Hunger Games

di alpha_omega
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mietitura ***
Capitolo 2: *** Saluti ***
Capitolo 3: *** Mentore ***
Capitolo 4: *** Viaggio ***
Capitolo 5: *** Parata ***
Capitolo 6: *** Che i giochi abbiano inizio ***
Capitolo 7: *** Il bagno di sangue ***
Capitolo 8: *** Favoriti ***
Capitolo 9: *** Terrore ***
Capitolo 10: *** Persona ***
Capitolo 11: *** Assassino ***
Capitolo 12: *** Fangosetto ***
Capitolo 13: *** Salvataggio ***
Capitolo 14: *** Piano ***
Capitolo 15: *** Tradimento ***
Capitolo 16: *** Inganno ***
Capitolo 17: *** Il Vincitore ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***



Capitolo 1
*** Mietitura ***


Mietitura
Artemis Fowl fissò con rabbia il palco davanti a lui; pochi minuti e i nomi dei tributi che avrebbero partecipato ai giochi saranno estratti.
Ha quindici anni; ogni anno dal compimento dei dodici anni un foglietto di carta con stampato il suo nome è stato aggiunto alla vasca delle nomine; i biglietti sono migliaia ; il suo compare per quattro volte nella grossa boccia di vetro. Dopo la guerra Opal aveva fatto in modo che ogni abitante fosse privato della magia; in media ogni abitante del popolo viveva quanto un umano. Dopodiché aveva diviso la gente in settori; in base alle razze.

Settore 0
La classe privilegiata: traevano le risorse dagli altri settori; ci vivevano Opal e tutte le altre persone dotate di magia; la sua popolazione comprendeva ognuna delle dieci razze, compresi gli umani

Settore 1
Folletti
Sebbene gli abitanti fossero degli schiavi di Opal come tutti era il settore più benestante; si occupa della produzione degli articoli di lusso e dell’industria tessile.

Settore 2
Goblin
Si occupano della produzione di ogni tipo di arma; i suoi tributi sono tra i favoriti del pubblico insieme a quelli dell’uno e del quattro; sebbene sprovvisti di magia come tutti gli altri sono gli unici a poter sparare palle di fuoco.

Settore 3
Centauri
Si occupano della produzione di articoli tecnologici ;a causa della loro fisionomia difficilmente i tributi sopravvivono alle prime fasi del gioco.

Settore 4
Troll
I suoi abitanti compensano la carenza intellettiva con la potenza fisica; si occupano principalmente della creazione di strade e mezzi di trasporto pesanti. I suoi tributi sono tra i più forti in assoluto.

Settore 5
Spiritelli
Si occupano della produzione di ogni tipo di energia sono l’unica razza che può volare grazie alle ali; l’unico punto forte dei loro tributi.

Settore 6
Nani
Si occupano di edilizia; i suoi tributi sono favoriti dal fatto di potersi muovere sottoterra.
Settore 7
Demoni
Si occupano dell’estrazione delle materie prime come legna e carbone.

Settore 8
Elfi
I suoi abitanti sono ottimi nuotatori; il settore 8 si occupa principalmente di pesca e allevamento; i suoi abitanti sono tra i più controllati poiché erano stati gli elfi a guidare la guerra contro Opal, difficilmente i loro tributi vincono.

Settore 9
Umani
L’ultima razza aggregatasi alla guerra, i suoi abitanti sono più grossi della maggior parte delle altre razze. Ma sono i più discriminati. Si occupano principalmente di agricoltura e raccolta cereali. I loro tributi non tornano quasi mai.

SETTORE 9
Artemis serra i pugni mentre vede salire John Spiro sul palco. -Prima le signore!- esclama, poi prende un biglietto dalla sfera delle ragazze
–Minerva Paradizo!-.
Una ragazza bionda con gli occhiali si avvicina al palco quasi sorridente, dà un’occhiata di sufficienza al pubblico e va a sedersi sulla sedia di plastica sul muro.
Artemis conosce quella ragazza; è la figlia di un farmacista, è molto intelligente, forse il settore nove potrebbe vincere con lei.
Anche lui è intelligente, ma sebbene sia figlio di commercianti non ha mai avuto l’occasione di mostrare il suo talento.
Spiro si avvicina alla vasca maschile –e ora i giovanotti- dice tutto contento; metà settore cerca di non vomitare vedendo l’entusiasmo dell’uomo nel mandare dei bambini alla morte. Solleva il biglietto; tutti trattengono il respiro.

-Artemis Fowl!-


SETTORE 8
Raponzo Tubero legge il biglietto

-Spinella Tappo-

ANGOLO AUTRICE
buongiorno a tutti voi!
Vorrei sapere se vale la pena di continuare questa storia, è un esperimento, e non mi offendo se mi dite che non sa di nulla.
Sono ansiosa di sapere cosa ne pensate.
PS per maggiori informazioni sugli Hunger Games andate su Wikipedia e troverete tutto ciò che c'è da sapere.
Spero vi sia piaciuta, 
PPS nella storia Spinella ha sedici anni, mentre nel libro è adulta, ho dovuto ridurre la sua età.
a presto
alpha_omega.

 

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Capitolo 2
*** Saluti ***


Saluti
settore 9


Artemis Fowl aveva smesso di respirare; possibile che fosse capitato proprio a lui? possibile che la sua vita sarebbe dovuta finire da li a due settimane?
Aveva sempre avuto paura di essere estratto, aveva sempre avuto paura.
Ma solo ora capiva il significato, solo ora capì il terrore.
Avanzò come uno zombie fino al palco guardando fisso davanti a se, cercando di dare un impressione calma e rilassata di se stesso.
Si ricordò di respirare proprio mentre i suoi polmoni stavano iniziando a implorare aria.
Guardò con aria vacua il pubblico davanti a lui e rivolse a quelle migliaia di persone un sorriso forzato.
Era praticamente morto.
Guardò il pubblico in fondo, e finalmente li trovò.
Sua madre guardava fisso davanti a se, sembrava che non capisse ciò che stesse succedendo attorno a lei, suo padre stringeva i pugni guardando il terreno sotto di lui. I suoi due fratelli non avevano ancora capito ciò che era successo e lo guardavano sorridenti.

Probabilmente quella sarebbe stata l'ultima volta che li vedeva.
Li portarono via, Minerva aveva un sorrisetto stampato sulle labbra, e Artemis si chiese se fosse completamente sana di mente.
La stanzetta dove lo portarono aveva quattro poltroncine di velluto rosse; c'era anche una piccola finestrella provvista di sbarre.
La guardia aprì la porta -Avete tre minuti-
Il ragazzo si chiese cosa volesse significare; quando la sua famiglia entrò dalla porta.
Artemis i buttò letteralmente tra le braccia della madre in lacrime; suo padre cercava senza molto successo di trattenere le lacrime.
Suo fratello Myles aveva capito quello che gli era successo, mentre Bekket ci stava arrivando, avevano tre anni, e non conoscevano la parola "morte".
Suo padre cercò di avere una voce calma -So che ti sarà permesso di portare un portafortuna nell'arena, e ti ho portato questa- gli mostrò una moneta d'oro con un buco al centro, nel quale passava uno spago; gliela mise al collo.
Artemis strinse la moneta -Grazie-.
-Promettimi che tornerai gli disse il fratello -Promettimelo!-
Il ragazzo guardò i membri della sua famiglia negli occhi; uno a uno.
-Ve lo prometto-

SETTORE 8

Spinella abbracciò Grana piangendo; era riuscita a non piangere quando il suo nome era stato estratto dalla boccia, ma quando il nome del fratello del suo migliore amico era stato estratto il suo cuore si era fermato; non riusciva a credere di dover combattere contro quel ragazzino; non contro Brucolo, lui aveva solo dodici anni.
Grana non si era potuto offrire volontario perchè aveva da poco compiuto diciannove anni.
-Promettimi che lo proteggerai sussurrò l'elfo -Ti prego-
Spinella sospirò, le probabilità che lei e il ragazzino si sarebbero dovuti scontrare erano basse, ed era praticamente impossibile che lui sopravvivesse al bagno di sangue iniziale contro tutti gli altri tributi, ma se fosse sopravvissuto alla prima fase del gioco allora era suo preciso dovere cercarlo e allearsi con lui.
-Te lo prometto- disse con voce un pò indecisa l'elfa.
La guardia entrò -Tempo finito- .
L'elfo si alzò -tieni; come portafortuna- le lanciò un oggetto argentato in grembo, lo guardò.
Una spilla a forma di ghianda.

ANGOLO AUTRICE
Salve, questo è il secondo capitolo della storia.
Che ne pensate?
Le recensioni (sia positive che negative sono ben accette).
PS
I portafortuna di artemis e spinella compaiono veramente nella saga di Artemis Fowl; indovinate in quale libro?
a presto
alpha_omega


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Capitolo 3
*** Mentore ***


MENTORE

Domovoi Leale tracannò l'ennesima bottiglia di liquore.
Mentore..La parola più terribile del mondo:
Aveva già sopportato il fatto di essere stato estratto per i trentesimi hunger games;
aveva già sopportato il fatto di averli vinti ed essere stato esposto come un trofeo agli occhi della capitale;
Ma non poteva sopportare il fatto di doverli rivivere ogni anno attraverso gli occhi di due ragazzini che al 99% dei casi sarebbero morti entrambi.
Era un mentore; un consigliere per i tributi del distretto 9; l,unico essere umano ad essere uscito vivo dall'arena quando aveva solo quattordici anni.
Anzi; non proprio l'unico: Leonor Carsby, la moglie di Raponzo Tubero.
La vincitrice dei primi hunger games.
Domovoi sputò a terra, la odiava, la odiavano tutti nel settore nove.
Aveva sposato un nemico; un abitante della Capitale con il quale aveva pure avuto un figlio; si diceva che fosse uno squilibrato; proprio come il padre.
Raponzo Tubero aveva mandato il proprio fratello Jiulius Tubero nell'arena quando era ancora un ragazzo; ma lui era sopravvissuto contrariamente a tutte le aspettative.
Ora erano entrambi mentori; persone che avrebbero dovuto consigliare i tributi dei propri distretti su come vincere.
Le regole del gioco erano semplici.
Venivano estratti diciotto ragazzi; un maschio e una femmina per ogni settore; li si faceva sfilare davanti a tutto il mondo in un evento televisivo  trasmesso in diretta in tutti i settori; obbligatorio da guardare.
Li si faceva allenare per tre giorni su tecniche di sopravvivenza e di lotta; in modo tale che fossero preparati a ciò che li aspettava.
Dopodichè li si intervistava sulla loro vita in modo tale che potessero parlare di loro stessi per accapparrarsi sponsor.
Poi venivano spediti in un'arena che sarebbe potuta essere qualsiasi cosa; una landa desolata, una foresta...
E poi dovevano uccidersi a vicenda; il vincitore riceveva un'immensa somma di denaro e una nuova sistemazione nel proprio settore.
Ma sarebbe rimasto per sempre una marionetta nelle mani della Capitale.
Sempre...
Accese la televisione e osservò le mietiture; in particolare lo colpirono un folletto gigantesco che si era offerto volontario, un piccolo demone, e un'elfa alta non più di un metro e trenta.
Poi fu il turno dei tributi del suo settore, una ragazza bionda con gli occhiali che guardava l'obbiettivo con aria spavalda e un ragazzo poco più alto di lei; la carnagione quasi cadaverica, i capelli lunghi non più di tre centimetri, i lineamenti affilati.
Il ragazzo rivolse un sorriso forzato alle telecamere, così lo si poteva vedere molto meglio in faccia.
Gli occhi erano di un azzurro così intenso che era impossibile staccare lo sguardo dal video.
Capì che non avrebbe mai potuto dimenticare quel ragazzo.
Si sporse in avanti per leggere il suo nome.

Artemis Fowl



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Capitolo 4
*** Viaggio ***


VIAGGIO

N1

N.1 amava i viaggi in treno; gli piaceva sentire la terra muoversi sotto di se; gli piaceva essere cullato dalle rotaie: era come una magia: ti sedevi e poi, come d'incanto eri in un altro posto.
Il treno su cui stava viaggiando andava a 400Km orari.
La sua famiglia era una delle poche autorizzate a lasciare il settore sette per consegnare la materia prima alla Capitale; era il loro lavoro trasportare merci.
Ma quello non era un viaggio di lavoro; stava andando dritto verso la morte:
Gli hunger games.
Al suo fianco Leon Abbot (il suo accompagnatore) contemplava con un sorrisetto il tributo femmina del settore dei demoni; N.1293F  una diavolessa con la pelle di un blu intenso coperta di rune; che avrà avuto circa diciassette anni; gli occhi completamente viola senza iride mandavano dei bagliori sinistri nella cabina del treno; lei non aveva un nome; soltanto un numero; le femmine del settore sette erano costrette a vivere in disparte; soggiogate dai demoni maschi che potevano sfruttarle a loro piacimento; costrette a una vita di silenzio.
Ma gli hunger games non risparmiavano nessuno
Il diavoletto maledisse mentalmente Abbott; perchè tra migliaia e migliaia di biglietti aveva dovuto scegliere proprio il suo?
Aveva dodici anni, aveva tutta la sua vita davanti.
Ma lo stavano mandando a morire


Cicca Verbil

Cicca Verbil diede un'ultimo sguardo allo specchio della sua cabina; era veramente un bellissimo spiritello; gli occhi ambrati e la pelle di un verde intenso; ma se c'era una cosa di cui andava particolarmente fiero erano le ali; diafane, quasi incorporee mandavano dei riflessi azzurrini sulle piastrelle di ceramica tutt'intorno a lui; sorrise: quando Bibbidi Buh aveva estratto il suo nome si era sentito esaltato dal sentire il suo nome; era stato come un segno del destino; lui: Cicca Verbil avrebbe vinto gli hunger games grazie al suo fascino e al suo carisma;
Il pubblico della capitale lo avrebbe adorato.
E finalmente il mondo intero avrebbe conosciuto il suo nome.


Mervall Brill

Mervall Brill misurava quasi un metro e ottanta; era il folletto più grosso e feroce del settore uno; aveva diciotto anni e si era offerto volontario; ne aveva quattordici quando suo fratello gemello Descant era morto a causa degli hunger games.
Lui non dava la colpa alla capitale.
Lui dava la colpa ai tributi.
Li avrebbe uccisi tutti nei modi più violenti che conosceva.
Avrebbe dato uno spettacolo coi fiocchi alla capitale.
Opal Koboi in persona era venuta ad estrarre i biglietti dei nomi del settore uno.
Quando si era offerto volontario lei gli aveva rivolto un sorriso.
E lui avrebbe fatto qualunque cosa pur di riceverne un altro.


Spinella Tappo

Spinella si rigirò la spilla tra le mani; amava il contatto con quel pezzo di metallo; lo possedeva da solo poche ore ed era già diventato una parte di se stessa.
Pensò a Grana, a quel bacio che le aveva dato qualche mese prima; alla sua richiesta di essere solo amici; lui non aveva preso bene il suo rifiuto, e non si erano più parlati da quella volta; poi, quando il suo nome e quello di Brucolo erano stati estratti era venuto a parlarle e a chiederle di proteggere suo fratello.
Si chiese se lui le volesse bene; se le avesse mai voluto bene e se per lui ora lei non era altro che uno scudo da frapporre tra suo fratello e i tributi assetati di sangue nell'arena.
Si accucciò nel letto della cabina stringendo la spilla;
poi cominciò a piangere, sentendosi più sola che mai.


