Volto familiare

di nocciola_ama_i_cani
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primavera 1919 ***
Capitolo 2: *** Buongiorno ***
Capitolo 3: *** L'amore ha gli occhi belli ***
Capitolo 4: *** Non sei più qui ***
Capitolo 5: *** Stelle troppo alte ***
Capitolo 6: *** Ghiaccio ***
Capitolo 7: *** Verità ***
Capitolo 8: *** Ciao, Anne ***
Capitolo 9: *** Non posso dirti Addio ***
Capitolo 10: *** Il potere di una piccola cosa ***



Capitolo 1
*** Primavera 1919 ***


 Dal balcone di Anne c’è una vista davvero piacevole. Nelle schiume tondeggianti delle nubi candide, i suoi desideri trovano una comoda culla senza fine, ed il suo sguardo si perde mentre pensa all’immensità del cielo, che la illude di volare via dal terrore che ha appena conosciuto, mentre leggeva preoccupata gli occhi del medico che l’ha visitata poco fa. Comprende, mentre osserva la gente che cammina così di fretta, cosa significhi avere la certezza di quanto ormai si possa vivere, poco, per lei. I fiori di pesco sono nati proprio mentre ha scoperto di convivere con una leucemia, causa dei forti momenti di stanchezza che irrompono nei suoi 20 anni.
Respira piano, senza piangere, convinta, in disaccordo con la realtà, che il suo momento è ugualmente lontano, non arriverà subito.
Deve ancora conoscere un uomo, vivere un matrimonio, gite al mare fino al tardo pomeriggio, compiere le trasgressioni della brava ragazza, deve terminare il suo ricamo per la signora Smith e farne per lei tanti altri ancora.
Ma come potrebbe essere egoistico innamorarsi, affascinare, sedurre, sposare un principe azzurro, tenerlo fuori dal proprio lato oscuro e farlo soffrire con la propria, inaspettata morte?
No, Anne non vuole.
Nonostante abbia le labbra che muoiono, trabocchino di passione per quelle del suo vicino, Jacob, un bellissimo ventitreenne amante delle donne, Anne manterrà il suo essere pura, Anne non avrà mai la macchia di un uomo sui fianchi, così scrive sul suo diario.
La vista del suo balcone è così bella perchè inquadra in modo chiarissimo la finestra dell'amore della giovane, dalla quale Anne osserva tutti i movimenti di Jacob, deducendo dalla luce spenta la presenza di qualche "amica".
Jacob è ormai un uomo, dice il padre, deve pensare a trovarsi un lavoro, dato che non ha potuto studiare. Eh, figurarsi! Jacob non sa nemmeno quale fanciulla assaporerà questa sera, cosa può comprendere di che cos'è la vita vera, il futuro, o addirittura un mestiere che potrebbe togliere tempo ai suoi divertimenti, ai pomeriggi passati ad osservare il balcone di una ricamatrice dagli occhi chiari, alle passeggiate nell'Inghilterra della primavera 1919?
E intanto, Jacob bacia Anne questa sera, come ha fatto ieri, come fa dalla nascita, come farà per sempre. Interminabili baci che non sono mai cominciati, ed Anne non ha mai baciato.

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Capitolo 2
*** Buongiorno ***


