'Hi, my name is love.

di Runaway
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** SIGNORINA GRAY VADA SUBITO IN PRESIDENZA! ***
Capitolo 2: *** PALLA! ***
Capitolo 3: *** Io devo andare con loro. ***
Capitolo 4: *** Figo. ***
Capitolo 5: *** Mi dai il tuo numero? ***
Capitolo 6: *** C'è un ragazzo che chiede di te. ***
Capitolo 7: *** Una spiacevole sorpresa. ***
Capitolo 8: *** Perchè? ***
Capitolo 9: *** Harry. ***
Capitolo 10: *** Morire col sorriso. ***
Capitolo 11: *** Rivelazioni. ***
Capitolo 12: *** I could be a gentleman, anything you want baby. ***
Capitolo 13: *** swag. ***
Capitolo 14: *** E' tornato il campione della squadra di calcio. ***
Capitolo 15: *** I uant dai uid a smail ***



Capitolo 1
*** SIGNORINA GRAY VADA SUBITO IN PRESIDENZA! ***


"SIGNORINA GRAY VADA SUBITO IN PRESIDENZA!"
urla la porfessoressa di chimica in preda alla rabbia.
Mi alzo muovendo la sedia e provocando un rumore insopportabile alle povere orecchie dei miei compagni.
"Con molto piacere." ribatto uscendo di fretta dalla classe.
Sento un'ondata di 'oooh' colpirmi le orecchie prima che chiuda la porta.
Comincio a camminare molto lentamente con la chiara intenzione di girovagare per la scuola.
Il silenzio riempe i corridoi rendendoli vuoti,in un certo senso.
Il sole entra di prepotenza attraverso le finestre, illuminando il tutto.
Prendo le scale che portano alla presidenza.
Arrivata lì mi siedo su una delle tante sedie e sbuffo.
CAZZO MERDA VAFFANCULO.
Si, la finezza è il mio forte.
Vedo la segretaria entrare nella stanza e guardarmi con occhi compassionevoli.
"Di nuovo qui?" chiede dolce.
E' un donna alta, molto alta, troppo alta.
Sarà minimo un metro e ottanta.
Capelli biondi raccolti in una crocchia.
Occhiali leggeri che posano sul naso piccolo e sporgente.
Indossa uno dei suoi soliti tailleur attilatti che le risaltano le curve ben proporzionate.
"Chimica mi odia." ribatto di malumore.
La sento sospirare sui suoi tacchi e sedersi accanto a me.
"Che è successo?" chiede.
Questa donna è un angelo, letteralmente.
E' sempre disponibile nonostante alcuni studenti la trattino una merda.
L'ammiro molto.
"La colpa è di quell'idiota di Matt. Mi ha sfilato il quaderno da sotto le mani e l'ha lanciato dall'altra parte della classe ,colpendo persino Taylor! Io gli ho urlato contro, mi sono alzata per andare a prendere il quaderno e gliel'ho tirato in testa per rivendicare Taylor." spiego.
Quel cretino montato di merda!
Colpa sua se sono qui per un'altra punizione.
"E in tutto questo la professoressa che faceva?" chiede dolcemente Lay.
Oh si, non ho detto come si chiama.
Lay, nome particolare e personalmente l'adoro.
"Dettava." esclamo guardandola negli occhioni verdi.
Scoppia a ridere in una risata melodiosa.
"Oddio, scusami. E' ovvio che si sia arrabbiata con te."
No scusa, spiegati meglio.
"Perchè? L'altra volta pure mi ha mandato qui per nulla." gesticolo cercando di farle comprendere che intendo dire.
"Ribaltare la lavagna lo chiami nulla?" chiede attenta.
Ebbene si, ho una serie di guai e figure di merda nella lista di cose fatte.
Sbuffo sconfitta.
Può darsi anche che mi sia sbagliata,comunque chimica mi ha preso di mira.
Lay mi sorride timidamente e si alza.
"Dai vai." dice tranquilla.
Sbuffo di nuovo.
Mi alzo e mi dirigo verso la porta del preside.
Che palle, ora mi aspetta la solita ramanzina
'Signorina Gray devo ricordarle che comportamento deve tenere in una scuola prestigiosa come questa? Lei è un disonore! bla bla bla'
"Ferma, che hai capito!" sento Lay lamentarsi dietro di me.
Mi giro e la guardo interrogativa.
Cos'è il preside ha già deciso la mia sorte?
Cosa devo fare stavolta? lavare le stoviglie alla mensa? Pulire il pavimento della palestra?
Che poi se vogliamo parlare quando lo pulisco io viene splendente.
Quei cazzo di bidelli non sanno fare una cippa.
Vedo Lay ridacchiare.
"Vai."dice facendomi segno verso l'uscita della segreteria.
La via verso la libertà (?)
Sorrido e corro ad abbracciarla.
"Grazie, grazie, grazie." esclamo felice.
Eviacosì! Niente ramanzina, niente punizione, niente cera per pavimenti!
Corro fuori salutandola , prima che cambi idea.
Ed eccomi di nuovo tra i corridoi della scuola.
Decido di uscire un pò nel giardino, dove risiede il campetto di calcio.
Chissà se riesco a beccare Carl.
Esco e mi siedo sulla grande scalinata in marmo accanto al campetto.
"PALLA!" urla il moro per poi regalare alla sua squadra un bel gol.
Scatto in piedi esultando ed urlando.
Subito attiro la sua attenzione.
Mi sorride.
Fa segno agli amici di pausa e mi avvicino alla reticella che divide gli spalti dal campo.
"Ciao." sorrido aggrappandomi con le mani alla reticella.
Sorride di nuovo, bello come il sole.
Sudato anche come uno straccio però.
"Ciao." si avvicina forse un pò troppo alla reticella intrecciando le sue dita alle mie.
Arrossisco sentendo un senso di vergogna invadermi.
"Come mai qui?" chiede premuroso.
In un attimo il suo profumo invade l'aria.
"Presidenza."dico sorridente.
Mi rivolge uno sguardo di rimprovero e poi scoppia a ridere.
"Che hai combinato?" chiede immergendo i suoi smeraldi nella mia cacca(?)
Che c'è? Ho gli occhi marroni e non mi è venuto nessun altro esempio.
"Che ha combinato Matt vorrai dire. Io mi sono difesa." dico cacciando un muso offeso.
"E' stato Matt a ribaltare la lavagna la scorsa settimana?" chiede divertito.
Ma cos'è sto fatto che tutti si ricordano così tanto quell'episodio?
E' capitato per sbaglio e non mi sembra nemmeno così divertente come lo etichettarono i miei compagni quel giorno.
Sbuffo alzando il suo ciuffo.
"Beh, io vado. Rimani a guardare?" chiede sconfitto da tutti i tentativi dei suoi compagni di farlo tornare in campo.
"Devo tornare in classe, tra poco suona ed ho ginnastica." dico scocciata.
Si illumina improvvisamente.
"Allora mi trovi qui. Dopo voglio un abbraccio da orso, capito? A dopo." dice veloce baciandosi due dita e premendole sulla mia guancia.
Scappa sul campo e in un attimo la partita riprende.
Sorrido ebete per quel gesto così dolce.
La campanella mi fa ritornare sulla terra così corro in classe per raccattare la mia roba, cambiarmi e prendermi il mio abbraccio.
Carl è il mio migliore amico, per chi non l'avesse capito.
Ed a me piace un casino, per chi non avesse capito neanche questo.
Ma a lui piace l'oca ossigenata della scuola ed io sono rimasta una semplice amica.
Ahh, com'è dura la vita.

AUGH!(?)
Salve a tutti :)
Questa è una mia nuova storia.(NOOO MA DAI?)
L'introduzione sembra figa, lol.
Speriamo che io riesca a mantenere la figaggine in tutti i capitoli (?)
Spero vi sia piaciuto.
RECENSITE!! :3
BYEAUGH!
-Runaway
.




 

 

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Capitolo 2
*** PALLA! ***


Entro di soppiatto nel campo di calcio maschile.
Il sole picchia sulla mia pelle facendomi sentire caldo.
Guardo l'erba del campetto ricoperta di colore bianco e poi mi decido ad oltrepassare.
"Carl!" urlo appena lo vedo.
Sta marcando un ragazzo biondo.
Non si lascia distrarre da me, anzi pare proprio che sia più concentrato ora.
Vedo il ragazzo biondo lottare contro Carl e venire verso di me.
Ma che fa?
"PALLA!" urla passandomi la palla.
Oh, cazzo.
Guardo la porta dietro di me, poi Carl che si è fermato sconvolto.
Prima che si fermi tiro un calcio al pallone che si alza in aria e colpisce in pieno il biondino.
Rimango li bloccata mentre lui che si accascia lentamente a terra con il viso tra le mani.
Carl mi guarda trattenendo le risate e si precipita verso il suo amico.
"Oddio, scusa." urlo avvicinandomi e poggiando le ginocchia sull'erba.
Non so che fare, dio.
Devo avergli fatto veramente male.
"Ma che cazzo era, un siluro?" chiede con ancora le mani sul viso.
Lancia un altro lamento per poi alzare gli occhi verso di me.
"Scusami, non volevo." dico con voce implorante.
Scruto il suo viso tutto rosso e vedo una gocciolina uscire dal naso.
ODDIOMIO, non gli avrò mica rotto il naso?
"Sei stata tu a tirare quella palla?" chiede stupefatto.
Ma tu sei lì a terra, dolorante ,con un naso forse rotto e mi chiedi se sono stata io?
"Si, scusami, non l'ho fatto apposta." ripeto in preda al panico.
Carl ridacchia sotto i baffi(che non ha.)
Vedo il ragazzo spalancare gli occhi e fissarmi incredulo.
"Che destro potente, ragazza!" esclama poi.
Ma sto qui è tutto scemo?
Carl non si trattiene e scoppia a ridere senza contegno.
Lo guardo indignata.
Perchè ride in una situazione come questa?
Non c'è niente da ridere!
"Sul serio dovresti entrare in squadra." continua poi sorridendomi.
Momento momento momento.
Non si è reso conto che gli ho quasi rotto il naso, giusto?
Lo vedo alzarsi piano.
"Ti accompagno in infermeria." dico titubante.
Eccerto, devo rimediare al danno in qualche modo.
"Nah, non ce ne bisogno. Non ti preoccupare." dice tranquillo avviandosi verso l'entrata dell'edificio.
Rimango lì immobile a fissare la sua sagoma scomparire ai miei occhi.
"SIGNORINA GRAY! QUANTE VOLTE LE DEVO DIRE DI RIMANERE NEL CAMPO SENZA ANDARSENE GIRONZOLANDO?" sento ginnastica urlarmi dietro.
Sbuffo ,saluto velocemente Carl ripetendogli qualche decina di volte di dire al suo amico che mi dispiace e corro nel mio campo.
Comincio a fare gli esercizi di riscaldamento.
Però è stato gentile quel ragazzo.
Insomma, non si è arrabbiato, non mi ha urlato contro.
Credo proprio di dover andare a vedere come sta.
Mi sento in colpa!
Un leggero venticello si alza.
Guardo le mie compagne, poi la prof.
Mi butto a terra fingendo dolore.
In un secondo sono tutte attorno a me.
"Che succede gray?" chiede la prof avvicinandosi.
"H-ho preso una storta!" esclamo lamentandomi ancora.
Sembro una gatta in calore.
Mi guarda perplessa poi mi dice di andare in infermeria.
Mi alzo e zoppicante entro nell'edificio bianco.


Busso alla porta dell'infermeria.
"Avanti." riconosco la voce del biondino ed entro.
Appena mi vede sgrana gli occhi e poi sorride.
"Ciao, sai che mi hai quasi rotto il naso?" chiede ridacchiando.
Ed ecco di nuovo il senso di colpa invadermi.
"Oddio, scusami,scusami non volevo."ripero a manetta.
E' lì con il ghiaccio sul naso ed un fazzoletto macchiato di sangue.
Ridacchia ancora.
Mi chiedo cosa ci sia di divertente in tutta questa storia.
Mi siedo sul lettino bianco affianco a lui.
Leva il ghiaccio dal naso sospirando.
Poi si sofferma a guardarmi.
Indossa il completo della squadra della nostra scuola.
Rosso fuoco.
E' abbastanza alto ed è biondo.
Pianta le sue iridi nocciola nelle mie cioccolato. (Meglio di cacca, no?)
"Piacere Justin." si presenta offrendo la mano.
Lo guardo un pò, titubante.
"Violet." sussurro.
Faccio per stringergli la mano ma appena sento il contatto con la sua pelle ritraggo la mano, come scottata.
Lui mi guarda interrogativo.
Arrosisco vistosamente.
"Beh, se ti senti meglio io dovrei tornare a lezione." dichiaro alzandomi dal lettino.
Ad un tratto questa stanza mi sembra piena di aria viziata.
Troppo stretta per entrambi.
"Tranquilla, vai." dice per poi sorridermi.
Mi avvicino piano alla porta poi mi giro a guardarlo.
Ha rimesso il ghiaccio sul naso e mi fissa.
"Beh, allora... ciao." sussurro uscendo e chiudendo la porta.
Che grande figura di merda.

 AUGH(?)
Ciao a tutte :)
Arieccomi con un nuovo capitolo é.è
Che ve ne pare dell'incontro con Justin?
Beh, poi il nome della protagonista è ispirato a @draemione vhebgij love ya girl :3
Spero vi sia piaciuto u.u
RECENSITE!
Bye.
-Runaway.

