L' ultimo conflitto

di AxXx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nel regno oscuro ***
Capitolo 2: *** Si ricomincia ***
Capitolo 3: *** La battaglia della torre ***
Capitolo 4: *** L' oscurità rinasce ***
Capitolo 5: *** Vecchie conoscenze ***
Capitolo 6: *** Phobia ***
Capitolo 7: *** Riflessioni ***
Capitolo 8: *** I tasselli del puzzle ***
Capitolo 9: *** Al castello del re ***
Capitolo 10: *** Contromossa ***
Capitolo 11: *** Il ritorno di Xehanort ***
Capitolo 12: *** Luce e oscurità ***
Capitolo 13: *** Fulmini nel deserto ***
Capitolo 14: *** Sentimento ***
Capitolo 15: *** violenta battaglia ***
Capitolo 16: *** violenta battaglia (parte 2) ***
Capitolo 17: *** violenta battaglia (parte 3) ***
Capitolo 18: *** Pensieri oscuri ***
Capitolo 19: *** L' inizio del viaggio ***
Capitolo 20: *** Necron ***
Capitolo 21: *** Mete inesplorate ***
Capitolo 22: *** Mosse cotroverse ***
Capitolo 23: *** Vanitas contro Sora e Kairi ***
Capitolo 24: *** Calma prima della tempesta ***
Capitolo 25: *** Nuovi nemici ***
Capitolo 26: *** Coloro che tramano nell' ombra ***
Capitolo 27: *** Tradimenti oscuri ***
Capitolo 28: *** I custodi oscuri ***
Capitolo 29: *** Prima Prova: Istinto e Rabbia ***
Capitolo 30: *** Il Re rinato ***
Capitolo 31: *** Evasione (Neos contro Xehanort) ***
Capitolo 32: *** I custodi rinascono ***
Capitolo 33: *** Nuovi mondi ***
Capitolo 34: *** La battaglia dell'Oblio: prima parte (Terra contro Xemnas) ***
Capitolo 35: *** La battaglia dell'Oblio: seconda parte (Eraqus contro Marluxia) ***
Capitolo 36: *** La battaglia dell'Oblio: terza parte (Axel contro Axel) ***
Capitolo 37: *** Seconda Prova: Guerra ed Innocenza ***
Capitolo 38: *** affrontando i propri nemici ***
Capitolo 39: *** Il nemico alle porte ***
Capitolo 40: *** Attacco del male ***
Capitolo 41: *** Caduta delle Luci ***
Capitolo 42: *** Risollevarsi ***



Capitolo 1
*** Nel regno oscuro ***


‘La città che non esiste: un luogo adatto a me’ Pensò Necrosis uscendo dal varco oscuro.
Per un anno aveva atteso nella città di mezzo di poter finalmente uscire senza rischio che i custodi della Keyblade lo scoprissero: era ancora troppo debole, anche se riusciva a richiamare la sua Keyblade oscura e ad evocare gli Hertless, non era ancora in grado di battere i custodi.
D’ altro canto i dieci anni di sonno criogenico lo avevano indebolito un bel po’: i muscoli così ben allenati si erano ridotti a causa della mancanza di allenamento e tutte le magie oscure che aveva imparato a padroneggiare con abilità erano ora meno potenti. 
‘Non importa questo mondo è perfetto per i miei piani.’ Pensò osservando il grattacielo della memoria.
In quel momento si aprì un varco oscuro e ne uscì un giovane dai capelli bianchi, alto, muscoloso e con gli occhi che emanavano un bagliore aureo. “Fratello, ho fatto una ricognizione nei regni della luce: nessuno si è accorto della nostra presenza.”
Necrosis osservò suo ‘fratello’ Neos.
Xehanort aveva creato loro due come ultima risorsa nel caso lui avesse fallito. Tuttavia Xehanort aveva riposto in Necrosis tutte le aspettative e le speranze .
Lui era forte, abile, potente, astuto e, soprattutto spietato. Non era come il fratello.
Certo anche lui aveva una Keyblade, ma non aveva la stessa abilità del fratello: era forte, certo. Era potente, certo. Ma non aveva la stessa spietatezza.
Anzi, nonostante l’ addestramento e l’ educazione cinica e violenta che avevano ricevuto, Neos mostrava ancora qualche sentimento benigno: come quella volta che aveva soccorso un bambino che era caduto nel canale dietro l’ hotel della città di mezzo.
Necrosis non mosse un muscolo, invece Neos, alla vista del piccolo trascinato dalla corrente del canale, aveva esitato un attimo, poi si era gettato in acqua e lo aveva portato in salvo.
Necrosis non aveva commentato l’ avvenimento, ma entrambi sapevano che lui disapprovava questo comportamento.
Necrosis scacciò tutti i pensieri e tornò al presente: “Bene.” Disse. Almeno suo fratello era bravo ad ubbidire, e per questo Necrosis apprezzava la sua compagnia. “Ormai manca poco.” Aggiunse. ‘Non posso sbagliare.’ Pensò con determinazione ‘Se faccio un errore i custodi mi distruggeranno come hanno fatto con il mio maestro.’
Lui non l’ aveva visto, ma quando Xehanort gli aveva addormentati con la magia aveva fatto in modo che si svegliassero solo dopo la sua morte in morte in modo da poterlo far tornare in vita.
Necrosis e Neos si incamminarono oltre il grattacielo della memoria. Appena passavano gli Hertless che li incrociavano facevano quello che sembrava un inchino.
I due fratelli continuarono ad avanzare nelle strade di quel mondo eternamente avvolto dall’ oscurità.
Fu dopo una decina di minuti che arrivarono in vista di una costruzione maestosa: il castello che non esiste.
Era una costruzione maestosa, la sua torre più alta arrivava dove l’ occhio umano non era in grado di arrivare. Le sue mura erano spesse chissà quanti metri, bianche come un osso esposto per troppo tempo al sole.
In quella oscurità emanava un bagliore quasi ipnotico, come una pianta carnivora che prima attrae la vittima con il suo profumo invitante, poi la uccide per cibarsene.
Necrosis osservò con una punta di ammirazione l’ enorme struttura bianca ‘Non male.’ Pensò.
“Questo sarà il nostro quartier generale.” Disse a Neos. Quello non si voltò neppure a guardarlo, ma estrasse la Keyblade e la puntò verso il castello.
La keyblade di Neos ricordava vagamente la Portafortuna, un dei Keylodher di Sora, ma lama e il manico non erano bianchi: il manico era nero con il paramani color oro acceso, metre la lama era completamente nera con l’ estremità che ripiegava a creare la forma della chiave che sbiadiva fino a tornare d’ oro.
Dalla Keyblade uscì un fascio di luce che colpì un punto non meglio precisato del castello che si trovava davanti a loro.
Dopo pochi secondi dal castello arrivò un ponte trasparente di colore azzurro chiaro.
“Cosa aspettiamo?” Chiese Neos al fratello. “Andiamo a visitare la nostra nuova casa.”
Così dicendo si fece da parte per lasciar passare il fratello.
Necrosis si fece avanti ed entrò nel castello che a suo tempo era stato dimora dell’ organizzazione XIII.
I due cominciarono ad esplorare il castello, non che ci fosse molto da vedere, ma loro non erano lì per fare turismo. Cercarono in ogni luogo del castello qualunque cosa Xemnas, il nessuno di Xehanort, avesse lasciato per loro.
Alla fine Necrosis trovò un diario proprio in una cavità nascosta all’ interno del trono di Xemnas.
Il diario illustrava un sacco di argomenti interessanti: soprattutto sui cuori e dell’ influenza dell’ oscurità su di essi.
Mentre Necrosis sfogliava eccitato il diario arrivò Neos: “Suppongo che tu abbia trovato ciò che cercavamo.” Disse con tono di voce piatto.
Necrosis chiuse in fretta il diario e disse: “Certo, ma non c’ è fretta, abbiamo tutto il tempo di leggerlo.”
“Allora dobbiamo agire. Non ha più senso esitare.”
Necrosis guardò il fratello: aveva ragione, ormai si erano ripresi dal sonno criogenico, potevano farcela senza problemi.
“Molto bene.” Disse. Alzò la mano verso il centro della sala del trono dove apparve uno specchio dalla cornice bianca intarsiato di perle. Su di esso apparve il volto di un ragazzo molto simile a Necrosis: stessi capelli marroni ed un po’ sparati verso l’ alto e stesso viso.
Solo un particolare li distingueva: gli occhi.
Necrosis aveva gli occhi rossi accesi di uno scintillio dorato, quel ragazzo invece aveva gli occhi di un azzurro così intenso che ricordava il mare di giorno.
“Sora, sarà il nostro primo obbiettivo.” Affermò Necrosis.
 
 
 
 
 
 
Salve, forse ve ne sarete già accorti, ma io sono nuovo delle Fanfiction vi prego di non mettermi in croce, ma non ho resistito a pubblicarne una su Sora ed i suoi amici: spero che vi piaccia questo prologo di introduzione ai cattivi. Recensite, mi raccomando.

 

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Capitolo 2
*** Si ricomincia ***


Sora si trovava in spiaggia. Le isole del destino erano un luogo tranquillo da un anno a questa parte. Da quando lui e Riku avevano sconfitto Xemnas gli hertless e i nessuno erano spariti.
 A lui la cosa non dispiaceva, certo la vita era meno avvincente ora: un compito in classe di matematica non era esattamente come un combattimento contro l’ organizzazione XIII.
 Ma a Sora questo non importava.
D’ altro canto la Keyblade richiedeva comunque qualche sacrificio: lui e Riku erano stati chiamati sei mesi prima da Yen Sid a superare una prova per ottenere il sigillo di maestria: ciò rendeva loro Maestri Keyblade e gli permetteva di nominare altri custodi.
Entrambi avevano superato la prova, ma Sora, forse per la stanchezza di viaggiare per i mondi aveva chiesto a Yen Sid di poter rimanere sulle isole del destino. Il vecchio mago accettò a patto che lui facesse da mentore a Kairi.
Sora aveva accettato il compito con entusiasmo ringraziando Yen Sid.
Tuttavia Riku non volle tornare. Lui iniziò a viaggiare per i mondi alla ricerca di candidati adatti al ruolo di custodi Keyblade. “E poi non voglio mettermi tra voi due.” Aveva scherzato il giorno prima della partenza.
Sora sapeva cosa intendesse dire l’ amico.
Lui e Kairi ormai stavano ufficialmente insieme, la conferma era arrivata proprio al ritorno dalla torre di Yen Sid: appena Sora atterrò Kairi gli si gettò addosso per abbracciarlo. Lui ricambiò l’ abbraccio con tale entusiasmo che finì col farla volteggiare intorno a lui come se stessero ballando.
Dopo due giravolte di seguito si fermarono, si guardarono negli occhi con dolcezza e lui le diede un bacio che lei ricambiò.
Lei era bellissima, lo era sempre stata, ma in quel momento a Sora sembrò essere la ragazza più bella dell’ universo. E lui se ne intendeva dell’ universo,visto che avevano passato gli ultimi due anni a viaggiare con un’ astronave.
Nei giorni che seguirono il suo rientro Sora e Kairi tornarono spesso insieme all’ isoletta in cui avevano giocato da bambini: un po’ per evitare che gli altri abitanti della cittadina costiera li vedessero allenarsi con due enormi chiavi letali, un po’ per poter godere della compagnia reciproca.
Sull’ isoletta gli allenamenti erano duri, ma Sora stava anche molto attento a non ferire Kairi, quindi i suoi colpi erano sempre meno potenti quanto potessero esserlo in realtà.
Tuttavia la ragazza imparava in fretta ad usare sia la Keyblade che le magie. Sora era davvero stupito dai suoi progressi: nemmeno lui era riuscito a padroneggiare la Keyblade così presto e così bene.
Quel pomeriggio avevano finito prima del solito. Il sole non aveva ancora toccato l’ orizzonte.
Kairi gli si avvicinò e spostò anche lei lo sguardo verso il tramonto. Sora si voltò verso di lei senza riuscire a staccarle gli occhi di dosso. “Sei andata benissimo anche oggi.” Disse, cercando un argomento che rompesse il silenzio.  
La rossa si voltò verso di lui: “Grazie, ma non credo di essere ancora al tuo livello, mi batti ancora, e per di più smorzando la forza dei colpi.”
“Già. Ma non ti scoraggiare, sei bravissima, e con un po’ di pratica diventerai sempre migliore.”
Lei annuì e, appoggiando la testa sulla spalla di Sora, riprese a guardare il tramonto.
Il ragazzo intanto aveva perso qualche battito del cuore quando lei gli aveva poggiato la  testa sulla spalla. Era così bella…
Era bellissima…
A Sora mancava il fiato ogni volta che la vedeva.
Si chiese come mai non fosse ancora morto soffocato visto che la vedeva tutti i giorni.  
Improvvisamente Kairi si stacco da lui e si avvicinò al molo con le barche: “Sarà meglio tornare a casa.” Disse afferrando la sua barca e mettendola in acqua.
Prima di partire lei guardò il cielo che si stava riempiendo di stelle.
Sora la imitò “Stai pensando a Riku vero?” Kairi tornò a guardare lui
“Si, chissà dov’ è?” Chiese con una punta di preoccupazione nella voce.
“Non preoccuparti.” Disse il ragazzo sperando di essere rassicurante. “Anche io lo penso, ma sono sicuro che sta bene.”
Detto questo alzò un attimo gli occhi al cielo prima tornare a concentrarsi sulla barca.
 
Se avesse tenuto gli occhi al cielo se ne sarebbe accorto, ma la fortuna non era dalla sua parte. Appena dopo che aveva abbassato la testa una stella sopra di lui si spense.
 
 
 
 
 
Riku guardò fuori dalla finestra di una delle innumerevoli stanze della torre di Yen Sid.
La torre dall’ esterno sembrava piccola, non più di un paio di piani. Ma in realtà era molto più grande.
Riku non era voluto tornare nelle isole del destino ma si era preso l’ incarico di addestrare la prima generazione di nuovi custodi per vedere chi di loro sarebbe stato degno di essere un maestro.
In realtà era rimasto sorpreso quando Yen Sid aveva proposto loro di diventare maestri così presto.
Lui e Sora avevano accettato, ma a differenza di quest’ ultimo, che era rimasto sull’ isola insieme a Kairi, Riku aveva accettato il compito di cercare ed addestrare nuovi custodi.
Riku aveva viaggiato per un mese sulla Gummiship ed aveva trovato quattro validi candidati: Adele e Merrik venivano da Rediant Garden.
Riku stava dando la caccia ad un gruppo di Hertless fuggiaschi che avevano assalito i due ragazzi. Riku era arrivato giusto in tempo per salvarli.
Faraia era una giovane dalla pelle color caffelatte che viveva in un villaggio nei pressi di Agrabah, il mondo di Aladin, era abile e forte, ma Riku sentì in lei un cuore puro e determinato e la prese con sé.
Infine Masuru lo trovò quando rientrò a crepuscopoli. Stava attraversando la città per raggiungere il treno fatato che conduceva alla torre quando si trovò davanti al ring Struggle dove Seifer aveva battuto un giovane dai capelli biondi.
Quello però si era allontanato con il sorriso nonostante l’ occhio nero.
Riku rimase sorpreso quando lo sentì ringraziare Seifer. La maggior parte della gente avrebbe reagito pestando i piedi giurando vendetta.
Lui no.
Riku allora decise che era un buon candidato e gli chiese di venire, proposta che Masuru accettò.
Quella sera Riku stava pensando a Sora e Kairi, che erano rimasti nell’ isola del destino.
Gli mancavano, ma loro erano troppo legati a quell’ isola per poterla lasciare.
D’ altro canto sapeva cosa provavano l’ uno per l’ altra, e non voleva sentirsi un intruso, forse anche un po’ per questo se n’ era andato.
Improvvisamente Faraia entrò nella stanza. “Maestro Riku, il Maestro Yen Sid vuole vederla.”
Il ragazzo non si era ancora abituato ad essere chiamato ‘maestro’ da ragazzi che avevano solo tre anni meno di lui.
Riku si voltò verso la giovane. Come tutti gli abitanti di Agrabah aveva la pelle scura dal colore simile al caffèlatte due occhi neri e profondi ed un bel viso tondo. Era di corporatura esile e slanciato, il suo Keyblade ricordava il Keyholder Desilampada.  
“E’ urgente?”
“Non lo so’, maestro, Yen Sid ha richiesto solo la vostra immediata presenza.”
“Molto bene, va’ da lui e digli che arriverò subito.”
Lei si voltò e se ne andò.
Riku osservò di nuovo il cielo stellato ripensando alla sua isola e ai suoi amici, Dopodiché si voltò ed uscì dalla sua stanza.
Nella sala adiacente c’ erano gli altri che si stavano allenando nell’ uso dei Keyblade: Adele e Merrik erano praticamente due gocce d’acqua: stessi capelli castani, stessi occhi verdi, stessa altezza e stessa forma del viso. l’ unica differenza era il fatto che Adele era una ragazza, Merrik un maschio. D’altro canto erano fratelli.
Adele inoltre era leggermente più esile del fratello e avevano lo stesso Keyblade simile al cercastelle, con l’ unica differenza che quello di lui era viola scuro, mentre lei aveva un colore molto più chiaro simile al rosa.
Infine Masuru era il più robusto dei quattro col viso squadrato e poco più basso di Riku. Aveva gli occhi neri e i capelli biondi. La sua Keyblade era una versione più chiara del Keyhloder Fenrir.
Appena Riku entrò nella sala i tre si fermarono. “Maestro.” Dissero in coro.
“Bene, grazie, ma non c’ è bisogno di essere così formali, io non sono tanto più vecchio di voi.” Rispose Riku imbarazzato.
Dopo aver dato alcuni consigli su come tenere in mano l’ arma, Riku si avviò verso le scale che portavano in cima alla torre.
Lì nello studio, seduto su un scranno di legno sobrio, c’ era Yen Sid.
Yen Sid era stato maestro di Re Topolino ed era probabilmente lo stregone più potente dell’ universo.
Era molto alto, con una barba molto lunga, occhi profondi e penetranti, mento leggermente pronunciato e naso aquilino.
“Maestro.” Disse Riku inchinandosi davanti alla scrivania dell’ anziano stregone.
“Alzati, maestro Riku, le formalità dovremmo adoperarle in un secondo momento, ora dobbiamo agire subito.”
“Perché?” Chiese Riku in ansia.
“Perché qualcosa si sta muovendo nell’ oscurità, non ho idea di cosa sia, ma è qualcosa di potente.”
 
 
 

 
 
Ecco i nostri protagonisti come li ricordiamo. Volevo introdurre nuovi personaggi, e Riku maestro  mi suonava bene. Spero che sia di vostro gradimento. Mi raccomando recensite, e se li avete, mandatemi qualche suggerimento. 
 

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Capitolo 3
*** La battaglia della torre ***


Riku osservò il maestro Yen Sid incredulo. “Pensate all’ organizzazione?” Chiese.
L’ organizzazione aveva creato parecchi problemi in passato, ma Sora e Riku l’ avevano letteralmente distrutta.
“Non credo, ma sento un grande potere oscuro che cresce nell’ universo, dobbiamo intervenire.” Appena disse quelle parola Flora, una delle fate buone che avevano aiutato Aurora contro Malefica, si precipitò nella stanza. “Maestro,maestro,maestro.” Disse con il fiatone.
Yen Sid rimase impassibile “Che succede?” Chiese con voce calma e pacata.
La fata era l’ opposto dello stregone: si agitava, respirava affannosamente e non sembrava essere in grado di riordinare i pensieri. “Glirtlesstaccanolaorredobbamonterviresuito.” Disse senza fiato.
Riku, vedendo la fata in difficoltà decise di intervenire. “Flora, ti prego, calmati. Riprendi fiato e dicci cosa sta succedendo.”
Flora fece un respiro profondo e sembrò calmarsi un po’. “Bene, ora, dicci cosa succede.”
“Si, si. Maestro, gli Hertless stanno attaccando la torre, dobbiamo intervenire subito.” Disse la fata che si stava agitando di nuovo.
Riku si alzò. “Maestro, devo lasciarvi. Radunerò tutti gli apprendisti e difenderò la torre.” Disse avviandosi verso la porta.
“No!” tuonò Yen Sid: “Aspet…” Ma Riku si era già chiuso la porta alle spalle. “Dannazione.”
 
Riku scese le scale per andare nella sala dove si stavano allenando i suoi allievi. ‘Dannata torre, ma Yen Sid non poteva fare qualche scala in meno o mettere un ascensore?’ Si domandò lui.
Arrivò alla sala degli allenamenti dopo due minuti di corsa e ne approfittò per riprendere fiato.
Adele gli si avvicinò timidamente. ‘Ma pensano che li possa mangiare?’ si chiese Riku ancora una volta contrariato dalla loro reverenza.
“Maestro, state bene?” Chiese lei preoccupata, mentre Merrik e Masuru li osservavano.
Riku prese una bella boccata d’ aria e disse: “Ascoltate, un esercito di Hertless si sta avvicinando alla torre.”
Non aveva ancora finito la frase che vide gli occhi dei giovani custodi riempirsi di paura.
“M-Ma voi e il maestro Sora non li avevate sconfitti un anno fa?” Chiese Merrik spaventato.
‘Maestro Sora? Da quando Sora viene definito un maestro?’ Si chiese Riku divertito. “E’ vero, li avevamo sconfitti, ma non del tutto, l’ oscurità è sempre in agguato, non riusciremo mai a debellarla, ma possiamo arginarla ed è per questo che vi ho addestrato per tre mesi.” Disse tentando di dare un tono autoritario alle sue parole. “Ora dovete mettere in pratica ciò che vi ho insegnato. Prendete le armi e preparatevi, capito?”
“Si, Maestro!” Dissero tutti e tre in coro.
In quel momento Riku si accorse di qualcosa: “Dov’ è Faraia?” Chiese temendo la risposta.
“Io…ehm…credo di averla vista uscire.” Disse Masuru. “Dannazione!” Urlò Riku uscendo dalla stanza a tutta velocità “Presto seguitemi.”
I quattro si precipitarono all’ entrata della torre ed uscirono. La scena che videro gelò loro il sangue nelle vene. In torno alla torre c’ erano decine di Hertless di diverse razze.
Riku li osservò attentamente: quelli più numerosi erano sicuramente gli Shadow, ce ne dovevano essere almeno cento, alla loro guida una ventina di neoshadow che si riconoscevano per le loro dimensioni.
In cielo Riku notò circa quaranta invisibili, una forza scelta di hertless molto potenti armati di spada e dalle fattezze quasi umane.
Infine c’erano un centinaio di hertless cavalieri, un gruppo di hertless completamente ricoperti di armatura dalla testa ai piedi che combattevano brandendo una spada.
Riku si voltò verso gli altri tre, che impugnavano nervosamente le loro keyblade. “Ok, preparatevi a combattere, il nostro avversario è forte, cercate di non farvi colpire alle spalle e tutto andrà bene.”
Loro annuirono velocemente.
Gli Hertless avanzavano in maniera disordinata, ma molto lentamente, e questo insospettì Riku: gli hertless attaccavano in maniera istintiva e violenta, perché esitavano?
In quel momento sentì un urlo provenire dalla sua destra.
Si voltarono tutti e videro Faraia impegnata nella lotta contro cinque cavalieri e due invisibili.
 
 
Faraia aveva tenuto testa ad una decina di shadow, forse quindici e aveva dimezzato il numero di hertless cavalieri, ma gli invisibili erano molto più difficili da sconfiggere: attaccavano da lontano con la magia, appena la vedevano distratta attaccavano con un fendente di spada per poi sollevarsi di nuovo in aria.
Faraia teneva il suo Keyblade saldamente nella mano come le era stato insegnato, ma aveva ricevuto molte ferite, tra le quali un profondo taglio al braccio destro che rendeva l’ arma più pesante.
Improvvisamente tre cavalieri la attaccarono contemporaneamente, lei alzò il Keyblade per parare il colpo.
Le tre lame si incrociarono sulla lama del Keyblade permettendo a Faraia di lanciarsi all’ attacco.
Lei agì d’ istinto: fece roteare l’ arma e con un colpo abbatté due nemici. Per sua sfortuna il movimento non era stato fluido come sperava: infatti l’ ultimo cavaliere era riuscito a ritirarsi per poi colpirla alle gambe.
Lei tentò di parare il colpo, ma non ci riuscì. L’ attacco fu talmente potente, da mandarla in ginocchio.
Fu come vedere tutto al rallentatore: vedendola cadere a terra gli hertless si mossero in maniera strana, come se esultassero per la loro vittoria, poco più in là vide i suoi compagni combattere contro decine e decine di hertless che attaccavano senza sosta, mentre tra lei e loro una figura familiare coperta dalle sagome degli hertless si stava facendo strada verso di lei.
Quando vide l’ invisibile calare su di lei con la spada sguainata aspettò di ricevere il colpo di grazia, ma il colpo non arrivò mai.
 
 
“D’ accordo, mostri.” Disse Riku mentre con un colpo distruggeva l’ invisibile che stava per uccidere Faraia. “Ve la cavate bene con un custode alle prime armi, ora vedetevela con una un po’ più esperto.”
Gli hertless cavalieri si gettarono su di lui tutti insieme nel tentativo di fermarlo.
“Aerora.” Riku lanciò l’ incantesimo sprigionando un tornado che travolse tutti gli hertless distruggendoli.
Solo l’ ultimo invisibile era ancora in piedi e caricò con la lama sguainata.
Riku rinsaldò la presa sulla ‘Via per l’alba’, la sua Keyblade, e si lanciò all’ attacco a sua volta dopo essersi assicurato che Faraia non fosse in pericolo.
L’ hertless attaccò in preda alla furia cieca tipica di tutti gli hertless.
Riku invece agì con fredda logica, capendo che attaccare frontalmente sarebbe stato uno spreco di tempo ed energie, spiccò un salto un attimo prima che l’ hertless sferrasse il colpo e atterrò alle sue spalle.
L’ invisibile non ebbe nemmeno il tempo per voltarsi; Riku l’ aveva già trafitto da parte a parte, facendolo evaporare in una folata di pulviscolo oscuro.
Riku si guardò intorno: Faraia era ferita, ma sembrava ancora in grado di reggersi in piedi.
Si voltò in direzione della strada che dal treno portava alla torre, lì gli altri tre stavano tenendo a bada l’ enorme massa di herless. Benché fossero alle prime armi si stavano comportando davvero egregiamente.
Merrik era abile ed usava la velocità per abbattere i nemici.
Masuru invece basava il suo stile sulla forza menando fendenti ampli e potenti abbattendo anche tre o quattro nemici alla volta, mantenendo allo stesso tempo il controllo sulla lama, in modo da non colpire i suoi compagni.
Adele invece lanciava magie rimanendo indietro lasciandosi difendere dai suoi compagni ma assicurandosi anche che non venissero colpiti.
“Bene, rimanete uniti, non attaccate e rimanete vicini alla porta, non dovete lasciarli entrare.” Urlò Riku nella loro direzione, sperando che capissero.
Poi si rivolse a Faraia: “Ce la fai a camminare?” Lei fece qualche tentativo e quando fu sicura di avere un appoggio stabile annuì.
Riku alzò l’ arma e disse: “Rimani con le spalle al muro, ti copro io, tu cerca di raggiungere la porta.”
“Si, grazie maestro.” Disse lei mentre si detergeva il sangue e il sudore dal viso.
Riku iniziò a combattere gli hertless che avanzavano a piccolo gruppi.
Evitava, attaccava e lanciava magie ad una velocità impressionante. In un colpo poteva abbattere cinque hertless.
Quando gli invisibili attaccavano lui indietreggiava per poi colpirli con la magia. Gli hertless cadevano a decine contro di lui, più avanzavano più ne cadevano.
Riku era arrivato alla porta della torre quando fu colto da un atroce dubbio: gli hertless che aveva affrontato fino ad ora non attaccavano in maniera normale, attaccavano in piccoli gruppi, spesso da soli come se volessero solo impegnarli, non ucciderli.
‘Perché non attaccano in massa?’ Si chiese Riku.
Poi improvvisamente gli venne in mente qualcosa di spaventoso: ‘Se l’obbiettivo fosse Yen Sid?’ “Ritirata!” Urlò ai suoi allievi.
Adele si voltò verso di lui “Maestro li stiamo respingendo, perché dobbiamo ritirarci?”
Riku si innervosì “Primo: Non chiamatemi ‘maestro’. Secondo: è una trappola, gli hertless sono stati mandati per spingerci fuori dalla torre. Dobbiamo tornare!” Urlò con quanto fiato aveva in gola per farsi sentire sopra il rumore ticchettante delle zampe degli hertless.
Dovevano averlo sentito, perché si misero subito ad indietreggiare spalla a spalla. Appena arrivarono a pochi metri da Riku, questi aprì la porta, trascinò dentro Faraia e lasciò entrare gli altri tre prima di richiudersela alle spalle.
“Maestro, lei dice che qualcuno ci vuole distrarre, ma chi?” Chiese Masuru.
“Non lo so, ma Yen Sid aveva detto che qualcosa si sta muovendo nell’ ombra, poi gli hertless ci hanno attaccato. Questa NON è una coincidenza, quindi dobbiamo agire.”
Riprese fiato e cercò di concentrarsi. “Allora, ho un’ idea. Masuru, tu vieni con me.” Disse con tono autoritario.
“Si maestro.” Fu la risposta.
“E noi che facciamo?” Chiese Merrik. “
Voi rimanete qui e difendete le porte, se  non ci vedete tornare entro mezz’ ora tentate di rompere l’ assedio e raggiungere le isole del destino con la nostra Gummiship.”
Adele sembrò spaventata da quelle parole, tentò di dire qualcosa, ma Riku e Masuru erano già entrati nella sala delle stelle.
 
 
 
 
Necrosis stava seduto su uno scranno di marmo accanto a quello più alto. Era pensieroso: aveva mandato molti hertless all’attacco per distrarre i custodi, ma non aveva ricevuto alcuna notizia dall’ attacco.
Sapeva che erano passati pochi minuti, ma la pazienza non era esattamente il suo forte.
Proprio quando stava per intervenire lui stesso una figura incappucciata di nero con una lunga tunica anch’ essa  nera uscì da un varco oscuro. La donna, perché di una donna si trattava, disse: “Mio signore, l’ operazione è a buon punto, i custodi non sospettano nulla.”
Necrosis si rilassò. “Bene.” Disse soddisfatto: “Ma non abbassiamo la guardia, abbiamo lanciato il primo attacco, ma la nostra vera mossa ci da un  buon vantaggio e non dobbiamo sprecarlo. Phobia, prendi il controllo diretto dell’ operazione.”
La donna di nome Phobia si inchinò, riaprì il varco e sparì.
Necrosis era soddisfatto, ma mancava ancora qualche cosa: “Neos.” Chiamò. Quello, che era rintanato in un angolo gli si avvicinò. “Si, cosa vuoi?” Chiese annoiato.
Ignorando il poco entusiasmo del compagni Necrosis disse: “Va a chiamare il nostro alleato, ed assicurati che riporti indietro quelli che ho inviato da Yen Sid.”
“Si maestro.” E anche Neos sparì in un varco oscuro.
Nessuno dei due aveva visto la grossa figura che li ascoltava nascosta dietro la porta d’ ingresso alla sala del trono.
 
 
 
 
Riku si era precipitato da Yen Sid appena aveva capito cosa stesse succedendo, ma non si era aspettato certo questo: nella grande sala degli allenamenti, uno dei tanti piani inesistenti della torre formato da una grande arena circolare, si trovava Yen Sid con in mano il suo Keyblade.
Il keyblade di Yen Sid aveva il manico a forma di luna color argento, e la lama color oro puro con la punta che formava la chiave che ricordava un sole.
Riku, però non rimase stupito dal fatto che Yen Sid si fosse fatto avanti personalmente, ma da CHI stava combattendo.
Masuru lo raggiunse in quel momento ed indicò tre figure vestite di nero che davano loro le spalle disposte al centro dell’ arena davanti a Yen Sid. “Chi sono?” Chiese accigliato.  
Riku non dovette nemmeno attendere che i tre si voltassero, davanti a lui c’ erano Marluxia, numero XI dell’ organizzazione XIII armato di falce, Luxord, numero X dell’ organizzazione armato di due enormi carte, ed infine Vexen, Il numero IV armato di uno scudo.
Riku lo squadrò attentamente prima di rispondere: “L’ organizzazione.”
 

 
 
 
 
 
TADààààààààààààààn: qualche piccolo colpo di scena va bene, il terzo capitolo è saltato fuori velocemente, so di non essere molto bravo, ma questa storia la voglio proprio finire. Comunque ditemi cosa ne pensate, anche se il vostro giudizio è negativo: quindi recensite ;)       
 

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Capitolo 4
*** L' oscurità rinasce ***


Sora stava dormendo beatamente nel suo: quando fece un sogno strano. Si trovava nell’ inizio del sogno: una specie di mondo dove lui aveva usato per la prima volta i suoi poteri. ‘Perché mi trovo qui?’ Si chiese. ‘Stavo dormendo, poi mi sono ritrovato qui e…’ Non finì il pensiero che qualcuno lo prese per la spalla.  Sora sobbalzò, scatto in avanti ed estrasse la catena regolare per affrontare l’ aggressore, ma si bloccò appena lo vide in faccia.
“Ciao.” Disse Roxas divertito da quella reazione agitata.
“Roxas, non ti si vede da un anno, come stai?” Disse Sora visibilmente sollevato dal fatto di non trovarsi in pericolo.
“Come stai tu,sono il tuo nessuno ricordi?”
“Ah, giusto, scusa per la domanda stupida, è stata istintiva. Comunque cosa ci fai tu qui?”
“Ti voglio avvisare: l’ oscurità si sta risvegliando, devi fare qualcosa.”
“Ne sei sicuro?” Esclamò Sora preoccupato: “Yen Sid e Re Topolino non mi hanno contattato, come mai?”
“Non lo so nemmeno io, sono in diretto contatto con l’ oscurità, ma l’ attacco è stato sferrato prima del tramonto, ed ha colpito molti mondi, anche se non so quali.”
“Il è ancora normale, sai se ci attaccheranno?”
Ne sono sicuro, ma la domanda non è ‘se’ ma ‘quando’ attaccheranno.”
“E tu non lo sai vero?”
Il tono di Roxas si fece un po’ irritato: “Scusa, ma non sono un veggente, ma tu devi prepararti, ed anche Kairi, l’ oscurità sta tornando e tu…” Ma non riuscì a finire la frase perché con un raggio di luce Sora si svegliò. ‘Dannazione.’ Pensò frustrato: ‘maledetto sole, possibile che mi abbia svegliato in un momento così importante?’
Sora si lavò la faccia, si vestì ed uscì di casa. Era una bella mattinata di inizio estate, nelle isole faceva sempre più caldo del normale, ma d’ estate la temperatura si alzava parecchio ed il sole splendeva tutti i giorni. Le vacanze erano iniziate da tempo, quando era tornato a casa dopo lo scontro con l’ organizzazione, sua madre, i suoi amici e perfino le autorità del posto gli avevano chiesto dove fosse stato e cosa era successo. Lui si era giustificato con il fatto di non ricordare niente fino a che non si era risvegliato sulla spiaggia. Per un po’ di tempo aveva pensato che non gli credessero, ma, dopo avergli fatto alcune domande, lo lasciarono tornare a casa mentre iniziavano le ricerche di un fantomatico rapitore. In poco tempo aveva riacquistato la fiducia di tutti i suoi amici. Per quanto riguardava la sua istruzione, sua madre riuscì ad ottenere i permessi per farlo studiare a casa. A lei Sora non riuscì a nascondere la verità.
 
 
 
 
Arianna fu davvero sconvolta quando scoprì cosa era successo al figlio ed aveva anche dato di matto, ma alla fine riuscì a calmarsi e permise a Sora di continuare ad essere un custode. Non solo, ma cominciò un po’ ad essere fiera di ciò che faceva il figlio: tanto che quando questi fu chiamato da Yen Sid per diventare maestro, lei non solo l’ aveva incoraggiato, ma volle persino accompagnarlo. Quando lei aveva conosciuto Yen Sid si ritrovò a dover ammettere che quell’ uomo era davvero una figura che emanava autorità. Ogni sua parola sembrava un ordine, e sapere suo figlio sotto la guida di quello stregone fu quasi un sollievo. Diversa la reazione con Re Topolino. Arianna dovette dare fondo a tutto il suo autocontrollo per non ridere alla vista di quella specie di topo antropomorfo che gli arrivava fino alle ginocchia. Quando però si presentò però non riuscì a resistere e lo chiamò “Vostra ‘Altezza’”
Nella stanza tutti dovettero sforzarsi per non ridere, compreso Yen Sid. Topolino tuttavia mantenne il controllo: “Grazie, ma preferirei essere chiamato maestà. Altezza non mi sembra appropriato per uno come me.”
 Arianna dovette rivedere il suo iniziale giudizio: Re Topolino sapeva essere una persona autoritaria quanto Yen Sid, la determinazione nella sua voce gracchiante ed acuta era talmente tanta che pareva decuplicare le sue dimensioni. Dopo essere tornati Sora le aveva donato il Grillario: il diario che il Grillo Parlante aveva tenuto aggiornato durante le avventure di suo figlio. Arianna aveva cominciato ad appassionarsi alle avventure del figlio, anche perché non riusciva a figurarsi suo figlio fare cose come combattere mostri giganteschi, salvare improbabili mondi, tenere a bada eserciti di creature oscure… ‘E io non ne ero nemmeno al corrente.’ Pensava mentre leggeva della partecipazione di suo figlio al torneo indetto sul monte olimpo.
 
 
 
 
Sora  arrivò in spiaggia, di solito era il primo, ma quel giorno era arrivato ultimo a causa del sogno che aveva fatto. Ma si accorse che mancava proprio la persona che cercava. C’ erano Wakka e Tidus, che stavano giocando a Blitzball. Uno sport che a Sora non era mai piaciuto molto. Danaus e Remek, due ragazzi uno dai capelli corti e ricci il secondo quasi completamente calvo stavano prendendo il sole sulla spiaggia,  mentre poco lontano dal gruppo di ragazzi c’ erano alcune ragazze. Tra le quali Selphie. Ma Kairi non c’ era. Sora pensò subito al sogno che aveva fatto e temette il peggio.  ‘A Kairi, non può essere successo qualcosa’ Si disse preoccupato ‘ lei sa difendersi.’ Stava per andare da lei quando la vide apparire lungo il viale che dal paese portava al mare, e sembrava affannata. Sora le corse incontro felice di vedere che stava bene. Si incontrarono appena oltre il muretto che separava il paese dalla spiaggia. “Finalmente ti ho trovato.” Disse Kairi col fiatone.
“Scusa, ma pensavo di trovarti qui.”
“Io invece speravo di trovarti a casa, ma tu eri già uscito.”
“Si senti, sta’ notte ho fatto uno strano sogno.”
“Anche io.” Disse Kairi stupita
“Cosa? Roxas è venuto anche da te?”
“No, io ho parlato con Naminé.”
“Davvero? Cosa ti ha detto.”
Kairi stava  per dire qualcosa, ma improvvisamente il cielo fu oscurato da dei nuvoloni neri. “Questo non è un buon segno.” Disse Sora sapendo che quelle nubi non erano naturali. “E come mai pensi questo?” Chiese ironicamente Kairi estraendo il proprio Keyblade. “Intuito.” Rispose Sora estraendo a sua volta la Cstena Regolare. In quel momento, un varco oscuro si aprì facendo uscire gli Hertless che attaccarono gli abitanti dell’ isola.
 
 
 
 
Riku alzò il Keyblade pronto ad affrontare i suoi vecchi rivali. “Sta dietro di me.” Ordinò a Masuru prima di avventarsi su Luxord. Quello, che sembrava ancora impegnato nel combattimento contro Yen Sid non si accorse dell’ attacco alle spalle. Riku gli fu addosso ferendolo alla schiena ed evitando il contrattacco saltando all’ indietro mentre una carta affilata gli sfiorava i capelli della fronte. Masuru invece, non conoscendo l’ abilità del suo avversario si ritrovò a dover parare due colpi di fila dato che Luxord si era ripreso velocemente dall’ attacco di Riku.
“Guarda chi si rivede. Come stai ragazzo?” Chiese Luxord beffardo.
“Sicuramente meglio di te. Come fai a trovarti qui?” Chiese Riku minacciosamente.
“Diciamo che abbiamo fatto un patto col diavolo. Avrei preferito che ci fosse Sora al tuo posto.” Disse estraendo due carte da gioco grandi e dal bordo affilato. “Ma con te mi divertirò sicuramente di più.” Riku ebbe appena il tempo di alzare la Keyblade prima di ricevere il primo rapido attacco. La sua lama e le carte avversarie si scontrarono a mezz’ aria più e più volte, mentre i loro possessori si affrontavano tentando di prendere una posizione di vantaggio sull’ altro. Riku tentò un colpo a destra mentre si abbassava per evitare un attacco. Luxord però fece apparire un'altra carta davanti a se stesso ch deviò l’ attacco di Riku che tentò di aggirarlo, ma quando saltò oltre vide che Luxord era sparito. Appena toccò il terreno fu circondato da una decina di carte che giravano intorno a lui. ‘Bravo, cerchi di confondermi’  Riku tentò di individuare la carta che nascondeva Luxord, ma quello lo attaccò da dietro. Riku sarebbe stato spacciato se Masuru non fosse intervenuto parando il colpo con il suo Keyblade. “Grazie, Masuru.” Disse Riku riconoscente. “Grazie, maestro.” I due ricominciarono a combattere contro Luxord. I colpi si susseguivano sempre più veloci, tanto che Masuru, essendo meno esperto in confronto a Riku iniziò a perdere il ritmo. Con mosse sempre più complicate, salti, attacchi, magie, nessuno, ne Luxord ne Riku e Masuru riuscivano ad avere la meglio l’ uno sull’ altro. Improvvisamente, però, Masuru perse la concentrazione e Luxord ne approfittò per colpirlo al petto. Masuru cadde a terra con il ventre squarciato all’ altezza dello stomaco. Luxord si gettò su di lui per dargli il colpo di grazia mentre riku saltava per fare da scudo al suo amico ed allievo. Fu in quel momento che ci fu una grande esplosione di luce che travolse tutto ciò che c’ era nella stanza, ma che oltrepassò su Riku e masuru senza fargli alcun danno, anzi, quando dopo pochi secondi l’ onda d’ urto magica si disperse Masuru si rialzò completamente risanato. I tre avversari invece non avevano avuto lo stesso trattamento: infatti giacevano ai lati della stanza con gli abiti che emanavano fumo e i volti stravolti dal dolore. Yen Sid Alzò il suo Keybalde. “Tornate nelle tenebre mostri senza cuore!” Tuonò con un tono di voce così aggressivo da gelare il sangue nelle vene a Riku. I tre, capendo che il loro avversario era troppo forte si ritirarono in alcuni varchi oscuri che sparirono dopo il loro passaggio. Riku aiutò il proprio compagno ad alzarsi porgendogli la mano. “Complimenti, Maestro Yen Sid.” Disse Riku ammirato dalla facilità con cui lo stregone era riuscito a sconfiggere tre pericolosi membri dell’ organizzazione: “Abbiamo sventato il loro attacco!” Aggiunse allegro Masuru. Tuttavia Yen Sid era ben lungi dall’ essere allegro: “No miei allievi, noi abbiamo vinto qui, ma l’ oscurità è riuscita nel suo intento: durante lo scontro ho dovuto focalizzare la mia attenzione sullo scontro, ma ora sento che nell’ universo qualcosa è cambiato. La luce si è indebolita, e noto l’ assenza di molti cuori forti.”
 
 
 
 
Nello stesso istante in cui Yen Sid pronunciava quelle parole nel castello che non esiste la grossa figura nascosta nell’ ombra osservava una strana scena che si svolgeva nella sala del trono: decine di ragazzini tra i dodici ed i sedici anni erano stati condotti in catene davanti a quello che si faceva chiamare Necrosis che subito ordinava di mandarli nelle celle. La figura si spostava ogni volta che li vedeva passare. ‘Cosa ci vogliono fare con questi? Perché gli hertless non gli rubano il cuore e basta.’ Non riuscendo a dare spiegazioni a quella risposta decise di rimanere la castello e rimandare i suoi piani per osservare i nuovi padroni del castello.
 
 
 
 
Re Topolino stava in biblioteca dove stava ripassando alcune magie. Da quando i suoi amici erano diventati Maestri come Topolino si era deciso a rimanere nel castello ad occuparsi del suo popolo. Mentre leggeva una formula in grado di trasformare in acqua la roccia quando Pippo entrò nella biblioteca praticamente sfondando la porta.
“Yuk, vostra maestà, presto, dovete venire presto dovete venire, gli hertless ci stanno attaccando.”
Il re a quelle parole saltò giù dalla sedia. “Non è possibile! La pietra della luce dovrebbe difenderci.”
“Non lo so, vostra maestà, ma molti hertless stanno attaccando il castello.”
Non c’è tempo da perdere. Presto alla sala del trono.”
Topolino e Pippo si diressero verso la sala del trono che si trovava vicino alla biblioteca lungo il grande colonnato. Lì si trovavano alcuni cavalieri del castello Disney schierati pronti ad entrare in città per aiutare la popolazione a fuggire. Arrivati davanti alla grande porta gli vennero in contro Paperino, Paperina e Minni. “Mio re, speravo di trovarvi qui, gli hertless hanno attaccato e i nostri cavalieri hanno evacuato buona parte della città.”
“Bene, andiamo a controllare la Pietra della luce.”
Topolino si avvicinò alla grande porta, ma quando tentò di aprirla, bussando, si aprì una porticina poco più alta di lui.
Appena entrarono nella sala del trono una voce tuonò: “Ti aspettavo, Topolino.”
“Chi sei? Fatti vedere!” Ordinò il re per nulla intimorito dalla voce. Come in risposta al suo ordine si aprirono due varchi oscuri. Dal varco destro uscì una figura alta ammantata di nero con uno scettro. Dall’ altro uscì un’ altra figura completamente ammantata di nero con un cappuccio che copriva tutta la testa ed il viso ed impugnava una Keyblade uguale a quella di Topolino, ma completamente nera con il paramani rosso sangue.
Topolino, Paperino e Pippo non riuscirono a trattenersi.
“Malefica e Macchia Nera!” Urlarono in coro.
 
 

 
 
 
Salve gente, ecco un po’ di colpi di scena che potrebbero anche non piacere. Certo che mi piaceva l’ idea di Yen Sid che combatteva contro l’ organizzazione. Ma i colpi di scena non sono certo finiti qui, preparatevi ad un altro capitolo.  Mi raccomando commentate e recensite.
P.S.: per chi non lo sapesse Macchia Nera è il principale antagonista di Topolino nel fumetto. E siccome mi sembrava giusto mettere un antagonista migliore di Gamba di legno ho voluto introdurlo. (Non preoccupatevi, ci sarà anche il vecchio Gamba.)       

 

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Capitolo 5
*** Vecchie conoscenze ***


Topolino rimase veramente stupito di ritrovarsi faccia a faccia con Macchia Nera e Malefica. In realtà era abituato al fatto che Malefica ricomparisse di continuo, d’ altro canto l’ avevano sconfitta diverse volte nel corso degli anni e lei era sempre tornata più forte e spietata di prima. A stupirlo era il ritorno di Macchia. Era da quasi vent’ anni che lui, Yen Sid ed Eraqus l’ avevano sconfitto lanciandogli un incantesimo che lo avrebbe dovuto tenere prigioniero nella pietra per l’ eternità.
“Macchia Nera. Come hai fatto a liberarti?” Chiese il re con foga
“Stupito, Topolino? Non dovresti, dopotutto mentre mi imprigionavate l’ avevo detto che sarei tornato.”
“Già ma non credevo che saresti stato così lento, ti credevo più in forma.” Disse Topolino che in realtà sperava di non incontrarlo più.
Macchia Nera ghignò: “Non esagerare sono passati solo vent’ anni, non sono tanti, anche se scomodi: in una roccia non si dorme molto bene, presto capirai come ci si sente.” Detto questo puntò il Keyblade contro il re. Topolino era ben lungi dall’ essere intimorito: “Non hai risposto alla mia prima domanda. Come hai fatto a liberarti? Malefica non è così potente da liberarti, quindi deve essere stato qualcun’ altro.” La strega che stava tranquilla al fianco di Macchia Nera ebbe un fremito di rabbia e sulla sua pelle apparve una sfumatura rossa. “Come osi, sottospecie di pantegana antropomorfa, di dimostrerò di avere più potere io di questo castello: dopo averti distrutto lo ridurrò in macerie.” Strillò Malefica sprigionando una vampata di fiamme verdi contro il re ed i suoi compagni.
Sora e Kairi si lanciarono sull’ ennesimo gruppo di Hertless. Appena erano arrivati i mostri i ragazzi sulla spiaggia si erano dati alla fuga inseguiti da quelle malvagie creature. Sora e Kairi erano rimasti a combattere distruggendo ogni singola creatura uscisse dai portali. Kairi era un vero flagello: lanciava magie ad una velocità impressionante, in poco tempo venti hertless erano rimasti intrappolati in blocchi di ghiaccio spessi un metro, mentre almeno cinquanta erano stati spazzati via da folate di fuoco, fulmini e luce. Oltretutto non se la cavava male nemmeno nel corpo a corpo, aveva disintegrato facilmente molti hertless con il keyblade, e sembrava ancora in gran forma. Sora non era da meno: aveva abbattuto almeno un centinaio di dannatissimi hertless di vario tipo: darkball, cavalieri, shadow,Wyvern e blu cicci. Tutti distrutti senza esitazione, un solo colpo e Sora poteva abbatterne anche sei. Era quasi un ora che combattevano e entrambi erano frustrati: avevano combattuto bene, ma qualcosa non tornava, gli hertless avevano attaccato l’ isola ma loro ne avevano affrontati relativamente pochi. Di regola gli hertless avrebbero dovuto attaccare in massa lui e Kairi, visto che possedevano il keyblade, invece avevano attaccato tutte le persone in egual misura. Kairi e Sora avevano fatto dell’ loro meglio per difendere la popolazione, ma gli hertless erano tanti e loro non potevano essere da tutte le parti, inevitabilmente decine di hertless erano entrati in paese attaccando chiunque fosse a tiro. “Dobbiamo tornare in paese!” Urlò Sora.
“Perché, non siamo ancora stanchi, possiamo batterli.” Disse Kairi impegnata ad evitare l’ attacco di un blu ciccio.
“D’ accordo, tu rimani. Ma io vado, dobbiamo evitare che ci siano vittime.”
Lei annuì decisa. “Bene, ti copro, va’”
Sora prese mentalmente nota di ringraziare Kairi per l’ aiuto che gli aveva appena dato e ritornò veloce in paese. Lì la situazione era davvero caotica: la gente scappava in tutte le direzioni inseguita dagli hertless, pochi opponevano resistenza come Tidus, che tentava di affrontare le creature d’ ombra con il suo bastone rosso senza che però quelli ne risentissero minimamente. Sora si gettò sull’ hertless che stava per colpire Tidus alle spalle. I due si misero a lottare spalla a spalla, anche se l’ unico a fare qualcosa di produttivo era Sora, visto che la sua era l’ unica arma efficace. Dopo un minuto passato a difendere se stesso e Tidus Sora disse a lui di fuggire mentre si dirigeva verso casa sua.
Arianna stava spolverando un cassetto quando sentì le urla provenire dall’ esterno. Si affacciò dalla finestra e vide una scena terribile: gruppi di hertless stavano attaccando la cittadina costiera ferendo ed attaccando tutto ciò che era vivo. Arianna era persino in grado di riconoscerne alcuni, anche se non era la sua priorità. Stava per chiudere la finestra per barricarsi in casa quando vide Maya, un amica di Kairi, attaccata da quelle creature. Arianna notò che gli hertless sembravano concentrarsi su di lei, e, contrariamente a quanto era stato scritto nel Grillario, non stavano cercando di rubargli il cuore, ma, dopo averla immobilizzata, la stavano trascinando verso un varco oscuro. Maya faceva di tutto per liberarsi: scalciava, si agitava, urlava, ma gli hertless erano tanti e lavorando in gruppo riuscivano a tenerle ferme le gambe e le braccia. Arianna fu tentata di ignorare ciò che stava accadendo per mettersi in salvo, ma sentendo le urla disperate della giovane che tentava di liberarsi, non riuscì a nascondersi ed uscì in strada. Era una fortuna che durante il periodo di permanenza alla torre di Yen Sid, quest’ ultimo le avesse insegnato a lanciare incantesimi, in modo che potesse difendersi da sola. “Gli esseri oscuri sanno essere vendicativi con chi li ha sconfitti, meglio per voi, signora se imparate a difendervi.” Aveva detto il vecchio stregone mentre la addestrava. Lei non era certo più una giovincella, aveva trentacinque anni d’ altro canto, ma non voleva certo rimanere senza fare niente. Finalmente aveva la possibilità di mettere in pratica ciò che aveva imparato.
“Firaga!”
La donna fece scaturire dalla mano una fiammata che incenerì tutti gli hertless nel raggio di cinque metri. Arianna si inginocchiò accanto alla giovane che piangeva impaurita. Maya indossava un paio di pantaloncini corti verdi, ed una maglietta a maniche corte rossa graffiato in più punti dagli artigli degli hertless. Le ferite non erano profonde, ma erano molte, ed il sangue usciva copiosamente. Arianna prese in braccio la ragazza e la portò in casa. In lontananza si sentivano delle grida e delle esplosioni, probabilmente era il luogo dove suo figlio e la ragazza rossa stavano combattendo, ma non gli sembrava una buona idea andare verso la battaglia con la ragazzina ferita. Entrò in casa e chiuse la porta, poi stese la ragazza sul divano ed iniziò a medicargli le ferite con la magia e con delle bende. Erano passati pochi minuti da quando suo figlio fece irruzione in casa impugnando la catena regolare.
Sora fu così sollevato dal fatto che sua madre stesse bene che corse ad abbracciarla. Arianna ricambia la stretta del figlio.
“Figlio mio, stai bene!” Esclama la donna.
“Sto bene mamma, ma dobbiamo andarcene, gli hertless stanno attaccando.” Poi indica la ragazza sul divano: “Chi è?”
“E’ un’ amica di Kairi. Gli hertless la stavano portando via attraverso un varco oscuro, e io li ho fermati.”
“Non è possibile gli hertless avrebbero dovuto catturarne il cuore, perché avrebbero dovuto catturarla?”
“Non lo so’, ma io li ho visti, e la stavano trascinando in un portale.”
Sora ripensò al sogno fatto qualche ora prima. Roxas gli aveva detto che l’ oscurità stava diventando potente, che gli hertless avessero un capo? Sicuramente era così, ma a che pro catturare una ragazzina, senza poteri? Perché non attaccare i custodi? I pensieri di Sora furono interrotti da un Defender che entrò sfondando la porta con il suo scudo animato. Arianna corse a coprire Maya, che per tutto quel tempo era rimasta immobile sul divano. Sora scavacò l’ enorme scudo e colpì l’ enorme hertless alla schiena polverizzandolo. “Presto, andiamo all’ isoletta!” Esclamò Sora. Lui e sua madre che teneva sulle spalle Maya, che a causa delle ferite non era ancora in grado di camminare si diressero verso il molo. Arrivati alla spiaggia trovarono Kairi alle prese con due blu cicci e un defender.Lei saltò il defender e gli atterrò alle spalle disintegrandolo, poi si concentrò sui due blu cicci. Quello alla sua sinistra lo distrusse con un firaga, quello a destra tentò di colpirla con un pugno, ma lei saltò agilmente oltre la sua testa e con un fendente disintegrò anche l’ ultimo avversario. “Finalmente.” Disse la ragazza: “Stavo pensando che mi avreste lasciato tutto il divertimento.” Poi, però vide la sua amica e il sorriso si trasformò in un gemito di disperazione.  “maya!” Strillò kairi andando verso Arianna che stava depositando la sua amica su una barca. “Che cos’ ha?” Chiese alla madre di Sora, mentre afferrava la mano dell’ amica ormai svenuta a causa della perdita di sangue. “Gli hertless l’ hanno ferita, ma siamo riusciti a salvarla, ora stiamo andando sull’ isola.”
“Già.” Disse Sora mentre faceva entrare in acqua un’ altra barca.
“Perché proprio sull’ isola?” Chiese Kairi.
“Non ricordi dove si trova la nostra gummiship?”
Kairi si dette una manata sulla fronte: certo era ovvio la gummiship che Yen Sid aveva lasciato loro per viaggiare in caso di necessità l’ avevano nascosta in una grotta sotto l’ isoletta. “Allora andiamo!” Disse Sora porgendo la mano a Kairi.”
“Un momento!” Disse Arianna preoccupata: “E gli abitanti?”
“Se gli hertless cercano Maya ci seguiranno.”
In quel momento un tremito scosse la terra e dal centro della città si alzò una creatura gigantesca: un hertless così potente da mettere in difficoltà anche Sora, gigantesco e possente sulla città torreggiava un Beheomot.
Aqua ed Ansem stavano camminando sulla spiaggia del mondo oscuro da qualche ora, o forse erano anni o secoli o pochi secondi. Nessuno dei due lo sapeva. Nel mondo oscuro non si invecchiava, non si aveva fame, non si sentiva lo scorrere del tempo. Per sopravvivere non dovevi farti scoprire dagli hertless che abitavano quel mondo ed era fatta. Aqua ed Ansem avevano cercato insieme un modo per fuggire, ma non avevano trovato nessuno spiraglio verso la luce. Si erano seduti per l’ ennesima volta sul solito scoglio quando videro aprirsi un portale. “Presto, nascondiamoci.” Disse Aqua sotto voce. Dal portale uscì una figura ammantata allo stesso modo di Ansem: una tunica nera con il cappuccio. Si era inginocchiato davanti al Mare del vuoto luogo dove vanno coloro che erano morti combattendo per l’ oscurità, un vero crogiuolo di particelle oscure che prima formavano menti e corpi.
Necrosis si trovava davanti al Mare del vuoto. Avrebbe potuto farlo anche nel castello che non esiste, ma lì, nel mondo dell’ ombra, era più facile fare ciò che voleva. Alzò le mani e le puntò verso il mare. Si concentrò sulle particelle che componevano quel mare la ricerca di quelle che componevano il suo maestro. Dopo essersi concentrato a lungo trovò le particelle che componevano che componevano il corpo e la mente di Xemnas e del suo Hertless Ansem. Deciso a portare dalla sua parte quanti più esseri oscuri possibili decise di riportare anche loro in vita. Si concentrò al massimo, cercando di riportare ogni singola molecola, anzi ogni singolo atomo, alla sua posizione originale. Non doveva sbagliare, doveva rimanere concentrato per far rifluire più energia possibile dalla sua mano alla massa scura del mare. Fu allora che avvenne: sentì l’ energia fluire dal suo corpo alla massa scura mentre questa si increspava fino a creare due bozzoli neri dentro i quali si agitavano due creature antropomorfe.
Aqua ed Ansem il Saggio si ritrovarono ad osservare quell’ orribile spettacolo. Dopo quasi un minuto di contorsioni ed orribili movimenti i due bozzoli di acqua nera si schiusero rivelando il loro contenuto: due corpi già avvolti in tuniche nere simili a quelle del loro creatore, entrambi con i capelli d’ argento ed entrambi simili per aspetto. Ansem il saggio si accostò ad Aqua e gli sussurrò nell’ orecchio: “Ansem e Xemnas, sono loro gli esseri oscuri di cui parlavo .”
“Dobbiamo fermarli.” Disse Aqua sguainando il suo keyblade.
“No!” Disse Ansem trattenendola. “Aspettiamo, quel portale è sicuramente aperto su un regno della luce, quindi appena loro l’ hanno attraversato noi li seguiamo.”
“E se ci scoprono?”
“Non credo che lo faranno. Dopo essere rinati sia il creatore sia le creature saranno stanche.”
Detto questo Aqua si riparò di nuovo dietro la roccia rimanendo in attesa, ma con il keyblade sempre pronto. Dovettero aspettare un bel po’ prima che i tre si decidessero a riaprire il portale. A quel punto Aqua ed Ansem si avvicinarono al portale nascosti dalle rocce. Fu un attimo, appena i tre incappucciati erano entrati Aqua ed Ansem li seguirono nell’ oscurità.
 
