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Salve a tutti gente! Questa è la mia prima ff su House
e quindi mi dovrete perdonare se avrò qualche difficoltà nel realizzarla!
Comunque,questi sono i primi due capitoli, Non sono un
granchè,ma mi serviranno come base per l’intera storia.
Non aggiungo altro,Buona lettura!^__^
Capitolo 1
Era ormai passata una settimana da quando House aveva subito
l’intervento per estrarre le pallottole dal suo corpo, ma ancora non aveva
ripreso i sensi.
Cameron era stata al suo fianco per tutto il tempo… voleva
esserci quando lui si fosse svegliato. Erano tutti nervosi al “Princeton
Plaisboro Teaching Hospital”… nessuno sapeva se la chetamina avrebbe fatto
effetto,tutti aspettavano lo svolgersi degli eventi….
20 Dicembre.h
17:00
Ufficio della
Cuddy
- Dr. Cuddy? – esclamò un uomo entrando nell’ufficio.
- Che succede Dr. Burny?- rispose la dottoressa mentre
continuava a rassettare le varie carte sparse per tutta la scrivania.
- Abbiamo un problema…-
-Di che si tratta?- Chiese alzando la testa per guardare
l’uomo.- House si è svegliato,per caso?-disse con tono ironico.
L’uomo sorrise e poggiò una cartella sul tavolo –No,questa
volta House non centra. Si tratta di un paziente...-
20
Dicembre.h 17:00
Reparto
di terapia intensiva
- Cameron…- Sussurrò Chase entrando nella stanza. – Novità
?-
Lei si voltò a guardare il proprio capo che riposava
tranquillamente nel letto e con uno sguardo un po giù rispose – No … niente di
nuovo.-
-Hm….. comunque in ambulatorio c’è un tuo paziente.-
-Ok, stò venendo…-
-…..-
-….-
- Non preoccuparti, si riprenderà..- Disse il giovane medico
per consolare l’amica.
- Già..- rispose lei, alzandosi e mettendosi il camice. –
Sarà meglio andare a lavoro.-
Cameron era andata via da 10 minuti ormai e nella stanza
regnava un forte silenzio…
House aprì gli occhi e si guardò attorno… non ricordava
granché di ciò che era successo ma dopo qualche istante gli venne in mente
tutto.
“Strano che non ci sia Cameron a piagnucolarmi” pensò
mettendosi a sedere.
Fissò la gamba… non gli faceva alcun male.
Si alzò in piedi e si diresse fuori dalla stanza…
20 Dicembre. h
17:25
Tetto del
Princeton
La giornata era finalmente giunta al termine…
Il cielo si era tinto di mille colori che sfumavano dal
rosso all’arancione,Quel tramonto era il più bello che la Cuddy avesse mai
visto…
“Mi sono sempre chiesta il perché House amasse venire qui la
sera….” Pensò sorridendo.
In effetti,House quando aveva qualche problema saliva sempre
sul tetto dell’ospedale per riflettere.
Quella quiete però non durò a lungo,infatti la Cuddy trasalì
nel sentire un rumore alla sua destra, si voltò e vide aprirsi la porta.
Impallidì quando vide chi l’aveva aperta.
-House!- Esclamò. –Ma... che diavolo ci fai tu qui!?-
-Dovrei chiedere la stessa cosa io e te!- Rispose lui
sgarbatamente appoggiandosi al muro per ammirare lo splendido tramonto.
La dottoressa non riusciva a credere ai suoi occhi. Stava
camminando! -House… ma… quando ti sei risvegliato?-
-E io che ne so!? A posto di affannarti tanto a mettere
televisori nelle camere, già che ci sei perché non metti anche degli orologi?
Sai… giusto per capire se è giorno o notte…-
La Cuddy fece un sorriso.- Vedo che la chetamina ha fatto
effetto...-
-Wow!... che perspicacia! Sai,dovresti fare il dottore…-
- … e noto anche che
l’idiozia è rimasta.-
House si voltò a guardarla con uno sguardo fintamente offeso.
–Ha!- disse facendo un sorriso.- Carina anche la tua.-
- Scusa,non sai quando muoia dalla voglia di scambiare
battutine con te ma non credi sarebbe meglio che tene torni a letto!?- Rispose
seria. – Insomma… hai subito un intervento e sei stato incosciente per una
settimana e ora tene vai liberamente a spasso per i tetti!?-
-Volevo prendere solo un po’ d’aria…- Rispose anch’egli
serio. –Fra un po’ scendo.-
E iniziò a osservare quel bellissimo tramonto che ormai
stava svanendo.
La Cuddy nel sentire quelle parole s’intenerì e si appoggiò
affianco a lui sul muro.
- D’accordo.- concluse iniziando a fissare anche lei il
cielo.
-Hei! Aspetta un momento… da quando tu vieni quassù?- Chiese
House voltandosi di scatto verso il proprio capo.
- Hem… io… cercavo un’infermiera.-
-He?!?-Esclamò
House sollevando il sopracciglio
destro.
-Non riuscivo a trovarla e credevo che fosse salita qua a
fumarsi una sigaretta. -Continuò lei.
-Balle!- Esclamò House.- Se qualcuno non si trova mandi
qualcun altro a cercarlo e poi... le infermiere non si volatilizzano. Quello posso
farlo solo io.-
-…….-
- No,Tu sei qui perché sei confusa.- Continuò voltandogli la
spalle e dirigendosi verso la porta.
- Già,chissà perché!- Esclamò la Cuddy.
House si fermò,si voltò e la fissò. - Ho! Sfacciata! –
- Idiota.-
- Bene,ora che siamo d’accordo entrambi ,ti saluto.-
Concluse chiudendosi la porta alle spalle.
La Cuddy sospirò. House aveva ragione… lui aveva sempre
ragione. Era l’unico che riusciva a capirla e questo la infastidiva
molto,odiava far trasparire le sue emozioni,specialmente davanti a lui.
Capitolo 2
21
Dicembre.h 8:15
PrincetonPlaisboro Teaching Hospital
-Hei Chase!- Esclamò Foreman.- Mi devi 20 dollari!-
-Va bene,va bene…-
-RAGAZZI!- Cameron sbucò da dietro l’angolo. –HOUSE è
SCOMPARSO!-
-Come!?!- Risposero in coro i 2 medici.
- non è più nel letto!-
-Ma.. è impossibile! Fino a ieri era lì.- Esordì Chase.
- Ma davvero!? Grazie! Mi hai illuminata!-
-Smettetela tutti e due! Dobbiamo trovarlo!-Li interruppe Foreman. –Sarà meglio cominciare
dall’ufficio.-
-Hei voi tre! Non vi pago per stare a confabulare nei
corridoi.- Disse la Cuddy Spuntando da dietro l’angolo assieme al Dr. Burny e
continuando a camminare.
-Cuddy!- Esclamò Cameron.- House è scomparso!-
La Cuddysi fermò e
si voltò. –Come “scomparso”!?-
-Non è più nel suo letto.- Intervenne Foreman.
-avete controllato in bagno?-
-Si- Rispose cameron.
I 3 medici la guardarono sorpresi. Non si aspettavano che lo
andasse a cercare anche li.
-Be… allora sarà in giro.- Concluse La Cuddy.
-In giro!?-Esclamò Chase.- Come fa uno che fino a ieri era
attaccato a delle flebo,ad andarsene in giro?!?-
-Come,non lo sapete? Ieri si è svegliato.-
I tre medici si guardarono sbigottiti.
-Magari è solo in ufficio.- Concluse la Cuddy andandosene.
21 Dicembre.h
8:20
Ufficio di
House
-bene… credo che così il quadro sia completo.- Disse house
tappando il pennarello e fissando la lavagna quasi interamente scritta.
-House!- Esclamò Foreman aprendo la porta con alle spalle
Cameron e Chase.
-Ben arrivati miei prodi! - Così dicendo House tirò al
neurologo una cartella che prese al volo.
- Che cos’è!?- Chiese Cameron.
- Tranquilla cel’ho anche per te!- Le rispose facendole
l’occhiolino e tirandogliene una pure a lei.
Così Cameron e Foreman iniziarono a scrutare le cartelle
mentre House aveva lanciato la terza a Chase che però non riuscì a prendere,nello
stesso istante la Cuddy entrò in ufficio e la cartella per poco non se la
beccava in faccia.
-Ops...- Esclamò il diagnosta.
-Da quando le cartelle volano!?- Chiese la Cuddy irritata.
- Dr. Chase! Era tuo il compito di fermare le cartelle
volanti!... mi dispiace,sei nella lista di cattivi…- Esordì House con una
faccia fintamente arrabbiata.- Meno male che sei un ottima atleta.- Concluse
riferendosi alla Cuddy.
Infastidito,Chase andò a sedersi.
Intanto Cuddy prese la cartella che ormai era a terra e
l’esaminò.
- Da quando ti occupi dei casi del Dr. Burny!?!-
-Quel caso non è più di Burny, mene occupo io.-
- Bene… ricominciamo... CHI DIAVOLO TI HA DATO IL PERMESSO
DI ANDARE A FICCARE IL NASO NEI MIEI ARCHIVI!?!- Urlò la Cuddy.
-Ma come… non abbiamo appena detto che è un caso di Burny?-
Chiese House fingendosi confuso. –Oppure… Burny è in difficoltà e ti ha
lasciato il caso e tu ...-
-Già! Esatto! Abbiamo seri problemi col paziente… c’è il
rischio che ci fa causa!- Lo interruppe lei.
-Ho, ma è proprio per questo che lo trovo interessante!-
La Cuddy non rispose ma guardandola si capiva chiaramente
che avrebbe avuto una gran voglia d’impiccare House.
Lui allora ne approfittò per fregargli la cartella di mano. –Bip!
La Dr. Cuddy è desiderata nel suo ufficio!- Disse ormai scocciato di quella
presenza.
La Cuddy lo fissò infuriata.- Bene,fa come vuoi! Ma poi non
venire a piangere da me!.- Così dicendo lasciò la stanza.
Cameron,Foreman e Chase si guardarono a vicenda…
- Hem… House?! Non credi di aver esagerato?- Disse Foreman.
- Preoccupati solo se esagero con te.- Disse per tutta
risposta il medico mentre tirava nuovamente la cartella a Chase.
Cameron non parlava. Lo guardava e basta. Sapeva che avrebbe
dovuto intervenire anche lei in difesa della Cuddy,ma non riusciva a spiccicare
una parola. Fino a qualche ora fa era seduta al suo fianco… affianco ad
House;lo guardava dormire…quanta tenerezza in quello sguardo… ed ora era di
fronte a lei,scocciato come sempre e inoltre… camminava come se nulla fosse.
-Bene.- Disse il diagnosta,appoggiandosi alla lavagna. –Il
ragazzo ha avuto un incidente con lo scooter… -
Ma prima vorrei ringraziare Very93 per il suo
appoggio!^^Grazie! so che i capitoli precedenti non
sono stati un gran chè, ma come ho detto all’inizio, serviva una base per
l’intera storia.
Ma già da questo
capitolo, si inizierà a sviluppare….Chi sarà mai questo avvocato del dr. Burny? In che modo influenzerà la
vita dei nostri protagonisti?... E inoltre… House
rimarrà sereno,o tornerà ad usare il suo famoso bastone?...
Capitolo
4
21 dicembre. h 10:00
Ufficio di house.
-Buongiorno
a tutti!- House entrò nell’ufficio fischiettando.
- Sono le 10!-
Esclamò Chase.
- E tutto va be… - Concluse House
togliendosi il giubbotto.
- Non direi… la febbre di Angel
continua a peggiorare.- Cameron passò una tazza di caffé al suo capo.
- Li chiami per nome quando stanno
per morire?!- Domandò divertito il diagnosta.
Lei sorrise.
- Ma come!? Mela dai vinta?!- House si stava divertendo un mondo a prendere in giro la
collega.
- Chi non sa,è felice…- Disse
Cameron tra se mentre iniziò a sorseggiare il suo caffé..
House fece un sorriso,fingendo di
non aver sentito,si voltò verso lalavagna e iniziò a scrivere il nuovo sintomo.- Influenza e tosse…
qualsiasi cosa sia non riusciremo a diagnosticarla solo con questo.-
-la Cuddy
ha iniziato a dargli dei medicinali per l’infezione.- disse Chase.
-Cosa!?- House si voltò di scatto.-
Perché non l’avete fermata!?!-
-Perché stà facendo la cosa
giusta!- Esclamò Foreman.
-Siete degli idioti!- Concluse House uscendo di fretta dalla
stanza.
21 Dicembre. h 10:05
Princeton Plaisboro Teaching
Hospital.
-House vuoi fermarti!?- Esclamò
Foreman correndo dietro al proprio capo assieme ai 2 colleghi.
-Scordatelo!- House girò l’angolo e
vide davanti la stanza del paziente la
Cuddy assieme ad una donna. Non ci mise molto a capire chi
aveva di fronte e con uno scatto veloce tornò indietro,facendo
sobbalzare i tre medici che lo seguivano.
La Cuddy
nel vedere House spuntare e sparire nel giro di pochi secondi da dietro un
angolo ne rimase allibita. Si che House si era sempre
comportato in maniera un po’… folle,ma quella scena gli sembrò alquanto stupida
perfino per lui;Al contrario la donna che era con lei non si stupì più di
tanto,a tal punto che non riuscì a trattenere un sorriso.
Cameron,Foreman e Chase si
guardarono stupiti,mentre il loro capo era ripartito nella direzione opposta.
-E adesso che diavolo gli è preso!?-Foreman era giunto al limite della sopportazione.
-che succede? House ha bevuto,per caso!?- La
Cuddy aveva raggiunto i tre medici seguita da quella strana
donna.
-Ha! Bella domanda!- Rispose Chase con un sorriso.
La dottoressa scuotè la testa.- Ha…
Ragazzi,questa è Sandy Wirner . L’avvocato del Dr.
Burny.- Disse in fine indicando la donna al suo fianco.
-Piacere.- Rispose lei stringendo la mano ai 3 medici.
-Dr. Cuddy?- Un’infermiera si avvicinò al gruppetto con un
foglio in mano.- Questo èda parte del Dr. House.-
- Be? Perché il Dr. House non viene
di persona!? Mica mordo!-
Disse la Cuddy
strappando di mano il foglio all’infermiera che si allontanò velocemente.
-di che si tratta?- Chiese Cameron.
Cuddy non rispose e scrutò attentamente ciò che aveva in
mano. –Niente…- E si allontanò.
21 Dicembre. h 10:10
Ambulatorio.
House si stava gustando,seduto
tranquillamente sul lettino,un lecca lecca.
D’un tratto la porta si spalancò ed
entrò Cuddy.
-Chiudi la porta!- Esclamò il diagnosta,allungando
il volto pervedere se c’era qualcuno.
La dottoressa sbuffò e obbedì .-Allora!?
Qual è il tuo problema?!-
-oh… sa dottoressa… è un periodo che soffro di insonnia… non avrebbe qualcosa da darmi?- Iniziò
House,con una finta espressione malinconica.
-Finiscila!-
Il diagnosta diede un’ultima ciucciata al lecca
lecca. -secondo me quello là,non ha una
semplice infezione!-
-già… avrà sicuramente il morbo di parckinson… -Rispose lei
ironica.
-è un’idea…. – Disse house iniziando a riflettere.
-Ah… Finiscila! Tu vuoi solo qualcuno con cui giocare! Be,hai sbagliato paziente! Il dr.
Burny ora è sotto accusa, ed è già arrivato il suo avvocato!-
- Si… l’ho visto.-
-Bene! Non ci vuole mica una laurea per capire che se non lo
curiamo avremo seri problemi! Quindi lascia perdere!- Conclusela Cuddy,uscendo
infuriata dalla stanza.
21 dicembre. h 10:20
Ufficio di House.
House era tornato in fretta nel suo ufficio.
I battibecchi con Cuddy lo mandavano sempre in tilt.
Era disteso sulla sua poltrona con lo sguardo perso nel vuoto mentre lo stereo era sparato a tutto volume.
Dopo qualche istante il diagnosta si mise una mano in tasca
e ne tirò fuori un flacone di vicodin.
Lo fissò per qualche istante e sospirando, ingoiò tre
pasticche per poi distendersi nuovamente e chiudere gli occhi.
Dopo qualche minuto lo stereo si spense,facendo sobbalzare
House.-Chi diavolo è quell’idiota che mi ha spento lo stereo!?- Esclamò
pensando che i tre medici della sua equipe erano entrati nella stanza.
-Ciao anche a te.-
House rimase paralizzato da chi si trovò davanti.- Che
diavolo ci sei venuta a fare qui!?-
-Ma come? Io ti vengo a trovare e
tu….-
-aah,Finiscila!- Esclamò
infastidito il diagnosta.
-Mi sei mancato Greg…-
Lui si alzò dalla poltrona. -Avevo detto a Burny che non
c’era bisogno di chiamarti….Sandy.-
- Sono passati tanti anni….- Rispose lei avvicinandosi al
diagnosta. Era alta,i lunghi capelli castani gli
coprivano gran parte della schiena e gli occhi azzurri non distoglievano lo
sguardo dal medico.
House gli sorrise. -Scusa ma ora ho
da fare.-
Lei sospirò.- già… scusa se ti ho
disturbato. Ma più tardi vorrei parlarti,è
importante.-
-………..-
-Alle 12:00 alla mensa.- Concluse
lei uscendo dalla stanza.
House sospirò e si gettò a sedere sulla sedia riattaccando
lo stereo.
-House!-
Il diagnosta sobbalzò.- E adesso che c’è?!?-
Cameron si trovava di fronte a lui. -Ti eri addormentato?-
-No,stavo solo immaginando Angelina
Joline nuda… ma ormai hai rovinato tutto!- Concluse House cercando di non
apparire assonnato,inoltre notò che lo stereo si era fermato. Aveva dormito per
parecchi minuti.
-Volevo solo informarti che la cura stà funzionando,Cuddy aveva ragione.-
-E tu perché non sei con gli altri
a festeggiare la mia sconfitta? Morivi dalla voglia di consolarmi? - esclamò
lui richiudendo gli occhi.
Cameron sorrise.- No,mi ha mandato
Cuddy ad informarti.-
-Bene ora puoi andare,sono
informato.-
Cameron però non si mosse.- Ho visto l’avvocato del Dr. Burny uscire da qui mezz’ora fa, è una tua amica?-
House aprì un occhio.- Lo deduci dal fatto che è stata nel mio ufficio?-
-No,lo deduco dal fatto che non era
infuriata quando è uscita- Rispose l’immunologa divertita.
House fece un sorriso e si alzò dalla sedia.- Tu credi di
conoscermi ... - disse avvicinandosi serio alla collega.
Lei abbassò lo sguardo,imbarazzata.
–Scusa… non era mia intenzione intromettermi nella tua vita privata.-
Il diagnosta si fermò,non si
aspettava una tale risposta. In realtà,in quel periodo
Cameron era diventata incomprensibile per lui e questo non gli andava giù.
Cameron alzò lo sguardo e si vide House che la fissava come
mai aveva fatto prima. Quei meravigliosi occhi azzurri la disorientavano,ma allo stesso tempo gli davano grande gioia.
House allora si avvicinò ancor di più a lei e gli posò una
mano sulla spalla.
Il cuore della ragazza iniziò a battere forte,le mani iniziarono a sudare.
Fino ad allora aveva creduto di
poter mettere una pietra sopra ai suoi sentimenti,di riuscire ad allontanarli….
Ma in quell’istante capì che purtroppo i sentimenti
per il suo capo non sarebbero mai cambiati.
House sentì l’agitazione pervadere la ragazza e sorrise
avvicinando il volto al suo orecchio. -Sai…
Sei molto sexy quando fai la
gelosa.- Disse divertito.
- House?!- Esclamò la Cuddy entrando velocemente
nella stanza accanto.
I due medici trasalirono e si allontanarono l’uno dall’altra
nel giro di pochi secondi.
-Che succede? Chase si è fatto la
pipì addosso?- Rispose lui dirigendosi nell’altro ufficio.
La Cuddy
capì che era entrata nel momento sbagliato,ma fece
finta di niente e attaccò una lastra nell’apposita lavagna luminosa. –Il
ragazzo aveva la polmonite.-
House sgranò gli occhi sorpreso.- Immaginavo che Chase
avesse qualche problema … ma non credevo fino a tal punto!-
Cuddy lo fissò esasperata.
-Da quando?.- intervenne Cameron
ignorando la battuta del suo capo.
-era agli inizi,fortuna che cene
siamo accorti. - La Cuddy
sospirò. –Foreman e Chase gli stanno facendo qualche analisi.-
-Come mai gli hai fatto una lastra?- Chiese Allison.
Cuddy fu sorpresa da quella domanda… in realtà era più
sorpresa del fatto che non aveva la risposta. La lastra l’aveva fatta solo per
accertarsi che House non avesse ragione… ma ammettere
davanti a lui che aveva dubitato di se stessa …sarebbe stata una sconfitta vera
e propria!
-Be,se è solo polmonite,lo curiamo
e lo dimettiamo… -Intervenne House,vedendo Cuddy in difficoltà
-Vado a vedere a che punto sono con i risultati,così iniziamo immediatamente la cura.- Disse Cameron
uscendo dalla stanza.
House e Cuddy rimasero soli ma
nessuno dei due voleva proferir parola… cadde presto un’imbarazzante silenzio.
La dottoressa alzò lo sguardo al tetto e sospirò,prese la lastra e la mise dentro un busta. –Sono entrata in
un momento poco opportuno prima,vero?-
-Affatto. Stavamo solo parlando.-Si giustificò House.
-Bene.- Cuddy posò la busta con la lastra sul tavolo e andò
alla porta ma prima di uscire si voltò nuovamente.
-Siete molto carini quando parlate.- Concluse con un
sorriso.
Quando House rimase solo nella
stanza anch’egli non riuscì a trattenere un sorriso,per la prima volta in vita
sua si sentiva in imbarazzo!
21 Dicembre. h 12:00
Mensa dell’ospedale.
House si andò a sedere sbuffando nel tavolo dove stava
Sandy.- Allora… di che si tratta?-
Ecco a voi il terzo capitolo!Scusate se all’inizio ho
avuto difficoltà con la pubblicazione … sono proprio
una frana…;P
Comunque,avrete notato che lo schema di questa
ff è molto simile a una già pubblicata in questo sito,visto che è molto utile
per comprendere meglio la storia…
Vabò,spero che questo
capitolo vi piaccia! Buona lettura!
Capitolo 3
21 dicembre. h 9:02
Ambulatorio.
-E grave?- Chiese la donna al
medico.
-No... Se prende queste!- Disse lui dandole
una ricetta.
- Ma se poi non funziona …
-Continuò la donna.
-Be,allora sarà meglio che si prenoti
una bara!- Concluse lui aprendo la porta. e
andandosene.
21 Dicembre. h 9:05
Princeton Plaisboro Teaching Hospital
-House! – Esclamò Wilson vedendolo uscire di fretta
dall’ambulatorio.
-Ti risulta che i medici debbano
rendere conto ai pazienti!?!- Rispose lui voltandosi verso l’amico che ormai
l’aveva raggiunto.
- Be… ecco … -Balbettò Wilson colto di sorpresa.
A sentire quel balbettio House si voltò e continuò a
camminare.
- Senti… ho appena visto la Cuddy,era furiosa! Che hai combinato stavolta?- Continuò Wilson,scavalcando il
discorso precedente.
- Se loro sanno che hai una laurea,una
specializzazione … perché fanno di tutto per aver ragione!?- Continuò House
senza dar ascolto a Wilson.
-Be,ma anche la Cuddy ha una
specializzazione…-
House si fermò e si voltò verso l’amico. –Ma
stiamo parlando entrambi della stessa cosa?- Domandò confuso.
Wilson lo guardò perplesso.
-House!- Disse Cameron dal fondo del corridoio.
-Che succede?-
- La febbre continua a salire… -
-Molto bene.- Disse lui dirigendosi assieme alla collega
verso la stanza del paziente e lasciando stare Wilson.
- Hei House!- Lo richiamò lui.
-ho, Scusa ma sai… Cameron è molto
più allettante di te!- rispose il diagnosta sparendo dietro l’angolo.
- Già.- Disse Wilson facendo un sorriso.
21
Dicembre. h 9:10
Ufficio
di House.
-Sai… è strano vedere House camminare normalmente…- Disse
Chase.
- Altrochè se è strano!- Rispose Foreman all’amico.
-Allison ancora non ha parlato… di House.- Continuò il
giovane medico.- Credi che ci sia rimasta male per il fatto di non esserci stata quando ha ripreso i sensi?-
Foreman guardò l’amico e fece spallucce.- Non lo so e per
quanto mi riguarda House non meriterebbe tutto quell’affetto… è solo un
bastardo!-
-Il sentimento è reciproco!- Disse
House entrando nell’ufficio seguito da Cameron.
Foreman fece un sorriso tirato e si andò a sedere affianco a
Chase,consapevole del fatto che si era appena rovinato
la giornata.
- Novità?- Domandò il neurologo.
-Si… il paziente continua a peggiorare. Siamo arrivati a 38
e mezzo di febbre.- Rispose House scrivendo l’appunto
nella lavagna bianca. -Allora!?Idee?- Chiese in fine.
-Più che idee,ci sarebbero domande…
- Disse Foreman.
- Già,si può sapere che cosa ci
trovi d’interessante in questo caso!?!-Continuò Chase.– La febbre è causata da
qualcosa che andato storto durante l’intervento! Questa è la diagnosi,punto!-
-Punto!? Semmai,puntini,puntini…-
Disse House sarcastico.
-Comunque dagli esami del sangue non risulta
nulla di risolutivo,tranne un leggero aumento dei globuli bianchi… ma si sa…ha
l’influenza..- Intervenne Cameron poggiando una cartella sul tavolo.
-No… non dirmi che tifi per il
nemico… e io che pensavo di assumerti come cheerleader personale.- Esclamò
House fingendosi offeso.
Cameron fece finta di non sentire e si sedette.
-Non riesco a capire perché ti stà tanto a cuore il Dr.
Burny!- Esclamò Foreman.
- Comunque… Cameron ha ragione. Ha solo l’influenza.- Continuò House ignorando il neurologo.
-Quindi… sarà meglio che andiate nella camera del paziente e appena c’è qualche
cambiamento mi chiamate!- Concluse.
I 3 medici si alzarono esasperati e uscirono dalla stanza,tranne Cameron che rimase in piedi a fissare la lavagna
piena di scritte.
- Hei! Quando dico “Andate” intendo anche te.- disse House
guardando la ragazza.- Il compito di fissare la lavagna spetta solo a me!-
Concluse mettendosi di fronte ad essa.
-Come va con la gamba?- Gli chiese
lei.
House sembrò sorpreso della domanda.- Ma come? Non si vede?
Stò impazzendo dal dolore!- Rispose sarcastico.
La dottoressa sorrise.- Ok,sarà
meglio che vada.- Concluse dirigendosi verso la porta.
House sospirò. -Che volevi?-
Cameron si voltò a guardarlo.- Hem… io volevo solo….-
-Scusate.- Disse un uomo entrando nell’ufficio,visibilmente scocciato.- House,ti devo parlare!-
-Ancora!? Tel’ho detto! La Cuddy viene a letto solo con me…mi dispiace.-
Esclamò House ironico.
L’uomo lo fulminò con lo sguardo.
- Hem… sarà meglio che vada…- Disse Cameron lasciando la
stanza.
-Cuddy mi ha detto tutto! Che diavolo ti salta
in testa,House!- Iniziò l’uomo.
-Ho,andiamo Burny… per una volta
che ti faccio un favore….-
-No, tu non vuoi farmi un favore! Lo so perché non vuoi che
il paziente mi faccia causa! Ti comporti come se avessi
6 anni!-
-Bip! Tempo scaduto!- Esclamò House poggiando una mano sulla
porta.- Sai… ho un paziente da
curare,Interessante,no?!- Concluse,lasciando l’ufficio.
21
dicembre. h 11:45
Camera
del paziente.
-Fino a quando dovremo rimanere qui dentro!?!-
Esclamò Foreman sbattendo la rivista che stava leggendo,sul comodino.- Tra un
po’ è ora di pranzo e io c’ho fame!-
-Be… se non peggiora,meglio
così,almeno questo ragazzo uscirà presto e noi ci leveremo il pensiero.-
Rispose Chase,intendo a fare delle parole crociate.
-“Noi ci leveremo il pensiero!?”-
Continuò Foreman.- Se salta fuori che questo ragazzo non ha niente e che House
si sbaglia… Lui ci renderà la vita un inferno!-
-Smettetela voi due. Prima o poi
gli verrà voglia di stuzzicarci e ci farà chiamare.- Disse Cameron annoiata,con
la testa appoggiata sul comodino.
