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di Mitsuki91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Trasferimento ***
Capitolo 2: *** Dormigliona! ***
Capitolo 3: *** Discorsi sensati ***
Capitolo 4: *** Sia ringraziata Rose ***
Capitolo 5: *** Che ragazza particolare! ***
Capitolo 6: *** Basta sonnellini! ***
Capitolo 7: *** Strani vaneggiamenti ***
Capitolo 8: *** Una cotta in espansione ***
Capitolo 9: *** Spasimante troppo spigliata ***
Capitolo 10: *** Il compleanno ***
Capitolo 11: *** Resistere alle tentazioni ***
Capitolo 12: *** Un rosso di troppo ***
Capitolo 13: *** Lettera ***
Capitolo 14: *** Vacanze al Manor ***
Capitolo 15: *** Il ballo di capodanno ***
Capitolo 16: *** Confidenze e punti di vista ***
Capitolo 17: *** Notte stupenda, brutto risveglio ***
Capitolo 18: *** Vecchi ricordi ***
Capitolo 19: *** Una proposta alquanto bizzarra ***
Capitolo 20: *** Finalmente! ***
Capitolo 21: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Trasferimento ***


Bene, eccomi con una nuova storia u.u
So che avrei detto che non avrei più messo niente per via degli esami… E che ho in sospeso altre promesse di storie (e una storia in corso) però non preoccupatevi: quasi tutti i capitoli di questa ff sono pronti u.u Me ne mancano davvero pochi da scrivere e sono stata incoraggiata da Risa Koizumi nel metterla, quindi…
Ultimamente ci siamo intrippate FESS per Scorpius  u.u ed ecco perciò che il mio alter-ego va a fare la sua conoscenza… Eheheheheh XD
Mi raccomando: leggete e recensite in tanti! =D mi servono pareri! =D
E per chi sta aspettando le altre storie: tranquilli, le scriverò, appena finiti gli esami u.u potrei iniziare anche prima, ma le posterò solo allora…
Ecco dunque che si parte per una nuova avventura! =D
Buona lettura =)


Trasferimento

POV Seira

Seira Felton, diciassette anni, alta un metro e sessantacinque, occhi azzurri, capelli castani mossi, magra senza aver mai fatto sport, più furba che intelligente, in una parola: me.
Stavo per iniziare il mio primo anno ad Hogwarts, che in effetti era anche l’ultimo. Durante l’estate mio padre, che aveva ricevuto un’interessante offerta di lavoro, ci aveva fatto trasferire in Inghilterra, dove era nato. Ed ora stava accatastando le mie cose nel grosso baule, un po’ ordinate un po’ alla rinfusa, mentre dal piano di sotto mia madre mi urlava di sbrigarmi perché eravamo in ritardo.
In qualche modo riuscii a prendere il treno prima che partisse e mi sistemai in uno scompartimento vuoto. Un paio di persone si affacciarono e rimasero confusi vedendomi – immaginavo che ormai dopo sei anni di convivenza si conoscessero un po’ tutti – ma a me non importava: pensavo solo che per ben nove mesi sarei dovuta stare lontano da casa, dalle mie cose, dalle mie abitudini e dalle mie comodità… Come accidenti avrei fatto a dividere la stanza con altre ragazze?! Quando mio fratello era più piccolo mi ero quasi fatta venire una crisi isterica a furia di non dormire la notte perché lui faceva strani rumori con la bocca… E finalmente, dopo una lotta estenuante, avevo ottenuto una camera per me. E poi il bagno. Condividere il bagno mi spaventava più di ogni altra cosa. No, correggo, condividere il bagno con almeno cinque altre ragazze, probabilmente ossessionate da trucco e parrucco, mi spaventava più di ogni altra cosa. Ora che mio fratello era maggiorenne e se n’era andato in giro per il mondo mi ero troppo abituata ad avere un bagno personale… E poi c’era la questione non irrilevante del non riuscire ad andare nei bagni pubblici. Merlino, come avrei fatto con le mie compagne di stanza?!
Una delle tante teste che spuntò dalla porta dello scompartimento decise di fermarsi ed entrare.
“Ehi, disturbo? Non ti ho mai visto prima, piacere sono Rose Weasley.”
La guardai: capelli rossi, occhi azzurri, sorriso disponibile e gentile.
“Sono Seira, vengo dall’Italia. Dovrei iniziare l’ultimo anno.” dissi, ricambiando la stretta di mano.
“Oh! Allora saremo compagne di classe… Chissà dove verrai smistata!”
“Non ne ho la minima idea. All’Accademia delle Arti Magiche non esistono smistamenti…”
“Ho sentito parlare di quel posto! E’ vero che non c’è l’obbligo di restare a scuola dopo le lezioni?!”
“Già. Io abitavo vicina, perciò andavo a casa… Ma c’erano anche dei dormitori per chi veniva da lontano… In un edificio separato dalla scuola però.”
Continuammo a chiacchierare per un po’, quando un’altra testa spuntò dalla porta.
“Rose, ti cercano nello scompartimento dei Prefetti… Da quando sei in ritardo?!”
“Ops, i doveri di Caposcuola chiamano… Beh, alla prossima Seira! Spero vivamente che tu finisca a Grifondoro!”
“Ciao.” la salutai.
“E tu chi saresti?” chiese la mora.
“Seira Felton, italiana, nuova iscritta al settimo anno.”
Nel giro di cinque minuti lo scompartimento si riempì di ragazze, che si presentarono e mi fecero mille domande sulla mia vita e sull’Italia. E addio viaggio rilassante in solitudine…
A cinque minuti dall’arrivo constatai che dovevo ancora cambiarmi, così buttai fuori tutte senza troppe cerimonie. Mi misi la divisa e mi preparai a scendere dal treno, e appena riuscii a toccare terra con un piede tutte mi circondarono di nuovo.
“Seira, da questa parte!” gridò qualcuno afferrandomi per mano e togliendomi dalla massa, per poi spingermi molto poco delicatamente in una carrozza.
“Uff! Scusa per i modi, ma non sarei mai riuscita a prenderti diversamente… Sei capitata fra il gruppo delle pettegole della scuola, ti avrebbero distrutto.” disse Rose, salendo dopo di me.
“In realtà mi hanno già distrutto durante il viaggio.” precisai, un filino seccata.
“Mi spiace… Ma non potevo non andare, ci hanno dovuto dire le parole d’ordine e poi ho pattugliato i corridoi…”
“Mica è colpa tua.” le risposi, mentre un’altra testa rossa entrava nella nostra carrozza, seguito da un ragazzo moro.
“Ehi Rosie! Grazie di averci tenuto il posto, non si trovano più carrozze libere!”
“Non mi pare di aver detto che potevate salire.” disse la ragazza, squadrando i due con aria scettica.
“Chi è la tua amica?” chiese il moro, sorridendomi.
“Piacere, Seira Felton.” dissi per l’ennesima volta, annoiata.
“Io sono Albus, ma chiamami Al. Non so che è passato nella testa a mio padre quando doveva scegliere il nome…”
“Sempre meglio di Hugo!” disse l’altro ragazzo, quello rosso.
“Lily invece è bellissimo.” esclamò una nuova ragazza rossa, entrando.
“Ora possiamo partire?” chiese Rose, sempre più indispettita.
“Certo certo.” rispose l’altra “Ma tu chi sei?” disse poi rivolta a me.
Merlino, li avrei schiantato tutti se qualcun altro si azzardava a chiedere!
Mi presentai per l’ennesima volta, e parlammo un po’ per il resto del viaggio: sembravano simpatici dopotutto.
Una volta arrivata al castello – che non potei far a meno di guardare estasiata per almeno un minuto buono – la preside mi venne incontro e mi disse che avrei dovuto aspettare con quelli del primo anno. Sembravo totalmente fuori luogo in quella marea di bambini spaventati e preoccupati – e alcuni anche inzuppati – ma decisi di essere paziente.
Una volta entrata in Sala Grande per lo smistamento rimasi estasiata: candele volanti, il soffitto che sembrava inesistente e che mostrava solo qualche nuvola, le quattro tavolate e la tavola dei professori… Prestai molta attenzione alla canzone del Cappello Parlante e mi misi a riflettere. Coraggio Grifondoro? Mh, non mi sentivo molto coraggiosa. Intelligenza Corvonero? Beh ero discretamente intelligente, ma decisamente non secchiona. Lealtà Tassorosso? Ero un animo solitario ma se mi facevo un amico potevo star sicura che era per sempre, quindi poteva andare. Astuzia Serpeverde? Eh, decisamente sì.
Dopo aver chiamato tutti i primini arrivò il mio turno, e la preside McGranitt avvertì il resto degli studenti del mio trasferimento e bla bla bla. Andai a sedermi sullo sgabello di legno e sentii la stoffa del Cappello posarsi sulla mia testa.
“Dunque, vedo che hai analizzato già i pro e i contro di ogni casa prima di me, senza pregiudizi, bene… Direi decisamente SERPEVERDE!”
Mi alzai e mi diressi verso il tavolo verde-argento che applaudiva fragoroso.
Una ragazza bionda mi fece spazio alla sua destra, ed io la riconobbi immediatamente come una che mi aveva tediato infinitamente nello scompartimento durante il viaggio.
“Seira! Che bello, sei dei nostri!” esclamò, ed io mi sedetti rassegnata al suo fianco.
“Piacere, io sono Lucy.” mi disse una voce alla sinistra, ed incontrai lo sguardo gentile di una ragazza bionda con gli occhi verdi “Non far troppo caso a Deborah, è sempre molto esuberante.”
“Ho notato… Piacere, Seira.” risposi, ignorando palesemente la pettegola – Deborah, quindi – che ci rimase parecchio male.
“Scusami.” mi affrettai ad aggiungere nella sua direzione, per non farmi una nemica sin da subito “Ma sono un po’ spaesata e preferisco conoscere più gente possibile.”
Deborah si affrettò a ricambiare il mio sorriso tirato con uno enorme, e decise così di presentarmi a tutto il tavolo.
Che cavolo di idea malsana mi era venuta?! Meglio tenersela come nemica, accidenti a me.
I piatti davanti a noi si riempirono di cibo ed io sospirai di sollievo internamente: non avrei retto un minuto di più. Mangiai in silenzio annuendo e basta a qualche commento, cercando di mandare a memoria i nomi.
C’erano quindi Deborah e Lucy, le altre mie compagne di dormitorio dovevano essere Amber e Alicia… Perfetto, un bagno per cinque, di cui due – la pettegola e Amber – sembravano passarci dentro la vita a giudicare da com’erano vestite e truccate di tutto punto. Riuscivano persino a mangiare senza togliersi il lucidalabbra, incredibile. Le uniche salvabili restavano quindi Lucy e Alicia… Anche se quest’ultima sembrava piuttosto timida.
Poi c’erano i ragazzi… Un biondino abbastanza muscoloso attirò la mia attenzione per il nome, e fui certa di non scordarmelo: come accidenti si faceva a chiamare un figlio Scorpius?! Beh, non che Seira non fosse strambo. Gli altri dovevano essere qualcosa come… Lucas, Alexander, Aron e Brandon.
Dopo cena seguii Lucy nei sotterranei, dove una parete si rivelò essere l’ingresso della Sala Comune di Serpeverde, che evidentemente era situata sotto al lago. Salii in camera con lei e trovai il mio baule già pronto ad aspettarmi: con un po’ di difficoltà sfilai il pigiama e me lo misi, aspettando che Lucy uscisse dal bagno per poi andarci io.
M’infilai infine nel letto a baldacchino mentre le altre arrivavano, pensando che decisamente quello sarebbe stato un lungo e stancante anno scolastico.

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Capitolo 2
*** Dormigliona! ***


Buonogiorno a tutti! =)
Aggiorno questa storia dopo poco nella speranza di involgiare qualcuno a leggerla u.u non so se è perché ho postato nel momento sbagliato – e con il titolo sbagliato XD – ma ho solo una seguita! Ovvero valepassion95, che ringrazio con tutto il cuore, u.u
In ogni caso, spero che qualcuno mi legga e mi recensisca! E in questo caso devo ringraziare Risa Koizumi – mia fedele lettrice di ogni genere di storie *--* - e Bonnie Misa – altrettanto XD –
Continuate così ragazze e… Invito anche altre persone a recensire! =D
Spero che apprezzerete questo capitolo =)
Buona lettura! =D


Dormigliona!

POV Scorpius

La nuova studentessa era carina. Anzi bella. Diciamo decisamente figa, ecco. Sembrava realmente spaesata e non riuscii a capire come mai non strozzasse Deborah, che le stava presentando il mondo intero. Quando fu il mio turno un’ombra divertita le attraversò gli occhi mentre pronunciavo il mio nome. Merlino, odiavo mio padre per come mi aveva chiamato… Beh, se non altro le sarebbe rimasto impresso. Decisi di rimandare ogni giudizio su Seira quando si fosse trovata più a suo agio.
Il mattino del primo giorno di lezioni però fui troppo stanco per anche solo cercarla con lo sguardo – accidenti ad Alexander Zabini ed alla sua mania di grugnire la notte – e mi tuffai immusonito nel caffè.
“Stanco Scorp?” mi chiese Alex, sedendosi accanto a me come il più riposato degli angioletti.
“Sei un pezzo di merda, tu e la tua bocca. Una volta o l’altra ti affatturo.”
“Ooooh ma come siamo carini già di primo mattino…” si divertì a prendermi in giro lui.
Passai la mattinata cercando di stare sveglio durante la doppia ora di pozioni e dopo pranzo andai in camera, deciso a rilassarmi un attimo prima dell’inizio delle lezioni pomeridiane.
Peccato che il mio letto fosse già occupato.
Seira Felton dormiva in modo veramente scombussolato, a pancia in su e con gambe e braccia aperte. Indossava ancora la divisa, che era tutta disordinata, e se la gonna saliva ancora un altro po’ avrei decisamente goduto di un’ottima vista.
“Ehm...” iniziai, incerto “Che ci fai tu qui?”
Lei aprì gli occhi, ancora appannati di sonno, e mi rispose senza nemmeno vedermi.
“Dormo.”
“Sul mio letto?!”
“Perché è il tuo letto?”
“Perché è il dormitorio dei maschi, se non lo sai te che ci fai qui…”
Seira si alzò a sedere di scatto, nonostante fosse ancora mezza addormentata.
“Mi sa che ho sbagliato scale…” biascicò, prima di ributtarsi giù “Comunque è morbido… Notte…”
Rimasi basito. Accidenti a lei! Doveva andarsene, e subito! Stavo per urlarglielo quando si girò su un fianco, dandomi le spalle e alzando una gamba all’altezza del petto. Con quel movimento il gonna si spostò del tutto ed i miei sospetti so mostrarono fondati: vista stupenda, un culo da paura, semplici mutandine nere di cotone.
Mi fermai imbambolato a guardarla e, spinto da non so quale istinto maniacale, mi avvicinai col viso alla sua chiappa destra. Merlino, se sembrava soffice e soda allo stesso tempo…
Poi morsi.
Prima piano, alzando lo sguardo per vedere la sua reazione, ma nulla. Poi premetti un po’ di più i denti nella carne. Merlino, se era morbida la sua pelle… Ma che stavo facendo?!
Improvvisamente mi sentii scemo: svegliarsi vedendo un tizio che ti morde il culo probabilmente avrebbe portato al diretto schiantesimo del suddetto tizio sulla parete, il tutto condito di urla assassine nei suoi confronti.
Sospirando lasciai la presa e la coprii alla bell’e meglio con la gonna, prima di scendere di nuovo in Sala Comune.
Tanto per fare qualcosa aprii un libro a caso e feci finta di leggere, mentre nella mia testa mi accorgeva della gravità dei fatti. Merlino, avevo morso una chiappa ad una ragazza! Ad una ragazza nuova che nemmeno conoscevo! Ma come avevo fatto?! Ok, era una gran figa, la carne è debole e blablabla… Ma non ero mai stato così sfrontato!
Il fatto di essere un giocatore di Quidditch discretamente bravo portava che la maggior parte delle ragazzine s’invaghisse di me, ma non ero un’opportunista. A dirla tutta, credevo nell’amore delle favole… Ma non l’avrei mai ammesso, neanche sotto tortura. Quando ero più piccolo avevo sì avuto qualche cottarella e qualche storiella… Ma da un anno a quella parte nada. Cercavo quella Giusta, con la G maiuscola. E ora mi ero messo a mordere la chiappa di una sconosciuta!
Perso nelle mie elucubrazioni mentali, quando mi accorsi che erano già le due e dieci sobbalzai, pronto già a correre verso l’aula di Trasfigurazione… Quando mi ricordai che Seira se la dormiva ancora alla grande in camera mia. Imprecando a mezza voce salii per svegliarla.
La trovai in una posizione ancora più assurda di prima: un braccio sotto la testa e il sedere per aria, con le gambe raccolte sotto. Merlino, ma come dormiva quella ragazza?!
“Seira! Seira sveglia, o arriveremo in ritardo!”
La ragazza mugugnò qualcosa di intellegibile.
“Merlino alzati!” insistei, scuotendola.
“Che c’è adesso?!” biascicò lei, palesemente irritata, aprendo gli occhi.
“C’è lezione! Fra un quarto d’ora a circa sei piani sopra questo!”
“Oh…”
Seira sbadigliò vistosamente e poi si alzò, con una lentezza spropositata, andandosi a chiudere in bagno.
“Ehi, quello è il bagno dei ragazzi!” le urlai dietro.
“Credevo avessimo fretta! Mi scappa la pipì, devo perdere tempo ad andare di là?!” mi rispose.
Mi lasciai cadere pesantemente sul letto e mi rassegnai ad aspettarla. Sentii l’acqua scorrere e poi il rubinetto aprirsi.
“Se ci devi mettere ancora mezz’ora beh arrangiati, io me ne vado!”
Un mugolio indistinto mi rispose, poi la porta venne spalancata: Seira si stava pettinando – con la mia spazzola! – e aveva un mollettone fra le labbra. Lanciò la spazzola sul letto e si raccolse alla bell’e meglio i capelli, chinandosi a prendere borsa e bacchetta.
“Aspetta! Sto arrivando e che diamine!”
Io la fulminai con lo sguardo, la mano ancora sulla maniglia, poi appena fu pronta mi fiondai giù dalle scale e presi a correre, raccogliendo la mia borsa in Sala Comune mentre uscivo.
Arrivammo con mezzo minuto di ritardo, ansimanti come non mai, ma la professoressa Finnigan fortunatamente non era ancora arrivata.
“Seira tesoro! Dove ti eri cacciata?!” chiese Deborah, lanciandomi un’occhiata strana e sospettosa, e lasciai la ragazza per andarmi a sedere vicino al Alex.
“Porco.” mi disse, a mò di saluto.
“Non è successo niente. Si era addormentata e così l’ho svegliata prima di andare.”
“Sì sì…” rispose lui, ghignando.
“Sai che non sono quel genere di ragazzo, Zabini.”
Lui mi lanciò un’occhiataccia sconsolata.
“E invece dovresti. Merlino, avessi io le ragazze ai piedi saprei sicuramente che farmene…”
Decisi si ignorarlo e aspettai l’inizio della lezione cercando di riprendermi dalla corsa.


Piccola noticina: so che è inverosimile che Scorpius le morda il sedere XD ma tutta questa storia nasce da questo particolare assurdo – lo so, i miei sogni sono allucinanti XD – quindi vi chiedo di chiudere un occhio e continuare u.u non potevo non metterlo… Ma la storia poi sarà decisamente più “normale” XD XD

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Capitolo 3
*** Discorsi sensati ***


Buonasera a tutti XD
Ecco che decido di aggiornare… Non fateci troppo l’abitudine perché con gli esami alle porte non so se accenderò tutti i giorni il pc >..<
Ringrazio infinitamente chi mi ha aggiunto fra le seguite/ricordate/preferite… Se mi lasciate un commentino sarei più contenta! =3
Buona lettura =D


Discorsi sensati

POV Seira

Odiavo Hogwarts. Ma io dico, chi ha il coraggio di mettere tutti i giorni orari assurdi come dalle nove a mezzogiorno e mezza e dalle due e mezza alle cinque?! E i pomeriggi di cazzeggio dove finiscono?! L’unica cosa buona era che il sabato non c’era lezione.
Ovviamente tutto questo lo scoprii circa alle otto e mezza del mattino, quando ormai avevo finito di fare colazione da un pezzo e vedevo la gente entrare in Sala Grande. Ecco perché cavolo non c’era in giro nessuno, prima. Mi ero alzata alle sei per niente… Maledetti orari diversi.
Un professore non meglio identificato mi consegnò l’orario e una cartina per raggiungere le aule.
“Fortuna che c’è Pozioni, se fossi dovuta scendere a prendere la borsa per poi risalire mi sarei sparata.” constatò Lucy sbirciando sul mio orario mentre gliene veniva consegnato uno anche a lei.
“Oh, e così segui Antiche Rune?” chiese Deborah con una strana ed irritante vocetta stridula “Anche io! Che bello!”
Il mio orario si componeva delle seguenti materie: Pozioni, Trasfigurazione, Incantesimi, Erbologia, Antiche Rune, Difesa contro le Arti Oscure e Cura delle Creature Magiche. Non avevo la minima idea di cosa fare dopo il diploma – accidenti, qui si chiamava M. A. G. O. o qualcosa di simile, un nome più stupido no eh? – e le materie erano state scelte dai professori sulla base del mio indirizzo scolastico e dei risultati ottenuti all’Accademia. Beh, non mi potevo lamentare dopotutto, a parte… A parte le rare ore buche. A parte le inesistenti ore buche… Solo il pomeriggio di giovedì.
Dopo che tutti ebbero finito di mangiare seguii i miei compagni verso l’aula di Pozioni, che si trovava sorprendentemente vicino al nostro Dormitorio, e m’ingegnai al meglio per preparare con successo una pozione curativa. Dopo le due ore e mezza salimmo a mangiare e poi decisi di farmi una dormita mentre aspettavo le due, considerando che avevo sempre l’abitudine di dormire dopo mangiato.
Salutai tutti e mi diressi senza troppi problemi verso la Sala Comune, sbadigliando sonoramente e sentendomi già le palpebre pesanti. Entrai nel dormitorio e mi buttai su un letto a caso, la mente già nel mondo dei sogni.
Venni svegliata da qualcuno, che riconobbi come Scorpius Malfoy attraverso gli occhi appannati di sonno. Disse qualcosa sul fatto che era il suo letto, ma non avevo tempo per preoccuparmene ora: Morfeo mi reclamava, così lo mandai poco simpaticamente a quel paese… O forse era avvenuto tutto nella mia testa, chissà. Mi riaddormentai sul colpo finché non sentii che mi chiamava ancora.
“C’è lezione! Fra un quarto d’ora circa a sei piani sopra questo!”
Appena sentii quella frase mi alzai e mi catapultai in bagno, cercando di essere pronta nel minor tempo possibile. Dopo aver fatto pipì presi una spazzola a caso e mi pettinai, imprecando a mezza voce contro il biondino che minacciava di lasciarmi lì. Mica lo sapevo io dove era l’aula di Trasfigurazione!
Corsi dietro di lui come una matta e fortunatamente arrivammo in tempo.
“Seira tesoro! Dove ti eri cacciata?!”
Mi costrinsi a sorridere e a sedermi accanto a Deborah mentre nella mia testa la suddetta si contorceva dal dolore colpita da mille Maledizioni Senza Perdono.
“Mi sono addormentata.” risposi.
“E Scorpius…” iniziò lei, gli occhi accesi dal pettegolezzo.
“Mi ha solo svegliata e trascinata qui.” conclusi la frase per lei, compiacendomi della vaga espressione di delusione che traspariva dal suo volto.
Merlino, che si aspettava?! Che la sconosciuta fin dal primo giorno avesse una straordinaria storia di sesso nei bagni con un biondo da consumarsi preferibilmente cinque minuti prima di una lezione?! Tralasciando il fatto che non ero quel genere di ragazza, che non m’interessava avere un ragazzo nell’immediato – ovviamente non avrei disdegnato di guardarmi intorno, sia chiaro – e che sicuramente se l’avessi avuto non sarebbe stato solo per del sesso.
Una volta finita la lezione mi trascinai stancamente in Sala Comune dietro alle altre, lasciandomi cadere su un divano a caso mentre sbadigliavo.
“Ma tu hai sempre sonno?” mi chiese il mio vicino di posto, che si rivelò essere Scorpius.
“Non mi sono ancora abituata ai vostri orari.” risposi cortese, mentre nella mia testa lo mandavo a farsi i cazzi suoi in Albania.
Alicia era arrivata probabilmente da un po’, e stava seduta per terra vicino al tavolino con dei libri aperti, in un palese tentativo di fare i compiti. Gemetti a quella vista.
“Merlino, i compiti no!” esclamai sconsolata, guardando l’orologio “Non a quest’ora! Odio Hogwarts!”
“Che hanno le cinque e mezza a non andare?” mi chiese Lucy.
“Dalle cinque in poi vige il Sacro Tempo del Cazzeggio! Possibile che non lo sappiate?!”
Tutti i miei coetanei si girarono a guardarmi, perplessi. Sbuffai.
“Se dico che avete orari di merda, avete orari di merda. All’Accademia si va solo di mattina, le lezioni iniziano alle otto e finiscono all’una. E poi tutto il pomeriggio è libero! Uno si alza pure presto, ma poi arriva a casa, mangia e dorme. O almeno, io dormivo fino alle tre. E dalle tre alle cinque rientra la fascia dei compiti-barra-studio, che ovviamente la maggior parte delle volte dura meno di cinque minuti… In ogni caso dopo le cinque è un dovere lasciar da parte piume e pergamene e dedicarsi alla nullafacenza più assoluta. Almeno per me. Con sti orari del piffero dove sta il mio sacrosanto cazzeggio?! Non ho voglia di fare i compiti…”
Detto questo mi chinai a prendere i libri dalla borsa e me li misi in braccio, per niente pronta ad affrontare un tema di pozioni per la settimana seguente.
“Nessuno ti obbliga a fare i compiti adesso.” mi fece osservare Scorpius, palesemente allibito dal mio discorso “Puoi farli domattina, e comunque sono per lunedì prossimo.”
Sbuffai, guardandolo storto.
“La mattina è ovvio che non si riesce a fare una pluffa: per quello ci stavano le lezioni da noi. Nelle prime ore si è in coma e non si segue un tubo! Figurarsi fare i compiti: va bene solo se li copi da qualcuno e il coinvolgimento celebrale è minimo.” dissi, seccata.
“Beh ma puoi farli domani lo stesso. O il giorno prima. Non sarai mica Rose Weasley due la vendetta vero?! Già c’e Alicia a farle concorrenza.”
Le guancie della ragazza in questione si colorarono di rosso, mentre fulminavo con lo sguardo quel biondo che non la smetteva di rompere.
“Non so chi sia Rose Weasley, o meglio so chi è ma non capisco il paragone, comunque… I tuoi genitori non ti hanno insegnato niente?!”
Un sopracciglio di Scorpius scomparve nei suoi capelli e la bocca si distese in un ghigno canzonatorio.
“Se intendi a fare i bravi bambini beh, sai, non è che lo si deve essere sempre. Soprattutto in materia di compiti e studio. Decisamente in materia di compiti e studio… E per inciso Rose Weasley è il maggior esempio di secchionaggine vivente.”
“Se fossi una secchioncella me ne sarei andata a Corvonero, non ti pare?” risposi io, sarcastica “Se non sbaglio l’intelligenza è la caratteristica distintiva di quella Casa. Qui si parla di furbizia.”
“Furbizia?” chiese lui, parecchio scettico.
“Stai a sentire: la prima impressione è quella che conta giusto? Io qui sono nuova, nessuno mi conosce, in particolar modo i professori. Potrei dire a te che odio studiare e non te ne faresti un ciufolo, ma se lo viene a sapere un professore m’inquadra subito male… Soprattutto se lo dimostro con i fatti, portandogli un compito scadente e non facendomi trovare pronta alla prima verifica. E poi alzare la media dal Troll in quella materia sarà un’impresa, destinata miseramente a fallire.” guardai tutti, per essere certa che mi prestassero la dovuta attenzione: pendevano dalle mie labbra, allibiti “E allora cosa c’è di meglio che sacrificare qualche ora della mia prima settimana scolastica per fare le cose alla perfezione, compiti e studio, se poi questi si convincono che la mia vita sia sui libri? Tu non hai idea del vantaggio che può portare una cosa del genere. Tutti pensano il meglio di te e puff! Compiti da Accettabile salgono ad Oltre Ogni Previosione, professori che si dicono ‘poverina sarà stata male se oggi non apre bocca nell’interrogazione di Difesa’ e tu che puoi mugugnare qualcosa come ‘c’erano tre diverse verifiche questa settimana, non son riuscita a prepararmi adeguatamente’ per farti alzare il voto di almeno due punti da un professore molto comprensivo e bendisposto nei tuoi confronti, mentre hai passato tutto il pomeriggio precedente a giocare a Spara-schiocco e te ne sei fregato altamente di quello che avevi da fare.”
Finii la mia filippica nello sconcerto generale, poi Lucas fece un fischio d’ammirazione e Alex esclamò: “Cazzo, questa sì che è una vera Serpe!” e gli altri scoppiarono a ridere.
Sorrisi anch’io, soddisfatta dell’espressione ebete di Scorpius e mi misi a fare i compiti.
Una volta finito restai a chiacchierare con Lucy – e a tentare d’ignorare palesemente Deborah, senza successo – poi verso le nove e mezza decisi di salire con le altre e mettermi a letto. Mi stavo mettendo il pigiama quando notai qualcosa di strano sulla mia chiappa destra.
“Lucy!” urlai, da dietro la porta del bagno.
“Che c’è?” chiese lei, facendo capolino con la testa.
“Ma secondo te che è?” chiesi, cercando di osservare meglio la zona rossa allo specchio.
“Merlino Seira, quello è un morso. Chi diavolo ti ha morso?! Lì poi!”
“E io che ne so.” risposi, allibita.
“C’è qualche problema?” chiese una voce tremendamente acuta ed in avvicinamento.
“Nulla nulla!” esclamai, vestendomi prima che Deborah potesse apparire e lanciando uno sguardo supplichevole a Lucy, che mi fece l’occhiolino. Benedetta ragazza.
Mi misi a letto e pensai: accidenti, chi mi aveva morso sul culo senza che me ne accorgessi?!

