Catching Feelings. ϟ

di AllyOneD
(/viewuser.php?uid=184505)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Catching Feelings. ϟ ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ϟ Go away ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ϟ Welcome to Wolver ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ϟ I never had the words to say ***
Capitolo 5: *** Capitolo 3 ϟ Situation. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ϟ Bravery ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ϟ ***



Capitolo 1
*** Catching Feelings. ϟ ***


Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ϟ Go away ***




Catching Feelings. ϟ 

Capitolo 1 - go away


April.

6:50
“Hey, boy you never had much game
So I needed to upgrade..” Cher mi svegliò come ogni mattina.
Ma questa non era la solita mattina, no.

Mi sveglio prestissimo dovevo cercare di arrivare prima di tutti.
Faccio colazione, papà me l’aveva lasciata sul comodino, con il solito post - it.
//C’è stata un urgenza, sono dovuto correre in ospedale, divertiti al campo estivo Honey
P.S. chiama Paul, l’ho messo a tua disposizione per portati in stazione//
Odiavo quando mi chiamava così.

Mi lavai, scesi velocemente le scale e recuperai l’iPod, il resto stava tutto in valigia, preparata accuratamente la sera precedente, dopo un’attenta scelta d’abiti e la frenetica fase di shopping con Cel.

Chiamai Paul, e mi soffermai a scegliere cosa mettere.

-Come hai potuto pensare di non svegliarmi? Su, scelgo io che ti metterai!-
Harry entrò di soprassalto in camera e, ancora visibilmente assonnato, si intrufolò nell’armadio, se ne uscì poco dopo con un outfit niente male.

-Vada per quello - risposi infilandomi in bagno per cambiarmi.
Harry: -Comunque, non mi hai nemmeno aiutato con la valigia, che sorella cattiva! -
lo sentii urlare dal bagno.
-Scusa ç-ç ma dai Hazza, tu parti fra due ore, non hai bisogno di me- risposi uscendo.
-Fantastica!- Mi guardò orgoglioso della capacità dimostrata poco fa nel scegliere i vestiti, oh quanto era adorabile Harry.
-Ora accompagnami fuori, è arrivato Paul, non vorrai farmi perdere il treno – aggiunsi raccattando le ultime cose.
Ogni passo che facevo in casa, ogni angolo che svoltavo tra i corridoi mi ricordava di dover aggiungere qualcosa in valigia, se avessi aggiunto qualche cianfrusaglia in più sarebbe esploso il bagaglio.

-Ce l’hai un costume? Ho sentito che quest’anno la location avrà una piscina- mi guardo entusiasta mio fratello, -Un lago Harry, ci sarà il lago, e per tua informazione Celyne me ne ha fatti mettere tre!- aggiunsi soddisfatta;
-La crema solare? Oh sono sicura che quella l’hai dimenticata!- voleva sentirsi responsabile forse? come se non si fosse dimostrato sufficientemente sbadato per conto suo, ci mancava che si immischiasse nelle mie faccende -La smetti di fare il bravo paparino hazza? Ho tutto, T U T T O- nel dirlo, scandii le lettere pensando fosse più d’impatto.
-Oh vieni qui- Harry mi abbracciò appena giunti al vialetto che mi separava dall’ auto, ricambiai l’abbraccio, in fondo, ci volevamo un gran bene e non ci saremmo visti per mesi, lui sarebbe volato nel west Midlands e io avrei raggiunto preso le campagne del Cheshire.
 Ci salutammo un ultima volta, ci facemmo delle inutili raccomandazioni per convincerci di essere ragionevoli e coscienziosi, nel mentre Paul metteva le valigie nel bagagliaio.

Salii in macchina e subito il signor Higgins si raccomandò – Signorina Styles, il tempo è agli sgoccioli, successivamente dovrò passare a prendere suo padre, e suo fratello, dobbiamo accompagnarlo nel luogo dove risiede la famiglia che lo ospiterà, inoltre io e suo padre ci assenteremo da Londra per alcuni giorni, motivi lavorativi, sono certa che comprenderà-
-Certamente Paul, grazie del passaggio- risposi con aria rassegnata.
Ormai stavo lasciando la via, voltai lo sguardo fuori dal finestrino, alla mia sinistra si presentava Hyde Park, lanciai un ultima occhiata a quel luogo e, presa dal cellulare, non feci molto caso al percorso per il resto del viaggio.