-Grande animale selvaggio,molto
aggressivo e se adocchia una preda difficilmente la fa scappare. Di 5 lettere.-
Disse Chase concentrandosi sulla frase appena letta.*
-House!- Esclamò furioso Foreman.
Chase aggrottò la fronte,fece
spallucce e scrisse il nome.
Cameron si mise una mano in fronte allibita.
D’un tratto la sua attenzione fu
catturata dalla mano del giovane che si stava svegliando.
-Hei,come va?- Disse alzandosi.
-Lei chi è?- Chiese il giovane.
-Sono la Dr.
Cameron e loro sono il Dr. Foreman e
il Dr. Chase.- Continuò l’immunologa indicando gli altri 2 medici.
-Come ti senti?- Chiese il neurologo ascoltando con lo
stetoscopio il battito del ragazzo
-Come di solito…-.
21 dicembre. h 12:00
Mensa
dell’ospedale.
House era seduto tranquillo su un tavolino con un sandwich
nel piatto,era concentrato…pensava al suo paziente e al Dr. Burny.
-Posso sedermi qui?- Chiese Wilson con il vassoio in mano.
-Hei House!?-
Il medico alzò gli occhi. –Che…Cosa?-
-Posso sedermi qui?- Ripetè l’oncologo.
-No,stò aspettando una prostituta…
sai,ora vengono anche nelle mense!-
Wilson sorrise e si sedette.
-Alle volte mi domando come possano
passarti per la testa domande talmente idiote…- Disse House.
-Be… sembravi così concentrato a fissare quel sandwich…-
-Già… i sandwich sono così sexy!-
-Immagino- Disse l’amico
sorridendo. -Allora… cambiando discorso,mi spieghi
perché la Cuddy
era tanto arrabbiata questa mattina?-
- Niente…-
-House!-
-Si sa, la
Cuddy ha sempre sofferto di schizofrenia!- iniziò house fingendosi
serio.- Ma questa mattina ha avuto un po’ di problemi
a nasconderlo alla gente.- Concluse,scuotendo la testa.
-Mi ha accennato al fatto che sei andato a prender un caso dai suoi archivi senza dirgli niente…-
Continuò Wilson ignorando la battuta dell’amico.
- Si tratta di un ragazzo…- iniziò House.- Ha avuto un
incidente ed è stato necessario operarlo,perché aveva
un’emorragia interna,ma subito dopo l’operazione la febbre gli è schizzata a
38!-
- Be… sarà stato un errore del chirurgo,magari
ha operato con dei materiali non perfettamente sterilizzati.- intervenne
l’oncologo.
-Già… ma secondo me non è cosi!-
Esclamò in fine House.- Il Dr. Burny è un bravo chirurgo. Non credo che sia
capace di atti tanto negligenti!-
-E quindi tu… stai cercando di capire cosa ha causa to la
febbre al ragazzo per…proteggere Burny?!?- Domandò
Wilson allibito.- Per far sì che il paziente non gli faccia causa!?!-
- Be… -
-Sono 2 le cose! O ti sei fatto santo o hai in mente
qualcosa!-
-Già! Credi che mi dedicheranno una chiesa?- Domandò divertito il diagnosta.
-Una chiesa no,ma se continui di
questo passo ti dedicheranno un mausoleo!-
-Tz! Uomo di poca fede!-
Wilson fece un ultimo sorriso e iniziò a mangiare,anche House,allora,addentò il suosandwich.
-House…- Disse Chase alle sue spalle,affiancato
da Cameron e Foreman.
- Ha…. Ma questa è una vera ossessione!- Esclamò il
diagnosta voltandosi scocciatamene.- non dovreste essere da …-
- Angel.- Intervenne Cameron.
-… Giusto,quello lì!-
-Hai detto che se c’erano
novità,dovevamo venire.- Intervenne Foreman abbastanza innervosito.
- Ok. Calmati Dr. Mandingo!- Esclamò House con un sorriso
ironico.- Di che si tratta?-
- Tosse.-
-Solo tosse!?!-Chiese il
diagnosta.- Certo che sono furbi! Approfittano di niente per svignarsela! Che
ne dici,non mi assomigliano?!- Disse in fine a
Wilson,con un’espressione soddisfatta.
- Siamo stanchi! E abbiamo fame!-
Esclamò ancora più innervosito il neurologo.
-Va bene,andate a mangiare,ma dopo
Foreman torna dal paziente.-
Cameron e Chase annuirono e si allontanarono.
- Tu sei solo un bastardo!- Disse Foreman prima di
andarsene.
-Già. Melo dicono spesso.- Concluse
il diagnosta dando un altro morso al sandwich.
21 dicembre. h 18:20.
Ufficio della
Cuddy.
-Mi scusi…-Disse
una donna aprendo la porta. – Posso?-
La Cuddy
a sentire quelle parole distolse lo sguardo dal computer.- Prego,posso aiutarla?-
La donna allora,si avvicinò alla
scrivania della dottoressa.- Sono l’avvocato del Dr. Burny.-
-Ho… si accomodi… -Disse la Cuddy mettendosi in piedi e
indicando una sedia.
to be continued…
Piaciuto!?
Aspetto i vostri commenti! ma
anche le critiche! Mi aiuteranno a migliorare!
*Per chi gli interessa,la risposta
del cruciverba era “Tigre”. ^_^
Cuddy stava consegnando delle cartelle ad un’infermiera.
Quando alzò gli occhi rimase allibita da ciò che vide… House era appena entrato
e,con una camminata un po’ zoppicante,andava dritto
verso l’ascensore per salire al piano di sopra.
Lei,un po’ sorpresa, guardò il suo
orologio da polso. Non ricordava male… erano le otto in punto!Guardò nuovamente
verso House,ma lui aveva già preso l’ascensore.
“Qualcosa non va!” Disse tra se dirigendosi verso le scale.
22 dicembre. h 7:55
Ufficio di House.
Wilson entrò nella stanza e poggiò un foglio sulla scrivania
di House,Stava per andarsene quando vide nella stanza
affianco Cameron preparare del caffé,Lei si voltò e lo vide.- Buongiorno.-
-Ha… buongiorno.- Rispose lui
avvicinandosi. –Come mai qui? è presto…-
-Stanotte non ho dormito….- La dottoressa
versò un po’ di caffé nella sua tazza.- Tu ne vuoi un po’?- Chiese.
-Grazie.-
Cameron fece un sorriso e porse all’oncologo una tazza
fumante. Lui ne bevve un sorso e poi riposò lo sguardo sulla dottoressa.- Va
tutto bene?... mi sembri un po’ abbattuta….-
Allison rimase sorpresa da ciò che l’amico gli aveva appena
detto… si notava tanto? –Si… stò bene. Ho solo un po’ di
sonno.- Rispose continuando a sorseggiare il caffè.
Wilson capì che era meglio non insistere più di tanto,ma era certo che la causa di tutto ciò era House…
-Bene… sarà meglio che vada. Ho parecchie cose da fare
oggi.-Disse in
fine poggiando la tazza sul tavolo,ma neanche tempo di dirigersi verso la porta
che un rumore lo fece voltare dalla parte opposta:House era appena entrato nel
suo ufficio e si era gettato sulla poltrona.
-House?- Sono le uniche parole che l’oncologo riuscì a dire mentre entrava nell’ufficio del diagnosta.
-Wilson?- Lo imitò questi fingendosi sorpreso.
-Ma… sono le 8:05!-
-Sul serio? E io che credevo fosse
mezzogiorno… -Continuò a schernirlo il diagnosta.
-è successo qualcosa?- Chiese Cameron entrando nella stanza.
Lui la guardò ma non rispose
subito. –Lasciatemi in pace…. Stanotte non ho dormito…- Concluse gettando
nuovamente la testa all’indietro.
Wilson fece un sorriso e guardò la dottoressa.- Dev’essere
un’epidemia…-
House rialzò il capoe lo guardò incuriosito.
D’improvviso la
Cuddy entrò nella stanza.
-Oh santo cielo….- Esclamò il
diagnosta mettendosi la giacca sulla faccia.
-House!- La
Cuddy gliela sollevò. Rimase immobile nel vederlo… ormai gli
veniva naturale capire ciò che passava per la testa ad
House... ma in quel momento non potè fare a meno di notare solo tristezza in
quegli occhi azzurri come il mare e gelidi come il ghiaccio. Sospirò. –Stai
bene? Prima ti ho visto zoppicare...-
Di colpo il diagnosta fu assalito dagli sguardi,preoccupati ma allo stesso tempo stupiti,di Wilson e
Cameron.
Lui roteò gli occhi,scattando
improvvisamente in piedi. –STO BENE!- Esclamò esasperato,accendendo
lo stereo a tutto volume e sedendosi nella sedia della scrivania.
-HOUSE! FINISCILA DI FARE IL BAMBINO!- Urlò lei,ma senza alcun risultato…. La musica era troppo alta.
-COME DICI?SCUSA MA NON TI SENTO!-
Esclamò lui per tutta risposta.
Cuddy lo fulminò con lo sguardo…. In quell’istante l’avrebbe
voluto ammazzare!Girò i tacchi e lasciò la stanza
infuriata.
House allora spense lo stereo soddisfatto.
Wilson sospirò.- House… non credi di aver esagerato?!-
-No.- Fu la risposta
secca del diagnosta.
L’amico scuotè la testa e uscì
anch’egli dall’ufficio.
Cameron non aveva mosso un muscolo. Era in piedi in un
angolo con le braccia conserte. -Ora che vuoi fare? Cacciare anche me?-
Lui la fissò. –No… se rimani li a
fare il palo.-
La dottoressa sbuffò e andò verso l’altra stanza,ma dopo qualche secondo si fermò e sospirò.
Il medico inclinò il capo incuriosito.
-Sicuro di stare bene?- Chiese lei senza nemmeno voltarsi.
Il silenzio cadde nella stanza.
Cameron scuotè la testa e si andò a sedere nella sua scrivania.
Anche se il dolore alla gamba stesse tornando a disturbare House,lui non lo avrebbe mai ammesso. Figuriamoci se glielo
veniva a dire a lei.
-Hei Gia di prima mattina qui?-Disse Foreman entrando nella stanza.
-Che vuoi?- Chiese House alzandosi
scocciatamente.
-Non l’hai saputo?!- Rispose il
neurologo.
Cameron lo guardò incuriosita.-Cosa?-
-Angel è stato dimesso ieri sera… Naturalmente,deve prendere le medicine per curarsi la polmonite ma per
il resto è a posto…-
House sembrò soddisfatto da ciò che il medico gli aveva
detto.- Visto? Avevo ragione io! la febbre non era
stata causata da Burny,ma dal fatto che gli stava venendo la polmonite!-
-Gia… - Foreman gettò una strana occhiata al suo capo che
aveva incominciato a giocherellare con il suo adorato yo-yo. – Anche se non è
che stava proprio per morire…-
-Dettagli…- Rispose lui osservando il foglio che poco prima
Wilson aveva poggiato sulla sua scrivania.
- Cos’è?-Chiese Cameron,che ormai era tornata nell’ufficio di House per
ascoltare i particolari sul loro paziente.
Il diagnosta lo strappò. -Niente. Quello
che mi ha appena detto quel brutto muso nero.-
Il neurologo lanciò un’occhiataccia al suo capo,lui rispose con un sorriso e si diresse verso la porta.
Foreman sbuffò.- E adesso dove vai?!-
-Ma che ti importa?! Mica sei il mio Baby-Sitter!- Rispose House uscendo
dall’ufficio.
22 dicembre. h 9:00
Ufficio della Cuddy.
La Cuddyera ancora infuriata per come House l’aveva trattata
quella mattina.
Si era sfogata con tutto il personale medico e ancora si
sentiva ribbollir di rabbia. Quanto avrebbe voluto fargliela pagare! Ma non ci riusciva… si sentiva impotente ogni volta che si
trovava davanti a lui… Quei meravigliosi occhi azzurri la confondevano. Sapeva
benissimo che House non era una persona gentile,tutt’altro!
Ma forse per questo gli piaceva così tanto….
-Cuddy?- Wilson entrò nell’ufficio facendo volatilizzare di colpo tutti quei pensieri.
-Che c’è?-
-Volevo parlarti di domenica… -
-Che problemi ci sono?-
L’oncologo si guardò attorno imbarazzato. –Ecco vedi… non
sono riuscito a trovare un locale. Sono già tutti prenotati. Scusa… -
La dottoressa fece un sorriso. - Non preoccuparti… troveremo
una soluzione.-
-Ma che diavolo stà succedendo in questo ospedale!?!
Siete impazziti tutti?!- Esclamò House entrando di
colpo nella stanza.
La Cuddy
sbuffò e poggiò la schiena sulla poltrona. –Già. Qui dentro sei solo tu quello
sano di mente.-
-Sempre carina.-
-qual è il problema stavolta?! I
pazienti chiedono cure? Le infermiere hanno forse disturbato
un tuo sonnellino?- Continuò la dottoressa.
-La farmacia è vuota!- Esclamò
esasperato il diagnosta.
Wilson lo guardò stranamente. -La farmacia?-
-No,l’ortomercato!- Esclamò ancor
più innervosito il diagnosta.. -Dicono che non riceveranno niente prima di natale!-
-House… è normale,siamo sotto
festività!a meno che non si tratti di una cosa urgente,la farmacia è vuota.-
Disse La Cuddy.- Ma
che ci devi prendere?-
-niente..- Disse il diagnosta
dirigendosi verso la porta. D’un tratto si fermò e si voltò .-Ma per domenica
come siamo rimasti?-
-Non abbiamo il locale.- Rispose
l’oncologo.
-Perfetto…. –
D’un tratto il cellulare di House
squillò. –Che c’è!?- Disse lui rispondendo.
“Gentile come sempre…” Disse tra se Cuddy.
-Ti sei bevuta il cervello?!?....
NO! Non sono ancora arrivato a rincretinirmi a tal punto!....
…. Cosa? Hmm …. E va bene… ma bada che se ci trovo qualcosa che non và,ti
pentirai di avermelo chiesto!- Così dicendo House chiuse,infuriato,la
telefonata.
-Ma… chi era?- Domandò Wilson
all’amico.
Lui lo ignorò e iniziò a riflettere.- Che ne dite,visto che non abbiamo un locale,di farlo a casa mia?-
Cuddy sgranò gli occhi. -A casa tua?!-
-Ok! Vado a dirlo a gli altri!-
Concluse lui andandosene e lasciando la Cuddy e Wilson più confusi di prima.
22 dicembre. h 9:15
Ufficio diagnostica.
Cameron era seduta sulla sua scrivania a riordinare delle
cartelle… documenti di House che,se non li avrebbe
ordinato lei… sarebbero rimaste alla rinfusa fino alla fine dei tempi.
Ogni tanto il suo sguardo si andava a posare sullo schermo
del computer,dove controllava le varie date e le varie
informazioni sui casi di cui si erano occupati in passato,in modo da riordinare
anche quelli.
House in quel periodo la riempiva di
lavoro… non le lasciava nemmeno un attimo di tregua.
Forse era solo perché voleva vedere le sue reazioni… ma lei non era in vena di reagire… anzi,accettava
i vari incarichi senza protestare… la facevano distrarre dai suoi pensieri …
nei quali House si trovava al primo posto.
L’ufficio era vuoto.
Foreman stava aiutando Wilson con delle analisi,mentre Chase… non avendo nulla da fare era andato al bar a
prendersi un Caffé.
-aah,quante volte ti ho detto di
non rispondere al telefono!- Esclamò House entrando nell’ufficio e strappandole
di mano la cornetta. – Mi dispiace,la dottoressa
Cameron è impegnata con me adesso!-Disse chiudendo la telefonata.
Cameron lo guardava allibita.- Ma… che diavolo ti è saltato
in mente!? Era la Cuddy!!-
Il diagnosta roteò gli occhi. –Lascia perdere!-
Lei lo fulminò con lo sguardo .-Perché sei
quì?- Gli domandò scocciata.
Lui si guardò in torno. –Dove sono Pappa e
Ciccia?-
-Foreman stà aiutando Wilson, … Chase non lo so.-
-ah… Quel ragazzo è la mia disperazione! Lo sorprendo sempre
a fare cose oscene…- Esclamò ironico il diagnosta,fingendosi
preoccupato.
-Finiscila…- Disse Cameron tornando
a lavorare al computer.
Lui si diresse verso la porta .-Comunque… appena li vedi,dì loro che la festa si fa da me.-
-Cosa?-
-Lo so che avresti preferito un
locale di spogliarellisti… ma che ci puoi fare,la vita è piena di alti e bassi.-
Rispose ironico,per poi andarsene.
-Già…- Disse tra sè Allison,mentre
si alzava per dirigersi verso l’ufficio di Cuddy.
22 Dicembre. h 9:15
Princeton Plaisboro Teaching
Hospital.
Chase era davanti all’entrata dell’ospedale,appoggiato al muretto mentre sorseggiava un cappuccino.
Quella era una mattinata perfetta:
House non lo aveva ancora tormentato,aveva
solo un’ora di ambulatorio fra 10 minuti e per quanto riguarda il caso di
Angel,era tutto risolto.
E a meno chèla Cuddy non si fosse
presentata con un nuovo caso… tutta l’equipe avrebbe avuto una giornata
leggera.
Leggera… si fa per dire.
Del resto,si sa, stando a contatto
con il più scontroso e rompiscatole medico del Princeton,poteva esserci tutto
tranne che tranquillità.
E questo lui lo sapeva benissimo.
Quindi cercava di gustarsi
serenamente quei pochi attimi di pace.
-Mi scusi…- Disse una donna
avvicinandosi.
-ah… avvocato Wirner…-
-Salve.- Rispose lei con un sorriso. –Lei deve essere il dr. Chase.-
Lui sorrise.- Si, in che posso aiutarla?-
-Potrei sapere dove posso trovare il dr.
House?-
He? Che diavolo c’entrava House?!
Al massimo,il giovane medico,credeva avesse cercato la Cuddy.
Ma ora che gli veniva in mente… Il caso di
Angel e del dr. Burny,non si era risolto?
-Be… - Iniziò confuso,guardando
l’ora. –Dovrebbe essere in ambulatorio… ma non gli
assicuro che si trovi lì.-
-Grazie.- Rispose lei,entrando in
ospedale.
-prego…- Disse quasi in un sussurro il giovane
mentre la guardava allontanarsi.
Era proprio una bella donna… e se non ci fosse stato il
lavoro di mezzo… forse,forse ci avrebbe anche fatto un
pensierino…
22 Dicembre. h 9:30
Ufficio della Cuddy.
-Cuddy? Posso?-Chiese Cameron esitante.
-Si entra.- Rispose lei,con un’aria
stanca.
Allison,allora,si andò a sedere in
una sedia davanti la scrivania.
Sapeva il perché Cuddy l’aveva chiamata… e avrebbe pagato
miliardi per non essere lì in quel momento.
-Ecco…- Iniziò Cuddy. –…ho bisogno di una risposta riguardo il tuo trasferimento.-
-to be continued….-
J
Allora??
Piaciuto??
Aspetto le vostre recensioni!! Sono ben accetti anche critiche
o consigli… mi aiuteranno ad andare avanti! -^_^-
Vi ringrazio tantissimo per le stupende recensioni!!!
Non sapete quanto contino per me!!
Sono molto contenta che la storia vi piaccia e cercherò di
mettercela tutta per continuarla come si deve. ^^
Questo cap credo che sia il più lungo che ho fatto fin’ora!…e
spero che riuscirà a dissolvere un po’ di nebbia! J -Anche se non tutta.;p-
Buona lettura!!
CAPITOLO 6
22 Dicembre. h 9:30
Ufficio della Cuddy.
-Ecco…-Iniziò Cuddy.-…ho bisogno di una risposta riguardo il tuo trasferimento.-
Allison fece un sorriso tirato.
-Cameron?-
-Si lo so… però,ti chiederei ancora un po’ di tempo.-
Cuddy la guardò con uno sguardo un po’ triste. Capiva che
per Cameron non era facile.- Ne hai parlato con House?-
-No.- Rispose lei mettendosi una mano in fronte.
-Dovrai farlo.-
-Lo so.-
-Comunque, cercherò di farti dare un altro po’ di tempo. Ma non più di cinque giorni!-
-Grazie.- Rispose Cameron alzandosi dalla sedia e dirigendosi
verso la porta.
-Allison.- La richiamò Cuddy,questa
volta però con un tono di voce più pacato e amichevole.- Pensaci bene.-
Allison annuì facendo un sorriso. Lei e Cuddy non erano mai state tanto amiche,ma mai come allora gli era
stata tanto vicino. E di questo gliene era grata.
22 Dicembre. h 9:30
Ambulatorio.
House era seduto nel lettino affiancato da Wilson. Entrambi
si stavano godendo un piccolo minuto di pausa…
Piccolo… si fa per dire.
-Allora… come va con la gamba?-
Chiese l’oncologo,fregando dal pacchetto di noccioline dell’amico un’arachide.
-Ma che idioti! Non si capisce che
si tratta di un banale cancro ai testicoli!?!- Esclamò
il diagnosta indicando il piccolo televisore di fronte a loro,che trasmetteva
uno di quei telefilm ospedalieri che lo intrigavano tanto.
-Stai trascurando la riabilitazione?-Insistette Wilson.
-Dovrei scrivere una lettera di protesta ai produttori… non
c’è più rispetto per l’inteligenza altrui…- Continuò House,rivolgendosi
all’amico con uno sguardo fintamente offeso.
Wilson sbuffò. -Ma mi stai ascoltando?!?-
-No.-
-Ecco… - Rispose Wilson sarcastico. –Sai lo sospettavo…-
Il diagnosta sorrise. -è una mia impressione o sei più
perspicace del solito?-
-Già… continua pure a sviare l’argomento….-
-Uffa!- Esclamò scocciato il diagnosta,scendendo
giù dal lettino e prendendosi il piccolo televisore. – Tu sei peggio delle
torture cinesi!-
-House! Se ti fa male la gamba,prendi
il vicodin e corri!- Continuò l’oncologo con espressione ovvia.
Lui fece finta di riflettere. –Già,hai
proprio ragione! Sarà meglio che inizia subito!- E così dicendo uscì
velocemente dalla stanza.
“Idiota.” Disse Wilson tra se,senza
riuscire a trattenere un sorriso.
House avrebbe tanto voluto che quelle maledette parole che
Wilson gli aveva ripetuto così tante volte,avessero un
senso.
“Prendi il Vicodin e corri!” Era facile parlare.
Ma lui conosceva bene la sua gamba…
Il vicodin lo prendeva,anche
troppo. E per quanto riguardava correre… camminava. Il
chè era la stessa cosa.
Ma il risultato non cambiava: L’effetto
della chetamina stava svanendo.
-Greg?-
Una voce lo fece ritornare al mondo reale.
Il diagnosta alzò gli occhi. –Però!- Esclamò sbuffando.- Non
perdi tempo!-
Lei gli rispose con un sorriso. - Mel’avevi promesso.-
-Già- Continuò lui scocciato,mettendosi
una mano in tasca e tirandone fuori una chiave. –Tiè.-
-Grazie!-
-House!- Intervenne Foreman,sbucando
da chi sa dove.
I due si voltarono,facendo bloccare
il neurologo. –Avvocato Wirner?-
-Salve dr. Foreman.-
-Salve…- Rispose lui aggrottando la fronte e gettando uno
sguardo interrogativo al proprio capo.
-Adesso devo proprio andare… -Continuò lei,questa
volta rivolta ad House. –Arrivederci dr. Foreman.-
-Arrivederci.-
Appena la donna si allontanò il diagnosta continuò per la
sua strada,come se Foreman non fosse lì.
-House!- Lo richiamò lui.
-Mi dispiace… ma il nostro amore
non può più funzionare!- Esclamò Il diagnosta con enfasi,continuando a
camminare.
Il neurologo lo seguì sbuffando.- Abbiamo un nuovo caso!-
-Strano… non ricordo di aver accettato un nuovo caso..- Continuò House senza fermarsi.
- Cel’hapassato la
Cuddy. Comunque….- Foreman lo bloccò
per un braccio e gli passò la cartella. –Dovresti dargli
un’occhiata. Credo che ti piacerà.-
Il diagnosta sbuffò e iniziò a leggere il documento.
D’improvviso si stampò un largo sorriso sul suo volto -Dì a
Cameron e Chase di venire nel mio ufficio… io vi raggiungerò fra un po’.-
Foreman annuì soddisfatto,si
riprese la cartella e si allontanò.
22 Dicembre. h 9:50
Ufficio diagnostica.
Nella stanza c’era un grande
silenzio.
Foreman aveva contattato con il cercapersone Cameron e Chase,ma al momento,oltre a lui,c’era solo il ragazzo.
Erano entrambi seduti sul tavolo in
attesa dei colleghi…
-Dov’è Cameron?- Chiese il giovane medico.
-Non ne ho idea,ma ammonenti sarà
qui.-
-E House?-
Il neurologo gli lanciò un’occhiataccia. -Vedi che non sono
un veggente!-
-Be… allora,perchè non iniziamo a
scrivere i sintomi sulla lavagna?-
-Perché senò House avrà una scusa per torturarci!-
Il ragazzo sbuffò poggiando la testa fra le mani. -Che noia…-
-Hei ragazzi? Ma che succede?-
Disse Allison entrando nell’ufficio.
-Finalmente!- Esclamò foreman con un filo di nervosismo
misto a rimprovero.. -Ma che fine hai fato?!-
-Ecco io…-
-Lascialo perdere!-Intervenne House entrando anch’egli
nella stanza. –Vuole solo un po’ di autostima.-
Concluse divertito.
Cameron non riuscì a trattenere un sorriso. In fondo… era
bello ascoltare le frecciatine che il loro capo mandava ad ognuno di loro.
Forse all’inizio erano pesanti… ma ormai tutti e tre si
erano abituati a quel tipo di vita.
Già… “quel tipo di vita”… all’inizio forse no,ma ormai erano diventati amici. Persino House li trattava
con più rispetto,diversamente da una volta.
Quanto avrebbe voluto che tutto rimanesse così…
Intatto.
Eppure,niente è duraturo.
Nulla rimane com’è.
E ben presto anche la sua vita sarebbe cambiata… ne era certa.
Si andò
a sedere sul tavolo affianco a Foreman.
Probabilmente quello sarebbe stato il suo ultimo caso con
loro…
-Allora… la partenza è“Paralisi”.- Iniziò House scrivendo il
sintomo nella lavagna bianca. -… Starà a noi decidere il finale.-
22 Dicembre. h 17:00
Princenton Plaisboro
Teaching Hospital.
Wilson era appena uscito dal suo ufficio.
Era stanco e non vedeva l’ora di tornarsene a casa.
Premette il pulsante dell’ascensore ed attese.
-Wilson!- Gli urlò House dal fondo del corridoio.
Lui si poggiò una mano sugli occhi. –Ecco…-
-Dove vai? a
farti un’infermiera??- Continuò il diagnosta alzando il tono della voce.
L’oncologo si voltò. -Tuscè.-
Il diagnosta gli si avvicinò con un sorriso soddisfatto.
Amava metterlo in imbarazzo davanti a tante persone.
-Che vuoi House!?-
-Mi compri un lecca lecca?-
Piagnucolò lui.
-Sei.. peggio dei bambini!-
-oh… andiamo papi!-
-Finiscila!-lo zittì esasperato Wilson.
-Comunque… - L’espressione del diagnosta
divenne seria. -Avrei bisogno di un passaggio. Ho problemi con la moto.-
-Non so se tene sei accorto… ma mene stò andando adesso. Tu
invece stacchi fra tre ore,se non sbaglio.-
-Lo so!-
-Bene. Ci vediamo.- Concluse Wilson
entrando nell’ascensore che si era appena aperto.
House lo bloccò. –Andiamo! Ti pare cosa sono… solo 3 orette
in più in ospedale!-
-No!-Fù la risposta secca dell’oncologo,mentre spariva dietro le porte
dell’ascensore.
Arrivato all’uscita Wilson si accorse di aver dimenticato a
dare a Cuddy dei documenti e così,anche se di mala voglia,dovette ritornare su.
Stavolta però,per evitare di
rincontrare House,prese le scale.
Mentre si incamminava verso
l’ufficio della Cuddy, il su sguardo si andò a posare su Cameron.
Era nel laboratorio analisi,con uno
sguardo cupo fisso sul pavimento.
Già da quando l’aveva incontrata quella mattina, aveva quello sguardo. Inizialmente aveva pensato ad House… Eppure,per quanto House poteva essere tremendo…
non era una giustificazione per quello sguardo.
