L'intensità della luce

di Freya Crystal
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Scintilla che scotta! ***
Capitolo 3: *** Io me ne vado! ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo... catastrofico







 
 
Il tempo passò e le cose con Masaya tornarono alla normalità. 
La confusione conseguita a quel bacio si rivelò di natura passeggera. Inizialmente, Ichigo associava ogni gesto d'intimità del suo ragazzo a quell'incidente, per questo si era sentita a disagio. Finché non era riuscita a ritrovare se stessa insieme a Masaya.
La scomparsa di tale disagio fu la testimonianza che le sue previsioni si erano rivelate veritiere. E fu fonte di una grande soddisfazione. 
Ma ben presto, Ichigo si accorse che era proprio la ritrovata normalità il problema. Il problema, precisamente, non aveva a che fare con loro, ma era un cancro di tipo esterno. Aveva a che fare con un terzo individuo, qualcuno chiamato Ryou. 
Il fatto era che Ichigo aveva provato qualcosa di più intenso col bacio che si erano scambiati. 
E' impossibile realizzare che ciò che si ha non ci basta, se prima non proviamo qualcosa di più intenso. Impossibile anche per Ichigo Momomiya. 
Già, impossibile anche per la paladina del mondo.
Perché Ichigo, prima di provare quel qualcosa di più intenso, non poteva sapere che dopo, ciò che c'era con Masaya non le sarebbe più bastato.
Il nugolo di meravigliose emozioni che sentiva per lui appariva ora ridicolo, a confronto. 
L'intensità.
Era quello il punto. Masaya era sempre stato il sole per lei. 
I casi erano due: o lei aveva appena scoperto che quel sole non era altro che una candela, o Ryou le aveva rivelato l'esistenza di un sole più grande.
Non esiste un altro sole nella tua galassia.
La sua discreta "brillantezza"- per essere gentili nei confronti della signorina in questione - era sufficiente a ricordarle questa nozione. Ichigo non era un portento scolasticamente parlando, ma tutti sapevano che nel sistema solare in cui viveva, di soli ce n'era soltanto uno.
Quindi doveva ammettere che Ryou non le aveva mostrato un altro sole?
Fuori la teoria numero due. Ma la numero uno?
Come la mettiamo con la numero uno?
L'intensità. Ecco. Ryou le aveva fatto vivere un'esperienza di maggiore intensità.
Ma lei poteva cancellare una storia da sogno per qualcosa di più intenso?
Solo un abbaglio. 
Esatto. 
Perché Ryou non poteva aver costuito semplicemente un abbaglio? 
In tal caso, Ichigo sapeva che qualunque oggetto, osservato a seguito di una momentanea rifrazione della luce, avrebbe potuto rivelare fattezze diverse da quelle intraviste. Fattezze migliori, o magari fattezze più deludenti. 
Se Ichigo si fosse soffermata a pensare seriamente a Ryou, avrebbe potuto rimanerne delusa. Con conseguente affiancamento della delusione al senso di colpa.
Ma se non l'avesse fatto, non avrebbe saputo quali fattezze Ryou celava dietro la luce.
Ah, maledetto cervello.
A quanto pareva, quel giorno la voce interiore di Ichigo aveva deciso di prodigarsi a sfornare metaforici piatti a base di saggezza. O forse erano solo elucubrazioni mentali da adolescente in preda ad una crisi ormonale, le sue.
Che poi, quel bacio lei e Ryan se l'erano scambiato al buio. Ironia della sorte. 
Più che scambiarselo, se l'era rubato lei per sé. 
Ichigo scosse energicamente la testa, facendo ballonzolare i codini sulle spalle. Perfino quella percezione sensoriale le diede fastidio. Le diede la parvenza di aver ricevuto due sottili frustate.
Com'era esagerata.
<< Beh, Ichigo, visto che non sai la risposta, verrai alla lavagna ad esercitarti. >>
Eh?
Cosa centrava una lavagna con il suo proble- alt!, aveva appena dichiarato la questione risolta! E poi come mai la sua voce interiore era uguale a quella del prof di matematica!?
Oh.
... Stavolta aveva la risposta ad entrambe le domande! 
Era in classe.
Dieci in domandologia per Ichigo Momomiya!
<< Ichigo, hai sentito? >>
Che diamine vuole da me?...
Ah.
L'insegnante aveva interpreato il suo scuotere la testa come un cenno di diniego nei confronti di una sua ipotetica domanda.
Che tempismo. Sono la numero uno.
Lei e i suoi scatti improvvisi della testa non andavano d'accordo.
<< V-va bene. C-che cos'è che stiamo facendo?... >>
Non si era accorta di quanto fosse pesante il silenzio all'interno dell'aula. Lo si poteva affettare col coltello.
<< Hai deciso di far sfoggio della tua spiritosaggine come tuo solito, o per caso hai voglia di una punizione? >>
<< N-no. Mi scusi, mi ero distratta un attimo a pensare a Ryou, uffa!, vede è così compl-
Raggelò. Sbiancò. Si pietrifricò.
Mentre contemporaneamente qualcosa si rompeva nell'aula. 
Il silenzio. 
Scrosci di risatine incontrollate fecero da sottofondo al suo statico irrigidimento. Avrebbe dovuto premurarsi di distogliere lo sguardo, mentre si scusava col professore, così da non doverlo ora fronteggiare con le pieghe di grasso ai lati delle guance cadenti per la sua ultima sparata. Pareva che le lenti degli occhiali volessero cadergli dal naso.
Se Ichigo si fosse alzata in piedi appena udito il suono del suo nome, le sarebbero caduti occhi, bocca, naso, braccia, tette- persino le gambe. E poi anche i piedi. Anche se erano già a terra, sarebbero caduti ancora più in basso, sì. Avrebbero bucato il pavimento dell'aula, sarebbero piombati giù al primo piano, poi al pianterreno e poi...
<< Ichigo, vai fuori a prendere una boccata d'aria. >>
Ecco. Ne aveva bisogno.
Un demone immaginario, irrisoriamente simile alla caricatura di Kisshu, le ruppe un uovo in testa, sbriciolando lo strato granitico che l'aveva paralizzata e risvegliandola dal suo torpore. 
Meccanicamente, Ichigo si alzò, sgusciò fuori dalla sedia incastrata sotto al banco e, leggermente traballante, si diresse verso la porta. 
Solo una persona, all'interno dell'aula che si lasciò alle spalle - a parte il professore - non aveva iniziato a ridere. E tuttora non pareva averne l'intenzione.
Masaya.
 
