In contatto con te di Mitsuki91 (/viewuser.php?uid=158486)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Trasferimento ***
Capitolo 2: *** Dormigliona! ***
Capitolo 3: *** Discorsi sensati ***
Capitolo 4: *** Sia ringraziata Rose ***
Capitolo 5: *** Che ragazza particolare! ***
Capitolo 6: *** Basta sonnellini! ***
Capitolo 7: *** Strani vaneggiamenti ***
Capitolo 8: *** Una cotta in espansione ***
Capitolo 9: *** Spasimante troppo spigliata ***
Capitolo 10: *** Il compleanno ***
Capitolo 11: *** Resistere alle tentazioni ***
Capitolo 12: *** Un rosso di troppo ***
Capitolo 13: *** Lettera ***
Capitolo 14: *** Vacanze al Manor ***
Capitolo 15: *** Il ballo di capodanno ***
Capitolo 16: *** Confidenze e punti di vista ***
Capitolo 17: *** Notte stupenda, brutto risveglio ***
Capitolo 18: *** Vecchi ricordi ***
Capitolo 19: *** Una proposta alquanto bizzarra ***
Capitolo 20: *** Finalmente! ***
Capitolo 21: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Trasferimento ***
Bene, eccomi con una nuova storia u.u
So che avrei detto che non avrei più messo niente per via
degli esami… E che ho in sospeso altre promesse di storie (e una storia in
corso) però non preoccupatevi: quasi tutti i capitoli di questa ff sono pronti
u.u Me ne mancano davvero pochi da scrivere e sono stata incoraggiata da Risa
Koizumi nel metterla, quindi…
Ultimamente ci siamo intrippate FESS per Scorpius u.u ed ecco perciò che il mio alter-ego va a
fare la sua conoscenza… Eheheheheh XD
Mi raccomando: leggete e recensite in tanti! =D mi servono
pareri! =D
E per chi sta aspettando le altre storie: tranquilli, le
scriverò, appena finiti gli esami u.u potrei iniziare anche prima, ma le
posterò solo allora…
Ecco dunque che si parte per una nuova avventura! =D
Buona lettura =)
Trasferimento
POV Seira
Seira Felton, diciassette anni, alta
un metro e sessantacinque, occhi azzurri, capelli castani mossi, magra senza
aver mai fatto sport, più furba che intelligente, in una parola: me.
Stavo per iniziare il mio primo anno
ad Hogwarts, che in effetti era anche l’ultimo. Durante l’estate mio padre, che
aveva ricevuto un’interessante offerta di lavoro, ci aveva fatto trasferire in
Inghilterra, dove era nato. Ed ora stava accatastando le mie cose nel grosso
baule, un po’ ordinate un po’ alla rinfusa, mentre dal piano di sotto mia madre
mi urlava di sbrigarmi perché eravamo in ritardo.
In qualche modo riuscii a prendere il
treno prima che partisse e mi sistemai in uno scompartimento vuoto. Un paio di
persone si affacciarono e rimasero confusi vedendomi – immaginavo che ormai
dopo sei anni di convivenza si conoscessero un po’ tutti – ma a me non
importava: pensavo solo che per ben nove mesi sarei dovuta stare lontano da
casa, dalle mie cose, dalle mie abitudini e dalle mie comodità… Come accidenti avrei fatto a
dividere la stanza con altre ragazze?! Quando mio fratello era più piccolo mi
ero quasi fatta venire una crisi isterica a furia di non dormire la notte
perché lui faceva strani rumori con la bocca… E finalmente, dopo una lotta
estenuante, avevo ottenuto una camera per me. E poi il bagno. Condividere il
bagno mi spaventava più di ogni altra cosa. No, correggo, condividere il bagno
con almeno cinque altre ragazze, probabilmente ossessionate da trucco e
parrucco, mi spaventava più di ogni altra cosa. Ora che mio fratello era
maggiorenne e se n’era andato in giro per il mondo mi ero troppo abituata ad
avere un bagno personale… E poi c’era la questione non irrilevante del non
riuscire ad andare nei bagni pubblici. Merlino, come avrei fatto con le mie
compagne di stanza?!
Una delle tante teste che spuntò
dalla porta dello scompartimento decise di fermarsi ed entrare.
“Ehi, disturbo? Non ti ho mai visto
prima, piacere sono Rose Weasley.”
La guardai: capelli rossi, occhi
azzurri, sorriso disponibile e gentile.
“Sono Seira, vengo dall’Italia.
Dovrei iniziare l’ultimo anno.” dissi, ricambiando la stretta di mano.
“Oh! Allora saremo compagne di
classe… Chissà dove verrai smistata!”
“Non ne ho la minima idea.
All’Accademia delle Arti Magiche non esistono smistamenti…”
“Ho sentito parlare di quel posto! E’
vero che non c’è l’obbligo di restare a scuola dopo le lezioni?!”
“Già. Io abitavo vicina, perciò
andavo a casa… Ma c’erano anche dei dormitori per chi veniva da lontano… In un
edificio separato dalla scuola però.”
Continuammo a chiacchierare per un
po’, quando un’altra testa spuntò dalla porta.
“Rose, ti cercano nello
scompartimento dei Prefetti… Da quando sei in ritardo?!”
“Ops, i doveri di Caposcuola
chiamano… Beh, alla prossima Seira! Spero vivamente che tu finisca a
Grifondoro!”
“Ciao.” la salutai.
“E tu chi saresti?” chiese la mora.
“Seira Felton, italiana, nuova
iscritta al settimo anno.”
Nel giro di cinque minuti lo scompartimento
si riempì di ragazze, che si presentarono e mi fecero mille domande sulla mia
vita e sull’Italia. E addio viaggio rilassante in solitudine…
A cinque minuti dall’arrivo constatai
che dovevo ancora cambiarmi, così buttai fuori tutte senza troppe cerimonie. Mi
misi la divisa e mi preparai a scendere dal treno, e appena riuscii a toccare
terra con un piede tutte mi circondarono di nuovo.
“Seira, da questa parte!” gridò
qualcuno afferrandomi per mano e togliendomi dalla massa, per poi spingermi
molto poco delicatamente in una carrozza.
“Uff! Scusa per i modi, ma non sarei
mai riuscita a prenderti diversamente… Sei capitata fra il gruppo delle
pettegole della scuola, ti avrebbero distrutto.” disse Rose, salendo dopo di
me.
“In realtà mi hanno già distrutto
durante il viaggio.” precisai, un filino seccata.
“Mi spiace… Ma non potevo non andare,
ci hanno dovuto dire le parole d’ordine e poi ho pattugliato i corridoi…”
“Mica è colpa tua.” le risposi,
mentre un’altra testa rossa entrava nella nostra carrozza, seguito da un
ragazzo moro.
“Ehi Rosie! Grazie di averci tenuto
il posto, non si trovano più carrozze libere!”
“Non mi pare di aver detto che
potevate salire.” disse la ragazza, squadrando i due con aria scettica.
“Chi è la tua amica?” chiese il moro,
sorridendomi.
“Piacere, Seira Felton.” dissi per
l’ennesima volta, annoiata.
“Io sono Albus, ma chiamami Al. Non
so che è passato nella testa a mio padre quando doveva scegliere il nome…”
“Sempre meglio di Hugo!” disse
l’altro ragazzo, quello rosso.
“Lily invece è bellissimo.” esclamò
una nuova ragazza rossa, entrando.
“Ora possiamo partire?” chiese Rose,
sempre più indispettita.
“Certo certo.” rispose l’altra “Ma tu
chi sei?” disse poi rivolta a me.
Merlino, li avrei schiantato tutti se
qualcun altro si azzardava a chiedere!
Mi presentai per l’ennesima volta, e
parlammo un po’ per il resto del viaggio: sembravano simpatici dopotutto.
Una volta arrivata al castello – che
non potei far a meno di guardare estasiata per almeno un minuto buono – la
preside mi venne incontro e mi disse che avrei dovuto aspettare con quelli del
primo anno. Sembravo totalmente fuori luogo in quella marea di bambini
spaventati e preoccupati – e alcuni anche inzuppati – ma decisi di essere
paziente.
Una volta entrata in Sala Grande per lo
smistamento rimasi estasiata: candele volanti, il soffitto che sembrava
inesistente e che mostrava solo qualche nuvola, le quattro tavolate e la tavola
dei professori… Prestai molta attenzione alla canzone del Cappello Parlante e
mi misi a riflettere. Coraggio Grifondoro? Mh, non mi sentivo molto coraggiosa.
Intelligenza Corvonero? Beh ero discretamente intelligente, ma decisamente non
secchiona. Lealtà Tassorosso? Ero un animo solitario ma se mi facevo un amico
potevo star sicura che era per sempre, quindi poteva andare. Astuzia
Serpeverde? Eh, decisamente sì.
Dopo aver chiamato tutti i primini
arrivò il mio turno, e la preside McGranitt avvertì il resto degli studenti del
mio trasferimento e bla bla bla. Andai a sedermi sullo sgabello di legno e
sentii la stoffa del Cappello posarsi sulla mia testa.
“Dunque, vedo che hai analizzato già
i pro e i contro di ogni casa prima di me, senza pregiudizi, bene… Direi
decisamente SERPEVERDE!”
Mi alzai e mi diressi verso il tavolo
verde-argento che applaudiva fragoroso.
Una ragazza bionda mi fece spazio
alla sua destra, ed io la riconobbi immediatamente come una che mi aveva
tediato infinitamente nello scompartimento durante il viaggio.
“Seira! Che bello, sei dei nostri!”
esclamò, ed io mi sedetti rassegnata al suo fianco.
“Piacere, io sono Lucy.” mi disse una
voce alla sinistra, ed incontrai lo sguardo gentile di una ragazza bionda con
gli occhi verdi “Non far troppo caso a Deborah, è sempre molto esuberante.”
“Ho notato… Piacere, Seira.” risposi,
ignorando palesemente la pettegola – Deborah, quindi – che ci rimase parecchio
male.
“Scusami.” mi affrettai ad aggiungere
nella sua direzione, per non farmi una nemica sin da subito “Ma sono un po’
spaesata e preferisco conoscere più gente possibile.”
Deborah si affrettò a ricambiare il
mio sorriso tirato con uno enorme, e decise così di presentarmi a tutto il
tavolo.
Che cavolo di idea malsana mi era
venuta?! Meglio tenersela come nemica, accidenti a me.
I piatti davanti a noi si riempirono
di cibo ed io sospirai di sollievo internamente: non avrei retto un minuto di
più. Mangiai in silenzio annuendo e basta a qualche commento, cercando di
mandare a memoria i nomi.
C’erano quindi Deborah e Lucy, le
altre mie compagne di dormitorio dovevano essere Amber e Alicia… Perfetto, un
bagno per cinque, di cui due – la pettegola e Amber – sembravano passarci
dentro la vita a giudicare da com’erano vestite e truccate di tutto punto.
Riuscivano persino a mangiare senza togliersi il lucidalabbra, incredibile. Le
uniche salvabili restavano quindi Lucy e Alicia… Anche se quest’ultima sembrava
piuttosto timida.
Poi c’erano i ragazzi… Un biondino
abbastanza muscoloso attirò la mia attenzione per il nome, e fui certa di non
scordarmelo: come accidenti si faceva a chiamare un figlio Scorpius?! Beh, non
che Seira non fosse strambo. Gli altri dovevano essere qualcosa come… Lucas,
Alexander, Aron e Brandon.
Dopo cena seguii Lucy nei
sotterranei, dove una parete si rivelò essere l’ingresso della Sala Comune di
Serpeverde, che evidentemente era situata sotto al lago. Salii in camera con
lei e trovai il mio baule già pronto ad aspettarmi: con un po’ di difficoltà
sfilai il pigiama e me lo misi, aspettando che Lucy uscisse dal bagno per poi
andarci io.
M’infilai infine nel letto a
baldacchino mentre le altre arrivavano, pensando che decisamente quello sarebbe
stato un lungo e stancante anno scolastico.
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Capitolo 2 *** Dormigliona! ***
Buonogiorno a tutti! =)
Aggiorno questa storia dopo poco nella speranza di involgiare
qualcuno a leggerla u.u non so se è perché ho postato nel momento sbagliato – e
con il titolo sbagliato XD – ma ho solo una seguita! Ovvero valepassion95, che
ringrazio con tutto il cuore, u.u
In ogni caso, spero che qualcuno mi legga e mi recensisca! E
in questo caso devo ringraziare Risa Koizumi – mia fedele lettrice di ogni
genere di storie *--* - e Bonnie Misa – altrettanto XD –
Continuate così ragazze e… Invito anche altre persone a
recensire! =D
Spero che apprezzerete questo capitolo =)
Buona lettura! =D
Dormigliona!
POV Scorpius
La nuova studentessa era carina. Anzi
bella. Diciamo decisamente figa, ecco. Sembrava realmente spaesata e non
riuscii a capire come mai non strozzasse Deborah, che le stava presentando il
mondo intero. Quando fu il mio turno un’ombra divertita le attraversò gli occhi
mentre pronunciavo il mio nome. Merlino, odiavo mio padre per come mi aveva
chiamato… Beh, se non altro le sarebbe rimasto impresso. Decisi di rimandare
ogni giudizio su Seira quando si fosse trovata più a suo agio.
Il mattino del primo giorno di
lezioni però fui troppo stanco per anche solo cercarla con lo sguardo –
accidenti ad Alexander Zabini ed alla sua mania di grugnire la notte – e mi
tuffai immusonito nel caffè.
“Stanco Scorp?” mi chiese Alex,
sedendosi accanto a me come il più riposato degli angioletti.
“Sei un pezzo di merda, tu e la tua
bocca. Una volta o l’altra ti affatturo.”
“Ooooh ma come siamo carini già di
primo mattino…” si divertì a prendermi in giro lui.
Passai la mattinata cercando di stare
sveglio durante la doppia ora di pozioni e dopo pranzo andai in camera, deciso
a rilassarmi un attimo prima dell’inizio delle lezioni pomeridiane.
Peccato che il mio letto fosse già
occupato.
Seira Felton dormiva in modo
veramente scombussolato, a pancia in su e con gambe e braccia aperte. Indossava
ancora la divisa, che era tutta disordinata, e se la gonna saliva ancora un
altro po’ avrei decisamente goduto di un’ottima vista.
“Ehm...” iniziai, incerto “Che ci fai
tu qui?”
Lei aprì gli occhi, ancora appannati
di sonno, e mi rispose senza nemmeno vedermi.
“Dormo.”
“Sul mio letto?!”
“Perché è il tuo letto?”
“Perché è il dormitorio dei maschi,
se non lo sai te che ci fai qui…”
Seira si alzò a sedere di scatto,
nonostante fosse ancora mezza addormentata.
“Mi sa che ho sbagliato scale…”
biascicò, prima di ributtarsi giù “Comunque è morbido… Notte…”
Rimasi basito. Accidenti a lei!
Doveva andarsene, e subito! Stavo per urlarglielo quando si girò su un fianco,
dandomi le spalle e alzando una gamba all’altezza del petto. Con quel movimento
il gonna si spostò del tutto ed i miei sospetti so mostrarono fondati: vista
stupenda, un culo da paura, semplici mutandine nere di cotone.
Mi fermai imbambolato a guardarla e,
spinto da non so quale istinto maniacale, mi avvicinai col viso alla sua
chiappa destra. Merlino, se sembrava soffice e soda allo stesso tempo…
Poi morsi.
Prima piano, alzando lo sguardo per
vedere la sua reazione, ma nulla. Poi premetti un po’ di più i denti nella
carne. Merlino, se era morbida la sua pelle… Ma che stavo facendo?!
Improvvisamente mi sentii scemo:
svegliarsi vedendo un tizio che ti morde il culo probabilmente avrebbe portato
al diretto schiantesimo del suddetto tizio sulla parete, il tutto condito di
urla assassine nei suoi confronti.
Sospirando lasciai la presa e la
coprii alla bell’e meglio con la gonna, prima di scendere di nuovo in Sala
Comune.
Tanto per fare qualcosa aprii un
libro a caso e feci finta di leggere, mentre nella mia testa mi accorgeva della
gravità dei fatti. Merlino, avevo morso una chiappa ad una ragazza! Ad una
ragazza nuova che nemmeno conoscevo! Ma come avevo fatto?! Ok, era una gran
figa, la carne è debole e blablabla… Ma non ero mai stato così sfrontato!
Il fatto di essere un giocatore di
Quidditch discretamente bravo portava che la maggior parte delle ragazzine
s’invaghisse di me, ma non ero un’opportunista. A dirla tutta, credevo
nell’amore delle favole… Ma non l’avrei mai ammesso, neanche sotto tortura.
Quando ero più piccolo avevo sì avuto qualche cottarella e qualche storiella…
Ma da un anno a quella parte nada. Cercavo quella Giusta, con la G maiuscola. E
ora mi ero messo a mordere la chiappa di una sconosciuta!
Perso nelle mie elucubrazioni
mentali, quando mi accorsi che erano già le due e dieci sobbalzai, pronto già a
correre verso l’aula di Trasfigurazione… Quando mi ricordai che Seira se la
dormiva ancora alla grande in camera mia. Imprecando a mezza voce salii per
svegliarla.
La trovai in una posizione ancora più
assurda di prima: un braccio sotto la testa e il sedere per aria, con le gambe
raccolte sotto. Merlino, ma come dormiva quella ragazza?!
“Seira! Seira sveglia, o arriveremo
in ritardo!”
La ragazza mugugnò qualcosa di intellegibile.
“Merlino alzati!” insistei,
scuotendola.
“Che c’è adesso?!” biascicò lei,
palesemente irritata, aprendo gli occhi.
“C’è lezione! Fra un quarto d’ora a
circa sei piani sopra questo!”
“Oh…”
Seira sbadigliò vistosamente e poi si
alzò, con una lentezza spropositata, andandosi a chiudere in bagno.
“Ehi, quello è il bagno dei ragazzi!”
le urlai dietro.
“Credevo avessimo fretta! Mi scappa
la pipì, devo perdere tempo ad andare di là?!” mi rispose.
Mi lasciai cadere pesantemente sul
letto e mi rassegnai ad aspettarla. Sentii l’acqua scorrere e poi il rubinetto
aprirsi.
“Se ci devi mettere ancora mezz’ora
beh arrangiati, io me ne vado!”
Un mugolio indistinto mi rispose, poi
la porta venne spalancata: Seira si stava pettinando – con la mia spazzola! – e
aveva un mollettone fra le labbra. Lanciò la spazzola sul letto e si raccolse
alla bell’e meglio i capelli, chinandosi a prendere borsa e bacchetta.
“Aspetta! Sto arrivando e che
diamine!”
Io la fulminai con lo sguardo, la
mano ancora sulla maniglia, poi appena fu pronta mi fiondai giù dalle scale e
presi a correre, raccogliendo la mia borsa in Sala Comune mentre uscivo.
Arrivammo con mezzo minuto di
ritardo, ansimanti come non mai, ma la professoressa Finnigan fortunatamente
non era ancora arrivata.
“Seira tesoro! Dove ti eri
cacciata?!” chiese Deborah, lanciandomi un’occhiata strana e sospettosa, e
lasciai la ragazza per andarmi a sedere vicino al Alex.
“Porco.” mi disse, a mò di saluto.
“Non è successo niente. Si era
addormentata e così l’ho svegliata prima di andare.”
“Sì sì…” rispose lui, ghignando.
“Sai che non sono quel genere di
ragazzo, Zabini.”
Lui mi lanciò un’occhiataccia
sconsolata.
“E invece dovresti. Merlino, avessi
io le ragazze ai piedi saprei sicuramente
che farmene…”
Decisi si ignorarlo e aspettai
l’inizio della lezione cercando di riprendermi dalla corsa.
Piccola noticina: so che è inverosimile che Scorpius le morda
il sedere XD ma tutta questa storia nasce da questo particolare assurdo – lo
so, i miei sogni sono allucinanti XD – quindi vi chiedo di chiudere un occhio e
continuare u.u non potevo non metterlo… Ma la storia poi sarà decisamente più
“normale” XD XD
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Capitolo 3 *** Discorsi sensati ***
Buonasera a tutti XD
Ecco che decido di aggiornare… Non fateci troppo l’abitudine
perché con gli esami alle porte non so se accenderò tutti i giorni il pc
>..<
Ringrazio infinitamente chi mi ha aggiunto fra le seguite/ricordate/preferite…
Se mi lasciate un commentino sarei più contenta! =3
Buona lettura =D
Discorsi sensati
POV Seira
Odiavo Hogwarts. Ma io dico, chi ha
il coraggio di mettere tutti i giorni orari assurdi come dalle nove a
mezzogiorno e mezza e dalle due e mezza alle cinque?! E i pomeriggi di
cazzeggio dove finiscono?! L’unica cosa buona era che il sabato non c’era
lezione.
Ovviamente tutto questo lo scoprii
circa alle otto e mezza del mattino, quando ormai avevo finito di fare
colazione da un pezzo e vedevo la gente entrare in Sala Grande. Ecco perché
cavolo non c’era in giro nessuno, prima. Mi ero alzata alle sei per niente…
Maledetti orari diversi.
Un professore non meglio identificato
mi consegnò l’orario e una cartina per raggiungere le aule.
“Fortuna che c’è Pozioni, se fossi
dovuta scendere a prendere la borsa per poi risalire mi sarei sparata.”
constatò Lucy sbirciando sul mio orario mentre gliene veniva consegnato uno
anche a lei.
“Oh, e così segui Antiche Rune?”
chiese Deborah con una strana ed irritante vocetta stridula “Anche io! Che
bello!”
Il mio orario si componeva delle
seguenti materie: Pozioni, Trasfigurazione, Incantesimi, Erbologia, Antiche
Rune, Difesa contro le Arti Oscure e Cura delle Creature Magiche. Non avevo la
minima idea di cosa fare dopo il diploma – accidenti, qui si chiamava M. A. G.
O. o qualcosa di simile, un nome più stupido no eh? – e le materie erano state
scelte dai professori sulla base del mio indirizzo scolastico e dei risultati
ottenuti all’Accademia. Beh, non mi potevo lamentare dopotutto, a parte… A parte
le rare ore buche. A parte le inesistenti ore buche… Solo il pomeriggio di
giovedì.
Dopo che tutti ebbero finito di
mangiare seguii i miei compagni verso l’aula di Pozioni, che si trovava
sorprendentemente vicino al nostro Dormitorio, e m’ingegnai al meglio per
preparare con successo una pozione curativa. Dopo le due ore e mezza salimmo a
mangiare e poi decisi di farmi una dormita mentre aspettavo le due,
considerando che avevo sempre l’abitudine di dormire dopo mangiato.
Salutai tutti e mi diressi senza
troppi problemi verso la Sala Comune, sbadigliando sonoramente e sentendomi già
le palpebre pesanti. Entrai nel dormitorio e mi buttai su un letto a caso, la
mente già nel mondo dei sogni.
Venni svegliata da qualcuno, che
riconobbi come Scorpius Malfoy attraverso gli occhi appannati di sonno. Disse
qualcosa sul fatto che era il suo letto, ma non avevo tempo per preoccuparmene
ora: Morfeo mi reclamava, così lo mandai poco simpaticamente a quel paese… O
forse era avvenuto tutto nella mia testa, chissà. Mi riaddormentai sul colpo
finché non sentii che mi chiamava ancora.
“C’è lezione! Fra un quarto d’ora
circa a sei piani sopra questo!”
Appena sentii quella frase mi alzai e
mi catapultai in bagno, cercando di essere pronta nel minor tempo possibile.
Dopo aver fatto pipì presi una spazzola a caso e mi pettinai, imprecando a
mezza voce contro il biondino che minacciava di lasciarmi lì. Mica lo sapevo io
dove era l’aula di Trasfigurazione!
Corsi dietro di lui come una matta e
fortunatamente arrivammo in tempo.
“Seira tesoro! Dove ti eri
cacciata?!”
Mi costrinsi a sorridere e a sedermi
accanto a Deborah mentre nella mia testa la suddetta si contorceva dal dolore
colpita da mille Maledizioni Senza Perdono.
“Mi sono addormentata.” risposi.
“E Scorpius…” iniziò lei, gli occhi
accesi dal pettegolezzo.
“Mi ha solo svegliata e trascinata
qui.” conclusi la frase per lei, compiacendomi della vaga espressione di
delusione che traspariva dal suo volto.
Merlino, che si aspettava?! Che la
sconosciuta fin dal primo giorno avesse una straordinaria storia di sesso nei
bagni con un biondo da consumarsi preferibilmente cinque minuti prima di una
lezione?! Tralasciando il fatto che non ero quel genere di ragazza, che non
m’interessava avere un ragazzo nell’immediato – ovviamente non avrei disdegnato
di guardarmi intorno, sia chiaro – e che sicuramente se l’avessi avuto non
sarebbe stato solo per del sesso.
Una volta finita la lezione mi
trascinai stancamente in Sala Comune dietro alle altre, lasciandomi cadere su
un divano a caso mentre sbadigliavo.
“Ma tu hai sempre sonno?” mi chiese
il mio vicino di posto, che si rivelò essere Scorpius.
“Non mi sono ancora abituata ai
vostri orari.” risposi cortese, mentre nella mia testa lo mandavo a farsi i
cazzi suoi in Albania.
Alicia era arrivata probabilmente da
un po’, e stava seduta per terra vicino al tavolino con dei libri aperti, in un
palese tentativo di fare i compiti. Gemetti a quella vista.
“Merlino, i compiti no!” esclamai
sconsolata, guardando l’orologio “Non a quest’ora! Odio Hogwarts!”
“Che hanno le cinque e mezza a non
andare?” mi chiese Lucy.
“Dalle cinque in poi vige il Sacro
Tempo del Cazzeggio! Possibile che non lo sappiate?!”
Tutti i miei coetanei si girarono a
guardarmi, perplessi. Sbuffai.
“Se dico che avete orari di merda, avete
orari di merda. All’Accademia si va solo di mattina, le lezioni iniziano alle
otto e finiscono all’una. E poi tutto il pomeriggio è libero! Uno si alza pure
presto, ma poi arriva a casa, mangia e dorme. O almeno, io dormivo fino alle
tre. E dalle tre alle cinque rientra la fascia dei compiti-barra-studio, che
ovviamente la maggior parte delle volte dura meno di cinque minuti… In ogni
caso dopo le cinque è un dovere
lasciar da parte piume e pergamene e dedicarsi alla nullafacenza più assoluta.
Almeno per me. Con sti orari del piffero dove sta il mio sacrosanto cazzeggio?!
Non ho voglia di fare i compiti…”
Detto questo mi chinai a prendere i
libri dalla borsa e me li misi in braccio, per niente pronta ad affrontare un
tema di pozioni per la settimana seguente.
“Nessuno ti obbliga a fare i compiti
adesso.” mi fece osservare Scorpius, palesemente allibito dal mio discorso
“Puoi farli domattina, e comunque sono per lunedì prossimo.”
Sbuffai, guardandolo storto.
“La mattina è ovvio che non si riesce
a fare una pluffa: per quello ci stavano le lezioni da noi. Nelle prime ore si
è in coma e non si segue un tubo! Figurarsi fare i compiti: va bene solo se li
copi da qualcuno e il coinvolgimento celebrale è minimo.” dissi, seccata.
“Beh ma puoi farli domani lo stesso.
O il giorno prima. Non sarai mica Rose Weasley due la vendetta vero?! Già c’e
Alicia a farle concorrenza.”
Le guancie della ragazza in questione
si colorarono di rosso, mentre fulminavo con lo sguardo quel biondo che non la
smetteva di rompere.
“Non so chi sia Rose Weasley, o
meglio so chi è ma non capisco il paragone, comunque… I tuoi genitori non ti
hanno insegnato niente?!”
Un sopracciglio di Scorpius scomparve
nei suoi capelli e la bocca si distese in un ghigno canzonatorio.
“Se intendi a fare i bravi bambini
beh, sai, non è che lo si deve essere sempre. Soprattutto in materia di compiti
e studio. Decisamente in materia di compiti e studio… E per inciso Rose Weasley
è il maggior esempio di secchionaggine vivente.”
“Se fossi una secchioncella me ne sarei
andata a Corvonero, non ti pare?” risposi io, sarcastica “Se non sbaglio
l’intelligenza è la caratteristica distintiva di quella Casa. Qui si parla di
furbizia.”
“Furbizia?” chiese lui, parecchio
scettico.
“Stai a sentire: la prima impressione
è quella che conta giusto? Io qui sono nuova, nessuno mi conosce, in particolar
modo i professori. Potrei dire a te che odio studiare e non te ne faresti un
ciufolo, ma se lo viene a sapere un professore m’inquadra subito male…
Soprattutto se lo dimostro con i fatti, portandogli un compito scadente e non
facendomi trovare pronta alla prima verifica. E poi alzare la media dal Troll
in quella materia sarà un’impresa, destinata miseramente a fallire.” guardai
tutti, per essere certa che mi prestassero la dovuta attenzione: pendevano
dalle mie labbra, allibiti “E allora cosa c’è di meglio che sacrificare qualche
ora della mia prima settimana scolastica per fare le cose alla perfezione,
compiti e studio, se poi questi si convincono che la mia vita sia sui libri? Tu
non hai idea del vantaggio che può portare una cosa del genere. Tutti pensano
il meglio di te e puff! Compiti da Accettabile salgono ad Oltre Ogni
Previosione, professori che si dicono ‘poverina sarà stata male se oggi non
apre bocca nell’interrogazione di Difesa’ e tu che puoi mugugnare qualcosa come
‘c’erano tre diverse verifiche questa settimana, non son riuscita a prepararmi
adeguatamente’ per farti alzare il voto di almeno due punti da un professore
molto comprensivo e bendisposto nei tuoi confronti, mentre hai passato tutto il
pomeriggio precedente a giocare a Spara-schiocco e te ne sei fregato altamente
di quello che avevi da fare.”
Finii la mia filippica nello
sconcerto generale, poi Lucas fece un fischio d’ammirazione e Alex esclamò:
“Cazzo, questa sì che è una vera Serpe!” e gli altri scoppiarono a ridere.
Sorrisi anch’io, soddisfatta
dell’espressione ebete di Scorpius e mi misi a fare i compiti.
Una volta finito restai a
chiacchierare con Lucy – e a tentare d’ignorare palesemente Deborah, senza
successo – poi verso le nove e mezza decisi di salire con le altre e mettermi a
letto. Mi stavo mettendo il pigiama quando notai qualcosa di strano sulla mia
chiappa destra.
“Lucy!” urlai, da dietro la porta del
bagno.
