This is Destiny

di rukiachan15
(/viewuser.php?uid=114109)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Meraviglia... ***
Capitolo 2: *** Due anime e Un corpo ***
Capitolo 3: *** Risveglio e... ***
Capitolo 4: *** La Cura ***
Capitolo 5: *** Mai abbassare la guardia! ***
Capitolo 6: *** Finalmente ... ***
Capitolo 7: *** Scontro ***
Capitolo 8: *** Ti salverò! ***
Capitolo 9: *** Che cos'è? ***
Capitolo 10: *** La Rivelazione di Ichigo ***
Capitolo 11: *** Legame ***
Capitolo 12: *** Incarico Fatale ***
Capitolo 13: *** Quando sembra impossibile.. ***
Capitolo 14: *** Nuovo assetto! ***
Capitolo 15: *** Sotto protezione! ***
Capitolo 16: *** Non è detta l'ultima parola. ***
Capitolo 17: *** L'inaspettato momento ***
Capitolo 18: *** La felicità di Ichig. ***
Capitolo 19: *** Benvenuta! ***
Capitolo 20: *** Parole di conforto. ***
Capitolo 21: *** L'Accademia. ***



Capitolo 1
*** Meraviglia... ***


Una serata limpida e fresca è sempre l’ideale per organizzare una festa.
Tutto il Seiretei era in subbuglio per i preparativi. Finalmente era tornata la pace e dopo tanti sforzi gli shinigami erano riusciti a ricostruire tutto ciò che era stato distrutto dall’ultima battaglia. Una festa era la cosa migliore da fare. Erano stati invitati anche Sado,Ishida,Orihime, e Ichigo; ma solo quest’ultimo si presentò la sera.
«..Kurosaki-san , ne vuoi un po’?» chiese il capitano Kyoraku porgendo verso Ichigo un orciolo di sakè. «..ehm..beh..» balbettò, imbarazzato dalla proposta: era pur sempre un capitano!  «Dai, Ichigo. Non fare l’idiota!» tuonò una voce che Ichigo conosceva molto bene . «Sta zitta, Rukia!»  ribatté   e con fare fiero prese l’orciolo e iniziò a bere, suscitando al risata dei presenti. La serata continuò su questa scia, bevendo e ridendo; persino i capitani non riuscirono a resistere all’atmosfera allegra e coinvolgente.

     
*


Il fuoco era sul punto di cedere al venticello che soffiava e forse era arrivato anche il momento che la smettesse di combattere, vista l’ora. La maggior parte degli shinigami giaceva a terra, come fosse priva di vita; chi aveva il bicchiere in mano e chi il bicchiere non riusciva nemmeno a tenerlo, tanto aveva bevuto. In questa macchia indistinta di shinigami vi era Matsumoto Rangiku che dormiva ignara distesa su Hisagi Shuuhei, entrambi totalmente ubriachi. Gli unici rimasti svegli e “pseudo-coscienti” erano il capitano Kyoraku, abituato a bere, Ichigo e Rukia.Il capitano Kyoraku li abbandonò presto tornando all’8° divisione. Ichigo e Rukia rimasero lì a fissarsi fino a che Ichigo si alzò.
«Dove vai?» chiese Rukia.
«I-i-o..ritorno a c-casa» balbettò Ichigo. «Non puoi ritornare adesso..sei troppo ubriaco!» esclamò Rukia alzandosi e cercando di non barcollare.« Ti porterò alla 13° divisione e ,per stanotte ,  dormirai nella mia stanza» disse Rukia, distogliendo lo sguardo per l’imbarazzo di ciò che aveva appena detto.
Quella vergogna nasceva da ciò che provava per Ichigo. Sin da quando si erano incontrati la prima volta, aveva subito sentito che tra loro vi era un legame speciale , come se le loro due anime fossero colegate in modo inscindibile dal Destino. Forse si sbagliava, ma era sicura che tra loro ci fosse qualcosa di grande.


*


Con un braccio penzolante  sulle spalle di Rukia, Ichigo riusciva a camminare grazie al suo aiuto ; lo sorreggeva cingendo il braccio attorno alla sua vita. Le guance di Rukia erano rosse anche a causa del sakè. Tante volte le era capitato di sorreggere Ichigo in quel modo, ma stavolta era diverso. Non riusciva a spiegarsi il perché di quella tachicardia improvvisa. Più si avvicinavano alla meta e più il ritmo del suo cuore aumentava. D’un tratto Ichigo si fermò di colpo. «Su ,Ichigo! Siamo arrivati» disse Rukia. Ormai erano nel giardino antistante la camera. Ma Ichigo non si mosse, rimanendo con lo sguardo fisso nel vuoto. Per un attimo Rukia pensò che si fosse addormentato, così sciogliendo la presa, si posizionò di fronte a lui e osservandolo bene notò  che le guance erano colorate di rosso ma gli occhi ma aperti e vigili. Improvvisamente portò la mano alla katana dietro la schiena e  sfoderandola si avventò su Rukia con furia impetuosa. La lama  tagliente di Ichigo era stata bloccata dalla katana di Rukia, la quale sconvolta non capiva cosa fosse accaduto. « Ichigo, ma che ti prende? Sono io, Rukia!» gli gridò la shinigami con gli occhi sgranati . Ma non ottenne nessuna reazione: Ichigo continuava imperterrito a battersi contro di lei. Si trovarono più volte lama contro lama: nessuno dei due lasciava la presa. I loro sguardi erano fissi l’uno nell’altro. I grandi occhi blu di Rukia riflettevano il suo stato d’animo. Non smetteva di pronunciare il suo nome, quando ormai sul punto di arrendersi sussurrò «Ti amo, Ichigo». Il viso le si accese di un rosso imbarazzo e per un momento distolse lo sguardo. Il viso di Ichigo non sembrava essere cambiato , tranne che per l’espressione sconvolta e atterrita. Più ripensava alle parole dette da Rukia e più rimaneva meravigliato. La sua morsa si era indebolita, segno che aveva funzionato. Quelle due parole che Rukia aveva pronunciato erano bastate a scatenare in lui tanto subbuglio. Ichigo credeva che tra lui e Rukia ci fosse un rapporto speciale. Nonostante fossero passati mesi da quando lui era diventato uno shinigami, si chiedeva tutt’ora il perché di quell’incontro e perché fosse capitato a lui ed era arrivato alla conclusione che il Destino aveva deciso per lui; tuttavia non ne era dispiaciuto: aveva conosciuto molte persone e stretto nuove amicizie grazie all’arrivo di Rukia in città. Rukia… la considerava una vera amica; era sempre pronta ad aiutarlo nel momento del bisogno e addirittura si era sacrificata per salvargli la vita. Tutto ciò che aveva fatto in seguito era stato per lei. Forse non era una semplice amica. Avevano combattuto fianco a fianco e sia nelle vittorie che nelle sconfitte gli era stata accanto. «No! Non è un’amica!» urlò dentro di sé Ichigo.
«Lei è Rukia!». Continuavano a fissarsi, come se il tempo si fosse bloccato, ma Ichigo non aveva lo stesso sguardo: cercava di leggere l’anima di Rukia attraverso i suoi occhi; prima d’allora non aveva mai notato quanto fossero grandi e blu. Al pensiero arrossì. Tese il braccio, sfiorando con un dito la guancia sinistra della shinigami che avvampò. Non era sicuro di ciò che stava facendo, ma di una sola cosa era certo: soltanto in quell’istante   il sentimento che da tempo provava per lei si era rivelato.

*


«Forse ho sbagliato!» rifletteva dubbiosa Rukia, mentre ancora le lame delle loro spade erano incrociate «ma che mi è saltato in mente!?»
Forse a causa del sakè o forse per qualcs'altro, Rukia aveva osato dirgli quelle due parole. In un attimo di lucidità pensò che era impossibile; non poteva averlo fatto davvero. Improvvisamente Ichigo lasciò la morsa e abbassò la katana. Rukia sorpresa dal suo gesto inaspettato, fece altrettanto.  Ichigo avanzò cauto verso di lei. Pochi centimetri li separavano l’uno dall’altra.  Rukia lo guardava negli occhi intimorita ma al contempo curiosa di scoprire le sue intenzioni. Suscitando la meraviglia di Rukia, Ichigo lasciò cadere la katana e prese il piccolo viso della ragazza nella sua mano. Il contatto  suscitò l’imbarazzo di Rukia, la quale arrossì notevolmente. Avvicinando sempre di più al proprio il viso candido di Rukia, sentiva il loro cuore battere all’unisono, finchè le sue labbra non toccarono quelle di Rukia; allora il solo suono che si sentì fu il tintinnio della katana di Rukia toccare il suolo.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Due anime e Un corpo ***


Rukia non pensava fosse così. Sentiva le  labbra calde e ruvide di Ichigo che sapevano di sakè sulle sue candide e tremanti labbra. Era visibilmente stupita per quel gesto, ma d’altronde lo voleva anche lei e non vi era motivo di rifiutarsi.
Quel bacio durò molto, forse più del previsto. Nessuno voleva mollare; si era creato qualcosa di magico, di inspiegabile. Ad un tratto Ichigo mollò la presa e guardandola arrossì. Stettero per qualche secondo a fissarsi, senza parlare. In quel momento le parole erano di troppo e parlare avrebbe significato rovinare tutto. Ichigo non sapeva come comportarsi  in quelle situazioni. Rukia era la prima. Iniziava a sentire una strana voglia. Cercava di distogliere la mente da questo desiderio, ma invano; era come se il suo bacio avesse scatenato qualcosa;come se avesse acceso la miccia di una boma: stava esplodendo!
Non pensò alle conseguenze e si abbandonò all’istinto e al sentimento. Le prese di nuovo il viso tra le mani e avvicinandolo a sé la baciò con passione. Rukia per un secondo rimase stupita,cercando di capire cosa stesse accadendo. Ma presto si accorse che non v’era nulla da comprendere né da ragionare, doveva semplicemente assecondare la voglia e si lasciò andare.

Ichigo cingeva le sue possenti braccia attorno alla fragile vita di Rukia ed ella aveva le mani fra i suoi capelli color carota. Erano stati travolti da una corrente impetuosa di passione travolgente a cui non potevano sottrarsi. All’improvviso Rukia si staccò dalla morsa amorosa , prese per mano Ichigo e lo condusse all’interno della sua stanza . Ichigo non riusciva a resistere al veemente desiderio di averla. Allora la prese in braccio e appoggiatala contro una parete iniziò a dare sfogo del suo desiderio , baciandola. Anche Rukia non riusciva a staccarsi da lui; erano una armonia avvolta dalla passione. Un brivido percorse Rukia;  Ichigo le ricopriva di baci il collo e , scostato il margine della veste, arrivò alla spalla. Era una sensazione bellissima, ma a Rukia non importava; lo desiderava più di ogni altra cosa al mondo.
Con le candide mani spostò il viso di Ichigo verso di sé e lo baciò. Non voleva che egli si “distraesse”. Con la mano Ichigo sciolse piano il fiocco della cinta che teneva il kimono chiuso. La cinta si afflosciò sul pavimento e Ichigo non esitò un istante a togliere il kimono. Nonostante fosse preso dall’impeto e dal desiderio, scostò delicatamente il kimono partendo dalla spalla ancora coperta. Sentiva il cuore in gola. Con tocco delicato fece scorrere la veste giù per le braccia di Rukia e infine a terra. La sua pelle era candida e vellutata. A quel gesto Ichigo notò che Rukia era imbarazzata e forse anche un po’ spaventata; allora dolcemente le si avvicinò con le labbra all’orecchio e le sussurrò «Ti amo».
A quelle parole Rukia sorrise e stringendo le braccia intorno al collo di Ichigo disse:«Sono tua!».
 
*

Rukia era distesa sul futon. Ichigo la osservava attentamente: indossava un reggiseno nero,abbellito da vari merletti che evidenziavano la forma del seno e uno slip anch’esso nero merlettato. «Segui l’istinto» si ripeteva dentro di sé.
Si avvicinò alle sue labbra e le sfiorò lievemente; da lì, percorse il collo fino ad arrivare al seno che baciò senza togliere il reggiseno. Scese ancora, tracciando con i baci una linea sul ventre; fu un gemito a fermarlo. Ichigo alzò gli occhi e con un sorriso soddisfatto e osservò l’espressione  sul volto di Rukia. Aveva fatto bene a seguire il suo istinto. Arrivò al basso ventre che iniziò a sfiorare delicatamente con le labbra. Rukia continuava a gemere sempre più forte. Ichigo stava per abbassare lo slip quando di colpo Rukia esclamò:« No! Ti prego!» Non voleva correre. Allora, Rukia  si avvicinò a Ichigo che non riusciva a capire quell’improvvisa affermazione. Anche se non voleva correre, Rukia non resisteva al fascino di Ichigo che si trovava davanti a lei con indosso solo i boxe. Lo baciò e toccandolo  sentiva con le mani i suoi muscoli e le braccia forti; era seduta sopra di lui con le gambe incrociate dietro  la sua schiena. Più lo baciava e più il desiderio aumentava. Sentì il respiro di Ichigo  farsi sempre più affannoso e accelerare sempre di più; quando all’improvviso si ritrovarono sul pavimento, stretti in una morsa passionale travolgente.

Rukia gli mordeva il collo ed egli cercava in tutti i modi di slacciare il reggiseno, ma invano. Rukia sentiva che Ichigo era eccitato e continuava a baciarlo con passione. Era come se i due corpi si fossero uniti in un legame inscindibile proprio come erano legate le loro anime.
Ichigo stava per abbassarsi i boxe quando « Non farlo, ichigo» esclamò Rukia «Ho paura». Ichigo la avvicinò a sé e le sussurrò «Non devi avere paura. Io non  ti farei  mai del male» e la baciò con dolcezza. Rukia sentiva le sue labbra rassicuranti sulle sue. Il suo viso si distese; sapeva che non le avrebbe mai fatto del male. Di lui si fidava. Ichigo entrò delicatamente dentro di lei. Rukia soffocò un urlo di dolore e avvicinò  a sé il petto di Ichigo; era stato delicato e gentile.
Adesso erano stretti in un abbraccio; lui spingeva, le gocce di sudore che scendevano dalla sua fronte; lei ansimava a intervalli regolari stretta a lui. Ichigo iniziò a spingere più forte e Rukia ansimava sempre di più; entrambi erano in estasi. Rukia invocava incessantemente il suo nome , finché un urlo di piacere interruppe questa costanza. Insieme avevano dato sfogo del loro desiderio. Ichigo era stremato dalla sforzo compiuto ed insieme a Rukia  giaceva a terra.

Passarono le ore restanti di quella notte distesi abbracciati a guardarsi negli occhi senza proferire parola, fino a che le loro palpebre cedettero alla forza pressante della stanchezza.

 
*


Il mattino seguente, il sole splendeva nel cielo e la solita brezza primaverile scuoteva le chiome degli alberi di ciliegio. Il capitano Ukitake quella mattina si sentiva proprio bene; nonostante fosse cagionevole di salute, egli non rinunciava alle passeggiate con il capitano Kyoraku.
Quel mattino era andato di buon ora dal capitano Hitsugaya per chiedere un favore. L’atteggiamento rilassato e calmo del capitano Ukitake  si contrapponeva a quello alterato e furioso del capitano Hitsugaya alle prese con il vice-comandante  Matsumoto. Sebbene non fosse dell’umore adatto per la questione posta dal capitano, acconsentì pensando che poteva essere vantaggioso anche per lui.

Il capitano Ukitake si dirigeva fiero e contento della risposta verso gli alloggi della sua divisione , e pensava dentro di sé
« Sarà un bene per Kuchiki-san allenarsi con il capitano Hitsugaya . E’ un valido capitano, saprà come far migliorare le sue abilità.».Non vedeva l’ora di comunicarle la notizia e dirigendosi verso la sua stanza notò  che nel giardino vi erano due katane. La prima era riconoscibile; era Zangetsu appartenente a Ichigo Kurosaki . L’altra era Sode no Shirayuki, la katana di Rukia; non si sarebbe mai separata dalla sua katana, era troppo importante per lei.
Stranito e un po’ preoccupato, bussò alla porta della stanza di Rukia ma senza risposta.
«Kuchiki-san sono il capitano Ukitake .Ho una notizia da darti!» esclamò.
Preoccupato dal silenzio aprì la porta e la vide: era distesa seminuda sul futon.
Una spallina del reggiseno era scesa e soltanto un gancetto era rimasto a tenere le due parti unite. Il braccio era sul petto di colui che sembrava essere Ichigo Kurosaki. Lo riconobbe dagli inconfondibili capelli color carota. La sua spalla faceva da cuscino alla piccola testa di Rukia e le braccia del ragazzo erano disposte a formare un abbraccio attorno a lei, come se la volesse proteggere. Entrambi avevano gli slip inclinati. Alla vista il capitano Ukitake  arrossì; era stupito, sconvolto, meravigliato. Non sapeva come comportarsi.

Allora chiuse la porta senza far rumore e guardando il cielo limpido che aveva davanti,pensò sorridendo:« Il Destino è imprevedibile.».

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Risveglio e... ***


*

Da una piccola fessura della porta filtrava un raggio di sole , portando con sé  il venticello primaverile. Rukia rabbrividì; sebbene fosse primavera, quel venticello era abbastanza freddo. Aprì piano gli occhi e presto si rese conto che accanto a lei vi era Ichigo. Arrossì, ripensando a poche ore prima; non riusciva quasi  a muoversi tanto la stretta di Ichigo era forte. O forse, non voleva rovinare quel momento di pace e intimità tra di loro. Osservava silenziosamente il suo viso; che era buffo quando dormiva!
Avvicinò la mano per accarezzargli il volto, ma venne fermata dal movimento di Ichigo che la strinse ancora di più a sé.  Chiuse gli occhi e ripensò alle sensazioni fantastiche che aveva provato la notte scorsa; sentiva ancora il respiro affannoso di Ichigo su di lei. Era consapevole che , forse, non aveva fatto al cosa giusta; ma questo è quello che voleva il suo cuore. Non poteva ignorarlo!

Ichigo finalmente si svegliò; aveva un leggero mal di testa. Si voltò e vide Rukia che lo fissava sorridente; ricambiò e con la mano le sfiorò la guancia già rossa. Avevano passato la notte insieme ; si ricordava distintamente il profumo della pelle di Rukia; sapeva di ciliegie. Non riusciva a spiegarsi come improvvisamente ieri sera i sentimenti verso Rukia si fossero chiariti in tal modo; ma qualunque  cosa fosse successa, non gli importava. Era certo dei suoi sentimenti verso di lei.
Ichigo si guardava intorno. La notte scorsa non aveva prestato molta attenzione alla camera , preso com’era dal desiderio, ma adesso che la osservava non aveva dubbi che quella camera fosse di Rukia. Era un stanza semplice, con poco arredamento; oltre al futon vi era un comodino sopra il quale vi era la statuetta di un personaggio che Rukia amava tanto: il coniglietto Chappy. Vedendolo Ichigo scoppiò a ridere e Rukia lo seguì. Ichigo lasciò la presa su di lei ed ella così poté chinarsi sopra il suo viso per baciarlo dolcemente. Ichigo rispose al bacio con delicatezza, mentre con la mano le scostava una ciocca di capelli. Non voleva, ma doveva interrompere quell’atmosfera beata e pacifica; era una  shinigami e aveva molti compiti da svolgere. Controvoglia si allontanò qualche centimetro dalle sue labbra, rimanendo con il viso sospeso.
«Purtroppo devo andare, Ichigo» gli disse « Devo sbrigare una missione».
«Non ti preoccupare» rispose Ichigo« Avremo modo di vederci. Il Seiretei non è poi così grande!». Entrambi risero.

