto di avere molte cose in comune con lei, prima fra tutte, la testardaggine. L’ospite era rimasta al fianco di Niklaus per tutto il tempo senza alcun motivo apparente, se non quello di essere rimasta sconvolta per come il ragazzo era stato trattato, e per questo Rebekah la ammirava. Quando la vide uscire di casa capì subito che suo fratello doveva essersi svegliato e che doveva essere successo qualcosa. Elena, infatti, sembrava molto triste e confusa.
« Henrik, ti dispiace se ti lascio solo un momento? »
« No, affatto » rispose il ragazzino, continuando a giocare. Rebekah si diresse verso Elena, che nel frattempo si era seduta all’ombra di un albero, e si sedette accanto a lei.
« Ciao »
« Ciao » rispose Elena, con un sorriso. Aveva visto poco di Rebekah negli ultimi giorni, ma aveva notato che era sempre sorridente, molto più allegra, come Elijah. Alla fine, l’unico a beneficiare della trasformazione in vampiro, in termini di felicità, sarebbe stato Klaus.
« Come sta Niklaus? » chiese la bionda, esitando.
« Starà bene »
« E tu? » Elena si voltò a guardarla.
« Sto bene, cosa ti fa pensare il contrario? »
« Il modo in cui sei uscita dalla casa. Sembrava stessi per scoppiare in lacrime. È successo qualcosa con mio fratello? »
« No, lui è... stato gentile »
« Ti piace? » chiese Rebakah a bruciapelo e lei non poté impedirsi di sgranare gli occhi. Si alzò di scatto e guardò la bionda dall’alto in basso.
« No! Lui non può piacermi! » esclamò, prima di andare via. Entrambe sapevano però che quella era una bugia, ed Elena, tentando di sopprimere questa consapevolezza, non poteva impedirsi di pensare alla sensazione che aveva provato parlando con Klaus prima, e decise, sicura come mai prima, che non avrebbe più dovuto rivolgergli la parola.
 

Klaus si era sistemato in un motel lì vicino, soggiogando un inserviente perché nessuno lo disturbasse. Si sentiva ancora un po’ stordito dalla corsa e questo non era normale. Ai vampiri non girava la testa e di certo non svenivano. Ma aveva ancora i suoi poteri da vampiro, quindi non doveva preoccuparsi, e tuttavia si sentiva irrequieto. C’era qualcosa di diverso in lui, qualcosa che ancora non era riuscito a cogliere e la sua mente gli diceva che era una cosa estremamente importante. Fece una doccia e si rilassò, poi capì: non si era nutrito. Gli avevano fatto l’ultima trasfusione in ospedale due giorni prima, avrebbe dovuto avere fame, invece non ne aveva. Senza pensarci oltre si recò nel bar più vicino che riuscì a trovare e ordinò un whisky. Osservò con interesse tutti i clienti, cercando tra essi una possibile vittima, ma non si sentiva attratto dal sangue di nessuno. Pensò che probabilmente avesse a che fare con tutte le stranezze di quel periodo, così annotò anche questo dettaglio e scelse una ragazza a caso, che stava uscendo dal locale. La raggiunse in un attimo e le comparse davanti.
« Ciao »
« Ciao » rispose lei, guardandolo in cagnesco e passò oltre. Klaus sorrise e le corse dietro.
« Non ti ho chiesto di sposarmi, tesoro, ti ho solo salutato »
« Beh, può rimanerti il saluto »
« Andiamo dolcezza, non fuggire da me » le disse, bloccandole la strada e lei improvvisamente non fu più in grado di muoversi.
« Cosa mi hai fatto? »
« Ti ho solo chiesto di darmi una possibilità » rispose lui, con un sorriso storto. Osservando quel viso sempre più impaurito sentì d’aver già vinto, poi indietreggiò.
« Va tutto bene? » chiese la ragazza.
« Mi dispiace... io non... » riuscì solo a dire, mentre impallidiva. Riportò lo sguardo sulla giovane che aveva davanti, bella, soggiogata e lì per lui e poi distratto da una tabella luminosa in alto. « Oggi è venerdì » sussurrò, osservando la data rossa che appariva a interruzione.
« Si, perché così sorpreso? »
« Mi dispiace » sussurrò ancora, questa volta diretto verso di lei « Io... puoi andare, passa una buona serata » le disse, gentile, prima di sparire. La ragazza fissò il punto dove si trovava prima Klaus, scosse la testa, chiedendosi cosa diavolo fosse successo, e tornò a casa.
Klaus chiuse la porta della sua stanza al motel e si appoggiò contro lo stipite, di nuovo esausto, ma non se ne preoccupò mentre si lasciava scivolare per terra e si metteva la testa tra le gambe, cercando di far sparire la nausea. Per la prima volta, da quando si era svegliato in quella bara, pensava a come c’era finito. L’ultima cosa che ricordava era di essere tornato dalla decade dance anni ’20, a Mystic Falls, di aver svegliato Rebekah e averle spiegato cos’era successo, e poi era andato a dormire. Qualcuno doveva averlo messo KO in qualche modo e buttato in fondo all’oceano, ma questo non spiegava tutte le stranezze che gli stavano accadendo. E comunque non aveva alcun ricordo rispetto a quello che gli era successo, forse l’avevano neutralizzato mentre dormiva, ma li avrebbe sentiti se fossero arrivati... o forse aveva perso la memoria. Questa possibilità lo terrorizzava. Era come se fosse tornato a essere mezzo umano e questo lo faceva sentire debole, ma, pensò, tutto ciò che era successo quel giorno dimostrava che era più che debole. Una lacrima sfuggì al suo controllo mentre pensava che qualcuno doveva averlo messo in quella situazione, qualcuno doveva averlo messo in quella bara, senza dubbio con lo scopo di ucciderlo e l’aveva involontariamente cambiato.
« Bonnie » sussurrò quasi immediatamente. Doveva essere stata lei... solo una strega poteva aver cambiato il suo stato, una conseguenza a un incantesimo, e lei era l’unica strega che poteva averlo fatto, dopo la morte di Esther. L’unica cosa che poteva fare in quel momento, si rese conto, era far passare un paio di giorni, vedere se recuperava parte delle sue forze e poi tornare a Mystic Falls e indagare discretamente. Si distese sul letto e chiuse gli occhi, stanco, pensando preoccupato a Rebekah, a Kol e a Elijah, a dov’erano e se anche loro erano preoccupati per lui, ma ne dubitava. Nessuno si era mai preoccupato per lui... nessuno eccetto lei. E un attimo prima che si addormentasse, mentre pensava a tutto questo, la stanza prese fuoco.
 

Elena osservava estasiata il fiume davanti a lei. Gli unici fiumi che aveva visto in tutta la sua vita erano quello attraversato dal Wickery Bridge e quello del bosco dove aveva visto il suo primo ibrido, ma quello che aveva davanti agli occhi era completamente diverso. Era selvaggio! Dopo qualche minuto si rese conto con un sorriso che quello doveva effettivamente essere lo stesso fiume che un giorno sarebbe stato attraversato dal Wickery Bridge, solo mille anni dopo. Si trovava lì da oltre mezz’ora e non riusciva a distogliere lo sguardo da quella meraviglia. E pensava. Erano passate due settimane da quando era arrivata nel passato e iniziava a pensare che Bonnie si fosse arresa, per questo non sapeva come comportarsi. Aveva tentato di evitare Klaus in tutti i modi, ma era complicato. Caroline le aveva parlato una volta dei tentativi del ragazzo di corteggiarla, ma ne parlava ridendo, dicendo che non avrebbe mai ceduto perché amava Tyler. Doveva veramente amare Tyler, perché lei non ce la faceva più. Era bravissimo a corteggiarla. Sembrava nato per quello, sapeva esattamente dove colpirla in ogni momento e lei rifiutava sempre ricordando a se stessa chi sarebbe diventato. Ma era difficile ricordare chi sarebbe diventato quando lo guardava giocare con Henrik, o quando lo vedeva sorridere, o quando vedeva come lui guardava lei. Si era resa conto di essersene innamorata e lo aveva ignorato con maggiore impegno, ma non sapeva quanto ancora avrebbe resistito.
« Sei assorta » Elena trasalì e si voltò, evitando di guardarlo mentre si sedeva accanto a lei.
« Perché mi eviti? » sussurrò, triste. Lei non rispose. Sentiva come se ci fosse una calamita attaccata al suo cuore che la trascinava inesorabilmente verso di lui, ma non poteva... sapeva di non potere. Eppure, quando vide la sua espressione affranta e capì che stava per andarsene, capì anche che non poteva non far niente. Così lo afferrò per un braccio.
« Aspetta » disse e lui si risedette e la guardò, quasi speranzoso. « Mi dispiace, non volevo ferirti, è solo che... non ti conosco e ho paura »
« Paura di cosa? Io non ti farei mai niente di male » Elena sorrise con dolore a quell’affermazione. « Ehi » Klaus le prese il mento con due dita e la fece voltare di nuovo verso di lui. Alla ragazza ricordò il rituale, aveva fatto esattamente lo stesso gesto, ma la sensazione che provava ora era totalmente l’opposto di quella provata all’epoca. « Neanch’io so chi sei, o come sei arrivata qui, non so nulla di te, ma da quando ti ho vista per la prima volta, da quando ti sei frapposta fra me e mio padre, ho sentito che c’era qualcosa in te, qualcosa di nuovo e straordinario che valeva la pena scoprire. Ti ho osservata in questi giorni, con la mia famiglia e non ho potuto fare a meno di iniziare a provare qualcosa per te » fece una pausa e abbassò lo sguardo, arrossendo. « Credo... credo di essermi innamorato di te, Elena » ad Elena mancò un battito, e sentì gli occhi pizzicarle.
« Klaus... io non posso stare con te »
« Sei sposata? » chiese lui, con un filo di voce.
« No! »
« Allora perché? Tu... tu non provi niente per me? »
« Provo qualcosa... ma è difficile »
« Dove sarebbe il divertimento se fosse tutto facile? » chiese allora lui, con un tono di sfida, che per un attimo, per la prima volta da quando era arrivata nel passato, glielo fece riconoscere per il Klaus che conosceva, e tuttavia non riuscì a vederla come una cosa negativa. « Non ci sarebbe passione, non ci sarebbe avventura. Trovami una storia semplice in cui la coppia riesce a vivere appieno ogni momento e io mi farò da parte e ti lascerò in pace ».
 
 






Angolo autrice
Un grazie immenso a chi ha letto, a chi ha aggiunto questa storia tra le preferite, ma soprattutto a Fior di loto e All my darkness: mi avete fatta arrossire =D e quasi saltare sul letto dalla contentezza!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** L'inizio della storia ***


3 – L’inizio della storia










Elena non riusciva a credere a quello che vedeva. Klaus le stava offrendo una scelta, per la prima volta da quando lo conosceva. Era una scelta molto particolare, dalla quale sarebbe certamente uscita sconfitta, ma era comunque una scelta. Senza neanche pensarci, Elena lo baciò e lo sentì irrigidirsi a quel contatto per un momento, poi si sciolse e rispose al bacio con forza. La ragazza sentì un groppo allo stomaco talmente piacevole e doloroso al tempo stesso che ebbe voglia di urlare. Era come se tutte le emozioni che provava quando si trovava con Stefan o con Damon si fossero fuse e amplificate. Era felice, non sapeva in quale altro modo descrivere quel momento. Con quel solo, breve, primo bacio, si rese conto di amare Klaus molto più di quanto avesse mai amato nessun altro. Il ragazzo si allontanò per un momento, in cerca d’aria, poi iniziò a darle piccoli baci sulla bocca, sul naso, fino a dargliene uno conclusivo sulla fronte e, abbracciandola, chiuse gli occhi. Elena aveva la testa appoggiata al suo petto e sentiva distintamente il cuore battere, veloce, per l’emozione. In un momento, un’immagine le invase la mente, l’immagine di Klaus, in piedi, tenuto fermo, con un braccio spezzato dietro la schiena, mentre Stefan gli fermava il cuore. Lui era in fondo all’oceano... lo ricordò con una chiarezza tale da farla impallidire. Se fosse tornata nel suo tempo, non avrebbe trovato il solitario Klaus che le aveva distrutto la vita. Non avrebbe avuto alcuna possibilità di tentare di fargli ricordare quei bellissimi momenti in cui era in grado di provare amore, e tentare di riaverlo con se. Se fosse tornata nel suo tempo lo avrebbe perso per sempre, perché lui era in fondo all’oceano. Istintivamente, si strinse più forte a lui, ascoltando quasi con avidità quel suono ritmico che comunicava vita.
« Ehi, va tutto bene? » sussurrò il ragazzo, ed Elena capì, in un istante. Capì quale doveva essere stata la vita di Klaus da umano, come doveva aver sofferto e come ciò poteva aver influito sulla sua vita da vampiro, capì che tutto ciò che serviva a Klaus per essere salvato era l’amore. Capì che, se mai fosse riuscita a tornare nel suo tempo, avrebbe chiesto a Bonnie di rimandarla indietro a quando gli avevano fermato il cuore e l’avrebbe impedito, l’avrebbe salvato, perché lo amava. Amava quel ragazzo romantico e impulsivo, che riusciva a sopportare il padre violento e la famiglia disinteressata e contemporaneamente a comportarsi in quel modo con lei, ad essere così amorevole, pur non essendo mai stato amato prima. Da qualche parte, nel Klaus del futuro, tutti questi sentimenti dovevano esserci ancora, amplificati per via della trasformazione in vampiro, e tutto quello che lei doveva fare era aiutarlo a tirarli fuori. Una lacrima sfuggì al suo controllo, mentre si rendeva conto del fatto che sarebbe stato molto difficile e che tutto ciò che desiderava in quel momento era rimanere lì, sulla riva di quel fiume, insieme a lui, e che non sapeva per quanto tempo sarebbe stata lì, per quanto tempo avrebbe potuto bearsi di quei momenti, prima di ritornare alla sua vita.
« Fai l’amore con me » sussurrò in risposta, e sentì il ragazzo sospirare forte, preso alla sprovvista.
« Sei sicura? » con calma, Elena si allontanò da lui, continuando a mantenere l’abbraccio, e lo guardò negli occhi.
« Non sono mai stata più sicura di qualcosa in tutta la mia vita » Klaus sorrise e la baciò piano, ma le sue mani rimasero sul suo viso troppo a lungo e dopo qualche minuto la ragazza si rese conto che non aveva alcuna intenzione di approfondire il contatto, così decise di prendere l’iniziativa e prese a slacciargli i pantaloni con gesti veloci. « Cosa succede? » gli chiese, quando lo vide irrigidirsi di nuovo. « Non vuoi... oh cielo, tu non vuoi... »
« No, no! » disse in fretta lui « Voglio farlo... non hai idea di quanto ho desiderato questo momento »
« Però? » Klaus sospirò e la osservò.
« Tu sembri... non è la prima volta per te... ma lo è per me »
« Oh » sospirò lei. Non aveva assolutamente considerato questa possibilità e si diede della stupida per non averlo fatto. Si trovava in un tempo in cui il matrimonio era fondamentale per fare certe cose. E in un villaggio con appena tre o quattro famiglie allargate le possibilità non erano molte. « Va bene! Ti guido io » lo rassicurò, guardandolo negli occhi. Lui sorrise. Mentre il ragazzo la prendeva, con adorabile insicurezza, Elena si sentì in pace con se stessa come non lo era mai stata, nonostante si trovassero all’aria aperta, sulla riva di un fiume, perfettamente visibili da chiunque si fosse avvicinato troppo. « Wow! » sospirò, quando Klaus si fermò, tremando, e appoggiò la fronte sulla sua spalla. « Sei sicuro fosse la prima volta? » lui rise.
« Sicurissimo, si » rispose, baciandola con dolcezza. Si addormentarono lì, parzialmente vestiti, in pieno giorno, stretti l’uno all’altra, e l’ultimo pensiero che Elena ebbe prima di addormentarsi fu che era stata la prima volta del vampiro più temuto di tutti i tempi, un pensiero che la fece sentire strana, felice e sconvolta al tempo stesso.


Ultimamente sveniva troppo spesso, pensò Klaus svegliandosi per l’ennesima volta in una camera d’ospedale. Avvertiva un fastidioso dolore alla gola, ma non vi badò. Si alzò a sedere e iniziò a togliersi gli aghi finché uno non attirò la sua attenzione.
« Cosa fai? » chiese con stizza un’infermiera, rimettendo gli aghi al loro posto sul braccio.
« Cos’è quello? » chiese lui, indicando un tubo lungo e sottile che spuntava dal suo stomaco.
« È una P.E.G. » rispose lei con semplicità. « Sta buono. Vado a chiamare il dottore »
« No, io... devo andare » provò a replicare debolmente, ma l’infermiera era già sparita. Tentò di alzarsi, ma le vertigini lo colsero nuovamente e fu costretto a rimettersi disteso. Pochi minuti dopo arrivò un uomo alto e robusto, con una cartella in una mano e una torcia nell’altra. Il dottore gli fece una serie di domande a bruciapelo, subito dopo avergli ispezionato anche le ossa.
« Dovremo fare degli ultimi esami e tenerti qualche giorno in osservazione e poi potrai uscire »
« Non ho bisogno di osservazione, sto bene! Voglio andare via adesso » il dottore continuava a tenere gli occhi fissi sulla cartella e lui non aveva davvero la forza di costringerlo a guardarlo. Aveva solo bisogno che lo guardasse per un secondo, così da poterlo soggiogare.
« Perdonami se sono testardo, ma quando un mio paziente rimane quattro mesi in coma non se ne va il giorno stesso in cui si sveglia »
« Beh, io... mi scusi, potrebbe ripetere cos’ha detto? » l’uomo lo guardò finalmente in viso, ma Klaus aveva abbandonato ogni proposito di soggiogarlo.
« I vigili del fuoco ti hanno trovato incosciente, in un motel, nella tua camera in fiamme e ti hanno portato qui, quattro mesi fa » Klaus si abbandonò contro il cuscino e chiuse gli occhi.
« Fra quanto mi farete uscire? »
« Se tutto va bene fra tre o quattro giorni » si, certo, sarebbe uscito quella notte stessa e sapeva esattamente dove andare: a Mystic Falls.


Bonnie era esausta. Erano passati quattro mesi da quando Elena era sparita e lei passava giorno e notte tentando di farla tornare, senza alcun risultato. Damon era arrabbiato e urlava in continuazione, Stefan riusciva ad apparire calmo ed equilibrato, ma era tutta una finzione. Entrambi erano distrutti e lei si sentiva così in colpa e così preoccupata. Temeva, più di ogni altra cosa, di aver condotto la sua migliore amica a morte certa, ma non aveva il tempo ne la possibilità di cedere. Aprì la porta di casa e si intrufolò piano nella sua stanza, cercando di non svegliare suo padre e prese a spogliarsi, ma non fece in tempo a togliersi la maglietta che qualcuno la spinse fino a farla finire con le spalle al muro e le tappò la bocca con la mano. La ragazza osservò con terrore il viso di Klaus a pochi centimetri dal suo.
« Che cosa mi hai fatto? Cos’è successo? » sussurrò solo, prima di staccarsi da lei e andarsi a sedere sul letto.
Ci vollero almeno dieci minuti prima che lo shock di Bonnie passasse, alla fine preparò una camomilla e Klaus le chiese con insolita gentilezza se poteva averne una tazza anche lui.
« Ti prego, non fare rumore. Mio padre esce di testa se trova un ragazzo in camera mia » lui annuì piano e sorseggiò un po’ del liquido caldo. « Come hai fatto a entrare in casa? Io non ti ho invitato »
« Non lo so » fu la strana risposta. « Alcune cose sono diverse da quando... da dopo il ballo »
« Da dopo il ballo? Vuoi dire da dopo che ti ho essiccato? »
« Essiccato? Come era successo a Mikael? » Bonnie si infuriò.
« Non fare il finto tonto! Sai benissimo cos’ho fatto! Avevamo progettato di fare quell’incantesimo su Alaric quello stesso pomeriggio »
« Alaric? Non... non è.... non era morto? »
« Oh mio Dio! » esclamò Bonnie, sedendosi sul letto accanto a lui « tu davvero non ricordi? » Klaus scosse la testa e lei si mise dritta e lo guardò con aria perplessa.
« Alaric è diventato un vampiro originario e la sua vita è legata a quella di Elena, così tu hai tentato di dissanguare Elena, prenderle tutto il sangue e andartene, lasciandola morire così »
« E tu quindi mi hai essiccato » aveva il tono a metà fra una domanda e una constatazione, ma Bonnie si sentì comunque in dovere di rispondere.
« Si. Ti ho essiccato e Damon e Stefan ti hanno chiuso in una bara e ti hanno buttato in fondo all’oceano. Come hai fatto a liberarti? Hanno detto che era impossibile per chiunque trovarti » Klaus tremò visibilmente e un po’ di camomilla finì sul pavimento.
« Mi dipiace » sussurrò, dopo un momento, mentre i ricordi di quel giorno si facevano strada nella sua mente.
« Klaus? »
« Cosa mi hai fatto? » domandò lui, nuovamente. « Quel giorno devi avermi fatto qualcos’altro »
« No, ti ho soltanto essiccato » tra loro calò un silenzio imbarazzato, e Bonnie fu indecisa se provare a contattare gli amici o meno. Temeva una possibile reazione violenta da parte di Klaus.
« Alaric » sussurrò questo infine « Com’è finita? Dov’è? »
« I tuoi fratelli lo hanno attirato fuori città. Si sono sparpagliati, fuggendo. Volevano indietro il tuo corpo, ma era troppo tardi, Stefan e Damon l’avevano già... » si bloccò, vedendo che Klaus impallidiva. « Cosa ti è successo? »
« Non lo so » rispose lui, scuotendo piano la testa. « Mi sono svegliato, non so come e non ero essiccato, ma ero debole ed ero in trappola. Le catene si sono staccate all’improvviso, non so come, e sono riuscito a sfondare il coperchio, ma credo di esserci riuscito solo perché era ormai fradicio. E poi l’acqua mi ha circondato e ho nuotato... ho nuotato per un tempo che mi è sembrato infinito e poi sono... sono arrivato in superficie e sono svenuto. Mi sono risvegliato in ospedale e poi sono svenuto di nuovo e sono stato quattro mesi in coma e nessuno si è accorto che sono un vampiro. Il mio corpo è cambiato... non riesco più a... » si bloccò, portandosi le mani al volto.
« Non riesci a... ? » Klaus aprì e chiuse un paio di volte la bocca, incerto su come continuare, infine, prese un respiro profondo e non rispose. La strega aggrottò le sopracciglia e osservò la schiena del ragazzo che si alzava e si abbassava a ritmo irregolare. Con un senso di vuoto si rese conto che stava piangendo. « Klaus... capisco che trovarsi in una bara sia... »
« Non è questo... cioè, si, è anche per quello, ma... mi sento come quando sono diventato un vampiro, ma questa volta sono solo. Sono di nuovo in transizione e non so perché, non so in cosa mi sto trasformando... è come se la natura facesse sempre qualcosa per farmi essere unico, così che nessuno possa capirmi » alla fine la sua voce si affievolì fino a spegnersi. Bonnie lo osservò, incerta e un po’ a disagio.
« Come stai cambiando? » chiese infine. Klaus si strinse nelle spalle e continuò a parlare a bassa voce.
« Non riesco più a mostrare il mio volto da vampiro »
« Come? Stai scherzando... »
« Ci ho provato, ma non ci riesco... non riesco neanche a sentire l’odore del sangue e in ospedale mi hanno attaccato una specie di tubo dallo stomaco alla gola che mi nutriva, quindi suppongo di poter vivere con il cibo normale »
«Wow! Deve averti fatto male quando te l’hanno tolto »
« Mi ha fatto abbastanza male quando me lo sono tolto da solo, si »
« Hai fatto cosa? » urlò Bonnie, alzandosi in piedi, per poi tapparsi la bocca e guardare la porta, nella speranza che suo padre non si fosse svegliato. « Perché? »
« Volevano tenermi lì per chissà quanti giorni, io dovevo andarmene subito. Senti, sono ancora vampiro e guarisco ancora velocemente, tutti i miei sensi sono sviluppati come sempre e posso ancora soggiogare, le uniche cose che sono cambiate sono la mia alimentazione, a quanto pare, il fatto che non ho bisogno di essere invitato e che ogni tanto mi capita di svenire. Bonnie? » Bonnie lo osservava con sguardo perso, sotto shock.
« Io non so come sia potuto succedere »
« E non puoi aiutarmi a scoprirlo? »
« Io non... »
« Ti prego, Bonnie. Non so a chi altro chiedere. Non mi fido più di me stesso, del mio corpo, mi sento perso » Bonnie era combattuta e fece due passi indietro.
« Se ti aiuto lo faccio solo perché mi piacciono questi cambiamenti. Ma devi promettermi che non tenterai più di fare del male a me o ai miei amici »
« Sarebbe alquanto inutile a questo punto, non credi? » la strega decise di prenderlo come un si.
« Devi avere pazienza però. C’è un problema con Elena e... »
« Che problema? » lei sospirò, sentendo improvvisamente di potersi fidare del ragazzo che aveva di fronte.
« Ho fatto un casino » rivelò, con voce rotta, sedendosi di nuovo. « Volevo scoprire chi fosse il capostipite della linea di sangue dei Salvatore... »
« Io sono il capostipite, te l’avevo detto »
« Si, lo so, ma non sei mai stato un tipo molto sincero, volevo esserne sicura, così ho fatto un incantesimo. Elena era presente come collegamento tra me e gli originari, ma qualcosa è andato storto e lei è scomparsa »
« Che vuoi dire con scomparsa? »
« È semplicemente sparita. È viva! So che è ancora viva, ma non so dove »
« Lo so io » disse Klaus in un flebile sussurro. Aveva gli occhi fissi per terra e respirava affannosamente.  « Non può essere! No... Elena... »
« Dov’è? Klaus? »
« Quando ero umano arrivò una ragazza nel villaggio. Era... era lei, dannazione, ma all’epoca non lo sapevo. Spesso si comportava come se ci conoscesse già, ma cercava di mascherare la cosa. E poi è sparita all’improvviso e poche settimane dopo è arrivata Tatia, ed era incinta, quasi sul finire della gravidanza. Non potevano essere la stessa persona, ma erano identiche e... »
« Quindi è lì? Elena è nel passato, con la tua famiglia, e se è sparita significa che sono riuscita a farla tornare »
« Si » sussurrò lui, con una tristezza tale che Bonnie si preoccupò nuovamente.
« Cosa? Cos’altro c’è? »
« Io... ho fatto un casino anch’io Bon »
« Cos’hai fatto? » domandò lei con voce strozzata.
« Mia madre, è stato così che ha avuto l’idea della doppelganger, dopo aver visto due ragazze che si assomigliavano tanto. Ironico, no? Quando ho saputo di Elena, per il rituale, quando ho saputo che si chiamava così... è stato uno dei motivi per cui sono stato tanto cattivo con lei. Mi sembrava una coincidenza e quasi un affronto che avesse lo stesso aspetto e anche lo stesso nome di... se stessa » concluse, ridendo nervosamente.
« Oh... oh mio Dio. Tu l’amavi! » Klaus annuì e si guardò le mani.
« È stato ciò che mi ha spinto verso Tatia, successivamente. Ero così triste che Elena fosse sparita, pensavo fosse morta. E Tatia era uguale e ho provato a... ho volontariamente provato a “spostare” i miei sentimenti, ho fatto finta che fossero la stessa persona, così da non dover soffrire più. Elijah amava Tatia e conosceva le mie ragioni, per questo era tanto arrabbiato con me. Aveva ragione! E in tutto questo tempo non ho capito che Elena era la stessa ragazza di cui mi sono innamorato da umano. Come ho fatto a non capirlo? »
« Forse non volevi capire. Forse non volevi illuderti di averla ritrovata » tentò Bonnie « e forse puoi aiutarmi a riportarla qui »


Erano trascorsi quattro mesi da quando era arrivata lì e oltre tre da quella prima volta in cui lei e Klaus erano stati insieme, alla quale ne erano seguite altre, ed Elena aveva quasi dimenticato da dove veniva. Tutto ciò che sapeva era che voleva rimanere lì per sempre e ogni giorno, prima di aprire gli occhi e vedere Klaus accanto a se, sperava con tutta se stessa che non fosse solo un sogno. Quella mattina si svegliò prima del solito e, alzando lo sguardo, vide che il ragazzo la stava fissando, e osservò quei limpidi occhi azzurri che aveva imparato ad amare.
« Sei bello » non sapeva perché l’aveva detto, le parole erano scivolate fuori quasi senza che lei se ne accorgesse, ma non riuscì a pentirsene, anzi, sentì un calore salirle al petto e invaderla. Lui le accarezzò i capelli, allontanandoli dalla fronte, per poi accarezzare anche questa con un dito.
« Tu sei la mia vita » rispose, con un sussurro. Lei lo baciò, all’improvviso, con dolcezza, e una lacrima sfuggì al suo controllo.
« Ehi, che succede? Cosa ti rende triste? »
« Non sono triste. Non voglio perderti » lui la strinse più forte, costringendola a portare la testa sul suo petto, e le baciò la testa.
« Tu non mi perderai mai » rispose, con semplicità « Ti amo »
« Ti devo dire una cosa importante » sussurrò Elena.
« Anch’io »

Ma non ebbero il tempo di parlare quel giorno, e tutte le volte che riuscirono a stare insieme erano in compagnia di altre persone.
Quella sera Elena era preoccupata. Stava aiutando Esther a preparare la cena, insieme a Rebekah, con cui aveva stretto una solida amicizia. Di solito parlavano molto durante la preparazione dei pasti, ma Elena aveva visto Klaus e Mikael chiudersi in una stanza pochi minuti prima e non erano ancora usciti. Negli ultimi mesi aveva avuto modo di osservare il rapporto padre-figlio che i due avevano. Mikael non aveva più alzato un dito sul ragazzo di fronte a lei, ma i lividi c’erano sempre e lei sapeva che solo perché non vedeva non significava che non succedesse. Aveva anche notato che Klaus tendeva a dire molte cose a Mikael, probabilmente perché ne aveva tanta paura. Era spaventosamente rispettoso nei suoi confronti, e non gli mentiva mai. Avrebbe voluto fare qualcosa per aiutarli, ma la scoperta del tradimento di Esther avrebbe condotto Mikael ad odiarlo in ogni caso, quindi si era limitata a sostenere il ragazzo. Tirò un sospiro di sollievo quando i due uscirono dalla stanza e Klaus le rivolse un sorriso timoroso. La cena si svolse normalmente, tra una chiacchiera e l’altra. Eccetto i rari momenti che trascorreva con Klaus, i pasti erano i momenti che preferiva. Tutta la famiglia si riuniva intorno al tavolo e l’atmosfera era serena e spesso perfino allegra. Ognuno di loro era diverso dagli altri, e magnifico a modo suo. Mentre si avvicinavano alla conclusione Elena provò un moto di tristezza al pensiero che quell’unione sarebbe stata rotta dalla morte di Henirk... il piccolo Henrik... e dalla loro successiva trasformazione. Poi, un attimo prima che arrivasse il momento di alzarsi, Klaus prese un respiro profondo, si alzò e si diresse verso di lei. Elena lo osservò con la fronte aggrottata, poi lo vide inginocchiarsi di fronte a lei e si sentì come se stesse precipitando da un burrone. Klaus le prese le mani tra le sue e la guardò negli occhi con sguardo serio.
« Elena, so che quattro mesi non sono molti per conoscersi e conosco le tue idee sulle unioni, ma, se me lo permetterai, voglio tentare. Il mio più grande desiderio è tentare di renderti felice, ogni giorno della mia vita, fino alla morte. Vuoi sposarmi? »








Angolo autrice

Che belloooooooooooooooooo!!! Sono felicissima per il successo ottenuto =D

Spero di non aver velocizzato troppo le cose, ma ho grandi progetti per questa storia, per il futuro, quindi mi è venuto naturale saltare i quattro mesi di romanticissima storia tra Klaus ed Elena nel passato per focalizzarmi meglio su quella del futuro.

Nel prossimo capitolo, che pubblicherò domani, succederanno tante tante cose belle e importanti, quindi tenetevi pronti.

Grazie a tuttiiiiiiiii, e in particolar modo a All my darkness, Lucythebest02 e n a c y, che con le loro recenzioni mi hanno fatta ridere come un idiota per la contentezza.

Ps: tra Stefan e Damon, per Elena, nel telefilm, io voto per Damon, dal primissimo episodio. E Klaus e Caroline mi piacerebbero un sacco insieme… ma probabilmente solo perché per la coppia protagonista di questa fanfic, nel telefilm, non ci sarà mai spazio ne speranza. Un bacione a tutti!

Pps: non mi avevano mai citata prima… sono emozionatissima *_*

Ppps : si accettano scommesse su quale sia questa cosa importante che Elena doveva dire a Klaus , che verrà rivelata nel prossimo capitolo. Quella di Klaus è ovvia: doveva chiederle di sposarlo.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Il ritorno ***


Qualcuno ha indovinato e io sono felicissima di questo. Ma non tutto è rose e fiori. Questo capitolo è maledettamente romantico (così come il prossimo), caratteristica che ho intenzione di mantenere per l’intera fanfic, ma ben presto i nostri protagonisti avranno sia gioie (bellissime gioie) che dolori, e i dolori saranno belli forti (almeno così prevedo). Buona lettura!

4 – Il ritorno






 

Elena era senza fiato e si sentiva come se stesse fluttuando tra le nuvole e solo la persona che aveva di fronte poteva fluttuare insieme a lei.
« Si » rispose, e poi non riuscì a trattenere una risata. « Si, certo » lui la baciò come non l’aveva mai baciata prima, con l’applauso di tutta la famiglia in sottofondo.
Quella notte dormirono in stanze separate. Elena si rese conto con meraviglia che tutta la famiglia era al corrente di quella decisione e che Esther le aveva cucito un abito su misura per l’occasione. Il matrimonio si sarebbe svolto il giorno seguente, e quella notte Elena si addormentò molto tardi, pensando al fantastico futuro che l’aspettava. Non era ancora riuscita a parlare con Klaus di quello che aveva scoperto, ma, con un sorriso, prima di addormentarsi, si rese conto che avrebbe avuto tutto il tempo del mondo per dirglielo.
 
