Fiamma

di rosgreenday
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuovi Inconti ***
Capitolo 2: *** Spiegazioni ***
Capitolo 3: *** Il Nuovo Cavaliere ***
Capitolo 4: *** Partenza ***
Capitolo 5: *** Sorpresa ***
Capitolo 6: *** La Missione ***
Capitolo 7: *** Il Tranello ***
Capitolo 8: *** Una Speranza ***
Capitolo 9: *** Al mio segnale... ***
Capitolo 10: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Nuovi Inconti ***


Nuovi Incontri

Nuovi Incontri

Nonostante Eragon si fosse coricato da quasi sei ore non riusciva a dormire, o meglio a entrare nella veglia sognante che si era sostituita al suo sonno dalla cerimonia dell’Agaetì Blodhren, a quel punto decise di alzarsi.

Si avvicinò a catino pieno d’acqua e si sciacquò il viso, per poi andare a distendersi su un fianco di Saphira, la dragonessa dormiva, per un attimo il senso di conforto che provava nel vederla lo distrasse dai suoi pensieri, dopo quel felice attimo però si ritrovò soffocato dal peso degli ultimi avvenimenti: Murtagh era suo fratello.

La cosa non gli sarebbe stata di disturbo se questo non avesse significato che Morzan era suo padre, ma come se non bastasse Murtagh era stato costretto a giurare fedeltà a Galbatorix e con tutta probabilità sarebbe tornato per rapirlo e costringere Saphira ad accoppiarsi.

Poi c’era Roran, anche se non l’aveva detto esplicitamente era probabile che lo odiasse per quello che era successo a Garrow, almeno, pensò Eragon, accompagnandolo a Helgrind per liberare Katrina dai Ra’zac potrò riconquistare un po’ del suo affetto…

Così Eragon passo un oretta a pensare su quello che era avvenuto e arrivò alla conclusione che non avrebbe sopportato altre sconcertanti rivelazioni, ma in fondo cosa potrebbe esserci ancora da rivelare, disse fra sé e sé.

Quando all’improvviso sentì un rumore proveniente da fuori. D’istinto cercò Zar’roc, per poi ricordarsi dell’ amara verità: l’aveva presa Murtagh. Allora prese l’arco che aveva cantato per lui Islanzadi e incoccò una freccia, fatto questo uscii della tenda senza neanche pensare di svegliare Saphira.

Fuori era quasi l’alba, il pallido chiarore del sole accennava ad alzarsi dalle montagne, tutto sembrava tranquillo, fin troppo si disse Eragon… così provò a dilatare i suoi sensi e aprire la sua mente, a parte le coscienze dei soldati e di qualche animaletto non gli sembrava ci fosse altro, quando improvvisamente sbatte contro un muro impenetrabile.

Allora alzò la testa, ma quello che vide celato da una nebbiolina grigia non gli piacque e si ritrovò a dire, in un sussurro:

-No, no, no non è possibile. Non è possibile- continuava a ripetere.

Ma i suoi sospetti si rivelarono veritieri quando un rumore squarciò la sacralità della notte Thud poi ancora più forte e le tende iniziarono a tremare, Thud una minacciosa figura iniziò ad avvicinarsi al suolo, Thud Eragon sapeva che doveva chiamare Saphira ma era come ipnotizzato e rimase immobile quando all’ultimo Thud un drago con in groppa il suo cavaliere atterrarono nella piazza al centro dell’accampamento.

E’ bellissimo, pensò il ragazzo, come può esistere un drago del genere? E come mai nessuno dei soldati è stato svegliato da questo rumore?

Queste e molte altre domande affollavano la mente di Eragon, anche se l’unica cosa su cui sembrava concentrarsi era il drago e la sua bellezza senza quasi rendersi conto del potenziale pericolo che comportava un altro drago, ma era bello davvero: il suo muso era ricoperto di squame dorate diventavano arancio sulla base del collo e la parte anteriore del corpo fino a diventare rosse sulla parte posteriore e la coda, sembrava una gigantesca fiammata.

Dopo circa dieci secondi che a Eragon parvero una vita intera, una gamba, troppo snella e delicata per appartenere a un uomo, s’ intravedee dal ventre del drago, seguita dal resto del corpo.

Quando la figura toccò terra Eragon si convinse che doveva essere una donna, anzi a giudicare dalle sue forme una ragazza e anche piuttosto giovane. Il suo corpo era fasciato stretto da una tunica nera che a destra le arrivava a metà polpaccio e sinistra poco sopra il ginocchio e la sua testa completamente coperta da un cappuccio.

Guardandola meglio, però, si rese conto che era armata sino ai denti: in vita portava una cinghia con attaccati una spada, un pugnale e due stiletti; a tracolla portava un arco fatto di scurissimo legno di ebano le cui frecce erano, invece, bianche col pennacchio dei colori del drago.

Poi si tolse il cappuccio e Eragon impallidì. I suoi capelli erano degli stessi colori del drago. Alla cute dorati, poi arancio e sulle punte rossi come il sangue, o per meglio dire come il fuoco. I suoi occhi, invece, erano ambrati e riflettevano la luce dell’astro nascente.

Fu solo allora che il giovane cavaliere tornò in sé e puntò l’arco verso la bella ragazza che molto dolcemente disse:

-Fermati! Non devi temere le mia presenza, non voglio fare del male a te e a nessuno dei Varden! Parola di Cavaliere…- ed alzò la mano per rivelare il gedwey ignasia.

Dato che aveva parlato nell’antica lingua le credette e abbasò l’arco ma chiese:

-Chi sei?-

La ragazza lo guardò interrogativo e poi rispose:

-Un po’ mi sorprende che non ti abbiano parlato di me…-

E continuò:

-Io sono Fiamma soldato speciale dei Varden sono stata inviata a Uru’baen un anno fa per compiere una missione di estrema importanza…-

Poi tacque un attimo:

-…missione che ho portato a termine…anche se con qualche imprevisto…-

Disse alludendo al drago:

-Quindi, ti sarei grata se mi portassi da Re Aj-

Le parole le morirono in gola soffocate da un singhiozzo, poi la sua espressione tornò una maschera di ferro e si corresse:

-dalla Regina Nasuada cosìchè potrò esporle un rapporto sulla missione-

Eragon la guardò perplesso:

-Non sono sicuro che adesso sia un buon momento…non so se ti sei accorta che qui c’è stata una battaglia… e abbiamo perso molto uomi-

Non riuscì a terminare la frase che lei lo interruppe:

-Ascolta so che puoi essere restio a fidarti di me dato il mio aspetto ma è di vitale importanza che io veda la Regina…se lei lo consentirà potrai assistere al nostro colloquio, ma adesso non ho proprio tempo di spiegarti la mia storia…-

-Fosse il tuo aspetto l’unico problema… sei arrivata qui nel cuore della not…-

Ma guardando il cielo si accorse che ormai il sole stava sorgendo e si corresse:

-Arrivi qui l’alba del giorno dopo di una tremenda battaglia…in groppa a un drago con i capelli…insomma…-

Si affrettò a cambiare argomento:

-Dopo parli di missioni segrete e vuoi vedere Nasuada-

In quel momento i nervi di Eragon crollarono e urlò. Urlò fortissimo liberandosi di tutte le tensioni degli ultimi due giorni.

La ragazza fece appena in tempo ad avvicinarsi a lui per cercare di calmarlo che alcuni soldati svegliati dal rumore uscirono dalle loro tende e alla vista della giovane emetterono acuti gridolini o si portarono le mani davanti alla bocca, poi Nasuada corse fuori dal suo alloggio con un pugnale in mano domandando:

-Ma insomma cos’è tutta questa confusione? Non potevate aspettare di essere tornati ad Aberon per festeggiare la nostra vittoria ubriacandovi e dandovele di santa ragione?-

Ma quando gli occhi le si posarono sulla fanciulla spalancò gli occhi con la faccia di chi ha visto un fantasma:

-Fiamma!?-

-Per servirvi mia signora, per servirvi-

Piaciuto questo primo capitolo????

Per favore recensite e abbiate pietà è la mia prima fic, l’ho scritta così di getto e so che probabilmente e piene zeppa di errori (soprattutto i verbi…hihihihi)…

Ripeto ancora Ve lo chiedo in ginocchio lasciatemi un commentuccio!!!!!!!!!!

Kiwettina

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Capitolo 2
*** Spiegazioni ***


Spiegazioni

Spiegazioni

 

Era ormai mezzo giorno, il sole cocente batteva sull’accampamento dei Varden, ed Eragon era ancora sconvolto.

 

Dopo che Nasuada aveva visto Fiamma, l’aveva portata, quasi trascinata, nella sua tenda e da allora non erano più uscite, ogni tanto si sentiva qualche urlo, poi pianti, poi più niente per decine di minuti.

 

Ne aveva parlato con Saphira, ma anche lei sembrava ignorare chi fosse la strana ragazza.

 

Così decise che doveva assolutamente rilassarsi e pensare ad altro.

 

Saphira?

 

Si piccolo?

 

Dimmi qualcosa, qualunque cose che possa fare, ma che non c’entri con quello che è successo questa mattina.

 

Perché te la prendi tanto? Rilassati e smettila di pensarci!

 

Io ci starei anche provando…certo che tu non aiuti…Allora?

 

Bè potresti andare da Roran per decidere quando partire per l’ Helgrind…

 

Giusto! Grazie Saphira!

 

E il ragazzo cominciò ad incamminarsi verso il luogo dove si erano accampati gli abitanti di Carvahall, ma si accorse che Saphira lo stavo seguendo e la guardò con aria interrogativa…

 

Allora? Andiamo avanti o no?

 

Saphira…forse non è il caso che tu venga

 

La dragonessa lo fulminò con lo sguardo.

 

Scusa? Temo di non aver capito. Perché non dovrei venire. Sono o no il tuo drago?

 

Si certo che lo sei. E’ che gli abitanti di Carvahall non sono abituati a vedermi con al seguito un drago. Non vorrei spaventarli…Tutto qui…

 

Ti vergogni di me?

 

E’ solo che…  ti ricordi ieri Roran non aveva neanche idea che tu parlassi…e insomma…

 

Rispondi alla mia domanda Eragon!

 

Ruggì la dragonessa.

 

No.

 

Rispose secco lui.

 

Allora andiamo!

 

Come vuoi…

 

Si arrese il ragazzo.

 

Quando entrarono nell’accampamento tutti si girarono con aria terrorizzata, i loro sguardi  passavano furiosamente da Eragon a Saphira.

 

Visto?

 

La rimbeccò Eragon.

 

Tu continua a camminare…

 

Fece ancora pochi passi quando vide Horst seduto si fronte a un tavolino che contava alcune corone.

 

-Ciao Horst.-

 

Disse Eragon.

 

L’uomo alzò lo sguardo e sorrise. Non sembrava molto impaurito dalla presenza di Saphira.

 

-Ciao Eragon. A cosa devo l’onore della visita di un cavaliere?-

 

-Cerco Roran. Per caso l’hai visto?-

 

-Dovrebbe essere nella tenda rossa…infondo al campo a destra…preparare le sue cose.-

 

-Grazie Horst.-

 

-Eragon! Aspetta! Intendi veramente accompagnarlo dai Ra’zac?-

 

-Non intendo solo accompagnarlo Horst. L’aiuterò a distruggere quei mostri e a liberare Katrina.-

 

-Capisco-

 

-Se non c’è altro io andrei-

 

-No. Un ultima cosa. Corre voce di una ragazza nell’accampamento. Sì insomma una specie di dea venuta a cavallo di un drago e dicono che tu l’hai vista. E’ vero?-

 

Eragon ripensò un attimo alla fanciulla poi disse:

 

-Qualsiasi cosa tu possa aver sentito…-

 

Fece una pausa e pensò prima di parlare…

 

-…di sicuro non è una dea. Comunque sì l’ho vista.-

 

-E com’è?-

 

Stava per dire bellissima, quando Saphira lo ammonì.

 

Rifletti prima di parlare…

 

Hai ragione…scusa

 

-E’… è…particolare…ma non farà del male a nessuno, te lo garantisco.-

 

-Speriamo. Ciao Eragon sono felice di averti rivisto…-

 

-Anch’io Horst, ciao.-

 

Così il ragazzo si diresse verso la tenda del cugino, ma ogni passo era una tortura. Era felice di vedere di suo conterranei, sarebbe stato meglio, però, se l’avessero piantata di fissarlo.

 

Quando arrivò alla tenda vide una scena raccapricciante: Gertrude stava disinfettando la spalla destra di Roran dalla quale usciva un liquido bianco spugnoso.

 

-Cosa ti è successo?-

 

Tuonò Eragon.

 

-I tuoi amichetti Ra’zac mi hanno morso.-

 

Maledetti…

 

Eragon sarebbe il caso che tu facessi qualcosa.

 

Gli disse Saphira.

 

Si hai ragione.

 

-Gertrude puoi andare-

 

-Ma non ho ancora finito…-

 

-Non importa va pure…ci penso io.-

 

-Come desideri-

 

E la donna si allontanò, cercando di passare il più possibile lontana da Saphira.

 

-Sentiamo come hai intenzione di fare per la mia ferita?-

 

-Dammi il braccio.-

 

-Ecco…-

 

Eragon posò una mano sulla ferita e disse:

 

-Waìse heill-

 

E la ferita si rimarginò completamente.

 

-Ma come hai fatto?-

 

-I vantaggi di essere cavaliere-

 

-Ah…perché sei venuto?-

 

-Ho promesso di aiutarti a liberare Katrina dai Ra’zac. Ti ricordi?-

 

-Certo. Fra quanto pensi di partire?-

 

-Non lo so, ma forse…hai sentito di quella ragazza?-

 

-Sì me ne hanno accennato…più che altro ho sentito le tue urla quando l’hai vista. E’ davvero così brutta?-

 

Disse in modo scherzoso Roran.

 

-Tutt’altro!-

 

Roran gli scoccò un sorriso divertito.

 

-Cioè…non è come pensi!-

 

-Sicuro-

 

E scoppiarono a ridere.

 

-E’ bello rivederti Roran-

 

-Anche per me Eragon, ma cosa dicevi della ragazza?-

 

-Penso possa aiutarci a liberare Katrina, con un cavaliere in più dovrebbe essere un giochetto-

 

-Già…allora andiamo a parlarle.-

 

-Sì magari quando avrà finito con Nasuada-

 

Roran lo guardò interrogativo.

 

-La Regina dei Varden-

 

-Sì…giusto-

 

Eragon…

 

Sì Saphira…

 

Forse è meglio che veniate fuori.

 

Ma non fece in tempo ad alzarsi o a riferire a Roran che sentì una voce straziata che urlava:

 

-Eragon? Eragon dove sei?-

 

Poi una Nasuada con l’aria molto affaticata entrò nella tenda.

 

-Ah eccoti finalmente! Roran… che piacere rivederti.-

 

Fu solo allora che Eragon si accorse che Nasuada era seguita da Arya e Fiamma. Sussultò nel vedere le due ragazze assieme.

 

-Cosa posso fare per voi mia regina?-

 

-Ascoltare, Eragon.-

 

-Allora io vado…-

 

Disse Roran.

 

-No resta.-

 

-Eragon lei è Fiamma. Fiamma è…non so da dove iniziare…forse è meglio che sia lei ha spiegare la sua storia…Fiamma…-

 

-Grazie mia signora…La mia è una storia lunga…quindi cercate di non interrompermi.-

 

I due cugini annuirono.

 

-Allora…come avrete notato non sono un umana, né un elfo, né uno gnomo, né qualsiasi altra creatura tu conosca. Al momento della mia nascita mio padre mi portò dagli elfi e la regina Islanzadi mi allevò come una figlia…quindi considero Arya una sorella.-

 

Le due ragazze si scambiarono un sorriso.

 

-Essendo cresciuta dagli elfi, mi hanno anche insegnato a combattere, ma non fui addestrata come tutti gli altri dal maestro Vanir. No, il mio maestro fu il Saggio Dolente in persona, il quale prese le redini dalla mia istruzione da quando avevo sei anni. Mi insegnò tutto: dalle tecniche di combattimento ai segreti dei cavalieri, ma all’età di dodici anni iniziai a rendermi conto che non ero un elfo e mi posi molte domande: “Chi ero?” “Da dove venivo?” “Perché ero così diversa?” Ma, soprattutto,”Perché mi vengono insegnati i segreti dei cavalieri?”.

Quando informai la Regina Islanzadi mi disse che ero destinata a grandi cose per ciò mi venivano insegnati gli arcani segreti, ma questo non mi bastò e continuai a insistere perché mi dicesse qualcosa della mia famiglia, purtroppo i miei tentavi furono vani dato che Islanzadi sosteneva di saperne quanto me.

Un giorno, però, sentii Islanzadi che parlava con Arya di mio padre e di come mi aveva abbandonata, poi disse che non sapeva chi fosse mia madre, ma di sicuro non era né un umana, né un elfa. Proprio come me.

Andai su tutte le furie e senza dire niente a nessuno mi nascosi nel carro che doveva portare Arya dai Varden con l’uovo di Saphira.

Una volta arrivata nel Farthen Dur aspettai che Arya se ne andasse e poi mi presentai a Re Ajihad che ovviamente sapeva chi ero. Acconsentì a farmi restare, ma dovevo prestare servizio nel suo esercito, così ho passato tre anni della mia vita ad allenarmi come se fossi un ragazzo, tutti pensavano che fossi un ragazzo. Fino a che poco più di un anno fa i Varden scoprirono la verità su di me.

