Il matrimonio del mio migliore amico.

di TooLateForU
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Know your enemy. ***
Capitolo 3: *** Mutti. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


   buonsalve, eccomi a rompere le palle con un’altra storia. sto intasando questa sezione *drama*
ccccomunque, questa storia sarà davvero corta. cinque capitoli, credo, e voglio avvertivi da subito di NON prenderla troppo sul serio. l’ho scritta per divertirmi, e non aspettatevi niente, perché sostanzialmente non succede nulla. e lo so che Bil è contro il matrimonio, but licenza d’autore? :) dovrebbe poi essere ambientata nel 2008.
mi sono divertita davvero tanto a scriverla, e spero di divertire anche voi altrimenti non ha senso pubblicare *facepalm*
bai bai.
  

 
 
 
Era un soleggiato ventitrè aprile..
No, sto scherzando. Eravamo a Loitsche, Germania, e in Germania il sole non esiste. Ogni tanto lo si vede sui cartelloni pubblicitari, ma qui è una specie di apparizione mistica. E’ decisamente più normale vedere, che so, la Madonna o un ornitorinco alato che il sole.
Quindi, dicevo, quel ventitrè aprile stava diluviando come non mai. Nella piccola (ottocentosedici metri quadri con sei ettari di prato) ma accogliente casa Kaulitz ognuno si stava facendo i cazzi propri.
Io ero impegnata a farmi il french sulle unghie dei piedi, impresa meno facile di quanto si possa pensare, Tom guardava la tv, Gustav Gusteveggiava in giro e Georg parlava al telefono con la sua ragazza.
C’era calma.
Troppa calma.
“Mi sento come se mancasse qualcosa.” Esclamai ad un tratto, aggrottando le sopracciglia. Gustav ruttò, con la sua coca cola in mano, e Tom si grattò finemente la pancia.
“Boh. C’è il caricatore dell’iPhone?” domandò.
“Sì, è di là.”
“E allora non manca niente.”
Non feci altre domande, e continuai a passarmi lo smalto. Mamma mia, ero una specie di artista, l’alluce mi era venuto una meraviglia..
D’un tratto la porta del salone si spalancò con un colpo secco, e una figura minuta ma molto, molto rumorosa fece la sua apparizione.
“Mi sposo!” urlò Bill, e qualche finestra al piano di sopra si ruppe, a causa dei suoi soliti ultrasuoni.
Nessuno si mosse. Io continuai con l’indice, Tom rise per una battuta in un programma e Gustav e Georg continuarono le loro faccende.
Bill assunse una faccia offesa “Mi avete sentito? Ho detto che MI SPOSO!” ripetè, scandendo bene le parole.
Ruotai gli occhi al cielo “Billy, ti prego, mi stai distraendo. Puoi continuare con le tue stronzate un po’ più tardi?” lo pregai.
“Non è una stronzata! Io mi sposo, e a voi non ve ne frega nulla!”
A quel punto cominciammo ad accorgerci che qualcosa non andava. Tom si voltò per lanciarmi un’occhiata quasi preoccupata, e Georg chiuse la telefonata.
“Che vuol dire che ti sposi?” chiese cautamente Gustav, come se parlasse ad uno psicopatico.
E in effetti..
“Sposarsi. Fare un matrimonio. Fedi. Gente in chiesa che lancia il riso. Promessa d’amore eterno, è chiaro?” replicò, riprendendo a sorridere entusiasta. Persino i suoi capelli sembravano più elettrizzati del solito.
“Se ci stai prendendo per il culo, non è divertente.” Sibilò Tom.