“Che c’è?” chiese lei, facendo
capolino con la testa.
“Ma secondo te che è?” chiesi,
cercando di osservare meglio la zona rossa allo specchio.
“Merlino Seira, quello è un morso.
Chi diavolo ti ha morso?! Lì poi!”
“E io che ne so.” risposi, allibita.
“C’è qualche problema?” chiese una
voce tremendamente acuta ed in avvicinamento.
“Nulla nulla!” esclamai, vestendomi
prima che Deborah potesse apparire e lanciando uno sguardo supplichevole a
Lucy, che mi fece l’occhiolino. Benedetta ragazza.
Mi misi a letto e pensai: accidenti,
chi mi aveva morso sul culo senza che me ne accorgessi?!
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Capitolo 4 *** Sia ringraziata Rose ***
Buonasera a tutti u.u
Riemergo da un pomeriggio di studio intensivo, il mio cervello
ha urgente bisogno di una vacanza… Ma ho un esame venerdì e un altro il lunedì
dopo. Sigh. Devo arrendermi…
Beh, il capitolo è di nuovo dal punto di vista di Seira… In
realtà cerco sempre di alternarli ma stavolta non mi è riuscito u.u pazienza
u.u lo apprezzate lo stesso vero? XD
Ringrazio chi mi segue/preferisce/ricorda =) E invito a
recensire, così posso capire se la storia va bene o meno, cosa vi piace e cosa
no… Insomma, più recensite e più io sono felice! >..< =D
Detto questo… Buona lettura! =D
Sia ringraziata Rose
POV Seira
Mi svegliai nel bel mezzo della notte
infastidita da uno strano rumore: ci misi un attimo per capire che qualcuno
stava russando. Aspetta, cosa?! Da quando le ragazze russano?!
Mi concentrai per capire da dove
venisse la motosega ambulante e alla fine scoprii che si trattava di Deborah.
Merlino! Già non bastava che non la smettesse di parlare durante il giorno,
pure la notte doveva rompere le pluffe! Cercai di riaddormentarmi senza
successo – maledetti pisolini pomeridiani! – e così decisi che non mi restava
altro da fare che uscire e sgranchirmi un po’ le gambe, quantomeno per non
cedere alla tentazione di usarle per tirarle calci in posti non meglio
precisati.
Scesi in Sala Comune ma non mi andava
di stare a camminare in cerchio come una mongola, così oltrepassai la parete e
mi misi a camminare per la scuola. Certo che i sotterranei erano parecchio
inquietanti di notte… Salii fino ad arrivare in Sala Grande e andai a sbattere
contro una ragazza.
“Ouch… Accidenti, chi va là?!” mi
chiese una voce conosciuta.
“Ehi Rose! Sono io, Seira.” risposi,
contenta di vederla.
“E che ci fai in giro a quest’ora?!
Non lo sai che è severamente proibito girare per i corridoi dopo il
coprifuoco?!”
“Ah, davvero?” chiesi stupita,
proprio non me lo ricordavo “E allora perché anche te sei in giro?”
Lei alzò gli occhi al cielo, ma non
sembrava veramente arrabbiata.
“Io sono un Caposcuola… Devo
pattugliare i corridoio con i Prefetti e gli insegnanti. Senti, tornatene a
letto e per questa volta non farò rapporto… Dopotutto sei nuova, può essere che
non te ne ricordavi, chiuderò un occhio.”
“Oh… Beh, in realtà non ho la minima
voglia di tornare in camera.”
Lei mi guardò a metà fra lo scettico
e l’arrabbiato.
“Ti sto dando una seconda
possibilità, non vedo perché dovresti sprecar…”
“Deborah russa. Quella ragazza è un
tormento persino mentre dorme!” protestai.
Rose parve riflettere un momento.
“Senti, e va bene, facciamo così…
Adesso seguimi senza fare rumore, e vedi di non farti vedere…”
Un po’ perplessa mi avventurai dietro
di lei, che sbirciava dietro ogni angolo prima di girare – sicuramente per non
farsi beccare da qualche professore di ronda – finché non arrivammo parecchi
piani più in su, davanti ad un ritratto di una strega molto corpulenta.
“Parola d’ordine?” chiese, mezza
addormentata.
Rose sussurrò qualcosa, poi il
ritratto si spostò ed io mi ritrovai in una sorta di stanza circolare piena di
poltrone rosse e stendardi Grifondoro.
“Mi hai portato nella tua Sala
Comune?” bisbigliai, perplessa e curiosa.
“Sssh! Non fare rumore e seguimi.”
ordinò lei, salendo una rampa di scale.
Arrivammo in cima e mi aprì una
porta, che si rivelò essere una camera da letto singola con annesso bagno.
“Questa è la mia stanza da
Caposcuola, fatti una bella dormita e domani alle sei vengo a svegliarti, così
puoi sgattaiolare giù senza essere vista.”
L’avrei baciata. Una stanza singola
tutta per me!
“Merlino Rose, senza di te non so
cosa farei.” le dissi, abbracciandola.
Lei rispose un po’ goffa e poi mi
lasciò andare.
“Beh, io devo finire la ronda, vengo
a svegliarti dopo.”
“Ok grazie… Ma aspetta: e tu dove
dormi?!”
“Nel dormitorio normale, il letto c’è
ancora… Diciamo che la stanza privata è opzionale… Beh vado, notte!”
Si chiuse velocemente la porta alle
spalle ed io mi buttai sul letto, felice come non mai di aver conosciuto Rose
Weasley. Altro che secchioncella… Quella ragazza era la mia salvatrice.
Mi addormentai subito e sembrò essere
passato solo un attimo quando delle mani delicate mi scossero.
“Seira? Ehm Seira, sono le sei…”
Mi tirai su a sedere vagamente
confusa, restando per un attimo perplessa di fronte alle tende rosse del
baldacchino e alla faccia di Rose che mi guardava.
“Ehm, bagno…” borbottai, andandoci e
lavandomi la faccia con acqua gelida. In un secondo ricordai tutto e realizzai
che me ne sarei dovuta andare al più presto.
“Eccomi, sono pronta.” dissi una
volta uscita.
“Bene, seguimi e stai dietro di me.”
rispose lei, sbirciando oltre la porta per essere sicura che non ci fosse in
giro nessuno.
Mi fece attraversare di nuovo la Sala
Comune deserta e mi lasciò appena fuori dal ritratto della Signora Grassa.
“Io torno a letto, ci vediamo a
colazione, buona notte!” mi disse, prima di richiudersi il quadro alle spalle.
Non riuscii nemmeno a ringraziarla
così decisi di scendere il più velocemente possibile verso i sotterranei,
pregando di ricordarmi la strada. In qualche modo arrivai nell’atrio e da lì
riuscii di nuovo ad orientarmi. Una volta salita nei dormitori mi accorsi che
Deborah russava ancora e, maledicendola in Goblinese, feci dietro-front per
tornare in Sala Comune.
Lucy mi trovò mezza addormentata sul
divano e mi svegliò delicatamente, dicendo che erano ormai le otto e dieci e
che dovevo darmi una mossa se volevo fare colazione prima di andare a lezione.
Salii non del tutto sveglia le scale – e con un maledetto dolore alla spalla –
e per poco non mi scontrai con Deborah che scendeva tranquilla e rilassata, con
l’aria di chi aveva passato tutta la notte a dormire.
“Oh, buongiorno Seira! Ma dove sei
stata?” mi chiese, con la sua voce squillante.
Mormorai un: “Non riuscivo a dormire,
arrivo.” per poi aggiungere in maniera impercettibile: “Che tu possa inciampare
e romperti l’osso del collo, dannata motosega di merda.”
Mi preparai in fretta e furia e mi
accorsi con orrore che proprio la motosega era rimasta ad aspettarmi, mentre
gli altri erano già saliti a far colazione. Mi avviai stancamente al suo fianco
verso la Sala Grande, alternando momento di follia omicida a momenti di
rassegnazione impassibile mentre Deborah continuava a chiacchierare
allegramente – ergo scassare le Pluffe già di prima mattina.
Una volte entrate le dissi: “Scusa,
devo salutare un’amica!” e la piantai lì, dirigendomi verso il tavolo rosso
oro.
“Benedetta Rose, non potrò mai
ringraziarti abbastanza, non è che posso trasferirmi a Grifondoro?” esordii,
una volta arrivata dietro la testa rossa.
“Ehm mi sa di no, lo smistamento è
irreversibile… Comunque di nulla. Ma non dirlo in giro.” aggiunse sottovoce.
Mi sedetti accanto a lei e vidi Hugo
ed Albus lanciarmi un’occhiataccia dall’altra parte del tavolo.
“Ma che hanno?” chiesi alla mia
amica, mentre li salutavo allegramente.
“Oh, è l’eterna rivalità Grifondoro –
Serpeverde, non farci caso…”
“Hai intenzione di fare colazione con
noi?” mi chiese Lily, spuntata da chissà dove, mentre si sedeva.
“In realtà no… Non credo che tuo
fratello e tuo cugino apprezzerebbero… Beh vado, a dopo!”
“Ciao!” mi risposero le due ragazze,
sorridendomi.
Tornai verso il tavolo di Serpeverde
ma rimasi stupita nel constatare che metà del dormitorio maschile mi guardava
disgustata e Amber e Deborah erano perplesse.
“Beh? Che c’è?” chiesi, accomodandomi
accanto a Lucy e prendendo una fetta biscottata.
“Serpe arrivista fino in fondo eh?”
mi chiese Alex, con un sorriso divertito.
“Non capisco di cosa tua stia
parlando.” risposi sincera.
“Come no, farsi amiche le figlie dei
salvatori del mondo magico non è per nulla arrivista vero?” intervenne Aron.
“E chi sarebbero?” chiesi, sempre più
confusa.
Aron e Brandon si lanciarono sguardi
perplessi; fu Alex a rispondermi.
“Rose Wesley, figlia di Ronald
Weasley ed Hermione Granger, noti come i compagni di Harry Potter… E Lily Luna
Potter in persona, figlia del suddetto bambino-che-è-sopravvissuto… Sarai pure
straniera, ma la conoscerai sta gente vero?!”
“In realtà mi risuona vagamente e
basta… Ho vissuto in Italia sin da quando son nata, ovvero molto dopo qualsiasi
cosa sia successa qui a quelle persone.” rivolsi ai miei compagni
un’occhiataccia “Mio padre mi ha parlato a grandi linee della guerra magica ma
non ne so molto, figurarsi ricordare nomi e cognomi e discendenze, in ogni caso
Rose è stata l’unica ragazza che mi abbia parlato normalmente sul treno senza
asfissiarmi di domande ed è stata anche colei che mi ha salvato dall’orda di
oche pettegole che stavano per assalirmi una volta scesa alla stazione di
Hogsmeade… Scusate se come prima cosa non le ho chiesto di chi fosse figlia.”
Tanto per ribadire la mia incazzatura
mi alzai, tremendamente soddisfatta dello sguardo imbronciato di Deborah – che
sicuramente ricordava di essere stata fra le ‘oche pettegole’ – e quello
spaesato degli altri. L’unico che mi guardava soddisfatto sembrava Scorpius, ma
non persi tempo a chiedergli il perché: me ne andai dritta verso l’aula d’Incantesimi
e fui ben felice di trovarci Rose e di sedermici accanto.
“Ti spiace?” chiesi, forse ancora con
un tono di voce un po’ irritato.
“E’ successo qualcosa?”
“No nulla. Solo i miei compagni sono
dei deficienti. Mi hanno dato dell’arrampicatrice sociale solo perché ti ho
rivolto la parola, ed io mi son dovuta far spiegare da loro il perché! Manco lo
sapevo che fossi figlia di una persona famosa, ma vabbè…”
“Le Serpi non dovrebbero far altro
che stare zitte… Senza offesa, naturalmente. Ma se non sbaglio è loro la mania
di accoppiarsi solo ed esclusivamente con i purosangue, stipulando addirittura
dei contratti pre-matrimoniali! E poi chi sarebbe l’arrampicatore sociale?!”
“Guarda, lasciamo stare.” le dissi,
mentre Deborah entrava in classe e mi rivolgeva quello che sembrava essere un
timido sguardo di scuse.
Sbuffai e mi apprestai a seguire la
lezione, ignorandola.
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Capitolo 5 *** Che ragazza particolare! ***
Buonasera lettori e lettrici u.u
E’ con immensa gioia che metto il nuovo capitolo di Seira… Gli
esami si avvicinano quindi non riesco più a scrivere, per quello pubblico solo
questo che avevo già pronto…
Mi raccomando, recensite! =D
Ringrazio sempre chi mi segue/preferisce/ricorda =)
Buona lettura! =D
Che ragazza particolare…
POV Scorpius
Seira era una forza. Non solo era una
gran pezzo di gnocca, ma non aveva la minima paura di ribadire ad un tavolo di
Serpeverde che erano loro ad essere dei coglioni, andandosene incazzata per
concludere in bellezza. Mi misi a ridacchiare da solo ed Alex mi rivolse
un’occhiata strana.
“Dì la verità: ti piace.” mi
sussurrò, piano in modo che gli altri non potessero sentire.
Arrossii visibilmente e mi chiesi il
perché.
“Beh, è una bella ragazza, sfido io…”
“Ah davvero? Solo questo? Allora se
ci provo io non hai nulla in contrario vero?”
“Assolutamente nulla.” risposi,
irritato dal tono canzonatorio del mio migliore amico. Merlino, se mi seccava
quando parlava di ragazze!
Mi avviai stancamente verso l’aula
d’incantesimi e trovai Seira seduta accanto a Rose, che chiacchieravano come se
non fosse successo nulla. Seriamente, la mia stima per quella ragazza cresceva
sempre di più… Se ne infischiava di cosa dicessero gli altri e proseguiva
dritta per la sua strada. Orgoglio Serpeverde? Possibile.
“Ehi Scorp, domani sera c’è il primo
allenamento vero?” mi chiese Aron, uno dei migliori Cacciatori della squadra,
girandosi verso di me mentre mi sedevo.
“Sì ma devi chiedere meglio a Liam, è
lui il Capitano…”
Aron sbuffò.
“E che palle, ancora non capisco il
senso di fare un allenamento pre-selezione…”
Scrollai le spalle mentre il
professor Vitious entrava e iniziava a fare l’appello, costringendo il mio
compagno di squadra e dormitorio a girarsi.
Dopo pranzo venni preso dalla
curiosità così mi diressi verso i sotterranei. Come volevasi dimostrare Seira
stava dormendo di nuovo nel mio letto, ma per un secondo rimasi scioccato ad
osservare come si era messa: era aggrappata al materasso con il braccio e la
gamba destra, mentre il resto del corpo penzolava giù e toccava il pavimento. E
dormiva. In quella posizione scomoda.
“Accidenti a te…” mormorai, chinandomi
per sollevarla e rimetterla sul materasso. Mi sedetti sul bordo del letto e
rimasi cinque minuti buoni ad osservarla: aveva un faccino così dolce mentre
dormiva, che non si crederebbe mai capace di un’incazzatura epica come quella
di stamattina. Le accarezzai una guancia e la sentii borbottare nel sonno. Mi
avvicinai con il viso finché non rimasi a due centimetri dalle sue labbra, per sentire
cosa stava dicendo.
“Gio, vai via… Niente dispetti…
Dormo…”
Sorrisi spontaneamente e poi mi
fermai ad osservarla: era così vicina… Mi sentii arrossire e un brivido mi
percorse… Accidenti, che labbra morbide e piene, chissà… Le sfiorai con le mie,
in modo talmente delicato da essere impercettibile, mentre il mio cuore
accelerava i battiti. Poi mi resi conto di quello che stavo facendo e
sussultai, allontanandomi imbarazzato dal suo viso. Che diamine mi era preso?!
Prima la mordevo – sul sedere! – ed ora mi ritrovavo a baciarla. Più confuso
che mai mi affrettai a scendere il Sala Comune, e lì trovai una Deborah
alquanto preoccupata.
“Scorp, hai visto Seira?! Ieri ha
detto che dormiva, ma non c’è nel nostro dormitorio!”
“Umh… In effetti sta dormendo, ma da
noi…”
“Ah.”
Deborah mi guardò stranita, poi un
enorme sorriso si fece strada sul suo volto. Oh no. Oh no no no no. Mi sentii
arrossire fino alla punta dei capelli.
“Non pensare cose strane! Sta
dormendo! Puoi salire e verificare tu stessa!” esclamai.
“Oh non importa… Beh credo che andrò
in biblioteca a studiare… Mi raccomando, svegliala prima che inizino le
lezioni!”
Merlino se l’avrei uccisa! Come
minimo domani tutto il castello sarebbe stato a conoscenza di una mia presunta
relazione con quella nuova. Io, il fighissimo Cercatore di Serpeverde, colui
che è sempre corteggiato e sempre ha rifiutato, ora ha trovato il vero amore.
Me lo sentivo già che sarebbe andata a finire così. Accidenti a me!
Stavolta mi premurai di svegliare
Seira un po’ prima delle due, per darle il tempo di prepararsi senza dover
correre. Lei mi ringraziò sorridendo – il mio cuore perse un battito, stavo
forse per ammalarmi? – e poi ci dirigemmo verso la capanna di Hagrid per
seguire Cura delle Creature Magiche. Checché ne dicessero mio padre e mio
nonno, io trovavo molto simpatico il mezzo gigante… Anche piuttosto imbranato,
vero, ma pur sempre simpatico. Gli rivolsi quindi un sorriso che ricambiò
apertamente.
“Ehilà Scorp! Chi è questa bella
ragazza? Quella nuova?”
“Piacere, Seira Felton… Professore.”
disse dubbiosa lei, mentre ci infilavamo fra i nostri compagni.
Deborah aveva ancora quel cazzo di
sorrisetto furbo in faccia, che avrei voluto poter cancellare con una
maledizione all’istante. Fortunatamente era abbastanza lontana perché non
sentissi quello che bisbigliava alla sua amica Tassorosso…
Il resto della giornata trascorse
sereno e senza intoppi, finché Brandon non venne a disturbarmi in biblioteca –
mentre cercavo di finire lo stupido tema di Pozioni che ci aveva assegnato il
professor Gamble. Era rosso in viso e capii che aveva corso, ma non vedevo
l’emergenza.
“Scorp, ho saputo che Seira si
trasferisce nella camera di Alicia, dobbiam far sparire le bottiglie…”
“E perché non sei andato tu?!”
“Stavo correndo – ero al club di Gobbiglie
ed è venuto ad avvertirmi Alex – poi ti ho visto qui ed io non ho più fiato…
Vai tu per favore? Ti raggiungo dopo.”
Alzai gli occhi al cielo, poi mi
affrettai a raccogliere le mie cose e a scendere verso i sotterranei. Perché
diamine Seira voleva una camera tutta per sé?!
Una volta entrato nella stanza della
Caposcuola, però, constati con orrore che lei era già lì. Stava sistemando le
sue cose sul comodino quando sobbalzò e si girò verso di me.
“Scorpius! Che ci fai qui?!”
“Ehm…” non avevo nessuna scusa
plausibile pronta, quindi optai per la verità “Devo venire a recuperare delle
cose… Alicia non usava mai questa camera così l’abbiamo usata come
nascondiglio.”
“Nascondiglio di cosa?” chiese lei,
assottigliando gli occhi.
“Whisky incendiario. Ehi, è la scorta
per festeggiare le vittorie di Serpeverde a Quidditch!” esclamai, vedendo il
suo sguardo scettico.
“E va bene, dove sono?”
“Nell’armadio. C’è un doppio fondo.”
Mentre stavo per scoperchiare il
nascondiglio segreto Seira si avvicinò, ed io sentii le mie guance andare a
fuoco. Mi arrivava il suo profumo, un profumo di fragole che… Accidenti, che mi
mettevo a pensare?! Respira Scorp, respira.
“Dai, ti aiuto.” disse lei,
chinandosi a prendere due delle cinque bottiglie di Wisky “Dove le portiamo?”
“Per ora in camera nostra. Dovremo
trovare un nuovo nascondiglio…”
Scesi con le bottiglie in mano
seguito da Seira, attento a non farmi beccare da nessun Prefetto. Ci infilammo
svelti nel dormitorio e trovammo gli altri ragazzi seduti per terra ad
aspettarci.
“Accidenti a voi, se eravate tutti
qui che vi costava salire a prenderle invece di scassare la Pluffe a me?!”
“Deborah ci ha detto di mandare te.”
esclamò Alex, con un sorrisetto divertito che non mi piaceva per niente.
Stavo per ribattere quando Aron s’intromise:
“E lei che ci fa qui?!”
“Vi sto dando una mano” rispose
Seira, sedendosi di fronte a lui e appoggiando le bottiglie “Precisamente,
perché dobbiamo farle sparire?”
“Perché se le trovano gli Elfi
Domestici sono cazzi.” rispose Brandon.
“Ma siete maggiorenni!”
“Ma non si può avere alcol nei
dormitori. Potremmo darlo a quello più piccoli, e allora…”
“Va bene va bene, ho capito.”
“Avete idee?” chiesi, sedendomi
anch’io e appoggiando le bottiglie.
“Io dico che non c’è nascondiglio
migliore di quello evidente.” rispose Seira. Tutti la guardarono perplessi,
così lei prese la bacchetta e la puntò su una bottiglia, mormorando qualcosa.
Immediatamente questa si trasfigurò:
cambiò forma e divenne di un accecante color arancione, mentre sull’etichetta
gialla comparve la scritta: La Bollicinosa Bevanda del dottor Bolla.
“Qualcosa del genere, e potrete
lasciarla anche sul comodino: dubito che gli Elfi trovino sospetta una
bottiglia di Bollicinosa.”
“Ma tu sei il genio del male!”
esclamò Alex, estremamente compiaciuto.
Seira sorrise e rispose qualcosa del
tipo: “Si deve pur sopravvivere a questo mondo.”
“Beh, io vado!” esclamò infine,
alzandosi e uscendo dal dormitorio dei ragazzi.
“Scorp, te la sei presa mica male.”
disse Brandon, dandomi una gomitata nelle costole con fare complice.
“Ahio! Io non mi sono preso proprio
un bel niente!” esclamai, indispettito.
“Seeee… Come no…” risposero tutti in
coro, ed il mio unico pensiero fu che Deborah sarebbe morta fra atroci torture.
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Capitolo 6 *** Basta sonnellini! ***
Buon pomeriggio a tutti!
Ecco che vi metto un nuovo capitolo della storia u.u
Non ho molto da dire se non che sono occupatissima con gli
esami…
Ringrazio chi mi segue/preferisce/ricorda e soprattutto chi
recensisce! =D Ma anche chi legge e basta XD
Buona lettura! =D
Basta sonnellini!
POV Seira
Me ne stavo dormendo allegramente –
Merlino se era comodo quel letto! – quando ovviamente qualcuno ha pensato bene
di disturbarmi. O meglio, credo che qualcuno mi stesse disturbando, dato che ho
avuto la sensazione di essere spostata. E io odio essere spostata mentre dormo.
Intendiamoci: non che non mi muova. Sono sempre stata perfettamente cosciente
di fare acrobazie degne di nota durante il riposo – spesso mi addormento in un
modo e mi risveglio in posizioni umanamente impossibili – ma se è qualcun altro
che mi sposta m’infastidisce, trascinandomi nello stato di dormiveglia in cui
non so se sto sognando o se è tutto vero. Comunque propendevo per il sogno,
dato che avevo appena sentito qualcuno sfiorarmi le labbra. E nessuno mi sfiora
le labbra mentre dormo, o no?!
Mi sono tirata su a sedere proprio
nel momento in cui la porta si chiudeva, e quella che doveva essere la schiena
di Scorpius spariva oltre ad essa. Come uno zombie sono scesa dal letto e l’ho
seguito, socchiudendo la porta in modo minimo e ascoltando attentamente.
“Scorp, hai visto Seira?! Ieri ha
detto che dormiva, ma non c’è nel nostro dormitorio!”
“Umh… In effetti sta dormendo, ma da
noi…”
“Ah.”
Ci fu un momento di pausa in cui mi
chiesi se era un sogno o meno.
“Non pensare cose strane! Sta
dormendo! Puoi salire e verificare tu stessa!”
Poi la voce di Deborah mi perforò di
nuovo i timpani e decisi che non poteva essere un sogno: in caso contrario dovevo
essere proprio sadica per sognarmi quell’arpia e quella sua voce ‘da usignolo’.
“Oh non importa… Beh credo che andrò in
biblioteca a studiare… Mi raccomando, svegliala prima che inizino le lezioni!”
Sentii Scorpius scendere imprecando a
mezza voce e decisi saggiamente di tornarmene a letto. Poco dopo ero di nuovo
nelle braccia di Morfeo, ma ovviamente era troppo bello per durare.
“Seira! Svegliati!”
“Che vuoi…?” biascicai.
“Preparati che fra mezz’ora c’è
lezione.”
“Sì…”
Mi diressi stancamente verso il bagno
per riuscire a svegliarmi e in men che non si dica fui pronta.
“Eccomi… Scusa se ti disturbo sempre…
Devo togliermi il vizio di dormire il pomeriggio…”
“Non importa. Ora andiamo và.”
“Scorpius?” chiesi, mentre lui se ne
stava già andando.
“Sì?” rispose perplesso, girandosi
verso di me.
“Grazie.” gli dissi sorridendo,
sincera.
Lui arrossì e mormorò qualcosa che
suonava come: “Di niente”, per poi riprendere a scendere.
Mi presi un attimo per osservarlo:
alto, fisico asciutto ma muscoloso, viso sottile. Sebbene non fossi
particolarmente fan dei tipi biondi-occhi-azzurri dovevo ammettere che era
proprio bello. Sì, un gran figo insomma. Mi chiesi se era stato lui a baciarmi,
per poi chiedermi se effettivamente qualcuno mi avesse baciato o se non fosse
stato altro che un mio sogno. E poi mi ricordai del morso e mi chiesi se fosse
stato sempre lui. Che era, un maniaco?! Eppure sembrava apposto.
In men che non si dica arrivammo al
parco ed io scrutai dubbiosa il nostro insegnante di Cura delle Creature
Magiche mentre mi presentavo. Sembrava parecchio imbranato e non era capace di
mettere di fila due parole in un inglese corretto… Eppure la sua lezione fu ben
riuscita: non c’era dubbio che fosse un vero esperto in materia.
“Senti Lucy…” chiesi alla ragazza,
mentre rientravamo. Stranamente Deborah non mi aveva assillato: che ce l’avesse
ancora con me per come l’avevo trattata quella mattina? Beh, tanto meglio.
“Dimmi.” rispose la ragazza,
sorridendo. Era l’unica che mi andasse veramente a genio e pregai che fosse
anche la persona che cercavo. Durante il giorno si era fatta strada un’idea in
me, un’idea che mi aveva dato Rose…
“Chi è il Caposcuola di Serpeverde?”
“Alicia, perché?”
Bene. Avrei dovuto convincere Alicia,
ma non mi sembrava ci fossero troppi problemi: la ragazza era timida e per
questo non le avevo parlato molto, ma in compenso dormiva in dormitorio con noi
e questo mi faceva ben sperare.
“Devo chiederle un favore.” risposi,
sorridendo “Comunque grazie per l’informazione.”
Andai a cercarla e la trovai che
stava salendo in biblioteca a studiare. Com’era prevedibile. Scorpius aveva
ragione quando diceva che faceva degna concorrenza a Rose Weasley… Non che la
cosa mi toccasse particolarmente, comunque.
“Alicia! Ehi, Alicia!” urlai in mezzo
al corridoio.
Lei si girò verso di me e mi guardò a
disagio, arrossendo.
“Senti… Devo chiederti un favore.”
“Dimmi tutto.”
“Tu sei Caposcuola giusto? Ho sentito
che loro hanno una stanza personale…”
“Sì, è così…”
“Però dormi in dormitorio, come mai?”
“Ecco…” Alicia arrossì ancora di più
e abbassò lo sguardo, ma io le sorrisi con fare incoraggiante “Il fatto è che
ho paura di stare da sola. Non mi sento sicura. So che è una stupidaggine,
però…”
“Perfetto!” esclamai, e lei mi guardò
perplessa.
“Io invece odio dover stare in stanza
con altre persone… Non che odi voi.” mi affrettai ad aggiungere “Ma è una
questione psicologica: appena sento un rumore mi sveglio, ma non sveglio del
tutto, diciamo che vado in dormiveglia… Ma mi agito, e poi non riesco più a
prendere sonno, e la mattina sono distrutta.”
“E’ per questo che ieri mattina non
c’eri? Per colpa di Deborah?”
“Ehm…”
“Lo sappiamo tutte che russa, ma non
si deve dire in giro o ci affattura.” rispose Alicia sorridendo.
“Già.” ricambiai “Ho dormito in… Sala
Comune.”
“Va bene allora: puoi prendere la
stanza. Tanto io non me ne faccio niente.”
Merlino, avrei eretto una statua a
questa santa donna.
“Grazie mille!” dissi, abbracciandola
di slancio e facendole assumere un’espressione confusa e imbarazzata insieme
“Vado subito a spostare le mie cose allora!”
Corsi di nuovo nei sotterranei,
felice come non mai: una stanza tutta mia! Un bagno tutto mio! Soprattutto un
bagno tutto mio!
Sfrecciai in Sala Comune e venni
bloccata da Lucy, che stava giocando a scacchi magici con Alex, che mi chiese
il perché della mia espressione euforica.
“Alicia mi ha concesso l’uso della
sua stanza da Caposcuola: mi trasferisco!” le risposi urlando, quando ormai ero
a metà scala.
Ci misi un sacco a recuperare le mie
cose e a ficcarle nel baule, e ancor di più a portare il baule stesso nella
nuova camera. Stavo sistemando la mia biancheria nel comodino quando la porta
si aprì, ed io sobbalzai.
“Scorpius! Che ci fai qui?!”
Il ragazzo blaterò qualcosa a
proposito di una riserva segreta di Wisky Incendiario. Nascondere del Wisky
nella stanza del Caposcuola? Ma si poteva essere così stupidi?!
Ragazzi, pensai, mentre mi avvicinavo
all’armadio e mi chinavo per aiutare Scorpius. Le sue guancie si colorarono ed
io notai che era maledettamente bello così. Accidenti, dovevo fermarmi… Non
potevo farmi venire una cotta per un tizio il secondo giorno di lezioni.
Una volta arrivati in camera dei
ragazzi Scorpius esclamò: “Accidenti a voi, se eravate tutti qui che vi costava
salire a prenderle invece di scassare la Pluffe a me?!”
“Deborah ci ha detto di mandare te.”
ripose Alex, sorridendo.