 
 
 
 
Spazio dell'autrice:
Salve! L'ispirazione! E' lei la causa di tutto questo, è arrivata all'improvviso e mi ha fatto impiegare all'incirca mezz'ora per produrre le righe soprastanti. Se siete arrivati in fondo a leggere, vuol dire che avete bisogno di farvi curare. Come si fa a sopportarmi!?
Lo so, ho Fiore Impuro da portare avanti, ma non resisto alla voglia di pubblicare. 
Non ho la più pallida idea di cosa ne salterà fuori, quanto sarà lunga questa "fanfiction", se sarà a lieto fine o meno. So per certo che non si tratterà di una one-shot. 
Ora, se qualcuno vuole gentilmente istigarmi a dare un seguito a questa roba, è pregato di cliccare il bottone in fondo alla pagina. Bacioni a tutti! ;)

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Capitolo 2
*** Scintilla che scotta! ***


Scintilla che scotta!
 
 
 
 
<< Cosa c'è, piccola? >> 
Ichigo rabbrividì al suono di quella morbida richiesta. Sussultò impercettibilmente, percependo la familiare ondata del suo profumo e le sue braccia che le cingevano la vita. Schiena contro petto, respiro lieve a solleticarle il collo. Mantenne lo sguardo fisso all'orizzonte. Un uccello circoscrisse in volo un cerchio, prima di allontanarsi dalla sua visuale, sbattacchiando le ali con leggerezza.
Le sarebbe piaciuto spiccare il volo come quell'uccello, inseguirlo, magari, così da potersi lasciare alle spalle il tetto del liceo, Masaya e il suo senso di colpa annodato attorno alla gola come un cappio.
Ma nemmeno con il DNA felino che le scorreva nelle vene, ci sarebbe riuscita. 
<< Niente. >> 
Voce tremula, incerta. 
Oh, Masaya...
<< Cosa ci fai qui? >>
<< Ho detto al professore che avevo bisogno del bagno. Resterò con te finché non ti sentirai meglio. >>
<< Non ce n'è bisogno. Non voglio che tu ti prenda una punzione per colpa mia. >>
Sì, esatto, di colpe ne hai già abbastanza.
Taci.
Masaya premette la propria guancia su quella di lei. << Non m'importa. >>
Sospirò, cercando di controllare le proprie emozioni. Le mani avevano iniziato a sudarle, ma non accennavano a staccarsi dalla ringhiera.
Quelle righe di ferro erano il suo unico appiglio concreto. 
Ichigo sapeva che avrebbe potuto abbandonarsi fra le braccia di Masaya, reclinare la testa all'indietro e lasciarsi trasportare in braccio fino a casa, se fosse stato necessario.
Ma non riusciva a sopportare l'idea che lui le fosse così vicino in un momento del genere. Aveva voglia di piangere.
Perché la sua tristezza la sentiva come qualcosa di inaccessibile anche per Masaya. Non poteva e nemmeno voleva condividerla.
Per la prima volta, la sua presenza le parve inadeguata. 
In passato, quando non aveva potuto dirgli che era una Mew Mew, aveva desiderato farlo con struggente fervore. 
Stavolta era diverso. Tutto quanto.
 