 
 
 
 
 
 
Ecco un altro capitolo sfornato da me. Lasciamo quel musone di Riku con il maestro Yen Sid ed il suo gruppo di allievi per tornare da Sora e Kairi con un piccolo intermezzo sul castello disney. L’ idea mi sta prendendo la mano, ma temo che nei prossimi giorni sarò un po’ impegnato. Comunque per chi segue la storia non pensate che sia finita, non ho ancora finito i colpi di scena. Alla prossima, recensite mi raccomando! ;)   
 

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Capitolo 6
*** Phobia ***


Entrare nell’ oscurità fu davvero doloroso per Aqua ed Ansem che si ritrovarono sballottati in un vortice scuro e senza la possibilità di vedere o respirare. Durò pochi secondi ma lasciò lei comunque sconvolta. Appena atterrati Ansem il saggio la trascinò subito di lato. Lei si dimenò per alcuni istanti finché non sentì una voce da dietro l’ angolo: “Vi dico che ho visto qualcosa uscire dal varco dopo di noi.” Diceva la voce che lei riconobbe essere quella di Xemnas. “Non scherzare.” Disse Ansem. “Io non ho visto niente, e ricorda che abbiamo tutti le idee un po’ confuse, siamo appena tornati in vita. È normale essere confusi.” Seguì una pausa di diversi secondi durante la quale Aqua ebbe paura a muovere un dito per asciugarsi il sudore che aveva sulla fronte. Durante quegli attimi ebbe paura che anche il rumore di una goccia di sudore caduta sul pavimento avrebbe potuto rivelare la sua posizione.  Ansem il saggio non era da meno. Le aveva messo una mano sulla bocca per non farla parlare, ma adesso la stava serrando fino a farle male. Ma lei tenne duro e non mugolò nemmeno sforzandosi di mantenere il corpo immobile. Alla fine dopo un silenzio che sembrava infinito Ansem, Xemnas e l’ altro incappucciato se ne andarono. “Ah, finalmete…” Disse Ansem il saggio sottovoce. “Già…” Aggiunse Aqua massaggiandosi il mento e le labbra che le dolevano. “C’ è mancato poco. Ma chi era il terzo tipo con il cappuccio? Non l’ ho riconosciuto.”
“Nemmeno io, ma sicuramente era un potente signore dell’ ombra per aver manipolato l’ oscurità in quel modo.”
“Già…ora che facciamo? Non sappiamo nemmeno dove ci troviamo!” Concluse lei frustrata.
“Io lo so, questo è il castello che non esiste.”
“cosa!?”
“E’ il luogo dove si era insediata l’ organizzazione XIII. Qui io, Sora e re Topolino abbiamo sconfitto Xemnas.”
“Allora come ci sei finito nel mondo oscuro?”
“Durante la battaglia la macchina che io costruii per distruggere il Kingdom hearts artificiale di Xemnas andò in tilt. L’ esplosione creò un portale che mi catapultò nel regno dell’ oscurità.” Spiegò semplicemente il vecchio. In quel momento passò un gruppo di hertless che scortavano un gruppo di ragazzini incatenati che procedevano in fila indiana. “Cosa ci vogliono fare con quei ragazzini?” Chiese Aqua ad Ansem. In quell’ istante una voce disse alle loro spalle: “Nemmeno io lo so’, speravo che voi poteste illuminarmi.”
 
 
 
 
Sora e i suoi compagni erano appena giunti sull’ isoletta quando il Beheomot iniziò la sua lenta avanzata attraverso il mare. Qualunque altro hertless sarebbe affogato, ma quello era talmente grande da poter superare quella distanza senza mettere la testa sott’ acqua. Sora osservò l’ enorme massa dell’ hertless attraversare la baia per raggiungerli. Stava per unirsi agli altri quando un folto gruppo di hertless di tutti i tipi apparve sulla spiaggia.
“dannazione!!!”  Gridò Sora indietreggiando. “Andatevene presto!!”
“Sora, vieni.” Gridò Kairi agitando freneticamente la mano per convincerlo ad allontanarsi.
“NO!!! ANDATE! IO LI TRATTENGO!” Gridò con quanto fiato aveva in gola.
“NO! Sora vieni!!! Non puoi farcela da solo!!!” Gridò Kairi in preda all’ ansia.
“Non Preoccuparti! Arriverò presto! Portate Maya al sicuro!!!” Urlò lui prima di lanciarsi sugli hertless. Kairi avrebbe voluto correre ad aiutarlo, ma Arianna la trattenne per un braccio. “Andiamo.” Disse la donna indicando con un cenno del capo Maya che giaceva ancora svenuta sulla sabbia. “M…ma Sora non ce la può fare da solo contro il Beheomot , ha combattuto per molto tempo, ed io…io non posso lasciarlo solo.” Disse Kairi con voce tremante. Arianna riconobbe il tono supplichevole della ragazza. Vi lesse preoccupazione e paura, la stessa paura che lei aveva di non rivedere più suo figlio. “Lo so cosa provi da, ma Sora a ragione. Io ho fiducia in mio figlio e nelle sue capacità, saprà cavarsela. Io ne sono certa.”
“Lei non vorrebbe correre ad aiutare suo figlio?” Chiese Kairi mentre aiutava la donna a sollevare Maya senza aggravare la situazione.
“Io più di te!” Affermò orgogliosamente Arianna. “Ma so anche che se andassi con lui Sora non si concentrerebbe sullo scontro, ma tenterebbe di difendermi trascurando se stesso. Farebbe lo stesso per te. Il miglior modo per aiutarlo è portare Maya al sicuro.” Affermò con convinzione la donna mentre con una spallata apriva la porta che dava sulla baia nel retro dell’ isola.
Kairi aveva appena intravisto una speranza di salvezza da quell’ inferno quando sul ponte che conduceva alla baia dove Riku e Sora si sfidavano nella corsa apparve una figura con il soprabito ed il cappuccio nero. Kairi sguainò il suo keyblade, Il Posto nel Destino, e si posizionò tra l’ incappucciato e Arianna. “Chi sei!?” Disse lei minacciosa alzando l’ arma. La figura davanti a lei non rispose ma stese il braccio e tenne la mano aperta. Kairi si preparò a parare un incantesimo, ma non accadde niente del genere: dalla mano avversaria scaturì un’ ondata nera poi al posto delle fiamme apparve un keyblade. Kairi fu presa dal terrore quando riconobbe la lama: era la stessa che Sora aveva usato su se stesso per liberare il cuore di lei. “Chi…sei!!!” Disse lei a metà tra la collera e il terrore. La figura incappucciata rise, una risata terribile che, con quel suono simile al gracchiare di un corvo, fece accapponare la pelle a Kairi. “Si, perché no?” Disse l’ incappucciato: “Credo che sarà divertente.” Dopodiché alzò il cappuccio. Kairi rimase interdetta a quella vista: stesso viso, stessi capelli, stesso corpo esile ed uguali fino all’ ultima lentiggine. Solo una cosa era diversa: il colore degli occhi, se lei li aveva azzurri come il mare, la sua avversaria li aveva rosso-oro come la lava di un vulcano in eruzione, ma a parte quel particolare le due ragazze erano due gocce d’ acqua. Kairi indietreggiò di qualche passo mentre la sua sosia si faceva avanti: “Mi presento, io sono Phobia, e lei.” Disse alzando il suo keyblade: “Lei è Terrore Maniacale.”
 
 
 
Sora si gettò sull’ ennesimo gruppo di hertless. Ormai stava cominciando a sentire la stanchezza. Aveva distrutto sicuramente più di duecento hertless,  ma stava cominciando ad essere stanco, aveva ricevuto diverse ferite minori tra le quali in graffio alla gamba che lo costringeva ad andare in giro zoppicando ed un profondo graffio alla schiena infertogli da un neoshedow che lo aveva colpito alle spalle apprendo gli tre profondi solchi rossi prima di essere distrutto dalla furia di Sora. Ormai erano rimasti pochi nemici in spiaggia. Sora fu colto da una fitta di dolore alla schiena mentre attaccava, ma con pochi colpi anche l’ ultimo hertless era stato spazzato via. Ora rimaneva solo il Beheomot. Sora riprese fiato e si preparò alla lotta contro il gigantesco avversario che era arrivato a pochi metri dall’ isoletta e già scaricava su di essa una pioggia di proiettili oscuri. Sora ne evitò la maggior parte rispondendo con una scarica di fuoco e fulmini, ma il Beheomot, grazie alla sua pelle coriacea, non risentì minimamente dell’ attacco e continuò ad avanzare. Ormai l’ enorme hertless aveva poggiato le zampe sulla battigia e Sora ne approfittò per attaccare la zampa destra, ma con una velocità impressionante la creatura sollevò l’ enorme piede evitando l’ attacco, per poi farla ricadere sul terreno nel tentativo di schiacciare il ragazzo. Lui non si fa cogliere di sorpresa, e salta all’ indietro, ma quando atterra il dolore alla gamba si fa più forte e lui si paralizza per pochi attimi, dando il tempo al beheomot di attaccare di nuovo. Sora si scansa in tempo per evitare il suo attacco. ‘Devo arrivare al corno!’ pensò disperato mentre guardava l’ obbiettivo che si trovava a venti metri sopra di lui sulla testa del mostro. Sora si rialzò, mentre il dolore alla schiena si fa più forte. ‘DEVO RESISTERE!’ pensa intensamente. Il beheomot lancia un altro attacco con la zampa e Sora ne approfitta subito: dopo aver evitato la zampata si aggrappa al ginocchio del mostro infilzando la pelle violacea con il keyblade per avere una presa più salda.  Il Beheomot si agitò nel tentativo di scrollarselo di dosso, ma il giovane manteneva un presa ferrea. L’ arrampicata fu faticosa e difficile a causa del dolore alla gamba ed alla schiena, ma Sora non mollò. ‘Non mollare! Non mollare! Non mollare!’ Si ripeteva mentre saliva sulla zampa del mostro. Arrivato alla schiena il Beheomot lanciò una serie di fulmini di energia nera per disarcionarlo ma Sora continuava a tenere la presa. Il colpo fu però davvero violento, tanto che il giovane era sul punto di svenire ma nonostante il dolore si impose di avanzare. Sora era quasi arrivato alla testa quando vide il corno del mostro caricarsi di energia. ‘NO! Non adesso.’ Sapeva che se il corno si fosse caricato al massimo non sarebbe stato possibile distruggerlo. La testa era troppo lontana per poterla raggiungere in tempo quindi c’ era solo una cosa da fare: Sora prese la mira, con tutta la forza che gli era rimasta caricò il braccio e lanciò il keyblade. Il colpo fu fortunato, anche perché Sora cominciava a vederci doppio dalla fatica, ma andò a segno. Il corno si spezzò a metà ed il mostro iniziò a disintegrarsi mentre Sora saltava giù dalla schiena per atterrare sulla sabbia. Il ragazzo era stanco, ma aveva vinto. ‘Ora posso andare alla gummiship’ si disse stanco rievocando la keyblade.
‘Sora.’
‘Roxas, cosa c’è?’ Chiese il ragazzo sentendo la voce del suo nessuno nella testa.
‘Presto devi andare alla baia, Kairi è in pericolo!’
‘COSA!?’
 
 
 
Kairi si lanciò all’ attacco, ma la sua avversaria era molto rapida ed evitò il colpo con facilità per rispondere con una scarica di elettricità. Kairi alzò una barriera che deviò tutte le magie e ripartì all’ attacco, ma era come combattere contro uno specchio. Ad ogni colpo sferrato trovava la lama avversaria a pararlo, se lanciava una magia l’ altra alzava una barriera per deviarla, ad ogni movimento fatto per aggirarla la sua nemica ne faceva un altro per sfuggirle. Qualunque cosa faceva Kairi si ritrovava sempre a guardare Phobia negli occhi. Le due si scambiarono diversi colpi in rapida successione. Kairi vide Arianna allontanare Maya dallo scontro e pensò che era la cosa migliore. Per alcuni attimi le due ragazze dai capelli rossi si osservarono, poi si lanciarono di nuovo all’ attacco, ma sta’ volta Kairi fu colta di sorpresa: dopo un paio di secondi passati ad incrociare le lame Phobia scomparve. Kairi si guardò attorno per individuarla, ma fu colta da un terribile dolore alla schiena. Nello stesso momento vide davanti a se una terribile visione: Sora era steso a terra morto. Lei tentò di raggiungerlo, ma improvvisamente la visione scomparve.
‘Un illusione…era solo un’ illusione.’ disse a se stessa. Phobia l’ aveva colpita alle spalle e l’ aveva ferita, ma la ferita non era per niente dolorosa in confronto alla visione che gli si era presentata.
Una lacrima le uscì dagli occhi…
La risata gracchiante di Phobia la riportò alla realtà.
Kairi tentò di riprendere il keyblade che le era caduto li vicino, ma fu afferrata per i capelli dall’ avversaria che gli puntò la lama alla gola. “Allora?... cosa hai visto? Eh!?”
Kairi tentò di controllarsi per non mostrarsi debole, ma era come se la sua mente rifiutasse l’ idea che ciò ch aveva appena visto fosse una visione. Ma Phobia sembrava divertita dalla situazione perché continuava a ridere ed a ghignare come una bambina felice davanti al nuovo giocattolo.
Kairi sentì di nuovo il freddo incandescente della lama penetrarle la carne e di nuovo sentì dolore…
Ebbe un’ altra visione…
Fu più nitida tutto sparì e davanti a lei apparve di nuovo Sora. Era disteso a terra con il ventre squarciato dai graffi di un’ enorme creatura e perdeva sangue. Kairi tentò di raggiungerlo ma una barriera la bloccò. Lei tentò di forzarla, ma senza successo. Continuò ad infierire sulla barriera con le lacrime che le rigavano il viso, mentre Sora alzava la mano verso di lei con uno sguardo supplichevole. Kairi continuò ad infierire sulla barriera finché quella non cadde. Ma quando si accostò al corpo di Sora l’ amico era morto.
La visione sparì e Kairi si ritrovò ad ansimare sulla sabbia, mentre ormai piangeva senza ritegno. Phobia sembrava sempre più divertita vedendo Kairi così disperata. “Avanti… fammi divertire un altro po’!” Disse mentre, con un raggio di energia nera colpì Arianna che tentava di intervenire mandandola a sbattere contro uno scoglio che spuntava dall’ acqua facendola svenire.
“Sembra che il mio divertimento sia finito.” disse Phobia puntando la lama contro Kairi. “Peccato.”
Kairi chiuse gli occhi attendendo il colpo di grazia, ma quello non arrivò mai. Senti uno spostamento d’ aria scompigliarle i capelli, un urto e poi un tonfo d’ acqua. Aprì gli occhi e vide Sora in piedi tra lei e Phobia con in mano la Catena Regolare.
 
 
 
Macchia nera lanciò un’ altra fiammata. La sala del trono del castello era crivellata di colpi magici e piccolo crateri fumanti si trovavano un po’ ovunque. Malefica si era ritirata dopo essere stata ferita da Paperino, ma Macchia nera non era intenzionato a cedere. Topolino fu ammirato dalla devozione dell’ avversario. I due si scontrarono di nuovo. Topolino saltò oltre macchia nera ferendolo alla gamba, Pippo lanciò il suo scudo ferendolo al braccio e Paperino lanciò una magia di fuoco che lo colpì al petto, ma Macchia nera sembrava non risentire degli attacchi. Topolino era pronto a ricevere il prossimo attacco quando una figura incappucciata apparve al fianco di Macchia nera. “ora basta, Macchia.” Disse l’ incappucciato. “Il nostro maestro ci ordina di ritirarci.” Macchia nera osservò l’ incappucciato poi si voltò verso Topolino. Da una parte voleva rimanere per vendicarsi, ma dall’ altra doveva ubbidire, o lo avrebbero imprigionato di nuovo. “Bene.” Disse dopo alcuni interminabili attimi. “Bene, sembra che tu sia fortunato, Topolino. Ma non ti illudere: la tua fine è solo rinviata.” Detto questo Macchia nera e l’ incappucciato sparirono in un portale oscuro lasciando il re e i suoi compagni in ciò che rimaneva della sala del trono.
 
 
 
 
 
 
Ecco a voi un nuovo capitolo. Certo che Phobia è proprio malvagia, e pensare che quando avevo iniziato la storia non avevo nemmeno in mente un personaggio del genere. L’ idea mi è venuta nel sonno. Mi piaceva un personaggio sadico e cattivo. Se poi ha anche la faccia di kairi, le cose si fanno interessanti. Questo è quello che penso io almeno. Bene ora leggete e recensite mi raccomando ;)                
 

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Capitolo 7
*** Riflessioni ***


Gamba di Legno!” Disse Ansem osservando la figura grossa ed un po’ più bassa di lui che gli stava davanti.
“Sssssh. Non dite niente, non fiatate.” Disse quello. “Se ci scoprono ci uccideranno.”
“Così sei tu Pietro.” Disse Aqua.
“Sentite, lo so cosa pensate di me, non sono stato un vostro grande amico, ma qui sta succedendo qualcosa di troppo pericoloso, ed io non voglio entrarci.”
“Con Malefica stavate per distruggere i mondi. Non era una cosa semplice.” Disse Ansem scettico.
“Lo so, ma le cose sono cambiate, voglio solo andarmene da qui, sono due anni che non esco da qui!” Disse Gamba disperato.
“Ok… Cosa ci puoi dire di quello che succede nel castello?” Chiese Aqua.
“Purtroppo, molto poco, so solo che qui si sono stanziati tre tizi che non riconosco e che hanno cominciato a far tornare in vita tutti quelli che i custodi avevano sconfitto.” Disse Gamba abbassando la testa
“Ed i bambini? Sai che ne fanno? Ne abbiamo visti una decina passare per il corridoio principale.” Disse Aqua.
“Non so molto nemmeno di questo.” Disse gamba massaggiandosi il mento. “Però so che ne hanno portati decine e che li portano tutti nelle prigioni del castello.”
“Andiamo là!” Disse Ansem il saggio. “Forse scopriremo qualche cosa.”
Detto questo i tre si incamminarono verso le segrete del castello.
 
 
Phobia fu stupita dalla comparsa di Sora, ma dopo un attimo di insicurezza si calmò. Sora non era in grado di sconfiggerla. Aveva le vesti bruciacchiate in vari punti, il sudore gli colava sul viso e sugli occhi ed aveva due ferite, una al braccio che gli faceva tremare la catena regolare, l’ altra alla schiena che con le sue copiose perdite, colorava l’ acqua circostante di un acceso color rosso cremisi. Phobia scoppiò a ridere: “Avanti….non crederai davvero di potermi battere in quelle condizioni.”
Sora aggiustò la presa sull’ arma: “Non solo penso di batterti, ma ti batterò!!!” Esclamò tentando di celare la stanchezza dietro un’ espressione di rabbia.
“Molto bene.” Disse Phobia alzando Terrore Maniacale: “Preparati a subire le pene dell’ inferno.”
A quelle parole Sora partì all’ attacco. I due keyblade si scontrarono a mezz’ aria sprigionando scintille e disegnando complesse figure d’ aria intorno ai loro possessori mentre questi erano impegnati in una danza feroce nel tentativo di sopraffarsi a vicenda. Sora era uno spettacolo di tecniche di combattimento: saltava, schivava, attaccava ad una velocità incredibile muovendo l’ arma con eleganza impareggiabile. Phobia non era da meno, ogni colpo sferrato dal suo avversario lo respingeva o lo evitava con la grazia di una farfalla. Sora e Phobia andarono avanti per mezz’ ora durante la quale entrambi cercavano di prendere una posizione di vantaggio sull’ altro. Kairi osservava quello spettacolo spaventoso con la paura che gli attanagliava il cuore. Persino lei vedeva che Sora era allo stremo delle forze e sicuramente non sarebbe riuscito a tenere quel ritmo ancora a lungo. Infatti Sora era ormai allo stremo delle forze e mentre tentava di parare un attacco dell’ avversaria sentì la ferita al braccio bruciare per lo sforzo e quel piccolo momento di distrazione bastò all’ avversaria per forzare la sua guardia e ferirlo al petto. Sora ebbe una visione di Kairi morente.
Durò solo un attimo, ma bastò a fargli provare un dolore psicologico immenso in confronto a quello provato per la ferita.
Sora cadde in ginocchio…
“Mi sono divertita abbastanza…” Disse Phobia alzando il suo Keyblade: “FACCIAMOLA FINITA!”
A quelle parole Sora si rialzò fulmineo con il keyblade puntato contro Phobia. Sapeva di non poterla battere, ma se l’ avesse ferita avrebbe dato il tempo agli altri di fuggire. Agitò l’ arma davanti a se e sentì che quella aveva lacerato la carne, ma non seppe dire dove, perché l’ arma dell’ avversario lo colpì in pieno viso.
Il dolore fu incredibile, sentì ogni muscolo del suo corpo tendersi.
La vista gli si annebbio…vide rosso, nero…. Di nuovo rosso.
Poi cadde a terra.
 
 
 
 
Kairi perse un paio di battiti cardiaci quando vide Sora cadere in acqua con il volto insanguinato.
“SORA!!!” Strillò disperata alzandosi e muovendosi più velocemente che poteva. Le ferite gli dolevano e sanguinava così tanto che appena mise il piede in acqua quella, cominciò a tingersi di rosso, ma a Kairi non importava niente ne del dolore ne delle ferite.
Doveva a assicurarsi che Sora fosse vivo.
Vide Phobia rialzarsi mentre si teneva il ventre. Sora era riuscito a ferirla gravemente prima di essere colpito.
Kairi si sentì improvvisamente rinvigorita, e capì perché: Arianna si era ripresa e le aveva lanciato un incantesimo di cura. Kairi la guardò grata e si frappose tra Phobia ed il corpo inerte di Sora.
L’ avversaria, vedendola di nuovo in forma, la osservò con rabbia. “Vi distruggerò, BASTARDI!” Detto questo aprì un portale di oscurità e sparì.
Kairi osservò il volto insanguinato di Sora. La ferita era molto profonda, ed il sangue era talmente tanto che era difficile vedere la ferita. Kairi concentrò le sue energie magiche sul corpo di Sora. A lei si unì Arianna. Le due insieme riuscirono a ridurre l’ estensione delle ferite, Dopodiché lo trascinarono fuori dall’ acqua e gli levarono il sangue dal corpo. Fu allora che Kairi vide le terribili ferite che martoriavano il corpo dell’ ragazzo. Il viso era una maschera di dolore che lo trasfigurava con un taglio che lo attraversava dalla fronte al mento passando per l’ occhio trasformato in un ammasso di carne gonfia ed insanguinata. Kairi dovette sforzarsi per contenere la nausea. Insieme ad Arianna, che cominciava a temere seriamente per la sorte del figlio, pulì le ferite e le bendò come meglio poteva. Dopodiché raggiunsero Maya, che si era ripresa, ed insieme si diressero verso la gummiship
 
 
 
 
 
Riku ed i suoi allievi si trovavano alla porta della torre di Yen Sid. Dopo lo scontro lo stregone li aveva convocati tutti affidandogli la missione di capire cosa stava succedendo nei mondi. I quattro raggiunsero le loro stanze per togliersi le vesti da apprendisti ed indossare degli abiti da viaggio. Masuru indossò un paio di pantaloni lunghi neri ed una maglietta a maniche corte grigia. Merrik preferì optare per una felpa grigia con sopra un gilet marrone scuro,con un paio di pantaloni Blu scuro. Adele prese una maglietta a maniche corte verde ed un paio di pantaloni corti arancioni. Infine Faraia prese un paio di pantaloni lunghi marroni che si allargavano sulle caviglie per essere più comodi ed una maglia verde a maniche lunghe. Ora stavano avanzando verso il treno su quello che era un campo di battaglia. Gli hertless erano stati distrutti da Yen Sid, a cui bastò alzare il keyblade per sprigionare un ondata di luce che spazzò via tutte le creature oscure.
Riku entrò per primo sul treno che conduceva a crepuscopoli.
Appena tutti e cinque furono entrati il treno partì.
 
Masuru pensò a ciò che l’ aveva spinto ad accettare di diventare allievo. Lui voleva essere forte, non voleva essere dimenticato. La sua più grande paura era proprio questa: che nessuno si ricordasse di lui. Questa era la sua occasione di diventare qualcosa di importante. “Essere dimenticati è peggio che morire.” Sussurrò soprapensiero.
 
Merrik si guardò attorno ed incrociò lo sguardo di sua sorella Adele. Era lei quella forte. Lui aveva solo seguito lei quando Riku aveva proposto loro di diventare custodi. Non voleva essere un eroe. Quando gli hertless avevano attaccato si era sentito invadere dalla paura.
Ma….
No! Lui sentiva di dover fare qualcosa per coloro che soffrivano a causa dell’ oscurità. Lui aveva il potere, e quindi aveva la responsabilità di come usarlo. “Da un grande potere, derivano grandi responsabilità.”
 
 
Adele incrociò lo sguardo del fratello. Voleva proteggerlo, da quando i loro genitori erano morti lei aveva sempre badato a lui, assicurandosi che non si mettesse nei guai. ‘Ora sono fortunata se ci esco io sola, dai guai.’ Pensò lei sorridendo. Doveva difendere suo fratello fino alla fine, lui era tutto ciò che rimaneva della sua famiglia. “Non sei mai da solo se sei in famiglia.”
 
 

Faraia osservò Riku che guardava il tramonto fuori dal finestrino. Lui l’ aveva salvata. Aveva avuto così paura di morire. Ma lei doveva continuare. Era diventata una custode per un motivo ben preciso: fare del bene. Sua madre l’ aveva educata che in qualunque circostanza bisogna sforzarsi di fare del bene. E lei ne era convinta. Sua madre l’ aveva congedata facendole promettere che avrebbe agito solo per il bene ed è quello che lei farà. “Chiunque è colpevole del bene che non ha fatto.”

 
Riku guardò i suoi allievi. Erano poco più giovani di lui. Non era giusto. Non era giusto buttare quei giovani così presto in una battaglia così difficile. Per lui e Sora le cose erano state diverse. Loro erano stati spinti da cause di forza maggiore. Loro potevano evitare il dolore di quella guerra. Lui si sentiva colpevole per essere indirettamente responsabile di ciò che sarebbe sicuramente successo durante quel viaggio.
“Maestro…cosa sapete dirci dell’ altro maestro, Sora?” Chiese improvvisamente Merrik.
Riku, tralasciando il fatto che lo avevano ancora chiamato maestro, si voltò e disse: “Voi che sapete di lui?”
“Molto poco.” Questa volta era stato Masuru a parlare. “Ma sono riuscito a trovare informazioni su di lui negli archivi del maestro Yen Sid. Il vostro amico deve essere molto abile per essere riuscito nelle imprese di cui ho letto.”
Riku ripensò a Sora. A come riusciva a tirare su di morale chiunque anche nelle situazioni più nere. “Lui è sempre stato molto abile.” Rispose semplicemente Riku. Nel cuore però sentiva che era successo qualcosa e pregò che non fosse successo niente a Sora.
 
 
 
 
Neos stava controllando le celle. Gli hertless avevano catturato e portato lì almeno un centinaio di soggetti. A quella vista il suo cuore si riempì di una strana sensazione…
Cos’ era?
Tristezza…
Pietà….
‘NO!’ Si disse lui con foga ‘Sono un essere oscuro. Io non posso provare qualcosa del genere!!!’ Un prigioniero vide che stava male e si avvicinò alle sbarre. “Ehi, tu. Stai bene?”
Neos lo guardò: “Non dovresti chiedermelo, prigioniero. Io sono uno di quelli che ti ha catturato.”
“Si, ma tu stavi male. Volevo solo sapere come stavi.”
Sembrava davvero preoccupato. “Sto bene. Quel’ è il tuo nome?” Chiese Neos improvvisamente incuriosito
“Heyner.” Disse il ragazzo. “Neos. Heyner, sta’ lì. Io ho da fare.”
Aveva mal di testa. Come poteva provare simpatia per un umano?Neos era talmente assorto nei suoi pensieri che per caso  si ritrovò a guardare negli occhi il terzetto di intrusi: una ragazza alta e slanciata con i capelli blu, Un uomo abbastanza anziano, ma ancora forte con i capelli e la barba rossa ed una specie di grosso grasso gatto con un grande mento. Neos estrasse il suo keyblade, ma qualcosa lo fermò. Non capiva cosa, ma qualche cosa lo paralizzava impedendogli di agire. ‘Sei un essere oscuro, Neos, non puoi provare sentimenti, attaccali e sii spietato.’ Si disse con veemenza. Ma nonostante questo il suo corpo non sembrava voler reagire. Nessuno osava parlare in quel corridoio. Passò un secondo…
Dieci secondi…
 Trenta…
Il tempo sembrò dilatarsi a dismisura.
Una voce rimbombò nel corridoio. ‘Marluxia.’ Si disse Neos riconoscendone la voce. Anche gli intrusi dovevano aver intuito chi avesse parlato perché si misero a osservare freneticamente la zona circostante in cerca di un nascondiglio, ma il corridoio era lisco e non aveva fessure o anfratti per nascondersi.
Neos sentì i passi sempre più vicini. Agì d’ istinto: alzò la mano e lanciò un incantesimo di invisibilità sul gruppo che aveva davanti.
‘Sei matto!’ Si disse dopo essersi assicurato che loro fossero completamente occultati si voltò. Marluxia apparve da dietro un angolo. “Neos, il nostro signore Necrosis ci attende.” Disse con un leggero inchino.
“Vengo subito.” Disse Neos seguendo l’ uomo verso la sala del trono. Poco prima di svoltare l’ angolo sciolse l’ incantesimo di invisibilità lasciando i tre di nuovo visibile in mezzo al corridoio.
 
 
 
Aqua rimase a guardare il punto in cui si erano incontrati con l’ incappucciato. ‘Perché l’ ha fatto?’ Si chiese stupita. Ansem la prese per il braccio e la trascinò dietro una porta del castello insieme a Gamba di legno. “Questa volta abbiamo avuto fortuna ma meglio evitare altri incontri.” Disse mentre controllava che nel corridoio principale non ci fosse nessuno.
 
 
 
 
 
 
Salve a tutti. Nuovo tempo record per la storia scritta in minor tempo. Questa piccola sezione di pensieri di vari personaggi potrebbe essere un po’ noiosa, ma spero che apprezziate.
Comunque avevo promesso la presenza di Gamba, ed eccolo. Era luji la figura che spiava il terzetto di cattivissimi nella sala del trono. (Rimane un mistero su come abbiano fatto a non vederlo vista la stazza ;) ) Comunque attendo con anzia le vostre recensioni J 
PS: Non mi uccidete, ma i tre alievi mentre hanno quei brevi dialoghi interiori fanno delle citazioni alla fine che ho preso da film o filosofi. Se qualcuno se ne accorge e non li va a genio, non mi metta in croce.
 

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Capitolo 8
*** I tasselli del puzzle ***


Arianna pose suo figlio su una brandina nella Gummiship. Sora era pallido e con la faccia sfregiata. Non l’ aveva ai visto in questo stato. Kairi era ai posti di guida.
“Bene, prepariamoci a partire.” Disse con sicurezza.
“E cosa succederà all’ isola?” Chiese Maya che intanto si era ripresa.
“Non c’ è da preoccuparsi, ho chiuso la serratura del nostro mondo, quindi non dovrebbero riuscire a consumarlo.” Disse Kairi sicura di se.
La gummiship partì dalla grotta sottomarina e si inoltrò velocemente nello spazio.
“Dove andiamo?” Chiese Arianna che teneva convulsamente la mano di suo figlio nella propria.
Kairi la guardò con invidia: quanto avrebbe voluto stringere anche lei la mano di Sora solo per un istante…
“Secondo il computer di bordo il castello Disney è la destinazione più vicina, quindi andremo là.” Affermò.
“Sei sicura?” Chiese Arianna
“Assolutamente. Sora peggiora di minuto in minuto. Re Topolino lo aiuterà di certo. Detto questo attivò i motori alla massima potenza e partì alla volta del castello Disney. 
 
 
 
 
Re topolino stava in piedi sulle mura del suo castello osservando l’ enorme massa di hertless che si ammassavano ai piedi dei bastioni, mentre dalla porta uscivano i suoi soldati a respingerli.
Era uno scenario orribile.
I caduti si contavano a decine, e i feriti non erano da meno. Se non fosse stato per la pietra della luce, che infondeva il suo potere benefico sia nei soldati e indeboliva gli hertless sarebbero già stati sconfitti.
Eppure questo non bastava.
Di norma i poteri della pietra avrebbero dovuto non solo indebolire, ma anche tenere completamente lontani gli hertless. Era ovvio però che qualcuno dal cuore abbastanza oscuro e con una volontà forte li stesse guidando in quella battaglia, ed era ovvio per topolino immaginare chi fosse….
Macchia Nera.
 
 
 
 
Macchia Nera si trovava a diverse miglia dallo scontro. Aveva visto Topolino prendere più volte parte ai combattimenti al fianco dei suoi uomini. Ma Macchia si era tenuto a distanza. Non era suo interesse sfogare la sua ira e la sua rabbia, per ora. Mentre guardava topolino combattere gli hertless gli ritornò a mente il tempo in cui anche lui era nemico di quelle creature.
Era accaduto molto tempo fa…
Quanti anni erano passati? Trenta? Quaranta?
All’ epoca i custodi erano decine. Ogni mondo ne poteva contare dai tre ai trenta. La loro accademia, quello che ora è il castello dell’ oblio, istruiva centinaia di allievi, e contava decine di maestri. Era un luogo bello che ricordava la luce. Non mancava mai un bagliore d’ oro, nemmeno di notte. Macchia nera era appena diventato custode quando Ragnarock attaccò.
Ragnarock era una creatura oscura nata da centinaia di anni di incubazione nel regno dell’ oscurità. Un essere dal cuore nero come la pece e malvagio oltre ogni dire.
Attaccò i mondi con tutte le sue forze e cancellò da essi i custodi.
Quando arrivò all’ accademia dei custodi i maestri erano indecisi sul come affrontarla e la loro indecisione dette a Ragnarock il tempo di distruggere la maggior parte dei custodi. Quando anche la maestra Xine, la sorella del maestro Eraqus, cadde difendendo il loro mondo erano rimasti solo Macchia Nera, Maestro Erauqs, Maestro Xehanort e Maestro Yen Sid. Fu allora che Macchia si fece notare per quello che era. Spinto dalla rabbia per aver perso i suoi compagni, si lanciò contro Ragnarock.
Macchia ricordava ancora l’ enorme creatura, più grande del castello Disney con le sue fauci munite di tre file di denti che gli si avventava contro.
Macchia combatté fino allo stremo…
Ed alla fine uscì vincitore dallo scontro.
I maestri superstiti si complimentarono con lui paragonandolo a Xehonort, il migliore custode di tutti i tempi.
Era felice…
Yen Sid, suo maestro era orgoglioso di lui…
Poi arrivò Topolino.
All’ epoca era ancora giovane, e non era ancora un re, tuttavia Yen Sid lo prese in simpatia. Iniziò a dargli incarichi sempre più difficili. Incarichi che lui, Macchia Nera, avrebbe svolto cento volte meglio del nuovo allievo. Macchia nera volle diventare sempre più forte per ridimostrare che era LUI il migliore. Iniziò a dedicarsi all’ oscurità pensando che, visto che aveva vagliato ogni possibilità dei poteri della luce, l’ unico luogo dove non aveva cercato era l’ oscurità. Il maestro Yen Sid inizio a sospettare di qualcosa e lo ammonì severamente.
Macchia però non gli dette ascolto.
Lui era il grande macchia nera. Con il potere dell’ oscurità tutti l’ avrebbero rispettato.
Dopo molto tempo e studi era riuscito a trovare un modo per accrescere al massimo i suoi poteri.
Tentò di aprire Kingdom Hearts con le su forze. Ma Topolino lo scoprì ed avvisò prontamente Yen Sid e Eraqus.
I tre insieme l’ avevano attaccato e sconfitto.
Senza più potere…
Senza più rispetto…
Senza più autorità…
Yen Sid lanciò contro di lui un incantesimo che lo avrebbe tenuto prigioniero per l’ eternità.
Ecco perché odiava tanto Topolino. Quel topo gli aveva tolto tutto. Ora lui gli avrebbe tolto tutto.
 
 
 
Riku e i suoi erano appena arrivati a Crepuscopoli e si accorsero subito che anche quella città era stata attaccata dagli hertless. La stazione era piena di gente che si ammassava, alcuni feriti, altri aiutavano quelli che stavano male. Appena usciti videro che per strada c’ erano diversi uomini in divisa che interrogavano alcune persone.
“State qui, fingete di parlare tra voi.” Disse Riku mentre si avvicinava ad uno di quegli uomini.
“Vi dico che era un mostro…” Diceva un uomo col giaccone ad uno in divisa che prendeva appunti su un tacquino. “… è piombato su di me e mi a ferito, poi lo visto unirsi ad altri come lui e l’ ho visto portare dentro una specie di nube nera un ragazzo.”
Sapete dirci chi fosse il ragazzo catturato?” Chiese l’ uomo in uniforme
“Certo, sono sicuro che fosse Heyner.” Rispose l’ uomo.
Riku aveva sentito abbastanza. Si rialzò e tornò dai suoi allievi. Perché gli hertless avevano rapito il giovane invece di divorarne il cuore come facevano di solito?
Quando si incamminò lungo la strada gli venne a mente una cosa: il nome ‘Heyner’ non gli era nuovo. Era un amico di Roxas ed era stato amico di Sora quando lui era arrivato a Crepuscopoli. Perché l’ avevano catturato?
Riku era così assorto nei suoi pensieri che non si accorse del ragazzo in po’ grassoccio con i capelli neri sparati in testa che gli andò a sbattere contro.
“Pence!?” Fece Riku stupito quando lo riconobbe.
“Riku? L’ amico di Sora!?” Fece lui alzandosi in piedi: “Grazie al cielo sei qui. È successa una cosa terribile!”
“Ha qualcosa a che fare con Heyner?”
“Si, ma non solo, devi venire con me!” Esclamò Pence.
Riku intuì che la questione era importante perché si voltò verso i suoi allievi e disse: “Ascoltate, raggiungete la gummiship che si trova sotto la vecchia villa. Io sbrigo la faccenda velocemente e vi raggiungo.”
“Si maestro!” Risposero in coro i quattro.
Riku seguì Pance in una stradina secondaria dietro l’ arena di struggle. Erano vicini ad un cumulo di tende e straccia quando proprio da dietro di esso uscì un urlo di terrore.
Riku estrasse la sua Via per L’ Alba e superò la tenda. All’ interno c’ era una ragazza dai capelli castani vestita con i pantaloni e la maglietta a maniche corte di un vivace color sole che veniva portata con la forza verso un portale oscuro dall’ altra parte del rifugio.
Riku fece un atletico balzo in avanti e distrusse tutti gli hertless con un colpo solo.
La ragazza, che si chiamava Olette, si alzò. “Grazie…” Disse timidamente senza guardare il ragazzo negli occhi.
“Perché quegli hertless ti stavano attaccando?”
“…Herless… cioè quelle cose? Non lo so, davvero.” Rispose.
“Ci avevano già attaccato.” Disse Pence. “Heyner ci ha detto di andarcene mentre lui faceva da esca poi si è fatto trascinare in uno di quei buchi neri insieme ai mostri.”
“Mi state dicendo che non hanno rubato il cuore nemmeno a lui?”
I due lo guardarono perplessi: “Perché? Avrebbero dovuto farlo?”
“E’ quello che fanno di solito il fatto che non l’ abbiano fatto significa che c’ è qualcosa di strano.” Poi gli venne in mente un’ altra cosa: quando era entrato nel rifugio gli hertless non si erano neppure voltati a guardarlo.
“Olette, Pence.” Disse pensieroso Riku: “Voi dovete venire con me.”
 
 
 
 
Kairi teneva stretti i comandi della gummiship. Ogni tanto si voltava ad osservare Sora che stava sempre peggio.’Ti prego resisti, non lasciarmi!’ Continuava a ripetersi sperando che Sora la potesse sentire. Maya la osservò incuriosita: “Dove stiamo andando?”
“Nel luogo in cui spero riusciranno a salvare Sora.”
Maya si voltò verso il ragazzo che giaceva nella brandina nella parte superiore della cabina, dove Arianna lo stava curando.
“Ti piace molto.” Disse Maya in modo che solo lei e Kairi potessero sentirla.
Kairi divenne più rossa dei suoi stessi capelli: “COSA!? No!... cioè si!... Insomma non importa, a te non deve interessarti.”
“A me importa di te.” Disse Maia guardandola intensamente.
“Che vuoi dire?”
“Voglio dire che ho visto quello che siete in grado di fare, ed ho la sensazione che lo facciate da un bel po’”
Kairi si fece pensierosa.
Doveva dirglielo? Maya era una sua buona amica.
“Si. Sora va in giro con questa navetta da più di due anni.”
“Hai mai pensato che forse hai perso l’ occasione di dirgli quello che provi?”
Kairi si ritrovò a pensarci seriamente: in passato non era mai stato in problema per lei, ma adesso che glielo diceva la sua amica cominciava davvero a preoccuparsi. Osservò il corpo di Sora inerte.
Se fosse arrivata tardi per salvarlo?
Non se lo sarebbe mai perdonato…
Maya aveva ragione si ripromise di parlare con Sora non appena si fosse svegliato.
‘Se mai si sveglierà…’  Pensò involontariamente.
No non doveva pensarlo Sora ce l’ avrebbe fatta lei doveva portarlo….
“ATTENTA!!!” Gridò Maya. Kairi sterzò appena in tempo per evitare di essere speronata da una nave da battaglia degli hertless.
‘Oh No!’ Si guardò attorno e vide che il mando del castello Disney era circondato da una grande flotta di navi da guerra.
Kairi ce la mise tutta per evitare gli attacchi laser delle navi, ma, appena arrivata al limitare con l’ atmosfera un attacco laser colpì la navetta.
 
 
 
Pippo era di vedetta insieme a due suoi soldati. La battaglia era finita, ma lui non era tanto convinto che gli hertless e Macchia Nera si sarebbero arresi così facilmente. In quel momento vide in cielo una scia nera. Prese il binocolo e vide la gummiship di Sora che si avvicinava. “Chiamate immediatamente il re!” Esclamò il comandante dei cavalieri ai suoi sodati: “Dobbiamo informarlo di ciò che sta accadendo!” Un sodato però indicò di nuovo il cielo signore guardi, sembra che quella nave sia in avaria.
 
 
 
Kairi stringeva saldi i comandi della nave. Non li avrebbe lasciati nemmeno sotto tortura. Il colpo aveva colpito l’ ala destra del veicolo che ormai sbandava. Arianna tentava di tenere il figlio fermo sulla brandina e Maya urlava tenendo convulsamente i braccioli della sedia girevole. “Ci schianteremo! CI SCHIANTEREMO!!!” Gridò con tutto il fiato che aveva in gola.
Kairi invece mantenne il sangue freddo tentando di allinearsi con la pista di atterraggio del castello.
Fu questione di pochi attimo…
La nave si schiantò sulla pista. Il carrello destro si era danneggiato, quindi si ritrovarono ad avanzare inclinati di lato. Kairi premette tutti i pulsanti di tutti i freni ed attese
Attese…
Attese…
A poco a poco la navetta rallentò e verso la fine della pista si fermò del tutto.
“Grazie al cielo.” Mormorò Arianna sollevando il figlio dalla brandina.
Kairi corse al portellone, mentre Maya andava ad aiutare Arianna.
 
 
 
Topolino accorse subito sulla pista d’ atterraggio. Finalmente almeno uno dei suoi alleati si faceva vivo. Pippo e Paperino si gettarono sul portellone per riabbracciare Sora, ma quando videro le condizioni dell’ amico notarono subito le condizioni gravi in cui versava.
“Paperina, presto, vieni!” Ordinò il re alla dama di compagnia di sua moglie, che era anche un ottima guaritrice.
Paperina sentì il polso di Sora, poi pronunciò un incantesimo.
“Si riprenderà?” Chiese Kairi in ansia.
Paperina si alzò: “Credo di si. Le ferite sono gravi, ma con l’ aiuto di Paperino dovrei riuscire a rimetterlo in piedi. Temo però di non poter salvare l’ occhio. Mi dispiace.” Detto questo due cavalieri portarono via Sora su una barella.
 
 
 
 
Riku osservò Yen Sid con sguardo severo. Aveva un sospetto e doveva vederci chiaro. Yen Sid era l’ unico che poteva dargli le risposte giuste. Aveva lasciato i suoi allievi vicino alla gummiship ed era tornato di filato alla torre con Olette e Pence. Yen Sid li aveva sottoposto ad una specie di esame magico ed ora Riku voleva il responso.
“Si.” Disse Yen Sid: “Anche Olette potrebbe impugnare il Keyblade. E sospetto che anche Heyner possa riuscirci.”
Ora era tutto chiaro. Gli hertless avevano rapito tutti i possibili custodi. La domanda era: Perché…  
 
 
 
 
 
Colpi di scena a non finire. Riku ha proprio una bella gatta da pelare adesso ;) Sora finalmente rimane sfregiato. (Ora qualcuno mi ucciderà) Con tutto quello che gli capitava mi sorprende che lui non sia rimasto sfregiato prima. Comunque mi è piaciuto fare l’ intermezzo della vita di Macchia Nera. Per il resto spero che anche questo capitolo vi piaccia. Recensite a raffica.
PS: Per chi apprezza gli anagrammi nel racconto di Macchia Nera si fa riferimento ad una maestra keyblade di nome Xine che in realtà è Enix scritto al contrario ed è sorella di Eraqus, che è l’ anagramma di Square. (Square Enix.) Spero che la mia idea vi piaccia. ;)         
 

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Capitolo 9
*** Al castello del re ***


 Maya osservava le stelle che erano apparse nel cielo notturno del castello Disney. Nel cuore aveva un misto di paura ed eccitazione: sapere di essere scelta per qualcosa di così importante le dava un senso di grandezza. Eppure non poteva fare almeno di pensare che la responsabilità di ciò che sarebbe accaduto sarebbe stata sua. Inoltre non poteva non pensare a ciò che era successo a Sora e di come fosse stato in bilico tra la vita e la morte.
Tutto questo le faceva paura…
“Sei pensierosa.” Disse una voce femminile alle sue spalle.
“Kairi! Non ti avevo sentito arrivare…”
“Lo credo bene, eri così assorta che non avresti sentito nemmeno un colpo di cannone.”
Kairi gli si sedette accanto.
“A cosa stai pensando?” Chiese.
Maya evocò il suo keyblade, simile al ‘Lontano Ricordo’ ma completamente bianco e con delle fiamme al posto delle catene.
“Ho paura.” Disse tutto d’ un fiato.
“Non ti preoccupare, oggi te la sei cavata bene nell’ allenamento. Poi qualunque cosa farai avrai un maestro esperto che ti aiuterà.” Disse Kairi tentando di tranquillizzare l’ amica.
“Si certo me la sono cavata talmente bene che sono riuscita a tenere il Keyblade in mano ben un minuto prima di essere battuta da chiunque!” Disse lei con una punta di ironia nella voce.
“Be’ certo siamo tutti più esperti di te. Sora combatte da più di due anni, topolino chissà da quanto.”
“Già, ma anche tu sei una principiante, eppure mi hai battuta in un minuto.”
“Io però mi alleno da più di te.”
“Certo, certo….” Disse Maya, ormai sull’ orlo delle lacrime. Non era arrabbiata con Kairi, ma con se stessa. Voleva dimostrarsi capace per ciò a cui era stata chiamata.
Sull’ isola, era solita fare un po’ come le altre ragazze: si metteva in mostra, faceva un po’ la civetta con i ragazzi. Ma era solo per imitare le altre e sentirsi omologata. Aveva paura di essere qualcosa di diverso. Ma allo stesso tempo odiava anche questa sua tendenza. Voleva distinguersi e dimostrarsi una persona migliore, capace di compassione e umanità, anche se appariva egoista e sfacciata.
“Non abbatterti” Disse un'altra ragazza.
Maya si chiese chi avesse parlato visto che erano solo in due, ma quando si girò verso l’ amica si accorse che a loro si era unita un’ altra ragazza. Aveva i capelli biondi, molto in effetti, gli occhi erano di un blu elettrico ed era vestita di una specie di vestito bianco. Guardandola meglio Maya si accorse che la ragazza era evanescente, come se fosse un fantasma.
“Chi sei?” Chiese Maya osservando la ragazza-fantasma.
“Sono Naminé, il nessuno di Kairi.” Disse la bionda.
“Il…nessuno?”
“Si, praticamente lei sarebbe il mio corpo senza un cuore.” Spiegò Kairi.
“Cosa?” Maya era sempre più confusa.
“Vedi, io e Sora abbiamo perso una volta il nostro cuore.” Disse la rossa: “Ogni volta che una persona con un cuore ed una volontà forte perde un cuore si crea un nessuno con i suoi ricordi e un corpo simile al suo.”
“Allora perché Naminé è fuori dal tuo corpo.?”
“Questo perché noi nessuno abbiamo una volontà indipendente, ed una volta riuniti con i nostri ‘io’ originali diventiamo una sorta di fantasma con volontà propria e possiamo consigliare ed aiutare coloro a cui siamo legati.” Disse naminé
“E perché sei apparsa?”
“Per aiutare, te. Visto che sei così indecisa.”
Maya arrossì abbassando il capo davanti alla sincerità disarmante della ragazza-nessuno.
 
 
 
 
 
Sora osservava le due ragazze sedute nel cortile. Oggi aveva fatto un allenamento molto duro a causa dell’ occhio mancante. Era stato difficile orientarsi nello spazio con solo metà della vista funzionante. Alla fine era riuscito a riportare le sue capacità ad un livello quasi ottimale.
“Anche senza un occhio ci sai fare” Disse qualcuno alle sue spalle.
“Sempre meglio di te, ‘Roxy’” Sora sapeva che quel soprannome faceva imbestialire il suo nessuno.
“SMETTILA! Non-chiamarmi-Roxy!” Disse il nessuno infuriato.
“Allora tu smettila di pendermi in giro per quello che mi è successo.” Disse Sora. Aveva sopportato anche troppo la vocina nella sua testa che gli ricordava quanto fosse buffo vederlo giocare a ‘Mosca cieca’.
“Va’ bene.” Si arrese il ragazzo biondo.
In quel momento la regina Minni arrivò trafelata.
“Sora, presto seguimi!” Disse le regina trascinandolo con sé.
I due attraversarono mezzo castello. In quel momento gli hertless non stavano attaccando, quindi c’ erano molte guardie all’ interno, ma con la regina al fianco, Sora raggiunse la destinazione senza che nessuno chiedesse il motivo di tanta fretta. La destinazione era la biblioteca.
“Entra.” Disse Minni aprendogli la porta.
Una volta entrati entrambi la regina chiuse la porta a chiave e condusse il givane verso la scrivania.
“Che ci facciamo qui?” Chiese Sora che non aveva proprio voglia di leggere un libro.
La regina prese un foglio da uno scompartimento segreto e lo dette a Sora.
“Leggi.” Disse
Quello che lesse lo lasciò interdetto.
 
                         Io Re Topolino, Signore del castello
                         Disney e capo dell’ alleanza della luce,
                       Rendendomi conto che potrei non
                       Sopravvivere alle battaglie che seguiranno
                       Lascio tutti i miei averi, compresi i miei
                        Domini al Maestro Custode Keyblade Sora.
                      Re Topolino

 
Era un testamento.
 
