Perdersi poi ritrovarsi

di roby_lia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Convivenza forzata ***
Capitolo 2: *** Vetri infranti ***
Capitolo 3: *** Reclutamento (non esattamente volontario) e relative conseguenze (non esattamente piacevoli) ***
Capitolo 4: *** Problemi e soluzioni (prima parte) ***
Capitolo 5: *** Problemi e soluzioni (seconda parte) ***
Capitolo 6: *** Home, sweet home ? ***
Capitolo 7: *** Waiting for you ***
Capitolo 8: *** Friends with benefit ***
Capitolo 9: *** Sei mesi ***
Capitolo 10: *** Meeting ***
Capitolo 11: *** Happy end ***
Capitolo 12: *** Una giornata speciale ***



Capitolo 1
*** Convivenza forzata ***


Convivenza forzata
 
Due figure stavano dietro l’angolo, in attesa di sentire i risultati del loro duro lavoro.
Risultati che non si fecero attendere a lungo. Delle grida sorprese si alzarono dall’altro corridoio, seguite da un tonfo sordo, dei colpi di tosse, per terminare in due distinte, ma nello stesso modo furiose, urla.
“LOKI!!!”
“TONY!!!”
I due interessati sbucarono da dietro l’angolo, con le due espressioni più innocenti che Thor e Steve avessero mai visto.
Tuttavia il loro piano di sostenersi innocenti fino alla fine, andò in fumo alla vista dei due possenti guerrieri ricoperti di farina.
Farina che si era amalgamata per benino all’acqua gelida che era caduta addosso ai due, provocando il primo grido.
Tony e Loki iniziarono a ridere appoggiandosi al muro per non cadere, mentre gli altri due li fissavano, gli occhi di ghiaccio attraversati da lampi di furia.
“Che diavolo vi è saltato in mente!?!” li rimproverò Steve non appena riuscirono a riprendere fiato.
 “Come, non ci ringraziate? Vi abbiamo appena trovato i vestiti per Halloween! Sarete due fantasmi fantastici, e non avrete neanche l’impaccio del lenzuolo!” Le parole di Tony non riuscirono a strappare neanche un accenno di sorriso dai volti marmorei degl’altri.
“Avanti, è solo acqua con un po’ di farina… se almeno avessimo usato pece e piume, come avevo proposto inizialmente, allora sì che avreste potuto essere arrabbiati…” neanche l’intervento di Loki ottenne qualche risultato.
“Tranquillo: la pece e le piume le teniamo buone per carnevale… saranno due polli fantastici!!” lo rassicurò l’uomo, scatenando un altro attacco di ridarella nel dio.
Thor fissò il fratello scuotendo la testa ma era più calmo di Steve. Anche perché quello scherzetto non era niente rispetto a certi brutti tiri che Loki aveva fatto da bambino.
“Non potete trovarvi un hobby che non contempli scherzi, distruzioni ed esplosioni?” domandò.
“Non è colpa nostra se non ci divertiamo ad ammirarci ed autoelogiarci davanti agli specchi della palestra…” gli rispose il fratello sorridendo sornione.
“Sistemate immediatamente questo casino” li minacciò l’altro americano.
“Guastafeste” mugugnarono in coro i due, incrociando le braccia e mettendo un muso imbronciato ma Tony si rianimò all’improvviso.
“Io non posso, abbiamo la riunione e non vorrai mica che sia ritardata ancora solo perché devo pulire un po’ d’acqua vero Cap?”
Loki lo guardò sorpreso, poi gli comparve un sorriso furbo sul volto.
“Oh, non ti preoccupare… loro ci metteranno come minimo mezzora per ripulirsi quindi puoi benissimo sistemare tutto”
 “Io?! No grazie, non sono portato per l’ordine…”
“E secondo te perché mi chiamano dio del Caos?” domandò alzando un sopracciglio.
“Pensavo che fosse per il casino che c’è nella tua mente malata di pazzoide megalomane…”
 “Quello è il motivo numero due”
“Davvero? E qual-“
“Basta!! –l’urlo furioso di Steve gli richiamò all’attenzione- tu fila subito in sala riunione e tu pulisci questo macello… senza magia!” Loki e Tony aprirono le bocche per protestare ma l’ennesimo ruggito rabbioso di Cap, li fece cambiare idea.
“ORA!!”
I due combinaguai assunsero la stessa espressione imbronciata, mentre con lo stesso passo strascicato andavano verso i rispettivi compiti.
Non senza aver risposto in coro un mogio, mogio “Sì mamma”.
“Secondo te fanno le prove per questi loro spettacoli?” domandò sospirando Steve.
“è questa la parte peggiore…non né hanno bisogno” gli rispose l’altro, scuotendo la testa e creando una nuvoletta di farina.
 
Era stata una riunione più lunga del previsto, ma finalmente era giunta al termine. Sbadigliando Thor entrò nella camera e non riuscì a trattenere un sorriso tenero alla vista di Loki, profondamente addormentato sul letto. Il moro era disteso a pancia in giù, ancora sopra le coperte. Il libro che avrebbe dovuto tenerlo occupato, era abbandonato sul cuscino, sotto il gomito. Thor recuperò il volume e lo appoggiò sul comodino poi, cercando di non svegliare l’altro, scostò lentamente le lenzuola per coprirlo. Sempre sorridendo, si distese al suo fianco allungando una mano sotto il cuscino, per intrecciarla con quella di Loki.
Il moro mugugnò qualcosa e Thor non riuscì a resistere dal nascondere il viso tra i capelli dell’altro, sussurrandogli la buona notte.
“Inizio a chiedermi perché ti hanno dato una stanza tutta per te, se vieni sempre a dormire qui” gli rispose socchiudendo gli occhi. In tutta risposta Thor avvicinò il viso a quello dell’altro, strofinando il naso contro la sua guancia, scatenando uno sbuffo seccato da parte di Loki, che cercò di allontanarsi. Mossa vana, visto che Thor lo agguantò per la vita, stringendolo a sè. Il moro sbuffò nuovamente, sapendo bene che non sarebbe riuscito a districarsi da quel possessivo abbraccio.
“Allora, ci sono novità?” domandò, sistemandosi meglio contro l’altro.
Il cuore di Thor saltò un battito: come avrebbe fatto a dirglielo?
“Niente che non possa aspettare domani” mentì, rafforzando ancora di più la presa sull’altro. Loki stette in silenzio per qualche momento.
“Lascia le bugie al sottoscritto per favore” Il biondo respirò profondamente.
“Mi…mi hanno domandato di Asgard. Se ho intenzione di tornare o di restare qui.” Ammise infine, sentendo l’altro annuire contro il suo petto.
“Iniziavo a chiedermelo anch’io…Allora, qual è la risposta?” A Thor sembrava di essere sul bordo di un burrone: una parola sbagliata e avrebbe rovinato tutto.
“Io…io ho dei doveri anche verso Asgard, lo sai. Doveri che ho trascurato per stare qui…con te.” Loki aveva approfittato di un momento di distrazione del fratello per sfuggire al suo abbraccio, e ora lo fissava gelido.
“Non ti ho chiesto io di restare.”
“Non ti sto accusando Loki. Sono stato felice di stare qui, ma per noi è arrivato il momento di tornare ad Asgard.” Thor incontrò gli occhi dell’altro nella penombra della stanza: erano di nuovo opachi, gelidi e infuriati. Come non succedeva da un bel po’.
“Perché mai dovrei voler tornare ad Asgard, Thor?” il biondo corrugò la fronte, confuso.
“Bhe, resta pur sempre casa tua.” Un sorriso amaro si disegnò sulle labbra dell’altro.
“Certo, proprio perché la sentivo casa mia ho cercato di conquistarla.” Il biondo si alzò sui gomiti.
“Non puoi continuare a restare sulla Terra. Questo non è il tuo posto, Loki”
“E il mio posto sarebbe ad Asgard? Dove già mi odiavano quando non avevo fatto ancora niente di male?” Ribatté sempre più furioso.
“Bhe... ora è diverso. Il tuo-“
“Fammi indovinare, il mio posto è vicino a te?” Thor aprì la bocca cercando di controbattere, ma Loki non gliene diede il tempo. Si alzò di scatto dal letto, dirigendosi verso la porta.
“No, Loki aspetta” lo richiamò il fratello.
“Vado solo a prendere una boccata d’aria.” Disse prima di uscire.
Thor sospirò stancamente. Voleva seguirlo, ma sapeva che avrebbe solamente peggiorato la situazione.
Dopotutto Loki non sarebbe fuggito, di questo ormai ne era certo.














Note

Lo so, lo so... è passato poco più di un mese da "Noi due" e io sono già tornata a disturbare voi poveri inocenti con le mia cavolate assurde....
Purtroppo (fingete almeno un pò di dispiacere, giusto per farmi contenta ok?) questa volta i capitoli saranno più brevi, visto che ho davanti un mese assolutamente di quello-che -non -voglio -dire -perchè -sono -una -brava -bambina per colpa della scuola, quindi farò capitoli più brevi per riuscire ad aggiornare cosantemente.
Bhe.. credo di aver detto tutto e, come sempre, ogni commento sarà più che gradito.

ciao ciao
roby_lia

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Capitolo 2
*** Vetri infranti ***


Vetri infranti
 
Tony si stava avvicinando velocemente alla sua auto, quando con uno scoppio tutti i lampioni della strada si spensero. L’uomo si guardò attorno sospirando.
Poteva benissimo immaginare chi aveva fatto esplodere le luci. Scuotendo la testa ritornò verso l’entrata.
Quando lo vide non riuscì a trattenere un sorriso divertito: la maglietta, i jeans e le scarpe da ginnastica lo faceva sembrare più un adolescente, che un dio.
Ma dio o adolescente che fosse, fatto sta che era veramente molto incazzato.
L’ultima volta che era così incazzato avevano appena mandato a monte il suo piano per la conquista del mondo. E lo avevano appena catturato. E le aveva appena prese di santa ragione.
Era già da un po’ che si chiedeva quanto potesse durare quella tentennante pace. Dopotutto non ci si guadagna il titolo di dio del Caos e degli Inganni senza qualche buon motivo.
Avevano sempre saputo che Loki era una bomba ad orologeria, pronta ad esplodere da un momento all’altro, per una frase o un gesto sbagliato. Quei due mesi e rotti di relativa tranquillità erano stati … la calma prima della tempesta. Mai questa metafora gli era sembrata più adeguata. 
“Non hai freddo?” gli domandò avvicinandosi. Era marzo inoltrato e quella notte c’era un vento particolarmente gelido. E Loki se ne stava in maniche corte come se niente fosse.
“Sono un gigante di ghiaccio, l’hai dimenticato?” ribattè scontroso.
“E far saltare l’illuminazione è un’altra caratteristica tipica dei giganti di ghiaccio?” Loki non rispose, continuando a tenere lo sguardo fisso sulla strada. L’uomo sospirò: non gli piaceva vedere l’amico (o doveva dire il nemico?) in quello stato.
Lo preferiva di buon’umore, quando riusciva a capire cosa gli passasse per la mente… almeno in parte.
E soprattutto, quando, invece di piani omicidi, la sua mente era attraversata da scherzi innocui (a seconda dei punti di vista)                                                                                                                       “Thor ti ha parlato di Asgard, dico bene?” L’altro si limitò ad annuire, incrociando le braccia sul petto.
“Quindi te ne andrai?” gli domandò, continuando a cercare il suo sguardo.
“Non è che mi ha dato molta scelta…” si decise a rispondere il dio.
“Dai non può essere troppo male… dopotutto, se voi vi definite dei, Asgard non dovrebbe essere tipo un paradiso?”
“Certo, un paradiso se sei un armadio di muscoli con il cervello di un gerbillo in letargo”
“Dovresti guardare un po’ di più Discovery Channel, almeno sapresti che i gerbilli non vanno in letargo…”
“Ora sì che mi sento meglio” ribattè sarcastico, tirando un calcio ad una lattina. Tony non riuscì a trattenere un altro sogghigno: si comportava davvero come un ragazzino, con tanto di pugni ficcati nelle tasche dei pantaloni e scarpe slacciate.
“Lo so, certe scoperte ti cambiano la vita…” Il dio sospirò alzando il volto verso il cielo.
“Troppa luce…” mormorò tra sé e sé.
Ancora non capiva quel bisogno degli umani di rovinare la bellezza della notte.
Di fingere che le tenebre non esistessero.
Di fingere che sarebbe bastata la luce a salvarli.
“Ti darò un paio di occhiali da sole come regalo di addio.” Finalmente sulle labbra dell’altro comparve un sorrisino.
“Ma che gentile… comunque stavo pensando-“
“Tu che pensi? Devo iniziare a preoccuparmi!” Lo interruppe, ma quando vide che l’altro non continuava si pentì, sopraffatto dall’ interesse.
“Dai, sono curioso! A che cosa stavi pensando?”
“Visto che sei così maleducato non credo che te lo dirò” gli rispose sardonico.
 “Oh, sì che lo farai”
“No che non lo farò”
“Sì che lo farai”
“No!”
“Sì!”
“No!”
“Sì!”
“No!”
“… dobbiamo continuare così ancora a lungo?”
“Hai iniziato tu!” protesto Loki.
“Se tu ti decidessi a parlare potremmo passare a organizzare il prossimo scherzo in grande stile”
Tony avvertiva l'infantile bisogno dell’altro di distrarsi.
Di fingere che non era cambiato ancora niente.
Di fingere che andava ancora tutto bene.
E Tony era sempre stato bravo a distrarre le persone.
Loki si arrese, annuendo lentamente
 “Poniamo il caso che, con un così repentino avvicinamento della mia partenza, voglia fare uno scherzo ancora migliore dell’ultimo…” riprese sogghignando.
“A cosa stavi pensando?” chiese trepidante l’uomo.
“A qualcosa di molto esplosivo… incazzato… e verde” concluse, mentre il volto dell’uomo si immusoniva.
“Ci abbiamo già provato. Bruce ha dei nervi d’acciaio…”
“è proprio qui che sta il bello” Tony rialzò gli occhi, incontrando quelli verdi dell’altro. Sembravano emettere una luce propria, carichi com’erano di malizia e divertimento.
Lentamente un sogghigno si ridisegnò sulle sue labbra.
“Ti ho mai detto che sei il mio supercattivo preferito?”
“Oh, quale onore… detto da una lampadina ambulante” L'uomo sbuffò contrariato
“ Sai, se continui così ti farai nemico qualcuno”
“Qualcuno tipo gli eroi più forti del pianeta? Gli ho conosciuti e sotto sotto sono dei teneroni…” Tony scosse la testa ridacchiando. 
“Dai muoviti, conosco il posto perfetto per discutere i dettagli”. 













Note
ok questo capitolo non credo abbia molto senso, ma dopo una mattina particolarmente pesante, mi rifiuto categoricamente di perdere un pomeriggio a studiare latino quindi....
grazie ha tutti quelli che hanno messo la storia tra le seguite e hanno avuto il coraggio di recensire... 
ci vediamo al prossimo capitolo se vi và XD

ciao ciao 



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Capitolo 3
*** Reclutamento (non esattamente volontario) e relative conseguenze (non esattamente piacevoli) ***


Reclutamento (non esattamente volontario) e relative conseguenze (non esattamente piacevoli)
 
La mattina dopo Thor entrò nervoso in cucina, chiedendo a Steve se aveva visto Loki, ma la risposta gli arrivò da Bruce.
“Loki? È di là con Tony a guardare la tv… se uno non avesse la barba e quell’altro non fosse così alto, sarebbero due teenager modello”
Trattenendo a stento la rabbia, Thor andò ad ampi passi nell’altra stanza, trovando Tony beatamente disteso sul divano intento a mangiare caramelle, mentre Loki era raggomitolato sulla poltrona, guardando divertito la tv.
“Loki vieni. Dobbiamo parlare.” Il moro spostò per un attimo lo sguardo sul maggiore, alzando un sopracciglio in segno di scherno, poi la sua attenzione fu riassorbita dallo schermo.
“Magari dopo, non vedi che stiamo guardando… come diavolo si chiama?” domandò a Tony.
“Uh? Ah, si chiama Dr. House… non puoi andartene senza averne visto neanche un episodio!”
“Ma tu non avresti una specie di lavoro alle Stark Industries?” domandò Thor, seccato dalla presenza dell’uomo.
“Chi? Io? C’è Pepper che pensa a tutto per me, quindi posso star tranquillamente qui, a perder tempo” rispose affabile, ingoiando un’altra caramella
Nel frattempo anche gli altri due Vendicatori li avevano raggiunti. Bruce prese in mano una delle tante bottiglie abbandonate sul pavimento.
“Presumo che dire che avete bevuto sia riduttivo…”
“Sarebbe un peccato avere un metabolismo resistente all’alcool e non sfruttarlo…”si difese Loki.
“Senza dubbio. Pensavo solamente che dopo essersela fatta nell’armatura, Tony sarebbe diventato perlomeno astemio…”
Il dio spalancò gli occhi verdi e si voltò verso l’uomo.
“Te la sei fatta nell’armatura?” domandò divertito.
“Bhe pensavo che fosse il mio ultimo compleanno quindi…”
“Quindi te la sei fatta nell’armatura?” chiese ancora.
“Tecnicamente ho dato una delle feste migliori del secolo, dove mi sono ubriacato fino al midollo, e poi me la sono fatta addosso” puntualizzo il miliardario. Il dio continuò a fissarlo divertito.
“Te la sei fatta nell’armatura!” ripetè per l’ennesima volta, ridendo.
“Dopo ti faccio vedere il video, se ti diverte così tanto…” sbuffò seccato.
Il dio stava per controbattere, ma il fratello lo afferrò per una spalla trascinandolo fuori dalla stanza. 
 
“Ahia! Mollami Thor!” ordinò, cercando di divincolarsi.
“Che diavolo avete combinato voi due?” domandò serio.
“Assolutamente nulla! Siamo stati soltanto in un bar a bere prima di ritornare qui”…. ad organizzare un paio di cosette di cui non c’era bisogno d’informare Thor.
“A divertirvi?” chiese scettico.
“Esatto, a divertirci. No aspetta… sai cosa significa la parola divertimento?” chiese sarcastico.
“Loki ascolta-“
“Credo che avremmo abbastanza tempo per parlare quando mi imprigionerai ad Asgard” Il biondo digrignò i denti: come poteva fargli capire l’infinito bisogno che aveva di lui?
“Io non voglio impri-“
“Giusto! Hai solo deciso di riportarmi in un regno dove la pena di morte è ancora valida! Pensandoci bene, la prigionia sarebbe l’opzione peggiore visto che da vivo dovrei sopportare ancora la tua compagnia”
“Non permetterò che ti facciano del male, lo sai!”
“Me ne hanno già fatto, e tu con loro” ribattè gelido.
Con rabbia Thor gli afferrò il braccio, ma Loki se l’aspettava.
Senza esitazione, alzò di scatto il ginocchio, colpendo il fratello al basso ventre.
Letteralmente un colpo basso, o gioco sporco che dir si voglia. Dopotutto si tratta del dio degli inganni.
Il biondo si piegò in avanti per riflesso, permettendo al moro di colpirlo sul collo con un gomito. Ma era sempre Thor quello più portato alla guerra. Il suo corpo rispose senza doverci neanche pensare
Un pugno deciso colpì Loki allo stomaco, subito seguito da un violento colpo sul viso che lo fece sbattere contro la parete.
“Ehi smettetela!” I due dei cercarono di ricominciare lo scontro, ma vennero tempestivamente bloccati da Bruce, Steve e Tony.
“Se voi bambini avete finito di giocare, c’è un lavoro che ci attende”. La voce di Natasha li richiamò all’ordine, mentre Loki si divincolava dalla stretta di Tony.
“Bene, è stato un piacere avervi conosciuto. Prometto di fingere dispiacere se morirete” li salutò cercando di allontanarsi, ma Thor riuscì a riacciuffarlo.
“Non penso proprio, Loki”
“è da quando hai preso a testate un muro per vincere una scommessa con Fendral che sono a conoscenza del tuo difetto mentale” gli rispose acido.
“In ogni caso, questa volta Thor ha ragione” s’intromise la donna. Vedendo le occhiate sorprese degli altri si decise a continuare.
“Fury ha deciso che devi ripagarci per vitto e alloggio, quindi ci avvaloreremo dei tuoi servizi sul campo” rispose sorridendo. Gli occhi verdi di Loki si velarono di scetticismo.
“Scordatevelo! Io sono il cattivo, l’avete dimenticato? Quello che ha cercato di conquistare il mondo, avete presente? Non ci tengo a salvarvi la pelle”
“La tua affermazione presuppone che ci interessi il tuo parere Loki”. Il dio la fissò offeso, mentre il suo cervello elaborava velocemente una risposta arguta, ma Tony prese la parola al suo posto.
“Muoviti dio dei miei stivali, andiamo a farci belli prima dello spettacolo” disse afferrandolo per la maglia e trascinandoselo dietro.
 
“Questo è strano”. I Vendicatori non poterono far altro che annuire alle parole di Bruce. Inizialmente avevano scherzato sul fatto che li stavano usando per fare da babysitter a Loki ma Fury li aveva avvertiti che non si trattava di una semplice meteorite. E in effetti una meteorite che crea un cratere di giaccio è strano. Molto strano.
Resta comunque il fatto che li avevano riuniti per fare da babysitter ad un dio del Caos ancora parecchio incacchiato. 
 
Loki allungò la manica della maglia, coprendosi la mano, e iniziò a pulire la superficie, spazzando via il ghiaccio. Sentiva piano piano la pelle raffreddarsi, anche se era protetta dalla stoffa. Non era per niente un buon segno.
Terminato il lavoro, fissò per qualche attimo interdetto, quello che sembrava essere… il suo riflesso. Merda.
“No, no, no, no! ” disse precipitoso, bloccando la mano di Bruce, che si era pericolosamente avvicinata alla meteora. L’uomo lo guardò, ponendo una tacita domanda.
“Diciamo che ho compreso fin nelle ossa il fatto che Hulk spacca!” bofonchiò, uscendo dal cratere, seguito confuso dallo scienziato.
“Allora che cos’è?” chiede, ancora furente Thor. Loki si spazzolò le mai sui pantaloni, prima di incontrare gli occhi arrabbiati del fratello.
“Uno specchio di ghiaccio”
 
“Uno specchio di ghiaccio? E sarebbe?”
“Non ne avevo mai visto uno così…” Thor non badò al miliardario, girandosi preoccupato, verso il meteorite.
“Dev’essere per la temperatura… è troppo elevata e ha creato quello scudo di ghiaccio per difendersi” ipotizzò l’altro dio mentre il suo cervello lavorava febbrile.
“Ehi qualcuno si decide a degnarmi di uno sguardo? Il sottoscritto soffre d’astinenza d’attenzione…” Loki si passò una mano tra i capelli, cercando le parole giuste per spiegarsi.
“Lo specchio di ghiaccio è una cosa… viva. Diciamo che è … formata da miglia di esseri. Si, esseri minuscoli che ti entrano nel corpo e ti… congelano”
“Quindi ti fanno diventare una bella statuina? Non sembra tanto pericoloso…” Loki scosse la testa alle parole del dottore. Non si era spigato bene.
“No, loro ti congelano… il cuore, per così dire”. I Vendicatori lo guardarono confusi.
“Cosa intendi Loki?” Il dio sbuffò contrariato.
“Mettiamola così: voi ritenete me malvagio-
“Non dimenticarti sadico, pazzo, megalomane e con manie di controllo” puntualizzò Hawkeye. Era ancora offeso per lo scherzetto della possessione che Loki gli aveva tirato. Il dio lo fissò con uno sguardo amareggiato.
“Considerate malvagio me per quello che ho fatto, ma l’ultima volta che una scheggia di ghiaccio è arrivata su Midgard, un bambino di otto anni ha sterminato qualcosa come tre mila persone, prima che mio- il moro fece una smorfia accorgendosi dell’errore che stava per dire- prima che Odino riuscisse a fermarlo. E tutto questo in poco meno di un’ora”. Un silenzio teso, cadde sul gruppo.
“Una sola scheggia, in un bambino?” Ripetè angosciata la Vedova Nera.
“Si… e naturalmente voi stupidi umani avete trasformato questa bella storiella di sangue, morte e distruzione in una barbosa e per niente violenta, favola” gli informò, alzando le spalle.
“Una favola per bambini?”
“Si, con tanto di ragazzina scema che spezza l’incantesimo con una lacrima” concluse sbuffando.
Gli umani si scambiarono occhiate perplesse.
“Mi suona famigliare…” mormorò il prode Capitan America, facendo vagare lo sguardo sui compagni.
“Non guardare me! Mio padre non era tipo da leggermi favole” gli rispose prontamente Tony, beccandosi la pungente battuta di Loki “Si tratta di cultura generale, ignorante”.
La discussione che ne sarebbe nata fu interrotta da un febbrile Capitano che si sbatté un pugno sul palmo dell’altra mano.
“Ci sono si tratta de ‘La regina delle nevi ’ !” esclamò sorridendo soddisfatto, con gli occhi che gli brillavano per la contentezza. Tony lo squadrò da capo a piedi, prima di allontanarsi di un paio di passi.
“Mi rifiuto di sapere come fai a conoscerla, Capitan Cuore tenero” L’uomo arrossì, rendendosi conto di ciò che aveva detto. Per sua fortuna Thor decise di intervenire distogliendo l’attenzione dal soldato.
“Per precauzione è meglio andare a controllare gli umani che l’hanno trovato” La Vedova Nera e Hawkeye annuirono e insieme si diressero verso una delle macchine, senza bisogno di sentire altro.
“Non credo che serva… se avessero un frammento dentro di loro, a quest’ora si sentirebbero già le urla” ribattè Loki, fissando la sagoma della città poco lontana.
“Comunque il nostro problema è come distruggere lo specchio” Per la prima volta nella giornata Thor sorrise, continuando a restare però, terribilmente arrabbiato.
“Problema? Non c’è nessun problema” e detto questo si lanciò con il Mjolnir, contro lo specchio, polverizzandolo.
 
Loki agì d’istinto.
Abbaiando un furioso “Non muovetevi!”, creò immediatamente una barriera, proteggendo i Vendicatori dai minuscoli frammenti di specchio, formatisi dopo la geniale azione di Thor.
-Sistemato ‘sto casino lo riempio di botte -si ripromise il moro, digrignando i denti mentre manipolava il ghiaccio, formando una resiste custodia con la polvere di specchio intrappolata al suo interno.
“Loki cosa stai facendo?” gli domandò Tony.
“Evito che i supereroi della terra diventino malvagi,  sadici, pazzi, megalomani e con manie di controllo… la cosa sarebbe un po’ seccante da spiegare a Fury” gli rispose, completando l’incanto.
Il dio osservò soddisfatto la scatola che si trovava tra le sue mani.
“Prendila e stai attento a non romperla” si rassicurò prima di metterla tra le mani di ferro del Vendicatore.
“Una grande genialata quella di fare lo scrigno in ghiaccio sai?” ribattè sarcastico l’uomo.
“Non per niente sono il più intelligente ad Asgard… e se ora vuoi scusarmi vado a picchiare quell’imbecille di Thor”. Il moro andò ad ampi passi verso l’asgardiano, mentre Iron man bofonchiava un “In effetti se lo merita”.
 
