And now you know how I feel

di wendynoh
(/viewuser.php?uid=150837)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Why it's a great day to live in America. ***
Capitolo 2: *** 'Cause hey, I could be a superstar. ***
Capitolo 3: *** You felt pretty good 'cause you'd really had a good time. ***
Capitolo 4: *** It's gotta get bad before it gets good. ***
Capitolo 5: *** The boy is mine. ***
Capitolo 6: *** It's time to try defying gravity. ***
Capitolo 7: *** And now I know how I feel. ***
Capitolo 8: *** There's nothing you can't do, now you're in New York ***
Capitolo 9: *** Being the way that you are is enough ***
Capitolo 10: *** As if we never said goodbye ***



Capitolo 1
*** Why it's a great day to live in America. ***


And now you know how I feel.
 
 
Capitolo 1.
Why it's a great day to live in America.
 


 
Quel giorno Kurt indossava un paio di pantaloni di un accecante rosso cremisi, una appariscente camicia bianca e un leggero golfino blu notte, abbinati perfettamente ad un paio di all star con su il disegno della bandiera americana. Diciamo solo che l'abbigliamento di quella mattina non lasciava alcun dubbio sul suo Paese di provenienza.
Percorse a testa alta i corridoi del McKinley e non si fece intimidire neanche dalle granite al lampone che gli vennero riservate dalla squadra di football, perché a detta di Kurt “si abbinavano perfettamente al suo look”. Continuò per la sua strada perfino quando David Karowsky lo minacciò, per la quinta volta in quella settimana, di porre fine alla sua “miserabile vita da gay”. Per farla breve, quel 21 ottobre sembrava che nulla impedisse a Kurt Hummel di boicottare la sua missione.
« Si può sapere come ti sei vestito questa mattina? Non siamo mica al 4 di luglio! » apostrofò Santana entrando nell'aula di musica e trovando il ragazzo-bandiera intento ad appendere locandine di solo-lui-sapeva-cosa su tutte le pareti della stanza.
« Questa volta Santana ha ragione Kurt, perché stamattina ricordi terribilmente la bandiera americana? E cosa sono tutte quelle locandine? » continuò Mercedes fissando sconcertata il moro.
« Osama. » proferì Kurt guardando le due con solennità, senza aggiungere altro. Quando le due ragazze si sedettero e continuarono a fissarlo scandalizzate Kurt si decise a parlare.
« Osama, il musical che si terrà al teatro comunale di Lima il prossimo venerdì! Non mi dite che non ne avete mai sentito parlare, è famosissimo! È uno dei musical più famosi di sempre, parla della strage dell'11 settembre alle torri gemelle, tutti in America devono averlo visto almeno una volta nella vita! » si girò a guardare Mercedes e Santana con uno sguardo quasi schifato, di chi non tollera questo tipo di mancanze.
« Oh, e presumo sia per questo che stamattina hai deciso di interpretare il ruolo di una bandiera. » intervenne Noah Puckerman entrando nella stanza e andandosi a posizionare sulla sedia accanto alla cheerleader.
« Sbagliato, galletto. Oggi sono vestito così per protesta, visto che trovo inconcepibile il fatto che a cantare le canzoni di Julian Ronnie in quel musical siano dei ragazzini inglesi. Voglio dire, inglesi! Avrei potuto capire se il musical avesse avuto il nome di “Queen Elizabeth”, ma pronto?! Il musical si chiama “Osama”, spetta a noi di diritto. » concluse Kurt sbattendo leggermente il piede destro a terra, come evidente segno di protesta.
I tre continuarono a fissarlo e non dissero una parola finché non videro arrivare gli altri compagni del Glee Club seguiti dal professor Schuester, che invitò gentilmente anche Kurt a prendere posto tra loro, nonostante le sue inutili proteste di voler rimanere in piedi.
« Bene ragazzi, il fatto che l'anno scorso non abbiamo passato le nazionali non deve in alcun modo scoraggiarci, perché siete bravi, e dovete continuare a credere nelle vostre potenzialità. È anche per questo però, che quest'anno il lavoro che dovrete affrontare sarà molto duro e non dovrete in alcun modo farvi ostacolare dalla squadra di football o da Sue Sylvester. Mi sono spiegato ragazze? » il professor Schuester fece una pausa per assicurarsi che Santana e Brittany avessero compreso. « Due volte a settimana a partire da domani trascorrerete un'ora dopo pranzo in auditorium qui a scuola, perché dovrete allenarvi duramente nel ballo. Mike si è offerto di farmi da assistente, e gradirei che i ragazzi meno portati per la danza seguissero assiduamente queste lezioni. Finn, Kurt, Mercedes, Puck, mi aspetto che voi quattro siate sempre presenti, avete più bisogno degli altri di queste lezioni. Naturalmente, tutti gli altri possono decidere di seguire il corso, che gli servirà come allenamento per le provinciali. E no, » aggiunse subito vedendo che i quattro ragazzi chiamati in causa stavano per replicare, « non potrete farne a meno, il corso per voi è obbligatorio. »
« Professore » intervenne Rachel, che fino ad allora era rimasta stranamente in silenzio. « dato che la realizzazione del Rocky Horror lo scorso anno non era andata a buon fine, non crede che sarebbe una buona idea mettere in scena uno dei più grandi capolavori teatrali come il West Side Story? Io naturalmente avrei il ruolo di Maria, ho già un paio di esibizioni pronte da farle sentire! »
Gli occhi di Kurt si illuminarono e il suo improvviso patriottismo lo fece scattare dalla sedia. « Osama! » urlò senza dar peso alle persone intorno a lui.
« Non posso portarvi a vedere quel musical Kurt, il preside Figgins non ci darà mai il permesso, lo sai. » intervenne nuovamente il professor Schuester per frenare l'entusiasmo del ragazzo, che sembrava addirittura non sentirlo.
« Non voglio andare a vedere Osama professore, voglio metterlo in scena! Qui al Glee Club! »
I ragazzi guardarono Kurt con aria interrogativa, Mercedes gli lanciò un'occhiataccia che trovò conforto nello sguardo di Rachel, accusatorio per esser stata messa da parte.
« Oh avanti Rachel, speravo almeno nel tuo appoggio! Non trovi che le canzoni di Julian Ronnie siano magnifiche? Naturalmente tu avresti il ruolo della protagonista femminile, hai la voce perfetta per quella parte! » Kurt guardò la ragazza implorante, con gli occhi che brillavano per l'emozione e con un'espressione in volto alla quale avrei sfidato chiunque a dire di no.
Finn non fece in tempo ad aprire bocca, che la sua ragazza si alzò dalla sedia accanto alla sua e si avvicinò al pianoforte, dove Kurt era tornato contro il volere di Will.
 
We're the last of the superpowers, George W is our leader,
we still got both twin towers, never heard of Al-Qaeda,
Semptember 11th just another day the towers in downtown heaven New York city, US of A.
 
« Va bene Kurt, metteremo in scena Osama il Musical. Ma non sarò io ad avere il comando, dovrete occuparvi voi di trovare un insegnante che possa gestire tutto, io mi concentrerò solamente sulle esibizioni per le provinciali. E non voglio in alcun modo che le prove del musical vi distolgano dalle lezioni di danza, o dovrò interrompere anche questa volta la realizzazione. »
« Metteremo in scena Osama!! » urlò Kurt abbracciando Rachel e tralasciando tutto ciò che il professor Schuester aveva detto dopo la prima frase.
 
**
 
« Non staremo mica tanto in America, non ti servono tutti quei vestiti capezzola! »
« Tony, puoi ripetermi ancora una volta per quale motivo ho deciso di portarti con me? »
« Perché altrimenti saresti stata sola con Maxxie e io mi sarei ingelosito? »
« Tony, Maxxie è gay! »
« Giusto, è per questo che vengo con voi. »
« Mi fai schifo Tony. » disse sinceramente Michelle, prima di girarsi per baciare il suo ragazzo.
I due erano in camera di Michelle, quando la porta si aprì per far entrare un ragazzo biondo con gli occhi color del ghiaccio e dai pettorali scolpiti e una ragazza magra piccolina e con due grandissimi occhi azzurri.
« Che spreco. » disse la piccola Effy guardando il ragazzo accanto a lei.
« Ma se i ragazzi biondi non ti sono neanche mai piaciuti! »
« Beh, un paio di addominali del genere potrebbero anche essere calvi per quanto mi riguarda. »
« Effy, la finisci di parlare così a Maxxie? Sei piccola, non puoi già pensare a queste cose! »  sbraitò Tony lasciando Michelle nel mezzo della stanza per raggiungere sua sorella.
Effy scrollò le spalle e lasciò cadere così la conversazione, aveva parlato anche troppo quel giorno. Maxxie aiutò Michelle a finire la valigia, che si sentì rincuorata vedendo che i bagagli del ragazzo erano il doppio dei suoi. Dopotutto, i costumi di scena occupavano un intero trolley!
« Dai voi due, Sid aspetta in macchina coi miei bagagli da più di un'ora! » Tony prese il comando della situazione, catapultò letteralmente giù per le scale le valigie di Michelle e prese per mano Effy raggiungendo Sid in macchina.
« Maxxie, dietro con mia sorella non ci stai, siediti davanti. »
« Tony, io sono gay! »
« Giusto, allora siediti dietro con me. » disse ridendo il moro sedendosi sul sedile posteriore fra la sorella e la sua ragazza.
Arrivarono all'aeroporto, ed Effy tentò di intrufolarsi con loro, ma venne bloccata sulla porta da suo fratello maggiore.
« Effy non puoi venire con noi. Lo so che ti mancherò, ma sei ancora troppo piccola. »
« Tu non mi mancherai, idiota! Voglio solo venire a New York. »
« New York? Magari Effy, stiamo per andare in una città dell'Ohio, neanche sapevo che esistesse prima di questo spettacolo! New York è ancora un bellissimo sogno, purtroppo. » aggiunse Maxxie sconsolato, pensando a come sarebbe stato recitare nella Grande Mela.
« Avanti ragazzoni, andate o perderete l'aereo! » esclamò Sid prima di abbracciare Michelle sorridendole amabilmente. « Mi mancherai. »
« Si Sid, mancherai a tutti noi, e ci mancherai anche tu puzzola. » sorrise Tony dando un buffetto sulla guancia ad Effy, che lo lasciò fare.
« No che non vi mancheremo, ci sentiremo tutti i giorni in videochiamata, dobbiamo essere aggiornati su tutto! »
Sorrisero tutti alle parole della ragazza, poi i due attori esordienti e il loro accompagnatore si avviarono al gate del loro volo, pronti ad atterrare all'aeroporto di Lima.
L'America era completamente diversa dalla loro Bristol, meno accogliente e assolutamente molto più dispersiva. I tre ragazzi non erano abituati a quella confusione, alla gente che non si fermava a guardarti e che si girava dall'altra parte se per caso ti avvicinavi a chiedere indicazioni. Fortunatamente la troupe del musical li raggiunse non appena verso le due del pomeriggio fecero il loro ingresso nell'albergo, un piccolo hotel con una stanza tripla e un balconcino che si affacciava sulla città. Cioè, non proprio sulla città. In realtà, per essere precisi, quel piccolo balconcino di quella minuscola stanza in cui tre letti facevano fatica ad entrare, si affacciava sul tetto di una scuola superiore, con un'imponente insegna dai colori bianco e rosso, la William McKinley High School.
« Hey guardate, sui muri di quella scuola ci sono le nostre locandine! Certo che potevano anche mettere una nostra foto Michelle, siamo solamente due nomi senza volto! » Maxxie era incuriosito da quella scuola, aveva proprio l'aspetto di un college americano, con un gruppo di teatro, una squadra di cheerleader e una squadra di football. Già, proprio la squadra di football interessava a Maxxie, che credeva di essere fin troppo bravo per dover frequentare altri corsi di danza o di teatro.
« Michelle, cosa ne dici se andiamo a vedere se questa scuola dispone di un auditorium? Magari uno di loro sarà nostro compagno nel musical, il regista ci ha detto di aver preso un paio di ragazzi americani per le comparse! » Maxxie non ricevette nessuna risposta dalla ragazza, né tanto meno da Tony. « Michelle? »
Lei e Tony erano sdraiati sui letti singoli che si erano magicamente trasformati in un unico letto matrimoniale e si stavano baciando forsennatamente, come se volessero risucchiare l'anima l'uno dell'altra. Maxxie decise di lasciarli perdere e si chiuse in bagno per darsi una rinfrescata e cambiarsi prima di uscire per visitare la scuola. Mise il suo maglione a righe preferito, una sciarpetta blu e si passò una mano bagnata fra i capelli, scompigliandoli leggermente prima di posizionarvi sopra un cappello abbinato alla sciarpa. Gli mancavano solo le scarpe e sarebbe stato perfetto nella sua divisa da ballo, ma purtroppo in valigia non entravano e si era dovuto accontentare delle sue vecchie all star, anch'esse blu come il resto degli accessori. Afferrò la giacca e uscì dalla stanza senza preoccuparsi dei due ragazzi ancora stesi sul letto.
L'ingresso della scuola era ampio, circondato da un enorme giardino e dai campi di football, dove Maxxie notò dei pon pon bianchi e rossi lasciati a terra da quella mattina. Dovevano esserci stati gli allenamenti delle cheerleader, ma di loro adesso non c'era traccia. Fece un piccolo giro di perlustrazione, poi si decise a varcare la soglia d'entrata del McKinley High School. Si affacciò sulle porte di alcune classi vuote, più avanti trovò l'entrata di una grande palestra dove poteva chiaramente vedere un'insegnante con una grande stazza sistemare le ultime palle del football nelle ceste, evidentemente reduce di un allenamento con i ragazzi. Maxxie si girò e vide sulla sua destra una porta, leggermente accostata e dalla quale proveniva una flebile luce tipica dei teatri.
« Eccolo. » pronunciò il ragazzo e con movimenti cauti, quasi solenni, si avvicinò alla porta e fece il suo ingresso in quello che era l'auditorium.
Scese le scale con molta calma, attento ad ogni piccolo movimento per cercare di non fare rumore, mentre lentamente si avvicinava al palco. Una volta davanti vi salì sopra, e senza avere il tempo di riflettere i suoi piedi iniziarono a danzare. La leggerezza dei movimenti faceva in modo che Maxxie non toccasse mai terra, o per lo meno era quella l'impressione che dava a chiunque lo guardasse. Danzava, i suoi piedi andavano in tutte le direzioni su quel palco come fosse il loro habitat naturale, e tutto il corpo era ben felice di accompagnare ogni loro mossa. Era nel silenzio più totale, eppure le sue gambe componevano musica, tiravano fuori note che si legavano armoniosamente tra loro, sembrava cantassero. Maxxie e il ballo erano fatti l'uno per l'altro, da sempre.
I suoi piedi fecero un'ultima piroetta e si fermarono esattamente quando il biondo inarcò il suo corpo in un dolce inchino, che gli fece cadere il cappello. Un inchino verso un pubblico inesistente, ma che Maxxie percepiva perfettamente.
 
**
 
Kurt Hummel rimase letteralmente a bocca aperta, quando quel cappellino si posò dolcemente a terra. Non aveva mai visto niente di simile in tutta la sua vita.











Wendy's corner
Non ho molto da dire, solamente volevo specificare il fatto che i personaggi di Skins purtroppo non saranno tutti presenti, anzi ci saranno principalmente Maxxie, Michelle e Tony, più una piccola comparsata di Effy.
Il musical di Osama è proprio quello scritto apposta per la serie di Skins, in cui recitano appunto Maxxie e Michelle; le parole della canzone presente in questo capitolo sono prese da lì.
Spero che vi piaccia, fatemi sapere che ne pensate con qualche recensione. (:
Grazie in anticipo a chiunque leggerà!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 'Cause hey, I could be a superstar. ***


Capitolo 2.
'Cause hey, I could be a superstar.

« Su in piedi, un salto all'indietro, piroetta eeee stop! » Mike Chang guardò soddisfatto i ragazzi alle sue spalle, sfoderando uno dei suoi sorrisi migliori. Non solo Finn, Kurt, Puck e Mercedes stavano migliorando a vista d'occhio, ma si erano aggiunte alle lezioni anche Tina e le due cheerios, e Brittany stava dando una mano al ragazzo asiatico per i balli di coppia.
« Se continuiamo di questo passo le nazionali non saranno più un problema! State andando alla grande tutti quanti! »
« Ora ci serve solo qualcuno che aiuti te a migliorare nel canto, non trovi Mike? » aggiunse Tina sorridendo. « A quel punto saremo davvero invincibili, manderemo a casa persino i Vocal Adrenaline! »
« Ragazzi » annunciò Kurt avvicinandosi a Mike e richiamando l'attenzione di tutti. « Credo di essermi preso qualcosa, la mia gola è in fiamme e faccio fatica a cantare. Ieri sera stavo provando in camera mia per la parte del protagonista nel musical di Osama e non sono riuscito ad arrivare al fa naturale! Sarà un disastro, non posso continuare con questi allenamenti! Oh, e penso che presto si unirà al Glee Club un nuovo membro. Credo sia un nuovo studente, l'ho visto ieri che ballava nell'auditorium e, cavoli, se sa ballare! Mike, supera persino te! Con lui vinceremo sicuramente, ne sono certo. »
I ragazzi non ebbero il tempo di rispondere che Blaine si avventò come una furia nell'auditorium, saltellando per l'emozione e con il sorriso stampato in volto. « Avete presente Osama, vero? Il musical che si terrà al teatro comunale venerdì e che noi abbiamo intenzione di riprodurre al Glee Club? »
« Oh, quello dove io sarò il protagonista, certo. » aggiunse Kurt come per rimarcare l'importanza del suo ruolo all'interno di quel musical.
« Sempre se non ti sarà andata via la voce. » sussurrò Santana sogghignando.
« Si, quello. Beh, tenetevi forti. Cercano delle comparse per la serata di venerdì, oggi pomeriggio al teatro comunale si terranno le audizioni e tutti i ragazzi di Lima che abbiano talento musicale sono tenuti a partecipare! »
« Oh Blaine, ma è fantastico! Sai, dovremmo andare entrambi, saremmo perfetti per quel musical, e sappiamo tutte le canzoni a memoria! » esclamò Kurt guardando il suo ragazzo, ma tutto quello che uscì dalla sua bocca fu un suono stridulo che aveva tanto l'aria del gracchiare di un corvo.
« Kurt, non credo che con questa voce tu sia in grado di sostenere un'audizione oggi. » rispose Blaine sinceramente dispiaciuto, tentando in tutti i modi di non ferire il ragazzo.
« Hai ragione Blaine, ma accompagnerò te, non posso permettermi di perdere la tua audizione! » sorrise Kurt di rimando, cercando di non far trapelare la tristezza sul suo volto.

**

Quella mattina Tony decise che avrebbe dedicato il suo tempo al relax. Dopotutto era solo, senza alcun tipo di obbligo, senza scuola e soprattutto in America. Certo, non era New York, ma quella piccola cittadina metteva allegria al ragazzo, poiché a detta sua si trovava comunque in vacanza e lontano da casa.
Quando alle 8.00 Michelle si era alzata – e Tony se ne era accorto, si, era impossibile non accorgersi del fatto che alzandosi aveva tirato giù con sé tutte le coperte – gli aveva gentilmente chiesto se voleva accompagnare lei e Maxxie alle prove, così si sarebbe sentita più confortata. Tony valutò l'idea, ma quando Maxxie aggiunse che ci sarebbero stati solo loro a provare e che le comparse avrebbero fatto le audizioni quel pomeriggio, il moro decise di rimanere in albergo a dormire, per la felicità dei suoi occhi stanchi. Michelle fece un qualcosa come mandarlo a farsi fottere, ma Tony ci era abituato e per questo rispose semplicemente con un “si, ti amo anche io.” prima di riprendere le coperte da terra e affondare il viso nel cuscino sprofondando nel sonno più totale.
Erano le 10.30, e Tony credeva di essersi riposato abbastanza da poter lasciare la sua comoda postazione per darsi una rinfrescata e decidere cosa fare della sua vita. Fece una doccia, si legò l'asciugamano in vita e uscì dal bagno per affacciarsi dalla finestra della camera e vedere cosa lo attendeva fuori. Ciò che vide fu molto meglio di quanto avesse sperato: una schiera di cheerleader intente nei loro allenamenti, che danzavano a tempo di musica facendo volare le loro minigonne in modo da lasciar intravedere tutto. Tony sorrise, aveva appena deciso come avrebbe passato quella prima mattinata a Lima.