 
 
 
 
 
Riku era davanti al sultano di Agrabah. Dopo essere atterrati erano stati accerchiati dalle guardie reali, ma Aladin aveva fermato i soldati salutandoli amichevolmente, insieme ad Abù e a Jago.
“Vi trovo bene.” Aveva detto stringendo la mano a Riku. “Immagino che la vostra presenza qui abbia a che fare con la ricomparsa degli hertless.”
“Già, dobbiamo parlare con Jasmine. È in pericolo.”
A quelle parole il giovane principe si rabbuiò. “Venite, il sultano vi spiegherà tutto.”
Riku aveva spiegato al sovrano cosa era successo e che dovevano portare la principessa in un posto sicuro per evitare che gli hertless la catturassero.
“Capisco le vostre intenzioni, so che non avete cattive intenzioni, d’ altra parte ho stipulato con re Topolino l’ alleanza della luce, ma jasmine non è ad Agrabah.”
“COSA!? Ma è terribile, dobbiamo trovarla!” Disse Riku.
“Non c’ è bisogno!” Disse subito Aladin. “Sappiamo per certo che lei si trova presso la tribù dei nomadi del deserto, vicino all’ oasi a nordovest.”
“La conosco!” Disse Faraia. “Quella zona è una delle parti più fertili del nostro regno.”
“Bene conducici là” Disse Riku.
“Avrete bisogno di una scorta.” Disse il sultano.
“Non ce n’ è bisogno. Sappiamo difenderci. Ce la caveremo.”
Riku e i suoi compagni si incamminarono lungo le strade di Agrabah. La città sembrava in buono stato, ma gli abitanti in strada erano pochi e quasi tutti armati di scimitarre. Durante la camminata si trovarono ad aiutare un paio di guardie cadute in un imboscata tesa da alcuni hertless banditi. Lo scontro fu breve. Il gruppo di custodi ebbe rapidamente la meglio sui dieci hertless armati di scimitarre. Appena usciti da Agrabah Faraia li condusse lungo un sentiero nascosto nella sabbia. Era così coperto che senza l’ aiuto della ragazza si sarebbero sicuramente persi. Camminarono per almeno tre ore sotto il sole cocente. Riku resisteva bene rispetto ai suoi allievi che ormai camminavano con le schiene curve, ma anche lui cominciava a sentire gli effetti della mancanza d’ acqua. L’ unica che sembrava a proprio agio era Faraia, che, pur indossando un vestito lungo e pesante si muoveva con agilità e scioltezza sulla sabbia.
Alla fine furono in vista dei una gigantesca oasi, che sembrava più un lago. Era larga forse una decina di miglia. L’ altro lato del’ oasi si vedeva appena. Il sentiero intanto li aveva condotti ad un villaggio.
“Dove si trova il villaggio dei nomadi?” Chiese Riku osservando l’ enorme oasi.
“Si trova dall’ altra parte dell’ oasi, dovremmo camminare per ameno altre tre ore.” Disse Faraia indicando un sentiero che costeggiava le acque cristalline di quel posto fantastico.
“No! Ci riposeremo al vilaggio e ripartiremo domattina.” Decise Riku.
 
 
 
 
 
 
 
 
Necrosis osservava i giovani che aveva davanti. Ognuno di loro aveva con sé un keyblade. Sentiva nell’ aria l’ odore della paura e se ne compiacque. Non voleva che quei ragazzi rifiutassero la sua offerta, quindi avrebbe chiesto loro scusa dopo averli ospitati nel castello. ‘D’ altro canto questi ragazzetti non hanno idea di cosa li attende, meglio lasciarli all’ oscuro.’ Si disse. Li congedò dopo essersi congratulato con loro e avergli fatto i complimenti per aver superato le ‘prove’ che gli erano state imposte. A Necrosis non sfuggì lo sguardo perplesso dei ragazzi, il primo passo per abbattere le barriere della loro diffidenza.
“Larxene.” Disse voltandosi verso uno dei troni più bassi.
“Si, mio signore?” Disse una suadente voce da ragazza.
“Il custode Riku si trova sul mondo di Agrabah, non sa ancora niente dei nostri veri intenti ed è meglio che non lo sappia mai. Devi andare nel mondo desertico e rallentarlo. Uccidilo se puoi, lui ed i suoi allievi.”
“La ragazza saltò giù dal trono. “Sarà fatto mio signore.” E sparì in un portale oscuro.
“Xigbar.” Chiamò di nuovo Necrosis rivolgendosi ad un altro trono non molto lontano dal suo.
“Signore?” Fece un uomo con i capelli grigi e un occhio bendato.
“Sora e la principessa del cuore partiranno all’ alba dal castello Disney, seguili e scopri dove vanno.”
“Sissignore…” Disse l’ uomo sparendo anche lui in un portale oscuro.
“Phobia, Neos. Venite.” Disse aprendo un portale oscuro.
Il portale li portò dritti sul mondo delle tenebre davanti al mare oscuro.
Era il momento. Insieme ai poteri congiunti dei suoi fratelli avrebbe riportato in vita Vanitas e Xehanort. Il loro obbiettivo era quasi compiuto. I tre alzarono le mani verso la massa di acqua nera che si estendeva all’ infinito davanti a loro. Richiamarono le particelle che si trovavano nell’ oscurità più profonda, un luogo oscuro, dove albergavano solo coloro che si erano immersi fino in fondo nell’ oscurità. Lo sforzo fu incredibile, ma a poco a poco le acque si incresparono formando due bozzolo neri dai quali trasparivano due figure: una pelata con il mantello nero, l’ altra sembrava un unico pezzo di armatura di forma umana.
 
 
 
 
 
 
Aqua guardava da sopra la passerella elevata lo spettacolo che si apriva sotto i suoi occhi. Decine di ampie celle con all’ interno un ragazzo o una ragazza. A intervalli regolari le nelle stanze venivano rilasciati degli hertless che i giovani dovevano combattere, se uno di loro veniva ferito troppo gravemente, veniva curato per poi far ripartire da capo la tortura. Solo quando ad un giovane appariva in mano il keyblade le porte venivano aperte e gli hertless si fermavano per scortarlo chissà dove.
“Ecco cosa vogliono da quei ragazzini, sono tutti custodi.” Disse Ansem osservando la scena
“Già, ma perché non li uccidono?” Chiese Gambadillegno.
“Non lo so ancora, ma dobbiamo scoprire dove li portano e a cosa gli servono.” Disse Aqua ritirandosi. Ormai erano giorni che si trovavano nel castello ed avevano bisogno d’ acqua. Per fortuna Gambadilegno si era creato un rifugio con delle scorte mentre era in quel mondo. Tuttavia anche quelle si stavano assottigliando.
“Dove hai trovato il cibo e l’ acqua?” Aveva chiesto Ansem alla vista di tutti quei viveri.
“Li ho rubati dalle scorte dell’ organizzazione, ho pensato che pur essendo senza cuore, i loro corpi funzionavano come i nostri e che quindi avessero del cibo.” Aveva spiegato gamba.
 
 
 
 
 
 
 
Axel aveva deciso di fare una riunione per organizzarsi in base alle mosse di Necrosis approfittando della sua assenza.
“Salve gente come va?” Chiese allegro il rosso.
“Va male. Ogni passo che facciamo temiamo di essere scoperti da qualcuno che lo dirà a Necrosis.” Disse Demyx irritato dall’ esuberanza di Axel.
“Calma, sarò rapido. I nostri alleati esterni rischiano grosso, uno di noi dovrebbe seguire Larxene per assicurarsi che Riku non riceva danni gravi.” Disse Axel diventato improvvisamente serio.
Xion si alzò e disse: “Io. Mi offro volontaria per assistere Riku.”
Axel le sorrise. “Bene, ora che facciamo con Xigbar?”
Questa volta nessuno si fece avanti.
“Immagino che toccherà a me.” Disse Axel alla fine.
 
 
 
 
 
 
 
Intanto nel mondo oscuro un uomo si stava alzando. Sapeva che i suoi allievi non l’ avrebbero abbandonato, aveva calcolato tutto, compresa la sua possibile sconfitta. I suoi avversari l’ avevano sconfitto più e più volte uscendo sempre vincitori da ogni confronto. Ma ora le cose erano destinate a cambiare, perché LUI, Il grande maestro keyblade Xehanort era tornato più forte che mai…..
 
 
 
 
 
 
 
Muahahahahahahah (Risata malvagia.) Ok l’ ultima parte l’ ho forse fatta un po’ male. Solo che non ero sicuro di unirla al capitolo successivo. Mi sembrava una buona idea farlo rinascere e tagliare subito il capitolo, ma ora non mi sembra più una buona idea. Comunque ormai ci sono tutti e il ‘Danno’ è fatto. Mi piaceva anche l’ idea di un Topolino preoccupato per il proprio regno e che lasciava un ultimo messaggio. Quindi vi dico di recensire e farmi sapere cosa ne pensate.
Un ultima cosa. Siccome il numero dieci è un numero che mi piace e mi ha sempre portato fortuna dedico questo capitolo (Il capitolo 10 appunto) A Kalea (detta Kal)        

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Capitolo 10
*** Contromossa ***


Sora si risvegliò con la testa che gli sembrava vagamente pesante. Stava davvero male. Si guardò attorno e notò di trovarsi in una stanza bianca con un alto soffitto sorretto da spesse colonne. Aveva qualcosa che gli copriva l’ occhio sinistro e si sentiva intontito.
“Buon giorno.” Disse una voce accanto a lui.
“Mamma!” Disse contento, non appena riuscì a mettere a fuoco la figura snella della madre.
I due si abbracciarono felici di potersi rivedere. Sora non ricordava niente dopo lo scontro con Phobia. Sua madre le raccontò di cos’ era  successo dopo.
“Quindi siamo al castello Disney!” Esclamò sorpreso.
“Da due giorni, ormai le tue ferite erano gravi da rimarginare.”
“Perché? C’ è qualcosa che non va con le mie ferite.”
Sua madre tentennò “…Be’… in effetti un problema c’è.” Disse la donna con un filo di voce.
“Che problema?”
“Sora… Tu hai perso l’ occhio sinistro.”
 
Sora rimase a bocca aperta per alcuni interminabili secondi.
Si porto la mano all’ occhio tastando cautamente la benda. Non sentendo niente afferrò uno specchio trovato su un tavolo li vicino. Specchiandosi vide se stesso con una benda sull’ occhio ed una cicatrice che gli solcava la parte sinistra del viso partendo dalla fronte per finire sul mento.
“Com’ è possibile?” Chiese ancora incapacitato ad accettare ciò che gli era accaduto. In passato aveva combattuto molti nemici. Tutti molto forti e con poteri devastanti, ma non aveva mai ricevuto ferite permanenti.
Si sdraiò sul lettino ad osservare il soffitto mentre sua madre si allontanava. In quel momento una porta dall’ altra parte della stanza si aprì ed entrò Kairi.
Sora fu davvero molto felice di vederla.
 
 
 
 
 
Kairi corse verso di lui e lo strinse in un abbraccio. Era così contenta di rivederlo vivo…
Lo guardò in faccia osservando ogni suo dettaglio soffermandosi sulla cicatrice che gli attraversava il viso. In qualche modo sembrava essere la parte più affascinante del viso di Sora. La ferita lo attraversava dall’attaccatura dei capelli passandogli sulla guancia fermandosi a poca distanza dal mento.
A quella vista Kairi si sentì triste ed una lacrima le solcò la guancia destra.
Sora, vedendola triste, le asciugò delicatamente la lacrima.
“Ehi, cos’ ho fatto per vederti così triste?”
Kairi prese un respiro profondo ‘D’ accordo, è l’ ora della verità’ Si disse convinta ripensando alle parole di Maya.
Il momento era perfetto: erano soli loro due, nessuno che li venisse a disturbare. Insomma era il momento perfetto.
‘D’ accordo Kairi, non sei più una bambina.’ Si disse per darsi coraggio, ma quando incrociò lo sguardo con il suo, si sentì persa nelle sue profondità e il coraggio venne meno.
Qualcuno le si avvicinò.
“SORA!” Gridarono insieme due voci, una gracchiante e acuta, l’ altra impastata e profonda: Paperino e Pippo.
Kairi si scansò e lascò che i due si buttassero addosso all’ amico che faticava a reggere il peso di entrambi.
“Sto bene!” Diceva la voce soffocata del ragazzo, mentre Kairi si concesse di ridere facendo scivolare via tutte le preoccupazioni di quei giorni.
Mentre gli amici parlavano Kairi rimase seduta un po’ in disparte per ascoltare il racconto di Paperino e Pippo che avevano respinto Malefica. “Siete diventati davvero più forti!” Esclamò Sora quando venne a sapere con quanta facilità i due avevano avuto ragione sulla strega. Poi iniziò un vero e proprio bollettino di guerra. Gli hertless guidati da Malefica e da un custode del passato che rispondeva al nome di Macchia Nera erano passati all’ offensiva distruggendo la città Disney. Paperino e Pippo avevano guidato i soldati fuori dalle mura per affrontare le creature oscure, ma a causa della magia di macchia nera che indeboliva la prima pietra della luce e potenziava gli hertless, erano stati costretti a ritirarsi nel castello.
Avevano appena finito il racconto quando la regina Minni entrò nella stanza.
“Buongiorno Sora. È un piacere vederti di nuovo sveglio.” Disse la regina facendo un leggero inchinò. “Il re vorrebbe vederti, e ti garantisco che è urgente.” Poi si rivolse a Kairi. “Vorrebbe vedere anche te e la tua amica.” Detto questo uscì dalla stanza.
Pochi minuti dopo Sora uscì dall’ infermeria. Nonostante l’ assedio il castello Disney era ancora un posto magnifico. I corridoi erano completamente bianchi, e, nonostante la presenza degli hertless su quel mondo il sole splendeva alto nel cielo. Incoraggiato da quella visione si incamminò lungo il colonnato che portava alla sala del trono. Aveva ancora qualche problema a camminare, a causa del tempo passato svenuto e della benda sull’ occhio che comprometteva il suo equilibrio. Dopo un po’ di pratica per abituarsi alla nuova andatura riuscì di nuovo a camminare quasi normalmente.
Appena arrivato alle scale che lo avrebbero portato alla parte superiore del castello si vide correre incontro Maya.
“Come stai?” Chiese Sora alla ragazza che mostrava alcune bende sulle braccia.
“Mai stata meglio.” Disse stringendosi le spalle. “Dove andiamo?”
“Ad incontrare il re.” Disse Sora.
Arrivati al portone che dava sulla sala del trono Maya disse: “Accidenti! Come facciamo ad Aprirla?” Sora sorrise, era vero la porta appariva molto grande, ma c’ era il trucco. “Non ti preoccupare, credo che questo sia solo per bellezza.” Disse aprendo la porticina, che in realtà era la vera porta. “Si passa da qui.” E si mise da parte per lasciar passare Kairi e Maya.
Una volta entrati però lo spettacolo che gli si parò davanti fu davvero desolante. La sala del trono era piena di crateri alcuni davvero molto profondi ed alcune statue che prima si trovavano alle pareti ora erano crollate a terra. Raggiunto il fondo della sala, che distava parecchio dalla porta videro Topolino discutere con alcune persone in armatura, probabilmente i subalterni di Pippo.
Appena il re li vide ordinò alle guardie di allontanarsi.
“Sono molto felice di rivederti in piedi, Sora. Ci hai fatto davvero preoccupare.” Disse il re una volta che le guardie si furono allontanate.
“Anche io sono felice di rivedervi tutti sani e salvi, anche se avrei preferito rincontrarvi in una situazione migliore.”
“Già, l’ assalto ci ha colto di sorpresa, ed nemmeno io riesco a fermare gli Hertless. Macchia Nera utilizza i suoi poteri per renderli più forti e resistenti.”
“A proposito, chi è questo Macchia Nera? Non ne avevo mai sentito parlare.”
A quelle parole il re gli occhi del re persero tutta la loro grinta e vivacità. “Era un allievo di Yen Sid.” Disse con voce mesta. “Era uno dei migliori che poi si è rivoltato contro di noi. Tempo fa, prima di Xehanort.”
“E cosa vuole adesso?”
“Non lo so, ma tu potresti dirci cos’ è successo, forse avremo qualche informazione in più.”
Sora, allora, raccontò dell’ attacco alle isole del Destino e di come lui e Kairi si fossero impegnati a respingere l’ attacco. Raccontò dello scontro contro il Beheomot e del tentativo degli Hertless di rapire Maya. Infine raccontò , con l’ aiuto di Kairi, lo scontro con Phobia e di come questa li avesse sconfitti usando i suoi poteri.
“Questa ragazza sembra avere poteri non comuni.” Sentenziò il re alla fine del racconto. “A quanto pare il nostro avversario è un custode Keyblade, ma da dove venga non lo so.”
“Quindi, che facciamo ora?” Chiese Sora impaziente.
“Per adesso rimarrai qui per riprenderti, ma prima…” Disse il re evocando la sua Catena Regolare D “Maya! Prendi!” Disse lanciandole l’ arma.”
Quando lei prese l’ arma al volo tutti si voltarono a guardarla stupiti, tranne il re che la guardò come se avesse compreso qualcosa.
“Perché mi guardate tutti così?” Chiese la ragazza intimidita da quelli sguardi mentre lasciava cadere l’ arma.
“Non ci credo…” Mormorò Sora stupito guardandola basito con quell’ unico occhio che sembrava dover schizzare pure lui fuori dalle orbite.
“Come immaginavo.” Disse il Re.
Alle occhiate perplesse dei presenti si affretto a spiegare: “L’ ho sospettato subito non appena Sora mi a parlato del tentativo degli hertless di rapirla. Non avrebbero avuto alcuna ragione, almeno che qualcuno non avesse ordinato loro di farlo. E perché qualcuno dovrebbe essere interessato ad una ragazzina normale? La risposta che mi è venuta a mente è una sola: Maya, tu sei una custode, proprio come Sora, Riku e Kairi.”
A quelle parole la ragazza si mise a fissare l’ arma che con un lampo di luce tornava nelle mani del Re.
“Quindi le cose cambiano, no?” Chiese Kairi
“Temo di si.” Disse il Re. “Domani Sora e Kairi partiranno per una missione di vitale importanza: riportare in vita i custodi che per primi sconfissero Xehanort.” I due annuirono. “Maya. Ora lascio a te la scelta, puoi andare con loro ed aiutarli, oppure puoi restare qui, dove ti istruirò e mi aiuterai a difendere il mio castello.”
“E mia madre?” Chiese Sora.
“Lei resterà qui sotto la mia protezione.” Affermò Re topolino.
“Posso pensarci?” Chiese Maya che sembrava preoccupata.
“Certo.” Disse il Re
 
 
 
 
 
 
Axel si avvicinò alla porta segnata. Era una delle tante porte del castello, ma quella aveva sullo stipite un segno simile ad un cuore.
Entrato nella stanza si trovò davanti a tre figure incappucciate come lui.
“Suppongo che quei cappucci siano inutili.” Affermò Axel
Detto questo i tre si tolsero i cappucci. Quello alla sua destra era un ragazzo dalla corta capigliatura bionda un po’ sparata verso l’ alto. Alla sua sinistra si rivelò un giovane dai capelli grigi che gli coprivano un occhio e con lo sguardo azzurro. Davanti a lui la figura più piccola si rivelò essere una giovane ragazzina dai capelli neri e lo sguardo malinconico.
‘Siamo pochi, io, Zexion, Demyx e Xion non riusciremo a sconfiggere l’ organizzazione, soprattutto ora che si sono uniti quei tre tizzi.’ Pensò lui prima riprendere la solita aria un po’ strana.
“Bene, gente. Siete venuti qui, quindi siete d’ accordo con me per fuggire da questa topaia.” Disse con il suo solito sorriso spavaldo.
“Aspetta. Uscire è un conto, ribellarsi è un altro. Non credo che ci lasceranno andare così facilmente.” Disse Zexion con freddezza.
“Secondo te perché siamo qui?” Chiese ironico Axel “Per organizzarci. O-R-G-A-N-I-Z-Z-A-R-C-I. L’ hai memorizzato!?” Aggiunse toccandosi la testa con l’ indice.
“Sono sicura che un piano ce l’ hai.” Disse Xion sollevando la testa per poterlo guardare negli occhi.
“Certo! Faremo così….”
 
 
 
 
 
 
Riku guidò la navetta verso Agrabah, l’ultimo mondo che doveva visitare.
Insieme ai suoi allievi aveva ricevuto l’ incarico di andare a prendere tutte le principesse del cuore e portarle da Yen Sid. Il compito fu abbastanza semplice, nonostante la gran quantità di hertless che avevano incontrato. Al castello della bestia, che era tornato ad essere un palazzo abitato e pieno di gente, la bestia tornata ormai umana, aveva accettato a patto di poterla accompagnare. Riku tentò di dissuaderlo, ma solo grazie alle parole di Belle erano riusciti ad impedirgli di imbarcarsi. Alice, Biancaneve e Cenerentola furono facili da convincere. Aurora invece fu accompagnata da Filippo, che, come disse lui stesso, avrebbe preferito farsi tagliare una mano piuttosto che lasciarla andare da sola. Al loro ritorno alla torre Yen Sid aveva ordinato che Olette prendesse il posto di Merrik che sarebbe rimasto alla torre per difenderla insieme a lui, mentre la ragazza avrebbe accompagnato Riku, che l’ avrebbe istruita sul campo.
Il keyblade di Olette ricordava il Metalchocobo di Sora, ma quello della ragazza era bianco splendente, non grigio.
“Ehi, ma Agrabah non è il tuo mondo d’ origine?” Chiese Masuru a Faraia, che si era rimessa gli abiti tradizionali del suo popolo (Una specie di telo che gli copriva i capelli ed il mento e dei vestiti più lunghi.)
“Già, è un po’ che non ci torno. Spero solo che i miei genitori stiano bene.” Disse guardando il modo, la cui superficie di sabbia emanava bagliori dorati.
Riku guidò la gummiship nell’ atmosfera di Agrabah puntando verso la città, ma quando furono abbastanza vicini da vederla, si accorsero che le cose non andavano per niente bene.
“Cosa sta succedendo alla città?” Chiese Olette osservando piccoli gruppi di hertless che si scontravano con i soldati di Agrabah.
“Gli hertless stanno attaccando la città!” Esclamò Riku
“PRESTO, ATTERRIAMO!” Disse Faraia impaziente.
“Volentieri, ma dove?” Chiese Riku, che cercava uno spiazzo dove potersi fermare.
“Là!” Disse Faraia indicando il palazzo del sultano “Il tetto è abbastanza grande per poterci lasciare la gummiship.”
A quelle parole Riku si diresse verso quella direzione ansioso di abbattere qualche hertless.
 
 
 
 
 
 
 
Salve di nuovo a tutti, questo capitolo non è proprio il massimo, ma serve a spiegare le mosse dei “Buoni”. Poi se non facevo risvegliare subito Sora rischiavo di trovarmi con un coltello nella schiena. Per quanto mi riguarda ho voluto dare l’ idea che anche tra i “cattivi” qualcuno fosse “buono”.
Bene ho detto tutto. Mi raccomando recensite a raffica. R-A-F-F-I-C-A. L’ avete memorizzato. ;)
PS: Le fun (Al femminile) Mi uccideranno, ma se non l’ avete capito Sora rimane Sfregiato a vita.
  

 

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Capitolo 11
*** Il ritorno di Xehanort ***


 Xehanort camminava lungo il corridoio del castello che non esiste finalmente pronto a prenderne il completo ed assoluto controllo. Al suo fianco i suoi più potenti e fidati allievi: Vanitas e Necrosis. Il terzetto camminava in silenzio assoluto. Alla fine del corridoio i due allievi si fecero avanti ed aprirono una porta per poi inchinarsi davanti all’ uomo. Varcata la porta Xehanort si ritrovò in una grande sala completamente bianca con diversi troni alle pareti; alcuni più alti altri più bassi. La sala era occupata da un gran numero di persone incappucciate che all’ arrivo dell’ anziano maestro si erano tutte prostrate in un profondo inchino. Nrcrosis si fece avanti con il capo chino ed indicò al maestro il trono più alto. “Mio Maestro, mio signore, io vi ho giurato fedeltà. Ora voglio farvi lo stesso giuramento. Maestro guidatemi finché sarò in vita. La mia vita è vostra.” Disse il giovane con tono ossequioso e altisonante.
Xehanort sorrise e fece alzare l’ allievo inchinato. “Ben fatto mio apprendista, ti sei dimostrato degno di essere mio allievo.” Detto questo il vecchio iniziò a fluttuare verso il trono finché non vi si adagiò sopra comodamente.
“Bene, finalmente vivo ancora. So già che voi avete iniziato la battaglia senza di me, e sono molto orgoglioso della vostra iniziativa.” Disse Xehanort osservando tutti sedersi sui propri troni, che ormai erano diventati molti di più di tredici.
“Noi siamo le creature più forti dell’ universo.”Disse l’ anziano custode: “Noi possiamo distruggere e ricreare a nostro piacimento ogni mondo, noi possiamo sconfiggere chiunque. CHI più di noi meriterebbe di dominare questo mondo!?..... NESSUNO!” A quelle parole un mormorio d’ assenso percorse l’ intero salone. “Tuttavia il nostro più grande ostacolo è ancora in piedi, ma presto nessuno ci ostacolerà più: i custodi DEVONO morire!” Urlò Xehonort rivolto alla sala.
Questa volta dai troni posti più in basso si alzò una vera ovazione.
Necrosis, che era seduto su un trono proprio accanto a quello del suo maestro si voltò versi di lui e disse: “Maestro, prima del vostro ritorno ho mandato alcuni dei nostri…..alleati a occuparsi dei nostri nemici.”
In effetti Xehanort aveva notato che alcuni troni erano rimasti vuoti.
“Non è importante. La sconfitta dei custodi ha la priorità su tutto.” Disse l’ anziano custode
“I custodi non sanno niente dei nostri piani. Continuano a cercare le principesse del cuore come se fossero loro il nostro obbiettivo.”Disse fiero l’ allievo
“Che sciocchi. Non hanno idea di ciò che intendo fare.”
“Maestro, ho la sensazione però che qualcuno sia penetrato all’ interno del castello.”
“Allora non c’ è tempo da perdere. Trovate queste spie e catturatele. Forse se riusciremo a….. persuaderle ci potranno dire cosa intendono fare i custodi.” Disse Xehanort con una luce maniacale negli occhi
“Ai vostri ordini mio signore.” Disse il giovane allievo.
“Bene. Ora dimmi, chi manca all’ appello in questa sala? E perché?”
“Allora: Larxene si trova ad Agrabah sule tracce del maestro Riku. Xigbar sta seguendo il maestro Sora e l’ ultima principessa del cuore: Kairi. Neos si trova al castello Disney insieme a Macchia Nera e Malefica per spiare le mosse di re Topolino. Infine ho pensato di mandare Axel ha perlustrare il castello alla ricerca di tracce dei traditori.”
“Io, però, conto otto troni vuoti, non sei.”
“Già, abbiamo altri due alleati. Ma sono impegnati altrove.”
 
 
 
 
Axel considerava quella perlustrazione una perdita di tempo. Se c’ erano delle spie tanto meglio, Necrosis sarebbe stato impegnato a cercarle mentre lui ed i suoi compagni avrebbero potuto avere mano libera per aiutare Sora e gli altri. Era strana non avere un cuore e provare sentimenti. Per qualche ragione voleva salvare Sora e assicurarsi che non gli succedesse nulla di male. Aveva come la sensazione di averlo già incontrato nella sua vita precedente e non poteva fare almeno di provare simpatia per il giovane. Demyx e Zexion si erano uniti a lui per timore di Xehanort. Non avevano idea di cosa volesse fare quel vecchio folle, ma loro due temevano che, una volta raggiunti i suoi scopi, il vecchio si sarebbe sbarazzato di loro. Xion invece era indecifrabile. Axel era stato suo amico nel periodo di dominio dell’ organizzazione. Sapeva che era stata richiamata perché il membro numero tredici, alias Roxas, aveva abbandonato definitivamente le tenebre per servire la luce, quindi il suo corpo e la sua anima non si trovavano nel mare oscuro. In compenso c’ era Xion, caduta nell’ oscurità per mano di Roxas. Decisi a richiamare tutti e tredici i membri dell’ organizzazione, Necrosis li aveva richiamati, illudendosi che la paura ed il giuramento di sottomissione bastassero ad evitare rivolte. Però sapeva che erano tenuti d’ occhio. Dovevano stare attenti a non farsi scoprire o avrebbero pregato di morire.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Sora si trovava nell’ anger della gummiship sotto il castello Disney. Pur turbato da ciò che aveva letto su quel pezzo di carta, decise di non parlarne con nessuno tranne che con Kairi.
Erano tutti lì: Re Topolino, Pippo, Paperino, sua mamma, Maya, che aveva deciso di rimanere insieme al Re, paperina e la regina Minni.
Lui e Kairi sarebbero partiti con tre frammenti della prima pietra.
“Ma non indebolirà ulteriormente le vostre difese?” Aveva chiesto Sora quando il re gliele aveva affidate.
“Vero, ma ormai Macchia Nera ha violato irrimediabilmente le nostre difese magiche. La pietra è debole. Questi frammenti vi permetteranno di riportare alla vita Ventus, Terra e il loro maestro Eraqus.” Aveva spiegato il Re.
“In che modo?”
“Usando il tuo keyblade quando sarai vicino alle loro armature e se avrai con te il Frammento di Luce potrai risvegliare i loro cuori riportandoli in vita.” Aveva spiegato Topolino mettendogli in mano tre frammento grandi come un mignolo.
Era mattina presto e la loro nave era stata approntata durante la notte mentre riposavano. Era stata armata con dei laser per poter affrontare la nave da battaglia degli hertless che si trovava appena oltre l’ atmosfera del pianeta e che li aveva abbattuti al loro arrivo.
“Buona fortuna, amici miei, pregerò per la vostra salvezza.” Disse il re stringendo prima la mano di Sora poi quella di Kairi.
“Ho fiducia in te, figlio mio, torna sano e salvo.” Disse Arianna con le lacrime agli occhi abbracciando Sora per poi dare un bacio sulla fronte a Kairi.
“In bocca al lupo. Tornate presto!” Disse Maya abbracciandoli entrambi.
Paperino e Pippo abbracciarono Sora “Ci dispiace non poter venire con te come in passato, ma dobbiamo difendere il castello.” Disse Pippo.
I due avevano tentato di persuadere il Re affinché potessero accompagnare l’ amico, ma il sovrano fu irremovibile. I due dovevano restare al castello per difenderlo.
“Abbi cura di te, Sora, attendiamo il tuo glorioso ritorno.” Fece Pippo stringendogli la mano.
Paperino intanto si rivolse a Kairi: “Tienilo d’ occhio per noi, così non si caccerà nei guai.” Disse facendole l’ occhiolino.
“Non vi preoccupate, lo terrò d’ occhio.” Rispose la rossa.
Dopo i saluti Sora e Kairi entrarono nella gummiship e chiusero il portellone. Sora si mise al posto di comando della navetta pronto a farla decollare.
Una voce dagli altoparlanti, quella di Cip probabilmente, iniziò il conto alla rovescia: “Attenzione! Cinque secondi al lancio.”
“Quattro…. Tre…. Due…… uno…. LANCIO!”
I due ragazzi furono spinti contro i sedili mentre la navetta prendeva velocità. Corsero lungo il corridoio di lancio per diversi interminabili secondi mentre i loro cuori martellavano nel petto per la paura e l’ emozione. Appena fuori, però sentirono la pressione allentarsi e si sedettero normalmente mentre Sora impostava le coordinate per il mondo più vicino: Rediant Garden.
Sora si preparò a combattere la nave degli hertless, ma non accadde nulla lasciandoli stupiti della facilità con cui erano riusciti a sfuggire ai loro nemici. Temendo che le creature volessero attaccarli alle spalle rimasero in guardia a lungo, ma non accadde nulla.
I due giovani si rilassarono felici di poter contare su un attimo di tranquillità. Sora ripensò alla storia che gli aveva raccontato re topolino prima della partenza dovevano riportare alla vita tre custodi del passato legati a loro. Aveva ascoltato la storia del maestro Eraqus e dei suoi allievi: Aqua, Terra e Ventus e di come avessero sconfitto per la prima volta il maestro oscuro Xehanort. Aveva saputo che Ventus e Terra erano caduti in una specie di limbo: Ventus era nascosto nel cuore di Sora e Terra era rimasto prigioniero della sua stessa armatura che però riusciva a muovere grazie alla sua mente ed al cuore di Eraqus. Sora voleva davvero conoscere questi giovani così forti da competere con Xehanort. Sapeva che per trovare l’ armatura di ventus sarebbe dovuto andare nel castello dell’ oblio e per farlo doveva percorrere una rotta pericolosa ed entrare in un buco nero che l’ avrebbe portato alle porte del castello.
 La nave filava veloce nell’ universo profondo e senza ostacoli fino al pianeta di Rediant Garden. Il pianeta era normale e senza nessun tipo apparente di oscurità.
“Forse gli hertless non hanno ancora attaccato.” Disse Kairi speranzosa.
“Non lo so, ma di certo  non hanno attaccato noi.” Fece Sora puntando la nave verso il basso per atterrare.
 
 
 
 
 
 
 
Xion era appena uscita dal salone quando aprì il portale oscuro per seguire Larxene. Non era difficile, percepiva distintamente l’ oscurità della compagna, che non si era certo disturbata a nascondere, dato che Larxene apprezzava sempre dare il tempo all’ avversario di prepararsi. “Così mi diverto di più!” Aveva detto quella pazza. ‘Sei matta da legare.’ Pensava Xion mentre approdava su un mondo desertico ed arido: Agrabah.
Xion conosceva bene quel mondo, anche solo per sentito dire. Sembrava un bel posto. Nonostante l’ aridità del terreno la sabbia la affascinava con i suoi riflessi aurei, mentre il vento continuava a trasformare la struttura delle dune come un pittore che rifinisce il suo capolavoro. Xion rimase per un attimo ad osservare quel panorama prima di dirigersi verso un villaggio vicino che sorgeva nei pressi di un lago dove sentiva la presenza di Larxene. Sicuramente la malvagia nessuno avrebbe attaccato di sorpresa il suo avversario per poterlo eliminare velocemente e magari divertirsi a torturarlo. Doveva impedirlo ad ogni costo.
 
 
 
 
 
 
Riku ed il suo gruppo entrarono nel villaggio. C’ erano pochi abitanti e quei pochi si tenevano lontani da loro, era evidente che non avessero a che fare con gli stranieri. Fortunatamente Faraia riuscì a farsi riconoscere da un vecchio mercante del posto.
“Faraia! È belle vederti.” Aveva detto il mercante riconoscendola. “Quando ho saputo che eravate partita ero molto dispiaciuto, sono contento di vederti.”
“Mi dispiace Mohamed, ma non posso rimanere qui a lungo, tuttavia vorrei che mandaste un messaggio a mia madre quando ripasserete per il mio villaggio.” Disse Faraia sorridendo.
“Oh, vostra madre, Saidà, sarà molto felice di sentire che la pensate ancora.” Disse il vecchio mercante con gli occhi lucidi.
“Le dica che non l’ ho dimenticata. E che la penso sempre.” Erano parole semplici, ma che per Faraia erano molto importanti.
Riku intanto che era riuscito a parlare con il capo del villaggio, che gli aveva permesso di accamparsi non lontano dal villaggio le si avvicinò proprio mentre Mohamed si allontanava.
“Sembravi conoscerlo. Chi è?”
“Lui è Mohamed. È un anziano mercante che gira per la regione ed è solito raccontare storie e leggende del nostro mondo. È un buon amico di mia mamma…..” Faraia aveva lo sguardo perso sulla sabbia. “Riku, credi che potremmo…” In quel momento la ragazza sgranò gli occhi: “Perdonate, volevo dire, Maestro vorrei far visita a mia madre se possibile.” Riku si concesse un sorriso, finalmente l’ avevano chiamato per nome. “Mi dispiace, ma la nostra missione è più importante. Comunque chiamami Riku. Comunque ti prometto che quando tutto questo sarà finito ti lascerò andare da tua madre.”
“Grazie, Riku!” Disse lei sorridendo mentre lo abbracciava dimenticandosi che era il suo maestro.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Aqua stava seduta per terra nella stanza segreta che Gambadilegno aveva usato come nascondiglio. Non era il massimo della comodità ma dava loro un leggero senso di sicurezza. Gamba stava controllando qualcosa su una mappa, mentre Ansem il Saggio stava aggiornando il suo diario. Lei non aveva niente da fare e siccome era anche un po’ stanca si disse che una dormita non poteva farle male.
Aqua stava per stendersi quando uno zampettare ritmico bloccò tutti e tre nelle posizioni in cui si trovavano.
Per alcuni attimi pensarono di esserselo immaginato….
Ma all’ improvviso un gruppo di hertless neoshadow piombò su di loro con la furia di un ciclone. Colti alla sprovvista i tre tentarono in tutti i modi di difendersi da quell’ attacco: Aqua bombardò le creature con potenti magie prima di passare all’ uso del Keyblade, Pietro cominciò a menare pugni a tutto quello che si muoveva, Ansem il saggio tentò di difendersi a mani nude. Alla fine, però un gruppo di figure incappucciate fece irruzione nella stanza. L’ uomo in prima fila colpì Ansem con un enorme mazza che ricordava una stella. Gamba di legno cercò di colpire un’ altro avversario che però si difese con uno scudo per poi congelare Gambadilegno con un fluido movimento delle mani. Aqua rimasta sola tentò di affrontare un incappucciato armato di falce, ma quello dopo un rapido scambio di colpi sparì per colpirla poi alle spalle facendola cadere a terra.
Aqua cominciò a perdere i sensi e mentre le immagini sfumavano davanti ai suoi occhi si maledisse: ‘Dannazione.- Se solo fossi stata più riposata quel colpo l’ avrei evitato di sicuro.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Xehanort osservava compiaciuto i tre prigionieri che Marluxia gli aveva consegnato. Il suo malefico sguardo si concentrò su ognuna della tre persone presenti per poi fermarsi sulla ragazza dai capelli color acqua marina che si trovava al centro dei tre.
“Bene, bene….. cosa abbiamo qui?.... Maestra Aqua in persona.”
 
 
 
 
 
 
 
 
Bene nuovo capitolo sfornato dalla mente perversa del sottoscritto. Questo è venuto forse un po’ più lungo degli altri, ma volevo proprio prendere un po’ tutti i personaggi. Certo che Xehanort è proprio cattivo eh? (Risata malvagia in sottofondo). Attendo con ansia le vostre recensioni. Siano esse positive o negative. ;)          

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Capitolo 12
*** Luce e oscurità ***


 Neos si stava arrampicando sulle mura del lato ovest del castello Disney. Con Macchia Nera si erano messi d’ accordo per lanciare un attacco in contemporanea durante la notte. Neos avrebbe dovuto intrufolarsi da lì mentre Macchia Nera avrebbe attaccato sul lato est per dargli il tempo di penetrare nel castello per uccidere il Re. Non era certo un metodo onorevole di vincere ma Neos aveva ricevuto degli ordini e DOVEVA eseguirli. Con fatica si arrampicò sul liscio bastione che formava la struttura difensiva del castello per ritrovarsi sui bastioni. ‘Nessuna guardia, bene’ pensò mentre si avviava lentamente lungo le mura evocando alcuni hertless per mandarli in avanscoperta per assicurarsi di avere campo libero. I neoshadow si diressero piano lungo le mura alla ricerca di qualunque pericolo per il loro padrone. Neos avanzava con passo deciso fino ad una scala che portava al piano di sotto. Sentì il rumore della battaglia dall’ altra parte del castello dove Macchia Nera aveva attaccato.
Improvvisamente un grido lo raggiunse. La voce di una ragazza seguita dal rumore di una lama che impattava contro gli artigli degli hertless.
 
Maya stava nel cortile ovest del castello. Il giorno l’ aveva passato tra l’ allenamento con Re Topolino e alcune schermaglie contro gli hertless all’ esterno del castello. Quelle creature erano forti, ma con un po’ di impegno e grazie al paziente aiuto del Re riuscita ad uscire illesa dagli scontri e a maneggiare il Keyblade con un po’ più di abilità.
Stava seduta su una panchina nel parco pieno di fiori come tutti i cortili del castello. Era stanca, ma l’ adrenalina che gli scorreva in corpo le impediva di prendere sonno. Aveva deciso di uscire sperando che l’ aria fresca la facesse rilassare. Si era appena seduta su una delle panchine osservando le stelle quando sentì un fruscio provenire da uno dei cespugli. Si alzò per osservare meglio quando un hertless la attaccò proprio dal cespuglio. Lei lanciò un urlo involontario e fece appena in tempo ad evocare il keyblade per parare il colpo. In poco tempo un gruppo formato da almeno una ventina di Neoshadow la circondò. Maya ne colpì uno distruggendolo, ma dovette subito chiudersi in difesa: le creature attaccavano con una velocità impressionante e tutti insieme la costringevano in difesa attaccandola senza sosta. La ragazza si ritirò lentamente chiedendo aiuto, ma nessuno sembrò sentirla, eppure avrebbero dovuto esserci guardie in tutto il castello. Appena ebbe un attimo di tregua si ritirò e voltandosi capì perché nessuno aveva risposto alla sua chiamata: dall’ altra parte del castello vedeva i bagliori dei fuchi e la luce delle magie, a quanto pare le guardie si erano sicuramente spostate per difendersi dall’ attacco a sorpresa. Maya capì che avrebbe dovuto difendersi da sola, ma stanca e inesperta com’ era difficilmente sarebbe sopravvissuta. Combatté con la furia di un leone, dimenticando la difesa e concentrandosi sull’ attacco. All’ inizio le sembrò una tattica vincente, ma si rese conto che gli hertless stavano avendo la meglio. Lei era stanche ed era sola, loro erano forti e molti ed aveva ricevuto molte ferite alle braccia e ai fianchi ed in particolare aveva una ferita molto profonda al fianco che sanguinava copiosamente e che gli sottraeva energia. Gli hertless intanto dovevano aver capito che la loro avversaria era in difficoltà perché iniziarono a colpirla con maggior foga mentre lei era sempre più debole e stanca.
Alla fine non ce la fece più e cadde a terra sfinita. Gli hertless si lanciarono su di lei pronti a finirla, ma l’ hertless in prima fila fu disintegrato a mezz’ aria da una fiammata  nera.
 
Neos si maledisse per quella sua reazione istintiva e stupida. Che gli veniva in mente di salvare quella ragazzina? Avrebbe dovuto lasciare che gli hertless la uccidessero o che le rubassero il cuore. Ma lui invece aveva lanciato una fiammata nera per poi pararsi tra lei e le creature oscure. Quelle alla sua vista sparirono in una nube oscura. Neos si fermò puntando il keyblade contro la ragazza. ‘Puoi ancora rimediare. FALLO!’ Si disse con ferocia rivolto a se stesso. ‘Non puoi lasciarla andare. AMMAZZALA!’ Tuttavia non riusciva a staccare lo sguardo dal corpo della ragazza. Era minuta ma non troppo piccola i bei capelli castani ricci lo ricadevano fino alle spalle in onde sinuose che catturavano irrimediabilmente la sua attenzione. Quando vide che stava per riaprire gli occhi si affrettò a far sparire l’ arma
‘No,no,no!’
La voce nella sua testa si fece insopportabile, ma lui fece del suo meglio per rimanere impassibile.
“G-grazie….” Sussurrò la ragazza con appena le forze per parlare. “Stai b-bene?” Chiese di nuovo la giovane.
“A quelle parole Neos sussultò. ‘Quella ragazza ferita, insanguinata e stanca chiede a ME se sto bene’ Si chiese stupito
“Certo, tutto a posto.” Rispose laconico.
‘NO CHE NON E’ TUTTO A POSTO! Che stai facendo avanti! È debole indifesa non c’ è nessuno e tu non le hai ancora torto un capello!’ Si diceva. Ma nonostante gli sforzi per prevalere sul suo cuore, alla fine decise di seguirlo.
Si avvicinò alla ragazza, che quando fu vicino ebbe un leggero sussulto, come se improvvisamente provasse paura per lui.
Lei tentò di alzarsi ma quando non ci riuscì Neos la prese in braccio mettendole una mano sotto le ginocchia e l’ altra le sorresse le spalle.
Lei, istintivamente, gli mise le mani intorno al collo e, a quel contatto, Neos si sentì percorso da un brivido.
Per quanto cercasse di essere distaccato non riuscì a non provare piacere per quel contatto. La mano calda di lei sul suo collo gli dava una sensazione piacevole mai provata mentre la portava all’ interno del castello.
“Avrai sicuramente una stanza qui. Dove?” Chiese Neos cercando di mantenere un tono distaccato.
Lei sembrò riluttante a staccare una mano dal suo collo ma gli indicò comunque una scalinata. “La seconda porta a destra.” Disse piano la ragazza.
Neos salì le scale un po’ impacciato dal peso della giovane che portò fino alla porta indicata. Una volta entrato nella stanza depose delicatamente la brunetta sul letto a baldacchino e le medicò le ferite. Lei si era addormentata, ma Neos non riusciva proprio a staccarle gli occhi di dosso. ‘Che ti salta in mente? Hai aiutato una tua nemica e non ne approfitti nemmeno! Sei un essere oscuro, dannazione! potresti ucciderla in questo istante!’ Ma lui non ci riusciva proprio rimase per alcuni interminabili minuti ad osservare quella ragazzina che ormai riposava beata sul suo letto. Poi, quasi involontariamente, Neos si chinò su di lei e le stampò un leggero e dolce bacio sulla guancia per poi sparire in un portale oscuro.
 
 
 
 
 
 
 
Macchia Nera osservava il ragazzo dagli occhi rossi urlare.
“Dannazione! Avevi detto che non c’ erano altri custodi all’ interno. Invece sono stato intercettato da una custode nella parte del castello che TU avevi assicurato fosse deserta!”
“Non era un mio problema, ero sicuro che tutti i custodi fossero partiti a parte Re Topolino. Il tuo compito era ucciderlo!” Ribadì Macchia Nera materializzando il suo keyblade.
“Non lo farei se fossi in te!” Rispose Neos facendo altrettanto.
A quelle parole Macchia Nera esitò. Non era affatto sicuro che ferire uno di loro fosse una cosa sicura. Un passo falso.
Un solo passo falso.
E lo avrebbero ritrasformato in pietra.
Abbassò l’ arma.
“Bene. Ci siamo intesi! Tanto non volevi uccidere Re Topolino personalmente? Allora FALLO!” Urlò Neos sparendo in un portale per ritornare al Castello Che Non Esiste lasciando macchia nera con il capo chino e la rabbia nel cuore per essere stato umiliato di nuovo.
Nella sua tenda c’ era un tavolo.
Impugnò l’ arma con entrambe le mani e lo spezzò.
 
 
 
 
 
 
 
Aqua si riprese. Si sentiva intorpidita e stanca e sentiva un dolore sordo nei pressi della schiena.
Solo in un secondo momento si rese conto di essere incatenata. Le braccia erano tenute ferme da delle catene pesanti che la tenevano sollevata verso i lati come in un crocifisso. Anche i piedi erano tenuti fermi da delle catene che gli impedivano di muoverli per non più di pochi centimetri. Tentò di lanciare una magia, ma le catene assorbirono l’ energia magica che aveva accumulato. ‘Dannate catene!’ Pensò lei strattonandole. L’ effetto fu solo quello di provocare un flebile tintinnio, ma che fece scoppiare l’ ilarità di qualcuno.
In quella cella stretta ed umida non era sola.
Dalle ombre alla sua destra uscì una figura alta con una veste nera simile a quelle dell’ organizzazione. I lineamenti e l’ aspetto erano uguali a quelli di Vanitas, ma i capelli del ragazzo erano marroni. “Siete sveglia, maestra Aqua.” Disse la voce del suo aguzzino che si esibiva in un beffardo inchino. Dopodiché il ragazzo le si avvicinò puntandole un keyblade alla gola. “Ora se non le è di troppo disturbo vorrei sapere tutto quello che sapete sui custodi.” Disse con voce minacciosa lasciandole un segnetto rosso sul collo facendole uscire qualche goccia di sangue.
Aqua fece del suo meglio per non reagire, anche se quella piccola ferita bruciava parecchio.
“Ora ti farò una domandina facile facile.” Disse il ragazzo con fare beffardo.
“Cosa ci facevi qui?”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ansem il saggio si risvegliò incatenato al muro in una cella stretta ed umida. Si sentiva stranamente impacciato e non certo per le catene. Aveva anche un forte dolore alla testa e non riusciva a mettere a fuoco la stanza. Solo in un secondo momento si rese conto che oltre a lui nella cella era incatenato anche Gambadilegno. Ansem tentò di svegliarlo, ma ogni tentativo fu vano visto che l’ amico non si decideva a svegliarsi. Ansem tentò di dare uno strattone alle catene, ma non servì a nulla.
In quel momento nella cella entrò il suo omonimo: l’ hertless Ansem.
 
 
 
 
 
 
Riku aveva ottenuto il permesso dall’ anziano del villaggio per accamparsi non lontano da lì, vicino al lago. Lui ed i suoi Allievi si erano accampati stendendo dei sacchi a pelo vicino a delle palme. Olette si era messa a parlare con Adele, mentre non appena al limitare del loro accampamento improvvisato c’ era Merrik che si allenava con il suo keyblade insieme a Faraia. Riku osservò i riflessi del sole sulla superficie dell’ acqua mentre si concentrava su ciò che era importante: portare in salvo la principessa del cuore di Agrabah, Jasmine. Era certo che gli hertless e ciò che guidava quelle creature avessero in mente qualcosa. Erano rimasta per troppo tempo ad Agrabah, sicuramente gli esseri oscuri si erano resi conto che la presenza di così tanti custodi significava qualcosa di importante e sicuramente non sarebbero rimasti inattivi ancora a lungo.
Riku ordinò ai suoi compagni di andare a riposare. “Domani dobbiamo essere di ritorno ad Agrabah con la principessa.  Gli hertless non se ne staranno con le mani in mano. Dobbiamo essere pronti a respingerli in qualunque momento.” Aveva detto quando sentì Adele lamentarsi. In poco tempo tutti si assopirono tranne Riku che rimase in allerta ancora un po’ prima di addormentarsi.
Fu svegliato verso l’ alba da qualcosa che gli aveva sfiorato il viso. Riku, abituato a stare in guardia anche durante il sonno, si risvegliò subito a quel semplice contatto e in pochi istanti aveva già evocato la ‘Via per l’ Alba’. Notò uno strano movimento nei pressi di una palma vicina all’ acqua.
Si avvicinò piano rimanendo in guardia…..
Poteva essere un’ imboscata…..
Doveva svegliare gli altri…..
Improvvisamente il rumore di un esplosione lo fece voltare.
Il villaggio era avvolto dalle fiamme.
Il rumore aveva svegliato anche gli altri, ma Riku, già sveglio e carico di adrenalina li incitò “FORZA! Dobbiamo andare al villaggio ad aiutare quella gente, o moriranno bruciati!” Aveva urlato mentre si avviava verso l’ agglomerato di case.
 
 
Xion si distese mentre osservava Riku allontanarsi. Non voleva colpirlo nemmeno per autodifesa. Sapeva che Riku era molto sospettoso, quindi quando aveva notato che Larxene stava per attaccare le era bastato semplicemente fargli passare un lembo del suo mantello sul viso.
Aveva previsto il suo risveglio, ma non una reazione così rapida.
Mentre attendeva nascosta dietro l’ albero aveva trattenuto il fiato.
Da una parte sperava che non lo scoprisse per mantenere segreta la sua identità in modo che,nella remota possibilità che Riku venisse catturato, non venisse scoperta.
Dall’ altra aveva così tanta voglia di rivederlo. Per qualche ragione si era sempre sentita molto legata a lui. Voleva vederlo in faccia pur sapendo che probabilmente lui non provava niente per lei.
 
Nel buio che la nascondeva con sullo sfondo le luci del fuoco una lacrima le uscì dagli occhi mentre si avviava di nascosto al villaggio con una sola persona che le tormentava la mente. ‘Riku’.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ok, se non l’ aveste capito non sono un gran romanticone, ma ho sperato di dare una sfumatura dolce ad alcuni personaggi di questo capitolo. Forse la parte che riguarda Xion è un po’ carente ma spero che apprezzerete ugualmente i miei sforzi.
Recensite, mi raccomando.        
 
      

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Capitolo 13
*** Fulmini nel deserto ***


 Riku si diresse verso il villaggio in fiamme mentre i suoi allievi si muovevano veloci per raggiungerlo.
Le case erano avvolte dalle fiamme e gli abitanti stavano tentando di arginare il calore mortale con dei secchi d’ Acqua, mentre altri avevano preso le armi per affrontare delle creature bianche che si muovevano in maniera gommosa ed elastica attaccando chiunque vedessero.
“Nessuno!” urlò Riku tagliando in due il più vicino.
“State attenti! Sono più forti degli hertless!” Disse mentre avanzava verso un gruppo di otto simili che aveva accerchiato tre guerrieri. Il ragazzo albino falciò tre simili con un colpo solo per poi evitare un colpo di una di quelle gommose creature. Ne colpì un altro e ne approfittò per osservare i suoi allievi per assicurarsi che non rischiassero più del dovuto.
Faraia distruggeva i nessuno con colpi eleganti e rapidi lanciando magie altrettanto rapide, mentre evitava i colpi dei nemici con altrettanta eleganza e rapidità. Adele e Merrik si aiutavano a vicenda. Riku era sempre stupito dell’ affinità che c’ era tra i due fratelli. Non erano gemelli, ma sembrava che si leggessero nella mente e non solo in combattimento. Ogni volta che parlavano, si allenavano o pensavano c’ era una specie di legame che li univa e che in battaglia permetteva loro di fare cose eccezionali.
Se uno attaccava l’ altra difendeva e viceversa,
 se uno sbagliava l’altra correggeva l’ errore e viceversa,
 se uno si allontanava troppo l’ altra si muoveva in modo da compensare la distanza e viceversa.
Infine Olette si teneva indietro rispetto agli altri lanciando incantesimi su tutti i nessuno che si avvicinavano. Non che non fosse brava con il keyblade, ma non era molto esperta e siccome le magie, anche se semplici erano comunque utili, lei si impegnava su quelle.
Riku affrontò, dopo aver salvato i tre combattenti, si mise ad attaccare un altro gruppo di nessuno. Ne distrusse un’ altra decina e parò il colpo di un nessuno armato di katane che gli apparve alle spalle. Distrutto anche quello lanciò un incantesimo di ghiaccio su una casa in fiamme per spegnere il fuoco ed aiutare gli abitanti a fuggire.
Adele e Merrik si ritrovarono spalla a spalla. Avevano tentato di attirare i nessuno lontano dal villaggio, ma erano stati accerchiati.
“Dannazione, siamo nei guai!” Disse Merrik guardandosi attorno in cerca di una via d’ uscita.
“E questo chi l’ ha detto?” Chiese la sorella lanciando un incantesimo di fuoco contro un gruppo di simili che si disintegrò aprendo uno spiraglio nel loro schieramento.
“Bel colpo, sorellina!”
“Questione di pratica.” Si schermì lei con un alzata di spalle prima di attaccare un altro gruppo di simili.
I due distrussero almeno venti nessuno di tutti i tipi prima di fermarsi ad aiutare due bambini rimasti intrappolati sotto il crollo di un edificio.
I simili fecero di tutto per ostacolarli, ma mentre Adele sollevava le macerie con la magia, Merrik riuscì a tenere efficacemente lontani i nemici.
Olette intanto si era avvicinata ad alcuni guerrieri feriti e li aveva curati con un incantesimo. Questi dissero qualcosa che lei non capì.
“Hanno detto ‘Grazie’ nella nostra lingua.” Le disse Faraia che le si era avvicinata in quell’ istante inseguita da alcuni simili.
Le due attaccarono insieme distruggendo le creature malvagie con poche potenti mosse senza ricorrere a nessun incantesimo e senza essere ferite. Poi si diressero verso il centro del villaggio per vedere se erano rimasti dei feriti.  Le due si fecero strada tra i feroci nessuno distruggendone quanti più possibile ed aiutando gli abitanti del villaggio a respingerli e soccorrendo chi si trovava in difficoltà.
Arrivati nella piazza però si trovarono davanti una bella sorpresa: Aladin e una donna vestita secondo le usanze locali stavano combattendo un gruppo di cinque nessuno samurai.
“Madre!” Urlò Faraia riconoscendo la donna accanto al principe.
Subito, seguita da Olette si gettò contro i nessuno. Questi nessuno erano più abili dei simili: erano forti, veloci e armati. Nonostante fossero in tre a combattere, dato che Saidà non aveva armi, ci vollero diversi minuti prima che tutti i nessuno sparissero e loro avevano comunque collezionato una buona serie di ferite minori tra piccoli tagli e graffi un po’ su tutto il corpo.
“Madre, principe Aladin! Che ci fate voi qui!?” Chiese stupita Faraia mentre su madre l’ abbracciava.
“Che domande!?” Chiese quest’ ultima. “Quando ho saputo che eri tornata dovevo assolutamente venire a vederti.”
“Era arrivata ad Agrabah.” Spiegò Aladin. “Quando ci siamo parlati ho detto a Saidà di voi e lei è voluta venire. Io non volevo che partisse da sola, così l’ ho accompagnata.”
In quel momento una voce femminile e glaciale parlò: “Che bel quadretto! Non vi dispiace se vi distruggo, vero?”
 
