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Anno 1924. Hadolf Hitler
era appena stato scagionato e stava pian piano ricostruendo il proprio partito.
Nel mondo stava per succedere qualcosa, qualcosa di
grande.
In quei tempi,
la Germania
si trovava in crisi. In prezzo del cibo era salito vertiginosamente e la gente
povera si rivoltavaaccecata
dall’odio verso il proprio governo.
L’esercito reclutava sempre
più Alchimisti da mandare nelle città per mantenere l’ordine e qualche volta si
ricorreva anche all’uso della violenza
Mentre nelle grandi città
succedeva questo, nelle campagne la vita scorreva più
tranquilla.
La gente si guadagnava da
vivere producendo e coltivando il cibo con le proprie mani, ignaro, a volte, di
ciò che succedeva a qualche chilometro di distanza.
Proprio in una di quelle
vie, piene di sassi e di fiori, una macchina stava correndo ad una velocità
piuttosto elevata.
Ad un tratto si fermò.
Aveva appena parcheggiato accanto ad una casa graziosa, circondata da un
giardino in fiore.
Colui che guidava la
macchina scese:
era un ragazzo di 19 anni.
Aveva i capelli di un biondo molto scuro, lunghi e legati in una coda, gli occhi
color dell’oro dallo sguardo dolce ma allo stesso tempo
penetrante.
Indossava la tipica
uniforme da militare blu con, messe sul petto, varie medaglie di ogni
genere.
- Winry!-chiamò – Winry! –
- ED!ED! Fratellone!!!!!!
–
Il giovane si girò-Al! -disse sorpreso
- ciao! Fratellone! Winry è
dentro casa! Sta preparando il pranzo! -disse Al
- capisco… - disse
Ed
- allora? Com’è andato il
lavoro?- chiese
Al
- ah…non ora per
favore…devo ancora riprendermi dalle battutine che oggi ha fatto Roy sul mio
conto….- sospirò
- a proposito… - disse Al
mentre si apprestavano ad entrare in casa-sei rimasto di “quella misura”? – chiese
timidamente
- DI…DI “QELLA
MISURA”?????!!!! -esclamò Ed
sbalordito
- si insomma…..sei
cresciuto un po’ ultimamente? -
- MA!MA!MA! AAAAAL! COME TI
PREMETTI!! CERTO CHE LO SONO!!!-
urlò Ed in modo isterico. Era una delle sue tante reazioni violente che aveva
quando si parlava della sua altezza, Infatti, era ben noto che Alphonse, suo
fratello minore, fosse più alto di lui di ben quasi 10
centimetri.
- va bene! Ma non ti
arrabbiare così!-chiese
Al
Intanto Winry, la migliore
amica di Ed e Al stava preparando uno stufato di carne che aveva l’aria di
essere davvero buono.
- Winry! Sono a casa! – la
chiamò Ed
- ED! CHE SORPRESA! – urlò
lei – è raro trovarti a casa ultimamente… -
- spiritosa! È perché ho
tanto lavoro! – disse Ed stizzito
- già…..colonello! ancora
non ci credo!- sospirò la
ragazza
- tsk! Sai che roba…..se
solo sapessi che vuol dire non mi loderesti tanto! -
- mica ti sto lodando! –
disse lei cominciando ad arrabbiarsi
- e allora che diamine
vuoi! -
- io?! Assolutamente
nulla!! -
- calma calma!- intervenne Al – non litigate! Proprio
oggi! -
- e chi litiga! – disse ed
scocciato sedendosi su una sedia
- mhp! – esclamò Winry
-io non volevo litigare…
-
- uff…. – sospirò Al –
faccio ancora fatica a credere che vi siate fidanzati e che tra un po’ vi
sposiate pure! -
Ed e winry si guardarono,
all’inizio con viso imbronciato, ma poi pian piano si misero a
ridere.
- vabbè! Lasciamo stare… -
disse Winry allegra- è pronto -
Tutti si sedettero e
cominciarono a mangiare
- fratellone! -disse Al
all’improvviso
- che c’è? -
- non ci hai ancora detto
com’è andato il lavoro -
- beh…- cominciò Ed posando
la forchetta e guardando Winry e Al – ultimamente l’esercito recluta sempre più
alchimisti!-
- davvero? -chiese Winry –
come mai? -
- in città ci sono
parecchie bande di rivoltosi…si insomma…gente povera…sono disperati! Non c’è più
cibo in città e occorrono nuovi uomini per dare aiuto all’esercito -
- non si può fare qualcosa?
– chiese Al
- il possibile è stato già
fatto….ora poi! Hitler sta ricostruendo il partito…ci aspettano tempi duri –
sospiròEd
- pensi che tra non molto
scoppierà un’altra guerra? -disse
Winry
- non lo so….. beh! – disse
Ed alzandosi all’improvviso
- fratellone dove vai? –
chiese Al
- devo tornare in
città…..Roy ha bisogno di me per le nuove reclute…dobbiamo istruire i nuovi
alchimisti…. -
- Ma devi ancora finire di
mangiare! -esclamò Winry guardando
il piatto del ragazzo
Edle si avvicinò e delicatamente le diede
un bacio sulla guancia
- grazie ma…non ti
preoccupare! Era tutto delizioso! -
- o..ok! – disse Winry
diventando rossa
- bene! Al! Ci vediamo
stasera! – disse Ed rivolto al fratello
Si guardava intorno. Quella
città era molto diversa da come l’aveva vista la prima volta: era successo
quando aveva 11 anni. Allora ,con suo fratello Alphonse, era venuto a sostenere
l’esame per diventare Alchimista di Stato.
Prima di quel periodo la
vita dei due fratelli era stata scossa da avvenimenti tristi: l’improvvisa morte
della madre, il tentativo di riportarla in vita tramite una trasmutazione e la
perdita dei loro corpi.
Ed aveva perso il braccio
destro e la gamba sinistra mentre Al l’intero corpo, era questa una delle
ragioni per cui loro avevano tanto cercato la Pietra filosofale, che secondo la
leggenda era in grado di fare qualsiasi cosa.
Alla fine ci erano
riusciti: Al aveva recuperato il proprio corpo mentre Ed, però, aveva dovuto
rinunciare ai suoi arti perché ciò avvenisse.
Ma nonostante ciò, ora la
loro vita scorreva tranquilla e serena.
- Eccomi - disse Ed entrando in un ufficio al quarto
piano di un grande edificio
- Alla buon ora Full Metal!
-
Lì, seduto davanti a Ed,
c’era il colonnello, o per meglio dire, il generale, Roy
Mustang
- non ho nemmeno pranzato
come si deve per colpa tua! – esclamò Ed sedendosi sulla poltroncina posta di
fronte alla scrivania di Roy
- oh…mi dispiace! – disse
Roy sarcastico – comunque… -
Roy pose a Ed un foglio con
scritti vari nomi, circa 100…
- che roba è? – chiese Ed
leggendo il foglio
- sono tutti gli alchimisti
di stato selezionati questa mattina -
- ah si? E cosa ci dovrei
fare? – chiese Ed stizzito
- istruirli! Fargli capire
chi comanda! Insomma….addestrarli se preferisci! -
-va bene…vedrò che posso
fare… -
Mentre Ed si alzava per
uscire, Roy lo fermò
- Full Metal! -
- si…che c’è? -esclamò Ed un po’
scocciato
- dovrai metterti questa
d’ora in poi…-
gli diede una spilla, una
spilla che raffigurava due “s” incrociate.
Ed la guardò, e poi fissò
Roy.
- io…io non la metto! -
- devi metterla! - -ordinò
Roy
- perché? – chiese
Ed
- è stato ordinato da
Hitler in persona! Ogni membro dell’esercito la deve indossare. È il simbolo del
nostro governo! -
- tsk! E da quando prendi
ordini da quel pazzo?! -
Roy lasciò cadere la spilla
e prese Ed per un braccio, il braccio destro.
- cosa credi Full Metal? –
disse- nemmeno io vorrei mettermi
questa spilla e fare ciò che lui vuole ma non ho altra scelta!....nessuno di noi
ha più scelta ormai! -
- LASCIAMI!! –urlò cercando
di liberarsi dalla presa del generale
- no ora mi stai ai
sentire! Qui c’è la guerra! Guerra capisci? Ora essere un alchimista non ha più
lo stesso significato di una volta! e se questo non ti va bene beh….ne pagherai
le conseguenze! -
Detto questo Roy lasciò la
presa e raccolse la spilla. Ed lo fissava con aria di
sfida.
- prendila ora! – disse Roy
ponendogliela una seconda volta
Ed allungò la mano,
esitava, ma d’altronde doveva prenderla.
- bene! E ora fuori di qui!
Ho altre cosa a cui pensare… - ordinò
Ed si apprestò ad uscire,
ma prima si voltò verso il generale
- Roy….Generale! questa
volta ha vinto lei! – disse ed
- Full Metal…- cominciò
Roy
- ma… - continuò Edward,
stringendo la spilla – sappia…che non sono questi i principi per combatterò in
futuro! Il governo di Hitler prima o poi cadrà! E in questo mondo giustizia
verrà fatta! -
Detto questo uscì sbattendo
la porta. Roy intanto, pensieroso, fissava il cielo fuori dalla finestra, era
azzurro, azzurro come sempre.
- anche i miei
principi…Full Metal….sono identici ai tuoi… - sospirò
- ATTENTI! – aveva appena
urlato il tenente Havoc ai giovani, nuovi Alchimisti di Stato- ora vi presento colui che d’ora in poi
vi insegnerà cosa vuol dire essere un Alchimista di Stato! Il colonnello Edward
Elric!-
Ed usci allo scoperto
mostrandosi ai suoi allievi.
Molti si stupirono per la
giovane età del presunto colonnello, ma soprattutto per il fatto che avesse un
braccio di metallo, ben visibile anche avendo la divisa.
- mi raccomando!-esordì Havoc – portategli rispetto! Nonostante la sua età sa essere molto
severo! Non sottovalutatelo! -
Tutti rimasero a bocca
aperta
- grazie Havoc…. – disse Ed
– ora puoi andare… -
- signorsì colonnello!
-disse Havoc e se ne andò,
lasciando Ed con i nuovi arrivati.
Li guardò negli occhi uno
per uno. Cercava di capire quali motivazioni potessero aver spinto tanti giovani
a diventare Alchimisti in tempi come quelli…
- bene! – cominciò Ed – mi
chiamo Edward Elric e sarò il vostro comandante nelle varie spedizioni,
battaglie che avverranno in futuro! Allora…qualche domanda? -
Nessuno rispose. Erano
tutti perplessi. Solo uno ebbe il coraggio di alzare la mano: era un ragazzo di
15 anni, aveva i capelli castani e gli occhi azzurri, molto magro e
slanciato.
- mi dica signor…- cominciò
Ed guardando il nome del ragazzo sul foglio datogli da Mustang - Ivan Heichdico bene? -
- si signore! – disse Ivan
in tono solenne- volevo sapere il
perché lei è diventato colonnello nonostante le sua età..-
Ed lo guardò sorpreso –
semplicemente perchè ero considerato un abile alchimista – disse
infine
- ho sentito dire che da
queste parti la chiamano…Full Metal Alchemist è vero?-
- non lo nego.. .– sospirò
Ed
- se posso…signore…come mai
la chiamano così? -
- … - Ed non rispose
subito. Era stupito da una domanda del genere. La voglia di capire che aveva
quel ragazzo gli ricordava lui quando era appena diventato alchimista – mi
chiamano così perchè… -
Ed si sfilò la parte sopra
della divisa e fece vedere l’automail del suo braccio –
Tutti, compreso Ivan,
rimasero sbalorditi
- perché sono stato
maledetto! – concluse il colonnello – e ora se volete scusarmi…-
Ed uscì a gran velocità
dalla porta sul retro dell’edificio e si sedette appoggiato all’alto muro dove
per parecchio tempo anche lui si era esercitato.
Lì
pianse.
- colonnello…. –
Ed si girò di scatto: era
Ivan
- va…va tutto bene? –
chiese timidamente
- ah…si! – disse Ed
alzandosi da terra e asciugandosi le lacrime
- volevo chiederle
scusa…per prima… - disse il ragazzo
- e per cosa? – chiese Ed
stupito
- beh…per averle fatto
quelle domande indiscrete sul suo conto! -
- non ti preoccupare…è
risaputo che i giovani abbiano questa voglia di sapere tutto.. – esclamò Ed un
po’ seccato
Ivan abbassò lo sguardo dal
suo volto e Ed capì di aver esagerato
- ehi…Ivan! – esclamò
sedendosi di nuovo sull’erba umida
- dica colonnello? – disse
Ivan
- siediti un po’ con me…-
disse Ed con un sorriso
- ehm…si.. – e anche Ivan
si sedette
Per un po’ restarono in
silenzio, Ed guardava il cielo mentre Ivan guardava costantemente il braccio
meccanico del suo colonnello.
- prima… - cominciò il
ragazzo-prima ha detto di essere
stato maledetto.. -
- non mentivo… - disse Ed
pensieroso
- ma…come…come ha fatto…se
se posso permettermi? -
- quando avevo 11 anni…. –
iniziò Ed- ho tentato di
trasmutare un essere umano… -
- eh?! – chiese Ivan
stupito – ma la trasmutazione umana non dovrebbe essere.. -
- proibita. È vero…- lo interruppe Ed – ma a quel tempo
pensavo che avrei potuto farcela anche se la legge non lo permetteva…e a causa
della mia stupiditàbeh….abbiamo
pagato a caro prezzo quella trasmutazione. -
- abbiamo? – chiese
Ivan- lei e chi?
-
- io e mio fratello
minore…Alphonse...- sospirò Ed
- ma…- cominciò Ivan, ma
Edward lo zittì
- ehi! Ehi! Quante domande!
– sorrise – sei proprio curioso lo
sai? -
- ehm… - esclamò Ivan
diventando rosso –me lo dicono spesso.. -
- sai Ivan…tu mi ricordi me
quando avevo la tua età…-
-eh? Lei? – chiese
stupito
- si…anch’io avevo voglia
di scoprire cose nuove e di riuscire a svelare i più oscuri misteri di questo
mondo…ero pieno d’energia allora… -
-beh…ma mi scusi signore…
-
- dimmi? – chiese
Ed
- lei non è vecchio….voglio
dire…ha 19 anni no? Ha ancora energia! -
- ahahahahah!-cominciò a ridere a più non posso-si! Hai ragione!! Ahahahah! -
Ed smise di ridere
- senti… - chiese al
ragazzo
- come mai hai deciso di
diventare Alchimista? -
- beh perché…. – cominciò
Ivan; il suo volto si fece scuro – perché voglio vendicare i miei genitori! -
- eh? – alla parola
“genitori” Ed si bloccò
- si…sono stati uccisi due
anni fa da un gruppo di rivoltosi che aveva attaccato la zona in cerca di cibo!
- sospirò
- capisco…mi dispiace.. -
- io sono diventato
Alchimista per imparare ad essere forte! E un giorno, di poter vendicare i mie
genitori! -
- …sai Ivan…ti dirò una
cosa… - disse Ed avvicinandosi al ragazzo
- cosa? -
- essere Alchimisti…vuol
dire di più che essere forti!, vuol dire tante altre cose… -
- per esempio? – chiese
Ivan
- … -
Ed si alzò, il vento gli
scompigliava i capelli. Per un attimo guardò il cielo poi il suo sguardo si posò
su Ivan
- un giorno…quando sarà il
momento…troverai da solo la risposta! -
- ah… - sospirò
Ivan
Ed gli tese la mano – dai!
andiamo! La cena sarà pronta alla mensa! –
- si! Colonnello! -disse alzandosi
- non colonnello….ma
Ed!- sorrise
- si….Ed!- disse Ivan
- Mh! Andiamo allora!
-
“Quello fu l’inizio
dell’amicizia tra Edward Elric e Ivan Heich.
Sotto la guida del
colonnello Elric centinaia di
alchimisti diventarono in pochissimo tempo abilissimi, tanto da essere chiamati
“Alchemists of the Destruction”.
Poco tempo più tardi
Elward Elric e Winry Rockbell si sposarono. Era il 22 giugno
1924.
Il 1 marzo 1925
nacqueil loro bambino; in quello
stesso periodo Hitler aveva finito di ricostruire il partito senza che il
governo, che pure aveva cercato di rovesciare, facesse nulla per impedirlo.
”
- NO NON VA BENE!
Riprovate!! – urlava il colonnello Elric ai suoi alchimisti, gli “Alchemists of
the Destuction”.
- signorsì colonnello! -
Gli Alchimisti presero a
formare uno scudo con l’aiuto dell’alchimia per resistere alle bande di
rivoltosi che si scatenavano nei pressi della grande città di Berlino. Il
colonnello Edward Elricdirigeva le
operazioni.
- bene! Ora cercate di
avvicinarvi il più possibile ai rivoltosi!! Voglio che li circondiate e che
formiate una gabbia con l’aiuto dell’alchimia!-
Gli alchimisti obbedirono
agli ordini del loro colonnello e si precipitarono verso la folla. Intanto Ed e
il suo sottotenente personale, Ivan Heich guardavano la scena a pochi metri di
distanza.
- sono eccezionali! I
migliori alchimisti che io abbia mai visto! – commentò
Ivan
- si! L’allenamento
speciale che vi ho fatto fare ha dato i suoi frutti! -esclamò Ed
- oh…ma colonnello…io non
sono così bravo…- disse Ivan
- certo che lo sei! Sei il
migliore fra di loro! -
- AH!! COLONNELLO! GUARDI!
– urlò all’improvviso Ivan
Ed si girò di scatto: pochi
metri più in la di dove si svolgeva la battaglia, una donna con la sua bambina
era scivolata a terra a causa di un pezzo di legno di unacasa ormai in
rovina.
La casa stava per
precipitare addosso alle due sfortunate.
- accidenti!- esclamò Ed uscendo dalla barriera
protettiva
- COLONNELLO!! DOVE VUOLE
ANDARE?! -urlò Ivan cercando di
trattenerlo
- IVAN! PRENDI TU IL
COMANDO UN’ ATTIMO! – urlò il colonnello
- COLONNELLO! NO! –
Ed si precipitò lungo la
strada, e proprio mentre la pareti dalla casa stavano cedendo con una spinta
buttò le due ragazze da parte.
Ed non riuscì a spostarsi
in tempo. La casa crollò.
- COLONNELLO! COLONNELLO! –
urlò Ivan correndo verso il luogo dell’incidente
- COLONNELLO RISPONDA
LA PREGO!
COLONNELLO! COLONNELLO! -
-
I…Ivan….-
Ivan si girò:Ed era lì davanti a lui. Evidentemente
aveva trasmutato il suo automail in uno scudo, perché lo proteggesse dai pesanti
massi.
- colonnello! State bene?
-chiese Ivan preoccupato
- si…fiuuu…me la sono
cavata per un pelo a quanto pare – esclamò Ed. Era ferito alla testa e il sangue
grondava giù dal collo fino a sporcare la sua divisa blu.
- siete ferito! Aspettate
vi porto subito dal medico! – disse Ivan col fiato mozzo
- non è niente…. Ma…dove
sono? Quella donna e sua figlia? -chiese Ed guardandosi intorno
- se la sono svignata!
-commentò Ivan arrabbiato – bel
modo di ringraziare chi gli ha salvato la vita… -
- capisco… - sospirò
Ed
- colonnello! -
Ed si sentì chiamare da uno
dei suoi uomini
- siamo riusciti a
catturare i rivoltosi! Che dobbiamo fare ora? -
- …lasciate che se occupino
i membri della squadra B….noi torneremo a Central City… -
- signorsì- disse l’alchimista, e corse ad
avvertire i compagni.
Intanto Ed e Ivan si
incamminarono verso la macchina
- colonnello…le fa male? –
chiese Ivan guardando la ferita di Ed
- no…non ti preoccupare… -
sospirò Ed – senti…. -
- mi dica -
- portami alla base prima
di tornare a casa. Voglio andare a parlare col generale Mustang
-
- ….certo… - disse Ivan
guardando il colonnello con un po’ di timore
Central
City
- dimmi Full Metal…cosa
vuoi? – chiese il generale Mustang
- volevo solo dirle che i
rivoltosi sono stati catturati. E che se ne stanno occupando quelli della
squadra B- tagliò corto
Ed
- bene…ah!Full Metal! – disse Roy alzandosi dalla
scrivania e avvicinandosi a Ed.
- mi dica..
-
- ho saputo che hai avuto
un figlio…congratulazioni… -
-…grazie generale.. – disse
Ed
- ascolta…sarò franco con
te…. – cominciò Roy dopo aver tirato un lungo sospiro- Hitler sta pianificando di conquistare
l’Europa Meridionale e di pianificare lì il governo nazista. -
- cosa?! – chiese Ed
sorpreso – è assurdo! Per conquistare territori di quelle dimensioni
occorrerebbero… -
- anni! Già… - lo fermò Roy
– per questo Full Metal ti dirò….goditi i bei momenti che passerai con tuo
figlio e tua moglie! Perché è probabile che la guerra inizi tra non molto…e che
tu possa essere scelto per guidare gli alchimisti nelle battaglie -
- ah! – esclamò Ed
stupito
- io prego perché Hitler
non ti scelga….Full Metal …anche perché questa guerra….non si baserà sui tuoi
principi, ma su quelli del nostro Governo! -
- capisco…. – sospirò
Ed-grazie per avermelo detto
Generale –
Ed si apprestò ad
uscire
- prego per te….Full Metal!
– concluse Roy serio
Ed lo guardò e sorrise. Poi
uscì
Erano le sei del
pomeriggio. Faceva caldo per essere ancora inverno, Edward arrivò a casa
distrutto dalla lunga giornata e con la testa ancora dolorante per la ferita
subita.
- fratellone! -lo chiamò al da
lontano
- ciao Al! – salutò Ed
cercando di mostrarsi allegro
- ho sentito dire da Roy
che a Berlino c’è stato un macello! – esclamò Al
- già… - sospirò Ed – le
solite rivolte… -
- Winry è preoccupatissima!
Non riusciva a stare ferma! Pensa che voleva addirittura venirti a prendere a
Berlino! -
- eheheh! –sorrise Ed- tipico di Winry…
-
- ED! -
- eh?! – Ed si voltò, vice
Winry che correva velocemente verso di lui
- Winry! – esclamò
Ed
Lei lo abbracciò
forte
- Ed! ero preoccupata da
morire! Alla radio parlavano di tutte quelle rivolte… - disse lei stringendo più
forte il petto di Ed al suo.
- stai tranquilla Winry!
Sto bene! – la tranquillizzò lui, diventando rosso in
volto
- ma quale bene! – disse
lei seccata- guardati qua! La tua
divisa è sporca di terra e……ED!!!! CHE HAI COMBINATO ALLA TESTA?? – urlò Winry
guardando la ferita di Ed
- ah! Questa dici? – disse
lui cercando di nasconderla con la mano – niente! Sono solo….solo caduto durante
l’attacco di oggi!- mentì. Non
poteva dirle che gli era caduta una parete addosso! Conoscendola non l’avrebbe
fatto più uscire di casa per una settimana.
- mmm…non me la racconti
giusta tu!- disse lei – Al! -
- dimmi Winry! – esclamò Al
sull’attenti
- portami qualche benda e
della pomata per favore…-
- certo! Vado subito!
–
- e in quanto a te signor
Alchimista… -disse Winry rivolgendosi a Ed con lo sguardo
perfido
- ehm…si? – chiese lui con
un pizzico di paura in fondo al cuore
- bentornato a casa! –
sorrise Winry
- grazie… -
- dai! Ora entriamo su! –
disse lei prendendolo per un braccio – c’è qualcuno che vorrebbe salutarti! -
- uaaaaghhee! -
- su! Su! Piccolo Edward!
Non piangere! -
Al stava tenendo tra le
braccia un bambino di pochi giorni, coi capelli di un biondo acceso e due occhi
azzurri.
Il figlio di Ed e
Winry.
- Ed! Winry! Venite! Il
piccolo vuole i suoi genitori! – esclamò Al
- si eccoci! – disse Winry
arrivando di corsa dalla cucina, dove si era messa a medicare
Ed
- tieni – disse Al
ponendogli il bambino
- che c’è piccolino? –
disse dolcemente Winry accarezzando la testina del bambino – buono!
Buono!....Ed! -
- si dimmi? – chiese Ed
arrivando
- guardalo! – disse Winry
facendo vedere il bimbo a Ed- ti
assomiglia vero? -
- ehm….cre..credo di si… -
esclamò lui timidamente
- oh Ed! sii più naturale!
– esclamò Winry – sei padre ora! -
- lo so…è che non ci sono
abituato! -si discolpò
lui
- vabbè! Allora portalo un
po’ a fare un giro all’aperto mentre io preparo la cena! -
- ok… - disse prendendo in
braccio il piccolo Edward – Al…mi accompagni? -
- va bene fratellone! -
Intanto a Central
City…
- generale! -
- mh?
-
Il sergente maggiore, Kain
Fury, era appena entrato nell’ufficio di Roy. Era serio, e il suo sguardo era
alquanto preoccupato.
- perché quella faccia
sergente? – chiese stupito
- ecco….è arrivato l’ordine
di convocazione da parte di Hitler in persona….per….per la spedizione in Europa.
– disse
- … - Roy guardò il
foglio-capisco... – disse
prendendolo
Lo lesse. Era una lista con
tutti i nomi di coloro che avrebbero dovuto andare in guerra e tra
quelli…
- avverti tutti coloro che
sono su questa lista di venire da me domani mattina! -
- subito!
-
- e fammi preparare una
macchina.. -
- dove deve andare
generale? – chiese Kain
- devo parlare con Edward
Elric! -
- signorsì generale! -
E uscì di tutta fretta
lasciando Roy nei suoi pensieri
Ore 7.30. casa di
Ed
- uno!......due!...treeee!
-urlò Al
- gheegehegehgh! – il
piccolo Edward rideva a più non posso, Ed lo stava portando a cavalcioni lungo
il giardino della casa
- ti stai divertendo
Edward? – chiese Ed al piccolo, che non la smetteva di
ridere
- eheheheh! - esclamò
Al- certo che sei buffo
-
- ma dai! Davvero? –
sorrise Ed. per un attimo si era scordato di ciò che gli aveva detto il generale
quel giorno
- non ti ho mai visto così
sereno! Ultimamente eri tutto stressato per via del lavoro! – disse
Al
- già… - sospirò
Ed
- Ed… - il giovane si sentì chiamare: Era
Winry
- eccoci qui Winry! È
pronta la cena? -
Winry era piuttosto seria –
c’è…c’è il generale Mustang che desidera parlarti.. –
- eh?!
–
- mi dica generale…- disse
Ed non appena entrò in casa. Roy era seduto su una poltrona nell’ampio salotto.
Era serio. Troppo serio.
- bando alle formalità Full
metal – disse Roy – ti devo parlare… -
- deve essere una cosa
seria se è venuto a casa mia apposta per dirmela… - disse sedendosi –
allora…cos’è che mi deve dire? -
Roy esitò. Guardò prima Al,
poi il suo sguardo si posò su Winry che teneva in braccio il piccolo Edward e
infine fissò Ed intensamente.
- mi…mi dispiace Full
Metal.. – disse abbassando lo sguardo e consegnando a Ed la lista ricevuta
qualche ora prima.
Ed la prese, ma mentre lo
faceva si accorse che le sue mani tremavano.
Pian piano la aprì. La
lesse. E il vuoto riempì il suo cuore.
- ma…ma questa è… -
- sono mortificato ma… -
disse Roy- sei stato ufficialmente
convocato per partecipare alla prossima spedizione in Europa -
Ed strinse il foglio con la
mano destra
- COME SAREBBE A DIRE
“CONVOCATO” ? – urlò Winry all’improvviso – COS’E’ QUESTA STORIA ED?! -disse mentre Al cercava di
trattenerla
- fratellone…cosa vuol
dire? -chiese Al
stupito
Ed non rispose. Si limitò a
guardare il pavimento
- vostro marito – esclamò
Roy guardando Winry – è stato scelto da Hitler in persona per partecipare alla
spedizione per la conquista dell’ Europa Meridionale. -
- NO! – urlò dando il
bambino in braccio ad Al – ED NON ANDRA’ DA NESSUNA PARTE!-
- mi dispiace ma è un ordine di Hitler! –
disse Roy con lo sguardo basso. non aveva il coraggio di guardarla in
faccia
- NON MI INTERESSA! LUI NON
PUO’… -
- Winry! –disse
all’improvviso Ed
- Ed! non puoi andare a
combattere! È fuori discussione! – esclamò lei arrabbiata
Ed la guardò. Poi il suo
sguardo cadde su Al, che aveva una faccia triste e
malinconica
- generale! – disse poi
- dimmi Full Metal- esclamò Roy
sorpreso
- per quando è prevista la
partenza? – chiese
- ED! NON AVRAI INTENZIONE
DI ANDARE??!! AL DIGLI QUALCOSA! -urlò Winry rivolta ad Al. Lui non proferì parola. Era troppo
sconvolto.
- la partenza…è prevista
tra tre giorni dalla stazione centrale- disse infine Roy
- ci sarò! – esclamò Ed
evitando lo sguardo incredulo di Winry
- bene… - sospirò roy
alzandosi e raggiungendo la porta d’ingresso
Ed gli aprì la
porta.
- Full metal… - disse
uscendo
- mi dica.. – chiese
- in questi tre giorni…sei
esonerato dai tuoi incarichi…così potrai riposarti a casa in vista della
partenza… -
- grazie
generale….arrivederci! – disse facendolo uscire
- arrivederci.. – disse Roy
chiudendo la porta
Il silenzio era piombato in
quella casa che fino a poche ora prima era allegra. Ed si girò verso Winry, che
piangeva e singhiozzava
- winry… - cominciò – io…
-
- perché? – lo interruppe
lei – perché…. -
Ed non trovava le parole
giuste. Preferiva tacere. Il silenzio gli invadeva l’anima
Ed non aveva parole per
risponderle. Che le avrebbe detto? Come avrebbe potuto spiegare una cosa
così?
- è il mio lavoro. – si
limitò a rispondere
- IL TUO LAVORO?! – esclamò
incredula
- si! Essere Alchimista di
Stato vuol dire anche questo! -
- COSA DICI?! NON E’ VERO!
TU….TU VUOI SOLO ANDARTENE! -
Ed rimase confuso dalle
parole di Winry
- ANDARMENE??!! -urlò senza neanche sapere perché – E’
QUESTO QUELLO CHE PENSI?? -
- E ALLORA PERCHE’ TI
CHIEDO??! -
- PERCHE’! CHE VUOI CHE TI
DICA DANNAZIONE!-
- BASTA! -in quel momento Al intervenne – per
favore… -
Ed e Winry si zittirono
all’istante. Ci furono diversi minuti di pausa.
- io….vado a riposare… -
disse Winry
- va bene… - sospirò Al,
poi il suo sguardo cadde su Ed, ancora tramortito dalle parole di pochi minuti
prima.
- io… - disse sedendosi –
non avevo intenzione di farla arrabbiare… -
- lo so…fratellone… - disse
Al –tu non sei così…non lo sei mai stato… -
- forse….forse io resterò
sempre e solo un cane che obbedisce all’esercito… - disse
sospirando
- no fratellone!! Non è
vero! – esclamò Al
- tu dici? -
- certo! E poi…non obbedire
è una delle tue migliori qualità! – disse sorridendo lievemente
- si…ma questa volta sarà
diverso….se non obbedisco….. – disse Ed- potrei mettere a rischio la vita di tutti voi…-
- fratellone… -
I due ragazzi restarono lì,
a fissarsi negli occhi ignari che Winry li stava ascoltando piangendo, da dietro
la porta.
Quel giorno era passato
velocemente e altrettanto lo era il giorno dopo ancora. Mancavano esattamente 24
ora alla partenza di Ed .
Tutti erano tristi e
malinconici: Winry e Ed non erano ancora riusciti a chiarire i malintesi di due
giorni prima, mentre Al era preoccupato a badare al piccolo
Edward.
Ed, ultimamente, stava
sempre nel prato del suo giardino a guardare il cielo, così azzurro da potersi
specchiare. Avrebbe mai potuto vedere un cielo così limpido d’ora in poi? Si
chiedeva.
Di una cosa era sicuro
però: doveva assolutamente fare la pace con Winry.
- perdonami! – le disse
mentre pranzavano, quello stesso giorno
- … - lei non
rispose
- lo so…avrei dovuto
dirtelo prima…..-disse Ed
abbassando lo sguardo – il generale mi aveva detto di una possibile
convocazione…-
- non è per quello che mi
sono arrabbiata…-sospirò Winry – è
solo che…il pensiero che tu te ne possa andare….non riesco ad accettarlo ecco! -
Ed la fissava con aria
triste. Si ricordò per un attimo al giorno in cui lui e Al erano partiti per il
loro viaggio. Anche allora l’aveva lasciata sola. E lei lo aveva sempre
aspettato sapendo che sarebbe tornato prima o poi. Ma ora…quanto avrebbe dovuto
aspettare?
- perdonami… - ripetè di
nuovo Ed alzandosi dal posto
- aspetta! – esclamò Winry
facendo altrettanto
Lui si fermò. Lei
dolcemente poggiò la testa al suo petto e lo abbracciò. Era così caldo. Emanava
calore. Calore umano.
Ed ricambiò l’abbraccio. La
strinse forte, così forte da non lasciarla andare.
- sei diventato alto…-sorrise lei
Ed arrossì lievemente –
beh…si un po’… -
- ehm… -
- EEEH!? -urlarono Ed e Winry in
coro
Al era comparso davanti la
porta della cucina con in braccio il piccolo Edward
- mi…mi sembra di aver
capito che avete fatto pace… - disse Al timidamente
- AAAAL! – esclamò Ed – DA
QUANTO SEI QUI?? -
- il tempo sufficiente per capire cosa
stavate facendo… - disse sorridendo.
Ed e Winry si guardarono
imbarazzati.
- è meglio che vada…a giocare col
piccolo… - disse lei correndo via
Al e Ed rimasero
soli
- ehi Al! – esclamò
Ed
- dimmi? -
- andiamo a Central?voglio
comprare un regalino per il piccolo! -
- eh?....certo! – disse Al
sorridendo
E uscirono, lasciando in
casa una Winry che piangeva di nascosto accudendo il bambino. Non voleva far
preoccupare Ed inutilmente. Il suo orgoglio non glielo
permetteva.
Appena furono arrivati a
Central City i due ragazzi si apprestarono a cercare qualcosa da regalare a
Edward
- cosa pensi che gli possa
piacere? – chiese Al guardando le vetrine dei vari negozi di
giocattoli
- e che ne so! Ha appena
due settimane! – sospirò Ed
- eddai! Una qualche idea
devi pur averla! -
- non so che dirti! Winry
dice che mi assomiglia….ma… -
- ECCO! HO TROVATO! –
esclamò Al
- cosa? Davvero? – chiese
Ed
- si! Dai seguimi!-disse Al prendendo per il braccio Ed e
correndo a tutta velocità
- un libro di alchimia?
-chiese Ed guardando stupito il
libro che Al gli aveva appena consegnato
- certo! – disse
sorridendo
-ma scusa….mica sa leggere… -
- che centra! Questo è un
regalo che gli sarà utile in futuro! Se è vero che ti somiglia…allora è
destinato a diventare un grande alchimista!-
- mmmm…..ma si! Lo
prendiamo! – esclamò Ed alla fine
- Perfetto! Lo vado a far
impacchettare! -sorrise
Al
Ed attese il ritorno del
fratello su un angolo del negozio. Era un po’ pensieroso: suo figlio diventare
alchimista?
- rieccomi! – esclamò Al
non appena arrivò
- bene possiamo andare… -
disse Ed
I due si misero a
passeggiare lungo le strade affollate di Central City.
Ovunque, tutta la gente che
passava si fermava a salutare il colonnello Elric, cosa che, secondo Al, a Ed
dava fastidio.
Passate due ore si
fermarono e decisero di sedersi in riva al grande fiume che si trovava poco
distante dalla caserma dei militari.
Ed guardava costantemente
il pacchetto che conteneva il libro per suo figlio e
sospirava.
- a cosa stai pensando? –
domandò Al
- eh?........a nulla… -
disse Ed guardando da un’altra parte
- guarda che non ci casco
sai! – esclamò Al –vuoi dirmi che c’è? -
- …- Ed guardò Al. Per un
attimo gli parve di vedere l’armatura con cui aveva viaggiato tempo addietro ma
poi, forse per il rumore che produceva il fiume, tornò in
se.
- stavo pensando che… -
disse tristemente – molto probabilmente questo sarà l’ultimo regalo che farò a
mio figlio… -
- eh? – all’improvviso il
volto di Al s’incupì - ma che dici? -
- me l’ha detto
Roy…probabilmente questa guerra durerà per molto tempo….il problema è…che
nessuno sa quanto… -
- Winry…Winry lo sa? –
chiese Al con un filo di voce
- no….non ho avuto il
coraggio di dirglielo… -
- fratellone! Devi
dirglielo! -
- no! Soffrirebbe troppo! E
poi… - Ed si girò cercando di sorridere – non è detto che duri molto! -
- non sei capace di
mentire… - disse Al
Ed abbassò lo sguardo e
sospirò….
- chissà come crescerà
Edward….sarebbe stato bello poterlo vedere….vederlo crescere-
- oh….fratellone – disse Al
commuovendosi – certo che lo vedrai! -
- no…oramai non più….
–sospirò Ed. Al abbassò il volto a terra
- però… -continuò – sarai
tu a vederlo per me! -
- eh? – chiese
Al
- sarai tu a crescerlo
insieme a Winry! Sarai tu a vederlo giocare con gli altri bambini, sarai tu a
farlo diventare un grande alchimista! -
-no! Fratellone che dici?! – esclamò Al,
e le prime lacrime cominciarono a cadergli da volto.
Ed si avvicinò a lui e lo
abbracciò, come quando erano bambini.
- stai tranquillo….il mio
cuore sarà con Winry….con Edward….e con te
fratellino!
–
- fratellone! Sigh! –
Al pianse. Ma mentre le
lacrime gli rigavano il viso si accorse che la sua camicia era leggermente
bagnata. Sentiva dei singhiozzi.
- fratellone? -
chiese
Ed stava piangendo. Era la
prima volta che Al vedeva suo fratello piangere. Non accadeva dal giorno in cui
era morta Nina, la bambina con cui, tempo addietro, avevano fatto amicizia, poi
tragicamente morta.
Al abbracciò forte il
fratello. Fortissimo. Perché sapeva che d’ora in poi non avrebbe potuto più
farlo.
- Al… - disse Ed
piangendo
- si…fratellone? – chiese
Al cercando di asciugarsi le lacrime
- non dire mai a Winry che
ho pianto….per favore… -
- certo…. – disse
Al
I due fratelli restarono a
lungo abbracciati. Volevano che il tempo si fermasse. Volevano tornare indietro,
a rivivere ibei momenti trascorsi
prima di questa guerra, che aveva portato tanto dolore e sofferenza a moltissima
gente. Volevano tornare indietro…..
Il giorno dopo alla
stazione….
- BENE!- aveva appena urlato Roy a coloro che
avrebbero dovuto partire – OGGI E’ UN GIORNOI SPECIALE PER TUTTI VOI!-
Tutti gli alchimisti,
tenenti e colonnelli presenti erano lì, ritti in piedi ad ascoltare le parole
del loro generale
- OGGI…VOI LASCERETE LE
VOSTRE CASE – continuò Roy- MA NON
PER SEMPRE! PERCHE’ TORNERETE! TORNERETE VITTORIOSI DA QUESTA GUERRA! E
LA GERMANIA
RINASCERA’! GRAZIE AL CORAGGIO DEI SUOI
SOLDATI!..................ORA PREPARATEVI ALLA PARTENZA! – disse infine facendo
un cenno con la mano.
Ed, dopo il discorso, si
precipitò alla fermata dei treni in compagnia di Ivan, ormai era arrivato il
momento. Il momento degli addii.
- Ivan… - disse Ed al
ragazzo
- mi dica colonnello! -
esclamò
- Sali sul treno intanto… -
- eh? – chiese Ivan stupito
– e lei che fa? -
- io… - disse Ed guardando
alla sua destra: c’erano Al, Winry e il piccolo Edward che lo stavano chiamando
– vado un attimo a salutare delle persone… - e corse via tra la
folla.
- COLONNELLO! -lo chiamò Ivan, ma Ed era già
scomparso
Ed corse in contro ai suoi
famigliari. Lì guardava: Winry, che teneva in braccio Edward piangeva in
silenzio, Al invece guardava fisso Ed.
- bene! – esclamò Winry
asciugandosi le lacrime e mostrando uno dei suoi dolci sorrisi. Ed rimase
sorpreso – buon viaggio allora! -disse
- grazie….Winry… - disse Ed
un po’ depresso
- mi raccomando Ed, cerca
di non strafare come il tuo solito…. –continuò Winry – e soprattutto non ti
azzardare a rompere l’automail! Io non te lo aggiusto quando torni! -
Non appena Winry pronunciò
quelle parole il corpo di Ed ricevette una scossa. Lei pensava che sarebbe
tornato fra non molto. Pensava che l’avrebbe rivisto presto anche se, purtroppo,
ciò non sarebbe avvenuto.
Ed guardò Al, che con lo
sguardo cercava di comunicargli qualcosa. Ed sapeva bene
cosa.
- certo Winry! Stai
tranquilla! –disse infine baciandola delicatamente sulle labbra. Poi si rivolse
ad Al
- mi raccomando Al – disse
Ed- tieni a mente ciò che ti ho
detto! -
- si fratellone… - esclamò
Al con un filo di voce – stai attento però!-
Ed sorrise.
- si Al! -disse infine.
Poi, Ed tornò da Winry,
guardò suo figlio. Lo prese in braccio e gli accarezzò la
testa.
- ciao piccolino! – disse
sorridendo – il tuo papà se ne deve andare via per un po’! -
- gheghegheghe! – rise il
piccolo Edward
Winry e Al si
commossero
ah!già dimenticavo! –
esclamò Ed all’improvviso. Tirò fuori il pacchetto che conteneva il libro
comprato insieme ad Al il giorno prima. Lo aprì e lo poggiò nel petto del
piccolo. Era un libro leggero, così che il piccolo potesse maneggiarlo senza
problemi.
Edward sorrideva felice,
ignaro di ciò che avrebbe significato quel regalo per lui.
- questo è per te Edward! –
sorrise Ed –perché tu possa, un giorno, amare l’alchimia come l’ho amata io! -
Detto questo strinse il
bambino a se – ti prometto…..piccolo….–disse baciandolo sulla guancia – che tornerò!, tornerò…e non ci
separeremo più! –
Intanto Roy osservava la
scena da lontano insieme al tenente Riza Hawkeye, era
pensieroso.
- mi chiedo… - cominciò
rivolto a Riza – se sia giusto mandare in guerra un ragazzo di appena 20 anni,
con una famiglia a cui badare… -
Riza sospirò- la capisco generale – disse – ma
Edward Elric non è il solo…anche il sottotenente Heich è molto giovane…ha appena
16 anni…..–
- già…. – sospirò – ma nel
caso di Edward è diverso….per lui…questa guerra non ha nessun valore….lo stiamo
mandando a morire inutilmente… -
- generale… -esclamò Riza guardando Roy con aria
afflitta
“ Il trenoin partenza per le 11.05 sta per
partire! Invitiamo i passeggeri a prendere posto. Grazie.
“
Era arrivato il momento.
Tutti i militari, dopo essere stati salutati dal generale, si apprestarono a
prendere posto nel treno che li avrebbe condotti lontano dalle proprie famiglie,
lontano dalla propria terra, lontano dalla Germania.
Ed ridiede il bambino a
Winry, che abbracciò il marito con tutta la sua forza, a stento trattenendo le
lacrime, lo stesso fece Al
- buona fortuna fratellone!
– gli disse
- anche a voi! – esclamò Ed
tristemente
- prometti che tornerai! –
disse Winry
Ed la guardò- certo! Te lo prometto! – disse
abbracciandola per l’ultima volta
- ora vado!- disse infine, e corse senza voltarsi,
verso il treno che l’avrebbe condotto lontano da loro.
Winry e Al lo guardarono
allontanarsi.
Poi il treno partì. Il
rumore prodotto fece piangere il piccolo Edward, che aveva tra le piccole
manine, il libro regalatogli dal padre. un padre che chissà quando avrebbe
potuto rivedere.
Winry lo strinse a se e si
lasciò andare in un pianto liberatorio, Al invece cercava di trattenersi,
ricordando ciò che aveva promesso a Ed. doveva essere forte. Perché d’ora in
avanti, avrebbe dovuto prendersi cura di Edward e farlo diventare, in futuro, un
grande alchimista.
“ Quando Edward Elric
partì, era il25 marzo1925.
Da quella guerra, che
andava contro i suoi principi, non sarebbe più tornato.
Pochi anni più tardi,
nel 1929, scoppiò la
Grande Depressione, che portò al tracollo del marco e alla
crescita della disoccupazione,.
Hitler seppe
sfruttare il malcontento popolare guadagnando consensi al Partito nazista e
assicurandosi l'appoggio dei settori di destra dell'alta finanza, della grande
industria e dell'esercito; con la promessa di creare una Germania forte, ricca e
potente attirò milioni di elettori. La sua capacità oratoria infiammava le
masse: nelle elezioni del 1930 i seggi dei nazisti al Reichstag (parlamento)
passarono dai dodici del 1928
a centosette; contemporaneamente rafforzò le strutture
paramilitari del partito utilizzando le SA di Röhm e le SS, create da
Himmler. Durante i due anni seguenti il partito continuò a crescere, traendo
vantaggio dalla forte disoccupazione, dalla paura del comunismo, dalla
risolutezza di Hitler e dalla debolezza dei suoi rivali politici. Hitler riuscì
ad accreditarsi come l'uomo forte, capace di far uscire il governo
dall'immobilismo e dalle secche dei contrasti tra Parlamento e presidenza della
Repubblica. Con il sostegno dei vertici militari ottenne dal presidente Paul von
Hindenburg l'incarico di cancelliere (30 gennaio 1933). Alla morte di Hindenburg
(1934) riunì nella sua persona anche la carica di presidente, facendo ratificare
questo atto con un plebiscito che gli attribuì il 90% dei
consensi.
In quello stesso anno
varò una legge che non permise più l’uso dell’Alchimia, avendo paura che gli
alchimisti potessero in qualche modo ostacolarlo nei suoi piani.
A quel punto il suo
progetto totalitario poté dispiegarsi senza ostacoli.
Intanto il piccolo
Edward Elriccresceva diventando in
poco tempo un abile alchimista esercitandosi di nascosto, avendo come maestro
Alphonse Elric, che dopo la partenza di Ed, aveva rinnegato
l’alchimia.
Nell’anno 1940
Edwardcompiva 15 anni, nello
stesso periodo migliaia di ebrei e zingari venivano rinchiusi nei compi di
concentramento Nazisti”
Era l’anno 1940, Hitler
ormai aveva sottocontrollo tutta la Germania e , ovunque, seminava
terrore e disperazione.
Infatti, già moltissimi
Ebrei e zingari, erano stati catturati e condotti in chissà quale
inferno.
- uff….non se ne può più! – aveva appena
commentato una donna spegnendo la radio: aveva i capelli biondi, lunghi fino
alle spalle, due occhi azzurri come il mare e un viso
angelico.
- che c’è Winry? -chiese un uomo, di circa 34 anni, dai
capelli castano chiarissimo e dall’espressione dolce- perché hai spento la radio? -
La nostra Winry si sedette
su una sedia della cucina e cominciò a pelare delle patate
- sono stufa di sentire
tutti i santi giorni di Hitler che vuole conquistare il Mondo! Non hanno niente
di meglio da dire? -
- ti capisco…. – sospirò –
è da quando è iniziata questa guerra che non si parla d’altro…. -
Winry all’improvviso si
rattristò: erano passati 15 anni. 15 anni dalla partenza del suo amato Ed. per
colpa di quella guerra maledetta erano stati costretti a dividersi: lui era
dovuto partire per una spedizione militare mentre lei aveva dovuto crescere il
loro bambino da sola con Al, senza sapere nemmeno se Ed fosse vivo omorto….
- scusa Winry… - si scusò
Al – non volevo renderti triste con questi discorsi.. -
- no Al…tu non centri….è
solo che…. – disse lei alzandosi e avvicinandosi ad una
credenza.
Lì appoggiata, c’era una
foto, una foto che ritraeva lei, il piccolo Edward, Al e….Ed, era una delle
poche foto che aveva con lui. La conservava gelosamente, era il suo ricordo più
prezioso.
- se lui fosse qui….di
certo non permetterebbe tutto questo… -sospirò Winry
- già… - disse Al
abbassando lo sguardo – conoscendolo penso che avrebbe combattuto contro il male
che percuote la
Germania… -
- mi chiedo se stia bene….
– esclamò Winry
- ah! – la interruppe Al,
cercando un altro argomento –sai dov’è Edward? -
- eh? – domandò Winry –
penso che sia andato a Central City -disse con tono indifferente
- e gli hai permesso di
andare a Central da solo? -
- non gliel’ho permesso! –
esclamò Winry indignata – in verità…gli avevo detto di mettersi a studiare
filosofia…visto che tra poco avrà l’esame di preparazione a scuola…
-
- e allora come mai.. –
iniziò Al
- non mi ha dato retta! Ha
preparato la sua roba ed è andato dritto a Central….-
- sai cosa ci andava a
fare? – domandò Al
Winry ci pensò un attimo –
credo…che sia andato alla vecchia birreria…quella dove tu e lui vi esercitavate
con l’alchimia!-
- accidenti! Ma non lo sa
che è pericoloso andare a Central ultimamente?! – esclamò Al – se lo scoprono i
militari…non ci voglio nemmeno pensare! -
- Al che facciamo? –disse
Winry agitandosi
- tu resta qui….vado io a
prenderlo! – le disse Al mettendole una mano sulla spalla
- ma…Al! – iniziò Winry, ma
lui era già uscito dalla porta correndo a più non posso
- stai tranquilla! – la
rassicurò- torneremo per cena!
–
- AL! – lo chiamò Winry. Ma
il giovane era già lontano. Lei lo guardava allontanarsi. Si faceva sempre più
piccolo fino a scomparire.
- Al…. – pensò – non
andartene anche tu… - e il suo sguardo si fece triste e
malinconico
Al intanto era arrivato
alla stazione dei treni
- vorrei un biglietto di
andata e ritorno per Central City! -chiese alla cassiera
- bene…lei è il signor?
-esclamò la signorina stampando il
biglietto
- Alphonse Elric! – disse
lui
La signorina si bloccò non
appena sentì il cognome di Al
- che c’è?! Devo fare in
fretta! – esclamò Al impaziente
- mi scusi…. – chiese la
signorina - ma lei è parente del colonnello Elric? -
- si sono il fratello! –
disse Al sorpreso
- capisco…ecco! Tenga il
suo biglietto! – disse la cassiera sorridendo lievemente – per lei abbiamo
riservato tutto il vagone 5. buon viaggio! -
- grazie.. – disse Al un
po’ turbato
Appena fu salito, il treno
cominciò a muoversi. Al era sorpreso e allo stesso tempo turbato. Ed era
considerato da tutti un grande alchimista e un impeccabile militare. Era
conosciuto dappertutto. In quel mentre, guardando il vagone vuoto e silenzioso,
ripensava all’ultima discussione che aveva avuto con Ed molti e molti anni
prima.
“sarai tu a crescerlo
insieme a Winry! Sarai tu a vederlo giocare con gli altri bambini, sarai tu a
farlo diventare un grande alchimista! “
“no! Fratellone che dici?!
“
“stai tranquillo….il mio
cuore sarà con Winry….con Edward….e con tefratellino! “
Ripensava alle ultime cose
dette in quel giorno maledetto, ripensava al sorriso lieve che aveva Ed quel
giorno, ripensava alla promessa fatta, dicrescere il piccolo Edward e di farlo diventare un
alchimista…
Tra questi pensieri, il
giovane Al si addormentò.
Central City, vecchia
birreria, stesso momento, stessa ora
- uno…..due…..tre!!!! -
Un ragazzo aveva appena
tentato di trasmutare una pila di scatoloni di legno, molto pesanti, in una
pianta.
Purtroppo la trasmutazione
era fallita: al posto della pianta c’era invece un miscuglio di legno bagnato e
dell’ acqua.
- accidenti! – sospirò il
ragazzo – eppure credevo di esserci riuscito questa volta… -
Detto questo, tirò fuori
dalla sua borsa un libro, dall’aria molto pesante, ma che in verità era talmente
leggero da non essere nemmeno consapevoli di avercelo.
Lo aprì, e cominciò a
cercare il perché della trasmutazione fallita.
- allora….come trasmutare
gli oggetti pesanti…..ecco! fa al caso mio… - esclamò guardando le varie figure
che aveva quel libro –vediamo….trovato! ecco l’errore! Ho sbagliato a disegnare
il cerchio alchemico… - sospirò deluso
- che stupido…..e pensare
che c’ero quasi riuscito… - disse chiudendo il libro e cominciando a mettere via
i vari oggetti che aveva provato a trasmutare.
- EDWARD!! -
Il ragazzo si girò,
sentendosi chiamare – Lucas! -esclamò
- Edward! Anf…anf… - cercò
di dire Lucas stanco dalla evidente corsa che aveva appena
fatto
- cos’è successo?! Perché
hai il fiatone? -chiese Edward
preoccupato
- i militari…. –cercò di
dire Lucas –
- i militari? –
- i militari stanno venendo
qui! Hanno scoperto il nascondiglio! -esclamò Lucas
- cosa??!!! Ma come hanno…
- cominciò Edward
- non c’è tempo Edward!
Devi filare alla svelta! O altrimenti scopriranno che studi ancora l’alchimia! -
- ma io…
-
- Edward! Muoviti! -esclamò alzandosi e correndo verso
l’uscita laterale della vecchia birreria
“circondate l’edificio
ragazzi!”
Edward e Lucas sentirono i
militari arrivare e piazzarsi ad ogni entrata della
birreria
- che facciamo adesso
Edward?! – chiese preoccupato Lucas
- shhht!- lo zittì – ho un
idea!-
I due andarono in un’altra
stanza tutta impolverata, mentre sentivano i militari che sbattevano contro la
porta nel tentativo di entrare.
Lì, Edward scoprì il
pavimento dal tappeto appoggiato su di esso e vi trovò una
botola
- questo…lo usavo insieme a
mio zio quando ero più piccolo.. – spiegò Edward all’amico – conduce alle
fognature della città! Seguendo il sentiero potremo arrivare indisturbati al
fiume! -
- cavolo! – si stupì Lucas
– sei pieno di risorse Edward! -
SBAM! SBAM!
SBAM!
Intanto i militari continuavano a
sbattere. Ormai erano quasi riusciti ad entrare
- presto Edward! – disse
Lucas entrando dentro la botola
- accidenti! Ho dimenticato
il mio libro! – esclamò Edward all’improvviso
- lascia perdere! Non
abbiamo tempo! -
- non posso! – esordì
Edward – tu va! Io ti raggiungo! -
- EDWARD! SEI IMPAZZITO??!!
– urlò Lucas mentre Edward tornava nell’altra stanza, ormai coperta di fumo, a
causa dei gas sparati dai militari.
- non ti preoccupare! Vai!!
– esclamò Edward
- ma………..va bene! – disse
Lucas sorridendo –però cerca di tornare intero! -
- contaci! – sorrise. Poi
corse via, avvolto dal fumo.
Intanto i militari avevano
quasi ultimato “l’opera di demolizione”.
Edward, tornato nella
stanza dove avveniva il caos, si mise a cercare il libro. Ma perché lo cercava?
Perché non riusciva a separarsene? Questi quesiti lo avevano sempre tormentato
fin dalla più tenera età.
Il fumo gli indeboliva la
vista e cominciava a respirare male. Sapeva che di li a poco sarebbe
svenuto.
- non ci voleva… tutto
questo fumo… - sospirò e tossì forte
Con le mani toccò il
pavimento e si rimise a cercare quel libro a cui tanto teneva. Alla fine lo
trovò. Era nascosto da un dito di polvere ma era ancora tutto intero. Edward
però era debole: non riusciva più a respirare, la vista si offuscava pian piano
e sentiva le forze venire meno.
- acci…denti…-esclamò cadendo a terra – coff coff…
-
- EDWARD!
-
Il giovane alzò lo guardo,
vide una sagoma che brillava come il cielo di notte, non capiva chi fosse. Provò
ad alzarsi ma non ci riuscì. Allora, vista la situazione, provò ad allungare la
mano per capire chi fosse quella persona.
- edward…edward…-ripeteva avvicinandosi sempre di più
–piccolo edward…-disse, e con un
gesto dolce, toccò la testa del ragazzo. Tutto ciò che provava Edward era solo
calore, calore…paterno.
- EDWARD! EDWARD! MI
SENTI?! -
Edward si alzò di scatto:
si trovava ancora nella stanza della vecchia birreria, ma era in compagnia, in
compagnia di Al.
- eh?! Ma…zio? Che ci fai
qui? – chiese Edward alzandosi
- come che ci faccio
qui?!- esclamò Al stupito – ti
riporto subito a casa! -
Nel frattempo i militari
avevano fatto irruzione nella birreria. Erano comandati da un generale, un
generale che Al conosceva bene, Roy Mustang
- presto Edward! Dobbiamo
andarcene nella botola! -
- eh? Ah! Si! – disse il
ragazzo alzandosi malamente
I due si nascosero, mentre
i militari rovesciavano l’ edificio da cima a fondo
- CERCATE DAPPERTUTTO! OGNI
INFORMAZIONE CI PUO’ ESSERE UTILE! – aveva appena urlato Roy ai suoi subalterni
- signorsì
generale!
E cominciarono a rovistare
da cima a fondo. Intanto Edward e Al rimasero nascosti
- certo che…devi sempre
cacciarti nei guai..-commentò Al
sarcastico
- non è colpa mia zio! -
- shht! Arrivano!
-
I militari entrarono nella
stanza, prima di tutti il generale Mustang.
Esso, con sguardo
penetrante, girava e rigirava lungo tutto il perimetro della stanza fino a
fermarsi proprio di fianco al nascondiglio di Edward e Al.
- accidenti! –pensò Al –
ora ci scoprono! -
Effettivamente fu così.
Infatti, Roy aveva incrociato la sguardo preoccupato di Al. il quale si
aspettava di dover sentire un “ gli ho trovati! Arrestateli!” , ma ciò non
accadde. Roy. Si limitò a guardarlo, e a guardare il giovane Edward. Al non
capiva.
- generale! trovato niente
di sospetto? – chiese all’improvviso uno dei militari
Roy continuò a fissare Al,
poi gli sorrise, cosa che a Edward parve priva di senso in una situazione del
genere.
- nulla… - disse Roy come
se niente fosse – andiamocene…evidentemente gli impostori se ne sono andati…
-
- signorsì generale!
-
E uscirono lasciando idue malcapitati da soli, preoccupati ma
allo stesso tempo stupiti.
Non appena i militari se ne
furono andati, Al e Edward uscirono dal nascondiglio e si diressero verso la
botola.
Entrambi erano silenziosi e
taciturni, e fu così per tutto il percorso, finche non arrivarono al fiume. Lì,
vedendo che lo zio era di cattivo umore, Edward si apprestò a chiedere
scusa.
- hei zio Al… - cominciò
Edward
Al si voltò verso Edward,
aveva un espressione arrabbiata
- dimmi… - disse infine
distogliendo lo sguardo dal nipote
- scusami.. – esclamò
Edward abbassando la testa
- perché? – gli chiese Al
all’improvviso –perché sei andato a Central senza permesso? Tua madre era
preoccupata! -
- ecco… - si discolpò
Edward – volevo allenarmi con l’alchimia… -
- lo sai che non la puoi
usare! Se ti scoprono verresti giustiziato lo sai questo?!
-
- certo che lo so! -
Edward cominciava ad
arrabbiarsi. Odiava essere trattato sempre come un bambino dalla madre e dallo
zio. Aveva 15 anni ora!.
- e allora se lo sai
dovresti smetterla! -
- una volta…una volta non
avresti mai detto così! -esclamò
Edward
Al si
fermò.
- UNA VOLTA LE COSE ERANO
DIVERSE! UNA VOLTA L’ALCHIMIA ERA USATA PER FARE DEL BENE ALLA GENTE! NON C’ERA
LA GUERRA! –
urlò
- MA SE SEI STATO TU AD
INSEGNARMI QUELLO CHE SO! – esclamò il ragazzo furente
- SE TU PROVASSI A CRESCERE
INVECE DI… -
Al non riuscì a finire la
frase. Edward aveva un sguardo molto simile a quello di suo fratello, a quello
di Ed.
In fondo erano molto
simili: tutti e due orgogliosie
sfacciati.
- va beh…non importa –
sospirò Al. Si avvicinò a Edward e gli toccò la spalla -promettimi che quando dovrai andare a
Central me lo dirai… -
- si… - esclamò il ragazzo
– grazie zio… -
- su! ora andiamo! Tua
madre ci aspetta -
Detto questo, Al si mise di
nuovo in cammino. Ma Edward rimase immobile dove si
trovava
- dai Edward! Muoviti! – lo
chiamò
Edward alzò lo sguardo e
fissò Al
- chi era quello? -
chiese
- quello chi? -
- quel generale di prima… -
esclamò Edward
Al non
rispose
- sembrava che tu lo
conoscessi…inoltre…mi ha guardato in un modo strano… -
Lo zio sospirò –
quello….era il generale Mustang – spiegò
- e allora? -chiese il giovane
- lo conosco da tanti anni
ormai….e poi….era…era un “amico” di tuo padre… -
- mio padre?! che centra
mio padre?!! -
- non importa….su andiamo a
casa….- sospirò Al
- ma zio! Voglio saperlo!
-protestò
Edward
- te lo dirò…un giorno… -
sorrise Al – dai che facciamo tardi! -
- eccomi… -disse il ragazzo
un po’ scocciato…
-
EDWARD!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! – aveva appena urlato
Winry quando si presentarono alla porta di casa
- dai mamma!-disse Edward cercando di divincolarsi
dall’abbraccio
- ero così in ansia! Non
farlo mai più! – esclamò lei tra l’arrabbiato e il
contento
- si si va bene! Ma
lasciami! –disse seccato
- Winry guarda che se
continui a stringerlo così non respira più! -intervenne Al
- eh? – chiese Winry
guardando Edward. In effettiil
ragazzo era paonazzo in volto e con il respiro affannoso.
