I colori del vento

di Willow Black
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** "Lei", colei che riesce a bloccare un Maka-Chop ***
Capitolo 3: *** Una sorella cool ***
Capitolo 4: *** Una cena ad alta tensione ***
Capitolo 5: *** Lacrima al chiaro di luna ***
Capitolo 6: *** Sfide di primo mattino ***
Capitolo 7: *** Può un dio sconfiggere il vento? ***
Capitolo 8: *** Davanti alla Death Room, esattamente come quella volta ***
Capitolo 9: *** Forse sono davvero cose poco importanti ***
Capitolo 10: *** Aria tesa alla Death Room ***
Capitolo 11: *** La futura Death Scythe richiede di essere accompagnata in missione ***
Capitolo 12: *** Il passato torna a bussare come quell’individuo fuori dalla porta ***
Capitolo 13: *** L'altra faccia della notte ***
Capitolo 14: *** Si parte! ***
Capitolo 15: *** Prime complicazioni nella missione ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Perché il mio nome ha così importanza?
Io posso riconoscermi e annullarmi in due semplici colori:
il rosso, come sangue, rappresentante di morte e sconfitta
e il verde, come speranza, banditore di nascita e vittoria.
In fondo non sono nient’altro che l’accostamento di questi due colori
che, però, mi sfuggono dalle dita
se il vento me li porta via.
Ed io è solo nel vento
che cerco la mia salvezza. 


 

Angolino dell'Autrice:
La storia vera e propria inizierà dal prossimo capitolo :D
Questo qui oltre che ad un prologo prendetelo come una piccola descrizione del nuovo personaggio! ^^
Un bacio,
Dark Elle

 

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Capitolo 2
*** "Lei", colei che riesce a bloccare un Maka-Chop ***


“Lei”, colei che riesce a bloccare un Maka-Chop
 

La ragazza terminò di leggere l’ultima frase del capitolo e alzò gli occhi dal libro che teneva sulle ginocchia, rivolgendo il viso al sole. I caldi e rassicuranti raggi le sfioravano la pelle trasmettendole una sensazione piacevole e di intorpidimento e la giovane meister comprese come aveva fatto la propria buki ad addormentarsi appena finito di mangiare.
Una piccola folata di vento alzò le pagine del volume ancora aperto e spinse i codini biondi della ragazza di lato, portando con sé il profumo di quella primavera che era sbocciata prepotente e con qualche settimana di ritardo.
Maka inspirò a fondo e sul suo viso comparve un sorriso indirizzato a nessuno in particolare, anche perché lì attorno non c’era nessuno tranne Soul che russava piano sdraiato su uno dei tanti plaid sparsi sull’erba.
Approfittando di quella bella domenica di sole lei e i suoi amici avevano organizzato un picnic nel boschetto che cresceva dietro alla loro scuola, piazzandosi nel loro luogo preferito: uno spiazzo soleggiato con alle spalle gli alberi e una magnifica vista di Death City di fronte.
Maka chiuse il libro e lo ripose nella borsa che aveva di fianco. Quando sfiorò il suo quaderno di scuola le passò per la testa l’idea di mettersi a ripassare per il giorno dopo, però la scartò ripensando al tepore che trasmetteva il sole anche se non si sentiva affatto assonnata.
A differenza di lei, Soul invece pareva dormire profondamente.
Sembra così indifeso quando dorme, pensò la giovane meister soffermandosi a osservare il viso dell’albino.
Arrossì lievemente sulle guance e spostò la sguardo altrove. Negli ultimi tempi, quando pensava a Soul, Maka si sentiva così confusa. Gli voleva bene, non v’era ombra di dubbio. D'altronde era la sua arma, normale che gli volesse bene! Ma se ci fosse stato qualcosa in più?
La meister distinse la figura alta e snella della sua amica più cara seduta sul muretto che percorreva il perimetro del boschetto. Tsubaki era rivolta verso la città e, con la testa sulle sue ginocchia, stava Black Star.
Maka sorrise. Quei due stavano insieme da quasi un anno ed erano diventati praticamente inseparabili. La bionda si ricordava ancora il giorno in cui l’amica le aveva mostrato timida l’anello che le aveva regalato il suo meister. Riportava una stella avvolta da un fiore d’argento e Black Star aveva detto che rappresentava perfettamente loro due: una graziosa camelia che veglia costantemente sulla propria stella nera.
Ma loro non costituivano la sola coppia nel gruppo: anche se solo da qualche mese e in maniera ancora non ufficiale, era chiaro a tutti quanti che si fosse instaurato un bel rapporto non solo d’amicizia fra l’erede di Shinigami e la figlia dell’ormai defunta Medusa.
Kid e Crona. Maka non aveva pensato a coppia più azzeccata di loro due: timidi, riservati, però così dolci assieme! Certo non ci fosse stato Ragnarock a rompere le scatole di tanto in tanto, sarebbero stati perfetti!
Però la perfezione più bella presente nel mondo pareva sfuggire al giovane Shinigami: stava bene con Crona, certamente, ma a volte si lasciava assalire da un dubbio che gli dava il tormento. Infatti Kid sembrava incerto sul fatto di rendere ufficiale la sua relazione con la meister dai capelli rosa per il semplice fatto che lui era uno shinigami e lei la figlia di una strega. Temeva il giudizio della gente e soprattutto quello di suo padre.
Ovviamente era solito confidarsi con le sue armi, le sorelle Thompson, e una volta Patty l’aveva sorpreso, dicendo: “Se ami davvero Crona, degli altri non te ne dovrebbe fregare proprio niente! E poi lei è tanto dolce e gentile, perché il Sommo Shinigami dovrebbe avere qualcosa contro di lei?”
Non era da Patty dire cose del genere, però Maka non poteva far altro che approvare cosa aveva detto la più giovane delle sorelle. E poi se Kid avesse fatto soffrire Crona in qualche modo, la bionda gliel’avrebbe fatta pagare...
La ragazza si alzò e andò ad appoggiarsi al muretto, contemplando la città e viaggiando fra i suoi più intimi pensieri.
Dei passi alle sue spalle la fecero tornare alla realtà e la bionda pensando che si trattasse di Soul, disse:
-Sai che quando dormi russi? Volevo fartelo presente dato che…-
Ma fu un’altra voce a interromperla.
-Come fai a dirlo? Eri sempre la prima ad addormentarti, Chibi Chop…-
Maka si irrigidì stringendo le mani a pugno.
Quella voce, quella maledetta voce… E poi quel stupido nomignolo che le aveva affibbiato tempo addietro…
Il vento spirò nella sua direzione portandole un profumo difficile da distinguere: era qualcosa che sapeva di libertà e di vento stesso.
-Cosa vuoi?- domandò dura la bionda senza voltarsi.
-Io ho attraversato l’oceano per venire fin qua e tu mi accogli in questo modo?- continuò la voce.
Maka fece un lungo e profondo respiro.
-Makaaa…- iniziò a dire a voce bassa.
Poi si voltò di scatto facendo comparire un volume di cinquecento pagine se non di più dal nulla nella sua mano ed esclamò:
-Chop!-
Ma il suo micidiale colpo fu bloccato dalla misteriosa figura che aveva intercettato la traiettoria del libro con una mano.
-Non sei affatto cambiata- disse quella, sfoggiando un sorriso sornione.
Maka le lanciò un’occhiata carica di risentimento e scura in volto scandì:
-Nemmeno tu, Elle-

Angolino dell'Autrice:
Grazie a tutti per non esservi fermati al prologo! :D
Allora... Cosa ne pensate? Fatemi sapere le vostre opinioni ^^ 
Dark Elle
 

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Capitolo 3
*** Una sorella cool ***


Una sorella cool
 

Tutti erano stati attirati dalle urla di Maka contro la misteriosa arrivata e quando la meister aveva risposto alla domanda di Black Star su chi fosse la giovane, nella radura era calato uno strano silenzio.
Ad un certo punto Soul, che nel frattempo si era svegliato rimanendo però seduto sul plaid, sbottò incredulo:
-Vuoi dire che quella lì con le giuste curve al giusto posto è la sorella maggiore di una senza tette come te!?-
Inutile dire che il Maka-Chop arrivò immediatamente, colpendo forte il ragazzo sulla nuca.
-Sei sempre così aggressiva, Maka- disse con tono piatto la ragazza appoggiata di schiena al muretto.
-Però devo ammettere che l’albino ci vede davvero bene- aggiunse, slegandosi la treccia disordinata e lasciando ricadere i capelli rosso scuro sulle spalle e sulla schiena, simili a tante onde di sangue che si intonavano perfettamente ai suoi occhi verde chiaro, identici a quelli della sorella minore.
Era davvero una bella ragazza: giovane e alta, con un fisico asciutto e atletico.
Indossava una canottiera verde smeraldo di qualche taglia più grande che non valorizzava affatto le curve prosperose del suo seno e una felpa con zip e cappuccio nera, lasciata aperta e indossata in maniera disordinata. I jeans scuri erano trasandati, scoloriti sulle ginocchia e strappati su una coscia. Ai piedi aveva un vecchio paio di All Stars di un rosso ormai sbiadito.
Maka le puntò il libro contro e con voce minacciosa si limitò a dire:
-Guarda che ce n’è anche per te, Elle-
La sorella la guardò fissa negli occhi e con tono di sfida disse:
-Provaci. Sono sempre riuscita a bloccare i tuoi colpi, Chibi Chop-
-Chibi Chop!?-
Soul scoppiò a ridere e il libro di Maka lo colpì una seconda volta, facendolo rimanere in silenzio, ma comunque con uno sguardo divertito in volto.
Durante tutto questa scena gli altri si erano limitati a stare in silenzio e a osservare la nuova arrivata.
-Io ti ho già vista da qualche parte- fece ad un certo punto Kid.
Elle spostò lo sguardo su di lui inarcando un sopracciglio.
-Qualche tempo fa! Ti ho incrociato nel corridoio che portava alla Death Room!-
La rossa ci rifletté un attimo su e poi fece un cenno col capo.
-Deduco di avere davanti a me il figlio del Sommo Shinigami, Death the Kid. E come mai ti è rimasta impressa così tanto la mia figura?-
-Perché!? Perché eri totalmente asimmetrica!!! Esattamente come oggi!!!-
Elle scoppiò a ridere.
-Mi parla di simmetria colui che ha tre strisce bianche solo sul lato sinistro dei capelli!-
-Ahhh! Sono un essere ripugnante! Non merito nemmeno di esistere!-
E Kid se ne andò a deprimersi da qualche parte.
-Ma che ho detto?- domandò Elle, mentre le sorelle Thompson e Crona raggiungevano il giovane Shinigami.
Poi la rossa, con un’alzata di spalle, tornò a rivolgersi alla sorella, però quando aprì bocca fu subito interrotta.
-YAHOO! NON HAI ANCORA AVUTO L’ONORE DI CONOSCERE L’ILLUSTRISSIMO ME!- esordì Black Star.
-Black Star, forse non è il caso…- cercò di zittirlo Tsubaki.
Elle, esattamente come prima con Kid, si limitò a inarcare un sopracciglio e a lanciargli un’occhiata tra il curioso e il divertito.
-L’ultimo membro del Clan della Stella…- osservò vedendo il tatuaggio del ragazzo sulla spalla.
Poi fece scorrere lo sguardo sulla mora e constatò semplicemente:
-Una Nakatsukasa… -
Quando vide l’anello che portava Tsubaki, Elle sorrise.
-NON PUOI IGNORARE IL GRANDE BLACK STAR, COLUI CHE SUPERERÁ GLI DEI E CHE HA SUPERATO TUA SORELLA, IN PASSATO!-
-Hey!- esclamò Maka.
-Ah, sì? Però mi pare che sia stata proprio Chibi Chop a sconfiggere Ashura, un anno fa- disse la maggiore delle Albarn, mantenendo sempre il suo atteggiamento distaccato e guadagnandosi un’occhiata storta da parte di Maka.
-Non ce l’avrebbe mai fatta senza il mio aiuto!-
-Ah, capisco. Mi piacerebbe molto rimanere a parlare ancora, però devo andare-
E così Elle si staccò dal muretto avviandosi verso gli alberi. Maka la bloccò per un braccio e i loro sguardi si incrociarono. Verde nel verde.
-Cosa sei venuta a fare qui, Elle?- domandò seria la bionda.
-Lo saprai a tempo debito, sorellina. Ora se vuoi lasciarmi andare…- rispose la rossa, sibilando l’ultima frase.
Poi continuò ad avanzare e prima di entrare nel bosco si fermò come se avesse dimenticato qualcosa. E infatti:
-Ah, Maka prepara un piatto in più per la cena. Ci vediamo!-
E la ragazza continuò a inoltrarsi facendo un cenno con la mano.
Maka le avrebbe tirato volentieri un pugno, ma sapeva che era sempre Elle quella ad averla vinta.
Ma perché era tornata!? Dopo tutti quegli anni passati senza avere sue notizie (non che a Maka dispiacesse) spuntava fuori all’improvviso.
-Una tipa cool, tua sorella. Perché non me ne hai mai parlato?- domandò semplicemente Soul.
-Perché non la ritengo più membro della mia famiglia da un bel po’- si limitò a rispondere dura e fredda la meister, per poi voltarsi e riordinare le cose che aveva portato per il picnic.

Angolino dell'autrice:
Buonasera! (^.^)/
Non pensavo di riuscire a pubblicare il secondo capitolo in giornata, eppure eccomi qua!
Allora? Cosa ne pensate? E che impressioni vi ha fatto Elle?
Recensite in molti ^^
Un bacio,
Dark Elle
 
 

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Capitolo 4
*** Una cena ad alta tensione ***


Una cena ad alta tensione
 

Maka posò l’ultimo piatto sul tavolo di legno scuro e si voltò per dirigersi ai fornelli e controllare la pasta che stava cuocendo.
Agiva quasi in automatico, crucciata e sommersa dai vari pensieri che le affollavano la mente. Ovviamente ruotavano tutti attorno a un elemento in comune: Elle.
Era da quando l’aveva vista che la minore delle Albarn si domandava il perché della sua improvvisa apparizione.
Da quando era accaduta quella cosa, all’incirca dieci anni fa, Elle se n’era andata via, sparendo come se non avesse mai fatto parte della vita di Maka.
Non che la bionda fosse dispiaciuta della sua partenza: le ultime parole che le aveva rivolto gliele aveva urlate contro.
Vattene e non far mai più ritorno! Non ti perdonerò mai! Ti odio, Elle!
All’epoca Maka non doveva avere più di sei anni, eppure aveva compreso immediatamente lo sbaglio della sorella, anche se i suoi genitori tentavano di nasconderglielo.
E così Elle, quella notte, con lo zaino rigonfio della sua roba e i suoi nove anni di vita gettati sulle spalle, aveva oltrepassato quella porta con l’intenzione di non far più ritorno fra quelle mura…
-Nyaa, perché hai messo quattro piatti?- domandò Blair, entrando allegra in cucina.
Maka si riscosse dai ricordi e prese la pentola della pasta, ormai pronta, per svuotare il contenuto nel colapasta.
-Pensavo che le avresti sbattuto la porta in faccia- fece tranquillo Soul, ancora seduto sul divano e intento a guardare la televisione.
-E cosa te lo fa pensare?-
-Lo sguardo assassino che le hai rivolto per tutto il tempo oggi pomeriggio-
-Ma di chi state parlando?- chiese confusa Blair guardando prima l’uno e poi l’altro.
-Di mia sorella- rispose fredda Maka, prendendo il colapasta e vuotando i fusilli nella terrina trasparente.
-Oh, che bello! Non mi hai mai parlato di questa tua sorella, Maka! La vorrei tanto conoscere ma stasera vado a mangiare fuori! Nyaa!- e così dicendo la gatta aprì la porta d’ingresso e uscì salutando.
Nel frattempo Soul spense la televisione e si diresse in cucina, appoggiandosi a una sedia.
-Maka-
-Cosa vuoi?-
-Cos’è successo fra te ed Elle?-
La meister iniziò a mescolare la pasta con il sugo, facendo finta di niente.
Soul le si avvicinò, ma nel momento che stava per dire qualcosa, il campanello suonò.
-La prossima volta non avrai così fortuna- fece la buki, andando ad aprire.
Maka non disse nulla e si preparò mentalmente a quella che sarebbe stata una “cena ad alta tensione”.
-Ciao! Devi essere la buki di mia sorella! Oggi non ci siamo affatto presentati!-
La voce di Elle risuonò dal corridoio allegra e cordiale, proprio come se si fosse trattata di una semplice visita di piacere. Ma Maka sapeva che in realtà c’era dell’altro, doveva esserci dell’altro!
-In effetti, sì. Io sono Soul Eater Evans, l’arma più cool di tutta Death City- sentì dire dalla sua buki la meister.
Egocentrico esibizionista, pensò divertita, mentre portava la terrina in tavola.
-Questo è ancora da vedere… Ma Chibi Chop dov’è?- chiese Elle.
Maka strinse i pugni. Detestava quando la chiamava così!
-In cucina-
Dei passi che si avvicinavano veloci e poi la figura snella e slanciata di sua sorella che entrava in cucina, sorridendo.
-Ciao!- la salutò.
Maka si limitò a fare un cenno con il capo.
-Ti ripeto la domanda di oggi: cosa sei venuta a fare qui?- disse con voce tutt’altro che amichevole.
Elle cambiò subito espressione, assumendone una enigmatica e rimase in silenzio senza smettere di fissare Maka.
-Ehi! Ehi! L’atmosfera non può farsi così elettrica già adesso, rischiate di mandare in cortocircuito la luce voi due!- disse Soul, in un disperato tentativo di calmare la sua meister che sarebbe scoppiata da un momento all’altro.
-Il tuo partner ha ragione, Maka. Dopotutto sono solo venuta per la cena- fece la rossa, riassumendo l’atteggiamento gioviale con cui era entrata.
-A cui ti sei autoinvitata- puntualizzò acida la bionda.
-Sottigliezze… Ma perché ci sono quattro piatti?-
-Perché Blair ha detto all’ultimo che sarebbe andata a mangiare fuori- rispose Soul, lanciando a Maka un’occhiata che equivale ad un “non farti venire una crisi isterica”.
-Blair? E chi è?- continuò Elle, prendendo posto al tavolo.
-È la nostra gatta- rispose la bionda iniziando a distribuire la pasta.
-E un gatto ha bisogno di un piatto per mangiare?-
-Diciamo che è una gatta con dei poteri magici e riesce a trasformarsi in umana- fece Soul, sedendosi anche lui.
-Forte. La vorrei proprio conoscere…-
Maka, dopo aver riposto il piatto in avanzo nella credenza, si sedette anche lei iniziando a mangiare nel più completo silenzio.
-Non è la prima volta che vieni a Death City, vero?- domandò Soul, rompendo il silenzio glaciale che era sceso fra le due Albarn.
-No. Da qualche anno lavoro per la Shibusen e di solito vengo qui per portare il resoconto della missione-
E come mai ricompari nella mia vita proprio in questo momento?
Maka si versò dell’acqua nel bicchiere e bevve senza prestare realmente attenzione a quello che Elle stava raccontando.
Perché la Shibusen dovrebbe fidarsi di una come te?, pensò scoccando l’ennesima occhiataccia alla sorella.
Così capricciosa, così testarda, così completamente inaffidabile!
O forse era cambiata in quei dieci anni? No, era impossibile…
Quando Elle finì il suo piatto di pasta si alzò e disse:
-Vorrei rimanere anche per il secondo, ma devo andare-
-Sicura?- chiese Soul.
Non trattenerla, non trattenerla!
Elle annuì.
Il ragazzo accompagnò la rossa alla porta, un po’ dispiaciuto per il semplice fatto che non era riuscito a capire cosa avesse diviso le sorelle in passato.
-Vi ringrazio per la cena- disse Elle.
-Ah, Maka!- chiamò a voce più alta.
Cosa vuole ancora!?
-Ci vediamo domani! Ciao ciao!-
E la porta si richiuse.
Soul tornò in cucina:
-Chissà cosa intendeva con “ci vediamo domani”… Io comunque sono sempre più dell’idea che tua sorella sia simpatica, cosa ti spinge ad odiarla tanto?-
Uno spietato Maka-Chop mise fine alla tentata conversazione. 