Giusto in quel periodo Arya era nel Farthen Dur e mi implorò di tornare, ma come potevo tornare dopo quello che mi aveva fatto Islanzadi, mentendomi sulle mie origini che tutt’ora non mi vuole rivelare? E come potevo “scappare” dal Farthen Dur? Tutti i Varden, eccetto Re Ajihad mi consideravano uno sbaglio, un maschio mancato. Sentivo commenti del tipo: “Peccato che non sia un ragazzo, avrebbe potuto fare grandi cose per i Varden!”.

Io quelle cose sentivo di poterle fare, così sono partita per Uru’baen, dissi solo a Ajihad quale fosse la mia missione.

Sono restata nascosta nel castello di Galbatorix come domestica per quasi sette mesi, poi incontrai Murtagh; non aveva ancora giurato fedeltà a Galbatorix e per vendicarsi di quello che gli aveva fatto mi disse molte cose sui suoi piani e i sui suoi segreti, come il fatto che c’erano ancora due uova di drago a Uru’baen, esclusa quella di Castigo che si era già schiusa, mi aiutò anche a rubare molte oggetti, ma io ne cercavo uno in particolare.

Sarebbe andato tutto per il meglio se mentre uscivo dal castello di Galbatorix l’uovo di Speranza non si fosse schiuso, è stato Murtagh che mi ha aiutato a scappare, dovresti andare fiero del coraggio di tuo fratello.-

 

Eragon si maledisse per essere stato tanto severo nei suoi riguardi.

 

-Dopo sono andata ad Ellesmèra e Islanzadi mi ha detto che i Varden erano nel Surda, così vi ho raggiunto; e questa è la mia storia.-

 

A quel punto Eragon parlò:

 

-Questa mattina hai detto che avevi portato a termine la tua missione…posso sapere qual era?-

 

-Sì, Eragon.-

 

A quel punto Fiamma aprì una sacca che aveva appoggiato di fianco alla sedia dove era seduta e rivelò il suo contenuto: una pietra verde…o meglio un uovo di drago verde.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E anche questo capitolo è andato! Ragazzi che fatica!

 

 

 

Sono diventata matta per risolvere il problema dell’ HTML 

X Eleuthera e  Carlottina era per questo che il testo veniva tutto attaccato (ops!!!!!!!! XD XD XD) e grazie 10000000 per aver recensito, sono contenta che la storia già vi piaccia.

 

Grazie 10000000 anche a Ludo91... cercherò di stare più attenta coi verbi…

 

Un grazie specialissimo a Carlottina che mi ha regalato la prima recensione della mia vita... sob… sob… sono commossa!!!!!!!!!!!

 

 

Mi raccomando lasciate un commentuccio anche a questo capitolo e alla prossima…..

 

 

 

 

 

Kiwettina

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Il Nuovo Cavaliere ***


Il Nuovo Cavaliere

Il Nuovo Cavaliere

 

Dopo che Fiamma ebbe tirato fuori l’uovo, per poco Eragon non svenne. Fu incredibile l’effetto che fece su di lui quella superficie verde chiaro con qualche striatura di bianco.

 

E pensare che fino a tre giorni fa tutta questa situazione della guerra, di Roran, di Murtagh mi sarebbe sembrata assurda.

 

 Si ritrovò a pensare il ragazzo.

 

Vedila così, gli disse Saphira, ora hai qualcosa su cui meditare, adesso che però sai la storia di Fiamma ti prego di fartela amica e mi raccomando cerca di  non far finire il vostro rapporto come quello tra te e Arya…

 

Cosa ti fa pensare che io la veda come Arya?

 

Dal modo in cui la stai guardando, ma soprattutto da cosa stai guardando! Mantieni un contegno Eragon!

 

Il ragazzo non rispose, ma arrossì vistosamente tanto che si trovò gli occhi di tutti i presenti nella tenda puntati addosso.

 

-Va tutto bene Eragon?-

 

Disse Fiamma avvicinandosi a lui e sfiorandogli la guancia con la punta delle dita. Purtroppo questo contatto fece rabbrividire Eragon che balzò indietro e quasi cadde dalla sedia.

 

Merda

 

In quel momento avrebbe voluto morire: Saphira emise una sorta di ruggito gutturale molto simile ha una risatina, Nasuada faceva finta di non essersi accorta di nulla, ma aveva un sorriso da un orecchio all’altro, Roran si era perfino dovuto mettere un pugno un bocca per non crepare dal ridere e Eragon dovette fare del suo meglio per non strangolarlo; Arya, invece, lo guardava accigliato quasi fosse gelosa e il ragazzo pensò divertito:

 

Se l’è voluta!

 

Poi, però, si ricordò di Fiamma così alzò gli occhi verso di lei, la giovane continuava a fissarlo e per attimo, un bellissimo attimo, gli parve di scorgere sulle sue labbra un sorrisetto malizioso.

 

Fortunatamente ci pensò Nasuada a toglierlo da quell’imbarazzantissima situazione:

 

-Adesso io e Arya vi lasciamo…sono sicura che avrete molte cose di cui parlare…come Cavalieri s’intende. Roran vieni con noi così portemmo parlare del tuo villaggio.-

 

-Sì Lady Nasuada.-

 

Fu così che si ritrovarono soli dato che anche Saphira aveva tolto la testa dall’apertura della tenda.

-Belli amici che hai!-

 

Disse la ragazza con un enorme sorriso e Eragon si ritrovò a balbettare:

 

-Già…chissà che idea si sono fatti di me… insomma… io le rispetto le ragazze... e poi non ti mancherei mai di rispettò…-

 

A quel punto si rese conto delle idiozie che stava dicendo e cercò di calmarsi e riportare sul suo volto un espressione naturale.

 

-C’è qualcosa che vuoi dirmi?-

 

Gli chiese Fiamma.

 

-N, no…-

 

Le rispose lui alludendo a ciò che era successo poco fa e si affrettò a correggersi:

 

-Cioè volevo dire sì…mi chiedevo, visto che sei un cavaliere, se potresti accompagnare me e Roran sull’Helgrind e aiutarci a liberare la sua fidanzata dai Ra’zac?-

 

-Ah sì Nasuada me ne ha accennato questa mattina, brutta storia quella del tuo villaggio...-

 

-Già, allora? Se vuoi puoi pensarci…-

 

-No, no non serve sarò lieta di aiutarvi. Comunque vorrei che sapessi che mi dispiace per tuo fratello. Posso solo immaginare la tua tristezza nel doverlo vedere come un nemico che sarà obbligato ha farti del male.-

 

-Grazie, lo apprezzo molto. Ti ha aiutato davvero nel castello di Galbatorix?-

 

-Certo! A proposito mi ha pregato di darti questo non so cosa sia…ha detto che era di una certa Selena…la conosci?-

 

E gli porse un diamante grosso quanto il rubino sull’elsa di Zar’roc.

 

Gli occhi gli si riempirono di lacrime.

 

-Eragon? Scusa io non volevo…non pensavo che ti rattristasse…-

 

-No, anzi, Selena era mia madre…-

 

-Ah…cazzo mi dispiace per quello che l’è successo. Murtagh mi ha raccontato la storia della sua famiglia. Comunque come avrai già capito serve per immagazzinare l’energia.-

 

-Sì…grazie per esserti ricordata di darmelo.-

 

-Figurati…quando avete intenzione di partire?-

 

-Veramente non lo so. Ero venuto per parlarne con Roran, ma poi se arrivata tu e non abbiamo avuto tempo.-

 

-Allora chiamalo, così me lo presenti.-

 

-Va bene… aspetta qui…-

 

-Tranquillo, dove vuoi che vada? Qua mi guardano tutti come se fossi un Ra’zac!-

 

-Non disse quanto ti capisco…-

 

Disse Eragon, accennando un sorriso.

 

Mentre usciva dalla tenda si ricordò del diamante e si affrettò a nasconderlo dentro un sacchettino di cuoio che portava allacciato alla cintura.

 

Non si sa mai…

 

Pensò. Trovò subito Roran era davanti alla tenda che parlava con Nasuada.

 

-Roran...-

 

Lo chiamò.

 

-Ah eccoti Eragon. Ci chiedevamo perché ci stavi mettendo tanto.-

 

-No, niente gli ho chiesto di Murtagh, insomma, siccome l’ha conosciuto…-

 

-Certo.-

 

Poi Nasuada s’intromise:

 

-Allora Roran, siamo d’accordo?-

 

-Sì, e grazie, mia Regina per la disponibilità dimostrata verso il mio, il nostro villaggio.-

 

-Scusate se lo chiedo, ma d’accodo su cosa?-

 

 -Abbiamo deciso-

 

Spiegò la donna.

 

-che mentre tu e Roran sarete via gli abitanti di Carvahall ritorneranno con i Varden a Aberon e si uniranno a noi.-

 

Eragon annuì, ma si affrettò a rettificare:

 

-In ogni caso mia Regina, ho chiesto a Fiamma di aiutarci con i Ra’zac, se a lei va bene, dovremmo discutere con Roran degli ultimi dettagli prima della partenza.-

 

-Certo, certo fate pure, ma state attenti: i Varden non possono permettersi di perdere te e Fiamma e anche tu Roran, immagina solo agli abitanti del tuo villaggio quanto soffrirebbero la tua mancanza senza contare che sei un eccellente guerriero e ci hai aiutato molto, soprattutto con i Gemelli.-

 

-Sì, mia Lady Nasuada, staremo attenti.-

 

Fecero un inchino e si diressero verso la tenda.

 

Quando entrarono Fiamma era ancora là, nella stessa posizione in cui Eragon l’aveva lasciata.

 

Quanto bella sei?

 

Pensò lui.

 

Eragon! Ti ricordi come è finita l’ultima volta?

 

E perché questa volta non potrebbe andare diversamente?

 

Perché non sei abbastanza maturo per un rapporto serio.

 

E perché non lo sarei?

 

Perché non la conosci neanche da un giorno e già vorresti iniziare a farle la corte.

 

Quest’ affermazione lo spiazzò completamente.

 

Va bene ci andrò piano.

 

Risposta saggia, se almeno cercherai di metterla in pratica. Io vado un po’ a caccia.

 

Sì, sì vai pure.

 

-Tu devi essere Roran.-

 

Disse Fiamma.

 

-Sì, Fiamma, giusto?-

 

-Esatto.-

 

-Bene adesso che vi siete conosciuti io pensavo di partire dopo domani così avremmo il tempo…-

 

Roran si affrettò a interromperlo:

 

-Io sono già pronto e se Fiamma è d’accordo, pensavo di partire domattina presto.-

 

Nella sua parole c’era la foga di chi deve affrettarsi a recuperare un’importante, forse la più importante parte di sé.

-Io sarei anche d’accordo, ma Eragon non ha più una spada e sarebbe il caso che lo aiutassimo a trovarne un'altra, poi organizzeremo una strategia e se hai tante fretta potremmo partire domani dopo aver mangiato. Per voi va bene?-

 

Cacchio mi ero completamente dimenticato di Zar’roc!

 

-Si hai ragione.-

 

Rispose Roran e Eragon annuì.

 

-Dai Eragon vieni forse Horst ha una buona spada per te. Fiamma è stato un piacere conoscerti e grazie per l’aiuto che ci darai. Ci vediamo domani, allora?-

 

-A domani Roran, Eragon.-

 

Mentre usciva perse la sacca che conteneva l’uovo, ma per sbaglio lo fece cadere, così Roran lo raccolse e glielo porse:

 

-Tieni.-

 

-Grazie, certo che dovrei starci più at…-

 

Le parole, però, le morirono in gola e guardò Roran con gli occhi sbarrati, così Eragon osservò meglio e anche lui prese a fissare il cugino.

 

Delle piccole crepe si stavano formando sulla superficie dell’uovo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Allora tesori piaciuto il cap????

 

Spero di sì, mi raccomando recensite in tanti…ma tanti tanti..ehehehe..vivo solo per voi!!!

 

E adesso i ringraziamenti:

 

Ludo91 allora grazie per aver recensito, sono molto (MA MOLTO) contenta che la storia ti piaccia!!!

 

carlottina ah tesoro bello a te devo dire un po’ di parole… no dai scherzo…la tua recensione mi ha fatto riflettere e rileggendo il capitolo ho capito che avevi ragione, il fatto è che a me non piacciono tanto le “descrizioni” o quando la gente di dilunga tanto su delle cose e non avevo considerato che non  ci sono solo io…comunque questo capitolo l’avevo già scritto, quindi, è venuto fuori così; il prossimo cercherò di arricchirlo, (ma non troppo così faccio contenti  anche quelli come me, ammesso che ci siano…hehehehehehehehe), grazie per il suggerimento!!!!!!!!!!!  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Partenza ***


Partenza

Partenza

 

I due giovani fissavano Roran con aria accigliata quando anche lui si accorse di cosa stava succedendo sbarrò gli occhi e fece un salto indietro, senza però, mollare l’uovo che si stava schiudendo.

 

In quel momento la sua mente era completamente annebbiato sentiva Eragon pronunciare insistentemente il suo nome e Fiamma emettere acuti gridolini.

 

Dopo di che vide uscire dall’uovo un draghetto verde, con squame molto chiare e luminose, l’ultima cosa che vide fu il drago, il suo drago, avvicinarsi a lui, poi un accecante luce bianca, poi più nulla.

 

-Cosa gli è successo?-

 

Chiese stupidamente Eragon.

 

-E’ svenuto non ti ricordi cosa ti è successo quando Saphira è nata?-

 

-Sì è vero, solo che… Roran un Cavaliere è assurdo!-

 

La ragazza rise di gusto mentre prendeva il palmo di suo cugino e controllava che fosse comparso il gedwey ignasia.

 

-Perché Eragon il contadino un Cavaliere non suonava altrettanto assurdo?-

 

-Sì è vero anche questo, ma, ma non c’è nessun ma. Hai ragione. Te hai sempre maledettamente ragione.-

 

A quel punto un sorriso divertito comparve sul volto di Fiamma:

 

-Io non ho sempre ragione, fidati…-

 

-Per ora sì, quindi, decidi cosa fare.-

 

Fiamma lo guardò interrogativo, poi si alzò continuando a guardare Eragon e con una voce molto fredda e calma disse:

 

-Allora, vuoi che decida io? Vuoi che ti dica cosa fare?-

 

Eragon si limitò ad annuire leggermente turbato dal tono della sua voce:

 

-Bene, bene, io direi che resto io con lui finche non rinviene. Tu vai un po’ in giro e ti trovi una spada, poi torni parli con tuo cugino e te ne vai a letto, ti sta bene?-

 

Adesso Eragon era decisamente turbato, ma osò chiedere:

 

-E con Nasuada come facciamo? Dovrà pur sapere che l’uovo si è schiuso?-

 

Lei rispose in modo asciutto e secco:

-No.-

 

Poi aggiunse:

 

-Visto che pensi che abbia sempre ragione, dovresti seguire il mio consiglio. Te sei già stato, da quello che mi hanno detto, motivo di liti e contese tra Varden, elfi e anche gnomi, ma adesso si devono concentrare solo sulla guerra.-

 

Eragon rimase molto colpito dalle sue parole. Era molto saggia per la sua età. In pochi attimi era riuscita a valutare tutte le possibile opzioni su cosa fare e sembrava aver scelto la più intelligente, anche se si sentiva in colpa a non dire niente a Nasuada.

 

In quel momento gli occhi di Roran iniziarono ad aprirsi molto lentamente. Fiamma lo guardò per un attimo poi cercò il drago con lo sguardo e da quello che riuscì a vedere Eragon comprese che doveva essere entrata nella sua mente, infatti, dopo pochi istanti la piccola creaturina  verde andò verso di lei.

 

A quel punto Roran emise qualche gemito di dolore e si mise seduto poi sussurrò:

 

-Ma che è successo?-

 

Fiamma con tutta tranquillità disse rivolgendosi a Eragon:

 

-Spiegagli un po’ di cose sui draghi, io vado a cercarti una spada. E’ necessario che partiamo prima, quindi, cercherò di farvi portare una cena…molto ricca di carne…farò preparare anche delle provviste per il viaggio, domani vi voglio freschi e lucidi per partire all’alba. Cosa fare lo decideremo dopo.-

 

Fece un respiro e poi aggiunse rivolta a Roran:

 

-Nascondi il drago. Nessuno lo deve vedere. Hai capito?-

 

-Si ho capito ma perché?-

 

-Te lo spiegherà Eragon, io non ho tempo.-

 

Detto questo si girò di scatto, quasi volesse nascondere qualcosa e si avviò velocemente verso l’uscita.

 

Quando Eragon fu sicuro che se ne fosse andata iniziò a spiegare a Roran alcune cose sui Cavalieri, poi gli parlò del suo viaggio, anche se qualcosa già sapeva e del perché era meglio se nessuno avesse saputo che lui era un Cavaliere.

 

Così passarono le ore e quando fuori era già buio da fuori dalla tenda due ancelle chiesero il permesso di entrare:

 

-Avanti!-

 

Rispose loro Eragon facendo cenno a Roran di nascondere il drago.