 
 
 
 
 
 
Sora vide molti soldati sulle mura che separavano Rediant Garden dal castello che era stato di Malefica. Un anno fa gli hertless avevano fatto breccia proprio li vicino e, attraversando la gola che univa il vecchio castello alla città, erano riusciti a lanciare un attacco diretto. Sora era stato uno dei coraggiosi che aveva combattuto sotto le mura della città insieme a Leon, Cloud, Tifa, Yuffie e Aerith.
Kairi osservò la città con una strana luce negli occhi. Non sapeva cosa provare.
Quella era la sua città natale, ma aveva solo vaghi ricordi di quel luogo. Lei vedeva come casa le Isole del Destino. 
Eppure quel mondo era comunque quello che l’ aveva vista nascere e che le aveva mostrato la luce della vita. Non poteva dimenticare come a sua nonna piaceva portarla a passeggio nei giardini interni della città per raccontarle la sua storia preferita. Tutti quei ricordi la confondevano.
Sora osservò Kairi che guardava il panorama sottostante. Grazie al collegamento tra i loro cuori intuiva ciò che la affliggeva, ma pensò che fosse meglio evitare di parlarne, così si concentrò sulla ricerca di una zona d’ atterraggio. Decise di atterrare su una delle grandi terrazze di quello che era stato il castello di Ansem il Saggio. Appena atterrati furono circondati da un gruppo di soldati.
“Chi siete!?” Fece uno dei soldati.
Sora però non fece in tempo a rispondere che qualcuno fermò i soldati. Leon si fece avanti con passo fiero e si avvicinò a Sora.
“Questi sono miei amici, possono passare.” Disse lui con cipiglio autoritario.
“Sissignore!”
“Sora, è bello rivederti.” Disse Leon rivolgendosi al ragazzo. “La stessa cosa vale per te, Kairi.” Aggiunse tendendo la mano.
Sora e Kairi la strinsero sorridendo contenti di poter rivedere il vecchio amico.
“Ehi, Leon, da quanto tempo non ci vediamo?” Fece Sora.
“Qualche anno.” Rispose quello sorridendo, laconico come sempre. “Che ti è successo alla faccia?” Chiese poi divertito.
“E’ lunga da spigare, comunque ho intenzione di riprendermi occhio ed interessi.”
Kairi intanto guardava la città dall’ alto della terrazza. “Come va la ricostruzione?” Chiese con la voce stranamente triste.
“Ormai abbiamo finito. Abbiamo solo alcuni problemi.” Rispose Leon osservando la fortezza della strega.
“Che tipo di problemi?” Chiese la rossa incuriosita.
Leon sembrò inizialmente riluttante a dire di cosa si trattava, ma dopo pochi secondi di riflessione con un cenno del capo li invitò a seguirlo. I tre entrarono nella fortezza e scesero le scale che conducevano al pian terreno. Superarono molte guardie di pattuglia o che sorvegliavano porte, ma nessuno li fermò
“Prima ho sentito quel soldato chiamarti comandante.” Disse Sora ad un certo punto
“Già. Dopo che siete partiti io e Cloud abbiamo preso questa carica.”
“Quindi? Cosa fate?” Chiese Kairi
“La nostra carica ci ha permesso di reclutare alcuni abitanti per creare una specie di milizia cittadina per evitare i crimini e tenere lontani gli hertless, ma i problemi sono aumentati.”
“Ma che problemi sono?”
Mentre parlavano erano giunti al pian terreno ed avevano raggiunto le mura della città da dove potevano vedere la voragine che dava sulla fortezza oscura.
“La fortezza oscura è di nuovo abitata.” Disse Leon indicandola con un cenno del capo.
“Impossibile!” Disse Sora: “Malefica sta combattendo al castello Disney.”
“Infatti non si tratta di Malefica. Un'altra strega del passato ci ha attaccato e ha preso il controllo del castello. Crediamo, inoltre che si sia alleata con Saphiroth.”
“Accidenti. Quello è molto forte. Potrebbe effettivamente essere forte quanto Xemnas.”
“Io vorrei chiedervi di aiutarci, sapete dal ritorno di quella strega sono ricomparsi gli hertless, ma temo che siate impegnati.”
“Nessun problema, dove ci sono gli hertless noi siamo li per abbatterli.”
“Davvero!?”
“Certo!” Esclamò Kairi convinta. “E poi questo è il mio mondo natale, non potrei mai rimanere con le mani in mano!” Aggiunse.
Leon sorrise e li portò nel borgo dove sorgeva la casa di Merlino.
Appena entrati furono accolti da una marea di persone: Yuffie la ninja stava parlando con Aerith in un angolo mentre Merlino stava facendo muovere alcune sedie.
“Ehi, ragazzi!” Esclamò Sora vedendoli.
“SORA! KAIRI!” Dissero insieme gli altri tre. Subito i due ragazzi furono stretti un  soffocante abbraccio da tre persone contemporaneamente.
“Stiamo bene!” Disse la rossa divertita.
“Dove sono Cid e Cloud?” Chiese Sora
“Sono al castello. Non abbiamo ancora finito di esplorarlo e vogliamo scoprire tutto quello che nascondeva.” Disse Yuffie
“Sora, che ti è successo alla faccia?” Chiese Aerith
“Oh, questo me l’ ha fatto qualcuno su cui voglio vendicarmi, ma non vi preoccupate vi spiegherò tutto.” Disse il ragazzo toccandosi l’ occhio. “Piuttosto, Leon mi ha parlato di alcuni problemi. Che tipo di problemi?”
Merlino li condusse al tavolino: “Ne discuteremo davanti ad una tazza di tè...”
 
 
 
 
 
 
 
Ansem si ritrovò a gridare mentre l’hertless del suo apprendista gli riversava addosso un’ altra scarica di fiamme.
“Hai perso la lingua, vecchio!?” Gli urlò in faccia quest’ ultimo frustrato dal silenzio del saggio.
“Non saprai niente da me. Tanto vale che mi uccidi.” Disse Ansem.
Il suo hertless era ben lungi dal volerlo accontentare, quegli intrusi erano penetrati nel castello, doveva esserci un motivo, e lui aveva il compito di scoprirlo. Deciso a far cantare quel vecchio testardo evocò il guardiano, suo hertless protettore, e gli ordinò di affondare gli artigli nel fianco dell’ uomo che urlò di dolore, ma non disse nulla.
Ansem l’ hertless si infuriò ancora di più e gli mollò un pugno nello stomaco.
“TU MI DIRAI CIO’ CHE SAI! CAPITO!!!” Urlò infuriato.
Per tutta risposta Ansem il saggio si mise a ridere. Benché il sangue gli scorresse a fiotti dalla bocca non riusciva a trattenere la soddisfazione nel vedere come stava facendo innervosire quell’ essere oscuro.
“Cosa c’ è Xehanort? Perdi la pazienza così facilmente?” Chiese con forzato sarcasmo.
“Ti farò passare la voglia di ridere di me!!!” Disse evocando alcuni aghi di fuoco nero e piantandoli nelle braccia e nelle gambe di Ansem.
Se l’ urlo fosse stato più forte avrebbe potuto raggiungere ogni stanza del Castello, ma di sicuro tutti i prigionieri l’ avevano sentito, eppure nonostante il dolore Ansem il saggio resistette. La sua forza di volontà era incrollabile ed era intenzionato a portare al massimo il furore dell’ hertless.
Era sicuro che l’ avrebbe ucciso, ma era quello che voleva. Qualunque cosa sarebbe successa avrebbe preferito morire piuttosto che rivelare qualunque informazione potenzialmente utile.
 
 
 
 
 
 
 
Neos aveva aperto un portale che lo portasse vicino a suo fratello Necrosis, ma appena arrivato un urlò straziante squarciò l’ aria. Non pensava che potessero esistere urla così strazianti.
“Che succede?” Chiese qualcuno li vicino.
Neos non si era accorto di essere comparso vicino alla cella di Heyner. Doveva essere uno di quei momenti in cui davano la possibilità ai possibili custodi di riprendersi perché nella sua cella non c’ erano hertless, ma lui era pieno di graffi e ferite.
“Niente, non preoccuparti. Come stai?” Fece Neos con noncuranza.
“Al solito. Hanno riversato qua dentro dei mostri e hanno aspettato chissà cosa, ma non è successo niente.”
“Immagino…” Disse Neos avvicinandosi alla cella. Heyner sembrò sospettoso ma non si allontanò dalle sbarre.
Neos osservò attentamente il ragazzo prima di porgergli il suo keyblade. “Afferralo.” Disse semplicemente.
Il ragazzo biondo osservò sospettoso l’ arma, ma dopo pochi attimi eseguì l’ ordine.
Neos si guardò circospetto intorno per assicurarsi che nessuno li vedesse prima di porgere completamente il manico al ragazzo che quando separò il manico dall’ arma si ritrovò con un keyblade simile in mano. Il portafortuna del ragazzo però era completamente d’ oro non come quello di Neos che era nero.
Il custode oscuro si affrettò ad aprire la cella e a farlo uscire.
“Che fai!?” chiese Heyner mentre stringeva ancora stupito il suo keyblade.
“Ti salvo la vita.” Rispose semplicemente Neos. “Ora seguimi e non fare domande o niente di avventato. Non prendere iniziative e fingiti sottomesso a me.” Disse con tono un po’ più impaziente mentre insieme al ragazzo si dirigeva verso un’ altra ala delle prigioni.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nuovo capitolo, nuovi sviluppi. Cosa succederà ora? Cosa ha in mente la mia mente contorta? Be’ chi si è appassionato dovrà aspettare il prossimo capitolo. Comunque penso di non aver deluso nessuno quando ho descritto la personalità di Neos. Intanto godetevi questo capitolo e aspettate.
Mi raccomando recensite a ripetizione ;)
Al prossimo capitolo.   

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Capitolo 14
*** Sentimento ***


 Riku colpì un altro nessuno. Da più di un ora stava difendendo il villaggio insieme ai suoi allievi, ma le creature oscure avevano attaccato in forze.
“RESISTETE!” Gridò con veemenza ai soldati radunati intorno a lui che combattevano con le scimitarre sguainate.
In quel momento Adele gli si avvicinò.
“Maestro, dovete venire a vedere, presto! Olette e Faraia sono in pericolo!”
Riku seguì la ragazza in mezzo al campo di battaglia.
“Dov’ è tuo fratello!?” Chiese l’ albino facendosi sentire sopra il fragore della battaglia.
“Sta guidando un gruppo di uomini nella parte sud del villaggio! Sembra ci siano molti nessuno.”
‘Dannazione! Prima gli hertless, ora i nessuno, qualcosa guida queste creature e deve essere qui!’ Pensò Riku mentre osservava le mollicce creature che attaccavano la gente indifesa.
Avrebbe voluto così tanto fermarsi ad aiutare quella gente, ma non poteva. Yen Sid gli aveva dato degli ordini precisi: fare in modo che TUTTI gli allievi tornassero sani e salvi. Seguì la sua allieva tra i meandri del villaggio infestato dai mostri facendosi strada tra di essi agitando con eleganza la Via Per L’ Alba.
Alla fine arrivarono al centro del villaggio dove si consumavano i resti di una battaglia.
“LARXENE!” Urlò Riku riconoscendo la nessuno.
Lei stava in piedi davanti a Olette e Faraia ferite da diversi Kunai e con i vestiti bruciacchiati dalle scosse elettriche lanciate dalla loro avversaria.
“Prenditela con me essere oscuro!” La sfidò Riku mentre Adele andava in soccorse delle compagne. In quel momento il principe Aladin si affiancò al ragazzo.
“Principe state indietro! Questo avversario è pericoloso!”
“Non ho paura! Sta attaccando le mie terre, e qualunque sia la sua forza devo difenderle.”
La donna osservò i due prepararsi allo scontro. Il principe impugnava una scimitarra lunga ed affilata, ma indossava solo le sue vesti da viaggio e nessuna armatura, batterlo sarebbe stato facile. Riku era forte lo sapeva, ma aveva imparato dai suoi errori passati, non avrebbe più sottovalutato l’ avversario.
“Nessun problema.” Disse sorridendo sadicamente. “Più gente c’ è più mi divertirò!”
E detto questo lanciò i Kunai contro gli avversari.
Riku reagì con prontezza evitando con un balzo le lame volanti che sciamavano intorno a lui come calabroni impazziti. Aladin si gettò dietro un carro abbandonato lungo la strada evitando così le armi mortali. Adele tentò di imitare il suo maestro, ma i suoi riflessi non erano così ben sviluppati e mentre piroettava a mezz’ aria fu colpita da due Kunai che andarono a piantarsi nella sua gamba destra.
“Avanti! Non avrete paura!” Li schernì la nessuno.
Riku si lanciò all’ attacco menando un fendente dall’ alto tentando di sorprendere l’ avversaria che però si teletrasportò per poi riapparire a pochi metri più lontana e scagliarli a dosso una scarica elettrica. Aladin, vedendola distratta si lanciò all’ attacco per colpirla alle spalle, mentre Adele lanciava un incantesimo di protezione sul maestro per proteggerlo.
Larxene si lanciò di lato per evitare la lama del principe per poi concentrarsi sul nuovo avversario.
Aladin era abile e combatteva con coraggio, ma l’ essere che aveva davanti era spietato e dotato di poteri ben al di là di quelli che poteva avere un essere umano. Il principe fu infatti costretto a chiudersi in difesa parando ed evitando colpi sempre più accaniti e feroci mentre la sua avversaria non sembrava risentire della stanchezza che avrebbe colpito chiunque.
Riku subentrò velocemente in battaglia colpendo la nessuno ad un fianco.
“DANNATO RAGAZZINO!!!” Urlò li istericamente, mentre lanciava una pioggia di piccoli coltelli elettrici contro l’ albino che si difese erigendo una barriera di luce.
Adele intanto si era avvicinata ad Olette, che si teneva il braccio sanguinante, e a Faraia che aveva una ferita ben più grave al ventre mentre sua madre la teneva tra le braccia. La giovane cercò di curare le compagne, ma non poté fare altro se non richiudere le ferite e ridurre la fuoriuscita di sangue.
Intanto la battaglia nella piazza continuava. I colpi del principe e di Riku si facevano sempre più potenti di pari passo con quelli di Larxene.
“Vi schiaccerò insetti!!!” Gridò lanciando una decina di saette che furono tutte deviate dalle lame dei due.
In quel momento la nessuno fu colpita da una raffica di fuoco alla schiena ed allo scontro si aggiunse Merrik.
“Mi sono perso qualcosa?” Chiese sarcastico il ragazzo posizionandosi alla destra del maestro.
“Non lascatela fuggire!” Gridò Riku lanciandosi in avanti.
“NON MI AVRETE MAI!!!” Urlò Larxene prima di scagliare una tempesta di fulmini.
Nessuno se ne rese conto tranne Riku, ma l’ attacco era diretto al gruppo, ma solo a Merrik. Il giovane maestro si lanciò verso l’ allievo per fare scudo con il proprio corpo e fu scagliato con violenza inaudita all’ interno di una casa in fiamme.
Riku si sentì svenire. Tentò di rialzarsi, ma il fumo gli impediva di respirare. Tentò di spegnere il fuoco con il Blizzard, ma le fiamme erano troppo alte e l’ incantesimo non sortì alcun risultato. Iniziò ad avere le lacrime agli occhi e il fumo lo soffocava.
Sentì le colonne di legno dell’ edificio scricchiolare sotto il peso della struttura che era in procinto di crollare.
Riku si rese conto di avere poco tempo per salvarsi e tentò di trovare un’ uscita, ma era molto difficile: con tutto quel fumo. Sentiva le urla e le esplosioni provenire dall’ esterno, il che voleva dire che la battaglia era ancora in corso, ma non vedeva niente.
Fu proprio mentre pensava di essere spacciato…
Quando sentì le travi cedere del tutto…
Che qualcuno lo afferrò per il Gilet e lo trascinò fuori tra una pioggia di detriti e legna bruciata.
Riku Tossì più volte. Ormai era davvero allo stremo e sentì gli occhi chiudersi. Tentò di non svenire almeno per ringraziare il suo salvatore, ma la vista gli diminuì sempre di più fino a che non vide più nulla.
 
 
 
 
 
 
 
Sora osservò la fortezza oscura che si ergeva a poca distanza da Rediant Garden.
“Così questa strega di nome Artemisia è tornata.” Disse pensoso.
“Già, e non è sola.” Rispose Leon
“Già… Saphiroth.” Fu l’ unico commento del brunetto.
Quando era tornato Merlino, Tifa, Cloud ed Aerith gli avevano spiegato che la città era sotto pesante assedio degli hertless, a cui si erano aggiunti anche i nessuno. Gli avevano spiegato anche del ritorno di due tra gli esseri oscuri più potenti del mondo: Saphiroth, che Sora e Cloud avevano sconfitto l’ anno prima dopo una durissima battaglia nei pressi della voragine della fortezza, ed Artemisia, una strega molto potente che aveva governato con il pugno di ferro il loro mondo e che desiderava annettere anche gli altri se non fosse stato per due custodi Keyblade: Eraqus e Nixe. Due fratelli custodi che sembra avessero sconfitto la strega rimandandola all’ oscurità e sventando il suo attacco ai mondi esterni.
Sora aveva ascoltato il loro racconto con interesse e  raccontò le vicende che lo avevano portato da loro.
La notizia dell’ assedio del castello Disney rese tutti scioccati e depressi. Tutti pensavano che quello fosse un luogo inaccessibile alle forze oscure e quindi assolutamente sicuro, ma con degli avversari così potenti in circolazione non c’ era da star tranquilli. Ne approfittò anche per raccontare loro dell’ attacco all’ isola e della strana ragazza sosia di Kairi che li aveva attaccati portando via un occhio a Sora.
“La tua avversaria è una codarda, ma è anche abile, non c’ è che dire.” Affermò Cloud.
“Lei non mi ha sconfitto! È finita in pareggio! E poi lei non aveva affrontato un esercito di hertless ed un Beheomoth prima di combattermi!” Rispose il ragazzo con fare piccato.
“Non abbiamo detto questo.” Rispose il biondo: “Il nostro avversario deve essere molto forte se è riuscito in questo attacco simultaneo.”
In quel momento Leon, che era tornato alla fortezza, entrò di botto nella casa urlando: “VENITE, PRESTO! L’ ABBIAMO TROVATO!!!”
Sora e Kairi non capirono a cosa si stesse riferendo, ma sembrava essere una cosa importante, quindi seguirono gli altri.
Era stato proprio mente passavano sulle mura per arrivare al castello che Sora si era fermato a guardare il paesaggio desolato della crepa.
Nel castello di Ansem entrarono in un corridoio lungo e dissestato, come se fosse stato da poco liberato da pesantissimi detriti. In fondo c’ era una porta sorvegliata da quattro guardie che vedendoli fecero un saluto militare e li lasciarono entrare.
Era una grande stanza circolare con degli strani contenitori che potevano tenere un uomo. La sala era inoltre piena di strane tubature di metallo che trasferivano il liquido in altre parti del castello per sostituirlo con del nuovo liquido, probabilmente per rinnovarlo.
In uno di quei contenitori trasparenti c’ era un uomo. Un ragazzo che dimostrava l’ età di Leon, anche se era davvero difficile dirlo. Il corpo era coperto da una veste nera abbastanza aderente e indossava un mantello rosso molto lungo che nel liquido fluiva come se fosse stato fatto di vento. Il volto del ragazzo addormentato era leggermente spigoloso senza un accenno di barba o baffi ed i capelli neri come le ali di un corvo erano lunghi ed in disordine.
Sora notò che a Yuffie era morto il sorriso sulle labbra ed avanzava con aria sognante verso il ragazzo per fermarsi a toccare il vetro.
“Vincent…” Mormorò lei.
“Chi è Vincent?” Chiese Kairi osservando la reazione di Yuffie.
“Era un nostro amico.” Rispose Aerith. “Yuffie era, anzi è,innamorata molto di lui. Quando la città fu invasa dagli hertless lei riuscì a raggiungerci solo perché Vincent gli aveva coperto la fuga facendosi catturare da malefica.”
“Non è vero!” Disse improvvisamente Yuffie, rossa come un pomodoro. Sembrava che si fosse accorta solo in quel momento della loro conversazione. “Non sono innamorata!” Così dicendo uscì dalla stanza seguita da sei paia di occhi allibiti.
“Comunque, come stavo dicendo, Vincent rimase qui e fu catturato. Sospettavamo che si trovasse da qualche parte nella fortezza quindi ci siamo dati da fare per cercarlo.”
In quell’ istante un soldato entrò nella stanza.
“COMANDANTE!! CI STANNO ATTACCANDO!!!”
 
 
 
 
 
 
 
Neos si avvicinò ad una delle celle dove sentiva la presenza di Mecrosis e dalla quale provenivano le grida di una donna.
“Dovresti essere un po’ più collaborativa se vuoi che io la smetta…” Sentì Neos.
Suo fratello stava torturando la ragazza che avevano catturato, ma nella sua voce c’ era qualcosa che lo preoccupava. Si accostò alla cella e disse ad Heyner: “Ora fa’ silenzio e lascia che sia io a parlare QUALUNQUE cosa succeda.”
Il biondo annuì con poca convinzione lasciando l’ amico entrare nella cella.
Neos fu colto dal nauseante odore di muffa e da quello metallico del sangue.
Una ragazza dai capelli blu mare era incatenata al muro con le braccia tenute solevate da robuste catene, mentre Necrosis continuava a lanciarle contro magie dolorose e crudeli per torturarla non disdegnando però l’ uso del Keyblade quando serviva.
La ragazza ansimava e sputava sangue, mentre ormai le vesti ridotte a brandelli la coprivano appena, eppure nei suoi occhi c’ era ancora una luce di sfida, come se non avesse ancora perso la sua determinazione.
Appena Necrosis vide il fratello gli mise una mano sulla spalla e disse con voce maniacale: “Fratello! Arrivi giusto in tempo per aiutarmi a domare questa maledetta.”
Ora Neos aveva riconosciuto la sfumatura nella sua voce: lussuria.
Capì al volo dove volle arrivare e nonostante l’ orrore che provava a fare qualcosa del genere riuscì comunque ad annuire, anche se nella mente stava cercando una soluzione per far desistere il fratello dal suo malvagio intento.
‘Pensa! Dannazione, Noes Pensa!’ si disse disperato mentre si avvicinava alla ragazza per evitare che Necrosis si insospettisse.
La ragazza intanto, comprendendo ciò che le volevano fare si mise a dimenarsi furiosamente nel vano tentativo di liberarsi.
“NON MI TOCCATE MALEDETTI!!!” Urlò disperata.
Proprio in quel momento Neos pensò ad una soluzione talmente folle che avrebbe potuto funzionare.
Con la mente contattò Vanitas dicendogli dove si trovava. Sapeva che il loro folle fratello voleva i tre custodi per se, in modo da farli soffrire per averlo sconfitto, e Neos sperava che intendesse tenersi anche Aqua.
Passarono solo pochi secondi quando Vanitas piombò nella cella attraverso un portale oscuro afferrando Necrosis per il mantello nero.
“Cosa diavolo credevi di fare!?” Chiese il ragazzo in armatura dando un pugno sul viso al gemello bruno
“Be’ che hai? Geloso!?” Lo schernì Necrosis
A quelle parole Vanitas gli mollò un altro pugno in preda alla rabbia per poi aprire un portale oscuro e lanciarcelo dentro.
Neos sbuffò sollevato e si avvicinò alla giovane che vedendolo così vicino, probabilmente fraintendendo le sue intenzioni si rimise a contorcersi, aumentando le contorsioni quando Neos gli poggiò una mano sul ventre poco sopra l’ ombelico. Tuttavia si calmò quando si accorse che lui le stava lanciando un incantesimo curativo.
Non poté fare almeno di sospirare di sollievo quando senti il dolore delle ferite scemare lasciando il posto ad una sensazione di piacevole freschezza.
“G-grazie…” Sussurrò. Poi dopo una pausa alzò la testa e guardò Neos negli occhi. “Perché mi aiuti?” Chiese con un filo di voce, quasi temendo la risposta.
Neos non rispose, ma si limitò a fare spallucce e ad andarsene portando con se Heyner.
Lascando se stesso ed Aqua rosi dai dubbi.
 
 
 
 
 
 
 
Xion osservò il volto esamine di Riku steso tra le sue braccia. Non potendo prendere personalmente parte allo scontro con Larxene si era tenuta a distanza. Quando aveva visto l’ albino scagliato all’ interno dell’ abitazione si era lanciata in suo aiuto. Gli ci era voluto parecchio per trovarlo, ma grazie ai suoi poteri era riuscita ad uscire indenne dalla casa bruciata trascinando dietro il ragazzo ormai sull’ orlo dello svenimento. Una volta fuori lei si era seduta mentre Riku si era accasciato a gattoni sulla sabbia stanco ed ansimante. Si era voltato nella sua direzione e lei aveva sentito uno strano calore all’ altezza del viso quando incrociò il suo sguardo vitreo per alcuni istanti prima di cadere svenuto.
Xion si mise una mano all’ altezza del petto sicura che, se avesse avuto un cuore lo avrebbe sentito battere.
Una calda lacrima le uscì dagli occhi quando pensò a quel particolare inquietante che la distingueva dagli altri.
Lei non aveva veri sentimenti, poteva solo ‘fingere’ di averne o riprodurre labili copie di quei sentimenti a cui agognava con tutta se stessa.
Osservò Riku. Lui era diverso, quando molto tempo prima si erano incontrati, anzi scontrati, lui le aveva risparmiato la vita e nella sua mente si era resa conto di avere un forte legame con quel ragazzo.
Aveva più volte negato a se stessa quella sensazione che era così simile ad uno dei più forti sentimenti mai esistiti, ma alla fine si era resa conto di provare davvero qualcosa di molto forte verso di lui.
Quando Roxas l’ aveva sconfitta i suoi ultimi pensieri erano andati all’ albino sperando di poterlo rivedere un giorno.
Con delicatezza, mentre quei pensieri le frullavano in testa, quasi contro la sua volontà voltò Riku  pancia in su e si sdraiò poggiando la propria guancia sul petto di lui.
Fu allora che accadde qualcosa che sconvolse la giovane:
Riku si mosse nel sonno abbracciandola con il braccio destro e sussurrando il nome di lei.
“Xion…”
Lei sgranò gli occhi ed ansimò come se le avessero mozzato il respiro.
Nel sonno lui si era ricordato di lei e l’ aveva chiamata.
Lei era stranamente eccitata dal contatto del braccio di lui sulla sua schiena e la vicinanza con il corpo di lui.
Avrebbe voluto restare lì per sempre, ma la voce degli allievi la riscosse e a malavoglia si staccò dal ragazzo e si alzò.
Non prima però di avergli dato un rapido e casto bacio sulle labbra.
Dopodiché aprì un varco oscuro e sparì osservando per un attimo Riku che ancora era steso sulla sabbia prima che sparisse alla sua vista.
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo lunghetto anche a causa dell’ ultima parte che volevo mettere. Alla fine però secondo me ne è valsa la pena. Ho spremuto il mio povero unico neurone per partorire questa storia, quindi non vandalizzatela troppo.
OK scherzo finito, la storia è incentrata in questo capitolo su Riku con un intermezzo sui nemici e su Sora. Mi piaceva l’ idea di aggiungere altri personaggi di Final Fantasy e Vincent Valentine mi sembrava un candidato ideale.
Ora vi lascio. Buona lettura.
RECENSITE!!!!!!!!!
Da AxXx         
         

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Capitolo 15
*** violenta battaglia ***


 Sora e Kairi si diressero alle mura accompagnati da Cloud, mentre Leon dava istruzioni agli altri
“Aerith: vai nelle retro guardie e cura i feriti con le tue magie. Tifa: vai a chiamare Cid e dì a Merlino di preparare i maghi combattenti allo scontro gli voglio di rinforzo alla zona fortificata insieme agli altri soldati!”
Sora ripercorse velocemente il percorso che aveva seguito per entrare. Le quattro guardie che si erano portate all’ altro capo del corridoio e con i mitra si misero a sparare contro un gruppo di Shadow. Sora era convinto che i proiettili non avrebbero avuto effetto contro quelle creature, ma si dovette ricredere quando vide gli hertless disintegrarsi colpiti dai proiettili.
“I proiettili delle guardie sono stati incantati per avere effetto sulle creature oscure!” Disse Cloud mentre correvano capendo i dubbi di Sora.
Il trio corse lungo varie rampe di scale e diversi corridoi dove varie guardie si muovevano per raggiungere le loro postazioni da combattimento. Alla fine riuscirono a raggiungere il cortile del castello di Ansem il Saggio dove un gruppo di soldati armati con spade simili a quella di Leon stava combattendo con alcuni nessuno samurai. Kairi estrasse il suo Keyblde e si lanciò sui nemici.
“Andate alle mura! Io vi raggiungerò dopo insieme ai rinforzi!” Disse mentre colpiva un samurai disintegrandolo. Mentre i ragazzi si allontanavano con un cenno di assenso la rossa iniziò a piroettare colpendo i mostri con eleganza. Era ormai diventata abile nel combattimento e quando si concentrava la sua furia si faceva ancor più forte spazzando via i nemici. Dopo aver distrutto tre simili piroettando su se stessa saltò per evitare l’ elegante presa di un nessuno ballerino lanciando una pioggia di sfere di fuoco contro un gruppo di otto samurai che aveva accerchiato cinque soldati. Il colpo salvò il gruppo da morte certa, e Kairi atterrò affondando l’ arma nel petto di un altro samurai prima di concentrarsi sui tre ballerini che le stavano venendo addosso contemporaneamente. La rossa capì che sarebbe stato difficile tenergli testa così creò un onda d’ urto di pura energia magica che travolse i tre avversari disintegrandoli.
Si fermò un attimo per riprendere fiato. I nemici erano molto ridotti e i soldati, rincuorati dalla sua forza, avevano ripreso a combattere con vigore tenendo testa ai mostri.
Uno di loro le si avvicinò: “Mia signora! Noi ce la facciamo! Vada alle mura, là avranno sicuramente bisogno del suo aiuto!” Disse prima di lanciarsi su un simile.
‘Signora… Non sono così vecchia, ma immagino che non sapesse come chiamarmi.’ Si disse Kairi mentre si metteva a correre
 
 
Intanto Sora e Cloud avevano raggiunto le mura dove era in corso una vera e propria battaglia. Quasi duecento soldati armati si stavano battendo contro una marea infinita di hertless che si arrampicavano sulle mura come insetti mentre nel cortile in rovina e nelle zone intorno un numero ancora maggiore di combattenti stava affrontando la marea di hertless appena all’ interno del limite di un’ enorme cupola di luce che avvolgeva l’ intera città e che si illuminava ogni volta che veniva colpita.
“DANNAZIONE!!!” Gridò Cloud indicando una sporgenza rocciosa nella crepa. “ARTEMISIA STA PER ABBATTERE LA BARRIERA!!!”
Sora si sporse per osservare la loro avversaria. Sullo sperone di roccia una donna era in piedi. Era alta e molto magra con una lunga veste nera che la copriva dal collo fino alle caviglie. Aveva i capelli bianchi legati in due strane trecce che ricordavano vagamente due corna e degli strani tatuaggi viola sul viso. Aveva anche qualche ruga d’ età sul viso.
La donna era impegnata a lanciare potenti fulmini e raggi di oscura energia contro la cupola.
“Immagino si Artemisia.” Disse Sora evocando la catena regolare al fianco di Cloud che aveva estratto la sua Buster Sward per affrontare il gruppo di Hertless cavalieri che li aveva accerchiati.
“SOLDATI A ME!!! DIFENDETE LE POSTAZIONI!!!” Urlò Il biondo lanciandosi all’ attacco falciando con un colpo solo la prima fila di nemici. Anche Sora si lanciò in avanti colpendo i nemici con la sua arma. I nemici erano davvero tanti, ma grazie all’ allenamento e all’ esperienza passata i due riuscirono a sconfiggerne molti. Cloud con la sua enorme lama era in grado di spazzare via intere linee di nemici mentre Sora con la sua abilità falciava i nemici con la sua arma e con magie potenti. I soldati intorno a loro si tenevano lontani per evitare di essere colpiti dalle lame alleate, ma allo stesso tempo si coprivano le spalle a vicenda per evitare che gli esseri oscuri li colpissero alle spalle. Non era raro vedere però qualcuno di loro cadere a terra ucciso o agonizzante a causa degli artigli o delle lame dei mostri. Spesso alcuni di loro aiutavano i feriti per portarli in un luogo sicuro.
Dopo alcuni minuti di combattimento la barriera iniziò a cedere e le potenti magie della strega iniziarono a superarla abbattendosi sugli edifici appiccando incendi isolati o abbattendosi nelle fortificazioni aprendo aperture nelle spesse mura e travolgendo soldati ed hertless.
“Sora! Raggiungi il cortile esterno alle mura, aiuta i sodati nemici e tenta di fermare Artemisia!” Urlò il biondo sodato mentre ordinava ai soldati di scendere dalle mura.
 
 
 
 
 
Aqua era nella sua cella ancora sanguinante. Provava una specie di sordo dolore nonostante le cure che quell’ incappucciato gli aveva somministrato. Aveva paura, ma cercò di ignorarla pensando a Terra e a Ventus. Non doveva per alcuna ragione cedere.
Certo: non sapeva niente dei custodi che c’ erano in quel momento, ma sapeva dove si trovavano i corpi dei suoi amici e questa poteva essere un’ informazione potenzialmente utile che i suoi torturatori non avevano.
Mentre era sola nell’ oscurità della sua cella tentò di trovare delle informazioni sui suoi aguzzini e forse qualche indizio su un modo per fuggire. Aveva visto Vanitas, quindi poteva benissimo esserci anche il Maestro Xehanort, cosa abbastanza sicura per quel che la riguardava anche se non ne era certa al cento per cento.
C’ era anche il tizio incappucciato che l’ aveva aiutata senza dire una parola. Aveva intravisto una ciocca di capelli bianco argento sotto il cappuccio. L’ altro tizio, il gemello di Vanitas, lo aveva chiamato ‘fratello’, ma ad Aqua sembrò strano che due persone così diversi fossero fratelli.
Sapeva anche che quel pazzo di Vanitas era molto interessato a lei, d’ altro canto non sarebbe mai apparso in quel modo mollando un pugno al suo torturatore se non l’ avesse voluta tutta per sé.
La giovane rabbrividì al pensiero di Vanitas che la utilizzava per compiacersi e per un attimo fu presa dal panico che svanì quasi subito pensando che non aveva idea di quando ciò sarebbe successo.
Una magra consolazione, ma almeno gli permetteva di rimanere relativamente lucida.
Poteva anche sperare nell’ aiuto dell’ albino che l’ aveva già curata, ma dubitava che lui ci sarebbe stato ogni volta a soccorrerla o che ne avesse sempre il potere.
Per un attimo lasciò i suoi pensieri vagare nell’ ignoto della sua mente assaporando i ricordi della sua infanzia al fianco del maestri Eraqus e di Terra. Quei ricordi la cullarono e la fecero sentire al sicuro.
Passarono alcuni minuti prima che riprendesse a pensare lucidamente e con il pensiero arrivò l’ ansia.
Era da un po’ troppo tempo che la lasciavano lì a marcire senza torcerle un capello e la cosa era sospetta.
Certo questa pausa le dava il tempo di pensare, ma era anche sospetta e cominciò istintivamente a pensare agli orrori che le avrebbero potuto far subire per farla parlare, alcuni dei quali sarebbero stati anche peggiori di Vanitas, anche se lei non lo ammise nemmeno con se stessa.
Certamente ormai non poteva nemmeno contare sull’ aiuto di Ansem il Saggio o di Gambadilegno che erano prigionieri o, nella peggiore delle ipotesi morti.
Improvvisamente sentì il rumore della porta che veniva aperta.
‘Lo sapevo che non mi avrebbero lasciato in pace ancora per molto.’ Pensò rassegnata la giovane mentre tentava di darsi un contegno e di apparire forte, sperando al contempo che il suo nuovo torturatore non fosse né Vanitas né il suo gemello.
Le sue preghiere furono ascoltate a quanto pareva, infatti davanti a lei si stagliava un ragazzo che aveva circa la sua età. Aveva il corpo completamente coperto da una tunica simile a quella del sosia di Vanitas. Aveva i capelli Grigio scuro con una frangetta che gli ricadeva sull’ occhio destro mentre quello sinistro era scoperto e di un blu elettrico. Aveva in mano un libro nero con delle strane rune sulla copertina.
Aqua non l’ aveva mai visto, eppure quel viso gli sembrò famigliare.
Mentre lo sconosciuto chiudeva la porta Aqua ebbe un fugace ricordo di un ragazzino uguale a quel ragazzo.
“Ienzo, Vero?” Chiese lei ricordandosi del suo primo incontro con Ansem il Saggio in cui aveva notato proprio il giovane.
Il suo muto interlocutore si irrigidì prima di rispondere un laconico: “Zexion.”
“Cosa?”
“Il mio nome ora è Zexion.”
“Ascolta, io mi ricordo di te, tu sei uno degli allievi di Ansem il Saggio! Il tuo maestro si trova qui da qualche parte!” Disse lei tentando di convincerlo a liberarla.
“Lo so.”
“Ma allora perché non lo aiuti?” Chiese Aqua confusa
“Non posso.” disse il giovane.
Si avvicinò a lei che divenne un fascio di nervi pronto ad accogliere una nuova tortura ma il ragazzo accostò la bocca al suo orecchio e sussurrò.
“Ascolta non posso spiegarti tutto, ma posso dirti che mi hanno incaricato di torturarti. Non lo farò molto forte, ma tu cerca di stare al gioco ed eviteremo problemi. Sappi solo che io ed altri qua dentro siamo dalla tua parte.”
La ragazza lo guardò stupita: “Aspetta! Di cosa stai parlando!?” Tentò di chiedere, ma delle fiamme nere la ricoprirono ed il dolore fu lancinante.
‘Se finge, finge bene…” Pensò Aqua prima che le sue capacità di pensiero fossero spente dal dolore.
 
 
 
 
 
Topolino era in piedi sulle mura con al fianco Maya ed insieme osservavano l’ infinita massa di oscuri mostri che si accalcavano ai piedi del castello. Il mondo Disney era ormai spacciato, Topolino lo sapeva bene. Eppure lui si rifiutava di ripiegare. Aveva già mandato via la popolazione civile che fossero umani o zoomorfi, ma lui, Pippo, Paperino, Minni, Maya ed un migliaio di cavalieri Disney erano rimasti.
Erano passati appena due giorni dalla partenza di Sora ed già la situazione al suo arrivo era precipitata, ma dopo che se n’ era andato il castello si era ritrovato a dover affrontare ondate sempre più numerose e violente di hertless a cui si erano aggiunti anche i nessuno e i nesciens.
Topolino sperava davvero di non dover vedere più quelle creature, ma erano apparse, e questo poteva significare solo una cosa: Vanitas era vivo.
“Mio signore!!!” Gridò uno dei cavalieri arrivando di corsa.
“Che succede!?” Chiese il re.
“Presto! L’ evacuazione è quasi completa, ma un gruppo di hertless è penetrato nel castello!”
Il re evocò subito il suo keyblade e seguì la guardia al cancello.
Lì lo scontro era ormai deciso un migliaio di soldati si era asserragliato alla porta dell’ ultima cinta di mura che scricchiolava paurosamente.
“Tutti ai posti di combattimento!!!” Disse il re ai suoi uomini. Poi si rivolse a Paperino e a Maya. “Voi andate alle mura e con gli uomini là difendetele finché potete.”
I due si precipitarono al piano superiore e appena arrivati la scena era già cambiata: il sangue di alcune guardie bagnava già il pavimento e decine di hertless e nessuno sciamavano ovunque accompagnati dai nesciens.
Maya rispolverò quei due giorni di allenamento intensivo avuti con Topolino e scacciò la paura. Si lanciò su un gruppo di nesciens attaccabrighe disintegrandone almeno cinque. Paperino alle sue spalle lanciò un incantesimo di guarigione su alcune guardie per poi lanciare una raffica di proiettili infuocati contro alcuni simili. La battagli infuriava e le guardie combattovano con forza mentre le creature oscure sciamavano sulle mura come tanti calabroni.
Alcuni invisibili atterrarono sulle mura approfittando delle brecce che Malefica a creato grazie alla sua malvagia magia.
Le malvagie creature lanciavano magie oscure contro i difensori per poi avvicinarsi e usare la spada. Le guardie combattevano con valore, ma quei mostri sono spietati ed intenzionati a distruggere ogni cosa.
Uno atterrò accanto a Maya e l’ attacca. La ragazza parò il colpo e con una mossa fluida ed aggraziata colpì il mostro al fianco destro. Tuttavia il mostro, intuendo la sua mossa si era scansato abbastanza da evitare la morte e dalla ferita uscì una sorta di polvere oscura. La creatura oscura ruggì invasa dalla rabbia e dal dolore e si lanciò in un nuovo attacco. Maya si scansò per evitare la lama, ma quel coso era rapido e al terzo fendente le ferì di striscio la guancia sinistra facendole uscire un po’ di sangue. Lei si ricompone e lanciò un affondo approfittando della guardia aperta e trafigge l’ hertless mandandolo in polvere. Paperino intanto ne aveva congelati tre in un colpo solo e stava lanciando una scarica saette elettriche contro un gruppo di nesciens spauracchi che volavano tra le mura abbattendone una ventina mentre i restanti si davano alla fuga. Maya si lanciò contro alcuni nessuno dragone facendoli a pezzi evitando agilmente le loro lance per poi unirsi ad un gruppo di cavalieri Disney che stavano affrontando alcuni hertless cavalieri aiutati da tre nesciens boxer blindato. Lo scontro fu più difficile visto che i boxer blindati potevano essere attaccati solo alle spalle, ma Maya non si lasciò intimidire e lanciò una potente palla di fuoco che esplose distruggendo i mostri più grossi lasciando ai soldati il compito di abbattere i più piccoli.
Mentre Maya si girò per vedere cosa sta facendo paperino accadde l’ impensabile.
Un esplosione fortissima. Il cancello principale esplose e con esso l’ arco delle mura che lo sovrastava. Paperino si trovava a pochi passi da quella parte delle mura e viene scagliato nel cortile dalla forza dell’ esplosione, mentre Maya viene spinta diversi metri più indietro dall’ onda d’ urto.
Decine di soldati rimangono uccisi nell’ esplosione ed altrettanti sono i feriti.
Maya si rialza con la schiena e la testa che gli fanno male per l’ impatto con il terreno e si avvicina alla voragine che si è aperta sulle mura per vedere un esercito di creature oscure che sciama all’ interno del castello per assalire i difensori inermi.
Maya non ci può credere.
Il castello era stato conquistato.
 
 
 
 
 
Xehanort era furioso.
Era certo che le cose stessero andando per il meglio, d’ altro canto avevano ancora i prigionieri e non sarebbero durati a lungo nelle prigioni.
Poco importava l’ avere o meno informazioni utili, bastava che morissero nella maniera più atroce possibile.
Gli interessava solo Aqua. La ragazza gli si era opposta coraggiosamente anni prima e poteva rivelarsi utile come esca o potevano farla passare dalla loro parte.
In entrambi i casi era meglio essere cauti e non risparmiarla se si rendevano conto che era difficile piegarla. Si era reso realisticamente conto che la ragazza poteva fuggire facilmente se le lasciavano campo libero per troppo tempo.
Si era assicurato la presenza di tutti i membri dell’ organizzazione e li avevano evocati tutti, tuttavia aveva riscontrato in alcuni dei comportamenti un po’ strani ed inoltre non gli piacevano elementi come Axel, Marluxia o Larxene che avevano tradito l’ organizzazione in passato. Però si rendeva anche conto che senza alleati non sarebbe andato lontano, e sapeva anche che i suoi avversari potevano rivelarsi molto difficili da eliminare. In fine c’ erano i suoi allievi. Loro che aveva addormentato quindici anni prima in un sonno magico perché lo rievocassero dalla morte.
Loro gli erano sempre rimasti fedeli. Non l’ avevano mai tradito e quindi provava per loro una specie di amore paterno.
Forse era proprio per questo che vedendo Vanitas e Necrosis azzuffarsi come due stupidi bambini viziati si infuriò.
Si mosse rapido verso di loro, li separò e colpì entrambi come un manrovescio.
“Vergognatevi! Razza di piccoli stupidi! Ma cosa avete nel vostro cervello!!! Vi state azzuffando per cosa!? Sentiamo.” Disse con aria autoritaria.
I due ragazzi abbassarono lo sguardo davanti allo sguardo duro del loro maestro e non riuscirono a spicciare parola, invece gli inviarono entrambi con la mente l’ immagine di ciò che era accaduto.
Xehanort vide davanti a sé Aqua che si dimenava mentre Necrosis era… impegnato…
Improvvisamente sopraggiunse Vanitas che mollò un pugno a Necrosis e lo trasportò sulla terrazza dove lui li aveva trovati.
“Dovreste vergognarvi!” Disse di nuovo con voce meno adirata ma comunque molto dura. “Vanitas ti sei comportato da bambino per una cosa stupida! Quella ragazza tu potresti benissimo lascarla perdere. E tu Necrosis non se da meno, non avevo detto di essere così violento. Aqua potrebbe servirci, meglio evitare di chiudere tutte le porte per il suo cuore. Se scopro che vi siete avvicinati di nuovo alla sua cella non basterà uno schiaffo a calmarmi! FILATE!” Urlò in fine.
Xehanort osservò i due ragazzi uscire sentendo una strana sensazione nel suo cuore nero. Per qualche ragione quella ramanzina lo aveva deluso davvero come un padre deluso dal comportamento dei figli.
“Zexion.” Chiamò il vecchio maestro.
Un portale si aprì e ne uscì un ragazzo incappucciato. “Maestro?” Chiese.
“La tortura di Aqua è ora affidata a te non ucciderla, ma falla soffrire e non metterle le mani a dosso o giuro che te ne pentirai.” Disse l’ anziano maestro.
Il suo interlocutore si limitò ad annuire e sparire di nuovo nell’ oscurità per lasciare il vecchio solo con i suoi pensieri.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Allora. Salve a tutti gli appassionati. Questo capitolo è probabilmente uno dei capitoli cardine della storia, o meglio una parte. La scena di Xehanort potrebbe essere interessante in futuro e vi consiglio di non dimenticarla. Ora però attenzione signori il castello Disney è caduto (In stile fosso di Helm del ‘signore degli anelli’) Cosa ne sarà dei suoi difensori. Anche Sora si trova a combattere in battaglia. Questo capitolo sarà molto interessante per possibili svilluppi.
Per quel ch vi riguarda mi raccomando R-E-C-E-N-S-I-T-E ;)

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Capitolo 16
*** violenta battaglia (parte 2) ***


 Sora si fece largo tra la calca di uomini che combattevano abbattendo tutti gli hertless che gli si paravano davanti.
Lo scontro era durissimo per tutti. Alcune parti delle mura erano crollati schiacciando uomini ed hertless. Le urla dei combattenti si mescolavano a quelle dei feriti in una macabra sinfonia accompagnata dal suono delle armi che sparavano e delle spade ch si incrociavano.
L’ aria era impregnata dell’ odore metallico del sangue e della polvere che rendeva difficile respirare.
La polvere creava una nebbia grigia che impediva di vedere alla quale si aggiungevano i corpi che si affrontavano e alle luci delle magie che solcavano l’ aria.
Sora si mosse con rapidità evitando i corpi degli uomini e distruggendo le creature oscure. Si muoveva con rapidità ed eleganza, ma doveva stare attento a non colpire gli alleati.
Non fu facile uscire dalla porta principale. Infatti gli hertless, aiutati dai nessuno, stavano sciamando all’ interno facendo strage di difensori.
Le creature oscure erano abbastanza facili da abbattere, il loro numero era nettamente superiore e con esso riuscivano ad avere ragione sui difensori. Sora si lanciò contro un gruppo di cavalieri abbattendone la maggior parte mentre i rimanenti vennero distrutti da alcuni soldati. Lanciò una raffica di saette contro dei nessuno dragone che stavano attaccando un gruppo di fucilieri abbattendone cinque per poi concentrarsi su un paio di invisibili.
Le due creature oscure attaccarono con le spade, ma Sora parò i colpi per poi piroettare elegantemente abbattendone uno. L’ altro vista la fine del suo avversario si allontanò lanciando una serie di saette oscure contro il custode che le parò utilizzando un incantesimo protettivo.
Sora si scagli contro l’ avversario che parò il colpo per poi tentare di colpire a sua volta. Sora, però, era molto esperto e con un salto evitò il colpo per poi colpire il mostro in testa.
Ebbe appena il tempo di esultare perché sentì alle sue spalle uno spostamento d’ aria che lo allarmò.
Con un rapido movimento spostò il corpo verso destra evitando di un soffio la lancia di un altro dragone che aveva tentato di colpirlo alle spalle.
Il custode si mosse con rapidità e disintegrò il nessuno con una rapida magia di fuoco.
Sora intanto vide Yuffie distruggere un paio di hertless con dei Kunai per poi piroettare in aria e lanciare una altra serie di coltelli da lancio per disintegrare la linea di esseri oscuri che bloccava la porta principale.
“Vai Sora: raggiungi il cortile esterno!” Urlò lei prima di essere attaccata da un gruppo di invisibili.
 
 
Kairi intanto correva lungo le mura mentre cercava una scale per scendere mentre nel contempo abbatteva hertless e nessuno con rapide magie. Vedeva oltre il parapetto una donna vestita di nero che stava abbattendo la barriera, mentre aveva notato che Merlino si stava contrapponendo alla strega potenziando la barriera e lanciando magie potentissime che però si infrangevano contro le protezioni della strega senza fare danni oppure abbattevano interi speroni di roccia se mancavano il colpo.
La potenza dei due incantatori era tale da far tremare il terreno della città.
Improvvisamente Kairi sentì una voce che gli fece accapponare la pelle.
“Bello spettacolo, vero, tesoro?”
Kairi si voltò mentre una pioggia di proiettili magici si abbatteva su quel lato delle mura abbattendo alcuni soldati.
Xigbar, numero due dell’ organizzazione XIII, apparve sulle mura.
Una decina di guardie tentarono di fermarlo, ma a lui bastò scansarsi un attimo per poi sparare una raffica di colpì che abbatté quegli uomini in pochi secondi.
Kairi fu da parte sua costretta a ripararsi dietro una barriera magica per evitare di essere ferita.
“Ho notato che il tuo fidanzatino ha qualcosa in comune con me ora…” Disse facendo un allusione al suo occhio bendato.
Kairi si avvicinò ai corpi dei soldati sperando di poter fare qualcosa, ma quando si rese conto che erano già morti una lacrima gli scese sulla guancia.
“Ora non ti metterai a piangere!?” La schernì il nessuno sorridendo.
“Non preoccuparti.” Disse Kairi alzandosi “Piangerò lacrime di gioia quando ti avrò sconfitto…” E si lanciò in avanti.
Agitò furiosamente il suo keyblade nel tentativo di colpire il nessuno, ma quello, con un rapido balzo, si sottrasse all’ attacco lanciando una serie di proiettili con i suoi tiratori scelti.
Kairi elevò in fretta una barriera di energia respingendo i proiettili contro il mandante che però si teletrasportò alle spalle della rossa per sparare un'altra raffica.
La custode saltò di lato ed impugnò il keyblade come se fosse una pistola e lanciò una serie di frecce di ghiaccio contro l’ avversario che si teletrasportò di nuovo per apparire a testa in giù a mezz’ aria mentre sparava alcuni colpi.
Lo scontro si protrasse per diversi minuti. Kairi stava tentando di colpire l’ avversario in tutti i modi, ma quello si teletrasportava così velocemente e così spesso che colpiva sempre a vuoto.
Il suo avversario invece riusciva a colpire con efficacia e la rossa era costretta sempre ad utilizzare barriere per difendersi che diminuivano l’ energia magica o ad evitare con rapide piroette e salti che la logoravano.
“Vedo che sai ballare, bellezza!” Disse Xigbar mentre si concedeva una pausa permettendo alla ragazza di riprendere fiato.
In quell’ istante uno sparo colpì il nessuno alla schiena facendogli uscire sangue ed una specie di nube rosso sangue piombò dal cielo per mostrare il ragazzo che Kairi aveva visto poche ore prima in quella specie di camera di incubazione. Ora aveva in mano una lunga pistola a tre canne con la quale si mise a sparare contro Xigbar costringendolo a librarsi a mezz’ aria. Vincent non si lasciò intimorire dai poteri dell’ avversario e, trasformatosi di nuovo in una nube di stoffa rossa, si mise ad inseguire il nessuno dando inizio ad uno spettacolare scontro aereo.
 
 
Sora entrò nel cortile esterno dove decine di soldati si muovevano combattendo contro gli hertless che con la forza dei numeri stavano ormai aprendo una breccia nelle file dei difensori. Sora si mise a combattere contro due Blu cicci che disintegrò con una magia esplosiva che travolse anche diversi Shadow. I soldati intorno a lui incrociavano le spade contro gli hertless cavalieri, mentre i fucilieri tentavano di tenere lontani insieme ad alcuni stregoni gli invisibili e i nessuno dragone.
La luce degli incantesimi accecava Sora che faceva anche fatica a respirare a causa della polvere, tuttavia il giovane non si dette per vinto e con una decina di rapidi colpi distrusse moltissimi cavalieri. Con rapidità si mosse verso l’ esterno e lanciò una magia per aprirsi la strada verso la strega, ma quando raggiunse il cortile in rovina all’ esterno si trovò davanti ad uno spettacolo agghiacciante almeno venti o forse trenta soldati giacevano morti ai piedi di uno spadaccino dai capelli di platino che si allungavano fino alla vita. Il viso affilato era una maschera di crudeltà e freddezza mentre nella mano reggeva una lunga katana lunga almeno tre metri.
“Sephiroth…” Disse il bruno evocando la sua catena regolare mettendosi in posizione di difesa.
“Finalmente. Non vedo Cloud, sembra che dovrò accontentarmi di te…” Sussurrò l’ uomo alzando la spada verso il custode.
Sora non aspettò altro e si lanciò in avanti tentando di colpire l’ avversario che parò il colpo con la sua arma per poi lanciargli un proiettile di fuoco grande quanto una persona che lo respinse indietro.
Sora lanciò a sua volta una sfera di fuoco che impattò contro la barriera che Sephiroth aveva elevato.
L’ albino lanciò tre rapidi fendenti contro il ragazzo che evitò agilmente i colpi per poi scagliarsi contro di lui.
I colpi non lo ferirono, visto che bastò evitarli con rapidi ed eleganti movimenti per poi elevarsi a mezz’ aria e bombardare il bruno con degli enormi proiettili di fuoco.
Sora fu costretto a ripararsi dietro un masso per poi lanciare una serie di frecce di ghiaccio contro l’ avversario che però non fece una piega quando quelle si andarono a frantumare contro una barriera.
“Sei uno sciocco ad opporti.” Disse il platinato scagliandosi a tutta velocità sul ragazzo deciso a distruggerlo.
In quell’ istante una sagoma alta e bionda si frappose tra i due parando il colpo di Sephiroth.
“CLOUD!!!”
“Sora, raggiungi la strega! Mi occupo io di lui!” Disse il biondo mentre respingeva il rivale.
Sora si guardò intorno e vide Kairi che agitava la mano per attirare la sua attenzione.
“Presto! Di qua!” Disse la rossa prendendo in mano il ragazzo ed addentrandosi tra le sporgenze del crepaccio.
 