« Tu non fai parte delle cheerleader? » esclamò Tony guardando la ragazza che aveva puntato, Quinn Fabray.
Lei era bella, bellissima. Aveva un corpo esile, era magra ma non scheletrica. Indossava un vestitino color panna, stretto in vita da un cinturino leggermente più scuro e abbinato alle scarpe. I capelli biondi corti e fluenti, tenuti indietro da un cerchietto anch'esso color panna, le incorniciavano quel visino dolce dai lineamenti delicati. I luminosi occhi verdi celavano tutta la sua vita e la proteggevano dal mondo esterno, le labbra sottili ma morbide che Tony non riusciva a smettere di fissare.
« Sei nuovo qui a scuola? » chiese la ragazza senza distogliere lo sguardo dai Cheerios.
« Non sono un nuovo studente, vengo da Bristol e sono qui... con degli amici. » rispose evasivamente lui, continuando a guardare insistentemente la ragazza. Non desiderava altro se non portarla a letto con lui, era decisamente troppo bella per lasciarsela scappare.
« E posso sapere cosa vuoi esattamente da me? »
« Vorrei invitarti ad uscire, credo che saremmo perfetti insieme. Insomma guardati, tu sei bellissima, io sono indubbiamente meraviglioso, siamo entrambi liberi e desiderosi di stare insieme. Non trovi che sia fantastico? »
« Io trovo solamente che tu abbia una fervida immaginazione, e non ho mai detto niente che possa averti fatto intendere che io sia libera. »
« Oh, ma io intendo libera... Stasera. » Tony sfoderò quel suo sorriso sghembo che qualsiasi ragazza aveva sempre trovato irresistibile. Era così che Michelle era caduta ai suoi piedi, qualche anno prima.
« Ok, senti. Io non ho voglia di uscire con te, e ora se vuoi scusarmi c'è... il mio ragazzo che mi sta aspettando. » Quinn si diresse alla velocità della luce verso un ragazzo alto e con la cresta, che indossava la divisa da football. Tony rimase a guardarla, e quando si accorse che Quinn non baciò quel ragazzo si rese conto di averla in pugno.
Tony Stonem aveva ancora l'intera giornata da passare lì a Lima senza Michelle e Maxxie, che lo avrebbero raggiunto solo la sera terminate le prove del musical. Per questo non si diede per vinto e, sorridendo in direzione di Quinn che adesso si era voltata a guardarlo e i suoi occhi dicevano esattamente il contrario di quello che era uscito poco prima dalla sua bocca, si incamminò in direzione delle Cheerios, la squadra delle cheerleader. Aspettò che finissero la coreografia e che l'insegnante si allontanasse per andare a parlare con tutte quelle ragazze.
Tony era innamorato di Michelle, e forse aveva provato anche qualcosa per Maxxie quella volta in Russia, ma era sempre dannatamente attratto dalle belle ragazze tanto da non poter farne a meno. Erano come il miele per le api, Tony Stonem aveva un costante bisogno di soddisfare i suoi piaceri sessuali.
Fu per questo motivo che non appena una delle cheerleader gli si avvicinò Tony decise che non sarebbe stata la biondina ad impedirgli di spassarsela quella mattina.
« Ok senti, non ho idea di chi tu sia, ma diciamo che quel tuo sorriso da carciofo ti rende abbastanza carino da stare sopra la media di questa scuola, ed essendo stata a letto con la maggior parte dei ragazzi del McKinley non riesco a capacitarmi del fatto che io e te non l'abbiamo ancora fatto. »
Tony rimase sconcertato dalle parole di quella ragazza. Era bellissima, aveva un fisico perfetto, magra come tutte le altre cheerleader ma con un seno decisamente abbondante, i capelli scuri e mossi raccolti in una coda di cavallo, le labbra rosse e due occhi scuri e luminosi. Doveva avere origini latine, Tony ne era certo. Ciò che aveva affascinato il ragazzo non era però il suo aspetto, bensì il suo modo di parlare, il tono di voce con cui si era rivolta a lui e ciò che gli aveva appena detto. In effetti, Tony non era del tutto sicuro che lei avesse pronunciato proprio quelle parole.
« Allora? Ci vieni a letto con me o no? » ripeté Santana Lopez rivolta al ragazzo che aveva di fronte.
Tony Stonem non se lo fece ripetere ancora, prese la mano della ragazza e si avviarono all'interno della scuola, il suo sguardo rivolto sempre in direzione della biondina.
«Quindi, sei inglese giusto? » chiese ancora una volta Santana.
« Che importanza ha? » Tony sorrise, quel suo sorriso sghembo che piaceva alle ragazze.
« Sei carino, quindi... Nessuna. » Santana spinse il ragazzo verso una delle panche, i giocatori di football erano a lezione a quell'ora e gli spogliatoi sarebbero rimasti vuoti per un po'.
Tony non perse tempo e in men che non si dica i loro corpi erano avvinghiati l'uno all'altro, le loro mani si toccavano, si sfioravano, le loro bocche assetate, ogni singola parte del loro corpo desiderosa dell'altro. Movimenti frenetici, passionali, di chi non riesce a farne a meno. I vestiti di entrambi a terra accanto a loro, i gemiti dei due come unico suono udibile nell'arco di 200m.

**

Il teatro era gremito di gente di tutte le età, dagli uomini trentenni ai ragazzi di appena 16 anni, provenienti da tutte le scuole di Lima. C'erano alcuni ragazzi della Dalton, tra cui gli usignoli e un ragazzo che Blaine non aveva mai visto, alto e magro, che dimostrava più o meno l'età dei due del McKinley. Kurt e Blaine erano infatti in mezzo a loro, in attesa che qualcuno pronunciasse il cognome Anderson. Anche se Kurt non lo dava a vedere, il suo problema alla voce gli stava impedendo di realizzare uno dei suoi sogni, e questo lo rendeva triste e alquanto irritabile.
« Blaine Anderson. » risuonò nei camerini la voce del regista.
« Fammi un in bocca al lupo Kurt! »
« Andrai benissimo. » sorrise il ragazzo.
Blaine prese posto sul palco, si presentò alla giuria e senza aggiungere altro iniziò a cantare.

Today will be better, today will be the one, today's no where lighter, it's out there to be one,
today my sun is shining, the day is somewhere new, today a silver lining, today will see me through,
today you'll know I love you, today you'll see it's true, today's the day of saying I love you


« Va bene così signor Anderson, può accomodarsi fuori e aspettare i risultati. »
Blaine scese dal palco e andò a lamentarsi con Kurt, convinto di non aver fatto una bella audizione. « Kurt ho fatto davvero pena, ci saresti dovuto essere tu su quel palco, ti avrebbero sicuramente preso! »
« Blaine, sei stato fantastico, e se non ti prenderanno sarà solo perché essendo inglesi non ci capiscono nulla dei veri talenti. » affermò deciso Kurt, che anche se si era emozionato sentendo il ragazzo cantare era ancora risoluto a voler protestare, spinto dal suo spirito patriottico.
« Così sei tu Blaine. » disse una voce alle spalle del ragazzo, che non dando peso alle parole di conforto di Kurt continuava a lamentarsi e a preoccuparsi dell'esibizione appena eseguita.
« Si, sono io. E tu devi essere nuovo alla Dalton immagino. » disse Blaine, incuriosito da quel ragazzo alto che indossava la divisa della sua vecchia scuola.
« Mi chiamo Sebastian, è un onore conoscerti. Speravo davvero di incontrarti, tutti parlano del famoso Blaine Anderson lì alla Dalton. E devo dire che le voci non si smentiscono, sei davvero favoloso come tutti dicono. » sorrise il nuovo acquisto degli Usignoli.
« Oh si, il mio ragazzo è davvero favoloso, è per questo che sta con me. » si intromise Kurt improvvisamente geloso del ragazzo che parlava con Blaine. « E ora, se devi scusarci dobbiamo proprio andare, stanno per uscire i risultati delle audizioni. » Kurt prese sotto braccio il ragazzo e lo allontanò da Sebastian prima che i due potessero scambiarsi un minimo cenno di saluto.
I produttori del musical uscirono nel corridoio dove si trovavano tutti i partecipanti e affissero un foglio scritto a mano sulla bacheca: i nominativi per le comparse di Osama.
Kurt vide che Blaine non riusciva a muovere mezzo passo, la tensione lo aveva letteralmente immobilizzato, così gli strinse la mano e poi si avvicinò al suo posto alla bacheca per vedere i risultati. Blaine sorrise e rimase indietro ad aspettare che Kurt tornasse, non voleva vedere quel foglio se per caso non ci fosse stato il suo nome. Kurt tornò dopo pochi minuti e tutto quello che fece fu abbracciare il proprio ragazzo, poi gli sorrise e gli diede un leggero bacio sulle labbra.
« Ce l'hai fatta Blaine. »
L'ex usignolo tirò un sospiro di sollievo e si buttò tra le braccia di Kurt, felice come non mai.
« Sembra proprio che reciteremo insieme, Blaine Anderson. » esclamò Sebastian a pochi passi da loro con un ghigno sul volto, prima di voltarsi per uscire dal teatro.

**

Okay eccomi qui con un nuovo capitolo. Fino ad ora è il più corto di quelli che ho scritto, ma spero vi piaccia ugualmente! :)
Non ho molto da dire, a parte il fatto che come avrete notato in questo capitolo ho inserito altri personaggi e spero di esser riuscita a caratterizzare bene anche loro. Fatemi sapere che ne pensate!
Ps: anche la canzone di questo capitolo è presa dal musical di Osama, è quella che cantano tutti insieme. :)

Wendy.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** You felt pretty good 'cause you'd really had a good time. ***


Capitolo 3.
You felt pretty good 'cause you'd really had a good time.





« Non trovate che il preside Figgins abbia assegnato apposta al Glee Club l'organizzazione della festa di Halloween? Voglio dire, così non verrà nessuno e risparmierà sul buffet! Nessuno verrebbe alla festa del Glee, persino Sugar ha detto che non verrà, e lei fa parte del Glee Club! »
« Joe ha detto che verrà. »
« Per forza, siamo gli unici amici che ha! »
« Guarda il lato positivo Rachel, avremo la sala tutta per noi! »
Rachel stava per ribattere nuovamente ma in quel momento entrò il professor Schuester che le fece segno di azzittirsi.
« Ragazzi, so che avevo dato il mio consenso per mettere in scena il musical di Osama, ma le provinciali sono sempre più vicine e ora che Kurt è senza voce dobbiamo sperare che si rimetta al più presto, non possiamo aggravare la sua situazione con questo musical. Mi dispiace. »
« Ci sta dicendo che anche il musical è cancellato? Oh fantastico, ora anche questo! » sbuffò Rachel già disperata per la festa che si sarebbe tenuta quella sera.
« So che non sarà proprio la stessa cosa, ma faccio parte del cast di Osama come comparsa, posso provare a rimediarvi alcuni biglietti. » intervenne Blaine, che non aveva ancora proferito parola.
« Beh è fantastico Blaine. Non trovate? »
I ragazzi annuirono, per niente convinti della cosa.
« Professore, prima di iniziare vorrei dire una cosa. » aggiunse Sam Evans alzandosi dalla sua sedia per avvicinarsi a Will. « Il preside Figgins mi ha offerto una parte del budget se fossi andato a decorare la sala questo pomeriggio. So che al Glee servirebbe tutto il ricavato, ma sapete in quali condizioni si trova la mia famiglia e per questo non me la sono sentita di rifiutare. Spero non sia un problema per voi. »
« Un problema Sam? La tua famiglia ha molto più bisogno di soldi rispetto a noi, hai fatto benissimo ad accettare! »
« Sam, se non ti dispiace verrò ad aiutarti. » aggiunse Rory Flanagan sorridendo debolmente. « Non è molto che sono qui, mi piacerebbe conoscervi meglio tutti. E poi in questo modo avrai meno lavoro da fare! »
« Alle 5 nella palestra della scuola, Rory. » sorrise Sam al ragazzo prima di prendere nuovamente posto sulla sua sedia.
« Professore, cosa ne dice di scegliere le canzoni per le provinciali? Ho giusto un paio di brani da proporvi, io direi che posso cominciare con “What I did for love”, o magari con “Don't rain on my parade”, oppure... »
« Rachel, sarà Mercedes ad aprire le provinciali. »
Le due ragazze si rivolsero uno sguardo di fuoco, poi Mercedes si alzò e con maestosità prese posto accanto al pianoforte, che fece uscire le prime note di “I will always love you” della Houston.
Rimasero tutti estasiati dalla performance che stava avvenendo davanti ai loro occhi, e più di tutti Sam Evans, che non si dava per vinto e aveva intenzione di riconquistare la ragazza che credeva di amare.

**

« Maxxie, ripetimi ancora una volta per quale motivo Tony è venuto con noi. »
« Per supportare la sua ragazza -che saresti tu- e... No ok, per allontanarsi da Bristol e spassarsela in America lontano dalla sua famiglia. » rise il biondo guardando l'amica.
« Devo amarlo davvero tanto. » proferì lei prima di scoppiare a ridere insieme a Maxxie.
I due arrivarono davanti l'ingresso del teatro e trovarono una trepidante folla di ragazzi pronti ad entrare. Quel pomeriggio c'erano le prove generali, e Michelle e Maxxie avrebbero dovuto recitare con tutte le comparse per i cori. Si fecero largo tra la folla e con non poca fatica riuscirono ad entrare nel teatro, dove il regista li stava aspettando.
« Eccovi finalmente! Andate a cambiarvi, svelti che tra poco faremo entrare tutti gli altri. »
Fecero un cenno con la mano al regista per far vedere che avevano capito e si diressero verso i loro camerini, uno accanto all'altro. Impiegarono 15 minuti per vestirsi, poi Maxxie uscì dalla sua porta e bussò a quella di Michelle.
« Sai per caso fare il nodo alla cravatta? » chiese il ragazzo in una smorfia, come per scusarsi della sua imbranataggine.
« So fare il nodo alla cravatta, e siamo in tremendo ritardo per le prove, sento già un milione di voci sul palco pronti per iniziare. » annuì Michelle, aiutando il ragazzo con la cravatta e avvicinandosi al palco.
« Ok, siamo pronti. »
Blaine e Sebastian erano lì sul palco con le altre comparse, pronti a cantare non appena sarebbe arrivata Michelle. Maxxie fece il suo ingresso e dalle sue labbra fuoriuscì una voce calda e vellutata.

Once I was a lonely banker,
All I cared for were margins and accounts.

Il teatro si zittì al suono di quella voce, il regista guardò il ragazzo con occhi lucidi per l'emozione e il loro unico spettatore rimase letteralmente a bocca aperta per lo stupore.
Kurt Hummel aveva già visto quel ragazzo, nell'auditorium del McKinley. Allora non si trattava di un nuovo studente, era il protagonista di uno dei suoi musical preferiti, era il ragazzo inglese il cui nome quei giorni si trovava su tutte le locandine della città di Lima.
Michelle entrò in scena e iniziò a cantare. Aveva una bella voce, ma dopo l'esibizione di Maxxie non reggeva minimamente il confronto. Kurt la guardò con una punta d'invidia, e quando vide i due inglesi che si baciavano su quel palco non poté fare a meno di distogliere lo sguardo, cercando di concentrarsi su Blaine poco più distante da loro che cantava con le altre comparse.
« E stop! Meravigliosi, bravissimi tutti, complimenti! Maxxie, Michelle, siete stati favolosi come al solito! »
I ragazzi ringraziarono e non molto ordinatamente scesero dal palco, cercando i loro camerini per potersi cambiare. Michelle e Maxxie avevano i loro camerini personali, gli altri dovevano adattarsi e utilizzare un'unica grande stanza che fungeva da camerino per tutte le comparse. Blaine si avvicinò alla sua borsa e la aprì per cambiarsi, quando sentì una voce chiamarlo alle sue spalle.
« Sei stato davvero magistrale, Blaine Anderson. » intimò Sebastian Smythe avvicinatosi al ragazzo. « Credo che io e te potremmo uscire, qualche volta. »
« Oh, ehm. Senti Sebastian, tu sei davvero un ottimo cantante, e sei anche un ragazzo molto carino, ma ecco vedi, io sono già impegnato. Con Kurt. »
« Oh, Kurt, certo. Non l'hai visto prima come sbavava dietro a quell'inglese? Kurt vuole tradirti Anderson. » Sebastian non aspettò la risposta di Blaine, si allontanò dal ragazzo, afferrò la sua borsa e la sua giacca della Dalton e uscì dalla stanza.
Blaine lo guardò sconcertato, come era possibile che ciò che aveva appena detto Sebastian fosse vero? Lui non conosceva minimamente Kurt, e poi quel ragazzo inglese era effettivamente molto bello ma Blaine era sicuro che fosse etero. Aveva messo passione in quel bacio. Si, lei doveva decisamente essere la sua ragazza.
Stava per uscire anche lui da quella stanza quando Kurt fece il suo ingresso e corse ad abbracciarlo.
« Sei stato davvero uno spettacolo Blaine! Ora però devi muoverti, dobbiamo raggiungere i due protagonisti e chiedergli se è possibile avere qualche biglietto per la prima. L'hai promesso agli altri del Glee, ricordi? »
« Il Glee, certo. » sorrise Blaine stanco ma sollevato che il suo ragazzo fosse lì per lui.
L'ex usignolo prese Kurt sotto braccio e insieme si avviarono verso i camerini delle due star, sperando di trovarli ancora lì. “Maxxie Oliver.” diceva il cartellino sulla porta. Si, il regista prima l'aveva chiamato così, doveva essere lui. Kurt bussò e insieme aspettarono inutilmente che la porta si aprisse. Entrambi si guardarono leggermente spaventati, dovevano assolutamente avere quei biglietti. Non si persero d'animo e provarono alla porta accanto a quella, dove l'insegna recitava il nome di “Michelle Richardson.”. Stavolta fu Blaine a bussare, e poco dopo la porta si aprì e vi si affacciò un ragazzo biondo con indosso un paio di jeans e una maglia a righe, i capelli ancora leggermente bagnati e un asciugamano posato sulla spalla destra.
« Chi è Maxxie? » si sentì dall'interno del camerino, una voce femminile che doveva essere quella di Michelle.
« Scusate il disturbo, io sono Blaine, una delle comparse del vostro spettacolo. E lui è Kurt, il mio ragazzo. » Blaine sorrise dolcemente, sperava che i due inglesi non avessero nulla contro i ragazzi gay.
« Si, penso di ricordarmi di te, canti molto bene. Beh, entrate. » Maxxie sorrise, era contento di vedere due ragazzi presentarsi in quel modo, senza paura di esser presi in giro. E poi, erano entrambi molto carini. Peccato fossero fidanzati.
« Sapete, alla nostra scuola facciamo parte di un Glee Club, e i nostri compagni sono dei grandi appassionati di questo musical. Ci chiedevamo se per caso fosse possibile avere dei biglietti per la prima, in questo modo verrebbero tutti sicuramente. E poi, non vorrebbero mai perdersi due grandi talenti come voi! » aggiunse subito Blaine per accattivarsi la benevolenza dei due ragazzi, dopotutto erano l'unica possibilità per avere quei biglietti.
Maxxie si girò a guardare Michelle, lei era seduta alla toeletta per togliere gli ultimi strati di fondotinta e sistemare i folti capelli ricci. La ragazza accennò un sorriso e si rivolse ai due americani. « Faremo il possibile. »
Gli occhi di Kurt si illuminarono, sorrise raggiante e strinse forte il braccio di Blaine, tanto da fargli provare dolore. Maxxie rise alla reazione del ragazzo, era davvero adorabile.
« Ok beh, grazie mille, ci vediamo venerdì allora. » disse Blaine accompagnando le sue parole ad un sorriso sincero.
« No, per sdebitarci, ecco, vorremmoinvitarviallanostrafestadiHalloweenstasera! » disse Kurt tutto d'un fiato, pentendosi un secondo dopo per aver invitato il ragazzo biondo alla loro festa.
Michelle si alzò e si avvicinò all'amico e, vedendo il volto sorpreso di Maxxie, decise di accettare l'invito.
« Alle 21.00 nella palestra del McKinley High School. » aggiunse Blaine notando la faccia interrogativa di lei.
« Ci saremo. »
« Grazie dell'invito Anderson. » aggiunse Sebastian che proprio in quel momento passava davanti la porta del camerino di Michelle.

**

« Si può sapere come ti sei vestito? » esclamò Sam girandosi a guardare l'amico appena arrivato.
« Mi sono mascherato per Halloween, cos'ho che non va? » chiese Rory ingenuamente, guardando la giacca di pelle di coccodrillo che aveva indosso.
« Ad Halloween ci si veste da lupo mannaro, fantasma, stregone cattivo... nessuno va in giro vestito così! »
« In Irlanda durante lo Samhain si è soliti indossare pelli di animali, oltre alle maschere di mostri che ovviamente ho portato con me. » precisò Rory Flanagan come per scusarsi.
« Ok, va bene, ti lascio indossare questa giacca solamente perché stasera non verrà nessuno oltre noi del Glee, quindi non ci sarà gente a prenderti in giro. »
« Sei gentile Sam, grazie. »
« Forza ora, mettiamoci al lavoro! »
I due ragazzi posarono tutto il materiale che avevano portato e si misero a sistemare la palestra per la festa. Attaccarono alle pareti diverse ragnatele che il Glee Club aveva comprato per l'occasione, montarono le attrezzature sul palco nel caso qualche membro avesse voluto cantare e spostarono i tavoli per il buffet in modo da lasciare la pista libera per ballare. Vi stesero sopra le tovaglie e poggiarono piatti e bicchieri di plastica, coppe piene di patatine, popcorn, punch, varie birre e caramelle sparse qua e là. Rory aveva portato con sé un dolce che tutto aveva tranne che un aspetto invitante. Come spiegò in seguito ad un Sam alquanto interessato, si trattava del “pane d'anima”, un dolce di forma quadrata guarnito con uva passa che simboleggiava la promessa di una preghiera per i defunti. Sam trovava macabro quel dolce, ma vedere Rory così emozionato gli metteva allegria così decise di lasciarlo fare.
« Se mi assento cinque minuti al mio ritorno posso essere sicuro di non trovare teste di animali imbalsamati come decorazioni nella sala? » scherzò il biondo, ma rivelando una punta di seria preoccupazione.
« Puoi starne certo! » sorrise Rory raggiante. Sam era davvero carino con lui, a parte quel commento iniziale sulla sua giacca -comprensibile, dopotutto- non aveva mai obiettato riguardo il suo modo di allestire la palestra. Di certo l'irlandese non avrebbe messo animali imbalsamati nella stanza, ma le ultime decorazioni che aveva portato erano essenziali, poteva benissimo metterle prima che tornasse Sam.
Sam nel frattempo era negli spogliatoi del football, dove aveva lasciato il suo costume per quella sera e le zucche che i suoi fratellini avevano intagliato la mattina stessa. Indossò il suo vestito da vampiro e prese con sé i denti affilati e le zucche prima di tornare in palestra. Ciò che vide al suo ritorno fu quasi agghiacciante: una serie di rape da cucina appese per tutta la sala che fungevano da lanterne. Rory si era davvero superato.
« Allora? Ti piacciono? » sorrise il moro andando incontro al ragazzo.
« Cosa ci fanno delle rape in giro per la palestra? »
« In Irlanda originariamente si utilizzavano le rape al posto delle zucche, personalmente le ho sempre trovate più carine! »
« Va bene, ormai è tardi, lasciamo appese le rape. Ma aiutami a posizionare anche le zucche per favore. » Sam guardò l'amico quasi in tono di supplica, decidendo che sarebbe stato meglio lasciare appese quelle rape per non rovinare quell'atmosfera tanto gioiosa.
« Abbiamo fatto un bel lavoro io e te, non trovi? »
« Si, siamo un'ottima squadra. » disse Sam con convinzione. Dopotutto, a parte qualche piccola follia dell'amico la sala era venuta veramente bene e la festa sarebbe stata fantastica.
« Cosa ne dici del mio costume da vampiro? Spero che faccia effetto su Mercedes, sembra che ormai abbia preso la sua decisione di stare lontana da me. » Sam si rabbuiò ma cercò di non darlo a vedere chinandosi per sistemare l'ultima zucca ai piedi del tavolo.
Rory lo guardò, Sam stava davvero bene vestito in quel modo. Si avvicinò al ragazzo e lo fece alzare, per poterlo guardare senza che lui si nascondesse.
« Stai benissimo Sam, sei davvero splendido. » Rory Flanagan si avvicinò al volto del biondo e gli diede un impercettibile bacio a fior di labbra, prima di ritrarsi e spostare lo sguardo in un'altra traiettoria.
Sam era stupito quanto lui, ma non si mosse da lì. Rimase a fissarlo per qualche secondo, contento del fatto che Rory avesse distolto subito lo sguardo da lui. Dopo qualche istante si fece coraggio e si avvicinò alla porta della palestra, aprendola in modo che potessero entrare tutti.
« Forza, dobbiamo far cominciare la festa. » disse più a sé stesso che a Rory, sperando comunque di togliere entrambi dall'imbarazzo che si era creato.