*spazio autrice*
Spero che il capitolo vi piaccia, a tre seguite aggiungerò il secondo, che già è pronto C:
Lasciate una misera recensione, non costa nulla, no!? ç-ç


 

Mi trovate qui:
-Facebook, profilo personale:  
https://www.facebook.com/aLe.PosSamai
-Twitter, account personale: https://twitter.com/#!/BelieveInZiam

Visitereste le mie pagine Facebook? Grazie C:
-
https://www.facebook.com/pages/July-23-2010-/283225661776342
- https://www.facebook.com/pages/Never-mind%CF%9F/190856877616178

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ϟ Welcome to Wolver ***




Catching Feelings. ϟ

Capitolo 2 ϟ Welcome to Wolver


April.

Dopo una decina di minuti giungemmo alla Waterloo Station di Londra, salutai Paul, ringraziai per l’ennesima volta e recuperai i bagagli.

Guardai prontamente la splendida facciata d’entrata, partivo sempre  dal London St. Pancras, e non mi ero mai soffermata su quanto fosse splendida quella stazione.
Dopo essermi resa conto del ritardo in cui stavo incorrendo, iniziai a velocizzare l’andatura.
 
Mi ritrovai in breve tempo davanti alla biglietteria della stazione.
-Salve, buongiorno, ha bisogno di?- Accidenti, quella donna sembrava una macchinetta, parlava così velocemente, per quei cinque secondi era frustrante.
-Un biglietto per Holmes Chapel, grazie.-  dissi porgendole una banconota da 50 sterline.
-Sono 26.95 $ ecco a lei.- la commessa mi passo dalla fessura del vetro, il resto e il biglietto.
-Si ricordi di timbrare!- mi disse quando ormai ero sufficientemente lontana da non sentirla più.
Mi avviai verso il binario e timbrai il biglietto.

Aspettai qualche minuto, un avvilente vocina inneggiava //La Waterloo Station possiede un’ampia offerta di servizi utili al viaggiatore: bar, edicole, biglietterie, sale d'aspetto, bagni pubblici, ufficio postale, bancomat, negozi, tabaccherie..// Smisi di ascoltarla.
Arrivò il treno e, individuato il posto, posai le valigie e mi accomodai in dei sedili in ecopelle, comodi, ma fastidiosi, specie quel senso di appiccicaticcio a contatto con la pelle lievemente sudata.
Delle riviste demenziali occupavano i tavolini dei vagoni della prima classe, non interessata a quelle letture sfilai l’iPod dalla borsa e feci partire Thought Of You, quella canzone mi metteva sempre di buon umore.

Presto mi addormentai, a svegliarmi qualche ora dopo furono le auto parlanti che comunicavano la fermata successiva, Holmes Chapel.
Con tuuutta la calma del mondo recuperai le mie cose e mi avviai verso le porte per accingermi a scendere.

Holmes era un luogo bellissimo, immerso nella campagna del Cheshire.
Un cittadina a sud di Manchester, popolata da poche migliaia di persone.
Conoscevo il posto da un po’, erano alcuni anni che frequentavo lo stesso campo estivo lì.
La mia prima meta fu senza dubbio la Mandeville’s bakery, e dopo preso uno spuntino mi diressi verso il campo.

Arrivata al cancello d’entrata, attesi fino all’arrivo di tutti, e, munitoci di tutte le informazioni necessarie varcammo la soglia.
Fu emozionante tornare lì, mi misi subito alla ricerca del mio bungalow.

Dopo le ovvie commissioni post-arrivo, sistemai le mie cose negli armadi e nel piccolo, ma pur sempre confortevole bagno.
Mi misi comodamente sulla poltrona e, tenendo con considerazione il mio libro preferito, iniziai a sfogliarlo. Il sonno prese presto il sopravvento e dopo solo alcune pagine mi appisolai.

Il seguente, non fu uno dei migliori risvegli, la campana che avvisava l’imminente cena suonò e mi affrettai a prepararmi.
In ritardo, corsi verso il parco.
Mi aspettava la cena all’aperto, nella mensa ospitata dal campo.
La mensa sorgeva a bordo del laghetto che occupava gran parte del cortile principale, mi diressi verso un tavolo completamente vuoto.
Sedutami, estrassi dalla borsa un libro e iniziando a leggere aspettai che qualcuno si facesse vivo per l’ordinazione.

La mia lettura fu interrotta dopo breve da una palla da basket che fuggitiva piombò sul tavolo rovesciando la brocca d’acqua sulle pagine patinate.
Sobbalzai dalla sedia, notando un ragazzo che si affrettava a recuperare il pallone poco più avanti.

