L'amore è un crimine che vale la pena compiere di ToraStrife (/viewuser.php?uid=44143)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 - Simple Man ***
Capitolo 2: *** Madama Woman ***
Capitolo 3: *** Simple & Madama Forever ***
Capitolo 1 *** 1 - Simple Man ***
Ratman vs Simple & Madama
Per la prima volta (e
probabilmente anche l'ultima)
RATMAN incontra
SIMPLE
& MADAMA
insieme a
CATTIVIK
in
L'AMORE
È UN CRIMINE CHE VALE LA PENA COMPIERE
La
finestra socchiusa
sulla quale si affaccia la città intera, un bicchierino con
un
fondo di Jack dentro, una sigaretta consumata, con la sola compagnia
dal tacatacatà della mia macchina da scrivere e dello stereo
che
continua a suonare in sottofondo "Simple Man" dei Lynyrd Skynyrd.
Che poi è una rottura di balle perché ogni volta
devo alzarmi, riavvolgere il nastro e rimetterla da capo.
Se avessi abbastanza soldi comprerei uno di quei moderni PC,
così potrei aprire un Media Player e far suonare l'mp3 con
l'opzione di autoloop.
E potrei finalmente sapere cosa si prova, quando salta la
luce, a
gridare per aver dimenticato di salvare ore di lavoro redatto.
Un giorno come tanti nella Città Senza Nome.
Vi sarete mai chiesti perché la chiamano così. Vi
sarete
immaginati che sia stata una scelta mirata a far pensare a una
città qualunque, che potesse essere identificata con
qualunque
città nella quale viva il lettore, cullandosi nell'illusione
che
ci viva un supereroe paladino della giustizia.
Vi sbagliate.
La chiamano Città Senza Nome semplicemente perchè
il Nome
non vogliamo farlo sapere, dal momento che ci vergognamo del 'nostro'
supereroe: Batman.... seh, magari, scusate, mi era sfuggito un lapsus
di illusione; in realtà quello che volevo scrivere era
Ratman.
Un eroe così temibile che qualunque criminale che lo
incontra
finisce in ginocchio e con le lacrime agli occhi. Dal ridere.
Nella sua confusione, è capace di salvare un rapinatore da
una
banca. Se non lo abbiamo ancora cacciato, è
perché le
forze dell'ordine sono persino peggio.
Che poi si chiamano forze dell'ordine
solamente nel momento in cui la mamma impone loro di farlo nella
cameretta: poveri bimbi.
Ma tutto iniziò con il nostro eroe Rat-man mentre era appena
tornato da un'importante missione di salvataggio: aveva appena fermato
a rischio della propria vita un passeggino abbandonato che stava
schizzando,
a tutta velocità, lungo una ripida discesa, alla fine della
quale
vi era il ciglio di un precipizio.
Il passeggino era integro, peccato invece per il neonato al suo
interno, sbalzato dalla carrozzina e finito dritto nel burrone. Va bene
essere supereroi, ma non è che adesso bisogna salvare anche
i
dettagli, eh.
Al suo fianco, Cinzia Otherside, l'eterna fidanzato di Ratman, anche se
quest'ultimo ha sempre negato.
Camminavano tranquillamente a braccetto, mentre Ratty cercava di
divincolarsi dalla muscolare e delicata presa di Cinzia, quando i due
vennero distratti dal passaggio di una ragazza che stava correndo
con il viso coperto da entrambe le mani riunite a cucchiaio. Un
particolare che non sfuggì a Cinzia furono quelle piccole
perle
salate che uscivano dal viso della fuggitiva.
- Ehy,
stava perdendo qualcosa. - Fu la prima congettura di Ratman.
- Erano
lacrime. - si affrettò a specificare Cinzia.
- Lacrime? Qualcuno l'ha fatta piangere? -
Cinzia non credeva alle sue orecchie: Ratman aveva tratto una
conclusione logica. Ci sarebbe arrivato uno stupido, quindi era
già un buon inizio.
- Questioni d'amore, è chiaro. - rispose il transessuale. -
Sicuramente troveremo qua intorno il colpevole -
- Certamente... ma come riconoscerlo? - chiese l'eroe mascherato.
- Intuito femminile. - disse Cinzia, scrollando le potenti spalle.
- O qualcosa di simile, nel tuo caso - Ratman ridacchiò alla
propria frecciatina. - Ma quale intuito femminile: in queste situazioni
bisogna usare il cervello! -
- O qualcosa di simile, stavolta nel tuo caso. - ribatté
prontamente Cinzia.
- Sarà facile trovarlo, per aver fatto piangere una
fanciulla,
avrà sicuramente una faccia da ebete - commentò
il
supereroe.
- Allora puoi aiutarti nelle ricerche con uno specchio. - colse
prontamente al volo la signorino Otherside.
Ratman prese ingenuamente alla lettera il sarcastico suggerimento di
Cinzia e, rimirando le sue brame di fronte a uno specchietto tirato
fuori dalla tuta, narcisizzò - Eh, ma non sarà
mai bello
come me. -
Ignorando l'atteggiamento vanesio del mascherato, Cinzia scorse in
lontananza un giovincello con l'aria sconvolta e l'espressione
effettivamente inebetita da qualche evidente shock emotivo.
- Credo che finalmente abbiamo trovato il nostro aguzzino sentimentale.
- avvertì Miss Otherside.
Ratman non perse tempo: afferrò per la collottola il
malcapitato e lo scrollò energicamente.
- Parla, confessa le tue malefatte, dannato torturatore di cuori! - fu
la richiesta inquisitoria del nostro ben conosciuto vendicatore.
Il ragazzo aveva un'aria tra il sorpreso, il confuso, lo scioccato, e
il vogliamo metterci ancora qualcosa? Fatto stà che non
diede
alcuna risposta. La cosa irritò Ratman.
- Fai il duro, eh? Ti insegno io a far piangere le ragazze, sporco
manigoldo! -
La frase sembrò sortire un qualche effetto sull'interrogato,
che
cominciò a dare segni di risposta. E la prima cosa che disse
prese la forma di una domanda.
- Avete.... avete visto passare una ragazza in lacrime? -
Era la confessione che aspettava il vigilante.
- Quindi confermi, eh? Ti aspetta la gattabuia! Ora ti porto
dall'ispettore Brakko eh.... -
-.... e che fai? Lo incrimini per litigio colposo? Ha infranto un
cuore, non la legge. -
Povero Cinzia, doveva far intervenire il suo buon senso in ogni azione
del suo amato, quanto stupido Ratty. Quindi si avvicinò con
delicatezza al giovanotto e abbozzò un sorriso, con
grotteschi
risultati, visto il suo comunque ambiguo aspetto.
Ratman ne approfittò per una frecciata.
- Eddai Cinzia, me lo traumatizzi. Figurati se vuole dare ascolto a un
trammffff - una mano poderosa provvedette a tappare l'inopportuna bocca
di Ratman, mentre la platinata si rivolse al ragazzo.
- Forse possiamo essere d'aiuto. Ti va di raccontarci cos'é
successo?. -
Il ragazzo era un pò interdetto dalla grottesca espressione
gentile di Cinzia, ma non trovò obiezioni di sorta. E quindi
pensò bene di esordire con una presentazione.
- Il mio nome è Simple. La ragazza che avete visto in
lacrime si chiama Madama. Tutto è iniziato quando.... -
---------------------------------------
Poco tempo prima.
Simple e Madama, una tranquilla coppia di giovani turisti a zonzo.
Anzi, a voler essere precisi, la donna stava tenendo dispiegata
malamente una cartina geografica, e dalla quantità
di
volte che la stava rigirando si capiva al volo che si erano un
tantinello persi.
- Probabilmente dovevamo girare a destra a pagina 26 -
azzardò come ipotesi Madama.
- Intendi che dovevamo voltare noi, e non la pagina? - chiese
delucidazioni Simple.
- E che ne so? Faccio quel che posso. Questa cartina non è
semplice da leggere. Ecco, credo di esserci. Qui, proprio qui, dobbiamo
girare a sinistra -
Simple era un pò scettico.
- Sei davvero sicura? L'ultima volta che mi hai detto di girare a
sinistra, ci siamo imbattuti in una fattoria piena di animali parlanti
con un lupo fidanzato con una gallina -
- Che c'entra? Quella è un'altra storia. -
- Appunto -
Le vie tortuose del fumetto italiano. Senza contare che loro, poverini,
avevano sempre vissuto in un ambiente piccolo: mai più di
una
tavola per storia. Simple si mostrò un pò stufo
della
situazione.
- Secondo me è da quella parte - disse indicando a destra.
- Cosa stai dicendo? - protestò la donna. - Ci siamo appena
passati da lì! Su, dammi ascolto, finalmente ho capito il
percorso. Allora... - studiò un pò la mappa. -
Dicevo, a
sinistra, poi immediatamente a destra e poi ancora a destra. -
Più scocciato che confuso, Simple comiciò a
incamminarsi... direttamente a destra.
- Avevo detto sinistra! - protestò ancora Madama.
- Lascia stare. - rispose Simple senza voltarsi. - Ci orienteremo con
questo -
E tirò fuori un utensile molto familiare.
- Una bussola! Finalmente! - estasiò Madama. Ma a una
seconda
occhiata non riuscì a nascondere un certo disappunto e
dovette
correggersi.
- Ma quella non è una bussola! - lamentò
indicando una
tavoletta di cartone che ricordava il quadrante di un orologio, dove al
centro vi erano puntellate un paio di lancette che Simple, con un dito,
faceva roteare a casaccio, come se stesse giocando con una
roulette. - È l'indicatore del Twister, il vecchio gioco da
tavolo. -
- Lo so - rispose Simple senza scomporsi. - Ma non sarà meno
casuale delle tue indicazioni. -
- Ah, e quindi sarei una inaffidabile che si perde, eh? -
- Ti perdi anche in un bicchier d'acqua, quindi non ti lamentare. -
Madama cominciò a fumare dalla testa. Come aveva osato
risponderle a quel modo? Per fortuna, prima che aprisse bocca dando il
via ad una spirale che sarebbe degenerata in un litigio, fu distratta
dall'apparizione nella scena di uno strano personaggio, e una lampadina
le si illuminò in testa.
- Simple, perché non chiediamo informazioni a quel passante?
-
Simple guardò nella direzione indicata da Madama e rimase di
sasso.
- Perché dobbiamo chiedere a un sacco dell'immondizia? -
- Ma quale sacco? Non vedi che ha le gambe? -
Quegli stolti non sapevano che quel 'sacco' dell'immondizia altri non
era che il terribile criminale, ricercato, furfante, rapinatore, genio
del male.....
-Graz', Graz', tropp' gentil', ma potet' chiamarm' semplicement'
CATTIVIK! -
Era proprio lui, il temibilissimo Cattivik, così ladro da
rubare
anche la presentazione alla voce narrante (sigh). Il cancro della
società perbene stava saltellando insidiosamente in
direzione
della coppia, accompagnato dalla sua malefica e caratteristica risatina.
- Warez, Warez,Warez,... -
Ma di solito non è Waz? Waz? Waz?
- Sì, ma volev' far' notar' che io son' anch' Gen' del'
Crimin' Informatic' e di Internet', naturalment' -
Simple, ingenuotto dal cuore d'oro, non sospettò nulla.