Minerva Paradizo
 
Minerva Paradizo ripassò mentalmente l'elenco delle piante velenose che conosceva; almeno un centinaio; sorrise, avrebbe vinto gli hunger games, lei sola contro altri diciassette ragazzi.
Era brava a lanciare coltelli: si allenava sempre con quelli che suo padre usava per tagliare le erbe; sarebbe bastato avvelenare la lama di un coltello e il gioco era fatto.
Era pazza; da quando la sua migliore amica era stata mandata agli hunger games non sopportava niente e nessuno; agli occhi di tutti sembrava una semplice ragazzina; ma dentro ribolliva dalla voglia di scatenare la sua furia, di essere il peggior incubo di ogni tributo.
Uscì sulla terrazza a contemplare il cielo.
Si ricorderanno di me, pensò.
E poi rise.


Artemis Fowl

Artemis Fowl strinse la moneta; gli ricordava la sua famiglia, l'affetto che provava per loro, la consapevolezza di essere amato.
Eccola lì, nel palmo della sua mano c'era tutta la sua vita.
Una vita che forse di lì a poco sarebbe finita.

Il treno si fermò; ogni singolo tributo volse gli occhi verso la capitale.

Che i settantesimi hunger games abbiano inizio.


ANGOLO AUTRICE
Spero che il capitolo ci sia piaciuto; nel prossimo parlerò della sfilata e delle interviste; se avete qualche suggerimento sono tutta orecchi.
A presto
alpha omega

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Capitolo 5
*** Parata ***




(sala comune centro estetico)
 
Le guardie scortarono Spinella e gli altri tributi in una vasta sala sotterranea: le pareti erano color avorio e ai lati c'erano due lunghi tavoli, e in fondo c'erano nove coridoi, ogniuno avente il numero del proprio settore; il tutto dava un'aria di oppressione; forse perchè il soffitto era alto si e no due metri, o forse perchè non si vedeva la fine dei corridoi ma solo delle gallerie scure.
Una figura alta non più di un metro e dieci fece la sua comparsa nella sala; era un elfa di mezz'età, i capelli di un bianco perlaceo stretti in una coda contrastavano con il colore della pelle di un bel nocciola chiaro, le orecchie a punta sporgevano appena, gli occhi gialli come quelli di un gatto li squadrarono uno per uno.
-Salve sono la signorina Tarpon Vinyaya ; io sarò il vostro allenatore per i prossimi tre giorni che passerete nella capitale, per poi dirigervi nell'arena dove ne sopravviverà solo uno; sarò franca con voi; nell'arena parecchi di voi si staranno di certo preoccupando delle ferite inflitte dalle armi, ma statemi bene a sentire:nell'arena la fame, l'assideramento,l'avvelenamento,il disidratamento o il colpo di calore sono efficaci quanto una spada per uccidere; quindi vi consiglio di badare alle tecniche di sopravvivenza che vi saranno insegnate qui, insieme alle tecniche di lotta e di caccia; inizieremo ad allenarci stasera dopo la parata: dopodichè ogniuno di voi verrà scortato nelle rispettive stanze dove incontrerà il proprio mentore e quello del vostro compagno o compagna di settore; fra poco verrete scortati dai vostri stilisti personali che vi renderanno presentabili per la parata di stasera, l'intervista di domani e per chi tornerà viva o vivo l'intervista finale. Ci sono domande?-
-Si-disse una voce roca alla fine della sala -a che ora si mangia?-.
A parlare era stato il tributo maschile del distretto sei; un nano che non dimostrava più di tredici anni, il suo nome era Bombarda Sterro.
-Io ne avrei una più opportuna- disse stavolta una centaura di circa sedici anni imitata a ruota dal suo compagno di settore; i loro nomi erano Cavallina e Polliedro, ed erano i tributi del distretto tre; -Ci saranno anche lezioni su come utilizzare la natura a scopo tattico?-
Vinyaya sospirò -La cena vi verrà servita nelle rispettive camere dopo la sfilata, e, no, a parte creare trappole non posso insegnarvi nulla su come utilizzare l'arena a scopo strategico; quello dovrete inventarlo voi, oppure gli sponsor; ma non vi consiglio di far troppo affidamento su di loro- poi indicò le gallerie -ora verrete scortati nelle sale estetica per indossare i vostri abiti per la sfilata, dopodichè potrete riposarvi nelle rispettive stanze-.
Seguirono delle lamentele generali; soprattutto dai tributi del due, del quattro e del sei, scocciati per dover aspettare così tanto per la cena.
Le guardie li presero e li spinsero verso i tunnel.

(stenza Estetica dedicata al settore nove)
Artemis e Minerva si ritrovarono in una stanza asettica e ben illuminata; separati da una tenda scura c'erano due lettini; le guardie fecero loro cenno di sdraiarsi su uno dei letti e poi se ne andarono lasciandoli soli e incapaci di vedersi perchè separati dalla tenda.
Dopo qualche secondo che parve un'eternità entrarono due persone; una era un uomo di mezz'età che sembrava un'armadio, e l'altra era una ragazza sui vent'anni; era molto snella e muscolosa, ma c'era qualcosa nei suoi movimenti che la rendeva elegante e temibile al tempo stesso, portava una lunga treccia bionda, ma non era quella la cosa che la distingueva; era il grosso anello di giada che portava per fermare la treccia.
-Salve; noi siamo i vostri stilisti-disse l'uomo, io sono Arno Tozz, mentre lei è la mia collega neodiplomata Juliet Leale-.
In quel momento Artemis si ricordò; Juliet Leale era la sorella di Domovoi Leale , il loro mentore; aveva saputo che l'uomo aveva iscritto la sorella a una scuola di moda nella capitale; ma non ci credeva praticamente nessuno, ora seppe  che era vero.
La Stilista lo salutò -Ciao Artemis; oggi io mi occuperò di migliorare il tuo aspetto, mentre Arno si occuperà di Minerva- detto questo si avvicinò a lui e iniziò a studiarlo da vicino -Hai degli occhi stupendi, ci concentreremo su quello; niente trucco; solo un pò di fard sulle guance; quanto al vestito...
Prese una valigetta ai piedi del letto e gli fece vedere dei modelli; Il ragazzo sgranò gli occhi; il vestito doveva spirarsi alla principale attività del settore (nel suo caso, agricoltura e cereali):
Ma quella era una tuta completamente bianca; assomigliava a una calzamaglia aderente che ricopriva il corpo dal collo alle caviglie lasciando liberi i polsi; mentre le scarpe erano degli stivali di gomma azzurrini che arrivavano fino a metà polpaccio; scosse la testa -Non conquisterò mai il favore del pubblico- disse sconsolato -Scusami Juliet, ma quello sembra un pigiama-.
Lei gli mise una mano sulla spalla -Ti fidi di me?-.
Lui la guardò; sembrava assolutamente convinta che sarebbe stato un successo; sentì di potersi fidare.
-Si-.
-E allora mettiti seduto, abbiamo del lavoro da fare-



Carcere massima sicurezza, sala di isolamento

Orion Tubero sbattè per l'ennesima volta la testa contro la parete imbottita di gommapiuma, era li da tre settimane, e stava impazzendo.
Orion era il figlio di Raponzo Tubero e Leonor Carsby; aveva diciannove anni; ed era l'unico (ed ultimo) incrocio tra un elfo e un umano; sebbene possedesse la magia, questa non gli rispondeva, esplodeva dentro di lui e si scatenava sull'ambiente circostante; per un pò la gente del distretto zero l'aveva ritenuto semplicemente strano; un ragazzo che sebbene avesse entrambi i genitori dotati di magia (sua madre l'aveva acquisita dopo aver vinto i giochi) invecchiava normalmente come un qualsiasi essere umano e a volte faceva magie assurde.
Per un pò era stato chiamato "quel tipo strano con i genitori di due specie diverse";   per un pò.
Ma quando senza volerlo la sua magia aveva ucciso un gruppo di ragazzi che lo avevano preso in giro l'avevano chiamato mostro.

Si accasciò a terra in lacrime, era successo di nuovo tre settimane prima; c'era stata una rissa alla mensa della prigione e lui aveva perso il controllo uccidendo alcuni detenuti.
Non avevano potuto eiliminarlo; i suoi genitori erano molto influenti nella capitale, perciò l'avevano rinchiuso lì, in quel buco.
Vide il suo volto riflesso sulla superficie della porta di metallo; i capelli neri scarmigliati, la barba sfatta, gli occhi con delle iridi rosse che sembravano ardere, le orecchie leggermente a punta; ma la cosa che più lo spaventò del suo aspetto fu la magrezza quasi impressionante del suo corpo; come poteva una cosa cosi fragile celare all'interno di se una forza così terribile?
Nella parete davanti a lui si accese uno schermo che il ragazzo non aveva mai notato prima; in primo piano c'era una folletta con i capelli tinti di rosa che faceva la telecronaca; si sedette incuriosito di sapere di cosa stessero parlando quelle persone.
-Ed ecco a voi la sfilata dei tributi- recitava una voce fuori campo; il cameraman zummò su due folletti vestiti di pietre preziose che avanzavano su un carro dorato; poi si ricordò;erano gli hunger games, e quella era una trasmissione obbligatoria da guardare; ecco perchè poteva vederla nella cella di isolamento.
Fu un susseguirsi di tributi che salutavano con la mano i presenti; una ragazza, un'elfa , attirò la sua attenzione; era vestita di perle e coralli, a rappresentare il mare, al suo fianco il compagno era un bambino di dodici anni impaurito che si teneva a malapena in piedi; la sua attenzione volò di nuovo sulla ragazza; l'aggettivo "principessa" sembrava il più appropriato a una come lei, era veramente carina.
Poi fu il turno dell'ultimo carro; due ragazzi umani che indossavano una semplice calzamaglia aderente bianca; nulla di tanto speciale, continuò a guardarli, quando all'improvviso i loro vestiti si accesero riproducendo scene d'agricoltura e di racclto; il pubblico ne fu entusiasta; fine della sfilata.
Sullo schermo comparve Opal;era seduta su un'aspecie di trono rialzato da terra,e guardava tutti i tributi come se fossero dei dolci con un sorriso sadico sulle labbra; lo stesso che aveva tutti gli anni.
-Che inizino gli Hinger games-urlò applaudita dalla marea di folla sugli spalti.
La televisione si spense; il ragazzo tornò nella sua solitudine più nera.
Orion guardò il soffitto della cella; da qualche parte la sopra c'era il cielo;
Un cielo che avrebbe fatto d tutto pur di rivedere.

ANGOLO AUTRICE
ammetto che la parte di Orion era un pò macabra, ma spero che la storia vi sia piaciuta lo stesso; 
questo capitolo lo dedico a tutti quelli che hanno recensito le mie storie
a presto
alpha_omega







 dopoff 

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Capitolo 6
*** Che i giochi abbiano inizio ***


Artemis si gettò esausto sul letto; non ci vedeva più dalla stanchezza; Juliet aveva fatto un'ottimo lavoro; ma c'erano volute parecchie ore di immoilità totale mentre lei gli applicava il trucco, in più quel carro era traballante e lui aveva avuto sempre paura di cadere dal bordo e fare una figuraccia davanti a tutto il mondo conosciuto; suonò la campanella che informava che la cena era pronta; il ragazzo si alzò con fatica trascinando i piedi fino all'ascensore che portava in terrazza e schiacciò il pulsante per il decimo piano; ogni settore aveva un piano; lui era al nono; ma era così stanco che gli rimaneva impossibile anche alzare le braccia.
Juliet lo salutò con un sorriso smagliante; al suo fianco il fratello fissava accigliato il bicchiere vuoto; Minerva era affiacciata dal balcone e osservava silenziosa la capitale che luccicava come un diamante colpito da un raggio di sole.
-Complimenti ancora per i tuoi vestiti; erano stupendi- Si complimentò ancora una volta il ragazzo.
Lei fece un timido sorriso -Grazie-.
Si sedettero a tavola e iniziarono a mangiare; Artemis aveva ordinato una crema di gamberi (la adorava) e ne gustava ogni boccone assaporandolo con gusto; al suo fianco Minerva stava letteralmente divorando i nachos che aveva ordinato insieme alla crema al formaggio piccante nella quale inzuppava continuamente patatine e altre cose simili infilandosele in bocca ad una velocità vertiginosa; la scenetta fece sorridere anche se lievemente il ragazzo, malgrado l'evidente tensione del momento era ovvio che cercasse di godersi la vita finchè ne avesse una.
Ad un tratto Domovoi Leale ruppe il silenzio -Dobbiamo parlare della strategia che utilizzerete nell'arena; non siete molto grossi, quindi vi consiglio di non partecipare al combattimento iniziale e filarvela il prima possibile; prendete uno zaino o qualsiasi altra cosa vicina a voi e filatevela; chiaro?-
Entrambi annuirono -E dopo?- domandò Artemis.
Leale sospirò -Poi costruitevi un rifugio o trovatevi degli alleati validi di cui vi fidiate; ma la cosa più importante è avere degli sponsor; avrete l'occasione di farveli nell'intervista di dopodomani; quando il dottor J.Argon vi porrà delle domande; è un bravo psicologo, e riuscirà ad esaltare i vostri lati positivi; capito?-
Entrambi annuirono -C'è qualcos'altro che dovremmo sapere per vincere?- domandò Minerva.
-Si-disse Leale quasi con un sorriso -dovete volerlo veramente-.

Centro estetica
Juliet si prese la testa fra le mani; cosa avrebbe potuto disegnare per l'intervista di Artemis?
Doveva essere qualcosa di originale e di sobrio, che lo facesse apprezzare agli occhi del pubblico e lo valorizzasse.
Era così nervosa che la matita che stringeva le si spezzò fra le dita; e fu allora che capì;
Lei non voleva solo che lui vincesse; ricordava perfettamente il fratello dopo che aveva vinto gli hunger games, un'individuo distrutto da una società corrotta.
Lei odiava la capitale, voleva che capissero il male che stavano facendo a quei ragazzi, far capire ai settori che uniti avrebbero potuto vincere contro il settore zero.
Prese una matita nuova dall'astuccio e iniziò a disegnare.


Centro d'addestramento

Spinella tese l'arco in avanti mirando al centro del manichino e lasciò andare la freccia, che si conficcò sulla spalla; l'elfa impecò sottovoce e aggiustò il tiro mirando più in basso; si era resa conto di essere piuttosto brava con arco e frecce, e aveva deciso di migliorare il suo talento.
Un altra cosa in cui era brava era la lancia; gli innumerevoli viaggi in mare con i pescatori del suo settore l'avevano resa una tiratrice infallibile, e non c'era un pesce che le potesse sfuggire in tutto l'oceano.
Ma questi non sono pesci le ricordò una vocina nella sua testa che lei si affrettò subito a sopprimere; non c'era posto per la compassione negli Hunger Games.
Accanto a lei Brucolo stava cercando di imparare come mimetizzarsi; e doveva ammettere che era davvero bravo a sembrare un'albero.
A pochi passi da lei, nella postazione piante e insetti commestibili c'era l'umano del nove che armeggiava con una tastiera per dividere i cibi velenosi da quelli commestibili; lei c'era già stata in quella postazione e aveva ottenuto un punteggio di settantaquattro su cento: si sporse per vedere il punteggio dell'umano.
Cento su cento.
Il ragazzo si accorse che lei lo stava guardando e lei si affrettò a distogliere lo sguardo da quegli occhi azzurri così magnetici; non seppe dire perchè ma sentì come un subbuglio nello stomaco tutte le volte che li incrociava.
Lo vide che si allenava in una postazione poco distante con la lancia; sarà anche stato l'umano più intelligente del pianeta, ma nel lanciare cose era una frana, al contrario della sua compagna di distretto che si allenava nella postazione lancio dei coltelli; aveva sempre fatto centro.
Dopo qualche minuto, Spinella si  decise ad aiutare quel ragazzo che stava praticamente distruggendo la lancia per tutte quelle volte che era caduta sul pavimento; gli andò vicino e gli sistemò meglio la lancia sulla mano -Il gomito non deve ruotare mentre tiri; deve restare fermo- lui la guardò perplesso -perchè mi aiuti?- le domandò;  -Non lo so; tu tirala e basta-.
L'umano prese la mira e lanciò; la lancia colpì il manichino al torace; perforandolo da parte a parte; il ragazzo si girò verso di lei -Grazie per l'aiuto-; lei scrollò le spalle -di niente, io sono Spinella- disse porgendogli la mano, lui la strinse -Artemis, felice di conoscerti- disse con un lieve sorriso.
Continuarono ad allenarsi insieme per tutti i tre giorni dedicati all'allenamento, lei gli insegnava le tecniche di combattimento e lui quelle di sopravvivenza; nessuno dei due l'avrebbe mai ammesso, ma erano diventati amici.
Alla fine del terzo giorno si salutarono con una stretta di mano; perchè se mai uno di loro avesse vinto l'altro sarebbe morto.