 
Harry.

Era ora di partire anche per me, la Queen’s ci aveva dato la possibilità di uno scambio culturale, ed ora, eccomi qui, papà e Paul mi stavano accompagnando fino a Wolverhampton in treno, una città del West Midlands, era qui che la famiglia Payne mi avrebbe ospitato.
Non immaginate lo strazio di percorrere Londra – Wolverhampton con papà e Paul.
Paul doveva scorrazzare mio padre in alcune cliniche da quelle parti e quale occasione migliore se non di partire con l’adorabile Harry? Devastante.
 

Arrivammo a Wolver, l’accoglienza non fu certo delle migliori.

Quelle ore, tra il civico 37 di Chepstow Crescent, a Notting Hill, dove risiedevamo, e l’arrivo in città mi sembrarono eterne, per tutto il viaggio un labile pensiero mi avvolse, tanto da non seguire i noiosi discorsi dei passeggeri intorno a me.

Presi coraggio e scesi dall’auto, inciampando mi ritrovai immediatamente davanti alla famiglia.
Mi piombarono davanti due ragazze, raggiunte da Liam, il ragazzo che la scuola aveva contattato per lo scambio.

-Oh no, un figlio di papà.- sentii sussurrare il ragazzo.

Rivolsi il capo al marciapiede, e nell’imbarazzo generale rimanemmo in silenzio.

La situazione continuò durante tutta la conversazione tra mio padre e Geoff, il padre di quei tre ragazzi, fu il Signor Payne a rompere il ghiaccio, scusandosi per le parole del figlio.

Dopo aver discusso i convenevoli, mi proposero di entrare in casa.
Salutai frettolosamente mio padre, giusto per tentare di sminuire il mio ruolo da ‘figlio di papà’, quest’ultimo, sorpreso dalla mia reazione, lasciò la città a malincuore, procedendo con i suoi impegni.
 
La casa si presentò migliore di quanto mi aspettassi, dopo aver ascoltato le necessarie regole di convenzione, il più giovane, Liam, mi accompagnò nella mia, nella nostra, stanza.
Era una stanza da urlo.

-Mettiamo subito in chiaro le cose- tuonò il ragazzo buttandosi sul letto.
Si rialzò poco dopo, vedendomi spaesato dall’affermazione.
-Che intendi dire?- chiesi perplesso.
-Questo- prese un filo rosso, e tracciò il confine della stanza, -A destra tu, a sinistra io, se hai bisogno di qualcosa che sta nel mio territorio, fa un fischio- disse convinto.
-Territorio, che parola. - Cercai di sdrammatizzare.

Proseguì un’intensa chiacchierata, ci raccontammo tutto ciò da sapere l’uno sull’altro, quello che non c’era stato tempo di chiarire in un primo momento.
Nella stanza, presenziava la tensione.

Riflettei un attimo prima di attaccare discorso, di nuovo. Quel ragazzo mi spaventava.
-Ora che mi stai simpatico- finsi un sorrisetto -posso oltrepassare il confine e posare in bagno il necessario?-

La porta del bagno era all’angolo sinistro della stanza, dalla sua “parte”, quella d’uscita dalla mia, sarebbe stato angosciante la questione del territorio tutta l’estate.

-Distruggilo, quel filo- mi fermai ad ascoltare, riprese –Nemmeno con i nuovi arrivati riesco a fingermi un duro- sospirò accennando una risata guardando il soffitto.

Scoppiammo a ridere entrambi. Finalmente la situazione stava volgendo al meglio.

-Scusami per prima, era solo diffidenza- Ohw, si era appena scusato? Ed era solo il primo giorno, in fondo non si prospettava un’estate tanto combattuta.

-Ma tranquillo, comprensibile, eri bravo a fingerti un duro, comunque- risposi soddisfatto.


-Ora che l’astio si è allentato, che ne dici di uscire sta sera? Wolverhampton è grande, ci sono una sacco di cose che dovresti provare, un’estate non ci basterà!-

-Non mi sembra male come idea, prima lasciami solo chiamare Louis, è il mio migliore amico, sta a Manchester per lo scambio culturale, magari il suo inizio è stato migliore del nostro-

 

Sfoggiai il mio Blackberry sotto gli occhi increduli di Payne.

-No davvero, questo ne è la conferma. Quanto sei un figlio di papà?- la mia risposta non fu immediata, non riuscivo a cogliere dove volesse arrivare il ragazzo.
-Sto scherzando, comunque- aggiunse in seguito.
Riflettei, -Da uno a dieci direi undici!- dissi compiaciuto componendo il numero.