Angolino dell'Autrice:
Buonasera a tutti quanti!
Guarda il caso: ho pubblicato proprio mentre mia madre mi chiama per la cena! :P
Comunque spero di non aver deluso le vostre aspettative con questo capitolo che non mi convince poi molto...
Voi cosa ne pensate? Lasciate pure una recensione ^^
Buona cena e al prossimo capitolo!
Dark Elle

 

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Capitolo 5
*** Lacrima al chiaro di luna ***



Avvertenza: i tre asterischi *** introducono un flashback

 

Lacrima al chiaro di luna
 

La luna era ormai alta nel cielo di Death City e con il suo ghigno macabro gettava una luce tetra sugli edifici della città.
I raggi lunari correvano sul lastricato, sulle mura scrostate dei palazzi e delle case, arrestando la loro corsa sui vetri delle finestre chiuse e ritirandosi nelle ombre della notte.
Ma non in un bilocale al quinto piano di un vecchio e silenzioso palazzo, dove dalla finestra spalancata i raggi entravano illuminando le piastrelle marroni e quadrate del pavimento di una camera da letto.
Un alito di vento spinse di lato le tende fini e percorse il profilo di una giovane persona sdraiata a pancia in su sopra la trapunta del letto, sfiorando lieve quella pelle candida e quei capelli rossi.
Elle chiuse gli occhi, beandosi di quel tocco che tanto amava. Fin da piccola era stata attratta dal vento, da quel soffio che le faceva sognare di volare sorretta soltanto da esso, di librarsi libera in cielo…
Quando la gentile carezza si ritrasse la ragazza aprì gli occhi, verdi lucenti nel buio della stanza, e rimase a fissare il soffitto.
-Io sono il vento- sussurrò piano, dolcemente, con lo stesso tono con cui si rivolge ad un amante.
-Libera- aggiunse dopo un breve silenzio, dischiudendo appena le labbra.
Era vero: il vento era libero, senza alcun legame. Non gli importava delle persone su cui soffiava né tanto meno del luogo in cui passava. Lui andava dove voleva senza doverlo dire a qualcuno.
Era così che Elle voleva essere… Era per questo motivo che aveva commesso l’errore più grande della sua vita.
La ragazza si mise seduta sul materasso facendo scricchiolare il vecchio legno della tela e appoggiò la testa sulle ginocchia, cingendole con le braccia.
Io ti posso offrire veramente quello che cerchi. Basta solo che tu ti fida di me.
Quelle parole, quelle dannate parole che l’avevano trascinata sul baratro della follia! Eppure all’epoca, alle orecchie di una bambina che come adesso custodiva nel cuore il solo desiderio di eguagliare il vento, erano parse così belle e attraenti da lasciarsi ingannare e raggirare come una stupida.
Piantò un pugno contro il muro, lasciando trapelare la sua rabbia e il suo rifiuto verso se stessa.
Si era resa conto troppo tardi di essere caduta in una trappola e quella sua distrazione l’aveva pagata a caro prezzo: aveva dovuto lasciare la sua famiglia, scappando di casa.
Rivolse lo sguardo verso la finestra e dei ricordi lontani, eppur così vicini, riaffiorarono con violenza.

***

Era una notte come quella. La casa era avvolta nell’oscurità ad eccezione di una stanza al secondo piano in cui tremolava una lieve luce.
La finestra era aperta, come a far entrare nella camera quanto più vento possibile per infondere nella fragile bambina che stava afferrando con impeto i vestiti dall’armadio per gettarli alla rinfusa nello zaino, un po’ di coraggio e forza.
Aveva i capelli rossi scompigliati e indossava un paio di pantaloni comodi con sopra un maglioncino.
Non avrebbe mai voluto abbandonare la sua famiglia, ma era costretta a farlo.
Qualcuno socchiuse la porta sbirciando dentro e una bambina più giovane di lei scivolò in fretta nella camera. Le trecce bionde erano ordinate ai lati del viso e indossava una camicia da notte di un arancione pastello.
-Cosa stai facendo, sorellona?- domandò stropicciandosi gli occhi e reprimendo uno sbadiglio.
-Non ti impicciare, Maka. Non ti riguarda- tagliò fredda Elle, chiudendo la cerniera dello zaino.
-Invece, sì. Sei mia sorella! Anche se a sentire mamma e papà sembra che stai dando fiducia a persone sbagliate-
Il sonno sembrava esserle passato…
Non rendere le cose più difficili di quello che sono
-Maka, va a letto!- sibilò la maggiore, gettando un’ultima occhiata alla stanza, controllando di aver preso tutto.
-Tu vuoi andare via! Tu non ti fai carico delle tue responsabilità!- disse la biondina a voce più alta.
Ma cosa sta dicendo? Sto subendo le conseguenze delle mie azioni!, pensò Elle.
-Zitta e torna in camera tua-
Maka si piazzò davanti alla porta e allargò le braccia.
-No! Io non ti lascio andar via!-
La rossa fece un sorriso stanco e tirato, poi si avviò verso la finestra.
-Cosa vuoi fare?- strillò la minore.
-Sai una cosa, Maka? Il vento non entra mai dalle porte- e così dicendo Elle saltò sul davanzale e con un agile scatto si buttò in avanti, afferrando con entrambe le mani il grosso ramo del grande albero che cresceva davanti alla sua camera.
Si issò sopra e iniziò a strisciare verso il tronco per poi scendere velocemente a terra.
-Elle!- urlò Maka, affacciandosi dalla finestra.
La sua voce era strana, diversa da prima.
La maggiore alzò la testa e incrociò lo sguardo di sua sorella, vedendo un paio d’occhi verdi carichi di lacrime.
Poi la piccola gonfiò il petto e urlò:
-Vattene e non far mai più ritorno! Non ti perdonerò mai! Ti odio, Elle!-
Le rimanevano solo pochi istanti prima che si svegliassero i suoi genitori.
La rossa si voltò e iniziò a correre nel cuore della notte con il vento che le soffiava contro e le lacrime che scendevano copiose sul suo volto.
Perdonami, Maka! Perdonatemi, mamma e papà!
 

***
 

Elle sbatté le palpebre due o più volte e una singola lacrima scese lungo la sua guancia. Dannato, quel suo orgoglio che le impediva di esprimere i suoi sentimenti agli altri! Doveva urlarli, quei pensieri! E invece erano rimasti muti nella sua testa per tutti quegli anni. 


Angolino dell'Autrice:
YAHOO! *sale sul tetto della casa per far vedere la sua grandezza al mondo intero*
Ammirate la grande Dark Elle che riesce ad aggiornare anche mezza malata!

Scusate, il delirio di prima, ma il fatto è che è raro riuscire a scrivere delle cose sensate con qualche linea di febbre ^^
Comunque... Buongiorno a tutti quanti! *agita la manina*
Un capitolo incentrato solo su Elle... Cosa ve n'è parso?
Io più scrivo su di lei e più me ne sto innamorando!!!
Ora vi lascio, al prossimo capitolo!
Dark Elle

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Capitolo 6
*** Sfide di primo mattino ***


Sfide di primo mattino
 

Come ogni mattina, Maka era arrivata a scuola con un quarto d’ora d’anticipo e si era seduta al suo banco con l’intenzione di andare avanti a leggere il libro che aveva interrotto il giorno prima.
In realtà, però, la giovane meister si perdeva fra quelle righe d’inchiostro senza capire veramente quello che stava leggendo e così quando rilesse la stessa frase per la terza volta, si arrese, chiudendo il volume e sospirando.
È tutta colpa sua, pensò appoggiando la fronte sul banco.
Dopo cena non aveva fatto altro che pensare alle ultime parole di sua sorella. “Ci vediamo domani”, chissà a cosa stava alludendo!
-Se hai così sonno, potevamo stare a casa ancora un po’- fece Soul seduto sul banco accanto.
-Stupido. Non sto dormendo-
In quel momento nel corridoio passò un gruppo di allievi che stava discorrendo a voce alta.
-Sbrigatevi! Non voglio perdermi una bella zuffa di prima mattina!-
-Sai che novità… Sarà Black Star che vuole dimostrare la sua grandezza a tutta la scuola-
-No, no, no! Ho sentito dire che si tratta di uno dell’ultimo anno con una ragazza nuova!-
Maka alzò di scatto la testa e guardò Soul, il quale fece un cenno con il capo verso la porta.
-Una nuova? E com’è?-
-Non l’ho vista, però mi hanno detto che è alta, rossa di capelli e incredibilmente carina!-
La bionda si alzò dal banco e con i pugni chiusi si diresse verso la porta con passo deciso, per poi soffermarsi. Intanto il gruppo di studenti si era allontanato anche se le loro voci risuonavano ancora lievi nel corridoio.
Che cosa ha intenzione di fare!?
Soul le si affiancò, posandole una mano sulla spalla e facendola trasalire. Quando lei incrociò il suo sguardo, arrossì e voltò la testa dall’altra parte.
-Andiamo a vedere?- chiese lui.
La meister incrociò le braccia sul petto e disse, indispettita:
-E perché dovrei? Di lei non mi importa proprio nulla-
Era la verità o, meglio, la verità che Maka credeva fosse giusta.
Soul sorrise e la trascinò per un braccio fuori dall’aula.
-Ehi! Lasciami! Che si faccia pure ammazzare quella!-
Soul la interruppe senza fermarsi:
-Non sai se è proprio di Elle che parlavano quelli di prima… Di ragazze dai capelli rossi ce n’è a bizzeffe!-
Non in questa città. Non che cercano guai di prima mattina
-E poi non possiamo perdere una bella rissa di primo mattino!-
 
Quando Maka e Soul uscirono dall’entrata principale della Shibusen si ritrovarono davanti a una piccola folla di studenti che impediva loro di vedere cosa stava accadendo nel piazzale.
-Cosa cavolo sta succedendo?- domandò irritato Soul.
-I tipi cool come me non dovrebbero stare qui dietro- borbottò poi, cercando di aprirsi un varco fra la folla.
Dopo molta pazienza e molto sforzo i due riuscirono a guadagnarsi un posto con una discreta visuale e la scena che videro non piacque per niente a Maka.
Vi era un meister dell’ultimo anno, di cui le sfuggiva il nome, con i capelli castani corti e spettinati, affiancato dalla sua bella buki, una ragazza dai capelli biondi legati con un bel fiocco blu.
Aveva avuto rare occasioni per vederli combattere assieme e doveva ammettere che non erano affatto da sottovalutare.
Dall’altra parte del piazzale, con aria da completa menefreghista, stava Elle.
-Cosa avevo detto?- sibilò a Soul, che non le rispose.
-Ehi! Almeno guardami quando ti parlo!- esclamò a voce alta il meister, con la voce leggermente incrinata.
Elle si voltò sfoggiando un sorriso sghembo, poco rassicurante e si passò una mano fra i capelli.
-Allora, accetti la sfida?-
-Non mi sono tirata mai indietro, perché dovrei iniziare ora?-
Elle scrutò velocemente la folla, però sembrò non vedere la sorella.
Meglio così, pensò Maka.
La buki bionda si trasformò in una lunga catena dentata alle due estremità e il ragazzo la brandì con entrambe le mani.
-Ehi, rossa! Dov’è  la tua arma? O il tuo meister?-
Elle, incurvò la schiena un po’ in avanti, assumendo una posizione d’attacco e con il braccio sinistro teso di lato, disse con voce piatta:
-Io sono l’arma di me stessa-
Appena la ragazza terminò la frase al posto del braccio, era comparsa una lama ricurva verso il basso che splendeva sotto i raggi del sole. Era scura, percorsa da due linee fini e ben definite di colore differente: l’una verde e l’altra rossa.
-Una falce!- esclamò sbalordito Soul.
-Cosa ti aspettavi?-
-Pensavo che fosse una meister, esattamente come te-
-Non paragonarmi a lei!- ringhiò Maka.
Intanto il ragazzo moro non si era scomposto e anche lui aveva assunto una posizione d’attacco.
I duellanti stavano immobili, intenti a studiare reciprocamente l’avversario. Poi il meister decise di fare la prima mossa: corse verso Elle per sferrarle un colpo ravvicinato.
La rossa non mosse un muscolo e, all’ultimo, con la parte piatta della lama colpì il giovane al petto facendogli mancare il respiro e facendolo arretrare di qualche metro. Lui si riprese quasi subito e tornò alla carica correndole di nuovo contro per colpirla direttamente.
Elle scartò di lato con una flessuosità pari a quella di una ballerina e gli diede una gomitata fra le costole facendolo gemere.
Poi con due salti aggraziati si allontanò dallo sfidante.
-Ma perché l’ha fatto? Poteva approfittare di quell’occasione!- commentò Soul.
Maka rimase in silenzio, senza poter staccare gli occhi dalla sorella. Era un insieme di velocità, forza, intelligenza e grazia e sapeva essere veramente letale e pericolosa anche se in quel combattimento sapeva che non stava mettendo tutta se stessa.
Il ragazzo si afferrò il lato colpito con una smorfia di dolore, ma non si arrese: con la mano libera fece rotare la catena, scagliandola contro Elle.
La rossa fece un salto in alto per evitarla e veloce come un fulmine fece una capriola a mezz’aria atterrando alle spalle del meister. Tutto si svolse in maniera così rapida che lui non se ne accorse nemmeno. Elle ne approfittò e con la mano non trasformata in falce gli scagliò contro la propria lunghezza dell’anima.
Un forte folata di vento si espanse attorno a loro due e il meister fu sbalzato in avanti, cadendo prono sul piazzale e perdendo sangue dalla bocca. La sua buki riprese le sembianze umane e guardò Elle con occhi spaventati prima di correre dal proprio maestro.
-Com’è possibile? Un’arma non dovrebbe poter scagliare la propria onda dell’anima da sola!- gridò la bionda, voltando il meister e poggiando la testa del ragazzo sulle sue ginocchia.
-Infatti? Com’è possibile?- sussurrò Soul, voltandosi verso Maka.
-Lei può- rispose fredda la meister.
Elle fece tornare il braccio sinistro umano e guardando lo sconfitto, si limitò a dire:
-Si riprenderà presto. Non spreco le mie vere forze con un tipo del genere-
Fra la folla era calato un silenzio intimorito di fronte alla potenza di quella buki mai vista prima di allora.
Però qualcuno lo ruppe, urlando:
-TU! COME HAI OSATO RUBARE LA SCENA AL GRANDE BLACK STAR!?!?!?-
Fra la folla si fece largo il giovane meister dai capelli azzurri con alle spalle Tsubaki che stava cercando di fargli cambiare idea.
-Oh, guarda chi si rivede…- fece Elle.
-Non vorrà mica sfidarla!?- pensò a voce alta Maka.
-Sai com’è fatto. Deve sempre dimostrare di essere il migliore- disse Soul tranquillo.
-DOVRESTI SENTIRTI ONORATA A SFIDARE UN DIO COME ME!-
-Veramente sei tu quello che mi sta sfidando… E poi mi risulta che tu non sia riuscito nemmeno a sconfiggere il figlio del Sommo Shinigami-
Far arrabbiare Black Star non è un’ottima cosa, pensò Maka.
E infatti…
-Tsubaki, modalità kusarigama!-
Poco dopo Black Star teneva con entrambe le mani la catena-falce, e con una delle due falcette attaccate alle sue estremità, indicò la rossa proferendo con voce solenne:
-Io ti sfido, Elle Albarn!-
Maka avrebbe voluto prima strozzare l’assassino e poi andarsi a seppellire da qualche parte...
 