 
**Mew Mew**
 
 
<< Vedi, Ryou ultimamente è molto nervoso e ieri pomeriggio abbiamo litigato perché non mi voleva dare un aumento e... >>
Da quando era diventata un'abile bugiarda!?
<< Ichigo, ti prego. >> La inchiodò con lo sguardo. << Non farmi credere che mi reputi tanto ingenuo. >>
Ecco, infatti. 
<< Masaya, io... >> La serietà del suo sguardo caldo le mise soggezione.
<< Riesco ad individuare cosa si agita nella tua mente con una sola occhiata. I tuoi occhi mi parlano, Ichigo. Sei un libro aperto >>, concluse Masaya con una nota di tenerezza, abbozzando un sorriso. 
Poteva negargli la sua onestà?
L'hai già fatto. 
Zitta.
Abbassò lo sguardo, titubante. Poi lo rialzò. 
Com'era difficile assumersi le proprire responsabilità di fronte a quel viso! Lui era così buono, così dolce, così accogliente, così rassicurante...
Sarebbe stato tutto più semplice, se lui avesse iniziato a gridarle contro con aria ostile.
Sì, ho baciato Ryou, contento!? 
Sarebbe stato facile gridargli la verità, liberandosi così di quel gravoso peso.
Ma Masaya la stava guardando con fiduciosa pazienza.
<< Siamo arrivati al Café... Devo sbrigarmi, o farò tardi. Chi lo sente, poi, quello scorbutico! >>
Ichigo tentò di rivolgergli un sorriso di rimando. Gli accarezzò una guancia, con sincero affetto. << Non devi preoccuparti. Ho tutto sotto controllo. Tu non devi proprio preoccuparti... >>
Lo ripeté con la speranza di suonare più convincente.
Non gli aveva appena mentito. No. Perché era lei, quella sbagliata. Lei quella che doveva preoccuparsi. 
Masaya doveva starne fuori. Mantenere la serenità che lo caratterizzava.
<< Va bene. Ci vediamo domani, piccola. >> Le diede un leggero bacio sulla fronte, che le fece affluire il sangue al volto.
<< Ichigo >>, la richiamò, mentre si dirigeva verso il Café. 
Lei tornò a voltarsi verso di lui. << Dimmi. >>
<< Io ti aspetto. >>
Avvertì una stilettata al cuore, realizzando il significato non poi così nascosto di quelle ultime parole.