**
Aw, buongiorno a tutti. Probabilmente avrei aspettato ancora un po' per pubblicare questo terzo capitolo, ma visto che domenica parto e starò via tre settimane, indi per cui non potrò aggiornare/scrivere, ho deciso di postare oggi.
Spero di non aver fatto danni, ditemi che ne pensate!
Ps: la canzone è, ancora una volta, quella del musical di Osama. Giuro che all'interno della storia ce ne saranno anche altre!!!
Pps: si, adoro la coppia Flanevans e no, non tollero la Samcedes. Abbiate pietà di me! >.<

Wendy

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** It's gotta get bad before it gets good. ***


Capitolo 4.
It's gotta get bad before it gets good.




« Qui l'unica vestita minimamente a tema è Michelle, dai guardateci! »
« Non è vero, io sono Frank. »
« Chi cazzo è Frank, Tony? »
« Frank è il coniglio di Donnie Darko, possibile che non lo conosciate? » Tony sbuffò rivolto ai due amici che lo guardavano male.
« A me sembri un coniglio pasquale, ma se preferisci possiamo chiamarti Frank il coniglio pasquale. » Michelle rise divertita, uno dei suoi passatempi preferiti era proprio prendere in giro il suo ragazzo.
« Senti Superman, mi dici perché mi stai trascinando ad una festa per gay la sera di Halloween? »
« Per la ventesima volta Tony, non è una festa per gay, è la festa organizzata dal gruppo di canto della scuola vicino al nostro albergo. E ora muoviamoci se non vogliamo arrivare troppo tardi! » Michelle prese un coprispalle e uscì dalla stanza, poi aspettò che Tony li superasse per rivolgersi a Maxxie. « So che quei due stanno insieme, ma so anche che il piccoletto ti piaceva, e magari stasera lo trovi abbastanza ubriaco da portartelo a letto! E comunque, per la cronaca, sei il Superman migliore che abbia mai visto.»
Maxxie accennò un sorriso, era decisamente troppo teso persino per muovere i muscoli facciali.

**

« Janet, Brad, accomodatevi prego. » disse Sam rivolto a Finn e Rachel, che erano arrivati in coppia alla festa.
« Questo allestimento è bellissimo Sam, complimenti! »
« Gran parte è merito di Rory. » sorrise Sam trascinando l'irlandese vicino a loro in modo che potesse ricevere i complimenti dovuti. « Anche le rape sono sue, tradizione irlandese. » aggiunse poi il biondo vedendo che Finn stava indicando quelle lanterne alternative.
Le persone cominciavano ad arrivare, Quinn Santana Brittany Tina e Mercedes con i costumi del Rocky Horror, Joe con una tunica bianca che era stata ispirata proprio dal soprannome che gli avevano dato i suoi nuovi amici, il “Gesù teenager”. Poi fu la volta di Artie e Puck, il primo vestito da lupo mannaro e il secondo da fantasma. Mike Chang indossava un vestito da vampiro di quelli che sembravano usciti da un manga giapponese, Sugar -che alla fine aveva deciso comunque di andare- indossava un paio di corna da diavolo e una tutina rossa molto attillata.
Ormai erano arrivati quasi tutti, secondo i calcoli di Sam mancavano solamente Kurt e Blaine.
Rory stava per accostare la porta della palestra per evitare di far entrare troppa aria, dato che le temperature stavano decisamente scendendo in quei giorni, quando vide arrivare non due ma ben sei persone, tra le quali anche Kurt e Blaine, gli unici due che gli sembrava di conoscere. Prima che potessero vederlo corse da Sam preoccupato. « Sam, ci sono persone al di fuori del Glee, dici che dovrei togliermi questa giacca? »
« Persone al di fuori del Glee? » Sam non finì di ascoltare quello che stava dicendo Rory e si incamminò diretto verso la porta per vedere chi erano i nuovi arrivati.
« Ehi Sam, non vi dispiacerà se abbiamo portato qualcuno in più vero? »
« Certo che no! Io sono Sam, piacere. »
« Loro sono Maxxie, Tony, Michelle e Sebastian. »
« E tu sei Harry Potter. » aggiunse Rory, che nel frattempo si era avvicinato a loro, guardando il costume di Blaine.
« Si, e io sono Frank, possiamo entrare ora? » disse scocciato Tony sgomitando per superare la gente davanti a lui.
I ragazzi fecero il loro ingresso nella sala, Tony col suo costume da “Frank”, Maxxie vestito da Superman, Michelle da bambola assassina e Sebastian da studente di Hogwarts, proprio come Blaine. Lui però era un Serpeverde.
« Le giacche posatele pure da questa parte. » sorrise amichevolmente Sam. Tony non lo stette neanche a sentire, si guardò intorno per vedere gli altri invitati e quando si accorse di Quinn Fabray seduta ad un tavolo accanto al palco si diresse verso di lei, dimenticandosi di essere andato alla festa con Michelle.
« Qualcosa da bere bambola? » sorrise affabile.
« Ancora tu? Si può sapere cosa ci fai qui? »
« Posso almeno sapere il tuo nome? »
« E a che serve? »
« Così eviterò di chiamare qualcun'altra mentre lo staremo facendo. » Tony le fece l'occhiolino.
« Ok senti, fino a qualche tempo fa ero la presidentessa del Club della castità, finché un bel giorno non ho deciso di darla ad un idiota che mi ha messa incinta. Non ho abortito, ma una volta nata ho dato via la mia bambina ad una donna che ora neanche mi permette di vederla. Cosa ti fa pensare che io abbia voglia di fare sesso con te? »
« Il fatto che io sia così irresistibile e che nonostante tutto tu non ti sia ancora alzata da questo tavolo per andartene. » rispose Tony come se nulla fosse, quasi non avesse sentito le parole di lei.
« Non faremo sesso, ma se davvero vuoi provarci con me allora dovrai impegnarti. » sorrise la ragazza in segno di sfida, prima di alzarsi dal tavolo lasciando Tony da solo.
Nel frattempo Kurt e Blaine avevano invitato Maxxie, Michelle e Sebastian ad unirsi al loro tavolo.
« Hai un bellissimo costume Michelle, molto originale! » disse Kurt per togliere un po' tutti dall'imbarazzo.
« Oh grazie, questo è il meglio che siamo riusciti a trovare. Anche voi state benissimo! » sorrise la ragazza sentendosi leggermente fuori luogo in quel tavolo di ragazzi, soprattutto perché era sicura del fatto che almeno tre su quattro fossero gay. Sia chiaro, Michelle non era omofoba anzi, adorava Maxxie e vedeva in lui un amico davvero speciale, ma quei quattro avrebbero potuto benissimo essere due coppie, lei era l'intrusa e si sarebbe volentieri liberata da quell'impiccio.
« Se volete scusarmi, vado a vedere dove diavolo si è cacciato il mio ragazzo.»
Maxxie rivolse alla ragazza uno sguardo disperato, come a volerle dire di non lasciarlo da solo, ma lei gli fece l'occhiolino e gli strinse una spalla per rassicurarlo, prima di allontanarsi dal tavolo per cercare Tony.
« Hummel, perché non presenti il tuo nuovo amico agli altri del Glee? Io e il tuo ragazzo dobbiamo scambiare quattro chiacchiere sulla Dalton e gli Usignoli. » Sebastian liquidò così Kurt, il suo piano era quello di rimanere solo con Blaine e nessuno avrebbe potuto ostacolarlo.
« Torno subito Blaine. » sussurrò Kurt al proprio ragazzo, poi si rivolse a Maxxie e aspettò che quello lo seguisse.
« Che cosa ne dite di animare la festa? » risuonò la voce di Puck dal microfono sul palco. Aveva una birra in mano, doveva essere già parecchio ubriaco. « Stasera consideratevi pure single, perché stiamo per giocare e nessuno può tirarsi indietro. Per nessun motivo al mondo. Prendete tutti quanti un numero da lì dentro » disse indicando una scodella su un tavolo che conteneva venti bigliettini di carta « e venite a sedervi a questi tavoli qui davanti. Il resto del gioco ve lo spiego dopo. » Puck finì di parlare, si scolò la birra rimasta nella bottiglia che aveva in mano e si mise a sedere sul bordo del palco aspettando che gli altri seguissero le sue istruzioni.
Brittany prese quattro numeri dalla ciotola e li portò ad un tavolo dove erano seduti Artie, Mike e Tina. Rory prese i numeri per lui, Sugar, Sam, e Mercedes.
Rachel li prese per lei, Finn e Joe che si misero a sedere al tavolo dove si trovavano Blaine e Sebastian, Tony ne prese altri quattro e andò a sedersi al tavolo con Quinn e Santana, seguito da Michelle. Kurt si guardò intorno e rivolse uno sguardo sprezzante a Rachel che aveva preso il suo posto accanto a Blaine, lasciandolo quindi solo. Poi si voltò e si rese conto che il biondino inglese ancora non aveva preso posto, così raccolse gli ultimi due numeri rimasti e lo invitò a sedersi all'ultimo tavolo rimasto. Puck nel frattempo si era fatto portare da Finn il numero che spettava a lui, poiché la testa gli girava troppo per riuscire a scendere dal palco. Quando vide che tutti quanti
avevano preso posto decise di riprendere la parola, così accostò il microfono alla bocca e aspettò che gli altri facessero silenzio.
« Ho qui con me altre due ciotole. Una è identica a quella che avete usato voi, nell'altra vi sono biglietti che indicano ciò che dovrete fare una volta che sarà uscito il vostro numero. Visto che alcuni di voi non saranno troppo coraggiosi, il primo numero estratto avrà la possibilità di scegliere se svolgere l'azione da solo o con un altro numero. A voi la scelta, ma state attenti perché una volta deciso non potrete tirarvi indietro. » Puck sembrò aver finito di parlare, poi prese nuovamente il microfono e dalla sua bocca fuoriuscì un rumore assordante, frutto delle cinque birre che aveva bevuto precedentemente.
« Io non me la sento molto di giocare, sai immagino che questo gioco implichi varie bevute e visto che non potrei rifiutare mi ritiro in partenza. Posso venire ad estrarre i numeri, se per voi non è un problema. » Joe fece una smorfia e si alzò per portare il suo numero a Puck, che acconsentì alla sua richiesta e decise comunque di tenere il numero, a lui non sarebbe dispiaciuto dover fare il doppio turno.
« Ok, il primo numero uscito è il 16. » esordì il ragazzo.
Finn si alzò dalla sua sedia e con cautela raggiunse i due sul palco, ancora incerto sul da farsi.
« Finn, puoi scegliere se chiamare prima un altro numero o pescare direttamente il secondo bigliettino, ma fai in fretta. » Puck sembrava smanioso di vedere cosa sarebbe toccato all'amico, quel gioco lo stava divertendo tantissimo.
« Provo da solo per il momento, non so cosa tu possa aver messo lì dentro. » dichiarò Finn avvicinandosi alla seconda ciotola per pescare un biglietto.
Erano tutti in trepidante attesa, chi come Santana desideroso di vedere cosa stava per accadere, chi come Rachel preoccupato per Finn e per ciò che sarebbe accaduto a loro dopo.
« Puck, come ti è venuto in mente di farci bere alla goccia tre bicchieri di birra uno di seguito all'altro? » disse Finn sbalordito.
« Che c'è scimmione, il tuo corpo flaccido non li regge tre bicchieri di birra? » ghignò Santana dal suo tavolo.
Finn raccolse la sfida e, prendendo dal tavolo di Brittany i tre bicchieri che la ragazza aveva preparato, li buttò giù uno dietro l'altro senza esitazione. Barcollò per qualche secondo, poi si voltò a guardare Puck con un sorriso soddisfatto e gli diede una pacca sulla spalla prima di tornare al proprio tavolo.
« Ora il numero 5! » continuò Joe senza aspettare inutili commenti.
Santana si alzò dal tavolo e prima che Puck potesse dire qualcosa afferrò dalla prima ciotola un secondo numero senza dare il tempo a Joe di leggerlo. « Numero 12. » sorrise la ragazza maliziosamente, vedendo che Tony si alzava dalla sua sedia seppur contro il volere di Michelle.
Puck allungò verso la ragazza la seconda ciotola, e quando lei prese un biglietto e lo lanciò nella sua direzione senza distogliere lo sguardo dal ragazzo che aveva di fronte, lui lo afferrò e lesse ad alta voce: kiss.
Santana non perse tempo e in men che non si dica le sue braccia erano avvinghiate al collo di Tony, le loro labbra si muovevano freneticamente e le loro lingue si insinuavano nella bocca dell'altro. Un bacio che a Michelle, oltre che esagerato, sembrò durare una vita, tanto che dopo poco si alzò dalla sua sedia e andò a staccare i due tirando Santana per i capelli. « L'hai baciato abbastanza, grazie. » disse seria afferrando Tony per il braccio e trascinandolo con sé.
Tony Stonem non disse una parola, si mise a sedere e si girò a guardare prima Santana, che gli sorrideva senza alcun timore, poi Quinn, che seduta di fronte a lui sembrava a dir poco schifata. Senza scomporsi Joe prese dalla ciotola un altro bigliettino, tentando di allentare la tensione che si era creata. « Numero 2. »
Questa volta toccò a Kurt alzarsi, e dopo aver visto la scenetta di Santana sperò ardentemente di poter baciare Blaine, così da rimarcare il proprio territorio. Acconsentì a far uscire un altro numero, ma quando vide che il numero 18 corrispondeva a Brittany si rabbuiò. Anche a loro uscì il bacio, così Brittany si avvicinò al ragazzo e gli schioccò un grande bacio sulla guancia, lasciando a Kurt tutto il segno del lucidalabbra.
Poi fu il turno del numero 7, Rory. Il ragazzo decise di pescare direttamente il secondo bigliettino, e quando vide che il foglietto recitava di togliersi di dosso un indumento a proprio piacimento fu quasi sollevato nel potersi togliere la giacca di pelle di coccodrillo.
Joe in seguito chiamò il numero 9, uno dei numeri di Puck, che senza alcuna sorpresa da parte dei presenti decise di pescare un secondo numero. Stavolta fu Michelle la fortunata, col numero 10, che si alzò dalla sua sedia decisa a farla pagare a Tony, ma quando vide che sul loro biglietto vi era il disegno di una bottiglia di birra non cercò di nascondere la delusione e prese le due bottiglie che Santana le stava passando, porgendone una a Puck che ci mise neanche dieci secondi a finirla.
Dopo che la ragazza tornò a sedersi, Mercedes sentendo chiamare il numero 3 si avvicinò al palco, dicendo a Joe di estrarre un secondo numero. Probabilmente per un colpo di fortuna al numero 14 corrispondeva proprio Sam, che si avvicinò al palco aspettando il loro responso. Anche loro a quanto pareva avrebbero dovuto baciarsi. Puck aveva decisamente abbondato con quei biglietti. La ragazza lo fissò per qualche istante e aspettò che fosse lui a fare la prima mossa, poi vedendo che non si muoveva di un millimetro accostò le sue labbra a quelle di Sam, un bacio breve ma dolce e intenso. Sam ricambiò il bacio, poi senza dire una parola tornò a sedersi e rivolse il suo sguardo verso la sua sinistra, dove Rory evitava il contatto visivo.
Il numero successivo fu il 6, che apparteneva a Sugar. Lei dovette esibirsi in un balletto improvvisato con il numero 17, Artie. Era forse il biglietto meno appropriato per il ragazzo, ma i due riuscirono comunque a combinare qualcosa e a far divertire gli altri, alcuni di loro ancora molto tesi.
Poi fu il turno di Tina col numero 11 che invece dovette cantare: si esibì in una splendida Tonight alla quale seguirono uno scroscio di applausi da tutti i tavoli. I numeri cominciavano ad essere sempre di meno e ne rimasero solamente cinque quando il numero 1, sempre Puck, decise di pescare anche il numero 20 che apparteneva invece a Rachel. I due dovettero baciarsi ma al ragazzo fu concesso un semplice bacio a stampo, cosa di cui Finn rimase molto sollevato.
A quel punto fu il turno del numero 4 Mike, che spinto dalla curiosità decise di pescarne un secondo. Joe fece uscire il numero 8, che come scoprirono subito dopo apparteneva al ragazzo inglese Maxxie. Il biondo si alzò leggermente impacciato e si avvicinò al palco, ma quando lesse che anche a loro era toccato un ballo si rilassò e iniziò a danzare. Anche nei loro costumi i due ragazzi erano bravissimi, si muovevano persino a tempo e i loro passi erano simmetrici e ben calcolati seppure inventati sul momento. Finita l'esibizione Maxxie si avvicinò a Mike che gli sorrise e si strinsero la mano per congratularsi l'uno con l'altro, prima di tornare ai loro posti. Ormai erano rimasti solamente tre numeri, e Kurt era preoccupato del fatto che sia Blaine che Sebastian fossero ancora in gioco. Tentò di non pensarci e si voltò a guardare il ragazzo biondo che sedeva al suo tavolo e che si era appena esibito in un ballo da Oscar.
Joe fece uscire i numeri 13 e 19, che accettarono di svolgere insieme la sfida. Come Kurt aveva previsto, quella serpe della Dalton era capitata proprio con il suo ragazzo.
Toccò a Blaine pescare il secondo biglietto, e quando si accorse che c'era scritta proprio la parola “bacio” si voltò a guardare Kurt con sguardo supplichevole, di chi non vorrebbe assolutamente fare ciò che lo aspetta. Puck decise di mettere fine a quell'attesa interminabile e prima che i due ragazzi potessero prendere una decisione li spinse l'uno nelle braccia dell'altro, facendo combaciare le loro bocche. Sebastian approfittò dell'occasione e inclinò leggermente la testa per assecondare meglio i movimenti delle sue labbra, che nel frattempo si erano dischiuse per lasciar spazio alla lingua.
Kurt, seduto a tavola con Maxxie, era bianco in volto. Sebastian stava baciando il suo ragazzo proprio davanti ai suoi occhi. E Blaine ricambiava. Non aspettò che i due si staccassero per alzarsi dal tavolo e sparire fuori dalla palestra, cercando un posto dove non poter essere disturbato. Fu troppo veloce persino per Maxxie, che non fece in tempo a seguirlo prima che il ragazzo sparisse dalla sua vista. Rivolse uno sguardo sprezzante a Blaine, ancora troppo occupato a baciare Sebastian per accorgersi che Kurt era fuggito per colpa sua.
La sala rimase in silenzio, così l'ex cheerios decise di salire sul palco e prendere la parola.
« Buonasera a tutti, io sono Quinn Fabray ed essendo l'unica a non aver ancora giocato utilizzerò la mia chance per cantarvi una canzone. »
Sebastian tornò a sedersi soddisfatto sotto lo sguardo accusatorio di Rachel, Blaine si guardò intorno per cercare Kurt e quando si accorse che il ragazzo non era più in sala uscì per tornarsene a casa.

So if you love me let me go and run away before I know.
My heart is just too dark to care. I can't destroy what isn't there.
Deliver me into my fate. If I'm alone i cannot hate. I don't deserve to have you.
My smile was taken long ago. If I can change I hope I never know...

Maxxie era rimasto da solo al suo tavolo mentre cercava disperatamente di non pensare a Kurt, Tony all'altro tavolo sedeva fra Michelle e Santana, entrambe poggiate al suo petto, e sorrideva in direzione di Quinn.









**
Buoooooonasera a tutti!
Scusate l'enorme ritardo ma sono appena tornata dall'Inghilterra e lì non ho avuto modo di postare. Questo capitolo è forse quello che ho scritto in meno tempo, avevo solamente l'idea della festa ma il resto è venuto tutto di getto e non mi sono fermata neanche un secondo per rileggere se non quando ho finito di scriverlo. Spero sia stato di vostro gradimento come gli altri, e soprattutto spero di non aver scritto uno schifo. >.< (Sono sempre mooolto insicura riguardo tutto quello che scrivo, purtroppo.)
Sono lieta di annunciarvi che la canzone "protagonista" del capitolo non è più presa da Osama ma si tratta di "Snuff" degli Slipknot. Se non la conoscete, vi consiglio vivamente di ascoltarla! :)
Ancora una volta, fatemi sapere cosa ne pensate, aspetto con ansia.
Un bacio a tutti,

Wendy.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** The boy is mine. ***


Capitolo 5.
The boy is mine.



Quella notte Maxxie non aveva fatto altro che pensare a dove potesse essere finito Kurt. Lui e Michelle erano tornati in albergo dopo che quest'ultima aveva avuto un'accesa discussione con Santana, la ragazza mora che aveva baciato Tony. A quanto pareva, lui e Santana si erano già incontrati precedentemente e lei giurava che lui non le avesse mai detto di essere fidanzato. Michelle ovviamente aveva deciso di non credere ad una sola parola di ciò che lei aveva da dirle, ma in cuor suo Maxxie sapeva che l'amica non aveva alcuna fiducia in Tony e che, nonostante questo, continuava ad amarlo. Anche Tony era innamorato di Michelle, così come era innamorato delle belle ragazze. Quella notte Tony non era tornato con loro, non voleva vedere Michelle dopo la sfuriata che aveva fatto. Né tanto meno lei aveva alcuna intenzione di lasciarlo dormire nella sua stanza.
Aveva intenzione di riprendersi il suo ragazzo, Michelle, ma non l'avrebbe fatto quella sera.

**

Mercedes ancora non riusciva a credere a ciò che era successo quella sera. Sam le aveva sempre detto di volerla riconquistare, che non gli importava se lei era già impegnata con Shane, che avrebbe fatto di tutto per riaverla accanto a sé. Lei con Shane era felice, Sam era stato solamente una cotta estiva. Una bella cotta estiva. Mercedes ricordava perfettamente quell'estate passata insieme, costretti a rimanere a Lima perché la famiglia di lui non poteva permettersi un viaggio, ma a loro andava bene così. Passavano i pomeriggi a casa di Sam a badare ai fratellini più piccoli, se
ne stavano sul divano a guardare la tv e facevano lunghe passeggiate al centro commerciale. Erano sempre insieme. Poi lui se n'era andato.
Mercedes ci era stata male, ma al suo ritorno a scuola si era messa con Shane ed era finalmente felice. Poi Finn e Rachel avevano deciso di far tornare Sam a scuola, il suo Sam, e a lei erano venuti mille dubbi sulla sua splendida e attuale relazione.
Sam le aveva chiaramente detto di voler tornare insieme, ma lei non si sentiva pronta a lasciare Shane così aveva provato ad allontanarlo. Ma quella sera si erano baciati, Mercedes non voleva ammetterlo ma tutte le sensazioni che aveva provato quell'estate erano riaffiorate in un unico bacio. L'unico problema era che Sam quella sera il bacio non l'aveva ricambiato. Era rimasto fermo, impassibile, come se finalmente fosse riuscito a cancellarla dalla sua mente.
Mercedes quella notte non riuscì a chiudere occhio.