 

Le due ancelle erano molto giovani, avranno avuto diciott’anni, vestivano entrambe con delle tuniche bianche fino alle caviglie sgualcite e rattoppate in alcuni punti.

 

Una aveva i capelli corvini fino a metà schiena e reggeva due vassoi: uno contenente molta frutta, formaggi, un po’ di verdura cotta e qualche pezzo di carne essiccata; nell’altro, invece, c’era carne cotta di coniglio e gallina.

 

L’ancella che le stava affianco aveva i capelli castani molto corti, teneva in mano una spada e una brocca d’acqua.

 

Dopo qualche secondo poggiarono il cibo e la spada ai piedi Eragon e se andarono senza dire una parola, facendo notare chiaramente che avevano paura di lui.

 

-Ti trattano tutti così?-

 

Gli chiese Roran facendo uscire il drago da sotto la coperta dov’era nascosto.

 

Eragon annuì e prese subito in mano la spada che gli aveva fatto portare Fiamma, era leggera e le lame ben affilata anche se non reggeva il confronto con Zar’roc.

 

Consumarono la cena parlando degli elfi, Roran era molto curioso di conoscere le loro tradizioni, ma mentre Eragon parlava il ragazzo non potè fare a meno di notare che non aveva toccato la carne così gli chiese il motivo, Eragon cercò di spiegarglielo, ma non riuscì a farsi capire così si limitò a ripetere le parole che gli aveva detto Arya:

 

-Quando finirai il tuo addestramento con gli elfi…-

 

Fece una pausa, non era sicuro che l’avrebbe iniziato, ma continuò:

 

-…anche te non mangerai più carne.-

 

-Sarà…-

 

Disse Roran confuso.

 

-Adesso però è meglio che vada. Buonanotte Roran e stai attento al tuo drago.-

 

-Senz’altro. Buonanotte.-

 

Eragon uscì dalla tenda e chiamò Saphira, anche se non si erano parlati per tutto il pomeriggio sapeva che aveva sentito tutto, ma voleva ugualmente sentire il suo parere.

 

Cosa c’è piccolo mio?

 

Te sei d’accordo con quello che abbiamo deciso di fare…intendo con Roran?

 

Per me è una decisione saggia, ma avventata, Nasuada potrebbe non perdonartelo, comunque ricordati che non avete deciso di farlo l’ha deciso Fiamma.

 

Quelle parole ferirono molto Eragon.

 

E secondo te cosa avrei dovuto fare? Contraddirla per farle vedere che comando io, che io sono il capo e prendo io le decisioni?

 

No, ma da quello che ho visto nei tuoi ricordi le hai chiesto di decidere per te, per Roran…per me.

 

Ma che male c’è se ho chiesto il parere di un’altra persona?

 

Se te le avessi chiesto solo un parere non ci sarebbe stato niente di male, te le hai detto che poteva fare come voleva!

 

Non è vero!

 

Eragon ti stai comportando come un bambino!

 

Adesso Eragon era molto ferito, si calmò e entrò nella sua tenda dicendo alla dragonessa.

 

Pensala come vuoi io vado a dormire.

 

Sentì Saphira che si dirigeva a dormire, lontano dall’accampamento, suppose insieme a Speranza, era la prima volta che litigavano così e anche Eragon sapeva che Saphira aveva ragione non voleva ammetterlo e si diresse verso la sua branda, sulla quale, con sua grande sorpresa, era seduta Arya:

 

-Ciao Eragon. Posso parlarti?-

 

-Certo.-

 

Si sentiva molto eccitato all’idea che Arya fosse nella sua tenda, ma poi si ricordò di cosa era successo quel pomeriggio.

 

-Eragon…è difficile da dire, io ho visto cosa è successo nella tenda di Roran...con Fiamma…e…-

 

A quel punto Eragon si infuriò e sbraitò:

 

-Quando ti ho detto che ti amavo hai detto che non si poteva! Adesso che sto cercando di dimenticarmi di te ti incazzi e fai la gelosa! Ma io cosa devo fare?-

 

-Non sono gelosa! Credimi se ti dico che è meglio che lasci perdere Fiamma, ci sono cose di lei che non sai, cose che non sa neanche lei e per il tuo bene è meglio che te la dimentichi!-

 

 Poi una lacrima rigò la sua guancia e aggiunse:

 

-…e che ti dimentichi anche me…-

 

-Te puoi dirmi che non può funzionare tra di noi, ma cosa fare della mia vita lo posso decidere solo io e adesso vattene voglio dormire.-

 

In quel momento Arya sembrava molto divertita e non arrabbiata sembra che contenta per quello che Eragon le aveva detto:

 

-Come vuoi Eragon, ma io ti ho avvertito.-

 

E se ne andò frettolosamente.

 

Allora Eragon si coricò e chiuse gli occhi pensando a tutto quello che era successo quel giorno.

 

La mattina successiva fu svegliato da Saphira.

 

Buon giorno piccolo mio.

 

Con gli occhi ancora raggrinziti dal sonno Eragon riuscì solo a mormorare un flebile.

 

Buon giorno.

 

Non perdonava ancora alla dragonessa quello che gli aveva detto la sera prima, ma decise di accantonare il suo rancore, almeno per il viaggio.

 

Allora vieni? Fiamma e Roran ci stanno aspettando fuori.

 

Sì un attimo digli che arrivo mi do solo una lavata.

 

Va bene.

 

Così la dragonessa uscì dalla tenda, dopo essersi lavato però Eragon volle controllare  come stava Katrina, allora prese la brocca d’acqua e mormorò:

 

-Draumr kòpa-

 

Stava dormendo sempre accasciata contro la parete invisibile con le mani sopra la testa sorrette da delle catene.

 

-Stiamo arrivando Katrina tieni durò-

 

Detto questo uscì dalla tenda Roran e Fiamma Erano della stessa piazzetta al centro dell’accampamento dove il giorno prima la fanciulla era arrivata con Speranza.

 

-Ci sei?-

 

Gli chiese lei.

 

-Sì sono pronto.-

 

-Bene, ho pensato che te e Saphira potreste portare Roran con il suo drago.-

 

Eragon annuì, quindi,Fiamma si avvicinò a Saphira e le disse sfiorandole il muso:

 

-Se poi ti stanchi facciamo a cambio.-

Grazie per l’interessamento, ma non credo ci sarà bisogno.

 

-Come vuoi. Allora partiamo?-

 

-Partiamo.-

 

Fiamma si affrettò a salire su Speranza, la quale era carica di provviste.

 

Anche Eragon montò Saphira e subito dopo fece salire Roran che portava in grembo il suo drago.

 

Fra un po’ non riuscirai più a tenerlo in grembo!

 

Pensò Eragon, pochi secondi dopo partirono.

 

Volarono per circa due giorni, facevano solo qualche rapida sosta per mangiare e per permettere a Saphira e Speranza di andare a caccia e ovviamente per dormire.

 

Roran e il draghetto mangiavano un po’ della carne che portavano le due dragonesse dalla caccia, Eragon le provviste di frutta e verdura che portava Speranza, mentre Fiamma mangiava un po’ di tutto, all’inizio Eragon ne rimase quasi scioccato, poi ci si abituò e decise di non indagare.

 

La mattina del terzo giorno avevano appena ripreso il viaggio, quando Fiamma urlò ci siamo.

 

Allora Eragon si sporse un po’ e lo vide anche lui.

 

Erano arrivati all’ Helgrind.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sciaooooooo bielli!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Ma lo sapete che non ho mai scritto un cap così velocemente…..sarà che sono stata (e ci sono ancora) a casa con la febbre a 39 e mezzo….già già, l’influenza.

Comunque non prendetevela troppo se questo capitolo non è proprio eccitantissimo al massimo è un po’ febbricitante hihihihihihihihihihihihi (lo so che non fa ridere, ma non mi veniva nient’altro!)

 

E adesso…………….. ringrazio

 

Ludo91 per aver sempre recensito, per essere un amore, perché ti piace la storia, ma soprattutto perché hai avuto la reazione che volevo quando ho scritto che l’uovo si è schiuso per Roran hihihihihihihihi GRAZIE 10000 (recensisci anche sta volta, che stai ancora leggendo, inizia subito a scrivere, è un ordine!)

 

DarkGiliath se per errori grammaticali intendi i verbi continua a non infierire se c’è altro vai pure. Comunque per quanto riguarda Eragon lo scopo era più o meno quello, ma c’è un motivo se le è caduto ai piedi che si vedrà più aventi…adesso però smetto se no dico troppo. In ogni caso mi ha fatto molto piacere ricevere la tua recensione se puoi lasciane una anche per questo cap

 

 

 

 

 

 

Kiwettina

      

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Sorpresa ***


Il Salvataggio

Sorpresa

 

Circondato da una nebbiolina chiara sulla linea dell’orizzonte c’era l’Helgrind il monte che gli abitanti di Dras-Leona veneravano non sapendo però che era la dimora dei Ra’zac.

 

Un brivido percorse la schiena di Eragon, l’ultima volta che si era scontrato con dei Ra’zac era stato catturato insieme a Brom, si erano salvati solo grazie a Murtagh, ma questa volta non sarebbe venuto in suo aiuto.

 

Questa volta non avrò bisogno del suo aiuto.

 

Continuava a ripetersi Eragon.

 

-E’ là che tengono Katrina?-

 

Gli chiese Roran.

 

-Sì.-

 

Forse è il caso di atterrare per decidere come organizzarsi.

 

Propose Saphira.

 

hai ragione, lo dico a Fiamma.

 

Eragon riferì il pensiero di Saphira alla ragazza che annuì, così atterrarono con i due draghi nei pressi di un boschetto.

 

Roran ed Eragon si sedettero sopra un tronco, ma Fiamma restò seduta di fronte a loro e ancora una volta Eragon preferì non indagare.

 

-Come vorreste…procedere…?-

 

Chiese Roran.

 

-Bhè…-

 

Rispose Eragon.

 

-Pensavo che io e Fiamma potremmo attirare i Ra’zac fuori dall’Helgrind mentre tu entri a cercare Katrina.-

 

-No non si può fare.-

 

Si limitò a dire Fiamma.

 

-Scusa perché?-

 

Le chiese Eragon.

 

La giovane sembrò piuttosto spiazzata dalla domanda, ma si ricompose subito e disse:

 

-Perché…perché Roran potrebbe essere catturato anche lui…ecco perché.-

 

-Guarda che me la so cavare da solo e poi ho già combattuto contro dei Ra’zac.-

 

-Si…lo so…ma…-

 

-Ma cosa?-

 

Si intromise Eragon.

 

-Sarebbe più pericoloso che tu affrontassi da sola tutti i Ra’zac.-

 

-Ma non sarò sola ci sarà anche Speranza con me e…e…-

 

Adesso i due ragazzi la guardavano con aria interrogativa, ma dopo qualche secondo Fiamma riuscì a trovare una spiegazione che li convinse, almeno convinse Roran.

 

-E ci sarà anche Saphira, perché tu non puoi entrare nell’Helgrind con un drago, poi se ci sarai anche tu con Roran nel caso vi catturassero o siate in difficoltà potrai avvertirmi con il pensiero.-

 

-Per me va bene. Tu che ne dici Eragon?-

 

-Bhè…si…credo che si possa fare.-

 

-Perfetto.-

 

-Allora andiamo!-

 

-Si dai andiamo.-

 

-No, no, no Roran. Eragon aspettate forse è meglio se attacchiamo di sera, lontano da occhi indiscreti.-

 

-Ma quali occhi indiscreti? Eddai! Galbatorix sa già chi è Roran, sarebbe uguale per noi attaccare di giorno o di notte senza contare che i Ra’zac sono più forti di notte, dammi un solo valido motivo perché dovremmo aspettare.-

 

-Perché…-

 

Sembrò pensarci un attimo poi disse:

 

-Se gli abitanti di Dras-Leona ci vedono che attacchiamo l’Helgrind usciranno tutti dalla città per fermarci e poi non ci metteremmo in buona luce è meglio che non sappiano niente.-

 

-Cioè fammi capire tu pensi veramente che non lo verrebbero a sapere lo stesso che abbiamo attaccato l’Helgrind?!-

 

Eragon…

 

Si Saphira.

 

Credo che abbia ragione lei.

 

No scusa, ma siete tutti impazziti! Com’è che adesso la difendi?

 

Non è che la difendo credo solo che abbia ragione lei tutto qui.

 

Tutto qui? Prima litighiamo perché dici che le ho lasciato tutto il controllo. Adesso litighiamo perché le contesto una decisione.

 

Eragon il fatto che ti abbia detto che non le devi lasciare il comando assoluto non significa che non possa avere ragione…riflettici.

 

Sì forse hai ragione.

 

Si rassegnò il ragazzo.

 

-Allora avete deciso?-

 

Gli chiese timidamente Fiamma.

 

-Sì, penso, pensiamo che in fondo sia una buona idea.-

 

-Perfetto. Allora nel tempo che ci resta allena un po’ Roran, io cercherò di preparare un nascondiglio per il suo drago…dovrai dargli un nome quando questa storia sarà finita.-

 

-Sì certo.-

 

-Bene allora io vado.-

 

Disse allegramente e si voltò velocemente come alcuni giorni prima.

 

Una domanda però continuava a tormentare Eragon:

 

Perché vuole combattere da sola?”

 

Durante il resto della mattinata e del pomeriggio Eragon insegnò a Roran le basi per combattere con la spada anche se lui portava con sé il suo ormai inseparabile martello.

 

Non videro Fiamma fino al tramonto del sole quando intravidero la sua figura appoggiata ad un albero che gli faceva cenno di avvicinarsi.

 

Eragon notò che aveva indossato l’armatura e che portava la spada e un pugnale appesi ad una cintura che le circondava la vita. Ai suoi piedi erano accatastate altre due armature tra le quali Eragon riconobbe la sua.

 

-Indossatele, io vado a sellare Speranza e anche Saphira se vuoi?-

 

Disse rivolta a Eragon.

 

-Sì, grazie.-

 

Rispose  il ragazzo.

 

-Dov’è…?-

 

Chiese Roran, riferendosi al drago.

 

-Là!-

 

Disse indicando dei cespugli con alcune foglie secche attorno.

 

-Se vuoi va da lui. Cerca di fargli capire che deve stare lì. Io ci ho provato, ma è tanto piccolo e comunque darà sicuramente più ascolto a te. Eragon ti ha spiegato come fare per “parlargli”?-

 

-Sì.-

 

-Bene, allora io vado ci vediamo quando avete finito.-

 

Detto questo si diresse verso i due draghi e sparì dietro la fitta boscaglia.

 

-Io torno subito.-

 

Disse Roran dirigendosi verso i cespugli dove si nascondeva il suo drago.

 

-Fai pure.-

 

Gli rispose Eragon con un sorriso, mentre indossava l’armatura, ricordava come si sentisse attaccato a Saphira quando era appena nata.

 

Una decina di minuti dopo Roran era tornato e aveva indossato anche lui la sua armatura, così si diressero verso i due draghi.

 

-Fiamma!-

 

La chiamò Eragon.

 

-Sì.-

 

-Allora io e Roran saliamo su Saphira, poi lei ci fa scendere velocemente sull’Helgrind, mentre te e Speranza attirate l’attenzione dei Ra’zac attaccandoli. Giusto?-

 

-Giusto, noi iniziamo ad andare, voi aspettate…la prima fiammata.-

 

-Va bene.-

 

I due ragazzi salirono su Saphira che era pronta a “decollare”.

 

Nel frattempo Speranza era arrivata con Fiamma vicinissima all’Helgrind, dopo qualche secondo un potente getto di fuoco uscì dalla bocca della dragonessa e Saphira si alzò in volo, era velocissima e mentre si avvicinava ad un entra per far scendere lui e Roran, Eragon la sentì dire.

 

State attenti e scusa piccolo.

 

Non ebbe neanche il tempo di rispondere che Saphira si era già allontanata.

 

L’interno dell’Helgrind era il luogo più inquietante in cui Eragon fosse entrato: le pareti erano di roccia scurissima, in alcuni punti ricoperte di muffa e da altri punti gocciolavano.

 

Fu sorpreso però, di non vedere nessuno, possibile che fossero già tutti fuori per difendersi?

 

Spinto dalla curiosità si affacciò per vedere come proseguiva il combattimento e non poté far altro che sorridere nel vedere la facilità con la quale Speranza, Fiamma e Saphira respingevano gli attacchi dei Ra’zac e delle loro cavalcature.

 

Ma la voce di Roran lo riportò alla realtà:

 

-Eragon, adesso dove andiamo?-

 

-Continuiamo sempre dritti. Io cercherò la coscienza di Katrina.-

 

-Bene.-

 

Così i due ragazzi iniziarono a camminare molto cauti all’interno dell’Helgrind. Circa dieci minuti dopo si trovarono ad una biforcazione.

 

-Adesso dove andiamo Eragon?-

 

-Un attimo che mi concentro…a destra.-

 

Disse infine, ma mentre si accingevano a entrare nella stretta galleria che stava alla loro destra tre Ra’zac ne uscirono.

 

Senza esitare Roran ne colpì due con il martello che caddero a terra Eragon, invece, sgozzò il terzo con la spada che gli aveva procurato Fiamma.

 

-Fortuna che erano tre.-

 

Osservò Roran.

 

-Già…-

 

Purtroppo il secondo Ra’zac colpito da Roran non era morto, ma solo ferito e mentre entravano nella galleria afferrò il piede del ragazzo tirandolo con tanta violenza che cadde rompendosi il naso.