La macchina che stava analizzando dei campioni del paziente iniziò a suonare, ma la dottoressa non la sentì
nemmeno… tanto era assorta nei suoi pensieri.
-Cameron?- La richiamò Wilson che era appena entrato.
Lei alzò lo sguardo,ma fu subito
attratta dal suono della macchina. –Cavolo!- Esclamò spegnendola.
-Tutto a posto?-
- No. Non riusciamo a capire che diavolo ha la nostra
paziente.-
Wilson sorrise. -Io parlavo di te.-
Allison si voltò a guardarlo. –Cuddy ti ha detto qualcosa?!-
-No…- Rispose lui con uno sguardo interrogativo. –Avrebbe
dovuto?-
-No.-
-Allison?- Iniziò Wilson. –è un po’ che ti vedo giù… e so
per certo che ogni tanto sfogarsi è un bene. Sopratutto quando si stà così
male.-
Lei si poggiò le mani ai fianchi. Non voleva parlarne con
lui… perché sapeva che qualsiasi cosa gli dicesse,andava
a finire senza ombra di dubbio alle orecchie di House. Ma
forse Wilson aveva ragione… non cela faceva più a tenersi tutto dentro.
Sospirò. –Mi hanno proposto un trasferimento.-
Wilson la guardò disorientato e stupito. -Caspita…- balbettò
dopo qualche secondo,servito ad unire i vari tasselli
che poco prima non riusciva a spiegarsi..- E tu che farai?-
Lei sorrise tristemente. –Non ho ancora accettato. Lo
stipendio è il triplo di quello che ho attualmente e
l’ospedale è uno dei più prestigiosi dell’Inghilterra…eppure non ho ancora
accettato.-
L’oncologo alzò lo sguardo. Fossero stati Foreman o Chase
non avrebbero atteso oltre per dare una risposta… ma questa
era Allison Cameron.
“La ragazza più ingenua del mondo” la definiva House, ma in
realtà era solo innamorata.
Innamorata dell’uomo più bastardo del mondo!
-House lo sa?-
-Glielo dovrei dire… ma…-
-…ma hai paura che lui non ti fermi.-
Continuò Wilson annuendo.
Per Cameron Wilson non avrebbe dovuto fare l’oncologo,ma lo psicologo!
Solo lui riusciva a stabilire un legame con House e solo lui
l’aveva capita. Cosa che ultimamente,lei stessa non
riusciva a fare.
-Parlagli.- Concluse lui facendole un sorriso ed uscendo
dalla stanza.
22 Dicambre. h 20:00
Ufficio diagnostica.
House era disteso sulla sua
poltrona… ormai l’aveva capito,avrebbe dovuto dormire nel suo ufficio.
Foreman e Chase si stavano preparando per andarsene.
Di fronte al diagnosta la lavagna con i sintomi.
Andy.
Paralizzata.
Presenza di funghi nel cervello:Assente.
Esami del sangue:Puliti.
Se quella notte non sarebbe riuscito ad
addormentarsi… almeno aveva qualcosa su cui sbattere la testa.
Foreman e Chase ormai erano usciti da parecchi minuti.
Nell’ufficio era calato un forte silenzio,il
corridoio era deserto, solo ogni tanto si vedeva passare un’infermiera.
Lui pensava,rifletteva. Mentre
faceva andare su e giù il suo yo yo.
-House?-
Il diagnosta alzò gli occhi. Cameron?
La ragazza incrociò le braccia. -Ti devo parlare.-
-To be continued….-
Ed
ecco terminato anche questo cap!
Dovete
scusarmi se mi stò concentrando solo su House e Cameron…
Ma
prometto che i prossimi cap saranno con più visuali.
Scusate tanto per il ritardo di questo cap… ma ho avuto parecchio da
fare in questo periodo, tra scuola,compiti,amici…
Scusate
tanto per il ritardo di questo cap… ma ho avuto parecchio da fare in questo
periodo, tra scuola,compiti,amici… Oltre al fatto che,pubblicando da un
internet caffè, è sempre dura mantenersi costanti…
Insomma,
è andata a finire che mi sono prolungata troppo… ^^’
Ad
ogni modo,volevo ringraziare tantissimo tutti coloro
che mi hanno sostenuto sino ad ora!
In particolare:Toru85,SHY,Nike87,Piccy6,Very93 e damagedLove!
Grazie
ragazzi!
Ma
ora basta con le chiacchiere,vi lascio alla storia….
Buona
lettura!!
E
mi raccomando… fatemi sapere che vene pare!
Miky91
Capitolo 7
22 Dicembre. h 20:15
Ufficio di House
-House?-
Il diagnosta alzò gli occhi. Cameron?
La ragazza incrociò le braccia. –Ti devo parlare.-
Di colpo ci fu un silenzio ancora più silenzioso di prima.
Allison rimase immobile,con lo
sguardo fisso su di lui.
House la fissava con uno sguardo interrogativo.
Cosa aveva di così importante da dirgli,da
rimanere in clinica fino a quell’orario?
Non poteva aspettare domani?
La ragazza aprì la bocca ma di
colpo si bloccò.
Cavolo… non sapeva da dove iniziare,ma
soprattutto,non riusciva a parlare!
Il diagnosta sbuffò e rigettò lo sguardo sulla cartella che
aveva in mano. –Vedi che se ti allontani per una sera la paziente non muore
mica.-
-Non sono qui per la paziente!-
-Lo so,lo so… “mi devi dire una
cosa”.- La schernì lui.
-Il mio non è un gioco!-
-Allora parla!- Concluse il
diagnosta,rigettandogli lo sguardo addosso.
Cameron sospirò.
House aveva ragione. Ormai era lì e doveva parlare.
-Avrei bisogno di un consiglio.- Iniziò.- Ecco vedi… -
Ma non riuscì a terminare la frase
che i cercapersone dei due medici iniziarono a suonare.
House uscì il suo dalla giacca e lo spense. -Ne parliamo più tardi.- Esclamò alzandosi ed uscendo dalla stanza.-
Andiamo. -
-Si.- Rispose lei tristemente.
Del resto era troppo bello che finalmente stava
per dirglielo.
Ma ancora aveva altri 5 giorni di tempo… ne
avrebbe avute di occasioni per parlargliene…
Almeno credeva.
22 Dicembre. h 20:30
Princenton Plaisboro
Teaching Hospital
-Virus?-
-Niente.-
-Cavoli!- Esclamò House scocciato.
–Se mi volessi bene mi troveresti qualche cosa che non va!!-
Cameron sbuffò. -Che dovrei fare?
Inventarmele le cose?!-
Il diagnosta si fermò a riflettere.
Ora la paralisi del paziente si stava espandendo fino agli
arti inferiori… e loro non avevano ancora trovato
niente che potesse spiegarla!
-Chiama Chase e Foreman!- Esclamò
allontanandosi. – Voglio una lombare e una TAC!- Concluse,sparendo
dietro un angolo.
Cameron annuì, avviandosi verso l’ufficio.
Era passata un’altra mezzora.
E il diagnosta non aveva fatto
altro che andare su e giù per tutti i corridoi dell’ospedale.
Ora era finito li,di fronte
all’ufficio della Cuddy,andando avanti e indietro sempre con lo sguardo fisso
sul documento della paziente.
Quel caso lo intrigava sempre più.
-House!!-
Lui si fermò di botto ed alzò lo sguardo.
Era solo Cuddy…
-Per caso sei in preda ad una crisi nevrotica!?- Esclamò lei,mentre teneva la porta del suo ufficio
semiaperta.
- Già… Il dr. Wiber,del reparto psicologia, dice che mi sono aggravato a vista
d’occhio… ma secondo me non è vero! È lui quello fuori di senno!!- Esclamò il diagnosta fintamente offeso.
La dottoressa roteò gli occhi. –Al diavolo!- Esclamò,
richiudendosi la porta e avviandosi verso la sua scrivania.
House fece un sorriso.
Cuddy girò i tacchi e tornò sbuffando dal medico. –Qual è il
problema!?-
-Hei! Devo dedurne che non riesci a fare a meno di
impicciarti!- Esclamò House divertito.
-Già… scusa. È solo il mio lavoro…- Rispose lei sarcastica,mentre il suo sguardo andava a posarsi sulla cartella che
il diagnosta teneva in mano. – Novità?-
Lui abbassò lo sguardo.
Cuddy annuì.
-Secondo l’anamnesi… non ha parenti,tranne
un fratello, che però non viene perché a quanto pare hanno litigato tempo fa.-
Iniziò lui.
La dottoressa gli si avvicinò per vedere anche lei il
contenuto del documento. –Lavora in un locale… -
House la guardò e sorrise.
Era sempre stato così.
Lui pensava e lei metteva in atto.
Nemmeno se fossero stati telepatici.
-Che vuoi fare?- Le chiese,già
consapevole della risposta che avrebbe avuto.
Cuddy gli gettò un’occhiata intrigata. –nel
parcheggio fra un’ora- Concluse entrando definitivamente nel suo
ufficio.
22 Dicembre. h 21:30
Stanza TAC
-Tutto a posto?-
-Si grazie.- Rispose Andy, anche se tremante.
-Bene,iniziamo!- Concluse il
neurologo, premendo il pulsante della TAC.
-Cavolo. House poteva almeno disturbarsi
di venire!- Esclamò Chase scocciato. –Scommetto che a quest’ora è già
arrivato a casa!-
-Smettila di lamentarti una buona volta. Non possiamo farci
niente. È il nostro capo e dobbiamo obbedirgli.-
-Foreman ha ragione.- intervenne Cameron.- E poi non credo
che sene sia tornato a casa.-
Il neurologo sorrise. -Che fai,lo
pedini?- Chiese,scatenando una risatina anche da parte di Chase.
-No!- Li zittì la ragazza innervosita. –Non si darà pace finchè non troverà la risposta al caso. È fatto
così. E voi lo sapete!-
-Ok,ok… - Esclamò Foreman,divertito
della sfuriata della collega. Poi si voltò verso il giovane medico che ora era
assorto nei suoi pensieri. Inclinò il capo e sorrise. –E
tu? Tutto a posto?-
-Si… -Rispose lui,avvicinandosi
allo schermo del computer che aveva iniziato a dare le prime informazioni. –Stavo solo pensando all’avvocato Wirner… questa mattina cercava
House.-
-Cosa potrebbe volere un avvocato da House,secondo
te?- Domandò Foreman sarcastico.
Chase gli gettò un’occhiata incuriosita. –Credi che qualche
altro paziente gli abbia fatto causa?-
-Smettetela. Sembrate due comare!- Esclamò
la dottoressa spegnendo la macchina della TAC.
-Ci penso io.- Disse Chase andando
ad aiutare la donna a mettersi sulla carrozzina. –Tu prepara tutto per la lombare-
Foreman annuì,spegnendo i
macchinari. -E anche questa è negativa.-
22 dicembre. h 9:40
Parcheggio del PPTH
Cuddy uscì dall’ascensore e si diresse verso la sua auto.
Lì c’era House,appoggiato sul cofano,con
le braccia incrociate e una faccia più abbuttata che mai.-Finalmente!!- Esclamò. –Credevo che ormai ti fossi persa!-
-Stà zitto.-
-Nervosetti,eh?-
-Sono solo stanca.- Rispose lei
aprendo la macchina. –Su,sbrighiamoci.-
Quando il diagnosta entrò, la
dottoressa notò subito una cosa insolita, ma allo stesso tempo solita. House
aveva con sé il bastone.
Lo fissò tristemente. –Mi dispiace.-
-Hei?!? Non eri stanca!? Quindi
sbrighiamoci!!-
Lei annuì. Del resto era meglio evitare di parlarne,o lui ne avrebbe sofferto ancora di più.
Sembrava duro… ma lei lo conosceva
bene.
-Ok.- Gli rispose, accendendo la macchina. –Andiamo.-
Mezz’ora più tardi…
House aveva iniziato a sbattere ripetutamente il bastone nel
pavimento dell’auto. –Ma quando arriviamo!?-
-Se non la finisci con quel bastone
ti faccio scendere subito!-
Allora il diagnosta continuò a sbatterlo più forte per poi
gettarle nuovamente lo sguardo addosso divertito.
Lei sbuffò.
-Ma come? Non mi butti fuori??- Iniziò lui con un sorriso. –Prendi nota: Mai fare
promesse che non puoi mantenere… o,in questo caso,che
non vuoi mantenere! Del resto sono zoppo!-
Cuddy si mise una mano in fronte.
Chi diavolo gliel’aveva fatto fare?!
Perché diavolo era finita alla
ricerca di una persona che nemmeno conosceva?!
Poi si ricompose. L’aveva proposto solo perché non le
piaceva vedere le persone sole. Voleva che il fratello dalla paziente si
sarebbe presentato in ospedale per stare con la sorella.
Invece House era lì perché,come al
solito,voleva delle risposte.
Risposte che probabilmente avrebbero salvato quella ragazza.
Quindi doveva calmarsi e
sopportarlo.
Improvvisamente squillò il cellulare di Cuddy.
-Pronto? No… veramente, è con me…… ok. Ci sentiamo.-
-Chi era?- Chiese House incuriosito.
-Era Foreman. Ti cercavano.-Iniziò lei. – La TAC non mostra niente di insolito e anche la lombare non ha dato alcun risultato.-
-Magnifico. Speriamo che almeno noi riusciremo a concludere qualcosa,stasera.-
Cuddy lo guardò divertita.
-Hei!! Intendevo in senso medico!!-
La dottoressa non riuscì a trattenere una risata. -Siamo
arrivati.- Disse in fine,cercando di ricomporsi e
guardando l’indirizzo che si era scritta su un foglietto.
-Finalmente!- Esclamò House voltandosi per vedere dove erano
andati a finire. Sgranò gli occhi e un lungo sorriso divertito gli si stampò
sul volto. –Sicura di voler entrare?-
22 Dicembre. h 10:15
Ufficio diagnostica.
- Che ha detto Cuddy?- Chiese Chase
a Foreman.
Il neurologo lo guardò divertito. –House era con lei.-
-Ma che diavolo ci fanno insieme a
quest’or.. a.- Il giovane medico si bloccò e guardò il collega con un sorriso.
–Ok… sorvoliamo.-
-Che è meglio!- Concluse Foreman,mentre
si metteva la giacca. –Su. per oggi è andata.
Continueremo domani.-
–Siete riusciti a contattarlo?- Esclamò
Allison entrando nell’ufficio.
Scusate tanto per il ritardo di questo cap… ma ho avuto parecchio da
fare in questo periodo, tra scuola,compiti,amici…
Ed
eccovi finalmente anche questo ottavo capitolo…
Ma per prima cosa, desidererei rispondere a qualche vostro
dubbio.
Del
resto è il minimo che posso fare,dopo tutte le belle
recensioni che mi avete fatto!^^
-Probabilmente,nei prossimi 2 capitoli
verrà specificata la vera identità di Sandy!
Molti mi hanno domandato chi fosse…
E molti anno supposto
“Una ex di House”…
Quel che posso dirvi è che è molto vicina al
nostro diagnosta… ma purtroppo non posso dire altro.
Per quanto riguarda il trasferimento di Cam… è
stato influenzato da qualcuno…
Ma ora basta.
O finirò per espormi troppo!!
Vi lascio alla storia,sperando
che sia di vostro gradimento.
Un bacione.
Capitolo 8
22 Dicembre. h 22:30
Parcheggio del PPTH
-Salve.- Rispose Chase dopo qualche istante di silenzio. Poi
si guardò attorno disorientato.
Che diavolo stava accadendo?
Era tutto un sogno!?
O aveva delle allucinazioni?
-Il Dr. House è ancora in clinica?- Gli chiese la donna dopo
un po’.
-Ecco… non proprio.- Rispose lui,sempre
più confuso. –È uscito.-
-ah.-
-Mi dispiace.-
-Non fa niente.- Concluse lei,andando
per rimettersi il casco. –Grazie.-
Il giovane medico fece un sorriso ed annuì col capo.
Adesso basta!
Se avrebbe voluto sapere qualcosa di più su tutta quella
faccenda,l’unica cosa da fare era approfittare del
momento!
-Aspetti!- Esclamò di colpo.
-Si?-
-Le sembrerò indiscreto ma… posso sapere
perché mai cerca il dr. House a quest’ora?-
La donna fece un sorriso. – Gli dovevo
restituire la moto.- Disse con sguardo ovvio. –Invece,le
sembrerò indiscreta,ma… posso sapere perché mai è rimasto a lavorare fino a
quest’ora?- Lo imitò.
-Lei che ne sa del mio orario di lavoro?-
- So che su per giù ha lo stesso orario del dr House.-
Chase la guardò incuriosito.
Anzi,la squadrò incuriosito.
Era proprio bella!
Come mai tutte le belle donne,andavano
sempre a finire dietro ad House?!
Lo trovavano così attraente il fatto di esser menefreghisti,egocentrici e misantropi!?!
-Allora… - Iniziò, cercando di cambiare discorso. – Così lei
è un’amica di House… -
Lei gli fece un ennesimo sorriso. Era proprio curiosa di
scoprire dove voleva andare a parare il medico.
-… Be,visto che è tardino e non ho
ancora cenato,mi chiedevo se le andrebbe di cenare con me.-
Sandy fece finta di riflettere.- Per la
serata avrei parecchi impegni….- Iniziò. -… però
si può fare.-
22 Dicembre. h 22:30.
Locale xxx
-Bene.- Esclamò Lisa sarcastica.
Era appena entrata nel locale ed ora era immobile affiancata
da House.
Quel posto era enorme!
C’erano tre saloni: Uno era pieno di tavoli dove non si
poteva specificare se le persone sedute in questi erano
ubriachi o del tutto fatti; In un altro c’era una passerella,dove delle
ragazze seminude ballavano avvinghiate a un palo,posto al centro di questa; E
nella terza c’era un casinò.
-Wow!!- Esclamò House scuotendo la
testa come se fosse ubriaco. –Questo è il paradiso!-
Cuddy gli diede una gomitata. –Cerchiamo quello lì e
filiamo!-
-Va bene,va bene… - Continuò il
diagnosta massaggiandosi il braccio che era stato colpito da quello scatto di
nervi. –Io inizio da là!- Esclamò in fine,dirigendosi
verso la passerella.
Cuddy roteò gli occhi.“Imbecille.” Disse tra sé mentre si dirigeva verso la sala che pareva avere meno
gente: quella coi tavoli.
House si posizionò in un angolo e
iniziò a scrutare tutte le persone che gli venivano a tiro,senza negare qualche
sguardo anche alle modelle in passerella.
-Hei tu!- Esclamò una donna avvicinandosi. –Come mai tutto
solo?-
-Faccio un fioretto.- Disse lui
sarcastico.
-Peccato… e io che cercavo qualcuno con cui chiacchierare…-
Il diagnosta sorrise. – Wow! Un’altra cosa in comune.-
Lei lo squadrò con una faccia incuriosita. –Chi cerchi?-
-Un certo Bill Forder-
Lei inarcò un sopraciglio divertita.
–E chi è?-
-Devo interpretare questa risposta come un “Non so chi sia e
non mi importa di saperlo”?-
La ragazza scattò in una risata. -Sei un
tipo sveglio!- Esclamò divertita.
-Me lo dicono spesso.- Concluse lui con un sorriso bizzarro.
-Mi chiamo Sasha.-
-Greg.-
Cuddy intanto aveva iniziato a cercare qualcuno che non fosse ubriaco,ma senza successo.
Diamine! Se continuava di questo passo,in
pratica era venuta lì per niente!
Sbuffò e si mise una mano in fronte.
-Posso aiutarla?- Le chiese un uomo
alle sue spalle.
Lei si voltò.-Come?-
-Mi sembra un po’ disorientata.- Era alto,capelli
e occhi neri lo rendevano alquanto tetro e Indossava uno smoching.
Cuddy sorrise imbarazzata. – No,stò solo cercando una persona.-
-Posso aiutarla?-
-Si chiama Bill Forder. Lo conosce?-
-Cosa desidera lei da Bill Forder?-
Cuddy gli lanciò un’occhiata incuriosita. – È lei?-
-Esatto.-
-Gli devo parlare!-
-Hei… aspetti un attimo.- Gli rispose l’uomo mettendole un
braccio sulle spalle e invitandola a sedersi su un tavolo. –Prima le
presentazioni.-
Ci mancava poco che la dottoressa non gli lanciasse un
pugno.
Non vedeva l’ora di tornare a casa e lasciare quell’inferno!
Ma fortunatamente era rimasta
abbastanza lucida da ricordarsi le buone maniere.- Mi chiamo Lisa Cuddy e sono
un medico.- Disse sedendosi.
-Wow! Un medico!- Esclamò lui intrigato. –E
cosa vuole un medico da me?- Chiese facendo segno ad un cameriere.
Lisa si voltò per capire il significato di quel gesto.
-Non si preoccupi. Il fatto è che faccio il cameriere e mi
potrebbero licenziare se mi vedessero parlare con lei…- Spiegò.
–Ma non si preoccupi. Il mio collega mi coprirà per
qualche minuto.-
-Mi scusi,ma è importante.-
-Prego.-
In quell’istante arrivò l’amico di Forder. –Non ti conviene
perdere tempo.-
-È importante,ti prego.-
L’uomo sbuffò. -Ok.-
-Bene!- Esclamò in fine Forder prendendo dal vassoio
dell’amico due boccali di birra. –Grazie.-
-Prego.- Mugugnò il cameriere allontanandosi.
In quell’istante a
Cuddy le parve di vedere la copia spiccicata di House: approfittatore!
-Sua sorella è ricoverata nell’ospedale Princeton Plaisboro,è paralizzata e c’è bisogno della sua presenza in clinica
per avere un’anamnesi più dettagliata.- Esclamò Cuddy tutto d’un fiato. –Quindi
la pregherei di presentarsi in ospedale appena finisce di lavorare.- Concluse,alzandosi dalla sedia.
Poi si fermò e il suo sguardo si posò su quello tranquillo
dell’uomo. –Ma ha sentito ciò che gli ho appena
detto?!-
-Si… e non riesco ancora a capire il perché lei è qui.- Rispose lui iniziando a sorseggiare la sua birra.
Lisa si risedette. –sua sorella non aveva un suo recapito
telefonico.- Rispose dopo un po’.- Ma non le interessa
il fatto che sta male!?-
-Io non voglio avere più niente a che fare con quella.-Così dicendo passò
l’altro boccale alla donna. –Lei ne vuole?-
22 Dicembre. h 23:45
Parcheggio del PPTH
Una luce abbagliante si fece spazio tra il buio parcheggio.
Era una macchina,che si posteggiò
nel primo posto libero.
Sandy si voltò verso Chase. -Grazie. Mi sono veramente
divertita.-
-Già,anche se il ristorante non era
dei migliori…-
-In effetti…- Esclamò lei con una risata. – Ma la compagnia
era decisamente meglio.-
Il giovane fece un sorriso.
Era stata proprio una bella serata.
E chi l’avrebbe mai detto che sarebbe diventato amico di un
avvocato?!
Aveva sempre odiato queste persone…che erano disposte a tutto per
guadagnare più denaro possibile,senza preoccuparsi di cosa era giusto o
sbagliato.
Ma del resto,lui lo sapeva bene,
“In questo mondo siamo tutti diversi,ma il bello è proprio questo. La diversità
ci rende unici” Gli diceva sempre sua madre.
Lui non ci aveva mai riflettuto… ma
forse era giunta l’ora di farlo.
-A che pensi?- Gli chiese Sandy
incuriosita.
-A mia madre.-
- Sta in Australia?-
- No. È morta quando ero piccolo.-
La donna abbassò lo sguardo. –Scusa.-
-Hei.- Disse Chase alzandole delicatamente il volto. – Non
preoccuparti. È acqua passata.-
Lei gli sorrise.
Era proprio una brava persona.
Tutto il contrario di House,è
ovvio.
-Ora devo andare. Si è fatto tardi.- Disse
aprendo lo sportello.
-Be… allora ci sentiamo.- La salutò
Chase.
Lei annuì e gli mise una mano sul viso,le
si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia.- Ciao.-
Quando Sandy uscì,lui la seguì con
lo sguardo fin quando non si allontanò alla guida della moto del suo capo.
Perché il Cuore gli batteva in quella maniera?!
Era soltanto una donna. Amica di House,per
di più!
Accese nuovamente la macchina.
Adesso aveva le idee più confuse di
prima… e i sentimenti ancor di più.
22 Dicembre. h 23:40
Locale xxx
House era lì.
Seduto sul bancone.
-Hei amico!!- Gli urlò un uomo
all’orecchio. –Andiamo! Prendine un altro po’!-
Lui scattò a ridere e si alzò. –Non sono ancora abbastanza
ubriaco da accettare di rincretinirmi ancora di più…-
Sasha gli saltò addosso.-Greg!!-
Gli urlò mettendogli le braccia attorno al collo. –Non dirmi che te ne vai!?-
-E quando l’avrei detto!?-
Lei gli sorrise. –Balliamo!-
-No…-
-Coraggio!!-
-No.- Ripetè,lasciando stare la
ragazza. –Vado in bagno.-
Entrato in bagno si sciacquò la faccia.
Caspita… forse aveva un tantino alzato il gomito.
Ma fortunatamente… ce ne voleva di alcol
per metterlo k.o.
Alzò lo sguardo e si guardò allo specchio.
Forse era meglio tornare a casa…
-Valla a sentire Cuddy,domani.-
Disse asciugandosi il volto con un tovagliolo.
Aspetta un momento… Cuddy!!!!
Il diagnosta uscì fuori dal bagno
nel giro di pochi secondi.
Cavolo! Si era dimenticato completamente del perché era lì!
Doveva cercare quel tizio… come si chiamava? Fill Border??
Vabè… per adesso l’importante era trovare Cuddy!
Ci avrebbe scommesso la testa che in quell’istante la
dottoressa stava uscendo pazza nel cercarlo.
E ci avrebbe scommesso tutto che
l’indomani avrebbe passato un inferno a lavoro.
Si diresse verso il casinò:
Niente.
Tornò nella sala dove si trovava prima:
Niente.
Sbuffò e guardò la sala coi tavoli.
No,non poteva essere ancora li…
almeno credeva.
Ma era meglio andare a controllare.
Entrò nella sala e iniziò a scrutare tutte le persone sedute
ai vari tavoli…
-Niente.- Disse voltandosi.
Ad un certo punto si bloccò. Il suo sguardo era andato a
cadere su un tavolo dove un cameriere rideva e scherzava con una donna seduta
di spalle.
Si avvicinò. –Cuddy?!?- Esclamò
allibito quando la riconobbe.
-Hei… vieni…. Siediti qua con noi…
- Balbettò lei a fatica.
-Ma ti sei bevuta il cervello!?!-
-Ma che diamine dici!?- Esclamò
Cuddy per tutta risposta. –Solo birra! E poi…stò solo
parlando con il mio amico!-
House lanciò un’occhiataccia all’uomo. –“Il tuo amico”?-
Disse disgustato. Poi si voltò nuovamente verso di lei e la prese per un
braccio. –Su,andiamo! Alzati!-
-Hei!!- Forder si alzò di scatto
dalla sedia. –Lasciala stare!-
House lo fulminò con lo sguardo.- Perché,senò
che mi fai?- Disse allontanandolo col bastone.
-Ti ammazzo!!- Urlò lui.
-Basta!!- Li zittì la Cuddy. –Ci vediamo Bill,ora devo andare.-
-sei sicura di voler andare con quello psicopatico?!-
-Si… non preoccuparti. È una sottospecie di
amico.-
Il diagnosta roteò gli occhi. –Andiamo!!-
Concluse,tirandosela per un braccio.
-Ma sei impazzita!?!- Esclamò
furioso,mentre si dirigevano verso la macchina.
-Hei… parla per te!- Rispose lei
barcollante. -Pure tu hai bevuto!-
-Si ma non quanto te!- Concluse squadrandola dall’alto in
basso. –Guardati… non ti reggi in piedi.-
Cuddy aprì la macchina. -ah… falla finita.-
House la scostò. -Sarà meglio che guida io.-
-Ce la faccio!- gli rispose lei con
uno strattone.
Ma il diagnosta si infilò
velocemente dentro al veicolo. – Troppo tardi.-
23 Dicembre. h 00:40
Casa di Cuddy.
La macchina si fermò di fronte alla tanto desiderata casa.
-Siamo arrivati.- Disse House
appoggiando la testa sul volante. –Cuddy?-
Ma non vi fu alcuna risposta.
La dottoressa era già nel mondo dei sogni.
“Magnifico.” Disse tra sé il diagnosta.
Sembrava una bambina di 8 anni… tutta raggomitolata nel
sedile con un braccio sotto il capo e un leggero sorriso che si faceva spazio
tra le candite guance.