-Nemmeno questa frase era da duro vero? Stupida sensibilità- sorrise.
–Per provartelo, ecco- alzo lievemente la camicia lasciando intravedere il petto ed estrasse dalla tasca dei suoi jeans un Blackbarry, spiccicato al mio, ma una cover con delle tartarughe contornava il cellulare –Ne ho uno anche io, non far caso alle tartarughe, ce ne sono anche in cucina, sono la mia passione- proseguì.



*spazio alle tartarughe in calore LOL*
Giornooo C: Allora, siamo arrivati a tre seguite ed eccovi il nuovo capitolo
Fatemi sapere sotto che ne pensate con una recensione :')
(continuo a 6 seguite)


Mi trovate qui:
-Facebook, profilo personale:  https://www.facebook.com/aLe.PosSamai
-Twitter, account personale: https://twitter.com/#!/BelieveInZiam

Visitereste le mie pagine Facebook? Grazie C:
- https://www.facebook.com/pages/July-23-2010-/283225661776342
- https://www.facebook.com/pages/Never-mind%CF%9F/190856877616178

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 ϟ I never had the words to say ***



Catching Feelings. 

Capitolo 3 ϟ I never had the words to say


April.

Gli sguardi di tutti erano puntati su di me.
Imbarazzo.
Sentii solamente una voce sovrastata da altre centinaia, urlare -Mi dispiace- prima che un ragazzo mi si avvicinasse.
Che me ne faccio di un ‘mi dispiace’ ? scazzo.
-Mi dispiace, io.. la palla..- rideva, mentre cercava di mettere in piedi qualcosa di credibile.
-Si, certo.- Risposi seccata, gli voltai le spalle e prontamente mi incamminai verso la mia stanza senza cenare.
 
-Hey, aspetta.- Cercava di tenere il mio passo.
-Te lo ricompro, appena usciremo di qui.- Non migliorava di certo la situazione.
-La reputazione? Senti, levati dalle palle che ho da fare- risposi acida.
-Il libro, piacere, Zayn- urlò per farsi sentire, ormai mi ero inoltrata nel parco.
Che blaterava?
-Eh?- mi voltai un secondo, lo guardai con sprezzo.
-Io sono Zayn- sorrideva, non si levava quel sorriso beffardo che aveva in volto.
Dopo avermi causato un tale imbarazzo, lui sorrideva, simpatico.
-Non ti ho chiesto nulla, non ho bisogno di un libro nuovo. In ogni caso, piacere di averti conosciuto, idiota.-  Rimase lì. Mi guardava mentre ripresi a camminare, decisa a non fermarmi, verso il bungalow, probabilmente.

---

Bussarono.
Non avrei retto un’altra interruzione delle mie letture, anche se ormai, quel tipo mi aveva costretta a cambiare opera.
Guardai l’occhiello, era ancora lui, come aveva detto di chiamarsi?

-So che sei qui, prima te ne sei andata troppo in fretta, meriti delle scuse- cercò di essere convincente.

Girai la chiave, quale ondata di gentilezza mi portava a volerlo ascoltare? Mi stupii di me stessa.
-Dunque?-  dissi sbrigativa.
-Carina la tua camera- sorrise, con quel suo insopportabile sorriso.
-Vuoi scherzare? Certo che è bella.- come potevo cambiare discorso, non avevo di certo aperto per farmi incantare da quattro complimenti.
-Senti non sono in vena, tu non eri qui per scusarti?- proseguii, scrutandolo.
Mah, guardandolo meglio, non era troppo detestabile il suo sorriso, anzi.
Ma che stavo dicendo? No, non poteva essere così piacevole quel volto. Era solo un coglione che mi aveva causato non poco imbarazzo.
-Si, ecco, scusa allora.- tutto qui? Interessante.
-Tu non sei qui per questo, ah?- controbattei
-Si, cioè no.-  Oh mio dio, quanto sarebbe durato lo strazio?
-Spara- sperai di cavarmela in poche parole.
-Ci sarebbe qualcosa di importante ma, si insomma, non è il momento adatto, ecco.-
-Vuoi restare lì?- Come minimo dovevo essere cortese e farlo accomodare, no? Ma che mi frullava per la testa? Poteva direttamente andarsene nella sua stanza senza dire nulla.
Eppure.
Eppure c’era qualcosa in lui, m’ispirava il ragazzo.
-Ehm? - ah bene, perspicace il tipo.
-Vuoi restare sulle scale?- cercai di spiegarmi.
-No, ecco. Magari io andrei, ci vediamo a colazione domattina, no?- ma che andava dicendo? Strano.
-No. Me la farò portare qui, non sia mai che mi imbatta in una palla volante, ancora.- Non mi andava di farmi vedere ancora seduta in quella mensa, non avrei aspettato che si verificasse un altro sgradevole episodio.
-Ma come siamo acidi oggi.-  rispose ironico. Sconcertante.
-Dai ascolta te lo tengo io un posto al mio tavolo, se ti passa di venire, sai dove trovarmi- così dicendo indietreggiò sempre più verso l’uscita, e, con quell’espressione satirica in volto
se ne uscì sbattendo la porta.