*

Rukia e Ichigo si erano affrettati ad uscire dalla stanza. Avevano recuperato le loro katana momentaneamente abbandonate e si erano dovuti separare con grande rammarico per entrambi.
Rukia si dirigeva verso la stanza della capitano Ukitake , sperando che egli avrebbe perdonato il leggero ritardo riportato. Giunta sulla soglia della stanza sentì la voce del capitano provenire dal giardino; ci si recò subito e come si aspettava , lo trovò seduto insieme al capitano Kyoraku a parlare.
«Scusate se interrompo la vostra discussione, capitano Ukitake» disse Rukia.
«Figurati Kuchiki-san. Stavamo parlando della bella serata passata» rispose il capitano Kyoraku.
Rukia arrossì.«Mi sono divertito molto. Kurosaki-san è davvero un tipo divertente! Chissà dove sarà adesso…» continuò sorridendo. Il capitano Ukitake aveva subito notato che Rukia era in imbarazzo e anche lui visto che poco tempo prima li aveva visti insieme.
«Kyoraku , smettila con queste affermazioni!» lo riprese il capitano Ukitake.«Oh, beh, hai ragione. Meglio che vada a vedere come sta la mia Nanao-chan!» replicò il capitano Kyoraku, e tenendo in mano quello che sembrava un bicchiere di the, se ne andò. Il viso del capitano Ukitake emanava calma e tranquillità; era davvero raro vederlo arrabbiato .
«Kuchiki-san, io so dov’era Ichigo stamattina» disse secco il capitano Ukitake.
Rukia impallidì; non aveva provato mai tanta vergogna in vita sua. «Tranquilla , non ne farò parola con nessuno» continuò «In verità ero venuto per darti un notizia: il capitano Hitsugaya ha acconsentito perché tu ti allenassi con lui.». Il viso di Rukia fino ad allora rimasto impietrito, si sciolse in un leggero sorriso e si limitò a rispondere :« Grazie, capitano» e aggiunse:« Mi fido di lei». Il capitano Ukitake sobbalzò e poi le rivolse un sorriso che lei ricambiò mentre si allontanava.

Si dirigeva di fretta verso il luogo di ritrovo degli shinigami, sapendo di essere in ritardo. Quella mattina dovevano eliminare un Hollow che si era introdotto nella Soul Society e che stava diffondendo panico e terrore tra la gente del Rukongai.
Arrivò appena in tempo; stavano per partire. «Yo, Rukia» tuonò una voce: era Renji Abarai, amico d’infanzia.
«Hey, Renji» rispose Rukia , rassicurata nel vedere un viso familiare.
«Come è andata la serata?» chiese Renji. Rukia non rispose, anzi si allontanò ignorando la domanda; era come se tutti sapessero!
«Aspetta, non volevo metterti a disagio. Ho visto che avete passato la serata insieme al capitano Kyoraku» le disse sorridendo.
«Mi dono divertita» rispose Rukia , dando le spalle a Renji.
In fondo non stava dicendo una bugia; la sera scorsa si era divertita sul serio. Per una frazione di secondo chiuse gli occhi e sentì su di sé le mani di Ichigo; riaprì di scatto gli occhi e un sorriso le spuntò sul viso. «Kuchiki, sbrigati» .
Era la voce del capitano Hitsugaya , che era al comando della missione. «Si, capitano» rispose Rukia.
 
Arrivarono ben presto al Rukongai e il capitano suggerì di dividersi. La squadra era formata dal capitano Hitsugaya, dal vice-capitano Matsumoto, da due shinigami che Rukia non conosceva,da Renji e Rukia. Lei sapeva che il capitano con l’uso della katana avrebbe sconfitto subito l’Hollow; probabilmente era autorizzato ad intervenire nel caso in cui qualcuno fosse in pericolo o se tutti avessero fallito la missione .
Rukia voleva fare del suo meglio; non conosceva le capacità né le caratteristiche dell’Hollow che presto avrebbe affrontato, perciò doveva fare molta attenzione. Camminava in una parte disabitata del Rukongai; era deserta. Finora non aveva percepito alcuna Reiatsu sospetta, finchè iniziò a correre. Aveva sentito una potente Reiatsu molto vicino al luogo in cui si trovava; era sicuramente l’Hollow che cercava.

Arrivata sul posto, lo vide; stava dando la caccia ad una bambina indifesa. Rukia non perse tempo; sfoderò la sua katana e lo attirò verso di sé.
«Scappa! » gridò alla bambina. Questa obbedì e iniziò a correre. Quell’Hollow aveva un Reiatsu molto potente.
Rukia combatteva con tutte le sue forze, ma , nonostante lo avesse colpito numerose volte, il mostro non cedeva. Allora lo immobilizzò, servendosi di un kido, bloccandolo ad un albero. Finalmente poteva mettere fine alla scontro; stava per infliggergli il colpo finale quando comparve dietro di sé lo stesso Hollow che aveva prima bloccato.
«Impossibile!» pensò .
Non potevano esistere due Hollow con la stessa Reiatsu e identici. L’unica spiegazione stava nelle sue capacità di moltiplicarsi; quello che  era stato intrappolato da Rukia era “l’originale”, per questo la copia era intervenuta. Questa si precipitò su Rukia la quale la schivò abilmente: non poteva fermarla con un semplice attacco del genere.
Ma la copia era riuscita a liberare l’originale; forse era proprio questo il suo intento!
«Dannazione!» imprecò Rukia.
Si trovava in una situazione piacevole e doveva farcela da sola; non voleva scappare. L’unico modo per fermarlo era uccidere l’originale, ma come? I suoi attacchi non avevano funzionato e per di più ora erano in due. Rukia continuava a schivare i colpi; non riusciva a pensare.
Se solo avesse avuto un po’ di tregua, forse…

All’improvviso si sentì come immobilizzata e venne travolta dal colpo che la scaraventò a terra. L’Hollow si scagliava su di lei, furioso.
Rukia giaceva a terra, ferita; nella mano aveva ancora la katana. L’ Hollow  era sopra di lei quando prese la katana e gliela conficcò nel petto. Un urlo. L’hollow si dissolse e con lui la sua copia. Era salva,e sebbene le ferite che aveva riportato le facevano male , era contenta. Cercò di rialzarsi, aiutandosi con la katana e aggrappandosi ad un albero. Camminò a fatica fino al punto di ritrovo stabilito. La vista le era offuscata dal sangue che scorreva da una ferita alla testa: il kimono era lacerato.

Finalmente giunse sul luogo stabilito. Barcollava, ma voleva continuare a camminare, imperterrita.
Il primo che la vide fu il capitano Hitsugaya che non esitò a lasciare gli shinigami per aiutarla. D’improvviso gli si accostò:
« Kuchiki, stai bene?» le chiese ed alla rispose« Si… L’ho sconfitto». Il sorriso sul suo viso si spense, gli occhi le si chiusero e le gambe che fino a quel momento avevano resistito cedettero. Si era accasciata, sorretta dal capitano Hitsugaya, il quale aveva un’espressione visibilmente preoccupata. La teneva tra le braccia, priva di sensi. «Dobbiamo portarla al Seiretei. Sbrighiamoci!» ordinò.
Gli shinigami seguirono il comando e insieme si affrettarono a ritornare.
 
Giunti al Seiretei , il capitano congedò gli altri shinigami e si diresse verso la 4° divisione per fare curare Rukia.
«Vice-capitano Kotetsu!» esclamò arrivato alla 4° divisione« si prenda cura di Kuchiki Rukia.»

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** La Cura ***


*

Villa Kuchiki era uno dei luoghi più belli del Seiretei. Da generazioni apparteneva alla famiglia Kuchiki che, attraverso la cura e le decorazioni, le aveva donato il suo antico splendore. La villa si componeva di varie stanze, ma la caratteristica che la rendeva così speciale, erano i giardini. Ogni stanza si affacciava su uno spiazzale decorato con piante e fiori di stagione.
In primavera gli alberi si tingevano di un rosa vivido e quasi mettevano in ombra il resto del giardino: erano i protagonisti. Gli alberi di ciliegio erano i preferiti di Rukia ; adorava il fruscio dei petali quando la chioma veniva attraversata da un soffio di vento. Per questo motivo aveva tanto pregato suo fratello Byakuya affinché le permettesse di stare in quella stanza. Amava stare sulla soglia della porta e osservare le danze vorticose dei petali nell’aria. Ma da quando era stata assegnata alla 13° divisione , era raro per lei recarsi in quel luogo che tanto amava. Non le sarebbe dispiaciuto passare intere giornate ad ammirare i giardini.
 
*


Rukia giaceva distesa a terra sul futon; qualcuno le aveva appena rimboccato le coperte. Aveva la fronte fasciata. I suoi occhi erano chiusi in un sonno che sembrava eterno. Era più pallida del solito; probabilmente aveva perso molta reiatsu. Lentamente dischiuse gli occhi; le sembrava che tutto intorno a lei girasse. Non sapeva come era arrivata fin lì, ma l’aveva subito riconosciuta: era la sua stanza!
Sentiva un dolore lancinante alla testa; ora ricordava: era stata ferita durante lo scontro. Non pensava se la fosse cavata soltanto con un forte mal di testa; aveva vissuto situazioni peggiori di quella. Perciò si riteneva fortunata.
In quell’atmosfera di calma e pace sentì delle urla .
«Lasciatemi entrare! La devo vedere!» gridava.
Quella non era una semplice voce per Rukia , ma era la SUA voce. La voce di Ichigo.
Nonostante il trambusto creatosi, Rukia lo aveva riconosciuto; anche lei aveva voglia di vederlo. Il pensiero le sfiorò la mente, quando improvvisamente la porta si aprì ed entrò Ichigo. Era visibilmente preoccupato; i suoi occhi erano carichi di rabbia , ma quando incrociarono quelli di Rukia mutarono espressione. Era contento di sapere che fosse sveglia. Le si avvicinò e si sedette accanto a lei; Rukia lo osservava con sguardo sollevato.
Ichigo le prese la mano e la portò alla bocca per sfiorarla con le labbra; gli mancava l’odore della sua pelle. Gli mancava tutto di lei. La piccola e candida mano di Rukia scomparì presto fra le grandi e forti mani di Ichigo , che la stringevano forte. Il suo sguardo era concentrato su di lei; come se si fosse incanto a guardarla.
«Come stai, Rukia? Esordì con tono dolce, quasi sussurrando. « Bene. Ho soltanto un leggero mal di testa. Passerà presto.» rispose sorridendo Rukia. In quell’istante gli stava mentendo , ma non voleva farlo penare ulteriormente, per di più per un motivo futile. Alla risposta Ichigo ricambiò il sorriso; vedendola, la preoccupazione si era affievolita. Ma di colpo si ricordò il motivo per cui era in quelle condizioni.
«Perché sei andata da solo ad affrontare quell’Hollow?» chiese Ichigo , impaziente della risposta. «Non ero sola; eravamo un squadra di shinigami e fra questi c’era anche Renji» rispose incauta, pensando che si fosse calmato. Ichigo stava per parlare quando la porta si aprì per la seconda volta ed entrò Renji. Ichigo non poté resistere e in un batter d’occhio si avventò su di lui spingendolo contro una parete. Il suo sguardo era nuovamente pieno di rabbia; le sue mani tenevano ben salde le estremità della scollatura del kimono. Renji era immobilizzato dalla presa; il suo sguardo mostrava meraviglia. «Bastardo..perché non sei andato ad aiutarla?» ringhiò Ichigo. Le parole risuonavano piene di disprezzo. Renji non capiva perché fosse così furioso; anche lui era preoccupato per Rukia, e per questo motivo era andato a farle visita.
«Il capitano Hitsugaya ci aveva ordinato di dividerci..»rispose a stento Renji. Non aveva mai visto Ichigo in quello stato; le sue parole permisero che quello allentasse la presa fino a lasciarlo andare. Le loro urla  fecero intervenire il capitano Hitsugaya; non appena lo vide gli and incontro, fino ad arrivare a pochi centimetri da lui. Il capitano Hitsugaya non era molto slanciato, ma nonostante ciò aveva un potere immenso. Ichigo era furioso e questo il capitano Hitsugaya lo avvertiva; non voleva arrivare ad uno scontro diretto. Comprendeva il suo stato d’animo perchè aveva provato la stessa furia anche lui quando, poco tempo fa, Hinamori era stata trafitta dalla spada di Aizen. Tuttavia, doveva calmarsi, altrimenti non avrebbe avuto scelta. Rukia osservava con sguardo preoccupato i due; non voleva farli scontrare per una semplice ferita alla testa. L’attenzione era puntata su di loro. Rukia lentamente si mise in piedi; soltanto pochi passi la dividevano da Ichigo. Le gambe le tremavano, ma riusciva a stare in piedi. Passo dopo passo, stava giungendo all’attesa meta; mancava poco. Un ultimo sforzo sarebbe bastato. Ichigo aveva lo sguardo folgorato, come se qualcuno lo avesse appena trafitto a morte. Rukia, ce l’aveva fatta! Era riuscita ad arrivare in tempo. Con la mano destra gli aveva preso la mano e l’altra l’aveva appoggiata sulla sua schiena.
«Non farlo ,Ichigo» sussurrò. Quello improvvisamente si era tranquillizzato. Il viso era rilassato. Sentiva la candida e calda mano di Rukia tra le sue dita. Il capitano Hitsugaya e Renji erano rimasti stupiti per il radicale cambiamento d’umore; ma non ne erano del tutto sorpresi. L’unica persona che in quel momento avrebbe avuto la possibilità di calmarlo era lei, Rukia. La sua testa era poggiata dolcemente sulla schiena di Ichigo. Lui poteva sentire il calore della sua mano passare attraverso la veste per arrivare dritta al corpo. Si sentiva un po’ in colpa per averla fatta alzare dal futon, oltretutto stava anche male. Ma gli faceva piacere; era segno che lei teneva realmente. Al pensiero si tranquillizzò del tutto.
«Cos’è tutto questo baccano?»disse pacata ma con rimprovero un voce. Rukia e Ichigo si voltarono di scatto verso il giardino. Rukia avrebbe riconosciuto quella voce tra mille; era suo fratello Byakuya. Aveva sempre l’aria pacata e tranquilla e spesso era il suo sguardo freddo e fulminante a parlare. Teneva molto a Rukia anche se non lo dava a vedere e la cosa che più odiava era la confusione. Perciò la villa Kuchiki era anche un luogo molto pacifico e tranquillo; era l’ideale per riposare. Byakuya immaginava che alla base di tutto quel caos ci fosse Ichigo Kurosaki: era un ragazzo dalle abilità innate, questo era certo. Ma in quanto a buone maniere, per lui faceva proprio pena.
Alla vista di Byakuya, Ichigo e Rukia avevano sgranato gli occhi, atterriti, in più sul loro volto era comparso un velo di imbarazzo; erano pietrificati. Rukia conosceva bene il fratello , e sapeva che non avrebbe perdonato che qualcuno entrasse nella sua stanza senza il suo volere. Ichigo non sapeva cosa fare; non sapeva se preoccuparsi del caos provocato o delle loro mani intrecciate. Ma non serviva a nulla essere intimoriti; perciò , Ichigo finalmente parlò :« Scusa, Byakuya. E’ tutto colpa mia». Era la prima volta che Ichigo si scusava con lui. «Finalmente mostra un po’ di educazione» pensò Byakuya. Rukia osservava l’espressione sul volto del fratello.
« Accetto le tue scuse, Kurosaki. Adesso capitano Hitsugaya,  Abarai, andatevene , vi prego, Rukia ha bisogno di riposare per guarire. Kurosaki , vai anche tu . Hai causato abbastanza trambusto per i miei  gusti.» il tono era pacato e autoritario. Il suo sguardo era fisso su Ichigo; lui non voleva lasciare Rukia, ma non aevva latra scelta. Abbassò lo sguardo su di lei; il suo respiro era diventato affannoso e la mano che teneva stretta , era diventata gelida. Non stava bene. Il pallore le era ritornato sul volto; non riusciva a tenere gli occhi aperti. Tutto intorno a lei ricominciava a girare, ma non aveva paura di cadere. Sapeva che al minimo movimento l’avrebbe presa: era il suo angelo custode. Questo pensava mentre perdeva i sensi in preda alla febbre alta. Qualcosa aveva attutito la caduta; erano le braccia di Ichigo. Come si aspettava, non esitò a prenderla.
«Rukia!»
Riusciva ancora a sentire la sua voce. Il suo tono era preoccupato e apprensivo. Ichigo era ad un centimetro dal suo viso; provava imbarazza, ma non gli importava. Rukia sentiva il respiro caldo di Ichigo sulla sua guancia gelida; aveva freddo e il suo respiro la stava riscaldando. Le sfiorò velocemente la guancia con le labbra mentre con sguardo chino si dirigeva verso il futon. Poggiò Rukia e la ricoprì. Impercettibilmente le sussurrò qualcosa che solo lei riuscì a sentire. Accennò un sorriso e si diresse verso Byakuya . I due si guardavano con la coda dell’occhio e Ichigo disse:« Prenditi cura di lei!». E se ne andò, benché avrebbe voluto rimanere con Rukia. Lo sguardo di Byakuya era rimasto impassibile alle parole senza il suo intervento.
«Che ragazzino insolente!» pensò tra sé Byakuya . Chiuse dietro di sé e lasciò che Rukia riposasse in pace.
Non era certa che le sue labbra l’avessero sfiorata ma era felice, perché le aveva dimostrato che ci teneva e che era disposto a rischiare la vita per lei. Al pensiero sorrise e cedette alla febbre che incombeva su di lei.
 