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Capitolo 4
*** Sia ringraziata Rose ***


Buonasera a tutti u.u
Riemergo da un pomeriggio di studio intensivo, il mio cervello ha urgente bisogno di una vacanza… Ma ho un esame venerdì e un altro il lunedì dopo. Sigh. Devo arrendermi…
Beh, il capitolo è di nuovo dal punto di vista di Seira… In realtà cerco sempre di alternarli ma stavolta non mi è riuscito u.u pazienza u.u lo apprezzate lo stesso vero? XD
Ringrazio chi mi segue/preferisce/ricorda =) E invito a recensire, così posso capire se la storia va bene o meno, cosa vi piace e cosa no… Insomma, più recensite e più io sono felice! >..< =D
Detto questo… Buona lettura! =D


Sia ringraziata Rose

POV Seira

Mi svegliai nel bel mezzo della notte infastidita da uno strano rumore: ci misi un attimo per capire che qualcuno stava russando. Aspetta, cosa?! Da quando le ragazze russano?!
Mi concentrai per capire da dove venisse la motosega ambulante e alla fine scoprii che si trattava di Deborah. Merlino! Già non bastava che non la smettesse di parlare durante il giorno, pure la notte doveva rompere le pluffe! Cercai di riaddormentarmi senza successo – maledetti pisolini pomeridiani! – e così decisi che non mi restava altro da fare che uscire e sgranchirmi un po’ le gambe, quantomeno per non cedere alla tentazione di usarle per tirarle calci in posti non meglio precisati.
Scesi in Sala Comune ma non mi andava di stare a camminare in cerchio come una mongola, così oltrepassai la parete e mi misi a camminare per la scuola. Certo che i sotterranei erano parecchio inquietanti di notte… Salii fino ad arrivare in Sala Grande e andai a sbattere contro una ragazza.
“Ouch… Accidenti, chi va là?!” mi chiese una voce conosciuta.
“Ehi Rose! Sono io, Seira.” risposi, contenta di vederla.
“E che ci fai in giro a quest’ora?! Non lo sai che è severamente proibito girare per i corridoi dopo il coprifuoco?!”
“Ah, davvero?” chiesi stupita, proprio non me lo ricordavo “E allora perché anche te sei in giro?”
Lei alzò gli occhi al cielo, ma non sembrava veramente arrabbiata.
“Io sono un Caposcuola… Devo pattugliare i corridoio con i Prefetti e gli insegnanti. Senti, tornatene a letto e per questa volta non farò rapporto… Dopotutto sei nuova, può essere che non te ne ricordavi, chiuderò un occhio.”
“Oh… Beh, in realtà non ho la minima voglia di tornare in camera.”
Lei mi guardò a metà fra lo scettico e l’arrabbiato.
“Ti sto dando una seconda possibilità, non vedo perché dovresti sprecar…”
“Deborah russa. Quella ragazza è un tormento persino mentre dorme!” protestai.
Rose parve riflettere un momento.
“Senti, e va bene, facciamo così… Adesso seguimi senza fare rumore, e vedi di non farti vedere…”
Un po’ perplessa mi avventurai dietro di lei, che sbirciava dietro ogni angolo prima di girare – sicuramente per non farsi beccare da qualche professore di ronda – finché non arrivammo parecchi piani più in su, davanti ad un ritratto di una strega molto corpulenta.
“Parola d’ordine?” chiese, mezza addormentata.
Rose sussurrò qualcosa, poi il ritratto si spostò ed io mi ritrovai in una sorta di stanza circolare piena di poltrone rosse e stendardi Grifondoro.
“Mi hai portato nella tua Sala Comune?” bisbigliai, perplessa e curiosa.
“Sssh! Non fare rumore e seguimi.” ordinò lei, salendo una rampa di scale.
Arrivammo in cima e mi aprì una porta, che si rivelò essere una camera da letto singola con annesso bagno.
“Questa è la mia stanza da Caposcuola, fatti una bella dormita e domani alle sei vengo a svegliarti, così puoi sgattaiolare giù senza essere vista.”
L’avrei baciata. Una stanza singola tutta per me!
“Merlino Rose, senza di te non so cosa farei.” le dissi, abbracciandola.
Lei rispose un po’ goffa e poi mi lasciò andare.
“Beh, io devo finire la ronda, vengo a svegliarti dopo.”
“Ok grazie… Ma aspetta: e tu dove dormi?!”
“Nel dormitorio normale, il letto c’è ancora… Diciamo che la stanza privata è opzionale… Beh vado, notte!”
Si chiuse velocemente la porta alle spalle ed io mi buttai sul letto, felice come non mai di aver conosciuto Rose Weasley. Altro che secchioncella… Quella ragazza era la mia salvatrice.
Mi addormentai subito e sembrò essere passato solo un attimo quando delle mani delicate mi scossero.
“Seira? Ehm Seira, sono le sei…”
Mi tirai su a sedere vagamente confusa, restando per un attimo perplessa di fronte alle tende rosse del baldacchino e alla faccia di Rose che mi guardava.
“Ehm, bagno…” borbottai, andandoci e lavandomi la faccia con acqua gelida. In un secondo ricordai tutto e realizzai che me ne sarei dovuta andare al più presto.
“Eccomi, sono pronta.” dissi una volta uscita.
“Bene, seguimi e stai dietro di me.” rispose lei, sbirciando oltre la porta per essere sicura che non ci fosse in giro nessuno.
Mi fece attraversare di nuovo la Sala Comune deserta e mi lasciò appena fuori dal ritratto della Signora Grassa.
“Io torno a letto, ci vediamo a colazione, buona notte!” mi disse, prima di richiudersi il quadro alle spalle.
Non riuscii nemmeno a ringraziarla così decisi di scendere il più velocemente possibile verso i sotterranei, pregando di ricordarmi la strada. In qualche modo arrivai nell’atrio e da lì riuscii di nuovo ad orientarmi. Una volta salita nei dormitori mi accorsi che Deborah russava ancora e, maledicendola in Goblinese, feci dietro-front per tornare in Sala Comune.
Lucy mi trovò mezza addormentata sul divano e mi svegliò delicatamente, dicendo che erano ormai le otto e dieci e che dovevo darmi una mossa se volevo fare colazione prima di andare a lezione. Salii non del tutto sveglia le scale – e con un maledetto dolore alla spalla – e per poco non mi scontrai con Deborah che scendeva tranquilla e rilassata, con l’aria di chi aveva passato tutta la notte a dormire.
“Oh, buongiorno Seira! Ma dove sei stata?” mi chiese, con la sua voce squillante.
Mormorai un: “Non riuscivo a dormire, arrivo.” per poi aggiungere in maniera impercettibile: “Che tu possa inciampare e romperti l’osso del collo, dannata motosega di merda.”
Mi preparai in fretta e furia e mi accorsi con orrore che proprio la motosega era rimasta ad aspettarmi, mentre gli altri erano già saliti a far colazione. Mi avviai stancamente al suo fianco verso la Sala Grande, alternando momento di follia omicida a momenti di rassegnazione impassibile mentre Deborah continuava a chiacchierare allegramente – ergo scassare le Pluffe già di prima mattina.
Una volte entrate le dissi: “Scusa, devo salutare un’amica!” e la piantai lì, dirigendomi verso il tavolo rosso oro.
“Benedetta Rose, non potrò mai ringraziarti abbastanza, non è che posso trasferirmi a Grifondoro?” esordii, una volta arrivata dietro la testa rossa.
“Ehm mi sa di no, lo smistamento è irreversibile… Comunque di nulla. Ma non dirlo in giro.” aggiunse sottovoce.
Mi sedetti accanto a lei e vidi Hugo ed Albus lanciarmi un’occhiataccia dall’altra parte del tavolo.
“Ma che hanno?” chiesi alla mia amica, mentre li salutavo allegramente.
“Oh, è l’eterna rivalità Grifondoro – Serpeverde, non farci caso…”
“Hai intenzione di fare colazione con noi?” mi chiese Lily, spuntata da chissà dove, mentre si sedeva.
“In realtà no… Non credo che tuo fratello e tuo cugino apprezzerebbero… Beh vado, a dopo!”
“Ciao!” mi risposero le due ragazze, sorridendomi.
Tornai verso il tavolo di Serpeverde ma rimasi stupita nel constatare che metà del dormitorio maschile mi guardava disgustata e Amber e Deborah erano perplesse.
“Beh? Che c’è?” chiesi, accomodandomi accanto a Lucy e prendendo una fetta biscottata.
“Serpe arrivista fino in fondo eh?” mi chiese Alex, con un sorriso divertito.
“Non capisco di cosa tua stia parlando.” risposi sincera.
“Come no, farsi amiche le figlie dei salvatori del mondo magico non è per nulla arrivista vero?” intervenne Aron.
“E chi sarebbero?” chiesi, sempre più confusa.
Aron e Brandon si lanciarono sguardi perplessi; fu Alex a rispondermi.
“Rose Wesley, figlia di Ronald Weasley ed Hermione Granger, noti come i compagni di Harry Potter… E Lily Luna Potter in persona, figlia del suddetto bambino-che-è-sopravvissuto… Sarai pure straniera, ma la conoscerai sta gente vero?!”
“In realtà mi risuona vagamente e basta… Ho vissuto in Italia sin da quando son nata, ovvero molto dopo qualsiasi cosa sia successa qui a quelle persone.” rivolsi ai miei compagni un’occhiataccia “Mio padre mi ha parlato a grandi linee della guerra magica ma non ne so molto, figurarsi ricordare nomi e cognomi e discendenze, in ogni caso Rose è stata l’unica ragazza che mi abbia parlato normalmente sul treno senza asfissiarmi di domande ed è stata anche colei che mi ha salvato dall’orda di oche pettegole che stavano per assalirmi una volta scesa alla stazione di Hogsmeade… Scusate se come prima cosa non le ho chiesto di chi fosse figlia.”
Tanto per ribadire la mia incazzatura mi alzai, tremendamente soddisfatta dello sguardo imbronciato di Deborah – che sicuramente ricordava di essere stata fra le ‘oche pettegole’ – e quello spaesato degli altri. L’unico che mi guardava soddisfatto sembrava Scorpius, ma non persi tempo a chiedergli il perché: me ne andai dritta verso l’aula d’Incantesimi e fui ben felice di trovarci Rose e di sedermici accanto.
“Ti spiace?” chiesi, forse ancora con un tono di voce un po’ irritato.
“E’ successo qualcosa?”
“No nulla. Solo i miei compagni sono dei deficienti. Mi hanno dato dell’arrampicatrice sociale solo perché ti ho rivolto la parola, ed io mi son dovuta far spiegare da loro il perché! Manco lo sapevo che fossi figlia di una persona famosa, ma vabbè…”
“Le Serpi non dovrebbero far altro che stare zitte… Senza offesa, naturalmente. Ma se non sbaglio è loro la mania di accoppiarsi solo ed esclusivamente con i purosangue, stipulando addirittura dei contratti pre-matrimoniali! E poi chi sarebbe l’arrampicatore sociale?!”
“Guarda, lasciamo stare.” le dissi, mentre Deborah entrava in classe e mi rivolgeva quello che sembrava essere un timido sguardo di scuse.
Sbuffai e mi apprestai a seguire la lezione, ignorandola.

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Capitolo 5
*** Che ragazza particolare! ***


Buonasera lettori e lettrici u.u
E’ con immensa gioia che metto il nuovo capitolo di Seira… Gli esami si avvicinano quindi non riesco più a scrivere, per quello pubblico solo questo che avevo già pronto…
Mi raccomando, recensite! =D
Ringrazio sempre chi mi segue/preferisce/ricorda =)
Buona lettura! =D


Che ragazza particolare…

POV Scorpius

Seira era una forza. Non solo era una gran pezzo di gnocca, ma non aveva la minima paura di ribadire ad un tavolo di Serpeverde che erano loro ad essere dei coglioni, andandosene incazzata per concludere in bellezza. Mi misi a ridacchiare da solo ed Alex mi rivolse un’occhiata strana.
“Dì la verità: ti piace.” mi sussurrò, piano in modo che gli altri non potessero sentire.
Arrossii visibilmente e mi chiesi il perché.
“Beh, è una bella ragazza, sfido io…”
“Ah davvero? Solo questo? Allora se ci provo io non hai nulla in contrario vero?”
“Assolutamente nulla.” risposi, irritato dal tono canzonatorio del mio migliore amico. Merlino, se mi seccava quando parlava di ragazze!
Mi avviai stancamente verso l’aula d’incantesimi e trovai Seira seduta accanto a Rose, che chiacchieravano come se non fosse successo nulla. Seriamente, la mia stima per quella ragazza cresceva sempre di più… Se ne infischiava di cosa dicessero gli altri e proseguiva dritta per la sua strada. Orgoglio Serpeverde? Possibile.
“Ehi Scorp, domani sera c’è il primo allenamento vero?” mi chiese Aron, uno dei migliori Cacciatori della squadra, girandosi verso di me mentre mi sedevo.
“Sì ma devi chiedere meglio a Liam, è lui il Capitano…”
Aron sbuffò.
“E che palle, ancora non capisco il senso di fare un allenamento pre-selezione…”
Scrollai le spalle mentre il professor Vitious entrava e iniziava a fare l’appello, costringendo il mio compagno di squadra e dormitorio a girarsi.
Dopo pranzo venni preso dalla curiosità così mi diressi verso i sotterranei. Come volevasi dimostrare Seira stava dormendo di nuovo nel mio letto, ma per un secondo rimasi scioccato ad osservare come si era messa: era aggrappata al materasso con il braccio e la gamba destra, mentre il resto del corpo penzolava giù e toccava il pavimento. E dormiva. In quella posizione scomoda.
“Accidenti a te…” mormorai, chinandomi per sollevarla e rimetterla sul materasso. Mi sedetti sul bordo del letto e rimasi cinque minuti buoni ad osservarla: aveva un faccino così dolce mentre dormiva, che non si crederebbe mai capace di un’incazzatura epica come quella di stamattina. Le accarezzai una guancia e la sentii borbottare nel sonno. Mi avvicinai con il viso finché non rimasi a due centimetri dalle sue labbra, per sentire cosa stava dicendo.
“Gio, vai via… Niente dispetti… Dormo…”
Sorrisi spontaneamente e poi mi fermai ad osservarla: era così vicina… Mi sentii arrossire e un brivido mi percorse… Accidenti, che labbra morbide e piene, chissà… Le sfiorai con le mie, in modo talmente delicato da essere impercettibile, mentre il mio cuore accelerava i battiti. Poi mi resi conto di quello che stavo facendo e sussultai, allontanandomi imbarazzato dal suo viso. Che diamine mi era preso?! Prima la mordevo – sul sedere! – ed ora mi ritrovavo a baciarla. Più confuso che mai mi affrettai a scendere il Sala Comune, e lì trovai una Deborah alquanto preoccupata.
“Scorp, hai visto Seira?! Ieri ha detto che dormiva, ma non c’è nel nostro dormitorio!”
“Umh… In effetti sta dormendo, ma da noi…”
“Ah.”
Deborah mi guardò stranita, poi un enorme sorriso si fece strada sul suo volto. Oh no. Oh no no no no. Mi sentii arrossire fino alla punta dei capelli.
“Non pensare cose strane! Sta dormendo! Puoi salire e verificare tu stessa!” esclamai.
“Oh non importa… Beh credo che andrò in biblioteca a studiare… Mi raccomando, svegliala prima che inizino le lezioni!”
Merlino se l’avrei uccisa! Come minimo domani tutto il castello sarebbe stato a conoscenza di una mia presunta relazione con quella nuova. Io, il fighissimo Cercatore di Serpeverde, colui che è sempre corteggiato e sempre ha rifiutato, ora ha trovato il vero amore. Me lo sentivo già che sarebbe andata a finire così. Accidenti a me!
Stavolta mi premurai di svegliare Seira un po’ prima delle due, per darle il tempo di prepararsi senza dover correre. Lei mi ringraziò sorridendo – il mio cuore perse un battito, stavo forse per ammalarmi? – e poi ci dirigemmo verso la capanna di Hagrid per seguire Cura delle Creature Magiche. Checché ne dicessero mio padre e mio nonno, io trovavo molto simpatico il mezzo gigante… Anche piuttosto imbranato, vero, ma pur sempre simpatico. Gli rivolsi quindi un sorriso che ricambiò apertamente.
“Ehilà Scorp! Chi è questa bella ragazza? Quella nuova?”
“Piacere, Seira Felton… Professore.” disse dubbiosa lei, mentre ci infilavamo fra i nostri compagni.
Deborah aveva ancora quel cazzo di sorrisetto furbo in faccia, che avrei voluto poter cancellare con una maledizione all’istante. Fortunatamente era abbastanza lontana perché non sentissi quello che bisbigliava alla sua amica Tassorosso…
Il resto della giornata trascorse sereno e senza intoppi, finché Brandon non venne a disturbarmi in biblioteca – mentre cercavo di finire lo stupido tema di Pozioni che ci aveva assegnato il professor Gamble. Era rosso in viso e capii che aveva corso, ma non vedevo l’emergenza.
“Scorp, ho saputo che Seira si trasferisce nella camera di Alicia, dobbiam far sparire le bottiglie…”
“E perché non sei andato tu?!”
“Stavo correndo – ero al club di Gobbiglie ed è venuto ad avvertirmi Alex – poi ti ho visto qui ed io non ho più fiato… Vai tu per favore? Ti raggiungo dopo.”
Alzai gli occhi al cielo, poi mi affrettai a raccogliere le mie cose e a scendere verso i sotterranei. Perché diamine Seira voleva una camera tutta per sé?!
Una volta entrato nella stanza della Caposcuola, però, constati con orrore che lei era già lì. Stava sistemando le sue cose sul comodino quando sobbalzò e si girò verso di me.
“Scorpius! Che ci fai qui?!”
“Ehm…” non avevo nessuna scusa plausibile pronta, quindi optai per la verità “Devo venire a recuperare delle cose… Alicia non usava mai questa camera così l’abbiamo usata come nascondiglio.”
“Nascondiglio di cosa?” chiese lei, assottigliando gli occhi.
“Whisky incendiario. Ehi, è la scorta per festeggiare le vittorie di Serpeverde a Quidditch!” esclamai, vedendo il suo sguardo scettico.
“E va bene, dove sono?”
“Nell’armadio. C’è un doppio fondo.”
Mentre stavo per scoperchiare il nascondiglio segreto Seira si avvicinò, ed io sentii le mie guance andare a fuoco. Mi arrivava il suo profumo, un profumo di fragole che… Accidenti, che mi mettevo a pensare?! Respira Scorp, respira.
“Dai, ti aiuto.” disse lei, chinandosi a prendere due delle cinque bottiglie di Wisky “Dove le portiamo?”
“Per ora in camera nostra. Dovremo trovare un nuovo nascondiglio…”
Scesi con le bottiglie in mano seguito da Seira, attento a non farmi beccare da nessun Prefetto. Ci infilammo svelti nel dormitorio e trovammo gli altri ragazzi seduti per terra ad aspettarci.
“Accidenti a voi, se eravate tutti qui che vi costava salire a prenderle invece di scassare la Pluffe a me?!”
“Deborah ci ha detto di mandare te.” esclamò Alex, con un sorrisetto divertito che non mi piaceva per niente.
Stavo per ribattere quando Aron s’intromise: “E lei che ci fa qui?!”
“Vi sto dando una mano” rispose Seira, sedendosi di fronte a lui e appoggiando le bottiglie “Precisamente, perché dobbiamo farle sparire?”
“Perché se le trovano gli Elfi Domestici sono cazzi.” rispose Brandon.
“Ma siete maggiorenni!”
“Ma non si può avere alcol nei dormitori. Potremmo darlo a quello più piccoli, e allora…”
“Va bene va bene, ho capito.”
“Avete idee?” chiesi, sedendomi anch’io e appoggiando le bottiglie.
“Io dico che non c’è nascondiglio migliore di quello evidente.” rispose Seira. Tutti la guardarono perplessi, così lei prese la bacchetta e la puntò su una bottiglia, mormorando qualcosa.
Immediatamente questa si trasfigurò: cambiò forma e divenne di un accecante color arancione, mentre sull’etichetta gialla comparve la scritta: La Bollicinosa Bevanda del dottor Bolla.
“Qualcosa del genere, e potrete lasciarla anche sul comodino: dubito che gli Elfi trovino sospetta una bottiglia di Bollicinosa.”
“Ma tu sei il genio del male!” esclamò Alex, estremamente compiaciuto.
Seira sorrise e rispose qualcosa del tipo: “Si deve pur sopravvivere a questo mondo.”
“Beh, io vado!” esclamò infine, alzandosi e uscendo dal dormitorio dei ragazzi.
“Scorp, te la sei presa mica male.” disse Brandon, dandomi una gomitata nelle costole con fare complice.
“Ahio! Io non mi sono preso proprio un bel niente!” esclamai, indispettito.
“Seeee… Come no…” risposero tutti in coro, ed il mio unico pensiero fu che Deborah sarebbe morta fra atroci torture.

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Capitolo 6
*** Basta sonnellini! ***


Buon pomeriggio a tutti!
Ecco che vi metto un nuovo capitolo della storia u.u
Non ho molto da dire se non che sono occupatissima con gli esami…
Ringrazio chi mi segue/preferisce/ricorda e soprattutto chi recensisce! =D Ma anche chi legge e basta XD
Buona lettura! =D


Basta sonnellini!

POV Seira

Me ne stavo dormendo allegramente – Merlino se era comodo quel letto! – quando ovviamente qualcuno ha pensato bene di disturbarmi. O meglio, credo che qualcuno mi stesse disturbando, dato che ho avuto la sensazione di essere spostata. E io odio essere spostata mentre dormo. Intendiamoci: non che non mi muova. Sono sempre stata perfettamente cosciente di fare acrobazie degne di nota durante il riposo – spesso mi addormento in un modo e mi risveglio in posizioni umanamente impossibili – ma se è qualcun altro che mi sposta m’infastidisce, trascinandomi nello stato di dormiveglia in cui non so se sto sognando o se è tutto vero. Comunque propendevo per il sogno, dato che avevo appena sentito qualcuno sfiorarmi le labbra. E nessuno mi sfiora le labbra mentre dormo, o no?!
Mi sono tirata su a sedere proprio nel momento in cui la porta si chiudeva, e quella che doveva essere la schiena di Scorpius spariva oltre ad essa. Come uno zombie sono scesa dal letto e l’ho seguito, socchiudendo la porta in modo minimo e ascoltando attentamente.
“Scorp, hai visto Seira?! Ieri ha detto che dormiva, ma non c’è nel nostro dormitorio!”
“Umh… In effetti sta dormendo, ma da noi…”
“Ah.”
Ci fu un momento di pausa in cui mi chiesi se era un sogno o meno.
“Non pensare cose strane! Sta dormendo! Puoi salire e verificare tu stessa!”
Poi la voce di Deborah mi perforò di nuovo i timpani e decisi che non poteva essere un sogno: in caso contrario dovevo essere proprio sadica per sognarmi quell’arpia e quella sua voce ‘da usignolo’.
 “Oh non importa… Beh credo che andrò in biblioteca a studiare… Mi raccomando, svegliala prima che inizino le lezioni!”
Sentii Scorpius scendere imprecando a mezza voce e decisi saggiamente di tornarmene a letto. Poco dopo ero di nuovo nelle braccia di Morfeo, ma ovviamente era troppo bello per durare.
“Seira! Svegliati!”
“Che vuoi…?” biascicai.
“Preparati che fra mezz’ora c’è lezione.”
“Sì…”
Mi diressi stancamente verso il bagno per riuscire a svegliarmi e in men che non si dica fui pronta.
“Eccomi… Scusa se ti disturbo sempre… Devo togliermi il vizio di dormire il pomeriggio…”
“Non importa. Ora andiamo và.”
“Scorpius?” chiesi, mentre lui se ne stava già andando.
“Sì?” rispose perplesso, girandosi verso di me.
“Grazie.” gli dissi sorridendo, sincera.
Lui arrossì e mormorò qualcosa che suonava come: “Di niente”, per poi riprendere a scendere.
Mi presi un attimo per osservarlo: alto, fisico asciutto ma muscoloso, viso sottile. Sebbene non fossi particolarmente fan dei tipi biondi-occhi-azzurri dovevo ammettere che era proprio bello. Sì, un gran figo insomma. Mi chiesi se era stato lui a baciarmi, per poi chiedermi se effettivamente qualcuno mi avesse baciato o se non fosse stato altro che un mio sogno. E poi mi ricordai del morso e mi chiesi se fosse stato sempre lui. Che era, un maniaco?! Eppure sembrava apposto.
In men che non si dica arrivammo al parco ed io scrutai dubbiosa il nostro insegnante di Cura delle Creature Magiche mentre mi presentavo. Sembrava parecchio imbranato e non era capace di mettere di fila due parole in un inglese corretto… Eppure la sua lezione fu ben riuscita: non c’era dubbio che fosse un vero esperto in materia.
“Senti Lucy…” chiesi alla ragazza, mentre rientravamo. Stranamente Deborah non mi aveva assillato: che ce l’avesse ancora con me per come l’avevo trattata quella mattina? Beh, tanto meglio.
“Dimmi.” rispose la ragazza, sorridendo. Era l’unica che mi andasse veramente a genio e pregai che fosse anche la persona che cercavo. Durante il giorno si era fatta strada un’idea in me, un’idea che mi aveva dato Rose…
“Chi è il Caposcuola di Serpeverde?”
“Alicia, perché?”
Bene. Avrei dovuto convincere Alicia, ma non mi sembrava ci fossero troppi problemi: la ragazza era timida e per questo non le avevo parlato molto, ma in compenso dormiva in dormitorio con noi e questo mi faceva ben sperare.
“Devo chiederle un favore.” risposi, sorridendo “Comunque grazie per l’informazione.”
Andai a cercarla e la trovai che stava salendo in biblioteca a studiare. Com’era prevedibile. Scorpius aveva ragione quando diceva che faceva degna concorrenza a Rose Weasley… Non che la cosa mi toccasse particolarmente, comunque.
“Alicia! Ehi, Alicia!” urlai in mezzo al corridoio.
Lei si girò verso di me e mi guardò a disagio, arrossendo.
“Senti… Devo chiederti un favore.”
“Dimmi tutto.”
“Tu sei Caposcuola giusto? Ho sentito che loro hanno una stanza personale…”
“Sì, è così…”
“Però dormi in dormitorio, come mai?”
“Ecco…” Alicia arrossì ancora di più e abbassò lo sguardo, ma io le sorrisi con fare incoraggiante “Il fatto è che ho paura di stare da sola. Non mi sento sicura. So che è una stupidaggine, però…”
“Perfetto!” esclamai, e lei mi guardò perplessa.
“Io invece odio dover stare in stanza con altre persone… Non che odi voi.” mi affrettai ad aggiungere “Ma è una questione psicologica: appena sento un rumore mi sveglio, ma non sveglio del tutto, diciamo che vado in dormiveglia… Ma mi agito, e poi non riesco più a prendere sonno, e la mattina sono distrutta.”
“E’ per questo che ieri mattina non c’eri? Per colpa di Deborah?”
“Ehm…”
“Lo sappiamo tutte che russa, ma non si deve dire in giro o ci affattura.” rispose Alicia sorridendo.
“Già.” ricambiai “Ho dormito in… Sala Comune.”
“Va bene allora: puoi prendere la stanza. Tanto io non me ne faccio niente.”
Merlino, avrei eretto una statua a questa santa donna.
“Grazie mille!” dissi, abbracciandola di slancio e facendole assumere un’espressione confusa e imbarazzata insieme “Vado subito a spostare le mie cose allora!”
Corsi di nuovo nei sotterranei, felice come non mai: una stanza tutta mia! Un bagno tutto mio! Soprattutto un bagno tutto mio!
Sfrecciai in Sala Comune e venni bloccata da Lucy, che stava giocando a scacchi magici con Alex, che mi chiese il perché della mia espressione euforica.
“Alicia mi ha concesso l’uso della sua stanza da Caposcuola: mi trasferisco!” le risposi urlando, quando ormai ero a metà scala.
Ci misi un sacco a recuperare le mie cose e a ficcarle nel baule, e ancor di più a portare il baule stesso nella nuova camera. Stavo sistemando la mia biancheria nel comodino quando la porta si aprì, ed io sobbalzai.
“Scorpius! Che ci fai qui?!”
Il ragazzo blaterò qualcosa a proposito di una riserva segreta di Wisky Incendiario. Nascondere del Wisky nella stanza del Caposcuola? Ma si poteva essere così stupidi?!
Ragazzi, pensai, mentre mi avvicinavo all’armadio e mi chinavo per aiutare Scorpius. Le sue guancie si colorarono ed io notai che era maledettamente bello così. Accidenti, dovevo fermarmi… Non potevo farmi venire una cotta per un tizio il secondo giorno di lezioni.
Una volta arrivati in camera dei ragazzi Scorpius esclamò: “Accidenti a voi, se eravate tutti qui che vi costava salire a prenderle invece di scassare la Pluffe a me?!”
“Deborah ci ha detto di mandare te.” ripose Alex, sorridendo.
Oh no. Che aveva combinato Deborah?! Il sorriso sul volto del ragazzo non prometteva nulla di buono. Giurai che l’avrei ammazzata con le mie stesse mani.
In ogni caso mi sedetti ed aiutai i ragazzi a nascondere le bottiglie, trasfigurandone una. Tutti mi guardavano con una sorta di ammirazione divina, ed Alex arrivò ad esclamare: “Ma tu sei il genio del male!” ma sinceramente, per quanto fossi compiaciuta dallo pseudo-complimento, non è che mi sentissi superiore o cosa. Voglio dire, la caratteristica principale di Serpeverde era la furbizia no? Ci sarebbero arrivati anche da soli, non serviva che mi guardassero tutti con la faccia da pesce lesso. Insomma, tutti no. Scorpius sembrava divertito dalle espressioni ebeti degli altri.
“Beh, io vado!” mi congedai infine, ed andai a finire di sistemare la mia nuova stanza.
Quella notte dormii piacevolmente bene e mi accorsi di essermi alzata spontaneamente alle sette e mezza. Beh era già qualcosa rispetto alle sei di due giorni prima… Forse potevo arrischiarmi a saltare la siesta del dopo mangiato. Anzi sicuramente dovevo arrischiarmi a saltarla: altrimenti non mi sarei mai tolta quella maledetta abitudine.
Dopo mangiato quindi, tanto per fare qualcosa, mi misi a cercare Rose. Prima che potessi anche solo chiedermi dove l’avrei trovata, in quel maledetto e gigante castello, i miei piedi mi portarono davanti alla biblioteca. Sbirciai dentro e la vidi seduta ad un tavolo, da sola, circondata di libri. Ovviamente.
Mi avvicinai piano e la salutai, facendola sobbalzare leggermente.
“Oh ciao Seira… Come va? Ti serve qualcosa?” mi chiese sussurrando.
“Niente, volevo passare un po’ il tempo. Posso farti compagnia?”
La bibliotecaria ci lanciò un’occhiataccia e Rose si affrettò a mettere via le sue cose.
“Sì, ma usciamo di qui o madame Pince ci lincerà.”
La seguii per tutto il corridoio finché non trovammo un’aula vuota, ad eccezione di uno strano essere che scriveva parolacce sulla lavagna.
“Pix, levati.” ordinò Rose, con una voce parecchio autoritaria.
Quello che poi scoprii essere un poltergeist se ne andò attraverso la parete facendoci un gestaccio e una linguaccia.
“Non farci caso: Pix è maleducato con tutti.” disse la rossa scrollando le spalle. Passammo il resto della pausa pranzo chiacchierando del più e del meno, per poi dividerci un’ora dopo per andare a lezione.
La sera mi maledissi per la mia brillante idea di saltare il pisolino pomeridiano, poco prima di addormentarmi sul disegno di Cura delle Creature Magiche che avrei dovuto consegnare la settimana dopo, ma poi non ci fu più spazio per nulla nella mia mente e crollai.