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Capitolo 3
*** Io devo andare con loro. ***


Esco da quell'edificio così simile alla prigione e mi dirigo nel giardinetto.
Certa di trovarci Carl.
La campanella è appena suonata e le urla di tutti riempiono i corridoi.
Il sole si nasconde dietro le nuvole grigie, segno che sta per piovere.
Ed io non ho l'ombrello.
Vedo una chioma nera in lontananza così mi avvicino sorridente.
"Carl." dico sicura , già pronta ad abbracciarlo.
La faccia di uno sconociuto mi si para davanti.
Mi blocco e sento un senso di vergogna invadermi completamente.
"S-scusami, ti ho scambiato per qualcun'altro." sussurro rossa in viso.
Mi allontano confondendomi tra la folla.
Stavolta i chiacchiericci delle persone riempono lo spazio circostanze.
Inutili pettegolezzi, saluti, risate.
Sbuffo ormai fuori da quella calca.
Di Carl nemmeno l'ombra.
Che fine ha fatto?
Mi rassegno a quell'idea e mi incammino verso casa.
Prendo il cellulare dalla tasca e lo guardo.
Come se volessi chiedergli una sua chiamata, un suo messaggio.
Lo sblocco e prendo a trafficare velocemente sui tasti fucsia.
Me lo porto all'orecchio in attesa di una voce familiare.
Il tono di attesa rimbomba nelle mie orecchie inducendomi a pensare a mille cose contemporaneamente.
"Pronto?" sento la sua voce quasi sospirata.
Sorrido subito, soltanto perchè mi ha risposto.
"Pronto, Carl?" chiedo.
Che stupida, perchè lo chiedo?
So benissimo che è lui.
Si alza un freddo venticello ed il sole scompare letteralmente dietro un banco di nuvole minacciose.
"Violet. E' successo qualcosa?" la sua voce si fa preoccupata.
Scuoto la testa, ancora con quel sorriso sul viso.
"No, nulla." dico sicura.
Un tuono ravviva il cielo ormai scuro.
Il suo suono rimbomba solo poco dopo.
"Violet." lo sento chiamarmi preoccupato.
Non è successo nulla, perchè non mi crede?
"Carl davvero, non è successo nulla." dico cercando di rassicurarlo.
Continuo a camminare senza una direzione ben precisa.
"No, Violet. E' successo." dice dall'altro lato della cornetta.
Il mio migliore amico ha la testa dura quanto il cemento.
"Ma se ti dico..." vengo interrotta.
"Ascoltami Violet." la sua voce è dura, ferma,triste.
Nella mia pancia si scatena un moto involontario.
Un qualcosa simile ad una tempesta.
Le goccie si scontrano contro le pareti e fanno male.
Deglutisco.
"Dimmi." dico seria, preoccupata.
Non l'ho mai sentito così.
"Io... io volevo parlartene di persona, ma non c'è tempo ormai." balbetta insicuro.
Ciò non mi aiuta di certo.
"Vai al punto." dico sull'orlo di una crisi d'ansia.
Sento una goccia di pioggia colpirmi il viso, seguita dalle sue sorelle.
Pioviggina, ma non m'importa.
"I miei si trasferiscono ed io devo andare con loro. Andremo in Australia, io... mi dispiace Violet. Ho cercato di convincerli a farmi rimanere ma non me l'hanno permesso."
Mi blocco sul marciapiedi.
La pioggia si fa via via più fitta.
La mia mente è ancora ferma a 'io devo andare con loro.'
Ed eccolo il tuono che scuote la terra e le pareti del mio cuore.
Non un suono, se non quello della pioggia che scende, ormai senza paura.
"Quando partite?" la mia voce già si incrina.
Per due secondi il silenzio padroneggia.
"Stasera."
Un'altro tuono mi riempe le orecchie.
Mi metto una mano tra i capelli, ormai bagnati.
Mi tocco la fronte, chiudendo forte gli occhi.
Reprimendo le lacrime.
D'un tratto ricomincio a camminare, velocemente.
"Violet?" la sua voce mi chiama.
"T-tranquillo, non è colpa tua. S-stasera verrò all'areoporto a salutarti." balbetto nervosa.
Tremo, e non è solo il freddo.
E' il pensiero di un'intera esistenza senza di lui.
Non sono pessimista.
"Violet." ripete il mio nome quasi in un sussurro.
"Sarà meravigliosa l'Australia, no? Un intero paese da visitare." continuo io gesticolando.
In strada non c'è nessuno.
Solo io, il telefono e la pioggia.
"Violet." dice alzando un pò di più la voce.
Mi riprendo da quell'attimo di isterismo.
Di nuovo silenzio nelle mie orecchie.
"Ti voglio bene." dichiara.
Emette poi un suono simile ad una risata, ma non lo è.
E' il suono della diga dei suoi occhi, ormai rotta.
Come la mia, insomma.
Il mio respiro si spezza, mentre cerco di trattenere i singhiozzi.
"Anche io." dico dopo un pò.
Un suo singhiozzo riempe la cassa del telefono.
E' straziante.
"Scusami." sussurra in preda ai singhiozzi.
Vorrei essere lì accanto a lui, per abbracciarlo e dirgli che non m'importa.
Un nuovo tuono, molto più forte mi fa sobbalzare.
Il telefono ormai pieno d'acqua mi cade tra le mani, finendo in una pozzanghera.
Oh cazzo, no.
Mi chino e lo prendo cercando di riaccenderlo.
Ma che speranze ci sono che sia ancora vivo?
Dannata pioggia, dannata pozzanghera, dannato tuono.
Mi avvicino ad un cestino e lo butto lì con tutta la forza che mi rimane.
Mi siedo poi sulla panchina lì vicino.
Mi copro il viso con le mani e ricomincio a piangere.
Penserà che gli ho staccato il telefono in faccia.
Penserà che non ne voglio più sapere di lui.
Sono una stupida.
Rimango lì, con il rumore della pioggia nelle orecchie, per non so quanto tempo.
Rimango lì , esaurendo tutte le lacrime.
D'un tratto non sento più le goccie picchiare sul mio corpo.
Così ,scossa da un'altro singhiozzo, alzo lo sguardo verso il cielo.
Mi ritrovo di fronte un viso dolce e pieno di preoccupazione.
Un ombrello sulla mia testa, che mi copre dalla pioggia.
"Che ci fai qui da sola? E perchè piangi?" dice aggrottando le sopracciglia.
Justin.
Rimetto la testa fra le mani, nascondendo le mie lacrime dalla sua vista.
Mi vergogno così tanto.
Ma lui non dice nulla.
Rimane lì fermo, accanto a me, comprendomi con l'ombrello arancione che aveva tra le mani.
Come se avesse compreso il mio stato ed avesse capito che in questo momento non voglio parlarne.
Ma come tante altre persone non avrebbero fatto, lui è rimasto.









Spengo il phon riponendolo sulla mensola.
Mi guardo per un momento allo specchio, poi mi dirigo nella mia stanza chiudendomi dentro.
Mi lascio cadere sul letto, stremata e raffreddata.
Mi copro con il piumone e chiudo gli occhi,cercando di dimenticare.

"Su,vieni. Se no ti prenderai un malanno." dice per poi tirarmi su dolcemente.
Il suo viso è un misto tra il preoccupato e il compatito.
Non voglio fare pena a nessuno.
Lascio che mi accompagni a casa.
Nessuna parola, nessuna domanda.
Solo standomi accanto riusciva a farmi capire che c'era, se io volevo parlare.
Mi lascia sotto la porta, salutandomi con un sorriso.

AUGH(?)
Ciao a tutte :3
Questo capitolo è un pò triste çç
Segna l'uscita di scena di Carl dalla vita di Violet.
Eppure non andrà via del tutto.
Ebbene, spero vi sia piaciuto :)
RECENSITE!
Bye.
-Runaway.



 

 

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Capitolo 4
*** Figo. ***


'Non buttarti giù, non voglio che tu pianga.
Sorridi, fallo per me.'


Entro in classe col malumore alle calcagna.
Il sole splende nel cielo e sembra quasi che la tempesta di ieri non ci sia mai stata.
Eppure si può sentire ancora l'odore delle strade bagnate, si può ancora vedere la rugiada correre lungo le foglie degli alberi.
Taylor mi si para davanti, avvolgendomi in un caldo abbraccio.
"Ho saputo." dice semplicemente.
Sospiro rassegnata.
Quando la realtà ti si scaglia contro, puoi soltanto fare due cose:
-Scappare via consapevole che nel luogo dove scapperai lei continuerà a seguirti.
-Affrontarla.
Ebbene io ho deciso di affrontarla.
Ho raccattato armatura, scudo e spada e mi sono imbattuta in una delle battaglie più dolorose mai combattute.
"Tranquilla, sto bene." le dico forzando un sorriso.
L'unica cosa da fare è mettere un cerotto su quella ferita ed aspettare che si cicatrizzi da sola.
Devo soltanto non pensarci, o almeno fare finta.
Anche se il vuoto nel mio stomaco me lo fa ricordare ogni secondo.
Mi siedo al mio banco e Matt si appropia della sedia al mio fianco ,guardandomi allarmato.
"Violet,ora dobbiamo pensare alla festa di Halloween di questa settimana." dice deciso.
La festa di Halloween è sabato.
Mancano due giorni, cos'altro c'è da organizzare?
"A cosa dobbiamo pensare scusa? E' tutto pronto, no?" chiedo retorica.
Lui annuisce convulsamente sbatacchiando i suoi ricci a destra e a manca.
Matt non è un cattivo ragazzo, tutt'altro.
Quando decide di romperti le palle lo diventa.
Cioè diventa rompipalle.
Un deficente coi fiocchi.
"Io intendo i nostri vestiti." dice squadrandomi coi suoi grandi occhioni blu.
La mia voglia di andare a quella festa è pari a mille sotto zero.
Eppure devo farlo.
"Io mi vestirò da strega." si intromette Taylor ,che nel frattempo era rimasta in disparte ad ascoltare.
"Banale." commenta Matt.
"Io mi vestiro da Jack o' Lantern." continua lui.
Il mio cuore fa una capriola all'indietro.
Caccio un'occhiataccia che colpisce in pieno Matt.
"Che c'è?" chiede stupito.
"Idiota, chi si vestiva sempre così?" chiede Taylor.
Matt sembra pensarci su un attimo.
Poi mi guarda dispiaciuto.
"Carl." dice piatto.
E' strano come quel ragazzo si sia sempre e dico SEMPRE vestito in quel modo ad Halloween.
Forse era una specie di rito, o forse era troppo pigro per cambiare vestito.
"Allora penso che cambierò vestito." dichiara Matt mettendosi a pensare.
Annuisco comprensiva.
"Con chi andrai?" mi chiede Taylor.
Ebbene si, anche alla festa di Halloween devi essere in compagnia.
Come il ballo di fine anno, solo che quello ancora dobbiamo farlo.
La mia mente fa capolino alla festa dell'anno scorso.
"Non lo so." dico sincera.
La realtà è che non ho mai avuto un accompagnatore.
Io, taylor, Matt e Carl andavamo a queste feste insieme, senza preoccuparci dei pettegolezzi.
Ma a quanto pare stanno per cambiare molte cose.
"Qualcuno ti ha chiesto di accompagnarlo?" chiedo a Taylor vedendola impaziente di parlare.
"Andrò con Lois." dichiara Matt.
Perfetto, anche lui fissato con l'ochetta della scuola.
"Chi te l'ha chiesto?" sbotta Taylor girandosi verso di lui.
Quella bionda ossigenata con un tacco dodici e un vestitino aderente attira tutti.
E' una bella ragazza, a dir la verità.
Purtroppo Dio non l'ha dotata di un cervello funzionante e quindi l'unica cosa che sa fare è dire stupidaggini e starnazzare come un'oca.
"Bill mi ha chiesto di accompagnarlo." dichiara Taylor eccitata.
Bill.
Campione di rugby della squdra della scuola.
Il suo nome mi ha sempre fatto venire in mente il mio ultimo cane.
Si chiamava proprio come lui ed era un uragano.
Un cucciolo di beagle pronto a saltarti addosso e leccarti a più non posso la faccia.
Sebbene il nome dell'accompagnatore di Taylor mi fa venire in mente il mio cane, non posso mettere a confronto il mio cane coccolone con quel giocatore alto e massiccio.
Scuoto la testa cercando di scacciare i pensieri dalla mia testa.
"Oh ed era tipo 'Baby, ti va di essere la mia piccola per una notte?'" dice Taylor interpretando Bill e scoppiando in un urlo eccitato.
"Fantastico." dico senza entusiasmo.
"Cerca di non farti mettere incinta da quel bisonte versione umana ,occhei?" sbotta Matt contrariato.
"Ragazzi, non so se l'avete notato ma io come al solito sono forever alone." dichiaro piccata.
"Oh, è vero." commenta Taylor.
Assume anch'essa un espressione pensierosa, segno che sta per attribuirmi ad un ragazzo.
"Potrei vestirmi da topo mannaro, eh che ne dite?" chiede Matt.
Topo mannaro.
Da dove diavolo gli è uscita sta idea?
"Shh, io penso che potresti chiederlo a Jim, il portiere della squadra di calcio." Taylor zittisce Matt e i suoi strani travestimenti.
"Jim?" dico facendo una faccia disgustata.
Quel ragazzo è il più disgustoso di tutto l'istituto.
Ricordo che all'ultima festa ha preso a due mani il contenitore del punch e l'ha bevuto direttamente da lì , sporcandosi tutto il vestito.
Poi ha costretto Mrs. oca a ballare e le ha appiccicato tutti i residui sul vestito glitterato nero.
Aggiungerei inesistente, e lei per ripicca gli ha rifilato una borsettata in faccia.
"Occhei, forse è troppo... impegnativo."
Impegnativo è dire poco.
"Gatto mannaro?" se ne esce Matt continuando a pensare.
"Che ne dici di Lou?" lo ignora Taylor concentrandosi sul mio presunto accompanatore.
Lou è il classico ragazzo studioso.
Anch'egli fa parte della squadra di calcio ed è davvero bravo.
E' anche carino, a modo suo.
L'unica sua pecca è che parla nella sua lingua.
La lingua dei secchioni.
Non perde tempo a sapere cosa ti piace, cosa vuoi fare.
Ti riempe la testa di formule chimiche e citazioni filosofiche così tanto che a fine serata ti sembra di essere ubriaca senza aver toccato alcool.
"No." dichiaro, al solo pensiero ho il mal di testa.
"Che ne dite di cane mannaro, figo no?" chiede Matt insistendo.
"Occhei, allora Justin." dice Taylor senza ammettere obiezioni.
Obiezione ,vostro onore. OBIEZIONE.
Un campanello di allarme si accende nella mia testa risuonando e scuotendo le sue pareti.
Scuoto la testa in cenno di negazione.
"Perchè no? Cos'ha quel ragazzo che non va?" chiede stupita Taylor.
Sotto una certa luce Justin appare davvero un bel ragazzo, lo ammetto.
"Ci sono! Aquila mannara, eh?" sbotta Matt riscuotendosi dai suoi pensieri.
"Ha il fatto che gli ho lanciato un pallone in pieno viso!" sbotto esasperata da quel pensiero e dalle continue intromissioni di Matt.
Sul viso di Taylor si dipinge un espressione di puro stupore.
"Quand'è che me lo dici?" chiede ad occhi sgranati.
Ammetto di aver dimenticato di informarli di questo accaduto.
Balbetto qualcosa che è incomprensibile anche a me.
"LUPO MANNARO!" urla Matt facendosi sentire da tutta la classe.
"Oh cazzo, ci sei arrivato!" dice Taylor applaudendo.
Io non posso chiedere a Justin di accompagnarmi, proprio non posso.
Lasciamo perdere il fatto che non lo chiederei mai a nessun ragazzo.
Figuriamoci uno che ho preso a palle in faccia.
"Passa avanti, try again." dico guardando Taylor.
I suoi occhioni verdi formano due punti interrogativi.
Perchè vuole per forza associarmi a quel tipo?
Nel frattempo la prof di matematica fa presenza in classe scusandosi del ritardo.
Mimo un 'no' a Taylor prima che si allontani e prenda posto.
"Tu da che ti vestirai?" mi sussurra Matt.
"Da nulla, probabilmente non verrò." lo informo dei miei pensieri.
Non c'è un ragazzo per me in questa scuola.
Credo che rimarrò a casa ad ascoltare musica.
La prof si siede alla cattedra mentre si sistema i capelli.
Matt mi guarda sconcertato.
"Cosa? Devi venire." dichiara Matt a voce troppo alta.
Vedo la prof alzare lo sguardo e scrutare nella nostra direzione.
"Ti dico di no, discorso chiuso." sussurro tenendo d'occhio la cattedra.
"Ha qualcosa da dire alla classe, miss gray?" mi rimprovera la prof.
Me lo sentivo.
"No, prof." le dico fronteggiandola.
"Meglio per lei." mi minaccia ad occhi stretti.
Lancio l'ennesima occhiataccia a Matt, intimandolo di stare zitto.
Ma con lui è tutto fiato sprecato.
"Oh andiamo, senza te non è la stessa cosa." non si arrende.
"Basta Matt, non verrò. Punto." dichiaro ferma.
"Gray, dal preside!" urla la prof verso di me.
Ma cos'è che hanno tutti i professori contro di me?
"Prof, io..." cerco di spiegarmi.
Dalla sua espressione imbestialita penso ci sia poco da spiegare, in ogni caso.
"DAL PRESIDE!" urla infatti trapanandomi le orecchie.
Sbuffo e mi alzo uscendo dalla classe.
Questa è la seconda volta in una settimana, finirò molto male se lo sa mia madre.
Percorro la solita scaletta che mi conduce in quella stanza così temuta da tutto l'istituto.
Mi fermo sulla porta guardando verso la scrivania di Lay.
Non c'è nessuno.
Entro e mi siedo su una delle tante sedie di plastica disposte una di fianco l'altra.
"Ciao." sento all'improvviso.
Mi giro per vedere chi mi ha salutata e rimango sbigottita di fronte alla figura di Justin.
"Oh,ciao." rispondo imbarazzata e presa alla sprovvista.
Mi sorride mostrandomi la fila di denti bianchi che possiede.
"Come mai qui?" chiede seduto su una sedia dall'altro lato della stanza.
"Tu non lo sai ma io qui sono un'abituè." rispondo fissandolo.
Indossa una camicia bianca semplice ed un jeans.
Ridacchia impercettibilmente.
"Complimenti." dichiara senza smettere.
"Invece a te, cosa ti porta qui?" chiedo incuriosita.
Possibile che quella faccia d'angelo abbia combinato qualcosa?
"Te lo direi ma poi dovrei ucciderti." risponde serio per poi scoppiare a ridere.
Rimango imbambolata di fronte a quella risposta, di fronte alla sua risata che pian piano sfuma lasciando spazio al silenzio.
"Scherzavo eh." dice poco dopo facendo ridere me.
"Senti, tu hai già un accompagnatore per la festa di Halloween?" chiede imbarazzato.
Credo che il mio cuore sia decollato, direzione luna.
Non posso chiederci, davvero mi sta chiedendo di andare con lui?
"In realtà no." rispondo già su di giri.
Si, sono contenta e non so il perchè.
"Posso chiederti quindi di farmi un favore?" chiede a sua volta ,misterioso.
Su cosa vuole andare a parare?
Gli faccio cenno di parlare e le sue gote si colorano di un rosso acceso.
"Io, ecco...vorrei che tu mi accompagnassi per far ingelosire la persona che mi piace." dice a testa bassa, torurandosi le mani.
Inutile dire che la mia faccia era tipo 'ARE YOU FUCKING KIDDING ME?'
"O-ovviamente se non vuoi, puoi rifiutare." alza lo sguardo imbarazzato.
Annuisco incerta.
Vorrei proprio sapere chi è l'oca che ha rubato il cuore a questo ragazzo.
Dal suo comportamento si direbbe proprio cotto.
"Va bene." mi esprimo a testa bassa.
Davvero mi sono illusa che qualcuno si fosse interessato, finalmente , a me?
Smettiamola di dire sciocchezze.
"Figo." sento la sua voce che traspira un filo di eccitazione.
Alzo lo sguardo e lo vedo sorridermi.
Nello stesso momento in cui penso di non voler interrompere quel sottile contatto tra i nostri occhi, Lay entra nella stanza guardandomi stupita.
"Ancora tu? Stavolta proprio non posso passarci sopra." mi dice dispiaciuta.
"No problem." dico alzandomi e sorridendole.
Mi volto verso Justin che intanto ha accavallato le gambe con aria pensierosa.
"Ci vediamo." mi saluta.
Entro così nella fatidica stanza degli orrori.