*


Il giorno aveva lasciato il posto alla notte. Migliaia di piccoli punti lucenti occupavano tratti diversi del cielo. Si ostinavano a splendere nella speranza di superare la luce brillante della luna; quella notte era piena e pallida. La sua luce entrava da un piccola fessura della porta e illuminava il candido viso di Rukia. Ichigo le stava accanto, era svegli e vigile. La osservava sorridendo. Le teneva la mano e la stringeva forte. Le sue preoccupazioni non erano svanite , ma erano state alleviate dalla sua presenza. D’improvviso Rukia si girò sul fianco sinistro e una cocca di capelli le scivolò sul bianco volto. Allora Ichigo la scostò dolcemente; il contatto con la sua pelle la fece svegliare; aveva il sono molto leggero. Appena alzò gli occhi lo vide accanto a lei; sorrideva, mentre continuava ad osservarla Rukia ricambiò contenta che lui fosse lì con lei. Voleva baciarlo; le sue labbra le mancavano. Riuscì a liberare il braccia dalle coperte e protese la mano verso il viso di Ichigo, fino ad accarezzarlo; la sua pelle era liscia. Ichigo la fermò con la sua quando arrivò alla guancia; la portò alla bocca e le baciò il palmo della mano. La voglia aumentava. Allora Ichigo lentamente iniziò ad avvicinarsi alle labbra di Rukia. Finalmente il momento che tanto desiderava. Un soffio separava le tremanti labbra di Rukia,impazienti. Ma d’un tratto Rukia si svegliò; era solo un sogno. «Un bel sogno» pensò. Si voltò, ma Ichigo non era lì. Adesso stava decisamente meglio; la febbre era passata e la testa non le doleva più. Era guarita; poteva andare da Ichigo! Ma ben presto si accorse che era notte fonda e che lo spiraglio di luce che entrava dalla fessura della porta era soltanto la luce lunare. Voleva vederlo, ma non sapeva come fare e in più non sapeva dove fosse. Sicuramente  se l’avesse chiesto a suo fratello, non le avrebbe mai concesso di uscire o di far venire qualcuno; questo era certo. Rukia iniziava a rassegnarsi all’idea di aspettare la mattina seguente, quando sentì dei passi fuori dalla porta, provenienti dal giardino. « Probabilmente Nii-sama avrà incaricato qualcuno per sorvegliarmi». Pensò Rukia. Suo fratello era molto apprensivo. I passi cauti si avvicinavano sempre di più alla porta; non aveva la sua katana. Se fosse stato un intruso non avrebbe saputo come difendersi. Un’ ombra si disegnò sulla porta. Rukia si era messa a sedere: lo sguardo intimorito. Piano la porta si aprì e sul viso di Rukia comparve un’espressione di felicità. Era Ichigo! Nonostante Byakuya avesse posto delle guardie era riuscito comunque ad entrare; non poteva stare senza di lei. Non aveva sue notizie da quando Byakuya lo aveva cacciato. Il volti di Rukia aveva ripreso il colorito di sempre. Ichigo era contento. Rukia si alzò in piedi e lui le venne incontro. Si guardarono per un istante sorridendo; entrambi si desideravano ardentemente. Rukia non resistette più un secondo: lo baciò. Sembrava che le sue labbra volessero mangiare quelle di Ichigo. Aveva le mani sul suo viso. Egli avevo ricambiato a pieno il bacio di Rukia; quel bacio così carico di passione era segno che si era ripresa. Ichigo continuava , baciandole il collo ma ritornò alle labbra che morse dolcemente. La testa di Rukia era protesa verso di lui; non riusciva a sopprimere la voglia intensa che aveva. Le sue mani strisciavano per il collo fino ad arrivare alle spalle che iniziò a scoprire; era sicura di sé stessa. Scese ancora più giù il kimono di Ichigo che sfilò le braccia dalla maniche e rimase a torso nudo. Il suo corpo era caldo e il suo respiro si faceva sempre più intenso. Ichigo la voleva. Lasciò le sue labbra di Rukia per ricoprire di baci il suo collo; mentre scendeva scostò delicatamente la veste bianca che indossava. Arrivò al seno e si accorse che non portava il reggiseno. Subito arrossì, ma non si fermò; non voleva.
Il seno era piccolo e candido; sapeva anch’esso di ciliegia. Baciò prima il seno destro e poi quello sinistro, mentre Rukia non riusciva a trattenere i gemiti di piacere; la faceva impazzire. Sciolse la cinta, continuando a baciare il candido ventre. Le gambe le tremavano; non riuscivano a reggersi in piedi in quelle condizioni. E mentre Ichigo continuava, cadde sul futon. Si guardarono e risero.
Ora Ichigo era sospeso sopra di lei e la guardava divertito. Appoggiò il petto contro il suo seno e caldo e freddo vennero a contatto; si generò una sensazione strana. Rukia aveva incrociato le gambe dietro la sua schiena e si era aggrappata a lui forte. Lo baciava. La luce della luna piena li illuminava. Rukia con le mani dietro la sua schiena , ansimava cerando di controllarsi, era difficile per lei mantenere il controllo. Le loro guance si sfioravano. Il movimento da regolare iniziò ad aumentare e con questo anche gli ansimi di Rukia.La sua testa si protese verso l’alto allontanandosi dalla guancia di Ichigo; incurvò la schiena, con gli occhi serrati. L’espressione el volto lasciava intendere che aveva soffocato un urlo; era riuscita a non urlare, ma le sue dita avevano graffiato la schiena di Ichigo.
Il piacere era stato immenso; lui la guardava, stanco. Ichigo la teneva ben stretta fra le sue braccia mentre respirava velocemente. Il battito del suo cuore aumentava. Ichigo le appoggiò la testa sul suo petto , stringendola a sé. Dopo qualche minuto il respiro ritornò normale e il battito del cuore riprese regolare.
Erano sdraiati su un fianco l’uno di fronte all’altro. Il braccio sinistro di Ichigo copriva la spalla di Rukia , mentre il braccio destro era posizionato sulla schiena; erano uniti in un abbraccio. Si godeano il silenzio e la pace della notte. Ichigo voleva trascorre il resto dei suoi giorni con lei e non gli importava se sarebbe dovuto andare contro tutto e tutti;  per lei avrebbe dato la vita. Qualunque cosa per proteggerla. E se lei fosse morta… Scrollò la testa per scacciare via dalla mente quel pensiero.
Dormiva stremata aggrappata a lui. La baciò sulla fronte, mentre con la mano le accarezzava. «Non permetterò mai a nessuno di farti del male. Mi dovesse costare la vita!» esclamò dentro di sé Ichigo.
Chiuse finalmente gli occhi e con un sorriso sul volto si abbandonò anche lui alla pace della notte.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Mai abbassare la guardia! ***


*

                                                                                                                                     3 settimane dopo …


Era una delle tante mattine di primavera. Gli uccellini non davano tregua con il loro incessante pigolio e sebbene non ci fosse un sola nuvola nell’azzurro cielo, gli alberi avevano uno strato bianco di neve. La causa di questa apparente stranezza era Rukia: aveva iniziato l’allenamento tanto atteso con il capitano Hitsugaya. Rukia non aveva avuto più un maestro da quando Kaien-dono era morto; gli era molto affezionata. Proprio grazie a lui che adesso conosceva le abilità della sua katana. Ancora ricordava il suo sorriso quando per la prima volta era riuscita ad evocare il nome della sua zanpakuto. Le aveva insegnato cosa volesse dire amicizia e il valore di uno shinigami in battaglia. Aveva sofferto molto quando, lei stessa, aveva posto fine alla sua vita; non avrebbe voluto farlo, ma non aveva scelta. Tutt’ora, nonostante fossero passati anni, portava dentro di sé il senso di colpa e l’immagine del suo volto sofferente. Non se lo sarebbe mai perdonato. Forse era anche per il legame instaurato con il maestro la ragione per cui Rukia teneva tantissimo alla sua katana: Sode no Shirayuki. Il suo aspetto era molto simile a quello di Rukia. La lama era bianca , proprio come la pelle di colei che la portava sempre con sé; dall’impugnatura nasceva un nastro anch’esso bianco. Nel Seiretei la sua zanpakuto era famosa per essere la più bella katana di neve della Soul Society; era proprio vero!
Le ci erano voluti anni e tanti sforzi per saperla maneggiare nel modo più adeguato e adesso la padroneggiava, sicura di sé. Sebbene il combattimento fosse cruento, Rukia riusciva a contrattaccare con eleganza nei movimenti.

Il capitano Hitsugaya non era affatto un avversario facile; essendo un capitano aveva sviluppato tecniche più efficaci e, soprattutto, più potenti. Nonostante avesse l’aspetto di un bambino, possedeva un potere straordinario. La sua zanpakuto, Hyorinmaru, era una delle più potenti di tipo ghiaccio della Soul Society, e addirittura il capitano Ukitake le aveva confidato che era solo una parte del potere della sua zanpakuto. Rukia ne era rimasta scioccata; non pensava minimamente di poterlo battere, ma non si poteva neanche permettere di soccombere sotto la sua spada. Le loro lame si scontravano, violente e i loro sguardi erano concentrati ognuno sul proprio avversario. Rukia riusciva a tenergli testa, anche se a stento e sicuramente il capitano Hitsugaya non stava facendo sul serio; studiava i suoi movimenti e le sue mosse. Era abbastanza abile a schivare .

Il capitano era ansioso di vedere gli attacchi della sua zanpakuto. Rukia era stremata, ma non mollava: continuava ad avventarsi su di lui. Voleva riuscire a trovare un varco, un punto scoperto. In genere non era facile trovare un punto debole, figuriamoci ad un capitano! Rukia non voleva arrendersi; l’allenamento serviva proprio ad affinare le sue capacità combattive.
«Eccolo!» gridò dentro di sé. Il capitano Hitsugaya si era distratto. Assunse una posizione strategica; la punta della lama rivolta contro il capitano.
«Tsugi no Mai, Hakuren!» un getto violento di neve e ghiaccio fuoriuscì dalla punta della lama. Il capitano Hitsugaya vide davanti a sé una valanga di neve; l’impatto diede vita a un forte boato. Rukia aveva messo giù la katana; non era sicura di averlo colpito. Con gli occhi, cercava tra le macerie tracce del capitano; non poteva essere messo fuori gioco da quell’attacco. Ad un tratto le comparì dinanzi puntando la lama della sua katana dritta al suo petto. Rukia sobbalzò; era spiazzata. Il capitano Hitsugaya con un sorriso beffardo le disse:« Mai abbassare la guardia, Kuchiki. Anche quando hai colpito il nemico.»
Le sue parole la rincuorarono; le stava dando un insegnamento , che in futuro le avrebbe salvato la vita. « Grazie, capitano Hitsugaya» rispose intimorita Rukia. Il capitano abbassò la katana e la rimise nel fodero. « Per oggi è sufficiente. A domani, Kuchiki» disse e se ne andò camminando tra le macerie causate dal combattimento. Rukia era stanca; aveva bisogno di riposare. Si incamminò anche lei verso gli alloggi della sua divisione.

Il capitano Hitsugaya , nonostante Rukia avesse iniziato da poco gli allenamenti, aveva notato dei piccoli miglioramenti.
«Se continua così, farà grandi progressi» pensò  con tono fiero e orgoglioso, mentre percorreva la strada verso la 10° divisione.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Finalmente ... ***


 
*

L’allenamento con il capitano Hitsugaya continuava. Ogni giorno alla stessa ora  Rukia si allenava con lui; iniziava a diventare sempre più agile con la katana. Nonostante si dedicasse anime e corpo all’allenamento, doveva comunque svolgere i suoi doveri da shinigami . Soltanto la notte riusciva a riposare grazie alla presenza di Ichigo; lui la sosteneva ed era contento che le cose andassero bene per lei, ma purtroppo non aveva mai un attimo di tregua. Si incontravano rare volte nel corso della giornata e non riuscivano mai scambiare più di un saluto o uno sguardo d’intensa. L’unico momento d’intimità che era rimasto loro era la notte che trascorrevano oltretutto dormendo. Entrambi sentivano la mancanza l’uno della’altro, ma Rukia non poteva sottrarsi ai suoi doveri.

*

La mattina di qualche giorno dopo, Rukia si dirigeva preceduta dal capitano Ukitake e dai i suoi sottoufficiali , verso l’8° divisione; non sapeva a che proposito. La testa vagava tra vari pensieri; quello principale era Ichigo. Si era accorta che non avevano passato molto tempo insieme e avrebbe voluto tanto mandare a quel paese tutto e stare con lui, ma non poteva. Era sicura che in qualche modo avrebbe trovato il tempo per stare insieme a lui; gli mancava.
Continuava a riflettere mentre seguiva la scia nera di shinigami. Alzò gli occhi al cielo e di colpo qualcosa gli oscurò la vista. L’aveva stretta in una presa e portata chissà dove; probabilmente in un posto ombroso, a giudicare dalla frescura. Quell’odore..mani! Ecco cos’era che le copriva la vista; emanavano un calore intenso. Non aveva più dubbi; erano le mani di Ichigo. Le scostò delicatamente con le sue e le accarezzò; Ichigo stava dietro di lei , sorridente e compiaciuto che l’avesse riconosciuto. Rukia alzò lo sguardo e lo vide; era più bello del solito. Si chinò per baciarla quando …
«Yo, Ichigo» salutò Renji. Ichigo si fermò con il viso a mezz’aria. Finalmente era riuscito a ritagliare un po’ di tempo per loro e il suo amico si permetteva di interrompere quell’atteso momento?
Questa non l’avrebbe mandata giù facilmente. Alzò lentamente il viso e con sguardo assassino gli gettò un’occhiataccia che impietrì Renji a tal punto da dire:« Scusate. Ci vediamo dopo.». L’aveva capito: meglio così.
Lo sguardo di Ichigo si concentrò nuovamente su di lei. Ad un centimetro dalle sue soffici labbra; gli occhi fissi nel blu dei suoi. Finalmente …
«Kurosaki-san e Kuchiki-san. Che carini!» esclamò Matsumoto. Rukia era ormai rassegnata; quella strada del Seiretei non era mai stata affollata come in quel giorno! Ichigo stava per esplodere; Rukia o conosceva bene. Lo prese per mano e gli sussurrò:« Seguimi!».
Si dirigevano verso una meta da Ichigo sconosciuta, correndo. Rukia era passata velocemente accanto a Matsumoto che era rimasta a bocca aperta di fronte ai due fuggitivi. Ichigo non pensava di passare il tempo con lei fuggendo dagli scocciatori, ma presto arrivarono alla meta. Era un luogo pacifico e tranquillo; sicuramente lì nessuno li avrebbe importunati . Ichigo si sedette sotto p’unico albero di ciliegio la cui chioma si spandeva creando un’ampia zona d’ombra; chiuse gli occhi. Voleva assaporare quella pace con tutti i suoi sensi e quando li riaprì il viso sorridente di Rukia distava pochi centimetri dal suo. «Finalmente soli» disse e lo baciò; subito le braccia di Ichigo cinsero la sua vita.
Passarono la mattinata sdraiati sotto quell’albero a parlare e a condividere piccoli momenti di intimità. Finalmente erano riusciti a passare del tempo insieme senza che fosse notte , ma semplicemente a fare quello che ci si aspetterebbe da un coppia “normale “ d’innamorati.
__

Avrebbero passare più tempo insieme; Rukia teneva gli occhi chiusi e la sua schiena godeva del corpo di Ichigo. Quel luogo emanava una calma inverosimile. Di colpo Rukia riaprì gli occhi; si era ricordata del capitano Ukitake e che lo aveva abbandonato con i suoi sottoufficiali. Se ne era completamente dimenticata, ed era certa che al ritorno non avrebbe visto la solita pacata e calma espressione sul volto del capitano Ukitake; questo la preoccupava. Come avrebbe spiegato l’accaduto?  La recitazione non era il suo forte, tantomeno questo genere di bugie; questa volta non l’avrebbe fatta franca.
Ichigo la osservava in viso , incuriosito dal continuo cambiamento d’espressione; non capiva cosa le fosse preso. «Rukia, che succede?» le chiese ma non rispose; era come entrata in trance e il suo sguardo era fisso nel vuoto. Con la mano le scrollò piano le spalle e ripetè di nuovo il suo nome; a quel gesto Rukia si voltò verso di lui e gli disse:«Scusami, Ichigo. Devo andare.»
Pochi secondi le furono sufficienti per ricomporsi e salutare Ichigo. Ovviamente lui era dispiaciuto , tuttavia erano riusciti a trascorrere un po’ di tempo insieme; poteva consolarsi così.
 
*

Rukia si dirigeva correndo per le strade del Seiretei verso l’8° divisione; doveva sbrigarsi se voleva raggiungere il suo capitano. Pensandoci, non sapeva se era ancora lì; erano passate già due ore da quando  si era staccata dal gruppo.
Finalmente arrivò, arrivò alla base dell’8° divisione; non c’era traccia dei suoi compagni, tantomeno del capitano Ukitake. «Dannazione» esclamò dentro di sé Rukia. Stava per tornare indietro, quando udì la voce del capitano Ukitake provenire dal giardino; uscì fuori e lo vide. Era seduto insieme al capitano Kyoraku e a differenza delle altre volte il tono delle loro voci era serio e i loro volti non erano da meno; entrambi con la mano occupata da una tazza di the. Rukia per un attimo si rincuorò alla vista del suo capitano, ma questo sollievo durò poco; si ricordò il motivo per cui era lì. Si avvicinò a loro, lentamente. «Kuchiki-san! Dov’eri finita?» domandò il capitano Ukitake all’improvviso. «La prego di scusarmi, capitano Ukitake!» disse Rukia inginocchia dosi con il capochino verso . «Sono mortificata. Mi sono distratta e… » continuò; la voce le tremava e non sapeva che risposta aspettarsi , se mai ci fosse stata una risposta. « Tranquilla, Kuchiki-san. Ho intrattenuto io il capitano Ukitake» rispose sorridendo il capitano Kyoraku.
Il capitano Ukitake sorrideva benevolo; sapeva che senza un valido motivo Rukia non si sarebbe distratta facilmente. Anche se quel valido motivo era Ichigo; era sta sempre impeccabile nel tempo in cui era stato al servizio della 13° divisione. « Non preoccuparti, Kuchiki-san. Ti rifarai presto» disse il capitano Ukitake.
Rukia era sollevata, ma quel “ti rifarai presto” non le piaceva proprio; significava probabilmente raddoppiare i suoi compiti. Sospirò; se l’era cercata!
Alzando la testa notò che i volti dei due capitani avevano cambiato espressione, era erano seri e autoritari. «Kuchiki-san, vorrei che tu prendessi parte all’imminente battaglia che l’8° e la 13° divisione stanno per affrontare » le disse il capitano Ukitake.
Una battaglia? Contro chi? Per un attimo pensò ad Aizen. «Non può essere!»pensò atterrita; non poteva in così poco tempo aver completato i suoi piani di conquista. Non riusciva a parlare. Nella sua mente si succedevano le immagini di Ichigo a terra sanguinante e di tutti gli shinigami che si batterono contro Aizen .; scrollò la testa. «Contro chi?» chiese impaziente della risposta. Dentro di sé pregava affinché non fosse Aizen; non sarebbe riuscita a sopportare ancora quel dolore.
«In verità non sappiamo con chi abbiamo a che fare» rispose grattandosi la testa « L’ Hollow che hai sconfitto tempo fa era soltanto il primo di una lunga serie  che in questi giorni attaccato la Soul Society. Il capitano Kurotsuchi sta indagando su come abbiano fatto a passare la dimensione.»
«Ma quello che più ci preoccupa» continuò il capitano Kyoraku « è che questi Hollow diventano sempre più forti con la loro permanenza qui»
«E’ bene muoverci in fretta» disse il capitano Ukitake. «Si , capitano» rispose prontamente Rukia; aveva tirato un sospiro di sollievo alla notizia che Aizen non era coinvolto . Rukia stava per andarsene, si era nuovamente scusata, quando:« Ah, Kuchiki-san» il volto di Rukia si girò sorpreso. «Vorrei che anche Kurosaki-san partecipasse alla battaglia. Le sue capacità ci poterebbero essere utili. Comunica tu i dettagli, per favore.» Rukia aveva dovuto rispondere «Si , capitano».
La camminata veloce si era trasformata in corsa frenetica e liberatoria. Perché avrebbe dovuto partecipare anche lui?; due divisioni del Seiretei erano più che sufficienti . In fondo si trattava di Hollow e non voleva mettere Ichigo ulteriormente nei guai , ma non aveva scelta , doveva obbedire agli ordini del suo capitano. Poteva anche avere grandi abilità ma rimaneva uno shinigami poco esperto.
Almeno avrebbero combattuto fianco a fianco; così si sarebbe sentita protetta e al sicuro. Mentre pensava ciò il sole veniva risucchiato da un velo di oscurità.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Scontro ***


*

La notte non tardò ad arrivare. Rukia non riusciva a dormire e non per mancanza di sonno; anzi, avrebbe voluto tanto farsi una bella dormita. Ripensava al pomeriggio quando aveva comunicato ad Ichigo la notizia della battaglia; anche lui aveva pensato subito ad Aizen ma il suo timore era stato scongiurato dalla notizia che la minaccia erano degli Hollow. Il suo volto aveva subito mutato espressione; si era disteso. Rukia lo conosceva molto bene; Ichigo non era il tipo che combatte per piacere ma sicuramente non ne sarebbe stato dispiaciuto. « Se proprio devo» aveva risposto; il suo viso non mostrava alcuna preoccupazione. «Ci sarò anche io» aveva detto secca Rukia. Il sua sguardo era concentrato  su di lei e mostrava un tono decisamente corrucciato. «Non riuscirò a combattere se tu sarai lì nella mischia» disse improvvisamente Ichigo. Rukia era scioccata; non pensava avesse risposto in quel modo. «Perché?» gli aveva chiesto. «Non voglio che tu ti faccia del male» aveva risposto secco. Rukia apprezzava il pensiero ma era in grado di cavarsela da sola; stava seguendo l’allenamento anche per questo motivo. «Mi dispiace se ti sarò d’intralcio. Posso combattere anche senza angelo custode.» aveva risposto con tono aspro; non se lo sarebbe aspettato da lui. Dopo quella risposta se n’era andata e lo aveva lasciato lì da solo affinché potesse riflettere e ricredersi.