Continua… 

Angolino dell'Autrice:
Finalmente si vede Elle in azione! ^.^
Quanti di voi avevano dato per scontato, come Soul, che fosse una meister? ;)
Chi vincerà fra il grande dio Black Star e la ribelle Elle, sfuggente come il vento?
La risposta nel prossimo capitolo!
Un bacio,
Dark Elle

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Capitolo 7
*** Può un dio sconfiggere il vento? ***


Può un dio sconfiggere il vento?
 

Gli studenti radunati attorno al piazzale che aveva funzionato da campo di battaglia per la sfida appena conclusa e che sarebbe ancora servito per quella gettata da pochi secondi, iniziarono a mormorare, facendo svanire definitivamente quel silenzio intimorito che si era andato a creare.
Maka abbassò il capo e fissò con insistenza le sue scarpe, stringendo gli occhi e i pugni lungo i fianchi. Ma perché Black Star non stava mai zitto!? Non era un grande dio, era un grande idiota!
-Ha detto proprio Albarn?-
-Sì, ma allora quella...-
-Adesso che la guardo bene ha occhi verdi come la senpai Maka…-
-…E i capelli rossi come Death Scythe-
Non ci vuole di certo un genio per capire che è mia sorella!, urlò la meister bionda nella sua testa, fremendo di rabbia e facendosi sbiancare le nocche delle mani.
-Maka- la chiamò piano Soul e, non ricevendo alcuna risposta, le mise un braccio attorno alle spalle.
La bionda sorda e accecata dalla collera non se ne accorse nemmeno, altrimenti sarebbe bastato quel gesto premuroso da parte della sua buki per farla calmare almeno un po’.
D’altro canto l’albino non sapeva proprio come comportarsi e se Maka, in quelle condizioni, avesse deciso di mietere l’anima all’amico, aveva seri dubbi di riuscire a fermarla.
Però la meister pareva non reagire, cosa molto strana prendendo in considerazione quel caratteraccio che si ritrovava.
La strinse a sé, come per proteggerla, da cosa, però, non lo sapeva e preoccupato fissò quella testolina bionda.
Perché la tormentava così tanto il fatto che si venisse a sapere che lei ed Elle fossero sorelle?
Poi alzò il capo e fece scorrere il suo sguardo su Elle. C’era qualcosa di strano in quella ragazza e anche se lui non poteva vedere le anime avrebbe scommesso che la sua non entrava di certo nella norma.
Doveva scoprire cos’era successo fra quelle due e se Maka non voleva collaborare, si sarebbe rivolto alla sorella maggiore, forse più ragionevole.
Quella stessa ragazza che ora se ne stava impassibile, con la testa un po’ inclinata verso sinistra, e che studiava Black Star, il quale attendeva ancora una risposta.
Ad un certo punto la rossa si voltò lentamente e iniziò ad allontanarsi.
-EHI! DOVE CREDI DI ANDARE!? NON PUOI IGNORARE L’ILLUSTRISSIMO SOTTOSCRITTO!-
-Non perdo tempo con dei mocciosi-
L’azzurro, insultato per la seconda volta da una stessa persona nel giro di pochi minuti, perse le staffe e proferì:
-Tsubaki, modalità shuriken!-
-Certo- e l’arma da catena-falce si tramutò nella grande stella nera ninja.
Senza fiatare e senza urlare, cosa rara da parte dell’assassino, lanciò lo shuriken contro Elle che continuava a camminare tranquilla, dandogli completamente le spalle.
Possibile che non si sia accorta di nulla?, pensò Soul.
Ovviamente si stava sbagliando: infatti quando la stella fu solo a qualche metro di distanza dalla schiena della rossa, quest’ultima si voltò, trasformando entrambe le braccia in lame e incrociandole davanti al viso.
Per quanto Tsubaki fosse un’arma forte, Elle riuscì a respingerla da dove era venuta senza alcun sforzo per poi rivolgere al meister uno dei suoi sorrisetti.
-Modalità spada ninja!- ordinò Black Star ancor prima di prendere in mano la stella ninja. Tsubaki si trasformò velocemente e l’azzurro brandì l’arma.
-Quando ti sconfiggerò non avrai nulla per cui sorridere!-
-Oh, ma questo non accadrà mai- rispose Elle in tono minaccioso e corse veloce contro il meister.
Lui scartò di lato e tentò di colpirla a tradimento alla schiena, ma la rossa fu veloce e contrattaccò.
Riesce a tener testa a Black Star nel corpo a corpo!, esclamò stupito Soul guardando ammirato quella serie di colpi che si stavano scambiando i due sfidanti. La cosa che lo lasciò basito era il fatto che la ragazza pareva essere completamente tranquilla e lucida in quello scontro, come se fosse già a conoscenza dell’esito finale.
Black Star che ad ogni suo colpo perfettamente parato andava ad incavolarsi sempre di più, tentò il tutto per tutto.
Appena ebbe l’occasione scagliò la propria lunghezza dell’anima contro Elle, urlando:
-Grande onda della stella nera!-
La ragazza fu balzata indietro contro una colonna della scuola e tornò completamente sotto forma umana. Cadde sul piazzale senza dare alcun segno di vita e Black Star fiero di sé, si voltò verso gli studenti che non riuscivano a credere al fatto che l’azzurro avesse sconfitto quella buki che si era presentata così potente.
-DOMANI AVRÒ L’AUREOLA IN TESTA!- esclamò.
-Non se prima te la rubo!-
-Ma cosa…?-
Una ginocchiata al petto non gli fece finire la frase e il ragazzo si piegò in avanti, rimanendo senza ossigeno per qualche istante.
Si riprese subito e indietreggiò parando i colpi furiosi e aggressivi che Elle sferrava a ripetizione e con schemi sempre diversi.
-La “grande onda della stella nera”? Non mi ha fatto nemmeno il solletico!- disse Elle, colpendolo con un calcio nelle costole.
L’attacco di prima sembrava non averle fatto alcun effetto e Soul aveva visto solo una persona uscire incolume dopo esser stato colpito dall’onda dell’anima dell’azzurro, ma si trattava del meister più forte di tutta Death City! Inoltre l’albino non aveva mai visto qualcuno sapere tenere testa all’assassino in quel modo. Infatti la rossa era sprovvista di lame e colpiva semplicemente usando i pugni e i calci che non erano certo quelli di una ragazzina qualunque e nemmeno quelli di usati in una semplice rissa.
-Questa è una vera onda dell’anima!- disse ad un certo punto Elle,  la voce per nulla alterata dalla rabbia.
-È morto- sentì Soul dire da Maka, la quale si sciolse imbarazzata dal suo abbraccio.
Attorno alla rossa si alzò un vento furioso e quando la ragazza riuscì a colpire Black Star in pieno plesso solare con la mano aperta, lasciandolo senza fiato, il vento aumentò notevolmente la  sua intensità.
Maka sentì i codini biondi venire sballottati violentemente a destra e a sinistra e Soul si mise un braccio davanti agli occhi per poter continuare a vedere la scena.
Black Star venne spinto molti metri più in là e quando si fermò, cadde a terra, prima sulle ginocchia e poi prono sul piazzale, privo di sensi.
Il vento cessò ed Elle si sistemò i capelli dietro le spalle uno sguardo serio in volto.
Tsubaki riacquistò la forma umana e barcollante si precipitò dal suo meister.
-È semplicemente svenuto. Non sono una che si sporca le mani con il sangue di un moccioso irrefrenabilmente borioso, ma ti conviene portarlo in infermeria lo stesso. E già che ci sei potresti farti controllare quel taglio che hai sulla spalla- disse Elle.
Poi si voltò verso il “pubblico” che aveva assistito ai due combattimenti e, a voce alta, proferì:
-E che questo serva da lezione a tutti voi altri. Così magari ci penserete due volte prima di sfidare la sottoscritta, Elle Albarn-
Il silenzio che proseguì fu come un muto sì dei presenti.
-La prova che tua sorella è la seconda arma più cool della città, ovviamente dopo di me- fece Soul.
-Ma smettila!-
E Maka lo trascinò dentro la scuola, usando come scusa che le lezioni erano iniziate da quasi dieci minuti.
Come può esser diventata così forte?, rifletté confusa mentre camminava per i corridoi della Shibusen.
 
Angolino dell’Autrice:
Mi dispiace di avervi fatto attendere così tanto… scusatemi per il ritardo! T.T
Comunque, tornando al capitolo…
Prima di tutto lo dedico alle mie due lettrici Miss Havisham e MyNanaChan che ringrazio per seguire e recensire questa storia! ^^
E poi... Come vi è sembrato lo scontro fra Black Star ed Elle? È stato all’altezza della vostre aspettative?
Un bacio,
Dark Elle

p.s. Non so quanto tempo impiegherò a pubblicare il prossimo capitolo, quindi vi chiedo solo di essere un pochino pazienti. Grazie :)  

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Capitolo 8
*** Davanti alla Death Room, esattamente come quella volta ***


Avvertenza: i tre asterischi *** introducono un flashback
 

Davanti alla Death Room, esattamente come quella volta

 

Ogni suo passo produceva un suono ovattato nei corridoi deserti della Shibusen che stava percorrendo a testa alta con i lunghi capelli gettati all’indietro e le braccia rilassate lungo i fianchi.
Un ragazzino, dal viso scarno e una zazzera confusa di capelli biondi, stava aprendo la porta della propria aula e, quando la riconobbe, rientrò velocemente evitando di incrociare il suo sguardo.
Elle sorrise compiaciuta. Era arrivata nemmeno da un’ora in quella scuola e già era riuscita ad ottenere rispetto e soggezione da parte degli studenti.
E tutto il merito andava ai due combattimenti mattutini, da cui era uscita incolume e vincente.
Con il primo sfidante non aveva nemmeno dovuto impegnarsi molto: seppur le anime del meister e della buki si trovavano perfettamente in sintonia fra loro, non erano di certo abituati a sfidarsi con qualcuno come lei. Così la rossa, velocemente, aveva posto fine a quel combattimento, tra l’annoiato e il seccato per non esser riuscita a far vedere veramente ciò di cui che era capace.
Invece la sfida con il moccioso l’aveva elettrizzata in particolar modo: anche se di livello inferiore rispetto a lei, l’azzurro aveva buone potenzialità da imparare a sfruttare al meglio e possedeva un’anima forte per essere riuscito a ricevere l’onda dell’anima di Elle senza rimanerne ucciso. Ovviamente la rossa l’aveva percepito, altrimenti non avrebbe mai messo a rischio inutilmente la vita di Black Star.
Senza smettere di camminare, la ragazza sfilò, da sotto la canottiera, una collana che portava sempre con sé e che teneva celata a sguardi indiscreti. Il ciondolo riportava un bocciolo di rosa completamente nero con dei petali talmente fatti bene da parere al primo sguardo veri. Al centro vi era una specie di fessura, simile a una serratura, in cui riluceva un’effimera luce rossa.
Quando gli occhi verdi di Elle sfiorarono quei petali scuri nella mente della giovane tornarono dei ricordi crudi e violenti appartenenti a quel periodo di vita che avrebbe voluto cancellare.
Chiuse gli occhi e fece scivolare la collana sotto il tessuto della canottiera, per poi mettere le mani in tasca dei jeans.
Non mi sporcherò più le mani di sangue innocente, pensò, scuotendo la testa.
Una ciocca ribelle della sua chioma cadde su una spalla e fu invano il tentativo di rimetterla a posto: si ostinava a ricadere sempre lì.
Proprio come quel giorno di tanto tempo prima che aveva ridato luce all’esistenza della bambina che era inciampata nella follia e si era lasciata avvolgere e dilaniare dalle tenebre.

 

***
 

        Appena la bambina dall’animo sperduto aveva intravisto l’imponente e stravagante struttura della Shibusen aveva afferrato la mano di quell’uomo dall’aspetto sinistro che le camminava davanti.
Si fidava di lui perché era stata la prima persona cordiale che Elle avesse incontrato dopo aver fatto quella cosa e, inoltre, lui era rimasto ad ascoltare il suo racconto in silenzio. La bambina aveva paura di essere scacciata via e di essere disprezzata per le sue azioni, ma l’uomo, buttando via il mozzicone della sigaretta che aveva appena finito di fumare,  aveva semplicemente detto che aveva agito con coraggio per una bimba della sua età e che lei non aveva alcuna colpa. Poi, sorridendole, aveva aggiunto che doveva raccontare il suo trascorso a un'altra persona da cui sarebbero andati due giorni dopo.
-Hai paura?- le chiese l’uomo tenendo una sigaretta spenta in bocca.
-No- disse asciutta la bambina, tradita dal tremore della sua mano.
Lui gliela strinse.
-Non devi averne. Qui sei al sicuro-
No, pensò Elle, portandosi una mano al petto. Anche se sotto la maglietta poté sentire distintamente i petali della rosa nera e il suo contenuto sembrò pulsare violentemente, facendo provare alla bambina un brivido lungo la schiena.
Entrarono nell’edificio e la bimba si guardò velocemente attorno per distrarsi dalle sue preoccupazioni.
-Ma è una scuola!- esclamò, vedendo varie aule e dei studenti al loro interno.
-I tuoi genitori non te ne hanno mai parlato?-
Lei abbassò lo sguardo imbarazzata.
-Non mi è mai importato molto delle scuole- ammise, rossa in volto.
-E perché?-
-Perché mi tengono imprigionata dentro quattro mura e dietro a delle finestre! Io invece voglio uscire, girare e vedere il mondo!-
Sul volto dell’uomo passò l’ombra di un sorriso e non aggiunse nient’altro continuando a camminare.
Il calore che la sua mano le trasmetteva, rendeva Elle più calma e meno ansiosa. Lo stesso effetto che le faceva suo padre quando la prendeva in braccio o la faceva sedere sulle proprie ginocchia per raccontarle una storia…
La bimba scosse la testa. Non era quello il momento per pensare alla sua famiglia! In fin dei conti li aveva abbandonati tutti!
Elle strinse gli occhi per respingere le lacrime che avevano iniziato a pizzicarle gli occhi e una ciocca di capelli le scivolò di lato su una spalla.
Ad un certo punto l’uomo si fermò davanti a una porta annunciando:
-Eccoci arrivati!-
Appena le lasciò la mano, lei se la portò al volto assieme all’altra, singhiozzando. Era un essere orribile, non meritava di continuare a vivere quando molti avevano perso la vita per colpa sua.
L’uomo si inginocchiò davanti a lei e le posò le mani sulle spalle piccole e tremanti.
-Ehi- le disse con voce calda.
Elle alzò un poco il capo, reprimendo uno singhiozzo.
-Non vuoi rimediare a ciò che hai fatto?-
La bambina tirò su con il naso e si asciugò l’occhio sinistro.
-Non… posso-
-Ti dicessi di sì?-
Alzò il viso di scatto e con gli occhi ancora lucido guardò fisso in volto quell’uomo per verificare che le stesse dicendo la verità. Le stava sorridendo.
-Come?- sussurrò.
-Lo scoprirai appena varcheremo quella porta. Adesso asciugati le lacrime! Non eri forse una bambina forte e coraggiosa?-
Elle fece come le era stato detto e annuì con una luce di determinazione negli occhi.
-E questa ciocca?- domandò lui, cercando di mettergliela a posto, invano.
-Se vuole restare nel posto che si è trovata nel mondo, non possiamo farci nulla, vero?- continuò alzandosi e facendole l’occhiolino.
Elle sorrise e, quando lui aprì la porta, si riaggrappò alla sua mano.
Cosa accadrà qua dentro segnerà il mio futuro!
         