 

Eragon si girò di scatto e con sorprendente velocità conficco la lama della sua spada nel cuore del Ra’zac. Poi si affretto a liberare il cugino che perdeva sangue dal piede, ma soprattutto dal naso.

 

-Cazzo, stai perdendo un casino di sangue. Vuoi aspettarmi qua?-

 

-Non se ne parla, dai sbrighiamoci.-

 

Nonostante fosse veramente preoccupato per quelle ferite, Eragon preferì non insistere, in fondo stavano andando a salvare la sua fidanzata.

 

Percorsi una decina di metri si trovarono di fronte a una ripida scala a chiocciola.

 

-Sicuro che sia qui su?-

 

-Sicurissimo.-

 

-Allora muoviamoci!-

 

Salire la scala si rivelò molto faticoso per Roran e molto meno per Eragon grazie al dono dei due draghi che ormai l’aveva aiutato in molte situazioni.

 

In cima alle scale si presentò davanti ai due ragazzi una galleria che finiva con uno sbocco al di fuori dell’Helgrind, sulle pareti della galleria c’erano delle sbarre che probabilmente conducevano a delle prigioni.

 

-Katrina dev’essere qui da qualche parte. Io guardo nelle celle a destra tu a sinistra.-

 

-Va bene..ahh…-

 

-Roran stai bene?

 

-Sì è il naso…-

 

-Maledizione…sbrighiamoci a trovarla!-

 

Così iniziarono a guardare attraverso le sbarre, ma le prigioni erano tutte vuote, al massimo si vedevano dei corpi ormai in putrefazione appesi al soffitto con delle catene.

 

-Eragon da questa parte non c’è. Di là?-

 

-Neanche…Roran io non capisco ci deve essere ho sentito la sua presenza. E’ qui!-

 

-Sì, ma dove?-

 

-Aspetta che mi concentro.-

 

Passarono cinque minuti che a Roran parvero interminabili poi stanco disse:

 

-Allora?-

 

-Dovrebbe essere dentro quella cella, ma non vedo niente.-

 

-Puoi rifare quella roba dell’acqua?-

 

-Certo, adesso ci provo.-

 

E detto questo si chino su una piccola pozza sopra il pavimento, dove invocò l’immagine di Katrina. Era sempre nella solita posizione, con mani e piedi legati alla parete di una cella invisibile per loro.

 

-Io non capisco…-

 

Disse Roran.

 

-Prova a chiamarla.-

 

Gli propose Eragon.

 

-Va bene. Katrina! Katrina dove sei?-

 

Non ci fu una risposta, ma nell’immagine che Eragon aveva creato sulla pozza d’acqua Katrina si mossa.

 

-E’ là dentro, non ci sono altre spiegazioni, forse l’hanno murata…-

 

Azzardò Eragon.

 

-Allora aiutami a buttare giù la porta!-

 

-No aspetta, userò la magia.-

 

Dopo che ebbe sussurrato alcune parole nell’antica lingua la porta si aprì, ma questo consumò molta dell’energia di Eragon che in ginocchio davanti alla porta aperta della cella.

 

-Ehi…tutto bene?-

 

-Sì stai tranquillo…te in tanto vai, io mi riprendo.-

 

Rincuorato dalle affermazioni del cugino Roran si affrettò a entrare nella cella e si mise a battere contro i muri, quando gli sembrò di sentirne uno cavo, iniziò a demolirlo con il martello.

 

Nel frattempo era entrato Eragon:

 

-Vuoi una mano?-

 

-No ce la faccio!-

 

Rispose mentre sferrava l’ennesimo colpo contro il muro  che una decina di secondi dopo cadde. I due ragazzi furono accecati dalla polvere, ma nonostante ciò Roran iniziò ad arrancare all’interno della camera che si era aperta.

 

-Katrina sono io, sono Roran!-

 

-R, Roran?-

 

Ormai, la polvere si era depositata a terra così e Roran finalmente la rivide.

 

Rimase inorridito però dallo stato in cui si trovava: aveva il viso e le braccia ricoperti da piccoli taglietti alcuni sanguinanti che risaltavano sulla sua pelle chiara. Non riuscì a trattenersi e corse verso di lei per baciarla, ma Katrina non ricambiò con molta passione il bacio e Roran comprese che era molto stanca:

 

-Scusa amore, adesso ti libero.-

 

-G, gr, grazie.-

 

Riuscì a dire infine.

 

-Eragon aiutami con le catene!-

 

-Arrivo.-

 

-Ah Eragon, ci sei an, anche tu.-

 

-Sì però adesso cerca di riposarti abbiamo la situazione sotto controllo.-

 

Saphira, potete venire abbiamo trovato Katrina.

 

Dove siete?

 

Dall’altra parte dell’Helgrind, c’è un apertura.

 

Arriviamo, aspetta che…

 

Aspetta che cosa?

 

Niente arriviamo!

 

Intanto Roran aveva liberato la sua futura moglie e l’aveva presa in braccio.

 

-Stanno arrivando.-

 

-Bene, dobbiamo tornare indietro? Oppure usciamo da questa parte?-

 

-Da questa parte.-

 

-E, e co, on cos, a usc,-

 

Non finì la frase che si era addormenta.

 

Eragon li guardava divertiti, sembrano proprio quello che sarebbero stati fra poco: una coppia di sposini.

 

Roran che si accorse degli sguardi del cugino si limitò a dire:

 

-Era stanca. Penso sia scomodo dormire attaccati a delle sbarre.-

 

-Sì, sbrighiamoci ad uscire.-

 

Corsero verso l’apertura del corridoio e videro Saphira e Speranza che stavano arrivando.

 

Appena furono abbastanza vicine Roran passò Katrina a Fiamma e salì con Eragon su Saphira.

 

Allora le due dragonesse scomparvero nel silenzio della notte, ed era proprio silenzio. Possibile che i Ra’zac e i loro genitori fossero morti tutti?

 

Atterrarono nello stesso punto dal quale erano partiti, Roran non perse tempo, controllò solo un attimo come stava Katrina e poi corse dal suo drago.

 

-Prego sai!-

 

Disse ironicamente Fiamma.

 

-Tu guarda questi…ma cosa s’era fatto al naso?-

 

-E’ caduto.-

 

Le rispose con un filo di voce.

 

-Capisco. Tieni.-

 

Disse porgendogli delle bande.

 

-Fasciagli quel naso, prima che perda troppo sangue e date anche un nome a quel drago!-

 

-Sì giusto e grazie di tutto.-

 

-Bhè dai c’è ancora qualcuno che si ricorda dell’educazione. Adesso vai penso io a lei.-

 

E senza dire altro Eragon si diresse verso Roran che stava giocando con il draghetto.

 

-Sta bene vedo?-

 

-Sì. Ho avuto tanta paura per lui.-

 

-Lo so, lo so, ma adesso ti devo sistemare il naso.-

 

-Fai pure.-

 

Mentre tamponava il naso del cugino con le bende Eragon disse:

 

-Dovresti dargli un nome!-

 

-Giusto, ma non conosco molti nomi di draghi, solo quelli di una leggenda su un serpente di mare che mi ha raccontato Brom.-

 

Poi si rivolse al drago:

 

-Jura ti piacerebbe come nome?-

 

Il drago sbuffò.

 

-Evidentemente no poi c’erano Hirador...-

 

 E ancora una volta il drago sbuffò.

 

-E Fundor.-

 

Questa volta il draghetto fece cenno di sì con la testa.

 

-Ah bene allora da adesso in poi sarai Fundor.-

 

-Bel nome, io ho finito con il tuo naso.-

 

-Bene, allora andiamo da Katrina.-

 

Katrina era stesa su un mucchio di foglie con la testa leggermente rialzata.

 

-Sta bene?-

 

Chiese Roran.

 

-Sì. Ha solo bisogno di riposare.-

 

Rispose con un sorrisetto malizioso

 

-Perfetto. Allora ti presento Fundor!-

 

-Ciao Fundor.-

 

Disse dandogli una grattatine sull’addome:

 

-Adesso però ti lascio perché voglio congratularmi con il tuo Cavaliere.-

 

-Perché dovresti congratularti con me?-

 

-Come perché? Per Katrina!-

 

-Allora sarebbe meglio che ti congratulassi anche con Eragon, se non fosse stato per lui non ce l’avrei fatta.-

 

Lei lo guardava allibita:

-No, un attimo credo che tu non abbia capito bene. Congratulazioni per Katrina!-

 

-Sì grazie, ma ti ho detto che Eragon mi ha aiutato!-

 

Adesso Fiamma lo guardava costernata:

 

-Non dirmi che non lo sapevi! Oh ma, Eragon!-

 

Il ragazzo si avvicinò incuriosito dalla discussione.

 

-Cioè voi non vi siete accorti. Ma è incredibile!-

 

-E di cosa ci dovevamo accorgere?-

 

Fiamma si limitò ad indicare Katrina, ma Roran non vide nulla di strano.

 

Qualche minuto dopo, Eragon si coprì la bocca con la mano.

 

-Cazzo Roran!-

 

-Ma cosa…?-

 

Roran, allora, osservò meglio Katrina e finalmente anche lui capì, la sua pancia si era non poco ingrossata: era incinta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a ttt i miei zuccottini!!!!!!!!! (tradotto lettori)!!!!!!!!!!!! Scusate se ciò messo tanto, ma almeno l’ho fatto funghetto qst cap.

 

Passo subito ai ringraziamenti perché voglio postare il prima possibile:

 

Quindi

 

Pyros Ikari: grazie per la recensione cmq hai ragione intendevo i nani…delirio da febbre…hihihihihihihihihi

 

Ludo91: 6 1 fiolla!!!!!!!!! Nn sai qnt sn felice quando leggo le tue reecensioni!!!!!!!!!!piaciuto il nome del drago di Roran???(stavolta nn ordino niente…ti dico solo ke se nn recensisci mi taglio le vene!!!)

 

Selly: nn imp ke 6 arrivata al quarto cap..l’importante è ke 6 arrivata, cm è andata sta volta con te?????credo bene (spero) ….continua la tua opera di recensione..ehh

 

DarkGiliath: ke bello qnd mi torturi!!!!!!! Continua ok??? Stesso discorso x te….cm è andato il “te”…(prima potevo usarlo vero???)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** La Missione ***


La Missione

-Bene, Roran, stai migliorando-

Disse, Oromis il più antico Cavaliere dei Draghi di Alagaesia.

-Io non credo-

Ribatte scherzosamente Eragon, guardando il disastro che aveva combianato suo cugino con una lievitazione sbagliata.

-Spiritoso!-

-Tu pensa ai tuoi esercizi!-

Tuonò Oromis:,

-anzi, smettete tutti e due Saphira e Fundor stanno per arrivare.-

-Come mai così presto?-

Domandò Eragon.

-Dovete prepararvi, questa sera c’è una specie di festa, cioè una cena, a palazzo.-

-Perché? Cos’è successo?-

Intervenne Roran.

-E non lo so, quante domande che fate!-

In quel momento arrivarono i tre draghi e Roran non potè fare a meno di sorridere notando quanto era cresciuto Fundor e pensare che solo cinque mesi fa poteva portarselo inbraccio.

Erano passati cinque mesi da quando a Fiamma era caduto il suo uovo, si era sempre chiesto cosa sarebbe successo se non e fosse scivolato e se lui non lo avesse raccolto, ma era successo e adesso era un Cavaliere.

Però, un po’ gli mancava la presenza di Fiamma, se ne era andata il giorno dopo aver liberato Katrina, aveva detto che andava dai Varden: per riferire che stavano bene e soprattutto per informare Nasuada che il cugino di campagna di Eragon, così si era immaginato che avrebbe dovuto chiamarlo, era un Cavaliere.

Eragon dal canto suo sperava soolo che guarisse una bambina che aveva maledetto per sbaglio.

-Su forza, andate, ci vediamo sta sera!-

Li incitò Oromis.

-Com’è che vieni anche tu?-

Chiese Eragon.

-Perché me lo ha chiesto la regina e sarebbe stato sciocco declinare l’invito, anche se non ho molta voglia di venire.-

-Capisco.-

Detto questo, salirono sui draghi e arrivarono fino ai loro alloggi.

-Vi conviene andare a mangiare, non credo che sta sera ci sarà molta carne!-

Disse Roran rivolto ai due draghi.

Allora andiamo, ciao Eragon, ciao Roran.

Rispose Saphira.

Si ciao.

Si limitò ad aggiungere Fundor.

Appena se ne furono andati, i due ragazzi si diressero verso il fiume per farsi un bagno, si spogliarono con calma e me s’immergevano Eragon chiese:

-Perché sono così antipatico a Fundor?-

Roran rise, in effetti Fundor non lo poteva vedere, ma non gli aveva mai voluto dire il motivo e lui preferiva non fargli pressioni.

-Ancora con questa storia? Me lo hai già chiesto mille volte!-

-E te non mi hai mai risposto!-

-Perché non lo so, comunque credo sia timido.-

Azzardò per far contento il cugino.

-Perfetto un drago timido! Ricapitoliamo, tu hai un drago timido, mio fratello mi vuole ammazzare e la persona che sembrava avere delle risposte non la vediamo da cinque mesi!-

-Siamo messi male.-

-Già.-

-Beh adesso io vado.-

-Dove?-

-Da Katrina.-

-Mmmmmh…vai pure a fare l’innamorato, ma quanto manca al gran giorno?-

-Circa un mese.-

-Bene dai, fra un mese sono zio!-

-Ci vediamo sta sera.-

-Sì, ciao, salutami Katrina!-

-Certo.-

E sparì dietro agli alberi della  foresta.

Dieci minuti dopo arrivò nella “casetta” di Katrina, in quel posto era servita e riverita.

Secondo Oromis era un grande onore che l’avessero accolta nella Gigfra, una casa che accoglieva le elfe incinte e siccome ciò accadeva di rado era quasi sempre libera.

Trovò Katrina su una sedia, stava lavorando a maglia e sembrava non essersi accorta della sua presenza.

-Ciao amore!-

Al suono di quelle parole alzò velocemente il capo e smise di fare a maglia.

-Ciao! Come mai qui?-

-Non posso più venire a trovare la donna della mia vita?-

-Hai ragione!-

E dicendo questo fece per alzarsi e andare verso di Roran, ma lui la riproverò:

-Stai pure, lo sai che non ti devi affaticare!-

-Mmmmm, ancora? Sono incinta non moribonda!-

-Per me è uguale.-

E si inginocchio per darle un bacio, ma lei lo respinse.

-E no carino, non è il caso che mi affatichi.-

Roran rise e la prese in braccio.

-E chi ha mai detto una cosa simile?-

E iniziò a baciarla sul collo e lei quasi senza accorgersene affondò la sua mano nella folta chioma di lui, mentre Roran la portava nella camera da letto.

 

*****

 

-Eragon dov’è Roran?-

Urlò Oromis.

-Non lo so! Maledizione!-

-Come non lo sai? Fra poco c’è la cena!-

-Questo lo so!-

-Quand’è l’ultima volta che l’hai visto?-

-Questo pomeriggio, stavamo facendo il bagno a detto che andava da Katri…-

-Ah! Allora, si spiega tutto.-

-Come ho fatto a dimenticarmelo?-

-Sei distratto, e lui è nei guai!-

In quel momento entrò Roran di corsa, sudato e con i capelli spettinati.

Appena lo vide Eragon scoppiò a ridere Oromis, invece, quasi svennè.

-Si può sapere dov’eri? Anzi non dirmelo lo so già.-

-Corri ad asciugarti, poi pettinati e vestiti decentemente. Veloce, siamo già in ritardo!-

-Sì, ma…-

-Ma? Siete peggio dei bambini. Forza vai! Eragon smetti di ridere e allacciati quei sandali!-

Circa dieci minuti dopo erano tutti e tre pronti o quasi.

Mentre andavano Oromis iniziò a informarli sulle usanze delle cene:

-Prima di tutto, trovo apportuno che sappiate che la regina Islanzadi non organizza cene da circa diciott’anni quando… comparvero con Fiamma. Quindi, ci sarà sicuramente un valido motivo non aspettatevi di essere stati invitati solo per mangiare a sbaffo. Saphira e Fundor staranno nel cortile del palazzo con Glaedr tenetevi in contatto con loro. Avete capito?-

-Sì.-

Dissero in coro, mentre entravano nel palazzo.

Due cameriere li accolsero e li condussero in un’ enorme Sala da Pranzo.

Il soffitto era alto circa cinque metri e da esso pendevano dei drappi color crema, alle pareti erano dipinti affreschi che narravano la storia degli Elfi, la tavola era imbandita con frutti, verdure e formaggi.

A capo tavola era seduta Islanzadi e con molta sopresa di di Eragon e Roran alla sua sinistra c’era Fiamma e a destra Arya.

-Prego.-

Dissero le due cameriere indicando le sedie dove avrebbero dovuto sedersi, Oromis capotavola, Roran a sinistra e Eragon a destra.

Si sedettero la tavola era piena di elfi e c’era una sola sedia vuota.

-Chi è seduto qui?-

Chiese Roran a una cameriera, prima che se ne andasse.

-La tua compagna.-

Rispose semplicemente e se andò.