“Allora, si può sapere che diavolo credevi di fare, stupido idiota ?!” ma la furia di Loki si disperse velocemente alla vista degli occhi vacui e della pelle troppo pallida del biondo.
“Thor!” urlò ancora, ma l’interessato si limitava a stare in piedi davanti a lui, fissandolo con occhi spenti.
“Dannazione! Dannazione, dannazione, dannazione!” imprecò fra sé e sé.
“Che succede?” chiese il Capitano.
“è infetto” gli rispose Bruce, che nel frattempo era riuscito per pura fortuna a riacquistare il controllo e si era avvicinato ai due dei. Loki si allontanò di un passo dal fratello, passandosi una mano tra i capelli. Non c’era salvezza dall’incanto dello specchio. Anche per il bambino midgardiano si erano cercate cure ma alla fin avevano solo potuto decapitarlo.
Ma non poteva succedere a Thor.
Thor era quello buono, amato da tutti. Quello che fa sempre e solo la cosa giusta.
Thor doveva rimanere buono, per combattere il male che albergava nel cuore di Loki. Per salvarlo.
Il moro arretrò di un altro passo, preso dalla disperazione, ma un suono gli ridiede speranza. Abbassò gli occhi vedendo il terreno del cratere ricoperto di ghiaccio.
Thor sarebbe rimasto quello buono, a qualsiasi costo.
Senza esitare, Loki sbattè con forza il piede al suolo, infrangendo il ghiaccio in diversi frammenti. Prendendone uno in mano si riavvicinò al fratello facendo allontanare gli altri due Vendicatori.
Il ghiaccio stava già operando il suo cambiamento ma Loki non se ne curò anzi, per una volta fu felice di vedere il rosa lasciare il posto all’azzurro. Velocemente si arrotolò la manica, allungando il braccio verso il fratello.
“Thor afferrami il polso” gli ordinò serio e il biondo obbedì, privo di volontà.
-Aventi schifosi insetti, sarò di certo un ospite miglio di Thor… so quanto vi piace il freddo, avanti, venite in me…-
“Loki, che cazzo stai facendo?” di nuovo Tony, preoccupato stavolta. Il dio spostò gli occhi sull’uomo. Non c’era bisogno di parole, ormai si conoscevano fin troppo bene.
“Tu sei pazzo!” esclamò infatti Iron man, capendo il piano dell’altro. Piano che stava dando i suoi frutti a giudicare da quello che sembrava essere un serpentello argentato che lasciava la mano di Thor per  avvolgersi attorno al braccio di Loki.
“Fin qua c’eravamo arrivati da un bel po’ Tony” L’uomo continuò a fissarlo negli occhi. Poteva benissimo leggere la paura che gli oscurava.
Paura per ciò che stava facendo.
Paura per ciò che sarebbe successo se non l’avesse fatto.
“Ci siete già riusciti… farlo di nuovo non vi sarà difficile” disse il dio, accennando un sorriso.
“E se non volessimo?” intervenne Bruce, facendo un passo avanti.
“Dovete farlo! Non c’è altra soluzione!” era più un’implorazione che un ordine.
“Loki…?” la voce di Thor richiamò il dio, che voltò il viso verso di lui. E sorrise. Un semplice sorriso. Senza malizia, sagacità o altro. Un semplice sorriso, come quando erano piccoli.
E Thor se lo ricordava bene quel sorriso, anche se erano veri e propri anni che non lo vedeva. E come sempre, davanti a quel sorriso il biondo non riuscì a trattenere il suo di sorriso.
Ma improvvisamente il sorriso gli si gelò sulle labbra, mentre gli occhi si riempivano… d’orrore. Loki sapeva il perché. Sentiva la pelle del viso farsi via via più fredda. Con uno scatto del polso si liberò dalla presa dell’altro, continuando sempre a sorridere però.
“Loki” ripetè il biondo, cercando di riavvicinarsi, ma Steve fu lesto ad afferrarlo e a trattenerlo.
Il dio moro si allontanò ancora di qualche passo, abbracciando con lo sguardo quelli che un tempo considerava i suoi carcerieri.
“Ce la farete… per quanto sia noioso, poco originale e assolutamente ingiusto i buoni vincono sempre no?” cercò di rassicurarli. Ormai aveva assunto appieno il suo aspetto da gigante di ghiaccio. Soltanto gli occhi restavano verdi. Poteva capire la crescente agitazione che cresceva nei loro occhi.
Improvvisamente una fitta di dolore lo costrinse a piegarsi in avanti, appoggiando le mai sulle ginocchia mentre i capelli gli cadevano davanti al viso. Strinse i denti cercando di non urlare ma un mugolio di dolore gli uscì dalle labbra… o era un ringhio di rabbia?
“Combattilo Loki” Bruce. Lui sapeva cosa stava provando e, per quanto inutile, cercò di dare supporto all’altro.
Improvvisamente Loki si raddrizzo, gli occhi completamente rossi e sul volto un ghigno assassino.
Fece un passo in avanti ma qualcosa lo costrinse a fermarsi, grugnendo di dolore. Loki riuscì a riprendere il controllo di sé giusto in tempo.
Erano troppo vicini alla polvere dello specchio. Se lo scrigno si fosse rotto per i 4 Vendicatori non ci sarebbe stata salvezza. -E senza salvatori, chi salverà il mondo da me?-
C’era un’unica cosa che poteva fare.
“LOKI!!” lo chiamò di nuovo Thor, riuscendo a liberarsi dalla ferrea stretta dell’amico. Si precipitò dal fratello, ma il moro si volatilizzò nel nulla.

 
Freddo. Freddo che penetra fin nelle ossa. O è dalle ossa stesse che si propaga? Non riesci a capirlo.
Gelo, ecco cosa sei, una landa gelata dove niente può crescere. Per quanto tu ti sforzi… per quanto quelli che ti sono vicini si sforzino, tu distruggerai tutto, estirpandolo alla radice…
Una voce di mille voci ti spacca il cranio, ma sopra di quelle un’altra, ancora più forte e, a loro differenza, confortante.
“Combattilo Loki”
Tu? Combattere? Abbiamo sottomesso eroi e valorosi guerrieri molto più puri di te. Loro, immacolati com’erano, non sono riusciti a sconfiggerci e pensi davvero di poterlo fare tu? Una creatura con il male già così ben radicato in sé? 
Ridono le mille voci, dentro la tua testa. Ma tu hai già sconfitto il male che c’è in te. Ci sei già riuscito, lo conosci, sai come batterlo. Ti aggrappi a questi pensieri.
Davvero? Dimostracelo!          
Un dolore intenso ti percuote. Inarchi la schiena mentre le mani artigliano…neve? Dove diavolo ti ha portato l’incantesimo? Un pensiero inutile nella tua situazione. Ma uno spiraglio di luce si fa breccia nell’oscurità della tua stessa mente. Un pomeriggio, neanche troppo tempo fa, tu e Tony avevate fatto un’imboscata agli altri e dato il via a una guerra di palle di neve e-
E così anche tu ti aggrappi ai ”ricordi felici”…lo fanno tutti, ormai siamo diventati dei veri esperti sai? Vediamo un po’ che cos’abbiamo qua… oh ma che tenero! I Vendicatori che non ridono di te ma con te…
Credi davvero cheti abbiano perdonato? Tu, che hai ucciso centinaia dei loro preziosi “innocenti” credi davvero di petti permettere anche solo di sperare nel loro perdono?
E ora cos’abbiamo? Oh, il signor Stark che ti dichiara il suo supercattivo preferito, che carino! Lo sai vero, che per lui sei solo un passatempo? Certo che lo sai, perché se tenesse un po’ di più a te non avrebbe sprecato tempo ad organizzare uno stupido scherzo ma piuttosto a trovare un modo per farti restare qui…
Ah, ora viene il colpo di grazia! Il tuo caro, amato ed odiato Thor! … proprio non riesco a capire… credi davvero che lui ti ami?
Sai che non esiterebbe a sacrificare la sua vita per fare l’eroe?
Ti abbandonerebbe a una misera esistenza, priva della sua splendente presenza, per dei perfetti estranei di un altro mondo. Ti abbandonerà anche lui…
Smettila! Non è vero! Fuggi a quelle parole.
O almeno ci provi. Perché in verità quelle sono le tue stesse parole. Le tue paure, i tuoi dubbi… tutte quelle infinite possibilità che ti assalgono ogni volta che resti solo, a pensare… tutti quegli infiniti “e se…?” che ti mettono una fottuta paura addosso.
Arrenditi Loki… tanto perderai lo stesso lo sai… cosa ti aveva detto l’umano? “Tu manchi di convinzione”… e aveva ragione, eccome. Quindi arrenditi, noi ti libereremo dalla libertà stessa … ti suona famigliare questo?... non puoi combatterci Loki, noi libereremo soltanto la tua vera natura…ti permetteremo di essere il vero te stesso, senza più sensi di colpa, senza più sentimenti…
Ogni parola era una pugnalata. Senza neanche accorgertene ti sei messo a piangere, per il dolore, per la paura, per la verità contenuta in quelle frasi. Le tue stesse frasi
L’ingannatore, sconfitto dalla sua stessa mente.
Sotto un altro attacco…
Lo uccideremo… gli uccideremo tutti … nei modi più atroci che tu hai immaginato
Urli. Un urlo di dolore, paura, angoscia, disperazione.
Una richiesta d’aiuto, accolta solo dal cielo.








Note
Scusatemi il ritardo ma ho avuto problemi con il pc, oltre che una settimana assolutamente da schifo a scuola.
Comunque sto pomeriggio mi sono autoregalata una pausa. Letteralmente visto che è il mio compleanno… e vabbene lo ammetto, l’alternativa sarebbe stata studiare fisica, ma chi è che si mette a studiare fisica il giorno del proprio compleanno???
Vab, probabilmente mi strangolerete perché invece di uno scherzo che sarebbe entrato nella storia vi propino sta roba qui, ma dopo un’attenta rilettura ho deciso di secretare per sempre quel capitolo che mi avrebbe fatto finire di sicuro in un carcere di massima sicurezza per malati mentali (per intenderci centravano scarafaggi di gomma nei cereali, trombette da stadio e funghi allucinogeni… ehm ehm)
Ok, ora devo andare a spegnere le mie 17 candeline (17 anni il 17 maggio… inizio a capire xkè è un periodo così di merda…)
 
Ciao e grazie a chiunque lasci un commento
 
roby-lia  
   
P.s.  se non conoscete la storia “La regina delle nevi” ecco a voi la pagina di wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/La_regina_delle_nevi



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Capitolo 4
*** Problemi e soluzioni (prima parte) ***


Problemi e soluzioni (prima parte)
 
L’attesa forse era la parte peggiore. Sapere che colpirà ma non sapere dove, rende tutto più estenuante.
I Vendicatori erano stati di nuovo riuniti sull’ eliveivolo. Dopotutto, erano di nuovo in guerra. Di nuovo contro Loki.
Appena arrivati Natasha e Burton erano spariti a fare rapporto, mentre Bruce e Tony si erano rinchiusi nei laboratori, cercando di studiare lo specchio. Quindi Steve si era involontariamente arruolata per fungere da supporto morale al dio del tuono.
“Scavare una trincea non ti farà sentire meglio Thor…” disse con voce stanca, osservando il dio andare avanti e indietro per la stanza.
“E che diavolo dovrei fare, secondo te?!” praticamente gli urlò addosso Thor, ma pesantemente si sedette difronte a lui.
“Vedrai che troveranno una soluzione... si risolverà tutto”.
Cretinate senza senso. Frasi di circostanza.
Thor le odiava per paura che potessero non essere vere.
Steve si odiava perché non aveva altri modi per consolare l’amico.
Il dio si nascose il volto tra le mani.
“è colpa mia, avrei dovuto proteggerlo, invece non faccio altro che ferirlo e-“
“La vuoi smettere di lamentarti?” i due guerrieri si voltarono sorpresi verso la porta. Dove Tony li fissava arrabbiato o per meglio dire, infuriato.
“E soprattutto la vuoi smettere di essere così egocentrico?” domandò entrando  nella stanza. In quel momento odiava Thor. Odiava la sua ottusità, la sua concretezza… davvero non riusciva a vedere ciò che si nascondeva dietro al gesto del fratello?
“Come?”
“Sai, ho sempre creduto che Loki esagerasse, che si divertisse a fare la vittima, ma se ti comporti sempre così, inizio a capirlo sul serio..”
“Di che diavolo stai parlando Stark?” ringhiò il biondo alzandosi in piedi e sovrastando l’uomo con la sua statura. Ma Tony non si fece intimorire.
“No scusa, ma ti sei sentito? È colpa miaio avrei dovuto proteggerlo… - iniziò facendogli il verso- pensi solamente a te stesso! Insomma, apri gli occhi! Loki non è stato costretto da nessuno a sacrificarsi ma l’ha fatto perché voleva farlo. E tu lo ringrazi piangendoti addosso?”  
“Non avrebbe dovuto farlo!” rispose stringendo i pugni, mentre il dolore per la perdita del moro si tramutava in rabbia.
“Ma l’ha fatto! L’ha fatto perché sapeva che sconfiggere il gracilino dio degli inganni è più facile che sconfiggere il possente dio del tuono! L’ha fatto perché sapeva che tu non saresti riuscito a sopravvivere con la coscienza macchiata degli innocenti che non riusciremo a salvare! L’ha fatto per te ma non a causa tua! Capisci la differenza ?!?!” gli urlò contro frustato.
Thor chinò il capo, diviso tra la voglia di spaccare la faccia all’altro e scoppiare a piangere.
“Ringrazia i tuoi dei, asgardiano, perché non so proprio dove potresti trovare un altro pazzo disposto a ripetere il suo gesto, per uno come te” concluse gelido l’uomo, prima di uscire dalla stanza.
 
…per quanto sia noioso, poco originale e assolutamente ingiusto i buoni vincono sempre no?
Le ultime parole di Loki risuonarono nel cervello di Tony come uno sparo. Si trovò costretto ad appoggiare la fronte contro la parete, digrignando i denti .
-E se per una volta i buoni non volessero vincere, Loki?- Domandò a nessuno il miliardario.
Appoggiando il braccio sopra la testa cercò di recuperare il controllo perduto.
In quel momento odiava il mondo con tutto se stesso. Odiava i Vendicatori con tutto se stesso. Si odiava con tutto se stesso.
E odiava Loki con tutto se stesso.
Odiava le sue battutine che riuscivano sempre a strappargli un sorriso.
Odiava tutti i progetti che avevano fatto che ora rischiavano di rimare solo nella sua mente.
Ma soprattutto odiava l’abilità del dio di insinuarsi lentamente, come un veleno mortale, nel cuore delle persone che gli sono attorno. Così lentamente che neanche se ne accorgono finchè non è troppo tardi
E così quelle si trovano praticamente costrette a trovare dannatamente simpatico quell’adorabile pazzoide.
Tony sentì l’impellente bisogno di tirare un pugno contro il muro. Ma non lo faceva perché sarebbe stato stupido e lui non era stupido. Lui era un genio, miliardario…
…playboy, filantropo? Dovresti rinnovare un po’ le tue referenze…inizi a farti ripetitivo Tony, lo prese di nuovo in giro la voce di Loki.
L’uomo non riuscì a resistere e tirò un pugno contro il muro.
La mano gli faceva male. Il cuore gli faceva male (E tu saresti un genio?) E la voce di Loki gli risuonava ancora nelle orecchie.
Con una smorfia scrollò le spalle, entrando nel laboratorio. 
 
Bruce non aveva idea di come riusciva a mantenere il controllo. Si ripeteva soltanto che il quel momento Loki aveva bisogno di Bruce Banner e non dell’Altro.
Ma neanche Bruce Banner riusciva a fare molto. Non avendo un modo concreto per studiare lo specchio senza rischiare di essere infettato, poteva soltanto fare supposizioni. L’uomo si passo le mani sul volto per poi intrecciarle dietro la testa.
“Novità?” domandò lapidario Tony, entrando nel laboratorio scuotendo una mano. Il dottore fece un respiro profondo, schiarendosi le idee.
“No. Nada. Zero assoluto. Niente di niente”. Tutto ciò che sapevano glielo aveva raccontato Thor durante il viaggio di ritorno.
Sapevano che lo specchio era dotato di una volontà propria. Sapevano che non amava il caldo. Sapevano che l’unico modo per ucciderlo era uccidere il portatore.
Loki è condannato. Questo pensiero inespresso aleggiava nella stanza, senza che nessuno dei due scienziati avesse il coraggio di pronunciarle.
Ma non avevano neanche il coraggio di arrendersi.
Bruce sapeva bene cosa voleva dire essere considerato un caso disperato. Essere abbandonato perchè non c’era speranza di riportarlo sulla retta via.
Lo sapeva e si era ripromesso di non agire mai in quel modo, di non perdere mai la speranza che anche nel male ci fosse del bene.
 
“Quindi l’unica soluzione è dargli fuoco, sperando che i batteri spaziali decidano di emigrare?” domandò scoraggiato Tony.
Dar fuoco al sottoscritto? No grazie, ho una pelle troppo delicata. Tony non sapeva cosa avrebbe dato per sentire davvero Loki prenderlo in giro.
Non mi starai diventando sentimentale anche tu Tony?
-Loki stai zitto- pensò l’uomo.
Veramente non sono Loki ma una proiezione della tua mente… per fortuna che il pazzo dovrei essere io! Comunque dov’ero… ah si, fulminati Stark!
L’uomo sobbalzò all’improvviso, mentre il respiro gli si strozzava in gola. Non poteva essere così semplice! -Ripeti un po’, proiezione della mia mente?-
Ho detto:  fulminati stupida lampadina.
-Sono un genio- si autocongratulò con se stesso, iniziando a ridere sotto gli occhi preoccupati di Bruce.
“Può funzionare, può funzionare!” disse a voce alta, continuando a ridere.
Cos’è? Vuoi un applauso? E comunque, come minimo mi spettano i diritti d’autore di questa tua nuova genialata, chiaro? 
 
“Signore l’abbiamo trovato!” la voce di Maria Hill risuonò nella stanza dov’erano riuniti i Vendicatori con Fury. Gli eroi si alzarono decisi a tentare l’impossibile pur di salvare il dio degli inganni.
“Dov’è?” domandò secco Fury.
“Sta… sta distruggendo una città del Canada”
“Canada? Certo che ‘sti germi spaziali sono proprio degli ignoranti! Lo sanno tutti che la distruzione della terra deve iniziare in qualche importante città degli Stati Uniti d’America, come ogni buon film che si rispetti!” scherzò Iron Man. I Vendicatori risero, cercando di sciogliere la tensione mentre si dirigevano verso l’elicottero.
Se loro avessero fallito, dall’elivelivolo sarebbero partite le soluzioni drastiche. Ma il piano di Tony avrebbe funzionato. Doveva funzionare.
“Ce la faranno, signore?” domandò la donna osservando gli eroi partire.
“Sì, ci riusciranno” rispose l’uomo. Questa volta sarebbe stato più difficile. Molto più difficile. L’altra volta era solamente Thor che non voleva fare davvero male a Loki. Invece ora, soltanto Burton aveva ancora dei risentimenti verso il dio degli inganni. Forse.
“Devono riuscirci”
 
A Thor sembrava di aver già vissuto tutto quello: la città semidistrutta, gente che scappava urlando. E Loki di nuovo malvagio. Strinse con forza la presa attorno al manico del Mjolnir, cercando di mantenere la calma.
“Eccovi qua! Giusto in tempo, stavo iniziando ad annoiarmi…” li salutò Loki, seduto placidamente sopra un pezzo del palazzo che aveva distrutto.
“Scusa il ritardo, eravamo intenti a rifarci il trucco” gli rispose Iron man scendendo dal cielo.
Il dio si stiracchiò alzandosi sinuosamente e scendendo dal cumulo di macerie con un solo salto.
“Allora, che nome dovremo incidere sulla tua lapide? Schifoso germe spaziale? O il più altisonante Specchio di Ghiaccio taroccato?” continuò l’uomo di ferro. Gli riusciva difficile riconoscere l’amico sotto quella pelle blu e gli occhi di  brace. O nel ghigno di pura malvagità che gli rovinava i lineamenti.
“Come, non mi riconoscete? Io sono Loki” rispose fingendosi amabile.
“Tu non sei Loki” non riuscì a tacere Thor. L’altro lo fissò divertito.
“Sì che lo sono. Ci siamo insinuati talmente a fondo nella sua mente che ormai non c’è più un confine tra noi e lui”. Nell’ansia di far soffrire psicologicamente i Vendicatori, non si era nemmeno accorto di essere tornato a parlare al plurale. Cosa che non sfuggi a Tony, che sentì rinascere la speranza.
“No, non credo… dopotutto Loki ha sempre avuto un certo stile e invece tu, o per meglio dire, voi cosa fate? Attaccate il Canada!- gli prese in giro il miliardario- Comunque, parlando di cose serie, lasciatelo andare e forse non vi squaglieremo come gelato al sole”
I Vendicatori rafforzarono le prese sulle loro armi, debitamente modificate per l’occasione. Rese un po’ più …elettrizzanti del solito, diciamo.
“Perché mai dovremo lasciarlo? Neanche lui lo vuole. Finalmente ha trovato la pace”
“L’aveva già trovata. Con noi” ringhiò la Vedova Nera. In qualche modo quel dio disadattato era riuscito a conquistare anche lei.
“Oh, certo. Perché voi gli volete bene, non è vero? Dopo tutto ciò che ha fatto, voi lo avete perdonato…” rispose sogghignando.
“Senti Grande Puffo, smettila con i soliloqui e arrenditi! Tanto lo sia che non hai nessuna speranza. Abbiamo già sconfitto Loki e anche se hai il controllo su di lui le cose non cambieranno” il corpo di Loki rise divertito alle parole di Tony.
 
Loki era stanco. La conversazione che stava avendo il suo corpo con i Vendicatori lo infastidiva, giungendo alla sua coscienza come un brusio snervante.
Non aveva più voglia di combattere. Aveva provato di tutto, dal fare la parte del cattivo a quella buono che si sacrifica per gli altri.
Il risultato era sempre lo stesso: dolore, dolore, dolore.
E lui si era stancato di soffrire.
Quindi si era creato un bozzolo sicuro dove poteva sentire e osservare tutto ciò che succedeva, anche se non gliene importava nulla.
Voleva solo essere lasciato in pace. Voleva soltanto morire, così almeno tutto avrebbe avuto fine.
Eppure, contro la sua stessa volontà, risentire la voce dei suoi amici gli aveva ridato speranza.
Ma lui odiava la speranza.
La odiava perché, la maggior parte delle volte, le sue speranze si rivelavano infondate. Anche ora, per quanto la ragione gli ripetesse che sarebbe stata la mano del fratello ad ucciderlo alla fine, a donargli quella tanto agognata morte, un’altra parte di se lo illudeva con la speranza che i Vendicatori avessero trovato un modo per salvarlo.
Involontariamente le parole pronunciate dal suo corpo attirarono la sua attenzione.
“… lui l’ha fatto per il vostro bel pianeta e voi lo ringrazierete uccidendolo?”
Ma che cazzo aveva capito lo specchio? Di Midgard non gli importava granché. Ciò che aveva fatto era stato solamente… per i Vendicatori, si rese conto. Perché poteva riconoscere un po’ di se in ognuno di loro.
Con Hawkeye aveva in comune la predilezione dei loghi sopraelevati. Dopo un loro lite che si era conclusa con una freccia ficcata nell’arrosto che sarebbe stato il loro pranzo e tutte le tubature dell’acqua ghiacciate, Cap (un Cap che era appena uscito da una doccia diventata, letterate per magia, una cascata di ghiaccio)  aveva imposto la regola del “chi prima arriva meglio alloggia”.
Con la Vedova Nera era una continua lotta psicologica dove la donna e il dio cercava di carpire, attraverso discorsi e trick psicologici, qualsiasi cosa sull’altro. E quel qualcosa spaziava dal colore preferito a cosa indossavano sotto le armature.
Con il serioso Capitan America aveva molto più in comune di quanto si sarebbe mai immaginato o, per meglio dire, con il normale e ancora del tutto umano Steve Rogers. Anche Steve, come lui, non era mai stato ritenuto sufficiente. Per quanto si sforzassero nessuno dei due riusciva mai a dimostrare quanto valevano davvero. Dopo erano intervenute le differenze. Steve, da bravo soldatino qual’era, non si era mai allontanato dalla retta via e alla fine era stato premiato con il siero del supersoldato. Loki aveva optato per la strada oscura della magia, cosa che lo aveva solamente infossato ancora di più.
Bruce forse era quello che riusciva davvero a capirlo meglio di tutti. Quel Bruce aveva riconosciuto nei suoi occhi i segni della crisi ogni volta che stava per scoppiare, molte più volte di quelle che pensavano gli altri anche durante i mesi di permanenza nella base. E l’uomo era sempre riuscito a tirarlo fuori da quel baratro che minacciava di risucchiarlo. Dopotutto sapeva appieno ciò che so provava.
Tony era… la sua pallina anti stress. Riusciva sempre a distrarlo, ad allontanare i brutti pensieri. Stesso senso dell’umorismo, stesso egocentrismo che nascondeva quanto in verità tenessero agli altri. Entrambi sempre, perennemente, sul limite del giusto e dello sbagliato. Della pazzia e del razionale. Del reale e dell’impossibile. E si divertivano un mondo a oltrepassare quella linea sottile che li divideva.   
E poi c’era Thor. Non avrebbe potuto esistere nell’universo qualcuno di più diverso dal dio degli inganni. Ottuso, vedeva sempre il lato buono di tutti, terribilmente ingenuo. Ma era Thor. Erano i suoi occhi brillanti sempre così pieni di amore. Era il suo caldo abbraccio che a volte minacciava di soffocarlo, ma anche terribilmente confortante. Era Thor, punto. Ogni parola in più o sarebbe stata di troppo o troppo poca. 
Cercava un motivo per combattere? Ne aveva sei davanti agli occhi.








Nota
scusatemi tanto per il ritardo, ma tra scuola e altri impegni non trovavo mai il tempo per scrivere.
E scusatemi tanto per qst schifo di capitolo, ma visto che la seconda parte non è ancora presentabile pubblico la prima visto che credo di avervi tenuto sulle spine già più del dovuto XD  Lo so è un pò un casino di capitolo, ma se non capite chiedete pure..
un graaandissimo grazie va a tutti quelli che hanno recensito e messo questa storia tra le seguite\preferite\ ricordate!!!
ora mi dileguo

ciao ciao
roby_lia 

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Capitolo 5
*** Problemi e soluzioni (seconda parte) ***


Problemi e soluzioni (seconda parte)
 
“… lui l’ha fatto per il vostro bel pianeta e voi lo ringrazierete uccidendolo?” A quella domanda la Vedova Nera non riuscì a trattenere una risata.
“Per fortuna che puoi leggergli nella mente! – ribattè sarcastica la donna- Loki non si sacrificherebbe mai per quello che lui ritiene essere ancora un insulso pianeta!”
“Già… al massimo lo farebbe perché la cioccolata non si trova ad Asgard!” le diede man forte Iron Man.
Il nemico assottigliò gli occhi rossi.
“ Se lo conoscete così bene dov’eravate quando aveva bisogno di voi? Quando urlava i vostri nomi, chiedendo il vostro aiuto? Quando implorava la morte, dov’eravate voi, che avreste potuto salvarlo? Quando si è addirittura abbassato ad implorare l’aiuto del paparino, voi dov’eravate?”
Le parole colme di astio scesero sui Vendicatori come una ghigliottina. Un silenzio innaturale calò sulla piazza.
“Dov’ eravate mentre cercava di resistere anche sapendo di essere già stato condannato? Sapendo di non meritare nessuna redenzione?” domandò di nuovo con un ghigno, soddisfatto del dolore degli eroi.
“Semplice, dal parrucchiere! Non puoi immaginare quanto un eroe deve far attenzione alla sua immagine con i tempi che corrono” ribattè Iron Man. L’altro spalancò gli occhi sorpreso.
“In un momento del genere, tu scherzi?” domandò esterrefatto. Questi umani erano proprio strani!
“Certo che sì! È quello che Loki vorrebbe dal sottoscritto… e ora, se permetti, gradiremo passare alle maniere forti, o decidi di arrenderti?” domandò. Il corpo di Loki si lasciò sfuggire un sogghigno sadico e con uno schiocco delle dita fece scattare la sua trappola.
 
Appena preso pieno possesso del corpo di Loki, lo specchio si era subito reso conto che il dio non aveva utilizzato appieno le sue potenzialità.
A Loki non gli era mai importata veramente la conquista della terra. In pratica aveva scatenato tutto quel casino solo per provocare ancora un po’ di dolore alla sua famiglia adottiva. Solo per dimostrare cosa l’avevano fatto diventare.
Lo definivano un mostro? Tanto valeva dimostrarsi degno almeno di quella definizione, era la motivazione del dio degli inganni.
Del trono non gli era mai davvero importato qualcosa. Insomma, si può immaginare uno che si è guadagnato anche il titolo di Burlone, sprecare le sue giornate ad occuparsi dei problemi altrui come deve fare un re? Neanche tra un milione d’anni!
Però lo specchio non era Loki. Allo specchio non importava dei vecchi ricordi che riemergevano.
Ricordi di quando il dio era bambino, di quando aveva ancora un padre che parlava di giustizia ed onore. Di come non bisogna attaccare il nemico alle spalle perché è un’azione da vigliacchi.
Lo specchio non era Loki, infatti non aveva esitato neppure un istante a creare numerose copie del suo nuovo corpo prima dell’arrivo dei Vendicatori, in modo da farli cadere nell’imboscata.
 
