Diari da un nuovo fronte

di Cara_Sconosciuta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** capitolo due ***
Capitolo 3: *** capitolo tre ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***


Lo so, è l'ennesima long che inizio... ma abbiate pazienza,non ci posso far nulla se mi passa l'ispirazione. Di questa, però, ho più o meno tutta la trama in mente, per cui dovrei farcela, finalmente!

Spero davvero tanto nel vostro supporto, che è fondamentale!
E ora... buon primo capitolo!!!

Sconosciuta


Diari da un nuovo fronte


Gazzetta del profeta, 26 dicembre 2023


Nemmeno il Natale sembra essere stato in grado di fermare la follia babbana che imperversa nel mondo magico da più di un anno, ormai.

Durante la Santa Notte, infatti, un gruppo di vandali non magici, guidati da un mago traditore o mercenario, è penetrato a Diagon Alley e ha dato fuoco alla vecchia bottega Olivander, causando un'esplosione che ha coinvolto, fortunatamente non in maniera grave, tre costruzioni vicine.

Il proprietario della bottega, il signor Jonah Maybelle, detentore dell'attività fin dalla morte di Olivander, durante la Grande Guerra, è rimasto ucciso in questo atto sconsiderato.

Oggi più che mai il Mondo Magico si rende conto di trovarsi davanti ad un nuovo...


Teddy Lupin interruppe la lettura, disgustato.

Senza dire una parola, ripiegò il giornale e si diresse verso la camera da letto del suo appartamento.

Una casa piccola, appena due locali, ma comunque un lusso assoluto in tempo di guerra.

Perché era inutile continuare a negarlo: da più di un anno il Mondo Magico era di nuovo in guerra e questa volta contro un nemico molto superiore a Voldemort, se non altro numericamente.

Cercando di non fare rumore, il giovane sedette sul letto, dove Victoire dormiva tranquilla, abbracciata alla loro piccola Cartisia.

Da mesi lui non riusciva a riposare in quel modo, a godere così del calore della sua donna e di sua figlia, ma un sorriso non poté fare a meno di dipingersi sulle sue labbra.

Diciassette anni sono troppo pochi per diventare genitori, Harry glielo aveva ripetuto mille volte, otto anni prima, e lui era d'accordo, era terrorizzato, ma a quella bambina non aveva voluto rinunciare.

Con dolcezza, accarezzò piano il volto della piccola.

Non aveva mai fatto scelta migliore di quella e, d'altra parte, c'era da aspettarselo: Cartisia era frutto di un amore vero, non di una ragazzata qualsiasi.

Spenta l'abat jour, il giovane uomo si stese accanto alla sua famiglia, gli occhi spalancati a guardare il soffitto.

Dopo nemmeno cinque minuti, la manina di Cartisia si strinse intorno alla sua e, nel buio, Teddy Lupin sorrise.

Per la prima volta dopo mesi, confortato dal calore di sua figlia, si addormentò serenamente.

E quello fu l'inizio della fine.


Ma la vita è al vento

Attaccata a un filo

Scappa via di schianto

Certe notti Dio dove sta?

-Pooh, Puoi sentirmi ancora-


Il fumo giunse a solleticargli le narici dopo un tempo che gli parve allo stesso tempo infinitamente lungo e spaventosamente breve.

Cartisia dormiva della grossa, la manina ancora stretta alla sua.

La porzione di letto dove dormiva Victoire, però, era vuota.

Sulle prime, pensò che fosse già mattina e che Vic fosse andata in cucina a preparare la colazione. Non sarebbe stata la prima né l'ultima volta che i suoi pancake bruciavano, a causa di una distrazione ormai divenuta proverbiale nella grande famiglia Weasley.

Sorrise appena, all'immagine della sua compagna addormentata sul divano, mentre le frittelle diventavano via via sempre più nere.

Eppure, qualcosa gli diceva che non era quello ciò che stava accadendo.

L'odore di fumo era davvero troppo intenso e, volatilizzatasi la patina di sonno che attutiva i suoi sensi, Teddy si rese conto dell'inquietante crepitio che proveniva dall'altra stanza del bilocale.