Il mattino seguente Rebekah la svegliò con un sorriso e l’aiutò a vestirsi. L’abito era splendido: bianco tendente al beige, con una fascia color avorio che si allacciava sotto il seno. Un nastro dello stesso colore fu usato per legarle i capelli in una lunga treccia con alcuni fiori incastonati per tutta la sua lunghezza. Mikael le venne incontro quando ebbe finito.
« Sei bellissima » le disse, baciandole le mani.
« Grazie » l’uomo le porse il braccio e lei lo prese con una sana ansia, poi si avviarono insieme verso l’esterno. Elena sentì le lacrime salirle agli occhi. C’era tutto il villaggio riunito... un centinaio di persone circa, e Klaus era in fondo, ai piedi della grande quercia bianca, insieme a un uomo dai capelli bianchi e l’aria vissuta, il più anziano del villaggio, colui che avrebbe celebrato il matrimonio. Elena arrivò davanti a Klaus in stato di trance e sentì molto poco di quello che il celebrante stava dicendo. Chissà come avrebbero reagito i suoi amici se avessero scoperto quello che stava facendo, chissà come avrebbero reagito Damon e Stefan. Credeva che avrebbe provato rimorso a quel pensiero, invece provò un senso di assoluta libertà. Era finalmente libera dalla scelta e poteva lasciare loro liberi di amare altre ragazze. Sperava che avrebbero capito. Klaus le strinse la mano, facendole alzare gli occhi e si rese conto di aver avuto lo sguardo assente. Annuì e gli sorrise, stringendo anche lei la mano, appena in tempo per sentire le parole dell’anziano che chiedevano a Klaus di prendere l’anello. Elena vide per la prima volta la fascia argentata che il ragazzo le stava infilando al dito: era bellissimo! Due nastri elaborati si intrecciavano su di esso, avvolgendo una piccola pietra viola a forma di cuore che si trovava al centro.
« È ametista » bisbligliò Klaus « mia madre l’ha incantata affinché sancisca il nostro matrimonio e lo renda valido in questa vita e oltre, come se la magia stesse approvando la nostra unione »
Il cuore le batteva all’impazzata nel petto, mentre ascoltava l’uomo che li dichiarava marito e moglie, e l’applauso fragoroso che ne seguì.
 

Bonnie bussò alla porta di casa Mikaelson con forza, sperando che Klaus si trovasse all’interno. Non restò delusa. Il ragazzo aprì la porta dopo pochi secondi.
« Cos’hai scoperto? » la strega si accomodò in salotto prima di rispondere.
« È meglio se ti siedi » si sedettero entrambi, l’uno di fronte all’altra, poi Bonnie prese un respiro profondo e iniziò a parlare. « Ho chiesto agli spiriti come fare per riportare qui una persona che si trova così lontana nel tempo e loro mi hanno risposto dicendo delle cose interessanti su di te »
« Che tipo di cose interessanti? » Bonnie sembrava estasiata e questo lo faceva sentire solo più nervoso.
« Sei un esperimento » disse con semplicità la strega e Klaus alzò le sopracciglia. « gli spiriti hanno approfittato del tuo cosiddetto DNA stregoso, sai, da parte di tua madre, e della tua vicinanza a una così grande quantità di un elemento naturale quale è l’acqua per lavorare sul tuo essere. Su un altro vampiro, uno qualunque, come mia madre, sarebbe stato impossibile, ma tu eri già un ibrido, eri già metà di due creature, così loro hanno... è complicato da spiegare »
« Provaci, mi stai solo confondendo »
« Hanno usato il tuo essere licantropo per attingere alla tua umanità e, utilizzando il tuo stato di immobilità e la vicinanza dell’acqua, sono riusciti a sostituire il gene della licantropia di tuo padre con il gene della magia di tua madre. Per questo l’essiccazione è scomparsa, perché è stata causata dalla magia e tu sei magico adesso. E le catene, avrai fatto un incantesimo involontario » Klaus si alzò di scatto, andò alla finestra e appoggiò la fronte contro il vetro, chiudendo gli occhi.
« Sei sicura? »
« Sono sicurissima, ed è una cosa fantastica! La magia ha eliminato tutti i limiti del vampirismo. La transizione è più complicata, ovviamente, sei parte di due creature incompatibili fra loro che stanno cercando di coesistere, per questo hai i giramenti di testa e sei entrato in coma. Ma passerà. È quasi conclusa e presto sarai più forte di prima, e parzialmente, di nuovo, umano » l’allegria di Bonnie lo metteva a disagio, ma fece finta di stare bene e si voltò di nuovo verso di lei.
« E cosa c’entra questo con Elena? Avevi chiesto di lei agli spiriti, non di me » Bonnie annuì e il suo sorriso si fece più ampio.
« Tu puoi aiutarmi a fare l’incantesimo »

 
Klaus ed Elena entrarono nella loro stanza senza smettere di baciarsi, ridendo, felici.
« Ti amo » sussurrò Elena.
« Ti amo » rispose lui, con un sorriso. Gli occhi gli brillavano e la ragazza si sentì a casa per la prima volta da molto tempo. Si spogliarono con calma, godendo di ogni momento, di ogni carezza, ogni sussurro, e Klaus la prese, con tutto l’amore che poteva trasmetterle. Si mossero in simultanea per tutto il tempo, senza preoccuparsi di niente, finché il piacere non li colse e poi si stesero, abbracciati, attendendo che il respiro si regolarizzasse.
« Moglie » le bisbigliò all’orecchio, facendole involontariamente il solletico. Elena sorrise.
« Marito » bisbigliò a sua volta, assaporando il significato di quella parola. « Devo ancora dirti una cosa » aggiunse poi, più seriamente.
« Non era che volevi sposarmi anche tu? » chiese con divertimento lui. Elena sorrise e gli accarezzò il volto.
« No, ma potrebbe essere strettamente collegato a questo »
« Allora dimmi » la ragazza si alzò a sedere e lo baciò piano sulle labbra, ma quando provò a parlare, scoprì di non poterlo fare. Klaus la guardava spaventato mentre lei sbiadiva lentamente e nell’ultimo, disperato, momento, provò a sillabare ciò che doveva dirgli, affatto sicura che lui l’avrebbe capito. Poi sparì.

 
Contemporaneamente, in una grande casa nella Mystic Falls del presente, Elena apparì, completamente nuda se non per una fascetta d’argento intorno all’anulare sinistro. Bonnie trattene il respiro e corse ad abbracciare la ragazza.
« Elena! Sono così felice che tu sia qui » lei, in risposta, scoppiò in lacrime e si aggrappò all’amica con tutte le sue forze. « Che succede? » chiese quest’ultima, guardandola negli occhi, ma Elena non fu in grado di rispondere e si limitò a scuotere la testa e a continuare a piangere disperatamente. Poi sentì qualcosa posarsi sulle sue spalle, una coperta, che Klaus si concentrò ad avvolgere in modo da coprirla completamente, senza una parola e senza guardarla. Quando ebbe finito, prese a lisciare il tessuto con gesti nervosi, mentre Elena lo fissava, gli occhi ancora pieni di lacrime, con sguardo strano. Bonnie si sentì improvvisamente di troppo.
« Beh, io... torno a casa. Torno domani per vedere come state » disse velocemente, per poi andarsene di corsa. Elena stava per urlarle di tornare, ma qualcosa la trattenne. Una delle mani di Klaus si era intrecciata alla sua mano, quella con l’anello, e il ragazzo la stava finalmente guardando.
« Mi dispiace tanto » sussurrò, e lei avvertì più che vedere la sua sincerità. « ti ho fatto del male quando ti avevo assicurato che non te ne avrei mai fatto, ma non pensavo, non avrei mai pensato che fossi veramente tu. Credevo fosse una coincidenza che avevi il suo stesso nome... » Elena gli mise un dito sulle labbra per zittirlo, e poi lo baciò.
« Sono in paradiso » sussurrò Klaus, quando lei si allontanò.
« Perché non riesco più a vedere l’assassino in te? Neanche ora? » domandò la ragazza, guardandolo seriamente.
« Forse perché non lo sono più. Ho tante cose da dirti... tanti cambiamenti » ma lei lo fermò.
« Dopo » Klaus la vide prendere l’iniziativa e sorrise nel bacio, che divenne presto più passionale del precedente. Le sue mani vagarono sotto la coperta, ad accarezzarle la schiena prima di togliergliela di dosso e di farsi spogliare a sua volta. Si distesero e il ragazzo iniziò a baciarla sul collo, scendendo poi a lasciarle una scia di piccoli baci fino all’ombelico e facendole inarcare la schiena. Risalì verso il collo e le morse la pelle senza realmente ferirla, ma costringendola ad emettere un gemito sonoro. Klaus rise, allegro, e tornò a baciarla sulla bocca.
« La mia esperienza è maturata negli ultimi mille anni »
« Lo vedo » rise lei a sua volta.
« Sei bellissima! » le bisbigliò all’orecchio. Lei non rispose, invece gli strinse un braccio con forza. « Questa notte sarà perfetta »
« È già perfetta » replicò lei.
« Lo senti? » Elena lo sentiva. Anche dopo mille anni, ricordava ancora perfettamente quali erano i punti più sensibili del suo corpo e la stava letteralmente facendo impazzire. Con la mente annebbiata dal piacere e il corpo fremente per l’eccitazione, quasi non sentì che Klaus si faceva spazio tra le sue gambe e la possedeva con un’unica, fluida, spinta. Elena si aggrappò con una mano alla coperta che era rimasta sotto di lei, mentre una serie di gemiti incontrollati sfuggivano al suo controllo. Sentiva ogni spinta con una strana lucidità appannata, osservava, attraverso le palpebre socchiuse, il ragazzo muoversi sopra e dentro di lei a ritmo sostenuto e impazziva ad ogni carezza e ad ogni movimento extra che lui le riservava, ma ciò che più la stupì e che le sarebbe rimasto maggiormente impesso nella memoria fu il suo sguardo. Gli occhi di Klaus la guardavano esattamente come l’avevano guardata nel passato, con lo stesso amore, lo stesso desiderio. Fu osservando quello sguardo che raggiunse l’apice, seguita quasi immediatamente da lui. Si fermarono, tremanti, continuando a baciarsi, abbracciati. Klaus interruppe quel contatto gradualmente, continuando a posarle piccoli ma intensi baci sulle labbra, fino a che non uscì da lei e le si distese accanto, coprendo entrambi con la coperta e invitandola fra le sue braccia. Lei non se lo fece ripetere. Sentì distrattamente la mano del ragazzo posarsi sul suo fianco, e sorrise, sentendosi a casa.

 
Elena si svegliò nel salotto di casa Mikaelson, sul pavimento, e la prima cosa che sentì furono due forti braccia che la stringevano. Improvvisamente, le tornò alla mente tutto quello che era successo, tutte le sensazioni provate, e baciò piano Klaus sulle labbra.
« Buongiorno » disse lui, aprendo gli occhi.
« Buongiorno »
« Hai fame? Facciamo colazione » propose il ragazzo, alzandosi a sedere, ma lei rimane distesa, seria.
« Hai detto di dovermi dire molte cose ieri »
« Si, devo raccontarti tutto quello che è successo mentre non c’eri » lei esitò.
« Anch’io devo dirti una cosa. La stessa cosa che dovevo dirti all’epoca, ma voglio essere sicura prima, quindi, ho un’idea » anche lei si alzò a sedere. « Devo vedere mio fratello, e assicurare tutti che sono ancora viva... »
« Inclusi Stefan e Damon, immagino » Klaus abbassò la testa e lei cercò il suo sguardo con sicurezza.
« Inclusi loro, ma solo per rassicurarli. Devo fare anche una cosa con Bonnie. Cosa ne dici se vengo qui stasera a cena? Così possiamo parlare di tutto quello che vogliamo » lui sorrise e la baciò.
« Stasera a cena » acconsentì. « Nel frattempo forse è meglio se ti presto dei vestiti »

 
Elena arrivò a casa circa mezz’ora dopo, mandò velocemente un messaggio a Bonnie e andò a fare una doccia e a cambiarsi. Aveva addosso i vestiti di Klaus e facevano un odore fantastico, ma non poteva presentarsi in quel modo. Fu strano indossare nuovamente t-shirt e jeans dopo aver portato per quattro mesi lunghi abiti, ma non ebbe tempo per abituarsi perché sentì il campanello suonare a Jeremy andare ad aprire la porta. Sentì vagamente i suoi ospiti accomodarsi in salotto e Bonnie spiegare a Stefan e Damon che lei era tornata, e quando capì che era il momento decise di entrare.
« Ciao » disse soltanto, quando tutti si voltarono verso di lei. Stefan corse ad abbracciarla, mentre Damon si avvicinò soltanto, ma lei poté vedere dall’espressione del suo viso quanto era felice di vederla. Elena si allontanò dai vampiri e andò ad abbracciare il fratellino. « Stai bene? » gli chiese.
« Sto benissimo. Ero così preoccupato. Dove sei stata? »
« Indietro nel tempo, una famiglia mi ha ospitata, sono stati gentilissimi. Non ho corso alcun pericolo » sorrise, poi si spostò verso la finestra. « Jeremy, Bonnie, potete uscire un momento? Ho bisogno di parlare con Stefan e Damon da sola » Jeremy aggrottò le sopracciglia e uscì, mentre Bonnie la guardava con gli occhi che brillavano. Lei aveva capito.
Quando si trovarono da soli, loro tre, Elena si appoggiò al bordo del tavolo e li guardò entrambi negli occhi.
« Elena, che succede? » le chiese Stefan, avvicinandosi... lei si allontanò un po’.
« Questi quattro mesi sono stati... molto belli e chiarificatori. Ho vissuto momenti e sensazioni che non avrei mai pensato di vivere e ho scoperto sentimenti molto più forti di quelli che provo per voi. Talmente forti da condurmi all’altare »
« Cosa stai dicendo? » sussurrò Damon, credendo che scherzasse.
« Ho avuto una storia nel passato. Pensavo di avere poco tempo da passare con lui, prima che Bonnie mi riportasse qui e così ho affrettato le cose. E poi lui mi ha chiesto di sposarlo e io ho desiderato con tutta me stessa di poter rimanere lì con lui, per sempre, di non fare più ritorno qui, e l’ho sposato. Ma sono tornata e lui è qui, è un vampiro... e io lo amo. Mi dispiace, non volevo ferirvi. Ero davvero, davvero indecisa tra voi due, e ora non lo sono più, ora so con chi voglio stare e non è nessuno di voi due »
« Chi è? » chiese Damon.
« Non ha importanza »
« Quanto tempo è passato? Come fai a sapere che lui voglia ancora stare con te dopo chissà quanti secoli? »
« Perché sono arrivata qui ieri sera, Damon, sono stata da lui prima e ne sono sicura. Sono sicura di lui, sono sicura di noi »
« Quindi finisce così? »
« La scelta deve essere mia, e la mia scelta è questa » Stefan rimase in silenzio tutto il tempo, scrutandola, con gli occhi tristi intrisi di consapevolezza. Fu il primo ad uscire.
Il momento della separazione fu molto difficile ed Elena capì che nessuno dei due sarebbe rimasto a lungo in città. Chiuse la porta dietro le loro schiene e scoprì che dietro di lei c’erano suo fratello e Bonnie.
« Quindi ho un cognato vampiro e mi sono perso il matrimonio di mia sorella »
« Avete origliato? » rise lei, falsamente arrabbiata. « Te lo presenterò ufficialmente, non temere » rassicurò suo fratello, poi si voltò verso Bonnie. « Bonnie, ho bisogno che mi accompagni in un posto, vuoi? »
« Certo »

 
Tre ore dopo le due amiche attraversarono una doppia porta trasparente, dirette verso l’auto. Bonnie si mise al volante e si voltò verso l’altra con un sospiro.
« Cosa intendi fare ora? »
« Lo sapevo già e avevo già deciso di dirglielo. Non mi resta che decidere come dirglielo »

 
Klaus aprì la porta di casa e rimase incantato. La ragazza che aveva di fronte era straordinaria. Indossava un vestitino leggero azzurro chiaro che si fermava sopra il ginocchio e un paio di scarpe estive blu scuro molto alte e aveva raccolto i capelli in una morbida coda di cavallo.
« Sei splendida! » Elena arrossì.
« Grazie »
« Permetti? » chiese Klaus, porgendole il braccio. Sembrava quasi surreale, trovarsi lì, invitata a cena, come ad un primo appuntamento, quando erano già sposati. Si aggrappò a quel braccio e si lasciò condurre nella sala da pranzo, dove fu il suo turno di rimanere a bocca aperta. L’intera stanza era illuminata solo da candele e dal fuoco nel camino. Il tavolo era apparecchiato con una tovaglia di lino bianco ricamata, e su di esso si trovava un enorme vassoio con tanti tipi di carne e contorni diversi.
« Ho pensato che meritavamo uno speciale primo appuntamento da marito e moglie » Elena sorrise, meravigliata, e prese posto a tavola. « Allora, di cosa dovevi parlarmi? » chiese il ragazzo, sedendosi di fronte a lei.
« Sai, ho provato a dirtelo da prima che mi chiedessi di sposarmi... dall’altroieri per me, mille anni per te. E credo che sia davvero una cosa troppo importante da rivelare a inizio cena. Te la dirò dopo il dolce. Inizia tu, hai detto di avere grandi novità »
La cena fu squisita ed Elena non poteva impedirsi di essere sempre più felice. Lui era quasi umano... era ancora vampiro, ancora immortale, ma in parte stregone e questo lo rendeva in un certo senso umano. All’inizio fu turbata ascoltando il racconto di come si era svegliato nella bara e della lunga degenza in ospedale, ma poi sorrise per tutto il tempo, felice come non lo era da moltissimo tempo, mentre le diceva della transizione e delle conseguenze che questa aveva portato nella sua vita. Dopo cena sparecchiarono con calma, insieme, poi lui le prese le mani tra le sue e la condusse sul divano.
« Basta scuse » le disse « rimandi sempre. Dimmi, ti prego » ed Elena ebbe improvvisamente paura. Prese un respiro profondo e cercò di parlare, ma scoprì che le parole non volevano uscire. « Tesoro, mi spaventi così »
« No! Non c’è nulla di cui aver paura » disse, ma in realtà lei era spaventatissima. « Ho capito una cosa il giorno della tua dichiarazione. Ma non ero sicura, è ancora presto. Ora però sono sicura »
« Dove vuoi arrivare? Non capisco »
« Sono andata da un dottore oggi, con Bonnie »
« Stai male? » domandò lui immediatamente, preoccupato.
« No, sto benissimo... aspetto un bambino »





 
Angolo autrice

Me felicissima!

Il complimento più grande che una persona mi può fare non è “sei bella” “sei brava” “sei buona”… per niente… non mi interessa. La cosa migliore che una persona mi può dire è “mi piace come scrivi” e io divento la persona più felice sulla faccia del pianeta, salto addosso alla persona in questione, la ricopro di baci, divento rossa rossa e rido come se avessi appena fumato erba. Non ho mai fumato niente, in realtà, più che altro perché ci tengo ai miei polmoni, ma ho sentito, letto e visto in tv che l’effetto è all’incirca lo stesso di quando io sono felice felice felice e piena di adrenalina, con la differenza che la mia felicità causata da complimenti così belli non produce alcun effetto collaterale, se non l’aumento sproporzionato della mia autostima e del mio ego.
A parte gli scherzi GRAZIEEEEEEEEE a tutti coloro che leggono!!!!!! I numeretti che aumentano sono come musica.

Non riuscivo a smettere di sorridere leggendo i commenti, e ogni volta che ne arrivava uno nuovo cominciavo a iperventilare ed ero costretta a riguardare a grandi linee il capitolo, perché l’allegria invadeva il mio cervello e mi impediva di ricordare quello che avevo scritto.

Per questo ringrazio in particolarissimo modo All my darkness, leli sister, virby e lucythebest02. Sappiate che vostre recensioni sono la mia unica droga (a parte the e caffè) dalla quale non vorrei mai disintossicarmi, quindi continuate, please.

Il quinto capitolo non è ancora pronto, ma lo scrivo stasera, così domani posso postarlo. Un bacione!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Reazioni ***


5 – Reazioni










Klaus era rimasto immobile, con le mani strette a quelle di Elena, e la guardava, tremando.
« Com’è possibile? » sussurrò infine.
« Io sono umana e tu eri umano, completamente. Siamo stati insieme oltre tre mesi e da quel che ricordo non abbiamo mai usato alcun tipo di precauzione »
« Cosa ti ha detto il dottore? »
« Che sono quasi alla quinta settimana e che per il momento procede bene » rispose Elena, abbassando gradualmente la voce. « Ascolta, so che si tratta di un grosso cambiamento e che tu avevi sicuramente eliminato a priori la possibilità di diventare padre quando sei diventato vampiro, ma questo bambino è... un miracolo e io lo crescerò, qualsiasi cosa... » Klaus le impedì di parlare, baciandola con passione.
« Mi dispiace se sembro poco entusiasta. Sono sotto shock. Certo che lo cresceremo » Elena sorrise, certa che niente sarebbe potuto andare male a quel punto, poi il ragazzo le alzò la maglietta e le posò un leggero bacio sulla pancia. « Ciao amore »
 

La mattina dopo si svegliarono così, sul divano, in quella scomoda ma rassicurante posizione. Elena abbassò lo sguardo sul marito e gli accarezzò piano i capelli. La mano di Klaus salì, accarezzando tutto il corpo della ragazza in tutta la sua lunghezza.
« Ti amo » sussurrò.
« Ti amo anch’io. C’hai mai pensato? Ad avere un figlio » Klaus sospirò, la testa appoggiata al ventre ancora piatto di lei.
« Quando ti ho chiesto di sposarmi ci ho pensato » confessò « Sono cresciuto in una famiglia con tanti bambini, era normale che pensassi di averne. Tu? »
« Ci ho pensato una volta sola, poche ore prima del rituale » lui la strinse forte e si sentì in colpa come mai prima. « Damon mi aveva dato il suo sangue per farmi sopravvivere come vampira e io non volevo, pensavo al futuro, a una vita umana con una famiglia. Per fortuna Bonnie ha trovato un metodo alternativo »
« Vieni con me » disse lui dopo un momento, alzandosi e prendedola per mano. La condusse nel suo studio, dove dipingeva, e prese a trafficare con alcuni oggetti. La ragazza osservò per la prima volta i suoi lavori, non li aveva mai visti prima e le piacquero moltissimo. « Potrei insegnarlo al bambino, se vuoi » le sussurrò all’orecchio e lei trasalì « ma solo se piacerà anche a lui »
« A me sta bene »
« Sai » riprese lui « quando ero piccolo mia madre insegnava a me e ai miei fratelli le pratiche magiche. Successivamente è stato tutto lavoro sprecato, ma certe cose sono difficili da dimenticare e io ricordo ancora un incantesimo che mi ha particolarmente colpito »
« Di che incantesimo si tratta? »
Klaus esitò, poi parlò lentamente, come se dovesse cercare di convincere se stesso. « Se potessi fare qualcosa per rimediare a quello che ho fatto, anche solo per un momento... »
« Di cosa stai parlando? » lui abbassò lo sguardo per un istante, prima di rialzarlo e parlare piano.
« Se potessi farti rivedere Jenna, anche solo per qualche minuto »
« Puoi farlo? » chiese lei in un sussurro.
« Posso tentare, ma non ti garantisco nulla… non l’ho mai fatto prima »
« L’ultimo incantesimo a cui ho partecipato non è andato molto bene » Klaus aggrottò la fronte e lei rise. « Nel senso che non ha funzionato come avrebbe dovuto. I risultati sono stati grandiosi »
« Non sono d’accordo » replicò lui « Bonnie mi ha detto che l’incantesimo serviva per “scoprire una verità nascosta” ed è successo. Tu hai scoperto d’amarmi e io ho scoperto di averti già conosciuta prima »
« Non l’avevo vista sotto questa prospettiva » allargò le braccia, guardando il grimorio che il ragazzo aveva tra le mani « Allora, cosa dobbiamo fare? »
« Siediti per terra » le disse, e lui si sedette di fronte a lei « È una specie di seduta spiritica, ma solo tu vedrai lo spirito »
« Perché? » Klaus abbassò lo sguardo sul grimorio, scorrendo piano la lista delle azioni da compiere.
« Io l’ho uccisa… non credo sarebbe felicissima di parlare con me o che io senta ciò che ha da dirti » Elena annuì e si mise comoda. I minuti successivi furono colmi di silenzio. Klaus accese due bastoncini di incenso e li mise in degli appositi contenitori, posizionandoli l’uno di fronte all’altro, con le punte che si toccavano, così da formare un’unica, fluida, scia di fumo che saliva verso l’alto. « Tieni fisso lo sguardo sul punto in cui i due bastoncini di uniscono e non distoglierlo finché non te lo dico io » Elena annuì e fece come le era stato detto, poi udì il ragazzo pronunciare un incantesimo nella strana lingua che parlavano le streghe e iniziò a sentire le palpebre pesanti, ma si costrinse a tenerle aperte. « Ora » sussurrò Klaus, e lei alzò gli occhi… e trattenne il respiro.
Davanti a lei c’era il viso di Jenna, fluttuante, circondato dall’incenso. Sorrideva mentre la guardava.
« Zia » disse e in quel momento si rese conto di essere circondata dal buio e che solo i due bastoncini e la figura eterea del volto di Jenna facevano luce.
« Sei entrata in trance, Elena » disse sua zia « sono così fiera di te »
« Oh, Jenna… non sei arrabbiata? »
« Perché dovrei esserlo? »
« Per Klaus, perché sto con lui, nonostante… » Jenna chiuse gli occhi per un istante, sorridendo.
« So cos’è successo nel passato e cos’è successo a lui. E visto quello che ha appena fatto per te, posso perdonarlo, e puoi farlo anche tu. Io sono felice qui dove sono, come i tuoi genitori »
« Li hai incontrati? »
« Non erano molto felici della tua vicinanza ai vampiri. Ma hanno compreso le tue scelte e il tuo amore e hanno visto che sei rimasta buona, nonostante tutto. E se tu sei felice con Klaus, loro saranno felici per te »
« Davvero? »
« Sei cresciuta così tanto, Elena. E ora sei pronta per diventare madre »
« Ma io non mi sento pronta » sbottò lei, per la prima volta, e sentì come se un grosso peso le venisse tolto. « Ho solo 18 anni, e questa è una responsabilità troppo grande »
« Certo che lo è, ma imparerai con il tempo, e sarai pronta quando il bambino arriverà. Sei una ragazza responsabile Elena, puoi farcela » Elena annuì e una lacrima sfuggì al suo controllo. « Ora devo andare » disse Jenna, guardando verso l’altro. « Di a Jeremy che gli voglio bene »
« No! Jenna! » urlò lei, cercando di afferrare quell’immagine, invece si ritrovò quasi addosso a Klaus, mentre i due bastoncini, ormai spenti, cadevano a terra con un tonfo. Klaus la abbracciò e lei si lasciò coccolare per diversi minuti, stringendosi a lui. « Cos’hai sentito? »
« Niente » rispose lui « Era una conversazione tra te e lei, te l’ho detto » Elena annuì e si alzò.
« Credo sia arrivato il momento di presentarti alla famiglia allora »
 

« Jeremy, sono tornata » urlò Elena circa un’ora dopo, entrando in casa. Klaus entrò dietro di lei e andò in salotto a curiosare, mentre attendeva il momento giusto di presentarsi. Il più piccolo di casa Gilbert scese pochi istanti dopo, e andò a a salutare la sorella.
« Dove sei stata stanotte? Credevo saresti tornata a dormire a casa »
« Si, lo credevo anch’io, ma mi sono addormentata dopo cena »
« Eri con il tuo misterioso marito vampiro del passato? » chiese Jeremy con un sorriso malizioso.
« Già, a proposito di questo, è qui e mi piacerebbe che parlaste un po’ » ammise, nervosamente.
« Si, certo. Dov’è? »
« Sono qui » disse Klaus, appoggiandosi allo stipite della porta del salotto. Jeremy impallidì e sgranò gli occhi.
« Tu… tu eri morto »
« No, in realtà ero solo… impossibilitato a muovermi a causa di mancanza di sangue, spesso legno e un oceano d’acqua sopra di me, letteralmente. Ma ero vivo »
« E tu l’hai invitato in casa?! »
« Non esattamente… »
« Elena, come hai potuto? » urlò il sedicenne con rabbia « Dopo tutto quello che ci ha fatto, dopo che eravamo riusciti a liberarci di lui »
« Calmati, per favore. Siediti e lasciami spiegare. È diverso ora » Jeremy spostò lo sguardo su Klaus e poi lo riportò su di lei.
« È lui? » chiese con incredulità « Lui è il vampiro che hai sposato nel passato e per cui hai rinunciato a Damon e Stefan » l’ibrido trattenne a stento un sorriso a quell’affermazione, e questo non fece altro che far aumentare la rabbia del ragazzino.
« È un assassino, Elena »
« Per favore, Jeremy, lasciami spiegare prima, e poi, alla fine, sarai libero di dirmi tutto quello che vuoi »
« NON VOGLIO ASCOLTARE NIENTE DI QUELLO CHE DEVI DIRMI! Mi avevi detto che non avevi corso alcun pericolo mentre eri nel passato, ti rendi conto? Eri con gli originari, con la sua famiglia e hai avuto il coraggio di dirmi che non hai corso ALCUN PERICOLO! »
« Erano ancora umani!» Jeremy scosse la testa e uscì di casa, sbattendo la porta. Elena stava per seguirlo, ma venne presa delicatamente per un braccio e costretta a fare due passi indietro, verso il petto di Klaus.
« Lascialo sbollire » disse quest’ultimo. « Gli passerà » lei annuì e si girò a guardarlo.
« Andiamo a casa » gli disse.
« Sei a casa » lei scosse la testa.
« Sono a casa quando sono con te. Tu non puoi essere qui quando Jeremy tornerà e… credo sia meglio che non ci sia neanch’io. Non so se riuscirei a sopportare le sue urla se tu non ci sei. Di sicuro non oggi »
 

Arrivarono a casa pochi minuti dopo e Klaus entrò con una piccola sacca. Elena aveva pensato di prendere alcuni suoi vestiti, e di lasciarli lì per ogni evenienza. Voleva sistemarli, ma non aveva neanche sfiorato il manico della sacca quando il ragazzo la prese da dietro per la vita e le baciò piano il collo.
« Sai cosa ci vuole dopo tutte quelle urla? » le bisbigliò all’orecchio.
« Una cioccolata calda? » lui sorrise.
« Dopo magari » acconsentì, portandola a velocità soprannaturale al piano di sopra. Appena si fermò, Elena portò una mano alla bocca e corse a vomitare.
« Avvisami quando lo fai, ti prego » riuscì a stento a farfugliare.
« Mi dispiace! » si scusò lui, seriamente preoccupato « Ti posso portare qualcosa? »
« Spazzolino e dentifricio sarebbero l’ideale »
Dopo essersi lavata i denti (tre volte), Elena si guardò intorno e guardò Klaus, dietro di lei, con un sopracciglio alzato.
« Perché mi hai portata in bagno? »
« Perché pensavo a un bagno rilassante, ma ho rovinato tutto evidentemente » lei lo baciò di scatto, arpionandogli la testa con una mano e la vita con l’altra.
« Non hai rovinato niente » sussurrò, prima di iniziare a spogliarsi davanti ai suoi occhi. Toglieva ogni indumento con una calma disumana e Klaus non riusciva a toglierle gli occhi di dosso. Quando ebbe finito, la baciò con più foga, mentre contemporaneamente si spogliava e apriva le manopole dell’acqua. Entrarono nella vasca ancora vuota continuando a baciarsi e accarezzarsi ascoltando l’uno gli ansiti dell’altra. E mentre l’acqua avanzava di livello, Elena scese lentamente su di lui.
Quando finalmente urlarono dal piacere, Elena fu grata del fatto che la casa fosse abbastanza desolata da non doversi trattenere. Si lavarono a vicenda con gesti lenti, ancora scossi e tremanti, ogni pensiero lontano mille miglia da loro, quando la realtà fece la sua entrata sotto forma di urlo rabbioso.
« KLAUS! » entrambi riconobbero la voce immediatamente e si scambiarono un’occhiata allarmata.
« Vestiti » sussurrò lui imperativo, poi uscì dalla vasca, si allacciò un asciugamano in vita e scese velocemente le scale, fino all’ingresso.
« Stefan » lo salutò, allargando le braccia. « Sono felice di vederti » il vampiro aggrottò la fronte, scrutando l’originario dall’alto al basso. « Stavo facendo un bagno. Tempismo perfetto! »
« Dov’è Elena? » domandò l’altro senza mezzi termini.
« Immagino che Jeremy sia venuto da te e tuo fratello e vi abbia raccontato tutto » dedusse, notando che anche Damon stava entrando in casa.
« Dov’è lei? Cosa le hai fatto? »
« Elena è di sopra e se Jeremy si fosse fermato ad ascoltarci sapreste perfettamente che non c’è nulla di cui essere preoccupati »
« Dovevi rimanere in fondo all’oceano dove ti abbiamo lasciato » sibilò Damon, arrivandogli a un centimentro di distanza.
« No, non doveva! » tutti e tre si voltarono verso le scale. Elena stava scendendo, guardando alternativamente i due ospiti, con fare sconsolato. Aveva ancora i capelli bagnati, e i due non mancarono di notarlo. « Vi avevo detto che avevo fatto la mia scelta » disse tranquillamente, dopo aver sceso l’ultimo gradino.
« Ma ti sei dimenticata di dirci che avevi scelto lui »
« Non l’ho dimenticato, non ve l’ho detto perché sapevo che avreste reagito così »
« E come dovremmo reagire? » urlò Stefan, avvicinandosi a lei. « Dovremmo lasciare che ti rovini la vita? »
« Proprio tu mi hai sempre lasciata libera di fare le mie scelte. Questa è la scelta più importante della mia vita, so che è quella giusta e la vostra presenza qui non mi farà cambiare idea »
« Elena, è pericoloso! »
« No, non lo è! Sentite… » tentò « ho solo bisogno che voi abbiate la pazienza di ascoltarmi. Vi spiegherò tutto. Vi assicuro che quando avrò finito, magari non accetterete la mia scelta, ma sarete in grado di capirla » i due fratelli si scambiarono un’occhiata veloce.
« Va bene! » disse Stefan « Spiegaci, ti ascoltiamo »
« Dov’è Jeremy? »
« A casa nostra. Aspetta che torniamo, con te » le rispose Damon. Elena si voltò verso Klaus.
« Puoi mandare un messaggio a Bonnie? » gli chiese. Non aveva bisogno di dirgli quello che doveva scriverle. « E magari ti vesti anche » lui rise e si scambiarono un bacio davanti gli sguardi allibiti dei due vampiri.
 