 Jacob siede nudo mentre incontra una nuova mattina di quell’anno, stiracchia i muscoli delle braccia facendo scricchiolare veloce le dita. In questo momento non sente nulla che lo possa distogliere dal pensare al volto così amaro che sfoggiava Anne il giorno prima di quella lunga notte bianca, nella quale i gufi dormivano, i passerotti cantavano e gli alberi ridevano del buffo destino dell’uomo bianco.
Dalla tenda verde non passa molta luce.  La ragazza stesa sul letto vicino a Jacob non ha neanche un nome.
<< Alzati >> . Fermo Jacob, impersonale, con tono serio, severo .
Lei dischiude  di colpo gli occhi per lo spavento di quella voce fredda che rompe il silenzio rilassante dell’alba.
<< Perché sei così? Non eri certo così pungente stanotte..>>
<< Alzati, puttana. Ho da  fare. Non voglio che ti vedano qui, alzati. >>
La ragazza senza nome apre leggermente la bocca per lo sgomento. Pur riconoscendo la sua scarsa serietà morale, non pensava di meritarsi un trattamento così rude da un uomo che, per quella sera, ha amato e dal quale, per quella sera, è stata amata.
La ragazza senza nome fa intendere a Jacob che è priva di vesti, le sue vesti Jacob le ha strappate ieri notte, spinto dal vento passionale e dal sudore violento che gocciolava veloce sulla sua fronte bruna. 
<< Fai quello che vuoi, basta che sparisci >>. Non ha altro da dire.
Racimola un vecchio lenzuolo sporco di sangue e corre via. E Jacob, intanto, si fa perdonare con un provocante schiaffo sul gluteo sinistro della ragazza senza nome.
<< Tornerai?>>
Sorride.
La porta sbatte forte e segna la fine di quella notte. Jacob sospira affacciandosi alla finestra. Anne si sta vestendo, la vede nuda dai vetri del suo balcone. Per rispetto, si allontana per poi tornare a mirarla, affascinato dall’allettante odore della tentazione. Osserva la perfezione di ogni singolo angolo del corpo e di ogni singolo gesto e movimento impacciato, che descrivono una ragazza grande, amica della sofferenza e dell’innocenza di una bambina. Anne s’ accorge di essere guardata dal suo sogno impossibile ma, sapendo di dover morire, non si cura di regole infondate che obbligano ad un esagerato e noioso moralismo, e si lascia ammirare.
Anne è pervasa da un forte mal di testa, un picchiettio nelle tempie spalleggiato da freddo e sonnolenza. Jacob, per telepatia, bussa alla sua porta con la scusa di voler vedere a che punto sta il ricamo della madre.
Apre una ragazza ben vestita, gli occhi delle acque verdi caraibiche, le forme snelle e tornite, la carnagione chiara del sole inglese e i capelli neri raccolti in un’acconciatura composta.
Anne è pallida.
Attonito: << Buongiorno Signorina Charles, volevo chiedervi..ma vi sentite bene? >>
Insicura: << Ehm, si. Dite signor Smith >>
Deciso: << A che punto sta il ricamo di mia madre? >>
Solare: << L’ ho finito stanotte. Ecco, ve lo vado a prendere >>
Jacob, intanto, aspetta sull’uscio e prepara i soldi per pagare.
<< Ecco! >>
Sorridente: << Quant’è? >>
<< 5 £ >>. Mente Anne, la paga regolare comprendeva 10 £, ma aveva davanti Jacob.
Poi ricorda la sua promessa e comprende che è inutile corteggiare un uomo con prezzi di favore.
Sospira: << Scusate, volevo dire 10 £. >>
Jacob  alza la testa dal portafoglio e scuote le spalle.
<< A voi >>. Le bacia la mano.
Anne sviene e sbatte la testa. 

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Capitolo 3
*** L'amore ha gli occhi belli ***