“Sono serio! Mi sposo, tra un mese preciso! Voglio Taylor come damigella d’onore, ma solo se la smetti di metterti quello smalto terrificante.” Bill lanciò uno sguardo semi disgustato alla spazzolina dello smalto che tenevo tra le dita.
“La damigella ce l’ha solo la sposa, comunque.” Si intromise Georg, pacatamente.
“Oh vabbè, allora farai il damigello, o come cavolo si chiama..”
Io balzai in piedi, e presi a saltellare su un piede solo (quello senza smalto) fino a Bill, impugnando minacciosamente la spazzolina.
“Willy, stammi bene a sentire, tu non ti sposi né ora né tra un mese né tra un anno. Hai diciannove fottuti anni, sei al culmine della carriera, devi fare..ehm, un tour, per non deludere i fan e anche dei cd. Tanti cd, una montagna di cd. Tu non ti sposi, chiaro?” dissi, sventolando rabbiosamente la spazzolina davanti al suo naso.
“Ma voi non conoscete Adalie! E’ bellissima, spiritosa, intelligente, divertente..” cominciò, e mi parve di vedere i suoi occhi a forma di cuoricino, come nei cartoni giapponesi.
“Abita a Loitsche?” chiese brusco Tom, sempre e comunque fermo sul divano.
“Sì, da sempre.”
“E allora sarà passata almeno una volta per questa casa, precisamente per la camera da letto del sottoscritt..”
Non terminò la frase, perché Bill afferrò una cornice di una loro foto di quando erano neonati e la scagliò verso la testa del gemello, che fortunatamente riuscì a schivarla in tempo, lasciando però che la cornice andasse in mille pezzi sul pavimento.
“BILL!”
“Eh?”
“CHUPA!” urlò Gustav, dal nulla, e poi prese a ridere da solo.
Sembrava un manicomio, non una casa. Ci mancava solo un elefante in tutù, ed avevamo fatto bingo.
“Stammi a sentire, manesco spermatozoo dissociato, tu non ti sposi con nessuna fottutissima Adelaide..”
“Adalie, si chiama Adalie!”
“Non mi interrompere, cazzo!” gridò Tom, gesticolando “Dicevo, tu NON ti sposi, chiaro? Soprattutto senza la mia approvazione.”
“Soprattutto a diciannove anni.” Aggiunse Georg.
“Soprattutto con una che non conosciamo.” Aggiunse Gustav.
“Soprattutto con quelle scarpe.” Aggiunsi io, lanciando un’occhiata eloquente ai suoi stivaletti zebrati.
“Sentite, ormai è deciso, chiaro? Io la amo, lei mi ama, ci sposiamo, fine.” Tagliò corto, prima di lanciarsi sul divano a peso morto.
“Ma si può sapere chi è questa? Da quanto la conosci, e perché non ce l’hai presentata? Io sono la tua migliore amica!” l’aggredii io.
“La conosco da, uhm, uno due tre…” prese a contare sulle dita “..due settimane oggi!” esclamò infine, entusiasta.
Udimmo un tonfo sordo, e notammo che Tom era praticamente crollato sul tavolo della sala da pranzo, probabilmente colto da un infarto.
“E tu pensi di amare una che conosci appena? SEI MALATO!” gridai.
“La conosco benissimo!”
“No!”
“Sì!”
“E invece no!”
“E invece sì!”
“No!”
“Sì!”
“Sì.”
“No! No aspetta, che cazz..” si accorse che l’avevo fregato, e sbuffò sonoramente, prima di balzare di nuovo in piedi.
“Dovete accettarlo. Succederà, punto. Ora, vado a dirlo a qualcuno che sarà veramente contento per me.” disse, tra i denti, lanciandoci un’occhiata raggelante.
Appena si richiuse la porta di casa alle spalle, io e gli altri ragazzi ci scambiammo degli sguardi piuttosto eloquenti.
Avevamo una missione: far saltare in aria il matrimonio di Bill Kaulitz entro quattro settimane.
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Know your enemy. ***