 
 
 
 
Topolino disintegrò l’ ennesimo neoshadow quando all’ improvviso il cancello esplose.
I detriti volarono in tutte le direzioni travolgendo e ferendo i difensore.
Topolino osservò paralizzato dalla paura il suo castello sgretolarsi sotto i suoi occhi, mentre una massa infinita di creature oscure si faceva strada tra le macerie per attaccare i difensori.
La maggior parte delle guardie era ferita e quelli che ancora erano in grado di camminare erano troppo impegnati a difendersi per aiutare i compagni.
Topolino si lanciò contro i mostri distruggendone la maggior parte con il keyblade.
Distrusse dieci cavalieri prima che potessero alzare le spade, poi si lanciò su alcuni simili saltando e piroettando su se stesso abbattendoli con eleganza per poi lanciare un incantesimo di fuoco che bruciò alcuni ballerini.
Appena atterrato andò in aiuto di alcuni suoi soldati alle prese con alcuni boxer che vennero distrutti da un elegante colpo a mezz’ aria del re. Solo uno scampò all’ attacco che fu però sconfitto dalle guardie.
Topolino non si risparmiò e combatté con tutto se stesso, ma si rese conto che non c’ erano possibilità di vittoria quando vide un Darksaide, un hertless alto dieci metri con il viso coperto da tentacoli neri, tentare di superare la breccia.
Topolino vide Pippo distruggere alcuni neoshadow a poca distanza da lui e tentò di raggiungerlo per essere bloccato da due invisibili che ghignarono.
Il re stava per attaccare quando dal ventre di quello alla sua destra uscì un oggetto rotante: lo scudo di Pippo.
L’ altro hertless rimase un attimo impietrito dalla rapida fine del compagno e il sovrano ne approfittò per attaccare. L’ invisibile riuscì a parare il primo attacco con la spada, ma il secondo lo disintegrò.
Il re corse verso il suo comandante.
“Perdonatemi mio signore.” Disse lui inchinandosi “Non ho saputo adempiere al mio compito.”
“Amico mio, ora il tuo compito è assicurarti che tutti i sopravvissuti riescano ad uscire dal castello.”
Poi il re urlò a squarciagola in modo da essere sentito al di sopra del fragore della battaglia: “RITIRATA!!!!!”
In quel momento una serie di esplosioni disintegrò la maggior parte degli hertless permettendo ai soldati di ritirarsi. Alla porta che portava all’ interno c’ erano in piedi Arianna e Minni che lanciavano insieme potenti magie per tenere lontani gli hertless mentre le guardie si ritiravano.
 
 
Maya sentì l’ ordine del re arrivare dal cortile e prese l’ iniziativa: chiamò a raccolta le guardie sopravvissute ed ordinò loro di ritirarsi all’ interno del castello. La paura le attanagliava il cuore ed aumentò a dismisura mentre osservava il gigantesco hertless che si faceva pesantemente strada tra ciò che era rimasto della porta principale.
Sapeva di doversi mostrare forte per non aumentare la paura degli altri, ma non poté fare almeno di lasciar cadere qualche lacrima alla vista dei corpi dei valorosi morti in quella coraggiosa quanto disperata difesa.
Maya raggiunse il re insieme agli ultimi difensori delle mura mentre gli hertless ormai, nonostante le magie della regina e di Arianna, sciamavano nel cortile alla ricerca di altri sopravvissuti.
Il cancello fu chiuso mentre il re era chino sul corpo esanime di Paperino che era riuscito a rientrare appena in tempo nonostante le ferite subite a causa della caduta.
“Presto, Maya!” Disse il re all’ improvviso mentre gli altri si allontanavano verso gli Henger delle gummiship. “Vieni alla sala del trono!”
Maya e Topolino si diressero verso la grande sala mentre Pippo trasportava sulle spalle un Paperino svenuto e ferito seguito da Paperina, Minni ed Arianna.
Maestro ed allieva percorsero rapidamente i corridoi del castello ormai deserti mentre la struttura tremava sotto i colpi del Darksaide  e della magia di Malefica, intenzionata a distruggere ogni cosa.
Entrati nella sala del trono ed il re la condusse quasi frettoloso nella stanza della prima pietra della luce posta proprio sotto il trono.
La sotto i primi frammenti del soffittò cominciavano a cadere, mentre una serie rimbombi sordi e ritmici arrivava alle orecchie di entrambi.
Topolino puntò il keyblade verso la pietra della luce facendo partire un sottile raggio luminoso che fece rimpicciolire la pietra rendendola grande quanto un pugno.
Il re raccolse la pietra e la passò a Maya.
“Tieni, custodiscila per me, e fai in modo che non cada nelle mani dell’ oscurità.”
“Maestro…”
In quel momento un rumore diverso dagli latri allarmò la ragazza: qualcuno era entrato nella sala del trono.
I due risalirono le scale che riportavano in superficie per trovarsi faccia a faccia con Macchia Nera.
Il custode oscuro non aveva guardie né protettori, era solo ed impugnava la sua catena regolare nera. Maya evocò il suo keyblade ma Topolino la fermò
“Vattene. Io ti copro la fuga.” Disse calmo.
Una calma inquietante.
“Ma, maestro…” Tentò di protestare la ragazza.
Ma il re con un gesto fece aprire un passaggio segreto alla loro sinistra e gli ordinò di uscire.
La ragazza mise la pietra della luce nella tasca posteriore dei pantaloncini e se ne andò lasciando i due custodi a confrontarsi.
“Non ce la svigniamo, Topolino?” Chiese Macchia con un sorriso sghembo.
“Non più Macchia. Non più.”
Il custode oscuro alzò l’ arma e la punto contro il re.
“Il tuo castello è caduto e presto anche tutti gli altri mondi lo seguiranno. Arrenditi e ti risparmierò la vita.”
“Non mi arrenderò per essere il tuo schiavo! Meglio la morte!!!” Urlò il re, e detto questo si slanciò in avanti ben consapevole che probabilmente quella sarebbe stata la sua ultima battaglia.
 
Macchia nera osservò un attimo fuori dalla finestra e capì che la prima pietra era stata rimossa.
Probabilmente dalla ragazzina che aveva visto fuggire.
Il sole, che di solito rischiarava in ogni momento il castello Disney, anche in quei duri giorni d’ assedio, ora era coperto da una cappa di nubi nere.
“Un buon giorno per morire…” Disse rivolto al re prima di lanciarsi a sua volta contro di lui.
 
 
 
 
 
Riku si risvegliò di soprassalto. Era steso su un sacco a pelo, uno di quelli che avevano usato per dormire la sera prima. Aveva avuto un incubo.
Aveva visto il re morire.
Si ricordò cosa era successo quella notte.
Improvvisamente una voce lo riscosse.
“Maestro! Siete vivo!” Esclamò Faraia. Insieme a lei c’ erano il principe Aladin e la principessa Jasmine.
L’ albino fece un respiro profondo e si guardò attorno, In lontananza vide i resti fumanti del villaggio attaccato.
“Cosa è successo?” Chiese massaggiandosi la fronte.
Fu Aladin a rispondere. “Quando tu sei stato scagliato nella casa io ed i tuoi allievi abbiamo respinto quella matta. Il villaggio non si è salvato purtroppo. La popolazione si è dovuta spostare, ma per fortuna erano quasi tutti vivi.”
“E la principessa Jiasmine? Come è arrivata qui?”
“Dopo l’ attacco Adele e Merrik mi avevano espresso i loro dubbi sul rischio di rimandare il recupero di Jiasmine, quindi gli ho lasciati andare. L’ hanno portata qui pochi minuti prima che ti svegliasti.”
Riku si alzò in piedi e si rivestì, dato che per curarlo l’ avevano lasciato a torso nudo.
“Grazie per avermi tirato fuori da quella casa in fiamme. Sarei sicuramente morto.” Disse ai suoi allievi quando si furono tutti riuniti.
Gli allievi si fermarono tutti guardandolo.
“Maestro, scusi, ma di che sta parlando? Lei era già fuori dall’ abitazione quando l’ abbiamo trovata.” Disse Adele.
Riku rimase interdetto.
‘Ma allora... chi mi ha salvato dall’ incendio?’
 
 
 
 
 
 
 
Attenzione gente!!! Nuovo capitolo! Questa battaglia l’ ho divisa in tre parti questa è la seconda. Nel prossimo episodio scopriremo che fine farà topolino, già da qui potreste intuire che non è nulla di buono, ma lascio a voi immaginare cosa gli accadrà. Godetevi questo scontro e non vi preoccupate, Non è l’ ultimo. ;) (AxXx)                      

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Capitolo 17
*** violenta battaglia (parte 3) ***


 Topolino si lanciò e menò un fendente verso l’ avversario. Le due catene regolare si scontrarono a mezz’ aria in una pioggia di scintille. L’ oro ed il nero si affrontarono mentre all’ esterno si sentivano ancora le grida dei combattenti.
La sala del trono del castello Disney, un tempo così bella e candida, era ora testimone dell’ epico scontro tra due dei più potenti keyblader della storia.
Topolino tentò un altro affondo a sinistra che il suo avversario parò con abilità impareggiabile.
Il re, ben lungi dall’ essere intimidito, saltò facendo una capriola all’ indietro facendo volteggiare il keyblade, ma il custode oscuro saltò all’ indietro evitando l’ attacco per poi lanciare una scarica di saette oscure contro l’ avversario.
Il custode della luce saltò ed evitò molti dei colpi che stava per subire parando i restanti con la lama.
“Be’? Cos’ hai Macchia? Ti vedo un po’ rammollito.” Disse il Re facendo dondolare il keyblade davanti a sé.
“Aspetta e vedrai. Abbiamo appena cominciato!”
Le due lame tornarono a scontrarsi…
Il nero e l’ oro tornarono a sprizzare scintille…
Ed i due contendenti di nuovo impegnati in quell’ affascinante quanto letale danza di guerra.
Topolino iniziò ad aumentare il ritmo dei colpi nel tentativo di vincere lo scontro, ma macchia nera era molto forte e riusciva a rispondere bene ad ogni attacco.
Questa volta fu il re a lanciare una magia: una raffica di luminosi proiettili aurei si alzò dal suo keyblade per iniziare a precipitarsi a folle velocità su Macchia Nera.
Per un attimo la polvere impedì al custode della luce di vedere, ma appena si diradò scoprì il suo avversario indenne.
Quello ne approfittò subito per lanciare una magia di fuoco esplosiva che Topolino fu costretto ad evitare con un balzo.
Tuttavia l’ onda d’ urto lo travolse ugualmente e lui fu scagliato con violenza contro una delle colonne che sostenevano le pareti.
Lui riuscì a riprendere l’ equilibrio a mezz’ aria ed atterrò sulla colonna per poi lanciare una raffica di frecce di ghiaccio contro L’ avversario.
Macchia non si lasciò intimidire e si teletrasportò alcuni metri più a sinistra della sua posizione precedente evitando i letali proiettili.
“Allora ‘Mio Re’! Come mi trova ora?” Chiese l’ oscuro custode mentre Topolino atterrava con un elegante giravolta.
“Non male Macchia.” Rispose quello mentre si lanciava contro l’ avversario scagliando al contempo alcune magie di luce per distrarlo.
Macchia nera mosse rapido il keyblade parando tutti i proiettili luminosi che gli venivano scagliati contro, ma quando il Re fu troppo vicino non riuscì a parare totalmente il colpo e fu ferito alla spalla.
Il dolore non fu molto ma la rabbia fu incredibile.
“MALEDETTO SORCIO!!!”
Il custode oscuro si lanciò sul sovrano menando fendenti sempre più violenti costringendolo a rimanere sulla difensiva.
Lo scontro era incredibile.
I due si sfidavano in una folle danza dal ritmo sempre più serrato.
I colpi erano violenti e leggeri al tempo stesso.
 Le magie lasciavano sul terreno crateri sempre più larghi e profondi.
Tuttavia nessuno dei due sembrava essere destinato ad uscire vincitore da quello scontro.
Il tempo sembrava dilatarsi all’ infinito.
La melodia delle lame che si scontravano era accompagnato dal rimbombo sordo dei colpi che il Darksaide lanciava contro il castello facendolo tremare.
Più sotto ancora in quella litania di rumori così diversi eppure così armonici si sentivano le urla di coloro che ancora fuggivano.
I due custodi danzavano al tempo di quella specie di discordante musica e con loro le loro armi.
Macchia nera impresse a fuoco tutto il suo odio nella pelle del Re quando con una mossa fulminea lo colpì al fianco.
Topolino si lanciò in avanti mandando a segno un attacco raggiunse le gambe dell’ avversario costringendolo a zoppicare.
Più volte il sovrano del regno ormai caduto si lanciò in avanti incrociando le lame con il custode del male.
Più volte il suo avversario rispose con altrettanta veemenza e ferocia.
Alla fine dopo quelli che potevano essere stati minuti, ore, o forse anche giorni di duello…
 
 
Il Re cadde a terra sfinito.
Il sangue colava dalla sua ferita.
Il keyblade si era fatto pesante.
Il rimbombo era cessato. Il che voleva dire che lo scontro era finito.
Il cielo si era ormai completamente oscurato.
Ed il Re di quel regno, un tempo baluardo della luce e del bene, giaceva riverso a terra.
Macchia era distrutto.
Aveva il fiatone e le ferite gli facevano perdere molto sangue.
L’ arma si era fatta pesante anche per lui.
Ma ne era valsa la pena.
Quel sorcio, che per troppo tempo aveva goduto di ciò che doveva essere suo, era finalmente a terra, ed era stato lui, il grande maestro keyblade Macchia Nera a sconfiggerlo.
Si avvicinò al Sovrano che ormai ansimava appoggiato al suo keyblade e gli puntò l’ arma al petto.
“Le tue ultime parole?”
“Non… vincerai… MAI…” Il Re proferì quelle parole mentre tossiva sangue.
Macchia Nera sollevò il keyblade con deliberata lentezza.
Quasi come se fosse una cerimonia solenne.
Topolino ripensò a Minni, la sua regina. Poi gli passarono davanti agli occhi le immagini di Pippo, Paperino, Paperina, Sora, Kairi, Riku ed il suo maestro Yen Sid.
Chiuse gli occhi sentendoli così vicini eppure così lontani.
Macchia calò l’ arma con improvvisa fretta ed affondo la lama nel cuore del Re.
 
 
 
 
 
Sora e Kairi si incamminarono silenziosi lungo gli speroni di roccia che davano su crepaccio.
La strega non aveva hertless a proteggerla, quindi sarebbe stato anche facile sconfiggerla se non fosse che per raggiungerla avrebbero dovuto attraversare uno sperone roccioso simile ad un ponte che collegava quello della strega al resto delle parti del crepaccio.
Sora si nascose dietro un masso abbastanza grande tenendo Kairi per mano.
Lei osservò con apprensione il ponte di pietra che avrebbero dovuto attraversare sospeso ad almeno duecento metri da terra.
In cielo si poteva ancora ammirare lo scontro tra Vincent e Xigbar che si sparavano a vicenda fluttuando a mezz’ aria veloci come il vento.
Intanto la Strega continuava a confrontarsi sulla magia di Merlino abbattendo a poco a poco la barriera che il potente stregone aveva eretto per proteggere la città.
Sora osservò lo scontro che si consumava in lontananza e distinse chiaramente le lunghe spade di Saphiroth e Cloud che si stavano sfidando al centro esatto del cortile esterno.
In quel momento una mano coprì la bocca di entrambi che si dimenarono con violenza per liberarsi da quella stretta.
“Calmatevi…” Bisbigliò qualcuno “Sono dalla vostra parte.”
I due custodi si calmarono e si voltarono dopo essere stati liberati.
Davanti a loro c’ era un ragazzo che doveva avere la loro età.
Aveva gli occhi neri profondi leggermente coperti da alcune frangette di capelli lisci che gli ricadevano intorno alla testa quasi a caschetto. I capelli erano però lunghi e lisci ma disordinati. Aveva il corpo magro e scattante coperto da una strana veste blu con ai fianchi degli strani motivi tribali ed impugnava due spade. Una lunga con la lama che ricordava una fiamma, l’ altra era corta con il manico attaccato alla lama dell’ altra.
“Chi sei?” Chiese Kairi.
“Io Sono Noel. Noel Kreis.” Si presentò quello con un leggero inchino.
“Faccio parte del corpo di esploratori della milizia irregolare di Rediant Garden, e sono stato mandato qui dal comandante Leon per aiutarvi.” Disse il loro compagno ammiccando uno strano sorriso.
“E come ci puoi aiutare?” Chiese Sora.
Il giovane indicò la strega ancora intenta a lanciare incantesimi.
“Ascoltate, non potete ferirla.”
“COSA!? Com’ è possibile, non può resistere per sempre!” Disse la rossa.
“Il suo incantesimo protettivo è molto potente e finché la barriere è alzata non potete ferirla” Disse il giovane esploratore.
“Grandioso! Ed ora?” Chiese Sora tirando un calcio ad un sasso.
Si rese conto solo un secondo più tardi di aver fatto una stupidaggine.
Il sasso cadendo dal costone di roccia aveva creato un chiaro suono cristallino, e la strega a pochi metri non poté non sentire quel suono.
I tre si lanciarono in avanti per attraversare il ponte più velocemente possibile mentre la strega alzava il braccio per distruggere i tre intrusi.
Kairi era in mezzo con Sora in prima fila e Noel alle spalle e notò uno strano bagliore pochi istanti prima che l’ incantesimo.
“SALTATE!!!” Gridò Noel un attimo prima che il ponte esplodesse.
I tre saltarono verso lo sperone di roccia mentre l’ onda d’ urto li spingeva in avanti.
Sora e Kairi riuscirono ad atterrare sulla piattaforma rocciosa, ma Noel, che si trovava più indietro rispetto a loro riuscì ad aggrapparsi al bordo con una mano prima di cadere di sotto.
“Kairi! Aiuta Noel! Io me la vedo con lei.” Disse Sora evocando la Catena Regolare.
La strega sorrise e lanciò una raffica di dardi di energia oscura che il giovane custode parò con la sua arma.
Kairi intanto porse la mano al ragazzo per aiutarlo a risalire.
Sora era molto abile ma la strega lanciava raffiche di incantesimi così potenti che, anche se il bruno le parava, finiva sempre con l’ essere respinto.
Merlino intanto, dall’ alto della torre, tentava di aiutare il giovane con i suoi incantesimi, sortendo però solo l’ effetto di rallentare Artemisia.
“Non sapete fare di meglio?” Domandò sarcastica la strega mentre lanciava un altro incantesimo distruttivo che Sora fu costretto ad evitare.
Kairi intanto aveva issato Noel sulla sporgenza e insieme a lui stava riprendendo fiato.
“Diavolo, siamo in trappola!” Fece l’ esploratore indicando i resti del ponte. “Non possiamo fuggire!”
“Allora combattiamo!” Disse Kairi evocando il suo keyblade.
“E come?” Chiese Noel cercando di farsi sentire sopra il frastuono degli incantesimi che si scontravano. “Quella strega è invulnerabile!”
“NO! Guarda!” Kairi indicò Artemisia che stava lanciando un incantesimo.
Non aveva mai perso di vista lo scontro tra lei e Sora ed aveva notato che ogni volta che lanciava un attacco c’ era uno strano bagliore proprio a pochi centimetri dalla sua mano.
“Quando attacca deve abbassare la sua barriera per pochi attimi. È in quel momento che dobbiamo colpirla!” Affermò con sicurezza la rossa.
“Dannazione! È solo una frazione di secondo se si sbaglia è finita.” Disse Noel preparando la una specie di giavellotto formato da entrambe le sue spade.
Sora intanto era al limite. Aveva lanciato incantesimi ed attacchi sempre più potenti e veloci, ma, nonostante il supporto di Merlino, Artemisia era ancora in piedi.
“Inutile opporsi! Cadrete per mano mia!” Urlò la strega lanciando un fulmine che Sora evitò facendo però crollare un costone di roccia del crepaccio.
Kairi si fece notare lanciando un incantesimo contro l’ incantatrice che fu deflesso dalla barriera.
“Fatti avanti, Strega!” Disse la rossa nel tentativo di provocarla.
Artemisia alzò il braccio sinistro e puntò la mano contro Kairi e lanciò un’ appuntita asta di ghiaccio.
Proprio in quel momento Noel uscì dal suo riparo dietro una roccia e lanciò il giavellotto, mentre la ragazza si scansava per evitare di essere colpita.
Per un attimo tutti rimasero fermi nella loro posizione e sembrò che la barriera si fosse richiusa in tempo per salvare la strega.
Ma poi lei si piegò per estrarre l’ arma che si era piantata nel fianco all’ altezza della vita facendo uscire sangue.
Un onda d’ urto di energia nera travolse i tre ragazzi pronti a sferrare il colpo di grazia quando la strega urlò tutta la sua rabbia.
“Avrò le vostre teste!!!” Urlò in preda all’ ira mentre estraeva l’ arma per poi sparire in una nube oscura probabilmente diretta alla fortezza del crepaccio.
In quel momento un urlò di gioia si levò dalla città mentre una figura oscura sostenuta da un'unica ala si allontanava in volo librandosi in cielo abbandonando il campo di battaglia, mentre i resti dell’ esercito oscuro si ritiravano.
La battaglia di Rediant Garden era stata vinta.
 
 
 
 
 
 
Maya raggiunse l’ Hangar della gummiship dove erano rimasti solo Paperino e Pippo insieme a Cip e Ciop, tutti pronti ad andarsene, ma in attesa del loro Sovrano.
“Dov’ è il Re?” Chiese Paperino quando vide la ragazza arrivare da sola.
Maya tentò di dire qualcosa.
Magari rassicurare il mago di corte e il comandante.
Ma l’ unica cosa che riuscì a fare fu abbassare la testa con aria dispiaciuta.
A quella reazione Paperino lanciò un urlo disarticolato e tentò di correre verso l’ uscita per raggiungere la sala del trono.
Ma Pippo lo fermò afferrandolo per il braccio.
“Aspetta, Paperino, non essere precipitoso!” Disse il comandante.
“PRECIPITOSO!? Il nostro Re sta combattendo da solo una battaglia che non può vincere! Dobbiamo andare a Salvarlo!” Gridò Paperino saltando sul posto istericamente.
“Il Re aveva ordinato di andarcene con o senza di lui…” Disse Pippo con aria contrita. “Anche io vorrei andare a salvarlo, ma mi ha dato un ordine ed ho intenzione di onorarlo portando a termine il mio compito. Ecco perché penso che andarsene sia la cosa migliore.”
A quelle parole Paperino si calmò. “Va bene. Ce ne andiamo, ma questo non significa che lo abbandoneremo. Appena avremo radunato le forze torneremo a prenderlo!”
Tutti insieme salirono sulla gummiship proprio quando le porte dell’ hangar venivano sfondate da Malefica e da un gruppo di hertless.
Maya si mise al posto di guida e accese i motori allontanandosi dal luogo dello scontro.
Appena usciti dal corridoio di lancio poterono ammirare il terribile spettacolo sotto di loro.
Le alte e candide torri del castello crollavano sotto i colpi del Darksaide.
I bastioni, un tempo invalicabili e potenti erano ridotti ad un cumulo di macerie.
La città era stata incendiata e rasa al suolo dalle creature oscure.
E le bianche mura del castello interno, un tempo luogo di sola luce, erano ormai ricoperte dagli esseri oscuri che festeggiavano la caduta della fortezza.
Paperino e Pippo osservarono sconsolati quell’ orribile spettacolo.
Un tempo quel luogo era stato casa loro ed il loro compito era di difenderlo fino alla fine.
Essere vivi ed in fuga era per loro una vergogna quasi peggiore della morte.
Improvvisamente la gummiship sussultò paurosamente e i suoi conducenti dovettero reggersi forte visto che erano entrati nello spazio ed anche lì la situazione non era buona.
Maya dovette fare una brusca virata quando una nave da battaglia hertless passò a pochi metri dalla loro sparando una raffica di proiettili laser.
In orbita sopra il mondo Disney c’ era una battaglia incredibile tra le navette da battaglia dei soldati del castello e le forze orbitali degli hertless.
Maya evitò un altro paia di caccia e si accodò ad una navetta che stava puntando ai trasporti civili.
La ragazza colpì con i laser distruggendo la navetta nemica.
Di nuovo altri caccia puntarono sulla loro gummiship e loro evitarono abilmente i laser con abilità.
Lo scontro era davvero spettacolare. Le navette dell’ una e dell’ altra parte si affrontavano tra i bagliori di mille esplosioni.
Missili e laser solcavano lo spazio profondo illuminando il buio siderale mentre diverse navette esplodevano colpite dai proiettili della parte avversa.
Improvvisamente la Gummiship iniziò a tremare.
Maya tentò di riprendere il controllo del mezzo, ma quello sembrava non rispondere ai comandi.
“COSA SUCCEDE!?” Chiese lei spaventata mentre la navetta sbandava paurosamente intrappolando i passeggeri in una spaventosa centrifuga.
“Oh no!!!” Disse Cip che era andato faticosamente ad uno degli schermi laterali. “Hanno colpito uno dei nostri propulsori!!!”
Paperino intanto indicò fuori dal vetro.
Una specie di immensa corrente energetica scorreva a pochissima distanza e loro ci stavano finendo dentro.
“Cos’ è!?” Chiese Maya spaventata stringendo convulsamente nella mano la pietra della luce rimpicciolita.
“Una corrente energo-spaziale!” Disse Ciop “Correnti energetiche che attraversano tutto lo spazio. Di solito vengono utilizzate dalle navette per muoversi più velocemente, ma nelle nostre condizioni chissà dove finiremo!”
Non aveva ancora terminato la frase che furono assorbiti dalla corrente.
Sballottati in tutte le direzioni la loro nave veniva trascinata dai flutti energetici per chissà quale destinazione.
 
 
 
 
 
 
Riku stava pilotando la sua nave verso la torre di Yen Sid.
Era pensieroso.
Qualcuno l’ aveva salvato, ma non riusciva ad immaginare chi potesse averlo fatto.
Aveva chiesto a tutti i suoi allievi, ma nessuno di loro sembrava essere l’ autore di quel gesto dato che erano tutti impegnati a respingere Larxene.
‘Eppure qualcuno deve essere stato’ Si disse pensieroso. ‘Ricordo chiaramente che qualcuno mi tirava fuori prima del crollo.’
Ed era vero, il problema era che non ricordava niente dopo essersi accasciato a terra.
Aveva una vaga immagine di qualcuno che gli sembrava stranamente familiare poco prima di svenire, ma l’ immagine era sfocata nella sua memoria.
Tentò di rivivere le sensazioni che aveva provato mentre era svenuto, ma senza successo.
 
Poi una sensazione di calore. Strana ma allo stesso tempo rassicurante che partiva dal viso per espandersi delicatamente come una carezza su tutto il corpo.
Istintivamente si portò la mano sinistra alle labbra mentre con l’ altra continuava a guidare la navetta.
Era da lì che partiva quella sensazione.
Qualcuno l’ aveva baciato.
Con quel pensiero l’ immagine della persona che l’ aveva salvato si fece di colpo più nitida.
Un viso tondo e morbido con due bellissimi occhi color mare incorniciato da una chioma di capelli neri tagliati corti che arrivavano fino alle spalle della ragazza.
‘Non è possibile… Xion!’ Pensò stupito l’ albino.
Era stranamente felice di poter sperare che fosse viva.
Certo non ne era sicuro al ceno per cento, ma in cuor suo era certo che fosse stata lei a salvarlo.
Era così preso dai suoi pensieri che si riscosse solo quando sentì Adele dire: “Maestro! Siamo arrivati!”
Riku atterrò davanti alla torre dello stregone dove ad aspettarli c’ era proprio Yen Sid.
Aladin e Jiasmine salutarono cordialmente il vecchio che li invitò ad accomodarsi nella torre accompagnati da Fauna.
Masuru intanto era corso ad abbracciare gli amici complimentandosi per le loro gesta felice che fossero tutti vivi.   
Yen Sid però attirò la loro attenzione. “Vi prego di calmarvi. Ho una spiacevole notizia da comunicarvi.” Disse l’ anziano stregone chiudendo gli occhi per alcuni secondi dando enfasi alla pausa.
Tutti osservarono l’ antico maestro in silenzio, ma non si aspettavano certo la notizia che stavano per ricevere.
“Temo che il castello Disney sia stato conquistato dall’ oscurità.”
COSA!?” Chiese Riku convinto che Yen Sid stesse scherzando.
“Ieri, mentre voi stavate combattendo contro l’ oscurità ho notato che la stella del mio amato allievo, Re Topolino, si spegneva. Io temo il peggio.”
“Ma è terribile!” Disse Merrik mettendosi una mano tra i capelli. “Adesso cosa facciamo!?”
Il gruppo di allievi si mise a discutere mentre Riku rimaneva fermo al suo posto con gli occhi fissi su un punto alle spalle di Yen Sid.
‘Prima Xion… Ora la caduta di Topolino. Oggi è la giornata delle sorprese…’ Pensò con macabra ironia.
La sua mente lavorava a velocità supersonica per trovare una soluzione. Doveva assicurarsi che il Re fosse vivo, ma certo bisognava anche avvertire Sora.
Era anche possibile che il suo amico fosse già a conoscenza dell’ attacco e che fosse già partito, in quel caso dovevano raggiungerlo.
Yen Sid alzò la mano imponendo il silenzio.
“Lo so che questa notizia sorprende e rammarica molti di noi. Me per primo visto che il Re era mio apprendista…” Disse con una punta di rammarico nella voce. “Ma dobbiamo organizzare un piano di difesa. Gli altri mondi potrebbero subire violenti attacchi ora che il Castello Disney è caduto ed è nostro compito tentare di fermarli.”
Tutti si zittirono concentrando l’ attenzione sul maestro.
“Ora ascoltate. Olette. Prendi il tuo amico Pence. Gli ho insegnato a combattere con la magia mentre era qui. Voglio che andiate ad aiutare le difese di Rediant Garden che è sotto massiccio attacco delle forze oscure.”
La ragazza annuì e corse dentro la torre per andare a prendere il suo amico.
“Riku. Prendi con te Faraia ed andate a cercare il Maestro Sora. Sono abbastanza certo che sia partito poco fa da Rediant Garden con il compito di risvegliare i custodi del passato. Assistilo nella sua missione.”
Riku annuì con decisione.
“Tutti gli altri andate e viaggiate tra i mondi. Voglio che controlliate la situazione.”
Adele, Merrik e Masuru annuirono.
“E che la luce ci protegga…” Aggiunse in fine Yen Sid
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Attenzione gente. La battaglia è finita, ma non la guerra, anzi è appena cominciata.
Riku si è finalmente ricordato di Xion. Cosa succederà ora?
Per chi non l’ avesse notato Noel è un personaggio di Final Fantasy XIII-2 (Mi sembrava una buona idea mettercelo. E non vi preoccupate potrei metterci anche quel burlone di Caius.)
Ora come avrete visto il Re non ha fatto una bella fine, ma sarà davvero morto!? (Sorrisetto sadico dell’ autore)
Lo scoprirete solo aspettando i prossimi capitoli per adesso accontentatevi di questo.
E mi raccomando. RECENSITE!!!!!!!
Da AxXx

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Capitolo 18
*** Pensieri oscuri ***


 Xehanort osservò la città sotto il castello da una delle tante terrazze.
Osservava quella distesa infinita di edifici neri.
Un tempo anche quella città era un baluardo contro le forze delle tenebre.
Ora era la dimora delle creature più oscure e malvagie.
In quell’ istante si aprì un portale oscuro dal quale uscì una figura completamente coperta da una cappa nera.
“Gran Maestro Xehanort. Sono di ritorno dal castello Disney.”
Xehanort si voltò verso Macchia Nera osservando lui ed il suo accompagnatore incappucciato.
“Dalla vostra presenza devo presupporre che il castello sia stato conquistato.” Disse il gran maestro oscuro.
“Si mio signore. La maggior parte dei nostri nemici è caduta, ma un gruppo è riuscito a trovare rifugio a Rediant Garden.” Affermò l’ altro keyblader
“Non ha importanza. Presto o tardi la fortezza cadrà. Ora ho un altro compito per te.”
“La ascolto maestro.”
“Prendi i giovani keyblader oscuri che abbiamo già piegato e sguinzagliali nei vari mondi. Che portino scompiglio.” Disse con veemenza Xehanort.
“Sarà fatto.” Macchia nera si avviò lungo una delle scale che portavano al piano di sotto seguito dall’ incappucciato.
Se n’ era appena andato quando sulla terrazza sopraggiunse Malefica.
“Xehanort, sembri pensieroso. Qualcosa non va’?” Chiese la strega.
Quel contatto così fraterno infastidì il vecchio custode che lanciò sulla strega un incantesimo.
“Non chiamarmi in quel modo!” Disse mentre Malefica si contorceva davanti a lui in ginocchio. “Per te io sono il MAESTRO Xehanort!”
“D’ accordo!” Disse la strega. “D’ accordo. M-maestro. Solo che ho dei dubbi su ciò che ha deciso Macchia Nera.”
Xehanort si voltò di nuovo ad osservare la città. “Quella è stata una sua scelta, lascialo fare. Se è stato un errore ne pagherà le conseguenze.”
“Allora saprà anche della giovane custode fuggita dal castello insieme alla pietra della luce.”
Xehanort rimase infastidito da quella notizia ma meglio se non lo dava a vedere.
“Mi occuperò della situazione. Ora va’.”
La strega se ne andò lasciando il maestro oscuro da solo con i suoi pensieri.
Era inquieto, questo lo sapeva. Ma quello che non sapeva era che cosa lo inquietasse.
Cosa poteva rendere nervoso un uomo che aveva il potere su tutto e tutti.
Non gli mancavano nemmeno gli affetti. I suoi allievi gli volevano bene, ne era certo, o non avrebbero mai rischiato tanto per salvarlo.
Cosa sarebbe potuto andare storto? Nulla!
No…
Non c’ era niente che potesse fermarlo.
Eppure…
Nel suo cuore nero albergava forse ancora una piccola luce?
No! Lui era il più potente degli esseri oscuri ed avrebbe conquistato tutto dominando insieme ai suoi allievi.
Doveva solo aspettare che la luce e l’ oscurità si scontrassero con forza sufficiente.
Decise di ignorare i suoi timori e concentrarsi sul presente.
“Neos!” Chiamò con voce autoritaria.
Il giovane albino si materializzò a poca distanza da lui, ma al suo fianco per l’ incredibile sorpresa del maestro c’ era un giovane che probabilmente aveva quindici o sedici anni.
Era biondo con i capelli sparati verso l’ alto ed in tenuta mimetica.
“Chi è costui, Neos?” Chiese il Xehanort con voce eloquente.
“Maestro. Questo giovane di nome Heyner si è distinto per abilità nell’ uso del keyblade. Con il vostro permesso vorrei addestrarlo personalmente.” Disse l’ albino inchinandosi.
Il maestro osservò attentamente il biondo da capo a piedi con sguardo indagatore.
Indubbiamente era un giovane ben allenato e quando gli fu chiesto di evocare il keyblade non ci fu indugio ed una chiave dorata simile al portafortuna apparve nella sua mano.
Eppure anche questo ragazzo inquietava Xehanort.
Gli occhi azzurri del ragazzo avevano mantenuto il loro colore originale segno che non era ancora stato totalmente piegato.
Inoltre si leggeva ancora una certa forza in lui, come la forza di una canna che piegata dal vento si china, ma non si spezza mai.
‘Sto cominciando ad essere paranoico.’ Si disse Xehanort scuotendo la testa.
D’ altro canto Neos non l’ avrebbe mai ingannato.
“D’ accordo. In effetti ti avrei fatto accompagnare da uno dei Neo-custodi, ma forse lui è un buon candidato.”
Il giovane albino si chinò ringraziando con deferenza il suo maestro.
“Ascolta. Una custode è fuggita dal castello Disney portando con se la pietra della luce. Voglio che tu la insegua e la uccida.” Ordinò il maestro oscuro.
Neos sussultò. ‘No, dannazione, proprio a me doveva dare un compito simile?’ Si chiese mentre si inchinava sapendo che il suo maestro si sarebbe insospettito se avesse rifiutato o espresso qualche dubbio.
“Sarà fatto.” Disse L’ albino mentre con Heyner varcava un portale oscuro alla ricerca della giovane.
Xehanort soddisfatto tornò ad osservare il mondo oscuro.
Era una strana sensazione avere tutto quel potere in mano così pensò di allenarsi un po’.
Giusto per tenersi in allenamento.
Dovette solo pensarci un attimo per ritrovarsi teletrasportato davanti al grattacelo della memoria.
‘Bel posticino…’ Pensò sarcastico l’ antico maestro mentre evocava qualche centinaio di hertless.
Appena fu certo di averne evocati abbastanza ordinò alle creature oscure di attaccarlo.
‘Scarichiamo un po’ la tensione!’ Pensò mentre con un sorriso sadico evocava il suo keyblade oscuro.
 
 
 
 
 
Necrosis si alzò lentamente dal suo letto mentre al suo fianco Phobia dormiva ancora beatamente reduce della loro piccola notte di furore.
Certo che era difficile definire notte e giorno in un mondo dove il cielo era perennemente scuro.
Il giovane si rivestì con la tunica nera lasciando la stanza. Era stata una giornata un po’ difficoltosa, ma tutto sommato positiva.
Si toccò il viso all’ altezza della guancia dove ancora albergava il livido violaceo che Vanitas gli aveva inferto proprio il giorno prima.
“Brucia di più la pelle o l’ orgoglio?” Chiese una voce sarcastica alla sua destra.
Necrosis si fermò di botto e girò la testa per ritrovarsi davanti all’ odiato sorriso di Vanitas.
“DANNATO!!!” Il bruno urlò mentre si scagliava contro la sua copia nera.
“Ehi, non vorrai far arrabbiare il nostro maestro?” Chiese sarcastico il moro.
Necrosis sputò a terra. “Non me ne frega niente! Un giorno avrai l’ onore di provarlo sulla tua pelle!” Disse il bruno con odio mentre osservava il compagno sorridere sadicamente.
“Fai attenzione Brunetto!” Gli gridò dietro Vanitas dopo che Necrosis l’ ebbe lasciato andare. “Potresti bruciarti…”
Necrosis dal canto suo tentò di evitare di pensarci, aveva altre cose per la testa.
Corse subito in infermeria dove Vexen aiutato da un gruppo di strani hertless verdi che liberavano una polverina verde curava l’ ennesimo ferito.
“Xigbar.” Salutò il bruno, mentre l’ orbo si alzava dal lettino.
“Così adesso anche tu vieni a umiliarmi.” Disse mentre si metteva la tunica coprendo le ferite ricevute alla schiena.
“Sicuramente stai meglio di lui…” Disse Necrosis indicando Marluxia che era ancora svenuto in coma su un altro lettino. “Lui non si è ancora ripreso dallo scontro con Yen Sid.”
“Ba’! Io sono solo stato colto di sorpresa! Quando quel dannato mantellato si ripresenterà utilizzerò i suoi denti per farci una collana!” Urlò stringendo i pugni in un gesto stizzito.
“Immagino…” Disse necrosis sfoderando un sorrisetto divertito per poi tornare serio. “Come è andata?”
Il numero due si mise le mani sul mento per ricordare. “Allora… Stavo per distruggere quella fastidiosa ragazzetta che sbava dietro a Sora, ma poi all’ improvviso è venuto fuori questo tizio mai visto in giro che inizia a spararmi come se avessi un bersaglio dipinto a dosso.”
“Puoi descrivermelo?”
“Si, credo di si. Un tizio alto con il capelli neri. Vestiva con degli abiti in pelle neri ed andava in giro con questo strano mantello rosso che gli copriva anche il mento e parte del viso.”
“E lo scontro?”
“Tsk! Te lo do io lo scontro! L’ avrei anche potuto battere, ma quello mi aveva colto di sorpresa e mi aveva anche ferito alla schiena! Comunque non c’ è molto da dire mentre lui svolazzava per aria ed io mi teletrasportava sempre più velocemente ci sparavamo nel tentativo di distruggerci a vicenda, poi è arrivata quella ragazzetta dai capelli a caschetto neri che mi a ferito a tradimento con un paio di stelle ninja ed io sono dovuto scappare.” Concluse con enfasi quasi volesse nascondere la vergogna per il suo fallimento.
“Grazie, volevo solo sapere…” Disse Necrosis allontanandosi.
Per un attimo osservò Marluxia ancora svenuto.
Aveva ricevuto ferite molto gravi nello scontro contro Yen Sid.
Necrosis aveva lanciato l’ attacco alla torre per rapire tutti i potenziali custodi necessari per il piano del suo maestro, ma aveva sperato che, con un elemento potente come Marluxia, avrebbero potuto trionfare anche sul vecchio stregone.
Invece i tre erano tornati a malapena in grado di reggersi sulle loro gambe.
Marluxia ormai nonostante tutta la sua potenza erano giorni che non si riprendeva ed era preoccupante.
Necrosis se ne andò diretto alle celle, ma a metà strada sentì un richiamo nella mente.
“Necrosis!”
Ed il giovane si teletrasportò nei pressi del grattacelo della memoria, da dove aveva sentito il richiamo.
Il suo maestro era in piedi al centro della piazza con il keyblade in mano circondato da uno strato di polvere nera che gli imbrattava anche parte della veste.
“Maestro…” il giovane si inchinò.
“Alzati!” Xehanort non aveva neanche il fiatone ed aveva abbattuto almeno cinquecento hertless in un minuto.
‘Posso fare di meglio.’ Pensò mentre si avvicinava all’ allievo.
“Ascolta, io ho fiducia in te… Ora devo andare a fare visita ad un ‘vecchio amico’. Tu rimano qua e tieni d’ occhio la situazione per me.” Ordinò il maestro sparendo in un portale oscuro.
Necrosis rimase fermo dov’ era riflettendo sulle parole del suo maestro.
Anche nella loro oscurità.
Anche nella loro natura di esseri oscuri più simili ad hertless che a persone.
C’ era ancora qualcosa di luminoso nel loro cuore che legava maestro ed allievi come un padre ai figli.
Necrosis non aveva mai conosciuto suo padre.
Non sapeva nemmeno se quello fosse il suo vero nome.
Ma una cosa era certa. Lui non avrebbe mai tradito il suo maestro.
Mai.
 
 
 
 
 
 
Phobia si alzò stiracchiandosi nel letto di Necrosis.
Ora si sentiva davvero bene.
Dopo che quel maledetto ragazzo bruno l’ aveva ferita a morte era tornata al castello sanguinante ed aveva dovuto sopportare la sensazione di impotenza dei feriti costretti a letto dalle cure mediche.
Certo, quando a ciò si erano unite le attenzioni di Necrosis le cose si erano fatte più sopportabili.
Si rivestì rapidamente ed uscì dalla stanza per trovsrsi davanti al volto di Vanitas che la osservava con un sorrisetto ambiguo.
La ragazza rimase un attimo stupita dal trovarsi davanti il sosia di Necrosis, ma decise di non darlo a vedere.
“Vanitas! Cosa vuoi?” Chiese con voce suadente mentre richiudeva la porta.
Il suo sorriso di lui si fece ancora più accentuato. “Volevo solo chiederti come hai passato la notte.”
“Non male. Grazie per l’ interessamento.” Sfoderando un sorrisetto provocatorio.
Vanitas non resistette e si avvicinò a lei posando una mano sulla porta come per intrappolare la ragazza.
“Sicura di non voler provare di meglio?” Chiese con un sorriso altrettanto provocatorio.
‘Ah no, Vanitas!’ Pensò lei osservandolo con attenzione. ‘Spiacente, ma sono impegnata. E poi non sei il mio tipo.’
“Non credo proprio.” Disse teletrasportandosi alle spalle dello spasimante.
“Eh no, mi hai provocato! Ora non puoi andartene così…” Soggiunse Vanitas voltandosi.
“E chi ha detto che devi rinunciare?” Chiese lei mentre un’ idea folle si faceva strada nella sua mente. “Che ne dici di una sfida, invece?”
A Vanitas le sfide piacevano e si fece improvvisamente attento. “Sfida… Di che genere?”
“Facciamo così: ti sfido a portare uno dei nostri avversari dalla nostra parte! Ho sentito che una delle principesse del cuore viaggia da sola. Potresti provare con lei…”
Vanitas Guardò Phobia sospettoso. “Ho la sensazione che tu ci tenga a farla soffrire…”
La rossa si irritò. “Certo! A causa di quella ragazzina e del suo amichetto sono tornata qui ferita e sanguinante! Voglio fargliela pagare!”
“Ed io cosa ci guadagnerei? Ammesso che accetti.”
“Potresti avere la ragazzina per te. Ho sentito che sei un tipo che apprezza le donne.” Disse Phobia allontana dosi.
‘Bene. Sorella. Bene.’ Pensò Vanitas nella sua mente malata. ‘Cosa hai in mente?’
Ma in realtà non era preoccupato.
La sua mente si era già proiettata su un piano per sottomettere Kairi.
 
 
 
 
 
 
Larxene si stava allenando con alcuni hertless. Era stata sconfitta DI NUOVO da una manica di ragazzini e la cosa la irritava.
‘Maledizione! Maledizione!! Maledizione!!!’ Pensava sempre più forte mentre disintegrava gli shadow con una raffica di pugnali volanti.
Le ferite gli dolevano un po’ ma qualcosa le dava fastidio.
Questo senso di irritazione così estraneo ai nessuno la infastidiva e turbava.
Era stranamente simile ad un sentimento, un sentimento che sarebbe dovuto essere precluso ai nessuno, e invece lei ce l’ aveva e la cosa la infastidiva.
Ed il peggio era che non sapeva perché la infastidiva tanto.
Avrebbe dovuto essere felice, dopotutto era quello che lei voleva: avere un cuore e dei sentimenti.
Ma non voleva QUEI sentimenti.
Improvvisamente una vampa di fuoco apparve accanto a lei che si scansò velocemente per evitare l’ attacco.
“Ti vedo nervosetta…” Cantilenò una voce familiare vicino alla porta della palestra.
Ecco un’ altra cosa inspiegabile: Axel.
Di solito lei era sempre molto violenta e scorbutica con tutti, ma con Axel questa sua indole si placava lasciando il posto alla gentilezza.
“Non sono affari tuoi.” Disse tentando di avere un tono almeno vagamente minaccioso.
Si rese però conto che il tono che aveva usato era mesto e non minaccioso come voleva essere.
“Tu non me la racconti giusta.” Disse il rosso con uno strano sorrisetto stampato in faccia.
Larxene si voltò dall’ altra parte evitando lo sguardo indagatore del compagno. “Sono solo nervosa… per la sconfitta.”
Di nuovo quella strana ondata di sentimenti. Questa volta era piacevole.
‘Diavolo!’ Pensò lei mentre il rosso si avvicinava. ‘Perché sento tutto questo? Devo mandarlo via!’
Si rese conto però che la presenza di lui era molto piacevole e che non aveva alcuna voglia di mandarlo via.
“Non ti preoccupare.” Disse il ragazzo mettendole una mano su una spalla. “Ti rifarai molto presto, ne sono certo. Basta che tu non muoia.” E detto questo se ne andò.
Larxene ebbe una starna sensazione quando lui si era staccato da lei.
Per qualche ragione lui riusciva a renderla docile come un agnellino e questo gli dava molto fastidio.
‘Maledizione!’ Pensò mentre tirava un pugno al muro.
 
 
 
 
 
Axel percorse il corridoio pensieroso. Larxene e Roxas gli avevano sempre fatto uno strano effetto.
Roxas era il suo migliore amico ed era certo che ovunque fosse sentisse la sua mancanza. D’ altro canto anche lui sentiva la mancanza del ragazzo biondo.
Non sapeva perché ma quando era con l’ amico sentiva come di avere un cuore.
‘Che cosa stupida! Noi non abbiamo un cuore.’ Pensò sorridendo.
Ma allora cosa l’ aveva spinto a tradire di nuovo l’ organizzazione?
Sentiva che avrebbe deluso il suo amico se avesse accettato di rimanere nell’ oscurità. Certo era per quello che voleva sabotare l’ organizzazione!
E ne era convinto.
Per questo aveva cercato tutti i membri più disponibili dell’ organizzazione.
La prima era stata Xion. Memori della loro amicizia, senza alcuna logica razionale che avrebbe dovuto avere un nessuno, le aveva spiegato il suo piano ed insieme a lei aveva deciso di tradire l’ organizzazione appena avrebbero avuto qualcosa con cui agire.
Poi a loro si erano uniti Demyx, che voleva cercare un altro metodo per riavere indietro il suo cuore.
E Zexion, che semplicemente non voleva morire come era successo in passato.
Loro quattro si erano decisi ed avevano osservato il ritorno di Xehanort operato da quei tre individui.
Aveva scoperto solo in un secondo momento che quei ragazzini avevano più di vent’ anni e che erano rimasti sopiti per lungo tempo in una specie di sonno magico.
Avevano scoperto del piano per creare un nuovo ordine di keyblader oscuri, ma gli sfuggiva ancora qualche cosa nei piani del maestro.
Era così pensieroso che non si accorse di essere andato a sbattere contro uno dei membri di dell’ organizzazione.
“SAIX!” Fece stupito.
“Axel… ti stavo cercando…” Fece l’ uomo con la cicatrice.
‘Dannazione!’ Pensò Axel. Se il numero XI lo stava cercando non era una bella cosa.
Saix era il braccio destro di Xemnas ed era anche quello che faceva la maggior parte dei controlli. Non era strano trovare l’ uomo dai capelli blu bazzicare vicino alle stanze dei membri dell’ organizzazione, il problema era che non era mai stato preso all’ interno delle stanze.
“Sicuro di stare bene?” Chiese Saix strappando Axel dai suoi pensieri.
“Certo, hai qualche missione per me per caso?” Chiese cercando di non sembrare troppo ansioso.
“No, niente, solo che ti comporti in modo strano. Sei sparito per quasi tutto il giorno e sei tornato poco dopo Xigbar. Bella coincidenza.”
In effetti era stato a Rediant Garden assistendo all’ assedio delle forze oscure e ai duelli che c’ erano stati, ma non si era mai esposto in prima persona.
“E allora?” Chiese il rosso.
“No, niente, volevo solo avvertirti che, avendoci già tradito una volta, noi non ci fidiamo. Quindi se dovessi avere qualche idea strana ti do un consiglio: lasciala perdere.” Detto questo Saix si allontanò lungo il corridoio senza dare ad Axel il tempo di ribattere.
 
 
 
 
 
 
Un altro urlo squarciò l’ ala delle prigioni.
Ansem il saggio era allo stremo e l’ hertless che aveva davanti sembrava non essersi ancora stufato di torturarlo. Aveva perso qualche ora a torturare anche Gambadilegno, ma anche lui si era rivelato più resistente del previsto nonostante la sua natura codarda.
Alla fine Ansem l’ oscuro si era di nuovo concentrato sul suo ex-maestro.
“Farai bene ad essere collaborativo vecchio!” Urlò l’ hertless mentre scaricava sul corpo martoriato dell’ uomo un'altra raffica di fiamme nere.
Lui era un essere oscuro fino nei più profondi recessi della sua anima e in lui albergavano solo ira, rabbia, odio.
Sentimenti, da un certo punto di vista, ma erano sentimenti negativi e contorti dall’ oscurità che erano accentuati dal fatto di essere stato sconfitto e cacciato nell’ oscurità più profonda.
Ora il suo desiderio di vendetta lo stava ora scaricando sul uomo che era stato il suo maestro.
Eppure non riusciva a capire perché quello ridesse. Ogni volta che ne aveva la forza quell’ uomo rideva o diceva frasi senza senso.
L’ unico sciocco qui era quel dannato vecchio che non capiva che le sue sofferenze sarebbero cessate se solo si fosse deciso a parlare.
Lui era deciso a fargli aprire quella boccaccia e fargli sputare qualunque cosa sapesse.  
“È inutile che insisti, Xehanort, non dirò nulla, tanto vale che tu mi uccida subito!” Affermò con coraggio l’ uomo.
A quelle parole l’ hertless uscì dalla cella sbattendo la porta.
‘Dannazione!’ Pensò mentre si appoggiava al muro. Era stanco di stare ad ascoltare quel vecchio.
‘Forse è ora che mi sgranchisca un po’’ Si disse mentre apriva un portale oscuro.
Sapeva che stava disubbidendo agli ordini, ma doveva andare a trovare una persona.
 
 
 
 
 
Xehanort camminò piano lungo il viale costeggiato da cespugli.
‘Che posto insulso!’ pensò mentre osservava quel pezzo di terra che fluttuava sopra Crepuscopoli.
Il vecchi maestro osservò attentamente la zona notando i resti di una battaglia avvenuta qualche tempo fa.
Erano stati sciocchi ad attaccare, ma poco male, avevano imparato la lezione.
Osservò la torre a tre piani di Yen Sid.
Sapeva che in realtà la dentro c’ era un intero castello con decine di stanze, scale e corridoi.
Forse era più grande del Castello Che Non Esiste.
Ma a lui non importava, era lì per un motivo e non se ne sarebbe andato.
Fortunatamente non dovette attendere troppo.
Con un rombo simile ad un tuono ed una luce abbagliante Yen Sid fece la sua comparsa davanti a lui.
‘Quanto rumore per nulla.’ Pensò sarcastico il maestro oscuro all’ entrata teatrale del suo amico.
Quello però non sembrava molto felice di rivederlo.
“Vattene, Xehanort. Non sei il benvenuto qui!” Ordinò Yen Sid con voce tonante.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Salve a tutti. Questo capitolo è incentrato sui cattivi con il solo spezzone finale in cui si introduce ad un incontro di Yen Sid e Xehanort.
Lo so, i due non si sono mai visti molto, ma ho pensato che sarebbe stato divertente farli incontrare.
Ho anche aggiunto in po’ di ‘Gossip’ oscuro ed ho tentato di far sentire le reazioni dei vari nessuno all’ interno del castello.
Ho anche anticipato qualcosa dei piani dei cattivissimi.
Spero che sia di vostro gusto!
RECENSITE!!!     
 
