And now you know how I feel di wendynoh (/viewuser.php?uid=150837)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Why it's a great day to live in America. ***
Capitolo 2: *** 'Cause hey, I could be a superstar. ***
Capitolo 3: *** You felt pretty good 'cause you'd really had a good time. ***
Capitolo 4: *** It's gotta get bad before it gets good. ***
Capitolo 5: *** The boy is mine. ***
Capitolo 6: *** It's time to try defying gravity. ***
Capitolo 7: *** And now I know how I feel. ***
Capitolo 8: *** There's nothing you can't do, now you're in New York ***
Capitolo 9: *** Being the way that you are is enough ***
Capitolo 10: *** As if we never said goodbye ***
Capitolo 1 *** Why it's a great day to live in America. ***
And now you know
how I feel.
Capitolo 1.
Why it's a great day to live in
America.
Quel
giorno Kurt indossava un
paio di pantaloni di un accecante rosso cremisi, una appariscente
camicia
bianca e un leggero golfino blu notte, abbinati perfettamente ad un
paio di all
star con su il disegno della bandiera americana. Diciamo solo che
l'abbigliamento di quella mattina non lasciava alcun dubbio sul suo
Paese di
provenienza.
Percorse
a testa alta i
corridoi del McKinley e non si fece intimidire neanche dalle granite al
lampone
che gli vennero riservate dalla squadra di football, perché
a detta di Kurt “si
abbinavano perfettamente al suo look”. Continuò
per la sua strada perfino
quando David Karowsky lo minacciò, per la quinta volta in
quella settimana, di
porre fine alla sua “miserabile vita da gay”. Per
farla breve, quel 21 ottobre
sembrava che nulla impedisse a Kurt Hummel di boicottare la sua
missione.
«
Si può sapere come ti sei
vestito questa mattina? Non siamo mica al 4 di luglio! »
apostrofò Santana
entrando nell'aula di musica e trovando il ragazzo-bandiera intento ad
appendere locandine di solo-lui-sapeva-cosa su tutte le pareti della
stanza.
«
Questa volta Santana ha
ragione Kurt, perché stamattina ricordi terribilmente la
bandiera americana? E
cosa sono tutte quelle locandine? » continuò
Mercedes fissando sconcertata il
moro.
«
Osama. » proferì Kurt
guardando le due con solennità, senza aggiungere altro.
Quando le due ragazze
si sedettero e continuarono a fissarlo scandalizzate Kurt si decise a
parlare.
«
Osama, il musical che si
terrà al teatro comunale di Lima il prossimo
venerdì! Non mi dite che non ne
avete mai sentito parlare, è famosissimo! È uno
dei musical più famosi di sempre,
parla della strage dell'11 settembre alle torri gemelle, tutti in
America
devono averlo visto almeno una volta nella vita! » si
girò a guardare Mercedes
e Santana con uno sguardo quasi schifato, di chi non tollera questo
tipo di
mancanze.
«
Oh, e presumo sia per questo
che stamattina hai deciso di interpretare il ruolo di una bandiera.
»
intervenne Noah Puckerman entrando nella stanza e andandosi a
posizionare sulla
sedia accanto alla cheerleader.
«
Sbagliato, galletto. Oggi
sono vestito così per protesta, visto che trovo
inconcepibile il fatto che a
cantare le canzoni di Julian Ronnie in quel musical siano dei ragazzini
inglesi. Voglio dire, inglesi! Avrei potuto capire se il musical avesse
avuto
il nome di “Queen Elizabeth”, ma pronto?! Il
musical si chiama “Osama”, spetta
a noi di diritto. » concluse Kurt sbattendo leggermente il
piede destro a
terra, come evidente segno di protesta.
I
tre continuarono a fissarlo
e non dissero una parola finché non videro arrivare gli
altri compagni del Glee
Club seguiti dal professor Schuester, che invitò gentilmente
anche Kurt a
prendere posto tra loro, nonostante le sue inutili proteste di voler
rimanere
in piedi.
«
Bene ragazzi, il fatto che
l'anno scorso non abbiamo passato le nazionali non deve in alcun modo
scoraggiarci,
perché siete bravi, e dovete continuare a credere nelle
vostre potenzialità. È
anche per questo però, che quest'anno il lavoro che dovrete
affrontare sarà
molto duro e non dovrete in alcun modo farvi ostacolare dalla squadra
di
football o da Sue Sylvester. Mi sono spiegato ragazze? » il
professor Schuester
fece una pausa per assicurarsi che Santana e Brittany avessero
compreso. « Due
volte a settimana a partire da domani trascorrerete un'ora dopo pranzo
in
auditorium qui a scuola, perché dovrete allenarvi duramente
nel ballo. Mike si
è offerto di farmi da assistente, e gradirei che i ragazzi
meno portati per la
danza seguissero assiduamente queste lezioni. Finn, Kurt, Mercedes,
Puck, mi
aspetto che voi quattro siate sempre presenti, avete più
bisogno degli altri di
queste lezioni. Naturalmente, tutti gli altri possono decidere di
seguire il
corso, che gli servirà come allenamento per le provinciali. E
no, » aggiunse
subito vedendo che i quattro ragazzi chiamati in causa stavano per
replicare, «
non potrete farne a meno, il corso per voi è obbligatorio.
»
«
Professore » intervenne
Rachel, che fino ad allora era rimasta stranamente in silenzio.
« dato che la
realizzazione del Rocky Horror lo scorso anno non era andata a buon
fine, non
crede che sarebbe una buona idea mettere in scena uno dei
più grandi capolavori
teatrali come il West Side Story? Io naturalmente avrei il ruolo di
Maria, ho
già un paio di esibizioni pronte da farle sentire!
»
Gli
occhi di Kurt si
illuminarono e il suo improvviso patriottismo lo fece scattare dalla
sedia. «
Osama! » urlò senza dar peso alle persone intorno
a lui.
«
Non posso portarvi a vedere
quel musical Kurt, il preside Figgins non ci darà mai il
permesso, lo sai. »
intervenne nuovamente il professor Schuester per frenare l'entusiasmo
del
ragazzo, che sembrava addirittura non sentirlo.
«
Non voglio andare a vedere
Osama professore, voglio metterlo in scena! Qui al Glee Club!
»
I
ragazzi guardarono Kurt con
aria interrogativa, Mercedes gli lanciò un'occhiataccia che
trovò conforto
nello sguardo di Rachel, accusatorio per esser stata messa da parte.
«
Oh avanti Rachel, speravo
almeno nel tuo appoggio! Non trovi che le canzoni di Julian Ronnie
siano
magnifiche? Naturalmente tu avresti il ruolo della protagonista
femminile, hai la
voce perfetta per quella parte! » Kurt guardò la
ragazza implorante, con gli
occhi che brillavano per l'emozione e con un'espressione in volto alla
quale
avrei sfidato chiunque a dire di no.
Finn
non fece in tempo ad
aprire bocca, che la sua ragazza si alzò dalla sedia accanto
alla sua e si
avvicinò al pianoforte, dove Kurt era tornato contro il
volere di Will.
We're the last of the superpowers,
George W is our
leader,
we still got both
twin towers, never heard of Al-Qaeda,
Semptember 11th
just another day the towers in downtown heaven New York city, US of A.
«
Va bene Kurt, metteremo in
scena Osama il Musical. Ma non sarò io ad avere il comando,
dovrete occuparvi
voi di trovare un insegnante che possa gestire tutto, io mi
concentrerò solamente
sulle esibizioni per le provinciali. E non voglio in alcun modo che le
prove del
musical vi distolgano dalle lezioni di danza, o dovrò
interrompere anche questa
volta la realizzazione. »
«
Metteremo in scena Osama!! »
urlò Kurt abbracciando Rachel e tralasciando tutto
ciò che il professor
Schuester aveva detto dopo la prima frase.
**
«
Non staremo mica tanto in
America, non ti servono tutti quei vestiti capezzola! »
«
Tony, puoi ripetermi ancora
una volta per quale motivo ho deciso di portarti con me? »
«
Perché altrimenti saresti
stata sola con Maxxie e io mi sarei ingelosito? »
«
Tony, Maxxie è gay! »
«
Giusto, è per questo che
vengo con voi. »
«
Mi fai schifo Tony. » disse
sinceramente Michelle, prima di girarsi per baciare il suo ragazzo.
I
due erano in camera di
Michelle, quando la porta si aprì per far entrare un ragazzo
biondo con gli
occhi color del ghiaccio e dai pettorali scolpiti e una ragazza magra
piccolina
e con due grandissimi occhi azzurri.
«
Che spreco. » disse la
piccola Effy guardando il ragazzo accanto a lei.
«
Ma se i ragazzi biondi non
ti sono neanche mai piaciuti! »
«
Beh, un paio di addominali
del genere potrebbero anche essere calvi per quanto mi riguarda.
»
«
Effy, la finisci di parlare
così a Maxxie? Sei piccola, non puoi già pensare
a queste cose! » sbraitò
Tony lasciando Michelle nel mezzo
della stanza per raggiungere sua sorella.
Effy
scrollò le spalle e
lasciò cadere così la conversazione, aveva
parlato anche troppo quel giorno.
Maxxie aiutò Michelle a finire la valigia, che si
sentì rincuorata vedendo che
i bagagli del ragazzo erano il doppio dei suoi. Dopotutto, i costumi di
scena
occupavano un intero trolley!
«
Dai voi due, Sid aspetta in
macchina coi miei bagagli da più di un'ora! » Tony
prese il comando della
situazione, catapultò letteralmente giù per le
scale le valigie di Michelle e
prese per mano Effy raggiungendo Sid in macchina.
«
Maxxie, dietro con mia
sorella non ci stai, siediti davanti. »
«
Tony, io sono gay! »
«
Giusto, allora siediti
dietro con me. » disse ridendo il moro sedendosi sul sedile
posteriore fra la
sorella e la sua ragazza.
Arrivarono
all'aeroporto, ed
Effy tentò di intrufolarsi con loro, ma venne bloccata sulla
porta da suo
fratello maggiore.
«
Effy non puoi venire con
noi. Lo so che ti mancherò, ma sei ancora troppo piccola.
»
«
Tu non mi mancherai, idiota!
Voglio solo venire a New York. »
«
New York? Magari Effy,
stiamo per andare in una città dell'Ohio, neanche sapevo che
esistesse prima di
questo spettacolo! New York è ancora un bellissimo sogno,
purtroppo. » aggiunse
Maxxie sconsolato, pensando a come sarebbe stato recitare nella Grande
Mela.
«
Avanti ragazzoni, andate o
perderete l'aereo! » esclamò Sid prima di
abbracciare Michelle sorridendole
amabilmente. « Mi mancherai. »
«
Si Sid, mancherai a tutti
noi, e ci mancherai anche tu puzzola. » sorrise Tony dando un
buffetto sulla
guancia ad Effy, che lo lasciò fare.
«
No che non vi mancheremo, ci
sentiremo tutti i giorni in videochiamata, dobbiamo essere aggiornati
su tutto!
»
Sorrisero
tutti alle parole
della ragazza, poi i due attori esordienti e il loro accompagnatore si
avviarono al gate del loro volo, pronti ad atterrare all'aeroporto di
Lima.
L'America
era completamente
diversa dalla loro Bristol, meno accogliente e assolutamente molto
più
dispersiva. I tre ragazzi non erano abituati a quella confusione, alla
gente
che non si fermava a guardarti e che si girava dall'altra parte se per
caso ti
avvicinavi a chiedere indicazioni. Fortunatamente la troupe del musical
li
raggiunse non appena verso le due del pomeriggio fecero il loro
ingresso
nell'albergo, un piccolo hotel con una stanza tripla e un balconcino
che si
affacciava sulla città. Cioè, non proprio sulla
città. In realtà, per essere
precisi, quel piccolo balconcino di quella minuscola stanza in cui tre
letti
facevano fatica ad entrare, si affacciava sul tetto di una scuola
superiore,
con un'imponente insegna dai colori bianco e rosso, la William McKinley
High
School.
«
Hey guardate, sui muri di
quella scuola ci sono le nostre locandine! Certo che potevano anche
mettere una
nostra foto Michelle, siamo solamente due nomi senza volto! »
Maxxie era
incuriosito da quella scuola, aveva proprio l'aspetto di un college
americano,
con un gruppo di teatro, una squadra di cheerleader e una squadra di
football.
Già, proprio la squadra di football interessava a Maxxie,
che credeva di essere
fin troppo bravo per dover frequentare altri corsi di danza o di teatro.
«
Michelle, cosa ne dici se
andiamo a vedere se questa scuola dispone di un auditorium? Magari uno
di loro
sarà nostro compagno nel musical, il regista ci ha detto di
aver preso un paio
di ragazzi americani per le comparse! » Maxxie non ricevette
nessuna risposta
dalla ragazza, né tanto meno da Tony. « Michelle?
»
Lei
e Tony erano sdraiati sui
letti singoli che si erano magicamente trasformati in un unico letto
matrimoniale e si stavano baciando forsennatamente, come se volessero
risucchiare l'anima l'uno dell'altra. Maxxie decise di lasciarli
perdere e si
chiuse in bagno per darsi una rinfrescata e cambiarsi prima di uscire
per
visitare la scuola. Mise il suo maglione a righe preferito, una
sciarpetta blu
e si passò una mano bagnata fra i capelli, scompigliandoli
leggermente prima di
posizionarvi sopra un cappello abbinato alla sciarpa. Gli mancavano
solo le
scarpe e sarebbe stato perfetto nella sua divisa da ballo, ma purtroppo
in
valigia non entravano e si era dovuto accontentare delle sue vecchie
all star,
anch'esse blu come il resto degli accessori. Afferrò la
giacca e uscì dalla
stanza senza preoccuparsi dei due ragazzi ancora stesi sul letto.
L'ingresso
della scuola era
ampio, circondato da un enorme giardino e dai campi di football, dove
Maxxie
notò dei pon pon bianchi e rossi lasciati a terra da quella
mattina. Dovevano
esserci stati gli allenamenti delle cheerleader, ma di loro adesso non
c'era
traccia. Fece un piccolo giro di perlustrazione, poi si decise a
varcare la
soglia d'entrata del McKinley High School. Si affacciò sulle
porte di alcune
classi vuote, più avanti trovò l'entrata di una
grande palestra dove poteva
chiaramente vedere un'insegnante con una grande stazza sistemare le
ultime
palle del football nelle ceste, evidentemente reduce di un allenamento
con i
ragazzi. Maxxie si girò e vide sulla sua destra una porta,
leggermente accostata
e dalla quale proveniva una flebile luce tipica dei teatri.
«
Eccolo. » pronunciò il
ragazzo e con movimenti cauti, quasi solenni, si avvicinò
alla porta e fece il
suo ingresso in quello che era l'auditorium.
Scese
le scale con molta
calma, attento ad ogni piccolo movimento per cercare di non fare
rumore, mentre
lentamente si avvicinava al palco. Una volta davanti vi salì
sopra, e senza
avere il tempo di riflettere i suoi piedi iniziarono a danzare. La
leggerezza
dei movimenti faceva in modo che Maxxie non toccasse mai terra, o per
lo meno
era quella l'impressione che dava a chiunque lo guardasse. Danzava, i
suoi
piedi andavano in tutte le direzioni su quel palco come fosse il loro
habitat
naturale, e tutto il corpo era ben felice di accompagnare ogni loro
mossa. Era
nel silenzio più totale, eppure le sue gambe componevano
musica, tiravano fuori
note che si legavano armoniosamente tra loro, sembrava cantassero.
Maxxie e il
ballo erano fatti l'uno per l'altro, da sempre.
I
suoi piedi fecero un'ultima piroetta
e si fermarono esattamente quando il biondo inarcò il suo
corpo in un dolce
inchino, che gli fece cadere il cappello. Un inchino verso un pubblico
inesistente, ma che Maxxie percepiva perfettamente.
**
Kurt
Hummel rimase
letteralmente a bocca aperta, quando quel cappellino si posò
dolcemente a
terra. Non aveva mai visto niente di simile in tutta la sua vita.
Wendy's
corner
Non
ho molto da dire, solamente volevo specificare il fatto che i
personaggi di Skins purtroppo non saranno tutti presenti, anzi ci
saranno principalmente Maxxie, Michelle e Tony, più una
piccola comparsata di Effy.
Il
musical di Osama è proprio quello scritto apposta per la
serie di Skins, in cui recitano appunto Maxxie e Michelle; le parole
della canzone presente in questo capitolo sono prese da lì.
Spero
che vi piaccia, fatemi sapere che ne pensate con qualche recensione. (:
Grazie
in anticipo a chiunque leggerà!
|
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Capitolo 2 *** 'Cause hey, I could be a superstar. ***
Capitolo
2.
'Cause
hey, I could be a superstar.
«
Su in piedi, un
salto all'indietro, piroetta eeee stop! » Mike Chang
guardò
soddisfatto i ragazzi alle sue spalle, sfoderando uno dei suoi
sorrisi migliori. Non solo Finn, Kurt, Puck e Mercedes stavano
migliorando a vista d'occhio, ma si erano aggiunte alle lezioni anche
Tina e le due cheerios, e Brittany stava dando una mano al ragazzo
asiatico per i balli di coppia.
«
Se continuiamo di
questo passo le nazionali non saranno più un problema! State
andando
alla grande tutti quanti! »
«
Ora ci serve solo
qualcuno che aiuti te a migliorare nel canto, non trovi Mike?
»
aggiunse Tina sorridendo. « A quel punto saremo davvero
invincibili,
manderemo a casa persino i Vocal Adrenaline! »
«
Ragazzi »
annunciò Kurt avvicinandosi a Mike e richiamando
l'attenzione di
tutti. « Credo di essermi preso qualcosa, la mia gola
è in fiamme e
faccio fatica a cantare. Ieri sera stavo provando in camera mia per
la parte del protagonista nel musical di Osama e non sono riuscito ad
arrivare al fa naturale! Sarà un disastro, non posso
continuare con
questi allenamenti! Oh, e penso che presto si unirà al Glee
Club un
nuovo membro. Credo sia un nuovo studente, l'ho visto ieri che
ballava nell'auditorium e, cavoli, se sa ballare! Mike, supera
persino te! Con lui vinceremo sicuramente, ne sono certo. »
I
ragazzi non ebbero
il tempo di rispondere che Blaine si avventò come una furia
nell'auditorium, saltellando per l'emozione e con il sorriso stampato
in volto. « Avete presente Osama, vero? Il musical che si
terrà al
teatro comunale venerdì e che noi abbiamo intenzione di
riprodurre
al Glee Club? »
«
Oh, quello dove
io sarò il protagonista, certo. » aggiunse Kurt
come per rimarcare
l'importanza del suo ruolo all'interno di quel musical.
«
Sempre se non ti
sarà andata via la voce. » sussurrò
Santana sogghignando.
«
Si, quello. Beh,
tenetevi forti. Cercano delle comparse per la serata di
venerdì,
oggi pomeriggio al teatro comunale si terranno le audizioni e tutti i
ragazzi di Lima che abbiano talento musicale sono tenuti a
partecipare! »
«
Oh Blaine, ma è
fantastico! Sai, dovremmo andare entrambi, saremmo perfetti per quel
musical, e sappiamo tutte le canzoni a memoria! »
esclamò Kurt
guardando il suo ragazzo, ma tutto quello che uscì dalla sua
bocca
fu un suono stridulo che aveva tanto l'aria del gracchiare di un
corvo.
«
Kurt, non credo
che con questa voce tu sia in grado di sostenere un'audizione oggi.
»
rispose Blaine sinceramente dispiaciuto, tentando in tutti i modi di
non ferire il ragazzo.
«
Hai ragione
Blaine, ma accompagnerò te, non posso permettermi di perdere
la tua
audizione! » sorrise Kurt di rimando, cercando di non far
trapelare
la tristezza sul suo volto.
**
Quella
mattina Tony
decise che avrebbe dedicato il suo tempo al relax. Dopotutto era
solo, senza alcun tipo di obbligo, senza scuola e soprattutto in
America. Certo, non era New York, ma quella piccola cittadina metteva
allegria al ragazzo, poiché a detta sua si trovava comunque
in
vacanza e lontano da casa.
Quando
alle 8.00
Michelle si era alzata – e Tony se ne era accorto, si, era
impossibile non accorgersi del fatto che alzandosi aveva tirato
giù
con sé tutte le coperte – gli aveva gentilmente
chiesto se voleva
accompagnare lei e Maxxie alle prove, così si sarebbe
sentita più
confortata. Tony valutò l'idea, ma quando Maxxie aggiunse
che ci
sarebbero stati solo loro a provare e che le comparse avrebbero fatto
le audizioni quel pomeriggio, il moro decise di rimanere in albergo a
dormire, per la felicità dei suoi occhi stanchi. Michelle
fece un
qualcosa come mandarlo a farsi fottere, ma Tony ci era abituato e per
questo rispose semplicemente con un “si, ti amo anche
io.” prima
di riprendere le coperte da terra e affondare il viso nel cuscino
sprofondando nel sonno più totale.
Erano
le 10.30, e
Tony credeva di essersi riposato abbastanza da poter lasciare la sua
comoda postazione per darsi una rinfrescata e decidere cosa fare
della sua vita. Fece una doccia, si legò l'asciugamano in
vita e
uscì dal bagno per affacciarsi dalla finestra della camera e
vedere
cosa lo attendeva fuori. Ciò che vide fu molto meglio di
quanto
avesse sperato: una schiera di cheerleader intente nei loro
allenamenti, che danzavano a tempo di musica facendo volare le loro
minigonne in modo da lasciar intravedere tutto. Tony sorrise, aveva
appena deciso come avrebbe passato quella prima mattinata a Lima.
«
Tu non fai parte
delle cheerleader? » esclamò Tony guardando la
ragazza che aveva
puntato, Quinn Fabray.
Lei
era bella,
bellissima. Aveva un corpo esile, era magra ma non scheletrica.
Indossava un vestitino color panna, stretto in vita da un cinturino
leggermente più scuro e abbinato alle scarpe. I capelli
biondi corti
e fluenti, tenuti indietro da un cerchietto anch'esso color panna, le
incorniciavano quel visino dolce dai lineamenti delicati. I luminosi
occhi verdi celavano tutta la sua vita e la proteggevano dal mondo
esterno, le labbra sottili ma morbide che Tony non riusciva a
smettere di fissare.
«
Sei nuovo qui a
scuola? » chiese la ragazza senza distogliere lo sguardo dai
Cheerios.
«
Non sono un nuovo
studente, vengo da Bristol e sono qui... con degli amici. »
rispose
evasivamente lui, continuando a guardare insistentemente la ragazza.
Non desiderava altro se non portarla a letto con lui, era decisamente
troppo bella per lasciarsela scappare.
«
E posso sapere
cosa vuoi esattamente da me? »
«
Vorrei invitarti
ad uscire, credo che saremmo perfetti insieme. Insomma guardati, tu
sei bellissima, io sono indubbiamente meraviglioso, siamo entrambi
liberi e desiderosi di stare insieme. Non trovi che sia fantastico?
»
«
Io trovo
solamente che tu abbia una fervida immaginazione, e non ho mai detto
niente che possa averti fatto intendere che io sia libera. »
«
Oh, ma io intendo
libera... Stasera. » Tony sfoderò quel suo sorriso
sghembo che
qualsiasi ragazza aveva sempre trovato irresistibile. Era
così che
Michelle era caduta ai suoi piedi, qualche anno prima.
«
Ok, senti. Io non
ho voglia di uscire con te, e ora se vuoi scusarmi c'è... il
mio
ragazzo che mi sta aspettando. » Quinn si diresse alla
velocità
della luce verso un ragazzo alto e con la cresta, che indossava la
divisa da football. Tony rimase a guardarla, e quando si accorse che
Quinn non baciò quel ragazzo si rese conto di averla in
pugno.