**

Sugar.
Si, Rory cercava di convincersi che era proprio a Sugar che doveva pensare, non a quel maledettissimo bacio. Non era stato neanche un vero bacio a pensarci bene, perché l'irlandese aveva immediatamente perso tutto il coraggio che lo aveva spinto a compiere quel gesto e si era spostato non appena le loro labbra si erano sfiorate. Era sbagliato, era tutto fin troppo sbagliato. Sua madre gli aveva sempre insegnato che erano le ragazze che doveva guardare, e così aveva sempre fatto. Si era finto un lepricano per poter conquistare Brittany, aveva lottato duramente con Artie per la mano di Sugar e ora che finalmente era riuscito ad averla non la voleva più, aveva perso tutto il suo interesse.
In realtà, quelle ragazze erano bellissime ma ciò che provava Rory in compagnia di Sam era diverso. Lui lo faceva sentire bene.
Rory era confuso e spaesato quella sera, non voleva ammettere che i suoi pensieri ricadessero costantemente a quell'istante, quel piccolo istante in cui le sue labbra avevano sfiorato quelle del biondo.
Si insomma, due ragazzi! Per Rory era davvero inconcepibile una situazione del genere. Eppure, Kurt e Blaine sembravano stare davvero bene insieme... Anche se quella sera Blaine aveva baciato quello della Dalton, Sebastian.
Per loro era esattamente come stare con una ragazza, era la normalità. Rory era davvero confuso, non riusciva a dormire e continuava a fissare il telefono dove vi erano due foto che aveva fatto quel pomeriggio con Sam.
Sam.

**

Anche se non lo dava a vedere, Quinn non aveva nessuna voglia di tornare a casa. Sarebbe rimasta lì in eterno, a passeggiare fianco a fianco con lui.
Naturalmente, tutto questo Tony non poteva saperlo, e lei approfittava della situazione per mostrarsi forte e determinata. Tony Stonem la faceva sentire ancora una volta desiderata, la poneva al centro dell'attenzione e a lei tutto ciò piaceva e non poco. Qualche giorno prima aveva finto di essere fidanzata con Puck ed era scappata, così pochi minuti dopo l'aveva visto entrare negli spogliatoi della scuola con Santana. Quella sera la cheerios e la ragazzina inglese avevano litigato per lui, che però -Quinn se ne era accorta, non era di certo stupida- non riusciva a togliere gli occhi di dosso da lei. Tony Stonem, fra tutte quelle ragazze che gli morivano dietro passava il tempo a guardare lei, Quinn Fabray.
In qualche modo, Quinn aveva accettato la sfida, gli aveva lasciato via libera, voleva che lui provasse a conquistarla. Non ci sarebbe andata a letto, di questo ne era assolutamente sicura, ma finché lui le sarebbe andato dietro a lei sarebbe stato bene.
Quinn Fabray avrebbe fatto di tutto pur di tornare in cima, sarebbe stata disposta a tornare con Finn se necessario -in realtà, se lui l'avesse voluto- ma visto il successo che l'inglese stava avendo con le ragazze le sembrava una buona idea tenerselo stretto.
« Ok, puoi dirmi ancora una volta perché ci provi con me se quella di prima era la tua ragazza? »
« Perché penso che tu sia bellissima e perché la mia ragazza ora ce l'ha con me.»
« Ce l'ha con te perché sei andato a letto con Santana! » sbottò Quinn fermandosi di colpo, leggermente irritata al pensiero di quella scena raccapricciante.
« E anche tu ce l'hai con me per questo? » la stuzzicò Tony in tono canzonatorio, sperando di farla cadere nella sua trappola sfoderando quel sorriso sghembo un po' impacciato tipico della famiglia Stonem.
« Per quanto mi riguarda puoi anche andare a letto con tutto il McKinley. »
« Bene, allora non ti dispiacerà se inizio proprio da te. »
« Te l'ho già detto, non ci vengo a letto con te. »
« Ma non mi stai impedendo di venire a casa tua stasera, questo vuol dire che nonostante tutto vorresti venirci a letto con me. »
« Non te lo sto impedendo per il semplice motivo che sei stato cacciato, giustamente, dalla tua ragazza e io sono tanto buona da provare un minimo di compassione e non farti dormire negli spogliatoi della scuola. Oh, e adesso sta' zitto che mia madre starà dormendo. » aggiunse poi Quinn aprendo la porta di casa Fabray.
I due ragazzi oltrepassarono la soglia e si chiusero la porta alle spalle, cercando di fare meno rumore possibile. Senza perdere molto tempo Tony si avvicinò alla ragazza e le cinse la vita, poi accostò il volto a quello di lei e tentò di baciarla ma Quinn si allontanò e iniziò a salire le scale che portavano alle camere. Tony rimase a fissarla per qualche istante, poi decise di non darsi per vinto e la seguì su per le scale. Quinn mostrò a Tony una stanza piccolina ma accogliente, che doveva essere la camera degli ospiti. Il ragazzo tentò di farle cambiare idea, ma Quinn rimase sulla sua posizione e lasciò Tony solo nella stanza, con una maglia bianca e un pantaloncino che probabilmente aveva lasciato suo padre prima di andarsene, piegati sul letto.
« Sei davvero sicura che io debba dormire lì? »
Quinn si girò in direzione della porta, dove trovò Tony Stonem con indosso il pigiama che un tempo era stato di suo padre. Gli stava un tantino grande, ma Quinn lo trovava adorabile.
« Sono più che sicura, e ora fila a letto Don Giovanni. »
Tony abbassò lo sguardo in segno di rassegnazione e si girò per avviarsi verso la stanza degli ospiti, il pigiama che gli calava leggermente sulla vita. « Uhm, aspetta. » risuonò una vocina flebile dall'interno della stanza della ragazza.
« Si? » chiese Tony voltandosi a guardare Quinn.
« Buonanotte. » rispose lei di rimando e gli si avvicinò per dargli un leggero bacio sulla guancia.

**


Maxxie Oliver quella notte proprio non riusciva a chiudere occhio. Michelle era crollata stesa accanto a lui dopo essersi lamentata di Tony e della sua inaffidabilità per più di due ore, e adesso dormiva beatamente al contrario del biondo. Non appena provava a chiudere gli occhi a Maxxie tornavano in mente le immagini di quella sera: Blaine che bacia l'altro ragazzo e Kurt che scappa dalla sala, lui che se ne accorge troppo tardi anche solo per provare a seguirlo. Era agitato Maxxie, non sapeva che fine avesse fatto Kurt e aveva paura che stesse girovagando da solo per la città di notte. Ma cosa poteva fare lui? Non era di Lima Maxxie, era lì solamente da pochi giorni e Kurt probabilmente neanche si ricordava di lui. Avrebbe voluto cercarlo, ma se fosse uscito dalla sua stanza e avrebbe iniziato a girare per la città avrebbe finito con il perdersi nel bel mezzo della notte in un posto che non conosceva, tralasciando il fatto che sicuramente non avrebbe trovato Kurt. Maxxie non era propriamente attratto da quel ragazzo, provava più una sorta di compassione nei suoi confronti. La realtà era che Maxxie si rispecchiava in Sebastian, il ragazzo che Blaine aveva baciato, e trovava che Blaine in fondo fosse molto simile a Tony. Era innamorato di Kurt, si vedeva benissimo, ma era attratto dal ragazzo dell'altra scuola così come Tony era stato attratto da lui, un tempo. Dopo la gita in Russia Michelle aveva lasciato Tony, e lui non aveva fatto nulla per riconquistare la sua fiducia. Era stato Maxxie a scusarsi con la ragazza, poiché si sentiva terribilmente in colpa per ciò che avevano fatto. Ma la verità era che a Maxxie piaceva Tony e il fatto che il moro avesse voluto stare con lui quella notte lo aveva fatto sentire importante. Tony continuava a stuzzicarlo nei giorni seguenti, e Maxxie lo lasciava fare. A lui piaceva così, ma questo non voleva dire che non si sentisse in colpa nei confronti di Michelle, costretta a guardare il suo ragazzo che flirtava con lui. Maxxie aveva resistito poco più di una settimana, poi aveva mollato Tony e quest'ultimo non aveva perso tempo a tornare da Michelle. Quei due erano perfetti insieme, Maxxie era stato solo un passatempo. Lui lo sapeva benissimo, era stato uno stupido a permettere a Tony di trattarlo in quel modo, si era ripromesso che non avrebbe più fatto soffrire nessuno come aveva sofferto Michelle. Le voleva bene, non meritava tutto ciò.
Maxxie vedeva in Kurt ciò che aveva visto in Michelle quella volta, tutto ciò che avrebbe voluto fare era aiutarlo, farlo smettere di soffrire. Proprio per questo quando sentì la voce di un ragazzo che gli era familiare provenire dall'ingresso della scuola McKinley non perse tempo ad affacciarsi dalla finestra per vedere chi fosse.
« Non può essere andato lontano, magari è rimasto qui dentro e non ce ne siamo resi conto. » continuava a ripetere Finn Hudson a Blaine, cercando di mantenere una calma apparente. Anche se non lo dava sempre a vedere, Finn era il fratellastro di Kurt e gli voleva davvero molto bene, forse più di quanto potesse volergliene Blaine.
« D'accordo, allora entriamo e dividiamoci. » suggerì Blaine palesemente sconvolto.
« Se non vi dispiace vorrei venire con voi. » aggiunse poi una voce alle loro spalle. Maxxie alla vista dei due ragazzi si era precipitato fuori dall'albergo, sicuro del fatto che fossero lì per cercare Kurt.
« Va bene, allora io provo negli spogliatoi della palestra, tu Blaine nell'aula del Glee e tu... »
« Nell'auditorium. Ci sono stato, so dov'è. » concluse Maxxie per Finn.
« Ok, vada per l'auditorium. Se entro un'ora non l'avremo trovato rivediamoci tutti e tre qui fuori, intesi? ». I due annuirono a Finn, poi presero tutti e tre direzioni diverse e si avviarono all'interno della scuola.
Maxxie ricordava perfettamente la porta che dava all'auditorium, dove pochi giorni prima si era esibito davanti al suo spettatore preferito: il vuoto. Maxxie Oliver adorava il vuoto intorno a sé, il silenzio, amava percepire ogni piccolo particolare, soffermarsi sui dettagli. Era questo che faceva di lui un bravo ballerino, era capace di estraniarsi dal mondo e concentrarsi esclusivamente su se stesso.
Aprì con cautela la porta che dava sull'auditorium e scese le scale, scrutando ogni angolo della stanza con la speranza di trovare Kurt. Quando arrivò ai piedi del palco si accorse di un ragazzo accucciato ai piedi del pianoforte che singhiozzava silenziosamente, come se volesse nascondersi da tutti e sparire. L'inglese gli si avvicinò e senza dire una parola si mise a sedere accanto a lui, portandogli un braccio intorno alle spalle. Kurt continuò a piangere in silenzio, ma si lasciò cullare da Maxxie e poggiò la testa sulla sua spalla, bagnandogli completamente la maglia del pigiama. Rimasero così per circa dieci minuti, poi Kurt si portò una mano sul viso per asciugarsi le lacrime, si discostò leggermente da Maxxie quanto bastava per guardarlo in faccia, e quando fu finalmente in grado di riconoscerlo biascicò un semplice “grazie”, con gli occhi ancora lucidi per il pianto. Maxxie non disse una parola, sorrise solamente e lasciò che Kurt rimanesse ancora un po' fra le sue braccia.
Quando Kurt smise di singhiozzare, rimanendo con la testa poggiata sulla spalla del biondo, aprì la bocca e dalle sue labbra uscì una voce soave, ancora leggermente strozzata dal pianto.

Sometimes in our lives, we all have pain,
we all have sorrow.

Maxxie lasciò che il suo corpo si rilassasse e lasciò che la testa si poggiasse all'indietro sulla gamba del pianoforte, poi guardando dritto davanti a sé continuò le parole di Kurt.

But if we are wise, we know that there's always tomorrow.

Vide che Kurt sorrideva, così tolse il braccio dalle sue spalle e si alzò in piedi, continuando a cantare.

Lean on me, when you're not strong,
I'll be your friend, I'll help you carry on.

Kurt Hummel si alzò, sollevato da quella situazione, avvicinandosi al biondo tanto da sfiorarlo, voleva assaporare ogni singola nota che emetteva la sua voce.

For it won't be long,
til I'm gonna need somebody to lean on.

Maxxie smise di cantare, la voce di Kurt lo aveva completamente stregato, il suo profumo a pochi centimetri dal suo volto, le lacrime del ragazzo che ancora scivolavano sulle sue guance rosee, la bocca salata a mezzo centimetro dalla sua, poteva quasi percepirne il sapore. Maxxie era inebriato da tutto ciò: forse, dopotutto, Kurt non era esattamente l'equivalente di Michelle, a cominciare dal fatto che si trattava di un ragazzo e per di più molto carino.
« Kurt! »
Maxxie fece appena in tempo a distogliere il suo sguardo da quello del ragazzo, fece qualche passo indietro e vide Kurt che tentava di asciugarsi le lacrime frastornato da ciò che era successo pochi istanti prima, Finn e Blaine fermi a guardarli sulla porta dell'auditorium.


















**
Stavolta sarò davvero di poche parole, perché beh questo capitolo parla da solo. *-*
Diciamo che è da questo capitolo che è nata l'idea per l'intera storia, ci ho messo davvero tanto per scriverlo!
La canzone che cantano insieme Kurt e Maxxie è "Lean on me", che oltre a prestarsi molto bene alla situazione, è stata effettivamente cantata da tutti e due. Nella prima stagione infatti viene cantata dal gruppo del Glee, mentre per quanto riguarda Maxxie... Non è che l'abbia cantata proprio lui. In compenso però l'ha cantata Mitch Hewer, quel bellissimo ragazzo che recita nel ruolo di Maxxie e... L'ha cantata proprio per il Glee Project! *-* Purtroppo, non so cosa avesse fumato Murphy perché non è stato preso, ma posso solo dirvi che è grazie alla sua magnifica versione della canzone che è nata questa fanfiction!
Il resto del capitolo è nato un po' per caso, perché volevo far capire con maggiore chiarezza cosa pensassero tutti i personaggi riguardo le diverse vicende. Ebbene si, Quinn l'ha fatto apposta a rivelare il suo nome la sera della festa! ;) Non vi dico altro però, spiacente!
Vi lascio qui sotto il link del video in cui Mitch canta Lean on me, ascoltatela se non l'avete già fatto perché merita davvero.
E grazie a tutte. *-*

Wendy

Mitch Hewer - Lean on me

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** It's time to try defying gravity. ***


Capitolo 6.
It's time to try defying gravity.



Quella mattina Maxxie era di buon umore: Michelle si era svegliata apparentemente rilassata e decisa a perdonare il suo ragazzo, Finn e Blaine non si erano accorti della sua vicinanza con Kurt e quest'ultimo gli aveva lasciato il suo numero di telefono, nel caso in cui il suo fratellastro se la fosse presa con lui. Kurt li aveva anche invitati ad assistere alle prove del Glee Club quella mattina, anche se a Maxxie continuava a sfuggire il motivo. In più, Michelle non faceva altro che domandarsi come avesse fatto Maxxie a sentire il ragazzo, visto che da quando se ne erano andati dalla festa loro due erano rimasti insieme in albergo a dormire. Come se non bastasse, era da quando avevano aperto gli occhi che Michelle assillava il biondo per sapere se anche Tony sarebbe stato presente quella mattina, ma Maxxie non ne era così sicuro visto che l'amico non era mai tornato in albergo.

I due finirono di prepararsi e uscirono dall'albergo per dirigersi al McKinley High School.


**


Kurt continuava a fissare la porta dell'aula del Glee, tranne che nei rari momenti in cui Blaine vi passava davanti, perché a quel punto distoglieva lo sguardo e si girava verso Finn seduto al suo fianco, in modo da esser sicuro di non incrociare gli occhi di Blaine.

Dalla notte precedente Finn non gli toglieva gli occhi di dosso neanche per un istante, si era davvero preoccupato e di certo non avrebbe voluto vedere nuovamente Burt Hummel in quello stato. Kurt però quella mattina sembrava come trasformato, non aveva più gli occhi gonfi di pianto e, seppur evitando di guardarlo negli occhi, non scappava quando si trovava nei paraggi di Blaine, che sembrava realmente mortificato per ciò che era successo la sera prima alla festa. Blaine Anderson infatti aveva mandato 20 sms e 15 bigliettini al suo ragazzo, ma non aveva ancora ricevuto nessuna risposta. Ora erano insieme in quella stanza, aspettando che arrivasse il professor Schuester, ma Kurt era davvero intenzionato ad ignorarlo, come se Blaine fosse diventato invisibile. Per di più non faceva altro che spostare il suo sguardo dall'ingresso dell'aula allo schermo del suo telefono, come se stesse aspettando qualcosa o qualcuno. Si alzò di scatto dalla sedia quando vide una figura apparire sulla porta, e quando vide che si trattava di Maxxie insieme alla sua amica Michelle gli andò incontro sorridendo. Abbracciò i due proprio sotto gli occhi di Blaine, che fissava il biondo come se volesse incenerirlo con lo sguardo da un momento all'altro. Kurt fece spostare Finn e lasciò che i due inglesi si sedessero accanto a lui, mentre continuava a fissarli sorridente cercando di evitare gli sguardi di fuoco che gli stava riservando Blaine.

« Fossi stata in te non sarei venuta questa mattina, troietta. » sibilò una voce alle spalle di Michelle.

« Si può sapere cosa vuoi Santana? Tony è il mio ragazzo, sono venuta a riprendermelo. »

« Oh, e perché non è arrivato con voi? Forse non ha dormito in albergo? » ribatté Santana Lopez con un ghigno malefico sul volto.

« Ero incazzata con lui, non gli ho permesso di tornare. » rispose Michelle sulla difensiva.

« Beh, io credo che il tuo ragazzo se ne sia fatto una ragione... »

« Cosa vorresti insinuare? »

« Toh, proprio questo. Guarda con chi arriva Anthony Stonem questa mattina. » sorrise Santana con lo sguardo rivolto verso la porta.

Michelle non riuscì a controbattere, rimase con la bocca spalancata, mentre i suoi occhi non riuscivano a smettere di fissare il suo ragazzo che si era presentato mano nella mano insieme a Quinn Fabray. Maxxie si girò a guardare Michelle ma dalla sua bocca non uscì nulla che potesse minimamente rassicurarla, così decise di rimanere in silenzio e si voltò a guardare Kurt che gli sorrideva. Tony guardò prima Michelle, poi Santana e infine prese posto accanto a Mike Chang, seguito silenziosamente da Quinn.

Prima che qualcuno potesse anche minimamente fiatare Michelle si alzò dalla sua
sedia e si girò in direzione di Tony.
« Sei un bastardo. »
La ragazza non rimase a sentire ciò che Tony aveva da dirle, si diresse a passo svelto verso la porta e oltrepassò la soglia quasi correndo per evitare che qualcuno potesse vederla piangere. Nessuno poteva permettersi di giocare con i sentimenti di Michelle, nemmeno Tony Stonem.
Nella stanza calò il silenzio, nessuno osava dire una parola, persino Santana Lopez non proferì parola, decisa a fissare Tony e Quinn con l’espressione più schifata che le fosse mai uscita in volto. Maxxie aveva tentato di seguire Michelle ma Kurt lo aveva silenziosamente invitato a restare seduto poiché la ragazza aveva sicuramente bisogno di rimanere sola.
Blaine continuava a guardare Kurt, come se l’atteggiamento di Tony potesse in qualche modo perdonare il suo della sera precedente. Voleva che il suo ragazzo lo perdonasse, ma allo stesso tempo vedere Kurt intento a flirtare col biondino inglese lo faceva andare su tutte le furie. Era davvero un bellissimo ragazzo, Blaine non avrebbe mai potuto reggere il confronto. E poi, Sebastian continuava a scrivergli sebbene lui gli avesse intimato di smetterla. Ancora non riusciva a credere a ciò che aveva fatto la sera prima: ricambiare quel bacio era stata una mossa stupida e avventata, eppure in quel momento gli era sembrata la cosa più sensata da fare. Aveva bevuto un pochino, Sebastian era stato carino tutta la sera con lui e poi vestito in quel modo aveva acquisito un minimo del fascino dei Malfoy. Blaine si era sentito in colpa per quel bacio, ma solo dopo aver visto che Kurt era uscito dalla sala. Mentre baciava Sebastian, era come se Blaine non desiderasse altro che quello.
L’unico che in quel momento riusciva a parlare era Kurt: se, infatti, tutti gli altri erano ancora occupati a fissare Tony e Quinn seduti vicini e in silenzio, Kurt era preoccupato per Maxxie che avrebbe tanto voluto fare qualcosa per Michelle.
« Sai, tu me la ricordi tanto. » disse Maxxie rivolto a Kurt quando finalmente gli altri ricominciarono a parlare e vi fu abbastanza confusione da coprire il suo discorso.
« Ti ricordo Michelle? » Kurt era sorpreso, era consapevole del fatto che lui non sarebbe mai riuscito a dare del bastardo a Blaine, davanti a tutti. Lui era scappato senza dire nulla e Maxxie lo aveva ritrovato in lacrime, si era mostrato debole.
« Si beh, me la ricordi perché stai soffrendo per Blaine come lei ha sofferto per Tony. E io so cosa si prova, perché beh, io quella volta ero Sebastian. » Maxxie finì la frase col volto chinato e la voce bassa, come se si vergognasse di ciò che stava dicendo.
« Tu hai baciato Tony? »
« In realtà abbiamo fatto anche qualcosa di più… E Michelle ha visto tutto. Questa storia è andata avanti una settimana, poi ho capito che Michelle stava soffrendo troppo a causa mia e ho lasciato perdere. È stato difficile però; in quel periodo ero davvero innamorato di Tony. » finì Maxxie quasi sussurrando l’ultima frase.
« Eri… Innamorato? »
« Si, ma sapevo che per lui si trattava solo di un gioco. »
« Quindi, tu sei… » continuò Kurt.
« Beh si, sono gay, pensavo l’avessi capito. » Maxxie era preoccupato, non pensava di ricevere questa domanda proprio da Kurt.
« Si si, scusa, non intendevo questo, è che… Ecco… Sei carino. » Kurt arrossì violentemente, l’imbarazzo che si era creato tra i due era quasi insostenibile. La testa di Kurt cominciò a lavorare: quella notte allora non era stata una sua impressione, Maxxie stava davvero per baciarlo. Se solo non fossero arrivati Finn e Blaine.
« Si, ecco, è questo che ti differenzia da Michelle. » Maxxie era rosso in viso almeno quanto Kurt, non credeva potesse essere così difficile. « Sei carino. »

**

Non poteva rimanere lì senza fare nulla. Quella stessa ragazza che due anni prima si sarebbe fatta una grandissima risata davanti a quella situazione, ora le diceva di non starsene ferma e di agire. Non sapeva bene cosa fare, ma sapeva di doverlo fare. Uscì velocemente dall’aula e a passo veloce iniziò a ispezionare tutti i corridoi della scuola, fin quando non scorse accucciata dietro un armadietto Michelle in lacrime.
« Il bagno è dall’altra parte. »
Santana Lopez era di fronte alla ragazza inglese e le sorrideva.
« Cosa c’è, sei venuta a sfottermi ancora? Non pensi sia bastata la coppietta felice ad umiliarmi? » Michelle era furiosa, le lacrime che precipitavano violentemente sulle sue guance.
« Ehi fontanella, calmati. Si è vero mi sono fatta il tuo ragazzo, ma tecnicamente non lo sapevo! Voglio dire, io pensavo fosse single perché lui non ha accennato ad una possibile ragazza. Sai, due anni fa forse sarei stata ancora più stronza di lui e me ne sarei infischiata di te, ma adesso, anche se mi duole ammetterlo, voglio aiutarti, non voglio che una ragazza come te si faccia mettere i piedi in testa da quel cazzone di Tony. Forza, vieni con me. » Santana tese la mano in avanti in attesa che Michelle la afferrasse, poi la aiutò ad alzarsi e insieme si diressero verso il bagno.
« Pensi che Tony l’abbia fatto anche con Quinn, stanotte? »
« Oh, ne dubito. Quinn era la presidentessa del Club della castità una volta, vergine fino al midollo. »
« E poi? » chiese Michelle preoccupata, pensando alla falsa innocenza di Abigail.