Tutto ciò le faceva male; aveva l’occasione di dimostrare che non aveva bisogno di qualcuno che la proteggesse e poteva benissimo tornare al Seiretei sana e salva. Fino ad allora non aveva mai fallito una missione e ne andava fiera; non le importava quante ferite avrebbe riportato, la sua volontà era più forte del dolore e della stanchezza. Oltretutto da giorni si allenava costantemente con uno dei capitani più forti di tutto il Seiretei; non poteva fallire. Doveva dimostrare ad Ichigo che lei era forte, nonostante l’aspetto fragile. E ci sarebbe riuscita a tutti i costi!
 
*

Qualche giorno dopo , terminati i preparativi, la 13° divisione insieme all’8° si preparava a partire per la missione. I capitani avevano scelto personalmente gli shinigami che avrebbero partecipato alla missione. L’incontro era fissato alla porta principale del Seiretei. Rukia quella mattina si era svegliata presto; voleva essere in forma , anche se non aveva dormito molto a causa dell’ansia e di Ichigo; quel ragazzo era davvero testardo! Si ostinava a non capire. Nei giorni precedenti avevano discusso parecchio su questo fatto, ma Rukia non riusciva a fargli cambiare idea. Era certa che se lui avesse voluto comprendere la situazione, sarebbe stato tutto più facile; e invece no! Continuava a controbattere. I litigi finivano sempre con lui che sbatteva violentemente la porta dietro di sé; Rukia non voleva litigare, ma soltanto discutere ragionevolmente, trovare un punto in comune. Qualunque cosa avesse detto non gli avrebbe dato retta ; non poteva e, forse, non voleva.

Dentro di sé aveva una forza diversa. Ciò sentiva mentre si dirigeva verso il luogo dell’incontro; molti degli shinigami erano  già lì quando Rukia entrò nello spiazzale precedente il cancello. Tra questi non riconobbe nessuna faccia familiare. All’improvviso vide arrivare Nanao Ise, vice-capitano dell’8° divisione ; tutti erano pronti e carichi, ma all’appello mancavano i due capitani.

«Il capitano Kyoraku e il capitano Ukitake non verranno; sono stati trattenuti urgentemente dal capitano-comandante. Si scusano e vi augurano buona fortuna.» disse all’improvviso il vice-capitano. Rukia rimase sorpresa. Cos’era successo di tanto urgente? Chissà se senza l’ausilio dei capitani sarebbero riusciti a portare a termine la missione. Il suo sguardo si spostava da uno shinigami all’altro; ma lui non c’era. Ichigo non poteva non presentarsi; non era quel genere di persona che abbandonano gli amici. Stavano per partire, doveva darsi una mossa. Rukia guardava dietro di sé sperando che da un momento all’altro i suoi capelli arancioni sarebbero apparsi. «Maledizione ,Ichigo.Dove sei finito?» esclamò dentro di sé Rukia.

Sentì improvvisamente la sua Reiatsu; si voltò e lo vide davanti a sé. Con la coda dell’occhio  guardava Rukia e immaginava che avrebbe fatto di testa sua; era testarda come lui. Gli occhi di Rukia lo fissarono, quasi imploranti; non le rivolgeva la parola da ieri e la evitava. Perché? Per una stupida battaglia il loro rapporto stava andando in pezzi. O forse, Rukia si sbagliava. Forse si era stancato di lei; al pensiero impallidì. Se era davvero così …

«Su, sbrighiamoci» esordì il vice-capitano Ise Nanao. Rukia sobbalzò; passò accanto ad Ichigo, sfiorando la manica del suo kimono. In  quell’istante il suo cuore si fermò; non riusciva a reggere quella tensione tra di loro. Si allontanò e il cuore riprese a stento il battito regolare. Sentiva qualcosa dentro di sé e non era ansia, ma un vuoto.
 
*

Il luogo dove erano stati avvistati gli Hollow si trovava al centro esatto della Soul Society. Nessuno tra gli shinigami presenti nel Seiretei era riuscito a spiegare come avessero fatto ad arrivarci; persino il capitano della Divisione Ricerca e Sviluppo ne era rimasto sorpreso. Generalmente alcuni Hollow riuscivano a intrufolarsi in un varco dimensionale che portava alla Soul Society, ma la cosa strana è che quel varco era stato chiuso da tempo dal capitano in persona; era impossibile che dei semplici Hollow fossero riusciti ad aprirlo.

 Le morti nel Rukongai aumentavano a dismisura e alcuni sinigami erano stati uccisi o scomparsi; forse non erano dei semplici Hollow. Non mancava molto alla destinazione. Nella testa di Rukia vagavano migliaia di pensieri; non sapeva come avrebbe sfrontato l’Hollow ed era un po’ spaventata all’idea, ma come in ogni battaglia al momento opportuno avrebbe trovato il coraggio e la forza per combattere. In fondo era curiosa di scoprire perché quegli shinigami erano stati battuti; ricordava bene i consigli che il capitano Hitsugaya in quelle ore di allenamento le aveva dato. Sicuramente le sarebbero stati utili durante lo scontro.

Finalmente arrivarono; il posto era isolato e circondato da alberi. Non v’erano tracce di Reiatsu sospette, così iniziarono a guardarsi intorno e alla fine decisero di perlustrare tutta la zona. Ognuno prese una direzione diversa;soltanto Ichigo e Rukia rimasero lì, immobili, dandosi le spalle. L’uno guardava nella direzione opposta dell’altro. Il vento scosse i loro kimono; Ichigo era così arrabiato con lei, perché non l’aveva ascoltato? Se gli aveva detto quelle cose era perché ci teneva alla sua incolumità e soprattutto teneva a lei; non capiva che se lei era lì a combattere , lui non avrebbe potuto concentrarsi sull’avversario. L’ultima volta che aveva combattuto se l’era cavata con una fasciatura alla testa e un mal di testa, ma questa volta era diverso. Si trattava di Hollow dalle capacità sconosciute e che per di più diventavano sempre più potenti.
Come avrebbe potuto affrontarli ?

Non è che non avesse fiducia in lei , ma era la sua fragilità che lo preoccupava. Se le fosse accaduto qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato. Rukia fece un passo avanti e lui non resistette nel dirle:« Rukia, stai attenta» Lei non se lo aspettava e freddamente rispose « Anche tu». Era determinata a dimostrare tutto il suo valore in battaglia.
Finalmente si sentiva più sicura e si allontanò da lui camminando ma ben presto iniziò a correre; non ne era sicura ma aveva percepito distrattamente qualcosa di molto simile alla reiatsu dell’Hollow che aveva sconfitto settimane fa. La mano corse al fodero della sua katana; doveva tenersi pronta nel caso in cui fosse comparso da un momento all’altro.

Di colpo si fermò; non sentiva più alcuna Reiatsu. Le sembrava molto strano; i suoi occhi si spalancarono all’improvviso. Sfoderò in tempo la zanpakuto per difendersi dall’attacco alle sue spalle. «Non è possibile» pensò. Qualunque cosa stesse combattendo, sicuramente non era un Hollow normale. Possedeva una katana, con la quale aveva sferrato l’attacco. Rukia era distante da lui, ma poteva ben vedere che aveva l’aspetto quasi umano; era una specie di strano incrocio tra Hollow e uno.. shinigami! Non riusciva a crederci; come poteva esistere una creatura del genere, ma ciò scioglieva molti misteri.

Gli shinigami che non erano stati ritrovati quando tempo fa avevano perlustrato la zona; ecco che fine avevano fatto. Anche la storia della Reiatsu si chiariva; tutti si ostinavano a cercare una Reiatsu di un Hollow, quando era impossibile trovarla. Il suo aspetto non era affatto piacevole; era ricoperto da ciò che sembrava essere una corazza bianca; le braccia ne erano prive forse per maneggiare con maggiore facilità la spada. In testa portava una sorta di elmo che gli copriva la faccia. Nonostante la corazza fosse pesante, riusciva a muoversi con un’agilità impressionante. Non maneggiava molto bene la sua katana e questo poteva essere un punto di svantaggio per lui. Non mostrava altre tecniche se non l’agilità nei movimenti.
Ormai Rukia ci era abituata grazie al capitano Hitsugaya e contrattaccava con sicurezza, impugnando saldamente la sua zanpakuto; doveva vincere.
«Mae, Sode no Shirayuki».

Si preparava ad attaccare seriamente. La sua zanpakuto danzava con tutta la sua eleganza; avrebbe aspettato il momento giusto per mettere a fondo il colpo. Un fruscio tra gli alberi l’aveva distratta per un attimo; aveva distolto lo sguardo dal suo avversario che ne aveva approfittato per affondare un colpo che l’aveva gettata contro il tronco di un albero.
Doveva concentrarsi sul suo nemico; gli aveva dato una possibilità di attaccarla e non glielo avrebbe più permesso. Si avventò contro di lui e invocando un kido , lo distrasse.

A quel punto non esitò ad attaccare, la katana pronta. Inaspettatamente un fascio di luce che sembrava essere un Cero, tipico attacco degli Hollow , la travolse; per poco l’aveva schivato. Aveva il cuore in gola.
«Rifletti, prima di avventarti sull’avversario».
Aveva ragione il capitano Hitsugaya; doveva riflettere su come avrebbe attaccato e soprattutto al contrattacco nemico. Quel Cero non era uno scherzo; aveva una seconda possibilità e non poteva sprecarla. Quello si avventò su di lei ma la lama della sua spada era stata bloccata prontamente da quella di Rukia; lo aveva respinto. Ormai aveva studiato tutte le sue mosse; conosceva tutti i suoi contro attacchi, li avrebbe previsti.

Strinse ancora più forte l’impugnatura della zanpakuto; contava anche su di lei . Gli andò incontro, quello lanciò un altro Cero ma abilmente lo schivò; lo aveva previsto. Con un calcio dritto nel petto lo scagliò a terra, ma quello si era rialzato e con un salto si lanciava con la spada pronta a trafiggerla.

«Some no Mai , Tsukishiro!» gridò all’improvviso. Un enorme pilastro si era innalzato nel punto esatto dove si trovava l’avversario e lo aveva travolto in pieno; era stato troppo lento. Il ghiaccio lo aveva intrappolato e adesso si disgregava in tanti pezzi. Rukia si assicurò che di lui non fosse rimasto nulla. Era soddisfatta! L’allenamento aveva portato i suoi frutti,e mentre pensava ciò, un urlò attirò la sua attenzione; proveniva dalla direzione opposta e non sembrava essere un urlo di gioia.
Senza esitare si diresse verso quella direzione; chiunque fosse di certo l’avrebbe aiutato.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Ti salverò! ***


*
Ichigo camminava,annoiato. Non era dell’umore adatto a combattere e in più la risposta che poco tempo prima aveva ricevuto da Rukia non lo lasciava in pace. Si ripeteva dentro di sé quelle parole..«Anche tu »; erano state dette con un tono gelido, come se di lui non gli importasse nulla. Il pensiero lo fece intristire. Sentiva che c’era qualcosa di strano.
Camminava già da un po’, ma ancora non aveva percepito nessuna Reiatsu. Forse si erano sbagliati; non era quello il luogo. D’un tratto, attirato dalla forte reiatsu di Ichigo, comparve  un Hollw; era diverso dagli altri che combatteva in città. Aveva una forma quasi umana e la sua Reiatsu non era quella di un semplice Hollow. Stranamente aveva una katana, ma Ichigo non era il tipo da farsi tante domande. Portò la mano alla schiena e stringendo la mano sull’impugnatura, sfoderò la sua zanpakuto, Zangetsu.
Era come se quel mostro gli avesse letto nel pensiero e anche lui sguainò la katana ed entrambi si andavano incontro con l’intenzione di attaccarsi. Ichigo lo colpì in pieno petto; non si creò uno squarcio come si aspettava, ma soltanto una piccola ferita. Quella cosa bianca di cui era ricoperto doveva essere una sorta di corazza. Ichigo rimase scioccato, ma ben presto il suo viso si trasformò in un’espressione incuriosita.


Le loro lame continuavano a scontrarsi. Ichigo non riusciva a crederci; lo aveva sottovalutato. All’improvviso vide arrivare verso di sé un Cero. Ma come aveva fatto? E quando? Avevano combattuto sempre corpo a corpo da quando lo scontro era iniziato. Fortunatamente Zangetsu aveva neutralizzato il colpo, ma non aveva mai visto un Cero così potente. Forse era anche più forte del Cero dei Menos Grande che aveva affrontato. Com’era possibile? Da dove prendeva tutta quella energia?
Subito si ricordò di ciò che le aveva detto Rukia su questi speciali Hollow: diventavano sempre più forti con il passare del tempo. Doveva sbrigarsi ad eliminarlo altrimenti.. sarebbe stato un bel problema.
Ichigo non si perse d’animo, anzi divenne ancor più motivato; non gli avrebbe permesso di aumentare la sua forza. Mentre rifletteva su queste cose, riprendeva lo scontro fra i due. Ichigo aveva una manica del kimono a brandelli a causa del colpo precedente. Cercava di bloccare la maggior parte dei suoi colpi. Doveva attaccare.
Di colpo si accorse di un punto scoperto e non esitò a colpirlo con tutta la sua forza. Uno spruzzo di sangue era fuoriuscito dalla ferita; finalmente lo aveva colpito. Aveva capito qual’era il suo punto debole. Ormai i giochi erano fatti, ma il suo nemico di certo non era un bersaglio facile da colpire. Infatti nonostante la ferita grave, riusciva ancora a mantenere parzialmente la sua agilità e aveva scagliato contro Ichigo una raffica di Cero.

Alcuni li schivò, altri lo  colpirono, gettandolo a terra; aveva ancora la sua zanpakuto nella mano e la battaglia non era ancora finita. Lentamente si rialzò, il sangue che gli scendeva dal labbro; entrambi non volevano mollare. Con un colpo di spada lo aveva allontanato da sé, preparandosi a fare la mossa finale, quella che lo avrebbe fatto vincere.
Era sul punto di colpirlo quando i suoi occhi vennero distratti da qualcosa che lui conosceva molto bene; aveva visto il pilastro di ghiaccio, uno degli attacchi della zanpakuto di Rukia. Stava combattendo e forse era anche in pericolo. Doveva andare da lei, ma non poteva lasciarlo fuggire. Allora non fu difficile trovare dentro di sé la forza per sferrare l’attacco decisivo. Non poteva permettere che a Rukia venisse fatto del male o peggio.

«Getsuga Tensho!» gridò con rabbia.

Una lama azzurra si sprigionò dalla sua zanpakuto; era velocissima. Si schiantò contro l’avversario che non riuscì a difendersi; finalmente l’aveva sconfitto. Ora potava andare da Rukia.
Ma all’improvviso si accorse che il pilastro di ghiaccio si era sgretolato. Udì un urlo; qualcuno era in pericolo. Non percepiva più la Reiatsu di Rukia nel luogo dello scontro. Impossibile! Non poteva essere … Non lo voleva pensare. Quell’urlo proveniva dalla direzione di Rukia; non era molto vicino ma sarebbe andato a vedere , non poteva restare indifferente. Intanto doveva accertarsi che Rukia stesse bene; nonostante i litigi era pur sempre la donna che amava.
 
*

Rukia si dirigeva correndo verso la direzione dell’urlo ; non distava molto dal luogo del suo ultimo scontro. Non aveva riconosciuto la voce, probabilmente era in pericolo. Finalmente arrivò sul posto. Il vice-comandante Nanao Ise era con le spalle ad un albero; era stata intrappolata e non aveva via d’uscita. L’Hollow l’aveva messa alle strette e adesso avanzava piano verso di lei. Stava per scagliarle un Cero quando Rukia le si pose davanti e con un colpo di katana lo deviò.


Prese per la vita il vice-capitano Ise e con un salto la portò qualche metro lontano dall’Hollow.  «Tutto bene, vice-capitano Ise?» le chiese. «Si, grazie Kuchiki.» le rispose con un sospiro di sollievo. Rukia le aveva sorriso e lei aveva ricambiato. Per contrastare quell’Hollow dovevano combattere insieme; sapeva che le abilità nel kido del vice-capitano erano formidabili e avrebbero potuto sfruttarle. Inoltre, Rukia si era già confrontata con un Hollow simile; non sarebbe stato difficile eliminarlo.
Pensava ciò mentre scagliava la sua lama contro l’Hollow; era diverso da quello che aveva affrontato lei prima. Sapeva maneggiare la spada in modo eccellente e quasi faticava a parare i colpi. Il vice-capitano Ise cercava di distrarlo ma i suoi attacchi erano inutili. Riusciva a schivare kido e allo stesso tempo ad avventarsi contro Rukia; era incredibile. Come poteva aver sviluppato in così poco tempo quelle capacità?


Il volto di Rukia era sconvolto. Si avventò su di lui ma il colpo andò a vuoto e improvvisamente scomparve. Aveva anche acquistato una velocità pari a quella di un capitano. Entrambi si guardavano intorno, cercandolo; la sua reiatsu era scomparsa. D’un tratto riapparve colpendo alle spalle il vice-capitano Ise; la shinigami era finita a terra, quasi priva di vita.
Negli occhi di Rukia era apparso un velo di paura; voleva andare a soccorrere il vice-capitano ma l’Hollow glielo impediva continuandola ad attaccare. L’unica soluzione era prendere il vice-capitano e scappare, ma sicuramente l’Hollow non le avrebbe lasciate andare via facilmente. Intanto continuava a schivare a stento gli attacchi; doveva trovare al più presto una soluzione. All’improvviso una fitta allo stomaco e tutto intorno a lei iniziò a girare. Che cosa le stava succedendo?


L’Hollow le tirò un calcio che la fece precipitare vertiginosamente a terra; non riusciva a fermarsi. Il dolore alla stomaco aumentava ma sembrava che il giramento di testa le fosse passato; l’impatto sarebbe stato devastante. In quel momento ripensò alle parole di Ichigo. Forse aveva ragione; non era in grado di affrontare quei mostri da sola. Ormai era la fine per lei. L’Hollow aveva scagliato un Cero e non ci avrebbe messo molto a colpirla.

Inaspettatamente due braccia forti aveva fermato la sua caduta. Ichigo era arrivato appena in tempo a salvarla; aveva deviato il Cero con la sua zanpakuto e adesso provvedeva a metterla in salvo. Gli occhi di Rukia si erano riaccesi nel vedere il suo volto. «Sei viva» esordì con tono meravigliato e contento. «Anche se con qualche graffio» le aveva sorriso.
Qualche minuto prima era giunto sul luogo del primo scontro e non aveva visto nessuno. Non era molto bravo a percepire la reiatsu, forse si sbagliava. Continuava a concentrarsi per individuarla, ma non riusciva a sentirla e aveva pensato il peggio. Quando la sua attenzione venne catturata dalla presenza di un Hollow poco distante da lì. Fortunatamente era arrivato in tempo. Tutto sommato pensava che Rukia fosse ridotta peggio e invece aveva soltanto qualche ferita superficiale e una parte del kimono a brandelli. Del resto era comprensibile; aveva appena combattuto contro un avversario potente.

«Perché con quel tono sorpreso..» gli aveva risposto ricambiando il sorriso. In fondo, aveva mantenuto fede alla promessa. Il dolore lancinante alla pancia si era affievolito fino a scomparire. Non sapeva a cosa fosse dovuto, ma adesso non le importava. Con lei c’era Ichigo, pronto a combattere per difenderla. Lentamente la poggiò a terra contro un albero e accanto a lei mise anche il vice-capitano Ise ormai priva di sensi.

Rukia non conosceva bene le arti mediche e in più la squadra di soccorso che era partita con loro , chissà dov’era. «Rukia ,prenditi cura del vice-capitano e se è il caso, proteggila!» le disse Ichigo. «Ma dubito che quel mostro avrà tempo per occuparsi di voi con me che gli sto addosso» continuò , sfoggiando un sorriso soddisfatto. «E’ sempre il solito!» pensò Rukia e rise anche lei.

