Forgive me, first love

di beesp
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. So little to say but so much time ***
Capitolo 2: *** 2. Don’t kid yourself ***
Capitolo 3: *** 3. Life’s too good to last – we’re too young to see ***



Capitolo 1
*** 1. So little to say but so much time ***


So little to say but so much time
Forgive me, first love




Foto per Lily prese da deviatedseptums e da doctorwho76totterslane; per Severus da harrypotterwikia e da fanpop; per lo sfondo (Hogwarts) da studenti.










  1. So little to say but so much time
Estate 1970

Ironicamente, il giardino di Lily Evans aveva un singolo giglio, nascosto dietro un cespuglio di rose. Rose rosse.
Il suo giardino era uno scoppio di colori e di odori d’estate e in primavera; quand’arrivava l’autunno mamma Evans s’impegnava a prendersi cura delle piante in secca, degli alberi spogli, dei bulbi; piantava nuovi arbusti, nuovi semi, e attendeva.
Ad un’alta betulla le sorelle Evans si arrampicavano per nascondersi tra i rami in cima, dietro le foglie. Tutt’intorno sembrava che le aiuole fiorissero delle loro risate, la natura si risvegliava al suono dei passi di Petunia e Lily, mentre le giornate si allungavano e i raggi del sole divenivano più caldi.
Appena la scuola lasciava il passo all’estate, piena di tempo, di gioventù e di libertà, Lily e Petunia correvano al parco giochi del quartiere, dove la favola rosea, l’immagine della loro innocenza, l’incantesimo dei loro corpi avvolti dalla brezza e dagli alberi, cambiava di scenario.
Osservarle era una magia; osservare Lily vivere era ancor più meraviglioso e sorprendente che guardarla volare nell’aria sulle altalene. La sua ombra si proiettava sull’asfalto, lei svettava contro la ciminiera, illuminava il parco, lo rendeva meno sgradevole di quanto fosse in realtà.
Doveva avvicinarsi a lei: era come un fiore incredibilmente bello, verso cui è impossibile non tendersi.
« È ovvio, no? ». Non riuscì a trattenersi; Petunia balzò via. Lily rimase a osservarlo con curiosità.

« Lily, su, andiamo via! ». Per quanto le sembrasse irritante quel bambino-pipistrello – l’aveva definita una strega – la incuriosiva. Era vestito in maniera strana, e aveva detto di starle tenendo d’occhio da un po’. Non Petunia, in realtà, aveva specificato dopo, soltanto lei.
Quel ragazzo bizzarro, dall’area imbarazzata, impacciata, e dal viso apparentemente triste, aveva attirato l’attenzione di Lily Evans.
Mentre la sorella continuava a stringerle la mano, iniziò a ridacchiare: « Lily, quel tipo non è davvero buffo? … è proprio bruttino! Eh, Lily, eh? ».
La sorella scosse la testa, pensierosa. Non pensava fosse bruttino, piuttosto- l’abbigliamento lo nascondeva. « ’Tunia, non era bruttino! » si lamentò. L’altra pensò fosse bene cambiare argomento, allora iniziò a raccontarle della storia che aveva pensato quel mattino – perché se Petunia non era brava a fare le magie, almeno con la sua fantasia lo era nel pensarle.


Severus era accucciato dietro la staccionata riverniciata di fresco, bianca, di casa Evans. Dei rami gli coprivano la testa e altri dal collo fino alla punta dei pali di legno. Era il posto perfetto per osservare la più piccola delle Evans.
Sospirò rumorosamente, con un fiore appassito tra le dita – lo stesso con cui un paio di giorni prima Lily aveva praticato magia –, ma non abbastanza forte perché lei lo sentisse.
Era seduta sul prato della sua casa linda, intrecciando con attenzione una coroncina di margherite; il mondo sembrava lontanissimo da quella Lily all’apparenza irraggiungibile.
Severus pensava che avrebbe potuto trascorrere anche secoli in quella posizione scomoda, con le spalle leggermente ricurve, le mani aggrappate allo steccato. Bastava che Lily rimanesse pacificamente in quella posizione, a giocherellare con i fiori dell’estate.

Lily alzò la testa, spostandosi i capelli indietro con una mano – la sua mano parve intingersi nel rosso mogano.
Non poté fare a meno di notare che quel giorno sembrava che gli alberi del suo giardino avessero un paio d’occhi umani, scuri e intensi tra le foglie, che si mossero in un guizzo, facendo scomparire i due occhi.