- Salve, buon uomo... -
- Ehy, pian' con le offes', 'buon'
lo dic' a tua sorel' ! - protestò il nero genio del male, e
tirando fuori un coltello - E intant' fuor' i sold' ! -
La coppia obbedì senza fiatare. Il misfatto
proseguì senza particolari problemi.
Cattivik però andandosene non sembrava molto soddisfatto del
bottino.
- Due ricambi di vestit', due caramell', un orset' di peluche, una
bors' che contien' un camion di rob' e neppure un portafogl', un
lucidalabbr', accident' come son' pezzent' i personagg' oggigiorn, due
anell' di fidanzament' ... beh fors' ques' posso farl' valer' qualcos'!
-
La povera coppia era ancora con le braccia alzate, con l'aria
esterrefatta, praticamente in mutande. Alla vignetta successiva
riuscirono a riprendersi dallo shock, e l'autrice per compassione
ridisegnò loro un paio di vestiti.
Ma l'esperienza non era stata comunque piacevole, una rapina dove ti
puntano un coltello contro non è mai un qualcosa da
scherzarci
su, anche se siete personaggi di una strip umoristica. Ci furono
diversi minuti di mutismo generale, sottolineati da una folata di vento
e le classiche balle di fieno rotolanti.
Fu Madama a rompere il silenzio, e come spesso succede alle donne in
queste situazioni, lo fece nella maniera peggiore: vomitando tutti i
biasimi al Simple di turno.
- Eh no, eh? Questa volta è davvero troppo! Non sei tu
l'uomo?
Non dovresti tu fare l'eroe? Lasci che un sacco d'immondizia mi minacci con un
coltello e poi ci
ripulisca come un frigorifero? -
Simple, preso d'assalto, riuscì a malapena a ripararsi con
qualche scusa bofonchiata.
- Beh, sai, io... lui aveva un coltello... io non sono un personaggio
d'azione... -
-Questo lo so! Non sei un uomo! Sei una gallina! Fai il lottatore
nell'arena e cadi disteso sotto i colpi dell'ammupio! Pur ammettendo
che russando intoni "Il gladiatore" da Dio - Madama si
ammansì
un attimo, ma era solo per riprendere fiato per il pianto greco
successivo - Eh, lo diceva sempre mia madre..-
- Madama! - esclamò basito Simple. - Non avevi mai, in
nessuna delle nostre vignette, menzionato tua madre! -
E, anche Simple lo sapeva, quando in un rapporto viene nominato il
genitore di uno dei due, è il segnale di una crisi
incombente.
Cosa che si verificò con Madama che interpretò il
commento nella maniera sbagliata.
- Hai qualcosa da ridire su mia madre? Ah! Lo sapevo! L'hai sempre
odiata! Non l'hai mai accettata! Anzi, odi tutta la mia famiglia e non
mi hai mai detto niente. -
- Eh? Ma cos... -
- E se non mi hai mai
detto niente vuol dire che
mi nascondevi qualcosa, vero? E se me lo hai tenuto nascosto
chissà quali altre cose mi avrai tenuto nascosto! Magari
un'amante? -
Madama era partita con il
monologo dell'apocalisse, quel
tipo di escalation destinato inevitabilmente a finire in tragedia.
Simple era stato
preso di sbalzo e non sapeva come interromperla.
- Ma che stai dic...? -
- O magari due amanti? Tre? Un'intera congrega? Mi hai fatto le corna
per tutto questo tempo? -
Ma che si sta fumando,
questa? Il povero Simple si sentiva sempre più
perduto. O forse
è semplicemente il suo periodo?
-
Perché? Perché
mi hai mentito?!? Bruto! Traditore! Fedifrago! Non mi hai
aiutata
con quel ladro perché mi vuoi morta! Tu non mi hai mai
amato!
Era tutta una bugia fin dall'inizio! Ti sei messo con me solo per
interesse! Il tuo amore non è mai stato sincero! Bugie! Solo
bugie! Un cumulo di bugie! Tu non....-
CIAF!
Un
rumore sordo che venne a
spezzare con un colpo di karaté la fiumana di parole dettata
dall'isterismo di Madama. Anzi, più che un colpo di
karaté, uno schiaffo.
La scena sembrava decisamente irreale: Simple, il braccio ancora
sollevato per il ceffone appena assestato, che con un'espressione
severa stava fissando il volto di Madama, che, scioccata
dall'inaspettata reazione, si stava ancora premendo la guancia
arrossata dall'impatto, gli occhi che le si erano fatti lucidi.
- Io ti amo - Si sforzò di dire a quel punto Simple, gli
faceva
male il fatto di aver levato una mano su Madama, e quello che le
leggeva in viso gli faceva stringere ancora di più il cuore.
Si sforzò di
abbozzare un sorriso rappacificatore che appianasse le cose.
- Hai finalmente capito? - Sarebbe andato
sicuramente tutto
bene, si disse, era stato solo uno sfogo, lei gli si sarebbe gettata al
collo in lacrime, e avrebbero fatto pace.
La visione di Simple a terra malconcio a seguito di numerose percosse,
mentre Madama scappava in lacrime, lasciava intuire un altro epilogo.
No, Madama non aveva capito.
------------------------------
E quando ebbe finito il proprio racconto, Simple si ritrovò
a
riflettere sull'accaduto nella sua intera portata, davanti agli occhi
sbarrati di Ratman e Cinzia.
- Sono confuso. - si ritrovò per la prima volta ad ammettere
Simple.
- Dev'essere davvero arrabbiata. - commentò Ratman.
- Ho sbagliato io? Ha sbagliato lei? Non capisco - si chiese il ragazzo
scuotendo la testa.
Cinzia si grattò la parrucca - Beh, è vero che
lei ha esagerato, ma forse anche tu... -
- Io.... io non so.... -
Cinzia intenerì un pò la sua espressione - Ti
manca, vero? -
- Sì, è vero, mi manca. Non sono
abituato a questi
litigi, e temo a cosa possa succedere se lei decidesse di sparire dalla
mia vita... - confessò Simple.
- Via, è solo un litigio, non stai esagerando? -
tentò di
sdrammatizzare Cinzia, ma questo non sembrava sollevare il pover'uomo.
- Se Madama dovesse andarsene, che ne sarà di me? Della
nostra striscia a fumetti. Non saremo più Simple&Madama
-
Ratman intervenne con una brillante idea. - Oh, non preoccuparti, puoi
sempre chiamarla Single
senza Madama. -
Simple era ancora perso in riflessioni. - Ho sempre considerato Madama
è l'altra metà della mia mela... -
- E in questo caso ci hai fatto la figura del verme - aggiunse con
spensieratezza Ratman
Cinzia di fronte a questi interventi deleteri si
spazientì e intervenne.
- Ratman! Che cosa stai pensando di fare? -
Il supereroe si giustificò - Sto tentando di tirarlo su di
morale -
- Se continui così, si tirerà su da solo: con
cappio e sedia! - ribatté il transessuale.
Il supereroe tentò di giustificarsi con la rettitudine
morale. - Io però non ho mai fatto piangere una donna -
- Sarà perché non ne hai mai avuta una -
ribatté
Cinzia, e rivolgendo la sua attenzione a Simple. - E tu non ti
abbattere! Ti aiuteremo noi con Madama! -
-Giusto! - intervenne Ratman. - Io, Ratman, il supereroe dell'amore e
della giustizia, sconfiggerò chiunque voglia
tenervi
separati, che sia un ladro o delle incomprensioni!
- Grazie! - In un impeto di entusiasmo e di gratitudine Simple si
gettò
al collo di Cinzia: con l'aiuto dei suoi due nuovi amici, si diceva,
sarebbe finito tutto bene, avrebbe fatto pace con Madama e
anche
questa storia avrebbe avuto finalmente un lieto fine.
A proposito, sulla scena intanto era apparsa per l'appunto la stessa
Madama: finalmente si era calmata, e anche lei aveva fatto il suo bravo
esame di coscienza, e aveva ammesso a sé stessa di essersi
lasciata 'un
pò' andare. Ma la colpa era della rapina, si disse, non
certo
sua. Comunque sia, ripensando a mente fredda, si era resa conto di
tutte le sciocchezze che aveva urlato addosso al povero Simple: la
più ridicola? Quella dell'amante! Si era sentita una sciocca
anche al solo averlo sospettato. Figurarsi, immaginarselo Simple tra le
braccia di un'altra. Poteva quasi vedere la scena, Simple perso tra le
possenti braccia di un transessuale mentre un buffone mascherato
lì a fianco....un momento.
Attimi di silenzio.
Una folata di vento con canoniche balle di fieno.
Sei occhi sgranati che fissavano altri due, altrettanto sbarrati.
La cantante Nina Simone che cantava il ritornello di "Don't let me be misunderstood".
I due occhi si riempirono di lacrime.
- Tu, tu.... allora era tutto vero! -
E prima che Simple potesse far qualcosa, Madama corse via una seconda
volta piangendo.
Cinzia e Ratman osservarono la scena e poi si squadrarono a
vicenda.
- Ah, stavolta la colpa non è mia - disse Ratman
allontanandosi.
Rrrrrring.
Il lieto fine ha telefonato in questo momento: dice che probabilmente
tarderà un pò.
La conclusione al
prossimo capitolo.
ma c'é dell'altro:
Madama
aveva ancora gli occhi gonfi di lacrime. Come aveva potuto? Eppure li
aveva visti con i suoi occhi: Simple tra le braccia di un'altra.
Com'era possibile? Dopo gli anni dedicatigli, e il ringraziamento era
quello?
- Cos'ha lei che io non ho? - si domandava Madama. Io personalmente lo
so, ma preferisco non rispondere alla domanda.
Dietro di lei, intanto, minacciosa, si allungò un'ombra.
Madama
la intravide, e si alzò di scatto voltandosi verso il
pericolo.
- Il sacco dell'immondizia! - esclamò, riconoscendo il
malfattore di prima.
- Graz' del compliment - rispose abbozzando un ghigno il malvagio
interlocutore. Madama ripensò alla rapina, e si
mise a
tremare. -S-stammi lontano... -
La reazione impaurita di Madama divertì e compiacque
Cattivik. Ma non era lì per lavoro.
- Nun te preoccup'! La rapin' l'ho già fatt'. Ma
dimm', com'è che sei da sol'? -
Il silenzio di Madama era più eloquente di qualsiasi
risposta.
- Capisk'. Scaricat' per altre sottan'? Che temp'! Nun' si
può fidar' di nessun' - disse serafico il furfante. E poi
aggiunse in tono suadente.
- Sent'! Mi è venut' un'idea che potrebb' fare al caso tuo! -
La proposta destò una certa curiosità in Madama.
- Sentiamo. -
Il nero genio del male apprezzò con un gran sorriso la
risposta
della donna, e cominciò a illustrare il suo piano....
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Madama Woman ***
Ratman vs Simple e Madama 2: L'amore è un
crimine che vale la pena compiere
Rieccoci
qua, stavolta la
finestra ben spalancata per via del caldo insopportabile, e uno
striminzito ventilatore a tentare di donare un pò di
refrigerio.
Con i miei risparmi ho finalmente ho comprato un PC come si deve, la
tastiera è decisamente più comoda e fa meno
rumore, e
finalmente non devo più alzarmi ogni volta per quella
dannata
canzone: stavolta c'é il famoso mp3 che posso impostare ad
auto-loop.