Si allontanò per avventarsi contro l’Hollow, non sarebbe stato facile batterlo; aveva avuto già parecchie difficoltà prima, ma non aveva altra scelta. L’agilità e la velocità dei movimenti dell’avversario si facevano sempre più sicuri e potenti. Non riusciva quasi a stare al suo passo, tanto era veloce. Con la situazione attuale e visto le particolari capacità del’Hollow, l’unica possibilità  di batterlo era …

Ma certo! Perché non ci aveva pensato prima …

«BAN-KAI» gridò dopo aver puntato la sua zanpakuto dritta contro l’avversario. Una fiamma nera lo aveva travolto e il suo kimono era cambiato. Il kimono era più aderente  al corpo e con le estremità a brandelli ,anche la forma della sua zanpakuto era cambiata; era nera come il suo vestito e dall’impugnatura nasceva una catena.
Rukia lo osservava; non aveva mai visto il suo bankai. Emanava una potenza straordinaria. D’improvviso lo vide scagliarsi contro il nemico; la sua velocità era di gran lunga aumentata. Adesso potavano combattere alla pari. Erano talmente veloci che Rukia faceva fatica a seguirli.

Intanto con poche energie che le erano rimaste aveva creato attorno al vice-capitano una sorta di scudo-guaritore; non era molto efficace, ma sicuramente l’avrebbe tenuta in vita. Cercava invano di rintracciare la squadra di soccorso; chissà se erano apparsi altri Hollow e gli altri shinigami stavano combattendo.
Quello che Ichigo stava affrontando a sua giudizio doveva essere il più forte. Anche dall’aspetto si notava che era più sviluppato degli altri; sicuramente era molto vicino al livello di un capitano. Mentre guardava lo scontro ,Rukia rifletteva su ciò.

Nel frattempo Ichigo non demordeva, anzi si scagliava contro di lui con una violenza mai vista prima. Sapeva che se avesse impiegato troppo tempo ad eliminarlo quello avrebbe raddoppiato la sua energia ; doveva trovare un punto debole. Quel mostro aveva sfoderato una furia che neanche Ichigo avrebbe potuto sopportare a lungo .
All’improvviso comparve un getto di neve e ghiaccio che li divise, era stata Rukia. Voleva creare un diversivo in modo tale che Ichigo potesse avere l’occasione di attaccare indisturbato, e i,n effetti, sembrava aver funzionato. La corrente di neve gelida gli aveva intrappolato il braccio. «Sbrigati, Ichigo» gli gridò Rukia «Non durerà molto» Ichigo guardò Rukia;«Non devo sprecare questa occasione» pensò.

«Getsuga Tenshoo!» lo stesso attacco , soltanto più potente e veloce, si era sprigionato dalla lama nera della sua zanpakuto. Il fendente nero travolse l’Hollow e lo eliminò, riducendolo al nulla. Ichigo si diresse vero Rukia  e per un istante restarono a guardarsi.
«Sempre di testa tua , eh?» esordì Ichigo con tono sarcastico. Rukia era scoppiata a ridere; era da giorni che non rideva così di gusto e , soprattutto, erano giorni che non  si parlavano senza urlare.
«Beh, la mia testardaggine a volte serve!» rispose. 
«Sono riuscita a sconfiggere l’Hollow. Io te l’avevo de …» non riuscì a terminare la frase che Ichigo la strinse forte e la baciò. «Che stupida che sono stata!» pensò in quell’istante Rukia. Le sue supposizioni erano totalmente errate. Quello le faceva capire che lui l’amava ancora.

«In fondo, sapevo che te la saresti cavata» rispose Ichigo sorridente.«Ma che bugiardo!» pensò dentro di sé Rukia. In fondo se aveva discusso precedentemente era perché lui la voleva proteggere. Ora si era reso conto che l’allenamento l’aveva resa più forte e quindi per questo non avrebbero più litigato; sperava.
Adesso la cosa più importante era portare in salvo il vice-capitano Ise e soprattutto trovare la squadra di soccorso. Ichigo la prese in braccio e notò subito che aveva riportato gravi ferite. Lo scudo guaritore non le era stato di grande aiuto. Vide Rukia barcollare per un attimo. «Rukia, stai bene?» le chiese.« Si, soltanto dei graffi. Quando arriveremo al Seiretei mi farò dare un’occhiata. Sta tranquillo» gli rispose.

La verità è che non era in gran forma; la pancia aveva ricominciato a fare male e la testa le girava vorticosamente. Non riusciva a spiegarsi il perché di questi malori. «Non posso mollare adesso!» si disse dentro di sé. Insieme si diressero verso il luogo dove erano arrivati il mattino stesso. Soltanto pochi shinigami erano ritornati sani e salvi , per il resto erano distesi a terra mentre qualcuno della squadra di soccorso si occupava di loro.

«Scusate, qualcuno può prendersi cura del vice-capitano Ise?» chiese Rukia. «Certo» aveva prontamente risposto uno degli shinigami che si occupavano dei soccorsi. Purtroppo neanche la loro squadra era stata risparmiata; avevano subìto una pesate perdita. In tutto erano rimasti in 5, numero esiguo per occuparsi di una gran quantità di feriti. Se ne avesse avuto l’intenzione ,Rukia non avrebbe potuto farsi visitare da uno di loro; erano già abbastanza occupati  e in minoranza. In più v’erano shinigami con bisogno più urgente di cure. Momentaneamente il dolore le si era affievolito, meglio così.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Che cos'è? ***


*
Ichigo, Rukia e gli altri shinigami avevano passato la notte lì. La maggior parte dei feriti era stata curata compresa il vice-capitano Ise. Il mattino seguente decisero di ritornare  poiché avevano subìto molte perdite e alcuni shinigami necessitavano di cure più specifiche. Partirono all’alba non volendo perdere ulteriore tempo.
La strada a Rukia sembrò più lunga e faticosa; forse perché era stanca. Appena fosse arrivata si sarebbe subito concessa una pausa, magari una bella dormita tra le braccia di Ichigo; non era affatto una cattiva idea. Dovevano recuperare il tempo perduto; al pensiero sorrise. Finalmente vedeva all’orizzonte il cancello; erano arrivati. Rukia tirò un sospiro di sollievo mentre le porte del cancello si spalancavano e ben presto tutti gli shinigami  vennero congedati.
Ichigo e Rukia  camminavano , soli. «Penso che adesso andrò a trovare mio fratello» disse con tono sorridente. «Ah, posso venire con te, se vuoi» esclamò Ichigo.
«Beh, sai , dopo l’ultima volta mio fratello non nutre molta simpatia per te. A me farebbe piacere… Ichigo perché non ritorni un po’ a casa? Trascorri la giornata con le tue sorelle e poi stasera ci vediamo.» gli propose con tono evasivo. «Va bene, allora a stasera.» le rispose dandole un appassionato bacio.
Lo guardava mentre si allontanava. «Scusami Ichigo. Ma se te lo avessi detto ti saresti preoccupato troppo» disse dentro di sé Rukia. Gli aveva detto una bugia; stava ancora male e quel dolore e il giramento di testa diventavano sempre più insopportabili. Doveva andare alla 4° divisione per farsi visitare; non poteva andare avanti così.
 
*
Non ci volle molto perché Rukia raggiungesse la sede della 4° divisione. Procedeva a stento e lentamente. Entrò all’interno della sala per i feriti; strano, non c’era nessuno. D’un tratto udì una voce :«Kuchiki-san, che ci fai qui?»; era Hanataro Yamada. Nel momento della battaglia al Seiretei era stato lui a curare Ichigo , Renji e anche lei.
«Mi potresti visitare?» gli chiese con tono stentato Rukia. Ovviamente la sua risposta fu affermativa. L’aveva fatta sdraiare su un lettino della sala. «Se posso chiedere, che cosa è successo?» le chiese un po’ intimorito. «Sono ritornata da poco da una missione. Stavo bene, quando all’improvviso ho avvertito un forte dolore alla pancia e la testa ha iniziato a girare.» gli spiegò. Il dolore cresceva e svaniva d’un colpo. «Capisco» rispose concentrato Hanataro.
La ferite superficiali erano state curate; ora avrebbe potuto esaminare la pancia cercando una spiegazione a quei dolori. Le mani erano distese a mezz’aria sopra la pancia di Rukia; emanavano una reiatsu curativa di colore verde smeraldo. Finora non aveva percepito nulla di preoccupante, quando le sue mani si bloccarono al centro del ventre.
Rukia che prima seguiva i movimenti delle sue mani con attenzione, adesso guardava il suo volto atterrito. Le pupille dei suoi occhi si erano fatte piccole quasi a scomparire. «Hanataro , che succede?» gli chiese Rukia con tono preoccupato. Il suo volto sembrava come pietrificato, ma le sue mani continuavano a stare sopra il ventre di Rukia.
«Impossibile!» pensò Hanataro. «Ti prego, che succede?» gli chiese Rukia di nuovo. La sua espressione faceva trasparire qualcosa di grave; lo avrebbe accettato, o forse no, ma comunque in quel momento aveva bisogno di sapere. Finalmente sembrava che il suo sguardo fosse ritornato normale anche se continuava ad avere un’espressione spaventata. «Mi dispiace ,Kuchiki-san» le aveva detto all’improvviso con voce tremante. «Ho rilevato nel tuo ventre una reiatsu diversa dalla tua..»
Diversa? Che significa diversa? «Hai qualcosa dentro di te, Kuchiki-san» gridò disperato Hanataro. «Cosa?» aveva spalancato gli occhi anche lei spaventata. «Probabilmente un …Hollow»  NO,non è possibile!

I suoi occhi erano spalancati verso Hanataro; non poteva essere vero. Kaien-dono le era subito tornato alla mente; a causa di un mostro del genere aveva fatto una fine indegna. Così avrebbe avuto anche lei la stessa morte; qualcuno l’avrebbe trafitta a morte con la propria katana, anzi l’avrebbe fatto lei stessa per risparmiare a qualcuno i sensi di colpa che ancora la tormentavano.

Dentro di sé aveva assimilato la notizia e l’aveva accettata, ma la sua mente non voleva e cercava di darsi in tutti i modi una spiegazione valida e razionale che non riusciva a trovare. Il volto di Rukia era bianco; la fronte era madida di sudore; la paura la attanagliava. «Kuchiki-san, vado a chiamare il capitano Unohana. Stai qui.» esordì Hanataro. Magari il capitano Unohana avrebbe trovato una soluzione e l’avrebbe salvata.
La lasciò lì, distesa in preda al terrore interiore che la stava divorando. Quella cosa dentro di lei la ripugnava, non gli avrebbe mai permesso di impossessarsi del suo corpo per far del male a qualcuno dei suoi cari. Il cuore le batteva forte; non sarebbe rimasta più di un secondo distesa su quel lettino.
Stava per alzarsi quando una voce calma e gelida le disse:«Dove vai, Kuchiki-san?».Il capitano Unohana  era arrivata appena in tempo. Rukia non aveva esitato a rimettersi sul lettino senza proferire parola. Il capitano Unohana le aveva risposto con un sorriso; il suo viso non sembrava preoccupato. Pose le mani a mezz’aria sul suo ventre. La stava visitando come aveva fatto Hanataro. Forse non si fidava del suo giudizio e voleva controllare lei stessa la situazione.

I suoi occhi erano chiusi e il suo volto aveva la straordinaria capacità di emanare tranquillità, tanto che Rukia si era un po’ calmata. Dopo qualche minuto in quella posizione , il capitano Unohana aprì gli occhi e abbassò la mani. Si voltò verso Rukia e le sorrise dolcemente. Perché? Forse sapeva un modo per curarla; al pensiero Rukia si tirò un po’ su.
«Capitano Unohana…» le chiese impaziente. «Ti prego di scusare Hanataro non aveva mai avuto a che fare con un caso del genere» le rispose sorridendo. Il viso di Hanataro  era rosso e imbarazzato, teneva il capo chino in segno di scuse. «Vedi , Kuchiki-san» continuò «Il tuo caso è molto raro. Non si tratta di ciò di cui ti ha detto Hanataro, tranquilla»
Le parole le infusero sicurezza e calma; era veramente sollevata.
Ma allora cos’era?

«Il tuo dolore alla pancia è dovuto ad una reiatsu che cresce dentro di te. E’ una reiatsu diversa perché non è la tua , ma quella del tuo bambino» le spiegò con calma.
Gli occhi di Rukia erano di nuovo impossessati dal terrore ma questa volta anche da meraviglia. Nel viso mostrava un’espressione sconvolta. «Non sapevo che gli shinigami potessero avere figli!» aveva detto di colpo. Il capitano Unohana si era limitata a guardarla e a sorriderle. Non sapeva cosa pensare né cosa dire; non poteva crederci! Era una cosa fuori dal normale. La sua espressione meravigliata si era presto trasformata in un’espressione di gioia. Avrebbe avuto un piccolo Ichigo; l’idea la fece ridere. All’improvviso il suo sguardo raggiante s’incupì. Aveva un grosso problema; se Ichigo non lo avesse accettato? Se si fosse rifiutato e l’avesse lasciata da sola? Cosa avrebbe fatto?

Migliaia di domande assalirono la testa di Rukia; era confusa. «Kuchiki-san, non ti preoccupare. Kurosaki-san ne sarà contento» esordì all’improvviso il capitano Unohana e le sorrideva con fare tranquillo. «Se vuoi puoi rimanere qui per il pomeriggio, così avrai tutto il tempo per riflettere» le disse. Era davvero una persona gentile e aveva capito le sue preoccupazioni e i suoi pensieri.
Rukia era contenta che glielo avesse chiesto, dimostrava che si preoccupava per lei. «Si, grazie capitano Unohana» le aveva risposto con tono di gratitudine . Quella si era allontanata insieme ad Hanataro , probabilmente aveva cose più importanti che occuparsi di lei, come mandare avanti la 4° divisione. Era decisamente più tranquilla e serena ora che la situazione si era chiarita.

Portava dentro di sé suo figlio, anzi il loro figlio. Chissà come l’avrebbe presa; la notizia non era delle più facili da apprendere, lei stessa era rimasta scioccata; quindi doveva trovare un modo delicato per affrontare la faccenda. Gliene avrebbe parlato proprio stasera, così si sarebbe tolta il pensiero e forse avrebbero potuto riposare insieme.
Lo sgomento era ormai passato; adesso, era felice, non solo perché aspettava un bambino ma perché quello era il frutto di una notte d’amore insieme ad Ichigo. Non se lo sarebbe mai aspettata che un giorno sarebbe diventata mamma. Al pensiero gli occhi di Rukia si inumidirono per l’immensa emozione che stava provando. Accarezzò delicatamente  il suo ventre. Rise. Sentiva che tutto sarebbe andato bene. Il Destino fono ad allora era stato dalla sua parte e in un certo senso aveva favorito, per così dire, gli eventi.
Sperava che il Destino continuasse a proteggerla,mentre sorridente stringeva forte il suo ventre.
 
*
Ichigo aveva passato quel pomeriggio con le sue sorelle che lo avevano fatto impazzire , ma si era divertito complessivamente. Era da tanto tempo che non passava qualche ora con loro. Il tempo era volato in fretta , stava per fare sera e lui doveva ritornare nella Soul Society da Rukia. Non vedeva l’ora di passare la notte con lei.
Si diresse correndo verso il negozio di Urahara e da lì avrebbe attraversato il Senkaimon fino ad arrivare al Seiretei. Ormai il procedimento lo conosceva bene; odiava quel mostro Pulitore presente nel Dangai; per non essere inghiottito da quel coso doveva correre a più non posso. Anche quella volta Ichigo attraversò il Dangai; era sul punto di cedere quando improvvisamente la porta della Soul Society comparve di fronte a sé. Con un salto uscì da quel corridoio infernale e atterrò direttamente all’ingresso del Seiretei; questa volta Urahara gli aveva risparmiato qualche fatica.

Finalmente era all’interno del Seiretei , era quasi sera. Si ricordò delle parole di Rukia dette la mattina stessa. Chissà com’era andata con Byakuya. Adesso doveva essere sicuramente nella sua stanza nella 13° divisione. Pensava ciò mentre percorreva le strade che portavano all’atteso luogo di ricongiungimento.
*
Qualche minuto dopo era già arrivato a destinazione . Dalla stanza di Rukia proveniva una luce fioca; lo stava aspettando. Il viso di Rukia non riusciva a decidere quale espressione adottare se una triste e preoccupata o una felice e gioiosa; non sapeva cosa avrebbe pensato dopo la notizia. L’unica cosa che doveva fare era dirglielo con delicatezza.
Ichigo vedendo quel bagliore trasparire dalla porta di Rukia, sorrise; era già lì che lo aspettava, non l’avrebbe fatta attendere ulteriormente. Aprì la porta e la vide: era seduta a terra con le spalle poggiate  al muro; le sue braccia erano strette sul petto. I suoi occhi lo fissavano; era come se cercassero di mantenere un tono pacato e calmo, quasi triste. «Stai bene , Rukia?» esordì Ichigo.

«Ichigo, devo dirti una cosa» gli disse di colpo e si alzò in piedi. Il tono con cui l’aveva detto faceva trasparire qualcosa di grave. «Oggi, ti ho mentito, non sono andata da mio fratello». Gli occhi di Ichigo iniziavano a diventare pieni di terrore e rabbia.
Perché gli aveva mentito?

«Sono andata alla 4° divisione per farmi visitare» continuò. L’espressione di Ichigo si faceva sempre più preoccupata.«Il capitano Unohana mi ha visitato e mi ha detto che…aspetto un bambino!» Gli occhi gli si spalancarono a quelle ultime parole.

Un bambino? Ma come poteva essere..Che stupido!

Lui e Rukia avrebbero avuto un bambino; un piccolo combina guai in giro per il Seiretei. All’idea ne fu un po’ spaventato, ma del resto non si era mai sottratto alle responsabilità  che finora gli erano state assegnate. Non sapeva se sarebbe stato un buon padre, ma il pensiero che la madre sarebbe stata Rukia, lo rassicurava. Sarebbero stati una piccola ma affiatata famiglia. Avrebbe avuto un bambino dalla donna che amava e con cui voleva passare il resto dei suoi giorni.

 Rukia osservava attentamente il volto di Ichigo, non sapeva cosa stesse pensando dentro di sé. I suoi occhi ad un tratto si colorarono di una luce mai vista prima. Adesso sorrideva , guardando Rukia. «Non fare quella faccia!» le disse Ichigo «Avremo un bambino!» Gli occhi di Rukia si erano spalancati per la  sorpresa delle parole di Ichigo; l’aveva presa bene. Finalmente  potevano gioire insieme di quella fantastica notizia, Ichigo le andò incontro e la abbracciò così forte da sollevarla.
 
Entrambi erano felici. Risero e scherzarono fino a quando non si trovarono distesi a terra l’uno di fianco all’altro. «Futura mamma!» esclamò Ichigo all’improvviso. «Futuro papà!» aveva risposto di scatto Rukia. I loro sguardi erano fissi ,ma questa volta in loro era cambiato qualcosa, anzi era nato qualcosa di indissolubile e che sarebbe diventato il centro della loro vita: il loro bambino.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** La Rivelazione di Ichigo ***


*

L’allenamento di Rukia procedeva bene anche se nelle sue condizioni era consigliabile non allenarsi. Ovviamente i ripetuti rimproveri e richiami di Ichigo non l’avevano fermata dal fare ciò che voleva, e forse questo era un bene; così poteva pensare ad altro e distogliere la mente dalle preoccupazioni.