Oh no. Che aveva combinato Deborah?!
Il sorriso sul volto del ragazzo non prometteva nulla di buono. Giurai che
l’avrei ammazzata con le mie stesse mani.
In ogni caso mi sedetti ed aiutai i
ragazzi a nascondere le bottiglie, trasfigurandone una. Tutti mi guardavano con
una sorta di ammirazione divina, ed Alex arrivò ad esclamare: “Ma tu sei il
genio del male!” ma sinceramente, per quanto fossi compiaciuta dallo
pseudo-complimento, non è che mi sentissi superiore o cosa. Voglio dire, la
caratteristica principale di Serpeverde era la furbizia no? Ci sarebbero
arrivati anche da soli, non serviva che mi guardassero tutti con la faccia da
pesce lesso. Insomma, tutti no. Scorpius sembrava divertito dalle espressioni
ebeti degli altri.
“Beh, io vado!” mi congedai infine,
ed andai a finire di sistemare la mia nuova stanza.
Quella notte dormii piacevolmente
bene e mi accorsi di essermi alzata spontaneamente alle sette e mezza. Beh era
già qualcosa rispetto alle sei di due giorni prima… Forse potevo arrischiarmi a
saltare la siesta del dopo mangiato. Anzi sicuramente dovevo arrischiarmi a
saltarla: altrimenti non mi sarei mai tolta quella maledetta abitudine.
Dopo mangiato quindi, tanto per fare
qualcosa, mi misi a cercare Rose. Prima che potessi anche solo chiedermi dove
l’avrei trovata, in quel maledetto e gigante castello, i miei piedi mi
portarono davanti alla biblioteca. Sbirciai dentro e la vidi seduta ad un
tavolo, da sola, circondata di libri. Ovviamente.
Mi avvicinai piano e la salutai,
facendola sobbalzare leggermente.
“Oh ciao Seira… Come va? Ti serve
qualcosa?” mi chiese sussurrando.
“Niente, volevo passare un po’ il
tempo. Posso farti compagnia?”
La bibliotecaria ci lanciò
un’occhiataccia e Rose si affrettò a mettere via le sue cose.
“Sì, ma usciamo di qui o madame Pince
ci lincerà.”
La seguii per tutto il corridoio
finché non trovammo un’aula vuota, ad eccezione di uno strano essere che
scriveva parolacce sulla lavagna.
“Pix, levati.” ordinò Rose, con una
voce parecchio autoritaria.
Quello che poi scoprii essere un
poltergeist se ne andò attraverso la parete facendoci un gestaccio e una
linguaccia.
“Non farci caso: Pix è maleducato con
tutti.” disse la rossa scrollando le spalle. Passammo il resto della pausa
pranzo chiacchierando del più e del meno, per poi dividerci un’ora dopo per
andare a lezione.
La sera mi maledissi per la mia
brillante idea di saltare il pisolino pomeridiano, poco prima di addormentarmi
sul disegno di Cura delle Creature Magiche che avrei dovuto consegnare la
settimana dopo, ma poi non ci fu più spazio per nulla nella mia mente e
crollai.
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Capitolo 7 *** Strani vaneggiamenti ***
Buon pomeriggio a tutti! =D
Ecco che posto un nuovo capitolo della storia di Seira u.u
Mi raccomando, leggete e recensite! XD
Ringrazio sempre chi mi mette fra le seguite/preferite/ricordate…
Anche i lettori silenziosi mi danno forza! =) Certo che una bella recensione ci
sta, no? u.u
Beh, buona lettura! =D
Strani vaneggiamenti
POV Scorpius
Dopo pranzo, non vedendo Seira in
giro, ero andato in camera sperando di trovarla lì: invece il letto era intatto
e di lei nessuna traccia. Mi lasciai cadere malamente sul materasso mentre
pensavo che non avrei più sentito il suo profumo quella notte… Dove accidenti
si era cacciata?!
Improvvisamente arrossii e mi chiesi
perché me ne importasse così tanto, infondo. Merlino, la conosceva da sì e no sei
giorni! Non potevo essere già così cotto! Ero un idiota.
Passai il resto del pomeriggio sui
libri – stranamente, molto stranamente – e appena finii di mangiare la cena
andai a prendere il mio manico di scopa. Scesi al campo circa mezz’ora prima
dell’allenamento vero e proprio e cercai di rilassarmi facendo qualche giro.
“Ehi Scorp! Scendi!” mi urlò il
capitano, così mi affrettai a planare.
Liam ci fece un discorsetto
presentandoci i nuovi schemi di gioco che aveva elaborato durante l’estate,
sperando di trovare i giocatori che mancavano il più presto possibile. Ci disse
di presentarci sabato mattina al campo perché dopo le selezioni ci sarebbe
stato un allenamento di prova per verificare come si sarebbero inseriti i nuovi
membri e ci fece un altro paio di raccomandazioni inutili.
Poi iniziò l’allenamento vero e
proprio. Sebbene a corto di un battitore e di un cacciatore filò tutto
piuttosto liscio, e verso le nove e mezza ce ne tornammo tutti in Sala Comune,
dopo aver fatto una bella doccia rilassante negli spogliatoi.
“Ehi Scrop, hai già finito il tema di
Pozioni?” mi chiese Alex, facendo cenno di avvicinarmi.
Mi buttai pesantemente sul divano e
mi accorsi che davanti a me Seira se la ronfava alla grossa, seduta per terra e
con la testa sul tavolino, più precisamente su un compito non meglio
identificato.
Stavo per rispondere quando la
ragazza, che forse avevo disturbato sedendomi, alzò pigramente la testa e,
ancora mezza addormentata, mormorò: “Umh, odore di pulito… Felce Azzurra…*”
Poi, sotto gli occhi sbigottiti di
tutti, si girò verso di me e si buttò sulla mia gamba, riprendendo a ronfare
alla grossa mentre mi stringeva.
“Eeeh Scorp… Voi ci nascondete
qualcosa…” disse Deborah sghignazzando, provocandomi nuovamente l’irrefrenabile
voglia di schiantarla.
“Nulla di nulla… Sta solo delirando
nel sonno, è evidente…” risposi, parecchio imbarazzato dalla situazione e ben
deciso a non farlo vedere.
“Senti, perché non la porti a letto?”
chiese Alex, guardandomi con uno strano sorriso. O forse farei meglio a dire
ghigno.
“Dai su, portala a letto.” aggiunsero
Brandon e Aron, mentre cercavano di trattenere la risate.
“Seriamente, perché non vi fate un
buon piatto di cazzi vostri invece di rompere a me?”
In quella Seira decise bene di
muoversi un po’, strusciandosi sulla mia gamba e mormorando ancora qualcosa.
“Scorpius.”
Era stata Lucy a parlare, ed era
seria.
“Portala a letto, prima che si renda
ulteriormente ridicola. Perfavore.”
Guardai esasperato la ragazza, poi
con uno sbuffo molto sonoro mi decisi a chinarmi e a prendere in braccio Seira.
“No…” sussurrò lei, quando la staccai
dalla mia gamba, ma non fece ulteriori proteste e continuò a dormire con la
testa appoggiata al mio petto.
Il più velocemente possibile e sotto
gli occhi di tutta la Sala Comune salii le scale per portarla nella stanza del
Caposcuola. Una volta entrato – abbassando la maniglia con il gomito e aprendo
la porta con il fianco – la adagiai sul letto, accorgendomi che era ancora
vestita.
“Seira.” la chiamai. Nulla.
“Seira.” insistetti, scuotendola un
poco.
Lei aprì gli occhi, confusa, poi mi
prese un braccio e si tirò su.
“Cosa… Come…” mormorò.
“Seria ti sei addormentata in Sala
Comune, ti ho portato qui ma devi metterti il pigiama.”
“Profumi di buono.” mi disse,
avvicinandosi al mio collo per annusarmi.
Io ovviamente arrossii ma cercai
d’ignorarla.
“Seira, perfavore, il pigiama…”
“Sì…” disse lei, staccandosi da me e
alzandosi in ginocchio sul letto. Prese e slacciarsi i bottoni della camicia
incespicando un po’.
“Ma non mentre ci sono qua io!”
esclamai, arrossendo ancora di più – come se fosse possibile – e alzandomi di scatto
dal letto.
“Perché no?” mi chiese, guardandomi
con occhi confusi e gonfi di sonno.
“Senti… Vado.” dissi uscendo e
chiudendomi la porta alle spalle, lasciandola armeggiare con la camicia.
Accidenti a lei! Avevo intravisto del
pizzo azzurro e questo aveva portato qualcuno
a risvegliarsi. Rimasi un attimo fuori dalla porta, cercando di regolarizzare
il battito cardiaco e di calmare le acque, per poi scendere da basso con gli
altri.
“Beh? Perché ci hai messo tanto?”
chiese Deborah, con un tono ed uno sguardo malizioso.
“Stava blaterando cose insensate.”
risposi, seccato.
“Ah sì? Che genere di cose?”
“Non vedo perché dovrei dirlo a te!”
sbottai, e la vidi mettere il muso. Ma che accidenti voleva?! Una confessione
d’amore da parte mia per Seira, o un documento ufficiale che attestasse una
nostra relazione segreta?! Merlino, che pluffe di una donna!
“Sentite, vado a letto.” dissi
infine, immusonito, dirigendomi verso il dormitorio senza salutare nessuno.
Il giorno dopo scesi in Sala Comune
con gli altri, sempre arrabbiato, ma dandolo un po’ meno a vedere della sera
prima. Le ragazze ci stavano aspettando, e non potei far a meno di notare Seira
seduta sul divano, che leggeva il giornale come se niente fosse.
Appena ci sentì arrivare alzò lo
sguardo, preoccupata, e venne verso di me.
“Senti, ti posso parlare un secondo?”
“Sì certo.” risposi stupito. Gli
altri, ovviamente, si erano tutti fermati a guardarci.
“Da sola!” sbottò lei rivolta ai
nostri compagni, che con un sorrisetto sparirono oltre la parete di pietra.
Merlino, ora avrebbero sparlato come non mai!
“Ascolta… Ho qualche ricordo confuso,
e le altre mi hanno raccontato di come mi sono avvinghiata a te e tu mi abbia
portato a dormire…”
Seira arrossì visibilmente.
“… Già…” fu la mia intelligente
risposta. Mi sarei dato una botta in testa da solo, che voleva dire già?!
Dovevo dirle che non m’importava, seriamente…
“Ed è vero che… Ecco… Poi in camera…
Ricordo il tuo collo sotto il mio naso…”
La ragazza era sempre più imbarazzata
e parlava talmente piano che dovevo sforzarmi per sentirla.
“Hai detto che avevo un buon
profumo.” risposi ghignando. Certo, la sera prima mi era sembrato abbastanza
imbarazzante, ma dovevo ammettere che faceva solo che bene alla mia autostima.
“E poi… Merlino, mi stavo davvero
spogliando davanti a te?!” esclamò, coprendosi la faccia – ormai rossissima –
con le mani.
“Emh.”
Evidentemente lo prese come un sì,
perché mi guardò attraverso gli occhi e mi disse: “Scusami! Scusami scusami
scusami!”
“Fa niente…”
Lei tolse le mani dal viso e, sempre
rossa e guardandomi negli occhi, mi disse: “Devi sapere che quando qualcuno mi
sveglia mentre dormo non sono in me! Parlo, rispondo, magari mi alzo e cammino
pure, ma sto ancora dormendo! L’unica cosa che mi sveglia veramente è lavarmi
la faccia con acqua fredda, per questo in genere è la prima cosa che faccio in
ogni caso, è che ieri non ho dormito il pomeriggio, devo perdere questa brutta
abitudine per non rischiare di perdere qualche lezione, e insomma, allora la
sera sono crollata, ma poi quando mi sono alzata stamattina non capivo se avevo
sognato o avevo davvero fatto certe cose così…”
“Ehi ehi, ti ho detto che è tutto
apposto!” la interruppi, posandole le mani sulle spalle. Lei sobbalzò.
“E respira, d’accordo?” aggiunsi,
dato che stava per riprendere a parlare.
“… Ok. L’importante è che tu non ce
l’abbia con me.”
“Non ce l’ho con te, tranquilla.”
Sorrisi vedendola abbassare lo
sguardo, e pensai che era proprio bella… Non conoscevo questo suo lato timido,
e mi piaceva un sacco… Tutto di lei mi piaceva un sacco, in effetti… Oh
accidenti! Dovevo darmi una calmata!
“Andiamo o diamo a Deborah ancora
qualche pretesto per sparlare di noi?” le chiesi.
Lei fece una smorfia disgustata.
“Quanto vorrei schiantarla…”
sussurrò, per poi sobbalzare e dire a voce più alta “No cioè, non penso che sia
una cattiva ragazza, però a volte parla troppo e s’inventa cose che…”
“Anche io vorrei schiantarla.” dissi
semplicemente, sorridendo divertito. E così, quando faceva qualcosa di
sbagliato diventava nervosa e iniziava a parlare a raffica…
“Andiamo.” aggiunsi, togliendo le
mani dalle sue spalle – mi sembrava che fossero diventate bollenti – e uscendo
dalla Sala Comune, con lei che mi seguiva.
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Capitolo 8 *** Una cotta in espansione ***
Buongiorno a tutti u.u
Sono tornata e con somma soddisfazione annuncio che ho
finalmente finito di scrivere questa storia, manca solo l’epilogo… Ma non pensate
male, mancano ancora parecchi capitoli! XD in tutto saranno ventuno u.u
E quindi, senza indugiare oltre, ringrazio chi mi segue/preferisce/ricorda,
ma anche tutti i lettori silenziosi e… Chi recensisce! =D fate felice una
povera autrice u.u
Buona lettura! =D
Una cotta in espansione
POV Seira
Quando mi svegliai, quella mattina,
sentii che c’era qualcosa che non andava.
Mi ero addormentata su un disegno di
Cura delle Creature Magiche, che ci facevo nel mio letto? Confusi, i ricordi
iniziarono a tornare… O era solo un sogno?! Merlino, non potevo essermi
comportata così davvero. Era un sogno… Per forza un sogno… O no?!
Decisi che l’unica cosa da fare era
chiedere al diretto interessato.
Scesi quindi in Sala Comune e mi misi
a leggere la Gazzetta del Profeta, dopo aver salutato le altre, per scaricare i
nervi in attesa del verdetto. Sentii qualcuno scendere dai dormitori maschili
ed alzai lo sguardo: Scorpius e gli altri ci stavano salutando.
“Senti, ti posso parlare un secondo?”
gli chiesi, agitata come non mai.
“Sì certo.”
Vidi che tutti ci guardavano, ma a
disturbarmi era in particolare lo sguardo entusiasta e…. Goloso… Di Deborah.
“Da sola!”
Aspettai che tutti se ne fossero
andati prima di continuare.
“Ascolta… Ho qualche ricordo confuso,
e le altre mi hanno raccontato di come mi sono avvinghiata a te e tu mi abbia
portato a dormire…”
Arrossii violentemente nel
pronunciare quelle parole. Merlino, non poteva essere vero!
“… Già…”
“Ed è vero che… Ecco… Poi in camera…
Ricordo il tuo collo sotto il mio naso…”
Non me la stavo cavando proprio
egregiamente, umh. Ma era così imbarazzante…
“Hai detto che avevo un buon
profumo.”
Lo guardai: stava ghignando
divertito. Merlino, avevo detto davvero una cosa simile?! Non che non lo
pensassi – anche in quel momento ero abbastanza vicina da sentirlo – ma non
sono cose che si dovrebbero dire…
“E poi… Merlino, mi stavo davvero
spogliando davanti a te?!”
Questa era decisamente la parte
peggiore… Sperai di essermi immaginata tutto… Non potevo averlo fatto davvero…
Fa di no fa di no…
“Ehm.”
Ok, mi ero scavata la fosse da sola.
Perché diamine dovevo fare cose del genere?!
“Scusami! Scusami scusami scusami!”
“Fa niente.”
“Devi sapere che quando qualcuno mi
sveglia mentre dormo non sono in me! Parlo, rispondo, magari mi alzo e cammino
pure, ma sto ancora dormendo! L’unica cosa che mi sveglia veramente è lavarmi
la faccia con acqua fredda, per questo in genere è la prima cosa che faccio in
ogni caso, è che ieri non ho dormito il pomeriggio, devo perdere questa brutta
abitudine per non rischiare di perdere qualche lezione, e insomma, allora la
sera sono crollata, ma poi quando mi sono alzata stamattina non capivo se avevo
sognato o avevo davvero fatto certe cose così…”
“Ehi ehi, ti ho detto che è tutto
apposto!”
Lui interruppe i miei vaneggiamenti
patetici poggiandomi le mani sulla spalle ed io sussultai, sentendomi
improvvisamente calda sotto quel tocco. Merlino, che mi stava succedendo?!
“E respira, d’accordo?” mi chiese, a
metà fra il divertito e il preoccupato.
“… Ok. L’importante è che tu non ce
l’abbia con me.”
“Non ce l’ho con te, tranquilla.”
Abbassai lo sguardo, ma non
abbastanza da non vederlo sorridere. Arrossii ancora di più.
“Andiamo o diamo a Deborah ancora
qualche pretesto per sparlare di noi?”
Merlino no, non mi parlare di quella
ragazza odiosa… L’avrei uccisa con le mie stesse mani…
“Quanto vorrei schiantarla…” mi
sfuggì, poi mi resi conto dell’errore “No cioè, non penso che sia una cattiva
ragazza, però a volte parla troppo e s’inventa cose che…”
“Anche io vorrei schiantarla.”
Il suo divertimento mi fece ben
sperare di non aver accidentalmente offeso una delle sue amiche più preziose.
Bene, la detestava anche lui… O almeno non l’aveva troppo in simpatia.
“Andiamo.” mi disse, e appena mi
lasciò le spalle sentii come una scossa attraversarmi. Merlino, non volevo…
Aspetta! Stavo davvero per pensare che mi piacerebbe essere toccata da
Scorpius?! Arrossii involontariamente mentre cercavo di tenere a bada i
pensieri sconci e lo seguii fuori dalla Sala Comune.
I nostri compagni ovviamente non
poterono fare a meno di ridacchiare stupidamente quando ci videro arrivare, ma
decisi d’ignorarli. L’unica che non sembrava particolarmente emozionata del mio
discorso privato con Scorpius era Lucy, che faceva colazione leggendo il
giornale. Merlino, adoravo sempre di più quella ragazza.
Tutto sommato passai i giorni che mi
separavano a sabato in modo abbastanza piacevole. Chiacchieravo con Rose
durante la pausa pranzo – avevo deciso di abbandonare del tutto l’idea del
pisolino pomeridiano, dovevo solo prendere un po’ il ritmo – e quando la sera
in Sala Comune Deborah diventata insopportabile me ne fuggivo in biblioteca con
lei a fare i compiti. Potei constatare di persona che sapeva decisamente troppo
per essere una normale studentessa – confermando così la voce secondo cui era
una secchiona – ma questo non le impediva di essere simpatica, perciò la elessi
quasi subito mia amica.
Un’altra ragazza che entrò subito nel
club fu naturalmente Lucy, che era normale in tutto e per tutto, discretamente
simpatica e simpaticamente discreta – soprattutto in certe cose, come la mia
“presunta” relazione con Scorpius – e con cui non disdegnavo di passare le
serate. Cercai di far avvicinare lei e Rose, ma senza molto successo: a quanto
pare la rivalità fra Case era più accentuata di quanto pensassi.
Per quanto riguarda il resto delle
ragazze, il mio inquadramento iniziale sembrò rivelarsi esatto: Amber viveva
per i ragazzi, Deborah viveva per il pettegolezzo e Alicia viveva per la
timidezza e per i libri. Fra le tre, l’ultima era sicuramente la più simpatica,
ma non può dire che fossimo amiche: diciamo qualcosa di più di conoscenti. E
potevi sempre contare su di lei, a differenza delle altre… Dire qualcosa a
Deborah significava spiattellarla a tutta la scuola e dirla ad Amber… Beh,
significava buttarla nel cesso per quanta attenzione ti prestava.
Poi c’erano i ragazzi. Alex era
decisamente il più simpatico e spigliato, nonché il più morto di… Beh, il più
interessato alle ragazze, mettiamola così. Stranamente ero l’unica con cui non
ci provava, e non sapevo se sentirmi lusingata od offesa dal suo comportamento.
In ogni caso non m’interessava sotto quel punto di vista, quindi non me ne
facevo un problema.
Aron viveva per il Quidditch, era un
ignorante di prima categoria e riusciva ad imparare a memoria solo gli schemi
di gioco. Stava sempre attaccato a Liam Parker, che a quanto pare era il
capitano della squadra, ma nel complesso risultava simpatico.
Brandon si dava un sacco di arie, ma
moriva d’amore per la sua ragazza, Cecily, con cui era fidanzato da quasi tre
anni. Non l’avrebbe mai ammesso spontaneamente ma si vedevano chiaramente i
suoi occhi brillare tutte le volte che la vedeva, e con lei si comportava
stranamente bene, quasi da gentiluomo. Lei era una ragazza tranquilla che
sembrava aver capito che il ragazzo aveva bisogno di sentirsi apprezzato, e non
disdegnava di dargli tutte le attenzioni che chiedeva.
E poi c’era lui. Scorpius.
Scorpius per me era un enigma.
Simpatico, discretamente bravo a scuola, decisamente bravo a giocare a
Quidditch – da ciò che si diceva in giro –, seguito da uno stuolo di
ammiratrici a cui rispondeva solamente con l’indifferenza. Sembrava gentile con
tutti, tranne che con le ragazzette che lo importunavano, e ovviamente avevo
dimenticato di dire che era bello. Bellissimo. Stupendo. Oh insomma,
decisamente affascinante. Mi attraeva, questo non potevo non ammetterlo, ma nel
contempo credevo di conoscerlo troppo poco anche solo per pensare di buttarmi.
Rose, la prima e unica volta che mi
ero azzardato a parlargliene, era scoppiata a ridere.
“Oh Seira! Non ti credevo una fan dei
giocatori di Quidditch bellocci, ma mi devo ricredere! Ahahahah, sei proprio
come tutte…”
Ero arrossita e mi ero sentita
decisamente umiliata, così decisi di stare zitta. E non solo in risposta alle
sue risate, ma per il resto della vita… Meglio non parlare di certe cose con
quella ragazza. Forse Lily mi avrebbe dato più ascolto, ma la incrociavo
raramente – ed in più era sempre occupata a far capire a quei testoni del fratello
e del cugino che ero una brava persona, a prescindere dalla cravatta che
indossavo.
Lucy invece non aveva bisogno di
parole per farmi sapere che aveva capito, né tantomeno per comunicarmi che mi
sosteneva. Merlino, era proprio una ragazza d’oro.
Arrivò così sabato e con esso le
selezioni di Quidditch della squadra di Serpeverde: mi alzai decisamente presto
la mattina e salii a far colazione con la maggior parte dei miei compagni prima
di dirigermi al campo. Una volta sugli spalti dagli spogliatoi uscirono i
giocatori, e il mio stomaco fece una capriola riconoscendo Scorpius con la
divisa: era maledettamente figo. Stavo davvero diventando come quelle ragazzine
ossessionate?! Speravo vivamente di no, accidenti a Rose.
Osservai distrattamente i provini e
mi accorsi di aspettare impaziente il giro di campo della nuova squadra al
completo, al termine delle selezioni. I giocatori ci passarono vicinissimi,
veloci come fulmini, ma mi sembrò di sentire l’odore di Scorpius arrivarmi
delicatamente alle narici quando fu il suo turno. Tutta una questione di
superstizione, pensai. Dovevo smetterla.
Non ci furono altri avvenimenti degni
di nota per il resto del mese. La scuola, ed in particolare Serpeverde e
Tassorosso, aspettava impaziente solo la prima partita della stagione, mentre
gli insegnanti avevano iniziato a fare verifiche ed assegnare compiti sempre
più duri.
Personalmente divenni sempre più
amica di Rose e Lucy, legai in modo particolare anche con Alex, Lily ed Albus –
che era stato convinto dalla sorella – mentre le cose con Scorpius erano ad un
punto morto. Credo che ci potessimo definire amici, non quel tipo di amici che
si raccontano i segreti al buio sotto le coperte, ma quel tipo con cui ridi e
scherzi e fai l’idiota. Comunque già una buona cosa, ecco.
Fu con questo pensiero che sabato
sette ottobre mi alzai alle otto per assistere in diretta alla prima partita di
Quidditch della stagione.
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Capitolo 9 *** Spasimante troppo spigliata ***
Buon pomeriggio a tutti! =)
Eccomi che torno con un nuovo capitolo di questa storia che
finalmente ho finito di scrivere u.u ne ho un’altra che dovrei finire, in
effetti… Mi c’impegnerò, promesso! Anche se gli esami sono sempre più vicini,
uff… Quantomai ho deciso di fare l’università!
Beh, ringrazio in ogni caso tutti quelli che mi seguono/preferiscono/ricordano…
E che recensiscono! =D Invito a fare altrettanto =)
Buona lettura! =)
Spasimante troppo spigliata
POV Scorpius
Dopo le selezioni di Quidditch
avevamo finalmente una nuova squadra pronta a tutto: i nuovi arrivati erano
abbastanza bravi. Brian Williams era appena al secondo anno e mancava un po’ di
potenza, ma aveva la mira di un perfetto battitore, e Lara Smith era la prima
donna cacciatrice ad entrare in squadra da circa vent’anni a questa parte…
Quindi questo diceva tutto sul suo talento.
Liam imponeva allenamenti quasi
quotidiani, facendomi sudare come non mai con il resto della squadra e
lasciandomi una pila di compiti da scribacchiare in fretta e furia la mattina
prima delle lezioni, ma il suo entusiasmo valeva tutto. Voleva assolutamente
vincere la coppa del Quidditch e insisteva con il dire che la prima partita –
Serpeverde contro Tassorosso – sarebbe stata dì lì a un mese, ergo non
bisognava perdere tempo e riposare sugli allori.
Intanto con Seira le cose non
procedevano. O meglio… Mi ero finalmente arreso ad ammettere di avere una cotta
per quella ragazza, anche se solo con me stesso, ma non riuscivo a farmi
avanti: da una parte ero bloccato perché non la conoscevo abbastanza – sarebbe
stato ipocrita scaricare le ragazzine che mi venivano dietro solo per le
apparenze e poi provarci spudoratamente con qualcuno che non conoscevo – e
dall’altra avevo paura che non mi ricambiasse. Di una cosa però ero certo: mi
mancava il contatto fisico fra di noi. Cioè… Non che avessimo mai fatto
qualcosa. Ma in quel momento come non mai avrei sopportato persino le battutine
idiote di Deborah pur di doverla prendere di nuovo in braccio e portarla a
dormire, per sfiorarle delicatamente un braccio, per scostarle una ciocca di
capelli che le cadeva davanti agli occhi nonostante il mollettone… Alex
continuava a prendermi in giro dicendo che ero cotto e Brandon mi consigliava
di dichiarami e farla finita, ma io negavo tutto ogni volta e ogni volta mi
davo dello stupido. Da quando ero diventato un codardo?!
In ogni caso non avevo tempo di
pensarci perché più la partita si avvicinava più Liam ci chiedeva di sputare
sangue sul campo. E da una parte era meglio così.
Sabato sette ottobre scesi in campo
leggermente nervoso, come al solito prima di una partita.
“Bene… C’è bel tempo ma non troppo,
quelle nuvole ci impediranno di venire accecati dal sole…” stava borbottando
Liam, mentre ci cambiavamo. Ormai nessuno si aspettava da lui un discorso
d’incoraggiamento pre-partita: infatti diventava immusonito nelle occasioni
“ufficiali” e l’unico modo per fargli tornare il sorriso era vincere.
Uscimmo dallo spogliatoio accolti da
un boato: gli stendardi verde e argento erano pochi rispetto ai restanti tre
quarti della scuola addobbata di giallo-nero, ma erano sicuramente più
rumorosi. Stizzai gli occhi in cerca di Seira, ma non la trovai in mezzo a
tutta quella gente…
“Si comincia!”
Madama Bumb diede inizio alla partita
ed io scattai in alto, veloce. Il mio sguardo si spostava da una parte
all’altra del campo in cerca di un guizzo dorato, e con la coda dell’occhio non
perdevo di vista Betty Johnson, la cercatrice di Tassorosso.
La partita durò tutto sommato poco:
dopo appena venti minuti, quando eravamo in testa settanta a quaranta, presi il
boccino che svolazzava beatamente vicino agli anelli della mia squadra.
In men che non si dica venni
circondato dai miei compagni di squadra e appena atterrammo i Serpeverde ci
trascinarono letteralmente in Sala Comune, senza neanche darci il tempo di
cambiarci.
“Qui ci vuole dell’alcool!” esordì
Alex, divertito, mentre spariva a prendere la bottiglie di Wisky Incendiario.
“Avete proprio un bel coraggio a bere
adesso: non è neanche mezzogiorno!” esclamò Seira, spuntata da non so dove
mentre scendevo con Zabini portando le bottiglie, poi mi sorrise.
“Comunque, complimenti cercatore! Hai
preso il boccino in men che non si dica.”
“Certo, e cosa ti aspettavi?”
risposi, sorridendo a mia volta.
Venni di nuovo dirottato in mezzo ai
festeggiamenti e la persi di vista prima di sentire la sua risposta. Alcuni
avevano bevuto mentre la maggior parte degli studenti si erano dati alle
burrobirre e al succo di zucca, restando così sobri. Me ne stavo beatamente
seduto sul divano, circondato dal resto della squadra, quando successe: una
ragazzina di sì e no quindici anni aveva cacciato un urlo e mi si era fiondata
addosso.
Letteralmente addosso, mi era cascata
in braccio e prima che potessi dire o fare qualsiasi cosa aveva esclamato:
“Scorpius, mettiti con me!” per poi baciarmi. Così, davanti a tutti. Ero
rimasto interdetto e l’unica cosa che avevo visto era stata Seira, ai margini
del mio campo visivo, che se ne stava paralizzata con un bicchiere di succo di
zucca in mano ad osservarmi, con gli occhi strabuzzati.
Dopo un primo momento di smarrimento
avevo buttato a terra la ragazzina senza troppi complimenti e me n’ero andato
dalla Sala Comune, furioso, lasciando tutti basiti e in silenzio.
Come si era permessa quella
sconosciuta di baciarmi?! Ma che saltava in mente alle ragazze?! Va bene la
vittoria, va bene l’alcool, ma un gesto così plateale… Mi si ribaltarono le
viscere al pensiero di Seira, che lei avesse visto tutta quella scena era
intollerabile… La sua faccia mentre quella
mi baciava, quella sì che era intollerabile.