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Capitolo 7
*** Strani vaneggiamenti ***


Buon pomeriggio a tutti! =D
Ecco che posto un nuovo capitolo della storia di Seira u.u
Mi raccomando, leggete e recensite! XD
Ringrazio sempre chi mi mette fra le seguite/preferite/ricordate… Anche i lettori silenziosi mi danno forza! =) Certo che una bella recensione ci sta, no? u.u
Beh, buona lettura! =D


Strani vaneggiamenti

POV Scorpius

Dopo pranzo, non vedendo Seira in giro, ero andato in camera sperando di trovarla lì: invece il letto era intatto e di lei nessuna traccia. Mi lasciai cadere malamente sul materasso mentre pensavo che non avrei più sentito il suo profumo quella notte… Dove accidenti si era cacciata?!
Improvvisamente arrossii e mi chiesi perché me ne importasse così tanto, infondo. Merlino, la conosceva da sì e no sei giorni! Non potevo essere già così cotto! Ero un idiota.
Passai il resto del pomeriggio sui libri – stranamente, molto stranamente – e appena finii di mangiare la cena andai a prendere il mio manico di scopa. Scesi al campo circa mezz’ora prima dell’allenamento vero e proprio e cercai di rilassarmi facendo qualche giro.
“Ehi Scorp! Scendi!” mi urlò il capitano, così mi affrettai a planare.
Liam ci fece un discorsetto presentandoci i nuovi schemi di gioco che aveva elaborato durante l’estate, sperando di trovare i giocatori che mancavano il più presto possibile. Ci disse di presentarci sabato mattina al campo perché dopo le selezioni ci sarebbe stato un allenamento di prova per verificare come si sarebbero inseriti i nuovi membri e ci fece un altro paio di raccomandazioni inutili.
Poi iniziò l’allenamento vero e proprio. Sebbene a corto di un battitore e di un cacciatore filò tutto piuttosto liscio, e verso le nove e mezza ce ne tornammo tutti in Sala Comune, dopo aver fatto una bella doccia rilassante negli spogliatoi.
“Ehi Scrop, hai già finito il tema di Pozioni?” mi chiese Alex, facendo cenno di avvicinarmi.
Mi buttai pesantemente sul divano e mi accorsi che davanti a me Seira se la ronfava alla grossa, seduta per terra e con la testa sul tavolino, più precisamente su un compito non meglio identificato.
Stavo per rispondere quando la ragazza, che forse avevo disturbato sedendomi, alzò pigramente la testa e, ancora mezza addormentata, mormorò: “Umh, odore di pulito… Felce Azzurra…*”
Poi, sotto gli occhi sbigottiti di tutti, si girò verso di me e si buttò sulla mia gamba, riprendendo a ronfare alla grossa mentre mi stringeva.
“Eeeh Scorp… Voi ci nascondete qualcosa…” disse Deborah sghignazzando, provocandomi nuovamente l’irrefrenabile voglia di schiantarla.
“Nulla di nulla… Sta solo delirando nel sonno, è evidente…” risposi, parecchio imbarazzato dalla situazione e ben deciso a non farlo vedere.
“Senti, perché non la porti a letto?” chiese Alex, guardandomi con uno strano sorriso. O forse farei meglio a dire ghigno.
“Dai su, portala a letto.” aggiunsero Brandon e Aron, mentre cercavano di trattenere la risate.
“Seriamente, perché non vi fate un buon piatto di cazzi vostri invece di rompere a me?”
In quella Seira decise bene di muoversi un po’, strusciandosi sulla mia gamba e mormorando ancora qualcosa.
“Scorpius.”
Era stata Lucy a parlare, ed era seria.
“Portala a letto, prima che si renda ulteriormente ridicola. Perfavore.”
Guardai esasperato la ragazza, poi con uno sbuffo molto sonoro mi decisi a chinarmi e a prendere in braccio Seira.
“No…” sussurrò lei, quando la staccai dalla mia gamba, ma non fece ulteriori proteste e continuò a dormire con la testa appoggiata al mio petto.
Il più velocemente possibile e sotto gli occhi di tutta la Sala Comune salii le scale per portarla nella stanza del Caposcuola. Una volta entrato – abbassando la maniglia con il gomito e aprendo la porta con il fianco – la adagiai sul letto, accorgendomi che era ancora vestita.
“Seira.” la chiamai. Nulla.
“Seira.” insistetti, scuotendola un poco.
Lei aprì gli occhi, confusa, poi mi prese un braccio e si tirò su.
“Cosa… Come…” mormorò.
“Seria ti sei addormentata in Sala Comune, ti ho portato qui ma devi metterti il pigiama.”
“Profumi di buono.” mi disse, avvicinandosi al mio collo per annusarmi.
Io ovviamente arrossii ma cercai d’ignorarla.
“Seira, perfavore, il pigiama…”
“Sì…” disse lei, staccandosi da me e alzandosi in ginocchio sul letto. Prese e slacciarsi i bottoni della camicia incespicando un po’.
“Ma non mentre ci sono qua io!” esclamai, arrossendo ancora di più – come se fosse possibile – e alzandomi di scatto dal letto.
“Perché no?” mi chiese, guardandomi con occhi confusi e gonfi di sonno.
“Senti… Vado.” dissi uscendo e chiudendomi la porta alle spalle, lasciandola armeggiare con la camicia.
Accidenti a lei! Avevo intravisto del pizzo azzurro e questo aveva portato qualcuno a risvegliarsi. Rimasi un attimo fuori dalla porta, cercando di regolarizzare il battito cardiaco e di calmare le acque, per poi scendere da basso con gli altri.
“Beh? Perché ci hai messo tanto?” chiese Deborah, con un tono ed uno sguardo malizioso.
“Stava blaterando cose insensate.” risposi, seccato.
“Ah sì? Che genere di cose?”
“Non vedo perché dovrei dirlo a te!” sbottai, e la vidi mettere il muso. Ma che accidenti voleva?! Una confessione d’amore da parte mia per Seira, o un documento ufficiale che attestasse una nostra relazione segreta?! Merlino, che pluffe di una donna!
“Sentite, vado a letto.” dissi infine, immusonito, dirigendomi verso il dormitorio senza salutare nessuno.
Il giorno dopo scesi in Sala Comune con gli altri, sempre arrabbiato, ma dandolo un po’ meno a vedere della sera prima. Le ragazze ci stavano aspettando, e non potei far a meno di notare Seira seduta sul divano, che leggeva il giornale come se niente fosse.
Appena ci sentì arrivare alzò lo sguardo, preoccupata, e venne verso di me.
“Senti, ti posso parlare un secondo?”
“Sì certo.” risposi stupito. Gli altri, ovviamente, si erano tutti fermati a guardarci.
“Da sola!” sbottò lei rivolta ai nostri compagni, che con un sorrisetto sparirono oltre la parete di pietra. Merlino, ora avrebbero sparlato come non mai!
“Ascolta… Ho qualche ricordo confuso, e le altre mi hanno raccontato di come mi sono avvinghiata a te e tu mi abbia portato a dormire…”
Seira arrossì visibilmente.
“… Già…” fu la mia intelligente risposta. Mi sarei dato una botta in testa da solo, che voleva dire già?! Dovevo dirle che non m’importava, seriamente…
“Ed è vero che… Ecco… Poi in camera… Ricordo il tuo collo sotto il mio naso…”
La ragazza era sempre più imbarazzata e parlava talmente piano che dovevo sforzarmi per sentirla.
“Hai detto che avevo un buon profumo.” risposi ghignando. Certo, la sera prima mi era sembrato abbastanza imbarazzante, ma dovevo ammettere che faceva solo che bene alla mia autostima.
“E poi… Merlino, mi stavo davvero spogliando davanti a te?!” esclamò, coprendosi la faccia – ormai rossissima – con le mani.
“Emh.”
Evidentemente lo prese come un sì, perché mi guardò attraverso gli occhi e mi disse: “Scusami! Scusami scusami scusami!”
“Fa niente…”
Lei tolse le mani dal viso e, sempre rossa e guardandomi negli occhi, mi disse: “Devi sapere che quando qualcuno mi sveglia mentre dormo non sono in me! Parlo, rispondo, magari mi alzo e cammino pure, ma sto ancora dormendo! L’unica cosa che mi sveglia veramente è lavarmi la faccia con acqua fredda, per questo in genere è la prima cosa che faccio in ogni caso, è che ieri non ho dormito il pomeriggio, devo perdere questa brutta abitudine per non rischiare di perdere qualche lezione, e insomma, allora la sera sono crollata, ma poi quando mi sono alzata stamattina non capivo se avevo sognato o avevo davvero fatto certe cose così…”
“Ehi ehi, ti ho detto che è tutto apposto!” la interruppi, posandole le mani sulle spalle. Lei sobbalzò.
“E respira, d’accordo?” aggiunsi, dato che stava per riprendere a parlare.
“… Ok. L’importante è che tu non ce l’abbia con me.”
“Non ce l’ho con te, tranquilla.”
Sorrisi vedendola abbassare lo sguardo, e pensai che era proprio bella… Non conoscevo questo suo lato timido, e mi piaceva un sacco… Tutto di lei mi piaceva un sacco, in effetti… Oh accidenti! Dovevo darmi una calmata!
“Andiamo o diamo a Deborah ancora qualche pretesto per sparlare di noi?” le chiesi.
Lei fece una smorfia disgustata.
“Quanto vorrei schiantarla…” sussurrò, per poi sobbalzare e dire a voce più alta “No cioè, non penso che sia una cattiva ragazza, però a volte parla troppo e s’inventa cose che…”
“Anche io vorrei schiantarla.” dissi semplicemente, sorridendo divertito. E così, quando faceva qualcosa di sbagliato diventava nervosa e iniziava a parlare a raffica…
“Andiamo.” aggiunsi, togliendo le mani dalle sue spalle – mi sembrava che fossero diventate bollenti – e uscendo dalla Sala Comune, con lei che mi seguiva.

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Capitolo 8
*** Una cotta in espansione ***


Buongiorno a tutti u.u
Sono tornata e con somma soddisfazione annuncio che ho finalmente finito di scrivere questa storia, manca solo l’epilogo… Ma non pensate male, mancano ancora parecchi capitoli! XD in tutto saranno ventuno u.u
E quindi, senza indugiare oltre, ringrazio chi mi segue/preferisce/ricorda, ma anche tutti i lettori silenziosi e… Chi recensisce! =D fate felice una povera autrice u.u
Buona lettura! =D


Una cotta in espansione

POV Seira

Quando mi svegliai, quella mattina, sentii che c’era qualcosa che non andava.
Mi ero addormentata su un disegno di Cura delle Creature Magiche, che ci facevo nel mio letto? Confusi, i ricordi iniziarono a tornare… O era solo un sogno?! Merlino, non potevo essermi comportata così davvero. Era un sogno… Per forza un sogno… O no?!
Decisi che l’unica cosa da fare era chiedere al diretto interessato.
Scesi quindi in Sala Comune e mi misi a leggere la Gazzetta del Profeta, dopo aver salutato le altre, per scaricare i nervi in attesa del verdetto. Sentii qualcuno scendere dai dormitori maschili ed alzai lo sguardo: Scorpius e gli altri ci stavano salutando.
“Senti, ti posso parlare un secondo?” gli chiesi, agitata come non mai.
“Sì certo.”
Vidi che tutti ci guardavano, ma a disturbarmi era in particolare lo sguardo entusiasta e…. Goloso… Di Deborah.
“Da sola!”
Aspettai che tutti se ne fossero andati prima di continuare.
“Ascolta… Ho qualche ricordo confuso, e le altre mi hanno raccontato di come mi sono avvinghiata a te e tu mi abbia portato a dormire…”
Arrossii violentemente nel pronunciare quelle parole. Merlino, non poteva essere vero!
“… Già…”
“Ed è vero che… Ecco… Poi in camera… Ricordo il tuo collo sotto il mio naso…”
Non me la stavo cavando proprio egregiamente, umh. Ma era così imbarazzante…
“Hai detto che avevo un buon profumo.”
Lo guardai: stava ghignando divertito. Merlino, avevo detto davvero una cosa simile?! Non che non lo pensassi – anche in quel momento ero abbastanza vicina da sentirlo – ma non sono cose che si dovrebbero dire…
“E poi… Merlino, mi stavo davvero spogliando davanti a te?!”
Questa era decisamente la parte peggiore… Sperai di essermi immaginata tutto… Non potevo averlo fatto davvero… Fa di no fa di no…
“Ehm.”
Ok, mi ero scavata la fosse da sola. Perché diamine dovevo fare cose del genere?!
“Scusami! Scusami scusami scusami!”
“Fa niente.”
“Devi sapere che quando qualcuno mi sveglia mentre dormo non sono in me! Parlo, rispondo, magari mi alzo e cammino pure, ma sto ancora dormendo! L’unica cosa che mi sveglia veramente è lavarmi la faccia con acqua fredda, per questo in genere è la prima cosa che faccio in ogni caso, è che ieri non ho dormito il pomeriggio, devo perdere questa brutta abitudine per non rischiare di perdere qualche lezione, e insomma, allora la sera sono crollata, ma poi quando mi sono alzata stamattina non capivo se avevo sognato o avevo davvero fatto certe cose così…”
“Ehi ehi, ti ho detto che è tutto apposto!”
Lui interruppe i miei vaneggiamenti patetici poggiandomi le mani sulla spalle ed io sussultai, sentendomi improvvisamente calda sotto quel tocco. Merlino, che mi stava succedendo?!
“E respira, d’accordo?” mi chiese, a metà fra il divertito e il preoccupato.
“… Ok. L’importante è che tu non ce l’abbia con me.”
“Non ce l’ho con te, tranquilla.”
Abbassai lo sguardo, ma non abbastanza da non vederlo sorridere. Arrossii ancora di più.
“Andiamo o diamo a Deborah ancora qualche pretesto per sparlare di noi?”
Merlino no, non mi parlare di quella ragazza odiosa… L’avrei uccisa con le mie stesse mani…
“Quanto vorrei schiantarla…” mi sfuggì, poi mi resi conto dell’errore “No cioè, non penso che sia una cattiva ragazza, però a volte parla troppo e s’inventa cose che…”
“Anche io vorrei schiantarla.”
Il suo divertimento mi fece ben sperare di non aver accidentalmente offeso una delle sue amiche più preziose. Bene, la detestava anche lui… O almeno non l’aveva troppo in simpatia.
“Andiamo.” mi disse, e appena mi lasciò le spalle sentii come una scossa attraversarmi. Merlino, non volevo… Aspetta! Stavo davvero per pensare che mi piacerebbe essere toccata da Scorpius?! Arrossii involontariamente mentre cercavo di tenere a bada i pensieri sconci e lo seguii fuori dalla Sala Comune.
I nostri compagni ovviamente non poterono fare a meno di ridacchiare stupidamente quando ci videro arrivare, ma decisi d’ignorarli. L’unica che non sembrava particolarmente emozionata del mio discorso privato con Scorpius era Lucy, che faceva colazione leggendo il giornale. Merlino, adoravo sempre di più quella ragazza.
Tutto sommato passai i giorni che mi separavano a sabato in modo abbastanza piacevole. Chiacchieravo con Rose durante la pausa pranzo – avevo deciso di abbandonare del tutto l’idea del pisolino pomeridiano, dovevo solo prendere un po’ il ritmo – e quando la sera in Sala Comune Deborah diventata insopportabile me ne fuggivo in biblioteca con lei a fare i compiti. Potei constatare di persona che sapeva decisamente troppo per essere una normale studentessa – confermando così la voce secondo cui era una secchiona – ma questo non le impediva di essere simpatica, perciò la elessi quasi subito mia amica.
Un’altra ragazza che entrò subito nel club fu naturalmente Lucy, che era normale in tutto e per tutto, discretamente simpatica e simpaticamente discreta – soprattutto in certe cose, come la mia “presunta” relazione con Scorpius – e con cui non disdegnavo di passare le serate. Cercai di far avvicinare lei e Rose, ma senza molto successo: a quanto pare la rivalità fra Case era più accentuata di quanto pensassi.
Per quanto riguarda il resto delle ragazze, il mio inquadramento iniziale sembrò rivelarsi esatto: Amber viveva per i ragazzi, Deborah viveva per il pettegolezzo e Alicia viveva per la timidezza e per i libri. Fra le tre, l’ultima era sicuramente la più simpatica, ma non può dire che fossimo amiche: diciamo qualcosa di più di conoscenti. E potevi sempre contare su di lei, a differenza delle altre… Dire qualcosa a Deborah significava spiattellarla a tutta la scuola e dirla ad Amber… Beh, significava buttarla nel cesso per quanta attenzione ti prestava.
Poi c’erano i ragazzi. Alex era decisamente il più simpatico e spigliato, nonché il più morto di… Beh, il più interessato alle ragazze, mettiamola così. Stranamente ero l’unica con cui non ci provava, e non sapevo se sentirmi lusingata od offesa dal suo comportamento. In ogni caso non m’interessava sotto quel punto di vista, quindi non me ne facevo un problema.
Aron viveva per il Quidditch, era un ignorante di prima categoria e riusciva ad imparare a memoria solo gli schemi di gioco. Stava sempre attaccato a Liam Parker, che a quanto pare era il capitano della squadra, ma nel complesso risultava simpatico.
Brandon si dava un sacco di arie, ma moriva d’amore per la sua ragazza, Cecily, con cui era fidanzato da quasi tre anni. Non l’avrebbe mai ammesso spontaneamente ma si vedevano chiaramente i suoi occhi brillare tutte le volte che la vedeva, e con lei si comportava stranamente bene, quasi da gentiluomo. Lei era una ragazza tranquilla che sembrava aver capito che il ragazzo aveva bisogno di sentirsi apprezzato, e non disdegnava di dargli tutte le attenzioni che chiedeva.
E poi c’era lui. Scorpius.
Scorpius per me era un enigma. Simpatico, discretamente bravo a scuola, decisamente bravo a giocare a Quidditch – da ciò che si diceva in giro –, seguito da uno stuolo di ammiratrici a cui rispondeva solamente con l’indifferenza. Sembrava gentile con tutti, tranne che con le ragazzette che lo importunavano, e ovviamente avevo dimenticato di dire che era bello. Bellissimo. Stupendo. Oh insomma, decisamente affascinante. Mi attraeva, questo non potevo non ammetterlo, ma nel contempo credevo di conoscerlo troppo poco anche solo per pensare di buttarmi.
Rose, la prima e unica volta che mi ero azzardato a parlargliene, era scoppiata a ridere.
“Oh Seira! Non ti credevo una fan dei giocatori di Quidditch bellocci, ma mi devo ricredere! Ahahahah, sei proprio come tutte…”
Ero arrossita e mi ero sentita decisamente umiliata, così decisi di stare zitta. E non solo in risposta alle sue risate, ma per il resto della vita… Meglio non parlare di certe cose con quella ragazza. Forse Lily mi avrebbe dato più ascolto, ma la incrociavo raramente – ed in più era sempre occupata a far capire a quei testoni del fratello e del cugino che ero una brava persona, a prescindere dalla cravatta che indossavo.
Lucy invece non aveva bisogno di parole per farmi sapere che aveva capito, né tantomeno per comunicarmi che mi sosteneva. Merlino, era proprio una ragazza d’oro.
Arrivò così sabato e con esso le selezioni di Quidditch della squadra di Serpeverde: mi alzai decisamente presto la mattina e salii a far colazione con la maggior parte dei miei compagni prima di dirigermi al campo. Una volta sugli spalti dagli spogliatoi uscirono i giocatori, e il mio stomaco fece una capriola riconoscendo Scorpius con la divisa: era maledettamente figo. Stavo davvero diventando come quelle ragazzine ossessionate?! Speravo vivamente di no, accidenti a Rose.
Osservai distrattamente i provini e mi accorsi di aspettare impaziente il giro di campo della nuova squadra al completo, al termine delle selezioni. I giocatori ci passarono vicinissimi, veloci come fulmini, ma mi sembrò di sentire l’odore di Scorpius arrivarmi delicatamente alle narici quando fu il suo turno. Tutta una questione di superstizione, pensai. Dovevo smetterla.
Non ci furono altri avvenimenti degni di nota per il resto del mese. La scuola, ed in particolare Serpeverde e Tassorosso, aspettava impaziente solo la prima partita della stagione, mentre gli insegnanti avevano iniziato a fare verifiche ed assegnare compiti sempre più duri.
Personalmente divenni sempre più amica di Rose e Lucy, legai in modo particolare anche con Alex, Lily ed Albus – che era stato convinto dalla sorella – mentre le cose con Scorpius erano ad un punto morto. Credo che ci potessimo definire amici, non quel tipo di amici che si raccontano i segreti al buio sotto le coperte, ma quel tipo con cui ridi e scherzi e fai l’idiota. Comunque già una buona cosa, ecco.
Fu con questo pensiero che sabato sette ottobre mi alzai alle otto per assistere in diretta alla prima partita di Quidditch della stagione.

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Capitolo 9
*** Spasimante troppo spigliata ***


Buon pomeriggio a tutti! =)
Eccomi che torno con un nuovo capitolo di questa storia che finalmente ho finito di scrivere u.u ne ho un’altra che dovrei finire, in effetti… Mi c’impegnerò, promesso! Anche se gli esami sono sempre più vicini, uff… Quantomai ho deciso di fare l’università!
Beh, ringrazio in ogni caso tutti quelli che mi seguono/preferiscono/ricordano… E che recensiscono! =D Invito a fare altrettanto =)
Buona lettura! =)