Solo che quella canzone ha un pò stufato, chissà
se da
qualche parte posso trovare la seconda parte del pezzo: "Madama Woman"?
L'ispettore Brakko stava passeggiando avanti e indietro
per
l'ufficio, in preda a pensieri, sotto gli occhi sbigottiti dei colleghi.
Era una cosa che aveva dell'incredibile, e non mi riferisco al fatto
che Brakko stesse pensando.
L'argomento che angustiava il povero ispettore era l'ultima serie di
crimini che da una settimana a quella parte aveva iniziato a
terrorizzare la città.
Le pareti erano tappezzate da manifesti da ricercato, tutti per
l'occasione raffiguranti un unico criminale: Cattivik, il genio
del male, con tanto di espressione spernacchiante a farsi beffe della
polizia.
Cattivik, un criminale a cui di solito va sempre male, ma che in una
metropoli come la Città Senza Nome, meta abituale di tutti i
supercriminali più buffoni e idioti che uno potesse
immaginare,
difesa da un eroe mascherato decisamente competitivo in materia (di
buffoni e idioti, of course).
- Perché qui? Perché nella mia città?
-
Le sue lamentele avevano un fondamento: il capo della polizia aveva
intimato Brakko di catturare al più presto quella nuova
seccatura vestita di nero, altrimenti, parole testuali del suo
superiore, "da
rappresentante della legge, andrai a fare il
rappresentante di commercio". L'ispettore dapprima
pensò a un semplice
trasferimento di mansione, prima che il boss spiegasse alla
sua mente primitiva il reale significato di quelle parole: "Sarai licenziato!").
Da detective quale era, non aveva perso tempo ed era corso a comprare
il giornale dove in prima pagina vi era riportato un lungo ed
esauriente articolo
che descriveva nel dettaglio l'ultima rapina di Cattivik.
Adesso quel giornale giaceva sulla scrivania, aperto alla pagina delle
offerte di lavoro.
- E così questo Cattivik
ha preso questa città per il suo nuovo parco giochi, eh? -
proclamò. - Quanto si sbaglia! Aspettate che quel lestofante
mi
capiti tra le mani! Si crede furbo? Non sa ancora chi è
l'Ispettore Brakko! -
Due occhi rossi di fiamma divamparono di determinazione.
- Quando lo catturerò, lo farò pentire di tutte
le sue
malefatte! - commentò infervorato l'ispettore - Il lungo
braccio
della legge NON PERDONA! -
Un leggero soffio di vento mosse i capelli del
poliziotto di
colore in quel momento di epica risolutezza, prima che riprendesse il
suo monologo.
- Aspettate solo che mi capiti a tiro, vedrete che gli
succederà! - si lasciò sfuggire una piccola
risata di
autocompiacimento. - Vedrete! Mi vengono i brividi lungo la schiena al
solo pensarci! -. E dopo una pausa. - Beh, anche alle gambe... alle
braccia... ehy, qualcuno aperto la finestra? -
I colleghi non poterono fare altro che guardare un Tadeus Brakko con
indosso solo un paio di
mutande, vicino alla finestra spalancata, e tutti i manifesti
di
ricercato di Cattivik firmati, ognuno con un autografo con dedica.
Il vento fece voltare tutte le pagine del giornale sulla scrivania,
fino a mostrare nuovamente la sbeffeggiante prima pagina con foto
della linguaccia di Cattivik, a cui era stato aggiunta di recente una
dedica, fatta con lo stesso pennarello che aveva autografato gli altri
ritratti:
"Grazie di tutto,
Babbeus".
------------------------------
Simple posò la copia del medesimo giornale sulla scrivania,
sospirò e guardò fuori dalla finestra.
Il cielo interamente coperto di nuvole aveva reso buia
anzitempo la
serata imminente, con conseguente accensione anticipata dei
lampioni antistanti la lussuosa villa vittoriana di Ratman.
L' immensa abitazione, in cui era stato ospitato ormai da una
settimana, si erigeva nel mezzo di uno sconfinato spazio
verde che il padrone di casa chiamava riduttivamente "giardino", salvo
poi
perdercisi puntualmente dentro, costringendo Arcibaldo, il paziente e
impeccabile maggiordomo, a cercarlo tramite vere e proprie battute di
caccia.
Anche la luce della stanza si era già accesa,
con l'eroe mascherato intento a passare il tempo giocando a ramino con
Piccettino, il suo
fido orsacchiotto di pezza, lasciandosi sfuggire ogni tanto
un'imprecazione sulla fortuna sfacciata del suddetto
giocattolo.
E mentre Cinzia Otherside, muscoloso transessuale seduto di fianco a
inquietanti gambe accavallate, lo osservava con
aria apprensiva, il povero Simple riprese a fissare il palmo
della sua mano destra. Poteva ancora sentire il calore, insieme al
rumore
sordo di quando
l'aveva colpita, lei, la sua Madama. Ma era soprattutto l'espressione
di quest'ultima che lo tormentava: quegli occhi che lo accusavano di
tradimento,
di corpo ma soprattutto
di fiducia. Sapeva di non aver avuto scelta, ma non riusciva
lo
stesso
a perdonarsi di averla colpita. E rimaneva
lì, solo, a fissare il palmo che rifletteva i suoi sensi di
colpa.
Madama era là fuori, da qualche parte, in giro c'era anche
un
pericoloso criminale, ed in più l'orribile
eventualità
che la sua donna potesse essere davvero diventata una...una... non
voleva neppure
pensarci!
------------------------------
Nelle fogne il nero genio del male era appena tornato, soddisfatto,
dalla visita al commissariato. Quella città stava
cominciando a
piacergli, in fondo: non si trattava più di aspettare dietro
l'angolo il solito malcapitato da rapinare o progettare una rapina in
cui puntualmente finiva massacrato di botte da energumeni o
sbocconcellato da qualche
cane da guardia.
In questa nuova città era invece tutto così
facile!
- Se lo sapev' mi ci sarei trasferit' molto temp' prim'! -
commentò il
compiaciuto criminale, gingillandosi nel bottino della sua ultima
impresa, fino a che una piccola voce non lo interruppe.
- Sono stufa. Quando mi farai partecipare a un vero colpo? - La voce
proveniva da un minuta ragazza con le braccia conserte e
l'espressione imbronciata: era in vena di lamentele (vera esperta, se
ricordate il capitolo scorso). - È la settima
volta che mi
releghi al ruolo di palo mentre tu ti diverti. -
- Porta pazienz'. Devi fare ancora esperienz'. -
- E per quanto, ancora? Non erano questi gli accordi! Mi avevi detto
che mi avresti fatto diventare una perfetta criminale! -
Cattivik scosse la sua minuta testa senza collo, anche se in
realtà era faticoso distinguere capire dove finiva il capo e
cominciasse il corpo.
- Al temp', sbarbin'! Non si diventa ladr' da un giorn all'altr' -
Madama però aveva esaurito la pazienza ormai da tempo.
- Senti! È una settimana che mi fai dormire in questa....
questa fogna! -
E allargò le braccia per mostrare la residenza, che, in
effetti,
era proprio un impianto fognario, con tanto di acqua stagnante, canali
di scolo e grate. E un paio di vecchi materassi come letti.
- Accoglient' vero? - disse entusiasta il nero genio del male,
orgoglioso del suo gusto in fatto di arredi. Ma Madama lo
ignorò
e continuò.
- Sono giorni che dormo nella sporcizia! Ormai puzzo con una barbona.
Non ce la faccio più! -
Che noia, quella Madama. Quando, sfruttando il suo momento di
sconforto, aveva proposto di convertirla
al lato oscuro della
legge gli era sembrata sul momento un'idea divertente, dalle mille
prospettive potenzialmente utili: disporre di un'aiutante non
stipendiata, la corruzione di un'anima innocente sulle seducenti vie
del Male, e in fondo era simpatica anche l'idea della rottura
definitiva tra quella donnicciola ingenua e il suo partner, che avrebbe
comportato la chiusura della loro inutile e stucchevole
striscia umoristica senza un briciolo di macchia e cattiveria.
Era o
non era il Genio del Male, in fondo?
Ma il tirocinio non era andato esattamente nel migliore dei modi,
principalmente per il carattere sempliciotto e disgustosamente good oriented dell'aiutante.
La prima volta che dovevano rapinare una banca, e non sapevano
l'ubicazione, Cattivik ricordava ancora con sbigottimento di come
Madama avesse avuto la bella idea di andare a chiedere informazioni
.... a un
agente di polizia.
O anche quella volta che le aveva messo in mano una pistola, e lei,
credendola un giocattolo, aveva distrattamente premuto il grilletto,
provocando una pericolosa sfumatura alta alla già scarna
capigliatura del povero furfante.
O di quando, affidandole un coltello, quella sciocca lo aveva buttato
perché la lama era arruginita e aveva paura di contrarre il
tetano.
Dopo l'ennesimo tentativo maldestro, aveva alla fine deciso di
lasciarla in disparte con qualche incarico marginale.
Ma anche come palo, Madama dava i suoi problemi: che pensare di quella
volta in cui aveva URLATO a Cattivik dell'arrivo dei poliziotti,
rilevandone così la presenza?
Ormai la ragazza era diventata un peso: ci voleva in fretta
un'idea per unire l'occasione di un grosso colpo
all'eventuale piacere di
liquidare l'irritante assistente. Fino a che l'occhio non si
posò su una pagina di giornale e una lampadina si accese
sulla
testa del manigoldo.
- Villa Ratman? Mi sembra abbastanz' ricc'! - esclamò mentre
i
suoi occhi si riempivano di gioielli e banconote immaginarie, e la
bocca sbavacchiava di avidità.
Sarebbe stato il suo colpo più fruttuoso, l'ottovolante di
quell'immenso luna park chiamato Città senza Nome.
Una villa del genere aveva sicuramente trappole pericolose,
magari anche mortali. Non sarebbe stato male portarsi qualcuno da usare
come esca o scudo in caso di necessità: chi meglio di
Madama?
Avrebbe quindi zittito le lamentele di quella rompiscatole, e nel caso
di qualche incidente, avrebbe avuto l'occasione per levarsela di torno:
due piccioni con una fava.
- Madam'? Preparati: è arrivat' il moment' del
colp che tant' desiderav'! -
------------------------------
Per la tredicesimilionesima volta Simple sospirò.
La scena era così patetica che neppure Arcibaldo, mentre
faceva
il suo ingresso nella stanza con un vassoio carico di té e
una
piccola montagna di ciambelle alla crema, poté trattenersi
dal rivolgersi all'ospite.
- Signor Simple, continuare a rimuginare sulla faccenda
servirà solamente a deprimerla. -
- Il signor Arcibaldo ha ragione - aggiunse Cinzia - Sicuramente
starà bene e non ha fatto sciocchezze. Nessune nuove, buone
nuove, no? Ed è una settimana che non ne nai notizia. -
- E inoltre ora c'é qualcosa di più urgente a cui
pensare: questo nuovo supercriminale, apparso di recente, chiamato
Cattivik - interruppe Ratman, prima di lamentarsi. - Piccettino! Non
puoi aver vinto ancora! -
Cinzia rimproverò il comportamento del mascherato.