Interviste
Il dottor J.Argon odiava il suo lavoro; intervistava ragazzi che poi sarebbero stati brutalmente uccisi per il solo gusto di una folla di pazzi; Opal l'aveva costretto a lasciare il suo lavoro nella sua amata clinica nel settore 8  e a trasferirsi nella capitale; si guardò per l'ultima volta allo specchio cercando di riconoscere sotto strati di trucco l'elfo che era stato senza trovarlo; si prese la testa fra le mani cercando di calmarsi; fece un respiro profondo e uscì dal suo camerino, si sedette sulla poltrona e aspettò pazientemente il primo tributo;le telecamere si puntarono su di lui; il primo tributo (una folletta bionda) fece il suo ingresso nella sala, si preparò ad intervistarla.
Seguirono altri tributi, altre domande: poi arrivò il turno dei tributi del suo distretto; una ragazzina di sedici e un bambino di dodici.
Spinella indossava un vestito rosa pallido che metteva in risalto i suoi capelli :lei rimase molto sulle sue quando gli chiese della sua famiglia e della sua vita, ma fu piuttosto brava nel descrivere il mare che le piaceva tanto, e il pubblico ne fu entusiasta.
Altri tre tributi e aveva finito; il maschio dell'otto, brucolo si rivelò essere un bambino fragile e indifeso, ma fece comunque presa sulla folla, visto che tutti gli abitanti della capitale erano dotati di magia e vivevano secoli c'erano ben pochi bambini tra la folla, e il pubblico li adorava.
Minerva invece si rivelò fredda e distaccata; la tipica macchina da guerra che non prova pietà per nessuno; e infine.
Artemis Fowl entrò in sala; indossava un semplice completo da uomo con tanto di cravatta, e non era ridicolo, anzi era parecchio affascinante; gli fece qualche domanda sulla sua famiglia e sul suo settore e lui rispondeva alle domande in modo conciso e chiaro, non ci voleva un genio per capire che molto probabilmente era uno dei tributi più intelligenti insieme alla sua compagna e ai centauri del tre.

Sede del governo
Opal Koboi guardava con aria quasi assente la televisione nel suo studio, l'ultimo ragazzo, un certo Artemis Fowl stava per lasciare la sala; lei sbadigliò annoiata e si gettò in bocca una manciata di cioccolatini.
Ma quando il ragazzò diede le spalle alla telecamera per poco che non la soffocarono.
Si vedeva benissimo; cucito su una manica, nove cerchi di diverso colore attaccati come una catena l'uno all'altro.
Era lo stsso simbolo della resistenza che lei settant'anni prima aveva sconfitto.
Era lo stesso simbolo impresso sulla bandiera che lei aveva bruciato davanti a tutto il mondo per far capire a chiunque che aveva vinto.
Premette un tasto sulla scrivania e attivò il microfono contattando la guardia carceraria Briar Brontauro.
-Voglio subito qui la stilista del tributo maschile del nove- e poi abbassò la cornetta.
Non avrebbe mai permesso a una ragazzina umana senza magia di rovinare i suoi piani; mai.
Le razze dovevano rimanere divise.
Era stata lei ad infettare la magia di Raponzo Tubero poco prima che decidesse di avere un figlio con la moglie; ed era riuscita a raggiungere il suo scopo; terrorizzare la gente e farle credere che era impossibile la convivenza con più razze, e che quello era il risultato, un individuo pazzo e impossibile da controllare; da quando aveva lasciato trapelare la notizia i settori erano ancora più diffidenti gli uni degli altri e le persone si fidavano solo di quelli della propria razza.
Il popolo doveva rimanere diviso.
A qualunque costo.

 
Camere di lancio

Artemis Fowl abbracciò Juliet per l'ultima volta -Mi mancherai tantissimo- le disse; era sincero, dai suoi occhi non era uscita nemmeno una lacrima, ma era sincero.
-Mi mancherai tanto anche tu, e perdonami se ti ho fatto correre quel rischio nell'intervista-
-non importa-
-Promettimi che farai tutto il possibile per vincere Arty, promettimelo-
Lui sospirò; non sapeva di essere così importante per lei.
-te lo prometto-
Lei gli sorrise -E allora vai e vinci anche per me-
Lui salì sulla pedana di lancio:l'avrebbe portato fino nell'arena entro venti minuti.
Quella iniziò subito a salire, per questo il ragazzo non vide le guardie che irrompevano nella sala e arrestavano Juliet ricoprendola di calci.


-Resta viva- disse per l'ennesima volta Julius Tubero -restate vivi tutti e due-
Salutò Spinella e Brucolo con qualche pacca sulle spalle, poi ciascuno entrò nella camera di lancio insieme al suo stilista.
Mentre Julius se ne andava non potè non trattenere una lacrima.


Carcere di massima sicurezza del distretto zero

La guardia carceraria Briar Brontauro stava aiutando alcuni suoi colleghi a trasportare fuori dalla stanza di isolamento il prigioniero n148, Orion Tubero; un ragazzo d nemmeno vent'anni che dopo tre settimane di isolamento era stato riportato in cella.
Lo misero sul lettino della cella e lo svegliarono lanciadogli addosso dell'acqua; lui aprì appena le palpebre e lo guardò negli occhi, Briar distolse subito lo sguardo da quegli occhi rosso acceso.
-Isolamento finito, hai una nuova vicina di cella-.
Lui si girò per vedere l'occupante della cella davanti alla sua; una ragazza; il corpo coperto di lividi, ma il portamento era fiero, i capelli biondi tenuti in una treccia alla cui estremità era fissato un anello di giada. 

Arena
N.1 chiuse gli occhi accecato dalla luce del sole; dopo mezz'ora di buio assoluto anche la più piccola luce lo infastidiva.
Si trovavano in un cantiere edile in disuso; pezzi di ferro e detriti erano sparsi ovunque.
I tributi erano tutti in cerchio attorno alla cornucopia (un enorme cono dorato al cui interno c'era tutto ciò che serviva per sopravvivere nell'arena).
Iniziò il conto alla rovescia; avevano sessanta secondi prima che iniziasse il gioco.
Ogni tributo era concentrato sulla cornucopia; il conto alla rovescia finì.
E poi si scatenò l'inferno.

Angolo autrice
Spero che il capitolo vi sia piaciuto;
sono curiosa di sapere cosa ne pensate
a presto
alpha_omega



 
  
   



   








 

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Capitolo 7
*** Il bagno di sangue ***


Arena
Cavallina aveva sempre avuto un debole per Polliedro sin da quando erano bambini; le piaceva il modo in cui si sistemava il ciuffo ribelle di capelli che aveva perennemente davanti agli occhi; le piaceva il suo modo di fare un pò imbranato, le piaceva il modo in cui lui si appassionava alle materie scientifiche tanto da fare della scienza la sua ragione di vita,  lui le piaceva.
Lui correva verso la cornucopia; voleva afferrare uno zaino il prima possibile e andarsene.
Il cuore della centaura perse un colpo, dietro di lui c'era il troll femmina del quattro; le sue mascelle enormi stavanoper abbattersi su di lui.
Fu allora che Cavallina decise; lei non voleva che Polliedro morisse, lei voleva che lui continuasse a vivere.
Anche a costo della sua stessa vita.
Coprì una decina di metri al trotto e raccolse un'arco e una delle frecce nella faretra poco distante; i centauri erano pessimi nel nuoto e in quasi tutte le materie fisiche.
Ma il talento con l'arco ce l'avevano nel sangue.
Prese la mira e lasciò andare la freccia; che andò a conficcarsi nella carotide del troll femmina, uccidendola all'istante.
Pochi secondi dopo una palla di fuoco trapassò da parte a parte il petto della centaura; il goblin maschio del 2 l'aveva puntata, e niente è più infallibile della mira di un goblin che lancia una palla di fuoco.
Lei era già morta quando il suo corpo toccò terra, ma era rimasta viva quei pochi istanti necessari per capire che Polliedro era riuscito a fuggire.
Non c'è morte migliore di questa pensò.
Era morta per salvare qualcuno che amava.

Scaglietta non era mai stato un goblin previdente; mai.
Dopo aver ucciso la centaura del tre si era subito fatto coinvolgere dalla frenesia dell'omicidio.
La nana femmina del sei caddè bruciata ai suoi piedi; e con quella facevano in tutto due vittime.
Aveva puntato su un'altro bersaglio; la spiritella del cinque; stava volando in direzione di una grossa gru dismessa, ma poco prima che lui lanciasse la palla di fuoco lei cadde a terra trafitta da un coltello da lancio.
Scaglietta non ebbe il tempo di girarsi che Minerva Paradizo gli aveva lacerato la gola lasciandolo morire soffocato nel proprio sangue.


Artemis Fowl corse il più veloce possibile verso uno zainetto grigio a una decina di metri da lui; mentre correva inciampò sopra uno spuntone di roccia cadendo riverso sul terreno.
La folletta dell'uno lo guardava dall'alto in basso sorridendo trionfante -muori- sussurrò, e si preparò a calare l'ascia su di lui.
è la fine; pensò il ragazzo, chiuse gli occhi.
Ma il colpo non venne; quando riaprì gli occhi vide la folletta a terra; una lancia le attraversava il petto; il suo stesso compagno di settore l'aveva uccisa.
L'umano si rialzò quasi goffamente, afferrò lo zaino e si preparò a correre, diede un ultimo sguardo alla folletta morta.
Prese l'ascia caduta alla sua avversaria e corse a perdifiato nell'intrico di vicoli del cantiere riuscendo a scappare da quell'inferno sulla terra.

Spinella afferrò Brucolo per una manica -muoviti; siamo troppo lenti-.
Erano riusciti a scapparequasi per miracolo dal bagno di sangue, e dopo aver raccattato un paio di zaini erano scappati via indenni e senza nemmeno un graffio.
Si arrampicarono su una struttura non troppo pericolante a attesero che le urla finissero;la ragazza sospirò, avrebbero resistito un altro giorno?

Prigione massima sicurezza del settore zero
Juliet contò i morti sulle dita; la folletta dell'uno, il goblin del due, la centaura del tre, la troll del quattro,la spiritella del cinque, la nana del sei.
ne mancavano undici.
-Buona fortuna Artemis-
Sussurrò prima di addormentarsi.

ANGOLO AURìTRICE
ed ecco a voi il primo  capitolo sull'arena; scusatemi se ho trascurato Juliet, ma questo capitolo era dedicato solo alla fase iniziale dell'arena.
Spero che vi sia piaciuto
a presto alpha_omega


   

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Capitolo 8
*** Favoriti ***


Arena

Artemis continuò a correre ancora per un paio di chilometri dalla cornucopia; voleva mettere più distanza possibile tra se e il branco dei favoriti che si stava formando poco distante; una volta terminato il bagno di sangue iniziale i tributi che erano sopravvissuti si alleavano contro tutti gli altri che erano riusciti a scappare per poi dargli la caccia.
In poche parole loro erano i cacciatori e Artemis era la preda.
Il ragazzo si fermò a riposare solo quando fu sicuro che nessuno l'avesse seguito, aveva il fiatone: non aveva mai corso tanto in vita sua.
Controllò il contenuto dello zaino: una borraccia (vuota), dei fiammiferi, della carne secca, una bustina di plastica (vuota) e un sacco a pelo; non c'erano armi, aveva fatto bene a prendere l'ascia, anche se non la sapeva usare; alla sala di addestramento aveva visto la folletta dell'uno che la lanciava contro un manichino facendogli saltare via mezza testa; provò a lanciarla contro un alberello a pochi metri da lui; risultato: l'ascia lo mancò di mezzo metro cadendo a terra. Artemis imprecò a bassa voce; con quella ci si poteva solo difendere.
Rimise tutto nello zaino e si preparò a partire, quando sentì un chiocciolio in lontananza, si avvicinò alla fonte del rumore: un ruscelletto che scorreva limpido tra i sassi e andava a finire in una pozzanghera d'acqua sporca; posizionò l'apertura della borraccia tra due ciottoli e attese pazientemente che si riempisse; almeno il problema dell'acqua era risolto.
Decise che avrebbe viaggiato costeggiando il ruscello per non rimanere a corto d'acqua; e in più aveva una strada precisa da seguire.
Li vicino cresceva un cespuglio con alcune bacche; le aveva studiate al centro d'addestramento, e fortunatamente erano commestibili, ne mise una manciata in bocca e dovette ammettere che erano proprio buone, ne mangiò il più possibile; le altre le mise nel sacchetto di plastica.
Ripose la borraccia nelllo zaino e si avviò verso la fonte del ruscello.
Sentì dei passi dietro di se; si girò di scatto e vide con orrore il gruppo dei favoriti che avanzava ridendo verso di lui. C'era anche Minerva, e a giudicare da come la guardavano i suoi alleati era la leader del  gruppo.
Corse come non aveva mai corso in vita sua, come se non avesse fatto altro che quello da quando era nato, ma purtroppo per lui i favoriti lo avevano fatto veramente da quando erano nati e non aveva speranze contro di loro.
Eppure continuò a correre a perdifiato lungo la pianura arida, non voleva morire; non voleva che la sua vita finisse quel giorno.
Una palla di fuoco gli sfiorò il braccio facendogli perdere l'equilibrio.
Il terreno gli andava incontro a una velocità vertiginosa; ma proprio mentre stava per toccare il suolo qualcuno lo afferrò per il colletto della divisa scaraventandolo a terra parecchi metri da lì.
-Fermi tutti; lui è mio-, a parlare era stata la goblin del due che gli si avvicinò immobilizzandolo a terra; la lama del coltello a un soffio dal suo collo.
Artemis cercò di divincolarsi, ma un pugno in piena faccia lo ributtò a terra. Allora capì ciò che doveva fare; l'ascia era sotto di lui; doveva solo riuscire a prenderla.
Diede una testata in faccia alla goblin, che per un attimo allentò la presa; con uno strattone se la tolse di dosso e prese l'ascia, la fece roteare sopra la testa e colpì la sua avversaria di striscio, poi si rimise a correre; lo avevano quasi raggiunto, quando il terreno sotto di loro esplose.
Bombarda Sterro, il nano del sei emerse dal terreno; aveva deciso di puntare la sua strategia sull'effetto sorpresa, e a giudicare dalle facce dei favoriti non era stata una gran bella sorpresa; non era riuscito a colpirne neanche uno.
Dietro di lui l'umano del nove si era rimesso a correre dopo lo spavento iniziale ed in quel momento era solo un puntino lontano che spariva dietro gli edifici in rovina.
Guardò i favoriti uno a uno, l'umana del nove, la goblin del due, il folletto dell'uno e il troll del quattro.
Cercò di tornare sottoterra; ma il troll glielo impedì -Tu non vai proprio da nessuna parte- ringhiò.
Bombarda non cercò nemmeno di scappare; era finita, e alla fine sarebbe comunque finito sottoterra.
La fortuna non era in suo favore


Carcere Massima sicurezza del settore zero

Orion vide la nuova arrivata tirare un sospiro di sollievo quando l'umano del nove riuscì a fuggire dal gruppo dei favoriti; non si erano scambiati una parola per tutto il giorno, e lui aveva capito che lei aveva qualche legame con lui.
Orion non era mai stato un ficcanaso, ma voleva assolutamente sapere qualcosa su di lei.
-Lo conosci?- Domandò indicando lo schermo; il ragazzo, Artemis, aveva trovato un rifugio sotto un pezzo di lamiera ben mimetizzato e stava cercando di ripararsi dalla pioggia che aveva iniziato a cadere copiosa.
-Si-; disse lei in un sussurro -lo conosco-.