- AAAAH! Edward! Scusami
tanto! – disse lasciandolo andare –va tutto bene?! – chiese
preoccupata
- anf…anf…see…- disse
Edward massaggiandosiil
collo
- bene! Winry! Cos’hai
preparato di buono? – chiese Al affamato
- zuppa di patate… -
sorrise lei
- ANCORA??!! -
Tutti e due si voltarono
verso Edward
- che hai da lamentarti? –
chiese Winry
- in questa casa non si
mangia altro che zuppa di patate! -
- sentimi bene signorino! –
esclamò Winry un po’ arrabbiata – questa è l’unica cosa che passa in convento!
-
- beh! Ia non la voglio! –
incalzò Edward
- Edward! Smettila di
rispondere a tua madre!- disse
Al
- lascia stare Al… -
sospirò Winry – tale e quale a Ed…lui non beveva il latte nemmeno se l’avessi
costretto! - sorrise
Edward non appena sentì
pronunciare il nome “Ed” scattò in pedi da terra.
- ORA BASTA! -urlò, lasciando Winry e Al
sorpresi
- Edward? –chiese
Winry
- SONO STUFO! NON FATE
ALTRO CHE DIRE “EDWARD ASSOMIGLIA A ED” “EDWARD ASSOMIGLIA A SUO PADRE”….SONO
STANCO! -
- Edward adesso stai
esagerando… - cominciò Al
- NO! VOI STATE ESAGERANDO!
DOVETE SMETTERLA DI PARAGONARE ME A QUEL…QUEL…MILITARE DA STRAPAZZO!
-
- Edward ma cosa dici?... –
chiese Winry sconvolta –è tuo pad… -
- NON ME NE FREGA NIENTE DI
CHI SIA! -urlò
Dalla rabbia fece cadere
dalla credenza la foto che Winry amava tanto
Edward, vedendo che la
madre a stento tratteneva le lacrime e lo zio lo osservava sconcertato, cercò di
calmarsi
- io…io so soltanto che se
ne è andato lasciando sola mia madre…sola a crescere un figlio di cui lui non sa
nemmeno che faccia abbia! -
- ora basta..ti prego! –
Winry singhiozzava mentre Al la sosteneva
- come posso considerare
mio padre uno così? Uno…uno che ha lasciato la sua famiglia solo per qualche
titolo onorario e un po’ di fama?! –
STUMP!
Edward era appena caduto a
terra, Al gli aveva appena tirato un pugno fortissimo allo stomaco, poi, forse
più per rabbia che per altro, lo prese per il colletto della
camicia.
- ma non ti vergogni? Far
piangere così tua madre?! – esclamò Al adirato
- Al! Lascia stare…-
intervenne Winry
Edward non rispose. Si
limitò a guardare il volto arrabbiato ma allo stesso tempo sconvolto dello
zio
- davvero pensi che Ed, che
tuo padre vi abbia abbandonato?!- chiese Al
Il ragazzo ancora non
rispose
- TUO PADREE’ STATO COSTRETTO A PARTECIPARE A
QUESTA GUERRA CAPISCI? LUI… - e qui Al si bloccò, ricordando le parole del
fratello
“stai tranquillo….il mio
cuore sarà con Winry….con Edward….e con tefratellino! “
- lui vi ha sempre voluto
bene! Non vi ha dimenticati! esoprattutto…non ha dimenticato il volto di suo figlio! -
- Al…basta così..- disse
Winry asciugando le lacrime
Al guardò Winry, poi mollò
il ragazzo ancora tramortito per il pugno ricevuto. Edward si alzò in piedi e lo
fissò.
Lo zio fece altrettanto,
poi sospirò.
- che tu lo voglia o no..-
cominciò Al rivolto al ragazzo – questo tuo modo di fare è e resterà uguale a
quello di tuo padre…-
Edward strinse i pugni.
Lostomaco gli faceva male ma la
sua rabbia era maggiore del dolore.
- credi de essere un adulto….ma in realtà
sei ancora un bambino Edward… - finì Al
- tsk! al diavolo! –
esclamò Edward correndo al piano di sopra lasciando Al e Winry soli e
preoccupati
- non pensavo… -disse Winry
all’improvviso – che avesse questo peso nel cuore… -
- deve capire che il mondo
non sempre gira per il verso giusto –disse Al
Winry lo guardò, poi
sorrise lievemente – non sei capace di arrabbiarti davvero con Edward
–
Al la guardò – già…non
riesco a sgridarlo come vorrei…ammetto però di aver esagerato con quel pugno…
-
- è cresciuto senza un
padre…e questo non ha giovato al suo carattere ribelle… -sospirò
lei
- se Ed tornasse…se solo
fosse qui…-esordì
Al
Intanto Edward erain camera sua, disteso sul letto, con la
mano appoggiata allo stomaco ancora dolorante.
Accanto a lui era
appoggiato il libro di alchimia. Lo prese e lo osservò
Sulla copertina vi erano
incise alcune parole che Edward non era mai riuscito a capire:“ DE ET NOC ERPMESA’RAS EROUC OIM
LI”.
Aveva sempre cercato di
decifrare ciò che c’era scritto ma non ce l’aveva mai fatta.
Mise il libro sul comodino.
Mentre lo faceva però lasciò un gemito di dolore e si massaggiò lo
stomaco.
Poi posò un braccio sulla
testa e sorrise
“ il mio caro
zietto…picchia duro!” pensò poco prima di addormentarsi.
L’indomani Edward si alzò
presto. Il dolore era passato, ma la rabbia che si portava dentro c’era ancora:
come poteva considerare Ed suo padre? come poteva accettarlo? Anche se quello
che aveva detto Al era vero, perché non si è ribellato a questaguerra quando
poteva?.
Inseguendo questi pensieri,
prese il suo libro e uscì in giardino. Lì, si mise a disegnare un cerchio
alchemico.
- voglio superarlo! –
pensava mentre cercava di trasmutare un vaso – voglio diventare più bravo del
mio presunto padre! -
- Edward… -
Il ragazzo di voltò, era
Al
- zio… - disse continuando
a trasmutare l’oggetto
- ti …ti fa male lo
stomaco? – chiese Al a volto basso
- Edward lo fissò
incredulo, poi tornò al vaso –non più di tanto… - disse
- forse ho esagerato un
pochino ieri….mi dispiace… -
- non ti devi scusare…. –
esclamò Edward – hai fatto solo quello che un vero genitore deve fare!-
A quelle parole il cuore di
Al fece un tuffo
- Edward tu…
-
Mentre Al cercava qualcosa
da dire osservava la trasmutazione di Edward e pensò – questo ragazzo…ha una
forza straordinaria…peccato che non la sappia ancora utilizzare bene…
-
- siii!!!!!! – Edward fece
un salto di gioia: la trasmutazione era riuscita
- sei stato bravo Edward!
–sorrise Al, contemplando l’opera del nipote
- è merito dei tuoi
insegnamenti! –sorrise a sua volta il ragazzo
- dai…ti preparo la
colazione… - disse Al entrando in casa, seguito a ruota da quel nipote che amava
tanto.
DRIN! DRIN! DRIN!
DRIN!
Il telefono improvvisamente
squillò
- mh? Chi sarà a quest’ora?
– si chiese Edward
- rispondi tu per favore? –
chiese Al – se mollo le uova addio colazione! -
- va bene – esclamò Edward
scocciato- ma chi diamine può essere alle 9 di mattina? -
sospirò
Prese la cornetta del
telefono e rispose – pronto? –
- Edward?
Sei tu Edward? -
- Lucas?! – si stupì Edward
non appena sentì l’amico: sembrava fosse in preda al
panico
- che succede?! – chiese
Edward cominciano a preoccuparsi
- ci…ci
stanno portando via tutti! – disse Lucas
agitato
- cosa?! Che stai dicendo?
Tutti chi?- chiese
-la mia famiglia!I vicini! Tutti!-
- Lucas! Mi vuoi dire che
diamine sta succedendo?! –
- l’esercito! Ciporteranno al
treno! Al treno della morte! -
- treno della morte?!
Lucas! Dove sei ora?!!Lucas! -
- volevo…volevo solo salutarti Edward!
-
- salutarmi? Ma cosa sta
succedendo?! -
-
Edward tu…. TUUUM TUUM TUUUM….. -
- LUCAS! LUCAS! RISPONDI!!
– urlò Edward sconvolto
- Edward? – lo chiamò Al –
cosa succede? Chi era al telefono? -
Edward non rispose.
Guardava il telefono con aria afflitta. Stringeva forte i
pugni
- ma cosa.. – iniziò
Al
- zio! –Edward lo
interruppe – devo andare alla stazione centrale! subito! -
- cosa?! Perché? – chiese
Al
- deve essere successo
qualcosa a Lucas! devo vedere se
sta bene! – disse preparando la sua roba i fretta e furia
- ma Edward… tu non…
-
- invece si! - esclamò il
ragazzo
- capisco… - sospirò Al –
almeno…lascia che ti dia questi… -
Al tirò fuori dalla tasca
della giacca dei guanti bianchi. Sembravano guanti comuni ma sul palmo vi erano
disegnati dei cerchi alchemici
- zio…ma questi sono…i tuoi
guanti! – disse Edward stupito
- a me non servono! E
poi…se le cose si dovessero complicare…non avresti il tempo di disegnare il
cerchio alchemico! -
Disse ponendo i guanti al
nipote, Edward li fissò.
- grazie mille zio! –disse
mettendoseli
- ora va! Avverto io Winry!
-
- grazie! –sorrise il
ragazzo
- basta ringraziare…è
sufficiente guardarti per farmi felice! -
Edward sorrise ancora di
più, poi si voltò e cominciò a correre lungo il viale fiorito, lasciando Al
all’uscio della porta.
Edward correva
all’impazzata. Il suo cuore batteva forte.
Era preoccupato per la
sorte dell’amico, il suo migliore amico.
- Lucas… -pensava mentre il
respiro gli si faceva pesante – aspettami ti prego!
-
Dopo venti minuti arrivò
alla stazione, lì stava succedendo qualcosa di
strano.
C’erano militari, amati di
pistole e fucili, dappertutto.
Edward, si nascose dietro
un’enorme colona posta ai lati della biglietteria e leggermente nascosta da dei
vasi di fiori.
Aspettava. Aspettava ma non
sapeva cosa fare.
Intanto, gli parve di
scorgere il generale che aveva salvato lui e suo zio: Roy
Mustang.
- generale! – aveva appena
detto uno dei militari – il treno merci è pronto! -
-molto bene! – disse Roy
–allora fateli venire tutti qua –
- signorsì! – disse il
soldato
Quello che Edward vide dopo
l’ordine di Roy, fu una cosa abominevole: centinaia e centinaia di persone,
compresi vecchi e bambini, venivano portati a forza sui vagoni di quel treno
merci.
- il treno della morte! –
pensò subito il ragazzo guardando inorridito la
scena
- LE DONNE E I BAMBINI A
DESTRA! GLI UOMINI A SINISTRA! – urlò un militare al
megafono
Tutte quelle persone
vennero divise dai propri cari e, se necessario, i militari usavano anche la
violenza.
Urla. Urla di dolore e
disperazione echeggiavano nell’aria. Edward era tramortito e non sapeva cosa
fare, si sentiva impotente di fronte a tutto
questo.
All’improvviso, quasi come
un fulmine a ciel sereno, lo vide. Vide l’amico che stava cercando. Vide
Lucas.
Lo stavano facendo salire a
forza sul vagone destinato alle donne ai bambini.
Edward, senza neanche
rendersene conto, uscì dal suo nascondiglio e cominciò a correre verso di
lui.
- LUCAS! LUCAS! -
urlò
- un moccioso?! – esclamò
un militare –fermo dove sei ragazzino! –disse cercando di trattenere
Edward
- E lasciami! – con tutta
risposta il ragazzo gli diede un forte calcio e continuò la sua
corsa
-LUCAS! -gridava
L’amico si accorse. Si
girò.
- Edward! – urlò a sua
volta con un sorriso
- PRESTO! PRENDETE IL
MOCCIOSO! – urlarono i militari circondando Edward
- LASCIATEMI PASSARE! –
urlò lui
- Edward! –continuava Lucas
mentre cercava di non salire sul treno
In quel momento Roy
arrivò
- lasciatemi passare!!!!
–urlò Edward, e con un abile gesto, grazie ai simboli alchemici sui suoi guanti,
si liberò dei dieci soldati che lo stavano
attaccando.
- straordinario! –pensò Roy
osservando la scena, poi abbassò lo guardo – ma di cosa mi stupisco….in fondo è
suo figlio! -
- LUCAS!- urlò Edward arrivando quasi ai piedi
del treno, trattenuto da delle guardie.
Lucas intanto era stato
spinto dentro il treno, riuscì a farsi spazio tra la moltitudine di persone che
occupava quel vagone e si appoggiò a fatica sulla piccola finestrella posta
sulla parete del treno.
Cercò di allungare il
braccio. Edward fece lo stesso.
- Edward! – esclamò
Lucas
- ASPETTA! TI TIRO FUORI DI
Lì! NON TI PREOCCUPARE! – urlò Edward cercando di divincolarsi dalla stretta
delle guardie, che gli impedivano di andare oltre
Lucas lo guardò, quasi
rassegnato.
- questo è il nostro
destino! - eslcamò
- EH?! – chiese sorpreso
Edward
- gli ebrei sono odiati dai
tedeschi! Sono odiati da tutti! -
- cosa dici?! – urlò Edward
–io non ti odio! -
- lo..lo so! –disse Lucas
respirando affannosamente per via della troppa
gente
- tu sei stato il mio unico
vero amico! – sorrise lievemente
- ANCHE TU! ANCHE TU LO
SEI! -
- il treno della morte è
venuto a prendermi….che io lo voglia o no… -
- NO! NON PUOI! – urlava
Edward con tutta la voce di cui disponeva
Lucas riuscì a toccare la
mano dell’amico
- questa volta non ci sei
riuscito Edward…-cominciò
Il treno intanto partiva.
Il rumore era assordante.
- LASCIATEMI ANDARE!
LASCIATEMI HO DETTO! – urlò Edward alle guardie, mentre il treno cominciava a
muoversi
- liberatelo! – intervenne
Roy
Tutti rimasero stupiti –ma
generale… -
- liberatelo ho detto!
-
Edward non badò affatto
alle parole di Roy. Non appena fu libero si mise a correre all’inseguimento del
treno, che cominciava a prendere velocità.
- LUCAS! -
urlò
L’amico era sempre lì,
sporto alla finestrella con un braccio teso. Edward riuscìmalapena a
sfiorarlo.
- questa volta non ce l’hai
fatta Edward… - continuò Lucas sospirando – ma d’ora in poi…ti prego…..
-
- Lucas? – chiese Edward
correndo sempre più piano, la fatica si faceva
sentire
- …salva più vite che puoi!
Usa l’alchimia per aiutare tutte quelle persone che hanno ancora un futuro
davanti a sé! – concluse Lucas
Edward rimase colpito dalle
parole dell’amico. Non riusciva a capire.
Il treno prese velocità.
dovette lasciare la mano di Lucas, ma continuava a correre. Inciampò. Finì sulle
rotaie del treno che nel frattempo si stava
allontanando.
- LUCAAAS!!!!!! – urlò
dolorante per la caduta
Lucas riuscì a sporgersi di
nuovo e ad urlare
- PROTEGGILI EDWARD! COME
FECE IL GRANDE COLONNELLO ELRIC A SUO TEMPO! SALVA LA GERMANIA! SALVA IL MIO POPOLO!
-
Detto questo sparì.
Soffocato dalle tante persone che, come lui, andavano a
morire.
Edward rimase li, per terra
in mezzo alle rotaie, era arrabbiato, confuso, terrorizzato, triste…troppi stati
d’animo in così poco tempo.
Lucas aveva menzionato
anche suo padre. lo conosceva anche lui? Si chiese. Anche Lucas conosceva la
fama del suo presunto padre?
Si alzò a fatica. Aveva il
sangue che colava giù dalle labbra ed era pieno di lividi sulle gambe e sulle
braccia. La caduta era stata molto violenta.
I militari erano lì, tutti
serrati e pronti a sparare su di lui se solo si fosse
mosso.
In quel mentre il generale
Roy si fece avanti. Lo guardò
- dovrei mandarti in
prigione ragazzino…lo sai vero? Hai attaccato un pubblico ufficiale!
-
Edward alzò lo sguardo. Uno
sguardo carico di odio. Potevano fargli quello che volevano. Orami più nulla
aveva un senso. Il suo migliore amico se ne era andato, forse per sempre, e ora
aveva anche un compito grandissimo da portare a
termine.
Roy sorrise – ma non lo
farò… -
Edward rimase leggermente
stupito
- anche perché se lo
facessi… molto probabilmente mi ucciderebbe.. – concluse con
sarcasmo
Il ragazzo riprese a
camminare, lentamente, gli facevano male la gambe, aveva lo sguardo basso e
un’espressione totalmente assente.
I militari si fecero da
parte al comando di Roy.
Quando Edward, camminando,
passò di fianco a Roy quest’ultimo gli sussurrò
qualcosa
- mi raccomando….conto su
di te…Full Metal Chibi! -
Edward lo guardò stupito.
Cosa voleva dire con quelle parole?
Roy si allontanò,
tornandola suo lavoro lasciando Edward solo e
confuso.
Il ragazzo uscì dalla
stazione, non voleva tornare a casa. Non ora. Era troppo stanco e
affamato.
Prese a girare per la
cittadina senza una meta, ripensando alle ultima parole che aveva pronunciato
Lucas prima di sparire dalla sua vita.
Si guardò le tasche, aveva
qualche spicciolo. Poteva permettersi qualcosa da
bere.
Entrò nella prima locanda
che trovò, l’unica per la precisione. Le altre avevano dovuto
chiudere.
Si sedette. L’oste lo
guardò con fare sospetto. Edward non ci badò e ordinò una birra, l’unica cosa
che, oramai, era in circolazione.
La bevve a grandi sorsi.
Gli facevano male le labbra, che a contatto con la bibita,
bruciavano.
Appena ebbe finito, pagò e
uscì un po’ barcollante.
In quello stato, come
avrebbe potuto salvare altre vite? Si chiedeva.
Alla fine decise di sedersi
in un angolo della strada. Si accasciò al suolo. La vista gli si annebbiava e il
vuoto piombò su di lui.
- ah!
-
Edward si alzò
improvvisamente da terra. Si guardò in torno spaesato, poi, dopo qualche secondo
tornò in se. Guardò il cielo, era l’alba. Evidentemente aveva dormito per terra
tutto il tempo. Cercò di alzarsi, ma i muscoli delle gambe lo sorreggevano a
malapena.
- lo..lo zio Al e Winry… -
pensò sorridendo – me ne diranno di santa ragione se non torno a casa… -
sospirò
Riprese a camminare sulla
via del ritorno. Tanta povertà. Ecco cosa pensava quando se ne andava in giro
con suo zio, per la piccola città, grande un quarto di Central City. Vedeva
tanta gente che chiedeva l’elemosina, gente che prima di quella guerra aveva un
lavoro, aveva una famiglia, aveva un futuro.
- tsk…. – sospirò – e io
come dovrei salvare tutta questa gente? – esclamò
sorridendo
Lucas si era sbagliato,
completamente sbagliato. Lui non poteva salvare quelle persone. Non ne aveva i
mezzi. Era solo.
- AAAAH!
-
Edward si fermò. Aveva
appena sentito delle urla, urla di una ragazza.Rimase immobile per qualche minuto.
- cosa serve se anche
l’aiutassi?- si chiese –non ne ho
i mezzi! -
Poi si ricordò delle parole
di Lucas
- …salva più vite che puoi! Usa l’alchimia per
aiutare tutte quelle persone che hanno ancora un futuro davanti a sé!
-
Aveva trovato la sua
risposta. L’alchimia!.
Si girò e cominciò a
camminare forte in direzione delle urla che aveva
sentito.
Esse lo condussero ad un
vicolo: li vi erano due militari che se la stavano prendendo con una giovane
ragazza.
a tessa, Edward vide una
donna. Morta.
- MADRE! MADRE MI SENTITE?!
– urlava la ragazza piangendo
- ahahahah! – rise uno dei
militari – è morta! -
- NO! MADRE!
-
Edward rimase ad osservare
la scena
L’altro militare prese la
ragazza per i capelli
- eheheh…l’avete scampata
oggi! il treno è già partito! -
La ragazza cercava di
dimenarsi dalla presa
- eheheeh…ma non fa
nulla…..anche perché…sareste morte solo più tardi! – rise sarcastico il
militare, e le puntò la pistola addosso
- EHI VOI! -
I militari si
voltarono
- un..un moccioso? -esclamò sorpreso uno dei
due
- lasciate immediatamente
quella ragazza! – urlò Edward
La ragazza rimase
stupita
- hei!hei! – disse quello
che aveva la ragazza – il moccioso ci da ordini!-
- ma lo sai chi è questa
gente? – chiese un militare indicando la donna
morta
Edward lo guardò con
disprezzo – fatemi una bella delucidazione! –
- gli Ebrei sono un
pericolo per il nostro governo! Rubano, conducono una vita di stenti e per di
più si oppongono al volere di Hitler! -
Edward li
fissò
- tu! Sei tedesco no?
Dovresti essere anche tu come noi! -
- io…. – cominciò Edward –
IO NON SONO COME VOI!! – urlò, e battendo le mani fece comparire una lama
affilata, che andò a colpire il braccio di uno dei
due.
- maledetto….tu….sei un
alchimista? - disse il militare che teneva la ragazza –se fai un altro passo
l’ammazzo! – e puntò la pistola alla testa di lei
- ehehe…non ti interessa
sapere che sono io! – rise il ragazzo avvicinandosi ai
due
- non ti avvicinare! -
disse il militare mollando la ragazza per la paura
- perché ora Stai per
subire la stessa sorte che è toccata oggi a centinaia di persone!!! -
urlò
Con poderosa velocità
raggiunse il militare. Ora l’avrebbe colpito con la sua
lama.
- NO! -
Edward si fermò. Il
militare era paralizzato dalla paura.
La ragazza aveva appena
fermato il braccio del ragazzo. Stava piangendo.
Lui la guardò stupito.
Perchè non voleva che lo uccidesse? Perché Dopo quello che aveva fatto ai suoi
cari non voleva la vendetta?
- basta così…ti prego… -
chiese lei con un filo di voce
Edward obbedì, fece
scomparire la lama. Guardò il militare con odio.
- sei stato fortunato….se
non fosse stato per lei….-esclamò
– non saresti ancora qui.. -
- PRESTO CORRETE! DA QUESTA
PARTE! -
- accidenti i militari! –
esclamò Edward
Poi, quasi spontaneamente,
prese la ragazza per mano.
- dai dobbiamo andare! -
- ma io… -disse lei
guardando il corpo della madre adagiato al suolo
- sbrighiamoci! – esordì
Edward trascinandola via
- Ora ho capito! –pensò
Edward mentre correva, incurante del dolore alle gambe, accanto alla ragazza –
grazie Lucas! Sei un vero amico! -
- …salva più vite che
puoi! Usa l’alchimia per aiutare tutte quelle persone che hanno ancora un futuro
davanti a sé! -
Queste parole rimbombavano
nella testa di Edward.
C’era il vuoto dentro di
lui, un vuoto incolmabile che nemmeno lo studio dell’alchimia poteva
riempire.
- ahi…!
-
Ad un tratto si fermò. Un
dolore improvviso alle gambe non gli permetteva più di
muoversi.
- accidenti! – esclamò
seccato
- va…va tutto bene…? –
chiese la ragazza che aveva salvato poco prima
Edward la guardò. Ancora
non capiva: quei militari avevano ucciso sua madre. Allora perché non aveva
voluto che lui facesse altrettanto? Perché non voleva vendicarsi?
- non è nulla…- disse
Edwardsentendosi quasi in
colpa- è meglio che tu te ne
vada…se ti trovano i militari sei finita… -
- e tu? – chiese lei
- tsk! A me non succederà
nulla! -
Lei per tutta risposta lo
prese per un braccio e se lo mise attorno alle
spalle
- CHE….CHE DIAMINE STAI
FACENDO?! – esclamò lui
- … - lei non rispose. Si
limitò a camminare
- ti voglio aiutare….come
tu hai aiutato me… - disse infine
- eh? – chiese lui
stupito
Edward notò come nello
sguardo di quella ragazza, di cui non conosceva neppure il nome, ci fosse un
velo di tristezza. Una tristezza inimmaginabile.
Dopo un quarto d’ora di
cammino arrivarono ad un vecchio ponte sotto la quale scorreva un ruscello. Lì,
decisero di sedersi sull’erba umida.
Rimasero in silenzio.
Guardavano il cielo che cominciava a diventare scuro, e le prime stelle
spuntavano su di esso.
Edward si strappò un pezzo
della sua camicia e lo bagnò con l’acqua fresca. Poi, lo mise sulla gamba, che
nel frattempo era diventata gonfia a causa dello sforzo troppo
intenso.
- aaaah… -disse dolorante –
non pensavo fosse così grave… - sospirò
La ragazza era seduta
accanto a lui. Era silenziosa e sembrava sul punto di
piangere.
Edward la osservò meglio:
aveva i capelli lunghi fino alle spalle, castani e occhi anch’essi del medesimo
colore. Indossava un grazioso vestito viola tenue con dei ricami molto
particolari
- me l’ha regalato mia
madre..- esclamò all’improvviso voltandosi verso
Edward
- eeeh? – chiese lui
spaventato
- lo stavi guardando no? –
disse lei stizzita
- ah…ehm…ecco io… -
cominciò lui diventando rosso
- è l’ultimo regalo che mi
ha fatto… - sospirò
Edward si fece serio.
abbassò lo sguardo.
- mi…mi dispiace… -esclamò
Edward – non avrei dovuto portarti via così da quel vicolo…
-
- se fossi rimasta li
probabilmente i militari mi avrebbero catturata… -
Edward rimase
sorpreso
- vuoi che torniamo?
-chiese
Lei scosse la testa – no…
-
- ma come? Non vorresti
seppellirla come si deve invece che lasciarla li? -
- le fosse comuni…
-cominciò lei
- eh?
-
- è li che vengono
seppelliti tutti gli Ebrei…ho visto morire mio padre…..mia sorella…tutti sono
stati seppelliti lì dai militari…per mia madre sarà lo stesso…
-
- è….è una cosa terribile…
- disse Edward
- questo è il prezzo da
pagare…..noi Ebrei siamo odiati di tutti! - sospirò
Edward rimase
sconcertato
- gli ebrei sono
odiati dai tedeschi! Sono odiati da tutti! -
In quel mentre gli venne in
mente Lucas
- Sai… - esclamò Edward
alzando lo sguardo al cielo
- oggi ho dovuto dire addio
ad un mio amico… -
- eh? – chiese
lei
- era Ebreo…proprio come
te! Il treno della morte l’ha condotto lontano e……beh!Non so cosa gli succederà.. -
sospirò
- mi…mi dispiace tanto… -
Edward
sorrise
- mi dai l’impressione di
avere un carattere molto forte…. -
- è che ho imparato ad
accettare la mia condizione… -
Ci fu qualche minuto di
pausa. Lei guardava Edward che cercava di sistemarsi il pezzo della camicia
strappata sulla gamba.
- aspetta…non si fa così…-
disse lei poggiando delicatamente le sue mani sulla gamba di Edward e
cominciando a sistemare le stoffa.
Lui
arrossì.
- non..non è necessario
grazie! - esclamò
- ma dai! Non vedi che
ematoma che ti è venuto?! – esclamòlei con insistenza
- tu…tu mi hai salvato… -
concluse – quindi anch’io… -
Edward distolse lo sguard
da lei, ma sentì dei sighiozzi: la ragazza stava piangendo. le lacrime le
bagnavano il candido viso mentre le sue mani all’improvviso presero a
tremare
- io….io… - cominciò –
ecco…mi dispiace! – disse asciugando le lacrime
- avevo appena detto di
saper accettare la mia condizione…e invece…mi metto a piangere come una sciocca!
-
Edward si alzò in piedi di
scatto e allungò la mano verso di lei, quella stessa mano con cui aveva cercato
di trattenere Lucas quel giorno.
- ma cosa… - chiese lei
stupita
- anch’io se fossi nelle
tue condizioni piangerei! Non è una cosa da sciocchi!
-
Lei lo
guardò
- ho un compito da portare
a termine….ma non posso farlo da solo ti pare? – disse
sorridendo
- ma io non…
-
- non devi pensare che per
te….per voi sia finita! – esclamò Edward – non hai più una famiglia, una
casa…..ma hai ancora un futuro! -
Lei rimase stupita: quel
ragazzo aveva così tanta voglia di vivere! Lo
sentiva…
Allungò la mano ed afferro
quella di Edward, che l’aiutò ad alzarsi.
- mi devi ancora dire come
ti chiami! - esclamò il ragazzo
- mi….mi chiamo Christine…
- disse lei
- bene Christine! Se non ha
nessun posto dove andare….potresti stare da me per un po’…-
Christine lo guardò con
sospetto
- e.. ehi! Guarda che vivo
con i miei! – disse Edward diventando rosso
Lei gli accennò un sorriso:
era così bella quando sorrideva!
- bene….si è fatto tardi…è
ora di andareeeeee… -
Edward non fece in tempo a
muovere un passo che rullò a terra per via della ferita alla
gamba
- vuoi una mano? – chiese
lei
- NO! Faccio da solo… -
disseimbronciato
Tentò di alzarsi ma non ci
riuscì. Ritentò, questa volta si mise quasi subito in piedi ma barcollò e
dovette sedersi di nuovo.
Guardò Christine.
Sospirò.
- forse…forse è meglio se
mi dai una mano… -
Lei sorrise, lo prese per
le braccia e cominciarono ad avviarsi verso casa.
- aiutato da una donna! –
pensava lui – oh Edward sei caduto proprio in basso.. -
sospirò
- hai…hai detto qualcosa? –
chiese Christine
- NO ASSOLUTAMENTE! – disse
preoccupato
Si sentiva strano. Quasi a
disagio. Quel giorno erano successe così tante cose: Lucas se nera andato ma al
suo posto era comparsa lei che, in qualche modo, riusciva a colmare il vuoto che
si era creato nel suo cuore.
Ma cos’era questa
sensazione? Sentiva calore, un calore intenso invadergli l’animo
ferito.
Casa Elric. Ore21.00
- ma che fine ha fatto
Edward?! – si chiedeva Winry andando su e giù per tutta la
casa
- Winry stai calma! Sono
sicuro che sta bene! - esclamò Al
- come faccio a stare
calma?! È da stamattina che se ne è andato!-
- è un ragazzo in gamba! e
poi…gli ho dato i miei guanti! Se avrà bisogno dell’alchimia non esiterà ad
usarli! -
- Al! Non è questo il
punto! È che… -
PLIN PLON! PLIN PLON!
Il campanello suonò
all’improvviso
- deve essere Edward! –
esclamò Winry correndo all’ ingresso – ora mi sentirà!
-
aprì la porta un po’
brutalmente
- signorino! hai idea.. –
cominciò Winry. Ma si bloccò
- mamma…a dopo le ramanzine
per favore… - disse Edward
Winry vide Edward ferito e
dolorante aggrappato a Christine e per poco non gli venne un
colpo.
- Edward! Che è successo?!
– chiese preoccupata e aiutando Edward ad entrare.
Christine rimase all’uscio.
Winry la guardò.
- dai vieni anche tu! –
disse sorridendo lievemente
Christine rimase stupita:
una famiglia, una famiglia tedesca che accoglieva un
ebreo?
-Al! Portami delle bende e dell’acqua
calda! – disse Winry non appena furono entrati
Edward si appoggiò
dolorante al divano. Christine invece restò in
piedi.
- siediti pure! – esordì
Edward
- ma io.. – cominciò
lei
In quel mentre arrivarono
Al e Winry con le medicazioni
- Edward che è successo?
Perché sei ridotto così? – chiese Al
- sono….sono caduto alla
stazione… -
Al guardò Christine –lei? Chi è?
–
- l’ho aiutata a scappare
da dei militari… - sospirò Edward
Winry intanto medicava la
ferita di Edward senza proferir parola
- può restare da noi per un
po’? non ha nessuno… - chiese Edward allo zio
Al lo guardò dolcemente –
certo che può restare! abbiamo la camera per gli ospiti!
-
Poi si diresse verso
Christine e, sempre con fare dolce, gli appoggiò una mano sulla esile
spalla
- come ti chiami? –
chiese
- Christine….signore…-
- ti ringrazio per averci
riportato Edward a casa… - esclamò sorridendo – sei più che benvenuta!
–
- gra…grazie… - disse lei
sentendosi a disagio
- ahia! Mamma! – aveva
appena esclamato Edward
- sta fermo! Sennò come
faccio a medicarti?! – disse Winry con fare deciso
Al si sedette su una
poltrona e guardò Edward
- e Lucas? Come sta? L’hai
visto? - chiese
Edward all’improvviso si
ricordò dell’amico. Abbassò lo sguardo.
Ci furono diversi minuti di
pausa
- lui….lui se ne è andato…
- disse tristemente
- se ne è andato? – chiese
Al preoccupato
- il treno della morte l’ha
portato via… -
Il silenzio piombò di nuovo
all’istante. Al aveva capito fin troppo bene la situazione e non chiese più
nulla.
Anche Winry sembrava molto
preoccupata.
- winry… - esclamò
Al
- eccomi… - disse lei
rigirando la benda di Edward – senti…Christine.. –chiese rivolta alla
ragazza
- mi dica signora.. –
rispose
- potresti finire tu la
medicazione? Dobbiamo preparare la cena… -
- certo! stia tranquilla! –
Edward intanto se ne stava
in silenzio e con lo sguardo basso. Winry mentre usciva lo guardò e sospirò.
Christine si sedette sul
divano dov’era appoggiato Edward e cominciò a rigirare la benda attorno alla
gamba del ragazzo.
- ti faccio male? –chiese
guardando il volto inespressivo di Edward
lui non rispose anzi, non
la guardò nemmeno. Christine sospirò
- fa male… - disse Edward
all’improvviso rannicchiandosi sul divano
- eh? -chiese lei
- mi fa male da
morire….-disse
nuovamente
Christine smise di
medicare. Lo guardò con compassione. Poi, appoggiò una mano sulla sua testa,
come per consolarlo.
Edward si mise a piangere.
In silenzio però. Non voleva che nessuno lo
sentisse.
- mi fa male….mi fa male… -
continuò a dire mentre le lacrime correvano giù dal suo
viso
- lo so…. – disse Christine
accarezzandogli la testa
- so bene che fa male.. –
sospirò tristemente
Solo lei poteva comprendere
il dolore di Edward in quel momento. Solo lei poteva capire cosa significava
perdere per sempre una persona cara, una persona a cui si è
affezionati.
I due restarono fermi lì
per dei minuti, ignari che Al e Winry li osservavano di
nascosto
Central city. Ore
23.00.osteria “ la luna
piena”
Erano le 23.00. a quell’ora
in osteria non c’era quasi nessuno.
Lì, in un piccolo tavolo
posto al centro della sala, vi era seduto l Generale Roy. Era pensieroso.
Sembrava stese aspettando una persona.
- …..capisco….può aspettare
solo altri dieci minuti? – chiese Roy
- certo generale…quando a
finito me lo dica… - disse l’oste andando nell’altra
stanza
-grazie…ah! Mi portidue birre per favore?-
- due? – chiese
l’oste
- sa….dovrebbe arrivare una
persona tra poco… - esclamò Roy sorridendo
- ah..bene… -disse l’oste andandosene dalla
sala
Passarono cinque minuti
abbondanti…
- ma dove diamine è
finito….- si chiese Roy – eppure gli avevo detto di essere puntuale!
-
Ad un tratto, la porta
d’ingresso si spalancò: comparve un uomo che portava un mantello nero che gli
copriva il volto: l’unica cosa visibile erano gli occhi, penetranti a tal punto
da far provar timore.
L’uomo vide Roy che gli
faceva un cenno con la mano. Andò verso di lui e si sedette sulla seggiola
accanto a quella del generale.
- eccoti finalmente! –
esclamò Roy – è da più di mezz’ora che aspetto!-
- la puntualità non è mai
stata il mio forte..lo dovrebbe sapere generale… - disse
l’uomo
Roy sorrise – si me lo
ricordo!-
- arriverò subito al
dunque… - continuò – ha portato i documenti che le avevo chiesto?
-
Roy si fece serio – non
sono riuscito ad averli…dovrai pazientare ancora un po’..-
- capisco… - disse l’uomo
cominciando a bere la birra che l’oste aveva appena
portato
- era da tanto che non
bevevo una birra così buona… - sospirò
- già….sei stato via tanto
tempo… - disse Roy
L’uomo non rispose. Si alzò
di colpo e mise dei soldi sul tavolo. Marchi
tedeschi.
- quelli non valgono più..-
disse Roy – pago io… -
L’uomo lo fissò –
grazie…generale… -
Detto questo si apprestò ad
uscire
- mi dispiace….- esclamò
Roy all’improvviso – per quello che è successo laggiù…non si meritava di fare
una fine così dolorosa… -
- era un bravo soldato…e un
grande amico… - sospirò l’uomo
Quella mattina Edward si
svegliò di soprassalto: aveva fatto un incubo. Un altro ennesimo incubo che lo
tormentava da settimane.
Nell’incubo, si trovava al
centro di una stanza, una stanza buia senza finestre, senza
luce.
Camminava, camminava senza
sapere dove andare; finche vedeva un bagliore squarciare quell’oblio. Vedeva una
figura, sembrava un uomo, che gli sussurrava parole dolci ma che poi, venivano
stroncate da un urlo lacerante.
- sempre lo stesso incubo….
– sospirò asciugando la fronte sudata
Decise di alzarsi. Si vestì
e scese al piano terra. Ma mentre lo
faceva sentì delle voci
provenienti dalla cucina. Incuriosito, si mise vicino alla porta leggermente
socchiusa: erano Winry e Christine che stavano
parlando.
In silenzio, cominciò ad
ascoltare.
- capisco…. – diceva Winry
– ecco com’è andata… -
- se non fosse stato per
Edward…a quest’ora io… - iniziò Christine
- devi stare tranquilla! –
esclamò Winry sorridendo – qui sei al sicuro! -
- grazie ma…potrei mettervi
in pericolo così facendo! -
- non temere…qui nessuno ha
più contatti con l’esercito da molti anni ormai…- sospirò Winry, poi,
accorgendosi dello sguardo interrogativo di Christine, cambiò argomento –
senti….mi puoi passare i piatti per favore? -
- certo signora! – esclamò
lei aprendo la credenza.
Ma mentre lo faceva, si
accorse della foto che ritraeva Ed, Winry, Edward e Al molti e molti anni prima,
appoggiata vicino al mobile.
Il suo sguardo, in
particolare, cadde su quel ragazzo dai capelli biondi e dagli occhi color
dell’oro, che ricordava molto Edward.
- quello….quello è mio
marito…-disse Winry
all’improvviso
A Edward, che ascoltava
ormai da diversi minuti quella conversazione, gli si strinse il cuore sentendo
parlare del padre.
- mi perdoni! – si scusò
Christine prendendo i piatti in fretta e furia – non volevo!
-
- non preoccuparti! – disse
Winry
Christine appoggiò i piatti
sul tavolo
- era…è un militare…vostro
marito?-chiese timidamente
osservando la foto
- si… - sospirò – era un
colonnello… -
- ed ora dov’è? Voglio dire
è…. – cominciò Christine
- un giorno è dovuto
partire per la guerra e…beh! Deve ancora tornare… -
- deve sentire moltissimo
la sua mancanza…-
- mentirei se dicessi il
contrario… - sospirò Winry – ma continuo a sperare….
-
- …sperare… - pensava
Christine
- beh ma… - continuò Winry
– non sono sola! Ho Alphonse qui con me e poi….ho Edward… -
Christine
sorrise
- è un ragazzo di buon
cuore! – disse infine
- già…sono fortunata ad
avere un figlio come lui…..anche se… -
Edward intanto era in
agitazione: cosa voleva dire la madre con quelle
parole?
- a volte penso che...se
non avessi avuto figli…sarebbe stato meglio -
Il ragazzo si sentì
sprofondare. Dunque era questo che sua madre pensava? Era questo che lui era per
lei?
Non volle sentire una
parola di più, senza far rumore corse in camera sua e si buttò sul letto.
Distrutto.
- la capisco… - aveva
appena esclamato Christine – capisco quello che prova…-
- tsk! Forse sono solo
un’egoista…-
- non è egoista! – disse
Christine con decisione
Winry rimase
sorpresa
- io la capisco! Piuttosto
che crescere un figlio senza un padre…senza una parte importante della vita di
un essere umano….avrebbe preferito non avere nessun bambino dico bene?Perché l’idea di renderlo triste, di
renderlo incompleto la distrugge… -
Winry non rispose subito.
Si limitò a fissare la foto con aria un po’
afflitta
- sei una ragazza molto
acuta… - sospirò
- mi deve credere signora!
– disse Christine stringendole la mano – sono sicura che Edward non è mai stato
triste…anche non avendo un padre accanto a lui! -
Ci fu il silenzio per
diversi minuti
- grazie… -disse infine Winry abbracciandola
forte
Intanto Edward,
rannicchiato sul letto, stringeva forte il libro di Alchimia che tanto amava. Lo
sfogliò: era pieno di disegni e testi molto difficili da studiare, che solo con
un’accurata osservazione si potevano comprendere. Poi lo rimise sul comodino e
ripensò alle parole della madre.
L’abbandono del padre era
una cosa che non lo aveva mai interessato, pensava di essere l’unico che Winry
amava. Ma si sbagliava. Lei amava ancora quell’uomo, quel militare partito anni
addietro lasciando moglie e figlioletto da soli.
No. Non avrebbe mai
accettato un padre così.
Ore
11.00
- yaaaaawn…. -aveva appena sbadigliato Al scendendo
dalle scale
- ben svegliato Al! –
sorrise Winry non appena arrivò in cucina
- ‘giorno… -salutò Al – dov’è Edward? – chiese
vedendo che non c’era
Fu Christine a rispondere –
penso che sia ancora a letto… -
- strano però… -esclamò
Winry
- già… -sospirò Al – lui di solito si alza
sempre presto… -
- davvero? – chiese
Christine
- …per allenarsi con
l’alchimia… -disse
Al
- uff…quel
ragazzo…Christine me lo vai a svegliare tu per favore? – esclamò
Winry
- va bene… -
E corse al piano
superiore.
Lì, proprio davanti al
lungo corridoio vi era la camera di Edward. Si avvicinò lentamente, la porta era
chiusa.
Voleva bussare ma non lo
fece, piano piano aprì lentamente la porta: Edward era seduto alla scrivania,
sembrava stesse leggendo qualcosa. Aveva lo sguardo fisso e sembrava non essersi
accorto di lei.
- guarda qua! -pensava -pensavo che stesse dormendo e invece.. -
- ehi! – disse
infine
Edward si voltò di
scatto
- ah… sei tu… - sospirò –
non ti avevo sentito entrare… -
- me ne ero accorta…-disse
sorridendo
Lui fece finta di niente e
tornò al libro che stava leggendo. Christine era perplessa, si avvicinò al
ragazzo e provò a sbirciare il libro.
- ma questo… -cominciò
lei
- mai visto un libro di
filosofia?! – chiese Edward seccato
- certo! L’ho studiata
anch’io sai! -disse lei stizzita –
ma mi chiedo il perché tu … -
- tsk! Il prossimo semestre
ho l’esame a scuola…se non lo supero dovrò ripetere l’anno…
-
- non hai capito… -lo interruppe – volevo chiederti come
mai non studi l’alchimia oggi…tua madre mi ha detto che della filosofia non te
ne è mai interessato nulla… -
Edward cominciava ad
arrabbiarsi. Era troppo. Chiuse il libro all’improvviso e si girò verso
Christine
- a quanto per avete fatto
una bella chiacchierata voi due! - esclamò
Christine lo guardò con
aria stupita, poi abbassò lo sguardo
- hai…hai sentito la nostra
conversazione stamattina…? - chiese
- diciamo semplicemente che
l’avevo intuito da tempo… -
- cosa? -
-che a mia madre io non interesso per
niente! -esclamò alzandosi in
piedi
- mhp! Evidentemente non
hai ascoltato tutto… - sospirò Christine
- ho ascoltato quanto
basta!! – urlò Edward
Christine lo guardo fisso
negli occhi
- sentimi bene Edward! –
esclamò infine – se tu avessi davvero ascoltato non diresti così! -
- aah…ma cosa vuoi saperne
tu… -
- ne so sicuramente più di
te! -
- smettila! -
- Edwardcerca di capire come si sente tua madre!
-esordì
lei
- … - lui non rispose ma la
rabbia era visibile dai suoi occhi azzurri, azzurri come il
mare
- lei…lei ti vuole bene!
Devi credermi Edward! -
- ORA BASTA! – urlò Edward,
e, per la rabbia la prese per i polsi e la buttò contro il
muro
- Edward! – esclamò lei.
Non sembrava spaventata, solo delusa
Lapaura tormentava il cuore di Edward,
quella stessa paura che aveva avuto comprendendo che non avrebbe mai più rivisto
Lucas…
- ah! – in quel momento
tornò in se, lasciò la presa sulla ragazza e si accasciò al
suolo.
- scusami… - disse
ansimando – non so cosa mi sia preso.. -
Christine lo guardò. Ancora
una volta era lei a consolarlo. Era come il suo angelo
protettore.
- non preoccuparti… - disse
accennando un sorriso
- Edward, Christine! La
colazioneee! – urlò Winry dal piano terra
- arriviamo! – disse
Christine, poi i suoi pensieri tornarono a Edward, che nel frattempo si era
alzato.
- tutto bene? – chiese
lei
- si…tu piuttosto…ti ho
fatto male? -disse Edward con
occhi tristi
- ma figurati! – sorrise
lei dandogli una pacca sulla schiena – cosa credi che mi possa fare un
bambinetto come te?! -
- coosa??!! – esclamò
Edward, e il colorito ritornò sul suo viso
- guarda che ho un anno in
più di te! Dovresti portarmi rispetto! - disse lei
- e questo chi l’ha
deciso?! -
-io! –
Si guardarono e scoppiarono
a ridere: una risata che lavò viai
brutti pensieri di poco prima.
- ti prometto che studierò
di più l’alchimia! – disse infine Edward rivolto a Christine – cosi che mia
madre possa essere fiera di me! -
Christine sorrise – così mi
piaci signor Alchimista! – disse dandogli un piccolo bacio sulla
guancia.
Edward rimase li impalato
per qualche secondo.
- ti vuoi muovere?! La
colazione ci aspetta! -esclamò lei
scendendo dalle scale
- eh? Ah! No aspetta!!!!
-urlò Edward risvegliandosi dal
“trauma” del bacio.
Un bacio che valeva più di
mille parole.
Intanto a Central
City
- dannazione… -aveva appena detto Roy, seduto sulla
poltrona del suo “lussuoso” ufficio, al quartier generale di Central
City.
- quanto vorrà farmi
aspettare!!! -esclamò
arrabbiato
All’improvviso qualcuno
bussò alla porta
- AVANTI! -disse Roy
seccato
La porta si aprì, comparve
l’uomo che, il giorno prima, all’osteria, aveva chiesto informazioni su certi
documenti.
Sembrava parecchio esausto.
Evidentemente aveva corso.
- sempre in ritardo eh?!
-esclamò Roy
sarcastico
- mi scusi…. – disse l’uomo
– ma ho avuto problemi a ricordarmi dove fosse il suo ufficio generale -
- si…beh… - cominciò Roy,
un velo di tristezza poco visibile, era apparso nei suoi occhi – perché non ti
togli quel mantello? Fai paura conciato così! – chiese
infine
- non voglio che nessuno
possa riconoscermi.. -
- non entrerà nessuno…ho
chiesto di lasciarci soli… -disse
Roy
L’uomo esitò un
po’.
Poi piano, piano cominciò a
sfilarsi il cappuccio del mantello, lasciandone intravedere il
viso.
- così mi piaci….Full
Metal! – sorrise Roy
Anno 1940. Edward Elric,
colonnello, chiamato anche Full Metal Alchemist, era tornato in patria. Ma non
era più la stessa persona che era partita 15 anni prima : era pallido, il suo
fisico era molto provato dalle dure battaglie,i suoi occhi, un tempo animati da
un’innata gioia di vivere, erano spenti. La loro luce se ne era andata lasciando
il posto ad uno sguardo privo d’espressione.
- era da tanto che non mi sentivo
chiamare così… - disse Ed
- era da tanto che non ti vedevo! –
esclamò Roy in modo ironico
Ed si sedette su una
poltrona
- ora…vorrei sapere perché
mi ha chiamato…generale… -
- ho quii documenti che mi avevi chiesto! –disse
Roy facendosi serio
Pose a Ed un pacchetto che
conteneva diversi fogli
- riguardano iprogetti di Hitler… - continuò
Ed cominciò ad aprire la
busta. Prese i fogli e ci diede un’occhiata
- non ci posso credere!… -
eslcamò stupito
- pazzesco vero? – annui
Roy – c’è di tutto…dalle conquiste militari alle varie spedizioni etra queste…quella a cui hai partecipato…
-
- fino…allo sterminio di
massa… - concluse Ed leggendo –che significa? – chiese
preoccupato
Roy non
rispose
- CHE SIGNIFICA?! -ripetè Ed
- pare…pare che Hitler
voglia…sterminare tutti gli ebrei, zingari per formare la razza pura… -sospirò Roy
- è…è terribile…-disse Ed-che crede di fare quel pazzo?!
Conquistare il mondo?!-
- e chi lo sa…comunque…ora
ascolta Full Metal… -cominciò – di
recente Hitler ha fatto catturare tutti gli ebrei che c’erano in città…e li ha
condotti in campi di concentramento… -
- campi di concentramento?
-
- è meglio se non ti
immischi in questa faccenda…o potresti trovarti in guai più seri questa volta…
-
- tsk! Hitler non ti fa
nessuna paura… ho passato sofferenze ben peggiori….e poi… - sospirò – gliel’ho
promesso….gli ho promesso di riportare la pace in Germania!
-
- e tu mantieni sempre le
promesse… - concluse Roy
- vedo che mi conosce…
-
- meno di quanto immagini
Full Metal.. – disse sorridendo
- ora devo andare… -disse
Ed alzandosi in piedi e rimettendosi il cappuccio – grazie per i
documenti…ricambierò il favore prima possibile! -
E si avviò alla
porta
- Full Metal! -
Ed si girò - dica?
–
- torni a casa ora? –
chiese Roy
Ed lo guardò, abbassò lo
guardo, poi sorrise
- Winry sarà
arrabbiatissima…le avevo detto che sarei tornato in poco tempo… -
- tutti lo credevamo..– esclamò
Roy
- ho tanta voglia di
rivederla…di rivedere Al e…di poter finalmente abbracciare mio figlio… -
sospirò
- … capisco…
-
- arrivederci generale… -
disse infine uscendo dall’ufficio
Roy si alzò dalla poltrona,
sospirò. Si avvicinò ala finestra e vide Ed che si allontanava correndo,
probabilmente verso la propria casa, una casa dove avrebbe avuto un’intera
famiglia ad accoglierlo…o qualsi…
- l’incontro…. – esclamò –
tra Full metal e Full metal Chibi… -
- EDWARD! EDWARD! DOVE SEI
EDWARD? – urlava Al andando su e giù per tutta la casa – EDWARD!! -
- non è qui…- disse
all’improvviso Winry sbucando da una stanza
- come?! Ma se doveva
allenarsi con l’alchimia?! –
- ha detto che l’avrebbe
fatto domani…- esclamò Winry, sembrava triste, molto
triste.
- e dov’è andato? – chiese
Al sorpreso
- beh… -
Due ore
prima…
- cosa??! – urlò
Winry
- devo andare a Central per
parlare col generale Roy Mustang! – disse Edward
- mi sapresti dire il
motivo? – esclamò lei un po’ euforica
- voglio saperedove, quel treno, porta tutte le persone
che i militari catturano! -
Winry sospirò – e credi che
Mustang dirà proprio a te certe informazioni? –
chiese
- … - Edward non rispose –
no… - concluse
- visto? E allora cosa…
-
- ma…- la interruppe
Edward, tirando fuori i guanti dello zio e infilandoseli – posso sempre
costringerlo! - esclamò
- non se ne parla neanche!
Mustang è uno degli alchimisti di stato più bravi che ci sono in circolazione!
Non ti lascio andare! -
- ma io… - cominciò il
ragazzo
- per favore… - esclamò
all’improvviso Christine - lo lasci andare! -
- … - Winry guardò gli
occhi tristi di Christine – e chi mi garantisce che non combinerà guai?!-
- andrò io con lui! -
esclamò
- NO! – urlò Edward –
quelli ti danno la caccia! Appena ti vedranno non esiteranno a catturarti!
-
- non ti preoccupare! Non
accadrà nulla! E poi… - disse Christine – cominciano durante il coprifuoco…-
sospirò
- ….e sia! – Esclamò Winry
guardando lo sguardo speranzoso dei due ragazzi- ma dovete tornare presto intesi?! -
Ai due scappò un largo
sorriso
- grazie mille! –
- ho capito… - sospirò Al
non appena Winry ebbe finito di raccontare - ma perchè mai glielo hai permesso?
-
- non lo so…forse… - disse
Winry – forse perché….mi sembra di tornare indietro nel tempo…
-
Al non rispose, si limitò a
fissare Winry, e la nostalgia invase il suo cuore
- sono molto affiatati
vero? – chiese Al
- già...- sorrise Winry -
Edward è un tipino difficile…l’unico con cui era riuscito a legare veramente
finora è stato… -
- Lucas… - concluse Al
sospirando
- si… - esclamò
Winry
Central
City
- LASCIATECI PASSARE! – aveva appena urlato
Edward ad unmilitare, alla guardia
del grande cancello, al cui interno vi era il quartier
generale
- tsk! non crederai che un
moccioso come te possa passare?! -disse sarcastico il militare
- DEVO PARLARE COL GENERALE
MUSTANG! -
- senti,senti…e tu chi saresti? -
- mi chiamo Edward Elric!
-
A sentire quel nome il
militare fece un leggero sobbalzo
- spiritoso!- disse infine – torna dalla mamma
piccino! Non è posto per te questo! -
Edward sentì gelarsi il
sangue in corpo
- VOGLIO PARLARE COL
GENERALE DANNAZIONE! FAMMI PASSARE BUFFONE! -
- CHE HAI DETTO?! – esclamò
il militare arrabbiandosi
Christine, che era
seminascosta dietro a Edward, poggiò una mano sulla spalla del
ragazzo
- lascia perdere
Edward…troveremo una soluzione – gli disse
- non che non lascio
perdere! Ho assolutamente bisogno di parlare con quel tizio!
-
- EHI MOCCIOSO?! CON CHI
CREDI DI PARLARE?! – disse il militare, poi, cominciò ad osservare Christine, la
quale indietreggiò impaurita
- ehi ragazzino…come mai ti
porti dietro un’ ebrea?! – chiese malignamente
- COSA TE NE IMPORTA!
LASCIACI PASSARE! – urlò Edward
- hihihih…facciamo così
ragazzino… se tu mi lasci la ragazza io ti lascio passare! -disse
malignamente
- SCORDATELO LEI NON SI
TOCCA! – esclamò Edward stringendo forte la mano di
Christine.
La ragazza sentì un forte
tepore non appena lui le prese la mano, si sentiva bene, si sentiva
protetta.
- eddai moccioso…non farla
tanto lunga! Non dovevi parlare col generale?! – chiese il
militare
- se parlare col generale
equivale a separarmi da Christine beh….allora non mi interessa! – esclamò
Edward
- grrr…dannato ragazzino!
-
- che succede qui?!
-
Tutti si voltarono: era
Roy
Il militare scattò subito
sull’attenti
- buongiorno signor
generale! - salutò
Christine e Edward rimasero
un po’ stupiti
- allora che sta
succedendo? – ripete Roy – stavo passeggiando e ho sentito un tale chiasso…
-
- mi scusi generale! Ma … -
cominciò il militare indicando i due ragazzi
- questo ragazzino mi stava
dando dei problemi… -
Roy incrociò lo sguardo di
Edward
- e che genere di problemi
può dare un ragazzino? – chiese Roy sarcastico
- niente di che signore
però… -
- e allora fallo entrare!
-
- ma generale! c’è un’ebrea
con lui! – esclamò il militare
Roy si mise a osservare
Christine, che a sua volta cercava di evitare il contatto
visivo
- non penso che sia
pericolosa e poi…il coprifuoco è stasera… - sorrise Roy – ora falli passare…
-
Il militare, evidentemente
deluso, si spostò ed apri il cancello facendo entrare i due
ragazzi
- per di qua… - esclamò Roy
ai due
Edward e Christine
obbedirono senza fiatare.
Durante il percorso, Edward
notò con molto disprezzo, che i centinaia di militari che andavano su e giù per
tutto l’edificio, osservavano malignamente Christine, la quale sembrava non
farci caso. Doveva esserci abituata ormai, pensava.
- ehi Edward… - esclamò lei
a voce bassa
- cosa c’è?
-
- potresti anche lasciarmi
la mano ora… - disse
Edward infatti non l’aveva
mollata nemmeno per un istante
- ma figurati! Non vedi che
brutti ceffi che ci sono qui?! – esclamò lui
- si ma..
-
- non voglio che ti accada
nulla! – disse Edward diventando rosso in volto. Anche Christine arrossì
lievemente
- siamo arrivati – esclamò
all’improvviso Roy
I due si bloccarono. Roy
aprì la porta del suo “enorme” ufficio
- prego accomodatevi… -
disse infine
Edward e Christine
entrarono, mentre alle loro spalle Roy chiudeva la
porta.
Poi, con fare piuttosto
elegante si sedette alla scrivania.
Edward decise che era
arrivato il momento di parlare.
- mi scusi…io sono.. -
cominciò
- so chi sei tu…full Metal
Chibi! – lo interruppe Roy
Edward fece una smorfia
sentendo quel nome
- e so anche perché sei
venuto… - concluse sorridendo
- eh?! – Edward era
incredulo. Christine si limitava a osservare Roy
pensierosa
- sono sicuro che mi vuoi
chiedere informazioni…riguardo alle varie deportazioni di ebrei… - esclamò Roy –
dico bene Full Metal chibi? -
Edward cominciò ad
irritarsi: non solo non sopportava l’atteggiamento con cui quel tale parlava di
certe cose, ma era furioso per il nome che gli aveva appioppato senza nemmeno
averlo mai conosciuto.
- senta! Visto che sa il
motivo per cui sono venuto…. – esclamò Edward – perché non mi dice subito dove
vengono portate tutte quelle persone?! -
- tsk! Cosa ti fa credere
che io lo sappia? – chiese Roy sarcastico
- non faccia il finto
tonto! Sono sicuro che lei deve avere almeno un’idea al riguardo!
-
Lo sguardo di Roy cadde su
Christine, ma poi si posò nuovamente su Edward
- e se io non te lo volessi
dire? – esclamò Roy
- in questo caso… - esclamò
Edward facendo vedereguanti -
dovrò farle un po’ male generale! -
- Edward! Lascia
stare!- intervenne Christine – tua
madre te lo ha proibito! E poi..contro di lui non ce la faresti mai!
-
- ma se non ci ho nemmeno
mai provato?! – disse Edward
- faresti meglio ad
ascoltarla – esclamò -…per due motivi: il primo è che un alchimista del tuo
rango, per quanto abile possa essere non sarebbe mai in grado di
battermi….inoltre….potrei sempre dire a tutti che in casa tua nascondi un
ebreo…! – disse sorridendo
- che cosa?! – esclamò
Edward indignato
- pensaci bene full Metal
Chibi! Se farai di testa tua e mi attacchi…perderai la possibilità di salvare il
tuo amico…e di mantenere la tua promessa! -
- uh… - Edward rimase
immobile. Christine guardava la scena in ansia
- allora? Che fai? – chiese
Roy sorridendo
Edward abbassò le mai, che
fino a poco prima erano tese contro Roy. Gli seccava dare ascolto ad uno come
Roy ma d’altronde….in gioco c’era la vita di Lucas…
Doveva piegarsi ancora una
volta all’esercito.
- …mi scusi…generale… -
esclamò infine a sguardo basso
- così va meglio! -
Ci fu una
pausa
- la prego! – disse Edward
all’improvviso, lasciando Roy sorpreso – mi dia quelle informazioni! È
importante! -
- … - Roy non
rispose
- LA SUPPLICO! FARO’ QUALSIASI
COSA SE LEI MI AIUTA! -
- …tsk! – sorrise il
generale –in questo sei tale e quale a lui… -
- eh?
–
- e va bene full metal
chibi…ti dirò tutto!-
Il volto di Edward si
accese – grazie generale!!! –
- si si… - esordì
Roy
Poi si fece serio. Fissò
Edward dritto negli occhi, ci furono diversi minuti di attesa. Roy sospirò.
- tutte quelle
persone…vengono condotte in campi di concentramento…. -
Christine fece un leggero
sobbalzo
- campi?! – chiese
Edward
- si…di solito si trovano
nelle campagne, lontano dalla gente.. – spiegò- così che nessuno possa sapere cosa
succede… -
Edward parve molto turbato:
cosa voleva dire Roy con quella frase?
- in…in che senso? – chiese
infine – cosa fanno all’interno di quei campi?! -
- … - Roy non rispose.
Prima fissò Edward, poi puntò gli occhi su
Christine
- sicuri di volerlo sapere?
-chiese
Edward rimase immobile in
attesa. Roy tirò un lungo sospiro
- quei campi…sono strati
creati con un unico scopo…sterminare la razza ebrea… -
esclamò
- cosa?!
-
- hai capito bene Full
Metal Chibi… -
- …
-
- li uccidono….con ogni
mezzo disponibile…camere a gas, lavoro forzato, esperimenti scientifici…
basandosi anche….sull’alchimia… - concluse
Edward non credeva alle
proprie orecchie. Usare l’alchimia per uccidere. Questo accadeva. Mentre lui
stava parlando, centinaia di persone morivano e soffrivano. Lucas compreso. Come
avrebbe potuto fare per salvare tutta quella gente?