Il piano dei Vendicatori era semplice ma efficace: dovevano soltanto riuscire ad avvicinarsi a Loki quanto bastava per appoggiare un teaser sulla sua pelle. O soltanto prendere la mira, per quanto riguardava le armi di Hawkeye, Capitan America e della Vedova Nera.
Ma era piuttosto difficile se il bersaglio si era moltiplicato un centinaio di volte, poteva teletrasportarsi in un battito di ciglia, da un posto all’altro e li teneva continuamente sotto attacchi magici.
Comunque Tony restava fermamente convinto della riuscita del suo piano. Dopotutto era un genio, no?
E restava altrettantemente convinto che Loki avrebbe trovato molto divertente il fatto che sarebbe bastata la scarica di un teaser per sciogliere i frammenti di ghiaccio.
Una scossa, fulminante quanto basta ma al contempo non letale.
 
Loki vedeva benissimo che i Vendicatori non si stavano impegnando. Quegli imbecilli probabilmente avevano paura di fargli male.
Ma andando avanti di questo passo, sarebbero stati gli eroi a farsi male.
Ma questo voleva anche dire che avevano un piano che probabilmente non comprendeva la sua morte. E questo, diciamocelo, era la notizia migliore di tutta quella situazione.
Doveva aspettare. Aspettare il momento propizio, quando lo specchio sarebbe stato concentrato su altro per riuscire a manovrarlo a suo piacere. E poi sperare che i Vendicatori mettessero in atto il loro di piano. E sperare che quel piano funzionasse a dovere.
Iniziava ad esserci un po’ troppa speranza per i suoi gusti.
Aspettare, quella era forse la parte peggiore.
Aspettare mentre il suo corpo colpiva alle spalle i suoi amici, cercando di eliminarli.
Aspettare, cercando di non farsi notare dallo specchio mentre cercava di ingannarlo.
Lo specchio si spostava da una parte all’altra del campo di battaglia, colpendo senza esitazione i Vendicatori che a malapena avevano il tempo di tentare qualche colpo, prima che l’altro si volatilizzasse.
Ma alla fine lo specchio arrivò proprio dove voleva Loki. Davanti a Thor. Fu allora che il dio degli inganni mise in atto l’illusione migliore di tutta la sua vita: ingannare se stesso.
 
Davanti al dio del tuono la mente dello specchio si affollò dei ricordi di Loki. In quei ricordi l’odio e l’amore si mescolavano, confondendosi, ma mettendo in evidenza una cosa: il semplice bisogno che il moro aveva di Thor. Come nemico, come amante, come fratello, non gli importava. Aveva semplicemente bisogno di lui.
E lo specchio, con un sogghigno piuttosto sadico, decise di accontentare la richiesta del suo portatore, letteralmente.
 
Thor vide Loki, il nemico, tremare di dolore, prima di sentirsi chiamare.
“Thor…” poco più di un sussurro, una richiesta d’aiuto malcelata. Il suo primo impulso fu quello correre da lui, abbracciarlo, stringerlo a sè, ma non poteva fidarsi.
“Thor ho freddo…” Il biondo incontrò quegli occhi, così diversi da quelli smeraldini del suo Loki, ma pieni dello stesso dolore. Non riuscì a resistere.
Lasciò cadere il Mjolnir, avvicinandosi velocemente all’altro. Gli appoggiò una mano sul braccio, mentre l’altra gli prendeva il volto, sperando di scaldarlo. Sperando di far riapparire il Loki che lui conosce. Invano.
“Loki…?” lo chiamò, mentre la mano lasciava il volto per andarsi ad intrecciarsi tra i capelli neri dell’altro.
“Thor…- i loro occhi s’incontrano e l’asgardiano non riesce a trattenere sorriso d’incoraggiamento. Il suo fratellino non si era arreso. Quell’adorabile testardo stava ancora combattendo - … sei davvero un idiota!” gli sussurrò dolcemente, mentre l’odia tornava a riempire quegli occhi e uno stiletto di ghiaccio fendeva la carne del dio.
Il biondo fece un verso strozzato, mentre l’altro affondava sempre di più l’arma, lasciando che il sangue gli scorresse sulla mano.
 
Con una leggera spinta allontanò il dio da sé, portandosi la mano insanguinata alle labbra. Mentre assaggiava il sangue di Thor, lo specchio sentì l’anima del vero Loki dimenarsi, urlare, maledirlo dalle profondità della sua coscienza.
Una sensazione estremamente piacevole. L’odio, la rabbia, la disperazione, erano tutte sensazioni così calde. Erano l’unico modo dello specchio per provare calore senza venirne ucciso.
-E così il gatto si è deciso a tirare fuori gli artigli?- Gli domandò nella mente.
Sai com’è, quaggiù le cose stanno iniziando a farsi noiose… si sentì rispondere da una voce carica d’astio e di un odio talmente profondo che sembra volesse spaccarlo in due.
-Tranquillo, per i prossimo cinque minuti avremo ancora da fare.-
Ma che simpatico… comunque sai che Hulk spacca, vero?
Il corpo di Loki corrugò la fronte a quella risposta.
Dopodiché si sentì afferrare da due gigantesche, muscolose e verdi braccia, mentre un urlo di rabbia gli risuonava nelle orecchie.  
Fu scaraventato con malagrazia addosso ad un palazzo. Non ebbe nemmeno il tempo di realizzare appieno ciò che era successo che si ritrovò prigioniero delle braccia del gigante verde.
Inutilmente cercò di liberarsi, agitandosi, ma tutto ciò che ottenne fu una presa più ferrea e un altro urlo furibondo.
Lo specchio cercò di utilizzare la magia, ma Loki intervenne di nuovo, distraendolo.
Allora, Hulk spacca o no?
Lo specchio si limitò a ringhiare tutta la sua frustrazione contro quella domanda carica di derisione.
-Togliti di torno e ti salverò dai tuoi cosiddetti amici che tra poco ti uccideranno- gli rispose.
Sì, sono cose che capitano…
-Tu ti faresti uccidere per loro?- Gli domandò lo specchio. Poteva leggergli la mente ma ancora non lo capiva.
No, certo che no…lo faccio per pura vendetta nei tuoi confronti. 
Lo specchio restò interdetto. Poteva benissimo sentire la menzogna di quelle parole. Esattamente come sentiva che Loki continuava a scherzare per allontanare la paura di ciò che stava per succedere. Per la morte, il giudizio finale, che tra poco avrebbe dovuto affrontare.
-Che cos’hanno di così speciale i Vendicatori? -Gli domandò.
Oh, assolutamente niente, ma sai come si dice “tieniti stretti gli amici e più stretti i nemici” quindi… gli ribattè sagace.
Lo specchio non ebbe il tempo di rispondergli visto che un idiota con l’armatura gli si avvicinò e si mise a fissarlo                                                                                                                                                    Lo specchio non poteva cambiare portatore visto che, come aveva in precedenza detto ai Vendicatori, non c’era più un vero e proprio confine tra lui e Loki. Tuttavia cercò nuovamente di ribellarsi, ma Hulk rafforzò la stretta, facendogli scricchiolare le ossa: come minimo aveva delle costole incrinate ora.
“Niente di personale, Loki” disse l’uomo, prima di appoggiare la sua arma contro il collo del dio.
    
Tony non riuscì a trattenere una smorfia alla vista del corpo dell’altro tremare e spalancare gli occhi per il dolore. Aveva alzato l’intensità del teaser per sicurezza, ma aveva paura di aver un po’ esagerato visto che Loki non dava segni di vita neanche dopo la “delicata” mossa di Hulk per appoggiare il dio per terra.
Si chinò sul corpo dell’amico, scuotendolo per una spalla.
“Dai dormiglione, è ora di alzarsi…” quando vide che l’altro non rispondeva, il genio fu lentamente attanagliato dall’ansia.
“Loki!” lo chiamò ancora, di nuovo senza risultato. Neanche l’urlo frustato di Hulk ottenne qualche reazione.
“Svegliati stupido idiota! Svegliati!” urlò nuovamente l’uomo.
 
Loki tossì, portandosi una mano al costato dolorante. Con un gemito si mise a sedere, cercando di reprimere il dolore e sputando un grumo di sangue.
“Mi sono morso la lingua…” bofonchiò imbronciandosi. Iron man rise sollevato, alzandosi la maschera.
“Sai, questa volta temevo di averti perso sul serio Bambi”
“Ti sarei mancato, Stark?” domandò, pulendosi la bocca con la maglia. L’uomo rise di nuovo, allungandogli una mano per aiutarlo a rialzarsi.
“Un lampadario non serve a molto senza corrente elettrica...” gli rispose tirandolo in piedi.
Il dio socchiuse gli occhi, sospettoso.
“Sai, ciò che hai detto sembra quasi un complimento…”
“Veramente voleva essere una presa in giro per il fatto che ti abbiamo dovuto fulminare per salvarti la pelle…” si sentì in dovere di precisare l’uomo.
“Ora sì che ti riconosco!” rispose il dio ridacchiando.
“Se voi due avete smesso di flirtare, Thor avrebbe bisogno di aiuto” li richiamò scorbutico Capitan America.
“Come mai tutta questa gelosia, Cap?” cercò di scherzare Loki mentre Tony lo aiutava a camminare. Lo avevano conciato piuttosto male…- e anche questa volta non poteva dire di non essersele meritate-, pensò con una smorfia.
Senza tutte le sue copie, la piazza aveva un aspetto estremamente abbandonato, con gli edifici mezzi distrutti. La neve sporcata del sangue di innocenti.
-Innocenti che ioho ucciso-. Pensò amareggiato il dio degli inganni, ma non era il momento per piangersi addosso.
“Perché dovrei essere geloso?” domandò il soldato veramente perplesso. Loki si limitò ad alzare gli occhi al cielo, mentre s’inginocchiava vicino al fratello semi-incosciente.
“Infatti, non hai nessun motivo di essere geloso, o mio bel Capitano!” lo rassicurò Tony… palpandogli molto poco delicatamente il sedere.
“STARK!!” gli urlò di risposta uno Steve Rogers che aveva assunto pericolosamente il colore del mantello di Thor.
“Dimmi caro?” gli rispose con un innocente sorriso ma degli improvvisi colpi di tosse da parte di Thor, fecero ricadere la serietà sul gruppo.
“Ha bisogno di un ospedale” sentenziò Hawkeye.
“No, lo porto ad Asgard”
“Asgard? Il tesseract è alla base e ora che lo andiamo a prendere…” cercò di protestare.
“Non mi serve il tesseract. Avevo già pianificato di riportarlo a cas… ad Asgard” Tony socchiuse gli occhi, fissando il moro.
“Stai dicendo che mentre la tua mente era occupata da quei germi spaziali, tu hai organizzato un piano?”
“No, certo che no… io ho organizzato un ottimo piano. Credi davvero che sareste riusciti a fulminarmi se non avessi distratto lo specchio?” L’uomo rise, scuotendo la testa.
“Certo che devi avere un cervello proprio incasinato…”
“Si, me n’era giunta voce... comunque le tue battute stanno diventando scontate Tony, cos’è? L’età che avanza?”  
“Ah! Voi giovani, quand’è che imparerete il rispetto? … allora mio caro centenario, ti ho imitato bene?” Chiese, voltandosi verso il prode Capitano.
Il soldato lo fulminò con gli occhi, prima di rivolgersi a Loki, consigliandogli di sbrigarsi.
Il moro afferrò saldamente Thor, appoggiando la mano libera al posto di quella di Natasha che tamponava per quanto era possibile, la ferita dell’asgardiano.
Prima di partire rialzò lo sguardo sui Vendicatori.
Erano la cosa più simile a degli amici… ad una famiglia che aveva da un bel po’.
Non sapeva quando sarebbe tornato. Né se sarebbe tornato.
Dopotutto, una volta giunto ad Asgard, se le cose gli fossero andate male avrebbe perso la libertà. Se gli fossero andate peggio, la vita.
Deglutì un paio di volte, cercando le parole giuste… -ok, ok cercando di reprimere l’orgoglio- ammise a sé stesso.
“Grazie” si decise a sputare fuori, infine.
Grazie per non avermi ucciso, anche se ne avreste avuto di buoni motivi per farlo.
Grazie per non esservi arresi e aver cercato,
insensatamente, la mia parte … buona?
Questo avrebbe voluto dirgli. E gli era uscito soltanto un grazie.
Dopotutto restava il dio del male! Era già un semi-miracolo il fatto che ringraziasse. Degli umani per di più!
Certo che Midgard gli faceva proprio un pessimo effetto...
Tutti gli regalarono un sorriso amichevole. Tutti tranne Tony.
“Fantastico, mi si è rammollito il dio degli inganni!” bofonchiò contrariato. Il dio in questione non riuscì a trattenere un sorriso furbetto.  
“Se ti prometto che tornerò…  tornerò privo di intenti omicidi, di vendetta e/o di conquista – precisò alle occhiate molto poco rassicuranti dei Vendicatori – sei più soddisfatto?”
Dopotutto negli scherzi che loro due organizzavano non centrava niente la morte, la vendetta o la conquista… erano solo innocui passatempi. A seconda dei punti di vista, per lo meno.
“Per fortuna! Temevo che il teaser ti avesse fritto dei neuroni…Allora, gurin giurello? O preferisci parola di scout?” domandò l’uomo ghignando, probabilmente attraversato dallo stesso pensiero.
“Parola del dio degli inganni” rispose inclinando il capo.
Ovvero una promessa senza valore. L’ennesimo inganno.
E lo sapevano entrambi.
Ma non gliene fregava assolutamente niente.
Tony annuì in segno d’approvazione, osservando il dio operare il suo incanto e svanire.
“Ti prego, dimmi che non hai appena chiesto a uno psicolabile con manie di grandezza di tornare” implorò Clint con una smorfia.
“Certo che l’ho fatto. Abbiamo ancora un paio di cosette da sistemare, io e lui” lo ˝rassicurò˝, mentre i suoi occhi si posavano su un Bruce Banner appena tornato in possesso delle sue facoltà cognitive.
E un sogghigno ancora meno rassicurante gli si dipingeva sul volto.







Note
questo è stato un vero e proprio parto! e non dev'essere nenache evenuto troppo bene, putroppo per voi coraggiosi che lo avete letto...
Ammetto che anche questo capitolo è un po’ un casino (come la sottoscritta d’altronde) quindi se c’è qualcosa di poco chiaro domandate pure.
Comunque dovrebbe essere l’ultimo così incomprensibile… credo ^^’’
Come sempre ringrazio un mondo tutte quelle che hanno recensito o messo qst storia roba tra le seguite\preferite\ricordate
 
Ciao ciao
 
roby_lia

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Capitolo 6
*** Home, sweet home ? ***


Home, sweet home ?
 
Quando due figure apparvero dal nulla, nel bel mezzo del banchetto, un silenzio innaturale calò nella sala.
Loki era esausto. Tra lo specchio che aveva utilizzato senza ritegno gran parte della sua magia, lo scontro con Hulk e quell’ultimo gigantesco incantesimo, aveva consumato tutte le sue energie.
Scosse la testa, cercando di combattere la stanchezza.
Davanti alle espressioni esterrefatte degli asgardiani non riuscì a trattenere un esausto sogghigno.
“Sì, sì, lo so. Non avrei dovuto rimettere piede qui, pagherò i miei errori con la vita e bla bla bla… ma il vostro beneamato Thor ha bisogno giusto di un po’ di aiuto, quindi se vi date una mossa…” la sua voce, carica dello solito scherno, risuonò nel salone.
“Oh! Cos’è, devo farvi la richiesta scritta?!?!” urlò esasperato dalle loro occhiate. Non aveva esitato a mettere a rischio la vita di Thor sapendo che sarebbe riuscito a farlo guarire ad Asgard, ma la prossima volta avrebbe dovuto tener conto anche dell’ottusità e della lentezza mentale degli dei, si appuntò mentalmente.
Un gemito di Thor lo richiamò al presente.
“Loki…” mormorò il biondo, aprendo gli occhi velati dal dolore.
“Tranquillo Thor, se ‘sti idioti si danno una mossa potresti addirittura sopravvivere” ringhiò con un volume abbastanza alto affinché gli idioti interessati lo sentissero.
“Loki… mi dai un bacio?” Il bruno alzò un sopracciglio.
Per fortuna il dio del tuono non aveva abbastanza voce da farsi sentire dagli altri…
“Quando la smetterai di copiare sempre le mie battute?”
“… solo un altro bacio Loki…”
“La perdita di sangue ti ha rincoglionito di brutto… ancora più del tuo solito intendo” si sentì in dovere di sottolineare il dio degli inganni.
“D- Dai, mi lasceresti morire senza neanche un…un bacio d’addio?” domandò l’altro con un accenno di sorriso. Il moro sbuffò.
“Senti, non è morto il gracile sottoscritto dopo essere passato tra le mani di Hulk, quindi figurarsi se un orso come te muore per quella puntura di zanzara…”rispose, inghiottendo a vuoto.
In tutta risposta Thor gli afferrò una mano, stringendola con tutte le sue residue forze. Loki alzò gli occhi al cielo, fingendo uno sguardo esasperato, ma ricambiò la stretta.
Pochi attimi dopo due guardie si affiancarono ai principi.
“Fate con calma, mi raccomando” gli fulminò Loki, con il suo solito tono gentile, mentre le osservava portare via Thor.
Improvvisamente tutte le forze abbandonarono il dio degli inganni, sentendo l’impulso di raggomitolarsi e dormire. Persino il pavimento gli bastava.
Ma una figura gli fece ombra.
“Loki…” la voce di Odino. La voce di suo … padre?
Aveva rinnegato da tempo quel legame e di certo non aveva intenzione di dimostrarsi debole davanti a lui.
Già il fatto di essere apparso inginocchiato, per sostenere Thor, iniziava a ferire il suo orgoglio.
“Cos’è, dovrei sentirmi onorato dal fatto che ti ricordi il mio nome, Padre degli dei?” domandò sarcastico. Il volto ferito del re gli strappo un ghigno soddisfatto.
Era bastato quell’epiteto detto con il giusto tono. Era riuscito al contempo ad estraniarsi non solo dalla famiglia di Odino, ma dal suo intero popolo.  
Facendo appello alle sue poche energie residue, il moro si rialzò ma la gamba sinistra gli cedette immediatamente.
L’ultima dimostrazione d’affetto di Natasha, se non si ricordava male.
Tuttavia, invece di ritrovarsi steso per terra, la ferrea stretta di Odino lo mantenne in piedi.
Loki incontrò l’occhio dell’altro dio.
Così simile a quelli di Thor.
Così diverso dai suoi.
Con un secco scatto del braccio si sottrasse alla presa, dirigendosi, immusonito e zoppicante, verso l’uscita della sala.
“Loki, dove credi di andare?” lo richiamò la voce del re.
“Mah, stavo giusto pensando di andare nella sala delle armi, fregare qualcuno dei tuoi giocattoli e poi divertirmi un po’ con il Distruttore… sai com’è devo costantemente allenarmi se voglio mantenere questo bell’aspetto” ribattè voltandosi verso l’altro.
Odino lo osservò per un lungo momento: era esausto, ferito e aveva dato fondo a tutte le sue energie.
Per Thor?
Possibile che Loki fosse tornato quello di un tempo? L’umorismo di certo non era cambiato di una virgola…
Il re annuì serio, dandogli il tacito permesso di andare a riposare nelle sue stanze.
“Sire, come potete accogliere nuovamente questo mostro?” intervenne uno dei commensali, sostenuto da molti mormorii.
“Ehi, morditi la lingua e sta zitto dato che questo ‘mostro’ ha appena salvato la vita al tuo caro principino!” gli ringhiò di risposta Loki. -Dopo averlo pugnalato-, aggiunse nella sua mente. Ma quello era un dettaglio assolutamente irrilevante. Dopotutto, in quel momento era posseduto!
“Senza dubbio l’hai fatto per un tuo vantaggio”
E a questo punto Loki perse definitivamente la pazienza.
“Certo, perché senza dubbio essere ferito, senza magia e circondato da tante care persone che vogliono uccidermi nei modi più tremendi che la loro piccola e ritardata mente può escogitare, è una situazione a mio favore, vero?!?!?!” gli urlò contro.
Non ricevendo nessuna risposta il moro riprese la sua zoppicante e furiosa uscita, imprecando a mezza voce contro Asgard e la stupidità dei suoi abitanti.
“Loki?” lo richiamò per l’ultima volta Odino.
“E adesso cos’ho fatto di male?!” domandò voltandosi, le labbra serrate in una linea scontenta.
“Ben tornato a casa” concluse il re.
L’altro alzò le sopracciglia.
“Ah ah, ma che simpatico. Davvero molto divertente. Sto morendo dal ridere…” bofonchiò con tono funebre, uscendo finalmente da quell’immensa sala.   
 
Stava arrancando faticosamente per un corridoi quando delle mai gli si posarono con forza sulle spalle.
Preso alla sprovvista il moro cercò di ribellarsi da quella stretta rischiando di perdere l’equilibrio.
Ma Hogun lo riafferrò in tempo, evitandogli la caduta.
“Che diavolo state facendo?” domandò a Hogun e Fandral, quando i due si passarono le braccia di Loki attorno alle loro spalle.
“Per fortuna che tu dovresti essere quello intelligente” ribattè il biondo, ricominciando a camminare.
“Io sono quello intelligente. Siete voi gli idioti che mi avete scambiato per il vostro amico muscoloso, aitante e biondo, che risponde al nome di Thor” ribattè sagace, non trovando la forza per rifiutare il loro aiuto.
Sif respirò rumorosamente, scuotendo la testa.
“Non ti illudere che siamo preoccupati per te, Loki. È stato il re a ordinarci di scortarti e controllarti nelle tue stanze… e poi sarebbe un problema spiegare a tutte le guardie cosa ci fa un reietto zoppicante in giro a quest’ora”. Il moro la osservò, trovando la forza di ghignare.
“Però ammettilo, sarebbe stata una scena divertente” sghignazzò.
“L’unica scena divertente per me, sarebbe quella di vedere una lama reciderti il collo” rispose la donna, distogliendo lo sguardo dall’altro.
“Ah, voi asgardiani avete sempre questi gusti macabri” disse con finto melodramma.
Finalmente il gruppo arrivò alle vecchie stanze di Loki e, dopo essere entrati, Volstagg non riuscì a trattenere la domanda che tartassava la mente (e su questo punto Loki avrebbe avuto qualcosa da ridire) agli amici di Thor.
“Loki, che cos’è successo a Midgard?” domandò apprensivo.
L’altro dio si guardò stancamente intorno.
“Non metterti a frignare Volstagg, ma la favola della buona notte te la racconto domani, ok?” gli rispose dirigendosi zoppicando verso il letto, dove si lasciò cadere, addormentandosi di botto.
 
Sif fissava infuriata la figura di Loki dormiente.
Il ragazzo trasudava un’aria di innocenza che mal si addiceva con la sua reputazione.
Come poteva un demone del suo calibro nascondersi dietro a fattezze così angeliche?
Improvvisamente Loki iniziò ad agitarsi, mormorando qualcosa di incomprensibile. 
La donna si avvicinò esitante. Loki stava sognando. E non sembrava nulla di bello.
Un pensiero malizioso le attraversò la mente. Dopotutto, anche se non lo sopportava, aveva passato molti anni con Loki e aveva imparato molto bene quelli che il dio definiva “classici”. Scherzi classici, per l’esattezza.
Concedendosi un ghigno di vendetta, la dea versò in un bicchiere dell’acqua dalla brocca portata poco prima da una serva.
E sempre mantenendo ben saldo il sorriso soddisfatto sul volto, rovesciò il bicchiere in faccia a Loki.
Il moro si alzò di scatto, respirando affannosamente e cercando con lo sguardo i demoni che gli avevano disturbato il sonno. Ma vide soltanto Sif con un’espressione poco raccomandabile sul viso.
“Buon giorno, Loki” lo salutò fingendosi amabile. Il dio inclinò il capo, squadrandola divertito.
“Sei sicura di sentirti bene Sif? Hai la faccia di uno che è in agonia…” La dea fece subito sparire il “sorriso”, tornando alla sua solita espressione seria.
“Spiritoso come sempre, eh Loki?” ribattè amareggiata perché il suo scherzo non aveva dato gli esiti sperati.
“Certe cose non cambiano mai: il mio senso dell’umorismo, i nostri litigi, l’appetito di Volstagg...” rispose, alzandosi dal letto e passandosi una mano tra i capelli arruffati.  
Come se si fosse sentito chiamare, il rosso entrò, portando con sé un vassoio con la colazione di Loki.
 
Mentre il dio del Caos si concedeva una lauta colazione (rimpiangendo però, la cioccolata terrestre) i tre guerrieri e la donna, lo fissavano ansiosi.
“Allora cos’è successo su Midgard?” si ripetè Volstagg.
Il moro fece spallucce.
“Niente di che: Thor ha fatto una cazzata e io ho dovuto porvi rimedio con soluzioni estreme. Come sempre”
“Potrei citare giusto un paio di occasioni in qui quel ‘come sempre ’ non è valido…” gli fece notare Fandral, ricevendo un’altra alzata di spalle.
“Ma allora che cos’è che l’ha trattenuto così a lungo sulla Terra? Quella donna, Jane?” domandò Sif. Quella era la vera domanda che gli ronzava in testa da un bel po’.
Loki non riuscì a trattenere una leggera risata, in memoria di come si era liberato della donna.
“Assolutamente no… diciamo che Jane è uscita già da un bel po’ dai pensieri di Thor…” rispose, cercando di ricomporsi. Anche perché se non fosse uscita lei, sarebbe uscito il biondo dio, dritto dritto dalla finestra.
“Ma allora perchè e restato?” insistette Fandral.
-Per me. È restato su Midgard semplicemente per me. Soltanto per me- si crogiolò per qualche istante in quel pensiero per poi scuotere la testa, cercando di allontanarlo.
“E che ne so io? Magari preferisce la compagnia dei Vendicatori alla vostra…”buttò lì.
“Non può essere! Noi siamo stati i suoi fidi compagni in molte più avventure di quei midgardiani! Resteremo per sempre i suoi migliori amici” protestò Volstag.
Loki alzò un sopracciglio con fare eloquente.
“Volstagg, non offenderti, ma qui su Asgard le uniche cose che si fanno sono: banchetti, guerre e giocare a fare la guerra- disse, contando le attività con le dita- E per quanto riguarda la vostra compagnia, quando non vi picchiate per divertimento, tu parli di cibo, Sif di guerra, Fandral di sé stesso o delle sue conquiste e Hogun non parla, quindi è piuttosto facile trovare qualcos’altro da fare su Midgard” concluse, fingendo uno sguardo compatito e tornando a dedicarsi alla sua colazione.
Dopo qualche minuto però, la voce di Fendral risuonò nuovamente.
“Se Midgard è così piacevole, com’è che ogni volta torni pestato a sangue?”
“Hanno un buffo modo di dimostrare affetto” ironizzò Loki.
“Quindi anch’io posso picchiarti per dimostrarti il mio affetto?” domandò speranzosa la donna.
“Puoi provarci… tanto sarai tu che le prenderai da Thor..”
 
Loki stava sfogliando le sue vecchie carte, quando sentì la porta aprirsi alle sue spalle e quella voce che si ricordava fin troppo bene, chiedere ai suoi controllori di uscire.
“Questa volta riuscirò a convincerti a mettere un po’ d’ordine, Loki?” domandò Frigga, felice come non lo era da un sacco di tempo.
“Lo farò quando lo vorrai sul serio” le rispose decidendo di voltarsi verso la dea.
Loki: così bravo a capire gli altri, così complicato da capire.
La donna lo fissò con quello sguardo ricolmo d’amore, come solo una madre sa fare. Ma lei non era sua madre.
Tuttavia, senza esitazioni, la donna accorciò la distanza che li separava, abbracciando quel figlio che aveva perso troppe volte.
“Quindi il sentimentalismo è di famiglia… questo spiega un paio di cosette” mormorò ricambiando solo di un po’ l’abbraccio.
Alla fine la donna allentò l’abbraccio, per tornare ad osservare attentamente il moro.
Leggermente imbarazzato, Loki finse di riportare l’attenzione alle sue carte ma avrebbe preferito abbandonarsi ancora un po’ a quell’abbraccio così famigliare.
“Come… come sta Thor?” si decisa a domandare infine. Si era finto disinteressato, ma era stata solamente l’ennesima dimostrazione di orgoglio.
La dea sorrise dolcemente, intuendo la vera preoccupazione del dio.
“è fuori pericolo”  Loki annuì, sentendosi improvvisamente più leggero.
“Quando posso vederlo?” chiese esitante. Non era da lui lasciare spazio a una dimostrazione di… che cosa? Affetto?
Il sorriso di Frigga si spense lentamente.
“Ora sta riposando e poi tuo padre vuole vederti, Loki” il moro fece una smorfia.
“Odino non è mio padre!” la dea sospirò di dolore ma non lo contraddisse. Conosceva fin troppo bene la testardaggine di Loki quando si metteva in testa qualcosa.
“Vieni, è meglio non farlo aspettare” disse, prendendo il ragazzo per una mano e conducendolo dal padre.
 