 Jacob: “ Signorina Charles! “
Il sangue avanza ed esce dalla porta aperta. Jacob ha già le scarpe rosse. Il tavolino sul quale Anne ha sbattuto la testa porta i residui di quell’urto. Sarà per Jacob la scusa per accarezzare finalmente il volto inerme della signorina Charles.
Anne, ora, non può fare resistenza.
In ospedale la gente ci sta stretta. Il ragazzo non può vedere lei così, con la testa fasciata, è ancora piccolo.
Jacob rifila a sé stesso sempre questa scusa, “ sono piccolo ”, per non avere rimorsi sulla coscienza.
La lascia lì, pregando  che si svegli entro sera, non chiedendo ai medici alcuna notizia sulle sue condizioni, scappando dall’ospedale non prima di averle sfiorato le labbra semichiuse con una dolce carezza delle dita.
In quell’istante aveva l’occasione ed il tempo per baciarla, ma Anne non è la comune ragazza che incontra ogni notte. Anne è Anne. L’unica.
Nel momento in cui Jacob varca la soglia dell’ospedale, lei apre improvvisamente gli occhi, come se si fosse svegliata da un incubo. Sa dove si trova, e approfitta di questi attimi di pace per cercare di pensare a qualcosa che la distolga dalla sua malattia. Niente, non ci riesce. Riesce soltanto a desiderare di morire in quell’istante per togliersi il peso di dosso. E poi, quello non era proprio il luogo adatto per pensare positivo.
Anche il suo vicino di casa le ricorda la leucemia, sa di non poterlo accogliere proprio per quel motivo.
Jacob rincaserà soltanto la notte seguente. Va di osteria in osteria, ed ubriaco, si dirige a casa di Anne, che, nel frattempo, era stata dimessa.
“  Ehi! Si – gnorina Charles…. ”
“ Signor Smith! Salve, ma… sono le tre di notte! “
“ Anne.. come stai, dimmi! Stavi qui… al tavolo… ah! Hai pulito! Brava Anne, anzi, Charles, SIGNORINA CHARLES… sempre rispetto.. sempre rispetto per le b – brave ragazze.. ”
“ Signor Smith, signore? State bene?  “
“ Anne, quando ci sei tu... io sto bene! Sono uno che sta.. bene! Ti sembro forse.. uno che sta male?! “
“ Venga, venga Signor Smith, voi siete ubriaco “
“ Pff!  Sciocchezze! Io non ho mai bevuto in vita mia! Portate rispetto S – Signorina.. Anne, eh! Siete bugiarda, siete un po’ bugiarda.. non si dicono le bugie, Anne Charles….. “
Anne lo stende sul divano e si dirige verso la cucina per prendere uno strofinaccio e bagnargli la testa.
Jacob: “ Aspetta! Aspetta! “ la afferra per il braccio “ Tu lo sai che faccio io la notte? “
“ Si.... “
“ Bugiarda di nuovo! Eheheheh! Io la notte vado con mille ragazze tutte uguali! E sai perché? Perché nessuna di loro, NESSUNA è come te, Anne! Quindi.. tutte mi sembrano identiche una all’altra.. nessuna mi suscita tanta passione nuda quanto tu tutta vestita! Sposami! Sposami Anne! “