Christine avevo lo sguardo
basso: era pallida e a stento tratteneva le
lacrime.
- vorrei sapere…- chiese
Edward – dov’è stato portato il mio amico… -
- …è stato portato nelle
campagne, vicino ad Hannover…per arrivarci occorrono due giorni di viaggio in
treno… - esclamò Roy
- ho capito. – disse Edward
alzandosi dalla sedia – grazie per la disponibilità generale… -
- Full Metal Chibi…cosa
vuoi fare? – chiese Roy perplesso
- e me lo chiede? Andro
laggiù e libererò tutta quella gente! -
- sei sicuro? Guarda che vi
troverai centinai di alchimisti di stato! -
- uno o cento non fa
differenza! – esclamò Edward – ho fatto una promessa e intendo mantenerla!
-
Roy
sorrise
- tsk! Tale padre tale
figlio… - esclamò Roy a bassa voce
- come? – chiese
Edward
- nulla, nulla…puoi andare
ora….Full Metal Chibi… -
Edward e Christine si
apprestarono ad uscire. Ma Edward ci ripensò e si girò verso il
generale
- si? – chiese
Roy
- volevo sapere…generale… -
cominciò Edward - perché mi chiama sempre Full metal Chibi? -
chiese
Roy si limitò a guardarlo
divertito.
- beh perché….perchè è un
nome carino no? – disse sorridendo allegramente
- mah… - sospirò Edward –
arrivederci generale… - disse chiudendo la porta
- al prossimo incontro…
-esclamò Roy quando Edward se ne fu andato
Nella cittadina di
Rizembool…
- mi scusi.. – aveva appena
chiesto Ed, che indossava il solito mantello nero, ad un abitante del paese di
Rizembool - sa dirmi quanto manca per arrivare a Rizembool? -
- ci siete dentro signore!
Questa a Rizembool! – esclamò questo
Ed parve molto stupito. Si
guardò attorno: vide una colorata cittadina allegra e fiorente, i cui abitanti
sembravano molto allegri. C’erano centinaia di palazzine e moltissimi negozi.
Non era la
Rizembool che si ricordava. Era molto
diversa
- mi sta prendendo in giro?
– chiese Ed – Rizembool è poco più di un villaggio!
-
L’uomo lo guardò
stranamente
- ma da dove vieni tu?
Rizembool è diventata una città da dieci anni ormai!-
Gli occhi di Ed si
rattristarono all’improvviso. Era chiaro che fosse cambiato tutto! Da quando era
partito erano passati moltissimi anni ormai!
- …allora sa dirmi dove si
trova la casa degli Elric? – chiese nuovamente
- Elric dici? Ah certo! La
casa del colonnello! Guarda vai sempre dritto…dovresti vedere una collina ad un
certo punto! Lì c’ècasa Elric! Non
puoi sbagliarti! -
- grazie mille… - esclamò
Ed andandosene, lasciando l’uomo un po’ perplesso
Intanto…
-MAELDIZIONEEEEEE!!!!! – aveva appena
urlato Edward di ritorno da Central city
- ma non hai sentito quel
tizio? “beh perché….perchè è un nome carino no?” BLEAH!!!!! Che rabbia!!!
-
- e per un soprannome ti
arrabbi in questo modo? – chiese Christine
rassegnata
- fosse solo quello! Hai
visto che atteggiamento?! Quel suo sarcasmo di quattro soldi non lo sopporto!!!
-
- ma alla fine ci ha
aiutato no? -
- si ma minacciandomi!
-
- è colpa tua…dovevi stare
calmo! –
- grrrr…appena ce l’avrò a
portata di mano prima lo sbatacchio per bene con l’alchimia e poi lo riempio di
pugni!!! -
- uff…uomini… - sospirò
Christine
- a proposito…- esclamò
all’improvviso Edward
- che c’è? - chiese lei
sorpresa
- sai che ore sono? -
- dovrebbero essere le
quattro… -
- perfetto! Così ho saltato
pure il pranzo! -
- cosa facciamo? Torniamo a
casa? – chiese lei
- uffa….e va bene…però
prima…devo comprare una cosa… - esclamò Edward
- eh?
-
- dai vieni! – sorrise
Edward tirandola per un braccio
Andarono in una piccola
bottega che vendeva accessori di ogni genere
- tu aspetta qui… - esclamò
Edward lasciando Christine fuori
Lei intanto osservava la
vetrina della bottega. La osservò in lungo e in largo finche il suo sguardo si
posò su un cartello posto alla porta.
Subito si rattristò: il
cartello diceva “ vietato l’accesso ai cani e agli
ebrei”.
Era considerata alla pari
di un animale? Pensava tristemente. tutti la pensavano così, tutti la
disprezzavano solo per la sua religione senza nemmeno conoscerla…tutti tranne
lui, Edward. Era l’unico che l’aveva sempre aiutata ed accettata per quello che
era. Con lui si sentiva bene, si sentiva
importante.
- eccomi! – esclamò Edward
uscendo dalla bottega con un pacchetto in mano
Christine scacciò subito
dalla mente quei pensieri
- per..per chi è? – chiese
osservando il pacchetto
Edward diventò
rosso
- per chi vuoi che sia
scusa?...è…è per te no? – esclamò agitato
Anche Christine arrossì
vistosamente
- gra..grazie.. – disse
prendendo il pacchetto e cominciando a scartarlo
- ah! - esclamò una volta
aperto – è.. bellissimo! -
Dentro al pacchetto vi era una collana,
con un pendente a forma di cuore: quel cuore però era rotto a
metà
- l’altra metà ce l’ho io…
- disse Edward mettendogliela al collo – così…saremo sempre uniti! -disse sorridendo
- … - Christine non sapeva
cosa dire – grazie… Edward! - sorrise
Restarono a guardarsi
intensamente per dei minuti. Ipiedi non volevano muoversi, erano come paralizzati. Edward, d’istinto
con la mano sfiorò la guancia di lei, per poi passargliela dietro i capelli
lucenti.
Erano sempre più vicini.
Christine poteva sentire il respiro di Edward, che si stava avvicinando sempre
di più.
- Edward! – disse
all’improvviso
Il ragazzo si staccò
immediatamente
- scusamiii!!! Scusami
tanto! – esclamò confuso – non volevo mi dispiace! - disse rosso in
volto
- lascia stare… -sospirò Christine, che ancora si
chiedeva per quale motivo l’aveva fermato – torniamo a casa ora? -
- ah! Si.. – esclamò Edward
ancora confuso
Cosa gli stava succedendo?
Pensava. In quegli attimi l’unica cosa che aveva visto erano gli occhi di
Christine che lo attraevano a lei. Per lui Christine era qualcosa di più che una
semplice amica.
Ore 19.00. Rizembool.
Casa Elric
Winry era fuori in giardino
con Al, che l’aiutava a dare da bere ai fiori. C’era uno splendido tramonto e
una brezza fresca scompigliava i capelli.
- Edward non è ancora
tornato! – esclamò Winry arrabbiata
- eheheh.. – sorrise al un
po’ spaventato da quella reazione - dai su…non fare cos.. -
Ma si interruppe
bruscamente vedendo Winry che lo osservava con aria
omicida
- hai perfettamente
ragione! – disse infine cercando di sembrare
convincente
- uffa… - sospirò Winry –
ma perché mi deve dare tutte queste preoccupazioni? -
- eddai…c’è Christine con
lui no? -
- si lo so ma…non mi sento
tranquilla… -
Stessa ora, stesso
posto…
- eccola li…finalmente… -
sospirò Ed non appena arrivò alla collina. Ancora poco e avrebbe potuto
riabbracciare la sua Winry – anche se…uff…è più faticoso di quello che
sembra…non me la ricordavo così ripida la strada… - esclamò
camminando.
Ad ogni metro, il suo passo
accelerava, così come il battito del suo cuore che andando avanti batteva
all’impazzata.
Finalmente dopo 15 anni
poteva tornare a casa. La sua casa. La casa dove aveva vissuto momenti allegri,
momenti tristi, una casa piena di speranze e di
sogni.
Non appena fu in cima la
vide. Vide la sua casa, dal tetto rosso e dalle bianche mura. Era così come se
la ricordava. Non era cambiato nulla. Si mise a correre. Non molto forte. Era
stanco e sfiancato.
- Winry! Io ho finito con
questo albero! – aveva appena esclamato Al
- bene Al! Abbiamo finito!
– disse lei spegnendo l’acqua
- mh? – esclamò Al
guardando all’orizzonte
- cosa c’è? – chiese
winry
- c’è qualcuno laggiù! –
disse indicando col dito
- saranno sicuramente
Edward e Christine! – esclamò cominciando a correre
- Winry aspetta!- disse Al
inseguendola
Man mano che winry si
avvicinava, poteva constatare che non erano i due ragazzi, bensì un uomo dal
nero mantello.
Cominciò a rallentare.
L’uomo si accorse di lei. Si bloccò.
- Winry? – chiese
osservandola bene
- mi scusi.. – esclamò
Winry ansimando per la corsa –credevo che fosse.. -
Ma non finì la frase.
Guardò gli occhi dell’uomo. Occhi color dell’oro che si rispecchiavano nei suoi,
azzurri come il mare.
- tu…tu sei…winry? – chiese
ancora una volta
- eh? – domandò lei - come
fate a sapere il mio nome? -
Non rispose. Allungò la
mano e sfiorò delicatamente la guancia di lei, che
indietreggiò.
- ma…ma chi è lei? – chiese
stupita da un tale gesto che, però, le aveva scaldato
l’animo.
- winry…winry.. – continuò
a ripetere lui – perdonami… -
- eh?! -
- per…donami… -
E si accasciò addosso alla
ragazza facendola cadere. Ma mentre cadevano, il mantello di lui cadde,
rivelando il suo volto.
Winry, non appena lo vide
rimase immobile, come paralizzata. Gambe e braccia non rispondevano più ai
comandi del suo cervello, il cuore cominciò a battere forte, e dai suoi occhi
comparve una lacrima che le rigò il viso.
L’uomo alzò il volto, un pò
pallido, verso quello di Winry che sembrava
confusa.
-
perdonami…Winry…perdonami… - continuò a ripetere – sono tornato…
-
A sentire quelle parole, il
cuore di Winry fece un tuffo. Non aveva il coraggio di guardare in faccia colui
che aveva sempre aspettato, colui che se ne era andato per 15 anni lasciandola
sola, colui che per tutto quel periodo aveva continuato ad
amare.
- Ed?! – chiese
palpitando
Ed la guardò. Le lacrime
cominciarono a scendergli dagli occhi dorati, che riacquistarono la gioia
perduta tempo addietro. Si aggrappò alla vita di lei, che rimase immobile non
sapendo cosa fare.
- Winry! – esclamò Al,
mentre correva verso di loro
Lei non ci fece caso. Le
lacrime scesero più velocemente e non avevano intenzione di fermarsi. L’aveva
ritrovato. Aveva ritrovato l’amore perduto. Aveva ritrovato
Ed.
-Sono tornato… e questa volta… - esclamò Ed abbracciando Winry, ancora
tramortita, con tutta la sua forza
Quella frase riempì di
felicità il cuore di Winry, che abbracciò Ed con dolcezza, accarezzandogli la
testa.
- Ed…Ed… - continuava a
dire mentre le lacrime scendevano
Al era lì. Immobile ad
osservare la scena. Gli veniva da piangere ma si tratteneva. Cercava di far
vedere a Ed, al suo amato fratellone, che anche lui era diventato un uomo, che
aveva superato le proprie paure, che era cresciuto.
Ed e Winry erano ancora
abbracciati, sembrava che il tempo all’improvviso si fosse fermato, che i 15
anni trascorsi in realtà non fossero mai passati. 15 anni pieni di speranze e
desideri.
- non è un sogno vero? –
chiese Winry al suo amato Ed
Lui per tutta risposta le
diede un piccolo bacio sulle labbra
- se fosse un sogno…sarebbe
un bellissimo sogno! – esclamò dolcemente
- oh Ed… - esclamò
Winry
Poi, si staccò
dall’abbraccio. Si alzò in piedi e guardò in volto il marito, decisamente
perplesso
- DOVE DIAMINE SEI
STATO???!!!!!! – urlò all’improvviso, mentre le lacrime ancora scendevano,
spaventando il povero Ed
- Winry…- Ed si fece triste –
perdonami…se non mi sono fatto sentire… - esclamò abbassando il volto a
terra
- NIENTE SCUSE! – disse
piangendo – ERO SERIAMENTE PREOCCUPATA! -
- perdonami… - ripetè
lui
- SEI UNO
STUPIDOOOO!!!- urlò, poi ci fu una
pausa – dannazione…come ho fatto ad innamorarmi così tanto di te? – esclamò
sorridendo e asciugandosi le lacrime
Ed si alzò da terra,sorrise
e la riabbracciò di nuovo
- non ti lascerò più sola!
– disse – te lo prometto! -
- Ed… - sospirò
Winry
- fratello… -
Ed ebbe un tuffo al cuore,
si staccò dolcemente dalla sua Winry, si girò, vide il suo amato fratellino,
vide Al dritto in piedi davanti a lui
- Al… - esclamò andandogli
incontro piano
Al sorrise commosso. Ed si
avvicinò. Con una mano toccò il volto del fratello.
- sei proprio tu? – chiese
- si..fratello… -esclamò Al. Cercava di trattenersi nel
piangere, ma la vista di Ed non lo faceva ragionare, così, dai suoi occhi
cominciarono a scendere lentamente piccole lacrime di gioia: suo fratello era
tornato.
Ed lo
abbracciò.
l’ultima volta che lo aveva fatto
erail giorno prima della sua
partenza per la spedizione, il giorno in cui Al gli fece la promessa di crescere
al suo posto Edward. Il giorno, il suo ultimo giorno che aveva passato con la
sua famiglia.
- mi sei mancato…Al… -
disse Ed
Al rispose
all’abbraccio
- anche tu…fratello… -
Winry li osservava
commossa. Era felice. Tanto felice
Nel frattempo, Christine e
Edward erano sulla strada di casa. Erano silenziosi ed evitavano accuratamente
di guardarsi.
Da una parte, Christine non
riusciva a capire perché aveva fermato Edward in quel momento, in quel magico
momento. Perché sapeva che se l’avessero fatto avrebbero attirato l’attenzione?
Oppure per paura? Paura di non essere pronta…paura che quell’innocente bacio
avesse potuto, in qualche modo, mettere in pericolo la vita del suo
Edward
- del “mio” Edward?! ma a
che diamine sto pensando… - si disse tra se
Dall’altra parte, Edward
non riusciva a capire per quale motivo avesse desiderato così tanto Christine in
quel momento. In quell’attimo, i suoi occhi lo avevano come ipnotizzato, lo
avevano fatto cadere in un sogno meraviglioso da cui poi era stato bruscamente
svegliato.
- tsk…sono proprio
patetico… - pensò
Non doveva lasciarsi
trascinare così dalle emozioni. Quello che stava per fare avrebbe messo in
pericolo Christine e lui…lui teneva troppo a lei per correre un simile rischio.
Christine l’aveva capito, lui solo ora. Stupidamente si era lasciato sopraffare
dal desiderio, da un sentimento che piano, piano stava cambiando. Aveva un
compito da portare a termine. Doveva salvare Lucas e tutte quelle persone, che
come lui, ora stavano soffrendo. Doveva essere
forte.
- Edward.. – disse
Christine all’improvviso
Lui si voltò per la prima
volta dopo due ore, verso di lei
- dimmi… -esclamò
sospirando
- mi dispiace per prima…tu
sei stato così gentile…e io… -
- lascia stare… - la
interruppe Edward – è stata colpa mia…non avrei dovuto… -
- ma cosa dici?! Lo sai
benissimo che… -
- lascia stare!- ripetè lui con decisione. Aveva capito
fin troppo bene quello che Christine voleva dire. Lei si zittì, e per diversi
minuti non parlarono più.
- ah… - esclamò lei – siamo
arrivati! – disse indicando la collinetta
- già!...ho una fame…non
vedo l’ora di mettere qualcosa sotto i denti… - disse Edward
sorridendo
E i due si misero a
correre
- MAMMA! ZIO AL!! -
Winry e Alphonse, dal
giardino, si sentirono chiamare dai due ragazzi, che stavano arrivando. Anche Ed
si voltò, e il colorito spento del suo viso riacquistò luminosità: sapeva bene
chi era colui che stava arrivando.
Winry si mise a correre e
andò loro incontro
- Edward…Christine! –
esclamò Winry
- ci scusi il ritardo
signora!-disse
Christine
- abbiamo fatto più tardi
del previsto… - esclamò Edward
Winry lo guardò. Guardò suo
figlio. Aveva un volto strano, un volto “tristemente
felice”
- mamma? Che ti prende!
-chiese
Edward
Lei non
rispose
- tutto bene signora? –
chiese Christine preoccupata
- ah ho capito…sei
arrabbiata per il ritardo? Scusami non volevo! – esclamò
lui
- oh Edward… - disse Winry
commossa
- cosa c’è mamma? -
- Edward… -
Il ragazzo, non appena si
sentì chiamare alzò lo sguardo, che fino a poco prima era posato sulla madre.
Vide Ed, che si avvicinava
sempre di più a lui. Aveva gli occhi color dell’oro e i capelli biondi, un
sorriso dolce illuminava il suo volto.
- chi è quello? – chiese
Edward indietreggiando
Winry pianse nuovamente.
Stavolta in modo silenzioso. Non riusciva a dire una
parola.
Abbracciò forte il figlio.
Edward non capiva, ma nonostante tutto il suo cuore non la smetteva di battere
all’impazzata.
- tuo padre…Edward….tuo
padre è tornato.. -gli disse Winry
piangendo
Il vuoto all’improvviso
piombò su di lui.
Non era possibile! Suo
padre? suo padre era tornato?. Rimase li immobile, mentre la madre lo
abbracciava, non sapeva cosa fare. Sentiva i passi di Ed che si facevano sempre
più vicini, all’improvviso cominciò a respirare affannosamente, il cuore pulsava
e i suoi occhi si spensero all’improvviso.
Si staccò bruscamente
dall’abbraccio della madre.
- Edward! – esclamò
Winry
Christine osservava
impotente la scena: questa volta non poteva aiutarlo. Edward doveva cavarsela da
solo.
Il ragazzo rimase immobile.
Finchè non si trovò Ed davanti a lui
- Edward… - esclamò Ed non
appena gli fu davanti
Lui si limitò a fissarlo:
effettivamente, pensò osservando per la prima volta il volto del padre, erano
molto simili. Avevano gli stessi lineamenti, lo stesso viso e la stessa
corporatura. L’unica cosa che li distingueva era il colore degli occhi, la
lunghezza* dei capelli, ed il fatto che Ed avesse, al posto del braccio destro,
un rudimentale automail.
- sei…sei cresciuto…-disse Ed con un piccolo ma triste
sorriso
- … - Edward non
rispose
- mi sei mancato
tanto…figlio mio…-
- …
-
Ed, un po’ titubante e
preoccupato, della reazione del figlio fece per allungare, dolcemente, la mano
verso di lui…
STUMP!
In quel mentre, Edward
d’istinto evitò di farsi toccare, urtando con un braccio, la mano di
Ed.
- Edward!- esclamò winry – è tuo padre!
–
Lo sguardo di Ed tornò
cupo. Osservò il figlio. Aveva uno sguardo carico d’odio, odio venuto a galla
dopo 15 anni di solitudine.
Abbassò la mano. Sospirò,
osservò Edward, che era immobile di fronte a lui.
- non mi hai perdonato… -
disse infine Ed
- … - Edward non rispose -
…mi dispiace… -
Ed ebbe una stretta allo
stomaco
- ma io…io… - continuò
Edward
- io non posso considerarti
assolutamente mio padre! -
Quelle parole rimbombarono
nella testa di Ed, e come incudini schiacciavano il suo cuore, già ferito da
altre sofferenze che solo lui poteva conoscere.
Edward non resistette. non
sapeva il perché, ma non appena aveva pronunciato quella frase, aveva avuto
groppo allo stomaco, una sensazione sgradevole per delle parole pronunciate da
lui stesso. Osservò il padre ancore scosso. Scappò via. Senza
voltarsi.
- Edward! – esclamò
Christine inseguendolo
- EDWARD! DOVE CREDI DI
ANDARE!- urlò Al cominciando a
correre
- lascia stare Al… - chiese
all’improvviso Ed
Al si fermò bruscamente.
Abbassò lo sguardo. Poi però lo posò sul fratello, ancora tramortito dalle
parole del figlio
- avrei dovuto saperlo… -
sospirò Ed
- …mi dispiace fratello… -
esclamò Al
Winry non aveva parole,
abbracciò forte Ed e, in silenzio cominciò a
piangere.
Ed rispose all’abbraccio
della moglie. Poi guardò Al.
- lo sapevo ma ho fatto
finta di non vedere… - continuò Ed
Al rimase immobile a
sguardo basso.
- …quanto mio figlio possa
essersi sentito triste per tutto questo tempo… -
- ora sei tornato! – disse
Winry all’improvviso – e insieme, tu e Edward, risolverete tutto! – esclamò
facendo vedere uno di quei sorrisi che a Ed piacevano
tanto.
- EDWARD!! -urlò Christine rincorrendo il ragazzo –
aspetta! -
Il ragazzo correva. Correva
velocissimo lungo i campi, che circondavano la sua casa. Non voleva fermarsi.
Non adesso. Correva senza preoccuparsi di nulla, correva e ripensava a molte
cose…
-tale e quale
a Ed…lui non beveva il latte nemmeno se l’avessi costretto!
–
- TUO
PADREE’ STATO COSTRETTO A
PARTECIPARE A QUESTA GUERRA CAPISCI? LUI…lui vi ha sempre voluto bene! Non vi ha
dimenticati! esoprattutto…non ha
dimenticato il volto di suo figlio!-
- che tu lo
voglia o no…questo tuo modo di fare è e resterà uguale a quello di tuo
padre…-
- TSK!! –
esclamò correndo
- EDWARD!! ASPETTAMI!!
-urlò
Christine
Lui sembrava che non la
sentisse. Era troppo sconvolto. Continuava a correre senza sosta incurante di
una radice, posta a terra, che di li a poco lo avrebbe sicuramente fatto
inciampare.
Così fu. Edward cadde a
terra lungo disteso. Voleva rialzarsi e continuare a correre, ma la voce rotta
di Christine lo fermò.
- anf…anf… - sospirava lei
una volta raggiunto Edward-
devo…devo ringraziare una radice se ti sei fermato! – esclamò
- … - Edward non rispose.
Rimase a terra con il volto appoggiato all’ erba
umida
Christine all’improvviso si
fece dolce e provò ad avvicinarsi ad Edward, ancora a
terra.
- Edward? – domandò vedendo
che il ragazzo non reagiva
Tutta la cittadina di
Rizembool era silenziosa: non vi erano più bambini che giocavano, ne gente che
andava su e giù per le grandi strade.
C’era il silenzio più
assoluto.
- ecco….ho quasi finito… -
aveva appena esclamato Winry
La ragazza, stava riparando
l’automail di Ed, ridotto in uno stato a dir poco pietoso.
Lui se ne stava lì, seduto
su una sedia, accanto alla moglie, a guardare il cielo nero, fuori dalla
finestra. Non proferiva parola. Era leggermente
pallido.
Al invece leggeva un libro
seduto a pochi metri da loro. Era pensieroso e non faceva altro che osservare il
suo amato fratello che finalmente era tornato.
- grazie Winry… - sospirò
Ed guardando il braccio che la moglie stava
lucidando.
- era ridotto proprio male…
- esclamò Winry – alla fine ho fatto prima a rifartelo… -
Ed non
rispose
- un lavoro quasi perfetto…
- esclamò di nuovo osservando il braccio rotto, appoggiato sopra il tavolo della
cucina – anche se non come il mio… -
- lo cambiavo ogni cinque
anni… - disse Ed all’improvviso
Al, che faceva finta di
leggere, tese l’orecchio per ascoltare
- l’ingeniere che me lo
faceva era molto bravo… - sospirò
- vedo…però….questo qui…è
ridotto proprio male… -
- l’ho tenuto per sei
anni…. -
- come mai? – chiese Winry.
Una domanda che forse non avrebbe dovuto fare.
Ed non rispose subito.
Continuava a guardare il cielo.
- perché chi me lo
forgiava….è morto 6 anni fa…in un’imboscata… -
Winry mollò bruscamente gli
attrezzi
- scusami Ed…non volevo
farti ricordare cose così dolorose… -
Ed la guardò, poi le si
avvicinòle accarezzò la
guancia
- non devi preoccuparti… -
disse sorridendo lievemente – i tuoi automail sono insuperabili al confronto! -
Winry gli sorrise. Ma in
fondo al cuore sapeva bene che a Ed faceva male parlare di qualcuno a cui
teneva, e si chiedeva, che fine avesse fatto quel ragazzino basso e orgoglioso
che ricordava.
- ora te lo devo
impiantare…sei pronto? – disse infine la ragazza prendendo il braccio
meccanico
- faccio io… - esclamò Ed
prendendolo e infilandoselo
Winry guardò Ed con faccia
stupita: il ragazzo non aveva fatto alcun gemito di dolore. Mettere un’automail
era un’operazione estremamente dolorosa. Era vero che ogni volta che Ed se lo
metteva non urlava, ma stavolta era diverso: sembrava che non sentisse alcun
dolore.
Ed, vedendo lo sguardo
interrogativo della moglie, sospirò.
- ci sono sofferenze
peggiori che mettere un’automail… – disse infine
Winry abbassò lo sguardo
tristemente. Al, invece, decise di alzarsi da dove era
seduto.
- fratello…dovresti andare
a riposare ora… - esclamò avvicinandosi
- Al…- sospirò
Ed
- sarai stanchissimo
immagino… -
- … -
Ed si alzò, risistemò per
bene il braccio e si diresse verso le scale
- Winry! -
esclamò
Lei alzò lo sguardo –
dimmi? –
- la…la nostra camera…è
quella a destra vero? -domandò
Il cuore di Winry si svuotò
per un’attimo
- è…è a sinistra… - disse
con voce rotta
Il ragazzo sospirò, poi
guardò per poco Al, che sembrava afflitto quasi quanto
Winry
- ah…è vero…non me lo
ricordavo… -sospirò
Ci fù una pausa di qualche
minuto, nella quale i tre non fecero altro che fissarsi senza un
perché
Fu Ed a rompere il
silenzio
- Edward? – chiese sentendo
il suo cuore palpitare
Al rispose per
primo
- deve essere fuori, dietro
casa… -
- con questo tempo?! –
disse stupito
Anche Winry parve sorpresa
di sentire la notizia
- starà usando
l’alchimia….era insieme a Christine prima… -
- l’alchimia…capisco… -
sospirò Ed -vado a riposare…sono
stanco ora… -
Ed cominciò a percorrere le
scale
- Ed! – esclamò Winry
all’improvviso. Lui si girò
- perché non vai a
parlargli? - chiese
Lui non rispose, la guardò
dritta negli occhi, poi sospirò
- perché penso che non
serva a niente…non posso sperare che mi perdoni… - esclamò- quel giorno…gli avevo promesso che
sarei tornato…ma non ho mantenuto la mia promessa… -
- certo che lo hai fatto! –
esclamò Al
- …non per lui... -
Detto questo salì,
lasciando Winry e Al soli e preoccupati
Intanto…
- YAAAH!!! – aveva appena
urlato Edward trasmutando un enorme masso
Diluviava. Lampi e tuoni
squarciavano il cielo. Edward, in compagnia di Christine, aveva passato tutto il
pomeriggio ad allenarsi con l’alchimia ed il ragazzo sembrava intento a voler
continuare per almeno altre due ore.
Christine lo osservava
appoggiata ad un grande albero, bagnata fradicia e avvolta in una
coperta.
Quel giorno, per Edward,
era stato pieno di emozioni: la visita a Roy, i campi di concentramento, il
fatto successo tra lui e lei, l’incontro con il padre tanto
odiato.
Perché era questo che
Edward provava per il padre: odio.
Christine però non capiva
tutto quest’odio, perché non lo sentiva. Non sentiva odio scorrere dentro il
corpo di Edward, era sicura che tutto quel rancore fosse solo una copertura, per
proteggersi dalla paura, paura di essere di nuovo solo. La paura di essere
abbandonato di nuovo. Ma Edward era troppo orgoglioso per
ammetterlo.
- Edward.. – esclamò
all’improvviso – non pensi che…ETCIU!....che sarebbe meglio rientrare?… -
chiese
- devo allenarmi! Non è
sufficiente ciò che ho imparato fin ad ora! -
- si ti capisco ma…sto
congelando!!! -
Edward la
guardò
- allora…entra tu… -
- no! Sennò tu chissà che
combini!! -
- porta pazienza
allora!-
- capisco che sei agitato
per tutto ciò che è successo oggi! – esclamò la ragazza – ma non per questo devi
strafare! -
- …
-
Il ragazzo tornò alla sua
trasmutazione
- perché invece non
parlate?! – disse la ragazza
- … -
- sono sicura che le cose
tornerebbero a posto! -
- …io penso di no invece… -
esclamò Edward voltandosi – per me quello è un perfetto estraneo! Non lo posso
considerare un mio parente… -
- sta di fatto che lo è
invece! -
- ma io non lo considero
tale! - urlò
La pioggia cadeva fitta e
bagnava il viso sconvolto di Edward
- io….non posso
accettarlo…non posso…e poi prima di tutto…ho un compito da portare a termine!
Salvare Lucas ha la priorità su tutto! -
Christine lo guardò con
aria strana, uno sguardo che Edward non capiva. Evidentemente aveva esagerato.
D’altronde lei era rimasta, in breve tempo, senza genitori e senza qualcuno che
le volesse bene. mentre lui, volendo, avrebbe potuto avere sia una madre sia un
padre. pensando a ciò, si rese conto di essere un vero
idiota.
Fu così che un tuono lo
fece tornare alla realtà.
- …dai entriamo… - esclamò
infine
- va bene...- disse lei a sguardo
basso
Ore
2.00
Casa Elric era
tranquilla.
Edward e Christine erano
rientrati da poco e si erano diretti verso la camera del ragazzo, intento e
desideroso di studiare ancora.
Proprio in una di quelle,
riposavano Ed e Winry.
Il giovane colonnello,
steso sul letto accanto alla moglie che dormiva profondamente, respirava
affannosamente e si rigirava in continuazione. Sembrava stesse fecendo
un’incubo. Aveva la fronte pallida e sudata, il torace andava si alzava e si
abbassava ad ogni respiro e il movimento si faceva sempre più
veloce.
Alzava le braccia come per
afferrare qualcosa, qualcosa che si allontanava sempre di
più.
- AH! -
Si alzò di scatto dal
letto.
Si toccò la fronte bagnata,
si guardò intorno: era a casa sua.
Decise di alzarsi, il
battito del suo cuore era accelerato e il respiro gli si era fatto
pesante.
- aah…maledizione… -
esclamò – ancora… -
-ti…ti prego…salva la mia patria…salva la mia
terra…la nostra terra….amico mio… -
- ma io…io come posso fare?! Dimmelo ti prego! -
- Perché?! Perché mi
tornano in mente quei ricordi?! – si chiese strusciandosi gli occhi
Il letto sulla quale era
seduto, era morbido e caldo. Avrebbe volentieri fatto a meno di alzarsi, ma i
ricordi di quella disastrosa guerra lo tormentavano. Fino a pochi mesi prima
dormiva in una piccola brandina scomoda. Un lusso, considerando dove dormivano i
militari qualsiasi.
Sospirò e pose il suoi
occhi sulla figura di Winry beatamente addormentata: era la prima volta dopo 15
anni che poteva finalmente dormire accanto alla persona amata. Aveva spettato 15
lunghi anni ed ora ce l’aveva tutta per se.
Poteva sentire il suo
profumo invadergli l’anima, poteva sentire il suo calore, un calore che non
provava più da molto tempo…
Si avvicinò a Winry e
piano, senza svegliarla, gli sussurrò due dolci
parole
- ti amo… - disse
accarezzandola
Poi volle scendere al piano
di sotto.
Fece le scale molto
lentamente. a piedi scalzi, l’automail della gamba faceva molto
rumore
Si diresse verso la cucina,
così vuota e buia, lì si mise a curiosare in giro.
La prima cosa che notò fu
la foto di famiglia. La prese senza pensarci. La osservò: tutti sorridevano
felicemente, lui, Winry, Al e il piccolo Edward, che in quel periodo era appena
nato. Sospirò.
- a quel tempo questa
guerra non era ancora iniziata… - esclamò dall’oscurità una
voce
Ed si girò spaventato
rimettendo la foto al suo posto
- sei tu…Al…
-
Al sorrise
lievemente
- non riuscivo a dormire… -
Ed distolse lo sguardo dal
fratello
- nemmeno io…
-
- dai fratello…parliamo un
po’…ti va? -
Ed
sorrise
Poco
dopo…
- e così….siete arrivati
fino in Portogallo… - aveva appena esclamato Al al fratello, seduto sulla
poltrona accanto alla sua
- già...la nostra
spedizione fino a quel periodo era andata molto bene… - sospirò
Ed
- poi…poi cosa è successo?
– chiese Al
Ed esitò. Quei ricordi
erano incisi sulla sua mente in modo orribilmente
nitido.
- …quei popoli…possedevano
una forza maggiore… -disse – noi
eravamo stanchi e le provviste scarseggiavano, inoltre avevamo perso anche
numerosi uomini… -
Al non proferì parola, si
limitò a guardare il volto sconvolto di Ed
- furono battaglie
massacranti…in ogni campo di battaglia perdavamo sempre più soldati…e
purtroppo…non ci arrivarono rinforzi… -
- pazzesco…e perché non vi
diedero aiuto?!-
- …perché Hitler non voleva
far sapere a nessuno cosa stava succedendo…per lui una battaglia persa equivale
al disonore… - esclamò sospirando – così preferì lasciarci morire… -
- fratello… -esclamò Al afflitto da quelle parole.
Solo ora aveva capito cosa aveva voluto dire Ed riguardo l’automail: lui aveva
passato sofferenze che nessuno si poteva
immaginare.
- per questo non siete
stati mai avvisati dall’esercito…per questo sembrava che la guerra non finisse
mai… - continuò Ed
- eh?! – chiese Al stupito
– non mi dirai che… -
- la guerra e ormai finita
da mesi…avrei voluto tornare prima ma…tutti mi credevano morto in
battaglia…l’ultima per l’esattezza… -disse sospirando
-ti…ti prego…salva la mia patria…salva la mia
terra…la nostra terra….amico mio… -
Ed cercò di levarsi dalla
mente quelle parole che continuavano a tormentarlo.
Al capì che era meglio
cambiare argomento.
- beh ma… - cominciò – ora
sei tornato no? -
- Al… - disse Ed sorridendo
lievemente
- finalmente potremo uscire
tutti e quattro insieme! -
Ed si fece cupo
all’improvviso
- tutti e quattro… -
Al
sospirò
- devi perdonare Edward…è
fatto così… -.
Al sapeva bene che
l’argomento “Edward” per Ed era doloroso, ma d’altronde per aiutare i due a
riconciliarsi bisognava far scattare qualcosa, qualcosa che li facesse tornare
uniti.
- posso capirlo bene… -
disse Ed – l’ho abbandonato per tutto questo tempo… -
- no fratello! Non l’hai
abbandonato! -
Ed guardò stupito il suo
fratellino: era cambiato. Era diverso da come se lo ricordava. si era alzato di
statura, le spalle si erano allargate e parlava in modo diverso. Ed comprese che
non era più l’Al indifeso da proteggere, ma oramai era unuomo, un uomo in tutto e per
tutto.
Poi, gli prese la mano e la
strinse forte
- gli sei rimasto vicino
per tutto questo tempo…grazie Al!-
esclamò infine
- ti avevo fatto una
promessa ricordi?-disse Al
- come dimenticarla… -
sospirò Ed
- ora devi pensare solo a
fare pace con Edward! Parlate! Lui è molto testardo ed orgoglioso ma ti saprà
ascoltare ne sono sicuro!-
- testardo ed
orgoglioso?!- esclamò Ed
stupito
- ti assomiglia da questo
punto di vista… -sorrise
Al
- vorresti dire che anch’io
ero “testardo ed orgoglioso” ????!!! -
- beh… -cominciò Al con faccia
innocente
- grrr… Al… -esclamò Ed
arrabbiandosi
- ti è tornato il sorriso
fratello! -
- eh? -
- bentornato!- esclamò infine
Al
Ed abbassò lo sguardo e
sorrise, un sorriso che Al non vedeva da tanto
tempo.
- grazie Al… - sospirò
Ci furono diverso minuti di
silenzio
– a proposito… - disse Ed
all’improvviso
- mmh?? -
- una volta mi chiamavi
fratellone ricordi? -
Al rimase leggermente
stupito
- hai ragione… -sospirò
- …so che potrà sembrare
stupido ma….ne sento la mancanza… - sospirò - potresti… cominciare a ridirlo di
nuovo? – chiese
- … - Al non rispose subito. Guardò gli
occhi dorati di Ed, poi sorrise
- certo…fratellone! – disse
infine sorridendo
Mattina. Ore
10.00
- YAAAAAWN… -
Christine si svegliò
malamente quella mattina. Era stata tutta la notte ad osservare Edward allenarsi
con l’alchimia ed era crollata poche ore prima, stanca e con i piedi che le
facevano male.
Era distesa sul pavimento
della camera di Edward.
- ora ricordo… - disse
alzandosi – ero stanca e mi sono addormentata per terra… -
Si guardò attorno. Il suo
sguardo si posò su Edward, addormentato e seduto alla scrivania. Lei si avvicinò
piano, cercando di non svegliarlo.
Il ragazzo aveva studiato
tutta la notte il libro di alchimia. Evidentemente doveva essersi addormentato
poco dopo di lei.
Lo osservò meglio: era così
carino quando dormiva!
Poi, piano,piano, gli si
avvicinò all’orecchio. Fece un lungo sospiro.
- SVEGLIAAAA!!!!!!!! -urlò
- AAAAAAHHHH!!!!
–
Edward sembrò volare dalla sedia e cadde
per terra, mentre Christine cominciò a ridere.
- EHI! MA SEI MATTA?! CHE
MODI SONO?! – urlò ancora tramortito
Christine non la smetteva
di ridere
- ahahahahahah!!…oh Edward!
Sei troppo divertente!-
esclamò
- ah basta! Insomma! Perché
mi hai svegliato!!! -
- perché sono le dieci di
mattina no? -
- e allora?! -
Christine lo guardò
stupita
- come allora?! Allora devi
allenarti ricordi ? mi hai detto che ogni mattinaavresti dovuto fare un po’ di esercizio!
-
- ma…ma chi te lo ha
detto!!-
- tu! Scemo! Ora sbrigati!!
Ho fame! – esclamò lei tirandogli una pacca sulla
schiena
- uffa… -
I due scesero e andarono in
cucina.
Edward esitò ad entrarci:
sapeva bene chi avrebbe trovato.
Si fermò quasi all’uscio
della porta. Abbassò lo sguardo.
Christine, vedendo il volto
di Edward farsi pallido e triste, gli prese la
mano.
- non servirà a niente e
scappi…! – gli disse in un orecchio
- … - lui non
rispose
Sospirò e si decise ad
entrare. In cucina c’erano Winry, Al e Ed
- buon giorno! – disse
Christine
Winry, che stava facendo
bollire il latte, si girò verso di loro
- ben svegliati ragazzi! –
esclamò sorridendo
- buon…giorno… -esclamò Edward a sguardo basso. Cercava
di evitare ogni contatto visivo con tutti, specialmente con
Ed.
- dai sedetevi! La
colazione è quasi pronta! – disse Al
I due si sedettero.Edward si mise a giocherellare con la
tazza di porcellana poi, il suo sguardo cadde su Ed, che stava lucidando con uno
straccio il proprio braccio.
Lo guardò incuriosito, poi,
pensando che fosse una cosa davvero stupida mettersi a guardare uno che lucida
un braccio, tornò alla sua tazza.
- è pronto… - esclamò Winry
versando il latte ad ognuno
- grazie! – esclamò
Al
- grazie mille signora!
-disse
Christine
- …grazie… -sospirò
Edward
Winry, poi, si mise a
versare il latte anche a Ed
- EHI!EHI!EHI!EHI! CHE STAI
FACENDO!! -urlò il colonnello
all’improvviso
- ti sto versando la
colazione!- esclamò lei
stizzita
- NON C’E’ UN PO’ DI
CAFFE’? – domandò
- figurati se a te do della
caffeina! -
- NON HO BISOGNO DEL
LATTE!!-
- MA SE DEVI ANCORA
INIZIARE AD ALZARTI!!! -
- GUARDA CHE SONO GIA’
ALTO!! -
- SI CERTO!NON SEI CRESCIUTO NEMMENO UN PO’ IN
QUESTI ANNI A FURIA DI BERE SOLO CAFFE’!! -
- COOOOME??!! -
Edward e Christine erano
parecchio sconvolti dalla scena
Al, guardandoli, si
apprestò a spiegare.
- non fateci caso…sono
sempre stati così insieme… -disse
sorridendo
- eheh…mi sembra una cosa
molto divertente… – sorrise Christine
- si in un certo senso lo
è… - esclamò Al
Solo Edward non si stava
divertendo, anzi, guardava afflitto il viso raggiante della madre. Non l’aveva
mai vista così felice, nemmeno una volta. Come poteva quell’uomo farla sorridere
così?. Bevve il suo latte a lunghi sorsi, ignaro che Ed lo stava osservando
senza farsi notare.
- a proposito… - esclamò
Winry all’improvviso facendosi seria – ho sentito Riza ieri sera…
-
- il tenente HawKeye? –
domandò Ed
- esatto…ha detto che Roy
vorrebbe parlare con te...e con Edward… -
- cosa?! – domandò
Ed
Edward rimase stupito –
perché anche con me? -chiese
- non lo so… - sospirò
Winry – però vorrei sapere che cosa diamine state combinando!-
Nessuno dei due interessati
rispose. Lei sospirò, poi, andò in soggiorno, tornando, tirò fuori un pacchetto
con una lettera.
- questi invece sono
arrivati stamattina…non c’è il mittente...- disse ponendoli a
Ed
- una lettera senza il
mittente? – domandò Al
Ed cominciò a scartare il
pacco, prese la lettera. La aprì. Non vi era scritto nulla, solo due
parole:abbine cura
Ed non capì, cominciò ad
aprire anche il pacco. Le sue mani tremavano mentre il contenuto del paco pian
piano saltava fuori:
gli occhi di Ed si
svuotarono. Rimase paralizzato senza proferir
parola.
- Ed che ti prende? –
chiese Winry preoccupata
- fratellone! – esclamò Al
alzandosi dalla sedia
Anche Christine era
preoccupata. Edward invece sembrava indifferente alla
cosa.
- è.. è la sua divisa… -
disse Ed con un filo di voce
Sopra le ginocchia, in
mezzo alla tanta carta, vi era una divisa blu da
militare
- una divisa? – esclamò Al
- Ed…cosa significa? Di chi
è questa divisa? -chiese
Winry
Ed non rispose. Strinse
forte la divisa al suo petto e abbassò lo sguardo.
- era la sua divisa…la sua…
-continuava a
dire
- la divisa di chi? Ed! di
chi è? – ripetè Winry agitata
- … - lui non
rispose
Alzò lo sguardo verso Al e
Winry, poi su Edward, che incrociò per un attimo il suo, infine tornò
basso.
I capelli rivolti in avanti
ricadevano davanti agli occhi coprendo il suo
volto.
Al non poteva vedere il suo
viso, ma sentiva distintamente che Ed stava
piangendo.
- era la divisa… - cominciò
Ed – era la divisa di Ivan… -
Ed non rispondeva. Era
sconvolto, stringeva tra le mani quella divisa blu, blu come
l’oceano.
- aspetta… -disse Al all’improvviso -non mi dirai che è… -
- … - Ed non disse
nulla
Al per tutta risposta prese
Ed per le braccia, costringendolo a guardarlo in
faccia
- fratellone! Non starai
forse parlando del sottotenente Heich…vero?! -chiese con un filo di
voce
Ed alzò lo sguardo verso
Al, poi riabbassò il volto a terra e annuì.
Al staccò la presa
sconvolto quasi quanto Ed.
- quel…quel ragazzo che era
sempre con te..? – chiese Winry
Ed annuì di
nuovo
Edward e Christine intanto
osservavano la scena. Lei sembrava molto preoccupata ma non interveniva. Lui
invece sembrava che facesse finta di niente, che guardasse apposta da un’altra
parte…anche se ogni tanto sbirciava la situazione e osservava il volto del
padre.
Tutti rimasero in silenzio
senza guardarsi negli occhi. Stupore e angoscia erano nuovamente entrati in
quella casa che tentava di risollevarsi, di scrollarsi di dosso tutti quei
sentimenti negativi, ma che evidentemente vi entravano senza
fermarsi.
- non è possibile… -
esclamò Winry all’improvviso – era…era un ragazzo dolcissimo…me lo ricordo bene…
-
- … -Ed rimase in
silenzio
- fratellone… - sospirò Al
guardandolo
- Ivan…era come un fratello
per me… - esclamò All’improvviso Ed
- Eh? – chiese
Winry
Edward e Christine attesero
in silenzio
- in quella guerra
disastrosa… - continuò Ed- avevo
sempre il suo appoggio…era gentile, onesto ed era anche un vero amico… -
- Ed… - esclamò
Winry
Non voleva che il marito
soffrisse raccontando quegli avvenimenti dolorosi. Non voleva vederlo triste e
soffocato dall’angoscia.
Provò a dire qualcosa ma Al
le trattenne la spalla.
- se non te la senti non
sei obbligato a raccontare fratellone..! – disse vedendo che Ed
esitava.
Ed lo guardò, poi sorrise
lievemente. Stava ancora piangendo ma sembrava pronto. Pronto per fare il grande
passo.
Fece un lungo sospiro -
…quello che vi racconterò… - disse -risale a sette mesi fa… -
Winry, Al e Christine
rimasero in silenzio col fiato sospeso. Edward invece faceva finta di non
ascoltare.
- …in quel periodo…avevamo
appena concluso una battaglia a Madrid...e ci trovavamo a Gasgais, una città
vicino Lisbona, in Portogallo…
L’esercito degli “Alchemist
of the Destruction” era arrivato in Portogallo.
Era una giornata abbastanza
afosa, e tutti i militari erano indaffarati a preparare munizioni ed a innalzare
le barriere protettive.
Un ragazzo, dai capelli
castani e dagli gli occhi azzurri, correva percorrendo in lungo e in largo tutto
il campo dove si erano stabilite le truppe del colonnello Edward
Elric.
- COLONNELLO! COLONNELLO! –
urlava a squarciagola
Il giovane dimostrava circa
trent’anni, aveva un bel portamento e, come tutti i militari, indossava la
tipica uniforme blu con appesa al petto, una spilla che simboleggiava due “s”
incrociate fra loro.
Ivan Heich. Così si
chiamava il ragazzo.
- senti… - chiese Ivan ad un militare che
passava di la – hai visto il colonnello per caso?-
- il colonnello dovrebbe
essere nella sua tenda sottotenente! -esclamò quest’ultimo salutando con un cenno il presunto
sottotenente
- sono già andato ma non
c’è…grazie lo stesso! – disse correndo via e lasciando il militare un po’
turbato.
- COLONNELLO! COLONNELLO
DOVE SIETE?! – urlò ancora una volta
Poi, gli venne un lampo di
genio
- ma certo! Che stupido! –
disse tra se tirandosi una pacca in testa - perchè non ci ho pensato prima?! -
E riprese a correre di
fretta e furia.
Il campo si trovava a pochi
passi da un fiume, in una verde distesa pianeggiante, piena di fiori dai mille
profumi.
nell’aria si sentiva odore
di sale, ciò faceva distintamente capire che ci si trovava vicino
all’oceano.
Il giovane Ivan correva
attraversando questo paradiso, finche, dopo qualche minuto, gli parve di
intravedere il suo colonnello, disteso per terra, in mezzo a tanti
fiori.
- COLONNELLO! – urlò
cercando di farsi sentire
Edward Elric si girò di
scatto, sentendosi chiamare
- Ivan…sei tu… - disse
tirando un sospiro di sollievo.
- l’ho cercata dappertutto
colonnello! – esclamò Ivan arrivando
- mi dispiace! – si scusò
Ed con un sorrisino da “bravo ragazzo” – stavo solo… -
- non me lo dica! – disse
il giovane sedendosi accanto a Ed – so bene cosa stava facendo! -
sorrise
Ed gli lanciò un’occhiata
amichevole
- sono così prevedibile? –
chiese sospirando
Ivan lo guardò diventando
serio
- no ma…se in questo
momento i nemici ci attaccassero certamente non ce la caveremmo con qualche
“botta”… - esclamò sorridendo lievemente
- eheheh…hai ragione… -
disse Ed accarezzandosi l’automail
Rimasero in silenzio per
qualche minuto, contemplando il verde paesaggio di quella terra, così simile
alla Germania, prima che scoppiasse quella disastrosa
guerra.
- è davvero un posto
bellissimo! – sospirò Ed assaporando il profumo di salsedine che vi era
nell’aria
- già….peccato
che...diventerà presto un campo di battaglia… - esclamò Ivan staccando un fiore
dal suolo
- …e tante piccole vite
verranno staccate a forza dal suolo… - sospirò osservando il fiore appena
strappato
Ed lo guardò
stupito
- mi dica una cosa
colonnello… - esclamò All’improvviso Ivan
- dimmi… -
- ne sente la mancanza
vero? -
- eh? -chiese Ed
- della sua famiglia
intendo… -
- … - Ed non rispose. Si
limitò ad osservare il cielo azzurro, che si rispecchiava nei suoi
occhi.
Ivan invece osservava il
volto di Ed farsi pian piano più cupo
- vorrei essere li ora… -
disse Ed all’improvviso
- cosa? -
- vorrei poter tornare
indietro…ora…subito! Vorrei poter…riabbracciare di nuovo la mia famiglia…mio
fratello…la mia amata moglie….e…vorrei poter toccare una seconda volta il mio
bambino…ma che dico? Bambino? Ormai avrà 15 anni…- esclamò
sospirando
- colonnello… -disse Ivan
afflitto
Ed si alzò da terra,
alzando il braccio destro al cielo, e, come per cercare di aggrapparsi a qualche
ricordo felice, strinse forte il pugno d’acciaio.
Ivan rimase seduto ad
osservarlo e, si ricordò di quella volta, in cui aveva fatto l’esame per
diventare Alchimista di stato, si ricordò del loro primo incontro avvenuto 15
anni prima.
- sai Ivan… - sospirò
Ed
- mi dica colonnello…
-disse il ragazzo
alzandosi
- a volte mi viene da
pensare che… -cominciò – …che
molto probabilmente…se non avessi compiuto quel peccato…forse ora sarei a
casa…accanto alla mia famiglia… - concluse abbassando lo sguardo dal
braccio
Ivan all’improvviso,
sentendo parlare di quel peccato,
s’incupì, immaginando quali, grandi, sofferenze avesse potuto provare Ed nel
corse della sua vita.
Il colonnello vedendo il
ragazzo in quello stato decise di fare qualcosa: gli diede una piccola pacca
sulla schiena, come per tirarlo su di morale.
- per fortuna che ci sei tu
Ivan… - sorrise Ed
- colonnello! – esclamò
Ivan rispondendo al sorriso dell’amico
- …se non fossi, chi mi
berrebbe tutto quel latte alla mattina?! -sorrise malignamente Ed
- coome?! - disse stupito Ivan indignato – le servo
solo per quello?! -
- hihihihihi…e per
cos’altro sennò? – esclamò Ed ridendo
- ma io credevo che…
-
- sciocchezze! Ti ho
promosso sottotenente solo per assicurarmi che tu stia ai miei ordini! – disse
con un ghigno malvagio
Ivan rimase immobile di
fronte a Ed, che rideva a crepapelle
- QUESTO E’ TROPPO!! – urlò
il giovane all’improvviso – RIVOGLIO TUTTO IL CAFFE’ CHE MI AVETE BEVUTO FINO AD
ORA!!! -
- EHI! -esclamò Ed scappando via a gambe levate,
mentre Ivan lo rincorreva furibondo
- LO RIVOGLIO COLONNELLO!!!
ME LO RIDIA!!-
- E SECONDO TE COME FACCIO
A RIDARTELO??!! – urlò Ed ridendo a più non posso
- COLONNELLO LEI E’ UN
AVARO! UN AVARO!!! SI FERMI SUBITOOOO!! -urlò Ivan, mentre il sole splendente riscaldava l’atmosfera già bollente
di quel giorno incominciato così bene.
Qualche ora dopo…
- uff…sono a pezzi… -
sospirò Ed che nel frattempo era ritornato nella sua tenda in compagnia di Ivan,
che stava maneggiando alcuni fogli.
- è colpa sua… - esclamò Ivan sorridendo divertito – non
doveva provocarmi… -
- aaah…lasciamo perdere…a
proposito… -
- dica? -
- cosa sono quei fogli? -
- questi dice? Beh…- cominciò
consegnandoglieli
- altri fogli da rispedire
firmati?! – esclamò Ed all’improvviso leggendo
- ha indovinato!-
- tsk! Ne avrò ricevuti un
centinaio negli ultimi 2 mesi…Hitler ha così voglia di sentirmi? -
- beh…combattiamo per lui
no? -
- … - Ed non rispose
- COLONNELLO!! –
Un militare entrò correndo
nella tenda, spaventando Ed e Ivan. Ansimava e aveva il
fiatone.
Fece un leggero cenno di
saluto a Ed, che contraccambiò un po’ preoccupato.
- che succede alchimista di
stato? – chiese Ed in tono solenne – avevo espressamente chiesto di non essere
disturbato! -
- mi scusi colonnello…ma…
-cercò di dire il militare
accasciandosi al suolo esausto.
Ivan accorse in suo
aiuto.
- su dai….ce la fai ad
alzarti? – chiese sostenendolo
Il militare annuì, poi posò
il suo sguardo su Ed.
- è arrivato il
segretario…il segretario di Hadolf Hitler! -
esclamò
- COSA?! -
Ed rimase pietrificato
dalla notizia
- com’è possibile?! Perché
non sono stato avvertito?! -esclamò agitandosi
- è arrivato
all’improvviso…con le sue truppe… - continuò il militare – e vorrebbe parlare
con lei… -
- MA CHE CO… -
- colonnello si calmi! –
esclamò Ivan vedendo che Ed stava cominciando ad
infuriarsi
Ed osservò il volto
contrario di Ivan, poi sospirò
- va bene…ho capito grazie…
- disse piano – alchimista… -
- dica colonnello! –
esclamò quest’ultimo alzandosi in piedi
- vai pure a riposarti…ma
tieniti pronto se dovessi chiamarti… -
- signorsì! -disse, e
uscì
Ivan e Ed restarono soli in
quella tenda, a guardarsi
- Ivan… - esclamò
all’improvviso il colonnello
- signorsì colonnello! –
disse Ivan scattando in piedi
- vai ad accogliere il
segretario…e mandalo da me! -
- agli ordini! -
- non serve che si
disturbi…colonnello Elric… - tuonò all’improvviso una voce nell’ombra della
tenda
Ivan e Ed rimasero stupiti,
poi, il colonnello si fece serio.
Il segretario di Hitler in
persona, nonché generale di brigata, Bürk Shnider, era apparso davanti a
loro.
Era alto, molto robusto,
dallo sguardo di ghiaccio. Sul collo e su una mano aveva una grossa cicatrice da
battaglia.
Era pieno di medaglie e di
titoli onorifici appesi sul petto. Sembrava molto
arrabbiato.
Ed lo osservò e lo guardò
storto.
- non le avevo dato il
permesso di entrare…Shnider! – esclamò Ed in tono di
sfida
- tsk! Non mi serve il suo
permesso colonnello… - sogghignò il generale
- mi dica cosa vuole e dopo
sparisca! Ho da preparare alcuni fogli! -
- gentile come al solito
eh?... – esclamò
Ivan in tanto osservava la
scena
- cosa vuole? Perché è
venuto? – chiese Ed stringendo i pugni
- come?! Ho fatto così
tanta strada per venire a salutare un amico…e mi accogli così?
–
- la smetta! Non siamo mai
stati amici!...è Hiltler che la manda?! –
- NON SI RIVOLGA COSI’
QUANDO PARLA DEL GRANDE HITLER!! –
- mi risponda! – esclamò Ed
nuovamente
- …per ordine di Hitler… -
cominciò Bürk – sono stato mandato a prelevare 300 uomini per una battaglia che
si terrà ad Lagos fra 6 giorni
- che cosa?! –
Ivan parve piuttosto
sconvolto
- ha capito bene
colonnello! –
- NON E’ PROPRIO POSSIBILE!
QUESTI UOMINI SERVONO QUI! –
- ordine di Hitler! Non si
può rifiutare -
- TRA TRE GIORNI AVREMO UNA
BATTAGLIA! SE ORA PORTATE VIA I MIEI UOMINI COME FAREMO A…-
- da quanto ne so…avete
perso l’ultima battaglia…dico bene? – lo interruppe il
generale
- uh…
-
- inoltre…ho saputo che lei
ha un modo parecchio bizzarro di combattere… -
- cosa vorrebbe insinuare?-
chiese Ed. la rabbia percorreva tutto il suo corpo
- cerca di portare gli
uomini fuori dalle grandi città per non coinvolgerne gli abitanti, si serve
dell’alchimia ben sapendo che Hitler in persona ne ha vietato l’uso, inoltre…non
uccide mai nessuno… -
- e c’è forse qualcosa di
sbagliato nel non uccidere?! – protestò il
colonnello
- più continui a non
uccidere, più il nemico si fortifica! Dovresti saperlo bene!
–
- IO NON LASCERO’ NESSUNO
DEI MIEI UOMINI! SE LO METTA IN TESTA! -
- NON DARMI ORDINI
FULLMETAL ALCHEMIST! – tuonò Bürk
Con un’abile gesto, il
generale, prese Ed per il colletto della divisa e lo tirò a
se.
- ngh! – Ed cercava di
dimenarsi dalla possente presa
- colonnello! - intervenne
Ivan
- fermo lì Ivan! – urlò Ed
con forza, poi guardò dritto negli occhi il
generale
- sappi moccioso… - disse
Bürk – che se fosse stato per me quella volta non avresti mai ottenuto il grado
di colonnello! -
- tsk…evidentemente i capi
la pensavano diversamente…! – rise Ed
- NON PRENDERMI IN GIRO!
-
E per tutta risposta gli
rifilò un pugno sullo stomaco, che fece scivolare, dalla bocca di Ed un piccolo
rivolo di sangue
- uhng… - ansimò Ed ancora
intento a allentare la presa che lo stava per
soffocare
- GENERALE! – intervenne
Ivan
Shnider si voltò verso il
ragazzo
- che vorresti fare
sottotenente?! Ne vuoi anche tu? -
- Ivan…stanne fuori! -esclamò Ed
- mi perdoni generale
ma…penso…che basti così… - disse Ivan
- IVAN!- urlò Ed
- … -
Bürk staccò la presa dal
collo di Ed, che si accasciò a terra respirando
affannosamente
- mi prenderò quei 300
uomini Fullmetal Alchemist! Qui gli ordini li do io non se lo dimentichi! –
concluse il generale
- tsk… - esclamò Ed
asciugandosi il sangue che colava dalle labbra
Shnider si apprestò ad
uscire dalla tenda, ma prima posò il suo sguardo severo su Ivan che lo guardava
altrettanto seriamente.
Avvicinandosi gli sussurrò
qualcosa.
- il tuo colonnello è
partito dalla Germania da vivo… - cominciò – ma il viaggio di ritorno….lo farà
da morto! Non dimenticarlo…ragazzino….-
Detto questo se ne andò,
lasciando Ivan spaventato e leggermente sorpreso da quelle parole: cosa aveva
voluto dire?.
Poi, vedendo Ed ancora a
terra si apprestò a dare soccorso.
- colonnello…tutto bene?-
chiese avvicinandosi
- PERCHE’ TI SEI
INTROMESSO?! – urlò il colonnello
- …-Ivan non
rispose
- TI AVEVO DATO UN ORDINE
PRECISO! -
- se non fossi
intervenuto…molto probabilmente non sarebbe stato nelle condizioni combattere
tra tre giorni! – esclamò Ivan con impeto
- ANCHE ORA NON SIAMO NELLE
CONDIZIONI DI COMBATTERE!- urlò Ed
sconvolto
- …
-
- forza…la porto in
infermeria…- sospirò Ivan aiutando
Ed ad alzarsi
- … - Ed non aveva parole,
passò un braccio attorno al collo di Ivan e, insieme, uscirono dalla tenda e si
avviarono verso l’infermeria
- grazie Ivan… - sospirò Ed
infine nascondendosi il volto con un braccio
Tutte le persone presenti
erano riunite accanto a Ed, che cercava di raccontare meglio possibile il suo
racconto, quella che era stata per 15 anni la sua
vita.
- come…come si concluse
quella storia? – intervenne Christine esitando un
pò
Ed rimase leggermente
sorpreso dalla richiesta. Osservò i volti di Al e Winry, e capì chiaramente che
volevano sentire il resto, anche se era doloroso doveva andare avanti, non
tirarsi indietro.
fece un lungo sospiro. Si
accorse che Edward lo stava guardando. Ma era uno sguardo strano, come se
volesse saperne di più. Evidentemente la questione cominciava a
interessargli.
Allora prese il coraggio a
due mani e ricominciò il racconto
- …quello stesso
giorno- esclamò - …il generale
Bürk Shnider prelevò trecento dei mille uomini che erano rimasti…così finimmo
per restare in settecento…troppo pochi per poter affrontare un’altra battaglia…
-
- Ed… - sospirò
Winry
- il giorno dopo, lo passai
ad allenare i pochi alchimisti che erano rimasti, aiutato da Ivan….finche…arrivò
quel giorno maledetto….-
Pioveva forte, il cielo era
scuro e carico di nuvole che liberavano una quantità enorme di umidità e
pioggia.