  okay, cercherò di non essere prolissa come una diarrea (?) e di fare veloce, dato che dovrei essere uscita di casa da almeno dieci minuti :D
non mi aspettavo ben sei recensioni solo per il prologo, ccccccioè mi avete commossa *lacrimuccia*  quindi tutti, i belli e i brutti, e vi dico che per i prossimi aggiornamenti dovrete aspettare almeno il 23 luglio dato che me ne vado in vacanza con una mia amica in una landa senza connessione ad internet *i lettori ballano il mambo*
anyway, vi lascio. guten..ehm, pomeriggio.
 

 
 
 
 
 
 
PRIMA SETTIMANA– CONOSCI IL TUO NEMICO.
 
Sorseggiai il mio thè freddo al limone, che sinceramente faceva proprio schifo, ma non potevo di certo sputarlo, che so, sulla faccia di Gustav.
Quindi continuai a berlo. In realtà non avevo neanche sete, però ero nervosa.
Nervosa e con la vescica piena, ora.
“Tom, ti dispiacerebbe smetterla di muovere quel piede?” gli chiesi, lanciando un’occhiata al suo piede che batteva ritmicamente a terra da più di venti minuti.
“Posso sempre spostarlo verso la tua faccia, se vuoi.” Rispose, acido.
Io ruotai gli occhi al cielo e gli pestai ferocemente il suddetto piede, facendolo gemere di dolore. “Dicevi?”
Fece in tempo solo a lanciarmi una pessima, pessima occhiata quando notai una familiare criniera selvaggia avanzare, in lontananza, con qualcuno al proprio fianco.
“Guardate, sono arrivati!” urlacchiai, e tutta la band si girò bruscamente verso i due, senza un minimo di ritegno.
“Non guardateli, idioti!”
“Ma ci hai appena detto di guardarli!”
“Sì, ma guardarli senza guardarli, non guardarli guardarli!” spiegai, con ovvietà. Georg guardò interrogativo Gustav, Gustav guardò interrogativo Tom, e Tom guardò il culo della cameriera che stava passando..
Gli lanciai un calcio sotto al tavolo, e lui sobbalzò.
“La finisci di picchiarmi?! Finirò per camminare sui gomiti se continui cos..”
“Ciao ragazzi!” la voce melodiosa (si..certo) di Bill ci giunse alle orecchie, ed alzando gli occhi notammo qualcosa di davvero sconcertante.
E no, non era Bill che aveva di nuovo usato la crema autoabbronzante.
Mano nella mano del caro frontman c’era una..ehm, cosetta di mezzo metro con i capelli più biondi che avessi mai visto. Barbie era stinta al confronto.
La nana oltretutto aveva gli zigomi più gonfi della storia, e anche la fronte più alta della storia. L’attaccatura dei suoi capelli cominciava all’incirca sulla nuca.
E perché, perché, si era vestita di blu, verde e VIOLA?
“Lei è Adalie, la mia ragazza.” Continuò Bill, con una punta di fierezza nella voce. Lanciai uno sguardo preoccupato a Tom, e lui mimò con le labbra un ‘ma che cazzo è?’
“Ciao, io sono Adalie!” esclamò la nana, anche se sentendo la sua voce poteva benissimo aver parlato un piccione. Praticamente gorgheggiava, non parlava. “Sono mooolto contenta di conoscervi, tu sei Guster, tu Gregor, Tommy e..tu chi sei?”
Posò i suoi acquosi occhietti azzurri su di me, assumendo un’aria sospettosa e quasi omicida. Forse aveva intenzione di strozzarmi a morte con una delle sue extension.
“Sono Iris, la migliore amica di Bill e Tom.” Risposi, sfoderando il mio migliore sorriso. Ah-ah, alla faccia tua finta bionda!
Calò un gelido silenzio, interrotto solo dal tossicchiare nervoso di Georg.
“Okay, sediamoci!” esclamò poi Bill, prendendo con molta nonchalance altre due sedie da un altro tavolo (e no, il tavolo in questione non era vuoto..) per far sedere quella e se stesso.
Prendemmo tutti a sfogliare il menù, quando ad un certo punto la forchetta di Tom cadde con rumore secco sul pavimento. Fu strana la sua caduta, dato che si trovava dal lato opposto del bordo.
“Oh, cavolo, mi è caduta la forchetta!” disse, con un tono davvero strano. Mi appuntai mentalmente di sconsigliargli la carriera d’attore.
Poi mi lanciò uno sguardo che voleva intendere ‘vieni sotto al tavolo o la forchetta finirà nel tuo stinco’, ed io feci cadere con molta classe il mio tovagliolo.
Ci abbassammo entrambi, sotto gli sguardi allucinati di Bill e del resto della band. Non di Barbie, che era troppo impegnata a contare le nuvole, credo.
“Quella mi sembra un’idiota!” mormorò concitato lui.
“Non lo sembra, lo è!” gli assicurai.
“Deve smuovere il suo culo piatto da Bill, ora!”
“Secondo me ci sta insieme solo per soldi, e popolarità.” Ragionai ad alta voce. Cioè si fa per dire, stavo ancora sussurrando.
“Certo che è così. E poi, quale tipa sana di mente si metterebbe con uno che usa otto diversi tipi di lacca?” continuò Tom, ragionevolmente.
“Dobbiamo trovare qualche prova per incriminarla. Dobbiamo pedinarla!”
D’un tratto, una testa molto pelata e molto sconosciuta fece la sua apparizione sotto al tavolo “I signori desiderano qualcosa?” chiese il metrè, con molta calma.
Io e Tom sobbalzammo, finendo per urtare la testa sul tavolo. Ahia cazzo, che male, che male, che male!!
Quando risalimmo in superficie fingemmo dei sorrisi calmi e pacati, come se non fosse assolutamente successo niente.
Sorridi e annuisci, sorridi e annuisci.
Poi cominciammo ad ordinare i nostri piatti, ed arrivò anche il turno di Plastic Girl.
“Oh no, io prendo solo dell’acqua minerale.” Esclamò, e poi aggiunse “Sto seguendo una dieta: solo seicento calorie al giorno, non una di più, altrimenti non entrerò mai nel vestito da sposa.” E poi prese a ridacchiare come una iena anoressica (cosa che era.) Anoressiena.
Gustav la guardò come se fosse improvvisamente diventata verde a pois rossi, mentre io, Tom e Georg ridevamo sotto i baffi.
Seicento calorie al giorno? E chi le conta, le calorie? Se ho fame mangio, punto.
E a casa Kaulitz non esisteva NIENTE di ipocalorico. E Bill ha sempre detestato le ragazze troppo attente al cibo, però ora faceva finta di non sentire.
Oh, quella Adalie doveva sparire.
 