   

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Capitolo 19
*** L' inizio del viaggio ***


  Attenzione! Faccio una prefazione prima di iniziare a scrivere: i mondi che saranno visitati da Sora e gli altri non sono tutti della Disney, alcuni sono della Enix.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Maya si sentiva male.
Aveva mal di testa e non riusciva a vedere niente.
L’ ultima cosa che ricordava era il violento impatto della fronte contro uno dei computer di controllo della nave.
Improvvisamente sentì una voce.
“Oddio!” Era un ragazzo, non c’ erano dubbi. E dalla voce avrebbe detto che non era più grande di lei.
“PRESTO VENITE!” Urlò di nuovo. “Ho trovato qualcosa!!!”
‘Perché non la smette di gridare?’ Pensò Maya, mentre il mal di testa aumentava.
Sentì che il giovane le si era inginocchiato accanto, tastandole cautamente la fronte ed il collo.
Poco dopo capì che erano sopraggiunti anche altri, perché percepì il rimbombo dei passi sul terreno ed il vociare concitato di alcune persone.
“Chi è?”
“È di qui?”
“Non credo…”
“Come fai a dirlo?”
“Quelli come noi non sono così!”
“Io dico che è pericolosa…”
Maya cercava di muoversi mentre sentiva quel gruppo di persone parlare. Non era certa di chi fossero, ma iniziava ad aver paura.
Cercò di muoversi, ma i muscoli non risposero lasciandola ferma in quella posizione.
“Ma è viva?”
“Credo di si…” Era la voce del ragazzino.
Qualcuno la prese in braccio dicendo. “Comunque sia non possiamo lasciarla qui!”
Prima di sprofondare nel sonno sentì le braccia forti dell’ uomo che l’ aveva afferrata distenderla delicatamente su un telo.
 
 
 
Maya aprì gli occhi e li sbatté un paio di volte per abituare la vista.
Si guardò attorno sentendo ancora i muscoli intirizziti.
Si trovava in una specie di accampamento formato da due tende ed alcuni sacchi a pelo, uno dei quali era occupato da lei.
Lì vicino c’ era un uomo mezzo addormentato. Era di colore, mezz’ età, con una strana pettinatura dalla quale spuntava un pulcino giallo di uno strano uccello.
La ragazze tentò di muoversi per attirare la sua attenzione, ma doveva essere più vigile di quanto si aspettasse, perché appena lei mosse una mano quello scattò
“Wowwowwowow.” Fece con una strana espressione sul viso. “Ehi gente! La ragazza si è svegliata!”
Dalle tende uscirono tre persone: due ragazzi che dovevano avere la sua età ed una giovane donna che non doveva avere più di venticinque anni.
La donna aveva i capelli di uno strano color rosa che incorniciavano il viso severo, era alta ed aveva un fisico tonico che ricordava quello di un soldato. Vestiva con degli strani abiti in pelle bianca che ricordavano vagamente un’ uniforme.
I ragazzi erano un maschio ed una femmina.
Il maschio era un po’ più alto di lei. Aveva i capelli argentei corti e lisci. Il corpo giovane era ancora da allenare, ma sembrava averne viste tante. I suoi abiti erano un paio di pantaloni jeans lunghi oltre il ginocchio di uno strano color verde, ed una maglia color sole.
La ragazzina invece vestiva con abiti leggeri che la coprivano poco dello stesso colore rosa dei capelli legati in due trecce. Il fisico della giovane era magro e poco sviluppato ed aveva un viso dolce e gentile.
“Ehi… ehm… salve. Io sarei Hope. Ti… ti ho trovata io a poca distanza da qui.” Disse il ragazzo con i capelli d’ argento.
“M-Maya.” Rispose la giovane mettendosi seduta sul sacco a pelo.
Subito dopo, però, ricoprì quando si rese conto di non avere vestiti a dosso.
“Oh, scusa!” Disse la ragazza dai capelli rosa scuro. “Eri ferita e per curarti ti ho tolto i vestiti. Comunque io sono Vanille.”
Infine parlò la donna dai capelli rosa chiaro. “Io sono Lightinight.” Disse osservandola con i suoi occhi profondi.
Mentre gli altri andavano all’ accampamento Maya si rivestì aiutata da Vanille.
Era notte e l’ unica fonte di luce era il fuoco al centro del campo.
Si trovavano in un crepaccio vicino ad un’ alta torre antica intorno alla quale volavano delle strane creature che emettevano strida agghiaccianti.
“Non ti preoccupare.” La rassicurò Vanille mentre le passava i pantaloncini. “Le anfisbene fanno molto rumore ma non sono pericolose.”
Il cielo era stellato e sereno, ma accanto alla luna c’ era una strana sfera fluttuante.
“Cos’ è?” Chiese Maya incuriosita.
“Come? Non lo sai?” Ma da dove vieni?” Chiese la ragazza.
Maya arrossì. Non sapeva proprio come comportarsi, era appena atterrata su un mondo sconosciuto e si stava fidando di persone completamente estranee.
“Scusa, ma è un po’ difficile da spiegare.” Disse, cercando di rimandare l’ argomento.
Alla fine, quando fu di nuovo vestita tornarono insieme all’ accampamento.
Tutto il gruppo era disposto in cerchio intorno al fuoco e stavano cucinando qualcosa che sembrava un animale simile ad un rettile.
L’ avevano spellato ed avevano scartato le parti non commestibili.
Nel cerchio erano presenti altre due persone che prima non c’ erano.
Un uomo giovane biondo con i capelli biondi lunghi coperti da una bandana nera ed una corta barbetta ispida. Aveva un paio di pantaloni in pelle neri ed un giaccone impermeabile grigio.
Ed una donna con delle strane vesti simili a quelle di Vanille, ma blu e nere. Aveva i capelli neri e lunghi ben oltre le spalle.
“Finalmente la bell’ addormentata si è svegliata! Io sono Snow.” Si presentò l’ uomo alzando la mano cordiale
La donna invece le lanciò una lunga occhiata che la mise a disagio prima di dire: “Io sono Fang.”
La giovane custode abbassò la testa presentandosi: “Io sono Maya…”
Si sedette insieme a loro accanto a Vanille sentendosi rassicurata dalla presenza della ragazza.
Tutti la osservavano con sguardo indagatore come se cercassero un buon motivo per saltarle addosso e mangiarla.
Lei si sentiva come un agnello circondato dai lupi che cercavano il punto migliore per azzannarlo.
“Allora. Da dove vieni?” Chiese la donna dai capelli scuri. “È evidente che non sei di Pulse.”
Maya abbassò la testa non sapendo che rispondere.
“In effetti, lei non sa nemmeno cosa sia Cocoon.” Disse Vanille.
“Cosa?”
“È la sfera che hai visto prima, quella che fluttua in cielo.”
Lightinight osservò la ragazza con un interesse sempre maggiore. “Penso che tu ci debba dire un sacco di cose.” Affermò la donna.
Maya sospirò sapendo di non avere altra scelta ed al contempo che non gli avrebbero creduto.
 
 
 
 
 
Sora e Kairi lasciarono Rediant Garden salutando Leon e gli altri. Erano consapevoli che avevano bisogno del loro aiuto, ma il Re aveva dato loro una missione e dovevano portarla a termine.
“Non vi preoccupate.” Aveva detto Cloud. “Ci avete aiutato parecchio. Andate e che la vostra vittoria sia anche la nostra.”
I due ragazzi erano partiti all’ alba salutando anche il nuovo arrivato Vincent ringraziato in particolare da Kairi che si era salvata grazie al tempestivo intervento dell’ uomo.
Erano sulla navetta da diverse ore.
Soli e vigili alla ricerca di qualunque imboscata da parte degli hertless.
Ed il giovane osservava pensieroso l’ oltre il vetro perso nei suoi pensieri.
“A cosa stai pensando?” Chiese all’ improvviso la rossa notando il mutismo dell’ amico.
“A Leon…” Disse Sora girandosi un attimo ad osservarla. “Nonostante ci abbia detto di andare, non riesco a non pensare al fatto che avremmo fatto meglio a restare con lui.”
“Non ti preoccupare.” Lo rassicurò lei mettendogli una mano sul braccio. “Hanno resistito senza di noi fino ad ora. Ce la faranno anche dopo.”
Sora rimase imbambolato ad osservarla. “Grazie, Kairi.” Disse un po’ impacciato nel tentativo di riempire il silenzio. “Mi fai sempre sentire sollevato.”
Nonostante gli sforzi non riusciva ancora a toglierle gli occhi di dosso e si accorse che lei era arrossita quando si girò per ricambiare lo sguardo.
All’ inizio Sora si era lamentato dell’ assenza di Paperino e Pippo, ma adesso era contento che non ci fossero, o non avrebbe potuto ammirare la bellissima figura della ragazza che sedeva accanto a lui.
Senza dire una parola i due si sporsero per avvicinare lentamente i loro visi.
Erano così vicini che potevano sentire i respiri dell’ altro.
Sora si sporse un altro po’…
Kairi fece altrettanto…
Il suono di una sirena li separò.
‘Dannazione!’ Pensò Sora mentre riprendeva i comandi. ‘Non ho inserito il pilota automatico.’
Infatti senza la nave era andata letteralmente senza pilota verso un pianeta ed ora stava andando ad atterrare presa dalla forza di gravità dello stesso.
Sora riprese i comandi rimettendosi in assetto da atterraggio.
Il pianeta su cui stavano atterrando aveva molti mari ed era composto principalmente da isole.
‘Per fortuna la Gummiship ha un sistema di atterraggio subacqueo.’ Pensò Sora mentre attivava i propulsori acquei.
Kairi intanto, rossa in viso, si stava allacciando la cintura di sicurezza.
Il bruno la osservò. “Senti Kairi, io…”
Lei lo zittì. “Possiamo parlarne dopo l’ atterraggio?” Chiese con una nota sarcastica nella voce.
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e inclinò il manubrio del veicolo per inclinarlo in modo tale che entrasse in acqua senza un urto troppo brusco.
Il veicolo rallentò rispondendo bene ai comandi che gli venivano impartiti ed atterrò sull’ acqua con sorprendente delicatezza.
Una volta fermi Sora prese il computer di bordo ed analizzò la zona.
Erano atterrati nei pressi di un isola che, a quanto era rilevato dai sensori era abitata.
“Potremmo andare a parlare con gli abitanti del posto.” Suggerì Kairi.
“Non è una cattiva idea.” Ammise Sora.
I due accostarono la gummiship alla spiaggia e poi con il comando a distanza la fecero immergere come un sottomarino.
Era meglio nascondere la presenza della navetta per evitare che gli abitanti del luogo si spaventassero.
Si incamminarono silenziosamente lungo la spiaggia verso il luogo dove i sensori avevano rivelato la maggior quantità di abitanti.
Durante il percorso furono accompagnati da un silenzio imbarazzante.
Sora e Kairi si piacevano, ne erano entrambi convinti, ma si erano dati solo un bacio sulla spiaggia, e nessuno dei due era molto esperto di faccende romantiche, Sora in particolare, che aveva passato gli ultimi due anni a combattere per i mondi aveva sviluppato un coraggio da leone, ma diventava un coniglio quando il viso di Kairi si avvicinava a più di cinque centimetri dal suo.
Kairi da parte sua non aveva avuto nemmeno un ragazzo. O meglio lei considerava Sora il suo ragazzo. La compagnia del giovane la faceva sentire sicura e protetta come la prima volta al Castello Che Non Esiste, Ma non erano mai andati oltre. Il bacio che si erano dati la prima volta era stato impacciato e istintivo dettato più dal desiderio di rivedersi che altro, ora si sentiva completamente in balia delle emozioni.
Mentre riflettevano arrivarono alla città che avevano rilevato.
Sora osservò la città con apprensione chiedendosi se fosse stata veramente una buona idea.
Era un luogo molto strano.
Le case e gli edifici erano stati costruiti con delle navi affondate in mezzo ad una gigantesca baia interna completamente separata dal mare se non per una specie di canale abbastanza spazioso da farci passare un galeone.
L’ unico modo per accedere alla città dall’ isola era attraverso un ponte sospeso lungo almeno trecento metri sotto il quale a diverse decine di metri le acque del mare scorrevano agitate intrappolate dalle rocce pronti ad ingoiare gli sciocchi che si sarebbero sporsi troppo.
Kairi si incamminò cautamente ma con decisione verso il ponte precedendo il ragazzo. “Andiamo! Tanto dobbiamo attraversarlo, non ci sono altri modi!”
Sora fece un sospiro e la seguì.
Ci vollero diversi minuti per superare il ponte.
Le tavole erano quasi tutte marce, e alcune erano così vecchie che cedevano.
Quella specie di collegamento alla terraferma sembrava più una trappola.
Alla fine riuscirono non senza qualche sforzo a raggiungere l’ altra sponda.
“Uff! Ce l’ abbiamo fatta!” Esclamò Kairi osservando la strada della città formata da quelli che un tempo erano stati i ponti di vecchi galeoni.
“Siamo sicuri che i sensori non siano guasti? La zona e deserta.” Disse la rossa osservando ogni angolo di quella strada.
Sora si guardò intorno e notò un cartello.
“Benvenuti alla ‘Città Del Naufragio’” Lesse.
“Un nome azzeccato.” Disse sarcastica la compagna.
In quell’ istante una rete le cadde addosso costringendola a terra.
Sora tentò di correrle in contro, ma anche lui fu messo nella rete mentre una ventina di uomini urlanti vestiti di pelli e stracci usciva improvvisamente dalle navi in rovina.
Il gruppo urlò di gioia per la preda appena catturata.
“Portiamoli dal capitano!” Urlò uno di loro.
Sora si sentì caricato sulle spalle in malo modo.
Osservò attentamente attraverso le maglie della rete gli uomini che stavano trasportando lui e Kairi da questo loro ‘Capitano’.
Erano tutti uomini di grosse dimensioni, anche se si notava qualche elemento un po’ mingherlino. Erano tutti armati con sciabole, asce e pistole ed indossavano abiti in pelle ed in tela cuciti alla meglio.
Dopo alcuni minuti il ragazzo fu scaraventato di malagrazia su un molo.
“Allora, ragazzi! Cosa avete pescato?” Chiese una voce che a Sora suonò stranamente familiare.
Improvvisamente i passi sicuri del capitano si fermarono e il bruno alzò gli occhi verso la persona che torreggiava davanti a lui.
‘Non è possibile…’ Pensò mentre il suo cervello cercava di elaborare l’ immagine davanti ai suoi occhi.
“TU!!??” Fece esterrefatto il ‘capitano’
“BARBOSSA!!!” Urlò Sora riconoscendo il pirata.
 
 
 
 
 
Yen Sid era seduto davanti alla sua scrivania.
Osservava l’ evolversi degli eventi dallo specchio incantato che aveva appeso nella parete alla sua destra.
Quello specchio non era in grado di vedere tutto, era solo in grado di dare una visione parziale di ciò che accadeva, inoltre i poteri dell’ oscurità lo disturbavano rendendo la visione ancora più difficile e confusa.
Tutti gli allievi erano in viaggio, ma sapeva che sarebbe servito a poco contro Xehanort.
Quando aveva saputo del ragazzo amico di Olette e Pance aveva fatto un controllo notando come anche in molto altri mondi fossero spariti giovani potenziali custodi.
Aveva detto a Riku di prenderne solo quattro al massimo e di scegliere con attenzione quelli che avessero un aura molto forte ed il giovane aveva ubbidito con zelo lasciando perdere i ragazzi con un aura più debole.
Ma qual’ era il piano di Xehanort?
Era certo che avesse intenzione di portare la seconda Guerra del Keyblade al secondo atto.
D’ altro conto in sedici anni la guerra non si era mai fermata.
Il problema era l’ ultimo atto.             
Nessuno sapeva cosa fosse successo allora.
La guerra era per Yen Sid solo una leggenda e probabilmente non era mai accaduta.
Eppure Xehanort era convinto che fosse reale, ma perché?
Il cimitero dei keyblade non provava niente.
Quando un custode moriva, che fosse di vecchiaia o in battaglia, il suo keyblade si piantava da solo in quel luogo desolato andando ad arricchire la macabra collezione di antiche lame.
Per Yen Sid quella era solo la prova dell’ esistenza di tutti i custodi dall’ inizio dei tempi.
Improvvisamente sentì una presenza oscura così potente che sussultò.
La presenza emanava un’ aura di energia negativa così potente che per l’ anziano stregone non era un problema immaginare a chi appartenesse.
Yen Sid si teletrasportò davanti alla porta della torre comunicando mentalmente alle tre fate di non far uscire nessuno.
Davanti a lui si ergeva la figura ingobbia di un vecchio pelato dagli occhi rossi e la testa pelata, mentre il viso appuntito si apriva in un sorrisetto sarcastico.
“Vattene, Xehanort! Non sei il benvenuto qui!” Tuonò lo stregone.
Sapeva bene che il maestro oscuro non si sarebbe fatto intimidire così facilmente, ma valeva la pena tentare.
Il risultato fu una risata sarcastica da parte del malvagio custode. “Avanti Yen Sid .” Disse con voce pacata “Ti sembra questo il modo di rivolgerti ad un amico?”
“Tu hai perso l’ appellativo di amico sedici anni fa quando hai spento la stella del maestro Eraqus.” Affermò lo stregone con voce calma.
“Dettagli.” Affermò Xehanort con un sorriso. “In realtà pensavo di chiederti di arrenderti.”
Lo stregone non si lasciò ingannare.
Erano entrambi consapevoli del fatto che lui non si sarebbe mai arreso.
“Cosa vuoi veramente Xehanort.” Chiese intuendo la risposta.
“In realtà volevo misurarmi con te.” Disse l’ oscuro maestro. “In onore dei vecchi tempi.”
Così dicendo evocò il suo keyblade oscuro.
Yen Sid mosse le mani con un gesto amplio e teletrasportò entrambi lontano dalla torre.
Erano su una montagna dalla quale si potevano vedere in lontananza le luci di Crepuscopoli.
I due vecchi maestri erano in piedi su quella terrazza a più di milleduecento metri da terra ad osservarsi impassibili.
Il vento scompigliava i loro mantelli, ma i due rimanevano immobili.
Se li avessero visti avrebbero detto che erano due statue. Aspettarono per diversi minuti la mossa dell’ altro.
Poi…
Senza preavviso…
Iniziarono insieme.
Xehanort lanciò una raffica di sfere di oscurità contro lo stregone che rispose evocando una barriera di luce che bloccò l’ attacco per poi espandersi in un’ onda d’ urto travolgendo il loro lato della montagna facendo crollare alcuni macigni.
Solo il maestro oscuro sembrò non risentire dell’ attacco.
Sollevò un macigno grande quanto un palazzo a tre piani e lo lanciò contro Yen Sid a cui bastò un gesto per ridurre in polvere la pietra, rimaterializzarla sotto forma di mille frecce d’ acciaio e lanciarle contro l’ avversario.
Il malvagio custode si teletrasportò alle spalle dello stregone menando un fendete con il keyblade, ma fu fermato dalla lama avversaria con una velocità sorprendente.
Yen Sid usò il suo keyblade per respingere l’ avversario e lanciar contro di lui una raffica di proiettili dorati che però furono deviati con precisi movimenti della lama avversa.
I due tornarono a scambiarsi colpi con i rispettivi keyblade nel tentativo di sopraffarsi, ma le loro abilità si eguagliavano.
Xehanort oscurò il cielo e scaricò sul suo avversario una tempesta di fulmini.
Yen Sid si teletrasportò più a destra evitando i fulmini colpendo con un tornado di fuoco.
L’ oscuro maestro però lanciò un incantesimo di giaccio così potente che il fuco non fece in tempo ad estinguersi e rimase congelato per poi finire in mille pezzi lanciati contro lo stregone.
Quello elevò una barriera di luce che disintegrò i dardi di ghiaccio che poi si trasformò in un raggio di energia di luce concentrato che Yen Sid lanciò contro Xehanort.
A quest’ ultimo bastò una lieve mossa del keyblade per deviare il raggio mandalo a schiantarsi sul fianco della montagna.
I due custodi rimasero fermi ad osservarsi per diversi minuti.
Entrambi sapevano che quel confronto era inutile.
Eppure ad entrambi sembrava più un rituale che uno scontro vero e proprio.
Era come il preliminare di uno scontro vero e proprio.
Xehanort fece sparire la sua arma e se ne andò in un portale oscuro.
‘Non male, vecchio amico, non male…’ Pensò mentre se ne andava.
Yen Sid sospirò.
Non di stanchezza, ma di tristezza.
Un tempo lui, Xheanort ed Eraqus erano come fratelli, un po’ come per Sora, Kairi e Riku.
Eppure era così che doveva finire: in un’ insensata lotta fratricida.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Salve a tutti. Il viaggio è iniziato! Indovinate che mondi sono? Spero che vi piaccia anche questo capitolo.
Chiederei agli appassionati di recensire, ma comunque fate voi.
Al prossimo capitolo. Saluti da AxXx

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Capitolo 20
*** Necron ***


 Sora rimase ad osservare il vecchio pirata che rimaneva fermo al suo posto.
“MALEDETTO!!!” Urlò Barbossa dopo alcuni secondi estraendo la sciabola e vibrando un colpo contro il ragazzo.
Sora aspettò di sentire il dolore della lama che gli affondava nelle carni, ma non arrivò mai.
“Calma, Hector, non essere precipitoso.”
Il ragazzo osservò il nuovo arrivato.
Era un uomo alto magro con occhi neri penetranti ed i capelli rasta coperti da una bandana da pirata rossa sbiadita sulla quale troneggiavano decine di treccine fatte con varie corde colorate e monili di ogni genere.
“Jack!” Disse.
Il pirata sorrise compiaciuto mentre aiutava lui e Kairi ad alzarsi.
“Felice di vederti, Zola.” Disse allargando le mani ed inclinando la schiena all’ indietro. “Vedo che hai cambiato look. Complimenti, quell’ occhio bendato ti fa sembrare un vero pirata.”
Poi si voltò verso Kairi e fece un sorrisetto compiaciuto. “E chi è l’ affascinante fanciulla che ti accompagna?” Chiese esibendosi in un cavalleresco baciamano.
Kairi arrossì a quel contatto e si accostò a Sora. Quell’ uomo la metteva un po’ a disagio.
“Lei e Kairi, un’ amica.” Rispose il ragazzo.
Intanto Barbossa si era allontanato sbuffando con odio seguito dagli altri pirati.
“Scusa Jack, ma dove siamo? E perché lui è vivo?” Chiese riferendosi al pirata che pochi secondi prima stava per trasformarlo in spiedino.
“Lui? Oh, lui! Si in effetti era morto, ma poi ci sono stati molti… come dire… problemi e siamo stati costretti a richiamarlo.” Disse come se cercasse di nascondere il disappunto.
In quel momento a loro si avvicinò una donna di colore dai profondi occhi scuri che si soffermò un attimo ad osservare i due giovani prima di rivolgersi a Jack. “Allora i signori dei pirati non sono ancora tutti radunati. Mancano Eduardo, Siri-Sembaji ed ovviamente Sao Feng.”
“Nessun problema, per domani saranno qui.” Disse il pirata con noncuranza. “Lascia che ti presenti un amico e la sua amica.”
La donna si voltò verso i due porgendo loro la mano “Tia Dalma.” Si presentò
“Sora.” Disse il ragazzo.
“Kairi.” Disse la compagna sostenendo lo sguardo della donna.
La donna si allontanò con passo sensuale.
“Chi era?” Chiese la rossa osservandola.
“Lei è quella che mi ha riportato in vita. In realtà è quella che quella che a richiamato il caro Barbossa. È un’ amica per ora.”
“Ma, che sta succedendo, ha parlato di signori dei pirati, che significa?” Sora era sempre più confuso.
Il pirata condusse i due ragazzi alla Perla Nera ormeggiata in città.
Gli edifici erano state costruite sull’ acqua usando come impalcature le navi affondate nei decenni.
Quelle che erano affondate dopo si erano adagiate sulle altre accumulandosi fino a creare dei veri  propri palazzi alti diversi piani.
Il più grande di tutti era però un immensa fortezza costruita al centro esatto della città.
In tutta la zona decine di pirati stavano preparando cannoni, fucili e sciabole, come se si stessero preparando per un assedio.
A quei preparativi si aggiungevano però anche gli schiamazzi dei pirati in festa.
In qualche modo, qualunque cosa stesse succedendo alcuni di loro sembravano comunque allegri.
“Jack. Dove sono William ed Elizabeth?” Chiese Sora all’ improvviso.
“Be’… diciamo che sono in missione per me.” Disse criptico il pirata.
Raggiunsero la perla dove Sora salutò i componenti della ciurma di Jack.
In primo luogo Gibbs, il nostromo che li aveva accompagnati un anno fa.
Poi Mart il nano il miglior pistolero migliore dei caraibi, con il solo problema che era più basso di Topolino.
In fine Cotton ed il suo pappagallo parlante.
Tutti erano molto felici di rivedere il ragazzo, e dopo un po’ di imbarazzo da parte della ragazza anche Kairi cominciò a sentirsi a suo agio.
Jack raccontò loro di quello che era successo dopo la sua partenza.
Di come Jack era morto combattendo il Kraken opponendosi a Devy Jones.
Di come Will, Elizabeth e Barbossa, con l’ aiuto di un pirata orientale di nome Sao Fang, avevano intrapreso un viaggio nell’ oltretomba per riportare in vita il capitano.
Di come avessero deciso di chiamare a raccolta i signori dei pirati per contrastare Lord Cuttler Backet, intenzionato a conquistare tutti i mari.
Ed in fine raccontarono il loro arrivo alla città del naufragio.
“Ne avete passate tante da quando ci siamo lasciati!” Esclamò Sora.
“Certo!” Esclamò il pirata. “Ora tocca e te raccontarci un po’ di avventure! E soprattutto come hai fatto a perdere un occhio.”
Sora arricciò il naso contrariato all’ ennesima battuta. Tutti la sopra avevano notato fin da subito l’ occhio bendato, dicendo che somigliava ad un pirata.
Kairi stranamente era d’accordo con loro, e ad ogni battuta sull’ argomento rideva a crepapelle.
Sora si mise a raccontare di Xemnas e di come era riuscito a sgominare l’ organizzazione XIII.
Sapeva che di regola non avrebbe dovuto dire niente, ma da quando tre anni prima la guerra era iniziata abbattendo le barriere tra i mondi, la conoscenza si stava propagando a macchia d’ olio.
Quando raccontò del ritorno dell’ organizzazione e dell’ arrivo di quegli strani individui incappucciati Jack si motrò interessato.
“Aspetta un secondo!” Urlò alzandosi. “Io ne ho incontrato uno!” Disse.
“COSA!? DOVE!?” Chiesero in coro i due ragazzi.
“Sulla nave di Backet. L’ ho notato, perché era un vecchio con la barbetta e che mi faceva venire la pelle d’ oca.” Disse il pirata. “Comunque, si sta facendo tardi.” Aggiunse alla fine. “Tutti in branda! Domani sarà una giornata faticosa.”
Poi, mentre i pirati si disperdevano facendo battute e ridendo si avvicinò ai due ragazzi.
“Voi due sarete miei ospiti.” Così dicendo li condusse verso il castello di poppa.
Una volta entrati il pirata li condusse ad una cabina accanto a quella del capitano.
“Questa sarebbe la stanza di Will ed Elizabeth, ma data la loro assenza sono sicuro che sarebbero felici di cedervela.” Disse jack ammiccante
A Sora mancò un battito quando si rese conto che l’ unico posto dove dormire era una specie di letto ad una piazza e mezzo che però era stato rifatto per ospitare due persone.
“Jack, aspetta…” Tentò di protestare, ma l’ astuto capitano si era già allontanato.
‘Dannazione!’ Pensò Sora. ‘Quel pervertito l’ ha fatto a posta! Ci scommetto che quando saremo a letto ci verrà a spiare!’
Il pensiero lo fece arrossire, ed anche Kairi era diventata rossa.
“Non preoccuparti.” Disse il ragazzo per tranquillizzarla. “Io dormo volentieri sul pavimento.”
La ragazza, però, lo afferrò da dietro. “Non preoccuparti, non è un problema.”
Sora sfece il letto per poi girarsi coprendosi gli occhi per dare la possibilità alla ragazza di spogliarsi.
Mentre era girato sentì le vesti dell’ amica posarsi delicatamente a terra con un fruscio.
Sentì una strana sensazione che gli fece involontariamente le mani, ma non si girò.
Solo quando sentì le coperte muoversi osò guardare Kairi che si era portata le coperte fino al collo.
Era imbarazzata, ma tentò di non darlo a vedere rigirandosi nel letto.
Sora si tolse il Gilet e la maglia per poi lasciar cadere anche la sua canottiera rimanendo a torso nudo.
Dopo essersi liberato anche delle scarpe e dei calzini si avvicinò al letto e con delicatezza si mise sdraiato accanto alla rossa.
Il disagio si attenuò molto, ma non del tutto.
Sora sentiva il calore del corpo della ragazza a pochi centimetri da lui ed alcune volte si toccavano a causa del poco spazio.
Alla fine Sora emise un sospiro di sollievo quando sentì il respiro di Kairi farsi più regolare e calmo, segno che si era addormentata.
Tentò di rimanere sveglio per assaporare il calore del corpo della ragazza vicino a lui, ma a poco a poco cadde anche lui tra le braccia di Morfeo.
 
 
Sora si svegliò, o forse non era sveglio.
Si trovava nell’ origine del cuore, ed era sicuro che fosse il suo.
Si guardò intorno e scorse Roxas che stava seduto a gambe incrociate nel centro esatto della piattaforma che raffigurava Sora e su uno sfondo di cristallo simile ai vetri di una vetrata da cattedrale.
“Roxas!” Disse il ragazzo attirando l’ attenzione del suo nessuno.
“Sora!” Rispose il biondo alzandosi. “Vedo che ti stai divertendo…”
Sora non rispose sapendo a cosa alludesse. “Mi hai chiamato tu qui?” Chiese.
Roxas lo guardò perplesso “No. Io stavo qui a scrutare l’ oscurità, ma non ho visto niente.” Disse sospettoso.
In quel momento sul limitare della piattaforma apparve una figura ammantata.
Non era un membro dell’ organizzazione ne erano certi, ma non l’ avevano mai visto.
L’ uomo aveva un lungo mantello di stoffa che gli copriva il volto con un cappuccio che però faceva intravedere una corta barba bianca.
Il corpo era ammantato da un mantello simile a quello di Yen Sid ed era bianco pure quello.
I due ragazzi osservarono diffidenti il nuovo arrivato e d evocarono la catena regolare per Sora ed il lontano ricordo per Roxas.
“Calmatevi giovani custodi. Non sono qui per combattere.” Disse il vecchio.
“Allora cosa vuoi?” Chiese Sora. “Perché sei qui?”
‘Stai attento non, mi fido.’ Gli comunicò mentalmente Roxas.
“Sono qui per aiutarti a sconfiggere i tuoi nemici.” Disse l’ incappucciato
 
 
 
 
 
Neos osservò Heyner a terra.
“FORZA! Mettici più impegno!” Disse l’ albino “Ancora una volta.
Il biondo evocò di nuovo il keyblade e si lanciò con un urlo contro il suo nuovo maestro.
Aveva lottato con le mazze struggle per un sacco di tempo, ma quelle spade erano molto diverse da colpire con dei bastoni imbottiti.
I due si scambiarono alcuni colpi, ma Neos aveva la meglio qualunque cosa facesse il biondo.
“DANNAZIONE!!!” Disse dopo essere finito di nuovo con il didietro a terra.
“E inutile che urli.” Disse Neos con fare autoritario. “Non sventolare l’ arma al vento come se fosse un bastone, lasci la guardia scoperta per troppo tempo.”
Aiutò l’ amico ad alzarsi. “E non fare movimenti troppo ampli o ti lascerai colpire con troppa facilità.”
Si stavano allenando da alcune ore.
Dopo aver trovato la ragazza si erano allontanati molto per accamparsi a loro volta.
Heyner si era chiesto perché si stessero allontanando, ma non aveva espresso i suoi dubbi.
Il vecchio che aveva impartito quell’ ordine non gli piaceva, però se voleva uscire da quella storia, doveva stare al gioco.
I due si erano accampati su un altura poco distante e lì Neos aveva iniziato ad allenare Heyner.
Il biondo si era illuso di poter approfittare della sua esperienza nello Struggle, ma quello si era proprio rivelato inutile per non dire dannoso.
Come aveva più volte fatto notare l’ albino il suo modo di combattere era rozzo ed impreciso.
All’ inizio aveva evocato alcuni hertless per farli combattere, ma quando si accorse che Heyner non era ancora in grado di tenere testa alle creature aveva cominciato dalle basi.
Il biondo aveva talento, ma i suoi movimenti erano ancora troppo lenti e goffi.
Alla fine i due si misero seduti.
Heyner era sudato e con il fiatone, mentre Neos respirava normalmente.
In lontananza i due osservavano l’ antica torre in rovina dove loro sapevano esserci l’ accampamento delle persone che avevano soccorso Maya.
“Maestro. Voi non volete uccidere la ragazza, vero!?” Chiese Heyner.
“Non è importante come mi chiami usa pure il mio nome. Comunque no, non è mia intenzione, ma ti prego di non dirlo quando saremo di nuovo al Castello.” Disse Neos pensieroso.
“Nessun problema. A proposito grazie per avermi tirato fuori da lì.”Disse il biondo.
In quel momento uno stridio li fece voltare.
I due osservarono una grossa creatura alata senza zampe che si muoveva verso di loro. Solo quando la creatura fu vicina si resero conto che aveva due bocce una delle quali sul dorso.
Il mostro li attaccò ed i due custodi si scansarono appena in tempo per evitare il muso della creatura.
Neos lanciò una raffica di sfere di oscurità che andò ad impattare sul ventre del mostro facendogli uscire sangue.
L’ anfisbena si sollevò in cielo sputando acido dalla bocca contro di loro, che però si ripararono dietro ad una barriera che l’ albino aveva prontamente innalzato.
“STAI PRONTO!” Urlò Neos mentre la creatura si librava nell’ aria. “Appena torna giù salta e colpiscila suo muso quando dico ‘Ora’! Capito?”
Heyner fece un cenno d’ assenso.
L’ anfisbena si precipitò su di loro ad una velocità folle, come se volesse schiantarsi mentre dalla ferita fuoriusciva una scia di sangue viscoso.
“ORA!” Urlò l’ albino quando il mostro fu a pochi metri lanciando un incantesimo di fuoco suo muso che corrose le solide squame.
Heyner saltò ed intuendo ciò che voleva l’ amico colpì proprio nel punto che le fiamme avevano colpito.
La creatura si fermò impennandosi a mezz’ aria mentre il biondo saltava giù con agilità.
Dopo un lungo e stridente lamento l’ Anfisbena cadde morta al suolo.
“Ottimo lavoro…” disse Neos porgendo la mano ad Heyner aiutandolo ad alzarsi.
“Mi hai insegnato bene.” Si schermì il biondo sorridendo.
 
 
 
 
 
Olette si guardò attorno.
La città dove Yen Sid li aveva teletrasportati era in rovina.
Decine di case erano in cenere, mentre gli abitanti erano impegnati a domare incendi minori.
I due ragazzi si misero a cercare qualcuno che li potesse aiutare.
Lo stregone gli aveva detto di cercare un certo Leon, ma non avevano idea di dove cercarlo.
Si mossero tra la folla in tumulto non senza qualche difficoltà.
Ad ogni passo venivano sbattuti e spinti dalla gente che si accalcava, mentre soldati armati urlavano ordini.
I due si fecero strada fino alle mura, dove chiesero ad alcuni passanti se sapevano dove fosse Leon.
Era evidentemente conosciuto, ma nessuno seppe indicare loro dove andare.
Stavano per arrendersi quando un urlo si levò dalla folla.
Pence ed Olette seguirono le grida e si ritrovarono in una piazzola.
La gente fuggiva in tutte le direzioni mentre alcuni neoshadow attaccavano gli abitanti.
Al centro esatto della piazzola c’ era un ragazzo incappucciato con un soprabito nero simile a quello dell’ organizzazione XIII con in mano un keyblade simile al Pandemonio, a parte che quello era grigio e non rosso sgargiante.
Olette si avvicinò allo sconosciuto evocando il suo keyblade.
L’ altro si girò improvvisamente verso di lei puntandole contro l’ arma. “Hertless! Attaccate!” Urlò mentre si dava alla fuga.
La ragazza rimase un attimo interdetta mentre il suo amico lanciò prontamente un incantesimo per difenderla travolgendo due hertless soldato con una sfera di fuoco.
“COSA STAI ASPETTANDO!? INSEGUILO!!!” Urlò Pence.
La ragazza si riscosse e cominciò l’ inseguimento.
L’ incappucciato si muoveva rapido tre i vicoli della città mentre la gente era in preda al panico.
Svoltarono a destra…
A sinistra…
Ancora a sinistra…
Improvvisamente Olette fu sicura di averlo perso, ma si accorse quasi subito che il ragazzo si era arrampicato su un impalcatura per raggiungere i tetti.
Lei prese un respiro profondo e lo seguì.
Iniziò uno spettacolare inseguimento mentre il ragazzo cercava di seminarla saltando da un tetto ad un altro per raggiungere le mura.
Olette, dal canto suo, non se la cavava male, anzi, pur non essendo una ragazza sportiva riusciva a stare dietro al ragazzo.
Alla fine lui arrivò alle mura aggrappandosi con una mano aiutandosi con i piedi ad issarsi.
Quando due guardie lo videro tentarono di fermarlo, ma lui fece roteare la lama e le uccise recidendo loro la gola.
Olette imitò il ragazzo e si fermò a controllare se una delle due guardie era ancora viva, ma quando si rese conto che entrambe erano morte si rimise a correre.
Aveva fatto pochi passi che vide il ragazzo che inseguiva tornare indietro per poi fermarsi di nuovo vedendo la ragazza e guardarsi freneticamente attorno.
Olette evocò il keyblade ed avanzò lentamente, mentre sopraggiungevano due uomini ed una donna.
La donna aveva corti capelli biondi che gli coprivano un occhio ed occhi marroni.
Uno dei due uomini aveva i capelli rossi raccolti in una coda di cavallo dietro la schiena ed aveva in mano una specie di bastone che sprizzava scintille.
L’ altro era di colore e pelato e portava un paio di occhiali da sole sul viso.
Tutti e tre indossavano una strana uniforme: giacca, pantaloni e cravatta neri con una camicia bianca che si intravedeva sotto.
I tre bloccarono il keyblader oscuro sulle mura costringendolo con le spalle al muro.
“Arrenditi, non hai scampo!” Disse il rosso.
L’ incappucciato lo osservò un attimo prima di lanciarsi su di lui con l’ arma pronta.
Il rosso si scansò rapido per non rimanere ferito lasciando all’ incappucciato la possibilità di fuggire.
Olette però era pronta e fermò il ragazzo con il suo keyblade.
L’ incappucciato tentò un affondo ma  la ragazza parò l’ attacco con abilità mentre l’ avversario evocava alcuni neoshadow per fermare gli uomini che lo stavano per attaccare alle spalle.
Olette parò altri tre colpi di fila prima di passare al contrattacco.
L’ avversario però era furbo e saltò all’ indietro per lanciare alcune sfere di energia oscura contro di lei che, spiazzata dalla prontezza dell’ avversario fu sbalzata all’ indietro.
Mentre cercava di rialzarsi un hertless la bloccò a terra mentre l’ incappucciato fuggiva.
Olette era pronta a sentire gli artigli del mostro affondare nella sua carne quando il pelato colpì il mostro con un pugno tanto forte da disintegrare l’ hertless prima che quello toccasse terra.
“Ci è sfuggito!” Disse il rosso stizzito.
“Tseng non sarà contento.” Aggiunse la ragazza bionda.
In quel momento arrivò Pence che disse: “Ehi! Olette! L’ hai preso!?”
“No…” Lei era delusa.
Si voltò verso gli uomini.
“Grazie per l’ aiuto. Mi dispiace non essere riuscita a fermarlo. Comunque io sono Olette.” Disse. “E questo e un mio amico: Pance. Stiamo cercando un certo Leon.”
Il rosso si fece avanti con fare esuberante esibendosi in una specie di inchino.
“Nessun problema, io sono Reno, quello è il mio amico Rude e la ragazza è Elena. Per quel che riguarda Leon basterà seguirci, d’ altro canto noi lavoriamo per lui.” Disse il rosso.
“Grazie!” Disse Olette seguendo i tre verso il castello.
 
 
 
 
 
 
 
Aqua lanciò un altro urlo, poi il dolore cessò.
Faceva male.
Diavolo se faceva male.
Ma lei non avrebbe ceduto davanti a niente.
Il ragazzo ci era andato più leggero del suo precedente torturatore, ma le aveva inferto molte ferite ed il dolore la rendeva esausta.
Il ragazzo dai capelli grigi si avvicinò a lei, ma non le lanciò nessuna magia per torturarla.
“Scusa, era necessario.” Disse.
“Be’ se non altro sai fingere…” Disse lei sarcastica.
“Ascolta, ti dirò qualcosa ora che il maestro Xehanort è lontano dal castello.” Disse rapido.
“Aspetta!” Esclamò la ragazza. “Vuoi dire che Xehanort è vivo!?”
“Oh si, ed è lui che ha ordinato la tua cattura e il tuo… interrogatorio.” Rispose il ragazzo.
Aqua si mise a riflettere su quelle parole.
Xehanort era vivo, ora ne era sicura, ma non sapeva cosa volesse fare.
“Ora sappi che il castello Disney è caduto e con esso il loro Re.” Continuò il ragazzo.
“NO!” Questa notizia gli fece male più di tutte le torture messe insieme.
Re Topolino non poteva essere morto, era il più forte di loro tre messi assieme.
Se veramente era caduto il suo avversario era davvero molto forte.
“Sappi però che ci sono alcuni custodi che si oppongono alle tenebre e che in questo momento si sono radunati a Rediant Garden.”
Buona notizia.
Almeno poteva contare su qualche aiuto esterno.
“Non puoi dirmi altro?” Chiese speranzosa.
“No. Non ancora.” Disse il ragazzo uscendo dalla sua cella lasciandola sola. Di nuovo.
 
 
 
 
 
Necrosis era in piedi sulla terrazza del Castello Che Non Esiste.
Si stava concentrando per richiamare il suo potere principale.
Era così concentrato che non si accorse che il suo maestro gli si era accostato.
“Maestro…” Disse il giovane con un inchino.
“A che punto sei?” Chiese il vecchio custode.
“Ci sono quasi maestro, datemi ancora qualche minuto.” Disse con sicurezza.
Necrosis si portò le mani alla testa e si concentrò al massimo.
Dopo alcuni minuti sentì di avercela fatta.
Dal terreno davanti a lui uscirono alcuni scheletri animati.
Ma non erano scheletri ‘normali’ infatti erano neri come gli hertless ed avevano sulla fronte un emblema a forma di due falci incrociate.
“Ottimo lavoro mio apprendista.” Disse Xehanort a quella vista.
Necrosis osservò le sue creazioni.
Anche per i custodi sarebbe stato difficile affrontare quelle creature.
“Benvenuti al mondo, Necron, mie creature.” Disse il giovane mentre quelli si inchinavano.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ecco a voi il ventesimo capitolo. È Stata dura, ma ce l’ ho fatta. Ho voluto introdurre nuove creature e ce l’ ho fatta. I necron, servi di Necrosis.
Per il resto lascio a voi pensare cosa accadrà.
Una cosa però. Non dimenticate il tizio incappucciato di Bianco nel cuore di Sora, potrebbe rivelarsi ricco di sorprese ;)
Recensite, mi raccomando! 

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Capitolo 21
*** Mete inesplorate ***


 Masuru osservò con interesse le stelle con interesse.
Era partito insieme ai suoi amici Merrik ed Adele verso un mondo sconosciuto senza sapere cosa li aspettava.
Aveva lasciato il suo maestro, Riku, con Faraia alla ricerca del maestro Sora.
Loro avevano il compito di perlustrare i mondi alla ricerca degli hertless.
Era una missione poco importante rispetto alle altre, ma era necessario.
Non avevano capito molto di ciò che stavano affrontando, ma sembrava proprio che i nemici di Riku e Sora, l’ organizzazione XIII fossero tornati in vita.
Il maestro Riku aveva raccontato loro molto su questi pericolosi nemici.
Sapevano che erano molto potenti e con capacità magiche molto avanzate.
Avevano grandi conoscenze delle arti oscure che permetteva loro di evocare gli hertless ed i loro simili, i nessuno più deboli.
Il Maestro Yen Sid aveva loro dato una grande istruzione su tutti i tipi di creature oscure come i Nesciens, i Nessuno e gli hertless.
Masuru era certo di poter battere tutti i nemici che si sarebbero potuti ritrovare contro.
Adele invece era in ansia.
La situazione si stava facendo sempre più pericolosa e per lei e suo fratello non sarebbe stato un bene.
Aveva visto ciò che i loro avversari erano in grado di fare.
Aveva visto quella donna evocare una tempesta di fulmini per distruggere un intero villaggio ed evocare quelle creature per farle combattere al suo fianco.
Finché si trattava di combattere in allenamento andava più che bene, ma loro non avevano molta esperienza con il keyblade.
Potevano farcela?
Lei temeva di non essere in grado di combattere questa battaglia.
Sentì la rassicurante mano del fratello che si poggiava sulla sua spalla.
“Non ti preoccupare sorellina ce la faremo. Siamo stati addestrati per questo.” Disse con un sorriso che andava da un orecchio ad un altro.
Suo fratello era così.
Sempre sorridente ed allegro.
Era stato molto entusiasta quando erano stati scelti come allievi. Erano a Rediant Garden.
I grandi avevano l’ abitudine di dire ai bambini di non andare a giocare alla crepa.
Ma Merrik, sempre pronto a cacciarsi nei guai, aveva approfittato di un piccolo canale di scolo delle mura per uscire dalla città ed andare nella ‘Zona proibita’.
Adele, che si occupava di suo fratello da quando i loro genitori erano morti durante la prima invasione degli hertless, si era subito precipitata alla ricerca del fratello trovandolo che giocava con alcuni sassi colorati.
I due fratelli si incamminarono per tornare in città, ma quando mancavano pochi metri un gruppo di esseri oscuri, che poi impararono a conoscere come hertless, li circondarono e li attaccarono.
Merrik si era lanciato contro le creature con un bastone senza sortire alcun effetto.
Quelle avevano iniziato a ferirli rendendoli sempre più deboli.
Adele si era messa ad urlare accasciandosi accanto ad una roccia mentre suo fratello si era frapposto tra lei e i mostri per proteggerla.
In quel momento Riku era apparso impugnando la Via per l’ Alba abbattendo tutti gli hertless con rapidità impressionante.
Lui li aveva salvati riportandoli alla fortezza dove aveva parlato con Leon per poi chiedere loro di diventare suoi allievi.
Aveva spiegato loro cos’ era il keyblade e l’ importanza della loro missione.
Merrik era saltato in piedi urlando con gli occhi che gli brillavano, mentre Adele si era solamente alzata dicendo: “Con piacere.”
E di nuovo quei due modi di fare si scontravano: lei ansiosa e preoccupata da tutto, lui incosciente ed ansioso di mettersi alla prova.
Masuru tenne i comandi della nave con destrezza come gli aveva insegnato Riku.
Improvvisamente uno dei computer iniziò ad emettere uno strano suono.
“A tutti i passeggeri, si informa che siamo nei pressi di un mondo sconosciuto. Si prega di allacciare le cinture e prepararsi all’ atterraggio.” Comunicò il ragazzo.
Adele si sporse su uno dei computer di bordo. “Sembra che questo pianeta sia molto caldo.” Disse analizzandone la superficie. “E direi anche che è coperto da una giungla molto rigogliosa.”
“BENE!” Disse Merrik stiracchiandosi sul sedile. “preparate la crema solare e un bel po’ d’ acqua, ci abbronzeremo appena trovata una spiaggia!”
Entrarono piano nell’ atmosfera del pianeta per evitare impatti contro alberi o altro.
Il mondo era davvero ricoperto dalla vegetazione.
Una foltissima giungla lo ricopriva per intero senza lasciare molti spazi per atterrare.
Passarono diverse ore prima che Merrik potesse urlare: “Laggiù! C’ è uno spazio per atterrare!”
Masuru atterrò con delicatezza nello spiazzo.
“Bene, scendiamo e andiamo. Dobbiamo dare un’ occhiata.”
I tre scesero dalla navetta per trovarsi davanti ad un mondo fatto da una fitta giungla.
Liane ed alberi erano ovunque ed il caldo rendeva difficile respirare.
“Bel posto.” Disse Merrik osservando una liana per poi afferrarla e provare a salire.
“Ehi Merrik! Che fai!?” Fece Adele osservandolo.
“Dobbiamo esplorare questo mondo giusto?” Chiese lui per poi indicare la giungla circostante. “A piedi ci dovremo fare strada tra la giungla ed il sottobosco. Meglio camminare sugli alberi. Sembrano in grado di reggerci.”
Detto questo si arrampicò agilmente sulla liana per raggiungere il ramo più vicino.
“Non è una cattiva idea.” Fece Masuru arrampicandosi a sua volta.
Adele rimase a bocca aperta osservando quei due incoscienti salire su un albero alto diversi metri.
‘Ma sono l’ unica che pensa qui?’ Si chiese mentre li seguiva.
I tre si arrampicarono su quell’ albero per poi mettersi a correre sui rami.
Appena ne incontrarono uno in discesa si misero a scivolare su di esso con i piedi.
Anche Adele dovette ammettere che non era male e si divertì a seguire i suoi amici in quell’ avventura.
Quando il lungo scivolo si interruppe i tre rimasero senza fiato.
A qualche centinaio di metri da loro c’ era un’ enorme casa sull’ albero.
“Incredibile!” Esclamò Merrik.
“Già, molto bello.” Disse Masuru.
I tre si avviarono circospetti verso la casa per scoprire se c’ era qualcosa.
Ci volle qualche minuto per arrivare all’ abitazione passando tra i rami e le liane, ma la vista di cui si godeva era davvero splendida da lì.
La casa era stata costruita con delle tavole di legno molto vecchie che in alcuni punti si piegavano o si rompevano.
Erano appena entrati quando un gruppo di hertless apparve.
I tre non persero tempo ed evocarono i rispettivi keyblade affrontando le creature oscure.
Quegli hertless erano diversi da quelli incontrati fino ad ora: erano simili ai neoshadow per dimensioni, ma erano simili ad una scimmia e si muovevano rapidamente su quattro zampe.
I tre custodi si schierarono schiena a schiena per evitare di essere colpiti alle spalle e attaccarono.
Le creature erano veloci e riuscivano ad evitare la maggior parte degli attacchi per poi passare al contrattacco, ma avevano una pecca: essendo poco protetti bastava un colpo per distruggerli.
In poco tempo i tre giovani avevano sbaragliato quasi tutti i nemici.
Improvvisamente un ruggito squarciò l’ aria ed una creatura simile ad un giaguaro fece irruzione abbattendo alcune travi.
Gli hertless si ritirarono davanti a quell’ animale lasciando i tre custodi ad affrontare il pericolo.
“Cos è quello!?” Chiese Adele puntando il suo cercastelle contro il mostro.
Quello che avevano davanti non era un vero e proprio giaguaro, ma sembrava più il suo zombie.
La pelle era emaciata e lasciava in alcuni intravedere le ossa  nere e non bianche come dovrebbero essere.
Aveva sulla fronte uno strano simbolo formato da due falci incrociate nei punti dove le lame si attaccavano al legno formando una macabra croce.
Le orbite vuote della creatura gli osservavano mentre questa avanzava aprendo la bocca tendendo la già tesa pelle del muso rompendola in alcuni punti.
Il mostro stava per assalirli quando una lancia lo trapassò da parte a parte poco sotto il cuore.
Qualunque creatura sarebbe morta sul colpo, ma quella non fece altro che dimenarsi e ruggire selvaggiamente, mentre un uomo vestito solo con un perizoma marrone gli estraeva la lancia dal ventre posizionandosi tra lui ed i ragazzi.
I tre custodi rimasero impietriti mentre quella creatura si riprendeva e fuggiva nella foresta.
I tre rimasero paralizzati dalla velocità con cui il tutto si era svolto.
“Grazie…” Disse Masuru tendendo la mano verso il nuovo arrivato.
Quello si voltò e la strinse. “Io sono Tarzan.”
 
 
 
 
 
Riku si girò verso Faraia.
“A cosa stai pensando?” Chiese gentilmente l’ albino mentre teneva l’ attenzione sui comandi.
“Stavo pensando agli altri.” Disse con voce un po’ tremante. “Staranno bene?”
“Non preoccuparti.” affermò Riku con sicurezza. “Vi ho addestrati bene e siete diventati molto bravi, loro se la caveranno anche senza di noi.”
Riku però stava pensando ad altro.
Ormai era certo che fosse stata Xion a salvarlo.
Ma come poteva? Roxas l’ aveva uccisa tempo fa’.
Certo, considerato che anche Larxene era morta e se l’ era ritrovata davanti il giorno prima, avrebbe potuto immaginarsi di ritrovare anche lei.
Però la sua presenza confondeva il ragazzo.
Lui provava qualcosa per lei?
Cero! Lui stesso ne era certo, ma non era sicuro che fosse solo amicizia.
Poi perché la ragazza non era rimasta e si era limitata a tirarlo fuori?
Non era certo di volere delle risposte a queste domande.
Aveva paura di doversi confrontare con lei.
Non per il fatto di essere sconfitto, anzi, era sicuro di vincere, aveva paura di sconfiggerla.
Alla fine decise di rimandare quei pensieri ad un’ altra occasione.
Notò sul monitor un mondo e decise di visitarlo.
 Aveva lasciato Olette e Pance a Rediant Garden per poi seguire una possibile rotta presa dall’ amico quindi se Sora era passato di lì doveva aver fatto scalo in quel pianeta.
Il mondo era molto strano. Secondo i sensori era un mondo con mari e montagne varie, ma la cosa più strana era che rilevava segni vitali strani: non umani.
Riku inclinò il veicolo e lo fece atterrare nei pressi della costa del mare.
“Dove ci troviamo?” Chiese Faraia mentre scendeva dalla rampa di atterraggio.
“Siamo qui per scoprirlo.” Disse l’ albino semplicemente incamminandosi verso il bosco.
Faraia lo seguì facendosi strada nella foresta.
Aveva seguito il maestro Riku fino a quel momento, poteva continuare a stargli dietro.
La ragazza ripensò un attimo agli allenamenti che aveva sostenuto.
L’ albino era stato molto paziente con loro.
Freddo, ma paziente.
Aveva tenuto vari allenamenti sull’ uso corretto del Keyblade ricordandogli come bilanciare il peso e come contrattaccare il nemico in caso questi attaccasse.
Poi c’ erano state le lezioni di magia del maestro Yen Sid che erano state ancora più impegnative.
Avevano saputo che la maggior parte degli incantesimi avevano bisogno di un’ evocazione vocale, ma che diventando più abili si poteva fare almeno dell’ evocazione.
Per farlo però ci voleva una forte disciplina mentale ed una grande concentrazione per riuscirci.
Qualità che i loro maestri avevano acquisito sul campo.
Fu distratta da quei pensieri quando il maestro la fermò con una mano.
“Aspetta.” Disse acquattandosi nel sottobosco.
Faraia lo imitò notando solo in quel momento che lì vicino c’ era qualcosa.
La notte era calata e all’ orizzonte si vedevano ormai solo i riflessi screziati del sole che tramontava.
Qualcuno si era accampato a pochi passi da loro.
Aggirarono l’ accampamento per osservarlo da una posizione vantaggiosa.
Si acquattarono dietro due alberi che si trovavano vicini tra loro ed evocarono i rispettivi keyblade.
L’ accampamento era formato solo da alcune coperte e ad occuparlo c’ erano due ragazzi, due ragazze ed una strana creatura che sembrava vagamente umana ma bassa come Topolino e con una lunga barba rossa.
“Chi sono?” Chiese Faraia sottovoce.
“Abitanti del posto senza dubbio.” Disse L’ albino.
In quel momento la più giovane del gruppo, una ragazzina dai capelli ramati, un po’ bassa ma con un bel viso tondo, si svegliò improvvisamente e si diresse fuori dall’ accampamento.
Il suo movimento vegliò il resto del campo che seguì la giovane.
I due Keyblader seguirono il gruppo facendo il più piano possibile fino a che questo non si fermò.
“C’è Aslan! C’ era Aslan, laggiù!” Disse la voce squillante della piccola.
Il ragazzo biondo, più alto la avvicinò “Sei sicura? Io non ho visto niente.” Disse.
“Ma ti dico che l’ ho visto!” Disse di nuovo la ragazzina.
“Ci sono un sacco di leoni da queste parti. Probabilmente era selvatico.” Soggiunse il nano.
“Andiamocene.” Disse Riku alla usa allieva. “Qui non c’ è niente di interessante.”
Improvvisamente la ragazza dai capelli neri del gruppo che avevano seguito lanciò un urlo agghiacciante.
“FARAIA! Torniamo indietro!!!” Urlò Riku intendo ciò che stava per accadere.
Nella radura vicino al dirupo, dove i ragazzi si erano fermati erano apparsi almeno trenta Hertless.
I due ragazzi avevano in mano uno scudo ed una spada ciascuno, mentre il nano aveva una spada corta e la ragazza che aveva urlato teneva in mano un arco e delle frecce dal piumaggio rosso.
“Maestro, che facciamo?” Chiese Faraia.
“Mi sembra ovvio.” Disse il ragazzo evocando il suo keyblade. “ATTACCHIAMO!”
 