***
 

 E ora sono qui grazie a ciò che è stato deciso quella mattina, pensò Elle fermandosi davanti a quella stessa porta, identica come tutte le volte che l’aveva vista da quel giorno.
In realtà, più che a una porta, sembrava a un grande portone nero su cui erano stati incisi due teschi bianchi e perfetti. Alla sommità, appesa al muro, vi era una targhetta rettangolare e  scura con delle borchie sui bordi e con la scritta rossa “Death Room”.
-Vedo che quella ciocca ha veramente trovato il suo posto- disse una voce alla destra della ragazza.
-Pare di sì- disse la rossa, sorridendo senza voltarsi.
-E tu, Elle? Hai trovato il posto del mondo in cui stare?-
-Il vento non ha una sua collocazione precisa. Pensavo che l’avessi capito…- fece la rossa voltandosi e, dopo una breve pausa, aggiunse:
-…Stein-
Il professore si girò la vite che aveva in testa inclinando leggermente la testa di lato.
-Ho sentito che ti sei già fatta conoscere da tutti gli studenti della Shibusen. Che peccato non averti visto in azione-
Elle incrociò le mani dietro la schiena.
-Ti sei perso un bel spettacolo- 

Angolino dell'Autrice:
Salveee! *sbuca da un mucchio di neve*
Tutto il giorno passato a spalare, ma ho ancora la forza di aggiornare! (Ho fatto perfino la rima! xD )
Comunque... Ecco a voi un altro piccolo frammento del passato di Elle! Questa parte non accade subito dopo alla sua fuga quindi potrà sembrare un po' confuso...
A proposito di confusione: ho sonno per cui non ho riletto e quindi potrebbero esserci degli errori...
Per il resto buonanotte e sogni nevosi (?)! *si prepara psicologicamente all'imminente battaglia di neve* 
Ciaooo!
Dark Elle

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Capitolo 9
*** Forse sono davvero cose poco importanti ***


 

 Forse sono davvero cose poco importanti
 

 Un silenzio perfetto neanche interrotto dal suo respiro lieve. Era un assassino, doveva essere abituato alla completa assenza di suoni, ma invece Black Star non era mai stato avvolto da tale silenziosità. Era strana: non trasmetteva calma e serenità, ma un senso di allerta e pericolo come se una minaccia si celasse alle sue spalle.
Spalancò gli occhi e rimase confuso davanti a ciò che si presentava tutto attorno a lui.
Rosso. Si trovava in un luogo infinitamente rosso, privo di confini a cui aggrapparsi, di luci e di ombre.
L’assassino imprecò fra i denti, notando di essere intrappolato in quel posto irreale. Eppure non aveva paura: per la precisione non provava proprio niente.
Avvertì una presenza alle sue spalle e si voltò, pronto ad affrontare qualsiasi cosa l’avesse voluto attaccare.
Però rilassò leggermente le spalle quando i suoi occhi incrociarono un enorme fiore sospeso al centro di tutto quel rosso. Guardandolo meglio notò che era privo di gambo e che stava dischiudendo i suoi grandi petali scuri verso l’esterno.
Era una cosa priva di logica e senso, ma non poté far altro che rimanere immobile e muto, osservando la scena.
Quando il primo petalo si aprì verso di lui, Black Star provò un dolore lancinante al petto e, con un gesto istintivo, si portò una mano al petto artigliando con le dita la stoffa della maglia.
Si piegò in avanti scivolando sulle ginocchia e cercando di far entrare un po’ d’aria nei polmoni che probabilmente erano stati aggrediti da delle fiamme voraci.
Più il bocciolo si dischiudeva e più il dolore del ragazzo aumentava.
Lottando contro il male e stringendo i denti per non urlare, Black Star alzò la testa in un ultimo disperato tentativo e guardò in direzione del fiore.
Un’ultima e letale fitta, però, lo costrinse a cadere di lato. Il suo respiro si faceva sempre più irregolare e veloce e ogni piccolo movimento gli costava una grande fatica.
Ma, anche se per pochi secondi, l’azzurro aveva scorto una figura rannicchiata al centro del fiore che solo negli ultimi istanti di lucidità si ritrovò a catalogare come una grande rosa nera.
Poi, non riuscendo più a compiere nessuna azione, rimase immobile con gli occhi sbarrati e aperti su quel colore vermiglio che ormai non poteva più vedere. Nei suoi ultimi istanti di vita udì una risata riecheggiare sinistra in quel non luogo demoniaco.
 
Black Star aprì all’improvviso gli occhi e si ritrovò ad osservare un soffitto bianco e immacolato.
Si tirò a sedere sul letto, facendo scivolare le lenzuola di lato e il movimento brusco gli procurò un forte giramento di testa.
-Cosa…- borbottò a mezza voce, poggiando una mano sulla fronte e socchiudendo gli occhi.
Dopo che il ronzio passò il meister si guardò attorno confuso. Si trovava nell’infermeria.
Come sono arrivato qua?, pensò buttando le gambe giù dal letto e rimanendo seduto a fissare le piastrelle piccole e rettangolari che componevano il pavimento.
Si portò distrattamente una mano al petto dove quel dolore straziante sembrava esser passato davvero, ma per fortuna si era trattato solo di un sogno, anzi di un incubo.
Fece un respiro profondo e poi esclamò, alzando di scatto la testa e guardando fuori dalla finestra:
-Maledetta!-
Elle l’aveva colpito con la propria anima e aveva posto fine al combattimento. Black Star non aveva mai sentito una forza così tremenda in tutta la sua vita: una potenza selvaggia e libera, impossibile da contrastare. E che l’aveva sconfitto.
Nel pugno che tirò sul materasso riversò tutta la sua rabbia e imprecò a mezza voce.
Lui era un dio! Lui era la star! Come poteva quella ragazza dall’aspetto neanche molto robusto, averlo superato senza difficoltà!?
In quell’istante la porta dell’infermeria si socchiuse piano e una chioma scura fece capolino dall’apertura.
Il ragazzo sorrise e si alzò, scacciando per un attimo tutta la furia che provava nei confronti di Elle.
-Black Star! Dovresti stare a letto!- lo rimproverò con voce dolce Tsubaki, richiudendosi la porta alle spalle.
-Stai meglio?- aggiunse subito dopo.
-Un dio come me sopravvive a qualsiasi cosa!-
La buki sorrise chiudendo gli occhi e quando li riaprì, l’azzurro non poté far a meno di notare che erano lucidi.
Oh, no. Non sarà stata in pensiero per me, vero?
Che pensiero stupido che gli era venuto in mente: ovvio che Tsubaki fosse preoccupata per lui! Faceva parte del suo carattere e se non fosse stato così non sarebbe più stata Tsubaki!
-Tsubaki- sussurrò a bassa voce lui, facendo un passo verso di lei.
La ragazza si asciugò le lacrime con uno degli alti polsini che era solita portare, per poi tornare a sorridere. Fu solo allora che Black Star si accorse della benda che avvolgeva la spalla della sua buki assieme a buona parte del braccio sinistro.
Si crucciò subito e chiese, indicandole la spalla:
-Cosa ti sei fatta?-
-Nulla- ripose distratta la mora sfiorando la benda con la mano destra e volgendo la testa in un’altra direzione per evitare di incrociare lo sguardo del meister.
-È colpa di Elle, vero?- continuò aspro Black Star.
Silenzio.
-Che si dannata! Questa me la paga! Non mi importa che sia la sorella di Maka!- scoppiò a quel punto l’assassino, avviandosi verso la porta.
-No!- esclamò Tsubaki, posandogli una mano sul braccio.
Il ragazzo non capì e si fermò, guardando la propria buki. Era bella anche quando era preoccupata…
-Non è andata come credi. Elle non voleva farmi alcun male, l’ho capito dal tono di voce con cui mi ha parlato alla fine dello scontro, quando eri già svenuto. Penso che questo me lo sia procurato durante lo scontro, hai sentito anche tu quanto è forte l’anima di quella ragazza, vero?-
A Black Star non andava il fatto di ammettere che la rossa fosse più forte di lui, però era la semplice e pura verità.
-Tsubaki, dimentichi forse che l’Illustrissimo Sottoscritto è più forte degli dei! Un giorno batteremo insieme quella ragazza-falce!- esclamò, facendo scivolare un braccio attorno alla vita della compagna.
-E poi l’unione delle nostre anime è imbattibile!- continuò con il viso a pochi centimetri da quello della mora che si limitò a sorridere sincera.
-Ti amo- sussurrò Tsubaki.
-Ti amo anch’io-
E poi Black Star posò le sue labbra su quelle della ragazza, baciandola dolcemente. Perché forse, in fondo al cuore, sapeva che un orgoglio spezzato non poteva avere alcuna importanza quando al suo fianco vi era la persona più bella e gentile di tutto il mondo.
Come importanza non dovevano averne nemmeno i sogni strani…
 
Angolino dell’autrice:
Buon salve! ^.^
Dopo essere sopravvissuta a ben due battaglie di neve :D eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo, questa volta incentrato principalmente sul nostro Black Star e la sua Tsubaki.
Non so se sono riuscita a mantenere perfettamente il carattere dell’azzurro (specialmente nel pezzo finale), ma il fatto è che con Tsubaki me lo vedo dolcissimo e tenero, completamente diverso dal solito :)
Ok, adesso sto divagando!
Chi sarà mai l’ombra all’interno del fiore apparso in sogno a Black Star? E come mai è stato proprio lui a fare un sogno legato ad Elle?
Al secondo quesito penso di dare una risposta (per quanto misera che sia): io ho pensato che è semplicemente dovuto al fatto che la rossa l’abbia colpito con la sua onda dell’anima… Un po’ scontato, vero?
Ma quanto ho scritto questa volta!? Altro che “angolino”… ;)
Alla prossima,
Dark Elle

 

  

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Capitolo 10
*** Aria tesa alla Death Room ***


Aria tesa alla Death Room
 

-L’ho fatta vincere! In fondo è una ragazza!-
Black Star, che si era ripreso completamente e senza alcun danno, camminava in testa al gruppo di ragazzi per mostrare a chiunque lo incrociasse per i corridoi la sua grandezza che non doveva essere sminuita solo per la sconfitta riportata quella stessa mattina.
Qualche minuto dopo l’arrivo di Tsubaki in infermeria, l’avevano raggiunto anche tutti gli altri dicendo che il Sommo Shinigami desiderava vederli. Così ora si stavano avviando verso la Death Room, ascoltando insofferenti i discorsi dell’assassino.
-Oh, certo. Il galantuomo che è in te non poteva farle del male- disse Liz, con le mani in tasca dei jeans.
-Esattamente!-
Poi l’azzurro si voltò e indicandosi, proferì a voce alta:
-IL GRANDE ME HA ANCHE UN LATO MOLTO GALANTE!-
-E molto nascosto- commentò Soul.
-Cerchi rogna?-
-Sei stato sconfitto dalla maggiore delle Albarn, vuoi anche prendertele da Maka?-
La meister bionda, che fino a quel momento aveva avanzato con la testa china e senza dare troppa importanza a cosa le stava accadendo attorno, sentendo pronunciare il proprio nome, alzò il capo. Ma vedendo Black Star sul punto di scatenare un’altra rissa, afferrare per il colletto l’albino, Maka si limitò a sospirare.
Idioti, pensò continuando a camminare.
-Non è giornata, Evans- ringhiò l’azzurro in faccia all’amico.
-È difficile accettare il fatto di essere meno forte di una sola buki?-
-Black Star- chiamò Tsubaki, in un’implicita supplica di non fare qualcosa di cui si sarebbe pentito in futuro.
L’assassino era sul punto di tirare un pugno su quell’odioso ghigno di Soul e l’avrebbe fatto se non fosse intervenuto Kid a dividerli.
-Ci sono stati abbastanza scontri stamattina e poi credo che mio padre voglia riceverci interi- disse serio il giovane Shinigami, sottolineando in particolar modo l’ultima parola e scoccando un’occhiataccia ad entrambi.
Black Star sbuffò, poi si voltò e continuò a camminare, facendo scivolare un braccio intorno alla vita della sua buki.
-Evita di buttar benzina sul fuoco, Soul. Anche se non lo dà a vedere, deve bruciargli il fatto di essere stato battuto da Elle- disse Kid all’albino, il quale si limitò ad un’alzata di spalle.
Nel frattempo Maka aveva pensato perché Shinigami li avesse convocati tutti così all’improvviso. Qualcosa le suggeriva che in qualche modo doveva c’entrare anche sua sorella…
-Maka, sei così taciturna… Qualcosa ti turba, vero?-
La voce di Crona, per quanto fievole, bastò a far trasalire la meister.
-Maka-chan!!!-
Patty saltò sulla schiena della bionda, sbilanciandola in avanti e facendola rischiare di cadere.
-È vero! Sei strana!- continuò a dire rimanendo aggrappata alla schiena dell’amica, come se niente fosse.
-Non sei proprio una piuma, Patty- gemette la bionda, barcollando.
-Oh, scusa!- disse, sorridendo, la minore delle Thompson, scendendo e affiancandola dalla parte opposta di Crona.
O questa ragazza sembra più magra di quel che è o sono io che sono diventata più gracile, pensò Maka stiracchiandosi la schiena che emise un suono sospetto.
-Vi ringrazio per preoccuparvi per me, ma non ho proprio nulla- mentì poi, rivolgendo loro un sorriso tirato.
A mentire non sei proprio capace Maka Albarn, pensò Soul che l’aveva osservata per tutto quel tempo facendo finta di niente.
-Kid, per caso sai il motivo per cui Shinigami ci ha convocati?- chiese Liz.
-No. Ma chi è che sa con certezza cosa passa per la testa di mio padre?-
 
Appena avevano superato il lungo corridoio sopra il quale pendevano lugubri e inquietanti le grandi ghigliottine, il gruppo si ritrovò nell’ormai conosciuta stanza dai limiti non definiti.
-Buongiorno!- salutarono in coro i ragazzi, appena la figura scura del Sommo Shinigami e quella dell’attuale Death Scythe si voltarono verso di loro.
-Hello! Hello! Come mai siete tutti qui?- fece il preside, mentre Spirit rivolgeva loro un cenno del capo, soffermando lo sguardo sulla figlia che l’ignorò completamente.
-Padre, ci hai chiamato tu-
-Oh, è vero!-
Maka era irrequieta: le sue aspettative parevano errate dato che nella stanza non vi era ombra di nessun altro a parte loro.
Ma allora perché sua sorella si sarebbe presentata alla Shibusen quella mattina? Non di certo per dare bello spettacolo nel piazzale…
La meister lanciò attorno un paio di occhiate nervose e infatti…
-Sembri proprio cercare qualcuno, Chibi Chop-
Maka si voltò assieme al resto dei presenti, eccetto Shinigami e Spirit che si limitarono ad alzare lo sguardo.
Seduta sulla parte superiore di legno della prima ghigliottina e con le gambe penzoloni, stava Elle con il mento poggiato sulle mani. Scontato dire che sulle sue labbra vi era quel suo solito ghigno derisorio.
-Sentiamo. Chi è che dovrei cercare?- fece Maka stringendo i pugni lunghi i fianchi.
-Ma non saprei…- rispose Elle, alzandosi in piedi e assumendo un’aria vaga.
Poi con agilità saltò giù atterrando in piedi, flettendo lievemente le ginocchia per non perdere l’equilibrio e per evitare di farsi male.
Si passò una mano fra i capelli raddrizzando la schiena. Solo allora Maka notò che si era tolta la felpa per legarsela in vita, lasciando nude le braccia e le spalle che riportavano qualche lieve cicatrice ormai sbiadita.
Deve aver combattuto molto in questi anni, pensò la bionda involontariamente.
Elle iniziò ad avvicinarsi diretta verso la sorella minore, ma quando le fu accanto si limitò a sussurrare:
-Forse stavi cercando me-
E prima che Maka potesse reagire la rossa si voltò verso Tsubaki e Black Star, il quale la fissava in cagnesco da quando l’aveva vista.
-Com’è la ferita?- domandò Elle alla ragazza mora.
-Nulla di grave-
-Fossi in te non metterei a repentaglio la vita della tua ragazza, la prossima volta- continuò la rossa rivolgendosi all’assassino.
-Nessuno dà ordini al grande Black Star e sia chiaro che prima hai avuto solo fortuna!-
-Certo- disse la ragazza con voce canzonatrice.
Prima che l’azzurro si preparasse a fare o dire qualsiasi cosa, intervennero prontamente le sorelle Thompson, trascinandosi dietro Crona e frapponendosi fra i due per evitare un’altra rissa.
-Noi non ci siamo ancora presentate come si deve! Io sono Elizabeth Thompson, ma puoi chiamarmi semplicemente Liz. Lei invece è mia sorella Patricia…-
-Ciaooo! Chiamami Patty o regina delle giraffe!- la interruppe per poi scoppiare a ridere sotto lo sguardo rassegnato della sorella maggiore che continuò:
-E per finire lei è Crona-
-Non… Non so come comportarmi con le sorelle che compaiono dal nulla- fece quella con una voce timida e un po’ balbettante.
-Ma che cazzo! Non sai comportarti con nulla!-
In quel momento, sotto gli occhi sorpresi e allo stesso tempo incuriositi di Elle, dalla schiena della meister dai capelli rosa spuntò Ragnarock, rifilando un pugno sulla testa della povera Crona.
-Mi fai male!- si lamentò.
-Sempre lì a lagnarti! Nemmeno con quello là riesci a combinare qualcosa!- continuò la buki indicando Kid che divenne rosso e spostò lo sguardo da un’altra parte, chiaramente in imbarazzo.
-Smettila!-
-Ma cos’è questo coso? Un peluche?- chiese in tono divertito Elle.
-Ehi! Il “coso” sarai tu, stronzetta da quattro soldi! Pensi di essere tanto forte? Se al posto dell’azzurro arrogante stamattina ci fossi stato io, ti avrei fatta nera!- le ringhiò contro Ragnarock, guardandola.
La rossa tramutò fulminea un braccio in lama  e lo colpì con la parte piatta sulla testa.
-Sei proprio buffo-
-COME HAI OSATO COLPIRMI!? COMBATTI SE HAI ABBASTANZA CORAGGIO!-
-No. Non voglio coinvolgere anche la ragazza, la tua meister suppongo. La dovresti trattare bene: io al suo posto, ti avrei già strozzato-
Poi Elle si voltò verso Shinigami, non prestando più ascolto alle urla di quel piccolo essere buffo che, dopo vari tentativi, venne zittito da Crona, ma rimase appoggiato sulla sua testa.
-Perfetto! Dopo esservi presentati per bene, possiamo passare ai dettagli della vostra missione!- trillò il Sommo Shinigami, battendo le mani.
Tutti i ragazzi guardarono prima Elle, impassibile e immobile, poi il preside e viceversa.
-Io non compio nessuna missione insieme a quella!- si oppose Maka con la voce leggermente incrinata.
-Hai forse paura che io dimostri di essere migliore di te, Chibi Chop?- fece la rossa senza guardarla.
-Io con te non ci lavoro!- sbraitò la bionda.
-E pensare che da piccola non ti staccavi mai un attimo da me…-
-Piccole mie, forse è il caso…- provò a intervenire Spirit, felice di vedere ancora una volta le sue due bambine assieme, ma fu interrotto con poca gentilezza.
-Non ti impicciare! Non ti considero più mio padre!- ringhiarono all’uni uso le due sorelle con toni di voce diversi: Elle calmo e pacato come sempre, Maka incrinato e stridulo.
-Uhm, riservano lo stesso trattamento per il padre- disse Soul.
Tutti gli altri annuirono, osservando la Death Scythe piagnucolare in un angolo, mormorando qualcosa e tenendo strette due bambole di pezza raffiguranti le figlie.
-Preferirei affrontare cento kishin assieme piuttosto che collaborare con te!-
Elle si girò verso la sorella. Il ghigno di prima era svanito per lasciare posto a un’espressione seria.
-Se non compiamo questa missione lo dovrai fare molto presto-
Nel frattempo Soul e gli altri guardavano la scena, senza intervenire per paura di essere Maka-Chopizzati dalla minore delle Albarn, e Shinigami stava pensando alla sua fortuna di non avere figlie femmine che si odiavano.
-Sii più chiara, dannazione! Compari all’improvviso dopo dieci anni pretendendo che io ti accolga con un sorriso e un abbraccio dopo quello che hai fatto!? Perché non hai continuato a stare fuori dalla mia vita!?-
La rossa abbassò lo sguardo colpita nel suo punto debole e ringhiò a denti stretti:
-Io non ho mai chiesto il tuo perdono-
In quell’istante la porta si spalancò, facendo voltare le sorelle. Il Sommo Shinigami approfittò della loro distrazione per scoccare ad entrambe due memorabili Shinigami-Chop, ma mentre Maka lo prese in pieno in testa, Elle lo scartò con grazia e facilità guardando di sfuggita il dio.
-Siete IN-SOP-POR-TA-BI-LI!- scandì lui, facendo scivolare lo sguardo fra le Albarn.
-Spero di non aver interrotto qualcosa- fece il professore Stein, perché di lui si trattava, girandosi la vite in testa.
-Non ci hai messo molto!- esclamò la rossa, sorridendo.
Aspetta, quello è un sorriso vero!?, rifletté Maka, facendo sbollire la rabbia.
Era la verità. Infatti sul viso di Elle non v’era quel suo solito ghigno derisorio, ma un vero e semplice sorriso.
-Conteneva solo un’anima, dopotutto- disse Stein lanciando un piccolo oggetto scuro verso la ragazza la quale l’afferrò al volo con una mano sola.
-Sareste così gentili da spiegare anche a noi?- chiese Kid, veramente curioso di sapere cos’era quell’oggetto e volendo evitare un altro battibecco fra le due ragazze.
-È una cattura anime- spiegò Elle, mettendo il bella mostra la sua collana.
Appena Black Star vide la rosa nera si irrigidì, portandosi involontariamente una mano al petto, ma nessuno vi fece caso.
-Mai sentito nulla di simile. L’ha creata la Shibusen?-
-No. Abbiamo provato a farne una copia senza alcun successo- rispose Shinigami.
-Ma allora dove l’hai presa?-
-L’ho rubata ad una strega- fece Elle, sembrando però poco convinta.
Cosa stai nascondendo?, pensò Maka.
-E sentiamo. A cosa ti servirebbe una cattura anime?- domandò acida.
-Sorellina, in famiglia, hai già pensato tu a commettere questo errore. Non ti dice nulla novantanove anime malvagie e l’anima di una gatta?-
 