Nel campo regnava il
silenzio totale. Tutti gli alchimisti erano intenti a prepararsi in vista della
battaglia che avrebbero affrontato il giorno dopo contro le truppe Portoghesi.
Sapevano bene a cosa sarebbero andati incontro.
Anche Ed, seguito da Ivan,
si stava preparando alla battaglia: cercava di lucidarsi e sistemarsi
l’automail, ma il braccio d’acciaio era messo molto
male.
- colonnello…è sicuro di
farcela a combattere con quel braccio? – chiese
Ivan
- … -Ed lo guardò. Poi
tornò al braccio – certo… -
- non sarebbe meglio se lo
cambiasse con…-
- non c’è nessuno qui, che
sia esperto di automail…e poi…non ne abbiamo il tempo… -
- capisco… - disse Ivan a
sguardo basso
- sai… - continuò Ed – non
vedo l’ora che la battaglia finisca! -
- come mai? – chiese Ivan
sorpreso
- beh…perché…mi è arrivato
un comunicato dalla Germania questa mattina! -
- e cosa dice? -
- dopo questa…SI TORNA A
CASA!!!! – urlò Ed colmo di gioia
Ivan stentò a
crederci
- sta…sta dicendo sul serio
colonnello?! – chiese raggiante
- guarda qua! – disse Ed,
tirando fuori il foglio dalla tasca e dandolo a Ivan. Il ragazzo lo lesse tutto
d’un fiato!
- YAAAHH!!!! SI TORNA A
CASAAA!!!!!! – urlò saltando addosso a Ed
- ehi piano! Così mi
uccidi! -rise
Ed
- non ci posso credere!
L’ha detto ai soldati? -
- si…giusto tre ora fa!
Durante la pausa! Mentre tu ti allenavi! -
- uffi…colonnello…perché
non me l’ha detto prima..? -
- volevo vedere il tuo viso
stupito! -
- siete crudele!
-
- hihihihi!
-
BOOOOOOOOOOOOOOM!
All’improvviso, un’esplosione squarciò la
serenità di quel momento.
Un esplosione che fece
tremare il sottosuolo.
- cos’è stato? – chiese
Ivan preoccupato e reggendosi alla scrivania di Ed – un tuono?!
-
Ed, che nel frattempo era
caduto a terra, si rialzò, il suo volto era molto
preoccupato.
- troppo potente per essere
un tuono!... – esclamò decidendo sul da farsi. Poi, forse per il frastuono
provocato dall’onda d’urto, cominciò ad avere un brutto
presentimento.
- oddio…
-
- che succede colonnello? –
chiese Ivan
- io non vorrei che…
-
Ed non finì la frase, che
si mise a correre fuori
- COLONNELLO! - urlò Ivan
seguendolo
Si precipitarono entrambi
all’aperto: tutti gli alchimisti di stato erano in allarme e stavano,
velocemente preparando le armi da fuoco. Nel campo regnava la confusione.
Nessuno sembrava essersi accorto di Ed e Ivan.
- colonnello! C’è una
confusione tremenda! – esclamò Ivan
- tsk! – sogghignò Ed.
prese il suo braccio e lo trasmutò in un rudimentale
megafono.
- ALCHIMISTI DI STATO VI
VOGLIO SULL’ATTENTI!- urlò Ed
facendo venire la pelle d’oca a tutti i presenti
- sempre il solito
esibizionista… - sospirò Ivan coprendosi le
orecchie
Tutti i militari si
bloccarono all’improvviso e, come se fossero stati telecomandati, si sistemarono
in file da 20 ciascuna.
Ed, vedendo che era tornata
la calma, ritrasmutò l’automail.
- cosa succede
soldati?!- chiese
solennemente
fu il primo alchimista
della fila a rispondere
- ci attaccano colonnello!
-
- come?! – esclamò Ed
incredulo
- i Portoghesi stanno
avanzando verso di noi! -
- come sarebbe? mi era
stato detto dal generale Bürk che non avrebbero attaccato prima di domani!
-
Ivan all’improvviso, si
ricordò delle parole del generale
- il tuo colonnello è partito dalla Germania da vivo… ma
il viaggio di ritorno….lo farà da morto! Non
dimenticarlo…ragazzino….-
Il vuoto piombò su di lui e
non proferì parola.
- quel bastardo… - pensava
Ed- che intenzioni ha? Vuole
uccidermi?! -
Poi riprese il controllo
della situazione
- bene signori! – urlò –
ciò significa che torneremo prima a casa! -
- siiiiii!!! – urlarono i
militari
- voglio i cannoni in prima
linea! -
- signorsì – esclamarono
gli alchimisti
- poi voglio duecento
uomini ai fucili! E il resto…voglio che usi l’alchimia!
-
- agli ordini colonnello! –
urlarono correndo a prepararsi
Ed pareva molto agitato si
preparò in fretta e furia, portandosi dietro la pistola. Ivan, invece, sembrava
molto scosso.
- colonnello..
-chiese
- dimmi..
-
- io cosa faccio?-
- … - Ed lo guardò – tu
rimani qui! A controllare la situazione -
- cosa?!-esclamò Ivan indignato -Io dovrei
restare al campo mentre centinaia di uomini rischiano la vita?
-
- ci serve qualcuno che
avverta i capi in Germania…nel caso… -
- no! Non è vero! – disse
il ragazzo disperandosi
- ascolta! Non ci servi a
nulla da morto?! Hai capito?! -
- ma…
-
- senti… - lo interruppe
poggiando una mano sulla spalla – se per caso avvenisse il peggio…scappa via!
Hai capito? Non lasciare che i Portoghesi ti prendano! Vai a Madrid! Lì c’è il
comando militare! -
- perché mi dice questo?!!!
-
- …perché non voglio
perderti! Non adesso! -
Detto questo si voltò,
intento ad andare, ma Ivan lo fermò
- colonnello! io voglio
venire con lei! -
- …non puoi… - sospirò
Ed
- ma io…
-
- RESTA QUI! E’ UN ORDINE
SOTTOTENENTE HEICH! – urlò senza voltarsi
- ah… -
Ed corse via ,lasciando
solo Ivan, immerso nei suoi pensieri
La pioggia continuava a
cadere fitta dal cielo, nero come la morte.
L’acqua bagnava
violentemente il volto di Ed, contratto,con un’espressione seria.
La verde vallata, che tanto
aveva contemplato con Ivan, pochi giorni prima, si sarebbe presto trasformata in
un baratro di terra, acqua e sangue.
Mentre marciava, con i suoi
soldati, i rimpianti lo soffocavano.
I rimpianti erano l’unica
cosa che ancora lo mantenevano in vita, come piccole catene legate al suo cuore
che non lo lasciavano.
Ma perlomeno Ivan era al
sicuro, al campo. Questa era la cosa che ora gli
importava.
Pensava, pensava ma non
sapeva nemmeno a cosa. Nella sua mente c’era il vuoto totale, vi era solo la
convinzione che, probabilmente, non sarebbe mai tornato a
casa.
Poi, li intravide.
Intravidei Portoghesi, avvicinarsi
senza tregua.
Erano in migliaia, come Ed
aveva temuto. Cercò di stare calmo mentre i nemici
avanzavano,
con un cenno ordinò ai
solfati di fermarsi.
- preparate i cannoni!
-esclamò
- signorsì colonnello! –
dissero gli alchimisti avanzando con enormi cannoni
- appena si saranno
avvicinati potrete sparare! – urlò Ed
Aspettarono.
Intanto i Portoghesi
venivano sempre più vicino. Oramai erano a 300 metri da loro. Urlavano.
Urlavano con rabbia contro l’esercito tedesco.
Avanzavano nonostante
avessero visto i cannoni. Erano molto sicuri di
loro.
Ed capì che era arrivato il
momento di attaccare.
- forza sparate!!! -
urlò
Gli alchimisti obbedirono
senza esitare.
Ci fu un boato tremendo,
che fece tramare la terra. Fumo. Tanto fumo e polvere si erano alzati
all’improvviso, segno che i cannoni avevano centrato il
bersaglio.
I volti degli alchimisti
sembravano più rilassati e alcuni sorrisero
lievemente.
Ed invece non era sicuro
della buona riuscita dell’intervento. Cercava di vedere cosa fosse accaduto al
di là della zona colpita, ma il fumo non si
dileguava.
Finche, pian piano
intravide qualcosa.
Tutti gli alchimisti
rimasero come paralizzati, Ed sembrava, invece, non molto sorpreso:l’esercito portoghese, avevano innalzato
una barriera con l’aiuto dell’alchimia. Era alta e molto
resistente.
A quanto pareva, quindi, i
cannoni non avevano funzionato.
- usano l’alchimia
maledizione! – esclamò Ed
La pioggia cadeva
fitta
- quali sono ivostri ordini colonnello? Li attacchiamo
con i fucili? - chiese un soldato
Ed non
rispose
- colonnello?-
- useremo l’alchimia –
Esclamò all’improvviso
- prego? - chiese il
soldato
Ed si girò verso i suoi
uomini
- ASCOLTATE ALCHIMISTI! –
urlò – D’ORA IN POI SI USERA’ L’ALCHIMIA! -
- l’alchimia? – dissero
tutti a bassa voce
- SO BENE CHE E’
VIETATA….MA SE VOLETE SOPRAVVIVERE, USARE I FUCILI NON VI AIUTERA’! – continuò
-QUESTA SARA’ L’ULTIMA BATTAGLIA
CHE FAREMO INSIEME, COMPAGNI! QUINDI FACCIAMOLA FINIRE BENE QUESTA MALEDETTA
GUERRA!!! -
- SIIIIIIIIII!!! – urlarono
tutti gettando le armi e applaudendo il loro
colonnello
- ED ORA! ANDIAMO!!! – urlò
Ed
9 aprile 1940.
Alle 17.24, cominciò la
battaglia. Una battaglia che avrebbe segnato le coscienze degli uomini negli
anni avvenire.
Ad un tratto, tutti i
pensieri,i i dubbi, le paure e le incertezze, scomparvero, trasportate via dal
vento che si era alzato all’improvviso.
La confusione cominciò a
regnare a Gaigas, Tedeschi e portoghesi, si scontrarono con
l’alchimia.
Ci furuno esplosioni, si
alzò una quantità indescrivibile di polvere.
Ed per prima cosa, trasmutò
l’automail in una lama.
Cominciò a combattere, era
molto agile e schivava tutti i colpi. Cercava di ferire i nemici, ma non
mortalmente. Odiava quando l’alchimia veniva usata per
uccidere.
Ad un tratto, si ritrovò
davanti a lui, ben due enormi portoghesi armati di bracciameccaniche come
lui.
- tsk…a quanto pare anche i
portoghesi si trattano bene! -esclamò evitando un colpo infertogli da uno dei
due
- nós matamos o alemão!!
nós matamos o annihilator da terra nativa!* - urlavano i
portoghesi
Ed non capiva nulla di
quello che dicevano. Sapeva solo una cosa. Anche loro soffrivano, anche loro
avevano lasciato le proprie famiglie par andare a
combattere.
Non erano poi tanto
diversi, dopotutto.
Inseguendo quei pensieri,
Ed non si accorse che uno dei due aveva appena provato ad attaccarlo. Non vece
in tempo a scansarsi.
- ngh! – gemette Ed cadendo
a terra
Era stato colpito
lievemente allo stomaco, da un coltello. Era riuscito ad evitare la lama per
poco, ma l’avevano comunque ferito.
Il sangue grondava, e
bagnava le terra bagnata. quanto sangue avrebbe dovuto ancora versare su quella
splendida terra?.
Tentò di rialzarsi, ma uno
dei nemici gli tirò un forte pugno che lo fece cadere
nuovamente.
- nós matamos o alemão!! –
urlarono nuovamente
Uno, trasmutò il proprio
automail in un fucile. E lo puntò dritto sulla testa di Ed, che rimase immobile,
quasi rassegnato.
Ed sospirò. Chiuse gli
occhi.
Vide una casa su una
collina, vide un ragazzo che giocava con un bambino molto piccolo, sembrava
appena nato, e poi, vide una donna dai biondi capelli, che sorrideva allegra
correndo verso di lui, verso il suo Ed.
Ormai non avrebbe più
potuto vederla. Mai più. Sorrise. E si apprestò a ricevere il
colpo.
- COLONNELLO!!!!-
All’improvviso, una voce lo
fece tornare in se. Aprì gli occhi violentemente.
Notò che i due portoghesi
erano a terra, la loro divisa era macchiata di sangue, il loro
sangue.
Alzò lo sguardo per vedere
chi era stato. Egli si girò.
- insomma colonnello!
Nonè da lei combattere così! -
disse
Ed rimase
stupito
- IVAN! – esclamò alzandosi
– che cosa ci fai qui?! -
Ivan, si voltò verso
Ed
- ho mandato un telegramma
con urgenza di rinforzi! Speriamo che l’abbaino ricevuto! -
disse
- ti avevo detto di
rimanere al campo! Me la sarei cavata anche da solo! -
- ma se non fosse stato per
me ora sarebbe bello e morto! – esclamò Ivan
- … - Ed non rispose. Ivan
aveva ragione anche stavolta.
- io…voglio essere d’aiuto!
-
Ed lo guardò, poi sorrise
lievemente
- tanto so che qualunque
cosa ti dica… -
- non la farò! Esatto! –
sorrise Ivan
- … - Ed non sapeva che
dire
- mi raccomando però! Non
azzardarti a morire! -
- colonnello! Per chi mi ha
preso?! - rise
Poi, si divisero. Si
allontanarono, ognuno andava a combattere la propria battaglia. Da
solo.
Ormai erano passate diverse
ore.La battaglia infuriava con più
ardore di prima. Molte vite erano già state strappate, corpi orribilmente
sfigurati, sanguinanti e pallidi.
I due eserciti, nonostante
la maggioranza dei portoghesi, combattevano alla pari. Nessuno voleva cedere.
Nessuno voleva morire.
Ed combatteva, combatteva
con grinta, non era la prima volta che lo faceva. In quei 15 anni aveva
affrontato innumerevoli guerre e ne era sempre uscito vincitore. Con qualche
perdita, certo, ma ne era uscito vincitore. Ma stavolta non sapeva, non sapeva
cosa sarebbe successo.
Mentre colpiva i nemici,
mentre schivava i colpi, si assicurava che Ivan fosse lì, da qualche parte, Che
stesse ancora combattendo.
Ma sentiva solo urla, urla
di gente che moriva, urla di gente in agonia, urla di gente con una disperata
voglia di vivere.
Però; all’improvviso, sentì
delle urla, urla familiari, quasi soffocate.
Il sangue cominciò a
gelargli nelle vene, e il suo cuore batteva
all’impazzata.
No. Non poteva essere
lui.
Decise di accertarsene. Si
liberò con fatica dei nemici che lo stavano affrontando e si diresse verso il
luogo dove aveva sentito provenire le grida.
Mentre avanzava, in mezzo
alla confusione, vedeva centinaia di corpi stesi, inermi, a terra, senza vita. I
corpi dei suoi compagni, che avevano affrontato quegli anni insieme a lui, i
corpi dei portoghesi, che lottavano disperatamente.
Avanzava. All’improvviso un
ennesimo grido si levò nel cielo.
- AAAAH!! -
Ed correva. Correva
sperando di non dover vedere nulla, che lo potesse tormentare nuovamente.
Sperava, sperava che non fosse quella persona.
Poi,
accadde.
Si ritrovò avanti ad una
scena terribile: Ivan era a terra. Ansimava, aveva una ferita all’addome,
sembrava molto profonda. Era disteso e la pioggia lo bagnava, mentre si
contorceva dal dolore.
Ed rimase immobile
inorridito. Voleva aiutarlo. Ma le gambe non si
muovevano.
Ivan si accorse di Ed. e
cercò di voltarsi verso di lui.
- colonnello…anda…te….via!
– cercò di dire, poi chiuse gli occhi.
- IVAN!! – urlò Ed
accorrendo in suo aiuto. Ma da dietro,partì una lama, cha andò a perforargli la
schiena. Era stato un portoghese.
Ed lanciò un urlo di
dolore, che echeggiò per tutto il campo di
battaglia.
Poi, si accasciò al suolo.
E il vuoto piombò su di lui.
- uh… -
La pioggia cadeva ancora.
Il cielo però si era schiarito. Nella vallata regnava il
silenzio.
Ed aprì pino gli occhi, per
cercare di capire cosa fosse accaduto. Subito il dolore penetrò su di lui. Un
dolore lacerante alla schiena.
All’improvviso, si ricordò
tutto. Ivan steso a terra, la sua folle corsa, e la sua
disattenzione.
Subito il pensiero di Ivan
lo invase. Cercò di alzarsi ma non ci riuscì.
Allora, si guardò intorno.
Vide corpi. Solo corpi. Nessuno era sopravvissuto. Tutti morti. La battaglia era
conclusa, conclusa nel modo peggiore.
Ed, vide Ivan, steso poco
distante da lui, in un lago di sangue.
- I…Ivan… - cercò di
chiamarlo, ma lui non rispose.
Decise allora di
avvicinarsi, pian piano, con fatica, si trascinò verso
Ivan.
Appena gli fu accanto, potè
constatare la gravità della situazione: la ferita all’addome sanguinava ancora e
un rivolo di sangue scendeva dalle labbra del
compagno.
- Ivan! - esclamò con
fatica
Non
rispose
- Ivan! – lo chiamò di
nuovo,poi abbassò lo sguardo
- co…colonnello…
-
Ed alzò la testa
all’improvviso
- Ivan? -
chiese
- colonnello…
-
- sono qui! -
Ivan aprì gli occhi, poi
sorrise lievemente
- eh…siete ridotto
male…colonnello… - sospirò
- guardati tu piuttosto! –
esclamò Ed
Ivan alzò la mano,
appoggiata all’addome, e ne osservò il sangue che l’aveva
sporcata.
- mi…mi sa che questa volta
ha ragione lei… - sorrise – urgh… -
- non ti sforzare!-esclamò Ed
- …dica colonnello…non…non
ci sono più fiori in questa vallata vero? –
Ed rimase stupito da simile
richiesta
- il sangue e l’acqua hanno
portato via tutto… - disse infine
- ca…pisco… -
sospirò
- Ivan… -cominciò Ed poggiando la mano sulla
ferita dell’amico
- lasci stare… - sospirò
Ivan
- ma…
-
- il mio destino si è
compiuto… -
- cosa stai dicendo?!
-
- … - Ivan non
rispose
- IVAN!
-
- …sono partito per questa
guerra con l’unico scopo di vendicare i miei genitori…pensavo che se avessi
combattuto per la patria che tanto amavano, forse sarebbero stati fieri di me… -
sospirò
- e lo saranno! Lo saranno
sicuramente! – esclamò Ed. aveva pura, molta paura.
- lo crede davvero?-
- certo!... – sorrise Ed
osservando il volto dell’amico, che si faceva sempre più pallido – e per
favore…smettila di chiamarmi colonnello! Chiamami Ed! -
esclamò
- mi…mi scusi…non ci ho
fat…to ancora l’abitudine! – sorrise Ivan
- stai tranquillo Ivan!
Resisti ancora un po’! i rinforzi arriveranno! – lo tranquillizzò
Ed
- è ora di lasciarmi
andare…Ed… - sospirò Ivan. Mentre il sangue colava e sporcava il
suolo.
Per un attimo, si ricordò
delle parole del generale Bürk
- il tuo colonnello è partito dalla Germania da vivo…ma
il viaggio di ritorno….lo farà da morto! Non dimenticarlo…ragazzino….-
- cosa stai dicendo Ivan?!
– si spaventò Ed – tu non puoi andartene! -
Ivan sorrise
lievemente
- a quanto pare…colui…che
tornerà da morto.. sarò io… - sospirò
- no! Io non te lo
permetto! -
- …vado a raggiungere i
miei genitori… -
- IVAN! – urlò Ed, e le
lacrime cominciarono a scendergli
Anche quella volta, durante
il loro primo incontro, aveva pianto. Davanti a Ivan poteva farlo. Non sentiva
vergogna.
- Ed…mio colonnello… -
cominciò Ivan, e delicatamente prese la mano insanguinata di
Ed
-ti…ti prego…salva la mia
patria…salva la mia terra…la nostra terra….amico mio… - gemette
Ivan
- ma io…io come posso
fare?! Dimmelo ti prego! – chiese Ed sempre più
consapevole
Ivan sorrise
nuovamente
- troverai la
risposta...quando sarà il momento… -
- eh?! – domandò
Ed
- così mi avevate detto
quella volta...vero? -
- …si! – esclamò Ed
piangendo
- ebbene io….penso di aver
capito ora…cosa voglia dire essere un alchimista… -
sospirò
- ti prego Ivan…non… -
cominciò Ed, ma non riusciva a pronunciare quella
parola
- lasciami andare Ed… -
ripetè Ivan – non ha senso lasciarmi attaccato al suolo…ho fatto la mia parte in
questa guerra…e ne sono fiero…ma tu…la tua parte non è ancora conclusa!
-
Ed strinse forte la mano
dell’amico
- Ivan… -
- un giorno mi
raggiungerai…Ed…. -continuò Ivan,
sempre più pallido – un giorno potremo nuovamente parlare assieme…ma non
adesso…non adesso… -
La mano di Ivan
all’improvviso si fece fredda, lentamente chiuse gli occhi, sorrise…osservò per
l’ultima volta il volto bagnato di Ed, non capiva se fossero le lascive o la
pioggia che continuava a cadere…poi, pian piano la vista gli si annebbiò,
l’oscurità lo inghiottì e lo trascinò con se.
In gloria, senza macchia,
come un grande sovrano dei tempi passati, se ne andò. Sen e andò da quel mondo.
Per sempre.
- Ivan….Ivan… !! -piangeva Ed, mentre con la mano, teneva
stretta la mano, ormai senza vita, dell’amico.
- IVAAAAAAN!!!! -
Quell’urlo rimbombò per
tutta la vallata, oramai ricoperta solo da cadaveri di uomini, che avevano
combattuto per i loro ideali. Per la loro patria.
Ed era lì, sanguinante, che
teneva il corpo di Ivan a se, come se non volesse lasciarlo andare via. Cercava
di ricordare i bei momenti trascorsi in sua compagnia, momenti che gli avevano,
per un attimo, fatto dimenticare di essere in
guerra.
Le sue lacrime bagnarono il
volto del giovane, ormai senza espressione. Come avrebbe potuto fare senza più i
sorrisi di Ivan, che lo tiravano su di morale?.
Pensava.
Poi, il buio riempì la sua
testa. Non voleva pensare a nulla, era stanco, ferito sia nel corpo che
nell’anima, ma una cosa era certa. Non si sarebbe staccato da Ivan per nulla al
mondo.
Lo strinse ancora più forte
con le ultime forze che gli rimanevano.
Alla fine, esausto, si
accasciò al suolo e svenne.
- …in seguito…mi risvegliai
all’ospedale di Madrid… mi dissero che ero stato in terapia intensiva per ben 20
giorni…e che avevo subito una grave ferita alla schiena…in quei giorni venne
anche a trovarmi il Generale Roy… -sospirò Ed infine
Winry era lì, che cercava
di trattenersi nel piangere, mentre Al cercava di
tranquillizzarla.
Christine invece piangeva
in silenzio, mentre Edward aveva lo sguardo basso e
pallido.
- ancora mi domando il
perché…- riprese Ed all’improvviso
- fratellone… - sospirò
Al
- perché Ivan è morto?!
Perché proprio lui?! -
- Ed.. – gemette
Winry
- è successa….è successa la
stessa cosa… - continuò, poi il suo sguardo si posò su Al – anche quando
tentammo di resuscitare nostra madre… -
Al, a sentire parlare di quel peccato, abbassò lo sguardo
- quello che ne pagò
maggiormente non fui io… - esclamò
- fratellone! Non dire
così! – intervenne Al. Suo fratello doveva smetterla di farsi del male in questo
modo
- ma è la verità! – esclamò
Ed – quella volta ione uscì solo
con due automail…e questa volta…è successa la stessa cosa! Perché tutte le
persone a cui tengo di più finiscono per pagare al posto mio?! Perché?!
-
Al non rispose, osservò il
volto sconvolto di Ed. solo Winry, ebbe il “coraggio” di avvicinarsi a
lui.
- Winry… -sospirò Ed
Lei per tuta risposta lo
abbracciò forte
- devi smetterla di
tormentarti…amore mio…basta tormenti… - esclamò
- … - Ed non rispose, si
limitò ad abbracciarla forte
- ora sei qui…sono sicura
che Ivan non vorrebbe che tu ti tratti in questo modo… -
- Winry… - esclamò
Ed
- vedrai…che le cose
andranno meglio prima o poi… -
- …si… - disse Ed chiudendo
gli occhi
All’improvviso, ci fu un
assordante rumore di una sedia sbattuta al pavimento.
Edward si era alzato
bruscamente dal posto. Aveva il volto basso
- Edward? - chiese
Christine
- … - lui non
rispose
Ed lo guardò
tristemente
- Edward..che succede? –
chiese Al
- tsk!! – esclamò Edward, e
corse via, in giardino, sbattendo la porta
- Edward! -esclamò Winry, ma Ed la bloccò prima che
potesse corrergli dietro
- lascia stare… -
sospirò
- ma Ed…! -
- … - Al sembrava un po’
allarmato
Christine capì che era
arrivato il momento di fare qualcosa:
- vada lei a parlargli! –
esclamò rivolta a Ed
- … - Ed rimase
stupito
- penso che Edward
l’ascolterà ora! Ne sono sicura!-
Ed osservò la ragazza, poi
sopirò e sorrise lievemente.
Senza dire una parola si
alzò dal posto, aprì la porta della cucina e la richiuse nuovamente una volta
uscito.
Winry, Al e Christine si
diedero qualche occhiata
- speriamo che vada tutto
bene… - sospirarono
Nel frattempo Edward si era
seduto nel prato del suo giardino. L’aria scompigliava i capelli. Era
sconvolto:
sentendo quel racconto, gli
era parso di comprendere la tristezza che aveva il padre in quei momenti. Ora,
solo ora si era accorto di quanto doveva avergli fatto male, sentirsi dire dal
proprio figlio “non ti considero mio padre”. capì di essere stato uno stupido e
un’egoista…non riusciva ancora ad accettare quell’uomo parte di se, però
sentiva, dal profondo del suo cuore, che gli fosse successo qualcosa, non se lo
sarebbe mai perdonato.
Sospirò. Gli veniva da
piangere ma si tratteneva.
Sentì dei passi lenti, che
avanzavano verso di lui. Si girò pensando che fosse Christine. Ma si sbagliò.
Ancora una volta.
- Edward… -
Ed era davanti al lui, con
uno sguardo triste ma allo stesso tempo dolce.
Edward non resistette, si
girò cercando di non guardarlo.
Ed gli si avvicinò piano,
poi, si sedette anch’egli sull’erba, un po’ distante dal
figlio.
- Edward io… -cominciò Ed
-SONO SOLO UNO STUPIDO!- lo interruppe
Edward
Ed rimase immobile,
indeciso sul da farsi
- NON AVEVO CAPITO NULLA DI
TE!! NULLA! – urlò nuovamente
Edward era
seduto sul prato, accanto alla persona che più diceva di odiare: suo
padre.
Quel padre
partito 15 anni prima per la guerra, quel padre che non si era mai fatto sentire
per tutto quel tempo, quel padre che ora era immobile vicino a lui, con lo
sguardo speranzoso, speranzoso di poter finalmente mettere la parola fine a quei
conflitti con il figlio.
- COME POSSO
FARE ORA?! – ripetè Edward senza guardare Ed
- … -lui non rispose subito- non c’è niente a cui devi rimediare
Edward… - disse infine – l’unico ad aver sbagliato sono io…
-
- eh?! –
Edward si voltò per la prima volta a guardare Ed
- posso
capirti…se non vuoi considerarmi parte della tua famiglia…me lo merito…
-
- … - Edward
non disse nulla, si rimise a guardare per terra, non aveva il coraggio di
guardarlo, di guardare suo padre.
- io però… -
continuò- sono disposto a fare
qualsiasi cosa….pur che tu mi sorrida di nuovo… -
Per un attimo
incrociarono i loro sguardi. Si fissarono intensamente. Gli occhi azzurri di
Edward si rispecchiavano in quelli di Ed e creavano un magico gioco di colori.
- …sono stato
uno sciocco! – esclamò Edward all’improvviso
- cosa… -
cominciò ED, ma il figlio lo interruppe,
- per tutti
questi anni…ho sempre pensato…che tu ci avessi abbandonato…che avessi lasciato
mia madre…. -
- …
-
- ma…ora…mi
rendo conto… - continuò. Ed notò che il figlio cercava di nascondersi il viso
con le mani – mi rendo conto…che tu…hai sofferto più di me… -
- Edward…
-
- tsk… -
sospirò Edward – da presuntoso…ho cercato di proteggere mia madre…ho cercato di
fare in modo che fosse sempre allegra e felice…e stupidamente…mi ero illuso che
ti avesse dimenticato… -
Ed rimase
stupito da quelle parole. Non sapeva cosa dire, il poter parlare con Edward lo
rendeva felice, ma a sentire quelle parole, era come se un macigno gli fosse
caduto nel cuore, schiacciandolo.
- una volta…
-
- eh? –
chiese Ed
- quando
avevo 6 anni…ho compreso….come mia madre si sia sempre sentita triste… -
- … -
- quella
volta, stavo giocando con un pupazzo che lo zio Al mi aveva creato con
l’alchimia…era una giornata piovosa ed ero chiuso in casa in compagna di mia
madre… - sospirò
Ed era
immobile ad ascoltare
- mentre
giocavo…lei era in piedi, accanto alla finestra. Osservava il cielo pensierosa.
Io la guardavo di nascosto, facendo finta di giocare. Mi sembrava molto triste e
assorta. Preoccupato, mi avvicinai a lei, gli tirai il grembiule, affinché mi
guardasse.
Lei si voltò
stupita. Si chinò su di me.
- cosa c’è Edward? – mi chiese
dolcemente
- mamma… -
- dimmi pure -
- anche se non c’è il papà…
-
- eh?!-
- anche se non c’è il papà…tu sei felice
vero mamma? -
Lei mi
guardò. Sospirò. Poi mi accarezzò la testa e sorrise.
- io ho te! Mi basta e avanza! -
Da quel
giorno, decisi di non deludere le sue aspettative…mi impegnai sullo studio
dell’alchimia, volevo vederla sempre sorridere! -
Edward si
bloccò all’improvviso. Sospirò e abbassò lo sguardo
- ma non
avevo capito niente…niente… -
- Edward…io…
- esclamò Ed. si accorse che il figlio, con le mani, cercava di nascondere il
proprio volto disperato. Piangeva. Piangeva ma non voleva farlo
capire.
- quella
volta…mi aveva detto di essere felice…- continuò Edward, mentre le lacrime cadevano dal suo viso – ma non era
vero…lei….è sempre stata triste…ogni giorno, ogni mese, ogni anno che passava,
lo trascorreva sempre osservando fuori da quella finestra…nella speranza che tu
tornassi… -
- …io… -
esclamò Ed – io…non avrei mai immaginato che tu….avessi questo peso sul cuore…
-sospirò
- … -
Non dissero
più niente. Per parecchi minuti restarono lì, seduti sul prato, a guardare il
nulla. Edward piangeva in silenzio, mentre Ed non sapeva cosa fare: voleva
consolarlo, ma non trovava le parole giuste.
decise allora
di alzarsi.
Guardò ancora
una volta il volto addolorato di Edward, poi, si voltò e si diresse verso
casa.
- senti… -
esclamò Edward all’improvviso. Ed si fermò.
- dimmi?
-chiese cercando di essere
allegro
- non riesco
ancoraconsiderarti mio
padre….ma…mi piacerebbe parlare ancora con te… - esclamò sorridendo
lievemente
- … - Ed lo
fissò -certo Edward…. – disse
infine sorridendo. Un sorriso carico di speranza e affetto per quel
figlio.
Sera.
Ore 22.00
Era una
piacevole e calda serata. Ed e Winry erano da poco andati a dormire, mentre Al,
era andato in paese da alcuni amici, per discutere su alcune faccende, che il
giovane aveva tenuto nascosto al resto della famiglia. Edward e Christine,
invece, erano andati a passeggiare nei dintorni.
I due
coniugi, quindi, erano rimasti soli:Ed aveva le braccia incrociate sotto la testa, mentre Winry era immobile,
sotto le lenzuola, come in attesa di qualcosa.
Osservò Ed,
che per tutto quel tempo non aveva pronunciato una parola
- Ed… -
chiese Winry
- mh? – Ed si
voltò verso la moglie
- tutto bene?
-
- …si… -
sospirò
Winry allora,
si alzò e si sedette accanto al corpo sdraiato di Ed. il suosguardo si era fatto
duro.
- che c’è?! –
chiese lui sorpreso
- dovrei
chiedertelo io! – esclamò lei
- ti dico che
non ho niente! – sospirò Ed voltandosi dall’altra parte.
Ripensava
ancora alle parole di Edward. Parole che lo facevano stare
inquieto.
- lei….è sempre stata triste…ogni giorno,
ogni mese, ogni anno che passava, lo trascorreva sempre osservando fuori da
quella finestra…nella speranza che tu tornassi… -
Erano parole
vere. Lui l’aveva sempre fatta soffrire. Anche prima, durante la sua
adolescenza, il non essere mai a casa, il continuo cacciarsi nei guai insieme ad
Al e…la convinzione che, forse, non sarebbe più tornato da
lei.
Aveva sempre
fatto preoccupare Winry. Lei lo aspettava, lo aveva sempre aspettato con la
paura nel cuore, la paura che non ritornasse più da lei.
- Ed? –
chiese nuovamente Winry
- … -
Winry fissò
il volto contratto di Ed.
Una cosa di
lui non era cambiata in tutti quegli anni: il suo
orgoglio.
Testardo ed
orgoglioso. Era rimasto tale e quale.
Certo,
l’essere diventato qualcuno di importante, lo aveva cambiato. Era diventato più
calmo e controllato e, ormai non si arrabbiava più se qualcuno gli accennava la
sua altezza.
- penso…che
mi abbia dato ancora una possibilità… - sospirò
Il viso duro
di Winry lasciò il posto ad un sorriso radioso e allegro
- ma… -
continuò Ed facendosi un po’ triste -non riesce ancora a considerarmi suo padre.. -
- … -
Winry allora
prese la mano di Ed e la strinse a se
-
vedrai…tutto si sistemerà! Edward è diventato responsabile! -
esclamò
Ed
sorrise- è davvero un bravo
ragazzo!generoso e altruista… -
- come te! –
sorrise lei
Ed arrossì
per il complimento
- ma
figurati… - disse Ed nascondendo il volto orami infuocato. Winry sorrise
ancora
- a proposito
di Edward….quella ragazza… -
- Christine?
– chiese Winry
- si… -
esclamò Ed sorridendo-non è che si sia preso una cotta?! -
-
eheheheh…beh…sono molto legati… -sospirò Winry – da quando Edward si è messo in testa di salvare
Lucas…lei…lo ha sempre incoraggiato… -
- è un ometto
ormai! – rise Ed
- e poi….in
queste cose…Edward è molto più aperto di te! -
- Cosa?! -
- ho ragione!
Hai idea di quanto ho aspettato prima che ti dichiarassi una buona volta?!
-
- beh ma cosa
centra….tu eri stra-fissata degli automail e di tutte quelle cose li….! – si
discolpò arrossendo
- e tu eri
stra-fissato con l’alchimia! –
- mah!
Secondo me eri un po’ ritardata allora… - esclamò facendo una
smorfia
- guarda che
il ritardato qui eri solo tu! -
- ma
l’importante è che alla fine l’abbia fatto no?! -
Winry sorrise
ancora di più
- su questo
hai ragione… -
- ah già! –
esclamò Ed all’improvviso – domani io e Al andremo dal generale Mustang….per
alcune faccende da sistemare… -
- e Edward? –
chiese Winry
- … -
- Ed! -
- non voglio
coinvolgerlo in questa storia! -
- potrebbe
essere pericoloso! Dov’è finito il tuo istinto materno?! -
- cosa centra
ora?! È chiaro che sono preoccupata ma… -
- DEVO
PROTEGGERLO WINRY! -
- EDWARD NON
E’ PIU’ UN BAMBINO! -
Ed si bloccò.
Le parole di Winry lo avevano spiazzato. Guardò il volto arrabbiato della
ragazza. Abbassò lo sguardo. Sospirò.
Winry capì di
aver esagerato. Si accucciò delicatamente accanto a Ed, e poggiò la testa sul
suo petto. Poteva sentire il battito del suo cuore velocizzarsi sempre di più a
causa delle pesanti parole appena dette.
- so che come
padre…tu senta il desiderio di proteggerlo… - esclamò
dolcemente
- … - Ed non
rispose
- ma…devi
accettare il fatto che Edward….non è più il bambino che ricordavi… -
- …lo so…lo
so bene… - sospirò Ed
- si sta
facendo uomo…e sta imparando ad affrontare le cose a modo suo….un po’ come te… -
Ed sorrise
lievemente, accolse Winry in un dolce abbraccio e sospirò
-
…tu…Al…Edward… - esclamò Ed- siete
l’unica gioia che questa vita di guerra mi ha dato… -
- …Ed… -
sospirò Winry
E restarono
beatamente abbracciati, mentre una brezza fresca entrava dalla finestra semi
aperta
Edward,
Christine, Winry e Ed avevano finito di fare colazione. Le due ragazze stavano
sparecchiando, sembravano abbastanza energiche. Padre e figlio invece sembravano
stanchi e sbadigliavano in continuazione.
- ragazzi! Ma
che vi prende?! -chiese vedendoli
- non ho
chiuso occhio sta notte… -dissero
i due, in coro.
Si guardarono
e si misero a ridacchiare. Come due buoni amici.
Winry tirò un
sospiro di sollievo: stavano facendo enormi progressi tra di
loro.
Christine
sembrava dello stesso parere.
- come mai? –
domandò Al
- ho studiato
tutta la notte… - esclamò Edward sbadigliando
- e tu
fratellone? -
- io… -
Il viso di Ed
si fece rosso. Anche Winry diventò rossa all’istante
- Aaaaal? Che
ne dici di cambiare discorso? – sorrise Winry
- ho detto
qualcosa di sbagliato? Ho solo chiesto cosa… -
- Aaaaal!!!
-esordì Ed
- …mah…
-sospirò Al
rassegnato
Edward allora
si avvicinò a Christine
- secondo
te…cos’è successo tra loro? – chiese timidamente alla
ragazza.
Lei divenne
color peperone
- EDWARD!! –
esclamò ad alta voce. Poi vedendo che tutti i presenti l stavano osservando
stranamente abbassò il tono della voce.
- che razza
di domande fai?! - chiese
- ma
scusa...tu l’hai capito? -
- certo che
sei proprio ottuso! -
- ? -
- cosa credi
che possa fare una coppia di sposi?! – esclamò ancora
rossa.
Edward ci
pensò su. Poi all’improvviso il colorito del suo viso divenne pian piano sempre
più rosso
- vu…vuoi
dire che… - cominciò Edward
- ora ti
svegli?! – sospirò Christine
- quel
maledetto!!!! Cosa diamine le ha fatto??!! – esclamò
arrabbiandosi
- Edward… -
sospirò lei- sei senza speranza… -
Dieci
minuti dopo…
- dai allora! Dobbiamo andare a casa di
Roy!- esclamò Al incitando gli
altri due
- siiii…
-sospirò
Edward
- eccomi… -
sospirò Ed
- insomma…un
po’ d’entusiasmo…! – li incitò Al
-
sinceramente…non ho voglia di vedere il generale… - esclamò Edward, e ripensò
all’ultimo incontro avuto con Roy
In quel
mentre arrivò Winry, che baciò sulla guancia ad Al e Edward, mentre a Ed diede
un delicato bacio sulle labbra.
I tre
arrossirono all’istante.
- buona
giornata! Tornate presto mi raccomando! – esclamò
sorridendo
- stai
tranquilla Winry! – la rassicurò Al – il tempo di una chiacchierata e torniamo!
-
- salutatemi
Riza! -
A sentire
quella frase, Ed non capì. Si voltò verso Al per chiedere spiegazioni, ma lui
gli fece cenno di tacere.
- certo!- disse Al infine,
salutando
- ciao mamma!
– salutò Edward
Cominciarono
ad incamminarsi verso a stazione, a un KM dalla collina.
Erano
tuttimolto silenziosi: era la
prima volta che tutti e tre, andavano insieme da qualche
parte.
Edward era
sempre andato solo con lo zio Al o con Winry, e si era sempre trattato di viaggi
di piacere.
Ma ora era
diverso. Si stavano incamminando verso una decisione che di li a poco avrebbero
dovuto prendere.
Ed si
avvicinò lentamente ad Al.
- senti Al… -
cominciò Ed
- mh?
-
- dove sei
andato ieri sera? -
- …perché
questa domanda? – chiese Al. Il suo volto si contrasse un
po’.
- beh
perché…te ne sei andato senza dirci nulla e…insomma….io… -
- eri
preoccupato per me fratellone? -sorrise Al
- io? No…è
solo che… - disse Ed leggermente agitato
- non ti devi
preoccupare! Davvero! -esclamò
Al
Ed lo guardò
male
- stai forse
facendo qualcosa di pericoloso? – chiese facendosi sempre più vicino al
fratello
- fratellone!
Non sono un delinquente come te! -
- perché?! Io
sarei un delinquente?! -
- …
-
- allora? –
insistette Ed
- secondo te?
-
- … -
- E CI PENSI
PURE?! - esclamò Al stupito
- non mi
viene in mente nulla! -
- TI RENDI
CONTO DI QUANTO INGENUO SEI??!! -
- INGENUO A
CHI?! PORTA RISPETTO A TUO FRATELLO MAGGIORE!! -
E
continuarono a litigare per tutta la strada fino alla stazione.
Edward, che
camminava dietro di loro, cercava di nascondersi, per non far sembrare a nessuno
che fosse con loro.
Infatti , i
due fratelli, avevano, con le loro litigate, destato l’interesse degli abitanti
di tutta Rizembool, che li osservavano divertiti.
- ma non si
rendono conto di essere patetici?!- pensò Edward
Arrivati alla
stazione, presero il treno per Central City.
Durante tutto
il percorso Ed non fece altro che chiedere ad Al il motivo per cui se ne era
andato la sera prima.
- TI HO DETTO
CHE NON E’ NIENTE DI PERICOLOSO! - urlò Al seccato
- SONO SICURO
CHE MI STAI NASCONDENDO QUALCOSA! – lo incitò Ed
- INSOMMA CHE
FRATELLO INISTENTE!!! -
Edward,
invece, se ne stava seduto in disparte. Ripensava a molte cose.
Ripensava a
quella telefonata, ricevuta quasi due settimane prima, da Lucas. Ripensava
all’addio triste alla stazione. Ripensava al vuoto che si era creato dentro di
lui, poi colmato dall’incontro con Christine, che gli aveva fatto trovare il
coraggio di reagire, di continuare a lottare. Ripensava, inoltre, all’incontro
con Ed.
Certo, ora le
cose andavano decisamente meglio, ma in fondo al cuore aveva una brutta
sensazione.
Ormai, il
sogno che per notti l’aveva tormentato, se ne era andato, ma nella sua mente
rimaneva ancora nitido. Un sogno a cui non riusciva ancora a dare una
risposta.
- INSOMMA
FRATELLONE SMETTILA!!! -
- LO VOGLIO
SAPERE AL!!! -
- BASTAAA!!!
-
- uffa… -
sospirò Edward stanco
Non appena
arrivarono a Central City, si diressero a casa di Roy.
Girarono e
rigirarono per le grandi vie della città. Erano tutte stracolme di
militari.
Ed, cerco di
coprirsi il volto con la giacca: quel giorno non aveva voluto mettersi la
divisa.
-
fratello…come mai ti copri il viso? – chiese Al
- sono in
incognito Al… -
- nessuno sa
che sei qui? -
- al momento
solo Roy, Riza e voi… -
- … - Al non
chiese più niente
- …Ed… -
esclamò all’improvviso Edward
Ed parve
stupito: per tutto il viaggio Edward non gli aveva rivolto la
parola.
-
dimmi…Edward? -sorrise
Ed
Il figlio,
senza dire nulla, si tolse la propria giacca e la porse al padre, che rimase
colpito da tale gesto.
-
visto..visto che devi coprirti il viso…usa anche la mia… - disse Edward a volto
basso
-
ah....grazie- esclamò Ed mostrando
un sorriso
Anche Al
parve felice e soddisfatto
- vogliamo
andare ora?- domandò infine,
rivolto ai due – Roy ci aspetta! -
Circa
mezz’ora dopo
DLINNNN
DLONNN!
Ed, Al e
Edward erano finalmente arrivati a casa di Roy. Più che una casa, era quasi una
reggia: era molto grande, aveva almenoquattro piani, ed era circondata da un ampio giardino grande quanto
quello del quartier generale.
- però! –
esclamò Al meravigliato
- si tratta
bene il generale! – sorrise Ed sarcastico
- mai vista
una casa così grande! – disse Edward
- ho saputo
che lui e Riza si sono sposati… - sospirò Ed
- si..10 anni
fa… -esclamò
Al
- 10 anni
fa…. -sorrise Ed
lievemente
- INSOMMA! CI
APRE O NO?!- disse Edward
arrabbiato – abbiamo suonato almeno tre volte! -
All’improvviso, l’enorme portone si
aprì.
I tre, che
pensavano di trovarsi davanti il generale Roy Mustang, ebbero un colpo, quando
videro che ad aprire era stata una bambina dai capelli neri, lunghi, molto
carina.
Dimostrava
circa 6 o 7 anni.
Ed e Al si
stupirono nel vederla apparire davanti a loro
- … - la
bambina li osservava con aria strana
- siamo
sicuri di non aver sbagliato casa? – chiese Ed
- ho
controllato cinque volte l’indirizzo! -
Ed si
avvicinò all’orecchio del fratello
- e allora
come ti spieghi la ragazzina?! -
- beh..c’è
solo una spiegazione… -
Mentre i due
confabulavano, Edward si avvicinò alla bambina e le accarezzò la
testa
- senti
piccolina… - chiese con un sorriso – questa è la casa del generale Mustang? -
La bambina
annuì timidamente
- allora…me
lo andresti a chiamare per favore? -
La piccola
annuì nuovamente e corse dentro casa
- papààààà…!
–
La voce della
piccola si era sentita da fuori.
I due
fratelli Elric rimasero pietrificati all’improvviso
- papà?! –
esclamò Ed. aveva il volto quasi verde dalla sorpresa
- … - Al non
disse nulla, era troppo sconvolto. Sembrava un cadavere da quanto bianco
era
- ma che vi
prende?! – esclamò Edward
All’improvviso, dal grande ingresso della
“villa” apparve Roy, in tenuta militare. Aveva il volto divertito e
sorridente.
Aggrappata
alla sua veste, vi era la bambina.
- oh? Ma
guarda! I fratelli Elric! – esclamò sorridendo
I due erano
ancora sconvolti. Non dissero nulla.
Roy li guardò
allegro, poi il suo sguardo si posò su Edward, che fece una piccola
smorfia.
- e...in
compagnia di FullMetal Chibi!-
Edward
sospirò seccato
- FullMetal
Chibi?! – esclamarono Ed e Al in coro
Edward voleva
sprofondare.
-
eheheh…bene…volete entrare? -ridacchiò Roy
-----------
- a cosa devo
l’onore di questa vostra visita? – chiese Roy, una volta che i quattro furono
entrati nel lussuoso salotto.
Ed, che si
era ripreso dalla “sorpresa”, si apprestò a rispondere.
-
Generale…non vorrei contraddirla ma…è lei che ci ha chiamato… -
- ah già! –
sorrise – hai ragione FullMetal… -
- questo qui
ha qualche rotella fuori posto… - pensò Edward, seduto di fronte a lui, che lo
sguardo imbronciato.
- grazie per
averci concesso il tuo tempo Roy – disse Al rispettoso
Roy fece un
altro ampio sorriso
- vedo che in
tutti questi anni…hai mantenuto la buona educazione che ti contraddistingueva da
tuo fratello! - sorrise
Al arrossì
lievemente. Anche Ed arrossì, ma dalla rabbia
- papàà! –
aveva appena detto la piccola tirando forte la divisa di Roy.
L’uomo la
baciò sulla piccola testa, gesto che fece sobbalzare Ed dalla
poltrona.
- vai a
giocare ora Sophie…devo parlare con questi signori! -
- va bene… -
disse al piccola Sophie correndo via
Appena se ne
fu andata, Roy si voltò verso i tre Elric
- possiamo
continuare.. - esclamò
- vedo…vedo
che si è sistemato finalmente!- esclamò Ed sarcastico
- oh si….ho
una bella moglie e una dolce figlioletta a cui badare… -
- i miei
complimenti Roy! – sorrise Al
- grazie
Alphonse! -
- vogliamo
parlare di cose serie ora?!-
chiese Edward stressato
- FullMetal
Chibi…vedo che sei impaziente… -
- sono venuto
per cose serie! Non per congratularmi con lei! -
- capisco… -
sospirò Roy, poi il suo sguardo cadde su Ed – ha ereditato da te, FullMetal,
questo carattere? -
- cosa
vorrebbe dire Generale?!-
sogghignò Ed arrabbiato
- oh nulla! –
sorrise Roy
Ci furono
diversi minuti di pausa
- ora, come
vuole il piccolo Elric...parleremo di cose più importanti…-
Tutti
rimasero in attesa. Specialmente Edward.
Roy, prese
una valigetta, che era appoggiata sopra un tavolino, e la
aprì.
Vi tirò fuori
un pacco di fogli. Sembravano tutti uguali a prima vista. Li diede ad Al, Ed e
Edward. Poi rimase in attesa. Serio.
Ed, in cuor
suo, sapeva che quando Roy diventava serio, voleva dire solo una cosa: pericolo
in vista.
Tutti e tre
lessero i fogli dati dal Generale.
- Hannover?- chiese Al
leggendo
- campo di
concentramento?- esclamò
Ed
- …- Edward continuò a leggere in
silenzio
- 10 novembre
–stazione di Central City….cosa vuol dire? – chiese Ed
-
quella….FullMetal….è la vostra destinazione!- disse Roy
- come la nostra
destinazione?! – chiese incredulo Ed
- non ti è chiaro
FullMetal? – esclamò Roy duramente
- no che non mi è chiaro!
Si spieghi meglio! – urlò il colonnello alzandosi di
scatto.
In quel mentre, Al lo
trattenne per una spalla. Ed si bloccò
- stai calmo fratellone! –
esclamò Al
Edward intanto leggeva
pensieroso l’intero documento datogli dal generale. Lo esaminava con attenzione
e non sembrava interessato ad altro. Tutta la sua attenzione era rivolta
altrove.
- da ascolto a tuo fratello
una volta tanto… - sospirò Roy
- … -Ed rimase in silenzio, poi, si sedette
nuovamente con i pugni serrati e rimase in attesa.
- dunque… - cominciò Roy
non appena il ragazzo si fu calmato – ho fatto in modo, grazie ad alcuni miei
fidati sottoposti, che voi possiate raggiungere indisturbati il campo di
concentramento di Hannover… -
- come “raggiungere”?! cosa
sta dicendo?! – esclamò Ed
- semplicemente questo
Fullmetal…-
- senta un po’… - iniziò Ed
- per favore…- lo
interruppe Al – perché dovremmo andare ad Hannover? -
- ho bisogno di scoprire
cosa fanno laggiù…voglio che andiate ad “ispezionare”… -
- perché proprio noi? –
chiese nuovamente Al – non sarebbe più semplice mandare dei soldati?-
Roy distolse lo sguardo dai
due fratelli e lo posò su Edward, ancora intento a leggere. Sospirò. Poi tornò a
guardare Ed e Al
- semplicemente perché mi è
più comodo… - esclamò in tono di sfida
- e cosa dovremmo scoprire?
– chiese all’improvviso Ed
- … -
- risponda! -
- …voglio che troviate…più
informazioni possibili su ciò che succede all’interno di quei campi di
concentramento… -
- come sarebbe?! -
- Semplice…dovrete
“prelevare” delle prove…che ci permettano di capire le atrocità che vengono
compiute -
- scusi al domanda… -chiese Al – per quale motivo dobbiamo
farlo noi? Non capisco… -
Per un attimo, il volto di
Roy si oscurò. Il suo sorrisino ironico scomparve, lasciando il posto ad
un’espressione triste, che Ed aveva visto solo in occasione della morte del
Tenente Colonnello Hughes, grande amico del
generale.
L’uomo, strinse forte la
spilla che portava appesa alla divisa. La strinse fortissimo. Poi posò
nuovamente lo sguardo cupo su Edward, sempre più
serio.
- perché penso che sia
giusto così… - disse infine
- … - Al non disse più
nulla. Ed, invece, non sembrava convinto.
Nel cuore però, sapeva,
sapeva bene quali potevano essere le vere intenzioni di
Roy.
Ascoltando quelle parole,
sospirò. Si passò una mano davanti agli occhi e restò immobile senza dire
nulla.
- io ci andrò!- esclamò all’improvviso
Edward
Roy, Al e Ed rimasero
stupiti.
Il giovane colonnello si
alzò nuovamente da dove era seduto
-è pericoloso! – esclamò
deciso
- questo lo so anch’io! – disse il
ragazzo
- hai idea di cosa voglia
dire andare laggiù?! -esclamò Ed
arrabbiato
- … -
- e cosa farai una volta
arrivato eh? -
- fratellone… - cominciò
Al, ma Ed fece segno di tacere
- io… - disse Edward con
decisione – andrò laggiù…e lo farò esclusivamente per salvare Lucas! -
- HAI IDEA DEL PERICOLO CHE
CORRERAI?! – urlò Ed
- CREDI CHE NON LO SAPPIA?!
-
- … - Ed rimase senza
parole
Guardò Edward attentamente:
era quello suo figlio? Un ragazzo, pronto anche a morire pur di salvare le
persone a lui care?
Da giovani, anche lui e Al,
pur di riottenere ciò che avevano perso, sarebbero stati pronti anche ad andare
all’inferno.
Lo scambio equivalente che
tanto conoscevano, quella volta era stato troppo alto per i due fratelli e anche
stavolta. Anche stavolta forse sarebbe stato
uguale.
Però non voleva. Non voleva
coinvolgere il suo unico figlio in quella storia. Edward aveva già sofferto
abbastanza. Anche se capiva. Capiva il desiderio di Edward di salvare Lucas.
Anche lui, a suo tempo, avrebbe dato anche la vita per salvare Al, il suo amato
fratellino sospeso tra la vita e la morte.
Erano uguali. Ancora una
volta poteva dire di essere simile al figlio.
- non vorrei intromettermi
nelle tue questioni familiari FullMetal… - esclamò Roy all’improvviso – ma devi
scegliere ora!-
Ed distolse lo sguardo che
fino a poco prima era posato su Edward. fissò negli occhi il Generale
Roy
- credo che tu sappia cosa
voglia dire andare laggiù….dovrai separarti di nuovo da tua moglie… - sospirò
Roy.
Ed, a sentire quelle
parole, fece un leggero sobbalzo.
- inoltre…dovrai combattere
ancora….e dovrai chiudere i conti col tuo passato una volta per tutte! –
continuò il generale
Il ragazzo non capì bene le
ultime parole di Roy. Cosa aveva voluto dire con “chiudere i conti col
passato”?. Si limitò a guardare il pavimento, senza dire
nulla.
- io..non sono sicuro di
voler lasciare nuovamente casa mia… - esclamò
- ti capisco… - disse
Roy
- ma… - continuò Ed -voglio sapere quello che realmente vuol
fare! –
- cosa intendi? – chiese il
generale
- oh insomma! Non sono più
un ragazzino! Voglio saperlo! Perché proprio noi? Perché proprio ad Hannover e
soprattutto…perché coinvolgere anche Edward? –
- mi Pare di averti già
risposto… -
- NONMI PRENDA IN GIRO!! – urlò
Ed
- NON ALZARE
LA VOCE! FINO A
PROVA CONTRARIA SONO UN TUO SUPERIORE! –
- uh…
-
- ED ORA DATTI UNA CALMATA!
–
- tsk! – esclamò
Ed
- Ed! – disse Edward
all’improvviso – non è stata colpa del generale! -
- cosa?! -
Edward fece un lungo
sospiro
- ho chiesto io a Roy…di
portarmi, in qualche modo, ad Hannover… -
Il colonnello non credette
alle sue orecchie. Distolse la sua attenzione da Roy e si avvicinò al
figlio.
- hai…hai idea…di quanto
farai soffrire tua madre? – chiese tremando
- …io….mi di…dispiace… -
- come puoi essere così
egoista ?... -
- non sono egoista! Ho i
miei motivi… -
- Edward tu… -
- io accompagnerò Edward! –
disse Al improvvisamente
Ed tornò alla
realtà
- Alphonse… - disse Roy
sorpreso
- zio… - esclamò Edward
guardando il volto deciso di Al
- … -Ed fissò il fratello, poi abbassò lo
sguardo triste. Al, per tutta risposta si inginocchiò accanto alla poltrona
sulla quale Ed si era appena seduto. Gli prese la mano d’acciaio e la strinse
forte. Era fredda. Fredda come il corpo con cui aveva dovuto stare per molti
anni della sua vita.
Allora, l’unica cosa che
poteva fare, era osservare il fratello parlare nel sonno, durante la notte. Lui
non poteva dormire. Era un’anima legata ad un oggetto in
fondo.
Ora, il calore era tornato.
Poteva sentire i battiti del suo cuore, poteva ridere, piangere, mangiare.
Poteva vivere.
Ed aveva dovuto sacrificare
i suoi arti perché ciò avvenisse. Il suo fratellone aveva perduto la possibilità
di tornare normale, stavolta per sempre.
Per questo pensava di
essere in debito verso quel fratello, diventato Alchimista di Stato solo per
lui. Solo per aiutare Al.
Ed, alzò lo sguardo e,
incredulo, fissò quello di Alphonse.
- Al… - sospirò
- fratellone…- cominciò il
giovane- so che hai paura…
-
- … -
- sia per Edward….che per
me… -
- …io… - esclamò Ed, ma Al
continuò
- ma non ti devi
preoccupare! Non sono più un’anima da salvare….anch’io sono un uomo come te
ora…. -
- … -
- e anche Edward…sa usare
bene l’alchimia…non devi temere per lui! -
Ed provò a parlare ma non
ci riuscì. Non gli vennero parole per ribattere. Rimase in silenzio, accanto ad
Al, accanto al suo fratellino.
- lo zio ha ragione Ed… -
esclamò Edward- io so badare a me
stesso… -
- Edward… - sospirò
Ed
- allora FullMetal…-
esclamò Roy all’improvviso – cos’hai deciso? non posso attendere oltre…-
- …- Ed fece un lungo sospiro - …verrò!...
– disse infine
Roy fece un ampio
sorriso
- sapevo che non ti saresti
tirato indietro! -esclamò
sorridendo
- lo faccio….– cominciò Ed – perché sono sicuro che
Ivan lo vorrebbe… -
Roy lo guardò – allora è
deciso. – disse Alzandosi – partirete tra due giorni dalla stazione centrale. Vi
verrò a prendere io. In seguito vi dirò quello che dovrete fare… -
Ed, Al e Edward fecero
cenno di aver capito. Poi, tutti e quattro si diressero verso la
porta.
- non volete rimanere qui a
pranzare? Riza e Sophie ne sarebbero felici! – esclamò
Roy
- sarà per un’altra volta
grazie… - disse Ed
- grazie di tutto generale!
– esclamò Al
- spero di rivedervi per un
tè – sorrise Roy – magari quando i saranno calmate le acque…-
- ci conti! –sorrise a sua
volta Al
Mentre tutti uscivano,
Edward si presentò davanti al generale. Roy ne rimase lievemente
sorpreso.
- … - non disse
nulla
- FullMetal Chibi? – chiese
Roy
- la…la smetta di chiamarmi
così!!! -
- eheheh… tale padre tale
figlio! -
- cosa vorrebbe
insinuare?- intervenne
Ed
- quello che ho detto! Sei
debole di comprendonio? – sorrise
- adesso le faccio vedere
io… -iniziò Ed, ma Al
intervenne
- fratellone! Sta buono!
-disse prendendolo per le
braccia
- lasciami andare Al!
Voglio riempirlo di botte!!! – esordì Ed, guardando con rabbia lo sguardo
ironico di Roy
- non sei più un bambino!
Comportati da uomo! –
- lasciamiiii!!!
-
Mentre i due fratelli
litigavano, Edward tornò al discorso col generale
- co…comunque volevo
ringraziarla…per tutto… - disse timidamente
Roy rimase alquanto
sospeso
- stai tranquillo Fullmetal
Chibi…non mi devi nulla… - esclamò
- graz… - si apprestò a
dire Edward, ma prima che potesse farlo, Roy si abbassò e delicatamente si
avvicino ad un’ orecchio.
- se in quest’impresa avrai
successo….più di una vita innocente verrà salvata!...ricordalo! -
- ah… - esclamò Edward una
volta che Roy ebbe finito di pronunciare quelle parole. Anche il giorno del loro
primo incontro, avvenuto alla stazione, dopo l’addio a Lucas era successa la
stessa cosa. Si convinse che il Generale Roy Mustang, nonostante apparisse
sempre cinico e ironico nei confronti di tutti, doveva essere davvero una brava
persona.
- certo!- disse infine sorridendo
radioso
- le auguro una buona
giornata Generale! – esclamò Al
- anche a voi – disse
Roy
- arrivederci! E si
riguardi! – sopirò Ed facendo un cenno in segno di
rispetto
Mentre i tre si
incamminavano verso centro città, Roy li guardò allontanarsi. Sorrise ironico.
Edward era alto quasi quanto Ed, mentre Al li superava entrambi di qualche
centimetro.
- FullMetal…dovrà bere più
latte se non vorrà che il figlio lo superi in altezza… - disse
ridendo.
Poi improvvisamente, smise
di ridere. Si fermò all’uscio della porta e rimase
immobile.
- accidenti! – esclamò – mi
sono dimenticato di… -
E si mise a correre fuori
casa. Correva. Correva fortissimo. Cercava di raggiungere i fratelli Elric che
nel frattempo avevano voltato l’angolo dirigendosi alla
stazione.