Tony
Stonem aveva
ancora l'intera giornata da passare lì a Lima senza Michelle
e
Maxxie, che lo avrebbero raggiunto solo la sera terminate le prove
del musical. Per questo non si diede per vinto e, sorridendo in
direzione di Quinn che adesso si era voltata a guardarlo e i suoi
occhi dicevano esattamente il contrario di quello che era uscito poco
prima dalla sua bocca, si incamminò in direzione delle
Cheerios, la
squadra delle cheerleader. Aspettò che finissero la
coreografia e
che l'insegnante si allontanasse per andare a parlare con tutte
quelle ragazze.
Tony
era innamorato
di Michelle, e forse aveva provato anche qualcosa per Maxxie quella
volta in Russia, ma era sempre dannatamente attratto dalle belle
ragazze tanto da non poter farne a meno. Erano come il miele per le
api, Tony Stonem aveva un costante bisogno di soddisfare i suoi
piaceri sessuali.
Fu
per questo motivo
che non appena una delle cheerleader gli si avvicinò Tony
decise che
non sarebbe stata la biondina ad impedirgli di spassarsela quella
mattina.
«
Ok senti, non ho
idea di chi tu sia, ma diciamo che quel tuo sorriso da carciofo ti
rende abbastanza carino da stare sopra la media di questa scuola, ed
essendo stata a letto con la maggior parte dei ragazzi del McKinley
non riesco a capacitarmi del fatto che io e te non l'abbiamo ancora
fatto. »
Tony
rimase
sconcertato dalle parole di quella ragazza. Era bellissima, aveva un
fisico perfetto, magra come tutte le altre cheerleader ma con un seno
decisamente abbondante, i capelli scuri e mossi raccolti in una coda
di cavallo, le labbra rosse e due occhi scuri e luminosi. Doveva
avere origini latine, Tony ne era certo. Ciò che aveva
affascinato
il ragazzo non era però il suo aspetto, bensì il
suo modo di
parlare, il tono di voce con cui si era rivolta a lui e ciò
che gli
aveva appena detto. In effetti, Tony non era del tutto sicuro che lei
avesse pronunciato proprio quelle parole.
«
Allora? Ci vieni
a letto con me o no? » ripeté Santana Lopez
rivolta al ragazzo che
aveva di fronte.
Tony
Stonem non se
lo fece ripetere ancora, prese la mano della ragazza e si avviarono
all'interno della scuola, il suo sguardo rivolto sempre in direzione
della biondina.
«Quindi,
sei
inglese giusto? » chiese ancora una volta Santana.
«
Che importanza
ha? » Tony sorrise, quel suo sorriso sghembo che piaceva alle
ragazze.
«
Sei carino,
quindi... Nessuna. » Santana spinse il ragazzo verso una
delle
panche, i giocatori di football erano a lezione a quell'ora e gli
spogliatoi sarebbero rimasti vuoti per un po'.
Tony
non perse tempo
e in men che non si dica i loro corpi erano avvinghiati l'uno
all'altro, le loro mani si toccavano, si sfioravano, le loro bocche
assetate, ogni singola parte del loro corpo desiderosa dell'altro.
Movimenti frenetici, passionali, di chi non riesce a farne a meno. I
vestiti di entrambi a terra accanto a loro, i gemiti dei due come
unico suono udibile nell'arco di 200m.
**
Il
teatro era
gremito di gente di tutte le età, dagli uomini trentenni ai
ragazzi
di appena 16 anni, provenienti da tutte le scuole di Lima. C'erano
alcuni ragazzi della Dalton, tra cui gli usignoli e un ragazzo che
Blaine non aveva mai visto, alto e magro, che dimostrava più
o meno
l'età dei due del McKinley. Kurt e Blaine erano infatti in
mezzo a
loro, in attesa che qualcuno pronunciasse il cognome Anderson. Anche
se Kurt non lo dava a vedere, il suo problema alla voce gli stava
impedendo di realizzare uno dei suoi sogni, e questo lo rendeva
triste e alquanto irritabile.
«
Blaine Anderson.
» risuonò nei camerini la voce del regista.
«
Fammi un in bocca
al lupo Kurt! »
«
Andrai benissimo.
» sorrise il ragazzo.
Blaine
prese posto
sul palco, si presentò alla giuria e senza aggiungere altro
iniziò
a cantare.
Today
will be better, today will be the one, today's no where lighter, it's
out there to be one,
today my sun is shining, the day is somewhere
new, today a silver lining, today will see me through,
today you'll
know I love you, today you'll see it's true, today's the day of
saying I love you
«
Va bene così
signor Anderson, può accomodarsi fuori e aspettare i
risultati. »
Blaine
scese dal
palco e andò a lamentarsi con Kurt, convinto di non aver
fatto una
bella audizione. « Kurt ho fatto davvero pena, ci saresti
dovuto
essere tu su quel palco, ti avrebbero sicuramente preso! »
«
Blaine, sei stato
fantastico, e se non ti prenderanno sarà solo
perché essendo
inglesi non ci capiscono nulla dei veri talenti. »
affermò deciso
Kurt, che anche se si era emozionato sentendo il ragazzo cantare era
ancora risoluto a voler protestare, spinto dal suo spirito
patriottico.
«
Così sei tu
Blaine. » disse una voce alle spalle del ragazzo, che non
dando peso
alle parole di conforto di Kurt continuava a lamentarsi e a
preoccuparsi dell'esibizione appena eseguita.
«
Si, sono io. E tu
devi essere nuovo alla Dalton immagino. » disse Blaine,
incuriosito
da quel ragazzo alto che indossava la divisa della sua vecchia
scuola.
«
Mi chiamo
Sebastian, è un onore conoscerti. Speravo davvero di
incontrarti,
tutti parlano del famoso Blaine Anderson lì alla Dalton. E
devo dire
che le voci non si smentiscono, sei davvero favoloso come tutti
dicono. » sorrise il nuovo acquisto degli Usignoli.
«
Oh si, il mio
ragazzo è davvero favoloso, è per questo che sta
con me. » si
intromise Kurt improvvisamente geloso del ragazzo che parlava con
Blaine. « E ora, se devi scusarci dobbiamo proprio andare,
stanno
per uscire i risultati delle audizioni. » Kurt prese sotto
braccio
il ragazzo e lo allontanò da Sebastian prima che i due
potessero
scambiarsi un minimo cenno di saluto.
I
produttori del
musical uscirono nel corridoio dove si trovavano tutti i partecipanti
e affissero un foglio scritto a mano sulla bacheca: i nominativi per
le comparse di Osama.
Kurt
vide che Blaine
non riusciva a muovere mezzo passo, la tensione lo aveva
letteralmente immobilizzato, così gli strinse la mano e poi
si
avvicinò al suo posto alla bacheca per vedere i risultati.
Blaine
sorrise e rimase indietro ad aspettare che Kurt tornasse, non voleva
vedere quel foglio se per caso non ci fosse stato il suo nome. Kurt
tornò dopo pochi minuti e tutto quello che fece fu
abbracciare il
proprio ragazzo, poi gli sorrise e gli diede un leggero bacio sulle
labbra.
«
Ce l'hai fatta
Blaine. »
L'ex
usignolo tirò
un sospiro di sollievo e si buttò tra le braccia di Kurt,
felice
come non mai.
«
Sembra proprio
che reciteremo insieme, Blaine Anderson. » esclamò
Sebastian a
pochi passi da loro con un ghigno sul volto, prima di voltarsi per
uscire dal teatro.
**
Okay
eccomi qui con un nuovo capitolo. Fino ad ora è il
più corto di quelli che ho scritto, ma spero vi piaccia
ugualmente! :)
Non ho molto da dire, a parte il fatto che come avrete notato in questo
capitolo ho inserito altri personaggi e spero di esser riuscita a
caratterizzare bene anche loro. Fatemi sapere che ne pensate!
Ps: anche la canzone di questo capitolo è presa dal musical
di Osama, è quella che cantano tutti insieme. :)
Wendy.
|
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Capitolo 3 *** You felt pretty good 'cause you'd really had a good time. ***
Capitolo
3.
You
felt pretty good 'cause you'd really had a good time.
«
Non trovate che il preside Figgins abbia assegnato apposta al Glee
Club l'organizzazione della festa di Halloween? Voglio dire,
così
non verrà nessuno e risparmierà sul buffet!
Nessuno verrebbe alla
festa del Glee, persino Sugar ha detto che non verrà, e lei
fa parte
del Glee Club! »
« Joe ha detto che
verrà. »
« Per forza, siamo
gli unici amici che ha! »
« Guarda il lato
positivo Rachel, avremo la sala tutta per noi! »
Rachel stava per
ribattere nuovamente ma in quel momento entrò il professor
Schuester
che le fece segno di azzittirsi.
« Ragazzi, so che
avevo dato il mio consenso per mettere in scena il musical di Osama,
ma le provinciali sono sempre più vicine e ora che Kurt
è senza
voce dobbiamo sperare che si rimetta al più presto, non
possiamo
aggravare la sua situazione con questo musical. Mi dispiace. »
« Ci sta dicendo
che anche il musical è cancellato? Oh fantastico, ora anche
questo!
» sbuffò Rachel già disperata per la
festa che si sarebbe tenuta
quella sera.
« So che non sarà
proprio la stessa cosa, ma faccio parte del cast di Osama come
comparsa, posso provare a rimediarvi alcuni biglietti. »
intervenne
Blaine, che non aveva ancora proferito parola.
« Beh è fantastico
Blaine. Non trovate? »
I ragazzi annuirono,
per niente convinti della cosa.
« Professore, prima
di iniziare vorrei dire una cosa. » aggiunse Sam Evans
alzandosi
dalla sua sedia per avvicinarsi a Will. « Il preside Figgins
mi ha
offerto una parte del budget se fossi andato a decorare la sala
questo pomeriggio. So che al Glee servirebbe tutto il ricavato, ma
sapete in quali condizioni si trova la mia famiglia e per questo non
me la sono sentita di rifiutare. Spero non sia un problema per voi.
»
« Un problema Sam?
La tua famiglia ha molto più bisogno di soldi rispetto a
noi, hai
fatto benissimo ad accettare! »
« Sam, se non ti
dispiace verrò ad aiutarti. » aggiunse Rory
Flanagan sorridendo
debolmente. « Non è molto che sono qui, mi
piacerebbe conoscervi
meglio tutti. E poi in questo modo avrai meno lavoro da fare!
»
« Alle 5 nella
palestra della scuola, Rory. » sorrise Sam al ragazzo prima
di
prendere nuovamente posto sulla sua sedia.
« Professore, cosa
ne dice di scegliere le canzoni per le provinciali? Ho giusto un paio
di brani da proporvi, io direi che posso cominciare con “What
I did
for love”, o magari con “Don't rain on my
parade”, oppure... »
« Rachel, sarà
Mercedes ad aprire le provinciali. »
Le due ragazze si
rivolsero uno sguardo di fuoco, poi Mercedes si alzò e con
maestosità prese posto accanto al pianoforte, che fece
uscire le
prime note di “I will always love you” della
Houston.
Rimasero tutti
estasiati dalla performance che stava avvenendo davanti ai loro
occhi, e più di tutti Sam Evans, che non si dava per vinto e
aveva
intenzione di riconquistare la ragazza che credeva di amare.
**
«
Maxxie, ripetimi ancora una volta per quale motivo Tony è
venuto con
noi. »
«
Per supportare la sua ragazza -che saresti tu- e... No ok, per
allontanarsi da Bristol e spassarsela in America lontano dalla sua
famiglia. » rise il
biondo guardando l'amica.
«
Devo amarlo davvero tanto. »
proferì lei prima di scoppiare a ridere insieme a Maxxie.
I due arrivarono
davanti l'ingresso del teatro e trovarono una trepidante folla di
ragazzi pronti ad entrare. Quel pomeriggio c'erano le prove generali,
e Michelle e Maxxie avrebbero dovuto recitare con tutte le comparse
per i cori. Si fecero largo tra la folla e con non poca fatica
riuscirono ad entrare nel teatro, dove il regista li stava
aspettando.
«
Eccovi finalmente! Andate a cambiarvi, svelti che tra poco faremo
entrare tutti gli altri. »
Fecero un cenno con
la mano al regista per far vedere che avevano capito e si diressero
verso i loro camerini, uno accanto all'altro. Impiegarono 15 minuti
per vestirsi, poi Maxxie uscì dalla sua porta e
bussò a quella di
Michelle.
«
Sai per caso fare il nodo alla cravatta? »
chiese il ragazzo in una smorfia, come per scusarsi della sua
imbranataggine.
«
So fare il nodo alla cravatta, e siamo in tremendo ritardo per le
prove, sento già un milione di voci sul palco pronti per
iniziare. »
annuì Michelle, aiutando il ragazzo con la cravatta e
avvicinandosi
al palco.
«
Ok, siamo pronti. »
Blaine e Sebastian
erano lì sul palco con le altre comparse, pronti a cantare
non
appena sarebbe arrivata Michelle. Maxxie fece il suo ingresso e dalle
sue labbra fuoriuscì una voce calda e vellutata.
Once
I was a lonely banker,
All I cared for were margins and
accounts.
Il teatro si zittì
al suono di quella voce, il regista guardò il ragazzo con
occhi
lucidi per l'emozione e il loro unico spettatore rimase letteralmente
a bocca aperta per lo stupore.
Kurt Hummel aveva
già visto quel ragazzo, nell'auditorium del McKinley. Allora
non si
trattava di un nuovo studente, era il protagonista di uno dei suoi
musical preferiti, era il ragazzo inglese il cui nome quei giorni si
trovava su tutte le locandine della città di Lima.
Michelle entrò in
scena e iniziò a cantare. Aveva una bella voce, ma dopo
l'esibizione
di Maxxie non reggeva minimamente il confronto. Kurt la
guardò con
una punta d'invidia, e quando vide i due inglesi che si baciavano su
quel palco non poté fare a meno di distogliere lo sguardo,
cercando
di concentrarsi su Blaine poco più distante da loro che
cantava con
le altre comparse.
«
E stop! Meravigliosi, bravissimi tutti, complimenti! Maxxie,
Michelle, siete stati favolosi come al solito! »
I ragazzi
ringraziarono e non molto ordinatamente scesero dal palco, cercando i
loro camerini per potersi cambiare. Michelle e Maxxie avevano i loro
camerini personali, gli altri dovevano adattarsi e utilizzare
un'unica grande stanza che fungeva da camerino per tutte le comparse.
Blaine si avvicinò alla sua borsa e la aprì per
cambiarsi, quando
sentì una voce chiamarlo alle sue spalle.
«
Sei stato davvero magistrale, Blaine Anderson. »
intimò Sebastian Smythe avvicinatosi al ragazzo. «
Credo che io e te potremmo uscire, qualche volta. »
«
Oh, ehm. Senti Sebastian, tu sei davvero un ottimo cantante, e sei
anche un ragazzo molto carino, ma ecco vedi, io sono già
impegnato.
Con Kurt. »
«
Oh, Kurt, certo. Non l'hai visto prima come sbavava dietro a
quell'inglese? Kurt vuole tradirti Anderson. »
Sebastian non aspettò la risposta di Blaine, si
allontanò dal
ragazzo, afferrò la sua borsa e la sua giacca della Dalton e
uscì
dalla stanza.
Blaine lo guardò
sconcertato, come era possibile che ciò che aveva appena
detto
Sebastian fosse vero? Lui non conosceva minimamente Kurt, e poi quel
ragazzo inglese era effettivamente molto bello ma Blaine era sicuro
che fosse etero. Aveva messo passione in quel bacio. Si, lei doveva
decisamente essere la sua ragazza.
Stava per uscire
anche lui da quella stanza quando Kurt fece il suo ingresso e corse
ad abbracciarlo.
«
Sei stato davvero uno spettacolo Blaine! Ora però devi
muoverti,
dobbiamo raggiungere i due protagonisti e chiedergli se è
possibile
avere qualche biglietto per la prima. L'hai promesso agli altri del
Glee, ricordi? »
«
Il Glee, certo. » sorrise
Blaine stanco ma sollevato che il suo ragazzo fosse lì per
lui.
L'ex usignolo prese
Kurt sotto braccio e insieme si avviarono verso i camerini delle due
star, sperando di trovarli ancora lì. “Maxxie
Oliver.” diceva il
cartellino sulla porta. Si, il regista prima l'aveva chiamato
così,
doveva essere lui. Kurt bussò e insieme aspettarono
inutilmente che
la porta si aprisse. Entrambi si guardarono leggermente spaventati,
dovevano assolutamente avere quei biglietti. Non si persero d'animo e
provarono alla porta accanto a quella, dove l'insegna recitava il
nome di “Michelle Richardson.”. Stavolta fu Blaine
a bussare, e
poco dopo la porta si aprì e vi si affacciò un
ragazzo biondo con
indosso un paio di jeans e una maglia a righe, i capelli ancora
leggermente bagnati e un asciugamano posato sulla spalla destra.
«
Chi è Maxxie? » si sentì
dall'interno del camerino, una voce femminile che doveva essere
quella di Michelle.
«
Scusate il disturbo, io sono Blaine, una delle comparse del vostro
spettacolo. E lui è Kurt, il mio ragazzo. »
Blaine sorrise dolcemente, sperava che i due inglesi non avessero
nulla contro i ragazzi gay.
«
Si, penso di ricordarmi di te, canti molto bene. Beh, entrate.
»
Maxxie sorrise, era contento di vedere due ragazzi presentarsi in
quel modo, senza paura di esser presi in giro. E poi, erano entrambi
molto carini. Peccato fossero fidanzati.
«
Sapete, alla nostra scuola facciamo parte di un Glee Club, e i nostri
compagni sono dei grandi appassionati di questo musical. Ci
chiedevamo se per caso fosse possibile avere dei biglietti per la
prima, in questo modo verrebbero tutti sicuramente. E poi, non
vorrebbero mai perdersi due grandi talenti come voi! »
aggiunse subito Blaine per accattivarsi la benevolenza dei due
ragazzi, dopotutto erano l'unica possibilità per avere quei
biglietti.
Maxxie si girò a
guardare Michelle, lei era seduta alla toeletta per togliere gli
ultimi strati di fondotinta e sistemare i folti capelli ricci. La
ragazza accennò un sorriso e si rivolse ai due americani.
«
Faremo il possibile. »
Gli occhi di Kurt si
illuminarono, sorrise raggiante e strinse forte il braccio di Blaine,
tanto da fargli provare dolore. Maxxie rise alla reazione del
ragazzo, era davvero adorabile.
«
Ok beh, grazie mille, ci vediamo venerdì allora. »
disse Blaine accompagnando le sue parole ad un sorriso sincero.
«
No, per sdebitarci, ecco,
vorremmoinvitarviallanostrafestadiHalloweenstasera! »
disse Kurt tutto d'un fiato, pentendosi un secondo dopo per aver
invitato il ragazzo biondo alla loro festa.
Michelle si alzò e
si avvicinò all'amico e, vedendo il volto sorpreso di
Maxxie, decise
di accettare l'invito.
«
Alle 21.00 nella palestra del McKinley High School. »
aggiunse Blaine notando la faccia interrogativa di lei.
«
Ci saremo. »
«
Grazie dell'invito Anderson. »
aggiunse Sebastian che proprio in quel momento passava davanti la
porta del camerino di Michelle.
**
« Si può sapere
come ti sei vestito? » esclamò Sam girandosi a
guardare l'amico
appena arrivato.
« Mi sono
mascherato per Halloween, cos'ho che non va? » chiese Rory
ingenuamente, guardando la giacca di pelle di coccodrillo che aveva
indosso.
« Ad Halloween ci
si veste da lupo mannaro, fantasma, stregone cattivo... nessuno va in
giro vestito così! »
« In Irlanda
durante lo Samhain si è soliti indossare pelli di animali,
oltre
alle maschere di mostri che ovviamente ho portato con me. »
precisò
Rory Flanagan come per scusarsi.
« Ok, va bene, ti
lascio indossare questa giacca solamente perché stasera non
verrà
nessuno oltre noi del Glee, quindi non ci sarà gente a
prenderti in
giro. »
« Sei gentile Sam,
grazie. »
« Forza ora,
mettiamoci al lavoro! »
I due ragazzi
posarono tutto il materiale che avevano portato e si misero a
sistemare la palestra per la festa. Attaccarono alle pareti diverse
ragnatele che il Glee Club aveva comprato per l'occasione, montarono
le attrezzature sul palco nel caso qualche membro avesse voluto
cantare e spostarono i tavoli per il buffet in modo da lasciare la
pista libera per ballare. Vi stesero sopra le tovaglie e poggiarono
piatti e bicchieri di plastica, coppe piene di patatine, popcorn,
punch, varie birre e caramelle sparse qua e là. Rory aveva
portato
con sé un dolce che tutto aveva tranne che un aspetto
invitante.
Come spiegò in seguito ad un Sam alquanto interessato, si
trattava
del “pane d'anima”, un dolce di forma quadrata
guarnito con uva
passa che simboleggiava la promessa di una preghiera per i defunti.
Sam trovava macabro quel dolce, ma vedere Rory così
emozionato gli
metteva allegria così decise di lasciarlo fare.
« Se mi assento
cinque minuti al mio ritorno posso essere sicuro di non trovare teste
di animali imbalsamati come decorazioni nella sala? »
scherzò il
biondo, ma rivelando una punta di seria preoccupazione.
« Puoi starne
certo! » sorrise Rory raggiante. Sam era davvero carino con
lui, a
parte quel commento iniziale sulla sua giacca -comprensibile,
dopotutto- non aveva mai obiettato riguardo il suo modo di allestire
la palestra. Di certo l'irlandese non avrebbe messo animali
imbalsamati nella stanza, ma le ultime decorazioni che aveva portato
erano essenziali, poteva benissimo metterle prima che tornasse Sam.
Sam nel frattempo
era negli spogliatoi del football, dove aveva lasciato il suo costume
per quella sera e le zucche che i suoi fratellini avevano intagliato
la mattina stessa. Indossò il suo vestito da vampiro e prese
con sé
i denti affilati e le zucche prima di tornare in palestra.
Ciò che
vide al suo ritorno fu quasi agghiacciante: una serie di rape da
cucina appese per tutta la sala che fungevano da lanterne. Rory si
era davvero superato.
« Allora? Ti
piacciono? » sorrise il moro andando incontro al ragazzo.
« Cosa ci fanno
delle rape in giro per la palestra? »
« In Irlanda
originariamente si utilizzavano le rape al posto delle zucche,
personalmente le ho sempre trovate più carine! »
« Va bene, ormai è
tardi, lasciamo appese le rape. Ma aiutami a posizionare anche le
zucche per favore. » Sam guardò l'amico quasi in
tono di supplica,
decidendo che sarebbe stato meglio lasciare appese quelle rape per
non rovinare quell'atmosfera tanto gioiosa.
«
Abbiamo fatto un bel lavoro io e te, non trovi? »
«
Si, siamo un'ottima squadra. »
disse Sam con convinzione. Dopotutto, a parte qualche piccola follia
dell'amico la sala era venuta veramente bene e la festa sarebbe stata
fantastica.
«
Cosa ne dici del mio costume da vampiro? Spero che faccia effetto su
Mercedes, sembra che ormai abbia preso la sua decisione di stare
lontana da me. »
Sam si rabbuiò ma cercò di non darlo a vedere
chinandosi per
sistemare l'ultima zucca ai piedi del tavolo.
Rory lo guardò, Sam
stava davvero bene vestito in quel modo. Si avvicinò al
ragazzo e lo
fece alzare, per poterlo guardare senza che lui si nascondesse.
«
Stai benissimo Sam, sei davvero splendido. »
Rory Flanagan si avvicinò al volto del biondo e gli diede un
impercettibile bacio a fior di labbra, prima di ritrarsi e spostare
lo sguardo in un'altra traiettoria.