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Capitolo 4
*** Non sei più qui ***


 Anne cerca di divincolarsi da quella stretta così forte che può fermarle il sangue. Una volta liberatasi da quella mano insistete che desidera a tutti i costi amarla, toccarla e assaporarla, si allontana subito dal divano con due passi indietro. E’ già abbastanza difficile resistere a Jacob dal balcone, quindi ora che si trova davanti ad Anne, che vuole le sue mani, che la vuole, che ucciderebbe per averla, è davvero troppo faticoso rifiutarlo. Ma il sacrificio è amico di Anne, e in questo momento lei dimostra di essere più legata all’immotivata sofferenza che all’amore.
“ Dove vai?! Anne! “
Anne si allontana ancora di più da Jacob, che intanto si alza e la segue, facendo un passo avanti ad ogni suo passo indietro.
“ Signor Smith, basta! Basta! “
Jacob ha in pugno i suoi polsi, che s’agitano fingendo di reclamare libertà. La spinge verso il tavolo dove Anne ricama, la piega e inizia a baciarle innamorato il collo. Lei lo spinge forte, piangendo. Jacob sbatte la spalla sul muro. Anne scappa via, veloce, iniziando ad avere seriamente paura. Lui la rincorre e arriva a prenderla per i fianchi, è ormai più lucido, ma non del tutto.
La intrappola tra la parete della camera da letto ed il suo petto.
Sussurrando: “ Tu non puoi scappare da me. Perché piangi? Hai paura? “
Annuisce.
“ Ti prego, lasciami, lasciami andare! “
La lascia andare.
Anne si allontana.
Jacob tenta nuovamente di prenderla per mano, in un ultimo, disperato tentativo di chi ormai è un rassegnato reduce di guerra. Ed anche a quest’ attimo di amore, Anne rinuncia, schivando veloce le dita del ragazzo.
“ Basta. “
“ Si. “
Jacob va via.
La coscienza di Anne le dice che deve impedire ad un ubriaco di uscire solo per strada. La mente le impone di lasciarlo andare. Il cuore la obbligherebbe volentieri a concedersi a lui e ai suoi desideri.
Segue la mente, come sempre.
Continua a singhiozzare, guardando il suo Jacob barcollare per il sentiero che lo porta verso casa sua, di fronte a quella di Anne.
“ Che sto facendo! Che sto facendo! “
Ma intanto resta immobile, sul balcone, ad assicurarsi che il suo sogno impossibile vada dritto a dormire, senza far nulla per farlo ritornare da lei, continuando ad incolparsi, perché sa che quel momento non ritornerà mai più.
Jacob si volta verso il balcone. La vede. Si ferma.
“ Scendi! “
Anne sente di avere un’altra occasione. Ma dice di no con la testa, perdendo dagli occhi tutte le lacrime che ha in corpo, perdendo dalla mente ogni briciolo di lucidità, impazzendo dolcemente in un mare di sconfitte.
Rientra subito all’interno dell’appartamento, per non cadere in tentazione, chiude le tende, grida disperata.
Jacob piange, torna a casa.