Un lungo brivido gli percorse la schiena, non appena realizzò che, qualsiasi cosa stesse succedendo in cucina, era molto, molto peggio di una colazione bruciata.

Cartisia si lamentò appena nel sonno e lui, alzandosi, si chinò a posarle un bacio sulla guancia.

Stai tranquilla, amore... torno subito.”

Quando aprì la porta, l'inferno lo investì.

Il fuoco era ovunque in cucina e in salotto ed alcune lingue stavano già iniziando a lambire la porta della camera da letto.

Tutto ciò che conosceva, tutta la sua vita, ora era fuoco e ardeva, implacabile, cancellando l'esistenza di ogni suo ricordo.

Di Victoire, nessuna traccia.

Non poteva essere sparita...

Preso dal panico, Teddy si addentrò nel fuoco il più velocemente possibile, non dimentico della bimba addormentata nella stanza accanto.

Vic!” Al primo richiamo, nessuna risposta. “Victoire!”

Un debole colpo di tosse lo raggiunse da dietro il divano.

Più velocemente che poté, attraversò il salotto, tentando di richiamarsi alla mente un qualsiasi incantesimo in grado di sopire le fiamme.

Victoire era distesa a terra, i bei capelli biondi sparpagliati sul pavimento e la bacchetta abbandonata debolmente accanto alla sua mano aperta.

Teddy...” Esalò, accorgendosi della sua presenza. “Il fuoco... è magico. Il fuoco non si spegne...”

Dobbiamo uscire di qui.” Decise lui, tentando di infilare una mano sotto alla schiena della donna.

Con la poca forza che aveva, però, Victoire oppose resistenza.

Porta fuori la bambina...”

Vic, stai male e il fuoco non è ancora arrivato di...”

Papà!” L'urlo di Cartisia gli fermò il cuore per un istante.

Si era svegliata e doveva essere terrorizzata...

Confuso e impaurito, Teddy abbassò su Victoire i suoi grandi occhi scuri.

Portala via, Teddy... portala via e torna a prendermi...”

Debolmente, il giovane annuì e lei abbozzò un sorriso in risposta.

Fai in fretta...”

Annuendo di nuovo, Teddy si alzò in piedi e corse fino alla camera da letto.

Cartisia era distesa sul letto, le braccia sottili aperte ai lati del corpo.

Dormiva spesso in quella posizione, la sua bambina, eppure c'era qualcosa... un odore, avrebbe potuto dire, qualcosa che gli fece intuire subito che non era sonno, quello che abbracciava stretta la sua piccola.

Un odore, una sensazione che lo convinse che Cartisia era morta prima ancora di vedere il piccolo fiore rosso che germogliava sulla sua camicia da notte leggera.

Il messaggio, tracciato a chiare lettere sulle lenzuola bianche, era inequivocabile.

A morte la stirpe del lupo.

Venticinque anni sono troppo pochi per vedere la propria figlia morire.

Per vederla volare via con un proiettile babbano nel cuore, senza avere avuto nemmeno la possibilità di difenderla.

Quando si voltò verso il salotto in fiamme, Teddy Lupin comprese che il tempo era scaduto.

Fu in quell'istante, mentre le fiamme lambivano lentamente, troppo lentamente, il pavimento intorno ai suoi piedi, che Teddy Lupin capì di essere morto.

In silenzio, lo sguardo fisso e vuoto, raccolse il corpo della sua bambina dal letto e, stringendosela al petto, scavalcò il davanzale della finestra, come doveva aver fatto pochi minuti prima l'assassino che gli aveva portato via il cuore.

Fuori, il mondo dormiva.


Continua...



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Capitolo 2
*** capitolo due ***


Tre anni dopo


L'orecchino era una testa di lupo d'argento che mordeva forte il lobo del suo proprietario.

I capelli blu scuro di Teddy Lupin riflettevano la luce pallida della luna che, alta nel cielo, gli teneva compagnia durante quella sua ultima notte trascorsa nella sede della resistenza londinese.