**
Buona sera C':
Sono qui con un nuovo capitolo.
Beh, anche se mis eguite solo in quattro, non mi demoralizzo, alla fine scrivo per me stessa, LOL.
Anyway come al solito, mi trovate su twittah. ( @BelieveInZiam )
 

Mi trovate qui:
-Facebook, profilo personale: 
https://www.facebook.com/aLe.PosSamai
-Twitter, account personale: https://twitter.com/#!/BelieveInZiam

Visitereste le mie pagine Facebook? Grazie C:
-
https://www.facebook.com/pages/July-23-2010-/283225661776342
- https://www.facebook.com/pages/Never-mind%CF%9F/190856877616178

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 3 ϟ Situation. ***



Catching Feelings. ϟ

Capitolo 4 ϟ
 Situation.

Louis.

-Ciao Boo, sono Harry- ohw, Harry. Finalmente.
-Hazzaaaaaaaaa. Come ti è andata?- non vedevo l’ora di sapere dov’era capitato quel coglione di Harry con lo scambio.
-Mah, non è poi c-co-così male qui, anche s-ss-se l’arrivo è stato t-tr-traumatico- la chiamata era disturbata, merda. Chissà quando avrei risentito Styles.
-Te Lou? Com’è stato l’arrivo in Irlanda?- la frequenza era migliorata, inizia a spiegare al mio amico tutto l’accaduto la mattina precedente.

*flash back*
Mullingar.
-Louis ci siamo, ecco casa Horan.- mia madre mi avvisò dal sedile anteriore del taxi, scorsi, fuori dal finestrino una costruzione in mattoni rossi, a prima vista, niente male.
Lasciai a mia madre i convenevoli con l’autista, scaricarono le valigie, pagò.
Nel frattempo scesi, ero così eccitato alla sola idea di conoscere i ragazzi Horan.


-Beh, so che devo essere veloce, per farla breve..- continuai lasciando a metà il discorso, -qui non è male, la stanza non la condivido con nessuno e il luogo è accogliente, tutti in famiglia sono simpatici, ho legato subito con il biondino, Niall. Anzi, mi sta aspettando di sotto per uscire a cena, mi porta in un locale qui vicino, dice che il cibo sia mitico!- dovevo essere sbrigativo nel raccontare.

..

-No ma, Harry, mi senti?- chiesi preoccupato non udendo alcun rumore dall’altra parte della cornetta.
-Si Boo, sono qui, è solo che..- speravo in un proseguo della conversazione, ma le condizioni della linea non erano ottimali.
-Liam, No! Stai fermo, quella è mia- Non finii nemmeno di sperare, che la chiamata venne nuovamente interrotta.
Non capii un gran che dei seguenti versi, la conversazione si trasformò in un susseguirsi di urletti, ogni qualche secondo Harry farfugliava qualche parola seguita da un respiro affannato.
Uhm, bene.
-Lou, ci sei?- chiese Harry dopo qualche minuto.
-Sono qui, che succede Styles?- chiesi, ancora incredulo su ciò che stava avvenendo dall’altro capo, capii da qualche parola fuggente che il mio migliore amico era capitato a Wolverhampton, figo.
-Ti devo lasciare Boo, scusa, mi farò sentire io.- che scazzo.
Non feci nemmeno a tempo di uscirmene con un ‘Ciao Hazza, divertiti!’ che la chiamata terminò.
Meglio, quello che era stato un’ancora per me, il mio migliore amico, aveva deciso i chiudere la chiamata.
La mia felicità era apparentemente legata al premere un inutile tasto rosso sulla tastiera di un Blackberry qualsiasi, ad una conversazione mai conclusa.
Rimasi lì, seduto sul letto ad ascoltare quella cantilena di ‘Bit.’ Con lo sguardo perso nel verde di Mullingar che si intravedeva dalla mia finestra.
Com’era possibile? Harry si era già scordato di me? Non avrei lasciato che qualcuno prendesse il mio posto.