Girovagai senza meta per il castello
fino a che non sentii il mio stomaco brontolare sonoramente, e capii che doveva
essere ora di pranzo. Non avevo affatto voglia di andare in Sala Grande ed
affrontare tutti, così scesi di soppiatto verso le cucine e mi sedetti a
mangiare con gli Elfi – o meglio, servito e riverito dagli Elfi, che si stavano
anche occupando di far passare il cibo attraverso il soffitto.
Stare fermo in cucina mi fece anche
presente che non mi facevo una doccia da quella mattina dopo la partita, così
dopo pranzo me ne andai nel bagno dei giocatori di Quidditch e mi buttai nella
vasca gigante, cercando senza successo di non pensare. M’immersi completamente
chiudendo gli occhi, ma quella scena mi risuonava nella mente… La faccia di
Seira, la sua faccia… Non era la mia ragazza né io dovevo rendere conto a lei,
eppure… Mi sembrò di averla tradita. Involontariamente, certo, ma pur sempre
tradita. Riemersi e, dopo aver aperto gli occhi, presi la spugna e mi fregai
forte le labbra. Era inutile, ormai il sapore del bacio non c’era più e non
aveva senso pulirsi, però mi faceva stare meglio. Decisi di fermarmi per
evitare un’irritazione e con calma mi asciugai e mi rivestii, usando i cambi
che erano messi a disposizione dagli Elfi e che restavano sempre in bagno.
Girai ancora un po’ per il castello e
mi rintanai in Guferia, accarezzando King – il Gufo di famiglia – per cercare
di perdere tempo. Una volta che il cielo si fu scurito, e la mia pancia ebbe
ripreso a brontolare, decisi di rifarmi vivo. Scesi a cena ma ormai quasi tutti
se n’erano andati, così mangiai in solitudine e poi mi avviai verso la Sala
Comune.
Qualche ritardatario era rimasto e mi
fece di nuovo i complimenti, o semplicemente mi lasciò in pace vedendo che non
era giornata, ma io non vidi né Seira né i miei compagni, così salii verso il
dormitorio.
Qui stavano già dormendo tutti
allegramente, e decisi di imitarli, senza successo. Mi stavo rigirando nel
letto per l’ennesima volta quando capii che non c’era verso e scesi di nuovo.
Era tardi, molto tardi, non c’era in
giro nessuno. Mi fermai un attimo a guardare le scale che portavano verso la
stanza del Caposcuola, poi sospirando mi sedetti sul primo gradino. Qualche
secondo dopo sentii un rumore di passi, ma credetti di essermelo immaginato
finché Seira non si sedette accanto a me.
“Brutta giornata, vero?”
“… Già.”
Mi girai a guardarla: indossava una
vestaglia azzurra sopra il pigiama e teneva lo sguardo fisso davanti a sé.
Improvvisamente l’esigenza di toccarla, che avevo represso così a lungo, tornò
a galla, prepotente. Senza neanche pensare a quello che stavo facendo mi
appoggiai a lei, le mie testa sulla sua e le nostre spalle a contatto. Seira
non disse nulla ma liberò un braccio per passarmelo attorno alla vita.
“Odio quelle ragazze. Loro pensano di
voler stare con me solo perché sono il cercatore della squadra e sono bello… Ma
nessuna di loro, nessuna, prova a conoscermi veramente. Ci ho provato sai?
All’inizio, quando ero appena entrato in squadra, tutta questa popolarità mi
confondeva, e ho provato ad accettare la corte di alcune ragazze carine che mi
venivano dietro… Nulla, queste non sembravano intenzionate né a conoscermi né a
farsi conoscere, erano solo galline che andavano a vantarsi in giro di stare
con me…Passavano più tempo così che neanche il resto, e le uniche volte che ci
vedevamo insistevano per pomiciare e basta. Di un rapporto umano neppure l’ombra.”
Non sapevo cosa mi aveva spinto ad
aprirmi: forse era il buio, il silenzio, la Sala Comune deserta… O forse il
semplice fatto che eravamo a contatto.
“Io avevo un ragazzo.” disse lei ad
un tratto, ed il mio stomaco si strinse “Era uno dei miei migliori amici, prima
di diventarlo. Stavamo bene insieme, ridevamo, scherzavamo… Mi ero innamorata
di lui. Mi dichiarai e lui accettò… Credevo di poter essere felice con lui.
Invece, una volta che mi ebbe tutta per sé, voleva di più: alla fine mi scaricò
brutalmente perché non mi volevo concedere. Era… Cattivo, non saprei nemmeno
come descrivere la delusione… Non tanto perché ero innamorata, non tanto per il
motivo per cui mi aveva mollata: il fatto era che non faceva altro che denigrarmi
davanti agli altri, mi prendeva in giro, aveva iniziato a dire brutte cose sul
mio conto… E la gente ci aveva creduto. Le mie amiche, i miei amici… Tutti
dietro a lui, senza stare a sentire me. Diceva che l’avevo tradito con uno
sconosciuto… E nessuno di loro si chiese chi fosse o si fece venire qualche
dubbio in proposito: semplicemente mi dissero che gli facevo schifo, e mi
misero da parte.”
Seira aveva iniziato a parlare calma,
ma ora fremeva di rabbia. Stavo per risponderle, indignato, per chiederle chi
fosse quel verme, quando tutt’ad un tratto
il suo tono tornò piatto.
“Alla fine non è stato poi così duro
per me trasferirmi. Non avevo più nessuno.”
“… Siamo due incompresi.” dissi
semplicemente, muovendomi appena per annusare meglio i suoi capelli.
Lei si girò a guardarmi e mi sorrise.
“Non avevo mai detto questa storia a
nessuno… Ho riniziato la mia vita da zero, non intendo portarmi di nuovo il
passato appresso. Solo volevo dirti che le cose non vanno sempre come speri,
l’importante è non abbattersi.”
Le sorrisi anch’io di rimando.
“Non mi abbatto perché una
sconosciuta mi bacia… Anche se vorrei che non lo facesse. Mi gira però che dopo
tutto questo tempo ancora le ragazzine non abbiano capito che non attacca con
me.”
“Va tutto bene, dai.” mi disse lei,
sfiorandomi il viso con la punta delle dita. Arrossii e vidi arrossire anche
lei.
“Ora vado a letto, cerca di dormire
un po’ anche tu.” mi disse poi, sciogliendo i nostri sguardi e sobbalzando
leggermente, prima di alzarsi e salire le scale.
“Buonanotte Seira.” le risposi, alzandomi
anch’io e andando verso i dormitori maschili.
Quando fui certo che non poteva più
vedermi mi portai una mano alla guancia, dove mi aveva toccato: bruciai di
nuovo al solo pensiero e in quel momento desiderai soltanto averla ancora fra
le mie braccia.
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Capitolo 10 *** Il compleanno ***
Eccomi con un nuovo capitolo!
Non ho la testa di scrivere qualcosa di serio qui, quindi
ringrazio tutti e dico solo: buona lettura!
Il compleanno
POV Seira
La partita fu un vero successo:
Serpeverde vinse duecentoventi a quaranta e immediatamente venne organizzata
una festa in Sala Comune.
Ero contenta, ora la rivalità fra
Case acquistava un senso – seppur minimo – e l’idea di aver qualcosa da
festeggiare mi esaltava, soprattutto perché uscivamo da una settimana di
verifiche ed interrogazioni. Girai per la Sala in cerca di Scorpius e lo vidi
scendere con Alex, portando sotto braccio un paio di bottiglie.
“Avete proprio un bel coraggio a bere
adesso: non è neanche mezzogiorno!” finsi di protestare sorridendo, mentre i
miei occhi si fermarono sul ragazzo biondo.
“Comunque, complimenti cercatore! Hai
preso il boccino in men che non si dica.” aggiunsi.
“Certo, e cosa ti aspettavi?” rispose,
ricambiando il sorriso, prima di venire trascinato di nuovo in mezzo alla
festa.
Girai ancora un po’ per la Sala
Comune, fermandomi a chiacchierare con Lucy e qualche compagna più piccola,
cercando con gli occhi sempre lui. Mi ero appunto messa in una posizione comoda
ad osservarlo, facendo finta di prestare ascolto a Deborah, quando accadde.
Una tizia spuntata da non so dove
saltò in braccio a Scorpius e lo baciò, dopo averli fatto una dichiarazione nel
modo più diretto possibile.
Nella mia testa tutto si congelò. Il
sorriso idiota che avevo sul viso divenne una smorfia mentre nei miei occhi
l’orrore e l’incredulità crebbero. Ma come si permetteva?! In men che non si
dica mi resi conto di non avere nessun diritto sul ragazzo – che con mio sommo
sollievo la stava scaraventando a terra – e cercai di ritornare impassibile,
come se l’episodio non mi toccasse.
Poco dopo, appena Scorpius se ne fu
andato, il silenzio teso che si era creato venne interrotto da una battutina, e
tutto riprese a scorrere. La festa riniziò come se nulla fosse, ma
improvvisamente mi era venuta una nausea tremenda, così decisi di rintanarmi in
camera. Una volta al sicuro nel mio piccolo mondo ficcai la testa sotto al
cuscino, ben decisa a non pensare – senza successo.
All’una circa salii in Sala Grande a
mangiare, cercando con gli occhi Scorpius ma senza vederlo.
“E’ inutile: non si è più fatto
vivo.” mi disse Lucy accanto a me, tranquilla.
“Ah.” fu la mia intelligente
risposta.
Passai il resto del pomeriggio ad
aiutare un po’ gli altri a ripulire in Sala Comune – ovvero a nascondere gli
alcolici avanzati prima del passaggio degli Elfi – e poi mi diedi ai compiti
con Alicia, cercando di isolare tutto il resto fuori. Ogni volta che sentivo la
parete scivolare, però, non potevo fare a meno di alzare gli occhi e chiedermi
se fosse tornato. E ogni volta rimanevo delusa.
Non capivo. Come mai Scorpius se
l’era presa tanto? La ragazza non era neanche brutta. Forse a lui non
interessavano quelle più piccole… Forse non gli interessavano proprio le ragazze
– a questo pensiero ebbi un attacco di ridarella tale da dovermi interrompere
per un quarto d’ora buono e da lasciare Alicia basita. Beh, in ogni caso non
erano affari miei… O no? Sta fatto che morivo dalla curiosità.
Verso le nove e mezzo andai a letto,
ma non riuscii a chiudere occhio. Continuavo a girarmi e rigirarmi nel letto,
la scena del bacio ancora impressa: il pensiero delle labbra di Scorpius
toccate da quelle di un’altra ragazza… Le loro gambe che si sfioravano, lei che
allacciava le sue mani sul suo collo…
Mi alzai, non sapendo bene dove
andare, ma decisa ad evitare alla mia mente di pensare certe cose.
Aprii la porta e lo vidi, seduto sul
primo gradino delle scale: Scorpius mi dava le spalle e se ne stava lì,
tranquillo. Il mio stomaco fece una buffa capriola, e mi affrettai ad andare
vicino a lui.
“Brutta giornata, vero?” chiesi,
senza avere il coraggio di guardarlo in faccia. Non volevo che mi dicesse che
aveva deciso di mettersi con quella ragazza, alla fine, o cose così.
“… Già.”
Improvvisamente sentii un peso sulla
testa e un dolce profumo arrivarmi alle narici. Il mio cuore accelerò i battiti
mentre le mie guancie s’imporporavano, e cercando di restare calma gli passai
un braccio attorno alla vita. Lo stavo toccando, lo stavo stringendo a me…
Finalmente.
“Odio quelle ragazze. Loro pensano di
voler stare con me solo perché sono il cercatore della squadra e sono bello… Ma
nessuna di loro, nessuna, prova a conoscermi veramente. Ci ho provato sai?
All’inizio, quando ero appena entrato in squadra, tutta questa popolarità mi
confondeva, e ho provato ad accettare la corte di alcune ragazze carine che mi
venivano dietro… Nulla, queste non sembravano intenzionate né a conoscermi né a
farsi conoscere, erano solo galline che andavano a vantarsi in giro di stare
con me…Passavano più tempo così che neanche il resto, e le uniche volte che ci
vedevamo insistevano per pomiciare e basta. Di un rapporto umano neppure
l’ombra.”
Dunque era così che stavano le cose.
Il sollievo, un enorme, intenso, grato sollievo mi pervase. Non aveva
intenzione di mettersi con quella sciacquetta, né con lei né con nessun’altra.
Decisi che, così come lui si era aperto con me, l’avrei fatto anch’io.
“Io avevo un ragazzo.” dissi, e per
un istante mi sentii bruciare: non d’emozione o cose così, ma di rabbia “Era
uno dei miei migliori amici, prima di diventarlo. Stavamo bene insieme,
ridevamo, scherzavamo… Mi ero innamorata di lui. Mi dichiarai e lui accettò…
Credevo di poter essere felice con lui. Invece, una volta che mi ebbe tutta per
sé, voleva di più: alla fine mi scaricò brutalmente perché non mi volevo
concedere. Era… Cattivo, non saprei nemmeno come descrivere la delusione… Non
tanto perché ero innamorata, non tanto per il motivo per cui mi aveva mollata:
il fatto era che non faceva altro che denigrarmi davanti agli altri, mi
prendeva in giro, aveva iniziato a dire brutte cose sul mio conto… E la gente
ci aveva creduto. Le mie amiche, i miei amici… Tutti dietro a lui, senza stare
a sentire me. Diceva che l’avevo tradito con uno sconosciuto… E nessuno di loro
si chiese chi fosse o si fece venire qualche dubbio in proposito: semplicemente
mi dissero che gli facevo schifo, e mi misero da parte.”
Ero furiosa al solo ricordo, furiosa
come non mai: m’imposi di stare calma per Scorpius. In questo momento aveva
bisogno di conforto, non il contrario.
“Alla fine non è stato poi così duro
per me trasferirmi. Non avevo più nessuno.”
“… Siamo due incompresi.” mi rispose
lui, mettendosi più comodo.
Mi girai a guardarlo e gli sorrisi.
“Non avevo mai detto questa storia a
nessuno… Ho riniziato la mia vita da zero, non intendo portarmi di nuovo il
passato appresso. Solo volevo dirti che le cose non vanno sempre come speri,
l’importante è non abbattersi.”
Anche lui ricambiò il sorriso.
“Non mi abbatto perché una
sconosciuta mi bacia… Anche se vorrei che non lo facesse. Mi gira però che dopo
tutto questo tempo ancora le ragazzine non abbiano capito che non attacca con
me.”
“Va tutto bene, dai.” gli risposi.
Arrossii, e prima di chiedermi che cavolo stavo facendo le dita della mia mano
erano sul suo viso. Merlino se era bello. E soffice. E quegli occhi… Il viso… Le labbra…
Sobbalzai, cercando di frenare le mie
fantasie, conscia che sarei finita a baciarlo di lì a poco se non l’avessi
fatto. Gli diedi la buona notte e me ne tornai in camera, cercando di tenere a
bada gli ormoni. Ma che mi saltava in mente?! Non potevo certo pensare di
baciarlo, soprattutto non dopo che l’aveva fatto quella ragazzina idiota e
soprattutto non dopo quello che mi aveva detto.
Eppure il mio cuore batteva a mille e
non potevo non pensare al mio desiderio di sentirlo sempre più vicino…
Il mese seguente passò senza troppi
problemi, a parte il mio irrefrenabile desiderio toccare e baciare Scorpius.
Sfortunatamente non ci furono ulteriori motivi di contatto fra noi, perciò
ritornammo alla fase dei semplici amici idioti che si divertono assieme. Beh,
una cosa l’avevo ottenuta: almeno adesso sapevo che potenzialmente potevamo
essere una di quelle coppie di amici che si scambiano segreti nella notte.
Merlino se rivolevo una notte così con lui!
“Senti Seira, tu lo sai che domani è
il compleanno di Scorpius vero?” mi disse Lucy durante l’ora di pozioni, ed io
feci cadere la mia bilancia di ottone sul pavimento, ottenendo solo un fracasso
terribile.
Dopo essermi presa una bella
ramanzina dal professor Gamble riemersi da sotto il tavolo, rossissima in
faccia e con le mani piene di vermicoli.
“No che non lo sapevo!” esclamai a
mezza voce all’indirizzo della mia amica.
“Oh beh, mi pareva giusto
avvertirti.”
“E me lo dici così?! Che cavolo di
regalo gli prendo?!”
“Tranquilla su. Puoi unirti a noi
nell’organizzargli la festa a sorpresa…”
“Festa a sorpresa?” chiesi dubbiosa.
“Nella Stanza delle Necessità.
Inizierà circa alle nove di sera, domani…”
Per tutto il resto della lezione mi
feci dare le indicazioni da Lucy, e poi passai il pomeriggio e la sera a
procurarmi cibo ed alcool per la festa. Gli studenti maggiorenni avevano il
permesso di andare e venire da Hogsmeade come e quando pareva loro, così
costrinsi una riluttante Rose a “sacrificare” il suo pomeriggio libero per
accompagnarmi, distraendola dagli studi.
“Eddai rossa! Accompagnami, tralaltro
non ho mai visitato il villaggio, e tu saresti un’ottima guida… Ti prego…”
“Dove devi andare?” chiese Lily, che
era appena entrata in biblioteca e si stava sedendo al nostro tavolo.
“Ad Hogsmeade… Devo prendere un paio
di cosette per la festa a sorpresa di Scorpius…”
“Oh capisco. Peccato che sono solo al
quinto anno, sennò ti accompagnavo io… Dai Rosie, non farti pregare, non vedi
come è disperata?”
“E va bene e va bene!” sbottò lei.
Alla fine ci divertimmo come matte a
girare per il villaggio, Rose sapeva esattamente dove andare e dove portarmi e
anche ogni storia dietro ad ogni singolo edificio, così non ci annoiammo per
niente. Inoltre il fatto di essermi accompagnata ad una Caposcuola si rivelò
essere particolarmente utile: potei far entrare di soppiatto tutti gli alcolici
che avevo comprato senza che nessuno dicesse niente e li portai immediatamente
nella Stanza della Necessità.
“Senti io vado, comunque grazie mille
per la giornata! In effetti mi dovevo distrarre un po’…”
“Alla prossima Rose!” le urlai
dietro, mentre mi affrettavo a far apparire la porta.
Il giorno dopo ci eravamo svegliati
tutti presto ed eravamo in Sala Comune, con gli occhi puntati sul dormitorio
maschile. Appena Scorpius scese, sbadigliando vistosamente, esclamammo:
“Auguri!” tutti in coro, facendo esplodere qualche petardo magico.
Lui sorrise imbarazzato e ci
ringraziò, per poi salire con noi a fare colazione.
Il resto della giornata fu dedicato
ad un compito particolarmente difficile di Aritmanzia e ad una noiosissima
lezione di Incantesimi, per poi finire con una lunga doccia, una cena veloce e
un panico da vestito. Decisi che per una volta mi sarei affidata alle altre e
le raggiunsi nel dormitorio, dove si stavano preparando per la festa. Mi
aiutarono a scegliere un vestito carino – argento con un sacco di paillettes,
aderente ma non troppo, che arrivava appena sopra le ginocchia e con due
spalline sottili – e con la pettinatura – arricciandomi i capelli – poi ci
avviammo verso la Stanza delle Necessità.
Come da copione erano già tutti lì,
in attesa, quando Alex fece entrare un confuso Scorpius dalla porta e si diede
il via ai festeggiamenti. C’era praticamente tutta la Casa di Serpeverde, più
qualche ospite di altri dormitori – avevo provato inutilmente ad invitare Rose,
Lily ed Albus – e nel complesso la serata si movimentò da subito.
Musica, cibo ed alcool si misero a
circolare ma io optai per un semplice succo di zucca e una ciotola di patatine.
Dopo circa un’ora che vagavo in cerca di Scorpius, che era letteralmente
sommerso dalla gente, mi si avvicinò Deborah.
“Tesoro, prova ad assaggiare questo!”
Mi mise in mano un enorme bicchiere
pieno di un cocktail rosso.
“Scusa Deb, ma non bevo alcolici.” le
risposi. Ed in effetti non avevo mai bevuto in vita mia: non che fossi astemia,
ma la cosa non mi attirava.
“E’ semplice succo di frutta! Eddai…”
Iniziai a bere solo per non dover sentire
la sua voce gracchiante e constatai con sollievo che non sembrava esserci
nessun retrogusto alcolico. Una volta finito il bicchiere, però, questo
comparve come dal nulla, e la testa iniziò a farmi male.
“Ma che cavolo…?”
“Ti piace?! E’ una mia invenzione:
non si sente l’alcool finché non si finisce! Eddai, non fare quella faccia… Non
c’era niente di strano dentro!”
La guardai con quello che pensavo
essere uno sguardo omicida, ma non feci in tempo a dire nulla d’intelligente
perché scomparve di nuovo fra la folla. La testa mi faceva sempre più male. La
presi fra le mani ed iniziai a girare a vuoto, cercando un’uscita.
Improvvisamente due persone davanti a me si spostarono, ed io vidi il ragazzo
che avevo cercato per tutta la serata.
Mi avvicinai traballante a lui, per
poi finirgli addosso.
“Aiutami…” mormorai, mentre lo
stringevo.
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Capitolo 11 *** Resistere alle tentazioni ***
Ed eccomi qui con un nuovo capitolo u.u
Questa storia non ha molto seguito XD ma dato che l’ho
comunque finita la posterò tutta =)
Ringrazio quindi quei pochi che mi
seguono/preferisono/ricordano… Ed invito a recensire! =D se avete anche delle
critiche costruttive, tutto è ben accetto u.u
Buona lettura! =D
Resistere alle tentazioni
POV Scorpius
Gli altri mi avevano organizzato
proprio una bella festa a sorpresa. C’era tutto: musica, alcool, festoni, luci
psichedeliche, gente. Sarebbe stata perfetta se solo le persone mi avessero
lasciato in pace, e invece no: tutti che mi facevano gli auguri, mi chiedevano
come stavo, mi parlavano di Quidditch… Mentre io volevo solo trovare Seria e
chiederle di ballare.
Dal nulla due braccia mi si strinsero
alla vita, mentre qualcuno si appoggiava beatamente alla mia schiena. Stavo per
incazzarmi in maniera epica quando, al di sopra della musica, sentii come un
sussurro.
“Aiutami…”
Era la voce di Seira. Mi girai e la
vidi ancora attaccata a me, il volto rosso.
“Ma che… Sei ubriaca?!”
“Deborah…” rispose soltanto, e un
moto d’irritazione verso quella ragazza mi assalì prepotente.
“Ragazzi scusate… La porto fuori.”
dissi rivolgendomi ad un gruppo del sesto anno con cui stavo chiacchierando,
mentre pazientemente scioglievo la presa di Seira e la sollevavo.
Nell’ultimo periodo le voci che
parlavano di una nostra presunta relazione si erano calmate, ma anche sapendo
che facendo così avrei dato il via ad altri pettegolezzi non potei far a meno
di approfittarmi della situazione per sentire la ragazza a così stretto
contatto con me.
“Andiamo…” le sussurrai all’orecchio,
cercando la porta.
Una volta fuori lei mi si avvinghiò
letteralmente addosso, ridacchiando. L’unico mio pensiero fu il braccio con cui
la tenevo sollevata, separato dal suo sedere solo dalla stoffa del vestito, e
l’altra mano affondata nei suoi capelli per tenerla più vicino possibile a me.
Almeno fino a che non sentii le sue labbra posarsi sul mio collo.
“Mmmh…” mormorò, piano, facendomi
impazzire. Cercai in qualche modo di calmarmi mentre mi dirigevo veloce verso i
sotterranei, sperando di non essere beccato dai professori.
Poi Seira aprì le labbra e mi leccò.
Diciamo più un bacio… Un bacio sul collo, con la lingua.
“Sei buono…” sussurrò, sospirando.
Merlino, fortuna che era ubriaca… O
sfortuna. Avrei tanto voluto buttarla addosso ad una parete e ricambiare il
gesto, ma non credo che le avrebbe fatto bene. D’altra parte se fosse stata
sobria non avrebbe mai osato tanto… Almeno pensavo.
Seira continuò a baciarmi, e
rischiava seriamente di mandarmi al manicomio. Ormai non connettevo più,
qualcun altro premeva prepotente nei miei pantaloni ed io cercavo di distrarmi
continuando a pensare: - La camera… Devo portarla in camera… La camera…
Ok, in effetti non suonava molto
bene. O meglio, suonava troppo bene.
“Scorpius…” sospirò di nuovo lei, fra
un bacio e l’altro. Stava risalendo sempre più su ed era quasi arrivata
all’orecchio, in una lenta tortura.
“Siamo quasi arrivati.” mi sforzai di
risponderle, calmo.
E poco dopo in effetti eravamo in
camera sua, ed io l’adagiai piano sul letto.
“No…” mugugnò lei, cercando di
trattenermi per le vesti.
“Non vado da nessuna parte Seira…
Cerca di dormire…”
“… Ok…”
In men che non si dica aveva chiuso
gli occhi e si era addormentata, lasciandomi andare. Merlino! Questa ragazza
aveva il potere di farmi impazzire. Le guardai avidamente il collo, coperto
solo dai capelli. Cercando di non svegliarla li scostai, per poi chinarmi a
darle un bacio.
Come lei aveva fatto con me
l’assaggiai, gustandomi appieno il suo sapore. Presi a risalire verso l’orecchio,
sottolineando ogni bacio con una scia di saliva, per poi ridiscendere. Scostai
la spallina del vestito per sentire meglio la sua spalla, e andare sempre più
giù…
Mi fermai. Che diamine stavo
facendo?! Seira mi faceva sempre perdere il controllo.
Mi alzai velocemente e la lasciai lì,
a dormire, fermandomi solo in Sala Comune per calmarmi un po’ prima di tornare
alla festa. Che accidenti stava succedendo?! Perché diamine ero così preso da
lei?!
Mi ricomposi ed in men che non si
dica tornai nella Stanza delle Necessità. Cercai di divertirmi senza pensare a
Seria… Ma non ebbi molto successo. Verso le due di notte la festa finì e
tornammo tutti nei nostri dormitori, a piccoli gruppetti per evitare di essere
scoperti. Mi buttai pesantemente sul letto e mi addormentai, con il sapore di
Seria ancora sulla labbra.
Il mattino dopo mi svegliai
insolitamente presto: non erano nemmeno le nove. Scesi in Sala Comune e vi
trovai la ragazza che avevo sognato, che si teneva la testa fra le mani.
“Accidenti a Deborah e accidenti a
chi l’ha fatta nascere, maledetta lei…” stava borbottando, quando mi avvicinai.
“Ehilà. Come va?”
“Ugh… Parla piano. Ho la testa che mi
scoppia.”
“Dopo-sbronza eh?”
“Senti… Non volevo neanche bere.
Deborah mi ha dato qualcosa dicendo che era succo di frutta… E sapeva di succo di frutta, Merlino! Solo
alla fine mi viene a dire che c’era dell’alcool! Non ricordo neanche come sono
tornata in camera.”
“Davvero?” chiesi, metà divertito e
metà dispiaciuto. E così, non si ricordava di avermi ‘assaggiato’… Forse era
una cosa buona.
“Già… Ugh…”
“Vieni con me.” le dissi, tendendole
la mano.
Lei mi guardo perplessa poi si
affrettò ad alzarsi. Mi prese per mano e intrecciò le nostre dita, ed io
iniziai a camminare verso le cucine, sentendo il cuore battere a mille.
Merlino, manco fossi una ragazzina alla sua prima cotta!
Una volta arrivati un sacco di Elfi
ci assediarono con vassoi di dolci.
“Ehm… Scusate… Perché non ci portate
un po’ di caffè a quel tavolo?” dissi, andandomi a sedere sotto al
corrispettivo tavolo di Serpeverde. Immediatamente quattro Elfi ci portarono
quanto richiesto.
“Bevi, ti farà bene.” dissi a Seira,
lasciandole a malincuore la mano e porgendole una tazza. Lei bevve ma dopo
neanche mezzo secondo fece una smorfia disgustata.
“Bleah!”
“Che, non sei italiana? Il caffè
dovrebbe piacerti, no?” la presi in giro, divertito.
“Appunto, il caffè mi piace… Non
questa brodaglia marrone.” mi rispose, risentita. In ogni caso continuò a
berla.
“Sentite… Non è che avete anche una
pozione post-sbornia? E portate anche i dolci di prima, va… Facciamo colazione
già che ci siamo.”
Detto fatto: arrivò la pozione
fumante con un sacco di torte e dolcetti. Seira la bevve tutta d’un fiato, per
poi agguantare la crostata di mele.
“Ora sì che va decisamente meglio.
Senti un po’, non è che ho fatto qualcosa d’imbarazzante ieri, vero?”
“Ehm… No.” risposi, troppo
velocemente perché ci cascasse.
“Scorpius. Preferisci che lo sappia
ora da te o dopo da Deborah?!”
“Ok ok. Niente d’imbarazzante
comunque, solo… Ti ho dovuto portare in braccio fino in camera.”
La osservai, cercando una sua
reazione, e lei gemette.
“Oddio, riprenderanno a sparlare di
noi…”
“Non importa.” le dissi, appoggiando
la mia mano sulla sua. Lei la girò per stringermi le dita come prima e si
abbandonò con la testa sulla mia spalla.
“Senza di te non so come farei,
Scorp.” disse sospirando.
Sorrisi, anche se non mi poteva
vedere. Sentirla così vicino a me era… Bello. Bellissimo.
“E allora vedi di non perdermi.”
risposi divertito.
“Scemo.”
Passarono alcuni minuti in cui
restammo in silenzio, così.
“Beh, andiamo dai, prima che inizino
a sparlare troppo.” disse poi, alzandosi ma continuando a tenermi per mano.
“Agli ordini principessa.”
Seira sorrise, poi ci avviammo di
nuovo verso la Sala Comune.
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Capitolo 12 *** Un rosso di troppo ***
So che è passato del tempo, ma sono sempre e ancora
impegnata con gli esami =..= mi ci vuole una pausa, seriamente, devo
disintossicarmi…
Nel frattempo, per farmi perdonare vi regalo questo
capitolo.
Ringrazio chi mi segue/preferisce/ricorda e chi recensisce
=)
Grazie per non avermi dimenticato e per aver pazientato!