- E come pensi di agire, standotene lì a giocare a ramino
con un orsacchiotto? -
- Ma Cinzia, non è facile come sembra! Piccettino ha una
fortuna
sfacciata! O forse... - rivolgendo un'occhiata sospettosa al peluche -
.... Stai barando? -
- Sir, - Si intromise Arcibaldo, - Le è caduto questo. -
mostrando
la carta caduta che era sfuggita direttamente dal polso di Ratman.
Il supereoe arrossì e fece un gran sorrisone in seguito
all'ennesima figura di....
Simple non fece caso al siparietto in atto, e sospirò
nuovamente. C'era qualcosa che non aveva detto ai suoi amici.
Era autentico il fatto che pur avendo
cercato dappertutto, neppure i sistemi sofisticati di Villa Ratman
erano riusciti a trovare delle tracce o degli indizi, né di
Madama né dell'infido genio del male.
Ma qualche giorno fa sera successo un fatto che Simple
preferì tenere nascosto.
Era iniziato tutto l'altra sera, dopo l'ennesima infruttuosa
ricerca in
città. Simple stava camminando con la solita aria
scoraggiata verso Villa Ratman, quando vide per puro caso l'oggetto
delle sue ricerche: era
proprio lei, Madama!
Anche se più che la sua ragazza, sembrava, perlomeno, un suo
sbiadito ritratto: abiti lerci, aria losca, appoggiata a un lampione,
tutta concentrata a ripetere tra sé e
sé qualche
strana serie di istruzioni non meglio definite. Ma comunque era
indubbiamente l'oggetto di tante agognate ricerche, cosa che
riempì il suo cuore di gioia.
- Madama! Ti ho cercato dappertutto! -
La ragazza sembrava non prestargli attenzione, bofonchiando, come a
volerseli imparare a memoria, continui stralci di frasi. Simple
ripetette il tentativo.
- Madama! Mi riconosci? Sono io, Simple! Sono venuto a scusarmi... -
Ma la ragazza continuava a ignorarlo, mentre Simple proseguì.
- Mi dispiace di averti dato quello schiaffo, davvero, perdonami se
puoi -
Ancora nessuna risposta, né cenno alcuno di reazione.
Simple si scocciò e la affrontò con un tono
più sostenuto.
- Madama! Perché mi ignori? E soprattutto perché
sei
lì ferma? Sapessi quanto ti ho cercato! Dai torniamo a
casa... -
Madama parve allungare un'occhiata nella sua direzione,
aggrottò le sopracciglia, e tornò ai suoi
mormorii.
- Madama! Dai! Che stai facendo lì tutta sola appoggiata al
lampione? La gente potrebbe fraintend... -
- CHE PALLE! TE NE VAI? STO CERCANDO DI LAVORARE! -
Lavorare
lavorare
lavorare
lavorare
Simple rimase scioccato dal connubio "Lampione" e
"lavorare".
Le conclusioni sembravano evidenti ormai, ma Simple era troppo
scioccato per poter dire anche solo una parola. Tutto ciò
che
poté fare è battere in ritirata congendandosi con
un
minuscolo "Ho capito",
Cattivik apparve poco dopo, portando a spalla un sacco zeppo di
frusciante filigrana.
- Io ho finit', che stai facend' ancor' qui? -
- Non ho ancora imparato bene la procedura da attuare per avvisarti
qualora fossero arrivati gli sbirri. -
- Santa pazienz' - sospirò il rapinatore - Non riesci
neppur' a imparar' a far' il palo. -
- Ehy, non è colpa mia! - si lamentò Madama -
sono nuova
del mestiere, senza contare i seccatori che mi disturbano mentre mi
ripeto la lezione.... A proposito, chi era? -
Madama si voltò per perlustrando con lo sguardo l'intera
strada.
Simple era scomparso dal campo visivo già da diverso tempo.
------------------------------
Villa Ratman aveva congegni i sistemi di sicurezza più
sofisticati in circolazione: dopotutto, a giudicare dalla casa e dallo
stile di vita il padrone di casa doveva essere uno degli uomini
più facoltosi dell'intera città: ciò
rendeva
ancora più incomprensibile la sua proverbiale sfortuna con
le
donne, cacciatrici di dote comprese. Ma stiamo divangando.
Villa Ratman era più sicura di Fort Knox, ma non poteva
esistere
alcuna Fort Knox che potesse resistere al più grande genio
dei
furti, dopo Lupin III, s'intende.
- Già, il vecchio Lupin però ha un pistoler' e un
tagliatutt' , io ho sempre fatt' da sol' - ribatté Cattivik,
mentre scavalcava nel giardino - e ogg' devo pure accontertarm' di
questa novellin' - allungando un'occhiata di compatimento verso la sua
aiutante che stava goffamente tentando di superare l'inferriata,
finendo per rimanerci appesa come una giacca sull'appendiabiti.
- Ehy, dammi una mano! - si lamentò quest'ultima, mentre
Cattivik sospirando diede un calcione alla cancellata e le vibrazioni
provocate su di essa contribuirono a liberare il pezzo di vestito
col quale era impigliata Madama, facendole fare un bell'atterraggio di
sedere.
E a proposito di vestito....
- Ma come ti sei conciat'? Non sei mica Catwoman! - commentò
il
ladro, in riferimento alla maschera improvvisata che CatwoMadam...ehm,
Madama stava indossando.
- Per il mio primo colpo dovevo essere abbigliata a modo - disse con un
punta di vanità - e ho anche un nome d'arte: La Micia -
- A me sembra una pagliacciat', ma content' tu.... procediam' - rispose
Cattivik, arrestandosi dopo appena due passi.
- Accident', dei laser! - disse, controllando lo squarcio
fumante
che gli si era aperto sulla calzamaglia, all'altezza della schiena. E
gli era anche andata bene, per il fatto che il danno si limitasse al
tessuto.
La Micia
fece una smorfia di
disgusto nel vedere la nuda e pelosa schiena del criminale,
sospirò e tirò fuori dalla sua tuta una borsetta.
- Siamo facend' un furto, non uno shopping in centr', nel cas' non te
lo ricordass' - obiettò il ladro.
- Non vorrai andare in giro in queste condizioni, vero? Per fortuna ho
qui un set da cucito. Lo porto sempre con me, in caso di evenienza -
Cattivik squadrò sorpreso Madama mentre gli rammendava la
schiena, e decise di dargliela vinta. - Va ben', ma fa prest', che non
abbiam' tutta la notte! -
Una pacca sulla spalla indicava che Madama aveva già finito
l'operazione. Cattivik decise di proseguire: avevano già
perso
abbastanza tempo.
Si trovavano davanti al quadro comandi dell'impianto elettrico
collegato ai sistemi di sicurezza.
Si trattava solamente di aprire il pannello per poter disattivare tutte
le trappole e gli allarmi. Cattivik richiamò l'attenzione di
Madama.
- Adess' guard' come lavora un professionist'! - disse con un gran
sorriso di orgoglio.
Tirò fuori un piede di porco, e lo incastrò nella
fenditura del portello, dopodiché cominciò a
tirare. A
tirare. A tirare. Niente.
Cattivik guardò con la coda dell'occhio l'aria scettica di
Madama. Deciso a non fare brutta figura, ricominciò a tirare
con
tutte le sue forze, ringhiando per lo sforzo, sudando come un cavallo e
con la faccia paonazza per lo sforzo. Alla fine, cedette. Non
il
portello, il piede di porco: spezzato in due, mentre Cattivik faceva un
tonfo a terra.
Furibondo, il ladro decise di passare alle maniere forti: dinamite,
sotto gli occhi sbarrati di Madama. I due lestofanti si fiondarono a
distanza di sicurezza, pochi istanti prima dell'esplosione.
Il fumo si diradò, ma il pannello era illeso.
- E' anticarr'?!? - Cattivik tappezzò il quadrò
comandi
con decine di candellotti. Stavolta l'esplosione fu troppo grande per
permettere a Cattivik di scappare fuori portata per tempo. Madama
tirò fuori con soddisfazione un kit di pronto soccorso (in caso di evenienza
anche quello) e cominciò a medicargli la schiena ustionata.
Cattivik stette pazientemente ad aspettare che il fumo si diradasse e
mostrasse il frutto di tanta sofferenza.
Vi era un cratere, un grosso cratere. Ma il pannello continuava a
rimanere integro.
Cattivik cominciò a strapparsi i capelli in preda a una
crisi
isterica, quando Madama lo oltrepassò e si
avvicinò al
quadro comandi.
La Micia frugò ancora una volta nella borsetta e
tirò
fuori una forcina per capelli. Con aria soddisfatta, infilò
la
forcina nella serratura, che si aprì in un attimo.
Cattivik osservò la scena con la mascella spalancata.
Madama, con soddisfazione, spiegò: - Per fortuna porto
sempre con me questa forcina....-
- .... in cas' di evenienz', lo so. - concluse il genio del male con
aria rassegnata.
------------------------------
- Sir, ci sono ospiti alla villa. - informò, con la solita
aria
imperturbabile, il fido Arcibaldo, attirando l'attenzione dei presenti.
Ratman approfittò della notizia inattesa come scusa per
abbandonare la partita di ramino, con la quale stava cominciando a
perdere puntate in denaro. Premette un tasto sulla scrivania, che fece
uscire un monitor.
Il terminale raffigurava le riprese di una telecamera a circuito
chiuso. Sullo schermo erano inquadrati i due intrusi.
- A-ha! - tuonò Ratman - due ladri sono appena entrati nel
giardino, e hanno tolto l'energia agli allarmi! Illusi! Non sanno che
posso riattivare il tutto comodamente, da qui, con questo tasto! -
- Sir, quello era il pulsante per casi di evacuazione, quello che apre
tutte le porte e finestre. - corresse Arcibaldo al povero Ratman, che
ormai aveva già premuto.
- Ben gentil' da part' tua accoglierci così apertament' -
Con la via praticamente libera, il genio del male aveva già
varcato gli ingressi della casa, fino arrivare al cospetto del padrone
di casa.
Arcibaldo rimase imperturbabile, mentre Cinzia e Simple rimasero
impietriti dall'inquietante presenza.
Ratman decise di svolgere il suo ruolo: raccolse il suo mantello e
alzò un dito in cielo, in posa plastica, pronto a sfornare
un'altra delle sue solite frasi fatte da supereroe.
- Hai un bel coraggio, ladro, a entrare nella villa di..... Ratman
!
- Ohibò - rispose contariato il ladro, - ti parev' se non
era la cas' del buffon' mascherat' -
- Ora ti fermerò con uno dei miei Ratarang! -
annunciò il
supereroe frugando nel mantello. Poi, continuando a frugare -
Accidenti, devo averli lasciati nell'altro mantello. -
POW!
Il foro appena creatosi nella mantellina, ma soprattutto
la
vista della semiautomatica ancora fumante, estratta nel frattempo da
Cattivik, convinsero il supereroe ad alzare immediatamente le braccia,
con un gran "disarmante" sorrisone. Inutile dire che il resto dei
presenti fu costretto a imitare la posa di Ratty.
In quel momento fece l'ingresso in scena anche La Micia.