 AUGH(?)
Rieccomi qui c:
Che ve ne pare? Dai è passato pochissimo.
Insomma, qui si chiariscono un pò le cose su chi siano questi Taylor e Matt.
E Violet finisce di nuovo dal preside.
Spero vi sia piaciuto :3
RECENSITE.
-Runaway.


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Capitolo 5
*** Mi dai il tuo numero? ***


"Che cosa?"urla Taylor nelle mie orecchie.
E' una bella giornata, il sole splende nel cielo ed il fatto che la giornata scolastica sia terminata rende tutto più tranquillo.
Sono seduta sulle scale grigie del mio portone d'entrata assieme a Taylor.
"Non è possibile, perchè hai accettato?" urla ancora trapanandomi le orecchie.
In realtà non so davvero perchè ho accettato.
La sua espressione sapeva di vero mentre arrossiva e mi chiedeva impacciatamente di accompagnarlo.
Mi sarei sentita uno schifo se gli avessi detto di no.
Penso sia questo il motivo.
Alzo semplicemente le spalle, improvvisando un sorriso per rassicurarla.
A me va bene così.
Aiuto una persona con il proprio amore e in cambio non sembro una sfigata.
"Contenta tu." si arrende guardandomi annoiata.
"Almeno ti ha detto chi è lei?" mi chiede con una faccia disgustata.
Cosa diavolo c'è di male nel chiedere questo genere di favori?
Insomma io sono altruista, mi piace aiutare le persone.
"No, glielo chiederò il giorno del ballo." dico tranquilla, quasi in un sussurro.
La mia anima è pacata in questi giorni.
Nessuno sclero, niente urla.
Solo sussurri.
"Da cosa ti vestirai?" chiede poi visibilmente interessata.
Mi giro verso di lei notando il sole che quasi mi acceca.
"Penso da sposa cadavere, mi andrebbe bene anche Alice versione malvagia." le spiego sorridendole.
Annuisce col capo in segno di approvazione.
La vedo trafficare nella borsa,afferrando il cellulare e portandoselo all'orecchio.
"Pronto?" risponde al telefono.
L'osservo mentre lei è intenta a parlare con chissachi.
Si gira poi verso di me sgranando gli occhioni verdi e sorridendo.
Trattiene un urletto di felicità e risponde all'interlocutore.
I suoi capelli lisci e biondi fanno capolino qua e la sulla sua schiena dritta.
Le sue mani si muovono frenetiche mentre parla.
Chiude poi la telefonata guardandomi felice.
"Era Bill." mi informa.
Cosa ci trova in quell'ammasso di muscoli ,io non lo so.
"Mi ha detto che si veste da Frankenstein." dice sorridendo.
Perfetto, così lo riconoscerò in mezzo alle persone e baderò a starvi lontana.
"Occhei" dico senza entusiasmo.
Si può dire che non sono nemmeno un pochetto felice.
Si, forse a questo motivo è dovuta la mia calma.
Sono due giorni che mi sento completamente vuota.
Non voglio andare a parare di nuovo su quel discorso, però Carl ha strappato via gran parte della mia vita portandosela con se.
Ed io non so più che fare.
Non sento più emozioni.




"Violet!" sento qualcuno urlare il mio nome.
Sono nei giardinetti della scuola, accanto al campetto di pallone.
Non si può dire che è proprio una bella giornata.
Le nuvole grigie ricoprono il cielo come un soffice piumone.
Intanto cerco di capire chi è che mi ha chiamata.
Dopo poco riesco ad individuare il bersaglio.
Mi avvicino così alla reticella del campetto di calcio,ammirando un Justin accaldato e sudato.
"Ehi, devi dirmi qualcosa?" intreccio le dita alla reticella.
D'improvviso un flash-back mi passa in mente, lasciando dell'amaro al suo passaggio.
"Mi puoi dare il tuo numero?" chiede tranquillo.
Sobbalzo a quella richiesta, a quella domanda.
La stessa che mi è stata fatta quando ho incontrato per la prima volta Carl, in questo punto preciso.
Ed ecco che tutto mi è più chiaro.
"Certo." sorrido.
Mi porge il suo telefono ed io digito il numero salvandoglielo in rubrica.
Lui fa lo stesso con il mio.
"Che ne dici se oggi ci vediamo per mettere a posto gli ultimi dettagli dei costumi?" chiede poi di colpo.
Cavolo ragazzo, non puoi farmi due richieste come queste una dopo l'altra.
Rischio di rimanerci secca.
Annuisco incerta.
Sorride e sembra quasi che il sole dietro di lui sia stato messo apposta per farlo sembrare un angelo.
"Beh, sai dove abito." balbetto facendo un passo indietro.
E' troppo vicino.
Annuisce e mi sorride di nuovo.
"Vengo alle quattro, per te va bene?" chiede passandosi una mano tra i capelli sudaticci.
"Quando vuoi." sorrido.
Solo poco dopo mi rendo conto di sembrare una scema.
Ora lui ha capito che praticamente non ho vita sociale e che mi fa piacere che venga.
Bella figura Violet.
"Beh, allora ciao." balbetto per poi allontanarmi più velocemente possibile.
Cammino col cuore in gola ed appena svolto l'angolo faccio un respiro profondo.
Ogni volta che mi trovo con quel ragazzo mi sento in ansia, come se fossi sotto esame.
Non è una cosa normale.

 AUGH(?)
Grazie a tutti per le recensioni :)
Che dire?
Non è un capitolo molto allegro, lo ammetto :\
Meglio di niente, no?(?)
Vi saluto :3
RECENSITE!
-Runaway.






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Capitolo 6
*** C'è un ragazzo che chiede di te. ***


Corro in casa salutando mia mamma e mio fratello.
Fuori piove ed io sono bagnata fradicia.
"Buongiorno." saluta mia mamma sorridente.
Le sorrido di rimando ed afferro un pancake dalla pila sul tavolo per poi fiondarmi in camera.
"Quelli sono di tuo fratello!" urla mia mamma rimproverandomi.
Troppo tardi.
Butto la cartella sul pavimento ed accendo il computer addentando quel morbido pancake.
Mia mamma dovrebbe aprire un negozio e venderli.
Sono davvero buoni.
Sento bussare alla porta.
Apro e metto fuori la testa per vedere chi è.
Mi ritrovo mio fratello stile zombie appena alzato che mi guarda quasi ringhiando.
"Che c'è?" chiedo masticando e mandando giù un'altro boccone di quella delizia.
Mi porge la mano abbassando lo sguardo.
Che vuole?
"Vuoi il pancake?" gli chiedo uscendo completamente dalla camera.
Lo osservo interamente.
Ha indosso solo i boxer ed una canotta bianca, segno che si è appena alzato dal letto.
I capelli castani scompigliati ed appiccicati alla fronte.
Decisa più che mai a non dargli il pancake, batto il cinque a quella mano ancora tesa.
In un attimo lui richiude la sua, intrappolandomi e portandomi tra le sue braccia.
Sgrano gli occhi incredula.
Non mi ha mai abbracciata senza un motivo preciso.
Anche se devo dire che è una bella sensazione.
Si stacca poco dopo tossendo.
"Con chi andrai al ballo?" chiede circospetto.
Sbuffo scocciata.
Ha costantemente paura che qualche ragazzo possa portarmi via da lui.
Lo guardo accigliata in quegli occhi castani tali e quali ai miei.
"Con un ragazzo della squadra di calcio." lo informo.
Anche lui viene alla mia scuola, ma io non gli chiedo con chi va al ballo o con chi sta tutto il giorno.
Mi guarda innervosito.
"Chi è questo?" chiede infatti.
Che palle.
"Me l'ha chiesto per far ingelosire una che gli piace, tranquillo." cerco di calmarlo.
Infondo è la verità.
"Occhei, però ti tengo d'occhio." mi avverte sorridendo.
Perchè deve avere un sorriso così bello?
Non è affatto giusto, lui è quello che ha preso tutta la belezza di mia madre.
Lui è quello popolare, il cantante prodigio della scuola.
Ed io invece sono la sorella sfigata.
Gli faccio la linguaccia finendo di ingurgitare il pancake.
Mi dirigo poi verso il bagno per togliermi quei vestiti bagnati ed appiccicati alla pelle.


"Violet! Violet!"


Mi alzo di soprassalto dal letto.
Mi guardo attorno un momento riconoscendo il luogo in cui mi trovo.
Sono nella mia camera, sul letto.
Mi sono addormentata.
Sento qualcuno bussare alla porta ed urlare di nuovo il mio nome.
Così mi alzo e vado ad aprire.
"C'è un ragazzo che chiede di te." mi informa mia madre.
ODDIO.
Mi sono completamente dimenticata di Justin.
Lancio a mia madre uno sguardo terrorizzato.
"E' venuto per rifinire i vestiti del ballo." le spiego in poche parole.
Lei mi sorride maliziosa.
Perchè in questa casa tutti pensano male?
"Occhei, lo faccio salire allora." dice tranquilla chiudendo la porta.
Bene.
Rimango ferma per due minuti buoni ascoltando il silenzio che regna nella mia camera.
Ad un tratto sento qualcuno bussare alla porta.
Di colpo mi catapulto di fronte allo specchio cercando in tutti i modi di far sembrare migliore il mio aspetto.
"A-avanti." balbetto poi in piedi di fronte alla porta.
La porta si apre piano e la prima cosa che vedo è una stampella che tiene un vestito elegante all'interno di una fodera di plastica.
Poi la mano che tiene la stampella si abbassa mostrandomi il viso di Justin su cui si dipinge un sorrisone.
"Ciao, posso?" saluta facendo segno al letto.
Annuisco anticipandolo e poggiando l'abito sul letto.
"Come va?" chiedo io imbarazzata.
Lui mi guarda stranito e si avvicina.
D'un tratto sento le mie guance diventare di fuoco.
Ridacchia sistemandomi un capello fuori posto.
"Bene a te?" chiede allontanandosi per aprire il vestito.
Devo sembrare proprio una stupida.
"B-bene." rispondo.
Dio mio, che mi succede?
"Che ne dici?" mi chiede poi riferito al vestito.
Lo scruto cercando di capire di cosa si tratti.
La mia mente è completamente partita per chissadove.
Che poi si deve vedere questo 'chissadove' dove si trova.
"Ehm...carino." rispondo incerta.
Si gira a guardarmi sorridendo.
"Che sarebbe?" chiedo poi vinta dalla curiosità.
"Un costume da vampiro." risponde guardandomi piatto.
Nella mia pancia si scatena un moto involontario di imbarazzo.
"Oh, avrei dovuto capirlo dai denti e dallo...smoking." dico imbarazzata.
Che schifo di figura sto facendo?
Dov'è finita la Violet schietta e senza paranoie?
Ah no aspetta, non c'è mai stata.
"Sicura di sentirti bene?" chiede preoccupato.
Si avvicina e poggia una mano sulla mia fronte.
Cos'è mi prende in giro?
"Certo, ti va di bere qualcosa?" chiedo veloce scostandomi.
Annuisce convinto.
Così mi precipito di sotto incappando in mio fratello ,intento a strafogarsi di pancake.
"Ciao." accoglie così ,freddamente, Justin.
"Freddie lui è Justin, Justin Freddie." dico velocemente.
Apro la porta del frigo e mi rifugio lì dentro.
Magari la mia testa si sistema con un pò di freddo.
"Così sei tu che accompagnerai mia sorella al ballo." sento mio fratello parlare.
Prendo veloce due bicchieri di plastica ed una bottiglia d'acqua.
Meglio togliere Justin dalla grinfie di Freddie, se no lo bombarda di domande inutili.
"Si, noi ora andiamo su eh?" dico rivolgendomi a Freddie.
Prendo Justin per un braccio e lo trascino su.
Chiudo la porta e faccio un sospiro profondo.
"Allora, parlami della persona che vuoi far ingelosire." butto lì un discorso.
Si siede sul letto contorcendosi le mani.
"Devo proprio?" chiede imbarazzato.
Oddio questo ragazzo è proprio un amore.
"Occhei, non importa. Dimmi solo cosa dovrei fare per farla ingelosire." cambio discorso.
Alza lo sguardo, molto più sicuro stavolta.
"Soltanto accompagnarmi, ballare con me, parlarmi, credo." spiega brevemente.
Contento lui.
Vorrà dire che forse la ragazza già è interessata a lui?
Vabbè ma questo a me non deve importare.
Vorrei solo essere sicura di non finire in una rissa per aver rubato lo spasimante a qualcuno, dato che io non ho fatto proprio nulla.