Gli capitava spesso di soffermarsi a guardare la luna, soprattutto da quel giorno infame che per la seconda volta gli aveva rubato la sua famiglia.

La guardava perché gli ricordava suo padre e la vita solitaria che anche lui aveva dovuto condurre fin quasi alla fine dei suoi giorni.

Lo consolava sapere che, in un certo senso, quel destino di solitudine non era soltanto suo.

Sei pronto?”

La donna che si sedette al suo fianco, con la sua mole immensa, era forse la creatura più strana che Teddy avesse mai conosciuto.

La giovane mezzagigantessa italiana era partita quattro anni prima dal suo paese, un paese in pace, per andare a donare il suo supporto ai popoli in guerra. Era stata lei a trovare il giovane, seduto a terra davanti al rudere fumante di quella che una volta era stata la Tana, il corpo gelido della sua bambina ancora stretto al petto.

Era una donna forte e intelligente che aveva donato tutta se stessa alla causa dei maghi e lui non avrebbe potuto chiedere compagna migliore per la missione che si accingeva a compiere.

E tu?”

Lei si strinse nelle spalle, sedendogli accanto.

Non ho mai veramente smesso di esserlo. Non vedo l'ora di partire, a dirla tutta. Sono stufa del clima inglese.”

Teddy ridacchiò.

Siamo in guerra e a te dà fastidio il clima?”

Hey, io sono nata in un posto dove la gente sa come è fatto il sole.”

Sospirando, la gigantessa si sdraiò, appoggiando la grossa testa sulle gambe di lui.

Ti mancherà?”

Teddy scosse il capo.

Per nulla. L'Inghilterra ha saputo darmi solo morte. Mi ha portato via due famiglie e la terza, quella con cui sono cresciuto, è sparita senza lasciare traccia. Probabilmente sono morti anche loro, o lo saranno presto. Magari l'America sarà in grado di darmi qualcosa di più.”
“Tipo la vendetta?”

Tipo la libertà della mia gente, Silvia. Della vendetta mi importa poco: non mi ridarà la mia bambina.”

Il silenzio che calò tra loro era riempito soltanto dal suono onnipresente del Tamigi che scorreva poco lontano da lì.

Fu Silvia a riprendersi per prima.

Fammi vedere il travestimento.” Disse, tornando a sedersi.

Di nuovo?”

Voglio solo essere sicura che tu lo faccia sempre uguale.”

Teddy scosse appena il capo, non sicuro se essere divertito o scocciato e poi, lentamente, i suoi capelli iniziarono a scurirsi, fino a diventare di un bel nero corvino.

Il blu che aveva abbandonato le sue ciocche, dal canto suo, pareva essersi trasferito negli occhi che dimenticarono il loro naturale castano scuro per tingersi di un bell'azzurro ghiaccio.

Giocosa come sempre, Silvia si lasciò sfuggire un fischio di ammirazione.

Perché non prendi in considerazione di rimanere sempre così?”
“Perché è faticoso, Silvia. Piuttosto, avete localizzato la persona con cui dobbiamo parlare?”

La donna annuì.

Il professor Aaron Lindbergh si trova attualmente a Miami, in Florida. E' un posto bellissimo e, soprattutto, caldo.”

Silvia taglia.”

Lindbergh è un veterano della Guerra Magica ed è emigrato in America prima che Voldemort venisse distrutto. Studia il conflitto con i babbani da quando ha avuto inizio e qualche mese fa ha scritto al Generale Müffel.”

Müffel, il capo della Resistenza, era uno gnomo temprato dagli anni che aveva già prestato servizio durante la Guerra Magica.

Giura di avere la chiave per porre fine alle lotte, Teddy, ma prima di rivelarlo, voleva essere sicuro di potersi fidare di noi. Non può viaggiare, perché in Gran Bretagna è ricercato dalla polizia babbana, ma ha intrattenuto fino al mese scorso un'intensa corrispondenza con il Generale.”

E poi?”

Silvia scosse la testa, agitando i lunghi capelli castani.

E poi si è interrotta, di colpo. Müffel è sicuro che gli sia successo qualcosa, che sia stato arrestato o simili. Sai che anche in America la situazione non è delle migliori...”