Due ore dopo Bonnie e Jeremy fecero il loro ingresso in casa Mikaelson.
« Elena, mi dispiace tanto » sussurrò il ragazzo, abbracciando la sorella « Bonnie mi ha detto tutto, dei cambiamenti di Klaus. Non mi piace ancora, ma… »
« Ho capito » lo interruppe Elena « Ma ti piacerà » non era quello che lui voleva dire, ma non replicò, ed entrambi seguirono la ragazza nel salotto, dove trovarono i due Salvatore seduti sul divano, entrambi sconvolti.
« Beh… » iniziò Elena « ora sapete cos’è successo a Klaus e cos’è successo a me negli ultimi mesi. Manca solo una cosa da dirvi »
« Cosa? C’è dell’altro? » chiese Jeremy, incredulo, mentre anche gli altri due alzavano gli occhi e Bonnie sorrideva apertamente. Klaus entrò proprio in quel momento, impeccabile come sempre, e andò a sedersi accanto ad Elena.
« Si, c’è un’altra cosa, che in questo momento sappiamo solo noi due e Bonnie » continuò Elena. Klaus le strinse forte la mano, per incoraggiarla e lei arrossì. Spettava a lei dirlo, lo sapeva, ma non trovava le parole.
« Vi prego, non ditemi che vi sposate di nuovo » biascicò Damon. Loro si guardarono per un istante e sorrisero.
« No, non… non abbiamo preso in considerazione la cosa »
« Allora? »
« Oh, vi prego, posso dirlo io? » chiese Bonnie saltellando da seduta sul bracciolo del divano.
« No Bon! » le rispose Klaus, ammiccando. Ad Elena venne da ridere osservando la scena, ma si concentrò subito sulle altre tre persone che aveva davanti e prese un respiro profondo.
« Sono incinta » rivelò, chiudendo gli occhi e aspettando la bomba. Ma la bomba non arrivò. Riaprì gli occhi e si accorse che i tre ragazzi avevano gli occhi sgranati ed erano seduti sul bordo del divano come pronti a spiccare il volo. Bonnie scuoteva la testa guardando quelle facce inebetite, mentre Klaus osservava lei, con un mezzo sorriso sulle labbra e la mano ancora stretta alla sua.
« D-d-diventerò zio? » domandò Jeremy dopo un minuto. « Non ci credo »
« Pensa che io diventerò padre e ci crederai ancora meno »
« M-ma… »
« Ero già incinta nel passato, e sono quasi al secondo mese »
Stefan si alzò e prese a camminare avanti e indietro per la stanza, alla fine posò una mano sulla spalla di Klaus e lo guardò serio negli occhi.
« Rimarrò in città e se provi a sbagliare… »
« Sarò impeccabile, te lo assicuro. Amici come prima? » il vampiro sorrise.
« Non siamo mai stati amici » ma Klaus continuava a guardarlo con la testa piegata di lato, come a sfidarlo a ripeterlo. « Ok, amici come prima » e si strinsero la mano. Damon era rimasto seduto a guardare la scena, ancora shockato.
« Beh » disse alla fine, arrendendosi « Congratulazioni papà! » tutti risero e Damon ne approfittò per girarsi verso Elena « E congratulazioni anche a te mamma! Spero che prenda da te »
 

Bonnie era andata subito a spiegare la situazione a Caroline, Tyler e Matt ed avevano passato la giornata tutti insieme, festeggiando la notizia della gravidanza. La bionda era rimasta sconvolta da quanto accaduto, ma era felice che l’ibrido non fosse più interessato a lei. Klaus, d’altra parte, si comportò come se non fosse mai successo niente.
La sera arrivò in fretta e tutti si prepararono per tornare nelle loro case. Quando tutti furono usciti, Elena trattenne Jeremy.
« Qualcosa non va? » chiese lui.
« No, io… Klaus mi ha chiesto se voglio venire a vivere qui con lui, ma non posso lasciarti solo… »
« Sono rimasto solo per quattro mesi, Elena. Tanto comunque passerai più tempo qui che a casa, quindi non c’è ragione che ti impedisca di trasferirti »
« Io stavo per chiederti se volevi venire qui anche tu, veramente » il ragazzo aprì la bocca, sconvolto.
« Come? »
« A Klaus sta bene e la casa è grande »
« Ma presto arriverà il bambino »
« Il bambino arriva fra otto mesi e anche allora ci sarebbe comunque moltissimo spazio. Non è un problema per noi »
« Ci penserò » disse Jeremy. « Buonanotte sorellina »
« Buonanotte Jer »
« Domani vado a prendere tutte le mie cose » annunciò, entrando nel salotto, dove Klaus sorseggiava un bicchiere di borboun.
« È una minaccia? » chiese lui, ridendo. « Vieni » le disse « devo farti vedere una cosa ». la condusse al piano di sopra e, arrivati davanti a una porta, le mise le mani sugli occhi. Quando le tolse, Elena era dentro una stanza stupenda.
« Ti presento la tua nuova camera da letto » le sussurrò lui all’orecchio. « la nostra camera da letto, in effetti. Ho liberato metà dell’armadio e tutto quel mobile, mentre parlavi con Stefan e Damon, così potrai sistemare le tue cose lì. Ti piace? »
« È meravigliosa! » disse ridendo e poi si voltò a guardarlo « Ti amo »
« Ti amo anch’io. Vi amo entrambi » Elena si portò le mani al grembo.
« Dovresti dirlo ai tuoi fratelli, sai? »
« Sono alquanto occupati, lo sai »
« Ma non sanno neanche che sei vivo »
« Lo sapranno un giorno, presto. Troveremo una soluzione. Non pensare a loro adesso. Pensa a noi » e il resto fu inghiottito dalla notte.
 






Angolo autrice
Non so cosa dire, se non che vicino casa mia c’è una festa e io sento la musica orribile che stanno mettendo, oltre, ovviamente, a tutto quello che dicono al microfono, che domani (oggi, in realtà, 12 giugno, ma è ancora notte) passerò l’intera giornata tra tirocinio e studio in biblioteca di una materia noiosissima, e la serata a fare cartelloni, e nonostante questo sono felicissima, perché le recensioni aumentano e questa storia, iniziata per pura noia mentre ascoltavo (o meglio, non ascoltavo) una prof a lezione, sta diventando così importante per me! Voi lettori e recensitori state diventando così importanti per me che presto vi chiederò di sposarmi =D

A parte gli scherzi: GRAZIE!!!! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Mi sa tanto di capitolo ponte, ma l’ho scritto tutto d’un fiato, il che significa che mi è piaciuto. E un grazie specialissimo a All my darkness, n a c y, lucythebest02, virby e AmoTVD98… mi avete fatta ridere, piangere (dall’emozione) e leggere le vostre recensioni a fasi alterne per metabolizzare i complimenti. Vi adoro!

Un bacione e al prossimo capitolo… spero domani (13 giugno)… farò il possibile per riuscirci.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Famiglia ***


6 – Famiglia









 

Elena fu svegliata dal sole e portò automaticamente le mani al grembo, sentendo quasi immediatamente un’altra mano posizionarsi sopra le sue.
« La colazione è servita » disse il proprietario, posizionando un vassoio sul comodino. Lei aprì gli occhi, sbadigliando.
« È presto » si lamentò.
« Sono quasi le dieci e Caroline ha già chiamato quattro volte facendomi le domande più assurde del mondo »
« Per esempio? » chiese lei ridendo. Klaus sospirò.
« Per esempio se il bambino sarà mezzo vampiro e berrà sangue invece del latte. O se sarà in grado di viaggiare nel tempo o se… »
« Ok, ok… ho capito » lo interruppe alzandosi. « Le parlerò dopo. Credo stia elaborando solo ora il fatto che non potrà avere questa possibilità » continuò, con tristezza.
« E lo elaborerà ancora di più quando si vedrà »
« Si vede già tesoro. Che programmi abbiamo per oggi? »
« Letto letto letto » rispose lui, stendendosi nuovamente accanto a lei. Elena finse di pensarci su, poi sorrise e lo baciò, mordendogli le labbra.
« Mi piace » sussurrò su di esse, un attimo prima che lui approfondisse il contatto. Poi il telefono squillò e la ragazza emise un grugnito.
« Non rispondere »
« Devo. Potrebbe essere mio fratello »
Jeremy non si era ancora trasferito e sembrava non volerlo fare affatto. Diceva di stare benissimo a casa, da solo, che poteva fare quello che voleva. Si sentivano tutti i giorni e si vedevano quasi altrettanto spesso, ma Elena non era più tornata a casa sua e più passava il tempo meno aveva intenzione di tornarci. Riusciva a immaginare senza problemi in che condizioni dovesse trovarsi con un neodiciassettenne come unico inquilino. Ma non era Jeremy al cellulare.
« Stefan » rispose Elena, portando il telefono all’orecchio.
« Ciao Elena, come stai? »
« Sto bene, perché? È successo qualcosa? » Stefan fece un attimo di silenzio.
« Vi stiamo aspettando da un’ora, per il barbecue… » Elena e Klaus si voltarono l’uno verso l’altra simultaneamente e lui andò dritto verso il bagno.
« Ce ne siamo dimenticati… stiamo arrivando, dacci mezz’ora » riattaccò e andò all’armadio per scegliere cosa indossare. Era un’operazione sempre più difficile con la pancia sempre più grossa, ma ci teneva ad essere carina quel giorno, così scelse una gonna elasticizzata bianca, una maglietta blu a maniche corte e un paio di ballerine, anch’esse blu.
 

Arrivarono a casa dei Salvatore più di un’ora dopo e dovettero scusarsi con tutti.
« Stai bene » le disse Bonnie quando la vide.
« Mi sentivo bene stamattina, e ho voluto festeggiare. E poi Klaus adora questa gonna » l’amica rise e si sedette sul divano.
« È strano vederti così » ammise. Elena abbassò lo sguardo sulla pancia.
« Si, lo so, sta crescendo. L’altra mattina ho incontrato Carol Lockwood al Grill. All’inizio abbiamo parlato, sai, di Tyler e Caroline che sono fuori città e del Consiglio. E io le ho detto che li vedo spesso, che tornano in città ogni tanto per farmi visita e lei era molto preoccupata. E poi mi sono alzata e lei mi ha guardato e ha detto “Oh!” » Bonnie rise.
« È rimasta sconvolta »
« Si, ha passato la successiva mezz’ora a dire “Elena, sei giovane, sei sicura?” mi ha anche chiesto chi è il padre, ma le ho detto che non lo conosce. Ci manca solo che un ex membro del Consiglio dia di matto pensando che un vampiro può procreare »
« Già, è meglio che non si sappia »
In quel momento Klaus le cinse la vita da dietro e si dondolò leggermente, trascinandola con sé.
« Salvami, ti prego! Damon vuole costringermi a usare la magia per cucinare »
« Fareste più in fretta »
« Ma non è divertente » replicò lui « e poi lo fa solo perché si diverte a vedermi fare incantesimi. Se fosse per sbrigarci l’avrebbe chiesto a Bonnie »
« Grazie » sbottò questa, scocciata.
« È un complimento! Tu sei più brava di me, in generale. Ci sono cose che ancora non riesco a fare » si lamentò.
« E con “cose” intendi far venire l’aneurisma ai vampiri, vero? »
« Non è solo l’aneurisma, è l’attacco, in tutte le sue forme. Sono un vampiro, e ho molti nemici, potrebbe succedermi qualsiasi cosa. Mi farebbe comodo saper attaccare »
« Cosa te lo impedisce? » chiese Elena, guardandolo da sopra la spalla.
« Non lo so. È come se ci fosse un lucchetto che mi vieta l’accesso a determinate branche della magia »
« Gli spiriti non vogliono che ricadi nel baratro dell’omicidio. Dovresti ringraziarle » suggerì Bonnie, alzando le spalle.
« Ringrazio te per la fiducia »
« Ehi, io parlo per esperienza diretta » replicò la strega, alzando le mani in segno d’arresa. « Vado ad aiutare. Sento puzza di bruciato »
« È un peperino! Mi sarebbe piaciuto conoscerla da piccola, quando aveva quattro o cinque anni magari » Elena rise e andò a sedersi.
« A dire il vero era piuttosto timida all’epoca »
« E tu? » lei ci pensò per un momento.
« Io ero… un terremoto » Klaus spalancò gli occhi, prima di scoppiare in una risata contagiosa.
« Non riesco a immaginarti vivace »
« Ero molto più che vivace. Ero una peste! E vanitosissima… dovevo avere sempre ragione ed essere sempre la prima in tutto »
« Eri me al femminile praticamente. Ti preferisco ora, uno di me basta e avanza. A malapena sopporto me stesso » lei sorrise e lo baciò. Ma si scostò quasi subito, gemendo di dolore e sorpresa e portando la mano alla pancia.
« Che succede? » domandò subito lui, allarmato.
« C-credo che si sia mosso, ma non sono sicura »
« Ok, andiamo » disse Klaus, prendendola per mano e alzandosi.
« Cos…? Andiamo dove? »
« Dal dottore » rispose lui, semplicemente.
 

Gli amici erano un po’ scocciati quando avevano detto che stavano andando via, ma si erano calmati sentendo dove stavano andando, e perché. Elena teneva la testa sulla spalla dell’ancora neomarito, tentando di non addormentarsi mentre attendeva che arrivasse il loro turno. L’infermiera li chiamò circa due ore dopo e li fece entrare in una stanza asettica.
« Si stenda lì » disse ad Elena, indicando il lettino. « il dottore arriverà a breve »
La ragazza fece come le era stato detto e si guardò intorno, nervosa. Klaus le strinse la mano, cercando di rassicurarla. Avrebbe voluto dirle qualcosa, ma in quel momento entrò un uomo alto e robusto, con un sorriso smagliante.
« Salve, io sono il dottor Williamson. Voi siete…? »
« Io sono Klaus, e questa è mia moglie, Elena » rispose l’originario immediatamente, stringendo la mano al dottore e sottolineando la parola “moglie”. L’uomo si rivolse a lei, continuando a sorridere, e le fece subito un’ecografia.
« Allora, è alla quindicesima settimana, sembrerebbe »
« È il quarto mese » biascicò Elena, guardando affascinata l’immagine del bambino sul monitor. Si voltò alla sua sinistra, cercando lo sguardo di Klaus e vide che aveva la bocca spalancata… sembrava stesse per svenire. Il medico sorrise, per nulla impressionato.
« Perfetto! Sembra che vada tutto bene, ma le farò delle analisi, per accertarmene. Chi è il ginecologo che vi ha seguito finora? »
« Non ne abbiamo uno. È la prima visita che faccio da oltre due mesi, quando ho scoperto di essere incinta »
« E come mai avete deciso di farla proprio oggi? »
« Ho avvertito un dolore, credo che si sia mosso » rispose lei, incerta.
« Si, è il periodo giusto. Succederà più spesso d’ora in avanti, ma si abituerà. Dovrebbe fare almeno una visita al mese. Posso seguirvi io, se non è un problema arrivare qui »
« No, affatto » rispose Elena. Klaus distolse finalmente lo sguardo dal monitor e lo portò sull’uomo.
« Lui sta bene veramente, vero? Non c’è alcun pericolo? » chiese, nel panico.
« È il primo figlio? » domandò il medico con fare esperto. I due annuirono. « È normale che siate un po’ nervosi, ma non c’è niente di cui preoccuparsi per il momento. Se ci sarà qualche problema ve lo faremo sapere immediatamente quando si presenterà »
Impiegarono un’ora per gli altri controlli, poi il medico li congedò dicendo loro che andava tutto per il meglio, dopodichè tornarono a casa, esausti, ognuno perso nei suoi pensieri. Fu subito dopo aver varcato la soglia di casa che Elena si decise a condividere i propri.
« Devi chiamare i tuoi fratelli » disse semplicemente, e Klaus si immobilizzò tre passi più avanti. « Lo scopriranno prima o poi »
« Io non posso » rispose lui, voltandosi a guardarla.
« Perché no? Sono la tua famiglia! »
« Si, e stanno fuggendo da Alaric, che, se non te lo ricordi, ci vuole tutti morti. Come pensi reagirebbe il tuo ex professore preferito se dovesse scoprire che avrò un bambino. Lo vuoi sapere? È un punto debole, Elena. Lo può usare per ricattarmi »
« Questo non c’entra »
« C’entra invece! » urlò lui « Lo condurrebbero dritto qui »
« Alaric morirà quando morirò io » gli ricordò lei con calma surreale. « Vuoi presentare tuo figlio alla tua famiglia fra ottant’anni, quando io non ci sarò più? »
« Non ti terrò umana così a lungo » Elena distolse lo sguardo e cercò di trattenere le lacrime.
« Lo so » disse infine « so che il mio destino è segnato, e va bene, se significa che posso stare con te per sempre. Ma anche così, anche se dovessi trasformarmi fra un anno o due, sarebbe comunque troppo tardi. Onestamente Klaus, se uno di loro aspettasse un bambino, non vorresti saperlo subito? »
« Non posso dirglielo » ripeté lui, scandendo le sillabe.
« Perché? Dammi una sola buona ragione! »
« PERCHÉ MI ODIANO! » le urlò Klaus avvicinandosi pericolosamente « PERCHÉ MI ABBANDONANO SEMPRE! Il mio unico desiderio è sempre stato quello di rimanere con loro, di avere una famiglia e loro me l’hanno sempre negata. Per un motivo o per un altro sono sempre andati via, lasciandomi da solo. Ma questa è la mia famiglia, tu e il bambino, loro non ne fanno parte. Non capiranno mai cosa significhi per me. Non mi hanno mai amato, Elena… non posso dirglielo »
« Non è così e lo sai » ribatté lei « Elijah era distrutto quando Stefan gli ha detto che ti aveva gettato sul fondo dell’oceano. Io ero lì. L’unico motivo per cui ci ha lasciati in vita è che Stefan e Damon hanno promesso che avrebbero cercato di rintracciare la bara, dato che sapevano più o meno dove l’avevano lasciata »
« Non ho il coraggio di vederli » ammise lui, in un sussurro. Elena lo abbracciò e gli posò un lieve bacio sul collo.
« Più tempo passa, più sarà difficile » Klaus annuì e sospirò. « Odio litigare con te »
« Siamo entrambi cocciuti » le ricordò « deve succedere ogni tanto »
« Beh, io ho una grande idea per lasciarci tutto alle spalle » gli mise le braccia intorno al collo e lo baciò.
« Mi sembra un’ottima idea » sussurrò lui.
 

Un paio d’ore dopo Elena si addormentò, esausta. Klaus si alzò dal letto pochi minuti dopo e scese al piano di sotto, dove aveva lasciato il cellulare. Lo prese, facendo un lungo sospiro, e scorse la rubrica fino a trovare il numero che cercava, poi premette il tasto di chiamata.
« Per favore, non rispondere… non rispondere… » bisbigliò nel silenzio e sussultò quando una voce giunse al suo orecchio dall’altra parte del telefono.
« Se è urgente lasciate un messaggio » la frase fu seguita da un acuto bip e Klaus si rese conto di tremare.
« Ciao Elijah, sono io… Nik. Ehm… sono a Mystic Falls e… ho bisogno di vederti. Ho bisogno di vedere tutti e tre, quindi… so che siete in fuga, ma se sai dove sono Kol e Rebekah, per favore, contattali e venite qui… anche solo per un giorno. Ho davvero bisogno di voi… » fece una lunga pausa, cercando di non pentirsi di quella chiamata « Ti voglio bene! » allontanò il telefono di scatto e chiuse la chiamata. Era la prima volta che diceva “ti voglio bene” a uno dei suoi fratelli da quando erano umani. A pensarci bene, non aveva mai detto “ti voglio bene” o “ti amo” a nessuno in più di mille anni, eccetto che ad Elena. Le parole erano venute fuori prima che potesse rendersene conto, e ora non sapeva come sentirsi al riguardo. L’unica cosa che sapeva era che sperava con tutto se stesso che Elijah bloccasse il messaggio durante la pausa, prima dell’ultima frase.
 

« Guarda questa! » esclamò Elena dalla sala da pranzo. Erano passate tre settimane da quel giorno e i due cercavano di comportarsi come se quella lite non fosse mai avvenuta. Lei non sapeva del messaggio che aveva lasciato ad Elijah e ogni tanto buttava una frase a caso nei discorsi, sperando che si decidesse a contattare i fratelli, ma non c’erano risultati. Klaus, d’altro canto, cominciava a credere – e in parte sperava – che suo fratello avesse cambiato numero. Apparve accanto ad Elena in un momento e osservò quello che gli stava mostrando: una lista.
« Cos’è? »
« Sono nomi » rispose lei, semplicemente « Dovremmo cominciare a pensarci, sai, non manca molto »
« Sei ancora a metà strada » replicò lui.
« Si, e vedi come sono passati in fretta questi mesi? In meno di un attimo mi ritroverò a partorire e non avremo ancora deciso il nome »
« Ok, quale ti piace? » lei si voltò felice verso il computer.
« Pensavo a Dylan. È un nome che può andar bene sia a un maschio che a una femmina, così non avremo problemi. Oppure Sky. Mi piace Sky come nome. È corto e semplice… e tu non sembri convinto » lui scosse la testa.
« Sky va bene, ma non come primo nome, è meglio come secondo. Dylan non mi convince affatto »
« Allora quale? »
« Forse dovremmo solo aspettare che nasca e decidere sul momento quello che ci sembra il nome più appropriato, senza nessuna lista. Sei sicura di non voler sapere il sesso del bambino prima che nasca? »
« Più che sicura… non ho alcuna preferenza, quindi preferisco ricevere la notizia subito dopo la nascita, quando lo o la vedrò per la prima volta. Sarà un momento magico » Klaus sorrise e fece per baciarla, ma fu interrotto dal campanello.
« Aspettavi qualcuno? » domandò Elena, alzandosi per andare ad aprire.
« No » disse lui provando una strana sensazione « Perché non resti qui? » le propose, impedendole di continuare a camminare « Vado ad aprire io »
« Ok »
Klaus si avviò alla porta e sentì il groppo in gola crescere ad ogni passo, le lacrime premere per uscire. Si passò la lingua sulle labbra, improvvisamente secche, e aprì la porta come se si stesse togliendo un cerotto. Erano tutti lì e lo guardavano come se stessero guardando un fantasma. Alzò piano la mano in segno di saluto e sentì la prima lacrima scendere lungo il suo viso, senza interpellarlo.
« Siete venuti » riuscì a sussurrare, prima che quella singola goccia salata chiamasse le altre. Elijah lo abbracciò come non lo abbracciava da quando aveva cinque anni, così forte da troncargli il respiro, e quando anche Kol e Rebekah si unirono a loro, crollarono tutti e quattro a terra, Klaus al centro, circondato dalla sua famiglia.
« Non riesco a credere che siano riusciti a ritrovarti » sussurrò Rebekah « ti avevo dato per morto ormai »
« Si, beh… non è andata esattamente così » replicò lui, sciogliendosi dall’abbraccio e cercando di asciugarsi la faccia.
« Che intendi dire? »
« Diciamo che gli spiriti hanno deciso di farmi diventare un po’ meno simile a mio padre e un po’ più simile a mamma »
« Vuoi dire che hai recuperato i tuoi poteri? » chiese Kol, incredulo.
« Quello e parte della mia umanità. È strano, in effetti »
« Strano? Scherzi? Cavolo, ci credo che avevi bisogno di vederci, starai dando di matto » Klaus sentì arrivare il peso del loro arrivo in quel momento, consapevole di dover rompere quel momento e sperare che si sarebbe ricostituito presto.
« A dire il vero » iniziò « mi sono svegliato e sono uscito dalla bara quasi otto mesi fa. All’inizio non ricordavo niente del giorno in cui mi avevano essiccato. Sono stato quattro mesi in coma e dopo sono venuto qui… sono andato da Bonnie e i ricordi hanno ricominciato a riaffiorare poco alla volta »
« Quindi sei qui da più di tre mesi e hai pensato di contattarci solo tre settimane fa? Perché diavolo hai aspettato tanto? »
« Calma Bekah! » disse Elijah, alzando una mano verso di lei.
« No, ha ragione. Avrei dovuto chiamarvi prima, ma… mi dispiace tanto! Ero confuso e spaventato »
« Spaventato da cosa? Siamo scappati da Mikael per oltre mille anni, scappare da Alaric è la stessa cosa. Possiamo farcela! »
« No, non ero spaventato da quello… avevo paura che non mi avreste amato mai più come prima, come quando eravamo umani, prima che vi pugnalassi tutti » lo disse a voce talmente bassa che un essere umano non l’avrebbe mai sentito, ma loro sentirono ogni parola benissimo.
« Sei nostro fratello! Ti ameremo sempre, qualsiasi cosa tu faccia » replicò Kol, stringendogli un braccio. In quel momento, Klaus si sentì leggero come mai prima.
« C’è un’altra cosa che devo dirvi »
« Wow! Non credo di riuscire a reggere altre sorprese oggi »
« Questa non può aspettare » disse lui, enigmatico, facendogli segno di rimanere dov’erano e andando in cucina. Elena era seduta in bilico sulla sedia e aveva lo sguardo fisso sulla lista di prima. Quando lo sentì entrare alzò gli occhi.
« Li hai chiamati » disse semplicemente.
« Li ho chiamati… sei pronta? » lei annuì nervosamente e si alzò, pronta ad andare incontro ai cognati. Si presentarono nell’ingresso mano nella mano e i tre originari si voltarono verso di lei, sconvolti.
« Quello è… ? » iniziò Rebekah, sconvolta.
« Sono al quinto mese » rispose lei, incerta su come comportarsi. La mano di Klaus si strinse nella sua, cercando di infonderle coraggio.
« E tu la stai ospitando a casa tua perché… ? » continuò la bionda, voltandosi verso il fratello.
« Non sto ospitando nessuno Rebekah, questa è casa sua. Non legalmente, non ancora, ma vive qui »
« Perché? »
« Perché lei è mia moglie e quello è il mio bambino » rispose lui con forza e un sorriso gli increspò le labbra vedendo i suoi fratelli sgranare gli occhi. « Mentre io ero in coma, Elena ha fatto un piccolo viaggetto indietro nel tempo, a causa di un incantesimo sbagliato di Bonnie. Si è fatta salvare la vita da te, Elijah, si è messa tra me e Mikael e si è fatta corteggiare dal sottoscritto finché non ha ceduto. Dimentico qualcosa? »
« Penso di no » rispose Elena, divertita.
« Eri tu? » fu solo un sussurro, ma lei lo udì benissimo.
« Si Elijah. Ero io » Rebekah spostò lo sguardo sull’anulare sinistro della ragazza, aprì la bocca in una O stupita e poi Elena si ritrovò improvvisamente a volteggiare in aria.
« Avrò un nipotino!!! Avrò un nipotino! Diventerò zia! » cantava l’originaria girando senza sosta tenendo Elena per la vita.
« Si, e se non la lasci immediatamente vedrai il tuo nipotino da dentro una bara » la minacciò Klaus, quasi ringhiando. Rebekah lo sentì parlare, ma non colse bene le parole, così lasciò la ragazza e si fiondò su di lui.
« Il mio fratellone diventa papà! » urlò, felice « Non riesco proprio a immaginarti » aggiunse subito dopo.
« Grazie! »
« Wow! » esclamarono Elijah e Kol quasi all’unisono. « Questo è un… miracolo »
« Lo è davvero »
« Ho bisogno di bere » sentenziò Kol, voltandosi a guardare il fratello « dove tieni gli alcolici? »
« Si, qualsiasi cosa prendi la prendo anch’io » si aggregò la sorellina. Nel trambusto che ne seguì, Elijah ne approfittò per avvicinarsi ad Elena.
« Posso parlarti? In privato »
« Certo » andarono nello studio di Klaus e lei chiuse la porta alle sue spalle. « Va tutto bene? So che sono tante grosse notizie tutte insieme »
« A dire il vero volevo chiedere a te se va tutto bene » replicò lui.
« Non sono mai stata più felice » fu la risposta sincera. Elijah annuì e fece un attimo di silenzio.
« Sai, siamo rimasti tutti più o meno sconvolti dall’apprendere come ti chiamavi, ma pensavamo fosse solo una coincidenza. E anche quando la somiglianza era troppa, quella caratteriale intendo, mi dicevo sempre che non poteva essere altro che una coincidenza »
« Non è un problema… è tutto risolto ora »
« No, non lo è! » replicò lui di getto « Ti ho fatto una promessa un tempo… ti ho promesso che mi sarei preso cura di mio fratello qualsiasi cosa fosse accaduta, qualsiasi cosa lui avesse fatto per farmi arrabbiare. E tu lo sapevi, non è vero? Sapevi che avrei disonorato quella promessa nello stesso istante in cui mi chiedevi di promettere. Sapevi che la prima volta che ci saremmo visti, nel futuro, io avrei progettato di ucciderlo, insieme a te »
« Si, lo sapevo. Speravo di poter cambiare il corso degli eventi, o… migliorare il vostro rapporto… non lo so »
« Non devi scusarti Elena, non è colpa tua. Al contrario. Sono rimasto tanto a lungo al fianco di Niklaus proprio per mantenere quella promessa. Ma quando Katerina è scappata il nostro rapporto si è rotto e io ho infranto la parola data. Non ho mai avuto pace per questo. Avrei dovuto continuare a stargli accanto, nonostante tutto. E ora lui pensa che non teniamo a lui »
« Gli sei accanto ora. È questo che conta » Elijah sorrise amaramente.
« Mi ha sussurrato un “ti voglio bene” nel messaggio che mi ha lasciato. L’avrò ascoltato una trentina di volte prima di credere a ciò che avevo sentito »
« Non mi aveva neanche detto di avervi chiamato » lui scosse la testa e portò lo sguardo sulla pancia di lei.
« Sarai una splendida madre »
« E tu sarai uno splendido zio. Ti voglio bene anch’io Elijah. Voglio bene a tutti voi »
 









Angolo autrice
Mi è piaciuto tantissimo scrivere questo capitolo. La mia scena preferita, quella che mi ha emozionata maggiormente, è il messaggio che Klaus ha lasciato a Elijah… la rileggevo in continuazione anche mentre la scrivevo. La seconda è l’abbraccio di gruppo. Volevo scrivere qualcosa di veramente emozionante e coinvolgente, spero di esserci riuscita.

GRAZIE ancora a tutti voi che avete la pazienza di leggere tutto questo romanticismo: in realtà non è il mio genere… presto le cose potrebbero movimentarsi un po’. E un grazie specialissimo a AmoTVD98, virby, lucythebest02 e All my darkness. Passo l’intera giornata connessa solo per leggere i vostri magnifici commentini immediatamente. Migliorano decisamente le mie giornate. =D
Vi amo!!!

Al prossimo episodio… come sempre, spero sia domani, ma non ho ancora iniziato a scrivere il capitolo 7, probabilmente lo scriverò stasera, quindi, vabbè, se non ce la faccio domani è dopodomani. Un bacione!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Guai in arrivo ***


7 – Guai in arrivo







 

In casa Mikaelson c’erano sei camere da letto. Una era di Klaus ed Elena, mentre le altre cinque erano state progettate per accogliere i fratelli dell’ibrido ed Esther. Ora due stanze si erano liberate a causa della morte degli occupanti. Klaus pensava che, se mai Jeremy si fosse deciso ad andare a vivere con loro, avrebbe preferito dormire in quella che era stata la stanza di Finn, già arredata con gusto maschile, così entrò con riluttanza in quella che era stata la camera di sua madre, seppur per pochissimi giorni, e iniziò a portare i mobili nel corridoio, il più silenziosamente possibile.
« Che stai facendo? » sobbalzò e si portò una mano al cuore, chiudendo gli occhi.
« Kol… ero sovrappensiero, non ti ho sentito arrivare »
« E a cosa pensavi di tanto importante? »
« Solo a come sistemare la stanza… dove mettere i mobili » Kol aggrottò la fronte e si guardò intorno.
« Non ti piaceva com’era? Oh, no… » disse poi, con un sorriso impertinente. « Non penserai mica di far diventare questa la stanza del bambino, vero? »
« Si, cosa c’è di strano? »
« È la stanza della mamma » rispose il fratello, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
« Si, ma mamma è morta! Preferisci che dia al bambino la tua stanza? »
« Certo che no, ma credevo che avrebbe dormito con te ed Elena » Klaus strinse le spalle.
« All’inizio probabilmente… il primo mese. Forse… ma non può durare molto »
« Ho capito! Ti manca il sesso » Kol rise e riuscì a spostarsi appena in tempo mentre il fratello gli lanciava addosso un libro.
« Non osare commentare la mia vita privata »
« Oh… ti prego, non dirmi che lo fate, in questo periodo » Klaus sospirò e tornò a concentrarsi sulla stanza.
« Il dottore ha detto che possiamo ancora per un mese, ma abbiamo smesso. Sta diventando troppo strano! »
« Capisco! Allora… cosa intendi cambiare? »
« Tutto » Kol si voltò verso il fratello con un gemito.
« Oh, andiamo, stiamo parlando di un neonato, non capirà di avere una stanza tutta sua almeno fino a quando non avrà cinque anni »
« Facciamo tre. E che sensibilità! È mio figlio, è importante per me… voglio che sia tutto perfetto » Kol annuì lentamente, incrociando le braccia.
« Sai già il sesso? »
« No, noi vogliamo saperlo lì, quando nascerà »
« Oh, andiamo, non dirmi che non sei curioso »
« Lo sono! Sto impazzendo dalla curiosità. Cerco di immaginare come sarà e come si chiamerà e come mi sentirò quando lo vedrò per la prima volta, ma allo stesso tempo penso a quanto sarà molto più emozionante vederlo nascere e vivere tutte queste emozioni nello stesso giorno. Come i nostri genitori. Non c’erano le ecografie mille anni fa. Loro l’hanno saputo dopo che siamo nati »
« Si, non credo che i nostri genitori fossero eccitati quanto te quando noi siamo nati. Con il primo, forse… »
« È il primo per me, e sarà anche l’unico, quindi non voglio lasciare niente al caso »
« Come fai a saperlo? Sei mezzo umano ora… Bonnie ha detto che tutti gli aspetti negativi dell’essere vampiri erano spariti, potresti poter avere altri figli » Klaus rimase immobile per un istante, poi si riscosse.
« Non credo che sia possibile… cioè… non ci avevo pensato. E credo di non volerlo sapere per ora. Devo ancora abituarmi all’idea di diventare padre »
« Non hai ancora elaborato la notizia? »
« Credo che la elaborerò quando vedrò il bambino per la prima volta. Per Elena è diverso, lei lo sta crescendo dentro di lei e ha vissuto la nostra storia dall’inizio ad ora tutto di seguito. Io no. Sono passati mille anni e lei è arrivata all’improvviso e ventiquattr’ore dopo il suo ritorno mi ha detto di essere incinta e… sono felice, ma è veramente troppo per me. La terza transizione della mia vita e una famiglia tutti in una volta sono, davvero, troppo… »
« Ok, calmo, calmo… » Kol gli mise le mani sulle spalle e lo guardò negli occhi « Hai parlato di queste cose con Elena? »
« No, lei… lei ha già i suoi pensieri, non voglio che si faccia carico anche dei miei »
« Quali problemi ha lei? »
« Aspetta un bambino » rispose Klaus immediatamente « e ha perso l’ultimo anno di liceo con il viaggio nel tempo… sta pensando di fare gli esami da privatista l’anno prossimo, o qualcosa del genere »
« Ok, beh… se non ti serve aiuto io vado » disse Kol, voltandosi verso la porta.
« Pensi che sarò un buon padre? » lo chiese senza pensarci e se ne pentì subito. Il fratello lo guardò con un mezzo sorriso.
« Perché non dovresti esserlo? »
« Perché ho ucciso persone per la maggior parte della mia vita. Non sono un esempio da seguire… e, ammettilo, noi non abbiamo avuto un padre modello. Non voglio che mio figlio diventi come me o come papà… o che io diventi come papà »
« Tu non potresti mai diventare come papà » replicò Elijah, entrando nella stanza « Te la caverai! È normale essere spaventati, ma farai del tuo meglio, ne sono sicuro »
« E se il mio meglio non fosse sufficiente? »
« Allora noi ti aiuteremo e ti faremo capire dove sbagli. Noi ci saremo sempre per te, e per Elena e per il bambino »
« Già, per il momento dobbiamo esserci l’un l’altro, lontano da qui » aggiunse Rebekah, arrivando in quel momento « Alaric è in città! »
 

« L’hai visto? » erano scesi in salotto, tutti e quattro, e il nervosismo aleggiava nell’aria.
« Non io, Damon » rispose Rebekah « Alaric è andato a casa sua ieri sera, l’ha quasi ucciso, ma l’ha risparmiato e l’ha minacciato di uccidere Stefan se non lo aiuta a rintracciarci. Non sa ancora che siamo qui, Damon è stato zitto, ma lo scoprirà presto. Dobbiamo andare via »
« Ok, prepariamo le valigie » si alzarono e cominciarono ad avviarsi verso le loro stanze, quando Elijah notò che uno di loro era ancora seduto.
« Niklaus? »
« Voi andate, io resto »
« Nik, ti ucciderà! » urlò la sorella, avvicinandosi a lui « Devi partire! »
« Non posso! Elena è al sesto mese di gravidanza, non può viaggiare. Se decido di partire devo lasciarla qui e non posso. Combatteremo, e riusciremo a cavarcela »
« Ok, riusciremo a cavarcela » Kol sorrise e tornò a stendersi sul divano « Che c’è? » chiese poi, guardando Elijah e Rebekah che ora lo fissavano in modo strano « Abbiamo detto che ci saremo l’uno per l’altro. Nik non può partire e ha ragioni più che valide, quindi rimaniamo con lui »
« Moriremo » sussurrò la ragazza, con sguardo mortalmente serio.
« Siamo quattro contro uno. Otto, se Stefan, Damon, Caroline e Tyler ci aiutano. E c’è sempre Bonnie. Possiamo ancora fare l’incantesimo di essiccazione su Alaric »
« Non ha funzionato l’ultima volta » replicò Klaus « Non su di lui comunque »
« Non ha funzionato perché ha atterrato Stefan e Damon prima che tu arrivassi. Ma ora siamo di più. E l’incantesimo può farlo Bonnie come puoi farlo tu »
« No, io non posso. Non riesco a padroneggiare quel tipo di incantesimi. Quelli offensivi »
« Ok, siamo comunque in tanti contro uno. Dobbiamo solo riuscire a trovarlo »
« Se lui non riesce prima a trovare noi. Alaric sa dove abitiamo? »
« Non è mai stato qui, ma non ci metterà molto a trovare la casa e niente gli impedirà di entrare mentre dormiamo »
« Ma Elena vive qui ed è umana, perché non c’è bisogno dell’invito? »
« Vive qui, ma non è casa sua, non legalmente »
« Facciamola diventare casa sua allora » Klaus si alzò in piedi e andò alla finestra.
« Non è così semplice! Alaric sarà ancora in grado di minacciare i suoi amici… i nostri amici. E noi comunque non possiamo barricarci qui dentro. Dobbiamo trovarlo e ucciderlo oggi stesso »
 

Elena rientrò in casa molto tardi quel pomeriggio. Era stata in giro con Jeremy girando per negozi per bambini ed era rimasta sconcertata per tutto quello che serviva. Posò le chiavi sul tavolo e andò diretta in camera sua dove sperava che Klaus la aspettasse.
« Ehi » si voltò. Kol si affacciò dalla porta del salotto e si avvicinò a lei con sguardo preoccupato « Cosa fai qui? Pensavamo che avresti cenato con tuo fratello? »
« Si, lo pensavo anch’io, ma a quanto pare il piccolo Jeremy ha un appuntamento con Bonnie ed è la prima volta che ci riprovano dopo tutto quello che è successo con il fantasma di Anna, quindi non volevo rovinarglielo. Cosa succede? Dov’è Klaus? » in quel momento, Klaus uscì dal soggiorno e la prese per un braccio, sussurrando.
« Non hanno un appuntamento. Vai di sopra e non fiatare. È qui » aggiunse poi, rivolto verso il fratello.
« Di cosa state parlando? Chi è qui? »
« Va di sopra e chiuditi in camera » sillabò lui, talmente risoluto che Elena si spaventò e corse nella sua stanza, sperando che qualsiasi cosa stesse accadendo non fosse così grave. Ma una volta entrata, si accorse di non essere da sola.
 