 AUGH(?)
(si ormai è la mia entrata in scena, lol )
Sono veloce vero?
Voglio un premio u.u
Dai, dai recensite in tanti che mi rendete felice :)
-Runaway.

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Capitolo 7
*** Una spiacevole sorpresa. ***


Devo ammettere che l'idea di andare al ballo con qualcuno mi elettrizza.
Insomma, per una come me che non è mai andata con nessuno.
Indosso le scomode scarpe col tacco di cui è provvisto il mio vestito.
Cerco di scendere le scale quanto meglio è possibile, per quanto ci riesco.
Apro a quello che è il mio accompagnatore per questa sera.
"Ciao."
Mi saluta così agganciando al suo sguardo un sorriso da mozzare il fiato.
Justin è un bel ragazzo, nulla da dire.
Forse un pò troppo per una come me.
Ma infondo mica devo starci insieme?
E' un grande sollievo visto che al suo fianco sfigurerei.
"Ciao."lo saluto timida ,sentendomi tanto ridicola vestita in quel modo.
"Bel vestito." subito si complimenta squadrandomi.
Già, bel vestito.
"Vuoi...vuoi qualcosa da bere?" improvviso ancora sulla soglia.
Faccio schifo come padrona di casa.
Mi sorride ancora facendo un passo indietro e gesticolando.
"No, grazie. Meglio andare se no si fa tardi." esclama porgendomi il braccio sinistro.
Che gentiluomo.
Lo accetto ,sorridendo impacciata e chiudendo la porta dietro di me.
Ci avviamo verso la sua macchina.
Una range rover nera.
Di colpo mi giro a guardare il suo profilo.
Mi accorgo di un piccolo particolare che mi fa riflettere come una stupida.
Sullo zigomo sinistro, quasi di fianco l'occhio sosta un piccolo neo.
Ebbene, è una cosa carinissima.
Sorrido a quel mio pensiero e lui si gira a fissarmi interrogativo.
Arriviamo alla sua macchina ed entriamo.
Infila le chiavi nel quadro e mette in moto.
Prendo a guardare fuori dal finestrino perdendomi nei miei più profondi pensieri.
Quel piccolissimo neo stava a sottolineare il fatto che Justin fosse un bel ragazzo.
Insomma, io ho sempre pensato che le persone che avessero quel neo fossero tutte belle.
Ho anche visto modelle che lo disegnavano a matita sul loro viso.
Sembra incredibile associare la bellezza ad un semplice neo, eppure da quel punto di vista aveva un senso.
Purtroppo però un neo non rende più bello un viso, al massimo lo rende particolare.
I miei pensieri vengono interrotti dalla mano di Justin che si posa sulla mia gamba.
Mi giro verso di lui che mi fissa imbarazzato.
"Tutto bene? Sei silenziosa." giustifica immediatamente la sua domanda.
Faccio un cenno di negazione col capo, notando che sta dando più attenzione a me che alla strada.
"La strada." esclamo infatti notando che non sposta il suo sguardo su di essa.
Si riscuote dai suoi pensieri e punta lo sguardo dove deve, finalmente.
La macchina sbanda un pò per poi continuare il suo tragitto.
"Scusami, non sono abituato ad avere belle ragazze nella mia macchina." si spiega sorridendo.
Oh, smettila tu!
Sento le guance andarmi a fuoco, così sposto lo sguardo verso il finestrino senza rispondere.
E' così improbabile che non abbia mai accompagnato a casa una ragazza, o ci sia uscito.
Raccontala ad un altro.
Dopo poco la macchina si ferma nel parcheggio della scuola.
Scendiamo così dalla sua macchina e ci dirigiamo verso l'entrata della palestra.
Quel luogo è sempre stato un incubo fin nei miei primi giorni di vita.
L'attività fisica non faceva decisamente per me fino ai dieci anni.
Il ballo può considerarsi un'attività fisica?
Beh, solo in quello io riesco bene.
E se penso al fatto che ho smesso, la tristezza si insidia dentro di me prendendo il desiderio di muovere i piedi come una volta.
Quella palestra, in ogni caso, sembrava migliore di molte altre volte così decorata ed illuminata.
Subito incontro lo sguardo colpito di Taylor a braccetto con un Bill sorridente.
Mi si avvicina sorridendo a Justin.
"Come va? Siete appena arrivati?" chiede euforica.
Bill che è ancora girato a parlare con un membro della squadra di rugby, non ci degna di uno sguardo.
Poco dopo si gira regalandomi uno sguardo di sufficienza.
Annuisco a Taylor concentrandomi sul suo vestito.
E' una specie di bambolina gotica, molto carina.
"Beh, dovremmo stare qui a parlare con questi sfigati?" domanda Bill nervoso.
Mi giro verso Justin per vedere la sua reazione.
Non fa una piega.
"Sono miei amici, che problema c'è?" trilla Taylor infastidita.
"C'è che sono sfigati." ribadisce Bill alzando sinanche le spalle.
"Bill, sai che mi ricordi il mio cane?" sbotto ad un tratto.
Bill mi regala uno sguardo di fuoco.
"Che ti ricordo?" alza la voce arrabbiato.
"Il mio cane." urlo facendo finta che non abbia sentito a causa della musica ad alto volume.
Aggrotta le sopracciglia con aria pensierosa.
"Ah, si?" domanda compiaciuto dopo averci pensato.
"Si, peccato che è morto." rispondo secca.
Lo vedo sgranare gli occhi mentre Taylor si lascia andare ad una risata spontanea.
Justin accanto a me ridacchia silenziosamente.
"Andiamo via." dice freddo tirando via Taylor da quel cerchio che si era formato.
Che c'è? Ho soltanto detto la verità!
"Che caratterino." si complimenta Justin sfoderando uno dei suoi sorrisi.
Lo guardo ridendo.
"Guarda che è vero! Il mio cane si chiamava Bill, pace all'anima sua." mi spiego mettendo una mano sul cuore.
Justin scoppia in una risata leggera provocandomi un colpo al cuore.
Cos'è un angelo quello che ho davanti?
"Sei un mito." si complimenta di nuovo causandomi uno scompenso a quell'organo chiuso nella gabbia toracica.
Cerco di concentrare il mio sguardo altrove per non cadere a terra a causa delle gambe molli che mi perseguitano quando guardo i suoi occhi.
"Allora, su, chi è la fortunata?" chiedo sorridendo e battendo le mani.
Justin abbassa lo sguardo imabarazzato e fa segno con il dito tra la folla.
Cerco di seguire con lo sguardo il punto che sta indicando.
"Quella col vestito blu?" chiedo certezza avvicinandomi a lui.
"No." sussurra lui guardandomi appena.
Cerco di scrutare meglio la folla che mi si presenta davanti.
"Allora, lei vestita da cat woman?" chiedo di nuovo.
Lo vedo annuire cercando il mio sguardo.
Non è male come ragazza, Cindy, la cheerleader della scuola.
Bionda, occhi castani e forme apposto.
Non è neanche tanto male come personalità.
Ne troppo vanitosa, ne troppo timida.
Estroversa ma non invadente.
Davvero una bella scelta.
"Complimenti." lo informo facendo ricadere lo sguardo su di lui.
"No, io intendevo di fianco a lei." dice piantando i suoi occhi nei miei.
Perchè mi guarda così?
Mi giro di nuovo verso cat woman e perlustro con lo sguardo i suoi paraggi.
Nessun reggiseno in vista.
"Io non vedo nessuno." dico stranita aguzzando lo sguardo.
"Quello che sta ballando con lei." mi informa guardandomi ancora in quel modo.
Mi giro verso di lui aspettando che continui la sua spiegazione.
Faccio cenno con le mani di sbrigarsi.
"Lui." dice per poi abbassare lo sguardo.
Non mi ci volle molto per capire.
Se due più due fa quattro allora un rinoceronte fa soltanto figli maschi a dicembre.
"Sei gay?" sbotto indelicata.
Lui arrossisce ed annuisce mogio.
Sto dando di matto, sono ubriaca senza neanche aver bevuto!
Mi è davvero difficile mettere Justin e gay nella stessa frase.
Insomma, che spreco.
Mi accorgo quasi subito della mia indelicatezza.
"Oh, dio scusami. Non credevo... e comunque non ho niente contro i gay, anzi." mi spiego mettendo una mano sulla sua palla.
Mi giro verso il ragazzo in questione.
Incredibile ma vero, è Matt.
Justin ha preso una cotta per un mio amico e sembra anche bella grossa.
Justin alza lo sguardo imbarazzato.
"Io...vado a bere qualcosa." si dilegua così, lasciandomi sola in mezzo alla pista.
Un senso di colpa si insedia dentro di me facendomi sentire male.
Che diavolo ho fatto?
Rimango lì ferma senza sapere che fare o dove andare.
Magari chiedo a Matt se ha voglia di provare qualcosa di nuovo.
Ridacchio a me stessa per quella stupidaggine.
Ad un tratto sento qualcuno toccarmi la spalla.
"Ehy , ti va di ballare?" mi chiede un ragazzo alto e moro, mai visto.
Nessuno mi ha mai chiesto di ballare, cos'è successo stasera?
Justin mi dice che sono una bella ragazza, zittisco Bill della squadra di rugby ed infine scopro che Justin è gay.
Che serata piena di sorprese.
Balbetto qualcosa imbarazzata.
Vedo poi Justin fulmineo affiancarsi a me e guardare il moretto con aria...infuocata.
"Sta con me." dichiara secco.
Il moro alza le mani sorridendo.
Si scusa e si dilegua.
Mi giro verso Justin che ora mi porge un bicchiere di coca cola.
Lo prendo e lo bevo silenziosa. colpita da quel gesto.
Insomma a lui piacciono i ragazzi, che motivo aveva di infastidirsi se qualcun'altro ballava con me?
Mi sorride rassicurante.
"Scusami se sono scappato prima. Non ho piacere a parlare di queste cose, la maggior parte delle persone che l'hanno saputo mi hanno deriso." spiega bevendo un sorso.
Gli sorrido intenerita.
"Da me non sarai mai deriso, anzi." gli sorrido rassicurante.
Lui mi contraccambia abbracciandomi di slancio.
In un attimo sento sulla pelle il calore del suo abbraccio.

"Grazie." sussurra tra i miei capelli.





AUGH(?)
Piaciuta la sorpresa?
AHAHAHAHA ebbene si, Justin in questa storia è gay.
Finalmente qualcosa di nuovo no?
Anche se molte di voi rimarranno male, non disperate accadranno tante cose.
RECENSITE!
P.S. avete visto Boyfriend? bdhsfcbsdkjfbv
-Runaway.







 

 

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Capitolo 8
*** Perchè? ***


Mi dirigo verso la mia scuola correndo.
Come mio solito sono in un enorme ritardo.
Tutto intorno a me da l'idea dell'inizio della giornata.
L'alba colora il cielo e i negozi stanno aprendo.
Le persone cominciano a lavorare e gli uccellini a cantare.
Ha inizio il ciclo giornalierio.
Ad un tratto mi fermo col fiatone.
Mi stringo nel mio giubbotto e mi guardo attorno.
Mi sento osservata, come se qualcuno mi stesse guardando insistentemente.
Alzo le spalle confusa e riprendo la mia corsa contro il tempo.
Arrivo nel giardino della scuola, vuoto.
Brutto segno.
Entro nell'edificio e mi avvio nella mia classe.
Stravolta, apro la porta trovandomi davanti la prof di chimica.
Sgrana gli occhi e si alza arrabbiata.
"Ti sembra l'ora di arrivare Gray?" chiede puntando le mani ai fianchi.
Do un fugace sguardo alla mia classe incontrando lo sguardo preoccupato di Matt.
Di colpo mi viene in mente Justin e sorrido.
"Cosa c'è da ridere? Vuole fare un'altra visitina dal preside per caso?" continua la sua ramanzina.
Che palle.
"Scusi prof, posso entrare?" chiedo gentilmente.
Meglio non farla arrabbiare ulteriormente, potrebbe mandarmi di nuovo dal preside.
La vedo sbuffare e così sbollire.
"Entra, siediti e sta zitta." mi intima con il suo sguardo duro.
Le sorrido gratificante e mi vado a sedere accanto a Matt.





Mi alzo da quella scomoda sedia e mi sgranchisco.
A forza di stare seduta ho fatto il culo quadrato, ci scommetto.
Vedo Taylor avvicinarsi sorridente.
"L'hai scampata bella." mi saluta così ,riferendosi al ritardo.
"Deve essere il mio giorno fortunato." dichiaro felice.
Matt si alza ed esce dalla classe ignorandoci completamente.
Taylor lo guarda e poi si avvicina a me, segno che sta per spettegolare.
"L'hai visto sabato? Ha ballato con Cindy tutto il tempo, altro che Lois." sussurra quasi maligna.
"Chissà che sarà successo." le do corda.
Non sono tipa da pettegolezzi e cose simili, eppure quando Taylor mi sparla delle persone non posso fare a meno di dire la mia.
E poi, sono molto più contenta che sia andato con Cindy al ballo piuttosto che con quella bionda ossigenata di Lois.
"Andiamo a vedere cosa combina?" chiede eccitata.
Annuisco.
Infondo cos'altro ho da fare?
Usciamo così dalla classe alla ricerca di Matt.
Tutti gli alunni delle altre classi sono fuori nei corridoi a parlare.
Ci dirgiamo verso il bar della scuola, luogo ambito da tutti.
Di solito va lì durante la ricreazione.
Ed infatti eccolo lì di fronte ad una Cindy sorridente.
"Qui gatta ci cova." sussurra Taylor.
D'improvviso vedo Justin comparire dietro Matt.
Mi saluta urlando il mio nome.
Matt si gira e ci guarda male.
Justin si avvicina sorridente.
"Ciao." lo saluto.
"Me lo presenti?" mi chiede poi eccitato.
La mia mente dopo un pò collega e capisco che parla di Matt.
Così chiamo Matt ,che lascia la sua Cindy sola per avvicinarsi a noi.
Taylor mi guarda sbigottita ed interrogativa.
"Matt, lui è Justin, Justin Matt." li presento.
"Oh ehm, piacere." si stringono la mano.
Vedo Matt poi lanciarmi uno sguardo di fuoco.
"Mi stavate pedinando?" chiede circospetto.
"Nooo." urla Taylor agitando le mani.
Rido davanti a questa scena, ripetuta mille volte in due anni che ci conosciamo.