House fece un sorriso. Non avrebbe mai immaginato di vederla
in quelle condizioni.
Insomma… lei era Cuddy! Il diavolo del
Princeton… Anche se di diabolico,in quell’istante,aveva ben poco.
-Hei!- urlò,facendola sobbalzare.
-Che succede?!?-.
-Siamo arrivati.-
-ok. Grazie.- Rispose lei,aprendo
lo sportello e uscendo dalla macchina. –Ci vediamo domani.-
House inarcò un sopraciglio. Non si reggeva in piedi.
Sbuffò e uscì dalla macchina. –Dai che ti accompagno, c’è il
rischio che scambi qualche cespuglio per un letto.-
Lisa sorrise ed annuì. –D’accordo.-
-Le chiavi.- Disse House facendole
segno con la mano.
La dottoressa gliele porse e si avviarono verso la porta di
casa.
-Bene.- Esclamò il diagnosta aprendo la porta ed entrando.
–Ora vai a letto e domani,a lavoro, verrai il più
tardi possibile. D’accordo?-
-No…io andrò a lavoro in orario e tu pure o ti do 3 ore in più di ambulatorio!- Rispose lei togliendosi la
giacca.
House la guardò meravigliato. Certo che quando si trattava
di lavoro,riusciva sempre ad essere lucida!
-Ok. Ci vediamo.- rispose
andandosene e chiudendosi la porta alle spalle.
Ma dopo qualche istante il campanello si mise a suonare,rimbombando freneticamente nella testa della dottoressa.
–Che c’è!?- Rispose seccata,aprendo la porta.
-Chi era quello?-
Cuddy si gettò nel divano. -Quello chi?-
- L’hai chiamato Bill,quindi devo
dedurne che era… Forder?-
-Credo di si.-
-Ma sei scema!?-
La donna poggiò il gomito sul braccio del divano e posò la
testa su di esso. - No. Mi prendi del ghiaccio?-
-No:- il diagnosta si sedette
accanto a lei. –Dimmi che non siamo andati li per
niente...-
Lisa lo fissò. -Mi ha dato il suo numero… -
-Signore ti ringrazio!- Esclamò House
sarcastico,lasciandosi cadere all’indietro nella spalliera del divano.
La dottoressa fece un sorriso.
Certo che erano proprio dei deficenti.
Solo per cercare una persona si erano ridotti in quello stato…
-House?-
-hm?-
-Grazie.-
Il diagnosta alzò il capo e la guardò sorpreso.
Era strano sentirle dire “Grazie”,per
di più a lui.
Annuì col capo. –Prego.-
Lisa,allora, gli si avvicinò sempre
di più.
Gli mise una mano sul viso e lo baciò.
Il diagnosta sgranò gli occhi,colto
di sorpresa.
Certo che doveva aver bevuto parecchio…
Ma che importava.…
Le mise le mani sui fianchi e l’attirò a se.
Ormai era destino. Quella notte non avrebbero chiuso occhio.
-To be continued…-
La
domanda che vi porgo adesso è una sola:
Sarà
una Cotton Candy o una Huddy?
Eh eh….
A questo punto la risposta potrebbe sembrare facile… forse…;P
Scusate tanto per il ritardo di questo cap… ma ho avuto parecchio da
fare in questo periodo, tra scuola,compiti,amici…
Rieccomi gente!!!
Spero
che anche questo cap vi piacerà…
Ah,comunque,…. Io non ho mai detto
che non avrà un finale CottonCandy…
;P
Buona lettura!
Capitolo
9
23 Dicembre. h 10:30
Casa di Cuddy.
Era stata una lunga notte.
Forse troppo lunga…
Troppe sensazioni li avevano sopraffatti e spinti a ad andare oltre a dei semplici gesti d’affetto.
Ora uno sconfinato silenzio,si
faceva spazio tra le mura dell’abitazione della dottoressa.
Troppo tardi perchè lei si trovasse
li?
No... forse non così tardi.
Un raggio di sole le colpì il viso.
Lei prese un cuscino e se lo cacciò sopra la testa.
Mai come in quel momento la testa gli
aveva pesato tanto. Come se ci avesse avuto un mattone sopra.
Di colpo il telefono squillò,facendola
sobbalzare.
Prese il cellulare,che si trovava
sul comodino affianco,e rispose. –Pronto.- Esclamò con una voce di chi è appena uscito da un letargo.
*Lisa!? Ma dove sei finita!? È
successo qualcosa,per caso??*
-Wilson… - Mugugnò lei,strofinandosi
gli occhi. –Ma che diavolo… - Ma non finì nemmeno la frase che di colpo il suo
sguardo si andò a posare sulla sveglia che segnalava le 10:35.
–Cavolo!- Esclamò chiudendo la telefonata.
Si voltò di scatto e rimase paralizzata da ciò che ebbe di
fronte.
Il diagnosta era li. Disteso su un fianco e con un braccio
sotto il capo.
Qualche flash della sera precedente iniziò ad illuminare i
ricordi di Lisa. “Ma che cosa ho combinato!?” Pensò
mettendosi una mano sulle labbra.
Abbassò lo sguardo.
La verità era che per la prima volta,nella
sua vita… non era riuscita a fermare i suoi sentimenti.
House le era sempre piaciuto. Sin dai tempi dell’università.
Ma sin dai tempi dell’università,aveva
represso quei sentimenti,che ora l’avevano portata a fare questo.
Diamine,amava House!
E per quanto odiasse ammetterlo,avrebbe
preferito un abbraccio ad una notte come quella,spinta solo dalla follia.
Ma ormai il danno era fatto.
Non sarebbe più riuscita a guardare il diagnosta in faccia
senza pensare a quel che era successo.
Si alzò velocemente. Doveva dimenticare tutto quel che era
accaduto quella notte. Doveva!
Si cacciò dentro il bagno e si mise sotto la doccia. Un po’
d’acqua fredda,forse,le avrebbe schiarito le idee.
Dopo pochi minuti,il diagnosta aprì
gli occhi,svegliato dallo scrosciare dell’acqua della doccia.
Si mise a sedere e passandosi una mano sul viso iniziò a
guardarsi attorno.
Squotè la testa confuso.
Si alzò e iniziò a raccattare i vari vestiti sparsi per la
stanza.
Dopo qualche minuto,era già pronto.
Aprì la porta e si trovò di fronte Cuddy,già
vestita con i capelli ancora umidi ma già acconciati.
-Di già in piedi?- Chiese sarcastico.
Lei lo sorpassò velocemente. -Sono le 11:00!-
-Bene,allora io vado.-
Concluse,dirigendosi verso la porta. –Sai… se arrivo tardi il mi capo mi fa
barba e capelli!-
Cuddy lo squadrò dalla testa ai piedi..
–Sarebbe ora.- Rispose sarcastica.
House sorrise ed uscì.
Lisa lo guardò scomparire dietro la porta.
Ecco,ora ne aveva la conferma.
Per lui,era stata solo una notte
come tante altre.
Per lei,invece, era diverso.
Ma questo non importava.
L’importante era solo dimenticare…
23 Dicembre. h 11:30
Princeton Plaisboro Teaching Hospital.
-Cuddy!!- Esclamò Wilson vedendola
entrare velocemente nel suo ufficio.
Lei nemmeno si voltò.- Che c’è!?-
-Che è successo?- Continuò
lui,vedendo una strana ed insolita agitazione nei movimenti del suo capo.
La dottoressa si sedette nella sua scrivania.-Niente.-
-Quando dico “che è successo”
intendo… -
-Che volevi?- Lo interruppe lei,cercando
di sviare il discorso.
Wilson la guardò incuriosito e squotè la testa,forse era meglio lasciar perdere,del resto non aveva motivo
di intromettersi nella sua vita privata. –Ho bisogno di una firmi qui.- Rispose,porgendole un documento.
La dottoressa lo firmò senza nemmeno leggerlo,glielo restituì e gettò il suo sguardo sui documenti
arretrati di quella mattina.
Wilson non mosse un muscolo.
Da quando era così superficiale?
-Cuddy…-
-Scusa,ma ora ho da fare.- Rispose
lei,senza degnarlo di uno sguardo.
L’oncologo annuì. –Daccordo.-
23 Dicembre. h 12:00
Stanza della paziente.
Chase e Foreman entrarono nella stanza. –Salve.-
-Buon giorno.- Rispose Andy.
-Allora,come va oggi?-
-Se rispondo “Bene”,si capisce che
non intendo letteralmente,vero?-
Foreman fece un sorriso. –Si.-
-Quindi oltre al peggioramento di ieri,non
è successo nient’altro….- Iniziò Chase,controllando il battito della donna.
Lei abbassò lo sguardo. –Non avete ancora capito che cosa
ho?-
Il neurologo scosse la testa. –Dovremo continuare con altre
analisi.-
-Sul modulo ha scritto che ha un fratello.- Esclamò Chase. –Come mai non viene a trovarla?-
-Ha molto lavoro.- Rispose la donna
tristemente.
Il giovane medico annuì. Forse aveva toccato un tasto
sbagliato… -Bene,passeremo più tardi per un’altra
visita di controllo.- Disse uscendo dalla stanza seguito dal collega.
-Secondo te ha mentito?- Chiese
Foreman al collega.
Chase sbadigliò.-Cosa?-
-Andy.-
-Cosa Andy?-
-Ma ci sei??-
-Senti,ho sonno!- Esclamò il
giovane medico,facendo un ennesimo sbadiglio.
-Questo l’avevo capito.- Continuò
il neurologo divertito. –Quel che non capisco è quello che hai
combinato questa notte.-
-Niente.-
-Si,come no.-
-Ho fatto tardi perché,dopo che tu
te ne sei scappato, ho dovuto sistemare dei documenti.-
Foreman inarcò un sopraciglio. –Ok. Facciamo finta di
crederci:-
-Perché è vero!- Concluse Chase,sfilandosi
dalla tasca dei pantaloni il cellulare che aveva iniziato a tremare. Sorrise.
Foreman lo guardò. -Lascia perdere.-
-Cosa?-
-Ieri,dopo esser “Scappato”,mi sono
accorto di aver dimenticato il cellulare in clinica e sono ritornato.- Iniziò.
–E ti ho visto con quell’avvocato. Ascolta il
consiglio di un amico… lasciala perdere. Non mi fido.-
Chase guardò l’amico stranamente. -Be,io
si!-
23 Dicembre. 12:00
Ufficio diagnostica.
Cameron era lì da parecchio.
Fortunatamente la loro paziente non
aveva mostrato peggioramenti,ma neanche miglioramenti…
I tre medici dell’equipe avevano aspettato il loro capo tutta la mattina,per iniziare a formulare una
diagnosi,ma invano. Il diagnosta non si era ancora presentato.
Solo lei riteneva una cosa strana,anche
per House,questo ritardo?
“Secondo me,ha fatto finta di non
sentire la sveglia.” Aveva detto pochi istanti prima il neurologo.
Forse avevano ragione in fondo…
Insomma,si trattava di House!
Quello che 2 ne diceva e mille ne faceva!
Quello scontroso medico che avrebbe trovato qualsiasi scusa
idiota per marinare il lavoro,come se fosse stato
ancora al liceo.
Allison non potè trattenere un sorriso,mentre
si accingeva ad attaccare una pallina di natale in un piccolo alberello che
aveva allestito quella mattina stesso,in quell’ufficio ormai troppo desolato
per lei.
Foreman e Chase stavano controllando la paziente,mentre lei era rimasta in ufficio per informare House,nel
caso fosse venuto.
Ma informarlo di che cosa?
Del resto gli ultimi sintomi che Andy aveva avuto,si erano manifestati la scorsa notte… ed House era stato
informato di tutto.
Eppure le avevano detto di
aspettare House e di coprirlo nel caso Cuddy l’avesse cercato.
Ok. Tanto non aveva niente di meglio da fare.
La dottoressa si alzò per avere una visuale più ampia della
sua opera natalizia.
Com’era bello quell’albero… certo
doveva ancora finirlo,ma già con qualche pallina e qualche nastrino era
fantastico!
Si chinò nuovamente per continuare,quando
una voce alle sue spalle la fece sobbalzare.
-Hei! Ma che diamine combini?-
Lei si voltò di scatto. –House?-
Lui poggiò il suo bastone nel tavolo. -No,mio
nonno.-
Cameron non potè fare a meno di gettare lo
sguardo sul bastone. – Ma cosa… - Si bloccò.
Capì tutto in pochi secondi. –Mi dispiace.-
Il diagnosta sbuffò. – Se chiedessi 1 dollaro a tutti coloro che me lo hanno detto,sarei la persona più ricca del
mondo!-
La dottoressa avrebbe voluto confortarlo,dirgli
che non era solo e che lei gli sarebbe stato accanto… ma questo House non
l’avrebbe mai accettato.
Perché doveva fare sempre il
difficile? Perché non poteva essere come gli altri?...
Perché non accettava mai il suo appoggio?
Abbassò il capo. –Scusa.- Disse,voltandosi
nuovamente verso l’albero di natale e ricominciando ad appendere gli addobbi.
-Hei!- Il diagnosta le diede un colpo
sulla mano con il bastone,facendo quasi cadere la pallina che la ragazza
teneva. – Chi ti ha dato il permesso di riempire di
palle il mio ufficio?!-
Lei gli lanciò un’occhiataccia. –Non è “Il tuo ufficio”!-
-Già… è tutto tuo. Quando hai fatto
la conquista? Mentre ero via?-
-È di tutta l’equipe!- Concluse Cameron,attaccando
la pallina che poco prima House aveva tentato di rompere.
House la guardò divertito .-Da quando tutta questa libertà
di parola?-
Cameron non gli rispose. Che doveva
dire? “Non mi interessa se parlo troppo ma un albero
di natale ci spetta.”?
Inutile mettersi a discutere con lui,tanto
l’avrebbe avuta sempre vinta. –Mi passi le luci?- Si limitò a dire,attirandosi uno sguardo allibito del proprio capo.
-No!- Esclamò lui,dirigendosi verso
il suo ufficio.
Allison si voltò di scatto. –Cosa c’è di sbagliato nel voler
festeggiare il natale?... Nel voler addobbare un
albero?-
House si voltò con uno sguardo interrogativo.-Niente.-
Rispose dopo un po’.-…per te.-
-E per te,invece?-
Il diagnosta le diede nuovamente le spalle -Per me è solo
uno spreco di soldi.-
-Già… i soldi.- Cameron fece un sorriso tirato. – Non ti ha
mai sfiorato l’idea della felicità? Della felicità che si prova nel fare un
regalo,della felicità che si prova nello stare
insieme… -
-Già,però poi va a finire che con
tutta quella felicità in circolo,uno diventa matto.- Rispose lui sarcastico.
Allison lo fissò per qualche istante,con
uno sguardo di chi cerca di comprendere dei geroglifici. Con
uno sguardo di tenerezza che presto andò a sfumare in uno di tristezza.
-Hai paura di essere felice?- sussurrò in fine.
Ci fu silenzio questa volta.
Quella domanda era una stupida domanda
da parte di una stupida ragazza che vedeva la vita tutta rose e fiori… perché
continuare quella discussione? Anzi,la domanda era:
Come diavolo ci erano arrivati a parlare di queste cose?
-Non mi importa.- Fù la risposta
vaga del diagnosta.
-Non è vero,non ci credo.-
House sbuffò. –ok! Sono l’uomo più felice di
questa terra!!! Contenta?-
Allison incrociò le braccia.
-House!- Esclamò Wilson,entrando
nell’ufficio.
-oh! Wilson! Diglielo anche tu che sono
felice,senò non si da pace!-
L’oncologo guardò Cameron disorientato.
-Andiamo,che se glielo dici tu,ci
crede.- Concluse il diagnosta,facendo un occhiolino all’amico.
-Lascia stare.- Disse la dottoressa,scuotendo
la testa. – Che succede?-
-Cuddy mi ha detto di darti questo.- Rispose Wilson,porgendo un cercapersone ad House.
-Come mai l’aveva Cuddy?- Chiese Cameron.
- L’avrò dimenticato nel suo ufficio.- Balbettò il diagnosta,uscendo velocemente dalla stanza.
Wilson lo seguì. –Allora,ora mi
dici che diavolo succede!-
-Un cane si è mangiato il mio vecchio cercapersone.-
-House!-
-Il bello è che quando inizia a suonare,quel
cane sembra una radio…-
-Ok.- l’oncologo lo prese per un
braccio e lo costrinse a fermarsi. –Vedi che Foreman e Chase mi hanno detto
tutto.-
House guardò l’amico con una faccia interrogativa. –“Tutto”
Cosa??-
-Tutto… tutto!- Balbettò l’amico,imbarazzato.
-Sai,sarei curioso di saperlo anche
io questo “tutto”.-
-Mi hanno detto che ieri
notte,quando ti hanno telefonato,eri con Cuddy.-
House sorrise.
-Senti,non ho nulla in contrario
del fatto che tu e Cuddy…. –
-Che scemi!-Esclamò il diagnosta.
-Cosa?-
-Ero solo andato con Cuddy a cercare il fratello della mia
paziente…-
-ok..- Wilson fissò il diagnosta
per qualche istante,senza riuscire,alla fine,a trattenere un sorriso.
-Questi giovani d’oggi…. Non c’è più rispetto!- Disse House sarcastico,mentre ricominciava a camminare.
Di colpo si fermò.
-ehi? Che ti prende?-
Ma il diagnosta non rispose,continuando
a gettare lo sguardo su un uomo in fondo al corridoio.
-Coprimi!-esclamò,mettendosi dietro
l’oncologo.
-Ma che diavolo combini!?!-
-Hei tu!!-
House sbuffò. -Troppo tardi…-
-Tu sei quello di ieri sera!-
-Ma guarda che coincidenza,pure tu
sei quello di ieri sera!- Esclamò sarcastico il diagnosta.
-Da come ti sei tirato via
Lisa,devo dedurne che devi essere il suo…-
-Bip. Gli imbecilli sono desiderati all’ingresso!- Lo
interruppe,fingendo la voce dell’altoparlante.
Wilson gli gettò un’occhiataccia.-Finiscila!-
-Che ci può fare,tra imbecilli ci
si riconosce.- Rispose l’uomo all’oncologo con una vena di sarcasmo misto a
irritazione.
Wilson sorrise forzatamente e gli strinse la mano. –Io sono
il dr Wilson,piacere.-
-Bill Forder.-
-Greg House.- Si intromise il
diagnosta. –Bene,ora che tutti sanno il nome di
tutti,possiamo andare. Vero Wilson?-
-Posso darle una mano?- Chiese l’oncologo all’uomo,ignorando l’amico.
House gli lanciò un’occhiataccia.
-Sto cercando la dottoressa Lisa Cuddy.-
-Ma
come? Non era tua sorella quella ricoverata?- Chiese
il diagnosta malizioso.
-Sono venuto qui solo perché devo
dare qualche informazione in più su Andy. Poi me ne andrò,non
preoccuparti!-
-Be,in questo caso non c’è bisogno
che vai da Cuddy.- Concluse House con un sorriso soddisfatto. –Sono io il suo
medico curante.-
23 Dicembre. h 14:00
Princeton Plaisboro Teaching Hospital
-Dr Cuddy?-
-Che c’è?-
L’infermiera passò alla dottoressa una
cartelle.- Ha un paziente nella 1.-
-Passalo a qualcun altro.- Esclamò lei,dirigendosi
velocemente verso l’ascensore.
Caspita… era da quando era entrata
in clinica che non faceva altro che fare avanti e indietro per tutto l’ospedale.
Mai le era successo di arrivare così tardi a lavoro. E questo non riusciva a perdonarselo.
Passò davanti la stanza di Andy
Forder e il suo sguardo non potè fare a meno di posarsi sulla donna.
Ed ecco che i ricordi della sera
precedente ricominciarono a farsi spazio tra i suoi pensieri. Quel
locale,quell’uomo… chi sa se era effettivamente venuto
a trovarla.
Ma questo non era affar suo.
Squotè la testa e continuò per la sua strada.
23 Dicembre. h 14: 20
Ufficio diagnostica.
-È stupendo!- Esclamò Chase,mentre
squadrava con lo sguardo il meraviglioso albero di natale. –Hai avuto proprio
una bella idea.-
Cameron sorrise. –Grazie.-
-Immagino cosa dirà House,quando lo
vedrà.- Disse Foreman con una vena di sarcasmo.
-Non c’è bisogno di immaginarlo… l’ha già visto.-
Chase si strofinò il capo. –Sul serio? E
che ha detto?-
La dottoressa abbassò lo sguardo. Che
aveva detto? In fin dei conti… non aveva fatto poi chissà cosa…
ma il suo pensiero non riusciva a distogliersi da quella discussione che
aveva avuto con lui. Perché odiava così tanto il
Natale? Be… qualunque fosse stato il motivo,lei
avrebbe fatto di tutto per fargli cambiare idea!
-Niente. Si è solo lamentato della eccedenza
di “palle”.- Rispose,iniziando a sorseggiare un pò di caffè dalla sua tazza.
I due medici scoppiarono in una risata. Questo era proprio
da House!
-Allora,cosa abbiamo qui?- House
entrò improvvisamente nell’ufficio. - Un’equipe o un branco di
anatre?!-
-Ci sono novità?- Domandò Allison,vedendo
negli occhi del proprio capo una strana luce.
-Già.- Rispose lui,prendendo il
pennarello ed iniziando a scrivere sulla lavagna.
I tre medici si inclinarono
contemporaneamente la testa,curiosi di conoscere ciò che House stesse
scrivendo.
Foreman sgranò gli occhi. -Incapacità di espressione?!-
-Allora?- Chiese il diagnosta,volgendosi
verso il suo staff. –Idee?-
-Non abbiamo risultati positivi in
nessun test… - Continuò il neurologo.
House sbuffò. -Già, ma se ci fosse
qualcosa di così piccolo da non essere rilevata nemmeno nei test di routin?-
Esclamò,attirandosi gli sguardi incuriositi dei tre medici. –Del resto,la lesione di una singola parte può determinare sintomi a
carico di diverse attività funzionali… -
- È permesso?-Chiese Forder entrando nell’ufficio.
-No.- Esclamò House scocciato. Odiava quando qualcuno lo interrompeva. –Non voglio
seccature!-
-Mi hanno fatto dei test genetici e stò aspettando i
risultati, visto che non ho nulla da fare potrei rimanere qui,no?-
-Ammettilo,ci godi a rompermi le
scatole! Perché non vai da Cuddy!?-
Ma l’uomo non rispose e si sedette al tavolo affianco a
Cameron,nella sedia dove solitamente si sedeva il
diagnosta. –Non disturberò,vedrai-
-Troppo tardi,già fatto!-
-House!- Intervenne Cameron. -Se è un tuo amico
può rimanere,ha detto che non disturberà.-
Il diagnosta roteò gli occhi. Ma perché doveva fare sempre
la buona samaritana!?
-Parole sante!- Esclamò
l’uomo,mettendo una mano sulla spalla della dottoressa. – Grazie,sei un angelo.- Concluse,facendole un occhiolino.
-Sbrighiamoci!- Esclamò House innervosito,dando
le spalle ai presenti. – Immagino che non abbiate capito niente di quel che
stavo dicendo prima…-
-La tua teoria è un po’ generica… - Intervenne Chase,cercando di riconcentrarsi sulla paziente.
Il diagnosta si passò una mano sulla fronte,esasperato. Fece per dire qualcosa quando
la voce di Cameron lo interruppe.
-Una lesione vascolare,tumorale o
degenerativa del talamo può indurre a disturbi del linguaggio.-
Lui si voltò. –Brava,ci sei
arrivata.-
-Si ma la paralisi??- Chiese il
neurologo. – La perdita della motilità di una gamba,può
essere dovuta ad una lesione di qualsiasi struttura che costituisce il sistema
motorio.-
House guardò il neurologo incuriosito.
Forder squotè la testa. -Wow! Quante parolone!-
-Stà zitto.- House ora era concentrato,con
lo sguardo fisso sul pavimento.
-Qualche idea?- Chiese Allison.
-Provate a fare un’elettromiografia.-
I tre medici annuirono ed uscirono dalla stanza.
-Caspita,li hai addestrati per
benino… ti obbediscono come cagnolini.-
Il diagnosta si versò un po’ di caffè. -Stà alla larga da
lei.-
-Lei chi?- Chiese l’uomo,incuriosito.
–La dottoressa? Credevo che ti interessasse Lisa… -
-Non mi interessa nessuno!- Sbottò
lui. – Stò solo cercando di evitare di ritrovarti qui tutti i giorni!-
- D’accordo.- Forder sorrise. –Allora non te la prenderai se
ci provo con la brunetta?-
-Se la mia teoria è esatta,tua
sorella stà morendo.- Esclamò il diagnosta,cercando di cambiare discorso.
–Quindi,perché non vai a darle il “Piacere” di una tua
visita?!-
L’uomo non rispose. Si limitò a guardarlo,disorientato
dalle ultime parole che aveva sentito.
Forse,non era vero che non gli
importava niente della sorella.
-To be continued… -
Allora?
Piaciuto?
Scusate se mi stò un po’ prolungando
con la storia di Andy e Bill,ma immagino che possiate
capire che quando viene una sorta di ispirazione,una deve cercare di prenderla
al volo,anche se questo implica il prolungamento della storia…
Comunque, mi raccomando,fatemi sapere che cosa ne pensate!
Scusate tanto per il ritardo di questo cap… ma ho avuto parecchio da
fare in questo periodo, tra scuola,compiti,amici…
Ed eccovi anche il 10 cap…
Scusatemi se è venuto un po’
cortino ,ma credo che,anche se piccolo,riuscirà a chiarire parecchie cose.
Per quanto riguarda i capitoli
precedenti… lo ammetto. Sono stata un po’ dispettosa…
Ma vorrei chiarire qualche punto: La
presunta storia tra House e Cuddy,come detto, non avrà alcun risvolto.
Ma allora vi chiederete il perché
l’abbia fatta nascere. Ecco,come potete immaginare, tutto in una storia è
collegato… -o-… e naturalmente,anche qui una determinata situazione, ne potrebbe
determinare un’altra…
Non mi resta che augurarvi buona
lettura e sperare che anche questo cap vi piaccia.
Baci J
Miky91
Capitolo
10
23 Dicembre. h 16:15
Cappella del PPTH
Bill era li.
Seduto in una delle panchine della
cappella con lo sguardo perso nel vuoto.
House gli si avvicinò alle spalle.
-Che cos’ha?- Chiese l’uomo senza
nemmeno voltarsi.
-SLA.-
Lui si asciugò una lacrima che gli
scivolò sul volto. –Scusa… - Balbettò,cercando di essere il più sarcastico
possibile. – Ma non ho ancora ottenuto una laurea in medicina… -
Il diagnosta sospirò e gli si
sedette accanto. –È una gravissima patologia degenerativa che colpisce un
gruppo specifico di cellule del midollo spinale: I motoneuroni.- Iniziò.-
Queste cellule,svolgono la funzione di trasmettere ai muscoli i comandi per il
movimento. La scomparsa dei motoneuroni causa una progressiva atrofia muscolare:
I muscoli volontari non ricevono più i comandi provenienti dal cervello e,nel
tempo,si atrofizzano,portando a una paralisi progressiva dei 4 arti e dei
muscoli deputati alla deglutizione e alla parola. La morte è provocata quasi
sempre per insufficienza respiratoria.-
Bill si voltò confuso verso
quell’uomo che fino a ieri era solo uno sconosciuto.
-Che c’è? Vuoi un decodificatore?-
Rispose House,cercando stranamente di tirar su di morale Forder. In
effetti,quell’uomo era insopportabile! Odioso e ciarlatano! Per non parlare del
fatto che ci provava con tutte… Ma qualcosa in lui gli piaceva. Forse lui
stesso si identificava in quell’uomo tanto scocciante quanto sarcastico.
-C’è una cura?-
-Ma come? Non dicevi che non ti
interessava niente di tua sorella?-
L’uomo sorrise tristemente. – Lei
aveva sempre desiderato avere un figlio. Ma purtroppo,dopo essersi
sposata,avevano scoperto che non poteva averne.-
House poggiò il capo sul suo
bastone e fissò incuriosito Forder,che continuò. – Suo marito era una persona
insopportabile! Io e lui facevamo sempre a litigare!... Poi,un giorno,Andy si
scoprì in cinta. Puoi immaginarti la felicità che ci fu… anche se non capimmo
come era potuto accadere una cosa del genere.-
-Ha abortito,vero?- Intervenne
House.
-Si. A causa mia.- Forder sospirò.