In effetti in quei giorni aveva un solo pensiero che continuamente l’assillava; come avrebbe detto a suo fratello che aspettava un bambino? La questione era molto delicata e in più non sapeva come avrebbe reagito; ma prima o poi avrebbe notato qualcosa di strano in lei, quindi tanto valeva tenere le carte allo scoperto.
Quello stesso giorno decise, insieme ad Ichigo di andare da lui; era importante affrontare la faccenda con calma e soprattutto con delicatezza. Il primo passo da fare sarebbe stato spiegare l’accaduto; poi avrebbero chiarito la situazione e infine se non l’avesse presa bene.. sarebbero scappati. Insomma, avevano un piano ben preciso e se quello non avesse funzionato.. adesso non era il momento di pensarci.

Dopo qualche minuto giunsero alla villa Kuchiki. Il sole pian piano scompariva  e il cielo sfoggiava tinte dai colori sgargianti. Ichigo e Rukia si fermarono di fronte all’ingresso dell’abitazione; Rukia chinò il capo e indirizzò lo  sguardo verso il suo ventre che accarezzò con le candide mani. Era un po’ spaventata dalla risposta di suo fratello e continuava a sperare dentro di sé che la reazione fosse positiva, proprio come quella di Ichigo.
Lui la osservò all’inizio un po’ stupito , poi gli occhi si addolcirono e sulla sua bocca spuntò un sorriso; fece un passo verso di lei allungando il braccio. Il viso di Rukia d’improvviso si alzò e con occhi stupiti guardò Ichigo. La sua mano era sopra la sua e insieme accarezzavano il ventre. «Andrà tutto bene» le disse Ichigo; aveva sempre qualche parola confortante da dire al momento giusto.

Rukia gli aveva risposto con un mezzo sorriso e prendendola per mano, la condusse all’interno della villa. La mano calda e rassicurante di Ichigo aveva attenuato le sue incessanti preoccupazioni. «Rukia..Kurosaki» una voce pacata aveva pronunciato i loro nomi con meraviglia. I due riconobbero subito la voce. «Nii-sama» disse Rukia, un po’ imbarazzata«volevamo parlare con te, per favore».

Lo sguardo di Byakuya era stranito e mostrava come al solito disprezzo nei confronti di Ichigo. Rukia attendeva ansiosa la risposta, ma quello si limitò a dire «Seguitemi» e non esitarono un secondo ad obbedire a quello che sembrava proprio un ordine. La mano di Rukia stringeva sempre di più quella di Ichigo e la sua iniziava a sudare a causa dell’ansia. Anche se voleva nasconderlo, Ichigo era preoccupato proprio come Rukia , ma doveva cercare di mantenere il controllo per il suo bene.


Entrarono in una stanza abbastanza grande e illuminata dai pochi raggi di sole rimasti . Byakuya si sedette e lo stesso fecero i due ragazzi; si versò del the in un bicchiere e ne bevve un sorso, gustandolo ad occhi chiusi. Di colpo li riaprì e voltandosi verso Rukia , le disse:«Di cosa devi parlarmi» con tono freddo , quasi disinteressato.
Rukia sobbalzò; i battiti del cuore aumentavano. Iniziava a sudare freddo e d’improvviso tutto ciò che si era preparata non lo ricordava più; si sforzava di cercare nella sua testa le parole adatte, ma invano. «E adesso?» pensò dentro di sé. Ichigo la guardava; la sua mano era diventata gelida e il suo viso stava perdendo colorito. Doveva fare qualcosa.
«Byakuya» disse Ichigo «Rukia è incinta» rivelò tutto d’un fiato. Gli occhi di Rukia erano sbarrati ; non era possibile che glielo avesse detto in quel modo. Un modo troppo brusco e secco per i suoi gusti. Entrambi lo guardavano in volto; i suoi occhi non mostravano nessuna espressione. Continuava a sorseggiare il the, in apparenza impassibile mentre in realtà dentro di sé qualcosa si era mosso.

La sua mente andò indietro con gli anni mostrandogli le immagini dei momenti passati insieme ad Hisana, sua moglie. Avevano passato troppo poco tempo insieme a causa della sua malattia e di questo ancora se ne doleva. A causa della malattia non avevano potuto pensare ai bambini e poi Hisana era occupata a cercare sua sorella a tal punto che anche dopo la sua morte Byakuya aveva continuato le ricerche fino a trovarla.

Rukia gli ricordava molto sua moglie; stesso colore di capelli e steso taglio di occhi. In qualche modo poteva sentirla ancora vicino a sé quando la guardava; ma adesso quella notizia gli aveva creato un tale subbuglio dentro di sé. Ichigo non era stato molto delicato nel dirlo, ma questo da uno come lui se lo aspettava. «Il solito cafone» pensò; ma quel “cafone” era colui che aveva fatto innamorare sua sorella e doveva tollerarlo in un modo o nell’altro.

Byakuya li guardava; chiunque avrebbe compreso che erano in un forte stato d’ansia. Il volto di Rukia si faceva sempre più pallido e lo sguardo di Ichigo sempre più preoccupato quasi con un velo di rabbia. «Bene» disse Byakuya con il solito tono.
«Bene?» ripetè Ichigo nella sua mente. Il viso di Rukia si era leggermente disteso, ma neanche lei aveva compreso la risposta ermetica del fratello. «Che significa bene , Byakuya?» gli chiese Ichigo. Lo sguardo di Byakuya lo fissò per un istante e poi rispose:«Rukia , sarai sicuramente una brava madre». D’un tratto il viso di Rukia riprese il suo colorito originale e i suoi occhi cercavano di nascondere un velo di lacrime. Era meravigliata dalla risposta, ma ne era contenta.
«Quanto a te , Kurosaki, cerca di proteggerli a tutti i costi» continuò fiero. Ichigo era un po’ scioccato dal consiglio-ordine di Byakuya ; ma subito la sua espressione tesa si sciolse in un sorriso rassicurante ,di quelli che solo lui sapeva fare. «Grazie, Nii-sama» esordì finalmente Rukia con voce rota dall’emozione.

Byakuya non aveva mai visto Rukia così felice. Insieme Ichigo e Rukia si alzarono chiudendo la porta dietro di loro. Byakuya non credeva che un giorno avrebbe avuto a che fare con questo genere di cose a lui per nulla familiari, ma ci si doveva abituare. Presto avrebbe avuto un nipotino; al pensiero sorrise continuando a sorseggiare il suo the.
Ichigo e Rukia si trovarono di nuovo all’ingresso della villa. Per tutto il tragitto nessuno di loro aveva osato proferire parola quando Ichigo fermò per il braccio Rukia che si voltò di scatto a guardarlo.

«Te l’avevo detto che sarebbe andato tutto bene» disse Ichigo. Rukia scoppiò in una risata liberatoria e Ichigo non poté fare a meno si seguirla. Appoggiò la testa sul petto di Ichigo e lui d’istinto  mise le braccia attorno alla sua vita. Le baciò la testa dolcemente mentre una lacrima di gioia tracciava un solco sul candido viso.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Legame ***


*

6 mesi dopo …


La primavera era ormai un ricordo lontano. Il cielo ospitava di rado il sole che , con luce fioca e stanca , cercava di illuminare le fredde giornate di Novembre. Gli alberi erano spogli e infondevano quasi tristezza nell’osservarli privi di foglie e fiori. Anche quella mattina il cielo era nuvoloso e sembrava non ci fosse nessuna speranza che il sole riuscisse a farsi largo tra le enormi nuvole grigie e minacciose che lo coprivano prepotentemente.

I pochi raggi che riuscivano a filtrare e che le nuvole non potevano fermare, donavano all’atmosfera mattutina un qualcosa di strano. D’ improvviso uno splendente raggio di sole illuminò parte del Gotei 13; il sole aveva avuto la meglio e sembrava essere davvero agguerrito. Uno spiraglio di luce si sforzò di entrare attraverso la trasparenza della porta scorrevole di quella stanza.

Adesso un bagliore fioco di luce solare illuminava gran parte della camera. Baciati da questa luce coraggiosa, Ichigo e Rukia erano distesi sul futon al centro della stanza; ignari, dormivano beati senza alcuna preoccupazione. I loro volti lasciavano trasparire un clima di calma e serenità. I neri e lucenti capelli di Rukia ricadevano morbidi sulle spalle di Ichigo, mentre il viso era volto verso di lui in un’espressione pacifica.

Il corpo di Ichigo era proteso verso di lei; il braccio sinistro era sotto la schiena di Rukia e la stringeva. Entrambi erano inconsapevolmente concentrati su una parte; la mano destra di Ichigo e la mano sinistra di Rukia si incontravano sul ventre ormai rigonfio e ovale, creando un abbraccio attorno ad esso. Ichigo lo stringeva forte, forse troppo.
Quei mesi passati insieme a lei erano stati tremendamente stancanti; si era dovuto prendere cura di Rukia in preda a mal di testa lancinanti, vorticosi giramenti di testa e improvvise quanto pericolose nausee. Erano riusciti a superare tutto questo insieme e adesso che avevano superato il “periodo critico”, come lo chiamava il capitano Unohana, potevano godersi un po’ di pace, iniziando con il dormire la notte.

Tutto sommato quei mesi anche se pesanti erano passati in fretta. Comunque la cosa più importante era che la gravidanza  procedesse per la giusta via e che la salute di Rukia fosse stabile. In effetti, inizialmente Ichigo era un po’ spaventato dall’idea che il fragile fisico di Rukia non ce l’avrebbe fatta a sopportare la crescita del bambino; invece, si sbagliava di grosso.

Riusciva ancora a svolgere vari lavori per il capitano e ovviamente non era sua intenzione fermarsi e stare a guardare qualcun altro che si dava da fare al posto suo; era testarda e si sa come sono fatte le persone con questo carattere, specialmente quando si tratta di una cosa che vogliono fare a tutti i costi. A volte Ichigo sperava che il suo bambino non avesse questa caratteristica; le cose sarebbero state di certo più facili .

Quella notte era stata una delle prime in cui erano riusciti a dormire tutte le ore senza mai essere interrotti da un qualche malore. Era quasi strano; ormai ci avevano fatto l’abitudine e non gli sembrava neanche vero. Da qualche tempo a questa parte Ichigo aveva sviluppato una sorta di sensore che al minimo movimento lo faceva svegliare di soprassalto.
Quella fredda mattina i suoi occhi si spalancarono violentemente all’improvviso. La sua mano aveva avvertito un movimento e il sensore si era subito attivato. Ichigo si sedette, non capiva da dove provenisse quel movimento, perché Rukia era immobile. Stranito, poggiò piano la mano sul ventre di Rukia; sentì un colpo alla mano, lo stesso movimento che aveva percepito prima.

Tolse la mano e la guardò meravigliato; la poggiò di nuovo  sul ventre e  qualche secondo dopo, un altro colpo aveva preso al sua mano. A quel movimento Rukia si svegliò: anche lei aveva sentito qualcosa muoversi ,ma dentro di sé. Si era aiutata con le mani per sollevare il busto a mezz’aria. Il suo bambino continuava a scalciare con forza sentendo la calda mano sopra il ventre. Ichigo ne era quasi divertito; Rukia era stupita e allo stesso tempo divertita nel vedere l’espressione sul volto di Ichigo.
Mostrava un sorriso lucente, nonostante fossero alle prime luci del mattino. Quell’evento lo aveva spiazzato; e più il bambino dava calci, più Ichigo si sentiva vicino a lui, come se avessero già costruito un rapporto.

«Se già ha questa forza»esordì Rukia dopo tanto silenzio «chissà come  sarà quando nascerà!». Le sue parole erano suonate piene di gioia e di curiosità alle orecchie di Ichigo. Lui la guardava sorridente; non sapeva come esprimere la sua gioia. «Grazie, Rukia» le disse.

Sul volto della shinigami non poté non spuntare un sorriso come risposta. Ichigo le era grato perché gli stava regalando emozioni stupende. E mentre con la mano continuava ad accarezzare il suo ventre ottenendo delle risposte a suon di calci, pensava che già si era affezionato a quel piccolo e ancora incompleto esserino che Rukia portava in grembo. Già gli voleva bene, già lo sentiva fra le sue braccia.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Incarico Fatale ***


 
*

Novembre. Rukia odiava l’inverno; freddo, giornate cupe, nuvole e improvvisi acquazzoni. Preferiva di gran lunga le giornate assolate, il cielo azzurro e gli alberi ricoperti dai fiori ,a qual paesaggio così spoglio e triste che le faceva venire i brividi. Ciò pensava mentre in quella fredda mattina camminava verso l’8° divisione. Tra le mani teneva strette un mucchio di quello che lei reputava “scartoffie” e che a detta dei capitani erano documenti noiosi, ma importanti.

Il suo umore non era dei migliori, anche grazie al tempo che non la aiutava di certo a migliorare le sue lunghe giornate. Ormai l’allenamento era stato sospeso da quando , soli 3 mesi fa alla visita di routine, il capitano Unohana le aveva detto di smettere. Lei aveva cercato di controbattere, ma chi conosce lo sguardo del capitano Unohana sa che non ha altra scelta quando “consiglia” qualcosa.

Ovviamente Ichigo ne era stato contentissimo, mentre Rukia sbuffava e roteava le pupille come per dire:«Uffa!». Fortunatamente il suo capitano non la lasciava oziare e quindi da quel momento si era dedicata alle questioni burocratiche del Seiretei. Passava le giornate seduta ad una scrivania a controllare, timbrare e sistemare mucchi di richieste e permessi , non  solo per la sua divisione. Era un compito noioso ,ma perlomeno aveva qualcosa da fare.

Intanto continuava a camminare facendo attenzione alle pozzanghere che ormai ,a furia di piovere, erano diventate dei laghetti. Ormai tutto il Seiretei era a conoscenza delle sue condizioni e questo era proprio inevitabile visto l’enorme pancione che spuntava dalla sua corporatura esile. Diventava sempre più grande e un po’ provava vergogna ad andare in giro in quel modo; ma non poteva fare altro.

Ci era voluto un po’, ma alla fine si era abituata a convivere e a ignorare le occhiate maliziose che alcuni shinigami non rinunciavano a rivolgerle. Il più delle volte erano fortunati che lei fosse sola, ma quando capitava che era insieme ad Ichigo, quello perdeva il controllo e gli si avventava contro con una tale furia che quegli sfrontati se la davano a gambe. Inizialmente aveva tentato di fermarlo e anche di giustificare quegli insolenti, ma non c’era stato verso e alla fine aveva ceduto lasciandolo andare; in fondo se lo meritavano.

Nonostante ci fosse ancora qualcuno che la guardava con disprezzo, la maggior parte degli shinigami erano gentili e cortesi con lei; e i suoi amici non erano da meno. Renji si era offerto di farle compagnia quando non avrebbe avuto da fare con le missioni; Matsumoto si era subito preoccupata di procurarle un abbigliamento consono alle sue forme; Hinamori e Ise le avevano offerto il loro aiuto nelle faccende burocratiche e persino i capitani la ricoprivano di attenzioni.

Erano passati già parecchi minuti da quando si era incamminata dalla 13° divisione e ancora non era arrivata. Sicuramente quel pancione così buffo non le permetteva di correre né di andare ad un passo così spedito; quindi ci volle il doppio del tempo per giungere alla meta. Proprio in quell’istante iniziò a piovere; doveva affrettare il passo se non voleva che i documenti si bagnassero.

Pochi passi e si riparò sotto la tettoia sporgente dell’8° divisione. «Appena in tempo» pensò sollevata . I documenti erano sani e salvi anche se aveva un po’ il kimono  bagnato. Scrollò la testa e accarezzò il grembo;si muoveva a più non posso e scalciava forte, ciò suscito in Rukia una risata. «Neanche a te piace la pioggia, eh?» disse Rukia rivolta verso la sua pancia. La risposta fu un calcio e lei la interpretò come un «si».

Si affrettò ad entrare essendo un po’ in ritardo; non le piaceva fare aspettare gli altri, tantomeno il suo capitano. Si diresse con passo svelto verso la porta della stanza principale; la aprì e rimase stupita dalla riunione di tanti capitani in una stessa stanza. Quelli continuavano a parlare senza fare caso alla shinigami che era appena entrata. Rukia esordì con un « Scusate il ritardo, Capitano Ukitake». Non poteva inginocchiarsi ma il capo chino mostrava tutto il suo dispiacere. «Non c’è bisogno che ti scusi» le disse il capitano Ukitake , sorridente.

«A proposito , come sta il piccolo?» aveva chiesto impaziente il capitano Kyoraku che sedeva vicino al suo capitano. Per Rukia quella domanda era ormai di rito e rispose tranquilla:«Bene, anche se oggi è un po’ movimentato». Quel movimento continuo non le dava pace; era come se volesse attirare a tutti i costi la sua attenzione. «Non c’è da meravigliarsi. Con un padre come Kurosaki-san , è difficile che sia calmo e pacato» disse il capitano Kyoraku, suscitando una risata collettiva.
Il capitano Unohana e il capitano Hitsugaya ridevano. « Non vorrai tenere ancora per molto quel mucchio di fogli tra le mani?» le chiese scherzoso il capitano Ukitake. Già, se ne era quasi dimenticata ed era una cosa alquanto difficile non fare caso ad un malloppo pesante ed ingombrante di cartacce. Rukia arrossì e  fece qualche passo in aventi per avvicinarsi alla scrivania a cui era seduto il capitano Ukitake.

Cercò di poggiare piano e in ordine quei fascicoli ma erano troppi affinché restassero impilati in una sorta di grattacelo cartaceo traballante. Stava per sistemarli, quando l’enorme pila bianca si inarcò non per mantenere l’equilibrio ma per rovesciarsi sul pavimento della stanza. Soltanto meno della metà di quei documenti era rimasta sulla scrivania; almeno quella era in ordine.
Mortificata per l’accaduto , Rukia si chinò a raccoglierli; il movimento non le era molto comodo, ma in quel momento la sua attenzione era rivolta a tutto quell’insieme indistinto di carte per terra. Il capitano Hitsugaya la stava aiutando nel raccogliere i fogli e il capitano Kyoraku se la rideva sotto i baffi per la goffaggine della shinigami. Rukia si alzò per sistemare i fogli che aveva raccolto e anche perché si era stancata a tenere quella posizione, quel pancione era davvero pesante!

Lo stesso fece il capitano Hitsugaya che l’aveva aiutata in quel suo fare maldestro. «Mi disp..» Rukia si interruppe all’improvviso. Sentì un dolore forte alla pancia, come se qualcuno la stesse schiacciando. Se la tenne con una mano mentre con l’altra cercava di rimanere in piedi, aggrappandosi alla scrivania. «Tutto bene, Kuchiki-san?» chiese allarmato il capitano Ukitake. «…si» rispose a stento Rukia non volendo far preoccupare il suo capitano.

D’improvviso sembrava che il dolore fosse passato; allora, allentò la presa sulla scrivania e si allontanò di un passo indietreggiando. Il viso di Rukia  era decisamente  più sollevato, anche se non sapeva a cosa era dovuto quell’improvviso dolore. I capitani la osservavano, preoccupati per le sue condizioni di salute. Ma di colpo senza accorgersene, il dolore atroce ritornò, più forte di prima  a tal punto che cadde in ginocchio.
Avrebbe tanto voluto gridare; quel dolore, lo doveva sopportare in silenzio, per mantenere il proprio rigore davanti ai capitani. Si teneva il pancione e lo stringeva; i suoi occhi erano serrati e l’espressione sul suo volto mostrava sofferenza. Il capitano  Unohana le si accostò ,inginocchiandosi  anch’ella per aiutarla. Il capitano Hitsugaya assieme agli altri due capitani era esterrefatto; non sapeva come agire e come porre fine a quella sofferenza.

Rukia continuava a soffocare dentro di sé grida di dolore, ma quanto poteva resistere ancora? Se il dolore avesse continuato ad attanagliarla, beh.. al diavolo le congetture! Avrebbe gridato e gridato ancora finché aveva fiato in gola; era qualcosa di insopportabile. Il capitano Unohana le sussurrò qualcosa e poi disse a gran voce:« Capitano Hitsugaya, mi aiuti a portarla alla 4° divisione». Il capitano non se lo fece dire due volte, e la prese in braccio , facendo attenzione alla pancia.