 
**Mew Mew**
 
 
<< Piantala di starnazzare, o ti verrà la tonsillite. >>
Retasu, Minto e Purin, assistevano alla lite come se fosse la più violenta partita di ping-pong mai giocata. Quando rischiavano di dimostrare in maniera evidente a cosa fosse rivolta la loro attenzione, riprendevano a lavorare - Minto da seduta, naturalmente. Del resto, erano sufficienti le orecchie per non perdere alcuno dei letali colpi che i due sfidanti infliggevano l'uno all'altra.
<< Non preoccuparti, godo di un'ottima salute. Quello delicato sei tu, attento a non sforzarti troppo a portare due bicchieri in cucina. >>
<< E tu attenta a non diventare una mongolfiera, a divorare gli avanzi dei clienti. >>
<< Co-... Non ho mai fatto una cosa simile! Razza di cavernicolo maleducato! >>
<< Da quando i cavernicoli sono bene educati? >>
<< Chiudi il becco! >>
<< Non prendo ordini da una mocciosa. >>
<< Già, dimenticavo. Tu sei solo capace di darne agli altri, di ordini. Ti fa comodo essere riverito come un principe, mentre gli altri fanno il lavoro sporco per te. >> 
Retasu, Minto e Purin trattennero il respiro. 
Ichigo l'aveva detta grossa. Ma a spaventarle fu la reazione di Ryou. Invece di risponderle per le rime, com'era suo solito fare, il biondo si diresse rapidamente verso di lei, annullando la distanza che li separava.
Cosa voleva fare? Picchiarla, forse? Ne sarebbe stato capace? Lei era davvero stata così meschina?
Ichigo, impietrita ma crucciata, sostenne il suo sguardo con la stessa grinta. Ryou l'afferrò bruscamente per il polso e la trascino in corridoio. 
<< Che stai facendo!? Mollami! >>
<< Vedi di darti una calmata. >>
<< Lasciami andare, so camminare anche da sola! >>
Ryou, a quel punto, si decise a mollare la presa. 
<< Ma che ti è preso!? >>, sbraitò Ichigo risentita, massaggiandosi il polso per riabilitare la circolazione.
<< Che fa ora... se ne sta lì impalato... Abbi almeno la decenza di rispondere! >>, intimò alla sua schiena.
Ryou si voltò a guardarla. 
Ichigo ebbe un fremito. Lo scienziato sembrava aver recuperato il controllo di sé. Per un attimo la sua sicurezza vacillò, di fronte alla serietà di quello sguardo azzurro.
<< Seguimi. >>
Tornò a darle le spalle e s'incamminò lungo il corridoio, lasciandola lì imbambolata per alcuni secondi. 
<< Si può sapere dove stiamo andando? >> 
Il tragitto fu talmente breve, che la ragazza non ebbe bisogno di una risposta verbale. Ryou aprì la porta del laboratorio e vi entrò senza assicurarsi che Ichigo lo stesse ancora seguendo. 
Non ci mise molto a raggiungerlo. 
<< Chiudi la porta. >>
Ichigo eseguì prontamente. Non perché le era stato chiesto da quell'antipatico, ma perché ciò le avrebbe permesso di appoggiare le mani su qualcosa di diverso dal suo collo. 
<< Devi cambiare atteggiamento >>, esordì Ryou.
<< Ah, io dovrei farlo? >> 
Ryou emise un sospiro. Era serio. Non aveva l'aria di chi era pronto a stuzzicarla per il gusto di vederla saltare come una cavalletta schizofrenica, sembrava piuttosto un imprenditore aziendale pronto a stipulare accordi illeciti con il presidente degli Stati Uniti.
Ichigo avvertì le gote imporporarsi. Da quando l'intensità di quello sguardo riusciva a bruciarla tanto in fretta?
<< So che non è facile. Ma devi cercare di essere meno impulsiva. >>
Prevedibilmente, quelle parole non fecero altro che montarle rabbia in corpo. "Rabbiometro", se esisti, preparati a saltare in aria, in mille briciole grandi come coriandoli!
<< Per te è facile parlare. Non fai altro che lamentarti, e darmi ordini, e avere pretese... Credevo che la mia vita sarebbe tornata normale, invece... rieccomi al punto di partenza! Prima ancora di poter dire "E'finita!", ho ripreso ad avere i miei amati sbalzi d'umore, ad inseguire pennuti per strada, ad avere istinti omicidi verso insetti d'ogni tipo, ad addormentarmi in classe, ad azzannare pesce crudo durante le pause pranzo e... oh, dimenticavo! Ho un ragazzo! Lui  crede che io sia tornata normale, ma no!, quando mai!?... C'è il caso che resti così fino alla fine dei miei giorni! E fino ad allora sarò di nuovo costretta a mentirgli. Penso che nel giro di un mese, o anche meno, mi assegneranno una laurea in materia, tanto sarò diventata brava a inventarmi scuse ogni volta che mancherò ad un appuntamento, o quando improvvisamente inizierò a ballare come una tarantola, per nascondergli la coda e le orecchie, e sarò costretta a piantarlo da solo, qualunque sia il posto in cui ci troveremo! Sì, penso che arriverò a fare invidia ad una attrice da Oscar, con tutte le occasioni che avrò per prenderlo in giro! Sai una cosa, Ryou?, mi hai rotto! >>
Prima ancora che Ryou potesse dar voce alle sue parole, che per tutta la durata di quel frustrante monologo gli erano rimaste incagliate in gola, con le le labbra semiaperte in attesa di poterle fare uscire, Ichigo aveva già sbattuto la porta alle proprie spalle.
 
 
 
 
 
Spazio dell'autrice: 
lo so, siete curiose di sapere cos'è successo prima. Ma come ogni storia che si rispetti, le cose verranno pian piano a galla un passo alla volta. Che gusto ci sarebbe, altrimenti, a scoprire subito ogni cosa?
Cosa ne pensate di questi Ichigo e Ryou, vi piacciono? Anche se è solo un assaggio, quello che vi ho dato di loro, ci terrei a sapere se il modo in cui li ho presentati è di vostro gradimento.
Tanti baci a chi ha letto! ;) 

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Capitolo 3
*** Io me ne vado! ***


Io me ne vado!