Klaus udì Elena entrare in camera nello stesso istante in cui Alaric fece il suo ingresso. Il nuovo originario era molto più spaventoso di quanto lo ricordasse nel suo vecchio ruolo di cacciatore di vampiri, e il suo viso esprimeva un odio abissale.
« Tu eri in fondo all’oceano » esclamò quando lo vide.
« È una lunga storia amico. Se vuoi possiamo sederci e parlarne » tentò l’ibrido. Alaric si lanciò immediatamente su di lui e venne bloccato ai lati da Kol ed Elijah.
« Non ti conviene ribellarti Rick » gli consigliò Damon uscendo dalla cucina, seguito da Stefan e Rebekah.
« Eravate pronti » rise Alaric, rendendosi conto di essere circondato.
« Beh, dopo com’è andata l’ultima volta, abbiamo pensato fosse meglio essere… di più. Quattro di noi sono originari, magari siamo meno forti di te, ma la forza di ognuno di noi è moltiplicata per quella degli altri »
« E cosa volete farmi? Uccidermi? Dovrete uccidere Elena per riuscirci e tu rimarresti senza la possibilità di creare altri tuoi preziosi ibridi » fu il turno di Klaus di ridere.
« Non posso creare più ibridi, perché non sono più un ibrido, non come lo ero prima almeno »
« Hai una vaga idea di quanto è stato umiliante dover fuggire da te… da TE? Siamo piuttosto incazzati » gli bisbigliò Kol all’orecchio.
« E si, hai ragione, non possiamo ucciderti, ma possiamo riprendere da dove abbiamo lasciato » continuò Klaus, prima di connettersi al suo cuore come aveva fatto molti mesi prima, mentre Bonnie iniziava a recitare il suo incantesimo.
 

Elena osservò la donna che aveva di fronte con malcelata paura. Era giovane e alta, con lunghi e setosi capelli neri e occhi dello stesso colore, e portava degli strani abiti, come di una ragazza che è rimasta indietro nel tempo di venti o trent’anni.
« Chi sei? Cosa ci fai qui? »
« Il mio nome è Anisha » rispose e la sua voce sembrava provenire da un altro pianeta. « sono una strega, e sono un’amica di Alaric, e devi essere Elena, la doppelganger »
« Non vedo Alaric da molti mesi e non voglio vederlo »
« Beh, è un peccato » disse la strega senza esprimere una reale emozione « perché è al piano di sotto e sta uccidendo i tuoi amici proprio ora. Non provarci nemmeno! » Elena aveva provato a correre verso le scale, ma la donna le aveva bloccato la via d’uscita, sbarrando la porta con la magia.
« Fammi uscire! »
« Non posso! Alaric ti vuole con lui, per proteggerti. Lui ha bisogno di te e io ho bisogno di lui, quindi ne consegue che io ho bisogno di te »
« Cosa significa che tu hai bisogno di lui? » Anisha socchiuse gli occhi e fece un sorriso sghembo.
« Tu sei amica dei vampiri, giusto? Sai cos’hanno fatto i vampiri alla mia famiglia? »
« Vuoi vendicarti »
« Aiuterò Alaric nella sua missione, e poi ti ucciderò e morirà anche lui e la terra sarà finalmente libera da quella razza di immonde creature » Elena fece due passi indietro.
« Non sono tutti cattivi. Non tutti meritano di morire »
« Oh, davvero! Come Damon Salvatore, quello che ha dilaniato questa città quando è arrivato? O come il suo fratellino Stefan, lo squartatore? Hai una concezione molto strana di ciò che è buono e ciò che è cattivo Elena, ma io ti aiuterò a distinguere queste due cose, prima di ucciderti. Cos’è quello? » l’ultima domanda l’aveva fatta con tono schifato, osservando il ventre della ragazza come se contenesse una botte di serpenti a sonagli.
« È un bambino, cosa credi che sia? »
« Beh, non puoi venire con noi in quello stato! » Elena tirò un sospiro di sollievo, pensando che la strega se ne sarebbe andata e le avrebbe permesso di correre da Klaus, invece, le arpiono la pancia con una mano e iniziò a pronunciare strane formule, facendola urlare.
 

« ELENA! » urlò Klaus, distraendosi e Alaric sarebbe riuscito a liberarsi se non fosse stato per Rebekah che gli assestò un bel destro.
« Finisci con lui » gli impose, prima di salire le scale a velocità sovrumana. La stanza della cognata era chiusa a chiave, così la distrusse e ciò che vide la fece raggelare. « LASCIALA! » urlò, e prima che la strega si rendesse conto di ciò che stava accadendo, la azzannò. Durò solo per un istante. Con la coda dell’occhio, Rebekah vide Elena perdere i sensi e la afferrò prima che cadesse. Quando si voltò, Anisha era sparita.
 

Klaus era davvero stanco degli ospedali, ma preferiva trovarsi lui su un letto che vedere Elena incosciente a causa di un incantesimo mentre era ancora incinta. La ragazza aprì gli occhi lentamente, infastidita dal sole che filtrava dalle finestre.
« Klaus » sussurrò.
« Come stai? »
« Bene, credo. Cos’è successo? »
« Una strana donna stava cercando di uccidere il bambino » bisbigliò lui, con voce mozzata.
« Oh mio Dio! Anisha! Come sta il bambino? » domandò portando automaticamente le mani al ventre.
« Sta bene! Per fortuna Rebekah è riuscita a fermarla prima che potesse fare danni seri. Il dottore ha detto solo che devi riposare per un po’. Chi era quella donna? » Elena tirò un sospiro di sollievo e si lasciò cadere sui cuscini.
« Era una strega, un’amica di Alaric. Voleva distruggere i vampiri e voleva aiutare Alaric a portarmi via con loro. Alaric! Lei ha detto che stava per uccidervi » Klaus annuì e prese una mano, per calmarla.
« Sapevamo che Alaric stava arrivando. Aveva minacciato Damon quella mattina, così lui ci ha avvisati e poi gli ha detto dove eravamo. Gli abbiamo teso una trappola. Eravamo in troppi, non poteva fermarci, e Bonnie lo ha essiccato. Si sono già liberati di lui, lo hanno gettato in fondo all’oceano. Spero che gli spiriti stiano fermi questa volta »
« E Anisha? La strega » aggiunse, quando vide la faccia stranita del ragazzo.
« Lei è scappata. E a proposito di questo vorrei parlarti di una cosa »
« È successo qualcos’altro? » chiese lei preoccupata, mentre Klaus si alzava dalla sedia per sedersi sul bordo del letto.
« No… beh, questa donna era una strega molto potente. Ha lasciato un fortissimo odore di magia in tutta la stanza »
« La magia ha un odore? » Elena era scettica, ma il ragazzo sorrise.
« Per chi sa riconoscerlo » rispose « In ogni caso io e Bonnie dovremmo essere insieme per tenerle testa e lei non si arrenderà. Anzi, sarà più furiosa che mai ora che Alaric è fuori dai giochi »
« Quindi cosa conti di fare? »
« Beh, noi, io e i miei fratelli, parlavamo ieri mattina del fatto che a casa nostra non serve l’invito »
« Quindi? »
« L’invito non serve perché la casa è intestata a me… solo a me, e pur essendo metà umano sono comunque metà vampiro, quindi io non ho bisogno dell’invito per entrare in casa altrui, ma allo stesso modo i vampiri non hanno bisogno dell’invito per entrare in casa mia. Questo cambierebbe se tu diventassi cointestataria della casa »
« Cointestataria? Vuoi dire che la casa sarà di entrambi? »
« Si, ma non come credi. Non ho intenzione di chiamare nessun avvocato »
« Allora come pensi di fare? » Klaus le prese la mano sinistra e le sfilò l’anello. « Cosa stai facendo? »
« Questo qui non ha valore. Temporalmente sono passati più di mille anni ed è come se noi non fossimo sposati. Se tu entrassi a far parte della mia famiglia, legalmente, in questo tempo, la casa diventerebbe automaticamente tua per metà »
« Klaus… » iniziò lei, incerta, ma lui la fermò sul nascere.
« So che probabilmente non è molto romantico, ma dal momento in cui sei tornata dal passato ho provato un profondo senso di colpa per tutto ciò che era successo e ho desiderato poterti promettere ancora una volta, con maggiore consapevolezza, di rimanere tuo per l’eternità. Quindi, Elena Gilbert, mi permetterai di tentare, ancora una volta? » Elena rise con gioia.
« Certo che voglio. Non dovevi neanche chiedermelo. AH! »
« Che succede? » chiese lui, allarmato.
« Il bambino ha scalciato, credo che abbia sentito e ci abbia dato la sua approvazione » rispose con un sorriso.
« Niente fretta questa volta. Voglio sposarti per bene, dopo che il bambino sarà nato, in estate, con una bella cerimonia e il ristorante e un bellissimo abito bianco che mi impegnerò a vedere solo il giorno delle nozze »
« Tu mi rendi davvero felice, lo sai, vero? »
« Faccio del mio meglio. Oh, e questo lo tengo io fino al matrimonio » disse, mostrandole l’anello con l’ametista « È la tua fede e merita di essere la stessa, ma non puoi tenerla prima delle nozze, anche perché credo che questa volta tocchi anche a me mettere la fede » Elena rise, mentre osservava Klaus prendere una scatolina dalla tasca. « Invece, sarebbe opportuno che tu mettessi questo per ora » e aprì la scatolina. Dentro c’era un anello completamente diverso. Era d’oro bianco, con un piccolo diamante a taglio verticale al centro. « Un fidanzamento che si rispetti merita un anello di fidanzamento » concluse, infilandoglielo al dito.
 
 
Angolo autrice
Sono davvero davvero stanca, ma solo perché sono le 3:16 del mattino e volevo assolutamente finire questo capitolo prima di andare a dormire, anche se lo pubblicherò di giorno, dopo essermi svegliata.

Un GRAZIE immenso a tutti voi che mi seguite, che mi avete seguito e che mi seguirete e un grazie specialissimo ad AmoTVD98, Lucythebest02 e katherine delena … le recensioni sono una delle cose che mi rendono felice in quest’estate di studio…

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** L'esperimento ***


8 – L’esperimento













« Oh, andiamo Klaus, quanto ancora devo camminare? Sono stanca! » si lamentò Elena, gli occhi chiusi a causa delle mani del fidanzato (cavolo, non riusciva a pensare a quella parola) su di essi. « Dove mi stai portando? »
« Abbi pazienza e vedrai » rispose lui enigmatico, mentre entrava, le mani ancora sul viso di lei, nella cameretta del bambino. « Ecco, ora puoi guardare »
Elena aprì gli occhi e spalancò la bocca. La stanza in cui si trovava era spaziosa e luminosa, con due ampie finestre che si aprivano a sud, le pareti erano dipinte di azzurro pallido con disegni sparsi di personaggi disney, i mobili erano di legno levigato, semplici ma in qualche modo eleganti. Ciò che la stupì di più, però, fu la culla. Era anch’essa di legno, intagliata con vari disegni, e abbastanza ampia e dentro c’erano un materasso che sembrava fatto su misura e un cuscino. Klaus notò il suo sguardo e sfiorò il legno con due dita.
« È simile alla culla dove abbiamo dormito io e i miei fratelli quando siamo nati. Mi rendo conto che all’epoca c’erano molte meno comodità rispetto ad ora, ma quella ha portato fortuna. Ho cercato di costruirla uguale, ma non ci sono riuscito molto bene, e poi ho chiesto in un negozio per bambini se potevano aiutarmi ad arre… » non riuscì a concludere la frase, perché Elena gli era letteralmente saltata addosso, per quanto le sue condizioni lo permettessero, e lo aveva baciato con una passione tale da farlo barcollare. Quando si allontanò, si rese conto che aveva gli occhi lucidi.
« È adorabile! Davvero, è perfetta… tutta la stanza lo è. Quando hai fatto tutto questo? Come ho fatto a non accorgermene? »
« Beh, sei stata abbastanza occupata e preoccupata in questi mesi che sospettavo avresti dimenticato alcuni particolari, così ho pensato di farti una sorpresa. Ci ho lavorato quando uscivi o quando dormivi di pomeriggio e i miei fratelli mi hanno aiutato » lei sorrise e lo baciò di nuovo.
« Non so cosa dire »
« Quanto siete sdolcinati! » esclamò una voce dal piano di sotto.
« Fatti i fatti tuoi Kol! »
« Mi annoio » si lamentò lui, apparendo all’improvviso sulla soglia della stanza. « Bekah ed Elijah sono usciti e io non ho altro da fare se non ascoltare voi due che fate i piccioncini »
« E cosa vorresti fare? » gli chiese Elena, guardandolo con un sopracciglio alzato.
« Usciamo! Questa città organizza una festa al giorno, ce ne sarà una anche oggi »
« Non credo, no » replicò la ragazza « le feste in realtà erano la scusa perché i membri del consiglio si riunissero senza dare nell’occhio, ma da quando Alaric ha smascherato Caroline e Tyler, i Lockwood hanno perso parte del loro prestigio e la loro casa non è più disponibile, quindi… »
« Quindi organizziamo noi un party. Anche la nostra casa va bene! E nessuno sa che siamo vampiri » disse semplicemente l’originario, osservando il fratello maggiore con un sorriso che non ammetteva repliche.
« Non abbiamo motivo di organizzare un party »
« Ehm, sta arrivando un bambino in famiglia, mi sembra »
« Ma non è ancora arrivato… organizzeremo una festa dopo » propose Elena.
« E non possiamo farne invece una prima… e una dopo? » il tono di Kol era così falsamente supplichevole che Klaus sbuffò e alzò le braccia. « Grandioso! »
« Non ho detto che va bene! » gli urlò dietro « Organizzi tutto tu » aggiunse poi, vedendo che non riceveva risposta.
« Nessun problema! »
 

Jeremy era andato a dormire tardi la sera prima. Al Grill c’era molto lavoro da fare e lui era piuttosto nervoso negli ultimi tempi a causa di tutti i cambiamenti che si erano verificati nella sua vita. Non riceveva tante visite a casa, di solito l’unico che andava a trovarlo era Matt, di sera, per divertirsi un po’ con birra e film, perciò fu molto sorpreso e infastidito quando il suo sonno fu turbato da un sonoro scampanellare al portone d’ingresso. Si alzò controvoglia chiedendosi chi era lo scocciatore e preparandosi mentalmente a mandare al diavolo qualsiasi venditore ambulante che avesse deciso di svegliarlo. Niente avrebbe potuto prepararlo alla persona che vide quando aprì la porta.
« Kol! » esclamò, sorpreso. Lui e Kol si erano a malapena visti e non avevano più parlato dopo quello che era successo a Denver, ma qualche volta gli capitava ancora di pensare con nostalgia al periodo in cui non sapeva chi era e credeva che fossero amici. Evidentemente l’originario aveva completamente dimenticato la freddezza dell’ultimo anno e ora esibiva un sorriso a 32 denti.
« Ho grandi novità! Non mi inviti ad entrare? »
« Certo che no! » disse Jeremy osservandolo passare dall’eccitato allo stizzito.
« Oh, andiamo amico, siamo quasi imparentati. Mio fratello e tua sorella stanno per sposarsi per la seconda volta » Jeremy aprì lentamente la bocca senza dire niente « E tu evidentemente non lo sapevi. Vedi? Ho tante cose da dirti »
« Si sono fidanzati? Quando? »
« Più di due mesi fa… scusa, da quanto non vedi tua sorella? »
« La sento tutti i giorni, ma sono stato impegnato con il lavoro… »
« Cazzate! » replicò Kol, infuriato « Ti stai allontanando, e non capisco il perché, stanno succedendo cose fantastiche »
« Senti, non siamo amici, quindi non devo darti nessuna spiegazione » Jeremy chiuse la porta di scatto e prese a salire le scale, quando udì un forte rumore e una folata di vento arrivargli alla schiena. « L’avete proprio per vizio quello di distruggere le case altrui »
« Voglio solo parlare » disse Kol con forza « e se sarai gentile ti riaggiusterò volentieri la porta »
« Ok, entra » l’originario andò diretto verso di lui e lo tirò giù dalla scala. « Ehi, che fai? »
« Noi ora ci sediamo qui e tu mi spieghi cos’hai e perché vivi in questa sporcizia » concluse, storcendo il naso e guardandosi intorno.
« Non sono portato per le pulizie » fu la spiegazione. Kol lo guardò male. « Senti, tu mi hai preso in giro per settimane e i tuoi fratelli non sono stati da meno, quindi perché non mi lasci in pace e basta? »
« Perché mio fratello si sta rincretinendo con tua sorella e il bambino. Hai una vaga idea di cosa significhi diventare padre a più di mille anni? Ci tiene che tutto sia perfetto e questo include lo zio Jeremy »
« L’hanno detto? »
« Non esplicitamente, ma quante volte Elena ti ha invitato a venire a vivere con noi? »
« Quasi ogni giorno » rispose Jeremy con un sospiro. « Ma non posso »
« Perché no? Non siamo così cattivi quando ci conosci bene »
« Ma siete vampiri! E considerando quanto si sta impegnando Elena per rimanere insieme a… quello, probabilmente diventerà una vampira anche lei e lo stesso varrà per il bambino… o quanto meno avrà dei buoni incentivi per scegliere quella strada qquando sarà grande. Io sono umano e voglio rimanere umano. Non c’è posto per me nella vostra vita »
« Ok, intanto “quello” ha un nome, e diventerà tuo cognato che ti piaccia o no. E poi, è una ragione in più per venire a vivere con noi, o comunque per parlarci. Quel bambino crescerà in mezzo ai vampiri, ma sarà umano e avrà bisogno di un umano intorno, durante la crescita »
« Sei venuto qui per farmi la ramanzina? »
« No, a dire il vero sono venuto qui per chiederti una cosa »
« Cosa? » chiese Jeremy, seriamente incuriosito.
« Mi aiuteresti ad organizzare una mega festa a casa mia? »
 

Bonnie era andata alla festa con riluttanza. Non era in vena di festeggiare e da quello che aveva potuto capire quella era solo una scusa perché il fratellino di Klaus trovasse qualcosa da fare, ma Elena l’aveva chiamata e quasi supplicata di andare. Arrivando, si era resa conto che Kol sapeva come organizzare una festa, malgrado i cento anni trascorsi in una bara. La casa era interamente illuminata e piena di gente ed erano davvero pochi quelli che conosceva, mentre l’amica si trovava in salotto, visibilmente in crisi, mentre la signora Lockwood le chiedeva con insistenza cosa ci facesse in mezzo a tutti quei vampiri. La strega si avvicinò di corsa e saluto Elena con entusiasmo, riuscendo così a trascinarla via.
« Cosa ci fa lei qui? È una festa per ragazzi »
« Kol e Jeremy l’hanno incontrata per caso oggi pomeriggio e hanno pensato bene di invitarla… hanno detto che gli sembrava sola e si sono impietositi »
« Kol e Jeremy? Insieme? » domandò Bonnie, stranita. « È successo qualcosa che non so? » Elena annuì, sorridendo radiosa.
« Il mio cognatino ha colto l’occasione per andare a parlargli ed è riuscito a convincerlo a trasferirsi… domani. Dice che vuole passare l’ultima notte a casa » in quel momento qualcosa attirò l’attenzione di Bonnie. Era stato solo un bagliore, una tenue luce che si era infiltrata nella sua mente costringendola a voltarsi, ma era stato sufficiente. La magia aveva catturato la sua attenzione e, a quanto poteva vedere dall’espressione di Klaus, dall’altra parte della sala, in mezzo a tutte quelle persone che ballavano e ridevano, aveva attirato anche la sua. Entrambi si diressero con finta noncuranza verso il corridoio al piano di sopra e si guardarono irrequieti.
« Magari non era niente » suggerì lui, speranzoso. « Forse siamo solo stanchi »
« Tutti e due? » chiese Bonnie, sarcastica « Ne dubito » Klaus controllò le stanze una per una, inquieto, accendendo tutte le luci e prestando attenzione ad ogni minimo rumore che non provenisse dal piano inferiore. Alla fine si voltò verso di lei e strinse le spalle.
« Senti, non c’è ragione che tu ti perda la festa. Vai, sta con Elena, io controllo il secondo piano e poi vi raggiungo » Bonnie annuì e fece come le era stato detto, per niente tranquilla. Klaus aprì l’ultima stanza della casa e accese la luce con un sospiro. Non aveva trovato nulla, ma continuava a sentire una strana, fastidiosa, brutta sensazione come un formicolio alle mani. Qualcosa lo spinse ad entrare nella stanza, che era quella del bambino, ma non riuscì a capire cosa fosse finché non si rese conto che c’era la finestra aperta. “Strano!” pensò. Le scale erano state bloccate eccetto che per i proprietari, lui chiudeva sempre le finestre di quella stanza di sera, e per quanto ne sapeva era stato l’unico ad esserci entrato da quel pomeriggio. Andò a chiudere le imposte di getto e vi si appoggiò contro. “Ma che mi succede?” si chiese. Aveva le vertigini come quando era in transizione, ma questa era finita da tempo ormai e non aveva motivo di sentirsi male. Spostò l’attenzione al piano di sotto, verso Elena, e si tranquillizzò sapendo che almeno lei sembrava stare bene e pensando che non c’era motivo di preoccuparla, non ora. Si portò una mano alla fronte mentre la vista iniziava ad appannarsi ed ebbe appena il tempo di vedere una donna avvicinarsi e capire cosa stava succedendo prima di cadere a terra, svenuto.
 

« Ehi Bon, hai visto Klaus? » domandò Elena avvicinandosi all’amica. Gli ospiti se ne stavano lentamente andando e la strega era quasi pronta quando si era sentita bloccare per un braccio.
« No, ora che ci penso è da un paio d’ore che non lo vedo »
« Neanch’io… è sparito. L’ho cercato ovunque » Bonnie abbassò lo sguardo, incerta. « Cosa? Che succede? »
« Niente, credo. Abbiamo avvertito qualcosa, una specie di presenza durante la festa, ma non c’era nulla e poi lui mi ha detto che avrebbe controllato le ultime stanze e sarebbe sceso, ma non l’ho più visto da allora. Ero preoccupata, ma, quando ho sceso le scale, è come se l’avessi… dimenticato »
« Ok, dobbiamo trovarlo, ora! » scattò Elena, in preda al panico, ma non fecero in tempo a voltarsi che non videro più nulla.
 

La strega si muoveva per la sala a passo lento, in cerchio, indicando lentamente tutte le persone sedute, in continuazione. Era stato incredibilmente semplice catturarle tutte senza che neanche si accorgessero di cosa stava succedendo. Non avevano neanche percepito la sua presenza, o comunque, non come avrebbero dovuto. L’intera casa era immersa nel buio, tutte le tende chiuse come a voler impedire anche alla chiara luce della luna e delle stelle di infiltrarsi all’interno. Il parquet smorzava il rumore provocato dai tacchi, rendendo il suo passo leggero. Adorava quella casa… avrebbe anche potuto prenderla in prestito quando tutti i suoi abitanti sarebbero stati morti. Non mancava molto ormai. Fece una giravolta su se stessa, felice come una bambina il giorno del suo compleanno, e prese a contare nuovamente le persone legate e addormentate intorno a lei.
« Uno due tre quattro cinque sei sette… e otto » aggiunse in un sussurro avvicinando il volto al ragazzo incatenato al tavolo. Fece scorrere un dito sul suo braccio in una carezza che trasudava odio, prima che il suo unghio ne squarciasse la pelle che non mancò di risanarsi immediatamente.
« CONTINUI A DORMIRE?! » urlò con rabbia, poi si lasciò andare a una risata isterica e insana. « Forse ho usato troppa magia nel farvi addormentare » riflettè ad alta voce continuando a ridere e guardandoli uno ad uno. Gettò uno sguardo all’orologio: erano le quattro del mattino, presto il sole sarebbe sorto e lei si sarebbe divertita guardandoli bruciare. Si avvicinò annoiata a una delle sedie e passò con noncuranza la mano sul ventre della ragazza che vi era legata.
« Allontanati da lei! » esclamò una voce rabbiosa. La strega sorrise e si voltò verso l’unica persona che si era svegliata, mostrando un sorriso sghembo.
« Buongiorno! Sono felice di non essere più da sola… iniziavo ad annoiarmi »
« Credevo di essere stata chiara l’ultima volta che ci siamo viste »
« Oh, giusto! Tu sei quella che mi ha morso » ringhiò la strega con voce velenosa « Rebekah, giusto? Alaric mi ha parlato di ognuno di voi. Di te mi ha detto che sei un’odiosa, viziata, ragazzina che si diverte ad uccidere persone innocenti » Rebekah rise.
« Si, beh, se ben ricordo Alaric ha ucciso due esseri umani prima di diventare un vampiro anche lui. Non era molto migliore di me, non credi? »
« STA ZITTA! » urlò imbestialista graffiandole il viso. « È un vero peccato che guariate così in fretta » disse poi con espressione delusa « ma per stanotte ho altri piani per voi » rise come una bambina mentre anche gli altri iniziavano ad aprire gli occhi. « Finalmente! »
« Klaus! » urlò Elena vedendo il ragazzo disteso immobile sul tavolo. « Cosa gli hai fatto? »
« Il tuo dolce ragazzo sta solo dormendo, per ora. Sai, mi ha stupita sapere che stai con lui… » lo indicò con disgusto « mentre aspetti un bambino. Ma immagino che lui sia felicissimo… probabilmente in questo momento sta sognando di bere il suo sangue fresco »
« Klaus non penserebbe mai di fare una cosa del genere! Lui è… » con la coda dell’occhio vide che Elijah scuoteva leggermente la testa e si zittì.
« Lui è cosa? » chiese Anisha incuriosita.
« Lui è buono! È molto più buono di quanto tu non sarai mai » la strega portò la testa indietro e rise divertita.
« Lui? » domandò, indicandolo « Stai scherzando, spero! Ho sentito parlare di lui: ogni vampiro sulla faccia del pianeta ne è terrorizzato, molto più di quanto siano terrorizzati da loro » concluse, indicando con un ampio gesto della mano gli altri originari.
« È diverso ora » sussurrò Elena « non hai motivo di fargli del male »
« Oh, ne ho eccome invece. Non solo, ho intenzione di divertirmi stanotte e di… sperimentare » annunciò, saltellandò allegramente verso il tavolo.
« Sei pazza? » domandò Rebekah con espressione disgustata, osservandola volteggiare intorno al fratello ancora addormentato, ma lo chiese a voce talmente bassa che solo i vampiri e Bonnie che si trovava accanto a lei la udirono.
« Cosa intendi con “sperimentare”? » domandò Stefan con voce calma.
« È buffo che sia proprio tu a chiedermelo. Se lui muore… » iniziò Anisha puntando un dito verso Klaus « voi due » indicò Stefan e Damon « i vostri amici Caroline, Tyler e Katherine e una buona fetta di vampiri in giro per il mondo lo seguite entro un’ora, giusto? Così mi ha detto Alaric, almeno… ciò che farò io ora sarà tentare di rafforzare il suo legame con alcuni vampiri della sua linea di sangue: voi due. Vedere fino a che punto questo può essere spinto… e poi ucciderlo »
 






Angolo autrice
È stato veramente difficile scrivere questo capitolo. Spero di aver fatto un buon lavoro. Vorrei ringraziare immensamente tutti coloro che leggono e un grazie speciale a coloro che hanno recensito l’ultimo capitolo: Elisetta Slitherin e Lucythebest02.

Potrei metterci un po’ di più a pubblicare il prossimo capitolo perché voglio darvi il tempo di rispondere a una doppia sfida:
1 – Provate a indovinare cosa vuole fare Anisha con esattezza;
2 – Provate a indovinare il nome del bambino/bambina (è già deciso) con tre piccoli indizi:
- il nome inizia per R
- è inglese
- questo nome non è mai stato sentito in TVD, nel telefilm e, fino a metà del sesto libro (cioè fin dove sono arrivata a leggerli) neanche nei libri.