Il dio degli inganni si era aspettato di dover fronteggiare l’intera corte di Asgard, ma quando Frigga non lo condusse nella sala del trono, capì che sarebbe stato qualcosa solo tra loro due. Tra padre e figlio, per così dire.
E capì anche che la sua punizione era già stata scelta.
“Loki” lo salutò il Padre degli dei.
“Odino” rispose il moro, avvicinandosi alla finestra.
“Da quand’è che mi si manca in questo modo di rispetto?” domandò il dio più anziano. Era un fatto di cui si era già accorto la sera prima.
Loki alzò le spalle.
“Io porto rispetto e chi se lo merita”
“E la persona che ti ha accolto in casa sua, ti ha cresciuto come un figlio e ti ha insegnato tutto ciò che sai non si merita il tuo rispetto?”
“No se è la stessa persona che mi ha sempre sottovalutato, ignorato e lasciato cadere nell’abisso senza provare neanche a salvarmi” ribattè gelido, incrociando le braccia sul petto.
Odino incassò in silenzio il colpo, preferendo cambiare argomento.
“Allora, che cos’è successo su Midgard?”
“Chiedilo a Heimdall… dopotutto, io potrei inventarmi qualche menzogna” gli rispose dandogli le spalle. L’altro dio sospirò.
“Almeno vuoi dirmi perché ti sei sacrificato per salvare Thor?” Il moro sobbalzò a quella domanda. Se Heimdall aveva già informato Odino di cos’era successo con lo specchio, quante altre cose aveva visto il guardiano del Bifrost?
“Già Thor è noioso di suo, ma se passasse la sua giornata a disperarsi per ciò che ha fatto mi porterebbe al suicidio, visto che ucciderlo è piuttosto complicato..." cercò di scherzare. Ma non gli riusciva facile.
Anche perché l’unica cosa che voleva in quel momento era raggomitolarsi contro il fianco di Thor e tornare nell’oblio del mondo dei sogni.
“Perché hai utilizzato tutte le tue energie per salvarlo?” Il dio del Caos si concesse un ghigno divertito.
“Se lui muore, a chi posso rendere l’eternità un inferno?”
Il silenzio calò nella stanza per diversi minuti. Alla fine, non potendo più sopportare l’attesa, Loki pose la fatidica domanda.
“Allora, qual è la mia punizione?”
Odino incontrò lo sguardo brillante dell’altro, cercando di leggervi dentro qualcosa. Ma gli occhi verdi erano gelidi e impenetrabili.
Quella era forse l’unica caratteristica che gli accomunava: riuscire a nascondere agli altri i loro veri pensieri.
Odino in quanto re che non poteva dimostrarsi debole, neanche per suo figlio.
Loki in quanto dio dell’inganno non poteva permettersi di abbassarsi a dimostrare sentimenti.
“Ci sono state diverse proposte. Molti chiedono che tu venga imprigionato e torturato a vita. Altri pretendono la tua morte… tuttavia ho deciso di concederti un’altra possibilità”.
“E con questa siamo alla quinta seconda possibilità” bofonchiò indispettito il moro.
“Ascoltami Loki, questa sarà la tua ultima occasione. Ti offrirò la possibilità di ricominciare da capo ma se fallirai anche questa volta, per te non potrò più far niente”. Continuò il Padre degli dei, scuro in volto.
“Verrai esiliato sulla terra…”
Fin qua tutto bene, pensò il moro. Dopotutto, se fosse stato per lui, non avrebbe più rimesso piede ad Asgard.
“…. Privato dei poteri…”
Questo poteva essere un piccolo problema per i suoi scherzi, ma grazie al suo ingegno e a quello di Tony, avrebbero trovato facilmente una soluzione.
“… e della memoria” concluse, con tono afflitto, Odino.
Senza memoria. Una prospettiva incredibilmente… allettante.
Avrebbe potuto ricominciare tutto: non sarebbe più stato il cattivo; non avrebbe più dovuto mentire e ingannare perché era quello che tutti si aspettavano da lui; non avrebbe più dovuto nascondere i suoi sentimenti dietro l’orgoglio, perché gli sarebbe stato permesso di essere buono, e si sa, i buoni hanno sempre sentimenti.
Stupidi e inutili sentimenti che gli fanno fare delle cretinate assurde.
Come fa Thor.
Rinunciando alla memoria avrebbe dovuto rinunciare anche a lui.
A l’unico che lo amava per ciò che era .
A l’unico che non si arrendeva mai e che gli donava tutto, sapendo che avrebbe ricevuto in cambio solo battute pungenti.
Il panico affiorò negli occhi di Loki. Lui non voleva perderlo! Non ora che le cose stavano… bhe, stavano funzionando.
“No! Odino ascoltami-“ cercò di parlare, scuotendo la testa.
“Basta Loki, la decisione è stata presa. Ti avrei lasciato i ricordi, ma tu avresti trovato senza dubbio qualche sotterfugio per riacquistare i tuoi poteri, quindi questa è la tua unica possibilità. Se ti dimostrerai degno, riacquisterai i tuoi poteri e la tua memoria” disse Odino con voce imperiosa, sbattendo la lancia a terra ed operando l’incantesimo.
Odino afferrò Loki svenuto, sorreggendolo delicatamente.
“Non deludermi ancora, figlio” gli sussurrò, appoggiandolo delicatamente sul pavimento.
Dopo aver avuto l’eternità a disposizione per cambiare, ora al dio degli inganni restava una sola breve vita umana per ripagare ai suoi errori. Per dimostrare chi è veramente, sotto tutte le maschere dietro cui si nascondeva.











Nota
Ecco a voi l'ennesima dimostrazione della mia malvagità... ora inizio a credere che mio fratello non abbia tutti i torti quando mi definisce cattiva ^^''
Che dire, io vi avevo avvisato!
cmq, inizio già a sentire le orecchie fischiare per tutti i cari pensieri di morte che mi rivolgerete u.u
Resto fermamente convinta della mia malvagità e del fatto che in questo capitolo ho scritto in un modo assolutamente orribile, ma ho fatto del mio meglio.
ci vediamo alla prossima, se non mi ucciderete prima ^^'''

ciao ciao

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Capitolo 7
*** Waiting for you ***


Waiting for you

Thor continuava a serrare e allentare i pugni, in preda all'ansia e alla disperazione. Un' orribile sensazione gli attanagliava lo stomaco da quando si era svegliato, poche ore prima.  
Da quando i suoi amici non avevano risposto alle sue domande, scambiandosi occhiate complici.
Da quando sua madre era scoppiata improvvisamente a piangere.
Lo aveva cercato, ignorando completamente le richieste di Frigga e di Sif di riposarsi ancora.
Aveva continuato a cercarlo finchè non era intervenuto Odino, promettendogli tutte le spiegazioni che voleva.
Ma Thor voleva Loki. Voleva vederlo entrare con quel suo sorriso sghembo e una battuta già pronta sulla lingua.
Gli sarebbe andato incontro e lo avrebbe stretto prepotentemente a sé, incurante degli sguardi degli altri. Avrebbe appoggiato la sua fronte contro quella dell'altro, perdendosi nei suoi occhi verdi, carichi di stizza e imbarazzo. Loki avrebbe detto qualcosa di divertente e lui avrebbe riso, prima di rialzare il capo e stringersi il moro con ancora più forza al petto.
Se solo Loki fosse entrato...
La porta si aprì, lasciando entrare Odino.
Il Padre degli dei sospirò pesantemente, avvicinandosi al figlio.
"Padre, dov'è Loki?" domandò senza mezzi termini il biondo.
"Sta scontando la sua pena". Thor serrò con forza i pugni.
"Cosa significa?"
"Ho esiliato Loki su Midgard". Un po' di sollievo invase il cuore del dio.
"Se è su Midgard avrà già contattato Tony e se la staranno ridendo alle spalle dei Vendicatori"
"Non può contattare i vostri amici. Non se li ricorda. Non si ricorda più niente. Gli ho tolto la memoria"
Thor restò senza parole. Loki era solo, su Midgard. Abbandonato a se stesso.
La rabbia si rimpossessò del dio.
"Perchè? Era tornato in sè! Perchè hai rovinato tutto?!" Odino restò impassibile davanti alla furia del figlio.
"Thor conosci tuo fratello. Con lui non si è mai sicuri di quando menta e di quando sia sincero... ora sarà costretto a dimostrarci chi è realmente". Thor serrò la mascella, il corpo fremente per l'ira.
"Mandami da lui"
"No. Loki dovrà cavarsela da solo, come hai dovuto fare tu"
Rabbioso, il dio più giovane uscì dalla stanza, andando dall'unica persona che aveva le risposte che voleva.

"Heimdall dov'è?"
"Su Midgard" rispose serafico il guardiano del Bifrost.
"Dove?"
"In una città che bhe... diciamo che gli sarebbe piaciuta molto". Di più non poteva dire senza infrangere gli ordini del re.
Il biondo si sentì improvvisamente esausto. Esausto e disperato. Aveva voglia di piangere.
"Devi fidarti di lui, Thor. E concedergli tempo". Il dio annuì, poco convinto.
"Cosa sta facendo?" Heimdall si concesse un sorrisetto.
"è appena scappato da un ospedale... l'odore del suo pranzo non lo convinceva e l'infermiera aveva i baffi"
Thor rise. Una di quelle risate con poca allegria, che hanno come unica alternativa un pianto disperato.


"Thor?... Eddai Thor! Svegliati!" lo chiamò il suo fratellino. In tutta risposta l'interessato mugugnò qualcosa di insensato, girandosi dall'altra parte del letto.
Loki non si arrese e, facilmente, salì sul letto del fratello, iniziando a scuoterlo per una spalla.
"Ti vuoi svegliare Thor? Io mi annoio!" si lamentò, sedendosi sui talloni.
"Torna a dormire Loki" borbottò l'altro. Il più piccolo sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
"Secondo te, se riuscissi a dormire, starei davvero qui a darti fastidio?" gli domandò, imbronciandosi.
Thor si mise seduto, stropicciandosi gli occhi con le mani.
"Va bene, va bene... allora che cosa vuoi fare?" gli domandò. Il moro spostò lo sguardo sulle coperte.
"Qualcosa" rispose alzando le spalle. Thor lo fissò, corrugando la fronte. Loki aveva sempre qualche divertente scherzo da fare, quando andava a svegliarlo. 
Se questa volta non era così voleva dire che...
"Ancora l’incubo fratellino?" gli domandò improvvisamente serio. L'altro annuì sconsolato, sempre rifiutandosi di incontrare i suoi occhi.
Trattenendo a stento uno sbadiglio, Thor avvolse il più piccolo in un abbraccio. Loki si aggrappò con tutte le sue forze al fratello maggiore, lasciandosi scivolare disteso al suo fianco.
"Questa volta mi vuoi dire che cosa hai sognato?" domandò il maggiore, accarezzandogli i capelli scuri.
Per tutta risposta Loki si strinse ancora di più a lui, nascondendosi contro il suo petto.
Thor potè soltanto rafforzare la sua presa, cullando il fratellino con i suoi respiri tranquilli.


Un deciso calcio di Sif contro il suo stinco lo richiamò al presente. Thor fulminò la donna con lo sguardo, nonostante avvertisse l'occhio vigile di Odino sulla sua nuca.
Ma non gliene importava niente. L' unica cosa che gli importava gli era stata tolta e non poteva far niente per riprendersela.
Quando aveva creduto che Loki fosse morto cadendo dal Bifrost, aveva cercato di cancellare invano tutti i suoi bei ricordi.
Ora erano proprio quei ricordi che gli facevano trovare la forza per continuare ad aspettare.
Quei ricordi e i suoi viaggi su Midgard, dove Tony e Bruce continuavano incessantemente a cercare Loki attraverso i loro marchingegni, grazie ad una cosa chiamata “riconoscimento facciale”.
Cosa che, tuttavia, non funzionava. Probabilmente c’era lo zampino magico di Odino che impediva alla tecnologia terrestre di fare il suo lavoro.
Il biondo spostò il suo sguardo di ghiaccio sul padre. Non facevano altro che litigare da quando Loki era stato esiliato, ma Thor non avrebbe potuto perdonarlo per ciò che aveva fatto. Almeno finchè non gli avesse rivelato dove si trovava suo fratello.
Quel pomeriggio sarebbe tornato a Midgard. Gli era permesso di andare sulla Terra una sola volta al mese e non poteva fermarsi per più di un paio di giorni.
Si era trovato costretto a stringere questo patto con Odino, sennò il Padre degli dei lo avrebbe recluso ad Asgard, senza niente per ingannare l’attesa.
Quello sarebbe stato il suo sesto viaggio. Erano passati quasi sei mesi e di Loki ancora nessuna notizia.
 
Tony si stiracchiò, sbadigliando. Aveva di nuovo passato tutta la notte a lavorare su una sua nuova invenzione. Da quando non c’era più Loki, le sue giornate si erano fatte così noiose…
Distrattamente lanciò uno sguardo agli schermi dove migliaia di volti venivano controllati e ricontrollati minuto dopo minuto.
Ma per quanto ne sapevano loro, Loki poteva anche essere stato buttato nel bel mezzo del Burundi. E dubitava che lì ci fossero telecamere.
E comunque se fosse finito nel Burundi, probabilmente sarebbe stato scambiato per il dio che in effetti era e divorato per liberarlo dalle sue spogli mortali.
Ah no, questo succedeva su un film dei Pirati dei Caraibi. Si era dimenticato di farli vedere a Loki. Probabilmente gli sarebbero piaciuti.
“Basta, mi serve una vacanza…” borbottò a se stesso, passandosi una mano tra i capelli.
Già, una bella vacanza. In più di lì a poche ore sarebbe arrivato anche Thor e immaginava bene che anche il dio avesse bisogno di distrarsi.
Una breve vacanza con le persone giuste, pensò, mentre i suoi pochissimo pudici pensieri si rivolgevano ad un soldatino di sua conoscenza.
Una breve vacanza con le persone giuste e nel posto giusto. Tony non riuscì a trattenere un ghigno soddisfatto: certo, se ci fosse stato anche il loro piccolo cervo le cose sarebbero state ancora più divertenti, ma si sarebbe dovuto accontentare.
Peccato però. La città dove voleva portare i Vendicatori sarebbe stato il parco giochi perfetto per il dio delle malefatte.









Note
Poche parole per poca sostanza, ma questo capitolo è per una mia amica (che prima o poi convincerò ad iscriversi così la smetterà di rompere alla sottoscritta u.u) che purtroppo ha un debole per il biondo dio (cosa che io proprio non riesco a capire ma vab…. Così almeno non litighiamo quando organizziamo certi rapimenti…)  quindi mi ha chieso un capitolo più incentrato su di lui... ma io non sono riuscita non mettere Tony u.u
È sempre grazie a lei che mi è venuto in mente il ricordo di Thor (ok, non mi è proprio venuto in mente, diciamo che si tratta di un rimaneggiamento di un’esperienza personale… tutto perché si annoiava a fare la notte in bianco in campeggio da sola e mi ha svegliato dopo appena mezzora di sonno, povera me!).
Bene, si aprono le scommesse: dove sarà finito il nostro bel dio?
 
Ciao ciao
roby_lia 
 
 
p.s.
siamo arrivati a 59 recensioni, non so proprio come ringraziarvi!!! Vi adoro!!!

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Capitolo 8
*** Friends with benefit ***


Friends whit benefit
 
Al mondo non poteva esistere una città che dava le stesse sensazioni. Forse, forse nel Messico, ma non sarebbe stata la stessa cosa.
Non era come New York.
New York trasmetteva una sensazione di freddo: la gente ci andava per visitare musei e ci viveva per lavoro. Quella era una città vuota e apatica, almeno secondo ciò che gli diceva l’istinto.
Era quasi sicuro di esserci stato. Quasi.
Dopotutto uno come lui non può mai essere sicuro di niente nella sua vita.
Ma la Città del Peccato è in grado di farti sentire terribilmente vivo… quando non hai la mente ottenebrata dall’alcol, perlomeno.
In quella città, sperduta praticamente nel nulla del deserto del Nevada, la gente ci va per divertirsi. Dopotutto è il più grande parco giochi del mondo.
Per divertirsi e per dimenticare la vita vera.
Per vivere una favola fatta d’alcol, soldi e belle donne.
Era davvero molto buffo il fatto che tutti venivano lì per dimenticare, mentre lui cercava in tutti i modi possibili di ricordare.
Senza dubbio la sorte aveva un pessimo senso dell’ironia nei suoi confronti.
“Amico, io ti adoro!” affermò un cliente del casinò, mezzo ubriaco. Gabriel lo fissò interdetto per un attimo, cercando di ricollegare il cervello alla realtà.
Osservando bene l’ubriaco, si accorse che era un cliente che aveva vinto un paio d’ore prima al suo tavolo. Sorrise accondiscendente alla bella ragazza che trascinò via l’uomo, con il visibile intento di spennarlo dei soldi vinti.
-Chissà se quell’uomo sarebbe così amichevole se sapesse che avrei potuto imbrogliarlo con la stessa facilità con qui quella donna gli fregherà i soldi- si domandò scuotendo la testa.
Las Vegas era Las Vegas. E non c’era niente di meglio al mondo.
 
“Ehi, come mai ci hai messo così tanto per uscire?” gli domandò Al mentre saliva sulla sua auto. Gabriel scrollò le spalle.
“Hanna mi ha fermato per fare due chiacchere e non la smetteva più di blaterare…” L’altro si finse comprensivo.
“E già, so cosa vuol dire quando le ragazze ti si attaccano addosso e rischiano di soffocarti con tutto il loro buon profumo…che vuoi farci, in fondo è anche colpa nostra e del nostro bell’aspetto” scherzò passandosi una mano tra i riccioli rosso carota che lo caratterizzavano. Era molto più basso di Gabriel ma ben piantato, con una faccia squadrata dove risaltavano gli intelligenti occhi neri.
Perché senza dubbio non era avvenente come Gabriel ma con i computer era davvero un genio. Un genio dalla parlantina facile.
“In ogni caso, sto pomeriggio ho trovato una possibile soluzione al tuo ehm… problema”.
Il moro sospirò. Definire un semplice “problema” il fatto che non si ricordava niente a parte gli ultimi sei mesi, era un eufemismo.
“Sentiamo, questa volta a chi tocca? Una maga indiana? Oppure a un’altra zingara chiromante?” domandò esasperato.
“Naa, sta volta si tratta di roba seria… mai sentito parlare dell’ipnosi? Infatti non è che ti possono togliere la memoria, a meno che non ti facciano un lavaggio del cervello e in quel caso…” Gabriel smise subito di ascoltarlo. Aveva imparato a sue spese che era meglio ignorarlo quando partiva a parlare in quarta, se non voleva farsi venire una tremenda emicrania.
 
Dopo un quarto d’ora arrivarono davanti ad una semplice casa di un quartiere residenziale.
Appena entrati furono investiti dalla musica, proveniente dalla cucina.
“Oggi Lizzy è di buon umore” disse Al, ora rassicurato dal fatto che la ragazza non gli avrebbe picchiati a morte per il ritardo.
“Già… e in più sta cucinando qualcosa!” gli rispose l’altro. I due si scambiarono un’occhiata complice prima di correre in cucina.
“Per carità fate silenzio! Zoe si è appena addormentata” gli assalì Paul, appena entrarono in cucina. I due non badarono minimamente all’uomo di capelli grigi, con taglio militare, per precipitarsi vicino ai fornelli, dove l’unica ragazza della stanza stava sistemando le pentole nel lavello.
“Non ci credo… hai fatto i muffin!!” esclamò Al tutto eccitato.
La ragazza si girò, piantando i suoi occhi di un marrone intenso, sui due ragazzi.
“Sì e domani Zoe gli deve portare a scuola quindi tenetevi a distanza, chiaro?” gli minacciò, prendendo in mano la terrina sporcata dall’impasto.
“Wow… mi vedo già i titoli” iniziò Al.
“…Ragazza madre avvelena i muffin, due punti..” continuò per lui Gabriel, muovendo una mano davanti agli occhi, per fingere lo scorrere di una scritta.
“…errore o vendetta?” completò il rosso, fingendo lo sguardo da investigatore. La donna sospirò, fin troppo abituata ai due amici.
“Se la mettete in questi termini, vorrà dire che darò gli avanzi a Scotty…” gli rispose angelicamente.
I due si pietrificarono. Perché potevano scherzare quanto volevano, ma Lizzy era davvero un’ottima cuoca. I dolci poi, erano la sua specialità.
“Cosa?!?! Preferisci sfamare quel ratto con la pelliccia lunga piuttosto che i tuoi migliori amici?” domandò scandalizzato Al, che non sopportava proprio Scotty, il cane dei vicini.
“Sei davvero priva di cuore! Senza contare il fatto che ai cani fa male la cioccolata” gli diede manforte il moro.
“Esatto! Quindi mi sa che per il bene di quell’opossum affumicato, toccherà a noi pulire accuratamente tutte le pentole…” concluse Al, portandosi una mano sulla fronte, con finto melodramma.
Lizzy gli guardò per un lungo momento poi, con espressione rassegnata, consegnò ai due baldi giovani il loro spuntino notturno.
“Ecco a voi, oh prodi eroi disposti a sacrificarvi per un barboncino” rispose sospirando.
“Eroi? No, lo sai che io tifo sempre per i cattivi... soltanto che non sono così malvagio da permetterti di avvelenare un cane” gli rispose Gabriel, sfoderando il suo migliore sorriso da cattivo ragazzo. La giovane si liberò i capelli di un marrone scuro dalla coda, rimpiangendo il giorno in qui Paul si era presentato a casa sua con quel bel ragazzo senza memoria e aveva proposto di prenderlo nella loro squadra.  
“E io che pensavo che per liberarti di Scotty fossi disposto a tutto, Al…” intervenne divertito Paul, che in quanto più vecchio, aveva era considerato il papà del gruppo.
Il rosso rialzò la testa dalla pentola a cui stava rivolgendo tutte le sue attenzioni.
“Quel tutto non comprende rinunciare ai dolci di Lizzy” specificò, prima di rubare a Gabriel l’ultima terrina di cui si erano assunti l’arduo compito di occuparsi.
E dando inizio all’ennesimo litigio.
Mentre i due contendenti si ringhiavano contro, nella stanza entrò un altro uomo con i capelli biondo cenere dal taglio sbarazzino, che gli coprivano gli occhi grigi.
“Un’altra lite per la cioccolata?” domandò sospirando. Quando volevano Al e Gabriel erano peggio di due bambini.   
“E poi dicono che è l’eroina che da assuefazione, giusto Dean?” lo salutò Lizzy, passandosi una mano tra i capelli prima di rifarsi la coda.
“Gabriel, già che sei qui, vuoi renderti almeno un po’ utili e prendere le planimetrie?” gli domandò, facendo spazio sulla tavola.
Perdendo la lotta per l’ultimo spuntino, al fin troppo alto moro (per lo meno dal punto di vista del misero metro e sessantacinque della ragazza) bastò allungare una mano sopra la credenza per riuscire a prendere le planimetrie del casinò dove lui e Lizzy lavoravano.  
Ok, dire che lavoravano era una parola grossa.
Certo, erano stati assunti con tutte le carte in regola ( soprattutto dopo che Dean si era occupato dei documenti falsi per Gabriel).
Certo, facevano un ottimo lavoro, dimostrandosi quasi dei dipendenti modello.
Perché era altrettanto certo che, dopo che deruberanno il proprietario del casinò, loro non dovranno essere minimamente considerati possibili sospetti.
 
Si erano incontri due settimane dopo il cosiddetto “risveglio” di Gabriel.
Fuggito dall’ospedale, si era reso subito conto che non sarebbero basti i suoi begli occhi verdi per permettergli di sopravvivere.
E si era reso altrettantemente conto di essere abbastanza in gamba da riuscire a borseggiare i turisti, che affascinati dalle luci della città, non riuscivano a scorgere la pericolosità delle sue ombre.
Gli era andato tutto bene, finché non aveva cercato di borseggiare Paul.
Con lui erano iniziati i problemi. O avevano trovato la loro soluzione, a seconda dei punti di vista.
Fatto sta che l’ex militare, congedato con disonore, aveva trovato divertente quel “pivello” come gli piaceva definirlo e aveva deciso di arruolarlo nella sua banda di ladri.
Così aveva conosciuto il genio dell’informatica Al, il ricettatore nonché ottimo falsario Dean e Lizzy.
Inizialmente non aveva capito come centrasse quella dolce ragazza con la banda di ladri.
Poi aveva incontrato i suoi occhi. E aveva capito che dietro quell’aspetto delicato si nascondeva una vera e propria forza della natura.
E ammettiamolo, a questa conclusione c’era arrivato anche grazie al fatto di averla vista picchiare e mandare via, letteralmente a calci in culo, quello che divenne un ex membro della banda di almeno 80 kili più grosso di lei e di 20 cm più alto. Tutto questo nel giro del primo minuto che l’aveva vista.
Per ultima aveva conosciuto Zoe, la cosiddetta mascotte del gruppo. Zoe era un’adorabile piccola peste di otto anni, figlia di una cugina di Lizzy. Con la scusa di un viaggio di lavoro, la donna aveva lasciato Zoe da Lizzy cinque anni prima. Poi era sparita nel nulla e la ladra non aveva potuto far altro che adottare legalmente la piccola.
Avevano cominciato (o per meglio dire continuato) a fare rapine. Niente di troppo, la maggior parte erano lavori su commissione, magari per qualche banda, magari per qualche figlio di papà che vuole farla pagare ad un altro figlio di papà.
Paul trovava il lavoro, Lizzy s’inventava un piano geniale, Al lo rendeva fattibile e Dean procurava tutto ciò che serviva per renderlo fattibile.
E poi c’era Gabriel. Il novellino, il pivello, la matricola. Ma anche il jolly, il loro asso nella manica, la loro manna dal cielo. Perché il giovane aveva un talento naturale per tutto ciò che era fuori legge.
E così si era unito a quella che, più che una banda di ladri, era una famiglia di gatti randagi, caratterizzati dalla stessa passione per il proibito.
Volendo, nel giro di un mese, sarebbero potuti diventare i migliori ladri sulla piazza.
Ma perché rischiare di doversi trovare a fronteggiare una task force della polizia creata solo per loro, quando bastava tenere un basso profilo?  
 