-Sei stato da lei tutto il pomeriggio e non avete avuto il tempo di dirvi che questa sera venivate alla stessa cena?-

Chiese Oromis.

-Emh… cioè…-

-Lasciamo perdere, comunque sappi che quando arriva Katrina ti devi alzare e spostarle la sedia per farla sedere.-

-Va bene. Ah eccola!-

Katrina entro nella sala accompagnata dalle stesse due cameriere che avevano accompagnato Eragon, Roran e Oromis.

-Che aspetti? Vai!-

Roran si alzo dalla sedia, prese la mano di Katrina e la fece gentilmente accomodare, consapevole di avere gli occhi di tutta la sala addosso.

Appena si fu riseduto anche Roran, Islanzadi si alzò in piedi e Iniziò un discorso interminabile sul perché elfi, e umani di così gran rilievo erano stati invitati, la conclusione era che avrebbe spiegato tutto appena la cena sarebbe finita.ù

Circa tre ore dopo tutto il cibo era finito e si era passati all’alcool, c’erano infatti persone un po’ allegre, allora Islanzadi riprese la parola:

-Silenzio, prego. Dopo avervi fatto tanto aspettare è arrivato il momento di illustrarvi il motivo della vostra convocazione. Oggi è un gradito giorno amici miei, perché oggi iniziano le prime fasi di una battaglia che porterà alla caduta di Galbatorix.-

Adesso c’era veramente silenzio nella sala, tutti si guardavano stupiti, ma dopo pochi secondi si accesero cori di gioia, come se sapessero in che modo sarebbe caduto Galbatorix.

-Ah.-

Disse secca Katrina.

-Immagino vorranno parlarvi e io sono molto stanco. Buonanotte.-

-Sì buonanotte.-

Rispose intontito Roran stampandole un bacio sulle labbra.

-Buonanotte.-

Aggiunse Eragon, mettendosi le due dita sulle labbra, poi si rivolse a Oromis:

-Cos’è questa storia? Ne sapevi niente?-

-Secondo te?-

Rispose irritato.

-Cos’hai maestro? Qualcosa non va?-

Chiese Roran.

-No niente, ma come Katrina tolgo il disturbo, Islanzadi vorrà parlare con voi, Eragon il tuo addestramento è finito, Roran… ti ho insegnato tutto quello che devi sapere l’importante è che continui ad allearti.-

E anche lui se andò velocemente lasciando i due ragazzi ancor più stupiti di prima. Con Oromis iniziarono ad uscire sempre più elfi finchè non rimasero in sei nella sala: Islanzadi, Arya, Fiamma, Eragon, Roran ed un altro elfo.

-Roran, Eragon questo è Kirifa, il comandante e stratega del nostro esercito.-

Si salutarono:

-Atra esterni ono thelduin-

-Bene per il resto vi conoscete tutti,-

Continuò Isalnzadi:

-Immagino che siate tutti impazienti di sapere quale sarà la “prossima mossa”, quindi arrivo subito al sodo: Eragon, Roran e Fiamma dovete entrare a Urubaen nel castello di Galbatorix, una volta dentro spiate Galbatorix e Murtagh. Arya resterà in contatto con voi e con Kirifa se vi serve arriverà un piccolo esercito per portarvi fuori di lì. Mi sono spiegata?-

-Ma…-

Disse Eragon.

-Ma cosa, non possiamo più aspettare. Ogni giorno che passa Galbatorix diventa più forte. Allora siete d’accordo?-

Una notizia così non se la erano certo aspettata, ma cosa potevano dire.

-Sì.-

Disse Fiamma per prima.

-Va bene.-

Si aggiunsero Roran e Arya.

Restava Eragon, che poteva fare?

-Anche per me.-

-Bene allora partirete domani mattina presto.-

E detto questo Islanzadi se ne andò insieme a Kirifa.

-E questa chi se la aspettava?-

Disse Roran per sdrammatizzare, ma in cambio ricevette solo un occhiataccia da Eragon.

-Va bene ho capito, io vado a vedere se Katrina dorme già, vorrei salutarla prima di andare.-

-Certo, buonanotte.-

-Buonanotte.-

-Aspetta vado anch’io, sono proprio stanca.-

Disse Fiamma.

-Allora, buonanotte anche a te.-

Le augurò Eragon.

-Sì notte.-

Aggiunse Arya.

Dopo che se ne furono andati Eragon si sentì pervadere da un ondata di terrore, Era da solo con Arya ed ormai era sicuro di amarla, quella per Fiamma era solo una cotta o almeno così credeva.

-Allora cosa facciamo?-

Chiese per rompere il silenzio.

-Cosa ne dici di una passeggiata, ho mangiato tantissimo questa sera.-

-Sì andiamo.-

Così iniziarono a camminare per Ellesmera e dopo circa un quarto d’ora l’argomento della loro conversazione cadde inevitabilmente su quello che era successo, quella sera.

-Tu lo sapevi?-

Le chiese.

-Sì.-

Rispose lei.

-Ah, anche qualcun altro?-

-Se vuoi la verità tutti nella sala tranne te e Roran.-

-Ecco. Avevo l’impressione che Oromis sapesse qualcosa, era così scontroso.-

-Infatti non voleva che andaste.-

-Perché?-

-Non crede molto nella riuscita della missione.-

-Non si fida di noi?-

-No sopravaluta molto tuo fratello.-

-Mi sa che fa bene. Lo sapeva anche Katrina?-

-Sì.-

-Ma allora qual è l’utilità di queste cene? Se tutti sanno già tutto.-

-Sono cene commemorative, comunque non è vero che tutti sanno già tutto. Oggi non lo sapevate te e Roran. Quando è arrivata Fiamma non lo sapevo io.-

-Che cosa?-

-Non so se posso.-

-Avanti, su!-

-Va bene, in fondo che c’è di male? Lo sa anche lei! Ti ricordi quando vi a detto di tutti i suoi dubbi, sul perché è stata addestrata così?-

-Sì mi ricordo.-

-E’ per via di suo padre, quando andò a rifugiarsi dai Varden le dissi chi era nel tentativo di farla tornare, ma lei non volle comunque.-

-E chi è suo padre?-

-Brom.-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Scusate, scusate, scusate per il mega ritardo è che è partito il pc e l’ho riavuto oggi, poi siccome stavo “male” nn sono andata a scuola così in giorno l’ho finita!!!!

 

Faccio dei ringraziamenti corti perché voglio postare al più presto!

Quindi.

Ludo91, Selly, DarkGiliath, calottina, Pyros Ikari, Snow White Queen.

Infine, non ditemi troppe parole (ma ditemele!) perché la storia è scritta in ostrogoto, ripeto ci tenevo ad aggiornare il più presto possibile e ho fatto tutta una tirata!

Ciao rirecensite!

 

 

 

Kiwettina.

 

 

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Capitolo 7
*** Il Tranello ***


Il Tranello

(NdA nel brano ci sono molti flash-back, che sono scritti in grassetto per differenziarsi dal resto della storia. Avevo messo le scritte inizio “flash-back” e fine “flash-back”, ma mi sembrava che interrompesse troppo lo svolgimento del brano.)

Quel giorno il sole era alto nel cielo e una fresca brezza accarezzava la tunica di Eragon.

Sarebbe stata una giornata stupenda, di quelle che, ormai, ad Alagaesia non si vedevano più da molti anni, ma non era una bella giornata.

La fresca brezza, in realtà, accarezzava una tunica strappata e infangata, il sole, invece, batteva sul viso di un ragazzo che sentiva l’amaro sapore del sangue in bocca.

Lo stesso sangue che scorreva nelle vene di chi gli aveva fatto tutto questo:

Murtagh.

 

******

 

-Come avete intenzione di fare? Per infiltrarvi a Urubaen, intendo.-

Chiese Arya molto pensierosa rivolta a Eragon e a Roran.

-Emm…-

Balbettò Eragon, che non aveva ancora pensato a nulla, contando sul fatto che Fiamma avesse un piano, infatti, cercò il viso della ragazza per trovare qualche suggerimento, che non tardò a venire.

-Io pensavo che potremmo aspettare il tramonto, di solito fanno il cambio della guardia.-

-Bene, Eragon, Roran altre idee?-

I due ragazzi si scambiarono uno sguardo eloquente  e Arya capì che non si erano posti il problema.

-Allora io torno da Kirifa, ricordate se vi serve aiuto vi tiriamo fuori.-

Speriamo che non serva…

Pensò Eragon preoccupato di incontrare Murtagh, purtroppo anche se si sforzava di pensare che, almeno con l’astuzia, poteva batterlo, continuava a sentirsi inferiore al fratello.

 

*****

 

La testa le faceva male, molto male.

Si mise una mano sulla nuca e automaticamente le tornò tutto alla mente, lo scontro. Aveva cercato di difendersi, ma era stato tutto inutile, del resto lo sapeva che era più forte di lei, ma non avrebbe mai pensato che le avrebbe fatto questo, forse l’avevano fatta giurare, anche se la ragazza che conosceva avrebbe preferito morire piuttosto che giurare a Galbatorix.

Cosa pensare, poi, di Kirifa? Lui doveva essere sotto l’effetto di un incantesimo, magari era drogato, aveva notato anche a palazzo che si comportava in modo strano, come sua madre...

Perché? Perché non ci aveva pensato prima? In condizioni normali sua madre non  avrebbe mai preso una decisione così importante alla leggera.

Adesso, però, era troppo tardi, restava un ultima speranza, poteva cercare di fare un incantesimo, invece, niente.

Ormai era ovvio non si erano dimenticati di lei, aveva curato tutto quella traditrice, l’avevano drogata… e così anche l’ultima speranza di fare qualcosa fu spazzata via dalla brezza leggera, che scuoteva le fronde degli alberi.

 

*****

 

-Veloci…-

Sibilò Fiamma.

-Il palazzo è da quella parte!-

Era incredibile come fossero riusciti a penetrare all’interno di Urubaen, si ritrovò a pensare Roran. Erano anche stati fortunati: la guardia si era girata proprio nel momento in cui Roran era inciampato e si era reso visibile… probabilmente l’avevano chiamata, anche se, a pensarci bene, una volta dentro, non aveva visto nessuno …

Ma adesso, vedeva un’ altra cosa: il palazzo di Galbatorix, se lo immaginava proprio così, torrette alte, mastio possente, completamente costruito in pietra nere, forse vulcaniche. Era perfetto, come avrebbero fatto ad entrare? Decise di togliersi subito la curiosità.

-Fiamma… come entriamo adesso?-

Lei indicò un piccolo edificio visibile attraverso il cancello del palazzo.

-Quella è la casa delle serve.-

Spiegò.

-Ogni sera dal paese portano delle lenzuola nuove per Galbatorix, e mentre è a cena, le serve gli preperano il letto. Dobbiamo solo aspettare che arrivi il carro con le lenzuola.-

-E cosa facciamo? Ci impossessiamo del carro?-

Disse ironicamente Roran, che non riusciva a capire come avrebbero fatto a entrare con “il carro delle lenzuola” senza dare nell’occhio. Fiamma, però, non sembrava affatto divertita dello scherzo.

-Prima di far entrare qualunque cosa nel castello, le guardie la devono fermare e chiedere permessi vari…-

I due ragazzi sembravano non aver capito molto, così Fiamma continuò,

-Quando fermeranno il carro con le lenzuola entreremo da dietro così ci porteranno nel castello.-

Eragon sembrava convinto, ma Roran no.

-E con le serve che devono portare le lenzuola, come facciamo?-

-Adesso non dirmi che un paio di ragazzine mingherline sono un problema per tre Cavalieri.-

Sbottò Fiamma e lasciandosi cadere contro il muro del castello. 

 

*****

 

-Ancora! Ancora! Ancora!-

Era tutto quello che si ricordava Roran. Una voce maschile che incitava dei servi a frustarlo, era stato terribile.

Pensava di conoscere il dolore, invece, si sbagliava. Detestava ammetterlo a sé stesso, ma avrebbe preferito vedere su padre morire di nuovo, piuttosto che sopportare di nuovo tutto quello che aveva passato durante la notte.

Ma non erano state solo le frustate, o le bastonate, o quella spada rossa che entrava attraverso la sua gamba, c’era anche la consapevolezza di essere stato ingannato, l’incertezza sulle condizioni di Eragon e il sospetto di non essere un buon Cavaliere.

I Cavalieri per lui sono sempre stati simbolo coraggio e virtù, uomini disposti a tutto per la patria e per i loro cari. Lui non poteva essere un Cavaliere, non se lo meritava, era arrivato addirittura a pensare questo.

In un attimo gli era crollato tutto il mondo addosso era bastata una sola parola di quella ragazza, nella quale lui ed Eragon avevano riposto tanta fiducia da fidarsi ciecamente del suo piano, senza riserve.

Una cosa era sicura, però, non si sarebbe più fidato di nessuno; l’aveva pagata cara, troppo cara.

 

*****

 

-Però siamo entrati, se me lo avessero detto due anni fa non ci avrei creduto!-

Proclamò con voce entusiasta Roran.

-E il meglio deve ancora venire…-

Sibilò Fiamma.

-Cos’hai detto?-

-Niente, niente, parlavo tra me e me.-

Si affrettò a rispondere.

-Dici che adesso Galbatorix sta cenando?-

Chiese Eragon.

-Sì, di solito servono la cena a quest’ora. Perché?-

-Pensavo che potremmo iniziare a vedere se nel suo studio troviamo qualcosa di interessante.-

La ragazza sembrò un po’ spiazzata dalla domanda, ma poi le sue labbra si aprirono in un largo sorriso.

-Certo di qua, fate attenzione alle guardie.-

 

*****

 

-Oh guarda un po’ chi c’è…Eragon! Sono felice di vederti!-

Eragon guardò il fratello in cagnesco, Murtagh era seduto, quasi sdraiato su una sedia rivestita di velluto, mentre lui tenuto su da due guardie, dato che da solo non ce l’avrebbe fatta sicuramente a restare in piedi.

-Io no...-

Rispose, constatando che la gola gli bruciava in modo terribile.

-Non ti biasimo, neanche io sarei contento di vedermi.-

Disse in tono amaro.

-Ma veniamo a noi, ti sarai certamente chiesto perché sei stato “invitato” a palazzo.-

Concluse, questa volta in tono spavaldo.

-Murtagh cosa vuoi?-

La voce di Eragon era straziata, non ne poteva più del fare superiore di Murtagh, era lui il migliore, il più forte, il più furbo, il più grande, era riuscito a fregarli tutti con Fiamma, proprio un bel piano.

-Si hai ragione…-

Sembrava veramente dispiaciuto, pensò Eragon, ma non si fidò, non voleva più fidarsi della persone.

-Arriviamo al dunque: niente.-

-Come niente?-

Domandò Eragon confuso.

-Mi hai chiesto cosa volevo. Io non voglio un bel niente da te. E’ Galbatorix che vuole qualcosa, ma sarà lui a dirtelo… io voglio sapere cosa vuoi tu.-

Concluse Murtagh.

-Bè… magari potresti dire a questi due di lasciarmi, e poi, vediamo, magari se mi liberi.-

Disse secco Eragon.

-Fatelo sedere e lasciateci soli.-

Ordinò all’istante Murtagh, mentre Eragon lo guardava allibito.

-Mi lasci andare?-

Chiese esterrefatto.

-No.-

Fu la risposta.

-Lo sai anche tu, che non posso. Intendevo dire se ti servivano chiarimenti riguardo quello che è successo ieri.-

Eragon lo guardò interrogativo, cosa poteva chiedere? L’aveva imbrogliato, aveva usato Fiamma per ingannarlo, questo gli era chiaro. Cos’altro poteva voler sapere?

Poi gli tornò in mente il volto del suo “compagno di avventura”:Roran. Chissà come stava adesso?

 

*****

 

-Ehi! Chi va là?-

Urlò la voce furiosa di una guardia, che aveva notato i tre ragazzi che si dirigevano verso le cantine

Eragon avrebbe voluto inventare una scusa, ma Fiamma lo precedette.

-Scappate!-

Urlò indicando un corridoio stretto; così i tre ragazzi si misero a correre.

Eragon non riusciva più a focalizzare nulla, tutto ciò che gli stava attorno gli sembrava un impasto omogeneo di colore, l’unica cosa che si ricordava era una porta attraverso la quale entrarono in un sotterraneo. Lì si fermarono.

Sembrava una cantina, era piena di barili e nell’aria aleggiava un odore pungente di alcool, in quel momento Eragon si accorse che Roran era sparito.

-Roran? Roran, dove sei?-

Chiese invano.

-Fiamma dobbiamo tornare a cercarlo! Forza!-

Incitò.

-Non possiamo, Eragon.-

Rispose in un filo di voce la ragazza.

Cosa stava succedendo?

Ad un tratto Eragon, credette di capire, aveva intravisto delle ombre, era una trappola.

Infatti, dopo alcuni istanti delle guardie si resero visibili, erano solo in quattordici, insieme avrebbero potuto batterli senza alcun problema, ma Fiamma si spostò in un angolo dove l’attendeva un uomo per portarla via.

Prima di sparire dietro la porta riuscì a sentirla pronunciare un:

-Mi dispiace.-

E in quel momento capì davvero.

 

*****

 

-Una cosa ci sarebbe.-

Disse timidamente Eragon.