 
“Non fare tutto questo rumore, dannazione!” lo rimproverai, concitata.
“Sto solo respirando!” replicò Tom.
“E allora respira più piano!”
Ruotò gli occhi al cielo, mentre ci nascondevamo dietro l’ennesima macchina. Era più di mezz’ora che stavamo seguendo Adacosa, e non era ANCORA arrivata a casa sua.
Camminava alla velocità di un bradipo agonizzante, e non la smetteva di parlare al telefono, telefono per altro che le aveva regalato Bill una settimana fa.
“Ma cos’ha tanto da parlare?” domandai a Tom.
“Piuttosto, come cavolo fa a premere i tasti? Le sue unghie sono lunghe mezzo metro. Potrebbe ucciderci, scassinarci casseforti, tagliarci la verdura..”
“Guarda, sta entrando là dentro!” lo interruppi, indicando una villa tutta su un piano dall’altro lato della strada.
Tom mi prese per mano, e non so perché mi sentii un po’ strana. Cioè, ci conoscevamo da quando eravamo nati, le nostre madri frequentavano lo stesso corso per donne incinte, o qualsiasi cosa fosse.. E bhè, lo conoscevo da SEMPRE.
Io, lui e Bill da piccoli dormivamo anche nello stesso letto, quando ci andavamo a trovare. E facevano il bagno nella vasca insieme.
Non so perché, mi venne in mente che se avessi fatto il bagno con Tom ora probabilmente lui avrebbe tentato di violentarmi, e risi nervosamente.
“Che ti ridi?”
“No niente, lascia perdere.”
Continuammo ad avanzare verso la casa, sforzandoci di sembrare normali e poco sospetti, anche se stavamo camminando come se avessimo un palo nel culo.
La bionda entrò, ed io e Tom ci trascinammo verso il retrò della casa, dove c’erano due finestre non troppo basse.
“Forse sono le finestre della sua camera.” Dissi, e Tom fece un sorrisetto.
“Allora penso che dovremmo guardare.” Continuò lui.
“Ma sono troppo alte, e tu sei un nano.”
“Lo sai cosa si dice dei ragazzi bassi? La legge della elle..”
“Non voglio saperlo!” esclamai, strozzata “Concentrati: come facciamo a guardare se non arriviamo alle finestre?”
Tom guardò la finestra, poi guardò me, poi di nuovo la finestra e un lampo di luce gli attraversò gli occhi.
“Ho un’idea..”
 