La campanella suona liberando le urla e le risate di tutta la scuola.
Saluto Taylor e Matt e mi avvio verso casa pensando a cosa farò nel pomeriggio.
Il sole è alto nel cielo e tutte le persone sono indaffarate nel tornare a casa.
D'improvviso mi giro dietro di me notando una persona incappucciata che cammina a testa bassa.
La ignoro continuando a camminare.
Comincio ad avvertire un senso di panico quando vedo una persona di fronte a me vestita uguale alla prima.
Deglustisco nervosamente cercando con lo sguardo un vicoletto o un negozio aperto in cui rifugiarmi.
Niente, nessuno nemmeno per la strada.
Comincio ad accellerare la mia camminata spostandomi verso la strada.
Cerco di attraversare ma mi ritrovo una terza persona sulle strisce pedonali uguale alle prime due.
Inutile dire che ormai i dubbi sono scomparsi.
Quelle tre persone camminano tutte nella mia direzione ,quindi vogliono me.
Rapinarmi? Stuprarmi?
Di certo non voglio scoprirlo.
Trattengo l'istinto di urlare quando uno di loro caccia da dietro di se una mazza da baseball.
Ad un tratto non capisco nulla.
Sento solo il duro impatto della schiena sull'asfalto.
Poi solo dolore, ovunque.
Cerco di urlare aiuto ma un calcio allo stomaco me lo impedisce.
Non so quanto tempo passa, se un'ora o un minuto.
So solo che sento l'ultma botta al braccio e poi nulla.
Rimango sola, in mezzo alla strada con probabilmente una gamba rotta e qualche contusione.

La mia domada è una sola: perchè?


AUGH(?)
Come vi butta, sorelle?(?)
Dico solo una cosa: povera Violet.
Chissà chi l'ha ridotta così e perche.
Beh, io lo so u.u
Voi lo scoprirete, forse. LOL
RECENSITE :)
-Runaway.



 

 

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Capitolo 9
*** Harry. ***


"CHI CAZZO E' IL BASTARDO CHE TI HA FATTO QUESTO?"urla mio fratello in preda ad una probabile crisi di nervi.
Rimango zitta, ferma sul letto di un ospedale.
Devo rimanere qui almeno una settimana e quando uscirò dovrò usare le stampelle a causa della gamba destra rotta.
Non ho avuto il coraggio di guardarmi allo specchio.
Freddie è nella mia stanza che fa avanti e indietro sbraitando mentre mamma è fuori a parlare al telefono.
Spero solo non faccia una denuncia.
D'un tratto qualcuno bussa alla porta.
Mio fratello smette di blaterare cose inutili ed apre facendo entrare mia madre.
Mi porge il suo telefono.
"E' Taylor." mi dice.
Prendo il telefono e lo porto all'orecchio.
Borbotto qualcosa per il male al braccio e la saluto.
"Che ti è successo Violet?" trilla triste e preoccupata.
"Diciamo che non te lo riesco a spiegare." sussurro con voce roca.
Non riesco a parlare e delle volte nemmeno a respirare.
Per questo motivo devo mettere la maschera e la bombola d'ossigeno.
Insomma, mi hanno ridotta male.
"Aspettami, vengo subito." mi informa.
Sento dei movimenti dall'altro capo del telefono.
"E dove mai dovrei andare?" le rispondo cercando di sdrammatizzare.
Chiudo la chiamata e passo il telefono a mia madre che studia ogni mio movimento.
"Sta venendo." la informo chiudendo gli occhi.
Sebbene non ho voglia di parlare con nessuno può farmi bene la presenza di Taylor qui.
In questo tetro e depresso ospedale da cui voglio andare via al più presto.
Dopo neanche una mezz'ora eccola entrare nella stanza insieme a Matt.
"Oddio."esclama piano Taylor appena mi vede.
Si porta le mani alla bocca e gli occhi le diventano lucidi.
Matt si avvicina e mi prende la mano guardandomi serio.
Taylor è in un mare di lacrime.
"Non piangere." le sussurro.
Lei si catapulta su di me,abbracciandomi.
Mi fa un pò male, ma non voglio dirlo, è così bello abbracciarla.
"Chi è stato?" chiede Matt ancora serio.
"VORREI SAPERLO ANCH'IO." sbotta mio fratello che fino ad adesso era riuscito a stare zitto.
"Giuro che se lo prendo lo spezzo in due con le mie mani." mi informa Matt serio.
Ho quasi paura del suo sguardo.
"Ti do una mano." si associa mio fratello.
Bene, ora ho anche un esercito pronto a difendermi.
"Violet." mi chiama Taylor.
Sposto lo sguardo su di lei.
Ha i capelli biondi raccolti in una coda di cavallo disordinata ed ha un'aria disperata.
Le faccio segno di parlare.
"Ti voglio bene." mi sussurra facendo sgorgare altre lacrime.
La mia vista si appanna e qualche lacrima scappa al mio controllo.
"Anch'io." le sussurro.
"Anch'io, ad entrambe." si aggiunge Matt sorridendo finalmente.
Quella sua aria da duro mi fa solo stare peggio.
Mi abbracciano entrambi e stavolta non sento dolore.
E' bello sentire il calore dei loro corpi, il battito dei loro cuori.
E' così bello avere persone che contano più della tua vita.
Beh per me, sono loro quelle persone.






Apro gli occhi ritrovandomi nella bianca e fredda camera dell'ospedale.
Mi sento fuori posto qui.
Il sole entra dalla finestra illuminando la stanza.
Il letto accanto al mio che prima era vuoto, ora è occupato.
C'è un ragazzo sui diciotto anni, è venuto stanotte.
Lo so perchè non ho chiuso occhio.
Mi sistemo meglio tra le coperte candide di quel letto scomodo.
Mi sento uno schifo ed ho male quasi ovunque.
Il problema è che io non ho idea di chi sia a volermi male.
Non ho mai dato fastidio a nessuno.
Eppure qualcuno deve esserci, perchè le persone non vanno in giro a malmenare innocenti.
Freddie è accanto a me, addormentato sulla sedia.
Ha la bocca mezza aperta e il collo all'indietro.
Ha passato la notte con me imponendo a mia madre di tornare a casa.
"Buongiorno." sento ad un tratto una voce e mi spavento.
Mi giro per vedere chi è e vedo il ragazzo nell'altro letto sorridermi.
"Ciao." lo saluto senza entusiasmo.
Ci guardiamo per pochi istanti.
Ha i capelli castani ricci e gli occhi nocciola.
"Cosa ti porta in quest'ospedale?" chiede calmo.
Ha una voce profonda e roca.
Stranamente non trovo la sua domanda offensiva.
"Aggressione." spiego brevemente, pentendomi quasi subito a causa del colpo al cuore.
Non riesco nemmeno a realizzare.
"Capisco."mi risponde voltandosi di fronte a se.
"tu invece?" chiedo io sfacciata.
Si gira di nuovo a guardarmi e mi sorride allegro.
"Ho un tumore irrecuperabile." mi informa felice.
Per un attimo resto interdetta.
Ha un tumore ed è felice?
Questo ragazzo deve essere proprio strambo.
"Comunque piacere Harry." si presenta poco dopo fissandomi con quei grandi occhi nocciola.
Per un attimo mi vengono in mente un altro paio di occhi, molto simili a questi.
Scaccio il pensiero e mi presento anch'io.
"Piacere Violet." gli sorrido per quanto il dolore possa permettermelo.
Dopo queste poche parole il silenzio si fa spazio in questa bianca stanza piena di malinconia.
Freddie dorme ancora placidamente.
Harry invece mi fissa imperterrito.
"Chiunque sia stato , è un coglione." esclama ad un tratto Harry.
Mi giro stranita a guardarlo, non capendo cosa voglia dire.
"Intendo la persona che ti ha aggredita. Le ragazze non si toccano, a maggior ragione se sono carine come te." mi spiega brevemente sorridendomi.
Le mie guance vanno in fiamme, così giro la testa dall'altra parte sorridendo.
"I lividi vanno via." gli rispondo girandomi di nuovo verso di lui ed alludendo al suo stato.
"Parli del mio tumore? Beh sono cose che capitano." mi sorride rassicurante.
Non capisco cosa ci sia da sorridere, davvero.

 AUGH(?)
Allora come state?
Vi piace il capitolo?
Non vi aspettate una guarigione velocizzata perchè non ci sarà u.u
Descriverò ogni singolo giorno che Violet passerà in quell'ospedale, potete contarci.
E dopo questo spoiler vi saluto.
RECENSITE!
-Runaway.

 



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Capitolo 10
*** Morire col sorriso. ***


Le gocce di pioggia picchiettano sulla finestra.
Il rumore diventa così forte che riempe il silenzio che di solito regna in questa stanza.
Le pareti bianche sono diventate grigie a causa del cielo scuro.
Il mio pensiero vola a Carl per la prima volta che sono qui.
Chissà come se la passa lì, in Australia, dall'altro capo del mondo.


L'aria fredda mi pizzica il viso costringendomi a socchiudere gli occhi.
Corro verso l'aereoporto, sperando di non essere in ritardo.
E' gremito di gente con valigie e borse, tutte indaffarate alla ricerca del proprio imbarco o della persona che devono rivedere.
Sorrisi che compaiono per chi si è ritrovato, abbracci e risate.
Lacrime per chi va via e deve lasciare qui un pezzo di se.
Persone solitarie che con malinconia si imbarcano, magari per dare una svolta al proprio futuro.
Cosa ne sarà del mio ora?
Cosa sarà il mio futuro senza il mio migliore amico se non un luogo buio e freddo?
Scorgo la sua chioma in fila all'imbarco sei.
"Carl!" urlo senza fiato rallentando la mia corsa.
Si gira notandomi tra la folla.
Lascia il bagaglio lì in fila, dove le persone continuano ad andare avanti, e corre verso di me a braccia aperte.
Riprendo la mia corsa verso di lui, verso quel luogo che resterà sempre il più sicuro di tutti.
Le sue braccia.
Mi stringe forte impedendomi quasi di respirare.
Mi stringe con fare possessivo, affondando il viso tra i miei capelli.
Scoppio in un pianto nervoso, lasciando che i singhiozzi scivolino via dalle mie labbra.
"Non piangere" sussurra con voce spezzata.
Ricambio l'abbraccio forte, alzandomi sulle punte per quanto è alto.
Mi mancherà tutto questo.
Le sue mani finiscono per tirarmi su, in braccio a lui.
Affondo il viso nell'incavo del suo collo, bagnandolo di lacrime e sporcandolo di mascara.
Lasciando probabilmente il sapore amaro del mio dolore tramutato in liquido.
"Carl, io..." sussurro staccandomi di poco e guardando nelle sue iridi verdi.
Verdi come i prati dov'eravamo soliti correre impazziti ridendo.
Verdi come i vagoni di quelle montagne russe dove andammo quel san valentino di due anni fa.
"shh." cerca di fermare il mio pianto.
Mi guarda sorridendo a malapena, qualche lacrime sfugge al suo controllo rendendo bagnate le sue gote.
Poggio i palmi delle mani sulle sue guance cercando di cancellare quelle lacrime, cercando di cancellare il dolore.
"Non buttarti giù, non voglio che tu pianga.
Sorridi, fallo per me."
dice sicuro forzando un sorriso.
Devo farlo, devo riuscirsi.
Per lui, per noi, per me.
Forzo un sorriso e gli lascio un bacio sulla guancia.
Mi mette giù e mi guarda.
Mi lascia un bacio sulla fronte e corre via verso l'imbarco.



La mia vista si appanna al solo ricordo di quel triste giorno.
Freddie è stato mandato a casa a calci da mia madre, che ora è fuori a fumare una sigaretta.
"A cosa pensi?" mi chiede una voce.
Mi giro verso Harry notando i suoi ricci scompigliati .
"A cose tristi." lo informo non dilungandomi sul discorso.
Mi guarda con un sorriso sul volto.
Lo stesso di quando mi ha infomrato del suo tumore e quindi della sua morte certa.
"Mi spieghi perchè sorridi sempre?" chiedo sfacciata ed infastidita.
Mi guarda con la sua solita aria allegra e sospira divertito.
"Perchè non dovrei?" domanda a sua volta incrociando i miei occhi.
"Alle domande non si risponde con un'altra domanda." puntualizzo subito presa da un nervoso improvviso.
Ridacchia sommessamente, probabilmente per il mio tono.
"Sai ,quando hai solo due giorni di vita l'unica cosa che puoi fare è sorridere.
Perchè nonostante siano i tuo ultimi giorni in un tetro e buio ospedale, devi sorridere ed essere felice per ciò che ne è stato della tua vita.
Puoi semplicemente interpretarlo come un 'voglio morire col sorriso'."
mi spiega.
Rimango stupita dal suo discorso.
Il suo tumore l'ha portato alla morte, a soli diciotto anni.
E lui sorride alla vita ringraziando ciò che ha avuto e che sta per ricevere.
"Invidio la tua forza." lo informo.
In quest stanza sembro io la morente e lui il ferito che tra un paio di giorni esce.
Mi fissa serio per poi colorare il suo viso con un sorriso allegro.
Uno dei soliti, uno di quelli che ti fanno venire voglia di sorridere anche a te.

Uno forse dei più dolorosi, perchè funzionano come una maschera per coprire il dolore.




AUGH(?)
Come vi sembra?
Scusate se delle volte non rispondo alle recensioni, sono pigra, lol.(?)
Però le leggo e sorrido perchè almeno a qualcuno piace lo schifo che scrivo.(?)
Il mio spazio è pieno di (?). (?)
AHAHAH vabbè vi saluto :)
Grazie mille a tutti.
RECENSITE
!
-Runaway.