Spasimante troppo spigliata

POV Scorpius

Dopo le selezioni di Quidditch avevamo finalmente una nuova squadra pronta a tutto: i nuovi arrivati erano abbastanza bravi. Brian Williams era appena al secondo anno e mancava un po’ di potenza, ma aveva la mira di un perfetto battitore, e Lara Smith era la prima donna cacciatrice ad entrare in squadra da circa vent’anni a questa parte… Quindi questo diceva tutto sul suo talento.
Liam imponeva allenamenti quasi quotidiani, facendomi sudare come non mai con il resto della squadra e lasciandomi una pila di compiti da scribacchiare in fretta e furia la mattina prima delle lezioni, ma il suo entusiasmo valeva tutto. Voleva assolutamente vincere la coppa del Quidditch e insisteva con il dire che la prima partita – Serpeverde contro Tassorosso – sarebbe stata dì lì a un mese, ergo non bisognava perdere tempo e riposare sugli allori.
Intanto con Seira le cose non procedevano. O meglio… Mi ero finalmente arreso ad ammettere di avere una cotta per quella ragazza, anche se solo con me stesso, ma non riuscivo a farmi avanti: da una parte ero bloccato perché non la conoscevo abbastanza – sarebbe stato ipocrita scaricare le ragazzine che mi venivano dietro solo per le apparenze e poi provarci spudoratamente con qualcuno che non conoscevo – e dall’altra avevo paura che non mi ricambiasse. Di una cosa però ero certo: mi mancava il contatto fisico fra di noi. Cioè… Non che avessimo mai fatto qualcosa. Ma in quel momento come non mai avrei sopportato persino le battutine idiote di Deborah pur di doverla prendere di nuovo in braccio e portarla a dormire, per sfiorarle delicatamente un braccio, per scostarle una ciocca di capelli che le cadeva davanti agli occhi nonostante il mollettone… Alex continuava a prendermi in giro dicendo che ero cotto e Brandon mi consigliava di dichiarami e farla finita, ma io negavo tutto ogni volta e ogni volta mi davo dello stupido. Da quando ero diventato un codardo?!
In ogni caso non avevo tempo di pensarci perché più la partita si avvicinava più Liam ci chiedeva di sputare sangue sul campo. E da una parte era meglio così.
Sabato sette ottobre scesi in campo leggermente nervoso, come al solito prima di una partita.
“Bene… C’è bel tempo ma non troppo, quelle nuvole ci impediranno di venire accecati dal sole…” stava borbottando Liam, mentre ci cambiavamo. Ormai nessuno si aspettava da lui un discorso d’incoraggiamento pre-partita: infatti diventava immusonito nelle occasioni “ufficiali” e l’unico modo per fargli tornare il sorriso era vincere.
Uscimmo dallo spogliatoio accolti da un boato: gli stendardi verde e argento erano pochi rispetto ai restanti tre quarti della scuola addobbata di giallo-nero, ma erano sicuramente più rumorosi. Stizzai gli occhi in cerca di Seira, ma non la trovai in mezzo a tutta quella gente…
“Si comincia!”
Madama Bumb diede inizio alla partita ed io scattai in alto, veloce. Il mio sguardo si spostava da una parte all’altra del campo in cerca di un guizzo dorato, e con la coda dell’occhio non perdevo di vista Betty Johnson, la cercatrice di Tassorosso.
La partita durò tutto sommato poco: dopo appena venti minuti, quando eravamo in testa settanta a quaranta, presi il boccino che svolazzava beatamente vicino agli anelli della mia squadra.
In men che non si dica venni circondato dai miei compagni di squadra e appena atterrammo i Serpeverde ci trascinarono letteralmente in Sala Comune, senza neanche darci il tempo di cambiarci.
“Qui ci vuole dell’alcool!” esordì Alex, divertito, mentre spariva a prendere la bottiglie di Wisky Incendiario.
“Avete proprio un bel coraggio a bere adesso: non è neanche mezzogiorno!” esclamò Seira, spuntata da non so dove mentre scendevo con Zabini portando le bottiglie, poi mi sorrise.
“Comunque, complimenti cercatore! Hai preso il boccino in men che non si dica.”
“Certo, e cosa ti aspettavi?” risposi, sorridendo a mia volta.
Venni di nuovo dirottato in mezzo ai festeggiamenti e la persi di vista prima di sentire la sua risposta. Alcuni avevano bevuto mentre la maggior parte degli studenti si erano dati alle burrobirre e al succo di zucca, restando così sobri. Me ne stavo beatamente seduto sul divano, circondato dal resto della squadra, quando successe: una ragazzina di sì e no quindici anni aveva cacciato un urlo e mi si era fiondata addosso.
Letteralmente addosso, mi era cascata in braccio e prima che potessi dire o fare qualsiasi cosa aveva esclamato: “Scorpius, mettiti con me!” per poi baciarmi. Così, davanti a tutti. Ero rimasto interdetto e l’unica cosa che avevo visto era stata Seira, ai margini del mio campo visivo, che se ne stava paralizzata con un bicchiere di succo di zucca in mano ad osservarmi, con gli occhi strabuzzati.
Dopo un primo momento di smarrimento avevo buttato a terra la ragazzina senza troppi complimenti e me n’ero andato dalla Sala Comune, furioso, lasciando tutti basiti e in silenzio.
Come si era permessa quella sconosciuta di baciarmi?! Ma che saltava in mente alle ragazze?! Va bene la vittoria, va bene l’alcool, ma un gesto così plateale… Mi si ribaltarono le viscere al pensiero di Seira, che lei avesse visto tutta quella scena era intollerabile… La sua faccia mentre quella mi baciava, quella sì che era intollerabile.
Girovagai senza meta per il castello fino a che non sentii il mio stomaco brontolare sonoramente, e capii che doveva essere ora di pranzo. Non avevo affatto voglia di andare in Sala Grande ed affrontare tutti, così scesi di soppiatto verso le cucine e mi sedetti a mangiare con gli Elfi – o meglio, servito e riverito dagli Elfi, che si stavano anche occupando di far passare il cibo attraverso il soffitto.
Stare fermo in cucina mi fece anche presente che non mi facevo una doccia da quella mattina dopo la partita, così dopo pranzo me ne andai nel bagno dei giocatori di Quidditch e mi buttai nella vasca gigante, cercando senza successo di non pensare. M’immersi completamente chiudendo gli occhi, ma quella scena mi risuonava nella mente… La faccia di Seira, la sua faccia… Non era la mia ragazza né io dovevo rendere conto a lei, eppure… Mi sembrò di averla tradita. Involontariamente, certo, ma pur sempre tradita. Riemersi e, dopo aver aperto gli occhi, presi la spugna e mi fregai forte le labbra. Era inutile, ormai il sapore del bacio non c’era più e non aveva senso pulirsi, però mi faceva stare meglio. Decisi di fermarmi per evitare un’irritazione e con calma mi asciugai e mi rivestii, usando i cambi che erano messi a disposizione dagli Elfi e che restavano sempre in bagno.
Girai ancora un po’ per il castello e mi rintanai in Guferia, accarezzando King – il Gufo di famiglia – per cercare di perdere tempo. Una volta che il cielo si fu scurito, e la mia pancia ebbe ripreso a brontolare, decisi di rifarmi vivo. Scesi a cena ma ormai quasi tutti se n’erano andati, così mangiai in solitudine e poi mi avviai verso la Sala Comune.
Qualche ritardatario era rimasto e mi fece di nuovo i complimenti, o semplicemente mi lasciò in pace vedendo che non era giornata, ma io non vidi né Seira né i miei compagni, così salii verso il dormitorio.
Qui stavano già dormendo tutti allegramente, e decisi di imitarli, senza successo. Mi stavo rigirando nel letto per l’ennesima volta quando capii che non c’era verso e scesi di nuovo.
Era tardi, molto tardi, non c’era in giro nessuno. Mi fermai un attimo a guardare le scale che portavano verso la stanza del Caposcuola, poi sospirando mi sedetti sul primo gradino. Qualche secondo dopo sentii un rumore di passi, ma credetti di essermelo immaginato finché Seira non si sedette accanto a me.
“Brutta giornata, vero?”
“… Già.”
Mi girai a guardarla: indossava una vestaglia azzurra sopra il pigiama e teneva lo sguardo fisso davanti a sé. Improvvisamente l’esigenza di toccarla, che avevo represso così a lungo, tornò a galla, prepotente. Senza neanche pensare a quello che stavo facendo mi appoggiai a lei, le mie testa sulla sua e le nostre spalle a contatto. Seira non disse nulla ma liberò un braccio per passarmelo attorno alla vita.
“Odio quelle ragazze. Loro pensano di voler stare con me solo perché sono il cercatore della squadra e sono bello… Ma nessuna di loro, nessuna, prova a conoscermi veramente. Ci ho provato sai? All’inizio, quando ero appena entrato in squadra, tutta questa popolarità mi confondeva, e ho provato ad accettare la corte di alcune ragazze carine che mi venivano dietro… Nulla, queste non sembravano intenzionate né a conoscermi né a farsi conoscere, erano solo galline che andavano a vantarsi in giro di stare con me…Passavano più tempo così che neanche il resto, e le uniche volte che ci vedevamo insistevano per pomiciare e basta. Di un rapporto umano neppure l’ombra.”
Non sapevo cosa mi aveva spinto ad aprirmi: forse era il buio, il silenzio, la Sala Comune deserta… O forse il semplice fatto che eravamo a contatto.
“Io avevo un ragazzo.” disse lei ad un tratto, ed il mio stomaco si strinse “Era uno dei miei migliori amici, prima di diventarlo. Stavamo bene insieme, ridevamo, scherzavamo… Mi ero innamorata di lui. Mi dichiarai e lui accettò… Credevo di poter essere felice con lui. Invece, una volta che mi ebbe tutta per sé, voleva di più: alla fine mi scaricò brutalmente perché non mi volevo concedere. Era… Cattivo, non saprei nemmeno come descrivere la delusione… Non tanto perché ero innamorata, non tanto per il motivo per cui mi aveva mollata: il fatto era che non faceva altro che denigrarmi davanti agli altri, mi prendeva in giro, aveva iniziato a dire brutte cose sul mio conto… E la gente ci aveva creduto. Le mie amiche, i miei amici… Tutti dietro a lui, senza stare a sentire me. Diceva che l’avevo tradito con uno sconosciuto… E nessuno di loro si chiese chi fosse o si fece venire qualche dubbio in proposito: semplicemente mi dissero che gli facevo schifo, e mi misero da parte.”
Seira aveva iniziato a parlare calma, ma ora fremeva di rabbia. Stavo per risponderle, indignato, per chiederle chi fosse quel verme, quando tutt’ad un tratto  il suo tono tornò piatto.
“Alla fine non è stato poi così duro per me trasferirmi. Non avevo più nessuno.”
“… Siamo due incompresi.” dissi semplicemente, muovendomi appena per annusare meglio i suoi capelli.
Lei si girò a guardarmi e mi sorrise.
“Non avevo mai detto questa storia a nessuno… Ho riniziato la mia vita da zero, non intendo portarmi di nuovo il passato appresso. Solo volevo dirti che le cose non vanno sempre come speri, l’importante è non abbattersi.”
Le sorrisi anch’io di rimando.
“Non mi abbatto perché una sconosciuta mi bacia… Anche se vorrei che non lo facesse. Mi gira però che dopo tutto questo tempo ancora le ragazzine non abbiano capito che non attacca con me.”
“Va tutto bene, dai.” mi disse lei, sfiorandomi il viso con la punta delle dita. Arrossii e vidi arrossire anche lei.
“Ora vado a letto, cerca di dormire un po’ anche tu.” mi disse poi, sciogliendo i nostri sguardi e sobbalzando leggermente, prima di alzarsi e salire le scale.
“Buonanotte Seira.” le risposi, alzandomi anch’io e andando verso i dormitori maschili.
Quando fui certo che non poteva più vedermi mi portai una mano alla guancia, dove mi aveva toccato: bruciai di nuovo al solo pensiero e in quel momento desiderai soltanto averla ancora fra le mie braccia.

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Capitolo 10
*** Il compleanno ***


Eccomi con un nuovo capitolo!
Non ho la testa di scrivere qualcosa di serio qui, quindi ringrazio tutti e dico solo: buona lettura!


Il compleanno

POV Seira

La partita fu un vero successo: Serpeverde vinse duecentoventi a quaranta e immediatamente venne organizzata una festa in Sala Comune.
Ero contenta, ora la rivalità fra Case acquistava un senso – seppur minimo – e l’idea di aver qualcosa da festeggiare mi esaltava, soprattutto perché uscivamo da una settimana di verifiche ed interrogazioni. Girai per la Sala in cerca di Scorpius e lo vidi scendere con Alex, portando sotto braccio un paio di bottiglie.
“Avete proprio un bel coraggio a bere adesso: non è neanche mezzogiorno!” finsi di protestare sorridendo, mentre i miei occhi si fermarono sul ragazzo biondo.
“Comunque, complimenti cercatore! Hai preso il boccino in men che non si dica.” aggiunsi.
“Certo, e cosa ti aspettavi?” rispose, ricambiando il sorriso, prima di venire trascinato di nuovo in mezzo alla festa.
Girai ancora un po’ per la Sala Comune, fermandomi a chiacchierare con Lucy e qualche compagna più piccola, cercando con gli occhi sempre lui. Mi ero appunto messa in una posizione comoda ad osservarlo, facendo finta di prestare ascolto a Deborah, quando accadde.
Una tizia spuntata da non so dove saltò in braccio a Scorpius e lo baciò, dopo averli fatto una dichiarazione nel modo più diretto possibile.
Nella mia testa tutto si congelò. Il sorriso idiota che avevo sul viso divenne una smorfia mentre nei miei occhi l’orrore e l’incredulità crebbero. Ma come si permetteva?! In men che non si dica mi resi conto di non avere nessun diritto sul ragazzo – che con mio sommo sollievo la stava scaraventando a terra – e cercai di ritornare impassibile, come se l’episodio non mi toccasse.
Poco dopo, appena Scorpius se ne fu andato, il silenzio teso che si era creato venne interrotto da una battutina, e tutto riprese a scorrere. La festa riniziò come se nulla fosse, ma improvvisamente mi era venuta una nausea tremenda, così decisi di rintanarmi in camera. Una volta al sicuro nel mio piccolo mondo ficcai la testa sotto al cuscino, ben decisa a non pensare – senza successo.
All’una circa salii in Sala Grande a mangiare, cercando con gli occhi Scorpius ma senza vederlo.
“E’ inutile: non si è più fatto vivo.” mi disse Lucy accanto a me, tranquilla.
“Ah.” fu la mia intelligente risposta.
Passai il resto del pomeriggio ad aiutare un po’ gli altri a ripulire in Sala Comune – ovvero a nascondere gli alcolici avanzati prima del passaggio degli Elfi – e poi mi diedi ai compiti con Alicia, cercando di isolare tutto il resto fuori. Ogni volta che sentivo la parete scivolare, però, non potevo fare a meno di alzare gli occhi e chiedermi se fosse tornato. E ogni volta rimanevo delusa.
Non capivo. Come mai Scorpius se l’era presa tanto? La ragazza non era neanche brutta. Forse a lui non interessavano quelle più piccole… Forse non gli interessavano proprio le ragazze – a questo pensiero ebbi un attacco di ridarella tale da dovermi interrompere per un quarto d’ora buono e da lasciare Alicia basita. Beh, in ogni caso non erano affari miei… O no? Sta fatto che morivo dalla curiosità.
Verso le nove e mezzo andai a letto, ma non riuscii a chiudere occhio. Continuavo a girarmi e rigirarmi nel letto, la scena del bacio ancora impressa: il pensiero delle labbra di Scorpius toccate da quelle di un’altra ragazza… Le loro gambe che si sfioravano, lei che allacciava le sue mani sul suo collo…
Mi alzai, non sapendo bene dove andare, ma decisa ad evitare alla mia mente di pensare certe cose.
Aprii la porta e lo vidi, seduto sul primo gradino delle scale: Scorpius mi dava le spalle e se ne stava lì, tranquillo. Il mio stomaco fece una buffa capriola, e mi affrettai ad andare vicino a lui.
“Brutta giornata, vero?” chiesi, senza avere il coraggio di guardarlo in faccia. Non volevo che mi dicesse che aveva deciso di mettersi con quella ragazza, alla fine, o cose così.
“… Già.”
Improvvisamente sentii un peso sulla testa e un dolce profumo arrivarmi alle narici. Il mio cuore accelerò i battiti mentre le mie guancie s’imporporavano, e cercando di restare calma gli passai un braccio attorno alla vita. Lo stavo toccando, lo stavo stringendo a me… Finalmente.
“Odio quelle ragazze. Loro pensano di voler stare con me solo perché sono il cercatore della squadra e sono bello… Ma nessuna di loro, nessuna, prova a conoscermi veramente. Ci ho provato sai? All’inizio, quando ero appena entrato in squadra, tutta questa popolarità mi confondeva, e ho provato ad accettare la corte di alcune ragazze carine che mi venivano dietro… Nulla, queste non sembravano intenzionate né a conoscermi né a farsi conoscere, erano solo galline che andavano a vantarsi in giro di stare con me…Passavano più tempo così che neanche il resto, e le uniche volte che ci vedevamo insistevano per pomiciare e basta. Di un rapporto umano neppure l’ombra.”
Dunque era così che stavano le cose. Il sollievo, un enorme, intenso, grato sollievo mi pervase. Non aveva intenzione di mettersi con quella sciacquetta, né con lei né con nessun’altra. Decisi che, così come lui si era aperto con me, l’avrei fatto anch’io.
“Io avevo un ragazzo.” dissi, e per un istante mi sentii bruciare: non d’emozione o cose così, ma di rabbia “Era uno dei miei migliori amici, prima di diventarlo. Stavamo bene insieme, ridevamo, scherzavamo… Mi ero innamorata di lui. Mi dichiarai e lui accettò… Credevo di poter essere felice con lui. Invece, una volta che mi ebbe tutta per sé, voleva di più: alla fine mi scaricò brutalmente perché non mi volevo concedere. Era… Cattivo, non saprei nemmeno come descrivere la delusione… Non tanto perché ero innamorata, non tanto per il motivo per cui mi aveva mollata: il fatto era che non faceva altro che denigrarmi davanti agli altri, mi prendeva in giro, aveva iniziato a dire brutte cose sul mio conto… E la gente ci aveva creduto. Le mie amiche, i miei amici… Tutti dietro a lui, senza stare a sentire me. Diceva che l’avevo tradito con uno sconosciuto… E nessuno di loro si chiese chi fosse o si fece venire qualche dubbio in proposito: semplicemente mi dissero che gli facevo schifo, e mi misero da parte.”
Ero furiosa al solo ricordo, furiosa come non mai: m’imposi di stare calma per Scorpius. In questo momento aveva bisogno di conforto, non il contrario.
“Alla fine non è stato poi così duro per me trasferirmi. Non avevo più nessuno.”
“… Siamo due incompresi.” mi rispose lui, mettendosi più comodo.
Mi girai a guardarlo e gli sorrisi.
“Non avevo mai detto questa storia a nessuno… Ho riniziato la mia vita da zero, non intendo portarmi di nuovo il passato appresso. Solo volevo dirti che le cose non vanno sempre come speri, l’importante è non abbattersi.”
Anche lui ricambiò il sorriso.
“Non mi abbatto perché una sconosciuta mi bacia… Anche se vorrei che non lo facesse. Mi gira però che dopo tutto questo tempo ancora le ragazzine non abbiano capito che non attacca con me.”
“Va tutto bene, dai.” gli risposi. Arrossii, e prima di chiedermi che cavolo stavo facendo le dita della mia mano erano sul suo viso. Merlino se era bello. E soffice. E quegli occhi… Il viso… Le labbra…
Sobbalzai, cercando di frenare le mie fantasie, conscia che sarei finita a baciarlo di lì a poco se non l’avessi fatto. Gli diedi la buona notte e me ne tornai in camera, cercando di tenere a bada gli ormoni. Ma che mi saltava in mente?! Non potevo certo pensare di baciarlo, soprattutto non dopo che l’aveva fatto quella ragazzina idiota e soprattutto non dopo quello che mi aveva detto.
Eppure il mio cuore batteva a mille e non potevo non pensare al mio desiderio di sentirlo sempre più vicino…
Il mese seguente passò senza troppi problemi, a parte il mio irrefrenabile desiderio toccare e baciare Scorpius. Sfortunatamente non ci furono ulteriori motivi di contatto fra noi, perciò ritornammo alla fase dei semplici amici idioti che si divertono assieme. Beh, una cosa l’avevo ottenuta: almeno adesso sapevo che potenzialmente potevamo essere una di quelle coppie di amici che si scambiano segreti nella notte. Merlino se rivolevo una notte così con lui!
“Senti Seira, tu lo sai che domani è il compleanno di Scorpius vero?” mi disse Lucy durante l’ora di pozioni, ed io feci cadere la mia bilancia di ottone sul pavimento, ottenendo solo un fracasso terribile.
Dopo essermi presa una bella ramanzina dal professor Gamble riemersi da sotto il tavolo, rossissima in faccia e con le mani piene di vermicoli.
“No che non lo sapevo!” esclamai a mezza voce all’indirizzo della mia amica.
“Oh beh, mi pareva giusto avvertirti.”
“E me lo dici così?! Che cavolo di regalo gli prendo?!”
“Tranquilla su. Puoi unirti a noi nell’organizzargli la festa a sorpresa…”
“Festa a sorpresa?” chiesi dubbiosa.
“Nella Stanza delle Necessità. Inizierà circa alle nove di sera, domani…”
Per tutto il resto della lezione mi feci dare le indicazioni da Lucy, e poi passai il pomeriggio e la sera a procurarmi cibo ed alcool per la festa. Gli studenti maggiorenni avevano il permesso di andare e venire da Hogsmeade come e quando pareva loro, così costrinsi una riluttante Rose a “sacrificare” il suo pomeriggio libero per accompagnarmi, distraendola dagli studi.
“Eddai rossa! Accompagnami, tralaltro non ho mai visitato il villaggio, e tu saresti un’ottima guida… Ti prego…”
“Dove devi andare?” chiese Lily, che era appena entrata in biblioteca e si stava sedendo al nostro tavolo.
“Ad Hogsmeade… Devo prendere un paio di cosette per la festa a sorpresa di Scorpius…”
“Oh capisco. Peccato che sono solo al quinto anno, sennò ti accompagnavo io… Dai Rosie, non farti pregare, non vedi come è disperata?”
“E va bene e va bene!” sbottò lei.
Alla fine ci divertimmo come matte a girare per il villaggio, Rose sapeva esattamente dove andare e dove portarmi e anche ogni storia dietro ad ogni singolo edificio, così non ci annoiammo per niente. Inoltre il fatto di essermi accompagnata ad una Caposcuola si rivelò essere particolarmente utile: potei far entrare di soppiatto tutti gli alcolici che avevo comprato senza che nessuno dicesse niente e li portai immediatamente nella Stanza della Necessità.
“Senti io vado, comunque grazie mille per la giornata! In effetti mi dovevo distrarre un po’…”
“Alla prossima Rose!” le urlai dietro, mentre mi affrettavo a far apparire la porta.
Il giorno dopo ci eravamo svegliati tutti presto ed eravamo in Sala Comune, con gli occhi puntati sul dormitorio maschile. Appena Scorpius scese, sbadigliando vistosamente, esclamammo: “Auguri!” tutti in coro, facendo esplodere qualche petardo magico.
Lui sorrise imbarazzato e ci ringraziò, per poi salire con noi a fare colazione.
Il resto della giornata fu dedicato ad un compito particolarmente difficile di Aritmanzia e ad una noiosissima lezione di Incantesimi, per poi finire con una lunga doccia, una cena veloce e un panico da vestito. Decisi che per una volta mi sarei affidata alle altre e le raggiunsi nel dormitorio, dove si stavano preparando per la festa. Mi aiutarono a scegliere un vestito carino – argento con un sacco di paillettes, aderente ma non troppo, che arrivava appena sopra le ginocchia e con due spalline sottili – e con la pettinatura – arricciandomi i capelli – poi ci avviammo verso la Stanza delle Necessità.
Come da copione erano già tutti lì, in attesa, quando Alex fece entrare un confuso Scorpius dalla porta e si diede il via ai festeggiamenti. C’era praticamente tutta la Casa di Serpeverde, più qualche ospite di altri dormitori – avevo provato inutilmente ad invitare Rose, Lily ed Albus – e nel complesso la serata si movimentò da subito.
Musica, cibo ed alcool si misero a circolare ma io optai per un semplice succo di zucca e una ciotola di patatine. Dopo circa un’ora che vagavo in cerca di Scorpius, che era letteralmente sommerso dalla gente, mi si avvicinò Deborah.
“Tesoro, prova ad assaggiare questo!”
Mi mise in mano un enorme bicchiere pieno di un cocktail rosso.
“Scusa Deb, ma non bevo alcolici.” le risposi. Ed in effetti non avevo mai bevuto in vita mia: non che fossi astemia, ma la cosa non mi attirava.
“E’ semplice succo di frutta! Eddai…”
Iniziai a bere solo per non dover sentire la sua voce gracchiante e constatai con sollievo che non sembrava esserci nessun retrogusto alcolico. Una volta finito il bicchiere, però, questo comparve come dal nulla, e la testa iniziò a farmi male.
“Ma che cavolo…?”
“Ti piace?! E’ una mia invenzione: non si sente l’alcool finché non si finisce! Eddai, non fare quella faccia… Non c’era niente di strano dentro!”
La guardai con quello che pensavo essere uno sguardo omicida, ma non feci in tempo a dire nulla d’intelligente perché scomparve di nuovo fra la folla. La testa mi faceva sempre più male. La presi fra le mani ed iniziai a girare a vuoto, cercando un’uscita. Improvvisamente due persone davanti a me si spostarono, ed io vidi il ragazzo che avevo cercato per tutta la serata.
Mi avvicinai traballante a lui, per poi finirgli addosso.
“Aiutami…” mormorai, mentre lo stringevo.

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Capitolo 11
*** Resistere alle tentazioni ***


Ed eccomi qui con un nuovo capitolo u.u
Questa storia non ha molto seguito XD ma dato che l’ho comunque finita la posterò tutta =)
Ringrazio quindi quei pochi che mi seguono/preferisono/ricordano… Ed invito a recensire! =D se avete anche delle critiche costruttive, tutto è ben accetto u.u
Buona lettura! =D


Resistere alle tentazioni

POV Scorpius

Gli altri mi avevano organizzato proprio una bella festa a sorpresa. C’era tutto: musica, alcool, festoni, luci psichedeliche, gente. Sarebbe stata perfetta se solo le persone mi avessero lasciato in pace, e invece no: tutti che mi facevano gli auguri, mi chiedevano come stavo, mi parlavano di Quidditch… Mentre io volevo solo trovare Seria e chiederle di ballare.
Dal nulla due braccia mi si strinsero alla vita, mentre qualcuno si appoggiava beatamente alla mia schiena. Stavo per incazzarmi in maniera epica quando, al di sopra della musica, sentii come un sussurro.
“Aiutami…”
Era la voce di Seira. Mi girai e la vidi ancora attaccata a me, il volto rosso.
“Ma che… Sei ubriaca?!”
“Deborah…” rispose soltanto, e un moto d’irritazione verso quella ragazza mi assalì prepotente.
“Ragazzi scusate… La porto fuori.” dissi rivolgendomi ad un gruppo del sesto anno con cui stavo chiacchierando, mentre pazientemente scioglievo la presa di Seira e la sollevavo.
Nell’ultimo periodo le voci che parlavano di una nostra presunta relazione si erano calmate, ma anche sapendo che facendo così avrei dato il via ad altri pettegolezzi non potei far a meno di approfittarmi della situazione per sentire la ragazza a così stretto contatto con me.
“Andiamo…” le sussurrai all’orecchio, cercando la porta.
Una volta fuori lei mi si avvinghiò letteralmente addosso, ridacchiando. L’unico mio pensiero fu il braccio con cui la tenevo sollevata, separato dal suo sedere solo dalla stoffa del vestito, e l’altra mano affondata nei suoi capelli per tenerla più vicino possibile a me. Almeno fino a che non sentii le sue labbra posarsi sul mio collo.
“Mmmh…” mormorò, piano, facendomi impazzire. Cercai in qualche modo di calmarmi mentre mi dirigevo veloce verso i sotterranei, sperando di non essere beccato dai professori.
Poi Seira aprì le labbra e mi leccò. Diciamo più un bacio… Un bacio sul collo, con la lingua.
“Sei buono…” sussurrò, sospirando.
Merlino, fortuna che era ubriaca… O sfortuna. Avrei tanto voluto buttarla addosso ad una parete e ricambiare il gesto, ma non credo che le avrebbe fatto bene. D’altra parte se fosse stata sobria non avrebbe mai osato tanto… Almeno pensavo.
Seira continuò a baciarmi, e rischiava seriamente di mandarmi al manicomio. Ormai non connettevo più, qualcun altro premeva prepotente nei miei pantaloni ed io cercavo di distrarmi continuando a pensare: - La camera… Devo portarla in camera… La camera…
Ok, in effetti non suonava molto bene. O meglio, suonava troppo bene.
“Scorpius…” sospirò di nuovo lei, fra un bacio e l’altro. Stava risalendo sempre più su ed era quasi arrivata all’orecchio, in una lenta tortura.
“Siamo quasi arrivati.” mi sforzai di risponderle, calmo.
E poco dopo in effetti eravamo in camera sua, ed io l’adagiai piano sul letto.
“No…” mugugnò lei, cercando di trattenermi per le vesti.
“Non vado da nessuna parte Seira… Cerca di dormire…”
“… Ok…”
In men che non si dica aveva chiuso gli occhi e si era addormentata, lasciandomi andare. Merlino! Questa ragazza aveva il potere di farmi impazzire. Le guardai avidamente il collo, coperto solo dai capelli. Cercando di non svegliarla li scostai, per poi chinarmi a darle un bacio.
Come lei aveva fatto con me l’assaggiai, gustandomi appieno il suo sapore. Presi a risalire verso l’orecchio, sottolineando ogni bacio con una scia di saliva, per poi ridiscendere. Scostai la spallina del vestito per sentire meglio la sua spalla, e andare sempre più giù…
Mi fermai. Che diamine stavo facendo?! Seira mi faceva sempre perdere il controllo.
Mi alzai velocemente e la lasciai lì, a dormire, fermandomi solo in Sala Comune per calmarmi un po’ prima di tornare alla festa. Che accidenti stava succedendo?! Perché diamine ero così preso da lei?!
Mi ricomposi ed in men che non si dica tornai nella Stanza delle Necessità. Cercai di divertirmi senza pensare a Seria… Ma non ebbi molto successo. Verso le due di notte la festa finì e tornammo tutti nei nostri dormitori, a piccoli gruppetti per evitare di essere scoperti. Mi buttai pesantemente sul letto e mi addormentai, con il sapore di Seria ancora sulla labbra.
Il mattino dopo mi svegliai insolitamente presto: non erano nemmeno le nove. Scesi in Sala Comune e vi trovai la ragazza che avevo sognato, che si teneva la testa fra le mani.
“Accidenti a Deborah e accidenti a chi l’ha fatta nascere, maledetta lei…” stava borbottando, quando mi avvicinai.
“Ehilà. Come va?”
“Ugh… Parla piano. Ho la testa che mi scoppia.”
“Dopo-sbronza eh?”
“Senti… Non volevo neanche bere. Deborah mi ha dato qualcosa dicendo che era succo di frutta… E sapeva di succo di frutta, Merlino! Solo alla fine mi viene a dire che c’era dell’alcool! Non ricordo neanche come sono tornata in camera.”
“Davvero?” chiesi, metà divertito e metà dispiaciuto. E così, non si ricordava di avermi ‘assaggiato’… Forse era una cosa buona.
“Già… Ugh…”
“Vieni con me.” le dissi, tendendole la mano.
Lei mi guardo perplessa poi si affrettò ad alzarsi. Mi prese per mano e intrecciò le nostre dita, ed io iniziai a camminare verso le cucine, sentendo il cuore battere a mille. Merlino, manco fossi una ragazzina alla sua prima cotta!
Una volta arrivati un sacco di Elfi ci assediarono con vassoi di dolci.
“Ehm… Scusate… Perché non ci portate un po’ di caffè a quel tavolo?” dissi, andandomi a sedere sotto al corrispettivo tavolo di Serpeverde. Immediatamente quattro Elfi ci portarono quanto richiesto.
“Bevi, ti farà bene.” dissi a Seira, lasciandole a malincuore la mano e porgendole una tazza. Lei bevve ma dopo neanche mezzo secondo fece una smorfia disgustata.
“Bleah!”
“Che, non sei italiana? Il caffè dovrebbe piacerti, no?” la presi in giro, divertito.
“Appunto, il caffè mi piace… Non questa brodaglia marrone.” mi rispose, risentita. In ogni caso continuò a berla.
“Sentite… Non è che avete anche una pozione post-sbornia? E portate anche i dolci di prima, va… Facciamo colazione già che ci siamo.”
Detto fatto: arrivò la pozione fumante con un sacco di torte e dolcetti. Seira la bevve tutta d’un fiato, per poi agguantare la crostata di mele.
“Ora sì che va decisamente meglio. Senti un po’, non è che ho fatto qualcosa d’imbarazzante ieri, vero?”
“Ehm… No.” risposi, troppo velocemente perché ci cascasse.
“Scorpius. Preferisci che lo sappia ora da te o dopo da Deborah?!”
“Ok ok. Niente d’imbarazzante comunque, solo… Ti ho dovuto portare in braccio fino in camera.”
La osservai, cercando una sua reazione, e lei gemette.
“Oddio, riprenderanno a sparlare di noi…”
“Non importa.” le dissi, appoggiando la mia mano sulla sua. Lei la girò per stringermi le dita come prima e si abbandonò con la testa sulla mia spalla.
“Senza di te non so come farei, Scorp.” disse sospirando.
Sorrisi, anche se non mi poteva vedere. Sentirla così vicino a me era… Bello. Bellissimo.
“E allora vedi di non perdermi.” risposi divertito.
“Scemo.”
Passarono alcuni minuti in cui restammo in silenzio, così.
“Beh, andiamo dai, prima che inizino a sparlare troppo.” disse poi, alzandosi ma continuando a tenermi per mano.
“Agli ordini principessa.”
Seira sorrise, poi ci avviammo di nuovo verso la Sala Comune.