« Poi si è lasciata convincere da Puck, hanno fatto sesso e lei è rimasta incinta di una bambina che adesso non le permettono di vedere. Tony la convincerà nuovamente, ma non l’ha fatto stanotte. »
« Grazie. » abbozzò Michelle alzando gli occhi ancora gonfi di pianto dal lavandino, dove stava cercando di darsi una sistemata.
« Per cosa, per averti detto che quei due faranno sesso? » rispose Santana sorpresa.
« No, per avermi fatto aprire gli occhi. Mi serviva. »
Santana rimase senza parole, non credeva potesse essere così semplice e confortante aiutare una persona in difficoltà. L’americana sorrise, poi si avvicinò a Michelle e trascinandola davanti lo specchio iniziò a cantare con voce ferma e decisa.


Keep holding on, ‘cause you know we’ll make it through, we’ll make it through
Just stay strong ‘cause you know I’m here for you, I’m here for you.
There’s nothing you could say, nothing you could do.
There’s no other way when it comes to the truth so keep holding on,
‘cause you know we’ll make it through, we’ll make it through.


**


Rory era rimasto impressionato dalla facilità con cui i due inglesi si erano lasciati. Voglio dire, si amavano no? E allora perché per lui era stato così semplice presentarsi a scuola con un'altra ragazza? Perché lei era riuscita a lasciarlo non appena l'aveva visto, pur amandolo alla follia?

Si sentiva un vigliacco lui, che non riusciva a lasciare nemmeno una ragazza che non amava. Sugar era seduta al suo fianco, bella e raggiante come tutte le mattine, ma a Rory non suscitava più alcun sentimento quella vista, non riusciva a guardarla con gli occhi dell'amore. Era bellissima, ma di un bello che poteva essere quello di Brittany, o di Quinn. Rory non era più interessato a lei, quella notte l'aveva capito, l'aveva capito quando aveva sfiorato le labbra di Sam e aveva fatto scattare qualcosa di magico e inaspettato, l'aveva capito quando quella stessa sera Sam non aveva ricambiato il bacio di Mercedes.

« Sugar, possiamo parlare un secondo? »

« Ma certo tesoro mio, dimmi pure! »

Era dannatamente felice. Rory era irritato dal suo sorriso, dalla sua allegria contagiosa.

« Usciamo da qui però, vorrei parlare con te... Da soli. »

Rory la prese per mano e senza neanche guardarla negli occhi si alzò dalla sedia per trascinarla fuori dall'aula di Glee, rivolse uno sguardo quasi supplichevole in direzione di Tony e si chiuse la porta alle spalle.

« Vedi Sugar, io ti voglio bene, sei una persona fantastica ma non credo che la nostra relazione possa funzionare. Si insomma, ecco, io credo mi piaccia un'altra persona. Quindi, vedi, sarebbe inutile continuare a stare insieme perché mi sembra solo di prenderti in giro e... »

« Oh beh, Artie sarà molto felice di questa notizia! Sai Rory, mi sono messa con te perché mi hai fatto tenerezza, quando hai detto che saresti dovuto tornare a casa in Irlanda. Ma visto che sei ancora qui penso che possiamo anche smetterla, no? » rispose lei col sorriso sul volto, con sorpresa di Rory.

« Oh, io... Si, credo di si. »

« Bene, ci si vede allora! » Sugar schioccò un bacio sulla guancia del ragazzo e tornò saltellando verso l'aula di canto, come se nulla fosse accaduto.

Rory rimase quasi sbalordito dal comportamento di lei, dopotutto era stato davvero facile. Sperava di non ferirla, il suo unico intento era questo e a quanto pareva ci era riuscito alla grande. Adesso si sentiva davvero felice, pensò.

« Che fai qui fuori tu? Non vieni a lezione oggi? Dai, forza! » sorrise Mercedes, sbucata da dietro l'angolo... Mano nella mano con Sam.

Il cuore di Rory perse un colpo, non era pronto ad una rivelazione simile. Aveva visto lo sguardo di Sam la sera prima, anche lui aveva provato qualcosa in quell'istante. Non aveva ricambiato il bacio di Mercedes, si era girato a guardare lui. Lui. Non poteva essere vero, non potevano davvero essere tornati insieme.

Mercedes si girò a baciare Sam, che stavolta ricambiò il bacio con passione e le sorrise amorevolmente stringendola a sé. Rory non poteva crederci, era stato davvero un idiota.


**


Blaine Anderson avrebbe smesso di piangersi addosso. Aveva sbagliato la sera prima, ne era consapevole, ma il fatto che il suo ragazzo fosse seduto accanto al biondino inglese e che le loro mani fossero intrecciate, a Blaine non andava giù per niente.

Non avrebbe fatto nulla per riconquistare Kurt Hummel, non ora, non più.

**

Buongiorno a tutte, scusate il ritardo ma con l'inizio della scuola non ho praticamente più un momento neanche per postare! Questo capitolo non mi convince per nulla, ma spero comunque sia di vostro gradimento. I prossimi saranno migliori, prometto!
Grazie alle ragazze che recensiscono e che ci sono sempre e grazie anche a tutte quelle che hanno messo la storia nelle seguite/ricordate/preferite!

Wendy

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** And now I know how I feel. ***


Capitolo 7.
And now I know how I feel.




« Okay, manca solo un'ora, stai calmo. Stai calmo. » Erano queste le parole che risuonavano nella mente di Sebastian da circa dieci minuti, e ora a quanto pareva erano persino uscite dalla sua bocca.
Stai pensando di nuovo ad alta voce, smettila.
« Agitato Smythe? » sorrise Blaine andando incontro al ragazzo. Dopotutto era davvero carino.
Blaine strinse la mano di Sebastian e a quel tocco l'Usignolo si sentì subito rincuorato, andava tutto bene. Era bravo lui, se ne rendeva conto. Era un abile cantante, aveva carisma e aveva baciato Blaine Anderson senza che questo smettesse di rivolgergli la parola. Poteva benissimo sopportare l'ansia da prestazione, sarebbe andato tutto liscio.
Sorrise di rimando e rientrò nel suo camerino per indossare la giacca e scaldare la voce.
Blaine rimase a guardarlo finché l'Usignolo non si chiuse la porta alle spalle, voleva fargli capire che non aveva intenzione di tornare con Kurt. Si, l'aveva tradito, ma lui non aveva perso tempo e ci aveva provato col biondino inglese. Lui li aveva visti. Avevano flirtato tutto il tempo davanti ai suoi occhi. Si tenevano per mano. Kurt Hummel l'aveva tradito di rimando, in un certo senso. Kurt l'aveva tradito con...
« Maxxie! » la voce di Michelle interruppe i pensieri del ragazzo.
« Cos'ho che non va adesso? La cravatta è storta? » rispose il biondo, anche lui visibilmente agitato come chiunque altro lì dietro il palco.
« No, avevo solo bisogno di qualcuno che mi dicesse come sto. » Michelle rivolse uno sguardo sprezzante alla sua sinistra, dove Tony sedeva accanto ai ragazzi del Glee.
« Sei splendida. » commentò Maxxie abbracciando l'amica per rassicurarla. Le scoccò un bacio sulla guancia, poi afferrò il pacchetto di Marlboro che aveva lasciato sul tavolino lì accanto e, presa una sigaretta dal suo interno, la posò sulle sue labbra e si diresse verso l'uscita laterale.
Michelle stava per seguirlo, ma dopo qualche istante decise che sarebbe stato meglio tornare nel suo camerino per evitare di vedere la faccia di Tony che la fissava.
L'inglese aveva lasciato l'accendino sul tavolo, e prima che potesse tornare indietro a prenderlo Kurt colse l'occasione e con un balzo si alzò dal divano per raggiungere Maxxie verso l'uscita. Afferrò l'accendino e percorse il corridoio verso la porta, cercando di non sembrare impacciato. Blaine era lì, davanti al suo camerino, che lo fissava. I loro sguardi si incrociarono, bloccarono per un secondo le gambe di Kurt che tentavano disperatamente di sfuggire a quella morsa letale. Erano sguardi di ghiaccio, impassibili eppure profondi, non lasciavano trasparire alcun dubbio. Quei due si erano già detti tutto prima ancora di aprire bocca.
Con non poca fatica Kurt distolse lo sguardo da quello che fino a pochi giorni prima era stato il suo ragazzo e si diresse a passo spedito verso l'uscita, dove avrebbe trovato Maxxie.
Oltrepassò la soglia e lo vide: era seduto a terra sul marciapiede, la giacca stropicciata al contatto col terreno, la cravatta allentata per far in modo che l'ultimo bottone della camicia fosse slacciato, una mano tra i capelli e l'altra a tenere la sigaretta ancora spenta, lo sguardo fisso nel vuoto.
« Hai dimenticato questo. » esordì Kurt brandendo l'accendino.
« Si, beh, non volevo davvero fumare. Ho deciso di smettere, ma l'ansia mi sta consumando e avrei davvero bisogno di una sigaretta. » spiegò Maxxie continuando a fissare il vuoto.
« Oh, fantastico, quindi ho appena rovinato tutti i tuoi buoni propositi. » continuò Kurt andandosi a sedere a terra accanto al biondo, l'accendino ancora in mano.
« Stavo per tornare dentro a prenderlo. » disse Maxxie in una risata, lo sguardo finalmente rivolto verso il moro.
« In questo caso allora, prego! » sorrise Kurt di rimando porgendogli l'accendino.
L'inglese aprì le labbra quel poco che bastava per posare la sigaretta, la accese e aspirò per qualche secondo, prima di staccare la sigaretta dalle labbra.
Kurt lo guardava sbalordito: sarebbe rimasto per ore lì a veder fumare Maxxie. Il modo in cui le sue labbra aderivano alla sigaretta era dannatamente sexy, per non parlare poi della curva che si formava sul labbro superiore quando emetteva il fumo.
« Vuoi? » continuò Maxxie che si sentiva osservato.
Kurt non aveva mai fumato, non era mai stata tra le sue priorità, per non parlare poi dei rischi che avrebbe corso la sua voce. Il fatto però che Maxxie gliel'avesse chiesto sorridendo e che agli angoli della bocca gli si fossero formate delle piccole e adorabili fossette, impedì al ragazzo di rifiutare, così si ritrovò con la sigaretta che poco prima aveva sfiorato le labbra del biondo fra le sue mani, senza sapere esattamente come comportarsi.
« Che c'è, è la tua prima sigaretta? » lo punzecchiò il biondo, sempre più divertito dall'atteggiamento di Kurt.
« La prima? No! » esclamò il moro tentando di mascherare l'ansia. Portò la sigaretta alla bocca e cercando di imitare le mosse di Maxxie aspirò per alcuni secondi. Credeva di esserci riuscito, ma quando staccò la sigaretta dalle labbra carnose e soffiò per far uscire il fumo tutto quello che venne fuori fu una tosse incontrollata.
Maxxie rise; una risata spontanea e irrefrenabile, persino travolgente. Prese nuovamente la sigaretta e aspirò, fra un ghigno e l'altro. Quando Kurt smise di tossire provò a mettere il broncio, ma il riso del biondo era troppo contagioso anche per lui, che non passò molto perché scoppiasse in una fragorosa risata.
Passò qualche istante così, in cui i due non dovevano dire nulla; la loro risata colmava ogni silenzio e rompeva l'imbarazzo che poteva essersi creato inizialmente. Avevano raggiunto, di tacito accordo, un momento di beatitudine assoluta.
Maxxie fu il primo a smettere di ridere, la sua bocca si increspò in un sorriso radioso rivolto esclusivamente verso il moro. Kurt era inebriato da quella sensazione, la gola secca non gli permetteva di emettere alcun suono, aveva un disperato bisogno di dissetarsi e le labbra del biondo erano senza alcun dubbio l'aspettativa migliore. Maxxie lo capì e, come se fosse stata l'unica alternativa che vedeva anche lui, ostentò le sue labbra su quelle di Kurt, un tocco lieve e dissetante. Decisamente dissetante. Kurt non lasciò che si allontanasse e rispose al bacio con meno delicatezza di quanto avesse voluto, la lingua che si insinuava fra le labbra del biondo per farsi spazio all'interno della sua bocca. Non avevano bisogno di altro, in quel momento. Il bacio dell'altro colmava ogni minimo dubbio.

**

L'aria lì dentro stava diventando irrespirabile; Michelle si era chiusa nel suo camerino e, sebbene Santana spinta da un moto di compassione cercasse disperatamente di entrare, le sue parole venivano fermate dalla porta che fungeva da barriera per l'inglese. Blaine era immobile accanto al tavolo, tra il divano e il camerino di Sebastian, che invece sembrava ancora non essere pronto. Kurt era sparito alla ricerca di Maxxie e dei due ancora non c'era traccia sebbene non mancasse molto all'inizio dello spettacolo. Quinn era seduta sul divano, fra Puck e Tony, cosa che cominciava ad infastidirla parecchio. Si sentiva come in gabbia, Quinn, così decise di prendere in mano la situazione e con fare scocciato si alzò dal divano rivolta verso l'uscita principale. Era davvero stufa di quella situazione: i suoi amici pensavano che fosse una traditrice, secondo loro lei e Tony ormai facevano coppia fissa. La verità? Tony quella notte aveva dormito a casa sua, ma lei non gli aveva concesso neanche il bacio della buonanotte. Poi non si erano più visti né parlati, se non in quelle occasioni in cui i tre ragazzi inglesi andavano a scuola a vedere le prove per le provinciali del Glee Club. Tony continuava ad insistere, si, ma da quella volta non aveva più provato a baciarla tutte le volte che si trovavano ad una distanza minima di 10cm l'uno dall'altra. Che anche lui si fosse stufato della sua resistenza? Forse, non era abbastanza bella perché i ragazzi fossero stati disposti ad aspettarla in eterno. Finn l'aveva lasciata per Rachel, Puck se l'era portata a letto e poi aveva deciso di fare sesso con altre venti ragazze, Sam l'aveva lasciata per Santana, Tony si era servito di lei per mettere fine alla sua relazione con Michelle. La verità era che Quinn si sentiva usata.
Appoggiò la schiena sulla parete coi mattoncini rossi della facciata frontale del teatro, la testa buttata all'indietro con gli occhi rivolti verso il cielo forse per evitare di far uscire le lacrime. Quinn Fabray aveva bisogno di sentirsi amata davvero, non ne poteva più di dover basare le sue relazioni sulla popolarità. Forse avrebbe dovuto parlare chiaramente con Tony, gli avrebbe dovuto dire di smetterla di provarci, che lei voleva cambiare e che non c'era posto per quello stupido tira e molla. Voleva dirgli che avrebbe dovuto lasciar perdere. Ma dopotutto Quinn credeva che lui l'avesse già fatto.
« Si può sapere cosa sei venuta a fare qui? »
Tony Stonem era di fronte a lei. Forse Quinn si sbagliava, Tony non aveva ancora rinunciato a lei.

**

Puck era rimasto solo nella stanza, fatta eccezione per Blaine che sembrava comunque non essere presente con la mente. Sarebbe davvero voluto rimanere in sala con gli altri, seduto su una comoda poltrona ad aspettare che lo spettacolo iniziasse, ma Quinn l'aveva quasi pregato di andare con lei e Kurt aveva colto l'occasione per non stare solo; così, Puck si era ritrovato dietro le quinte senza sapere bene cosa fare.
Quinn e Kurt l'avevano lasciato lì da solo, su quel divano, mentre loro erano occupati con le nuove fiamme. Si insomma, credeva davvero che Quinn stesse con Tony e se Kurt, che si era lasciato con Blaine solamente da pochi giorni, non stava ancora con Maxxie, Puck era sicuro che presto quei due si sarebbero messi insieme. Maxxie era un bel ragazzo, doveva ammetterlo, e anche Tony lo era. Certo, non si avvicinavano neanche lontanamente al fascino di Noah Puckerman , ma doveva ammettere che si trattava di due bei ragazzi. Puck, dal canto suo, si sarebbe volentieri portato a letto Michelle se solamente Santana non gliel'avesse impedito: da quando l'inglese aveva fatto quella sfuriata a Tony sembrava che per Santana Lopez non ci fossero altre persone se non lei. Si sentiva in dovere di proteggerla da chissà poi cosa, forse dal mondo esterno che si era finalmente accorta essere crudele e spietato.
Blaine, l'unica persona presente nella stanza oltre lui, non sembrava dare segni di vita. Puck non riusciva a capire se fosse teso per lo spettacolo o perché sapeva che Kurt era con Maxxie. Probabilmente tutte e due le ipotesi erano giuste.
Stava per alzarsi e uscire Puck, quando si accorse di un telefono che squillava proprio sul divano accanto a lui. Non era il suo telefono, e a giudicare dai colori -per nulla femminili- non doveva essere neanche di Quinn e Kurt. A meno che non si fosse trattato del telefono di uno dei ragazzi chiusi nei camerini, Puck era sicuro che appartenesse a Tony Stonem. Lo lasciò squillare ancora qualche secondo, poi vedendo che Blaine non batteva ciglio e che la foto della ragazza che stava chiamando era davvero niente male, afferrò l'apparecchio con la mano destra e se lo portò all'orecchio.
« Si può sapere dove sei finito? Già non ti sei fatto sentire in questi giorni, ora aspetti anche un secolo prima di rispondere al telefono! La mamma voleva sapere come stai. » iniziò Effy all'altro capo del telefono, col tono di chi non avrebbe voluto fare quella chiamata per la quale era invece stata costretta.
« Sei la sorella di Tony? »
« E tu chi diavolo sei? »
« Noah Puckerman, ma puoi chiamarmi Puck. Perché uno splendore di ragazza come te non ha accompagnato suo fratello qui a Lima? » Puck sperava di non aver sbagliato la parentela dei due: se la ragazza parlava per conto della madre, doveva essere sicuramente la sorella.
« Non me lo hanno permesso, sono ancora “troppo piccola”. E a te cosa importa? » Effy era infastidita da quel ragazzo, ma doveva ammettere che aveva una bella voce.
« Te l'ho detto, a meno che le foto non ingannino, credo che tu sia una bella ragazza. Probabilmente fra le più belle che mi sia mai portato a letto. »
« Io e te non l'abbiamo fatto, non so neanche chi tu sia. »
« Ma se fossi venuta qui l'avresti saputo, e saresti anche venuta a letto con me. »
« Probabile. » concluse Effy con un tono sempre più scocciato.
« Sicuro baby! » Puck era meravigliato dalle parole della ragazza. Doveva essere più piccola di Tony, eppure doveva essere un vizio di famiglia quello di fare sesso con chiunque capitasse loro a tiro, visto che non aveva avuto nulla da controbattere.
« Puoi passarmi Tony ora? »
« Credo sia momentaneamente impegnato, ma puoi continuare a parlare con me. Dammi il tuo numero di telefono, ci terremo in contatto almeno finché tu non verrai qui a Lima. » quando Noah Puckerman puntava una ragazza, niente e nessuno gli avrebbe proibito di far sesso con lei.
« Non verrò mai a... Lima. » rispose Effy in tono quasi schifato.
« Allora verrò io. Finite le provinciali prenderò l'aereo per Bristol. »
« Tu vuoi prendere un aereo per l'Inghilterra solamente perché hai visto la foto di una ragazza potenzialmente scopabile? » Effy era impressionata.
« Si, più o meno. Secondo te non dovrei? » Puck trovava che il suo ragionamento non facesse una piega, era tutto fin troppo semplice no? Poteva permettersi un biglietto aereo, il lavoro da lava-piscine fruttava bene in quel periodo.
« Mia madre mi è col fiato sul collo. Da quando sono andata in overdose non mi lascia respirare e... Quando ci saranno queste “provinciali”? »
« Se fra due settimane sono lì è un problema? »
« No, non credo. »
Effy Stonem riattaccò la chiamata e Puck rimase col telefono in mano per altri venti secondi, finché non si rese conto che aspettare due settimane sarebbe stato davvero troppo. Dopo una lunga meditazione, decise che nel frattempo ci avrebbe provato di nuovo con Michelle; era sicuro che a Effy non sarebbe dispiaciuto.