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Capitolo 5
*** Stelle troppo alte ***


 Anne non ha niente da mangiare, oggi. Nell’ultimo periodo non ha lavorato perché distolta dal pensiero di Jacob e dalla sua malattia. Troppe cose insieme, per lei, e Jacob, inconsapevolmente, complica ancora di più la situazione con il suo amore smisurato, con la sua ossessione, con l’insistenza che le preme addosso.
Anne ha fame, è mezzogiorno. Il padre di Jacob lavora di continuo e, per quanto il suo salario non sia altissimo, il pane a casa riesce sempre a portarlo. Così lei ha di fronte a sé una casa in cui c’è del cibo, e in cui Anne, per la sua onestà e innocenza, è sempre ben accetta. Non tanto l’orgoglio, quanto il preservarsi da un’ulteriore sofferenza nel trovarsi davanti Jacob, magari con un’altra ragazza, la bloccano dal bussare a quella porta.
Le viene in mente che se andasse a portare il ricamo per la signora Smith, quello che Jacob era andato a prendere mentre Anne sveniva, quello che era rimasto sul tavolo ad aspettare di essere consegnato, avrebbe avuto all’istante abbastanza soldi per comprarsi un po’ di pane.
Allora prende il pacco, esce di casa, bussa. Ad aprirle la porta, Jacob a torso nudo, convinto che fosse il postino.
Anne abbassa gli occhi, se lo sarebbe dovuto aspettare.
“ E’ per tua madre, eravate venuto a prenderlo quando… “
 “ Si.. volete entrare? “
“ No, no. “
“ Vado a prendere i soldi “
 Anne respira profondo. Il destino mette a dura prova il suo livello di sopportazione, presentandole finanche Jacob seminudo con i capelli spettinati in veste sbarazzina e sensuale. Le verrebbe da mettersi le mani nei capelli e strapparseli tutti uno ad uno, ma in realtà ci tiene ad essere bella per Jacob.
Jacob le porge 10 £.
“ Grazie. “
Fa per andarsene, ma Jacob la prende per un braccio.
“ Non ero poi tanto  ubriaco stanotte da non ricordarmi quello che è successo “
“ Ah! E non potevi esserlo?! Guarda io cosa devo sopportare! Lo capisci che è già abbastanza difficile per me?! “
Scossa dal rumore delle grida, si presenta all’uscio la Signora Smith.
“ Che sta succedendo?! Signorina Charles, come vi permettete di gridare contro mio figlio sull’uscio di casa mia! “
Anne scoppia in un nervoso senza fine. In quel momento chiedeva soltanto di mangiare ed essere lasciata in pace.
“ Al diavolo! Voi e questa stupida famiglia! “
Addio soldi. Li restituisce a Jacob.
“ E non voglio questi inutili soldi! “ singhiozzando “ preferisco morire di fame! “
Torna a casa sbattendo la porta, dopo esser caduta per il sentiero inciampando nella gonna, e dopo aver pianto ancora di più per la vergogna. Che figuraccia, proprio davanti a Jacob.
Dopo un po’, la va a trovare la sua amica Emily, una tipa troppo frizzante, che Anne aveva sempre adorato proprio per il suo essere diversa e vera, ma che adesso non crede di poter sopportare.
“ Tesoro! Anne! Ahahahahahahahah! Ma cos’è questo faccino triste, ah? Soffri per amore, eh! Ahahahahah! Senti tesoro, cosa c’è da mangiare? ” aprendo le dispense “ Niente? E’ tutto vuoto! Ma amore e tu? Cosa mangi? Non mi dire che non lavori! “
“ Emily, ti prego…. “
“ Ti servono soldi? Ma te li do io!! Quanto vuoi, dimmi? Lo sai che… anzi, indovina, indovina un po’! Che sta facendo in questi giorni la tua adorata Emily Klandersen? Dillo! Dillo! “
“ Emily stà zitta!!! “
“ Anne… “
“ Ma proprio non capisci quando non è il momento?! “
“ Ma.. Anne, che ti succede? Non ti ho mai visto così.. “
“ Emily, io sto male! Sono malata! Ho una leucemia e quel che è peggio è che è una forma lenta che mi porterà a morire più tardi! E a restare qui, agonizzante, vedendo quell’idiota che mi tormenta e che si porta a letto una nuova ogni sera! E io non posso né accettarlo, perché lo farei soffrire con le mie piaghe, né rifiutarlo, perché non ci riesco! “
“ Oh, Anne! Vuoi dire.. che.. che ti perderò? “
Sul volto di Emily scende rugiada di anima tenera, le percorre le goti rosse e il cuore allegro, cade come pioggia fertile, di una Terra crudele.