 
 
 
 
 
 
Maya si sedette in attesa della decisione del gruppo.
Aveva raccontato a Lightinight ed al suo gruppo la sua storia.
Di come fosse fuggita dalle Isole del Destino contro cosa stesse combattendo e soprattutto perché era in viaggio.
Mentre raccontava il silenzio sull’ accampamento si era fatto sempre più come se tutti fossero pronti a saltare al minimo segnale.
La ragazza non osò guardare in faccia nessuno.
“La storia è talmente pazzesca che potrebbe essere vera!” Esclamò Snow sdraiandosi sull’ erba.
Maya rimase interdetta “COSA!?” Fece convinta di non aver sentito bene.
“È quello che ti ha detto.” Disse Fang osservandola. “Ti crediamo.”
“Sembra strano, ma a me questa storia sembra vera, da quanto è pazzesca.” Disse Hope.
Lightinight si alzò e si avvicinò al dirupo voltando le spalle al gruppo. “Non è importante. Ora sappiamo che non è un pericolo per noi quindi che la sua storia sia vera o falsa non ha importanza.” Disse freddamente.
Maya si sentì molto sollevata dal sentire quelle parole.
“Allora cosa farai?” Chiese Sazh attizzando il fuoco con un bastone.
La ragazza ci pensò un po’ prima di rispondere. “Pensavo di accompagnarvi fino a Oerba, se non è troppo disturbo.”
“Basta che non ci intralci…” Fece Lightinight.
Snow fece uno strano gesto con il braccio in direzione della donne e disse: “Lasciala stare! È sempre scorbutica. Vieni pure non è un problema.”
“Ora però a nanna!” Disse Fang. “Domani dobbiamo partire presto per la torre di Teajin.”
Maya si addormentò accanto a Vanille.
“Così tu vieni da lassù.” Disse la ragazza indicando le stelle.
Maya osservò il cielo pensando ai suoi amici. “Già.” Disse con una lacrima che gli scendeva dagli occhi. “Io vengo da là…”
 
 
 
 
 
Paperino stava seduto sull’ erba vicino allo strano villaggio in rovina con la zampa sinistra fasciata.
“Sqeck! Per quanto tempo dovrò stare così!?” Chiese irritato.
Essere inattivo in un momento come quello lo innervosiva.
“Yuk, fino a quando non sarai guarito.” Disse Pippo mentre aiutava Ciop nelle riparazioni.
Erano atterrati, anzi si erano schiantati a meno di un chilometro da un villaggio in rovina che si ergeva sulla fiancata di una montagna innevata.
Durante la caduta il comando di espulsione del sedile di Maya inoltre si era attivato automaticamente espellendola chissà dove in quel mondo sconosciuto.
Paperino e Pippo avevano cercato in lungo e in largo alla ricerca di qualche indizio sul mondo in cui erano atterrati, ma con i computer di bordo in avaria era difficile trovare qualche forma di vita.
“Squeck! Dannazione! Il re è prigioniero del nemico e noi siamo bloccati! Non vedo come potrebbe andare peggio!” Disse il papero ormai al limite dell’ isteria.
“Continuando ad urlare in questo modo non ci aiuti a riparare la nave!” Sentenziò Ciop gettando via un cacciavite.
Pippo intanto teneva nelle mani un piccolo computer nel tentativo di comunicare con un’ altra gummiship.
“Yuk! Dannazione! Non ci sono navi nelle vicinanze! È inutile!” Disse esasperato.
In quel momento arrivò un trafelato Cip.
“Presto, comandante Pippo, dovete seguirmi!” Disse prima di rimettersi a correre in direzione del villaggio.
Pippo corse dietro al compagno che lo condusse in pochissimi minuti al limite del villaggio
“Cosa c’ è?” Chiese sottovoce il capitano delle guardie mentre si acquattava dietro una casa abbandonata.
“Guarda…” Disse Cip indicando due figure.
Una era un uomo anziano con una veste bianca con strisce blu che portava un bastone con in cima degli strani anelli e con un copricapo dal quale scendevano ai lati della testa delle sottili strisce di seta, mentre sulla spalla stava seduta una specie di civetta.
L’ altro era un uomo con il soprabito nero dell’ organizzazione con il cappuccio abbassato.
Aveva i lunghi capelli rossi color fuoco e  gli occhi verdi brillanti.
“Axel…” Bisbiglio Pippo osservando i due.
Axel stava dando all’ uomo una boccetta contenente un liquido nero come la pece.
“…Quando sarà il momento berrete questo ed i vostri nemici non saranno un problema.” Disse il rosso.
“Quindi mi assicurate che la pozione del vostro maestro mi indebolirà, ma poi mi riporterà in vita. Giusto?” Chiese il vecchio.
“Certamente, Fal’ Cie Baldandres, il mio maestro è sempre molto disponibile con coloro che si alleano a lui.” Disse Axel con un inchino prima di sparire in un portale oscuro.
Nessuno dei due si era accorto del comandante delle guardie che li stava osservando.
 
 
 
 
 
Olette era in piedi nella stanza che era adibita a quartier generale per Leon.
Era una stanza molto spartana.
Oltre all’ appendi abiti ed alla scrivania c’ erano due piccoli tavoli di legno ai lati ed uno più grande al centro della stanza con due sedie ed una bottiglia di uno strano liquore dorato.
Leon stava parlando con un altro tizio vestito in giacca e cravatta nera con una capigliatura liscia ed ordinata con una corta coda.
Lei e Pence stavano parlando con Reno.
“Ma voi sareste?” Chiese Pence all’ improvviso.
“Felice che tu abbia fatto questa domanda, ragazzo.” Disse il rosso aggiustandosi la giacca. “Noi siamo i Turks. Siamo un corpo speciale con il compito di ritracciare coloro che fanno uso dell’ oscurità per evocare gli hertless all’ interno della città.”
“Ma la barriera non dovrebbe tenere lontani gli esseri oscuri?” Chiese Olette.
“Giusto. Tiene lontani gli hertless e i nessuno, ma non gli uomini che fanno uso di poteri oscuri.” Spiegò Reno. “Loro possono entrare all’ interno del perimetro difensivo ed evocare gli hertless direttamente all’ interno.”
“Quindi il vostro compito è evitare che loro riescano a sabotarvi.” Disse la brunetta.
“Esatto. E non sono pochi. Da quando il custode Sora se n’ è andato sono apparsi anche questi keyblader oscuri che ci stanno dando un sacco di problemi.” Disse l’ uomo.
In quel momento Tseng si allontanò da Leon e disse. “Reno! Vieni!” ed uscì.
Il rosso salutò i due ragazzi e seguì il suo capo.
“Venite, amici.” Disse Leon invitandoli ad avvicinarsi.
Olette e Pence si avvicinarono al giovane comandante con la cicatrice.
“Sono contento che Yen Sid abbia mandato qualcuno.” Disse massaggiandosi la testa.
“Tutto a posto, Signore?” Chiese Olette.
“Nessun problema, solo che, nonostante gli sforzi dei Turks, non riusciamo a fermare questi sabotatori e le nostre difese stanno cedendo.” Rispose Leon
“Noi allora che facciamo?” Chiese Pence.
L’ uomo li squadrò da capo a piedi osservandoli attentamente prima di decidere.
“Allora, Tu, Olette, vorrei che ti unissi ai Turks per trovare chi ci sta sabotando.” Disse rivolgendosi alla ragazza che annuì.
“Invece, Pence, vorrei che tu raggiungessi Merlino alla torre sud e gli dessi man forte.” Aggiunse rivolto al giovane che fece un cenno di assenso.
Il comandante si mise ad osservare il cielo stellato mentre la brunetta gli faceva una domanda a cui non avrebbe mai voluto rispondere.
“Comandante. Sinceramente, quante possibilità abbiamo di vincere?”
Leon si girò con aria mesta. “Pochissime.”
 
 
 
 
 
Sora e Roxas osservavano lo strano individuo incappucciato.
“E come ci aiuteresti?” Chiese il biondo.
L’ incappucciato non rispose, ma tese la mano in avanti ed evocò un Keyblade.
I due giovani non avevano mai visto un keyblade simile.
Aveva l’ mpugnatura formata da due catene regolari simili a quelle di sora che dal punto in cui si incrociavano facevano partire una lama appuntiata.
Tutta insieme l’ arma era grande quanto l’ uomo che l’ aveva evocata eppure lui la sollevò senza sforzo facendola roteare in aria come se non avesse peso per poi farla sparire.
“Cos’ era?” chiese Sora incredulo.
“Quella era la mia arma: La X-Blade.” Disse l’ uomo con una punta di orgoglio nella voce. “Io sono qui per avvertirti e consigliarti: per sconfiggere tutti i tuoi nemici devi debellare l’ oscurità dal tuo cuore come io ho fatto molto tempo fa. Solo allora potrai impugnare quest’ arma che amplificherà in maniera esponenziale i tuoi poteri di Keybalder.”
‘Non mi piace questo tipo.’ Disse Roxas a Sora comunicando con la mente.
‘Hai ragione, ma io non sento nessuna aura oscura.’ Affermò Sora.
‘E’ vero, ma teniamo gli occhi aperti. Mi inquieta.’
“Allora come faccio a debellare l’ oscurità completamente dal mio cuore?” Chiese Sora.
“Non completamente.” Disse l’ incappucciato. “Come Xehanort tiene comunque una piccola quantità di luce nel suo cuore allora tu dovrai conservare l’ oscurità in minima parte nel tuo.”
“Va bene, ma come?” Chiese di nuovo il ragazzo.
“Ora non è il momento.” Disse il loro interlocutore.
“E perché no?” Chiese Roxas.
“L’ alba si sta avvicinando, il sogno sta per finire, ma credimi. Quando sarà il momento lo capirai.” Disse l’ uomo ammantato sparendo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Allora che ve ne pare. Allora nel prossimo capitolo capirete perché Tarzan si è rivolto a loro in maniera così verbale e non con suoni scimmieschi. Per chi dirà che le cronache di Narnia non centrano un tubo si informi che il film è della Disney e quindi l’ ho aggiunto ai mondi visitabili. Quello che i tre allievi stanno affrontando insieme a Tarzan non è altro che il Necron di Sabor.
Ma chi è il tizio incappucciato?
Come fa ad evocare la X-balde?
Ve lo dirò un giorno o l’ altro ;) Voi recensite ed io ve lo dico.                 

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Capitolo 22
*** Mosse cotroverse ***


Sora si svegliò sentendo uno strano calore.
Era un calore piacevole e soffuso ch partiva dal petto e dandogli una sensazione piacevole in tutto il corpo.
Si accorse solo in un secondo momento che quel calore era dato da Kairi.
La ragazza si era mossa nel sonno per accoccolarsi sul petto del giovane ed intrecciando le gambe con quelle di lui.
Resosi conto della situazione imbarazzante in cui si trovava arrossì e si allontanò svegliando la ragazza.
‘Diavolo che situazione…’ Pensò Sora mentre si alzava per rivestirsi.
Appena finito uscì dalla cabina lasciando sola Kairi per permettergli si rivestirsi.
“SORA!” Una voce femminile lo fece voltare.
“Elizabeth! Come stai? Dov’ è Will?” Chiese il ragazzo.
“Tutto bene, ho un po’ da fare. Sai, ho preso il posto di Sao Fang come pirata nobile.” Disse la donna che in effetti vestiva con una bell’ armatura orientale simile alle scaglie di un rettile.
“…E a mio parere non è una buona idea.” Disse Jack apparso alle spalle della bionda.
“Te l’ ho già detto. La ciurma mi ha accettato quindi non puoi opporti. Ora sono io il pirata nobile.” Disse con calma la compagna.
Il pirata sembrava contrariato, ma non disse più nulla andandosene.
“Sta escogitando qualcosa…” Disse Elizabeth guardandolo storto.
“Non ha importanza. Dimmi di te piuttosto.” Disse Sora.
In quel momento la porta della stanza si aprì e ne uscì Kairi ora completamente vestita.  
“Chi è la ragazza?” Chiese la bionda osservandola.
La rossa, però non sembrò essere molto intimidita dallo sguardo. “Sono Kairi, un’ amica di Sora.” Si presentò.
“Bene! È bello conoscerti. Gli amici di Sora sono miei amici.” Disse la donna sorridendo.
“Allora che succede?” Chiese di nuovo il ragazzo mentre si avviavano verso l’ esterno raggiungendo il ponte.
Elizabeth iniziò il racconto di ciò che era accaduto dopo che Sora se n’ era andato.
Dopo la sua partenza Lord Cuttler Becket aveva preso il controllo di Port Royal ed aveva iniziato a dare la caccia ad ogni singolo pirata esistente.
La cosa sarebbe anche stata giusta, ma lui aveva imprigionato anche decine di persone innocenti nella sua scalata al potere e per questo i pirati di tutti i mari si erano radunati nella città del naufragio per decidere un piano d’ azione.
Will era stato imprigionato da Becket e Barbossa voleva liberare Calipso, un’ antica divinità dell’ oceano imprigionata, sperando nella sua alleanza.
“Accidenti! Sembra che le cose si siano messe male…” Affermò Sora dopo aver ascoltato tutta la storia.
“Ma questo Devy Jones, è un nessuno? Insomma è senza cuore.” Chiese Kairi.
“I… Nessuno?” Fece perplessa la bionda.
“Scusa è un po’ difficile, comunque no, non credo. Lui non si è trasformato in hertless.” Disse il ragazzo.
I tre si avviarono verso la fortezza dove si stavano radunando i pirati nobili.
Appena furono scesi dalla nave, però, vide la donna della notte scorsa, Tia Dalma, essere scortata in catene da alcuni pirati alla nave mentre Barbossa si allontanava verso la fortezza con aria soddisfatta.
“Non mi piace…” Disse Kairi osservando il pirata.
“Non piace nemmeno a me, ma non possiamo fermarlo.” Disse Sora poggiandole una mano sulla spalla.
Barbossa era uno dei pirati nobili e attaccarlo lì sarebbe stato un affronto a tutti gli altri che sarebbero insorti in armi.
Sora però non era preoccupato da Barbossa. Il sogno che aveva avuto quella notte l’ aveva turbato.
Chi era quel vecchio?
Cos’ era la X-blade?
Anche Roxas non capiva chi potesse essere ed era molto diffidente.
D’ altro canto anche Kairi aveva percepito il disagio del amico grazie al legame con il suo cuore.
‘Naminé. Cos’ ha Sora?’ Chiese la rossa.
‘Non ne ho idea. Roxas parla di un sogno, ma non mi ha detto nient’ altro.’ Rispose la sua nessuno.
‘ Nient’ altro?’
‘No. Ma si capisce che c’ è qualcosa che non va’’
Kairi si avvicinò all’ amico, ma in quel momento da un ponte vicino provenne un urlo e il trio si precipitò a controllare.
Sora raggiunse il pontile formato dalle tavole di vecchie navi e vide tre pirati impegnati ad affrontare un gruppo di creature.
Sembravano scheletri ambulanti, ma le ossa erano nere ed emanavano uno strano alone di oscurità, mentre sulla fronte aveva inciso il simbolo di due falci rosse incrociate.
Insieme a questi mostri c’ erano alcuni hertless armati di sciabola con benda rossa ed alcuni nessuno prevalentemente simili.
“Ancora loro!?” Chiese Jack che era accorso a sua volta armato di sciabola insieme ad alcuni componenti della sua ciurma.
“Che vuol dire ancora?” Chiese Kairi.
“Quelle creature hanno attaccato la città altre tre volte ed è sempre più difficile respingerli!” Disse il pirata.
“Allora diamo una mano!” Affermò Sora lanciandosi contro i mostri oscuri.
 
 
 
 
 
Vanitas stava in piedi sul tetto di un edificio della Città del Naufragio osservando lo scontro che avveniva sui moli.
Doveva ammettere che il custode Sora era un buon combattente.
Si muoveva con un’ agilità impareggiabile e attaccava mantenendo la concentrazione su tutto ciò che lo circondava.
Certo, la furia della battaglia prendeva pure lui, ma comunque era un combattente con una disciplina mentale forte, frutto degli anni passati a viaggiare per i mondi ed a combattere l’ oscurità.
‘Sarà interessante battersi con lui.’ Pensò Vanitas pregustando l’ odore del sangue che presto avrebbe invaso l’ isola.
Il suo piano era di catturare la ragazza, ma divertirsi con il compagno non poteva certo fargli male.
Doveva però trovare il modo di fiaccarlo od indebolirlo altrimenti avrebbe potuto avere la peggio contro di lui.
Certo avrebbe potuto aspettare che i Necron del suo caro gemello facessero il loro sporco lavoro visto che non avevano ancora scoperto come distruggerli.
Gli scheletri oscuri venivano abbattuti con facilità, maa dopo pochi istanti si rimaterializzavano per tornare a mietere vittime.
‘Bravo, fratellino.’ Pensò Vanitas osservando un pirata morire colpito alle spalle di un nemico creduto morto. ‘Questi affari sono davvero niente male…’
Si alzò e se ne andò saltando su un edificio vicino.
La popolazione locale aveva utilizzato praticamente ogni relitto come casa, ma questo dava la possibilità a possibili avversari di nascondersi bene in città.
Si incamminò velocemente verso il lato sud della città ed entrò in un edificio passando dall’ acqua.
All’ interno c’ erano due custodi oscuri che vestivano con le stesse vesti dell’ organizazione XIII.
Uno era un ragazzo con i lunghi capelli neri lisci legati in una coda e con gli occhi che gli brillavano come oro fuso.
L’ altra era una ragazza dai capelli biondi ramati ricci.
“Maestro…” Dissero entrambi.
“Ottimo lavoro giovani allievi. Avete sabotato bene le loro difese.” Disse Vanitas soddisfatto.
“Ovviamente maestro…” Rispose la ragazza. “Credete che potremmo combattere il maestro Sora?” Chiese la ragazza.
“Silenzio, Cuthrien, Sora è un maestro e se ci attaccasse in questo momento state pur certi che non ci metterebbe molto a sbaragliarci!” Intimò il custode oscuro.
In quel momento i tre sentirono una presenza oscura che calava sull’ isola.
‘Xemnas!’ Pensò Vanitas riconoscendolo. ‘Cosa hai in mente?’
 
 
 
 
 
Xemnas stava seduto insieme all’ ammiraglio Becket e a Devy Jones a sorseggiare un tè.
Quegli uomini erano stupidi.
Accecati dall’ ambizione e dal desiderio di governare il loro piccolo mondo non riconoscevano coloro che li stavano manipolando.
Per uno come lui era facile manipolare quelle menti così deboli nei confronti della sua.
La sua assenza di cuore gli impediva di provare sentimenti certo, ma in questo modo poteva fingere meglio di averne.
Si sentiva quasi più vicino a Devy Jones con il quale condivideva l’ assenza del cuore.
Solo che lui era ancora in preda a sentimenti contrastanti e quindi era anche lui più debole rispetto al superiore.
“Così…” Iniziò l’ ammiraglio. “Voi ci garantite di poter sabotare i miei nemici e che l’ avete già fatto.”
“Le garantisco che la cosa è riuscita. I pirati sono in ritardo e non riusciranno a sfuggirle in tempo.” Disse il nessuno fingendo modestia.
‘Questi idioti non capiscono niente…’ Pensò.
“In effetti il tuo è un grande aiuto.” Ammise Backet. “I tuoi servi neri poi sono incredibilmente ubbidienti. Ora so cosa fare dei prigionieri. Sembra che le tue creature li trasformino in loro simili.”
Le giubbe rosse britanniche non erano dello stesso avviso del loro comandante ed osservavano quegli esserini neri con diffidenza.
‘È stupido, ma mi piace il suo modo di fare…’ Ammise a se stesso Xemnas mentre annuiva con finta riverenza.
“Poi. Ho un ultimo dono per voi.” Aggiunse il superiore richiamando il suo compagno Necrosis.
Quello non ci mise molto ad arrivare.
“Xemnas, immagino che tu abbia una buona ragione per farmi venire qui.” Disse il giovane.
“Certamente. Lord Backet. Lasciate che vi presenti un vostro prezioso alleato. Necrosis.” Disse il nessuno con un inchino.
“E cosa potrebbe mai fare questo ragazzo?” Chiese l’ ammiraglio scettico.
Necrosis non rispose, ma si limitò ad alzare le mani verso il mare.
Per un minuto non accadde nulla, ma all’ improvviso la nave fu scossa da un tremito.
“Il nostro dono per voi.” Disse Necrosis con un sorriso abbassando le mani. “È totalmente sotto il vostro controllo.” Disse mentre dalle acque dell’ oceano fuoriusciva il necron del Kraken.
 
 
 
 
 
Olette osservò con rammarico la situazione insieme a Leon.
Quella mattina avevano ricevuto una comunicazione da alcune navi in orbita che chiedevano di poter atterrare.
Avevano anche detto di venire dal castello Disney e a quelle parole Leon aveva dato ordine alle guardie di lasciare liberi i ponti di atterraggio.
Entrambi sapevano che, data la sconfitta del loro castello, non erano in buone condizioni.
Eppure Tutti speravano che almeno quelle navi portassero un numero di soldati sopravvissuti sufficiente per rinforzare le loro difese.
Ma una volta atterrati fu ovvio che così non era.
La maggior parte dei superstiti erano civili e quasi tutti i soldati erano feriti.
La gente era demoralizzata da quello spettacolo, ma nonostante tutto si tentò di aiutare i sopravvissuti nel miglior modo possibile.
“Dannazione! Con così pochi uomini non riusciremo a respingere un altro attacco.” Disse Leon.
Olette intanto si occupava di alcuni soldati feriti aiutata da Aerith.
“Sembra che non ci siano molti soldati disponibili…” Disse quest’  ultima mesta mentre rimarginava la ferita di un sodato Disney con la magia.
Poco dopo a loro si unirono anche Pence e Merlino.
“Ooooh cielo!” Esclamò il mago. “Tutto questo è orribile! Siete sicuri che il castello sia cauto?”
“Temo di si…” Disse Pence aiutando un soldato.
“Allora bisogna fare in fretta! Ma dov’ è il re?” Chiese Merlino.
“Morto.” Disse semplicemente Cloud.
“COSA!?” Chiesero tutti i presenti.
“Purtroppo ho chiesto ad alcuni soldati e l’ ultima nave che ha lasciato il loro mondo non aveva a bordo il re.” Disse il biondo.
“Questo è MOLTO preoccupante.” Disse Cid. “Almeno Paperino e Pippo si sono salvati?”
“Dispersi. La loro nave è dispersa a causa del danneggiamento di uno dei loro propulsori.”
“DANNAZIONE!” Urlò Leon. “Non c’ è il re, e gli altri che avrebbero potuto aiutarci sono andati! Non resisteremo ad un altro attacco.”
“potreste calmarvi ed aiutare.” Disse una seria voce femminile.
Dietro Leon c’ era una donna alta con i capelli castani.
“Chi siete?” Chiese Leon che sembrava riconoscere quella donna.
“Io sono Arianna. La madre di Sora e sono qui per dirvi che la regina Minni vorrebbe parlarvi.” Disse la donna allontanandosi per raggiungere alcune tende allestite nella piazza di Rediant Garden.
“Così quella è la madre di Sora…” Disse Aerith. Era evidentemente colpita.
“Dovrò andare a parlare con la regina…” Disse Leon seguendo la donna.
 
 
 
 
 
Maya si svegliò all’ alba prima di tutti gli altri.
Si guardò intorno soffermandosi sulla torre di Taejin.
Ora che il sole la illuminava poteva vedere meglio le pareti rosse della torre scolorite dal tempo e dai fattori atmosferici.
La torre era alta diversi piani e su alcune pareti c’ erano i resti di alcune terrazze le cui finestre erano state decorate con delle strane decorazioni antiche.
Era una costruzione bella ma inquietante.
Poco dopo si svegliarono Hope e Lightinight.
“Già sveglia?” Chiese la donna.
“Il mio maestro mi ha insegnato a riposare quanto basta per il corpo.” Disse la giovane.
Benché fosse stata poco con re Topolino questi gli aveva insegnato dei ‘trucchi’ per le battaglie.
Come riposare senza chiudere gli occhi, o come dormire senza perdere la cognizione del tempo.
Come respirare in mezzo alla polvere del campo di battaglia.
E soprattutto le aveva insegnato l’ importanza di combattere insieme.
Il resto del gruppo si svegliò poco dopo ed insieme partirono.
La donna dai capelli rosa apriva la fila seguita da Snow e Fang, mentre tutti gli altri stavano dietro.
La torre era circondata da una specie di crepaccio molto profondo e per raggiungere l’ altra ripa dovevano attraversare una specie di ponte di pietra.
Ogni tanto delle piccole creature verdi li attaccavano, ma quei goblin, così si chiamavano, erano facili da abbattere, tanto che l’ avanguardia li lasciava spesso a loro.
Anche i gorgonops erano abbastanza facili da abbattere, ma si muovevano più velocemente ed ogni tanto davano qualche problema.
Alla fine arrivarono al grande portone della torre: un immenso portone di pietra alto almeno tre metri.
“Come si entra?” Chiese Hope.
“Aprendo la porta. Avanti aiutatemi!” Disse Fang mettendosi a tirare la porta.
In poco tempo tutti si misero ad aiutare la donna, ma la porta non sembrava avere intenzione di aprirsi.
“Secondo me è chiusa dall’ interno.” Disse Sazh dopo aver tirato come un matto.
In quel momento uno stridore li fece voltare.
Un’ anfisbena li stava attaccando.
“Presto! In posizione!” Ordinò Lightinight estraendo un fucile che però dopo pochi istanti si ricalibrò diventando una spada.
Il mostro scaricò sul gruppo una pioggia di acido che Vanille deviò con un incantesimo di protezione.
“Sei mio!” Disse Sazh sparando alcuni colpi con le sue pistole che però mancarono il bersaglio.
La creatura alata si scagliò con le fauci spalancate contro Hope che riuscì appena in tempo ad evitare l’ attacco per poi scagliare una saetta contro la bocca aperta del mostro.
Quello chiuse le fauci appena in tempo e si librò in volo poco prima che una scarica di dardi ghiacciati lo raggiungesse.
“È troppo veloce!” Disse Snow che aveva lanciato l’ attacco.
Ligthinight non si fece impressionare, ed insieme a Fang aspettò che il mostro fosse abbastanza vicino per poi saltargli sopra con un incredibile salto di tre metri.
Dal dorso del mostro le due donne attaccarono la seconda bocca del mostro che si impennò paurosamente lasciando il ventre scoperto.
Maya a quel punto lanciò un dardo di luce verso il mostro mentre era ancora inclinato verso l’ alto uccidendolo mentre Lightinight e Fang scendevano con un salto.
“Bel colpo, ragazza!” Disse quest’ ultima riallacciando alla schiena la sua lancia pieghevole.
“Gente! Guardate!” Urlò Sazh indicando un punto in cielo ad ovest della torre.
“Ce ne sono altre!” Disse Snow Notando lo stormo di anfisbene dirette verso di loro. “Dobbiamo entrare!”
“E COME!!!” Urlò Lightinight. “La porta è chiusa!”
INDIETRO!” Urlò Maya per farsi sentire.
La ragazza evocò il suo keyblade e lo puntò verso la porta.
Dall’ arma partì un fascio di luce bianca che aprì i battenti.
Tutti rimasero a bocca aperta. “Ma come hai fatto!?” Chiese Sazh stupito.
“Ve l’ ho detto la mia arma può aprire tutte le serrature e le porte!”
Utile! Ora andiamo.” Propose Snow con l’ assenso di tutti.
Una volta all’ interno il gruppo si trovò in un enorme ambiente circolare.
Il piano terra.
Da lì partiva una scala a chiocciola che portava verso l’ alto e al centro della stanza c’ era una strana piattaforma di pietra che sembrava potersi muovere.
“Ok. Ed ora?” Chiese Sazh.
“Mi sembra ovvio.” Disse Fang. “Si sale.”
“Grandioso altra scarpinata su per le scale.”
“Non per le scale disse la donna. “Ma con l’ ascensore.” Aggiunse avviandosi verso la piattaforma.
 
 
 
 
 
Masuru osservò lo strano individuo che avevano davanti.
Era indubbiamente umano, ma non si comportava come tale.
Si teneva ingobbito reggendosi suo talloni come una scimmia ed indossava uno strano perizoma marrone.
“Grazie Tarzan. Sai cos’ era quello?” Chiese Merrik.
“Sabor. Fantasma.” Rispose l’ uomo scimmia.
“Ok. È il fantasma di questo Sabor se ho capito bene.” Disse il ragazzo.
“Sabor oscuro, cattivo. Lui tornato distrutto famiglia di Tarzan. Suo fantasma perseguita Tarzan da qualche giorno.” Disse l’ uomo avviandosi verso la porta.
I tre lo seguirono incuriositi e l’ uomo li portò fuori attraverso un ponte sospeso.
Il ponte collegava la casa sull’ albero alla giungla ed era lungo molti metri.
“Allora dove andiamo?” Chiese Adele osservando quello strano uomo taciturno.
Tarzan continuò a camminare per poi fermarsi davanti ad alcune liane per poi dondolarvisi sopra e passare saltando da l’ una all’ altra.
I tre ragazzi lo imitarono meglio che poterono riuscendo a stargli dietro fino a ritrovarsi in un accampamento costruito in riva al mare.
Era composto da cinque tende in tutto, da una specie di torretta di avvistamento e da alcune casse messe da un lato alla rinfusa tra le quali c’ era una specie di fornello.
“Jane!” Chiamò t
Tarzan ed una donna dai capelli marroni ed un vestito giallo uscì dalla tenda centrale.
“Salve. Voi siete amici di Tarzan?” Chiese lei affabile.
“No in realtà siamo capitati qui per ordine del maestro Yen Sid per cercare il maestro Sora.” Disse Masuru.
“Allora conoscete Sora!” Esclamò la donna.
“Solo di fama, voi come lo conoscete?”
“È capitato da queste parti un po’ di tempo fa. Ha sconfitto Claiton ed a scacciato gli hertless.” Disse la donna con entusiasmo. “Ha anche ucciso quella bestiaccia che ora torna in vita e io e mio padre viviamo qui da allora. Vogliamo scoprire cosa tiene in vita quella creatura.”
“Da quando gira da queste parti?” Chiese Adele.
“Poche settimane.” Rispose Tarzan.
I tre si sedettero fuori dalla tenda rimanendo nell’ accampamento.
“Sembra che quella creatura oscura sia tornata in vita.” Disse Masuru.
“Possibile? Come avrebbero fatto?” Chiese Merrik.
“Non lo so, ma siamo qui a posta per scoprirlo.”
“Non dovremmo informare il Maestro Yen Sid?” Chiese Adele titubante.
“Andiamo, sorellina. Affrontare mostri come quello è nostro compito. Ce la faremo, vedrai.” Disse suo fratello sorridente come sempre.
“Già, hai ragione. Ce la faremo, scusa.” Disse la ragazza abbracciando il fratello.
Dopo un po’ di tempo dalla tenda uscirono Tarzan e Jane.
“preparatevi, ragazzi!” Disse la donna entusiasta. “Tarzan ha deciso di accompagnarvi da Kerciak, il capo dei gorilla per parlare con lui.”
 
 
 
 
 
Xaldin era in piedi al centro della stanza privata del re.
“Allora, mi state dicendo che mio nipote sta radunando un esercito al di là del fiume.” Chiese l’ uomo con la barba nera che aveva davanti.
“Si mio signore. Penso che abbiano un covo all’ interno della foresta.” Rispose il nessuno.
L’ uomo si mise a girare in cerchio per la stanza.
‘Che cosa inutile. Solo chi ha un cuore potrebbe mettersi a girare in tondo.’ Pensò il feroce lanciere mentre osservava il vecchio davanti a lui.
“Allora devo subito preparare le forze e attaccare.” Disse alla fine.
‘Ma che bravo! Chi l’ avrebbe mai detto.’ Pensò il nessuno mentre rispondeva.
“Signore gli hertless sono già ai vostri ordini potreste usarli.”
“No! Meglio prendere anche un esercito, anche se quelle creature potrebbero fare dei sabotaggi contro Caspian.” Rispose il sovrano.
“Ce ne occuperemo noi.” Rispose il nessuno. “Lei raduni l’ esercito. E sia rapido.”
Detto questo uscì dalle stanze del re attraverso un portale per trovarsi nei pressi di un ponte in costruzione.
“Ansem…” Disse sapendo che era lì.
Un ombra in mezzo alle tende dei soldati si mosse e l’ hertless si mostrò.
“Cosa c’è?” Chiese noncurante.
“Dovresti smetterla di seguire quel ragazzo. È fuori dalla tua portata ormai.” Disse Xaldin.
“Io farò come voglio.” Rispose semplicemente l’ uomo dai capelli d’ argento. “E potrei aver trovato un buon alleato.”
“Di chi si tratta?” Chiese il nessuno.
“Uno dei quattro ragazzi che Riku ha incontrato è già dalla mia parte, o meglio lui non sa di esserlo.” Rispose con un sorriso ambiguo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ok, ci risiamo. Questa è la quiete prima della tempesta. Molti cattivi si sono mossi ed altri ancora faranno la loro mossa. Cosa accadrà?
Abbiate pazienza e lo scoprirete.
A presto e mi raccomando: RECENSITE!     
 

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Capitolo 23
*** Vanitas contro Sora e Kairi ***


Riku fece sparire il keyblade e osservò i quattro ragazzi che aveva salvato.
“Grazie.” disse il ragazzo moro.
“Di nulla. State bene?” Chiese Riku aiutando il ragazzo ad alzarsi mentre Faraia curava la ferita del nano.
“Si. Sei di Telmar?” Chiese il biondo.
“No. Vengo da molto lontano per distruggere le creature che vi hanno attaccato.” Rispose l’ albino. Meglio evitare di dire cosa ci facessero lì.
“Be’ grazie.” Disse la ragazza dai capelli neri. “Se non sono indiscreta, qual’ è il vostro nome?”
“Io sono Riku.” Disse il giovane. “Lei è la mia allieva Faraia.”
“Allieva? Siete il maestro di qualche particolare disciplina. Sembrate molto giovane.” Disse il ragazzo più grande. “Comunque io sono Peter Pevensie. E loro sono i miei fratelli. Susan.” Indicò la ragazza poco più giovane di lui. “Edmund.” Il ragazzo dai capelli neri. “E Lucy.” Disse indicando la ragazza con i capelli color rame.
“Io sono Trumpik. La loro guida.” Disse il nano dai capelli e la barba rossa alzandosi.
“Dove state andando?” Chiese Riku. “Siete molto ben armati.”
I ragazzi si guardarono con una strana occhiata. Era ovvio che non si fidassero di quello sconosciuto.
“Perché volete venire?” Chiese Peter.
“Ci sono altre creature oscure. Dobbiamo distruggerle.” Disse l’ albino. In realtà c’ era qualcos’ altro che lo turbava: il ragazzo biondo aveva certamente una luce forte nel suo cuore, ma sembrava anche vicino ad entrare nell’ oscurità.
‘Devo salvarlo.’ Pensò Riku. ‘Non ha idea di che cosa stia facendo.’
Ripensò automaticamente a se stesso che anni prima aveva tradito Sora dandosi all’ oscurità. All’ inizio sembri normale perché le forze oscure non ti muovono contro la tua volontà ma facevano muovere i tuoi peggiori istinti.
Solo dopo cominciavano a muoverti come un burattino.
E Riku lo sapeva bene.
I quattro ragazzi sembrarono molto diffidenti nei confronti del custode, ma decisero comunque di farlo venire con loro.
Il gruppo decise di continuare la marcia anche di notte per raggiungere la casa di Aslan entro il pomeriggio del giorno dopo.
“La casa di Aslan?” Chiese Riku.
“Si sai. Devi sapere che sono molti decenni che siamo sottomessi a Telmar.” Spiegò il nano. “Così abbiamo deciso di ribellarci. Sotto la guida di Caspian: principe Telmarino cacciato da suo zio che lo vuole morto. Lui ci ha promesso di ridarci le terre se lo aiuteremo.”
Il gruppo continuò a camminare nella foresta facendosi strada nel sottobosco a colpi di spada, mentre cercavano di orientarsi.
Il viaggio era un po’ scomodo ma tutti erano abituati ai lunghi viaggi.
A mattino il gruppo si fermò in una piccola radura circondata da alberi per riposare.
“Faraia. Vieni con me.” Disse Riku mentre tutti si stavano sistemando.
“Ti chiederò questo: hai notato niente si insolito in Peter Pevensie?” Fece con cipiglio autoritario.
“No… perché?” Chiese la ragazza sorpresa.
“Allora non hai ancora appreso…” Fece Riku scuotendo la testa. “Ascolta. Ora, chiudi gli occhi e concentrati. Non senti l’ oscurità che cresce nel cuore del ragazzo?”
Faraia si concentrò un attimo. “Maestro Riku. Ora lo sento. Avete ragione.” Disse con gli occhi chiusi. “Ma cosa facciamo? Lo attacchiamo?”
“No!” Disse il giovane maestro. “Può essere ancora salvato, non attacchiamolo se non è lui ad attaccare noi.”
Detto questo Riku tornò all’ accampamento per mangiare un boccone insieme ai fratelli Pevensie.
 
Peter si era avvicinato alla foresta per perlustrare l’ area circostante.
Aveva fatto solo pochi passi quando una figura con un soprabito nero apparve attraverso un portale oscuro.
“DIAVOLO! Ti avevo detto di non farti più vedere!” Disse il giovane biondo.
“Oh allora non vuoi sapere che il ragazzo che hai preso con te è una spia di Telmar?” Disse l’ uomo dai capelli di argento con voce melliflua.
“Cosa!?” Chiese il giovane re. “Come fai a saperlo?”
“Te l’ ho già detto l’ ultima volta. Io sono dalla parte di Aslan. Voglio aiutarti.” Fece il suo interlocutore con un inchino.
“Allora che devo fare?” Chiese il re interessato senza sapere di star facendo il gioco del nemico. “Lo uccido? O lo devo dire ai miei fratelli?”
“Mio re. I vostri fratelli non sono affidabili potrebbero approfittare della situazione.” Disse l’ hertless.
“Bada a come parli! I miei fratelli non mi hanno mai tradito!” Affermò sicuro il giovane.
“Sicuro? Chi ti ha contrastato mentre tu volevi tornare a Narnia? Tu sei il più grande dei re, ma devi guardarti dall’ invidia dei tuoi fratelli.” Affermò con sicurezza Ansem.
“Ci penserò.” Disse il ragazzo. “Ma ora vattene.”
‘Idiota…’ Pensò l’ hertless sparendo in un portale oscuro.
 
Riku sentì alcuni passi sconosciuti mentre Peter tornava al campo dopo la perlustrazione.
“Cos’ è stato?” Chiese.
All’ improvviso un ragazzo dai capelli scuri uscì dal bosco seguito da alcune strane creature.
Erano entrambi esseri bipedi, ma uno era completamente ricoperto di un’ ispida pelliccia nera con due corna sopra la testa, mentre l’ altro era coperto di peli solo dalla vita in giù.
Per un attimo tutto il campo prese le armi, ma il nano rosso li fermò.
“Principe Caspian!” Disse alzando le mani verso il ragazzo. “Fermate le vostre armi, i re e le regine di Narnia sono tornati!”
A quelle parole dal bosco circostante apparvero diverse altre creature che guardavano stupite l’ accampamento.
 
 
 
 
 
“Accidenti non muoiono!” Urlò Sora mentre colpiva il mostro al corpo per poi vederlo ricomporsi sotto il suo occhio.
Stavano combattendo da quasi un quarto d’ ora, ma non riuscivano proprio a vincere.
Abbattere gli hertless era stata una passeggiata, ma quelle creature con il simbolo delle due falci incrociate a formare un cuore sembravano immuni anche ai colpi del keyblade.
Kairi, Jack ed Elizabeth non se la passavano tanto meglio e nemmeno gli altri pirati.
Le lame si incrociavano e su tutto il molo si stava svolgendo una vera e propria battaglia.
Sora colpì di nuovo quei dannati scheletri, ma quelli continuavano a rigenerarsi.
Intanto anche Barbossa era entrato in combattimento caricando con una trentina di pirati armati di sciabole ed asce.
Nonostante questo le creature non si fermarono.
‘Come diavolo faccio a uccidere qualcosa che torna di continuo.’ Disse il ragazzo mentre parava il colpo di spada di un necron.
Sora si concentrò su quello che aveva visto durante gli scontri e gli passò per la mente un’ intuizione.
Quando aveva abbattuto il primo nemico si era accorto che il simbolo a forma di cuore formato dalle falci rimaneva integro anche dopo che la creatura andava in polvere.
Con una rapida mossa disarmò la creatura e la colpì in piena fronte.
Ci fu un lampo di luce verde e il mostro divenne polvere, ma che, invece di diventare un mucchietto, si disperse nell’ aria senza ricompattarsi.
“Mirate alla testa!!! Dove c’ è il simbolo!!!” Urlò Sora cercando di superare con le sue urla il clangore delle armi prima di gettarsi su un altro nemico.
In poco tempo le creature furono tutte distrutte lasciando però un gran numero di morti e feriti sulla banchina.
“Dannazione!” Imprecò Barbossa guardandosi attorno. “Altri dodici morti. Di questo passo quelle creature ci uccideranno prima che lo faccia Becket!”
In quel momento un pirata corse verso il capitano. “Signore! Gli ultimi pirati nobili sono approdati. Hanno ricevuto un imboscata in mare, ma sono riusciti ad arrivare qui.”
“TUTTI QUANTI!!! ALLA FORTEZZA DEL NAUFRAGIO!!!” Urlò Barbossa.
Kairi vide Sora seguire il gruppo.
Con un impeto di coraggio gli si avvicinò decisa.
‘Ok, forse non è il momento più adatto, ma potresti non averne altri.’ Si disse.
Osservò la zona circostante per controllare che non ci fosse nessuno e decise di trascinare il ragazzo dietro una nave affondata.
Lui rimase molto sorpreso dalla mossa che la rossa stava facendo, e si domandò perché lei stesse tentando di nascondersi.
Kairi lo guardò iniziando a sudare freddo senza riuscire a guardarlo negli occhi.
‘Avanti su! Non aver paura! Tu piaci a lui, lui piace a te, cosa potrebbe andare storto?’ Pensò convinta, ma quando alzò gli occhi verso il ragazzo si sentì stranamente intimidita dal suo sguardo luminoso e si ritrasse.
Sora si doveva essere accorto della dei problemi della rossa, perché le mise una mano sulla spalla e disse: “Ehi, se c’ è qualche problema me ne puoi parlare.”
Kairi si decise, prese un respiro profondo e…
“Sora!” Jack apparve da dietro l’ angolo.
Il ragazzo girò la testa verso il capitano e disse: “Si un attimo.” Poi si rivolse all’ amica. “Se non è importante ne parliamo dopo.”
Lei si limitò ad annuire.
Sora si incamminò verso la fortezza mentre Kairi lo seguiva con lo sguardo basso.
Superarono una serie di vicoli composti anche quelli da assi di legno di vecchie navi fino ad un’ imponente struttura di legno che somigliava vagamente ad un castello.
Era un’ unica struttura alta simile ad una piramide un po’ storta dalla quale affacciavano terrazze e boccaporti da dove spuntavano le bocche di fuoco di decine di cannoni.
Sora, Kairi e Jack entrarono dalla porta principale presidiata da una decina di pirati dalla corporatura robusta, e salirono una lunga rampa di scale fino ad una stanza affollatissima con al centro un grosso tavolo ellittico.
Mentre Jack consegnava il suo pezzo da otto Sora osservò gli altri pirati nobili.
Erano ognuno diverso dall’ altro.
C’ era persino una donna di origini certamente orientali, un uomo che vestiva in maniera simile ad un sultano, un alto tipo allampanato con i baffi alla francese e molti altri personaggi dall’ aria strana.
Sora osservò Kairi del tutto disinteressato al discorso che Barbossa stava intavolando per convincere gli altri pirati a liberare Calipso.
I suoi pensieri furono interrotti quando i pirati si misero a picchiarsi.
“Questa è… pazzia…” Dissero lui, Kairi ed Elizabeth in coro.
“Questa è politica.” Rispose Jack con noncuranza.
Barbossa si alzò sul tavolo e sparò un colpo che fece tacere la folla.
Il colpo però, non fu niente in confronto alla scossa che colpì l’ intera fortezza.
La struttura tremò ed un pirata entrò nella sala urlando: “Allarmi!!! Siamo sotto attacco!!!”
Sora si precipitò verso la terrazza più vicina anticipando la maggior parte dei pirati.
Da quell’ altezza il ragazzo riuscì a vedere il terribile spettacolo che si svolgeva sotto i suoi occhi.
Una bestia mastodontica grande come dieci navi stava attaccando le navi.
“Non è possibile!” Urlò Jack osservando il mostro. “Il Kraken era morto!!!”
Il mostro aveva lunghi tentacoli che ne nascondevano quasi del tutto il corpo viscido.
Tuttavia la figura era ancora più inquietante a causa della pelle cadente ed in putrefazione.
In alcuni punti era possibile vedere le viscere della creatura contorcersi orribilmente sotto la pelle putrescente mentre parti di tessuto organico cadevano dall’ epidermide aperta in più punti.
“Dobbiamo fermarlo!” Urlò Sora. Partendo a razzo per fermare il mostro.
Kairi lo seguì a ruota, mentre tutti gli altri pirati si mettevano a correre per raggiungere le proprie postazioni.
“Avanti! Ai cannoni!!!” Urlava Jack.
I due ragazzi scesero velocemente le scale, ma arrivati a metà rampa un tentacolo grande quanto un tronco d’ albero penetrò lo spesso legno della struttura abbattendosi a pochi passi da loro.
La rossa tirò l’ amico indietro appena in tempo per evitare che venisse schiacciato.
“Grazie!” Fece lui saltando subito su alcune travi di legno.
La ragazza lo seguì mentre dall’ esterno si sentivano i primi boati dei cannoni che facevano fuoco.
I due si mossero con agilità tra le travi di legno cadute, ma, superata la porta si trovarono davanti uno spettacolo davvero strano.
Un ragazzo con una strana armatura nera e viola ed il casco dello stesso colore con in mano un keyblade stava combattendo contro alcuni pirati.
Nonostante l’ inferiorità numerica quell’ individuo se la stava cavando bene e riuscì facilmente ad avere la meglio sugli ultimi due avversari rimasti.
“Chi sei!?” Chiese Sora evocando il suo keyblade.
Il ragazzo si voltò. “Io sono Vanitas. E sono qui per aiutare il bestione…” Disse indicando i tentacoli del mostro sempre più vicini.
Kairi si affiancò a Sora e disse: “Se sei contro di noi, allora ti distruggeremo.”
Il ragazzo si mise a ridere.
Una risata gracchiante e penetrante, anche se leggermente più profonda di quella di Phobia.
“Allora ne avete di coraggio!” Disse alzando l’ arma. “Significa che mi divertirò a distruggervi.”
Sora e Kairi a quelle parole si lanciarono sull’ avversario.
Vanitas saltò e lanciò cinque fulmini neri a mezz’ aria.
I due custodi saltarono ognuno dal proprio.
Il ragazzo lanciò tre attacchi di fila che l’ avversario però per poi contrattaccare.
Kairi lanciò alcune frecce di ghiaccio.
L’ individuo in armatura si teletrasportò a pochi metri da lei ed attaccò con il suo keybalde.
La rossa si difese bene e appena ebbe un momento lanciò una sfera di luce contro l’ avversario.
Vanitas evitò il colpo con una rapidità sorprendente per poi lanciare alcuni proiettili di ghiaccio.
Sora lanciò un incantesimo di protezione per difendere la rossa e si lanciò all’ attacco.
Il tizio in armatura era molto abile e riuscì a tenere testa al custode anche quando Kairi si lanciò in aiuto dell’ amico.
I tre si scambiarono colpi sempre più potenti e veloci.
La rossa era molto rapida e lanciava magie a raffica che però il suo avversario evitava con abilità rispondendo con saette nere e fiammate oscure.
Sora si lanciava all’ attacco con la catena regolare, ma Vanitas era molto rapido e, nonostante gli sforzi congiunti dei due riusciva a resistere bene.
I due custodi combatterono con abilità impareggiabile, ma l’ individuo mascherato era molto forte e riusciva più volte a tenere loro testa costringendoli a rimanere in difesa.
Dopo alcuni minuti Sora riuscì a rompere la difesa avversaria e con un salto ferì Vanitas al braccio sinistro, mentre Kairi, approfittando della vittoria dell’ amico lanciò un incantesimo di fuoco che esplose vicino al loro avversario facendolo volare all’ indietro per diversi metri.
“Arrenditi!!!” Urlò Sora puntando il keyblade al petto di Vanitas.
In quell’ istante la piazza tremò paurosamente ed il ragazzo barcollò perdendo l’ equilibrio permettendo all’ avversario di liberarsi con un calcio.
Un tentacolo grande quanto un albero fuoriuscì dal centro della piazza sfondando le assi di legno.
Kairi lo colpì con una palla di fuoco senza sorbire alcun effetto, mentre Vanitas si aggrappava con forza al tentacolo facendosi trascinare in acqua.
I due custodi si misero a correre per tacito accordo sapendo dove sarebbe andato il loro avversario.
Corsero tra i vicoli della città del naufragio che era ormai sotto attacco del Kraken non-morto che sembrava deciso a demolire tutto.
Sora e Kairi arrivarono al molo principale, ormai distrutto e sostituito dall’ enorme massa del calamaro gigante che con i suoi innumerevoli tentacoli ghermiva i pirati che erano stati così sfortunati da trovarsi nelle vicinanze.
Vanitas, intanto, era in piedi sulla schiena del mostro.
“Siete coraggiosi.” Disse ridendo. “Coraggiosi e stupidi. La vostra fine è vicina.”
Così dicendo evocò un gruppo do creature blu scuro. Nesciens attaccabrighe accompagnati da un paio di Boxer.
Sora si lanciò sul boxer più vicino disintegrandolo con un colpo solo, mentre Kairi distruggeva l’ altro con un fulmine.
Gli attaccabrighe si lanciarono su di loro con gli artigli snudati, mentre Vanitas attaccava Kairi ed il Kraken continuava a demolire edifici e navi tra le urla della gente disperata.
Kairi parò l’ attacco usando il keybalde e rispose con un colpo della sua lama senza andare a segno.
Vanitas, infatti, saltò evitando agilmente l’ attacco per poi lanciare alcune saette nere contro di lei.
La rossa fu costretta a saltare indietro per evitare il colpo, ma quando osservò di nuovo verso l’ avversario scoprì che era sparito.
Ebbe appena il tempo di accorgersi delle scintille rosse sotto i suoi piedi per evitare il ragazzo mascherato che uscì dal terreno circondato da un alone di fuoco per poi rilasciarlo sottoforma di vari proiettili che sfiorarono la ragazza per un soffio.
Sora intanto disintegrò l’ ultimo attaccabrighe e si lanciò sul Kraken.
Doveva trovare il simbolo del cuore fatto dalle falci incrociate, o non sarebbe riuscito a distruggerlo.
Si guardò un attimo indietro per vedere come se la cavava l’ amica e, una volta sicuro che lei potesse resistere, partì all’ attacco.
Il mostro era enorme e la scalata della schiena era ostacolata anche dalla terribile puzza del mostro marino in decomposizione che quasi faceva svenire Sora.
Lui, però, tenne duro e riuscì a raggiungere la schiena.
Tentò di individuare il simbolo che indicava il punto debole del mostro, ma dopo pochi secondi un tentacolo tentò di schiacciarlo.
Il ragazzo quasi perse l’ equilibrio,ma riuscì a tenere la resa sulla pelle.
Il mostro cominciò a dimenarsi per liberarsi del piccolo intruso che, anche a causa della pelle viscida e bagnata non riusciva a tenere bene la presa.
Sora si rialzò scivolando paurosamente sull’ epidermide della crature mentre alcuni tentacoli di piccole dimensioni lo ferivano al viso e alle braccia rendendo difficile il movimento.
Tagliò alcuni tentacoli con il keyblade nel tentativo di farsi strada, ma la creatura non sembrava risentire degli attacchi.
Stava per arrendersi quando vide il simbolo proprio a pochi passi da lui.
I tentacoli ormai lo avvolgevano, tanto che non poteva colpire con il keyblade, così impugnò l’ arma come se fosse una pistola e la puntò contro il simbolo lanciando una potente magia di fuoco.
La schiena del mostro esplose e Sora fu scagliato lontano precipitando da diversi metri atterrando dolorosamente su alcune assi di legno.
Vide la creatura disintegrarsi sotto i suoi occhi tra le grida esultanti dei pirati, mentre poco più in là Vanitas e Kairi stavano ancora combattendo.
“Arrenditi!” Disse la rossa dopo l’ ennesimo scambio di colpi. “È finita. La tua bestia è morta.”
“E sei uno contro due.” Aggiunse Sora che si era rimesso in piedi per correre al fianco di lei.
Il loro avversario si guardò attorno. “Avete ragione: meglio se mi ritiro.”
Detto questo aprì un portale oscuro e sparì.
 