– Litigai per l’ennesima volta con suo marito e lui uscì di casa infuriato e
ubriaco. Pochi minuti dopo ci telefonarono per dirci che aveva perso la vita in
un incidente. Andy,per il dispiacere,perse il bambino. E come puoi immaginare…
i nostri rapporti si stroncarono quella sera stessa.-
Il diagnosta annuì e si alzò,senza
degnare di uno sguardo l’uomo. – Sei un imbecille. Lo sei sempre stato.-
-Grazie. Sai,ora mi sento meglio!-
-Dovresti provare a parlarle…-
-Già. Come se fosse facile.-
-Alle volte è meglio mettere da
parte l’orgoglio,o non si sarà mai felici nella vita.-
Forder gli sorrise
amichevolmente.- Come te? -
- L’orgoglio ti distruggere la
vita.- Insistette il diagnosta,ignorando la domanda appena fattagli e
dirigendosi verso la porta,ma prima di uscire si voltò nuovamente. – Non esiste
una cura per la SLA.-
23 Dicembre. h 16:00
Ufficio diagnostica.
-Hei?- La voce di Wilson fece
alzare lo sguardo di Cameron,intenta a lavorare al computer.- Sai dov’è House?-
-Deve essere in giro a cercare il
Signor Forder.-
-Ma non diceva che era
insopportabile?-
Allison sorrise. –Già… lo diceva.-
L’oncologo si avvicinò. –Avete
scoperto che ha la sorella?-
-Sclerosi Laterale Amiotrofica.-
Wilson squotè la testa
sorpreso.-Caspita.-
-Già,questo è quel che pensano i
medici… - Allison si alzò per posare delle cartelle. –Ma immagino che i
familiari non si limitino a dire un “Caspita”.-
-Tutto a posto?- Chiese
l’oncologo. –Mi sembri nervosa.-
Lei si voltò a guardare il
collega. – Mio padre mi assilla.-
-Tuo padre?.. che c’entra lui?-
-È stato lui a mandare il mio
curriculum all’ospedale di Londra,senza che io ne sapessi nulla. E ora,visto
che mi hanno proposto un lavoro li,mi opprime per far sì che io lo accetti!-
-Ti sei già fatta un’idea?-
-Ho altri 4 giorni di tempo…-
-Certo.- Wilson si mise una mano
sulla fronte e fissò la dottoressa con aria di rimprovero. –Alle volte sei
peggio di House!-
-Cosa?- Allison fu sorpresa da
quella frase,quanto mai lei e House si somigliavano? Per di più le avevano
appena detto che era peggio di lui…
-Non puoi scantonare sempre i tuoi
obblighi,soprattutto se si tratta di cose serie come queste!-Iniziò
l’oncologo.- Non hai avuto nemmeno il coraggio di parlarne con House,hai
chiesto a Cuddy altri 5 giorni e non dici a tuo padre il perché di questi dubbi
perché non lo sai nemmeno tu.-
-Che dovrei fare allora? Lasciare
scorrere la vita come se niente fosse e approfittare di qualsiasi occasione
senza badare alle conseguenze? Come House?!-
-House almeno alla fine,qualcosa
la conclude.- Disse l’oncologo uscendo.
Era stato duro… forse troppo. Ma
sapeva di aver fatto la cosa giusta.
È vero,Cameron non lo avrebbe
guardato in faccia per un bel po’ di tempo,ma per lo meno… avrebbe fatto una
buona scelta.
A volte,avere il ruolo di un
amico,implica anche far capire al compagno i suoi difetti. In questo
caso,quello di Cameron era il fatto di costruire castelli per aria. Amava
sognare… amava sperare… sperare che un giorno fosse successo qualcosa tra lei
ed House e con questo modo di pensare si stava condizionando la vita.
House non era capace di amare.
Almeno questo era quello che
credeva lui.
23 Dicembre. h 16:30
PPTH.
Il diagnosta uscì velocemente dalla cappella e iniziò a
percorrere uno dei lunghi corridoi dell’ospedale.
“Alle volte è meglio mettere da parte l’orgoglio, o non si
sarà mai felici.” Queste erano state le sue esatte parole qualche minuto prima.
Sorrise.
Proprio lui andava a dire in giro certe cose?!
“Hai paura di essere
felice?”
Si bloccò.
Perché diamine gli veniva in mente Cameron? Lei e quella sua
maledetta teoria che tutti vogliono essere felici!
-House?- Esclamò una voce alle sue spalle.
Lui si voltò.
Era Cuddy. -Come l’ha presa Forder?-
-Non l’ha presa.-
Lei annuì nervosamente e si voltò per andarsene,quando venne
fermata dalla voce del diagnosta: -Aspetta.-
Si bloccò. Conosceva quel tono di voce… usato sempre per
parlare di cose che lei odiava! In questo caso,trattandosi di House… - Non
importa.- Rispose.
-Mi dispiace.- Concluse lui,andandosene per la parte
opposta.
Lei si voltò,ma troppo tardi. Lui era già partito in quinta.
23 Dicembre. h 18:00
Casa di House.
House entrò in camera sua e si gettò sul letto; lo sguardo
perso nel soffitto.
-Greg? Sei tu?-
-Si.- Mugugnò lui, mettendosi un cuscino in faccia.
Sandy spuntò da dietro la porta. -Allora? Come è andata?-
-Lasciami in pace.-
-Andiamo! Finalmente ho un po’ di tempo libero e tu non vuoi
parlarmi?!- Sbuffò lei. –Vedi che mi offendo!-
-Brava,fa pure.-
Lei gli tolse il cuscino dal viso. –Che hai?-
Il diagnosta si alzò velocemente.- Una certa persona,di cui
non faccio il nome, mi stà rompendo le scatole più del solito!-
-hmm… “Le scatole”… Che ti è successo? Ti sei confessato?-
-Già… ci sono volute ben tre ore e sessantacinque minuti in
totale.- Esclamò lui ironico. – Insomma,un record. quando ho finito il prete si
era addormentato.-
-Bravo,continua a sviare il discorso e ti starò attaccata
tutto il tempo.-
House si voltò di scatto verso l’avvocatessa. –Approposito…
ho saputo della tua uscita con quel mongoloide del mio dipendente.-
Lei lo fulminò con lo sguardo. –Non è mongoloide!-
-Si invece.-
-Per tè,tutti quelli che sono gentili e carini lo sono.-
-Per quanto dovrà
continuare questa tortura!?! – Sbottò lui,tirando contro la pattumiera una
scatola vuota di biscotti. –Sei peggio del diavolo della Tasmania!-
-Non sono nemmeno passati 2 giorni che già ti lamenti.-
Rispose Sandy col broncio. –Comunque non preoccuparti… mi stò dando da fare a
cercarmi un appartamento.-
Il diagnosta annuì col capo e si gettò sul divano,accendendo
il televisore. Lei si sedette accanto a lui,poggiando la testa sulla sua
spalla. –Grazie.- Gli sussurrò.
Lui sorrise. Per quanto una sorella possa essere
insopportabile,alla fin fine, non era male averla tra i piedi.
Almeno gli faceva dimenticare i suoi pensieri… pensieri nati
da una semplice e banale discussione sotto le luci di un albero di natale.
24 Dicembre. h 7:45
In macchina.
Quella mattina faceva più freddo del solito e non solo per
le strade della città.
Cameron si era alzata presto,non era riuscita a dormire per
tutta la notte.
Le parole che Wilson le aveva rinfacciato ieri, le erano
rimaste in mente per tutto il tempo e tutt’ora non avevano alcuna intenzione di
lasciarla tranquilla.
Ma in fondo lei sapeva benissimo che l’oncologo aveva
ragione… che l’aveva sgridata per farle capire i suoi errori… Non cel’aveva con
Wilson,ma con se stessa. Doveva smettere di fuggire.
Parcheggiò e scese dall’auto.
Non era in ospedale, bensì davanti la casa di House.
Era decisa. Calma. Pronta a subirsi qualsiasi risposta
cretina da parte del suo capo. Anche perché,era sicura che una risposta
seria,non l’avrebbe mai ottenuta.
In quell’istante una donna uscì dal portone verde.
Lei ne approfittò ed entrò. Almeno,avrebbe evitato di
spiegare al citofono il perché della sua presenza.
Arrivata alla porta si fermò e fece un enorme respiro.
“Coraggio Allison.” Disse tra se,mentre con la mano iniziò a battere contro a
porta.
Niente.
Continuò,questa volta più forte. Sapeva che probabilmente
House dormiva,ma non le importava.
Dopo qualche minuto la porta si aprì,ma contrariamente da
tutti i possibili avvenimenti che aveva analizzato prima di venire,ebbe davanti
Sandy.
-Buon… giorno.- Balbettò l’avvocatessa sorpresa. Era ancora
mezza assonnata,con solo una camicia addosso,probabilmente di House; Visto che
ancora non aveva avuto tempo di comprarsi un pigiama da quando era venuta.
Allison si irrigidì di colpo.
-Cercavi House,forse?- Continuò la donna,strofinandosi gli occhi.
–Sta ancora dormendo,ma se vuoi…-
-No.- La interruppe lei con un sorriso tirato. –Non
preoccuparti. Scusa se ti ho svegliato.- Così dicendo si allontanò velocemente
dall’edificio.
Quando entrò in macchina gettò la testa all’indietro e
sospirò,tenendo a stento le lacrime.
Ecco scoperto finalmente,il posto che l’avvocatessa occupava
nella vita del diagnosta.
Come aveva fatto a credere che ad House importasse,anche
minimamente,di lei?
Non poteva continuare così. Lei aveva una vita!
Accese la macchina e ripartì.
Dopo qualche minuto,prese il cellulare e digitò un numero.
–Pronto, Cuddy? Sono Allison. Per quanto riguarda il trasferimento… - Sapeva
benissimo che sarebbe stata dura e che ci avrebbe sofferto parecchio,ma non le
importava più. L’importante ora,era vivere la sua vita. -… accetto.-
Scusate tanto per il ritardo di questo cap… ma ho avuto parecchio da
fare in questo periodo, tra scuola,compiti,amici…
Rieccomi!
Ed eccovi anche l’11 cap!^^
So che non è un gran chè… ma l’ho voluto dedicare quasi interamente alla coppia
HouseXCam.
Non è un capitolo che
fa procedere la storia in termini di “Racconto” ma la
fa procedere in termini sentimentali… Ben presto Cam si accorgerà che il suo
amore non è poi così odiato…
Capitolo
11
24 Dicembre. h 8:30
Ufficio della Cuddy.
-Si… daccordo. La ringrazio.- Cuddy chiuse la telefonata e
si rivolse alla ragazza davanti a se: Allison. –È
tutto apposto. Potrai iniziare per il nuovo anno.-
-Grazie.- La ragazza voleva sembrare contenta. Ma si vedeva benissimo che non lo era.
-Cameron,sicura della tua scelta?-
-Si, non preoccuparti.- Rispose lei,alzandosi
dalla poltrona di fronte alla scrivania del suo capo. Le tese la mano in segno
di saluto. –È stato bello lavorare qui. Ho imparato molte cose. Non
dimenticherò mai questo posto.-
Cuddy gliela strinse. - Nemmeno noi ti dimenticheremo.-
Ally sorrise tristemente e uscì dall’ufficio.
Ci mancava poco che scoppiasse in lacrime.
Quel posto le sarebbe mancato veramente!
Quando era venuta a lavorarci… era
una ragazza fin troppo fragile.
House l’aveva cambiata.
Le aveva imparato a lottare,ad
affrontare la vita… ad affrontare le sconfitte e a continuare a lottare,anche se la situazione sembrava disperata.
Lei era cambiata,non c’erano dubbi.
E per questo… se ne stava andando…
24 dicembre. h 8:30
Casa di House.
Greg si era appena alzato.
Era presto. Fin troppo presto per lui.
Ma si sa… quando si ha qualcuno a
casa,uno non può mai stare tranquillo per troppo tempo.
Quella mattina,Sandy aveva fatto un
baccano infernale!
In poche parole,aveva fatto cadere
una pila di piatti a terra!
-Dico,mi vuoi mandare in rovina!?!-
Esclamò furioso.
Trovò la ragazza che raccoglieva i cocci per tutta la
cucina. –Scusa! Non l’ho fatto apposta… stavo solo cercando… -
- Di fare colazione,per caso?- Le
gettò un’occhiataccia. –Se quando cerchi di fare colazione combini tutto questo
macello,a pranzo che fai? Mi demolisci la casa?-
-Scusa!- Continuò lei,continuando a
cogliere cocci.- Ma non sono più riuscita a prendere sonno da quando è venuta
quella dottoressa… -
House la guardò incuriosito. – Cosa?
Chi è venuta?-
- La dottoressa Cameron. Ti cercava.-
Lui fu sorpreso di quella risposta.
Cameron? Che cosa era venuta a fare
a casa sua? Forse era successo qualcosa…-Io vado!-
-Vai? Dove vai?!–
-A lavoro.-
-Ma oggi non è il tuo giorno libero??-
Ma il diagnosta non le diede retta
e si rinchiuse nel bagno.
Qualsiasi cosa stava accadendo… doveva essere seria.
L’ultima volta che Cameron era venuta a casa sua, era stato
per dirgli addio.
Certo,non poteva essere la stessa cosa…
ma per farla venire fin lì, qualcosa di grosso era accaduto!
24 Dicembre. h 8: 40
Ufficio di Wilson.
-È permesso?-
L’oncologo alzò lo
sguardo e sorrise. – No. Prima deve chiedere alla mia
assistente- ironizzò.
-Da quando hai un’assistente?-
-Da quando tutta questa formalità per entrare nel mio
ufficio?-
Cuddy sorrise imbarazzata. –È solo
che…-
-Siediti.- Le rispose lui,
indicando una sedia di fronte alla sua scrivania.
La donna non se lo fece ripetere due volte.
Lui la guardò incuriosito.
Aveva uno sguardo diverso dal solito.
Molto da “Ragazzina”.
Ci fu qualche istante di silenzio.
Pochi minuti, che però ad entrambi sembrarono un’eternità.
Il motivo di quel silenzio?
Bella domanda!
Wilson si schiarì la gola,cercando
di attaccare discorso. – Ho visto Allison.-
Cuddy annuì. Aveva avuto lo sguardo basso tutto il tempo.
-Mi mancherà quella ragazza.- concluse.
-Mancherà a tutti.- Rispose lei
facendo un sorriso tirato. –Soprattutto ad House.-
Wilson la guardò ancora più stranizzato.
-Cuddy?- Domandò. – Devi dirmi qualcosa??-
24 Dicembre. h 8:45
Ufficio diagnostica.
Un abbraccio. Un forte abbraccio.
Mai come in quel momento Cameron aveva
voluto così bene a Foreman.
Le lacrime agli occhi. Il volto arrossato.
-Promettimi che ci scriverai!- Esclamò
il neurologo sciogliendo quell’abbraccio.
Lei fece un sorriso tirato. -Contaci.-
Chase era con lo sguardo fisso sull’albero di natale.
-È quasi natale.- Disse alla ragazza.
–Se devi andare a lavorare a gennaio,perché ci saluti
ora?-
-Cuddy mi ha dato
questi ultimi giorni liberi in modo che possa
prepararmi le valigie e iniziare il trasloco.-
-Vorrà dire che domani non verrai alla festa?-
- No. Mi dispiace.-
In realtà,Allison, avrebbe potuto
andarci benissimo.
Solo che alla festa ci sarebbe stato lui.
House. Anzi… peggio. La festa sarebbe stata a casa sua!
Foreman la guardò tristemente. -Allora questo è proprio un
addio.-
-Non vi dimenticherò mai.- Rispose lei,mentre
le lacrime avevano ricominciato a bagnarle il viso.
23 Dicembre. h 9:20
Parcheggio del PPTH
Una moto si
parcheggiò velocemente nel primo posto libero che trovò.
Da questa un uomo scese con un salto stentato: House.
Quella mattina aveva fatto particolarmente freddo ed ora il
diagnosta aveva la faccia pallida e le mani gelate.
Ma non gli importava nemmeno. Era
preoccupato. Era agitato.
Il motivo?
Non lo sapeva nemmeno lui.
Infondo… che era successo?? Cameron
era solo venuta a casa sua alle sette del mattino…
Quando entrò in ospedale il suo sguardo
si andò a posare su Wilson,poggiato alla balconata del piano superiore.
Il suo sguardo era triste… ma che diamine stava succedendo
quella mattina??
Si voltò e si diresse verso l’ascensore. In giro,si respirava una forte aria di tensione.
Quando,salito al piano superiore,
le porte si aprirono, il suo sguardo andò a posarsi sull’ufficio dell’amico.
Niente di personale. Abitudine.
Poi si ricordò che Wilson era nella parte opposta. Si voltò
di scatto, ma nel voltarsi urtò qualcuno.
Entrambi alzarono lo sguardo
contemporaneamente.
-Cameron!- Esclamò lui, senza riuscire a trattenere quel
nervosismo che gli aveva pesato da tutta la mattinata e che fece sembrare
quell’esclamazione più un rimprovero che un affermazione.
La ragazza rimase paralizzata.
Che cosa ci faceva House in ospedale?
Oggi non era il suo giorno libero?
-Cameron.- Questa volta il diagnosta lo sussurrò
mentre si avvicinava di più alla ragazza.
Lei deglutì,il cuore iniziò a
batterle forte.
Ora i due erano a pochi centimetri di distanza.
Lei non staccava lo sguardo dai suoi occhi… che stranamente
avevano qualcosa di diverso,qualcosa che non aveva mai
visto prima…
-Che è successo?- Continuò lui.
–Questa mattina sei venuta da me.-
Quelle parole la fecero tornare al mondo reale… e le fecero
ricordare di quella mattina e di ciò che aveva combinato nel giro di poche ore.
Il suo sguardo divenne cupo – Devo andare.- Si limitò a dire,oltrepassandolo.
-Hei!- Lui la prese per un braccio. –Lo sai che sono un tipo
curioso,no?-
-Già. Fin troppo. Ma ora devo andare,ho
delle faccende da sbrigare.- Concluse allontanandosi.
Lui le andò dietro. –Non potrai evitarmi tutto il giorno!-
Lei non rispose e si limitò a premere il pulsante
dell’ascensore. -Andiamo!!- Sbuffò,premendolo più
volte.
House sorrise e con uno scatto poggiò il bastone
perpendicolarmente al muro affianco alla dottoressa.
–Sono il tuo capo. Non puoi evitarmi.-
Lei si voltò. Avrebbe voluto
sembrar seria,arrabbiata. Ma l’unica cosa che House notò in quello sguardo,fu la tristezza.
Le porte dell’ascensore si aprirono.
-Non sei più il mio capo.- Gli rispose,mentre
scompariva dietro le porte che si richiusero dopo la sua entrata.
House rimase immobile.
Avrebbe potuto bloccarla, chiederle delle spiegazioni , cercare di capire che cosa stava succedendo… ma niente.
Si limitò a guardarla fino all’ultimo, fino a quell’ultimo e
breve istante dove gli parve di scorgere una lacrima scivolargli in quel suo
candito viso.
Rimase immobile.
Assente.
Un brivido gli attraversò la schiena.
Abbassò lo sguardo e si guardò le mani,ancora
gelate.
Ecco che cominciava ad aver freddo.
-To be continued… -
Piaciuto?
Aspetto curiosa i
vostri commenti,ma anche critiche o consigli se sarà necessario…
del resto,conto su di voi per migliorare sempre di più! ^^
Che farà Cameron? Partirà veramente o rimarrà?
E cosa accadrà nella
famosa sera di Natale che tutti attendono da tempo??
Scusate tanto per il ritardo di questo cap… ma ho avuto parecchio da
fare in questo periodo, tra scuola,compiti,amici…
Rieccomi!!! J
Vorrei iniziare questo
cap,ringraziando tutti coloro che hanno recensito,ma
anche coloro che hanno solo letto! …GRAZIE!! Il vostro appoggio mi è
fondamentale!
Inoltre,dedico questo capitolo alle mie amiche Francy e kitten93,che
mi hanno aiutato a mettere insieme le idee per la sua realizzazione; Ragazze…
non so se lo leggerete,ma questo ve lo devo!
Spero che sia di
vostro gradimento!
Un saluto a tutti!
Miky91
Capitolo
12
23 Dicembre. h 9:30
Princeton Plaisboro
Teaching Hospital
“Non sei più il mio
capo”
Cosa volevano dire quelle parole?
Forse stava solo scherzando… del resto solo lui poteva
licenziarla oltre a Cuddy e,comunque,Cuddy stessa non
avrebbe avuto motivo di farlo. Certo… si poteva anche considerare
il fatto che lei stessa aveva dato le dimissioni…
no.
Il diagnosta non
l’aveva mai vista così triste.
… Ma che diavolo stava succedendo?!?
House si voltò leggermente e vide a distanza di qualche
metro Wilson,ancora poggiato alla balconata con lo
sguardo perso nel vuoto.
-Wilson!!- Esclamò di colpo,facendo
trasalire l’amico.
L’oncologo gli lanciò un’occhiataccia. –Ho da fare.- Si
limitò a dire,senza nemmeno calcolare il diagnosta che
si era avvicinato velocemente. –Devo compilare dei documenti,fare
delle visite e… -
-Ok,ok. Ti rubo solo 5 minuti del
tuo “Tempo prezioso”. D’accordo?-
Wilson sbuffò e si diresse verso il suo ufficio. –No. Sono
troppi.-
-Ma che diamine vi prende a tutti questa
mattina?!?-
-Niente.- Concluse l’amico,scomparendo
dietro la porta del suo ufficio.
Wilson si sedette alla sua scrivania.
Fissò per qualche istante la porta,aspettandosi
la comparsa del diagnosta che però non avvenne.
Annuì sollevato e gettò lo sguardo nei documenti di quella
giornata.
Non aveva proprio voglia di parlare con House.
Voleva rimanere da solo a riflettere.
Riflettere su quella rabbia che aveva
iniziato a pervaderlo. Perché era tanto
arrabbiato? Del resto,ciò che aveva sempre combinato
House non gli aveva mai toccato più del dovuto… già,ma allora perché adesso lo
odiava così tanto?
La porta si aprì lentamente,facendo
spazio alla figura del diagnosta.- Jimmy…- la voce di House era più pacata di
qualche minuto fa. Era entrato nella stanza e ora era in piedi di fronte alla
scrivania dell’amico.- Non credi debba sapere il
perché un mio dipendente è stato licenziato?-
Wilson lo guardò interrogativo. –Ma di chi parli??-
-Di Cameron!-
-Cameron non è stata licenziata.- Rispose,ritornando
a firmare varie scartoffie. –L’hanno trasferita.-
House non credeva alle sue orecchie. –Cosa!?-
Niente negli ultimi anni lo aveva scosso tanto. –Perché!?
Perché nessuno mi ha detto niente!?!- Urlò,dando dei
violenti colpi al pavimento con il bastone.
-Adesso,se non ti dispiace,dovrei
lavorare.- Lo ignorò Wilson.
-Già,continua pure a prescrivere
farmaci inutili e a far finta di niente… tanto chi se ne frega se io so o no
cosa succede alla mia equipe!!- Continuò.- Tanto sono solo il capo…- Si diresse
furioso verso la porta. –Ora vediamo se Cuddy mi rifila la stessa cosa!-
-Finiscila!!- Esclamò di colpo
l’oncologo,alzandosi dalla poltrona.- Cameron non era obbligata a riferirti del
trasferimento! E poi vorrei sapere il perché non mi hai detto niente di te e
Cuddy!!-
House lo guardò stupito. Non si aspettava certo una reazione
così… per non parlare di quel che aveva appena detto!
-Anche se Cameron non aveva l’obbligo di dirmelo… -
Wilson si passò una mano in fronte,cercando
di calmarsi. –Credi che sarebbe cambiato qualcosa?-
Quella domanda lo zittì del tutto.
Sarebbe cambiato qualcosa se Cameron glielo avesse detto?
-Naturalmente.- Annuì l’oncologo,non
ricevendo la risposta dell’amico.- E per quanto riguarda Cuddy?Anche lei è solo
qualcuno con cui passare il tempo?!-
House abbassò il capo. –Eravamo ubriachi… niente di
personale.-
-Altrochè se è personale! House,siete
colleghi! Come puoi essere così freddo… -
-Che avrei dovuto fare?
Sposarmela?!-
-Avresti potuto parlarle.-
Il diagnosta alzò lo sguardo. – Te l’ha detto lei?-
-No,ma di solito uno ci arriva da
solo.-
-…-
- L’avevo vista un po’ giù e allora le ho detto che se aveva qualche problema avrebbe potuto parlarmene.- Fece un
sorriso tirato.- Immaginavo fossi tu il problema… ma non credevo ti fossi
spinto a tal punto!-
House annuì ed uscì velocemente dall’ufficio.
Wilson aveva ragione,lo sapeva.
Si era comportato male nei confronti di Cuddy e forse avrebbe dovuto dirle qualcosa di più di un semplice “Mi
dispiace”.
Dopo qualche minuto entrò nel suo ufficio,si
gettò a sedere sulla poltrona della sua scrivania e accese lo stereo.
Si mise a far ruotare il bastone,come
di suo solito.
“ Se Cameron te l’avesse detto,credi che sarebbe cambiato qualcosa?”
Una smorfia gli si stampò sul viso. –Stupido Wilson… -
Bloccò il bastone.
Anche se avesse voluto…
Non avrebbe più potuto cambiar nulla.
23 Dicembre. h 10:40
Ambulatorio.
-Mi raccomando, tieni il braccio a riposo e vedrai che
potrai tornare presto a giocare con la Play
Station.- Chase fece un occhiolino al suo piccolo paziente.
-Contaci!- Esclamò lui,scendendo
dal lettino. –E poi,se vuoi,ti presto un bel gioco!-
-No,prima mi devi dare Gothic,ricordi? Me l’avevi promesso.-
-Già,vero!- Il bimbo fece un
sorriso sbadato. –Allora la prossima volta te lo porto… -
Il giovane medico fece un sorriso. -Ci conto.-
-Grazie dottore.- Disse la donna,accarezzando
il capo del proprio figlio.
-Si figuri.- Rispose l’intensivista
con sguardo rassicurante. – Vi aspetto fra un mese.-
-Grazie,arrivederci.-
Chase fece un ultimo sorriso per poi fare
cenno all’infermiera di far entrare il prossimo paziente.
-dr. Chase?-
Lui alzò lo sguardo verso la persona che aveva appena
nominato il suo nome:Sandy.
Si guardò attorno confuso… -S…
Sandy.- Balbettò. –Che succede? Come mai qui?-
-Scusa,cercavo Greg… credevo che
fosse di turno.-
-Ma oggi,se non sbaglio,è il suo
giorno libero.-
-Già,ma ha detto che sarebbe venuto
comunque… non so perché.- La donna fece spallucce. –Tu non sai dove posso
trovarlo?-
-No,mi dispiace.-
Lei sospirò e andò per uscire. -Daccordo, grazie.- Si
bloccò. – Scusa,ma ho bisogno di parlarti!- Esclamò di
colpo.
-Ho dei pazienti…-
-Non c’era nessun altro in sala d’attesa,oltre
a me.-
Il giovane medico annuì rassegnato e si andò ad appoggiare
sul lettino. –D’accordo. Ti ascolto.-
-Domani sera,i miei colleghi,mi
anno invitato ad una festa… ti andrebbe ti venirci?... con me?-
-Io… avrei parecchio da fare in clinica… - Iniziò lui.-
Potresti sempre andarci con House.-
Sandy sorrise tristemente. –No, lui odia le feste. Ma non
importa,non preoccuparti.- Prese la borsetta che aveva
poggiato qualche attimo prima sul bancone. – Scusa se ti ho
disturbato.-
Chase abbassò velocemente lo sguardo,senza
nemmeno salutarla e guadarla andar via.
Entrambi avevano capito che quella
del troppo lavoro era solo una scusa
ed anche fin troppo banale…
Ma per quanto il giovane medico avrebbe desiderato dirle si ed
accompagnarla a quella dannata festa,sapeva benissimo che accettando
quell’invito, niente avrebbe potuto prendere una piega tanto storta.
Ma perché si andava a trovare sempre in mezzo ad un vicolo
cieco?dove veniva sempre messo alle strette fin quando
tutto ciò che desiderava,tutto ciò che lo rendeva felice, andava svanendo
sempre di più… come era successo con suo padre, come era successo con Allison e
come stava accadendo adesso…
Sandy entrò in macchina e poggiò il capo alla spalliera del
sedile.
Perché?... Perché!?
Perché Chase l’aveva rifiutata!?
Che aveva fatto di sbagliato??
Si asciugò velocemente le lacrime ed accese l’auto per poi
partire,dimenticandosi il motivo per cui era venuta.
Ma del resto… non le andava affatto
di farsi vedere da House in quello stato o lui le avrebbe rotto le scatole per
tutta la sera.