Sam era stupito
quanto lui, ma non si mosse da lì. Rimase a fissarlo per
qualche
secondo, contento del fatto che Rory avesse distolto subito lo
sguardo da lui. Dopo qualche istante si fece coraggio e si
avvicinò
alla porta della palestra, aprendola in modo che potessero entrare
tutti.
«
Forza, dobbiamo far cominciare la festa. »
disse più a sé stesso che a Rory, sperando
comunque di togliere
entrambi dall'imbarazzo che si era creato.
**
Aw, buongiorno a tutti.
Probabilmente avrei aspettato ancora un po' per pubblicare questo terzo
capitolo, ma visto che domenica parto e starò via tre
settimane, indi per cui non potrò aggiornare/scrivere, ho
deciso di postare oggi.
Spero di non aver fatto
danni, ditemi che ne pensate!
Ps: la canzone
è, ancora una volta, quella del musical di Osama. Giuro che
all'interno della storia ce ne saranno anche altre!!!
Pps: si, adoro la coppia
Flanevans e no, non tollero la Samcedes. Abbiate pietà di
me! >.<
Wendy
|
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Capitolo 4 *** It's gotta get bad before it gets good. ***
Capitolo
4.
It's gotta
get bad before it gets good.
«
Qui l'unica vestita minimamente a tema è Michelle, dai
guardateci!
»
«
Non è vero, io sono Frank. »
«
Chi cazzo è Frank,
Tony? »
«
Frank è il coniglio di Donnie Darko, possibile che
non lo conosciate? » Tony sbuffò rivolto ai due
amici che lo
guardavano male.
«
A me sembri un coniglio pasquale, ma se
preferisci possiamo chiamarti Frank il coniglio pasquale. »
Michelle
rise divertita, uno dei suoi passatempi preferiti era proprio
prendere in giro il suo ragazzo.
«
Senti Superman, mi dici perché
mi stai trascinando ad una festa per gay la sera di Halloween?
»
«
Per la ventesima volta Tony, non è una festa per gay,
è la festa
organizzata dal gruppo di canto della scuola vicino al nostro
albergo. E ora muoviamoci se non vogliamo arrivare troppo tardi!
»
Michelle prese un coprispalle e uscì dalla stanza, poi
aspettò che
Tony li superasse per rivolgersi a Maxxie. « So che quei due
stanno
insieme, ma so anche che il piccoletto ti piaceva, e magari stasera
lo trovi abbastanza ubriaco da portartelo a letto! E comunque, per la
cronaca, sei il Superman migliore che abbia mai visto.»
Maxxie
accennò un sorriso, era decisamente troppo teso persino per
muovere
i muscoli facciali.
**
«
Janet, Brad, accomodatevi prego. » disse Sam rivolto a Finn e
Rachel, che erano arrivati in coppia alla festa.
«
Questo
allestimento è bellissimo Sam, complimenti! »
«
Gran parte è
merito di Rory. » sorrise Sam trascinando l'irlandese vicino
a loro
in modo che potesse ricevere i complimenti dovuti. « Anche le
rape
sono sue, tradizione irlandese. » aggiunse poi il biondo
vedendo che
Finn stava indicando quelle lanterne alternative.
Le
persone cominciavano ad arrivare, Quinn Santana Brittany Tina e
Mercedes con i costumi del Rocky Horror, Joe con una tunica bianca
che era stata ispirata proprio dal soprannome che gli avevano dato i
suoi nuovi amici, il “Gesù teenager”.
Poi fu la volta di Artie e
Puck, il primo vestito da lupo mannaro e il secondo da fantasma. Mike
Chang indossava un vestito da vampiro di quelli che sembravano usciti
da un manga giapponese, Sugar -che alla fine aveva deciso comunque di
andare- indossava un paio di corna da diavolo e una tutina rossa
molto attillata.
Ormai
erano arrivati quasi tutti, secondo i calcoli di Sam mancavano
solamente Kurt e Blaine.
Rory
stava per accostare la porta della palestra per evitare di far
entrare troppa aria, dato che le temperature stavano decisamente
scendendo in quei giorni, quando vide arrivare non due ma ben sei
persone, tra le quali anche Kurt e Blaine, gli unici due che gli
sembrava di conoscere. Prima che potessero vederlo corse da Sam
preoccupato. « Sam, ci sono persone al di fuori del Glee,
dici che
dovrei togliermi questa giacca? »
«
Persone al di fuori del
Glee? » Sam non finì di ascoltare quello che stava
dicendo Rory e
si incamminò diretto verso la porta per vedere chi erano i
nuovi
arrivati.
«
Ehi Sam, non vi dispiacerà se abbiamo portato
qualcuno in più vero? »
«
Certo che no! Io sono Sam, piacere.
»
«
Loro sono Maxxie, Tony, Michelle e Sebastian. »
«
E tu
sei Harry Potter. » aggiunse Rory, che nel frattempo si era
avvicinato a loro, guardando il costume di Blaine.
«
Si, e io
sono Frank, possiamo entrare ora? » disse scocciato Tony
sgomitando
per superare la gente davanti a lui.
I
ragazzi fecero il loro
ingresso nella sala, Tony col suo costume da
“Frank”, Maxxie
vestito da Superman, Michelle da bambola assassina e Sebastian da
studente di Hogwarts, proprio come Blaine. Lui però era un
Serpeverde.
«
Le giacche posatele pure da questa parte. »
sorrise amichevolmente Sam. Tony non lo stette neanche a sentire, si
guardò intorno per vedere gli altri invitati e quando si
accorse di
Quinn Fabray seduta ad un tavolo accanto al palco si diresse verso di
lei, dimenticandosi di essere andato alla festa con Michelle.
«
Qualcosa da bere bambola? » sorrise affabile.
«
Ancora tu? Si
può sapere cosa ci fai qui? »
«
Posso almeno sapere il tuo
nome? »
«
E a che serve? »
«
Così eviterò di chiamare
qualcun'altra mentre lo staremo facendo. » Tony le fece
l'occhiolino.
«
Ok senti, fino a qualche tempo fa ero la
presidentessa del Club della castità, finché un
bel giorno non ho
deciso di darla ad un idiota che mi ha messa incinta. Non ho
abortito, ma una volta nata ho dato via la mia bambina ad una donna
che ora neanche mi permette di vederla. Cosa ti fa pensare che io
abbia voglia di fare sesso con te? »
«
Il fatto che io sia così
irresistibile e che nonostante tutto tu non ti sia ancora alzata da
questo tavolo per andartene. » rispose Tony come se nulla
fosse,
quasi non avesse sentito le parole di lei.
«
Non faremo sesso, ma
se davvero vuoi provarci con me allora dovrai impegnarti. »
sorrise
la ragazza in segno di sfida, prima di alzarsi dal tavolo lasciando
Tony da solo.
Nel
frattempo Kurt e Blaine avevano invitato Maxxie,
Michelle e Sebastian ad unirsi al loro tavolo.
«
Hai un
bellissimo costume Michelle, molto originale! » disse Kurt
per
togliere un po' tutti dall'imbarazzo.
«
Oh grazie, questo è il
meglio che siamo riusciti a trovare. Anche voi state benissimo!
»
sorrise la ragazza sentendosi leggermente fuori luogo in quel tavolo
di ragazzi, soprattutto perché era sicura del fatto che
almeno tre
su quattro fossero gay. Sia chiaro, Michelle non era omofoba anzi,
adorava Maxxie e vedeva in lui un amico davvero speciale, ma quei
quattro avrebbero potuto benissimo essere due coppie, lei era
l'intrusa e si sarebbe volentieri liberata da quell'impiccio.
«
Se volete scusarmi, vado a vedere dove diavolo si è cacciato
il mio
ragazzo.»
Maxxie
rivolse alla ragazza uno sguardo disperato, come
a volerle dire di non lasciarlo da solo, ma lei gli fece l'occhiolino
e gli strinse una spalla per rassicurarlo, prima di allontanarsi dal
tavolo per cercare Tony.
«
Hummel, perché non presenti il tuo
nuovo amico agli altri del Glee? Io e il tuo ragazzo dobbiamo
scambiare quattro chiacchiere sulla Dalton e gli Usignoli. »
Sebastian liquidò così Kurt, il suo piano era
quello di rimanere
solo con Blaine e nessuno avrebbe potuto ostacolarlo.
«
Torno
subito Blaine. » sussurrò Kurt al proprio ragazzo,
poi si rivolse a
Maxxie e aspettò che quello lo seguisse.
«
Che cosa ne dite di
animare la festa? » risuonò la voce di Puck dal
microfono sul
palco. Aveva una birra in mano, doveva essere già parecchio
ubriaco.
« Stasera consideratevi pure single, perché stiamo
per giocare e
nessuno può tirarsi indietro. Per nessun motivo al mondo.
Prendete
tutti quanti un numero da lì dentro » disse
indicando una scodella
su un tavolo che conteneva venti bigliettini di carta « e
venite a
sedervi a questi tavoli qui davanti. Il resto del gioco ve lo spiego
dopo. » Puck finì di parlare, si scolò
la birra rimasta nella
bottiglia che aveva in mano e si mise a sedere sul bordo del palco
aspettando che gli altri seguissero le sue istruzioni.
Brittany
prese quattro numeri dalla ciotola e li portò ad un tavolo
dove
erano seduti Artie, Mike e Tina. Rory prese i numeri per lui, Sugar,
Sam, e Mercedes.
Rachel
li prese per lei, Finn e Joe che si
misero a sedere al tavolo dove si trovavano Blaine e Sebastian, Tony
ne prese altri quattro e andò a sedersi al tavolo con Quinn
e
Santana, seguito da Michelle. Kurt si guardò intorno e
rivolse uno
sguardo sprezzante a Rachel che aveva preso il suo posto accanto a
Blaine, lasciandolo quindi solo. Poi si voltò e si rese
conto che il
biondino inglese ancora non aveva preso posto, così raccolse
gli
ultimi due numeri rimasti e lo invitò a sedersi all'ultimo
tavolo
rimasto. Puck nel frattempo si era fatto portare da Finn il numero
che spettava a lui, poiché la testa gli girava troppo per
riuscire a
scendere dal palco. Quando vide che tutti quanti
avevano
preso
posto decise di riprendere la parola, così
accostò il microfono
alla bocca e aspettò che gli altri facessero silenzio.
«
Ho qui
con me altre due ciotole. Una è identica a quella che avete
usato
voi, nell'altra vi sono biglietti che indicano ciò che
dovrete fare
una volta che sarà uscito il vostro numero. Visto che alcuni
di voi
non saranno troppo coraggiosi, il primo numero estratto avrà
la
possibilità di scegliere se svolgere l'azione da solo o con
un altro
numero. A voi la scelta, ma state attenti perché una volta
deciso
non potrete tirarvi indietro. » Puck sembrò aver
finito di parlare,
poi prese nuovamente il microfono e dalla sua bocca
fuoriuscì un
rumore assordante, frutto delle cinque birre che aveva bevuto
precedentemente.
«
Io non me la sento molto di giocare, sai
immagino che questo gioco implichi varie bevute e visto che non
potrei rifiutare mi ritiro in partenza. Posso venire ad estrarre i
numeri, se per voi non è un problema. » Joe fece
una smorfia e si
alzò per portare il suo numero a Puck, che
acconsentì alla sua
richiesta e decise comunque di tenere il numero, a lui non sarebbe
dispiaciuto dover fare il doppio turno.
«
Ok, il primo numero
uscito è il 16. » esordì il ragazzo.
Finn
si alzò dalla sua
sedia e con cautela raggiunse i due sul palco, ancora incerto sul da
farsi.
«
Finn, puoi scegliere se chiamare prima un altro numero o
pescare direttamente il secondo bigliettino, ma fai in fretta.
»
Puck sembrava smanioso di vedere cosa sarebbe toccato all'amico, quel
gioco lo stava divertendo tantissimo.
«
Provo da solo per il
momento, non so cosa tu possa aver messo lì dentro.
» dichiarò
Finn avvicinandosi alla seconda ciotola per pescare un
biglietto.
Erano
tutti in trepidante attesa, chi come Santana
desideroso di vedere cosa stava per accadere, chi come Rachel
preoccupato per Finn e per ciò che sarebbe accaduto a loro
dopo.
«
Puck, come ti è venuto in mente di farci bere alla goccia
tre
bicchieri di birra uno di seguito all'altro? » disse Finn
sbalordito.
«
Che c'è scimmione, il tuo corpo flaccido non li
regge tre bicchieri di birra? » ghignò Santana dal
suo tavolo.
Finn
raccolse la sfida e, prendendo dal tavolo di Brittany i tre bicchieri
che la ragazza aveva preparato, li buttò giù uno
dietro l'altro
senza esitazione. Barcollò per qualche secondo, poi si
voltò a
guardare Puck con un sorriso soddisfatto e gli diede una pacca sulla
spalla prima di tornare al proprio tavolo.
«
Ora il numero 5! »
continuò Joe senza aspettare inutili commenti.
Santana
si alzò
dal tavolo e prima che Puck potesse dire qualcosa afferrò
dalla
prima ciotola un secondo numero senza dare il tempo a Joe di
leggerlo. « Numero 12. » sorrise la ragazza
maliziosamente, vedendo
che Tony si alzava dalla sua sedia seppur contro il volere di
Michelle.
Puck
allungò verso la ragazza la seconda ciotola, e quando lei
prese un
biglietto e lo lanciò nella sua direzione senza distogliere
lo
sguardo dal ragazzo che aveva di fronte, lui lo afferrò e
lesse ad
alta voce: kiss.
Santana
non perse tempo e in men che non si dica
le sue braccia erano avvinghiate al collo di Tony, le loro labbra si
muovevano freneticamente e le loro lingue si insinuavano nella bocca
dell'altro. Un bacio che a Michelle, oltre che esagerato,
sembrò
durare una vita, tanto che dopo poco si alzò dalla sua sedia
e andò
a staccare i due tirando Santana per i capelli. « L'hai
baciato
abbastanza, grazie. » disse seria afferrando Tony per il
braccio e
trascinandolo con sé.
Tony
Stonem non disse una parola, si mise a
sedere e si girò a guardare prima Santana, che gli sorrideva
senza
alcun timore, poi Quinn, che seduta di fronte a lui sembrava a dir
poco schifata. Senza scomporsi Joe prese dalla ciotola un altro
bigliettino, tentando di allentare la tensione che si era creata.
«
Numero 2. »
Questa
volta toccò a Kurt alzarsi, e dopo aver visto
la scenetta di Santana sperò ardentemente di poter baciare
Blaine,
così da rimarcare il proprio territorio.
Acconsentì a far uscire un
altro numero, ma quando vide che il numero 18 corrispondeva a
Brittany si rabbuiò. Anche a loro uscì il bacio,
così Brittany si
avvicinò al ragazzo e gli schioccò un grande
bacio sulla guancia,
lasciando a Kurt tutto il segno del lucidalabbra.
Poi
fu il turno del numero 7, Rory. Il ragazzo decise di pescare
direttamente il secondo bigliettino, e quando vide che il foglietto
recitava di togliersi di dosso un indumento a proprio piacimento fu
quasi sollevato nel potersi togliere la giacca di pelle di
coccodrillo.
Joe
in seguito chiamò il numero 9, uno dei numeri di
Puck, che senza alcuna sorpresa da parte dei presenti decise di
pescare un secondo numero. Stavolta fu Michelle la fortunata, col
numero 10, che si alzò dalla sua sedia decisa a farla pagare
a Tony,
ma quando vide che sul loro biglietto vi era il disegno di una
bottiglia di birra non cercò di nascondere la delusione e
prese le
due bottiglie che Santana le stava passando, porgendone una a Puck
che ci mise neanche dieci secondi a finirla.
Dopo
che la ragazza
tornò a sedersi, Mercedes sentendo chiamare il numero 3 si
avvicinò
al palco, dicendo a Joe di estrarre un secondo numero. Probabilmente
per un colpo di fortuna al numero 14 corrispondeva proprio Sam, che
si avvicinò al palco aspettando il loro responso. Anche loro
a
quanto pareva avrebbero dovuto baciarsi. Puck aveva decisamente
abbondato con quei biglietti. La ragazza lo fissò per
qualche
istante e aspettò che fosse lui a fare la prima mossa, poi
vedendo
che non si muoveva di un millimetro accostò le sue labbra a
quelle
di Sam, un bacio breve ma dolce e intenso. Sam ricambiò il
bacio,
poi senza dire una parola tornò a sedersi e rivolse il suo
sguardo
verso la sua sinistra, dove Rory evitava il contatto visivo.
Il
numero successivo fu il 6, che apparteneva a Sugar. Lei dovette
esibirsi in un balletto improvvisato con il numero 17, Artie. Era
forse il biglietto meno appropriato per il ragazzo, ma i due
riuscirono comunque a combinare qualcosa e a far divertire gli altri,
alcuni di loro ancora molto tesi.
Poi
fu il turno di Tina col
numero 11 che invece dovette cantare: si esibì in una
splendida
Tonight alla quale seguirono uno scroscio di applausi da tutti i
tavoli. I numeri cominciavano ad essere sempre di meno e ne rimasero
solamente cinque quando il numero 1, sempre Puck, decise di pescare
anche il numero 20 che apparteneva invece a Rachel. I due dovettero
baciarsi ma al ragazzo fu concesso un semplice bacio a stampo, cosa
di cui Finn rimase molto sollevato.
A
quel punto fu il turno del numero 4 Mike, che spinto dalla
curiosità
decise di pescarne un secondo. Joe fece uscire il numero 8, che come
scoprirono subito dopo apparteneva al ragazzo inglese Maxxie. Il
biondo si alzò leggermente impacciato e si
avvicinò al palco, ma
quando lesse che anche a loro era toccato un ballo si
rilassò e
iniziò a danzare. Anche nei loro costumi i due ragazzi erano
bravissimi, si muovevano persino a tempo e i loro passi erano
simmetrici e ben calcolati seppure inventati sul momento. Finita
l'esibizione Maxxie si avvicinò a Mike che gli sorrise e si
strinsero la mano per congratularsi l'uno con l'altro, prima di
tornare ai loro posti. Ormai erano rimasti solamente tre numeri, e
Kurt era preoccupato del fatto che sia Blaine che Sebastian fossero
ancora in gioco. Tentò di non pensarci e si voltò
a guardare il
ragazzo biondo che sedeva al suo tavolo e che si era appena esibito
in un ballo da Oscar.
Joe
fece uscire i numeri 13 e 19, che
accettarono di svolgere insieme la sfida. Come Kurt aveva previsto,
quella serpe della Dalton era capitata proprio con il suo
ragazzo.
Toccò
a Blaine pescare il secondo biglietto, e quando si
accorse che c'era scritta proprio la parola “bacio”
si voltò a
guardare Kurt con sguardo supplichevole, di chi non vorrebbe
assolutamente fare ciò che lo aspetta. Puck decise di
mettere fine a
quell'attesa interminabile e prima che i due ragazzi potessero
prendere una decisione li spinse l'uno nelle braccia dell'altro,
facendo combaciare le loro bocche. Sebastian approfittò
dell'occasione e inclinò leggermente la testa per
assecondare meglio
i movimenti delle sue labbra, che nel frattempo si erano dischiuse
per lasciar spazio alla lingua.
Kurt,
seduto a tavola con Maxxie,
era bianco in volto. Sebastian stava baciando il suo ragazzo proprio
davanti ai suoi occhi. E Blaine ricambiava. Non aspettò che
i due si
staccassero per alzarsi dal tavolo e sparire fuori dalla palestra,
cercando un posto dove non poter essere disturbato. Fu troppo veloce
persino per Maxxie, che non fece in tempo a seguirlo prima che il
ragazzo sparisse dalla sua vista. Rivolse uno sguardo sprezzante a
Blaine, ancora troppo occupato a baciare Sebastian per accorgersi che
Kurt era fuggito per colpa sua.
La
sala rimase in silenzio, così
l'ex cheerios decise di salire sul palco e prendere la parola.
«
Buonasera a tutti, io sono Quinn Fabray ed essendo l'unica a non aver
ancora giocato utilizzerò la mia chance per cantarvi una
canzone.
»
Sebastian
tornò a sedersi soddisfatto sotto lo sguardo
accusatorio di Rachel, Blaine si guardò intorno per cercare
Kurt e
quando si accorse che il ragazzo non era più in sala
uscì per
tornarsene a casa.
So
if you love me let me go and run away before I know.
My
heart
is just too dark to care. I can't destroy what isn't there.
Deliver
me into my fate. If I'm alone i cannot hate. I don't deserve to have
you.
My
smile was taken long ago. If I can change I hope I never know...
Maxxie
era rimasto da solo al suo tavolo mentre cercava disperatamente di
non pensare a Kurt, Tony all'altro tavolo sedeva fra Michelle e
Santana, entrambe poggiate al suo petto, e sorrideva in direzione di
Quinn.
**
Buoooooonasera
a tutti!
Scusate
l'enorme ritardo ma sono appena tornata dall'Inghilterra e
lì non ho avuto modo di postare. Questo capitolo
è forse quello che ho scritto in meno tempo, avevo solamente
l'idea della festa ma il resto è venuto tutto di getto e non
mi sono fermata neanche un secondo per rileggere se non quando ho
finito di scriverlo. Spero sia stato di vostro gradimento come gli
altri, e soprattutto spero di non aver scritto uno schifo.
>.< (Sono sempre mooolto insicura riguardo tutto quello
che scrivo, purtroppo.)
Sono
lieta di annunciarvi che la canzone "protagonista" del capitolo non
è più presa da Osama ma si tratta di "Snuff"
degli Slipknot. Se non la conoscete, vi consiglio vivamente di
ascoltarla! :)
Ancora
una volta, fatemi sapere cosa ne pensate, aspetto con ansia.
Un
bacio a tutti,
Wendy.
|
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Capitolo 5 *** The boy is mine. ***
Capitolo
5.
The
boy is mine.
Quella
notte Maxxie non aveva fatto altro che pensare a dove potesse essere
finito Kurt. Lui e Michelle erano tornati in albergo dopo che
quest'ultima aveva avuto un'accesa discussione con Santana, la
ragazza mora che aveva baciato Tony. A quanto pareva, lui e Santana
si erano già incontrati precedentemente e lei giurava che
lui non le
avesse mai detto di essere fidanzato. Michelle ovviamente aveva
deciso di non credere ad una sola parola di ciò che lei
aveva da
dirle, ma in cuor suo Maxxie sapeva che l'amica non aveva alcuna
fiducia in Tony e che, nonostante questo, continuava ad amarlo. Anche
Tony era innamorato di Michelle, così come era innamorato
delle
belle ragazze. Quella notte Tony non era tornato con loro, non voleva
vedere Michelle dopo la sfuriata che aveva fatto. Né tanto
meno lei
aveva alcuna intenzione di lasciarlo dormire nella sua stanza.
Aveva
intenzione di riprendersi il suo ragazzo, Michelle, ma non l'avrebbe
fatto quella sera.
**
Mercedes ancora non riusciva a
credere a ciò che era successo quella sera. Sam le aveva
sempre
detto di volerla riconquistare, che non gli importava se lei era
già
impegnata con Shane, che avrebbe fatto di tutto per riaverla accanto
a sé. Lei con Shane era felice, Sam era stato solamente una
cotta
estiva. Una bella cotta estiva. Mercedes ricordava perfettamente
quell'estate passata insieme, costretti a rimanere a Lima
perché la
famiglia di lui non poteva permettersi un viaggio, ma a loro andava
bene così. Passavano i pomeriggi a casa di Sam a badare ai
fratellini più piccoli, se
ne stavano sul divano a guardare la
tv e facevano lunghe passeggiate al centro commerciale. Erano sempre
insieme. Poi lui se n'era andato.