...e quindi noi andiamo a scoprire che ne è stato del vecchio.”

Noi andiamo a fermare la guerra, Teddy Lupin.”


Nel mondo oggi più di ieri domina l'ingiustizia

ma di eroici cavalieri non abbiamo più notizia

proprio per questo Sancho c'è bisogno soprattutto

di uno slancio generoso, fosse anche un sogno matto

-F.Guccini, Don Chisciotte-


Il cimitero era coperto di neve.

Ignorando gli altri maghi e streghe che, come sempre in quel periodo buio, affollavano il camposanto, Teddy, intabarrato in un pesante cappotto nero e con il volto coperto da un cappellaccio a tese larghe, si diresse deciso verso la tomba della sua famiglia.

Non poteva permettersi di andare in giro vestito normalmente.

Era un partigiano, un membro della Resistenza; farsi riconoscere non sarebbe stato qualcosa di molto diverso da un suicidio.

Un Remus e una Ninfadora al massimo del loro splendore lo salutarono dalla foto, senza smettere di abbracciarsi. Teddy sorrise e si chinò a lucidare la ceramica con un panno morbido.

Mi mancherete.” Mormorò, deponendosi un bacio sulla punta delle dita ed appoggiando, poi, i polpastrelli al piccolo ovale dallo sfondo bianco.

Tonks allungò una piccola mano a sfiorare le dita del figlio, per poi nascondere il volto nel cappotto di Remus, che le accarezzò la testa.

Non fate così... vedrete che tornerò.”

Dalla fotografia accanto a quella dei suoi nonni, la piccola Cartisia vide una lacrima scivolare sulla guancia del suo papà. Per un attimo si rallegrò: Teddy non aveva mai pianto da quando lei e Victoire erano morte... ma fu solo un istante.

Con un gesto nervoso, il giovane scacciò la goccia indesiderata e si alzò in piedi.

Non siete morti per nulla.” Disse, deciso, per poi voltarsi ed allontanarsi tra i fiocchi di neve che iniziavano a cadere.

Come ogni volta che suo padre l'andava a trovare, Cartisia scoppiò a piangere.

Piano piano, i suoi nonni e sua madre abbandonarono le loro cornici per entrare nella sua, e le si strinsero intorno.

Cartisia piangeva e piangeva e le sue lacrime dipinte sulla ceramica si confondevano con la neve candida.

Non riusciva a capire, la copia in miniatura della bambina.

Non riusciva davvero a comprendere perché il suo papà non la guardasse mai negli occhi.

Allontanandosi tra le lapide, che in quei quasi cinque anni di guerra si erano moltiplicate a dismisura, Teddy ebbe modo per la prima volta di pensare a quel che stava facendo.

E per la prima volta si chiese se la sua non fosse, per caso, una fuga mascherata da atto eroico.

Non gli importava di andare via, non gli importava dell'esistenza della possibilità di morire in America, a un oceano di distanza dal luogo in cui era nato.

Ma fuggire, quello proprio non se lo poteva permettere. Non quando tutte quelle persone a cui voleva bene e che gli volevano bene se ne erano andate.

Non aveva mentito a Silvia: la vendetta era quanto di più lontano ci fosse dai suoi propositi.

Non avrebbe nemmeno saputo contro chi vendicarsi, in effetti.

Tutto ciò che Teddy voleva era che la pace per cui la sua famiglia era scomparsa tornasse ad esistere.

Non aveva nulla contro i babbani, e di certo non sarebbe stato un problema vivere in pace con loro, se avessero voluto. Non avrebbe mai conosciuto l'aspetto degli assassini di sua moglie e di sua figlia, e di certo non aveva senso prendersela con l'intera razza.

D'altra parte, chi meglio di lui poteva saperlo... lui che per tutta la vita era stato trattato con diffidenza in quanto figlio di un lupo mannaro.

No, la pace era davvero tutto ciò che voleva e la sua, dopotutto, non era una fuga.

Si trattava solo di un tentativo di realizzare ciò che molti non avevano nemmeno il coraggio di pensare.