- Alla buon'ora, assistent'. Stavi a bighellonar' mentre
io lavorav' -
- Ehy, non prendertela con me! In questa villa è facile
perdersi! - protestò quella che Simple riconobbe, nonostante
la
maschera, immediatamente come:
- Madama! -
- Simple....! - sussurrò con aria sorpresa la
donna.
Gli occhi di tutti erano
puntati in quel momento sulla coppia in questione.
Simple in quel momento aveva mille domande che
voleva fare
alla ragazza, ma una sola in quel momento riuscì a sgomitare
le
altre e andare sulla punta della lingua.
- Come diavolo ti sei conciata? Non sei mica Catw...-
- Anche tu?!? Ho detto che mi chiamo La Micia! Volete
chiamarmi col mio nome d'arte, una buona volta? -
Ci fu un piccolo momento di pausa, nella quale un paio di balle di
fieno passarono soffiate dal vento.
- "Nome d'arte"? - fu tutto quello che riuscì a domandare
Simple.
La Micia incrociò le braccia e distolse lo sguardo con aria
imbronciata.
- Certo, faccio la ladra, ora -
- Ladra, hai detto? -
- Certo! - continuò la donna con uno sguardo seccato. - E
non
sai quanto ho dovuto allenarmi! Il boss qui presente mi ha fatto
svolgere ogni genere di esercizi, uno più odioso dell'altro.
Soprattutto stare ferma a fare da palo sotto quel lurido
lampione! -
La sorpresa congelò per qualche momento il volto di Simple,
che ripensò immediatamente alla scena di qualche giorno
prima.
- Ah.... stavi facendo il
palo? -
- Sì, perché? - chiese La Micia con aria
genuinamente inconsapevole.
Un lieve rumore di grilli riecheggiò in lontananza.
Simple scosse la testa: ne aveva abbastanza di tutte queste stramberie.
La verità era una sola: Madama era davanti a lei, e questo gli
bastava. Oltre alla questione dell'equivoco chiarito, s'intende.
- Madama! - in uno slancio emotivo, Simple si lanciò a
braccia tese con l'intenzione di abbracciare la sua amata.
Abbracciò invece l'aria, mentre lo slancio gli fece perdere
l'equilibrio e sbattere con la faccia sul pavimento.
La Micia si era spostata qualche passo più in là.
- Non mi arresterai, sbirro!
-
- Come sarebbe a dire "sbirro"?
- fu la domanda incredula di Simple, di fronte alla nuova baggianata
della ragazza.
-Certo! Io ora sono una ladra. E tu sei insieme a un supereroe. Io sono
dalla parte del crimine e tu dalla legge. Destino crudele, ha deciso di
renderci nemici. - proclamò La Micia con una posa da pianto
greco.
Simple non riusciva a capire se fosse seria o semplicemente si fosse
lasciata trasportare dal ruolo.
La scenetta, nella quale Cattivik e Ratty erano completamente
assorbiti, diede l'occasione al muscoloso Cinzia di prendere alle
spalle il genio del male e immobilizzarlo.
- Aiut'! Un tranvione mi vuole violentar' - urlò Cattivik
mentre veniva sollevato e la pistola gli cadde a terra.
Ratman si avventò prontamente sulla pistola, la raccolse e
la puntò contro il criminale.
- Adesso i ruoli si sono
invertiti, lestofante! - fu il commento soddisfatto di Ratman -
Dall'altra parte, la scenetta tragica tra Simple e Madama era al
momento clou.
- La Micia...ehm, volevo dire, Madama, ti prego ripensaci! -
- E a che servirebbe? Ormai sono una criminale. Posso solo rubare. -
- Mi hai già rubato il cuore: non è abbastanza? -
La Micia arrossì di botto: di solito Simple non era mai
così audace, nelle vignette regolari. Quest'ultimo
continuò.
- Vuoi rubare, perché? Perché ti manca qualcosa?
Cosa vorresti? Oro, gioielli? Diamanti? -
L'espressione sognante di Madama di fronte alle cose appena elencate
convinse Simple dell'urgenza di venire al punto.
- Ma tu sai che c'é qualcosa di molto più
prezioso, vero?
Qualcosa che non ha prezzo, che vale più di qualsiasi
ricchezza
potresti mai rubare a qualsiasi banca. Tu sai di cosa parlo, vero? -
La Micia non disse nulla, ma doveva aver ben compreso, dal momento che
si era messa le mani sul viso, mentre le guance avvampavano.
Gli occhi di Cattivik si tramutarono in segni del Dollaro, mentre una
grande espressione di avidità si fece strada nel suo volto.
"Qualcosa
di molto più prezios' di qualsiasi ricchezz'? Come minim'
sarà una minier' di uranio!"
Cinzia non fece in tempo ad accorgersi che stava tenendo una
calzamaglia vuota: Cattivik si era già sfilato e stava
indossando un nuovo, identico completo.
- Fermo! - gridò Ratman puntando la pistola verso il
lestofante.
- Fossi matt'! A proposit', non vi ho parlato dei miei amic' - rispose
Cattivik mentre con un agile salto afferrò La Micia e,
caricatasela a spalla, fuggì fuori dalla villa, lasciando
Simple
con un palmo di naso.
Ratman e Cinzia non poterono fare nulla: erano alle prese con gli
"amici" di Cattivik: uno sciame di parassiti, insetti e bacarozzi che
infestavano l'uniforme e la pistola del lercio Genio Criminale del
Putridume.
Simple corse alla finestra in tempo per vedere il ladro allontanarsi
con Madama nel buio della notte.
Sul davanzale, Simple raccolse un foglio, dove lesse ad alta voce il
contenuto.
Alla mezzanott' di domani, mi porterete al nascondigl' questa cos'
più prezios'
dei patrimoni in banc', altriment' non rivedret'
più viva
la vostra sbarbin'!
Uaz! Uaz!
Il nero genio del mal'
Cattivik
-
Ma io mi riferivo all'amor..... - il povero Simple, con aria
sconsolata, non riuscì neppure a finire la frase.
- Ah, quello era Cattivik? - fu la domanda dell'arguto supereoe. Tutti,
persino gli insetti, si fermarono a guardare basiti il mascherato.
Arcibaldo, abituato da anni a questo tipo di uscite,
cominciò
con aria indifferente a spruzzare, tramite un flit, l'insetticida per
la stanza.
Porca miseria, anche questa volta il lieto fine ha dato buca.
Pazienza, la conclusione
nella terza e ultima parte. Alla prossima volta!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Simple & Madama Forever ***
Rataman vs Simple Madama 3
- Qui è Clara Clain della CSN che vi parla, in diretta dal nascondiglio del famigerato criminale Cattivik.
La polizia è riuscita a trovare l'ubicazione del rifugio grazie
a un accurato lavoro di indagini e ricerche a tappeto. Senza contare la
presenza di indicazioni luminose con la scritta "Per il
rifugio di Cattivik, da questa parte".
Questo lascerebbe presupporre che il noto malvivente avesse la precisa
intenzione di lasciarsi trovare: se la cosa fosse vera, si tratterebbe
indubbiamente della più audace sfida lanciata da un criminale
alla Città Senza Nome.
Proprio in questo momento mi giunge notizia che una squadra speciale
della polizia è riuscita a penetrare nel nascondiglio. -
L'ispettore Brakko diede un ultimo guardo alla figura della sua dolce
metà giornalista prima che questa svanisse dallo schermo.
Spense il
televisore portatile.
Mise una mano nella tasca interna della giacca, tirò fuori la
pistola e tolse la sicura. Erano appena entrati e stavano tenendo sotto
osservazione l'ambiente chiuso che fungeva da appartamento per il
ricercato.
Alzando un pugno al cielo attirò l'attenzione del resto della squadra.
- Ok, adesso tocca noi! -
Gli agenti scelti prepararono a loro volta i fucili mitragliatori e si tennero in posizione d'attesa.
Taddeus impugnò il megafono e cominciò la trattativa.
- Ok, Cattivik: arrenditi, non hai scampo. Esci fuori con le braccia alzate, bene in vista, e non ti sarà fatto nulla. -
Per tutta risposta, la familiare risata del genio del male a base di "Uaz" e "Yuk" riecheggiò con gran brivido, terrore, e raccapriccio da parte degli agenti.
Il malvagio uscì fuori dal cantuccio nel quale si era nascosto,
a braccia alzate, con un sorriso sinistro che rendeva sospetta la sua
pacifica disponibilità alla resa.
- Fermo così! -
L'ispettore Brakko avanzò con un paio di manette e le sistemò ai polsi di Cattivik.
- È fatta! Abbiamo catturato il pericoloso criminale! -
annunciò l'ispettore, tra le grida esultanti del resto
della squadra.
- Mi devo arrender' all'intelligenz' superior' di voialtr' sbirr'! -
proclamò con aria serafica il lestofante, il cui ghigno mostrato
lasciava trasparire un sarcasmo ben più che esplicito.
Ma, ehy, stiamo parlando della polizia della Città Senza Nome.
Infatti né l'ispettore, né gli altri elementi sospettarono nulla, mentre Cattivik continuava.
- Agent', ormai son' condannat'. Mi aspetta l'ergastol' o anche la sedia elettric' ! -
- Oh, non sia così pessimista, signor criminale! -
sdrammatizzò euforico Brakko. - Il peggio che le possa capitare
è la ghigliottina! - chiedendosi subito dopo - o forse l'avevano
abolita il secolo scorso? -
Con aria supplichevole, Cattivik implorò. - Ispettor', vorrei soddisfar' almeno un ultimo desiderio. -
- Ma certo, buon uomo! Mi dica! - concesse magnanimamente Brakko.
- Dicon' tutti sempre' cose cattiv' su voi poliziott'! Che siete solo un branco di imbecill' senza cervell'! -
- Ah! Malelingue! - rispose indignato l'ispettore. - Tutte calunnie! -
Il ladro in manette accentuò il sorriso.
- Allora sapret' sicurament' come svitare una lampadin' - indicando una
vecchia lampadina guasta fissata a un lampadario, a centro stanza.
- Ehy, chi vorresti prendere in giro? - tuonò l'ispettore. - È un gioco da ragazzi! -
Il poliziotto si girò e richiamò i suoi colleghi.
- Ehy, ragazzi! Facciamo vedere di cosa siamo capaci. -
Tutti annuirono.
La squadra si sistemò, ognuno in una posizione specifica.
- Bene, pronti? - domandò l'Ispettore.
Tutti quanti annuirono.
- Bene, mentre io tengo fermo, spingete! -
A gruppi di due e tre persone, tutti i membri appoggiarono le mani
sulle pareti e gli angoli, e cominciarono a spingere in senso orario.
Brakko intanto teneva la lampadina più fermamente che poté.
Grandi gemiti di sforzo si levarono dai poliziotti impegnati in una
immane quanto insensata fatica muscolare, mentre l'ispettore incitava:
- Forza! Non mollate! Ce la possiamo fare! -
E tutti continuavano a spingere, cercando di.... ruotare la stanza. Come nelle barzellette dei carabinieri, già.
Cattivik, dopo essersi liberato facilmente dalle manette, varcò
la soglia del nascondiglio, mentre, lanciando un'ultima occhiata alla
patetica scena, si chiese quanto tempo ci avrebbero impiegato prima di
mangiare la foglia: almeno un'ora, conoscendoli.
L'intera scena non era passata inosservata alla TV, con un'imbarazzata
Clara Claine che faceva finta di non conoscere quella cima abissale di
suo marito Taddeus.