Niall mi raggiunse, a stento riuscii a spiegare i motivi della mia delusione.
Dopo qualche tentativo riuscì a farmi uscire con lui, mi stupii della capacità del biondino di farmi sentire capito, apparentemente.
Durante la cena dominava un insolito silenzio, insolito, specie per il tenore di vita a cui era abituato Louis.
 
Harry.

Liam fremeva per uscire, non vedeva l’ora di farmi conoscere a tutti suoi amici, farmi visitare Wolver e fare un sacco di altre cose, a suo dire, interessanti.
Mi spiaceva aver dovuto cessare così con Lou, viste le circostanze, era stato quasi necessario, no?
Harry, convincitene.

La serata fu tutta un ‘piacere, sono Harry’ – ‘felice di conoscerti’, un susseguirsi di strette di mano, pacche sulla spalla e saluti.
Cercai di indossare la mia maschera migliore e non dare a vedere quanto mi turbasse l’equivoco con il mio Boo Bear.
Si, perché ero certo si sarebbe risolto, poteva solo chiamarsi equivoco, quella situazione.
Tutte scuse, dovevo smetterla di mentire a me stesso, questa situazione si chiamava indubbiamente ‘Harry sei stato un coglione’.

Riuscii a filarmela dal locale, nessuno ci fece troppo caso.

Louis.
 
Finalmente Niall si decise, e visto l’umore che mostravo, tornammo a casa.
Ci prendemmo un caffè e con la tazza ardente fra le mani ci buttammo sul divano, accendemmo la tv e capitammo in un programma demenziale, optammo per quello.
La televisione era solo una fonte di rumore, altrimenti in quella stanza nessuno avrebbe spiccicato parola.
Tensione.
-Scrivigli- esordì Niall.
-Che dici?- feci finta di non capire, non volevo cedere e mostrare ad Harry quanto era fondamentale per me, scrivendogli.
-Inventati qualcosa, telefonagli, fai qualcosa, ma non restare qui senza far nulla Lou. Non ti si può guardare con quella faccia.- Probabilmente era la cosa migliore.

Harry.
 
La notte seguente fu insonne, per me.
Liam non si fece vivo fino alle quattro, quando tornò, io stavo ancora appiccicato al telefono.
Speravo che Boo facesse il primo passo, io non riuscivo a mettere da parte l’orgoglio.
Payne iniziò a blaterare di quanto fosse figa la ragazza con cui si era, mmh.. intrattenuto fino a poco prima.
Seguì una descrizione dettagliata del fisico, e la dinamica del “momento di Liam”.
Io non feci altro che alternare ‘Ah, capisco’ a dei ‘Ottima mossa, amico!’ rimanendo costantemente attaccato al pensiero di Lou.

Liam.

Avrei potuto evitare di raccontare ogni mossa del ‘piccolo Liam’ ad Harry, ma non potevo lasciarlo annegare nel suo deprimente mondo inneggiante: ‘Oh no, ho deluso il mio Boo’.
Boo Bear, che nome idiota.
Fortunatamente la mattina seguente avremmo avuto da fare, e non avrebbe trovato il tempo di pensare a Louis, Boo Bear si chiamava Louis, vero? Meh.
Il grande Liam aveva trovato un impiego geniale per l’estate: I bambini.
Su, Harry non poteva non amarli.
Ogni volta che li vedevo non posso non pensare a quanto siano dolci mentre cercano di emettere un suono simile al tuo nome. Ohw, bambini coccolosi.
L’avrei portato al centro ricreativo estivo per i bambini di Wolverhampton, ma lui questo ancora non lo sa.
Paradiso.
L’atmosfera del tipo ‘Unicorni e arcobaleni, Barbie, bambole e trattorini’ avrebbe travolto anche lui.
Ne ero certo.
Almeno, perché a me entusiasmava sempre?