Angolino dell’Autrice:
Se pensavate che fossi morta vi sbagliavate di grosso (anche se con verifiche&co. l’idea del sonno eterno non è poi così malvagia… xD )
Comunque buongiorno! No, cioè buonasera! (devo smettere di studiare così tanto! xD )
Spero che il mio ritardo possa venire giustificato da questo capitolo anche se probabilmente è carente delle emozioni dei personaggi… :(
Finalmente Elle ha fatto conoscenza con tutta la banda di Maka e con questo si comincia ad andare avanti con la storia, anche se di poco :D
Al prossimo capitolo (che non so ancora quando potrò scriverlo e pubblicarlo D: )!
Baci <3
Dark Elle 

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Capitolo 11
*** La futura Death Scythe richiede di essere accompagnata in missione ***


La futura Death Scythe richiede di essere accompagnata in missione
 

Soul aveva capito da subito che Elle era molto più cool della sorella minore, ma mai avrebbe pensato anche a questo. Era molto raro che una buki riuscisse a raccogliere un elevato numero di anime autonomamente e di conseguenza ad avviarsi verso la trasformazione in Death Scythe. Lui personalmente conosceva solamente una persona che vi era riuscita: Justin Law, l’attuale falce della morte responsabile dell’Europa occidentale.
Ma evidentemente la maggiore delle Albarn doveva essere un caso eccezionale e si diede dello stupido per non averlo intuito prima, quando l’aveva vista in azione.
-Pare essere nel sangue dell’armi della famiglia Albarn diventare Death Scythe- annunciò allegro Shinigami.
-Già- si limitò a dire Elle con gli occhi socchiusi e puntati sui petali neri del ciondolo, percorsi svogliatamente dalle sue dita.
Non dava l’impressione di essere molto entusiasta per quella rivelazione e l’albino si ritrovò a chiedersi perché. Segreto o meno, era il sogno di tutte le buki diventare falci della morte! O forse si sbagliava?
Soul aveva sempre e solo pensato a quello, per cui gli risultava quasi impossibile vedere una buki che sdegnasse quel ruolo così tanto ambito, conquistato solo dopo non poche difficoltà.
-Tu? Una Death Scythe?- fece Maka per poi scoppiare involontariamente in una risata nervosa.
-Anche dopo quello che hai fatto?- continuò dopo essersi ricomposta.
-È il destino che ci viene imposto- disse Elle.
La sua voce sembrava essere quasi amareggiata e Maka non ne capì il motivo. Diventare Death Scythe era un onore per qualsiasi buki e per il meister che l’aveva creata!
Poi la rossa si infilò la collana e, rivolta a tutti i ragazzi, disse con decisione:
-Ed è anche il motivo per cui ho richiesto personalmente di essere accompagnata dai migliori meister e buki della scuola in questa missione. Un’anima racchiusa in un ciondolo non è utile come un’anima nella pancia di un’arma, non pensate anche voi?-
-Come sei misericordiosa- commentò Maka, incrociando le braccia davanti al petto.
-Se non mi credi, chiedi pure a Shinigami- rispose la sorella, facendo scivolare la rosa sotto la maglietta e stringendosi il nodo della felpa in vita.
-Elle non sta mentendo. Potrebbe svolgere in modo impeccabile questa missione anche da sola, però mi ha avanzato questa richiesta. Ovviamente io ho acconsentito-
-Di cosa si tratta?- domandò Soul.
-Avete mai sentito parlare di Masks City?- fece Shinigami.
Tutti fecero cenno di no con la testa, eccetto Elle, Spirit che nel mentre si era ripreso e Stein che si era accesso una sigaretta.
Soul guardò la propria meister sorpreso: era la prima volta che Maka non sapeva qualcosa.
-È normale che non conosciate la città delle maschere- prese la parola il professore tra un tiro e l’altro.
-A meno che qualcuno fra di voi non sia nato più di un secolo fa. Cosa di cui dubito- continuò.
-Vi decidete a dirci le cose con parole chiare?- sbottò l’albino, stufo di tutta quella misteriosità.
-Masks City era famosa per i suoi splendidi balli in maschera, ricchi di sfarzo e lusso. La gente arrivava da tutto il continente e non solo per parteciparvi- iniziò a spiegare Elle.
-Era?- domandò Kid.
-Sì, prima di cadere nei meandri della follia e della tenebra. Da allora la città è diventata una delle capitali della malavita, raduno di streghe, kishin, demoni e altra feccia della Terra- concluse la ragazza
-E tu come fai a saperlo?-
-Ci sono già stata in passato- tagliò corto Elle.
-YAHOOO! L’Illustrissimo me andrà in questa città e come un abile assassino ucciderà tutti!- urlò Black Star che fino a quel momento aveva ascoltato in silenzio, con il pensiero della rosa nera pressante nella mente.
-Idiota. Shinigami avrebbe mobilitato tutte le Death Scythe e i migliori meister del mondo per una cosa del genere- sibilò la rossa.
L’azzurro la guardò male. Quella ragazza era l’unica persona che riusciva a insultarlo per poi cavarsela con abilità. Con il tempo avrebbe potuto trovarla anche simpatica…
-Voi dovete semplicemente requisire e distruggere un artefatto demoniaco creato dalla strega Shizen e ora in suo possesso!-
Appena Shinigami pronunciò quel nome Maka notò Elle fremere di rabbia e chiudere le mani a pugno facendosi sbiancare le nocche. Che la sorella avesse già avuto a che fare con quella strega in passato?
Probabile, si disse la meister.
-Accettate o no di venire, allievi della Shibusen?- chiese poi la rossa con voce dura.
Black Star non se lo fece ripetere una seconda volta.
-Nessuno può rubare la scena al grande Black Star! Ti concedo di ammirare la mia magnificenza e la mia luminosità  durante questa missione!-
Elle fece scivolare il suo sguardo su Kid e le sorelle Thompson.
-Come dio della morte è mio compito- fece il ragazzo, mentre Liz e Patty annuivano.
-Non lascio una stronzetta qualunque andare in una città dove ci si diverte!- fece Ragnarock, mentre Crona annuiva convinta.
Mancava solo più un consenso…
-Sì- fece Maka scura in volto, fra la muta esultanza della sua buki.
-Ma che sia chiara una cosa!- esclamò rivolta alla sorella.
-Io non ti perdonerò mai!-
La rossa sorrise.
-Perfetto!- esultò il Sommo Shinigami.
-Partiremo fra due giorni- disse Elle, facendo un piccolo inchino verso Shinigami per poi voltarsi e avviarsi verso l’uscita.
-Potete andare ragazzi. Ah, prima che me ne dimentichi! Il responsabile della missione sarà Elle-
 
Angolino dell’Autrice:
Salve a tutti! Sono tornata prima del previsto! ^.^
Ammetto che questo capitolo non è proprio uno dei migliori (iniziando dal titolo ._. )… Perdonatemi!!! T.T
Comunque… I nostri eroi partiranno presto in missione e vi avverto che a Masks City potrà accadere di tutto! xD
Shizen (con l’utilizzo di Google Traduttore :D ) dovrebbe significare natura e vi anticipo che il nome della strega non è stato dato a caso, anche se probabilmente si dovranno aspettare ancora qualche capitolo prima della sua comparsa…
Per finire un particolare ringraziamento a tutti coloro che mi seguono! Grazie!!! =)
Buonanotte!
Baci <3
Dark Elle  

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Capitolo 12
*** Il passato torna a bussare come quell’individuo fuori dalla porta ***


Avvertenza: i tre asterischi *** introducono un flashback 

Il passato torna a bussare come quell’individuo fuori dalla porta
 

Elle rientrò nel bagno del suo appartamento con in mano due grandi asciugamani piegati con cura sulle tonalità dell’azzurro e richiuse la porta alle sue spalle dandole un semplice calcio.
La stanza in cui si trovava dalla forma rettangolare non era molto grande, con delle piastrelle squadrate che, a loro tempo, dovevano esser state di un bel verde acqua e la luce al neon sopra lo specchio che vacillava in continuazione, dando l’impressione di spegnersi da un momento all’altro.
La ragazza posò gli asciugamani sulla tavoletta abbassata del gabinetto e, mentre prendeva lo shampoo e il bagnoschiuma dal piccolo armadietto, diede un pugno al neon. La luce si stabilizzò emettendo un suono elettrico e guadagnandosi un’occhiata scettica da parte della rossa che con un’alzata di spalle spostò la sua attenzione sull’acqua che stava riempiendo la vasca.
Lavarmi al buio è una cosa che vorrei evitare, pensò mentre allungava l’indice della mano sinistra per sfiorare l’acqua.
Perfetta, continuò mentre ritraeva il dito e se lo asciugava velocemente sulla canotta.
Farsi un bel bagno caldo era il modo migliore per sciogliere i nervi ed eliminare i cattivi pensieri che avrebbero potuto interferire durante l’ultima missione assegnatele dal Sommo Shinigami.
La partenza era fissata per l’indomani mattina alla stazione che si trovava fuori Death City: lì, lei e quelli che sarebbero stati i suoi compagni, avrebbero preso un treno che li avrebbe a sud, verso Masks City.
Elle si svestì velocemente lanciando i propri indumenti in un angolino del bagno e fu percorsa da un brivido, mentre posava con delicatezza la collana sopra gli asciugamani.
Poi senza rimuginare troppo entrò nella vasca, lasciandosi scivolare dolcemente e posando la testa sul bordo.
Chiuse gli occhi, beandosi della momentanea e piacevole sensazione che le trasmetteva l’acqua calda. Non si poteva dire che quello fosse un momento di completa calma  perché ciò poteva accadere solo quando dei delicati aliti di vento le sfioravano la pelle candida, ma si poteva definire come un attimo di riflessione.
E infatti Elle, in quel silenzio interrotto solo dallo sciabordare dell’acqua prodotto dai movimenti della ragazza, pensò.
Meditò su tutto ciò che era avvenuto dal suo arrivo in città, dalla sorella che sembrava essere sempre sul punto di volerle mietere l’anima ai nuovi e vecchi incontri.
Si ritrovò perfino a pensare che non doveva essere poi così male frequentare la Shibusen: probabilmente lei sarebbe stata discreta nella teoria, mentre imbattibile nella pratica. Avrebbe potuto avere una normale vita da adolescente, anche se l’avrebbe di sicuro portata alla noia e alla monotonia.
Però ripensando a quello che aveva dovuto passare, avrebbe potuto fare questo piccolo sforzo per non condurre un’esistenza tormentata. Oppure per non incontrare quella ragazzina, diversi anni prima.
 