« Ehi! » esclamò la bambina, evidentemente spaventata.
Severus si fermò, voltandosi.
Lily era a pochi passi dal cancelletto sul marciapiede e lo osservava. La sua espressione accigliata sfumò in infastidita mentre lo riconosceva.
« Ciao, Lily » la salutò timidamente.
« Il tuo nome è Severus, vero? » si avvicinò a lui.
« Sì, Severus Snape ».
« Sono vere le cose che mi hai detto l’altra volta? ».
« Sui maghi e sulle streghe? ». Lily annuì, con le mani ancora strette attorno alla coroncina. « Sì! ». Con un po’ di sicurezza, mosse qualche altro passo verso di lui.
« E cos’altro sai? ».
« Tanto ». Finalmente avrebbe conosciuto un suo coetaneo, una ragazzina come lui, e magari avrebbe avuto un’amica. « L’anno prossimo ci arriverà una lettera e andremo in una scuola dove ci insegneranno a usare la magia ».
« Te e … me? ».
Questa volta fu Severus ad annuire.
Prima di ritornare dietro lo steccato, Lily gli porse la ghirlanda. Sorrise al volto sorpreso di Severus.






× Note dell'autore

Ho iniziato a scrivere questa fanfiction l'estate scorsa.
Mi ci sono affezionata tantissimo, come di solito mi capita soltanto con le originali. Credo di aver approfondito tantissimo nella mia ottica i personaggi di Lily e di Severus. Li ho sviscerati per quanto mi è stato possibile.
Naturalmente, questa storia ha pochissime pretese; ho scritto raramente su Severus e onestamente ho paura sia OOC.
Però voglio molto bene a "Forgive me, first love" e quindi, nonostante le rivoluzioni e l'ansia e tutto, eccola qua. Dopo mesi di lavoro e di levigatura e di ricerche nei libri e dopo mesi impaurita dall'idea di averla persa nel mio vecchio hard disk.
Grazie in anticipo a chiunque passerà di qui, anche per errore.
"Forgive me, first love" vi vuole bene a prescindere, a tutti voi.
A presto.

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Capitolo 2
*** 2. Don’t kid yourself ***


2. Don’t kid yourself
2. Don’t kid yourself

Settembre 1971

I capelli di Lily erano una coperta sfolgorante sulla divisa nera. Un rosso sgargiante, ondeggiante; Severus si sentiva incantato ed ipnotizzato da quella chioma, il cui movimento ricordava le foto dei quotidiani magici.
Tutto in Lily, ormai, urlava magia.
Anche se da quella mattina tentava di rivolgergli occhiatacce e nascondere, al contempo, la delusione per le parole che sua sorella le aveva sputato contro, aveva bisogno di Severus ed era evidente.
Le sorrise, timido, quando lei alzò gli occhi da “Storia di Hogwarts”. Lily Evans, allora, decise di perdonarlo e capì che l’avrebbe fatto sempre, fino alla fine dei suoi giorni. Gli sorrise di rimando e riprese a concentrarsi sulle pagine di Bathilda Bath.

Severus non poteva fare a meno di scrutarla. Era sicuramente la seconda volta che leggeva quel “Storia di Hogwarts”, eppure ancora ne sembrava catturata, forse desiderosa di avvicinarsi a quel mondo da cui era stata lontana per undici anni e a cui si congiungeva, finalmente.
Il suo viso minuto era rivolto al tomo voluminoso, appoggiato sulle gambe.
Ormai il sole era tramontato, al di fuori del finestrino si riuscivano a scorgere le nuvole poco più chiare del nero del cielo. Accanto a Lily, il mondo era un posto talmente diverso da come appariva tra le mura di casa Snape; accanto a Lily s’immaginava capace di ogni prodezza, di divenire ciò che desiderava; soprattutto era lontano dalle urla – con sua somma gioia, quasi fosse stato destino, a Lily non piaceva gridare, in nessun caso.

Severus, prima di incamminarsi dietro l’enorme ragazzo che li precedeva, si assicurò di avere al suo fianco Lily. Era proprio lì, sorridente, entusiasta e in ansia.

Non poteva fare a meno di pensare a quanto poco Petunia avrebbe apprezzato Hogwarts, mentre la scuola s’ingigantiva man mano che vi si avvicinavano. L’avrebbe trovata spaventosa. Non si spiegava perché avessero scelto lei e non Petunia, era capace in tante cose molto importanti ed utili, come le faccende di case e la scrittura – entrambe lontane anni luce da Lily –, ma la magia non era sua competenza. A Lily dispiaceva. C’era tristezza sul volto di sua sorella quando era stato palese che non avrebbe ricevuto alcuna lettera da Silente, se non quella di risposta alla sua supplica.
Voleva bene a Severus, iniziava ad affezionarglisi, ma non era Petunia, né mai sarebbe riuscito a sostituirla.