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Capitolo 6
*** Ghiaccio ***


" Si " risponde Anne. Le lacrime  d'argento le hanno già da tempo cosparso il viso. Bagnata e piccola è diventata, e ha tanto bisogno d'amore. Emily l'abbraccia forte, piangendo insieme a lei.
" Anne, io mi dovrò sposare con Francis, dovrò lasciare la città, partire in viaggio di nozze! Ma non posso essere felice sapendoti sola con questo peso addosso. Tu non hai proprio nessuno? "
Anne non esita prima di rispondere. Sa già che è completamente sola, sa già che anche se accettasse Jacob rimarrebbe ugualmente senza nessuno data l'immaturità del ragazzo, del "piccino".
" No. "
" Ah! Starò io con te, Francis capirà. "
Anne si volta sgranando gli occhi. Non vuole essere pesante per gli altri, non pretende niente da Emily, né da Jacob, vorrebbe soltanto morire prima che l'agonia della malattia avanzi e la faccia svanire lentamente.
" Emily, non dire sciocchezze. Io non migliorerò se avrò qualcuno affianco. In più la tua presenza sacrificata qui dentro non farebbe altro che uccidere il mio cuore.... e..penso che sia già abbastanza infranto. "
Emily, se prima piangeva, adesso è scoppiata in singhiozzi.
Anne le accarezza la testa, lei non ha più lacrime.
" Emily, ti devi sposare, Francis ti aspetta, fai i preparativi, dai. "
Emily abbraccia Anne, sa che non la vedrà mai più e muore se pensa che saluto che le sta per dare sarà forse l'ultimo.
Anne chiude la porta dopo aver fatto uscire la sua amica. Sospira, si rende conto di non avere più niente. Il giorno seguente sarebbe stato il suo compleanno. In un attimo, le tornano in mente come un flash le immagini degli anni passati. Era proprio Emily ad organizzare la festa, alla quale era invitato tutto il quartiere. La stanza vuota dove ora Anne si trova era tutta addobbata, e l'ornamento più bello era proprio il suo sorriso di immensa gioia, attendendo la mezzanotte con l'animo una bambina.
Sa che quei momenti saranno soltanto un ricordo lontano, che non ritornerà e pensa che rimuginarci sopra non potrebbe far altro che avvilirla ancora di più. Si siede al tavolo del ricamo e inizia a lavorare. Squilla il telefono.
" Pronto? "
" Signorina Anne Charles? "
" Si, chi parla? "
" Sono il Dottor Marker. Le sue analisi sono pronte. "
" Ah, dottore! Allora? "
" Mi dispiace signorina, non più di sei mesi. "
Uno sparo nella testa di Anne le fora il cranio.
Deve vivere. Almeno per questi ultimi sei mesi.
Bussa a casa di Jacob, correndo.
Apre sua madre.
" Signorina Charles! Come osate tornare qui?! Non ha proprio dignità, con tutto quello che ci ha detto! "
" Jacob! "
Una melodia d'orchestra, in tutto lo splendore di un fiore appena nato, risuona nell'orecchio di Jacob.
" Che ci fai qui? "
" Vieni, ti devo dire una cosa! "
Lo prende per mano, lo trascina verso casa sua. Lo butta sul letto, e si stende, leggiadra come una piuma danzante, accanto al suo sguardo sorpreso.
" Anne! Ma che succede? Non vorrai... "
" Shh! Per chi mi hai preso? Volevo solo guardarti. "
Jacob si avvicina alle sue labbra, illuso.
Anne si scosta.
" No, non posso. "
" Perché? "
" Non vivrò più tra sei mesi. La leucemia mi porterà a perdere la mia bellezza, la mia forza, la mia giovinezza. Morirò, non avendo ancora vissuto. Morirò, sola, in una triste sofferenza. Spariranno le mie labbra rosse, che tu ami tanto. Io sparirò. Morirò, Jacob. "
Jacob la guarda, pietrificato. Ghiaccio.
Ghiaccio nell'anima.

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Capitolo 7
*** Verità ***


Anne è catturata dal senso di colpa. Perchè gliel'ha detto? Cosa l'ha spinta a farlo? Gli occhi pietrificati che ha davanti non fanno che angosciarla spingendola nel rimorso. Effettivamente, una reazione del genere era già prevista. Dal tronde, era proprio questo il motivo del suo silenzio.
Ma Anne voleva, per pochi istanti, fingere che non era poi tutto così nero, che, almeno nell'amore, poteva essere illuminata, illudendosi che lui poteva salvarla dalla fossa dove sprofonda.
Con uno schiaffo, si sveglia dal sogno. Torna nella realtà.
" Stai scherzando? " Ironico Jacob, è una cosa inaudita per la sua concezione di vita, solo leggerezza e profumo di rosa, solo donne e piaceri.
Anne non riesce a piangere.
" Scusa, sono una stupida... avrei dovuto conoscerti dopo cinque anni di vicinato. Sai, in tutto queso tempo io ho sofferto. Ti ho sempre amato e ti vedevo tornare a casa, ogni sera, con una ragazza diversa. Pensavo di essere inadeguata a te.. insomma, mi chiedevo che cosa avessi in meno di loro. Perché amavi tutte meno di me. Poi, col tempo, ho capito che, si, che vedevi la vita come un gioco. Decisi di non amarti, ci ho provato. Ma, Jacob, io non ci riesco! Ogni volta che mi affaccio al mio balcone non faccio che guardare la tua finestra! Io... "
" Anne, io pure, ti assicuro che per me è stato lo stesso! "
" Ah.. E' STATO? "
" Anne... io ho ventitre anni... "
" Capisco, capisco Jacob. Me l'aspettavo, tra l'altro. Vai Jacob, vai a vivere i tuoi ventitre anni.
Un giorno, però, t'innamorerai. Scoprirai che i tuoi ventitre anni saranno polvere rispetto all'amore. Allora, se sarò ancora viva, tu verrai da me, e mi chiederai scusa. "
Zitto, a testa bassa, Jacob va via.
Vicino al quartiere c'è una scogliera. Jacob si dirige lì.
La sua vita non ha più senso.
 