- Ormai solo il supereroe che conosciamo bene tutti può salvare
la situazione. Qui è Clara Claine della CSN, in attesa di
aggiornamenti ripasso la linea allo studio. -
- Accidenti a quel Cattivik, ha fatto fessa anche la polizia! Non
rimane che sperare nell'intervento di quell'eroe di cui parlava la
giornalista -
- Sir, credo che si riferisse a lei -
Ratman sorrise imbarazzato alla pungente precisazione di
Arcibaldo: forse era venuto il momento di spegnere la TV e passare
finalmente all'azione.
Il racconto ormai è arrivato
nel clou. Ho rinunciato a qualsiasi tipo di musica di sottofondo, non mi interessa
neppure più. La mia concentrazione adesso è tutta nella storia. Adesso voglio solo scrivere, scrivere, scrivere.
Debbo portare a termine questo lavoro!
Le forze dell'ordine erano impegnate ancora al nascondiglio di
Cattivik, ma nessuno avrebbe pensato che quello fosse solo un depistaggio
per coprire la vera ubicazione dell'ostaggio.
L'astuto criminale ridacchiò, al paradosso di trovarsi proprio sopra il tetto della Centrale di Polizia.
A guardarlo con occhi carichi di rimprovero, vi era Madama, legata come
un salame, in cima all'asta solitamente adibita per la bandiera
nazionale.
Guardò la feccia nera dall'alto in basso (d'altronde non poteva
fare
altrimenti), e scosse la testa, maledicendo la propria
ingenuità, gli errori commessi, ma sopratutto il fatto di come
fosse stata raggirata.
- Mi hai presa in giro! Ti sei servita di me per i tuoi loschi scopi -
- Ma è il mio lavor', ma chère! Sono il nero Genio del Mal', non dimenticarl'! -
- Io, io ero La Micia, io mi fidavo di te! -
Cattivik rise di gusto, questa perla di innocenza le superava tutte.
- Oh, andiam'! Pensavi sul serio di far' carrier? Lasciatelo dir': non ci sei proprio tagliat' per fare la ladr'! -
Il ladro strofinò gli occhi con un dito per asciugarsi le lacrime di ilarità.
- E poi mi cadi proprio sulla regola numer' uno di un ladr': non
fidarsi mai di nessun'. - aggiunse il
furfante con un sorriso di scherno.
Madama sbuffò e borbottò.
- E io che mi crogiolavo nel mio nuovo ruolo: "La Micia". Puah. Bello
schifo di carriera. Un colpo e sono già diventata la classica Damigella In Difficoltà (D.I.D.), come nelle più classiche fiction maschiliste. -
Lamentela che divertì ulteriormente Cattivik.
- Ma che ti credev', onestamente?...
Ops, scusa la parolacc'! - si corresse da bravo criminale. - Le
donnett' come te dovrebbero starsene solo in cucin'! -
Quelle parole, dette poi da un essere così infido, suonavano, per le orecchie di Madama, come un vero affronto.
La frustrazione provata fu tale che iniziò a dimenarsi, nel
tentativo di allentare le corde, col solo risultato di dover rinunciare
dopo appena una manciata di secondi, per due motivi: prima di tutto si
era accorta
di trovarsi pur sempre a cinque metri d'altezza, con le corde come
unico fissaggio, e poi i
ripetuti scossoni avevano cominciato a fare oscillare l'asta come un
metronomo,
provocandole un attacco di nausea e vertigini.
Mentre soffriva, con la testa che le girava e gli occhi ridotti a delle
spirali, come quelle visibili dei cartoni animati, la poverina si
chiese per quale stupido motivo fosse finita in quell'assurda
situazione.
Era davvero nato tutto da una sciocchezza, in fondo. Poi era
subentrata quell'insensata voglia di.... non lo sapeva neanche lei, a
rifletterci. Forse era stata la voglia di scappare da qualcosa,
scappare... come una ladra! Era stata sedotta dall'eccitante vita che
si era sempre immaginata nei romanzi d'avventura. Adesso, alla
realtà svelata dei fatti, si sentiva solamente una sciocca, una
di quelle giovincelle che scappano di casa al pensiero di una vita spericolata. No,
non era la vita che faceva per lei. Tutto ciò che cercava in
fondo lo aveva già trovato: in Simple. E lei come una sciocca
a mollare tutto. Si maledisse ancora una volta. Chissà dov'era
Simple,
in quel momento.
I suoi pensieri vennero dissipati quando vide Cattivik mettersi sul chi va là.
- Pork' Palett', mi han già trovat' -
Il timore del ladro trovò conferma alla vista di qualcuno che aveva fatto capolino sul cornicione del palazzo adiacente.
Un uomo con gli occhiali scuri, che stava agitando un bastone sondando
l'ambiente circostante: si capiva chiaramente che la persona in
questione era cieca.
Constatazione che gettò nel panico il lestofante.
- Oddio! - esclamò il ladro, - È venuto nientemen' che Daredevil, il supereroe non vedente! Per me è la fin'! -
Fine che stava per arrivare quando l'uomo in questione mosse un passo in avanti, pronto a balzare.
In realtà non balzò affatto.
Una coppia di infermieri fece capolino dal punto dove un momento
prima vi era il cieco, e constatando con orrore il corpo spiaccicato
sul marciapiede, capirono di essere arrivati troppo tardi.
- Era sotto la tua custodia! -
- No, è colpa tua! -
Iniziarono un tafferuglio che li vide uscire di scena, di fronte allo
sguardo basito di Madama, mentre Cattivik tirò un sospirò
di sollievo e asciugò il sudore della fronte con un
fazzoletto brulicante di bacarozzi e millepiedi, quando un secondo
rumore scosse di nuovo i suoi nervi.
- Chi c'é adess'? -
Stavolta non era un falso allarme: una figura completamente avvolta in
un mantello fece capolino, sempre dallo stesso cornicione.
- Chi sei? Superman? Batman? Superpipp'? Paperinik? Chi è il nome dell'eroe temerar' venuto ad affrontarmi? -
La misteriosa figura sollevò il mantello, inarcò la schiena, si piegò in avanti e...
- eeeEETCIÙ! -
..... soffiandosi successivamente il naso nel mantello.
- Ci sono troppi spifferi quassù... - disse la figura, tirando su con il naso.
Madama riconobbe la voce, ma si rifiutò di credere alle sue orecchie.
- Simple, non puoi essere tu! -
Un'occhiata di conferma spazzò via tutti i dubbi: era proprio il suo partner di una vita di striscie.
Avvolto in un mantello, come un vero supereroe. Era venuto per lei.
Come un Batman venuto per Catwoman, miao!
Se lei era la ladra, lui era diventato il vigilante che si sarebbe
dedicato alla sua cattura. In particolare, l'espressione risoluta che
poteva leggere nei suoi occhi, gli conferiva in quel momento un'aria
particolarmente.... figa.
Madama scosse la testa: stava cominciando a ragionare come una D.I.D.!
Cattivik si abbandonò a un'altra grassa risata, nel constatare la verità.
- E così quel
sempliciott' del tuo moros' ha decis' di travestirs' da supereroe.
Ridicol'! E quale sarebbe il tuo nom'? -
- Grazie per la coperta, ora sto bene - disse Simple, incurante di tutto, consegnando il "mantello" a qualcuno acquattato vicino a lui.
Madama, delusa in seguito l'equivoco, balbettò qualche protesta, mentre nella sua fantasia si frantumavano le varie idealizzazioni finora immaginate di vari SuperSimple, Il Simple Mascherato e Simpleman.
- Ma come? Niente "supereroe"? -
Simple volse il suo sguardo verso Madama, con tanti punti interrogativi che gli punzecchiavano la testa.
Cattivik, con l'ilarità alle stelle, rinnovò la sua risata.
- Pure in veste di uom' normale! Hai fegato amic', lo riconosco, ma oltre quell', sei solo un insignificant' microb' -
A Simple si accese una lampadina in testa.
- Vuoi dire che ti aspettavi un supereroe mascherato? Spiacente, non fa per me. -
Cattivik lo guardò sospettoso: era davvero lo stesso Simple che aveva alzato le mani senza fiatare durante la rapina?
- Sono conscio dei miei limiti di
uomo normale, - continuò il temerario Simple - eppure oggi sono lo stesso qui perché mi è
stato sottratto qualcuno a me caro. -
Indirizzò uno sguardo verso Madama, ricambiato. Quindi continuò.
- Non sono un supereroe, non dispongo
di alcun tipo di potere. Eppure sono lo stesso qui. Mi è stato
sottratto qualcuno a me caro. L'ho già detto? È
perché me lo sto ripetendo in continuazione. Forse perché
sto morendo di paura. Forse perché le ginocchia mi stanno
tremando, qua, sulla punta di questo cornicione. Mi è stato
sottratto qualcuno a me caro, e non è mia intenzione perderla.
Anche se sono solo un uomo normale -
Madama osservò stupita e meravigliata l'inaspettato discorso di Simple.
Si udirono alcuni singhiozzi sommessi. Madama si stupì: si era
così commossa da aver iniziato a piangere? Ci pensò su, e
trovo un incogruenza: non sentiva alcuna lacrima scorrere sulle sue
guance. E non stava neppure singhiozzando.
- Ehy, non sono io a piangere! -
I singhiozzi in effetti provenivano da qualcuno di fianco a Simple: era
Cinzia Otherside, appostata per tutto il tempo, che si stava asciugando
le lacrime con il "mantello" datole poco prima dall'uomo.
- Scusate, - si giustificò il transessuale. - Ma erano parole così... così.... -
- Che ci fa lei qui e soprattutto vicino a te? -
Gli occhi di Madama erano diventati rossi come quelli di un Terminator.
Laggiù insieme a Simple c'era la causa di tutto: il male, la
donnaccia che Simple stava abbracciando nel primo capitolo!
- Non ricominciare a fraintendere! - intervenne Simple, indesideroso di
un'altra scenata. - Senza il suo aiuto non sarei neppure riuscito a
venire fin quassù. -
Madama si sentiva confusa. - Sì, ma lei... lei.... -
- Ah no, cara, eh? Chiariamoci subito! Il mio cuore appartiene a Ratty!
- ancora una volta dovette spiegare tutto la povero Cinzia.
- Il supereroe mascherato, capito? - specificò tempestivamente Simple. - Sei convinta, ora? -
- Io... io... - continuava Madama confusa. Forse erano i sentimenti
confusi, forse era il mal d'aria che la stava assalendo all'improvviso.
Simple non ne poté più e maturò una decisione allo stesso tempo drastica e folle.
- E va bene! - tagliò corto - se hai bisogno di una prova,
agirò come un vero supereroe.... - si allontanò dalla
sporgenza di una decina di metri. Poi urlò.
-... Il tuo supereroe. Preparati, Madama!- Cominciò la rincorsa.
-Sto per raggiungerti con un balzo, da vero eroe! -
Se vi starete chiedendo se a Simple desse dato di volta il cervello,
non potrei che darvi ragione, anche Madama lo guardò,
sospirando, sul motivo per cui ogni uomo prima o poi debba commettere
una pazzia solo per "dimostrare il suo amore". Cliché del
cavolo, se me la passate.