Juliet squadrò il compagno di cella per la prima volta: non aveva un bell'aspetto: aveva diciotto anni al massimo, magrissimo, pallido e con i capelli neri scarmigliati; un lieve accenno di barba sulle guance, gli occhi infossati e cerchiati di nero.
Gli occhi.
All'inizio credette fosse solo il riflesso dello schermo; ma poi capì che non era quello.
Le iridi erano di un rosso intenso; sembravano due tizzoni ardenti; non riusciva a distogliere lo sguardo.
Il suo sguardo andò a posarsi sulle orecchie; leggermente a punta sporgevano appena.
Orion Tubero, l'unico incrocio tra un'umana e un elfo,un pazzo; la prova vivente che tra due razze diverse non poteva esserci un equilibrio; i giornali avevano diffuso la notizia dappertutto; un anno prima la magia del ragazzo lo aveva fatto impazzire uccidendo alcuni abitanti della capitale e ferendone altri; poi c'era stato un'altro incidente nella prigione, e anche quella notizia era stata fatta girare tra i settori, le persone avevano paura anche solo sentendo il nome di una razza che non era la loro, perchè quello era il risultato.
Si affrettò a guardare lo schermo; a parte il tributo del sei non c'erano stati altri morti quel giorno.
La pioggia che ormai cadeva a scrosci aveva bloccato tutti i tributi, e per il momento erano tutti fermi.
Il suo compagno di cella si era addormentato; nel sonno appariva innocuo, quasi tenero.
Juliet si chiese se fosse veramente così pazzo come lo descrivevano.


ANGOLO AUTRICE
Scusatemi se ho trascurato Spinella, ma vi prometto che apparirà ampiamente nel prossimo
spero che vi sia piaciuto.
a presto
alpha_omega
 
  


 

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Capitolo 9
*** Terrore ***


Arena

Minerva Paradizo pulì il coltello su ciò che restava della tuta di Bombarda Sterro -Sette fatti, dieci da fare- disse quasi ridendo; si era autoproclamata leader dei favoriti, anche se sapeva perfettamente che non sarebbe stato per molto: loro erano in quattro contro sette; e una volta eiliminati quei sette avrebbero dovuto combattere l'uno contro l'altro, sempre che prima qualcuno non la tradisse...
Sopra di loro ci fu un ronzio; una navetta fece uscire dallo scafo un braccio metallico che prelevò il corpo del nano dal terreno per poi issarlo al suo interno; era così che facevano sparire i corpi dei morti nell'arena.
Camminarono per ancora mezzo chilometro, poi si accamparono su una distesa erbosa ai margini del cantiere vicino a un piccolo bosco;mentre piantavano la tenda presa dalla cornucopia, la ragazza vide un coniglio fare capolino da dietro un albero; prese la mira e lanciò.
Il coltello rimbalzò contro una parete invisibile per poi cadere a pochi passi da lei; lo raccolse -ehi ragazzi siamo arrivati al limite massimo dell'arena-.
Il troll provò a toccare il muro invisibile; ma fu subito sbalzato all'indietro -Un campo di forze- sibilò la goblin con rabbia; -Il cibo è a pochi metri da noi e non possiamo prenderlo-.
-Stai calma dolcezza; con il cibo della cornucopia potremmo mangiare a sazietà per un mese- disse Mervall, il folletto dell'uno -e puoi star certa che il gioco durerà molto meno di un mese- disse con un ghigno.
Minerva sbuffò; Mervall era il più sadico del gruppo, nel corso della giornata aveva imparato a conoscere i suoi nuovi alleati; Mervall le poteva essere molto utile se se trattava di combattere con il corpo a corpo; la goblin silenziosa era quella che amava dare spettacolo di se; Minerva si era sempre convinta che fosse lei la più spietata degli hunger games, ma dopo averla vista all'opera mentre "si occupava" di Bombarda non era riuscita a staccare gli occhi dalla scena, e a pensarci di nuovo le venivano dei brividi freddi lungo la schiena, che lei si affrettava a sopire; doveva essere lucida.
Il troll stava ancora cercando di forzare il campo di forze senza risultati.
La ragazza guardò il cielo; era notte inoltrata e la pioggia non accennava a smettere; entrarono tutti nella tenda, eccetto il troll che non ci entrava e che era abituato a sentire la pioggia su di se, e in più serviva qualcuno che facesse la guardia.
Pensò al suo compagno di settore; Artemis Fowl era sfuggito a loro quasi per miracolo; lo rivide nella propria mente mentre riusciva a liberarsi e a scappare; strinse i pugni.
-La prossima volta che ci incontreremo tu morirai ,Artemis Fowl-
Si addormentò con il coltello da lancio ancora stretto nel pugno.

 
Spinella e Brucolo trovarono rifugio dentro un minuscolo capanno per gli attrezzi, completamente vuoto, a parte qualche tuta da operaioriposta in un angolo.
L'elfa osservò la propria divisa; era una tuta aderente azzurro scuro con un paio di tasche ai lati dei pantaloni; la stessa che indossava ogni tributo, poi osservò le divise da operai; erano di un tessuto blu molto resistente agli strappi; probabilmente riparava anche dal freddo.
Ne indossò una sopra la tuta e ne porse alcune al ragazzino -trovane una della tua misura; dovrebbe proteggerci dal freddo-.
Lui se la mise titubante; gli stava un pò larga, probabilmente era appartemuta a un folletto; -E ora che si fa?- domandò; -li hai già visti gli zaini?-
Spinella si era completamente dimenticata dei due zaini che aveva conquistato alla Cornucopia; ne aprì uno e non fu delusa: un piccolo contenitore cilindrico di metallo a chiusura ermetica, una bustina di frutta secca,quattro lattine di cibo, degli occhiali a visione notturna e un piccolo coltellino; prese una manciata di frutta secca e la porse a Brucolo, lui la mangiò in pochi minuti; non avevano mangiato nulla da quando erano nell'arena.
Il secondo zaino non era da meno del primo; un telo di plastica sottile mimetico della dimensione di due metri, l'ideale per nascondersi; un set da cucito, delle barrette energetiche, dei panini e un kit per il pronto soccorso.
Prese una delle tute avanzate e ne tagliò alcuni pezzi con il coltellino per poi cucirli alla bell'è meglio tra di loro e porse la coperta improvvisata al ragazzino -è meglio che tu dorma-.
-E tu come farai?- le domandò lui.
Lei prese il telo mimetico e gli occhiali per la visione notturna -Io farò la guardia-
Mentre se ne stava fuori osservando la pioggia cadere l'elfa pensava; aveva fatto la cosa giusta? Aveva fatto bene a prendere Brucolo come alleato?
Si; senza dubbio
Senza di lui sarebbe stata sola, senza di lui sarebbe stata persa.
Era ancora un bambino, e lei non avrebbe permesso a nessuno di fargli del male.


Cicca Verbil si avvicinò furtivo alla base dei favoriti senza dimenticare di offrire il suo bel viso alla luce della luna per le telecamere; il troll che faceva la guardia era un predatore per natura, il re dei predatori per la precisione; lui era il cacciatore, gli altri erano le prede.
Quindi perchè avrebbe dovuto guardare in alto?
Ormai era a dieci metri sopra la testa del bestione: il masso che stringeva tra le mani diventava sempre più pesante.
Lo lasciò; il suono delle ossa del cranio del suo avversario che si rompevano scuarciò il silenzio della notte.
Scese subito accanto al corpo ormai senza vita del troll, prese la spada che stringeva tra le mani e spiccò il volo.
Un coltello gli scuarciò l'ala sinistra; sentì il suo stesso urlo mentre precipitava al suolo.
L'umana del nove lo sollevò di peso e lo sbattè contro un alberò -Bene, bene; che cosa abbiamo qui?-
-Lo so io- disse la goblin del due accendendo una palla di fuoco tra le mani -Un bell'intruso-
Cicca Verbil terminò la sua esistenza brillando come la stella che avrebbe sempre voluto essere e che non sarebbe stato mai agli occhi del pubblico.
Era solo una pedina; lo era sempre stato.


 
Carcere di massima sicurezza settore zero

Juliet si tolse le mani dal viso solo quando il corpo dello spiritello fu issato sulla navicella, poi potè tornare a respirare regolarmente.
Dietro di lei Orion era rannicchiato sul letto, respirava appena.
Gli si avvcinò -Orion?-.
Le mani del ragazzo erano premute convulsamente sulle orecchie; gli occhi terrorizzati spalancati nel vuoto, respirava appena, il video doveva averlo traumatizzato parecchio.
Per quanto avesse paura di lui, Juliet provò pietà per quel ragazzo distrutto dalla sua stessa natura; andò nel bagno della cella e prese una pezzuola umida, poi la mise sulla fronte del ragazzo che parve iniziare a calmarsi.
La guardò negli occhi -è finita?- domandò.
lei gli accarezzò la testa con fare rassicurante -è finita; stai tranquillo-
-Non mi hai ancora detto come ti chiami- Sussurrò lui.
-Juliet- disse lei quasi con dolcezza -Juliet Leale-.
Orion fece un piccolo sorriso; si sentiva sereno per la prima volta dopo quasi un anno di prigionia, si distese tranquillo sulla branda assaporando il suono di quel nome;
-Grazie Juliet-
Per la prima volta nella sua vita non ebbe incubi la notte.

ANGOLO AUTRICE
ed ecco a voi il nono capitolo; spero che vi sia piaciuto; mi scuso per la parte macabra.
a presto
alpha_omega


 

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Capitolo 10
*** Persona ***


ARENA

N 1 si era rintanato in una piccola cantina artificiale nascosta fra i detriti delle rovine; non era riuscito a prendere niente dalla cornucopia e aveva dovuto decidere; o rischiare la vita per uno zaino o andarsene a mani vuote; aveva scelto la seconda, anche se in quel momento affamato e infreddolito com'era ,se ne pentiva; forse sarebbe riuscito a sopravvivere; forse.
Si chiese dove fosse la sua compagna di settore; l'aveva vista dirigersi verso la cornucopia, e a quanto pareva era sopravvissuta al bagno di sangue: si capiva perfettamente che era una in gamba, malgrado lo scarso addestramento riservato alle femmine del sette, la diavolessa era riuscita a salvarsi; magari anche con un bel bottino tra le mani; ri rannicchiò ancora di più su se stesso battendo i denti per il freddo; da dove proveniva lui non era mai freddo; il settore sette si occupava dell'estrazione delle materie prime; e non poteva permettersi di fermarsi a causa di neve, pioggia o altro; per questo avevano scelto un punto strategico dove il clima fosse assolutamente stabile, ne troppo caldo, ne troppo freddo.
Ma in quel momento era veramente freddo.
Rimase accucciato in in angolo aspettando che smettesse di piovere; dopo poco tempo chiuse gli occhi e si addormentò con lo stomaco che brontolava.
Qualcosa lo scosse; N1 aprì pigramente gli occhi e si ritrovò a fissare in faccia la sua compagna di settore; solo in quel momento ricordò di essere agli hunger games.
Fece un salto all'indietro spaventato come non mai; lei lo inchiodò al terreno con un solo movimento del braccio -Stai calmo; voglio solo proporti un'alleanza-.
N1 la guardò interrogativo -Perchè?- domandò stupito -io a che ti servo?-.
Lei fece spallucce -Vuoi quest'alleanza o no?-
N1 aveva paura; ma se quello che la sua compagna di settore gli aveva detto era vero allora aveva più probabilità di vincere.
-Va bene; ma non sono riuscito a prendere nulla alla cornucopia, te lo dico prima- disse quasi con vergogna il diavoletto.
Lei tirò fuori tre zaini -Non importa; ciò che ho raccolto basterà a entrambi; il ragazzino guardò tutta quella roba come se fosse un miraggio -Ma allora tu hai...- lei lo interruppe -Non ho ammazzato nessuno per avere questi zaini, stai tranquillo- .
Il diavoletto, per niente rassicurato esaminò il contenuto degli zaini: una borraccia, diversi barattoli di cibo, una coperta, un sacco a pelo, dei panini e una forma di formaggio era il contenuto dei primi due; nel terzo c'era un set di coltelli di ogni dimensione, una cerbottana con alcuni dardi e una boccetta con dentro un liquido di colore verde acido che sembrava velenoso.
Lei gli offrì uno dei panini e mangiarono in silenzio, ad un certo punto N1non ce la fece più e glielo domandò -Ma perchè ti allei con me? Quando potresti stare benissimo con i favoriti?-.
N.1293F rise -Lo vuoi proprio sapere perchè ho scelto te come alleato e non i favoriti?; Bene, te lo spiego subito; perchè sei indifeso-.
-Indifeso?- Il ragazzino si sentì un pò offeso, anche se quello che lei diceva era vero; gli aveva salvato la vita.
-Voglio dimostrare al mio settore quanto valgo; fargli capire di non essere una merce di scambio dipendente dai maschi   priva di nome ,dimostrare quanto io sia degna di averne uno; e per farlo ho bisogno di qualcuno che sia dipendente da me; voglio far capire a quelli del mio settore che noi diavolesse possiamo essere non solo autosufficenti, ma possiamo anche dare il nostro aiuto ad altri; hai capito?-.
N1 fece si con la testa; capiva perfettamente la ragazza; anche lui a volte si sentiva così; giudicato come un essere inferiore, essendo ancora un piccolo diavoletto e non un demone; ma quella fase per lui sarebbe finita; se avesse vinto sarebbe cresciuto; lei era già una demone, eppure veniva ancora trattata come spazzatura dai suoi padroni.
Le mise una mano sulla spalla  -Ti capisco benissimo; ma sono sicuro che le cose cambieranno un giorno-.
Lei rise senza allegria -Sai N1, forse nessuno te lo ha detto, ma per far si che le cose cambino bisogna che cambino le persone; e puoi star certo che non cambieranno molto presto-.
Il diavoletto non seppe cosa dire; inutile negare; lei aveva ragione.
Le telecamere avevano ripreso tutto;
ma nei televisori di ogni abitante arrivò solo la partein cui si alleavano, il resto del discorso fu interpretato come un atto di ribellione dagli strateghi, e il filmato fu perduto per sempre.