Il capitano Unohana gli fece un gesto, come per dire “andiamo” e s’incamminò verso la porta. Ma fu la voce del capitano Ukitake a fermarla. «Capitano Unohana , è grave?» chiese ansioso e preoccupato. Entrambi i capitani si erano voltati verso colui che aveva rivolto la domanda. «Rischia di perdere il bambino» rispose secca il capitano Unohana. Tutti sbarrarono gli occhi dallo stupore e dallo shock che aveva provocato quella risposta; soltanto Rukia teneva gli occhi serrati in preda all’agonia.

Ma il dolore purtroppo non le aveva impedito di sentire ciò che aveva detto il capitano Unohana. L’idea di perdere quella creaturina che portava in grembo la faceva disperare; anche se  ancora non era  nata, ci si era affezionata. Quella notizia l’aveva sconvolta e a quel punto voleva smettere di lottare contro il dolore; abbandonarsi a quello sarebbe stato molto più facile. In un attimo il dolore la travolse.
La mano cadde priva di vita. «Dobbiamo sbrigarci!» insisté il capitano Unohana. Uscirono in fretta dirigendosi verso la 4° divisione. Il capitano Hitsugaya portava Rukia, ormai priva di sensi; e nella sua mente gridava:«Non mollare ,Kuchiki!».

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Quando sembra impossibile.. ***


*
Il tempo era mutato. La pioggia aveva smesso di torturare e qualche spiraglio di sole era riuscito a farsi largo tra i nuvoli grigi nel cielo. Il capitano Unohana e il capitano Hitsugaya erano arrivati già da qualche ora alla 4° divisione e da allora Rukia era sotto osservazione. Il capitano Hitsugaya non voleva lasciarla sola, anche se aveva perso conoscenza avrebbe potuto risvegliarsi a breve. Al suo fianco avrebbe voluto vedere qualcuno al suo risveglio. Aveva ordinato a Matsumoto di chiamare Ichigo, che era all’oscuro della situazione e, forse, era meglio che non sapesse niente vista l’indole impulsiva e facilmente alterabile, ma era suo diritto sapere. Erano passate ore da quando si erano sentiti. Che fine aveva fatto Matsumoto? Quella donna lo faceva impazzire! Era perennemente in ritardo, non rispettava gli ordini, si lamentava ad ogni missione e quando c’era qualche faccenda da sbrigare era sempre sul divano a poltrire. L’avrebbe scambiata volentieri per qualcun altro. E se anche in quella situazione ne avesse combinata una delle sue..non avrebbe avuto pietà!

Così pensava il capitano Hitsugaya mentre impaziente attendeva l’arrivo di Ichigo. Ad un tratto pesanti passi affrettati si dirigevano verso di lei. Si voltò e vide Ichigo che gli correva incontro. La sua espressione era afflitta e il suo sguardo  era terrorizzato. " Toushiro, cos’è successo? Come sta?" chiese subito voltandosi a guardare attraverso il vetro che separava la stanza dal corridoio dove si trovava. In un’altra situazione, il capitano Hitsugaya lo avrebbe rimproverato per non averlo rispettato i gradi , ma in quel momento non ci badò molto. " Si è sentita male qualche ora fa e adesso la tengono in osservazione" gli rispose. La situazione non stava proprio così ma di certo non sarebbe stato lui a dirgli ciò che con tanta tranquillità e freddezza il capitano Unohana gli aveva rivelato poche ore fa. Ichigo era stranamente silenzioso, mentre la osservava attraverso il vetro.

Rukia era distesa su un lettino. Dal suo copro pendevano fili di ogni genere; probabilmente per tenere sottocontrollo i battiti del suo cuore e il bambino. Ichigo si chiedeva cosa quel dolore che l’aveva ridotta in quelle condizioni, ma non riusciva a rispondersi. All’improvviso la porta si aprì e comparve il capitano Unohana, Ichigo non attese un secondo di più e le andò incontro con aria interrogativa e preoccupata.
"Capitano Unohana.." Ichigo non era riuscito a terminare la frase che la sua voce si era rotta a causa dell’agitazione. Ma il capitano Unohana aveva capito cosa voleva sapere il ragazzo. >>Ha rischiato di perdere il bambino>> dissi con tono calmo. Quelle parole risuonarono in modo orribile; il suo cuore iniziò ad accelerare sempre di più i battiti. "Ma adesso è salvo, Kurosaki-san". Quelle parole furono per lui come ossigeno. All’improvviso si sentiva sollevato e felice sapendo che il piccolo era al sicuro.
"Grazie, capitano Unohana" .

Qualche ora più tardi il capitano Unohana gli aveva concesso eccezionalmente di starle vicino. Ichigo le era grato; stava facendo molto per  loro. Si sedette su una sedia accanto al lettino e piano le prese la mano, facendo attenzione ai fili. Ancora non aveva ripreso conoscenza, ma , secondo il capitano Unohana, stava solo dormendo.
Le prese la mano candida e la baciò dolcemente il palmo. Quel contatto fece scattare qualcosa dentro Rukia a tal punto da sbarrare gli occhi. Si guardava intorno spaesata e confusa. Soltanto dopo un po’ si rese conto dove si trovava.. Ricordava cos’era accaduto e soprattutto il dolore provato. Sentiva un calore familiare provenire dalla sua mano. Si votò e vide Ichigo che le sorrideva. Lei, ricambiò il sorriso, che presto si tramutò in un’espressione di preoccupazione quando si ricordò delle parole del capitano Unohana. "Rischia di perdere il bambino".
Quella frase le risuonò nella mente e a tormentarla finchè qualcosa dietro di se non si mosse. All’istante si calmò, il viso si distese e allungando la mano verso il grembo sussurrò:
"Il mio bambino".

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Nuovo assetto! ***


Erano già passati due giorni dal triste accaduto. Rukia era stata tenuta in continua osservazione e le sue condizioni e quelle del bambino sembravano essere migliorate. Il capitano Unohana l’aveva visitata più volte, ma la diagnosi era sempre la stessa: non doveva compiere movimenti bruschi né sforzarsi troppo altrimenti sarebbe stato fatale.
Ad una notizia del genere Rukia avrebbe cercato di controbattere o ,per lo meno, di trovare un compromesso, ma non fu così. Fare a modo suo avrebbe significato mettere a rischio la vita del bambino e non avrebbe mai permesso una cosa del genere. Ichigo la conosceva bene e saeva che, anche se fosse stata lei stessa ad imporselo, non avrebbe obbedito del tutto ai consigli\ordini del capitano Unohana. Perciò vi era bisogno di qualcuno che la controllasse.
Fortunatamente, suo fratello Byakuya era della sua stessa opinione , e il giorno in cui andò a trovarla alla 4° divisione le aveva detto. << Rukia, quando uscirai da qui, sarai sotto la mia sorveglianza e alloggerai nella mia villa.>>.
Le parole erano risultate autoritarie e imperative. Il viso di Rukia era pallido. Mancava ancora molto tempo alla nascita del bambino. Non le andava per niente essere controllata ma l’unica alternativa che aveva era accettare e godersi l’ozio per i prossimi tre mesi.

Uscita dalla 4° divisione, insistette affinchè  Ichigo la accompangasse a fare una passeggiata. Da ben tre giorni era sdraiata inerme su un lettino  scomodo e in più il pancione non era d’aiuto per la sua gracile schiena.Aveva bisogno di fare due passi per sgranchirsi le gambe e anche per respirare un po’ d’aria fresca. Quel pomeriggio il cielo non era poi così nuvoloso e il sole s’intravedeva appena. Rukia camminava accostata ad Ichigo. Le sue mani sorreggevano il pancione. Fortunatamente il bambino si era calmato, almeno per il momento.
Passeggiarono fino alla villa Kuchiki, quella che sarebbe diventata “la nuova prigione” di Rukia. Entrarono e presero il tè insieme a Byakuya e Renji. Rukia pensava a come avrebbe potuto impiegare il suo tempo in quelle lunghe giornate.
Ognuno dei suoi amici aveva da fare e di certo non sarebbe stata fonte di distrazione per nessuno. Ichigo non poteva starle sempre accanto doveva proteggere la città di Karakura. In effetti anche lui si sarebbe annoiato, ma ancora pochi mesi e tutto sarebbe finito o per meglio dire iniziato. Da quella sera Rukia era diventata ufficialmente “la protetta speciale” del capitano Kuchiki. Al pensiero sorrise.

Ormai Ichigo dormiva già da un po’., ma Rukia non riusciva a chiudere occhio
. Pensava e ripensava ancora a come avrebbe trascorso quei giorni, settimane, mesi.
Fino ad allora non aveva trovato la risposta, ma quella creatura dentro di lei, seppe dargliela.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Sotto protezione! ***


8 Mesi


I giorni scivolavano come l’acqua di un freddo e piccolo torrente .
La preoccupazione si era attenuata fino a dissolversi nel nulla. Il bambino stava bene, cresceva ed insieme ad esso, anche il pancione di Rukia. Mancava poco al lieto evento e per questo le visite del capito Unohana si facevano più frequenti. Anche se era costretta per la maggior parte della giornata a stare a letto, le sue giornate non erano affatto noiose come si aspettava. Dalla sua stanza vi era un continuo via vai di gente che andava a trovarla. Persino i capitani andavano  a farle visita.
Bevevano una tazza di tè, parlavano, insomma cercavano di farle compagnia. Lo apprezzava molto.
Inoltre, il suo Nii-sama si prendeva cura di lei in modo impeccabile e , nonostante non provasse una grande simpatia verso Ichigo, gli aveva permesso di alloggiare nella stanza con Rukia.
In quel periodo aveva proprio bisogno di lui e sentire nel cuore della notte il suo braccio che la stringeva, la rassicurava.
La data della nascita si avvicinava  e in lei la paura cresceva. Non sapeva cosa la aspettasse e questo la terrorizzava anche se cercava di non mostrarlo, soprattutto ai suoi amici.
Poteva soltanto sperare che tutto andasse per il meglio.

Ichigo quella mattina sarebbe andato in missione nella città di Karakura.
A metà mattinata aveva lasciato Rukia nella stanza e si era diretto verso il Senkaimon, che l’avrebbe portato sulla Terra. Anche se dispiaciuta, Rukia era fiera del lavoro svolto da Ichigo e come sempre le aveva detto prima di andare<< Non ti affaticare!>> con tono particolarmente scherzoso.
Sapeva bene che quella affermazione avrebbe irritato Rukia, ma adorava stuzzicarla per vedere le sue bizzarre reazioni. Quella volta però Rukia rispose con un bacio dolce.
Ormai, aveva capito le sue intenzioni. IN fondo, stava a letto quasi tutto il giorno e lui ne era a conoscenza.
Come avrebbe potuto affaticarsi?
E con un sorriso l’aveva lasciata ad un’altra delle sue giornate di ozio totale.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Non è detta l'ultima parola. ***


Anche  quella mattina il capitano Ukitake era andato a trovare Rukia. Le faceva molto piacere ricevere la visita del suo amato capitano anche perché così rimaneva aggiornata sulle faccende della Soul Society e un contatto con essa. Qualche volta aveva portato con sé il capitano Kyoraku. E i due l’avevano portata, di nascosto, a fare una passeggiata sotto le incessanti preghiere di Rukia.
Proprio dalla visita,ormai di rito, del capitano Ukitake, Rukia venne a conoscenza di una situazione di pericolo. Alcuni shinigami si erano ribellati, creando scompiglio all’interno del Seiretei e adesso si aggiravano per il Gotei 13 armati e con le peggiori intenzioni. * Qual è il loro scopo?*aveva chiesto Rukia con tono preoccupato.
*Attaccare le famiglie nobili e portanti della Soul Society*aveva risposto secco ma con calma il capitano.

Negli occhi di Rukia si intravide un volo di preoccupazione. I Kuchiki erano una della famiglia nobili più antiche della Soul Society che nei secoli avuto un ruolo importante all’interno del comando. Questi shinigami anarchici volevano abbattere queste famiglie. Suo fratello non l’avrebbe mai permesso a costo di scatenare una guerra.
*Il capitano Kuchiki ne è al corrente e ha già raddoppiato le guardie attorno alla villa e alla 6° divisione. In più il capitano Soifon si è mobilitata per provvedere alla giusta protezione delle altre famiglie nobili. C’è da stare tranquilli*disse con un sorriso che esprimeva una forza rassicurante e serenità.
A quelle parole Rukia si era rasserenata. In fondo un gruppo di semplici shinigami non avrebbe potuto competere con le Forze Speciali del capitano Soifon né con suo fratello Byakuya. Pensando ciò ricambiò con un sorriso. Dopo quella notiazia avevano continuato a parlare tra sorrisi, pettegolezzi e questioni varie e il pomeriggio era arrivato.
Il capitano Ukitake era dovuto scappare chiamato urgentemente dal capitano-comandante e Rukia attendeva con ansia il ritorno di Ichigo.

Il cielo iniziava ad oscurarsi ma Ichigo ancora non faceva ritorno. Ansia, ecco cosa provava in quel momento. Era sempre puntuale.
*Aveva detto che sarebbe tornato pomeriggio* sussurrò in un sibilo.
Pensò per un attimo che gli fosse accaduto qualcosa , ma subito distolse la mente da quel pensiero. Non poteva permettersi di dubitare di lui e delle sue capacità. Aveva fiducia e conoscendolo non si sarebbe fatto battere da un paio di stupidi Hollow. Sorrise.

All’improvviso sentì dei passi fuori, provenienti dal giardino. *Ichigo!* pensò subito. Il suo viso si illuminò come quando lo guardava negli occhi. Finalmente era ritornato.
Era curiosa di sapere che cosa gli fosse accaduto, per riportare un ritardo collosale come quello.

Ma il sorriso che prima il suo viso incorniciava, si era tramutato in un’espressione di terrore quando aveva sentito le urla di qualcuno probabilmente colpito a morte. Quello di certo non era Ichigo. La mente ritornò violenta al pomeriggio insieme al capitano Ukitake.
Forse era qualcuno di quegli shinigami ribelli e aveva fatto irruzione nella villa. Con la mano tastò il pavimento, senza distogliere lo sguardo dalla porta.
Fortunatamente aveva la sua zanpakuto con se, anche se non poteva, in un modo o nell’altro, avrebbe cercato di fermarlo se avesse varcato la soglia della porta. Nella mano destra teneva stretta la katana, mentre la porta iniziava ad aprirsi, lentamente.
Se doveva contrattaccare di certo non poteva farlo da seduta, doveva alzarsi. E ci riuscì al primo tentativo. L’adrenalina le scorreva nelle vene. La porta si spalancò ma all’improvviso portando con sé un vento gelido. La sua intuizione, purtroppo, era corretta:era uno shinigami. Teneva la katana insanguinata nella mani, minaccioso. Dallo stupore che il suo viso mostraav, forse credeva che in quella stanza  ci fosse Byakuya Kuchiki e , invece, aveva trovato una donna incinta.

Quella stanza era troppo sorvegliata perché lei fosse una semplice shinigami. Intuì che doveva trattarsi della sorella e si avventò su di lei con rabbia. Rukia, nonostante avesse perso la forza nei movimenti,sfoderò con agilità la zanpakuto e richiamando tutte le forze a sé lo trafissi in pieno petto. Dallo shinigami si era sprigionato un urlo di dolore; l’aveva sottovalutata.
Si accasciò a terra in una pozza di sangue. Rukia era stanca, ma sollevata. Aveva protetto la sua famiglia e lei stessa anche in quelle condizioni.

Passi affrettati e veloci si dirigevano verso la sua stanza. Ichigo arrivò sulla soglia della porta e vide lo shinigami morto sul pavimento. I suoi occhi cercavano subito Rukia.
Era in piedi con la katana in mano e sorrideva. Ma quel momento durò poco.
UN dolore acuto l’aveva colpita all’improvviso e le gambe avevano ceduto. Lasciò cadere la katana, per portare entrambe le mani al grembo. I suoi occhi erano stretti per il dolore e gridava. Ichigo le si accostò immediatamente con sguardo atterrito. *Rukia!* esclamò con tono spaventato.
La veste bianca che indossava aveva una chiazza di sangue. *Il bambino!* gridò Rukia in preda all’intento dolore.
Quelle urla disperate avevano fatto accorrere Byakuya e Renji.
Finalmente Ichigo si decise. LA prese in braccio e si diresse verso l’uscita.

*E’ arrivato il momento* disse a Byakuya e a Renji e si diresse verso la 4° divisione con Rukia che si contorceva tra le sue braccia.
Non sopportava di non poter mettere fine a quel suo straziante dolore, ma forse era il momento che si abituasse perché quella notte non sarebbe stata facile per lei, né per lui.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** L'inaspettato momento ***


* Ormai la luna dominava incontrastata il cielo nero della notte. Ichigo era arrivato finalmente alla 4° divisione dopo qualche minuto di tragitto in cui aveva assistito Rukia mentre urlava per l’incessante dolore. La divisione era deserta.
Ichigo non vedeva nessun shinigami a cui potesse chiedere aiuto. L’unica speranza era riuscire a trovare i capitano Unohana; questo pensiero gli sfiorò la mente quando all’improvviso la vide dinanzi a sé, accompagnata dal vice-capitano Kotetsu.
*La prego, Capitano Unohana, l’aiuti!* esclamò Ichigo.

Il capitano si era precipitato subito ad esaminare le condizioni della shinigami e ne aveva dedotto che il bambino stava per nascere. Immediatamente la fece sistemare su un lettino e la portò con sé, lasciando Ichigo ad aspettare.
* Aspetti, voglio venire anche io!* aveva urlato, ma il capitano Unohana fece finta di non aver sentito e continuò a camminare accostata al lettino che il vice-capitano Kotetsu spingeva.

Ichigo sentiva cosa fosse di preciso.
Un misto di paura e di gioia, rabbia e serenità che stava per esplodere. Non aveva mai provato tante emozioni in così poco tempo.
Eppure il bambino non doveva nascere adesso; mancava ancora un mese. Se solo fosse arrivato in tempo, quello shingami non…
Digrignò i denti e scrollò la testa. Non pensare a questo adesso. Era il momento di fare ciò che riteneva più giusto.
Si sarebbe reso utile nel momento del bisogno e sarebbe stato al suo posto ad aspettare quando era d’intralcio. Lo doveva fare per il bene di Rukia.
Doveva riuscirci per il bene del suo bambino.

Rukia era stata portata in una stanza molto simile a quella della volta precedente. Il vice.capitano Kotetsu le stava parlando ma lei non riusciva a capire cosa stesse dicendo.
Il dolore le aveva offuscato i sensi. All’improvviso un sospiro di sollievo.
Inspirava ed espirava, lentamente.
Probabilmente le avevano dato qualcosa affinchè il dolore si calmasse,e adesso aveva riacquistato i sensi.
*Vedo che stai meglio..* le dissi sollevata il vice.capitano Kotetsu. *Si..* rispose Rukia sorpresa* ma cosa mi è successo?* le chiese.
* Sei entrata in una fase in cui il bambino si sta posizionando per uscire..* le spiegò con calma e pazienza.
Gli occhi di Rukia si spalancarono. Non era quella la data stabilita per il parto e ancora non era pronta.
Forse era inutile preoccuparsi e farsi problemi, tanto sarebbe andata comunque così.
* Grazie, vice-capitano Kotetsu.* disse Rukia accennando un sorriso che in quelle condizioni non le veniva per niente facile.
Il primo passo lo aveva superato e cioè l’atroce dolore provato fino a pochi minuti fa.
Adesso bisognava aspettare che il bambino si sistemasse e poi..Beh, questo non lo sapeva ma di certo sarebbe stato meno doloroso , o almeno lo sperava.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** La felicità di Ichig. ***


Rukia aveva trascorso le ore successive ad aspettare. Il capitano Unohana le aveva permesso di far rimanere Ichigo. Le accarezzava il viso e le stringeva la mano. Voleva farle capire che le era vicino e le sarebbe stata vicino qualunque cosa fosse successa. Rukia ormai era tranquilla. Si era rassegnata all’idea che da un momento all’altro il bambino sarebbe nato, così all’improvviso. Il dolore era scomparsi. Soltanto qualche lieve fitta, ma niente di preoccupante. Insieme, Ichigo e Rukia, attendevano impazienti.
 