- Fletto i muscoli e sono nel vuoto. -
Perfetto, pensò Simple, mentre poggiava l'ultimo piede prima di
lanciarsi nel balzo verso l'ignoto. Aveva utilizzato persino la frase
ad effetto dello stesso vigilante della Città Senza Nome. Chiese
silenziosamente scusa a Ratman, mentre il suo corpo fluttuava al
rallentatore nell'aria. Guardò indietro la sua vita: non era mai
stato un eroe con qualche potere speciale, non aveva mai fatto grandi
imprese, corso grossi pericoli, era solamente un personaggio banale di
una striscia romantico-umoristica, il massimo che sapeva fare era
strappare qualche sorriso. Però si era sempre sentito felice, se
quel sorriso riusciva a strapparlo proprio alla sua Madama.
Perché allora quella pazzia improvvisa? Forse voleva solo
dimostrare a lei, ma soprattutto a sé stesso, che in caso di
pericolo lui non si sarebbe mai tirato indietro, di fronte a nulla,
anche se non era un supereroe, anche se non era un personaggio
d'azione. Era in gioco la vita di Madama, in fondo, cos'era un balzo a
confronto? Ce l'avrebbe sicuramente fatta....
Madama, Cattivik e Cinzia guardarono con occhi sbarrati Simple sparire dalla scena nella sua discesa verso il marciapiede.
Cattivik scosse la testa e fece spallucce: - Stupid' era, da stupid' è morto. -
Cinzia rimase ammutolito, e un momento dopo affogò il suo viso nel drappo che teneva per le mani.
Madama non fu in grado di dire nulla, non riusciva a capacitarsi dei
fatti, ma poté vedere distintamente grosse lacrime cadere dai suoi occhi, come perle verso l'abisso, lo stesso
che aveva appena inghiottito Simple.
Ma una voce irruppe sulla scena, attirando l'attenzione di tutti i presenti.
- Dovreste saperlo che gli stupidi non muoiono mai!... -
Nessuno dei presenti credeva a ciò che vedeva.
Simple, sano e salvo, stava salendo lentamente, immobile, come se
stesse fluttuando nell'aria. Un lieve rumore in sottofondo tradì
l'illusione.
Simple era atterrato in piedi sul telaio del Ratwing, il
sofisticatissimo aereo VTOL di Ratman, che adesso stava ascendendo con
il passeggero improvvisato verso il tetto con Cattivik e l'ostaggio.
Ratman, alla guida del veicolo, sorrise per il suo prodigioso
intervento da vero eroe, e volle terminare la sua frase ad effetto.
- .... E non c'é nessuno più stupido di .....Ratman! -
Pentendosi subito dopo per l'infelice affermazione, naturalmente.
- Oh, beh - intervenne Simple strizzando l'occhio in segno di
complicità - anche io in questo momento non mi sento da meno. -
- Ma, lo devo riconoscere anche io, ti sei comportato con vero
coraggio! Ed è quello che fa, di un uomo, un supereroe! - rispose
con un occhiolino di risposta il vigilante mascherato.
Madama sentiva ancora i goccioloni scendere, ma perlomeno la bocca si era spalancata in un gioioso sorriso.
- Arrenditi! Bandito! - riprese Ratman, - Hai ormai esaurito le tue risorse! -
Il ronzio familiare del Ratwing cessò improvvisamente.
Ratman aggiunse, cambiando immediatamente espressione dopo un'occhiata al cruscotto.
- E io ho esaurito il carburante. -
Il Ratwing precipitò trascinando i terrorizzati Simple e Ratman insieme alle loro grida di disperazione.
Un rumore e una fiammata confermarono la fine del Ratwing.
- E questa è la fine per i due idiot' - commentò ironico Cattivik, sotto gli occhi attoniti di Cinzia e Madama.
Il ladro, con gli avversari ormai liquidati, fece per andarsene, quando
qualcosa lo trattenne. Sentì qualcosa tirare alla gamba.
Alzò il piede e vide la caviglia avvolta da una fune,
fissata a un piccolo arpione.
All'altro capo della corda, penzolante, vi era Ratman, che aveva
avvedutamente tirato fuori la sua pistola-spara-rampino. Aggrappato
strettamente a lui vi era Simple, sano e salvo. Lentamente, il
supereroe, deciso a non mollare (in tutti i sensi) stava risalendo
verso la cima.
Intanto un ulteriore strattone del cavo fece perdere l'equilibrio
a Cattivik e lo trascinò lentamente verso il bordo del
cornicione. Il criminale con la forza della disperazione tirò
fuori il coltello e cercò di piantarlo ripetutamente sul
pavimento in cerca di qualcosa con cui puntellarlo.
Fortunatamente trovò il punto adatto in un piccolo spazio
verde adibito alla coltivazione di una pianticella ornamentale.
Piantò nel terreno soffice la lama ormai rovinata dai
precedenti tentativi fatti sul cemento, piegando le braccia tirò
il suo corpo verso il fusto e si aggrappò ad esso un attimo
prima che la lama si spezzasse definitivamente.
Quella strana situazione si protrasse per alcuni minuti, fino a che la
tensione della corda non si allentò, segno che il buffone
mascherato e l'altro inutile omuncolo avevano concluso l'arrampicata.
- Molto bene, Cattivik! - disse Ratman avvicinandosi, mentre il criminale
si era alzato e si stava pulendo la calzamaglia. - Arrenditi. -
- Dici a me, tapp'? Se mi vuoi, mi devi batter'! - mettendosi in posizione di guardia come un pugile sul ring.
- E va bene! - rispose Ratman assumendo la stessa posizione. - Vediamo come te la cavi! -
- Sei forte nella lotta? - chiese il ladro.
- No, ma ho visto tutta la filmografia di Rocky - rispose il topo mascherato.
- Vieni avant' se hai coraggio! - provocò Cattivik.
- Sono pronto! Che suoni il gong! - annunciò Ratman.
Il gong suonò davvero. Sulla testa di Ratman. Il genio del male non aveva ceduto alla tentazione di uno scontro leale ("Non sono mica un pervertit'!" era
la sua giustificazione) e aveva tirato fuori il fido martellone da
rapina e lo aveva usato per "massaggiare delicatamente" la capoccia incappucciata.
Particolare curioso, durante la martellata, al ladro parve, dal cranio del vigilante mascherato, di udire un sordo eco.
Cinzia alla vista di Ratty svenuto ebbe un attacco d'ira. Tutti per un
momento lo guardarono basiti mentre tirava fuori il suo lato selvaggio
e mascolino, in una grottesca versione dell'incredibile Hulk con la
parrucca e il rossetto. Essendo comunque sul tetto dell'altro
palazzo, non costituiva una reale minaccia, per cui Cattivik si diresse
verso Simple per passare finalmente alle questioni serie.
- E adesso a noi, giovanott' -
L'ombra minacciosa del sorridente genio del male si era estesa
sulla povera figura di Simple, che nel frattempo aveva
ripreso la sua consapevolezza di fallace uomo comune e si era fatta
piccola piccola.
- Avrai ormai capit' che vali come uno scarafagg' e non puoi fare proprio null' -
Simple si limitò ad annuire.
- Non dare retta a quel babbeo! Sei stato un figo finora! -
Madama non era d'accordo sullo starsene in disparte e aveva voluto intervenire urlando la sua opinione.
Cattivik non le degnò più di un'occhiata distratta, mentre Simple
le sorrise, ringraziandola silenziosamente per il suo incoraggiamento.
Sentì che poteva farcela. Era sopravvissuto a un salto nel vuoto
per lei, era già tanto, inoltre Madama stava facendo il tifo per
lui. Si sentì galvanizzato: in quel momento niente gli sembrava davvero impossibile. Se avesse potuto prendere di
sorpresa Cattivik.... il rischio valeva la candela! Si preparò,
contò fino a tre, alzò le mani e.... le tenne bene in
vista, alla luce della canna della semiautomatica che il ladro
aveva nel frattempo estratto e puntato in mezzo agli occhi.
- Adesso basta scherzar'! - tuonò Cattivik, l'espressione
incupita faceva capire che aveva ormai esaurito la pazienza.
Alzò per un attimo la pistola e, tenendo gli occhi fissi su
Simple, puntò l'arma in direzione di Madama.
Davanti agli occhi atterriti di Madama e di Simple, prima che questi
potesse far qualcosa, Cattivik detonò il colpo. Lo sparo
riecheggiò nell'aria, freddando il tutto in un interminabile attimo.
Simple vide
il corpo di Madama cadere dall'asta.
Lunghi e drammatici istanti si consumarono mentre gli occhi febbrili di Simple cercavano freneticamente informazioni.
Rilassando il suo corpo in un lungo respiro di sollievo,
l'uomo realizzò che Madama non solo era ancora viva, mentre
si muoveva stordita per la caduta, ma non riportava apparentemente
ferite di alcun genere, se escludiamo le contusioni per l'atterraggio.
Era invece più preoccupante, cosa che fece venire a Simple un
brivido lungo la schiena, la constatazione che il proiettile si fosse
limitato a tranciare le corde che la tenevano legata: la cosa era
troppo precisa per essere un caso - era chiaro che quello fosse
un avvertimento lampante sul fatto che il genio del male faceva maledettamente sul serio.
Vedendo che Simple aveva capito, Cattivik mostrò un sorriso di soddisfazione.
- Ora che hai capito che non scherz' - disse il ladro tornando
a puntare la pistola verso l'uomo, - Dimmi subito di questo fantomatic'
tesoro più prezioso di qualsiasi ricchezz' al mondo! -
Simple davanti a quella richiesta capì di trovarsi in guai grossi e cominciò a sudare freddo.
- Quello? - rispose, ridacchiando nervosamente, - ma quello di cui parlavo quella volta era.... -
- Cos'era?! Una miniera di uranio? Una città completamente fatta
d'or? Un continent perdut' fatto di diamanti e lapislazzul'? -
incalzò il ladro.
- Ma no, - balbettava Simple, sempre più innervosito - io mi riferivo al... al... -
- A cos'? Parla! - intimò Cattivik con il dito sul grilletto. -
- Io mi riferivo all'amore! - disse d'un fiato Simple.
Era fatta. Presto si sarebbe trovato un buco in fronte, pensò la povera vittima.
E infatti la tempesta era prossima a venire, insieme alla furia di Cattivik.
- Amor'? AMOR? AMOR'???? -
Il genio del male stava esplodendo in una crisi isterica.
- Non me me ne faccio un fottut' (censura) dell'amor'! Quello schifos', disgustos', (censura) sentiment' di (censura)! Io voglio sold', gioiell', diamant'! Ficcatevel' in (censura) quel (censura) di (censura) (censura) (censura) (censura) (censura)(censura)! -
Ormai perso nei suoi sproloqui, Cattivik cominciò a battere i
piedi per terra e agitare pericolosamente il suo ferro. Un lampo di
consapevolezza illuminò improvvisamente gli occhi del ladro,
cercando la valvola di sfogo di quella frustrazione direttamente nella
vendetta. Puntò la pistola su Madama e premette il grilletto.
BLAM!
Simple chiuse
istintivamente gli occhi, e li tenne serrati per qualche secondo: aveva
paura di riaprirli sulla verità che temeva. Temeva la
visione del corpo senza vita di Madama. Temeva
il fatto che non avrebbe più potuto passare momenti felici con lei.