E forse proprio quello serviva al suo mondo: un uomo che avesse perso tutto, privo della paura di stare male.

Privo della paura di morire.

Un eroe folle, insomma.

Uscendo dal cimitero, Teddy Lupin sorrise.

Eroe folle era una definizione di se stesso che gli piaceva.

Di sicuro Silvia l'avrebbe apprezzata.


Continua...

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Capitolo 3
*** capitolo tre ***


La casa era in subbuglio.

Da parecchi minuti un'ambulanza strillava davanti alla porta e i paramedici facevano dentro e fuori in continuazione.

La ragazza pensò che quello poteva di sicuro essere un momento buono.

Nel trambusto, nessuno si sarebbe accorto della sua intrusione e, se lo avessero fatto, avrebbe potuto dire che era una nipote del vecchio accorsa per l'occasione.

Sorridendo, soddisfatta dell'idea, estrasse dalla borsa il cellulare e prese a fingere di parlare, chiudendosi l'altro orecchio con la mano, per poi avviarsi con nonchalance alla volta della piccola casa di legno scuro.

Passando tra i paramedici nelle loro tute catarifrangenti, sentì di sfuggita parole come “infarto” o “arresto cardiaco”. Non le fecero nessun effetto: era più che normale che un uomo dell'età del signor Lindbergh avesse patito un male del genere.

Decisa, si infilò dentro per la porta e su per le scale.

Passando a fianco al corridoio che sapeva portare in salotto accelerò il passo. Un capannello di paramedici, infatti, era concentrato in quella zona. Con ogni probabilità, era lì che il signor Lindbergh era morto e di vedere il suo cadavere non se la sentiva proprio. Dopotutto, gli voleva bene e, se non fosse stato per lui e le sue lezioni, di sicuro non sarebbe mai riuscita a finire il liceo.

Una volta imboccata la scala a chiocciola, stranamente sfornita di personale ospedaliero, seppe che ce l'avrebbe fatta.

Conosceva perfettamente quella casa; dopotutto, andava a prendere ripetizioni da Lindbergh fin dai tempi delle medie, e proprio per questo sapeva cosa cercare.

La ciotola era lì, al suo posto, nella camera da letto del vecchio professore.

La ragazza ne accarezzò delicatamente i contorni. Quante volte aveva desiderato toccarla...

Era fatta di pietra nera, non avrebbe saputo dire di che genere, e intarsiata evidentemente a mano con strani simboli.

Amava le imprecisioni che dimostravano come quell'oggetto fosse unico al mondo...

E poi, ovviamente, c'era la nebbia.

L'aveva vista per la prima volta tre anni prima, quando aveva utilizzato il bagno di casa del signor Lindbergh, e ne era rimasta a dir poco rapita.

La nebbia -perchè davvero non avrebbe saputo in quale altro modo definirla- volteggiava senza sosta all'interno della ciotola e, cosa incredibile, era impossibile da rovesciare.

Lo sapeva perché, per curiosità, un giorno aveva provato a versarne un po'sul pavimento, ma quella era rimasta ben ferma al suo posto.

Accarezzando la pietra fredda, la giovane sorrise.

Lindbergh sembrava tenere a quell'oggetto in maniera spasmodica e, ora che era morto, di certo sarebbe stato contento di sapere che l'aveva preso in custodia una persona a cui aveva voluto bene.

E poi sarebbe stato davvero bene nella sua collezione...

Guardandosi intorno con circospezione, la ragazza estrasse dalla borsa un grosso panno e vi avvolse il pesante bacile, per poi riporlo con cura nella grossa borsa che portava a spalla.

Solo in quel momento si rese conto che le voci al piano di sotto si erano spente.

Che fossero andati via tutti?

Tranquilla, scese le scale, il suo pesantissimo tesoro ben stretto al corpo.

Stava giusto per infilare la porta d'uscita, quando una voce maschile la gelò.

Miss Darrington, è lei? Che accidenti ci fa qui?”

Accidenti ai suoi genitori, troppo ricchi per essere sconosciuti.

Voltandosi, la ragazza indossò il suo migliore sorriso innocente.