Mercedes ci era stata male, ma
al suo ritorno a scuola si era messa con Shane ed era finalmente
felice. Poi Finn e Rachel avevano deciso di far tornare Sam a scuola,
il suo Sam, e a lei erano venuti mille dubbi sulla sua splendida e
attuale relazione.
Sam le aveva chiaramente detto di voler tornare
insieme, ma lei non si sentiva pronta a lasciare Shane così
aveva
provato ad allontanarlo. Ma quella sera si erano baciati, Mercedes
non voleva ammetterlo ma tutte le sensazioni che aveva provato
quell'estate erano riaffiorate in un unico bacio. L'unico problema
era che Sam quella sera il bacio non l'aveva ricambiato. Era rimasto
fermo, impassibile, come se finalmente fosse riuscito a cancellarla
dalla sua mente.
Mercedes quella notte non riuscì a chiudere
occhio.
**
Sugar.
Si,
Rory cercava di convincersi che era proprio a Sugar che doveva
pensare, non a quel maledettissimo bacio. Non era stato neanche un
vero bacio a pensarci bene, perché l'irlandese aveva
immediatamente
perso tutto il coraggio che lo aveva spinto a compiere quel gesto e
si era spostato non appena le loro labbra si erano sfiorate. Era
sbagliato, era tutto fin troppo sbagliato. Sua madre gli aveva sempre
insegnato che erano le ragazze che doveva guardare, e così
aveva
sempre fatto. Si era finto un lepricano per poter conquistare
Brittany, aveva lottato duramente con Artie per la mano di Sugar e
ora che finalmente era riuscito ad averla non la voleva più,
aveva
perso tutto il suo interesse.
In realtà, quelle ragazze erano
bellissime ma ciò che provava Rory in compagnia di Sam era
diverso.
Lui lo faceva sentire bene.
Rory era confuso e spaesato quella
sera, non voleva ammettere che i suoi pensieri ricadessero
costantemente a quell'istante, quel piccolo istante in cui le sue
labbra avevano sfiorato quelle del biondo.
Si insomma, due
ragazzi! Per Rory era davvero inconcepibile una situazione del
genere. Eppure, Kurt e Blaine sembravano stare davvero bene
insieme... Anche se quella sera Blaine aveva baciato quello della
Dalton, Sebastian.
Per loro era esattamente come stare con una
ragazza, era la normalità. Rory era davvero confuso, non
riusciva a
dormire e continuava a fissare il telefono dove vi erano due foto che
aveva fatto quel pomeriggio con Sam.
Sam.
**
Anche
se non lo dava a vedere, Quinn non aveva nessuna voglia di tornare a
casa. Sarebbe rimasta lì in eterno, a passeggiare fianco a
fianco
con lui.
Naturalmente, tutto questo Tony non poteva saperlo, e lei
approfittava della situazione per mostrarsi forte e determinata. Tony
Stonem la faceva sentire ancora una volta desiderata, la poneva al
centro dell'attenzione e a lei tutto ciò piaceva e non poco.
Qualche
giorno prima aveva finto di essere fidanzata con Puck ed era
scappata, così pochi minuti dopo l'aveva visto entrare negli
spogliatoi della scuola con Santana. Quella sera la cheerios e la
ragazzina inglese avevano litigato per lui, che però -Quinn
se ne
era accorta, non era di certo stupida- non riusciva a togliere gli
occhi di dosso da lei. Tony Stonem, fra tutte quelle ragazze che gli
morivano dietro passava il tempo a guardare lei, Quinn Fabray.
In
qualche modo, Quinn aveva accettato la sfida, gli aveva lasciato via
libera, voleva che lui provasse a conquistarla. Non ci sarebbe andata
a letto, di questo ne era assolutamente sicura, ma finché
lui le
sarebbe andato dietro a lei sarebbe stato bene.
Quinn Fabray
avrebbe fatto di tutto pur di tornare in cima, sarebbe stata disposta
a tornare con Finn se necessario -in realtà, se lui l'avesse
voluto-
ma visto il successo che l'inglese stava avendo con le ragazze le
sembrava una buona idea tenerselo stretto.
« Ok, puoi dirmi
ancora una volta perché ci provi con me se quella di prima
era la
tua ragazza? »
« Perché penso che tu sia bellissima e
perché
la mia ragazza ora ce l'ha con me.»
« Ce l'ha con te perché sei
andato a letto con Santana! » sbottò Quinn
fermandosi di colpo,
leggermente irritata al pensiero di quella scena raccapricciante.
«
E anche tu ce l'hai con me per questo? » la
stuzzicò Tony in tono
canzonatorio, sperando di farla cadere nella sua trappola sfoderando
quel sorriso sghembo un po' impacciato tipico della famiglia
Stonem.
« Per quanto mi riguarda puoi anche andare a letto con
tutto il McKinley. »
« Bene, allora non ti dispiacerà se inizio
proprio da te. »
« Te l'ho già detto, non ci vengo a letto con
te. »
« Ma non mi stai impedendo di venire a casa tua stasera,
questo vuol dire che nonostante tutto vorresti venirci a letto con
me. »
« Non te lo sto impedendo per il semplice motivo che sei
stato cacciato, giustamente, dalla tua ragazza e io sono tanto buona
da provare un minimo di compassione e non farti dormire negli
spogliatoi della scuola. Oh, e adesso sta' zitto che mia madre
starà
dormendo. » aggiunse poi Quinn aprendo la porta di casa
Fabray.
I
due ragazzi oltrepassarono la soglia e si chiusero la porta alle
spalle, cercando di fare meno rumore possibile. Senza perdere molto
tempo Tony si avvicinò alla ragazza e le cinse la vita, poi
accostò
il volto a quello di lei e tentò di baciarla ma Quinn si
allontanò
e iniziò a salire le scale che portavano alle camere. Tony
rimase a
fissarla per qualche istante, poi decise di non darsi per vinto e la
seguì su per le scale. Quinn mostrò a Tony una
stanza piccolina ma
accogliente, che doveva essere la camera degli ospiti. Il ragazzo
tentò di farle cambiare idea, ma Quinn rimase sulla sua
posizione e
lasciò Tony solo nella stanza, con una maglia bianca e un
pantaloncino che probabilmente aveva lasciato suo padre prima di
andarsene, piegati sul letto.
« Sei davvero sicura che io debba
dormire lì? »
Quinn si girò in direzione della porta, dove
trovò Tony Stonem con indosso il pigiama che un tempo era
stato di
suo padre. Gli stava un tantino grande, ma Quinn lo trovava
adorabile.
« Sono più che sicura, e ora fila a letto Don
Giovanni. »
Tony abbassò lo sguardo in segno di rassegnazione e
si girò per avviarsi verso la stanza degli ospiti, il
pigiama che
gli calava leggermente sulla vita. « Uhm, aspetta.
» risuonò una
vocina flebile dall'interno della stanza della ragazza.
« Si? »
chiese Tony voltandosi a guardare Quinn.
« Buonanotte. » rispose
lei di rimando e gli si avvicinò per dargli un leggero bacio
sulla
guancia.
**
Maxxie
Oliver quella notte proprio non riusciva a chiudere occhio. Michelle
era crollata stesa accanto a lui dopo essersi lamentata di Tony e
della sua inaffidabilità per più di due ore, e
adesso dormiva
beatamente al contrario del biondo. Non appena provava a chiudere gli
occhi a Maxxie tornavano in mente le immagini di quella sera: Blaine
che bacia l'altro ragazzo e Kurt che scappa dalla sala, lui che se ne
accorge troppo tardi anche solo per provare a seguirlo. Era agitato
Maxxie, non sapeva che fine avesse fatto Kurt e aveva paura che
stesse girovagando da solo per la città di notte. Ma cosa
poteva
fare lui? Non era di Lima Maxxie, era lì solamente da pochi
giorni e
Kurt probabilmente neanche si ricordava di lui. Avrebbe voluto
cercarlo, ma se fosse uscito dalla sua stanza e avrebbe iniziato a
girare per la città avrebbe finito con il perdersi nel bel
mezzo
della notte in un posto che non conosceva, tralasciando il fatto che
sicuramente non avrebbe trovato Kurt. Maxxie non era propriamente
attratto da quel ragazzo, provava più una sorta di
compassione nei
suoi confronti. La realtà era che Maxxie si rispecchiava in
Sebastian, il ragazzo che Blaine aveva baciato, e trovava che Blaine
in fondo fosse molto simile a Tony. Era innamorato di Kurt, si vedeva
benissimo, ma era attratto dal ragazzo dell'altra scuola
così come
Tony era stato attratto da lui, un tempo. Dopo la gita in Russia
Michelle aveva lasciato Tony, e lui non aveva fatto nulla per
riconquistare la sua fiducia. Era stato Maxxie a scusarsi con la
ragazza, poiché si sentiva terribilmente in colpa per
ciò che
avevano fatto. Ma la verità era che a Maxxie piaceva Tony e
il fatto
che il moro avesse voluto stare con lui quella notte lo aveva fatto
sentire importante. Tony continuava a stuzzicarlo nei giorni
seguenti, e Maxxie lo lasciava fare. A lui piaceva così, ma
questo
non voleva dire che non si sentisse in colpa nei confronti di
Michelle, costretta a guardare il suo ragazzo che flirtava con lui.
Maxxie aveva resistito poco più di una settimana, poi aveva
mollato
Tony e quest'ultimo non aveva perso tempo a tornare da Michelle. Quei
due erano perfetti insieme, Maxxie era stato solo un passatempo. Lui
lo sapeva benissimo, era stato uno stupido a permettere a Tony di
trattarlo in quel modo, si era ripromesso che non avrebbe
più fatto
soffrire nessuno come aveva sofferto Michelle. Le voleva bene, non
meritava tutto ciò.
Maxxie
vedeva in Kurt ciò che aveva visto in Michelle quella volta,
tutto
ciò che avrebbe voluto fare era aiutarlo, farlo smettere di
soffrire. Proprio per questo quando sentì la voce di un
ragazzo che
gli era familiare provenire dall'ingresso della scuola McKinley non
perse tempo ad affacciarsi dalla finestra per vedere chi fosse.
«
Non può essere andato lontano, magari è rimasto
qui dentro e non ce
ne siamo resi conto. » continuava a ripetere Finn Hudson a
Blaine,
cercando di mantenere una calma apparente. Anche se non lo dava
sempre a vedere, Finn era il fratellastro di Kurt e gli voleva
davvero molto bene, forse più di quanto potesse volergliene
Blaine.
«
D'accordo, allora entriamo e dividiamoci. »
suggerì Blaine
palesemente sconvolto.
«
Se non vi dispiace vorrei venire con voi. » aggiunse poi una
voce
alle loro spalle. Maxxie alla vista dei due ragazzi si era
precipitato fuori dall'albergo, sicuro del fatto che fossero
lì per
cercare Kurt.
«
Va bene, allora io provo negli spogliatoi della palestra, tu Blaine
nell'aula del Glee e tu... »
«
Nell'auditorium. Ci sono stato, so dov'è. »
concluse Maxxie per
Finn.
«
Ok, vada per l'auditorium. Se entro un'ora non l'avremo trovato
rivediamoci tutti e tre qui fuori, intesi? ». I due annuirono
a
Finn, poi presero tutti e tre direzioni diverse e si avviarono
all'interno della scuola.
Maxxie
ricordava perfettamente la porta che dava all'auditorium, dove pochi
giorni prima si era esibito davanti al suo spettatore preferito: il
vuoto. Maxxie Oliver adorava il vuoto intorno a sé, il
silenzio,
amava percepire ogni piccolo particolare, soffermarsi sui dettagli.
Era questo che faceva di lui un bravo ballerino, era capace di
estraniarsi dal mondo e concentrarsi esclusivamente su se stesso.
Aprì
con cautela la porta che dava sull'auditorium e scese le scale,
scrutando ogni angolo della stanza con la speranza di trovare Kurt.
Quando arrivò ai piedi del palco si accorse di un ragazzo
accucciato
ai piedi del pianoforte che singhiozzava silenziosamente, come se
volesse nascondersi da tutti e sparire. L'inglese gli si
avvicinò e
senza dire una parola si mise a sedere accanto a lui, portandogli un
braccio intorno alle spalle. Kurt continuò a piangere in
silenzio,
ma si lasciò cullare da Maxxie e poggiò la testa
sulla sua spalla,
bagnandogli completamente la maglia del pigiama. Rimasero
così per
circa dieci minuti, poi Kurt si portò una mano sul viso per
asciugarsi le lacrime, si discostò leggermente da Maxxie
quanto
bastava per guardarlo in faccia, e quando fu finalmente in grado di
riconoscerlo biascicò un semplice
“grazie”, con gli occhi ancora
lucidi per il pianto. Maxxie non disse una parola, sorrise solamente
e lasciò che Kurt rimanesse ancora un po' fra le sue braccia.
Quando
Kurt smise di singhiozzare, rimanendo con la testa poggiata sulla
spalla del biondo, aprì la bocca e dalle sue labbra
uscì una voce
soave, ancora leggermente strozzata dal pianto.
Sometimes
in our lives, we all have pain,
we
all have sorrow.
Maxxie lasciò che
il suo corpo si rilassasse e lasciò che la testa si
poggiasse
all'indietro sulla gamba del pianoforte, poi guardando dritto davanti
a sé continuò le parole di Kurt.
But
if we are wise, we know that there's always tomorrow.
Vide che Kurt
sorrideva, così tolse il braccio dalle sue spalle e si
alzò in
piedi, continuando a cantare.
Lean
on me, when you're not strong,
I'll
be your friend, I'll help you carry on.
Kurt Hummel si alzò,
sollevato da quella situazione, avvicinandosi al biondo tanto da
sfiorarlo, voleva assaporare ogni singola nota che emetteva la sua
voce.
For
it won't be long,
til
I'm gonna need somebody to lean on.
Maxxie smise di
cantare, la voce di Kurt lo aveva completamente stregato, il suo
profumo a pochi centimetri dal suo volto, le lacrime del ragazzo che
ancora scivolavano sulle sue guance rosee, la bocca salata a mezzo
centimetro dalla sua, poteva quasi percepirne il sapore. Maxxie era
inebriato da tutto ciò: forse, dopotutto, Kurt non era
esattamente
l'equivalente di Michelle, a cominciare dal fatto che si trattava di
un ragazzo e per di più molto carino.
« Kurt! »
Maxxie fece appena
in tempo a distogliere il suo sguardo da quello del ragazzo, fece
qualche passo indietro e vide Kurt che tentava di asciugarsi le
lacrime frastornato da ciò che era successo pochi istanti
prima,
Finn e Blaine fermi a guardarli sulla porta dell'auditorium.
**
Stavolta
sarò davvero di poche parole, perché beh questo
capitolo parla da solo. *-*
Diciamo
che è da questo capitolo che è nata l'idea per
l'intera storia, ci ho messo davvero tanto per scriverlo!
La
canzone che cantano insieme Kurt e Maxxie è "Lean on me",
che oltre a prestarsi molto bene alla situazione, è stata
effettivamente cantata da tutti e due. Nella prima stagione infatti
viene cantata dal gruppo del Glee, mentre per quanto riguarda Maxxie...
Non è che l'abbia cantata proprio lui. In compenso
però l'ha cantata Mitch Hewer, quel bellissimo ragazzo che
recita nel ruolo di Maxxie e... L'ha cantata proprio per il Glee
Project! *-* Purtroppo, non so cosa avesse fumato Murphy
perché non è stato preso, ma posso solo dirvi che
è grazie alla sua magnifica versione della canzone che
è nata questa fanfiction!
Il
resto del capitolo è nato un po' per caso, perché
volevo far capire con maggiore chiarezza cosa pensassero tutti i
personaggi riguardo le diverse vicende. Ebbene si, Quinn l'ha fatto
apposta a rivelare il suo nome la sera della festa! ;) Non vi dico
altro però, spiacente!
Vi
lascio qui sotto il link del video in cui Mitch canta Lean on me,
ascoltatela se non l'avete già fatto perché
merita davvero.
E
grazie a tutte. *-*
Wendy
Mitch
Hewer - Lean on me
|
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Capitolo 6 *** It's time to try defying gravity. ***
Capitolo
6.
It's
time to try defying gravity.
Quella mattina
Maxxie era di buon umore: Michelle si era svegliata apparentemente
rilassata e decisa a perdonare il suo ragazzo, Finn e Blaine non si
erano accorti della sua vicinanza con Kurt e quest'ultimo gli aveva
lasciato il suo numero di telefono, nel caso in cui il suo
fratellastro se la fosse presa con lui. Kurt li aveva anche invitati
ad assistere alle prove del Glee Club quella mattina, anche se a
Maxxie continuava a sfuggire il motivo. In più, Michelle non
faceva
altro che domandarsi come avesse fatto Maxxie a sentire il ragazzo,
visto che da quando se ne erano andati dalla festa loro due erano
rimasti insieme in albergo a dormire. Come se non bastasse, era da
quando avevano aperto gli occhi che Michelle assillava il biondo per
sapere se anche Tony sarebbe stato presente quella mattina, ma Maxxie
non ne era così sicuro visto che l'amico non era mai tornato
in
albergo.
I due finirono di
prepararsi e uscirono dall'albergo per dirigersi al McKinley High
School.
**
Kurt continuava a
fissare la porta dell'aula del Glee, tranne che nei rari momenti in
cui Blaine vi passava davanti, perché a quel punto
distoglieva lo
sguardo e si girava verso Finn seduto al suo fianco, in modo da esser
sicuro di non incrociare gli occhi di Blaine.
Dalla notte
precedente Finn non gli toglieva gli occhi di dosso neanche per un
istante, si era davvero preoccupato e di certo non avrebbe voluto
vedere nuovamente Burt Hummel in quello stato. Kurt però
quella
mattina sembrava come trasformato, non aveva più gli occhi
gonfi di
pianto e, seppur evitando di guardarlo negli occhi, non scappava
quando si trovava nei paraggi di Blaine, che sembrava realmente
mortificato per ciò che era successo la sera prima alla
festa.
Blaine Anderson infatti aveva mandato 20 sms e 15 bigliettini al suo
ragazzo, ma non aveva ancora ricevuto nessuna risposta. Ora erano
insieme in quella stanza, aspettando che arrivasse il professor
Schuester, ma Kurt era davvero intenzionato ad ignorarlo, come se
Blaine fosse diventato invisibile. Per di più non faceva
altro che
spostare il suo sguardo dall'ingresso dell'aula allo schermo del suo
telefono, come se stesse aspettando qualcosa o qualcuno. Si
alzò di
scatto dalla sedia quando vide una figura apparire sulla porta, e
quando vide che si trattava di Maxxie insieme alla sua amica Michelle
gli andò incontro sorridendo. Abbracciò i due
proprio sotto gli
occhi di Blaine, che fissava il biondo come se volesse incenerirlo
con lo sguardo da un momento all'altro. Kurt fece spostare Finn e
lasciò che i due inglesi si sedessero accanto a lui, mentre
continuava a fissarli sorridente cercando di evitare gli sguardi di
fuoco che gli stava riservando Blaine.
« Fossi stata in te
non sarei venuta questa mattina, troietta. »
sibilò una voce alle
spalle di Michelle.
« Si può sapere
cosa vuoi Santana? Tony è il mio ragazzo, sono venuta a
riprendermelo. »
« Oh, e perché non
è arrivato con voi? Forse non ha dormito in albergo?
» ribatté
Santana Lopez con un ghigno malefico sul volto.
« Ero incazzata con
lui, non gli ho permesso di tornare. » rispose Michelle sulla
difensiva.
« Beh, io credo che
il tuo ragazzo se ne sia fatto una ragione... »
« Cosa vorresti
insinuare? »
« Toh, proprio
questo. Guarda con chi arriva Anthony Stonem questa mattina.
»
sorrise Santana con lo sguardo rivolto verso la porta.
Michelle non riuscì
a controbattere, rimase con la bocca spalancata, mentre i suoi occhi
non riuscivano a smettere di fissare il suo ragazzo che si era
presentato mano nella mano insieme a Quinn Fabray. Maxxie si
girò a
guardare Michelle ma dalla sua bocca non uscì nulla che
potesse
minimamente rassicurarla, così decise di rimanere in
silenzio e si
voltò a guardare Kurt che gli sorrideva. Tony
guardò prima
Michelle, poi Santana e infine prese posto accanto a Mike Chang,
seguito silenziosamente da Quinn.
Prima che qualcuno
potesse anche minimamente fiatare Michelle si alzò dalla sua
sedia
e si girò in direzione di Tony.
« Sei un bastardo. »
La
ragazza non rimase a sentire ciò che Tony aveva da dirle, si
diresse
a passo svelto verso la porta e oltrepassò la soglia quasi
correndo
per evitare che qualcuno potesse vederla piangere. Nessuno poteva
permettersi di giocare con i sentimenti di Michelle, nemmeno Tony
Stonem.
Nella stanza calò il silenzio, nessuno osava dire una
parola, persino Santana Lopez non proferì parola, decisa a
fissare
Tony e Quinn con l’espressione più schifata che le
fosse mai
uscita in volto. Maxxie aveva tentato di seguire Michelle ma Kurt lo
aveva silenziosamente invitato a restare seduto poiché la
ragazza
aveva sicuramente bisogno di rimanere sola.
Blaine continuava a
guardare Kurt, come se l’atteggiamento di Tony potesse in
qualche
modo perdonare il suo della sera precedente. Voleva che il suo
ragazzo lo perdonasse, ma allo stesso tempo vedere Kurt intento a
flirtare col biondino inglese lo faceva andare su tutte le furie. Era
davvero un bellissimo ragazzo, Blaine non avrebbe mai potuto reggere
il confronto. E poi, Sebastian continuava a scrivergli sebbene lui
gli avesse intimato di smetterla. Ancora non riusciva a credere a
ciò
che aveva fatto la sera prima: ricambiare quel bacio era stata una
mossa stupida e avventata, eppure in quel momento gli era sembrata la
cosa più sensata da fare. Aveva bevuto un pochino, Sebastian
era
stato carino tutta la sera con lui e poi vestito in quel modo aveva
acquisito un minimo del fascino dei Malfoy. Blaine si era sentito in
colpa per quel bacio, ma solo dopo aver visto che Kurt era uscito
dalla sala. Mentre baciava Sebastian, era come se Blaine non
desiderasse altro che quello.
L’unico che in quel momento
riusciva a parlare era Kurt: se, infatti, tutti gli altri erano
ancora occupati a fissare Tony e Quinn seduti vicini e in silenzio,
Kurt era preoccupato per Maxxie che avrebbe tanto voluto fare
qualcosa per Michelle.
« Sai, tu me la ricordi tanto. » disse
Maxxie rivolto a Kurt quando finalmente gli altri ricominciarono a
parlare e vi fu abbastanza confusione da coprire il suo discorso.
«
Ti ricordo Michelle? » Kurt era sorpreso, era consapevole del
fatto
che lui non sarebbe mai riuscito a dare del bastardo a Blaine,
davanti a tutti. Lui era scappato senza dire nulla e Maxxie lo aveva
ritrovato in lacrime, si era mostrato debole.
« Si beh, me la
ricordi perché stai soffrendo per Blaine come lei ha
sofferto per
Tony. E io so cosa si prova, perché beh, io quella volta ero
Sebastian. » Maxxie finì la frase col volto
chinato e la voce
bassa, come se si vergognasse di ciò che stava dicendo.
« Tu hai
baciato Tony? »
« In realtà abbiamo fatto anche qualcosa di
più… E Michelle ha visto tutto. Questa storia
è andata avanti una
settimana, poi ho capito che Michelle stava soffrendo troppo a causa
mia e ho lasciato perdere. È stato difficile
però; in quel periodo
ero davvero innamorato di Tony. » finì Maxxie
quasi sussurrando
l’ultima frase.