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Capitolo 12
*** Un rosso di troppo ***


So che è passato del tempo, ma sono sempre e ancora impegnata con gli esami =..= mi ci vuole una pausa, seriamente, devo disintossicarmi…
Nel frattempo, per farmi perdonare vi regalo questo capitolo.
Ringrazio chi mi segue/preferisce/ricorda e chi recensisce =)
Grazie per non avermi dimenticato e per aver pazientato!
Buona lettura =)


Un rosso di troppo

POV Seira

Mi ero svegliata con un forte mal di testa pulsante, e l’ultimo ricordo che avevo della serata era Deborah che sorridendo blaterava qualcosa sul fatto che il cocktail alcolico senza il sapore di alcool era una sua invenzione. Sicuramente qualcuno aveva provveduto a portarmi in camera e ad adagiarmi sul letto, forse un ragazzo dato che avevo ancora addosso il vestito della festa. Cercai di ricordare ma la mia testa mi rispose con fitte di dolore ed immagini sfuocate, così lasciai perdere.
Dal basso ventre venne una fitta e capii che dovevo andare a far pipì prima di rischiare di farmela addosso. Cercando di fare piano mi alzai, gemendo ad ogni movimento, e mi trascinai in bagno. Una volta soddisfatta l’esigenza primaria decisi di farmi una doccia e presi a svestirmi, abbandonando vestito e biancheria sul pavimento del bagno senza curarmene troppo. Ma Merlino, se dico che non bevo vuol dire che non bevo no?! Perché cavolo mi offri qualcosa di alcolico?! Parlare però era troppo faticoso e mi limitai a concentrarmi sulla pulizia del mio corpo, per evitare di sentire le fitte allucinanti che continuavano nella mia testa.
Dopo che mi fui asciugata con un incantesimo appellai biancheria, maglietta e jeans e cercai di vestirmi senza fare troppi movimenti bruschi. Poi decisi che non potevo restare in camera a soffrire di mal di testa per tutto il giorno e scesi in Sala Comune. C’erano dei rimedi dopo-sbornia… Ma quali erano?
Inciampai sul penultimo gradino e per restare in equilibrio dovetti muovermi parecchio, cosa che il mio cervello sembrò non gradire. A quel punto decisi di sedermi e calmarmi, e quale modo migliore di calmarsi se non sfogando la frustrazione?
“Accidenti a Deborah e accidenti a chi l’ha fatta nascere, maledetta lei…”
“Ehilà. Come va?”
Non ebbi bisogno di alzare la testa per riconoscere la voce di Scorpius, ma la mia gioia nel sentirlo fu subito sostituita da una fitta lancinante.
“Ugh… Parla piano. Ho la testa che mi scoppia.”
“Dopo-sbronza eh?”
“Senti… Non volevo neanche bere. Deborah mi ha dato qualcosa dicendo che era succo di frutta… E sapeva di succo di frutta, Merlino! Solo alla fine mi viene a dire che c’era dell’alcool! Non ricordo neanche come sono tornata in camera.”
Non sapevo perché mi stavo giustificando: forse non volevo che credesse che mi fossi ubriacata apposta. Che poi non era neanche vero, per l’appunto; non era una giustificazione la mia, ma puri fatti.
“Davvero?” mi chiese lui, divertito.
“Già… Ugh…”
Strinsi la presa sulla testa come se servisse per far sparire il dolore.
“Vieni con me.” mi disse.
Lo guardai per la prima volta, perplessa: mi tendeva la mano. Forse mi avrebbe aiutato.
Mi portò nelle cucine, con calma, per evitare di farmi stare male. Chiese agli Elfi del caffè e mi fece sedere al corrispettivo del tavolo di Serpeverde.
“Bevi, ti farà bene.”
Io portai la tazza alla bocca e assaggiai, disgustata. Come cavolo facevano a chiamare quella roba caffè?!
“Bleah!”
“Che, non sei italiana? Il caffè dovrebbe piacerti, no?”
“Appunto, il caffè mi piace… Non questa brodaglia marrone.” risposi, risentita. In ogni caso decisi di finirlo, dato che secondo Scorpius mi avrebbe aiutato.
“Sentite… Non è che avete anche una pozione post-sbornia? E portate anche i dolci di prima, va… Facciamo colazione già che ci siamo.” chiese lui, quando appoggiai la tazza sul ripiano del tavolo.
Gli Elfi portarono tutto in meno di due secondi e appena bevvi la pozione mi sentii subito meglio. Effetto immediato. Meraviglioso.
Mangiai un sacco, mentre il mio stomaco brontolava, poi decisi di passare alle questioni delicate ed urgenti.
“Ora sì che va decisamente meglio. Senti un po’, non è che ho fatto qualcosa d’imbarazzante ieri, vero?”
“Ehm… No.”
“Scorpius. Preferisci che lo sappia ora da te o dopo da Deborah?!”
“Ok ok. Niente d’imbarazzante comunque, solo… Ti ho dovuto portare in braccio fino in camera.”
Oh Merlino. Scorpius non sembrava arrabbiato, neppure irritato, ma ora…
“Oddio, riprenderanno a sparlare di noi…”
“Non importa.” mi disse lui, appoggiando una mano sulla mia. Il mio cuore prese a battere forte, ed immediatamente desiderai di più. Girai la mano e gli strinsi le dita, intrecciandole, per poi appoggiarmi alla sua spalla. Chiusi gli occhi e aspirai il suo profumo, era così buono… Merlino, siano ringraziati gli Elfi e le pozioni post-sbornia. Altrimenti mi sarei persa tutto questo…
“Senza di te non so come farei, Scorp.” sospirai, senza quasi rendermi conto di ciò che dicevo.
“E allora vedi di non perdermi.” mi rispose lui, divertito.
“Scemo.”
A malincuore interruppi il nostro contatto, conscia che se gli altri non ci avessero trovato in Sala Comune avrebbero iniziato a sparlare ancora di più. La mia mano però non ne voleva sapere di lasciare la sua.
“Beh, andiamo dai, prima che iniziano a sparlare troppo.”
“Agli ordini, principessa.”
Sorrisi del soprannome e iniziammo a dirigerci verso la Sala delle Serpi. Ad un certo punto però ci imbattemmo in Hugo, forse in quel posto per sgattaiolare a fare uno spuntino post-colazione.
Il rosso si fermò e ci guardò con disprezzo, poi disse: “Ma guarda… I due piccioncini… Non capisco come mia sorella possa esserti amica.”
Subito staccai la mia mano da quella di Scorpius, arrossendo.
“Hugo, senti… Non è che perché sono di Serpeverde vuol dire…”
“Vuol dire! Certo che vuol dire!”
“Ma insomma, sono solo case diverse e non c’è tutto sto odio fra voi Grifoni e le altre… Perché solo con Serpeverde?” insistetti.
“Ah! Mi chiedi pure il perché?! Perché invece non provi a chiedere al tuo fidanzatino dei suoi parenti Mangiamorte?!”
Scorpius arrossì, diventando dello stesso colore dei capelli di Hugo.
“Tu… Non permetterti… Io non sono…” iniziò a farfugliare, troppo arrabbiato persino per finire una frase.
Io lo guardavo allibita: Mangiamorte? E che erano? Comunque non m’interessava, Scorpius era una persona meravigliosa… E tanto bastava.
“Tu non sei cosa? Uguale a loro? Ma fammi il piacere. Siete marci, tutti marci fino al midollo. E se tu, Seira, sei capitata fra loro… E’ perché sei marcia anche tu.”
E dicendo questo ci passò in mezzo, dandoci due spallate prima di sparire dietro l’angolo.
“Ahi…” mormorai, massaggiandomi la spalla.
Scorpius non mi guardava. Fissava per terra, ancora rosso in volto, serrando i pugni.
“Ehi… Andiamo?” dissi, titubante.
Lui trasalì, poi sembrò ricordarsi che ero lì con lui.
“Oh sì… Sì, andiamo.”
Non mi prese per mano ed io non ebbi il coraggio di farlo. Lo seguii passivamente fino in Sala Comune e nessuno di noi parlò di quello che era successo. Da una parte ero curiosa… Ma non volevo rovinare il mio rapporto con Scorpius solo perché qualcuno aveva detto delle brutte cose sul suo conto. Io non ci credevo. Scorpius mi aveva sempre dimostrato di essere buono e gentile, disponibile con tutti. Decisi che avrei lasciato perdere.
Poco prima di entrare nella Sala lo afferrai per la maglietta, delicatamente, e lui si girò a guardarmi. Sorrisi, cercando di comunicargli la mia scelta, e dopo un attimo di confusione mi sorrise pure lui.
“Ah, ecco i due piccioncini!” esclamò Deborah, la voce squillante.
Senza pensarci due volte estrassi la bacchetta e gliela puntai contro. In meno di mezzo secondo si ritrovò appesa a testa in giù in mezzo alla Sala Comune, la camicia da notte che scivolava e che lei cercava disperatamente di trattenere, scatenando le risatine dei presenti.
“Ma Seira… Liberami! E’ uno scherzo di pessimo gusto!”
“Ah sì?” le chiesi, avvicinandomi, fremente di rabbia “E non è anche di pessimo gusto farmi bere una bevanda alcolica quando ti ho detto che non bevo, addirittura stregandola perché non lo potessi capire? E ancora, non è di pessimo gusto andare in giro a spargere voci su una presunta relazione fra me e Scorpius quando sai benissimo che siamo solo amici?!”
Avevo urlato, in quel momento non m’importava se tutta la Sala Comune era ammutolita e mi stava fissando. Anzi, meglio. Mi trovai a pochi centimetri da lei, il suo volto alla stessa altezza del mio solo al rovescio.
“Ma io…” iniziò a dire, mentre le guancie si coloravano di rosso. Forse per l’imbarazzo o forse per il sangue alla testa, non m’importava.
Sciaff!
Lo schiaffò le arrivò dritto in faccia, facendogliela girare.
Poi la oltrepassai e salii in camera, sbattendomi la porta alle spalle e lasciando la Sala Comune basita, la rabbia sostituita da un enorme senso di giustizia.

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Capitolo 13
*** Lettera ***


Oggi ho finito ufficialmente gli esami, quindi eccomi qui! =D
D’ora in avanti aggiornerò regolarmente questa storia… Si spera anche le altre! XD
Ringrazio chi mi segue/preferisce/ricorda e anche solo chi legge in silenzio =)
Recensite, mi farebbe molto piacere! =D
Buona lettura =)


Lettera

POV Scorpius

Hugo Weasley mi aveva mandato in bestia. Letteralmente. Nominare così il fatto che i miei nonni e mio padre fossero dei Mangiamorte, in presenza di Seira… Che poi, solo mio nonno forse poteva definirsi tale. E da quando avevano perso la guerra era cambiato molto. Cioè… La prigione lo aveva cambiato: non faceva più cose illegali, pur restando delle sue idee. E Seira non c’entrava niente con tutto questo…
“Tu… Non permetterti… Io non sono…” balbettai, troppo furente per finire le frasi.
“Tu non sei cosa? Uguale a loro? Ma fammi il piacere. Siete marci, tutti marci fino al midollo. E se tu, Seira, sei capitata fra loro… E’ perché sei marcia anche tu.”
Come accidenti poteva pensare una cosa simile?! La guerra c’era stata anni fa, Merlino! Capivo che la sua famiglia avesse perso delle persone care, ma lui neanche le aveva conosciute! E la mia, di famiglia?! Era stata devastata altrettanto.
Hugo passò in mezzo a noi, dandoci due spallate. Merlino se lo odiavo!
“Ehm… Andiamo?” chiese Seira, guardandomi titubante, ed io trasalii. Hugo mi aveva fatto dimenticare di essere lì con lei, tanto mi aveva fatto arrabbiare.
“Oh sì… Sì, andiamo.”
Presi a camminare, ancora furente. Poi subentrò l’amarezza: e adesso cosa avrei fatto con Seira? Che le avrei detto? Sicuramente non mi stava chiedendo nulla perché mi vedeva arrabbiato… Ma poi? Quando mi sarei calmato? Avrebbe fatto delle ricerche in silenzio? E se non mi avesse guardato più con gli stessi occhi?
Mentre stavo per attraversare la parete mi sentii tirare per la maglietta e mi girai. Seira mi stava sorridendo, un sorriso ampio e sincero. Limpido. Non capivo cosa volesse dirmi, ma mi sentii subito meglio così ricambiai.
“Ah, ecco i due piccioncini!” esclamò Deborah, il sorriso a trentadue denti.
Prima che potessi fare qualsiasi cosa la vidi venire appesa a testa in giù, e girandomi notai Seira con la bacchetta alzata, fremente di rabbia.
La ragazza cercò di protestare, coprendosi in malo modo con la camicia da notte che non poteva nulla contro la forza di gravità, mentre Seira si avvicinava minacciosa.
“Ah sì? E non è anche di pessimo gusto farmi bere una bevanda alcolica quando ti ho detto che non bevo, addirittura stregandola perché non lo potessi capire? E ancora, non è di pessimo gusto andare in giro a spargere voci su una presunta relazione fra me e Scorpius quando sai benissimo che siamo solo amici?!”
Ok, quella ragazza era decisamente una bomba. Tanta, tanta, tanta stima.
Poi arrivò lo schiaffo.
Ancora più stima.
Mentre Seira spariva di sopra gli altri si erano ammutoliti, così mi avvicinai ghignando a Deobrah e con un pigro gesto della bacchetta la liberai, facendola cadere sul tavolino in mezzo alla Sala Comune.
“Oh Debs… Seria è una forza vero? Ma dimentichi che è finita a Serpeverde anche lei… Credevi davvero che avrebbe continuato a subire in silenzio? Dovresti scegliertele meglio, le tue vittime…” dissi, prendendola in giro.
Lei si alzò, rossa in volto e con le lacrime che le spuntavano dagli occhi, e se ne andò dritta in dormitorio, sbattendo la porta.
Alexander si fece cadere pesantemente sul divano, con un sorriso soddisfatto, invitandomi ad avvicinarmi. Nel frattempo tutti gli altri si erano ripresi ed andavano avanti a fare quello che stavano facendo prima che la scenata di Seira li interrompesse.
“Quella Seira è da wow, amico. Non avevo mai visto nessuno mettersi contro Deborah… Chissà come reagirà lei.”
Feci le spallucce mentre mi sistemavo al meglio sul divano.
“Beh, Seira è ‘wow’ giusto? Se la caverà.”
“E in caso fosse troppo, vedo un principe biondo pronto a correre in suo aiuto o sbaglio?”
Arrossii. Merlino, era così evidente?
“Bah, chissà.” mormorai, vago.
Il ghigno di Alex si aprì ancora di più.

Passarono alcune settimane: era ormai dicembre e tutti gli studenti stavano in trepidante attesa del Natale, o meglio delle vacanze Natalizie. Tutto il castello venne addobbato e si respirava aria di festa ovunque: dal profumo vero e proprio dei dolci natalizi che gli Elfi sfornavano nelle cucine al suono delle armature che cantavano le carole di Natale – stonando – per finire con la vista di tutte quelle ghirlande appese dappertutto e degli abeti che erano stati messi in Sala Grande e ovunque ci fosse abbastanza spazio. Hogwarts era grandiosa, come sempre.
Il mio rapporto con Seira si era, diciamo, approfondito. Lei non aveva più parlato di ciò che aveva detto Hugo, ma in compenso c’erano piccoli contatti fisici fra di noi. Ogni tanto mi prendeva per mano, si accoccolava vicino a me sul divano, mi sfiorava la gamba con la sua mente eravamo in biblioteca a fare i compiti… Cose così. Ogni volta il mio cure accelerava i battiti ed io vedevo bene di ricambiare, ad esempio spostandogli delle ciocche di capelli dietro l’orecchio, o sfiorandola mentre le passavo accanto. Erano piccole gioie, mi sentivo soddisfatto… Anche se non completamente. Merlino, avrei voluto stringerla a me e baciarla! Ma non potevo fare nulla, o meglio… Non volevo rovinare la nostra amicizia. E lei sembrava così felice… Dovevo auto-convincermi che bastava.
Un giorno, poco prima delle vacanze, la vidi più distratta del solito. A colazione non mangiò quasi niente, a lezione non seguiva e guardava fuori dalla finestra, in Sala Comune si era arresa a non fare i compiti ma non riusciva ad intavolare una conversazione sensata. Si sedette accanto a me sul divano, senza guardarmi, fissando il camino.
“Beh gente, io vado a letto.” annunciò, che erano appena le otto e mezza di sera.
“Stai bene?” le chiese Aron, perplesso.
“Sì, sono solo un po’ stanca…” detto questo, cercò la mia mano con la sua e la strinse un poco, sempre senza guardarmi, prima di alzarsi e dirigersi verso la sua stanza. Appena fu sparita mi voltai e trovai Lucy che mi fissava da una poltrona vicina. Arrossii, senza sapere bene il motivo.
“Ehi Scorp, saresti così gentile da andare da Seira? Mi sono dimenticata di dirle che ha il mio libro di Trasfigurazione, vedi se te lo ridà.” disse.
Deborah, che era stata insolitamente calma e buona in quelle settimane, alzò avida lo sguardo verso di me, guardando alternativamente anche Lucy. Decisi d’ignorarla.
“Ok.” risposi, grato che mi avesse dato quella scusa. Ero tropo curioso.
Meno di due secondi dopo stavo bussando alla porta della camera della Caposcuola.
“Chi è?” sentii Seira chiedere dall’interno.
Socchiusi la porta e la trovai seduta sul letto. Appena mi vide arrossì e girò la testa dall’altra parte.
“Seira… Che ti succede?” le chiesi, entrando e chiudendo la porta dietro di me. Mi sedetti sul letto.
“Niente.” mormorò, con lo sguardo basso.
“Non sei brava a mentire.”
La ragazza alzò lo sguardo, il labbro tremolante. Sembrò valutarmi attentamente, poi prese una decisione.
“Scorpius… Stringimi.” disse, mettendomi le mani dietro al collo.
Non me lo feci ripetere due volte e l’abbracciai. Merlino, era così bella, il suo profumo era così buono… Affondai il viso fra i suoi capelli.
“… Ho bisogno di un po’ di coccole…” mormorò, sistemandosi meglio contro di me.
“Non devi neanche chiedere, sciocchina.” le risposi, alzandola un po’ e facendola sedere sopra di me, con le gambe distese. Lei rimase un secondo stupita dal mio gesto, poi riprese ad abbracciarmi.
“Vuoi dirmi che ti succede?” le chiesi.
Lei sospirò.
“Stamattina… Prima di colazione, mi è arrivata una lettera.”
“Una lettera? Niente di grave spero…” chiesi, preoccupato.
“No ecco… Mi ha scritto Marco.” Seira interruppe il nostro abbraccio per guardarmi negli occhi, seria “Il mio ex. Dice che si è comportato da stupido, che vuole riprovarci con me, che gli manco… Eccetera eccetera.”
“Ah.” risposi, improvvisamente teso. Che cos’era quella fitta allo stomaco? Assomigliava terribilmente alla gelosia. Merlino, se ero geloso! Quel pezzo di merda non doveva neanche avvicinarsi a Seira!
“E tu… Cos’hai intenzione di fare?” gli chiesi, cercando di restare impassibile.
Lei continuò a fissarmi.
“Non voglio più averci niente a che fare, mi pare ovvio. E’ solo un bastardo.”
“Brava, fai bene.” risposi, sollevato.
Lei sospirò e si strinse di nuovo a me.
“Solo che… Non è per lui, giuro, ma tutti gli amici che avevo… Insomma, ho perso tutto a causa sua. La sua lettera me lo ha in qualche modo ricordato. E’ per questo che sto un po’ così.”
La strinsi ancora più forte, mentre di nuovo la rabbia montava dentro di me.
“Non ti meritavano. Se ti hanno allontanato… Non ti meritava, nessuno di loro.”
“Lo so.”
Non disse più niente ed io piano piano mi calmai, continuando a cullarla. Poi il mio cuore prese di nuovo a battere veloce, ma non per la rabbia: Merlino, la stavo stringendo fra le braccia… Volevo che il tempo si fermasse. Non mi sarei mai accontentato… Volevo di più. Volevo tutto da lei.
Ma l’incanto finì presto, lei sciolse i nostri corpi e sorridendo mormorò un “Grazie.” prima di alzarsi. Capii che era un congedo e me ne andai, sussurrando un “Non c’è di che, quando vuoi.” poco prima di varcare la porta.

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Capitolo 14
*** Vacanze al Manor ***


Ed ecco che bella tranquilla mi apprestavo a postare, mangiando una goleador, quando… Mi si è staccato un dente! D= era quello incapsulato, si è “sfilata” la capsula… Si vede il perno D= D= D= ci sono rimasta troppo male FES D= D= D= D=
Quindi, domani devo farlo aggiustare, nel frattempo ho un buco in bocca e posterò lo stesso per la vostra gioia u.u
Ringrazio sempre chi mi segue/preferisce/ricorda =) e ovviamente chi recensisce! =D
Buona lettura! =D


Vacanze al Manor

POV Seira

Mi svegliai con un gufo che mi guardava, piegando la testa. Che cavolo ci faceva un gufo in camera mia?! Come ci era entrato se ci trovavamo nei sotterranei, precisamente sotto il livello del lago?! Attraversando la parete che chiudeva la Sala Comune, per non parlare della porta della mia camera.
Sbadigliando archiviai quelle domande e mi alzai per prendere la lettera. Appena vidi che il mittente era Marco mi raggelai: che cavolo voleva ancora quel grandissimo pezzo di sterco di Schiopodo da me?! Lessi e non ci vidi più dalla rabbia: il coglione si scusava, diceva che gli mancavo, che ci voleva riprovare… Gettai la lettera nel baule, stizzita. Andai a farmi la doccia ma ormai il malumore mi aveva pervaso.
Scesi a far colazione con gli altri venti minuti dopo ma scoprii di non aver per niente fame. Ero distratta, decisamente di malumore. Marco me l’avrebbe pagata anche per quello.
Verso le otto e mezza di sera capii che non avrei retto un secondo di più. “Beh gente, io vado a letto.” dissi.
“Stai bene?” chiese Aron, perplesso.
“Sì… Sono solo un po’ stanca.”
Strinsi un po’ la mano a Scorpius, non so bene per quale motivo: forse mi serviva un po’ di conforto. In quell’ultimo periodo il nostro rapporto era decisamente migliorato dal punto di vista fisico… Non grandi cose eh, ma ogni tanto ci sfioravamo ed io non potevo che sentirmi al settimo cielo.
Non feci in tempo ad arrivare in camera che qualcuno bussò alla porta.
“Chi è?” chiesi, sedendomi sul letto.
Scorpius. Ma certo.
Improvvisamente mi vergognai per essermi fatta condizionare ancora così da Marco. Voglio dire, lui non contava più nulla nella mia vita… Ed ecco che una sua lettera mi metteva il malumore. Non potevo credere di essere stata così… Debole.
“Seira… Che ti succede?”
“Niente.”
“Non sei brava a mentire.”
Alzai lo sguardo e lo vidi seduto accanto a me. Merlino se era bello… E un brava ragazzo, un bravissimo ragazzo… Merlino, lo volevo… Cosa dovevo fare? Mi sentivo così abbattuta…
“Scorpius… Stringimi.” dissi, abbracciandolo. Lui lo fece ed io mi sentii finalmente in pace.
“… Ho bisogno di un po’ di coccole…” sussurrai, come a giustificarmi.
“Non devi neanche chiedere, sciocchina.”
Davvero? Non dovevo chiedere? Potevo abbracciarlo tutte le volte che mi pareva? Subito sentii un enorme benessere ed un enorme sollievo invadermi. Prima avevo avuto paura di un suo rifiuto, ma così…
“Vuoi dirmi che ti succede?”
Sospirai, e gli raccontai della lettera, guardandolo dritto negli occhi. Volevo che vedesse, che capisse che non provavo più nulla per Marco… Che comprendesse invece qual’era il sentimento che ormai mi legava a lui… Poi non ce la feci più e mi rituffai fra le sua braccia. Cavoli se erano comode… Perfette, per me.
Volevo restare così per sempre.
Ma la realtà torno cruda sottoforma del mio sapere che non stavamo insieme. E che forse non ci saremmo mai stati. Avrei sopportato di vederlo accanto ad un’altra? Di restare solo sua amica?
No, certo che no.
Sciolsi l’abbraccio e lo ringraziai, osservandolo uscire. Merlino se ero cotta! Peggio… Mi ero innamorata.
Fu con quel pensiero che mi addormentai, mentre il mio cuore non la voleva smettere di battere agitato per il nostro abbraccio.

Le vacanze arrivarono presto e portarono una ventata di sollievo agli studenti del quinto e del settimo anno. Insomma, sollievo non era la parola giusta: avrebbero dovuto comunque affrontare M. A. G. O. e G. U. F. O. quell’anno, però… Almeno non avrebbero più dovuto seguire le lezioni. Potevano svegliarsi più tardi. Potevo svegliarmi più tardi. Era ancora presto per farsi prendere dall’ansia pre-esame…
Stavo finendo di sistemare le ultime cose nel baule prima di scendere a far colazione. Poi ci dirigemmo tutti verso le carrozze che ci avrebbero portati alla stazione di Hogsmeade, trascinando i bauli.
“Serve una mano?” mi chiese una voce conosciuta alle mie spalle.
“Oh Scorp, ehm… Dov’è il tuo baule?”
“Già caricato. Allora?”
“Mi salvi la vita, giuro.” risposi sbuffando per la fatica.
“Allora affare fatto.”
Scorpius si chinò per prendere il pesante baule dalle mie mani ed io lo seguii, il sorriso a trentadue denti. Salii sulla carrozza con lui, Alexander, Lucy, Brendoon e la ragazza di quest’ultimo, Cecily.
“Ragazzi.” esordì Scorpius, dopo essersi accomodato “Come sapete tutti gli anni al Malfoy Manor si tiene una strepitosa festa di capodanno, e come sapete tutti gli anni siete invitati a parteciparvi… Tutti a casa mia dal ventisette?”
“Ovvio.”
“Certo.”
“E me lo chiedi?” furono le risposte.
Io guardai il biondo spiazzata: chiedere prima no? Lui si girò verso di me e attese la mia risposta.
“Mmmmh… Dovrò parlarne con i miei. Ti faccio sapere via gufo ok? Che se poi vengo mi dici l’indirizzo.”
“Ok.” rispose lui, il sorriso appena appena più piccolo.
Arrivammo alla stazione e, aiutata da Scorpius, trascinai il mio baule sul treno.
“Senti Scorp, vado a cercare Rose, è da un sacco che non ci sentiamo… Sai, era impegnata con gli esami… Poi vengo a cercarvi…”
“Ma certo.” rispose lui, lasciandomi sola dopo avermi scompigliato i capelli.
Trovai la rossa in uno scompartimento con Lily, mentre discutevano del fantastico pranzo di Natale alla Weasley. Sorrisi, non capendo appieno l’argomento, ed entrai.
“Oh, ciao Seira!” mi salutarono loro, invitandomi ad accomodarmi.
“Ma senti, è vero che tu e Scorpius state insieme? Io non ci credevo, ma le voci continuano a girare…” chiese la piccola Lily, guardandomi seria.
Io alzai gli occhi al cielo, ma non mi arrabbiai: sapevo che lei non era pettegola, ma seriamente interessata a me. Anche se non ci vedevamo molto.
“No Lils. Non stiamo insieme.” precisai. Peccato, aggiunsi mentalmente.
“Già, però la nostra Seira ha una cotta per lui.” intervenne Rose.
“Cosacosa?!” esclamò Lily, rischiando di strozzarsi con una gelatina Tutti i gusti più uno.
Io sbuffai, incenerendo Rose con lo sguardo, ma lei mi guardava sorridendo… E ridendo sotto i baffi, ne ero certa. Vabbè, ormai l’avevo ammesso a me stessa, e di loro mi fidavo no? Così glielo dissi: Lily lanciò un gridolino eccitato e s’improvvisò Cupido elencando un sacco di possibili strategie da mettere in atto per conquistarlo, mentre Rose continuava a ridere così forte da essere praticamente sdraiata su tre sedili, tenendosi la pancia.
Tutto sommato, a parte per com’era iniziata, mi divertii parecchio con le rosse sul treno: chiacchierammo del più e del meno, giocammo a scacchi magici e c’ingozzammo di dolcetti. Finché, ormai quasi giunti in stazione, decisi di abbandonarle per cercare Scorpius e gli altri.
Lily mi fece l’occhiolino e Rose si portò una mano alla bocca cercando di nascondere le risate. Merlino, che cosa ci trovava di così divertente?!
Trovai quelli che erano sulla carrozza con me in uno scompartimento in fondo al treno, e mi sedetti vicino a Scorpius salutando tutti. Lui mi strinse a sé e mi schioccò un sonoro bacio sulla guancia, che mi fece diventare rossa come un peperone. Cercai con gli occhi Lucy e la vidi sorridere verso di me: un modo per incoraggiarmi. Mi ricomposi e chiacchierai del più e del meno anche con loro.
Quando il treno si fermò al binario nove e tre quarti mi resi conto che forse non avrei più rivisto Scorpius fino alla fine delle vacanze. Al diavolo, pensai, ormai sono maggiorenne, i miei non possono impedirmi di andarlo a trovare… E poi mi aveva invitato. Solo quattro giorni e poi sarei stata da lui.
Salutai tutti con un abbraccio, compresi Rose, Lily ed Albus che mi avevano raggiunta. Da lontano vidi Hugo fulminarmi con lo sguardo mentre mi stringevo a Scorpius, ma non m’importava. Ormai la discussione avuta con lui – se poi di discussione si poteva parlare – era morta e sepolta. Mi concentrai solo sulla stretta forte del biondo e sul suo profumo, prima di lasciarlo andare.
Tutto sommato l’inizio delle vacanze fu dei migliori. Non mi ero ancora abituata alla nuova casa ma era meglio: tutto nuovo, tutto da scoprire. La mia camera era immensa, e avevo pure un bagno privato. Fantastico. I miei genitori non fecero troppe storie quando gli dissi dell’invito e così mi affrettai a scrivere a Scorpius, che mi rispose subito dandomi l’indirizzo della casa. Per Natale andai dai nonni paterni, che non vedevo da un sacco – se si escludeva quando ci eravamo appena trasferiti – e come al solito mi meravigliai delle dimensioni di quella casa. Che casa non si poteva proprio chiamare; semmai villa. I nonni erano ricchissimi.
Il giorno dopo lo passai a preparare ancora una volta il mio baule. Ci misi dentro poche robe dato che il due gennaio sarei tornata a casa… Però non sapevo proprio che scegliere per il vestito della festa. Alla fine mi arresi e pensai che qualcuno mi avrebbe prestato qualcosa… Non avevo abiti decenti, e non sapevo che tipo di festa sarebbe stata. Formale? Informale?
Mi smaterializzai con il baule fuori dal Malfoy Manor e rimasi per un minuto buono estasiata ad osservare l’enorme parco che circondava la villa. Merlino, era peggio di quella dei miei nonni! Indecisa, mi avvicinai al cancello, e un pop catturò subito la mia attenzione: un Elfo si era materializzato e si stava inchinando tanto da toccare terra con il naso.
“La signorina è un’invitata del signorino Malfoy?” mi chiese.
“Sì, sono Seira Felton, mi ha invitato Scorpius.” risposi.
“Bene signorina, benvenuta a Malfoy Manor. Prego mi lasci i suoi bagagli, vada pure!”
Feci come disse l’Elfo e mi avvicinai al portone della villa, che si spalancò da solo.
“Seira! Benvenuta!” urlò qualcuno, poi vidi una macchia bionda e sentii la stretta di Scorpius. Sorridendo, lo abbracciai a mia volta, poi lui mi lasciò andare per darmi un bacio sulla fronte.
“Fantastico, ora ci siamo tutti!”
“Scorpius tesoro, chi è la tua amica?” chiese qualcuno dietro di lei.
Una donna bionda, elegantissima, mi si avvicinò con un enorme sorriso.
“Mà, questa è Seira. Te ne avevo parlato ricordi? La studentessa che si è trasferita dall’Italia… E Seira, lei è mia madre, Astoria.”
“Piacere signora.” le dissi, stringendole la mano.
“Oh, chiamami Astoria… Sennò mi fai sentire vecchia!”
Sorrisi. Quella donna era proprio simpatica, ed aveva gli stessi occhi del figlio. Occhi blu, intensi.
“Bene, ti faccio vedere la tua camera… Pronta a perderti in casa mia?” mi chiese Scorpius, facendomi l’occhiolino.
“Decisamente!” esclamai, ridendo.