Un bacione e al prossimo capitolo =D

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Io, tu... e lui ***


9 – Io, tu… e lui










 

L’atmosfera, nella sala illuminata solo dalla lieve luce dell’alba che filtrava dalle tende, era talmente pesante che gli umani presenti facevano quasi fatica a respirare. La strega prese uno strano coltello con una lama lunga almeno venti centimetri e lo guardò con espressione amorevole.
« Non puoi farlo! » ansimò Elena, terrorizzata.
« Scommetti? » replicò Anisha, allegra, mentre iniziava a recitare una strana litania e affondava la lama sul braccio dell’ibrido. Klaus passò immediatamente dal sonno alla veglia e non poté impedirsi di urlare. Cercò di trattenersi mentre la strega continuava a far scorrere il suo sangue dentro una ciotola di terracotta, ma alcuni gemiti continuarono a uscire, incontrollabili… sembrava come se la donna avesse fatto un qualche incantesimo per renderglielo più difficile possibile, facendo si che perfino le catene che lo trattenevano gli facevano male. Lei sembrò quasi percepire i suoi pensieri.
« Ho incantato tutti qui, per sopire tutte le vostre potenzialità amplificate. Finché rimanete legati è come se foste ancora umani, eccetto che per la vostra fastidiosa capacità di guarire in fretta. L’immortalità è difficile da tenere a bada, ma non sarà un problema stanotte. E ho incantato la sedia di Bonnie così finché si trova li non può fare alcun incantesimo » dopo aver detto questo, Anisha posò il coltello su una sedia e si avvicinò a Damon, ricominciando a intonare la litania, intinse due dita nel sangue che aveva raccolto e tracciò un simbolo sulla fronte del vampiro, poi ripeté la procedura su Stefan.
« Allora Klaus… » disse, avvicinandosi al tavolo « Mi dispiace molto tesoro, ma è la fine di un’intera razza… voglio godermi questo momento finché posso, quindi credo che me la prenderò comoda »
« Anisha, per favore… lascia andare Elena, solo lei, ti prego »
« Lo farò. Lascerò andare sia lei che Bonnie, ma solo dopo avergli fatto vedere morire dolorosamente le persone che amano » disse in un sussurro al suo orecchio, prima di piantargli un lungo ago di metallo nell’addome. Immediatamente, due esclamazioni di sorpresa giunsero al suo orecchio. « Ha funzionato! » esclamò la strega con gioia. Bonnie inorridì alla vista della stessa ferita che si apriva sui corpi di Stefan e Damon, mentre Elena sembrava sotto shock. Anisha continuò la tortura su Klaus per un quarto d’ora, prima che Bonnie capisse cosa doveva fare.
« Anisha, senti, capisco quanto importante sia tutto questo per te, ma Elena è umana, non ha alcun potere »
« Ho detto che la lascerò andare alla fine » ripeté la donna con stizza.
« So che lo farai. Ma Klaus si è davvero affezionato a lei e al bambino in questi mesi… puoi almeno lasciare che li saluti entrambi prima che tu lo uccida » Elena la guardò con gratitudine, uscendo dalla trance e voltandosi poi verso Klaus.
« Posso? » chiese un attimo dopo.
« Vuoi salutare lui e non loro? » domandò Anisha stranita « Non è quello che mi sarei aspettata dai racconti di Alaric, questo è certo »
« Per favore… voglio solo che saluti il bambino. Solo per un momento » Anisha la liberò e la spinse rudemente verso il tavolo.
« Niente scherzi ragazzina » Elena prese la mano di Klaus e la posò sul suo ventre, guardandolo negli occhi, poi si avvicinò al suo orecchio.
« Ti amo » sussurrò, prima di baciarlo. In quell’istante, con le labbra su quelle di Elena e la mano che avvertiva il battito regolare del cuore del bambino, l’ibrido avvertì una scossa. Anisha spinse via la ragazza, che si ritrovò nuovamente legata senza neanche rendersene conto.
« Il tempo è scaduto » disse la strega, prima di alzare il paletto di quercia bianca che era appartenuto ad Alaric sul petto di Klaus. Tutto, poi, avvenne molto velocemente. Le tende si aprirono facendo iniziare a bruciare tutti i vampiri presenti, improvvisamente consci che Anisha aveva rubato loro gli anelli. La strega finì dall’altra parte della sala, sbattendo forte la testa contro il muro, mentre Klaus riusciva a liberarsi e chiudeva le tende, semplicemente voltandosi verso di esse. Poi, in un attimo, fu accanto ad Elena e la liberò.
« Stai bene? »
« Si… non preoccuparti per me, aiuta loro » ma non ce n’era bisogno. Quando Anisha era svenuta tutti gli incantesimi si erano dissolti e gli altri si erano già liberati. Klaus aiutò Bonnie ad alzarsi e sorrise. « Come facevi a saperlo? Come sapevi che sarei riuscito ad attaccare? Non ci ero mai riuscito prima »
« Tre fattori » rispose lei, semplicemente « Pericolo di vita, contatto con tuo figlio che presumibilmente ha ereditato da te il gene magico, oltre a quello della licantropia, e Anisha non sapeva che tu sei, sai… tornato mezzo umano, quindi non si è preoccupata di bloccare i tuoi poteri »
« Tu sei un genio! »
Rebekah andò verso la strega e la guardò con disprezzo, prese gli anelli dalla sua tasca e li lanciò uno per uno ai legittimi proprietari.
« Cosa ne facciamo di lei? » Bonnie e Klaus si scambiarono un’occhiata complice e pronunciarono le stesse parole all’unisono, entrambi rivolti verso la strega incosciente.
« Chiudila in cantina, ce ne occuperemo fra poco »
« Klaus… » tutti si voltarono contemporaneamente verso Elena. La ragazza si era seduta di scatto tenendo le mani sulla pancia, l’espressione sconvolta e terrorizzata.
« Tesoro… ehi! » Klaus le fu nuovamente accanto e la guardò impallidire « che succede? » ma Elena dovette aprire e chiudere la bocca ripetutamente prima di riuscire a parlare.
« Credo… c-credo che mi si siano rotte le acque »
 

Ormai aveva smesso di contare il tempo che aveva trascorso in ospedale nell’ultimo anno, e l’ansia e la paura crescevano ogni volta che entrava in quel posto, in qualsiasi città si trovasse. Meredith andò verso di loro proprio mentre facevano il loro ingresso, tutti stretti attorno ad Elena, che fu subito fatta distendere su una barella.
« A che stadio è? » chiese la donna immediatamente.
« Non lo so… ho provato a capirlo, ma la signorina non vuole farsi toccare » sputò Rebekah, acida.
« Non sei una dottoressa, Bekah » replicò Elena, completamente sudata, mentre tentava di non urlare.
« Ho assistito metà delle donne del villaggio mentre partorivano, ne so qualcosa »
« Si, non urlarlo in giro, Rebekah, ok? » le bisbigliò Elijah all’orecchio, proprio mentre il dottor Williamson arrivava di corsa e portava la ragazza in una stanza.
« Voglio entrare » gli disse subito Klaus, prima che uno qualunque dei suoi fratelli decidesse di fare qualcosa di stupido. Il medico annuì.
« È ancora presto, passerà un po’ di tempo prima che partorisca. Quando sarà il momento entri solo tu, però »
Elena fu adagiata su un lettino in una stanza vuota e si appoggiò contro la spalliera con un sospiro. Klaus entrò quasi subito e le si sedette di fronte, intrecciando le dita alle sue.
« Ci siamo » sussurrò, mentre le sue stesse parole gli entravano sotto la pelle, rendendolo effettivamente consapevole di cosa questo significasse.
« Ho paura » bisbigliò Elena. Lui la abbracciò e le baciò la spalla.
« Non abbiamo neanche deciso come chiamarlo »
« Non sappiamo neanche se è un lui o una lei se è per questo » rise la ragazza, guardandosi la pancia mentre una lacrima le scendeva dagli occhi. « io pensavo al cognome in realtà » aggiunse poi « non so neanche qual è il tuo, quello vero, non credo fosse Mikaelson »
« No, non lo era. Non c’erano veri cognomi all’epoca. Funzionava in maniera diversa. Mia madre ha scelto di presentarci come i Mikaelson, quando è tornata, in memoria di Mikael, ma onestamente non voglio che mio figlio porti il nome, e nemmeno il cognome, di mio padre. Lui, o lei, è un Gilbert, a tutti gli effetti »
« Sei sicuro? »
« Sono sicurissimo » Elena sorrise, un attimo prima che il suo viso assumesse un’espressione di dolore e si piegasse in due.
« Io non sono sicura » pianse « non so se ce la posso fare. Fa male! »
« Ce la farai, invece. Devi farcela! Io non ti lascerò un momento » lei tirò su col naso e lo fece ridere.
« Cosa c’è di divertente? »
« Tu sei divertente… sei adorabile! Pensa alle cose belle » aggiunse poi « Pensa a come sarà poterlo stringere, vederlo per la prima volta. Scoprire a chi assomiglia »
Elena sorrise e strinse la mano di Klaus tra le sue mentre una seconda, dolorosa, contrazione arrivava all’improvviso. Aveva pensato spesso a come sarebbe stato essere madre, negli ultimi otto mesi, da quando aveva scoperto di essere incinta. Aveva immaginato il bambino e tutto ciò di cui lui stava parlando, e si era sentita felice e rassicurata. Ora invece era solo terrorizzata. Non sapeva se sarebbe riuscita ad affrontare quel momento, aveva paura che il dolore sarebbe stato troppo forte, e cosa sarebbe accaduto dopo? Quando sarebbe tornata a casa con il bambino, con Klaus, e con tutti i problemi che avevano. Come sarebbe cresciuto il suo bambino, circondato da vampiri? Era la sua famiglia, erano protettivi ed erano forti, e lei l’amava, ma avevano anche l’abitudine di cacciarsi nei guai, e lei era così spaventata da ciò che sarebbe potuto succedere.
« Come procede? » chiese Rebekah entrando nella stanza e avvicinandosi al lettino. Elijah e Kol la seguirono, e tutti e tre avevano un sorriso radioso stampato sul viso.
« Fa male! E a quanto pare ci vorranno delle ore prima che nasca, ma è oggi »
« Non vedo l’ora che succeda! Il nostro nipotino, vi rendete conto? » entrambi i fratelli annuirono, sorridendo alla vista dell’eccitazione di Rebekah, ma Elijah si voltò quasi subito verso Klaus, osservandolo, pensieroso.
« Ehi, Bekah, perché non fai compagnia ad Elena per un po’ mentre io e Klaus andiamo fuori »
« Io non mi muovo da qui »
« Nik, ho bisogno di parlarti di una cosa importante » il fratello si voltò a guardarlo, incerto, poi sentì una mano posarsi sul suo braccio.
« Vai » gli disse Elena « Ci penseranno Bekah e Kol a me » Klaus annuì e seguì il fratello maggiore fuori, fino alla sala d’attesa.
« Cos’altro succede? » gli chiese, stanco.
« Niente, volevo solo chiederti come stai »
« Sto bene, grazie. Torno dentro » fece per andare, ma Elijah lo fermò prendendolo per un braccio e costringendolo a voltarsi.
« Parlo sul serio Nik » Klaus si sedette a peso morto su una delle sedie della sala e si prese il viso tra le mani.
« Onestamente? Vedo la sua paura e cerco di mostrarmi forte per lei, ma… sono terrorizzato anch’io. Questo bambino è… »
« Credo di capire » Elijah si sedette accanto a lui, senza smettere di guardarlo. « Non so come mi sentirei se fossi nella tua situazione, ma posso dirti una cosa »
« Cosa? »
« Sono stato convinto per secoli che non te ne importasse niente della nostra famiglia, invece li tenevi con te e, seppur in modo non convenzionale, ti assicuravi che i loro corpi fossero al sicuro. Ti ho visto crescere più in questi ultimi cinque mesi che negli ultimi mille anni, grazie ad Elena, e sono sicuro che farai del tuo meglio e che sarai un ottimo padre. Di sicuro sarai migliore del nostro » Klaus rise senza allegria.
« Non ci vuole molto. Mikael ha fatto schifo » Elijah scosse la testa, sorridendo.
« È il tuo bambino e devi crescerlo come ritieni più giusto »
« Grazie Elijah! »

Rientrarono in tempo per sentire Elena urlare per l’ennesima volta e vedere Rebekah e Kol pallidi e preoccupati.
« Sono sempre più frequenti » li informò la sorella. Il dottore entrò un minuto dopo e alzò il lenzuolo canticchiando, allegro, poi predispose tutto per spostare la ragazza in sala parto e diede a Klaus un camice e una mascherina.
« Sei pronto papà? » Elijah sorrise al sentirlo chiamare così e si beccò un’occhiataccia.
« Non proprio » rispose, e il dottore annuì in segno d’approvazione.
« Bene! Mi sarei preoccupato se avessi detto di si » Klaus sospirò pesantemente prima di prepararsi a seguirlo.
 

Anisha aprì gli occhi lentamente, cercando di capire dove si trovasse, mentre avvertiva un acuto mal di testa arrivare all’improvviso. Per lo meno, si disse, sapeva esattamente con chi si trovava. Damon e Stefan Salvatore la osservavano dall’alto verso il basso con sguardo truce, entrambi in piedi di fronte a lei. Con un gemito, si rese conto di essere legata a una sedia.
« Quanta scortesia! » esclamò. Stefan mantenne lo sguardo serio, il fratello, invece, ghignò.
« Non mi sembra, considerando che tu ci hai tenuti tutti nella stessa posizione per ore, inclusa una ragazza incinta »
« Se l’è cercata »
« E… » continuò il vampiro « considerando il fatto che la nostra presenza qui ci sta impedendo di essere in ospedale sei fortunata se non ti abbiamo già uccisa » la strega ringhiò e fece uno scatto in avanti, sgranando improvvisamente gli occhi.
« Cos’è successo ai miei poteri? »
« Bonnie te li ha… diciamo addormentati, o asportati… non ho capito bene »
« È impossibile! » replicò lei, la voce impregnata di panico « Non ha tutto quel potere »
« Oh, si che ce l’ha, lo sai bene »
« Per certi incantesimi è necessaria la presenza di due streghe. Quell’incantesimo è uno di questi » disse Anisha « chi l’ha aiutata? » i due vampiri si scambiarono un’occhiata, prima di tornare a guardarla.
« Sai, Bonnie viene sottovalutata troppo spesso. È un peccato per una strega tanto potente » sentenziò Stefan con un sorriso « nessuno l’ha aiutata. Non ci ha neanche comunicato la sua decisione, se non dopo averlo già fatto. In compenso, abbiamo preso tutti insieme la decisione di cosa fare di te »
« Non mi importa di morire » Damon le si avvicinò con calma e si abbassò alla sua altezza, mostrando le zanne.
« Non ti importa, eh! » disse, osservandola ritrarsi, spaventata. « Quanti anni hai? »
« Venticinque » rispose lei, senza riuscire a distogliere lo sguardo dai denti del vampiro.
« E come ti chiami realmente? »
« Il mio nome è Anisha » improvvisamente la sua forza tornò, dimentica della creatura che aveva davanti.
« Oh, per favore! È chiaro che è un nome inventato. Qual è il tuo vero nome? »
« Melanie » sussurrò lei.
« Beh, Melanie, ti offriamo una scelta, qui e ora. O rimani qui un paio di giorni, aspettiamo che il tuo organismo smaltisca la verbena e ti lasci soggiogare ad andare via per sempre e dimenticare dell’esistenza dei vampiri… »
« MAI! »
« Oppure diventi una di noi » la strega sgranò gli occhi.
« Non lo faresti mai »
« Oh, non lo farei io, lo farebbe Klaus. È piuttosto incazzato con te per quello che hai cercato di fare, sarebbe estasiato di farti diventare ciò che tanto odi, per vendetta. Allora, cosa scegli? »
 

« Oh, sono così nervosa! » esclamò Rebekah, frustrata.
« Tu sei nervosa? Immagina Nik li dentro » rise Kol, osservando la porta allegramente.
« Come fai a stare così tranquillo? Stiamo aspettando da almeno quattro ore » il fratello stava per rispondere quando la porta si aprì e il dottor Williamson uscì dalla sala parto.
« Allora? Come sta? »
« Dov’è il bambino? È andato tutto bene? » l’uomo alzò le braccia, bloccando il fiume di domande, e aprì meglio la porta, lasciando i tre originari e Jeremy a bocca aperta. Klaus era uscito e ora era di fronte a loro con le braccia piuttosto occupate.
« È così piccolo » sussurrò Rebekah, abbagliata « Ciao cucciolo, io sono la zia »
« Non spaventarlo già da ora » la ammonì Klaus, in tono scherzoso.
« Elena? » domandò Jeremy, cercando di guardare dentro la stanza.
« Sta bene, sta riposando. È crollata subito dopo che è nato, non l’ha neanche visto »
« È meraviglioso Nik! »
 

Elena aprì gli occhi lentamente, con una sensazione di dejavu, e portò automaticamente le mani al ventre. Si alzò subito di scatto, continuando a far vagare le mani, presa dal panico.
« Elena? » si voltò. Klaus le si avvicinò e le pose fra le braccia il bambino. « È un maschietto ed è sanissimo » le disse. Lei lo guardò attentamente, memorizzando ogni tratto del suo viso e non riuscì a impedirsi di piangere.
« Il mio bambino… il nostro bambino. Riesci a crederci? »
« Ora si » rispose lui « dobbiamo soltanto decidere il nome, e fra qualche giorno potremo portarlo a casa. Gli zii non vedono l’ora. Rebekah ha dato di matto quando l’ha visto » Elena rise, felice, e riportò lo sguardo sul figlio. Rimasero in silenzio per qualche minuto, contemplando entrambi quel piccolo miracolo che era piombato nelle loro vite.
« Raphael » sussurrò poi lei, e Klaus la guardò, inizialmente perplesso. « Lui è Raphael »
« Mi piace » rispose lui « ancora sicura per Sky? »
« Sicurissima! Raphael Sky Gilbert »
« È… strano » disse Klaus, osservando il bambino « e inconsueto. Come la sua famiglia. Ciao Raphael » si chinò per dargli un bacio sulla fronte e il piccolo si agitò nel sonno. Elena lo sistemò tra le braccia, poi alzò lo sguardo e posò un leggero bacio sulle labbra del ragazzo, che non si fece pregare prima di approfondire il contatto. Improvvisamente, sentirono una serie di suoni arrivare dal basso e videro che il bambino aveva aperto gli occhi e li guardava agitando le braccine.
 






Angolo autrice
È nato è nato è nato!!! E ora cosa succederà? Vi lascio soli soletti con questa domanda mentre ringrazio tutti voi per aver letto e All my darkness e Lucythebest02 per continuare a recensire rendendomi felice come non mai.
Buona domenica!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** A casa ***


10 – A casa












 

Stefan e Damon attraversarono la soglia dell’ospedale a passo lento, non sapendo bene cosa aspettarsi. Avevano deciso di comune accordo di andare a trovare Elena immediatamente dopo aver lasciato una confusa Anisha nella casa dove era cresciuta, non molto lontano da Mystic Falls e non dormivano da quasi due giorni, ma per quanto Elena si fosse sentimentalmente allontanata da loro nell’ultimo anno, si erano avvicinati in altri modi e quello era un momento troppo importante nella vita della ragazza per non prestarvi attenzione. Quando arrivarono alla stanza rimasero per un momento fermi ad osservare la scena. Elena era distesa sul letto, Klaus era seduto su una sedia accanto, con la testa appoggiata sul ventre di lei e le loro mani erano saldamente strette tra loro; poco lontano, su una culla, c’era un neonato, ed erano tutti e tre profondamente addormentati. I due vampiri entrarono nella stanza in punta di piedi osservando il piccolo con interesse.
« Potete prenderlo se volete, non morde » si voltarono entrambi, spaventati. Klaus si era svegliato e si stava alzando, ancora un po’ assonnato, raggiungendoli.
« Non si sveglia? » domandò Stefan, incerto.
« Probabilmente, si, ma io ed Elena ci siamo addormentati poco dopo di lui ed è passato un bel po’, quindi si sveglierà comunque fra non molto » lo prese in braccio con cautela e tornò a sedersi, invitando gli altri due a fare lo stesso. « Com’è andata con Anisha? »
« Soggiogata e riaccompagnata a casa. Per fortuna nell’enfasi della nostra cattura si è dimenticata di prendere la verbena tanto spesso quanto avrebbe dovuto, quindi non ci è voluto molto » rispose Damon, prendendo posto con un sorriso, mentre suo fratello lo imitava, continuando ad osservare il bambino.
« Come si chiama? » chiese infine. Klaus sorrise apertamente a quella domanda.
« Si chiama Raphael »
« È carino... chi l’ha scelto? »
« Lei... l’ha detto automaticamente, subito dopo averlo visto. E a me è piaciuto »
« No, io devo andarmene » sbottò improvvisamente Damon, alzandosi.
« Perché? Cos’è successo? »
« È troppo strano vederti così, sentirti parlare di queste cose, mi sento come se fossi a Candid Camera » gli altri due scoppiarono a ridere fragorosamente, e finirono con lo svegliare sia la madre che il figlio.
 
Raphael si sentì disturbato nel sonno, aprì gli occhi e scrutò l’ambiente intorno a lui. Era così strano! Non assomigliava per niente al posto dov’era stato fino a poco tempo prima, e c’erano tanti occhi che lo fissavano con sorrisi ebeti. L’uomo che lo cullava però era diverso. Quando lo guardava gli brillavano gli occhi, come un momento prima; voleva chiamarlo, dirgli di guardarlo ancora, ma non sapeva come si faceva a parlare, eppure le persone nella stanza lo facevano sembrare così facile. Ora che ci faceva caso non capiva bene neanche cosa dicevano, capiva solo che qualche volta si voltavano verso di lui e qualche altra volta guardavano dall’altra parte della stanza, dove lui non poteva vedere. Si sentì frustrato e decise che doveva attirare l’attenzione dell’uomo che lo teneva in braccio, ma non sapeva come fare senza parlare, così alzò le braccine verso di lui e le agitò, e, senza che se ne accorgesse, gli usci dalla bocca un suono. Non era uguale ai suoni che riuscivano a produrre gli altri, ma ebbe l’effetto sperato, perché l’uomo si voltò immediatamente verso di lui e gli fece un gran sorriso. Era bello e si agitò di più per continuare a farlo sorridere, ma l’uomo invece scoppiò a ridere allegramente e gli diede un bacio sulla fronte, alzandolo. In quel momento, vide dove prima non poteva vedere, dove qualche volta gli altri si voltavano e lì c’era la mamma. Sapeva che era la mamma perché aveva la stessa voce che aveva sentito per molti mesi, ma non capiva perché ora erano separati quando prima erano sempre insieme. Emise un altro suono, più lamentoso del precedente, e agitò le braccia verso di lei, sperando che gli avrebbero permesso di tornare insieme. Immediatamente, sentì che l’altezza era aumentata e che l’uomo che lo teneva in braccio si stava avvicinando alla mamma e le si stava sedendo vicino. Poi vide che la mamma lo stava prendendo e sembrava tanto felice, mentre lui le baciava sotto l’orecchio. Ora ricordava! Quello era papà! Aveva sentito tante volte anche la sua voce mentre era legato alla mamma ed era tanto gentile, e gli parlava spesso. Ora capiva perché gli piaceva tanto. Li osservò mentre si baciavano e si sentì felice, e anche se non capiva bene cosa significasse che i due erano la sua mamma e il suo papà, sentiva che l’avrebbe capito con il tempo, magari quando sarebbe diventato grande quanto loro. Chiuse gli occhi, esausto per tutti quei pensieri, e si addormentò, cullato da quelle amorevoli braccia.
 

« Sono arrivati! » urlò Rebekah correndo verso l’ingresso. Kol e Jeremy fissarono a bocca spalancata il punto dove prima si trovava la ragazza, poi si voltarono l’uno verso l’altro e ripresero a giocare a Scala. « Avete sentito quello che ho detto? » chiese lei, affacciandosi alla porta del salotto.
« Si, sorellina, e non c’è ragione di essere così esaltati… avremo quel pargoletto in giro per il resto dei nostri giorni. Perché sprecare tutte le coccole oggi? » Rebekah sbuffò, ed entrambi poterono sentire un « uomini! » per nulla sussurrato raggiungere le loro orecchie. Elijah aprì il portone proprio in quel momento e la sorella gli arrivò accanto con un sorriso smagliante e l’aria estasiata.
« Mi verrà da ridere a vedere Nik così, già lo so… ho faticato tantissimo in ospedale »
« Cerca di trattenerti » la ammonì il fratello « è sempre quello che ti ha tenuto novant’anni in una bara, anche se credo che faticheremo tutti a crederlo d’ora in avanti » aggiunse, osservando Klaus spingere il passeggino e varcare la soglia con uno sbuffo.
« Vi ho sentiti! » sbottò « E probabilmente non vi pugnalerò mai più, ma questa è ancora casa mia, non ci metto niente a buttarvi fuori »
« Non lo faresti mai » replicò lei, avvicinandosi al passeggino e prendendo il braccio bimbo. « Ciao cucciolo! Guarda che occhioni »
« Bekah, guarda che il nostro nipotino è intelligente. A sentirti parlare con quella voce da imbecille ti prenderà... beh, per imbecille » urlò Kol dal salotto e lei fu trattenuta solo dal fatto che aveva il bambino in braccio dall’andare a rompergli i denti. Klaus ed Elijah si guardarono per un istante e risero piano, mentre Elena entrava in casa con Bonnie e Caroline.
« Che succede? »
« Battibecchi familiari » rispose Klaus, dandole un leggero bacio sulle labbra. Il bambino si agitò tra le braccia di Rebekah, battendo le mani, e tutti i presenti, eccetto i genitori, lo fissarono sconcertati.
« Ehi, amore, guarda papà » gli disse invece Klaus e baciò di nuovo Elena, questa volta più a lungo. La risata del figlio gli arrivò immediata.
« Non ci posso credere » sbottò Rebekah, guardando il nipote con meraviglia. « lo fa sempre? »
« Ogni volta che ci baciamo o a volte anche quando ci guardiamo un po’ più intensamente. È come se lo percepisse »
« Quindi zio Kol ha ragione, eh Raphael? Sei un bambino intellingente! »
« Certo che lo è » Elijah anticipò qualsiasi replica e prese il Raphael dale braccia di sua sorella « Sono abbastanza sicuro che voi due vogliate alcuni momenti da soli, quindi perché non andate a riposarvi un po’? Ci prendiamo noi cura di lui. E se voi volete restare... » Caroline agitò una mano con sguardo dispiaciuto.
« Mi dispiace, ma Ty mi sta aspettando in macchina e non possiamo restare molto in città. Siamo venuti solo per conoscere il piccolo e per farvi i nostri auguri »
« Bonnie? » domandò Elijah, voltandosi verso la strega.
« Non saprei! È un momento di famiglia... »
« E tu sei parte della mia famiglia » le disse Elena, stringendole un braccio « Andiamo, c’è Jeremy di là. Anche se io salgo a riposarmi conosci tutti qui. Pensavamo di cenare tutti insieme stasera. Mi farebbe piacere se ci fossi anche tu » Bonnie sorrise e annuì.
« Ok, rimango »
 

Elena aprì la manopola dell’acqua calda e si svestì velocemente, impaziente e stanca. Era stata una settimana folle, e uscire dall’ospedale le era sembrata una benedizione. Ora però avvertiva solo un senso di irrealtà e nervosismo. Entrò nella doccia e lasciò che il getto la investisse, chiuse gli occhi e si rilassò contro la parete.
« Ehi, tutto bene? » le chiese Klaus. La osservava dalla porta, con sguardo preoccupato e lei non poté impedirsi di sospirare.
« Entra » quasi lo implorò e lui non se lo fece ripetere. La abbracciò da dietro e le posò un lieve bacio sulla spalla, avvertendo l’acqua che scorreva veloce sul suo corpo. Elena si voltò nell’abbraccio e lo baciò senza preamboli. Avvertì la lingua del fidanzato farsi strada dentro la sua bocca, con fin troppa calma, e fece vagare le mani sulla sua schiena per qualche istante, per poi farle scendere inesorabili verso il basso.
« Ehi ehi! » sospirò lui, allontanandosi quel tanto che bastava per poterla guardare. « È troppo presto »
« No, non lo è » replicò lei.
« Elena! » si allontanò e le prese i polsi con delicatezza. « Dico davvero, è troppo presto! Aspettiamo un po’, solo qualche settimana » lei annuì e si lasciò coccolare, mentre un pressante senso di vuoto la invadeva.
 

I giorni si susseguirono lenti e faticosi, ma anche carichi di gioia. Raphael sembrava crescere a vista d’occhio, ma Meredith continuava a ripetere che era solo una loro impressione, e che il bambino era perfettamente nella norma.
Era passato un mese dal parto ed Elena lo stava allattando in salotto, quando Rebekah fece il suo ingresso teatrale con una dozzina di buste e pacchetti in mano, che si affrettò subito a posare delicatamente sul tavolo per osservare con attenzione il nipotino.
« Oh, guarda com’è concentrato! » Elena rise.
« Sembri più eccitata tu di quanto lo siamo io e Klaus »
« È il mio nipotino! » sbottò lei « Sono diventata zia dopo mille anni, me lo devi. E anche Nik è eccitato, fidati, è solo che sono maschi, preferiscono non manifestare certe emozioni. Ma conosco i miei fratelli e il papà di questo angioletto è veramente su di giri » concluse con un sorriso a 32 denti. Elena sospirò e riportò lo sguardo sul bambino, mentre con la mano libera gli accarezzava piano la fronte. « Ok, che succede? »
« Non succedeniente»
« Elena, conosco anche te, meglio di quanto credi, e non ci vuole molto a capire che sei giù di morale. Comunque, non stai facendo niente per nasconderlo » fecero entrambe silenzio per molti minuti, tanto che la bionda si era rassegnata a non ricevere risposta, quando, inaspettatamente, l’altra parlò.
« Klaus ti ha parlato di me ultimamente? » Rebekah aggrottò la fronte e pensò un attimo prima di rispondere.
« Parla spesso del bambino, ovviamente. Non lo so, non ci ho fatto caso. Perché? »
« La nostra vita di coppia non… funziona molto bene, credo » disse Elena, incerta.
« State litigando? »
« No! Non litighiamo quasi mai... lui è così dannatamente comprensivo e amorevole, come non avrei mai immaginato potesse diventare »
« Allora, qual è il problema? » lei lasciò andare un sospiro e scosse la testa, sentendosi a disagio.
« Non vuole farlo » la reazione dell’originaria fu esattamente quella che aveva immaginato. La cognata, infatti, aveva riso nervosamente per mezzo secondo, prima di mettere una mano sulla bocca.
« Nik? Davvero? È strano »
« Già… pensavo fosse perché ero ingrassata e non ero esattamente attraente quanto prima, ma ho recuperato la forma. Sono andata a correre ogni mattina, subito dopo aver messo Raphael nella culla, nell’ultimo mese e ancora non vuole »
« Ne hai parlato con lui? »
« Ci ho provato quando siamo tornati a casa e butto una frase a caso, ogni tanto, nei discorsi, ma... sembra non importargli più. E questo mi fa sentire... come se non tenesse più a me. Voglio dire, siamo insieme da solo un anno, inclusa la parte nel passato. Che succederà quando arriveremo a venti? O cinquanta? »
« Sai, a volte con Nik bisogna parlare a chiare lettere. Ha la tendenza a interpretare le emozioni degli altri, e a non accettarle se quelle reali sono contrarie a quelle che pensava. Ma ti ama, di questo sono sicura, quindi penso che dovresti parlargli »
 
Raphael era così impaziente di diventare grande. Sentiva le persone intorno a lui parlare, ed iniziava a capire qualche parola, quelle che venivano ripetute più spesso, ma quando provava a ripeterle continuavano ad uscire quegli strani suoni. Aveva appena smesso di mangiare e ora osservava la mamma che parlava con la strana donna che lo coccolava sempre e che diceva in continuazione di essere la “zia Bekah”. Era piacevole essere coccolato, quindi non si lamentava, ma si sentì un po’ triste quando vide che c’era lei al posto del papà. Chissà dov’era... allungò la manina e strinse le dita intorno a un lembo della maglietta della mamma, cercando di attirare la sua attenzione, quando vide l’uomo entrare in casa e avvicinarsi a loro e fece un urletto, allungando le mani verso di lui.
« Ciao amore » lo salutò il papà, prendendolo in braccio e portandolo in alto per un istante. Raphael sorrise e si lasciò cullare, mentre lo osservava dare un bacio alla mamma. C’era qualcosa che non andava però: lei era triste.
 
« Raphael, che ne dici se vieni con la zia a vedere cosa combina Kol? Ci divertiremo insieme a prenderlo in giro » Rebekah prese in braccio il nipote e fece l’occhiolino ad Elena, che sospirò, afflitta.
« Cos’hai? » le chiese lui, alzandole il mento con due dita. « Sembri triste »
« Non sono triste » replicò lei a bassa voce. Poi non riuscì a resistere e lo baciò, lentamente, quasi come a chiedergli il permesso. « Fai l’amore con me » non erano soltanto le stesse parole che gli aveva detto quando l’avevano fatto per la prima volta. Nella sua voce c’era la stessa nota di richiesta disperata, la stessa certezza straziante che poteva non esserci un domani, e lui non riuscì a dirle di no stavolta.
« Sei sicura d’essere pronta? » le chiese invece.
« Ero già pronta un mese fa » rispose lei, portando subito le mani sotto la maglietta di lui e sfilandogliela « aspetta, andiamo almeno in camera. Qui potrebbe entrare chiunque »
« Non ti piace il rischio? Da quando? »
« Oh, mi piace il rischio, ma in questa casa ci abitiamo in sette »
« Beh, è molto grande, e la maggior parte sono vampiri, che possono sentire benissimo cosa succede e non avvicinarsi. E Raphael è con Rebekah ed ha appena mangiato, ci penserà tua sorella a lui » replicò lei, togliendogli anche i jeans. Klaus rise e prese a baciarle il collo, mentre con le mani la aiutava ad allargare le gambe. Provò a prenderla dopo pochi minuti, ma lei si irrigidì e gemette di dolore.
« Ehi? »
« Va tutto bene » lo rassicurò lei « solo, fa piano, brucia un po’ » lui cercò di fare quanta più attenzione possibile, finché non la sentì rilassarsi quando era affondato completamente in lei. I cuscini del divano si mossero sotto di loro, minacciando di farli cadere, mentre Klaus portava una mano sotto una coscia di lei e aumentava progressivamente le spinte. Il piacere li colse non molto tempo dopo, lasciandoli esausti, l’uno stretto all’altra, come non erano da molto tempo.
« Mi sei mancato » sussurrò Elena, accarezzandogli lentamente la schiena. Subito dopo, un urlo giunse alle loro orecchie.
« Oh, è proprio destino! » si lamentò Klaus, iniziando a rivestirsi.
« Beh, guarda il lato positivo: ci interrompono sempre dopo, mai durante »
Elena riuscì a vestirsi giusto in tempo perché la signora Lockwood non capisse cos’era successo. Carol entrò in salotto tenendo in braccio Raphael, che piangeva sonoramente, e lo passò ad Elena con un misto di sollievo e rabbia.
« Signora Lockwood, cosa succede? »
« Cosa... hai il coraggio di chiedermelo? Sono appena passata da casa tua e ho visto che è vuota, e ho saputo che ti sei trasferita qui mesi fa. Capisco che tu ti fidi di loro e non tradirò il vostro segreto, nonostante mio figlio sia costretto a vivere chissà dove per nascondersi. Ma questo è tuo figlio, Elena, vuoi davvero farlo crescere in mezzo ai vampiri? Perché invece non contatti il padre? Sono sicura che sarebbe meglio » Elena e Klaus si scambiarono un’occhiata, sorridendo, e lui annuì piano.
« Temo che Raphael sia costretto a passare la vita con i vampiri »
« No, non lo è! Tu non dovresti, figuriamoci un neonato. Il padre... »
« Il padre è Klaus » disse lei, senza preamboli e osservò l’ex sindaco sgranare gli occhi dalla sorpresa. Klaus si allontanò mentre Elena le raccontava tutta la storia.
« Quindi... lui è umano. Il bambino, intendo »
« Completamente, certo. Beh, c’è un quarto di gene di licantropo e un quarto di stregoneria, ma per il resto è umano. E tu puoi capirmi » la donna sospirò e guardò il bambino con un sorriso.
« Certo che posso »
 

Katherine arrivò in città e un sorriso le increspò le labbra mentre osservava Stefan e Damon parlare dall’altra parte della strada. Non riusciva ancora a credere di essere libera, ma aveva parlato con chiunque, al di fuori di Mystic Falls e tutti le avevano assicurato che i fratelli Salvatore si erano liberati di Klaus mesi prima e che l’originario era sparito dalla faccia del pianeta. Inoltre, sembrava che Elena non facesse più parte della vita di nessuno dei due, e anche se non sapeva cosa le era successo, non le importava davvero. Sorrise, voltandosi per tornare in motel e progettare la sua prossima mossa, ma sbattè contro un uomo e sarebbe caduta a terra se lui non l’avesse presa.
« Oh, ciao » disse il ragazzo, aiutandola ad alzarsi.
« Ciao, grazie »
« Figurati » rispose lui, con la fronte aggrottata. Era uscito di casa appena un quarto d’ora prima, approfittando dell’entrata teatrale dell’ex sindaco Lockwood per passare a trovare Jeremy al Grill e sfuggire alle battute di Rebekah, ed era abbastanza sicuro che Elena si trovasse in casa. Quindi quella non poteva essere lei. Rischiando di fare la figura dell’idiota, e sperando di non sbagliarsi, alzò la mano destra.
« Sono Kol » si presentò, e osservò il volto della ragazza aprirsi in un sorriso malizioso che mai aveva visto sul viso della cognata. « Sono appena arrivato in città e già incontro belle ragazze. Sono fortunato! » lei gli strinse la mano.
« Katherine » rispose, pentendosene quasi subito.
« Katherine... che magnifico nome! »
« Sei un adulatore »
« Mi dispiace se ti infastidisce, ma è appena arrivato un bambino in casa mia, ha appena un mese. È il figlio di mio fratello, sai, sono venuto a trovarlo, e sono immerso da pannolini e pianti notturni. Quindi mi intriga vedere una così bella donna che mi finisce addosso » Katherine rise.
« Si, beh... io devo andare »
« Se non hai impegni stasera, posso invitarti a cena? Andiamo, so che non sei impegnata » aggiunse quasi subito.
« E come lo sai? »
« Perché sono le sette di sera e ti saresti a casa a prepararti se avessi un altro appuntamento »
« Forse non voglio un appuntamento » replicò lei.
« Allora non lo sarà. Volevo portarti in un ristorante, ma posso anche portarti a casa mia se preferisci. Ti faccio conoscere il mio nipotino » Katherine ammiccò e lo osservò, divertita.
« Ok » fu la risposta. Non aveva idea di quello che l’aspettava.
 