"Parto per Londra."
Abituarsi ad avere punti fermi nella propria vita, fa parte dell'istinto umano. Bere il latte ogni mattina -possibilmente nella propria tazza preferita -, impiegare i soliti quindici minuti di bicicletta per andare a lavoro, andare dall'estetista due volte al mese, passare per il parco prima di andare a fare la spesa nel supermercato di fiducia. Sono esempi alquanto frivoli. 
I veri punti fermi che l'uomo cerca sono dei legami. Legami ai quali potersi agganciare per non sentirsi in bilico sul filo del rasoio. Legami per non cadere in mare aperto. Un marinaio che si rispetti, deve avvalersi dell'aiuto della sua ciurma, se vuole sopravvivere alla tempesta. Avere una bussola con sé, per non smarrire la propria rotta. Sapersi difendere dai cattivi incontri, per non perdere tutto.
"Parto per Londra."
Sono rare le persone tanto forti da non aver bisogno di legami. Rare quelle tanto coraggiose da non fermarsi mai a riposare e continuare a navigare senza una meta, uno scopo, un sogno. E sono vari, i tipi di legami che motivano e incoraggiano l'essere umano a viaggiare. Legami di tipo astratto, aventi a che fare con hobby e aspirazioni; legami di tipo affettivo, amoroso, familiare. Questi ultimi - sono in molti a desiderarli - si instaurano con persone. 
Persone che amiamo. Che ammiriamo. Che rispettiamo. 
Ichigo lasciò ricadere la testa sul cuscino. L'odore di bucato della federa la distolse momentaneamente dalla sua attività mentale. Poi l'effetto svanì, lasciandola di nuovo sola, prigioniera di quel pensiero martellante.
"Parto per Londra."
Si era talmente abituata ad avere Masaya al proprio fianco, che l'idea della sua partenza le procurava un senso di smarrimento. Avrebbe perso la sua stelle polare- Un momento: non aveva deciso di eleggerlo "suo Sole"? 
Se Masaya è la tua stella polare, come fa ad essere anche il Sole? Il Sole non ha niente di polare.
Taci, non è il momento.
<< Vuoi davvero partire?... >>
Non è che se lo domandi al soffitto di camera tua, lui ti risponde.
Ho detto taci.
Ichigo afferrò bruscamente il cuscino fra le mani e se lo strinse al petto. 
"Solo per le vacanze estive. Vedrai che passeranno in fretta."
" ... Ma la scuola finisce tra una settimana."
" Lo so, perciò vorrei chiederti se hai intenzione di venire via con me."
Vieni via con me...
"Non sei obbligata a dire di sì. So che sarebbe una scelta azzardata, io è da tempo che ci rifletto su, e per un motivo ben preciso. Potresti fermarti una settimana o due, poi ritornare in Giappone. O magari venirmi a trovare nel mezzo delle vacanze. Sappi che sarai sempre la benvenuta."
" Masaya, non capisco... Perché vuoi andare a Londra?"
"Vedi, Ichigo, pensavo di proseguire gli studi."
"Certo che vuoi proseguire gli studi, ma cosa centra questo co-
Cretina. Sei proprio una cretina.
"M-ma... mi hai detto che si tratta solo del periodo estivo... Cosa... come..."
Masaya l'aveva cinta a sé e aveva appoggiato la fronte alla sua. "Piccola... vieni qui."
Erano rimasti in silenzio per alcuni istanti. Lei cercando di trattenere le lacrime, lui cercando di tirare fuori le giuste parole.
"Non ho intenzione di rinunciare a te. E non lo farò per nessun motivo, in nessuno dei casi: né se deciderai di seguirmi, né se deciderai di restare a Tokyo."
Masaya le aveva proposto di andare a studiare insieme a Londra. Lui avrebbe impiegato il periodo delle vacanze estive a chiarirsi le idee per il futuro. Ichigo sarebbe andata trovarlo e se, guardandosi attorno, avesse deciso di frequentare la sua stessa scuola, si sarebbe trasferita definitivamente per l'inizio del successivo anno di liceo. 
Da panico.
"Questo significa che hai intenzione di lasciare il Giappone per sempre?"
"Per sempre sono parole troppo grosse. Non posso dirti ora cosa ne sarà della mia vita fra sette anni. Ma so per certo che voglio fare l'ambientalista. Non è nemmeno detto che io decida di fermarmi a Londra. Prima vado, poi vedrò il da farsi."
Ichigo scattò su a sedere. Abbandonò il cuscino al lato del letto. Si precipitò giù dalle scale, infilò le scarpe ai piedi e uscì di casa. 
Dalla fretta, non aveva nemmeno avvisato i genitori, perciò lasciò loro un messaggio nella segreteria.
<< Mamma, papà, sto andando al Café: imprevisto urgente. Scusate se non vi ho salutato. >>
 
 
 