Buona lettura =)
Un rosso di troppo
POV Seira
Mi ero svegliata con un forte mal di
testa pulsante, e l’ultimo ricordo che avevo della serata era Deborah che
sorridendo blaterava qualcosa sul fatto che il cocktail alcolico senza il
sapore di alcool era una sua invenzione. Sicuramente qualcuno aveva provveduto
a portarmi in camera e ad adagiarmi sul letto, forse un ragazzo dato che avevo
ancora addosso il vestito della festa. Cercai di ricordare ma la mia testa mi
rispose con fitte di dolore ed immagini sfuocate, così lasciai perdere.
Dal basso ventre venne una fitta e
capii che dovevo andare a far pipì prima di rischiare di farmela addosso.
Cercando di fare piano mi alzai, gemendo ad ogni movimento, e mi trascinai in
bagno. Una volta soddisfatta l’esigenza primaria decisi di farmi una doccia e
presi a svestirmi, abbandonando vestito e biancheria sul pavimento del bagno
senza curarmene troppo. Ma Merlino, se dico che non bevo vuol dire che non bevo
no?! Perché cavolo mi offri qualcosa di alcolico?! Parlare però era troppo faticoso
e mi limitai a concentrarmi sulla pulizia del mio corpo, per evitare di sentire
le fitte allucinanti che continuavano nella mia testa.
Dopo che mi fui asciugata con un
incantesimo appellai biancheria, maglietta e jeans e cercai di vestirmi senza
fare troppi movimenti bruschi. Poi decisi che non potevo restare in camera a
soffrire di mal di testa per tutto il giorno e scesi in Sala Comune. C’erano
dei rimedi dopo-sbornia… Ma quali erano?
Inciampai sul penultimo gradino e per
restare in equilibrio dovetti muovermi parecchio, cosa che il mio cervello
sembrò non gradire. A quel punto decisi di sedermi e calmarmi, e quale modo
migliore di calmarsi se non sfogando la frustrazione?
“Accidenti a Deborah e accidenti a
chi l’ha fatta nascere, maledetta lei…”
“Ehilà. Come va?”
Non ebbi bisogno di alzare la testa
per riconoscere la voce di Scorpius, ma la mia gioia nel sentirlo fu subito
sostituita da una fitta lancinante.
“Ugh… Parla piano. Ho la testa che mi
scoppia.”
“Dopo-sbronza eh?”
“Senti… Non volevo neanche bere.
Deborah mi ha dato qualcosa dicendo che era succo di frutta… E sapeva di succo di frutta, Merlino! Solo
alla fine mi viene a dire che c’era dell’alcool! Non ricordo neanche come sono
tornata in camera.”
Non sapevo perché mi stavo
giustificando: forse non volevo che credesse che mi fossi ubriacata apposta.
Che poi non era neanche vero, per l’appunto; non era una giustificazione la
mia, ma puri fatti.
“Davvero?” mi chiese lui, divertito.
“Già… Ugh…”
Strinsi la presa sulla testa come se
servisse per far sparire il dolore.
“Vieni con me.” mi disse.
Lo guardai per la prima volta,
perplessa: mi tendeva la mano. Forse mi avrebbe aiutato.
Mi portò nelle cucine, con calma, per
evitare di farmi stare male. Chiese agli Elfi del caffè e mi fece sedere al
corrispettivo del tavolo di Serpeverde.
“Bevi, ti farà bene.”
Io portai la tazza alla bocca e
assaggiai, disgustata. Come cavolo facevano a chiamare quella roba caffè?!
“Bleah!”
“Che, non sei italiana? Il caffè
dovrebbe piacerti, no?”
“Appunto, il caffè mi piace… Non
questa brodaglia marrone.” risposi, risentita. In ogni caso decisi di finirlo,
dato che secondo Scorpius mi avrebbe aiutato.
“Sentite… Non è che avete anche una
pozione post-sbornia? E portate anche i dolci di prima, va… Facciamo colazione
già che ci siamo.” chiese lui, quando appoggiai la tazza sul ripiano del
tavolo.
Gli Elfi portarono tutto in meno di
due secondi e appena bevvi la pozione mi sentii subito meglio. Effetto
immediato. Meraviglioso.
Mangiai un sacco, mentre il mio
stomaco brontolava, poi decisi di passare alle questioni delicate ed urgenti.
“Ora sì che va decisamente meglio.
Senti un po’, non è che ho fatto qualcosa d’imbarazzante ieri, vero?”
“Ehm… No.”
“Scorpius. Preferisci che lo sappia
ora da te o dopo da Deborah?!”
“Ok ok. Niente d’imbarazzante
comunque, solo… Ti ho dovuto portare in braccio fino in camera.”
Oh Merlino. Scorpius non sembrava
arrabbiato, neppure irritato, ma ora…
“Oddio, riprenderanno a sparlare di
noi…”
“Non importa.” mi disse lui,
appoggiando una mano sulla mia. Il mio cuore prese a battere forte, ed
immediatamente desiderai di più. Girai la mano e gli strinsi le dita,
intrecciandole, per poi appoggiarmi alla sua spalla. Chiusi gli occhi e aspirai
il suo profumo, era così buono… Merlino, siano ringraziati gli Elfi e le
pozioni post-sbornia. Altrimenti mi sarei persa tutto questo…
“Senza di te non so come farei,
Scorp.” sospirai, senza quasi rendermi conto di ciò che dicevo.
“E allora vedi di non perdermi.” mi
rispose lui, divertito.
“Scemo.”
A malincuore interruppi il nostro
contatto, conscia che se gli altri non ci avessero trovato in Sala Comune
avrebbero iniziato a sparlare ancora di più. La mia mano però non ne voleva
sapere di lasciare la sua.
“Beh, andiamo dai, prima che iniziano
a sparlare troppo.”
“Agli ordini, principessa.”
Sorrisi del soprannome e iniziammo a
dirigerci verso la Sala delle Serpi. Ad un certo punto però ci imbattemmo in
Hugo, forse in quel posto per sgattaiolare a fare uno spuntino post-colazione.
Il rosso si fermò e ci guardò con
disprezzo, poi disse: “Ma guarda… I due piccioncini… Non capisco come mia
sorella possa esserti amica.”
Subito staccai la mia mano da quella
di Scorpius, arrossendo.
“Hugo, senti… Non è che perché sono
di Serpeverde vuol dire…”
“Vuol dire! Certo che vuol dire!”
“Ma insomma, sono solo case diverse e
non c’è tutto sto odio fra voi Grifoni e le altre… Perché solo con Serpeverde?”
insistetti.
“Ah! Mi chiedi pure il perché?!
Perché invece non provi a chiedere al tuo fidanzatino dei suoi parenti
Mangiamorte?!”
Scorpius arrossì, diventando dello
stesso colore dei capelli di Hugo.
“Tu… Non permetterti… Io non sono…”
iniziò a farfugliare, troppo arrabbiato persino per finire una frase.
Io lo guardavo allibita: Mangiamorte?
E che erano? Comunque non m’interessava, Scorpius era una persona meravigliosa…
E tanto bastava.
“Tu non sei cosa? Uguale a loro? Ma
fammi il piacere. Siete marci, tutti marci fino al midollo. E se tu, Seira, sei
capitata fra loro… E’ perché sei marcia anche tu.”
E dicendo questo ci passò in mezzo,
dandoci due spallate prima di sparire dietro l’angolo.
“Ahi…” mormorai, massaggiandomi la
spalla.
Scorpius non mi guardava. Fissava per
terra, ancora rosso in volto, serrando i pugni.
“Ehi… Andiamo?” dissi, titubante.
Lui trasalì, poi sembrò ricordarsi
che ero lì con lui.
“Oh sì… Sì, andiamo.”
Non mi prese per mano ed io non ebbi
il coraggio di farlo. Lo seguii passivamente fino in Sala Comune e nessuno di
noi parlò di quello che era successo. Da una parte ero curiosa… Ma non volevo
rovinare il mio rapporto con Scorpius solo perché qualcuno aveva detto delle
brutte cose sul suo conto. Io non ci credevo. Scorpius mi aveva sempre
dimostrato di essere buono e gentile, disponibile con tutti. Decisi che avrei
lasciato perdere.
Poco prima di entrare nella Sala lo
afferrai per la maglietta, delicatamente, e lui si girò a guardarmi. Sorrisi,
cercando di comunicargli la mia scelta, e dopo un attimo di confusione mi
sorrise pure lui.
“Ah, ecco i due piccioncini!” esclamò
Deborah, la voce squillante.
Senza pensarci due volte estrassi la
bacchetta e gliela puntai contro. In meno di mezzo secondo si ritrovò appesa a
testa in giù in mezzo alla Sala Comune, la camicia da notte che scivolava e che
lei cercava disperatamente di trattenere, scatenando le risatine dei presenti.
“Ma Seira… Liberami! E’ uno scherzo
di pessimo gusto!”
“Ah sì?” le chiesi, avvicinandomi,
fremente di rabbia “E non è anche di pessimo gusto farmi bere una bevanda
alcolica quando ti ho detto che non bevo, addirittura stregandola perché non lo
potessi capire? E ancora, non è di pessimo gusto andare in giro a spargere voci
su una presunta relazione fra me e Scorpius quando sai benissimo che siamo solo
amici?!”
Avevo urlato, in quel momento non
m’importava se tutta la Sala Comune era ammutolita e mi stava fissando. Anzi, meglio.
Mi trovai a pochi centimetri da lei, il suo volto alla stessa altezza del mio
solo al rovescio.
“Ma io…” iniziò a dire, mentre le
guancie si coloravano di rosso. Forse per l’imbarazzo o forse per il sangue
alla testa, non m’importava.
Sciaff!
Lo schiaffò le arrivò dritto in
faccia, facendogliela girare.
Poi la oltrepassai e salii in camera,
sbattendomi la porta alle spalle e lasciando la Sala Comune basita, la rabbia
sostituita da un enorme senso di giustizia.
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Capitolo 13 *** Lettera ***
Oggi ho finito ufficialmente gli esami, quindi eccomi qui! =D
D’ora in avanti aggiornerò regolarmente questa storia… Si
spera anche le altre! XD
Ringrazio chi mi segue/preferisce/ricorda e anche solo chi
legge in silenzio =)
Recensite, mi farebbe molto piacere! =D
Buona lettura =)
Lettera
POV Scorpius
Hugo Weasley mi aveva mandato in
bestia. Letteralmente. Nominare così il fatto che i miei nonni e mio padre
fossero dei Mangiamorte, in presenza di Seira… Che poi, solo mio nonno forse
poteva definirsi tale. E da quando avevano perso la guerra era cambiato molto.
Cioè… La prigione lo aveva cambiato: non faceva più cose illegali, pur restando
delle sue idee. E Seira non c’entrava niente con tutto questo…
“Tu… Non permetterti… Io non sono…”
balbettai, troppo furente per finire le frasi.
“Tu non sei cosa? Uguale a loro? Ma
fammi il piacere. Siete marci, tutti marci fino al midollo. E se tu, Seira, sei
capitata fra loro… E’ perché sei marcia anche tu.”
Come accidenti poteva pensare una
cosa simile?! La guerra c’era stata anni fa, Merlino! Capivo che la sua
famiglia avesse perso delle persone care, ma lui neanche le aveva conosciute! E
la mia, di famiglia?! Era stata devastata altrettanto.
Hugo passò in mezzo a noi, dandoci
due spallate. Merlino se lo odiavo!
“Ehm… Andiamo?” chiese Seira, guardandomi
titubante, ed io trasalii. Hugo mi aveva fatto dimenticare di essere lì con
lei, tanto mi aveva fatto arrabbiare.
“Oh sì… Sì, andiamo.”
Presi a camminare, ancora furente.
Poi subentrò l’amarezza: e adesso cosa avrei fatto con Seira? Che le avrei detto?
Sicuramente non mi stava chiedendo nulla perché mi vedeva arrabbiato… Ma poi?
Quando mi sarei calmato? Avrebbe fatto delle ricerche in silenzio? E se non mi
avesse guardato più con gli stessi occhi?
Mentre stavo per attraversare la
parete mi sentii tirare per la maglietta e mi girai. Seira mi stava sorridendo,
un sorriso ampio e sincero. Limpido. Non capivo cosa volesse dirmi, ma mi
sentii subito meglio così ricambiai.
“Ah, ecco i due piccioncini!” esclamò
Deborah, il sorriso a trentadue denti.
Prima che potessi fare qualsiasi cosa
la vidi venire appesa a testa in giù, e girandomi notai Seira con la bacchetta
alzata, fremente di rabbia.
La ragazza cercò di protestare,
coprendosi in malo modo con la camicia da notte che non poteva nulla contro la
forza di gravità, mentre Seira si avvicinava minacciosa.
“Ah sì? E non è anche di pessimo
gusto farmi bere una bevanda alcolica quando ti ho detto che non bevo,
addirittura stregandola perché non lo potessi capire? E ancora, non è di
pessimo gusto andare in giro a spargere voci su una presunta relazione fra me e
Scorpius quando sai benissimo che siamo solo amici?!”
Ok, quella ragazza era decisamente
una bomba. Tanta, tanta, tanta stima.
Poi arrivò lo schiaffo.
Ancora più stima.
Mentre Seira spariva di sopra gli altri
si erano ammutoliti, così mi avvicinai ghignando a Deobrah e con un pigro gesto
della bacchetta la liberai, facendola cadere sul tavolino in mezzo alla Sala Comune.
“Oh Debs… Seria è una forza vero? Ma
dimentichi che è finita a Serpeverde anche lei… Credevi davvero che avrebbe
continuato a subire in silenzio? Dovresti scegliertele meglio, le tue vittime…”
dissi, prendendola in giro.
Lei si alzò, rossa in volto e con le
lacrime che le spuntavano dagli occhi, e se ne andò dritta in dormitorio,
sbattendo la porta.
Alexander si fece cadere pesantemente
sul divano, con un sorriso soddisfatto, invitandomi ad avvicinarmi. Nel
frattempo tutti gli altri si erano ripresi ed andavano avanti a fare quello che
stavano facendo prima che la scenata di Seira li interrompesse.
“Quella Seira è da wow, amico. Non
avevo mai visto nessuno mettersi contro Deborah… Chissà come reagirà lei.”
Feci le spallucce mentre mi sistemavo
al meglio sul divano.
“Beh, Seira è ‘wow’ giusto? Se la
caverà.”
“E in caso fosse troppo, vedo un principe
biondo pronto a correre in suo aiuto o sbaglio?”
Arrossii. Merlino, era così evidente?
“Bah, chissà.” mormorai, vago.
Il ghigno di Alex si aprì ancora di
più.
Passarono alcune settimane: era ormai
dicembre e tutti gli studenti stavano in trepidante attesa del Natale, o meglio
delle vacanze Natalizie. Tutto il castello venne addobbato e si respirava aria
di festa ovunque: dal profumo vero e proprio dei dolci natalizi che gli Elfi
sfornavano nelle cucine al suono delle armature che cantavano le carole di
Natale – stonando – per finire con la vista di tutte quelle ghirlande appese dappertutto
e degli abeti che erano stati messi in Sala Grande e ovunque ci fosse
abbastanza spazio. Hogwarts era grandiosa, come sempre.
Il mio rapporto con Seira si era, diciamo,
approfondito. Lei non aveva più parlato di ciò che aveva detto Hugo, ma in
compenso c’erano piccoli contatti fisici fra di noi. Ogni tanto mi prendeva per
mano, si accoccolava vicino a me sul divano, mi sfiorava la gamba con la sua
mente eravamo in biblioteca a fare i compiti… Cose così. Ogni volta il mio cure
accelerava i battiti ed io vedevo bene di ricambiare, ad esempio spostandogli
delle ciocche di capelli dietro l’orecchio, o sfiorandola mentre le passavo
accanto. Erano piccole gioie, mi sentivo soddisfatto… Anche se non completamente.
Merlino, avrei voluto stringerla a me e baciarla! Ma non potevo fare nulla, o
meglio… Non volevo rovinare la nostra amicizia. E lei sembrava così felice…
Dovevo auto-convincermi che bastava.
Un giorno, poco prima delle vacanze,
la vidi più distratta del solito. A colazione non mangiò quasi niente, a
lezione non seguiva e guardava fuori dalla finestra, in Sala Comune si era
arresa a non fare i compiti ma non riusciva ad intavolare una conversazione
sensata. Si sedette accanto a me sul divano, senza guardarmi, fissando il
camino.
“Beh gente, io vado a letto.”
annunciò, che erano appena le otto e mezza di sera.
“Stai bene?” le chiese Aron,
perplesso.
“Sì, sono solo un po’ stanca…” detto
questo, cercò la mia mano con la sua e la strinse un poco, sempre senza
guardarmi, prima di alzarsi e dirigersi verso la sua stanza. Appena fu sparita
mi voltai e trovai Lucy che mi fissava da una poltrona vicina. Arrossii, senza
sapere bene il motivo.
“Ehi Scorp, saresti così gentile da
andare da Seira? Mi sono dimenticata di dirle che ha il mio libro di
Trasfigurazione, vedi se te lo ridà.” disse.
Deborah, che era stata insolitamente
calma e buona in quelle settimane, alzò avida lo sguardo verso di me, guardando
alternativamente anche Lucy. Decisi d’ignorarla.
“Ok.” risposi, grato che mi avesse
dato quella scusa. Ero tropo curioso.
Meno di due secondi dopo stavo
bussando alla porta della camera della Caposcuola.
“Chi è?” sentii Seira chiedere
dall’interno.
Socchiusi la porta e la trovai seduta
sul letto. Appena mi vide arrossì e girò la testa dall’altra parte.
“Seira… Che ti succede?” le chiesi,
entrando e chiudendo la porta dietro di me. Mi sedetti sul letto.
“Niente.” mormorò, con lo sguardo
basso.
“Non sei brava a mentire.”
La ragazza alzò lo sguardo, il labbro
tremolante. Sembrò valutarmi attentamente, poi prese una decisione.
“Scorpius… Stringimi.” disse,
mettendomi le mani dietro al collo.
Non me lo feci ripetere due volte e
l’abbracciai. Merlino, era così bella, il suo profumo era così buono… Affondai
il viso fra i suoi capelli.
“… Ho bisogno di un po’ di coccole…”
mormorò, sistemandosi meglio contro di me.
“Non devi neanche chiedere,
sciocchina.” le risposi, alzandola un po’ e facendola sedere sopra di me, con
le gambe distese. Lei rimase un secondo stupita dal mio gesto, poi riprese ad
abbracciarmi.
“Vuoi dirmi che ti succede?” le
chiesi.
Lei sospirò.
“Stamattina… Prima di colazione, mi è
arrivata una lettera.”
“Una lettera? Niente di grave spero…”
chiesi, preoccupato.
“No ecco… Mi ha scritto Marco.” Seira
interruppe il nostro abbraccio per guardarmi negli occhi, seria “Il mio ex.
Dice che si è comportato da stupido, che vuole riprovarci con me, che gli
manco… Eccetera eccetera.”
“Ah.” risposi, improvvisamente teso.
Che cos’era quella fitta allo stomaco? Assomigliava terribilmente alla gelosia.
Merlino, se ero geloso! Quel pezzo di merda non doveva neanche avvicinarsi a
Seira!
“E tu… Cos’hai intenzione di fare?”
gli chiesi, cercando di restare impassibile.
Lei continuò a fissarmi.
“Non voglio più averci niente a che
fare, mi pare ovvio. E’ solo un bastardo.”
“Brava, fai bene.” risposi,
sollevato.
Lei sospirò e si strinse di nuovo a
me.
“Solo che… Non è per lui, giuro, ma
tutti gli amici che avevo… Insomma, ho perso tutto a causa sua. La sua lettera
me lo ha in qualche modo ricordato. E’ per questo che sto un po’ così.”
La strinsi ancora più forte, mentre
di nuovo la rabbia montava dentro di me.
“Non ti meritavano. Se ti hanno
allontanato… Non ti meritava, nessuno di loro.”
“Lo so.”
Non disse più niente ed io piano
piano mi calmai, continuando a cullarla. Poi il mio cuore prese di nuovo a
battere veloce, ma non per la rabbia: Merlino, la stavo stringendo fra le
braccia… Volevo che il tempo si fermasse. Non mi sarei mai accontentato… Volevo
di più. Volevo tutto da lei.
Ma l’incanto finì presto, lei sciolse
i nostri corpi e sorridendo mormorò un “Grazie.” prima di alzarsi. Capii che
era un congedo e me ne andai, sussurrando un “Non c’è di che, quando vuoi.”
poco prima di varcare la porta.
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Capitolo 14 *** Vacanze al Manor ***
Ed ecco che bella tranquilla mi apprestavo a postare,
mangiando una goleador, quando… Mi si è staccato un dente! D= era quello incapsulato,
si è “sfilata” la capsula… Si vede il perno D= D= D= ci sono rimasta troppo
male FES D= D= D= D=
Quindi, domani devo farlo aggiustare, nel frattempo ho un
buco in bocca e posterò lo stesso per la vostra gioia u.u
Ringrazio sempre chi mi segue/preferisce/ricorda =) e
ovviamente chi recensisce! =D
Buona lettura! =D
Vacanze al Manor
POV Seira
Mi svegliai con un gufo che mi
guardava, piegando la testa. Che cavolo ci faceva un gufo in camera mia?! Come
ci era entrato se ci trovavamo nei sotterranei, precisamente sotto il livello
del lago?! Attraversando la parete che chiudeva la Sala Comune, per non parlare
della porta della mia camera.
Sbadigliando archiviai quelle domande
e mi alzai per prendere la lettera. Appena vidi che il mittente era Marco mi
raggelai: che cavolo voleva ancora quel grandissimo pezzo di sterco di
Schiopodo da me?! Lessi e non ci vidi più dalla rabbia: il coglione si scusava,
diceva che gli mancavo, che ci voleva riprovare… Gettai la lettera nel baule,
stizzita. Andai a farmi la doccia ma ormai il malumore mi aveva pervaso.
Scesi a far colazione con gli altri
venti minuti dopo ma scoprii di non aver per niente fame. Ero distratta, decisamente di malumore. Marco me
l’avrebbe pagata anche per quello.
Verso le otto e mezza di sera capii
che non avrei retto un secondo di più. “Beh gente, io vado a letto.” dissi.
“Stai bene?” chiese Aron, perplesso.
“Sì… Sono solo un po’ stanca.”
Strinsi un po’ la mano a Scorpius,
non so bene per quale motivo: forse mi serviva un po’ di conforto. In
quell’ultimo periodo il nostro rapporto era decisamente migliorato dal punto di
vista fisico… Non grandi cose eh, ma ogni tanto ci sfioravamo ed io non potevo
che sentirmi al settimo cielo.
Non feci in tempo ad arrivare in
camera che qualcuno bussò alla porta.
“Chi è?” chiesi, sedendomi sul letto.
Scorpius. Ma certo.
Improvvisamente mi vergognai per
essermi fatta condizionare ancora così da Marco. Voglio dire, lui non contava
più nulla nella mia vita… Ed ecco che una sua lettera mi metteva il malumore.
Non potevo credere di essere stata così… Debole.
“Seira… Che ti succede?”
“Niente.”
“Non sei brava a mentire.”
Alzai lo sguardo e lo vidi seduto
accanto a me. Merlino se era bello… E un brava ragazzo, un bravissimo ragazzo…
Merlino, lo volevo… Cosa dovevo fare? Mi sentivo così abbattuta…
“Scorpius… Stringimi.” dissi,
abbracciandolo. Lui lo fece ed io mi sentii finalmente in pace.
“… Ho bisogno di un po’ di coccole…”
sussurrai, come a giustificarmi.
“Non devi neanche chiedere,
sciocchina.”
Davvero? Non dovevo chiedere? Potevo
abbracciarlo tutte le volte che mi pareva? Subito sentii un enorme benessere ed
un enorme sollievo invadermi. Prima avevo avuto paura di un suo rifiuto, ma
così…
“Vuoi dirmi che ti succede?”
Sospirai, e gli raccontai della
lettera, guardandolo dritto negli occhi. Volevo che vedesse, che capisse che
non provavo più nulla per Marco… Che comprendesse invece qual’era il sentimento
che ormai mi legava a lui… Poi non ce la feci più e mi rituffai fra le sua
braccia. Cavoli se erano comode… Perfette, per me.
Volevo restare così per sempre.
Ma la realtà torno cruda sottoforma
del mio sapere che non stavamo insieme. E che forse non ci saremmo mai stati.
Avrei sopportato di vederlo accanto ad un’altra? Di restare solo sua amica?
No, certo che no.
Sciolsi l’abbraccio e lo ringraziai,
osservandolo uscire. Merlino se ero cotta! Peggio… Mi ero innamorata.
Fu con quel pensiero che mi
addormentai, mentre il mio cuore non la voleva smettere di battere agitato per
il nostro abbraccio.
Le vacanze arrivarono presto e
portarono una ventata di sollievo agli studenti del quinto e del settimo anno.
Insomma, sollievo non era la parola giusta: avrebbero dovuto comunque
affrontare M. A. G. O. e G. U. F. O. quell’anno, però… Almeno non avrebbero più
dovuto seguire le lezioni. Potevano svegliarsi più tardi. Potevo svegliarmi più
tardi. Era ancora presto per farsi prendere dall’ansia pre-esame…
Stavo finendo di sistemare le ultime
cose nel baule prima di scendere a far colazione. Poi ci dirigemmo tutti verso
le carrozze che ci avrebbero portati alla stazione di Hogsmeade, trascinando i
bauli.
“Serve una mano?” mi chiese una voce
conosciuta alle mie spalle.
“Oh Scorp, ehm… Dov’è il tuo baule?”
“Già caricato. Allora?”
“Mi salvi la vita, giuro.” risposi
sbuffando per la fatica.
“Allora affare fatto.”
Scorpius si chinò per prendere il
pesante baule dalle mie mani ed io lo seguii, il sorriso a trentadue denti.
Salii sulla carrozza con lui, Alexander, Lucy, Brendoon e la ragazza di
quest’ultimo, Cecily.
“Ragazzi.” esordì Scorpius, dopo
essersi accomodato “Come sapete tutti gli anni al Malfoy Manor si tiene una
strepitosa festa di capodanno, e come sapete tutti gli anni siete invitati a
parteciparvi… Tutti a casa mia dal ventisette?”
“Ovvio.”
“Certo.”
“E me lo chiedi?” furono le risposte.
Io guardai il biondo spiazzata:
chiedere prima no? Lui si girò verso di me e attese la mia risposta.
“Mmmmh… Dovrò parlarne con i miei. Ti
faccio sapere via gufo ok? Che se poi vengo mi dici l’indirizzo.”
“Ok.” rispose lui, il sorriso appena
appena più piccolo.
Arrivammo alla stazione e, aiutata da
Scorpius, trascinai il mio baule sul treno.
“Senti Scorp, vado a cercare Rose, è
da un sacco che non ci sentiamo… Sai, era impegnata con gli esami… Poi vengo a
cercarvi…”
“Ma certo.” rispose lui, lasciandomi
sola dopo avermi scompigliato i capelli.
Trovai la rossa in uno scompartimento
con Lily, mentre discutevano del fantastico pranzo di Natale alla Weasley.
Sorrisi, non capendo appieno l’argomento, ed entrai.
“Oh, ciao Seira!” mi salutarono loro,
invitandomi ad accomodarmi.
“Ma senti, è vero che tu e Scorpius
state insieme? Io non ci credevo, ma le voci continuano a girare…” chiese la
piccola Lily, guardandomi seria.
Io alzai gli occhi al cielo, ma non
mi arrabbiai: sapevo che lei non era pettegola, ma seriamente interessata a me.
Anche se non ci vedevamo molto.
“No Lils. Non stiamo insieme.”
precisai. Peccato, aggiunsi mentalmente.
“Già, però la nostra Seira ha una
cotta per lui.” intervenne Rose.
“Cosacosa?!” esclamò Lily, rischiando
di strozzarsi con una gelatina Tutti i gusti più uno.
Io sbuffai, incenerendo Rose con lo
sguardo, ma lei mi guardava sorridendo… E ridendo sotto i baffi, ne ero certa.
Vabbè, ormai l’avevo ammesso a me stessa, e di loro mi fidavo no? Così glielo
dissi: Lily lanciò un gridolino eccitato e s’improvvisò Cupido elencando un
sacco di possibili strategie da mettere in atto per conquistarlo, mentre Rose
continuava a ridere così forte da essere praticamente sdraiata su tre sedili,
tenendosi la pancia.
Tutto sommato, a parte per com’era
iniziata, mi divertii parecchio con le rosse sul treno: chiacchierammo del più
e del meno, giocammo a scacchi magici e c’ingozzammo di dolcetti. Finché, ormai
quasi giunti in stazione, decisi di abbandonarle per cercare Scorpius e gli
altri.
Lily mi fece l’occhiolino e Rose si
portò una mano alla bocca cercando di nascondere le risate. Merlino, che cosa
ci trovava di così divertente?!
Trovai quelli che erano sulla
carrozza con me in uno scompartimento in fondo al treno, e mi sedetti vicino a
Scorpius salutando tutti. Lui mi strinse a sé e mi schioccò un sonoro bacio
sulla guancia, che mi fece diventare rossa come un peperone. Cercai con gli
occhi Lucy e la vidi sorridere verso di me: un modo per incoraggiarmi. Mi
ricomposi e chiacchierai del più e del meno anche con loro.
Quando il treno si fermò al binario
nove e tre quarti mi resi conto che forse non avrei più rivisto Scorpius fino
alla fine delle vacanze. Al diavolo, pensai, ormai sono maggiorenne, i miei non
possono impedirmi di andarlo a trovare… E poi mi aveva invitato. Solo quattro
giorni e poi sarei stata da lui.
Salutai tutti con un abbraccio,
compresi Rose, Lily ed Albus che mi avevano raggiunta. Da lontano vidi Hugo
fulminarmi con lo sguardo mentre mi stringevo a Scorpius, ma non m’importava.
Ormai la discussione avuta con lui – se poi di discussione si poteva parlare –
era morta e sepolta. Mi concentrai solo sulla stretta forte del biondo e sul
suo profumo, prima di lasciarlo andare.
Tutto sommato l’inizio delle vacanze
fu dei migliori. Non mi ero ancora abituata alla nuova casa ma era meglio:
tutto nuovo, tutto da scoprire. La mia camera era immensa, e avevo pure un
bagno privato. Fantastico. I miei genitori non fecero troppe storie quando gli
dissi dell’invito e così mi affrettai a scrivere a Scorpius, che mi rispose
subito dandomi l’indirizzo della casa. Per Natale andai dai nonni paterni, che
non vedevo da un sacco – se si escludeva quando ci eravamo appena trasferiti –
e come al solito mi meravigliai delle dimensioni di quella casa. Che casa non
si poteva proprio chiamare; semmai villa. I nonni erano ricchissimi.