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Capitolo 8
*** Ciao, Anne ***


Uno;

due;

tre.

Cade silenzioso da quell'alta scogliera. Nel tratto freddo che separa il mare dalla costa, gli viene in mente la sua prima luce del sole, senza aver paura di quel nuovo, ultimo fioco bagliore che sta per incontrare. Sa che andrà all'inferno, non chiede perdono, verrà punito per i suoi peccati, e, forse, non si sentirà più in debito con Anne.

Il mare respinge in superficie quel corpo ancora vivo di cui si schifa altezzoso. Jacob respira, insoddisfatto.

Respira, batte per qualcuno.

Esce da quell'acqua gelida con spirito rassegnato, pensa al suo fallimento, a quello che proverà Anne, a quello che proverà lui stesso quando lei morirà, e al fatto che i suoi ventitre anni, che voleva miserabilmente gettare tra le onde, possano minimamente sopraffare l'amore.

A quanto si senta putrido e sporco, tanto che pure il mare ne era nauseato.

Anne era rimasta su quel letto, con i sintomi della malattia che avanzano, con quel nero che la morde, con quel nero che la uccide, con il bianco che vede allontanarsi, mentre la febbre bussa alla porta, e respira più lenta.

Non ha più fame.

Jacob torna a casa, decide di partire, nessuno l'avrebbe saputo.

Ma dove?

La guerra ha spogliato tutta l'Europa, L'Inghilterra è l'unica uscita, per così dire, viva, per essere precisi, meno morta rispetto al resto del continente.

Francia? Forse è, nel suo dramma, la scelta migliore.

C'è un traghetto domani. 05,45. Perfetto.

Arrivato al porto, si chiede come un semplice ammasso di ferraglia potesse portagli via il cuore, trasportandolo in una sola ora attraverso la Manica, in un tragitto di lacrime e sangue, in un travaglio sofferente che determinerà la sua vita.

" Ciao, Anne. "

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Capitolo 9
*** Non posso dirti Addio ***


Il viaggio è stato lungo ed al contempo così \breve da non essere neanche quasi esistito.

Il mare calmo ha condotto Jacob dritto in Francia, un paese così sconosciuto per chi non ha mai viaggiato.

La vita lì è talmente trasgressiva da divenire monotona, non molto diversa da quella in Inghilterra: sempre caratterizzata da donne, alcol e gioco, il tutto " per dimenticare ".

La febbre di Anne aumenta di un grado ogni giorno. Lo scottare della sua fronte non è però paragonabile a quello della sua anima, in trappola in un implacabile incendio.

I suoi capelli di seta, attraenti e maliziosi anche da legati, iniziano a seccarsi.

La carnagione chiara impallidisce ancora, e con lei le labbra rosee; il corpo sinuoso diventa sempre più rinsecchito e gracile. A deprimere ancora il tutto, la sua completa solitudine.

Anne è agli sgoccioli, non mangia, non beve. Non ne ha più il desiderio e la forza.

Anche se, dall'altra parte della Manica, Jacob sembra accontentarsi di una fanciulla del casinò a notte, in realtà ogni mattina, una volta terminata la sbronza della sera precedente, al vedere la donna di turno nuda alle sue spalle, provava una forte senzazione di ribrezzo per se stesso tale da indurlo a singhiozzare piano. Ma intanto resta lì, guidato dalla testa, a " godersi la vita " come meglio può, approfittando della gioventù, che gli fa da scudo e da scusa del suo essere prettamente infantile.

La sera del 23 Novembre, Anne è convinta che sia arrivata l'ora.