-Roran? Come sta lui?-

-Mettiamola così… ti ricordi com’era Arya quando l’abbiamo salvata dai Raz’ac?-

E’ vero Arya! Come starà lei? Ma cosa centra Arya adesso?

-Si…-

Fu, però, la risposta.

-Adesso sai come sta tuo, nostro cugino. Non è strano nel giro di un anno ho acquistato un fratello e un cugino!-

Eragon era allibito, ma non indugiò e ignorò completamente le affermazioni di Murtagh

-E Arya che fine ha fatto?-

Chiese. Murtagh lo guardava divertito.

-Vuoi sapere della bella elfa!-

-Mi rispondi?-

Disse spazientito Eragon.

-Sta bene, rilassati. La neutralizzata ieri sera Fiamma.-

Rilassati? Come poteva rilassarsi? Avrebbe voluto sapere di Saphira, ma non osò chiedere nulla su di lei. Come aveva fatto a farsi ingannare così da Fiamma? E lei come aveva potuto ingannarlo? In fondo era la figlia di Brom. L’uomo che gli aveva insegnato cosa significa essere cavalieri, l’uomo che aveva ucciso suo padre.

Quasi come se gli avesse letto nel pensiero, forse l’aveva fatto, Murtagh disse:

-Non te la devi prendere per Fiamma. Sai come si dice? Al cuor non si comanda.-

Cosa c’entrava adesso il cuore? Oh …………..! Questo proprio non osava chiederlo.

-Comunque dicevo che non te la devi prendere per Fiamma, ti ha fatto un incantesimo in modo che ti infatuassi di lei. Così sarebbe stato più facile, che tu le lasciassi il comando, ma c’era ancora il tuo drago, ha dovuto fare un incantesimo anche su di lei. Era tutto organizzato, non ti sei chiesto come mai prima Saphira non l’appoggiava e dopo sì, come mai è stato così semplice entrare a palazzo e liberare…Katrina…Giusto?-

-Sì…-

Rispose sconcertato.

-E liberare Katrina dai Ra’zac?-

Dall’espressione di Eragon, Murtagh decise di non indugiare oltre e andò avanti con la spiegazione.

-Come vedi era tutta una trappola, l’unica cosa, che non avevo previsto era che l’uovo di drago si schiudesse, ma non è stato un problema, dato che Fiamma vi ha convinto a dire niente a Nasuada, se l’avesse saputo avrebbe sicuramente deciso di attaccare. Credo di aver finito, ma tieni ben a mente che tu non sei l’unico a cui Galbatorix ha fatto del male…-

-E che danni può averti fatto?-

Appena sentì queste parole il volto di Murtagh si incupì e abbassò il tono di voce.

-Non mi va di parlarne, comunque direi che te lo devo. Eragon, Fiamma è mia moglie. Invece, che andare dai Varden è venuta qui. Era incinta. Galbatorix l’ha scoperto e l’ha fatta abortire…con la forza.-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! So di essere sempre in ritardo, ma non ero proprio ispirata per questo capitolo, poi mi è venuta in mente l’idea geniale (speriamo!)  dei flash-back!

 

Kiwettina

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Una Speranza ***


Una Speranza

Trentacinque gocce, trentasei, trentasette. E un’ altra e un’altra ancora.

Era già un po’ di tempo che Eragon contava le gocce che cadevano dal soffitto di quella prigione, troppo tempo, che sembrava non voler passare mai.

Chi l’avrebbe mai detto? Fiamma è sposata con Murtagh, ed era anche incinta di suo figlio, cioè suo nipote.

Era, era, era. Quell’era lo faceva impazzire. Se solo non fosse stato così in collera con lei ne avrebbe provato pena o forse la provava già; in fondo si trattava sempre del figlio di suo fratello, suo nipote e metti come la metti Fiamma restava sempre sua cognata.

Ma come era potuto accadere un disastro del genere?

Faceva troppo male ripensare a quagli attimi, quei tremendi attimi, in cui aveva compreso di essere stato tradito e preso in giro, ormai, però quel che era fatto era fatto.

Adesso doveva pensare ad andare avanti e, magari, ad uscire da quella prigione.

 

*****

 

-Ciao…- sussurrò  timidamente Fiamma.

-Mhm… chi è?- chiese Murtagh stroppicciandosi gli occhi.

Fiamma si avvicinò lentamente al letto e gli accarezzò la guancia con la punta delle dita.

-Ciao.- ripeté con un sorriso.

-Ah sei tu!- esclamò Murtagh sedendosi sul letto -Scusa non ti avevo riconosciuto, ma come hai fatto ad entrare?-

Fiamma sorrise -Diciamo che la guardia… hai capito, no?-

-Sei impazzita?!- ululò Murtagh -Se Galbatorix lo viene a sapere… non puoi andartene in giro per il castello ad uccidere chi ti pare-

-Murtagh credo di essere incinta di nuovo- disse tutto d’un fiato la ragazza.

-Cosa?- Murtagh si passò una mano tra i capelli -E adesso che facciamo?-

-Non lo so, ma io non voglio perdere un altro bambino!- singhiozzò Fiamma ripensando a quello che era successo qualche mese prima.

Se lo ricordava ancora benissimo, quel calcio, fortissimo. Aveva perso i sensi, si era risvegliata su un letto, Murtagh era seduto vicino a lei, che giocherellava nervosamente con uno stiletto. Quando aprì gli occhi le lanciò una rapida occhiata poi si alzò e si diresse verso la porta mormorando un “mi dispiace”.

Anche a lei dispiaceva, perché doveva essere così complicato? Perché era così difficile amarlo?

Perché, perché, perché?

Non riusciva a darsi una risposta, in fondo c’era molta gente che amava e che era amata al mondo, ma nessuno aveva i suoi problemi. Sapeva solo una cosa tutto questo doveva finire.

 

*****

 

Novantaquattro, novantacinque e novantasei. Erano scese novantasei gocce e solo allora Eragon si rese conto si essere stato drogato, si stava peggiorando. Doveva aspettarsela una cosa del genere, era scontato.

Chissà dov’era Saphira in quel momento, erano diversi giorni che non avvertiva la sua presenza, ma si sforzava di non pensarci.

Come si sforzava di non pensare a molte cose.

Un rumore improvviso invase la cella, stava entrando qualcuno.

-Galbatorix vuole vederti. Preparati-

Non riuscì neanche a controbattere, che l’uomo lo colpì in testa facendogli perdere i sensi.

 

*****

-Vieni Murtagh, vieni- la voce di Galbatorix era roca e profonda.

Il giovane cavaliere fece un rapido inchino -Signore-

-Siediti, non fare complimenti- fece Galbatorix addentando una mela.

Murtagh obbedì -Avete fatto chiamare Eragon e Roran per domani sera a cena, vero?-

Galbatorix continuò a mangiare la mela -Vedo che sei informato, ma stai tranquillo, quando li porteranno tu sarai già nel tuo caldo letto a sognare…- fece lui appoggiando la mela sull’enorme tavola.

Poi lo fisso qualche istante e si alzò in piedi -Ti ho fatto chiamare per parlare della tua signora…- disse toccandogli la spalla con una mano -Ho sentito che si diverete ad uccidere le mie guardie, tu ne sai niente?-

Murtagh ingoiò il vuoto -Nulla, ma se una donna è riuscita ad ucciderli credo che non meritino di sorvegliare i locali della tua reggia…-

-Ben detto, assomigli molto a tuo padre sai?- disse tornando a sedersi –Stessa parlantina convincente. Sappi, però, che questo non vi assolve dai vostri doveri. Ho ancora bisogno di lei.-

Murtagh fece uno sforzo immane per rimanere per restare calmo -Coprendo, posso andare?-

-Sì, sì vai pure, ci vediamo domani sera a cena con tuo fratello e tuo cugino.-

 

*****

 

Il giorno dopo le prime luci dell’alba entrarono prepotenti nella stanza di Fiamma svegliandola, lei automaticamente passò il braccio sulla parte del letto di fianco alla sua, ma non trovò nessuno e una volta superato lo stato di intontimento da dormiveglia si ricordò anche perché.

Murtagh non poteva stare con lei, non ancora almeno, perché era così che aveva deciso Galbatorix; non voleva altri “incidenti”.

Sul volto di Fiamma scese una lacrima solitaria, ripensare a quegli avvenimenti le metteva sempre in dosso un gran tristezza. Come avrebbe potuto essere diversamente del resto? Dei soldati l’avevano picchiata per una notte intera, senza che lei potesse fare niente, senza che Murtagh potesse fare niente.

Poi in momento simile a quello, quando il chiarore dell’alba era penetrato da una finestra, nella stanza aveva fatto il suo ingresso Galbatorix, quasi ne fu contenta, dato che i soldati avevano smesso di picchiarla all’istante… per lasciarla a lui.

Si ricordava solo un dolore terribile alla pancia, Murtagh disse che Galbatorix le aveva tirato un calcio, molto forte, per assicurarsi che il bambino non ci fosse più.

Il tempo che la sua faccia guarisse dai lividi, che avrebbero potuto insospettire non poche persone, e era dovuta partire per Ellesmera, lì aveva recitato bene la sua parte, forse per paura delle conseguenze di un fallimento o forse per la voglia di far finire quella storia al più presto.

Galbatorix aveva, infatti, promesso che avrebbe lasciato lei e Murtagh liberi di vedersi e magari avere un figlio, lo voleva con tutto il cuore e questo le faceva invidiare tutte le coppie sposate, con figli, che conducevano una vita normale.

Era invidiosa anche di Katrina, lei poteva essere una ragazza normale, a parte per il fatto che era stata rapita dai raz’ac e che il suo ragazzo era un Cavaliere dei Draghi, lei conduceva una vita normale e alla fine di quel conflitto si sarebbe sposata con Roran il bambino sarebbe nato e vissero per sempre felici e contenti.

O almeno finche non era arrivata lei, che aveva fatto imprigionare il suo futuro marito ed anche il potenziale cognato. Aveva anche rubato la felicità a sua sorella, lei lo sapeva che in fondo non disprezzava Eragon, anzi…

Aveva rubato la felicità a molte persone, molte più di quanto non ricordasse e per cosa? Per qualcosa che lei non avrebbe mai potuto avere. Immaginava anche che suo padre, l’uomo che aveva ucciso suo suocero, si stesse rivoltando nella tomba.

Non poteva permetterlo.

E’ da questo che nascono le cose più grandi e belle: da un istante, un istante prezioso per Alagaesia.

Non poteva lasciare che tutto questo accadesse per una pallida occasione che aveva di realizzare i suoi sogni di felicità.

Non poteva neanche andarsene, perché aveva giurato fedeltà a Murtagh con il matrimonio, ma poteva andarsene qualcun altro.

L’attimo era arrivato.

Fiamma si alzò di colpo dal letto e sgusciò piano fuori dalla sua camera, si guardò intorno con aria circospetta non c’era nessuno. Velocemente si diresse verso le prigioni del castello, non doveva assolutamente farsi vedere.

Eccola, la stanza dove tenevano rinchiuso Fundor, il drago di Roran, non era nemmeno sorvegliata, ad eccezione di una guardia appoggiata contro il muro, che dormiva beatamente. Gli sfilò piano una mazzo di chiavi dalla tasca rischiando di farla svegliare.

Perse.

Adesso veniva il difficile, doveva entrare nella mente di Fundor, per spiegargli cosa stava accadendo, ma immaginava di non essere ospite gradita.

Fundor, sono Fiamma…

Cosa vuoi?

Almeno le aveva risposto, i sentimenti che aveva trasmesso con le sue parole non erano esattamente di amore e gioia, ma era pur sempre un inizio.

Ascoltami bene, perché avete poco tempo… Questa sera Galbatorix cenerà, se così si può dire, con Eragon e Roran per chiedergli di unirsi a lui e se non accetteranno saranno uccisi…

E io cosa posso farci?

Devi prendere Roran e Arya per portarli dai Varden, adesso li libererò, ma fingi di averli fatti uscire tu…

E come?

Devi rompere le pareti delle prigioni e… bruciare qualche guardia…

E perché mi dovrei fidare di te? Dopo tutto quello che hai fatto?

Perché se questa sera Roran rifiuterà la proposta di Galbatorix, e lo farà, lo uccideranno e morirai anche tu.

E Eragon?

Eragon è più pericoloso di Arya e Roran, perciò più sorvegliato. Le guardie farebbero subito scattare l’allarme…

Ma se è così sicuro come dici perché non vieni anche tu con noi.

Non posso, ho giurato di non tradire Murtagh e di non scappare da lui.

Murtagh?

Sì, potrai fartelo spiegare più tardi, adesso ti libero.

Fundor esitò qualche secondo.

Devo rompere il muro attorno alla porta?

Fiamma sorrise, l’aveva convinto, non si aspettava di riuscirci così velocemente. Probabilmente la sua mente era intorbidita dagli effetti della droga.

No faresti troppo rumore.

E come lo spiegherai, che qualcuno mi ha “aperto la porta”.

Mi farò venire in mente qualcosa. Adesso apro, esci piano e seguimi fino alla celle di Roran e Arya.

Va bene.

Fiamma infilò piano una chiave del mazzo nella serratura e dopo qualche giro il meccanismo della porta scoccò.

Vieni!

E la guardia?

Fiamma ci pensò un attimo.

Lasciala mi serve per spiegare come sei fuggito.

Detto questo iniziò a camminare piano per i corridoi delle prigioni cercando di ricordare dove fossero Arya e Roran.

Dopo qualche minuto passato in silenzio si fermò davanti ad una cella, purtroppo non si ricordava quale fosse la chiave giusta e ne dovette provare qualcuna prima di riuscire ad aprirla. Dentro c’era Roran, che dormiva beatamente.

Dov’è Arya?

In quella cella lì.

E indicò una porta poco distante dalla stanza dove era rinchiuso Roran.

Vado a liberarla, tu non fare niente finché non torno.

Fiamma guardò per qualche secondo la porta e cercò la presenza di Arya al suo interno, dormiva anche lei o almeno così sembrava. Aprì piano la porta, ma appena lo fece Arya le saltò al collo facendola cadere all’indietro.

-Che tu sia maledetta, Fiamma!- disse cercando di strozzarla.

Ma anche lei era intorbidita dagli effetti della droga, a Fiamma bastò darle un colpo in testa e Arya svenne tra le sue braccia.

Tutto bene?

Fundor stava immobile davanti alla cella di Roran.

Sì, adesso ti carico Arya sulle spalle, poi mentre libero Roran tu brucia quelle guardie che stanno dormendo e poi distruggi velocemente l’ingresso della cella di Arya. Quando avrò liberato Roran esci rompendo il muro della sua cella. Va bene?

Va bene, ma non credere che ti ringrazi per quello che stai facendo.

Già, in fondo ve lo dovevo.

Tutto avvenne nella massima velocità la cella e in batter d’occhio Fundor aspettava, che Fiamma posasse Roran sulla sua groppa.

Quanto pesa!

Non lamentarti e sbrigati.

Ecco fatto, ora puoi andare. Buona fortuna.

Anche a te.

 

 

 

 

 

 

 

Eccolo il nuovo capitoletto! Spero che vi piaccia. Ho anche mantenuto fede alla parola, strano! Il prossimo l’ho quasi finito, ma dovrete aspettare perché il 28 parto per il campo torno il 4 ed il 6 parto per l’India. Per settembre, però, dovrebbe esserci anche quello.

Allora io vi lascio augurandovi buone vacanze.

 

 

 

Kiwettina

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Al mio segnale... ***


Al mio segnale…

Com’erano stati approssimati gli eventi degli ultimi giorni. Prima Fiamma gli aveva traditi, poi liberati e chissà cos’altro doveva aspettarsi.

Adesso Roran era con Arya e stavano viaggiando verso il Surda, lei, però, doveva ancora svegliarsi e nel frattempo pensava a cosa dirgli per spiegare la loro fuga. Ogni tanto osservava le due ferite che recava sulla fronte, una ricordava quando era stata catturata, l’altra le era stata inflitta per farla fuggire.

Quanto strano poteva essere il destino?

Quel destino aveva messo nelle sue mani le sorti di Alagaesia, insomma, nelle mani di un contadino. Perché in fondo Roran si vedeva ancora così, un contadino, che non meno di due anni fa zappava la terra per prepararla ad essere seminata.

Era quasi mezzogiorno quando il corpo di Arya iniziò a muoversi e così Roran decise di scendere, anche per mangiare qualcosa. Fu allora che si rese conto che non aveva con sé cibo di natura vegetale comunque formaggi.

Un senso di disgusto si impossessò di lui quando realizzò che sarebbero dovuti andare a caccia se volevano sopravvivere. Avrebbero anche potuto fermarsi in qualche villaggio, ma probabilmente sarebbe stato pieno di loro foto. No, qualsiasi tipo di città era da evitare categoricamente.

Fu Fundor a riportarlo alla realtà, quando le sue zampe toccarono il terreno.

Ho sentito le tue preoccupazioni, se vuoi posso andare a caccia anche per voi due.

Sì, sì, vai pure. Deciderò con Arya quando tornerai e se vedi qualche pianta commestibile non lontano da qui fammelo sapere.

Senz’altro, allora io vado.

Va bene, ti aspettò e stai attento mi raccomando.

Aspettò qualche minuto guardando Fundor allontanarsi, poi rivolse la sua attenzione ad Arya, era scossa da fremiti. Che fosse malata? Forse le ferite si erano infettate. Com’era difficile essere al comando di tutto.