Il giorno dopo lo passai a preparare
ancora una volta il mio baule. Ci misi dentro poche robe dato che il due
gennaio sarei tornata a casa… Però non sapevo proprio che scegliere per il
vestito della festa. Alla fine mi arresi e pensai che qualcuno mi avrebbe prestato
qualcosa… Non avevo abiti decenti, e non sapevo che tipo di festa sarebbe
stata. Formale? Informale?
Mi smaterializzai con il baule fuori
dal Malfoy Manor e rimasi per un minuto buono estasiata ad osservare l’enorme
parco che circondava la villa. Merlino, era peggio di quella dei miei nonni!
Indecisa, mi avvicinai al cancello, e un pop
catturò subito la mia attenzione: un Elfo si era materializzato e si stava
inchinando tanto da toccare terra con il naso.
“La signorina è un’invitata del
signorino Malfoy?” mi chiese.
“Sì, sono Seira Felton, mi ha
invitato Scorpius.” risposi.
“Bene signorina, benvenuta a Malfoy
Manor. Prego mi lasci i suoi bagagli, vada pure!”
Feci come disse l’Elfo e mi avvicinai
al portone della villa, che si spalancò da solo.
“Seira! Benvenuta!” urlò qualcuno,
poi vidi una macchia bionda e sentii la stretta di Scorpius. Sorridendo, lo
abbracciai a mia volta, poi lui mi lasciò andare per darmi un bacio sulla
fronte.
“Fantastico, ora ci siamo tutti!”
“Scorpius tesoro, chi è la tua amica?”
chiese qualcuno dietro di lei.
Una donna bionda, elegantissima, mi
si avvicinò con un enorme sorriso.
“Mà, questa è Seira. Te ne avevo
parlato ricordi? La studentessa che si è trasferita dall’Italia… E Seira, lei è
mia madre, Astoria.”
“Piacere signora.” le dissi,
stringendole la mano.
“Oh, chiamami Astoria… Sennò mi fai
sentire vecchia!”
Sorrisi. Quella donna era proprio
simpatica, ed aveva gli stessi occhi del figlio. Occhi blu, intensi.
“Bene, ti faccio vedere la tua
camera… Pronta a perderti in casa mia?” mi chiese Scorpius, facendomi
l’occhiolino.
“Decisamente!” esclamai, ridendo.
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Capitolo 15 *** Il ballo di capodanno ***
Buongiorno a tutti u.u
Ecco che mi appresto a pubblicare un nuovo capitolo della
storia =D
Spero di rendervi felici XD
Non ho molto altro da dire, se non un enorme grazie a chi
mi ha messo fra le seguite/preferite/ricordate e a chi mi ha recensito *--*
Buona lettura! =D
Il ballo di Capodanno
POV Scorpius
Quando Seira non aveva accettato
subito il mio invito per le vacanze al Manor e aveva preferito cercare Rose che
stare con noi… Beh, mi ero sentito di merda. Che ce l’avesse con me?
Ma poi pensandoci forse l’avevo avvertita
troppo tardi… Aveva già altri piani per le vacanze… E beh Rose in effetti non
la vedeva da un bel po’, che io sapessi. Passai quasi tutto il viaggio in treno
cercando di distrarmi parlando con gli altri, poi tirai internamente un sospiro
di sollievo quando la vidi arrivare e sedersi accanto a me.
Non so cosa mi spinse a farlo ma
l’abbracciai e le baciai una guancia. Ancora confuso mi girai verso Alex e lo
vidi ridere sotto i baffi. Merlino, se odiavo quando faceva così!
In ogni caso tutti l’abbracciarono
per salutarla prima di andarsene quindi non ci vidi nulla di male nel
stringerla a me in quell’occasione. Forse l’avrei rivista fra poco, forse
invece solo alla fine delle vacanze: era insopportabile non sapere e, nel caso
della seconda ipotesi, saperla lontana da me per così tanto tempo.
Fortunatamente il gufo con la buona
notizia arrivò poco dopo che mi ero risistemato nella mia stanza al Manor e,
felicissimo, le diedi il mio indirizzo. Volevo vederla… Accidenti se lo volevo!
Merlino, mi ero preso proprio una bella cotta! O forse… No, non volevo neanche
pensarci. Se poi lei mi avesse rifiutato? Meglio evitare di farsi troppi viaggi
mentali.
I miei genitori furono contentissimi
di riavermi a casa, così come i miei nonni. Nonna Narcissa mi riempì di baci e
mi allungò un paio di galeoni di nascosto dai miei, cosa che non guastava mai.
La mattina del ventisette arrivarono
tutti: Alex in realtà era da me già il giorno prima, e poi Lucy, Brendoon e
Cecily. Mancava solo lei ed ero teso come una corda di violino… Bazzicavo verso
l’ingresso più del solito e vidi mia madre farmi un sorrisetto furbo mentre
m’incrociava per la decima volta. Finalmente vidi la porta aprirsi e mi fiondai
ad abbracciarla.
Ah, il suo profumo… Come mi era
mancato.
“Fantastico, ora ci siamo tutti!”
esclamai.
Prima che potesse dire qualcosa,
un’altra voce parlò dietro di me.
“Scorpius tesoro, chi è la tua
amica?”
Oh accidenti. Mia madre mi aveva
visto. E il lampo divertito nei suoi occhi non prometteva nulla di buono.
Le presentai frettolosamente, poi
portai Seira nella sua stanza. Neanche a farlo apposta era vicino alla mia… O
forse sì, l’avevo fatto apposta.
“Senti, ti lascio sistemare le tue
cose poi ci raggiungi in salotto ok? Scendi le scale ed è la prima porta a
destra. Al massimo chiama un Elfo se ti perdi.” le dissi, facendole
l’occhiolino e scompigliandole i capelli.
“Ok, arrivo subito!” rispose lei,
sorridendomi.
Andai in salotto annunciando a tutti
che Seira era arrivata, e vidi Lucy sorridere serena mentre Alex ghignava in
modo troppo divertito per i miei gusti. Ci mise veramente un attimo e poi
arrivò in salotto, salutando tutti i nostri compagni e accomodandosi sul
divano.
Passammo così buona parte della
mattina, chiacchierando e raccontandoci del Natale, quando verso mezzogiorno mia
madre venne a chiamarci per il pranzo. Mangiammo in relativo silenzio e presentai
Seira a mio padre ed ai miei nonni, tenendole una mano sulla schiena e
facendola poi sedere accanto a me. Nonno Lucius la guardò con una strana luce
negli occhi, che non mi piacque per niente.
Il pomeriggio lo passammo giocando a
Spara-schiocco e bevendo cioccolata calda, davanti al camino. Più o meno anche
i giorni seguenti passarono così: raramente qualcuno faceva i compiti – forse
Lucy, ogni tanto, che li faceva copiare poi agli altri – e tutti cercarono di
divertirsi il più possibile. La data della festa si avvicinava.
Per quanto riguarda me io cercai di
restare sempre più a contatto con Seira. Ormai non m’importava più degli
sghignazzi di Alex o delle occhiate eloquenti di Brendoon: finché Seira non mi
diceva chiaro e tondo che le davo fastidio, non vedo perché avrei dovuto
privarmi di quel piacere. Così la sfioravo sempre tutte le volte che le passavo
vicino, mi mettevo a fianco a lei quando giocavamo a Spara-schiocco o a
Gobbiglie, la facevo sedere vicino a me, le spostavo una ciocca di capelli dal
viso, le scompigliavo i capelli. E lei mi sorrideva. Sempre.
La sera prima della festa, a cena,
mio nonno Lucius fece una domanda che dimostrò fondati i miei timori.
“Seira, sei purosangue?”
Tutti si bloccarono con la forchetta
a mezz’aria. Mia madre lo fulminò con lo sguardo mentre nonna Narcissa cercava
di ammonirlo in silenzio. Mio padre era l’unico indifferente alla questione, e
i miei amici si guardavano fra di loro, nervosi. Sapevano chi era mio nonno e
com’era fatto, ma se si azzardava a fare un torto a Seira… Merlino, che aveva
in mente?
“Sì signor Malfoy.” rispose lei,
tranquilla, e tutti tirarono un respiro di sollievo generale.
“Ah sì? E com’è il tuo cognome?”
insistette mio nonno, ed io iniziai ad innervosirmi. Come gli altri, del resto.
“Felton. Probabilmente ne avrà
sentito parlare, anche se non mi risulta che le nostre famiglie si conoscano…”
“Sì, l’ho sentito. Ma il figlio di
Theo e Tessa Felton non era, ehm, fuggito perché non voleva rispettare la
tradizione purosangue?”
Lo sguardo di Seira s’irrigidì
appena, ed io stavo letteralmente per scoppiare e lanciare una maledizione a
mio nonno.
“Tesoro, forse…” iniziò nonna
Narcissa, ma venne interrotta dalla risposte di Seira.
“Mio padre.” disse lei, sottolineando
la parola ‘padre’ “E’ andato in Italia per ragioni di lavoro. E’ vero che era…
Di vedute più aperte, rispetto ai miei nonni… Ma in ogni caso anche mia madre è
una purosangue. Non l’ha scelta apposta comunque: loro si amano.”
“Bene bene.” rispose nonno Lucius,
con un sorrisetto furbo.
Ripresero tutti a mangiare:
l’espressione di Seira era però imperscrutabile. Merlino, che diamine aveva in
mente mio nonno? Avevo come l’impressione che anche la ragazza accanto a me
avrebbe voluto schiantarlo, tuttavia aveva risposto calma e tranquilla. Forse
non voleva mancare di rispetto alla mia famiglia.
Capodanno arrivò prima del previsto,
gli Elfi erano tutti presi a decorare la casa e soprattutto il grande salone
dove si sarebbe svolta la festa degli adulti. Noi ragazzi invece, dopo un primo
momento passato fra la crème de la crème della società, ci saremmo ritirati in
un salottino più appartato e decisamente meno di classe. Alexander stava
personalmente montando tutto l’impianto audio: unica eccezione babbana di tutta
la serata – per non dire vita –. Ovviamente avrebbe funzionato con la magia –
non avevamo prese eclettiche o quello
che era – ed avrebbe sparato tutta la musica più scatenata del secolo, per
permetterci di ballare in santa pace.
Ballare. Finalmente avrei potuto
chiedere a Seira di farlo.
Ero eccitato, nervoso ed impaziente.
Stavo per salire a prepararmi quando mia madre mi fermò. Eravamo da soli in
mezzo al corridoio.
“Che c’è ma? Devo salire…”
“So che probabilmente non vorrai
rispondermi, che non sono cose che si dicono… Ma sono troppo curiosa.”
Ok, iniziavo a preoccuparmi.
“Ma non è che ti piace Seira?”
chiese, con quel sorriso divertito dietro gli occhi.
Oh no. Non poteva prendermi in giro
anche lei, come Alex… Oh no.
“Ma che dici…” borbottai, diventando
più rosso dei capelli di Rose. Ok, mi ero fregato da solo.
“Beh perché mi ha detto di non avere
un vestito per il ballo… Pensavo di prestargli uno dei miei, quello verde ti
piacerebbe? O vuoi una sorpresa?”
Porco Merlino. Il vestito verde di
mia madre, se era quello che intendevo… Era da paura. Non gliel’avevo mai visto
addosso ma lo teneva con grande cura, tanto che la prima volta che l’avevo
scoperto – avevo nove anni e volevo solo giocare – mi fece subito allontanare e
mi urlò dietro. Era la prima volta che sentivo urlare mia madre, sempre così
pacata… A quanto pare l’aveva indossato per la presentazione ufficiale come
fidanzata a casa dei nonni, per poi non metterlo più. Diceva che era un gran
ricordo e non voleva che si rovinasse. E se ora lo prestava a Seira… Merlino,
che cosa aveva in mente?!
“Fa come credi…” borbottai di nuovo,
per poi salire in camera mia per preparami.
Mi feci una lunga doccia e indossai
il completo grigio scuro che mi avevano preparato gli Elfi. Dover presenziare
all’inizio della festa ‘da adulti’ era una palla, perché significava doversi
vestire elegante… Però se avessi potuto ammirare Seira con quel vestito, ne
valeva la pena.
Ne valeva decisamente la pena,
pensai, quando la vidi scendere a braccetto con Lucy e Cecily.
Era stupenda: il vestito era verde
brillante, con un’ampia scollatura sul davanti ed una ancora più enorme sulla
schiena. Una fascia nera le cingeva i fianchi, terminando con un’enorme fiocco
proprio alla fine della scollatura della schiena, mentre un velo di pizzo nero
copriva la gonna – sempre verde – che scendeva e si fermava poco prima dei
piedi, avvolti da delle scarpe col tacco nere e vertiginose.
Nel frattempo erano arrivati tutti
gli invitati dei miei genitori e dei miei nonni – fra cui i genitori di
Alexander – e Seira era stata presentata come ‘nuova amica del figlio dei
padroni di casa’. Ovvero, mia nuova amica. Osservai stranito la signora Zabini
guardare il vestito della ragazza e poi scoccare un’occhiata divertita a mia
madre: erano grandi amiche, sicuramente sapeva che cosa rappresentava per lei
quell’abito.
Finalmente verso le nove e mezza
potemmo liberarci da quell’incombenza e ce ne andammo a festeggiare
privatamente. La musica era già accesa, gli Elfi servivano da bere e Alex
quest’anno aveva aggiunto delle luci multicolori che si alternavano, creando
un’atmosfera da discoteca.
“Almeno qui sei sicura che Deborah
non ti propinerà drink alcolici a tradimento, no?” chiesi ad una Seira
entusiasta mentre sorseggiavo il mio vino Elfico.
“Decisamente… E’ una bella festa!” mi
rispose lei, sorridendo.
“Senti… Ti va di ballare?”
Il mio cuore perse un colpo
aspettando la risposta.
“Certamente!”
Con un enorme sorriso, la trascinai
al centro della pista da ballo improvvisata, creata spostando i mobili dal
salotto.
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Capitolo 16 *** Confidenze e punti di vista ***
Bene!
Sto morendo di mal di testa, quindi non vi dico nulla se
non: buona lettura! =D
Confidenze e punti di vista
POV Seira
Scorpius mi aveva lasciata sola
davanti alla mia camera, così entrai. Merlino! Era enorme. Peggio di quella di casa mia. Il grande letto a baldacchino
troneggiava in mezzo alla stanza, che sembrava una suite d’albergo di alta
classe. C’erano anche due divanetti, foderati d’argento, davanti al camino.
L’armadio percorreva tutta la lunghezza della parete interna, e ben due
finestre si aprivano verso l’esterno per dar luce alla stanza. Oltre il letto
c’era la porta del bagno, dove entrai tanto per constatarne lo splendore:
enorme, una vasca che avrebbe fatto invidia a quella del bagno dei Prefetti –
dove una volta Rose mi aveva fatto entrare – e una coppia di lavandini
splendidi, con i rubinetti dorati.
Decisi di scendere per evitare di
perdermi in tutto quel lusso e trovai tutti i miei amici in salotto, chi seduto
sul divano o sulle poltrone e chi per terra, così iniziai a chiacchierare con
loro. Era piacevole e così… Naturale, come se fossimo in Sala Comune. Anche se
la Sala Comune beh, sembrava nulla rispetto a quel salotto, che col tempo
scoprii pure essere uno dei più piccoli.
Dopo un paio di giorni che ero ospite
dei Malfoy – avevo conosciuto i genitori e i nonni di Scorpius, mi sembravano
persone gentili – Lucius mi fece una domanda alquanto imbarazzante.
“Seira, sei purosangue?”
Osservai di sfuggita Scorpius, che
sembrò accigliarsi. In quel periodo il nostro rapporto andava alla grande: non
faceva che sfiorarmi e beh, io non facevo che esserne contenta. Ogni tanto ricambiavo.
Lo desideravo così tanto che presto sarei esplosa… E gli sarei simpaticamente
saltata al collo per baciarlo. Merlino, non certi pensieri ora! Senza contare
che non potevo comportarmi come quella sciacquetta che lo aveva baciato dopo la
vittoria contro Tassorosso.
“Sì signor Malfoy.” risposi,
tranquilla. I miei genitori mi avevano insegnato a non avere pregiudizi, ma al
contempo sapevo – grazie ai miei nonni – che la mentalità di certa gente
potesse essere… Antica, ecco.
“Ah sì? E com’è il tuo cognome?”
“Felton. Probabilmente ne avrà
sentito parlare, anche se non mi risulta che le nostre famiglie si conoscano…”
“Sì, l’ho sentito. Ma il figlio di
Theo e Tessa Felton non era, ehm, fuggito perché non voleva rispettare la
tradizione purosangue?”
Ecco, ora iniziavo ad innervosirmi.
Probabilmente il signor Malfoy era uno di quelli con pregiudizi… Anche se non
mi avrebbero toccato. Nel senso, essendo io purosangue ero al sicuro.
“Mio padre è andato in Italia per
ragioni di lavoro. E’ vero che era… Di vedute più aperte, rispetto ai miei
nonni… Ma in ogni caso anche mia madre è una purosangue. Non l’ha scelta
apposta comunque: loro si amano.”
Era vero: fin da quando ero bambina i
miei genitori insistevano sul fatto che dovessi trovare l’amore vero, e non un
tizio solo perché era di un certo ceto sociale o cose simili. Difatti quando
avevo portato Marco a casa non avevano mosso obiezioni, anche se era un nato
babbano. A me e a loro non importava, seriamente.
“Bene bene.” rispose Lucius, ed io
non ne afferrai il senso: che cosa era bene? Che la sua discendenza
frequentasse solo gente ‘apposto’ (secondo i suoi standard)? O c’era
dell’altro? Il suo sorrisetto furbo non mi lasciò tranquilla, e finii di
mangiare in silenzio presa da una strana inquietudine.
Dopo cena fermai Astoria.
“Ehm… Astoria?” chiesi, timidamente.
“Sì cara?”
“Ecco, io non sapevo… Come dovevo
vestirmi per domani, e quindi… A quanto ho capito è un evento formale, non
credo di avere il vestito adatto. Ho chiesto a Lucy ma m’ha detto…”
“Di rivolgersi a te, sì.” concluse la
mia amica, arrivandomi alle spalle “Io purtroppo ho portato un solo vestito, e
Cecily è troppo minuta… Ma voi due sembrate avere la stessa taglia no?”
“Certo cara.” ci sorrise la donna
“Vedrai che troverò qualcosa.”
“Ok, allora… Grazie.” risposi, poco
prima di voltarmi.
“Seira. Puoi restare un secondo?” mi
chiese lei, mentre Lucy saliva le scale.
“Sì, mi… Dimmi.”
Mi veniva sempre difficile non dare
del lei ad una persona conosciuta da poco e che fosse più grande di me, ma
Astoria me l’aveva categoricamente impedito. Diceva che la faceva sentire
vecchia.
“Senti… So che non sono affari miei,
ma dì la verità: ti piace mio figlio.”
Arrossii come non so cosa, mormorando
un: “Ehm…”
Oddio. E adesso che avrei dovuto
fare?!
“Stai tranquilla, io penso che anche
lui abbia un debole per te.”
“Co-cosa?” chiesi, sempre più in
imbarazzo.
“Tesoro, lo conosco ormai da diciotto
anni… Fidati, siete una bella coppia.” la donna mi fece un occhiolino, prima di
proseguire “Comunque stai tranquilla, ti renderò strepitosa per domani sera…
Capitolerà ai tuoi piedi.”
Astoria si girò e se ne andò senza
lasciarmi il tempo di dire niente, così me ne tornai in camera, più confusa che
mai. La madre di Scorpius voleva davvero
che ci mettessimo insieme? E che voleva dire che siamo una bella coppia?!
Sapeva qualcosa che io non sapevo?! C’era davvero speranza?!
Lucy interruppe le mie riflessioni
bussando alla porta.
“Avanti.” dissi, e poco dopo ma le
ritrovai seduta sul letto.
“Seira, forse non dovrei, forse non
c’entra nulla e sicuramente non sono la persona più adatta… Ma vorrei spiegarti
una cosa.”
La guardai, allibita: Lucy non era
mai stata un tipo da molte parole, e sicuramente non era una con dei segreti
stratosferici. Che mi doveva dire, perché era così agitata? C’entrava forse
Scorpius? Il mio stomaco si strinse in una morsa.
“Dimmi tutto, tranquilla.” dissi, non
essendolo affatto.
“Ecco, si tratta della… Famiglia di
Scorpius. Dei suoi nonni, di suo padre…” Lucy prese un grosso respiro, poi
continuò “Loro erano dei Mangiamorte.”
Ancora quella parola. Mangiamorte.
Forse ora avrei scoperto che cosa significava… Anche se non ero più così sicura
di volerlo. Guardai Lucy confusa.
“Ecco… Forse non sai che significa…
Bene, che sai della Guerra Magica?”
“Quella dove il tizio che è
sopravvissuto ad un Avada Kedavra ha ucciso il più potente mago oscuro di tutti
i tempi?” azzardai, non molto sicura.
“Esatto. Il ‘tizio’ è Harry Potter,
il padre di Lily e Albus… E beh, i Mangiamorte erano i più fedeli servitori del
mago oscuro. Malfoy Manor era il suo quartier generale.”
Ero scioccata. Ora capivo perché
Scorpius si era arrabbiato tanto con Hugo… Accidenti, stavo passando davvero le
vacanze di Natale nell’ex luogo scelto da quel pazzo?!
“Ma aspetta!” si affrettò a
continuare Lucy, forse vedendo il mio sguardo “Non sono cattivi. Vedi, è grazie
a Narcissa che alla fine Harry ha potuto sconfiggere tu-sai-chi… Gli ha
mentito, dicendo che era morto quando invece era vivo. E Draco, il padre di
Scorp… Lui è stato costretto ad entrare a far parte dei Mangiamorte, ad essere
marchiato, quando aveva appena sedici anni.”
“Che cosa… Orribile.” mormorai,
disgustata. Perché gliel’avevano permesso? Perché non erano fuggiti?! Lucy
sembrò leggermi nella mente, perché continuò rispondendo a quelle domande.
“L’unico vero Mangiamorte convinto
fra loro era Lucius. Lui… E’ stato educato vecchio stile, credeva e crede
ancora nella superiorità dei purosangue rispetto agli altri maghi e babbani…
Dopo la guerra è andato in prigione. Credo che l’abbia cambiato. Cioè… Hai
visto anche tu no? Ha ancora i suoi valori e i suoi principi… Ma si è reso
conto di aver sbagliato, e non farebbe male nemmeno a una mosca. Anche se fossi
stata una babbana… Non ti avrebbe fatto nulla, al massimo ti avrebbe giudicata
silenziosamente. Scorpius non parla mai di queste cose, e lo capisco… Volevo
solo farti capire perché ha insistito un po’ troppo stasera… E ti serve la verità,
comunque. Devi sapere tutto, se vuoi… Ecco, se vuoi continuare ad amare
Scorpius. Forse te ne avrebbe parlato più avanti, però…”
“Lucy.” la interruppi, sorridendo
“Fra me e Scorpius non c’è niente. Non credo che me ne avrebbe parlato…”
Lucy sbuffò.
“Oh andiamo. Come se non si vedesse
lontano un miglio che gli piaci. E tu lo ricambi. Prima o poi finirete,
insieme, fidati… E’ solo una questione di tempo. E allora…”
Le posai una mano sul braccio, sempre
continuando a sorridere. La sua rivelazione mi aveva sconvolta, all’inizio, ma
ora tante cose tornavano apposto ed ero serena.
“Non condannerò né Scorpius né la sua
famiglia per quello che è successo in passato. Per quanto mi riguarda, è vero:
sono innamorata di Scorpius. Perché è una brava persona, ed io lo so. E per la
sua famiglia… Non la conosco da molto, ma mi sembrano tutti molto simpatici.
Non m’interessa cosa è successo, cosa succederà. Io, qui, adesso, non li
guarderò in modo diverso solo per quello che mi hai detto. Io, qui, adesso,
sono innamorata di Scorpius Malfoy e lo voglio al mio fianco… Sarei onorata di
poter far parte della sua famiglia. Tutto il resto non importa.”
Arrossii violentemente dicendo quelle
parole, e per la prima volta m’immaginai al fianco di Scorpius vestita di
bianco. Ma non era il caso di far correre la fantasia…
Lucy mi sorrise, un sorriso enorme.
“Sei più saggia di quanto credessi,
Seira. Ora sono tranquilla. Sei la degna compagna di Scorpius, e in futuro,
chissà… Prima o poi vi metterete insieme, sono sicura.”
Detto questo si alzò e mi lasciò da
sola, a pensare. Mi addormentai ancora vestita, abbracciata al cuscino,
desiderando ardentemente di avere Scorpius con me, al suo posto.
Si stava avvicinando la serata della
festa, era ormai l’ultimo dell’anno ed io, tesa come una corda di violino,
bussai alla porta della camera di Draco e Astoria Malfoy. La donna venne ad
aprirmi e mi fece accomodare sul grande letto, mentre entrava in una cabina
armadio e ne riemergeva con un sacco chiuso. Sembrava uno di quelli in cui si
mettevano gli abiti da sposa. Il cuore mi batteva a mille ed ero un po’ nervosa
di stare in camera da sola con Astoria… Ma qualcuno bussò e Lucy e Cecily
entrarono come due tornadi, i loro vestiti sottobraccio ed un’enorme trousse di
trucchi.
“Preparati a diventare splendida!” mi
disse Cecily, su di giri.
Lucy mi lanciò un piccolo fagottino
ed io scorsi delle mutande assai poco caste abbinate ad un reggiseno di pizzo,
argento. Arrossii violentemente mentre mi rigiravo la biancheria tra le mani.
“Regalo di Natale in ritardo,
mettiteli sotto al vestito!”
“Ottima scelta Lucy!” commentò
Astoria, ed io mi sentii ancora più in imbarazzo: come facevano a chiacchierare
tranquillamente di biancheria provocante con la madre di Scorpius?! Le madri in
genere non fanno questo… Astoria sembrava più un’amica.
Pazientemente ci dedicammo alla cura
del corpo, fra cerette, sopracciglia sfoltite, docce, creme, trucchi e
pettinature. Astoria e Cecily mi acconciarono i capelli in un modo favoloso: ai
lati del viso due ciocche boccolose ricadevano morbide, mentre il resto era
raccolto in un mezzo chignon che faceva partire una lunga coda che mi arrivava
fino a quasi il sedere.
“Questo sarà perfetto con il
vestito!” esclamò eccitata Astoria, dopo aver dato gli ultimi ritocchi.
Il vestito. Già.
Appena lo vidi rimasi estasiata: Era
lungo, verde splendente, con una fascia e del pizzo nero. Aveva le maniche lunghe
ma una scollatura vertiginosa sia davanti che dietro. Dovevo davvero indossarlo
io? Non sarei sembrata ridicola? Dopotutto, sembrava della mia taglia.
“Le presti il vestito verde!” esclamò
Lucy, strabuzzando gli occhi.
“Eh già mia cara.” risposa Astoria,
facendole l’occhiolino “Sentite, ora devo andare che inizieranno ad arrivare
gli ospiti, voi aiutatela e poi scendete. Ci vediamo giù!”
La osservai sparire, senza neanche
riuscire a ringraziarla.
Lucy e Cecily mi aiutarono ad
indossare il vestito e le scarpe – vertiginose – poi poco prima di scendere la
mia migliore amica mi sussurrò all’orecchia: “Stai attenta, quel vestito è
speciale!”.
Non feci a tempo a chiedermi il
motivo che vidi Scorpius sorridermi. Era bellissimo nel suo completo grigio
scuro… Volevo avvicinarmi ma Narcissa c’intercettò e mi presentò a parecchia
gente. Di cui scordavo il nome pochi secondi dopo averlo appreso. Finalmente
trovai il mio biondo preferito, che mi trascinò nell’altra sala tutta per noi,
asserendo che anche per quell’anno avevano svolto il loro compito.
Il piccolo – se si possa definire
piccolo – salotto che c’era stato messo a disposizione era tutto sottosopra: i
mobili erano o accatastati vicino alle pareti o messi in una stanza adiacente;
in fondo alla parete c’era un enorme stereo con due casse ancora più grandi che
sparavano musica a tutto volume, gli Elfi s’inchinarono vedendoci ed iniziarono
a servire da bere e dei proiettori dal soffitto sparavano luci diverse e
colorate ogni minuto. Era fantastico.
Dopo una prima battuta per sciogliere
il ghiaccio, finalmente arrivò la domanda che avevo tanto sperato di sentirmi
rivolgere quella sera da lui.
“Senti… Ti va di ballare?”
Come potevo dir di no ad un’occasione
unicha per stare vicino a Scorpius, il ragazzo che amavo?
“Certamente!” esclamai, sorridendo.
Lui mi prese e mi trascinò in pista,
ed iniziammo a ballare.
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Capitolo 17 *** Notte stupenda, brutto risveglio ***
Eccomi con un nuovo capitolo u.u
Stavolta sono riuscita ad aggiornare solo questa storia,
perdonatemi >..< domani mi rifarò (spero o.O)
Ringrazio sempre chi mi segue/preferisce/ricorda =D invito
a recensire! =D
Buona lettura =)
Notte stupenda, brutto risveglio
POV Scorpius
Ballammo per parecchio, scatenandoci
come non mai. Mi ero tolto la giacca del completo ed ero rimasto in camicia,
peraltro un po’ sbottonata e con la cravatta allentata: faceva caldissimo.
Seira aveva tirato su le maniche del vestito, per quanto possibile. Ero sudato
come non mai, ma finché la vedevo sorridere così, mentre ballava con me, avrei
sopportato di tutto.
Brendoon e Cecily ballavano poco
distanti da noi, mentre Alex e Lucy si erano persi nella folla: a noi si erano
uniti i figli delle ‘persone importanti’ che festeggiavano con i miei parenti;
la gente andava dai tredici anni ai venticinque circa. Eravamo una cinquantina
più o meno, e ovviamente conoscevo tutti. Ma quella sera non avrei parlato né
ballato con nessun’altro che non fosse Seira.
Ad un certo punto la ragazza si
aggrappò a me con una mano, mentre con l’altra si massaggiò il tallone.
“Uff, mi fanno malissimo i piedi, non
ce la faccio più!” disse sorridendo, togliendosi una scarpa.
Senza aspettare un secondo di più e
fregandomene del sudore la presi in braccio, mentre lanciava un gridolino
sorpreso. La portai sul divano e la feci stendere, dicendo: “Così va meglio,
principessa?”