Il chiarore dell’alba iniziava a farsi vivo all’orizzonete, il sole stava per sorgere. Rukia dormiva e Ichigo, appoggiato sul bordo del lettino,  la osservava incantato. Di colpo Rukia si svegliò portando le mani al grembo. Il suo viso si era contratto in un’espressione di dolore. * Tutto bene?* le chiese con tono preoccupato Ichigo.
*Sarà un’altra di quelle fitte, ora passa* gli rispose a stento. In effetti era così. Il dolore era svanito per poi ritornare sempre più violento. La porta si aprii ed entravano il capitano Unohana e il vice-capitano Kotetsu che subito controllano Rukia.

*Ci siamo!* esclamò il capitano Unohana con un sorriso. Lo sguardo di Ichigo era atterrito. Era giunto il tanto atteso momento. Le contrazioni si facevano sempre più frequenti. Ichigo non l’avrebbe abbandonata stavolta, glielo aveva promesso. Rukia era pronta a dare la prima spinta. Nella sua mano teneva stretta quella di Ichigo. Mentre spingeva urlava disperata in preda al dolore. Le unghie della sua mano si erano conficcate nella carne di Ichigo, ma a lui non gli importava. In confronto a quello che stava provando lei, era niente. Continuava a spingere ed a urlare. La fronte era imperlata di sudore.

*Un ultimo sforzo!* lo incitò il vice-capitano.
Rukia raccolse tutte le sue forze, si piegò in avanti e spinse più che potè. Il suo corpo non ne poteva più.
Si lasciò andare, stremata, ma all’improvviso sentì qualcosa. Era il pianto di un bambino, anzi del suo bambino. Lo voleva vedere tenere in braccio ma non ce la faceva.
Chiuse gli occhi col sorriso sulle labbra.
Ichigo guardava sconvolto il capitano Unohana, mentre teneva fra le sue braccia quel minuscolo esserino.
* Il mio bambino..* aveva sussurrato , quasi in estasi.

*La tua bambina Kurosaki-san* gli disse il capitano Unohana porgendo la piccola verso di lui.
D’istinto Ichigo tese le braccia. Era così fragile e indifesa.
La guardava negli occhi color nocciola e sorrideva. Quella bambina era la creatura più bella che avesse mai visto ed era sua figlia.

*La mia bambina..* sussurrò e le diede un bacio sulla fronte mentre già la piccola si era addormentata tra le sue braccia.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Benvenuta! ***


Era mattina inoltrata e la notizia della nascita della bambina aveva fatto accorrere alla 4° divisione un mucchio di gente. Capitani, vice-capitani, amici e parenti scalpitavano nell’attesa di vedere la neonata. Il clima era sereno e spensierato. Avevano tanto atteso quel momento.
Rukia dormiva, ignara di quello che stesse accadendo fuori dalla stanza. All’improvviso i suoi occhi si dischiusero lievemente. Si trovava ancora lì, distesa su quel lettino ma il suo pancione era scomparso. Il ricordo sfocato le saltò alla mente. Gli ultimi istanti era stati i peggiori ma ce l’aveva fatta.
Sbarrò gli occhi, dov’era il suo bambino? Iniziò a guardarsi intorno, allarmata e preoccupata. La porta davanti a sé si aprì lentamente facendo scorgere una testa color carota. Ichigo! Esclamò Rukia nella sua mente. Sorrideva benevolmente verso le sue braccia strette al petto. Un fatto si intravedeva tra le sue forti braccia. Le lanciò un sorriso sollevato.
Le si avvicinò e le porse il piccolo fagottino rosa. Rukia era senza parole. Era la sua bambina . Le braccia dapprima timorose divennero più forti e strinsero la presa attorno al corpicino. Era piccola e bellissima. Gli occhi color nocciola le ricordavano quelli di Ichigo. La sfiorò piano, quasi con timore che il suo tocco potesse danneggiarla. La sua pelle era così morbida e bianca. Rukia sorrise. Non avrebbe mai pensato di dare alla luce una creatura così perfetta.

Finalmente aveva una famiglia. Ichigo la osservava cingendo con un braccio le spalle. Il suo viso esprimeva ciò che il suo sorriso non poteva dire. D’improvviso si piegò sulla testa di Rukia e la baciò dolcemente. Quel bacio era un “grazie”. Grazie per aver dato alla luce sua figlia, grazie per essergli stata accanto. Entrambi non riuscivano a proferire parola, incantati dalla neonata.
Era il perfetto quadro familiare che avevano sempre sognato. Ma l’atmosfera venne interrotta da qualcuno che bussò freneticamente quasi come fosse stato costretto, quando invece avrebbe voluto sfondare la porta, e farne a meno. I volti di Ichigo e Rukia non fecero molto caso a quel rumore ma quando sentirono la porta aprirsi la loro attenzione si spostò per un attimo.
 
La prima ad entrare e probabilmente anche colei che aveva bussato era proprio il vice-capitano Matsumoto, che impaziente si era precipitata ai piedi del letto per vedere la bambina. Al suo seguito entrarono il capitano Kyoraku e il capitano Ukitake, Renji e Byakuya, Hinamori e il vice-capitano Ise, il capitano Hitsugaya e persino il capitano Soifon. Quella nascita doveva essere stata davvero un evento straordinario. 

Tutti circondavano il letto su cui era sdraiata Rukia e fremevano d’impazienza nel vedere la piccola. * Kawaii!* dissi con voce stridula il vice-capitano Matsumoto mentre la teneva in braccio. Cercava di passarla nelle braccia dell’inesperto capitano Hitsygaya il quale temendo di farle del male, la teneva a debita distanza da sé, suscitando la risata dei presenti.
Vedendolo in difficoltà Hinamori la accolse tra le sue braccia e la cullò per un po’ cantando parole dolci. Finalmente la creaturina arrivò al capitano Kyoraku che disse:* Proprio una bella bambina!*. L’unico che non aveva avuto l’onore di vederla era suo fratello Byakuya. La prese tra le braccia e la guardò con il suo solito sguardo che sembrava gelido.
Di colpo alzò la testa verso Ichigo. * Mi chiedo come una bambina così bella possa essere tua figlia, Kurosaki* dissi con tono calmo e pacato lanciando una vistosa frecciatina. Ichigo strinse i denti e i pugni abbassando la testa. Doveva aspettarsi una battuta del genere da Byakuya. Tutti scoppiarono a ridere compreso Ichigo.

*Ma come si chiama?* esordì all’improvviso Renji. Fino a quel momento nessuno dei due aveva pensato al nome da darle. Rukia ci riflettè per un attimo. La prima cosa che gli venne in mente fu la madre di Ichigo. Ricordava bene quando lui gliene aveva parlato a costo di ritornare il dolore sepolto da molti anni. Sua madre era bellissima ed era una donna dall’animo gentile. Aveva deciso! L’avrebbero chiamata come lei.
* Si chiama Masaki..* risposte con un sorriso.Il cuore Ichigo si fermò per un istante al sentir pronunciare quel nome, il nome di sua madre. Si voltò verso di lei e le prese la mano. * Si, Masaki..* disse con tono commosso. Ichigo non pensava che si sarebbe ricordata di sua madre. Ciò gli faceva molto piacere e ancora di più il fatto che le aveva dato il nome di sua madre lo rendeva felice.
 

La giornata proseguì con un degno festeggiamenti della nascita.
La neonata era già diventata la cocca di tutti. Finalmente Ichigo, Rukia e la piccola Masaki erano una famiglia felice.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Parole di conforto. ***


La nascita della bambina aveva provocato un movimento generale del Gotei 13. Era come se la bambina avesse portato qualcosa di nuovo, in fondo non era la prima volta che accadeva una cosa del genere, ma sembrava che fosse proprio così. Ichigo e Rukia non facevano altro che passare intere notti a vegliare sulla piccola Masaki la quale continuava a piangere senza sosta. Nonostante fossero stanchi e avessero decisamente bisogno di dormire i due neo genitori non disperavano, anzi per loro era quasi una gioia accudirla.

 I giorni,le settimane, i mesi passarono più velocemente di quanto avessero mai pensato. La bambina cresceva a vista d’occhio ed era sempre tra le braccia di qualche capitano che la coccolava e la viziava. I lineamenti cominciavano a farsi sempre più chiari e iniziava ad assomigliare sempre più a Rukia, ma quegli occhi erano inconfondibili. Il capitano Unohana non faceva altro che ripeterle che quegli occhi l’avrebbero fatta riconoscere ovunque ancora prima che si presentasse. Ed era vero!
I capelli nero corvino le ricadevano ormai sulle spalle, ribelli proprio come il suo carattere vivo e frizzante. Quando aveva iniziato a camminare per il Seiretei era diventata un pericolo ambulante. Se ne andava in giro a trovare tutti i suoi amici, i capitani e gli shinigami che conosceva, facendoli sorridere continuamente. Era fonte di allegria per tutti. 

Ben presto Rukia cominciò a spiegarle le regole fondamentali del Seiretei e cosa avrebbe fatto appena avrebbe compiuto gli anni necessari per entrare nell’Accademia degli Shinigami. Masaki era sempre stata a contatto con gli shinigami, con gli allenamenti e non vedeva l’ora davvero di iniziare. Faceva di tutto per cercare di accelerare i tempi, ma invano. I genitori erano stati chiari su questo punto. “Niente combattimenti fino all’Accademia!”.
Eppure il suo desiderio di combattere era forte e fremeva dentro di lei. Ne aveva preso proprio dal padre! Anche il capitano Soifon le aveva promesso che le avrebbe svelato delle tecniche di base prima di entrare all’Accademia cosìcchè fosse già iniziata. Tutti erano impazienti di vederla sul campo di battaglia. In fondo lei era il frutto della forza, della determinazione della reiatsu di Ichigo e dell’eleganza, la bellezza della reiatsu di Rukia. Doveva essere uno spettacolo vederla in azione. E tutti aspettavano con ansia questo giorno e per questo non voleva assolutamente deluderli e di certo non l’avrebbe fatto.

Qualche anno dopo…

*Mamma!* urlò Masaki dal retro della sua stanza. Sembrava agitata e fremeva. Rukia arrivò e la vide agitarsi per il giardino ormai quasi distrutto dalla sua agitazione. La guardò stranita. * Che succede Masaki?* le chiese con tono preoccupato. Lei la guardo con sguardo deciso e quasi irritato, come se dovesse essere ovvia la risposta. Ma proprio Rukia non capiva. Quello sguardo così deciso la faceva quasi barcollare. Era spaventoso il modo in cui ricordava quello di Ichigo! Poi d’un tratto si ricordò. Il  viso di Rukia si addolcì in un sorriso di conforto. * Masaki, andrà tutto bene..* le dissi con voce dolce e materna avvicinandosi.
IL viso di Masaki non sembrava essersi tranquillizzato a quelle parole così calme e sicure,ma almeno sembrava che il suo corpo si fosse calmato e adesso stava ferma di fronte alla madre in attesa di qualcosa. Rukia le venne accanto e le mise un braccio attorno alle spalle, stringendola a sé. E finalmente Masaki ebbe il coraggio di parlare, di confessare cosa l’agitava. * Non ce la farò mai, mamma. Non passerò mai le selezioni e non diventerò mai una shinigami!* disse tutto d’un fiato abbassando la testa per lo sconforto. 

Rukia immaginava si trattasse di questo. Oggi era il giorno che aveva atteso da anni per fare l’esame ed entrare nell’Accademia degli Shinigami. Adesso aveva l’età giusta. Rukia le sfiorò i capelli delicatamente con la mano e le baciò la testa. Poi la prese per le spalle e la scrollò, guardandola negli occhi. Doveva rialzarsi, doveva riprendersi. Questa era la sua unica occasione e doveva dare il meglio di sé.
*Masaki..* iniziò con tono autorevole ricordando per qualche istante quello di suo fratello Byakuya. La ragazza la guardò dritta negli occhi cercando di sostenere lo sguardo pesante che la madre le stava rivolgendo. Rukia strinse ancora di più la presa attorno alle braccia.* Tu hai un grande potenziale e un grande futuro davanti a te. Devi solo avere coraggio e andare a fare l’esame dando il meglio. Dai tutto quello che puoi,fino all’ultima goccia del tuo reiatsu, fai una buona impressione. * il tono di Rukia continuava ad essere duro e freddo, ma Masaki continuava a sostenere il suo sguardo autoritario. Sapeva già tutto quello che la madre le stava ripetendo, ma come motivazione non le bastava. Il suo viso si contorse in una smorfia infantile poco convinta.

Rukia sospirò e lasciò la presa forte.* Masaki, tu discendi da una delle più nobili famiglie che il Seiretei abbia mai avuto, una delle più valorose. Nel tuo sangue scorre il reiatsu di tuo padre, Masaki. Sai già la storia di tuo padre, l’hai sentita raccontare tante volte ormai è inutile che te la ripeta. E hai la determinazione di tuo padre, la forza, l’energia. Non puoi perdere.* le disse con un sorriso benevolo. * Mettiamola così. I tuoi geni non ti permetteranno di perdere, ecco tutto!* continuò con una risata.

Il volto di Masaki sembrava essersi sciolto insieme a quello della madre. Sulle sue spalle portava il fardello della famiglia Kuchiki ma anche della potente reiatsu di suo padre. Era vero, non poteva perdere! Suo padre aveva combattuto al tempo con la maggior parte dei  capitani e li aveva sconfitti. Non poteva deluderlo e non l’avrebbe fatto!
Il suo sguardo si impostò. Era determinato, convinto, preciso. Adesso era pronta. * Grazie, mamma. Farò del mio meglio, te lo prometto!* disse sorridendo. Le diede un bacio distratto sulla guancia e si diresse correndo verso l’uscita della stanza.

Ce la poteva fare. Tutto era dalla sua parte.

“Papà, ti renderò fiero di me!” disse orgogliosamente e con entusiasmo nella sua mente. E continuò a correre verso la sua meta, il cortile dell’Accademia degli Shinigami.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** L'Accademia. ***


Correva. Le caserme delle varie divisioni passavano accanto a lei come immagini sfocate. Guardava dritto davanti a lei, decisa ad arrivare all’Accademia. Non distava molto da casa sua, ma non voleva assolutamente arrivare dopo gli altri shinigami. Aveva aspettato questo giorno da quando aveva iniziato a capire cosa significasse essere uno shinigami. Era cresciuta insieme a loro e di certo non poteva volere altro nella sua vita che diventare uno di loro. Dentro di se sentiva come un vuoto che la stava per risucchiare. Era l’ansia e l’agitazione che premeva dentro di lei.

Ma ormai era troppo tardi per i dubbi o i ripensamenti. Vide davanti a se il cancello imponente dell’Accademia. A quanto le aveva raccontato il capitano Kyoraku l’esame era sostenuto nell’arena dell’ingresso. Vi sarebbero stati due shinigami a esaminare ognuno degli aspiranti shinigami. Man mano rallentò fino a camminare. Si sistemò il kimono e si mise una ciocca ribelle dietro le orecchie. Varcò la soglia dell’ingresso un po’ spaventata. Si guardò intorno cercando qualche viso familiare me sembrava che non conoscesse nessuno. In effetti coloro che vedeva lì venivano dal Rukongai e lei non ci era mai stata. 

Si mescolò presto tra gli altri aspiranti guardando davanti a se. Non sapeva cosa le avrebbero chiesto di fare ma qualunque cosa fosse ci avrebbe provato. Si era allenata tanto con suo padre. Le aveva insegnato le basi del combattimento ma lei era sicura che non era abbastanza. Non riusciva ancora a raccogliere il suo reiatsu anche se si era allenata tantissimo per farlo. Sua madre le aveva detto che ancora era presto e che non doveva affrettare le cose ma..Lei non ci credeva! Strinse i pugni e in quel momento entrarono due figure. Il brusìo tra la folla si calmò all’istante e tutti fissarono quelle figure nell’ombra. Cerco’ di sporgersi per vedere chi fossero ma era troppo bassa per vedere qualcosa. Si intrufolò in mezzo alla folla e passò un po’ avanti. Poi qualcuno parlò. Quella voce..Sbarrò gli occhi e si bloccò. “Non può essere!” 

Quella voce era quella del capitano Hitsugaya. Era inconfondibile! Si drizzò e finalmente potè vedere qualcosa. La sua testa argentata spuntava sopra tutte le altre. Aveva l’aria seccata e scostante. Accanto a lui v’erano altri due shinigami e il vice-capitano Matsumoto. “Non mi avevano detto che era uno dei capitni a fare l’esame!” esclamò allarmata nella sua mente. Adesso era terrorizzata. Lui era uno dei capitani più forti e possedeva una delle zanpakuto più potenti della Soul Society. Il suo respiro si fece affannato.

*Sarò io ad esaminarvi quest’oggi. Purtroppo vi è stato un inconveniente spiacevole che ha trattenuto gli insegnanti. State pronti, tra poco inizieremo.* aveva parlato con il suo solito tono freddo, con gli occhi chiusi e con aria annoiata.Masaki immaginava quanto gli fosse costato essere lì. Lui odiava queste situazioni e preferiva non averne niente a che fare. Evidentemente avevano scelto lui per un motivo ben preciso. La sua agitazione aumentava. Sapeva benissimo che non l’avrebbe fatta passare soltanto per il puro e semplice fatto che si conoscevano fin da quando era nata. Non le avrebbe reso le cose facili.

Il vice-capitano Matsumoto li aveva fatti disporre in dei gruppi e quando aveva visto che c’era anche Masaki le aveva strizzato l’occhio. Lei le aveva risposto con un piccolo sorriso di rimando sperando che non si accorgesse la preoccupazione e l’ansia che nascondeva. Il gruppo con cui era capitata sembrava tranquillo ma tutti erano concetrati per il loro obbiettivo, ovvero superare le selezioni. Ed è quello che voleva anche lei del resto. Poco tempo e sarebbe toccato a lei. Man mano che i suoi compagni venivano giudicati la sua ansia cresceva. Il capitano chiedeva cose diverse a tutti e combatteva con loro in modo diverso ogni volta. Più che combattere era un attacco che sembrava facile da schivare, parare ma in realtà non lo era affatto. Soltanto chi era dotato di particolari capacità, appunto le capacità da shinigami, ne era capace. 

Con Ichigo, Masaki aveva provato mille volte un attacco ma non riusciva a schivarlo del tutto. Fino ad adesso tutti quelli che avevano provato l’esame, ce l’avevano fatta brillantemente. Prese un respiro. Adesso toccava a lei. Appena il capitano la vide avvicinarsi alla postazione sgranò gli occhi. Non si aspettava che si presentasse così ..presto! * Masaki?* disse a mezza voce. Lei si voltò e sorrise imbarazzata. Lui scosse la testa.* Ti sei preparata?* le disse con la testa china. A quella domanda Masaki spalancò gli occhi.* S-si, perché?* chiese non riuscendo a capire dove volesse arrivare.

Il capitano Hitsugaya alzò gli occhi cristallini verso di lei.* Perché non sarà facile e non credere che ti renderò le cose una passeggiata!* disse sorridendo. Le sue parole la fecero sobbalzare. Ma del resto sapeva che era così perciò non era una novità. Sorrise. * Cominciamo!* le disse a voce più alta, e ufficiale.
 Camminò in avanti e lei lo seguì. La cosa la spaventava parecchio ma dentro di se sentiva scorrere qualcosa.
Sentiva una strana sensazione, quasi di piacere.

Sorrise andando a prendere la sua postazione.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=752918