Se solo ci fosse stato un fiume nelle vicinanze, avrebbe potuto guarire le ferite della giovane elfa. Purtroppo non ricordava nessun fiume e Arya continuava a tremare.

Circa due ore dopo Fundor fu di ritorno con una carcassa di cinghiale e Roran anche se riluttante mangiò qualche boccone arrostito dalle fiammate del drago.

Arya, però, non accennava a migliorare, forse per via dell’odore della carne, che le dava nausea ipotizzò Roran, che decise di non proseguire fino al mattino successivo. Una decisione impudente senza dubbio, ma voleva vedere ci sarebbe stato qualche miglioramento nelle condizioni di Arya. Se ciò non fosse avvenuto era deciso a viaggiare senza sosta verso il Surda.

Fortunatamente, però, nel tardo pomeriggio Arya riprese conoscenza.

-Roran…- sussurrò debolmente -Dove siamo?-

Roran sorrise, contento che Arya stesse bene -Siamo a metà strada tra Uru’baen e Furnost.-

L’elfa era molto confusa -Ma Fiamma e Galbatorix e… Non eravamo prigionieri?-

-Sì, ma Fiamma ci ha liberato e…-

Al suono di quelle parole Arya saltò su come una molla -Come libera…? Ah!- esclamò, infine, portandosi una mano dietro la testa.

Roran si alzò di scatto e si avvicinò ad Arya -Tutto a posto? Hai bisogno di qualcosa?-

Lei si sdraiò di nuovo e chiuse gli occhi -No, no è solo il mal di testa.- Dopo qualche attimo di silenzio continuò -Adesso mi ricordo! Lei aveva aperto la porta della cella ed io gli ero saltata addosso… Che stupida!-

-Beh, come biasimarti, dopo tutto quello che aveva fatto… Non c’è da stupirsi della tua reazione.-

Arya si riportò piano seduta.

-Vuoi una mano?-

Lei sorrise debolmente -No grazie faccio da sola, ma cos’hai intenzione di fare?-

Roran si grattò la testa confuso -Pensavo di tirarti su…-

Arya rise -Non in quel senso. Intendevo dire cos’hai intenzione di fare adesso.-

-Sì giusto… Pensavo di andare nel Surda dai Varden.-

Allora Arya storse il naso, non del tutto convinta che fosse la cosa giusta da fare.

-Cos’è che non ti convince?- chiese allora Roran.

-Pensavo che Nasuada non sa ancora niente di te e forse i Varden non sono più nel Surda, in fondo, è passato molto tempo dalla battaglia sulle Pianure Ardenti, può darsi che siano tornati al Farthen Dur.-

Roran parve pensarci -Allora cosa facciamo? Il Surda comunque è più vicino, vale la pena provare, no?-

-Sì hai ragione.- convenne Arya dopo aver pensato anch’essa -Ora, però, ho bisogno di qualcosa da mangiare.-

Roran si sforzò di apparire normale e rilassato -Sì, allora, purtroppo abbiamo solo un cinghiale…-

Lei strabuzzò gli occhi -Come sarebbe a dire un cinghiale?-

Sarebbe a dire che qui intorno non c’è di meglio per voi.

S’intromise Fundor, visibilmente irritato da tutte quelle “cerimonie”.

-E’ vero?- chiese Arya fredda.

-Sì, ma non è male e poi non c’è altro, tanto il cinghiale è già morto ed io una volte ne mangiavo, quindi…-

-Io non ho mai toccato un animale.- disse a bruciapelo Arya guardando disgustata la carcassa, che giaceva poco più in là di lei.

-Ah- fece Roran ricordandosi, improvvisamente, che Arya non era un essere umano -Ma se hai proprio fame, qui non c’è altro.-

-Perfetto.- sibilò lei valutando il da farsi.

-Allora?- chiese qualche minuto dopo Roran -Ne vuoi un po’?-

-No!- esclamò Arya prima di comunicare quanto aveva deciso  -Se qui non ci sono erbe possiamo sempre andare vicino a Melian, mi sembra di ricordare che nei paraggi ci sia una foresta.-

Ma Fundor s’intromise di nuovo.

Melian è troppo lontana! Se i Varden sono ancora nel Surda sicuramente saranno ad Aberon ed andare a Melian ci farebbe perdere un giorno… e noi non possiamo permettercelo.

Arya sospirò, consapevole che ciò che aveva detto Fundor fosse la verità, e si rassegnò a dover mangiare della carne. Era necessario .

-Va bene, dammene un po’.- disse guardando Roran.

Lui andò subito a tagliare un pezzo di carne con la sua spada -E’ un po’ bruciata, perché non abbiamo acceso il fuoco per non destare sospetti, così ci ha pensato Fundor.- disse prima di porgerle un pezzo gamba, che Arya guardò schifata a lungo prima di decidersi ad addentare, poi disse:

-Potrebbe pure essere buono, se non avesse avuto un anima.- E riprese a mangiare.

Quando ebbe finito era sazia e si rivolse a Roran -Tu non mangi?-

-Già fatto, prima che ti svegliassi.- spiegò andandosi a sedere vicino a Fundor -Vieni anche tu, se no avrai freddo.-

-Arrivo.- fece lei alzandosi lentamente.

-Vuoi una…?-

-Faccio da sola.- scattò lei, poco prima di sedersi.

E fu ancora lei a rompere il silenzio che si era creato -Non abbiamo neanche parlato di quello che ha fatto Fiamma.-

Roran rispose senza guardarla -E credo sarebbe meglio se restasse così. Quel che è stato è stato e già il fatto che siamo ancora qui vuol dire che era sincera.-

-Hai ragione.- disse Arya prima di cambiare argomento -Dovresti avere una spada, e anche Eragon.-

-Ce l’ho una spada.- si difese Roran

-No intendevo…-

Roran la interruppe -Ho capito cosa intendevi. So che Oromis ha portato una scaglia del mio drago ad una vostro fabbro.-

-Fabbra.- lo corresse Arya -E’ un elfa.-

-Capisco, ma adesso dormiamo si sta facendo tardi e per domani contavo di essere nei paraggi di Petrovya, dovremmo anche fermarci per prendere dell’acqua.-

-Giusto- concordò Arya, prima che tutt’e due cadessero in un sonno profondo.

Arya immersa in pensieri complicate e Roran con un’unica immagine davanti a sé: Katrina.

La mattina successiva fu tutta passata in volo, si fermarono solo quando il sole era al centro esatto del cielo per rifornirsi d’acqua e nonostante Fundor fosse affamato accettò di non fermarsi più del dovuto necessario. Al tramonto scorsero i tetti di alcuni edifici e la loro gioia non ebbe eguali.

Erano vicini a Petrovya dove avrebbero potuto mangiare e, cosa ancor più importante, far conoscere la propria storia. Quando furono quasi arrivati, però, decisero di comune accordo che le spiegazioni potessero aspettare la mattina successiva e facendo finta di essere dei viaggiatori presero una camera in una locanda, con i soldi che aveva dato loro Fiamma, con l’unico scopo di consumare la cena.

Con Fundor avevano concordato che si sarebbero visti il mattino successivo fuori Petrovya e da lì avrebbero ripreso la loro marcia per Aberon.

Nel piccolo ristorante, se così si poteva chiamare, della locanda incontrarono alcuni degli ospiti e con la dovuta discrezione chiesero dei Varden.

Le risposte furono confortanti, anche se non erano ben visti dagli abitanti del Surda, per via dei rischi che comportava la loro presenza, i Varden erano tornati ad Aberon ed ora aspettavano che ritornasse l’Ammazzaspettri per muoversi verso Uru’baen con l’aiuto degli elfi.

Quando fu pronunciata la parola “elfi” Arya trasalì, ricordando che l’ultima volta che aveva visto sua madre, la sua mente era sotto il controllo di una terza persona, ma visto che probabilmente si trattava di Fiamma, confidò nel fatto che lei e Kirifa si fossero lucidi.

Prima di riaddormentarsi Roran chiese ad Arya:

-Secondo te come sta?-

L’elfa lo guardò vuota -Come sta chi?-

-Katrina…- disse lui in un soffio.

Allora Arya si portò a sedere, constatando che la testa non le faceva più molto male. Vedrai che starà bene.- rispose lei anche se non del tutto convinta.

-Lo spero veramente, non potrei sopportarlo se le fosse successo di nuovo qualcosa.-

Ma Arya lo rassicurò di nuovo più sicura della prima volta e tutti e due si riaddormentarono lasciando che la notte fosse padrona dei loro pensieri.

Il giorno dopo Arya svegliò Roran di buon ora ed attraversarono la città di corsa, Roran intanto chiamava Fundor che non tardò ad arrivare e tutt’e tre partirono per Aberon.

Era una mattina asciutta ed il vento, a volte gelido, faceva muovere in modo spaventoso le fronde degli alberi. Arrivarono ad Aberon in tarda mattinata stupendo tutti coloro che, avendo notato un drago venire verso la città, erano convinti che si trattasse di Eragon l’Ammazzaspettri, invece, si trovarono davanti ad un drago verde montato da un Cavaliere sconosciuto. La cosa avrebbe suscitato non poco terrore, se poco dopo aver realizzato che il Cavaliere non era Eragon, non avessero visto con lui Arya.

Subito furono accolti calorosamente, anche se i più erano riluttanti nei modi di fare verso Roran; ben presto, però, la riluttanza si sarebbe trasformata in stupore quando il giovane dai capelli mori fu identificato come Roran Forte Martello.

L’uomo che aveva condotto il villaggio di Carvahall in salvo dai Ra’zac.

Il cugino di Eragon l’Ammazzaspettri.

Sicuramente un uomo valoroso, ma nessuno si sarebbe mai aspettato di vederlo Cavaliere dei Draghi.

Men che meno gli abitanti di Carvahall che l’avevano visto crescere, che avevano visto crescere Eragon. Erano dei bravi ragazzi, ma nessuno avrebbe mai pensato che un giorno sarebbero diventati due Cavalieri dei Draghi.

Mentre andavano verso l’abitazione di Nasuada, condotti da dei soldati accorsi per capire se il Cavaliere che stava arrivando ad Aberon fosse una minaccia, la folla li guardava allibita o meglio guardava Roran, lui irritato da ciò li scrutò tutti con aria fredda e regalò un pallido sorriso solo a Horst.

Una volta arrivati di fronte alla porta della stanza dove si trovava Nasuada uno dei soldati, facendo ben attenzione a non incrociare il loro sguardo, gli fece cenno di aspettare. Roran sempre più irritato da questo comportamento che le persone avevano preso nei suoi confronti guardò perso Arya, che si limitò a sorridere e sussurrare un -Si abitueranno…- indifferente.

Nel frattempo il soldato era entrato nel locale, una volta adibito alla funzione di camera da letto, che Nasuada aveva trasformato in un ufficio tutto fare, infatti, in quel luogo riceveva anche i cittadini che avevano di cui lamentarsi, ma la usava anche con la sua funzione primaria. Non che non potesse avere anche altre stanza, ma semplicemente non ne sentiva il bisogno. Era in guerra, il suo popolo era in guerra e lei semplicemente non riteneva importante avere un’intera reggia addobbata a sua disposizione.

Era talmente immersa nei suoi pensieri quando il soldato aveva bussato da non sentirlo e non si era nemmeno accorta che era entrato, così lui per attirare la sua attenzione si schiarì la gola.

-Ah Glaedaer! Non ti avevo sentito…- esclamò Nasuada cadendo dalle nuvole -Allora? Il Cavaliere non è Eragon, vero? Sembrava un drago verde. Penso sia il drago dell’uovo di Fiamma. C’è anche lei per caso? E chi è il Cavaliere? Se è un altro Cavaliere.-

Glaedaer tacque un attimo, cercando di organizzare le idee per rispondere alle domande della sua regina, alla fine decise di dare una risposta solo alla prima. -No Lady il Cavaliere non è Eragon.-

-E chi è allora?-

L’uomo cercava di non scomporsi, nonostante tutto non riuscì a non lasciarsi sfuggire un sorriso.

-Li faccio entrare.-

Nasuada lo guardò confusa.

-Ma è uno dei nostri? Santo Cielo Glaedaer perché non dici niente?-

-Diciamo che le sorprese non sono finite…- disse secco lui prima di uscire lasciando Nasuada con un palmo di naso.

Non ebbe neanche il tempo di rifletter su ciò che le era stato detto, perché Arya e Roran entrarono tempestivamente nella stanza appena Glaedaer diede loro il permesso.

Nasuada non riuscì, però, subito a collegare i fatti infatti disse:

-Arya! Roran! Come mai anche voi qui? Dov’è l’altro Cavaliere?-

A quel punto Roran si schiarì la voce e Nasuada capì, guardò persa Arya, che si limitò ad annuire.

-Tu?- chiese la regina dei Varden -Ma quando è successo?-

-Poco prima che io ed Eragon partissimo con Fiamma per andare a liberare Katrina dai Ra’zac…- sibilò Roran tutto d’un fiato.

Nasuada lo guardò alterata -E perché non avete detto niente? Si può sapere?-

Roran ricambiò lo sguardo della regina con uno mortificato -Fiamma ci aveva convinto che sarebbe stato meglio così, o almeno a convinto Eragon. Io ancora non capivo certe cose di questa guerra… era tutto nuovo per me… e mi sono lasciato influenzare da quello che mi dicevano di fare Eragon e Fiamma. Mi dispiace molto.- concluse infine.

Nasuada lo guardò ambigua -Ma perché avrebbe fatto una cosa del genere? Che vantaggio c’era che io non sapessi che l’uovo si era schiuso? E ora perché siete qui?-

Roran non sapeva come rispondere così intervenne Arya, molto più brava di lui ad esprimersi a parole.

-Lady Nasuada, perché tu capisca ciò che è successo, dobbiamo iniziare la nostra storia dal principio…- fece l’elfa con voce apparentemente calma e asciutta.

La donna al suono di quello parole si trovò ancor più confusa di prima e storse il naso. -Da quello che dici sembra che vi sia successa una disgrazia…-

-Ed è così…- sussurrò Arya prima di iniziare il racconto di quello che era successo in quei mesi a partire dal salvataggio di Katrina. Ogni tanto fece intervenire anche Roran per spiegare meglio fatti ai quali lei non era presente, lui, però, era visibilmente distratto. Probabilmente nei suoi pensieri cercava di capire come sarebbe stata la reazione di Nasuada all’epilogo della loro storia.

E quando, finalmente, la narrazione di Arya fu conclusa, Nasuada non poté far altro che guardarli sconcertata, senza riuscire a dire una parola. Così Arya cercò di parlare per lei.

 -Lady, capisco che siate disorientata da questo mio racconto, ma come voi capirete, questo non è il momento per pensare. Bisogna agire il più in fretta possibile, prima che decida di farlo Galbatorix o prima che Fiamma si penta di ciò che ha fatto e torni dalla sua parte.-

Roran non riuscì a non sorridere al sentire un discorso così ispirato, torno in sé, però, quando lo sguardo duro di Nasuada si posò su di lui e poi su Arya.

-Hai ragione Arya, ma sei veramente sicura che Fiamma sia dalla nostra parte adesso?-

Arya rispose senza neanche pensarci -Sicuramente. Lei ci ha liberato rischiando la sua stessa vita, non è una persona cattiva e anche se ha fatto quello che ha fatto di sua spontanea volontà, l’ha fatto seguendo i dettami del cuore e quelli della ragione.-

Nasuada la guardò fredda -E quindi tu la perdoni?-

-Sì la perdono Lady, la perdono perché si è pentita di ciò che ha fatto.-

Lo sguardo di Nasuada allora si fece ancora più duro e freddo -La perdoni pur sapendo che il suo cuore sta con il nostro nemico, pur sapendo com’è il suo spirito impulsivo. Quando è scappata da Ellesmera la fatto seguendo il cuore, non la ragione e non se n’è mai pentita. Come fai a sapere che presto non inizierà a pensarla come Galbatorix per amore di Murtagh e si pentirà di avervi fatto scappare?-

-Lo so perché Murtagh è stato obbligato a giurare fedeltà ad un uomo che odia, se lui potesse prenderebbe una posizione e sarebbe al nostro fianco a combattere Galbatorix. Fiamma non si è innamorata di una persona cattiva.- disse Arya decisa sostenendo lo sguardo di Nasuada.

-Se siano o no dalla nostra parte non ha importanza ora, come hai detto tu bisogna agire in fretta, quindi, domani tu e Roran partirete per Ellesméra.- Poi si rivolse ad Arya. -Se tua madre è tornata in sé convincila ad organizzare un esercito, se è ancor sotto l’effetto di quello incantesimo trova un’altra soluzione, sappi, però, che entro un mese voglio un esercito di elfi accampato a Taurida. Lì la gente è ostile a Galbatorix non dovrebbe essere un problema aizzarglieli contro e convincerli a combattere, soprattutto se sanno con combatteranno con degli elfi. Io intento avrò guidato i Varden a Furnost, anche lì non dovrebbe essere difficile reclutare uomini, raggiungeteci appena avrete fatto tutto ciò che dovevate fare a Taurida, compreso dire all’esercito che avete reclutato di iniziare a marciare verso la parte orientale di Uru’baen. Conto di trovarci lìdue settimane dopo la vostra partenza da Taurida.-

Arya sorrise -Sembra semplice a parole.-

-Sembra, ma dubito che lo sarà.- fece Nasuada, prima di rivolgersi a Roran -Spero che il tuo drago sia stato portato nelle stalle.-

-Sì mia Signora.-

-Allora va a riferirgli quanto ti è stato detto sempre che tu non lo abbia già fatto, ma non fare parola con nessun altro di tutto questo, saluta pure i tuoi compaesani, ma resta sul vago. Ora andate.- aggiunse con impazienza

In un attimo Roran e Arya furono fuori dalla porta a guardarsi confusi.