**

« Nessuno ti ha chiesto di seguirmi mi sembra. » la voce di Quinn era tagliente.
« Questo non risponde alla mia domanda però. »
Smettila di usarmi Tony, non sono il tuo giocattolo.
« Ti interessa saperlo forse? »
« Può darsi. »
Smettila di fare il carino per portarmi a letto, è fatica sprecata.
« Non volevo avere troppa gente intorno. »
« Giusto, e quindi hai preferito uscire dove potevamo stare solo noi due. » concluse Tony quasi sollevato da quelle parole.
No coglione, ho preferito uscire dove avrei potuto piangere senza muovere a compassione chi mi sta intorno, ho preferito uscire per non dover vedere le vostre facce.
« Si, diciamo di si. »
« Fortunatamente l'ho capito e ti ho seguita. Allora, ti sei decisa a farlo con me? »
No che non voglio farlo con te.
« Non esattamente. »
« E allora cosa? »
E allora lasciami in pace Tony Stonem, smettila di sfruttarmi in questo modo, non sono la tua bambola.
« E allora forse ho solo bisogno di stare con qualcuno. »
« Io sono qui mi sembra, e non ho intenzione di andarmene. »
Devi andartene invece idiota, vattene.
« Resterai? »
« Mi sembra di averti detto di si. » Tony cominciava ad essere confuso; rinunciò a guardarla negli occhi visto che Quinn non accennava a voler abbassare lo sguardo e si lasciò andare al suo fianco, la schiena posata sul muro e le loro spalle che si toccavano.
Vattene, Tony.
« Intendo, per sempre. »
« Per sempre è un tempo estremamente lungo, ma prometto di impegnarmi. » disse Tony sinceramente.
Non lo voglio uno stronzo come te.
« Voglio farlo. »
Quinn non lasciò il tempo a Tony di rispondere, avvinghiò le braccia al suo collo e iniziò a baciarlo con passione, come non aveva mai fatto prima. Un bacio lungo un'eternità, la ragazza non aveva alcuna intenzione di staccarsi da lui. Dopo i primi istanti di frastornamento Tony rispose al bacio e strinse il corpo della ragazza a sé; le accarezzò la schiena, poi fece scivolare una mano verso il basso e quando si accorse che lei non fece nulla per fermarlo capì di averla finalmente convinta. Era riuscito a sedurre Quinn Fabray.
Sei una stupida Quinn, tutto questo è ridicolo.
La ragazza rimase avvinghiata a Tony, i loro passi svelti e fugaci verso il giardino accanto, dove avrebbero avuto un minimo di copertura. Le mani di Tony erano su tutto il suo corpo, Quinn non si era mai sentita così desiderata.
È il modo più sbagliato che potessi trovare.
Non riusciva a smettere di baciarlo, non voleva farlo. Erano stesi a terra sul prato umido, l'odore di rugiada aveva inondato i suoi capelli che accarezzavano i fili d'erba sotto di lei, il corpo di Tony sopra il suo.
Era fin troppo lento, Tony Stonem. Quinn non riusciva più ad accontentarsi di un bacio, voleva di più. Tolse la cinta dai pantaloni del ragazzo e gli circondò i fianchi con le gambe, la gonna che le era arrivata fin sopra la vita. Tony entrò con movimenti violenti, frettolosi e passionali. Quinn, sotto di lui, gemeva di piacere; il volto della ragazza solcato dalle lacrime, suggeriva il contrario.

**

« Tre, due, uno e...in scena! »
L'urlo del regista dietro le quinte, gli attori pronti a salire sul palco.
Si erano ritrovati tutti lì, Sebastian, Blaine, Maxxie, Michelle, Kurt, Santana e Puck. I primi quattro erano visibilmente agitati, qualche istante e sarebbero dovuti salire sul palco. Blaine strinse la mano di Sebastian, voleva essere rassicurato e al tempo stesso voleva rassicurarlo. Credeva di aver raggiunto un accordo con lui: ora che non stava con Kurt, avrebbe volentieri accettato un suo secondo invito. Santana era accanto a Michelle, il fatto che Tony e Quinn non fossero presenti la rendeva ancora più agitata di quanto già non fosse.

Salirono sul palco e i due iniziarono a cantare; Blaine, Sebastian e le altre comparse che facevano da coro.

Then came the day Osama blew us away
(Osama blew them away)
And now you know how I feel

Maxxie rivolse lo sguardo dietro le quinte, dove Kurt gli sorrideva con dolcezza.
Era iniziato lo spettacolo.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** There's nothing you can't do, now you're in New York ***


Capitolo 8.
There's nothing you can't do now you're in New York.



«Maxxie!», sibilò la ragazza inglese ansimando. «Si può sapere che fine avevi...oh!» Michelle si tappò la bocca imbarazzata, quando si accorse che l'amico era avvinghiato alla bocca di Kurt Hummel intento ad assaporare ogni singolo dettaglio delle sue labbra. Il biondo non si curò delle parole della ragazza e continuò a baciare Kurt con eccessiva sfrontatezza, pur essendosi reso conto che lei era lì ferma a guardarli. Fu proprio l'americano, infatti, ad interrompere quel bacio, al contrario in evidente imbarazzo. Guardò Maxxie con aria quasi supplichevole, l'inglese gli sorrise e solo dopo si voltò a guardare Michelle.

«Si?», rispose con naturalezza.

«Non volevo disturbarti, cioè disturbarvi, ma ecco... Julian Ronnie, hai presente?». Al suono di quel nome gli occhi di entrambi i ragazzi si illuminarono.

«Oh vediamo, abbiamo appena finito di cantare le sue canzoni se non sbaglio!», rise affabile Maxxie, facendo spuntare le solite fossette ai lati della bocca, quelle che facevano impazzire Kurt. Per la precisione, le fossette che facevano impazzire chiunque. Quelle stesse fossette che persino Michelle trovava adorabili.

«Si, e ti farà piacere sapere che ha assistito al nostro spettacolo di questa sera. Ha finito cinque minuti fa di parlare col regista».

«Cooooosa?», urlarono i ragazzi all'unisono.

«Proprio così, e tenetevi forte: vuole vederci nei suoi studi fra due giorni, a New York!».

La gioia nei tre ragazzi era ormai palpabile: Michelle si lasciò scappare un gridolino, Maxxie le scoccò un bacio sulla guancia e si tuffò inaspettatamente tra le braccia di Kurt, stordito per la notizia e per il profumo dei capelli di Maxxie sul suo collo.

«Vieni con me».

«C-cosa?».

«Si, vieni con me a New York!».

Kurt era davvero sbalordito dalle parole di Maxxie. Si conoscevano da poco più di una settimana e solo poche ore prima erano riusciti ad ammettere di piacersi. Come era possibile che l'inglese lo volesse con lui a New York?

«Ma si, perché no, venite tutti!», sorrise Michelle ancora visibilmente emozionata.

«New York, arriviamo», aggiunse Kurt radioso, gli occhi rivolti verso il biondo.


**


Guardami. Guardami. Ti prego guardami.

Tony Stonem non le rivolgeva la parola da quel giorno al teatro. Quinn non sapeva cosa pensare. Aveva accettato di seguire gli altri a New York solamente perché sperava che lui le parlasse, ancora una volta. Dov'era finito il per sempre? Dov'erano le promesse, i baci rubati, le frasi sospese, l'amore? Si era comportata ancora una volta da stupida, ma non voleva ammetterlo. Quando era andata a letto con Puck era ubriaca, non l'avrebbe mai fatto altrimenti, si era pentita subito dopo di ciò che aveva fatto. Ma con Tony era stato diverso. Era lucida, voleva sentirsi desiderata, voleva qualcuno in grado di amarla, voleva Anthony Stonem. Non voleva credere di essersi fidata di nuovo della persona sbagliata, voleva che lui fosse quello giusto.

«Sparisci coglione, Michelle non ci torna con te», sibilò Santana a Tony che continuava a girare intorno alla ragazza. Lui voleva Michelle, era chiaro come il sole.

«Allora? Ci diamo una mossa?», chiese Sam Evans uscendo dal John F. Kennedy, l'aeroporto di New York.

Erano davvero tutti a New York, come aveva proposto Michelle. Per la verità, non proprio tutti. Blaine e Sebastian infatti -per la gioia di Maxxie- erano stati trattenuti a Lima proprio dal regista del musical, che aveva deciso di mantenere in allenamento le comparse finché i due attori principali non sarebbero tornati. Mercedes era a casa malata, cosa che preoccupava molto il Glee Club poiché, secondo il professor Schuester, sarebbe stata proprio lei ad aprire lo spettacolo alle provinciali. Mike e Brittany avevano deciso di continuare le lezioni di danza insieme a Tina e Finn, che aveva convinto anche Rachel a rimanere con lui. Artie, per un motivo più che evidente, non era partito per New York così Sugar aveva deciso di rimanere con lui e fargli compagnia, approfittando del fatto che Rory l'avesse lasciata. Quest'ultimo, insieme a Puck, Sam, Quinn, Santana e ovviamente Kurt, aveva seguito i tre inglesi alla volta della Grande Mela.

«Voglio sperare che la nostra prima tappa sia Soho! Devo assolutamente entrare da APC, dicono che sia il negozio più rinomato del posto. Non vorrete farmi perdere le nuove tendenze francesi spero! E ci sarà sicuramente anche Saks, non posso mica perdermi la nuova collezione di Marc Jacobs!», esordì Kurt tutto d'un fiato, guardando gli amici con espressione solenne.

«Saks? Ma per favore, voglio vedere la Statua della Libertà!», aggiunse Tony cingendo la vita di Michelle, che si ritrasse senza esitazione.

«Central Park dove lo lasciamo?», continuò Rory emozionato.

«Bene, mattinata in giro per Manhattan e pranzo a Central Park! Ci state?», terminò Sam sperando di aver accontentato tutti.

«Si può fare», accordò Puck avviandosi verso la metro per raggiungere l'albergo.

«Ti ci porto io dopo pranzo», sussurrò Maxxie all'orecchio di Kurt, che arrossì visibilmente e resistette dal girarsi verso il biondo per baciarlo.

«Marc Jacobs sarebbe fiero di te», disse infine, sperando di non aver fatto brutte figure. E a giudicare dal sorriso di Maxxie, era riuscito nel suo intento.

L'albergo era decisamente più bello rispetto a quello di Lima in cui alloggiavano gli inglesi. Certo, non era uno di quegli hotel di lusso di Manhattan, ma era comunque molto accogliente e luminoso. Le camere erano spaziose, soprattutto la tripla in cui dormivano i tre ragazzi del McKinley, fatta eccezione per Kurt. Lui era finito in camera con Quinn Fabray, che inaspettatamente non avrebbe dormito con Tony Stonem. Lui infatti, essendogli stata preclusa la possibilità di dormire con Michelle -che era in camera con Santana-, aveva deciso di prendere una camera con Maxxie, il quale non aveva potuto rifiutare. Così Kurt si era ritrovato a dover dormire con l'amica, sebbene i suoi piani fossero altri. Posò la valigia sul letto accanto alla porta e si appropriò del bagno, prima che la ragazza potesse anche solo avvicinarsi alla porta. L'aereo era sporco, il moro aveva decisamente bisogno di una doccia.

Kurt Hummel non poteva negare di provare ancora qualcosa per Blaine, quello che fino a pochi giorni prima era stato il suo ragazzo. Se non ci fosse stato Sebastian, non avrebbe esitato due volte prima di decidere di rimanere a Lima. Eppure, l'unica cosa a cui riusciva a pensare in quel momento era il pomeriggio che lo aspettava: era sicuro che gli altri del gruppo non avrebbero voluto seguirlo mentre ispezionava la nuova collezione di Marc Jacobs, avrebbe passato una vita lì dentro! Eppure Maxxie, lui aveva deciso di accompagnarlo. Tra loro due non c'era stato molto effettivamente, qualche bacio passionale -forse anche un po' troppo, visto che ogni singola volta che il biondo sfiorava le sue labbra a Kurt veniva un desiderio sfrenato di saltargli addosso- e qualche carezza, nulla di più. I dialoghi non c'erano stati quasi per niente, Kurt doveva ammetterlo, ma ogni volta che parlava con Maxxie si sentiva a suo agio come con nessun altro. L'inglese era in grado di farlo stare bene anche quando il resto non andava. Era in grado di non farlo pensare ad altro se non a quanto stessero bene insieme. Aveva sempre una parola di conforto per lui e, sebbene immaginasse quanto Blaine potesse essere importante nella sua vita, sembrava davvero intenzionato a creare un legame tra di loro. A Kurt questo piaceva, si sentiva desiderato come non lo era mai stato prima. Era stato lui infatti a dover corteggiare Blaine, alla Dalton. L'aveva persino aiutato nella sua dichiarazione al commesso della GAP, quando tutto quello che avrebbe voluto fare era dirgli che si era pazzamente e ridicolmente innamorato di lui e che avrebbe tanto voluto che quella canzone Blaine la dedicasse a lui. Certo, Blaine si era davvero innamorato, ma gli ci era voluto parecchio per capirlo, persino baciare Rachel gli era servito a capire che il ragazzo giusto per lui era Kurt. Per Maxxie invece era completamente diverso: Kurt non riusciva a capire se fosse una caratteristica dei ragazzi inglesi, quella facilità con cui agivano qualunque cosa facessero. Eppure, Maxxie stava facendo sembrare il loro rapporto la cosa più facile del mondo. Sarebbe solamente dovuto uscire da quella stanza, e Maxxie era lì ad aspettarlo. Lo avrebbe accolto fra le sue braccia, lo avrebbe baciato e gli avrebbe riservato uno di quei sorrisi in grado di sterminare l'intera popolazione umana. Kurt sorrise, pensando a ciò che lo aspettava quel pomeriggio.

«Kurt, sei pronto?», sibilò una vocina dietro la porta del bagno.

«Ehm, si Quinn, sono pronto!». Il ragazzo diede un altro spruzzo di lacca biologica ai suoi capelli e uscì dal bagno, trovando Quinn accucciata sul letto con un'espressione tutt'altro che felice.

«È successo qualcosa con Tony?», chiese cautamente.

«Eh? N-no, non... Non è successo nulla». Quinn si portò una mano in volto e si alzò dal letto per uscire, costringendo Kurt a fare lo stesso.

«Ehi, andrà tutto bene, stai tranquilla», abbozzò Kurt cercando di rincuorarla.


**


«Bene, credo non manchi nessuno vero?», disse Puck dopo aver finito di contare i ragazzi che aveva di fronte. «So che Quinn vorrebbe evitare di passare la giornata con me, che Michelle farebbe qualunque cosa pur di non vedere Tony tutto il giorno e che Kurt si venderebbe l'anima pur di rimanere da solo con la sua nuova fiamma», continuò poi rivolgendo uno sguardo amichevole a Kurt, che arrossì imbarazzato e si nascose dietro le spalle di Sam. «Nonostante tutto, siamo venuti a New York per passare una giornata insieme e dal momento che Maxxie e Michelle domattina presto dovranno lasciarci per il colloquio, pretendo che oggi nessuno giri per conto proprio! Sono stato chiaro?»

«A meno che non siate disposti ad accompagnarmi a Soho, dubito che oggi pomeriggio sarò dei vostri», apostrofò Kurt che aveva improvvisamente ripreso un colorito normale.

«Io per negozi non ci vado», esordì Tony con una faccia alquanto schifata.

«Senza offesa, ma neanche a me interessa più di tanto. Vengo dall'Irlanda, sono attratto dal verde dei parchi! Oggi pomeriggio me ne vado decisamente a Central Park», continuò Rory sorridendo dolcemente.

«Si, credo verremo tutti a Central Park. Puck, ce ne andiamo tutti in giro per Manhattan e dopo pranzo ci dividiamo, abbiamo una sola giornata da passare a New York non ho intenzione di sprecarla!», concluse Sam sperando che avrebbero approvato tutti il suo programma improvvisato.

«Andata! E ora sbrigatevi prima che diventi vecchia, forza muovetevi!», asserì Santana avviandosi in direzione della Statua della Libertà a braccetto con Michelle.

Quel giorno, erano tutti davvero entusiasti: Rory non riusciva a togliersi quel sorriso stampato in volto, cosa che faceva molto divertire Sam e in fondo anche Puck; Santana e Michelle erano ormai inseparabili, davanti al resto del gruppo, affiatate più che mai ed entusiaste di ogni minimo particolare di quella magica città; Tony aveva smesso di importunare la sua ex ragazza e camminava di pari passo con Quinn, senza rivolgerle però neanche mezza parola, intento com'era a fotografare la Grande Mela; la ragazza, dal canto suo, stava cominciando ad accontentarsi di quella vicinanza; Kurt, beh Kurt era radioso. Era a New York, la città di Broadway, dei musical, della moda, la città dove tutto era possibile, la città in cui avrebbe tanto voluto vivere, la città che gli permetteva ancora di sognare. Non era con Blaine, è vero, ma il biondino che gli camminava al fianco aveva tutta l'aria di essere un partner perfetto per una giornata indimenticabile.

La mattinata passò velocemente anche per Quinn, che fu costretta dall'amica ispanica a farsi tantissime foto con lei e l'inglese, che si rivelò dopotutto essere perfino simpatica. Kurt, che aveva deciso di lasciare da parte l'imbarazzo, si era completamente lasciato andare con Maxxie al punto da sembrare che si conoscessero da una vita, cosa che il biondo inglese aveva da sempre reso possibile. Tony e Puck avevano stabilito un tacito accordo secondo il quale avrebbero potuto prendersi gioco dei passanti senza che questi se ne accorgessero; dopotutto, Quinn aveva da sempre avuto una certa predilezione per gli stronzi. Rory era forse quello più emozionato, così che non riusciva a smettere di stupirsi di ogni piccolo particolare che si parava davanti ai suoi occhi, suscitando l'ilarità di Sam che era ben felice di poter passare la giornata con il ragazzo irlandese. Dopo una mattinata passata a spasso per l'isola, con una lunga sosta a contemplare la meraviglia di China Town, i ragazzi si fermarono a mangiare a Little Italy. Rimasero tutti colpiti dall'ottima cucina italiana e, sebbene fossero impazienti di continuare i loro giri, si concessero un'ulteriore piccola sosta per assaporare un caffè espresso.

La giornata proseguì e, con somma felicità di Maxxie -ma decisamente anche di Kurt- decisero tutti di seguire Rory a Central Park, lasciando quindi che i due si avviassero da soli per le strade di Soho.

Kurt non stava più nella pelle: quel quartiere era incantevole e i suoi occhi non sapevano dove soffermarsi, dato il cospicuo numero di negozi che si stagliavano su entrambi i lati della strada. Maxxie non poteva far altro che sorridere, nel vedere l'emozione di Kurt sul suo volto. Era davvero adorabile, Maxxie sentiva di essersi indissolubilmente legato a lui e, nonostante si conoscessero da sole due settimane, non poteva far altro che pensare che era con lui che avrebbe tanto desiderato trascorrere il resto della sua vita. Se non fosse andato a quella festa il giorno di Halloween, se Blaine non fosse stato costretto a baciare Sebastian, se lui non avesse sentito l'ex di Kurt e Finn che parlavano davanti la scuola, se non fosse stato lui a trovare il moro in lacrime, se per una serie di coincidenze non avesse avuto la possibilità di avvicinarsi a Kurt, Maxxie sarebbe tornato in Inghilterra senza neanche averci provato. Non sarebbe stato in grado di iniziare una conversazione col ragazzo che lo aveva affascinato dalla prima volta che si era presentato alle prove del musical e che, in modo impacciato, aveva invitato lui e Michelle alla festa. Dalla prima volta che i loro sguardi si erano incrociati, aveva pensato che fosse carino. E dolce. Si, soprattutto dolce. Credeva che anche Blaine fosse un bel ragazzo -non si era di certo stupito quando aveva saputo che lui e Kurt stavano insieme- ma c'era un qualcosa in Kurt Hummel che lo distingueva da chiunque, persino da James, il ragazzo con cui aveva avuto una storia fino a pochi mesi prima; persino da Tony. Kurt era dolce, poteva leggerglielo negli occhi. Si, perché quegli occhi così incredibili che avevano i colori di un'intera galassia erano in grado di parlare, erano in grado di emozionare. Maxxie Oliver non riusciva a fare a meno di sorridere, quando i suoi occhi incrociavano quelli di Kurt Hummel.

«Giuro che questo è l'ultimo negozio di vestiti, poi devo entrare solamente in un paio di negozietti che ho adocchiato prima che vendono tante di quelle spille da far invidia a qualunque rivista! Se non hai voglia, puoi rimanere fuori, prometto che cercherò di fare il prima possibile!»

«Vengo con te», aggiunse Maxxie seguendo il ragazzo all'interno di Flying A.

Era circa il sedicesimo negozio che visitavano, avevano trascorso l'intero pomeriggio a correre freneticamente da una vetrina all'altra, cosa che, in una normale circostanza, Maxxie non si sarebbe mai sognato di fare. Eppure credeva che quello fosse il pomeriggio più bella della sua vita da almeno... Beh, da sempre. Avevano camminato vicini -tranne quelle volte in cui Kurt adocchiava un negozio particolarmente interessante e allora il biondo non riusciva in nessun modo a tenergli il passo- ma non si erano mai presi per mano, né tantomeno si erano baciati. Nemmeno per sbaglio.

Maxxie cominciava a pensare che Kurt non fosse davvero interessato a lui in quel senso. Forse non aveva calcolato il fatto che Kurt era seriamente innamorato di Blaine e che non era pronto a lasciarsi alle spalle la loro relazione per intraprendere questa nuova avventura, che prevedeva solamente loro due, niente tracce di Blaine. Forse Maxxie aveva fatto i conti senza l'oste.

«Sai», disse Kurt uscendo dal negozio, seguito dall'inglese. «Dopotutto credo di aver visto abbastanza vetrine per oggi, credo di poter passare negli ultimi negozi domani mattina. Ti andrebbe una cioccolata da Starbucks?».

Il biondo, improvvisamente raggiante, annuì energicamente e seguì il ragazzo verso la caffetteria. Presero posto ad un tavolino in fondo alla sala e Maxxie si offrì di prendere le bevande per entrambi, avvicinandosi alla cassa. Tornò dopo poco con due cioccolate fumanti e un piattino contenente alcuni biscotti di vario genere. «Erano lì che mi fissavano, ho pensato che avremmo potuto dividerli», aggiunse incurvando leggermente la bocca.

«È un'ottima idea».

«Ho visto che Michelle si è ripresa piuttosto facilmente grazie all'aiuto di Santana. Quella ragazza dev'essere davvero un'ottima amica!» continuò Maxxie sorseggiando la sua cioccolata.