Dottore... Avevo appuntamento con il professor Lindbergh per una lezione oggi... ma evidentemente se ne è dimenticato, perché non è in casa...”

Il medico assunse un'espressione sospettosa.

Quando è arrivata?”

Oh, pochi minuti fa, sono passata dalla porta sul retro.”
Evidentemente soddisfatto dalla spiegazione, il medico passò un braccio intorno alla spalla della ragazza.
“Miss Darrington...”

Mi chiami Regina.”
“Regina, temo di avere una brutta notizia riguardo al suo professore...”


Il cielo dell'America son mille cieli sopra a un continente

Il cielo della Florida è uno straccio bagnato di celeste

-F.Guccini, Canzone per Silvia-


Quando Teddy Lupin uscì dall'aeroporto e prese la sua prima boccata d'aria americana, gli parve di respirare fuoco vivo.

Non era mai stato in un paese con il clima della Florida e quel caldo sembrava penetrargli dentro da ogni lato, incrementato dai suoi vestiti troppo scuri e troppo pesanti.

Silvia dal canto suo, gli trotterellava a fianco, eccitata come una bambina.

Le era piaciuto tutto. Aveva trovato il viaggio in aereo -sul quale si era fatta riservare il posto in testa, per evitare di rimanere incastrata tra i sedili- a dir poco entusiasmante, mentre lui si disperava, terrorizzato, maledicendo il generale per non averli lasciati materializzare direttamente a Miami.

Si era poi eccitata da impazzire davanti al tapis roulant che trasportava i bagagli e, quando una signora americana, impressionata dalla sua stazza, le aveva chiesto dove fosse diretta e perché, aveva inventato un'inverosimile storia circa il loro viaggio di nozze.

E ora camminava con il naso in alto, senza guardare la strada davanti a lei, gli occhi brillanti di aspettativa.

Guarda, amore! Guarda che cielo!”

Non mi chiamare così, idiota.” Fu l'unica risposta che le riuscì di ottenere.

Tuttavia, Teddy non riuscì a trattenersi e guardò in alto, trovandosi davanti ad un azzurro abbagliante, semplicemente il più limpido che avesse mai visto.

Decise all'istante che, nel mondo babbano, i suoi occhi avrebbero avuto quel preciso colore.

Che te ne pare?” Domandò, sbattendo giocosamente le ciglia verso l'amica.

Silvia ridacchiò.

Teddy allegro era una novità. Una novità molto, molto gradita.

Stai diventando vanitoso, Lupin?”

Teddy prese una boccata d'aria a pieni polmoni.

Si sentiva inebriato, sollevato, leggero.

Non aveva idea del motivo, ma gli sembrava davvero che il solo allontanarsi dall'Inghilterra gli avesse fatto bene.

Dove alloggiamo?” Domandò, sinceramente curioso.

Un appartamento poco lontano da qui. Al telefono la proprietaria mi è sembrata molto amichevole, quindi ho pensato che si potesse fare un tentativo. Dici che farà problemi per la mia stazza?”

Teddy si strinse nelle spalle.

In America? Credo che abbia visto cose ben più strane. E poi tu soffri di...”

...sindrome di gigantismo, lo so. Sono solo un po'ansiosa. Non voglio farmi sparare addosso dalla donna che ci ospita.”


La donna in questione, pochi minuti dopo, dimostrò di non essere assolutamente in grado di reggere un fucile né, tantomeno, di usarlo.

Gladis Goldrow era una vecchina minuscola, tutta ossa e capelli e dotata di due grandissimi ed indagatori occhi verdi.

Arrivava, con il punto più alto dei vaporosi ricci bianchi, appena a sfiorare il gomito di Silvia e Teddy pensò, allegro, che era uno spettacolo non indifferente vederle vicine.

Mrs. Goldrow li accolse con entusiasmo, dimostrandosi per nulla intimorita rispetto alle dimensioni della sua futura inquilina.

Dopo essersi presentata, afferrò saldamente la mano destra di Silvia e la sinistra di Teddy e se li trascinò appresso, su per una scala così stretta che la giovane italiana fece quasi fatica a passarci.