**Mew Mew**
 
 
<< Ciao, Ichigo. >>
Gli avrebbe volentieri tirato un pugno sul naso. Si divertiva a mostrarsi tranquillo e sereno al suo cospetto dopo una litigata? 
<< Come mai sei qui? >> 
A dire il vero, aveva l'aria di chi se ne fosse già dimenticato, di averci litigato.
Questo fatto la imbestialiva. Ryou sembrava sminuire la portata degli sfoghi che lei gli riversava contro.
<< Secondo te cosa ci faccio qui. >>
Brava, inizia ad abbaiare in anticipo rispetto al momento programmato...
Fredda, pungente sino all'esasperazione.
<< Ti sei dimenticata che è giorno di chiusura? >>
Le caddero le braccia.
<< Non solo ti prendi gioco di me, facendo finta che non sia successo niente, ma hai anche il coraggio di farmi passare per una deficiente! >> Ryou arretrò sorpreso, le mani in alto, mentre Ichigo, strillandogli in faccia a bocca larga, varcava la soglia del Café senza rendersene conto. << Secondo te non lo so, che oggi è giorno di chiusura? >>
Il giovane scienziato non tardò a riprendersi. << Effettivamente, ho messo in dubbio l'unica di cui sono certo non ti dimenticherai mai. >>
<< Guarda che non sono in vena di scherzi! >>
<< E io non sono in vena di sentirti urlare. Perciò abbassa la cresta e dimmi cosa sei venuta a fare. >>
Con la sua fermezza, Ryou intimoriva la gente. Ma a quanto pareva, con Ichigo non funzionava. Quel giorno in particolare, la ragazza sembrava aver raggiunto un livello di mala sopportazione tale da impedirle di calmarsi. 
<< A mettere in chiaro un paio di cose! >>
<< Oh... Ichigo! Quale dolce gioia ci procuri, onorandoci a sorpresa della tua presenza. Mi fai venire voglia di prepararti una torta. >>
<< Ciao, Keichiro. >> Il tono di voce di Ichigo scese di un paio di ottave, quando si rivolse al sorridente pasticciere comparso alle loro spalle. Tuttavia la tattica adulativa di Keichiro - seppur sincera - non ottenne il classico effetto; invece di sciogliersi come glassa nel forno, la rossa riaccese la miccia. << Se speravi che fare la parte dell'indifferente ti avrebbe scagionato, ti sbagli di grosso! Sappi che da domani non metterò più piede qui dentro! Puoi scordarti di vedermi sgobbare avanti e indietro dalla sala alla cucina, inerpicarmi fra i tavoli carica di vassoi, fare la guerra al pavimento per smacchiarlo, pulire i-
Ryou fece una cosa che non aveva mai fatto. Di solito rimaneva in quieto silenzio - con grande dolore delle sue orecchie - aspettando il momento opportuno per replicare, ovvero l'istante in cui Ichigo si sgonfiava come un pallone dopo aver sputato tutta la sua rabbia. 
Stavolta le diede le spalle. Chiaro segno di rifiuto ad ascoltarla.
<< Dove credi di andare!? >>
Keichiro l'affiancò fiducioso, posandole le mani sulle spalle. << Non gridare così, Ichigo, o perderai la voce. >>
<< Sarebbe anche ora >>, replicò Ryou, mentre saliva le scale che portavano al piano superiore. << Lasciala continuare. Se rimane muta, almeno avremo pace una volta per tutte. >>
<< Guarda che ti seguo! Kei, fammi passare, per favore. >>
Il pasticciere acconsentì, senza sapere cos'altro fare. In fondo, anche se sapeva che Ichigo stava sbagliando, non era scappando, come stava facendo Ryou, che si sarebbero risolti i problemi. 
<< Puoi anche chiuderti in camera, ma mi metterò contro la porta! >>
Ichigo seguì il bersaglio su per le scale, fino alla porta della sua camera che le fu candidamente sbattuta in faccia.
<< Io me ne vado! Me ne vado, hai capito!? Vado a studiare a Londra con Masaya! A farmi una vita normale! Non disturbarti a darmi un aumento, non ne hai più bisogno! Basta con gli alieni, basta con questa vita da gatto, basta con le-
La porta si aprì di colpo. Fu talmente inaspettato il gesto, che Ichigo, nonostante la veemenza delle sue parole, non ebbe la forza di contrastarlo. Ryou l'afferrò per un braccio e la spinse malamente all'interno della stanza, sbattendola contro la porta chiusa. 
Ammutolì. 
<< Ti avevo detto che non sono in vena di sentirti urlare. O cambi tono, o sarà peggio per te. >>
La stava... minacciando?
Ichigo trattenne il respiro, le labbra semidischiuse che la brusca interruzione le aveva impedito di serrare. 
Fu come se in quel momento si fosse resa conto di ciò che aveva fatto. Avvertì una vampata di calore. Di rabbia, di vergogna, o forse di entrambe. Non seppe spiegarselo.