Carcere di massima sicurezza del settore zero

Juliet era rimasta accanto a Orion ancora un bel pò da quando si era addormentato, e doveva ammettere che gran parte della sua paura verso di lui era passata; nel sonno appariva innocuo, aveva un che di innocente ma allo stesso tempo rabbioso, era l'individuo più strano che lei avesse mai visto.
Si annoiava a morte là dentro; odiava quel posto; non poteva uscire mai, nè parlare con suo fratello; era chiusa in quel buco di cella da due giorni e già si sentiva soffocare da quelle quattro pareti.
Le avevano dato l'ergastolo; visto che le leggi erano fatte per individui che vivevano secoli le avevano dato centocinquant'anni; ovviamente lei non poteva vivere così a lungo, e quindi era praticamente un ergastolo.
Si pentiva di quello che aveva fatto? Assolutamente no. Odiava la capitale, e se avresse dovuto passare la vita in un buco di cella solo per far capire ai settori che anche loro erano composti da persone che potevano liberarsi se solo avessero voluto allora lo faceva con orgoglio; meglio una ribelle in carcere che una stilista a servizio della capitale.
Uno squillo acuto la fece sobbalzare; era il suono della sveglia mattutina; Orion aprì gli occhi di scatto rischiando di farle venire un colpo.
-Scusa, non volevo spaventarti- disse lui -Mi dispiace-.
-Non è successo niente, stai tranquillo-.
Dalla minuscola fessura nel muro entrarono due vassoi con del cibo sopra; Juliet ne prese uno e si sedette sul suo letto a mangiare; Orion si sedette sul pavimento della cella fissando il televisore a muro spento come se ci vedesse qualcosa.
Non aveva toccato cibo.
-Orion- lo chiamò per avere la sua attenzione, dovette richiamarlo un altra volta perchè sembrava non averla sentita.
Indicò il vassoio della colazione -è arrivato il cibo-.
Lui sembrò notarlo solo in quel momento -Non importa, puoi mangiarlo tu se vuoi-.
-Orion, alzati- fu quasi un ordine; non lo aveva mai visto in piedi; solo seduto per terra o sdraiato sul letto; e temeva di sapere il perchè.
Gli si avvicinò e gli prese le mani aiutandolo ad alzarsi su, era alto quanto lei; eppure era leggerissimo.
Lo guardò; era magro in modo spaventoso; poteva contargli le ossa delle mani.
-Da quant'è che non mangi- sussurrò.
-Se io non mangio la mia magia se ne stà buona-
Lei lo scrollò delicatamente per le spalle,-Sarà anche così, ma tu non sei nemmeno capace di rimanere in piedi; ti rendi conto che se continui così morirai di fame?- era molto preoccupata.
-Perchè mi aiuti?- le domandò il ragazzo; -non mi devi niente-.
Lei gli prese la testa fra le mani e lo guardò dritto negli occhi; ormai si era abituata al loro colore, e non le fecero alcun effetto.
-è per questo che sono stata imprigionata; per aver ricordato a tutti gli abitanti di questo mondo che sono persone; persone che hanno dei diritti qualunque siano i loro crimini; Orion, ficcatelo bene in quella testa; tu sei una persona; charo? E non ti permetterò di lasciarti morire di fame; hai capito?-.
Lo abbracciò -Lascia che ti aiuti-.
Orion ricambiò l'abbraccio; poi semplicemente, pianse.
Juliet lo aiutò a sedersi sul letto e lo costrinse a mandare giù quella poltiglia informe che chiamavano colazione; prima dovette praticamente imboccarlo, poi fece da solo; alla fine la sua carnagione aveva acquistato una tonalità in più, lo sostenne per un braccio per fare qualche passo per il perimetro della cella; poi lo aiutò a lavarsi la faccia nel piccolo bagno loro concesso; e doveva ammettere che rimesso in sesto non era per niente brutto.
Passarono così la giornata; parlando della loro vita, lei gli raccontò della sua vita nel settore; dei suoi sforzi per diventare stilista e della sua rabbia verso la capitale per ciò che aveva fatto al fratello; e poi della sua decisione di comunicare un messaggio ai settori, del suo interrogatorio e della sua venuta in cella; lui invece gli parlò dei suoi genitori; di suo zio vincitore che non aveva mai visto ma che avrebbe voluto tanto conoscere; dei suoi amici, che lo avevano accettato come "quello strano" ma che prima dell'incidente con la magia gli erano stati accanto; del fatto che a volte avrebbe preferito la morte all'ergastolo, di come si sentisse solo in quella cella nella quale stava da quasi un anno senza mai vedere la luce del sole; di come a volte impazzisse distruggendo tutto; parlò della magia che aveva dentro sin da quando era nato e che era stata la sua rovina; del suo amore per una ragazza che abitava a pochi chilometri dalla prigione e che non conosceva neanche il suo nome; finalmente poteva parlare.
Semplicemente non era più solo; ora aveva un'amica.
Il rumore della televisione che si accendeva lo strappò bruscamente dai suoi pensieri, d'istinto si aggrappò a juliet stringendole la mano -ho paura- sussurrò.
-Perchè?- gli domandò la ragazza; ricordava fin troppo bene il comportamento del ragazzo l'altra sera; gli Hunger games erano orribili; ma non spaventosi; lui guardava la televisione come se potesse aggredirlo da un momento all'altro -io; non riesco a guardare tutto questo; quando io... l'incidente, insomma; avevo appena visto la trasmissione, non  mi è più successo, ma da allora conservo quel ricordo; prima mi ero ricordato quel giorno; è stato come rivedere le stesse azioni da me compiute.
-Orion...-
-Va tutto bene Juliet; ce la posso fare.
Non successe nulla di particolare; il centauro del tre aveva scoperto un doppiofondo nel suo zaino che conteneva la mappa dell'arena e una bussola; i tributi del sette avevano stretto un'alleanza e i favoriti si erano dati alla caccia; ma senza risultati; invece degli altri tributi avevano catturato solo un paio di conigli usciti dal boschetto ai limiti dell'arena; la pioggia aveva reso l'arena un enorme pantano di fango e detriti; l'umano del nove, Artemis, si ricordò Orion era riuscito a fabbricare un piccolo fuoco che facesse pochissima luce la notte; in modo tale da non essere identificato dagli altri tributi.
La trasmissione finì, e lui un sospiro di sollievo.
-Per oggi è finita- sussurrò Juliet.
-Domani succederà qualcosa di grosso- disse quasi con rabbia; -oggi è il giorno della Tregua-.
-Cosa?-
-Gli strateghi hanno deciso di sospendere i giochi facendo cadere pioggia; è un pò come la quiete prima della tempesta; perciò le spiegazioni sono due; o hanno deciso che domani si dimezzerà il numero dei tributi, cosa altamente improbabile, oppure ci sono dei problemi nella capitale.
-Che cosa potrebbe essere?-domandò la ragazza sempre più curiosa.
Lui sorrise; era la prima volta che lo faceva da quando lei lo aveva conosciuto.
Forse il tuo messaggio ha avuto più successo di quanto pensi.

ANGOLO AUTRICE
Che ne pensate? Spero vi sia piaciuta;
nel prossimo capitolo ci saranno sia Artemis che Spinella, e forse anche Polliedro.
un grazie a tutti quelli che hanno recensito la storia e a quelli che la leggono.
a presto
alpha_omega

 

  



 

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Capitolo 11
*** Assassino ***


ARENA

Spinella Tappo scrutava pensierosa la pioggia: cosa avrebbe fatto se alla fine sarebbero rimasti solo lei e Brucolo?; non lo sapeva, e non voleva saperlo.
Cercò di revocare le sue conoscenze riguardo gli hunger games; non era mai successo che avessero fatto piovere ininterrottamente per due giorni di fila, stava per succedere qualcosa di grosso.
Rientrò nel capanno per riscaldarsi un pò; si girò verso il ragazzino innaturalmente pallido -Stai bene? è tutto a posto?- chiese preoccupata.
Lui le sorrise debolmente -è tutto a posto, grazie-.
Ma si capiva benissimo che c'era qualcosa che non andava; gli tastò la fronte e la scoprì innaturalmente calda e sudata -Febbre...- sussurrò l'elfa.Prese delle pillole per il calo della temperatura dalla valigietta del pronto soccorso e gliele fece ingoiare: dopo poche ore la temperatura era calata e si stava già stabilizzando; gli diede un buffetto affettuoso sull'orecchio -Va tutto bene piccolo, non permetterò che ti facciano nulla di male-.
Lui sorrise -Grazie Spinella; so perfettamente che sembrerà ridicolo, ma nemmeno io permetterò che qualcuno ti uccida-.
Lei lo abbracciò d'istinto; sapeva perfettamente che quello che diceva il ragazzino era vero.
Ora aveva un motivo in più per arrivare fino alla fine.
Rimasero abbracciati per qualche ora; dopodichè la ragazza tornò alla postazione.
La pioggia era finita da un pezzo.
Fu in quel momento che sentì l'urlo.


 SETTORE 0

Raponzo Tubero e Julius Tubero avevano entrambi gli occhi fissi sullo schermo davanti a loro; non si erano più parlati da quando Raponzo aveva tradito il fratello; mentra lui era ancora un Elfo di mezz'età Julius era un vecchio di sessant'anni.
La voce di Giovanni Zito (il capo della resistenza) si sentiva forte e chiara dagli altoparlanti posti ai loro lati.
-La bomba è stata sganciata con successo- gli comunicò il capo dei ribelli; la sede degli strateghi è stata distrutta con successo; i giochi procederanno a rilento per ancor un paio di giorni, forse riusciremo a salvare qualcuno di quei ragazzi-.
Era iniziato tutto con l'intervista dell'umano del 9; il simbolo ricamato sulla manica della giacca indicava chiaramente che nella capitale c'era ancora qualcuno contro Opal; sfortunatamente la stilista era stata imprigionata nel carcere di massima sicurezza del settore zero, e avrebbero dovuto impiegare un bel dispiegamento di forze per liberarla.
Julius Tubero si era arruolato nei ribelli per salvare il proprio paese.
Raponzo Tubero si era alleato con loro per salvare suo figlio; aveva scoperto tutto; giurò a se stesso che avrebbe vendicato il ragazzo; avrebbe distrutto Opal con le sue stesse mani.
I due fratelli erano stati sempre in conflitto tra loro; ma il gesto di Raponzo aveva oltrepassato il limite; Julius lo odiava con tutto se stesso; aveva accettato di collaborare con lui solo per assoluta necessità; non vedeva l'ora che quella storia fosse finita; perchè quando sarebbe finita o Opal sarebbe morta o sarebbe morto lui.
Si ricordò di Spinella; una ragazzina di sedici anni che sarebbe morta di li a tre settimane; Brucolo, un ragazzino innocente e ingenuo di appena dodici anni che avrebbe fatto la stessa fine della sua compagna; nessuno di loro meritava quella fine.
Dietro di lui il mentore dei demoni, Qwan aveva appena inviato i moduli per l'attacco al carcere dove era prigioniera la stilista ribelle; e insieme a lei Orion.
Si chiese se quel ragazzo potesse mai essere curato; nel settore 10 avevano parecchi specialisti, ma il suo era un danno magico che aveva sin dalla nascita, forse non c'era rimedio.
Suo nipote era sempre stato un mistero per lui, una volta aveva visto una sua foto da bambino e aveva dovuto ammettere che gli assomigliava parecchio.
Lo avrebbe incontrato presto.

 
ARENA
Artemis controllò lo zaino; non gli era rimasto molto, con la pioggia aveva finito quasi tutte le sue provviste, avrebbe dovuto uscire dal suo nascondiglio molto presto se non voleva morire di fame.
Mise fuori la testa cauto; tutto in quel posto lo intimava di stare all'erta;in quel momento non si fidava nemmeno di se stesso; ritrovò il ruscelletto di qualche giorno prima e constatò con disappunto che era sempre più piccolo; dopo la pioggia c'era stata qualche ora di tranquillità, poi il sole aveva cominciato a bruciare in modo impressionante, il ragazzo sentiva i rivoli di sudore scendergli giù per la schiena.
Si sedette esausto su un masso cercando di asciugarsi il sudore con una manica della tuta; mangiò le ultime bacche rimaste e si rimise in marcia.
Il suono di un rametto spezzato dietro di lui.
Corse in preda al panico su per il pendio; una palla di fuoco mancò la sua gamba di pochi centimetri; si voltò: la goblin del due era a pochi metri da lui, sola.
devi volerlo; le parole di Domovoi Leale, il suo mentore gli risuonarono nel cervello.
Si era allenato con l'ascia; la sapeva lanciare abbastanza bene
devi volerlo
Lui non voleva morire.
devi volerlo

E lui lo voleva.
Estrasse l'ascia dalla cintura; ormai lo scontro era inevitabile; prese la mira; la goblin lanciò la palla di fuoco
Lui lanciò l'ascia.
Un attimo dopo la sua avvresaria giaceva a terra in una pozza di sangue.
Il ragazzo guardò come pietrificato la scena.
L'aveva fatto lui.
L'aveva uccisa.
Lo aveva fatto per difendersi, ma era comunque un assassinio.
Un bruciore fortissimo al petto.
C'era qualcosa che gli era sfuggito; l'ascia era conficcata nel cranio della goblin, lei aveva lanciato qualcosa contro di lui prima; ma che cosa?
Abbassò lo sguardo.
La palla di fuoco l'aveva colpito in pieno petto.
Urlò.
Si accasciò a terra;
Stava morendo.
Osservò il mondo farsi sempre più sfocato.
Ma prima di svenire avrebbe giurato di aver visto l'elfa dell'otto correre verso di lui.



SETTORE ZERO
Domovoi Leale compose in fretta il numero di uno degli sponsor di Artemis: dopo che il ragazzo era sopravvissuto ai favoriti, i finanziatori per la sopravvivenza erano comparsi a frotte.  
Guardò lo schermo del televisore; Artemis era stato portato in un'aspecie di capanna di lamiera dai tributi dell'otto; era conciato piuttosto male; respirava appena.
-Pronto, si, sono il mentore del nove; è ora di mandare una medicina-.



ANGOLO AUTRICE
Mi scuso per il ritardo; i capitoli andranno un pò a rilento, per via della scuola,
spero che vi sia piaciuta; mi scuso per la parte violenta ma era necessario.
Polliedro non è ancora riapparso, ma lo farà nel prossimo capitolo:
a presto
alpha_omega.





 

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Capitolo 12
*** Fangosetto ***


ARENA

Polledro controllò per l'ennesima volta la mappa dell'arena; si trovava nella zona est del cantiere 2; c'erano in tutto tre quartieri; probabilmente risalenti all'epoca della rivoluzione; nessuno ricordava come fosse la vita a quei tempi; c'era addirittura chi sosteneva che alcune razze vivessero sottoterra; ma solo Opal e i suoi uomini potevano rispondere alle sue domande; non che gli fosse mai interessato il passato del suo popolo; lui pensava al futuro; il presente era già stato scritto, il futuro era ancora tutto da scoprire.
Voleva vincere, voleva tornare nel suo settore, ma non sapeva che cosa avrebbe fatto una volta lì; non avrebbe mai più potuto tornare a vivere come un tempo; non senza Cavallina.
Cavallina; ricordava i suoi sorrisi, il modo speciale in cui rideva, somigliava al suono di una cascata, l'aveva adorata già da subito, c'era voluto tempo, ma alla fine erano diventati amici, lui con le sue paranoie e lei con la sua freddezza apparente che mostrava in pubblico.
Cavallina era morta, e niente sarebbe stato più come prima.
Guardò il cielo, sperando che lei, da qualche parte lo stesse guardando.