Ho spolverato tutto stamattina. Al signor Darrington non piace che le sue case vengano affittate in disordine, e non posso dargli torto.”
“Pensavo che la casa fosse sua.” Osservò Silvia.

Oh, no, mia cara, no. Io sono la custode; l'edificio appartiene tutto al signor Darrington. Ma non vi preoccupate, lui non c'è mai. Dovrete fare riferimento soltanto a me. Ma ditemi...da quanto siete sposati?”

Tre mesi” Rispose Teddy, pronto.

E dove mi avete detto che avete vissuto fino ad ora?”

Melbourne.” La donnina strinse gli occhi. “In Australia, Mrs. Goldrow.”

Ma certo, certo... mi stavo solo chiedendo perché una bella coppia come voi dovrebbe lasciare un posto meraviglioso come l'Australia.”
“Per cercare l'avvenura.” Sorrise Silvia e la donna parve soddisfatta.

Benissimo.... ma state attenti... forse da voi si sta bene, ma qui c'è una guerra in corso. Non è forte come in Inghilterra, ma si sente forte e chiara. Se volete scendere nel mio appartamento più tardi, potrei offrirvi qualche dolce e farvi firmare il contratto. Come avete detto che vi chiamate?”
“Sarah e Lawrence Nguyen.” Replicò Teddy, prendendo la mano di Silvia nella sua e pregando con tutto se stesso che il piano funzionasse e che l'accento italiano della sua partner non fosse un problema.

Mrs.Goldrow, in ogni caso, annuì, soddisfatta.

Allora vi lascio sistemare, ragazzi. Ci vediamo più tardi e mi raccomando... non fate troppo rumore, se capite cosa intendo. Gli inquilini del piano di sopra sono piuttosto fastidiosi.”

Ridacchiando della sua stessa battuta, se ne andò, chiudendosi piano la porta alle spalle.


Guarda un po' quello che ho

è una raccolta preziosa lo so

vi sembrerà che io sia una che ha tutto ormai

i tesori, le ricchezze, chi mai al mondo ne ha più di me

se guardi intorno dirai “Che meraviglie!”

-La Sirenetta, Il mio mondo-


Signorina, desidera mangiare qualcosa?”
Regina alzò gli occhi al cielo: a volte non sopportava davvero di avere così tante persone sempre pronte a badare ad ogni suo bisogno. Non le servivano i loro servizi: tutto ciò che serviva era oltre la porta della sua camera.

Se solo fosse riuscita ad entrare....

Salve Lara.” Sorrise, rivolta alla domestica. “Sono a posto, grazie.”

E, in un attimo, sparì oltre la porta.

Regina Darrington aveva categoricamente proibito a tutti i componenti della sua famiglia e della servitù di mettere piede nella sua stanza e il motivo era a dir poco palese.

In ogni angolo, su ogni scaffale erano riposti oggetti delle fogge più diverse e dalla provenienza probabilmente ancora più varia.

Delicatissime uova di fabergé, soggiornavano fianco a fianco con statuette africane e Buddha asiatici. Gioielli di immenso valore e bracciali di gomma, preziosa cristalleria e piccoli rompicapo; tutto aveva una sua collocazione nella stanza della giovane.

Sorridendo, Regina si lasciò cadere sul letto, sul quale sporgeva la mensola dedicata ai suoi oggetti preferiti. Un grosso vuoto era ben visibile nel mezzo di esso.

Con estrema delicatezza, la ragazza estrasse il bacile di pietra dalla borsa. Era pesante e freddo e, fortunatamente, la nebbia che conteneva vorticava ancora al suo posto.

Emozionata, la giovane lo sistemò al posto d'onore che aveva preparato per lui.

Grazie Aaron..” Mormorò, posando un morbido bacio sulla pietra dura. “Mi mancherai tanto.”

Una lacrima silenziosa scivolò sulla sua guancia.

In silenzio, scelse da un altro scaffale un grosso peluche a forma di gatto e lo strinse forte al cuore, lasciandosi andare ad un pianto ristoratore.


Continua....

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