* * *
23 Dicembre. h 18:40
Mensa dell’ospedale
Cuddy era seduta ad un tavolo e stava consumando il suo
“Pranzo”,visto che prima non aveva potuto per via di
una riunione del consiglio trapianti.
Aveva davanti a se un mucchietto di cartelle che non aveva
smesso di squadrare da quando si era seduta.
Periodo duro,certo… mai come allora
aveva avuto tutto quel lavoro addosso.
Tutto questo,grazie al fatto che
Cameron se ne era andata e adesso le toccava selezionare vari curriculum che
avrebbe poi presentato ad House,per l’assunzione di un nuovo membro per la sua
equipe.
La dottoressa bevve un sorso di caffè.
Cavoli… era stanca morta!
-Cuddy?- Wilson le si avvicinò,sedendosi
nella sedia accanto. – Ancora con quelle cartelle?-
-Se non ci penso io a queste cose,chi
lo fa?!- sciamò lei,scocciata. Certo avrebbe potuto affidare questo lavoro a
qualche altro medico… ma era meglio che ci pensava
lei,cercare di trovare una persona che garbava minimamente ad House era un
lavoro troppo duro pure per il miglior dottore di tutta la clinica.
- House sembrava alquanto incavolato,quando
l’ha saputo.-
-Lui è sempre “Alquanto incavolato.”-
-Lo fai apposta?!- Sbottò
l’oncologo,vedendo che la dottoressa non lo calcolava più di tanto.
Lei alzò lo sguardo e gli sorrise.
–Scusa. Ma devo cercare di finire al più presto con
queste cartelle.-
-Dai.- L’uomo prese una di queste e
l’aprì. –Ti do una mano.-
Lei andò per protestare,ma lui la precedette.
–Non ti preoccupare,non ho niente di meglio da fare.-
-Grazie.-
Era passata mezz’ora ed entrambi squadravano
ancora le varie cartelle.
-Finito!- esclamò l’oncologo,gettando
un’ultima cartella sopra un mucchietto che si era accumulato con il passare dei
minuti.
-Anche io.- Rispose la dottoressa,alzandosi
dalla sedia. –Finalmente,possiamo andare a riposare.-
-Ottima idea.- Rispose Wilson,mettendosi
la giacca. –Ah,Cuddy?-
-Si?-
-Domani è Natale… -
La dottoressa lo guardò con sguardo ovvio. –Ma davvero?!.- lo schernì.
L’oncologo sorrise. –No… intendevo…. – Continuò. – Io domani
non ho voglia di andare alla festa da House… mi sarebbe piaciuto di più se l’avessimo fatta in qualche locale,ma da House!? Insomma… si
sa come va a finire, ci ritroveremo tutti a giocare a poker la sera di Natale!-
Cuddy non riuscì a trattenere una risata. –Già,hai ragione. Certo non è l’ideale. Ma è sempre un modo per
stare un po’ insieme… -
-“Insieme” non direi,visto che
Cameron non c’è e poi Foreman ha detto che non se la sente… probabilmente ha
trovato qualcosa di meglio da fare… -
-Devo interpretare tutto questo con il fatto che anche tu
hai trovato “Qualcosa di meglio da fare”?- Rispose
Cuddy Ironica.
-No.- Wilson fece una smorfia. – Del resto,essendo
ebreo,non lo festeggio neanche il Natale… sarei venuto solo per stare un po’
insieme.-
-Nessuno dovrebbe essere da solo la sera di Natale.- Cuddy
si avvicinò all’oncologo,lo squadrò e in fine si mise
le mani sui fianchi. –Mi sa che dovrò rimediare io stessa.-
-Come?!- La schernì lui.
–Dottoressa,non mi starà mica invitando a passare il
Natale con lei?!-
Lisa sorrise.
Non sapeva perché… forse per il fatto che quella mattina
Wilson le aveva tirato su il morale o forse,semplicemente,per
ringraziarlo per averla aiutata con i documenti di quella sera… ma adesso
vedeva l’oncologo sotto un’altra ottica,più ristretta e più dolce.
Non aveva ancora ben inquadrato cosa fossero
quelle strane sensazioni,ma una cosa era certa: Non le dispiaceva affatto
passare la sera di Natale con lui.
23 dicembre. h 20:10
Ambulatorio.
House era li.
Disteso sul lettino con un libro che gli copriva il volto.
Aveva passato,stranamente,tutto il
pomeriggio dentro quella stanza a fare visite.
La porta si aprì di colpo,facendo
bloccare l’infermiera che appena vide il diagnosta rimase stupefatta.
Insomma… erano le 20:10 e quello si
era addormentato in ambulatorio!
Gli gettò un’occhiataccia e chiuse violentemente la porta
dietro di se,facendo balzare di colpo il diagnosta.
-Ma che diamine…- Balbettò lui,assonnato.
-Dr. House! Questa è la quarta volta in un mese che lo sorprendo a dormire in ambulatorio!-
-Che ci posso fare… è comodo qui.- Rispose lui sarcastico,facendo uno sbadiglio. –Molto meglio di quelle poltrone
scomodissime che ci sono negli uffici!-
-Ma che cosa deve fare una persona per farle capire che le
poltrone degli uffici non sono state fatte per dormire!?-
-Andiamo,Brenda…. – La punzecchiò.-
Chi è che non si è mai addormentato a lavoro?-
-Io.- Rispose lei ovvia,lanciando
al medico un’occhiataccia.
Li sbuffò e scese giù dal lettino. -Ok. Me ne vado.-
Il diagnosta uscì velocemente dalla stanza.
Del resto,per quanto l’ambulatorio
fosse comodo,niente si poteva paragonare al suo letto!
Si diresse all’ascensore e premette il pulsante di richiamo.
Passarono pochi secondi da quel gesto all’apertura delle
porte,ma questi bastarono per far ricordare al
diagnosta tutto ciò che era accaduto durante l’intera giornata,iniziata con
Cameron proprio davanti quell’ascensore.
Gli venero in mente le sue parole,…
il suo sguardo,… la sua tristezza;
La scenata che egli stesso aveva fatto a Wilson…
Sorrise.
… e la scenata che Wilson aveva
fatto a lui.
Squotè la testa.
Certo che era sbalorditivo come in una giornata,in una semplice giornata,potessero cambiare tante cose che
stravolgano tanto le tue convinzioni… mandando le tue idee a farsi benedire.
Anche le idee di te stesso.
È dura,quando si è convinti di una
cosa, accettare che le tue convinzioni siano del tutto opposte al tuo vero
sentire.
Le porte si aprirono ed House non aspettò oltre per entrare.
Ma,giunto dentro,proprio un istante
prima che l’ascensore si chiudesse,il suo sguardo andò a posarsi su una camera.
Una camera che fino a ieri era
stata al centro della sua attenzione: La camera di Andy Forder.
La cosa che più stupì il diagnosta,in
quell’istante,fu che la donna non era sola.
Accanto a lei,seduto su una
sedia,ci stava suo fratello Bill.
Bill ci era riuscito.
Era riuscito a mettere da parte l’orgoglio per lasciar
spazio ai suoi sentimenti.
Aveva capito che quella sarebbe stata l’unica soluzione per
stare con lei,prima di dirle addio.
House fece una smorfia.
Lui ci sarebbe mai riuscito??
23 Dicembre. h 21:15
Casa di Cameron.
-Si… domani.- Cameron andò a rovistare nella sua borsa e ne estrasse un biglietto. –Alle… 11:30.-
*Ok. Allora ti aspetto.* Rispose
qualcuno dall’altra parte del telefono.
-Grazie,a domani.- La ragazza
chiuse la telefonata ed andò a mettere un ennesimo vestito in valigia.
Si stupì,dopo qualche minuto,nel
sentire bussare alla porta.
Guardò l’orologio: erano le 21:20…
Chi poteva essere?
I suoi pensieri vennero interrotti
dai nuovi colpi provenienti dalla porta,questa volta più forti.
La ragazza scosse la testa ed andò ad aprire.
Tutti si sarebbe aspettata,meno che
lui.
Sgranò gli occhi non riuscendo nemmeno ad aprir bocca,tanta era la sorpresa.
-Ciao.- Disse House con sguardo ironico,cercando
di rompere il ghiaccio.
-Ciao.- Allison poggiò il capo su un lato della porta. –A che devo la visita?-
Il diagnosta fece spallucce. -Sono rimasto
a secco con la moto.-
-Giusto qui?-
-ah,non chiederlo a me… è la moto
che è rimasta a secco,ricordi?-
–Be,io
non sono un benzinaio. Prova alla prossima traversa.- Concluse
la ragazza,andando per chiudere la porta.
-ok, mi arrendo.- House mise il
bastone tra la porta e il muro, costringendo la dottoressa ad aprire nuovamente
e a guardarlo in faccia. –Sono curioso di sapere perché hai accettato il
trasferimento e perché non hai voluto dirmi niente.-
- Non sono affari tuoi sapere o meno
il perché delle mie decisioni!- Lo rimproverò lei,con sguardo furioso.
-hai ragione… del resto ero solo il
tuo capo.- Anche lui adesso nascondeva a stento un po’ di nervosismo. –Perché mai dirmi qualcosa?-
Lei annuì e tornò a fissarlo negli occhi. Era dura…
soprattutto con lui,con quel suo sguardo gelido. Ma doveva resistere, doveva dimostrargli che ormai non le
faceva più alcun effetto. Anche se… difficilmente sarebbe
accaduta una cosa del genere. -Domani me ne vado.-
Disse secca. –Vado a stare dai miei genitori a Philadelphia così
faciliterò il trasloco.-
Ad House gli venne un nodo alla
gola.
In pratica… quella sarebbe stata l’ultima volta che
l’avrebbe vista.
Era un addio.
No… non poteva accettarlo! Non da lei. – Sei una stupida se
te ne vai ora… -Iniziò. – Hai un ottimo lavoro qui e
non puoi lasciare alle spalle tutto il tuo passato per
andare in un posto che non hai mai visto prima.-
- Tu proprio non capisci… - Disse la ragazza scuotendo la
testa tristemente. – Si cresce solo grazie alle esperienze che uno fa, determinanti per il cammino della vita…. Uno non può stare
sempre fermo nel suo mondo,aspettando che gli altri si
adeguino ad esso,che l’intero pianeta si adegui ad esso. – Si fermò tornando a
guardarlo in volto. -… o si finirà col non riuscire più ad accettare la vera
natura del mondo assieme a coloro che ne fanno parte.-
House non disse una parola questa volta.
Cameron si era solo limitata a descriverlo… a descrivere il
suo modo di ragionare,di agire.
Cosa che lui stesso non aveva mai
fatto.
Ciò che lei gli disse gli rimase impresso come una macchia di inchiostro nero su un foglio bianco.
Aveva ragione.
Doveva fare le sue esperienze. –E questo che vuoi?-
Bisbigliò,abbassando il capo.
-Si.- Anche Cameron,adesso, non
riusciva più a reggere un sguardo. –Sono stanca di aspettare.-
Era ovvio che quelle parole avessero un doppio significato…
che House colse benissimo.
-Bene.- Il diagnosta diede due colpetti al pavimento con il
bastone. –Era questo che volevo sapere.- si voltò. – Abbi cura di te.-
Allison lo guardò allontanarsi,scosse
la testa,cercando di cacciare le lacrime che si erano andate ad accumulare come
un fiume in piena.
Chiuse la porta,triste e devastatacome non mai… ora,era veramente tutto finito.
Scusate tanto per il ritardo di questo cap… ma ho avuto parecchio da
fare in questo periodo, tra scuola,compiti,amici…
Rieccomi!!!!!!
Scusatemi tantissimo per questo ritardo!!
Ho sempre cercato di pubblicare il più regolarmente
possibile…T_T… ma purtroppo questa volta non ci sono riuscita,sorry!!!!
Comunque
spero che questo cap vi piacerà,anche se è piuttosto frastornato… non solo per
quanto riguarda i personaggi… ma anche per quanto riguarda me che,devo
ammetterlo, ho avuto non poche difficoltà nel realizzarlo.
Infatti,questo cap è dedicato quasi
esclusivamente alle coppie Cuddy/Wilson e Chase/Sandy,mi scuso per i fan Cotton…
ma ogni storia ha i suoi tempi.
Come potrete presto notare, ci ho inserito una canzone per
far capire meglio i sentimenti del nostro House…
Del resto,secondo me,alle volte una
canzone riesce ad esprimere ciò che difficilmente viene espresso in tante
pagine.
In questo caso è “Nessun rimpianto” di Max Pezzali.
Che appena l’ho sentita mi ha subito fatto venire in mente
‘Happy new year ’ e l’ho inserita.
Consiglio a tutti di ascoltarla! È fantastica! J
Oltre al fatto che sicuramente si riuscirà a cogliere meglio
il suo significato nelle varie scene.
Ok,ok… adesso basta con le ciance.
Vi lascio alla storia,sperando che
sia di vostro gradimento.
Un saluto a tutti
Miky91
Capitolo
13
Tutti mi dicevano vedrai,
è successo a tutti
però poi
ti alzi un giorno e
non ci pensi più.
La scorderai, ti scorderai di lei.
25 Dicembre. h 19:30
Princeton Plaisboro Teaching
Hospital.
Luci,suoni,feste… Natale.
Già… finalmente era arrivato.
Ma in clinica,niente era poi così
diverso dalle solite giornate lavorative… indaffarate e stancanti come sempre.
Ma per quanto riguardava il morale…
no.
Quello si che era diverso.
Ed ognuno di loro nascondeva in se un
emozione contrastante all’altra.
House non si presentava a lavoro da ieri.
Come quasi tutti gli anni del resto… odiava il Natale e se
ci riusciva prendeva sempre qualche giorno di ferie.
-Ed anche oggi è andata.- Esclamò Foreman posando una
cartella clinica sul bancone dell’infermiera Brenda,affiancato
dal giovane dr. Chase.
-Wow,da come lo dici… si vede che non
vedi l’ora di fare qualcosa!-
Il neurologo sorrise. –Una mia vecchia amica torna in città
questa sera.-
-Buona fortuna.- Si limitò a dire l’intensivista dandogli
una pacca sulla spalla ed avviandosi verso l’uscita dell’edificio.
-Chase!-
Lui si voltò.
-Notizie di Cameron?- Foreman aveva
tentato tutta la giornata di evitare questo discorso,sapeva benissimo che senza
la presenza di questo la giornata sarebbe trascorsa in modo più sereno… ma
ormai, era diventato difficile.
-No.- Sospirò il ragazzo voltandosi e riprendendo sui suoi
passi.
Foreman lo guardò allontanarsi per qualche istante…
Certo che ultimamente Chase era diventato proprio di poche
parole.
Forse per via di Cameron?
Chissà..
Una cosa sola era certa,Allison
mancava a tutti.
Persino a lui!
25 Dicembre. h 19:55
Ufficio di Wilson.
L’oncologo era intento a sistemare i vari documenti della
giornata.
Ma,anche qui, si poteva percepire
nell’aria una strana ed insolita agitazione.
Finalmente era arrivato il Natale!
Il tanto atteso Natale!
Perché,dunque,questo nervosismo?!
Be.. quella sera,l’avrebbe passata
con Cuddy.
Wilson sistemò un’ultima cartella e si alzò dalla poltrona
per prendersi la giacca.
La indossò ed aprì la porta,ma
nemmeno tempo di varcarla che di colpo si bloccò come se si fosse ricordato
improvvisamente di una cosa tanto importante quanto preziosa.
Rientrò nel suo ufficio,iniziando a
rovistare nei vari cassetti della scrivania.
Di colpo il suo sguardo si illuminò
quando finalmente trovò il tanto cercato oggetto.
Era una piccola scatolina rossa con un fiocco sopra.
Era un regalo…
Ma non uno qualunque…era per lei.
Per quella donna tanto bella quanto intelligente che lo
faceva sussultare ogni volta che pronunciava il suo nome;
Per quella meravigliosa creatura che era Lisa Cuddy.
25 Dicembre. h 19:35
Parcheggio del PPTH
Chase inserì la chiave nella serratura della macchina e,aprendola,si ci sedette dentro.
Poggiò la testa all’indietro contro il sedile e chiuse gli
occhi.
Avrebbe voluto non essere così fragile…
Avrebbe voluto assomigliare ad
House,così fermo,duro,imparziale… niente riusciva a scalfire quella corazza
nella quale si era rinchiuso il suo capo.
Perché lui non riusciva ad essere così??
Non riusciva a dimenticare il volto di Sandy
quando lui gli aveva rifiutato l’invito.
Così triste ma sempre così dolce..
Aveva fatto la cosa giusta!
La cosa giusta!
Se si fosse avvicinato troppo a quella donna…cosa sarebbe
successo?!
Non la conosceva nemmeno… ciò che sapeva di lei era solo il
fatto che era un avvocato e che… era molto legata ad
House.
Perché avrebbe dovuto soffrire ancora una volta!?!
Ormai aveva smesso di distruggere la sua vita con amori
impossibili!
Ma nemmeno tempo di finire quei pensieri che fu fuori dalla macchina diretto nuovamente verso l’ospedale.
-Posso?- Esclamò Chase aprendo la porta dell’ufficio del dr. Burny.
-Prego.- Rispose lui,dopo aver
squadrato per qualche istante il giovane. –lei è?-
-Sono il dr. Chase, lavoro per il dr. House, non si ricorda di me?-
-Ma certo..- Burny si alzò dalla
sua scrivania e gli strinse la mano per poi fargli cenno di sedersi. –Mi dica,in che posso aiutarla?-
-Ecco… io… - Balbettò l’intensivista,iniziando
a chiedersi se era ancora in tempo per lasciar perdere tutto. – Ho incontrato
qualche volta il suo avvocato… -
-Ah,si…Sandy Wirner.-
-Esatto, non mi potrebbe dare un suo recapito telefonico?
Avrei proprio bisogno di un avvocato in gamba … -
Burny fece un sorriso. -Anche lei nei guai con la legge,eh?-
-S..si.- Mentì il giovane con un
sorriso tirato.
Quale era il reato più grave?
Trasgredire alla legge o mentire e dire di averlo fatto??
Burny prese un foglietto e vi scrisse un numero di telefono
per poi porgerlo al giovane. –Ecco, questo è il suo numero di cellulare ma non credo che questa sera la possa trovare,se
non sbaglio mi aveva accennato che i suoi colleghi facevano una festa in
pizzeria.. -
-La ringrazio.- l’intensivista si alzò
dalla sedia e gli strinse la mano. – Lo terrò a mente.-
Quando il giovane fu fuori,Burny
non riuscì a trattenere un sorriso.–ah…
se lo viene a sapere House…-
25 Dicembre. h 20:00
Casa di House.
Silenzio.
Tanto silenzio.
Solo una musica si faceva spazio tra il silenzio di quella
casa.
Proveniente dal maestoso e splendido pianoforte.
House era li.
Seduto nel suo sgabello a suonare meravigliose melodie.
Quella mattina aveva telefonato a Cuddy,dicendole
che non voleva più fare nessuna festa.
Non gli andava e basta.
Del resto… aveva deciso di farla solo per avere una scusa
con Sandy e di conseguenza non esser obbligato ad andare a quella stupida festa
tra avvocati.
Odiava il Natale! Lo odiava con tutto se stesso!
Tutta quella gente felce… che c’era di così bello nel vedere
qualche luce colorata o nel ricevere un regalo?
Tutte cose che si potevano fare anche durante il corso
dell’anno,non necessariamente a Natale…
Eppure se si facevano a natale era
più bello. Perché?
Perché durante questa festa tutti facevano finta di essere felici e di interessarsi agli altri,quando invece
durante il corso dell’anno avevano fatto tutto il contrario?!?
Questo non era ‘spirito natalizio ’ ma solo
ipocrisia!
-Non ti ha mai
sfiorato l’idea della felicità? Della felicità che si prova nel fare un regalo,della felicità che si prova nello stare insieme… -
Le mani gli si bloccarono sulla tastiera.
Perché diamine gli veniva in mente Cameron?!
Era nata con la convinzione che tutti in questo mondo
dovevano essere felici… e alla fine era stata proprio
lei ad andarsene per paura di non riuscire più ad esserlo.
Sospirò.
Ed era stato lui a darle l’ok.
A dirle che poteva andarsene…
Almeno… così avrebbe avuto un’ottima carriera.
Già… ma allora perché non riusciva a togliersi dalla mente
le sue parole,i suoi sguardi,il suo dolore..
Perché non riusciva a distogliere i suoi pensieri da lei?!
Sorridendo,prese un ennesimo sorso
di birra dal suo bicchiere.
Era ubriaco… non c’erano dubbi.
Nessun rimpianto, nessun
rimorso.
Soltanto certe volte capita che appena
prima di dormire mi
sembra di sentire
il tuo ricordo che mi
bussa
e mi fa male un po'.
25 Dicembre. h 20:30
Casa di Cuddy.
Wilson parcheggiò la macchina ma
non scese.
L’appuntamento era alle 20:30… era in
perfetto orario. Ma appunto per questo,preferì
attendere almeno altri cinque minuti o sarebbe sembrato più impaziente del
solito.
Cosa che già era.
Il suo sguardo si posò sulla casa del suo capo.
Era una bella villetta,con molto
verde attorno.
Sorrise.
L’ultima volta che era venuto a trovarla a casa… era stato
tre anni fa, quando un paziente aveva fatto causa ad
House (tanto per cambiare) ed era toccato a loro cercargli un avvocato ed
occuparsi della faccenda.
Era sempre andata così. E, anche se non sembrava, Wilson era
sempre grato al diagnosta per le sue “Cavolate”,perché
lo portavano sempre a stare accanto a lei.
Sempre.
Tutte le volte che poteva,la
aiutava.
Chiuse gli occhi,poggiando il capo
alla spalliera del sedile.
Invece quella sera… l’avrebbero passata da amici e non più da colleghi.
-James?- L’uomo trasalì nel sentir dire il suo nome. Si
voltò e trovò Cuddy che lo guardava incuriosita dal vetro della macchina. –Stai
bene?-
Lui scese velocemente. –C.. certo,scusa… stavo solo …- fece
una smorfia. –Lascia perdere.- Si bloccò appena la
vide interamente.
Era bellissima.
Indossava un vestito lungo rosso ed i capelli erano raccolti,tranne due ciuffi sopra le orecchie che le scendevano
delicatamente sulle spalle.
- Vedi che se non te la senti possiamo sempre rimandare.-
insistette Cuddy.
Del resto,anche lei adesso si
sentiva un po a disagio.
Wilson sorrise e le aprì lo sportello. –È
Natale, nessuno dovrebbe star solo.-
A sentire quelle
parole Lisa lo guardò negli occhi. – Hai ragione. – Esclamò entrando in
macchina,ricordandosi del discorso che avevano fatto
qualche giorno prima.
25 Dicembre. h 20:15
Luogo xxx
Chase era in macchina di fronte ad una pizzeria con lo sguardo
fisso sul suo cellulare.
Avrebbe dovuto chiamarla?
Del resto non era sicuro che la pizzeria fosse quella.. anche se era l’unica in città che avesse una grande
sala e che quindi veniva usata anche per i ricevimenti.
Al diavolo!
Chase scese dalla macchina ed entrò nel locale.
Appena fu dentro si ritrovò in un
ambiente pieno di folla.
Molta gente era seduta ai tavoli, ma la maggior parte era in
giro per la sala a ridere e scherzare.
Si guardò in torno.. niente.
Non la vedeva.
Si voltò,dirigendosi verso
l’uscita.
Ma che diavolo era venuto a fare!?
Ci potevano essere un miliardo di locali che lui non conosceva in città. Perché
avrebbe dovuto essere proprio in quello!?
Alzò il capo e vide in lontananza una donna di spalle.
Si bloccò a fissarla.
Poteva essere chiunque.. eppure non
potè fare a meno di avvicinarsi a lei.
Non sapeva perché… ma era sicuro che fosse lei,anzi ne era certo!
Quei suoi lunghi capelli castani erano inconfondibili!
-Sandy.- Esclamò abbracciandola da dietro.
Lei a sentire quelle parole si voltò. -Chase?!-.
-Mi dispiace.- Continuò lui a
stento. – Mi dispiace di averti fatto del male. Ma io..
–
Lei a stento riuscì a fare un sorriso tra le lacrime che
erano iniziate a scendere appena l’aveva visto. Gli posò le mani sul viso,attirandolo a se e baciandolo.
Il giovane rimase paralizzato per qualche secondo
ma poi le poggiò le mani sui fianchi e l’attirò a se,approfondendo quel
meraviglioso contatto.
Tutto quei pensieri che fino a quel
momento lo avevano assillato,tutte quelle preoccupazioni,tutte quelle paure…
ora andavano svanendo sempre di più.
-Sono ancora in tempo per farmi perdonare?- Gli sussurrò poi,staccandosi dolcemente.
-Be.. la serata è appena
iniziata,no?- Gli rispose lei abbracciandolo.
Il giovane le diede un altro bacio e le strinse la mano. –Buon
Natale.-
25 Dicembre. h 22:40
Per la città.
Quale è la cosa più bella che una
persona possa desiderare a Natale?
I regali,le luci,le feste… o
semplicemente passarlo con la persona a cui si tiene di più al mondo?
Non faceva poi tanto freddo quella sera.
Le onde del mare che sbattevano leggere sulla scogliera
rompevano continuamente il silenzio della notte e le stelle vegliavano alte nel
cielo,più brillanti che mai.
- Cavoli! Sono quasi le 23:00!-Esclamò Cuddy fermandosi sotto un lampione
per guardare l’ora.
Wilson la guardò divertito. –Che succede?
Hai paura di non svegliarti domani?-
-No..- Le sorrise lei. –Solo che questo natale sta passando troppo in fretta.-
-Be.. posso rimediare subito.- Esclamo
Wilson sedendosi in una panchina.
-Che c’è? Hai dietro una macchina
del tempo??- Esclamò Cuddy divertita, sedendosi
accanto all’oncologo.
-In effetti.. no,non cel’ho.-
Ammise lui. –Però ho qualcosa per te.-
Lisa rimase paralizzata quando lui
le mostrò il piccolo pacchettino rosso. – Buon natale.- Disse porgendoglielo.
-James… io..non ti ho comprato niente.. –
-Non importa.-La interruppe lui. - In fondo,invitarmi a passare questa sera con te è stato il più bel regalo
che potessi farmi.-
-Grazie.- Sussurrò Lisa,prendendo
il regalo ma senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi.
Che le stava succedendo?!?
Mai si era sentita così… mai.
-Coraggio,aprilo.- La incitò
Wilson.
-Si.- Bisbigliò lei aprendo il piccolo pacchetto dal quale
ne uscì fuori una scatolina. Alzò lo sguardo verso l’oncologo. – Cos’è una proposta di matrimonio?- Ironizzò.
-Lo sai che ti fa male stare tutto quel tempo vicino ad House!?- Sbottò lui,fingendosi offeso.
-Ok,ok.- Sorrise lei,aprendo il
cofanetto. –James è bellissima!- Disse, prendendo in
mano la collanina che il piccolo oggetto conteneva.
Era d’oro con un ciondolo in argento a forma di farfalla.
- La farfalla è l’animale che più ti assomiglia.- Le spiegò
Wilson. – Così bella e fragile… ma allo stesso tempo così determinata
e libera.-
Ecco glielo aveva detto. Le aveva detto
tutto...
Ma prima che l’oncologo se ne rendesse conto,Lisa si era già abbandonata fra le sue labbra..
Un bacio delicato,timido.
Un ennesimo sbaglio? No… questa volta ne era
certa. L’amava, l’amava veramente.
25 Dicembre. h 23:00
Casa di House
-Hei amico,vedi che squilla il
telefono.- Disse un uomo, abbassando le carte che aveva in mano e rivolgendosi
ad House.
-Si lo so. Punta!-
-Sai… solitamente si risponde.-
Intervenne un altro.
-Ma che avete questa sera!? Volete
giocare o no?!?- brontolò lui prendendo un altro sorso
di birra.
Una serata a Poker ed otto bottiglie di birra erano l’ideale
per togliersi tutti i pensieri dalla testa.
Qualsiasi cosa avesse detto o pensato nelle ore precedenti
non contava più.
Ora quel che contava realmente era il presente… e nient’altro.
Scusate tanto per il ritardo di questo cap… ma ho avuto parecchio da
fare in questo periodo, tra scuola,compiti,amici…
Rieccomi!
Anche
se ancora una volta con puntuale ritardo^^’’
Vi
prego nuovamente di perdonarmi,ma in questo periodo
sono tartassata con compiti ed interrogazioni,per cui vi chiedo scusa anche per
il prossimo(ed ultimo) capitolo che non so quando potrò pubblicare.