Lizzy si passò una mano sugli occhi assonnati, prima di finire di sistemare la cucina.
Quello sarebbe stato il loro ultimo colpo. Anche perché, una volta eseguito, non avrebbero più dovuto lavorare per il resto della loro vita. Se tutto andava bene.
Se non veniva colti in flagrante. Se riuscivano a non lasciare tracce  
Se fossero stati presi Zoe sarebbe finita ai servizi sociali e loro sarebbero finiti in prigione. Probabilmente a vita.
Si massaggiò le tempie con le dita.
“Tranquilla piccola, andrà tutto bene” la voce rassicurante di Paul la fece sospirare.
“Tutto bene?! Se sbagliamo anche un solo, minuscolo dettaglio verremo presi! Che diamine stiamo facendo?!?!” esclamò, accasciandosi su una sedia.
L’uomo le andò alle spalle, iniziando a fargli un delicato massaggio.
“Non sbaglieremo. Noi siamo i migliori” la rassicurò, posandole un bacio sulla nuca. Era come una figlia per lui.
“John sarebbe fiero di te” continuò. Lizzy si alzò di scatto.
“Certo, immagino che un pluridecorato soldato sarebbe davvero fiero di avere per figlia una criminale, con pessimi piani e che rischia di rovinare la vita a cinque persone per pura sete di vendetta!” disse incupendosi.
Paul scosse la testa, riavvicinandosi alla giovane.
“No, ma sarebbe fiero di avere una figlia che la migliore ne suo campo, perché lo sei. Sarebbe fiero di sapere che ti occupi dei tuoi amici, della tua famiglia. E sì, sarebbe fiero di sapere che stai per derubare l’uomo che gli ha rovinato la vita” concluse sperando di esser riuscito a tranquillizzarla.
La donna sospirò, passandosi le mani sul collo e annuendo lentamente.
“Ok, credo di aver fatto la donnina isterica abbastanza per oggi” rispose facendo apparire un sorriso imbarazzato.
L’uomo ricambiò il sorriso, passandole una mano sul capo.
“Bene, anche perchè Gabriel è crollato sul tuo divano”. La bruna sbuffò e Paul fu più che sollevato vedere la solita luce decisa riapparire nei suoi occhi marroni.
“Fantastico, mi toccherà nascondere tutta la cioccolata, prima che quello lì vada in overdose di zuccheri”
 
Gabriel si risvegliò di scatto e cadde, con un suono ottavato dal divano, soffocando un’imprecazione nel tappeto.
Sbuffando si alzò in piedi, guardandosi attorno nella stanza buia.
Ancora incubi. Incubi di cui non capiva il senso.
Incubi che sembravano quasi ricordi. Ma non potevano essere ricordi perché erano… impossibili, inconcepibili a mente umana. Dai, dove mai poteva esistere un ponte come quello… scosse la testa, cercando di far dileguare l’incubo.
Era ancora notte fonda. Con un sogghigno si mosse fuori dalla sala, sapendo bene come scacciare i suoi sogni tormentati.
 
Silenziosamente, entrò nella stanza di Lizzy. E altrettanto silenziosamente le si avvicinò,  baciandola dolcemente sulle labbra.
Inizialmente la ragazza ricambiò il bacio. Poi si svegliò.
“Dannazione Gabriel! Sai che quando mi sveglio non riesco più a dormire!” gli disse, ma il giovane mise a tacere le sue proteste rubandole un altro bacio. Sbuffando irritata, la bruna riuscì a liberarsi da quel dolce e adorabile rompiballe, spingendolo via.
L’altro rise divertito, distendendosi al suo fianco.
“Buon giorno anche a te, Lizzy”
“Fottiti!” gli rispose lei, stendendosi a pancia in giù e nascondendo il volto nel cuscino.
Gabriel si divertiva un casino a stuzzicarla, quindi iniziò ad arricciarsi una sua ciocca marrone attorno all’indice.
“Allora, che cosa vuoi ?” domandò la ragazza dopo un paio di minuti, decidendosi a riemergere dal cuscino.
“Hai nascosto la cioccolata”. La donna sbuffò contrariata.
“è per il tuo bene… soprattutto per il bene dei tuoi denti e delle tue finanze”
“Sì, ma se io non vado dal dentista, non lo pago, quindi lui non può pagare l’oculista e così via… in pratica stai facendo crollare l’economia, mia cara” rispose con finto tono filosofico.
La ragazza gli regalò uno sguardo scettico, alzando un sopracciglio, prima di tornare a seppellire il viso nel cuscino.
“Lizzy?” la richiamò. Un suono insensato gli fece capire che era ancora sveglia.
“Ho avuto un altro incubo” mormorò mestamente. La ragazza sospirò, prima di rialzare il viso dal cuscino. Non ‘era bisogno neanche che domandasse, ormai avevano imparato a conoscersi e a fidarsi l’uno dell’altra. Ebbene sì, a discapito di ciò che si pensa, tra i ladri ci deve essere fiducia reciproca. Anche perché dev’essere piuttosto snervante manomettere un sistema dall’arme che potrebbe attirare l’attenzione di tutto il vicinato oltre che degli sbirri, se hai alle spalle uno che temi possa tradirti da un momento all’altro.
“Sono sospeso da questo ponte c’è qualcuno che cerca di salvarmi, ma non riesco a vederlo in viso. Poi qualcuno sopra di lui dice ‘no’. È poco più che un sussurro eppure mi annienta, ma fa sentire una nullità. Mi distrugge” le raccontò con sguardo perso.
“E poi cadi nel vuoto” completò per lui Lizzy. Era uno dei tanti incubi che tormentavano il suo collega dagli occhi verdi. Potevano cambiare dei dettagli, ma la sostanza era sempre quella.
Se non fossero stati così improbabili avrebbero potuto essere ricordi di quel passato così oscuro.
Mi lascio cadere nel vuoto. È ben diverso” la corresse, scatenando uno sbuffo seccato.
“Francamente alle quattro meno un quarto di mattina, tu potresti parlarmi di Julia Roberts mentre io penso a Brad Pitt e non mi accorgerei delle differenze” asserì, assonata. Il moro sorrise.
“Tu sai proprio come ascoltare le persone Lizzy” la prese in giro.
“Io so ascoltare, ma non a queste ore della mattina” borbottò, distendendosi su un fianco e dando la schiena a Gabriel.
Un Gabriel con un sorriso malizioso sulle labbra e l’aria di non voler proprio arrendersi alle braccia di Morfeo.
“Giusto, è meglio dormire… allora buona notte… buona notte… buona notte” le sussurrò, regalandole per ogni augurio un bacio sul collo. Un brivido di eccitazione percorse la schiena della ragazza.
Si girò supina, in modo da vere il viso di Gabriel a pochi centimetri dal suo.
“Io. Ti. Odio.” Scandì lentamente, prima di iniziare a prendersi una dolce vendetta per i baci rubati.










Note
Ebbene sì, sono già tornata a rompere. Colpa delle vacanze, non ho altro da fare se non quello di inventarmi nuovi modi per farmi odiare u.u
Che dire, spero di essere riuscita a sorprendervi almeno un po’… anche se ammetto che sto capitolo non è un gran che, ma la mia mente malata non ha resistito a vedere come si sarebbe comportato Loki da midgardiano qualunque  -_- ‘’’
Ma non doveva redimersi?? Domanderete…. Bhe dategli un po’ di tempo in fondo è sempre il dio degli inganni…e poi il bello deve ancora venire ;)
 
Ciao e grazie a tutte XD
roby_lia

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Capitolo 9
*** Sei mesi ***


Sei mesi
 
Gabriel entrò in cucina sbadigliando, attirato da un invitante profumino che persisteva nell’aria. Lizzy non c’era, probabilmente aveva accompagnato a scuola Zoe. In compenso c’era un gigantesco piatto di frittelle al cioccolato insieme ad un biglietto.
Se proprio devi bruciarmi casa, vedi almeno di restarci sotto. Mi seccherebbe finire in prigione per il tuo omicidio invece che per rapina.
-Lizzy è sempre così amichevole- pensò, dando un morso ad una frittella.
Iniziando a gustarsi la sua colazione, il suo sguardo fu attirato dal calendario. E improvvisamente lo stomaco gli si chiuse, minacciando di rigurgitare il cibo appena ingerito.
Inghiottendo a fatica il boccone, Gabriel riappoggiò la frittella sul piatto.
 
Lizzy rientrò in casa una mezz’oretta dopo.
“Ehi sei malato? Non hai nemmeno finito le frittelle…” domandò, poi lo trovò seduto in salotto, con la testa fra le mani.
Sospirando la ragazza gli si sedette vicino.
“Te ne sei ricordato allora” disse dopo qualche momento.
“Eri quasi riuscita a fregarmi” ammise l’altro, alzando il viso per incontrare i suoi occhi scuri cercandovi un po’ di sollievo.
Con Lizzy sembrava sempre che il tempo non passasse o passasse così in fretta che lui non se ne rendeva conto.
“Sei mesi, Lizzy. Sei mesi e ancora nessuno è venuto a cercarmi”. La ragazza annuì, prendendogli una mano.
“Non ti abbattere, la Terra è grande e se non sanno dove cercarti poi”
“Sempre se mi stanno cercando” la interruppe, incupendosi.
“Certo che ti stanno cercando Gabriel- cercò di rincuorarlo –Quando si perde qualcuno, si fa di tutto per ritrovarlo”
“Ma davvero? E che mi dici della madre di Zoe?” domandò inviperito. La donna spostò lo sguardo sul pavimento per qualche istante.
“Francia”
“Cosa?” domandò confuso.
“Marie si trova a Parigi. Ha un nuovo lavoro, si è rifatta una vita e…e finge semplicemente che noi non esistiamo” spiegò rassegnata.
“Ma…ma come fai a saperlo?” Lizzy sorrise  mestamente.
“Ho sostituito la sua collana preferita con un falso che in verità è un GPS… per sapere il resto mi è bastato chiedere aiuto a Paul che ha chiesto un favore ad un amico, che ha sua volta la chiesto ad un amico e così via… Come vedi si fa di tutto per quelli che si amano” concluse con una smorfia.
L’altro la fissava allibito.
“Ma allora perché non lo dici a Zoe?”
“Oh certo, perché senza dubbio sapere che sua madre si è rifatta una vita dove non c’è posto per lei la farà sentire meglio!” protestò. Il ragazzo non rispose.
“Senti, se vuoi puoi sempre tirarti indietro. Puoi chiedere aiuto alla polizia. Magari in qualche database che Al non ha ancora crackato ci sono le informazioni che ti servono e…” Il moro scosse la testa, fermando le sue parole.
Gabriel alzò il viso, baciandola intensamente.
Avrebbe voluto amarla davvero, così magari non si sarebbe sentito così male.
Ma non poteva, per due semplici motivi.
Prima di tutto perché Lizzy lo avrebbe di sicuro ammazzato di botte se avesse osato mettere i sentimenti nel loro rapporto. Amicizia e semplice sesso, quando ne abbiamo voglia, niente di più. Questo era il loro patto.
Lizzy non voleva una relazione seria. Aveva troppo da fare, sempre presa com’era da Zoe o dagli appostamenti per i loro lavori e non avrebbe potuto occuparsi anche di una storia sentimentale.
E lui, beh qua entra in gioco il motivo numero due.
Gabriel sentiva che quel buco nel suo cuore poteva essere riempita soltanto da un’altra persona. La stessa persona che tormentava i suoi sogni, senza che lui riuscisse mai a vederla. Tutto ciò che si ricordava era che emanava calore, un calore di cui lui si riempiva come una lucertola al sole.
Chiunque fosse, quella persona era l’unica in grado di riempire appieno quel vuoto che provava.
Ma chi era?
E dov’era in quel momento?
Lo stava cercando?
“Comunque non le ho fatte per distrarti, ma solamente perché non riuscivo a riaddormentarmi” si difese la giovane, separandosi da lui.
“Chiedo scusa… come potrò mai sdebitarmi?” scherzò, riacquistando un po’ di serenità. Ma quando vide gli occhi di Lizzy illuminarsi di una luce piuttosto inquietante, iniziò a maledirsi mentalmente.
“Sta sera sono al casinò, quindi non ti dispiacerà tenere Zoe, vero?”
Ecco, appunto.    
 
“Eddai Bruce! Non puoi rifiutarti anche tu! Già quegli altri due sciagurati ci danno buca andandosene in viaggio di nozze…” protestò imbronciato il genio, miliardario, playboy, filantropo. Bruce sbuffo, disturbato da quel disturbo ambulante che era Stark.
“In che lingua ti devo spiegare che Clint e Natasha non sono andati in viaggio di nozze, ma in missione?”
“In ucraino antico con accento giapponese, per favore… e comunque, in missione alle Hawaii? Perfino un bambino capirebbe che c’è sotto qualcosa!”
Il dottore scosse la testa rassegnato e non vedendo l’ora di essere lasciato in pace.
“Allora vieni vero?? Sarà divertentissimo!” continuò, esaltandosi, Tony.
“Stai scherzando, spero. In un posto del genere finirei sicuramente per perdere il controllo!”
“Appunto, ho detto che sarà divertente!” affermò, sorridendo apertamente.
“E i danni li pagherai tu?”
“Se questo ti farà venire con noi, con piacere!” Bruce lo guardò per un lungo, intenso, istante.
“Non se ne parla nemmeno!” Tony sbuffò, contrariato.
“Che lagna che sei! Vabbè, vorrà dire che andremo solo io, Steve e Thor…” Queste parole riaccesero l’interesse del dottore.
“Ti hanno davvero detto di sì? Anche Steve?” domandò, sempre più sorpreso.
“Non ancora… ma li convincerò, puoi starne certo”
“E in che modo, se mi è consentito chiederlo?” chiese, alzando gli occhi al soffitto.
“Nel modo più legale che esista in natura- affermò placidamente- Gli farò ubriacare e poi gli farò giurare sul loro onore di accompagnarmi, promessa che, conoscendoli, si sentiranno in dovere di mantenere… quando si renderanno conto di ciò che hanno davvero fatto saremo già sull’aereo”
L’altro uomo alzò le sopracciglia.
“Farli ubriacare? Quei due? Dovrai dar fondo al tuo intero patrimonio, lo sai vero?”
 “Ne varrà la pena” sornione.
 
Quella sera il cielo era attraversato da continui lampi e la terra veniva scossa da tuoni. La luce era saltata da un pezzo, ma per lui non era un problema. Si sentiva particolarmente a suo agio nell’oscurità.
“Gabriel?” la voce di Zoe lo riscosse dai suoi pensieri.
“Paura dei tuoni, Zoe?” chiese, mettendosi seduto sul divano. La bambina si limitò a saltare addosso all’uomo, decisa ad usarlo come cuscino.
“E tu no?” domandò, sistemando la testa contro la sua spalla. Il ragazzo non rispose.
I tuoni gli davano uno strano senso di sicurezza, esattamente come i fulmini riuscivano ad ammaliarlo. Ma non aveva senso. Se solo qual suo maledetto subconscio smettesse di torturarlo così e si decidesse a parlar chiaro!
“Che cosa sono i tuoni, Gabry?” domandò Zoe, lasciando che lo sguardo vagasse fuori dalla finestra.
“Er.. non credo di essere in grado di spiegartelo in modo comprensibile”. La bambina sbuffo, alzando gli occhi al cielo come aveva visto fare centinaia di volte da Lizzy.
“Non ti sto chiedendo la spiegazione scientifica, tonto! Voglio che mi racconti una storia” spiegò, fingendosi esasperata.
“Ah, capisco, così lunedì puoi spacciarla tua per il tema che vi fa fare la maestra”
“Precisamente- confermò la piccola peste, socchiudendo gli occhi- ora vuoi deciderti a inventarti qualcosa?” domandò di nuovo, sottolineando la sua richiesta pungolandoli il fianco con un dito.
“E va bene, ho recepito il messaggio! Allora, iniziamo… C’era una volta, in un  paese lontano lontano, posto al di sopra delle nuvole, un… ehm…”
Che cosa bisogna inventarsi per tener calma una bambina iperattiva, cresciuta con una banda di ladri come baby- sitter?
“Certo che come inventore fai proprio schifo… c’era un principe, no?” Gabriel sospirò.
In fondo era come tutte le bambine, soltanto con un caratterino un po’ più… attaccabrighe.
“Ok, c’è un principe e questo principe sta … sta cercando qualcuno” si inventò, con una smorfia. Stava iniziando a farsi condizionare un po’ troppo dalla sua condizione.
“E che cos’ha di speciale questo qualcuno?” domandò sorpresa la piccola
“Ora chi è che fa domande stupide? Quel qualcuno è tutto per lui. È un amico, un fratello è… tutto il suo mondo, insomma… la vita della sua vita” le parole gli morirono in gola, mentre un’amara malinconia gli riempiva lo sguardo.
La bambina stette in silenzio per qualche minuto.
“Gabriel, perché non sposi la mamma? Così avrei anche un papà… io non ho mai avuto un papà perché il mio è morto prima che nascessi ma dev’essere bello” disse tutto d’un fiato, mettendosi seduta e girandosi, in modo da tenere i suoi occhioni grigi fissi su quelli verdi di Gabriel.
“Ecco… io… noi” boccheggiò l’uomo, preso alla sprovvista. Dopo qualche istante la bambina scoppiò a ridere.
“Ahahah ci sei cascato!! Ora la mamma mi deve un gelato!” esclamò tutta felice.
“Cosa?!?! Hai organizzato tutto con Lizzy?!”
“Abbiamo fatto una scommessa… E comunque, di un padre non me ne farei molto. Senza di lui mamma può viziarmi senza sentirsi in colpa” gongolò felice la piccola ingannatrice. Il moro sospirò, sollevato, passandosi una mano sul volto.
“E io che ti avevo anche preso sul serio… ma non la passi liscia piccola peste! La mia vendetta sarà tremenda” la minacciò, iniziando a farle il solletico.
Dopo un lungo minuto di lotta impari, Zoe si arrese, accasciandosi sul suo aguzzino.
“Ti va di guardare un cartone?” domandò dopo qualche momento di pace.
“Lascio a te la scelta, intanto vado a prendere il computer di Lizzy”.
Gabriel si stava godendo la fantastica entrata in scena di Panico e Pena, quando la bambina lo richiamò.
“E adesso che cosa vuoi?” domandò esasperato. Quello era uno dei suoi momenti preferiti del cartone.
“Mi fai un bicchiere di latte e menta per piacere?” implorò spalancando gli occhioni, per dimostrare quanto ne avesse bisogno.
“Sognatelo, io con te sono ancora arrabbiato” le ricordò con un sorriso sghembo.
“Eddai Gabriel! Non fare il bambino!” protestò la piccola.
“Io non sto facendo il bambino! E poi sei abbastanza grande, quindi non fare tu la bambina e arrangiati” rispose incrociando le braccia sul petto.
“Mai io sono una bambina” disse esasperata, sfoderando il migliore sguardo da bambina bisognosa.
Sbuffando, il moro si alzò e tornò poco dopo con l’ordine di Zoe e le frittelle avanzate da quella mattina.
“Ecco a te, piccola dittatrice” borbotto, ferito nell’orgoglio per essersi fatto battere da quell’adorabile piccola peste.
 
“Come mai ancora sveglio?” domandò Lizzy, trovandolo appoggiato alla stipite della porta del retro.
“Ho appena messo a letto Zoe… ci siamo guardati Hercules” spiegò con un sogghigno. La ragazza rise.
“Quel cartone è semplicemente fantastico”
“Già… sai tu mi ricordi un po’ Meg”
“Lo prendo per un complimento, sappilo… ma tu chi saresti, Ercole?” domandò provocante.
“Non se ne parla proprio! Io voglio fare Ade! Quel tipo è troppo forte!”
“Per fortuna, sennò ti avrei mandato via a calci” lo informò, rincuorata. Dopo qualche minuto passato ad osservare i lampi che attraversavano il cielo, la ragazza ruppe di nuovo il silenzio.
“Alla fine ti sei mangiato lo stesso tutte le frittelle” lo prese in giro.
“Già, l’attacco di panico da sindrome abbandonica mi è passato…”
“E quindi hai deciso di fare un attacco alla tua linea”. Il ragazzo stava per risponderle, quando l’orologio di Lizzy suonò il passaggio di un’altra ora. L’ennesima.
I due si guardarono negli occhi.
“Sei mesi e un giorno”
“Sei mesi e un giorno” ripeté Gabriel.
“Birra?” domandò la ragazza dopo qualche istante di cupo silenzio.
“Ci sto”
 
Con molta pazienza (e un baget ancora più elevato) Tony era riuscito a far ubriacare i suoi due amici. E, proprio come aveva previsto, la loro si stava rivelando una sbornia triste. Molto triste. Tristemente triste.
Per intenderci Steve non faceva altro che parlare della sua epoca, di come le cose fossero cambiate e in che stati si era ridotta la gioventù; in parte a lui, Thor parlava di Loki, di Loki e di Loki.
Uno sembrava un novantenne (e in effetti lo era) e l’altro dava la dimostrazione delle scarse capacità argomentative tipiche di tutti gli asgardiani non adottati.
Tony stava noiosamente girando la cannuccia del suo drink, quando ritenne che i suoi due amici fossero abbastanza disperati.
“Ragazzi, che ne dite di andare in vacanza per il weekend?” domandò angelicamente.
“In vacanza? E dove?” sbiascicò Steve, mentre l’altro biondo domandava che cos’era una vacanza.
“Sarà una sorpresa… voi dovete soltanto promettermi che verrete” rispose ancora più angelicamente, avvicinando al contempo il suo telefono, pronto a registrare le promesse dei due, in caso non credessero alla sua parola.
Steve diede il suo consenso, prima di accasciarsi senza più energie sul tavolo mentre continuava a biascicare cose senza senso, seguito a ruota da Thor, che stava ancora cercando di capire che cos’era una vacanza.
“Si può sapere dove hai intenzione di portarli?” La voce di Fury lo colse alla sprovvista, causandoli un brivido freddo lungo la schiena. Non aveva messo in conto di dover dare spiegazioni al grande capo.
“In una bella città dove Thor potrà bere ed essere strano come al suo solito senza dare nell’occhio e a Steve potrà quasi riassaporare la sua vecchia epoca, perché si tratta di una città che potrà essere anche cambiata esteriormente, ma nell’animo resta sempre uguale” spiegò mettendo la faccia da bravo bambino.
L’uomo alzò il sopracciglio in modo esplicito.
“Las Vegas, Nick, Las Vegas” spiegò con un ghigno divertito.














Note
Ebbene sì, la mia malvagità non consce limiti, quindi vi farò penare ancora un pò per arrivare all'agognato incontro u.u
Non ho resistito alla tentazione di inserire Hercules, il cartone della disney dopo aver trovato un fantastico disegno di Loki e Ade che se la ridevano insieme... peccato che ora non riesco più a trovarla ehm...
Un graaaandissimo grazie a tutte quelle che hanno recensito e che hanno messo qst storia tra le seguite\ preferite\ ricordate, non finirò mai di dirvelo abbastanza
Bene, non ho altro da dire per sta notte 

Ciao ciao XD

roby_lia

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Capitolo 10
*** Meeting ***


Meeting
 
“è illegale Tony!”
“No che non è illegale Steve. Stiamo solo andando in un bar a bere qualcosa, tutto qui”
“Bhe, di sicuro quel bar è illegale! Basta guardarlo!” protestò il soldato.
“Senti, se Fury non mi avesse obbligato a non attirare l’attenzione ora saremo il qualche casinò di lusso e non dovremo alloggiare in un misero albergo di seconda categoria. Quindi sta zitto e goditi la vacanza offerta dal sottoscritto” puntualizzò, spingendo l’altro uomo dentro all’edificio e zittendo tutte le sue proteste sul fatto che un albergo a cinque stelle, anche se non era il Bellagio, non di poteva definire di seconda categoria.
Dirigendosi verso il bancone, Tony lanciò un’occhiata distratta ai pochi altri clienti. Oltre a loro tre c’erano due coppiette che giocavano a biliardo, un uomo mezzo accasciato sul bancone, qualche lupo solitario sui tavoli e un gruppo di cinque persone sedute attorno ad una tavola rotonda.
-Sei persone- si corresse vedendo una bambina dai lunghi capelli marroni correre lì e usare comodamente l’uomo più anziano come scaletta per riuscire a sedersi sul tavolo.
Ridacchiando raggiunse Thor e Steve al bancone, ma la sua attenzione continuò ad essere interessata al gruppo.
L’uomo con taglio militare stava dividendo un mazzo di carte in quattro mazzetti più piccoli, sotto gli occhi attenti degli altri.
“Che gioco è?” gli domandò Steve, visto che il gruppo aveva attirato anche la sua attenzione.
“Lo scopo è riuscire a contare le carte in tutti e quatto i mazzi contemporaneamente. È un allenamento per i bari al Black Jack” spiegò il barista, versando da bere.
“Non sembra difficile…”
“Non intende contare quante carte ci sono, ma il valore che quelle carte assumo al Black Jack, Steve” si trovò costretto a spiegare il miliardario.
L’uomo di Las Vegas sogghignò.
“Sarebbe ancora più facile se Paul non barasse, mettendo spesso due carte al posto di una o sottraendo carte al mazzo di nascosto - continuò ridacchiando- devono anche riuscire a scoprire quando imbroglia e così si allenano per il Poker” spiegò con un ghigno. Steve era scandalizzato.
“Ma se sanno che imbroglia, perché giocano?” Il barista alzò le spalle, indicando un scritta incisa sul muro sopra l’uscita.
Lo so che barano. Ma è il migliore tavolo da gioco in città.
La frase originale doveva recitare qualcos’altro, dato che “il migliore” era scritto su un foglio da disegno attaccato con dello scotch. Probabilmente da una bambina, vista la scrittura.
“Giocano a soldi?” chiese Tony, interessato. Durante il volo in aereo aveva tentato di spiegare le regole basilari di alcuni giochi anche a Thor, ma senza grandi risultati.
“Solo dopo che hanno fatto un colpo” sghignazzò l’uomo che fino a quel momento era stato comodamente abbracciato al bancone. Il barista lo fulminò con lo sguardo.
“Danny, te vai sulle tue gambe o devo chiamare un’ambulanza?” lo minacciò. L’ubriaco borbottò qualcosa alzandosi e andandosene.
Tony continuò a osservare i giocatori. Il pel di carota non sbagliava quasi mai, a differenza del biondo di fronte a lui. In parte al rosso c’era un altro uomo dai capelli neri spettinati dal gel di cui non riusciva a vedere il volto, e al suo fianco era seduta l’unica donna che teneva i capelli marroni racchiusi in una coda.
Le regole le dettavano quel Paul e la bambina, che a quanto pareva si occupava delle punizioni per i perdenti.
Tony si spostò su un tavolo vicino al loro per origliare. Se le cose erano come pensava lui, si sarebbe divertito un sacco a quel gioco.
“Oh oh, il grande Gabriel ha sbagliato il conto!- tuonò Paul, sfregandosi le mani- Ti tocca pagar pegno, pivello. Zoe è il tuo momento”
Il miliardario allungò il collo per cercare di vedere il cosiddetto Gabriel, ma aveva ancora la vista ostruita, da Steve questa volta, che lo aveva seguito sibilando un “ Ma hai sentito quell’uomo? Quella è una banda di ladri”
Tony lo ignorò. Improvvisamente c’era qualcosa che non gli quadrava.
“Ok, siamo arrivati a baciare… a chi dai un bacio Gabriel?” domandò la piccola assumendo, se possibile, un’aria ancora più pestifera.
“Lizzy, lo sai che ti voglio bene, vero?”
Quella voce… Tony cercò con lo sguardo Thor, per una conferma, ma il dio quel giorno era più depresso del solito e non si era accorto di niente.
La ragazza cercò di darsi alla fuga ma il biondo, Dean, riuscì ad acciuffarla in tempo e in mezzo alle risate, Gabriel pagò pegno ignorando le proteste della donna sul fatto che quello non era valido visto che era una punizione più per lei che per il moro.
 
“Mi ricordi perché ho deciso di adottarti?” domandò Lizzy, fulminando la figlia con lo sguardo.
“Perché ti serviva qualcuno che ti facesse da voce della coscienza, ma doveva avere un buon senso dell’umorismo” rispose Zoe angelicamente.
“Giusto, colpa mia. Ho preteso troppo” mugugnò riconoscendo le sue colpe.
Stava per rivolgersi ad Al urlandogli contro perché non aveva fatto niente ed era restato a godersi la scena ridendo, quando un uomo cacciò un urlo.
“LOKI!!!”
 