- pensavo che avesse messo
la testa a posto quando ho saputo che si era sposato….ma mi sbagliavo… - aveva
appena detto Ed
- è una brava persona però!
– esclamò Al
- mah…ha dei modi di fare
che non mi piacciono per nulla… -
- …a me basterebbe che non
mi chiamasse più FullMetal Chibi…mi fa sentire stupido… - disse Edward tra
se
- FULLMETAL! ALPHONSE!
FULLMETAL CHIBI!!! -
- ecco…mi sembra quasi di
sentirlo urlare…oramai ne sono ossessionato… - sospirò
Ed
- FERMATEVI UN ATTIMO!!!
-
- fratellone! – intervenne
Al – il generale! -
- Eh?! -
Tutti e tre si voltarono:
Roy era dietro di loro ansimante per la lunga
corsa.
- generale! Che cosa è
successo?! – esclamò Ed sorpreso
- FullMetal… - esclamò Roy
una volta ripreso dalla corsa
- generale? -
- mi…mi ero dimenticato di
chiederti una cosa… -
- beh…mi dica! – esclamò
Ed
Roy sospirò, poi cominciò a
parlare
- io… avrei dovuto andare
in cimitero tra un ora…vuoi accompagnarmi? -
- … -
- so che è da tanto che non
puoi andare…lui ne sarebbe felice… -
- fratellone… - cominciò
Al
- … -
- FullMetal? -
- …va bene…. -esclamò
infine
Un’ora
dopo…
Cimitero di Central
City.
Una grande distesa di
tombe, tombe di migliaia di persone. Piccole lapidi bianche poste sull’erba
verde.
Stranamente per quanta
pioggia o sole ci fosse, in quel cimitero non crescevano fiori di nessun tipo.
Era tutto deserto. Persino il vento soffiava piano e delicatamente, sfiorando il
marmo bianco, come se non volesse disturbare quelle anime che avrebbero riposato
per l’eternità senza che nessuna guerra o malattia potesse nuocere
loro.
Il cimitero era diviso in
due grandi frazioni: in una parte del campo d’erba, vi erano le tombe di gente
comune, gente che o per malattia o per vecchiaia aveva lasciato quel mondo con
la speranza di raggiungere l’aldilà senza peccati.
Nell’altra frazione,
invece, riposavano diplomatici, religiosi, politi ma soprattutto
militari.
Centinaia di tombe di
militari che avevano combattuto per la propria patria e la propria famiglia, con
ciascuna, una corona di fiori posta in piedi sorretta dalla
lapide.
Ed, camminava pensieroso
tra le varie tombe, seguito da Roy, Al e Edward.
Il colonnello guardava ogni
singola lapide. Era triste. Molto triste. Camminava, camminava toccando ogni
tomba con una mano.
Poi, ad un tratto si fermò.
Vide la tomba del tenente colonnello Hughes. Fece un cenno di saluto con la
mano, in segno di rispetto per quel uomo che non aveva fatto in tempo a vederlo
diventare colonnello.
Poi passò oltre, ma si
bloccò nuovamente. Ansimando e col cuore che pulsava forte lesse le parole sulla
lapide accanto quella di Hughes
Ivan
Heich
1909 –
1940
“caduto gloriosamente per
la nostra
patria”
rilesse il nome almeno tre
volte. Il suo sguardo si fece più cupo. Sospirò e si inginocchiò davanti alla
tomba.
- mi dispiace che tu non
sia potuto venire ai funerali di stato… - esclamò Roy – so che avresti voluto
salutare un’ultima volta i tuoi compagni… -
- …non potevo
venirci…nessuno sapeva che ero ancora vivo…tutti pensano che il mio corpo sia
ancora in Portogallo… - sospirò Ed
- l’hanno deposto vicino a
Hughes… - disse Roy con un velo di tristezza nascosto da un lieve sorriso – non
so se sia stato fortunato o altro… - esclamò con un pizzico di
ironia
Ed sorrise – beh…almeno ha
buona compagnia… - sospirò osservando la tomba – non è vero Ivan? –
Poco distante, Al e Edward
stavano aspettando il ritorno dei due militari. stavano in piedi accanto alle
lapidi senza guardarsi. Erano silenziosi. Troppo
silenziosi.
- sai zio… - cominciò
Edward
- mh? – chiese Al, sorpreso
dal quella chiamata
- volevo sapere..perchè non
mi hai mai raccontato della trasmutazione della nonna… -
- …Edward…
-
E perché non mi hai detto nulla sul fatto
che tu…eri…
- perché non volevo che tu
spaventarti…-lo interruppe Al –
sai anche tu che l’alchimia non è onnipotente…ci sono delle regole ben precise…
-
- e allora come mai… -
- volevamo rivedere nostra
madre…ancora una volta….ma il nostro desiderio di creare la vita portò solo
danni…io persi il corpo…mentre tuo padre un braccio e una gamba…
-
- ma ora…sei tornato
normale… -esclamò
Edward
- …Ed ha dato anima e corpo
perché succedesse…e io non potrò mai sdebitarmi per quel gesto… ma sono disposto
a tutto pur di ripagarlo del suo sacrificio…anche a morire…
-
- …-
Intanto…
- allora FullMetal…vuoi che
ce ne andiamo? – chiese Roy aspettando Ed, che stava ancora in ginocchio davanti
a Ivan.
- … - Ed non
rispose
Tanti ricordi percorrevano
la sua mente. Si ricordò del suo primo incontro con Ivan…avvenuto ben 15 anni
prima, si ricordò di tutti quei momenti che aveva passato con
lui…
- io sono diventato Alchimista per imparare ad essere
forte! E un giorno, di poter vendicare i mie genitori!
-
- io…voglio essere d’aiuto! -
- mi…mi sa che questa volta ha ragione lei…
-
- a quanto pare…colui…che tornerà da morto.. sarò io…
-
- ebbene io….penso di aver capito ora…cosa voglia dire
essere un alchimista… -
-
tsk! – sospirò
Ed
- FullMetal? -
- …sa quali sono state le
ultime parole di Ivan? – chiese il colonnello senza
voltarsi
- … - Roy non seppe
rispondere
-
ungiorno mi raggiungerai…Ed….un giorno potremo
nuovamente parlare assieme…ma non adesso…non adesso…
-
- mi chiedo se...se quando
me ne sarò andato anch’io da questo mondo…se davvero potrò rivederlo…rivedere il
suo sorriso… - sospirò nuovamente Ed
- è questione di fede…credi
in Dio FullMetal? – chiese Roy
- gli scienziati…noncredono nell’onnipotenza di Dio…lo
dovrebbe sapere… -
- lui ci credeva? – domandò
nuovamente
- …non lo so…
-
- non ne avete mai parlato?
–
- …no…parlavamo di altre
cose… -
- per esempio? –
- …i fiori… -
- ? –
- a Ivan piacevano molto i
fiori… -
-…dica colonnello…non…non ci sono più fiori in questa
vallata vero? –
- …- Ed rimase nuovamente in silenzio, a
ripensare al volto triste che aveva Ivan quel giorno, il suo ultimo
giorno.
- chissà se…se era
consapevole di andarsene…chissà….se quella mattina sapeva che da li a poco
sarebbe morto… -
- nessuno può sapere quello
che l’aspetta… - esclamò Roy
- …già… -
Roy rimase immobile
dov’era, un venticello tiepido scompigliava i suoi luminosi capelli neri. Ad un
tratto, gli parve di scorgere una lacrima scendere dal volto di Ed, una lacrima
silenziosa che percorreva il volto triste del colonnello, nascosto dai capelli
dorati legati tra loro da una coda. Il generale non disse nulla. Si limitò a
guardare il cielo azzurro di quella mattina triste. Sorrise lievemente, poi
guardò nuovamente Ed accucciato davanti alla tomba.
- Hughes… - sospirò –
piove…piove come quel giorno… -
Mezz’ora dopo alla
stazione…
- vi verrò a pendere verso
le dieci…il treno partirà alle undici…così avrete il tempo di prepararvi… -
aveva esclamato Roy
- certo… - sospirò
Al
- … - Edward non disse
nulla
Roy fissò i tre ragazzi,
compreso Ed, ancora “sconvolto” dopo la visita al
cimitero.
- …ne siete davvero sicuri?
– chiese il generale
Ne Al ne Edward risposero.
Anzi, non lo guardarono nemmeno
- stia tranquillo… -
sospirò Ed facendosi avanti – non siamo uomini deboli… -
- lo so…FullMetal…
-
Ed rimase in
silenzio
- mi…mi dispiace generale…-esclamò
- mh? –
- mi scusi se ho alzato la
voce prima…non…non avevo idea di quello che volesse fare… -
- di cosa ti scusi
FullMetal! – esclamò Roy sorridendo – non dovresti…e poi… - cominciò
Roy
- eh? – chiese
Ed
- è stata solo colpa mia…di
tutto… -
- … - Ed abbassò lo
sguardo- la colpa di tutto questo
non è sua….ma di Hitler… - esclamò con decisione
Tutti rimasero in zitti per
diversi minuti
“Il treno con
destinazione Rizembool sta per partire! Invitiamo i signori passeggeri a
prendere posto. Grazie.”
- su andate ora…non vorrete
arrivare tardi a casa… -
- certo che no! – esclamò
Edward
- bene! Allora andate! –
sorrise ironico Roy
- arrivederci!- esclamò
Al
Si apprestarono a salire
sul treno, mentre Roy li guardava allontanarsi. Edward e Al salirono ,mentre Ed
fece marcia indietro e si voltò verso il generale
- si? – chiese
Roy
- …vo..volevo sapere….se
per caso…- cominciò Ed – è stato
lei ad inviarmi a casa….la sua divisa… -
Roy non rispose subito.
Abbassò lo sguardo e sospirò.
- ho pensato che….fosse
meglio darla a te…piuttosto che vederla bruciare negli inceneritori… - disse
infine
- …grazie… - sorrise
lievemente Ed
- lascia stare…ora Sali
altrimenti perdi il treno! -
- ci vediamo tra due
giorni…generale… - sospirò Ed salutando con la mano
- …si… - sospirò
Roy
I tre ragazzi salirono sul
treno con destinazione Rizembool. Non appena si trovarono dentro la cabina a
loro assegnata, si sedettero ai loro posti e rimasero in silenzio. Ogni tanto
incrociavano i loro sguardi, ma subito li distoglievano e guardavano altrove.
Non avevano argomenti di cui parlare. Erano pensierosi e consapevoli.
Consapevoli della scelta che avevano appena fatto. Una scelta che per lacune
persone starebbe stata solo il frutto di altre
sofferenze.
Al, giocherellava con i
bottoni della sua giacca, mentre Ed guardava tristemente fuori dal finestrino.
Edward invece osservava costantemente il medaglione a forma di cuore a metà che
teneva al collo, sotto la maglietta. Lo strinse forte ripensando a quel magico
momento con Christine.
- l’altra metà ce l’ho io…così…saremo sempre uniti!
-
- … grazie… Edward! -
- e ora…come glielo dico? –
sospirò tenendo stretto il gioiello
Una domanda che tutti e
tre, sebbene in diversi contesti, si erano posti nello stesso
momento.
Il sole, che quella mattina
aveva riscaldato tutta Rizembool, con i suoi raggi luminosi, aveva lasciato il
posto ad enormi nuvole nere, che promettevano pioggia. Era diventata una
giornata autunnale come tante.
Il giovane Edward, insieme
al padre, che fino a poco tempo prima credeva di odiare, e lo zio, era diretto
verso la propria casa, dove lo aspettava Winry e Christine, la ragazza Ebrea che
aveva accolto e salvato dal famigerato “treno della morte”, lo stesso treno che
aveva portato lontano il migliore amico del ragazzo,
Lucas.
Ora, a pochi metri dalla
sua abitazione, Edward si sentiva non molto bene.
Aveva preso l’importante
decisione di salvare l’amico perduto e di andare ad Hannover, in un campo di
concentramento.
La cosa però lo lasciava
perplesso. Era andato dal generale Mustang convinto che quella fosse la strada
giusta da scegliere: Salvare Lucas anche a costo di
morire.
La sua idea non era
cambiata, ma col tempo, conoscendo Christine e imparando a volerle bene, non era
più sicuro della sua scelta.
Non era più sicuro di voler
morire.
Era deciso a salvare
l’amico, Più di quanto non lo fosse prima dell’arrivo di Christine, e prima
dell’arrivo di suo padre, Edward Elric, chiamato anche Fullmetal
Alchemist.
Un incontro triste,
all’inizio, ma poi, pian piano sempre in via di miglioramento.
Infatti, Edward era
convinto, almeno in parte, di essere riuscito a riconquistare quel amore verso
il genitore che credeva di aver perduto da tempo.
Inseguendo questi pensieri
si ritrovò davanti all’uscio di casa,senza rendersene conto. Li rimase
immobile.
- Edward….siamo arrivati… -
esclamò Al, vedendo che il nipote non apriva
- … - Edward
esitò
Aveva paura. Aveva paura di
dire la verità a Christine e alla madre.
- tsk! – esclamò Ed
spostando Edward e aprendo la posta al suo posto. Sembrava tranquillo, ma i suoi
occhi dorati dicevano il contrario.
- ah… - esclamò Edward,
quasi indignato dal gesto del padre
- calmo Edward… - sospirò
Al – lui è fatto così… -
- …si… - sospirò a sua
volta il ragazzo.
Poi tutti e tre si decisero
ad entrare. La casa era tranquilla e non vi era alcun segno di
vita.
- Winry? – chiamò
Ed
Nessuno
rispose
- Winry? Christine? –
esclamò di nuovo
- saranno andate a fare due
passi? – domandò Al curiosando in giro
- non credo…mi aveva detto
che sarebbe rimasta a cucinare tutta la mattina… - sospirò
Ed
- EEEEEEEEEEED!!! -
Una voce squillante
echeggiò nell’aria. Il giovane colonnello fece per voltarsi dallo spavento e, in
meno di cinque secondi, si ritrovò a terra con la schiena rivolta verso il muro
e aggrappata fortemente al suo petto, la sua Winry, che non la smetteva di
strattonarlo e di riempirlo di baci, sotto lo guardo incredulo di Edward e
Al.
- oh Ed mi sei mancatoo!!!
– esclamò la ragazza
- W…Winry!! – salutò Ed,
tramortito
- non vedevo l’ora che tu
arrivassi!!! -
Ed cercò di dimenarsi
dall’abbraccio
- Winry! Mi soffochiii… -
esclamò con un filo di voce
- ah! Scusami! Perdonami
non volevo! Logiurologiurologiurologiuro! -
- ho capito ho capito! –
disse una volta alzatosi da terra – perché tutto questo entusiasmo? C’è qualcosa
di speciale?
- … - la ragazza lo guardò
male – serve qualche occasione speciale per accogliere il proprio marito
“caccia-guai” ? – chiese stizzita
- no ma….era da tanto che
non lo facevi! – si scusò Ed
- eheh…se sono allegra c’è
un motivo! -
- ?
-
- oggi sono riuscita a
comprare il pollo!!!!! -
Ed ricadde a terra. Poi,
guardò storto la moglie.
- e sei così felice…solo
per un pollo preso al mercato? - chiese
- come osi?! Di questi
tempi comprare della carne è diventato un lusso lo sai?!
-
- …hai qualche rotella
fuori pos..TO! -
- MALEDETTO!!! FINGI ALMENO
DI ESSERE CONTENTO!!!!- urlò Winry
prendendo Ed per il collo e strattonandolo con forza.
Al giovane mancava il
respiro e implorava la ragazza di lasciarlo andare. La lite sarebbe durata
ancora molto se Al, vedendo i lamenti disperati del fratello, non fosse
intervenuto
- ehm..Winry! ho fame!!! –
esclamò con ardore
- eh? Ah si! – disse Winry
calmandosi all’improvviso – il pranzo è quasi pronto! Andiamo!-
- finalmente…non vedo l’ora
di farmi un pranzo decente… - sospirò Ed
Winry lo uccise con lo
sguardo
- per te, riso in bianco! –
esclamò secca
- cooosa?! Non è giusto!!!
-
- smettila! Niente storie!
-
- …sigh… -
Entrarono in cucina. La
tavola era tutta imbandita e preparata finemente. Christine stava controllando
la temperatura dell’acqua, per il the, mentre dal piccolo forni a legna, usciva
un buon profumo di carne aromatizzata. Non appena la ragazza li vide entrare, si
apprestò a salutare.
- buongiorno signor
Alphonse, buongiorno signor Ed… - cominciò a dire tutto d’un fiato, poi si voltò
verso Edward, semi nascosto dietro i presenti, e gli mostrò un radioso sorriso –
ciao Edward! – disse infine
Edward contraccambiò il
sorriso, anche se piuttosto lievemente.
- ciao… -
sospirò
- Christine, come procede
la cottura del pollo? Sai…è da mesi che mangiamo solo carne in scatola…non
vorrei che si bruciasse… - chiese Winry mettendosi il grembiule da
cucina.
- ormai non manca molto!
Tra dieci minuti dovrebbe essere pronto! - esclamò
- bene! Così i ragazzi
hanno il tempo di farsi una doccia veloce in giardino… -
- in giardino?!con questo
freddo?! – chiese Ed stupito
- purtroppo si! – disse
secca
- vuoi che mi prenda una
polmonite per caso?! –
- ma non sei tu, quello che
diceva di avere un fisico forte?! Non ti lamentare… -
- capisco d’estate
ma…Winry! Siamo a Novembre! È un miracolo se stamattina c’era il sole… -
- la doccia in bagno si è
guastata e l’addetto alle riparazioni ha troppo lavoro da fare… - sospirò Winry
– quindi vedi di piantarla!! -
Ed parve turbato. Fissò
attentamente Al, che sembrava a disagio in quella
situazione.
- ma come…? Sarebbe bastato
che Al usasse l’Alchimia per aggiustarla… -si disse tre se. Voleva chiederlo al
fratello, ma qualcosa dentro di se, non glielo
permise.
- va bene allora… - disse
infine uscendo, seguito da Edward e Alphonse; quest’ultimo, con lo sguardo basso
e triste.
Poco più
tardi…
Mentre i tre ragazzi si
stavano lavando, Winry e Christine stavano ancora preparando la tavola per il
pranzo.
Erano silenziose e intente
ad ascoltare il suono dell’acqua, da fuori, che cadeva a terra, con un sordo
“splash”. La finestra infatti era aperta, e volendo, avrebbero anche potuto
sentire i discorsi che stavano facendo Edward, Ed e Al, ignari di venir
“spiati”.
- chiudi la finestra
Christine, non mi va di ascoltare i loro discorsi… - esclamò
Winry
Detto fatto. La ragazza si
avvicinò alla finestra e la chiuse, poi tirò la tenda e riprese il suo
lavoro
Di nuovo silenzio. Nessuna
delle due proferiva parola.
- Christine… - chiese
nuovamente Winry
- …si?
-
- a te… -
Christine si voltò verso la
donna, con fare interrogativo. Poi, vedendo che non continuava il discorso tornò
al suo lavoro: tagliare la verdure.
- a te…Edward piace?- finì Winry tutta
tranquilla
Chrstine venne colta da una
fitta atroce al cuore. smise subito di tagliare e abbassò lo sguardo. Diventò
triste. Winry non capiva quella reazione. Si era immaginata una frase del tipo
“noooo!!! Ma che dici?! Figuriamoci!!” ma invece non era successo. Osservava la
ragazza, che dopo lo shock iniziale, aveva ripreso ciò che aveva cominciato.
Senza dire nulla.
- c’è qualcosa che non va?
– chiese Winry
- …no… -
- ne sei sicura? Se c’è
qualcosa che ti turba puoi parlarne con me… -
Christine appoggiò il
coltello e sospirò
- lei è gentile ma…non
penso che mi possa aiutare… -
Le due rimasero in
sielnzio
- mi dispiace…forse non
dovevo chiederti una cosa simile – si scusò winry
- oh no! Non deve scusarsi!
È…è una domanda più che lecita… -
- … -
Le due ragazze si
guardarono negli occhi per diversi istanti. Istanti che passavano veloci,
istanti pieni di tensione e timore.
- io penso di non meritare
niente… - esclamò all’improvviso Chistine
- eh? -
- io voglio molto bene a
Edward ma…non penso di meritare nulla da lui… sarebbe
ingiusto…-
Winry non credeva alle
proprie orecchie, si avvicinò di più a Christine
- ma che dici? Se non fosse
per te, Edward… -
- no! – la interruppe la
ragazza stringendo i pugni
- Edward mi ha sempre
aiutato e accettato, senza chiedersi chi fossi o da dove venissi….mi ha accolto
in questa casa col sorriso sulle labbra, senza mai domandarmi niente in cambio…e
io di questo gli sarò sempre grata…però… - continuò
Christine
- Christine…-
- io non sono mai stata
così sincera con lui…gli ho detto che sono ebrea, gli ho detto che sono sola al
mondo…ma non gli ho detto…una cosa importante…una cosa che forse… - esclamò,
quasi sul punto di piangere – …lo allontanerebbe da me… -
- … e…e quale sarebbe? –
chiese Winry con un filo di voce, ascoltando le parole di Christine, parole che
mai avrebbe immaginato di dover sentire da quella ragazza così timida e
tranquilla.
- ciò che Edward non sa, è
che…se non fosse stato per suo padre…io non sarei in questo mondo ora… -
concluse la ragazza sospirando pesantemente
- cosa vu... – cominciò
Winry incredula
- WINRYYY!!! CHRISTINE!! E’
PRONTO? -
La voce di Ed interruppe
quella conversazione strana e insolita, ma soprattutto sconvolgente. Winry non
capiva le parole di Chrisitine. Voleva dire che la ragazza conosceva Ed?
oppure…era Ed che conosceva Christine? Che collegamento c’era tra loro? E cosa
centrava Edward in tutto questo?.
Penso che forse, avrebbe
potuto chiederlo a Ed, ma poi ci ripensò. Se davvero il marito conosceva la
ragazza, sicuramente glielo avrebbe detto. Ed non era il tipo da nascondere
qualcosa, soprattutto a lei. Ma allora, quale poteva essere il filo che li
legava?.
- si sbrigatevi! – esclamò
infine tirando fuori il pollo dal forno.
- mmm – disse Ed sedendosi
a tavola e guardando la carne con meraviglia – deve essere squisito! -
esclamò
Anche Edward e Al si
sedettero. Pronti col piatto, per ricevere la loro
porzione.
- guarda che non mi incanti
sai.. – esclamò Winry rivolta a Ed
- …ti prego… - chiese lui
con gli occhi languidi
- … -
- daaai… -
- …e va bene! Te ne do un
po’! ma se mi fai arrabbiare ancora…vedrai… -disse ponendo un pezzo di carne sul
piatto
- sai quanto ti amo? –
esclamò Ed canticchiando allegramente, prendendo coltello e
forchetta
- non lo voglio sapere… -
sospirò lei, tagliando le porzioni anche al resto della
famiglia.
Cominciarono a mangiare.
Ognuno addentò il proprio boccone senza dire una parola.
D'altronde, ognuno aveva i
suoi motivi per starsene in silenzio. Winry stava ancora ripensando al discorso
con Christine, che aveva tutta l’intenzione di concludere, prima della fine
della giornata.Anche Christine,
dal canto suo era preoccupataper
Edward. Tanto preoccupata da non riuscire a mangiare
molto.
I tre ragazzi invece,
dovevano riuscire a trovare il coraggio di dire alle due, che entro pochissimi
giorni sarebbero dovuti partire. Partire, senza sapere se sarebbero tornati.
Quello più tormentato era
Ed. non poteva certo dire a Winry “ io parto e vado in un campo di
concentramento, scusami!” così, su due piedi.
L’avrebbe fatta soffrire
ulteriormente. E questa volta non ci sarebbero stati Edward e Al per consolarla.
Sarebbe rimasta davvero sola. Di nuovo. Forse per
sempre.
A rompere il ghiaccio, che
si era formato in quell’arco di tempo, fu Winry, che fece una domanda che forse,
sarebbe stato meglio non facesse.
- allora…cosa vi ha detto
Roy? – chiese tranquilla
Ed, Al e Edward smisero
subito di mangiare. Ed in particolare, abbassò lo sguardo e si fece buio,
suscitando timore negli occhi di Winry e Christine.
- …che vi succede? – chiese
nuovamente – perché avete smesso di mangiare? -
I ragazzi si guardarono
pensierosi: chi sarebbe stato a dirglielo?
All’improvviso, Al si alzò
dal posto, molto lentamente, e fissò negli occhi
Winry.
- Al? – chiese lei un po’
titubante
- winry… - cominciò lui –
vedi noi… -
- …eh? -
- noi…quello che Mustang ci
ha detto….riguarda… -
- riguarda cosa? – chiese
Winry alzando la voce impaurita
- non so come dirtelo
ma…vedi noi…..noi dobbiamo… -
- dobbiamo impegnarci di
più nello studio dell’alchimia! – esclamò Ed all’improvviso mettendo una mano
sulla spalla di Al
- fratellone! – esclamò Al
guardando storto il fratello
- come hai detto?!- chiese Winry
incredula
- semplicemente questo:
Mustang ci ha detto di approfondire lo studio dell’alchimia per poter aiutare
l’esercito in alcune ricerche! -
- ma che ha in mente? – si
chiese Edward osservando il padre, sorridere in modo così
“finto”
- e perché dovreste farlo
tutti e tre? – domandò non del tutto convinta
- perché…perché…e che ne
so! Vallo a capire Mustang! – esclamò sorridendo
- …Ed ma… - continuò Winry
- comunque… -la interruppe il marito – devi stare
tranquilla! Come vedi, non ci ha detto nulla di preoccupate….-
- …v..va bene… - disse
Winry riprendendo a mangiare, ancora un po’
turbata.
Ed tornò al suo posto, e
levò un’ occhiata al fratello, il quale parve sorpreso e arrabbiato allo stesso
tempo, mentre Edward non faceva che fissare il piatto, evitando il contatto con
gli occhi di Christine, la quale, lo stava osservando. Era sicura che Edward
nascondesse qualcosa. Cosa, non lo sapeva, ma era sicura che doveva essere molto
importante.
Dopodiché, tutti finirono
lentamente i loro pasti.
- grazie Winry! Era
buonissimo! – esclamò Ed una volta terminato
- mi fa piacere che
apprezzi… - esclamò sorridendo lievemente
- io andrei in camera
ora…sono molto stanco… - esclamò Edward salutando la madre e il resto dei
presenti
- va bene ma…vai a
studiare? – chiese lei
- ….si… - sospirò, sparendo
dalla cucino, seguito dallo sguardo attento di
Chrisitne
- io vado fuori…è ora di
pulire un po’il pianerottolo… -
esclamò Al
- io…provo ad aggiustare la
doccia…in bagno… - disse Ed
Tutti se ne andarono,
compresa Chiestine, che aveva seguito Edward fino di
sopra.
Winry rimase sola, a finire
di sparecchiare la tavola. Era confusa dallo strano comportamento di tutti.
Era convinta che Ed non
avesse detto la verità, lo aveva capito dal fatto che, seppur per poco, negli
occhi dell’amato aveva notato tristezza, e che quel suo caldo sorriso, in realtà
nascondeva sconforto e paura.
- prima Christine…e adesso
anche loro… - sospirò- che diamine
succede oggi? – si chiese
Intanto…
- MALEDIZIONE! –
aveva detto Edward una
volta salito in camera e chiusosi a chiave.
Dalla rabbia, aveva fatto
cadere numerosi oggetti dalla sua scrivania, compreso il suo libro di
Alchimia.
Si era accasciato a terra,
con i pugni serrati, sbattendoli contro il muro della stanza.
Era arrabbiato a morte con
se stesso e la sua indecisione.
- non riesco nemmeno a
guardarla in faccia….maledizione…. – esclamò in preda all’ira – sono un
codardo….un codardo…. -
Poi, forse per la rabbia
che scorreva nel suo corpo, staccò dal collo la catenina che legava il
medaglione.Lo guardò. Poi lo
strinse con forza.
- tsk!!! -
Fece per buttarlo a terra,
quando si ricordò di quel giorno. Il giorno in cui aveva regalato l’altre metà
del pendente a Christine. Il giorno più importante della sua
vita.
Sospirò, e una lacrima gli
rigò il viso. Una sola, triste lacrima che sembrò scomparire una volta
“attraversata” tutta la guancia.
- come faccio a
dirglielo….come… - si chiese, evitando di urlare.
Il giovane non sapeva, che
da dietro la porta che aveva chiuso, allontanandosi dal resto del mondo,
Christine lo ascoltava allibita e incredula. Capendo così che forse, non era la
sola a nascondere un segreto importante.
Il giorno dopo, le cose non
migliorarono. Anzi, peggiorarono fortemente.
Ed, se ne stava tutto il
tempo nel prato che circondava la sua casa, a guardare il cielo. Cosa che a
Winry pareva molto strana: Ed faceva così solo quando era preoccupato o
confuso.
Al, invece, cercava di non
dare troppo peso alla questione, semplicemente restandosene zitto a leggere
qualche libro o a studiare un po’ di alchimia.
Edward se ne stava tutto il
tempo in camera. Usciva solo per mangiare o bere. Il resto del tempo lo passava
a studiare filosofia e alchimia, due cose, che secondo Winry, era assai raro che
facesse. Specialmente in quei tempi.
Insomma, la ragazza era
convinta che qualcosa non andasse. Aveva anche provato a chiederlo a Ed, ma lui
aveva ripetuto di non preoccuparsi col sorriso sulle labbra. Avrebbe anche
potuto crederci se solo Ed, ogni volta che si parlava di ciò che era successo a
casa di Roy, non avesse distolto lo guardo da lei.
Lo stesso valeva per
Christine, che dopo quella conversazione, se ne rimaneva sempre in un angolo
pensierosa e preoccupata, per Edward evidentemente.
Capì che doveva fare
qualcosa. Se nessuno le raccontava nulla, allora c’era solo una cosa che poteva
fare…
- dove stai andando? –
chiese Ed più tardi, vedendo la moglie che si apprestava a prendere documenti e
soldi, per poi metterli in una borsetta.
- a Central….devo
incontrare una persona…-esclamò
lei secca
Ed parve spiazzato dalla
notizia
- e..e chi sarebbe? -
domandò
Winry, turbata, si voltò
verso di lui
- un amica… - disse
infine
- e quando tornerai? -
- nel primo
pomeriggio…verso le due o le tre…vi ho lasciato della verdura e un po’ di carne
avanzata da ieri…basterà che accendiate il forno… - esclamò mettendosi il
cappotto
- e cosa vai a fare da
questa tua amica? – chiese nuovamente Ed
Winry
sospirò
- …nulla…vado solo a
trovarla! – esclamò seccata
- …capisco…-
La ragazza si avvicinò al
marito e lo baciò sulle labbra
- occhio a non bruciare
nulla mi raccomando! Di tu ad Al e ai ragazzi che sono via… -
- va bene… - disse lui
aprendole la porta d’ingresso – fa a attenzione! –
Lei sorrise – per chi m hai
preso? – esclamò uscendo – ci vediamo oggi! – disse salutando e salendo in
macchina
- ….ciao… - sospirò lui una
volta che se ne fu andata
Chiuse la porta. Appoggiò
la testa su di essae fissò il
legno di cui era fatta.Poi chiuse
gli occhi e strinse i pugni.
Ad un tratto sentì un
rumore, si girò: era Al.
- sei tu Al… - esclamò
tristemente
- dov’è andata Winry? –
chiese Al
- …da una sua amica… -
Restarono in
silenzio
- …non si merita un
trattamento simile da parte nostra…lei è sempre così gentile… - sospirò
Al
- hai ragione…come
sempre….-
- fratellone…la partenza è
domani….devi dirglielo! -
Ed continuò a fissare la
porta
- …lo so….lo so…. -
Central City. Ore
12.00
A Central City, il sole
bruciava.
Sembrava di essere ancora
in estate, quando invece, secondo il calendario, doveva essere il 9 novembre
1940.
Winry, dopo tre ore di
treno, da Rizembool e una camminata di circa un’ora dalla stazione fino al
centro della città, si ritrovò davanti alla casa del generale Roy
mustang.
Anche lei, come era
successo per i ragazzi venuti prima, rimase stupita per le effettive dimensioni
di quella “casa”.
Avvicinò la mano per
suonare il campanello, ma esitò.
- perché esito? - si chiese
– Ed mi ha assicurato che non è nulla di grave…eppure… -
sospirò
Non sapeva che fare.
Suonare, avrebbe significato scoprire il motivo per cui Ed, Edward e Al erano
così strani ma in fondo al cuore non se la sentiva. Percepiva che sarebbe stato
doloroso.
Rimase davanti al cancello
per diversi minuti senza fare nulla. Aveva paura. Molta
paura.
- Winry? -
La ragazza si
voltò:
vide, davanti a lei, una donna sui 40
anni, (portati magnificamente, secondo Winry)vestita in modi elegante,dai lunghi
capelli biondi e dallo sguardo, a prima vista,
severo.
Al suo fianco, aggrappata
alla gonna, c’era una bambina dai capelli neri,
raccolti.
- R…Riza! – esclamò Winry
dopo lo shock iniziale
La presunta Riza, guardò
dalla testa ai piedi la ragazza. Evidentemente era incredula di vederla a casa
sua.
- Winry! Da quanto tempo! –
esclamò infine sorridendo e aprendo il cancello
- già…passano veloci gli
anni… - sospirò
---------
- entra pure! Roy è al
lavoro e io sono a casa da sola con Sophie! Mi fa piacere che tu sia venuta! –
esclamò facendola entrare e conducendola verso il
salotto.
Winry si sedette sulla
prima sedia che capitò. Li rimase immobile.
- senti Riza… - cominciò –
sai quando torna Roy? -
- …?....stasera tardi
presumo… perché? – chiese Riza sedendosi di fronte a
Winry.
- vo…volevo chiedergli se
per caso…sa cos’ è successo a Ed, Edward e Al… -
Riza si fece seria
all’improvviso
- eh? -
chiese
- è da ieri che sono
strani….da quando sono tornati a casa, non mi parlano più…cercano in ogni modo
di evitarmi…e quando provo a chiedere loro spiegazioni…cambiano discorso…. -
Winry, per tutta risposta
le prese la mano e la guardò con sguardo
speranzoso.
- ti prego Riza….in nome
della nostra vecchia amicizia…se sai qualcosa dimmelo ti scongiuro! -
- …Winry… -
- sei sempre molto
informata…sicuramente saprai cosa vogliono fare quei tre!-
- … -
- anche se ciò provocasse
in me altra sofferenza…anche se dovessi morire per lo shock, qui, in questo
momento….io voglio saperlo! Voglio sapere cosa vuole fare Ed! -
Capitolo 18 *** Prima della partenza: le parole che non ti ho detto ***
Capitolo 18 – prima
della partenza: le parole che non ti ho detto.
Le parole che ti ho detto
detto.
Le parole che ho cercato di
dirti.
Le parole che non ti ho mai
detto. Troppe.
In questi brevi istanti
della mia vita, la cui ragione sembra essersi completamente cancellata, col
tempo, con l’avanzare dei giorni, dei mesi, degli anni, mi ritrovo sola.
Nuovamente. Ancora.
Cammino per le strade,
accanto alla povertà, accanto a gente disperata, accanto a tante piccole vite
che si spengono pian piano.
La
Germania non è più quella
di un tempo. Ne sono sempre stata consapevole.
Quella volta fosti partito
per volere non tuo, ora invece…
- Ha..Hannover?! -
- si…devono andarci per conto dell’esercito….per portare
a termine una “missione”… tutti e tre… -
ora comprendo tuttii tuoi silenzi, i tuoi tristi sguardi, i
tuoi sospiri. Avevi paura. Avevi paura di ferirmi, di rattristami. Avevi paura
di uccidermi.
Però…anche se l’hai fatto
per me, avresti dovuto parlarmene.
Quando salimmo all’altare,
in quella calda primavera, quando ci scambiammo gli anelli, mi promisi che non
mi avresti lasciata mai più sola, mi promisi che, qualunque cosa fosse successa,
la sincerità sarebbe stata la cosa più importante…
- Io penso che non te lo abbiano detto per non
rattristarti! Winry… -
- …-
- devi capire le loro situazione…per quanto doloroso
possa essere tu devi capire… -
Quella volta, andasti via
da solo, te ne andasti con un’importante compito da portare a termine:
combattere per il nostro paese. E io l’avevo capito. Ero riuscita ad
accettarlo.
Ma
ora…
Ora perché te ne vai?
Perché mi lasci sola di nuovo?.
Mi avevi detto che non ci
saremmo mai più separati, ricordi?
E allora
perché?
Perché ti
allontani?
Perché ti porti via anche
nostro figlio?
Sono consapevole di non
poterti stare accanto in simili momenti, ma non voglio perderti ancora una
volta, senza sapere se mai ti rivedrò…
- sei sicura di stare bene? vuoi che ti accompagni alla
stazione? –
-
no…grazie…pre..preferisco fare due passi…-
- d’accordo…ma fa attenzione!-
- certo…-
- … -
- Winry? -
- dimmi… -
- …non avercela con Ed…ne con Edward…e ne con Alphonse…lo
hanno fatto perché ti vogliono bene…specialmente Ed...cerca di essere
comprensiva…cercate di passare dei bei momenti insieme prima della
partenza…senza dolore… -
- ... grazie…-
Ora io dovrei fingere?
Fingere che non sia successo nulla? Fingere che tutto sia
perfetto?.
Non so se ci riuscirò. Sono
sicura che appena ti vedrò, quando i nostri occhi s’incroceranno, e tu mi
abbraccerai, consapevole che forse sarà l’ultima volta, io vuoterò il sacco. Ma
sono anche sicura che sarai tu a farlo al posto mio. forse. Se il tuo cuore ne
sarà capace…se riuscirà a sopportare anche questo
dolore…
- …bleah… - esclamò Edward
facendo finta di svenire
- che hai da lamentarti?! –
chiese Ed con fare minaccioso
- su, su calmatevi… -
sospirò Al
I tre ragazzi, dal momento
che Winry non c’era, erano indaffarati a prepararsi da soli il pranzo.
Al sapeva cavarsela
piuttosto bene ai fornelli, aiutato anche da un’insolita e silenziosa Christine.
Padre e figlio invece,
erano proprio negati in cucina: avevano rottoben tre piatti ciascuno, nel tentativo
tagliare la carne avanzata il giorno prima, con un coltello non molto
affilato.
Inoltre, Ed si era
cimentato nel preparare una zuppa di pomodoro, ma il risultato non era ciò che
aveva sperato. Edward ne aveva, infatti, pagato le conseguenze,
assaggiandola.
- che orrore… - sospirò
bevendo litri e litri di acqua
- ma va! È che non sai
apprezzare… - esclamò Ed irritato
- è asprissima! Che diavolo
ci hai messo?! -
- ho controllato dieci
volte la ricetta che mi ha dato Winry! Ci ho messo tutto! -
In quel mentre, Al
intervenne
- fammela assaggiare Ed… -
- ?...tieni… - disse Ed passandogli un
cucchiaio
Al si avvicino alla
cosiddetta zuppa. Fece un lungo sospiro. Esitava ad immergere il cucchiaio in
quell’intruglio che Ed chiamava “prelibatezza”, ma poi, osservando il volto
speranzoso del fratello, si convinse ad
assaggiarla.
In un primo momento non
sentì nulla, nessun gusto particolare. La mandò giù lentamente, molto
lentamente. Poi, pian piano cominciò ad avvertire un bruciore alla gola. Era
insopportabile. La sua espressione divenne strana e il suo viso cominciò ad
avere un colorito insolito.
- z..zio? ti senti bene? –
chiese Edward preoccupato
- Al? – esclamò Ed
- a….a…. – cominciò a dire
il povero Al toccandosi la gola
- cosa? -
- …a……..a….a… - continuava
stremato
- zio! – esclamò Edward
correndo verso di lui
- a…a… -
- …ancora?…ne vuoi ancora?
– chiese Ed avvicinandosi
- ACQUAAAAA!!!!! -urlò Al prendendo velocemente la caraffa
e cominciando a bere velocemente
Edward e Ed rimasero
immobili e confusi, specialmente quest’ultimo: per un attimo aveva quasi creduto
di aver ucciso il fratello!
- visto? Era disgustosa… -
sospirò Edward rivolto al padre
Ed era su tutte le
furie
- …chi…CHIUDI QUELLA BOCCA
TUUU!!! – urlò prendendo il figlio per il collo. Una mossa che ricordava molto
quella di Winry, quando era infuriata.
- mi..MI STAI STROZZANDO!!
MOLLAMI!! -urlò a sua volta
Edward
- RIPETI CHE FA SCHIFO SE
NE HAI IL CORAGGIO!!! -
- LASCIAMIII!!!
-
- coff…coff…ragazzi
calmatevi… - esclamò Al ripresosi dallo “shock”
I due lo guardarono
minacciosi
- non ti
intromettere!!- dissero in
coro
- ...urgh! – esclamò
indietreggiando
- …SE NON SAI CUCINARE NON
E’ COLPA MIA!!!! -
- …AH SI?! ALLORA, FORZA!
PERCHE’ NON PROVI AD ASSAGGIARLA?! -
- SCORDATELOOOO!!
-
- DAI! SOLO UN ASSAGGIO! –
urlò Ed cercando di infilare nella bocca del figlio, quell’intruglio
- NOOOOOOO!!!!!
-
- ehm…scusate?
-
- Uh? -
I due si bloccarono subito,
specialmente Edward.
Christine era in piedi
davanti a loro. Era piuttosto pallida e sembrava molto
stanca.
- Christine? – chiese
Al
- …io… - cominciò
osservando più di tutti, il volto interrogativo di
Edward.
Il ragazzo, distolse subito
lo sguardo, cosa che a Christine parve molto
sospetta.
- io andrei a letto ora… -
esclamò
- ma come? – chiese Ed
sorpreso
- non resti a mangiare? A
parte la schifezza che ha preparato Ed, io so cucinare abbastanza bene…
-
- CHE COSAAA??!!! – urlò
Ed
- grazie ma…sono stanca…ho
delle fitte alla testa…sarà meglio che riposi… - sospirò
lei
- …va bene allora… -
esclamò Al – mi raccomando però…se ti serve qualcosa chiamaci!
-
- certo! – sorrise
lei
Detto questo, uscì dalla
stanza.
Non appena Christine se ne
fu andata, in cucina cominciò aregnare un insolito silenzio.
Tutti si sedettero e
cominciarono a mangiare.
L’atmosfera, che fino a
poco prima era stata allegra, si era fatta più cupa e
pesante.
Ed continuava a guardare
l’orologio, come in attesa di qualcosa.
- fratellone…come mai
osservi l’orologio? - chiese Al
- Winry…deve ancora
arrivare… -
- …aveva detto che sarebbe
tornata verso le tre no? -
- …si…lo so ma….
-
Nessuno andò
oltre
- hai paura che l’abbia
scoperto? – disse Edward all’improvviso
- … - Ed non
rispose
- se lo venisse a sapere da
qualcuno che non siamo noi…penso che non ce lo perdonerebbe… - continuò il
figlio
- si ma Ed glielo dirà! –
intervenne Al – vero fretellone? -
- …
-
- fratellone!
-
- non lo so! – esclamò
Ed
- devi dirglielo! Domani
dobbiamo partire! -
- la farei soffrire, se le
dicessi che devo partire di nuovo portandomi dietro anche nostro figlio!
-
- soffrirà comunque vedendo
che domani, quando si alzerà da letto, non ti troverà!
-
- …
-
Ed non ebbe più parole per
ribattere. Abbassò immediatamente lo sguardo.
Al aveva, ancora una volta,
regione su tutto.
Ma in fondo lo sapeva,
sapeva che Al era sempre stato un ragazzo diligente, calmo e riflessivo.
Lui, invece era
l’opposto:testardo, impulsivo ed
orgoglioso, e forse, questo suo carattere, gli aveva impedito di dire a Winry
come stavano veramente le cose.
- io… - esclamò Edward
alzandosi e prendendo un piatto – io porto un po’ di carne a Christine… -
- d’accordo…cerca di non
rovesciare nulla… - sospirò Al
- …siiii… - esclamò il
ragazzo sentendosi un po’ stupido.
Edward, salì lentamente le
numerose scale di legno. Camminava adagio, per paura di rovesciare il contenuto
del piatto.
Per tutto il percorso non
fece altro che sospirare, e quando arrivò nella stanza di Christine, rimase
immobile davanti alla porta.
Provò a bussare, ma la mano
gli tremava. Fece per colpirsi al testa con un pugno: era davvero uno
stupido!
Si decise ad entrare,
bussò, ma Christine non rispose.
- starà dormendo?- si chiese
Allora, aprì piano la
porta. Come aveva sospettato, la ragazza stava dormendo nel suo caldo
letto.
Aveva un sguardo angelico
ed un’espressione dolce anche quando era
addormentata.
Edward arrossì vistosamente
a quella vista.
Si avvicinò con cautela al
letto della giovane, poggiò il piatto fumante sul comodino e si sedette per
terra accanto al letto, con le braccia incrociate sotto il mento. Non se la
sentiva di svegliarla.
Osservò la ragazza
rigirarsi sul letto per diversi minuti, durante i quali, Edward sentiva il
proprio cuore battere all’impazzata.
- stupido! Non è il momento
per ‘sto batticuore! -
La guardò nuovamente
agitarsi nel sonno. Arrossì di nuovo.
Con una mano, delicatamente
le accarezzò i lisci e morbidi capelli.
Avrebbe tanto voluto
rimanere lì in eterno, a toccarla e a guardarla.
- ehm…forse dovrei
svegliarla… - pensò- …ma cosa
penserà nel vedendomi?! – si chiese agitato
- oddio! Penserà che sono
un maniaco!!!! …macchè…non stavo facendo nulla di male!-
Nel continuo cercare una
risposta da dare alla ragazza, Edward per sbaglio, muovendo un po’ troppo il
gomito, urtò il comodino acanto al letto, facendo cadere a terra il piatto con
il suo caldo contenuto.
Il guaio, è che gli cadde,
praticamente sopra il piede.
- AAAAHHH!! SCOTTA!!!! –
urlò cercando di alzarsi da terra.
Ma mentre lo faceva, perse
l’equilibrio e cadde…sopra la ragazza addormentata!
- che male… - sospirò
massaggiandosi la testa - ….oddio??!!e adesso?!! – si chiese vedendo in che
razza di situazione si era cacciato.
Sfortuna volle che la
ragazza, sentendo il peso sopra di lei, cominciò a svegliarsi piano
piano.
Christine, aprì leggermente
gli occhi: si ritrovò davanti il viso arrossito di Edward a cinque centimetri
dal suo.
Restò immobile per qualche
momento, ancora leggermente confusa.
- ehm…posso spiegare
tutto!! – esclamò il ragazzo alzandosi all’improvviso, osservando Christine
diventare rossa all’istante. Rossa di rabbia,
evidentemente.
- ripeto
che è stato un incidente! – aveva esclamato Edward più tardi, al cospetto di
padre e zio.
Christine, era seduta poco lontano da lui, lo guardava
stranamente. Era bordeauxin
volto.
- tu non
ce la racconti giusta… - esclamò Al sospirando
- vi
assicuro che è come ho detto io!!! -
Ed si
avvicinò al figlio e gli mise una mano sulla spalla, come per
compatirlo.
- Ed… -
sospirò Edward con gli occhi languidi – tu mi capisci?-
Ed
sorrise dolcemente
- certo
Edward…- disse allegramente- …ma la prossima volta, arriva al
dunque senza indugiare! Capisci che intendo? – sorrise
malignamente
- MA CHE
DIAVOLO STAI DICENDOOO!! >////< -
- eddai!
Scherzavo!!-
- parli
parli…ma per dire a Winry “usciamo insieme” hai aspettato mesi… - sospirò Al
rassegnato
- E
QUELLO CHE CENTRA?! -
DLIN
DLON!DLIN DLON!
- mh?
Hanno suonato alla porta… - esclamò
Al
- sarà
Winry? – si chiese Ed un po’ titubante
- vado
io ad aprire! – disse Christine alzandosi e correndo alla
porta.
Senza
indugiare, la aprì velocemente. Si ritrovò davanti una Winry, tutta bagnata, per
via del grosso temporale che si era scatenato al suo ritorno da Central
City.Il suo volto, oscurato dai
capelli biondi che le ricadevano in avanti, aveva un colorito spento, quasi
spettrale, mentre i suoi occhi azzurri sembravano completamente smarriti di
fronte a Christine.
-
signora!...macosa le è successo? –
esclamò la ragazza preoccupata
Winry
avanzò oltre il pianerottolo a sguardo basso, senza rispondere. Entrò in casa,
sentendo dietro di se la porta che si chiudeva.
- Winry!
-Esclamò Ed correndole in contro –
finalmente sei tornata! -
- … -
lei non rispose
- so che
avevi detto che saresti tornata verso le tre ma avevo paura lo stesso… stupido
vero?- esclamò
sorridendo
-
fr..fratellone..! – lo chiamò Al preoccupato
- su ora
riposati!- esclamò Ed rivolto ad
una Winry meno allegra del solito – devi esserti stancata! Aspetta…vado a
preparati il letto… - disse voltandosi e salendo le
scale
- sono
andata da Riza stamattina…-
esclamò all’improvviso Winry
Ed, a
sentire quelle parole, si fermò di scatto. Sia Edward sia Al guardarono Winry
preoccupati, mentre Christine non capiva cosa stesse
succedendo.
- …ah
si…? – chiese Ed senza voltarsi
-
abbiamo parlato di molte cose… - esclamò di nuovo stavolta con più
acidità
- e.. –
cominciò Ed col cuore in gola per l’ansia – e che cosa ti ha detto? – chiese
cercando di sembrare tranquillo
- NON LO
IMMAGINI?! – urlò la donna senza esitare
Ed
sospirò.Ciò che aveva temuto, il
suo peggiore incubo si era infine concretizzato. Si girò lentamente verso la
moglie, evitando di guardarla negli occhi, occhi pieni di
rabbia.
-…si…me
lo immagino… - esclamò infine – e ti posso anche spiegare tutto!-
- COSA
C’E’ DA SPIEGARE?! – urlò nuovamente Winry
Ed le si
avvicinò, ma la donna indietreggiò non appena lui provò a sfiorarle la
mano.
- fammi
il favore! – disse secca
Tutti
rimasero in silenzio.
-
perché? – chiese nuovamente Winry-
perché non me l’hai detto?! -
- 15
anni fa…eri partito dicendomi che saresti tornato presto…!-
- NON E’
STATA UNA MIA SCELTA! NON SAPEVO QUANTO SAREBBE DURATA QUESTA MALEDETTA GUERRA!
– urlò Ed senza saperne il motivo
- …E ORA
TI PORTI IN BATTAGLIA ANCHE NOSTRO FIGLIO?! -
- non te
lo sto portando via! – esclamò Ed sconvolto quanto
Winry
- e
allora perché?! Perché dovete andarci tutti e tre?!
-
- …
-
-
Winry…cerchiamo di ragionare ti prego! - intervenne
Al
- per
favore Al! Non ti intromettere! Da te non mi sarei mai aspettata nulla di più
stupido! Soprattutto nelle tue condizioni attuali!
-
- …. –
Al non disse più nulla
Ed era
ancora più confuso di prima.
- e tu
guardami quando ti parlo!! – esclamò nuovamente Winry girandosi verso il
marito
- ti sto
guardando! – disse lui –… e vedo una donna disperata e arrabbiata col proprio
marito…. -
- … -
- so di
averti ferito decidendo di non dirti nulla…e mi dispiace!-
- …dire
“mi dispiace” ora è un po’ poco…non ti pare? -
- … -
- perché
non te ne stai a casa tua tranquillo, invece di andare in giro a farti
ammazzare? Anche quando eravamo più piccoli facevi così!
-
- me lo
ricordo…ma essere un alchimista significa anche quello…significa sacrificarsi
per le persone… -
Edward e
Christine, sebbene in diversi ambiti, erano stupiti ed estasiati da quelle
parole così sagge, ma anche così tristi.
- …
-Winry riprese la calma, vedendo
che Ed aveva abbassato lo sguardo di colpo
- e il
sacrificio è necessario per portare a compimento i propri desideri… - disse
toccandosi l’automail
Restarono nuovamente in silenzio. Stavolta più a
lungo.
Christine, che aveva capito fin troppo bene la
situazione, cercò una risposta guardando Edward accanto a lei. Lui, non appena
se ne accorse, si voltò subito dall’altra parte, cosa che rattristì la
ragazza.
In
quegli attimi, il volto di Winry si addolcì un poco. Ed, cercò di avvicinarsi
nuovamente a lei. Le prese le mani. Questa volta lei non indietreggiò mai il suo
sguardo era ancora contrario.
Lui, le
baciò delicatamente la mano destra, poi tornò a
guardarla.
-
perdonami… - esclamò
- … -
-
…perdonami… - ripetè. Erano le stesse parole che aveva pronunciato il giorno in
cui era tornato. Aveva così tanto da farsi perdonare. Così troppi peccati da
espiare…
Dagli
occhi di Winry scese una piccola lacrima, che simboleggiava ancora una volta, il
suo desiderio di essere amata, di essere accettata, di non essere lasciata più
sola.
-
stringimi ti prego… - sospirò aggrappandosi al petto di Ed, che aveva ancora
nitide nel suo cuore, le parole dolorose che Winry gli aveva detto poco
prima.
Ed
contraccambiò la richiesta. La strinse più forte che poteva. Questa volta non
voleva lasciarla andare, non voleva abbandonarla. Almeno ora, poteva
stringerla…poteva toccarla…poteva amarla…
Ore
18.00
L’atmosfera pesante di quel giorno, aveva fatto capire a
molte persone che ci voleva davvero molto coraggio per riuscire a separarsi dai
propri cari, dalla propria famiglia, da una parte di
se.
Tutti ne
erano convinti. Tutti, soprattutto Christine, seduta sull’erba della verde
collina in cui viveva da ormai molte settimane.
Da
lassù, si vedeva la cittadina di Rizembool, accendersi di colori e
vitalità.
Ogni
luce, pensava la ragazza, simboleggiava una vita umana, una piccola vita che
percorreva il suo cammino. Un cammino duro. Il cammino della
sopravvivenza.
- …ehi…
-
La
ragazza si voltò: Edward apparve davanti ai suoi occhi. Aveva un espressione
afflitta.
- posso
sedermi con te? - chiese
- …
certo… - disse lei ridendo lievemente
Restarono a guardare il panorama per diverso tempo.
Osservavano il sole farsi sempre più piccolo, e poco nitido, osservavano il
contadino tornare a casa dopo la lunga giornata di lavoro, osservavano la madre
andare a passeggio con la figlioletta, pensando solo alle cose belle che la vita
gli aveva donato.
Ma a
loro, la vita cosa aveva regalato? Si chiedevano.
Nessuno
dei due sembrava procinto a parlare.
- …sai…
- disse all’improvviso Christine – un po’ me l’aspettavo… -
sospirò
- eh? –
esclamò Edward voltandosi verso di lei – che hai detto? -
-
sospettavo…che prima o dopo te ne saresti andato… - disse lei diventando
cupa
- ..ah…
- il ragazzo non sapeva cosa dire
- ho
sempre saputo che il tuo più grande desiderio era quello di salvare il tuo
amico… -
- …tu…tu
non vuoi che me ne vada?-le chiese
timidamente
Christine arrossì lievemente
- no…!
Non è che non voglio…il fatto che tu voglia salvare chi ti sta a cuore ti rende
onore….ma… -
La
ragazza si girò del tutto verso di lui e lo fissò negli
occhi
- …ho
paura per te! -
- ….ma
che dici?! Non…non ti devi preoccupare! So badare a me stesso!-
- lo so!
So bene che sei abile con l’alchimia e che te la sai cavare ma…li sarà diverso!
Dovrai affrontare orrori e pericoli che nemmeno immagini! -
- io so
a cosa vado incontro! E so anche cosa rischio! -
- … -
Christine non seppe rispondere - …e
sai anche…quel che io ti ho tenuto nascosto? -
-
….co…cosa?! – esclamò Edward stupito
Christine esitò. Le mani le tremavano e il cuore le
batteva all’impazzata.
-
dimmelo Christine!- insistette
Edward
-
…io…io… - la ragazza fece un enorme sospiro- perché credi che io sia qui con
te…ora? -
- …come
“ perché?” perché ti ho salvato e ti ho portato a casa mia! Che centra scusa?! -
- ….io
non sarei qui ora se non fosse per te…è vero…ma tu non sei l’unica persona che
mi ha salvato nel corso della mia vita… -
- che
vorresti dire? – chiese Edward agitandosi
- …15
anni or sono…io e mia madre ci trovavamo a Berlino…a quel tempo c’erano numerose
rivolte e spesso molte persona ne venivano coinvolte…l’esercito era spietato e
giustiziava centinaia di persone nelle piazze, di fronte a tutti… - disse
tristemente
Edward
ascoltava impietrito
- …io
non me lo ricordo…ero troppo piccola…ma quel giorno…io e mia madre saremmo
morte…se non fosse stato per “quella persona”…che ci salvò la vita esponendo la
propria alla morte.
- quella
persona vi salvò? E chi era? Un vostro compaesano? Un amico? – chiese Edward
tremante
Christine esitò nuovamente
- la
persona che ci salvò…era un militare…un militare che sarebbe stato ricordato
negli anni avvenire per le sue numerose ed eroiche gesta… -
continuò
Edward
la fissò intensamente negli occhi, non sapendo se voleva ascoltare o meno il
resto della storia…
- …quel
militare….era tuo padre! Edward
Elric, il FullMetal Alchemist! -
Il
ragazzo si sentì sprofondare. Un dolore atroce lo aveva colpito in pieno petto.
Osservò
Christine, seria come non mai, ma anche triste, triste per avergli detto una
verità così assurda i un momento così delicato. Ma non poteva più tenersi tutto
dentro. Non ci riusciva.
- è…è
vero..quello che mi hai detto? – chiese Edward
tremando
La
ragazza abbassò lo sguardo e annui
Edward
si alzò in piedi all’improvviso. Il vento si era alzato
bruscamente.
Il
giovane fece per voltarsi e andarsene.
- ti
prego…non andartene! -esclamò
Christine
- … -
Edward rimase immobile
-
…scusami…non volevo turbarti di nuovo…ma non volevo mentirti più… - disse lei
arrossendo lievemente mentre gli occhi le si
arrossavano
- perché
non me l’hai mai detto…in tutto questo tempo… -
- perché
avevo paura! Avevo paura…di perderti!-
- … -
- tu eri
ancora arrabbiato con tuo padre…ho pensato che non fosse il caso di farlo…solo
per quest.. -
Christine non finì la frase in tempo, Edward le era
andato in contro, abbracciandola intensamente.
La ragazza arrossì vistosamente, lui fece
altrettanto.
- sei
proprio una sciocca lo sai?! – esclamò Edward stringendola a se – pensi che
basti questo per farmi separare da te?! -
-
…Edward…io… -
- non
dire nulla! Anch’io ho le mie colpe! -
-
perdonami…per le parole che non ti ho mai detto… non ne avevo il coraggio…
-
-
stupida! Non hai niente da farti perdonare… -
Restarono abbracciati per molto tempo, non gli importava
se qualcuno potesse vederli. Ora non aveva alcuna importanza.
Dalla
piccola finestra di casa Elric, Edward e Winry osservavano la scena. Sorridevano
lievemente.
- …la
gioventù…è una cosa che mi sorprende sempre… - sospirò Winry – i giovani non
hanno paura di nulla, sono intraprendenti…e a volte anche più saggi di noi
adulti… -
Ed
sospirò, le mise un braccio attorno al collo.
- siamo
giovani anche noi… -
- tsk!
Magari… -
Nessuno
parlò per diversi minuti
- sai a
cosa stavo pensando? - esclamò Ed
- no…
-
- nostro
figlio…ormai si è fatto uomo… -
- già…
-
- non ho
potuto vederlo nel corso della sua infanzia…non ho potuto vederlo crescere,
giocare, imparare cose nuove…. – sospirò – ma almeno…ho potuto vederlo
innamorarsi…ed è una cosa…che mi mette una certa allegria…- disse
sorridendo
- e noi?
Quanto dureremo ancora? – chiese Winry tristemente
- … -
- domani
ve ne andrete…e io resterò sola…ad aspettarvi…. -
- …
-
- come
farò a sapere se tornerete? -
Ed
poggiò una mano sulla guancia della moglie e con l’altra, toccò il suo grembo,
che molto tempo prima aveva dato vita alla loro gioia più
grande.
- finchè
avremo vita…noi staremo insieme! Anche se non ci vedremo o sentiremo…noi staremo
insieme…il nostro cuore sarà sempre unito! -
- Ed… -
- ti
giuro che proteggerò Edward anche a costo della mia vita! Non permetterò che
muoia! -
-
…cercate di tornare tutti e tre piuttosto…- sospirò Winry
- …tra
poche ore ci separeremo… - esclamò Ed – ma almeno questa notte…vorrei che la
passassimo insieme… -
E la
baciò dolcemente, mentre una brezza fresca entrava dalla finestra semi
aperta.
-----------------
Intanto,
chiuso in camera sua, che si trovava accanto a quella di Edward, Al stava
consultando un vecchio testo di alchimia.
Era
pensieroso con un espressione serie e preoccupata.
Prese un
paio di guanti grigi, e ci disegnò sopra dei cerchi alchemici., perché il suo
vecchio paio, lo aveva regalato a Edward tempo
prima.
Poi,
prese una matita, la poggiò sopra la scrivania. La fissò intensamente. Chiuse
gli occhi e unì le mani tra loro.
Poi, con
un abile gesto,le poggiò sopra la
matita.
Una luce
viola illuminò la piccola stanza, la cui fonte di luce, era solo una piccola
candela. La luce divenne più intensa. Forse troppo.
Al venne
scaraventato a terra da troppa energia. Sbattè violentemente sul pavimento.
Rimase
immobile finchè la luce non ebbe cessato.
Si
rialzò a fatica, era sudato e continuava a stringersi la meno sinistra, che
sembrava dolorante.