 

 

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Capitolo 11
*** Rivelazioni. ***


Apro gli occhi,scossa da un brivido di freddo.
Mi ritrovo ancora il muro bianco e malinconico dell'ospedale davanti.
Sospiro afflitta da questa situazione.
Voglio tornare a casa.
"Ben sveglia, Violet." sento una voce.
Mi giro spaventata verso la voce e vedo due grandi occhioni nocciola che mi fissano.
Di colpo penso ad Harry, però poi allargo la visuale e mi accorgo che non è lui.
"C-ciao Justin." balbetto presa alla sprovvista.
Come mai è qui? Chi gliel'ha detto?
Mi fissa sorridendo.
Non credo di aver visto mai niente di più bello.
"Ti senti meglio?" chiede premuroso.
Annuisco osservando il suo viso.
E' stupido perchè io non mi sento affatto meglio.
"Mi sono preoccupato non vedendoti a scuola,così ho chiesto a Taylor che mi ha detto che eri qui." si spiega quasi giustificandosi.
E' una cosa dolcissima.
Gli sorrido gratificata ripensando a quella sera del ballo.
Mi perdo nell'osservare i suoi capelli.
E' strano come non abbia mai notato quanto sono chiari e lisci.
Sembrano morbidi come la seta e per un attimo mi viene la voglia di infilare la mia mano in mezzo a quel color grano.
"Forse so chi ti ha fatto questo." sussurra poi stringendo i pugni.
Sgrano gli occhi sorpresa.
Come fa lui a saperlo?
Mi viene la nausea solo al pensiero che una persona possa fare una cosa del genere, figuriamoci se è una che magari conosco anch'io.
La sua fronte si aggrotta e i suoi occhi mi scrutano in un misto di tristezza e compassione.
Non sono sicura di voler sapere di chi si tratta.
Preferirei tenere il mio cosidetto 'odio' per uno sconosciuto qualunque con manie di protagonismo o malattie psicologiche.
"Vuoi saperlo?" mi chiede insicuro.
Sposto lo sguardo su quel dannato muro bianco che non faccio altro che fissare da ben quattro giorni.
Afferra la mia mano e per un attimo non mi si blocca il respiro.
Sospiro cercando di riprendere la routine regolare dei miei polmoni.
Lo sento stringere di più sulla presa,come a darmi forza.
Sento il suo sguardo addosso puntellarmi come un martello.
La sua mano prende ad accarezzare la mia dolcemente, creando dentro di me una strana sensazione paragonabile ad un piccolo vortice.
Mi giro poi a guardarlo e noto una nota di disperazione in quegli occhioni sempre allegri.
Annuisco immediatamente presa da chissà quale moto iperattivo.
Lui deglutisce per poi stringere più forte ancora la mia mano.
"E' stato Bill." caccia tutto d'un fiato.
Devo essere sincera? credevo peggio.
Ha avuto la reazione a ciò che gli ho detto, molto probabilmente.
Anche se, se a me dicessero 'assomigli al mio cane morto' non manderei nessuno a picchiare quella persona.
Certe persone credono fermamente nella loro superiorità tanto da prendersela per così poco.
"Gli farò i complimenti." commento cacciando una risata che di risata in realtà non ha nulla.
Vedo il suo sguardo diventare sempre più compassionevole.
Mi faccio schifo, faccio davvero così pena?
Voglio uscire da qui.
"Deve pagare." sbotta vedendo il mio atteggiamento.
Lo guardo stranita.
Pagare?
Quel babbuino non pagherà mai perchè non ho intenzione di ritrovarmi in una tomba la prossima volta.
"Non dire sciocchezze." ribatto mentre stavolta e lui a guardarmi storto.
"Vorresti fargliela passare liscia?" mi chiede preso da una cosa chiamata giustizia.
Eccome se gliela voglio far pagare, ma come ho già detto non voglio ritrovarmi peggio dopo.
Preferisco ignorarlo e continuare la mia vita.
Annuisco flebilmente quasi abbandonandomi all'idea.
"Oh,andiamo!" esclama muovendo la sua mano ancora incatenata alla mia.
Lo guardo quasi annoiata dalla discussione che stiamo per intraprendere.
"Devi farlo andare in galera, Violet!" sbotta ancora esasperato.
Sgrano gli occhi.
"Ma sei impazzito? Quello mi uccide!" urlo disperata.
Mi tappo subito la bocca per il tono troppo alto.
Poi volto lo sguardo verso Harry,notando che dorme ancora beatamente.
Justin segue il mio sguardo per un attimo, poi ritorna più agguerrito di prima.
"Lo impediremo, lascia fare a me." mi rassicura annuendo.
Cosa potrebbe mai fare Justin contro uno come lui?
Soltanto ridursi come me.
"Ne riparliamo poi,occhei? Ora sono stanca." cerco di sviare il discorso.
Annuisce debolmente e mi lascia la mano.
"Allora ti lascio riposare." sussurra alzandosi e lasciandomi un impacciato schiocco sulla guancia.
Rimango immobile mentre lui esce sorridendomi.
Sospiro sollevata nel rimanere da sola per un pò.
"Chi è il tuo ragazzo?" mi chiede una voce appartenente al mio compagno di stanza.
Mi giro verso di lui sgranando gli occhi ed emettendo un suono stridulo.
Il mio fidanzato?
"Chi? Lui? No, ti sei sbagliato." rispondo veloce smorzando ogni dubbio.
Harry mi regala un sorriso sghembo dall'altra parte della stanza, sul suo letto.
Oggi è particolarmente pallido e devo ammettere di essere un pò spaventata all'idea di non vederlo più...vivere.
Insomma anche se non parliamo molto mi fa compagnia ed è un bravo ragazzo, davvero non merita questa fine.
Quando mi sorride in quel modo così tenero, mi si stringe il cuore all'idea che potrò rivedere quel sorriso che mi ha tirato su solo tramite una foto.
E' stupido perchè non lo conosco davvero, non lo conosco a fondo.
Ma in questi pochi giorni mi ha dimostrato più gentilezza lui che molte persone in tanti anni.
E per me questo vale molto.
"Però ti piace." sento la sua voce coprire i miei pensieri e farli scoppiare come una bolla di sapone.
Di colpo sento il mio corpo allarmarsi ed accaldarsi, il mio viso arrossisce senza contegno.
Scuoto più volte la testa senza cacciare suono.
"Ti sbagli." decreto poi fissando un punto impreciso della stanza.
Spio i suoi movimenti sott'occhio senza però muovermi davvero.
"No, io non sbaglio mai." esclama poi quasi soddisfatto.
Mi giro verso di lui alzando un sopracciglio.
Lui non sbaglia mai? Cos'è Udinì per caso?
Ridacchio sarcastica per quella sua affermazione.
"Da cosa lo hai capito?" mi arrendo poi alla sua sicurezza.
Non posso negarlo.
E' un bel ragazzo e mi attira a se come una calamita.
Ad attirarmi è anche quel suo essere così riservato e così aperto su certi argomenti.
E' strano da spiegare.
E' strano lui in tutto e per tutto, in realtà.
E forse è questo il motivo per cui ha cominciato a piacermi.
E' diverso.
"Si vede da come lo guardi." mi risponde Harry sorridendomi come al solito.
Tutto ciò mi riporta a Carl.
Con lui era tutto diverso.
Con lui era un trasporto di emozioni con un solo sguardo.
Con lui era un rapporto speciale che non potrà mai essere spezzato.
Carl rimarrà sempre stampato nel mio dna, nel mio sorriso, in ogni parte di me.
Ed ogni giorno ne sono sempre più certa.
"Tu sei fidanzato?" chiedo ad Harry incuriosita dal suo modo di parlare di quegli argomenti.
Lo vedo sistemarsi meglio tra le coperte e guardarmi incuriosito.
"Come mai questa domanda?" chiede poi, sulla difensiva.
Ridacchio della sua espressione così stranita.
"Ci stiamo confidando, volevo soltanto sapere." mi spiego.
Ridacchia insieme a me e tira un lungo sospiro.
In effetti a parte la sua famiglia non ho visto nessuna ragazza fargli visita in questi giorni.
"No, non sono fidanzato." dice poi sofferente.
Che abbia sofferto per amore?
La sua espressione in questo momento lo urla chiaramente.
"Lo eri." esclamo poi indiscreta.
Lui ridacchia pieno di sconforto.
"Si, lo ero. Quando ho scoperto di essere malato lei è stata la prima a saperlo, e la prima a lasciarmi." si spiega nascondendo il viso tra le mani.
Posso dirlo? Che stronza.
Se il mio fidanzato stesse male io farei di tutto per rimanere al suo fianco e per aiutarlo, no?
"Che crudele." mi lascio scappare.
Lui mi guarda stranito per poi sorridermi bonariamente.
"Non hai capito."dice scuotendo i ricci e sorridendo al ricordo.
"Lei ha cercato di salvarmi, donandomi cos'avevo bisogno. Ma non ero compatibile ai suoi organi e non hanno fatto in tempo a salvarla." spiega guardandomi intensamente.
Lo stomaco mi si chiude automaticamente.
Mi si forma un groppo in gola.
"Oh mio dio." sussurro stupita.
E' una cosa bellissima, anche se poteva finire meglio.
E' un gesto di eterno amore.
Più lo conosco meglio e più mi accorgo che questo ragazzo è uno dei migliori che ci siano su questa terra ed è un peccato che proprio lui debba andarsene così presto.







Sento la porta aprirsi e davanti a me appare mia mamma che mi porge velocemente il suo telefono.
Non capisco nulla.
Vedo solo la faccia di mia madre che tutta contenta, mi molla il telefono tra le mani.
Balbetto qualcosa presa alla sprovvista, poi metto la cornetta vicino all'orecchio.
"Pronto?" sussurro.
"Violet? Oddiomio piccola."
Un piccolo infarto mi colpisce.
Piccole lacrime salate cominciano a scendere sulle mie guance, rigandole.
"Carl?" balbetto incredula presa da una crisi di pianto.
"Si sono io. Oh baby non piangere, ti prego." dice velocemente.
La sua voce così profonda, anche tramite uno stupido apparecchio mi scalda il cuore.
Non posso crederci che mi ha chiamata.
Da lui sarà notte fonda.
Mi lascio andare ai singhiozzi di fronte a mia madre, di fronte ad Harry.
Non mi importa più di nulla ormai.
"Ho saputo quello che ti è successo. Quanto vorrei essere lì con te." sussurra poi preoccupato.
Il mio cuore salta un battito provocandomi una strana sensazione di vuoto al centro del petto.
Non riesco a dire nulla.
Le parole mi muoiono in gola tramutandosi in singhiozzi.
Non riesco nemmeno a fermarmi.
Balbetto cercando di dire qualcosa, di non sembrare una stupida.
Ma in questo momento sento soltanto il mio cuore che corre e il respiro mancarmi.
Sento le guance pizzicarmi e battiti mancati al suono della sua voce.
"Oh piccola, dai. Mi hai promesso di sorridere ricordi?" mi sussurra dolce.
Questo non fa che aumentare il mio pianto.
Sorrido in mezzo alle lacrime ricordando quel giorno con tanta malinconia.
"Mi manchi." riesco a sussurrare.
Sento la sua piccola risata e mi manca un altro battito.
Sorrido asciugandomi le guance con la mano libera.
"Anche tu, tanto."
Quanto vorrei abbracciarlo in questo momento.
"Devo spezzare le gambine a qualcuno lì." esclama poi canticchiando.
Sorrido pensando al suo essere protettivo.
Lo è sempre stato nei miei confronti.
Non potevo stare accanto a qualcuno che lui non conoscesse, altrimenti mi urlava come un pazzo che aveva paura per me, che voleva proteggermi.
Litigavamo, e poi veniva ad abbracciarmi sussurrandomi di essere sua.
Ripensandoci, capisco perchè io sia diventata pazza di lui.
Lui ha fatto di tutto perchè lo diventassi.
"A nessuno, non si sa chi è." gli dico mogia.
Mento spudoratamente.
Il pianto è cessato, ma il cuore continua a correre verso una meta ignota.
"Mmh.. lo troverò ovunque lui sia, perchè sono sicuro sia maschio, e gli farò pentire di essere nato." mi informa vendicativo.
Sinceramente sono un pò spaventata.
Carl sarebbe capace seriamente di fare del male a Bill.
Mi tranquillizza il fatto che sia così lontano e che non possa venire qui,per il momento.
"Smettila." riidacchio molto più tranquilla di prima.
Vedo mia madre sorridermi e tranquillizzarsi riguardo la mia crisi ed esce dalla stanza.
"Ehy, tu sei mia. Nessuno deve permettersi di guardarti,figuriamoci di toccarti." sussurra dolce come una caramella al miele.
Inevitabilmente un moto di adrenalina si scatena dentro di me portandomi a sclerare come una ragazzina.
Quante cose sono successe, che lui non sa.
Quante scelte avrebbe potuto aiutarmi a compiere.
"Ti voglio bene, Carl." sussurro presa dall'attimo.
Il silenzio che sento dall'altra parte della cornetta mi spiazza per un attimo.
"Anch'io Violet, tanto." sento poi la sua voce e di nuovo comincio a vedere appannato

 
Ciao.
Scusate per questa entrata poco allegra ma non sono proprio in vena.
E' un pò confusionario il capitolo.
E' perchè l'ho scritto in due stati emotivi differenti ed in diversi giorni, capitemi.
Spero vi piaccia.
-Runaway.


 



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Capitolo 12
*** I could be a gentleman, anything you want baby. ***


Un forte odore di spirito mi costringe ad aprire gli occhi.
Poco dopo campanelli d'allarme riempono le mie povere orecchie.
Mi siedo sul letto guardandomi intorno.
Ma che diavolo succede?
Tre infermieri sostano intorno al letto di Harry.
Il cuore mi salta dal petto con forza e il respiro diventa irregolare.
"Harry." sussurro guardando la sua figura stesa su quel letto inerme.
Ha gli occhi chiusi ed è pallido.
Ho paura.
"C-che sta succedendo?" chiedo tirando un'infermiera per la manica.
Lei si gira verso di me riluttante.
Mi rivolge uno sguardo poco amichevole.
"Non credo siano affari suoi signorina, torni a riposare." sputa acida.
La guardo sconcertata.
Sento i nervi piegarsi e ristendersi a ritmo del mio battito.
"Mi dica cos'è successo!" urlo spaventata.
Mi lascia uno sguardo di sufficienza ignorandomi.
Ma mi prendi per il culo per caso?
Di colpo la porta della stanza viene spalancata da un medico con tanto di camice bianco che subito si avvicina.
"Scusai almeno lei può dirmi che succede?" domando garbatamente al medico.
Infondo lui non ha fatto nulla.
Mi guarda e si avvicina ad Harry.
Non so cosa combina, non so cosa nota perchè quell'infermiera acida mi sta davanti e mi copre la visuale.
Scuote il capo con fare negativo e poi alza lo sguardo verso di me.
"Signorina, tra poco avrà un nuovo compagno di stanza." mi informa serio.
Che ha detto?
"Ora del decesso...nove e trenta del mattino." esclama verso le infermiere che prendono nota.
No, ti prego.
Non può essere.
Di colpo comincio a vedere appannato.
Ingoio le lacrime e lentamente mi ristendo sul letto coprendomi col lenzuolo.
Chiudo gli occhi ripensando al suo sorriso.
Quella smorfia storta che animava sempre il suo viso.
Quei lineamenti così strani e particolari eppuri così adatti a lui.
No, non lo conoscevo bene.
Ma devo ammettere che mi mancherà quel sorriso di incoraggiamento che indossava quando mi guardava.