Ryou la fissava con rabbia. Una rabbia più grande di quella che lei stessa avvertiva in corpo. 
Ghiaccio bollente, accusatorio. Faceva male.
Quello sguardo era di una potente imprevedibilità. 
<< Possibile che tu non sia capace di parlare civilmente? >>
Il suo respiro le colpì il volto, percezione sensoriale sufficiente a renderla consapevole della realtà di quella situazione. Fu gelido, affettato, in netto contrasto con la luce che gli ardeva negli occhi.
L'intensità.
<< Che cosa c'è? Avanti, Ichigo. Dimmelo. Ti sto ascoltando. >>
Perché aveva quell'intensità? 
Ce l'aveva negli occhi. E non solo negli occhi. 
<< Perché...? >>
Non si accorse di averlo sussurrato, fu convinta di averlo pensato, mentre a quella concreta immagine del presente, se ne sovrapponeva una oscura ed intrigante, appartenente al passato.
<< Accidenti, razza di scostumato! E' la seconda volta che ti trovo in questo stato, aaaah... me ne vado! >>
<< Ma sentila, mi da dello scostumato in camera mia. Come te lo spiego, che si bussa e non ci si lancia, dentro ad una stanza? >>
<< Guarda che ho bussato. E se eri mezzo nudo, potevi chiuderti a chiave! >>
<< Ora puoi entrare... Ma dove corri? >>
<< Non sto correndo! >>
Ryou si era affacciato sulla soglia - con una maglia indosso -, realizzando che Ichigo era praticamente arrivata in fondo al corridoio.
<< A giudicare da dove ti trovi rispetto a tre secondi fa, sembrerebbe di sì, a meno che Kisshu non ti abbia insegnato il teletrasporto. >>
<< Vuoi piantarla col tuo sarcasmo!? Non fai ridere, sappilo! >>
<< Uff... allora, che cosa volevi chiedermi? >>
Ichigo era tornata sui suoi passi. Da indispettita, di colpò era diventata turbata. Se ci aveva ripensato, stava a significare che aveva qualcosa di importante da riferirgli.
<< Entra. >>
Ichigo si era introdotta nella camera. Aveva lanciato un'occhiata intorno a sé, nella speranza di vedere una sedia bucare il soffitto e atterrare ai suoi piedi, ma quando aveva realizzato che vi era solo il letto, aveva deciso di rimanere in piedi. 
<< Ecco... beh... insomma... insommdatochesonodinuovounaMewMewnonpotròbaciarenessunoperchédive-
Di fronte all'inarcatura sopraccigliare del suo interlocutore, Ichigo si era interrotta. 
<< Scusa... Volevo dire, siccome sono di nuovo una Mew Mew, mi ritrovo... al punto di partenza. >> 
Aveva preso a rigirarsi i pollici, imbarazzata all'idea di dover affrontare quell'argomento, specie con Ryou, poi!, che proprio le pareva la persona meno indicata per quel tipo di consigli. 
Ma a chi altri avrebbe potuto parlarne? Ryou era l'unico capace di fornirle un aiuto concreto.
<< Di che cosa stai parlando? >>
<< E dire che lo fanno tanto intelligente, il ragazzo... >>
<< Come? >>
<< Uhm, niente, borbottavo fra me e me. >>
<< Guarda che ti ho sentita. E' il tuo ragazzo ad avere problemi all'udito. >>
<< ... Cosa centra Masaya? E che storia è mai questa!? >>
<< Lasciamo perdere. Avanti, parla. >>
<< Non ti permettere mai più di insultarlo, hai capito bene!? Comunque, è proprio di lui che volevo parlarti, sapientone! Visto che sono tornata ad essere una Mew Mew, non potrò baciarlo senza trasforarmi! Mi spieghi come farò!? Non posso andare avanti così! >>
Ichigo era paonazza. Ryou la fissava a braccia conserte, l'aria leggermente divertita dietro quello sguardo di sufficienza.
Senza dire una parola, le si era diretto incontro, le aveva sollevato il mento con le dita e aveva appoggiato le labbra sulle sue. 
Fuori stava imbrunendo. La stanza era immersa nella penombra e le loro figure spiccavano contro la porta, fuse, per uno strano gioco del destino. Ichigo aveva mantenuto gli occhi fissi su di esse, mentre le labbra di Ryou spingevano delicatamente sulle sue per approfondire quel contatto inaspettato. 
Sbarrati, immobili, pronti a saltarle fuori dalle orbite. I suoi occhi non volevano ragionare.
Ryou si era scostato da lei, con un sorrisetto. << Sei ancora normale, Ichigo >>, aveva constatato con naturalezza.
Ichigo era pietrificata. 
Sì, era vero, non si era tramutata in una simpatica gattina nera. Altrimenti non avrebbe potuto guardare Ryou da quell'altezza.
<< Il problema è risolto. >>
Una cosa non può essere bianca e nera. Se è nera non può essere bianca, e se è bianca non può essere nera.  
Allora perché la voce di Ryou le era parsa lontana e al contempo nitida,tangibile?
Il cuore aveva avuto un guizzo. Improvviso, inspiegabile, violento. 