N.1293 osservò il volto della goblin del due sparire tra le nuvole; non riusciva a smettere di pensare a Leon Abbott; il modo in cui la guardava nel treno; le faceva ancora venire il voltastomaco.
Si accarezzò una delle tante rune che aveva nel braccio; era una piccola spirale; la sua preferita; era come a simboleggiare l'inizio di una nuova vita.
Ma per una nuova vita ci voleva un nome appropriato; come avrebbe potuto chiamarsi la prima diavolessa che avesse deciso di ribellarsi ai propri padroni?.
Lei era la prima donna a farlo.
La prima donna; Eva.
Si; era un bel nome per una rivoluzionaria.
Accanto a se notò un tronco d'albero con un minuscolo buco al centro; una telecamera.
-Ho un messaggio per tutto il mondo- annunciò rivolta verso l'obbiettivo.
-Io mi chiamo Eva-.
Ecco, ora aveva un nome.
Dietro di lei N.1 aveva assistito a tutta la scena e sorrideva.
-Allora è meglio che partiamo, Eva-.


Artemis non avrebbe potuto dire se fosse morto o no; era in uno stato di dormiveglia tra la vita e la morte; avvertiva il cuscino improvvisato sotto la sua testa, ma avvertiva anche il bruciore terribile allo stomaco; ma in quell'inferno avvertiva anche qualcosa di fresco sopra la pancia.
Aprì lentamente gli occhi; si trovava al chiuso, in una baracca di pochi metri quadri e aveva qualcosa di luminoso sopra di sè, cercò di alzare leggermente la testa, ma anche quel piccolo movimento lo fece soffrire come non mai; una poltiglia luminosa emetteva piccole scintille azzurre -Magia- sussurrò; era una crema magica, di quelle che costavano una fortuna; probabilmente il regalo di uno sponsor.
Ma chi l'aveva aiutato?.
Qualcuno si accovacciò accanto a lui; Spinella Tappo era concentrata sulle bende che lo fasciavano stretto -Vedo che ti sei svegliato- disse con un sorriso l'elfa -Stai meglio? Ti ho portato del cibo-.
Lo imboccò con qualche pezzetto di pane -Prima non potevamo farti mangiare nulla perchè quel colpo ti aveva distrutto lo stomaco, ma ora che la crema ha quasi finito il suo lavoro puoi ricominciare a farlo-. 
-Ti ringrazio; ma perchè mi aiuti?-.
-Perchè io non sono un'assassina, e se vedo qualcuno che ha bisogno di aiuto gliene do-
Gli diede un buffetto sulla guancia.
-Ora dormi fangosetto-.  
 
 ddddddddddddffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffd
ANGOLO AUTRICE
spero che vi sia piaciuta; posterò il prossimo capitolo appena possibile
a presto
alpha_omega.




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Capitolo 13
*** Salvataggio ***


DISTRETTO 0 Sede del governo


Opal era piuttosto annoiata; i giochi procedevano a rilento; l'unica nota positiva era che nell'arena la pioggia era cessata; le uccisioni sarebbero ricominciate di nuovo.
I demoni del sette erano a pochi chilometri dai favoriti; forse ci sarebbe stato uno scontro interessante tra i due gruppi.
Il centauro del tre era assolutamente deciso a non affrontare nessuno scontro diretto e si era messo a collocare trappole ricavate dai calcinacci arruginiti che aveva trovato, in punti strategici dell'arena; se non fosse stato per la mappa che aveva con se sarebbe già stato ucciso da tempo; non c'era ancora caduto nessuno in quelle trappole; ma a giudicare dal loro aspetto terribilmente letale valeva la pena di aspettare ancora un pò; sorrise; ci sarebbe stato da divertirsi.
Gli elfi dell'otto si stavano ancora occupando dell'umano del nove; si chiese cosa ci trovassero di così importante in lui; gli sponsor si erano precipiati a fiotti per sponsorizzarlo; lo scuarcio che aveva nella pancia poteva essere guarito solo dalla magia; e loro gliel'avevano data sotto forma di crema; l'elfa gli era sempre stata accanto mentre dormiva e aveva badato a lui giorno e notte, probabilmente si erano conosciuti nel Centro d'addestramento e avevano stretto amicizia.
Sullo schermo apparve il viso dell'umana del nove: Minerva Paradizo; Opal l'aveva notata già da subito; sapeva che si sarebbe fatta conoscere; ed eccola lì, a capo dei favoriti; non erano rimasti in molti; solo lei e il folletto dell'uno; lui era alto perfino secondo gli standard umani; un metro e ottanta di muscoli che non vedeva l'ora di catturare la prossima vittima; l'umana era molto più piccola e magra, ma terribilmente agile, e più di una volta aveva dato prova della sua forza, se avesse dovuto scommettere su uno dei due, lei avrebbe scelto la ragazza.
MInerva Paradizo e Opal Koboi erano terribilmente simili sotto molti aspetti.


CARCERE DI MASSIMA SICUREZZA, distretto 0

Juliet pianse di felicità alla vista del risveglio di Artemis; molte persone lo avevano dato per spacciato; ma quel ragazzo aveva sorpreso tutti; anche Orion, seduto avvanto a lei, guardava ammirato lo schermo; poi la trasmissione finì, lo scermo diventò nero per poi ritornare un tutt'uno con la parete della cella.
-Juliet?-.
La ragazza si asciugò le lacrime con la manica della divisa -Si?-
-Tu lo ami?-.
La domanda colse la ragazza in modo inaspettato; arrossì violentemente -No, certo che no, ha solo quindici anni; è praticamente un bambino;ma come ti salta in testa di dire queste cose?-.
Lui ridacchiò -Ero solo curioso; tutto qui-.
-ORION!-
-Ok, ok, scusa- continuò a ridere; Juliet non lo aveva mai sentito ridere; era cambiato in quelle settimane, e lei si chiese se fosse tutto merito suo; comunque ora era in grado di camminare da solo; la Magia non si era più fatta vedere, si era rilassato parecchio, e si era messo pure a ridere!
Anche lei era cambiata; non era in grado di descrivere come, ma non si sentiva più la Juliet di prima; come aveva potuto anche solo pensare di lavorare per la capitale; per Opal; il suo sogno era quello di diventare una stilista; ma nei settori non c'erano scuole adatte; così era andata nella capitale; era diventata una pedina nelle mani del Settore 0; incarcerandola le avevano fatto un favore; molto probabilmente lei e Orion avrebbero passato lì dentro il resto della loro vita; all'inizio le era sembrata una cosa orribile, ma poi ripensandoci si era resa conto che era orgogliosa di passare la vita in cella pur di aver dato una speranza al popolo; la televisione non lo diceva, ma lei era sicura che qualcosa stesse per cambiare.
Stava per girarsi verso Orion e dirgli che era tutto a posto; quando sentì qualcosa colpire la parete della cella; ci appoggiò sopra l'orecchio per sentire meglio; un altro colpo, più forte del precedente; qualcuno dall'altra parte urlava.
-Ma cosa?...- La ragazza non capiva, cosa stava succedendo?.
Orion si alzò barcollante dal pavimento e tese una mano verso di lei -Allontanati da li-.
-Ma...-
Gli occhi del ragazzo mandarono bagliori rossi per tutta la stanza; sembrava fuori di se.
-Orion...- La ragazza provò a chiamarlo, ma lui sembrava non sentirla .
-Allontanati da li SUBITO- urlò; un fascio di luce la investì gettandola contro la parete opposta della cella; in quel preciso istante la parete dove era un'attimo prima crollò; e ne sbucarono quattro persone; una andò verso Juliet e le tese la mano con fare rassicurante -Non avere paura; io sono un agente della Resistenza; adesso ti portiamo via da questo posto; va tutto bene, stai calma.
Lei si girò verso Orion; urlava a pieni polmoni, mentre due di loro lo tenevano fermo; il terzo gli iniettò qualcosa nel braccio che lo mise subito a dormire.
-ORION- gridò -Che cosa gli avete fatto?- disse in un'aspecie di ringhio.
-Non avevamo altra scelta; da sveglio è un potenziale pericolo per se stesso e per gli altri, abbiamo dovuto sedarlo-.
-Mi ha appena salvato la vita-.
-Ti assicuro che verrà trattato con la massima delicatezza-.
-Dove ci portate?-
Lui sorrise -Benvenuti nel settore dieci-


ANGOLO AUTRICE
Spero che la storia vi sia piaciuta;
ringrazio tutti quelli che hanno recensito i capitoli precedenti
a presto
alpha_omega


 




 

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Capitolo 14
*** Piano ***


ARENA

Artemis fowl osservò con un certo interesse la grossa cicatrice che aveva all’altezza dello stomaco; probabilmente non sarebbe guarita mai del tutto; non che la cosa gli importasse più di tanto; quelli erano gli hunger games, era già molto fortunato ad essere vivo; si era ormai ripreso del tutto dall’incidente, ed aveva già iniziato a formulare un piano per sconfiggere i suoi avversari; Minerva era troppo furba per cadere in una trappola, e Mervall era troppo forte per essere affrontato apertamente, quindi avrebbero dovuto affrontare lei e attirare in una trappola lui; per gli altri tre (i demoni e il centauro) non era molto sicuro; quella che lo spaventava di più era la diavolessa; aveva il corpo degno di una combattente e i movimenti altrettanto fluidi; l’aveva osservata a lungo, ed era piuttosto brava nel corpo a corpo, ed aveva anche un certo talento nel lanciare coltelli, non era brava quanto Minerva, ma abbastanza da poter essere considerata un problema da non tralasciare . Un altro problema era il fatto che stavano esaurendo le scorte di cibo, e avrebbero dovuto muoversi in fretta per procurarsene dell’altro.
Si era affezionato molto ai suoi due nuovi alleati, si era sorpreso a pensare a Spinella anche quando non era vicino a lui, mentre considerava il ragazzino come un’aspecie di fratello minore; lui era piuttosto timido, mentre era lei che amministrava il gruppo; gli venne un nodo allo stomaco nel pensare che solo uno di loro avrebbe potuto vincere i giochi.
Una volta Spinella si era messa a parlare con lui –Che cosa ne pensi di tutto questo?-
-Vuoi dire, del fatto che fra un massimo di una settimana saremo quasi tutti morti? Non credo che tu lo voglia sapere.-
Lei gli aveva messo una mano sulla spalla –beh, di certo rimanere qui e pensarla in questo modo non cambierà le cose.-
Il ragazzo sospirò –Sono settant’anni che la cosa va avanti così; settant’anni in cui sono morti più di duecento ragazzini che non avevano fatto niente per meritarsi questo; penso che alla fine il popolo capirà che è ora di ribellarsi e di far sentire la sua voce, anche se dubito che saremmo vivi quando succederà-.
Lei aveva sorriso –Finchè c’è vita c’è speranza, no?-
-Forse hai ragione tu-.
 
 
DISTRETTO 10

Damon Kronsky odiava dover accogliere nuovi ospiti dal settore dieci, ma dopotutto quello faceva parte del suo lavoro; era un ex stratega scappato dal settore zero, l’unico.
Chiunque lo avesse visto o ne avesse sentito la stori avrebbe detto che quell’uomo amasse la libertà.
Ma non era vero: lui amava gli umani, l’unico motivo per cui si era alleato con il dieci era per liberare il settore nove e porlo al dominio; c’era stato un tempo in cui il popolo si nascondeva nel sottosuolo, erano pochissimi i libri che ne parlavano( tutto ciò che parlava del prima era stato distrutto), ma era certo che ci fosse qualcosa negli umani che spaventava il popolo e che avrebbe potuto spaventarlo di nuovo; alcuni libri affermavano che fosse un vantaggio numerico, ma lui era sicuro che ci fosse qualcos’altro, un po’ come la magia per il popolo (aveva scoperto che gli umani ne erano sprovvisti sin da prima della guerra).
Damon era l’unica persona nel settore dieci a sapere queste cose; non aveva ancora trovato qualcuno con cui parlarne, ma per il momento era relegato in quell’ufficio di otto metri quadri a dare il benvenuto ai profughi degli altri settori, quella mattina erano venuti una coppia di centauri con la loro bambina, e il giorno prima una famiglia di goblin.
Guardò con aria assente lo schermo del monitor, la casella dei messaggi si era appena aperta: all’inizio credette che fosse una qualche allucinazione dovuta alla noia, ma lo schermo non mentiva: stavano per arrivare le tre persone tanto attese, direttamente dal settore zero.
Kronsky sorrise: il suo piano di conquista non conosceva limiti, i nomi dei rifugiati erano Juliet Leale, Orion Tubero e J.Argon, il futuro psicologo della clinica che sarebbe sorta di li a poco, uscì dal suo ufficio e raggiunse la piattaforma di atterraggio in superficie ed aspettò con un sorriso forzato che gli occupanti del veivolo mettessero piede a terra.
Il sorriso gli morì sulle labbra; solo l’elfo aveva un’aria tranquilla, mentre l’umana e il mezzelfo avevano tutta l’aria di aver passato la notte in bianco; lui era stravolto, mentre lei era perennemente preoccupata per il ragazzo e gli teneva la mano.
Azzardò un sorriso –Salve, vi do il benvenuto nel…-
-Settore dieci; lo sappiamo- disse Juliet dando dei leggeri schiaffi a Orion per farlo svegliare dal sonno indotto dai narcotici-.
Damon storse la bocca –Lasciate che vi mostri la via d’accesso per le vostre camere: Juliet starà al piano F degli appartamenti monoposto, mentre voi, Argon, verrete scortato nella vostra clinica , che d’ora in avanti sarà a vostra disposizione, Orion sarà il primo paziente, mentre…
-NO!- Juliet era scattata –Io non lo lascio solo, ne ha passate troppe per stare ancora male.-
Quella ragazza cominciava a infastidirlo –Se proprio vuoi puoi vivere accanto alla sua cella-
La stilista annuì –sono d’accordo-.
 
 
SETTORE 0

Opal Koboi era furiosa: non solo i suoi prigionieri più importanti erano riusciti a evadere, ma era evaso anche il presentatore degli hunger games; se la cosa si fosse venuta a sapere la sua reputazione sarebbe stata compromessa, e altri se ne sarebbero potuti approfittare; era momentaneamente protetta dal successo degli hunger games, ma una volta che fossero finiti le notizie sarebbero potute viaggiare da una bocca all’altra senza problemi; anzi, forse era meglio far finire subito gli hunger games e affrontare subito la faccenda dei ribelli; comunque…
Lei sapeva già chi far vincere.
 
 
ANGOLO AUTRICE
Perdonate l’immenso ritardo, ho avuto alcuni problemi con l’editor, che fortunatamente ora sono risolti, credo che d’ora in avanti riuscirò a pubblicare regolarmente.
A presto e spero che mi perdoniate
Alpha_omega
 

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Capitolo 15
*** Tradimento ***


ARENA

Polledro passò ancora una volta in rassegna i vari cavi che teneva nello zaino; si era appena fermato da una camminata di due ore verso nord, doveva raggiungere la gru settentrionale a qualunque costo: aveva osservato bene la composizione dell'arena e si era reso conto che era composta al 99,9% di metallo, e non c'era un singolo punto in cui non si toccasse quel materiale, al settore tre stavano svilippando una tecnica per permettere ai metalli di trattenere, seppur per un breve periodo,una carica elettrica che sarebbe servita per alimentare le macchine a consumo zero.
Ma lui l'avrebbe utilizzata in tutt'altro modo, la gru avrebbe fatto da antenna di trasmissione, nel giro di qualche frazione di secondo ogni singolo essere che avesse toccato un qualsiasi oggetto di metallo sarebbe morto fulminato. 
E allora la vittoria sarebbe stata sicuramente sua.