Sento qualcuno entrare nella stanza.
Rimango immobile nel silenzio più assoluto.
Da quando hanno portato via Harry non si sente volare una mosca.
"Violet, svegliati!" esclama mia madre scuotendomi.
Apro gli occhi di scatto e la guardo interrogativa.
Mi sento...vuota.
"Ti fanno uscire, su vestiti." mi spiega sbrigativa.
Tra le sue mani due stampelle blu.
Mi si rivolta lo stomaco se penso che per due o tre settimane dovrò usare quelle per spostarmi.
Mi alzo dal letto e lentamente mi vesto.
Entra poi l'infermiera per aiutarmi a mettermi in piedi.
Acchiappo con le mani le due stampelle e comincio a zoppicare  fuori da quella stanza.
Fuori da quell'ospedale, finalmente.
Ma non avrei mai voluto uscire con questa brutta sensazione allo stomaco.
Con questa voglia di reprimere le lacrime e di stare in silenzio.
Fuori il corridoio noto una donna ed un uomo.
Lei piange disperatamente e lui cerca di trattenersi.
Riconosco alcuni tratti del viso di Harry in essi.
Saranno i suoi familiari.
Mi avvicino piano e col cuore pieno di tristezza.
Più mi avvicino e più sembra che  le lacrime spingano per uscire, facendomi percepire distintamente il nodo alla gola che spunta quando ci penso.
"M-mi dispiace per vostro figlio." balbetto con la voce incrinata.
La madre alza il viso verso il mio.
Le è colato tutto il mascara sulle guance ormai nere.
Fa un piccolo cenno con la testa e poi altre lacrime prendono a rigarle il viso.
"E' stato un vero onore per me dividere la camera con lui, era...davvero speciale. Dovete essere fieri di lui." dico con la vista appannata.
"Grazie." il padre, terribilmente simile a lui, mi stringe la mano forte.
La mamma si alza di scatto e mi abbraccia.
Rimango immobile a causa delle stampelle che mi impediscono di muovermi come voglio.
Riesco a reprimere le lascrime ancora una volta.
La donna si stacca scusandosi.
"Se vuoi dopodomani sarà celebrato il funerale e... se vuoi..." cerca di chiedermi l'uomo.
Annuisco convinta.
"Sicuramente."
Sorrido a quelle due persone così fortunate ad avere avuto un figlio così ma nel contempo così sfortunate per averlo perso così presto.
Esco così da quell'ospedale.
Il sole è alto nel cielo, eppure neanche i suoi raggi riescono ad alleviare il freddo di novembre.



"Violet, sei tornata!" urla Taylor appena entro in casa.
"Che ci fai tu qui?" chiedo stupita.
"Abbiamo preparato una piccola festicciola per il tuo ritorno a casa." mi spiega eccitata.
Sinceramente mi sembra un pò esagerato preparare una festa solo perchè sono tornata da una settimana ed anche meno di ospedale.
C'è anche Matt ed alcuni familiari avvisati del mio incidente.
Zia Gertrude, mio cugino Christofer e mio zio Jhon.
"Scusami Taylor ma non me la sento." le mormoro e dopo aver salutato tutti vado in camera mia.
Mi dispiace per Taylor, ci sarà rimasta male ma io proprio non riesco a festeggiare.
Mi appoggio al letto e mi stendo.
Un secondo e di nuovo tutte le immagini della mattina riempiono la mia mente.
Butto le stampelle all'aria e la testa fra i cuscini scoppiando in un pianto liberatorio.
Ad un tratto sento qualcuno bussare alla porta.
"Posso entrare?" sento una voce familiare.
Ma non riuscendo a decifrarla lancio un si ancora con la testa fra i cuscini e mi preparo ad una Taylor ed un  Matt che mi chiedono cos'ho.
Sento dei passi e poi qualcuno si siede sul letto, di fianco a me.
D'istinto mi sposto un pò, per fare spazio alla persona che tra due minuti sarà pronta ad ascoltarmi.
Quando alzo la testa dal cuscino mi ritrovo una persona totalmente diversa da quella che mi ero immaginata di trovare.
Justin giace steso di fianco a me e mi guarda preoccupato.
Di colpo mi porto le mani al viso asciugandomi le lacrime.
"Ah sei tu." dico cacciando una risata mentre tiro su il naso.
Nessuna parola da parte sua.
Mi fissa con quegli occhi così profondi che ho paura di perdermici se li guardo troppo a lungo.
I capelli tirati su con la solita cresta.
Il solito viso d'angelo che cerca di aiutarmi.
Infondo cos'ha fatto da quando mi conosce, se non aiutarmi?
Ed io gli ho anche dato una pallonata in faccia, mi complimento con me stessa.
Poggio il viso sul cuscino bagnato e lo guardo.
Esattamente come lui sta facendo con me.
Due secondi, occhi negli occhi.
E' vicino, troppo forse per quello che gli è consentito.
"Ti fa male la gamba?" se ne esce da totale imbecille.
Guardo la sua espressione e non riesco a non scoppiare a ridere.
"Che c'è?" mi chiede con un sorriso che trattiene le risate.
E' incredibile come in pochi secondi mi abbia fatto ridere quando prima non avevo nemmeno voglia di sorridere.
"Mi ritrovi qui a piangere e mi chiedi se mi fa male la gamba?" gli chiedo quasi sconvolta dalla sua finta stupidità.
Perchè infondo so che l'ha fatto per farmi ridere.
Caccia una risata proprio di fronte a me e per un attimo sento il cuore che mi trema.
Fa un sospiro e si guarda intorno.
"Hai mai pensato di ridipingere la stanza?" chiede poi tranquillo.
La cosa che sto cercando di capire in Justin è che quando tu stai male per qualcosa lui non ti chiede direttamente cos'hai.
Lui parla d'altro, ti porta lontano da quel ricordo e ti fa sorridere.
Credo sia una cosa bellissima.
Nessuno mai ha provato una tecnica del genere.
Eppure lui riesce a farti pensare ad altro, a farti stare meglio facendo ciò che tu vuoi cioè non parlarne.
Mentre gli altri insistono nel voler sapere, ti fanno 'sfogare' e poi e come se ti lasciassero lì a patire.
Ti dicono 'Dai non pensarci, capita.'
No, mi è impossibile non pensarci ora che tu me l'hai fatto ripetere e me l'hai fatto rivivere.
Scuoto la testa in cenno negativo e lui mi sorride.
"Ti va di farlo? Domani, porto io la pittura e tutto. Colore?" chiede preso da questa nuova idea.
"Blu." dico cacciando una risata.
Lui si gira a guardarmi stranito.
"Blu? Oh andiamo,un colore più femminile? " mi incita a pensarci su.
Sorrido guardandolo.
Faccio una finta espressione pensierosa e noto il suo sguardo addosso.
"No, mi piace blu. Dai." cerco di convincerlo.
Continua a sorridermi sincero ed il mio cuore non smette di perdere battiti.
"Vada per il blu, allora." mi dice mostrandomi il pugno.
Facciamo pugno contro pugno (?)
Mi fermo per un attimo ad osservare la mia stanza non realmente interessata.
Mi giro poi di nuovo verso di lui e lo fisso seria.
"Grazie." gli dico mostrando un sorriso.
Lui si alza da sopra il mio letto e si avvia alla porta.
"E di cosa? Io non ho fatto niente." esclama.
Mi fa l'occhiolino ed esce dalla stanza.
Calmati cuore.
E' solo un'occhiolino, per di più fatto da un  amico gay.
Rimango lì immobile mentre quell'emozione sfuma.
Dopo nemmeno due secondi la porta si spalanca di nuovo.
"Secondo te perchè sono salito?" mi chiede Justin serio.
Faccio una faccia stranita.
"Perchè volevi sapere come stavo?" provo ad indovinare.
Mi sorride e si avvicina.
"No, perchè volevo farti scendere giù insieme agli altri. Su ,alza il culo." mi incita ridendo.
Sgrano gli occhi per quell atteggiamento che lui non ha mai adottato verso di me.
Anche perchè è poco che ci conosciamo.
"Oh e tu vorresti far alzare il culo ad una ragazza con una gamba rotta?"  chiedo indignata.
Lui fa una faccia da furbetto.
"Ma io ti ho detto di alzare il culo mica la gamba." esclama divertito.
Rimango ferma con un espressione da 'Are you fucking kidding me?' per tre secondi.
Il suo sorriso si ampia.
"Ti do una mano?" chiede sornione.
"Ma vaffanculo Justin." dico ridendo e cercando di tirarmi su.
Lui fa una finta faccia sorpresa.
"Sono profondamente offeso da questa tua esclamazione, alcune persone non hanno abbastanza soldi per andare in quel luogo di vacanza e tu devi rispettarle." blatera ridacchiando.
Poi si siede e mi da una mano a mettermi seduta.
Alzo il viso e mi ritrovo ad un palmo dal suo.
"Non pensavo fossì così idiota." gli dico per niente intimorita dal suo sguardo.
Lui sorride, come al solito.
Anche se stavolta noto un moto di felicità differente da quello di un minuto fa.
"Ho tante doti nascoste." si vanta aggiustandosi il colletto della camicia bianca che indossa.
Ridacchio provando ad alzarmi da sola ma finisco per ricadere sul letto.
Justin si alza e raccoglie le stampelle per poi aiutarmi ancora.
"Un'altra dote è quella del gentleman?" chiedo sulla soglia della porta.
 Mette una mano sulla mia spalla e fa una finta faccia seria.
"Posso essere un gentleman, o tutto ciò che vuoi baby." sussurra con enfasi per poi scoppiare a ridere da solo.
Mentre io cerco di calmare la tempesta che si è scatenata nel mio stomaco al suono della sua voce.










AUGH(?)
Sono ritornata c:
Rileggendo mi sono accorta di aver descritto troppo fedelmente Justin quando fa l'idiota.
E che è una cosa che amo, penso si capisca.
Mi mette allegria e mi fa sorridere.
Anche se penso che ogni cosa faccia Justin mi porti a sorridere.
Occhei.
Vi è piaciuto?
Justin tira su il morale in un modo magnifico, e la cosa bella è che ci riesce anche da lontano.
No, occhei non riesco a smettere di elogiare quel pinguino çç
Cbsujgrkgnvejr significa troppo per me.
Occhei sto capitolo mi ha emozionato e non poco.
Mi emoziono da sola (?)
La smetto.
Recensite, mi raccomando :3
-Runaway.

 

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Capitolo 13
*** swag. ***


Il campanello suona ripetutamente.
Acchiappo le stampelle e mi avvio alla porta.
"Ehilà." mi saluta un Justin sorridente.
Ha in mano pennelli, secchi di pittura e quant'altro.
"Ciao." gli sorrido come meglio posso.
Lo faccio entrare e chiudo la porta.
"Ciao ..." lo saluta mia madre dalla cucina, sorpresa della sua visita.
"Justin." termina la sua frase presentandosi.
Mio fratello gira lo sguardo verso di lui, annoiato.
"Tu sei quello che ha accompagnato Violet al ballo ,vero?" chiede.
Justin annuisce.
"E sei venuto anche in ospedale." Ma cosa vuole?
Justin ripete il movimento sorridendo bonariamente.
Freddie sbuffa e si alza strusciando la sedia.
Mia mamma comincia a sparecchiare la tavola mentre lui sale le scale non prima di aver lanciato uno sguardo di fuoco a Justin.
Sospiro un pò più tranquilla.
"Mamma noi andiamo di sopra." la informo avviandomi.
"Aspetta, Justin vuoi qualcosa? Un bicchiere d'acqua?" chiede mia madre.
Ogni volta che viene qualcuno è sempre così.
Comincio a salire le scale lasciando a Justin il compito di portare su tutto il materiale.
Entro nella mia stanza spalancando la porta e poco dopo Justin mi raggiunge.
"Allora, come va?" mi chiede soffermandosi sul mio viso.
Una vampata di calore mi attraversa.
Fa troppo caldo qui dentro.
"Meglio di ieri." dico avviandomi alla finestra e spalancando anch'essa.
Una ventata mi colpisce in pieno e mi sento subito meglio.
In una decina di minuti riusciamo a coprire tutti i mobili.
Poi Justin apre il primo barattolo di pittura blu elettrico.
Rimango in piedi mentre lui si china per aprire meglio.
Mi porge un pennello che subito afferro ed una piccola scintilla d'adrenalina mi colpisce in pieno facendomi sorridere.
Lui subito lo nota.
"Eccitata?" mi chiede alzandosi col pennello già pieno di pittura.
Annuisco sorridendo.
"A te l'onore." mi invita ad iniziare.
Mi abbasso un pò ,rischiando di cadere a causa delle stampelle, e intingo il mio pennello nella pittura.
Poi con difficoltà do il primo colpo di pennello al muro bianco.
Justin ridacchia per l'imprecisione della pennellata.
In effetti è tutta storta, ma non riesco a muovermi bene con queste stampelle.
"Ehi, non ridere." dico facendo l'offesa.
Lui smette di ridere e si posiziona dietro di me togliendomi le stampelle.
Gli lancio uno sguardo terrorizzato.
"Tranquilla, ti tengo io."
Pianta le sua mani sui miei fianchi tenendomi in piedi.
Sento il cuore cominciare a battere più forte.
Che diavolo gli prende?
Acchiappa la mia mano e la chiude nella sua guidandomi.
Stavolta la pennellata viene dritta e precisa.
"Se andiamo avanti di questo passo ci metteremo anni." cerco di alleviare la tensione che si è formata nel mio corpo.
Lui ridacchia.
"Hai ragione." dice per poi ridarmi le stampelle ed allontanarsi.
Faccio un sospiro di sollievo sentendo il respiro tornare regolare.
Lo vedo prendere una sedia e posizionarla di fronte al muro.
Mi invita a sedermi e così faccio, abbandonando le stampelle a terra.
Mi porge poi un rullo con il manico lungo e mi sorride.
"Grande idea." esclamo per poi ridere.
Intingo il rullo nella pittura e senza sforzi comincio a pitturare la parete.
"Posso farti una domanda indiscreta?" chiede continuando a dipingere.
Faccio una faccia stranita.
"Si." rispondo piena di curiosità.
Justin si gira verso di me con il rullo ancora sulla parete.
"Tuo padre?" chiede con un filo di voce.
Rimango interdetta e vacillo per un attimo.
Mio padre.
"E' ...in viaggio per lavoro." sparo al momento.
Lui mi fissa per un pò,poi si gira di nuovo e continua a dipingere.
Forse ha capito che ho detto una bugia.
La realtà è che non voglio fare la vittima e parlare della mia storia.
Preferisco tenerlo per me e far credere alle persone che in realtà mio padre sia un ottimo padre che viaggia per lavoro e ci invia i soldi ogni mese per aiutarci.
E' molto meglio.
"Se non ne vuoi parlare dillo, non dirmi una bugia." mormora ancora di spalle.
Vaffanculo senso di colpa.
In cinque anni ho sparato tante di quelle scuse, tante di quelle bugie che ora ne sono sommersa.
Tutti mi sorridevano senza sospettare.
Invece a lui è bastato uno sguardo per capire che stavo mentendo.
Questo ragazzo comincia a farmi paura.
"Scusami,io.." cerco di giustificarmi.
Lui si gira e mi lancia un sorriso.
"Oh andiamo, devo fare tutto io?" dice per poi avvicinarsi e lasciarmi un pò di pittura sul naso.
Ridacchia guardandomi.
Il cuore mi si riempe di felicità in un attimo.
Cazzo, come ci riesce?
Sposto il rullo sul suo braccio e gli lascio un segno di blu.
"Ehi, vuoi la guerra?"  mi sfida avvicinandosi.
Quel dannatissimo sorriso sempre stampato sul viso.
"No Justin, ti prego, sai che non mi posso muovere." cerco di fargli pietà unendo sinanche le mani.
Lui ridacchia intingendo un dito nella pittura e portandolo sul mio viso.
Mi disegna due righe sulle guance e mi guarda divertito.
"Grazie eh." esclamo guardandolo male.
Lui ride per poi disegnare le medesime righe sulle sue guance.
Sto ragazzo dev'essere andato col cervello.
"Ora siamo pari, contenta?" chiede sorridendo.
"Lo eravamo anche prima!" mi lamento.
Lui ridacchia alla mia esclamazione.
"Si ma così siamo più swag." dice per poi continuare a dipingere la parete.