« Eri… Innamorato? »
« Si, ma sapevo che
per lui si trattava solo di un gioco. »
« Quindi, tu sei… »
continuò Kurt.
« Beh si, sono gay, pensavo l’avessi capito.
»
Maxxie era preoccupato, non pensava di ricevere questa domanda
proprio da Kurt.
« Si si, scusa, non intendevo questo, è
che…
Ecco… Sei carino. » Kurt arrossì
violentemente, l’imbarazzo che
si era creato tra i due era quasi insostenibile. La testa di Kurt
cominciò a lavorare: quella notte allora non era stata una
sua
impressione, Maxxie stava davvero per baciarlo. Se solo non fossero
arrivati Finn e Blaine.
« Si, ecco, è questo che ti differenzia
da Michelle. » Maxxie era rosso in viso almeno quanto Kurt,
non
credeva potesse essere così difficile. « Sei
carino. »
**
Non
poteva rimanere lì senza fare nulla. Quella stessa ragazza
che due
anni prima si sarebbe fatta una grandissima risata davanti a quella
situazione, ora le diceva di non starsene ferma e di agire. Non
sapeva bene cosa fare, ma sapeva di doverlo fare. Uscì
velocemente
dall’aula e a passo veloce iniziò a ispezionare
tutti i corridoi
della scuola, fin quando non scorse accucciata dietro un armadietto
Michelle in lacrime.
« Il bagno è dall’altra parte.
»
Santana
Lopez era di fronte alla ragazza inglese e le sorrideva.
« Cosa
c’è, sei venuta a sfottermi ancora? Non pensi sia
bastata la
coppietta felice ad umiliarmi? » Michelle era furiosa, le
lacrime
che precipitavano violentemente sulle sue guance.
« Ehi
fontanella, calmati. Si è vero mi sono fatta il tuo ragazzo,
ma
tecnicamente non lo sapevo! Voglio dire, io pensavo fosse single
perché lui non ha accennato ad una possibile ragazza. Sai,
due anni
fa forse sarei stata ancora più stronza di lui e me ne sarei
infischiata di te, ma adesso, anche se mi duole ammetterlo, voglio
aiutarti, non voglio che una ragazza come te si faccia mettere i
piedi in testa da quel cazzone di Tony. Forza, vieni con me.
»
Santana tese la mano in avanti in attesa che Michelle la afferrasse,
poi la aiutò ad alzarsi e insieme si diressero verso il
bagno.
«
Pensi che Tony l’abbia fatto anche con Quinn, stanotte?
»
«
Oh, ne dubito. Quinn era la presidentessa del Club della
castità una
volta, vergine fino al midollo. »
« E poi? » chiese Michelle
preoccupata, pensando alla falsa innocenza di Abigail.
« Poi si è
lasciata convincere da Puck, hanno fatto sesso e lei è
rimasta
incinta di una bambina che adesso non le permettono di vedere. Tony
la convincerà nuovamente, ma non l’ha fatto
stanotte. »
«
Grazie. » abbozzò Michelle alzando gli occhi
ancora gonfi di pianto
dal lavandino, dove stava cercando di darsi una sistemata.
« Per
cosa, per averti detto che quei due faranno sesso? » rispose
Santana
sorpresa.
« No, per avermi fatto aprire gli occhi. Mi serviva.
»
Santana rimase senza parole, non credeva potesse essere così
semplice e confortante aiutare una persona in difficoltà.
L’americana sorrise, poi si avvicinò a Michelle e
trascinandola
davanti lo specchio iniziò a cantare con voce ferma e decisa.
Keep holding
on, ‘cause you know we’ll make it through,
we’ll make it
through
Just stay strong ‘cause you know I’m here for you,
I’m
here for you.
There’s nothing you could say, nothing you could
do.
There’s no other way when it comes to the truth so keep
holding on,
‘cause you know we’ll make it through,
we’ll
make it through.
**
Rory era rimasto
impressionato dalla facilità con cui i due inglesi si erano
lasciati. Voglio dire, si amavano no? E allora perché per
lui era
stato così semplice presentarsi a scuola con un'altra
ragazza?
Perché lei era riuscita a lasciarlo non appena l'aveva
visto, pur
amandolo alla follia?
Si sentiva un
vigliacco lui, che non riusciva a lasciare nemmeno una ragazza che
non amava. Sugar era seduta al suo fianco, bella e raggiante come
tutte le mattine, ma a Rory non suscitava più alcun
sentimento
quella vista, non riusciva a guardarla con gli occhi dell'amore. Era
bellissima, ma di un bello che poteva essere quello di Brittany, o di
Quinn. Rory non era più interessato a lei, quella notte
l'aveva
capito, l'aveva capito quando aveva sfiorato le labbra di Sam e aveva
fatto scattare qualcosa di magico e inaspettato, l'aveva capito
quando quella stessa sera Sam non aveva ricambiato il bacio di
Mercedes.
« Sugar, possiamo
parlare un secondo? »
« Ma certo tesoro
mio, dimmi pure! »
Era dannatamente
felice. Rory era irritato dal suo sorriso, dalla sua allegria
contagiosa.
« Usciamo da qui
però, vorrei parlare con te... Da soli. »
Rory la prese per
mano e senza neanche guardarla negli occhi si alzò dalla
sedia per
trascinarla fuori dall'aula di Glee, rivolse uno sguardo quasi
supplichevole in direzione di Tony e si chiuse la porta alle spalle.
« Vedi Sugar, io ti
voglio bene, sei una persona fantastica ma non credo che la nostra
relazione possa funzionare. Si insomma, ecco, io credo mi piaccia
un'altra persona. Quindi, vedi, sarebbe inutile continuare a stare
insieme perché mi sembra solo di prenderti in giro e...
»
« Oh beh, Artie
sarà molto felice di questa notizia! Sai Rory, mi sono messa
con te
perché mi hai fatto tenerezza, quando hai detto che saresti
dovuto
tornare a casa in Irlanda. Ma visto che sei ancora qui penso che
possiamo anche smetterla, no? » rispose lei col sorriso sul
volto,
con sorpresa di Rory.
« Oh, io... Si,
credo di si. »
« Bene, ci si vede
allora! » Sugar schioccò un bacio sulla guancia
del ragazzo e tornò
saltellando verso l'aula di canto, come se nulla fosse accaduto.
Rory rimase quasi
sbalordito dal comportamento di lei, dopotutto era stato davvero
facile. Sperava di non ferirla, il suo unico intento era questo e a
quanto pareva ci era riuscito alla grande. Adesso si sentiva davvero
felice, pensò.
« Che fai qui fuori
tu? Non vieni a lezione oggi? Dai, forza! » sorrise Mercedes,
sbucata da dietro l'angolo... Mano nella mano con Sam.
Il cuore di Rory
perse un colpo, non era pronto ad una rivelazione simile. Aveva visto
lo sguardo di Sam la sera prima, anche lui aveva provato qualcosa in
quell'istante. Non aveva ricambiato il bacio di Mercedes, si era
girato a guardare lui. Lui. Non poteva essere vero, non potevano
davvero essere tornati insieme.
Mercedes si girò a
baciare Sam, che stavolta ricambiò il bacio con passione e
le
sorrise amorevolmente stringendola a sé. Rory non poteva
crederci,
era stato davvero un idiota.
**
Blaine Anderson
avrebbe smesso di piangersi addosso. Aveva sbagliato la sera prima,
ne era consapevole, ma il fatto che il suo ragazzo fosse seduto
accanto al biondino inglese e che le loro mani fossero intrecciate, a
Blaine non andava giù per niente.
Non avrebbe fatto
nulla per riconquistare Kurt Hummel, non ora, non più.
**
Buongiorno
a tutte, scusate il ritardo ma con l'inizio della scuola non ho
praticamente più un momento neanche per postare! Questo
capitolo non mi convince per nulla, ma spero comunque sia di vostro
gradimento. I prossimi saranno migliori, prometto!
Grazie
alle ragazze che recensiscono e che ci sono sempre e grazie anche a
tutte quelle che hanno messo la storia nelle
seguite/ricordate/preferite!
Wendy
|
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Capitolo 7 *** And now I know how I feel. ***
Capitolo
7.
And
now I know how I feel.
«
Okay, manca solo
un'ora, stai calmo. Stai calmo. » Erano queste le parole che
risuonavano nella mente di Sebastian da circa dieci minuti, e ora a
quanto pareva erano persino uscite dalla sua bocca.
Stai
pensando di nuovo ad alta voce, smettila.
«
Agitato Smythe? »
sorrise Blaine andando incontro al ragazzo. Dopotutto era davvero
carino.
Blaine
strinse la
mano di Sebastian e a quel tocco l'Usignolo si sentì subito
rincuorato, andava tutto bene. Era bravo lui, se ne rendeva conto.
Era un abile cantante, aveva carisma e aveva baciato Blaine Anderson
senza che questo smettesse di rivolgergli la parola. Poteva benissimo
sopportare l'ansia da prestazione, sarebbe andato tutto liscio.
Sorrise
di rimando e
rientrò nel suo camerino per indossare la giacca e scaldare
la voce.
Blaine
rimase a
guardarlo finché l'Usignolo non si chiuse la porta alle
spalle,
voleva fargli capire che non aveva intenzione di tornare con Kurt.
Si, l'aveva tradito, ma lui non aveva perso tempo e ci aveva provato
col biondino inglese. Lui li aveva visti. Avevano flirtato tutto il
tempo davanti ai suoi occhi. Si tenevano per mano. Kurt Hummel
l'aveva tradito di rimando, in un certo senso. Kurt l'aveva tradito
con...
«
Maxxie! » la
voce di Michelle interruppe i pensieri del ragazzo.
«
Cos'ho che non va
adesso? La cravatta è storta? » rispose il biondo,
anche lui
visibilmente agitato come chiunque altro lì dietro il palco.
«
No, avevo solo
bisogno di qualcuno che mi dicesse come sto. » Michelle
rivolse uno
sguardo sprezzante alla sua sinistra, dove Tony sedeva accanto ai
ragazzi del Glee.
«
Sei splendida. »
commentò Maxxie abbracciando l'amica per rassicurarla. Le
scoccò un
bacio sulla guancia, poi afferrò il pacchetto di Marlboro
che aveva
lasciato sul tavolino lì accanto e, presa una sigaretta dal
suo
interno, la posò sulle sue labbra e si diresse verso
l'uscita
laterale.
Michelle
stava per
seguirlo, ma dopo qualche istante decise che sarebbe stato meglio
tornare nel suo camerino per evitare di vedere la faccia di Tony che
la fissava.
L'inglese
aveva
lasciato l'accendino sul tavolo, e prima che potesse tornare indietro
a prenderlo Kurt colse l'occasione e con un balzo si alzò
dal divano
per raggiungere Maxxie verso l'uscita. Afferrò l'accendino e
percorse il corridoio verso la porta, cercando di non sembrare
impacciato. Blaine era lì, davanti al suo camerino, che lo
fissava.
I loro sguardi si incrociarono, bloccarono per un secondo le gambe di
Kurt che tentavano disperatamente di sfuggire a quella morsa letale.
Erano sguardi di ghiaccio, impassibili eppure profondi, non
lasciavano trasparire alcun dubbio. Quei due si erano già
detti
tutto prima ancora di aprire bocca.
Con
non poca fatica
Kurt distolse lo sguardo da quello che fino a pochi giorni prima era
stato il suo ragazzo e si diresse a passo spedito verso l'uscita,
dove avrebbe trovato Maxxie.
Oltrepassò
la
soglia e lo vide: era seduto a terra sul marciapiede, la giacca
stropicciata al contatto col terreno, la cravatta allentata per far
in modo che l'ultimo bottone della camicia fosse slacciato, una mano
tra i capelli e l'altra a tenere la sigaretta ancora spenta, lo
sguardo fisso nel vuoto.
«
Hai dimenticato
questo. » esordì Kurt brandendo l'accendino.
«
Si, beh, non
volevo davvero fumare. Ho deciso di smettere, ma l'ansia mi sta
consumando e avrei davvero bisogno di una sigaretta. »
spiegò
Maxxie continuando a fissare il vuoto.
«
Oh, fantastico,
quindi ho appena rovinato tutti i tuoi buoni propositi. »
continuò
Kurt andandosi a sedere a terra accanto al biondo, l'accendino ancora
in mano.
«
Stavo per tornare
dentro a prenderlo. » disse Maxxie in una risata, lo sguardo
finalmente rivolto verso il moro.
«
In questo caso
allora, prego! » sorrise Kurt di rimando porgendogli
l'accendino.
L'inglese
aprì le
labbra quel poco che bastava per posare la sigaretta, la accese e
aspirò per qualche secondo, prima di staccare la sigaretta
dalle
labbra.
Kurt
lo guardava
sbalordito: sarebbe rimasto per ore lì a veder fumare
Maxxie. Il
modo in cui le sue labbra aderivano alla sigaretta era dannatamente
sexy, per non parlare poi della curva che si formava sul labbro
superiore quando emetteva il fumo.
«
Vuoi? » continuò
Maxxie che si sentiva osservato.
Kurt
non aveva mai
fumato, non era mai stata tra le sue priorità, per non
parlare poi
dei rischi che avrebbe corso la sua voce. Il fatto però che
Maxxie
gliel'avesse chiesto sorridendo e che agli angoli della bocca gli si
fossero formate delle piccole e adorabili fossette, impedì
al
ragazzo di rifiutare, così si ritrovò con la
sigaretta che poco
prima aveva sfiorato le labbra del biondo fra le sue mani, senza
sapere esattamente come comportarsi.
«
Che c'è, è la
tua prima sigaretta? » lo punzecchiò il biondo,
sempre più
divertito dall'atteggiamento di Kurt.
«
La prima? No! »
esclamò il moro tentando di mascherare l'ansia.
Portò la sigaretta
alla bocca e cercando di imitare le mosse di Maxxie aspirò
per
alcuni secondi. Credeva di esserci riuscito, ma quando
staccò la
sigaretta dalle labbra carnose e soffiò per far uscire il
fumo tutto
quello che venne fuori fu una tosse incontrollata.
Maxxie
rise; una
risata spontanea e irrefrenabile, persino travolgente. Prese
nuovamente la sigaretta e aspirò, fra un ghigno e l'altro.
Quando
Kurt smise di tossire provò a mettere il broncio, ma il riso
del
biondo era troppo contagioso anche per lui, che non passò
molto
perché scoppiasse in una fragorosa risata.
Passò
qualche
istante così, in cui i due non dovevano dire nulla; la loro
risata
colmava ogni silenzio e rompeva l'imbarazzo che poteva essersi creato
inizialmente. Avevano raggiunto, di tacito accordo, un momento di
beatitudine assoluta.
Maxxie
fu il primo a
smettere di ridere, la sua bocca si increspò in un sorriso
radioso
rivolto esclusivamente verso il moro. Kurt era inebriato da quella
sensazione, la gola secca non gli permetteva di emettere alcun suono,
aveva un disperato bisogno di dissetarsi e le labbra del biondo erano
senza alcun dubbio l'aspettativa migliore. Maxxie lo capì e,
come se
fosse stata l'unica alternativa che vedeva anche lui,
ostentò le sue
labbra su quelle di Kurt, un tocco lieve e dissetante. Decisamente
dissetante. Kurt non lasciò che si allontanasse e rispose al
bacio
con meno delicatezza di quanto avesse voluto, la lingua che si
insinuava fra le labbra del biondo per farsi spazio all'interno della
sua bocca. Non avevano bisogno di altro, in quel momento. Il bacio
dell'altro colmava ogni minimo dubbio.
**
L'aria
lì dentro
stava diventando irrespirabile; Michelle si era chiusa nel suo
camerino e, sebbene Santana spinta da un moto di compassione cercasse
disperatamente di entrare, le sue parole venivano fermate dalla porta
che fungeva da barriera per l'inglese. Blaine era immobile accanto al
tavolo, tra il divano e il camerino di Sebastian, che invece sembrava
ancora non essere pronto. Kurt era sparito alla ricerca di Maxxie e
dei due ancora non c'era traccia sebbene non mancasse molto
all'inizio dello spettacolo. Quinn era seduta sul divano, fra Puck e
Tony, cosa che cominciava ad infastidirla parecchio. Si sentiva come
in gabbia, Quinn, così decise di prendere in mano la
situazione e
con fare scocciato si alzò dal divano rivolta verso l'uscita
principale. Era davvero stufa di quella situazione: i suoi amici
pensavano che fosse una traditrice, secondo loro lei e Tony ormai
facevano coppia fissa. La verità? Tony quella notte aveva
dormito a
casa sua, ma lei non gli aveva concesso neanche il bacio della
buonanotte. Poi non si erano più visti né
parlati, se non in quelle
occasioni in cui i tre ragazzi inglesi andavano a scuola a vedere le
prove per le provinciali del Glee Club. Tony continuava ad insistere,
si, ma da quella volta non aveva più provato a baciarla
tutte le
volte che si trovavano ad una distanza minima di 10cm l'uno
dall'altra. Che anche lui si fosse stufato della sua resistenza?
Forse, non era abbastanza bella perché i ragazzi fossero
stati
disposti ad aspettarla in eterno. Finn l'aveva lasciata per Rachel,
Puck se l'era portata a letto e poi aveva deciso di fare sesso con
altre venti ragazze, Sam l'aveva lasciata per Santana, Tony si era
servito di lei per mettere fine alla sua relazione con Michelle. La
verità era che Quinn si sentiva usata.
Appoggiò
la schiena
sulla parete coi mattoncini rossi della facciata frontale del teatro,
la testa buttata all'indietro con gli occhi rivolti verso il cielo
forse per evitare di far uscire le lacrime. Quinn Fabray aveva
bisogno di sentirsi amata davvero, non ne poteva più di
dover basare
le sue relazioni sulla popolarità. Forse avrebbe dovuto
parlare
chiaramente con Tony, gli avrebbe dovuto dire di smetterla di
provarci, che lei voleva cambiare e che non c'era posto per quello
stupido tira e molla. Voleva dirgli che avrebbe dovuto lasciar
perdere. Ma dopotutto Quinn credeva che lui l'avesse già
fatto.
«
Si può sapere
cosa sei venuta a fare qui? »
Tony
Stonem era di
fronte a lei. Forse Quinn si sbagliava, Tony non aveva ancora
rinunciato a lei.
**
Puck
era rimasto
solo nella stanza, fatta eccezione per Blaine che sembrava comunque
non essere presente con la mente. Sarebbe davvero voluto rimanere in
sala con gli altri, seduto su una comoda poltrona ad aspettare che lo
spettacolo iniziasse, ma Quinn l'aveva quasi pregato di andare con
lei e Kurt aveva colto l'occasione per non stare solo; così,
Puck si
era ritrovato dietro le quinte senza sapere bene cosa fare.
Quinn
e Kurt
l'avevano lasciato lì da solo, su quel divano, mentre loro
erano
occupati con le nuove fiamme. Si insomma, credeva davvero che Quinn
stesse con Tony e se Kurt, che si era lasciato con Blaine solamente
da pochi giorni, non stava ancora con Maxxie, Puck era sicuro che
presto quei due si sarebbero messi insieme. Maxxie era un bel
ragazzo, doveva ammetterlo, e anche Tony lo era. Certo, non si
avvicinavano neanche lontanamente al fascino di Noah Puckerman , ma
doveva ammettere che si trattava di due bei ragazzi. Puck, dal canto
suo, si sarebbe volentieri portato a letto Michelle se solamente
Santana non gliel'avesse impedito: da quando l'inglese aveva fatto
quella sfuriata a Tony sembrava che per Santana Lopez non ci fossero
altre persone se non lei. Si sentiva in dovere di proteggerla da
chissà poi cosa, forse dal mondo esterno che si era
finalmente
accorta essere crudele e spietato.
Blaine,
l'unica
persona presente nella stanza oltre lui, non sembrava dare segni di
vita. Puck non riusciva a capire se fosse teso per lo spettacolo o
perché sapeva che Kurt era con Maxxie. Probabilmente tutte e
due le
ipotesi erano giuste.
Stava
per alzarsi e
uscire Puck, quando si accorse di un telefono che squillava proprio
sul divano accanto a lui. Non era il suo telefono, e a giudicare dai
colori -per nulla femminili- non doveva essere neanche di Quinn e
Kurt. A meno che non si fosse trattato del telefono di uno dei
ragazzi chiusi nei camerini, Puck era sicuro che appartenesse a Tony
Stonem. Lo lasciò squillare ancora qualche secondo, poi
vedendo che
Blaine non batteva ciglio e che la foto della ragazza che stava
chiamando era davvero niente male, afferrò l'apparecchio con
la mano
destra e se lo portò all'orecchio.
«
Si può sapere
dove sei finito? Già non ti sei fatto sentire in questi
giorni, ora
aspetti anche un secolo prima di rispondere al telefono! La mamma
voleva sapere come stai. » iniziò Effy all'altro
capo del telefono,
col tono di chi non avrebbe voluto fare quella chiamata per la quale
era invece stata costretta.
«
Sei la sorella di
Tony? »
«
E tu chi diavolo
sei? »
«
Noah Puckerman,
ma puoi chiamarmi Puck. Perché uno splendore di ragazza come
te non
ha accompagnato suo fratello qui a Lima? » Puck sperava di
non aver
sbagliato la parentela dei due: se la ragazza parlava per conto della
madre, doveva essere sicuramente la sorella.
«
Non me lo hanno
permesso, sono ancora “troppo piccola”. E a te cosa
importa? »
Effy era infastidita da quel ragazzo, ma doveva ammettere che aveva
una bella voce.
«
Te l'ho detto, a
meno che le foto non ingannino, credo che tu sia una bella ragazza.
Probabilmente fra le più belle che mi sia mai portato a
letto. »
«
Io e te non
l'abbiamo fatto, non so neanche chi tu sia. »
«
Ma se fossi
venuta qui l'avresti saputo, e saresti anche venuta a letto con me.
»
«
Probabile. »
concluse Effy con un tono sempre più scocciato.
«
Sicuro baby! »
Puck era meravigliato dalle parole della ragazza. Doveva essere
più
piccola di Tony, eppure doveva essere un vizio di famiglia quello di
fare sesso con chiunque capitasse loro a tiro, visto che non aveva
avuto nulla da controbattere.
«
Puoi passarmi
Tony ora? »
«
Credo sia
momentaneamente impegnato, ma puoi continuare a parlare con me. Dammi
il tuo numero di telefono, ci terremo in contatto almeno
finché tu
non verrai qui a Lima. » quando Noah Puckerman puntava una
ragazza,
niente e nessuno gli avrebbe proibito di far sesso con lei.
«
Non verrò mai
a... Lima. » rispose Effy in tono quasi schifato.
«
Allora verrò io.
Finite le provinciali prenderò l'aereo per Bristol.
»
«
Tu vuoi prendere
un aereo per l'Inghilterra solamente perché hai visto la
foto di una
ragazza potenzialmente scopabile? » Effy era impressionata.
«
Si, più o meno.
Secondo te non dovrei? » Puck trovava che il suo ragionamento
non
facesse una piega, era tutto fin troppo semplice no? Poteva
permettersi un biglietto aereo, il lavoro da lava-piscine fruttava
bene in quel periodo.
«
Mia madre mi è
col fiato sul collo. Da quando sono andata in overdose non mi lascia
respirare e... Quando ci saranno queste
“provinciali”? »
«
Se fra due
settimane sono lì è un problema? »
«
No, non credo. »
Effy
Stonem
riattaccò la chiamata e Puck rimase col telefono in mano per
altri
venti secondi, finché non si rese conto che aspettare due
settimane
sarebbe stato davvero troppo. Dopo una lunga meditazione, decise che
nel frattempo ci avrebbe provato di nuovo con Michelle; era sicuro
che a Effy non sarebbe dispiaciuto.