Sul soffitto della Sala Grande erano in volo delle candele, contro una volta stellata e scura; i due ragazzini incontrati sul treno erano capitati alle loro spalle nella fila, ridacchiavano, mentre si avvicinavano a uno scranno dove torreggiavano uomini e donne adulti, seduti intorno ad una tavola di marmo. Lily, al fianco di Severus, sbuffò un paio di volte ad ascoltare, pur non volendo, le chiacchiere di Sirius Black e James Potter.
Il gruppo di novizi fu fatto fermare di fronte uno sgabello di legno invecchiato, al di sopra un liso cappello spiegazzato.
« Il Cappello Parlante » le sussurrò all’orecchio, lei annuì, curiosa.
L’oggetto magico veniva poggiato sulle teste dei giovani maghi, sceglieva a seconda dei suoi parametri chi fosse appropriato per Grifondoro, Serpeverde, Tassorosso, Corvonero. Il ragazzino dai capelli mossi, Sirius Black, fu destinato a Grifondoro, come aveva sperato. Dopo circa cinque persone, fu il turno di Lily. Si scambiarono uno sguardo; Lily era tesa, Severus sperava.

Il cappello, sopra di lei, si agitava. Ebbe soltanto un istante per percepirne il peso.
Desiderava non deludere Severus; poté leggere il dispiacere dipingerglisi addosso mentre il grido si alzava dalla sua testa: “Grifondoro!”.
Si alzò e si allontanò rivolgendosi per un ultimo momento al suo amico, per poi accomodarsi vicino a quel Black.
Avrebbero vissuto, dopotutto, per nove mesi sotto lo stesso tetto, avrebbero mangiato insieme, ci sarebbero state sicuramente le occasioni per incontrarsi e chiacchierare.

Lily era irraggiungibile.
Certe immagini rimangono impresse nelle menti facilmente suggestionabili dei più piccoli. Per Severus, che ancora un uomo non era, quello fu uno di quegli avvenimenti che si ripetono sempre uguali nella testa: Lily che scivolava via da lui, forse in modo leggero, poco vistoso. Le loro vite si sarebbero sciolte lentamente, col tempo, senza che vi facessero molto caso. Poi, un giorno, si sarebbero resi conto di non aver più niente da condividere, e le loro strade si sarebbero divise per sempre.
Qualcosa si fermò alla gola; seppe di non voler affezionarsi mai più a nessuno. Lily bastava a riempirgli la vista, l’anima, i pensieri ed era già così lontana …

Severus fu smistato a Serpeverde. Era felice per lui.
Percepiva che qualcosa non andava. Aveva l’impressione che a separarli, ora, non era più una siepe, nemmeno quelle tavolate di legno così lunghe o la distanza fisica tra l’uno e l’altra. “È soltanto la fame e la stanchezza. È stato un lungo viaggio, Lily” si disse: non era possibile perdere qualcosa così velocemente.
Sorrise, fiduciosa in sé, in Severus, in quel piccolo seme che insieme accudivano.
Sarebbe fiorito e cresciuto fino a dare origine a uno stabile e forte albero e poi un bosco e poi una foresta. Serpeverde e Grifondoro erano soltanto uccelli beccanti ed affamati, e niente più.




× Note dell'autore

Innanzitutto un ringraziamento a Cherry Armstrong per aver inserito la storia tra le seguite e, di nuovo, grazie a tutti quelli che sono passati/passeranno di qui, anche solo per sbaglio.
Come avrete capito da questo capitolo, la storia segue la vita di Lily e Severus lungo un percorso che parte dalla prima volta in cui hanno parlato.
Qui ci troviamo, com'è evidente, al loro primo anno di scuola e, in particolare, all'assegnazione alle varie case.
Spero non vi stia annoiando con i capitoli e, niente, alla prossima ^___^

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Capitolo 3
*** 3. Life’s too good to last – we’re too young to see ***


3. Life’s too good to last – we’re too young to see
3. Life’s too good to last – we’re too young to see

Estate 1972

Lily quell’estate aveva scritto ai suoi amici Grifondoro. Era entusiasta delle nuove amicizie; al di fuori di sua sorella, e più tardi di Severus, non aveva mai avuto qualcuno con cui confidarsi.
Certo, non parlava di tutti i suoi pensieri e degli aspetti più privati della sua vita, quel privilegio era concesso soltanto a Severus e a Petunia – quando lei era dell’umore giusto – ma era pur sempre rimanere in contatto con ragazzi come lei e scoprirne i più diversi dettaglia; bastava impugnare penna e calamaio, una pergamena, e cominciare a raccontare. Le rispondevano, tutti, in maniera gentile ed educata, scherzando o chiedendole consigli. Perfino quel James Potter, tra le mura scolastiche tanto infantile e arrogante, diveniva più simpatico e affabile nel segreto delle lettere.