Comunque mi sembra doveroso fare dei
ringraziamenti a tutti coloro che continuano a leggere e a recensire questa
storia,malgrado questi ultimi ritardi. In particolar modo a SHY,piccy6 e susina.
GRAZIE!
Il vostro appoggio mi è fondamentale!
Spero
che anche questo cap vi piaccia!
Un
mega kiss
Miky91
Capitolo
14
26 Dicembre. h 7:30
Casa di House.
Erano appena passati cinque minuti da
quando House si era alzato dal letto e adesso il rumore sordo del suo
bastone si faceva spazio tra il rumore dei suoi passi,più decisi e spediti.
Cinque minuti passati ad andare avanti e indietro per la
casa non erano bastati.
Si bloccò di colpo,passandosi una
mano sugli occhi,per poi posare lo sguardo su uno scaffale vicino la tv.
Sospirò e si diresse verso questo, iniziando a svuotarlo
nervosamente,fin quando non ebbe in mano una scatola.
L’aprì e ne estrasse una
siringa,l’ultima ormai.
Fece una smorfia,iniettandosi quell’ennesima
ed inesorabile dose di morfina.
Era da giorni ormai che andava avanti in quello stato.
La gamba lo tormentava sempre di più. Non gli dava nessun
attimo di tregua,nemmeno la notte.
Ed ora che anche la scorta di morfina era terminata,sarebbe andato tutto ancor peggio.
Sospirò,accasciandosi a terra.
Quella era la sua vita,anche se non
era stata una sua scelta ed ormai ricordava con nostalgia quei giorni in cui
aveva potuto scegliere…in cui aveva scelto di morire.
Perché il destino doveva essere così avverso nei suoi
confronti?!
Voleva solo morire in pace e in tranquillità.
Stacy gli aveva “Salvato la vita” per gli altri; Per lui
gliel’aveva solo rovinata.
Scosse la testa,cercando di
ricacciare in dietro quei pensieri e rimettendosi in piedi con l’aiuto del suo
fido bastone.
Si guardò attorno,notando di aver
combinato un bel macello: aveva gettato a terra almeno metà scaffale.
Ma la cosa che più attirò la sua attenzione,fu un’altra.
Un piccolo pacchettino dorato era andato a finire proprio
accanto allo sgabello del pianoforte.
Si avvicinò a questo molto lentamente,come
se una parte di se stesso glielo volesse impedire, e si chinò a prenderlo.
Ricordava benissimo che cos’era… ma quel che non riusciva a
spiegarsi era il fatto di averlo tenuto per tutto quel tempo.
Era il regalo che Cameron gli aveva fatto due anni fa,proprio a natale.
In tutto questo tempo non l’aveva nemmeno aperto… il motivo?
Bella domanda!
Si avvicinò al divano e,dopo
avergli gettato un ultimo sguardo, posò il pacchetto sopra di
questo,dirigendosi verso il telefono illuminato fievolmente dalla spioncina dei
messaggi.
Il numero era quello di Sandy,senza
dubbio.
Effettivamente,ora che ci pensava…
era strano che non fosse ancora tornata.
Incuriosito premette il pulsante dei messaggi.
*Greg.. Perché diamine non ti
decidi a rispondere!!! Lo so che ci sei!..... ok,fa come vuoi. Comunque volevo dirti che questa sera non torno. Ciao.*
-E brava la mia sorellina…- Brontolò,mettendosi
un po di ghiaccio in testa ancora dolorante a causa della sbronza della sera
precedente.
26 Dicembre. h 8:30
Princeton Plaisboro Teaching Hospital
House uscì velocemente dall’ascensore, dirigendosi subito
verso il suo ufficio.
Vuoto.
Il diagnosta sorrise. Per una volta che veniva in orario…
Fece spallucce ed uscì nuovamente nel
corridoio, questa volta diretto verso l’ufficio della Cuddy, ma appena
fu a due passi dalla porta una voce alle sue spalle lo fermò. –Dr. House!-
House sbuffò voltandosi.
Era l’infermiera Brenda. –La dottoressa Cuddy non è ancora
arrivata.-
-Cosa?!- Esclamò lui sbigottito per
poi posare lo sguardo sul suo orologio. –Ma sono le 8:35!!
Che le è successo!? È caduta da un burrone??-
-No!- Rispose l’infermiera facendo una smorfia. –È solo in
ritardo!-
-O bene.. questo si che spiega
tutto.- Ironizzò.
-Be, se non ha niente da fare… perché non inizia con
l’occuparsi di qualche paziente?!- Brenda gli porse
delle cartelle. – Sa,tanto per cambiare..-
-Ok.- Rispose secco lui,prendendo i
documenti ed avviandosi verso l’ambulatorio sotto lo sguardo allibito della
donna.
Quella era la prima volta, nella storia del Princenton, che
accadeva che House arrivasse prima di Cuddy e contemporaneamente accettasse i
turni in ambulatorio senza discutere.
Il mondo si era forse capovolto?!?
26 Dicembre. h 10:00
Parcheggio del PPTH
-Cavoli!- Disse Cuddy,aprendo
velocemente lo sportello dalla macchina di Wilson. –Siamo in ritardissimo!-
L’oncologo sorrise tra se.
Certo che non l’aveva mai vista così di fretta.
Lei che era il più puro esempio di rigore
e puntualità… ora era in ritardo a lavoro.
-Hei.- Disse,fermandola per un
braccio.- Allora ci vediamo più tardi?-
Lei si voltò a guardarlo e bastò quello a farla calmare.
Sorrise,riappoggiando la schiena
sul sedile dell’auto. – Certo... avrei parecchio da fare,visto
che per colpa sua,dottore, sono arrivata tardi…- Iniziò, senza distogliere
nemmeno per un secondo lo sguardo dall’uomo. -…ma si
potrebbe fare.-
-Non chiedo altro.- Concluse lui raggiante,attirandola
a se e baciandola.
-A più tardi… -Gli sussurrò lei dolcemente, uscendo
dall’auto ed avviandosi verso l’entrata del suo ospedale,ma
senza negare un ultimo sorriso a quell’uomo che fino ad allora l’aveva fatta
sognare.
26 Dicembre. h 10:05
PPTH
-Dottoressa Cuddy!- Esclamò la segretaria appena la vide.
–Ho…-
-Scusa il ritardo.- Disse lei,entrando
velocemente ne l suo ufficio seguita dalla donna. – Hai preparato i documenti
di questa giornata?-
-Si,ma…-
Cuddy si bloccò.- Diamine! Oggi avevo anche una riunione
per… -
-.. non si preoccupi, ho rimediato mandando un sostituto.-
Intervenne la segretaria,attirandosi finalmente l’attenzione sbalordita della
dottoressa. –Per quanto riguarda il colloquio che aveva per il nuovo membro
dell’equipe del dr. House,l’ho
rimandato. È fra mezz’ora; Poi ci sono dei messaggi per lei da parte di…-
-Sei quella nuova?- La interruppe
Cuddy.
-S…si.-
-Bene.- Le sorrise la
dottoressa,andandosi a sedere alla sua scrivania. –Hai iniziato bene. Continua
così.-
-La ringrazio.-Rispose raggiante la giovane per poi
posare il blocchetto con le varie note sulla scrivania del suo capo ed
avviandosi verso l’uscita.
-Aspetta!-
-Si?-
-E i turni di ambulatorio del dr.
House non sono stati assegnati a nessuno??-
-Ma… se ne stà occupando il dr.
House.- Rispose semplicemente la ragazza, notando poco dopo l’espressione
sorpresa della dottoressa. -… Qualcosa non va?-
-No,no.- Cuddy scosse la
testa,cercando di concentrarsi sul suo lavoro. –Puoi andare. Se ho bisogno di qualcosa ti chiamo.-
Cuddy aspettò che la ragazza uscisse per iniziare a prendere
in considerazione il fatto di avere le travergole.
Insomma… quando mai
House veniva così presto a lavoro? Ma la domanda che più si
faceva spazio nella sua testa era: Quando mai House veniva così presto a
lavoro per lavorare sul serio?!?
26 Dicembre. h 10:15
Ambulatorio.
-Bene.- disse House,poggiando sul
bancone lo stetoscopio. –Le prescrivo del Ceftriaxone –
-Prego?- Chiese con non poca fatica l’uomo di fronte a lui.
House gli gettò uno sguardo. –Ha una lieve
forma di polmonite, questo farmaco l’aiuterà.-
-Ma potrebbe bastare solo un po’ di riposo,giusto?
Del resto ha detto che è leggera.-
-Si,come no.- Lo schernì il
diagnosta. – Ma lo sa che dopo quella “leggera” c’è
quella “grave” se non curata in maniera adeguata!? Potrebbe persino morire!-Esclamò con enfasi,
ingigantendo enormemente la diagnosi. Ma del resto, almeno si divertiva un po. Fece spallucce,incartocciando
la ricetta che aveva appena prescritto. –Ma se non la vuole,va
bene. Del resto è lei il paziente,no?-
-Be… veramente…-
-House!- Una voce alle sue spalle lo distolse dalla sua occupazione. Era Foreman.
-Finalmente un faccia amica!-
Esclamò lui con enfasi.
-C’è bisogno di te, Cuddy ci ha
assegnato un nuovo caso.- Sbuffò il neurologo richiudendosi la porta alle
spalle.
House si voltò nuovamente verso il suo paziente. –È sempre
stato un tipo di poche parole.- Lo giustificò,alzandosi
dalla sedia e dirigendosi verso la porta.
-Mi scusi, ma la ricetta??-
Il diagnosta sorrise aprendo la porta. –È
li.- indicò col bastone una ricetta scritta e firmata sul tavolino
affianco all’uomo. –Le consiglio vivamente di stare un “po
a riposo”… inizia già a perdere colpi.-
L’uomo annuì,prendendo in mano il
foglio di carta e gettando lo sguardo alla porta,ora spalancata.
Era proprio uno strano medico, quello.
26 Dicembre. h 10:20
Ufficio diagnostica.
-Allora, chi vota per il morbillo?-
Esclamò House,entrando velocemente in ufficio.
-Ma se non hai nemmeno letto i
sintomi!- Lo rimproverò Foreman, voltandosi a guardare il suo capo.
-Ah,giusto!- Fece lui,dandosi una
pacca sulla fronte. – L’avevo dimenticato.-
Il neurologo scosse la testa,voltandosi
nuovamente verso la lavagna e continuandola a scrivere.
House si sedette su una sedia li di
fronte,cercando di vedere ciò che il medico scrivesse ma di colpo si voltò ed
iniziò a guardarsi intorno. – Che è successo agli altri??
Collasso improvviso o banale ubriacatura natalizia?- Chiese ironico.
Foreman si voltò a guardarlo,più
sorpreso che altro. -Non lo so…ma credo che Chase
arriverà da un momento all’altro.-
House sorrise. –Già… Chase.- Bisbigliò,dandosi
del cretino per aver dimenticato che ormai Cameron non lavorava più in
quell’ospedale.
Altro che loro due! Alla fine,la
verità era che in realtà era lui quello che doveva ancora smaltire i postumi
della “sbronza natalizia.”
Forse House non se ne accorse poi
tanto ma quel lieve accenno di sorriso venne fuori come una smorfia malinconica
che Foreman stesso evitò di commentare. Ormai dovevano abituarsi al fatto di
non rivederla più.
Brividi,
febbre, mal di testa, dolori ossei e muscolari, nausea
e vomito. Questi erano le parole che si facevano spazio nel bianco sfondo della
lavagna.
Il
Neurologo non disse niente e si andò a sedere anche lui,attendendo
ormai una delle solite reazioni del suo capo come per esempio: “Perché hai
accettato un caso tanto banale!?!” oppure del tipo. “Pensaci tu che mi vado a vedere un po’ di televisione.”
-Bene.-
Esclamò House,alzandosi dalla sedia ed iniziando ad
andare avanti e indietro per la stanza. – Prima di tutto inizia con i soliti
esami di routine ed appena arriva Chase.. –
-Scusate
il ritardo.- Lo interruppe l’intensivista,entrando
velocemente in ufficio.
-Mio caro dottore,credevo che ormai
il felice natale ti avesse consumato!- Lo stuzzicò lui,mentre il giovane posava
nell’attaccapanni la giacca. –Sai stavo proprio
dicendo a Foreman di mandare una squadra di recupero.-
-Grazie per l’interessamento,ma
come vedi non cen’era poi così bisogno.- Ribattè il giovane medico, posando poi
lo sguardo sulla lavagna. –Allora,di che si tratt…- Si voltòa
guardare perplesso prima Foreman e poi il suo capo.
-Chase tu vai a fare l’anamnesi.- Concluse il diagnosta
uscendo dalla stanza.
-“L’anamnesi”!?- Esclamò stupito il
giovane,rivolto al collega. –Che gli è successo? Si
vede lontano un miglio che è un banalissimo caso di influenza.-
-Non chiederlo a me!- Sbottò il neurologo alzandosi dalla
sedia. –Cuddy mi ha consegnato la cartella questa mattina, dicendo che dovevamo
occuparcene noi.-
-Forse per i dolori muscolari?- Ipotizzò Chase.
-Credi che in realtà sia più grave di una semplice
influenza?-
-Se House non ha detto niente,lo è
di sicuro.-
26 Dicembre. h 10:30
Ufficio della Cuddy.
-Che è successo,le infermiere erano
troppo occupate per prendersi cura di una banale influenza?!- Sbottò House
entrando improvvisamente nell’ufficio della dottoressa.
-Prego?- Chiese lei,alzando
tranquillamente lo sguardo dalle scartoffie.
House sbuffò. -Dico, a che serve parlare se poi nessuno ti
ascolta!?-
-Approvo in pieno.- Concluse
Cuddy,tornando al suo da fare ma avendo lo sguardo sempre un po’ assente.
-Sicura di stare bene?- La schernì il diagnosta. –Sai,se sali di un piano c’è sempre il reparto psichiatria.-
-Che vuoi!?!- borbottò la
dottoressa. – Quel caso tel’ho affidato perché… -
-Perché??-
-E va bene, mi arrendo.- Cuddy fece un sorriso tirato.. –Molte infermiere non si sono ancora presentate e ti
chiederei il favore di occupartene tu con la tua squadra per qualche ora.-
-Tz! Sporca approfittatrice!- Brontolò lui,uscendo
dalla stanza.
“Cosa?!” si chiese tra se la
dottoressa mentre, come mai era accaduto prima, il diagnosta se ne andava da
quell’ufficio senza opporre benché minima resistenza alle sue decisioni.
26 Dicembre. h 10: 40
Ufficio di Wilson.
-La ringrazio dottore.- Disse un donna,alzandosi
dalla sedia di fronte alla scrivania del medico e porgendogli la mano.
-Dovere.- Rispose lui a malincuore, stringendo la mano della
donna.
La giovane annuì,uscendo poi dalla
stanza.
L’oncologo rimase imbambolato per qualche istante,con lo sguardo fisso sulla porta appena chiusasi.
Purtroppo,anche se amava il suo
lavoro,certe volte odiava essere un oncologo.
Aveva appena detto a quella donna che sarebbe morta fra tre
mesi… ed ora,il vuoto si era fatto avidamente spazio
nel suo cuore.
Molti magari avrebbero pensato che fosse abituato ormai a
questo tipo di cose, come House che amava scherzare col fatto che quando lui
diceva a qualcuno che doveva morire, veniva sempre
ringraziato.
Sospirò,guardando velocemente
l’orologio.
Non era passata nemmeno un’ora da quando
aveva lasciato Lisa che già aveva voglia di rivederla… no!
Doveva resistere!
Si alzò comunque dalla sua sedia ed
uscì dall’ufficio,diretto al bar sotto l’ospedale.
L’oncologo era appena uscito dal suo ufficio ed ora era
diretto verso l’ascensore.. ma una cosa lo fece
distrarre dal suo ‘Obbiettivo’.
Mentre attraversava il corridoio, lo sguardo si posò sul
corridoio affianco, dove si poteva benissimo notare il nervoso va e vieni del dr. House.
Lo fissò per qualche istante per poi decidere di andargli incontro.
-Nuovo caso?- Gli domandò avvicinandosi.
-No.- Disse lui sedendosi velocemente in una sedia del
corridoio. –Solo noia.-
-Strano..- Lo stuzzicò l’amico.
–Quando sei annoiato solitamente guardi la tv oppure rompi le scatole a
qualcuno…-
House gli lanciò un’occhiataccia. – Ogni tanto mi piace
cambiare!-
Wilson lo fissò per qualche istante per poi mettersi
entrambe le mani sui fianchi. –Ho sentito che hai passato un po’ di tempo in
ambulatorio questa mattina.-
- Questo è quel che credono tutti..-
House gli fece un occhiolino. –Tu mi capisci,no?-
-Stai cercando di ingannare il tempo…-
Disse l’oncologo. -…perché ti fa male la gamba.-
-Sul serio!? Sai avevo
iniziato a pensarlo anch’io…- Lo schernì House.-…del resto è normale,dopo che
mi hanno asportato parte del muscolo!-
-Si,come no.- Wilson sorrise. –Io
invece avrei un’altra teoria al riguardo..-
-Bene.- Rispose il diagnosta,alzandosi
e ricominciando a camminare per il lungo corridoio. –Valla a dire a Cuddy, sai
quanto ci gode!?-
Wilson gli andò dietro. –Ti manca Cameron.-
-Giusto,e sai un’altra cosa? Mi è venuto anche un forte mal di testa, sai
capire il perchè?- Lo schernì House,alquanto scocciato
da ciò che l’amico gli aveva appena detto.
–Pensala come vuoi.- Wilson scosse
la testa.–Puoi mentire a tutti,anche a te stesso… ma ricorda,ciò che ti brucia dentro,che
ti rende felice anche quando non dovresti esserlo, che ti fa sentire come se
stessi toccando il cielo con un dito.. non è una malattia House.-
Il diagnosta si bloccò improvvisamente,voltandosi
a guardare l’amico.
-Se ci tieni veramente a lei,smettila
di fare l’idiota egocentrico.- Concluse l’oncologo, voltandogli le spalle ed
allontanandosi.
House rimase immobile,fissando
l’amico allontanarsi e sparire tra la gente che affollava quel corridoio.
Un via vai di gente stava ora
animando quello spazio,mentre lui era li,fermo,immobile.
Del resto,per quanto un grande
albero possa essere forte, se si trova nel bel mezzo di un fiume in piena,
prima o poi cederà.
E questo era lui. Un uomo,uno solo contro la vita.
Era sempre rimasto fermo con le sue convinzioni,mentre la vita gli passava davanti… era veramente questo
quel che voleva?
Rimanere solo?
Abbassò lo sguardo stringendo il bastone sotto la mano
destra.
Wilson aveva ragione, e ne aveva parecchia!
Ma ormai era troppo tardi per pensare a queste cose…
Qualsiasi cosa avesse voluto fare,ormai era troppo
tardi.
L’aveva persa,l’aveva persa per
sempre.
26 Dicembre. h 11:00
Ufficio diagnostica.
-Allora?- Domandò Chase al neurologo,appena
entrato nell’ufficio.
-Niente.- Foreman si sedette. –Gli esami hanno confermato
l’influenza ed ho già iniziato la cura con gli antibiotici.-
-Bene.- Chase sfilò fuori dalla
tasca il suo cellulare,iniziando a scrivere un messaggio.
-Allora, devo fraintendere il motivo per
cui sei venuto in ritardo questa mattina?- Lo stuzzicò il neurologo.
Il giovane sorrise. –Be… -
-Ragazzi.- Cuddy entrò improvvisamente in ufficio,seguita da un giovane alto e bruno. –Sapete dov’è House?-
-No, ma sarà in giro.- Rispose
Chase.
La dottoressa annuì,voltandosi
verso l’uomo dietro di se. –Bene, lui è William Shoter,specializzato
in immunologia.- Lo presentò. – Sarà il vostro nuovo collega.-
To be continued…
Allora?
Aspetto con ansia i
vostri commenti!^^
Note: Il Ceftriaxone è un antibiotico usato
contro polmoniti e meningiti.
[In questo cap si nota lo svilupparsi delle coppie W/C e C/S mentre per
quanto riguarda House, Inizierà a fargli ancor più male la gamba
Rieccomi!!^o^
Con
questo 15° ed ultimo capitolo!
Caspita…
sembra solo ieri il giorno in cui ho deciso di pubblicare questa storia (anche se come inizio non era andato poi così bene
visto che avevo pubblicato senza codice html XD)… oltretutto,
è stata la mia prima ff! Certo,come si è potuto
benissimo notare, il mio metodo è molto cambiato dall’inizio…e soprattutto ci
sono meno errori.(almeno credo ;P)
E
tutto questo lo devo specialmente alla mia sorellina
Isa, che mi ha sempre aiutato ed incoraggiato nell’andare avanti e che per
questo si merita questa dedica. Grazie di tutto!
Ma,naturalmente, i miei ringraziamenti vanno anche a voi tutti
che avete continuato a sostenermi fino all’ultimo. Grazie ragazzi, sono
veramente contenta che la storia vi sia piaciuta e spero che vi piacerà anche questo finale.
In
conclusione, ringrazio anticipatamente tutti coloro
che avranno la pazienza di leggere quest’ultimo capitolo e di recensirlo.
Un
saluto a tutti!
Capitolo
15
I giorni passarono inesorabili per House… e per tutti,
accompagnati da una dolce e triste melodia….
31 Dicembre. h 10:15
Casa di Chase.
Chase aprì leggermente gli occhi,mentre
qualcuno gli spostava delicatamente una ciocca di capelli sulla fronte. –Buon giorno.. – Gli sussurrò lei.
-Buon giorno.- Rispose lui sorridendole dolcemente ed
attirandosela a se per un dolce ennesimo bacio.
Solo quando i due si staccarono ed i loro sguardi si incrociarono, il giovane medico percepì in lei un soffio
di tristezza. –Che succede? Tutto a posto?-
-Si,non preoccuparti.- Sandy si
mise a sedere sul letto,iniziando a guardarsi attorno. –Anche
se… dovrei dirti una cosa…-
Chase fece lo stesso per poi metterle una mano sotto il mento
e farla voltare delicatamente verso di lui. –Ti ascolto.-
Una lacrima si fece spazio tra il rosa candito delle sue
guance. – Io… sappi che ti amo.-
-Questo l’avevo intuito da tempo
ormai.- Ironizzò il giovane con un sorriso.
Lei scosse la testa e con un movimento veloce della mano si
asciugò le lacrime. – Come sai, ero venuta qui per un
periodo limitato.. visto che il mio cliente sta in questa città aveva bisogno
della mia presenza. Ma ora che l’udienza si è conclusa..
è mio dovere tornare a casa mia.-
-Ma… tu non..- Chase non riuscì a
terminare la frase che la donna le mise un dito sulle labbra.
-Ti prego, non fermarmi. Forse è meglio così.. – Sandy sapeva di amarlo… e questo non se lo sarebbe mai
perdonato! Quando Burny l’aveva contattata, aveva
intuito che non sarebbe stata una buona cosa andare a Princeton e vedere suo
fratello… ma di certo non avrebbe pensato di innamorarsi! Una cosa che non
poteva assolutamente accadere! Almeno non li… non così lontano da casa. Ma ormai sapeva di aver
sbagliato ed ora era in balia dei suoi sentimenti e nient’altro.
-No,non è meglio così.- Protestò
l’intensivista, capendo il perché di quei ragionamenti. Forse lei credeva che a
distanza di tempo non sarebbero riusciti a continuare un rapporto a distanza. –
Non puoi venire qui, farmi perdere la testa per te e
poi andartene pensando che questa sia la cosa giusta da fare!-
-Chase io… -
- Perché non trasferisci il tuo studio qua!?
House è tuo fratello, ti aiuterà anche lui a
sistemarti oltre a me!-
-Credi che questo sia un gioco?- Lei scosse
la testa. – A Los Angeles ho tutti i miei clienti e tutte le volte che avranno
bisogno di me dovrò andarci. Starò più la che qui, non
cambia niente.-
Chase abbassò lo sguardo rassegnato. E se invece lui… no. House non l’avrebbe mai permesso. Soprattutto
se veniva a scoprire che usciva con sua sorella. –Quando
hai intenzione di partire?-
-Sarei rimasta di più, ma ho già ricevuto delle chiamate di alcuni clienti… sono costretta a partire questa sera.-
Chase si voltò a guardarla con uno sguardo distrutto. Fece
per aprir bocca,ma stroncò la frase sul nascere.
Guardò l’orologio e abbassò il capo. –Sarà meglio che vada. Fra un’ora ho dei turni in ambulatorio.- Si limitò a dire, alzandosi
dal letto.
-Chase!-
Ma il giovane nemmeno si voltò,dirigendosi
verso il bagno.
Perché!? Perché quando finalmente credeva di aver trovato la
felicità… tutto si andava a dissolvere come nebbia!?
Era stata tutta un’illusione,per
caso?
31 Dicembre. h 10:00
Princeton Plaisboro Teaching
Hospital.
-La ringrazio.- Disse il dr. Wilson,porgendo due banconote all’uomo di fronte a se, che le
prese e le depose con cura in cassa.
-Arrivederci dr. Wilson.-
L’oncologo fece un cenno col capo,accompagnato
da un sorriso. –A lei.- Rispose per poi allontanarsi con lo sguardo fisso
sull’oggetto appena comprato: una piccola scatola di cioccolatini. Certo non
erano il massimo, ma potevano andare benissimo per festeggiare la prima
settimana di…
Il suoi pensieri vennero subito
distratti da un improvvisa frase alla sua sinistra: -Certo…non lo sapevi?
William è proprio un medico fantastico! Dovrebbero dargli il premio di miglior
medico del Princeton! Non solo è bello ed
affascinante, ma anche intelligente…-
Wilson si bloccò a guardare il trio di infermiere,gettandogli
uno sguardo incuriosito ma allo stesso tempo stupito.
-Desidera qualcosa dr. Wilson??- Le chiese una di loro,accortasi dell’attenzione del
medico.
-No..io…-
-Giusto, desidera qualcosa dr.
Wilson?!- Una voce alle sue spalle lo fece trasalire.
-Cuddy!- Esclamò, nascondendo il piccolo pacchetto dietro la
schiena e sfoggiando il peggior sorriso innocente della sua vita. –Hem…Come mai
da queste parti?- Fu la domanda più intelligente che
gli venne in mente.
-Sai,.. visto che qui ci viene
sempre tanta gente, ho voluto provare a venire anch’io.- Rispose lei ironica.
-Bene…- Ridacchiò,rendendosi
perfettamente conto di non essere in una situazione tanto facile. I
cioccolatini che teneva dietro le spalle erano
naturalmente per la sua Lisa, ma… a parte il fatto che darli in un corridoio
non si faceva neanche minimamente a qualcosa di romantico, alle spalle aveva
anche le tre infermiere più chiacchierone di tutto l’ospedale che lo
osservavano come se fosse un alieno. La sua sola speranza era che non
arrivassero a capire che i cioccolatini erano per Cuddy… o ci avrebbero
ricamato sù una bella storiella per tutto il personale del
Princeton Plaisboro Teaching Hospital.
-Wilson,tutto a posto?- La
dottoressa iniziava a preoccuparsi seriamente per quello strano comportamento.
-Si,certo.- Rispose lui. –Devo…
solamente occuparmi di una paziente e fra cinque minuti sono nel tuo ufficio
per compilare quei moduli…- Spiegò,iniziando ad
indietreggiare. –Ci si vede!-
“Moduli??” Si chiese la Cuddy,guardando scomparire il
medico dietro un angolo. Ma non avevano appuntamento fra cinque minuti al bar
dell’ospedale?!
Scosse la testa, voltandosi a guardare le infermiere che,come lei,avevano assunto un’espressione più stupita che
altro.
Sorrise imbarazzata. –Giusto! I moduli! Fortuna che mel’ha detto.. e io che stavo andando a prendere un caffè… -
Esclamò, voltandosi ed allontanandosi velocemente,lasciando le donne con non
pochi dubbi.
31 Dicembre. h 10:00
Ufficio di House.
Chiunque si fosse preso la briga di entrare in quell’ufficio,
avrebbe sicuramente pensato che il dr. House non fosse quel cronicamente annoiato uomo che
sorseggiava succo di mela davanti al piccolo televisore posto sulla scrivania.
Chiunque avrebbe detto che quello lì era solo un addetto
alle pulizie che,stanco di lavorare, aveva
approfittato dell’assenza del medico. Questo perché House… non faceva che
strofinarsi la gamba con la mano libera.
Dolore per via dei nervi che si rigeneravano?
Per via del troppo stress??
O forse… solo perché lei gli mancava veramente?