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Capitolo 15
*** Il ballo di capodanno ***


Buongiorno a tutti u.u
Ecco che mi appresto a pubblicare un nuovo capitolo della storia =D
Spero di rendervi felici XD
Non ho molto altro da dire, se non un enorme grazie a chi mi ha messo fra le seguite/preferite/ricordate e a chi mi ha recensito *--*
Buona lettura! =D


Il ballo di Capodanno

POV Scorpius

Quando Seira non aveva accettato subito il mio invito per le vacanze al Manor e aveva preferito cercare Rose che stare con noi… Beh, mi ero sentito di merda. Che ce l’avesse con me?
Ma poi pensandoci forse l’avevo avvertita troppo tardi… Aveva già altri piani per le vacanze… E beh Rose in effetti non la vedeva da un bel po’, che io sapessi. Passai quasi tutto il viaggio in treno cercando di distrarmi parlando con gli altri, poi tirai internamente un sospiro di sollievo quando la vidi arrivare e sedersi accanto a me.
Non so cosa mi spinse a farlo ma l’abbracciai e le baciai una guancia. Ancora confuso mi girai verso Alex e lo vidi ridere sotto i baffi. Merlino, se odiavo quando faceva così!
In ogni caso tutti l’abbracciarono per salutarla prima di andarsene quindi non ci vidi nulla di male nel stringerla a me in quell’occasione. Forse l’avrei rivista fra poco, forse invece solo alla fine delle vacanze: era insopportabile non sapere e, nel caso della seconda ipotesi, saperla lontana da me per così tanto tempo.
Fortunatamente il gufo con la buona notizia arrivò poco dopo che mi ero risistemato nella mia stanza al Manor e, felicissimo, le diedi il mio indirizzo. Volevo vederla… Accidenti se lo volevo! Merlino, mi ero preso proprio una bella cotta! O forse… No, non volevo neanche pensarci. Se poi lei mi avesse rifiutato? Meglio evitare di farsi troppi viaggi mentali.
I miei genitori furono contentissimi di riavermi a casa, così come i miei nonni. Nonna Narcissa mi riempì di baci e mi allungò un paio di galeoni di nascosto dai miei, cosa che non guastava mai.
La mattina del ventisette arrivarono tutti: Alex in realtà era da me già il giorno prima, e poi Lucy, Brendoon e Cecily. Mancava solo lei ed ero teso come una corda di violino… Bazzicavo verso l’ingresso più del solito e vidi mia madre farmi un sorrisetto furbo mentre m’incrociava per la decima volta. Finalmente vidi la porta aprirsi e mi fiondai ad abbracciarla.
Ah, il suo profumo… Come mi era mancato.
“Fantastico, ora ci siamo tutti!” esclamai.
Prima che potesse dire qualcosa, un’altra voce parlò dietro di me.
“Scorpius tesoro, chi è la tua amica?”
Oh accidenti. Mia madre mi aveva visto. E il lampo divertito nei suoi occhi non prometteva nulla di buono.
Le presentai frettolosamente, poi portai Seira nella sua stanza. Neanche a farlo apposta era vicino alla mia… O forse sì, l’avevo fatto apposta.
“Senti, ti lascio sistemare le tue cose poi ci raggiungi in salotto ok? Scendi le scale ed è la prima porta a destra. Al massimo chiama un Elfo se ti perdi.” le dissi, facendole l’occhiolino e scompigliandole i capelli.
“Ok, arrivo subito!” rispose lei, sorridendomi.
Andai in salotto annunciando a tutti che Seira era arrivata, e vidi Lucy sorridere serena mentre Alex ghignava in modo troppo divertito per i miei gusti. Ci mise veramente un attimo e poi arrivò in salotto, salutando tutti i nostri compagni e accomodandosi sul divano.
Passammo così buona parte della mattina, chiacchierando e raccontandoci del Natale, quando verso mezzogiorno mia madre venne a chiamarci per il pranzo. Mangiammo in relativo silenzio e presentai Seira a mio padre ed ai miei nonni, tenendole una mano sulla schiena e facendola poi sedere accanto a me. Nonno Lucius la guardò con una strana luce negli occhi, che non mi piacque per niente.
Il pomeriggio lo passammo giocando a Spara-schiocco e bevendo cioccolata calda, davanti al camino. Più o meno anche i giorni seguenti passarono così: raramente qualcuno faceva i compiti – forse Lucy, ogni tanto, che li faceva copiare poi agli altri – e tutti cercarono di divertirsi il più possibile. La data della festa si avvicinava.
Per quanto riguarda me io cercai di restare sempre più a contatto con Seira. Ormai non m’importava più degli sghignazzi di Alex o delle occhiate eloquenti di Brendoon: finché Seira non mi diceva chiaro e tondo che le davo fastidio, non vedo perché avrei dovuto privarmi di quel piacere. Così la sfioravo sempre tutte le volte che le passavo vicino, mi mettevo a fianco a lei quando giocavamo a Spara-schiocco o a Gobbiglie, la facevo sedere vicino a me, le spostavo una ciocca di capelli dal viso, le scompigliavo i capelli. E lei mi sorrideva. Sempre.
La sera prima della festa, a cena, mio nonno Lucius fece una domanda che dimostrò fondati i miei timori.
“Seira, sei purosangue?”
Tutti si bloccarono con la forchetta a mezz’aria. Mia madre lo fulminò con lo sguardo mentre nonna Narcissa cercava di ammonirlo in silenzio. Mio padre era l’unico indifferente alla questione, e i miei amici si guardavano fra di loro, nervosi. Sapevano chi era mio nonno e com’era fatto, ma se si azzardava a fare un torto a Seira… Merlino, che aveva in mente?
“Sì signor Malfoy.” rispose lei, tranquilla, e tutti tirarono un respiro di sollievo generale.
“Ah sì? E com’è il tuo cognome?” insistette mio nonno, ed io iniziai ad innervosirmi. Come gli altri, del resto.
“Felton. Probabilmente ne avrà sentito parlare, anche se non mi risulta che le nostre famiglie si conoscano…”
“Sì, l’ho sentito. Ma il figlio di Theo e Tessa Felton non era, ehm, fuggito perché non voleva rispettare la tradizione purosangue?”
Lo sguardo di Seira s’irrigidì appena, ed io stavo letteralmente per scoppiare e lanciare una maledizione a mio nonno.
“Tesoro, forse…” iniziò nonna Narcissa, ma venne interrotta dalla risposte di Seira.
“Mio padre.” disse lei, sottolineando la parola ‘padre’ “E’ andato in Italia per ragioni di lavoro. E’ vero che era… Di vedute più aperte, rispetto ai miei nonni… Ma in ogni caso anche mia madre è una purosangue. Non l’ha scelta apposta comunque: loro si amano.”
“Bene bene.” rispose nonno Lucius, con un sorrisetto furbo.
Ripresero tutti a mangiare: l’espressione di Seira era però imperscrutabile. Merlino, che diamine aveva in mente mio nonno? Avevo come l’impressione che anche la ragazza accanto a me avrebbe voluto schiantarlo, tuttavia aveva risposto calma e tranquilla. Forse non voleva mancare di rispetto alla mia famiglia.
Capodanno arrivò prima del previsto, gli Elfi erano tutti presi a decorare la casa e soprattutto il grande salone dove si sarebbe svolta la festa degli adulti. Noi ragazzi invece, dopo un primo momento passato fra la crème de la crème della società, ci saremmo ritirati in un salottino più appartato e decisamente meno di classe. Alexander stava personalmente montando tutto l’impianto audio: unica eccezione babbana di tutta la serata – per non dire vita –. Ovviamente avrebbe funzionato con la magia – non avevamo prese eclettiche o quello che era – ed avrebbe sparato tutta la musica più scatenata del secolo, per permetterci di ballare in santa pace.
Ballare. Finalmente avrei potuto chiedere a Seira di farlo.
Ero eccitato, nervoso ed impaziente. Stavo per salire a prepararmi quando mia madre mi fermò. Eravamo da soli in mezzo al corridoio.
“Che c’è ma? Devo salire…”
“So che probabilmente non vorrai rispondermi, che non sono cose che si dicono… Ma sono troppo curiosa.”
Ok, iniziavo a preoccuparmi.
“Ma non è che ti piace Seira?” chiese, con quel sorriso divertito dietro gli occhi.
Oh no. Non poteva prendermi in giro anche lei, come Alex… Oh no.
“Ma che dici…” borbottai, diventando più rosso dei capelli di Rose. Ok, mi ero fregato da solo.
“Beh perché mi ha detto di non avere un vestito per il ballo… Pensavo di prestargli uno dei miei, quello verde ti piacerebbe? O vuoi una sorpresa?”
Porco Merlino. Il vestito verde di mia madre, se era quello che intendevo… Era da paura. Non gliel’avevo mai visto addosso ma lo teneva con grande cura, tanto che la prima volta che l’avevo scoperto – avevo nove anni e volevo solo giocare – mi fece subito allontanare e mi urlò dietro. Era la prima volta che sentivo urlare mia madre, sempre così pacata… A quanto pare l’aveva indossato per la presentazione ufficiale come fidanzata a casa dei nonni, per poi non metterlo più. Diceva che era un gran ricordo e non voleva che si rovinasse. E se ora lo prestava a Seira… Merlino, che cosa aveva in mente?!
“Fa come credi…” borbottai di nuovo, per poi salire in camera mia per preparami.
Mi feci una lunga doccia e indossai il completo grigio scuro che mi avevano preparato gli Elfi. Dover presenziare all’inizio della festa ‘da adulti’ era una palla, perché significava doversi vestire elegante… Però se avessi potuto ammirare Seira con quel vestito, ne valeva la pena.
Ne valeva decisamente la pena, pensai, quando la vidi scendere a braccetto con Lucy e Cecily.
Era stupenda: il vestito era verde brillante, con un’ampia scollatura sul davanti ed una ancora più enorme sulla schiena. Una fascia nera le cingeva i fianchi, terminando con un’enorme fiocco proprio alla fine della scollatura della schiena, mentre un velo di pizzo nero copriva la gonna – sempre verde – che scendeva e si fermava poco prima dei piedi, avvolti da delle scarpe col tacco nere e vertiginose.
Nel frattempo erano arrivati tutti gli invitati dei miei genitori e dei miei nonni – fra cui i genitori di Alexander – e Seira era stata presentata come ‘nuova amica del figlio dei padroni di casa’. Ovvero, mia nuova amica. Osservai stranito la signora Zabini guardare il vestito della ragazza e poi scoccare un’occhiata divertita a mia madre: erano grandi amiche, sicuramente sapeva che cosa rappresentava per lei quell’abito.
Finalmente verso le nove e mezza potemmo liberarci da quell’incombenza e ce ne andammo a festeggiare privatamente. La musica era già accesa, gli Elfi servivano da bere e Alex quest’anno aveva aggiunto delle luci multicolori che si alternavano, creando un’atmosfera da discoteca.
“Almeno qui sei sicura che Deborah non ti propinerà drink alcolici a tradimento, no?” chiesi ad una Seira entusiasta mentre sorseggiavo il mio vino Elfico.
“Decisamente… E’ una bella festa!” mi rispose lei, sorridendo.
“Senti… Ti va di ballare?”
Il mio cuore perse un colpo aspettando la risposta.
“Certamente!”
Con un enorme sorriso, la trascinai al centro della pista da ballo improvvisata, creata spostando i mobili dal salotto.

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Capitolo 16
*** Confidenze e punti di vista ***


Bene!
Sto morendo di mal di testa, quindi non vi dico nulla se non: buona lettura! =D


Confidenze e punti di vista

POV Seira

Scorpius mi aveva lasciata sola davanti alla mia camera, così entrai. Merlino! Era enorme. Peggio di quella di casa mia. Il grande letto a baldacchino troneggiava in mezzo alla stanza, che sembrava una suite d’albergo di alta classe. C’erano anche due divanetti, foderati d’argento, davanti al camino. L’armadio percorreva tutta la lunghezza della parete interna, e ben due finestre si aprivano verso l’esterno per dar luce alla stanza. Oltre il letto c’era la porta del bagno, dove entrai tanto per constatarne lo splendore: enorme, una vasca che avrebbe fatto invidia a quella del bagno dei Prefetti – dove una volta Rose mi aveva fatto entrare – e una coppia di lavandini splendidi, con i rubinetti dorati.
Decisi di scendere per evitare di perdermi in tutto quel lusso e trovai tutti i miei amici in salotto, chi seduto sul divano o sulle poltrone e chi per terra, così iniziai a chiacchierare con loro. Era piacevole e così… Naturale, come se fossimo in Sala Comune. Anche se la Sala Comune beh, sembrava nulla rispetto a quel salotto, che col tempo scoprii pure essere uno dei più piccoli.
Dopo un paio di giorni che ero ospite dei Malfoy – avevo conosciuto i genitori e i nonni di Scorpius, mi sembravano persone gentili – Lucius mi fece una domanda alquanto imbarazzante.
“Seira, sei purosangue?”
Osservai di sfuggita Scorpius, che sembrò accigliarsi. In quel periodo il nostro rapporto andava alla grande: non faceva che sfiorarmi e beh, io non facevo che esserne contenta. Ogni tanto ricambiavo. Lo desideravo così tanto che presto sarei esplosa… E gli sarei simpaticamente saltata al collo per baciarlo. Merlino, non certi pensieri ora! Senza contare che non potevo comportarmi come quella sciacquetta che lo aveva baciato dopo la vittoria contro Tassorosso.
“Sì signor Malfoy.” risposi, tranquilla. I miei genitori mi avevano insegnato a non avere pregiudizi, ma al contempo sapevo – grazie ai miei nonni – che la mentalità di certa gente potesse essere… Antica, ecco.
“Ah sì? E com’è il tuo cognome?”
“Felton. Probabilmente ne avrà sentito parlare, anche se non mi risulta che le nostre famiglie si conoscano…”
“Sì, l’ho sentito. Ma il figlio di Theo e Tessa Felton non era, ehm, fuggito perché non voleva rispettare la tradizione purosangue?”
Ecco, ora iniziavo ad innervosirmi. Probabilmente il signor Malfoy era uno di quelli con pregiudizi… Anche se non mi avrebbero toccato. Nel senso, essendo io purosangue ero al sicuro.
“Mio padre è andato in Italia per ragioni di lavoro. E’ vero che era… Di vedute più aperte, rispetto ai miei nonni… Ma in ogni caso anche mia madre è una purosangue. Non l’ha scelta apposta comunque: loro si amano.”
Era vero: fin da quando ero bambina i miei genitori insistevano sul fatto che dovessi trovare l’amore vero, e non un tizio solo perché era di un certo ceto sociale o cose simili. Difatti quando avevo portato Marco a casa non avevano mosso obiezioni, anche se era un nato babbano. A me e a loro non importava, seriamente.
“Bene bene.” rispose Lucius, ed io non ne afferrai il senso: che cosa era bene? Che la sua discendenza frequentasse solo gente ‘apposto’ (secondo i suoi standard)? O c’era dell’altro? Il suo sorrisetto furbo non mi lasciò tranquilla, e finii di mangiare in silenzio presa da una strana inquietudine.
Dopo cena fermai Astoria.
“Ehm… Astoria?” chiesi, timidamente.
“Sì cara?”
“Ecco, io non sapevo… Come dovevo vestirmi per domani, e quindi… A quanto ho capito è un evento formale, non credo di avere il vestito adatto. Ho chiesto a Lucy ma m’ha detto…”
“Di rivolgersi a te, sì.” concluse la mia amica, arrivandomi alle spalle “Io purtroppo ho portato un solo vestito, e Cecily è troppo minuta… Ma voi due sembrate avere la stessa taglia no?”
“Certo cara.” ci sorrise la donna “Vedrai che troverò qualcosa.”
“Ok, allora… Grazie.” risposi, poco prima di voltarmi.
“Seira. Puoi restare un secondo?” mi chiese lei, mentre Lucy saliva le scale.
“Sì, mi… Dimmi.”
Mi veniva sempre difficile non dare del lei ad una persona conosciuta da poco e che fosse più grande di me, ma Astoria me l’aveva categoricamente impedito. Diceva che la faceva sentire vecchia.
“Senti… So che non sono affari miei, ma dì la verità: ti piace mio figlio.”
Arrossii come non so cosa, mormorando un: “Ehm…”
Oddio. E adesso che avrei dovuto fare?!
“Stai tranquilla, io penso che anche lui abbia un debole per te.”
“Co-cosa?” chiesi, sempre più in imbarazzo.
“Tesoro, lo conosco ormai da diciotto anni… Fidati, siete una bella coppia.” la donna mi fece un occhiolino, prima di proseguire “Comunque stai tranquilla, ti renderò strepitosa per domani sera… Capitolerà ai tuoi piedi.”
Astoria si girò e se ne andò senza lasciarmi il tempo di dire niente, così me ne tornai in camera, più confusa che mai. La madre di Scorpius voleva davvero che ci mettessimo insieme? E che voleva dire che siamo una bella coppia?! Sapeva qualcosa che io non sapevo?! C’era davvero speranza?!
Lucy interruppe le mie riflessioni bussando alla porta.
“Avanti.” dissi, e poco dopo ma le ritrovai seduta sul letto.
“Seira, forse non dovrei, forse non c’entra nulla e sicuramente non sono la persona più adatta… Ma vorrei spiegarti una cosa.”
La guardai, allibita: Lucy non era mai stata un tipo da molte parole, e sicuramente non era una con dei segreti stratosferici. Che mi doveva dire, perché era così agitata? C’entrava forse Scorpius? Il mio stomaco si strinse in una morsa.
“Dimmi tutto, tranquilla.” dissi, non essendolo affatto.
“Ecco, si tratta della… Famiglia di Scorpius. Dei suoi nonni, di suo padre…” Lucy prese un grosso respiro, poi continuò “Loro erano dei Mangiamorte.”
Ancora quella parola. Mangiamorte. Forse ora avrei scoperto che cosa significava… Anche se non ero più così sicura di volerlo. Guardai Lucy confusa.
“Ecco… Forse non sai che significa… Bene, che sai della Guerra Magica?”
“Quella dove il tizio che è sopravvissuto ad un Avada Kedavra ha ucciso il più potente mago oscuro di tutti i tempi?” azzardai, non molto sicura.
“Esatto. Il ‘tizio’ è Harry Potter, il padre di Lily e Albus… E beh, i Mangiamorte erano i più fedeli servitori del mago oscuro. Malfoy Manor era il suo quartier generale.”
Ero scioccata. Ora capivo perché Scorpius si era arrabbiato tanto con Hugo… Accidenti, stavo passando davvero le vacanze di Natale nell’ex luogo scelto da quel pazzo?!
“Ma aspetta!” si affrettò a continuare Lucy, forse vedendo il mio sguardo “Non sono cattivi. Vedi, è grazie a Narcissa che alla fine Harry ha potuto sconfiggere tu-sai-chi… Gli ha mentito, dicendo che era morto quando invece era vivo. E Draco, il padre di Scorp… Lui è stato costretto ad entrare a far parte dei Mangiamorte, ad essere marchiato, quando aveva appena sedici anni.”
“Che cosa… Orribile.” mormorai, disgustata. Perché gliel’avevano permesso? Perché non erano fuggiti?! Lucy sembrò leggermi nella mente, perché continuò rispondendo a quelle domande.
“L’unico vero Mangiamorte convinto fra loro era Lucius. Lui… E’ stato educato vecchio stile, credeva e crede ancora nella superiorità dei purosangue rispetto agli altri maghi e babbani… Dopo la guerra è andato in prigione. Credo che l’abbia cambiato. Cioè… Hai visto anche tu no? Ha ancora i suoi valori e i suoi principi… Ma si è reso conto di aver sbagliato, e non farebbe male nemmeno a una mosca. Anche se fossi stata una babbana… Non ti avrebbe fatto nulla, al massimo ti avrebbe giudicata silenziosamente. Scorpius non parla mai di queste cose, e lo capisco… Volevo solo farti capire perché ha insistito un po’ troppo stasera… E ti serve la verità, comunque. Devi sapere tutto, se vuoi… Ecco, se vuoi continuare ad amare Scorpius. Forse te ne avrebbe parlato più avanti, però…”
“Lucy.” la interruppi, sorridendo “Fra me e Scorpius non c’è niente. Non credo che me ne avrebbe parlato…”
Lucy sbuffò.
“Oh andiamo. Come se non si vedesse lontano un miglio che gli piaci. E tu lo ricambi. Prima o poi finirete, insieme, fidati… E’ solo una questione di tempo. E allora…”
Le posai una mano sul braccio, sempre continuando a sorridere. La sua rivelazione mi aveva sconvolta, all’inizio, ma ora tante cose tornavano apposto ed ero serena.
“Non condannerò né Scorpius né la sua famiglia per quello che è successo in passato. Per quanto mi riguarda, è vero: sono innamorata di Scorpius. Perché è una brava persona, ed io lo so. E per la sua famiglia… Non la conosco da molto, ma mi sembrano tutti molto simpatici. Non m’interessa cosa è successo, cosa succederà. Io, qui, adesso, non li guarderò in modo diverso solo per quello che mi hai detto. Io, qui, adesso, sono innamorata di Scorpius Malfoy e lo voglio al mio fianco… Sarei onorata di poter far parte della sua famiglia. Tutto il resto non importa.”
Arrossii violentemente dicendo quelle parole, e per la prima volta m’immaginai al fianco di Scorpius vestita di bianco. Ma non era il caso di far correre la fantasia…
Lucy mi sorrise, un sorriso enorme.
“Sei più saggia di quanto credessi, Seira. Ora sono tranquilla. Sei la degna compagna di Scorpius, e in futuro, chissà… Prima o poi vi metterete insieme, sono sicura.”
Detto questo si alzò e mi lasciò da sola, a pensare. Mi addormentai ancora vestita, abbracciata al cuscino, desiderando ardentemente di avere Scorpius con me, al suo posto.
Si stava avvicinando la serata della festa, era ormai l’ultimo dell’anno ed io, tesa come una corda di violino, bussai alla porta della camera di Draco e Astoria Malfoy. La donna venne ad aprirmi e mi fece accomodare sul grande letto, mentre entrava in una cabina armadio e ne riemergeva con un sacco chiuso. Sembrava uno di quelli in cui si mettevano gli abiti da sposa. Il cuore mi batteva a mille ed ero un po’ nervosa di stare in camera da sola con Astoria… Ma qualcuno bussò e Lucy e Cecily entrarono come due tornadi, i loro vestiti sottobraccio ed un’enorme trousse di trucchi.
“Preparati a diventare splendida!” mi disse Cecily, su di giri.
Lucy mi lanciò un piccolo fagottino ed io scorsi delle mutande assai poco caste abbinate ad un reggiseno di pizzo, argento. Arrossii violentemente mentre mi rigiravo la biancheria tra le mani.
“Regalo di Natale in ritardo, mettiteli sotto al vestito!”
“Ottima scelta Lucy!” commentò Astoria, ed io mi sentii ancora più in imbarazzo: come facevano a chiacchierare tranquillamente di biancheria provocante con la madre di Scorpius?! Le madri in genere non fanno questo… Astoria sembrava più un’amica.
Pazientemente ci dedicammo alla cura del corpo, fra cerette, sopracciglia sfoltite, docce, creme, trucchi e pettinature. Astoria e Cecily mi acconciarono i capelli in un modo favoloso: ai lati del viso due ciocche boccolose ricadevano morbide, mentre il resto era raccolto in un mezzo chignon che faceva partire una lunga coda che mi arrivava fino a quasi il sedere.
“Questo sarà perfetto con il vestito!” esclamò eccitata Astoria, dopo aver dato gli ultimi ritocchi.
Il vestito. Già.
Appena lo vidi rimasi estasiata: Era lungo, verde splendente, con una fascia e del pizzo nero. Aveva le maniche lunghe ma una scollatura vertiginosa sia davanti che dietro. Dovevo davvero indossarlo io? Non sarei sembrata ridicola? Dopotutto, sembrava della mia taglia.
“Le presti il vestito verde!” esclamò Lucy, strabuzzando gli occhi.
“Eh già mia cara.” risposa Astoria, facendole l’occhiolino “Sentite, ora devo andare che inizieranno ad arrivare gli ospiti, voi aiutatela e poi scendete. Ci vediamo giù!”
La osservai sparire, senza neanche riuscire a ringraziarla.
Lucy e Cecily mi aiutarono ad indossare il vestito e le scarpe – vertiginose – poi poco prima di scendere la mia migliore amica mi sussurrò all’orecchia: “Stai attenta, quel vestito è speciale!”.
Non feci a tempo a chiedermi il motivo che vidi Scorpius sorridermi. Era bellissimo nel suo completo grigio scuro… Volevo avvicinarmi ma Narcissa c’intercettò e mi presentò a parecchia gente. Di cui scordavo il nome pochi secondi dopo averlo appreso. Finalmente trovai il mio biondo preferito, che mi trascinò nell’altra sala tutta per noi, asserendo che anche per quell’anno avevano svolto il loro compito.
Il piccolo – se si possa definire piccolo – salotto che c’era stato messo a disposizione era tutto sottosopra: i mobili erano o accatastati vicino alle pareti o messi in una stanza adiacente; in fondo alla parete c’era un enorme stereo con due casse ancora più grandi che sparavano musica a tutto volume, gli Elfi s’inchinarono vedendoci ed iniziarono a servire da bere e dei proiettori dal soffitto sparavano luci diverse e colorate ogni minuto. Era fantastico.
Dopo una prima battuta per sciogliere il ghiaccio, finalmente arrivò la domanda che avevo tanto sperato di sentirmi rivolgere quella sera da lui.
“Senti… Ti va di ballare?”
Come potevo dir di no ad un’occasione unicha per stare vicino a Scorpius, il ragazzo che amavo?
“Certamente!” esclamai, sorridendo.
Lui mi prese e mi trascinò in pista, ed iniziammo a ballare.