“Tom, giuro che se mi ammazzo ti uccido!” lo minacciai, aggrappandomi salda al cornicione.
“Smettila, e pensa a guardare!” replicò brusco.
La sua grande idea era stata quella di farmi sedere sulle sue spalle, quindi ora le mie gambe si trovavano praticamente accanto alla sua faccia.
E avevo paura che gli sfuggisse la presa, e avevo paura di sfracellarmi al suolo e rompermi la testa, e se mi fossi rotta la testa senza aver ancora baciato Johnny Depp tutta la mia vita sarebbe stata vana..
Il filo dei miei pensieri venne interrotto dall’apparizione di Adalie in quella che doveva essere la sua stanza. Era TUTTA completamente lilla e le pareti erano coperte dalle sue foto.
Adalie in prima elementare, Adalie che scia sulle Dolomiti, Adalie che gioca a bowling, Adalie che viene eletta Miss Loitsche, Adalie che caga..
“E’ entrata!” dissi, a bassa voce.
“Che sta facendo?”
“Uhm..sta prendendo la macchinetta fotografica, ed ora..si sta facendo una foto? Bah. Ehi, ma non aveva detto di avere un pastore tedesco?” chiesi, notando che finora non si era visto nessun cane.
“Sì, e aveva anche detto che era allergica alle mele come Bill.”
In quello stesso istante tirò fuori dalla borsa una mela rossa, e l’addentò.
Feci una smorfia “Sta divorando una mela proprio ora.”
“Ooh, filmala filmala, così poi lo vedrà anche Bill!” propose Tom, ed io stavo tirando fuori il cellulare dalla tasca quando lei mollò la mela e prese a slacciarsi la camicetta.
“No, ora si sta spogliando. Ma che schifo, non si è depilata sotto le ascelle! E quello è un reggiseno ad acqua!!” urlai, scandalizzata.
“E’ un motivo in più per filmarla! Dai, voglio divertirmi anche io!” si lamentò Tom, dandomi uno schiaffetto su una coscia.
Io risposi dandogli una botta in testa. “Idiota!” lo apostrofai, poi tornai a guardare la patetica bionda, rimasta in biancheria.
Ma che schifo, aveva delle mutande leopardate. Avevo voglia di bussare sul vetro ed urlare ‘COPRITI, SEI OSCENA!’
In quell’istante lei si girò verso la finestra, ed io abbassai furiosamente la testa. Peccato che così facendo Tom perse l’equilibrio, barcollò per qualche attimo e poi cademmo entrambi rovinosamente sull’edera.
“Ahia, mi sono rotto il culo!” si lamentò lui, massaggiandosi il fondoschiena.
Ci guardammo per un attimo in silenzio, poi scoppiammo entrambi a ridere.
Anche se l’immagine del reggiseno ad acqua di Adalie era ancora impresso nella mia testa, e rischiava di farmi vomitare.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Mutti. ***


Chi è tornata dalla vacanzuola? MOI, IO, ICH (?), YO.
Ebbene sì, sono tornata da due ore ed eccomi già a rompere i maroni a questo fandom #yeye
Non rispondo alle recensioni perché, effettivamente, sono stanca e mi pesa il culo MAAA sappiate che vi amo immensamente, come un pelato potrebbe amare un capello solitario sulla sua pelata testa..
Okay basta. La smetto #shalalala
Baci!
 

 
 
 
 
 
 
SECONDA SETTIMANA – MAMMA.
 