Lei sorrise: sembrava non aver fatto
altro per tutta la serata. Mi sedetti accanto a lei e le presi l’altro piede,
sfilandole la scappa col tacco. Le passai i polpastrelli sulla pianta.
“Noooooo!!! Basta, basta!” urlò
Seira, divincolandosi e ridendo.
“Ma come, non vuoi un massaggino ai
piedi?! Guarda che sono un esperto!”
“Ma soffro il solletico! Nessuno può
toccarmi i piedi, a parte me! Muoio!”
“Ah, è così?” chiesi, con un ghigno
niente affatto rassicurante. Un punto debole, quindi…
“Cos’hai intenzione di…?”
Non riuscì a finire di parlare che mi
buttai letteralmente addosso a lei, facendole il solletico ovunque. Lei rise
come non mai e cercò di divincolarsi, senza successo. Poi ricambiò, cercando di
colpirmi sotto le ascelle e sui fianchi, facendomi rimanere senza fiato. Dopo
cinque minuti buoni esclamò: “Basta, mi arrendo!”
Smisi di farle il solletico e mi
accasciai su di lei, esausto. Appena mi resi conto di avere il viso sopra il
suo seno mi rialzai di scatto, arrossendo.
“Ma dove vai?” chiese Seira,
sorridendo, allacciando le sue braccia dietro al mio collo e ributtandomi giù.
Mi strinse a sé, ed in quel momento
eravamo solo io e lei: la gente che ballava davanti a noi, la musica, la luce…
Tutto sparito. Esistevamo solo io, lei e quel divano dove eravamo distesi. Non
c’era più la fatica, il sudore, il mal di pancia da risate: solo la mia testa
poggiata su di lei, sul suo seno, e le sue braccia che mi tenevano giù.
Ancorato a lei.
Distesi le gambe cercando una
posizione più comoda, e lei fece lo stesso. Mi ritrovai sdraiato alla sua
destra, verso la parte interna del divano, mentre la mia testa era ancora
appoggiata su di lei e il mio braccio destro le cingeva i fianchi. Seira aveva
preso ad accarezzarmi i capelli, serena.
Volevo che il tempo si fermasse.
Volevo che tutto rimanesse immobile. Era il momento perfetto. E invece…
“Scorpius…” mormorò Seira,
lasciandomi andare. Io non mi spostai.
“Che c’è?” chiesi.
“Dovrei andare in bagno.”
“Oh.”
Mi affrettai ad alzarmi e lei si tirò
su con me. Avevo il braccio sinistro tutto indolenzito, perché era stato
piegato sotto il mio corpo.
“Torno subito, aspettami.” disse poco
prima di alzarsi, dandomi un bacio sulla guancia.
Io mi toccai incredulo il punto dove
le sue mani mi avevano sfiorato, mentre Alex si sedeva accanto a me, dove poco
prima c’era Seira.
“E allora, come va piccioncini?” mi
chiese, divertito.
“Togliti subito dal mio nido
d’amore.” gli risposi, fulminandolo con lo sguardo.
“Ooooh, allora vi siete finalmente
messi insieme?!”
“In realtà, no.”
Ero seccato. Nessuno poteva
permettersi di rovinare quel momento, nessuno.
“Capisco.” mi disse lui, dandomi una
pacca sulla spalla “Ma vedi di farti avanti principino. Era una situazione
perfetta.”
“Di che parlate?” chiese Seira, di
ritorno dal bagno, sedendosi dall’altro mio lato.
“Nulla nulla.” rispose Alex,
alzandosi ed andandosene.
“Senti, ti va di ballare ancora? I
piedi stanno decisamente meglio.”
Seira si era rivolta a me con un
sorriso.
“Ma certo.” risposi io, prendendola
per mano e ritrascinandola in pista.
Ballammo ancora e ancora, finché non
sentimmo che era iniziato il conto alla rovescia. Eravamo in mezzo alla pista
da ballo, accaldati, e un Elfo venne a porgerci lo spumante per il brindisi.
“Cinque…”
Osservai Seira, che sorrideva radiosa
con il bicchiere in mano. La musica si era fermata.
“Quattro…”
Merlino se era bella. Avrei voluto
averla per sempre accanto a me, avrei voluto…
“Tre…”
Avrei voluto baciarla, ecco cosa
desideravo veramente fare.
“Due…”
Forse lo potevo fare davvero. Forse
potevo avvicinarmi, potevo rischiare…
“Uno…”
Rischiare. La mia amicizia con lei,
tutto ciò che avevamo costruito. Potevo davvero rischiare?
“BUON ANNO NUOVO!!”
Le urla che seguirono mi fecero
sobbalzare, mentre mi affrettavo a brindare con Seira. Era felice, lo eravamo
tutti: mi trascinò in giro con sé per cercare gli altri e brindare anche con
loro. La musica riprese e così anche le luci si accesero, che illuminavano
appena il gruppo di persone ancor più scatenate di prima.
Una volta augurato a tutti buon anno,
Seira mi ritrascinò in pista a ballare. Poi venne Alex che le disse: “Te lo
rapisco un momento!” facendole l’occhiolino e portandomi via da lei. Maledetto!
Non teneva in considerazione i miei sentimenti, la mia volontà?!
“Hai perso la tua occasione amico,
ora i tuoi amici ti reclamano. Vieni dai!” mi disse Alex, mentre mettevo il
muso.
Accidenti a lui! Non poteva farmi
abbandonare la mia dama! Mi portò un po’ verso i nostri amici d’infanzia, e
potei liberarmene solo alle due passate. Andai in cerca di Seira, pregando che
non se ne fosse già andata, e la trovai mezza addormentata sul divano dove ci
eravamo sdraiati prima. Si era tolta le scarpe ed era semi sdraiata, con la
testa appoggiata ciondoloni sul braccio.
“Ehi principessa… Andiamo a nanna?”
sussurrai, avvicinandomi al suo viso. La festa non accennava a finire, ma io
preferivo eclissarmi con lei.
“Mmmmh… Scorp? Sei tu? Andiamo…”
rispose lei, con gli occhi appannati dal sonno.
La presi in braccio per non farle
rimettere la scarpe – dovevano proprio fare un male cane se se le era tolte ben
due volte – e la portai di sopra, incurante del fatto che gli altri mi stessero
osservando o meno.
La portai nella sua stanza e
l’adagiai piano sul letto, dato che si era addormentata.
“Scorp.” disse, trattenendomi
debolmente per la camicia e con gli occhi socchiusi.
“Che c’è?”
“Dormi con me.”
Non era una domanda, ma un sussurro.
Sorridendo enormemente mi sdraiai accanto a lei, abbracciandola e portandole la
testa sul mio petto. Mi sentivo improvvisamente stanco, o forse non tanto
improvvisamente: avevo ballato un sacco e non ero stato mai fermo, a parte beh
quando io e Seira ci eravamo coccolati. Ed ora era qui, tutta per me.
Non feci in tempo a pensare che
avesse proprio un buon profumo, anche da sudata, che mi addormentai.
Mi svegliai sentendo un tonfo, poi
qualcuno urlò: “STRONZA PUTTANA!”
Sobbalzai, poi vidi un ragazzo
abbastanza alto, con i capelli castani e gli occhi verdi puntare una bacchetta
verso Seira e me, fremente di rabbia.
Seira si era svegliata, confusa, e
osservò un attimo il giovane prima di sgranare gli occhi.
Astoria e Lucy erano entrare in
camera e osservavano preoccupare il tizio che ci puntava addosso la bacchetta,
poi mia madre parlò.
“Ehm Seira, ha detto di essere un tuo
amico e che voleva parlarti così…”
Seira si alzò in piedi sul letto,
prendendo la bacchetta dal comodino, pronta a fronteggiare lo sconosciuto.
|
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Capitolo 18 *** Vecchi ricordi ***
Buon pomeriggio a tutti! =D
Ecco che arriva il nuovo capitolo u.u
Manca poco ormai alla fine della storia… Sono solo ventun
capitoli! D= E siamo già al diciottesimo! D=
Beh, ringrazio tutte le buone anime che mi hanno seguito
fin qui! =D chi segue/ricorda/preferisce… E chi recensisce! =D mi fa davvero piacere!
=D
E ora bando alla ciance u.u Buona lettura! =D
Vecchi ricordi
POV Seira
La notte di capodanno era stata
bellissima. Non avevo mai amato il dolore ai piedi come in quel momento… Il
momento in cui Scorpius aveva tentato di farmi un massaggio ed era tutto finito
in una lotta di solletico, con lui praticamente disteso sopra di me. Ad un
certo punto si era reso conto della situazione e aveva cercato di sollevarsi,
imbarazzato e tenero nello stesso tempo, ma io l’avevo stretto a me.
Ed eravamo rimasti così, solo io e
lui. Gli altri non esistevano, gli altri erano solo volti sconosciuti di
passaggio. Esisteva solo la testa di Scorpius sul mio seno, il suo corpo su di
me e le mie braccia che lo stringevano. Era così che doveva essere, ero…
Felice.
E non solo felice. Il disappunto si
fece strada in me mentre una sensazione fastidiosa mi premeva sul ventre.
Dovevo fare pipì. Merlino, proprio adesso?!
“Scorpius…” iniziai, titubante.
Sperai che avremmo potuto riprendere la magia. Pregai che non cambiasse niente
durante la mia piccola assenza. Era solo una parte fisica di me che andava via
da lì, ma il mio cuore restava fisso sotto la testa bionda di Scorpius.
“Che c’è?”
“Dovrei andare in bagno.”
“Oh.”
Si alzò e mi sentii un attimo
spaesata.
“Torno subito.” dissi prima di
andare. Faci più velocemente possibile, perdendomi un po’ di tempo per annusare
la stoffa del vestito dove si era appoggiato a me. Aveva il suo odore, un odore
così…
Corsi di nuovo verso il divanetto
dove eravamo seduti. C’era Alex. Accidenti.
“Di che parlate?” chiesi, fingendomi
contenta di trovarlo lì. In quel momento invece l’avrei ucciso.
“Nulla nulla.” rispose lui,
alzandosi. Merlino, non poteva andarsene prima?! Ormai il momento era rovinato.
“Senti, ti va di ballare ancora? I
piedi stanno decisamente meglio.”
Non era propriamente vero, ma avrei
retto pur di tenere Scorpius con me ancora un po’.
Immediatamente lui mi riportò al
centro della pista e poco dopo ci ritrovammo a ballare spensieratamente. Quasi
non mi accorsi che era iniziato il conto alla rovescia, se non fosse stato per
l’Elfo che mi porgeva lo spumante. Era già mezzanotte? Quanto avevamo ballato?!
Osservai Scorpius per tutto il tempo,
sorridendo. Era così che avrei voluto passare l’anno nuovo.
Con lui.
Gli altri potevano andare tutti a
farsi friggere. Io volevo solo Scorpius. Solo lui. Con me…
“BUON ANNO NUOVO!!”
Le urla esplosero attorno a noi e
rovinarono nuovamente l’istante perfetto. Merlino, stavo per baciarlo. Merlino,
l’avrei baciato sul serio se non…
“Cin cin!” mi affrettai a dire,
facendo scontrare i nostri bicchieri. Scorpius rispose al brindisi poi andammo
ad augurare buon anno praticamente a tutti quanti.
Ad un certo punto sbucò di nuovo Alex
che mi portò via Scoprius. No! Come poteva andarsene con lui?! Prima che
potessi pensare di andare “casualmente” a riprendermelo, però, arrivò Lucy che
mi costrinse in una danza sfrenata.
Dopotutto anche passare del tempo con
le amiche non era male… Ed in effetti dovevo riprendermi un attimo, altrimenti
sarei saltata addosso al figlio dei padroni di casa prima che potesse dire a.
Dovevo darmi un contegno, no?
Però all’una e mezza dovetti
ammettere di aver esaurito tutte le energie. Non ero fatta per le feste
notturne, decisamente. Stancamente e senza più sentirmi i piedi svolazzai verso
il divanetto dove prima avevo stretto Scorpius a me. Mi sedetti e tirai via le
scarpe, mentre i piedi prendevano a pulsare. Dopo circa dieci minuti mi sentii
scivolare un po’. Qualche parte del mio cervello mi disse che mi stavo per
addormentare, che non potevo farlo; l’altra la mandò beatamente a qual paese e
si tuffò nel dormiveglia.
Un profumo. Un profumo famigliare
m’investì le narici, ed io riacquistai un po’ di lucidità.
“Ehi principessa… Andiamo a nanna?”
Una voce, una voce angelica. La parte
ancora cosciente di me mi disse che stavo diventando eccessivamente sdolcinata.
“Mmmmh… Scorp? Sei tu? Andiamo…”
biascicai, per poi sentirmi sollevare. Non feci in tempo ad elaborare nessun
pensiero che mi sentii sprofondare sempre di più nel regno di Morfeo.
Poi qualcosa di morbido sotto la
schiena. Poi un profumo che diventava meno intenso.
Mi aggrappai al profumo. Non poteva
andar via, no…
“Scorp.”
“Che c’è?”
“Dormi con me.”
Il mio cervello era talmente andato
che non mi resi conto nemmeno di quello che dicevo.
L’ultima informazione che registrai
fu il profumo farsi di nuovo vicino. E che non era un profumo, ma un odore:
odore di sudore… L’odore naturale. Magnifico.
Sentii un tonfo e mi svegliai,
infastidita. Chi era che spalancava la porta con tanta energia a quell’ora del
mattino?! … No beh, non sapevo che ore erano… Ma era presto. Troppo presto.
Infinitamente presto per il mio orologio interiore… E in quel momento mi resi
conto di stare dormendo ancora accanto a Scorpius. Il suo odore.
“STRONZA PUTTANA!”
Oh no. Quello voce. No. Non poteva
essere vero. Era un incubo. No no no no no no…
Ma anche gli occhi lo stavano
confermando. Perché?! Com’era possibile?!
Astoria e Lucy erano dietro di lui
che mi guardavano preoccupate.
“Ehm Seria, ha detto di essere un tuo
amico e che voleva parlarti e così…”
Mi alzai, improvvisamente lucida,
brandendo la bacchetta. E così, doveva essere andato dai miei nonni materni e
avergli estorto con qualche scusa il mio nuovo indirizzo… E non trovandomi a
casa… Dopotutto nessuno sapeva che ci eravamo lasciati, eravamo partiti troppo
presto prima che iniziassero a fare domande…
Una rabbia enorme mi pervase. Ma come
si permetteva?! Come si permetteva di entrare in casa dei miei amici chiamandomi
in quel modo?! Come si permetteva di rovinare il risveglio più bello della mia
vita?!
“Che cosa vuoi, Marco?” chiesi,
assottigliando lo sguardo. Doveva stare attento, ooooooh se doveva stare
attento…
“Io sono venuto fin qui per sapere
come mai non hai risposto alla mia lettera e… Brava, ti trovo a far sesso con
un tizio sconosciuto! Credevo che mi amassi!” mi accusò lui.
“Ma sei cretino?!”
Oh, Scorpius si era svegliato. Non me
ne ero neppure accorta, e decisi di dargli un’opportunità prima di schiantare
Marco direttamente.
“Abbiamo addosso ancora i vestiti di
ieri sera, non abbiam certo fatto sesso! Per rivestirci dopo?! E si può sapere
chi diavolo sei?!”
“Sono il ragazzo di Seira.” rispose
Marco, guardando il biondo con aria disgustata e arrossendo per la figuraccia.
“EX. Ex ragazzo.” intervenni io.
“Sì beh… Ora ovviamente ex. Come puoi
pensare di dormire con un altro e che poi io ti rivoglia? Ero venuto a far
pace, ma a quanto sembra…”
No, un momento. L’aveva detto
davvero?! Quello stronzo traditore aveva detto davvero che gli facevo schifo
dopo che avevo dormito – dormito! – con un amico?! Dopo che lui mi aveva messo
le corna!
“EXPELLIARMUS!” esclamai, travolta
dalla furia. Non l’avrebbe passata liscia. Non oggi. Non ancora.
Non avrei più abbassato la testa di
fronte a lui. Non era più niente per me, niente. Era uno scarafaggio da
schiacciare. Un lurido verme che si era ficcato nella tana del lupo dopo avermi
fatto passare momenti d’inferno… Gliel’avrei fatta pagare. Oh sì che
gliel’avrei fatta pagare…
“Ma sei scema?!” mi urlò addosso lui,
mentre veniva sbalzato contro il muro e la sua bacchetta mi volava tra le mani.
Immediatamente la tirai contro il muro: non mi serviva.
“TU…” iniziai, scendendo dal letto.
Lui si stava rialzando e presto sarebbe corso verso la bacchetta. Non potevo
permetterglielo.
“COME OSI?!” sbottai, tirandogli un
pugno in faccia.
La sua faccia si girò per il colpo e
lui barcollò verso il muro. Si girò a guardarmi con un’espressione incredula
sul volto, la mano sulla guancia in fiamme.
“BRUTTO LURIDO VERME TRADITORE, COME
OSI FAR LA PREDICA A ME?! IO DORMO CON CHI MI PARE! HAI PERSO OGNI DIRITTO
QUANDO MI HAI MESSO LE CORNA! SEI SOLO UN BASTARDO; FIGLIO DI PU…!”
Stavo impazzendo, ormai non avevo più
un briciolo di controllo. Lanciai anche la mia bacchetta da qualche parte, era
d’impiccio: con le mani mi dedicai a colpire ogni singolo centimetro della sua
pelle. Marco sembrava atterrito, e alzava la braccia per difendersi dai miei
colpi, ma i miei calci arrivavano comunque sulle sue gambe senza che potesse
fare niente. L’avevo chiuso in un angolo e non aveva via di fughe: o lottava
con me o si arrendeva. Ed io non ero disposta a fermarmi, quindi avrebbe dovuto
uccidermi per andarsene.
“Ora basta.”
Senza che me ne fossi resa conto Scorpius
era arrivato alle mie spalle. Incurante del pericolo mi mise le braccia sotto
le ascelle e mi tirò su di peso. Mi divincolai per un momento, poi mi arresi
alla sua stretta e mi limitai a guardare Marco con odio.
“T-tu… Sei una pazza… Isterica…” mormorò
quest’ultimo, con il sangue che gli colava dal naso.
Corse verso la sua bacchetta e la
recuperò, cercando di sgattaiolare poi fuori dalla porta. Astoria e Lucy erano
ancora ferme e gli impedivano di uscire.
“Mamma, Lucy, accompagnatelo fuori di
qui. E che non entri mai più.”
La mia migliore amica lanciò uno
sguardo d’intesa a Scorpius e con un cenno del capo si girò per far strada a
Marco. Astoria l’aveva preso per il braccio e lo strattonava poco elegantemente
dietro Lucy.
Io fremevo. Fremevo ancora di rabbia,
ma un po’ di razionalità stava per avere la meglio: Merlino, che cosa avevo
fatto? Avevo picchiato un uomo – se si poteva definire tale – davanti a
Scorpius, a sua madre ed alla mia migliore amica. Ero davvero una pazza
isterica… E adesso, mi avrebbero guardato diversamente?
Scorpius mi lasciò improvvisamente
andare, per chiudere la porta. Non sapevo che dire, non sapevo che fare:
sentivo solo una gran voglia di piangere.
“Se l’è meritato.” disse Scorpius,
ancora con la mano sulla maniglia.
“I-io…” iniziai, incerta.
In un secondo Scorpius era ancora
davanti a me, e mi stringeva.
“Se l’è meritato sul serio. Ti ho
fermato solo perché se l’avessi ucciso saresti finita nei guai. O peggio, lui
avrebbe potuto reagire e uccidere te.”
“Io…” tentai di nuovo.
“Sssh, non dire niente. Sfogati e
basta se vuoi. Ma non giustificarti. Ci sono qui io con te.”
E poi esplose tutto e mi ritrovai a
piangere come una bambina. Scorpius mi prese di nuovo in braccio e mi fece
accomodare sulle sue ginocchia, sedendosi sul letto, continuando sempre a
stringermi.
“Ci sono qua io.” ripeté, ed io mi
sentii sollevata come non mai.
Non riuscivo a frenare le lacrime, ma
era tutto apposto ormai. Scorpius non mi considerava una pazza isterica.
Scorpius era d’accordo con me. Scorpius era ancora qui, e mi teneva fra le
braccia.
“Ci sono qua io.” disse di nuovo,
cullandomi, ed io mi sentii felice. |
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Capitolo 19 *** Una proposta alquanto bizzarra ***
Eccomi di nuovo qui ad aggiornare! =D
Qui scopriremo cosa combina Lucius u.u eheheheh…
Ringrazio chi mi segue/preferisce/ricorda e chi recensisce
*--*
Buona lettura, fatemi sapere! =D
Una proposta alquanto bizzarra
POV Scorpius
Osservai Seira mentre massacrava quel
pezzo di merda e gli vomitava addosso improperi. Era una furia. Non l’avevo mai
vista così, ma nonostante ciò ne rimasi incantato: non mi faceva paura, semmai…
Ero ammirato. Stava facendo esattamente la stessa cosa che avrei fatto io al
suo posto. Di certo non era una principessa da salvare.
Arrossii, al pensiero che quel tizio
– non riuscivo neppure a chiamarlo per nome – ci avesse accusato di fare sesso.
Merlino, c’era mia madre alla porta! Non stavamo facendo niente di male e,
seriamente, anche se fosse aveva ormai perso ogni diritto sulla ragazza. In
ogni caso non mi sarebbe dispiaciuto fare sesso con Seira… Diciamo che mi sarei
accontentato anche di un bacio. Ero decisamente cotto.
Sospirai, decidendo che ormai il
lurido verme ne aveva avute abbastanza. No, scherzavo: volevo ucciderlo con le
mie stesse mani, ma dovevo evitare che lo facesse Seira o, peggio, che lui
uccidesse lei. Cercando una soluzione che m’impedisse di tirare un pugno a quel
viscido bastardo e nel contempo che distogliesse Seira dalla sua furia cieca mi
avvicinai e la sollevai da terra, allontanandola.
“Ora basta.” le dissi, cercando di
calmarla. In effetti smise di dimenarsi e si arrese alla mia stretta.
“T-tu… Sei una pazza… Isterica…”
disse quel lurido verme, asciugandosi il sangue dal naso mentre recuperava la
bacchetta. Si vedeva lontano un miglio che voleva andarsene, ma mia madre e
Lucy facevano muro. Bene, a quanto pare anche loro erano dalla parte di Seira.
“Mamma, Lucy, accompagnatelo fuori di
qui. E che non entri mai più.” dissi, rivolgendo a Lucy uno sguardo eloquente,
che diceva: “Fagliela pagare da parte mia e infliggigli tutto il dolore possibile.”
Poi andai a chiudere la porta. Non
resistetti più ed infine sbottai.
“Se l’è meritato.”
Uno strano mugolio mi rispose alle
spalle. Seira? Come stava, che pensava?
“Se l’è meritato sul serio. Ti ho
fermato solo perché se l’avessi ucciso saresti finita nei guai. O peggio, lui
avrebbe potuto reagire e uccidere te.”
“Io…”
La strinsi forte a me. Sembrava
confusa, sconvolta. Non volevo vedere quelle sensazioni sul suo volto. Non
volevo che uno stupido stronzo rovinasse di nuovo la sua vita. Nessuno poteva
distruggerla, nessuno, non gliel’avrei mai permesso…
“Sssh, non dire niente. Sfogati e
basta se vuoi. Ma non giustificarti. Ci sono qui io con te.”
Seira scoppiò a piangere,
direttamente sulla mia camicia, quella con cui mi ero addormentato ieri sera.
La strinsi più forte a me. Non l’avrei mai lasciata, mai. Non mi sarei mai
comportato come quel verme di prima… La presi in braccio la portai sul letto,
cullandola.
“Ci sono qua io.” ripetei.
“Ci sono qua io.” dissi ancora,
sempre stringendola a me.
Le baciai i capelli. Seira continuava
a piangere e a stringersi a me. Mi sentivo tremendamente impotente e volevo
solo che non piangesse più. Volevo che sorridesse. Che fosse felice.
Seira comunque continuò a piangere
per parecchio tempo. Si era stretta a me in un abbraccio quasi soffocante, ma
non m’importava. Anzi, meglio: più vicina era, meglio mi sentivo. Certo, non
che fossi entusiasta del fatto che stesse piangendo. Soprattutto perché
piangeva per quel viscido bastardo.
“S-scusa…” mormorò infine, alzando il
volto e cercando di asciugarsi gli occhi.
“Ssssh. Non ti devi scusare…”
“N-no… E’ che… Non vorrei che tu
pensassi… Voglio dire, non sto piangendo per lui, o meglio, solo non voglio che
s’intrometta in questa mia nuova vita, e pensavo di esserci riuscita, ma non avevo
detto ai miei che ci eravamo lasciati, e così credo che gli abbiano dato il tuo
indirizzo e….”
“Basta Seira. Non sforzarti. Fatti
solo abbracciare.”
Lei non se lo fece ripetere due volte
e rituffò la testa sul mio petto. Da parte mia mi sentivo enormemente
sollevato: allora non provava davvero più nulla per lui. Merlino, avrei voluto
baciarla. Avrei voluto stringerla per sempre.
Ma il tempo passava inesorabile e dopo
un po’ Seira mi disse che voleva farsi una doccia. La lasciai in camera da sola
a malincuore e andai anche io a darmi una risistemata: ero davvero un disastro,
la tipica faccia di chi si era appena alzato e la camicia macchiata dal trucco
lacrimoso di Seira. Fortunatamente il vestito verde di mia madre sembrava
essere intatto, da quel che vidi poco prima di uscire dalla stanza.
Incontrai Lucy mentre ero diretto in
camera e la fermai, incurante del mio aspetto.
“Allora, com’è andata?”
“Bene. Astoria l’ha accompagnato fino
alla porta, poi l’ho seguito personalmente fino al cancello. Gli ho detto una
cosa del tipo: “Non ti azzardare mai più a dire che Seira è una pazza isterica,
io non so cosa sia successo ma da quello che ho capito sei tu il lurido verme
bastardo che dovrebbe vergognarsi… Seira è una nostra cara amica e non merita
neanche di essere avvicinata da un granello di polvere proveniente da una tua
maglietta. Sparisci e vedi di non tornare, non sei più il benvenuto a Villa
Malfoy.”. A quel punto le difese della casa devono essersi in qualche modo
attivate perché è stato sbalzato all’indietro, attraverso il cancello ancora
chiuso, ed è caduto qualche metro più in là. So che il passaggio fra le sbarre
è abbastanza doloroso, ma per precauzione ho preferito lanciargli anche una maledizione:
il suo sedere sarà pieno di bolle per almeno due settimane, credo. Non riuscirà
a sedersi.”
Ascoltai entusiasta le parole di Lucy
e ringraziai che fosse una mia lontana parente Malfoy – sue madre era la
sorella di nonno Lucius – per poter attivare le difese della casa. No, non era
per niente bello passare attraverso le sbarre del cancello… Ti lasciavano
dolori brucianti ad intermittenza per un bel po’ di tempo.
“Grazie Lu, ben fatto. Beh, vado a
lavarmi ora, se non ti dispiace….”
“Scorp, e Seira?”
“Si è sfogata un po’, poi m’ha
chiesto di lasciarla sola per farsi la doccia. Sembra apposto comunque…”
“Capisco. Beh, io vado in salotto, ti
aspetto lì poi.”
“Ok.”
Il getto bollente dell’acqua sulla
pelle sciolse meglio il nodo nervoso che avevo nello stomaco e mi permise di
rilassarmi un po’. Una volta lavato, asciugato e vestito chiamai un Elfo a cui
consegnai il completo che avevo indossato tutta notte per farlo lavare, poi
scesi in cucina a sgranocchiare qualcosa. Il mio stomaco reclamava la parvenza
di una colazione anche se erano ormai le undici e mezza.
Lì trovai Seira, pulita e vestita
normalmente – con dei jeans e una maglietta – davanti ad una tazza di caffè
fumante e un piattino di biscotti.
“Mangi con me?” mi sorrise dall’altro
lato del tavolo.
“Certo!” risposi, ricambiando il
sorriso. Aveva ancora gli occhi un po’ rossi, ma per il resto non sembrava che
avesse pianto.
Mangiammo in silenzio e poi ci unimmo
agli altri in salotto. Nessuno a parte Lucy e mia madre sapeva ciò che era
successo, quindi il pomeriggio trascorse tranquillo, in un’atmosfera leggera e
goliardica. Poi verso le cinque venne il momento di salutare tutti: infatti
ognuno sarebbe tornato a casa propria per passare il resto delle vacanze con la
famiglia.
Mi sentii improvvisamente irritabile:
non volevo separarmi dai miei amici, quest’anno più che mai. Non volevo
separarmi sa Seira. Non così. Non dopo quello che era successo.
“Astoria, ti ringrazio ancora per il
vestito… E mi scuso per la scenata di stamattina.” disse Seira prima di
andarsene, arrossendo.
Mia madre le posò una mano sulla
spalla, sorridendo.
“Stai tranquilla cara. Da quel poco
che ho capito avevi ottime ragioni. La colpa è mia che l’ho fatto entrare senza
avvertirti.”
Poi venne il mio turno di salutarla e
l’abbracciai, cercando di metterci tutto: il fatto che per lei ci sarei sempre
stato, la mia voglia di averla con me. I miei sentimenti.
Quando tutti se ne furono andati mia
madre mi chiese delucidazioni in merito al comportamento di Seira, ma non era
arrabbiata: era serena e solo curiosa di capire cosa l’aveva spinta ad agire
così. Appena glielo raccontai si dimostrò ancora più comprensiva nei suoi
confronti e stranamente battagliera verso quel lurido verme che aveva osato
entrare in casa nostra.
“A proposito, Scorpius…”
“Dimmi.” risposi sorpreso, quando
ormai ero sulle scale per andare in camera mia.
“Vedi di non tradirla mai, o potresti
fare la stessa fine… Ed io l’aiuterei, sappilo.”
Divenni bordò in mezzo secondo e
mormorai qualcosa sul fatto che non stavamo insieme.
“Certo certo.” rispose lei, con lo
sguardo divertito “Ma faresti meglio a dire ‘non ancora’.”
Andai in camera mia sempre più
imbarazzato. Beh, quantomeno se Seira fosse diventata davvero la mia ragazza
avevo mia madre dalla mia parte. Era un bene che l’avesse presa in simpatia.
Ora dovevo solo convincere Seira a mettersi con me… Dovevo fare il primo passo.
Fu con questo pensiero fisso che
aspettai il rientro ad Hogwarts.