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Capitolo 17
*** Notte stupenda, brutto risveglio ***


Eccomi con un nuovo capitolo u.u
Stavolta sono riuscita ad aggiornare solo questa storia, perdonatemi >..< domani mi rifarò (spero o.O)
Ringrazio sempre chi mi segue/preferisce/ricorda =D invito a recensire! =D
Buona lettura =)


Notte stupenda, brutto risveglio

POV Scorpius

Ballammo per parecchio, scatenandoci come non mai. Mi ero tolto la giacca del completo ed ero rimasto in camicia, peraltro un po’ sbottonata e con la cravatta allentata: faceva caldissimo. Seira aveva tirato su le maniche del vestito, per quanto possibile. Ero sudato come non mai, ma finché la vedevo sorridere così, mentre ballava con me, avrei sopportato di tutto.
Brendoon e Cecily ballavano poco distanti da noi, mentre Alex e Lucy si erano persi nella folla: a noi si erano uniti i figli delle ‘persone importanti’ che festeggiavano con i miei parenti; la gente andava dai tredici anni ai venticinque circa. Eravamo una cinquantina più o meno, e ovviamente conoscevo tutti. Ma quella sera non avrei parlato né ballato con nessun’altro che non fosse Seira.
Ad un certo punto la ragazza si aggrappò a me con una mano, mentre con l’altra si massaggiò il tallone.
“Uff, mi fanno malissimo i piedi, non ce la faccio più!” disse sorridendo, togliendosi una scarpa.
Senza aspettare un secondo di più e fregandomene del sudore la presi in braccio, mentre lanciava un gridolino sorpreso. La portai sul divano e la feci stendere, dicendo: “Così va meglio, principessa?”
Lei sorrise: sembrava non aver fatto altro per tutta la serata. Mi sedetti accanto a lei e le presi l’altro piede, sfilandole la scappa col tacco. Le passai i polpastrelli sulla pianta.
“Noooooo!!! Basta, basta!” urlò Seira, divincolandosi e ridendo.
“Ma come, non vuoi un massaggino ai piedi?! Guarda che sono un esperto!”
“Ma soffro il solletico! Nessuno può toccarmi i piedi, a parte me! Muoio!”
“Ah, è così?” chiesi, con un ghigno niente affatto rassicurante. Un punto debole, quindi…
“Cos’hai intenzione di…?”
Non riuscì a finire di parlare che mi buttai letteralmente addosso a lei, facendole il solletico ovunque. Lei rise come non mai e cercò di divincolarsi, senza successo. Poi ricambiò, cercando di colpirmi sotto le ascelle e sui fianchi, facendomi rimanere senza fiato. Dopo cinque minuti buoni esclamò: “Basta, mi arrendo!”
Smisi di farle il solletico e mi accasciai su di lei, esausto. Appena mi resi conto di avere il viso sopra il suo seno mi rialzai di scatto, arrossendo.
“Ma dove vai?” chiese Seira, sorridendo, allacciando le sue braccia dietro al mio collo e ributtandomi giù.
Mi strinse a sé, ed in quel momento eravamo solo io e lei: la gente che ballava davanti a noi, la musica, la luce… Tutto sparito. Esistevamo solo io, lei e quel divano dove eravamo distesi. Non c’era più la fatica, il sudore, il mal di pancia da risate: solo la mia testa poggiata su di lei, sul suo seno, e le sue braccia che mi tenevano giù. Ancorato a lei.
Distesi le gambe cercando una posizione più comoda, e lei fece lo stesso. Mi ritrovai sdraiato alla sua destra, verso la parte interna del divano, mentre la mia testa era ancora appoggiata su di lei e il mio braccio destro le cingeva i fianchi. Seira aveva preso ad accarezzarmi i capelli, serena.
Volevo che il tempo si fermasse. Volevo che tutto rimanesse immobile. Era il momento perfetto. E invece…
“Scorpius…” mormorò Seira, lasciandomi andare. Io non mi spostai.
“Che c’è?” chiesi.
“Dovrei andare in bagno.”
“Oh.”
Mi affrettai ad alzarmi e lei si tirò su con me. Avevo il braccio sinistro tutto indolenzito, perché era stato piegato sotto il mio corpo.
“Torno subito, aspettami.” disse poco prima di alzarsi, dandomi un bacio sulla guancia.
Io mi toccai incredulo il punto dove le sue mani mi avevano sfiorato, mentre Alex si sedeva accanto a me, dove poco prima c’era Seira.
“E allora, come va piccioncini?” mi chiese, divertito.
“Togliti subito dal mio nido d’amore.” gli risposi, fulminandolo con lo sguardo.
“Ooooh, allora vi siete finalmente messi insieme?!”
“In realtà, no.”
Ero seccato. Nessuno poteva permettersi di rovinare quel momento, nessuno.
“Capisco.” mi disse lui, dandomi una pacca sulla spalla “Ma vedi di farti avanti principino. Era una situazione perfetta.”
“Di che parlate?” chiese Seira, di ritorno dal bagno, sedendosi dall’altro mio lato.
“Nulla nulla.” rispose Alex, alzandosi ed andandosene.
“Senti, ti va di ballare ancora? I piedi stanno decisamente meglio.”
Seira si era rivolta a me con un sorriso.
“Ma certo.” risposi io, prendendola per mano e ritrascinandola in pista.
Ballammo ancora e ancora, finché non sentimmo che era iniziato il conto alla rovescia. Eravamo in mezzo alla pista da ballo, accaldati, e un Elfo venne a porgerci lo spumante per il brindisi.
“Cinque…”
Osservai Seira, che sorrideva radiosa con il bicchiere in mano. La musica si era fermata.
“Quattro…”
Merlino se era bella. Avrei voluto averla per sempre accanto a me, avrei voluto…
“Tre…”
Avrei voluto baciarla, ecco cosa desideravo veramente fare.
“Due…”
Forse lo potevo fare davvero. Forse potevo avvicinarmi, potevo rischiare…
“Uno…”
Rischiare. La mia amicizia con lei, tutto ciò che avevamo costruito. Potevo davvero rischiare?
“BUON ANNO NUOVO!!”
Le urla che seguirono mi fecero sobbalzare, mentre mi affrettavo a brindare con Seira. Era felice, lo eravamo tutti: mi trascinò in giro con sé per cercare gli altri e brindare anche con loro. La musica riprese e così anche le luci si accesero, che illuminavano appena il gruppo di persone ancor più scatenate di prima.
Una volta augurato a tutti buon anno, Seira mi ritrascinò in pista a ballare. Poi venne Alex che le disse: “Te lo rapisco un momento!” facendole l’occhiolino e portandomi via da lei. Maledetto! Non teneva in considerazione i miei sentimenti, la mia volontà?!
“Hai perso la tua occasione amico, ora i tuoi amici ti reclamano. Vieni dai!” mi disse Alex, mentre mettevo il muso.
Accidenti a lui! Non poteva farmi abbandonare la mia dama! Mi portò un po’ verso i nostri amici d’infanzia, e potei liberarmene solo alle due passate. Andai in cerca di Seira, pregando che non se ne fosse già andata, e la trovai mezza addormentata sul divano dove ci eravamo sdraiati prima. Si era tolta le scarpe ed era semi sdraiata, con la testa appoggiata ciondoloni sul braccio.
“Ehi principessa… Andiamo a nanna?” sussurrai, avvicinandomi al suo viso. La festa non accennava a finire, ma io preferivo eclissarmi con lei.
“Mmmmh… Scorp? Sei tu? Andiamo…” rispose lei, con gli occhi appannati dal sonno.
La presi in braccio per non farle rimettere la scarpe – dovevano proprio fare un male cane se se le era tolte ben due volte – e la portai di sopra, incurante del fatto che gli altri mi stessero osservando o meno.
La portai nella sua stanza e l’adagiai piano sul letto, dato che si era addormentata.
“Scorp.” disse, trattenendomi debolmente per la camicia e con gli occhi socchiusi.
“Che c’è?”
“Dormi con me.”
Non era una domanda, ma un sussurro. Sorridendo enormemente mi sdraiai accanto a lei, abbracciandola e portandole la testa sul mio petto. Mi sentivo improvvisamente stanco, o forse non tanto improvvisamente: avevo ballato un sacco e non ero stato mai fermo, a parte beh quando io e Seira ci eravamo coccolati. Ed ora era qui, tutta per me.
Non feci in tempo a pensare che avesse proprio un buon profumo, anche da sudata, che mi addormentai.
Mi svegliai sentendo un tonfo, poi qualcuno urlò: “STRONZA PUTTANA!”
Sobbalzai, poi vidi un ragazzo abbastanza alto, con i capelli castani e gli occhi verdi puntare una bacchetta verso Seira e me, fremente di rabbia.
Seira si era svegliata, confusa, e osservò un attimo il giovane prima di sgranare gli occhi.
Astoria e Lucy erano entrare in camera e osservavano preoccupare il tizio che ci puntava addosso la bacchetta, poi mia madre parlò.
“Ehm Seira, ha detto di essere un tuo amico e che voleva parlarti così…”
Seira si alzò in piedi sul letto, prendendo la bacchetta dal comodino, pronta a fronteggiare lo sconosciuto.


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Capitolo 18
*** Vecchi ricordi ***


Buon pomeriggio a tutti! =D
Ecco che arriva il nuovo capitolo u.u
Manca poco ormai alla fine della storia… Sono solo ventun capitoli! D= E siamo già al diciottesimo! D=
Beh, ringrazio tutte le buone anime che mi hanno seguito fin qui! =D chi segue/ricorda/preferisce… E chi recensisce! =D mi fa davvero piacere! =D
E ora bando alla ciance u.u Buona lettura! =D


Vecchi ricordi

POV Seira

La notte di capodanno era stata bellissima. Non avevo mai amato il dolore ai piedi come in quel momento… Il momento in cui Scorpius aveva tentato di farmi un massaggio ed era tutto finito in una lotta di solletico, con lui praticamente disteso sopra di me. Ad un certo punto si era reso conto della situazione e aveva cercato di sollevarsi, imbarazzato e tenero nello stesso tempo, ma io l’avevo stretto a me.
Ed eravamo rimasti così, solo io e lui. Gli altri non esistevano, gli altri erano solo volti sconosciuti di passaggio. Esisteva solo la testa di Scorpius sul mio seno, il suo corpo su di me e le mie braccia che lo stringevano. Era così che doveva essere, ero… Felice.
E non solo felice. Il disappunto si fece strada in me mentre una sensazione fastidiosa mi premeva sul ventre. Dovevo fare pipì. Merlino, proprio adesso?!
“Scorpius…” iniziai, titubante. Sperai che avremmo potuto riprendere la magia. Pregai che non cambiasse niente durante la mia piccola assenza. Era solo una parte fisica di me che andava via da lì, ma il mio cuore restava fisso sotto la testa bionda di Scorpius.
“Che c’è?”
“Dovrei andare in bagno.”
“Oh.”
Si alzò e mi sentii un attimo spaesata.
“Torno subito.” dissi prima di andare. Faci più velocemente possibile, perdendomi un po’ di tempo per annusare la stoffa del vestito dove si era appoggiato a me. Aveva il suo odore, un odore così…
Corsi di nuovo verso il divanetto dove eravamo seduti. C’era Alex. Accidenti.
“Di che parlate?” chiesi, fingendomi contenta di trovarlo lì. In quel momento invece l’avrei ucciso.
“Nulla nulla.” rispose lui, alzandosi. Merlino, non poteva andarsene prima?! Ormai il momento era rovinato.
“Senti, ti va di ballare ancora? I piedi stanno decisamente meglio.”
Non era propriamente vero, ma avrei retto pur di tenere Scorpius con me ancora un po’.
Immediatamente lui mi riportò al centro della pista e poco dopo ci ritrovammo a ballare spensieratamente. Quasi non mi accorsi che era iniziato il conto alla rovescia, se non fosse stato per l’Elfo che mi porgeva lo spumante. Era già mezzanotte? Quanto avevamo ballato?!
Osservai Scorpius per tutto il tempo, sorridendo. Era così che avrei voluto passare l’anno nuovo.
Con lui.
Gli altri potevano andare tutti a farsi friggere. Io volevo solo Scorpius. Solo lui. Con me…
“BUON ANNO NUOVO!!”
Le urla esplosero attorno a noi e rovinarono nuovamente l’istante perfetto. Merlino, stavo per baciarlo. Merlino, l’avrei baciato sul serio se non…
“Cin cin!” mi affrettai a dire, facendo scontrare i nostri bicchieri. Scorpius rispose al brindisi poi andammo ad augurare buon anno praticamente a tutti quanti.
Ad un certo punto sbucò di nuovo Alex che mi portò via Scoprius. No! Come poteva andarsene con lui?! Prima che potessi pensare di andare “casualmente” a riprendermelo, però, arrivò Lucy che mi costrinse in una danza sfrenata.
Dopotutto anche passare del tempo con le amiche non era male… Ed in effetti dovevo riprendermi un attimo, altrimenti sarei saltata addosso al figlio dei padroni di casa prima che potesse dire a. Dovevo darmi un contegno, no?
Però all’una e mezza dovetti ammettere di aver esaurito tutte le energie. Non ero fatta per le feste notturne, decisamente. Stancamente e senza più sentirmi i piedi svolazzai verso il divanetto dove prima avevo stretto Scorpius a me. Mi sedetti e tirai via le scarpe, mentre i piedi prendevano a pulsare. Dopo circa dieci minuti mi sentii scivolare un po’. Qualche parte del mio cervello mi disse che mi stavo per addormentare, che non potevo farlo; l’altra la mandò beatamente a qual paese e si tuffò nel dormiveglia.
Un profumo. Un profumo famigliare m’investì le narici, ed io riacquistai un po’ di lucidità.
“Ehi principessa… Andiamo a nanna?”
Una voce, una voce angelica. La parte ancora cosciente di me mi disse che stavo diventando eccessivamente sdolcinata.
“Mmmmh… Scorp? Sei tu? Andiamo…” biascicai, per poi sentirmi sollevare. Non feci in tempo ad elaborare nessun pensiero che mi sentii sprofondare sempre di più nel regno di Morfeo.
Poi qualcosa di morbido sotto la schiena. Poi un profumo che diventava meno intenso.
Mi aggrappai al profumo. Non poteva andar via, no…
“Scorp.”
“Che c’è?”
“Dormi con me.”
Il mio cervello era talmente andato che non mi resi conto nemmeno di quello che dicevo.
L’ultima informazione che registrai fu il profumo farsi di nuovo vicino. E che non era un profumo, ma un odore: odore di sudore… L’odore naturale. Magnifico.
Sentii un tonfo e mi svegliai, infastidita. Chi era che spalancava la porta con tanta energia a quell’ora del mattino?! … No beh, non sapevo che ore erano… Ma era presto. Troppo presto. Infinitamente presto per il mio orologio interiore… E in quel momento mi resi conto di stare dormendo ancora accanto a Scorpius. Il suo odore.
“STRONZA PUTTANA!”
Oh no. Quello voce. No. Non poteva essere vero. Era un incubo. No no no no no no…
Ma anche gli occhi lo stavano confermando. Perché?! Com’era possibile?!
Astoria e Lucy erano dietro di lui che mi guardavano preoccupate.
“Ehm Seria, ha detto di essere un tuo amico e che voleva parlarti e così…”
Mi alzai, improvvisamente lucida, brandendo la bacchetta. E così, doveva essere andato dai miei nonni materni e avergli estorto con qualche scusa il mio nuovo indirizzo… E non trovandomi a casa… Dopotutto nessuno sapeva che ci eravamo lasciati, eravamo partiti troppo presto prima che iniziassero a fare domande…
Una rabbia enorme mi pervase. Ma come si permetteva?! Come si permetteva di entrare in casa dei miei amici chiamandomi in quel modo?! Come si permetteva di rovinare il risveglio più bello della mia vita?!
“Che cosa vuoi, Marco?” chiesi, assottigliando lo sguardo. Doveva stare attento, ooooooh se doveva stare attento…
“Io sono venuto fin qui per sapere come mai non hai risposto alla mia lettera e… Brava, ti trovo a far sesso con un tizio sconosciuto! Credevo che mi amassi!” mi accusò lui.
“Ma sei cretino?!”
Oh, Scorpius si era svegliato. Non me ne ero neppure accorta, e decisi di dargli un’opportunità prima di schiantare Marco direttamente.
“Abbiamo addosso ancora i vestiti di ieri sera, non abbiam certo fatto sesso! Per rivestirci dopo?! E si può sapere chi diavolo sei?!”
“Sono il ragazzo di Seira.” rispose Marco, guardando il biondo con aria disgustata e arrossendo per la figuraccia.
“EX. Ex ragazzo.” intervenni io.
“Sì beh… Ora ovviamente ex. Come puoi pensare di dormire con un altro e che poi io ti rivoglia? Ero venuto a far pace, ma a quanto sembra…”
No, un momento. L’aveva detto davvero?! Quello stronzo traditore aveva detto davvero che gli facevo schifo dopo che avevo dormito – dormito! – con un amico?! Dopo che lui mi aveva messo le corna!
“EXPELLIARMUS!” esclamai, travolta dalla furia. Non l’avrebbe passata liscia. Non oggi. Non ancora.
Non avrei più abbassato la testa di fronte a lui. Non era più niente per me, niente. Era uno scarafaggio da schiacciare. Un lurido verme che si era ficcato nella tana del lupo dopo avermi fatto passare momenti d’inferno… Gliel’avrei fatta pagare. Oh sì che gliel’avrei fatta pagare…
“Ma sei scema?!” mi urlò addosso lui, mentre veniva sbalzato contro il muro e la sua bacchetta mi volava tra le mani. Immediatamente la tirai contro il muro: non mi serviva.
“TU…” iniziai, scendendo dal letto. Lui si stava rialzando e presto sarebbe corso verso la bacchetta. Non potevo permetterglielo.
“COME OSI?!” sbottai, tirandogli un pugno in faccia.
La sua faccia si girò per il colpo e lui barcollò verso il muro. Si girò a guardarmi con un’espressione incredula sul volto, la mano sulla guancia in fiamme.
“BRUTTO LURIDO VERME TRADITORE, COME OSI FAR LA PREDICA A ME?! IO DORMO CON CHI MI PARE! HAI PERSO OGNI DIRITTO QUANDO MI HAI MESSO LE CORNA! SEI SOLO UN BASTARDO; FIGLIO DI PU…!”
Stavo impazzendo, ormai non avevo più un briciolo di controllo. Lanciai anche la mia bacchetta da qualche parte, era d’impiccio: con le mani mi dedicai a colpire ogni singolo centimetro della sua pelle. Marco sembrava atterrito, e alzava la braccia per difendersi dai miei colpi, ma i miei calci arrivavano comunque sulle sue gambe senza che potesse fare niente. L’avevo chiuso in un angolo e non aveva via di fughe: o lottava con me o si arrendeva. Ed io non ero disposta a fermarmi, quindi avrebbe dovuto uccidermi per andarsene.
“Ora basta.”
Senza che me ne fossi resa conto Scorpius era arrivato alle mie spalle. Incurante del pericolo mi mise le braccia sotto le ascelle e mi tirò su di peso. Mi divincolai per un momento, poi mi arresi alla sua stretta e mi limitai a guardare Marco con odio.
“T-tu… Sei una pazza… Isterica…” mormorò quest’ultimo, con il sangue che gli colava dal naso.
Corse verso la sua bacchetta e la recuperò, cercando di sgattaiolare poi fuori dalla porta. Astoria e Lucy erano ancora ferme e gli impedivano di uscire.
“Mamma, Lucy, accompagnatelo fuori di qui. E che non entri mai più.”
La mia migliore amica lanciò uno sguardo d’intesa a Scorpius e con un cenno del capo si girò per far strada a Marco. Astoria l’aveva preso per il braccio e lo strattonava poco elegantemente dietro Lucy.
Io fremevo. Fremevo ancora di rabbia, ma un po’ di razionalità stava per avere la meglio: Merlino, che cosa avevo fatto? Avevo picchiato un uomo – se si poteva definire tale – davanti a Scorpius, a sua madre ed alla mia migliore amica. Ero davvero una pazza isterica… E adesso, mi avrebbero guardato diversamente?
Scorpius mi lasciò improvvisamente andare, per chiudere la porta. Non sapevo che dire, non sapevo che fare: sentivo solo una gran voglia di piangere.
“Se l’è meritato.” disse Scorpius, ancora con la mano sulla maniglia.
“I-io…” iniziai, incerta.
In un secondo Scorpius era ancora davanti a me, e mi stringeva.
“Se l’è meritato sul serio. Ti ho fermato solo perché se l’avessi ucciso saresti finita nei guai. O peggio, lui avrebbe potuto reagire e uccidere te.”
“Io…” tentai di nuovo.
“Sssh, non dire niente. Sfogati e basta se vuoi. Ma non giustificarti. Ci sono qui io con te.”
E poi esplose tutto e mi ritrovai a piangere come una bambina. Scorpius mi prese di nuovo in braccio e mi fece accomodare sulle sue ginocchia, sedendosi sul letto, continuando sempre a stringermi.
“Ci sono qua io.” ripeté, ed io mi sentii sollevata come non mai.
Non riuscivo a frenare le lacrime, ma era tutto apposto ormai. Scorpius non mi considerava una pazza isterica. Scorpius era d’accordo con me. Scorpius era ancora qui, e mi teneva fra le braccia.
“Ci sono qua io.” disse di nuovo, cullandomi, ed io mi sentii felice.

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Capitolo 19
*** Una proposta alquanto bizzarra ***


Eccomi di nuovo qui ad aggiornare! =D
Qui scopriremo cosa combina Lucius u.u eheheheh…
Ringrazio chi mi segue/preferisce/ricorda e chi recensisce *--*
Buona lettura, fatemi sapere! =D


Una proposta alquanto bizzarra

POV Scorpius

Osservai Seira mentre massacrava quel pezzo di merda e gli vomitava addosso improperi. Era una furia. Non l’avevo mai vista così, ma nonostante ciò ne rimasi incantato: non mi faceva paura, semmai… Ero ammirato. Stava facendo esattamente la stessa cosa che avrei fatto io al suo posto. Di certo non era una principessa da salvare.
Arrossii, al pensiero che quel tizio – non riuscivo neppure a chiamarlo per nome – ci avesse accusato di fare sesso. Merlino, c’era mia madre alla porta! Non stavamo facendo niente di male e, seriamente, anche se fosse aveva ormai perso ogni diritto sulla ragazza. In ogni caso non mi sarebbe dispiaciuto fare sesso con Seira… Diciamo che mi sarei accontentato anche di un bacio. Ero decisamente cotto.
Sospirai, decidendo che ormai il lurido verme ne aveva avute abbastanza. No, scherzavo: volevo ucciderlo con le mie stesse mani, ma dovevo evitare che lo facesse Seira o, peggio, che lui uccidesse lei. Cercando una soluzione che m’impedisse di tirare un pugno a quel viscido bastardo e nel contempo che distogliesse Seira dalla sua furia cieca mi avvicinai e la sollevai da terra, allontanandola.
“Ora basta.” le dissi, cercando di calmarla. In effetti smise di dimenarsi e si arrese alla mia stretta.
“T-tu… Sei una pazza… Isterica…” disse quel lurido verme, asciugandosi il sangue dal naso mentre recuperava la bacchetta. Si vedeva lontano un miglio che voleva andarsene, ma mia madre e Lucy facevano muro. Bene, a quanto pare anche loro erano dalla parte di Seira.
“Mamma, Lucy, accompagnatelo fuori di qui. E che non entri mai più.” dissi, rivolgendo a Lucy uno sguardo eloquente, che diceva: “Fagliela pagare da parte mia e infliggigli tutto il dolore possibile.”
Poi andai a chiudere la porta. Non resistetti più ed infine sbottai.
“Se l’è meritato.”
Uno strano mugolio mi rispose alle spalle. Seira? Come stava, che pensava?
“Se l’è meritato sul serio. Ti ho fermato solo perché se l’avessi ucciso saresti finita nei guai. O peggio, lui avrebbe potuto reagire e uccidere te.”
“Io…”
La strinsi forte a me. Sembrava confusa, sconvolta. Non volevo vedere quelle sensazioni sul suo volto. Non volevo che uno stupido stronzo rovinasse di nuovo la sua vita. Nessuno poteva distruggerla, nessuno, non gliel’avrei mai permesso…
“Sssh, non dire niente. Sfogati e basta se vuoi. Ma non giustificarti. Ci sono qui io con te.”
Seira scoppiò a piangere, direttamente sulla mia camicia, quella con cui mi ero addormentato ieri sera. La strinsi più forte a me. Non l’avrei mai lasciata, mai. Non mi sarei mai comportato come quel verme di prima… La presi in braccio la portai sul letto, cullandola.
“Ci sono qua io.” ripetei.
“Ci sono qua io.” dissi ancora, sempre stringendola a me.
Le baciai i capelli. Seira continuava a piangere e a stringersi a me. Mi sentivo tremendamente impotente e volevo solo che non piangesse più. Volevo che sorridesse. Che fosse felice.
Seira comunque continuò a piangere per parecchio tempo. Si era stretta a me in un abbraccio quasi soffocante, ma non m’importava. Anzi, meglio: più vicina era, meglio mi sentivo. Certo, non che fossi entusiasta del fatto che stesse piangendo. Soprattutto perché piangeva per quel viscido bastardo.
“S-scusa…” mormorò infine, alzando il volto e cercando di asciugarsi gli occhi.
“Ssssh. Non ti devi scusare…”
“N-no… E’ che… Non vorrei che tu pensassi… Voglio dire, non sto piangendo per lui, o meglio, solo non voglio che s’intrometta in questa mia nuova vita, e pensavo di esserci riuscita, ma non avevo detto ai miei che ci eravamo lasciati, e così credo che gli abbiano dato il tuo indirizzo e….”
“Basta Seira. Non sforzarti. Fatti solo abbracciare.”
Lei non se lo fece ripetere due volte e rituffò la testa sul mio petto. Da parte mia mi sentivo enormemente sollevato: allora non provava davvero più nulla per lui. Merlino, avrei voluto baciarla. Avrei voluto stringerla per sempre.
Ma il tempo passava inesorabile e dopo un po’ Seira mi disse che voleva farsi una doccia. La lasciai in camera da sola a malincuore e andai anche io a darmi una risistemata: ero davvero un disastro, la tipica faccia di chi si era appena alzato e la camicia macchiata dal trucco lacrimoso di Seira. Fortunatamente il vestito verde di mia madre sembrava essere intatto, da quel che vidi poco prima di uscire dalla stanza.
Incontrai Lucy mentre ero diretto in camera e la fermai, incurante del mio aspetto.
“Allora, com’è andata?”
“Bene. Astoria l’ha accompagnato fino alla porta, poi l’ho seguito personalmente fino al cancello. Gli ho detto una cosa del tipo: “Non ti azzardare mai più a dire che Seira è una pazza isterica, io non so cosa sia successo ma da quello che ho capito sei tu il lurido verme bastardo che dovrebbe vergognarsi… Seira è una nostra cara amica e non merita neanche di essere avvicinata da un granello di polvere proveniente da una tua maglietta. Sparisci e vedi di non tornare, non sei più il benvenuto a Villa Malfoy.”. A quel punto le difese della casa devono essersi in qualche modo attivate perché è stato sbalzato all’indietro, attraverso il cancello ancora chiuso, ed è caduto qualche metro più in là. So che il passaggio fra le sbarre è abbastanza doloroso, ma per precauzione ho preferito lanciargli anche una maledizione: il suo sedere sarà pieno di bolle per almeno due settimane, credo. Non riuscirà a sedersi.”
Ascoltai entusiasta le parole di Lucy e ringraziai che fosse una mia lontana parente Malfoy – sue madre era la sorella di nonno Lucius – per poter attivare le difese della casa. No, non era per niente bello passare attraverso le sbarre del cancello… Ti lasciavano dolori brucianti ad intermittenza per un bel po’ di tempo.
“Grazie Lu, ben fatto. Beh, vado a lavarmi ora, se non ti dispiace….”
“Scorp, e Seira?”
“Si è sfogata un po’, poi m’ha chiesto di lasciarla sola per farsi la doccia. Sembra apposto comunque…”
“Capisco. Beh, io vado in salotto, ti aspetto lì poi.”
“Ok.”
Il getto bollente dell’acqua sulla pelle sciolse meglio il nodo nervoso che avevo nello stomaco e mi permise di rilassarmi un po’. Una volta lavato, asciugato e vestito chiamai un Elfo a cui consegnai il completo che avevo indossato tutta notte per farlo lavare, poi scesi in cucina a sgranocchiare qualcosa. Il mio stomaco reclamava la parvenza di una colazione anche se erano ormai le undici e mezza.
Lì trovai Seira, pulita e vestita normalmente – con dei jeans e una maglietta – davanti ad una tazza di caffè fumante e un piattino di biscotti.
“Mangi con me?” mi sorrise dall’altro lato del tavolo.
“Certo!” risposi, ricambiando il sorriso. Aveva ancora gli occhi un po’ rossi, ma per il resto non sembrava che avesse pianto.
Mangiammo in silenzio e poi ci unimmo agli altri in salotto. Nessuno a parte Lucy e mia madre sapeva ciò che era successo, quindi il pomeriggio trascorse tranquillo, in un’atmosfera leggera e goliardica. Poi verso le cinque venne il momento di salutare tutti: infatti ognuno sarebbe tornato a casa propria per passare il resto delle vacanze con la famiglia.
Mi sentii improvvisamente irritabile: non volevo separarmi dai miei amici, quest’anno più che mai. Non volevo separarmi sa Seira. Non così. Non dopo quello che era successo.
“Astoria, ti ringrazio ancora per il vestito… E mi scuso per la scenata di stamattina.” disse Seira prima di andarsene, arrossendo.
Mia madre le posò una mano sulla spalla, sorridendo.
“Stai tranquilla cara. Da quel poco che ho capito avevi ottime ragioni. La colpa è mia che l’ho fatto entrare senza avvertirti.”
Poi venne il mio turno di salutarla e l’abbracciai, cercando di metterci tutto: il fatto che per lei ci sarei sempre stato, la mia voglia di averla con me. I miei sentimenti.
Quando tutti se ne furono andati mia madre mi chiese delucidazioni in merito al comportamento di Seira, ma non era arrabbiata: era serena e solo curiosa di capire cosa l’aveva spinta ad agire così. Appena glielo raccontai si dimostrò ancora più comprensiva nei suoi confronti e stranamente battagliera verso quel lurido verme che aveva osato entrare in casa nostra.
“A proposito, Scorpius…”
“Dimmi.” risposi sorpreso, quando ormai ero sulle scale per andare in camera mia.
“Vedi di non tradirla mai, o potresti fare la stessa fine… Ed io l’aiuterei, sappilo.”
Divenni bordò in mezzo secondo e mormorai qualcosa sul fatto che non stavamo insieme.
“Certo certo.” rispose lei, con lo sguardo divertito “Ma faresti meglio a dire ‘non ancora’.”
Andai in camera mia sempre più imbarazzato. Beh, quantomeno se Seira fosse diventata davvero la mia ragazza avevo mia madre dalla mia parte. Era un bene che l’avesse presa in simpatia. Ora dovevo solo convincere Seira a mettersi con me… Dovevo fare il primo passo.
Fu con questo pensiero fisso che aspettai il rientro ad Hogwarts.
Il viaggio in treno si rivelò piacevole: eravamo tutti in uno scompartimento – Seira ci raggiunse solo a metà viaggio, prima era stata da Rose – a chiacchierare, al caldo e mangiando dolci, mentre fuori infuriava una tempesta.
Tutto sommato quella sera, una volta finito il banchetto, ero troppo stanco per affrontare l’argomento con Seira, così mi arresi al letto e dormii profondamente fino a tarda mattina.
“Sveglia Scorp, dobbiam fare colazione, fra un’ora iniziano le lezioni!” mi buttò giù dal letto Alex. Io mugugnai qualcosa poi mi decisi ad alzarmi, e un quarto d’ora dopo eravamo seduti al tavolo dei Serpeverde.
Le ragazze ci raggiunsero poco dopo ed il mio stomaco fece una buffa capriola nel vedere Seria sorridermi raggiante. Stavo mangiando una fetta di torta quando arrivò la posta: l’allocco di Seria si fermò davanti alla ragazza e tese la zampa, per farsi togliere la lettera.
“Strano… Come mai i miei mi scrivono già se sono partita ieri?” mormorò lei, prendendo la pergamena. La srotolò e la lesse, e riga dopo riga il suo sguardo si faceva sempre più basito. Ero maledettamente curioso di sapere che cosa fosse successo, e stavo per chiederglielo quando lei alzò lo sguardo verso di me.
Mi allungò la pergamena senza dire una parola ed io, confuso, mi apprestai a leggere.
Sentii le risatine di Alex, che si era sporto per leggere, prima ancora di capire il contenuto della lettera. Oddio no. Non poteva essere vero.