Minerva Paradizo addentò con rabbia il suo panino; erano tre giorni che non trovavano nessuno, e la tensione tra lei e Mervall diventava sempre più evidente, se non trovavano subito qualcuno con cui combattere si sarebbero sicuramente scontrati, e in uno scontro aperto lei aveva buone probabilità di perdere contro un energumeno del genere; erano appena partiti per il nord dell'arena quando capì esattamente che cosa doveva fare; Mervall Brill aveva cessato di esserle utile.
Mise una mano in tasca, e sentì la consistenza fredda della scatola che fino a qualche ora prima conteneva pillole per la tosse, ora conteneva foglie del tutto simili a quelle della menta, ma letali.
La ragazza dubitava che il folletto non si fidasse di lei,si mise l'unica foglia di menta vera in bocca e ne offrì una al ragazzo -vuoi?- disse, masticando vistosamente la foglia, che aveva iniziato a frantumarsi sotto i suoi denti; il sapore della menta le inondava le narici e la gola, se lui avesse sospettato qualcosa c'era sempre il pugnale nell'altra tasca, avrebbe potuto colpirlo alla gola e aspettare che morisse dissanguato, ma così era più semplice e meno pericoloso.
Mervall non fece una piega, se ne infilò anche lui una tra i denti e le fece un sorriso quasi sincero -Sai sei stata davvero un'ottima compagna di viaggio, mi dispiace davvero doverti uccidere proprio ora-  e sguainò la spada pronto a colpirla, ma dopo qualche secondo si piegò in due e vomito sangue mentre il suo corpo si accasciava sul terreno coperto da spasmi muscolari.
-Che peccato- sibilò Minerva -Il fatto è che ci avevo pensato prima io ad ammazzarti, sai, non sta bene copiare le idee degli altri-.
Poi raccolse il suo zaino e ci mise dentro tutto quello che poteva servirle, il resto lo bruciò; poi si rimise in cammino verso il meridione.
Sopra di lei ci fu un ronzio; un piccolo paracadute argenteo atterrò a pochi metri da lei; un regalo di uno sponsor; dentro c'era una tuta di gomma azzurra che copriva interamente il corpo; poteva capire benissimo la sua utilità contro i fulmini, visto che la gomma era un'isolante contro l'elettricità, ma cosa le serviva?.
La indossò subito, grata del calore che trasmetteva; e si rese conto che era anche una specie di armatura.
Guardò davanti a lei; il cielo si stava tingendo del rosso intenso dell'alba; sulla sua faccia comparve un ghigno mentre il corpo di Mervall veniva issato sulla navetta.
-Aspettami, Artemis Fowl; sto venendo a prenderti-.


ANGOLO AUTRICE
Spero che vi sia piaciuta
a presto
alpha_omega

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Capitolo 16
*** Inganno ***


SETTORE 10

Raponzo Tubero avanzò cauto verso l’entrata della clinica; si vedeva che l’avevano costruita da poco: le pareti candide del lungo corridoio che dava sulle camere dei pazienti erano fresche di intonaco, e le piastrelle di ceramica erano così lucide che riflettevano la luce diretta delle lampade a neon, spargendola tutto intorno; il tutto rendeva asettico e surreale l’ambiente sotterraneo che si espandeva a settecento metri di distanza dalla superficie: si riuscivano a scorgere le particelle di polvere che danzavano nell’aria. L’elfo era fermo davanti alla porta dell’unica stanza occupata; c’era una piccola targhetta “PAZIENTE 001 IN OSSERVAZIONE; VIETATO ENTRARE AI NON ADDETTI” guardò l’orologio; era ancora nell’orario delle visite: rimase per una decina di secondi buoni col pugno alzato a mezz’aria, indeciso tra il bussare e l’andarsene senza lasciare traccia del proprio passaggio; optò per la prima; e anche sapendo che al 99% dei casi se ne sarebbe pentito girò la maniglia e spinse. Nella stanza c’erano due persone l’uno di fronte all’altra, chine su un tavolino, intente a giocare a scacchi; suo figlio era girato di spalle, e davanti a lui c’era una ragazza bionda; dovevano proprio essere concentrati sulla partita, perché si accorsero della sua presenza solo quando si richiuse la porta alle spalle. Come a rallentatore vide Orion girarsi; la somiglianza tra loro due era palese; stessi capelli neri e sottili; ideali da lasciar crescere lunghi, stessi lineamenti appuntiti, e la stessa aria scaltra e ottimista che neanche un anno nelle prigioni aveva cancellato. Ai propri lineamenti sovrappose quelli della moglie; il taglio degli occhi aveva un che di delicato e dolce, il mento appuntito era mitigato da una fossetta che gli dava un che di innocente , le sopracciglia descrivevano due archi perfetti che gli davano un’aria ribelle e fiera allo stesso tempo; capì solo in quel momento quanto il figlio gli era mancato. Stessero a guardarsi negli occhi per quelle che sembravano ore; poi Raponzo si decise a parlare: -Mi dispiace-. Con quelle parole voleva intendere tutto; gli dispiaceva per non averlo seguito, gli dispiaceva di non esserci mai stato quando lui aveva avuto bisogno di qualcuno che gli stesse accanto. Gli dispiaceva di non essere mai stato all’altezza del ruolo di padre. Il ragazzo non sembrava contento di vederlo: anzi, la sua faccia era inespressiva, le iridi cremisi puntate su di lui gli davano l’impressione che Orion gli stesse leggendo l’anima. -Che ci fai qui?- la voce era atona e priva di emozioni; era solo curioso, nient’altro. Tubero si schiarì la voce –Sono uno degli infiltrati, mi sono arruolato qualche mese fa quando…- -Mia madre è morta- disse Orion –lo so, me lo avevano già detto- nella sua voce c’era una nota di dolore che però si era affrettato a nascondere subito –In prigione mi hanno comunicato che ha avuto un infarto, ma sono sicuro che non è stato così; che le è successo?- -Uccisa- mormorò l’uomo, -le hanno sparato da sopra un edificio mentre usciva dalla sede del consiglio, Opal ha messo tutto a tacere solo perché si trattava di un ex vincitrice-. Lui chinò il capo, come per un segno di lutto; poi tornò a guardarlo -c’è qualcun altro oltre a te che lavora per la resistenza?- -Si- disse lui, lieto di cambiare argomento –Lo abbiamo appena contattato, è Domovoi Leale: è un ex vincitore del settore nove-. A quelle parole la ragazza scattò in piedi preoccupata –Che cosa è successo a mio fratello?-. L’elfo sorrise –Sta bene: verrà trasferito qui tra qualche giorno; tu devi essere Juliet, la stilista che ha dato il via a sto’casino, vero?-. Stavolta fu lei a sorridere –Si, hanno salvato me e Orion un paio di giorni fa; e abbiamo deciso che vivremo in stanze vicine in caso di bisogno-. Prima di andarsene Raponzo lanciò un’occhiata a suo figlio, non lo vedeva così felice da anni. Mentre ripercorreva il corridoio si asciugò una lacrima così velocemente che chiunque lo avesse visto avrebbe dubitato dei propri occhi.

Quello non era il momento per piangere.


ARENA N1
scrutò ansioso il cielo: mancavano poche ore al tramonto–Quanto credi che manchi alla fine dell’arena?- chiese ansioso. La ragazza scosse il capo, non ne aveva idea, ma era confortante sapere almeno dove voleva andare –Non lo so, ma se vogliamo trovare un corso d’acqua allora dobbiamo scendere a valle, e il sentiero a nord è quello più in pendenza e quin…DOBBIAMO ANDARE VIA DI QUI!- il piede della ragazza si era incastrato nell’aria; l’arena era come un grande triangolo protetto da un campo di forze, non circolare, ma triangolare, un triangolo isoscele per la precisione: e pendeva verso la punta, quello era il limite estremo dell’arena; durante la lezione di addestramento Vinyaya aveva spiegato molto bene le regole per sopravvivere, e gli strateghi avevano approfittato di una semplice necessità: trovare l’acqua, e a giudicare dal sole cocente avrebbero avuto compagnia molto presto. Ogni singolo partecipante era in cammino per raggiungere il limite estremo dell’arena.


ANGOLO AUTRICE
Prima di tutto vorrei scusarmi per il ritardo, so benissimo che avevo promesso che avrei aggiornato regolarmente, ma ho avuto un contrattempo che mi ha rallentato parecchio, spero di aver fatto lo stesso un buon lavoro. A presto Alpha_omega.

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Capitolo 17
*** Il Vincitore ***



ARENA

N°1 si abbassò appena in tempo per schivare il coltello da lancio diretto verso la sua testa; a qualche decina di metri da lui, Minerva Paradizo imprecò tra i denti per aver sbagliato il colpo, e si preparò a rimediare al tiro, ma Eva le corse incontro con il coltello da caccia sguainato e riuscì a parare il colpo diretto verso il compagno; ora le due ragazze erano una davanti all’altra: al diavoletto sembravano due dee della guerra, di quando ancora le persone credevano in qualcosa che non si riusciva a spiegare.
Non poteva dire quale delle due fosse più spaventosa: l’umana aveva una sfumatura di ghiaccio negli occhi, qualcosa di così insensibile da far dubitare nella sua umanità; mentre la diavolessa guardava l’avversaria con ferocia, le rune della sua pelle splendevano alla luce della luna piena (I demoni erano particolarmente reattivi quando vedevano il loro pianeta madre, ed Eva non era da meno) solo una delle due sarebbe potuta uscire viva dalla battaglia. Minerva lanciò un coltello che venne prontamente schivato dall’avversaria che sguainò il pugnale pronta a colpirla al cuore, ma i duri anni di allenamento aiutarono la ragazza a evitare il colpo, poi, in un movimento fulmineo le colpì con un leggero taglio la spalla sinistra: un piccolo rivoletto di sangue le bagnò la mano; l’umana sorrise, era solo questione di tempo per la sua vittoria.
La diavolessa lanciò uno sguardo veloce alla ferita assolutamente innocua e riportò su di lei tutta la sua attenzione, poi, senza nessun avvertimento scattò in avanti, mirando allo stomaco, Minerva si butto a terra, e sentì una mano stringersi attorno al suo collo, il suo respiro si ridusse a un rantolo soffocato: aria! Aveva un assoluto bisogno di ossigeno, ogni suo pensiero era rivolto a respirare , per questo non sentì la stretta di Eva farsi sempre più fioca e debole, improvvisamente scoprì di poter respirare normalmente, poi ricordò la mistura in cui aveva immerso le lame, sorrise, gliele aveva mandate uno dei suoi innumerevoli sponsor; sopra c’era un bigliettino con scritto :per la ragazza del veleno.
Aveva vinto, rimaneva soltanto… Si girò con calma verso il diavoletto tremante; N1 aveva gli occhi colmi di paura e tristezza per la compagna morta, sembrava quasi che la implorasse di risparmiarlo con lo sguardo; alzò il pugnale sopra la testa… E venne fermata da una lancia che si era conficcata a pochi metri da lei; Spinella Tappo raccolse uno dei coltelli da lancio che lei aveva fatto cadere e corse verso di lei pronta a difendere il ragazzino indifeso; era molto più lenta dell’umana, che la schivò facilmente.
E poi lo vide.
Artemis Fowl era insieme all’elfo dell’otto, e faceva fatica a camminare, senza curarsi di nient’altro raccolse la lancia e si preparò ad ucciderlo, con un calcio rotante scansò Brucolo e si avventò sul ragazzo che cadde sotto il suo peso.
Appoggiò il coltello da lancio sulla giugulare dell’umano, già sentiva il suo sangue bagnarle le mani, poi all’ultimo momento gettò il la lama lontano da se e si mise a ridere come un isterica, Artemis la guardava confuso, -Perché?- sussurrò lui, -Mi spieghi perché ci odi così tanto? Che ti abbiamo fatto?-.
Lei lo guardò gelida; quel poco di sanità mentale che le era rimasto era completamente svanito; rise –Sai Fowl…devo essere sincera con te, ti ho odiato sin dall’inizio, quella tua aria da santarellino mi dava sui nervi…- il suo occhio iniziò ad ammiccare in continuazione, in preda a un tic nervoso –E sai qual’era la cosa peggiore, eh, Fowl?, No?, non lo sai?, Che strano…; ehehehe, sei proprio carino quando sei spaventato, la cosa peggiore di tutte è proprio questa ihihihihi!-. Artemis si rese conto di quanto fosse disperata –Minerva… tu, sei solo spaventata, stai tranquilla, noi…, la resistenza verrà a salvarci, possiamo ancora salvarci tutti-. -Che????, spaventata io?,ti sbagli Fowl, io non sono spaventata…- i loro visi erano a pochi millimetri l’uno dall’altro, la faccia della ragazza si contorse in una smorfia, Artemis non era mai stato tanto terrorizzato in vita sua – Io sono pazza!-. E detto questo lo baciò; c’era solo disperazione e rabbia in quel bacio, era la cosa più triste e violenta che gli fosse mai successa; con la coda dell’occhio vide Spinella correre verso di loro, cercò di coprire la visuale di Minerva con un braccio fingendo di partecipare al bacio, poi senti un tonfo e il corpo della ragazza si afflosciò sopra di lui: accanto a loro, Spinella era inginocchiata con il manico della lancia in mano. L’elfa sentì il battito cardiaco dell’umana, era ancora viva. -G_grazie- balbettò Artemis, sentiva ancora la sgradevole sensazione di Minerva che lo baciava, Brucolo li raggiunse poco dopo insieme a N1 -Ma…noi non eravamo in sette?- Mancava il centauro. Settore 10 -Dobbiamo aiutarli; dobbiamo farlo subito prima che la situazione degeneri completamente, quei ragazzi stanno morendo troppo in fretta, di questo passo non ne sopravvivrà neanche uno- Domovoi era nervosissimo, si era affezionato ai suoi due tributi, e non voleva che quei due ragazzini morissero, e neanche gli altri , voleva salvarne il più possibile. Giovanni Zito osservò molto attentamente lo schermo nella sala conferenze –Capisco… manderò subito una squadra di volontari per salvare quei ragazzini; ma non garantisco il successo dell’operazione- poi sussurrò, quasi inconsciamente –Mi sa proprio che la clinica psichiatrica si riempirà molto presto.-

ARENA
Polliedro osservò l’enorme intrico di cavi che si collegavano al tasto di accensione; in teoria la scossa non avrebbe dovuto raggiungerlo.

In teoria.


Minerva si risvegliò mezza intontita e vide il gruppetto dei tributi rimanenti confabulare preoccupati tra di loro; nessuno la guardava. Un raggio di sole andò a colpire qualcosa di luccicante vicino a lei; la lama del coltello da lancio era ancora sporca del sangue del demone Eva.
Lo raccolse e si accovacciò sui talloni studiando bene i suoi avversari; quale uccidere per primo? ; N1 era un avversario da niente, idem per l’elfo; Artemis… forse…, No, si era resa conto che quel ragazzo le piaceva, il suo era un amore mascherato da odio, o viceversa, non lo sapeva nemmeno lei; e quello non era il momento adatto per pensare a quelle cose.
L’elfa; era lei il capo, l’avrebbe uccisa per prima.
Saltò, e in quel momento chiuse gli occhi; percepì la lama affondare nel corpo e li riaprì, ma invece di trovare il corpo di Spinella vide quello del ragazzino dell’otto; Brucolo.
Spinella si accasciò in lacrime di fianco all’amico; lui le aveva appena salvato la vita sacrificando la propria, sorrideva felice, lieto di aver salvato la persona che amava; lei gli strinse una mano con la completa consapevolezza che niente sarebbe riuscito a salvarlo dalla morte: il ragazzino la guardò negli occhi senza perdere il suo solito sorriso -Te lo dicevo io che ti avrei salvata, principessa-.
L’elfa sentì il suo corpo farsi sempre più freddo, ancora non riusciva a convincersi della sua fine.
Si girò verso Minerva, che nel frattempo aveva recuperato una delle spade della diavolessa, si alzò in piedi brandendo con aria furibonda la lancia –Maledetta!- urlò, fuori di se dalla rabbia, si scagliarono una contro l’altra.