Temeva il pensiero di averla persa per sempre. Ma non poteva continuare
a rimandare l'inevitabile. Si fece coraggio e li riaprì.
Vide in direzione di Madama.
Stava sognando? Madama era ancora lì, mentre si passava ancora
una mano sul fondoschiena dolorante. Si stropicciò gli occhi,
per assicurarsi che non fosse un sogno.
La visione era reale. Cos'era successo, quindi? Si voltò
verso Cattivik. Qualcosa non aveva funzionato. Il ladro era ancora in
posizione, ed era annerito e fumante, come se fosse stato coinvolto
direttamente in una piccola esplosione. Il braccio ancora teso a tenere in mano
una pistola con la canna e il tamburo ridotti a brandelli.
L'estremità della canna presentava qualcosa che era stato
infilato dentro, la cui ostruzione probabilmente era stata la causa
dello scoppio.
- Hai visto, furfante? - Era la voce di Ratman.
Simple si girò verso Ratman, che aveva il braccio ancora in posizione.
- .... Questa volta non mi sono dimenticato il Ratarang nell'altro mantello. -
Simple corse verso Madama. Indugiarono un pò, prima di
incrociare gli sguardi. Erano accadute tante peripezie, adesso era
venuto il momento di tornare definitivamente a casa. Appena gli occhi
di lui si incontrarono in quelli di lei, ci fu uno scatto simultaneo,
quando, senza proferir parola, entrambi si abbracciarono. Finalmente
erano finite le incomprensioni, gli equivoci. Era tutto finito.
- Ehy, banda di scimunit'! -
Beh, forse non tutto.
Cattivik, abituato a tutte le cose che gli accadevano nelle sue
abituali striscie, non aveva avuto particolari problemi a riprendersi
dall'esplosione. La cosa curiosa è che non sembrasse
intenzionato a riprendere la lotta. Anzi. Sfoggiava un sorriso
schernitore, agitando la mano in un saluto.
- Avevo preparat' una bomb' per ogni evenienz'. Tra pochi second' salterete tutti in aria! Addio, ci vedrem' in un'altra vit'! -
Ratman frugò nella sua calzamaglia e tirò fuori la
pistola lancia rampini, per scoprire con orrore che la suddetta mancava.
Infatti era in mano a Cattivik, che manifestando il suo trionfo con
una pernacchia, sparò il rampino sul tetto dell'edificio
adiacente, saltando prima che il supereroe potesse raggiungerlo.
Mentre Ratman correva avanti e indietro in preda al panico, Simple e Madama contemplarono l'imminenza della loro fine.
- Se posso morire con te, allora non ho paura di morire - riuscì
a dire coraggiosamente Simple, anche se si vedeva benissimo che stava
piangendo dal terrore.
Madama lo guardò con infinita tenerezza, non era male in fondo
morire insieme al proprio uomo: il sogno segreto di ogni donna, se escludete quello di poter mangiare a piacimento senza
ingrassare.
Ogni donna...
Madama ci pensò un attimo su, e schioccò le dita.
Qualche istante dopo, una enorme esplosione consumò il tetto della Centrale di Polizia.
Un curioso oggetto triangolare si allontanò in volo, appena in tempo.
Sotto l'oggetto vi era una sbarra a cui si trovava aggrappata Madama
insieme a Simple, mentre a una gamba di quest'ultimo era avvinghiato
Ratman.
Simple, con espressione stupita, non poté fare a meno di fare una domanda a Madama.
- Come sarebbe a dire che porti sempre un deltaplano in borsetta per ogni evenienza? -
Cattivik, messosi in salvo, guardò indietro le rovine del tetto
distrutto dall'esplosione, e si abbandonò a una risata.
- Tre imbecill' in meno -
Risata che si ingoio mentre vedeva in lontananza il deltaplano col trio di eroi allontarsi dalla scena.
Vomitò la solita sequela di imprecazioni, e si fermò a pensare sul motivo per cui la fortuna, che da quando era venuto alla Città senza Nome
aveva finalmente deciso di sorridergli , improvvisamente fosse tornata
a scambiare il suo ruolo con la leggendaria sfiga di sempre.
- A ben pensarci, tutta la mia fortuna è cominciat' da quando quei due babbei innamorat' si erano separati. -
- Finalmente ci sei arrivato. -
La voce inquietante che Cattivik udì alle sue spalle lo fece
trasalire. Si voltò e scattò indietro con le spalle al
muro.
Cinzia Otherside, il transessuale, si stava scrocchiando le dita con gli occhi iniettati di sangue.
- Quando Simple e Madama si sono separati si è sconvolto
l'ordine naturale dei fumetti. E anche la solita sfortuna che ti fa
finire a pezzi alla fine di ogni tuo episodio si è mutata in
fortuna -
- Davver'? Eppure mi sembr' che alla fin' è finita come al solit'. Ho pers' non è ver'? -
- Non completamente - continuò Cinzia - deve ancora accadere la
parte per cui ti punisco per aver osato colpire il mio Ratty -
"Osceni rumori
di pestaggio e percosse si consumano sul terrazzo, in mezzo alle
imprecazioni e le grida di dolore del povero Cattivik.
Ma al calar delle tenebre, il nero genio del male tornerà a colpire.
CATTIVIK NON PERDONA!
Sistemato il lestofante, il resto è storia. Vennero
recuperate tutte le refurtive, Ratman venne acclamato ancora una volta
(im)meritatamente come eroe della città, e i personaggi
tornarono nelle rispettive striscie.
- Se avrete bisogno di un supereroe, potrete sempre contare su... Ratman! - proclamò
come congedo il Supereroe, avvicinandosi poi con una gomitata
d'intesa a Simple. - E, detto tra maschi, se io avessi bisogno di farmi
presentare qualche donna, potrò contare su di te, vero? -
Simple non disse nulla, ma rispose con un occhiolino e un complice pollice alzato.
Non posso credere di avere finito
questa storia, finalmente. Se penso a tutto le ore che ho ci ho speso
dietro. Non posso che ringraziare i rispettivi autori delle striscie, e
ringrazierò soprattuto me per aver stilato questa storia,
che conto di continuare per altri quattro o cinque capitoli, il tutto non appena avrò........
AAAAAAAAAAHH!!
È andata via la luce prima che potessi salvare! HO PERSO TUTTO QUANTO!
- Non sarà stato un pò eccessivo? - chiese Simple,
mentre Cattivik si allontanava tenendo in mano il fusibile, osservato
da Ratman, Cinzia e Madama.
- Credim', è meglio così! Se no chissà quante altr' stupidaggin' avrebbe scritt' con noi dentr' -
Tutti annuirono all'unisono.
Ratman si avvolse nel mantello e cominciò a incamminarsi.
- Beh, io torno alla mia striscia, ciao a tutti! -
Cinzia lo seguì, con un cenno di saluto verso gli altri. -
Magari ci becchiamo ogni tanto per un crossover, che ne dite? - .
- Solament' se sarà una cosa ufficial' e potrem' guadagnarci un pò su - specificò Cattivik.
- Beh, l'idea non mi dispiace, soprattutto per i soldi. - concordò Madama.
- Beh allora saluti a tutti! - congedò Simple con un definitivo
cenno della mano, mentre i titoli di coda cominciavano a scorrere.
(non dimenticate le scenette durante la sigla!)
ENDING THEME
Whitesnake - Guilty of Love
I believe my love for you
Is a love that will last
forever
An' I'm here to testify
I'm a prisoner of your heart
Baby don't you believe
When I tell you I love you
That I really mean it,
Don't you walk away,
Don't you turn your back on me
I'm guilty of love,
It's a crime of passion
Guilty of love,
An' there's no doubt about it,
No doubt about it
I'm guilty of love,
I'm guilty of love,
I'm guilty,
In the first degree
Guilty of love,
I'm guilty of love,
I'm guilty,
In the first degree
Famogerrimo (non so se neppure esista come termine) ponte Milvio, quello noto per il lampione e i lucchetti.
Simple e Madama stavano passeggiando come sempre, gustando il canonico
gelato da pomeriggio estivo. Simple guardò ancora lo
spettacolo caratteristico del posto.
Era già successo in precedenza che l'uomo chiedesse a cosa
servissero tutti quei lucchetti attaccati a un lampione. Madama in
quell'occasione rimase basita, chiedendogli ripetutamente se vari
riferimenti ("Moccia", "3msc")
suonassero in lui una qualche campanella in testa. Davanti alle
risposte negative di Simple, Madama fu dapprima sconcertata,
poi meravigliata e infine estasiata alla rivelazione che il suo Simple
fosse completamente incontaminato anche solo dalla conoscenza
dell'orrido libro di Moccia.
Al ricordo della precedente esperienza, Madama abbozzò un
sorriso, e attese pazientemente che Simple ripetesse, dopo aver
guardato ancora una volta il palo, il significato dello stesso e dei
lucchetti.
Questa volta però la domanda non fu quella che si aspettava.
- Ehy, perché tutti i lucchetti sono aperti? E dov'é finito il lampione che c'era prima? -
A sentire quelle parole, Madama strabuzzò gli occhi, e osservò.
In effetti il palo della luce era completamente sparito.
- Ma chi diavolo può aver fatto una cosa del genere? - si chiese Madama pensierosa.
Poco lontano, trascinando il lampione in questione, vi era Cattivik
che, tra una bestemmia e l'altra, si stava chiedendo cosa potesse mai
avere di così prezioso un lampione.
Ma sicuramente il suo valore doveva essere inestimabile, si disse,
altrimenti quale pazzo si sarebbe dato pena di proteggerlo dai ladri
con quelle centinaia di lucchetti?
Traduzione.
Whitesnake - Colpevole d'amore
Io credo che il mio amore per te
Sia un amore che durerà per sempre
E sono qui per testimoniare
(che) Sono prigioniero del tuo cuore
Baby, non mi credi
quando dico di amarti?
Lo penso davvero
Non andartene,
Non voltarmi le spalle
Sono colpevole d'amore,
È un crimine di passione
Colpevole d'amore,
E non c'é dubbio a riguardo,
Nessun dubbio a riguardo
Sono colpevole d'amore,
Sono colpevole d'amore,
Sono colpevole,
Di primo grado
Colpevole d'amore,
Sono colpevole d'amore,
Son colpevole,
Di primo grado
- Ratman, ti piace il mio nuovo costume? - chiese entusiasta
Cinzia, mostrando indosso la vecchia calzamaglia di Madama usata per
impersonare La Micia, riadattata per l'occasione. - sarò La Nuova Micia -
Al
supereroe per poco non venne un colpo per lo shock.
L'evidente
differenza di taglia tra la minuta Madama e il colossale Cinzia faceva
somigliare la nuova uniforme a un grottesco bikini.
- In effetti il nome si intona - Commentò, osservando le orde di
topi che in quel momento stavano fuggendo terrorizzati dal
trans-abominio.
La Nuova Micia ammiccò con fare suadente: - Ho anche la coda, sai? La vuoi vedere? -
Non ottenne risposta: Ratman, quale topo che impersonava, si era unito nella fuga insieme agli altri ratti.
("Ratman" (r) Leo Ortolani -
"Simple&Madama"(r) Antonella di Sepio
"Cattivik" (r) Silver, Bonvi, autori vari)
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=1099720
|