**
Saaaalve C':
Ecco qui un nuovo capitolo!
Fatemi sapere se nel prossimo preferite si parli di April/Zayn o di Lou/Harry ?
Altrimenti di Liam, Niall, ditemi voi su cosa vi piacerebbe aggiornassi prima.
Come al solito,
Mi trovate qui:
-Facebook, profilo personale: 
https://www.facebook.com/aLe.PosSamai
-Twitter, account personale: https://twitter.com/#!/BelieveInZiam

Visitereste le mie pagine Facebook? Grazie C:
-
https://www.facebook.com/pages/July-23-2010-/283225661776342
https://www.facebook.com/pages/Never-mind%CF%9F/190856877616178

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5 ϟ Bravery ***



Catching Feelings. ϟ

Capitolo 5 ϟ bravery

*prima di leggere dovete sapere che Nate è parte del personale dell' Holiday Playschemes, il campo estivo, per intenderci.
Ed è amico di Zayn da un sacco di tempo*

 

Zayn.

-Zayn, che hai?- mi voltai.
-Amico, sai se quella della 23 ha fatto colazione?- Era Nate, reggeva in mano un vassoio con la colazione, provavo disgusto solo nel vedere cibo, quella mattina.
-Ehm, veramente ha richiesto la colazione al Bungalow..ehm, vedi.. questo è per lei- disse alzando il vassoio, facendomi notare il cibo.
-Capisco- Risposi con aria rassegnata, che avevo sbagliato con.. ecco, nemmeno sapevo il suo nome.

Solo quando Nate si era ormai inoltrato nella zona ‘residenziale’ (?) mi passò un’idea.
Correre, dove solo correre e trovare quel deficiente.

Nei minuti seguenti non feci altro che correre, dovevo fermalo prima del bungalow, sicuro.
Piombai davanti a lui fermandolo in ogni direzione.

-Hei, che fai, rallenti le consegne!- rideva.
Mentre io quasi soffocavo dal respiro affannato in seguito alla corsa, lui rideva aspettando una risposta.
Ah già. Che cazzo avrei risposto? Stupido.
-No, cioè si, senti.. faccio io. Dammi il cibo per la 23, muoviti.- farfugliai qualcosa di scomposto, ma Nate afferrò il concetto. Continuò –Zay, sta sera poi mi spieghi tutto questo riguardo per la Styles, ci conto!- Il cognome.
Un passo avanti.
-Che? Fa ‘Styles’ di cognome? Figo.- feci un cenno con la mano, Nate si girò e, facendo ondeggiare il grembiule nero, proseguì dal verso opposto.
Ci misi qualche secondo per realizzare che ormai ero fregato.
Reggevo nel vassoio la colazione, avrei dovuto prendere coraggio e portagliela, ora.
 
Giunto davanti alla stanza, mi poggiai sulle scalette.
Aspettai che un’ondata di coraggio mi travolgesse. Nulla.
Lasciai il vassoio sulle scale che precedevano l’entrata e bussai.
//Due colpi decisi, ora o mai più// pensai.
Non aspettai un altro secondo, e scappai.
Scappare, la cosa che mi riusciva meglio, evidentemente.
Questa volta, rispetto alle altre, non mi sarebbe nemmeno stato difficile nascondermi, quella ragazza non sarebbe di certo venuta a cercarmi.
Probabilmente già si era scordata della mia presenza al campo estivo.
Devasto.



*Spazio*
aaaallora, prima cosa, scusate se il capitolo è venuto cortissimo.
ma in questo periodo non ho voglia di scrivere.
Ispirazione saltami addosso.
Anyway, ditemi che ne pensate :')
Recensite, suggerite la storia, come al solito insomma C:
Come sempre:
Mi trovate qui:
-Facebook, profilo personale: 
https://www.facebook.com/aLe.PosSamai
-Twitter, account personale: https://twitter.com/#!/BelieveInZiam

Visitereste le mie pagine Facebook? Grazie C:
-
https://www.facebook.com/pages/July-23-2010-/283225661776342
https://www.facebook.com/pages/Never-mind%CF%9F/190856877616178

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6 ϟ ***



Catching Feelings 

ϟCapitolo 6 ϟ
 


-Una settimana dopo-

Harry.