Gabriel alzò lo sguardo confuso. Quei turisti ce l’avevano con lui?
Quando erano entrati, li aveva guardati di sfuggita e quella piccola distrazione gli aveva fatto perdere il conto delle carte.
Aveva provato una strana sensazione di famigliarità, ma non ci aveva fatto troppo caso. Con tutto l’alcol che aveva in corpo avrebbe potuto scambiare un perfetto estraneo per un amico d’infanzia.
Certo per scambiare qualcuno avrebbe dovuto iniziare ricordando qualcuno ma…
I suoi pensieri (gran parte dei quali erano guidati dall’alcol) furono improvvisamente interrotti.
Non tanto per il sorriso esaltato e piuttosto inquietante dell’unico moro di quello strano trio.
Neanche per lo sguardo sorpreso e da pesce lesso del biondo coi capelli corti.
Più che altro furono i cristallini occhi azzurri dell’altro gigante biondo a mandarlo completamente nel pallone.
Improvvisamente non riusciva più a capire nulla, c’erano solo quegli occhi che lo tenevano incatenato a loro.
“Zoe, per te oggi basta Jack cola” Le parole degli altri gli arrivavano come se fossero state pronunciate a kilometri di distanza.
“Mamma guarda che so benissimo che in verità è solo coca-cola”.
“Appunto, hai assunto anche troppi zuccheri e io sta notte vorrei riuscire a dormire”
“Gabry, fai ahh”
“Eh?” fu solo quello che riuscì a rispondere ad Al.
Improvvisamente il rosso gli tirò la testa indietro, liberandolo da quello sguardo di ghiaccio e il moro si accorse di non aver respirato da quando aveva incontrato quegli occhi. Ma prima che potesse fare qualsiasi cosa, Al gli tappò anche il naso e Lizzy lo costrinse a bere la coca di Zoe.
Finito tutto il bicchiere, Lizzy urlò a Sam, il barista, di mettere su il caffè.
“Non voglio il caffè, è amaro” protestò tossendo.
“Non fare il bambino, Gabriel” lo prese in giro iniziando a sistemare il tavolo da gioco.
“No mi faccio chiamare bambina da una che fa gli attentati con i gavettoni…
“Ancora con quella storia? È successo una sola volta ed era luglio inoltrato”
“… che nasconde serpenti a molla…”
“Dovevamo sapere se avevi i nervi abbastanza saldi per il nostro lavoro”.
“… e che litiga con sua figlia per i cartoni animati da guardare a colazione” concluse soddisfatto.
“Senti, bevi il caffè e falla finita” gli ordinò minacciosa.
“Non voglio il caffè!” ripeté, imbronciandosi.
“Ascoltami attentamente: hai più alcol nell’organismo che sangue nelle vene, quindi se non vuoi che ti costringa a ficcarti due dita in gola per vomitare, l’unico modo per farti ripartire il cervello è la caffeina” gli spiegò pazientemente la ragazza.
Gabriel la guardò confuso. Perché diavolo doveva tornare sobrio? Quella sera non avevano colpi da fare e il giorno dopo era domenica quindi…
La donna sospirò esasperata. Da quel giorno bisognava ridurre la dose di drink, si appuntò mentalmente.
“Gabriel, questi tre sanno chi sei veramente” disse lentamente, indicandoglieli con un cenno del capo.
Sanno chi sei veramente. Sanno che sei veramente. Sanno chi sei…
Gli ci volle qualche momento per capire davvero il significato di quella semplice frase.
“Sam! Fallo molto molto molto forte quel caffè!” urlò a gran voce, continuando a fissare interdetto quei tre tipi.
 
“Tieni, è analcolico ma è sempre meglio di nulla giusto?” asserì Tony, offrendoli un bicchiere.
Come diavolo avevano fatto a convincerlo ad andare nella loro suite?
Ah sì, giusto, era stata Lizzy a minacciarlo che se non andava lo avrebbe preso a pugni. E conoscendola ne sarebbe stata capace.
Gabriel si limitò ad annuire, continuando a scrutare quei tre, poco convinto della situazione.
“Sai, l’ultima volta che non hai accettato un mio drink, le cose non ti sono andate particolarmente bene…”
“Sembra che io abbia imparato dai miei errori…”si decise a rispondere, bevendo un sorso.
Il biondo con i capelli corti, Steve se non aveva capito male, sbuffò.
“Se fosse davvero così, allora noi non saremmo qui”. Il ladro stava per ringhiargli contro una risposta, ma l’altro moro intervenne a placare gli animi. E riportò l’attenzione di tutti al vero motivo per cui si trovavano lì.
“Bene, come avrai capito io sono Tony Stark, alias Iron Man, lui è Steve Rogers, meglio conosciuto come Capitan America o Capitan Ghiacciolo per gli amici e Thor che è … bhe, lui resta sempre Thor.
“I famosi Vendicatori, c’ero arrivato”
“Esatto e forse ti ricorderai di quella volta in cui abbiamo salvato il mondo da un’invasione aliena…”
“Distruggendo mezza New York, sì ne ho sentito parlare” completò alzando gli occhi al cielo. Ci mancava una banda di egocentrici, con la sindrome dell’eroe.
“Sono stati gli alieni a distruggere la città” protestò Steve, beccandosi un’occhiata scettica dal ladro.
“Secondo me, se voi non foste intervenuti quel pazzoide che guidava gli alieni non avrebbe dovuto scatenare una guerra, si sarebbe preso il suo immaginario trono e dopo una settimana al massimo se ne sarebbe andato”. Tutte congetture nate da vecchi discorsi fatti con gli altri della banda… dopo aver bevuto un po’ troppo.
“Perché se ne sarebbe andato?” intervenne Tony interessato.
“Con tutto l’universo a sua disposizione, soltanto un pirla si fermerebbe sulla terra!”
“Non per offenderti, ma quel ‘pirla’ sei tu” gli disse il miliardario con il più amabile dei suoi sorrisi.
“Cosa?!”
Tony sospirò.
“Che cosa sai della mitologia nordica?”
 
“Loki aspetta!” Che cacchio, tra tutti e tre, proprio quell’orso privo d’intelletto doveva seguirlo?!
“Loki…” lo chiamò di nuovo Thor, entrando nell’ascensore.
L’altro lo guardò sospettoso.
“Che diavolo vuoi?” chiese, senza guardarlo in faccia.
Suo fratello. Quando glielo avevano detto si era sentito… deluso. Ma non riusciva a capire perché era deluso. Insomma, era suo fratello!
Fratello adottivo. Già quella definizione lo aveva risollevato. Ma perché si era sentito così? Ok, non c’erano legami di sangue, ma questo cosa centrava?
“Non lo capite che vi siete sbagliati? Niente emicranie o…o lampi di luce bianchi e chissà cos’altro! Non mi ricordo ancora niente, anche se mi avete raccontato praticamente la storia della mia vita!”
“è colpa dell’incantesimo di Padre. Devi dimostrarti degno, solo così riavrai i tuoi ricordi” Il moro scosse la testa, sospirando esasperato.
“Devi credermi Loki, sto dicendo la verità” Il biondo lo fissava con uno sguardo così tanto ricolmo di dolcezza che provocò una fitta allo stomaco di Gabriel.
Anche se, in verità, era da quando lo aveva visto che quel tipo lo mandava in tilt.
“Certo, anche perché secondo voi sono io quello che mente sempre, giusto?” domandò scuotendo la testa.
“No, non sempre... solo molto spesso” disse sorridendo davvero per la prima volta da… bhe da sei mesi. Thor lo prese delicatamente per un braccio, avvicinandosi a lui. E improvvisamente l’ascensore si fece tropo ristretto per i gusti di Gabriel.
“Ascolta, anche se ti sembra strano, tu devi fidarti…farò di tutto per riaverti, credimi” mormorò, appoggiando la sua fronte contro quella del moro, che aveva trovato improvvisamente interessante il pavimento.
Quel biondone lo confondeva sempre di più. A volte gli faceva venir voglia di picchiarlo a morte, altre volte…
“Loki…” lo richiamò.
Alzò il viso per cercare di allontanarsi, agitato, ma improvvisamente sentì le labbra dell’altro sulle sue.
Gabriel s’irrigidì, spalancando gli occhi, il corpo attraversato da scosse d’energia statica.
Quando il bisogno d’aria si fece troppo necessario, riuscì a staccarsi dall’altro, arretrando.
“Francamente credo che tra la terra e la tua Favolandia, il termine fratello abbia due significati completamente diversi” gli ringhiò contro, passandosi una mano sulle labbra.
“Fermo, ascoltami!”
Ma il moro era già uscito dall’ascensore e si era mescolata agli umani nella hall.
 
Gabriel uscì di corsa, cercando con lo sguardo la macchina di Lizzy. le aveva fatto promettere di aspettarlo.
“Parti, parti, parti!!!” la pregò, entrando nella macchina.
“EH?!” domandò lei sorpresa.
“Parti!!” ripeté il moro, prendendo la bottiglia di coca–cola dalle sue mani e scolandosi con un sorso un terzo della bottiglietta.
Aveva bisogno di cancellare il sapore di quelle labbra dalle sue.
Il calore (quel calore) dell’altro da sé.
Confusa, la ragazza partì, aspettando che si calmasse per chiedergli spiegazioni.
“Allora, che cos’è successo?” domandò dopo qualche minuto di silenzio.
“Quei tipi sono pazzi, completamente pazzi…” riuscì solo ad articolare, tenendo gli occhi fissi sulla strada.
“Beh, Tony Stark è un genio e si sa, i geni hanno tutti qualche rotella fuori posto…- vedendo che l’altro non si decideva a parlare, continuò lei- Allora, hai almeno scoperto il tuo vero nome?”
“Loki” borbottò scorbutico.
“Loki, davvero? Come il dio?” domandò confusa.
“Com’è che oggi sono tutti esperti di mitologia nordica?” chiese esasperato, alzando gli occhi al cielo.
“La mia conoscenza si ferma hai due film di The Mask… c’è stato un periodo in qui Zoe non guardava altro…” spiegò, continuando a guidare.
“E che cosa sai del ehm… dio Loki?” domandò, in cerca di una conferma alle parole dei Vendicatori. La ragazza si morse il labbro, riordinando le idee.
“Se non sbaglio, è il dio delle malefatte e degli scherzi e poi - raschiò nella sua memoria cercando di ricordare qualcos’altro- è geloso del fratello maggiore, Thor credo che si chiami. E ha un pessimo rapporto con il padre, un tipo inquietante con un occhio solo… Comunque è divertente, simpatico e intelligente, oltre ad essere un gran figo come personaggio. Sopporto The Mask 2 solo perché l’attore che interpreta Loki mi fa morire dal ridere” concluse sghignazzando.
Con un gemito di disperazione Gabriel si nascose il viso tra le mani. Il suo racconto coincideva… bhe, a parte che gli altri non hanno parlato di film, ma quello non centra.
“Sono io” sospirò.
“Sei tu, chi?”
“Loki. Il dio Loki. Sono io. Ha… hanno detto che Odino, il mio cosiddetto padre inquietante con un occhio solo, mi ha bandito sulla terra senza memoria e senza i miei poteri a causa di ciò che ho fatto” disse, inghiottendo a fatica.
“E cos’è che avresti fatto?”
“Prima ho fatto bandire il biondone, che a quanto pare è mio fratello adottivo Thor, per prendere il trono di non so che paese immaginario, poi ho guidato l’esercito di alieni che ha distrutto mezza New York per impossessarmi della terra” spiegò flebilmente.
“Oh… Oh -ripete ancora, sorpresa- Fantastico, mi trovo in macchina con una pazzo assassino e megalomane, con tanto di manie di grandezza” sghignazza infine.
“Ti sembra il momento di scherzare?!” protesta inviperito, ma Lizzy non lo badò.
“No aspetta, che cavolo ci fai in macchina con me?!?!”
“Oh, dai! Non mi dirai che ci credi sul serio. Quei tipi erano pazzi e-“
“Mettiti la cintura” ordinò la ragazza.
“Cosa?”
“Mettiti la cintura!” ripeté. Guardandola confuso, obbedì ma appena si agganciò la ragazza fece una brusca inversione ad U, tornando indietro, incurante dei clacson di protesta. 
“Sei impazzita di colpo?”
“A me risulta che il pazzo sei tu! Hai appena ritrovato la tua famiglia o nemici giurati o qualunque cosa siano, e scappi?”
“Ma… ma loro mentivano e…”
“Non dire scemenze! Nessuno s’inventerebbe una storia del genere per scherzo- rispose, lanciandogli un’occhiataccia scettica- E poi scusa, ieri stavi quasi per metterti a piangere sulla mia spalla e oggi, guarda un po’ che culo, hai trovato qualcuno con tutte le risposte che cercavi. Credimi, lassù qualcuno ti ama!”
“Secondo me, chiunque sia mi odia di brutto! Hai visto anche tu…”
Non riuscì a finire la frase che qualcosa esplose davanti alla loro macchina.
“Tutto bene?” domandò la ragazza, dopo esser riuscita a fermare del tutto l’auto.
Gabriel annuì appena.
I due scesero, mentre anche le altre macchine si fermavano per capire che cos’era successo.
Poi iniziarono le urla.
 
Il continuo trillo del telefono dell’albergo interruppe l’accesa discussione che stavano avendo i tre Vendicatori.
“Siamo impegnati!” rispose Tony al telefono.
“Stark, abbiamo un problema!” Quella era la voce dell’amica di Loki… Lizzy se non ricordava male.
“Mi dispiace hai sbagliato numero, quelli dei problemi sono a Houston” rispose divertito.
“Sì, certo, molto divertente, peccato che qua ci siano dei cosi giganteschi, orripilanti e con delle corna mostruose! Quindi alzate i vostri eroici posteriori e venite a salvarci!!-Permalosetta la ragazza, pensò divertito- e inoltre la battuta dice ‘problemi, chiamate solo per problemi, mai per salutare”
“Dettagli e poi la mia era migliore” ma la ragazza aveva già buttato giù.
Tony riuscì a trattenere a stento un sorriso soddisfatto, limitandosi a ripetersi quanto era geniale.
“Ehi, Beach boys, abbiamo un lavoro da fare o preferite continuare a star qui a pettinare le bambole?” domandò angelicamente.
Il piano procede alla grande.
 
“Perché diavolo ce l’hanno con noi quei mostri?!” urlò esasperato Gabriel. Lui e Lizzy erano riusciti a ripararsi dietro una macchina, ma ogni volta che cercavano di scapare un’esplosione li convinceva a desistere.
“Francamente, credo che ce l’abbiano solo con te!- lo corresse la donna- anche perché non mi risulta di aver avuto a che fare con alieni di recente, a tua differenza”
Il moro sbuffò, ma in fondo Lizzy doveva aver ragione. Anche perché non aveva senso che quei mostri tenessero sotto tiro solo loro due, permettendo agli altri di fuggire.
Improvvisamente qualcosa di pesante atterrò sul tettuccio del loro rifugio.
“Scusate il ritardo ma il nostro prode Capitano non riusciva a trovare un taxi…”
“Mi chiedo come avete fatto a passare la dogana con i vostri bei giocattoli dietro…”
“Avere un aeroporto privato aiuta… ma momentaneamente aiuterebbe di più avere un dio del Caos dalla nostra parte, quindi inventati qualcosa per riacquistare i tuoi poteri Loki. Vorrei evitare di finire incornato da un pentapalmo…”
“Iron man! Ti dai una mossa o dobbiamo fare tutto da soli!?!?” gli urlò Cap.
“Scusatelo, non sa proprio starmi lontano” spiegò ai due, prima di alzarsi in volo.
 
Gabriel era sempre più confuso. Sentiva gli occhi pulsare.
Doveva trovare una soluzione. Insomma era praticamente impossibile “dimostrarsi degno”.
Lui era un ladro, un truffatore, un imbroglione. Ergo, non doveva dimostrarsi degno, ma circumnavigare il problema grazie al suo cervello. Così facevano quelli come lui.
Anche perché, un conto è dimostrarsi degni di impugnare un martello da muratore. Dai, a salvare una ragazza scema (perché la maggior parte delle ragazze che finivano in guai e non sapevano uscirne senza aiuto erano sceme, per principio) sono bravi tutti.
Voleva davvero vedere qualcuno essere degno delle peggiori nefandezze immaginabili.
Ma non era quella la soluzione, al problema di dimostrarsi degno o meno ci avrebbe pensato dopo.
Ora doveva concentrarsi sulla magia, era quella che gli serviva.
La magia. La magia è una dote naturale, o ce l’hai o non ce l’hai.
Si può sopprimere, ma non togliere questo voleva dire che…
“Ti rendi conto che stai borbottando da solo, vero?”
“Sì, lo so ma parlando di cose serie… ti fidi di me?” Lizzy lo guardò per un lungo istante negli occhi.
“Certo, è normale fidarsi di un ladro, quando è risaputo che tra ladri non c’è onore, per di più se quel ladro è anche il dio degli inganni e del male” ribatté ironica.
“è un modo gentile per dirmi di no?”
“Metti in atto il tuo piano perché se non ti uccide uno di quei pentacosi, ti uccido io” rispose alzando gli occhi al cielo.
Senza rispondere lui la prese per mano e la condusse nel bel mezzo della battaglia.
 
Stress. Era sempre lo stress causa di tutto. Lo stress gli avrebbe fatto perdere il controllo e pouf, avrebbe riavuto i suoi poteri.
Ma come si faceva a perdere la calma? Era nel bel mezzo di una battaglia e ancora niente.
Poi gli venne un’idea. Concomitanza.
Era il dio del male. Quale poteva essere l’azione più spregevole che poteva fare?
All’improvviso si ritrovò davanti uno di quei mostri. E senza esitazione utilizzo Lizzy come scudo.
Fu questione di un attimo.
Senza neanche doverci pensare una lastra di ghiaccio comparve tra loro due e il mostro.
Involontariamente anche i suoi abiti cambiarono.
La maglietta e i jeans vennero sostituiti da vestiti di pelle nera.
E sempre involontariamente, la sua magia percepì quell’incanto estraneo che gli bloccava i ricordi e facilmente lo neutralizzò. Era come se la diga che gli aveva bloccato la memoria fosse stata distrutta.
“Tu stupido, dannato, lurido, bastardo! Mi hai usato come scudo! Questa me la paghi, oh se me la paghi!” gli urlò contro Lizzy, sottolineando ogni insulto con un deciso pugno sul suo petto.
“Anche se ora sono tornato un dio?” Solo allora la ragazza si accorse del cambiamento.
C’era una nuova luce negli occhi di Gabr… di Loki.
Le sfuggi un sorriso. Era felice, finalmente il suo amico aveva ritrovato se stesso.
“Come se non eri già abbastanza megalomane di tuo” borbottò, fingendosi arrabbiata.
“Ora mi faresti il favore di andare al sicuro? Sai com’è, devo salvare i salvatori del mondo…”
Lizzy alzò eloquentemente un sopracciglio.
“Se ti diverti così… anche se mi aspettavo qualcos’altro dal famigerato Loki…”
 
Loki prese in mano la testa di uno di quegli strani pentapalmi. Molto strani in quanto non erano pentapalmi, ma robot. Robot delle Stark Industries.
“Tony! Dovevi proprio usare i finti pentapalmi? Ci servivano per lo scherzo…” protestò, tirando il pezzo di robot addosso ad Iron Man.
“Sempre che ti lamenti! Hai riacquistato la memoria o mi sbaglio? Poi, per lo scherzo potremo sempre inventarci qualcos’altro…” rispose alzandosi la maschera, con il cervello che già lavorava per trovare una soluzione.
Lavoro che fu interrotto da un urlo furioso.
“Tony! Che diavolo ti è saltato in mente! Hai messo a repentaglio delle vite innocenti solo per far riacquistare la memoria a Loki?!?!”
Ah, sembrava che non fossero passati neanche quei sei mesi di noia infernale…
“Certo che sì! Non ti sembra una giusta causa?” domandò angelicamente.
“Ammettilo Cap, senza i miei scherzi sei caduto in depressione… scommetto che passavi il tempo a rimpiangere la tua epoca, invece che inseguirmi urlando” gli diede man forte, il neo ritrovato, dio degli Inganni.
Steve non lo badò di un’occhiata, continuando la sua sfuriata con Tony riguardante il comportamento infantile, egocentrico, pericoloso…
Il genio smise di ascoltare la sfuriata, preferendo concentrarsi su quanto era adorabile il suo Capitano infuriato come non lo vedeva da un sacco di tempo.
Il soldato non si era nemmeno accorto del fatto che non c’erano cadaveri per la strada e che le esplosioni erano praticamente solo fumo.
Anche Loki si stava godendo divertito la sfuriata, quando la voce di Thor lo richiamò.
“Loki…”










Note
 
Tanto dialogo. Troppo dialogo, ma questo capitolo non voleva proprio farsi scrivere u.u’’’
La frase che c’è nel bar, originalmente recita: Lo so che barano. Ma è l’unico tavolo da gioco in città (Canada Bill Jones)
L’ho trovata nel bellissimo libro American Gods, di Neil Gaiman e mi sembrava adatta XD (oltre al fatto che anche nel libro c’è il nostro bel Loki quindi…)
Cooomunque, vi ho di nuovo lascito sul più bello ma che volete farci, neanche tutto il gelato che ingurgito riesce a farmi diventare un po’ più buona ^^
Purtroppo per sapere cosa succederà dovrete aspettare una settimana in più, visto che la prossima non posso aggiornare perché sono via (e se provo anche solo ad avvicinarmi ad un computer mi fucilano sul colpo -_- )
Ma rallegratevi, ancora un paio di capitoli e vi libero da questa tortura ;)
 
Ciao ciao XD
 
roby_lia

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Capitolo 11
*** Happy end ***


Happy end
 
“Loki” lo chiamò di nuovo Thor.
Il moro gli si avvicinò con un leggero sorriso sulle labbra.
E poi gli tirò un deciso cazzotto in faccia.
Il biondo arretrò di un paio di passi, confuso e portandosi una mano sul volto.
“Ma perché? Cos’ho fatto?”
In Loki, tutti i sentimenti contrastanti, le paure di quegli ultimi mesi e un certo esaurimento per le domande idiote dell’asgardiano decisero che era arrivato il momento di venire a galla.
“Cos’hai fatto?! Di chi è stata la brillante idea di polverizzare lo specchio, costringendomi a sacrificarmi? E chi è stato così coglione da beccarsi una pugnalata? Ok, era proprio quello su cui facevo conto, però dai! Un “ho freddo” ti ha ridotto in brodo di giuggiole! Ma continuando, chi è stato l’idiota che è restato a farsi un pisolino mentre io venivo punito? Tu, tu e ancora tu, stupido cervello d’iguana!  Hai idea di cosa ho passato, prima con quello stupido specchio che mi rinfacciava tutto ciò che avevo fatto, poi con degli odiosi sensi di colpa per averti inferto una misera pugnalata?!?! E ripetermi che era stato necessario per distrarre lo specchio non è servito a niente! Quindi sì, ti ho picchiato perché mi ricordo chiaramente che l’ultima cosa che ho detto prima di iniziare a preoccuparmi per te, stupido decerebrato che non sei altro, è stata “vado a picchiare quell’imbecille di Thor”! Ed è proprio quello che ho fatto!!” gli urlò contro, serrando i pugni.
Thor aveva seguito la sfuriata del moro con la bocca spalancata, ma piano piano sulle sue labbra era apparso un dolce sorriso.
“Lo sai che hai appena detto di tenere a me, vero?” domandò teneramente.
“Lo so stupido beota” lo insultò nuovamente Loki, prima di abbracciarlo con tutta la sua forza, nascondendosi contro il suo petto e serrando gli occhi.
“E poi sarei io il sentimentale…” ridacchiò Thor, abbracciandolo altrettanto intensamente.
“Thor sta zitto” borbottò in risposta.
Sentire i forti battiti del cuore del biondo, tranquillizzò il dio degli inganni che lentamente si rese conto di ciò che aveva appena fatto e detto.
-Stress post traumatico- cercò di convincersi- solo troppo stress.
“Ok Thor puoi lasciarmi, dato che sto diventando blu cianotico e non ha causa delle mie origini Jotun” disse scontroso smettendo di abbracciare il petto dell’altro. Che non allentò neanche la presa.
“Non se ne parla neanche” gli rispose, felice come un bambino a Natale.
Ma una decisa ginocchiata ai gioielli di famiglia lo convinse a desistere dal suo intento.
“Abbi almeno la dignità di soffrire in silenzio” gli consigliò “amorevolmente” come suo solito Loki, dirigendosi dall’unica persona che, in quel momento, non avrebbe preso a schiaffi.
 
Trovò Lizzy seduta su una panchina, miracolosamente restata integra, che osservava sconsolata i resti della sua adorata Impala nera del 67, ereditata dal padre.
“Ehi” la salutò Loki, sedendosi accanto a lei.
“Ehi” rispose mogia.
Dopo qualche momento di puro silenzio infranto solamente dalle urla del Capitano, un deciso scappellotto colpì Loki sulla nuca.
Il dio si voltò offeso verso Lizzy, che continuava tranquillamente a stargli seduta vicino. Dopo averlo colpito! Lui, il dio del male!
“Ringrazia di aver scoperto di essere una sottospecie di dio, sennò questo sarebbe stato solo l’inizio… soprattutto dopo lo stato in cui mi hai ridotto l’auto!”
Il moro non protestò, in fondo quel colpo se l’era meritato. Ma solo un pochino.
“Si può sapere perché si da sempre a me la colpa di tutto? Prenditela con Stark, è lui che ha finto l’invasione!” si lamentò, imbronciandosi.
“Sì ma se tu non avessi fatto il vigliacco dandotela a gambe, lui non avrebbe dovuto fingere un’invasione ergo la mia macchina sarebbe ancora integra”. Il moro sbuffò contrariato: odiava darla vinta agli altri, soprattutto se quegli “altri” sono Lizzy.
“Allora sei davvero Loki, il dio dei trucchi e degli scherzi…”riprese l’altra, cercando di distrarsi dalla vista della macchina.
“Preferisco dio degli Inganni e del Caos… fa molto più figo, non credi?” domandò ghignando.
-Come se avesse bisogno di essere più figo…-si disse mentalmente la donna, per non accrescere ancora di più l’ego dell’amico.
“See, va bene…E il biondone laggiù è davvero Thor- riprese indicando il dio che stava cercando di metter pace tra gli altri due Vendicatori- tuo fratello”
“Io sono stato adottato” specificò immediatamente il moro.
“Il dio dei tuoni e dei fulmini”
“Unico e solo… per fortuna”
“… ed è fulmineo anche in qual cos’altro?” domandò divertita.
“Lizzy!!” esclamò il dio, diviso tra l’allibito e l’imbarazzato.
La donna socchiuse gli occhi, insospettita dal tono dell’altro, ma per il momento decise di lasciar perdere.
“Che c’è? È solo una domanda innocente! Dopotutto tuoni e fulmini sono tutte cose molto… rapide” rispose candidamente.  
“Mi avvalgo della facoltà di non rispondere” disse precipitosamente.
“Questo presuppone che tu sappia la risposta, Loki” gli fece notare talmente angelicamente che sembrava quasi che stesse per spuntargli l’aureola.
-Mi ha giocato. Sono stato fregato da una ragazza… questi mesi da umano mi hanno proprio rammollito di brutto- si disse sconsolato.
“E poi hai addirittura il coraggio di chiederti da chi ha preso Zoe!” rispose cercando di distrarla. Lei sghignazzò.
“Touché… dell’idiota in blu con la tutina da Winx che mi dici?” domandò, decidendo di lasciar cadere l’altro (anche se certamente più intrigante) argomento.
“Il prode Capitan America o Ghiacciolo che dir si voglia è uno che pretende solo il meglio del meglio che questa nazione può offrirgli… anche per quanto riguarda i suoi lifting”
“Botox?”
“Peggio, serio del super soldato”
“Quella si che è roba che scotta… e poi c’è Iron Man”
“Non credo che lui abbia bisogno di presentazione”. Nel frattempo il trio di eroi sembrava essersi calmato o aver deciso che era meglio evitare di danneggiare altra proprietà pubblica, disobbedendo agli ordini di Fury.
Ordini che dovevano garantire l’anonimato.
L’anonimato dei Vendicatori.
Sì, certo, come no.
“Ma come diavolo hanno fatto a conoscersi? Al club del libro?”
“Mea culpa… Ti ricordi New York, gli alieni…”
“Ah sì, giusto… non sapevo che ti occupavi anche di organizzare appuntamenti al buio”
“Che vuoi farci, sono un ragazzo pieno di risorse… o un dio dalle mille capacità, come preferisci”
Lizzy scosse la testa divertita e nel frattempo si erano avvicinati i Vendicatori.
“Che maleducati che siamo, non ci siamo neanche presentati… Rogers! Dove sono finite le tue buone maniere?”
Già, Tony Stark non aveva bisogno di presentazioni.
“Nessun problema, ho già saputo quello che m’interessava” rispose la donna lanciando uno sguardo di tralice a Loki.
Alle spalle del moro si era piazzato Thor che aveva appoggiato amorevolmente ma con decisione, le sue grandi mani sulle spalle di Loki, che teneva la testa inclinata, appoggiando la guancia sul dorso della mano del biondo.
-Fratello adottivo, eh? - si disse, trattenendo a stento un sorriso.
“Bene, è meglio che vada o Dean inizierà una maratona di Venerdì 13 con Zoe in casa” disse decisa la ragazza, alzandosi.
“Ti accompagniamo noi. È il minimo che possiamo fare dopo averti distrutto l’auto” intervenne Steve, con la sua solita galanteria del secolo precedente.
“No grazie, preferisco i taxi alle lattine volanti” rispose con un’eloquente alzata di sopracciglio nei confronti di Iron Man. Il genio rise.
“Complimenti Loki! Anche se eri senza memoria, gli hai insegnato il tuo senso dell’umorismo”
“Tutto talento naturale temo… e poi lui che insegna a me? Ma se quando ci siamo conosciuti non sapeva neanche forzare una serratura! Il suo massimo era l’impalmaggio che, modestamente, io so fare da quando avevo cinque anni” Tony rise di nuovo mentre Steve la guardava allibito.
“Forzare serrature!? Impalmaggio?!” esclamò il soldato lanciando un’occhiataccia a Loki che si limitò a fare un sorriso innocente.
“Non perdere la calma Capitano, non ho il defibrillatore se ti viene un infarto…” scappò detto alla ragazza, che scambiò un’occhiata complice con uno sghignazzante Stark.
Il soldato stava per scatenare un’altra volta la sua rabbia.
“Su, su Cap! Alcuni si divertono a giocare a football, altri a mentire, imbrogliare e derubare… è un hobby come tanti!” si sentì in dovere di dire Loki.
“Già, per non parlare del fatto che senza di noi, voi paladini della giustizia passereste le giornate a fare zapping rimpinzandovi di schifezze” gli diede man forte la ragazza, prima di iniziare ad allontanarsi alla ricerca di un’ auto da “prendere in prestito”.
“Aspetta!” la richiamò Iron man, scatenando la curiosità di tutti.                  
“Mi chiedevo, due giovani come te e Loki, in una città come questa…?”
Loki s’irrigidì di scatto, sentendo la presa di Thor farsi ancora più ferrea.
Non sarà mai stato molto sveglio, ma quella domanda l’aveva capita anche lui.
“Certo che no!” mentì spudoratamente il moro, lanciando un’occhiata implorante alla ragazza. Lei lo stava soppesando divertita, con la voglia di metterlo nei guai e vendicarsi per la sua auto al contempo.
“… solo amici con benefit” aggiunse Lizzy, facendo un veloce occhiolino. Dopotutto morire fulminata non era mai stata l’aspirazione della sua vita.
“Ti capitano sempre tutte le fortune Loki!” scherzò Tony. I due biondi non erano riusciti ad afferrare bene di cosa stavano parlando… per loro fortuna.
“Detto da un genio miliardario non sembra molto equo” ribatté il dio del Caos, liberandosi dalla presa del fratello, sotto lo sguarda divertito di Lizzy.
“Non dimenticarti playboy filantropo” rispose con un sorriso smagliante.
La ragazza scosse la testa: se il mondo era nelle loro mani, si chiedeva come mai non era ancora esploso per aria.
“Bhe, allora… ciao” salutò, non sapendo bene cosa dire. Loki annuì.
“Ci si vede” la salutò.
“Ci si vede” ripeté lei, allontanandosi.
“Non tropo presto” borbottò Thor, riagguantando il fratello e con giusto un pizzico di gelosia nella voce.
 