-
a..accidenti… - esclamò a fatica – non riesco nemmeno a fare una semplice
trasmutazione… -
Si
risedette alla scrivania e osservo che ne era stato della matita: al suo posto
c’era solo un enorme cumulo di polvere e legno
bruciato.
Sospirò,
si toccò nuovamente la mano sinistra, che tremava.
-
maledizione…di questo passo…sarò solo un peso… -
Ed, avvolto nella sua
morbida coperta, si svegliò, sentendo il rumore del vento che, dall’esterno,
picchiava sulle bianche pareti della casa.
Il colonnello, si
stiracchiò alzando le braccia al cielo, sorrise
lievemente.
Poi, posò lo sguardo alla
sua sinistra: lì, addormentata, giaceva la sua amata
Winry.
- forse…non è il caso di
svegliarla… - sospirò alzandosi piano, senza far
rumore.
Si vestì, con la sua
uniforme che, pochi giorni prima, era stata lavata e curata dalla moglie, e
cominciò ad abbottonarla, guardano il paesaggio dalla finestra. Era tutto
bianco.
Ogni albero, ogni casa,
ogni campo….
Evidentemente quella notte
aveva nevicato parecchio.
Nel afferrare una delle
tante spille che indossava (compresa anche quelle delle “ss”) nella divisa, urlò
per caso una sedia posta vicino alla sua scrivania.
Lì, appoggiata con cura,
senza nemmeno una macchia, vi era l’uniforme che fino a poco tempo prima era
appartenuta a Ivan.
Restò immobile ad
osservarla. Poi si avvicinò lentamente e la prese con cautela, facendo cadere il
biglietto, con il quale quella divisa, era arrivata nelle sue mani. Un
biglietto, che poi si era scoperto, appartenere a Roy. Lo raccolse maledicendo
la sua sbadataggine, poi lo lesse:
“abbine
cura”
Quelle piccole, semplici
parole erano , per Ed un macigno insopportabile da
trasportare.
Perché rappresentavano la
prova che Ivan se ne era andato per sempre da quel mondo, erano la prova che
nulla sarebbe rimasto come prima.
Una volta vestito, scese al
pian di sotto, pensando di essere stato il primo a svegliarsi.
Aprì leggermente la porta
della cucina, e vi trovò, seduti e pensierosi, Edward e
Al.
- ben svegliato fratello… -
sospirò al sorridendo
- anche a voi… - esclamò Ed
entrando
- …dormito bene? – chiese
Edward bevendo un sorso di te
Ed ci pensò un
pò
- magnificamente! –
concluse con un sorrisino
- buongiorno signor Ed! –
esclamò una voce dietro di lui
- salve a te Christine… -
esclamò
La ragazza era ancora in
pigiama, aveva sopra le spalle un maglione, probabilmente, fatto a mano, e lo
teneva stretto a se, per il freddo che c’era in quella pallida mattina di
Novembre.
- Christine! – esclamò
Edward- credevo fossi a letto!
-
- non avevo più sonno…e
poi….fa così freddo che nemmeno a letto si sta bene… - disse
tossendo
- Winry sta ancora
dormendo? – domandò Al a Ed
- si…deve essere
stanchissima…ho pensato fosse meglio lasciarla riposare –
- ma quale riposare…. –
esclamò una seconda voce femminile
Winry era lì, in piedi
davanti a loro, scalza e con addosso una maglietta che, presumibilmente,
apparteneva a Ed.
Aveva i capelli arruffati e
uno sguardo “sfinito” dalla stanchezza.
A quanto sembrava, la donna
non sentiva il freddo che percepivano gli altri.
- Winry…ma come ti sei
conciata… - esclamò Ed coprendosi il viso dalla
vergogna
- quante storie…ho preso la
prima cosa che ho trovato… - si scusò lei
Ed divenne rosso fuoco non
appena Winry pronunciò quelle parole.
- la..la prima cosa?! –
esclamò Al distogliendo lo sguardo da lei
Tutti, compresa Christine,
erano abbastanza imbarazzati, e cercavano di fare altro, lasciando Ed solo e
alle prese con la consorte.
- ci..ci sono 5 gradi
fuori!! Vatti a vestire!!!! - esclamò
- ma io ho caldissimo!!! -
- ma ti sei fusa il
cervello??!! - disse Ed mettendole la giacca della divisa attorno al
collo
- dico davvero!!!
–
- non essere ridicola!
Forza ti accompagno di sopra! -
- …uffa… -
Pochi minuti più tardi,
tutta la famiglia Elric, ancora leggermente frastornata dall’episodio di poco
tempo prima, si era ritrovata a fare colazione in tranquillità, erano
silenziosi.
Addentavano il proprio
pezzo di pane senza proferire parola, come se quell’attimo di allegria non ci
fosse mai stato…d’altronde, come poteva esserci felicità, sapendo cosa attendeva
itre ragazzi da li a
poco?.
- …tra non molto…penso… -
sospirò Ed smettendo di mangiare
- ah… -
- ma non devi preoccuparti
Winry! – intervenne nuovamente il colonnello – si tratta solo di una piccola
ispezione! –
Winry lo guardò male, poi
si alzò dalla sedia.
- forse è meglio che vada a
preparare i tuoi bagagli Ed! –
- lascia stare…va a
riposarti piuttosto! -
- tsk! -esclamò stizzita, scomparendo dalla
porta
Ed tornò alla sua
colazione.
Mentre stava per ingoiare
del pane con la marmellata, si accorse dello sguardo contrario di tutti i
familiari, compreso quello di Christine, anche se
leggermente.
- che c’è?! -
chiese
- dovresti stare un po’ con
lei! – esclamò Al
- … -
- ci tiene! E tu lo sai!
-
- ma io…
-
- fratello!
-
- … -
Ed, rassegnato, si alzò
anch’esso.
- e va bene…vado a
parlarle…. – disse uscendo
----------
Winry intanto, stava
sistemando i bagagli di Ed. anche se non aveva la minima idea di cosa mettere
nella grande borsa vuota. Non sapeva nulla di ciò che “davvero” voleva fare il
marito.
Riza le aveva chiesto di
avere fiducia in lui e non solo, gli aveva chiesto di essere felice prima della
partenza….
Ma non c’era
riuscita.
Solo il giorno prima, aveva
tirato fuori tutto il rancore e l’amarezza che aveva tenuto nascoste per anni e
anni, cercando di sembrare una donna forte, come tutti credevano…ma in verità
era fragile e insicura e più passava il tempo, più si rendeva conto di aver
buttato via la sua vita, tempo addietro, per cose futili, quando invece avrebbe
dovuto occuparsi di più di Ed e Al…le persone più care che
aveva.
Inseguendo quegli strani
pensieri, mise sopra il letto la borsa e cominciò a metterci dentro i vestiti
senza stropicciarli.
- ti do una mano… -
Winry si voltò sentendo la
voce di Ed
- …no…non è necessario… -
Esclamò Winry continuando il suo lavoro
- …dai…meglio in due che da
sola no? – disse lui aiutandola
- … -
- rimasero in silenzio,
ognuno facendo una parte del lavoro senza guardasi nemmeno per un istante. Forse
entrambi avevano timore. Timore di dire qualcosa che potesse far soffrire
l’altro.
- forse non sembra….ma tuo
fratello ne ha bisogno quanto nostro figlio!...forse di più!
-
- che vuoi dire? - chiese
Ed preoccupandosi
- …
-
All’improvviso, Al si
presentò davanti all’uscio della porta, interrompendo i due
coniugi.
- è…è arrivato Roy…. –
esclamò tristemente
Nessuno rispose. Winry
abbassò gli occhi mentre Ed sospirò. Poi, mise le ultime cose in borsa e si alzò
da letto.
- eccomi… -disse infine uscendo, lasciando soli
Winry e Al.
La donna si girò verso il
cognato con sguardo preoccupato, ma lui non ci fece caso. O forse non volle farci caso. Poi, insieme, scesero
esi diressero verso il
soggiorno.
- eccoti Alphonse! –
esclamò Roy non appena li vide arrivare
- mi scusi per l’attesa… -
disse quest’ultimo sorridendo
Roy, con fare rispettoso,
salutò anche Winry, che contraccambiò anche se un po’
amareggiata.
La donna non aveva molto in
simpatia il Generale.
Molti anni addietro
infatti, senza volerlo, Roy (in quel tempo un semplice soldato), aveva ucciso i
genitori di lei, due dottori mandati sul campo di battaglia per salvare vite
umane.
Winry col tempo aveva messo
da parte il rancore verso quell’uomo, ma conservava ancora dentro di lei, astio
che non le permetteva di perdonare.
- orsù dobbiamo andare! Il
treno parte tra un ora! – esclamò Roy andando verso la porta
d’ingresso
- generale…un po’ di tregua
la prego! – esclamò Ed arrivando dal soggiorno in uniforme
militare
Roy lo scrutò da cima a
fondo
- era da tanto che non ti
vedevo con l’uniforme! – disse sorridendo
- ma che dice?! – chiese Ed
indignato
- generale! Aspettiamo
ancora! Edward non è qui! – esclamò Al
- mh? – si stupì Roy – e
dov’è?! -
- deve essere con
Christine! Si staranno salutando… - esclamò Winry
sospirando
Roy abbassò lo sguardo.
Tutte fecero lo stesso, nessuno escluso.
- …è difficile per tutti… -
disse infine
---------
- ti sei dimenticato
questo… -aveva esclamato Christine
ponendo a Edward il suo libro di
Alchimia
- non penso che mi servirà
laggiù… - sospirò lui
I due ragazzi si trovavano
ancora in camera di Edward e stavano, anche loro, sistemando le valigie, pronti
per darsi l’ultimo saluto.
- magari ti può essere
utile comunque..… - disse nuovamente la ragazza
Edward osservò attentamente
l’oggetto, poi, lo prese dalle mani di Christine e lo gettò nella borsa.
Sistemato anche quello, continuò a fare altro.
- forse sarebbe opportuno
che tu ti portassi anche un magione…farà freddo… - continuò Christine-…e magari anche qualche coperta e un
po’di cibo…e poi… -
- Christine! Ti prego!- esclamò Edward
seccato
- …. – la ragazza rimase
tristemente in silenzio - …scusami… -
- …lascia perdere… - disse
lui guardandola - …però non ti devi agitare in questo modo…mica sto via mesi! -
- …si lo so…-sospirò lei
Edward vedendo il suo volto
spegnersi all’improvviso, e il suo corpo cominciare a tremare, delicatamente le
mise una mano tra i capelli e cominciò ad accarezzaglieli, come per
confortarla.
- non ti metterai a
piangere vero?! - esclamò
- …n..certo che no! –
sorrise lievemente, mentre piano piano le lacrime le colavano giù dal
viso
- …e quelle che sono
allora?- domandò lui asciugandole
con le mani
- sarà una tua impressione…
-
Il ragazzo allora, un po’
infastidito, la prese e la portò a se. Il tutto, arrossendo
vistosamente.
- sei davvero poco
naturale… - esclamò
Lei alzò lo sguardo per
poterlo osservare meglio
- anche…anche tu lo sei se
è per questo! -
Si guardarono intensamente.
Edward all’improvviso provò quasi le stesse sensazioni di poche settimane prima,
quando aveva regalato a Christine il medaglione.
Come la volta precedente,
non riusciva a muovere un muscolo, gli occhi di lei erano penetranti a tal punto
che la sua anima ci si perdeva dentro. Questa volta però era diverso. Non c’era
nessuno a guardarli, nessun rimorso o rimpianto li avrebbe fermati questa
volta.
Si avvicinarono ancora. Lei
cominciò a toccare il volto di lui mentre Edward, con le mani, la accarezzava
ovunque.
Ormai erano
vicinissimi…
- Edward! Dobbiamo andare!
-
Una voce dal piano di sotto
li risvegliò da quel meraviglioso sogno alla quale per dei brevi istanti avevano
creduto.
Si staccarono
immediatamente senza pensarci un secondo, arrossendo
entrambi.
- de..devi andare ora… -
esclamò Christine alzandosi e aprendo la porta della
camera
Edward invece era ancora a
terra. Stentava, o meglio non voleva, alzarsi. Abbassò lo sguardo, poi guardò
Christine.
- ….sono pronto… - disse
infine
Pochi minuti più
tardi…
- mi raccomando ragazzi…non
esagerate… - esclamò Winry
- stai tranquilla!
Torneremo prima di quanto immagini! – disse Ed
abbracciandola
- …Ed….non ti azzardare a
rompere di nuovo l’automail… -
sospirò lei
- ….si… - disse Ed
amareggiato. Probabilmente si aspettava un commento un po’ diverso da parte di
Winry.
Roy, li stava aspettando
poco più avanti, accanto alla macchina con cui era
venuto.
Per prima cosa, avrebbero
dovuto andare agli uffici della stazione centrale, dove il generale avrebbe dato
ai tre ragazzi, le indicazioni per la buona riuscita dell’ispezione.
Dopodiché…dopodiché sarebbe stato lasciato tutto in mano a loro, e soprattutto,
nelle mani del giovane Edward.
- ciao Edward...stai
attento! – disse Winry commossa, abbracciando il
figlio
- …c..certo mamma! –
sorrise lui abbracciandola forte
- obbedisci a tuo padre! se
ti chiede qualcosa tu sii gentile con lui e ascoltalo!
-
- …si… -
esclamò
- e soprattutto…non fare
niente di pericoloso… -
- …va bene…scusami…. -
disse staccandosi dalla madre e andando a raggiungere Christine, seminascosta
dietro la porta.
Winry, sempre con le
lacrime agli occhi, passò a salutare anche Al, leggermente
agitato.
Si trovarono faccia a
faccia. La donna osservò il volto contratto di Al, per poi posare il proprio
sguardo su una benda che il cognato si era sistemato nella mano
sinistra.
Al se ne accorse e la
nascose dentro le tasche della giacca.
- non ti preoccupare! –
esclamò infine
Winry, senza che Ed la
sentisse, si mise a parlare a bassa voce
- …certo che mi preoccupo
Al! -
- non dovresti! Sto meglio
ora! -
- …
-
La donna non sembrava
convinta
- dico davvero Winry!
-
- …dovresti rimanere con me
e Christine piuttosto… -
- ….questo no… - esclamò Al
tristemente
- nelle condizioni in cui
sei sarebbe opportuno invece! – insistette Winry
- …forse….ma non voglio
essere un peso…-
- ma che dici Al?!-
- …non voglio essere
protetto…di nuovo… - sospirò lui
- …
-
Winry abbracciò anche Al.
Molto forte, come per fargli sentire che lei c’era, e ci sarebbe sempre stata
per lui.
- …allora…sii
prudente…Al-
disse
- …certo! – disse lui con
uno dei suoi soliti sorrisi
Si staccarono.
Al salutò con la mano
destra e Winry contraccambiò, anche se nei suoi occhi si leggeva la
preoccupazione.
La donna tornò da Ed e
l’abbracciò di nuovo. Lui fece altrettanto tristemente. Di nuovo. Ancora. Ma
stavolta con una consapevolezza nuova e forse, con più coraggio di
prima.
- …Winry… - esclamò lui
stringendola forte
- …tieni a mente quello che
ti ho detto Ed…ti prego… - sospirò lei
- …si…te lo prometto…
-
Si dettero un piccolo
bacio. L’ultimo. Poi lui, delicatamente la lasciò. La guardò almeno dieci volte
prima di andare.
Winry si lasciò andare in
un leggero pianto che sapeva di tristezza. Come quella volta di 15 anni prima
alla stazione. Quando Ed se ne era andato abbracciandola per l’ultima volta,
accarezzando Edward che allora, era troppo piccolo per comprendere ciò che
accadeva. Ciò che la guerra aveva cambiato.
Nuovamente.
Ed si diresse verso Roy, senza
voltarsi.
Non appena fu davanti alla
macchina, il colonnello si presentò al generale.
- …tutto qui? – chiese
Roy
- come? -
- la lasci così? -
- … - Ed sospirò- …non sarà come l’altra volta…
-
- …capisco… -
Poco lontano, Edward e
Christine si stavano salutando. Non c’era gioia nei loro occhi…solo la paura. La
paura di non rivedersi più.
Tutto intorno a loro era
bianco.
Gli alberi e la terra erano
ricoperti da almeno 5 centimetri di neve candida. Si
sentivano i bambini urlare, mentre si tiravano palle di neve e facendo degli
scivoloni sul ruscello ormai ghiacciato.
- buon viaggio allora! –
esclamò Christine
- …grazie… - sospirò
Edward
- …che c’è?...prima mi dici
di non piangere e poi fai quella faccia da funerale?! - disse lei dandogli una leggera pacca
sulla spalla
- …non è questo…è solo che…
-
- ….solo che…? – chiese
Edward le prese le
mani
- …forse…forse io dovrei… -
- no – taglio corto
Christine
- eh?
-
- tu devi andare! Devi
salvare Lucas ricordi?! Non mi succederà nulla stai tranquillo! – lo
incoraggiò
- ma Christine! – esclamò
Edward con impeto – se scoprissero che sei qui…tu…mia madre…che farete?-
- Edward… -
- tu soprattutto! Se
dovessero prenderti…io…io non risarò questa volta!! – disse tirando fuori tutta
la tristezza di quel candido giorno
Christine, allora, si tolse
dal collo il medaglione che Edward le aveva regalato. Era d’oro e luccicava come
gli occhi di lei, in quei momenti di tristezza ma anche di
speranza.
Si avvicinò a lui, prima
poggiò il pendaglio sul proprio petto…
- …il mio cuore… - cominciò
Christine
Poi, delicatamente, andò a
cercare il medaglione di Edward, che di solito portava sotto la camicia, legato,
come quello di Christine, da una piccola catenina.
Appena lo trovò, piano
piano prese il suo e lo appoggiò all’estremità di quello del ragazzo, così da
formare un unico cuore.
- …sarà sempre unito al
tuo….ricordatelo! – esclamò infine sorridendo
- Ch...Christine… - sospirò
Edward-….grazie… - disse
infine
Restarono a guardarsi per
dei brevi istanti
- ora va…ti stanno
aspettando… - disse la ragazza indicando con lo sguardo, la macchina con cui
Edward sarebbe dovuto andare via
Detto questo, rimise il
ciondolo al suo posto e si affrettò ad andare.
- aspetta! – esclamò Edward
bloccandola
- …si?... – chiese lei
- …c’è…c’è una cosa
che….vorrei dirti….prima che sia tardi… -
- … - Christine lo guardò
dritto negli occhi. Forse aveva fin troppo capito ciò che Edward voleva dire in
quel momento.
- può darsi…che non abbia
più la possibilità di dirtelo…perciò… - continuò Edward prendendole le
mani
- …Christine….io….ecco
io….io ti… -
Ma non fece non tempo a
finire la frase, che lei gli mise un dito sulle
labbra
- …questa cosa…me la dirai
quando torni…va bene? -
- …ah… - Edward non sapeva
cosa dire
- …quando tornerai…potremo
dirci ciò che ancora non ci siamo detti… - esclamò Christine sorridendo
lievemente
- …Christine io…
-
Ma lei lo bloccò
nuovamente
- …e poi…mi presenterai
Lucas! Sono curiosa di conoscerlo! – esclamò infine
- …ah… -Edward era allibito
da quelle parole
Abbassò lo sguardo.
Sembrava quasi sul punto di piangere. Ma era diverso. Lui non piangeva. Era
stanco di piangere. L’aveva capito solo dopo quelle parole così
incoraggianti.
Lei pensava che sarebbe
tornato. E aveva intenzione di mantenere quella promessa. Così come la promessa
di salvare Lucas e il suo popolo da una schiavitù senza
senso.
Sollevò il capo. Dapprima
non disse nulla. Poi sorrise. Un sorriso radioso che fece sorridere anche
Christine
- …tornerò! E ci sarà anche
lui! Te lo prometto! – esclamò con ardore
Poi, insieme tornarono
dagli altri.
Winry era avanti
all’ingresso. Aveva, ancora una volta salutato Ed e Al, ed ora voleva salutare
ancora il figlio.
Lo strinse forte,
ancora.
- …torna tutto
intero….Edward… - gli disse infine
Edward la guardò
sorridendo
- …contaci! -
disse
- ora…sarà meglio andare….
– esclamò Ed mettendo una mano sopra la spalla del
figlio
- …si!... – esclamò
quest’ultimo
Così, Ed, Edward e Al,
salirono in macchina.
Si sporsero fuori dai
finestrini, scuri a causa dell’umidità che c’era nell’aria, dovettero prima
pulirli.
Videro Winry e Christine
che li salutavano con la mano tesa al cielo.
O forse, tesa alla
speranza. Nessuno poteva saperlo.
Edcontraccambiò il saluto, lo stesso
fecero gli altri, mentre la macchina si metteva in
moto.
Questa volta, il colonnello
non si sarebbe voltato. Avrebbe continuato a guardare Winry. Avrebbe continuato
a guardarla finche non fosse scomparsa dalla sua
vista.
Edward, allo stesso modo
guardava Christine farsi sempre più piccola, mentre lui si allontanava da tutto
ciò che gli era più caro.
Ma entrambi sapevano che
sarebbero tornati. Entrambi avevano una promessa da mantenere. Entrambi avevano
ancora così tante cose da fare…
Poi, scomparvero dalla loro
vista.
I loro occhi non
percepirono più la presenza delle due che, eppure, continuavano a salutarli.
Entrambe si erano come
volatilizzate, mentre la neve candida sembrava mimetizzarsi perfettamente con
quelle, che dal volto di Christine, parevano essere lacrime.
Le due ragazze li
osservarono fino all’ultimo minuto. Li osservarono
allontanarsi.
Questa volta Winry si era
ripromessa di non piangere. Perché sapeva che Ed avrebbe mantenuto la promessa.
Che sarebbe tornato da lei. Che non l’avrebbe mia più lasciata
sola.
Il vento fresco scompigliò
i capelli delle due ragazze, quando della macchina ormai erano rimaste solo le
impronte delle ruote che prima o poi si sarebbero anch’esse cancellate, così
come loro.
- …- Winry continuava ad osservare
l’orizzonte
- …e così…alla fine se ne
sono andati… - sospirò Christine
- …già… - esclamò la
donna
- …ha paura? – chiese
Christine a Winry - …che non tornio più? -
- … - lei non
rispose
- …?...-
- …torneranno…ne sono
sicura…sono sicura che non sarà più come quella volta… - sorrise
lievemente
- …si… - esclamò
Christine
---------
Intanto nella macchina,
guidata da Roy, Ed, Al e Edward stavano ancora ripensando agli ultimi istanti
che avevano passato nella loro casa, acanto a Winry e
Christine.
Nessuno sembrava disposto a
parlare, sembravano tutti molto tristi...Roy se ne accorse.
Non aveva mai sopportato le
situazioni tristi, gli mettevano ansia.
Decisa allora, di rompere
il ghiaccio vista la situazione gelida.
- …Fullmetal, Fullmetal
Chibi, Alphonse…su col morale…-
esclamò con un pizzico di ironia
- Generale… - sospirò
Ed
- …non state andando in
guerra…lo sai bene Fullmetal… -
- …si...lo so… -
esclamò
- …è triste lo stesso… -
disse Edward all’improvviso
- ... – Al non disse nulla,
si limitò a guardare fuori dal finestrino, e con la mano destra, continuava a
toccarsi quella sinistra, a volte, anche con qualche smorfia di
dolore.
- …capisco… - sospirò Roy -
…ma ormai non potete più tirarvi indietro… -
Ed strinse forte
l’automail, tanto forte da emettere un piccolo suono metallico, cosa che
incuriosì Edward un pochino.
- …e non lo farò…non mi
tirerò indietro…non sarebbe da me!- esclamò guardando Edward e Al con un sorrisino sulle
labbra.
- …sei sempre il solito
fratellone! – disse Al con decisione, poggiando una mano su quella di
Ed
- …si…mi piace questo
atteggiamento! – sorrise Edward mettendo anch’esso una mano sopra quella dello
zio
- nulla ci
spaventerà!...porteremo a termine le nostre promesse! – continuò
Ed
Roy, che li osservava dallo
specchietto retrovisore, levò un sorrisino soddisfatto, senza che nessuno dei
presenti se ne accorgesse. Un sorriso ‘felice’.
- …e così…a quanto pare… -
esclamò Al
- …la nostra ultima tappa…
- disse Edward sorridendo
Ed abbassò lo sguardo, poi
lo posò sui suoi compagni. Uno sguardo deciso e
determinato.
Ed, Edward e Al,
accompagnati da un insolito e silenzioso Roy, erano stati portati di fretta e
furia alla stazione Centrale, dove avrebbero dovuto prendere il treno che li
avrebbe condotti finalmente ad Hannover.
Il viaggio non era stato
molto piacevole: i tre Elric, non si erano parlati per tutto il tempo, solo il
generale, ogni tanto, faceva qualche battutina per smorzare la tensione, la
quale veniva seguita da un “la smetta” da parte di Ed, che non aveva mia
sopportato quell’atteggiamento da parte del suo
superiore.
Dopo l’arrivo alla
stazione, erano stati condotti in uno degli uffici che si trovavano al di la
della banchina.
Alcuni di questi, com’ era
d’obbligo, erano destinati agli alti gradi del esercito, e quindi , non fu
difficile per Ed, aiutato da un Roy “gentile e premuroso”, entrare in stazione
senza essere riconosciuto.
- ...dovresti rilassarti
Fullmetal… - esclamo Roy vedendo che Ed andava avanti e indietro per tutto
l’ufficio
- … - Ed si fermò di colpo
- …non ci riesco… - confessò
- partirete tra quaranta
minuti…siediti intanto… - disse indicando la sedia davanti alla sua
scrivania
- …con tutto il rispetto
generale…ma non ne ho voglia! – insistette Ed
Roy cominciò ad irritarsi
un pochino
- ..colonnello Elric…si
sieda… - esclamò acido
Ed lo guardò
male
- …subito!-
Il ragazzo, forse
rassegnato o forse impaurito dallo sguardo di fuoco di Roy, che per un attimo lo
aveva accecato, prese la sedia sbattendola e si sedette malamente davanti al
Generale.
Per molti minuti, nessuno
dei due parlò.
- …dove sono Edward e Al…?
– chiese Ed
- ..dovrebbero essere nella
stanza accanto…si staranno cambiando…-
- …ah… -sospirò
Ed
Cadde nuovamente il
silenzio
- …se temi per l’incolumità
di tua moglie non devi preoccuparti… - sospirò Roy cominciando a sistemare
alcuni documenti, tirandoli fuori da uno dei tanti cassetti - …farò in modo che
non gli succeda nulla… -
- …- Ed non
rispose
- …inoltre…fino al tuo
ritorno…ci penserà Riza…le ho detto di trasferirsi per un po’ da te…con la
bambina… -
- Generale… - esclamò il
colonnello all’improvviso
- ….mh?...
-
- perché…si è spinto fino a
questo punto? -
Roy fissò turbato
l’espressione che Ed aveva assunto in quel momento: espressione che chiedeva
spiegazioni e verità che Roy, forse, avrebbe voluto tenere ancora
nascoste.
- …te l’avevo già detto mi
pare….lo faccio perchè mi sembra giusto… -
- …non ha risposto alla mia
domanda! -
- … -
- …anche lei è in pericolo
Generale! – esclamò Ed alzandosi dalla sedia -… Ci ha aiutato troppe volte! Ha
aiutato mio figlio e…ha accolto Christine all’interno al quartier generale…
-
Roy sembrava molto
scocciato, ma allo stesso tempo sorpreso
- io in pericolo? Ma
sentilo…nell’esercito, tutti mi rispettano, nessuno oserebbe mia
contraddirmi…perché pensi che io… -
- perché Hitler non lascia
in vita ne i traditori ne quelli che secondo lui hanno disonorato le Germania!..
Ne tanto meno…le persone che cercano di contrastarlo… -
Il silenzio piombò
nuovamente nel piccolo ufficio.
Si sentivano solo i rumori
dei treni che arrivavano e partivano dalla loro postazione.Si sentiva solo il gran trambusto che
provocavano i numerosi passeggeri che scendevano, per poi ripartire diretti a
Central City, oppure chesi
fermavano a Rizambool per andare a trovare i propri
cari.
L’unica cosa, che Ed
sentiva in quel momento, a parte tutto quello, era il respiro del generale farsi
più pesante, come se avesse paura.
Paura? Roy? No, non era
proprio possibile che quell’uomo sempre pieno di se, potesse provare
paura.
- …so bene che cosa sta
cercando di dirmi colonnello…. – esclamò infine, riprendendo il suo solito
sorrisino
Ed sapeva, quando Roy gli
dava del ‘lei’, che il generale aveva capito fin troppo bene la propria
situazione, o forse l’ aveva sempre saputo.
- …e allora perché? –
chiese nuovamente Ed - …perché vuole aiutarci mettendosi in pericolo?
-
Roy sospirò pesantemente,
poi guardò dritto negli occhi Ed
- …la fucilazione…so bene
che è questo che mi aspetta… - cominciò
- eh?!
-
- …cospirare contro Hitler
è un offesa grave che deve essere pagata solo con la morte…
-
- Generale! Lei non… - lo
interruppe Ed, ma non riuscì a pronunciare le ultime
parole.
Per la prima volta, in
tutta la sua vita, provava paura per la sorte del suo superiore, per ciò che gli
sarebbe potuto accadere a quel colonnello che ricordava, essere stato sempre
pronto ad aiutarlo benché Ed non gli chiedesse mai
nulla…
- …ti preoccupi per
me…Fullmetal…? – chiese Roy sarcastico
- … - Ed non
rispose
- tsk… - sogghignò il
Generale alzandosi e cominciando a camminare per tutto il perimetro
dell’ufficio
- …colonnello Elric…si sta
preoccupando per la mia sorte per caso? – esclamò nuovamente in modo più
solenne
- …ho smesso di essere
colonnello molto tempo fa… - sospirò Ed
- …?
-
- …e non ho intenzione di
tornare in carica tanto presto… -
- capisco…se è questo
quello che vuoi….Fullmetal… -
- …con permesso…
-
Ed e Roy, ancora intenti ad
andare avanti con la discussione che stava prendendo una piega decisamente
strana, si voltarono sentendo la voce di Edward , in piedi davanti alla porta
semi aperta, accompagnato da Al.
- …venite pure avanti! –
esclamò Roy sedendosi nuovamente e mostrando uno dei suoi migliori
sorrisi
I due entrarono senza
fiatare. Si ‘posizionarono’ ritti in piedi davanti alla scrivania di Roy, mentre
Ed osservava la scena in disparte, seduto, e con aria annoiata. Ricordava molto
il giovane Roy Mustang durante i suoi anni da
colonnello.
- …cavolo… - esclamò
all’improvviso dopo che il fratello e il figlio furono
entrati
- ….davvero niente male! –
esclamò Roy sorridendo – le divise vi stanno a pennello!
-
- …grazie…. – esclamò Al
compiaciuto
Sia lui che Edward,
indossavano le tipiche uniformi blu oceano che contraddistinguevano tutti i
militari: entrambi portavano, legato ad una catenina, l’orologio d’argento che
li qualificava come Alchimisti di Stato, anche se a Edward non piaceva essere
considerato un ‘cane dell’esercito’, non dopo ciò che lo zio gli aveva
raccontato anni prima.
- …ti..ti sta bene Edward…
- sospirò Ed rivolta al figlio
Edward si sentì leggermente
imbarazzato
- …si…va bene… - disse
scocciato
- … - Ed non disse più
nulla, abbassò lo sguardo.
Roy, come al solito, per
rompere il ghiaccio che si era creato in pochissimi minuti, decise di fare
qualcosa.
- …orsù! Sedetevi pure!
Abbiamo molte cose di cui parlare prima della partenza!- esclamò
Tutti si sedettero come era
stato ordinato dal Generale, e restarono in attesa, in attesa che Roy desse loro
informazioni su ciò che i tre avrebbero dovuto fare una volta arrivati a
destinazione.
- ….sapete perché siete qui
vero?... –chiese Roy prima di cominciare
- …certo! – esclamò Edward
precedendo Al
- bene…l’importante è
esserne convinti…Fullmetal Chibi… - sospirò
- …ci dica tutto generale!
– esclamò Al
- …allora…prestate la
massima attenzione mi raccomando… -
- …si…
-
- …sono riuscito, pochi
giorni fa, ad inserirvi fra i militari che quest’oggi andranno al campo di
Hannover…per aiutare color che sono già li…-cominciò Roy-…il viaggio in treno durerà circa due
giorni…da qui sino alla stazione di Braunschwieg…il resto del percorso lo farete
in macchina… -
- …come mai in macchina? –
lo interruppe Ed -…credevo che ad Hannover ci fosse una stazione…
-
- …c’è…ma da un po’ di
tempo non vi è più possibile accedervi…Hitler ha voluto chiuderla…non so per
quale motivo… - esclamò Roy
- …capisco… - esclamò Ed
non ancora convinto
- una volta arrivati laggiù
che faremo? – chiese Edward agitato
- …una volta laggiù… -
esclamò il Generale facendosi più serio che mai- …dovrete dimostrare di avere coraggio
e…nervi d’acciaio… -
- …eh?
-
- vedrete delle cose che
non vi sareste mai immaginati…vedrete torture che sono anche peggio della morte
stessa…vedrete migliaia di persone morire tra mille sofferenze… -
A Edward venne un tuffo al
cuore, la prima cosa che gli venne da pensare fu: Lucas….era ancora
vivo?
Certo! Lui non era il tipo
da mollare così facilmente! Aveva molto coraggio! E l’aveva dimostrato più di
una volta.
- …io non ho paura! – disse
infine, sfidando lo sguardo di Roy
- …questo lo so…. – esclamò
quest’ultimo, poi riprese da dove aveva interrotto - ….vi ho munito anche di
orologi…in modo che possiate muovervi senza troppi sospetti all’interno del
campo…. Non rivolgete mai la parola a nessuno, obbedite agli ordini che vi
vengono imposti, non rivelate mia il vostro nome…potrebbero
capire…inoltre…impossessatevi di quei
documenti… -
- quei…documenti? – chiese
Al
- questa è la vostra
missione. Recuperare i documenti tenuti in quel campo. Documenti che Hitler ha
dato al Generale Bürk Shnider in
persona… -
STUMP!
A sentire quel nome Ed si
alzò di scatto, lasciando cadere la sedia, che sbattè violentemente a
terra.
Era diventato
improvvisamente pallido, e i suoi occhi, si accesero di una luce che Al
ricordava di non aver mai visto: occhi assetati di
vendetta.
Ed si avvicinò tremante
alla scrivania di Ed, e con fare deciso, appoggiò le mani sopra di
essa.
- ..che ti prende
Fullmetal? Lo conoscevi già? – esclamò Roy con un
sorrisino
- …dov’è…. – esclamò Ed
sempre più pallido - …dov’è quel maledetto? Dove…dove si trova?!
-
- …te l’ho detto no? I
documenti si trovano ad Hannover…e assieme a loro…anche Bürk… - esclamò
stizzito
Ed, adirato, confuso,
tramortito, forse incosciente, prese Roy per il colletto della divisa e cominciò
a strattonarlo forte. Sembrava fuori di se.
- …uh!... – disse Roy
cercando di fermare Ed
- fratellone che ti
prende?! – esclamò Al trattenendo il fratello ancora
confuso
Edward intanto, osservava
la scena sbalordito
- devo andarci subito! Devo
andare ad Hannover subito! Ora! Non posso stare qui ad aspettare!! – esclamò
Ed
- calmati Fullmetal! Ora
non puoi andare! Sta calmo! – disse Roy con
decisione
- NOOO!! IO DEVO ANDARCI
SUBITO!! – urlò Ed, senza nemmeno rendersene conto
- Fratellone?! Che diavolo
hai?! Cosa ti ha fatto quella persona?! -
Ed si fermò di
scatto.
Mollò la presa da colletto
di Roy e buttò il suo sguardo a terra. Si era appena reso conto di quello che
aveva fatto.
Tra lo stupore generale, Ed
tornò in se, tornò calmo come prima.
Quello scatto di ira
improvviso…era la prima volta che succedeva…non ricordava nemmeno se fosse
successo ancora…
- …lui… Bürk…quel
maledetto… - cominciò stringendo i pugni
- … -Edward osservava il
padre contorcersi dalla rabbia
- fratellone?
-
- …lui…è stato lui….E’
STATO LUI AD UCCIDERE IVAN! – urlò adirato
Nessuno parlò. Tutti
rimasero immobili, compreso Roy, davanti a Ed, ancora carico di
rabbia.
- ...è colpa sua se Ivan è
morto…se quella battaglia è stata un disastro…- sospirò
Al non aveva parole per
consolare il fratello questa volta, nemmeno Edward sentiva di poter fare
qualcosa in quella situazione così spiacevole.
- …nervi d’acciaio
Fullmetal…ricordatelo… - esclamò Roy pacato
- … - Ed non
rispose
- …per tutti voi questo
sarà un viaggio che metterà alla prova le vostre abilità…non
dimenticatelo…ognuno di voi ha delle promesse da mantenere… - continuò il
generale osservando Edward-
…dei debiti da pagare…. – disse posando il suo sguardo su Al - …e…dei conti da
chiudere una volta per tutte… - concluse rivolta a
Ed
- …recupereremo quei
documenti Generale!... – esclamò Edward sempre più consapevole della delicatezza
dell’impresa - …e glieli porteremo… -
Roy si alzò in piedi, così
fecero anche Edward, Al e Ed
- …ne sono sicuro… - disse
sorridendo
“Il treno delle 11.00 diretto a Braunschwieg sta per
partire, invitiamo i gentili passeggeri a prendere posto.
Grazie”
- …è ora di partire
ragazzi… - sospirò infine guardando i volti pieni di grinta che i tre Elric
avevano assunto- vi accompagno al
binario… -
- grazie…generale… -
esclamarono Ed e Edward uscendo dalla porta
Solo Al rimase indietro ad
aspettare Roy. Era alquanto agitato, e sembrava molto
stanco.
- Alphonse..tutto bene? –
chiese Roy
- …generale… - sospirò
Al
- ..dimmi…
-
Al esitò un attimo, ma poi
si convinse a parlare
- …non…non èche mi può dare anche…una pistola…per
caso? -
- ….mh?! una pistola? Ma
non ti serve…ti ho già dato l’orologio…con quello la tua alchimia si rafforzerà…
- esclamò stupito
- …per favore… - insistette
Al toccandosi la mano sinistra ancora fasciata dall’ultima volta che aveva
provato ad usare l’alchimia - …temo…temo di non essere più bravo come un tempo…
- disse mostrando un sorriso poco convincente agli occhi di
Roy
- …come vuoi… - esclamò il
Generale
Aprì un cassetto e vi
estrasse una pistola, poi, con cautela la diede ad Al,che la mise alla vita.
Fatto questo, il giovane appoggiò la mano accanto alla fronte in segno di
saluto.
- …non servono tante
formalità…ora andiamo… - esclamò Roy conducendo Al fuori
dall’ufficio
Cinque minuti più
tardi…
- …buon viaggio… - esclamò
Roy una volta arrivati al binario corrente
- grazie Generale… - disse
Edwardsalutando con la
mano
- …si riguardi eh? –
sorrise Al
Roy ricambiò il
sorriso- anche tu! – disse infine
– forza…andate a prendere posto….nel vagone destinato ai militari….e tenete a
mente ciò che vi ho detto… -
- ci conti! – esclamò
Edward salendo sul treno
- …arrivederci! – salutò Al
Roy, rimase, solo per
qualche attimo, in compagnia di Ed.
Si guardarono intensamente.
Ognuno osservava l’altro con la medesima intensità.
Si erano detti tutto ormai.
Oppure…c’era ancora qualcosa? Qualcosa che forse nemmeno loro
sapevano…
- …che c’è Fullmetal…? –
chiese Roy con tono seccato
- …Generale… -
- …
-
- …stia attento… - esclamò
Ed abbassando lo sguardo
- …sciocco…credi che sia
quel tipo di uomo?! -
- non l’ho mai pensato… -
rise Ed
Rimasero in silenzio.
Nuovamente. Ancora una volta.
- …almeno cerchi di non
fare cose stupide! – esclamò il colonnello
Roy rise, stavolta di gusto
– tsk! Dovrei essere io a dirlo! –
- … - Ed non disse più
nulla-…arrivederci allora…. –
disse voltandosi
- …ognuno di noi…ha i
propri sogni e le proprie speranze… - esclamò all’improvviso il
Generale
- …
-
- …io non sono vissuto per
dover vedere la Germania cadere sempre più in
basso…proprio come te… -
- …questo lo so…
-
Roy si voltò verso Ed. il
colonnello fece altrettanto
- ognuno di noi ha la
propria battaglia da fare! – esclamò Roy allungando la
mano
- e finche saremo in
vita…continueremo a combattere! – concluse Ed facendo lo
stesso
I due si strinsero la
mano
- non avrei saputo dirlo
meglio! – sospirò Roy
- …eheheh…lo so… - sorrise
Ed
Si lasciarono la mano.
Senza nemmeno guardarsi si voltarono e cominciarono ad
allontanarsi.
Ed salì sul treno mentre
Roy si incamminò verso la machina parcheggiata proprio di fronte alla
stazione.
Era vero. Ognuno di loro
doveva combattere la propria battaglia, senza mai fermarsi, continuando a
lottare per raggiungere i propri obiettivi.
Questo era quello che
pensava Ed.
Il treno cominciò a
muoversi.
Ed, Edward e Al, seduti e
circondati da altri innumerevoli soldati, come gli era stato ordinato da Roy,
non proferirono parola.
Anzi, si limitarono ad
osservare le campagne innevate sentendo nostalgia, man mano che il tempo
passava, della loro amata Rizembool ma soprattutto sentendo al mancanza di
Winry.
Pian piano, mentre le ore
passavano inesorabili,senza poter parlare ne ridere, i tre si rendevano sempre
più conto di ciò che la buona riuscita della missione avrebbe significato per
loro:
Lucas sarebbe finalmente
tornato a casa, Ed avrebbe vendicato la morte di Ivan mentre Al…Al avrebbe
finalmente potuto pagare il proprio debito col fratello,che aveva fatto così
tanto per lui…
Il tempo passava, tra un
sonnellino e l’altro, molti militari si chiedevano chi fossero i nuovi arrivati
e continuavano a fare domande del tipo “da dove venite?” “come vi chiamate?”
“chi vi ha mandato ad Hannover?”. Domande alla quale Ed e Al cercavano di
rispondere, ma senza dire nulla di troppo.
Edward invece, non dava
troppo peso a certe cose: se ne stava in un angolo del sedile, a leggere il suo
libroni alchimia, cercando ,tra le varie formule e problemi,qualcosa che potesse
aiutarlo a rendere la sua alchimia più potente.
Mentre leggeva, trovò
qualcosa, uno strano disegno, un cerchio alchemico dalla forma decisamente
insolita che forse avrebbe potuto servigli:
cerchio alchemico di
Pühapäev
quando mente, desiderio e
corpo unite saranno
brillerà la luce del blu
oceano
si abbatterà come tempesta
senza nulla lasciare in
sospeso
- …senza nulla lasciare in
sospeso?...ma che robaè?! – si
chiese - forse…dovrei approfondire
la ricerca… -
Mentre il giovane pensava
ad una soluzione, Ed, senza farsi vedere, lo osservava studiare e ripensava alla
sua infanzia passata a cercare la Pietra Filosofale,
senza mai un attimo di pace.
Poi, il suo sguardo si posò
sul libro.
Quello, era il libro che
anni or sono aveva regalato a Edward, prima di partire per la
guerra.
Era una strana sensazione
vederlo davanti ai propri occhi: si ricordò perfettamente, che il giorno prima
della partenza, con l’aiuto dell’alchimia, senza che nessuno (compreso Al) lo
scoprisse, incise delle parole sulla sommità del libro, parole che Edward
avrebbe compreso solo se avesse voluto davvero
comprendere.
Al ,invece, continuava a
massaggiarsi la mano, non gli faceva male, ma gli prudeva in maniera
insopportabile.
Era da tantissimo tempo che
non provava più a trasmutar qualcosa. Precisamente da quando Ed era
partito.
A tutti, aveva raccontato
di aver rinnegato l’alchimia, avendo capito che essa portava solo dolore e
sofferenze, ma non era così.
La verità era che lui…non
riusciva più a trasmutare
nulla.
Ben che ci provasse non
otteneva niente di concreto, niente di perfetto(come richiedeva
l’alchimia).
Per tutto il giorno,
quindi, restarono immersi nei loro pensieri.
La notte, constatò Ed,
quella volta non portò nessun consiglio, anzi, forse peggiorò la
situazione.
Il loro silenzio aveva in
qualche modo infastidito gli altri soldati, che ridacchiavano alle loro spalle e
sparlavano senza farsi vedere.
A Edward la cosa turbava
parecchio, ma si ricordò delle parole di Roy, e non fece nulla che potesse
attirare l’attenzione.
Lo stesso non si poteva
dire di Ed che iniziò immediatamente ad attacar briga con un soldato, mandando a
quel paese gli ordini del generale e cominciando una rissa che solo l’intervento
pacifico di Al potè fermare.
- ..dai fratellone…ricordi
cosa ti ha detto Roy?! – esclamò una volta calmate le
acque
- al diavolo Roy e i suoi
ordini!!! Io quello lo uccidoo!!! – ringhiò Ed rivolto all’altro
soldato
- non pensarci nemmeno! –
protestò Al
Per tre ore consecutive non
fecero altro che litigare, provocando in tutto il vagone, un trambusto
insopportabile.
Edward invece continuava a
pensare “all’indovinello” del libro, ma non riusciva a venirne a capo. Era
davvero complicato.
Il tempo, in treno, era
passato in questo modo. Nessuno dei tre sembrò accorgersi delle poche ore che
mancavano all’arrivo, quando sentirono il treno che cominciava a rallentare,
sino a fermarsi del tutto.
Ed,Edward e Al, presero i
propri bagagli, e scesero dal treno insieme agli altri militari: erano
finalmente arrivati a Braunschwieg.
La stazione di quella
città, fredda e gelida, ricordava molto quella di Rizembool, ma era stracolma di
militari e uomini che facevano parte dell’esercito.
I nuovi arrivati, si misero
in fila ad aspettare ordini, finche arrivò un colonnello che assegnò loro i
compiti da fare.
Chiamò per nome tutti i
militari e li fece andare da un'altra parte, finche non rimasero in 10. tra
coloro, vi erano i tre Elric.
- …voi chi siete?- chiese il colonnello osservando
Ed,Edward e Al.
Nessuno dei tre rispose,
ciò fece alterare non poco il colonnello.
- rispondete! – esclamò di
nuovo
Questa volta fu Ed a farsi
avanti
- siamo qui per conte del
Generale Mustang! Ci ha incaricato di andare ad Hannover per dei controlli –
- il Generale
Mustang?...capisco…in tal caso…da questa parte…il camion sta per partire… -
esclamò il colonnello
Li condusse a camion che li
avrebbe portati ad Hannover. Salirono senza timore, e, così come erano arrivati,
partirono nuovamente senza nemmeno riposarsi.
- ora capisco…quando Roy ha
detto che è meglio avere dei nervi d’acciaio…non ci fanno nemmeno riposare… -
sospirò Al mentre i camion partiva
- io ce li ho già
d’acciaio! – rise lievemente Ed
- che battuta… - sospirò
Edward pensieroso
Ed abbassò lo sguardo
- si può sapere che ti
prende Edward? È da quando siamo partiti che sei strano! – esclamò
infine
- non ho nulla… - disse
voltandosi dall’altra parte
Invece, qualcosa aveva: era
ancora in piena analisi. Stava ancora cercando di capire i significato di quello
strano cerchio alchemico che aveva trovato nel
libro…
Passarono tre ora
abbondanti, durante le quali, Ed non faceva altro che osservare il paesaggio
innevato, Al si fece un pisolino mentre Edward
studiava.
Finche, percepirono
qualcosa nell’aria, qualcosa come un rumore assordante di una fabbrica in piena
attività.
Il cielo all’improvviso di
fece più scuro, le nuvole aumentarono e si fecero più
dense.
Il camion cominciò a
percorrereuna stradina stretta e
buia, in mezzo ai campi ormai inutilizzati.
Il vento aumentò,
trasportava enormi cumuli di polvere nera come il carbone che si posavano
delicatamente sulla strada.
Poi, il camion si
fermò.
I militari scesero senza
esitare.
Ed,Edward a Al, si
trovarono di fronte a qualcosa che non avrebbero mai immaginato: davanti a loro,
sorgevano gli enormi cancelli del campo di
Hannover.
Metallo grigio si elevava
d’innanzi a loro, metallo che cominciò ad aprirsi piano piano fino a spalancarsi
del tutto.
- tutti i militari si dirigano oltre i
cancelli e aspettino sulla piazzola! -
Una voce, che proveniva da
un auto parlante echeggiò nell’aria facendo venire i brividi ad
Eward.
- …forza entriamo… -
esclamò Ed incitando i compagni
Al e Edward annuirono e
insieme si apprestarono ad entrare
Appena i tre ragazzi,
misero piede all’interno di quel campo, era come se in un istante, tutti i loro
ricordi più dolci, le loro speranze, i loro desideri, fossero stati annientati
da un mostro spaventoso: la paura.
Tutti gli altri militari
invece, sembravano perfettamente a loro agio in quell’atmosfera così cupa e
fredda, e si posizionarono nella grandissima piazza
principale.
Intorno non c’era anima
viva. Era tutto calmo e tranquillo, forse troppo.
Al si guardò
attorno
- com’è possibile che non
ci sia nessuno?-
esclamò
- non è possibile infatti…i
militari devono aver portato i prigionieri da un'altra parte… - disse
Ed
Edward intanto si guardava
intorno. Sembrava molto confuso.
Con lo sguardo, cercava,
tra i centinaia di militari che nel frattempo erano arrivati a bordo di altri
camion, qualcosa che lo tranquillizzasse, che gli facesse capire se colui per
cui era venuto, fosse ancora lì…
- stai tranquillo! –
esclamò Ed posando una mano sulla spalla del figlio – il campo è enorme! Sarà
qui in giro! -
- ….si…. – sospirò Edward
quasi rassegnato
La verità era, che nemmeno
Ed era sicuro di quello che aveva appena detto.
“I militari si posizionino in file da trenta ciascuna
immediatamente!”
L’ennesimo ordine arrivò
dall’auto parlante, e tutti si sistemarono più velocemente possibile, fino a
formare le varie file.
Restarono tutti in silenzio
in attesa di altri ordini.
All’improvviso, dal grande
portone di fronte la piazza, comparve un uomo molto alto, robusto, segnato dalla
guerra quanto dal disprezzo, con occhi penetranti dallo sguardo duro e con la
divisa colma di medaglie e titoli importanti.
Il Generale, nonché
segretario di Hitler, Bürk Shnider.
Ed, che si trovava insieme
agli altri nella fila numero 3, appena lo vide, fece un leggero sobbalzo,
fermato poi dalle parole di Al
- …non ora…fratellone…. –
aveva detto
- …lo so….lo so bene… -
esclamò Ed cercando di stare calmo
Nel frattempo, il generale
si era posizionato di fronte a tutti loro, che salutarono con il consueto
gesto.
Anche il colonnello, che
ora era solo un comune soldato, dovette farlo, anche se, per lui, ogni respiro
di quell’uomo era un insulto alla memoria di Ivan.
- soldati!- esclamò Bürk – molto probabilmente
saprete già per quale motivo siete qui… -
Tutti fecero segno
affermativo
- ….siete qui per fare in
modo che la Germania torni ad essere libera come
un tempo! …siete qui…per aiutarci ad epurare una volta per tutte gli usurpatori
della nostra patria! – disse nuovamente
- tsk! Quel maledetto!! –
esclamò Edward fuori di se – con chi crede di avere a che fare?!
-
- …oramai manca poco! –
continuò Bürk sghignazzando – presto questo campo potrà riempirsi di nuovi
ospiti che avranno “l’onore” di sostituire coloro che sono ancora qui…
-
I militari rimasero in
silenzio. Anche se qualcuno sorrideva compiaciuto.
Edward invece sembrava
farsi più pallido e cupo. Sembrava sul punto di svenire da un momento
all’latro.
- …tutto bene Edward?- chiese Ed
Il giovanesembrò riacquistareun po’ di
colore
- si…sto bene non
preoccuparti… - disse cercando di sembrare meno
stanco
- ora ci faranno
riposare…non temere… - intervenne Al
- …vi lascerò due ore di
riposo! Poi…inizierete il vostro lavoro! Verrete assegnati a diversi gruppi i
cui capi vi diranno cosa dovete fare… -
Detto questo Bürk fece
aprire da alcuni soldati i vari portoni del grande edifico centrale, ognuno di
quali portava in diversi corridoi bui che portavano ad altrettante
stanze.
Tutte le file si divisero e
ogni gruppo di soldati venne assegnato ad una “guardia” e condotto
altrove.
Per loro fortuna, i tre
Elric si ritrovarono nello stesso gruppo.
Mentre percorrevano gli
immensi corridoi freddi di quel pallido edificio, ricoperti da un enorme
quantità di muffa, e dall’odore nauseante, si trovarono davanti a innumerevoli
porte con su scritto in ognuna
“solo per il personale
autorizzato”
Erano tutte porte blindate,
chiuse da moltissimi lucchetti. Molto probabilmente servivano per tenere
nascosto qualcosa, ma la domanda era…cosa?
Edward, ancora pallido,
camminava senza sosta guardando ogni tanto quelle strane
porte.
Erano così
tante….
Tantissime….
Troppe…
…
…
…a…uto…
Il giovane all’improvviso
di fermò di colpo bloccando la numerosa fila indiana di soldati.
Per un attimo ,gli era
parso di sentire la voce di qualcuno, non aveva capito nulla di ciò che aveva
sentito, era stata come una sensazione, come un flebile
richiamo.
Si voltò di scatto verso
quella pota dove pareva provenisse il rumore.
- che succede laggiù?! –
aveva urlato il guardia accompagnatrice
Edward non si mosse. Sfiorò
la porta con la mano. Sentiva il desiderio fortissimo di
aprirla…
- ehi tu! Fermo! Quella
stanza è riservata al personale autorizzato! Agli scienziati!! – esclamò la
guardia arrivando
Edward si girò verso di
lui, incerto
- …scienzati?
-
- esatto! in quella stanza
si compiono degli esperimenti voluti da Hitler in persona! -
- …ma io…io ho sentito
qualcuno! – esclamò Edward prendendo coscienza
- ….rimettiti in fila
immediatamente soldato! -
- che genere di esperimenti
fanno li dentro?! -
- ho detto di rimetterti in
fila!! – urlò l’uomo adirato
- lo scusi signore! –
esclamò all’improvviso Ed
Edward sembrò sorpreso
dall’intervento del padre
- …e tu chi saresti
soldato?! – esclamò la guardia
- …lavoro con il mio
compagno da una vita….ogni tanto ha qualche “acciacco”…la prego di perdonarlo
per stavolta… - si scusò Ed
- …va bene…rimettetevi
tutti e due in fila senza fiatare… - tagliò corto
I due tornarono ai loro
posti
- bella mossa Edward! Se
fosse per te a quest’ora ce ne saremmo già tornati a casa! – esclamò Ed
seccato
- …io oh sentito
qualcuno…una lamento…provenire da quella porta…. - sospirò
Edward
- …?! – Ed non riusciva a
credere alle sue orecchie
- sei stanco Edward…sarà
stata la tua immaginazione… - intervenne Al
- …forse…- sospirò il giovane
Il percorso durò ancora per
ben venti minuti. Minuti nei quali i soldati non fecero altro che camminare e
sghignazzare, eccitati dall’eminente lavoro che avrebbero assegnato
loro.
Dopo tanto cammino,
finalmente arrivarono nei propri “dormitori”:
non erano altro che stanze
da venti persone circa, strette e buie.
I letti a castello erano
molto piccoli e a prima vista sembravano anche
scomodi.
Non vi erano molti mobili,
salvo qualche sedia e qualche piccolo comodino di
legno.
- …se i militari li
sistemano in queste catapecchie….non oso pensare dove mettano i prigionieri…
-sospirò non appena ebbe visto la
stanza
- ….Edward stai bene?- aveva esclamato Al entrando con
Edward.
Il ragazzo era tornato
pallido, cominciò a sudare pesantemente e i respiro si fece più
veloce.
- Edward! - esclamò Ed
venendo in contro ai due – che ti prende?! -
- mentre camminavamo non si
è sentito bene… - sospirò Al - volevo chiamarti ma eri troppo avanti…
-
- …non…è niente…. – cercò
di dire Edward provando a reggersi in piedi
- …Al! Fallo stendere sul
letto… - esclamò Ed aiutando il fratello
Sotto gli occhi stupiti di
molti militari, i due fratelli fecero sdraiare Edward sul
letto.
Purtroppo era molto scomodo
e Edward sembrava davvero conciato male.
- …accidenti…proprio
adesso?! – esclamò Ed fuori di se
- prima stava bene…non
capisco… - disse Al provandogli la febbre
- ..che abbia preso
qualcosa durante ilviaggio? – si
chiese Ed
- deve essere un calo di
pressione… -
Edward e Al si girarono di
colpo:
a parlare era stato un
soldato.
Un militare con unportamento molto elegante, dagli occhi
azzurri e capelli biondi. Pura razza tedesca, così Hitler definiva le persona
con questi connotati.
Ed notò subito lo sguardo
gentile di quella persona, così diverso dagli altri militari…così simile a
Ivan….
- …posso…posso darci un
occhiata? – chiese il soldato
- ..ce..certo… - esclamò Ed
ancora un po’ confuso
l’uomo si avvicinò con
cautela a Edward.
Gli tastò la fronte per poi
spostare la mano sul suo stomaco.
Con l’altra invece,
delicatamente tastò il polso del giovane.
- …come immaginavo… -
sospirò infine
- allora? – domandò Al
ancora preoccupato
- …è senza dubbio un calo
di pressione…gli mancano vitamine e Sali minerali…-
- …e ora? – chiese Al a Ed
– che facciamo? -
Ed non rispose. Guardò il
viso pallido del figlio.
- …evidentemente è da un
po’ che non mangia più… -
I due fratelli ci pensarono
un po’
- …effettivamente….in treno
non ha toccato cibo… - intervenne Al – era intento a leggere il suo libro… -
- …c’è qualche cura? –
domandò Ed
- …- il soldato poggiò a terra la acca con
cui era arrivato e cominciò a frugarci dentro.
Vi tirò fuori molte bende e
medicinali di vario tipo.
Osservando poi, il volto
incredulo dei due fratelli, si apprestò a dare
spiegazioni.
- una volta facevo il
medico…durante la guerra andavo nei campi di battaglia a curare la gente… -
esclamò
- il medico?- chiese Al
- ...già… prima che Hitler
salisse la potere.……..ecco! -
L’uomo tirò fuori una
boccetta che conteneva uno strano liquido verde.
Si avvicinò nuovamente a
Edward, apri il contenitore e glielo fece bere tutto d’un
fiato.
- cos’è? – esclamò
Ed
- …è un estratto da varie
erbe…aiuta a recuperare le forze e gran parte delle vitamine perdute…un
integratore se così lo vogliamo chiamare…agisce in pochi minuti di solito…
-
Infatti, Edward dopo averlo
bevuto, cominciò a riacquistare un po’ di colore, e riprese pian piano
conoscenza.
- uh… -
- Edward! Stai bene?! –
esclamò Al
- …si…più o meno…ma mi
sento stanchissimo… - disse lentamente
- è normale…non sei ancora
guarito del tutto…l’estratto ha alterato le tue capacità di produzione di
proteine e di zuccheri…inoltre ti ha fornito molte vitamine…dopo questa
“produzione velocizzata” essere stanchi è naturale… - esclamò sorridendo il
soldato
Edward sembrò ancora più
confuso diprima. Chi era
costui?
L’uomo mise una mano sulla
spalla del ragazzo
- …studiare ti fa onore
ragazzo…ma vedi di non rinunciare ad un’ alimentazione corretta… -
Edward, non ancora
convinto, fece segno di affermazione con la testa.
Il soldato si alzò da
terra, raccolse la sua roba e si diresse da un altro angolo del
dormitorio.
- come ti chiami?! – chiese
Ed all’improvviso
L’uomo si voltò e gli
sorrise
- Joseph…Joseph Hias! -
- Edward… - esclamò Ed
evitando accuratamente di dire il proprio cognome
L’uomo lo guardò
attentamente. Guardò soprattutto i suoi occhi dorati. Quell’Edward aveva
qualcosa di familiare, molto familiare….
- il piacere è tutto
mio…Edward… - disse infine voltandosi
- ora stai meglio Edward? –
continuava a chiedere Al al ragazzo
- si zio non ti
preoccupare…posso alzarmi ora… - disse Edward
- …no! Tu stai a letto
ancora un pò… - esclamò Ed tornando dal figlio
- sto bene! Mi è passato! -
- non che non stai bene!
Sei ancora pallido!-
- ti ripeto che non ho più
niente! – continuò Edward seccato
- Tua madre mi uccide se ti
prendi qualcosa! -
- eh?!
-
- ..hai..hai capito
benissimo… - esclamò Ed con un filo di voce – non sai di cosa è capace quella
donna… -
- era preoccupato di
quello?! -disse Al tra se. Lo
stesso, evidentemente pensava Edward, ma preferì tacere per non far arrabbiare
ulteriormente il genitore..
“tutti i militari si presentino alla piazzetta centrale
con le loro guardie”
- Eh? Di già? – esclamò Al
– altro che due ore di riposo…non ci hanno dato nemmeno un ora… -
- deve essere opera di quel
maledetto… - esclamò Ed
- dai andiamo… - sospirò
Edward
- …vuoi una mano? – chiese
Ed
- …no… - rispose secco il
ragazzo, cominciando a camminare
- dagli ancora un po’ di
tempo fratellone… - esclamò Al non appena Edward si allontanò un
pò
- …si… -
--------------
- vi ho chiamato qui
adesso…perché mi serve un volontario…. – tuonò Bürk non appena furono tutti
fuori.