Non so esattamente cosa avessero le gambe dei gemelli Kaulitz, sta di fatto che sembravano incontrollabili quando erano nervosi. Non facevano altro che battere un ritmo inesistente sul pavimento, e Dio, mi infastidiva da morire.
E sapete cosa altro mi infastidiva? Che mi ficcassero in ogni loro casino. Nei film le ragazze hanno delle migliore amiche, RAGAZZE, con cui mangiare gelato, parlare di ragazzi, mettersi lo smalto a vicenda..
Okay, ogni tanto io e Bill ci mettevamo lo smalto a vicenda, ma non è lo stesso, capite?
Bhè insomma, nei film sembra tutto una passeggiata. Avete mai visto un film dove una tipa è amica di due gemelli diventati famosi in tutto il mondo? NO.
Nei film, forse, la ragazza in questione viene lanciata su un tour bus nel cuore della notte senza nessuna spiegazione, per poi svegliarsi dall’altra parte del mondo? NO.
Nei film la ragazza trova ogni mattina una fan/donna/essere con una vagina nella vasca da bagno, mezza nuda ed addormentata? NO.
E, soprattutto, nei film la ragazza si trova presente al momento in cui il migliore amico deve dire ai propri genitori che sta per rovinarsi la vita sposandosi?
Ovviamente NO!
“Non riesco ancora a capire che cavolo ci faccia io qui.” Dissi ad alta voce, incrociando le braccia al petto.
“Perché mamma non darebbe fuoco a Bill in tua presenza.” Rispose bonariamente Tom, alla mia sinistra.
“Perché mi serve un supporto morale.” Replicò Bill alla mia destra, prima di stringermi convulsamente una mano.
Può sembrare minuto, ma credo che mi avesse spezzato almeno tre dita.
“Hai le mani sudate.” Gli feci notare, ma lui si limitò a scuotere la testa seccamente. Peccato che per poco io non volai via a causa dello spostamento d’aria.
Sentimmo la porta di casa sbattere, e Bill fece un salto sul divano.
“Ehi, siete in casa?” gridò Simone, prima di fare la sua apparizione in salone. Aveva in mano due grosse buste della spesa, ma sorrideva tranquilla. “Ciao Iris, da quanto tempo che non ti vedo! Vieni ad abbracciarmi, dai!” mi salutò allegramente, ed io feci per alzarmi dal divano, solo che Bill non voleva lasciare la mia mano.
“Bill, molla.” Mormorai, tra i denti, e lui abbandonò la presa con un sospiro. Io mi diressi verso Simone e ci abbracciammo calorosamente.
Mmm, aveva sempre addosso quel profumo..di casa.
O forse era solo Chanel numero cinque, chissà!
“Ma come sei carina!” continuò “Tom ci ha già provato?” aggiunse poi, a bassa voce.
“Guarda che ti sento!” esclamò lui, dal divano, mentre sentivo la faccia andarmi a fuoco. Feci un risolino nervoso, sembrando una iena colta da un ictus, prima di farfugliare qualcosa senza senso e tornare a sedermi tra i gemelli.
“Allora, come mai tutti qua, sul divano?” continuò Simone, aggiustandosi velocemente i capelli.
“Ti devo dire una cosa..” cominciò Bill, con lo stesso tono con cui si direbbe ‘mi rimangono sei giorni di vita.’
La madre assunse improvvisamente una faccia preoccupata, poi socchiuse gli occhi, sospettosa “Avete messo incinta qualcuna? Tom giuro che ti sbatto fuor..”
 “MAMMA, mamma NO!” la interruppe Bill, istericamente “Non abbiamo messo incinta nessuna!”
“E poi cosa c’entro io? Mi usate sempre come caprone espiatorio!” si lamentò Tom, offeso.
“Si dice capro.” Lo corressi, e lui fece un gesto seccato.
Simone si mise le mani sui fianchi, continuando a scrutare i figli con aria sospettosa “E allora cosa avete combinato?”
Bill fece un respiro profondo. Poi ne fece un altro. Poi un altro ancora. E ancora una volta.
Andò avanti così per due minuti interi.
“Cazzo Bill, stai morendo d’asma o cosa?” esclamò Tom, acidamente.
“Mi sposo, va bene? Mi sposo, io Bill Kaulitz mi sposo tra meno di un mese, OKAY?” sbottò, gesticolando.
Simone smise di respirare. Io smisi di respirare. Bill smise di respirare. Tom smise di respirare.
I nostri polmoni stavano giusto per fare KABOOM quando Simone interruppe il silenzio “Oh.” Disse, solo, sedendosi sulla poltrona davanti a noi.
Aveva lo sguardo leggermente perso nel vuoto.
“E’ viva?” mormorò Tom al mio orecchio, ed io mi limitai a ruotare gli occhi al cielo.
“Mamma, ti senti bene?” domandò cautamente Bill, come se avesse paura che la madre tirasse fuori una motosega dalla borsa da un momento all’altro.
“Tu ti..sposi?” ripetè, lentamente. Bill annuì, ed in un secondo vedemmo la faccia di Simone passare dal rosa carne al rosso, poi vermiglio, poi magenta, poi porpora, poi viola molto molto scuro.
“Mamm…”
“BILL KAULITZ, CHE COSA DIAMINE HAI COMBINATO?!”
 