***
 

Elle calciò un sassolino sul selciato della piccola cittadina e continuò a camminare con le mani in tasca della felpa e il cappuccio calato sul volto.
In quel momento la bambina doveva trovarsi in camera sua a studiare storia per il giorno dopo e invece era di nuovo uscita di soppiatto senza farsi vedere né dalla madre e né dalla sorella minore per andare a farsi un giro.
Non le era mai piaciuto studiare e le volte che la si poteva vedere con la testa china su di un libro era o perché era stata costretta o perché si era semplicemente addormentata.
E poi chi aveva voglia di ammuffire in casa a ripetere una noiosissima lezione quando fuori vi era un pomeriggio bello e soleggiato senza neanche una nuvola in cielo? Ovviamente Maka. Elle un giorno aveva pensato seriamente che in quella bimba ci fosse qualcosa che non andava e ne aveva parlato alla diretta interessata. L’unica risposta che aveva ricevuto era stato un Maka-Chop con un piccolo volume di sole cinquanta pagine, agilmente evitato. Da quella volta la rossa aveva deciso di sorvolare sull’argomento. La piccola biondina aveva sei anni eppure studiava come se avesse dovuto superare l’esame di terza media. E questo Elle proprio non riusciva a spiegarselo…
La bambina calciò un altro sasso che andò a ruzzolare fino ai piedi di tre ragazzi che stavano avanzando nel verso opposto. Quelli si fermarono e Elle fece lo stesso, squadrandoli.
Li aveva già visti in altre occasioni: tre amici, tutti sui sedici anni, che erano stati sospesi per due mesi da una lontana scuola molto importante e che avevano rischiato non poche volte l’espulsione. Delle persone non raccomandabili, per farla breve.
-Ehi, marmocchia! Ci stai ostacolando la strada!- fece uno di quelli.
Elle, infastidita da come l’aveva appena chiamata e incurante del fatto che quei ragazzi fossero più grandi e certamente più forti di lei, lo fissò con sguardo ostile proferendo con voce dura e leggermente canzonatrice:
-Non vedo il tuo nome scritto da nessuna parte, in questa via. Sempre che tu non abbia un nome così insulso da vergognarti a mostrarlo in giro-
Gli altri due alle sue spalle scoppiarono a ridere, mentre il ragazzo si infuriò davanti a tale affronto e dando un pugno su quelle teste vuote dei suoi compagni ringhiò:
-Diamo una bella lezione a quella mocciosa-
Elle rimase impassibile davanti a quella scena e anche alle parole del sedicenne. Altri bambini si sarebbero subito spaventati, facendosi sopraffare dalla paura e sarebbero corsi via piangendo, ma lei no.
Per lei che si era già mostrata più forte di molti ragazzi più grandi, la rissa che si andava a presentare in quel momento non le faceva provare nulla, eccetto un morboso desiderio di mostrare la sua potenza.
-Ma non hai paura di noi, scricciolo?- fece l’unica ragazza del gruppo che sembrava non essere molto dell’idea di posarle a una bambina di nove anni.
Elle non rispose sostenendo lo sguardo di quei tre teppisti.
-L’hai vista, no!? Ora non perdere tempo e trasformati, Jey!- fece il primo ragazzo.
La ragazza annuì e poco dopo quell’altro brandiva fra le mani una piccola spada dalla lama fine e appuntita. Anche il terzo membro del gruppo si trasformò, diventando una specie di guanto con un rinforzo metallico sulle nocche.
Era la prima volta che Elle si ritrovava a combattere contro un meister assieme alle sue armi, ma nemmeno questo la turbò. Lei amava combattere, far vedere al mondo intero quanto fosse forte e sentire quella carica di adrenalina in tutto il corpo. E poi vincere, per dimostrare che lei non aveva paura di niente.
Il ragazzo iniziò ad attaccarla da entrambi i lati: con lo spadino cercava di ferirla e con il guanto tentava di colpirla. Ma Elle era molto veloce e schivò tutti gli attacchi, suscitando ancora di più l’ira del giovane.
La rossa scartò di lato fuggendo a quella tempesta di colpi e prima che l’altro si voltasse, tramutò il braccio in lama e lo colpì con forza di piatto, facendolo barcollare di lato. 
Approfittando di quei secondi di distrazione Elle lo colpì con la stessa tecnica sulla schiena facendogli uscire tutto il fiato che aveva in un colpo solo.
-Maledetta- ringhiò quello, respirando a fatica e si voltò inaspettatamente verso di lei ferendola a una guancia con la spada.
Il taglio bruciava e la bambina indietreggiò, portandosi la mano sul viso. Quando la ritrasse vide che era sporca di sangue.
-Ti sei per caso fatto!? Lasciala perdere!- urlò Jey, il suo volto riflesso nella lama dell’arma.
Per tutta risposta ricevette un ringhio e il ragazzo attaccò Elle, riuscendo ad afferrarla per il cappuccio e sollevandola da terra. La rossa senza più appoggio per i piedi iniziò a calciare a vuoto nel tentativo di colpirlo e con entrambe le braccia trasformate in lama provava a ferirlo senza risultati.
-Ora non fai più tanto la dura, mocciosa impertinente!-
Elle gli sputò incontro e ricevette un potente pugno sulla guancia già ferita. Sentì le ossa del viso scricchiolare e  gemette per il dolore, senza però smettere di calciare.
Il ragazzo buttò lontana Jey che riprese subito le sembianze umane, rimanendo però un po’ intontita per l’urto contro il muro della casa.
Poi, con la mano libera, il giovane afferrò l’esile collo della rossa e la sollevò ancora di più facendo pressione in quel punto. Elle tentò di ribellarsi, ma il solo risultato che ottenne fu quello che la stretta aumentò ancora di più, così che l’aria nei suoi polmoni si fece sempre più rarefatta.
-La vuoi ammazzare!?- urlò la ragazza, riprendendosi e correndo verso il proprio meister, tirandogli una scarica di pugni al fianco.
Elle sentiva le forze venirle a meno e ritornò completamente sotto forma umana, iniziando debolmente a graffiare la mano del suo assalitore.
Aveva paura. Non le era mai successo prima di allora sentirsi in quel modo. Era così debole e così indifesa…
No... Io sono come il vento, pensò, ignorando per un attimo il dolore che provava.
Forte e indomabile, continuò.
Attorno ai ragazzi si alzò un lieve venticello che stava formando un cerchio attorno a loro.
Elle non avrebbe resistito ancora per molto e il ragazzo non dava segno di lasciarla andare.
Il vento… Il vento… Il vento…, ripeté la bambina, chiudendo gli occhi e abbandonandosi a quella sensazione di sicurezza che sentiva provenire dalla sua anima.
Nessuno dei tre sedicenni si era accorto di cosa stava accadendo e così quando dalla bambina si liberarono delle potenti raffiche di vento che li fecero andare a sbattere contro le mura delle case che vi erano lì attorno, svennero senza aver capito cosa era realmente successo.
Elle cadde sul selciato e rimase a terra, cercando di regolarizzare il respiro e di calmarsi. Aveva percepito un’enorme potere provenire dalla sua anima e poi non aveva più sentito la presa sul suo collo.
Aveva la testa che girava, la guancia colpita e ferita che pulsava e per finire tremava come una foglia.
Sentì dei passi avvicinarsi e rimase immobile, priva di forze. Se fossero stati di nuovo quei ragazzi l’avrebbero di certo uccisa…
I passi si fermarono e non accadde nulla. Elle era disorientata e quella sensazione di paura le opprimeva tutti i sensi, così decise di alzarsi lentamente.
Una volta in piedi, mal ferma sulle gambe, si voltò e si ritrovò davanti un’altra bambina, che doveva avere pochi più anni di lei, fissarla con sguardo pieno di interesse.
La rossa ebbe la certezza di non averla vista prima in città, osservando il suo aspetto insolito, quasi inquietante.
La bambina aveva dei bei capelli verde scuro tagliati in un caschetto che non le sfiorava neanche le spalle e la frangetta orizzontale che le scendeva quasi sugli occhi di due colori diversi: il primo bianco, quasi privo di vita, e il secondo di un viola, scuro e penetrante.
Quella spostò il peso da un piede all’altro continuando a studiare Elle e facendo battere il tacco dei suoi scarponcini marroni sul lastricato della strada. Indossava un grazioso vestitino lillà che le lasciava scoperta buona parte della schiena e in vita portava un grande nastro bianco che si chiudeva in un fiocco sul suo lato sinistro.
-Che vuoi?- ringhiò Elle, stufa di quel silenzio.
-Ti ho vista prima combattere contro quei tre- iniziò l’altra inclinando la testa verso i corpi svenuti e scomposti dei ragazzi.
Mentre Elle seguiva la direzione indicatele, rimanendo con gli occhi sbarrati davanti a quello spettacolo, la bambina continuò:
-Non avevi via di scampo e hai liberato la tua onda dell’anima. Sei potente-
Sono in grado di far questo?, si interrogò la rossa.
-Però, per quanto tu sia forte, ti sei lasciata comunque sopraffare dalla paura, dimostrando di essere debole. E tu non vuoi questo, vero?-
Quella sconosciuta aveva fatto esattamente centro come se conoscesse Elle da una vita.
-Te lo ripeto per l’ultima volta: cosa vuoi?- ringhiò la rossa, guardandola in cagnesco.
-Aiutarti- fece la bambina dai capelli verdi, sorridendole.
-Io ti posso offrire veramente quello che cerchi. Basta solo che tu ti fida di me- continuò poi, porgendole una mano.
-Quello che cerco…- ripeté Elle, sorpresa da quella proposta.
Cosa cercava veramente lei? Voleva essere forte, non dipendere da nessuno e non aver paura… Voleva essere proprio come il vento: padrona di se stessa.
-E come?- domandò incuriosita, ma pur sempre sulla difensiva.
La bambina ritrasse la mano e le sorrise per la seconda volta.
-Seguimi-
 

***
 

Dei colpi alla porta del suo appartamento fecero tornare bruscamente Elle alla realtà.
Accidenti! Chi mi cerca a quest’ora!?, pensò mentre si risciacquava i lunghi capelli con un getto d’acqua fredda.
-Arrivo!- urlò, davanti all’insistenza di quel bussare.
Uscì velocemente dalla vasca e recuperò uno di quei grandi asciugamani lasciando diverse impronte e gocce d’acqua in giro per il bagno.
Si asciugò velocemente e poi si avvolse il corpo con l’altro asciugamano, infilandosi le ciabatte nei piedi per evitare delle pericolose scivolate.
Prima di uscire dalla stanza si mise la collana e la nascose sotto la stoffa soffice di quel accappatoio improvvisato: non era prudente lasciarla incustodita.
Poi si avviò verso la porta d’entrata, coi capelli ancora umidi che le si appiccicavano al volto, pronta ad aggredire verbalmente chi osava disturbarla in quel momento.
-Spero che tu abbia qualcosa di importante da dirmi per…- disse, aprendo la porta, ma si interruppe appena vide di chi si trattava.
-Soul!?- fece poi, sorpresa.
Il ragazzo vedendola con addosso solo l’asciugamano distolse subito lo sguardo, guardando di lato. Con tutto il tempo che aveva avuto, aveva deciso di andarle a parlare proprio quando si stava facendo il bagno? Se Maka l’avesse saputo l’avrebbe di certo ucciso a furia di Maka-Chop.
Elle parve non notare l’imbarazzo dell’albino perché rimase ferma sull’uscio.
-Cosa fai qui? Aspetta un attimo… Come facevi a sapere dove abitavo!?- fece la rossa, leggermente arrabbiata.
-Ho chiesto l’indirizzo a Stein… Ripasserò un’altra volta!- esclamò poi, correndo via. Elle lo guardò allontanarsi confusa, poi con un’alzata di spalle rientrò in casa, tornando in bagno.
 
Intanto Soul era uscito di corsa dal condominio e aveva rallentato solo dopo qualche metro.
-Tutto questo è poco cool- mormorò a bassa voce, mettendosi le mani in tasca dei pantaloni e avviandosi verso casa.
Finalmente si era deciso di chiedere a Elle cosa c’era stato fra lei e Maka e invece aveva fallito miseramente… Un tipo come lui non si sarebbe dovuto scomporre davanti a una donna avvolta solo da un asciugamano e invece era entrato nell’imbarazzo totale per poi scappare via.
Molto poco fico, pensò.
Chissà cosa gli avrebbe detto la rossa l’indomani mattina alla stazione… Si era messo nei casini da solo!
Tirò un calcio a un sasso, continuando ad avanzare nella notte che avvolgeva Death City.
Il misterioso passato delle Albarn sarebbe rimasto sconosciuto ancora per un po’…
 
 
Angolino dell’Autrice:
Black Star: YAHOO! L’ABBIAMO TROVATA!
Soul: Smettila di urlare! Se quella ci scopre, ci ammazza!
Black Star: Non può far nulla contro un dio come me! Ma cos’è che cerchi, Soul?
Soul: Se non riesco a farmelo da dire né da Maka e né da Elle, scoprirò il loro passato dagli appunti dell’autrice! *fruga fra i fogli sparsi per la stanza*
Black Star: Così mi rubi la scena! Fa cercare anche a me! *strappa un quaderno di mano a Soul*
Dark Elle: Cosa cavolo state facendo qui dentro!? *entra con in mano un dizionario*
Black Star (con ancora in mano il quaderno): Un dio come me non ha bisogno di alcun permesso! Ahahahah! *viene colpito da un dizionario volante e sviene*
Dark Elle: *sguardo assassino rivolto a Soul*
Soul: Togliamo subito il disturbo! *se ne va di corsa trascinandosi dietro l’amico*
Dark Elle: Devo imparare a chiudere a chiave la porta… Comunque ai cari lettori che mi seguono un saluto e al prossimo capitolo! Konnichiwa! (^.^)/  

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Capitolo 13
*** L'altra faccia della notte ***


L’altra faccia della notte
 

Un gufo lanciò il suo lungo e lugubre richiamo nel cuore della notte, spezzando il silenzio che stranamente era sceso assieme alle tenebre sulla città. Stranamente, perché di solito, anche dopo il tramonto, a Masks City la vita non si fermava mai del tutto: dalle attività più esplicite come feste e balli a quelle che si svolgevano nell’ombra al riparo da occhi indiscreti, il vento giungeva al palazzo più imponente della città, portando sempre con sé l’eco di qualche rumore.
Così il giovane uomo, appoggiato con noncuranza alla balaustra lucida del terrazzo collegato alla sua stanza di quella stessa residenza, si ritrovava spiazzato dinnanzi a tale assenza di suoni, limitandosi a far scorrere tristemente lo sguardo sulla bottiglia vuota che teneva ancora in mano.
Fu inevitabile che la sua mente, svuotata dai rumori esterni e dall’ebbrezza dell’alcol, iniziasse a riflettere su quante cose erano successe dopo quel giorno.
Dischiuse le labbra facendo una smorfia, come se potesse ancora sentire il gusto amaro che aveva intriso quel giorno. Sapeva di perdita e di fumo, ma soprattutto di sconfitta.
Sì, perché quel giorno la Shibusen aveva conquistato il castello di Baba Yaga, distruggendo l’Arachnophobia e uccidendo il Kishin Ashura.
Emise un basso mormorio e lasciò cadere la bottiglia, che scivolò lungo i tetti scuri del palazzo e si infranse dopo pochi secondi producendo un ovattato rumore di vetri rotti.
Quando il castello aveva ceduto, lui si trovava lontano, coinvolto in un combattimento singolo con quella dannata Death Scythe, l’unica persona che era mai riuscita a tenergli testa. Per questo riuscì a realizzare cosa stava effettivamente accadendo solo quando vide un’alta colonna di fumo nero innalzarsi dalla costruzione a forma di ragno e stagliarsi contro il cielo.
È finita, Giriko. Non vedi che ti hanno abbandonato?
Quelle parole, quelle dannate parole!
In quel momento avrebbe voluto tirare un pugno in faccia a quel biondino e strappargli via quel sorrisetto di vittoria e di soddisfazione, ma si limitò a fuggire via urlando delle minacce che di sicuro non avrebbe mantenuto.
Non era tanto il fatto di esser stato sconfitto o quello che l’Arachnophobia fosse caduta: a lui non era mai importato molto dell’organizzazione.
A Giriko era sempre e solo interessata la strega che n’era a capo: Arachne, la strega dei ragni.
Non era solo un’attrazione fisica, cosa che qualsiasi persona si sarebbe aspettata da uno come lui. No. Quella donna aveva carisma ed era un individuo molto difficile da sottomettere. Era questo che l’aveva affascinato dal primo istante che l’aveva vista ed era sempre per questo motivo che Arachne fu la prima donna che Giriko desiderasse davvero.
Ma lei non c’era più. Non gli importava molto se l’avesse uccisa Shinigami o qualche studente della Shibusen o, perché no, lo stesso Ashura. L’unica cosa che davvero gli bruciava era il fatto che lei se n’era andata, senza che lui potesse fare qualcosa per impedirlo.
Certo, di donne ne avrebbe potuto trovare ed avere a bizzeffe ma nessuna sarebbe mai stata come Arachne. Lei era unica. Un diamante raro fra altre pietre di scarso valore.
Però rimpiangere la sua scomparsa non sarebbe servito a molto: dopo quell’orribile giorno, Giriko era scappato lontano e per qualche tempo si era tenuto lontano dai casini per evitare di avere ancora una volta quelli della Shibusen alle calcagna.
Aveva scoperto che anche qualche altro membro dell’Arachnophobia era riuscito a fuggire, ma non voleva mettersi per nessuna ragione in contatto con loro. A cosa sarebbe servito poi?
Si era potuto compiacere del fatto che, nei giorni a seguire da quella disfatta, Mosquito era stato ucciso da un giovane allievo della scuola di Shinigami e non poté non pensare che a quel vecchio in fondo stava bene: lui che era rimasto all’interno di Baba Yaga non era riuscito a proteggere la lady che tanto venerava. Ma che razza di maggiordomo era!?
Intanto in quei giorni passati al sicuro da qualche parte che neanche lui si ricordava di preciso, Giriko era sprofondato sempre più in basso nell’abisso dell’alcol mentre aveva iniziato ad esplorare anche quello del fumo. Sì, era proprio messo bene…
Ed era inevitabile che prima o poi riscontrasse dei problemi anche con la legge: una rissa, qualcosa di grosso. Si era cacciato nei casini da solo, desideroso di far a botte con qualcuno. Peccato che avesse scelto male il suo avversario: figlio di avvocati. Eppure non gli era sembrato con quell’atteggiamento da capo di una banda di teppisti e una stimata  rinomina di concorrente di corse illegali su macchine truccate.
Il fatto sta che quello era furbo e non ci aveva impiegato molto a coinvolgere il paparino e la mammina in quella faccenda i quali, in pochi giorni, convinsero il giudice a sbattere Giriko al fresco.
Fu in quel momento che nella vita dell’uomo fece capolino quella mocciosa dall’atteggiamento altezzoso che l’aveva trascinato fino a quel terrazzo su cui ora si ritrovava a meditare.
Era una strega molto potente che aveva sempre agito nell’ombra e che apparteneva al casato opposto a quelle delle Gorgon: la famiglia delle Yoso.
Perciò l’uomo fu sorpreso che quella richiedesse l’aiuto di un collaboratore di una strega a lei nemica, però non potè rifiutare: il suo servizio in cambio di un luogo lontano dalla legge e di tutto quello che voleva. A Giriko era sembrata una proposta molto allettante e convincente.
-La nostra signora ti vuole vedere-
Una voce femminile con forte cadenza orientale e a lui ben conosciuta lo distolse dai propri pensieri, ma l’uomo non si mosse nemmeno di un solo centimetro.
-Non lo sa che la notte è fatta per dormire?- ribatté invece.
La figura alle sue spalle battè diverse volte il tacco sulle piastrelle del terrazzo e Giriko si immaginò l’espressione corrucciata di quella donna, più odiosa che amabile.
Rise sotto i baffi, facendo attenzione a non emettere alcun suono.
Probabilmente quella stava cercando le parole giuste per rispondere in modo adeguato al tono che lui aveva utilizzato.
E infatti…
-Non mi pare che tu stia dormendo e notando quei bei riccioli d’oro che spuntano da sotto le lenzuola del tuo letto, suppongo che non lo stavi facendo nemmeno prima-
Pungete come al solito. Forse questa caratteristica era in qualche modo dovuta al significato del suo stesso nome.
-Sasu, qualcuno ha mai cacciato in quella tua testolina il fatto che bisogna bussare la fottuta porta di una fottutissima stanza, prima di entrare!? Altrimenti provvedo io facendotelo entrare a calci e da un’altra parte!- ringhiò lui, per poi voltarsi e sostenere lo sguardo tagliente e penetrante di quella donna che alzò il mento come per mostrare di essere più alta di quel che era in realtà.
Infatti, come tutte le donne giapponesi, Sasu non poteva vantare un’elevata statura ed era per questo che, quando non era in missione, era solita indossare degli eleganti decolté dal vertiginoso tacco dodici, se non quindici.
Inoltre si potevano facilmente scoprire i suoi natali facendo riferimento alla costituzione minuta, alla pelle chiara, ai capelli lisci e nerissimi e agli occhi altrettanto scuri e dalla dolce forma a mandorla.
Era difficile credere che quella donna all’apparenza così fragile, fosse stata allevata ed addestrata come una spietata assassina e, anche se gli costava parecchio, Giriko doveva ammettere che in campo se la cavava egregiamente e senza alcuna difficoltà.
-Non alzare la cresta. È già molto che la nostra venerabile padrona ti abbia accolto nel suo castello e non castighi i frequenti disordini che getti fra queste mura. Dovresti esserle grato. Io fossi stata al suo posto ti avrei lasciato nella feccia da cui sei venuto- fece quella, scoccandogli un’occhiata sprezzante.
-Dolce come sempre, eh?- fece lui, avviandosi verso la portafinestra della sua stanza.
Quando fu di fianco alla donna si fermò.
-Andiamo a vedere cosa vuole la nostra padrona- disse, calcando in particolar modo la parola “nostra”, come a volerla sbeffeggiare.
Perché, se Sasu e quella sua copia al maschile che le stava quasi sempre attaccato erano diretti servitori della strega e del casato delle Yoso, lui era ancora libero e indipendente. Non si sarebbe mai ridotto come i due giapponesi: non avrebbe mai venerato la strega quasi come una divinità o non si sarebbe mai inchinato al suo passaggio. Andiamo! Lui era Giriko! Nulla avrebbe mai piegato la sua volontà!
Aveva quasi raggiunto la porta della camera, quando la voce irritante della donna corvina lo fermò ancora una volta.
-E di quella cosa facciamo?-
Giriko si voltò verso il suo letto, dove riposa tranquillamente una giovane e bella ragazza. Aveva un’espressione serena dipinta sul volto e i suoi boccoli biondi erano sparsi sul cuscino bianco quasi come i raggi del sole.
-Se ne andrà come è venuta- rispose l’uomo scrollando le spalle.
E così, seguito dall’irritante rumore prodotto dai tacchi di Sasu, la weapon senza meister si avviò per i corridoi del palazzo, affondando le mani nelle tasche dei jeans, l’unico indumento che indossava assieme ai suoi tennis logori. 