Angolo autrice
ADORO Raphael... e adoro scrivere le parti in cui il mondo viene visto dai suoi occhi, è così dolce! Chissà come prenderà l’entrata in scena di Katherine? Onestamente, non lo so nemmeno io, devo ancora scriverlo :-P
Grazie ancora per la lettura (so che sono ripetitiva, ma comprendetemi... è estate, c’è caldo e ancora non ho acceso il condizionatore, che per me è un record in questo periodo dell’anno) e un grazie specialissimo ad AmoTVD98 e ad Elisetta Slitherin, per i bellissimi commenti.
Un bacione e alla prossima =D

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Katherine ***


11 – Katherine











 

« Carol Lockwood è andata via? » Klaus e Rebekah si trovavano in cucina e parlavano del più e del meno, mentre il piccolo dormiva nella culla, quando Elena oltrepassò la soglia e si sedette a peso morto sulle ginocchia del fidanzato.
« Si... ha voluto sapere tutto nei minimi dettagli, incluso dove siamo arrivati con i preparativi per il matrimonio »
« E dove siete arrivati? » chiese Rebekah, curiosa. Non aveva più sentito parlare del matrimonio da quando aveva saputo della dichiarazione.
« Beh... » iniziò Klaus « siamo stati piuttosto impegnati, con la gravidanza e ora con il bambino »
« In poche parole non avete ancora fatto niente. Quando volete sposarvi? Nel 2085? »
« Vogliamo solo aspettare di essere meno incasinati, tutto qui »
« Ma saremo sempre tutti incasinati. Se la mettete sotto questa prospettiva non vi sposate più. Ok, sapete che vi dico? Ve lo organizzo io »
« COSA? » esclamarono i due all’unisono.
« Sono un genio in queste cose e voi così sarete liberi, se libertà si può chiamare avere un figlio di un mese. Mi serve soltanto che Elena sia presente per scegliere e provare il vestito, possiamo andarci in qualunque momento. Allora, che ne dite? » chiese infine con congiungendo le mani. Klaus ed Elena si scambiarono un’occhiata rassegnata, poi lui sospirò.
« Ci lasci almeno scegliere la data? »
« Certo! È il vostro matrimonio. Potete scegliere quello che volete. Io mi occuperò di quelle cose per cui non avrete il tempo »
« Accordato » Rebekah lanciò un urlo di gioia e li abbracciò entrambi.
« Non ve ne pentirete, ve lo garantisco! »
 

Katherine entrò nella sua stanza al motel, aprì l’armadio e scelse un vestitino blu con una scollatura vertiginosa. Magari si trattava solo di una cena con la famiglia di un ragazzo conosciuto per caso, ma si trattava anche di un gran bel ragazzo. Si bloccò un momento, mentre si allacciava le scarpe e tendeva l’orecchio verso l’esterno. C’era qualcosa che non la convinceva in lui, qualcosa che avrebbe dovuto metterla in guardia. Avrebbe giurato che fosse un vampiro, ma doveva essere giovane per avere un nipote così piccolo, quindi non poteva essere una minaccia, e aveva un anello che lo proteggeva dal sole. Chi poteva averglielo dato? Bonnie? Ma aveva detto di essere appena arrivato in città, quindi non poteva conoscerla.
Aveva fatto così tante ricerche su Mystic Falls per assicurarsi che Klaus fosse sparito, che avrebbe saputo se ci fosse stato un altro vampiro in città, per quanto giovane potesse essere. E c’era anche qualcosa nel modo in cui lui la guardava che le faceva venire i brividi, oltre al fatto che assomigliava terribilmente a qualcuno, anche se non riusciva a ricordare a chi. Scosse la testa, scacciando via quei pensieri. Forse era un vampiro, ma non c’era alcun motivo di preoccuparsi. Si era comportanto in maniera estremamente gentile ed educata, l’aveva accompagnata e ora la stava perfino aspettando fuori, in attesa che lei si preparasse. Non c’erano molti uomini disposti a fare tanto dopo appena mezz’ora.
Si vestì velocemente e fu fuori dopo pochi minuti. Kol la stava aspettando appoggiato al muro, e fece un fischio quando la vide.
« Wow, sei fantastica! »
« Grazie! Allora, come andiamo a casa tua? Hai una macchina... »
« Si » rispose lui, bloccandola « non è molto lontana da qui in effetti... stavo facendo una passeggiata quando mi sei venuta addosso » era una bugia. Era corso a prendere la macchina di suo fratello, di nascosto, mentre lei si preparava, e per poco non aveva rischiato di prendere una multa. Ma sapeva bene chi era la ragazza che aveva di fronte e non aveva intenzione di sprecare la serata: le ore successive, si disse, sarebbero certamente state ricche di avvenimenti... e probabilmente anche di urla. Sorrise malandrino, prese Katherine per mano e si diresse verso l’auto.
« Allora, parlami della tua famiglia » iniziò lei, curiosa « mi farebbe comodo sapere qualcosa su di loro, giusto per essere un po’ a mio agio » Kol dovette trattenersi dal ridere, pensando che la vampira sarebbe stata molte cose quella sera, ma di sicuro non sarebbe stata a suo agio.
« Ehm... due fratelli, una sorella, una cognata e il fratello di mia cognata. Più il piccolo Raphael, mio nipote »
« Vivete tutti insieme? »
« Abbiamo una casa molto grande » le assicurò lui, aprendole la portiera della macchina. Quando si fu messo alla guida, Katherine lo fissò, sempre più curiosa.
« Dimmi di più » Kol rise, non poté farne a meno.
« Sono tutti molto... particolari »
« Ogni persona al mondo è particolare a modo suo » replicò lei, ma Kol scosse la testa, continuando a sorridere.
« Non come la mia famiglia. Sul serio, non so con quale idea del mondo crescerà quel bambino. Il padre, mio fratello, è unico nel suo genere, nel vero senso della parola. Ha subito molti cambiamenti nell’ultimo anno, ha dovuto rivedere tutte le sue convinzioni, tutta la sua vita. Mia cognata è la creatura più buona e dolce che abbia mai conosciuto, molto giudiziosa e piuttosto matura per la sua età, ed entrambi sono terribilmente testardi. Beh, in realtà tutti nella mia famiglia sono testardi »
« Che bella presentazione! » esclamò Katherine, ridendo.
« E non ho ancora finito! L’altro mio fratello è molto leale e rispettoso e in costante conflitto con se stesso. Credo si senta responsabile per noi a volte, probabilmente perché è il più grande. Mia sorella, invece, è così viziata. È stata l’unica figlia, e la più piccola, quindi i miei genitori l’hanno viziata al limite del possibile »
« E tu? »
« Ah, io sono bello, simpatico, gentile, ottimo amante... »
« Modesto... »
« Forse è meglio che siano loro a parlarti di me »
« E i tuoi genitori? »
« Sono morti » disse lui con semplicità.
« Mi dispiace! È successo recentemente? »
« Tutti e due l’anno scorso, a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro » “mamma per la seconda volta” concluse, pensando.
« Com’è successo? » domandò Katherine, a bassa voce.
« Sono stati uccisi, entrambi. Ma non devi dispiacerti per me. Non è stato terribile come può sembrare » e la sincerità di quell’affermazione non fece altro che far rabbrividire la vampira. Quel ragazzo la stava facendo rabbrividire fin troppo in troppo poco tempo. « Ah, e dimenticavo di dirti che il fratello di mia cognata è il mio migliore amico »
« Beh, questo deve essere veramente comodo »
« Lo è, di certo più del fatto che mia cognata e mia sorella hanno un ex fidanzato in comune, e che tale ex è il migliore amico di mio fratello »
« Stai scherzando? » fece Katherine, fissandolo, incredula. Lui scosse la testa, divertito.
« Assolutamente no! Ti avevo detto che siamo particolari » in quel momento, l’originario fermò la macchina, e lei rimase a bocca aperta osservando la casa che aveva di fronte « e ti avevo detto anche che la casa era grande »
« Si, solo non immaginavo fosse così grande » scesero entrambi dall’auto e lui la accompagnò con grazia fino all’entrata, aprendo la porta con la chiave e conducendola all’interno.
 

Klaus ed Elena si guardarono, buttando fuori un sospiro in simultanea, poi lei lo abbracciò, stringendosi a lui come se fosse la sua unica ancora di salvezza.
« Sento che sarà un gran matrimonio » borbottò, con la faccia immersa nella maglietta del fidanzato, che rise.
« Lo dici come se fosse una cosa negativa »
« Grande nel senso di sproporzionato » precisò « nel senso che ci saranno 800 invitati e durerà all’infinito, quando io probabilmente non desidererò altro se non togliermi l’abito e saltarti addosso »
« Beh, potremo sempre abbandonare gli invitati per un paio d’ore, se non riuscirai a resistere » Elena gli diede un pugno sul braccio, contrariata e fintamente arrabbiata.
« Assolutamente no! È la nostra prima notte di nozze, e deve essere perfetta e perfettamente tradizionale »
« È la nostra seconda prima notte di nozze e ti adoro quando sei così decisa » si abbassò piano, baciandole la punta del naso e lei rise, divertita. « Adoro anche la tua risata. È pulita, cristallina, somiglia a quella di Raphael » il piccolo rise proprio in quel momento, sentendosi chiamato in causa. Poi, dall’ingresso, giunse il rumore della porta che si apriva e delle voci.
« Sembra che Kol abbia invitato un’amica » sussurrò Klaus, ascoltando, con espressione fin troppo seria.
« È una buona notizia! Lui e Jeremy che scorrazzano in giro per tutto il giorno non sono esattamente un buon esempio. Gli farà bene un po’ di compagnia femminile » lui sbuffò e sospirò pesantemente, prima di posarle un leggero bacio sulle labbra, subito intercettato dal piccolo.
« Aspetta di vedere chi è l’amica, prima di esprimerti in proposito. Resta qui con Raphael. Non muoverti! Non voglio che lei ti veda » Elena aggrottò la fronte, preoccupata, e, quando lui fu uscito, prese il bambino in braccio e lo seguì piano, nascondendosi dietro la porta e osservando la scena. Si sarebbe aspettata di vedere chiunque, tranne lei.
 
« È una casa meravigliosa! » Katherine osservava la scala e l’alto soffitto con gli occhi che le brillavano. « Vivrei volentieri in una casa del genere »
« Non è mia, è di mio fratello, ma ci viviamo tutti, per il momento »
« E posso venire a trovarti? » domandò lei, con un sorriso malizioso. Kol assottigliò gli occhi e il suo divertimento crebbe.
« Non credo ce ne sarà bisogno »
« Perché no? »
« Perché sono abbastanza sicuro che, dopo averti vista, i miei fratelli non ti lasceranno mai andare via »
« Ma uno è impegnato » replicò Katherine « non credo che a tua cognata farebbe piacere se posasse gli occhi su qualcun’altra »
« Io non credo che lei si ingelosirebbe » disse Kol di rimando, osservando il fratello venire incontro a loro con lo sguardo serio puntato sulla schiena della vampira. « Non per quanto riguarda l’aspetto fisico, di certo » Katherine si avvicinò all’originario, gli posò le mani sul petto e avvicinò la bocca al suo orecchio, con fare seducente.
« Mi stai dicendo che lei è più bella di me? » gli bisbigliò, mandandogli mille brividi lungo la schiena. Malgrado le fantastiche sensazioni che stava provando, Kol continuò a guardare il fratello da sopra la spalla di Katherine, e ghignò apertamente, quando fu quest’ultimo a risponderle.
« Ti sta dicendo che ti assomiglia molto » la voce di Klaus arrivò come un secchio d’acqua gelida alle sue orecchie e si voltò di scatto verso di lui, proprio mentre Kol le cingeva la vita con le braccia in un gesto che poteva sembrare romantico, ma che, lei lo sapeva, in realtà era una prigione. « È sempre un piacere incontrarti Katerina »
« Oh, scusami, non vi ho presentati » si intromise subito Kol « lui è Niklaus, uno dei miei fratelli, ma sembra che tu lo conosca già »
« Perché l’hai portata qui? Lei porta solo guai »
« Appunto! » Kol ammiccò e strinse la presa sulla vita di Katherine « Ho pensato che volessi tenerla sott’occhio »
« E avrai pensato anche che era divertente farle conoscere la famiglia al completo » la voce di Klaus esprimeva rabbia repressa, tanto che il fratellino abbassò lo sguardo.
« Mi è passato per la mente » ammise « Ma, onestamente, la preferisci fuori? Senti, mi dispiace... forse avrei dovuto almeno avvisarti prima » l’ibrido si ammorbidì e rilassò le spalle, prima di avvicinarsi maggiormente.
« La prossima volta » disse solo, poi spostò lo sguardo su Katherine. « Stai tremando » constatò « Mossa incauta da parte tua, fidarti del primo che incontri. Ti facevo più furba »
« Tu eri morto... tutti mi avevano detto che eri morto »
« Lo ero » sussurrò piano lui, costringendola a guardarlo negli occhi. Avvertiva la paura della vampira, il suo odore gli invadeva le narici e gli entrava dentro, infiltrandosi nella sue vene come linfa vitale. Avrebbe potuto sopravvivere solo con quello per secoli, ne era certo.
 
Raphael si preoccupò guardando il viso della mamma... sembrava sconvolta per qualcosa, ma non capiva cosa. Si guardò in giro, cercando papà: sapeva che se qualcosa preoccupava la mamma, lui certamente avrebbe potuto farla stare meglio, ma ciò che vide fu molto strano. C’era un’altra mamma. Era lì, insieme a papà, ma c’era qualcosa che non capiva. L’altra mamma sembrava aver paura di papà. Continuava a tremare, mentre zio Kol la abbracciava da dietro, e questo era davvero incomprensibile per lui. Ogni volta che papà abbracciava mamma in quel modo, lei si rilassava e stava subito meglio, diventava felice, invece quel gesto sembrava non rassicurare affatto la donna che era uguale alla sua mamma. Perché era così. Era uguale, ma non era lei. Sentiva la calda stretta della sua mamma che lo teneva in braccio, come sempre, e, ora che la guardava meglio, l’altra era in qualche modo diversa: portava i capelli e vestiva in un altro modo, aveva anche i tacchi alti e sembrava non provare alcun fastidio nell’indossarli, mentre lui sapeva bene che alla mamma non piacevano: faceva sempre strane smorfie quando doveva metterli per forza. Anche papà era strano: sembrava arrabbiato con la donna che somigliava alla mamma... la guardava così male, e lui non riuscì a trattenersi e scoppiò in lacrime, anche se non sapeva bene perché.
Immediatamente, le attenzioni di tutti furono attirate dal bambino, che piangeva disperato. Klaus fu in un attimo accanto a lui, lo prese dalle braccia di Elena e lo cullò finché non sembrò calmarsi. Rebekah ed Elijah scesero le scale in quel momento, ed entrambi si immobilizzarono alla vista di Kol e Katherine, nell’ingresso.
« Cosa... ? » iniziò la bionda, ma subito il fratello la trattenne per un braccio e, in un attimo, fu a un centimetro da Katherine. Questa, però, fissava il trio familiare con la bocca spalancata, ricordando all’improvviso tutti i discorsi di Kol.
“è appena arrivato un bambino in casa mia, ha appena un mese. È il figlio di mio fratello”  osservava quel bambino, quei lineamenti, gli occhi azzurri... possibile?
“Il padre, mio fratello, è unico nel suo genere, nel vero senso della parola. Ha subito molti cambiamenti nell’ultimo anno, ha dovuto rivedere tutte le sue convinzioni, tutta la sua vita” beh, Klaus era sempre stato unico nel suo genere, e un anno prima era arrivata la notizia della sua morte... ma lui era lì ora.
“... che mia cognata e mia sorella hanno un ex fidanzato in comune, e che tale ex è il migliore amico di mio fratello”  Stefan. Stefan era stato il miglior amico di Klaus ed era stato sia con Rebekah che con Elena, e ora Elena...
 “Io non credo che lei si ingelosirebbe. Non per quanto riguarda l’aspetto fisico, di certo” “Mi stai dicendo che lei è più bella di me?” “Ti sta dicendo che ti assomiglia molto” le assomigliava molto, certo, era la sua doppelganger.
“sono abbastanza sicuro che, dopo averti vista, i miei fratelli non ti lasceranno mai andare via” questo era ciò che Katherine più temeva. Che non l’avrebbero mai lasciata andare. Era in trappola! Come aveva potuto non capire? Si era accorta che in Kol c’era qualcosa di strano, che somigliava a qualcuno... certo! Somigliava ad Elijah. Ora, ripercorrendo a memoria i tratti del suo viso, e sentendo le sue braccia stringerle forte la vita, se ne rese conto con una chiarezza disarmante.
« Katerina » fu solo un sussurro accompagnato da un soffio di fiato fresco sulla sua pelle, ma ebbe il potere di farla sobbalzare e di farle chiudere gli occhi, rassegnata. Era così presa dai suoi pensieri che non aveva sentito l’originario avvicinarsi e ora, alzando lo sguardo, poteva vedere quanto questo fosse poco felice di vederla lì.
« Ciao Elijah » rispose. Klaus osservò quello scambio di battute da lontano e pensò velocemente.
« È arrivato il momento di fare due chiacchiere » annunciò. Elena fu sorpresa di sentire la sua voce e per un momento pensò di fermarlo, ma cambiò idea velocemente. Tutti si erano come immobilizzati mentre Klaus si avvicinava a Katherine e la prendeva malamente per un braccio, conducendola in salotto.
« E di cosa vorresti parlare? Di come sei caduto anche tu nel fascino di Elena Gilbert? »
« Lo sai, è proprio un peccato che sei diventata una vampira. Da umana eri infinitamente migliore »
« Da umana tu volevi sacrificarmi su un altare » il suo tono era basso e trasudava odio. Per un istante si pentì di averlo usato, pienamente consapevole di che uomo fosse quello che si trovava davanti a lei e di quello che era capace di fare. Invece, contro qualsiasi aspettativa, Klaus le si avvicinò, senza smettere di guardarla negli occhi, e senza esprimere nessun tipo di emozione.
« Grazie » disse poi, prima di andarsi a sedere e invitarla a fare lo stesso.
« Grazie? » ripeté lei, incredula.
« Si, Katerina, ti sto ringraziando. Se ti avessi sacrificata, nel 1492, tu saresti morta e io non avrei comunque avuto la possibilità di creare ibridi. Quindi, in fondo, non hai rovinato tutto. E se non fossi stata così impaziente di farti perdonare da me non mi avresti mai condotto ad Elena. I tuoi movimenti si sono rivelati essenziali per farmela conoscere »
« Fantastico! Ciao! » la vampira si mosse per uscire, ma Klaus fu più veloce e le bloccò la strada.
« Non ho finito! Malgrado i risultati del tuo gesto, le tue intenzioni facevano schifo. Mi hai deliberatamente ingannato, sei scappata, hai portato me e mio fratello a non parlarci per mezzo millennio e hai tentato di distruggere la tua discendenza. E sai, forse sono più incazzato per l’ultima cosa che per le altre »
« Quindi sei ancora arrabbiato con me »
« Decisamente, si. Come hai potuto progettare la morte di Elena? Come hai potuto desiderare di venderla a me per il sacrificio? Era l’unica persona che rimaneva della tua famiglia. L’ultima testimonianza della tua umanità » le domandò a voce bassa.
« Avrei fatto qualsiasi cosa per liberarmi di te » scosse la testa e sorrise tristemente.
« Beh, ora ci troviamo in una situazione... complicata, e anche un po’ folle, perché quel bambino che hai visto di là è mio figlio, ed è anche figlio di Elena, il che lo rende in qualche modo parte della tua famiglia »
« Quindi lascerai andare la bisbisbisbis eccetera nonna di tuo figlio, giusto? »
« No! » Katherine portò le mani ai fianchi, frustrata. « Starai qui finché non avrai smaltito la verbena che sono sicuro hai nel corpo. E quando ciò sarà successo deciderò se è il caso di ucciderti o di tenerti qui, sotto stretto controllo. La libertà te la scordi »
 









Angolo autrice
Grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie!!!
Ero a una festa di compleanno ieri sera e mi sono accorta, in maniera non molto carina, di come nessuno della mia famiglia abbia mai letto ciò che scrivo e, in fondo, io non voglio che lo facciano perché mi farebbe sentire tremendamente a disagio. Ma dall’altra parte l’unica testimonianza della mia bravura mi viene da voi. E per questo voi siete indispensabili per me, mi fate sentire... non riesco neanche ad esprimere come mi fate sentire.
Quindi questo capitolo è dedicato a tutte le recensioni che mi sono arrivate nelle ultime 30 ore, per lo scorso capitolo da Serena Taylor, la ragazza dei vampiri, leli sister, AmoTVD98, Elisetta Slitherin e lucythebest02, e per gli altri capitoli, da Jill91.
Ascoltando “l’aria per me” dei Gemelli DiVersi, vi auguro buonanotte e al prossimo episodio, non so se domani o dopodomani.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** What happened to Elena? ***


12 – What happened to Elena?











 

Katherine si aggirava nervosa per i corridoi dell’immensa villa. Si trovava lì da una settimana, una settimana, e ancora non era riuscita a venirne fuori. L’avevano tenuta sotto strettissimo controllo fino a che il suo organismo non aveva smaltito la verbena e poi l’avevano soggiogata per non farla uscire dalla stanza di Jeremy, che si era trasferito, senza troppe lamentele, in camera di Kol, dove i due comunque dormivano ben poco, considerando che passavano gran parte del loro tempo ad ubriacarsi al Grill. Era stato così umiliante, e come se non bastasse Klaus continuava a dirle che doveva cercare di andare d’accordo con Elena e con Raphael, che ne andava della sua umanità. Ma cosa ne sapeva Klaus dell’umanità? Da quello che riusciva a ricordare lui era l’essere meno umano che avesse mai conosciuto. Eppure, quando lo guardava con il bambino sembrava un’altra persona. Diede un calcio a una sedia ed emise un suono rabbioso, portando le mani alla testa.
« Ma che bocconcino delicato » si voltò verso la voce beffarda, portando la mani ai fianchi e guardando l’originario con disgusto.
« Lasciami in pace Kol »
« Eri più simpatica quando ci siamo conosciuti »
« Hai dimenticato di dirmi chi eri, quando ci siamo conosciuti » replicò lei, con rabbia « e io sono stata una vera imbecille »
« Si, concordo » lei lo guardò, profondamente infuriata e trattenne a stento un urlo, facendolo così ridere.
« La buona educazione non te l’ha insegnata nessuno, vedo »
« Mamma si è sprecata con Finn ed Elijah, e dopo ha lasciato fare a papà. Pessima idea, se vuoi la mia opinione »
« No, non voglio la tua opinione. Mi è bastato ascoltarti una volta! Un invito a cena… scommetto che già pensavi a come farmi finire tra le fauci di tuo fratello » era la prima volta che parlava con Kol da quel primo giorno, e nonostante fosse pienamente consapevole della sua forza, quel sorriso strafottente sulle labbra la faceva infuriare così tanto da non riuscire a trattenersi. E il fatto che tutto ciò che diceva sembrava scivolare addosso all’originario la faceva imbestialire ancora di più.
« Beh, conoscevo Tatia e conoscevo Elena… prima Elena e poi Tatia in effetti, e Klaus mi aveva parlato di te una volta, quindi vedere te non mi ha fatto sorgere alcun dubbio su chi fossi »
« Tatia? » domandò lei, incuriosita « Chi è Tatia? »
« Come credi che abbiano fatto i miei fratelli a capire che eri la doppelganger nel 1492? » lei aprì lievemente la bocca, pensierosa. « La doppelganger di chi? Te lo sei mai chiesta? »
« Ero troppo impegnata a cercare di non farmi uccidere per cercare informazioni sulla vostra famiglia »
« Ma hai raccolto molte informazioni sulla nostra storia come vampiri, su come ucciderci» Katherine si strinse nelle spalle e sospirò, esasperata.
« Infatti, non mi sono soffermata troppo sui dettagli. Chi è Tatia? »
« Beh, suppongo possiamo dire che Tatia è per te quello che tu sei per Elena, geneticamente parlando… ed era la donna che Elijah amava »
« È un vizio di famiglia evidentemente, innamorarsi di ragazze identiche a me » senza preavviso, Kol la baciò, lasciandola paralizzata dalla sorpresa.
« Chissà, qualcuno potrebbe innamorarsi di te, un giorno » e senza aspettare una risposta, andò via, lasciandola più confusa che mai.
 

« Guarda tesoro » Klaus si sporse verso la culla, facendo vedere al figlio ciò che aveva in mano « è un regalo per la mamma, pensi che le piacerà? » Raphael rise e batté le manine, poi cercò di afferrare il cofanetto.
Il papà prese quello che c’era dentro la scatolina e glielo mise fra le dita. Era bello! Aveva la forma dell’acqua che usciva quando la mamma gli faceva il bagnetto e aveva chiuso male la manopola, e quasi lo stesso colore, forse un po’ più chiaro, ed era liscio al tatto. Ne voleva uno anche lui, ma sapeva che papà non gliene avrebbe mai regalato uno uguale, perché lo teneva sempre lontano dagli oggetti così piccoli e ora lo stava guardando molto attentamente… anche se non capiva perché. Alzò l’oggetto in alto per poterlo guardare meglio e cercò di capire cos’era. Di sicuro doveva essere qualcosa di molto speciale se papà voleva regalarlo alla mamma, forse era buono da mangiare…
« No! » esclamò immediatamente Klaus, rimettendo il regalo nel cofanetto. « Questo non si mangia amore »
« Con chi parli? » Elena uscì dal bagno avvolta solo da un asciugamano, con i capelli ancora bagnati.
« Con Raphael »
« Mmm… discorsi interessanti, spero »
« Discorsi da uomini, più che altro » ammiccò e le diede un bacio sulla fronte.
« Non è troppo presto per quello? »
« Gli stavo dicendo quando sei meravigliosa » le sussurrò lui all’orecchio. Elena chiuse gli occhi e lo abbracciò con tutta la forza che aveva.
« Sai, ho sempre saputo che avresti avuto un forte impatto sulla mia vita » confessò.
« Davvero? »
« Dal primo momento in cui ho sentito il tuo nome. Rose parlava di te, e ha detto un milione di cavolate, in realtà, quel giorno, ma sapevo già che mi avresti cambiato la vita, anche se all’epoca pensavo che la cosa fosse negativa »
« E ora cosa pensi? » lei fece un momento di silenzio, e poi parlò lentamente.
« Ora penso che sei decisamente la più grande rivoluzione della mia vita… penso che sei il mio ossigeno, che non potrei vivere senza di te… penso di aver sentito per moltissimi anni che alla mia vita mancava qualcosa, e quel qualcosa eri tu » Klaus sospirò profondamente, per una volta senza parole.
« Wow! Nessuno mi aveva mai parlato così in più di mille anni »
« Come nessuno mi aveva mai fatto sentire come mi fai sentire tu » lui la baciò di istinto, affondando le mani tra i suoi capelli e l’asciugamano le cadde per terra. Elena lanciò un urlo e si strinse più forte a lui, nascondendo il viso sulla sua spalla, e lui scoppiò a ridere.
« Non c’è niente da ridere, portami fuori dalla visuale del bambino » Klaus fece alcuni passi avanti e la fece distendere sul letto, continuando a ridere, poi tornò dal figlio e gli fece l’occhiolino.
« Ehi amore, ti dispiace passare un po’ di tempo con la zia Becks? »
 

Due ore dopo Elena era più rilassata che mai, stretta tra le braccia di Klaus e molto vicina all’addormentarsi.
« Ti cercano al telefono… e stai russando » le bisbigliò Klaus all’orecchio. Si svegliò di colpo, prendendo il cellulare dalle mani del ragazzo e sbattendo le palpebre, mentre l’altro rideva, allegro. « Hai dormito solo pochi minuti »
« Sono così addormentata proprio per questo » rispose lei, per poi guardare il display del cellulare. « Ciao Bonnie »
« Ehi, Elena, so che è un brutto momento, ma ho accidentalmente detto a mio padre che ho visto Abby e ora lui sta organizzando una specie di strana rimpatriata familiare. Ho bisogno che tu venga qui… non credo di farcela da sola »
« Ok, si, certo, arrivo subito »
 

Katherine camminava avanti e indietro per la stanza da ore ormai, pensando a quello che era successo. Mai nella sua vita era rimasta tanto sconvolta per un semplice bacio, eppure quello le aveva mandato in guazzabuglio lo stomaco. Non poteva innamorarsi di lui, era il fratello dell’uomo che più odiava al mondo, ma poteva essere conveniente. Kol era evidentemente il più giovane tra gli originari, eccetto Rebekah, e sembrava che questo avesse una qualche rilevanza per i due fratelli maggiori, soprattutto per Elijah. Se Kol si fosse innamorato di lei non avrebbero più potuto farle nulla, avrebbe potuto sfruttare la situazione a suo vantaggio. Sorrise a quel pensiero, riflettendo su come le cose potessero cambiare in così poco tempo e con così poco. Si buttò di schiena sul letto e osservò il soffitto, portando le mani dietro la testa. Lo avrebbe fatto impazzire. Era così concentrata e finalmente così felice che non si accorse di essere osservata.
« Sei a tuo agio? » lei sorrise più apertamente e si alzò lentamente a sedere.
« Lo sono… lo sarei di più se non stessi così lontano » Kol rise a pieni polmoni, lasciandola allibita.
« Davvero? Mi stai già corteggiando » Katherine si alzò e si avvicinò a lui con fare sensuale.
« Hai iniziato tu » gli sussurrò all’orecchio, per poi avvicinarsi alle sue labbra.
« Tesoro… era un gioco » sussurrò lui di rimando, spostandosi subito dopo « non mi interessi » la vampira fece tre passi indietro, ferita suo malgrado. In quel momento arrivò Klaus, e voltò il fratello con la forza, aggrappandosi a lui.
« Devi aiutarmi »
 

Erano tutti riuniti nel salotto e Bonnie stava facendo un incantesimo di localizzazione per rintracciare Elena. La ragazza, infatti, non era mai arrivata a casa della strega, pur essendo partita da casa più un’ora prima. Klaus era piegato, con i gomiti sulle ginocchia e le mani sul volto.
« Dov’è? » domandò, nel silenzio più assoluto. Bonnie continuò a guardare la mappa che aveva davanti, piegando leggermente la testa da un lato.
« Non riesco a localizzarla… »
« C’è un’altra strega che ti blocca? »
« No » replicò lei, piano « è più come se lei fosse stata resa irrintracciabile »
« Beh, rendila rintracciabile! » urlò Klaus, sbattendo una mano sul tavolo. Rebekah gli arrivò alle spalle e gli strinse la braccia.
« Nik, calmo... così con risolvi niente » il quell’istante, Raphael iniziò a piangere nell’altra stanza.
 

Elena tentò di aprire gli occhi, ma scoprì di non riuscirci. Aveva una specie di benda attaccata dietro la nuca talmente stretta da farle male, e poteva sentire con chiarezza le corde segarle braccia e gambe. L’ultima cosa che ricordava era che si trovava nella sua auto e stava andando da Bonnie, quando qualcosa l’aveva fatta sbandare. Cos’era? Forse un albero caduto, o... non ricordava e iniziava a non sentire più le mani. D’un tratto udì un rumore lontano. Sembrava una voce, maschile e profonda, ed era in avvicinamento, proveniente da qualunque luogo ci fosse di fronte a lei. La voce si interruppe prima che lei potesse capire cosa stava dicendo, ma, dal rumore dei passi, capì che si trattava di un uomo solamente, quindi dedusse che prima stesse parlando al telefono. Si sentì strattonare e poi la benda le venne tolta malamente con un colpo deciso.
« Ciao bellezza! » la salutò la voce di prima, e lei si sentì estremamente infastidita e disgustata da quel tono e dalla mano che ora si stava muovendo sul suo viso in una sorta di carezza possessiva.
« Sta lontano da me! » sbottò lei, cercando di allontanarsi e finendo solo con sentire la sedia inclinarsi pericolosamente all’indietro.
« Calma » la redarguì con tono basso e un sorriso inquietante « non mi servi a niente morta »
« Chi sei? » il sorriso dell’uomo si allargò e lui si allontanò senza degnarla di una risposta. Stava iniziando davvero ad avere paura. Intanto, non molto lontano da lì, Elijah riceveva un messaggio.
 





Angolo autrice
So che è corto come capitolo, e mi dispiace, ma ho avuto casini e ho l’impressione che aumenteranno. Spero vi piaccia e che recensiate in tanti, ovviamente =D
Grazie a tutti per la lettura e un grazie infinito a leli sister e a CloAfrodite... al prossimo episodio...

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** La maledizione del sole e della luna ***


13 – La maledizione del sole e della luna










 

Elena osservò con attenzione l’uomo che l’aveva rapita. Aveva i capelli neri, leggermente lunghi, una folta barba dello stesso colore e occhi grigio scuro, una corporatura robusta, e portava vestiti scuri malridotti. Si trovava in piedi, di fronte a lei, e la fissava in un modo che le metteva i brividi.
« Chi sei? » ripeté « E cosa vuoi da me? » lui sorrise, maligno.
« Dimmi bambina: credi ai vampiri? » ad Elena venne da ridere a quella domanda, ma la situazione era troppo seria e pericolosa per commettere un errore simile.
« Potrei... » rispose, facendo attenzione a quello che diceva « se mi fornissero delle prove » l’uomo scoppiò in una risata divertita e impiegò almeno 3 minuti prima di riuscire a calmarsi.
« Potrei fornirtele io, tesoro »
« E perché dovresti? Cosa te ne verrebbe? » l’espressione sul viso dell’uomo la spaventò ancora di più, e mentre questo si avvicinava a lei con fare minaccioso, dovette trattenersi dal mettersi a urlare.
« Lo vedrai » rispose, sussurrando a due centimetri dal suo viso « entro la fine di questa giornata non solo crederai ai vampiri, ma verrai sventrata da uno di essi. E quella del tuo assassino sarà l’ultima faccia che i tuoi begli occhi vedranno »
 

Raphael smise di piangere, cullato dalle braccia di zio Kol, poggiò la testa sulla sua spalla e chiuse gli occhi, sapendo in cuor suo che qualcosa non andava. Improvvisamente erano andati via tutti. Pensava che la mamma sarebbe comparsa davanti a lui da un momento all’altro, ma era passato molto tempo e lei non arrivava.
« Ti hanno lasciato a fare il baby sitter? » Raphael alzò la testa e lanciò un urletto di gioia sentendo quella voce, ma quando la vide capì subito che quella non era la mamma, era l’altra, e tornò a stringere zio Kol.
« Volevo andare con loro, ma era necessario che qualcuno rimanesse con Raphael, Rebekah è cocciuta e si è impuntata in maniera molto gentile dicendo che Elena è sua amica, su di te non si può fare affidamento, quindi... »
« Chi ti dice che su di me non si può fare affidamento? » chiese Katherine, con tono di sfida.
« I miei fratelli mi hanno parlato di te, entrambi, in momenti diversi, ed entrambi erano d’accordo su una cosa »
« Cosa? » Kol si sporse sul divano, tenendo il nipote con attenzione e bisbigliò con un sorriso.
« Sei una stronza » poi si alzò e andò a mettere Raphael nella culla, facendogli il solletico. Il bambino rise per qualche istante, battendo le manine, prima di concentrarsi sul suo peluche. Katherine osservava la scena con distacco, appoggiata al muro.
« Sei ridicolo » disse dopo un po’, e Kol alzò lo sguardo su di lei con la fronte aggrottata.
« Come, prego? »
« Sei ridicolo » ripeté lei « tutta questa storia lo è. Klaus ed Elena coppietta felice e voi, i vampiri più vecchi e potenti esistenti che cambiate pannolini e leggete le favole. È semplicemente assurdo! »
« Noi siamo una famiglia » disse Kol con forza « ci proteggiamo a vicenda e ci prendiamo cura gli uni degli altri. Sai almeno cosa significa avere una famiglia? »
« No, in effetti, e sai perché? Perché tuo fratello ha ucciso la mia » l’originario boccheggiò.
« Mi dispiace, non lo sapevo »
« Già, sono sicura che ha dimenticato ad accennare a quella parte » Kol la osservò per un istante, incerto su cosa dire, poi un dubbio si fece strada in lui.
« Ma allora come fa Elena a... ? »
« Ho... avuto una bambina, prima di conoscere i tuoi fratelli, ma mi è stata portata via »
« Quindi mia cognata e mio nipote sono la mia famiglia tanto quanto sono la tua, e tu ancora non li accetti? »
« No, vedi, è qui che ti sbagli » replicò la vampira guardandolo con sfida. « loro non sono ne la tua famiglia ne la mia, sono la famiglia di Klaus e qualsiasi cosa o persona abbia a che fare con Klaus io non la digerisco »
« Allora perché hai tentato di sedurmi oggi? » le chiese lui, e senza aspettare una risposta andò via. « Prova a sfiorare quel bambino e ti spezzo tutte le ossa » le urlò poi dall’altra stanza, facendola sospirare. Proprio non ci riusciva ad andare d’accordo con i membri di quella famiglia.
 