 
“Dai, alla fine non è andata così male.” Dissi, tentando di alleggerire la tensione.
Tom mi lanciò uno sguardo eloquente che voleva dire ‘i vicini-hanno-chiamato-la-polizia-ricordi?’ e anche Bill mi avrebbe guardato male se solo non fosse stato troppo impegnato a deprimersi sul Letto Delle Sciagure con la faccia premuta sul cuscino.
“Nesnu è cottnt pmmm.” borbottò.
“Bill, se non levi il cuscino dalla faccia sembri uno affetto dal Parkinson..” gli feci notare, e lui finalmente alzò la testa.
“Nessuno è contento per me!” si lagnò, e sembrava praticamente sul punto di piangere. Io e Tom ci guardammo preoccupati, poi io mi alzai dalla sedia girevole e mi avvicinai piano al letto.
“Bill, senti, lo so che tu sei tipo fissato con i sentimenti, e l’amore, e i bambini che muoiono di fame in africa e tralalala, ma mamma ha ragione. Stai facendo una stronzata. Ti ricordi quando a dodici anni avevo deciso di tagliarmi i capelli da solo? Eh, ti ricordi? Bhè tu mi hai detto ‘non lo fare, è una stronzata’, ed io l’ho fatto comunque. Ma ricordiamo entrambi la corsa all’ospedale e il lago di sangue nel lavandino.” Gli disse Tom, dandogli un colpetto sulla schiena.
“Ora è diverso. Io la amo.” Continuò Bill “E non mi mozzerò una mano.”
“Ma hai diciannove anni! Abbiamo diciannove anni, che cazzo ne sappiamo di chi ameremo per il resto della vita? Guarda Tom, lui non sa neanche neanche prepararsi un toast decente, che fine farebbe senza di te?” rincarai la dose, stendendomi accanto a Bill.
“Scusa, guarda che io sono qui e ti sento..” si intromise Tom, ma io non gli diedi ascolto.
“Lo so che Tom è mezzo ragazzo e mezzo anguilla..” considerò.
“IO VI SENTO!”
“..ma io sono sicuro che Adalie è la ragazza della mia vita, capisci? Me lo sento!” insistette, girandosi finalmente sulla schiena.
“Magari lei è la ragazza della tua vita, ma tu non sei il ragazzo della sua vita.” buttai lì una frase che avevo letto in un libro, tipo Twilight..bhè, mi sembrava una frase ad effetto.
Bill sbarrò gli occhi, facendosi improvvisamente interessato “Che vuoi dire?”
Già, che voglio dire?
“Ehm, nel senso, che magari lei è giusta per te ma tu non sei giusto per lei, capisci?”
“Stai dicendo che non mi ama?”
“Sì!” si intromise Tom, entusiasta, e sulla faccia di Bill si dipinse lo sconforto più profondo.
Io lanciai uno sguardo di fuoco a Tom “No, no Bill, non è questo..però, sai, ogni tanto noi ragazze siamo, ehm..” cominciai, e guardai nuovamente Tom in cerca di aiuto, ma lui scosse violentemente la testa.
“Siete come?” chiese Bill.
“Ehm, nel senso, a noi piacciono i ragazzi che ci coccolano, e ci comprano..ehm, le cose che ci piacciono, capito no?”
“Quindi si starebbe approfittando di me?”
Feci una smorfia, e mossi una mano su e giù come per mimare un ‘fifty-fifty’. A quel punto Bill balzò in piedi come una molla.
“Non voglio ascoltare le vostre cavolate. Andate al diavolo!” urlò offeso, prima di avvicinarsi a grandi passi alla porta della camera e sparire.
“Siamo stati fortunati infondo. Siamo ancora vivi.” Considerò Tom, e non potei dargli del tutto torto.
 

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