“Posso entrare o mi picchi di nuovo?” Loki si voltò verso il biondo, che aspettava il suo consenso appoggiato alla porta. Sembrava che tutto fosse tornato come prima: loro due, i Vendicatori, una base dello Shield…
Il moro fu tentato di fingersi arrabbiato ancora per un po’ ma… erano sei mesi che non si vedevano.
Ok, non poteva dire che gli era mancato proprio lui, non ricordandoselo, ma erano stati allo stesso sei lunghi, gelidi e pazzi mesi. Sei mesi, cazzo!
“Vedrò di sopportarti, spruzzetto di sole”. Il biondo lo guardò confuso, entrando e chiudendo la porta.
“Spruzzetto di sole?”
Loki si accorse del suo errore.
-Mai più cartoni Disney, mai, mai, mai più- si ripromise.
“Lascia perdere… cose da umani” disse come spiegazione, tornando a guardare fuori della finestra. Il biondo continuò a fissarlo.
“Com’è stato essere un vero midgardiano?” domandò, scatenando una risata amara nel moro.
“Assolutamente fantastico… se non si tiene conto del senso di abbandono, della difficoltà di iniziare una vita da capo, per non parlare del casino di cercare di capire chi si è davvero ah, e non va diment-“ lo sfogo di Loki fu interrotto dalle labbra di Thor che gli  tapparono la bocca.
Il moro si aggrappò con tutte le sue forze alla maglia dell’altro, improvvisamente colto dalla paura che qualcosa gli separasse di nuovo. Anche una volta interrotto il loro bacio, Loki restò lì, al sicuro tra le braccia di Thor, nascondendosi contro il suo petto.
Si riteneva ancora abbastanza sotto shock e stressato, per potersi permettere simili debolezze.
Il biondo continuò a tenerlo stretto, baciandogli i capelli: non avrebbe permesso più a nessuno di portarglielo via, mai più.
“Sei mesi, Thor, sei mesi” si decise a rompere il silenzio Loki, con una nota di rimprovero nella voce.
“Ho fatto il possibile Loki. Abbiamo fatto tutto ciò che potevamo, ma Padre…” Il minore si liberò dal suo abbraccio, iniziando a camminare per la stanza con un’aria meditabonda e adirata.
“Odino! E dopo dice che non fa mai preferenze, che ai suoi occhi siamo uguali…”
Thor lo prese per i polsi, avvicinandolo e fermando la sua marcia insensata.
“Loki…” lo richiamò con una silenziosa richiesta negli occhi: per oggi basta.
Il moro acconsentì, dopo qualche momento, annuendo e distogliendo lo sguardo dal volto di Thor. Il biondo sospirò sollevato, quando una domanda gli tornò in mente.
“Che cosa vuol dire ‘amici con benefit’ ?”
Il dio degli inganni si allontanò, nascondendo l’imbarazzo.
“Vuol dire amici con qualcosa in più… ma lascia stare, sono cose da umani” rispose cercando di distrarlo.
“Non capisco…”
“ Questa non è una novità…- davanti al suo sguardo confuso, sospirò- Vuol dire che io e Lizzy eravamo più che amici, infatti eravamo anche …colleghi, sia legalmente che illegalmente, a volte facevo da baby sitter per sua figlia e lei mi lasciava dormire sul divano… robe di questo genere” mentì, abilmente come suo solito. Dopotutto occhio non vede, cuore non duole, giusto?
Il biondo annuì, assumendo la sua aria “pensierosa”.
“Quindi anche noi Vendicatori siamo amici con benefit, vero?” domandò, certo della sua verità. Loki irrigidì le spalle.
“Sul mio freddo, putrefatto e deceduto cadavere… forse” rispose, afferrando l’altro dio per la maglia e tappando tutte le sue possibili domande con un bacio.
E poi si sa, ciò che succede a Las Vegas resta a Las Vegas.
 
Lizzy sbuffò, imprecando mentalmente contro chiunque sia andato a disturbarla nel suo giorno di riposo, mentre era libera da quell’impiastro di Zoe che era ancora a scuola, ma soprattutto durante l’ora dei cartoni!
Aprì la porta di casa ma tutto ciò che trovò fu una borsa con sopra la scritta “Con l’autorizzazione di Nicholas Fury, direttore dello S.H.I.E.L.D.” , un timbro e probabilmente la firma del cosiddetto Fury.
Confusa la apri, trovandoci dentro un gran bel numero di mazzette, sia di grosso e piccolo taglio.
“O mio dio!” esclamò sbalordita.
“Spero che intendi il sottoscritto, sennò mi offendo” la colse di sorpresa la voce di…
“Loki! Che ci fai qua?”
“Credevi davvero che ti avrei salutato con un ‘ci vediamo’ e una busta piena di soldi?” La ragazza spostò lo sguardo da Loki, alla busta e di nuovo a Loki.
“Sì, ne saresti stato capace” ribatté convinta. Il dio sbuffò, seccato.
“Ingrata. Pensa che per derubare Covenant, prima ho dovuto addirittura far avere allo Shield le prove dei suoi imbrogli… Mi hanno costretto a fare una buon’azione quei seccatori” spiegò, triste. Lizzy rise, appoggiando i soldi dentro casa.
“Vuoi entrare?” domandò, ma il moro scosse la testa.
“Allora adesso che farai?” chiese il dio, cambiando argomento e sedendosi sui gradini.
“Mi toccherà inventarmi qualcos’altro, visto che mi hai privato della possibilità di vendicarmi e compiere il colpo del secolo al contempo…”
“Incontentabile…” la rimproverò, con un sorrisetto.
“è una dei miei tanti pregi… ma tu cosa farai?”
“Io… credo che tornerò ad Asgard… è quello che tutti si aspettano”
“E tu non vuoi tornare?”
“Io… io non lo so, dannazione!” ammise, incupendosi
“Ma scusa, non ti sei dimostrato degno e quant’altro, quindi sei stato assolto?”
“Lizzy ti ho usato come scudo! Non mi sono redento! Casomai mi sono… dimostrato degno dell’indegnità dei miei indegni poteri, comprendi?”
“Per favore, risparmiami i ragionamenti alla Jack Sparrow”
Capitan Jack Sparrow”
“Fantastico, mi mancava il dio fissato con i pirati…”
“Scusa, chi è che la settimana scorsa ci tormentava parlando del suo bellissimo vestito da piratessa?” domandò, alzando un sopracciglio.
“Dettaglia e poi io accompagno Zoe a fare dolcetto o scherzetto… devo entrare nel personaggio”
Loki rise ma poi tornò all’argomento principale.
“Tu non capisci Lizzy, io sono malvagio, distruggo tutto…”
“Sbagliato, così è come ti ha voluto l’universo, il Padre Eterno o chicchessia… conoscendoti quel poco che ti conosco, tu dovresti, per principio, tornare ad Asgard… per fare l’esatto opposto di ciò che qualcun altro ha deciso per te!” aggiunse infine, con aria pensierosa. Sul volto del dio apparve un leggero sorriso.
“Sono così prevedibile?”
“Giusto un po’…” gli fece presente, ma vedeva benissimo che l’amico non era convinto.
“Ascoltami, quando tu sei tornato Loki, per me non eri il pazzo che ha tentato di conquistare la terra, ma eri sempre il solito vecchio combina guai, cioccolatodipendente e con un’aria da cucciolo abbandonato”
“Io non sembro un cucciolo!” la interruppe offeso, incrociando le braccia sul petto.
“No scusa, ma ti sei visto ultimamente?” Il dio si limitò a scarnificarla con lo sguardo.
“Ok, se questo non ti convince passiamo oltre… Detto con parole franche: ho visto te e Thor insieme per meno di cinque minuti e mi sono bastati per capire che dire che lui ti ami in tutti i sensi possibili ed immaginabili, sia riduttivo”
“Lo so, me lo dice spesso” La donna restò per un attimo spiazzata dal modo leggero con cui trattava i sentimenti dell’altro dio. Sospirò pesantemente.
“Mettiamola così: tu sei famoso per fare ciò che vuoi, volontà che la maggior parte delle volte va, del tutto casualmente immagino, a fare l’esatto opposto di ciò che ti si chiede, giusto?” Il moro si trovò costretto a darle ragione, cercando di capire dove Lizzy volesse andare a parare.
“Bene, ma così facendo ti fai involontariamente manipolare dalla volontà degli altri, zuccone! Quindi per una fottuttissima volta potresti anche deciderti a fare ciò che vuoi veramente e non sto parlando di ciò che dice la tua testa, ma di ciò che vuole il tuo cuore, fregandotene delle conseguenze” spiegò, piantandogli un dito nel petto, per sottolineare le sue parole.
Il dio spostò lo sguardo dal suo dito al volto della ragazza, ma non trovò il coraggio di guardarla negli occhi.
“Si fanno cose pazze per amore Loki, ma spesso le cose pazze sono le uniche per cui vale la pena vivere” concluse seria.
“Quindi dici che devo tornare ad Asgard?”
“Sì… per lo meno per vendicarti del tiro mancino di Odino, sei o non sei il dio delle malefatte?”
Il moro sorrise, finalmente sollevato dai suoi pensieri. I due si alzarono in piedi, quando un urlo attirò la loro attenzione.
“Gabriel!!!- ululò Zoe, saltandogli addosso- sei tornato, sei tornato, sei tornato!” Il dio  rise abbracciandola a sua volta, prima di rimetterla con i piedi per terra.
“Sono passato solo per salutarvi Zoe, ora vado via” La bambina lo guardò con gli occhioni tristi, seri ma al contempo rilassati.
“Hai trovato il tuo principe dei tuoni?”
“Esattamente” rispose, scompigliandole i capelli.
Stava per chiederle com’era andato il tema quando Lizzy intervenne con tono allarmato.
“Zoe, che diavolo ci fai a casa a quest’ora? La scuola finisce tra più di tre ore…” esclamò allibita.
“Lo so ma mi stavo annoiando, così ho falsificato la tua firma e sono uscita prima senza farmi vedere” chiarì tutta soddisfatta la piccina. La madre annuì un paio di volte, cercando di capire il significato di quelle parole.
“E chi ti ha insegnato a falsificare la mia firma?” domandò confusa.
“è stato Gabriel!” rispose tutta contenta.
“Certo Gabriel… Gabriel!” esclamò, voltandosi verso il dio, mentre la rabbia iniziava a farsi sentire.
Zoe vide la brutta piega che stava prendendo la conversazione e dopo aver salutato di nuovo il moro, si rifugiò nella sua cameretta.
“D-dai, non te la prendere… era un pomeriggio assolato di metà settembre e… e il giorno dopo c’era lo sconto se si andava al luna park con un bambino e così… dovresti essere fiera! Zoe ha otto anni ed è già così abile e…e…” il dio iniziò ad arretrare vedendo Lizzy avvicinarglisi pericolosamente con intenzioni non del tutto pacifiche. Prima che riuscisse a darsi alla fuga, la ragazza lo afferrò per la maglia, portando i loro visi a un centimetro di distanza.
“Ascoltami attentamente Loki, ripresentati qui solo con il tuo aitante fratello che ti protegga o non ripresentarti affatto, chiaro? Ed ora fila ad Asgard o ti ci spedisco io in una maniera non esattamente piacevole, chiaro?!”
“Cri- cristallino” fu tutto ciò che riuscì a ribattere Loki.
 
Assicuratasi che Loki se ne fosse andato per , la ragazza rientrò in casa. E l’aria infuriata si trasformò subito in un sorriso vittorioso e soddisfatto.
“C’è cascato?” domandò eccitata Zoe.
“Certo che sì… siamo riuscite ad ingannare il dio degli inganni, come minimo ci meritiamo un premio” rispose sorridendo.
“Un premio come la wii? Ora non puoi neanche dire che non hai soldi, quindi me la devi comprare per forza” disse cocciuta la bambina, indicando la borsa dei soldi.
“Lo sai che non mi piacciono quelle robe, ti rincitrulliscono il cervello”
“Vorrà dire che farò una telefonata in Francia…” ribatté angelicamente. Conosciuta bene la storia di Loki, Lizzy aveva ritenuto opportuno spiegare immediatamente come stavano le cose alla figlia.
“… ricattatrice”
“Ho imparato dai migliori” ricordò sorridendo.
Per interrompere quella discussione madre-figlia che non stava andando per il verso giusto, Lizzy prese il telefono. Doveva fare una chiamata importante. Aveva ancora dei conti in sospeso.
Pronto?
“Ciao Steve, sono Lizzy puoi passarmi Tony?”
C-certo” il soldato appoggiò la mano sul telefono per chiamare l’amico.
Io ho il telefono di Tony solo perché… perché ecco io”
“Fammi indovinare, Tony è venuto semplicemente da te per parlare dei danni subiti dalla tua moto in un incidente del tutto casuale, giusto?” propose come scusa accettabile.
Sì esatto, è proprio così” affermò l’uomo, prima che Tony si riappropriasse del suo cellulare.
“Vi ho interrotto sul più bello?”
No, stavamo per andarci a fare la doccia per iniziare il secondo round, ma Steve avevo allo stesso bisogno di una pausa, sai com’è, con l’età che avanza non vorrei che gli venisse un colpo…”
Lizzy sentì l’urlo imbarazzato di Steve, riuscendo quasi ad avvertire il rossore che gli imporporava le guance anche attraverso il telefono.
“Già, non sa mai che dopo devi fargli la respirazione bocca a bocca” ribatté sghignazzando.
Tanto quella gliela faccio lo stesso… ma parlando di cose serie, che succede?”
“Mi devi cento dollari”
…Dannato farabutto! Mi aveva promesso che sarebbe andato direttamente ad Asgard!”
“Il lupo perde il pelo… Comunque come sta la mia auto?” domandò apprensiva.
Ancora un paio d’interventi e tornerà come nuova… Ehi ciao Nicky! Qual buon vento ti porta?” domandò rivolgendosi a qualcun altro e coprendo il telefono con una mano. Ma la ragazza riuscì a origliare lo stesso.
Si-signore io ecco…”
“Riposo Rogers, a questo punto credo che soltanto Thor non abbia capito come stiano le cose”
“No ti prego, continua a rimproverarlo che è adorabile quando si imbarazza”
“Tony!!
“Dimmi caro?”
Lizzy si stava sganasciando sula sedia, quando la voce di Stark la richiamò.
Lizzy qua c’è il cugino di secondo grado di Polifemo che vorrebbe parlarti...”
-Il cugino di Polifemo?- si domandò confusa.
“Lizzy Clare? Sono Nick Fury, il capo dello Shield”
“Del che cosa?” disse, controllando la borsa del malloppo. Il nome era lo stesso.
“ Strategic Hazard Intervention, Espionage and Logistic Directoratecomunqueho saputo che ha perso il lavoro…”
-Ora sì che è più chiaro- pensò ironica.
“Sì, ma ho avuto una liquidazione appropriata” ribatté, sorridendo.
In questo momento avrei bisogno proprio di lei e dei suoi amici. Dovreste entrare in un edificio, senza farvi scoprire e trovare dei certi dati”
“Mi dispiace ma siamo in vacanza” disse in difensiva. Come faceva a conoscere il loro segreto?
“Sappiamo entrambi che le persone come voi devono tenere il cervello costantemente occupato… la parte migliore è proprio l’attesa giusto? Sentir salire l’adrenalina al solo pensiero di ciò che si sta per fare…” 
“Dov’è che dovremmo andare?” chiese, vinta dalla curiosità.
Al Cremlino. La nostra fonte al suo interno non è al momento raggiungibile”
“Viaggio di nozze alle Hawaii… e non ci hanno neanche invitato al matrimonio quei due farabutti!” intervenne Tony. 
“Stark sparisci! Allora, vi può interessare?”
 “Mi dispiace, ma non ci piace essere la seconda scelta” precisò gelida.
Veramente questa sarebbe il vostro trampolino di lancio… una specie di prova d’ammissione” sentendo che la donna non replicava, Fury continuò.
Inoltre mi sembra che sua figlia abbia bisogno di un nuovo ambiente dove crescere… per quanto possa renderla orgogliosa, una bambina di otto anni non dovrebbe saper falsificare firme da quando ne aveva cinque, grazie agli insegnamenti del tuo amico Dean Moore, e neanche creare una bomba con zucchero e nitrato di potassio, grazie alla passione per gli esplosivi di Paul Lewis. Per non parlare del fatto che Al Funke le ha insegnato le regole basi per hackerare i computer della scuola ed essendo una bambina sveglia, ha imparato da lei i modi migliori per fare un appostamento e inventarsi scuse credibili anche sotto pressione. Capisco che entrare negli schieramenti dei “buoni” possa sembrargli noioso, però dovrebbe dare a Zoe la possibilità di conoscere anche qualcosa che non sia solo l’illegalità, non crede?” La ragazza sentì un brivido freddo scenderle lungo la schiena.
“Il Cremlino, ha detto?” 
 
Odino stava osservando il panorama di Asgard da una finestra del suo palazzo, quando un fruscio ne attirò l’attenzione.
“Thor ti sta aspettando da tutto il pomeriggio… era sicuro che saresti tornato” disse, girandosi verso Loki, appena arrivato.
“Ho trovato un po’ di traffico” ribatté, fissando il dio. Restarono a squadrarsi per qualche momento.
“Come vedi ho fatto bene a toglierti la memoria… appena hai saputo chi eri veramente sei riuscito ad ingannare la mia magia e a tornare te stesso” riprese il Padre, tornando a girarsi.
“Già ma mi hai lanciato una bella sfida… dimostrarsi degno dell’indegno non è cosa da poco, anche se io non ne ho avuto bisogno”. L’anziano annuì, pensieroso.
“Ora cosa vuoi fare Loki?”
“Non è imprigionandomi che riuscirò a correggere i mie errori” disse serio.
“Io non ho intenzione di imprigionarti, ma tu tenterai lo stesso di redimerti?” domandò sorpreso. Il più giovane tenne lo sguardo fisso nel nulla, poi sul viso gli apparve un sorriso sghembo.
“Non ci penso proprio- rispose voltandosi per uscire- Ah Heimdall, lo sai che quelli che iniziano con il voyerismo, alla fine diventano stupratori seriali? Quindi non nasconderti dietro le tende per proteggere il tuo Re, che la cosa è un po’ inquietante ”
Il guardiano del Bifrost uscì dal suo nascondiglio e insieme all’altro dio, osservò il più giovane muoversi tranquillamente per il palazzo.
“Ma non doveva essere cambiato dopo questa esperienza?” domandò Heimdall al Re.
“Lui era già cambiato. Doveva soltanto accettarlo e trovare qualcuno che non avesse paura di affossare il suo orgoglio, per fargli aprire gli occhi sul suo cuore”
 
Loki, Loki, Loki. Sempre e solo Loki. Quando c’era, perché c’era, quando non c’era perché non c’era.
Ma Sif non ne poteva più e aveva deciso che quella sarebbe stata la volta buona per parlare seriamente con Thor. Ma il dio non capiva.
Certo se lo aspettava, conoscendo bene il biondo, per questo stava per passare alle maniere forti, baciandolo.
O almeno, questo era il suo piano.
“Toc-toc, vi disturbo?” li sorprese una voce. Sif e Thor si voltarono di scatto verso la porta della stanza del dio.
Dove Loki stava tranquillamente appoggiato allo stipite.
Il biondo subito gli si avvicinò a grandi passi, con il volto illuminato in un modo che Sif non aveva mai visto. A metà stanza, come se si fosse improvvisamente ricordato di qual cosa, Thor si girò verso di lei, fissandola con impazienza. Voleva che se ne andasse, e non cercava neanche di nasconderlo!
La dea fece viaggiare lo sguardo da un dio all’altro, poi sbuffando offesa, uscì.
Prima di andarsene definitivamente, afferrò Loki per la maglia.
“Ti terrò d’occhio Loki” lo avvertì minacciosa.
“Lo so, è difficile staccarmi gli occhi di dosso, vero?” ribatté con un sorrisino birbante, prima di chiuderle definitivamente la porta in faccia.
 
Loki riuscì a trattenersi a stento dallo sfregarsi le mani con aria soddisfatta, limitandosi ad un sogghigno divertito.
“Hai fatto tardi” lo rimproverò Thor, avvolgendolo nel suo abbraccio e rubandogli un bacio.
“Avevo da fare” rispose, cercando di liberarsi da quelle smancerie.
“Con quella donna?” domandò l’altro incupendosi. Il moro sbuffò seccato.
“è un’amica Thor. Dovevo salutarla” Il biondo lo fissò pensieroso, prima di aprirsi in un sorriso.
“Bene, allora è venuto il mio momento di festeggiare il tuo ritorno a casa” disse sagace, riuscendo a sollevarlo da terra come niente.
“Thor! Mettimi immediatamente a terra!” ordinò l’altro divincolandosi.
“Abbiamo un bel letto comodo e tu vuoi farlo per terra?” Loki riuscì a trattenersi a mala pena dallo sbattersi una mano in faccia.
“Pervertito!” gli urlò contro, riscendo a riguadagnare il terreno solido.
“Cucciolo!” ribatté divertito l’altro, fissandolo dolcemente.
“E no! Anche tu con questa storia del cucciolo no! Ma poi ti sei visto? Sembravi un cane abbandonato senza di me, e hai anche il coraggio di chiamarmi cucciolo?!”
Il biondo sbuffò.
“E va bene, sei un dio cattivo, perfido e malvagio da far paura, ora però vieni a letto?” insistette.
L’altro lo fissò un momento.
“Depravato, ecco un insulto che non avevo ancora usato su di te. Sei proprio un depravato, Thor” rispose, lasciandosi trascinare dall’altro, che non perse neanche tempo a rispondergli.
 
Loki osservando Thor dormire tranquillamente con la testa appoggiata sul suo petto, si concesse un sorriso dolce. Tanto non c’era nessuno a guardarlo.
Gli passò un braccio attorno alle spalle, mentre l’altra mano giocherellava con le sue lunghe ciocche bionde.
Ma se non fosse stato così per sempre?
Se avesse fatto qualcosa che nemmeno Thor, con tutto il suo buon cuore, sarebbe riuscito a perdonare?
Se alla fine sarebbe riuscito a corrompere anche lui?
“Loki…” lo chiamò il biondo. Solo allora il minore rese conto che aveva rafforzato la presa sul corpo dell’altro.
“Che succede?” Loki non rispose, distogliendo lo sguardo da lui.
“Non funzionerà Thor. Alla fine io distruggerò anche questo, come distruggo tutto il resto” spiegò in un sussurro, dopo qualche momento di silenzio. Il biondo si liberò dalla sua stretta e gli prese il volto tra le mani.
“Guardami Loki” disse, incontrando  suoi occhi verdi. Erano carichi di stanchezza. Stanchezza per il dolore, stanchezza per tutto ciò che aveva dovuto sopportare e stanchezza per l’odio che si costringeva continuamente a fingere.
“Noi riusciremo a farla funzionare. Ti ho lasciato andare e ti ho perso troppe volte. Ora non permetterò più a niente e nessuno di dividerci, credimi- disse, prima di baciargli la fronte e distendersi al suo fianco- ciò a cui tengo di più nella mia vita, non può essermi portato via” concluse, serrando il minore tra le sue braccia.
Loki si sentiva soffocare. Non dall’abbraccio del fratello, ma da due parole che premeva, pregavano e imploravano di essere lasciate libere. Parole che si era costretto a dimenticare, a seppellire nel profondo della sua anima da troppo tempo.
Per una fottuttissima volta avrebbe voluto fare ciò che voleva il suo cuore, fregandosene delle conseguenze.
Ma era quella la differenza tra lui e Thor. Il dio degli inganni calcolava la conseguenza di quasi ogni suo singolo respiro, e le conseguenze di quelle parole sarebbero state…
“Ti amo” gli sfuggì dalle labbra, praticamente contro la sua volontà. Era un leggero sussurro, ma a Loki sembrò che risuonassero come un colpo di pistola.
Il moro trattenne il fiato, chiudendo gli occhi, in attesa di una reazione da parte dell’altro.
-Se si è addormentato, sta volta lo picchio sul serio- pensò, cercando il coraggio per sbirciare il volto dell’altro.
“Io di più” fu la risposta di Thor, che fece perdere un paio di battiti al moro.
Loki osservò il volto di Thor, attraversato da un sorriso dolce e soddisfatto al contempo. Era riuscito a zittirlo, utilizzando le parole invece che i suoi soliti baci.
-Sarò ancora traumatizzato, ma non mi faccio zittire da te così- pensò, alzando il viso, sforando le labbra dell’altro con le sue.
E mormorando un malizioso “Scommettiamo?” 