Fatica a respirare, le fa male il petto, sente che le ossa non sono più capaci di reggerla, neanche da stesa. Grida forte il nome di Jacob, i crampi allo stomaco iniziano a farla delirare, suda e suda fino a non avere più acqua in corpo.

In un momento di lucidità – meglio definirla telepatia - , Jacob prenota il traghetto della sera stessa per il suo paese. Non sa se lo fa proprio per Anne, ma qualcosa lo chiama a casa, lo obbliga a far ritorno.

Sono le dieci di sera, e dal pomeriggio la situazione di Anne non è cambiata, se non peggiorata drasticamente. Non è cosciente di quanto sia alta la temperatura del suo corpo, ma supera certo i quaranta gradi.

Tornato a casa dei genitori, Jacob viene accolto con un rimprovero, che sbocca poi in una violenta litigata. Era infatti sparito per diversi mesi senza informare nessuno della sua partenza; d'altra parte, il bambino rivendica il suo essere adulto e per questo autonomo.

Affacciatosi alla finestra, non resiste alla tentazione di andare da Anne, illuminato ancora dalla speranza che desta in lui la luce accesa che può vedere dal balcone.

 

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Capitolo 10
*** Il potere di una piccola cosa ***


Con la consapevolezza del rischio di un possibile e giustificato rifiuto, Jacob fa il primo passo verso quella porta, la porta della paura, dell'errore, dell'amore illogico, di incondizionati tarli ed obblighi della mente umana, scherzi del destino, del passato, del presente, del futuro.

Il cuore reclama le attenzioni che gli sono state negate ed il suo essere sovrastante sul resto del mondo, si ribella, impazzisce battendo forte ed ancora più forte, mentre il dito indice di Jacob s'allontana dal fianco per essere schiacciato sul campanello.

Driiiin...

Gli occhi di Anne si schiudono di soprassalto, colmi di lacrime di rassegnazione.

E la sconfitta si fa ancora più evidente al pensiero di non poter neanche arrivare alla porta di casa, intrappolata in un letto, nell'agonia dei momenti che passano, che la convincono sempre di più che quella sia diventata già da tempo la sua camera mortuaria.

Jacob non ha il coraggio di risuonare, pensa logicamente che Anne non lo voglia più vedere.

Un dolore lancinante nel petto fa sì che Anne urli per un breve periodo di tempo, per poi ricominciare ancora ed ancora, si piega in due sul letto, e lo sguardo azzurro comincia a pietrificarsi.

Allarmato, Jacob sbatte d'istinto la spalla sinistra sul legno, ripetendo il movimento con il sudore negli occhi, fino a sfondare quella dannata porta che lo separava dalla luce.

Anne non c'era in soggiorno, né in bagno, né in cucina; allora lui si fionda verso il letto dove un giorno si era sdraiato, dove apparve sul suo volto un primo sorriso, che morì presto, dove si era sentito per la prima volta felice e davastato.

Lei continua a gridare, lui comprende la gravità della situazione e gli viene subito in mente l'ospedale.

Ma ce l'avrebbe fatta lungo quell'interminabile tragitto?

Ad un certo punto, Anne si placa, non grida più, guarda fisso negli occhi Jacob.

Fuori, il temporale bacia la neve, la abbraccia innamorato, come i fulmini con la pioggia.

Come fanno ora Jacob ed Anne.

" Perdonami! "

Lui piange forte, lei sorride debole, senza parlare.

S'avvicina la testa bruna al volto spento, e così la imitano le labbra carnose, mentre due e due altri occhi restano semichiusi come boccioli, e due lingue danzano insieme a ritmo costante, passionale.

E poi, lei non vive più.

L'amore è assassino e crudele, ha il potere di vita e di morte, è capace di rinascere e non ritornare più, fa soffrire, e nessuno riesce a fermarlo.

E' cattivo e dolce, come l'immensa natura che ci circonda.

E' un giudice severo, contro il quale è impossibile andarci.

E' la nostra più grande ragione di vita.

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