Tesoro,
so che ti sembrerà strano ricevere questa lettera adesso ma questo pomeriggio un grosso gufo reale ci ha portato una missiva alquanto strana.
Era da parte di un certo Lucius Malfoy – l’amico dove sei andata a capodanno non si chiamava Malfoy? – e chiede, molto cortesemente, se siamo disposti a firmare un contratto prematrimoniale fra te e suo nipote Scorpius.
Siamo leggermente perplessi di fronte a tale richiesta, sai come la pensiamo sul fatto di essere purosangue vecchio stile, ma non vogliamo neppure fare una mossa azzardata rispondendo male: non ci hai mai detto nulla a proposito di questo Scorpius se non che è un tuo caro amico, ma se per caso vi frequentate… Beh, non può farci altro che piacere, ma la sostanza è: come rispondiamo? Rifiutiamo gentilmente? (mi sembrerebbe un po’ prematuro accettare anche se voi due foste insieme… Voglio dire, hai solo diciassette anni! Però la scelta è tua quindi vedi tu).
Rispondi al più presto, non vorrei che questo Lucius si offendesse nel non ricevere risposta.
E facci sapere come stanno le cose fra te e questo Scorpius.
Ti vogliamo bene,
Mamma e papà.

Alex ormai era in preda a risatine convulse, e si teneva la pancia. Io ero imbarazzatissimo, le mie guancie andavano a fuoco e le mie mani tremavano. Deborah chiese timidamente: “Che succede?” ma nessuno le rispose. Gli altri ci stavano guardando perplessi.
Finalmente mi decisi ad alzare lo sguardo verso Seira, che continuava a fissarmi con quell’espressione perplessa.
“Mio nonno è un idiota, gli manderò una strillettera.” dissi a voce bassissima, non riuscendo a reggere il suo sguardo. Poi la vidi guardare Alex ed improvvisamente gli angoli della sua bocca si curvarono verso l’alto.
Scoppiò a ridere, riprendendosi la lettera.
“E’ così… Così… Comico!” esclamò, riprendendo a ridere.
Io la guardai un po’ perplesso, poi decisi di unirmi alle risate.
Ma Lucuis me l’avrebbe pagata.

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Capitolo 20
*** Finalmente! ***


Alla fine ho deciso di postare stasera u.u
Sono molto stanca e posto solo perché avevo il capitolo già pronto… Per le altre storie non è così, scusatemi >..<
Ringrazio sempre chi mi segue/ricorda/preferisce e chi recensisce *--* =D
Buona lettura!


Finalmente!

POV Seira

Dopo il mio sfogo con Scorpius mi sentii bene, e nello stesso tempo non potei far a meno di darmi della stupida per aver rovinato il mio ultimo giorno con lui prima dell’inizio della scuola. Nonostante tutto Scorpius non mi fece pesare niente, anzi si dimostrò gentile come non mai… E avevo ancora addosso la sensazione delle sue coccole, il calore della sua stretta.
Quando fu il momento di andarmene tentai timidamente di rimediare al disastro che avevo combinato davanti agli occhi della madre di Scorpius.
“Astoria, ti ringrazio ancora per il vestito… E mi scuso per la scenata di stamattina.”
“Sta tranquilla cara. Da quel che ho capito avevi ottime ragioni. La colpa è mia che l’ho fatto entrare senza avvertirti.” mi rispose lei, poggiandomi una mano sulla spalla e sorridendomi.
Poi, un pochino rincuorata, mi concentrai su Scorpius e mi feci abbracciare. Annusai il suo odore e cercai di memorizzare ogni singolo istante di quella stretta: non l’avrei rivisto per un po’ di giorni e già mi mancava. Ero proprio andata, altro che cotta… Ero innamorata. Sul serio.
Passai il resto delle vacanze cercando di finire la montagna assurda di compiti che ci avevano assegnato, facendo la spola fra casa mia e quella dei miei nonni paterni. Il giorno prima del rientro si smaterializzarono anche i miei nonni materni, e li abbracciai con un enorme sorriso: mi erano mancati. Però dovevo risolvere una questione con loro… E con i miei genitori.
“Posso parlarvi un momento, ora che siete tutti qui?”
“Certo cara, dicci.” mi disse mia nonna, sedendosi sul divano e sorridendomi. Gli altri mi guardavano carichi d’attesa e mi sentii stranamente in imbarazzo.
“Ehm… Ecco… Io e Marco non stiamo più insieme. In realtà non stiamo più insieme da ancora prima di trasferirci.”
Mia nonna si coprì la bocca con la mano e mia mamma mi guardò perplessa.
“Vuol dire che ti ha creato problemi il primo gennaio? Perché accidenti non ce l’hai detto prima?!” mi disse.
“Beh pensavo di non doverlo comunque vedere mai più, non mi aspettavo saltasse fuori così… Ora lo sapete no? Quindi discorso chiuso.”
“Ma cara… Cos’è successo?” mi chiese mia nonna, prendendomi per mano.
“Nulla di che, sul serio… Solo non stiamo più insieme. Beh, ora basta, lo sapete ed è tutto apposto no? Vado a farmi una doccia…”
Cercai di svicolare con una scusa e fortunatamente mi lasciarono andare. Ecco perché non gliel’avevo detto prima: si sarebbero impicciati come la morte. Però adesso dovevo solo resistere fino a domani mattina, poi sarei partita e non li avrei più rivisti fino a dopo i M. A. G. O.
I M. A. G. O., già. Ora che gennaio era iniziato, cominciavo a sentire una strana ansia al pensiero degli esami… Ansia che era alimentata anche dai professori e dall’enorme mole di lavoro che ci davano in preparazione. Temevo di fare una figuraccia, e mi ripromisi di mettermi a studiare sul serio… Una volta tornata a scuola. Anche se i professori mi avevano preso in simpatia – come volevasi dimostrare – saremmo stati giudicati da una commissione esterna, per questo non potevo contare sulla “reputazione”… Dovevo darmi da fare.
Il giorno dopo caricai i miei bagagli sull’Espresso per Hogwarts e mi sporsi dal finestrino dello scompartimento di Rose per salutare i miei genitori, poi mi misi tranquillamente a chiacchierare con la mia amica e Lily, che sedeva con noi. Avevo avuto la tentazione di cercare subito gli altri – quantomeno Scorpius – ma Rose mi aveva bloccato prima e… Beh, non la vedevo comunque da un secolo, non mi sembrava carino abbandonarla. Anche lei mi era mancata.
Le due cugine mi raccontarono così del Natale passato a casa dei nonni – una casa chiamata “La Tana” – e della miriade di cugini e amici che c’erano. Nonna Molly, ovvero la nonna paterna di Rose e la nonna materna di Lily, era quasi impazzita, ma fortunatamente la figlia e le nuore le avevano dato una mano a gestire tutto. Da quello che capii dai loro racconti alla Tana non esisteva la privacy, ma si era pervasi da un’atmosfera molto calda e famigliare… Credo che avrei preferito un buon compromesso, conoscendomi, come era stato a Villa Malfoy. Infatti raccontai loro delle mie vacanze con il gruppo Serpeverde, e Rose si dimostrò particolarmente curiosa di sapere come fosse fatta casa di Scorpius. Forse lo invidiava un po’… O forse era semplicemente curiosa: dopotutto si parlava pur sempre di Rose.
Verso metà viaggio le salutai e andai a cercare gli altri, trovandoli fortunatamente quasi subito: Scorpius, Aroon, Lucy e Deborah occupavano uno scompartimento e mi fecero spazio, chiedendomi dov’ero stata fino a quel momento.
Il banchetto fu meraviglioso come sempre e me ne andai a letto con la pancia esageratamente piena. La mattina dopo Lucy dovette venire a svegliarmi: durante le feste avevo preso la brutta abitudine di dormire troppo. Sbadigliano mi avviai verso la Sala Grande, una volta che fui lavata e vestita, e mi lasciai cadere pesantemente accanto ad Aroon. Non potei fare comunque a meno di rivolgere un enorme sorriso raggiante a Scorpius: accidenti se avrei voluto abbracciarlo… Baciarlo… E poi…
I miei pensieri furono interrotti da Jo, il gufo di famiglia, che mi atterrò davanti e mi tese la zampa.
“Strano… Come mai i miei mi scrivono già se sono partita ieri?” sussurrai, prendendo la pergamena.
Non ci potevo credere. Ero semplicemente sbalordita. Incredula. Non poteva essere vero…
Che cavolo, perché Lucius voleva combinare un matrimonio fra me e Scorpius?! Non che non ne fossi felice, in una parte del mio cervello, ma il resto era diviso fra “ma io a lui neanche piaccio” “non stiamo ancora insieme” ed “è troppo presto anche solo per pensarci!”.
Ancora sbalordita allungai la pergamena a Scorp, come se lui potesse darmi delle risposte.
Lo osservai cambiare colore mentre leggeva, diventando rossissimo. Osservai le sue mani tremare e sentii la risatina di Alex trasformarsi in una risata vera. Deborah chiese qualcosa ma non ci badai, mentre tutti – tranne Alex – ci osservavano perplessi.
“Mio nonno è un idiota, gli manderò una strillettera.” mormorò Scorpius, sempre più imbarazzato.
Osservai Alex ridere e poi di nuovo l’espressione sbigottita di Scorp, e non riuscii più a trattenermi. Scoppiai.
“E’ così… Così… Comico!” esclamai fra una risata e l’altra, riprendendo poi a ridere. O meglio, ad ululare dal ridere.
Poi anche Scorpius si unì a noi.
“Seriamente, che succede ragazzi?” chiese Brendoon, guardandoci perplesso. Alex strappò la lettera dalle mani di Scorpius e gliela passò.
Brendoon quasi si strozzò con il succo di zucca, poi prese a ridere anche lui. Ben presto la lettera fece il giro dei nostri compagni, ed io guardai con un moto di stizza – ma sempre ridendo – Deborah che leggeva avida: gli occhi parevano uscirle dalle orbite da quanto era curiosa. Lei, insieme a Lucy, fu l’unica a non ridere: però Deborah si affrettò ad alzarsi e raggiungere la sua amica di Tassorosso – probabilmente per spettegolare – mentre Lucy mi guardava seria.
Finalmente le risatine finirono e noi ci avviammo velocemente verso l’aula di Storia della Magia. Tutto sommato la mattinata passò senza intoppi e velocemente – a parte la noia mortale del professor Ruf – e durante la pausa pranzo Lucy mi prese da parte. Avevo capito che volesse parlarmi da come mi aveva fissato a colazione, così la portai in un’aula vuota e mi apprestai ad ascoltare.
“Allora, che ne pensi?” mi chiese infine.
“Di cosa?”
“Della lettera dei tuoi.”
“Oh.”
Mi grattai un attimo la testa, incerta.
“Beh credo che gli dirò di rifiutare gentilmente… Voglio dire, io e Scorp neppure stiamo insieme… Non sono la sua ragazza…”
“Ma lo sarai.”
La guardai esasperata.
“Merlino, la smetti di dire così?! Non so se lui mi vuole, punto. E in ogni caso non è questo il problema… Solo che non so come reagirà Lucius… Non mi è simpaticissimo, vero, però da come me ne hai parlato ho capito il suo modo di ragionare e non vorrei inimicarmelo, capisci?”
Lucy si sedette su un banco e mi guardò fissa negli occhi.
“Senti, secondo me Lucius è più furbo di te e Scorp messi insieme. E vuole un gran bene al nipote, non c’è dubbio.”
“Che vuoi dire?!” esclamai, sorpresa. Lucy sospirò.
“Seira, pensaci bene… Deve aver capito che c’è qualcosa fra di voi – e non interrompermi! Te lo dico io che c’è, te lo possono dire tutti! Si vede lontano un miglio! – e quindi… Ha pensato bene di far ottenere a Scorpius quello che voleva. Ovvero te. Hai ragione a dire che lui ragiona in maniera… Antica, se così vogliamo dire… Ma pensaci, nonostante il metodo ortodosso a cui comunque è stato abituato… E’ comunque venuto meno a certi pensieri Purosangue per Scorpius…”
“Cioè?! Non ti seguo…” chiesi, sempre più confusa. Lucy sospirò ancora.
“Non nego che ha ragionato in base a criteri Purosangue: inanzitutto ti ha fatto quella domanda prima della festa per capire se tu fossi degna di suo nipote, e poi ha cercato di “comprarti” con il contratto prematrimoniale… Però ha saltato un punto, ovvero l’analisi della tua famiglia. Si vede che disapprova tuo padre per la sua apertura mentale, ma ha deciso comunque di passarci sopra dato che alla fine sei Purosangue, e non si è minimamente interessato alla tua famiglia dal punto di vista finanziario. Lo so perché i miei genitori sono amici dei Malfoy da tempo immemore. Chi credi che ci fosse a quella festa? Solo la crème della società. Le persone più influenti con i loro rampolli, quelli più schifosamente ricchi che hanno potere. Ora, non so come sia messa la tua famiglia, ma non era invitata alla festa e questo mi fa pensare.”
“I miei nonni sono ricchi! E non capisco come possa essere importante, comunque! Da quel che ho visto i Malfoy san benissimo mantenersi da soli!” esclamai, indignata.
“Ma certo, ma certo… Solo che Lucius ragiona con la perfetta mentalità da Purosangue, e tu non puoi capire… Dato che i tuoi hanno una mentalità più aperta… Vedi, ti sei mai chiesta perché si combinano i matrimoni? Se fosse solo per una questione di sangue, beh, ognuno potrebbe dare ai figli quantomeno una minima scelta… Ma il matrimonio si combina più che altro per aumentare il potere e il patrimonio di famiglia. Il prestigio. So che tutto questo ti sembrerà assurdo, però… Se Lucius non si è preoccupato di tutto questo, vuol dire che considera suo nipote più importante delle rigide regole a cui si è attenuto tutta la vita. Vuol dire che ti considera degna di stare al suo fianco a prescindere dal tuo conto in banca, vuol dire che ha visto con che occhi Scorpius ti guarda e ha deciso che quella è la cosa più importante.”
“… Continuo a non capire… O meglio, ho capito ma non condivido…”
“Lo so che non condividi. Nemmeno io lo faccio… E sai, a volte invidio Brendoon che ha trovato il vero amore in una persona che va a genio alla sua famiglia. Li invidio perché io non avrò scelta.”
“Oh Lucy… Non dire così, non sei costretta. Guarda mio padre… Non sei costretta a vivere in una gabbia dorata.”
Lucy mi sorrise debolemente.
“Sarà, ma sono pure una Serpe: quando s’inizierà a parlare di matrimonio vedrò prima a chi mi accoppiano e se possiamo andar d’accordo, e poi in caso mi opporrò. Nel frattempo cerco di dare il meglio di me così che, in caso dovessi andare contro la mia famiglia, avrei comunque un’istruzione degna di potermi dare un lavoro con cui mantenermi.”
Per la prima volta, sentii di non conoscere affatto Lucy. Era davvero lei quella dolce ragazza che sapeva capirmi solo con uno sguardo, così pacata e sorridente? Ma dopotutto doveva esserci un motivo se era stata smistata a Serpeverde, aveva ragione… L’astuzia si manifesta in molti modi alla fine.
Per tutto il resto della giornata mi ritrovai a pensare alla nostra chiacchierata, e a come mai Lucius avesse deciso di mettere da parte i suoi principi per me. O meglio, alcuni dei suoi principi… Dubito che sarei stata accolta come la benvenuta, se fossi stata Mezzosangue… A parte da Astoria, naturalmente. Lei mi aveva preso subito in simpatia, prima di sapere di chi ero figlia. In ogni caso era inutile farsi dei problemi dove non ce n’erano: il problema che avevo ora era solo uno, ovvero far capire a Scorpius i miei sentimenti.
Attraversai la parete diretta in Sala Comune e quasi mi scontrai con Deborah.
“Allora Seira…” mi chiese, con un sorrisetto vispo che non le vedevo da un po’ “Alla fine accetterai o no le nozze combinate?”
Stavo per risponderle in malo modo quando qualcuno mi afferrò da dietro, e alzando la testa scoprii che era nientemeno che Scorpius.
“Scusa se mi permetto Deb, ma te la rapisco un po’. Potrà rispondere dopo a tutto quello che vorrai!”
Senza che riuscissi a protestare – non che ne avessi l’intenzione comunque – mi portò fuori dalla Sala Comune e cercò un’aula vuota in cui potarmi.
“Beh, che devi dirmi?” gli chiesi sorridendo, mentre mi metteva giù.
“Seria…” mormorò.
Mi girai e lo vidi arrossire e abbassare lo sguardo.
“Che c’è? Se è per la lettera, non ti preoccupare, io…”
“No, non è per la lettera.”
Lo guardai di nuovo. Era sempre rosso e con lo sguardo basso.
“Scorp… Che ti succede?”
Iniziavo ad essere seriamente preoccupata.
“Senti… Ora farò una cosa, ma promettimi che non ti arrabbierai…”
Il mio cuore prese a battere velocemente mentre lui si avvicinava. Istintivamente arretrai verso il muro: cosa stava succedendo?
“Sì…” sussurrai, mentre arrossivo senza saperne il motivo.
E poi accadde.
Scorpius si avvicinò a me, era sempre più vicino… Poi poggiò una mano sul muro dietro di me, con l’altra mi prese il mento fra le dita, mi guardò negli occhi e poi… Mi baciò. Dapprima un bacio leggero, timoroso, come a saggiare la mia reazione… Pii il mio cervello si scollegò e gli buttai le braccia al collo, rispondendo con entusiasmo: Merlino, aspettavo questo momento da secoli!
Lui parve estremamente sollevato mentre prendeva a baciarmi con foga.
Ad un certo punto, come da molto lontano, sentii una risatina e poi la porta aprirsi. Io e Scorp ci staccammo di pochi centimetri e girammo la testa: due ragazze di Tassorosso si erano bloccate sulla porta e ci fissavano a bocca aperta.
“Ehm… Ops!” esclamò una, arrossendo, per poi trascinare l’amica fuori e chiudersi la porta alle spalle.
Gemetti.
“Che c’è?” mi chiese Scorpius, tornando ad osservarmi.
“Quella era l’amica di Deborah… Ora lo scoprirà tutta la scuola…”
“E allora?” mi chiese, prima di poggiare di nuovo le sue labbra sulle mie. Risposi al bacio e appena ci staccammo per riprendere fiato continuai.
“Potrebbero equivocare…”
“Non credo… Seira, vuoi essere la mia ragazza?”
Non ero mai stata così felice. Se avessi dovuto evocare un Patronus proprio in questo momento, scommetto che mi sarebbe uscito così corporeo da sbattere contro i muri. Per l’entusiasmo lo assalii baciandolo e stringendo ancor di più. Dopo l’ennesimo bacio ardente, Scorpius parlò di nuovo.
“E’ un sì?”
“Mi pare evidente.” risposi, prima di venir baciata di nuovo.

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Capitolo 21
*** Epilogo ***


Eccoci dunque giunti alla fine di questa storia XD
E’ stata una storia lunga u.u e mi ha dato molte soddisfazioni postarla =) grazie a tutti quelli che mi hanno sostenuto! =D oltre a seguirmi/preferirmi/ricordarmi anche recensendomi, e anche leggendo solamente! =)
Bene, vi lascio alla lettura! =D
Mi raccomando commentate! XD


Epilogo

POV Scorpius

“Tesoro, sei bellissimo.” mi disse mia madre, aggiustandomi la cravatta e guardandomi radiosa. Era il quindici giugno e faceva molto caldo, ma il completo era d’obbligo.
Sorrisi di rimando e le risposi: “Anche tu.” Ed in realtà era davvero bella, nel suo vestito argenteo.
Mio padre entrò in quel momento nel piccolo salottino dove eravamo, anche lui elegantissimo.
“E allora, nervoso?” mi chiese, a mò di saluto.
“Per niente.” risposi sicuro “Semmai emozionato.”
Draco mi fece un sorriso e mi diede una pacca sulla spalla.
“Beh, gli altri ti aspettano fuori… Sbrigati mi raccomando.” disse prima di uscire.
“Su, andiamo.” gli fece eco Astoria, finendo di sistemarmi. Io la seguii fuori dal salottino e dalla casa, dirigendomi verso il gran numero di persona che affollavano il giardino di Villa Malofy.
“Ehi Scorp, finalmente ti sei deciso eh?! Temevo che passassero secoli, come quando non ti rendevi conto di volere Seira e che lei voleva te… Avete sprecato un mucchio di tempo.”
Osservai Brendoon mentre parlava, con Cecily che lo teneva sottobraccio. Il sole fece un attimo risplendere la piccola fede dorata che portava la ragazza: l’anno prima i due si erano sposati, dopo anni e anni di fidanzamento. Era straordinario notare come sembrassero sempre così felici, nonostante stessere insieme da… Sempre, praticamente. Sorrisi, perché da quel momento in poi anche io sarei stato come loro, o almeno mi auguravo.
Gli invitati mi travolsero prima che potessi rispondere, tutti si congratulavano con me. Ero impaziente e continuavo a sbirciare verso l’arco di rose intrecciato, ma mancava ancora tempo…
“E dunque, chi l’avrebbe mai detto che sarei stata presente al matrimonio di un Malfoy?! E non come semplice invitata, ma come testimone della sposa! Roba da matti…” mi disse Rose Weasley, appena riuscì a beccarmi. Sorrisi.
“Non sia mai che si dica che una Weasley e un Malfoy vadano d’accordo. Vedi di starmi alla larga, rossa.” le risposi, facendo l’occhiolino. Il nostro rapporto era evoluto in quegli anni: da semplici conoscenti-rivali per natura, la mia relazione con Seira ci aveva avvicinati ed eravamo ormai diventati amici. Lei non era proprio la secchiona che mi aspettavo – beh, non che non lo fosse, risultò la migliore in assoluto ai M. A. G. O., ma era dotata anche di una sorta d’innato senso dell’umorismo – e io mi ero rivelato non stronzo come credeva, così abbiamo imparato a sopportarci… E a volerci bene, in fondo. Ormai avevo perso il conto di quante estati avevo passato alla Tana con lei e Seira.
“Oh, se questa è l’accoglienza che risevi alla testimone, non oso immaginare come ti comporterai con la damigella.” s’intromise Lucy, avvicinandosi con un sorriso. Lei e la rossa non erano mai diventate amiche vere, ma si sopportavano. E Lucy quel giorno era davvero splendida nel suo abito azzurro da damigella, molto elaborato. Quindi non mi stupii affatto quando il figlio di un ricco magnate si avvicinò con l’intenzione di parlarle, ma lei sbuffò.
“Oh cielo, non di nuovo… Vi saluto ragazzi!” esclamò prima di piantarci lì. Ebbene, nonostante i continui corteggiamenti e le pressanti richieste di matrimonio, si poteva dire che Lucy non avesse ancora trovato la sua anima gemella. C’era stata una litigata anni fa, appena finita la scuola, perché i suoi genitori volevano che sposasse Julian Nott e lei si era opposta fermamente. Era persino scappata di casa, rifugiandosi da Seira, ma suo padre l’aveva convinta a cercare un compromesso e così aveva fatto pace con i suoi genitori, con la promessa che avrebbe sposato prima o poi un purosangue di buona famiglia, ma che l’avrebbe deciso solo ed esclusivamente lei. Nonostante ciò era ancora single ed insisteva sul fatto che non aveva ancora trovato quello giusto.
Continuai il mio giro fra gli invitati, e Aroon mi presentò la sua nuova fiamma del momento assieme alla nuova squadra di Quidditch famosa di cui era diventato capitano. Mio padre mi ribeccò poco dopo, mentre ero coinvolto in un’accesa discussione con uno dei battitori, e mi disse: “Ehi è quasi ora, preparati.” così che salutai tutti e mi avviai verso l’arco di rose.
Il celebrante mi salutò affettuosamente mentre finalmente incontravo Alex, il mio testimone: mi prese un po’ in giro per il fatto che di lì a poco sarei stato ‘imprigionato a vita’ e mi raccontò sottovoce una serie di avventure bizzarre che aveva vissuto nel suo girovagare per l’Europa, di cui una particolarmente divertente con una Megera e due Goblin. Con la coda dell’occhio osservai attentamente gli invitati sedersi e Lucy e Rose avvicinarsi all’arco. Mia madre e mio padre presero posto in prima fila accanto alla signora Felton, che piangeva commossa nonostante non fosse ancora iniziata la cerimonia.
Poi finalmente calò il silenzio mentre iniziava la marcia nuziale e vidi Seira venirmi incontro, a braccetto con suo padre. Tutto il mondo si fermò in quel singolo istante, e non importava che la mia ragazza fosse più bella che mai nel suo elegante vestito bianco e blu: presto sarebbe diventata mia moglie, la signora Malfoy… Completamente mia, per sempre.
Il resto della cerimonia trascorse in un moto di irrealtà, almeno per me, tranne nel momento del fatidico ‘sì’: ero più convinto che mai e non volevo lasciarla andare. Il momento del bacio lo accolsi quasi con sollevo, dato che era la cosa che volevo fare appena l’avevo vista.
Seira. La mia Seira. Non più Seira Felton, ma Seira Malfoy. Ora eravamo uniti per sempre.
Il banchetto e la festa iniziarono e sembravano non voler più finire: era meraviglioso, maledettamente meraviglioso… Tutti che i congratulavano, la cucina squisita degli Elfi, i regali, le foto magiche a colori, gli amici di sempre che si stringevano a noi, il taglio della torta, le danze, le risate, la compagnia… E poi, piano piano tutti se ne andarono, lasciandoci soli… Tutti ci augurarono buon viaggio mentre i nostri genitori facevano preparare i bagagli dagli Elfi… E venne così anche il momento della partenza: io e Seira ci smaterializzammo ad un’altra Villa Malfoy, in Francia, in riva al mare, mentre gli Elfi avevano già predisposto tutto per il nostro arrivo.
Era il momento, il momento che aspettavo da tanto: certamente avevamo già fatto l’amore prima di allora, ma la luna di miele rendeva tutto così magico… La prima volta dopo le nozze… Seira si fece una lunga doccia e si cambiò, indossando una semplice vestaglia leggera.
“E così, la nostra prima volta da marito e moglie, mh?” mi chiese, buttandosi sul letto mentre mi toglievo la camicia.
“Ma come siamo impazienti, signora Malfoy…” le risposi, sorridendo. Lei s’inginocchiò sul materasso e mi aiutò a slacciare gli ultimi bottoni, ridendo.
In poco tempo mi trovai sopra di lei, baciandola con passione e togliendole la vestaglia. Ben presto mi trovai a lasciarle una lunga scia di baci lungo tutto il corpo, ma una volta arrivato ai glutei mi fermai.
“Sai…” sussurrai lieve, il viso ancora vicino alla sua pelle “La prima volta che ti ho trovata a dormire nel mio letto, in dormitorio, ti ho morso.”
“Cosa… Cosa?!” mi chiese lei, scoppiando a ridere.
“Che c’è da ridere?” le chiesi, accigliato.
“C’è che quando poi mi hai svegliato, il giorno dopo, avevo pensato che potessi essere stato te… Ma ho subito scartato l’ipotesi perché non mi sembravi un maniaco! Oh, che storia…”
“Te ne eri accorta?!” esclamai, scandalizzato.
“Amore mio, non so tu, ma se ti mordo ti lascio un segno… E questo segno si vede. Come hai potuto pensare che non me ne accorgessi?!”
“Oh beh…” dissi, scrollando le spalle “Ora hai risolto il mistero.”
“Quindi devo dedurne che lei è un maniaco, signor Malfoy?” mi chiese Seira, guardandomi maliziosamente.
“Mmmmh… Se la mettiamo così…” risposi, stando al gioco, e la morsicai di nuovo.
Seira lanciò un urletto e mi staccò dal suo gluteo per farmi il solletico. Dopo qualche risata leggera i nostri respiri si fecero più pesanti e ci ritrovammo a baciarci, frenetici come non mai.
Quella prima notte fu stupenda: amore, complicità e passione erano tutti ingredienti fondamentali che si miscelavano alla perfezione. Quando entrambi rimanemmo soddisfatti strinsi Seira a me, pensando che avevo finalmente ottenuto ciò che volevo dalla vita.
Ero felice, e avrei continuato ad esserlo per sempre.

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