Angolino dell'Autrice:
La puntualità non è mai stata il mio forte però aggiornare dopo tre mesi mi sembra proprio il massimo... Lettori di questa storia, vi prego di scusarmi! *si mette in ginocchio* Sono una creatura orribile, lo so, però forse qualche anima buona e dal cuore gentile mi vuole ancora bene!
Ecco, se c'è ancora qualcuno ora posso passare alle note inerenti alla capitolo ^^
Di sicuro vi starete chiedendo per quale oscuro motivo al dodicesimo capitolo spunta Giriko è la mia risposta è... *rullo di tamburo* Non lo so nemmeno io! Scherzo! xD Ovviamente avrà un qualche ruolo che contribuirà allo svolgimento della trama, ma per ora non faccio alcun spoiler! 
Inoltre, anche se sul fronte nemico, ha fatto la sua comparsa un nuovo personaggio e se a qualcuno potrebbe interessare la parola sasu in giapponese significa pungiglione.
Fine della nota intelligente (più o meno)! xD
Ah, volevo avvertire che ho deciso di eliminare la raccolta Il vento che sospinge il fumo di una sigaretta perchè avevo intenzione di inserire l'unico capitolo che avevo pubblicato in questa storia, magari più avanti.
Mi scuso gentilmente con Juliet_Capulet e Black Fullmoon che l'avevano recensita.
A parte questo non ho più nulla d'aggiungere a parte che non so ancora quando riuscirò ad aggiornare.
Comunque grazie a chi mi segue e se vi va lasciate pure una recensione, anche piccola, piccola.
A presto!
Baci,
Willow

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Capitolo 14
*** Si parte! ***


Si parte!
 

Appena la voce elettronica terminò di annunciare il nome della prossima stazione in cui il treno si sarebbe fermato, Elle distolse lo sguardo dal paesaggio spoglio e secco che correva veloce fuori dal finestrino e si alzò dal suo posto facendo ondeggiare in modo sinuoso la lunga treccia con cui aveva legato i capelli quella mattina, anche se il nastro utilizzato dava l’impressione di doversi sciogliere da un momento all’altro.
-Questa fermata è la nostra- disse in tono piatto, sistemandosi la spallina del top verde smeraldo non abbastanza lungo da coprire tutto il ventre che non aveva fatto altro che scendere sulla spalla per tutto il viaggio.
-Yawoo- fece Black Star, interrotto nel bel mezzo della sua esclamazione preferita da un rumoroso sbadiglio mentre alzava il capo dalle ginocchia di Tsubaki, dove aveva sonnecchiato per buona parte della mattinata sorvegliato con cura dalla dolce ragazza.
-Non mi sembra che abbia annunciato Masks City- continuò l’assassino, stiracchiandosi un poco allungando le braccia verso l’alto.
-Non mi sembra di aver detto che questo treno ci avrebbe portato direttamente alla città- gli fece il verso Elle, mentre afferrava la sacca che si era preparata per quella missione e se la metteva a tracolla.
Poi si voltò verso l’azzurro, appoggiandosi con il fianco allo schienale di un sedile presente nella carrozza a loro riservata, e aggiunse:
-Ma tu forse stavi già dormendo-
-Ehi! È più che normale! Siamo partiti alle cinque e mezza del mattino! E poi non sono stato l’unico!- replicò il meister, saltando in piedi e posizionandosi di fronte alla ragazza ben più alta di lui, alludendo chiaramente a Patty che aveva dormito per tutto il tragitto con la testa appoggiata alla spalla della sorella maggiore e a Soul, che era rimasto tutto il tempo con la testa appoggiata sulle braccia incrociate su uno dei due tavolini dello scompartimento.
In realtà mentre la minore delle Thompson si era veramente addormentata procurando dei crampi non poco trascurabili a Liz che aveva sopportato pur di non svegliarla, l’albino aveva semplicemente finto di dormire per evitare che Elle parlasse di cos’era successo la sera prima e di dover dare delle spiegazioni a Maka che non avrebbe certo esitato a dargli in testa il libro che si era tuffata a leggere, appena si era accomodata sul sedile di fronte al suo.
Per questo appena aveva sentito pronunciare il suo nome aveva finto di svegliarsi con uno sbadiglio e si era alzato con lentezza, passandosi una mano fra i capelli candidi e  prendendo in mano il suo zaino.
-Non ho mai detto che c’era qualcosa di male- rispose pacata la rossa, accennando un breve sorriso. Anche lei avrebbe voluto riposare un po’, ma non voleva mostrarsi così debole davanti a quei ragazzi e soprattutto davanti a sua sorella che ogni tanto le aveva gettato delle occhiatacce alzando la testa dal libro.
Poi, prima di uscire dalla carrozza, si rivolse di nuovo agli altri, la cui maggioranza non aveva dato segno di volersi alzare.
-Prendente la vostra roba e sbrigatevi- proferì.
Maka chiuse con un gesto secco il volume che stava leggendo e lo ripose con cura all’interno del suo zainetto, alzandosi. Quella storia avvincente racchiusa fra quelle righe d’inchiostro l’aveva aiutata a zittire quel flusso continuo di pensieri, dubbi e preoccupazioni che avevano iniziato ad attanagliarla da quando aveva accettato di contribuire a quella missione.
Non si fidava della sorella e non era ancora riuscita a dare una risposta sensata e logica al quesito che si trascinava dietro da quando era uscita dalla Death Room.
Perché richiedere la nostra presenza in questa missione?
Ciò che aveva detto Shinigami e che Elle aveva confermato non poteva essere la verità, Maka ne era sicura. Doveva esserci per forza qualcosa sotto…
All’improvviso il treno frenò bruscamente cogliendo alla sprovvista la ragazza i cui riflessi non reagirono in tempo per trovare un appiglio, lasciandola rovinare poco elegantemente a terra.
Maka imprecò mentalmente, accorgendosi però che era caduta su qualcosa di troppo morbido per essere il pavimento del treno. Alzò il capo incrociando uno sguardo dello stesso colore di cui si tinsero presto le sue guance, mentre nella carrozza risuonò forte la risata di Black Star sovrapposta a quella di Patty che finalmente si era svegliata.
-Questo è molto poco fico- fece Soul, sdraiato sulla schiena con Maka sul petto, senza riuscire ad ammettere a sé stesso che quella sensazione non era poi così male.
-Scu-scusa!- esclamò la meister bionda, tirandosi velocemente su e voltandosi dall’altra parte con la scusa di prendere il suo zaino.
-Maka, per fortuna hai i pantaloni! Altrimenti qui dietro si sarebbe visto tutto!- fece Black Star continuando a ridere.
-Cos…?- domandò la ragazza, mentre il suo cervello un attimo offuscato dal battito cardiaco elaborava quella frase.
-Brutto idiota! Prova a ripeterlo!- esclamò dopo, voltandosi verso l’amico, maledicendo il fatto di aver ritirato troppo presto il libro.
-Maka-chan, perché sei tutta rossa?- domandò Patty scrutandola con i grandi occhi azzurri allegri.
-È per via del caldo- rispose velocemente Maka, avviandosi verso la porta d’uscita dello scompartimento a testa alta e senza accorgersi che sul viso di Soul era comparso un ghigno.
-Sembra proprio che Maka non sappia come comportarsi con i propri sentimenti- sussurrò Kid a Crona, cingendole la vita con un braccio.
La ragazza alzò la testa e il moro le fece l’occhiolino facendola sorridere timidamente.
-Volete muovervi? Elle è già scesa- fece la meister bionda, riapparendo sulla porta. Il colore delle sue guance era tornato normale.
 
 
Angolino dell’Autrice:
Questo capitolo decisamente non è un granché e se non sfocia nella completa inutilità ci va decisamente vicino. Quindi ringrazio chi l’ha letto fin qui senza avere alcun effetto collaterale. Arigatou!
Se vi state chiedendo il perché Maka indossi dei pantaloni invece che la sua solita gonna scozzese è dovuto al fatto che Elle ha proibito alle ragazze di indossare le gonne in questa missione. Il motivo? Lo scoprirete nel prossimo capitolo ^^
Con questo chiudo, augurando buone vacanze estive a tutte le studentesse come la sottoscritta e un in bocca al lupo per chi deve sostenere gli esami!
Baci ♥
Willow

  

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Capitolo 15
*** Prime complicazioni nella missione ***


Prime complicazioni nella missione
 

 
Dopo esser scesi dal treno, i ragazzi si erano fermati all’unico bar della piccola cittadina che si ergeva attorno alla stazione, dove durante il loro pranzo poterono godersi il panorama del luogo, costituto da un deserto roccioso interrotto a volte da delle sparute e rinsecchite piante con le foglie di un verde spento e qualche palo della corrente elettrica.
Elle, fra un morso e l’altro dato al panino che aveva acquistato, aveva affermato che Masks City si trovava esattamente in quel deserto, chiamato dagli abitanti locali Masks Valley, e che per raggiungerla avrebbero dovuto percorrere svariati chilometri.
Finito di pranzare, non prima di aver comprato e indossato dei mantelli tessuti con una particolare stoffa che proteggeva dal calore del deserto, si erano messi in marcia sotto il sole cocente di mezzogiorno per andare ad affittare i mezzi che li avrebbero condotti alla città.
 