Il vento si era alzato
mentre leggeri fiocchi di neve cedevano dal cielo
- volontario?! – esclamò
Edward
- … - Ed non
rispose
Tutti i militari sembrarono
molto sorpresi
- …mi è stato detto che
qualcuno ha rubato dalle dispense delle mense…dove risiedono i prigionieri… -
- rubato dalle mense? –
sospirò Al
- …mi serve un volontario
che vada a controllare ciò cheè
successo…c’è nessuno che vuole farlo? – esclamò
sorridendo
-
Tutti rimasero in
silenzio
- …uff…immaginavo…queste
nuove reclute sono patetiche… - sospirò il generale
- …allora lascio decidere
alla guardia del gruppo numero sette… - disse infine andandosene con fare
stufato
- siamo noi il gruppo
sette… - esclamò Edward non appenaBürk se ne fu andato
- mi chiedo che cosa
vogliano farci fare… - sospirò Al
Intanto la guardia cominciò
a camminare avanti e indietro alla ricerca di qualcuno da mandare nelle
mense.
Tutti sembravano alquanto
spaventati, tutti tranne Ed, che forse già aveva capito ciò che il generale
voleva che facessero.
La guardia si fermò a lungo
davanti a Ed, lo guardò da cima a fondo, ricambiato dallo sguardo penetrante di
quest’ultimo.
- come ti chiami soldato? –
chiese la guardia
- …Edward… -
- cognome?…
-
- … -
- allora?!...
-
- …questo non mi è permesso
dirlo signore…. – esclamò Ed infine
- ti ho fatto una domanda
soldato!- esclamò alzando la
voce
- e io le ripeto che non
sono autorizzato a rispondere! – disse Ed facendo
altrettanto
- tsk! Che bel
caratterino…quanti anni hai? – sogghignò la guardia
- trentacinque… -
- …ancora giovane eh?...e
da quanto fai il militare? -
Ed esitò a rispondere - …a
dodici anni ha preso il titolo da Alchimista di Stato…e negli anni seguenti ho
prestato servizio nell’ esercito… -
- bene bene…Shindler! –
esclamò la guardia ad un sottoposto
- dica signore!
-
- di al generale che ho
trovato una persona molto interessante da mandare nelle mense… -
- si signore! – esclamò
correndo via
- in quanto a te…signor
“non sono autorizzato a rispondere”- esclamò rivolto a Ed - devi seguirmi fino alle mense…tutti gli altri
tornino nel dormitori senza fiatare! -
- accidenti…fratello! –
esclamò Al cercando di farsi sentire da Ed che ormai si stava avviando con la
guardia
- cosa gli faranno fare
secondo te? – chiese Edward
- non lo so…ma ho un brutto
presentimento… -
Intanto Ed seguiva la
guardia per i lunghi e stretti corridoi dell’altro lato dell’edificio dove,
credeva Ed, si potessero trovare i prigionieri.
Percorse intere stanze.
Arrivò in una stanza molto
grande, con degli spogliatoi di legno, che aveva tutta l’aria di contenere al
suo interno delle docce. Probabilmente, qui si lavavano i
prigionieri.
- curiose queste docce
vero? – sorrise la guardia
- … - Ed non
rispose
- loro entrano per
lavarsi…e…beh…difficilmente ne escono vivi… - sghignazzò
soddisfatto
Ed non fece nessun segno
sconvolto. Anzi, continuò il suo percorso senza fermarsi, sino ad arrivare alle
cosiddette mense.
Altro non erano che delle
stanze buie dall’odore nauseabondo e piene di
muffa.
- siamo arrivati… -esclamò la guardia
bloccandosi
- … - Ed si guardò intorno
– devo cercarlo? - esclamò
- prego? -
- …il ladro….lo devo
cercare qui dentro?- chiese
- ohohohoh…non è necessario
soldato! Ci abbiamo pensato noi! -
La guardia con un gesto
fece entrare da un'altra porta di servizio due grossi militari dall’aria
minacciosa, che a Ed però non fece nessun effetto…
La cosa che invece lo colpì
diritto al cuore fu il fatto che uno dei due aveva stretta tra le braccia una
bambina. Una bambina che avrà avuto sei o sette
anni.
- che..che significa? –
chiese Ed diventando pallido a quella vista
- …come? Non lo immagina? È
lei la ladra! Preso un pezzo di pane di troppo… -
- …cosa le dovrei fare
secondo lei?- chiese ancora un
volta
- …mi avete detto di essere
esperto in campo militare…domande del genere sono inammissibili… - sospirò la
guardia
- le ho chiesto cosa dovrei
farle! – insistette Ed
- ...uff…è così
semplice…prenda la sua pistola e trapassi per benino la testa di
quell’impostora…
- …!!.. – Ed rimase
sconcertato
- uno bravo come lei
dovrebbe metterci poco… -
- …io dovrei uccidere una
bambina affamata? -
- è un Ebrea…e questo basta
per farla fuori… -
- …io…io non… - cominciò Ed
appoggiando la mano accanto alla pistola che portava alla
vita
- …ha poca scelta soldato…o
la sua pistola…o gli inceneritori… -
- …inceneritori?! – esclamò
Ed stupito e sconvolto
- ..te assicuro che bruciare vivo e
peggio che essere ucciso da una pistola… - sorrise la
guardia
Ed rimase in silenzio per
diversi attimi. Con lo sguardo, cercò quello della piccola sfortunata che gemeva
e piangeva mentre aspettava impotente la sua
sentenza.
Cosa doveva fare ora?
Ucciderla e salvaguardare
la propria copertura o lasciarla in vita contribuendo a mandare all’aria tutto?
Qual’era la scelta giusta
da fare?
L’unica cosa che sapeva…è
che la morte di quella bambina l’avrebbe tormentato per tutta la vita…ma
d’altronde…
- …guardia!
-
- mh?!-
- …mi lasci solo con la
mocciosa per favore…vedrò di farei n fretta… -
esclamò
- …come vuoi…se ti può far
sentire meglio… -
La guardia fece cenno ai
due militari di lasciare la piccola e di seguirlo.
Ben presto Ed si trovò
solo. Sola davanti a quella piccola bambina che piangeva e singhiozzava. Solo
davanti alla dura verità…
- …uh…sigh…sigh… - piangeva
la piccola
Ed nel guardarla gli venne
meno il coraggio, il coraggio di fare ciò che gli avevano
ordinato.
Ma questa volta non poteva
tirarsi indietro. Non questa volta.
…per ottenere
qualcosa…
Delicatamente tirò fuori
dalla vita la pistola. La sua mano tremava, mentre la bambina indietreggiava
sempre di più
…è necessario…
Ed, tremando, tese il
braccio. Puntò la pistola in direzione della bambina paralizzata dalla
paura
- ma…mamm…a… - gemeva la
piccolina
Ed indietreggiò di qualche
passo.
- ...sacrificare
qualcos’altro che abbia…il medesimo valore…
Quelle parole rimbombavano
nella sua testa come tamburi.
Dunque, perché la missione
riuscisse, un innocente avrebbe dovuto pagare? Era questo il prezzo dello
scambio? Una vita umana in cambio del suo orgoglio? Della sua
vendetta?
Forse era proprio questa la
risposta….
Tese il dito, pronto a
sparare. Guardò la bambina terrorizzata.
- …perdonami ti prego… -
esclamò
Chiuse gli
occhi.
Uno sparo si levò nel cielo
di quel pallido giorno.
L’urlo lacerante della
piccola echeggiò per tutto il campo, dove per così tanto tempo tante persone
erano state portate e uccise ed il sangue innocente versato solo per garantire
la razza pura...
Sento….sento un profumo….o
meglio…un odore intenso penetrarmi nell’anima…
…Sangue….?
Chi sono io per decidere la
morte di una persona?
Sia pure un ladro, un
bandito….siano pure persone innocenti….
Chi sono io per uccidere
qualcuno?
Dio
forse?
…
Chi sono io….per avere il
diritto di vivere?
La verità…la verità è che
sono un uomo debole….non sono mai stato capace di dire NO…NO, al desiderio di
ridare la vita…NO, agli atroci ordini che mi venivano dati….NO, alle guerre
insensate…NO, quando mi dettero quella lettera…
E anche stavolta…anche
stavolta non ho saputo rifiutarmi, non ho saputo tirarmi indietro….ne avevo la
possibilità…ma non l’ho sfruttata…
Però…
Anche se lo avessi
fatto…non sarebbe cambiato nulla…LEI sarebbe morta ugualmente…consumata,
sciupata dal fuoco…sarebbe stato come essere
all’inferno…
E
io?
Dovrei essere io ad andare
all’inferno…il posto ideale per i peccatori come me…peccatore per aver voluto
ridare la vita…peccatore per aver voluto che LEI ritornasse…ma ora…è successo il
contrario…questa volta ho TOLTO la vita…e non ci potrà mai essere nessuna
alchimia, nessuna speranza, nessuna pietra rossa che potrà cambiare le
cose…
Sarebbe morta lo
stesso…tutto sarebbe rimasto uguale…ma forse…forse se avessi detto NO…non avrei
questo peso nel cuore….me ne sarei andato, con la testa alta senza nessun
pensiero. Come si addice ad un vero SERVO di
Hitler….
…io….
…posso essere davvero così
egoista?
…posso davvero pensare
queste cose orribili?
…posso davvero compiere
peccati peggiori di quella volta?
…l’unica certezza che ho…è
quella di poter veramente far tornare il mio paese come era un tempo….questa è
l’unica certezza…di un uomo debole?...
Ed si trovava davanti alla
porta del dormitorio, dove riposavano i militari, compresi Edward e
Al
Osservava la porta di legno
con sguardo assente, senza nessuna luce che penetrasse dai suoi occhi
dorati.
Era pallido, sudato e con
la mente altrove….in quella stanza…nella stanza dove fino a poco prima era
stato….
Aveva ancora la pistola
nella mano tramante e sporca, così come il viso, squarciato da un rivolo di
sangue che colava dalla guancia…ma non era il SUO sangue…bensì quello di qualcun
altro…
Era incerto se entrare o
meno in quella stanza dove, senza dubbio, lo avrebbero riempito di domande su
cosa fosse successo….
Cosa avrebbe detto ad Al?
Che avrebbe pensato di lui, Edward? Con che coraggio avrebbe potuto guardare in
faccia la sua Winry, sapendo di essere diventato un assassino?...
Voleva sprofondare
all’inferno….voleva farla finita una volta per tutte…voleva tornare
indietro….tanto…che senso avrebbe avuto una vita piena di rimorsi e
peccati?
- ..io…ho davvero…il
diritto di vivere? – si chiese il giovane stringendo più forte la
pistola
A questo punto…l’unica cosa
che davvero poteva fare….era affrontarli…entrare in quella stanza a testa alta
come se non fosse accaduto niente…in fondo…sino ad ora…era quello che aveva
sempre fatto…cercare di sembrare forte quando in realtà...la paura gli invadeva
anima e corpo…
Aprì leggermente la porta
facendo un lungo sospiro; ma qualcuno, evidentemente, fu più svelto di lui nel
farlo.
- fratellone!!! – esclamò
Al sbucando davanti all’entrata
Ed rimase come paralizzato,
immobile di fronte al fratello, il quale, osservando la faccia sconvolta
dell’altro, capì subito che qualcosa non andava…
- che…che è successo? –
chiese preoccupato guardando Ed dritto negli occhi
Ed non sapeva cosa
rispondere
- …eh…io… - cominciò a dire
confuso
Ad un tratto, come un
fulmine a ciel sereno, gli venne alla mente il volto della bambina che urlava
disperata chiamando la madre, e il sangue che sporcava il pavimento umido della
stanza buia in cui era stato portato…
Cercò di togliersi dalla
mente quella orribile scena, così nitida nella sua
testa…
- Ed..? – intervenne Edward
arrivando di corsa
- …io….non….non è successo
nulla…. – esclamò Ed facendosi largo tra i due, senza
guardarli.
- fratellone! – disse Al
prendendolo per un braccio
Ed, forse più per istinto
che per rabbia, si staccò bruscamente dalla presa di Al, immobile e insicuro da
quel gesto.
Poi, sentì che la sua mano,
quella con cui aveva toccato Ed, era quasi bagnata…abbassò lo sguardo e
vide….vide la sua mano sporca…sporca di un liquido
rosso…
- …ma questo… - cominciò
impaurito
Alzò gli occhi di scatto e
li posò sul fratello.
Nel punto in cui l’aveva
toccato era macchiato di sangue…sangue non suo…
- …che è successo?! –
chiese di nuovo, stavolta con più ardore
- … - Ed rimase
zitto
- …CHE E’ SUCCESSO?! –
disse alzando la voce
- NIENTE! – urlò Ed stufo
di tutte quelle domande, stufo di sentire ogni parola, stufo di dover sempre
dare risposte che non sapeva…
Detto questo, si buttò
nella brandina esausto, con la testa rivolta al muro e premuta violentemente
contro il cuscino che cominciò a macchiarsi.
- … - Al non seppe più cosa
dire
- ….quel ladro di cui ci
hanno notizia…non potrà più parlare vero?... – esclamò Edward
all’improvviso
- … - Ed continuò a non
rispondere
- …prima…abbiamo sentito
uno sparo…proveniva sicuramente da una pistola… -
- … -
Edward strinse i pugni. Nei
suoi occhi si intravedeva la rabbia più viva.
- …e magari era anche la
tua…?! -
- … - Ed non dette segno di
risposta, si limitò a starsene disteso, mentre il sangue bagnava il cuscino su
cui era appoggiato…
- Edward... – sospirò Al
ancora molto confuso
- ….perchè….PERCHE’ NON
DICI NULLA?! – urlò il giovane attirando l’attenzione di
tutti
- … -
- … -
Ci furono diversi minuti di
silenzio, durante la quale nessuno dei due dava alcun
segno
- …VA AL DIAVOLO
MALEDIZIONE!!! – urlò Edward furibondo, facendosi largo tra la folla e uscendo
dal dormitorio in fretta e furia, lasciando Ed e Al con il resto dei soldati che
non capivano la situazione.
- Edward! Dove vai?!- esclamò Al, ma il giovane era già
uscito
“I militari scendano alle mense private. Il pranzo avrà
inizio alle ore 12.00 e terminerà alle ore 13.00”
Tutti i militari, con
sollievo, dopo aver sentito l’annuncio, si prepararono e si diressero in fila
indiana verso la porta, aprendola e disponendosi lungo il corridoio in attesa
della propria guardia.
Tra questi però, ce ne era
uno, Joseph Hias, che aveva osservato “curioso” la
scena.
Sembrava sul punto d
tornare indietro e di parlare con Ed…ma vedendolo così distrutto, decise di
lasciar perdere.
Lasciò l’enorme folla di
militari e si diresse altrove, nonostante qualcuno gli avesse detto di non
farlo…
Al in quel momento critico
aveva una doppia scelta: trovare Edward o restare con Ed nel dormitorio
fingendo, magari, di star male.
Posò lo sguardo sul
fratello ancora immobile a letto. Lo guardò respirare affannosamente e cercare
di asciugarsi il viso coperto di sangue della piccola, schizzato dopo ilcolpo partito dalla sua
pistola.
Voleva restare accanto a
lui, come aveva sempre fatto.
Non poteva immaginare come
Ed si dovesse sentire, ma poteva capire quanta angoscia poteva comportare un
gesto simile, fatto per una volontà più grande della
propria…
Si sedette ai piedi del
piccolo letto a castello. Sfilò dalla sua mano la benda che serviva per
nascondere la ferita subita e la tese a Ed con fare
premuroso.
- …tieni…è per asciugarti
il viso… - esclamò
- … -
- …non puoi certo stare in
questo stato tutto il giorno no? -
- … - ancora nessuna
risposta
- …mmh… - sospirò Al
abbassando la mano
- …voglio…voglio stare da
solo… - esclamò Ed dopo quel lungo intervallo senza nessuna
parola.
- …capisco…allora…vado a
cercare Edward… -disse Al
alzandosi e mettendo la benda accanto al corpo di
Ed.
Sospirando, chiuse la
porta, lasciando solo il fratello, solo con i suoi incubi
peggiori…
Ed, non appena Al se ne fu
andato, si mise a pancia in su. Osservando il letto sopra il suo. Osservando il
vuoto.
Si mise una mano sulla
guancia, si accorse di essere ancora sporco…quell’odore insopportabile di
sangue…sangue innocente…sangue non suo…
D’istinto, prese la benda
lasciatagli da al e cominciò a strofinarsi forte la parte
macchiata.
Strofinava intensamente
cercando di cancellare quel doloroso momento. Gli occhi impauriti della bambina
lo facevano sentire peggio di un assassino, peggio di un
mostro.
Strofinava violentemente la
benda sulla sua pelle ninvea che, più lo sfregamento aumentava, più si
arrossava.
Nei suoi occhi quasi senza
espressione si notavano ombra di insicurezza e paura, ma soprattutto di
follia.
Non sentiva il dolore della
pelle che si arrossava e si lacerava…non sentiva nulla…salvo le grida della
bambina che gli rimbombavano in testa.
- ….ah! -
Ad un certo punto, il
dolore alla guancia fu davvero insopportabile.
Si fermò, impaurito.
Osservò la benda ormai tinta di rosso e sentendo il suoi viso ancora più bagnato
di prima…
La stoffa infatti, gli
aveva provocato una serie di piccoli taglietti sulla parte
arrossata.
Aveva solo peggiorato le
cose…sarebbe stato meglio se ci avesse pensato Al…lui era bravo a
medicare…
Sospirando leggermente, si
ributto nel letto, questa volta a pancia in giù, e cominciò a viaggiare a
ritroso nel tempo…quando ancora era un bambino normale…quando ancora no aveva
commesso nessun peccato…quando ancora non era
debole….
Nello stesso momento,
Edward si trovava in uno dei tanti e uguali corridoi
dell’edificio.
Correva. Correva senza
fermarsi, senza una meta ben precisa…era stanco di non ricevere alcuna risposta,
era stanco di dover sempre dimostrare coraggio…quel coraggio che in quel periodo
triste, gli era sempre mancato…si fermò quasi di
colpo.
Era stanco anche di
correre…decise di accucciarsi per terra sorretto dalla parete del
muro.
Lì, sospirò
pesantemente
- …Lucas… - esclamò
tristemente appoggiando la testa davanti alle proprie
gambe…
Intanto il tempo
passava…Al, non avendo trovato Edward, decise di seguire gli altri militari alle
mense, per poi tornare da Ed, col pranzo.
Nel frattempo, nei dintorni
era tutto tranquillo. Tutti, compresi gli alti gradi dell’esercito erano assieme
agli altri soldati intenti a consumare il loro abbondante
pasto.
Nelle varie stanze vi era
il silenzio più totale.
All’improvviso però, si
sentirono dei passi…lenti ma inesorabili passi che percorrevano la strada che
portava ad una delle mense.
La persona in questione, si
fermo non appena vide che per terra, vicino alla porta d’ingresso di una camera,
vi erano abbondanti gocce di sangue, che si facevano sempre più grandi man mano
che si procedeva col cammino.
Le tracce, arrivarono fino
ad una stanza appena socchiusa.
Senza pensarci, quella
persona la aprì piano:
entrò senza far rumore, era
buio e non si intravedeva nulla. Si sentiva solo un odore fortissimo, un odore
marcio e intenso…
l’uomo, una volta entrato,
percorse in lungo e in largo tutto il perimetro della mensa, oramai in disuso da
molto tempo.
Ad un certo punto si fermò.
Non potè più proseguire il cammino.
Davanti a lui, si celava
uno spettacolo orribile:
il corpo inerme di una
bambina,in un lago di sangue che stava cominciando a marcire…
doveva essere morta da
poco…a giudicare dal colorito del corpicino e dal sangue sparso un po’
ovunque.
L’uomo, si abbassò, e
delicatamente sfiorò la piccola e cominciò a tastarla per cercarne la causa
della morte.
Fu
evidente.
Si accorse di una ferita da arma da
fuoco, proprio al cuore.
- …dev’essere morta sul
colpo…povera piccola…almeno non ha sofferto… - sospirò
l’uomo
Poi, la osservò meglio…il
suo sguardo si fece triste, pensando a chissà quando questa guerra sarebbe
finita, pensando a quel giorno in cui Hilter sarebbe
caduto…
- ...ma…questo colpo… -
disse guardando la ferita - …è insicuro…un colpo quasi non voluto…basta vederne
la traiettoria… -
Sospirò nuovamente, poi si
alzò dal corpo, e una luce fioca, che penetrava dalla fessura della porta semi
aperta gli illuminò il viso:
occhi azzurri come il mare
e capelli di un biondo quasi accecante…
- …alla fine….l’ho trovato…
- disse infine
andandosene
Ed era ancora steso a
letto. La ferita alla guancia non lasciava riposare il suo cuore, anch’esso
ferito.
Non riusciva a dimenticare
quegli occhi…quegli occhi che chiedevano pietà…una pietà che non aveva
ottenuto.
Alla fine l’aveva fatto.
Aveva ucciso. Non con l’alchimia, però si sentiva ugualmente un
mostro…
Se davvero avesse
dimostrato di essere cresciuto, avrebbe cercato una soluzione, qualcosa che
potesse lasciare in vita quella poveretta…magari anche la propria
vita!
Non sarebbe morto
inutilmente…avrebbe comunque salvato una persona…ma avrebbe dovuto anche non
rispettare la promessa fatta a Ivan…quel giorno…il giorno in cui era morto…lui
aveva dato la vita per ciò che gli era caro, per ciò che davvero contava…lui
invece, colonnello solo per una medaglia in più rispetto agli altri, aveva da
sempre, avuto paura di morire…anche quella volta…quando Winry era stata
rapita…aveva avuto paura della morte…
- …Edward… -
Sentendosi chiamare, Ed si
alzò di scatto dal letto, credendo che fosse Al.
Ma dovette ricredersi,
quando d’innanzi a lui, si trovava Joseph, il militare conosciuto poche ore
prima, che aveva curato suo figlio.
- …Joseph… giusto? –
esclamò Ed spaventato dalla visita inaspettata
- …esatto… - sospirò lui
- …che…che cosa vuoi? –
chiese Ed alzandosi
- nulla…volevo solo sapere
come stavi… - esclamò serio
- ?...beh…sto bene…grazie
per l’interessamento… - disse cercando di sembrare
allegro
- …quel colpo…proveniva
davvero dalla tua pistola….giusto?-
Ed lo guardò stupito, poi
sospirò toccandosi la guancia ancora rossa che Joseph stava osservando da un
po’
- …è stato solo uno
sbaglio...quel colpo…uno dei miei tanti peccati… - esclamò Ed - …come fai a
saperlo…? –
- …perché l’ho vista con i
miei occhi...mentre tornavo al dormitorio… -
- … -
Il colonnello si mise a
passeggiare per la stanza, quasi senza guardare dove
andasse.
Si fermò di fronte
quell’unica finestra che c’era, e lì, si mise ad osservare il panorama…si vedeva
l’enorme cancello del campo…ma se ci si sforzava, si potevano avvistare le
bianche colline e gli alberi che ricoprivano l’intera
zona…
- non dovresti
tormentarti…sarebbe morta comunque…hai fatto la scelta più giusta… - sospirò
Joseph
- …nessuna delle scelte che
avevo sarebbe stata quella giusta…ho ucciso una bambina affamata e
innocente…- esclamò Ed - …e tutto
per mantenere una promessa…che forse, senza quel sacrificio non avrei potuto
adempiere… -
- … -
- ma la verità…è che
nemmeno io sono sicuro di mantenerla ora come ora…perché sono sicuro…che lui non avrebbe voluto questo… -
Il silenzio invase il
dormitorio vuoto.Per parecchi
minuti tutti e due rimasero zitti e immobili senza fare
nulla.
- …dev’essere dura uccidere
per lei… - esclamò all’improvviso
Joseph sempre assumendo uno sguardo penetrante
- eh?!- chiese Ed voltandosi verso di
lui
- …dico bene…colonnello
Elric? -
Ed blocco ogni movimento
che stava per fare.
Rimase pietrificato e non
riusciva a ragionare.
Guardò Joseph, che si era
fatto serio all’improvviso, lo
osservò senza pronunciare una parola.
Costui conosceva la sua
identità?! Come…Come aveva fatto a scoprirla?! Si era chiesto in quegli attimi
di disagio.
- …c..come hai detto…? –
esclamò Ed tremando
- …che cose le
succede…sentire il proprio nome la mette a disagio forse?
-
- … - Ed non seppe cosa
rispondere. Era forse una provocazione?
- …tutto… - continuò Joseph
- …tutto avrei immaginato…tranne di trovare voi…proprio qui poi! -
Ed ancora sconcertato da
ciò che il militare aveva appena affermato, si limitò a rispondere, cercando di
essere più calmo possibile, ma il pensiero ancora indelebile e il gesto compiuto
poco tempo prima rendeva impossibile quel tipo di
comportamento.
- …come sai il mio nome?! –
chiese con voce flebile
Joseph con lo sguardo
penetrante, mostrò un sorrisino ironico, che assomigliava molto a quello di
Roy
- …ci si dimentica pure dei
vecchi compagni a quanto pare… - sospirò
- …che vorresti dire?...non
ti ho mai visto io! -
- ha la memoria corta
colonnello?! – rispose subito Joseph
- ….? – Ed era sempre più
sconcertato
Il militare si avvicinò di
più a Ed, come per mostrargli meglio il proprio
volto.
- …Joseph Hias, divenuto
militare a 20 anni. Prestato servizio sotto il generale Mustang per un anno e
poi mandato 15 anni a combattere per laspedizione alla conquista dell’ Europa voluta da Hitler…il cui comandante
era… - esclamò sospirando
- …il cui
comandante…ero…io… - finì Ed senza riflettere
- ..esatto... – esclamò
Joseph
Ed si avvicinò, quasi
inconsciamente, a Joseph, che rimase immobile dove si trovava. Lo guardò dritto
negli occhi, come se volesse cercarvi la verità…una verità che non riusciva a
credere…
- …ma…non è possibile… -
esclamò - …nessuno…nessuno è sopravvissuto durante quella battaglia… -
- … -
- …erano..erano tutti
morti!...non…nessuno era vivo…nemmeno… -
Si fermò. Il ricordo di
Ivan si fece nitido e si sovrappose a quello che ora tormentava
Ed.
Il ricordo di quel ragazzo
così dolce e onesto, morto ingiustamente per una colpa non sua…si materializzò
all’improvviso.
- ..quel giorno…furono
spezzate molte vite….ma voi non foste l’unico a sopravvivere… - sospirò
Joseph
- … - Ed, ancora una volta
non seppe rispondere
- ..me lo ricordo bene…il
temporale…le urla…e voi…voi che combattevate disperatamente…e tutto…per salvare
lui… -
Ed indietreggiò di qualche
passo
- …voi…voi eravate così
attaccato a lui…che non avete pensato a nient’altro durante tutta quella
battaglia…ho ragione..? -
- …io…io non… - cercò di
dire Ed, ma sentì le mani di Joseph stringergli le braccia e con un leggero
tonfo, spingerle contro il muro.
- …ero lì - continuò Joseph
mostrando qualche segno di tristezza negli occhi-…ero lì che chiedevo aiuto…ferito al
braccio e alla schiena e con una gamba rotta…ero li che pregavo...che qualcuno
mi sentisse…mi venisse a cercare…
- …io …io non sapevo
nemmeno che ci fossero dei sopravvissuti!...se l’avessi saputo…sarei venuto per…
- cominciò il colonnello
- NO! -esclamò il militare – lei era troppo
preoccupato per il sottotenente Heich…era talmente preso da lui…che ha chiuso il
suo cuore ad ogni altra voce che non fosse la sua…
-
- …che cosa stai
dicendo?!....io mi preoccupavo per tutti voi! Per tutti i miei uomini!
-
- …
-
- …non nascondo…che Ivan
per me…in quei 15 anni…è stato come un fratello…sempre gentile e altruista…non
amava combattere…lui..lui è morto per la sua patria! -
- lui era un grande
soldato! È vero! – disse Joseph all’improvviso - …ma egli….era cosi sicuro che
quel giorno sarebbe morto…che l’idea di poter continuare a vivere gli faceva
paura…per questo a scelto di morire nel campo di battaglia ignorando i vostri
ordini! -
- …CHI SEI TU PER DIRE
CERTE COSE?! – urlò Ed quasi spaventato da quelle
parole
- …io ero solo un
soldato…un soldato come tanti…ma ero anche…molto amico del sottotenente Heich… -
- eh?! -
- …quando sono
partito…l’unica cosa che sapevo fare era curare e medicare le ferite…lui mi ha
insegnato a maneggiare le armi…e mi ha fatto imparare molte cose che prima mi
erano ignote… -
- ... -
- …ma ora è morto….e tutto
in vostro nome…colonnello Edward… -
Di nuovo silenzio. Silenzio
che ormai si era fatto pesante. Ogni attimo senza dire nulla equivaleva ad
unulteriore pugnalata al
cuore.
Ed, impaurito, sconcertato,
incredulo…si fece scivolare al suolo, non appena Joseph ebbe mollato la presa
alle sue spalle.
- …fino a poco tempo fa non
sapevo che foste ancora vivo…e facevo parte di un “ordine” segreto comandato dal
Generale Mustang…con lo scopo di trovarealcuni documenti segreti…-
- Mustang?! – esclamò Ed
sorpreso
Ancora una volta,
evidentemente, Roy l’aveva usato come un burattino. In altre circostanze avrebbe
sicuramente reagito male…ma d’altronde, forse, sapeva il motivo per cui il
Generale l’aveva fatto…
Non disse nulla e si limitò
ad ascoltare Joseph.
- …poi…proprio da lui
scoprii che eravate vivo…e assetato di vendetta contro colui che vi aveva
portato via Ivan… -
- …
-
- …e adesso…voi credete di
essere un debole…un assassino, un mostro…forse…in un altro momento l’avrei
pensato anch’io…ma ora…mi rendo conto…che questa è la guerra! -
- …eh…. – sospirò
Ed
- …e che il sacrificio è
indispensabile se si vogliono raggiungere i propri scopi… -
- …uccidere….è sbagliato…
-esclamò
Ed
- ..questa è la guerra… -
- le guerre si possono
risolvere in altri modi…
- …non questa…
-
- …ma ci si può provare! –
disse convinto osservando Joseph
Il militare, sospirò, poi
si girò, voltando le spalle a Ed. prese a camminare verso la
porta.
- …bisognerà aspettare
perché questa guerra finisca…settimane, mesi…anni… - disse
infine
- … - Ed non seppe
rispondere - …perché sei venuto qui?...a dirmi queste cose… -
Joseph non
rispose
- …è forse Mustang che ti
ha mandato qui? Per far cosa? -
Il soldato sorrise
leggermente, un sorriso non allegro, ma comunque
rassicurante
- …questo non posso ancora
rivelarlo…però…penso che lei non sia debole come dice…colonnello… - esclamò
scomparendo dalla porta…
Ed rimase nuovamente
solo.
Ogni giorno, ogni ora che
passava venivano alla luce verità che nemmeno lui era sicuro di poter
comprendere.
Uno dei suoi uomini era
sopravvissuto a quel terribile massacro…aveva scoperto il perché Ivan era morto
in quel modo…aveva scoperto che Roy aveva organizzato un Ordine per contrastare
Hitler…aveva scoperto…che molto probabilmente, anche se si fosse impegnato con
tutto se stesso, nella buona riuscita della missione, forse la guerra sarebbe
durata ancora per molto tempo…
Troppi pensieri, troppi
ricordi echeggiavano sulla sua
testa…sangue…morte….dolore…paura…pentimento…quanto ancora avrebbe dovuto
sopportare?
Stette a terra per parecchi
minuti. Forse anche per un buon quarto d’ora.
Non voleva alzarsi. Era
troppo doloroso. Alzò lo sguardo alla finestra. Da quella posizione poteva
vedere solo il cielo grigio da cui cadevano leggeri fiocchi di
neve.
Sentì freddo, tutto d’un
tratto. Eppure la finestra era chiusa, e la porta
pure.
Cos’era questa sensazione
di gelo, di vuoto dentro di lui?
La resurrezione di sua
madre, l’anima di Al, l’abbandono di Winry, l’odio di Edward, la morte di Ivan,
le paure di Roy, l’uccisione della piccola bambina e… l’incontrare nuovamente un
suo vecchio compagno lo facevano sentire male.
Non era stato un bel
incontro.
Joseph sapeva molte più
cose di quanto non ne sapesse lui.
Era orribile da parte sua,
non ricordarsi di qualcuno che era sempre stato la suo fianco per tutti quegli
anni…ora che ci pensava…non si ricordava di nessuno…al di fuori di
Ivan..
- …maledizione… - sospirò
sbattendo un pugno contro il muro
- …MALEDIZIONEE!!!!! –
urlòincidendo ancora di più la
mano contro le grigie pareti di quella stanza
- ED! -
Il colonnello, ancora
sconvolto, alzò lo guardo: chi era ancora…a disturbare il suo
dolore?
- fratellone che hai fatto!
– aveva esclamato un Al spaventato nel vedere il fratello in quelle
condizioni.
Il pranzo che aveva in
mano, lo appoggiò velocemente sopra uno dei tanti letti. Poi, Il ragazzo si
precipitò di corsa verso Ed, per terra e con la guancia e la mano messe
male.
- fratellone! Cosa cercavi
di fare!ti sei visto il viso?! – esclamò standogli
accanto
- … - Ed non rispose subito
- …non è niente…piuttosto…che..che ci fai qui? -
- …quel
militare…Joseph..l’ho incontrato poco fa…mi ha detto di venire subito al
dormitorio! - esclamò
- …Joseph?... – chiese Ed
sorpreso
- …si! L’abbiamo conosciuto
oggi! Ti ricordi? -
- …si… -
sospirò
- …dai su…lasciati medicare
un attimo quella guancia…altrim.. -
Ma non finì la
frase:
Ed nessun rumore, si
appoggiò delicatamente ad Al, immobile di fianco a
lui.
Appoggiò la testa vicino al
petto del fratello, e con le braccia, lo abbracciò forte. Fortissimo. Come
quella volta.
- ..Ed?- chiese Al
- …sono solo un debole…
-
- …? …ma che dici?... -
- so bene che il sacrificio
è indispensabile per la buona riuscita di questa missione… però… - sospirò Ed
stringendo il fratello ancora di più - …non ci riesco…non riesco ad uccidere con
la calma e freddezza necessarie… -
- …fratellone… - Al non
sapeva cosa dire -…non ti devi preoccupare…non morirà nessuno…io..noi non lo
permetteremo! -
- …sarà impossibile
evitarlo… -
- …ma noi lo eviteremo!
Fosse necessario morire, noi lo eviteremo! -
- … -
- …noi due insieme…come
abbiamo sempre fatto!...e stavolta anche con Edward! – esclamò Al rispondendo
all’abbraccio del fratello
Ed, a questo punto, decise
di finirla…voleva smettere di essere forte, voleva smettere di essere quello che
non era…voleva smettere di essere un falso…
Al, come quella volta,
sentì la sua divisa bagnarsi all’improvviso.
Non osava abbassare lo
sguardo su Ed, ma vedeva distintamente che il blu si stava pian piano intingendo
di rosso…
Pensò che fosse per via
della ferita alla guancia, ma poi…capì…capì tutto…ma non volle
parlare…
Ed, stava
piangendo.
Era una di quelle rare
volte dove il colonnello poteva sfogarsi senza vergogna. Accanto ad una della
persona che più amava…
- …piangi quanto vuoi
Ed…anche tutto il giorno se è necessario… - esclamò
dolcemente
- …se piango rideranno
tutti di me… - sospirò Ed con voce rotta
- …allora non farti vedere…
- sorrise Al
- …piangere è da deboli… -
- … - Al sospirò, senza
dire una parola
- allora...almeno per una volta… - esclamò infine - …sii
debole… -
Ancora molto scosso
dall’incontro con Joseph e dall’uccisione della bambina, il giovane colonnello
continuava a rigirarsi nella brandina, stando attento però, a non svegliare i
suoi compagni di stanza.
I suoi pensieri andavano
alla sua Winry, lontana, a Rizembool, dove lui avrebbe dovuto
essere.
Se solo fosse rimasto con
lei…tutto questo non sarebbe mai successo…e lui, forse, non si sarebbe sentito
così “vuoto”.
E Winry…cosa avrebbe
pensato di lui? Come si sarebbe comportata nel vedere il marito in quello stato?
Cosa avrebbe fatto sapendo che Ed era diventato un assassino? Un soldato
qualsiasi?
Già da quando era entrato
nell’esercito, anni e anni prima, si era ripromesso di non uccidere mai, di
risolvere le situazioni senza dover per forza sacrificare qualcosa…anche se…si
era reso conto di quanto fosse impossibile rispettare quella
promessa.
Ora che ci pensava…quante
promesse aveva dovuto mantenere? Sino ad oggi?
Troppe. Troppe per un uomo solo. Per un alchimista
solo.
Quante persone, alla quale
voleva bene, erano state “ferite” a causa sua?
Winry, Al, Edward, Ivan,
Joseph…e persino Roy…
Ed non si era mia fidato di
quel militare. Di quell’uomo che puntava solo alla gloria e all’onore, di
quell’uomo così spudoratamente ironico e pacato, di quell’uomo…che lo aveva sempre aiutato,
dopotutto…
- …non riesci a dormire
fratello? -chiese all’improvviso
Al con voce flebile alzandosi quel poco che bastava per poter vedere il fratello
da una posizione comoda.
- …no… - esclamò Ed,
tornando all’improvviso con la mente in quel campo di concentramento, e passandosi una mano sugli
occhi
- dovresti invece…domani
sarà una giornata pesantissima… -
- guarda che lo stesso vale
anche per te! – disse seccato
- … -
Ed, grazie a quella poca
luce che entrava dalla piccola finestra senza balcone, potè osservare il volto
di Al farsi cupo per un breve attimo.
- …che c’è? – chiese
preoccupato
- …no…è che…ultimamente ho
la mano che mi prude parecchio… - sospirò
- ? -
- …lascia stare…sono solo
sciocchezze… - sorrise Al
- no che non sono
sciocchezze! Se ti fa male dovresti andare a farti visitare!
-
- …penso che sarebbe
inutile… -
- eh?!
-
- …nulla… - esclamò Al
abbassando gli occhi- forse è
meglio se torniamo a dormire no? Verremo puntiti se ci scoprono…
-
- …Edward…dov’è? – chiese
Ed pensando attentamente a ciò che aveva osato
chiedere
Al, indicò col
dito.
Ad una decina di metri da
loro, si trovavano altri letti, in uno dei quali, era disteso il ragazzo a
pancia in giù e con appoggiato, sul cuscino, il libro di
alchimia.
Aveva il volto contratto e
per nulla rilassato, sfogliava in continuazione quel libro, forse alla ricerca
di qualche formula alchemica.
Era talmente concentrato
che, forse, anche se avessero urlato il suo nome, non l’avrebbe nemmeno
sentito.
Ed mostrò un leggero
sorriso.
- nemmeno lui riesce a
dormire a quanto pare… - esclamò
- …in verità…- confessò Al
– anche se volesse provarci temo che non ci riuscirebbe..
-
- perché?! – chiese Ed
stupito
Il fratello, nuovamente,
pose il proprio ditoindice in
direzione di Edward, ma lo spostò leggermente in basso, verso colui che si
trovava nel letto sotto a quello del giovane.
Era un omone grosso,
dall’aria minacciosa anche quando dormiva, e russando, faceva un rumore
insopportabile.
- …capisco… - sospirò
Ed
- ha pensato che fosse
meglio studiare piuttosto che starsene a letto senza far niente…-
I due fratelli si
guardarono con sguardo malizioso.
Poi, entrambi, sorrisero di
gusto.
Al, notò subito gli occhi
di Ed, accendersi nuovamente, non appena si parlava del figlio. Era una cosa che
lo faceva star bene, che lo rilassava, sapendo che in tutta la sua vita aveva
fatto qualcosa di buono…
- …chissà se…se è ancora
arrabbiato con me…- sospirò il colonnello ributtandosi nel
letto
- … - Al non
rispose
Il silenzio invase la
stanza. Si sentivano solo gli incessanti movimenti dei soldati, che si
rigiravano nel letto, senza alcuna preoccupazione.
- …ma che dico… - sorrise
Ed - …la verità è che ce l’ha con me da quando sono arrivato… -
- fratellone…
-
- forse…forse se non fossi
tornato…lui ora sarebbe più felice… -
Al, che in quegli anni
aveva cresciuto Edward come se fosse stato figlio suo, si sentiva quasi in
colpa. In colpa per essere stato al posto di Ed, per tutto quel
tempo.
Certo, era stato il
fratello a chiederglielo, prima di partire, però si sentiva comunque male al
solo pensiero che Edward potesse considerarlo un “padre” molto più di
Ed.
- secondo me… - sospirò
infine giocherellando con la stoffa, ormai rotta, del cuscino - …secondo me non
è arrabbiato con te per quello… -
- ..ah no? – esclamò Ed con
tono quasi ironico
- lui…si è arrabbiato…
-continuò Al - …perché suo padre
non gli dice mai nulla di ciò che lo riguarda! -
- … -
Ed rimase immobile e
attonito ad ascoltare quelle parole, che nella sua testa risuonavano come una
verità che non pensava potesse esistere.
- …se non gli dico nulla è
solo perché devo proteggerlo… - disse infine
- è proprio questo che lo
fa star male… - esclamò Al
ribettendo
- è ancora un ragazzino…
-
- …anche tu, per certi
versi… -
Ed, si alzò bruscamente dal
letto, e si voltò verso Al, il quale lo stava osservando molto
seriamente.
- che vorresti dire? -
chiese
- …nulla…solo…che siete
molto simili…tutto qui… - sospirò Al
- … - Ed non seppe più cosa
rispondere- …io non sono un
ragazzino… - disse infine, portando le coperte sopra la propria testa , facendo
finta di tornare a dormire.
Al, quasi rassegnato,
decise di fare altrettanto, ma non prima di aver dato un ultima occhiata a
Edward, a quel bambino che lui stesso aveva cresciuto, quel bambino che in
tenera età, l’aveva chiamato “papà” più volte, quel bambino a cui teneva più
della sua stessa vita.
Intanto, “quel bambino”,
era ancora intento a studiare.
Sebbene avesse sentito in
parte, i discorsi dei due fratelli, la cosa non toccava minimamente, anzi, in
quel momento non gli interessava proprio: non aveva la minima intenzione di
pensare a chi dei due voleva più bene, a chi dei due poteva considerare
“padre”.
La cosa che ora lo
tormentava, strappandogli ore di sonno che l’avrebbero sicuramente riposato, era
risolvere “quell’indovinello” sul cerchio alchemico riscoperto di
recente.
Cercava e ricercava tra le
bianche pagine qualcosa che potesse aiutarlo a venirne a
capo.
Inoltre, una cosa che
rendeva ancora più strano quel cerchio, era il modo in cui era
disegnato:
nei quattro angoli, di un
cerchio immaginario, si trovavano quattro figure che avevano tutta l’aria di
essere uomini, essere umani stilizzati.
Riusciva a capirlo dalla
forma che avevano.
- però è strano… - pensava
- …com’è possibile disegnare questo cerchio…se non c’è nemmeno il cerchio?!
-
In effetti, l’unico indizio
che gli aveva fatto capire che quello doveva essere un cerchio, era la posizione
delle figure, ma anche in quel caso, i conti non tornavano: come si poteva
disegnare quelle figure così complicate anche essendo stilizzate, in caso di
emergenza?
- …ci deve essere
senz’altro un modo per ricrearlo sul suolo…magari con un metodo speciale… -
borbottava senza svegliare nessuno
In quel mentre, mentre
cercava altre soluzioni, sentì, da fuori dei passi, passi che provenivano dal
corridoio esterno.
- ..dev’essere al guardia
accidenti! – esclamò nascondendo il libro sotto il cuscino e buttandosi sotto le
coperte- se scopre che ero sveglio
mi uccide… - pensò
Aspettò qualche minuto. La
guardia aveva leggermente aperto la porta per controllare che tutti dormissero,
poi,così come era arrivata, se ne andò portandosi dietro la paura diEdward di essere
scoperto.
La mattina seguente, si
svolse in modo abbastanza veloce.
I soldati, appena
svegliati, erano stati condotti all’esterno per alcuni esercizi fisici tra i
quali corsa e tiro al bersaglio.
Ed notò come Edward e Al si
impegnassero al massimo, soprattutto quando dovevano usare la pistola, oggetto
che nessuno dei due aveva mia usato.
Dal canto suo il
colonnello, cercava, senza dare nell’occhio, di aiutare il figlio e il fratello,
insegnandogli a come impugnare l’arma e come centrare il
bersaglio.
Il vero problema, era che
Bürk assisteva ad ogni loro attività e ormai, era diventato quasi impossibile
per Ed, nascondersi in modo che il generale non lo potesse
vedere.
Al, che lo sapeva bene,
cercava di “coprirlo” con ogni mezzo, mentre Edward, indifferente alla
situazione e ancora arrabbiato con Ed, continuava a fare il suo lavoro senza
interessarsi del resto.
Le cose tra i due non
migliorarono nemmeno a pranzo.
Quando entrambi si
sedettero ai propri posti con in mano il vassoio che conteneva il piatto con la
zuppa, Al li incitò a sedersi vicini, uno a fianco dell’altro mentre lui si
sarebbe messo di fronte la loro.
Ed evidentemente ci sperava
molto, ma Edward rispose con un secco “non ne ho voglia” e si sistemò più
lontano che potè.
L’animo del colonnello,
venne ulteriormente scosso quando, mentre tutti si stavano alzando per andare
altrove, si trovo di fronte Joseph, sorpreso quanto
Ed.
I due erano rimasti
immobili ad osservarsi per tutto il tempo incuriosendo i passanti, compresi Al e
Edward.
- …buongiorno…Edward… -
salutò Joseph con sguardo penetrante
- …eh…ecco… - cercò di dire
Ed senza guardarlo
- fratello che ti prende?!
– esclamò Al accorrendo in suo aiuto
- … - Ed non rispose -
…b..buongiorno Joseph… - esclamò continuando il suo cammino, e passandogli
accanto senza guardarlo.
“ i militari si presentino nella piazza centrale per un
esercitazionenessuno escluso!”
Quel suono penetrante
rimbombò nuovamente nei corridoi, nelle salette e nelle stanze dei
soldati.
- …di nuovo?! – esclamò
Edward indignato – non ci siamo esercitati abbastanza per oggi?!-
- evidentemente ci vogliono
pronti… - sospirò Al
- e per cosa?! – chiese
Edward indossando la sua divisa blu
- …non ne ho idea… -
confessò lo zio
- io penso che non sia un
esercitazione… - disse Ed pensieroso
- …spiegati meglio! –
esordì Al
- …secondo me
l’esercitazione è solo un pretesto per spingere i militari ad uscire…vorranno
farci fare qualcosa…qualcosa che per ora ci tengono segreto…
-
- mah…secondo me hai visto
troppe guerre tu… - esclamò Edward stizzito
Ed, a quelle parole abbassò
lo sguardo tristemente
- EDWARD! – intervenne Al –
non parlare così a tuo padre! -
- tsk! – sogghignò il
giovane raggiungendo gli altri nel corridoio
- EDWARD TORNA QUI! –
esclamò Al facendo per andargli incontro, ma Ed lo bloccò, prendendolo per la
camicia
- …lascia stare… -
- ma fratello!
-
- …forse…forse ha ragione…
- esclamò sorridendo lievemente
- … - Al non disse
nulla
Ed, si sistemò l’uniforme,
preparando la pistola con tanto di pallottole.
- andiamo anche noi dai… -
sospirò
- …si…
-
E uscirono lasciando dietro
di loro altri compagni intenti ancora a cambiarsi.
Ben presto, tutti si
trovarono nella grande piazza centrale, circondata dall’edificio che comprendeva
tutto il campo, circondato a sua volta da enormi mura con sopra decine e decine
di matasse che contenevano filo spinato.
Era molto freddo, non
nevicava molto, ma leggeri fiocchi cadevano da un cielo
plumbeo.
Da quando erano arrivati
laggiù, i tre Elric non avevano ancora visto il sole illuminare quei
luoghi…
Poi, entrò in scena Bürk,
con sguardo fiero e penetrante, ordinò agli uomini di ordinarsi in file da
dieci, e di mettersi davanti a lui.
- Edward! Al!- aveva esclamato Ed dopo quell’ordine -
…disponetevi alternati! Non state vicini! -
- perché? – chiese Al
allontanandosi da un Edward un po’ confuso
- …ho già avuto esperienze
simili…ora scommetto che Bürk chiamerà tutti i numeri dispari delle file… -
- come fai a saperlo?! –
esclamò Edward
- …- Ed si soffermò a guardare un attimo il
figlio - …perché Bürk ama fare questi giochetti… -
- giochetti?! -
-…sta a guardare… - concluse Ed girandosi di colpo,
accorgendosi che il generale, da lontano, stava osservando da quella parte
..
Passarono diversi minuti, e
Bürk non si era ancora deciso a parlare. Anzi, osservava costantemente, uno per
uno, tutti i soldati, quasi intimoriti da simile
gesto.
Ed, più che intimorito,
sembrava scocciato: ad ogni occhiata del generale, era costretto a “chiudersi”
all’interno della propria divisa, o a nascondersi dietro la schiena del compagno
vicino a lui,cercando di non dare nell’occhio…
Ad un certo punto,
finalmente Bürk si decise:
- grazie a tutti voi per
essere venuti! – esclamò in modo esaltato – oggi è un grande giorno per tutti
voi! -
I militari rimasero ad
ascoltarlo, quasi incantati da tali parole
- ..oggi ci sarà un
esercitazione un po’ speciale…non si tratterà dei soliti esercizi con la
pistola! – continuò – ma alcuni di voi avranno l’onore difare una prova….come dire…pratica! –
esclamò sorridendo malignamente
Tutti si guardarono
stupiti.
Lo stesso fecero Edward e
Al , inconsapevoli di ciò che avrebbero dovuto
fare.
Ed, invece sembrava
tranquillo, troppo tranquillo. Dal suo sguardo, si percepiva perfettamente che
aveva capito di cosa si trattava.
Poi, il generale con uno
dei suoi cenni, fece aprire a dei soldati che si trovavano di fianco a lui, un
enorme portone di legno.
Ciò che vi uscì, o meglio
coloro che vi uscirono, non erano altro che una trentina di uomini e donne,
vestiti solo di stracci, scalzi e scarni che a malapena riuscivano a
reggersiin
piedi.
I soldati rimasero
immobili, alcuni ridacchiavano allegramente, altri sembravano quasi impauriti da
tale vista.
Ed si fece più serio che
mai, Al non credeva ai propri occhi mentre Edward era improvvisamente diventato
pallido e cominciò a provare un brivido lungo la
schiena.
- posizionateli davanti al muro
dell’edificio Nord! – ordinò Bürk
I soldati
eseguirono
- quanto a voi… - esclamò
rivolto agli altri- i numeri
dispari facciano tra passi avanti! -
Si contarono i fretta e
furia. I numeri dispari fecero come gli era stato ordinato e si collocarono più
avanti.
Essendoci buchi nelle file,
i tre Elric poterono parlarsi
- questo intendevi con
“giochetti” ?! – esclamò Al rivolto a Ed
- … - lui non
rispose
- come facevi a sapere che
avrebbe chiamato proprio i numeri dispari?! – chiese Edward
- …durante la
spedizione…ogni tanto veniva a “farmi visita”…- esclamò Ed-...in genere a lui piacciono le
esecuzioni di massa… -
- e le chiami esecuzione di
massa?! Queste sono carneficine vere e proprie! -
- sta calmo Edward!- esordì Al mettendogli una mano sulla
spalla
- come faccio a stare
calmo!?! Come puoi essere impassibile di fronte a questo?! – esclamò Edward
rivolto al padre
- …faresti meglio a
controllare che non ci sia il tuo amico tra loro…piuttosto che arrabbiarti con
me… - esclamò secco il colonnello
- …
-
Il ragazzo non ci pensò due
volte, si voltò ad osservare il luogo in cui erano stati portati i
prigionieri.
Li scrutò uno per uno, col
cuore in gola peri l timore che Lucas potesse essere tra quegli
sfortunati.
Li osservò attentamente
sentendo i battiti del suo cuore in corsa. Non notò nessuno di familiare. Ma non
sapeva se essere felice o no.
Lucas non c’era, e questo
gli importava più di ogni altra cosa, ma il pensiero di quelle persone lo
rendeva incapace di gioire.
Non sapeva nemmeno se Lucas
fosse davvero ancora vivo…
Una volta posizionati i
prigionieri, i militari tornarono al proprio posto ad ordine di
Bürk.
I numeri dispari, che il
generale aveva chiamato, a cui in seguito venne ordinato di tirare fuori la
pistola , avanzarono verso quelle persone.
Edward assisteva, impotente
a quella scena.
Al, invece, evitò di
guardare oltre. Non voleva osservare altre persona morire ingiustamente. Non
voleva.
Poi, rivolse il suo sguardo
a Ed.
Il colonnello a prima vista
sembrava impassibile di fronte a quello scempio ma Al sapeva bene che non era
così. Nessuno di loro doveva dare nell’occhio, e il disperarsi, sicuramente
avrebbe fatto saltare la loro copertura.
Poteva capire benissimo Ed
in quel momento.
Non era passato nemmeno un
giorno, dal terribile atto commesso dal fratello, atto per la quale aveva
versato molte lacrime, aggrappato alle sue braccia, come per cercare aiuto,
protezione.
Doveva essere difficile,
ora, per lui, restare immobile senza fare nulla.
Intanto, i militari erano
di fronte ai prigionieri, con le pistole puntate alle loro
teste.
Tutti quegli uomini, tre
donne e anziani, erano lì, consapevoli e pronti, pronti alla sentenza che quel
mondo crudele stava per infliggergli.
Bürk, alzò il braccio. I
soldati si misero in posizione. I prigionieri pregavano in silenzio.
Il generale, abbassò il suo
arti di qualche centimetro. I soldati caricarono le pistole. L’atmosfera si fece
pesante. Gli occhi di Edward erano come ipnotizzati. Non riusciva a distogliere
lo sguardo, benché lo volesse con tutto se stesso.
Poi…
Un
gesto…
Degli
spari…
Delle
urla…
E Tutto
finì.
Il tempo si era fermato
all’improvviso. Come se si fosse bloccato per assistere a ciò che avvenne, e a
ciò che sarebbe avvenuto sempre.
Erano passati solo pochi
attimi, ma per alcune persone furono momenti che duravano in
eterno.
Dal cielo, la neve lasciò
il posto alla pioggia. Fitta pioggia che cadeva da un cielo nero come l’oblio.
L’oblio in cui i tre Elric erano entrati.
L’acqua andò a bagnare i
vestiti, i volti…i corpi di coloro che non c’erano
più.
il sangue fresco, che
grondava ancora dai corpi di tutte quelle persone, andò a mischiarsi con la
pioggia, formando un lago rosso.
I militari, riposero la
pistola e tornarono ai propri posti. Non sembravano turbati, solo
confusi.
Una volta che si furono
sistemati, si misero ad osservare il loro generale in attesa di altri ordini,
mentre la pioggia continuava a cadere.
Bürk sembrava soddisfatto.
Con un cenno, fece congedare i soldati, e sparì inghiottito dalle tenebre del
grande edificio.
SBAM!!!!!
Il tonfo di una sedia
sbattuta a terra, echeggiò per tutta la stanza da letto, dove i militari si
stavano riposando.
Era sera, fuori pioveva
ancora. Dalla piccola finestrella entrava la luce di una luna spenta e
scolorita.
Edward, arrabbiato,
confuso, impaurito e forse troppo consapevole, si era brutalmente appoggiato al
muro grigio, mentre Ed e Al erano seduti ai piedi del letto di quest’ultimo, che
sembrava molto provato e stanco.
- cerca di calmarti per
favore…stai attirando l’attenzione… - sospirò Ed, vedendo che i soldati erano
piuttosto incuriositi dal comportamento del
ragazzo.
Edward lo fulminò con lo
sguardo
- non rompere! – esclamò
seccato
- e tu non rispondere a tuo
padre in questo modo Edward! – intervenne Al
- … -
Edward prese a camminare
per tutta la stanza. Era agitato. Agitato per ciò che era successo, davanti ai
suoi occhi, senza poter fare nulla per impedirlo, senza dire no…almeno una
volta…era agitato senza saperne la ragione esatta.
Lucas non era tra quelle
persone. Ed era l’unica cosa che gli importava…almeno così aveva
creduto.
Lui non conosceva affatto
quelle persone, e non avrebbe dovuto interessarsi affatto della loro fine.
Ma il vedere tanti volti
che chiedevano solo pietà lo rendevano impotente e infelice ma soprattutto…gli
faceva provare una paura che non aveva mia provato
prima.
- Edward! Siediti! –
esclamò di nuovo Ed
Il ragazzo lo osservò di
nuovo, osservò il suo volto tranquillo e rilassato. E gli venne una grande
rabbia, che proveniva da dentro, dal suo cuore.
- tu… - esclamò
avvicinandosi al padre-…come puoi
essere così indifferente?! -
- Edward! – disse Al
alzandosi dal letto – stai esagerando! -
Il ragazzo ingnorò
l’intervento dello zio
- RISPONDI! – urlò
Ed lo fissò per un attimo,
poi riabbassò lo sguardo a terra
- non dovresti
sorprenderti…per così poco… - sospirò Ed
Edward si bloccò
all’istante.
- durante una guerra,
assistere ad episodi come questo, è all’ordine del giorno…non lo sapevi?- esclamò sorridendo
lievemente.
Sorriso che faceva
infuriare Edward sempre di più
- beh… -continuò Ed - …non mi sorprende che tu
non lo sappia… -
- cosa vuoi dire?! -
- …tu in guerra non ci sei
mai stato…- esclamò Ed
Questo era davvero troppo
per il ragazzo. Come si permetteva di parlargli così? Cosa ne sapeva lui, di
quello che passava Edward?
Senza pensarci due volte,
assalì bruscamente il padre, prendendolo per il colletto della
divisa.
- CON CHI CREDI DI
PARLARE?! -urlò
infuriato
- …con mio figlio…credo… -
sorrise ironico Ed
- tsk!- Edward strinse più forte la presa –
non prendermi in giro! -
- non l’ho mai fatto… -
esclamò Ed
- …
-
- …hai paura…Edward? –
chiese Ed dopo qualche attimo senza parole
- eh?! -
- ripeto…hai paura?- disse il colonnello con sguardo
penetrante
Edward non sapeva cosa
rispondere – c..certo che no! – esclamò
Ed appoggiò una mano sul
petto del ragazzo,come per sentirne i battiti del cuore, ancora pieno di
tormenti.
- allora perché tremi? –
chiese infine
- io…io non sto tremando! –
esclamò il giovane
- …questo…non è ciò che
pensa il tuo cuore… -
- cosa?! -
Ed, col suo sguardo
ipnotizzò Edward, immobile di fronte a lui, con le mani, che ancora tenevano
stretto il colletto del padre.
- hai per caso paura…che
lui sia morto? -
- … - Edward non
rispose
-…che tutta la strada fatta
fino ad ora sia stata vana? –
- …io…io non… - disse il
ragazzo cominciando a tremare
- se per caso fosse
morto…tu torneresti indietro senza salvare nessuno? -
Edward sembrò cadere in un
buco nero.
Con quelle parole sulle
spalle non riusciva più a risalire da quel baratro.
Cosa avrebbe fatto se per
caso Lucas non fosse
sopravvissuto?
Era da molte settimane
ormai che il suo migliore amico era Stato catturato dai tedeschi, e le
possibilità che fosse ancora vivo erano davvero poche…eppure…non aveva mai perso
la speranza di rivederlo…di poterlo riabbracciare.
Ora suo padre lo poneva di
fronte ad un bivio: Lucas…o tutte quelle migliaia di Ebrei, che rischiavano di
morire ogni giorno?
Allentò la presa da Ed,
fino a mollarlo del tutto. Era spaventato, davvero
spaventato.
- Edward! Ed! ora basta! –
esclamò Al furibondo con entrambi
- … - Edward non disse
nulla
- …gli ho solo detto ciò
che pensavo… - esclamò Ed come se nulla fosse
successo
Il ragazzo, ancora
tramortito da quelle parole,si avvicinò al proprio letto, si sedette, e si
distese. Era stanco, molto stanco.
Ed sospirò, poi si alzò da
dove era seduto, e andò ai miseri servizi di cui disponeva la
stanza.
Al, invece, ancora
arrabbiato, si avvicinò al letto di Edward, delicatamente, lo coprì con la
coperta.
Il giovane emise un suono
debole e delicato, che Al interpretò come un
“grazie”.
Lo zio sorrise lievemente,
si alzò.
Poi, si accorse che molti
suoi compagni stavano osservando la scena, incuriositi e
stupiti.
- beh?! Che avete da
guardare? – esclamò stizzito
Tutti si voltarono e
cominciarono a fare altro, forse intimoriti dallo sguardo provocatorio di
Al.
Sera, ore
24.00
tutti stavano dormendo
tranquillamente.
Non si sentiva nessun
rumore, era tutto calmo e pacifico.
La pioggia di poche ore
prima aveva lasciato il posto ad un cielo stellato, così luminoso da sembrare
quasi giorno.
Tra i tanti letti che vi
erano in quella stanza, uno solo era vuoto:
Edward, si stava preparando
con molta cautela, la propria pistola e cominciava a sistemarsi al meglio la sua
divisa blu, che con la notte, sembrava quasi nera.
Cercò di fare meno rumore
possibile.
Si mise delicatamente i
guanti dello zio, regalati settimane prima e cominciò ad allacciarsi le
scarpe.
Fatto ciò, prese il suo
libro di Alchimia, così piccolo e leggero, che poteva stargli comodamente
dappertutto. Sorrise lievemente, poi se lo mise in una delle tasche dei
pantaloni.
Avanzò piano, sorpassando
la trentina di letti a castello che
lo dividevano dalla porta.
Passò accanto a quello di
Al, che dormiva profondamente, per poi raggiungere quello di Ed, quello di suo
padre.
Lì si fermò.
Osservò il volto contratto
del padre, così piacevolmente addormentato, come se non avesse nessuna
preoccupazione.
Si avvicinò leggermente
all’orecchio del genitore.
- …io non ho paura…- sussurrò
piano
Poi, riprese il cammino.
Arrivò alla porta, la aprì leggermente.
Guardò un ultima volta
quella stanza, i suoi perenti. Sospirò. Poi uscì, avvolto dal buoi di quella
notte.