Il viaggio in treno si rivelò
piacevole: eravamo tutti in uno scompartimento – Seira ci raggiunse solo a metà
viaggio, prima era stata da Rose – a chiacchierare, al caldo e mangiando dolci,
mentre fuori infuriava una tempesta.
Tutto sommato quella sera, una volta
finito il banchetto, ero troppo stanco per affrontare l’argomento con Seira,
così mi arresi al letto e dormii profondamente fino a tarda mattina.
“Sveglia Scorp, dobbiam fare colazione,
fra un’ora iniziano le lezioni!” mi buttò giù dal letto Alex. Io mugugnai
qualcosa poi mi decisi ad alzarmi, e un quarto d’ora dopo eravamo seduti al
tavolo dei Serpeverde.
Le ragazze ci raggiunsero poco dopo
ed il mio stomaco fece una buffa capriola nel vedere Seria sorridermi
raggiante. Stavo mangiando una fetta di torta quando arrivò la posta: l’allocco
di Seria si fermò davanti alla ragazza e tese la zampa, per farsi togliere la
lettera.
“Strano… Come mai i miei mi scrivono
già se sono partita ieri?” mormorò lei, prendendo la pergamena. La srotolò e la
lesse, e riga dopo riga il suo sguardo si faceva sempre più basito. Ero maledettamente
curioso di sapere che cosa fosse successo, e stavo per chiederglielo quando lei
alzò lo sguardo verso di me.
Mi allungò la pergamena senza dire
una parola ed io, confuso, mi apprestai a leggere.
Sentii le risatine di Alex, che si
era sporto per leggere, prima ancora di capire il contenuto della lettera.
Oddio no. Non poteva essere vero.
Tesoro,
so che ti sembrerà strano ricevere questa lettera adesso ma questo pomeriggio
un grosso gufo reale ci ha portato una missiva alquanto strana.
Era da parte di un certo Lucius Malfoy – l’amico dove sei andata a capodanno
non si chiamava Malfoy? – e chiede, molto cortesemente, se siamo disposti a
firmare un contratto prematrimoniale fra te e suo nipote Scorpius.
Siamo leggermente perplessi di fronte a tale richiesta, sai come la pensiamo
sul fatto di essere purosangue vecchio stile, ma non vogliamo neppure fare una
mossa azzardata rispondendo male: non ci hai mai detto nulla a proposito di
questo Scorpius se non che è un tuo caro amico, ma se per caso vi frequentate…
Beh, non può farci altro che piacere, ma la sostanza è: come rispondiamo?
Rifiutiamo gentilmente? (mi sembrerebbe un po’ prematuro accettare anche se voi
due foste insieme… Voglio dire, hai solo diciassette anni! Però la scelta è tua
quindi vedi tu).
Rispondi al più presto, non vorrei che questo Lucius si offendesse nel
non ricevere risposta.
E facci sapere come stanno le cose fra te e questo Scorpius.
Ti vogliamo bene,
Mamma e papà.
Alex ormai era in preda a risatine
convulse, e si teneva la pancia. Io ero imbarazzatissimo, le mie guancie
andavano a fuoco e le mie mani tremavano. Deborah chiese timidamente: “Che
succede?” ma nessuno le rispose. Gli altri ci stavano guardando perplessi.
Finalmente mi decisi ad alzare lo
sguardo verso Seira, che continuava a fissarmi con quell’espressione perplessa.
“Mio nonno è un idiota, gli manderò
una strillettera.” dissi a voce bassissima, non riuscendo a reggere il suo
sguardo. Poi la vidi guardare Alex ed improvvisamente gli angoli della sua
bocca si curvarono verso l’alto.
Scoppiò a ridere, riprendendosi la
lettera.
“E’ così… Così… Comico!” esclamò,
riprendendo a ridere.
Io la guardai un po’ perplesso, poi
decisi di unirmi alle risate.
Ma Lucuis me l’avrebbe pagata.
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Capitolo 20 *** Finalmente! ***
Alla fine ho deciso di postare stasera u.u
Sono molto stanca e posto solo perché avevo il capitolo già
pronto… Per le altre storie non è così, scusatemi >..<
Ringrazio sempre chi mi segue/ricorda/preferisce e chi
recensisce *--* =D
Buona lettura!
Finalmente!
POV Seira
Dopo il mio sfogo con Scorpius mi
sentii bene, e nello stesso tempo non potei far a meno di darmi della stupida
per aver rovinato il mio ultimo giorno con lui prima dell’inizio della scuola.
Nonostante tutto Scorpius non mi fece pesare niente, anzi si dimostrò gentile
come non mai… E avevo ancora addosso la sensazione delle sue coccole, il calore
della sua stretta.
Quando fu il momento di andarmene
tentai timidamente di rimediare al disastro che avevo combinato davanti agli
occhi della madre di Scorpius.
“Astoria, ti ringrazio ancora per il
vestito… E mi scuso per la scenata di stamattina.”
“Sta tranquilla cara. Da quel che ho
capito avevi ottime ragioni. La colpa è mia che l’ho fatto entrare senza
avvertirti.” mi rispose lei, poggiandomi una mano sulla spalla e sorridendomi.
Poi, un pochino rincuorata, mi
concentrai su Scorpius e mi feci abbracciare. Annusai il suo odore e cercai di
memorizzare ogni singolo istante di quella stretta: non l’avrei rivisto per un
po’ di giorni e già mi mancava. Ero proprio andata, altro che cotta… Ero innamorata.
Sul serio.
Passai il resto delle vacanze
cercando di finire la montagna assurda di compiti che ci avevano assegnato,
facendo la spola fra casa mia e quella dei miei nonni paterni. Il giorno prima
del rientro si smaterializzarono anche i miei nonni materni, e li abbracciai
con un enorme sorriso: mi erano mancati. Però dovevo risolvere una questione
con loro… E con i miei genitori.
“Posso parlarvi un momento, ora che
siete tutti qui?”
“Certo cara, dicci.” mi disse mia
nonna, sedendosi sul divano e sorridendomi. Gli altri mi guardavano carichi
d’attesa e mi sentii stranamente in imbarazzo.
“Ehm… Ecco… Io e Marco non stiamo più
insieme. In realtà non stiamo più insieme da ancora prima di trasferirci.”
Mia nonna si coprì la bocca con la
mano e mia mamma mi guardò perplessa.
“Vuol dire che ti ha creato problemi
il primo gennaio? Perché accidenti non ce l’hai detto prima?!” mi disse.
“Beh pensavo di non doverlo comunque
vedere mai più, non mi aspettavo saltasse fuori così… Ora lo sapete no? Quindi
discorso chiuso.”
“Ma cara… Cos’è successo?” mi chiese
mia nonna, prendendomi per mano.
“Nulla di che, sul serio… Solo non
stiamo più insieme. Beh, ora basta, lo sapete ed è tutto apposto no? Vado a
farmi una doccia…”
Cercai di svicolare con una scusa e
fortunatamente mi lasciarono andare. Ecco perché non gliel’avevo detto prima:
si sarebbero impicciati come la morte. Però adesso dovevo solo resistere fino a
domani mattina, poi sarei partita e non li avrei più rivisti fino a dopo i M.
A. G. O.
I M. A. G. O., già. Ora che gennaio
era iniziato, cominciavo a sentire una strana ansia al pensiero degli esami…
Ansia che era alimentata anche dai professori e dall’enorme mole di lavoro che
ci davano in preparazione. Temevo di fare una figuraccia, e mi ripromisi di
mettermi a studiare sul serio… Una volta tornata a scuola. Anche se i
professori mi avevano preso in simpatia – come volevasi dimostrare – saremmo
stati giudicati da una commissione esterna, per questo non potevo contare sulla
“reputazione”… Dovevo darmi da fare.
Il giorno dopo caricai i miei bagagli
sull’Espresso per Hogwarts e mi sporsi dal finestrino dello scompartimento di
Rose per salutare i miei genitori, poi mi misi tranquillamente a chiacchierare
con la mia amica e Lily, che sedeva con noi. Avevo avuto la tentazione di
cercare subito gli altri – quantomeno Scorpius – ma Rose mi aveva bloccato
prima e… Beh, non la vedevo comunque da un secolo, non mi sembrava carino
abbandonarla. Anche lei mi era mancata.
Le due cugine mi raccontarono così
del Natale passato a casa dei nonni – una casa chiamata “La Tana” – e della
miriade di cugini e amici che c’erano. Nonna Molly, ovvero la nonna paterna di
Rose e la nonna materna di Lily, era quasi impazzita, ma fortunatamente la
figlia e le nuore le avevano dato una mano a gestire tutto. Da quello che capii
dai loro racconti alla Tana non esisteva la privacy, ma si era pervasi da
un’atmosfera molto calda e famigliare… Credo che avrei preferito un buon
compromesso, conoscendomi, come era stato a Villa Malfoy. Infatti raccontai
loro delle mie vacanze con il gruppo Serpeverde, e Rose si dimostrò
particolarmente curiosa di sapere come fosse fatta casa di Scorpius. Forse lo
invidiava un po’… O forse era semplicemente curiosa: dopotutto si parlava pur
sempre di Rose.
Verso metà viaggio le salutai e andai
a cercare gli altri, trovandoli fortunatamente quasi subito: Scorpius, Aroon,
Lucy e Deborah occupavano uno scompartimento e mi fecero spazio, chiedendomi
dov’ero stata fino a quel momento.
Il banchetto fu meraviglioso come
sempre e me ne andai a letto con la pancia esageratamente piena. La mattina
dopo Lucy dovette venire a svegliarmi: durante le feste avevo preso la brutta
abitudine di dormire troppo. Sbadigliano mi avviai verso la Sala Grande, una
volta che fui lavata e vestita, e mi lasciai cadere pesantemente accanto ad
Aroon. Non potei fare comunque a meno di rivolgere un enorme sorriso raggiante
a Scorpius: accidenti se avrei voluto abbracciarlo… Baciarlo… E poi…
I miei pensieri furono interrotti da
Jo, il gufo di famiglia, che mi atterrò davanti e mi tese la zampa.
“Strano… Come mai i miei mi scrivono
già se sono partita ieri?” sussurrai, prendendo la pergamena.
Non ci potevo credere. Ero
semplicemente sbalordita. Incredula. Non poteva essere vero…
Che cavolo, perché Lucius voleva
combinare un matrimonio fra me e Scorpius?! Non che non ne fossi felice, in una
parte del mio cervello, ma il resto era diviso fra “ma io a lui neanche
piaccio” “non stiamo ancora insieme” ed “è troppo presto anche solo per
pensarci!”.
Ancora sbalordita allungai la
pergamena a Scorp, come se lui potesse darmi delle risposte.
Lo osservai cambiare colore mentre
leggeva, diventando rossissimo. Osservai le sue mani tremare e sentii la
risatina di Alex trasformarsi in una risata vera. Deborah chiese qualcosa ma
non ci badai, mentre tutti – tranne Alex – ci osservavano perplessi.
“Mio nonno è un idiota, gli manderò
una strillettera.” mormorò Scorpius, sempre più imbarazzato.
Osservai Alex ridere e poi di nuovo l’espressione
sbigottita di Scorp, e non riuscii più a trattenermi. Scoppiai.
“E’ così… Così… Comico!” esclamai fra
una risata e l’altra, riprendendo poi a ridere. O meglio, ad ululare dal
ridere.
Poi anche Scorpius si unì a noi.
“Seriamente, che succede ragazzi?”
chiese Brendoon, guardandoci perplesso. Alex strappò la lettera dalle mani di
Scorpius e gliela passò.
Brendoon quasi si strozzò con il
succo di zucca, poi prese a ridere anche lui. Ben presto la lettera fece il
giro dei nostri compagni, ed io guardai con un moto di stizza – ma sempre
ridendo – Deborah che leggeva avida: gli occhi parevano uscirle dalle orbite da
quanto era curiosa. Lei, insieme a Lucy, fu l’unica a non ridere: però Deborah
si affrettò ad alzarsi e raggiungere la sua amica di Tassorosso – probabilmente
per spettegolare – mentre Lucy mi guardava seria.
Finalmente le risatine finirono e noi
ci avviammo velocemente verso l’aula di Storia della Magia. Tutto sommato la
mattinata passò senza intoppi e velocemente – a parte la noia mortale del
professor Ruf – e durante la pausa pranzo Lucy mi prese da parte. Avevo capito
che volesse parlarmi da come mi aveva fissato a colazione, così la portai in
un’aula vuota e mi apprestai ad ascoltare.
“Allora, che ne pensi?” mi chiese
infine.
“Di cosa?”
“Della lettera dei tuoi.”
“Oh.”
Mi grattai un attimo la testa,
incerta.
“Beh credo che gli dirò di rifiutare
gentilmente… Voglio dire, io e Scorp neppure stiamo insieme… Non sono la sua
ragazza…”
“Ma lo sarai.”
La guardai esasperata.
“Merlino, la smetti di dire così?! Non
so se lui mi vuole, punto. E in ogni caso non è questo il problema… Solo che
non so come reagirà Lucius… Non mi è simpaticissimo, vero, però da come me ne
hai parlato ho capito il suo modo di ragionare e non vorrei inimicarmelo,
capisci?”
Lucy si sedette su un banco e mi
guardò fissa negli occhi.
“Senti, secondo me Lucius è più furbo
di te e Scorp messi insieme. E vuole un gran bene al nipote, non c’è dubbio.”
“Che vuoi dire?!” esclamai, sorpresa.
Lucy sospirò.
“Seira, pensaci bene… Deve aver
capito che c’è qualcosa fra di voi – e non interrompermi! Te lo dico io che
c’è, te lo possono dire tutti! Si vede lontano un miglio! – e quindi… Ha
pensato bene di far ottenere a Scorpius quello che voleva. Ovvero te. Hai
ragione a dire che lui ragiona in maniera… Antica, se così vogliamo dire… Ma
pensaci, nonostante il metodo ortodosso a cui comunque è stato abituato… E’
comunque venuto meno a certi pensieri Purosangue per Scorpius…”
“Cioè?! Non ti seguo…” chiesi, sempre
più confusa. Lucy sospirò ancora.
“Non nego che ha ragionato in base a
criteri Purosangue: inanzitutto ti ha fatto quella domanda prima della festa
per capire se tu fossi degna di suo nipote, e poi ha cercato di “comprarti” con
il contratto prematrimoniale… Però ha saltato un punto, ovvero l’analisi della
tua famiglia. Si vede che disapprova tuo padre per la sua apertura mentale, ma
ha deciso comunque di passarci sopra dato che alla fine sei Purosangue, e non
si è minimamente interessato alla tua famiglia dal punto di vista finanziario.
Lo so perché i miei genitori sono amici dei Malfoy da tempo immemore. Chi credi
che ci fosse a quella festa? Solo la crème della società. Le persone più
influenti con i loro rampolli, quelli più schifosamente ricchi che hanno
potere. Ora, non so come sia messa la tua famiglia, ma non era invitata alla
festa e questo mi fa pensare.”
“I miei nonni sono ricchi! E non
capisco come possa essere importante, comunque! Da quel che ho visto i Malfoy
san benissimo mantenersi da soli!” esclamai, indignata.
“Ma certo, ma certo… Solo che Lucius
ragiona con la perfetta mentalità da Purosangue, e tu non puoi capire… Dato che
i tuoi hanno una mentalità più aperta… Vedi, ti sei mai chiesta perché si
combinano i matrimoni? Se fosse solo per una questione di sangue, beh, ognuno
potrebbe dare ai figli quantomeno una minima scelta… Ma il matrimonio si
combina più che altro per aumentare il potere e il patrimonio di famiglia. Il
prestigio. So che tutto questo ti sembrerà assurdo, però… Se Lucius non si è
preoccupato di tutto questo, vuol dire che considera suo nipote più importante
delle rigide regole a cui si è attenuto tutta la vita. Vuol dire che ti
considera degna di stare al suo fianco a prescindere dal tuo conto in banca,
vuol dire che ha visto con che occhi Scorpius ti guarda e ha deciso che quella
è la cosa più importante.”
“… Continuo a non capire… O meglio,
ho capito ma non condivido…”
“Lo so che non condividi. Nemmeno io
lo faccio… E sai, a volte invidio Brendoon che ha trovato il vero amore in una
persona che va a genio alla sua famiglia. Li invidio perché io non avrò
scelta.”
“Oh Lucy… Non dire così, non sei
costretta. Guarda mio padre… Non sei costretta a vivere in una gabbia dorata.”
Lucy mi sorrise debolemente.
“Sarà, ma sono pure una Serpe: quando
s’inizierà a parlare di matrimonio vedrò prima a chi mi accoppiano e se
possiamo andar d’accordo, e poi in caso mi opporrò. Nel frattempo cerco di dare
il meglio di me così che, in caso dovessi andare contro la mia famiglia, avrei
comunque un’istruzione degna di potermi dare un lavoro con cui mantenermi.”
Per la prima volta, sentii di non
conoscere affatto Lucy. Era davvero lei quella dolce ragazza che sapeva capirmi
solo con uno sguardo, così pacata e sorridente? Ma dopotutto doveva esserci un
motivo se era stata smistata a Serpeverde, aveva ragione… L’astuzia si
manifesta in molti modi alla fine.
Per tutto il resto della giornata mi
ritrovai a pensare alla nostra chiacchierata, e a come mai Lucius avesse deciso
di mettere da parte i suoi principi per me. O meglio, alcuni dei suoi principi…
Dubito che sarei stata accolta come la benvenuta, se fossi stata Mezzosangue… A
parte da Astoria, naturalmente. Lei mi aveva preso subito in simpatia, prima di
sapere di chi ero figlia. In ogni caso era inutile farsi dei problemi dove non ce
n’erano: il problema che avevo ora era solo uno, ovvero far capire a Scorpius i
miei sentimenti.
Attraversai la parete diretta in Sala
Comune e quasi mi scontrai con Deborah.
“Allora Seira…” mi chiese, con un
sorrisetto vispo che non le vedevo da un po’ “Alla fine accetterai o no le
nozze combinate?”
Stavo per risponderle in malo modo
quando qualcuno mi afferrò da dietro, e alzando la testa scoprii che era
nientemeno che Scorpius.
“Scusa se mi permetto Deb, ma te la
rapisco un po’. Potrà rispondere dopo a tutto quello che vorrai!”
Senza che riuscissi a protestare –
non che ne avessi l’intenzione comunque – mi portò fuori dalla Sala Comune e
cercò un’aula vuota in cui potarmi.
“Beh, che devi dirmi?” gli chiesi
sorridendo, mentre mi metteva giù.
“Seria…” mormorò.
Mi girai e lo vidi arrossire e
abbassare lo sguardo.
“Che c’è? Se è per la lettera, non ti
preoccupare, io…”
“No, non è per la lettera.”
Lo guardai di nuovo. Era sempre rosso
e con lo sguardo basso.
“Scorp… Che ti succede?”
Iniziavo ad essere seriamente
preoccupata.
“Senti… Ora farò una cosa, ma
promettimi che non ti arrabbierai…”
Il mio cuore prese a battere
velocemente mentre lui si avvicinava. Istintivamente arretrai verso il muro:
cosa stava succedendo?
“Sì…” sussurrai, mentre arrossivo
senza saperne il motivo.
E poi accadde.
Scorpius si avvicinò a me, era sempre
più vicino… Poi poggiò una mano sul muro dietro di me, con l’altra mi prese il
mento fra le dita, mi guardò negli occhi e poi… Mi baciò. Dapprima un bacio leggero,
timoroso, come a saggiare la mia reazione… Pii il mio cervello si scollegò e
gli buttai le braccia al collo, rispondendo con entusiasmo: Merlino, aspettavo
questo momento da secoli!
Lui parve estremamente sollevato
mentre prendeva a baciarmi con foga.
Ad un certo punto, come da molto
lontano, sentii una risatina e poi la porta aprirsi. Io e Scorp ci staccammo di
pochi centimetri e girammo la testa: due ragazze di Tassorosso si erano
bloccate sulla porta e ci fissavano a bocca aperta.
“Ehm… Ops!” esclamò una, arrossendo,
per poi trascinare l’amica fuori e chiudersi la porta alle spalle.
Gemetti.
“Che c’è?” mi chiese Scorpius,
tornando ad osservarmi.
“Quella era l’amica di Deborah… Ora
lo scoprirà tutta la scuola…”
“E allora?” mi chiese, prima di
poggiare di nuovo le sue labbra sulle mie. Risposi al bacio e appena ci
staccammo per riprendere fiato continuai.
“Potrebbero equivocare…”
“Non credo… Seira, vuoi essere la mia
ragazza?”
Non ero mai stata così felice. Se
avessi dovuto evocare un Patronus proprio in questo momento, scommetto che mi
sarebbe uscito così corporeo da sbattere contro i muri. Per l’entusiasmo lo
assalii baciandolo e stringendo ancor di più. Dopo l’ennesimo bacio ardente,
Scorpius parlò di nuovo.
“E’ un sì?”
“Mi pare evidente.” risposi, prima di
venir baciata di nuovo.
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Capitolo 21 *** Epilogo ***
Eccoci dunque giunti alla fine di questa storia XD
E’ stata una storia lunga u.u e mi ha dato molte
soddisfazioni postarla =) grazie a tutti quelli che mi hanno sostenuto! =D
oltre a seguirmi/preferirmi/ricordarmi anche recensendomi, e anche leggendo solamente!
=)
Bene, vi lascio alla lettura! =D
Mi raccomando commentate! XD
Epilogo
POV Scorpius
“Tesoro, sei bellissimo.” mi disse
mia madre, aggiustandomi la cravatta e guardandomi radiosa. Era il quindici
giugno e faceva molto caldo, ma il completo era d’obbligo.
Sorrisi di rimando e le risposi:
“Anche tu.” Ed in realtà era davvero bella, nel suo vestito argenteo.
Mio padre entrò in quel momento nel
piccolo salottino dove eravamo, anche lui elegantissimo.
“E allora, nervoso?” mi chiese, a mò
di saluto.
“Per niente.” risposi sicuro “Semmai
emozionato.”
Draco mi fece un sorriso e mi diede
una pacca sulla spalla.
“Beh, gli altri ti aspettano fuori…
Sbrigati mi raccomando.” disse prima di uscire.
“Su, andiamo.” gli fece eco Astoria,
finendo di sistemarmi. Io la seguii fuori dal salottino e dalla casa,
dirigendomi verso il gran numero di persona che affollavano il giardino di
Villa Malofy.
“Ehi Scorp, finalmente ti sei deciso
eh?! Temevo che passassero secoli, come quando non ti rendevi conto di volere
Seira e che lei voleva te… Avete sprecato un mucchio di tempo.”
Osservai Brendoon mentre parlava, con
Cecily che lo teneva sottobraccio. Il sole fece un attimo risplendere la
piccola fede dorata che portava la ragazza: l’anno prima i due si erano
sposati, dopo anni e anni di fidanzamento. Era straordinario notare come
sembrassero sempre così felici, nonostante stessere insieme da… Sempre,
praticamente. Sorrisi, perché da quel momento in poi anche io sarei stato come
loro, o almeno mi auguravo.
Gli invitati mi travolsero prima che
potessi rispondere, tutti si congratulavano con me. Ero impaziente e continuavo
a sbirciare verso l’arco di rose intrecciato, ma mancava ancora tempo…
“E dunque, chi l’avrebbe mai detto
che sarei stata presente al matrimonio di un Malfoy?! E non come semplice
invitata, ma come testimone della sposa! Roba da matti…” mi disse Rose Weasley,
appena riuscì a beccarmi. Sorrisi.
“Non sia mai che si dica che una
Weasley e un Malfoy vadano d’accordo. Vedi di starmi alla larga, rossa.” le
risposi, facendo l’occhiolino. Il nostro rapporto era evoluto in quegli anni:
da semplici conoscenti-rivali per natura, la mia relazione con Seira ci aveva
avvicinati ed eravamo ormai diventati amici. Lei non era proprio la secchiona
che mi aspettavo – beh, non che non lo fosse, risultò la migliore in assoluto
ai M. A. G. O., ma era dotata anche di una sorta d’innato senso dell’umorismo –
e io mi ero rivelato non stronzo come credeva, così abbiamo imparato a
sopportarci… E a volerci bene, in fondo. Ormai avevo perso il conto di quante
estati avevo passato alla Tana con lei e Seira.
“Oh, se questa è l’accoglienza che
risevi alla testimone, non oso immaginare come ti comporterai con la
damigella.” s’intromise Lucy, avvicinandosi con un sorriso. Lei e la rossa non
erano mai diventate amiche vere, ma si sopportavano. E Lucy quel giorno era
davvero splendida nel suo abito azzurro da damigella, molto elaborato. Quindi
non mi stupii affatto quando il figlio di un ricco magnate si avvicinò con
l’intenzione di parlarle, ma lei sbuffò.
“Oh cielo, non di nuovo… Vi saluto
ragazzi!” esclamò prima di piantarci lì. Ebbene, nonostante i continui
corteggiamenti e le pressanti richieste di matrimonio, si poteva dire che Lucy
non avesse ancora trovato la sua anima gemella. C’era stata una litigata anni
fa, appena finita la scuola, perché i suoi genitori volevano che sposasse
Julian Nott e lei si era opposta fermamente. Era persino scappata di casa,
rifugiandosi da Seira, ma suo padre l’aveva convinta a cercare un compromesso e
così aveva fatto pace con i suoi genitori, con la promessa che avrebbe sposato
prima o poi un purosangue di buona famiglia, ma che l’avrebbe deciso solo ed
esclusivamente lei. Nonostante ciò era ancora single ed insisteva sul fatto che
non aveva ancora trovato quello giusto.
Continuai il mio giro fra gli
invitati, e Aroon mi presentò la sua nuova fiamma del momento assieme alla
nuova squadra di Quidditch famosa di cui era diventato capitano. Mio padre mi
ribeccò poco dopo, mentre ero coinvolto in un’accesa discussione con uno dei
battitori, e mi disse: “Ehi è quasi ora, preparati.” così che salutai tutti e
mi avviai verso l’arco di rose.
Il celebrante mi salutò
affettuosamente mentre finalmente incontravo Alex, il mio testimone: mi prese
un po’ in giro per il fatto che di lì a poco sarei stato ‘imprigionato a vita’
e mi raccontò sottovoce una serie di avventure bizzarre che aveva vissuto nel
suo girovagare per l’Europa, di cui una particolarmente divertente con una
Megera e due Goblin. Con la coda dell’occhio osservai attentamente gli invitati
sedersi e Lucy e Rose avvicinarsi all’arco. Mia madre e mio padre presero posto
in prima fila accanto alla signora Felton, che piangeva commossa nonostante non
fosse ancora iniziata la cerimonia.
Poi finalmente calò il silenzio
mentre iniziava la marcia nuziale e vidi Seira venirmi incontro, a braccetto
con suo padre. Tutto il mondo si fermò in quel singolo istante, e non importava
che la mia ragazza fosse più bella che mai nel suo elegante vestito bianco e
blu: presto sarebbe diventata mia moglie, la signora Malfoy… Completamente mia,
per sempre.
Il resto della cerimonia trascorse in
un moto di irrealtà, almeno per me, tranne nel momento del fatidico ‘sì’: ero
più convinto che mai e non volevo lasciarla andare. Il momento del bacio lo
accolsi quasi con sollevo, dato che era la cosa che volevo fare appena l’avevo
vista.
Seira. La mia Seira. Non più Seira
Felton, ma Seira Malfoy. Ora eravamo uniti per sempre.
Il banchetto e la festa iniziarono e
sembravano non voler più finire: era meraviglioso, maledettamente meraviglioso…
Tutti che i congratulavano, la cucina squisita degli Elfi, i regali, le foto
magiche a colori, gli amici di sempre che si stringevano a noi, il taglio della
torta, le danze, le risate, la compagnia… E poi, piano piano tutti se ne
andarono, lasciandoci soli… Tutti ci augurarono buon viaggio mentre i nostri
genitori facevano preparare i bagagli dagli Elfi… E venne così anche il momento
della partenza: io e Seira ci smaterializzammo ad un’altra Villa Malfoy, in
Francia, in riva al mare, mentre gli Elfi avevano già predisposto tutto per il
nostro arrivo.
Era il momento, il momento che
aspettavo da tanto: certamente avevamo già fatto l’amore prima di allora, ma la
luna di miele rendeva tutto così magico… La prima volta dopo le nozze… Seira si
fece una lunga doccia e si cambiò, indossando una semplice vestaglia leggera.
“E così, la nostra prima volta da
marito e moglie, mh?” mi chiese, buttandosi sul letto mentre mi toglievo la
camicia.
“Ma come siamo impazienti, signora
Malfoy…” le risposi, sorridendo. Lei s’inginocchiò sul materasso e mi aiutò a
slacciare gli ultimi bottoni, ridendo.
In poco tempo mi trovai sopra di lei,
baciandola con passione e togliendole la vestaglia. Ben presto mi trovai a
lasciarle una lunga scia di baci lungo tutto il corpo, ma una volta arrivato ai
glutei mi fermai.
“Sai…” sussurrai lieve, il viso
ancora vicino alla sua pelle “La prima volta che ti ho trovata a dormire nel
mio letto, in dormitorio, ti ho morso.”
“Cosa… Cosa?!” mi chiese lei,
scoppiando a ridere.
“Che c’è da ridere?” le chiesi,
accigliato.
“C’è che quando poi mi hai svegliato,
il giorno dopo, avevo pensato che potessi essere stato te… Ma ho subito
scartato l’ipotesi perché non mi sembravi un maniaco! Oh, che storia…”
“Te ne eri accorta?!” esclamai,
scandalizzato.
“Amore mio, non so tu, ma se ti mordo
ti lascio un segno… E questo segno si vede. Come hai potuto pensare che non me
ne accorgessi?!”
“Oh beh…” dissi, scrollando le spalle
“Ora hai risolto il mistero.”
“Quindi devo dedurne che lei è un
maniaco, signor Malfoy?” mi chiese Seira, guardandomi maliziosamente.
“Mmmmh… Se la mettiamo così…”
risposi, stando al gioco, e la morsicai di nuovo.
Seira lanciò un urletto e mi staccò
dal suo gluteo per farmi il solletico. Dopo qualche risata leggera i nostri
respiri si fecero più pesanti e ci ritrovammo a baciarci, frenetici come non
mai.
Quella prima notte fu stupenda:
amore, complicità e passione erano tutti ingredienti fondamentali che si
miscelavano alla perfezione. Quando entrambi rimanemmo soddisfatti strinsi
Seira a me, pensando che avevo finalmente ottenuto ciò che volevo dalla vita.
Ero felice, e avrei continuato ad
esserlo per sempre.
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