«Santana? È una stronza patentata, se per puro caso decide che gli sei antipatico puoi star certo che renderà la tua vita un inferno. Se invece gli sei simpatico, beh, lo farà ugualmente. Ma questo solo perché ci tiene, ha un modo di fare che è un pochino... Esuberante, ecco. Ma quando vuole sa essere un'ottima amica e credo che a Michelle stia davvero facendo bene. Solo con Quinn sembra non funzionare sempre...», aggiunse poi pensieroso Kurt, fissando i biscotti sul tavolo.

«Tony è... Tony. Credevo avesse capito anche lei che tipo di persona è, non è di certo un ragazzo affidabile né tantomeno fedele e sincero. È uno stronzo narcisista con il costante bisogno di fare sesso. Con chiunque gli capiti a tiro».

«Direi che Quinn ha attivato una sorta di calamita per quel genere di ragazzi!».

I due risero, entrambi felici di aver rotto il ghiaccio che sembrava non volerli mai lasciare del tutto, sembrava congelarli con la sua morsa letale.

«Hai...» esordì poi Maxxie irrigidendo lo sguardo. «Hai della cioccolata sul labbro superiore». Rimase concentrato sulle labbra di Kurt per qualche secondo, poi si fece forza e raccolse un tovagliolo porgendolo al moro.

Kurt inarcò un sopracciglio guardandolo incuriosito, non si aspettava certo una mossa del genere.

«Sai, solitamente una persona con più coraggio di me -e fidati, chiunque essere vivente su questa terra ha più coraggio di me- avrebbe colto l'occasione per baciarmi. Forse mi sbaglio, ma credevo che tra di noi stesse nascendo qualcosa. E ora ti prego cambiamo discorso perché sono sicuro di avere le guance in fiamme e non sono del tutto convinto che quelle parole siano uscite dalla mia bocca proprio volutamente e non credo di poter reggere ancora il tuo sguardo quindi per favore dì qualcosa e ignora la mia inutile uscita», continuò Kurt prendendo finalmente il tovagliolo che Maxxie gli aveva allungato e pulendosi il labbro sporco di cioccolata.

L'inglese rimase a fissarlo per qualche istante senza dire una parola, aspettando che Kurt si ricomponesse. Una volta compreso che il giovane americano non avrebbe alzato lo sguardo verso di lui fin quando non avesse detto qualcosa per cambiare discorso, scostò leggermente il piatto di biscotti che li divideva e sporgendosi lentamente verso di lui inclinò la testa per sfiorare le labbra di Kurt con le sue. A quel contatto Kurt si irrigidì e tutto quello che riuscì a fare fu chiudere gli occhi, tentando di dimenticare qualunque cosa che non fosse Maxxie. Il biondo dischiuse la bocca e accarezzò dolcemente le labbra di Kurt con la lingua, per nulla intenzionato a staccarsi da lui. Fu un bacio dolce, di tutta la dolcezza che Maxxie percepiva negli occhi di Kurt, la stessa dolcezza che Kurt non poteva fare a meno di notare nel sorriso di Maxxie. Rimasero in quella posizione per alcuni istanti che ad entrambi sembrarono un'eternità, intenti com'erano ad assaporare ogni singolo particolare l'uno dell'altro. Quando finalmente compresero che recuperare ossigeno era diventato indispensabile, si allontanarono e Maxxie tornò a sedersi sulla sua sedia. Kurt era tornato a guardarlo negli occhi. E quegli occhi comunicavano a Maxxie tutto l'amore possibile.

«Non mi piace la cioccolata amara», concluse Maxxie indicando con un cenno della testa il bicchiere di Kurt.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Being the way that you are is enough ***


Capitolo 9.
Being the way that you are is enough.



«Non è possibile che ci abbiano abbandonato tutti, non credi?», esordì Sam con un tono quasi spazientito.

«Volevi forse pedinare quei due vecchietti insieme a Puck e Tony cercando di non inciampare in qualche scoiattolo?».

Sam storse la bocca in una smorfia divertita, ma a voler indicare che no, declinava l'invito molto volentieri.

«O avresti preferito fare un giro in carrozza insieme alle ragazze, magari mettendo me a fare da cocchiere dato che, a quanto ne so, è tradizione che questi ultimi siano irlandesi?». Stavolta, fu Rory a storcere la bocca in una smorfia, anche se non propriamente divertita.

«Stai dicendo che non vorresti fare una romantica passeggiata in carrozza con me?», rise il biondo, ormai vinto, abbandonandosi sull'erba accanto al ragazzo.

«Diciamo che non è nella mia lista di “Cose da fare assolutamente in una giornata a New York”».

«Ah no? Be', per me era in cima alla lista invece!», continuò Sam fingendosi imbronciato.

«Perché non sei andato con Quinn, Santana e Michelle allora?», lo canzonò Rory.

«Non avevano un cocchiere tanto irlandese quanto il mio», disse convinto Sam.

Il moro rimase perplesso da quella affermazione, quasi come non ne capisse il senso. E a dirla tutta, quella frase un senso proprio non ce l'aveva, neanche a volerglielo trovare con la forza.

«Si può sapere cosa significa?».

«Significa che non tutti hanno la fortuna di conoscere un irlandese!».

«Non sono un alieno, Sam, sono solo irlandese».

«E c'è differenza?».

I due ragazzi risero, poggiando le loro schiene sull'erba di Central Park e godendo di quel verde che presto sarebbe stato ricoperto da strati di fitta neve.

«Quindi, hai intenzione di passare disteso qui l'intero pomeriggio?».

«Oh no. Anche questa sera, se possibile», scherzò Rory dando un piccolo buffetto sulla spalla del biondo.

«Ti piacciono davvero tanto i parchi vero?», continuò Sam alzando la schiena e incrociando le gambe.

«Sono verdi. Il verde mi ricorda l'Irlanda, mi ricorda San Patrizio e le strade di Dublino che si colorano di persone. Mi ricorda il parco sotto casa, mi ricorda il libro di favole che mia madre mi leggeva la sera quando ero bambino, tempestate di folletti, gnomi, pentole d'oro e arcobaleni, e mi ricorda gli occhi luminosi di mio padre. Il verde mi ricorda casa, e mi regala speranza».

«Speranza?».

«La speranza di poter tornare un giorno nel mio Paese, la speranza di riuscire a fare sempre ciò che amo e di poter trovare la forza di superare tutti gli ostacoli, la speranza di riuscire a sopravvivere in un mondo che non mi appartiene, nel quale sono stato catapultato e non ho alcuna via di fuga. La speranza di riuscire ad affrontare le nuove esperienze».

«Tutto questo è... Wow». Sam non sapeva cosa dire, di fronte a tutta quella sincerità. La sua conoscenza del ragazzo che aveva di fronte non era poi così distante da quella che poteva avere di Maxxie, Michelle o Tony. Conosceva quei ragazzi solo da qualche giorno, un paio di settimane forse, così come conosceva Rory Flanagan da poco più di tre mesi. E quando sentì quelle parole uscire dalla bocca dell'irlandese, si accorse di non conoscerlo per niente.

«Avevi mai baciato un ragazzo prima?»

Rory a quelle parole si mise a sedere di fronte a Sam, per poter decifrare il suo discorso semplicemente guardandolo negli occhi.

«Si insomma, prima... Prima della festa di Halloween», continuò Sam imbarazzato e con lo sguardo basso, a voler evitare gli occhi del moro che sembravano scrutarlo fino in fondo arrivando a comprendere le sue intenzioni, che in quel momento non erano chiare nemmeno a lui.

«Uh, non– ecco, io- non l'ho davvero considerato un bacio, quello», sussurrò Rory quasi in tono di scuse, dovute all'impressione di aver illuso il ragazzo che aveva di fronte. O forse, le scuse Rory le stava porgendo a se stesso per non riuscire ad essere completamente sincero.

«No, no, certo! Era solo- niente, una sciocchezza, lascia perdere», concluse Sam sentendosi un completo idiota per aver tirato fuori quel discorso.

«E poi, tu stai ancora con Mercedes no? Siete tornati insieme?».

«Si si, noi stiamo di nuovo insieme, infatti». E Sam di questo credeva di essere convinto, almeno fino a quando non dovette dirlo a Rory. Gli piaceva Mercedes, gli piaceva davvero tanto e aveva fatto di tutto per riconquistarla. Quell'estate passata con lei era stata bellissima, così come era bellissima lei al suo ritorno a scuola, ed era bellissima anche alla festa di Halloween. Ma a quella festa, a quanto fosse bella Mercedes, Sam non ci aveva fatto davvero caso. Di Halloween, ricordava solamente delle rape, una giacca di coccodrillo e due occhi blu che lo fissavano con dolcezza e con la stessa intensità di adesso, che si trovavano nuovamente a pochi centimetri da lui. E in quel momento, Mercedes che lo aspettava a Lima era solo un lontano ricordo.

«Vieni con me!», si riscosse il biondo alzandosi di scatto e porgendo una mano a Rory, trascinandolo verso un punto imprecisato.


**


«Sembriamo due idioti», esordì Tony fermandosi, stremato, dopo un'inutile corsa nel tentativo di torturare un povero scoiattolo.

«Voglio farmi tua sorella».

«Mia... Ma che??»

«Oh, ma prima anche Michelle, se non ti dispiace. Non posso certo aspettare tutto questo tempo prima di portarmi a letto qualcuna.»

«Mia sorella non la tocchi, razza di imbecille!»

«Questo significa che posso scopare con Michelle?», continuò serenamente Puck.

«Dubito che lei ti voglia, è innamorata di me»

«Da quanto ho visto oggi mi sembra che l'unico con cui lei non voglia stare sia proprio tu».

«Fa sempre così, poi le passa»

«Fa sempre così perché tu passi il tuo tempo a scoparti le altre? Non credi che possa essersi stufata anche lei?»

«Lei non si stufa mai di me, torna sempre».

«Tutti si stufano delle persone, prima o poi. E penso che tu non debba far soffrire Quinn, sai? Ho visto come la guardi, e anche se in questi ultimi giorni non vi siete parlati so per certo che fra di voi è successo qualcosa. La conosco. E proprio per questo ti chiedo di non fare lo stronzo con lei, ne ha già avuti abbastanza così. L'ho amata, e non ho saputo tenermela stretta. Non voglio che soffra per l'ennesimo stronzo, non voglio che soffra anche per te».

«Non voglio stare con Quinn».

«Ma ti piace».

«Voglio tornare con Michelle».

«Perché ti fa comodo».

«Una relazione a distanza non fa per me, ho dei bisogni fisici da soddisfare».

«E Michelle è lì per questo, vero?»

«No, Michelle è lì per qualsiasi cosa, lei c'è sempre».

«Ma tu non ci sei per lei».

«Non volevo far soffrire Quinn, non era mia intenzione».

«Puoi ancora rimediare, finché sei qui».

«No, non posso. Una volta a Bristol tornerò con Michelle, e Quinn in ogni caso dovrà dimenticarsi di me. Non vale la pena illudere nessuno».

«Facendo così, illudi solo te stesso. Ci sono passato, lei è così. Se cadi nella sua trappola, è la fine. Non ti lascia andare finché non ne sei completamente innamorato, e a quel punto sarà troppo tardi per poter fare qualunque cosa. L'ho privata di una parte importante della sua vita, con quella bambina. Beth è la cosa più bella che ci potesse capitare, ma a Quinn fa bene ritrovare un po' di spensieratezza. E con te era riuscita ad averla. Non rovinare tutto».

«Eri più simpatico quando rincorrevi gli scoiattoli, lo sai?»


**


«Lascia perdere Tony, quello è un completo idiota», esclamò Santana in direzione dell'inglese.

«Avresti dovuto scrivere un manuale: “Tony Stonem, come stargli alla larga”», sorrise sconsolata Quinn.

«Che c'è, ci sei andata a letto e ora non ti calcola più? Credevi davvero che Tony fosse quel tipo di ragazzo che si innamora? Tony fa tutto questo per il puro piacere di soddisfare la sua irrefrenabile voglia di sesso. Quando le opzioni sono finite, torna da me con la coda fra le gambe. E io, come una povera cogliona, me lo riprendo».

«Non stavolta», finì l'ispanica per Michelle.

«Quindi, a te non da fastidio che io stia male per lui?», continuò Quinn, intimorita da quella conversazione pericolosa.

«Puoi benissimo tenertelo, per quanto mi riguarda. E sei una ragazza molto carina e simpatica, davvero, non ce l'ho minimamente con te, -non ora, almeno- ma Tony non verrà mai ad implorarti di stare con lui. Come ti ha ignorato oggi, ti ignorerà domani, e così fino al giorno in cui torneremo in Inghilterra. E non vi vedrete più. Non ti manderà un messaggio, non una cartolina, niente. Forse, se trova il tempo, ti concederà un'ultima scopata, cosa che vedo molto probabile perché Tony trova sempre il tempo per scopare». Le parole di Michelle erano veleno, sputato con una cattiveria che difficilmente poteva essere percepita in lei. Ma la sua cattiveria non era rivolta a Quinn, le sue parole di fuoco erano volte esclusivamente a scalfire la pelle immacolata di Anthony Stonem.

«Gli uomini sono degli stronzi», concluse Santana, che aveva ascoltato attentamente il discorso delle due e aveva tratto da sola le conclusioni di quella storia.

Poi era calato il silenzio, e il resto della passeggiata si era svolto nella quiete più totale, senza che nessuna delle tre ragazze proferisse parola. In questo modo, Quinn era potuta sprofondare ancora una volta nei meandri della sua mente e, senza che gli occhi di Kurt le scrutassero l'anima come avevano fatto in quei pochi istanti nella camera d'albergo, aveva potuto scavare a fondo senza il bisogno di nascondere nulla.

Pensava a Beth, pensava alla sua prima volta con Puck e a quanto fosse stata stupida a ricaderci. Pensava al dolore che aveva provato, su quell'erba, e alle lacrime che aveva versato contro la sua volontà, perché per quanto si sforzasse di rendere magica quella situazione, anche la seconda volta per Quinn era stata un fiasco totale. Tony l'aveva usata, e ora lei ne stava pagando le conseguenze. Non era in grado di farsi apprezzare veramente, non riusciva ad aprirsi per far in modo che captassero ciò che la sua anima voleva mostrare, e non il suo corpo bello e attraente. Quinn si sentiva una persona svuotata, e ogni volta che provava a colmare quel vuoto, il risultato era una voragine sempre più acuta che si annidava in profondità.

Quinn Fabray aveva perso su tutta la linea.


**


«Non ti perdonerò mai per aver fatto una cosa del genere, Sam Evans!»

«Oh andiamo, è stato divertente! Il fotografo era davvero gentile, e poi, quello scoiattolo era così carino», aggiunse il biondo sorridendo affabile.

«No dico, hai visto la mia espressione in questa foto? Sembro...»

«Adorabile», affermò Sam con convinzione.

«Eh?». Rory davvero non capiva perché l'amico si comportasse così.

«Dai, guarda che faccino adorabile!»

«Ma se sembra che io stia-»

«Per scoppiare a ridere», terminò ancora una volta Sam per lui. «È spontanea, mi piace».

«Perché lo fai?», chiese quasi bruscamente Rory, interrompendo quella raffica di complimenti -o qualunque cosa fossero- che gli stava rivolgendo Sam.

«Faccio cosa?», chiese Sam guardandolo.

«Questo. Sì, insomma, passi il tuo tempo con me, mi riempi di complimenti, mi chiedi chiarimenti su quello che è successo e non fai alcun riferimento a Mercedes. Magari per te può essere un semplice gioco, ma io non ci dormo da giorni. So che è sbagliato, so che tu stai con Mercedes e che io non dovrei neanche pensarci a te in quel modo, perché non è moralmente corretto. Siamo due ragazzi, non è naturale».

«Naturale? Pensi che per Kurt non sia del tutto normale essere attratto da altri ragazzi?»

«Noi due non siamo attratti l'uno dall'altro».

«No, non lo siamo. Eppure in questo momento vorrei tanto baciarti. E scommetto che lo vuoi anche tu. Pensi davvero ciò che hai detto? Che non sarebbe naturale?». Sam non credeva possibile che dalla sua bocca sarebbero potute uscire quelle parole, perché fino al momento in cui l'aveva detto, non aveva ancora capito che ciò che desiderava da giorni fosse davvero baciare Rory.

«Credo che tu non possa essere fisicamente attratto da me».

«Questo perché sei un ragazzo?».

«Anche perché sono un ragazzo, sì. Principalmente per quello».

«Io credo che tu non conosca davvero il potenziale che hai. Vieni con me, seguimi», continuò Sam con tutta la naturalezza del mondo, come avrebbe potuto parlare a Mercedes se solo fosse stata lì. O forse, come avrebbe potuto parlarle se solo fosse stata Rory.

Il biondo prese Rory per mano e, senza aspettare di cambiare idea, si avvicinò ad un ragazzo che, seduto su una panchina del parco, strimpellava una chitarra in cerca di qualche spicciolo da elemosinare. Non ci pensò due volte, prese dalle tasche quelle poche monete che gli erano rimaste dal pranzo e che gli sarebbero servite per la cena e le porse al ragazzo, perché suonasse una canzone. La cena poteva saltarla, se quello sarebbe servito a far capire all'irlandese quanto teneva a lui.

Quando il ragazzo prese a suonare Sam, senza lasciare la mano di Rory, si girò per guardarlo negli occhi e prese a seguire le note di quella canzone.


If only you saw what I can see
You’ll understand why I want you so desperately
Right now I’m looking at you and I can’t believe
You don’t know
You don’t know you’re beautiful


Rory era frastornato da quella situazione, non credeva possibile provare tutte quelle emozioni per un ragazzo. Avrebbe dovuto esserci lui al posto di Sam, a dedicare quelle parole d'amore alla sua ragazza, che fosse Sugar o meno. Avrebbe dovuto esserci Mercedes al suo posto, che non meritava un simile tradimento. Avrebbe dovuto esserci chiunque altro, perché ciò che stavano facendo andava contro ogni logica, contro ogni razionalità. Ma quando le labbra di Sam sfiorarono le sue, in un bacio che sapeva di amore, Rory Flanagan pensò che al suo posto non avrebbe dovuto esserci proprio nessun altro. C'era Sam, e c'era lui, in quel bacio colmo di speranza.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** As if we never said goodbye ***


Capitolo 10.
As if we never said goodbye.



I due giorni trascorsi a New York sembravano aver scosso i ragazzi del Glee, chi in positivo chi in negativo. Michelle credeva di aver finalmente superato la sua ossessione per Tony, che prima di allora non le aveva mai permesso di allontanarsi definitivamente da lui; Quinn, d'altro canto, non aveva ancora perso le speranze per una riconciliazione con quel ragazzo che le aveva rubato tutto, a partire dal suo cuore per arrivare alla sua anima e al suo corpo, dove erano racchiusi tutti i suoi punti deboli e le sue incertezze; Rory aveva finalmente accettato quel nuovo sentimento che sentiva sbocciare dentro di lui, come un fiore in primavera, bello e luminoso; Sam, seppur felice per aver fatto chiarezza nella sua mente e per aver preso la decisione di trascorrere le sue giornate con l'irlandese, si torturava alla ricerca delle parole giuste da usare con Mercedes, alla quale continuava a volere un gran bene, e che sembravano proprio non voler uscire; Puck si era quasi convinto a poter aspettare la fine della scuola, e quindi la sua partenza per Bristol alla volta di casa Stonem, in modo da non infierire sull'inglese diventata ormai amica inseparabile di Santana Lopez; Kurt, infine, era semplicemente felice. Felice di non dover essere, per una volta, colui che avrebbe dovuto sudare sette camicie per conquistare il ragazzo amato, colui che avrebbe potuto persino permettersi di essere quello desiderato, e non il contrario; era felice di aver dimenticato Blaine, disperso tra le fossette ai lati della bocca del biondino inglese che sembrava non volerlo abbandonare mai.

Nonostante questo mare di emozioni incontrastanti, nessuno di loro poteva permettersi di far volare ulteriorimente i propri pensieri verso altri mondi, costretti alla massima concentrazione sulla gara che avrebbero dovuto affrontare quella sera: il giorno delle Provinciali era finalmente arrivato.

«Mancano solamente due ore, Mercedes non ce la farà mai a cantare! La febbre non accenna a diminuire professore!».

«Non preoccupatevi, posso cantare io, sono prontissima», approfittò prontamente Rachel.

«Perché non fate cantare Kurt?».

Tutti si girarono in direzione del ragazzo che aveva parlato, Kurt compreso: Maxxie Oliver voleva davvero far cantare lui davanti a tutte quelle persone, da solo?

«Sì, insomma», continuò allora l'inglese leggermente in imbarazzo. «Ha una voce pazzesca, l'ho sentito. È particolare, ed ha sicuramente un paio di canzoni già pronte. Non volevate la novità? Be', Kurt Hummel è la vostra novità».

«Tu sei pazzo», proferì Kurt a mezza voce.

«Bene, Kurt, hai qualche canzone in serbo per noi? A Rachel non dispiacerà se sarai tu a prendere il posto di Mercedes», continuò deciso il professor Schuester, rivolgendo un'occhiata di fuoco alla ragazza che non aveva fatto in tempo a protestare per quella scelta del tutto insensata di non farla cantare.

«Sì, io, ecco...»

«Puoi cantare “I have nothing”! Quella canzone ti viene una meraviglia, Kurt!», aggiunse allora Quinn, che quella canzone la sentiva anche un po' sua, sperando che a Tony Stonem arrivasse il suo messaggio nemmeno troppo implicito.

«Ok, è deciso allora, sarà Kurt a cantare il primo pezzo. Scaldatevi ragazzi, ci vediamo fra due ore prima di salire sul palco! Sam, vai a parlare con Mercedes, credo che tu sia la persona più indicata in questo momento. Confido in te, mi raccomando», concluse Schuester prima di uscire dalla sala.

«Ma io-»

«Sssh, vai a parlare con lei, glielo devi», sussurrò l'irlandese al suo orecchio con un sorriso incoraggiante.


**


«Mercedes, ciao», esordì Sam bussando piano alla porta della ragazza.

«Eeehi, piccolo, ciao!».

Entrato nella stanza, Mercedes lo incoraggiò ad avvicinarsi al letto per potersi sedere accanto a lei e il biondo, sebbene un po' titubante, fece come gli era stato suggerito. Non prima di aver fatto un respiro profondo, però.

«Sai, non credo di poter cantare stasera», suggerì lei vedendolo agitato.

«Canterà Kurt al tuo posto».