Ichigo aveva sentito la testa girare e lo stomaco contrarsi. L'oscurità le stava giocando un brutto tiro. In quello stato, Ryou le appariva diverso
Lei lo vedeva diverso. 
Lo guardava in modo diverso.
La sua figura era per metà in ombra e per metà lievemente illuminata dagli sprazzi di luce che entravano dalla finestra.
Le due facce di una medaglia? 
I capelli gli rilucevano. Non erano mai stati tanto spettinati, tanto biondi, tanto intriganti.
Cosa stava facendo? 
Quegli occhi non erano mai stati tanto languidi.
Perché sembravano avanzare verso di lei?
Quelle labbra non-
Gli aveva afferrato la nuca, aggrappandovisi in punta di piedi, e lo aveva baciato. Lo aveva baciato fino in fondo. 
Il ragazzo, per alcuni istanti, era rimasto interdetto. Ma Ichigo, quando lo aveva avvertito reagire, si era ritratta di scatto, come se avesse ricevuto una sberla. 
Sbalordita, disorientata, furiosa con se stessa, era indietreggiata. Aveva abbassato gli occhi ed era sgusciata via,  fuori dalla sua stanza.
Perché Ryou aveva uno sguardo così intenso?
<< Perché, Ryou? >>
<< Si può sapere che ti prende? >> 
Ichigo batté le palpebre, disincantata. Con uno strattone si liberò della presa al suo braccio e strisciò fuori dalla prigione umana che la teneva attaccata alla porta. 
<< Che modi sono? >>, sibilò risentita. 
Ryou sospirò, appoggiandosi a braccia conserte dove prima aveva immobilizzato la ragazza. << Non concluderemo niente, se continueremo a rispondere l'uno all'altra con delle domande. Mi è parso di aver capito... che te ne vuoi andare a Londra, non è così? >>
Ichigo esitò. Poi recuperò la propria sicurezza, nel giro di alcuni istanti. << Sì, è così. >>
Ryou la scrutò in silenzio, infastidendola. 
<< Hai finito? >>, lo rimbeccò lei.
Da serio qual'era, vederlo ridere sotto i baffi la spiazzò. Così, di colpo, senza un motivo apparente. Fu come ricevere una secchiata d'acqua gelida.
<< Ti prego, Ichigo, non dire idiozie. Cosa vorresti fare, a Londra? >>
<< Non sono affari tuoi! >>
<< Vuoi mandare tutto a monte perché ieri sera abbiamo discusso? >>
<< Non si tratta solo di ieri! Non si tratta solo di te! Io non voglio più fare questa vita... >>
Ryou tornò serio. Un'ombra indefinibile gli attraversò il volto. 
Ichigo avvertì una fitta. 
Era tutto così strano, ultimamente! Strana lei, strane le cose, strano quello che sentiva.
<< Ichigo. Seriamente. Problemi a parte che hai con me, vuoi andartene dal Café, salutare tutti e lasciarti ciò che hai costruito alle spalle, così, all'improvviso? Non sarà che mi hai voluto fare sentire in colpa e ti sei inventata tutto? >>
Ichigo spalancò la bocca per replicare, ma non ne ebbe l'opportunità.
<< Alieni! Alieni! >> 
Da portachiavi, Mash mutò alle sue dimensioni reali. 
<< Alieni! Alieni! >>
Ichigo e Ryou si lanciarono un'occhiata d'intesa. 
<< Sai cosa devi fare. >>
La ragazza annuì, mettendo automaticamente da parte tutto il resto. Si precipitò di corsa verso le scale, Ryou dietro di lei. Gli ultimi tre gradini se li fece capitombolando. 
<< Fortuna che hai l'equilibrio di un gatto! Guarda dove metti i piedi >>, la rimbrottò Ryou, una mano sulla fronte.
Ichigo, lacrimante, si rialzò massaggiandosi il sedere. << Sei tu che mi metti fretta! >>
<< Ah, sarebbe anche colpa mia? >>
Keichiro li raggiunse. << ... Ma che ti è successo, principessa? Ho chiamato le altre, stanno arrivando. >>
<< Perfetto. >>
Ichigo gemette, dolorante. 
<< Ho male al didietro. >>
<< Non fare la vittima. >>
<< CHIUDI QUELLA BOCCA, RYOU! >>
Maelstrom aveva scelto il momento meno indicato per farsi vivo. 
 
 
 
 
Spazio dell'autrice: 
ohibò! Ma che ci combinano questi due!? Da come avrete potuto capire, il pezzo in corsivo della seconda parte del capitolo costituiva un flashback del famigerato bacio che Ichigo "si è rubata per sé". 
Ho trovato un modo per sbarazzarmi di Masaya, resistete, manca poco e lo avrete fuori dai piedi! 
Me gongola con la bava alla bocca!
Purin, vai a comprare i coriandoli! 
Kei, in cucina a preparare dolci! 
Retasu, accogli tutti gli invitati! 
Minto, a te l'onore di aprire le danze! 
Zakuro, a te affido il subdolo compito di consolare Ichigo!
 Ryou... beh, tu aspetta e vedrai ;)
Tutti a festeggiare la partenza di Masaya! Yu-huuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu!

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