Lucius Malfoy aveva trovato interesse in lui. Di tanto in tanto riceveva una pergamena firmata con la sua grafia elegante, in cui il giovane gli domandava cortesemente della sua vita e se stesse coltivando la sua passione per la Difesa contro le Arti Oscure; rispondeva sempre gentilmente a quelle lettere, immaginando che Malfoy fosse una sorta di Mecenate dei giovani talenti Serpeverde.
Era entusiasta di quella nuova amicizia e lo era anche sua madre; aveva sempre meno sguardi gelidi per lui. Era sembrata particolarmente soddisfatta quando aveva appreso dei voti degli esami di fine anno.
Severus, con la sua vita che sembrava visibilmente migliorata, riusciva anche a non pensare a quello strano senso di perdita alla bocca dello stomaco quando in qualche modo compariva Lily nelle sue giornate.

Severus aveva uno sguardo colmo d’ammirazione quando parlava di Lucius Malfoy.
Lily non lo trovava particolarmente interessante, ma annuiva quando veniva tirato in ballo nelle loro chiacchiere pomeridiane, sorrideva se Severus sorrideva disquisendo, perché appariva più tranquillo e non aveva alcun cuore di deluderlo. Non di nuovo.
Di tanto in tanto Severus la scrutava, preoccupato, come per assicurarsi della sua presenza.

Spesso la sua migliore amica costringeva entrambi a rimanere in silenzio; si stendevano sul prato della loro radura, immersi nell’erba alta, circondati dai fiori e dal brulicante rumore degli insetti in movimento; la vedeva chiudere gli occhi, percepiva il suo petto alzarsi ed abbassarsi lentamente, udiva i suoi sospiri profondi.
Adorava quel luogo. Soprattutto perché Lily lo adorava.
Potevano rimanere lì anche per ore, cullati dalla brezza, il fruscio delle fronde, il mormorio del fiume.
L’incanto continuava; Lily scoppiava in una risata e a Severus sembrava d’essere meno stanco.

A Lily veniva voglia di sorridere anche soltanto per il riflesso negli occhi di Severus.
Guardandolo Lily si sentiva forte e incredibilmente rara.

Avevano le teste l’una accanto all’altra; se la voltava, Severus poteva affondare nel profumo dei capelli di Lily.

… in quei giorni soleggiati, occorreva girarsi per raggiungere Severus; ed ecco che spariva il senso di smarrimento, non era più lontano, era a portata d’occhi e di mani.
Poteva parlargli.

Se parlava, Lily si illuminava. Se la ascoltava con attenzione, Lily si illuminava.
Lily era sempre illuminata con lui.


Era stata un’estate piacevole come poche altre. Partire per Hogwarts aveva un nuovo sapore; significava incontrare i compagni di scuola, rituffarsi in uno studio che non le pareva mai noioso, scoprire la magia – in ogni senso.
Tutto era perfetto a Hogwarts. I litigi, le lettere poco allegre di Petunia, le raccomandazioni dei suoi genitori … magicamente si trasformavano in un dolce sfondo di una giovinezza che percepiva; capiva d’essere giovane, d’avere a disposizione un periodo tanto breve quanto unico e splendido; Lily era una ragazza felice.
Dopotutto era anche merito di Severus.

Infilava i vestiti ripiegati nella valigia con entusiasmo, non notando nemmeno i capi peggiori del suo guardaroba, tant’era distratto dal ritorno a scuola.
Vi cacciò il suo orologio da polso – eredità del nonno materno – e chiuse il bagaglio con un solo movimento.
Non aveva proprio idea del perché l’anno prima si fosse rinchiuso in tanto malumore e pessimismo; Lily gli voleva ancora molto bene, di cosa c’era da preoccuparsi?
“Nulla, sarà un anno entusiasmante”. In quello stato d’animo Severus scese le scale verso sua madre, che lo attendeva per uscire a comprare l’ultimo materiale scolastico.




× Note dell'autore

Benissimo.
Questo capitolo mi dispiace meno degli altri. Spero che la storia vi sembri migliorare in spessore capitolo dopo capitolo. Non vorrei che appaia troppo come qualcosa di superficiale, ecco. Magari lo è lo stesso, però ecco, anch'io ho i miei limiti.
Il titolo del capitolo è preso da un verso di "Blackout" dei Muse.
Ringrazio FedyTsubasa per aver inserito questa storia tra le seguite.
A presto ^_^.

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