Nota
 
A discapito di ciò che può sembrare dal titolo questo è solo il finale “ufficiale”, quindi tranquillizzatevi che ci sarà anche un altro ed ultimo capitolo “ufficioso” (O.o)
Un paio di precisazioni, ora.
La macchina di Lizzy è uno spudorato tributo a Supernatural, se non la conoscete eccovela qua http://fandomania.com/wp-content/uploads/2009/08/spn-the-winchesters.jpg
E già che ci siete godetevi anche Sam e Dean, che fa sempre bene guardare due belle persone come loro u.u
Il soprannome “spruzzetto di sole” è il modo in cui Ade chiama Hercules, e anche la frase “Si fanno cose pazze per amore” è un massima di Meg. Sì, vi sto continuando a stressare con quel dannato cartone Disney ma non ci posso fare niente, è troppo bello!! ^^
Inoltre il giorno in cui ho scritto quelle parti, avevo trovato un puzzle del cartone, riordinando i giochi per il grest, e lo preso come un segno del destino.
A proposito del grest, mi terrà impegnata per le future tre settimane, quindi non so quando riuscirò a trovare il tempo e le forze per l’ultimo capitolo visto che, come se non bastasse il fatto che dalle otto di mattina alle sei di sera sarò impegnata a ballare, correre dietro ai bambini e sgolarmi, mi tocca anche tornare a casa in bicicletta -_-… e la strada è tuuuuta salita!!! =_=  singh, sob…
Per ultimo, ma più importante di tutto ringrazio di cuore tutte quelle che hanno recensito!!
Più di cento, non so proprio come ringraziarvi… anzi lo so benissimo ma non ve lo dico XD (la mia malvagità non conosce proprio limiti u.u’’’)
 
Ciao e al prossimo capitolo (di cui non vi anticiperò assolutamente niente, sempre per colpa della mia malvagità ^^'')
 
roby_lia


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Capitolo 12
*** Una giornata speciale ***


Una giornata speciale

“E se gli facessimo ripulire tutti i graffiti con uno spazzolino?”
“No, in fondo è arte moderna… passare un intero giorno a giocare a carte con gli anziani della casa di riposo?” propose Clint.
“Mi dispiace ragazzi ma questa è davvero troppo malvagia, ergo state invadendo il mio campo, ergo non se ne parla nemmeno!”
I due uomini restarono per un momento zitti, fissando il dio.
“Vestito da pagliaccio a giocare con gli orfani di guerra?” domandò Steve, soppesando il dio.
“Approvato” acconsentì immediatamente Clint. Loki gli fissò con uno sguardo amareggiato e deluso.
“E voi sareste i buoni? Tony, mi puoi ricordare come cavolo sono finito a fare lavori socialmente utili?”
“Per tre, semplici, motivi: prima di tutto perché dovevi trovare una scusa plausibile per allontanarti da Thor, che è diventato più appiccicoso di un chewing-gum appena sputato; in secondo luogo, per fare una ripicca contro l’universo che ti vuole malvagio per equilibrare la bontà di Thor, quindi diventando “buono” dovresti scatenare un caos ancora maggiore o almeno, questo è il piano; infine perché ad Asgard ti stavi annoiando e ti era venuta voglia di conquistare un altro pianeta. Ma sarebbe stato un enorme cliché e tu sei uno che ha troppo stile per fare un cliché. E poi, si può sapere di che ti lamenti? Ogni sottospecie di lavoro socialmente utile che Clint e Steve si inventano lo rigiri a tuo piacimento, senza contare che mi trascini sempre con te, io di conseguenza trascino Cap, Nat e Clint ci seguono sospirando perché si credono i “responsabili” del gruppo solo perché si sono sposati e Bruce… ehi, dov’è Bruce?”
 
Bruce stava maledicendo mentalmente tutte le divinità che conosceva. Anzi, per l’esattezza ne stava maledicendo uno solo.
Un certo dio nordico, dai capello neri, gli occhi verdi, il sorriso sghembo, un’insana passione per gli scherzi ed un cervello che, per quanto potesse ritenersi intelligente, era abbastanza infantile da mettere in atto gli scherzi sopracitati.
No, in effetti ne stava maledicendo due di divinità, perché era anche colpa dell’appicicosità di Thor se Loki era tornato sulla terra.
In compenso stava maledicendo anche degli uomini.
Tony prima di tutti, perché dove andava Loki ci andava anche Tony per principio, neanche fossero loro dei veri fratelli.
Steve in secondo luogo, perché era colpa del suo continuo imbarazza davanti ad ogni agente dello Shield che nominasse la sua relazione con Tony, se i Vendicatori si erano ritrovati a vivere tutti insieme, sotto lo stesso tetto, in una casa assolutamente normale, senza agenti a un raggio minimo di dieci chilometri, come degli umani qualsiasi.
Clint per terzo. Insomma oltre agli occhi di falco, gli costava tanto avere anche l’udito di una lince ogni tanto? Era dalle tre di mattina che si stava sgolando e ancora nessun segno di vita…
Infine stava maledicendo se stesso, per essersi fatto imbrogliare da un allarme antiincendio nel cuore della notte, per essere uscito di corsa dalla casa in pigiama, per essersi chiuso fuori durante un diluvio universale e per non volerla dare vinta a Tony e Loki, diventando Hulk e sfondando la porta seduta stante.
Senza contare il fatto che era più o meno tre settimane che rimandavano di aggiustare il campanello e che era stato proprio lui a richiedere stanze insonorizzate per evitare di sentire rumori notturni indesiderati.
“Bruce? Che ci fai qua fuori?” la voce di Natasha lo richiamò al presente. La donna mancava dalla casa da un paio di giorni per una veloce missione per Fury.
Banner si sarebbe messo a piangere dalla felicità.
Non poteva sapere che quello era solo l’inizio.
 
Appena rientrò in casa, decise di rimandare la doccia (dopotutto verso le sei di mattina aveva smesso di piovere e si era quasi asciugato ormai) per godersi una bella tazza di latte caldo e di dedicarsi ad una sfuriata per i suoi coinquilini (senza diventare verde però, sennò l’avrebbe data vinta troppo facilmente a quei due combinaguai che continuavano ad affermare la loro innocenza)
Peccato che mentre raccontava la sua disavventura notturna (in particolare di come fosse stato un cane, intento a marchiare il territorio su di lui, a risvegliarlo) a Natasha scappò l’ebollizione.
Non era un problema, anche se il latte avrebbe assunto quel fastidioso sapore di bruciato era pur sempre qualcosa di caldo.
Il problema venne quando scoprì che l’ultima confezione dei suoi cereali integrali era stata occupata da una colonia di insetti non meglio identificata.
“Loki! La vuoi smettere con i tuoi scherzi!?!?!” gli urlò contro, con una vena che gli pulsava pericolosamente sulla fronte. Il dio continuò serafico la sua colazione.
“Bruce fidati, se lo scherzo l’avessi organizzato io, non ti saresti accorto degli insetti finchè non ti mettevi il cucchiaio in bocca… l’ultima volta che ho fatto una scherzo simile a Thor, gli è uscito uno dei vermi dal naso… credo che sia stato il compleanno peggiore di tutta la sua vita” concluse pensieroso, rivangando mentalmente il suoi ricordi, alla ricerca di qualche malefatta peggiore dei vermi nella colazione.
 
Sospirando pesantemente, il dottore si buttò sotto la doccia.
Doccia che non sembrava volesse collaborare dato che l’acqua passava da gelida a ustionante nel giro di 0,3 secondi, qualcuno aveva sostituito il suo borotalco con uno di polvere urticante a cui non avevano tolto neanche l’etichetta ma in compenso gli avevano tolto il tappetino antiscivolo e quindi rischiò di rompersi l’osso del collo, il femore e la clavicola, giusto un paio di volte.
 
“LOKI!!! La smetti di cambiare la temperatura dell’acqua!?!?! E soprattutto, mi credi così scemo da usare un borotalco urticante, quando è scritto a caratteri cubitali di cosa si tratta !?!?!” ululò Banner, presentandosi in salotto con un asciugamano avvolto intorno alla vita.
“Punto primo: a costo di ripetermi, ti ricordo che se io volessi farti uno scherzo, te ne accorgeresti soltanto se il sottoscritto lo volesse. Punto secondo: questi sono scherzi da pivello, un pivello idiota e di sicuro biondo mi sento in dovere di aggiungere, quindi ti consiglio di chiedere spiegazioni al prode Cap, visto che sembrano il massimo di malvagità a cui lui può arrivare, a meno che non si tratti di inventarsi una punizione per me. Punto terzo: è Clint che sta lavando le scodelle visto che la lavastoviglie è rotta, quindi non prendertela con me se questa casa è un catorcio e ha un unico condotto idrico!- specificò Loki, infossandosi nel divano con un broncio gigantesco sul viso- E poi tutti si chiedono perché faccio il cattivo, mi date sempre la colpa di tutto anche quando non centro niente, razza di ingrati che non siete altro” concluse, bofonchiando a mezza voce. Bruce sbattè le palpebre, rendendosi conto dell’errore che aveva commesso. In effetti quelli non erano proprio scherzi all’altezza del dio delle malefatte…
“Scusami, ho solo una pessima giornata… dici che è stato Steve a fare quegli scherzi idioti?” domandò cercando di riappacificarsi con l’altro.
“A parte Thor che arriva questo pomeriggio, conosci qualcun altro che potrebbe fare degli scherzi in modo così imbranato?” domandò eloquentemente. In effetti non aveva tutti i torti…
 
Mantenere la calma si stava dimostrando più difficile del previsto, anche grazie al fatto che i suoi vestiti avevano assunto una strana consistenza spugnosa ed erano particolarmente ruvidi e irritanti.
“Loki, per puro caso, centri tu con il fatto che i miei vestiti siano rovinati e tutta la mia biancheria intima sia diventata rosa?” chiese candidamente, quando ritrovò il dio ancora imbronciato a guardare i cartoni animati.
“è stato Tony a fare la lavatrice… vi avevo detto di non farlo avvicinare alla lavanderia ma nessuno mi ascolta mai…”
 
Dopo essersi scusato ancora per i suoi pregiudizi con Loki, lo scienziato decise di ritirarsi per un paio d’ore nel laboratorio, sperando che quella già pessima giornata, non gli nascondesse altre spiacevoli sorprese.
Ma si sbagliava di grosso.
Appena entrò nel laboratorio, una delle musiche spaccatimpani di Tony partì a tutto volume.
Se fosse stato un gatto, Bruce avrebbe fatto un salto fino al soffitto, dove avrebbe piantato gli artigli e avrebbe fatto rizzare il pelo in modo da diventare settantadue volte più grosso.
Ma Bruce era un semplice uomo. Certo un uomo che quando si incacchiava diventava un mostro verde, ma pur sempre un semplice uomo.
Per questo motivo, il semplice uomo, fece un paio di respiri profondi poi, con la mano che tramava leggermente, spense la musica. Si sciolse un po’ le spalle con dei movimenti circolatori, prese altre due profondissime boccate d’aria per …
“STARK!!!!” urlò.
 
Le due ore seguenti, sembrarono quasi un paradiso a Banner.
Dopo aver fatto una sfuriata degna di Cap e Fury messi insieme, aveva ordinato che nessuno venisse a disturbarlo nel laboratorio.
E stranamente, lo avevano ascoltato.
Almeno fino a quel momento.
Quel preciso momento in cui Jarvis stava per dargli la risposta dei suoi esperimenti.
Quel preciso momento in cui… saltò la luce.
No, ma vi sembra possibile che in una casa dove vivono due assassini in grado di fare acrobazie degne di Chuck Norris nei suoi tempi d’oro, un veterano del secolo precedente disposto a tutto per tener alto l’onore della sua nazione, un genio miliardario playboy filantropo che può creare un’armatura volante con missili, lanciafiamme, mitragliatrici e quant’altro incorporate, da quattro lamiere ammaccate, un dio che è in grado di fare praticamente ogni cosa con la sua magia, tra le quali assumere sembianze femminili per far impazzire aitanti giovanotti che poi si ritrovano a fissare il volto ghignante di un ragazzo che a prima vista sembra loro coetaneo, e saltuariamente addirittura un dio dei fulmini che per quanto possa essere simile ad un cagnolone troppo cresciuto che si è fatto la ceretta resta sempre l’erede al trono di Asgard, il dio adorato in passato e che fa impazzire le teenager dei giorni nostri, dico, vi sembra possibile che in una casa dove abitano individui del genere, salti la luce?!?!
La risposta, a quanto pare, è sì.
Sull’orlo di una crisi isterica, Bruce andò ad ampi passi alla ricerca di un colpevole qualunque da usare come punching ball.
Non poteva sapere che Nat e Clint, vista la mal parata, se l’erano filata in centro a fare shopping.
Non poteva sapere che, per ironia della sorte, Tony e Loki si erano rinchiusi in una stanza a prova di Hulk, per giocare a “Non t’arrabbiare” indisturbati.
Ma poteva sapere benissimo che la colpa di quel disastro era di Steve, visto che lo trovò in cucina, con uno sguardo che più colpevole non si può, a fissare terrorizzato i resti del frullatore.
Frullatore che aveva causato il momentaneo black out, dato che il veterano aveva tentato di inserire la spina rotonda dell’elettrodomestico, nella presa quadrata del muro.
A discapito di ciò che temeva Cap però, Banner non si infuriò. Cioè, non diventò un mostro verde e rabbioso, perché infuriato lo restava allo stesso (o lo era sempre, qualunque cosa avesse volito dire).
Infatti la vista del frullatore gli aveva fatto notare che erano le 14 e mezza passate e che lui non aveva ancora mangiato.
Cosa che invece avevano fatto gli altri, senza avvertirlo… dopotutto, aveva chiesto di non essere disturbato per nessun fottutissimo motivo, che poteva andare dalla scoperta del Santo Graal al fatto che Einstein fosse uscito dalla tomba per parlare esplicitamente con lui di una questione di vita e di morte.
Alacremente si mise a lavare le pentole, che sennò sarebbe state nel lavandino fino al giorno dopo, per prepararsi una pasta.
Ma dopo aver lavato tutto, dopo aver imbandito la tavola, dopo aver messo l’acqua a bollire, dopo aver fatto fuggire il prode Capitano con una sola occhiata minacciosa, ecco, dopo tutte queste cose si accorse di un piccolo, insignificante ed inaspettato problema.
Il piccolo dettaglio in questione, consisteva nel fatto che non c’era la più piccola traccia di qualcosa di commestibile in quella cucina. Né una briciola di pane, né un semino di frutta, né un avanzo mezzo mangiato di cibo spazzatura.
Non poteva certo immaginare che quell’altro genio e quel certo dio che da “Non t’arrabbiare” erano passati a giocare a Super Mario, avevano ripulito la cucina, la cambusa e il sottoscala da ogni cosa commestibile che avevano trovato.
Dopotutto erano stati costretti a rinchiudersi in una stanza a prova di Hulk!
Non potevano sapere quanto tempo ci sarebbero dovuti stare!
Dovevano mantenersi in forze per passare la giornata a giocare, guardare film e spettegolare com’era giusto che facessero i due teenager a cui avevano ripreso ad assomigliare.
 
Con un miscuglio di disperazione, follia e isteria nello sguardo, Banner uscì di casa, sperando che l’aria fresca gli facesse distendere i nervi.
Ormai aveva capito che Tony e Loki non centravano più niente. Neanche loro due erano così malvagi, perfidi, sadici, crudeli, maligni, cinici e beffardi da rovinargli la giornata in un modo del genere.
Una Ferrari, passando vicino a lui, lo schizzò con l’acqua di una pozzanghera.
Insomma, quei due sapevano essere geniali, ma non potevano certo prevedere una cosa del genere, vero?
Assorto nei suoi pensieri, non si accorse dei due bambini finchè questi non gli vennero addosso, il più piccolo in particolare con in mano un gelato con quattro palline. Palline che finirono sulla camicia rosa slavato di Bruce.
“Scusi signore! Non l’avevamo vista. Ci dispiace tanto “ disse il più grandicello fissando dispiaciuto l’uomo, mentre l’altro osservava con le lacrime agli occhi la triste fine del suo gelato.
“N-non importa, è stato solo un incidente… sono cose che capitano” gli rassicurò l’uomo, sentendosi profondamente in colpa per aver rovinato la merenda a quel bambino.
Tranquillizzati e salutati i bambini, Bruce continuò la sua passeggiata, decidendo di fermarsi a fare la spesa.
Data l’ora, non c’era praticamente nessun al supermarket.
L’uomo fece tranquillamente il suo giro tra gli scaffali, prendendo un po’ di tutto, ed infine si mise in fila all’unica cassa aperta, dove una ragazza dai capelli biondo ossigenato e gli occhi di un azzurro liquido stava parlando al telefono.
Il dottore aspettò pazientemente che la cassiera smettesse la sua telefona di assoluta priorità (insomma, sapere che smalto si metterà la ex del suo ragazzo è una cosa di prima necessità!).
Passarono tre minuti… passarono cinque minuti…
Bruce cercò di attirare l’attenzione della bionda, sventolandogli una mano davanti al viso da topo, ma quella si limitò a indicargli di aspettare un minuto.
Insomma! Doveva assolutamente sapere se il suo di ex ci aveva davvero provato con la sua compagna di stanza! La spesa di un misero mortale che quando si arrabbia diventa un mostro verde poteva aspettare.
Quando passarono dieci minuti, Bruce insistette e la ragazza si degnò di chiudere la telefonata.
Passò la spesa sul banco alla velocità della luce e poi restò in attesa, masticando ostentatamente il suo chewing-gum e facendo delle gigantesche bolle rosa.
In attesa che Banner tirasse fuori il portafoglio e pagasse.
Portafoglio che non era più al suo posto.
Portafoglio che a quanto pare aveva messo le gambe per andare a farsi un giro nelle tasche di due monelli dall’aria di angelici bambini armati di coni gelato.
 
Bruce tornò a casa con i nervi a pezzi, non facendo neanche caso al chewing-gum che gli si era attaccato sotto la scarpa.
Come se fosse uno zombi, salì le scale della casa, per arrivare sul tetto, dove Tony e Loki (rassicurati dal fatto che lui era uscito per rilassarsi) stavano aspettando Thor, parlando allegramente.
Infine, la colpa fu tutta di quel buonista, puritano, benefattore, gentile, cavalleresco e amichevole Steven “Capitan America” -“Capitan Ghiacciolo”- “Capitano Tutina-da-Winx” Rogers, che per salutare l’amico gli diede una pacca sulle spalle.
Cogliendolo di sorpresa.
Facendo cedere i suoi già provati, fragili nervi.
E scatenando Hulk.
 
“Ahi! Quello sì che fa male”
“Hai notato come, anche mentre viene pestato a sangue il mio ragazzo resti sempre un gran figo?”
“Tony concentrati! Abbiamo aspettato questo giorno da tempo, quindi non distarti guardando Cap”
“Hai ragione… più a sinistra!”
“No, più in su”
“Prendigli anche l’altra gamba… ecco sì! E ora giù”
Le urla dei due suoi fan numero uno, richiamarono l’attenzione di Hulk, che ormai si era stancato di quel giocattolo.
Hulk fece un passo verso Loki e Tony, che ne fecero sette indietro.
Hulk fece un altro passo e Tony e Loki si ritrovarono spalle al muro.
E che muro! Tutta la casa era stata costruita più o meno a prova di Hulk, perfino quella terrazza su tetto. Con tanto di muri di contenimento.
“Loki, non per metterti fretta ma…”
“Aspetta…” rispose il dio, afferrando il polso dell’uomo per vedere l’ora.
“Ok, vorrà dire che farò finta di non vedere …”
“Aspetta…”
“…un toro verde che ci ha preso di mira…”
“Aspetta…”
“…e che è appena partito alla carica!”
“Adesso!”
Con una precisione di decimi di secondo, tra i due e Hulk, in mezzo ad una luce azzurra, apparve il possente dio del tuono.
“Ma buongiorno Thor!” lo salutò il fratello con un sorriso smagliante.
 
Inizialmente il biondo non capì a cos’era dovuto quel sorriso fin troppo angelico.
O le scintille di magia in cui suo fratello e Tony sparirono.
Poi si ritrovò a svolazzare leggiadramente per aria, mentre qualcosa di esplosivo, incazzato e verde, lo sbatteva a destra e sinistra come se fosse un tappettino per auto.
E allora capì tutto.
 
Tony e Loki riapparvero nel marciapiede.
Dopo un intenso e silenzioso momento in cui stettero semplicemente a guardarsi negli occhi, i due cominciarono a ridere e in mezzo alle risate qualcuno avrebbe potuto cogliere frasi smangiucchiate come:
“…la sua faccia quando si è svegliato con il cane sopra…”
“…aveva gli occhi assatanati alla vista del bagno…”                                                                                                                                            
“…è stato Steve, davvero, io sono innocente…”                                                                           
“…tranquilli bambini, è stato solo un incidente…”
“…e la cassiera? È stata una manna dal cielo…”
E via dicendo.
Dopo cinque minuti si accasciarono su una panchina cercando di riprendere fiato, godendosi al contempo le urla frustate di un Hulk che non riusciva ad uscire dal terrazzo.
“Non credi che abbiamo esagerato? Insomma Steve e Thor sono i nostri amici e…”
“Tony, amico mio, guardami negli occhi” gli ordinò il dio, appoggiando le mani sulle sue spalle.
“Steve non è forse il prode Capitan America? Colui che ha combattuto la seconda guerra mondiale, è stato ibernato come un sofficino di Capitan Findus ed è arrivato fino a noi integro in tutte le sue qualità?” Tony si trovò costretto a dargli ragione.
“E Thor Odinson non è forse il possente dio del tuono? Quello che mi ha sopportato per tutti i secolo passati e che mi sopporterà per sempre a causa del suo buon cuore?” Tony annuì nuovamente.
“Bene, se credi a tutto ciò, non ti passa per l’anticamera del tuo di solito così svelto cervello, il pensiero che se il sottoscritto, il misero e gracilino dio della magia, dieci minuti dopo essere passato nella mani di Hulk era già in piedi, allora i nostri due aitanti compari saranno freschi come una rosa nel giro di un quarto d’ora?” Tony annuì per la terza volta.
“Per non parlare del fatto che a Bruce fa bene scaricare un po’ i nervi sennò rischia di diventare un pericolo per questi poveri innocenti”
“Sì scusami, hai ragione… e che a volte la coscienza torna a farsi sentire, sai com’è”
I due si rimisero in cammino, per andare a festeggiare la riuscita del loro fantastico piano, ma improvvisamente Tony si fermò, con un sorriso poco confortante sul viso mentre le mani erano intente a pulire gli occhiali.
“Sai a cosa sto pensando?” domandò, guardando per aria.
“A come starebbero le mutande di Steve a sventolare al posto della bandiera?”
“Tsk, e tu saresti il dio delle malefatte? Con le mutande a stelle e strisce di Cap non si vedrebbe molto la differenza… Ritenta e sarai più fortunato” disse, riprendendo a camminare.
“Perdonami, i sei mesi da mortale mi hanno infiacchito… allora stai pensando a come starebbe Nicky con un cuoricino fucsia glitterato sulla sua benda” tirò ad indovinare il dio. Tony si fermò nuovamente, assottigliando lo sguardo.
“Idea luminosa…” approvò raggiante.
“Per favore, niente citazioni dai cartoni, sto cercando di uscirne”
“è una battaglia persa in partenza, amico mio… comunque non è a questo che stavo pensando. Immagina cosa accadrebbe se il nostro prode Capitano, uscisse un bel giorno dalla doccia e scoprisse che …”
“…tutti i suoi vestiti sono spariti…”
“…tranne uno di quei costumini striminziti da fatina dei cartoni…
“…e se improvvisamente una fanciulla gridasse aiuto…”
“…il nostro eroe accorrerebbe a salvarla…”
“…trovandosi davanti le telecamere delle tv più famose al mondo”
L’uomo e il dio restarono fermi a fissarsi.
“In fondo sarebbe una buon’azione per tutte le fan del Capitano, che potrebbero finalmente godersi i sui addominali messi a nudo”
“Esatto! Noi siamo sempre così gentili a pensare a tutti…”
 
“Allora lo scherzo a Cap lo chiamiamo… visita dal dietologo. E quello per Nicky?” I due erano seduti in un bar, davanti a due drink e intenti a segnarsi i futuri scherzi, naturalmente con un nome in codice, per evitare che un certo dio spione di Asgard comprendesse qualcosa quando Loki non li nascondeva alla sua vista.
“Uhm… che ne dici di operazione Malocchio Moody?”
“Approvata” sentenzionò Stark, segnandosela sul suo cellulare.
Gustandosi qualche sorso delle bevande, riordinarono le idee.
“Allora, il prossimo scherzo è il cappotto di Topolina per Nat e Clint, che non ci hanno invitato al loro matrimonio… quando credi di poter tornare tra noi, miseri mortali?”
“Dunque… una settimana a Asgard… Thor vorrà mettermi in punizione…. Direi che Domenica prossima sarò di ritorno” calcolò mentalmente.
“Addirittura un giorno di punizione? Cos’è, ti manca il tuo omaccione?”
“Certo che no, ma mi giocherò la carta di “Tony è un povero mortale che tra qualche anno se ne andrà ad Hel” quindi…”  Tony annuì lentamente.
“è la stessa che volevo usare io… secondo te Steve si deprimerà di più quando gli farò presente che presto o tardi mi toccherà morire o quando gli riveleremo che stiamo progettando di rubare le mele dell’eterna giovinezza?”            
I due ricominciarono a ridacchiare, brindando al futuro.
“Comunque, che mi dici della vendetta su Odino? Ti serve una mano?”
“No, penserà a tutto Thor” L’uomo si immobilizzò.
“Thor? Il vichingo biondo che ha il senso di vendetta pari ad una scimmia nei confronti di un elefante? Lo stesso Thor che è stato sbatacchiato da Hulk giusto cinque minuti fa?” domandò incredulo, alzando le sopracciglia.
“Lui in persona” affermò placidamente Loki, che sotto le insistenze di Tony decise di spiegargli come stavano le cose.
“Vuole raccontare ad Odino di noi”
“…Stai dicendo che non si è accorto di niente?”
“Secondo te, Thor da chi mai può aver preso?” domandò eloquentemente. L’altro moro annuì per qualche momento, prima di iniziare a sghignazzare.
“Oddio, ti devo dare la telecamera, perché una scena del genere la voglio, assolutamente, vedere!... credi che ti devo dare anche un defibrillatore? Insomma dev’essere un bel colpo per il tuo vecchio venir a sapere una cosa del genere e non vorrei che ci restasse secco…” spiegò, fingendosi preoccupato.
“Potrebbe tornarmi utile in effetti… ma parlando di cose più serie, devi ancora raccontarmi come hai convinto Cap a mostrarti le sue mutante a stelle e strisce la prima volta” gli ricordò, finendo il drink.
Tony si sistemò meglio contro il sedile della sedia.
“C’era una volta un geno miliardario play boy filantropo ed un prode capitano…”
 
 
 
Fine












Nota

Qualche specificazione prima che il Cim venga per internarmi in un ospedale psichiatrico senza connessione ad internet.
Per prima cosa la battuta “Idea luminosa” è una massima di Gru, il protagonista di Cattivissimo me…ebbene sì, ho tradito la Disney ma insomma, è Cattivissimo me! Come si fa a non amarlo? (e sappiate che mi sono dovuta trattenere dal mettere Zoe che correva in giro con un unicorno rosa urlando “è morbidosooo” u.u)
Ma parlando di cose serie, questo capitolo è dedicato a tutte le fantastiche persone che hanno trovato il tempo, la voglia e il coraggio di recensire questa storia e che io non smetterò mai di ringraziare, quindi mettetevi comodi che ve le elenco tutte tutte tutte: devilcancry, MusicAddicted, shadowdust, Crisy_p, Loyrala, AlexTanuki, Fuores, eufrasia7887, EDVIGE86, SenzaNome, Fuyu no kaze, Francesca Akira89, Sparrow, oOBlackRavenOo, erol89, Jenova, Ritsuka96 e micchan91… spero di non aver dimenticato nessuno o di aver sbagliato a scrivere i nomi, in quel caso chiedo perdono.
Seriamente, senza il vostro supporto questa storia si sarebbe arenata ai primi due capitoli… anzi senza MusicAddicted e le sue fantastiche recensioni su “Noi due” che mi hanno dato il giusto coraggio, l’intera storia sarebbe restata a marcire tra i microchip di sto pc (sono passata dal quaderno di latino al computer…è un gran miglioramento, non trovate?)
Ringrazio anche i numerosissimi lettori silenziosi che se magari trovano tre minuti di tempo per recensire mi renderebbero solo più felice visto che queto è il gran finale tanto atteso…Allora? Una recensione piccina piciò me la lasciate?? Magari anche solo sul capitolo che vi è piaciuto di più *fa gli occhioni da gatto con gli stivali*
Scherzi a parte, grazie davvero a tutti e spero di essere riuscita a strapparvi qualche risata,qualche lacrimuccia o anche solo ad avervi aiutato a passare il tempo.
 
e con questa vi salutoXD
roby_lia

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