Entro in classe, zoppicando sulle odiose stampelle blu dell'ospedale.
Alcuni mi guardano stupiti, altri invece sono indifferenti mentre altri ancora ridacchiano.
Che c'è da ridere?
Volete per caso una stampella in testa?
Mi siedo con molta difficoltà al mio banco.
Sbuffo poi già stufa della situazione.
"Violet, come stai?" mi travolge una Taylor preoccupata ma anche felice di vedermi.
Le sorrido contenta che sia qui.
"Stavo meglio senza camminare con questi ordigni!" dico indicando le stampelle.
Poco dopo fa presenza anche Matt che si siede come un elefante sulla sedia accanto alla mia.
"Ciao." lo saluto atona.
Si gira verso di me con uno sguardo strano.
Vedo Taylor guardare prima me, poi lui.
"Justin è venuto a casa tua ieri?" domanda scazzato.
Faccio una faccia stranita.
Primo:Come fa a saperlo?
Secondo:Perchè questa domanda?
"Si." rispondo continuando a fissare gli occhioni blu che sbucano da quel faccino corrucciato.
Sospira per poi portarsi una mano tra i ricci e scombinarli.
"Perchè questa domanda?" chiedo curiosa.
Si gira di nuovo verso di me.
"Niente." mi lascia così.
Eh no.
"No ora me lo dici."  tuono preoccupata.
Mi fissa indeciso.
"Ci sta provando con te?" chiede poi.
Sgrano gli occhi.
"MA SEI CRETINO? LUI E'..." mi blocco.
Cazzo, boccaccia mia.
"Lui è cosa?" chiede incuriosito.
"Lui è innamorato di un'altra." sparo un'altra cazzata delle
 mie.
Sembra crederci.
"Mmh,occhei." dice atono per poi girarsi davanti.
La prof entra in classe e la lezione comincia.













SAPETE QUANTO PESA UN ORSO POLARE?
Hello c:
La mia capoccia non sa cos'altro sfornare çç
Spero vi piaccia, anche se un capitolo di passaggio.
Giusto per capire quant'è scomodo per Violet avere una gamba rotta.
Beh, che dire?
Grazie a tutte quelle che leggono questa storia e la recensiscono.
Alla prossima C:
-Runaway.

P.S. @xchasemydream on twitter.

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Capitolo 14
*** E' tornato il campione della squadra di calcio. ***


Il periodo di riabilitazione è stato molto duro, ma ora riesco a camminare come prima.
E' come una liberazione.
Un sospiro di aria fresca dopo un mese di chiusura in uno sgabuzzino.
Matt mi stringe nel suo abbraccio stritolatore, solleticandomi il viso coi suoi ricci.
"Che bello riaverti qui!" mi urla nell'orecchio.
Devo ammettere che quando ci si mette può essere davvero insopportabile.
"Si, ma ora  lasciami respirare." ridacchio.
Lui mi lascia e mi sorride, mostrandomi tutta la bellezza dei suoi occhi blu come il mare.
Vedo Taylor entrare nel giardino della scuola.
Appena mi vede mi corre incontro.
Pronti all'impatto tra tre...due...uno...
Mi salta addosso con una tale violenza che quasi non cadiamo a terra.
"SEI TORNATA!" squittisce allgera nel mio orecchio.
Matt due la vendetta.
Grazie a loro prima o poi diventerò sorda.
"Allora, novità?" chiedo curiosa di questa settimana andata via senza frequentare.
Dopo il primo giorno con le stampelle ho capito di non potercela fare, così ho allungato la mia 'convalescenza' al giorno in cui avrei potuto camminare sulle mie gambe.
Taylor lancia un'occhiata significativa a Matt che ricambia.
Che mi nascondono?
"Matt e Cindy si frequentano!" sputa Taylor allegra.
"Ah, già! Si proprio così." esclama Matt non tanto convinto.
Mi mordicchio un pò il labbro inferiore, indecisa sul credergli o no.
E come un lampo mi viene in mente Justin.
Se lo viene a sapere sono sicura che ci resterebbe malissimo.
Ma a quanto pare il detto 'parli del lupo e spunta la coda' vale anche coi pensieri.
"Ciao Violet!" mi sorride avvicinandosi.
"Ciao Justin." lo saluta Taylor.
Matt lo guarda pensieroso.
Si ferma di fianco a me, bello come il sole.
"Tutto apposto? Come va la gamba?" mi chiede premuroso.
"Direi bene, ora posso camminare." rispondo contenta.
Suona la campanella e tutti gli studenti, ora molto simili ad un branco di capre, si accingono ad entrare per non tardare alla lezione.
"Beh, ora vado. Ci vediamo." mi saluta con un cenno di mano andando via.
Rimango ferma guardando la sua figura sparire nel 'branco'.
"Secondo me gli piaci." sputa Matt, come se non riuscisse più a tenerselo dentro.
"Nah." lo blocco cominciando ad incamminarmi anch'io verso la classe.




"Oggi c'è la partita!" esclama Taylor tirandomi via dal mio pranzo.
Proprio l'unica volta che il cibo è mangiabile io devo andare a guardare una partita di cui non ho minimamente interesse.
"Taylor non mi interessa, lo sai." mi risiedo dando un'altro morso alla fetta di pizza.
Lei sbuffa contrariata e si siede accanto a me.
Dopo un pò vediamo tutti gli studenti che sono seduti in mensa alzarsi con aria felice e correre all'ingresso.
Una partita è così emozionante?
Taylor si gira verso la porta della mensa, ora piena di persone che spingono per uscire.
"Sta succedendo qualcosa." mi informa pensierosa.
"Si , c'è la partita. L'hai detto anche tu." le dico ovvia fissando il mio piatto.
La vedo muoversi frenetica sulla sedia e girarsi di continuo.
"No, non è la partita." si esprime poi alzandosi sempre più curiosa.
La guardo annoiata, non vorrà trascinarmi di nuovo fuori?
"Io vado a vedere che succede." mi informa correndo fuori.
Do l'ultimo morso alla mia pizza, alzandomi e andando a buttare il piatto.
Sbuffo per tutta questa confusione e mi dirigo in palestra,stufa delle urla.
La trovo vuota e silenziosa.
Finalmente un pò di pace.
Tutta la scuola è al campetto all'aperto ed io posso stare qui a rilassarmi.
D'improvviso sento la porta della palestra aprirsi e dei passi.
Chiudo gli occhi ed ignoro totalmente la persona appena entrata.
Insomma, mai da sola posso stare?
Che palle.
"Sei diventata una forever alone dopo la mia partenza?" sento una voce ridacchiare.
Alzo il mio viso dalle mani mentre una dozzina di spade mi si conficca nel petto.
Mi giro incredula verso la voce.
Ed ecco quello splendore del mio migliore amico riflettersi nei miei occhi.
Ritrovo ogni sentimento sotterrato.
Ma la forza di alzarmi e di raggiungerlo, non mi arriva.
Sento le gambe tremarmi, cedermi.
Ho paura di cadere soltanto se provo ad alzarmi.
Mi si avvicina sorridendo e mi abbraccia con impeto tirandomi su.
Mi lascio trasportare dal calore delle sue braccia.
"Non ci credo." sussurro col cuore pieno di felicità.
Si stacca di poco fissandomi con i suoi smeraldi.
"Ehi, dov'è finita la mia migliore amica?"
La sua risata mi risveglia dalla pace dei sensi e con un balzo mi ritrovo in braccio a lui.
Lo stringo forte mentre lui mi regge.
Mi stacco sorridendogli e sentendo un brivido di adrenalina passarmi in tutto il corpo.
Oddio, ancora non ci credo.
"Sei tornato!" esclamo poi guardandolo in ogni minimo dettaglio.
E' proprio come lo ricordavo.
Il cuore batte all'impazzata nel petto.
"Sono tornato, ed ho un regalo per te." mi avvisa colpendomi col suo sorriso.
Gli do un bacio frettoloso sulla guancia.
Lui però mi blocca lì vicino.
I nostri nasi arrivano a sfiorarsi e per la prima volta posso sentire il suo respiro scivolarmi tra le labbra.
Oddio.
Sto impazzendo letteralmente.
Fissa i miei occhi con una serietà che fa quasi paura.
Poi scende a fissare le mie labbra.
E' un sogno o cosa?
In un attimo preme le sue labbra sulle mie dando fine alla tortura.
Posso ufficialmente dire che sono in paradiso.
Caccio un sospiro quando prende a giocare con la mia lingua.
Sento le gambe cedermi sul serio, ma fortunatamente lui mi tiene su.
E mi preoccuperei seriamente per la sua schiena.
Un qualcosa come una miriade di sensazioni mi attraversano, tramutandosi in brividi.
Si stacca piano continuando a fissarmi serio.
"Oddio." mi lascio scappare senza fiato.
Mi ha portato via anche quello.
Incurva poi le sue labbra in un sorriso.
"Era da tanto che volevo farlo." sussurra facendo scontrare il suo naso col mio.
"E cosa aspettavi?" mi scappa di nuovo di bocca il mio pensiero.
Ridacchia divertito.
Cretino, sei tu a farmi questo effetto.
Mi mette giù con calma.
Solo ora realizzo tutto il casino in mensa.
Era tornato il campione della squadra di calcio.
Gli sorrido contenta aggrappandomi alle sue spalle.
Mi alzo sulle punte per arrivare alla sua altezza e,con un enorme coraggio, gli lascio un bacio a fior di labbra.
Lui mi incatena lì acchiappando il mio viso tra le mani ed approfondendo il bacio, di nuovo.
Già sento di non poterne più fare a meno.





Sapete quanto pesa un orso polare?
CIAO A TUTTE c:
Come vi butta?(?)
No seriamente parliamo del capitolo.
Quanto sono erihbjgfrnuiejg Violet e Carl?
Dio io li amo.
Ringrazio sinceramente ogni  persona che legge e che recensice, ogni persona
che ha messo la storia tra le preferite e tra le seguite.
Grazie davvero (:
Spero vi sia piaciuto.
-Runaway.

 

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Capitolo 15
*** I uant dai uid a smail ***


"I want die with a smile."

L'ago percorre la mia pelle, ci tamburella sopra causandomi dolore.
E' come una tortura e sembra che non abbia mai fine.
Mordicchio il labbro inferiore trattenendo un urlo quando il dolore aumenta.
L'uomo mi guarda preoccupato.
"Sicura che vuoi continuare?"  chiede spostando l'ago dalla pelle.
Annuisco con vigore e lui riprende il suo lavoro.
Tengo stretto il bracciolo della sedia con la mano, aumentando la forza della presa.
"Devi tenerci proprio tanto per sopportare il dolore."esclama l'uomo cercando di distrarmi.
Annuisco nuovamente, incapace di spicciare parola.
Dopo poco toglie l'ago e applica una specie di cerotto bianco sulla pelle.
"Fatto." mi sorride lasciandomi lo spazio di alzarmi.
Mi guardo nell'immenso specchio del negozio.
"Potrai toglierlo entro tre giorni." mi avvisa.
Fisso quel cerotto che mi copre parte del petto, poco sopra il seno.
Sorrido istintivamente.

L'odore dell'incenso mi pizzica il naso.
Alcuni rintocchi e il parroco comincia la sua messa.
Mi guardo attorno.
Tutti vestono di nero, un nero triste.
Hanno il capo chino e gli occhi chiusi.
Faccio lo stesso lasciando che i ricordi mi prendano e mi feriscano nel profondo.
Rivivo ogni parola, ogni sguardo, lasciando così che le lacrime scendano imperterrite sul mio viso.
"Voglio morire col sorriso" la sua voce mi rimbomba nella mente come un eco.
Rialzo il capo di scatto, cercano di asciugarmi le lacrime.
Mi giro verso la madre, così simile a lui.
Ha gli occhi rossi ed un paio di occhiaie che non tenta nemmeno di nascondere.
La messa ha la sua fine e tutti si avvicinano alla bara di legno posta sull'altare.
Rimango nella mia panca col terrore solo di avvicinarmi.
Davvero voglio ricordarlo con il viso pallido, privo di vita?
Senza nemmeno un sorriso sul volto, come invece era solito esserci?
La bara viene aperta mentre io mi avvio all'uscita.
Il sole mi colpisce in pieno costringendomi a stringere gli occhi dal fastidio.
Mi lascio cullare dal venticello che scuote le foglie degli alberi.
Chiudo gli occhi.
'Mi mancherai.'
Sento uno svolazzare di ali ed apro gli occhi lentamente.
Una piccola colomba si è posata sulla fontana proprio di fronte alla chiesa.
Cosa ci fa una colomba qui, in questa stagione?
Mi avvicino cauta, ma lei non accenna a voler andare via.
Anzi, mi guarda curiosa piegando le testolina da un lato.
Allungo la mano, porgendogliela.
Lei tranquilla ci sale sopra..
Rimango sorpresa, di solito questi animali non si fidano.
L'osservo ammaliata.
E' davvero bella.
Le sue penne sono bianche e lisce, come appena lavate.
Un profumo di violette riempie il mio naso.
Le sorrido.
'Che stupida, pensi che lei possa capire?'
D'improvviso il sorriso di Harry mi passa davanti agli occhi e la colomba vola via spaventata.
"Voglio morire col sorriso."
Di nuovo la sua voce riempie le mie orecchie.
L'odore di violette è scomparso, così come il dolore.
'Mi mancherai davvero tanto.'



Strappo il cerotto  con forza , lanciando un urlo subito dopo.
Perchè sono così stupida?
Ammiro la mia pelle marchiata da un inchiostro nero.
Per il momento contornata da un quadrato rosso, a causa dello strappo.
Sorrido.
"Violet perchè hai urlato?" urla Freddie entrando in bagno.
Mi guarda basito.
"E quello cos'è?" chiede.
Lo vedo guardarmi stupito.
"I uant dai uid a smail." legge la scritta.
"I want die with a smile." correggo la sua pronuncia stentata.
Non è mai stato un genio in Inglese.
"E che significa?" mi chiede ancora.
"Voglio morire col sorriso." traduco sorridendo.
Mi guarda ancora più stranito di prima.
"Già vuoi morire?" chiede.
Scoppio a ridere sotto il suo sguardo sorpreso.
Non potrà mai capire.
"Questa è scema." borbotta andando via.







Sapete quanto pesa un orso polare?
HELLO GUYZZ(?)
Questo capitolo è tutto dedicato ad Harry.
Un applauso a lui che ha dato un grande insegnamento a Violet.
*applaude*
So che molte di voi penseranno:"Oddio un tatuaggio? Non è troppo?"
No, non lo è.
Certo è stato breve il tempo passato con lui, ma è stato intenso.
Ha lasciato un segno nel cuore di violet che ora giace sul suo petto.
*smette di fare la poeta*
SOOOOO, vi piace?
E' corto si çç
Prometto che il prossimo sarà lunghissimo(?)
A presto e buone vacanze a tutte -in ritardo.-
-Runaway.



@xchasemydream on twitter :)

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