**
«
Nessuno ti ha
chiesto di seguirmi mi sembra. » la voce di Quinn era
tagliente.
«
Questo non
risponde alla mia domanda però. »
Smettila
di usarmi Tony, non sono il tuo giocattolo.
«
Ti interessa
saperlo forse? »
«
Può darsi. »
Smettila
di fare il carino per portarmi a letto, è fatica sprecata.
«
Non volevo avere
troppa gente intorno. »
«
Giusto, e quindi
hai preferito uscire dove potevamo stare solo noi due. »
concluse
Tony quasi sollevato da quelle parole.
No
coglione, ho preferito uscire dove avrei potuto piangere senza
muovere a compassione chi mi sta intorno, ho preferito uscire per non
dover vedere le vostre facce.
«
Si, diciamo di
si. »
«
Fortunatamente
l'ho capito e ti ho seguita. Allora, ti sei decisa a farlo con me?
»
No
che non voglio farlo con te.
«
Non esattamente.
»
«
E allora cosa? »
E
allora lasciami in pace Tony Stonem, smettila di sfruttarmi in questo
modo, non sono la tua bambola.
«
E allora forse ho
solo bisogno di stare con qualcuno. »
«
Io sono qui mi
sembra, e non ho intenzione di andarmene. »
Devi
andartene invece idiota, vattene.
«
Resterai? »
«
Mi sembra di
averti detto di si. » Tony cominciava ad essere confuso;
rinunciò a
guardarla negli occhi visto che Quinn non accennava a voler abbassare
lo sguardo e si lasciò andare al suo fianco, la schiena
posata sul
muro e le loro spalle che si toccavano.
Vattene,
Tony.
«
Intendo, per
sempre. »
«
Per sempre è un
tempo estremamente lungo, ma prometto di impegnarmi. » disse
Tony
sinceramente.
Non
lo voglio uno stronzo come te.
«
Voglio farlo. »
Quinn
non lasciò il
tempo a Tony di rispondere, avvinghiò le braccia al suo
collo e
iniziò a baciarlo con passione, come non aveva mai fatto
prima. Un
bacio lungo un'eternità, la ragazza non aveva alcuna
intenzione di
staccarsi da lui. Dopo i primi istanti di frastornamento Tony rispose
al bacio e strinse il corpo della ragazza a sé; le
accarezzò la
schiena, poi fece scivolare una mano verso il basso e quando si
accorse che lei non fece nulla per fermarlo capì di averla
finalmente convinta. Era riuscito a sedurre Quinn Fabray.
Sei
una stupida Quinn, tutto questo è ridicolo.
La
ragazza rimase
avvinghiata a Tony, i loro passi svelti e fugaci verso il giardino
accanto, dove avrebbero avuto un minimo di copertura. Le mani di Tony
erano su tutto il suo corpo, Quinn non si era mai sentita
così
desiderata.
È
il modo più sbagliato che potessi trovare.
Non
riusciva a
smettere di baciarlo, non voleva farlo. Erano stesi a terra sul prato
umido, l'odore di rugiada aveva inondato i suoi capelli che
accarezzavano i fili d'erba sotto di lei, il corpo di Tony sopra il
suo.
Era
fin troppo
lento, Tony Stonem. Quinn non riusciva più ad accontentarsi
di un
bacio, voleva di più. Tolse la cinta dai pantaloni del
ragazzo e gli
circondò i fianchi con le gambe, la gonna che le era
arrivata fin
sopra la vita. Tony entrò con movimenti violenti, frettolosi
e
passionali. Quinn, sotto di lui, gemeva di piacere; il volto della
ragazza solcato dalle lacrime, suggeriva il contrario.
**
«
Tre, due, uno
e...in scena! »
L'urlo
del regista
dietro le quinte, gli attori pronti a salire sul palco.
Si
erano ritrovati
tutti lì, Sebastian, Blaine, Maxxie, Michelle, Kurt, Santana
e Puck.
I primi quattro erano visibilmente agitati, qualche istante e
sarebbero dovuti salire sul palco. Blaine strinse la mano di
Sebastian, voleva essere rassicurato e al tempo stesso voleva
rassicurarlo. Credeva di aver raggiunto un accordo con lui: ora che
non stava con Kurt, avrebbe volentieri accettato un suo secondo
invito. Santana era accanto a Michelle, il fatto che Tony e Quinn non
fossero presenti la rendeva ancora più agitata di quanto
già non
fosse.
Salirono
sul palco e
i due iniziarono a cantare; Blaine, Sebastian e le altre comparse che
facevano da coro.
Then
came the day Osama blew us away
(Osama blew them away)
And now
you know how I feel
Maxxie
rivolse lo
sguardo dietro le quinte, dove Kurt gli sorrideva con dolcezza.
Era
iniziato lo spettacolo.
|
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Capitolo 8 *** There's nothing you can't do, now you're in New York ***
Capitolo
8.
There's
nothing you can't do now you're in New York.
«Maxxie!», sibilò
la ragazza inglese ansimando. «Si può sapere che
fine avevi...oh!»
Michelle si tappò la bocca imbarazzata, quando si accorse
che
l'amico era avvinghiato alla bocca di Kurt Hummel intento ad
assaporare ogni singolo dettaglio delle sue labbra. Il biondo non si
curò delle parole della ragazza e continuò a
baciare Kurt con
eccessiva sfrontatezza, pur essendosi reso conto che lei era
lì
ferma a guardarli. Fu proprio l'americano, infatti, ad interrompere
quel bacio, al contrario in evidente imbarazzo. Guardò
Maxxie con
aria quasi supplichevole, l'inglese gli sorrise e solo dopo si
voltò
a guardare Michelle.
«Si?», rispose con
naturalezza.
«Non volevo
disturbarti, cioè disturbarvi, ma ecco... Julian Ronnie, hai
presente?». Al suono di quel nome gli occhi di entrambi i
ragazzi si
illuminarono.
«Oh vediamo,
abbiamo appena finito di cantare le sue canzoni se non
sbaglio!»,
rise affabile Maxxie, facendo spuntare le solite fossette ai lati
della bocca, quelle che facevano impazzire Kurt. Per la precisione,
le fossette che facevano impazzire chiunque. Quelle stesse fossette
che persino Michelle trovava adorabili.
«Si, e ti farà
piacere sapere che ha assistito al nostro spettacolo di questa sera.
Ha finito cinque minuti fa di parlare col regista».
«Cooooosa?»,
urlarono i ragazzi all'unisono.
«Proprio così, e
tenetevi forte: vuole vederci nei suoi studi fra due giorni, a New
York!».
La gioia nei tre
ragazzi era ormai palpabile: Michelle si lasciò scappare un
gridolino, Maxxie le scoccò un bacio sulla guancia e si
tuffò
inaspettatamente tra le braccia di Kurt, stordito per la notizia e
per il profumo dei capelli di Maxxie sul suo collo.
«Vieni con me».
«C-cosa?».
«Si, vieni con me a
New York!».
Kurt era davvero
sbalordito dalle parole di Maxxie. Si conoscevano da poco
più di una
settimana e solo poche ore prima erano riusciti ad ammettere di
piacersi. Come era possibile che l'inglese lo volesse con lui a New
York?
«Ma si, perché no,
venite tutti!», sorrise Michelle ancora visibilmente
emozionata.
«New York,
arriviamo», aggiunse Kurt radioso, gli occhi rivolti verso il
biondo.
**
Guardami.
Guardami. Ti prego guardami.
Tony Stonem non le
rivolgeva la parola da quel giorno al teatro. Quinn non sapeva cosa
pensare. Aveva accettato di seguire gli altri a New York solamente
perché sperava che lui le parlasse, ancora una volta.
Dov'era finito
il per sempre? Dov'erano le promesse, i baci rubati, le frasi
sospese, l'amore? Si era comportata ancora una volta da stupida, ma
non voleva ammetterlo. Quando era andata a letto con Puck era
ubriaca, non l'avrebbe mai fatto altrimenti, si era pentita subito
dopo di ciò che aveva fatto. Ma con Tony era stato diverso.
Era
lucida, voleva sentirsi desiderata, voleva qualcuno in grado di
amarla, voleva Anthony Stonem. Non voleva credere di essersi fidata
di nuovo della persona sbagliata, voleva che lui fosse quello giusto.
«Sparisci coglione,
Michelle non ci torna con te», sibilò Santana a
Tony che continuava
a girare intorno alla ragazza. Lui voleva Michelle, era chiaro come
il sole.
«Allora? Ci diamo
una mossa?», chiese Sam Evans uscendo dal John F. Kennedy,
l'aeroporto di New York.
Erano davvero tutti
a New York, come aveva proposto Michelle. Per la verità, non
proprio
tutti. Blaine e Sebastian infatti -per la gioia di Maxxie- erano
stati trattenuti a Lima proprio dal regista del musical, che aveva
deciso di mantenere in allenamento le comparse finché i due
attori
principali non sarebbero tornati. Mercedes era a casa malata, cosa
che preoccupava molto il Glee Club poiché, secondo il
professor
Schuester, sarebbe stata proprio lei ad aprire lo spettacolo alle
provinciali. Mike e Brittany avevano deciso di continuare le lezioni
di danza insieme a Tina e Finn, che aveva convinto anche Rachel a
rimanere con lui. Artie, per un motivo più che evidente, non
era
partito per New York così Sugar aveva deciso di rimanere con
lui e
fargli compagnia, approfittando del fatto che Rory l'avesse lasciata.
Quest'ultimo, insieme a Puck, Sam, Quinn, Santana e ovviamente Kurt,
aveva seguito i tre inglesi alla volta della Grande Mela.
«Voglio sperare che
la nostra prima tappa sia Soho! Devo assolutamente entrare da APC,
dicono che sia il negozio più rinomato del posto. Non
vorrete farmi
perdere le nuove tendenze francesi spero! E ci sarà
sicuramente
anche Saks, non posso mica perdermi la nuova collezione di Marc
Jacobs!», esordì Kurt tutto d'un fiato, guardando
gli amici con
espressione solenne.
«Saks? Ma per
favore, voglio vedere la Statua della Libertà!»,
aggiunse Tony
cingendo la vita di Michelle, che si ritrasse senza esitazione.
«Central Park dove
lo lasciamo?», continuò Rory emozionato.
«Bene, mattinata in
giro per Manhattan e pranzo a Central Park! Ci state?»,
terminò Sam
sperando di aver accontentato tutti.
«Si può fare»,
accordò Puck avviandosi verso la metro per raggiungere
l'albergo.
«Ti ci porto io
dopo pranzo», sussurrò Maxxie all'orecchio di
Kurt, che arrossì
visibilmente e resistette dal girarsi verso il biondo per baciarlo.
«Marc Jacobs
sarebbe fiero di te», disse infine, sperando di non aver
fatto
brutte figure. E a giudicare dal sorriso di Maxxie, era riuscito nel
suo intento.
L'albergo era
decisamente più bello rispetto a quello di Lima in cui
alloggiavano
gli inglesi. Certo, non era uno di quegli hotel di lusso di
Manhattan, ma era comunque molto accogliente e luminoso. Le camere
erano spaziose, soprattutto la tripla in cui dormivano i tre ragazzi
del McKinley, fatta eccezione per Kurt. Lui era finito in camera con
Quinn Fabray, che inaspettatamente non avrebbe dormito con Tony
Stonem. Lui infatti, essendogli stata preclusa la
possibilità di
dormire con Michelle -che era in camera con Santana-, aveva deciso di
prendere una camera con Maxxie, il quale non aveva potuto rifiutare.
Così Kurt si era ritrovato a dover dormire con l'amica,
sebbene i
suoi piani fossero altri. Posò la valigia sul letto accanto
alla
porta e si appropriò del bagno, prima che la ragazza potesse
anche
solo avvicinarsi alla porta. L'aereo era sporco, il moro aveva
decisamente bisogno di una doccia.
Kurt Hummel non
poteva negare di provare ancora qualcosa per Blaine, quello che fino
a pochi giorni prima era stato il suo ragazzo. Se non ci fosse stato
Sebastian, non avrebbe esitato due volte prima di decidere di
rimanere a Lima. Eppure, l'unica cosa a cui riusciva a pensare in
quel momento era il pomeriggio che lo aspettava: era sicuro che gli
altri del gruppo non avrebbero voluto seguirlo mentre ispezionava la
nuova collezione di Marc Jacobs, avrebbe passato una vita lì
dentro!
Eppure Maxxie, lui aveva deciso di accompagnarlo. Tra loro due non
c'era stato molto effettivamente, qualche bacio passionale -forse
anche un po' troppo, visto che ogni singola volta che il biondo
sfiorava le sue labbra a Kurt veniva un desiderio sfrenato di
saltargli addosso- e qualche carezza, nulla di più. I
dialoghi non
c'erano stati quasi per niente, Kurt doveva ammetterlo, ma ogni volta
che parlava con Maxxie si sentiva a suo agio come con nessun altro.
L'inglese era in grado di farlo stare bene anche quando il resto non
andava. Era in grado di non farlo pensare ad altro se non a quanto
stessero bene insieme. Aveva sempre una parola di conforto per lui e,
sebbene immaginasse quanto Blaine potesse essere importante nella sua
vita, sembrava davvero intenzionato a creare un legame tra di loro. A
Kurt questo piaceva, si sentiva desiderato come non lo era mai stato
prima. Era stato lui infatti a dover corteggiare Blaine, alla Dalton.
L'aveva persino aiutato nella sua dichiarazione al commesso della
GAP, quando tutto quello che avrebbe voluto fare era dirgli che si
era pazzamente e ridicolmente innamorato di lui e che avrebbe tanto
voluto che quella canzone Blaine la dedicasse a lui. Certo, Blaine si
era davvero innamorato, ma gli ci era voluto parecchio per capirlo,
persino baciare Rachel gli era servito a capire che il ragazzo giusto
per lui era Kurt. Per Maxxie invece era completamente diverso: Kurt
non riusciva a capire se fosse una caratteristica dei ragazzi
inglesi, quella facilità con cui agivano qualunque cosa
facessero.
Eppure, Maxxie stava facendo sembrare il loro rapporto la cosa
più
facile del mondo. Sarebbe solamente dovuto uscire da quella stanza, e
Maxxie era lì ad aspettarlo. Lo avrebbe accolto fra le sue
braccia,
lo avrebbe baciato e gli avrebbe riservato uno di quei sorrisi in
grado di sterminare l'intera popolazione umana. Kurt sorrise,
pensando a ciò che lo aspettava quel pomeriggio.
«Kurt, sei
pronto?», sibilò una vocina dietro la porta del
bagno.
«Ehm, si Quinn,
sono pronto!». Il ragazzo diede un altro spruzzo di lacca
biologica
ai suoi capelli e uscì dal bagno, trovando Quinn accucciata
sul
letto con un'espressione tutt'altro che felice.
«È successo
qualcosa con Tony?», chiese cautamente.
«Eh? N-no, non...
Non è successo nulla». Quinn si portò
una mano in volto e si alzò
dal letto per uscire, costringendo Kurt a fare lo stesso.
«Ehi,
andrà tutto bene, stai tranquilla»,
abbozzò Kurt cercando di rincuorarla.
**
«Bene,
credo non manchi nessuno vero?»,
disse Puck dopo aver finito di contare i ragazzi che aveva di fronte.
«So che Quinn vorrebbe
evitare di passare la giornata con me, che Michelle farebbe qualunque
cosa pur di non vedere Tony tutto il giorno e che Kurt si venderebbe
l'anima pur di rimanere da solo con la sua nuova fiamma»,
continuò poi rivolgendo uno sguardo amichevole a Kurt, che
arrossì
imbarazzato e si nascose dietro le spalle di Sam. «Nonostante
tutto, siamo venuti a New York per passare una giornata insieme
e dal momento che Maxxie e Michelle domattina presto dovranno
lasciarci per il colloquio, pretendo che oggi nessuno giri per conto
proprio! Sono stato chiaro?»
«A
meno che non siate disposti ad accompagnarmi a Soho, dubito che oggi
pomeriggio sarò dei vostri», apostrofò
Kurt che aveva
improvvisamente ripreso un colorito normale.
«Io
per negozi non ci vado», esordì Tony con una
faccia alquanto
schifata.
«Senza
offesa, ma neanche a me interessa più di tanto. Vengo
dall'Irlanda,
sono attratto dal verde dei parchi! Oggi pomeriggio me ne vado
decisamente a Central Park», continuò Rory
sorridendo dolcemente.
«Si,
credo verremo tutti a Central Park. Puck, ce ne andiamo tutti in giro
per Manhattan e dopo pranzo ci dividiamo, abbiamo una sola giornata
da passare a New York non ho intenzione di sprecarla!»,
concluse Sam
sperando che avrebbero approvato tutti il suo programma improvvisato.
«Andata!
E ora sbrigatevi prima che diventi vecchia, forza
muovetevi!»,
asserì Santana avviandosi in direzione della Statua della
Libertà a
braccetto con Michelle.
Quel
giorno, erano tutti davvero entusiasti: Rory non riusciva a togliersi
quel sorriso stampato in volto, cosa che faceva molto divertire Sam e
in fondo anche Puck; Santana e Michelle erano ormai inseparabili,
davanti al resto del gruppo, affiatate più che mai ed
entusiaste di
ogni minimo particolare di quella magica città; Tony aveva
smesso di
importunare la sua ex ragazza e camminava di pari passo con Quinn,
senza rivolgerle però neanche mezza parola, intento com'era
a
fotografare la Grande Mela; la ragazza, dal canto suo, stava
cominciando ad accontentarsi di quella vicinanza; Kurt, beh Kurt era
radioso. Era a New York, la città di Broadway, dei musical,
della
moda, la città dove tutto era possibile, la città
in cui avrebbe
tanto voluto vivere, la città che gli permetteva ancora di
sognare.
Non era con Blaine, è vero, ma il biondino che gli camminava
al
fianco aveva tutta l'aria di essere un partner perfetto per una
giornata indimenticabile.
La
mattinata passò velocemente anche per Quinn, che fu
costretta
dall'amica ispanica a farsi tantissime foto con lei e l'inglese, che
si rivelò dopotutto essere perfino simpatica. Kurt, che
aveva deciso
di lasciare da parte l'imbarazzo, si era completamente lasciato
andare con Maxxie al punto da sembrare che si conoscessero da una
vita, cosa che il biondo inglese aveva da sempre reso possibile. Tony
e Puck avevano stabilito un tacito accordo secondo il quale avrebbero
potuto prendersi gioco dei passanti senza che questi se ne
accorgessero; dopotutto, Quinn aveva da sempre avuto una certa
predilezione per gli stronzi. Rory era forse quello più
emozionato,
così che non riusciva a smettere di stupirsi di ogni piccolo
particolare che si parava davanti ai suoi occhi, suscitando
l'ilarità
di Sam che era ben felice di poter passare la giornata con il ragazzo
irlandese. Dopo una mattinata passata a spasso per l'isola, con una
lunga sosta a contemplare la meraviglia di China Town, i ragazzi si
fermarono a mangiare a Little Italy. Rimasero tutti colpiti
dall'ottima cucina italiana e, sebbene fossero impazienti di
continuare i loro giri, si concessero un'ulteriore piccola sosta per
assaporare un caffè espresso.
La
giornata proseguì e, con somma felicità di Maxxie
-ma decisamente
anche di Kurt- decisero tutti di seguire Rory a Central Park,
lasciando quindi che i due si avviassero da soli per le strade di
Soho.
Kurt
non stava più nella pelle: quel quartiere era incantevole e
i suoi
occhi non sapevano dove soffermarsi, dato il cospicuo numero di
negozi che si stagliavano su entrambi i lati della strada. Maxxie non
poteva far altro che sorridere, nel vedere l'emozione di Kurt sul suo
volto. Era davvero adorabile, Maxxie sentiva di essersi
indissolubilmente legato a lui e, nonostante si conoscessero da sole
due settimane, non poteva far altro che pensare che era con lui che
avrebbe tanto desiderato trascorrere il resto della sua vita. Se non
fosse andato a quella festa il giorno di Halloween, se Blaine non
fosse stato costretto a baciare Sebastian, se lui non avesse sentito
l'ex di Kurt e Finn che parlavano davanti la scuola, se non fosse
stato lui a trovare il moro in lacrime, se per una serie di
coincidenze non avesse avuto la possibilità di avvicinarsi a
Kurt,
Maxxie sarebbe tornato in Inghilterra senza neanche averci provato.
Non sarebbe stato in grado di iniziare una conversazione col ragazzo
che lo aveva affascinato dalla prima volta che si era presentato alle
prove del musical e che, in modo impacciato, aveva invitato lui e
Michelle alla festa. Dalla prima volta che i loro sguardi si erano
incrociati, aveva pensato che fosse carino. E dolce. Si, soprattutto
dolce. Credeva che anche Blaine fosse un bel ragazzo -non si era di
certo stupito quando aveva saputo che lui e Kurt stavano insieme- ma
c'era un qualcosa in Kurt Hummel che lo distingueva da chiunque,
persino da James, il ragazzo con cui aveva avuto una storia fino a
pochi mesi prima; persino da Tony. Kurt era dolce, poteva
leggerglielo negli occhi. Si, perché quegli occhi
così incredibili
che avevano i colori di un'intera galassia erano in grado di parlare,
erano in grado di emozionare. Maxxie Oliver non riusciva a fare a
meno di sorridere, quando i suoi occhi incrociavano quelli di Kurt
Hummel.
«Giuro
che questo è l'ultimo negozio di vestiti, poi devo entrare
solamente
in un paio di negozietti che ho adocchiato prima che vendono tante di
quelle spille da far invidia a qualunque rivista! Se non hai voglia,
puoi rimanere fuori, prometto che cercherò di fare il prima
possibile!»
«Vengo
con te», aggiunse Maxxie seguendo il ragazzo all'interno di
Flying
A.
Era
circa il sedicesimo negozio che visitavano, avevano trascorso
l'intero pomeriggio a correre freneticamente da una vetrina
all'altra, cosa che, in una normale circostanza, Maxxie non si
sarebbe mai sognato di fare. Eppure credeva che quello fosse il
pomeriggio più bella della sua vita da almeno... Beh, da
sempre.
Avevano camminato vicini -tranne quelle volte in cui Kurt adocchiava
un negozio particolarmente interessante e allora il biondo non
riusciva in nessun modo a tenergli il passo- ma non si erano mai
presi per mano, né tantomeno si erano baciati. Nemmeno per
sbaglio.
Maxxie
cominciava a pensare che Kurt non fosse davvero interessato a lui in
quel senso. Forse non aveva calcolato il fatto che Kurt era
seriamente
innamorato di Blaine e che non era pronto a lasciarsi alle spalle la
loro relazione per intraprendere questa nuova avventura, che
prevedeva solamente loro due, niente tracce di Blaine. Forse Maxxie
aveva fatto i conti senza l'oste.
«Sai»,
disse Kurt uscendo dal negozio, seguito dall'inglese.
«Dopotutto
credo di aver visto abbastanza vetrine per oggi, credo di poter
passare negli ultimi negozi domani mattina. Ti andrebbe una
cioccolata da Starbucks?».
Il
biondo, improvvisamente raggiante, annuì energicamente e
seguì il
ragazzo verso la caffetteria. Presero posto ad un tavolino in fondo
alla sala e Maxxie si offrì di prendere le bevande per
entrambi,
avvicinandosi alla cassa. Tornò dopo poco con due cioccolate
fumanti
e un piattino contenente alcuni biscotti di vario genere.
«Erano lì
che mi fissavano, ho pensato che avremmo potuto dividerli»,
aggiunse
incurvando leggermente la bocca.
«È
un'ottima idea».
«Ho
visto che Michelle si è ripresa piuttosto facilmente grazie
all'aiuto di Santana. Quella ragazza dev'essere davvero un'ottima
amica!» continuò Maxxie sorseggiando la sua
cioccolata.