Passarono ben cinque minuti
abbondanti
…
…
…
…
…
…Al…sei sveglio vero?
Alphonse, si alzò di scatto
dal letto.
Vi era il silenzio più
totale. Si guardò in torno. Cercò con lo sguardo il letto di Edward. Lo trovò.
Ma lo trovò vuoto.
- ma che diavolo… -
cominciò a dire
- non c’è tempo Al!-
Si girò, vide Ed che, in
fretta e furia cominciava furiosamente a cercare la propria pistola senza far
rumore.
- Ed! dov’è andato Edward?!
– esclamò Al alzandosi e vestendosi
- temo..temo di aver
esagerato con le parole oggi! – confessò Ed mettendosi la
giacca
- è andato via perché era
arrabbiato? – chiese Al non molto sorpreso
- è andato via perché io
l’ho spronato a farlo! -
-…cosa?! Ed!- esclamò Indignato
Al
- volevo solo che si
preparasse psicologicamente…ma forse ho davvero esagerato…dai andiamo!
-
Al, raccolte le ultime
cose, si precipitò fuori dal dormitorio con Ed.
I due, una volta allontanatisi dal
corridoio principale, cominciarono a correre più
velocemente.
- tutta quella scenata di
oggi…era una farsa? – chiese Al correndo
- più o meno… -
- dove pensi sia andato
ora? -
- …
-
- fretello!
-
- …dobbiamo
sbrigarci…altrimenti i suoi sforzi saranno stati vani… -
- ? – Al era confuso – che
vuoi dire? -
Ed si fermò all’istante. Si
voltò verso il fratello.
- Edward starà senz’altro
andando a cercare il suo amico…-
- dobbiamo fermarlo
accidenti! Potrebbero scoprirlo! – esclamò Al
- …no!- sorrise Ed – non se attireremo su di
noi l’occhio del nemico! -
- …hai un piano? – chiese
Al facendo serio come non mai
- per ora no…però
noi…potremmo… -
Non finì in tempo la frase,
che si ricordò di alcune parole, che Winry gli aveva detto prima di partire per
quel viaggio:
…proteggi Edward…te stesso….ma proteggi anche
Al!
tuo fratello ne ha bisogno quanto nostro figlio!...forse
di più!
- anzi…tu potresti…- ricominciò preoccupato, osservando
Al- andare a cercare i prigionieri
e metterli al sicuro! -
- cosa?! E tu che farai? –
chiese Al insospettito
- io…andrò a cercare quei
documenti… -
- da solo?! Ed! è
pericoloso!-
- ma figurati! Che vuoi che
sia! -
- io vengo con te! – esordì
Al
- no Al! Non mi occorre
nessun aiuto! -
- ma fratello!
-
- obbedisci Al!- esclamò Ed con ardore, facendo quasi
spaventare Al
- …fratello…
-
- vedrai che non mi accadrà
nulla! Ora vai! -
Al abbassò lo sguardo, poi,
dopo qualche attimo, sorrise lievemente.
- conto che tu torni sano e
salvo! Altrimenti sappi che non ti perdonerò! – disse
infine
- lo stesso vale per
te…fratellino… - sorrise Ed
Si guardarono nuovamente,
con più ardore e coraggio di prima. Si voltarono uno da una parte e l’altro
dall’altra.
Al si mise a correre senza
guardare indietro, Ed fece altrettanto.
Entrambi avevano paura di
non potersi più rivedere, avevano paura di non sopravvivere…forse, quel giorno
si sarebbe concluso tutto, il loro viaggio sarebbe terminato…sia che ne fossero
usciti vincitori…o perdenti.
In quella notte così
tremendamente fredda e buia, Ed correva.
Correva velocemente, ma
allo stesso tempo fremeva dalla voglia di fermarsi, di tornare indietro. Non se
ne spiegava il motivo, era come se avesse paura, paura di qualcosa…o forse di
qualcuno.
Era ormai passato un buon
quarto d’ora, e per tutto quel tempo non aveva fatto altro che andare su e giù
per icentinaia di corridoi di
quell’enorme edificio.
Anche se velocemente, si
muoveva con una cautela impeccabile, degna di un vero soldato, osservando ogni
minimo dettaglio, ogni piccolo oggetto che c’eradovunque
andasse.
Era buio, il che rendeva
difficile muoversi, ma contemporaneamente l’oscurità serviva da protezione: lui
non poteva vedere nessuno, nessuno poteva vedere
lui.
Con questo minimo vantaggio
sulle spalle, continuava la sua strada.
Fino ad ora non aveva,
stranamente, incontrato nessuna guardia, ed era abbastanza preoccupato al
riguardo, e continuava a prestare la benché minima attenzione, per paura di
qualche attacco a sorpresa.
Dopo altri dieci minuti
pieni di tensione, il giovane colonnello arrivò, o perlomeno credette di
arrivare, ai cosiddetti “piani alti” del campo.
Ovvero dove risiedevano le
più alte cariche dell’esercito.
La differenza era
sostanziale: la puzza di marcio che riempiva i corridoiantistanti i dormitori, era
completamente svanita, appoggiate agli spessi muri, vi erano delle colonne di
pietra molto imponenti e, ogni tanto, appese alla parete, c’erano delle piccole
candele per l’illuminazione.
La luce e il calore che
emanavano, anche trovandosi a molti metri da esse, riscaldavano il volto di
Ed.
L’unico problema, era che
ora poteva essere visto senza problemi..
Decise quindi di avanzare
nascondendosi dietro le grandi colonne che adornavano l’intero
percorso.
Sempre con molta cautela,
cominciò a muoversi andando da una colonna all’altra, stando ben attento che
nessuna delle porte, che ogni tanto sbucavano dal muro, si
aprisse.
- mmm..direi che la
via…sembra libera… - sospirò osservando il percorso davanti a lui - ..ora è
meglio muoversi in fretta… -
E con un abile balzo si
mise a correre velocemente lungo il corridoio, non avendo però, nessuna idea di
dove andare, non essendoci piantine dell’edificio o
indicazioni.
Ad un certo punto, mentre
il colonnello continuava a correre, una delle tante porte si aprì
all’improvviso, cogliendo di sorpresa Ed, il quale senza nemmeno pensarci si
mise dietro la prima colonna che trovò.
- acc! Per un pelo!- sospirò col
fiatone
Dalla porta, era uscito un
uomo, o per meglio dire un soldato, che Ed ricordò di aver visto il giorno prima
durante l‘esecuzione del gruppo di Ebrei.
A giudicare dai numerosi
titoli onorifici che portava sul petto si poteva dedurre che quell’uomo fosse un
colonnello, proprio come lui.
L’uomo restò immobile
davanti alla porta come in attesa di qualcosa mentre Ed, nascosto dietro la
colonna, tratteneva il respiro per non farsi
sentire.
Dopo cinque minuti
abbondanti di tensione, l’uomo si
sentì chiamare da un sottoposto, che nel frattempo era
arrivato.
- prima mi svegliate di
fretta e furia…e poi mi fate pure aspettare..? – esclamò il colonnello
sarcastico
- sono desolato colonnello,
però il Generale di Brigata Bürk voleva vederla e quindi…
-
- si si lasciamo
perdere…cosa vuole da me il Generale? -
- ha detto che ci sono dei
problemi…e che vorrebbe parlarne con lei… -
- …senza di me il Generale
non sarebbe nulla….vebbè…portami da lui…così dopo posso tornare a dormire… -
sospirò l’uomo
- signorsì colonnello! –
esclamò il soldato alzando rispettoso la mano destra, accompagnando poi, il
colonnello lungo il percorso.
Ed, rimase immobile ancora
qualche istante
- …potrei seguirli… -
pensò- mi porteranno da lui… -
E cominciò a muoversi
nuovamente, stando attento che colonnello e sottoposto non si accorgessero della
sua presenza.
Continuò a seguirli per
dieci minuti abbondanti, rischiando di essere scoperto più volte dal colonnello,
il cui sguardo penetrante, sembrava attraversare persino i muri
massicci.
Infine, tutti e tre
arrivarono a destinazione.
Il soldato, fece fermare il
colonnello davanti ad una porta di legno, l’uomo, dopo averla osservata a lungo,
decise di bussare.
Sentì una voce rimbombare
da dietro la porta che lo invitava ad entrare.
La porta si spalancò e, con
enorme sorpresa di Ed, ne uscì Bürk in tenuta
militare.
- colonnello Shindler!- esclamò il Generale sorridendo
lievemente
- Generale… - salutò
rispettoso Shindler
I due restarono a guardarsi
per diversi attimi, poi Bürk convinse il colonnello ad entrare, insieme
all’altro militare, lasciando che la porta, si chiudesse dietro le loro
spalle.
Ed, in quel mentre, potè
uscire dal suo nascondiglio.
Si avvicinò cauto alla
porta e, dato che era leggermente socchiusa, ebbe una leggera visione di ciò che
i due militari si dicevano.
- per quale motivo mi ha
chiamato qui…Generale? – aveva esclamato Shindler
- com’è andato il lavoro
alle miniere di questo pomeriggio?- lo interruppe Bürk
- non male…ma ne abbiamo
persi dieci… -
- capisco…ma non
temere…presto ne arriveranno altri…il prossimo carico dovrebbe arrivare a
giorni…non appena il campo si sarà svuotato…-
- quanti ne sono rimasti
qui? – chiese Shindler
- un centinaio…non di più…
-
Ed intanto ascoltava
impietrito quel discorso.
Miniere? Carico? Di cosa
stavano parlando quei pazzi?!
Una cosa era assolutamente
certa: doveva sbrigarsi a compiere questa missione, altrimenti, se avesse
esitato, forse avrebbe perso l’unica occasione per vendicare Ivan e salvare
quella povera gente…
- dobbiamo farli fuori
prima che arrivino gli altri! – esclamò all’improvviso il
colonnello
- non c’è fretta Shindler…
- sospirò il Generale
- ma… -
- proprio tre ora fa ho
spedito un centinaio di uomini nelle campagne, a prelevare alcuni Ebrei che
risultavano nascosti da quelle parti… - continuò Bürk- quindi bisogna essere cauti…almeno…per
ora… -
- Ecco perchè non c’era
nessuno di guardia in giro… - sospirò Ed ascoltando con l’orecchio
teso
- senza contare che i
documenti che Hitler mi ha dato c’era espressamente scritto di attendere i suoi
ordini… -
- …capisco… - esclamò il
colonnello – ora però…se volete scusarmi…dovrei tornare alla mia stanza… -
- …?...certo! certo!è molto
tardi… - sorrise Bürk – la accompagno colonnello! -
- non si disturbi Generale…
-
- insisto! Così parliamo un
po’ di affari! – esclamò il Generale aprendo la
porta.
Ed, si era nuovamente
nascosto dietro la colonna, ma lo fece in maniera un po’ brusca, tanto da urtare
la porta che cigolò pericolosamente.
- accidenti! – pensò
Ed
- mh? – il colonnello si
voltò in direzione della colonna dietro la quale vi era nascosto
Ed
- cosa avete colonnello? –
chiese il Generale
- mi…mi è parso di sentire
qualcosa… -
Ed si sentì sprofondare e
si toccò il braccio destro, pronto a saltare fuori in caso di
bisogno.
- suvvia colonnello! Non
c’è nessuno! Dev’essere stanco… -
- …si…può essere… - sospirò
Shindler voltandosi e proseguendo il cammino.
Ed si trovò solo.
Finalmente solo.
Uscì dal suo nascondiglio
con il cuore ancora palpitante per paura che lo
scoprissero.
Poi si calmò. Anche se
l’avessero scoperto, pensava, avrebbe potuto uccidere entrambi con quella lama
che tempo addietro l’aveva salvato in molte battaglie…ma che aveva ucciso
tantissime persone.
Uccidendoli avrebbe
certamente guadagnato tempo prezioso.
Ma siccome Shindler in fin
dei conti obbediva solo a Bürk, è che solo quest’ultimo sapeva dov’erano i
documenti che stava cercando, quell’idea gli era subito passata di
mente.
Si alzò in piedi e si
strofinò la divisa sporca di polvere, poi posò il suo sguardo sulla serratura
della porta. Era chiusa a chiave e con l’alchimia sarebbe stato un gioco da
ragazzi scassinarla.
Un battito di mani non
troppo forte, un tocco alla porta, una luce blu accecante, e la porta si
aprì.
- facile come bere un
bicchier d’acqua… - rise Ed spalancando la porta ed entrando nella
stanza.
Osservando gli enormi
scaffali pieni zeppi di fogli, cartine geografiche e di libri, camminando sopra
quei lussuosi tappeti che ricoprivano il pavimento, odorando il profumo di
quelle poltrone così finemente decorate, Ed si rese conto che trovare dei
documenti li dentro, non sarebbe stata un impresa
facile.
- allora… - cominciò
Ed- calcolando che perarrivare sino a qui ci sono voluti dieci
minuti…e contando anche i minuti che ci vogliono per tornare…ho esattamente
venti minuti prima che arrivi Bürk… - sospirò
Cominciò a rovistare tra
gli scaffali prendendo, uno dopo l’altro, tutti i libri che trovava,
sfogliandoli per vedere se dentro di essi vi era nascosto
qualcosa.
Nei cinque minuti che
passarono, senza alcun risultato, Ed cominciò ad agitarsi, al solo pensiero che
il Generale potesse tornare prima del previsto.
Decise di rivoltare la
stanza da cima a fondo, e si mise ad aprire cassetti e armadi nel tentativo di
trovare qualcosa.
- …maledizione! Dove li
avrà messi?! – esclamò arrabbiato mentre buttava a terra l’ennesimo libro
inutile.
- devo sbrigarmi!
Altrimenti… -
Nel
frattempo…
- anf! Anf! Anf! … -
sospirava Al correndo a più non posso lungo i corridoi della zona Nord
dell’edificio.
Il più giovane dei due
fratelli, era esattamente dalla parte opposta a dove si trovava Ed e, anche lui,
fino a quel momento non aveva trovato nessuno ostacolo durante la sua
corsa.
Non sapeva in che direzione
andare, era buio e non c’erano candele ad illuminare il
percorso.
Continuava ad incontrare
centinaia di porte tra le pareti grigie e ammuffitedi quel posto così tetro, e mentre le
osservava quasi incuriosito, ripensava al fratello e alle sue ultime parole,
prima di voltarsi ed andarsene.
tu potresti…andare a cercare i prigionieri e metterli al
sicuro! -
- cosa?! E tu che farai? –
- io…andrò a cercare quei documenti… -
- da solo?! Ed! è pericoloso!-
- ma figurati! Che vuoi che sia!
-
- io vengo con te! –
- no Al! Non mi occorre nessun aiuto!
-
- ma fratello! -
- obbedisci Al!-
-accidenti a te
fratellone!- esclamò Al stizzito –
solo perchè sei il maggiore non vuol dire che tu debba sempre cacciarti nei guai
da solo… -
Poi, quasi impulsivamente,
strinse la mano sinistra, quella che continuava a prudergli senza sosta oramai
da molti giorni.
- anche se non sono più
l’alchimista di un tempo…posso ancora combattere al tuo fianco! – sospirò
infine
Poi, si fermò, vedendo che
il corridoio davanti a lui era terminato, lasciando il posto a delle ripide
scale di pietra, che secondo il suo intuito doveva no portare alle cantine
dell’edificio.
All’improvviso, il dubbio
lo attanagliò: scendere o tornare indietro?
Doveva cercare i
prigionieri e metterli al sicuro.
Questo gli era stato
ordinato dal fratello, e benché Al volesse tornare indietro ad accertarsi che Ed
fosse tutto intero, sentì il bisogno irrefrenabile di scoprire una volta per
tutte, se i prigionieri fossero effettivamente li o se invece fossero da
un'altra parte.
Infine, cominciò a scendere
lentamente i gradini.
Più scendeva e più la puzza
di marcio aumentava.
Arrivato in fondo alle
scale, si aprì un corridoio con, proprio sul punto in cui finiva, un portone di
ferro, molto resistente a vedersi, e circondato da tantissimi lucchetti di vario
genere.
Al si avvicinò un po’
intimorito da tale visione.
Poggiò una mano sul ferro
freddo e provò a poggiare l‘orecchio su di essa per provare a sentire qualche
rumore.
Tutto quello che sentì, non
fu altro che un brivido freddo lungo tutta la
schiena.
- avevo ragione…qui ci
devono essere le cantine… - sospirò un po’ deluso - …ci saranno le armi qui
dentro…è meglio se proseguo ora… -
Si girò dalla parte opposta
e si allontanò di qualche metro dalla porta.
All’improvviso sentì dei
suoni strani e inquietanti.
Un brivido lo percorse
dalla testa ai piedi e si voltò nuovamente verso la porta di
ferro.
Non ebbe il coraggio di
avvicinarsi, ma capì perfettamente che quei rumori provenivano da
li.
Era come se qualcuno stesse
graffiando la porta disperatamente, come se qualcuno cercasse di attirare la sua
attenzione.
Al ,era ancora intimorito
ma si avvicinò con cautela al portone.
- a..aiuto…-
Ad un tratto, una voce
sibilò dall’interno della presunta stanza. Una voce flebile, quasi
soffocata.
- eh?! – esclamò Al
sorpreso.
Si buttò di peso addosso
alla portaper ascoltare
meglio
- c’è…c’è qualcuno qui
dentro?! – esclamò con impeto
- ai…uto… - sospirava
ancora quella stessa voce
Al si allontanò dalla
porta, di qualche metro. Poi con tutta la forza che possedeva, fece una rincorsa
e diede un bello spintone alla porta che però non diede risultati. Anzi, l’unico
risultato ottenuto era un’enorme botta alla spalla.
- maledizione! – esclamò
riprovando a scalfirla con un calcio
Nulla da fare. Quella porta
non si sarebbe mai aperta in quel modo. L’unica alternativa era quella di
cercare le chiavi ed aprirla ma…dove potevano essere codeste
chiavi?
Decise immediatamente di
scartare quell’ipotesi e si accasciò nuovamente contro la porta, respirando
affannosamente per l’enorme fatica.
In quel mentre,gli venne un
idea: ma perché non ci aveva pensato prima?.
Avrebbe usato l’alchimia
per aprirla!
Subito però, gli venne in
mente il suo piccolo incidente avvenuto a casa, nel quale aveva rischiato
seriamente di rimetterci la mano.
Sospirò pesantemente ma i
suoi occhi emanavano scintille.
Si mise ritto in piedi, con
gli occhi socchiusi, davanti alla porta.
- chiunque ci sia li dentro
si allontani! – esclamò sperando che qualcuno lo
sentisse
Poi, cominciò a disegnare
un cerchio alchemico sul ferro.
Appena lo ebbe finito buttò
a terra il gessetto che aveva usatoe si mise in posizione.
Aveva paura. Aveva molta
paura questa volta.
Se per caso non fosse
andata come lui aveva programmato, forse anche le persone all’interno della
stanza sarebbero state coinvolte.
Sapeva benissimo di non
essere più l’Alphonse Elric di una volta, il fratello del Fullmetal Alchemist,
il ragazzino dal cuore dolce ma dal corpo d’acciaio…ora era solo un uomo, un
uomo un uomo che più di ogni altra cosa aveva paura. Paura di non riuscire nel
suo intento.
- fratellone…ti prego…dammi
la tua forza… - sospirò
Poi, paino piano, toccò il
punto in cui vi era il cerchio alchemico. Una luce, dapprima dorata cominciò a
manifestarsi di fronte a lui, una luce intensa che lo accecava…all’improvviso
però, la luce divenne violacea, quasi blu, enormi scariche elettriche
cominciarono ad uscire dal punto in cui Al aveva appoggiato le mani per compiere
le trasmutazione.
- accidenti!!- esclamò
Tenette le mani ben premute
su ferro, che intanto cominciava a diventare incandescente, finendo per fare
male ad Al.
Osservando il volto del
giovane si capiva chiaramente quanto stesse soffrendo per colpa di quella
trasmutazione, e si vedeva molto bene che le su mani stavano cominciando a
bruciare.
Al trattenne un grido
quando una potente scarica elettrica lo colpì in
pieno.
Le mani cominciarono a
fumare. Di li a poco si sarebbero sicuramente ustionate in maniera
irreversibile, ma Al non avrebbe mai ceduto. Non questa volta
almeno.
Ci fu un esplosione, non
troppo grande, ma sicuramente tale da provocare un leggero “tonfo” al
suolo.
Quando il fumo e la polvere
se ne furono andati, si potè vedere ciò che era
successo:
Al era a terra. Aveva la
divisa orribilmente stropicciata e sulla testa era, molto probabilmente, stato
colpito da qualcosa che come risultato, gli aveva lasciato un enorme taglio
lungo parecchi centimetri.
Le mani invece, erano
davvero ridotte malissimo, erano rosse, quasi in carne viva, e fumavano
ancora.
Il dolore agli arti era
così insopportabile che cominciò a dimenarsi sul
pavimento.
- anf…anf…anf…aaah… -
respirava il giovane cercando di rimettersi in piedi con quelle poche forze che
ancora possedeva.
Non osò appoggiare le mani
a terra, forse per timore di provare ancora più
dolore.
Osservò il punto in cui
aveva compiuto la trasmutazione. Vide il portone, ma lo vide spaccato in due e
leggermente bruciacchiato.
Si strofinò gli occhi col
braccio e cercò di focalizzare bene cos’era successo oltre la
porta.
La polvere che ancora era
nell’aria, cominciò ad abbassarsi e a posarsi al suolo lasciando intravedere ciò
che c’era dall’altra parte:
Uomini.
Ecco la risposta che Al
aveva trovato aprendo quel portone.
Una cinquantina di uomini,
bambini, anziani e donne, erano rinchiusi in quella stanza priva di letti, bagni
e quant’altro.
Dai loro occhi si capiva
chiaramente che avevano paura, ma anche che ormai si erano evidentemente
rassegnati alla loro condizione.
Osservarono il ragazzo
dall’altro in basso, quasi sorpresi.
Le madri, portarono i
propri figli lontano lui, mentre gli uomini indietreggiarono di qualche
passo.
Al ne rimase sconcertato ma
quella gente lo era ancora di più:
chi era quel “pazzo” che li
aveva liberati?.
Il giovane alchimista, si
avvicinò a loro ed entrò nella stanza, barcollando
pericolosamente.
Non riuscì più a reggersi
sulle proprie gambe e si fece cadere al suolo, spaventando i
presenti.
Le mani sanguinavano e
bruciavano. La polvere causata dalla trasmutazione, era penetrata nella sua
carne provocando un bruciore insopportabile.
- …E…Ebrei? – chiese Al
sfinito
Alcuni annuirono ma non del
tutto convinti, altri invece lo osservavano incerti sul da farsi.
- meno male…cre..credevo di
aver fatto l’ennesimo buco nell’acqua…- sorrise lievemente Al
Tutti lo guardarono ancora
più stupiti di prima. Ma guardavano soprattutto il suo volto innocente e quelle
mani che tanto soffrivano pur di salvare la vita di
qualcuno.
- sei venuto per portarci a
morire?! – esclamò un uomo
Al smise di sorridere e si
fece serio, nonostante il dolore.
- se fosse così… - cominciò
– mi sarei risparmiato questo non credete? – finì, mostrando le mani ustionate e
spaventando alcune donne che si trovavano proprio davanti.
Allora che vuole un giovane
militare da noi?! – ribattè l’uomo
- … -
Tutti rimasero in attesa
della risposta
- ..sono venuto…per
aiutarvi…per riportarvi a casa…e questa la mia missione! - esclamò Al cercando
di alzarsi
- … - l’uomo non seppe più
cosa dire, si limitò a sedersi a terra, a pensare.
- …potete fidarvi di me… -
esclamò nuovamente
Vedendo le masi così
orribilmente sfigurate, una donna, fino ad allora rimasta nascosta, si avvicinò
con cautela al giovane alchimista prendendogli l’arto e
osservandolo.
- …il prezzo da pagare…per
aver distrutto la porta… - sorrise Al
La donna lo guardò con
occhi tristi. Aveva capito di non poter fare nulla per quel ragazzo che aveva
rischiato tutto solo per salvarli. Riusciva a sentirlo, nonostante il suo cuore
fosse stato ferito da sofferenze inimmaginabili, riusciva percepire la speranza
attraverso il corpo di Al, la speranza di poter essere nuovamente
libera…
Capendo di non poterlo
curare, allora decise di aiutarlo a bendare le ferite, con pezzi della divisa
ormai squarciata.
- grazie ma…non è
necessario…davvero… - insistette Al, non capendo nulla della stana situazione
che si era creata.
La donna per tutta
risposta, continuò a bendare senza esitazione, ignorando gli sguardi strani dei
suoi compagni di stanza.
Appena ebbero finito di
medicare, sia la donna sia Al si alzarono da terra.
La donna, tornò al suo
posto non appena il marito glielo ordinò, mentre l’alchimista continuava a
camminare per tutta la piccola stanza, come intento adaspettare
qualcosa…
- come farai ad aiutarci…?
-esclamò all’improvviso un anziano
signore
Al si voltò dall’altra
parte
- non sono solo…sono venuto
con mio fratello e mio nipote… -
- …tutto qui? -
- …
-
- come pretendi che usciamo
vivi da qui se siete solo in tre ad aiutarci…? -
Il giovane si osservò la
mano. Quasi in modo accusatorio.
-…loro…sono dei bravi
alchimisti… - sospirò
- e tu? -
- …io… – cominciò Al sempre
più triste - …io vorrei essere come loro ma…temo che mi sarà impossibile ormai…-
- … -
- è impossibile trovare dei
documenti qui dentro!!! - aveva appena urlato Ed, sbattendo a terra un altro
libro.
Era ormai da un quarto
d’ora che rovistava per tutta la stanza in cerca dei documenti, ma sembrava che
questi si fossero volatilizzati dalla faccia della
terra.
Sul pavimento, vi erano
centinaia di libri e mappe buttate malamente e le poltrone erano piene zeppe di
cianfrusaglie di tutti i tipi.
Cominciò ad essere stanco
ma soprattutto ad avere paura che il Generale potesse tornare, visto il tempo
trascorso.
- …comincio a pensare che
li tenga nascosti nella sua divisa… - sospirò accasciandosi al suolo - …e ora
che faccio?... -
Si alzò, e nuovamente
cominciò a rovistare in giro.
Cercò di ricordare un
qualunque posto dove avrebbero potuto trovarsi i documenti, un posto che non
avesse ancora trovato.
Camminò per tutto il
perimetro della stanza, ma non gli venne in mente nulla che potesse
aiutarlo.
E in tanto la tensione
saliva vertiginosamente al solo pensiero che potesse
arrivare…
- DANNAZIONE!!! – urlò Ed
all’improvviso dando un calcione alla possente scrivania di Bürk, facendola
leggermente traballare.
- sono messo male! –
esclamò sudando freddo -Se arriva
sono mort… -
Non finì la
frase.
Si avvicinò con cautela
alla scrivania appena colpita. Si accorse di aver, col calcio di poco prima,
danneggiato un cassetto, che era caduto a terra, aprendosi e rivelando il
proprio contenuto.
Si chinò leggermente a
terra, cominciò a rovistare in lungo e in largo alla ricerca di ciò che stava
cercando:
c’erano moltissimi
strumenti per il disegno, compassi per tracciare le rotte, appunti militari,
proiettili per la pistola, un coltellino e… come un raggio di luce in unagiornata tempestosa, li trovò.
Trovò quello che stava
cercando.
I
documenti.
i Documenti che Hitler in
persona aveva scritto e dato nelle mani del Generale, i documenti che lui, Ed,
doveva consegnare nelle mani di Roy, i documenti che forse avrebbero potuto
cambiare la sorte di moltissime persone.
Ed li prese con la mano che
tremava: i fogli erano ordinatamente rilegati e chiusi in una busta marrone,
con, sul dorso, lo stemma di Hitler e la sua firma
accanto.
Non sapeva se aprirli o se
aspettare di portarli al “suo” Generale.
Sicuramente Roy gli avrebbe
dato una bella promozione, pensava, proprio quello di cui aveva bisogno ora…una
promozione che permettesse a lui e alla sua famiglia di sopravvivere senza
problemi alla guerra che incombeva.
Infine, decise di provare a
leggerli.
Ancora tremante, e con la
coda dell’occhio rivolta alla porta, cominciò a strappate, piano, la rilegatura
che chiudeva la busta.
Una volta aperta, cominciò
con cautela, ad estrarre i preziosi documenti. Erano ben tre fogli scritti a
macchina, bianchissimi,quasi appena scritti.
Ed si agitò ancora di più,
mentre cominciò a leggere il primo foglio.
- ……….. –
Il suo volto divenne
pallido all’improvviso, gli occhi si spensero non appena cominciò a leggere le
poche parole che comprendevano la prima riga.
Il cuore cominciò a pulsare
forte e Ed giurò di averlo sentito urlare in quel
momento.
Cominciò nuovamente a
tremare, mentre le sue gambe a stento si reggevano ancora in
piedi.
- …ma que…questo è… -
cominciò a dire leggendo
- ha trovato quello che
cercava? -
Una voce, all’improvviso,
tuonò.
Ed, ancora intento a
leggere, si fermò di scatto ma non osò voltarsi dall’altra
parte.
Si mise immediatamente i
fogli nella tasca della divisa, e tirò un sospiro di sollievo…o forse, più
propriamente, di terrore.
- …si! – esclamò senza
muovere ciglio e restando al suo posto - …ma ci è voluto molto tempo…Generale
Shnider! -
Bürk uscì dall’ombra,
mostrando tutta la sua autorità e crudeltà che portava incisi sul volto di
pietra.
Entrò nella stanza e chiuse
la porta. Ed notò che l’aveva chiusa a chiave, sentendo il rumore della
serratura che veniva bloccata.
Poi, restò immobile dietro
Ed, come in attesa che quest’ultimo si girasse e mostrasse il suo
aspetto.
- vedo… - rise Bürk - …mi
ha rovesciato l’intero appartamento… - sospirò osservando i libri e le
cianfrusaglie sparse per tutto il pavimento
- è perché lei è molto
disordinato Generale! – esclamò Ed ironico
- può essere…. – sorrise
malignamente - …ma alla fine gli ha trovati no? -
Ed fece un leggero
sobbalzo
- ..cosa dovrei aver
trovato secondo lei? – esclamò Ed ridendo
- mah…non saprei…forse…. –
continuò il generale - …i documenti che Hitler mi ha consegnato….-
- suvvia non sia ridicolo!
Tra le tantissime bellezze che ci sono in questa stanza…cosa le fa pensare che
mi servano proprio quegli inutili pezzi di carta? -
Bürk stette in silenzio ad
osservare Ed che, non si era ancora voltato verso di
lui.
Forse per paura, forse per
furbizia o forse per nascondersi…quanti forse erano stati
detti dal giorno in cui Ed era diventato un cane dell’esercito?, quanti forse aveva dovuto
accontentare per arrivare a questo punto?.
- me lo dica lei…colonnello
Elric…! – rise il Generale
- … -
Ed capì che il gioco era
finito. A sentire Bürk pronunciare quel nome, capì di essere stato stupido ad
entrare in quella stanza quella notte.
L’aveva fatto solo per
assicurare a Edward una minima speranza di salvare l’amico, per cui il figlio si
dava così tanta pena.
Le candele che illuminavano
l’appartamento sembravano contro di lui. Sembrava che lo stessero illuminando
apposta per far vedere a Bürk che Edward Elric era ancora vivo…che non era morto
in quella battaglia, in Portogallo…
Sorrise lievemente, strinse
i pugni ,pian piano cominciò a voltarsi verso il Generale, finchè non potè
vederlo in faccia.
Lo stupore di Bürk fu
evidente, nel vedere quel “ragazzino” ancora li, davanti a lui, come mesi e mesi
prima.
- …non è possibile… -
esclamò inorridito
Ed, si mise le mani sui
fianchi, come per mostrarsi a lui
- non è probabile! -sorrise
ironico
Bürk, disturbato da tale ironia, stava
cominciando ad arrabbiarsi, lo si capiva molto bene dai suoi occhi
malvagi.
Si avvicinò di un altro
passo verso Ed, mentre quest’ultimo rimase
immobile.
- come…come puoi essere
ancora vivo…? – esclamò tremando di rabbia
- ha la pellaccia dura io…
- sorrise Ed mostrando l’automail del braccio - …non lo sapeva? -
- tks! Avrei dovuto
immaginarlo… -
- doveva immaginare anche
che sarei venuto…per lei! -
- …?
–
- ora Generale…se non le
dispiace… -
Il ragazzo, con un battito
di mani trasmutò subito il suo braccio in una lama, e la puntò contro Bürk, il
quale restò immobile senza muovere un dito.
- se non le dispiace,
dovrebbe morire! Adesso possibilmente! -
- …mi sembri molto sicuro
di te… - sorrise Bürk tirando fuori una mano, sempre tenuta all’interno della
tasca della divisa blu.
- che cosa?! – esclamò Ed
indietreggiando per un istante
Bürk avanzò verso Ed ,con
tutto il suo corpo
- TI SEI SCOPERTO! - urlò
il Generale
- ah!
-
- grazie…mi sento moto
meglio ora! – aveva appena esclamato Al, ancora all’interno della cella, insieme
agli Ebrei
- ne sei sicuro ragazzo?
Sei ancora debole… - disse un uomo accanto a lui
- sto bene…voi piuttosto… -
- noi ci siamo abituati
ormai….e questo il nostro destino… - sospirò l’uomo
- …il vostro destino sarà
quello di essere liberi…! -
- come fai ad esserne così
convinto? -
- ...perchè noi tre non
premetteremo mai che voi veniate uccisi! -
- …
-
Tutti restarono in silenzio
per qualche minuto, ad osservarsi.
- quanti ce e sono ancora
all’interno del campo…? – chiese Al all’improvviso
L’uomo assunse uno sguardo
triste, a parlare fu la donna che poco prima, aveva aiutato Al a
curarsi
- siamo…solo noi… -
- eh?! – esclamò Al stupito
– come potete essere solo voi?! -
- …ci…ci hanno sterminati
tutti….per fare in modo che questo campo sia vuoto entro due giorni… -
- è assurdo! E perché mai
proprio entro due giorni?! -
- …per…per lasciare il
posto ad altri prigionieri che come noi verranno uccisi… -
- … -
Al si buttò a terra,
sfinito da quelle parole così tristi.
Il dolore alle mani era
insopportabile ma un altro dolore era ben peggiore: se era vero…se davvero loro
erano gli unici sopravvissuti…allora Lucas era…
Non volle nemmeno pensarci,
si limitò ad appoggiarsi al muro freddo, sospirando pesantemente e trattenendo
le lacrime di tristezza che cercavano di cadere dai suoi
occhi.
- Edward… - esclamò
asciugandosi il volto
Il ragazzo era
lì.
Davanti alla porta che
pochi giorni prima aveva sfiorato.
Si trovava davanti a quella
porta blindata con su scritto “solo per il personale autorizzato”, quella porta che destava
un’ irrefrenabile voglia di entrare, di abbattere per capire, dentro, cosa ci
fosse.
Edward non sapeva cosa
fare.
In quei venti minuti
trascorsi non aveva fatto altro che correre, correre a più non
posso.
A differenza di Ed e Al,
lui sapeva molto bene dove andare.
Appena era uscito dal suo
dormitorio si era subito diretto li, in quel corridoio, davanti a quella
porta.
Aveva tra le mani il suo
libro di alchimia, che teneva stretto a se con tutta la sua forza, aveva una
pistola, pronta a sparare per qualsiasi evenienza e poi…aveva la
speranza.
Quella speranza che lo
aveva sempre accompagnato, soprattutto da quando, nella sua vita, era comparsa
lei.
Oh, come avrebbe voluto
essere li ora, a casa, insieme a lei…
Appoggiò una mano sulla
porta blindata e vi si appoggiò con la fronte, come per cercar di sentire
qualcosa, un indizio che potesse aiutarlo a capire…
- allontanati da quella
porta per favore! -
Una voce lo fece tornare
alla realtà.
Il giovane Edward si voltò
di scatto, il buio rendeva difficile la visuale, ma non appena i suoi occhi
focalizzarono bene l’immagine, potè capire di chi si
trattava.
- tu...tu sei…Joseph?! –
esclamò stupito
Joseph aveva la pistola
puntata contro di lui, il suo volto era serissimo e i suoi occhi azzurri, così
simili a quelli di Edward, non smettevano di
osservarlo.
- ti ripeto di allontanarti
da quella porta! -
Edward non si
mosse
- devo controllare una
cosa! Fatti da parte! – esclamò infine
- cosa puoi voler vedere la
dentro?! - chiese Joseph spiazzato – questa è zona vietata ai comuni militari! -
- ...anche tu sei come me!
Allora come mai ti trovi qui?! – ribattè Edward
- il colonnello Shindler mi
ha ordinato di ispezionare il corridoio…e di fermare chiunque non sia un
militare… -
- ?! -
- perché tu…non sei un
militare vero ragazzino? -
- …tsk…certo che no! –
esclamò Edward ironico – ora vattene e lasciami fare!
-
- non posso farlo! – disse
Josephcon la mano sempre ben tesa
sulla pistola – devo eseguire un ordine preciso! –
- uccidere?!, sarebbe
questo l’ordine?! –
- … -
I due si guardarono per
alcuni attimi, senza cedere di un millimetro
- ascolta quello che devo
controllare è.. -
- AAAAAAAAAAAAAAAAAAHHH! -
Un urlo echeggiò nell’aria,
interrompendo le parole di Edward che rimase stupito ma allo stesso tempo
preoccupato.
Aveva paura, paura di
conoscere bene quelle urla, di sapere di chi si
trattava.
- …Ed… - eslcamò con un
filo di voce
Joseph non si mosse ne fece
il minimo cenno di disagio
- il colonnello si è
cacciato nei guai a quanto pare… - sospirò poi
- cosa?! -
- ma…io non sarò così
stupido… -
- … -
- …non lascerò scappare…su
figlio! -
- … -
- devo andare! - esclamò Al dopo aver sentito
l’urlo che probabilmente apparteneva al fratello
- sei ferito ragazzo…resta
qui… - sospirò l’uomo facendo un cenno di disapprovazione
- non posso! Mio fratello
ha bisogno di me! -
- e che cosa potresti mai
fare in quelle condizioni?! -
- … -
- dacci ascolto…resta qui,
sarai al sicuro per un po’... -
- …anche se non sono più
utile come alchimista, senz’altro sarò utile come scudo!- esclamò Al
tremando
-
ti ripeto di spostarti! -aveva
nuovamente esclamato Joseph tenendo premuta la pistola alla sua
mano
-
non posso farlo! -
-
non scherzare! Li dentro non c’è nulla che ti interessi!! -
-
…invece sono sicuro che qui ci sia qualcuno… - disse il ragazzo toccando la
porta
Joseph parve scosso da
quelle parole
- non...non dire
stupidaggini!-
- …io sono qui solo per
poter salvare un mio amico! – esclamò Edward sospirando
- …eh?! -
- era un Ebreo…che non ha
mai fatto nulla di male…io sono venuto quaggiù…solo per salvarlo!
-
Il militare, sempre con la
pistola impugnata, indietreggiò di qualche passo, incerto sul da
farsi
- non…non sei col
colonnello Elric? Non vuoi impossessarti dei documenti di Hitler?
-
- no! L’unica cosa che
voglio è salvare Lucas! -
- … - Joseph abbassò un po’
la pistola - ..e perché vuoi aprire quella porta?! -
Edward appoggiò la mano sul
ferro freddo e sospirò
- perché…quando sono venuto
in questo posto…mi è parso di sentire la sua voce provenire da qui…
-
- … - Jospeh abbassò lo
sguardo, e per qualche minuto nessuno dei due parlò, poi, puntò gli occhi
nuovamente su Edward - …vattene da qui finchè sei in tempo!
-
- eh?! -
- ora chiamerò la
sicurezza…devi scappare altrimenti ti cattureranno! -
- che stai dicendo?! Io non
posso scappare! Io…io devo..-
- OLTRE QUELLA PORTA
TROVERESTI SOLO L’INFERNO! -urlò
Joseph all’improvviso
- l’inferno? – chiese
Edward scosso e inorridito
- …proprio così…tu…non hai
idea di quali atrocità si compiono li dentro… - esclamò l’uomo con un velo di
tristezza sul volto
- … -
- se entri li dentro…forse
potresti pentirtene… -
- URGH….!! -
Ed, era stato spinto giù
per le scale di uno dei corridoi principali, con una violenza quasi
sovrumana.
A spingerlo, era stato
Bürk: il Generale, aveva il volto privo di ogni emozione, e avanzava
pericolosamente verso le scale, dove aveva appena scaraventato
Ed.
Portava, nella mano destra,
un guanto, molto simile a quello che aveva il vecchio Maggiore Armstrong, un
Alchimista di Stato che aveva aiutato più di una volta i due fratelli, durante
lo loro ricerca della pietra Filosofale.
Il colonnello si alzò a
fatica da terra, ansimando ancora per la botta appena
ricevuta.
- un colpo a
sorpresa...maledetto, non pensavo che sapessi usare l’alchimia! -esclamò turbato
- ti sorprende
ragazzino?!- sorrise il
Generale
- …no… - sospirò Ed
alzandosi e posizionandosi per il combattimento - …solo che…mi dovrò impegnare
più del previsto allora… -
- ti puoi sempre arrendere!
- sogghignò il
Generale
- tsk!...per chi mi ha
preso…io non sono così debole come posso sembrare… -
- sarai anche stato fatto
colonnello a diciannove anni…ma sei ancora un nanerottolo!
-
- …odio le persone che mi
giudicano dall’apparenza…lo sa?! – disse Ed con l’amarezza ben espressa sul suo
volto
- …allora…vedremo quanto
resisterai a me… - sospirò Bürk mettendo in posizione il braccio
- tsk! -
Ed, prima che il nemico
riuscisse a preparare l’attacco, si voltò dall’altra parte e cominciò a correre
lungo il corridoio buio, lasciandolo indietro di qualche
metro.
- cosa fai scappi?! –
esclamò Bürk inseguendolo
- … - Ed non rispose. Si
limitò solo a correre più veloce che poteva, incurante del leggero dolore alla
spalla che la caduta gli aveva provocato.
Non sapeva di preciso cosa
fare, ma sentiva dentro di se qualcosa che lo spingeva a uscire dal quel posto
così buio…inoltre, se avesse cominciato una lotta li dentro, l’edificio sarebbe
sicuramente stato ridotto a brandelli, e non poteva rischiare di ferire
inconsciamente Al e Edward, “dispersi” chissà dove all’interno del
campo.
Ecco, uno dei motivi per
cui questa voltastava
fuggendo.
Il Generale era sempre
dietro di lui, e gli stava dietro come un dannato, mentre Ed continuava senza
fermarsi ,nella speranza di arrivare, una volta per tutte all’uscita dell’
edificio.
Una volta fuori, nella
grande piazza, senza nessuno che li disturbasse e senza il pericolo di
distruggere tutto, avrebbe potuto finalmente fermarsi e farla finita una volta
per tutte.
Intanto Al dall’altra
parte, nell’ala Nord del campo, camminava velocemente e col fiato in gola: aveva
appena sentito urlare il fratello. Ciò significava che Ed non poteva essere
molto lontano da dove si trovava lui.
Il suo compito, era quello
di trovare i prigionieri e tenerli al sicuro, ma ora, l’unica cosa che gli
importava, era accertarsi che il fratello maggiore stesse
bene.
Il bruciore alle mani
tuttavia non era passato ,anzi era addirittura peggiorato, e più passava il
tempo, più sentiva le mani farsi sempre più fredde, quasi gelide, segno che il
sangue non circolava più come prima.
Aveva lasciato i
prigionieri la sotto, nelle cantine, dicendo loro di aspettare gli aiuti esterni
al sicuro.
Gli aveva promesso che
sarebbe tornato a prenderli, qualunque fosse stato l’esito della
missione.
- fratello….non morire! –
sospirò mentre correva
- come fai a sapere che
potrei pentirmene?! – aveva appena esclamato Edward stupito dalle parole di
Joseph
- fidati…è meglio se non
entri! - esclamò quest’ultimo avvicinandosi alla porta
- …mi dici come potrei
fidarmi di uno che mi punta la pisola addosso? -
Joseph abbassò leggermente
la pistola, poi sospirò.
Il suo volto si fece
triste, molto triste, lo sguardo era diventato quasi invisibile, freddo,
gelido…era diventato disumanamente serio.
Osservò con strano modo di
fare, il giovane Edward, constatando, come molti altri prima di lui, che quel
ragazzo era davvero simile al proprio padre…anzi...a volte li si poteva
addirittura scambiare…
- …io so cosa fanno li
dentro… - esclamò infine
- eh?! Davvero?! – chiese
Edward all’improvviso
- … - L’uomo lo guardò
sorpreso, poi abbassò il volto e sospirò
- si… -
- e allora cosa…cosa
succede all’interno di quella stanza? - cominciò Edward
L’uomo non rispose
subito.Forse gli costava troppo, o
forse aveva paura di rivivere quei momenti che continuavano ad accoltellargli il
petto senza esitazione
- ero io colui che
conduceva gli Ebrei nelle camere a gas… nelle miniere…- sospirò infine
- ?! -
- ero io…colui che
strappava i bambini alle loro madri…colui che faceva le selezioni insieme agli
alti ufficiali…ero io…che ho aperto quella porta per la prima volta…
-
- …ma tu…tu lo sapevi?!
Sapevi quello che stava succedendo e non hai avvertito nessuno?! – chiede il
ragazzo indignato e scosso da quelle parole
- ERO SOTTO
COPERTURA!...proprio…proprio come tuo padre…non potevo parlarne con nessuno… -
esclamò Joseph
- … -
- non puoi immaginare il
mio rimorso...per aver mandato quelle persona a morire…non puoi immaginare
l’odio che ho provato verso me stesso…io, un medico! -
Edward, osservò l’uomo,
contorcersi dal ripianto, mentre lentamente, dal suo volto scendevano delle
lacrime silenziose…lacrime appartenute, in parte, a quelle madri, quei bambini,
la cui vita era stata spezzata in modo orribile.
Joseph, ad un certo punto,
sembrò cedere…forse, il vedere la determinazione di Edward, l’aveva spinto a
sfogarsi, a tirare fuori tutto quello che, molto probabilmente, aveva visto in
quei mesi…
L’uomo si accasciò a terra,
la pistola gli cadde dalle mani.
Edward avrebbe potuto
attaccarlo in quel momento, per entrare nella stanza, ma poi, guardandolo e
sentendo di provare pietà per lui, decise di lasciar perdere, decise di
lasciarlo urlare, piangere, singhiozzare finche non si sarebbe tolto di dosso
tutto quel rimorso che lo opprimeva.
- le guerre si possono
risolvere in altri modi… - esclamo all’improvviso Joseph asciugandosi le
lacrime
- cosa? – chiese Edward
- …così ha detto il
colonnello...mi chiedo…se non sia io quello che ha torto…
-
- … -
I due rimasero immobili
dove si trovavano.
Edward non sapeva più cosa
fare. Aprire o non aprire quella porta?
Vedere Josephcosì distrutto, gli aveva fatto passare
la voglia di scoprire se Lucas era li dentro…se lo fosse stato…possibile che
fosse ancora vivo?
Dopo le parole del
militare, non ne era più molto sicuro.
Abbassò anch’esso lo
sguardo verso il pavimento di pietra grigia lucente e sospirò
pesantemente.
Poi, forse per qualche
strano impulso, che in quel momento gli aveva perforato la mente annebbiata da
quei pensieri, alzò lo sguardo verso l’enorme porta. Il suo sguardo si era fatto
incandescente, quasi di fuoco, come se la preoccupazione fosse, in qualche modo,
svanita in quei pochi minuti trascorsi a guardare il
pavimento.
Si mise in posizione
davanti alla porta, con le mani ben tese verso di essa.
Joseph, ancora a terra, se
e accorse e si rialzò immediatamente
- ma che stai facendo?! –
esclamò stupito
- la apro… - sospirò Edward
- come hai detto?! -
- ho detto che la apro! –
disse il ragazzo, stavolta con più decisione
- ma sei pazzo?! Ti ho
detto che non puoi! -
- e dove sta scritto?
-
- troveresti solo dolore!
-
- LO PROVEREI COMUNQUE
VADANO LE COSE! -
Joseph si bloccò
all’improvviso
- lo proverei lo
stesso…sapendo…di non aver fatto abbastanza per salvare Lucas… -
Il militare e il ragazzo si
guardarono intensamente, uno sguardo carico di semplicità e, sebbene in diversi
contesti, di compassione l’uno per l’altro.
Joseph raccolse la pistola
da terra, in un primo momento sembrò che dovesse puntarla verso Edward, ma poi,
come se ci avesse ripensato, la rimise alla vita e, anche se tristemente, gli
sorrise.
- sei così desideroso di
salvare il tuo amico vero? -
- si! – esclamò il
ragazzo
- …anche a costo…di morire
per lui? –
- si lo sono! – disse
nuovamente ma con più vigore
A quelle parole, l’uomo
ripercorse il lungo filo del suo passato…lo ripercorse fino ad arrivare a quel
giorno, il giorno di quella disastrosa battaglia in Portogallo…dove quell’uomo,
quasi ancora ragazzo, teneva stretto a se il corpo senza vita dell’amico…in quel
momento, mentre sentiva i singhiozzi di quella persona che chiamava invano il
nome del defunto...gli era parso di udire delle frasi…frasi insensate, uscire
dalla bocca di una persona disperata…ed in mezzo ad esse, parole dolcie promesse da mantenere ma
soprattutto…rimorsi…
- Ivan… - aveva
singhiozzato quella persona - …se solo potessi tornare indietro…i..io…sarei
voluto morire al posto tuo… -
Detto questo, quella
persona cadde, forse travolta dall’angoscia, o ancora, dalla stanchezza che quel
giorno infernale aveva provocato
In quel momento, ricordando
quella scena, a cui mesi prima aveva assistito impotente, Joseph sospirò
pesantemente, e si voltò verso Edward
- sarai stanco di
sentirtelo dire ma…sei davvero simile a tuo padre…Edward… -
sorrise
Il giovane lo guardò
stranamente, quasi sorpreso da quelle parole alle quali, in altre circostante,
in passato, avrebbe risposto malamente con l’odio nel
cuore.
Contraccambiò il sorriso
dell’uomo anche se non con la stessa intensità.
Poi, si rigirò verso la
porta. Si sentiva pronto, pronto a fare il grande passo.
Sotto gli occhi ancora un
po’ contrari di Joseph,con un
abile gesto, Edward battè forte le mani, l’una sull’altra, per poi posarle con
altrettanta forza sulla porta, ricoperta da un piccolo strato di
acciaio.
Non fu difficile per
Edward, rompere i lucchetti che la tenevano chiusa.
Ci fu una luce viola, molto
intensa e poi, una piccola esplosione, segno che la trasmutazione era avvenuta
con l’esito sperato.
In quegli istanti, in cui
si sentiva l’odore del fumo penetrare all’interno del proprio corpo, Edward si
era ritrovato a sperare enormemente che li dentro, ci fosse davvero qualcuno,
che non se lo fosse immaginato.
Questa gioia però, era
contrastata da un’ irrefrenabile paura che gli faceva battere il cuore
all’impazzata.
Cosa poteva essere? Si
chiedeva mentre il fumo si dileguava.
Stando a quanto aveva detto
il militare, li dentro avrebbe visto qualcosa…qualcosa di terribile che forse,
il suo corpo non avrebbe retto.
Il fumo, tutto d’un tratto
sparì, lasciando solo una porta semi aperta dalla quale, ignorandone il motivo,
vi usciva un intenso odore, un odore ancora sconosciuto al
ragazzo.
Deglutendo, il giovane
avvicinò lentamente la mano verso la maniglia della porta, ma poi la ritrasse,
non ancora convinto.
- …che cosa c’è?...ci hai
ripensato? – chiese Joseph sorpreso
- …no…però… - esclamò
Edward un po’ confuso
- …se non ne sei convinto
lascia perdere…in fondo… - sospirò il militare- …è una cosa troppo grande per te…
-
- certo che ne sono
convinto... – sospirò Edward chiudendo gli occhi. Si ricordò di tutto. Tutti
quei momenti trascorsi con Lucas, tutte le sue parole, ogni suo
gesto…
- cavolo! sei pieno di
risorse Edward!
- l’esercito! Ciporteranno al treno! Al treno della
morte! -
- volevo…volevo solo
salutarti Edward!
- questo è il nostro
destino! -
- tu sei stato il mio unico
vero amico!
- …salva più vite che puoi!
Usa l’alchimia per aiutare tutte quelle persone che hanno ancora un futuro
davanti a sé! –
- ah! – riaprì gli occhi
violentemente. Non aveva più tempo di esitare. Lucas non si sarebbe mai tirato
indietro, aveva affrontato con coraggio persino la cosa che l’uomo temeva di
più….la morte.
Anche lui non doveva essere
da meno. Anche lui doveva avere quel coraggio. Quel coraggio di andare avanti e
di non mollare mai.
Edward prese con vigore la
maniglia, sospirando e voltandosi verso Joseph
- non mi tiro indietro! –
esclamò
- lo sospettavo… - sorrise
il soldato
Detto questo, ora che il
coraggi era nuovamente penetrato dentro di lui, si sentiva diverso. Si sentiva
più forte.
Tese la mano verso il
basso. Sentì un leggero cigolio mentre, piano piano, cominciò ad aprire la
porta.
La aprì molto lentamente,
mentre l’odore si era fatto più intenso, quasi nauseante, tanto da costringerlo
a mettersi la mano davanti alla bocca.
Il cigolio si fece sempre
più intenso finche, con un’azione decisa, si convinse a spingere del tutto la
porta.
Ciò che Edward vide, una
volta aperta quella porta, fu il nulla.
- …ma cosa…? – avanzò
lentamente all’interno della stanza, l’odore era insopportabilmente forte, e ad
ogni respiro, sembrava perdere energia vitale.
Era buio, decisamente
buio.
non aveva idea di dove si
trovasse o di cosa ci fosse li dentro, ad ogni passo era come se calpestasse
qualcosa.
Qualcosa di terribilmente
liquido e appiccicoso.
Ad un certo punto,
avanzando in quella sala, Edward si sentì mancare il
fiato.
Cadde a terra sbattendo
violentemente contro qualcosa che aveva l’aria di essere un tavolo, dalla quale,
cadde un piccolo candelabro con due candele quasi del tutto
consumate.
- …Edward! - Joseph dopo
qualche attimo di esitazione, si decise ad entrare, soccorrendo il
ragazzo
- sto bene… - esclamò
Edward cercando di rialzarsi. La visuale non era per nulla
migliorata.
- …avresti dovuto riposarti
come ti avevo consigliato giorni or sono… -
- …sto bene ti dico… -
sospirò il ragazzo
- …dai…andiamo via da qui…
- disse Joseph aiutando il ragazzo
- no…de..devo sapere! –
esclamò Edward tenendo a distanza Joseph
- non essere sciocco!
Questo odore nauseante non ti farà altro che male! -
Edward guardò il compagno
dritto negli occhi
- …tu..tu sai cos’è questo
odore? – chiese
- …eh? -
Il ragazzo si rialzò in
piedi, non vedeva quasi nulla, ma poteva percepire benissimo che Joseph aveva
accennato uno sguardo triste. Lo riusciva a capire dal fatto che i suoi occhi
azzurri come l’oceano, brillavano anche nel buio.
- tu ci sei già
entrato…quindi saprai… - continuò Edward con tono un po’
accusatorio
L’uomo non disse nulla.
Aiutò il giovane ad alzarsi. Poi, camminando alla cieca, si accorse di aver
urtato ilcandelabro di poco
prima.
Lo prese in mano. Tirò
fuori dalla tasca dei pantaloni, un piccolo rudimentale accendino e, dal nulla,
sbucò una fiamma delicata che andò ad illuminare il volto pallido di Edward e
quello contratto di Joseph.
Il ragazzo non capiva il
perché di quel gesto. Ora poteva vedere meglio, ma non abbastanza, la fiamma
infatti era molto piccola.
- ah!
-
Edward, sentì la sua mano
sporca. Sporca di qualcosa. Qualcosa di appiccicoso e dall’odore
fortissimo.
Evidentemente si era
sporcato cadendo a terra.
Spaventato e deciso allo
stesso tempo, il giovane alzò la mano verso la fiammella che Joseph continuava a
tenere accesa senza dire una parola.
Non appena la mano venne
illuminata, i colori ritornarono vividi e intensi.
Un solo colore, gli aveva
sporcato la mano e parte dei vestiti. Un solo colore avrebbe potuto spaventarlo
a tal punto. Un solo colore...poteva voler dire… morte…
Il rosso
scarlatto
Edward, a quella vista, a
stento riuscì a trattenere un leggero sobbalzo.
Indietreggiò
pericolosamente, allontanandosi dalla luce emanata dalla
candela.
- m..ma questo…questo è… -
esclamò confuso cercando di pulirsi la mano sporca
Joseph
sospirò
- era per questo che ti
avevo consigliato di non mettervi piede…-esclamò avanzando verso la parte opposta da dove si trovava
Edward.
- a..ah… -
Il ragazzo intanto prendeva
sempre più coscienza di ciò che in quel momento, giaceva sul pavimento,
modificandone il colore spento e cupo, di ciò che in quel momento, stava
calpestando, di ciò che in quel momento, si preannunciava devastante per
lui.
- …cosa mi sarei dovuto
aspettare in fondo? – continuò Joseph avanzando sempre di più e cominciando a
tastare le pareti aiutato dalla leggera luce del
candelabro
- ...nessuno ha quel coraggio…se non le persone che hanno vissuto tutto
questo… - sospirò fermandosi e voltandosi verso Edward, ancora scosso e
traumatizzato.
- nemmeno tu…hai quel coraggio? – chiese
- … - Edward non rispose,
si limitò a fissare Joseph con la paura che non lo faceva stare
calmo
- …mmmh… - sospirò l’uomo -
…lo sospettavo… - esclamò appoggiando la mano a quello che, nel buio, sembrava
un interruttore
- benvenuto all’inferno
Edward!-
Premette il bottone
dell’interruttore.
Una scia di luci fioche,
cominciò ad illuminare leggermente la stanza, finche, agli occhi di Edward, non
si prostrò quello che Joseph definiva “l’inferno”.
Decisamente
azzeccato.
- …m..ma…non..non è
possibile… - esclamò traumatizzato. Si sentiva soffocare e le gambe cominciarono
a tremargli dalla paura.
Con il cuore pieno di
angoscia, il giovane Alchimista, si accasciò al suolo, accompagnato dallo guardo
turbato del suo accompagnatore.
- diamine! Ma quanto è
lungo questo corridoio?! – aveva appena esclamato Ed, correndo a più non posso,
seguito dal Generale Bürk.
In effetti, era da diversi
minuti che il colonnello, continuava a correre senza sosta lungo il corridoio
che, era certo, l’avrebbe portato direttamente alla piazza
principale.
Dietro di lui, il Generale,
continuava a urlargli, intimandogli di fermarsima Ed non lo ascoltava. Anzi, nemmeno lo
sentiva.
Era preoccupato per ben
altre cose: per Al, per Edward, per la buona riuscita della missione…e per un
dolore alla schiena che gli rallentava i movimenti mentre
correva.
Era un dolore sopportabile,
ma non era un buon segno, non in un momento del genere.
Vedeva il nemico
avvicinarsi pericolosamente verso di lui.
- accidenti…questa
maledetta ferita….pensavo fosse guarita! – pensò Ed
correndo.
Ad un tratto, finalmente,
gli parve di scorgere l’enorme portone dalla quale era entrato poco tempo prima.
Il portone che l’avrebbe condotto nella piazza centrale.
Con abile gesto, per far
prima, usò l’alchimia per distruggere il portone e, senza aspettare un secondo,
balzò fuori dall’edificio fermandosi all’improvviso, letteralmente
stupito.
Era buio, il paesaggio era
coperto da fitta neve caduta poche ore prima e un vento forte scompigliava i
capelli di Ed
- non è possibile… -
esclamò
Davanti a lui, a una
cinquantina di metri, erano posizionati una trentina di soldati, con tanto di
pistole e fucili, pronti a sparare se solo Ed si fosse
mosso.
Colui a capo dello
squadrone, non era altri che il Colonnello Shindler, colui che poco prima, era
stato convocato dal Generale.
Ed parve stupito dalla
situazione, ma poi, abbassò lo sguardo è rise ironico.
- che c’è colonnello? Non
mi dirà che non se lo aspettava? – esclamò Bürk comparendo dal nulla, dietro
Ed.
Il giovane si voltò verso
di lui
- …sinceramente no… -
sorrise - ..pensavo che un po’ di coraggio cel’avesse…invece ha portato i suoi
scagnozzi…bravo Generale! -
- non fai più lo spavaldo
eh?! Ragazzino?! – esclamò il Generale – la riabilitazione è più lunga del
previsto eh?! -
- …!! –
Bürk aveva colto nel segno.
Il motivo per cui Ed continuava a parlare era per guadagnare il tempo necessario
perché Al riuscisse a portare in salvo iprigionieri e perché Edward riuscisse a soccorrere il suo
amico.
In quel momento, con
cinquanta uomini alle spalle e Bürk davanti a lui era incerto nei propri
mezzi.
Come avrebbe potuto, il suo
Automail affrontare una battaglia come quella che si preannunciava la più ardua
che avesse mai combattuto?.
Senza menzionare il dolore
alla schiena dovuto alla cicatrice che si portava dietro da mesi. Il famoso
attacco in Portogallo dove la ragione per cui era venuto fino a li, era
tragicamente morta.
Ma non si sarebbe mai
tirato indietro. Non quella volta. Avrebbe dimostrato di non essere un uomo
debole. Di essere diventato forte, di aver trovato il coraggio di andare avanti
e di non arrendersi mai, qualunque cosa fosse successa.
Ancora con la mente piena
di pensieri, trasmutò nuovamente il suo braccio in una lama e si riposizionò.
Questa volta non sarebbe scappato.
- vedo che il coraggio non
ti manca…meglio così… - ridacchiò Bürk mettendosi anch’esso in posizione, sotto
lo sguardo meravigliato di Shindler e dei suoi soldati.