-Sembra sicura che funzionerà.- osservò Roran.

Arya sogghignò -E sta sicuro che lo è, intanto la parte più difficile spetta a noi.- poi si affrettò ad aggiungere -Però, non sarà un peso. E’ stata anche un po’ colpa nostra per quello che è successo con Fiamma e se tutto va bene tra meno di due mesi tu sarai con Katrina a ripensare circondato da uomini e donne che ammirano il tuo coraggio e decantano i tuoi trionfi della guerra.- e detto questo si allontanò lungo un corridoio.

-Ma tu con chi vorresti essere?- chiese Roran con il sorriso sulle labbra, Arya, però, non rispose si limitò solo a fermarsi un attimo per sorridere di quelle allusioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed ecco un altro capitolo. Manca veramente poco alla fine della storia. Non siete emozionati io sì.

Ringrazio tutti quelli che hanno continuato a recensire. Ci sentiamo al prossimo capitolo.

 

Kiwettina

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Capitolo 10
*** Epilogo ***


Epilogo

Quanti anni erano passati? Trenta? Forse di più quaranta. Come se lo ricordava bene quel giorno. Il giorno della battaglia, Fiamma aveva fatto fuggire Arya e Roran. Galbatorix aveva capito, ma non l’aveva uccisa. Probabilmente temeva qualche reazione sua.

Ora Murtagh stava seduto in quelle stesse stanze, dove aveva passato la notte più lunga della sua vita. E pensava, anzi stava rievocando i ricordi di ciò che era successo tempo prima, in un certo senso per quanto Fiamma fosse stata impulsiva con il suo gesto, non poteva fare altro che ringraziarla per quello che aveva fatto. Certo, se fosse successo in qualsiasi altro contesto, che sua moglie, la sua adorata moglie, avesse rischiato così la vita, per quanto giusta e sensata potesse essere la causa, lui non avrebbe potuto fare altro che crogiolarsi nella tristezza per le conseguenze, che ne sarebbero conseguite.

Quella volta, però, il suo gesto non fu punito, Galbatorix aveva reagito subito, mobilitando il più in fretta possibile l’esercito e dirigendosi verso il Surda, ma soprattutto aveva rimandato ciò che avrebbe voluto fare quella notte. Eragon. Voleva lui, la sua lealtà, ma lui non avrebbe mai acconsentito e questo Murtagh lo sapeva bene, gli esiti sarebbero stati prevedibile e lui avrebbe dovuto assistere. Che cosa tremenda gli sembrava ora! Paragonata al clima di pace e armonia in cui si viveva ad Alagaesia in quegli ultimi anni.

“Pace e armonia”, ma a quale prezzo? Un prezzo troppo alto forse, gli esiti della battaglia gli erano sembrati sempre più terribile man mano che ci allontanava da quella data. Probabilmente perché lì per lì l’entusiasmo della vittoria aveva ubriacato le menti, evacuandole dallo scenario di morte e distruzione, che si era creato alle porte di Lithgow.

Com’è che aveva detto Arya?

-Molti sono morti, ma era un prezzo equo per le vite che abbiamo salvato.-

Gliel’aveva detto, anzi l’aveva detto a Nasuada, poco dopo la morte di Galbatorix, quando la Regina dei Varden guardava, avvilita, i morti sul campo di battaglia.

“Un prezzo equo”, alcuni istanti e si sarebbe pentita di quell’affermazione. Lui dal canto suo non ne aveva sofferto più di tanto, ma ora per questo si sentiva un mostro. Il lamento straziato di quel drago. Come poteva pensare che fosse il suo drago. Anche Arya era rimasta sconvolta, per quanto poco fosse stato equo quel prezzo.

Murtagh si guardò un attimo scuotendo la testa per scacciare quell’immagine dal cervello e le immagini, che sapeva sarebbero seguite. Alcuni anni fa per sentirsi meglio gli sarebbe bastato ricordare la sua bravura in battaglia, com’era stato decisivo per uccidere gli ultimi seguaci del “Re Tiranno”, dopo che, con la sua morte era stato liberato dal giuramento che lo legava a lui. Ora non era più così, però, non bastava pensare al suo coraggio per non sentirsi responsabile di ciò che era successo, poco importava ormai spezzoni di quei giorni gli balenavano nella mente e non aveva intenzioni di usare le sue energie per scacciarli.

-Sono fuggiti! Sono fuggiti!- aveva detto un tale quel giorno. Era tarchiato e portava dei baffetti sottili.

-No non è possibile!- aveva esclamato un altro di slanciato, ma evidentemente goffo nei movimenti -Come avrebbero potuto fare da soli?-

Accortosi della mia presenza che incuriosita si avvicinava l’uomo abbassò la voce.

-Non erano soli…- disse in un sussurro.

Anche l’altro si era accorto di me e annuì al compare iniziando ad allontanarsi da me, ormai la mia curiosità si era ingigantita, fino a diventare sospetto.

Loro se n’erano accorti, ma facevano di tutto per non farsi sentire.

Sciocchi! Eppure lo sanno che posso entrare nelle menti altrui!

Quello tarchiato mi lanciò un ultima occhiata, poi tornò a rivolgersi al compagno -La ragazza…- disse facendo un evidente cenno di capo verso di me.

Mi ci volle qualche secondo per realizza, nel frattempo i due uomini se n’erano andati.

Fiamma, non poteva essere! Corsi immediatamente negli alloggi gi Galbatorix, lì avrei avuto diversi notizie, anche confortanti se devo dirla tutta. Né Fiamma, né Eragon sarebbero morti per il momento almeno…

Erano stati giorni difficili quelli che sarebbero seguiti, dovevo organizzare l’esercito mentre Galbatorix guardava altri suo uomini di fiducia che preparavano strategie e dati sui Varden e il Surda. Avevo avuto dieci giorni per organizzare le legioni, troppo pochi per avere un esercito di qualità, ma troppi per evitare un qualche coinvolgimento degli elfi.

In cuor mio speravo davvero che fossimo sconfitti, ma non osavo formulare quel pensiero Galbatorix l’avrebbe saputo in un modo o nell’altro.

Scossi di nuovo violentemente il capo per non rievocare quei giorni, orribili! Non potevo vedere mia moglie o mio fratello e anche se Galbatorix mi aveva assicurato che non era così, non potevo fare a meno di pensare che fossero morti. Ricordi lontani, ma dolorosi. Evitai di infliggermi anche quell’agonia e passai alla parte che un tempo mi avrebbe fatto sentire meglio, la battaglia.

Era stato rincuorante sapere che Eragon non era stato ucciso e neanche Fiamma. Galbatorix li aveva portati nel Surda con noi, temeva potessero scappare e non poteva lasciare nessuno ad Uru’baen per sorvegliarli. Servivano tutti per quella grande battaglia decisiva, dove per la prima volta sarebbe sceso in campo anche il “Re Tiranno”.

C’erano anche Speranza e Saphira costretti a subire, di buon grado, l’umiliazione di vedersi controllati da dei rozzi soldati, se si fossero ribellati sapevano che i rispettivi Cavalieri sarebbero morti.

Riflettendoci bene anche quello non era un bel ricordo, suo fratello drogato, con catene ai polsi e alle caviglie che lo guardava come se fosse il peggior criminale al mondo.

Di lì a poco ecco arrivare la luce, o meglio. La luce vera e propria era sparita, ma era arrivata la sua luce personale. Erano nei pressi si Lithgow ed ecco spuntare l’esercito dei Varden e del Surda.

C’erano umani e nani, ma anche qualche urgalo, quelli che non erano più sotto l’influenza di Galbatorix.

Insieme a quella luce momentanea, però, sentiva anche una morsa di tristezza prendergli lo stomaco. Non erano molti, probabilmente erano più freschi, ma contro di loro non avevano possibilità. Due Cavalieri, esperti per di più, contro uno, un novizio. Si rallegrò un po’ nel non vedere gli elfi, magari dovevano arrivare di lì a poco, si pentì quasi subito di quel pensiero, però, Galbatorix lo fissava accigliato. Doveva controllarsi meglio!

La battaglia, come aveva previsto era stata tutto un programma. I loro avversari non potevano competere e presto avrebbero dovuto cedere, ma la sua mente non era lì. Pensava a suo fratello e a Fiamma erano rimasti, attorniati da una piccola legione sulle retrovie, a quale scopo quella manciata di uomini poi? Anche se si fossero liberati o se qualcuno li avesse liberati cosa sarebbe cambiato.

Inorridiva al pensiero, avrebbe dovuto scontrarsi con sua moglie e suo fratello, con la donna che amava e il suo sangue. Ogni tanto lanciava qualche occhiata a Fiamma, lo guardava muovendo impercettibilmente le labbra. Chi sa cosa stesse dicendo? Che lo amava? Di stare attento? Chiedeva forse perdono? O stava semplicemente cercando di ricordare qualche termine dell’antica lingua che la togliesse da quella situazione? Non lo avrebbe mai saputo, non glielo aveva voluto chiedere, il suo corpo si rifiutava di percepire anche il più piccolo segno di disgusto in quel volto gentile. Come doveva essergli sembrato in quel momento. Mentre ordinava a Castigo di bruciare frotte di contadini indifesi…

Anche Roran, però, si dava da fare, non aveva attaccato ancora lui o Galbatorix direttamente, evidentemente si rendeva conto che la sua vita sarebbe stato un sacrificio inutile.

Sorrise prima che anche quest’altro ricordo gli invadesse la mente.

Qualcosa li attaccava alle spalle: gli elfi. Davanti a loro c’era Arya, non sembrava in gran forma, tuttavia, come del resto anche il resto degli elfi. Probabilmente erano arrivati da Ellesmera e avevano attraversato di corsa il deserto dell’Handarac. Il loro intervento non sarebbe stato decisivo anche se, come fecero, avessero liberato Eragon e Fiamma. Sfiniti anche loro e intontiti dalla droga.

Ciò nonostante quel loro intervento fu decisivo.

Avevano risollevato il morale dell’esercito dei Varden, ma anche i componenti delle fila di Galbatorix, soprattutto i contadini e gli uomini strappati alle loro famiglie per una sanguinosa, quanto ingiusta, causa che non li riguardava, si ribellarono e gli si ritorsero contro.

Nel vedere ciò Murtagh fu preso dal panico. Fiamma e Eragon venivano verso di loro. Non sapeva che fare. Eragon si diresse verso Galbatorix e Fiamma verso di lui, stava piangendo. E fuggii.

Nel farlo vide Roran che andava ad aiutare Eragon. Intanto sotto di loro qualcosa era cambiato. Stavano perdendo. Un ondata di rabbia lo avvolse. Murtagh si chiede ancora oggi quali siano stati i fondamenti del suo gesto, non aveva smesso di planare verso le ultime file dell’esercito del Surda, avrebbe potuto scappare come era sua intenzione all’inizio, ma non era più in lui. Iniziò ad attaccare quella parte dell’esercito. Poveri e indifesi. Cosa potevano fare contro un drago e il suo Cavaliere? L’aria era diventata satura di fumo e… urla. Una piana di morti carbonizzati.

Murtagh sei sicuro?

Così gli aveva detto Castigo, neanche lo stette a sentire continuò nel suo folle gesto, poi arrivò qualcosa da dietro che lo fece cadere dal dorso del suo drago. Si ritrovò a rotolare su quella piana di morte che aveva creato sopra di lui c’era Fiamma. I capelli bagnati, il viso rigato di lacrime, gli diede un pugno con quanta più forza aveva.

-Smettila!- urlò.

Lì nessuno li avrebbe sentiti, la battaglia era più avanti intorno a lui c’erano solo cadaveri…

Murtagh la guardò mesto -Lo sai che non posso.-

-Provaci.- la sua voce era implorante.

-Non posso- ripeté -Ora spostati- disse lui dandole ano strattone.

Aveva smesso di piangere -Murtagh… non posso neanche io…-

Lui si girò curioso.

-Neanche io posso lasciartelo fare-

Un brivido lungo la schiena. Ecco cosa lo percorse quando vide le mani della ragazza stringersi alla sua spada.

-Non farlo, Fiamma- ora era lui ad implorare -Se mi attacchi, dovrò reagire, ho giurato di difendermi…-

Fiamma sorrise malinconica -Allora reagisci, non sono in grado di guardare mentre uccidi quelle persone… queste persone- disse indicando il cumolo di salme attorno a loro.

La sua stretta di fece più decisa.

-Ti prego…-

Stava quasi per estrarre l’oggetto dalla federa -No, Murtagh è troppo tardi.-

In un attimo si era già avventata su di lui, conscia che per quanto poteva, avrebbe cercato di non farle del male.

Infatti, schivava i suoi colpi più che cercare di attaccarla. Anche se il patto che aveva fatto lo reclama.

Sentiva la voce di Galbatorix nella testa.

-Giura che tenterai di eliminare, chiunque ti attacchi.-

-Lo giuro.-

Sembrava che avesse previsto quella situazione, così sollevò Fiamma di peso e lo lanciò lontano, sperava che fosse sufficiente, intento osservava i draghi sopra di loro. Lottavano anche loro, forse un po’ troppo affettuosamente. Stava per chiamare Castigo quando Fiamma lo attaccò da dietro. Sperava che non lo facesse, ma la conosceva troppo bene, non si sarebbe arresa così. Fu un attimo contrastò il suo attacco con la spada facendole volere quest’ultima dalle mani e senza pensare che si trattava di sua moglie. Le puntò l’arma al collo. Lei la prese tra le mani. Piangeva di nuovo, quanto avrebbe voluto non doverlo fare, ma c’era il patto. Quello stupido patto!

Non spingeva la spada con tutta la sua forza, ma la spingeva contro quel bellissimo collo, lei, lo vedeva stava per cedere, forse non era destino. Ma allora perché doveva morire lei? Perché non lui? Era lui che non la meritava? Aveva cercato di adattarsi al suo mondo, ma non ce l’aveva fatta. Lei era buona…

Intanto vedeva dalle sue mani scendere dei rigagnoli di sangue, stava per cedere povera piccola, mentre quella forza invisibile lo spingeva a continuare, ma quale forza invisibile. Il patto non poteva obbligarlo a fare qualcosa. Non poteva, ma allora perché? Perché continuava ad insistere? Certo se avesse mollato sarebbe morto, ma sempre meglio lui, che lei. Se n’era accorto troppo tardi, però.

D’un tratto, non seppe mai se aveva avvertito che era libero o se infondo non era troppo tardi, mollò la spada. E libero lo era davvero.

Sentiva le urla di gioia, e di nuovo, senza pensare prese Fiamma per mano e corsero verso il campo di battaglia. Nell’aria il lamento straziante di un drago, fu allora che la vide la testa di Galbatorix giaceva a terra separata dal corpo. Il suo drago stava morendo. Un altro lamento, però, sopraggiunse poco dopo. E un altro corpo cadde a terra, senza vita. Roran.

Murtagh si passò le mani sulla faccia. Quel povero ragazzo! Suo cugino per giunta! E lui non aveva provato pietà, forse solo un briciolo, per lui. La sua ragazza, Katrina, era anche incinta. Avrebbe partorito due gemelli ad Aberon pochi giorni prima della battaglia. Tutti pensavano che sarebbe morta dal dolore, ma, invece, non successe Katrina era forte.

Dopo aver appreso la notizia fu invitata a partecipare al Congresso che si tenne ad Aberon per riorganizzare i territori. Ai nani furono dati i Monti Beor e i territori adiacenti al lago Eldor fino a Ceris, quelle città erano state, però, a lungo abitate dai Varden così si stabilì, che chi voleva poteva rimanere, Nasuada ogni tanto tornava per controllare come stessero i suoi sudditi, anche se dopo poco tutti se ne andarono e si trasferirono nell’ex regno di Galbatorix. Nasuada così ebbe le isole, lei fu accondiscendente anche se, ormai, non vedeva più la necessità di restare Regina. Il popolo, invece, acclamava Eragon come futuro Re, lui li ignorò e con Katrina, Arya e i bambini se ne andò, oltre l’oceano, nelle vecchie terre dei Cavalieri dei Draghi. Gli elfi restarono dov’erano. Per quanto riguarda Alagaesia, dopo che Eragon ebbe rifiutato il titolo di Re passò a Murtagh e anche se il popolo non lo accettò subito divenne lui Re.

Già Re, ne era stato felice, una volta che tutti l’avevano riconosciuto come tale. In fondo aveva avuto fin troppa fortuna, durante la battaglia era schierato con l’esercito di Galbatorix, ma la gente dimentica; forse troppo in fretta.

E fiducioso di ciò si diresse a letto, fiducioso di accantonare in angolo, per un’altra notte, quella brutta vicenda del suo passato. Il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi andò a quei poveri ragazzi, ormai uomini, senza padre e che un tempo non aveva compatito.

Garrow e Roran.

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