«Santana?
È una stronza patentata, se per puro caso decide che gli sei
antipatico puoi star certo che renderà la tua vita un
inferno. Se
invece gli sei simpatico, beh, lo farà ugualmente. Ma questo
solo
perché ci tiene, ha un modo di fare che è un
pochino... Esuberante,
ecco. Ma quando vuole sa essere un'ottima amica e credo che a Michelle
stia davvero facendo bene. Solo con Quinn sembra non funzionare
sempre...», aggiunse poi pensieroso Kurt, fissando i biscotti
sul
tavolo.
«Tony
è... Tony. Credevo avesse capito anche lei che tipo di
persona è,
non è di certo un ragazzo affidabile né tantomeno
fedele e sincero.
È uno stronzo narcisista con il costante bisogno di fare
sesso. Con
chiunque gli capiti a tiro».
«Direi
che Quinn ha attivato una sorta di calamita per quel genere di
ragazzi!».
I
due risero, entrambi felici di aver rotto il ghiaccio che sembrava
non volerli mai lasciare del tutto, sembrava congelarli con la sua
morsa letale.
«Hai...»
esordì poi Maxxie irrigidendo lo sguardo. «Hai
della cioccolata sul
labbro superiore». Rimase concentrato sulle labbra di Kurt
per
qualche secondo, poi si fece forza e raccolse un tovagliolo
porgendolo al moro.
Kurt
inarcò un sopracciglio guardandolo incuriosito, non si
aspettava
certo una mossa del genere.
«Sai,
solitamente una persona con più coraggio di me -e fidati,
chiunque
essere vivente su questa terra ha più coraggio di me-
avrebbe colto
l'occasione per baciarmi. Forse mi sbaglio, ma credevo che tra di noi
stesse nascendo qualcosa. E ora ti prego cambiamo discorso
perché
sono sicuro di avere le guance in fiamme e non sono del tutto
convinto che quelle parole siano uscite dalla mia bocca proprio
volutamente e non credo di poter reggere ancora il tuo sguardo quindi
per favore dì qualcosa e ignora la mia inutile
uscita», continuò
Kurt prendendo finalmente il tovagliolo che Maxxie gli aveva
allungato e pulendosi il labbro sporco di cioccolata.
L'inglese
rimase a fissarlo per qualche istante senza dire una parola,
aspettando che Kurt si ricomponesse. Una volta compreso che il
giovane americano non avrebbe alzato lo sguardo verso di lui fin
quando non avesse detto qualcosa per cambiare discorso,
scostò
leggermente il piatto di biscotti che li divideva e sporgendosi
lentamente verso di lui inclinò la testa per sfiorare le
labbra di
Kurt con le sue. A quel contatto Kurt si irrigidì e tutto
quello che
riuscì a fare fu chiudere gli occhi, tentando di dimenticare
qualunque cosa che non fosse Maxxie. Il biondo dischiuse la bocca e
accarezzò dolcemente le labbra di Kurt con la lingua, per
nulla
intenzionato a staccarsi da lui. Fu un bacio dolce, di tutta la
dolcezza che Maxxie percepiva negli occhi di Kurt, la stessa dolcezza
che Kurt non poteva fare a meno di notare nel sorriso di Maxxie.
Rimasero in quella posizione per alcuni istanti che ad entrambi
sembrarono un'eternità, intenti com'erano ad assaporare ogni
singolo
particolare l'uno dell'altro. Quando finalmente compresero che
recuperare ossigeno era diventato indispensabile, si allontanarono
e Maxxie tornò a sedersi sulla sua sedia. Kurt era tornato a
guardarlo negli occhi. E quegli occhi comunicavano a Maxxie tutto
l'amore possibile.
«Non
mi piace la cioccolata amara», concluse Maxxie indicando con
un
cenno della testa il bicchiere di Kurt.
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Capitolo 9 *** Being the way that you are is enough ***
Capitolo
9.
Being
the way
that you are is enough.
«Non
è possibile
che ci abbiano abbandonato tutti, non credi?»,
esordì Sam con un
tono quasi spazientito.
«Volevi
forse
pedinare quei due vecchietti insieme a Puck e Tony cercando di non
inciampare in qualche scoiattolo?».
Sam
storse la bocca
in una smorfia divertita, ma a voler indicare che no, declinava
l'invito molto volentieri.
«O
avresti
preferito fare un giro in carrozza insieme alle ragazze, magari
mettendo me a fare da cocchiere dato che, a quanto ne so, è
tradizione che questi ultimi siano irlandesi?». Stavolta, fu
Rory a
storcere la bocca in una smorfia, anche se non propriamente
divertita.
«Stai
dicendo che
non vorresti fare una romantica passeggiata in carrozza con
me?»,
rise il biondo, ormai vinto, abbandonandosi sull'erba accanto al
ragazzo.
«Diciamo
che non è
nella mia lista di “Cose da fare assolutamente in una
giornata a
New York”».
«Ah
no? Be', per me
era in cima alla lista invece!», continuò Sam
fingendosi
imbronciato.
«Perché
non sei
andato con Quinn, Santana e Michelle allora?», lo
canzonò Rory.
«Non
avevano un
cocchiere tanto irlandese quanto il mio», disse convinto Sam.
Il
moro rimase
perplesso da quella affermazione, quasi come non ne capisse il senso.
E a dirla tutta, quella frase un senso proprio non ce l'aveva,
neanche a volerglielo trovare con la forza.
«Si
può sapere
cosa significa?».
«Significa
che non
tutti hanno la fortuna di conoscere un irlandese!».
«Non
sono un
alieno, Sam, sono solo irlandese».
«E
c'è
differenza?».
I
due ragazzi
risero, poggiando le loro schiene sull'erba di Central Park e godendo
di quel verde che presto sarebbe stato ricoperto da strati di fitta
neve.
«Quindi,
hai
intenzione di passare disteso qui l'intero pomeriggio?».
«Oh
no. Anche
questa sera, se possibile», scherzò Rory dando un
piccolo buffetto
sulla spalla del biondo.
«Ti
piacciono
davvero tanto i parchi vero?», continuò Sam
alzando la schiena e
incrociando le gambe.
«Sono
verdi. Il
verde mi ricorda l'Irlanda, mi ricorda San Patrizio e le strade di
Dublino che si colorano di persone. Mi ricorda il parco sotto casa,
mi ricorda il libro di favole che mia madre mi leggeva la sera quando
ero bambino, tempestate di folletti, gnomi, pentole d'oro e
arcobaleni, e mi ricorda gli occhi luminosi di mio padre. Il verde mi
ricorda casa, e mi regala speranza».
«Speranza?».
«La
speranza di
poter tornare un giorno nel mio Paese, la speranza di riuscire a fare
sempre ciò che amo e di poter trovare la forza di superare
tutti gli
ostacoli, la speranza di riuscire a sopravvivere in un mondo che non
mi appartiene, nel quale sono stato catapultato e non ho alcuna via
di fuga. La speranza di riuscire ad affrontare le nuove
esperienze».
«Tutto
questo è...
Wow». Sam non sapeva cosa dire, di fronte a tutta quella
sincerità.
La sua conoscenza del ragazzo che aveva di fronte non era poi
così
distante da quella che poteva avere di Maxxie, Michelle o Tony.
Conosceva quei ragazzi solo da qualche giorno, un paio di settimane
forse, così come conosceva Rory Flanagan da poco
più di tre mesi. E
quando sentì quelle parole uscire dalla bocca
dell'irlandese, si
accorse di non conoscerlo per niente.
«Avevi
mai baciato
un ragazzo prima?»
Rory
a quelle parole
si mise a sedere di fronte a Sam, per poter decifrare il suo discorso
semplicemente guardandolo negli occhi.
«Si
insomma,
prima... Prima della festa di Halloween», continuò
Sam imbarazzato
e con lo sguardo basso, a voler evitare gli occhi del moro che
sembravano scrutarlo fino in fondo arrivando a comprendere le sue
intenzioni, che in quel momento non erano chiare nemmeno a lui.
«Uh,
non– ecco,
io- non l'ho davvero considerato un bacio, quello»,
sussurrò Rory
quasi in tono di scuse, dovute all'impressione di aver illuso il
ragazzo che aveva di fronte. O forse, le scuse Rory le stava porgendo
a se stesso per non riuscire ad essere completamente sincero.
«No,
no, certo! Era
solo- niente, una sciocchezza, lascia perdere», concluse Sam
sentendosi un completo idiota per aver tirato fuori quel discorso.
«E
poi, tu stai
ancora con Mercedes no? Siete tornati insieme?».
«Si
si, noi stiamo
di nuovo insieme, infatti». E Sam di questo credeva di essere
convinto, almeno fino a quando non dovette dirlo a Rory. Gli piaceva
Mercedes, gli piaceva davvero tanto e aveva fatto di tutto per
riconquistarla. Quell'estate passata con lei era stata bellissima,
così come era bellissima lei al suo ritorno a scuola, ed era
bellissima anche alla festa di Halloween. Ma a quella festa, a quanto
fosse bella Mercedes, Sam non ci aveva fatto davvero caso. Di
Halloween, ricordava solamente delle rape, una giacca di coccodrillo
e due occhi blu che lo fissavano con dolcezza e con la stessa
intensità di adesso, che si trovavano nuovamente a pochi
centimetri
da lui. E in quel momento, Mercedes che lo aspettava a Lima era solo
un lontano ricordo.
«Vieni
con me!»,
si riscosse il biondo alzandosi di scatto e porgendo una mano a Rory,
trascinandolo verso un punto imprecisato.
**
«Sembriamo
due
idioti», esordì Tony fermandosi, stremato, dopo
un'inutile corsa
nel tentativo di torturare un povero scoiattolo.
«Voglio
farmi tua
sorella».
«Mia...
Ma che??»
«Oh,
ma prima anche
Michelle, se non ti dispiace. Non posso certo aspettare tutto questo
tempo prima di portarmi a letto qualcuna.»
«Mia
sorella non la
tocchi, razza di imbecille!»
«Questo
significa
che posso scopare con Michelle?», continuò
serenamente Puck.
«Dubito
che lei ti
voglia, è innamorata di me»
«Da
quanto ho visto
oggi mi sembra che l'unico con cui lei non voglia stare sia proprio
tu».
«Fa
sempre così,
poi le passa»
«Fa
sempre così
perché tu passi il tuo tempo a scoparti le altre? Non credi
che
possa essersi stufata anche lei?»
«Lei
non si stufa
mai di me, torna sempre».
«Tutti
si stufano
delle persone, prima o poi. E penso che tu non debba far soffrire
Quinn, sai? Ho visto come la guardi, e anche se in questi ultimi
giorni non vi siete parlati so per certo che fra di voi è
successo
qualcosa. La conosco. E proprio per questo ti chiedo di non fare lo
stronzo con lei, ne ha già avuti abbastanza così.
L'ho amata, e non
ho saputo tenermela stretta. Non voglio che soffra per l'ennesimo
stronzo, non voglio che soffra anche per te».
«Non
voglio stare
con Quinn».
«Ma
ti piace».
«Voglio
tornare con
Michelle».
«Perché
ti fa
comodo».
«Una
relazione a
distanza non fa per me, ho dei bisogni fisici da soddisfare».
«E
Michelle è lì
per questo, vero?»
«No,
Michelle è lì
per qualsiasi cosa, lei c'è sempre».
«Ma
tu non ci sei
per lei».
«Non
volevo far
soffrire Quinn, non era mia intenzione».
«Puoi
ancora
rimediare, finché sei qui».
«No,
non posso. Una
volta a Bristol tornerò con Michelle, e Quinn in ogni caso
dovrà
dimenticarsi di me. Non vale la pena illudere nessuno».
«Facendo
così,
illudi solo te stesso. Ci sono passato, lei è
così. Se cadi nella
sua trappola, è la fine. Non ti lascia andare
finché non ne sei
completamente innamorato, e a quel punto sarà troppo tardi
per poter
fare qualunque cosa. L'ho privata di una parte importante della sua
vita, con quella bambina. Beth è la cosa più
bella che ci potesse
capitare, ma a Quinn fa bene ritrovare un po' di spensieratezza. E
con te era riuscita ad averla. Non rovinare tutto».
«Eri
più simpatico
quando rincorrevi gli scoiattoli, lo sai?»
**
«Lascia
perdere
Tony, quello è un completo idiota»,
esclamò Santana in direzione
dell'inglese.
«Avresti
dovuto
scrivere un manuale: “Tony Stonem, come stargli alla
larga”»,
sorrise sconsolata Quinn.
«Che
c'è, ci sei
andata a letto e ora non ti calcola più? Credevi davvero che
Tony
fosse quel tipo di ragazzo che si innamora? Tony fa tutto questo per
il puro piacere di soddisfare la sua irrefrenabile voglia di sesso.
Quando le opzioni sono finite, torna da me con la coda fra le gambe.
E io, come una povera cogliona, me lo riprendo».
«Non
stavolta»,
finì l'ispanica per Michelle.
«Quindi,
a te non
da fastidio che io stia male per lui?», continuò
Quinn, intimorita
da quella conversazione pericolosa.
«Puoi
benissimo
tenertelo, per quanto mi riguarda. E sei una ragazza molto carina e
simpatica, davvero, non ce l'ho minimamente con te, -non ora, almeno-
ma Tony non verrà mai ad implorarti di stare con lui. Come
ti ha
ignorato oggi, ti ignorerà domani, e così fino al
giorno in cui
torneremo in Inghilterra. E non vi vedrete più. Non ti
manderà un
messaggio, non una cartolina, niente. Forse, se trova il tempo, ti
concederà un'ultima scopata, cosa che vedo molto probabile
perché
Tony trova sempre il tempo per scopare».
Le parole di
Michelle erano veleno, sputato con una cattiveria che difficilmente
poteva essere percepita in lei. Ma la sua cattiveria non era rivolta
a Quinn, le sue parole di fuoco erano volte esclusivamente a scalfire
la pelle immacolata di Anthony Stonem.
«Gli
uomini sono
degli stronzi», concluse Santana, che aveva ascoltato
attentamente
il discorso delle due e aveva tratto da sola le conclusioni di quella
storia.
Poi
era calato il
silenzio, e il resto della passeggiata si era svolto nella quiete
più
totale, senza che nessuna delle tre ragazze proferisse parola. In
questo modo, Quinn era potuta sprofondare ancora una volta nei
meandri della sua mente e, senza che gli occhi di Kurt le scrutassero
l'anima come avevano fatto in quei pochi istanti nella camera
d'albergo, aveva potuto scavare a fondo senza il bisogno di
nascondere nulla.
Pensava
a Beth,
pensava alla sua prima volta con Puck e a quanto fosse stata stupida
a ricaderci. Pensava al dolore che aveva provato, su quell'erba, e
alle lacrime che aveva versato contro la sua volontà,
perché per
quanto si sforzasse di rendere magica quella situazione, anche la
seconda volta per Quinn era stata un fiasco totale. Tony l'aveva
usata, e ora lei ne stava pagando le conseguenze. Non era in grado di
farsi apprezzare veramente, non riusciva ad aprirsi per far in modo
che captassero ciò che la sua anima voleva mostrare, e non
il suo
corpo bello e attraente. Quinn si sentiva una persona svuotata, e
ogni volta che provava a colmare quel vuoto, il risultato era una
voragine sempre più acuta che si annidava in
profondità.
Quinn
Fabray aveva
perso su tutta la linea.
**
«Non
ti perdonerò
mai per aver fatto una cosa del genere, Sam Evans!»
«Oh
andiamo, è
stato divertente! Il fotografo era davvero gentile, e poi, quello
scoiattolo era così carino»,
aggiunse il biondo sorridendo
affabile.
«No
dico, hai visto
la mia espressione in questa foto? Sembro...»
«Adorabile»,
affermò Sam con convinzione.
«Eh?».
Rory
davvero non capiva perché l'amico si comportasse
così.
«Dai,
guarda che
faccino adorabile!»
«Ma
se sembra che
io stia-»
«Per
scoppiare a
ridere», terminò ancora una volta Sam per lui.
«È spontanea, mi
piace».
«Perché
lo fai?»,
chiese quasi bruscamente Rory, interrompendo quella raffica di
complimenti -o qualunque cosa fossero- che gli stava rivolgendo Sam.
«Faccio
cosa?»,
chiese Sam guardandolo.
«Questo.
Sì,
insomma, passi il tuo tempo con me, mi riempi di complimenti, mi
chiedi chiarimenti su quello che è successo e non fai alcun
riferimento a Mercedes. Magari per te può essere un semplice
gioco,
ma io non ci dormo da giorni. So che è sbagliato, so che tu
stai con
Mercedes e che io non dovrei neanche pensarci a te in quel
modo,
perché non è moralmente corretto. Siamo due
ragazzi, non è
naturale».
«Naturale?
Pensi
che per Kurt non sia del tutto normale essere attratto da altri
ragazzi?»
«Noi
due non siamo
attratti l'uno dall'altro».
«No,
non lo siamo.
Eppure in questo momento vorrei tanto baciarti. E scommetto che lo
vuoi anche tu. Pensi davvero ciò che hai detto? Che non
sarebbe
naturale?». Sam non credeva possibile che dalla sua bocca
sarebbero
potute uscire quelle parole, perché fino al momento in cui
l'aveva
detto, non aveva ancora capito che ciò che desiderava da
giorni
fosse davvero baciare Rory.
«Credo
che tu non
possa essere fisicamente attratto da me».
«Questo
perché sei
un ragazzo?».
«Anche
perché sono
un ragazzo, sì. Principalmente per quello».
«Io
credo che tu
non conosca davvero il potenziale che hai. Vieni con me,
seguimi»,
continuò Sam con tutta la naturalezza del mondo, come
avrebbe potuto
parlare a Mercedes se solo fosse stata lì. O forse, come
avrebbe
potuto parlarle se solo fosse stata Rory.
Il
biondo prese Rory
per mano e, senza aspettare di cambiare idea, si avvicinò ad
un
ragazzo che, seduto su una panchina del parco, strimpellava una
chitarra in cerca di qualche spicciolo da elemosinare. Non ci
pensò
due volte, prese dalle tasche quelle poche monete che gli erano
rimaste dal pranzo e che gli sarebbero servite per la cena e le porse
al ragazzo, perché suonasse una canzone. La cena poteva
saltarla, se
quello sarebbe servito a far capire all'irlandese quanto teneva a
lui.
Quando
il ragazzo
prese a suonare Sam, senza lasciare la mano di Rory, si girò
per
guardarlo negli occhi e prese a seguire le note di quella canzone.
If
only you saw what I can see
You’ll understand why I want you so
desperately
Right now I’m looking at you and I can’t
believe
You don’t know
You don’t know you’re beautiful
Rory
era frastornato da quella situazione, non credeva possibile provare
tutte quelle emozioni per un ragazzo. Avrebbe dovuto esserci lui al
posto di Sam, a dedicare quelle parole d'amore alla sua ragazza, che
fosse Sugar o meno. Avrebbe dovuto esserci Mercedes al suo posto, che
non meritava un simile tradimento. Avrebbe dovuto esserci chiunque
altro, perché ciò che stavano facendo andava
contro ogni logica,
contro ogni razionalità. Ma quando le labbra di Sam
sfiorarono le
sue, in un bacio che sapeva di amore, Rory Flanagan pensò
che al suo
posto non avrebbe dovuto esserci proprio nessun altro. C'era Sam, e
c'era lui, in quel bacio colmo di speranza.
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Capitolo 10 *** As if we never said goodbye ***
Capitolo
10.
As
if we never said goodbye.
I
due giorni trascorsi a New York sembravano aver scosso i ragazzi del
Glee, chi in positivo chi in negativo. Michelle credeva di aver
finalmente superato la sua ossessione per Tony, che prima di allora
non le aveva mai permesso di allontanarsi definitivamente da lui;
Quinn, d'altro canto, non aveva ancora perso le speranze per una
riconciliazione con quel ragazzo che le aveva rubato tutto, a partire
dal suo cuore per arrivare alla sua anima e al suo corpo, dove erano
racchiusi tutti i suoi punti deboli e le sue incertezze; Rory aveva
finalmente accettato quel nuovo sentimento che sentiva sbocciare
dentro di lui, come un fiore in primavera, bello e luminoso; Sam,
seppur felice per aver fatto chiarezza nella sua mente e per aver
preso la decisione di trascorrere le sue giornate con l'irlandese, si
torturava alla ricerca delle parole giuste da usare con Mercedes,
alla quale continuava a volere un gran bene, e che sembravano proprio
non voler uscire; Puck si era quasi convinto a poter aspettare la
fine della scuola, e quindi la sua partenza per Bristol alla volta di
casa Stonem, in modo da non infierire sull'inglese diventata ormai
amica inseparabile di Santana Lopez; Kurt, infine, era semplicemente
felice. Felice di non dover essere, per una volta, colui che avrebbe
dovuto sudare sette camicie per conquistare il ragazzo amato, colui
che avrebbe potuto persino permettersi di essere quello desiderato, e
non il contrario; era felice di aver dimenticato Blaine, disperso tra
le fossette ai lati della bocca del biondino inglese che sembrava non
volerlo abbandonare mai.
Nonostante
questo mare di emozioni incontrastanti, nessuno di loro poteva
permettersi di far volare ulteriorimente i propri pensieri verso
altri mondi, costretti alla massima concentrazione sulla gara che
avrebbero dovuto affrontare quella sera: il giorno delle Provinciali
era finalmente arrivato.
«Mancano
solamente due ore, Mercedes non ce la farà mai a cantare! La
febbre
non accenna a diminuire professore!».
«Non
preoccupatevi, posso cantare io, sono prontissima»,
approfittò prontamente Rachel.
«Perché
non fate cantare Kurt?».
Tutti
si girarono in direzione del ragazzo che aveva parlato, Kurt
compreso: Maxxie Oliver voleva davvero far cantare lui davanti a
tutte quelle persone, da solo?
«Sì,
insomma», continuò
allora l'inglese leggermente in imbarazzo. «Ha
una voce pazzesca, l'ho sentito. È particolare, ed ha
sicuramente un
paio di canzoni già pronte. Non volevate la
novità? Be', Kurt
Hummel è la vostra novità».
«Tu
sei pazzo», proferì Kurt
a mezza voce.
«Bene,
Kurt, hai qualche canzone in serbo per noi? A Rachel non
dispiacerà
se sarai tu a prendere il posto di Mercedes»,
continuò deciso il
professor Schuester, rivolgendo un'occhiata di fuoco alla ragazza che
non aveva fatto in tempo a protestare per quella scelta del tutto
insensata di non farla cantare.
«Sì,
io, ecco...»
«Puoi
cantare “I have nothing”! Quella canzone ti viene
una meraviglia,
Kurt!», aggiunse allora Quinn, che quella canzone la sentiva
anche
un po' sua, sperando che a Tony Stonem arrivasse il suo messaggio
nemmeno troppo implicito.
«Ok,
è deciso allora, sarà Kurt a cantare il primo
pezzo. Scaldatevi
ragazzi, ci vediamo fra due ore prima di salire sul palco! Sam, vai a
parlare con Mercedes, credo che tu sia la persona più
indicata in
questo momento. Confido in te, mi raccomando», concluse
Schuester
prima di uscire dalla sala.
«Ma
io-»
«Sssh,
vai a parlare con lei, glielo devi», sussurrò
l'irlandese al suo
orecchio con un sorriso incoraggiante.
**
«Mercedes,
ciao», esordì Sam bussando piano alla porta della
ragazza.
«Eeehi,
piccolo, ciao!».
Entrato
nella stanza, Mercedes lo incoraggiò ad avvicinarsi al letto
per
potersi sedere accanto a lei e il biondo, sebbene un po' titubante,
fece come gli era stato suggerito. Non prima di aver fatto un respiro
profondo, però.