Quanto poco importante era questo…
Il diagnosta sputò via la cannuccia facendo un smorfia. –Sarebbe ora che rimodernassero tutte queste
cretinate.- Borbottò,spegnendo il piccolo apparecchio.
Posò seccatamene il bicchiere con il succo sul tavolo e fissò
la gamba.
Uno sguardo assente, triste ma allo stesso tempo duro e inflessibile.
Sospirò.
Aprì lentamente un cassetto,estraendone
il piccolo pacchetto che qualche giorno fa aveva trovato a casa.
Sospirò di nuovo,senza smettere di
fissarlo.
Sapeva che si era inflitto tutto quel dolore da solo e si
odiava per questo.. ma ciò che odiava maggiormente era
il fatto che continuava a farlo. Avrebbe dovuto buttare quel dannatissimo
regalo,così da dimenticarla.. ma questa era la cosa
più difficile e più dura che gli fosse piombata davanti negli ultimi 5 anni.
-Dr. House?- Di colpo la porta si spalancò,facendolo
sobbalzare.
-Dr. House??-
Il diagnosta mise via il colorato oggetto in una velocità
che mai avrebbe creduto di raggiungere. –Che c’è!?!- Sbottò.
-hem… dovrebbe compilare le cartelle riguardanti l’ultimo
caso.- Il giovane uomo si avvicinò,mettendo le
cartelle sulla scrivania e sedendosi nella sedia di fronte a questa.
House si appoggiò spavaldo sullo schienale della sua
poltrona,intrecciando le dita. –E se io ti dicessi che sono troppo indaffarato per compilarle?- Lo
sfidò.
- Io le suggerirei di iniziarle appena si libera dagli
impegni.- Il giovane sorrise. –Del resto… non posso
mica imporglielo. Non sono il suo capo…-
-Esatto!- Esclamò lui con enfasi. –Hai proprio azzeccato! …
Ma allora hanno ragione le infermiere quando dicono
che sei intelligente, oltre che attraente…- Continuò il diagnosta,
sottolineando l’ultima frase con uno sguardo piccante.
Shoter deglutì nervosamente. Lavorava li
da una settimana ormai… eppure, non aveva mai avuto tanta difficoltà nel
riuscire a capire ciò che qualcuno gli dicesse. Soprattutto
se a parlargli era il suo capo. – Deve compilare questi moduli.-
Concluse alzandosi di botto e dirigendosi verso la porta.
House sorrise.- Ma come? Già vai via??-
Piagnucolò ironico.
-A.. aspetto al più presto i
moduli.- Lo salutò Shoter imbarazzato.
- Però! Riesci sempre ad
impressionarmi.- Disse Foreman sorridendo ed entrando dall’ufficio accanto subito dopo che il giovane collega se ne era andato.
– Cameron va via e tu per compensare questo vuoto,flerti
con il suo sostituto.-
House lo guardò incerto. –Era una
battuta?- Esclamò accendendo nuovamente il televisore.
Il neurologo lo fulminò con lo sguardo e si andò a mettere
tra il suo capo e l’apparecchio. –Dico solo che quel tipo è in gamba. Non si
meriterebbe questo trattamento idiota.-
-Giusto! E visto che sei tu il non capo qua dentro, credo che dovremmo metterlo ai voti… non
trovi?-
-Scherzi!?-
-Si.- Sbottò stufo House,scostando
il medico con il bastone e tentando di vedere il piccolo televisore.
Foreman sbuffò,dirigendosi
nell’ufficio accanto a prendere un po’ di caffè. Ma
arrivato a metà strada si fermò. – Sai che è bravo. Lo sai tu..
e lo so io. E cel’ha dimostrato negli ultimi due casi che abbiamo avuto: se non
fosse stato per lui non li avremmo mai risolti.-
-Tecnicamente, noi…-
-No, non è questo.- Continuò il
neurologo, senza dar minimamente attenzione alle parole accennate dal proprio
capo. –House… Non puoi odiarlo solo perché ha preso il posto di Cameron.-
Il volto di House divenne improvvisamente cupo.
Solo con quello sguardo il neurologo capì di aver toccato un
tasto delicato e si proclamò “Un genio” nell’averlo fatto.
Foreman scosse la testa accennando ad un sorriso rassegnato
e si diresse definitivamente verso l’altro ufficio.
Ora ne aveva avuto la conferma: se
Cameron c’era o no… ad House faceva la differenza.
31 Dicembre. h 10:10
Ufficio di Cuddy.
Porta sbarrata,tendine chiuse e una
miriade di scartoffie cadute al suolo per lasciar spazio ai due medici che,
minuto dopo minuto erano sempre più convinti di doversi fermare… ma più si
andava avanti e più questa convinzione andava a farsi benedire.
Wilson aveva la camicia sbottonata,mentre
Cuddy aveva già gettato a terra la giacca rosa quanto di colpo la porta si
spalancò.
-Non mi interessa cosa ne pensi tu,
ma io quello li lo uccido!…- Urlò House,sventolando in aria dei fogli, ma la
frase gli si strozzò in gola quando si accorse ciò che effettivamente stava
accadendo in quella stanza.
Wilson tossicchiò imbarazzato, sciogliendo l’abbraccio con
la dottoressa e riabbottonandosi la camicia;
Cuddy abbassò velocemente lo sguardo al suolo,cercando di far finta di niente… ma ormai era inutile. Il
danno era fatto.
Una smorfia si stampò sul volto del diagnosta che posò lo sguardo prima sulle cartelle che aveva in mano e poi
sulla porta alle sue spalle. –Diamine… - Disse poi sconcertato. –Se dovete fare
certe cose, chiudetela la porta!-
-House non sono affari tuoi.-
Sbottò Cuddy,scendendo velocemente dalla scrivania e prendendo la giacca sul
pavimento.
-Altrochè!- Esclamò lui ovvio.- Scusa, non credi che siano
affari miei,visto che sono stato io quello che ha
dovuto subirsi questa … questa bella scenetta?!-
Wilson non proferì parola. Sapeva che era meglio non
peggiorare la situazione.
Lisa iniziò a sistemare le varie scartoffie con non poco
nervosismo. -Che volevi?-
Ma House non le diede retta e si avvicinò
all’amico. – Quando il matrimonio?- Gli chiese
sarcastico.
-Quando tu la finirai di rompere.-
-Be,se la metti così…- House
sorrise. –… non credo vi sposerete mai.-
-House!! Dimmi qual è il problema e lasciaci in pace!!- Esclamò Lisa furiosa, non tanto per la battutina ma per
il fatto di essersi fatta scoprire da lui.
-Problema? Io non ho problemi.- Continuò House
divertito. –Mi sa che quelli li avete voi…-
Cuddy si sedette nella sua poltrona,poggiando
la testa fra le mani. –Signore… dammi la forza.- Bisbigliò esasperata,mentre Wilson si accasciava sul divano dell’ufficio.
Il diagnosta le fece l’occhiolino,mentre
il sorriso gli si allargava sul volto. –Non preoccuparti. Non farò la spia.- Decretò. – So mantenere i segreti. Non ho
detto a nessuno che Wilson si smalta le unghia dei
piedi… ops!-
-Sei proprio un’idiota.- Borbottò l’oncologo sconcertato.
–Io non mi smalto…-
- Si invece!- Lo interruppe lui.
-Finitela!- Esclamò Cuddy, facendo una smorfia. – Non mi interessano certe cose.-
-Eppure ti dovrebbero interessare,visto
che stavi…-
-House! O mi dici che volevi o tene
vai via. ORA!-
Il diagnosta zoppicò verso la scrivania,sbattendoci
sopra le cartelle che aveva tra le mani. –Queste solitamente li compilava Cameron!-
-Vuoi che la chiamo così torna e te le compila?- Lo schernì Cuddy.
-No.- House la fulminò con lo sguardo. – Cameron non c’è!... ma guarda caso ho assunto un suo sostituto. Che però
si rifiuta di occuparsene perché dice che spetta a
me!- Continuò lui,sempre più furioso.
-Tecnicamente… spetta a te.-
-Si ma tecnicamente.
Praticamente,però,
spetta a lui!-
Lisa lo guardò allibita. –Sei qui solo perché non vuoi
compilare delle cartelle!?!-
-Sono qui per dirti che quello non mi piace! Io lo
licenzio.-
-Provaci e ti trovi fuori anche tu!-
-Hei! Non è leale!-
Lisa si alzò. –oh.. si che lo è! E adesso vai a farti quelle cartelle e lascia in pace Shoter
o ti pentirai di essere venuto nel mi ufficio.-
-No… questo mai!- Esclamò lui,fingendosi
impaurito. –Ti prego, non farmi del male.- Ora aveva
assunto un’aria innocente arricchita da degli occhi dolci da cagnolino.
“È proprio un’idiota!” Pensò la dottoressa, cercando di
nascondere un sorrisetto divertito. –House.. –
-Ok, me ne vado. Ma sappi che quel deficiente non durerà a
lungo!- Disse improvvisamente serio,dirigendosi verso
la porta.
-Quando tempo dovrà passare per
fargli ammettere che Cameron gli manca?- Sospirò Wilson alzandosi dal divano
subito dopo che il collega aveva lasciato la stanza.
Ma Lisa non rispose. Rimase
immobile con lo sguardo perso sulla porta di fronte a se.
Quanto tempo?
Forse.. non sarebbe mai riuscito ad
ammetterlo.
31 Dicembre. h 10:30
Ufficio diagnostica
House era diretto verso l’ufficio, quando di colpo si
bloccò.
Aveva notato Sandy al di là del
vetro.
-Strano… sai solitamente qui io ci
lavoro… - Borbottò aprendo la porta dell’ufficio. –Non sapevo che ora questa
stanza fosse diventata un sala d’attesa.-
-Smettila, ti devo parlare.-
Il diagnosta annuì serio e si sedette sulla prima sedia che
gli capitò davanti. –Ha telefonato tuo padre. Ti cercava.-
-Che gli hai detto?-
-Che eri andata in discoteca.-
Sorrise.
-Ma sei scemo!? Che gli vai a dire
certe cose!?-
-Sai qual è il punto,sorellina ? Che nemmeno io sapevo dov’eri!-
Sandy si zittì di colpo. –Ero.. –
-Ok. Ora ti Racconto una storia e vediamo se ti piace.-
House si alzò dalla sedia e si andò a versare un po’
di caffè nella tazza. – C’era una volta una ragazza che noi chiameremo…
Sandy. Questa ragazza,per motivi di lavoro, dovette
andare dal suo fratellastro che si è visto costretto ad ospitarla. Col passare
dei giorni, il fratello notò che oltre al fatto che la sorella rientrava a casa
sempre di mattina tardi, anche il suo dipendente arrivava sempre con ritardo.
Questo quì lo chiameremo… Chase? Dunque… -
-Smettila.-
-Non per farmi gli affari tuoi…- si bloccò un attimo. –Anzi no. Per farmi gli affari tuoi! ti
dovrei ricordare io che tra un po’ tu dovrai andartene??-
-Non c’è bisogno che me lo ricordi.- Sandy sospirò. –Ero,appunto, venuta a
dirti che questa sera parto. Grazie per avermi ospitato.-
House abbassò la tazza dopo averne assaggiato il contenuto e
guardò la sorella con uno sguardo dolce. –Di niente.- Rispose. Per non dire
altro. Stranamente aveva iniziato a percepire quanto quella frase le fosse uscita con forza. Capiva che anche per lei era dura
lasciare la persona che amava. Ma per un addio, un “Di niente” era sufficiente.
- Parto alle sei di questa sera… probabilmente non avremmo tempo di vederci. Quindi…
ti saluto. Grazie di tutto.- Bisbigliò la ragazza abbracciando il fratello che,
adesso era in mobile. Sospirò anch’egli e la strinse forte. –Mi mancherai.- Non
avrebbe mai creduto che sarebbe riuscito a dire
qualcosa del genere a qualcuno… soprattutto a sua sorella. Ma
infondo, non gli era dispiaciuta poi così tanto la sua presenza.
Non gli era dispiaciuta la compagnia…
Era ormai mezzogiorno quando Cuddy
entrò molto silenziosamente nell’ufficio, cercando di non farsi sentire dal
diagnosta che dormiva profondamente sulla sua “amata” poltrona in pelle.
Doveva parlargli… per questo era
venuta. Eppure non voleva svegliarlo. Le piaceva guardarlo mentre dormiva.
-House… se solo non fossi così orgoglioso… saresti più
felice.- Bisbigliò tristemente.
Ma
quel rumore accennato bastò a far svegliare il medico.
-Cuddy…- Bisbigliò lui, strofinandosi le palpebre
goffamente.
-Sai che non dovresti dormire sul posto di lavoro!?!- Lo rimproverò lei improvvisamente, sperando che lui non
avesse sentito la frase precedente.
-Non stavo dormendo…-
-Cosa facevi allora? Meditavi?- Le chiese ironica.
-Tipo..-
-House!-
Lui scosse la testa infastidito.
–Che vuoi!? Non stai in pace con te stessa se non mi
rompi le scatole almeno una volta al giorno!?-
Lei si bloccò. –Ero… venuta per scusarmi… - Rispose,abbassando il volto per evitare lo sguardo atterrito del
diagnosta. – Tu prima eri venuto per motivi di lavoro nel mio ufficio… ed io mi
sono infuriata con te solo perché hai interrotto…-
Tossicchiò imbarazzata.
-Non preoccuparti. Ci sono abituato.-
Ironizzò lui. –Piuttosto….- Si alzò,prendendo
in mano la fida pallina rossa con il volto improvvisamente serio per poi
andarsi a sedere alla scrivania. – Dovrei essere io a farti le mie scuse…-
Cuddy lo guardò confusa. Si che
ultimamente House aveva iniziato ad essere strano ma… delle scuse?!?! –Per… per
cosa?- Balbettò.
-Quella volta che siamo andati al pub… tu eri ubriaca. Ma io non lo ero poi così tanto. Ho..
approfittato.-
Lisa non riusciva a credere alle sue orecchie. House le
stava realmente chiedendo scusa! -Si ma… non preoccuparti. Ormai è storia
vecchia.-
-Già… storia vecchia.- Ripetè lui.
-Ma grazie… per avermelo detto.- Concluse Lisa,sedendosi nella poltrona di fronte alla scrivania del
diagnosta e sorridendogli. Ma quello non era il solito
volto di House… era triste. Malinconico.
Solo Dio poteva sapere quale erano i suoi sentimenti per
House.. cosa oscura persino a lei. Forse… li avrebbe
potuti chiamare “amicizia”.
Si conoscevano sin dai tempi del liceo e sin d’allora si
prendevano a parole e si facevano del male a vicenda… ma
poi andava sempre a finire tutto con delle battutine. L’uno consolava sempre
l’altro; L’uno conosceva bene l’altro e lo aiutava,anche
se in modo alquanto strano, ad uscire dai guai. E adesso era finalmente
arrivato il suo turno,dopo tanti anni, di dimostrare
la sua amicizia. Cosa che ormai entrambi credevano
fosse andata a farsi benedire da quando House aveva avuto l’incidente con la
gamba.
-Ti manca Cameron,
vero?- Gli chiese stentatamente, domandandosi nello
stesso istante in cui formulava la domanda, se stesse facendo la cosa più
giusta.
Lui sorrise tristemente. – Non mi riconosco più…-
-La.. ami?-
House alzò lo sguardo verso la dottoressa. Uno sguardo che
di per sé diceva molto ma allo stesso tempo chiedeva
molto. Era strano. Era tutto strano.
Erano passati veramente tanti anni dalla loro ultima
chiacchierata “amichevole” che ormai credeva che non avrebbero più parlato
delle loro vite. Del resto,ora lei era il suo capo.
Sorrise tristemente, decidendo di affidare i propri
sentimenti a quella donna che,anche se in modo strano,
gli era rimasta vicino fino all’ultimo.
-Credo che morirò con il rimorso di non averglielo mai
detto.- Adesso gli occhi di House luccicavano,mentre
lui a stento tratteneva le lacrime.
Cuddy scosse delicatamente la testa con lo sguardo fisso su
di lui. – Potresti essere ancora in tempo per dirglielo…-
Sussurrò quasi.
Il diagnosta alzò il volto. –Come?-
-Ancora non è partita.-
-Cosa? Ma se.. è andata a ..-
-Si ma per il trasloco. La partenza è oggi a mezzanotte e un
quarto all’aeroporto di Princeton.- Lisa si alzò e si diresse verso la porta e
con un sorriso disse:- Sei ancora in tempo per
salutarla.-
Un tonfo al cuore.
Era questo quel che si provava quando
si amava qualcuno?! Era questo il sentimento che tutti i poeti descrivevano
come dono divino?! Erano veramente questi i suoi
sentimenti…?
Adesso era immobile,con lo sguardo
fisso sulla porta da dove era appena uscita Cuddy mentre le parole di lei le
rimbombavano ancora in testa. Era immobile,come se
ancora stesse cercando di capire se quello era un sogno o una realtà.
Sorrise, prese velocemente il bastone
poggiato alla scrivania e si alzò velocemente.
31 Dicembre. h 12:20
Princeton Plaisboro Teaching Hospital
-Foreman!-
Il neurologo sbuffò nel sentire quella voce alle sue spalle.
–Scusami un attimo.- Disse in fine all’infermiera con
cui stava chiacchierando. –Che c’è,House?-
-Sai dov’è Chase?-
-Se lo sapessi,a quest’ora non
sarei in giro a cercarlo.-
-Non mi pare che tu lo stia cercando poi così bene…-
Ironizzò House, dando un’occhiata all’infermiera con
cui Foreman parlava un attimo prima.
-Be… faccio una pausa! È tutta la mattina che lo cerco.- Balbettò lui.
-Forse non è venuto…-
-No, l’infermiera ha detto che questa mattina è entrato.-
-Bravo! Ottimo lavoro! Vedi se puoi continuare a spillare
informazioni a quella.- Esclamò House, fingendosi un’aria
da Boss e dando una pacca sulla spalla del collega. –Buon lavoro Jhon!-
“Jhon?!?” Foreman non riuscì a
scartare il fatto che il proprio capo si guardasse troppi film d’azione.
House continuò per la sua strada fin
quando non entrò nel reparto maternità.
Li vi trovò il giovane medico.
Non sapeva spiegare il perché… ma ormai conosceva Chase e
sapeva che quando lui aveva qualche “Crisi esistenziale” si rifugiava li.
-Chase.- La sua voce suonò nella stanza, facendosi spazio
tra i pianti dei bambini.
Il giovane si voltò.
-Lo sai che Foreman ti sta cercando? Poverino è sfinito.
Sapessi quanto gli manchi!- Ironizzò il diagnosta,avvicinandosi
al suo dipendente.
- Vado.- Si limitò a rispondergli lui,superandolo
velocemente.
Ma House lo fermò per un braccio.
–Noi due dobbiamo parlare.- Decretò serioso,mentre lo
sguardo del giovane era diventato più perplesso che sorpreso. – Sandy questa
sera parte.-
-Sandy? Chi …-
-Smettila di fare l’idiota. Lo so che voi due state
insieme.-
Chase abbassò lo sguardo.
-Oggi era triste quando mi ha detto
che sarebbe partita… e di certo non per il fatto che abbandona me.-
-Cosa dovrei fare allora?! Dirgli
di rimanere? Non serve.-
-Lo so.- House fece un respiro
profondo. Chase era un suo dipendente,un ottimo medico…
anche se non lo dava a vedere lo rispettava molto. E sapeva benissimo che quel
che stava per fare avrebbe compromesso la sua equipe in modo radicale… e che si
sarebbe dovuto subire Foreman per il resto dei suoi giorni,ma…
doveva farlo…
-Puoi andare con lei se vuoi.- Bisbigliò
quasi, voltandogli le spalle e dirigendosi verso la porta.
-Cosa!?-
-Non ti stò licenziando. Ti stò solo dicendo che se vuoi seguirla io non ti fermerò.-
-Dici sul serio?- Chase non riusciva
ancora a credere a quel che stava sentendo.
-Cedi che sarei capace di scherzare su certe cose!?-
Chase lo guardò perplesso.
-Ok… forse si,ma ora non lo sto
facendo. Voglio che mia sorella sia felice. Non siamo mai stati grandi amici e
io sono sempre stato egocentrico nei suoi confronti… ma
mai l’avevo vista così abbattuta. Quindi se voi puoi
andare con lei!- Concluse uscendo dalla stanza,infastidito del fatto che si era
lasciato sfuggire troppi pensieri in quella giornata.
Il giovane medico sorrise. “Grazie House..”
* * * * * * * * * * * * * * * *
Quella sera, Chase la raggiunse. Ed
abbracciandola le disse che se avesse voluto, lui sarebbe partito con lei.
Indescrivibile fu la gioia di Sandy quando
ascoltò quelle parole e la sua meraviglia divenne ancor più grande quando seppe
dal giovane medico che era stato House a dargli il consenso.
Finalmente Chase era felice.
Finalmente avrebbe avuto una vita di cui gioire, una persona
da amare… e tutto questo…. Grazie ad House.
Mai nella sua vita si sarebbe immaginato che sarebbe stato
lui l’artefice della sua felicità. Ma comunque, di
questo gliene era grato e gliene sarebbe stato grato per sempre.
Nello stesso istante House era nel suo ufficio ad immaginarsi
la loro felicità e con in mano il suo regalo
finalmente scartato.
Decise che ogni storia merita un
suo lieto fine… anche se la stessa storia non era stata poi così lieta.
Non poteva permettere che Cameron se ne andasse
con una ferita sul cuore. Doveva dirle addio come un normale uomo dice addio alla persona che ama.
Doveva.
Accennò ad un sorriso,più
malinconico che altro e si alzò dalla poltrona.
Uscì velocemente dalla stanza,mettendosi
al polso il suo regalo e dirigendosi verso la sua moto
Era un orologio d’argento… lavorato nei minimi dettagli, che
aveva funzionato per tutti quegli anni dentro una
scatola che nessun aveva aperto.
Ma ora… era giunta l’ora di mettere
a posto le cose…di ringraziarla di tutto quel che aveva fatto per lui… e di
avergli fatto comprendere che la felicità esiste.
23 dicembre. h 22:50
Aeroporto di
Princeton
Cameron era seduta, in attesa che
l’uscita n 24 si aprisse per farle strada sul volo per l’Inghilterra.
Era tardi, ed era stanca.
Precedentemente non aveva previsto
di doversi trasferire a Philadelphia e di conseguenza si era dovuta fare un
doppio viaggio fino a Princeton,per prendere il volo per l’Inghilterra. Se solo
l’avesse saputo prima avrebbe preso un volo che partiva,appunto,
da Philadelphia. Ma ormai era andata. Il suo viaggio
stava per iniziare e finalmente stava per lasciare
l’America.
Non che lei odiasse il suo paese… ma il più delle volte, “ciò
che più ci stà vicino e proprio quello che ci fa più male.”
Questo almeno è quel che le aveva sempre detto sua
nonna e che solo ora aveva iniziato a capire.
Sospirò,alzando il polso per vedere
l’orario.
Mancavano venti minuti al decollo e fra un
po’ avrebbero iniziato a fare imbarcare i passeggeri.
Si alzò, prendendo l’unica valigia che aveva dietro e
dirigendosi verso l’uscita 24,pronta per i controlli
elettronici quando si sentì bloccare il braccio.
Si voltò improvvisamente, più spaventata che sorpresa e vide
lui. House.
Rimase paralizzata. Le sembrava che stesse sognando o che
stesse avendo una sorta di stupida allucinazione e si odiò per questo, ma in
fondo comprese che ciò che aveva di fronte era la pura
realtà.
–House…?- Bisbigliò, senza muovere un muscolo.
Lui non rispose ed abbassando il volto sciolse delicatamente
la stretta al braccio della ragazza.
Ci fu qualche istante di silenzio.
Come se nell’intero aeroporto ci fossero stati solo loro due
e tutto il chiacchiericcio provocato dalla gente attorno a
loro fosse stato un semplice insieme di piccolo soffi d’aria.
- Ho mentito.- Bisbigliò House,alzando
il volto e guardandola finalmente negli occhi. Uno sguardo profondo e
penetrante, ma allo stesso tempo gelido.
-Hai…mentito?- Allison riusciva a fatica a seguire il
discorso del suo capo che,attualmente, si era limitato
a queste due parole.
-Si. Ho mentito.- Ripetè lui, questa volta
più convinto. - Non è vero che era quel che volevo sentirti dire quando mi hai detto di volertene andare.-
-Cosa…?- Cameron continuava a fissarlo, ma questa volta
aveva iniziato a capire ciò che House stava sforzando di dirle ed ora a stento
riusciva a trattenere le lacrime.
-Avrei voluto che mi dicessi che il tuo lavoro qua era
importante per te… che io ero importante per te.- Continuò il diagnosta, con non poca
difficoltà tra una parola e l’altra. –Ma era ovvio che
tu non me lo dicessi. Lo sapevo. Sapevo che stare con me ti avrebbe solo fatto
soffrire e non ti biasimo… ma voglio che tu sappia una
cosa.. – Fece una pausa ed estrasse dalla tasca una piccola scatolina argentata
per poi porgerla alla ragazza. – Sei stata l’unica persona che sia riuscita a
rendermi felice,Allison. Mi mancherai…non
ti dimenticherò mai. –Sussurrò,porgendole il regalo. –Questo è
il mio regalo di natale.-
Allison sorrise commossa prendendo
in mano il pacchetto e tornando a fissare House. Si morse il labbro inferiore
per poi fare un respiro profondo. Avrebbe voluto rispondergli “Anche tu mi mancherai” ma non ci riuscì. Rimase imbambolata a guardarlo
come se non sapesse più dire un parola. Non voleva
lasciarlo. Non voleva… -Greg… - Sussurrò, ma venne
improvvisamente interrotta dalla mano del medico che delicatamente si era
posata sulle su labbra.
- Alle volte le parole possono fare male.- Le sussurrò lui,
mettendogli ora la mano sotto il mento ed avvicinandosi ad assaporare le sue
labbra.
Una lacrima rigò il viso della ragazza che non potè fare a
meno di abbracciarlo ed approfondire quel bacio tanto desiderato in tutti quegli anni.
* La signorina Allison Cameron è attesa all’uscita
24 per il volo diretto a Londra. Ripeto la signorina…*
-Ti stanno cercando..- Bisbigliò
House sciogliendo quel delicato bacio.
-Già…- Sussurrò la dottoressa, iniziando a giocherellare con
la camicia del diagnosta.
House distolse lo sguardo. - Rimani con me.- Sussurrò quasi,
odiandosi sempre di più per averlo detto. Sapeva di essere venuto per salutarla.… ma sapeva anche di amarla ed ora che finalmente l’aveva
capito,non voleva perderla. – Ma se deciderai di andare non
ti fermerò. Ti capisco… vuoi fare nuove esperienze.-
–Già… Ma forse sarà meglio che rimanga.- le sussurrò lei ad un
orecchio.- In fondo se me ne vado io chi te le compila
le cartelle?- Disse ironica.
House si illuminò. Non avrebbe
creduto che una battuta tanto banale sarebbe riuscita a renderlo così felice. –
Ti amo.- Le rispose,lasciando cadere il bastone a
terra ed attirandola a se per un secondo bacio. “Ti amo..”
Di colpo le luci si spensero per qualche minuto e dalle
grandi finestre a vetro dell’aeroporto si poterono ammirare i meravigliosi
fuochi d’artificio innalzarsi verso l’oscuritàed illuminare il cielo stellato per dar
il benvenuto ad un nuovo e felice anno.
-Happy new year,
Allison.-
-End-
PROLOGO
Il giorno dopo
Cameron si trasferirsi a casa di House, in attesa che
la ditta di traslochi spedisse nuovamente le sue cose al suo vecchio indirizzo;
e dove potè costatare che la cucina di House non era affatto un “brodo di
giuggiole” come spesso sentiva dire a Foreman che non passava giorno in cui non
smettesse di rompere le scatole ad House cosa che, anche lui, non cessava di
fare al suo dipendente.
Cameron tornò a
lavorare cinque giorni dopo l’inizio del nuovo anno, conoscendo finalmente il
tanto famoso Shoter e notando quanto House si fosse
pentito di aver mandato via Chase, visto che ora doveva subirsi le continue
frecciatine che Foreman e Shoter si mandavano.
Cuddy e Wilson,invece decisero di tener in segreto la loro storia… almeno
per il personale del Princeton Teaching Hospital.
Per quanto riguarda Chase, riuscì ad aprirsi uno studio tutto suo e a
diventare, come aveva sempre sognato, un medico famoso e stimato e non mancava
occasione nella quale tornava a Princeton con Sandy per passare insieme ai
vecchi amici le feste.Per stare insieme,ora che finalmente erano tutti felici.