Poi l’arena esplose in mille frammenti di luce.


Nella sua postazione, Polledro non si sentiva affatto al sicuro, o meglio: non si fidava di se stesso: era davvero giusto uccidere i suoi avversari? E per che cosa, poi, per poter vivere e ricordarsi di essere stato un assassino? No, meglio raggiungere Cavallina in paradiso ora che guardarla dall’inferno dopo.
Guardò il cielo, consapevole che migliaia di telecamere lo stavano riprendendo –Hey, capitale! Sai, ho deciso che deciderò io di che morte morire, e non tu-, e uscì di corsa dalla postazione.

Da qualche parte, nella capitale, qualcuno premette il bottone di un telecomando che aziono la scossa che elettrificò l'arena; mentre tutto il suo corpo veniva scosso dall’alta tensione il centauro pensò solo a una cosa: arrivo Cavallina, aspetta solo qualche altro secondo e sarò lì da te.


Artemis venne sollevato da terra; accanto a lui succedeva lo stesso a N°1; tra la foschia vide Spinella che veniva trascinata verso l’alto con un braccio meccanico simile a un arpione, mentre Minerva cercava inutilmente di colpirla dal basso; a quanto pare Juliet era riuscita nell’impossibile: la resistenza esisteva davvero.


Settore 0

Nella sua stanza Opal sorrise: era andato tutto secondo i piani: prese il microfono collegato con tutti gli altoparlanti del mondo, fatto istallare apposta per quella occasione. -Signori e signore, a quanto pare abbiamo un vincitore!: Salutate tutti Minerva Paradizo!, la vincitrice dei settantesimi Hunger Games. Spense il microfono godendosi quel breve attimo di gloria: la Resistenza non era un problema troppo importante; aveva previsto già dall’inizio la loro incursione nei giochi, non avevano fatto altro che toglierle tre tributi dal gioco; fortunatamente, con la polvere abrasiva che aveva distrutto gran parte delle telecamere avrebbe potuto spiegare che i corpi dei tre tributi erano semplicemente dispersi nell’esplosione. Poi, posò la mano sullo schermo che riprendeva Minerva mentre veniva portata via negli alloggi dei vincitori.

Tu non sai quanto mi sarai utile ragazzina.


Angolo autrice
ho fatto il possibile per rendere il capitolo avvincente, spero di esserci riuscita; quanto a Minerva devo spiegarvi alcune cose: lei è parecchio OOC, lo ammetto, ma vi prometto che la renderò più umana nel corso della storia, che spero non vi abbia annoiato, e scusatemi per il ritardo, ma alla fine sono riuscita ad aggiornare.
A presto
Alpha_omega

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18


Settore 10
Artemis sognava. Era un sogno particolarmente vivido, da cui avrebbe preferito non svegliarsi mai.
Era nel suo distretto, in cima ad una collina, i campi di grano che si stendevano a perdita d'occhio all'orizzonte. Le grida deliziate dei suoi fratellini in sottofondo mentre si rincorrevano nell'erba alta. Riconosceva quel posto, se si fosse voltato avrebbe visto il villino in cui abitava la sua famiglia, una delle pochissime abitazioni decenti, comprata con denaro proveniente da chissà dove. Lo sapevano tutti nel distretto che la sua famiglia aveva collaborato con diversi criminali di stato e faceva affari piuttosto proficui grazie al mercato nero; ma da qualche anno suo padre aveva abbassato il tiro dei suoi affari, limitandosi al contrabbando di beni alimentari dopo che alcuni pacificatori dalla capitale lo avevano aggredito in un vicolo. La sua gamba non era stata più la stessa dopo quella volta. Artemis aveva sognato di diventare come lui un tempo, ma le sue ambizioni diventavano sempre più incerte ogni volta che sentiva la stampella del padre battere sul pavimento.
-Arti- lo chiamò la voce di sua madre, la sentiva lontana, si girò verso la casa ma sentiva ogni suo movimento lento e impacciato come se fosse sott'acqua.
Aprì la bocca per parlare ma sentì i polmoni riempirsi di fumo. Cadde in ginocchio tenendosi la gola rovente con le mani boccheggiando, in un tentativo disperato di respirare, come un pesce agonizzante fuori dall'acqua. Rotolò su un fianco e la vide.
La sua casa era avvolta dalle fiamme.


Spinella fece del suo meglio per non urlare mentre un infermiere le rimuoveva con una pinzetta gli ultimi calcinacci rimasti, che si erano conficcati a fondo nel suo braccio. Accanto a lei Artemis si agitava nel sonno, impossibilitato a svegliarsi per gli ingenti sedativi che gli erano stati somministrati. Le ferite del ragazzo erano molto più gravi delle sue e del piccolo demone, e mentre No1 e lei se l'erano cavata con qualche ferita superficiale il ragazzo aveva inalato una quantità impressionante di fumi tossici provocati dall'esplosione, in più il grosso squarcio. Era rimasto in condizioni critiche in quell'ospedale per diversi giorni, stava così male che talvolta l'elfa dubitava che si sarebbe mai risvegliato.
Era passata più di una settimana da quando erano stati salvati dal settore 10 e ancora faticava a credere all'esistenza di quel posto. Lì la gente era..diversa?
A parte che nei pochi giorni trascorsi nella capitale non aveva mai visto le diverse razze interagire così tra di loro. Nel suo settore gli unici non elfi erano i pacificatori e di certo quello non aiutava. Lì erano tutti così gentili con lei e con gli altri pazienti, e non sapeva se sarebbe mai riuscita ad abituarcisi.
Con No1 e Artemis era tutto diverso, si sentiva legata ai due ragazzi come se fossero la sua stessa famiglia. Lo psicologo le aveva ripetuto più volte che era più che normale sentirsi legati a qualcuno dopo aver condiviso un trauma e non poteva essere più d'accordo. Il piccolo demone, inoltre le ricordava troppo Brucolo e a volte sentiva il cuore stringersi in una morsa, talmente forte da dimenticarsi di respirare per qualche secondo. Non era stata colpa sua, glielo avevano ripetuto tante di quelle volte come una litania, ma questo aiutava poco. Tutto quello che si ricordava dei suoi ultimi momenti nell'arena erano il corpo del piccolo elfo che le si parava davanti e il suo sangue caldo che la colpiva.
Si chiese che cosa stesse facendo Grana in quel momento, se pensava ancora a lei. Probabilmente la odiava.
Sfiorò con le dita la piccola spilla a forma di ghianda che aveva appuntato sul bavero della camicia dell'ospedale. Non le rimaneva più nulla. Suo padre non lo aveva mai conosciuto, mentre sua madre era morta quando una delle navi da pesca su cui lavorava era affondata, due anni prima. Quando era piccola aveva sempre fantasticato di poter diventare un pacificatore, ma uno di quelli buoni che a volte quando si sentivano generosi lasciavano qualche caramella ai bambini.
Quei sogni erano spariti da un pezzo, lo sapeva, ma sapeva che in un governo giusto non avrebbe esitato ad entrare a far parte delle forze dell'ordine.
L'infermiere le medicò il braccio -Finito- disse con un sorriso, era un giovane nano, con un sorriso a trentadue denti -Ora sei come nuova, e stai tranquilla che anche il tuo amico si rimetterà presto-.
Lo ringraziò con un cenno del capo e un debole sorriso, era poco, ma del tutto sincero, il massimo che riusciva a fare.
Senti un cigolio dietro di lei e si girò di scatto appena in tempo per vedere Artemis annaspare contro la mascherina del respiratore, le palpebre che si aprivano lentamente mentre lottava per svegliarsi -Madre...- era un sussurro ma lo sentì. Mentre l'infermiere andava a chiamare i medici Spinella si alzo e barcollò fino al letto del ragazzo, prendendogli una mano pallida tra le sue, molto più piccole, e diede una piccola stretta che il giovane umano ricambiò. I suoi occhi, di un azzurro sorprendente si fissarono sui suoi,quasi a supplicarla di non lasciarlo solo.
Si avvicino, accarezzandogli una spalla – Non me ne vado, sei al sicuro qui-.
Le labbra del ragazzo si schiusero debolmente -Grazie Spinella-.
La ragazza senti il peso che portava nel cuore alleggerirsi, anche se debolmente – Di niente Fangosetto-. Forse in quel mondo c'era ancora qualcuno che le voleva bene.




Capitale (Settore 0)
Opal Koboi sorrideva quando era furiosa, era furiosa perchè quelle imbecilli delle sue guardie non erano state capaci di contenere una dannata stilista umana e uno stupido ibrido. Il suo piano sarebbe dovuto essere perfetto e quella era una macchia, insieme alla fuga di alcuni degli ex vincitori incluso il mentore umano Domovoi Leale. Ogniqualvolta aveva un momento libero si faceva un piccolo schema mentale di tutto quello che avrebbe fatto una volta messe le mani sulle formiche del sotterraneo settore 10; non poteva ancora credere che esistessero davvero.
Ma ora non era il momento di aspettare oltre. Entrò nell'ascensore del suo enorme palazzo, nel cuore della Capitale e premette il bottoncino per il seminterrato.
Chiamarlo seminterrato era riduttivo: quello che usava come un hangar per le scorte era stato rimodernizzato da cima a fondo nell'ultima settimana: le pareti erano di un bianco accecante e ovunque odorava di candeggina e alcool. la stanza era circolare e dannatamente silenziosa: ottima per la sua graziosa ospite.
In tutto quel candore c'era un lettino d'ospedale circondato da macchine. La ragazza non era messa così male ma Opal voleva essere sicura che fosse completamente ristabilita entro al massimo un paio di giorni. Alcuni ex vincitori ci mettevano mesi a ristabilirsi.
Il letto era circondato da tendine per dare un sentore di privacy, ma Opal non ritenne necessario annunciarsi.
Con un movimento fluido del braccio scosto una tendina ed esibì un perfetto sorriso -Umana- rise -non vedevo una tale foga nell'arena dai tempi della guer-.
Il sorriso le si smorzò in gola.
Minerva Paradizo non era li. Le serrature dei bracciali che avrebbero dovuto tenere ferma la sua vincitrice erano aperti. Ai piedi del lettino l'infermiere di turno era sdraiato seminudo a terra, con una piccola pozza di sangue che si allargava sempre di più sotto di lui. Respirava ancora.
Opal indietreggiò, gli occhi che cercavano in ogni direzione per trovare la ragazza. Non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma ebbe paura per la prima volta in decenni.
-Ragazzina- alzò le mani evocando uno scudo attorno a se con la propria magia, la voce simile ad un sibilo. -Tu non vuoi avermi come nemica.
Sentì uno scricchiolio impercettibile alla sua destra; non era la prima volta che tentavano di assassinarla, ma nessuno le era mai arrivato così vicino. -hai tutto da guadagnare se abbassi qualunque arma tu abbia in mano e ti fai vedere, te lo garantisco-.
E poi la vide, nascosta tra due macchinari, accucciata con una siringa di tranquillante in mano. La abbassò, ma non la fece cadere.
Minerva si alzò, era un'umana bassa per gli standard della sua razza, un metro e sessanta al massimo, ma torreggiava su una folletta come Opal: la ragazza aveva cambiato il proprio camice con la divisa infermieristica insanguinata, i suoi capelli biondi e ricci legati in una coda scomposta che le ricadeva su una spalla, gli occhi iniettati di sangue che la fissavano come un animale in gabbia.
Opal la guardò come se fosse un pezzo di carne, anche se da qualche parte nella sua mente le sembrava di rivedere se stessa, centinaia di anni prima, ancora prima di scatenare la guerra, ed ebbe la cosa più vicina ad un moto di empatia che una come lei potesse provare.
-Sei stata brava- e lo intendeva per davvero -Come ti sei liberata dalle manette?-.
La ragazza serrò la mascella -Il rebbo di una forchetta, quando ero piccola l'avevo visto fare in un film e mi sono esercitata su una cassaforte-.
Opal sorrise, la curiosità era una dote estremamente utile se usata nel modo giusto, e lei era dannatamente brava a usare le persone.
-Ho bisogno di un'assistente- soppesò il peso di ogni parola. -Ti avevo scelto nello stesso momento in cui ho visto il filmato della tua mietitura, ma dovevo essere sicura di scegliere bene-. Continuò.
Si avvicinò alla ragazza, gli occhi incollati a quelli di Minerva -I settori sono stupidi, non capiscono quando è finita. E io ho vinto secoli fa. Ma ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a ricordarglielo-.
-Che cosa ci guadagno?- la voce di Minerva era secca, come carta vetrata, ma era evidente che la sua mente era incredibilmente lucida.
La folletta ridacchiò -Tutto ciò che vorrai, eccetto il mio posto ovviamente, ma prima- infilò la mano guantata nelle pieghe del vestito di sartoria e ne tirò fuori una scatoletta di metallo -Non me ne faccio nulla di te se muori tra qualche decennio- ne estrasse una siringa – voglio darti personalmente il benvenuto nel settore zero come una nuova creatura magica-.
Gli occhi di Minerva si dilatarono per la sorpresa, riconoscendo il liquido. Era magia liquida: quando Opal aveva cancellato la magia l aveva tenuta solo per se e per qualche eletto, diminuendo drasticamente l'aspettativa di vita di ogni abitante del popolo ad un centinaio di anni al massimo. Un'iniezione all'anno di una di quelle, estremamente costose e quasi introvabili sul mercato nero, dava accesso ad una quasi immortalità e sbloccava le sinapsi del cervello che un tempo remoto attivavano la magia se preso in ingenti quantità.
-A te la scelta- disse Koboi -puoi iniettartela tu stessa oppure tornare al tuo settore-.
La ragazza prese la siringa in mano -Non credo che me lo permettereste se dicessi di no.
-Vuoi rischiare- ghignò -A me sembra un'offerta che un umana come te dovrebbe accettare al volo.
-E sarà cosi- affermò la ragazza. -Ma ho una condizione.
Opal alzò un sopracciglio -E sarebbe-.
-Voglio Fowl, vivo-.
Per poco Opal non rise -Solo dopo che avrò finito con lui, ma si, te lo darò vivo e potrai farci ciò che vuoi-.
Minerva sembrò sul punto di dire qualcos'altro ma ci ripensò. Prese la siringa e ne svuotò il contenuto nel proprio braccio. Osservò il liquido argentato illuminare per qualche secondo le vene attraverso la pelle per poi svanire lentamente.
-Direi che è ora di andare- Opal le porse la mano – direi che abbiamo un accordo-.
La ragazza la strinse sensa dire nulla. Aveva altra scelta?




NOTE DELL'AUTRICE
….........
….........
…..........
okay lo so, sono passati otto anni e non ho scuse, ma davvero mi aveva preso un blocco dello scrittore bello grosso. Ci voleva il coronavirus per farmela continuare.
Spero di essere migliorata nella scrittura. Questa era una fic a cui tenevo molto e che mi sono decisa finalmente a continuare. Ho rivisto da poco i 4 film di hunger games e mi è tornata l'ispirazione per scrivere. Penso che sarò capace di scrivere un capitolo ogni 4/5 giorni tra una pausa per lo studio e l'altra.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.
A presto


alpha_omega





 

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