Andare al centro estivo con Liam mi divertiva, le bambine stravedevano per ‘Zio Harry’.
Era figo.
Fortunatamente avevo fatto “pace” con Boo e ci sentivamo tutte le sere, facevamo una breve videochiamata, quando ci era possibile.
In realtà la nostra non era nemmeno una discussione, lol.
Mi mancava così tanto.
Ero contento della piega che avevano preso gli eventi lì a Mullingar, aveva trovato una ragazza, o almeno, Delilah aveva trovato Lou.
Era sempre stata sotto il suo naso, è una relazione facile, lei abita con lui e Niall.
Per la verità lei è la sorella di Niall.
Stranamente la cosa non mi pesa, insomma, Deli non potrà portarmi via Boo Bear, l’estate ci ha già allontanati, se l’è portato con se in Irlanda.
Nemmeno qui a Wolver le cose si mettevano male per me e Liam.
Avevamo stretto un sacco amicizia, a dirla tutta avevo stretto amicizia anche con le sorelle, e con gli amici del centro.
Sembra tutto così facile qui. Cioè, so che non è così.
Ma mi sono lasciato travolgere dalla spensieratezza estiva.
E’ tutto un dormire, mangiare, uscire, badare ai bambini. Ahh, i bambini.
Anche se tutta questa vita estiva ogni tanto mi obbliga a fermarmi un attimo e ricordare chi sono.
Qualche volta mi mancano papà ed April, papà è riuscito a passare ieri, si è trattenuto qui un giorno in più dalle sue commissioni.
E’ stato divertente riaverlo con me un po’, anche se ha passato la maggior parte della giornata con i signori Styles.
Almeno, avevo visto un viso famigliare, anche se solo di sfuggita.

April.

Da una settimana a questa parte avevo deciso di tornare alle abitudini, uscivo dalla mia stanza per cena, colazione, pranzo.
Prendevo parte alle iniziative del campo estivo, come un tempo.
Mi faceva stare bene.
Avevo stretto alcune amicizie, ogni sera sentivo Cel, ci scambiavamo qualche messaggio, un paio di volte mi ha pure chiamata, mi mancava come mai.
Avevo mantenuto i contatti anche con Harry e papà, o almeno, io mio fratello lo chiamavo anche, ma lui era così preso dalla sua nuova ‘vita’ che non dava molto peso alle nostre conversazioni.
Qualche parola e poi salutava, una sera il bowling, un pomeriggio il cinema. Il solito Harry.
Insomma, non avevo perso del tutto il contatto con la realtà, LOL.
Le cose erano cambiate da quel primo giorno alla mensa.
Nessuno ricordava quell’episodio, la gente va oltre.
Forse, era il momento anche per me di andare oltre.
A dire il vero, quel ragazzo, il moro della pallonata in testa, era simpatico.
No, non solo simpatico, certo.
Cercavo di non farci molto caso, ma qualche volta mi lanciava un’occhiata.
Un incontro di occhi fuggitivo, il nostro.
Eppure, in quelle frazioni di secondo, mi sentivo sciogliere.
I suoi occhi.
 
 
 
Zayn.

April.
Sapevo il suo nome, e bravo Nate.
Un amico nella direzione dell’ Holiday Playschemes faceva comodo, ogni tanto.
Saranno su e giù cinque giorni che sono fissato con quella bionda.
E’ più forte di me.
Lei, probabilmente, nemmeno sa della mia esistenza.
Ma poi, quando incontro quegli occhi, non resisto.
Ogni tanto la mia testa era riempita dalle parole di Nate //Siete due opposti Zay, come fuoco e ghiaccio, prima o poi qualcuno dei due si farà male se non ci provi.//
A parole non me la cavo un gran che.
Le avrei lasciato un post – it.
Sai miracoli che si fanno con un foglietto ingiallito? Non si faranno di certo progressi, ma non vedo altre possibilità.
Ce ne sono, ma non voglio prenderle in considerazione.
Dopo una svariata serie di tentativi, trovai con quali parole riempire quello spazio.
 

/Ore 17,
in riva al Lago del parco, sponda ovest, tra le cabine 14 e 17.
Zayn./

 
-Non sei un po’ vago, amico?- furono queste le parole di Nate, appena ebbi terminato di illustrargli il piano.
-Nate, non ti ho chiamato per giudicare un post-it, vuoi dirmi che avresti un’idea migliore? Illuminami- risposi seccato. Non ero acido, era solo che l’ansia prendeva il sopravvento, ogni tanto.
-Fly down.- Rispose indietreggiando il castano, ridendo.
-Si Nate, come vuoi. Procurami il cibo e la tovaglia, invece di star qui a scherzare- risposi serio.
-Un pic-nic al lago?- chiese stupito. –Ma dov’eri mentre spiegavo le mie mosse, amico?- Nate perdeva colpi. Non per niente faceva il cameriere, lol.
Fortunatamente era ricco, non gli sarebbe stato necessario essere intelligente per sfondare nella vita.
Ma da che razza di pensieri mi lasciavo trascinare? Ansia.
-Vado- si allontanò. Si inoltrò nelle cucine del luogo, aspettai.

*finish*
Aggiorno dopo questa parte, LOL.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1143692