Erano passate ore da quando si era svegliata in quel posto che somigliava tanto a un vecchio magazzino e pullulava di scarafaggi. Non sentiva più le mani e le corde le segavano polsi e caviglie, inoltre aveva una gran sete. Il suo rapitore era sparito e cominciava a pensare che l’avrebbe lasciata lì a morire, quando udì il rumore di una porta che sbatteva e delle voci non molto lontane. Un paio di minuti dopo, quattro persone entrarono nel magazzino ed Elena si sentì improvvisamente felice.
« Stai bene? » le domandò Klaus, avvicinandosi velocemente a lei e slegandola. Lei annuì e chiuse gli occhi, finalmente al sicuro.
« Allora, quando potremo vedere la luce del sole? » la voce del suo rapitore le arrivò alle orecchie e la fece rabbrividire tra le braccia del fidanzato. Elijah si accostò al vampiro e gli mise una mano su una spalla.
« Vedi, ci sono un paio di piccoli problemi nel tuo regalo » gli disse.
« Come? Cercate la doppelganger da secoli e io ve l’ho portata, quale sarebbe il problema? »
« Per dirne uno, lei era già con noi » e prima che l’altro potesse anche solo mostrare un segno di sorpresa, gli strappò via il cuore. Elena urlò e nascose il volto con le mani, mentre Klaus la stringeva a se.
« Shhh! Non è successo niente » la consolò, ma lei continuava a tremare « andiamo a casa »
 

Raphael aprì gli occhi e sentì qualcosa di strano. Sua mamma non era ancora tornata, ne era sicuro, perché altrimenti sarebbe subito venuta a cullarlo e a dargli la pappa. Oh, ecco cosa c’era di strano.
« KATHERINE! » la vampira saltò in aria all’udire l’urlo che proveniva dal piano di sopra e corse a vedere cosa stava succedendo. Quando giuse sulla soglia della stanza di Klaus ed Elena quasi scoppiò a ridere. Kol era lì, con i capelli scompigliati, e cercava di calmare il pianto del bambino, senza riuscirci. « Piange da mezz’ora e non riesco a farlo smettere, ti prego, aiutami »
« Perché dovrei? »
« Perché sei una donna e sei una specie di bisnonna per lui. Per favore, sono disperato » lei rise di cuore.
« Vieni, andiamo in cucina »
Dieci minuti dopo, Katherine stava dando da mangiare a Raphael con il biberon, seduta su uno sgabello.
« È la prima volta che lo tieni in braccio e non piange » disse lui, osservandoli con attenzione. Tutte le volte che la vampira tentava di prenderlo in braccio, effettivamente, il bambino iniziava a urlare, avvertendo che quella non era la madre.
« È disperato anche lui. Elena manca da ore ormai »
« Non sei preoccupata neanche un po’? »
« Tu lo sei? » chiese lei, alzando le sopracciglia.
« Certo che lo sono »
« Cos’è successo esattamente? Come hanno fatto lei e Klaus ad innamorarsi? L’ultima volta che li ho visti prima di incontrare te, lui teneva a lei solo per la storia degli ibridi » Kol inspirò e si sedette di fronte a lei, riflettendo.
« Il loro è stato un incontro molto romantico. Lo era all’epoca e lo è ancora di più ora che possiamo considerare tutti i fatti nel loro insieme »
« Che vuoi dire? Non capisco »
« Noi abbiamo conosciuto Elena mille anni fa. Viaggio nel tempo » spiegò subito, notando l’espressione confusa di Katherine « casino di Bonnie. Ma Elena si è subito innamorata dell’umanità di mio fratello, è stato quello che si definisce un colpo di fulmine, credo. E ora lui è metà umano e... è difficile far sparire l’amore, dopo che ha fatto la sua comparsa »
« Metà umano? » domandò lei, balbettando e Kol le spiegò cos’era successo. Alla fine del racconto, lei era sotto shock « Sapevo che c’era qualcosa di diverso in lui » ammise, alla fine.
« Si, beh, mio fratello attira guai, anche se l’ultima credo sia stata una benedizione » fece una pausa e si guardò le mani « Io non ero molto legato ad Elena » sussurrò « vedevo quanto lei e Nik fossero legati, e sapevo che lei era una brava ragazza, ed ero felice quando si sono sposati, nel passato, ma lei era molto amica di Rebekah e passava la maggior parte del suo tempo con lei o con mia madre o con mio fratello. Qualche volta parlava con Elijah. Sembrava molto legata ad Elijah e ora so il perché. Immagino di aver pensato che ci sarebbe stato tempo per fare amicizia con lei, invece, poi, è sparita, e Nik era distrutto »
« L’ha presa tanto male? »
« Non ha parlato per giorni, e quando ha ricominciato era... diverso. Sembrava non importargli di niente. Finché non è arrivata Tatia. E quando mia madre ha gettato su di lui la maledizione, ha promesso che non si sarebbe mai più affezionato a nessuna che assomigliasse tanto a sua moglie. Solo ora capisco quanto possa essere stato difficile per lui perdere Elena. E per quale motivo è diventato così stronzo nel corso dei secoli. Io non ho mai provato quel tipo di amore »
« Quello che ti rovina la vita? » domandò Katherine con uno sbuffo. Kol la guardò male e parlò lentamente, facendole arrivare ogni sillaba con chiarezza inaudita.
« Quello che ti fa sentire che gli unici momenti che contano sono quelli che passi insieme a lei. Quello che ti fa brillare gli occhi e battere il cuore a una velocità che ti fa quasi male. Quello che ti fa tremare le mani quando siete vicini e che rende ogni giorno passato con quella persona un giorno di cui non potresti fare a meno »
« Wow » sospirò lei, prima avvicinarsi con l’intento di baciarlo. Kol si scostò di scatto e sorrise birichino.
« E quella che hai appena sentito è la descrizione del rapporto tra Klaus ed Elena che mio fratello mi ha dato mille anni fa, poco prima che si sposassero. Già! » aggiunse, ridendo alla faccia arrabbiata di Katherine.
« Non erano parole tue? »
« No, ma è stato divertente vedere la tua reazione. Sul serio... » aggiunse, riavvicinandosi e convincendola a guardarlo « io mi diverto a corteggiare le donne per una botta e via. Non ho mai provato quel tipo di amore, quindi non potrei descriverlo, ma mio fratello si, e quando vedo come loro due si guardano... quello è il tipo di amore che vorrei trovare. Con un semplice sguardo riescono ad esprimere un universo di emozioni. È difficile riuscire a trovare una persona da amare e che ti ami con quella profondità »
« E tu non pensi di riuscire a trovarla, un giorno? » chiese lei, mentre una scintilla di speranza si faceva strada in lei.
« Non ho ancora incontrato nessuna che mi faccia sentire così »
 

Klaus portò Elena nella loro stanza e la adagiò sul letto, dove lei si rannicchiò su se stessa, in lacrime.
« Amore » le sussurrò, sedendosi accanto a lei e stringendola nuovamente a se.
« Non era necessario ucciderlo » iniziò lei.
« Si che lo era »
« Cos’è successo? » domandò, alzando il viso per poterlo guardare negli occhi.
« Non lo sai? »
« Lui non mi ha spiegato » Klaus prese un respiro profondo e abbassò lo sguardo.
« È colpa mia » ammise, tornando a guardarla negli occhi « Io ed Elijah abbiamo inventato la maledizione del sole e della luna, ricordi? Per trovare più facilmente la doppelganger e la pietra di luna »
« Si, mi ricordo »
« Beh, moltissimi vampiri hanno passato secoli ad aiutarmi inconsapevolmente, pensando di entrare nelle mie grazie e poter stare alla luce del sole. Così, quando ho spezzato la maledizione, ho fatto in modo che la notizia arrivasse ai licantropi, ma non ai vampiri. Si sarebbero arrabbiati, capisci? Li abbiamo presi in giro per più di un millennio »
« Quindi nessuno di loro, eccetto noi, sa che hai spezzato la maledizione »
« No, se lo sapessero si aspetterebbero di poter uscire di giorno, e non posso rischiare che un’intera comunità di vampiri si infuri con noi, non ora »
« Quindi continueranno a darmi la caccia » sussurrò lei, tremando.
« No, nessun altro scoprirà che esisti, e anche se ci riuscissero noi ti proteggeremo con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione, inclusa la loro paura. E anche se per caso dovessero riuscire a rapirti di nuovo, ti condurrebbero dritta a noi e noi potremo ucciderli »
« Ma se mi rapissero per vendetta, invece... » Klaus le prese la testa fra le mani e le posò un leggero bacio sulle labbra.
« Questo non accadrà mai. Faremo in modo che non accada. Te lo prometto » Elena annuì e strinse le sue mani a quelle di lui, ma lui si scostò quasi subito e si morse un polso « Tieni » disse, portandole la ferita alle labbra.
« No »
« Oh, andiamo, so che ti fanno male » le disse, indicando le ferite lasciate dalle corde, e lei bevve, dopo un attimo di esitazione, sentendo subito il dolore sparire. Poi, Klaus la trasse a se, e iniziò a carezzarle la testa con una mano, mentre portava l’altra a stringerle il fianco « Andrà tutto bene » ed Elena annuì piano, inspirando il suo odore e addormentandosi.
 

Non troppo lontano, in un vecchio magazzino abbandonato, una strega e una vampira trovavano l’amico senza cuore.
 









Angolo autrice
Questo capitolo mi piace tantissimo... in ogni singola parte, specialmente quando Kol parla dell’amore e poi si scopre che erano frasi di Klaus =D
Un bacione a tutte e mille grazie a voi che leggete e a ila_D e ad Elisetta Slitherin che hanno recensito. Buonanotte e al prossimo episodio!

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** L'entrata secondaria del cimitero di Mystic Falls ***


14 – L’entrata secondaria del cimitero di Mystic Falls














 

Elena osservava il cielo notturno, affacciata al terrazzo, e rifletteva. L’ultimo anno era stato estremamente... folle. Aggrottò le sopracciglia e sorrise al vento, arrivando infine a mordersi il labbro inferiore. Era già passato un anno, e non se ne era neanche accorta, tra tutto quello che era successo. Alzò la mano sinistra e osservò l’anulare vuoto. Mancava poco ormai al matrimonio, si trattava di giorni. Rebekah aveva fatto completamente di testa sua e aveva scelto perfino la data che si era premurata di non rivelare a nessuno. L’unica cosa che Elena aveva visto era il vestito, e ogni volta che ci pensava rimaneva incantata per minuti. Ora, avvolta in una vestaglia leggera, non poteva impedirsi di sorridere e rabbrividire al lieve vento che la stava avvolgendo.
« Hai freddo? » Klaus le mise le mani sulle spalle e lei si lasciò cadere all’indietro, appoggiandosi a lui.
« No... sto bene. Dov’è Raphael? Pensavo fosse con te »
« Si è appena addormentato. Gli sei mancata oggi » Elena chiuse gli occhi e si rilassò.
« Quanto ho dormito? »
« Solo due ore. Dovresti riposare di più, è stata una giornata dura »
« Sono stata seduta tutto il tempo »
« Sei stata legata tutto il tempo » replicò lui « saremmo dovuti arrivare prima »
« È andato tutto bene. Io sto bene! Nessuno si è fatto male e siamo tutti a casa. Senti... mi dispiace di essere scoppiata a piangere prima, ma ero stanca. Davvero, penso che d’ora in avanti non succederà più niente » Klaus sorrise e la baciò.
« Amo questa positività » Elena rise e approfondì il bacio, fino a trovarsi senza accorgersene in camera da letto.
 

Sophie era in piedi e dalla sua postazione poteva vedere l’intera Mystic Falls diramarsi sotto di lei. Sapeva che lì risiedeva una strega molto potente e che questa era amica della doppelganger, ma non poteva lasciarsi intimidire. Sapeva che Richard era riuscito a contattare gli originari e che loro erano arrivati da lui, ciò che non riusciva a capire era per quale motivo l’avessero ucciso. Aveva dato loro ciò che voleva, ciò che da secoli bramavano e ciononostante non avevano avuto alcun riguardo per la vita del vampiro, e per il suo amore. Qualcosa di strano stava accadendo a Mystic Falls, qualcosa che non sarebbe dovuto accadere, lo percepiva e non poteva esserne più certa. Melanie era tornata da quella città senza ricordare nulla di ciò che le era accaduto, senza alcuna memoria neanche di quello strano vampiro che era arrivato da lei promettendole vendetta, e ora Richard era morto, e quella che desiderava vendetta era lei. Rimontò sulla moto e si diresse spedita verso quella che doveva essere la casa della doppelganger e appena giunta lì si accostò alla finestra.
« Ma che... ? » pensò ad alta voce. Aprì la porta di casa con un calcio ed entrò, muovendosi per i corridoi con voluta lentezza, incapace di credere a ciò che vedeva. L’abitazione era deserta, abbandonata. Era ancora perfettamente arredata, ma non c’erano vestiti ne cibo e per terra c’era un sottile strato di polvere. Inoltre, il freddo delle mura lasciava facilmente intuire che nessun essere umano vi vivesse da tempo. Era strano! Forse la ragazza si era trasferita da quelli che un tempo si vociferava fossero i suoi pretendenti, o qualcosa del genere, ma era certa che avesse un fratello. Fece alcuni passi indietro, sbalordita, prima di girare i tacchi e tornare alla moto.
Venti minuti dopo era arrivata di fronte la villa dei fratelli Salvatore. Aveva sentito molto parlare di loro, ma non li aveva mai incontrati, e sperava di non doverlo fare mai. Sporse la testa verso una delle finestre e vide uno dei due, un tipo dai capelli color bronzo e l’aria seria, seduto a un tavolo, che scriveva in un libro. Sospirò, rendendosi conto che il vampiro sembrava essere solo e che nessuna luce ai piani superiori indicasse la presenza di qualcun altro. Ora era davvero frustrata. Dopo un’ultima, rapida, occhiata, andò via.
 

« Cosa fa una bella fanciulla al banco del bar tutta sola? » Rebekah si voltò verso il vampiro con sguardo scocciato e sbuffò, prese la bottiglia e si versò una dose generosa di whisky in un bicchiere.
« Sto aspettando che Matt finisca il turno »
« Esci con Matt adesso? Da quando? »
« No, non esco con Matt, Damon. Ho solo bisogno di qualcuno con cui parlare. Qualcuno che non sia Raphael e che possa rispondermi, e Matt è gentile con me »
« Posso essere anch’io gentile con te » rispose lui con fare seducente « lo sono già stato in passato »
« Si, per estorcermi informazioni. Per favore, Damon, lasciami in pace » rimasero in silenzio per minuti, l’uno accanto all’altra, ma nessuno dei due accennò a muoversi, finché Damon, vedendo con la coda dell’occhio Matt che lavorava sul retro, prese la ragazza per un braccio e la condusse fuori, sfruttando l’effetto sorpresa. « Ehi, che fai? » urlò lei, arrabbiata, ma l’unica risposta fu il sentirsi tappare la bocca dalle labbra dell’altro. Quando Damon si allontanò rimase immobile per qualche secondo, sorpresa. « Ripeto, che stai facendo? »
« Sono gentile con te » lei sorrise ironica, e gli voltò le spalle. « Sono serio Bekah »
« Per favore, tu non sei mai serio » rispose lei, continuando a camminare. Avvertì il vampiro raggiungerla in un istante e dovette trattenersi per non voltarsi.
« Vivi in una casa piena di persone. Com’è possibile che tu non abbia nessuno con cui parlare? Ammettilo, sei venuta qui per vedere me » Rebekah abbassò la testa e Damon si sentì un vero imbecille, per la prima volta da molto tempo « Cosa c’è che non va? » lei allargò le braccia e poi le lasciò ricadere lungo i fianchi, scuotendo la testa. Damon la vide stringersi con due dita la base del naso e capì troppo tardi che stava piangendo silenziosamente.
« Ehi! »
« Mi dispiace, non sono abituata a comportarmi così. È solo che ho bisogno di qualcuno »
« Hai litigato con i tuoi fratelli? » le chiese lui, poggiandole una mano dietro la schiena e accompagnandola a sedersi in una panchina.
« No, va tutto bene, è solo che... Nik ed Elena sono occupati con il bambino e con la loro vita, ed è giusto, perché hanno avuto davvero pochi momenti da dedicare alla loro relazione senza complicazioni. E Kol e Jeremy si divertono un sacco insieme, e credo che mio fratello ci stia sottilmente provando con Katherine... non so bene cosa sta succedendo, a dire il vero. Ed Elijah è... beh, è Elijah. Lui è serio, è rispettoso e attento e responsabile. Elijah è il tipo di persona da cui vado se ho bisogno di un consiglio o di protezione, non è esattamente il tipo di persona con cui posso divertirmi. In poche parole, non ho nessuno con cui parlare »
« Stai parlando con me » Rebekah rise e si asciugò il viso.
« Vero, ma non mi fido di te » Damon si abbassò verso di lei e le prese le lacrime con le labbra, prima di scendere di nuovo sulla sua bocca.
« Per divertirci non abbiamo bisogno della fiducia »
 

Sophie raggiunse il bancone del bar e vi si appoggiò con fare annoiato. Non aveva concluso nulla con quel suo viaggio e gli altri si aspettavano che portasse loro notizie. Sospirò e ordinò una birra, torturandosi le mani. Aveva controllato ogni possibile posto in città, e non aveva trovato nulla e ciò era assurdo. Gli originari erano arrivati alla doppelganger, per fare il rituale dovevano essere a Mystic Falls e la luna piena era il giorno dopo. Dovevano essere per forza nei dintorni, nascondersi da qualche parte. O forse, cosa molto più probabile, erano talmente in vista che lei, presa com’era dal cercarli nell’ombra, non riusciva a vederli. Un cameriere carino e dall’espressione gentile le si avvicinò e le porse la birra con un sorriso.
« Ciao » lo salutò.
« Ciao » rispose lui. Sembrava imbarazzato.
« Mi chiamo Sophie » si presentò, porgendogli la mano. Non si aspettava che l’altro la stringesse, invece la stupì.
« Io sono Matt. Sei nuova? Non ti ho mai vista qui »
« Mmm... quindi conosci tutti in città? » domandò scherzosamente, e si stupì per la seconda volta.
« È una piccola città. Se non li conosco bene li conosco di vista. E questo è l’unico bar »
« Conosci Elena Gilbert? » gli chiese, a bruciapelo. Il sorriso sparì dal viso di Matt e lui boccheggiò.
« Si, è la mia ex fidanzata »
« Oh, mi dispiace, non volevo aprire vecchie ferite » lui sorrise, divertito.
« Nessuna ferita. È madre, sta per sposarsi ed è felice. Mi basta questo » Sophie quasi si strozzò con la birra. Non sapeva che la doppelganger avesse un figlio, nè che avesse un fidanzato umano. Ma non aveva importanza... non ora. Non poteva permettere a quell’informazione di stravolgere i suoi piani e quelli dei suoi amici.
« Non ne avevo idea » ammise, con sincerità « è una splendida notizia. Io ed Elena eravamo amiche da piccole, ma poi ci siamo perse di vista. Ero venuta a trovarla, volevo farle una sorpresa, ma casa sua è vuota... »
« Si, lei e Jeremy si sono trasferiti a casa del suo fidanzato »
« Oh... beh... grazie mille! Senti, so che posso sembrarti una pazza e che non mi conosci, ma mi piacerebbe davvero farle una sorpresa, sarebbe felicissima di vedermi e a me farebbe molto piacere conoscere il suo fidanzato e il suo bambino, quindi... saresti così gentile da dirmi dove abita? Per favore »
 

Kol fischiettava allegramente mentre apriva il frigorifero e ne usciva una sacca di sangue. Attento, versò il liquido vermiglio in un bicchiere e si preparò a bere, quando vide, davanti a sé, una figura che lo fissava con insistenza, appoggiata allo stipite della porta.
« Katerina » disse, alzando il bicchiere verso di lei e poi portandolo alla labbra. Katherine sorrise e si avvicinò a lui, incrociando le braccia.
« Da quando mi chiami così? »
« Da quando i miei fratelli mi hanno abituato a chiamarti così. E poi è quello il tuo vero nome, no? »
« Già! » rispose lei, afferrando la sacca di sangue che aveva preso lui prima. Lui alzò le sopracciglia mentre la osservava portarsi la busta alla bocca e bere direttamente da lì.
« Wow! Una bella donna raffinata » commentò.
« Non c’è bisogno che me lo dici. So di esserlo » Kol trattenne a stento una risata e si avvicinò a lei, provocatorio.
« Guarda che ero ironico » le bisbigliò a cinque centimetri dal viso, prima di sparire dietro la porta. Katherine strinse i pugni.
« Più mi respinge, più lo desidero. Non cambi proprio mai, eh, Kath? » sussurrò a se stessa.
« Ti ho sentito » urlò una voce proveniente dal salotto, facendola impallidire.
 

Si avvicinò alla casa di soppiatto, sperando con tutta se stessa che almeno quel fantomatico fidanzato sapesse dove potesse essere la doppelganger. Per essere così vicini doveva certamente sapere dei vampiri e del legame che la ragazza aveva con loro, quindi probabilmente avrebbe potuto aiutarla, ma poteva anche essere in combutta con gli originari, quindi preferiva non correre rischi. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era che qualcuno andasse a dire a Klaus che lei era lì. Lei non voleva problemi. Voleva solo sapere per quale motivo Richard fosse morto e assicurarsi che l’originario portasse a termine il rituale così da poter vedere i suoi amici camminare alla luce del sole senza problemi. Le finestre al pian terreno erano tutte illuminate e Sophie poté vedere con chiarezza due ragazzi ridere il salotto. Uno forse era il fratello della doppelganger, l’altro probabilmente era un amico. Si spostò e controllò un’altra stanza, rimanendo sbigottita. Era la doppelganger, ne era sicura, ma stava bevendo sangue con aria afflitta. Era impossibile! Elena Gilbert era umana fino a due ore prima e gli originari non avrebbero mai permesso che si trasformasse. Si allontanò dalla finestra e si portò le dita alle tempie.
“Katherine” pensò, un minuto dopo. Forse quella era Katherine, ma era davvero così strano. Per quale motivo la doppelganger avrebbe dovuto ospitare in casa sua una vampira cinquecentenaria identica a lei? Quella situazione stava diventando ingestibile. Alzò lo sguardo e vide che anche tre stanze al piano superiore erano illuminate. Attenta a non farsi male e a non farsi vedere, cercò di arrampicarsi. Ad una finestra vide un uomo molto composto e serio, ma anche molto affascinante, concentrato nella lettura. Si spostò silenziosamente e giunse alla seconda finestra, dove si abbassò subito. Decisamente, quella era l’ultima cosa che avrebbe voluto vedere. Forse quel Matt non era stato proprio sincero come aveva creduto: quella casa era fin troppo abitata e decisamente movimentata. Oltretutto, il ragazzo che aveva visto con la bionda un attimo prima, somigliava vagamente alle descrizioni che le avevano fatto di uno dei fratelli Salvatore. Si morse il labbro inferiore e si mosse con una certa difficoltà verso l’ultima finestra, evitando di guardare giù e sperando di vedere qualcosa di significativo. Non fu delusa, ma di certo non era quello che si aspettava.
La doppelganger era lì, distesa sul letto con un uomo e un bambino tra loro. Sembravano divertirsi. Ciò che lasciò Sophie senza fiato fu che quello era senza dubbio Klaus e che i due si guardavano con un’intensità tale da non lasciare alcun dubbio su quale fosse la loro relazione. Riuscì a mantenere la presa sul davanzale della finestra per pura fortuna e respirò profondamente, cercando di far rallentare i battiti del suo cuore. Dunque era per quello. Richard, il suo Richard, era morto perché Klaus si era innamorato della doppelganger e non volevano che divenisse pubblico. Si sentì profondamente infuriata e rialzò lo sguardo verso l’interno della stanza. L’originario si era alzato e si stava dirigendo verso una porta laterale. Anche la doppelganger si stava alzando, dopo aver baciato sulla fronte il bambino. In un solo, breve istante, Sophie prese la decisione peggiore della sua vita e si introdusse all’interno.
 

Elena uscì dal bagno ridendo, allegra, mentre Klaus continuava a spruzzarle acqua addosso.
« Smettila! » tentò di dirgli, ma le faceva male la pancia dal troppo ridere.
« E cosa ci guadagno se smetto? » lei finse di pensarci su per un momento.
« Domani ti faccio le lasagne per cena » rispose, annuendo risoluta e seria.
« Tu non sai fare le lasagne » a quest’affermazione si bloccò per un momento, per poi lasciare andare le braccia lungo il busto.
« Vero, ma esistono i libri di cucina » Klaus sorrise, preparandosi mentalmente ad ordinare una pizza, quando qualcosa attirò la sua attenzione.
« Dov’è Raphael? »
 

Raphael aprì gli occhi e si sentì spaesato. Quando li aveva chiusi la sua mamma era accanto a lui e si trovava nel lettone grande, ora invece era adagiato in una superficie morbida di un posto che non conosceva e udiva alcune voci litigare poco lontano. Si agitò, aspettandosi che una faccia conosciuta si avvicinasse a lui, ma non arrivò nessuno, così scoppiò in lacrime.
« Ora si è messo pure a piangere » ringhiò una voce infastidita.
« Non avevo altra scelta Paul. Non capisci? Hanno ucciso Richard e l’hanno fatto per tenere nascosta una relazione che non dovrebbero avere »
« Senti Sophie, in altre circostanze sarei d’accordo con te, ma stiamo parlando degli originari. Sono pericolosi! Ci faranno a pezzi »
« Se sono davvero come dici tu allora questa deve essere tutta una farsa e useremo il bambino per metterci in contatto con loro e alla fine potrete uscire di nuovo di giorno. Nel frattempo devi chiamare gli altri. Abbiamo bisogno di rinforzi »
« Se tu fossi potente come dici, strega, non avremmo bisogno di loro per uscire di giorno » Sophie abbassò la testa, ferita, e il vampiro si allontanò di qualche passo prima di rivoltarsi verso di lei.
« So che sei turbata, ma non mi piace mettermi contro queste persone Sophie »
« Io voglio solo capire cosa diamine stanno aspettando, e perché si stanno comportando come li ho visti oggi » l’altro rimase in silenzio, pensieroso. Anche lui voleva capire. Aveva passato secoli tentando di avvicinarsi agli originari, di trarre prestigio da un’eventuale alleanza, ma era stato tutto inutile e ora che finalmente avevano trovato il modo non solo di avvicinarsi, ma anche di entrare nelle loro grazie, loro avevano ucciso un amico e non sembravano minimamente interessati a spezzare la maledizione. Guardò il bambino che continuava a piangere e gli si avvicinò con stizza. Quando lo vide, il piccolo si zittì, e lo fissò, curioso, poi il telefono della strega squillò.
« Pronto »
« Chi sei? Dov’è il mio bambino? » Sophie e Paul si voltarono l’uno verso l’altro, sorpresi.
« Il tuo bambino Klaus? Davvero sei così innamorato della doppelganger da considerare suo figlio come tuo? » lo sbeffeggiò la strega, mentre Paul faceva un passo verso di lei.
« Dov’è? » domandò la voce all’altro capo del telefono, irata « Mi hai lasciato il tuo numero ed evidentemente sai bene chi sono. Cosa vuoi per farmi riavere il bambino? »
« Voglio risposte » ci fu un minuto di silenzio, poi Klaus trasse un respiro profondo e rispose.
« Dove e quando? »
« Il cimitero di Mystic Falls, fra due ore, l’entrata secondaria »
« Se quel bambino ha un solo, minuscolo, graffio, non supererete la notte » Klaus chiuse la conversazione e Sophie alzò lo sguardo, mortalmente seria.
« Chiama gli altri. Inizia la partita »
 

Quando Klaus e gli altri arrivarono al cimitero non potevano aspettarsi ciò che avrebbero trovato. C’erano almeno venti vampiri di fronte a loro, e Raphael, in mezzo, piangeva a dirotto. Elena fece per corrergli incontro, ma Klaus la trattenne.
« Prima il bambino, poi le risposte » disse, a voce forte e chiara. Sophie prese in braccio Raphael e lo diede direttamente ad Elena, mentre i vampiri continuavano a squadrarsi. « Cosa volete sapere? » domandò allora, più tranquillo.
« Hai ucciso un mio amico la notte scorsa, perché? » gli chiese la strega diretta. Klaus non si aspettava che fosse lei a prendere la parola e si voltò verso di lei con un sorriso.
« Il tuo amico aveva rapito la mia ragazza »
« Si, la doppelganger, lo sappiamo. Per la maledizione. Se non sei più interessato a spezzarla potevi dirglielo con gentilezza »
« Avreste comunque voluto delle risposte »
« Che tu non ci stai dando » urlò lei. Paul le strinse un braccio e la fece arretrare di pochi passi, prendendo lui la parola.
« Quello che la mia amica sta cercando di chiederti è se sei ancora interessato a permetterci di vedere l’alba » Klaus sorrise e si avvicinò pericolosamente al vampiro, che si costrinse a rimanere immobile.
« Non è possibile. La maledizione che volete che io spezzi non esiste. Ce la siamo inventata mille anni fa per mascherare un’altra maledizione che non vi riguarda e che ho già spezzato » a quelle parole tutti i vampiri presenti divennero irrequieti e Sophie aprì lentamente la bocca fino a formare una O stupita.
« Mi stai prendendo in giro »
« Assolutamente no. Volevo che i vampiri mi aiutassero e mi hanno aiutato. Fine della storia » d’un tratto, Elena fu presa dal panico, mentre osservava la lotta avere inizio. Sembrava che si fossero dimenticati contro chi stavano combattendo e che la rabbia di essere stati imbrogliati li avesse travolti. Nel trambusto generale si rese conto che stavano cadendo come foglie sotto i colpi degli originari, ma nello stesso trambusto, nessuno eccetto lei si rese conto del fatto che la strega le si era avvicinata e che la stava pugnalando al cuore.
« Un compagno per una compagna. Ora siamo pari » sussurrò Sophie, estraendo il pugnale, mentre Elena si accasciava a terra, trascinando Raphael con se.
 








Angolo autrice
È stato davvero difficile scrivere questo capitolo. Non sapevo come impostarlo, ma credo sia riuscito abbastanza bene. Sono un po’ presa dai preparativi per la festa di laurea di mia sorella in questo periodo, ma riuscirò a finire la fanfic prima della festa, non preoccupatevi =D
Ringrazio vivamente tutti voi che leggete e in particolar modo Elisetta Slitherin che ha recensito lo scorso capitolo. Buonanotte a tutti e al prossimo episodio!