 
-Spero vivamente che tu stia scherzando, Elle Albarn!- esclamò Maka, dando voce al pensiero che chiaramente o meno si era formato all’interno delle menti di tutti i presenti.
Ovviamente tutti ad eccezione di Elle che senza voltarsi si limitò a dire:
-Non ti ricordi più come si fa, Chibi Chop?-
La giovane meister serrò i pugni e avrebbe riversato sulla sorella le più terribili cose, tra cui il suo libro, se Patty non fosse scoppiata a ridere, puntando con l’indice ciò che aveva lasciato stupiti tutti quanti e rivelandone l’identità come se non fosse già abbastanza chiara.
-Cavalli!- esclamò, con lo stesso tono che utilizzava per nominare il suo animale preferito.
Infatti la struttura cui erano stati condotti non era altro che un ranch costituito da un enorme recinto, una piccola casetta fatta di legno e una grande e imponente stalla alle spalle e costruito in periferia della cittadina.
-Con il termine cavalcare non ti riferivi a delle moto- osservò Soul amareggiato che non vedeva l’ora di far rombare un motore nel silenzio del deserto e, perché no, fare anche a gara con Black Star per vedere chi era il più veloce.
La rossa si voltò verso il recinto facendo scorrere lo sguardo da un cavallo all’altro, valutando la forza e ammirando il manto lucido di quei quattro esemplari che si muovevano aggraziati, senza prestare attenzione ai nuovi arrivati.
-Le moto da un punto di vista pragmatico sono più veloci ed efficienti degli animali, ma le loro caratteristiche sono relative alla missione in cui vengono impiegate. Il terreno che affronteremo non è certo adatto a nessun tipo di pneumatico e nemmeno le ruote da cross reggerebbero- spiegò poi, facendo un cenno al deserto che si estendeva attorno.
-Premettendo che tu abbia ragione, resta il fatto che a cavallo impiegheremo molto più tempo. Inoltre non daremo troppo nell’occhio arrivati a Masks City?- notò Kid, che era rimasto inorridito più dall’asimmetria del ranch che dal fatto che avrebbero dovuto cavalcare. Dopotutto da piccolo suo padre l’aveva costretto a seguire dei corsi di equitazione che poi aveva abbandonato perché il manto e la criniera del suo cavallo erano totalmente privi di alcuna simmetria. Rabbrividì al solo pensiero.
Intanto Elle si era di nuovo voltata e con sguardo fra l’annoiato e lo scettico aveva ribattuto con voce fredda e priva di alcuna emozione:
-Partendo dal fatto che io ho ragione, ti sbagli. Il tempo non è un problema dato che ho stimato che al tramonto dovremmo già scorgere la città. Inoltre da queste parti è raro che la gente si sposti in moto. Per questo motivo non ci sono stazioni di benzina in queste zone. Come futuro successore di tuo padre certe cose dovresti saperle-
-E tu, come futura Death Scythe, dovresti mettere al corrente gli altri membri della tua squadra riguardo le tue decisioni!- rispose secco il giovane Shinigami, che stava iniziando a detestare quella ragazza.
L’atmosfera iniziava a scaldarsi e Liz si chiese se era destinata a evitare certe situazioni, ripensando a quella volta dove si era intromessa fra Elle e Black Star per fare le presentazioni.
-Qualcuno fra di voi sa cavalcare?- domandò, dando una gomitata al suo meister che la squadrò.
La ragazza non vi fece caso e continuò:
-Perché io e mia sorella non abbiamo mai imparato-
Oltre ad evitare un possibile litigio, la maggiore delle Thompson era veramente preoccupata per quel fatto: non le sembrava una delle prospettive migliori gestire da sola un cavallo per la prima volta, in un deserto e per quasi tutto il pomeriggio.
Elle sorrise e si appoggiò con la schiena alla staccionata composta da grosse travi di legno scuro.
-Ovviamente non sono una sprovveduta e, controllando direttamente dai vostri registri alla Shibusen, posso dire che quattro di noi, compresa me stessa, sanno cavalcare. Inoltre quei cavalli sono di costituzione robusta e possono portare ben due persone-
-Ma noi siamo in nove- osservò Tsubaki, con il suo tono gentile.
-Esattamente. Per questo ho pensato che una delle sorelle Thompson potrebbe trasformarsi in arma dato che siete le uniche la cui forma non è ingombrante. Oppure potete darvi il cambio, sta a voi mettervi d’accordo-
Liz sorrise grata alla ragazza dai capelli rossi che si limitò a farle un cenno del capo, per poi guardarsi attorno con ogni probabilità alla ricerca del proprietario del ranch.
Da quando avevano raggiunto il ranch Black Star si era appoggiato al recinto ed era rimasto a fissare gli animali, chiudendosi in uno strano e insolito silenzio. Ad una persona che non conosceva affatto il ragazzo poteva sembrare che stesse cercando di studiare i cavalli, valutandoli come aveva fatto Elle. In realtà ne stava cercando uno che fosse degno di portare in groppa un big come lui.
In particolare aveva osservato un esemplare dal crine ben spazzolato e di un bel nero, con un manto candido che si interrompeva al centro della fronte, per lasciar posto a una macchia irregolare dello stesso colore della criniera.
-Pare proprio che tu sia interessato a Stella Nera- gracchiò una voce sconosciuta alle sue spalle. Aveva una pronuncia strana, quasi grottesca come se appartenesse a una persona dalla gola secca.
Mentre tutti gli altri ragazzi si erano voltati verso lo sconosciuto, l’assassino aveva raddrizzato la schiena e, prima che qualcuno potesse fermarlo, aveva scavalcato il recinto con un agile salto e aveva iniziato a correre verso la giumenta, che mangiava placida il fieno da una delle mangiatoie.
-Qui vi è una sola star!- urlò Black Star, sotto lo sguardo stupito, vergognato e divertito dei presenti.
-E sono io!- continuò, balzando sulla sella dell’animale.
La giumenta, colta alla sprovvista, alzò la testa dalla mangiatoia nitrendo e si impennò sulle zampe posteriori, calciando con quelle davanti. Poi si mise a galoppare in cerchio, nel tentativo di scrollarsi di dosso il ragazzo il quale, aggrappandosi al collo della bestia, esultava come un pazzo.
-Rischia di farsi male, il vostro amico- fece la voce gracchiante.
Apparteneva ad un uomo alto e dal fisico tarchiato, con la pelata imperlata di sudore che riluceva sotto i raggi cocenti del sole. Tutto di quella figura si poteva definire massiccio e tozzo, eccetto gli occhi piccoli e scuri che sembravano non perdersi nessun particolare. Indossava dei jeans e un gilet marrone chiaro provvisto di qualche borchia, con degli stivali nello stile del gilet per completare il tutto.
-Naah, quello ha la pellaccia dura- disse Elle, distogliendo lo sguardo divertito dalla scena che si presentava per posarlo sull’uomo.
-Lei è il proprietario di questo ranch, vero?- domandò.
-Sì, miss-
-Perfetto, ci servono quattro…-
La ragazza venne interrotta dall’urlo di Tsubaki:
-Black Star! Fai attenzione!-
Elle fu costretta a riportare la sua attenzione all’interno del ranch e fece appena in tempo a vedere l’azzurro in piedi sulla sella della cavalla con un’espressione trionfante sul volto che urlava frasi del tipo “L’unica star sono io!” oppure “Tsubaki non preoccuparti per un dio come me!” che la giumenta scalciò con forza con le zampe posteriori, disarcionando finalmente quel cavaliere improvvisato che andò a finire fra la terra polverosa e l’erba secca con poca grazia.
La ragazza mora si portò una mano sulla bocca e scavalcò anche lei lo steccato precipitandosi dal suo meister, mentre tutti gli altri scuotevano la testa rassegnati all’idiozia dell’amico oppure facevano dei brevi commenti.
-Stavo dicendo che ci servono quattro cavalli- riprese Elle come se nulla fosse successo.
-Quei cavalli- aggiunse dopo una breve pausa, alludendo agli esemplari presenti nel recinto.
Finalmente il proprietario si voltò verso di lei e dopo averle lanciato un’occhiata scrutatrice, annuì.
-Lei è una vera intenditrice, miss- disse, aprendo il cancello e permettendo a tutti gli altri di entrare nel recinto, dove Tsubaki si era inginocchiata accanto a Black Star e gli stava facendo aria con un ventaglio che doveva aver tirato fuori dal suo zaino.
-No, è solo che capisco ciò che vedo- ribatté la rossa, oltrepassando l’uomo mentre stava richiudendo il cancello.
-Lo sai che la figura che hai appena fatto non è per nulla cool?- domandò Soul, inclinando leggermente il busto in avanti per guardare l’amico che si era ripreso.
L’assassino sorrise e pronunciò:
-Quella cavalla è degna di un big come me-  
Poi si rivolse a Tsubaki, senza smettere di sorridere:
-E della sua compagna-
La mora arrossì lievemente e annuì, mettendosi in piedi e spazzolandosi la polvere dai jeans, seguita a ruota da Black Star.
-Vi bastano quattro cavalli?- domandò l’uomo, inarcando un sopracciglio.
-Sì- annuì la rossa.
-Sono perfetti. Quanto vi dobbiamo?-
L’uomo fece un sorriso strano.
-Solo nove anime umane… Le vostre!-
Poi si voltò verso Elle, con il viso trasfigurato e gli occhi dardeggianti di un rosso troppo acceso per un qualsiasi normale essere umano.
-Che diavolo…?-
La rossa fece un salto all’indietro portandosi a distanza di sicurezza e distese un braccio all’esterno pronta per tramutarlo in falce. Ma ciò non accadde.
La ragazza provò subito con l’altro braccio e poi tentò di evocare una qualsiasi lama, però ottenne il medesimo risultato.
Imprecò, tornando a fissare il proprietario che nel frattempo si era trasformato in una disgustosa creatura. Delle protuberanze ossee appuntite erano cresciute sulle sue braccia, lacerando la stoffa del gilet mentre un’irta cresta di spine era spuntata sul cranio. Anche il viso si era imbruttito, assumendo delle fattezze animali con delle grosse zanne che fuoriuscivano dalle labbra spaccate in vari punti. La voce, però, era rimasta la stessa.
-Sembra deliziosa la sua anima, miss- disse muovendo un passo verso di lei.
-Schifoso uovo di kishin- sputò Elle.
-Come sarebbe a dire che non riuscite a trasformarvi in armi!?- urlò Kid, in quel momento, rivolto alle sorelle Thompson.
-È come se qualcosa ci stesse bloccando- cercò di spiegare Liz con la voce incrinata.
Anche Soul e Tsubaki erano intrappolati nella loro forma umana.
L’uovo di kishin scoppiò a ridere.
-Stupidi! Questo è un recinto magico che annulla i poteri di voi weapon!-
Dobbiamo andarcene da qui al più presto, rifletté Elle, guardandosi attorno senza mai perdere di vista la creatura e rimanendo lucida.
Montare i cavalli e poi saltare il recinto, era una cosa impossibile dato che gli animali erano diventati d’un tratto irrequieti, battendo nervosamente i zoccoli sul terreno e nitrendo, scuotendo il capo. Inoltre con ogni probabilità il kishin avrebbe cercato di ostacolarli.
Non ebbe tempo di pensare ad altro, perché la creatura la colpì frontalmente e la ragazza si difese come avrebbe fatto qualsiasi altra persona normale. Per lo più cercava di evitare gli attacchi, mentre quelli che non riusciva a prevedere li bloccava, parandoli con le braccia.
Era forte, senz’ombra di dubbio, e nonostante la sua mole era anche molto agile. Elle avrebbe voluto colpirlo con la propria onda dell’anima, se solo fosse riuscita a colpirlo.
-Voi meister senza armi diventate così inutili!?- ruggì la rossa, mentre tirò un calcio nel costato alla creatura, facendola barcollare all’indietro e guadagnando qualche secondo di riposo.
Poi riprese a parare i colpi che le inferiva con più forza e velocità il kishin, stringendo i denti.
-Non lascio certo la scena una seconda volta a una come te! Ammirate il grande Black Star! Yahoo!- urlò l’azzurro, gettandosi sul mostro, colpendolo alla schiena.
-Sono pur sempre uno Shinigami con o senza armi- sentenziò Kid, prima di andare a dare man forte ai due ragazzi.
Anche Soul stava per aggiungersi, ma Maka lo prese per un braccio e disse seria:
-Sei un’arma senza poteri, al momento. Non porti al livello di mia sorella-
-Vuoi stare con le mani in mano, mentre loro rischiano di farsi ammazzare!?- sbottò l’albino.
-No. Dobbiamo disattivare il meccanismo magico di questo recinto. Ho percepito con diverse interferenze l’anima di quel kishin e per quanto Black Star, Kid ed Elle siano forti non riusciranno ad abbatterlo in quel modo-
Il ragazzo si calmò leggermente e fissò tutte le altre armi, finché i suoi occhi rosso sangue non si posarono su una testolina di un rosa chiaro.
-Crona!- esclamò.
-C-che c’è?- balbettò la ragazza, leggermente confusa.
-Tua madre era una strega! Magari conosci qualche fondamento della magia... Ma stai bene?-
In effetti la meister era più pallida del solito ed era quasi come frastornata.
-N-non ti preoccupare- fece con un filo di voce, ma subito dopo barcollò e Patty che stava al suo fianco fu pronta a sostenerla.
-Cos’hai, Crona-chan?- domandò, facendola sedere.
-I-io…-
-È per via del campo di magia!- esclamò Maka, come se avesse trovato la più grande rivelazione di tutti i tempi.
-Crona e Ragnarock sono un tutt’uno e non possiamo considerare il sangue nero come una comune arma. Gli effetti che questa magia ha su Ragnarock si riflettono in qualche modo su Crona e questo la fa stare male- spiegò.
Patty strinse le spalle delle meister dai capelli rosa, che aveva dei fremiti evidenti.
Nel frattempo il combattimento contro il kishin aveva preso una brutta piega: i ragazzi iniziavano a sentire le conseguenze dell’affaticamento e non sapevano più cosa inventarsi per mettere alle strette la creatura.
-Forse ho trovato un modo!- esclamò Tsubaki, che era rimasta tutto il tempo a riflettere combattuta fra il desiderio di aiutare il proprio meister e la certezza di rendersi solamente inutile.
Tutti la guardarono con occhi attenti.
-È solo un’ipotesi, però prima il kishin ha detto che il recinto è magico. Se funziona come un circuito, basta aprirlo e la magia che vi scorre all’interno si blocca- spiegò.
-Ma il cancello è esattamente dove stanno combattendo- notò Liz.
-Hai ragione, però dovrebbe funzionare con qualsiasi altro punto-
Maka annuì, mentre sul viso di Soul comparve quel suo solito ghigno che metteva in mostra la sua dentatura da squalo.
-Spacchiamo un po’ di legna, eh?- si limitò a dire.
-Sbrighiamoci- disse Maka, dirigendosi a passo svelto verso il punto più vicino del recinto.
Liz che aveva il timore di rovinarsi una qualsiasi unghia e sapendo che Patty era molto più adatta per quel genere di cose, diede il cambio alla sorella per assistere Crona.
Così i quattro ragazzi si posizionarono davanti alla staccionata, composta da due travi lunghe orizzontali e due paletti verticali, piantati bene nel terreno.
-Direi di spingere con tutta la forza che abbiamo le travi orizzontali che sono più fini e sembrano anche meno resistenti- illustrò velocemente Maka, mentre lei come gli altri si metteva in posizione.
-Al mio tre! Uno…-
-Tre!- esclamò sbrigativo Soul e i ragazzi iniziarono a spingere con forza verso l’esterno, piantando bene i piedi nel terreno.
Subito la trave parve non dar segno di cedimento, ma poco dopo sentirono chiaramente un lieve rumore di rottura che diede loro più energia.
-Ci siamo quasi!- urlò Soul, quando percepì chiaramente il legno sotto le sue palme inclinarsi.
Dovevano farcela, non potevano mollare adesso!
Appena il legno scricchiolò con più violenza, Patty vi diede un forte calcio che spezzò il legno a metà. Tsubaki sperava solo che il suo ragionamento fosse giusto altrimenti tutto quello che avevano fatto sarebbe stato inutile.
Soul alzò un braccio al cielo, respirando velocemente, e pochi secondi dopo, la lama rossa e nera della falce brillava sotto i raggi del sole.
Tsubaki sorrise sollevata per poi correre verso il suo meister, seguita a ruota da Patty che chiamò a gran voce sua sorella. Crona si era ripresa e poco dopo brandì la lama fine e nera di Ragnarock.
Maka, sorridente, protese una mano verso Soul che l’afferrò, prima di trasformarsi completamente in falce. La meister la fece roteare abilmente, poi corse anche lei verso il kishin.
Nel frattempo Elle che aveva intuito cos’era successo era balzata sulla schiena della creatura che veniva distratta da Kid e Black Star, sbilanciandola notevolmente in avanti e facendola cadere. Poi non aveva perso tempo e aveva tramutato il braccio sinistro in lama puntandogliela alla gola, mentre i due meister finalmente ricongiunti alle proprie armi la tenevano sotto tiro.
-Chi ti ha ordinato di farci fuori?- sibilò la rossa, avvicinando ancora di più la falce al collo taurino del kishin.
-Mi aveva avvertito che la ragazzina dai capelli rossi era molto forte- fece quello.
-Chi ti ha avvertito? Parla!- lo incitò Elle, nettamente nervosa.
-Lei-
-Lei chi?-
-Il Pungiglione assieme alla sua Ombra- disse la creatura.
La rossa teneva il capo chino, quindi nessuno notò che aveva spalancato gli occhi nell’udire l’ultima frase.
Poi con un gesto veloce e aggraziato tagliò di netto la gola al kishin e si rialzò, mentre di quel corpo fetido e orrido rimaneva solamente un’anima rossa che fluttuava a mezz’aria.
-Cosa significa l’ultima frase?- domandò Maka.
Elle afferrò l’anima e liquidò la conversazione affermando che sicuramente doveva essere pazzo. La sorella la squadrò, mentre Soul tornava in forma umana e si ridisse che doveva per forza nascondere qualcosa.
-Chi ha capito come disattivare lo scudo magico?- disse poi la rossa, ancora con l’anima in mano.
-Io- fece con tono gentile ed educato Tsubaki, tornata in forma umana.
La Albarn le porse l’anima del kishin.
-È tua- disse.
-Non posso prenderla. Sei stata tu ad ucciderlo-
-Se non fosse grazie a te, ora staremmo tutti a riempire la pancia di quel mostro. Per cui insisto-
La mora prese l’anima per quella che tutti definivano generalmente la coda e la assorbì velocemente.
-Sei un genio, Tsubaki- disse Black Star, abbracciandola e dandole un bacio a stampo sulle labbra.
-Dobbiamo andare, siamo già in ritardo- fece notare Elle, mentre si dirigeva verso i cavalli che si erano calmati appena l’anima del loro padrone si era dissolta.
 
 
Avevano cavalcato per tutto il pomeriggio, facendo a volte delle breve pause indette da Elle per far sì che nessuno si facesse troppo male a stare sempre in sella.
La rossa aveva condotto il gruppo su un cavallo completamente nero, con dietro Patty che si teneva con un braccio alla sua vita mentre con l’altra mano sorreggeva Liz, trasformata in pistola. Dietro di loro c’erano Tsubaki e Black Star in sella a Stella Nera, che si era rivelata essere una docile giumenta. Seguivano Kid e Crona con uno stallone marrone scuro e a detta del giovane Shinigami il più simmetrico fra i quattro e Maka con Soul in sella ad un esemplare pezzato sulle tonalità del marrone chiaro.
La traversata del deserto si era svolta nella più totale tranquillità che con il passare delle ore era sfociata nella noia.
Poco dopo il tramonto giunsero a Masks City, distinguendo solo un’enorme figura stagliarsi sui contorni di tante case. Quello era il palazzo, spiegò velocemente Elle che invece di continuare sulla via principale, ne imboccò una laterale più stretta.
Arrivarono dinnanzi ad una grande casa che si innalzava su due o tre piani costruita nella periferia della città con delle mattonelle chiare, quasi bianche.
Elle smontò da cavallo e tutti gli altri la imitarono, per poi indicare dei paletti dove potevano legare le redini degli animali.
-Alloggeremo qui. È un posto sicuro- disse la rossa, mentre avanzava sicura verso l’entrata oltrepassando un basso cancello bianco aperto e un breve tratto di giardino in cui i boccioli dei fiori erano chiusi. Dovevano essere sicuramente stupendi di giorno.
La Albarn bussò tre volte con il battente sul legno chiaro della porta. Si aprì un piccolo spioncino che impediva di vedere gli occhi di chi stava all’interno per mezzo di una fitta rete dalle maglie fini.
-Chi è?- domandò una voce squillante, sicuramente appartenente a una donna.
-Il vento soffia, torna e porta foglie nuove- disse Elle, nascondendo un sorriso, mentre gli altri ragazzi la guardarono con uno sguardo interrogativo non riuscendo a capire il significato di quella frase.
Lo spioncino si chiuse e si sentì un trafficare di catene metalliche dietro la porta che incuriosì tutti. Poi la serratura scattò e la porta si aprì.
Qualcuno si fiondò su Elle, sbilanciandola in avanti e gettandole le braccia attorno al collo, lasciando stupidi tutti quanti.
-Quanto tempo, Elle! Non sei cambiata per nulla! Mi avevi avvertito che non eri sola, prego entrate pure!- esordì la donna, stritolando la rossa nel suo abbraccio.

 
 
 
Angolino dell’autrice:
Questo è stato il capitolo più straziante che io abbia mai scritto nella mia breve esistenza da autrice. Ho dovuto costringermi a stare al computer per finirlo e ho tirato fuori quasi otto pagine di Word °^°
Decisamente troppo lungo rispetto alla media… È solo che se lo tagliavo in due parti, veniva un capitolo dove non c’era affatto azione e dato che i nostri amici si sono riposati già nel capitolo precedente mi sembrava giusto farli penare un po’ in questo *me sadica*
Cooomunque…
Chi sarà mai la donna che ha accolto Elle con un bel abbraccio? Eh eh eh. Chiunque ella sia posso anticiparvi che sta dalla parte dei buoni.
Non so quanto tempo ci vorrà per il prossimo capitolo, tutto dipende da quanto ci metterò per trovare un nome decente per questo nuovo personaggio *bad poker face*
Sì, inserisco degli OC nuovi senza saperne ancora il nome xD
Con questo concludo. A presto!
Baci ♥
Willow 

p.s. So che il titolo del capitolo è penoso, ma non mi veniva in mente niente di meglio ç.ç

 

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