«Sai,
non credo di poter cantare stasera», suggerì lei
vedendolo agitato.
«Canterà
Kurt al tuo posto».
«Oh,
cavoli, non posso perdermelo allora! Dovrai accompagnarmi fra il
pubblico, voglio quantomeno vedere il mio migliore amico cantare! E
poi, non mi dispiacerebbe poter vedere anche te», sorrise
sfiorando
la mano del ragazzo, che per poco non la ritrasse con uno scatto.
Sam
aveva decisamente bisogno di controllarsi, voleva bene a Mercedes e
nonostante non provasse più quel tipo di attrazione nei suoi
confronti non poteva permettersi di ferirla ulteriormente. Aveva
lottato tanto per averla, e ora che lei aveva lasciato Shane per
tornare insieme, lui si era sottratto. Per un ragazzo. No, non era
giusto definire così la sua situazione. Lui non l'aveva
lasciata
perdere per un ragazzo, lui l'aveva lasciata per quel
ragazzo; quello che da quando Sam aveva messo piede nell'aula di
canto e se l'era ritrovato davanti che lo fissava incuriosito, non
aveva potuto fare a meno di ammirare; quello per il quale sarebbe
stato disposto a fare di tutto, pur di averlo al suo fianco e
proteggerlo; quello per il quale avrebbe lottato, e avrebbe parlato
con tutte le Mercedes Jones di questo mondo per poter stare con lui.
Sam non era più attratto da Mercedes perché si
stava innamorando di
Rory Flanagan.
«Piccolo,
si può sapere che hai?», chiese la ragazza
vedendolo così
pensieroso e stringendogli la mano con più vigore,
nonostante la
spossatezza dovuta dall'influenza.
«Mercedes,
sono felice».
«Felice?»,
chiese allora lei sorpresa da quella uscita improvvisa. «Mi
fa
piacere che tu sia felice, so che hai sofferto molto quando sei
tornato, perché sì, insomma, vedermi con Shane
non deve essere
stato proprio bello, e sono sicura che quel bacio alla festa
è stato
inaspettato per me come per te, così che non hai avuto modo
di
realizzare cosa stesse effettivamente accadendo. Ma vedi, io in quel
bacio ci ho visto tutta la nostra storia e mi sono resa conto che i
miei sentimenti per te non si erano estinti, li avevo solamente
sepolti per colmare la tua assenza. Anche io sono felice, ora che
siamo insieme».
«Non
voglio tornare con te»
«Cosa?
Sam, cosa vuoi dire?»
«Voglio
dire che ora sono felice, e per questo non possiamo tornare insieme.
Non sono felice come quest'estate, quando ero con te, sono felice
come non lo sono mai stato in tutta la mia vita. Mi sono innamorato,
Mercedes. E questo mi fa paura, ma mi rende felice. Non voglio che tu
ci stia male, sai che per te ci sarò sempre tutte le volte
in cui ne
avrai bisogno, perché ti voglio bene e vederti soffrire
sarebbe
tremendo, ma sono troppo felice per tarparmi le ali tornando con te.
Ora che ho capito come si fa, sono pronto a spiccare il
volo». Sam
aveva sputato fuori quelle parole senza neanche prendere fiato, per
paura che una minima pausa gli avesse impedito di continuare a
parlare: sentiva di doverle dare tutte le spiegazioni di questo
mondo, ma al tempo stesso voleva proteggere Rory da tutto, persino da
questo. Voleva che Rory fosse suo, parlarne anche solo con Mercedes
avrebbe significato condividere quei sentimenti che nessun altro al
di fuori di loro due avrebbe capito. Era una creatura troppo preziosa
per poterla intaccare in questo modo.
Mercedes
ritrasse di colpo la mano che accarezzava ancora la sua, come
scottata da quelle rivelazioni. Sam, in un ultimo atto di coraggio,
la guardò negli occhi per comunicarle tutto ciò
che non era stato
in grado di dirle con le parole; sperava che almeno questo lo avrebbe
capito.
La
ragazza lo guardò atterrita, incapace di far uscire alcun
suono
dalle sue labbra, lasciando così che il biondo uscisse da
quella
stanza senza darle ulteriori spiegazioni.
**
Un'ora
era trascorsa da quell'ultima conversazione avvenuta per decidere chi
avrebbe cantato, un'ora mancava alla loro esibizione per le
Provinciali.
Quinn
Fabray era decisa a togliersi dalla testa, almeno per quella sera,
l'assillante pensiero che ormai la logorava da giorni, e che non le
permetteva nemmeno di respirare. Si sentiva abbandonata, per la
seconda volta; frustrata, per aver dato ascolto al suo cuore e non
alla sua mente; usata, come avevano sempre fatto tutti.
Non
voleva ammetterlo, ma la botta che aveva preso per colpa dell'inglese
faceva più male persino di Puck, che a modo suo, almeno,
l'aveva
amata. Nel modo sbagliato, sì, ma pur sempre amata. Tony
Stonem
invece aveva fatto di tutto, fin dalla prima volta che l'aveva vista,
per portarla a letto; e lei era caduta con tutte le scarpe nella sua
trappola di tentatore. O forse, sarebbe stato meglio dire senza
vestiti. Non solo in senso letterale, perché Quinn con lui
si era
denudata di tutto, aveva lasciato cadere le mille maschere che aveva
indossato all'inizio, quando credeva di potersi permettere quella
relazione affinché riuscisse ad essere di nuovo in cima alla
scala
delle classi sociali. Quinn Fabray, dal momento in cui lui aveva
smesso di assillarla, si era innamorata. E credeva di amare quel
ragazzo almeno quanto aveva amato Finn, due anni prima. Quando Tony
era tornato da Michelle, lei non aveva provato gelosia, ma
distruzione. Il suo cuore si era frantumato e la sua anima era stata
risucchiata da una forza oscura fino all'ultimo respiro,
così da
impedirle di guarire. Quinn era malata dentro, si sentiva sporca,
marcia, usata e poi gettata via. Odiava quel ragazzo, per averle teso
la trappola più dolorosa di tutta una vita.
«Posso?»
Quinn
aveva riconosciuto subito quella voce, inconfondibile tra mille,
dolorosa come uno schiaffo in piena faccia, confortante come una
carezza a fior di pelle. Come una stupida, si scoprì a
sperare che
potesse ancora cambiare qualcosa e che quella voce fosse in grado di
farla rinascere.
«Pensavo
di esser diventata invisibile».
«Invisibile?
Quando deciderai di farti un'operazione lì sotto e
indosserai delle
fasce per nascondere il seno, allora forse diventerai invisibile ai
miei occhi», scherzò Tony entrando nella stanza
dove la ragazza era
sola a pensare.
Ma
certo! Ti
concederà un'ultima scopata, perché Tony trova
sempre il tempo per
scopare.
Le
parole di Michelle rimbombavano nella sua testa come un martello
pneumatico, insistenti e dolorose come non mai.
«Non
te la darò una seconda volta Tony, non per farmi usare
più di
quanto tu non abbia già fatto. Non troverai più
niente in me, mi
hai svuotata di tutto».
«Come
siamo filosofiche stasera. Agitata per la gara?», chiese
l'inglese
avvicinandosi con grandi falcate alla ragazza.
Le
sfiorò delicatamente una guancia, come a voler assorbire
tutto il
suo dolore e la sua agitazione in quel gesto e farli suoi. Quinn non
riuscì a spostarsi neanche di qualche centimetro,
così che percepì
il tocco della mano di lui come una scossa elettrica, straziante ma
alla quale non avrebbe voluto rinunciare per nulla al mondo, anche se
quella fosse stata l'ultima.
«Vattene,
Tony, non mi sfrutterai ancora». Come sempre, le sue parole
non
coincidevano davvero con ciò che il cuore le suggeriva. Rimani
qui, stringimi fra le tue braccia e permettimi di rimanere con te per
sempre. Erano queste,
le parole che la ragazza avrebbe voluto davvero usare.
«Non
voglio farti del male. Non adesso che sto per andarmene».
Credeva
di esser stato rassicurante, ma quelle parole ferirono Quinn
più di
quanto qualsiasi altre avrebbero fatto.
«Andartene?
Ora?». La voce allarmata di lei non lasciava spazio ad altre
interpretazioni, la paura era visibile sul suo volto e nel suo
sguardo implorante, che gli chiedeva di restare.
«Non
vorrei, ma abbiamo l'aereo prenotato per questa sera. Faremo in tempo
a guardare la vostra esibizione, ma ci perderemo la premiazione. Sono
venuto per salutarti», concluse Tony cingendola in un
abbraccio
confortante e colmo di sofferenza.
Quinn
era stordita da quella situazione, non riusciva a respirare. In quel
momento, non aveva alcuna importanza ciò che Tony provasse
per lei;
era venuto a cercarla prima di andare via, e se lui le avesse chiesto
di fare sesso lì, in quell'istante, Quinn avrebbe accettato
senza
ripensamenti.
Le
parole fra di loro si annullarono per qualche istante, persi in
quell'abbraccio che sapeva di addio. A sorpresa di Quinn, tutto
quello che lui pretese fu un lieve bacio a fior di labbra, come se
spingersi oltre fosse stato oltremodo pericoloso e compromettente.
«Non
andare via», lo implorò lei con la voce tremante,
cercando di non
scoppiare a piangere.
«Non
posso», fu tutto quello che uscì dalle labbra di
lui. Labbra che
Quinn desiderava in modo eccessivo, labbra in grado di cancellare
ogni singola traccia di dolore provato in precedenza, labbra in grado
di riempire nuovamente la sua anima e il suo cuore di sentimenti.
Labbra che Quinn accostò alle sue, per assaporare ogni fibra
di
quegli ultimi istanti, ogni sensazione che lui era in grado di
trasmetterle.
«Facciamolo.
Qui, ora. Abbiamo tempo, la gara non inizierà prima di
un'ora».
Quinn era sempre più convinta delle sue parole.
«No».
«C-cosa?
Perché no?». Quella parola l'aveva spiazzata,
ancora una volta.
«Non
sarebbe giusto. Significherebbe che questo è un addio. Non
voglio
che lo sia».
«Perché
continui a comportarti così?»
«Così
come?»
«Come
se ti importasse qualcosa di me». Una lacrima rigò
la guancia della
ragazza, che non riuscì a trattenersi oltre.
«Mi
importa di te. Puck me l'ha fatto capire. Non voglio mandare all'aria
quello che abbiamo costruito in questi giorni. Concedimi una
possibilità, posso aspettarti. Voglio farlo, voglio che sia
tu a
venire quando sarai davvero pronta»
«Ma
io sono pronta ora»
«No,
non lo sei. Sei solamente annebbiata dalla situazione, stiamo per
salutarci e questo scaturisce in te il desiderio di donarti
completamente a me, ma non vuoi davvero farlo. Sono stato uno
stronzo, l'altro giorno. Avrei dovuto capirlo che non volevi davvero
fare sesso, e mi dispiace. Amo Michelle, ma mi sto innamorando di te.
Amo l'idea di Michelle, la amo perché è stata con
me da quando mi è
permesso ricordare, la amo perché si è comportata
come avrei voluto
che si comportasse la mia ragazza, ma non amo Michelle
perché si
tratta di lei. Tu sei diversa, per la prima volta nella mia vita non
provo il desiderio irrefrenabile di portarti a letto, preferirei
rimanere abbracciato a te per il resto della mia vita, se tu lo
volessi. Non voglio bruciare le tappe, voglio fare in modo che tu
possa innamorarti di ciò che sono davvero, e non del mio
corpo.
Voglio aspettarti, Quinn. Non è ancora arrivato il
momento»
«Come
faccio a sapere che aspetterai davvero?»
«Non
puoi saperlo», disse semplicemente.
«O
posso chiedere a Maxxie di tenerti d'occhio!»,
esclamò la ragazza
in una debole risata a mezza voce.
«Puoi
solamente fidarti?», sorrise Tony, baciandola un'ultima volta
e
avvolgendola in un abbraccio che non ammetteva addii di nessun
genere.
**
«Puoi
salutarlo Maxxie, si sta preparando per l'esibizione ma
troverà il
tempo per te. Dopotutto, è l'ultima occasione che avete per
stare
insieme»
Le
parole di Michelle scalfivano il cuore dell'inglese e lo laceravano,
impedendogli anche solo di muovere un passo in direzione del camerino
di Kurt.
«Non
ce la faccio»
«Sì
che ce la fai, non dovete per forza dirvi addio. Puoi semplicemente
salutarlo, augurargli buona fortuna per la gara e promettergli di
tornare a trovarlo il prima possibile, no?»
«Ha
tanto l'aria di essere un addio»
«Vai
da lui, Maxxie»
Michelle
si allontanò e lasciò Maxxie da solo a pochi
passi da Kurt, la
porta chiusa del camerino che li teneva separati. Il biondo fece un
respiro profondo, prese coraggio ed aprì la porta,
eliminando la
distanza fra lui e il ragazzo americano.
«Ehi»,
esordì timidamente Kurt vedendolo entrare.
Maxxie
era immobile, come pietrificato, non riusciva a dire una parola. Non
voleva dire una parola. Perché sapeva che
qualunque cosa
avesse detto, qualunque discorso avesse pronunciato, tutto sarebbe
finito con un addio. E lui non era pronto a dire addio a Kurt.
«Ciao,
Kurt». Questo poteva
ancora dirlo, pensò.
«Sono
talmente in ansia che rischio l'infarto ancor prima di salire su quel
palco»
«Andrai
benissimo, non devi preoccuparti»
Ci sono già io ad esser preoccupato, qui.
«Perché
hai proposto che fossi io a cantare?»
«Perché
te lo meriti. Quando abbiamo cantato 'Lean on me', quella sera, ho
capito che la tua voce era fatta per risplendere. Tu,
sei fatto per risplendere. Li conquisterai tutti Kurt»
«Lo
pensi davvero?»
«Sì,
lo penso davvero»
Il
biondo si avvicinò notevolmente a Kurt e prima che potesse
scoppiare
a piangere affondò il viso nell'incavo della sua spalla,
sprofondando tra le sue braccia e inspirando il suo odore. Sapeva di
buono, Kurt.
«C'è
qualche problema Maxxie?», chiese Kurt quasi preoccupato,
accogliendo l'inglese fra le sue braccia. Maxxie rimase in silenzio,
senza scostare il viso di un millimetro dal collo di Kurt,
approfittando di quel momento come se fosse l'ultimo riservato
interamente a loro. Il problema, era che Maxxie sapeva benissimo che
quel momento era davvero
l'ultimo.
«No
Kurt, sono solo emozionato per te»
Maxxie
ritrasse leggermente il viso in modo da poter finalmente guardare
Kurt negli occhi, per potergli sorridere. Quando lo fece, il cuore di
Kurt perse un battito. Non si sarebbe mai abituato a quel sorriso
assassino. Fortunatamente, Kurt non doveva ancora preoccuparsi di
quando quel sorriso non sarebbe stato più a portata di mano.
Sapeva
bene che Maxxie sarebbe dovuto tornare a Bristol, e che lui sarebbe
rimasto solo ancora una volta. Per il momento, però, Maxxie
era lì
con lui e gli sorrideva, per cui andava tutto bene. A meraviglia,
quasi.
«Ho
davvero paura di sbagliare, stasera»
«Kurt,
guardami bene. Andrai benissimo su quel palco, conosci la canzone
perfettamente, la tua voce non è in grado di stonare neanche
sotto
tortura e il tuo fascino colpirà tutti in quella sala.
Ricordati,
finché ci sarò io a guardarti, andrà
tutto bene»
«Rimarrai
lì fra il pubblico, vero? Mi guarderai cantare?»
«Ma
certo, Kurt»
«Allora
è vero, andrà tutto bene»
Kurt
sorrise di rimando e, molto più sicuro di prima, strinse
Maxxie in
un abbraccio quasi soffocante e posò le sue labbra su quelle
del
biondo, per imprimere nella memoria quelle parole. A quel contatto,
anche Maxxie non potè fare a meno di sentirsi al sicuro, e
di
pensare che andasse davvero tutto bene. In quel momento c'erano solo
Maxxie e Kurt, e non poteva esserci spazio per nient'altro. Kurt
sperava di poter vincere la competizione, Maxxie sperava di non dover
mai dire addio al ragazzo che lo teneva stretto. Uno dei due,
però,
sapeva perfettamente che le sue speranze erano vane.
**
«Dai
Kurt, devi andare, tocca a te!»
La
voce di Sam risuonò nella testa del ragazzo così
forte da mandarlo
quasi in paranoia, poi gli tornarono alla mente la chiacchierata di
qualche minuto prima, Maxxie seduto sicuramente fra il pubblico in
sala ad aspettarlo e un sorriso ad incorniciargli il volto. E allora
fu tutto a posto.
Prese
un respiro profondo e, rivolgendo uno sguardo fugace in direzione dei
compagni, salì le scale e si incamminò verso il
centro del palco.
Se Maxxie fosse stato in prima fila, Kurt di certo non avrebbe saputo
dirlo. Le luci dei riflettori quasi lo accecavano, impedendogli di
puntare lo sguardo sulla folla; per di più, l'ansia lo stava
a poco
a poco divorando e, sebbene fosse sicuro di ciò che stava
per fare,
la mente gli si annebbiò per un istante e con essa anche la
vista.
Aspettò che le prime note partissero, poi si
avvicinò all'asta che
sorreggeva il microfono e chiuse gli occhi. Dopo qualche secondo,
riuscì miracolosamente ad aprire la bocca e tutto il suo
corpo
iniziò a cantare. Andava tutto bene.
Share
my life, take me for what I am
Cause I'll never change all my
colours for you
Take my love, I'll never ask for too much
Just
all that you are and everything that you do
Maxxie
gliel'aveva promesso, e lui non era tipo da non mantenere le promesse
date. Ma quella visione gli stava facendo un male del cazzo, e lui
non riusciva proprio a sopportarlo.
«È
tutto ok?»
No,
non era tutto ok. Decisamente non lo era. Era Kurt, ed era troppo
doloroso doverlo lasciare lì. Il biondo si alzò
dalla sedia
nell'ultima fila e si avviò a testa china verso l'uscita,
senza
voltarsi neanche una volta.
«Ehi
Maxxie, possiamo rimanere ancora un po'. Puoi vederla la sua
esibizione»
Il
ragazzo non rispose, troppo impegnato a ricacciare indietro le
lacrime che gli rigavano il volto.
I
don't know why I'm frightened, I know my way around here
The
cardboard trees, the painted seas, the sound here...
Yes, a world
to rediscover, But I 'm not in any hurry
And I need a moment
Kurt
ora si sentiva bene, stava cantando e tutti erano in trepidante
ascolto, tutto il pubblico stava ascoltando lui, i loro sguardi
puntati su quel palco gli trasmettevano sicurezza, Kurt poteva
percepirli uno ad uno pur avendo ancora gli occhi chiusi. E poi
c'erano i suoi occhi a guardarlo, e allora andava tutto bene.
I
don't really need to look very much further
I don't want to have
to go where you don't follow
I won't hold it back again, this
passion inside
Can't run from myself, there's nowhere to
hide
(Your love I'll remember forever)
Maxxie
non voleva, davvero non voleva. Gli aveva promesso che sarebbe
rimasto a guardarlo, che sarebbe andato tutto bene. Ma in quel
momento non c'era davvero niente che andasse bene, solo un cazzo di
aereo ad aspettarlo e delle promesse infrante contro la sua
volontà.
E poi, quella voce che gli spezzava l'anima.
The
whispered conversations in overcrowded hallways
The atmosphere as
thrilling here as always
Feel the early morning madness
Feel
the magic in the making
Why, everything's as if we never said
goodbye
Poteva
davvero essere tutto così perfetto? Kurt si sentiva
intoccabile in
quel momento, come se nulla riuscisse a scalfirlo, perché
sì,
Maxxie gliel'aveva detto, andava tutto bene. Mentre pronunciava
quelle parole, credeva che fossero persino superflue, perché
in quel
momento non sarebbe servito a nulla dirlo. Perché lui aveva
ancora
Maxxie, e allora andava tutto bene.
Don't
make me close one more door, I don't wanna hurt anymore
Stay in my
arms if you dare or must I imagine you there
Don't walk away from
me...
I have nothing, nothing, nothing
If I don't have you
Maxxie
non riuscì a sentire le ultime note della canzone, si chiuse
la
porta alle spalle senza nemmeno aspettare che Michelle e Tony lo
raggiungessero. Voleva andarsene, perché rimanere
lì gli avrebbe
fatto troppo male. Voleva andarsene perché rimanere
lì era l'unica
cosa che desiderava. Non gli aveva detto addio.
Everything's
as if we never said goodbye
Kurt
finì di cantare quasi con le lacrime agli occhi, felice che
fosse
davvero andato tutto bene. Gli altri del Glee lo raggiunsero per
completare l'esibizione, in uno scroscio di applausi che
cessò solo
nel momento in cui furono richiamati sul palco gli altri gruppi per
annunciare il vincitore.
Kurt
non si accorse di niente, Kurt era felice.
I
ragazzi si presero per mano, in trepidante attesa, pronti a scoprire
il verdetto dei giudici.
Quando
le Nuove Direzioni si ritrovarono il trofeo del primo posto, Kurt non
si accorse di nulla, Kurt era ancora felice. Anche quando gli amici
lo travolsero in un abbraccio quasi opprimente, Kurt non si accorse
di nulla. Festeggiarono, gioirono, piansero di felicità,
quello era
il loro momento. Poi Kurt si girò verso il pubblico, a
cercare il
ragazzo che lo aveva reso ancora più felice. Non lo
trovò. Si
ripromise che lo avrebbe cercato dopo, dietro le quinte.
Abbracciò
di nuovo i suoi compagni, si fece coccolare da Rachel che non
smetteva di complimentarsi per la sua esibizione.
Scese
dal palco, si diresse dietro le quinte insieme ai suoi compagni. Lo
cercò con lo sguardo, senza però realmente
trovarlo. Vide un
ragazzo biondo, di spalle, i suoi occhi si illuminarono. Ma no, non
era lui. Lo cercò ancora, si allontanò dal gruppo
del Glee e uscì
persino fuori, doveva trovarlo, voleva tornare fra le sue braccia e
godere di quella meritata vittoria. Si affacciò nuovamente
ai
camerini, ma l'unica persona che vide fu Quinn, china su un mazzo di
rose alle quali era attaccato un bigliettino. Era un bigliettino
d'addio.
E
lui non c'era.
E
in quel momento, niente andava più bene.
I
have nothing if I don't have you
THE
END
Note
dell'Autore:
Prima
di tutto, volevo sapere se era chiara l'ultima scena con l'intermezzo
delle canzoni. Le canzoni cantate sono infatti due, 'I have nothing'
cantata da Kurt, e 'As if we never said goodbye' cantata da Maxxie.
Spero sia chiaro!
Siamo
arrivati alla fine di questa storia, dopo tanto tempo. Scusate se ci
ho messo così tanto per portarla a termine, non avrei voluto
aspettare così tanto. Nonostante tutto, ora siamo alla
conclusione,
e io mi sento un verme per averla fatta finire così. Il
problema è
che non appena ho iniziato a scriverla, ho capito che la fine non
poteva essere che questa. È nata per avere un seguito,
probabilmente
in diretta da Bristol. Questo però non è detto
che il sequel ci
sarà sicuro, dipende tutto dall'ispirazione, se ci
sarà o meno.
Quindi, per il momento, consideratela una storia unica. E scusate per
questo finale triste. ç.ç
Volevo ringraziare tutte le persone
che sono arrivate alla conclusione di questa storia (sempre che ci
siano, dato il terribile ritardo con cui mi ritrovo a postare), tutte
quelle che hanno recensito e anche tutte quelle che, pur
silenziosamente, l'hanno inserita fra le
preferite/ricordate/seguite.
Grazie a tutti, davvero!
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