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Elena ***


15 - Elena













 

Klaus uccise l’ultimo vampiro e tirò un sospiro di sollievo, pronto a tornare alla normalità, ma quando si voltò il suo cuore smise di battere. Vide come tutti rimanevano immobili fissando la stessa scena che si apriva davanti ai suoi occhi. Vide come in un sogno Rebekah avvicinarsi ad Elena, prendere Raphael in braccio e allontanarlo dalla madre. Vide Elijah prendere il posto della sorella e tastare delicatamente il collo della ragazza, mentre una lacrima si faceva strada sul suo viso. Fu quella lacrima a farlo svegliare e a farlo correre, del tutto dimentico della sua velocità sovrumana, verso Elena, a inginocchiarsi accanto a lei e a tastarle lo stesso punto che Elijah aveva toccato un istante prima. Respirò affannosamente, mentre le lacrime lottavano per uscire e non riuscivano a trovare la giusta strada, e la strinse a sè iniziando a dondolarsi avanti e indietro, perché non riusciva a fare altro. Sentì due mani stringersi sulle sue spalle, ma non se ne curò e non ebbe la forza neanche di scostarle, invece lasciò che il mondo continuasse a girare intorno a lui e le sue lacrime riuscirono finalmente a trovare la strada. Strinse Elena più forte che poteva, stando attento a non farle del male, e le baciò il viso insistentemente, sfiorandolo appena, senza riuscire a smettere di piangere.
« Non posso perderla ancora. Ti prego, l’ho già persa una volta, non posso perderla di nuovo » sussurrò più e più volte, continuando a dondolarsi sul posto e a stringere possessivamente quel corpo ormai vuoto. Fece un respiro profondo e prese ad accarezzarle la schiena, poi iniziò ad recitare una serie di formule magiche. Le mani sulle sue spalle si strinsero e la voce di Elijah gli arrivò chiara all’orecchio.
« Nik, è troppo tardi, torniamo a casa prima che arrivi qualcuno » al fratello tremava la voce, ma Klaus non se ne curò e continuò a recitare la litania, pregando che funzionasse. « Nik, portiamola a casa. Starà meglio lì se si sveglia, no? » tentò ancora Elijah, costringendolo ad alzarsi « Kol, ti prego, prendi Elena »
« No! » esclamò Klaus, risoluto « La prenderò io »
« Tu non sei in grado neanche di reggerti in piedi » gli fece presente il fratello maggiore. Si voltò verso di lui e vide che aveva gli occhi rossi e gonfi, segno che aveva pianto anche lui. Annuì piano e si lasciò condurre in auto, scoprendo di non avere più forze. Entrarono in casa in silenzio assoluto, lentamente. Katherine raggiunse l’ingresso non appena li sentì arrivare e si immobilizzò. Elijah, Rebekah con in braccio il bambino, Damon e Stefan si diressero tutti in salotto, mantenendo quello stato di profondo silenzio in cui si erano rifugiati e lei li seguì e si sedette sul bracciolo di una poltrona, portando le mani a coprirsi il viso.
« Dov’è Jeremy? » sussurrò Elijah, talmente piano che lei quasi non lo sentì.
« Si è addormentato in cucina » bisbigliò in risposta, valutando la possibilità di svegliarlo o meno. L’originario le fece un lieve cenno di diniego e lei annuì. Klaus meritava del tempo con Elena senza che nessuno interferisse.
Al piano di sopra, Kol posò delicatamente la ragazza sul letto e fece due passi indietro, mentre il fratello le si sedeva accanto, distrutto.
« Posso fare qualcosa per te? » il fratello rimase in silenzio talmente a lungo che pensò non l’avesse sentito.
« Puoi andartene » disse infine, con voce spezzata. Lui osservò la scena per un istante, imprimendola nella memoria, prima di uscire e chiudersi la porta alle spalle. Klaus rimase immobile per minuti, senza riuscire a distogliere lo sguardo dal volto della ragazza, poi intravide un sottile fascio di luce e si accorse che era l’alba. Era buffo e lievemente tragico. Elena adorava quella stanza perché si affacciava ad est e ogni mattina veniva svegliata dal sole; ora, a Klaus, sembrava una beffa. Si alzò di scatto e chiuse le tende con un solo colpo, impedendo a qualsiasi spiraglio di luce di entrare, poi tornò a sedersi e tastò la scatolina che teneva in tasca. Aveva impacchettato quel regalo la mattina prima e aveva pensato di darglielo in un momento speciale e ora quel momento non sarebbe mai arrivato. “Cazzo” pensò “ieri. In sole 24 ore hanno rapito le due persone più importanti della mia vita e ora una...” aprì la scatola, riprendendo a piangere silenziosamente, prese il contenuto e cercò di agganciarlo al collo di Elena, ma le mani gli tremavano talmente tanto che dovette fare svariati tentativi prima di riuscirci. Infine adagiò il ciondolo sul petto della ragazza e lo osservò.
« So che non è bello nè lussuoso come quello di mia madre... quello che Stefan ti aveva regalato, ma questo l’ho fatto io, con le mie mani. Ho comprato i pezzi e l’ho fabbricato apposta per te. È a forma di goccia perché la prima volta che ci siamo baciati, la prima volta che abbiamo fatto l’amore, eravamo accanto al fiume. Dentro c’è una foto, ci siamo io e Raphael, così saprai che siamo sempre con te » concluse la frase e si diede dell’idiota. Sapeva che non poteva sentirlo, ma sentiva il bisogno di parlarle, di sentirla ancora con sé e non voleva credere che se ne fosse andata. Le prese la mano e se la portò alla bocca, stringendola forte. Quel giorno, solo per quel giorno, poteva mostrarsi debole, poteva essere debole. Poteva piangere e poteva urlare e poteva parlare con Elena quanto voleva, fino a quando non si fosse sentito meglio. Il problema era che non si sarebbe mai sentito meglio. Aveva sofferto per più di un millennio quando lei era scomparsa, vedendo Tatia e Katerina, e poi lei stessa, aveva sentito una coltellata allo stomaco per ogni istante in cui incrociava quello sguardo, e ora l’aveva persa di nuovo e sapeva che non sarebbe mai riuscito a superare quel momento, che non poteva separarsi da lei un’altra volta. Le posò un lieve bacio sulla fronte e poi sulla mano e lanciò un urlo straziante.
 

Al piano inferiore, sei persone immerse in un silenzio innaturale, sobbalzarono a quel suono. Rebekah si portò una mano alla bocca, piangendo piano e corse a prendere in braccio Raphael che si era svegliato.
« Cos’è stato quell’urlo? » tutti si voltarono verso Jeremy. Il ragazzo stava entrando in salotto strisciando i piedi e stropicciandosi gli occhi e divenne serissimo quando vide gli sguardi gonfi di tutti puntati su di lui. « Dove sono Klaus ed Elena? » Kol fece per alzarsi, ma Elijah lo trattenne e condusse Jeremy fuori.
« Elijah? » l’originario si appoggiò al muro ed evitò di guardarlo. Era la prima volta che il ragazzo lo vedeva così fragile.
« Noi... ci hanno presi alla sprovvista. Erano in tanti. E qualcuno ha... Elena... » Jeremy cercò con la mano qualcosa a cui appoggiarsi, ma non trovò nulla, così si sedette per terra a gambe incrociate e nascose il viso tra le mani.
« Perché non mi avete svegliato? »
« Era inutile Jer. Non l’abbiamo detto a nessuno. Sono passate soltanto due ore... forse tre. Non lo so. Il tempo è diventato... »
« Chi ha urlato? »
« Nik... è di sopra con lei » il ragazzo fissò lo sguardo in un punto lontano ed Elijah gli si sedette accanto.
« Noi ci saremo sempre per te, lo sai, vero? Puoi rimanere con noi per sempre per quanto ci riguarda » Jeremy annuì e deglutì.
« Lo so. E quel bambino ha bisogno di me »
 

La luce del sole aveva vinto e filtrava attraverso le tende chiuse, illuminando la stanza. Elena si svegliò con un sussulto, sentendo quella lieve luce su di se, e rimase per un attimo stordita, cercando di ricordare cos’era accaduto. Poi udì un rumore. Klaus era lì, accanto a lei, era scosso dai singhiozzi e le stringeva la mano come se fosse l’unica ancora a cui potesse aggrapparsi.
« Perdonami... perdonami, ti prego » continuava a borbottare, tra le lacrime, ma lei non capiva. Cosa poteva aver fatto per necessitare di perdono? Gli aveva già perdonato tutto.
« Tesoro » lo chiamò, ma lui non diede alcun segno d’averla sentita. « Nik? » chiuse gli occhi, stranita. Non l’aveva mai chiamato in quel modo, neanche quando era nel passato, eppure le era sembrato così naturale in quel momento.
Klaus alzò lo sguardo verso di lei, stremato. Ora aveva anche le allucinazioni! Avrebbe giurato d’averla sentita dire il suo nome. Avrebbe dato qualsiasi cosa per sentirle dire il suo nome ancora una volta. Ma lei era immobile, esattamente come lo era da ore. Osservò il suo viso disteso e sentì un enorme vuoto dentro, come un immenso buco nero che continuava ad allargarsi.
« Ti amo! Prometto... che questa volta... userò questo sentimento in maniera diversa. Reagirò in maniera diversa. Non diventerò più lo stronzo che ero, te lo giuro » Elena sorrise e riaprì gli occhi, guardandolo, stupita.
« Non ho mai avuto dubbi su questo » Klaus spalancò gli occhi e la fissò con un misto di incredulità e gioia. « Amore, che succede? » ma non riuscì a finire la frase che lui la baciò con foga.
« Sei viva » sussurrò quando dovettero separarsi per mancanza d’aria.
« Certo che sono viva, come dovrei essere? »
« Non ricordi? » Elena scosse la testa, cercando di capire, poi un ricordo si fece strada nella sua mente, vivido e terrificante.
« La ragazza » sussurrò « lei mi ha pugnalato. O mio Dio, sono in transizione »
« Io... onestamente non capisco... non lo so » in quell’istante la porta si aprì piano e Jeremy ed Elijah entrarono silenziosamente, entrambi scossi ed entrambi profondamente sorpresi.
 

Un’ora e innumerevoli abbracci dopo, erano tutti in salotto, Elena e Klaus abbracciati strettamente l’uno all’altra e il piccolo Raphael che si agitava felice tra le braccia della mamma.
« Non capisco, hai bevuto sangue di vampiro prima di morire? » chiese Elijah, posando un tegame pieno di cioccolata calda sul tavolino e prendendo a versare il liquido nei bicchieri. Elena e Klaus si scambiarono un’occhiata, poi lui prese la parola.
« Ha bevuto il mio, ma... ho fatto bere il mio sangue a quel ragazzo, quello... il fidanzato di Paige, quando gli ibridi mi sono morti tutti, in Tennesse, ricordi? » disse, rivolgendosi a Stefan, che annuì.
« Si, per farlo guarire e continuare a usarlo per far completare le transizioni »
« E poi l’ho ucciso e lui è rimasto morto. Pensavo di non poter più trasformare nessuno che non fosse un licantropo »
« Ma questo è successo prima della tua ultima transizione » gli fece presente Rebekah.
« E questo cosa significa per me? » chiese Elena, guardandoli tutti, uno per uno, per poi fermarsi su Klaus.
« Io non lo so » confessò lui « non so che genere di creature posso trasformare a questo punto. Ho sempre pensato che ti avrei fatto trasformare da uno dei miei fratelli »
« Chiederemo a Bonnie. Le avevo mandato un sms per vederci al Grill per dirle della tua morte, ma a questo punto... » Stefan lasciò la frase in sospeso e si alzò, imitato dal fratello.
« Aspetta! » entrambi si voltarono verso di lei, ma Elena stava guardando Damon e gli fece cenno di seguirlo.
« Un posto intimo e appartato » commentò il vampiro, uscendo nel giardino insieme a lei « Come stai? » le chiese.
« Sto benissimo. Volevo solo parlarti un momento »
« Della tua imminente trasformazione in bellissima creatura immortale? » lei sorrise.
« No, della tua splendida dichiarazione e del nostro altrettanto piacevole primo incontro » Damon rimase immobile per un secondo, poi sgranò gli occhi, imbarazzato.
« Ti ricordi... »
« Già! Sono stati due momenti davvero belli, sono felice di ricordarli. E di ricordare te così »
« Sento che c’è un “ma” in arrivo » Elena sospirò e infilò le mani nelle tasche dei jeans.
« Un anno fa avrei preso questi ricordi in grande considerazione per la mia scelta »
« Ma ora non devi più fare una scelta »
« No, non devo. Volevo solo augurarti di trovare una persona che ti faccia sentire come Klaus fa sentire me e con cui potrai essere romantico come lo sei stato con me »
« Amen » scherzò il vampiro e lei gli diede un pugno sulla spalla, ridendo.
« E quella persona potrebbe anche essere Rebekah » Damon la guardò con un sorriso sghembo. « Klaus vi ha sentiti l’altra notte e me l’ha detto »
« Ok, in questa casa decisamente non c’è privacy »
« Con cinque vampiri con il superudito? No, decisamente niente privacy »
« Ora sono sei i vampiri » le ricordò lui, con una nota di tristezza nella voce.
« Io non so ancora cosa sono, ma qualsiasi cosa sia, mi sta bene, purché non mi conduca lontano dalla mia famiglia »
« Niente potrà mai allontanare Klaus da te. E non ti libererai tanto facilmente neanche di noi » la rassicurò Damon, abbracciandola.
 

Kol portò il tegame sporco in cucina continuando a mantenere un silenzio ostinato e prese a lavarlo con foga.
« Intendi scavargli dei buchi? » domandò una voce fin troppo vicina.
« Che vuoi Katherine? »
« Volevo sapere come stai. Sembri ancora turbato per qualcosa e non capisco per cosa. Si è risolto tutto » lui si appoggiò al tavolo, dandole le spalle, e prese seriamente in considerazione l’idea di non risponderle, poi qualcos’altro dentro di lui ebbe la meglio.
« Hai visto Klaus oggi? Come si è comportato... »
« Era sconvolto. Non l’avevo mai visto così »
« Io si, una volta » disse Kol, a bassa voce, e Katherine sentì il bisogno di avvicinarsi a lui. « Ed è sempre per lei. Tutto il mondo di mio fratello ha sempre girato attorno ad Elena. È una cosa incomprensibile per me » la vampira annuì a quelle parole, per poi alzare lo sguardo a quelle successive « e vorrei che non lo fosse »
« Cosa? »
« Voglio chiederti una cosa Kath. Tutte queste avances che mi stai facendo ultimamente le stai facendo per profitto personale o perché provi qualcosa per me? »
« Non lo so » rispose lei, sinceramente « c’è stato un momento in cui ho pensato che se tu ti fossi innamorato di me i tuoi fratelli non avrebbero alzato un dito su di me, ma... quando siamo vicini, sento qualcosa »
« Io non sento niente » ammise lui, con un sorriso triste « non ho mai sentito niente per nessuna. Ma tu mi piaci, fisicamente intendo. Quindi, magari, puoi vedere se riesci a farmi provare qualcosa »
« Suona come una sfida »
« Lo è »
« Ok » acconsentì lei, prima di baciarlo.
 

Bonnie bussò alla porta di casa Mikaelson esibendo un sorriso a 32 denti, che non accennò a far sparire neanche quando Kol le fece notare quanto fosse fastidioso.
« Non mi serve il tuo parere »  aveva risposto lei facendogli la linguaccia. « Devo parlare con voi due, in privato » lei, Klaus ed Elena si erano allora spostati verso lo studio e si erano chiusi dentro.
« Allora? Novità? » Bonnie alzò la mano e fermò le domande sul nascere.
« Prima di tutto vorrei sapere se hai fame, Elena. E con fame, intendo... sai, sangue » la ragazza ci pensò su un momento e poi rispose sicura.
« Non ho sentito necessità di nulla da quando mi sono svegliata » la strega lanciò un urletto, felice, e corse ad abbracciarla. « Bon, si può sapere cos’hai? »
« Ho contattato gli spiriti, con lo stesso incantesimo utilizzato quando dovevo scoprire della tua transizione, Klaus »
« E... ? »
« E loro mi hanno detto che le persone che trasformi diventano esattamente come te, eccetto che per la magia, a meno che non siano creature magiche già da prima della trasformazione. Quindi sarai una splendida vampira che non beve sangue e non ha bisogno di anelli e non ha bisogno di inviti, e non hai neanche bisogno di completare la transizione. E io sono felicissima per te »
« Nessun problema quindi? » chiese Klaus, incredulo.
« È la cosa migliore che potesse capitarvi » confermò la strega, e tutti e tre scoppiarono in una risata gioiosa. « una cosa soltanto » aggiunse Bonnie, un attimo dopo « ho chiesto anche un’altra cosa agli spiriti, già che ne avevo l’occasione e... a meno che a voi due o a Raphael non venga voglia di avere un altro bambino che giro per casa, cominciate ad usare precauzioni »
Klaus ed Elena si voltarono l’uno verso l’altra con un sorriso.
« A questo punto allora non ci resta che una sola cosa da fare » disse lui.
 

Sophie aveva intenzione di andare a trovare Melanie quel pomeriggio e cercare di farle tornare la memoria, così da avere qualcuno che la proteggesse se gli originari avessero deciso di vendicarsi, ma Paul aveva ragione: lei non era abbastanza potente per fare certi incantesimi. Si mosse agitata per la stanza. Aveva fatto una sciocchezza e se ne era accorta troppo tardi. Gli originari erano molto temuti tra i vampiri e lei li aveva certamente fatti arrabbiare. Cosa le era saltato in mente?
« Sei tormentata dai sensi di colpa? » si voltò di scatto, spaventata, e vide Elena, in piedi di fronte a lei, che la guardava, allegra.
« Tu... tu... »
« Io avevo una bella quantità di sangue di vampiro nelle vene. Il sangue di Klaus a dire il vero. E devo ringraziare il tuo amico che mi ha rapita per questo. Buffo, no? »
« Cosa vuoi? Uccidermi? »
« Non proprio, no » disse Klaus, apparendo alle sue spalle. « Vogliamo soltanto darti un avvertimento. So che puoi contare numerosi vampiri tra i tuoi amici. Voglio che tu faccia partire un passaparola e informi tutti che se un originario muore, insieme a lui muore ogni vampiro che faccia capo a lui »
« Non è possibile! » sputò Sophie, immediatamente.
«No? Nessuno dei tuoi amici è misteriosamente morto l’anno scorso, verso dicembre? » la strega sgranò gli occhi « è successo il giorno in cui mio fratello Finn è morto. Informa tutti i vampiri che conosci che non diano più fastidio a me o alla mia famiglia, per nessuna ragione e di loro di parlarne con qualunque vampiro incontrino. Niente di quello che è accaduto ieri deve ripetersi »
« Mi lasciate in vita, quindi? » domandò lei. Klaus le si avvicinò a passo lento e la guardò con odio.
« Mi hai fatto trascorrere le ore peggiori della mia vita oggi. Prega affinché le nostre strade non si incrocino più »
 

Un’ora dopo Klaus era comodamente rilassato sul letto e attendeva che Elena facesse addormentare Raphael. L’unica cosa che desiderava in quel momento era poterla stringere e assicurarsi che fosse ancora li con lui e che non si trattasse di un sogno. Lei lo raggiunse pochi minuti dopo e gli si stese accanto, esausta.
« Dorme? »
« Come un angioletto » rispose lei, baciandolo. « con tutto quello che è successo oggi non sono riuscita a dirti una cosa »
« Cosa? » Elena portò le dita a sfiorare il ciondolo che portava al collo.
« È un regalo stupendo. Mi dispiace solo di essermi persa il momento in cui me l’hai dato »
« Non l’hai perso » ribatté lui, accarezzandole la guarcia con due dita. « l’avertelo dato in quel momento è stato più significativo che dartelo in qualsiasi altra situazione »
« Mi dispiace d’averti fatto soffrire così tanto » lo disse a bassa voce, quasi timorosa e lui si commosse e sorrise.
« La gioia che mi porti è immensamente più grande di qualsiasi sofferenza » le rispose, prima di baciarla.
 







Angolo autrice
Ho scritto l’inizio del capitolo piangendo insieme a Klaus, cercando di non farmi vedere da mio padre che era seduto accanto a me, solo che io, al contrario di Klaus, sapevo che Elena si sarebbe svegliata. È grave? Io credo di si.
Voglio ringraziare, come sempre, chiunque legga e apprezzi questa storia e le ultime due persone che hanno recensito: AmoTVD98 ed Elisetta Slitherin.
Il prossimo capitolo è già pronto, lo pubblicherò con la data del primo di luglio, non so se di notte o di giorno, e sarà l’ultimo (lacrimuccia). Quindi, spero di avervi commossi tanto quanto mi sono commossa io e a domani con la final season di Inside me =D

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Un anno dopo ***


16 – Un anno dopo


 








Erano i primi di marzo, ma la giornata era incredibilmente calda, e Klaus, appoggiato al davanzale della finestra, in smoking, pensò che era davvero il giorno perfetto per un matrimonio. La porta dietro di lui si aprì ed Elijah entrò con una bottiglia di borboun in mano.
« Vuoi? » domandò, allungando il braccio verso di lui.
« No, non sono nervoso. Sono solo felice, veramente felice! Non voglio rovinare niente » Elijah gli si mise di fronte e versò un po’ del linquido in un bicchiere.
« Ricordi tutto, vero? Senza offesa, ma durante il vostro ultimo matrimonio non dovevate fare assolutamente niente e lei era piuttosto assente, quindi è stata una fortuna. Oggi la cosa si svolgerà in maniera un tantino diversa e dovrete essere un po’ più partecipi »
« Già! Pensi che sarà uguale? Elena intendo » aggiunse, all’espressione perplessa del fratello « Hai ragione, era assente quella volta, come se quello che stava accadendo lo stesse vivendo in terza persona. Sembrava preoccupata e nervosa. Ricordo di aver temuto che avesse cambiato idea. Spero che oggi sia diverso »
« Beh, visto quello che è successo negli ultimi due anni direi che ha cambiato idea, in effetti, solo non come intendi tu » sbuffò e poggiò il bicchiere ormai vuoto su un ripiano « solo tu puoi uccidere una ragazza e riuscire dopo a farla innamorare di te »
« Davvero? Perché io non so come sia potuto succedere. Ancora oggi mi sembra un sogno. Come ha fatto? Come ha potuto perdonarmi? Mamma non c’è riuscita, e neanche Finn, ed Elena è... rispetto a loro è un’estranea »
« Sono abbastanza sicuro di poter dire che mamma non è un esempio da imitare. E neanche Finn, tutto sommato. Ma Elena ti ama. È l’amore che fa girare tutto Niklaus, e sono felice che tu l’abbia trovato alla fine »
« L’amore è la più grande debolezza di un vampiro, e noi non siamo deboli, Elijah. Noi non proviamo nulla e non ci importa di nessuno »
Quelle parole presero forma nella sua mente, insieme al momento in cui le aveva pronunciate. Come aveva potuto essere così stupido? Sapeva cosa si provava ad amare, e aveva odiato Katerina per ciò che gli ricordava, ma non avrebbe dovuto essere sufficiente per farlo rinunciare a provare ancora qualcosa. Osservò il fratello maggiore bere e si accorse che, in effetti, non aveva mai smesso di provare sentimenti, neanche quando pensava d’averlo fatto.
« Sono felice che tu sia qui » gli disse, ed Elijah sembrò stupito « Sono felice che tutti voi siate qui. La mia famiglia, riunita per il mio matrimonio. Era una cosa che pensavo di non vedere mai »
« Ti sei messo d’impegno per non vederla » lo rimproverò l’altro.
« Mi dispiace. Non avrei mai dovuto pugnalarvi, tradirvi. È solo che... volevo che rimaneste con me, non volevo essere abbandonato »
« Lo so, e dispiace anche a me. Non faremo di nuovo lo stesso errore »
« Lo spero davvero! Non credo che Elena sarebbe disposta a trascinare tre bare con se per il resto dei suoi giorni » Elijah sorrise, cogliendo l’ironia della frase.
« Devo ricordarmi di ringraziarla allora »
 

Kol stava trascinando Katherine per i corridoi di casa sua, incurante delle domande che la vampira continuava a fargli nervosa.
« Kol, siamo in tremendo ritardo per il matrimonio. Tu avrai anche un altro fratello e una sorella da poter vedere in questo fatidico momento, anche se salti quello di Klaus, ma io non avrò altra possibilità di vedere una identica a me con uno splendido abito bianco che io ho aiutato a scegliere » l’originario si fermò di botto e lei gli andò a sbattere contro.
« Hai aiutato Elena a scegliere l’abito? Non me l’avevi detto » lei arrossì.
« Beh, a dire il vero ho aiutato Rebekah a scegliere l’abito. Dopo la mia entrata in scena la tua sorellina ha capito che il coinvolgimento di Elena non era necessario per quel particolare. Tanto siamo uguali » Kol era a bocca aperta e la fissava, stralunato.
« Hai indossato quell’abito? » le chiese, a voce bassissima.
« Una volta sola »
« Dannazione! » imprecò lui « Ora passerò l’intero matrimonio a immaginare te con quel vestito addosso. Già non era difficile prima... »
« Perché? Non ti piaccio così? » Katherine indossava l’abito delle damigelle. Era blu scuro, senza spalline, lungo fino al ginocchio e volteggiò un paio di volte su se stessa, facendosi ammirare, quando Kol la prese per le spalle e la obbligò a fermarsi.
« Devo farti vedere una cosa » disse soltanto, eludendo la domanda, e continuò a condurla per i corridoi, fino a fermarsi davanti al balcone che dava sul davanti della casa.
« Allora? Cosa devo guardare? » il ragazzo non disse niente, ma indicò il tetto, da cui scendeva un fermaglio con una rosa bianca. Lui lo prese e glielo appuntò fra i capelli.
« Vorrei che lo indossassi oggi » Katherine alzò la mano e sfiorò quell’oggetto con incertezza.
« E a cosa devo questo regalo? È la prima volta che mi regali qualcosa »
« Hai vinto. Lo devi a questo »
« Ho vinto cosa? » Kol sorrise, felice che lei avesse dimenticato e di poterle spiegare.
« Sei riuscita a farmi provare qualcosa. Non è ancora forte, ma cresce » le disse, e lei rimase sbigottita davanti a quella confessione « e continuerà a crescere, ne sono certo. E tu sei splendida oggi. Sei bellissima tutti i giorni, ma oggi sei insuperabile »
« Wow! Sono... senza parole »
« Chiamiamo i media. Tutti i giornali del mondo. Questa è una notizia da prima pagina: Katherine Pierce è senza parole! » Katherine gli diede un pugno giocoso, fingendosi arrabbiata.
« Smettila! O non ti permetterò da farmi da cavaliere oggi »
« Tragedia! Ok, smetto. Ti voglio bene! So che non è un “ti amo”, ma... »
« No, non è un “ti amo”, ma la speranza è l’ultima a morire » continuò lei, prima di sporgersi e baciarlo.
« Ci conviene andare. Siamo in ritardo » le ricordò Kol, allontanandosi un momento.
« Si, beh, i matrimoni non cominciano mai in orario » replicò lei, arpionandogli la cravatta.
 

Elena si rimirava allo specchio e lisciava la stoffa dell’abito con nervosismo. Rebekah aveva scelto davvero bene e lei ebbe il dubbio che l’avesse fatto provare a Katherine, ma preferì non chiedere. Era senza spalline, stretto in vita, con una larga gonna molto semplice, e un coprispalla smanicato ed elegante. L’unica cosa diversa, ma che rendeva quell’abito da bello ad eccezionale, erano due motivi di rose, uno sul lato destro del busto e l’altro sulla gonna, nello stesso lato. Sotto indossava un completo intimo che sapeva avrebbe fatto impazzire Klaus. I capelli le cadevano morbidi sulle spalle, ricci, legati solo nella parte superiore con delle mollettine e decorati con piccoli gigli bianchi.
« Sei bellissima! » esclamò Rebekah, prendendo il velo dalla sedia e iniziando a sistemarglielo tra i capelli.
« Sento che sto per vomitare » ammise lei, portando una mano allo stomaco.
« Sei mezza vampira, tesoro. Non credo tu possa. E poi rovinerebbe il vestito, quindi evita. E non è neanche la prima volta, se ci pensi, è come se fosse un rinnovo del giuramento »
« Solo che la prima volta non c’era nessuno della mia famiglia, e io non ho avuto il tempo neanche di godermi la prima notte di nozze »
« Ce l’avrai stanotte » disse Rebekah, con un sorriso malizioso.
« Siete pronte? » chiede Jeremy entrando nella stanza. Non appena ebbe visto la sorella rimase a bocca aperta dallo stupore.
« Wow! Elena, sei... sei tu? » le due ragazze scoppiarono a ridere ed Elena annuì.
« In carne ed ossa. È ora? »
« Aspettano solo te » Elena fece un respiro profondo e seguì il fratello.
 
Klaus andò al suo posto e osservò la sala. Era presente tutta la città, che aveva imparato a conoscerlo durante quell’ultimo anno, pur non sapendo cosa fossero lui e la sua famiglia. Intravide la signora Lockwood e Tyler in seconda fila, la signora Forbes, Matt e molti di quelli che erano stati i compagni di scuola di Elena. Klaus era contento che Tyler fosse riuscito a venire, così come Caroline. Erano riusciti a convincere il Consiglio che si era trattata di una bufala e che Alaric avesse mentito; questo, ovviamente, dopo aver sostituito la verbena con un’erba molto simile ma del tutto priva della sue capacità speciali. Con lo stesso sistema avevano anche informato la comunità dell’adozione di Elena e avevano fatto passare Katherine per sua sorella gemella a lungo perduta. In prima fila, vide Stefan, che lo fissava a sua volta. Sapeva che il ragazzo era ancora innamorato di Elena, nonostante mostrasse una serena rassegnazione, e se ne dispiaceva, ma non poteva fare nulla per aiutarlo. Dietro di lui, in piedi, come voleva la tradizione americana, c’erano Elijah e Damon, che si trovava lì solo in quanto fidanzato di sua sorella. Il fratello maggiore si sporse verso di lui e gli strinse un braccio. Non disse niente. In quel momento le parole non erano necessarie. Kol entrò di corsa nella sala, attirando l’attenzione di tutti e andò a posizionarsi tra Elijah e Damon.
« Scusate il ritardo » sussurrò e Klaus non riuscì a trattenersi dal rispondergli.
« Hai i capelli scompigliati fratellino. Katerina ti ha trattenuto? » Kol stava per ribbattere, ma la musica partì e tutti i presenti in sala si alzarono in piedi. I primi ad entrare furono Caroline e Raphael, che camminava piano, tenendo fra le mani un piccolo cuscinetto di stoffa con sopra le fedi. Aveva iniziato a camminare ben prima di compiere un anno, e quando era diventato abbastanza indipendente sotto quel punto di vista avevano deciso che sarebbe stato splendido se fosse stato lui a portare gli anelli. Non parlava ancora, ma in famiglia avevano iniziato tutti tardi, quindi non si preoccupavano di questo. Dopo di loro, c’erano Katherine, Bonnie e Rebekah e, infine, fece il suo ingresso Elena, accompagnata da Jeremy.
« Quel tipo di amore non muore mai »
Klaus rimase incantato mentre la osservava camminare lentamente verso di lui, ricordando quelle parole che aveva detto a Damon molto tempo prima, inconsciamente riferite a lei e nessuno dei due distolse gli occhi finché non furono l’uno di fronte all’altra.
« Siamo qui riuniti oggi per celebrare un’unione molto speciale, l’unione tra due persone che hanno scelto di passare la loro vita insieme » iniziò il celebrante. Elena fece un respiro profondo, lasciando che quelle parole le scorressero sulla pelle e pensando ad altre parole, molto più lontane.
« Ma Klaus, so che è reale »
« Chi è? »
« Uno degli originari, una leggenda » “Si” pensò, puntando i suoi occhi su quelli dell’uomo davanti a sé “Una splendida leggenda che sto per sposare”
« Stai dicendo che il vampiro più antico della storia dei tempi sta venendo a cercarmi? » “gli sarebbe corsa incontro se avesse saputo... beh, in effetti aveva provato a corrergli incontro, ma di certo non con le intenzioni che aveva adesso”
« Se vuole qualcosa, la ottiene »*  “Lui voleva lei” le brillarono gli occhi al pensiero, e sorrise. Lui aveva sempre voluto lei.
« Scambiatevi gli anelli » Raphael si avvicinò, accompagnato da Elijah, e gli porse il cuscinetto, per poi battere le mani, allegro. « E ora vi dichiaro marito e moglie. Può baciare la sposa »
 

Elena osservò la stanza in cui si trovava con meraviglia. Era piccola e intima, ma molto accogliente: era perfetta! Solo per loro due, solo per quella notte.
« Non ti dissolverai nel nulla questa volta, vero? » le chiese lui con una nota di panico nella voce, baciandole sotto l’orecchio e abbracciandola alle spalle. Lei sorrise e mise le sue braccia su quelle del ragazzo.
« Non vengo da altri tempi »
« Buono a sapersi » con lentezza esasperante, le tolse l’abito, scoprendo ciò che indossava sotto e rise, osservandola « Tu mi vuoi morto »
« Non basta questo per ucciderti. Fidati, ci ho provato » continuarono a baciarsi, fino a raggiungere il letto, e poi si tolsero velocemente i vestiti. « Aspetta » lo fermò, mentre le baciava il collo, e lo scostrinse a guardarla negli occhi « Voglio che tutto questo sia perfetto. Niente deve andare storto questa volta » Klaus le accarezzò piano tutta la lunghezza del corpo, fino ad arrivare alla coscia, facendola rabbrividire.
« Cosa vuole fare allora, signora Mikaelson? »
« Solo essere tua » rispose lei, sorprendendolo « completamente, per sempre, tua »
« Lo sei, come io sono tuo » replicò Klaus, posandole un leggero bacio sulle labbra prima di prenderla.
 

Damon e Rebekah si intrufolarono in casa la mattina dopo, ancora leggermente sbronzi dalla notte appena trascorsa, e cominciarono a baciarsi camminando per casa. Di certo non potevano aspettarsi di trovare sei paia di occhi che li fissavano, divertiti. L’originaria si sventolò con una mano, rossa e imbarazzata.
« Ciao a tutti, già svegli a quest’ora? »
« Mai svegli quanto te sorellina » Kol sorrise birichino e si beccò un pizzicotto da Elijah. La sorella, per sua fortuna, decise di ignorarlo.
« È una specie di riunione? È successo qualcosa? » chiese.
« No, è solo una colazione in famiglia » le rispose Klaus, andandole incontro e dandole un bacio sulla fronte « Ho preparato i pancake solo per te »
« Grazie Nik! Pensavo avreste fatto colazione a letto voi due, da soli » aggiunse, spostando lo sguardo da lui a Elena.
« Quello che facciamo a letto non sono assolutamente affari tuoi Bekah. Cerca di disinteressartene, ok? » ci fu una risata generale, interrotta da un suono che fece immobilizzare tutti all’improvviso. Elena e Klaus si voltarono l’uno verso l’altra e poi si diressero contemporaneamente verso il piccolo Raphael che giocava nel box.
« Amore? » lo chiamò Klaus, abbassandosi alla sua altezza. Il bambino alzò i suoi limpidi occhi azzurri verso di lui, osservandolo attentamente.
« Papà » disse di nuovo, incurante delle reazioni che quella singola parola riuscì a suscitare in tutti i presenti. Kol si avvicinò al box in un attimo e si abbassò anche lui all’altezza del nipote con espressione bisognosa.
« Riesci a dire zio Kol? Zio-Kol »
« Kol, quel bambino crescerà con un’opinione pessima di te se continui così » lo rimproverò Katherine, ma Raphael rideva, divertito.
Elena si inginocchiò accanto al marito e gli strinse forte il braccio, costringendolo a guardarla e gli fece il sorriso più dolce del mondo.
« Chi l’avrebbe mai detto che un crudele mostro assassino vecchio di mille anni come te potesse rivelarsi essere la mia porta per la felicità? » gli sussurrò.
« E chi avrebbe mai detto che una piccola ex cheerleader come te potesse riuscire a farmi rimangiare le promesse di una vita? »
« Ti amo » Klaus le prese il mento con due dita e la baciò dolcemente.
« Ti amo » rispose poi, prima di baciarla di nuovo, più a lungo, sotto lo sguardo felice di Raphael e dell’intera famiglia.



FINE

 

 


Non so voi, ma la prima volta che ho visto questa scena io non ascoltavo tanto quello che Klaus stava dicendo. L’unica cosa a cui riuscivo a prestare attenzione erano quelle mani che stringevano quelle di Elena. Questi due personaggi hanno così poche scene insieme, nella serietv, nonostante tutte le decisioni di Klaus girino intorno a lei, che ogni momento che passano insieme, seppur negativo, diventa in qualche modo speciale.
 
*Questi ricordi di Elena provengono dall’episodio “Katerina”, 2x09
 
Ed eccoci qua, siamo giunti alla fine. Sono un po’ dispiaciuta di finire di scrivere questa fanfic, anche perché probabilmente non pubblicherò molto nel prossimo futuro, causa l’impegno di laurearmi fra un anno, che sembrerà molto più realistico domani, quando sarò a Ragusa per assistere alla laurea di mia sorella. Quindi questo sarà il mio ultimo aggiornamento per molto tempo, e ci tenevo a dire GRAZIE a tutti voi. Grazie di tutto: di aver seguito la fanfic, di averla recensita, di avermi fatto percepire il vostro giudizio in merito. Grazie, buona estate, e alla prossima!
 
Ps: se a qualcuno interessasse, questo sarebbe l’abito da sposa di Elena

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1099779