«Oh, cavoli, non posso perdermelo allora! Dovrai accompagnarmi fra il pubblico, voglio quantomeno vedere il mio migliore amico cantare! E poi, non mi dispiacerebbe poter vedere anche te», sorrise sfiorando la mano del ragazzo, che per poco non la ritrasse con uno scatto.

Sam aveva decisamente bisogno di controllarsi, voleva bene a Mercedes e nonostante non provasse più quel tipo di attrazione nei suoi confronti non poteva permettersi di ferirla ulteriormente. Aveva lottato tanto per averla, e ora che lei aveva lasciato Shane per tornare insieme, lui si era sottratto. Per un ragazzo. No, non era giusto definire così la sua situazione. Lui non l'aveva lasciata perdere per un ragazzo, lui l'aveva lasciata per quel ragazzo; quello che da quando Sam aveva messo piede nell'aula di canto e se l'era ritrovato davanti che lo fissava incuriosito, non aveva potuto fare a meno di ammirare; quello per il quale sarebbe stato disposto a fare di tutto, pur di averlo al suo fianco e proteggerlo; quello per il quale avrebbe lottato, e avrebbe parlato con tutte le Mercedes Jones di questo mondo per poter stare con lui. Sam non era più attratto da Mercedes perché si stava innamorando di Rory Flanagan.

«Piccolo, si può sapere che hai?», chiese la ragazza vedendolo così pensieroso e stringendogli la mano con più vigore, nonostante la spossatezza dovuta dall'influenza.

«Mercedes, sono felice».

«Felice?», chiese allora lei sorpresa da quella uscita improvvisa. «Mi fa piacere che tu sia felice, so che hai sofferto molto quando sei tornato, perché sì, insomma, vedermi con Shane non deve essere stato proprio bello, e sono sicura che quel bacio alla festa è stato inaspettato per me come per te, così che non hai avuto modo di realizzare cosa stesse effettivamente accadendo. Ma vedi, io in quel bacio ci ho visto tutta la nostra storia e mi sono resa conto che i miei sentimenti per te non si erano estinti, li avevo solamente sepolti per colmare la tua assenza. Anche io sono felice, ora che siamo insieme».

«Non voglio tornare con te»

«Cosa? Sam, cosa vuoi dire?»

«Voglio dire che ora sono felice, e per questo non possiamo tornare insieme. Non sono felice come quest'estate, quando ero con te, sono felice come non lo sono mai stato in tutta la mia vita. Mi sono innamorato, Mercedes. E questo mi fa paura, ma mi rende felice. Non voglio che tu ci stia male, sai che per te ci sarò sempre tutte le volte in cui ne avrai bisogno, perché ti voglio bene e vederti soffrire sarebbe tremendo, ma sono troppo felice per tarparmi le ali tornando con te. Ora che ho capito come si fa, sono pronto a spiccare il volo». Sam aveva sputato fuori quelle parole senza neanche prendere fiato, per paura che una minima pausa gli avesse impedito di continuare a parlare: sentiva di doverle dare tutte le spiegazioni di questo mondo, ma al tempo stesso voleva proteggere Rory da tutto, persino da questo. Voleva che Rory fosse suo, parlarne anche solo con Mercedes avrebbe significato condividere quei sentimenti che nessun altro al di fuori di loro due avrebbe capito. Era una creatura troppo preziosa per poterla intaccare in questo modo.

Mercedes ritrasse di colpo la mano che accarezzava ancora la sua, come scottata da quelle rivelazioni. Sam, in un ultimo atto di coraggio, la guardò negli occhi per comunicarle tutto ciò che non era stato in grado di dirle con le parole; sperava che almeno questo lo avrebbe capito.

La ragazza lo guardò atterrita, incapace di far uscire alcun suono dalle sue labbra, lasciando così che il biondo uscisse da quella stanza senza darle ulteriori spiegazioni.


**


Un'ora era trascorsa da quell'ultima conversazione avvenuta per decidere chi avrebbe cantato, un'ora mancava alla loro esibizione per le Provinciali.

Quinn Fabray era decisa a togliersi dalla testa, almeno per quella sera, l'assillante pensiero che ormai la logorava da giorni, e che non le permetteva nemmeno di respirare. Si sentiva abbandonata, per la seconda volta; frustrata, per aver dato ascolto al suo cuore e non alla sua mente; usata, come avevano sempre fatto tutti.

Non voleva ammetterlo, ma la botta che aveva preso per colpa dell'inglese faceva più male persino di Puck, che a modo suo, almeno, l'aveva amata. Nel modo sbagliato, sì, ma pur sempre amata. Tony Stonem invece aveva fatto di tutto, fin dalla prima volta che l'aveva vista, per portarla a letto; e lei era caduta con tutte le scarpe nella sua trappola di tentatore. O forse, sarebbe stato meglio dire senza vestiti. Non solo in senso letterale, perché Quinn con lui si era denudata di tutto, aveva lasciato cadere le mille maschere che aveva indossato all'inizio, quando credeva di potersi permettere quella relazione affinché riuscisse ad essere di nuovo in cima alla scala delle classi sociali. Quinn Fabray, dal momento in cui lui aveva smesso di assillarla, si era innamorata. E credeva di amare quel ragazzo almeno quanto aveva amato Finn, due anni prima. Quando Tony era tornato da Michelle, lei non aveva provato gelosia, ma distruzione. Il suo cuore si era frantumato e la sua anima era stata risucchiata da una forza oscura fino all'ultimo respiro, così da impedirle di guarire. Quinn era malata dentro, si sentiva sporca, marcia, usata e poi gettata via. Odiava quel ragazzo, per averle teso la trappola più dolorosa di tutta una vita.

«Posso?»

Quinn aveva riconosciuto subito quella voce, inconfondibile tra mille, dolorosa come uno schiaffo in piena faccia, confortante come una carezza a fior di pelle. Come una stupida, si scoprì a sperare che potesse ancora cambiare qualcosa e che quella voce fosse in grado di farla rinascere.

«Pensavo di esser diventata invisibile».

«Invisibile? Quando deciderai di farti un'operazione lì sotto e indosserai delle fasce per nascondere il seno, allora forse diventerai invisibile ai miei occhi», scherzò Tony entrando nella stanza dove la ragazza era sola a pensare.

Ma certo! Ti concederà un'ultima scopata, perché Tony trova sempre il tempo per scopare.

Le parole di Michelle rimbombavano nella sua testa come un martello pneumatico, insistenti e dolorose come non mai.

«Non te la darò una seconda volta Tony, non per farmi usare più di quanto tu non abbia già fatto. Non troverai più niente in me, mi hai svuotata di tutto».

«Come siamo filosofiche stasera. Agitata per la gara?», chiese l'inglese avvicinandosi con grandi falcate alla ragazza.

Le sfiorò delicatamente una guancia, come a voler assorbire tutto il suo dolore e la sua agitazione in quel gesto e farli suoi. Quinn non riuscì a spostarsi neanche di qualche centimetro, così che percepì il tocco della mano di lui come una scossa elettrica, straziante ma alla quale non avrebbe voluto rinunciare per nulla al mondo, anche se quella fosse stata l'ultima.

«Vattene, Tony, non mi sfrutterai ancora». Come sempre, le sue parole non coincidevano davvero con ciò che il cuore le suggeriva. Rimani qui, stringimi fra le tue braccia e permettimi di rimanere con te per sempre. Erano queste, le parole che la ragazza avrebbe voluto davvero usare.

«Non voglio farti del male. Non adesso che sto per andarmene».

Credeva di esser stato rassicurante, ma quelle parole ferirono Quinn più di quanto qualsiasi altre avrebbero fatto.

«Andartene? Ora?». La voce allarmata di lei non lasciava spazio ad altre interpretazioni, la paura era visibile sul suo volto e nel suo sguardo implorante, che gli chiedeva di restare.

«Non vorrei, ma abbiamo l'aereo prenotato per questa sera. Faremo in tempo a guardare la vostra esibizione, ma ci perderemo la premiazione. Sono venuto per salutarti», concluse Tony cingendola in un abbraccio confortante e colmo di sofferenza.

Quinn era stordita da quella situazione, non riusciva a respirare. In quel momento, non aveva alcuna importanza ciò che Tony provasse per lei; era venuto a cercarla prima di andare via, e se lui le avesse chiesto di fare sesso lì, in quell'istante, Quinn avrebbe accettato senza ripensamenti.

Le parole fra di loro si annullarono per qualche istante, persi in quell'abbraccio che sapeva di addio. A sorpresa di Quinn, tutto quello che lui pretese fu un lieve bacio a fior di labbra, come se spingersi oltre fosse stato oltremodo pericoloso e compromettente.

«Non andare via», lo implorò lei con la voce tremante, cercando di non scoppiare a piangere.

«Non posso», fu tutto quello che uscì dalle labbra di lui. Labbra che Quinn desiderava in modo eccessivo, labbra in grado di cancellare ogni singola traccia di dolore provato in precedenza, labbra in grado di riempire nuovamente la sua anima e il suo cuore di sentimenti. Labbra che Quinn accostò alle sue, per assaporare ogni fibra di quegli ultimi istanti, ogni sensazione che lui era in grado di trasmetterle.

«Facciamolo. Qui, ora. Abbiamo tempo, la gara non inizierà prima di un'ora». Quinn era sempre più convinta delle sue parole.

«No».

«C-cosa? Perché no?». Quella parola l'aveva spiazzata, ancora una volta.

«Non sarebbe giusto. Significherebbe che questo è un addio. Non voglio che lo sia».

«Perché continui a comportarti così?»

«Così come?»

«Come se ti importasse qualcosa di me». Una lacrima rigò la guancia della ragazza, che non riuscì a trattenersi oltre.

«Mi importa di te. Puck me l'ha fatto capire. Non voglio mandare all'aria quello che abbiamo costruito in questi giorni. Concedimi una possibilità, posso aspettarti. Voglio farlo, voglio che sia tu a venire quando sarai davvero pronta»

«Ma io sono pronta ora»

«No, non lo sei. Sei solamente annebbiata dalla situazione, stiamo per salutarci e questo scaturisce in te il desiderio di donarti completamente a me, ma non vuoi davvero farlo. Sono stato uno stronzo, l'altro giorno. Avrei dovuto capirlo che non volevi davvero fare sesso, e mi dispiace. Amo Michelle, ma mi sto innamorando di te. Amo l'idea di Michelle, la amo perché è stata con me da quando mi è permesso ricordare, la amo perché si è comportata come avrei voluto che si comportasse la mia ragazza, ma non amo Michelle perché si tratta di lei. Tu sei diversa, per la prima volta nella mia vita non provo il desiderio irrefrenabile di portarti a letto, preferirei rimanere abbracciato a te per il resto della mia vita, se tu lo volessi. Non voglio bruciare le tappe, voglio fare in modo che tu possa innamorarti di ciò che sono davvero, e non del mio corpo. Voglio aspettarti, Quinn. Non è ancora arrivato il momento»

«Come faccio a sapere che aspetterai davvero?»

«Non puoi saperlo», disse semplicemente.

«O posso chiedere a Maxxie di tenerti d'occhio!», esclamò la ragazza in una debole risata a mezza voce.

«Puoi solamente fidarti?», sorrise Tony, baciandola un'ultima volta e avvolgendola in un abbraccio che non ammetteva addii di nessun genere.


**


«Puoi salutarlo Maxxie, si sta preparando per l'esibizione ma troverà il tempo per te. Dopotutto, è l'ultima occasione che avete per stare insieme»

Le parole di Michelle scalfivano il cuore dell'inglese e lo laceravano, impedendogli anche solo di muovere un passo in direzione del camerino di Kurt.

«Non ce la faccio»

«Sì che ce la fai, non dovete per forza dirvi addio. Puoi semplicemente salutarlo, augurargli buona fortuna per la gara e promettergli di tornare a trovarlo il prima possibile, no?»

«Ha tanto l'aria di essere un addio»

«Vai da lui, Maxxie»

Michelle si allontanò e lasciò Maxxie da solo a pochi passi da Kurt, la porta chiusa del camerino che li teneva separati. Il biondo fece un respiro profondo, prese coraggio ed aprì la porta, eliminando la distanza fra lui e il ragazzo americano.

«Ehi», esordì timidamente Kurt vedendolo entrare.

Maxxie era immobile, come pietrificato, non riusciva a dire una parola. Non voleva dire una parola. Perché sapeva che qualunque cosa avesse detto, qualunque discorso avesse pronunciato, tutto sarebbe finito con un addio. E lui non era pronto a dire addio a Kurt.

«Ciao, Kurt». Questo poteva ancora dirlo, pensò.

«Sono talmente in ansia che rischio l'infarto ancor prima di salire su quel palco»

«Andrai benissimo, non devi preoccuparti» Ci sono già io ad esser preoccupato, qui.

«Perché hai proposto che fossi io a cantare?»

«Perché te lo meriti. Quando abbiamo cantato 'Lean on me', quella sera, ho capito che la tua voce era fatta per risplendere. Tu, sei fatto per risplendere. Li conquisterai tutti Kurt»

«Lo pensi davvero?»

«Sì, lo penso davvero»

Il biondo si avvicinò notevolmente a Kurt e prima che potesse scoppiare a piangere affondò il viso nell'incavo della sua spalla, sprofondando tra le sue braccia e inspirando il suo odore. Sapeva di buono, Kurt.

«C'è qualche problema Maxxie?», chiese Kurt quasi preoccupato, accogliendo l'inglese fra le sue braccia. Maxxie rimase in silenzio, senza scostare il viso di un millimetro dal collo di Kurt, approfittando di quel momento come se fosse l'ultimo riservato interamente a loro. Il problema, era che Maxxie sapeva benissimo che quel momento era davvero l'ultimo.

«No Kurt, sono solo emozionato per te»

Maxxie ritrasse leggermente il viso in modo da poter finalmente guardare Kurt negli occhi, per potergli sorridere. Quando lo fece, il cuore di Kurt perse un battito. Non si sarebbe mai abituato a quel sorriso assassino. Fortunatamente, Kurt non doveva ancora preoccuparsi di quando quel sorriso non sarebbe stato più a portata di mano. Sapeva bene che Maxxie sarebbe dovuto tornare a Bristol, e che lui sarebbe rimasto solo ancora una volta. Per il momento, però, Maxxie era lì con lui e gli sorrideva, per cui andava tutto bene. A meraviglia, quasi.

«Ho davvero paura di sbagliare, stasera»

«Kurt, guardami bene. Andrai benissimo su quel palco, conosci la canzone perfettamente, la tua voce non è in grado di stonare neanche sotto tortura e il tuo fascino colpirà tutti in quella sala. Ricordati, finché ci sarò io a guardarti, andrà tutto bene»

«Rimarrai lì fra il pubblico, vero? Mi guarderai cantare?»

«Ma certo, Kurt»

«Allora è vero, andrà tutto bene»

Kurt sorrise di rimando e, molto più sicuro di prima, strinse Maxxie in un abbraccio quasi soffocante e posò le sue labbra su quelle del biondo, per imprimere nella memoria quelle parole. A quel contatto, anche Maxxie non potè fare a meno di sentirsi al sicuro, e di pensare che andasse davvero tutto bene. In quel momento c'erano solo Maxxie e Kurt, e non poteva esserci spazio per nient'altro. Kurt sperava di poter vincere la competizione, Maxxie sperava di non dover mai dire addio al ragazzo che lo teneva stretto. Uno dei due, però, sapeva perfettamente che le sue speranze erano vane.


**


«Dai Kurt, devi andare, tocca a te!»

La voce di Sam risuonò nella testa del ragazzo così forte da mandarlo quasi in paranoia, poi gli tornarono alla mente la chiacchierata di qualche minuto prima, Maxxie seduto sicuramente fra il pubblico in sala ad aspettarlo e un sorriso ad incorniciargli il volto. E allora fu tutto a posto.

Prese un respiro profondo e, rivolgendo uno sguardo fugace in direzione dei compagni, salì le scale e si incamminò verso il centro del palco. Se Maxxie fosse stato in prima fila, Kurt di certo non avrebbe saputo dirlo. Le luci dei riflettori quasi lo accecavano, impedendogli di puntare lo sguardo sulla folla; per di più, l'ansia lo stava a poco a poco divorando e, sebbene fosse sicuro di ciò che stava per fare, la mente gli si annebbiò per un istante e con essa anche la vista. Aspettò che le prime note partissero, poi si avvicinò all'asta che sorreggeva il microfono e chiuse gli occhi. Dopo qualche secondo, riuscì miracolosamente ad aprire la bocca e tutto il suo corpo iniziò a cantare. Andava tutto bene.


Share my life, take me for what I am
Cause I'll never change all my colours for you
Take my love, I'll never ask for too much
Just all that you are and everything that you do


Maxxie gliel'aveva promesso, e lui non era tipo da non mantenere le promesse date. Ma quella visione gli stava facendo un male del cazzo, e lui non riusciva proprio a sopportarlo.

«È tutto ok?»

No, non era tutto ok. Decisamente non lo era. Era Kurt, ed era troppo doloroso doverlo lasciare lì. Il biondo si alzò dalla sedia nell'ultima fila e si avviò a testa china verso l'uscita, senza voltarsi neanche una volta.

«Ehi Maxxie, possiamo rimanere ancora un po'. Puoi vederla la sua esibizione»

Il ragazzo non rispose, troppo impegnato a ricacciare indietro le lacrime che gli rigavano il volto.


I don't know why I'm frightened, I know my way around here
The cardboard trees, the painted seas, the sound here...
Yes, a world to rediscover, But I 'm not in any hurry
And I need a moment


Kurt ora si sentiva bene, stava cantando e tutti erano in trepidante ascolto, tutto il pubblico stava ascoltando lui, i loro sguardi puntati su quel palco gli trasmettevano sicurezza, Kurt poteva percepirli uno ad uno pur avendo ancora gli occhi chiusi. E poi c'erano i suoi occhi a guardarlo, e allora andava tutto bene.


I don't really need to look very much further
I don't want to have to go where you don't follow
I won't hold it back again, this passion inside
Can't run from myself, there's nowhere to hide
(Your love I'll remember forever)


Maxxie non voleva, davvero non voleva. Gli aveva promesso che sarebbe rimasto a guardarlo, che sarebbe andato tutto bene. Ma in quel momento non c'era davvero niente che andasse bene, solo un cazzo di aereo ad aspettarlo e delle promesse infrante contro la sua volontà. E poi, quella voce che gli spezzava l'anima.


The whispered conversations in overcrowded hallways
The atmosphere as thrilling here as always
Feel the early morning madness
Feel the magic in the making
Why, everything's as if we never said goodbye


Poteva davvero essere tutto così perfetto? Kurt si sentiva intoccabile in quel momento, come se nulla riuscisse a scalfirlo, perché sì, Maxxie gliel'aveva detto, andava tutto bene. Mentre pronunciava quelle parole, credeva che fossero persino superflue, perché in quel momento non sarebbe servito a nulla dirlo. Perché lui aveva ancora Maxxie, e allora andava tutto bene.


Don't make me close one more door, I don't wanna hurt anymore
Stay in my arms if you dare or must I imagine you there
Don't walk away from me...
I have nothing, nothing, nothing
If I don't have you


Maxxie non riuscì a sentire le ultime note della canzone, si chiuse la porta alle spalle senza nemmeno aspettare che Michelle e Tony lo raggiungessero. Voleva andarsene, perché rimanere lì gli avrebbe fatto troppo male. Voleva andarsene perché rimanere lì era l'unica cosa che desiderava. Non gli aveva detto addio.


Everything's as if we never said goodbye


Kurt finì di cantare quasi con le lacrime agli occhi, felice che fosse davvero andato tutto bene. Gli altri del Glee lo raggiunsero per completare l'esibizione, in uno scroscio di applausi che cessò solo nel momento in cui furono richiamati sul palco gli altri gruppi per annunciare il vincitore.

Kurt non si accorse di niente, Kurt era felice.

I ragazzi si presero per mano, in trepidante attesa, pronti a scoprire il verdetto dei giudici.

Quando le Nuove Direzioni si ritrovarono il trofeo del primo posto, Kurt non si accorse di nulla, Kurt era ancora felice. Anche quando gli amici lo travolsero in un abbraccio quasi opprimente, Kurt non si accorse di nulla. Festeggiarono, gioirono, piansero di felicità, quello era il loro momento. Poi Kurt si girò verso il pubblico, a cercare il ragazzo che lo aveva reso ancora più felice. Non lo trovò. Si ripromise che lo avrebbe cercato dopo, dietro le quinte. Abbracciò di nuovo i suoi compagni, si fece coccolare da Rachel che non smetteva di complimentarsi per la sua esibizione.

Scese dal palco, si diresse dietro le quinte insieme ai suoi compagni. Lo cercò con lo sguardo, senza però realmente trovarlo. Vide un ragazzo biondo, di spalle, i suoi occhi si illuminarono. Ma no, non era lui. Lo cercò ancora, si allontanò dal gruppo del Glee e uscì persino fuori, doveva trovarlo, voleva tornare fra le sue braccia e godere di quella meritata vittoria. Si affacciò nuovamente ai camerini, ma l'unica persona che vide fu Quinn, china su un mazzo di rose alle quali era attaccato un bigliettino. Era un bigliettino d'addio.

E lui non c'era.

E in quel momento, niente andava più bene.


I have nothing if I don't have you



THE END




Note dell'Autore:

Prima di tutto, volevo sapere se era chiara l'ultima scena con l'intermezzo delle canzoni. Le canzoni cantate sono infatti due, 'I have nothing' cantata da Kurt, e 'As if we never said goodbye' cantata da Maxxie. Spero sia chiaro!

Siamo arrivati alla fine di questa storia, dopo tanto tempo. Scusate se ci ho messo così tanto per portarla a termine, non avrei voluto aspettare così tanto. Nonostante tutto, ora siamo alla conclusione, e io mi sento un verme per averla fatta finire così. Il problema è che non appena ho iniziato a scriverla, ho capito che la fine non poteva essere che questa. È nata per avere un seguito, probabilmente in diretta da Bristol. Questo però non è detto che il sequel ci sarà sicuro, dipende tutto dall'ispirazione, se ci sarà o meno. Quindi, per il momento, consideratela una storia unica. E scusate per questo finale triste. ç.ç
Volevo ringraziare tutte le persone che sono arrivate alla conclusione di questa storia (sempre che ci siano, dato il terribile ritardo con cui mi ritrovo a postare), tutte quelle che hanno recensito e anche tutte quelle che, pur silenziosamente, l'hanno inserita fra le preferite/ricordate/seguite.
Grazie a tutti, davvero!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1167692