 
 
 
 
Maya camminava al fianco di Hope lungo le scale della torre.
Dopo aver salito innumerevoli piani con l’ ascensore il gruppo aveva iniziato a salire a piedi nel più assoluto silenzio, ma si era fermato per fare una perlustrazione ed orientarsi meglio.
Mentre Fang e Vanille, originarie del posto, controllavano la zona, gli altri si erano seduti ad una porta che dalla terrazza interna collegata alle scale che poi sboccava in un ampia stanza di pietra completamente spoglia.
“Come hai fatto? Ad aprire la porta intendo.” Chiese all’ improvviso il ragazzo dai capelli bianchi.
Lei evocò il suo keyblade. “È uno dei tanti poteri di quest’ arma.” Rispose soppesandola. “Ha molti poteri, ma quello di aprire qualsiasi cosa è sicuramente quello più utile ed ovvio.”
“Deve essere un’ arma molto potente.” Disse Lightinight che si era avvicinata. “Posso vederla.”
Alla mano tesa della donna Maya non riuscì a dire di no.
Lightinight soppesò l’ arma con mano esperta. Aveva tenuto in mano armi di tutti i generi e sapeva riconoscere una buona lama quando ne vedeva una.
Alla sua mano quella era una di quelle senza valore, la lama era sbilanciata ed il manico non dava una presa salda.
“Ma che arma è!?” Chiese lei con un cipiglio nervoso. “Non riusciresti nemmeno a tagliare il pane con questo.”
“Perché tu non sei una keyblader.” Sentenziò la brunetta con un sorrisetto.
“Mi stai dicendo che questa cosa sceglie il suo soldato!?” Chiese scettica la donna. Lei era un soldato, non era abituata a sciocchezze del genere.
Certo Pulse era già molto per la sua mente cocooniana, ma era un’ altra storia:lei sapeva che Pulse fosse una piana, poteva toccarla, camminarci sopra e vederla.
Quella ragazzina diceva di venire da un altro mondo dove aveva imparato ad usare una gigantesca chiave da un topo antropomorfo e diceva anche che quella cosa era una specie di arma vivente. La sua mente di soldato non era abituata a tutte quelle sciocchezze in una volta.
“Si!!!” Rispose Maya con forza. “Ma una scorbutica come te non può certo capire ciò che non arriva oltre il suo naso vero!?” Da dove gli era uscita questa? Non era mai stata aggressiva, soprattutto con persone più grandi di lei.
Infatti la donna non la prese molto bene visto che le puntò la sua spada-fucile alla gola mentre gli altri si alzavano lanciando urla di sorpresa e paura.
“Prova a ripetrlo…” Disse minaccioso, mentre Maya saltava all’ indietro puntando il keyblade.
“Sentite basta!!!” Disse Snow. “Non dobbiamo litigare.”
In quel momento Hope indicò il soffitto.
“Là!!! Cosa sono!?” Fece.
Un gruppo di esseri neri dagli occhi gialli armati di spada alati.
“Hertless!!” Urlò la bruna mentre lanciava alcune saette contro gli invisibili.
Le creature erano almeno trenta e volavano rapidamente verso di loro lanciando proiettili oscuri.
Il gruppo si lanciò a terra per evitare gli attacchi nemici, mentre Lightinight e Sazh sparavano con le armi da fuoco per sfoltire il gruppo di nemici.
Le creature atterrarono sulla terrazza interna attaccando il gruppo.
Hope e Vanille attaccarono lanciando decine di magie di tutti i tipi.
Sazh sparava a tutto ciò che gli si avvicinava.
Lightinight menava fendenti sempre più rapidi e violenti.
Solo Maya, però, era in grado di combattere efficacemente l’ attacco delle creature.
Infatti, anche se altre armi riuscivano a ferire i mostri, la sua era l’ unica in grado di essere efficace contro le creature oscure.
La ragazza distrusse due invisibili con il keyblade per abbatterne un altro con una sfera di fuoco.
Si girò appena in tempo per evitare la spada di un invisibile distruggendo il suo possessore con un’ abile mossa della sua lama.
Era quasi sicura di avercela fatta quando un proiettile oscuro la colpì alle spalle mozzandogli il fiato per il dolore.
L’ hertless torreggiò su di lei alzando la lama mentre i suoi compagni avevano bloccato gli altri membri del gruppo con le spalle al muro.
Maya aspettò di sentire la lama affondare nella carne quando un calore improvviso le fece aprire gli occhi.
Un ragazzo con il soprabito ed il cappuccio nero si era lanciato sugli hertless con un keyblade abbattendoli ad una velocità incredibile e lanciando sfere di fiamme oscure.
Maya si rese conto di averlo già visto quel ragazzo.
I colpi si susseguirono con incredibile velocità mentre gli altri rimanevano fermi ad osservare l’ incredibile combattimento tra l’ incappucciato e le creature volanti.
Alla fine il ragazzo riuscì ad abbatterli tutti in volo atterrando davanti a Maya.
“Ci rincontriamo.” Disse con un sorriso da sotto il cappuccio.
Lei non riuscì a resistere e gli saltò al collo cingendoglielo con le mani. “Grazie!” Urlò felice riconoscendo il ragazzo che l’ aveva salvata al castello.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ed eccomi qui! Nuovo capitolo. Questa volta penso sia più interessante dei precedenti. Ho dato la priorità a Sora e Kairi e quel burlone di Vanitas.
Ho lasciato indietro i cattivi, ma torneranno più cattivi di prima.
Alla prossima! E recensite!!!                         
 

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Capitolo 24
*** Calma prima della tempesta ***


Maya era sicura che quel ragazzo fosse lo stesso che l’ aveva salvata al castello.
Ed infatti non si smentì.
Il giovane si tolse il cappuccio rivelando una chioma di corti capelli d’ argento ed un paio di occhi rosso-dorati.
Era poco più alto di lei ed il viso era leggermente triangolare.
A Maya sembrava di averlo già visto quel viso da qualche altra parte, ma fu comunque contenta di vederlo.
“Grazie.” Disse ancora stringendolo.
“Così vi conoscete.” Disse Snow avvicinandosi massaggiandosi le mani.
“Non esattamente.” Rispose l’ albino. “In realtà l’ ho solo tirata fuori da una situazione spinosa simile a questa.”
Poi tornò a rivolgersi a lei: “A proposito, io sono Neos.”
“Maya.” Si presentò lei cordiale.
“Immagino che tu sia uno di quei tizi che ha una chiave come arma.” Disse l’ uomo biondo con la bandana.
“Si. Ma se non fosse stato per me voi non sareste più qui.” Sentenziò Neos deciso.
“È vero…” Disse lightinight. “tuttavia non ho ancora capito come dovrebbero funzionare le vostre armi.”
“Non vi deve interessare.” Disse l’ albino con noncuranza. “Dovete solo continuare per la vostra strada.”
“Chi ti credi di essere per poterci dare ordini!!??” Chiese la donna.
Il giovane però la ignorò e si rivolse a Maya. “Ora devi andare. Il comandante delle guardie Pippo e Paperino sono vicino ad un villaggio disabitato di nome Oerba. Se vai là dovresti riuscire ad andartene.”
“Aspetta. Come fai a saperlo?” Chiese la ragazza.
In effetti quel tipo era un po’ strano e la sua padronanza delle abilità oscure era inquietante.
“La cosa più importante è che tu riesca a superare la torre.”
In quel momento Fang e Vanille tornarono trafelate.
“Presto!”Disse la più giovane delle due. “C’ è un gruppo di Cie’ th che si sta avvicinando a noi!”
“Quanti!?” Chiese Hope.
“Un vero esercito!” Disse Fang. “Forse più di cento!”
“È il Fal’ Cie della torre.” Disse Lightinight. “Deve aver capito che lo vogliamo morto e sta radunando i suoi servi per fermarci. Andiamo! In cima alla torre!”
Il gruppo si mise a correre insieme al nuovo arrivato.
Salirono almeno una decina di piani.
Mentre salivano Maya vide nelle scalinate più in basso decine di mostri informi che salivano pesantemente le scale.
Erano orribile: le braccia erano una sproporzionata all’ altra. Una enorme l’ altra troppo piccola il che li costringeva a camminare barcollando.
Il corpo sembrava una massa nera informe con un occhio rosso brillante all’ altezza del petto.
Altri avevano delle strane ali appuntite ed io corpo più sinuoso.
Neos si fermò. “Andate a distruggere quel coso.” Disse evocando il suo keyblade. “Io mi occupo di questi mostri.”
“Dì, ma hai visto quanti sono!?” Chiese Sazh. “Ci vorrebbe un esercito.”
Il giovane sorrise sotto il cappuccio. “Io ce l’ ho un esercito.”
Detto questo schioccò le dita ed un esercito di hertless volanti attaccarono le creature.
“Quei mostri sono dalla tua parte!?” Chiese Maya tra l’ arrabbiato e lo stupito.
Lui non fece altro che sorridere prima di seguire le sue creature all’ attacco.
“Allora vi muovete!?” Chiese un ragazzo ce si accorsero solo in quel momento, li stava seguendo.
“E tu chi sei!?” Chiese Sazh. “Com’ è che un posto disabitato è così affollato!?”
“È una lunga storia. Ma voi dovete andare!” Disse il giovane in tenuta militare e con i capelli sparati in aria prima di lanciarsi contro i mostri.
Il gruppo si precipitò all’ ultimo piano dove un mostro che sembrava meccanico a forma di dragone con uno strano disco al posto della schiena fluttuava a mezz’ aria.
“Eccolo!” Disse Fang indicando la strana creatura. “Il Fal’ Cie Dahaka!”
“Allora abbattiamolo!” Urlò Lightinight estraendo la spada e saltando contro il muso del mostro.
Il Fal’ Cie bloccò la donna con una barriera, per poi lanciare una pioggia di proiettili energetici contro il gruppo.
Tutti si scansarono per evitare gli attacchi.
“Andate! Vi copro io!” Urlò Hope iniziando a bombardare il mostro con proiettili di fuoco.
Fang non se lo fece ripetere due volte e spiccò un salto alto diversi metri per poi precipitare sulla faccia del mostri con la lancia puntata.
Tuttavia Dahaka riuscì ad afferrarla a pochi centimetri per poi lanciarla su una delle colonne della grande sala.
“Fang!” Urlò Vanille accorrendo lanciandole un incantesimo di guarigione.
Snow, intanto stava aiutando Light ad alzarsi mentre il mostro attaccava con i suoi artigli.
“Muoviti!” Urlava Sazh mentre li copriva con le sue pistole.
Maya, concentrò la sua energia sul keyblade ed evocò una serie di saette che lanciò contro il mostro.
Quello però non fece una piega e deviò la magia con una barriera.
“Dannazione!” Urlò Light. “Resiste a tutto quello che gli lanciamo.”
“Non arrendiamoci!” Disse Snow lanciandosi sul mostro.
Il giovane mandò a segno in paio di pugni facendo barcollare il mostro, ma alla fine fu respinto da un’ ondata di energia.
“Dannazione!” Disse Snow.
Hope corse al fianco di Vanille. “Tentiamo un attacco congiunto!” Disse.
Lei annuì ed insieme a lui lanciò una magia di fuoco.
L’ esplosione che seguì fu talmente forte che tutti pensarono che il mostro fosse stato abbattuto.
Ma il Fal’ Cie uscì dal fumo con solo una ferita.
Dahaka ruggì bestialmente a causa della ferita che evidentemente lo aveva provato, ma ciò aveva solo fatto in modo da aumentare la sua collera mentre Hope e Vanille erano in ginocchio ansimanti a causa dello sforzo.
Il mostro caricò un raggio di energia verso i due giovani a terra.
“Dannazione!” Urlò Fang andandosi a piazzare tra la creatura ed i due. “Non li avrai mai!”
In quel momento un oggetto tondo roteante passò in volo sulla testa della donna tagliando l’ aria colpendo il Fal’ Cie in pieno muso facendogli perdere il controllo sul raggio che andò a colpire il soffittò provocando una caduta di detriti che colpì il mostro.
“Yuk! Colpito!!!” Urlò una voce profonda ed impastata.
Un cane antropomorfo afferrò lo scudo al volo indicando il mostro. “Avanti, Paperino!!!” Urlò lui rivolto alla papera antropomorfa accanto a lui. “Finiscilo!!!”
Paperino non se lo fece ripetere due volte e lanciò una serie di saette elettriche contro il mostro che stava scuotendo il muso.
Il colpo fu incredibilmente potente tanto che il mostro cadde a terra.
“Squeck! Maya! Ora! Colpisci il diamante che ha in fronte!” Urlò lo stregone di corte.
Lei si lanciò sul diamante che il mostro aveva in fronte e con un colpo ben assestato lo distrusse.
Il Fal’ Cie lanciò un grido di dolore, iniziò a dimenarsi come un serpente impazzito per poi stramazzare al suolo senza vita.
“Incredibile!” Disse Sazh osservando i due tipi un po’ umani un po’ animali che si facevano avanti dopo aver distrutto con facilità un Fal’ Cie che lì significava abbattere una divinità.
“Ragazzi siete arrivati!” Disse Maya felice di rivedere una faccia amica.
“Il re ci aveva raccomandati di non perderti e così ci siamo messi a cercarti, yuck!” Disse Pippo abbracciandola con vigore.
“Ehi. Dobbiamo andarcene!” Disse Paperino che sembrava contrariato.
“Ehi! Aspettate!” Disse Lightinight. “Voi chi diavolo sareste!?”
“Capitano delle guardie del castello Disney Pippo” Rispose quest’ ultimo con decisione. “E lui è il mago di corte Paperino.” Aggiunse indicando il Papero.
Il gruppo sembrava un po’ stranito, ma Sazh gli interruppe prima che potessero dire qualcosa.
“Ehi gente dove sono andati quei due di prima?” Chiese.
 
 
 
 
 
Sora richiamò il keyblade ed osservò Kairi che stava ansimando con le mani sulle ginocchia.
“Tutto a posto?” Chiese preoccupato.
“Si tutto bene. Sono solo un po’ stanca.” Disse la rossa. “Dammi un attimo e starò meglio.”
In quel momento arrivò Jack insieme a Will e ad Elizabeth. “Ehi Sora!” Disse il ragazzo dai capelli corti. “Era da un anno che non ci vedevamo! Come stai?”
“Will! Sono felice di vederti! Quando sei arrivato?” Chiese il ragazzo.
“Da pochissimo. Ho approfittato dell’ arrivo di un tizio incappucciato di nero per fuggire dall’ Intersecptor, l’ ammiraglia di Becket.” Disse orgoglioso. “Ma che hai fatto all’ occhio?”
“Questo!? Una lunga storia.” Disse Sora cercando di evitare l’ argomento. “Ma tu hai parato di un uomo incappucciato di nero.”
“Già. Era arrivato da poco e con un suo compagno a fatto resuscitare il Kraken. Per arrivare qui mi sono aggrappato ad uno dei tentacoli del mostro.” Disse lui con disgusto. Era ovvio che quell’ azione non gli era piaciuta.
“A proposito.” Disse Jack. “Il consiglio ha votato. Elizabeth sarà il re dei pirati, ma solo se accetteremo di richiamare Calipso.”
“Cosa!? Ma è follia! Se è vero quanto avete detto lei non sarà affatto contenta. Potrebbe tradirvi!” Sentenziò Kairi preoccupata.
“Già, ma gli altri sono stati chiari: o così o niente.” Disse Elizabeth.
“Quindi quando attaccheremo i nemici?” Chiese Sora.
“Le nostre navi sono state quasi tutte distrutte.” Disse Barbossa sopraggiunto in quel momento. “Ma domani saremo in grado di attaccare con ciò che ci è rimasto.”
Sora e Kairi se ne andarono lasciando i pirati ad organizzare gli ultimi preparativi.
Sora era in ansia ed il motivo era ovvio: l’ organizzazione stava agendo, ma qual’ era il loro vero scopo? E chi era l’ individuo che avevano affrontato?
Diceva di chiamarsi Vanitas, ma non era sicuro che quel tipo dicesse la verità.
Era ormai pomeriggio inoltrato e il rosso fuoco del sole spariva dietro le guglie della baia del naufragio.
I due girarono per le banchine semi deserte per osservare con i propri occhi i danni provocati dal Kraken.
Decine di navi avevano i loro alberi rotti o crollati. Altre avevano le fiancate distrutte e le bocche dei cannoni ostruite.
Anche se morto il mostro aveva indebolito parecchio la loro capacità di combattimento.
“Accidenti!” Disse Sora con rabbia. “Non possiamo combattere una flotta con navi in questo stato!”
“Ce la faremo…” Kairi gli prese la mano. “Ne abbiamo viste di peggio, no?”
“Già… Hai ragione…” Sora aveva sulla faccia un sorriso malinconico e si toccò il viso sull’ occhio ormai perso.
‘Accidenti se è bello…’ Pensò Kairi sovrappensiero prsa nell’ osservare il giovane.
In quel momento sentì una voce nella testa.
“Avanti, Kairi, buttati.” Disse Naminé che tentava di spingerla.
La ragazza prese un respiro profondo e si accostò ancora di più al giovane.
“Senti, Sora.” Fece lentamente per mascherare la tensione.
“Si?” Lui aveva il viso sereno e tranquillo che sfoderava sempre con gli amici per invogliarli a parlare. Il problema era che per lei quello sguardo serviva solo a renderla più nervosa.
Si decise aprì la bocca e…
Xemnas apparve all’ improvviso.
“Che scenetta romantica…” Disse lui con un sorrisetto. “Davvero vomitevole.”
Kairi si allontanò subito rossa in viso mentre nella mente non poteva fare a meno di maledire quell’ arrivo inaspettato ed odioso. In tutti i sensi.
“Cosa vuoi Xemnas!?” Chiese Sora evocando il keyblade anche lui rosso per il commento che il nessuno aveva appena fatto.
“In realtà volevo chiederti di arrenderti.” Disse il nessuno con voce tranquilla. “Sai potrei persino provare abbastanza pietà ti voi due…”
“Ma fammi il piacere! Tu non sei in grado di provare sentimenti.” Disse Sora puntando il keyblade contro Xemnas.
“E poi sai che non ci arrenderemo mai!” Aggiunse Kairi.
“Principessa, dovreste rivedere la vostra idea.” Disse l’ uomo. “Ora siamo più potenti che mai.”
“Vattene…” Disse lei con veemenza.
Xemnas non se lo fece ripetere due volte e sparì in un portale oscuro.
I due giovani si incamminarono verso la Perla che fortunatamente era stata risparmiata dall’ attacco del Kraken.
Arrivati scoprirono che la stanza era stata di nuovo occupata da Will ed Elizabeth.
“Abbiamo saputo cos’ era successo ieri notte.” Disse William sorridendo amichevolmente. “Non volevamo che vi ritrovaste in un’ altra situazione imbarazzante.”
I due andarono in una cabina secondaria un po’ angusta, ma che fortunatamente era provvista di due cuccette.
Kairi si mise a dormire subito, mentre Sora rimase sveglio ad osservarla per poi passare al soffitto.
‘Dannazione! Ma chi li comanda?’ Si chiese prima di sprofondare nel sonno.
 
Naminé entrò nel cuore di Sora.
Lei, era il nessuno di Kairi ed il collegamento tra i loro cuori le permetteva di passare dall’ una e l’ altro.
Una volta entrata trovò proprio colui che cercava.
Roxas stava seduto a gambe incrociate al centro della grande piattaforma che raffigurava Sora sopito con in mano la catena regolare.
Il giovane biondo alzò gli occhi verso di lei e, dopo essersi alato, la abbracciò.
“Ciao, Naminé!” Disse emozionato. “Sono felice di rivederti.”
“Anche io sono contenta.” Disse rispondendo all’ abbraccio. Non era un caso che si volessero bene.
Anche se avevano delle volontà personali condividevano il cuore dei loro ‘io’ originali e di conseguenza i loro sentimenti.
La bionda si sedette accanto al ragazzo poggiandogli la testa sulla spalla.
“Allora. Cosa c’ è?” Chiese la ragazza dolcemente. “Ieri notte ho sentito preoccupazione nel cuore di Sora.”
Roxas si rabbuiò alla domanda della ragazza. “C’ è un problema.” Disse indicando un lato della piattaforma. “Lui.”
In quell’ angolo Naminé vide un uomo con un lungo mantello ed una veste bianca che gli arrivava fino a terra con un cappuccio bianco.
“Chi sei?” Chiese la giovane rivolta all’ uomo, mentre Roxas, che aveva evocato il ‘Lontano Ricordo’ la scortava tenendosi a distanza.
“Solo una persona preoccupata che desidera vedere la luce trionfare.” Disse l’ incappucciato con voce cordiale.
Naminé cercò una qualche traccia di oscurità nell’ individuo che aveva davanti, ma percepiva solo luce e non sembrava nemmeno interessato a nascondersi.
“È strano, non ti ho mai visto…” Disse lei.
“Questo perché non ce n’ era motivo. Solo ora che l’ oscurità è diventata potente il mio aiuto si è fatto indispensabile.” Disse mostrando da sotto il cappuccio un sorriso gioviale.
“Quindi sei qui per aiutarci…” Fece Roxas sospettoso.
“Come ti ho già detto io aiuterò Sora a far sprigionare la sua luce più potente.” Disse con sicurezza l’ uomo con il cappuccio.
 
 
 
 
 
Adele si alzò dal tronco su cui aveva riposato.
Si erano addentrati nella foresta profonda guidati dall’ uomo scimmia dopo che Jane gli aveva dato alcune provviste.
Tarzan aveva detto che ci sarebbe voluto anche più di un giorno per arrivare ai nidi, dove Kerciak li avrebbe dato informazioni su Sabor.
Gli altri stavano ancora riposando e così decise di farsi un giro sul limitare della foresta.
La radura in cui si erano fermati era abbastanza ampia e la giungla che li circondava non era molto folta.
Adele si sedette su una roccia pensando a suo fratello.
Era ovvio che le possibilità di vincere la guerra erano poche, ma ormai era coinvolta ed avrebbe dovuto combattere fino alla fine.
In quel momento un portale oscuro apparve a pochi passi da lei.
La ragazza preparò il keyblade pronta a combattere.
Dal portale uscì una strana creatura antropomorfa simile ad un cane con due lunghi baffi appuntiti il cui corpo era completamente avvolto in una cappa nera.
“Chi sei?” Chiese Adele minacciosa puntando la lama.
“Calma…” Disse il suo interlocutore alzando le mani. “Sono qui solo per parlare.”
“Di cosa?” la giovane sapeva che i poteri oscuri potevano celare una trappola dietro ogni angolo.
“intanto potremmo presentarci. Io sono Macchia Nera.” Disse lui con un leggero inchino.
“Adele.” A lei non sembrò esserci nulla di pericoloso in tutto ciò.
“Bene, Adele, ora potresti abbassare il keyblade?” Chiese lui alzando di nuovo le mani. “parlare con un’ arma in mano non è il massimo.”
La giovane abbassò l’ arma ma non la richiamò.
“Mi accontenterò.” Disse la creatura con un sorrisetto.
“Se vuoi parlate, parla.” Disse lei freddamente. “Non ho tempo da perdere con gli esseri oscuri.”
“Sicura?” Chiese l’ altro per niente intimorito. “Quindi non hai paura di morire, immagino.”
“È una minaccia!?” La ragazza alzò subito l’ arma.
“No, niente affatto. È solo una considerazione.” Disse l’ altro. “Sono solo preoccupato per quelli che non desiderano il conflitto.”
“Voi esseri oscuri non pensate ad altro che a combattere. Perché ti dovresti preoccupare degli altri che non vogliono.” Chiese lei sprezzante.
“Ma io mi rendo conto di ciò che sto facendo, ma tu sei sicura di stare facendo la cosa giusta per te e tuo fratello?”
“So solo che lui è un ragazzo sveglio e generoso, anche se un po’ troppo esuberante. Mi dispiacerebbe vederlo andar via.” Disse Macchia con aria dispiaciuta.
“Perché mai dovrebbe dispiacerti?” Chiese lei un po’ sprezzante un po’ incuriosita.
“Perché non meritereste di morire in questa guerra. La parte oscura trionferà non c’ è dubbio in ciò, ma non è detto che non possiamo avere pietà.” Disse con un tono di voce passato al supplichevole. “Ti chiedo solo di pensarci.” Disse in fine Macchia Nera sparendo in un nuovo portale.
La ragazza rimase a fissare il vuoto mentre i suoi amici la chiamavano.
“Adele! Muoviti!” Urlò suo fratello. “Dobbiamo andare!”
“Arrivo!” Urlò a sua volta mettendosi a correre verso la radura.
 
 
 
 
 
Riku osservava la struttura che i nani, i minotauri e i centauri avevano potenziato trasformandola in una specie di castello di roccia e terra.
Era una semplice montagnola scavata che ricordava una piramide.
Era formata da cinque terrazze per arrivare alla cima. Ogni terrazza ospitava un numero sempre minore di entrate partendo dal basso a partire da quattro porte dalla prima per poi arrivare all’ ultima che era vuota, senza porte.
Al pian terreno c’ era un altro ingresso leggermente sotto elevato rispetto al terreno dal quale partiva una specie di viottolo di pietra che portava ad una strana struttura in rovina che ricordava un quadrato.
Intorno c’ erano gruppi di varie creature antropomorfe come centauri, fauni, satiri, minotauri, nani e c’ erano anche due giganti, inoltre erano presenti alcuni animali parlanti tra cui spiccavano un intero battaglione di topi parlanti grandi come una bottiglia d’ acqua.
Appena si erano incontrati Caspian li aveva condotti insieme ad un battaglione alla Casa di Aslan ed aveva chiesto loro aiuto per sconfiggere Lord Miraz.
Faraia stava tenendo d’ occhio Peter il cui cuore, Riku lo sentiva stava lentamente cadendo nell’ oscurità.
Poco prima che venissero raggiunti da Caspian l’ albino aveva sentito una presenza oscura familiare e aveva la sensazione che stesse influenzando il giovane re.
Per questo non lo teneva d’ occhio personalmente.
Temeva che l’ ombra avesse avvertito il biondo di tenerlo lontano.
D’ altro canto sapeva che in questo modo la sua allieva era esposta al pericolo, ma voleva evitare che il ragazzo cadesse nell’ oscurità.
Riku si mise a parlare con Edmund, senza però ascoltare le parole del giovane cercando piuttosto un’ oscurità nei paraggi.
La sua attenzione fu attirata da un nano dalla barba ed i capelli neri.
Nikabrik si chiamava.
Sembrava normale, ma Riku credeva di aver scorto in lui il principio di un’ oscurità.
‘Sto diventando paranoico.’ Si disse dandosi una botta in faccia. ‘Vedo oscurità ovunque.’
In effetti non era nemmeno sicuro di averla sentita.
Quella di Peter era ormai evidente, ma non c’ erano prove che anche il nano fosse coinvolto.
Alla fine della camminata arrivarono in una stanza circolare all’ interno della strana struttura a Ziggurat.
Al centro di quella cupola c’ era un’ enorme tavola di pietra spezzata a metà da una crepa ed in torno c’ erano delle rozze colonne di pietra e due che si trovavano al lato opposto rispetto all’ uscita incorniciavano l’ immagine di un leone che usciva da dietro quella di destra.
Dopo aver discusso di varie strategie Peter prese la parola posizionandosi al centro di un cerchio di persone radunate.
“Le forze di Miraz sono a poca distanza da qui.” Disse con sicurezza. “Quindi il castello è rimasto sguarnito.”
“Vorresti attaccare?” Chiese Caspian Stupito. “Nessuno ha mai conquistato quel castello!”
“C’ è sempre una prima volta.” Peter era sicuro di quanto diceva e nelle sue parole Riku riconobbe una nota di orgoglio.
“Ma se rimanessimo qui ben equipaggiati potremmo anche resistere all’ infinito…” Protestò debolmente Susan, ma il fratello non le dette ascolto.
“Allora siete con me!?” Chiese a tutta la sala.
“Fino alla morte!” Disse il capo dei centauri.
“È questo il problema…” disse Lucy. “O morire qui. O morire là.”
Peter, però, non le dette ascolto.
“Allora verrò anche io con voi.” Disse Riku.
Voleva evitare che troppi cadessero in quell’ attacco.
“No!” Disse il re biondo perentorio. “Tu rimarrai qui.”
A Riku non sfuggì il tono che il giovane aveva usato con lui. Gli aveva dato un ordine come se lui fosse un suddito.
“Mi hai preso per uno schiavo?” Chiese l’ albino con fare noncurante.
“No! Ti ho preso per una spia.” Disse il re.
A quelle parole la sale cadde in un silenzio attonito.
“Non sappiamo niente di te! Ci sei piombato addosso con improvvisamente e ti rifiuti di dirci chi sei. Non posso fidarmi di te.” Disse ancora Peter con forza.
Riku sorrise.
“Va bene.” Disse con noncuranza. “Io non verrò, ma vi avverto chi seguirà re Peter il magnifico dovrà ritirarsi rapidamente.”
Aveva la sensazione che l’ attacco non sarebbe andato per niente bene e voleva mettere in guardia tutti i presenti.
“Io rimango qui.” Disse la più giovane delle Pevensie.
 
 
 
 
 
Leon aveva ascoltato con orrore e rammarico la terribile sorte del castello Disney.
Sorte che il re aveva irrimediabilmente seguito fino alla fine.
La regina però aveva deciso di giocare un’ ultima carta contro l’ oscurità ed aveva radunato Leon, Yuffie, Tifa, Cloud, Cid, Aerith, Merlino e Vincent.
Aveva intenzione di chiedere aiuto all’ alleanza della luce.
“È sicura, vostra altezza?” Aveva chiesto Merlino. “Così facendo l’ equilibrio tra i mondi sarà definitivamente rotto e non abbiamo idea di ciò che potrebbe accadere.”
La regina Minni, però, fu irremovibile.
“La vostra città ha bisogno di rinforzi.” Sentenziò con tono deciso. “So che postare intere armate da un mondo ad un altro non gioverà all’ equilibrio, ma non abbiamo altra scelta! Topolino aveva stretto l’ alleanza proprio per questo.”
“Quindi avete davvero intenzione di rivolgervi all’ alleanza?” Chiese Leon.
“Un anno fa, dopo che l’ organizzazione fu sconfitta, Topolino strinse un alleanza con il sultano di Agrabah, l’ imperatore della terra dei dragoni e il dio protettore di Tebe Zeus. Avevano giurato di mandare forze armate in caso di necessità, e questa è una necessità!” Sentenziò la regina irremovibile.
“Allora, vi daremo una scorta.” Disse Cid con sicurezza.
“Non ce n’ è bisogno.” Disse la regina. “Mi scorteranno alcuni soldati Disney. Avrò bisogno di un pilota.”
“Nessun problema.” Disse Cid. “Io sono un ottimo pilota.”
“Bene. Speriamo di vincere, perché se perdessimo con i loro uomini significherà lasciare campo libero a Xehanort e alla sua invasione negli altri mondi.” Concluse Vincent.
 
 
 
 
 
 
 
Allora. Questo è il capitolo più lungo che ho scritto e spero che si di vostro gusto.
Qui si vedranno un po’ di cose importanti e si potranno intuire alcuni sviluppi.
Allora che succederà a Sora e ai suoi amici? Chi è il misterioso incappucciato nel cuore di Sora? Cosa intende fare Xehanort? Alla prossiam e potrei decidere di svelarlo.                     
 

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Capitolo 25
*** Nuovi nemici ***


Maya e gli altri si misero a cercare Neos in tutta la torre, ma non trovarono traccia dei due custodi.
In compenso i Cie’ Th erano tutti morti.
Non capivano come quel ragazzo fosse riuscito a tenere testa ad un gruppo di mostri così forti e così numerosi.
“È certamente molto forte.” Disse Sazh osservando il corpo di un mostro.
Intanto Lightinight stava parlando con Pippo e Paperino.
“Così voi sareste soldati…” Chiese un po’ scettica.
“Yuk, in realtà il soldato sono io, e voi non mi sembrate molto cortese.” Affermò Pippo.
Intanto Maya stava osservando il panorama dall’ alto della vetrata della torre.
Per la prima volta poté osservare le terre di Pulse per tutta la loro estensione.
Chilometri e chilometri di pianure di un verde acceso intervallate da monti innevati di una bellezza mozzafiato come il paesaggio di una favola.
Intanto Paperino le si avvicinò. “Hai la pietra della luce?” Chiese.
Maya si mise la mano in tasca e tirò fuori la pietra perfettamente tonda che ore era poco più piccola della sua mano.
Il re era morto per difenderla e si sentiva in dovere di tenerla con se.
Paperino fece un segno d’ assenso e si avvicinò a Pippo. “Dovremmo andare, quel villaggio di nome Oerba non è lontano.” Disse.
“È là che stiamo andando.” Disse Vanille allegra. “Come vi hanno accolti?”
“Yuk, accolti?” Fece Pippo incuriosito. “Ma là non c’ era nessuno. Era disabitato da molto.”
“Cosa!? Ma è impossibile!” Disse Fang sentendo quelle parole.
“Noi siamo atterrati lì e non c’ era nessuno.” Affermò Paperino con sicurezza.
A quelle parole il gruppo si riunì dimenticandosi della ricerca del custode oscuro. Tutti prepararono le loro poche cose e si misero in marcia guidati dai due servi del castello Disney.
Attraversarono la sala superando il corpo del Fal’ Cie Dahaka per raggiungere l’ entrata di un tunnel in discesa che portava alle pendici di una montagna innevata.
Il corridoio era così amplio da far passare l’ intero gruppo affiancato.
Le pareti erano ricoperte di muschio e licheni che erano cresciuti con il tempo.
Il passaggio non era utilizzato d molto visto che quelle piante crescevano anche sul pavimento.
Il gruppo camminò per quasi un ora in quel tunnel che in alcuni tratti diventava uno scivolo e bisognava stare attenti a non cadere.
Alla fine il lungo corridoio e si aprì su un bellissimo paesaggio innevato sul fianco di una montagna.
Maya non poté fare a meno di ammirare il paesaggio che la circondava come in un fresco abbraccio.
‘Davvero esistono posti come questi fuori dall’ isola?’ Si chiese mentre osservava la neve.
Sull’ isola del destino non c’ era mai stata la neve o se c’ era stata l’ aveva sentito dagli adulti o d persone che venivano da altre isole, ma il loro mondo di isole non conosceva quello spettacolo.
Il gruppo continuò ad avanzare qualche ora mentre Maya si guardava attorno osservando ogni dettaglio con curiosità.
Il vento giocava con i granelli di neve componendo affascinanti onde sulla coltre bianca.
Il gruppo arrivò in vista del villaggio di Oerba e appena fu in vista Fang e Vanille si misero a correre verso l’ agglomerato di case che si stagliava sulle pendici innevate della montagna.
La loro corsa però non fu inutile: il villaggio era veramente in rovina e all’ interno delle abitazioni c’ era solo la polvere di coloro che le abitavano.
Il gruppo guardò sconsolato le due che osservavano la rovina della loro casa consapevoli che erano passati decenni, forse secoli dall’ ultima volta che c’ erano state.
Paperino si avvicinò insieme a Pippo.
“Mi dispiace, non volevo dare una notizia così spiacevole in quel modo.” Disse il Papero.
Pippo si guardava attorno.
“Direi che sono passati secoli dall’ ultima volta che qualcuno è venuto qui.” Disse tentando di non sembrare troppo scortese o diretto con Vanille e Fang.
Quest’ ultima si avvicinò ad una grande casa. “Noi vivevamo qui…” Disse con gli occhi lucidi. “Era dove vivevano tutti…”
La casa che aveva davanti era simile ad un’ enorme villa a tre piani amplia e spaziosa.
All’ epoca della donna doveva essere un edificio bellissimo, ma ora era solo un ammasso di macerie e tegole cadenti.
Vanille si era messa a piangere piano seduta su una vecchia panca si pietra crepata posta al margine della strada.
A quella vista il gruppo si divise come per non osservare quello spettacolo.
Solo Hope le si avvicinò e le strinse dolcemente la mano per consolarla.
Lei a quel contatto amichevole sorrise tristemente ed abbracciò l’ amico.
Maya intanto si sedette da un lato con i suoi due amici spiegando loro cos’ era accaduto dopo l’ incidente e della storia dei suoi amici e della loro condizione di L’ Cie.
I due rimasero colpiti dall’ accaduto e si congratularono con lei per il suo coraggio.
“Squeck! Il re sarebbe fiero di te!” Aveva affermato lo stregone di corte saltando.
“In effetti pensavo che forse tu potessi aiutarli a liberarsi dalla loro maledizione…” Disse la giovane ad un certo punto speranzosa.
Paperino chiese a quel punto a Snow di fargli vedere il suo marchio.
Lo strano segno si era evoluto col tempo e le sei frecce a doppia punta erano ormai complete e l’ occhio centrale rosso si stava aprendo.
“Allora che ‘Abracadabra’ mi vuoi fare?” Chiese il ragazzo biondo con tono scherzoso.
Paperino sembrò indignato a quelle parole. “Io non faccio nessun ‘Abracadabra’! Sto cercando di aiutarti.” Strepitò lui mentre passava lo scettro sul marchio che emanava una luce bianca un po’ opaca.
Mentre compiva quell’ operazione Sazh e Lightinight si avvicinarono al gruppetto per sapere qual’ era il verdetto.
Il mago di corte tentò di percepire l’ energia che teneva legate quelle persone attraverso il marchio e non gli ci volle molto per capire che era un legame che non poteva separare.
Era come se i Fal’ Cie avessero connesso una parte del loro ‘cuore’ a quello dei sei L’ Cie.
Il mago non era in grado di spezzare quel collegamento.
Si chiese da dove però provenisse una magia simile.
Qualcosa che potesse scindere il proprio cuore per cederne una parte, se pur molto piccola, a qualcun’ altro era un potere che aveva visto solo in Xehanort.
“Nemmeno io posso fare qualcosa…” Fece dispiaciuto Paperino dopo un quarto d’ ora passato ad esaminare il marchio.
Tutto il gruppo assunse un’ aria delusa ma non stupita.
“Non ci speravamo nemmeno…” Disse light scuotendo il capo. “Certo non ci sarebbe dispiaciuto, ma la maledizione di un Fal’ Cie non è facile da cancellare.”
Snow batté i pugni. “Be’, grazie lo stesso papero, ci hai provato, ma non importa.” Disse con allegria.
I quel momento Pippo scorse qualcosa su ciò che rimaneva del ponte che collegava la montagna di Oerba al monte dall’ altra parte della valle.
“Yuk! La c’ è qualcosa!” Disse indicando una figura umana sul ponte.
Il gruppo si mise subito in marcia mentre a poco a poco il sole tramontava.
Attraversarono mezza cittadina indisturbati correndo lungo la strada principale che si diramava in varie altre stradine secondarie per poi giungere ad una specie di corsia sopraelevata che si intersecava con un’ altra strada per poi congiungersi entrambe sul ponte.
Il gruppo capeggiato da Lightinight raggiunse in poco tempo il punto del ponte dove avevano visto la figura e si ritrovarono davanti ad una ragazza che non dimostrava più di diciannove anni.
Era giovane ed i suoi lineamenti ricordavano vagamente quelli di Light tranne per il fatto che erano più dolci e morbidi.
I capelli erano dello stesso colore di quelli della donna e li teneva legati in una strana coda al lato della testa con un elastico nero ed era vestita con una leggere camicetta bianca ed una corta gonna a quadri.
“Serah?” Chiesero incerti Lightinight e Snow vedendo la giovane che sorrideva loro.
“Chi?” Chiese Maya a Vanille che si era fermata anche lei ad osservare la ragazzina.
“È… è la sorella minore di Light… e la fidanzata di Snow…” Disse la ragazzina dai capelli rossi sovrappensiero.
Mentre Maya tornava a guardare avanti ci fu un lampo di luce ed al posto della ragazza c’ era un vecchio uomo con una strana veste simile a quella di un sacerdote e con una bastone in mano.
“Noi ti conosciamo!!!” Urlarono insieme Paperino e Pippo riconoscendo l’ uomo che aveva parlato con Axel il giorno prima.
L’ uomo sorrise malignamente: “Allora avevo ragione a sospettare che ci fosse qualcuno a spiarmi…”
“DISLEY!!!” Urlò all’ unisone il gruppo di Light estraendo le armi pronto ad attaccare.
“Ve ne siete accorti.” Disse il vecchio con calma. “Sapevo che sareste arrivati sin qui.”
“Siamo qui per distruggerti!” Disse coraggiosamente Hope impugnando un bumerang.
“Il coraggio non vi salverà, tuttavia sono qui per darvi un’ ultima possibilità: arrendetevi al vostro destino di L’ Cie e distruggete Cocoon e forse sopravvivrete alla catastrofe come cristalli.” Disse il vecchio.
“Tu sei pazzo!!!” Urlò Sazh orgoglioso puntando le pistole.
“Inoltre…” Continuò lui ignorando le palesi occhiate omicide che gli venivano rivolte. “Dovrete consegnarmi quei tre ficcanaso.”
Così dicendo indicò Maya, Paperino e Pippo.
“Sei folle!!!” Disse con forza Light puntando la sua arma contro il vecchio. “Non cederemo mai a nessuna delle tue richieste.”
Disley rise alle loro proteste e con un altro lampo di luce si trasformò in un immenso ammasso metallico.
Una creatura con cinque facce una delle quali, quella centrale, era più grossa e sembrava quella che parlava a nome di tutte le altre quattro.
“Voi perirete nell’ abisso della disperazione senza speranza!” Disse minacciosamente l’ enorme macchinario iniziando ad attaccare.
Ogni faccia lanciava una magia di tipo diverso e Maya ed i suoi compagni fecero molta fatica a reggere l’ attacco.
Paperino tentò di lanciare un attacco di fuoco che esplose sulla corazza del mostro senza avere alcun effetto.
Pippo lanciò lo scudo con l’ unico risultato di far ridere l’ enorme mostro.
“Non sapete fare di meglio?” Chiese con scherno mentre con una raffica di vento spazzava via Pippo e Sazh.
Lightinight saltò e tentò di colpire una delle facce del Fal’ Cie senza ottenere effetto.
Vanille e Hope lanciarono due magie diverse, ma il loro avversario era del tutto insofferente ai loro sforzi.
Quando lanciò una raffica di proiettili di fuoco Solo l’ intervento di Snow, che fece scudo con il suo possente corpo, protesse loro dal violento attacco.
Fang intanto si era avvicinata a Maya.
“Non riusciremo a sconfiggerlo se attacchiamo alla ceca! Ci serve un piano!” Disse mentre a pochi passi da lei esplodeva un proiettile di fuoco sprigionando un onda d’ urto che le scompiglio i capelli.
“Non possiamo stare fermi!” Disse Maya attaccando con il suo keyblade mirando alla testa centrale.
L’ arma non ebbe alcun effetto ed il mostro lanciò un devastante attacco: la faccia centrale si aprì mostrando una ventina di cannoni che iniziarono a sparare a raffica dopo qualche secondo di carica.
Gli effetti furono devastanti: Snow e Fang, nonostante la robustezza del loro corpo caddero in ginocchio feriti ed ansimanti per aver tentato di bloccare l’ attacco, Light era a terra ferita, Sazh si era riparto dietro un costone di metallo sporgente con il braccio sanguinante mentre Vanille era a terra con il ventre ferito da numerosi proiettili.
Solo Maya ed Hope erano ancora in piedi.
“Dobbiamo fare qualcosa!” Disse lui mentre faceva del suo meglio per rianimare i compagni.
In quell’ istante Pippo e Paperino riuscirono ad ritornare sul ponte dopo essere stati gettati di sotto dalla furia del mostro.
“Sarete gettati tutti nell’ oblio!” Urlò il Fal’ Cie caricando per la seconda volta quel letale attacco.
Maya si fermò un secondo…
Un secondo…
Che salvò la vita a tutti.
Con un rapido scatto la giovane coprì la distanza che la separava dal e lo colpì con un proiettile di fuoco grande quanto lei proprio sulle canne dell’ arma ormai carica al massimo.
L’ attacco le costò quasi tutte le energie e l’ onda d’ urto che seguì la spinse diversi metri indietro, ma l’ effetto fu lo stesso devastante per il mostro che con un urlo disumano riprese le sue sembianze umane.
“Maledetta!” Urlò con rabbia mentre indietreggiava lentamente. “Non arriverete mai in tempo a Cocoon, sarete utilizzati nel grande piano dei Fal’ Cie e il mondo conoscerà di nuovo il creatore!”
Detto questo si trasformò in una civetta e fuggì.
Gli altri si rimisero faticosamente in piedi.
“Dobbiamo inseguirlo!” Disse Light mentre camminava faticosamente verso il dirupo.
“Inutile.” Disse Snow tenendosi il fianco che gli doleva. “Siamo troppo deboli per batterlo.”
“Dovreste riposare.” Affermò Pippo osservando le loro ferite. “Venite con noi, ci siamo accampati non lontano da qui.”
Nessuno protestò ed il gruppo si diresse dall’ altra parte del paese per riposare.
 
 
 
 
 
Olette camminava sulle mura con nell’ orecchio uno strano apparecchio che la teneva in contatto con Reno, Rude ed Elena.
Si erano divisi per cercare meglio un altro custode oscuro che aveva attaccato delle persone in un vicolo secondario alla guida di alcuni nessuno cecchini.
Reno ed i suoi compagni avrebbero pattugliato la parte sottostante le mura dove il custode era sparito mentre lei avrebbe pattugliato le mura in caso avesse tentato la fuga.
Lei però non era concentratissima.
I suoi pensieri andarono subito a Crepuscopoli e ai suoi amici ed alla sua famiglia lasciati là.
Aveva paura e si trovava lontano da casa chissà quanti chilometri.
Era stata catapultata in una vera guerre e non si trattava più dei combattimenti a Struggle in cui era solito impegnarsi Heyner.
‘Heyner…’ Il solo pensare a lui l’ aveva messa in ansia.
Non riusciva a togliersi dalla testa l’ immagine di quelle creature nere con gli occhi gialli che trascinavano via il suo amico nel buco nero mentre questi si divincolava ordinando loro di fuggire.
Lei non ci aveva pensato molto nei giorni precedenti essendo così impegnata a fuggire e ad ambientarsi a posti nuovi in cui viaggiava.
Ma adesso tutta la paura per l’ ignoto che aveva dimenticato e accantonato in un angolino della sua mente tornarono a farsi vive.
Soprattutto per Heyner.
Quel ragazzo, Riku, aveva affermato che probabilmente il suo amico era ancora vivo dato che gli hertless non gli avevano rubato il cuore, ma ora dov’ era?
Stava bene?
Lo stavano torturando?
Era vivo?
Tutte quelle domanda la tormentavano in maniera oppressiva, tanto che ormai non badava quasi più a dove metteva i piedi, tanta era la preoccupazione.
Era così concentrata che non si accorse della figura vestita di blu che gli si avvicinò alle spalle facendola sobbalzare al contatto.
“Scusa, non volevo spaventarti.” Disse con allegria il ragazzo dai capelli lisci che l’ aveva presa alle spalle.
“Chi sei?” Chiese Olette spaventata evocando il keyblade.
Lui alzò le mani e disse: “Chiedilo a Reno. Lui mi ha detto che ti avrei trovato qui.”
La ragazza posò il dito sull’ orecchio sinistro tenendo con la destra l’ arma puntata contro di lui.
Subito un segnale acustico simile ad uno stridio leggero la informò che era in contatto con Reno.
“Ehi bellezza! Che c’ è?” Chiese il rosso rispondendo quasi subito con tono scherzoso.
Olette arrossì a quell’ appellativo. “Senti, hai mandato da me un tizio vestito di blu con i capelli bruni?” Chiese tentando di non sembrare ne imbarazzata ne arrabbiata.
“Ah, si! Allora è arrivato! Si l’ ho mandato io. Ho pensato che ti sarebbe servito un po’ d’ aiuto.” Disse lui allegramente.
“D’ accordo, a dopo. Continuo le ricerche.” Detto questo chiuse la comunicazione.
Il ragazzo, che era rimasto nella stessa posizione per tutto il tempo, chiese: “Allora? Posso abbassare le mani?”
“Si…” Disse Olette guardandolo. “Scusa ma dovevo essere sicura.”
“Nessun problema, io avrei fatto lo stesso.” Disse lui con noncuranza.
“A proposito. Come ti chiami?” Chiese Olette curiosa.
“Noel, Noel Kreis.” Disse lui orgoglioso. “Sono un esploratore d’ avanguardia di Rediant Garden.”
“Esploratori d’ avanguardia?” Chiese la moretta senza capire a cosa si stesse riferendo.
“Ah già… Reno mi aveva detto che non conoscevi bene il posto.” Disse grattandosi la testa. “Gli esploratori sono quelli che in pratica stanno vicini alla fortezza della strega ed informano il comandante Leon di quello che vediamo.”
“Accidenti sembra pericoloso…” Disse Olette ammirata.
“Niente di che…” Si schermì lui. “Siamo tutti in pericolo.”
I due giovani si misero a camminare lungo le mura continuando la loro missione di ricerca.
“Allora. Perché non sei al ‘fronte’?” Chiese Olette ad un certo punto.
“In realtà dovrei riposare, ma quando ho sentito di questi guerrieri oscuri con il keyblade ho voluto aiutare Reno ed suoi.”
In quel momento Reno li chiamò: “Presto! Abbiamo trovato il custode oscuro!”
“Dove!?” Chiese la ragazza evocando il suo keyblade.
“Sta andando verso le mura!” Disse il rosso con il fiatone, evidentemente impegnato in un inseguimento. “Se vi sbrigate dovreste riuscire ad intercettarlo!”
I due, a quelle parole non ci pensarono due volte e si misero a correre.
In poco tempo riuscirono a distinguere Reno e gli altri che inseguivano una figura incappucciata che correva lungo il dedalo di vicoli che componevano la città.
“Presto!” Urlò Noel, infatti il loro obbiettivo si stava già arrampicando sulle mura.
Olette ed il suo compagno arrivarono appena in tempo per fermare il misterioso guerriero.
“Fermati!” Ordinò Olette con forza.
Quello per tutta risposta caricò contro di lei una sfera di energia oscura e tentò di colpirla.
Fu Noel a salvarla usando la sua lama più grande per parare il colpo e usando l’ altra più piccola per tentare di pugnalare l’ avversario.
L’ incappucciato riuscì ad evocare un keyblade appena in tempo per parare l’ attacco.
Era un keyblade curioso: il manico ricordava quello di un fucile con la guardia a forma di mezzaluna. La lama era formata da una specie di lama di metallo con la forma che terminava la chiave che ricordava una pistola.
L’ incappucciato lanciò un affondo che Noel parò per poi rispondere con la spada.
In quel momento arrivarono anche Reno e gli altri.
Il rosso tentò di attaccare l’ incappucciato con il suo bastone elettrico, ma l’ altro riuscì ad evitare l’ attacco con una rapida piroetta in aria.
Non riuscì però ad evitare l’ attacco di Rude che lo colpì in pieno stomaco facendolo volare di almeno due metri più indietro.
Pochi istanti dopo Elena sparò tre colpi di pistola e ferì l’ incappucciato.
Quello, probabilmente rendendosi conto di essere in svantaggio, schioccò le dite e fece apparire una decina di neoshadow.
Noel ne distrusse tre con le sue spade, mentre Reno ne abbatté un altro con la sua arma elettrica.
Olette si concentrò sull’ incappucciato parando un attacco per poi rispondere con un fendente portato dall’ alto.
I due si scambiarono rapidamente alcuni colpi, mentre Rude fece volare un hertless oltre le mura facendolo precipitare da almeno venti metri.
Olette scambiò altri due fendenti contro l’ avversario per poi lanciare una freccia di ghiaccio contro di lui.
L’ incappucciato si riparò dietro una barriera per poi tornare ad attaccare.
Elena colpì con la pistola un altro hertless mentre Reno e Rude ne distruggevano altri due lasciando gli ultimi a Noel.
Olette colpì di nuovo con un affondo, ma l’ incappucciato si scansò appena in tempo per evitare l’ attacco e rispose con un fendente che l’ avrebbe sicuramente colpita se non fosse stato per Noel che intervenne parando il colpo.
Reno ne approfittò subito per colpirlo con il suo bastone elettrico.
Subito Elena sparò ferendo l’ incappucciato alla spalla per lasciare campo a Rude che con un calcio lo costrinse a far cadere l’ arma.
Olette ne approfittò subito e con un proiettile di fuoco colpì l’ avversario spingendolo contro il parapetto delle mura facendogli cadere il cappuccio.
“TU!?” Chiese la ragazza allibita ed in parte spaventata quando riconobbe il volto dell’ assalitore.
Seifer era accasciato ai suoi piedi con il volto sanguinante.
Era impossibile non riconoscere quella cicatrice, quei capelli biondi e quello stupido berretto che si portava in testa ed a quanto pareva anche sotto il cappuccio.
Quello però non dette segni di averla riconosciuta, l’ unica cosa che fece fu alzare gli occhi aurei contro Olette e sorridere prima che dal suo corpo si sprigionasse un’ondata di energia oscura che travolse tutti i presenti spingendoli all’ indietro.
La ragazza si rialzò frettolosamente, ma quando alzò lo sguardo il suo ex amico e rivale era già scomparso in uno dei buchi neri degli incappucciati.
 
 
 
 
 
 
 
Allora. Come vi sembra? Ho avuto poco tempo per operare, ma spero non sia fatto troppo male.
Ho voluto lasciare da parte per un attimo Sora e compagnia per riportare l’ accento su Rediant Garden e sull’ arrivo di un nuovo personaggio.
In realtà doveva apparire prima, ma alla fine ho deciso di ritardare la sua comparsa. Spero sia di vostro gusto.
A presto, RECENSITE!!!
AxXx                    
 

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Capitolo 26
*** Coloro che tramano nell' ombra ***


Seifer fuggì appena in tempo per evitare di essere catturato.
‘Così Olette è una custode…’ Pensò mentre tornava dal suo maestro.
Era ritornato alla fortezza della strega dalla quale si poteva vedere in lontanza la fortezza di Rediant Garden.
Era appena stato mandato lì per vanificare altri tentativi di potenziare le difese, ma la cosa gli era riuscita a metà.
Aveva sottovalutato i Turks e ne aveva pagato le conseguenze.
In quell’ istante Saphiroth uscì dall’ ombra.
“Allora.” Fece il demone con aria soddisfatta. “È andata bene?”
“Si…” Rispose il ragazzo. “Ma quei Turks mi hanno quasi beccato, si stanno facendo furbi, meglio stare attenti.”
Saphiroth osservò la città in lontananza.
Quella città era l’ ultimo baluardo della luce, senza quello i custodi non avrebbero più avuto un luogo per organizzarsi e sarebbero caduti.
Certo era che la difendevano strenuamente e non era facile conquistarla.
Aveva inoltre saputo che la regina Minni, sopravvissuta all’ attacco al castello Disney, aveva intenzione di rivolgersi all’ alleanza della luce per ottenere dei rinforzi.
‘Che sciocchi.’ Pensò il demone osservando la città dalla finestra. ‘Quell’ alleanza servirà solo a rallentare l’ inevitabile.’
Mentre Seifer apriva un varco oscuro per tornare al Mondo che non Esiste Saphiroth si mise a camminare per il castello.
Il demone sapeva bene perché aveva accettato la proposta di unirsi a quella manica di sciocchi dell’ organizzazione XIII.
In primo luogo li temeva.
Si…
Lui, Saphiroth, il più potente essere oscuro mai esistito temeva quelle creature.
In particolare quel ragazzo di nome Necrosis.
Sentiva qualcosa…
Lui era certo di poter essere ucciso solo da Cloud, ma per qualche ragione sentiva che anche quel ragazzo dagli occhi aurei avrebbe potuto distruggerlo.
La paura non faceva parte della sua natura, ma non poteva fare a meno di provarla.
La notte era calata già da un pezzo sul loro mondo e le luci della città rischiaravano l’ atmosfera fin lì al castello della strega.
“Che hai saphiroth?” Chiese Artemisia salendo le scale per poi ritrovarsi faccia a faccia con il demone.
“Nulla che ti debba interessare.” Sentenziò il demone senza guardare la strega.
“Siamo nervosetti…” Fece la strega con un sorrisetto.
“Non sono affari tuoi.” Saphiroth non sopportava quella donna e soprattutto il fatto di dover lavorare con lei, ma doveva, se non altro per assicurarsi che la minaccia di Cloud venisse distrutta insieme a Rediant Garden.
“Allora cosa fai, se non sono di troppo disturbo.” Chiese di nuovo la strega con un accenno di scherno nella voce.
“Vado ad evocare altri hertless, così vedo come hanno organizzato le nuove difese. Poi devo assolutamente occuparmi degli esploratori che si trovano intorno al castello. Sono irritanti.” Affermò Saphiroth con furia.
“Bene. Quando torno dimmi come è andata.” Fece Artemisia rimettendosi a salire le scale.
“ ‘Quando torni?’ Dove vai?” Chiese il demone.
“Al Castello che non Esiste. Voglio chiedere rinforzi.” Rispose lei stringendo le spalle. “Voglio chiedere rinforzi e che non siano solo quei ragazzini con il keyblade in mano. Sono forti, ma per avere maggior effetto avremmo bisogno di qualcuno un po’ più esperto.”
“Bene, avremmo bisogno di molti rinforzi per l’ attacco. Io fiaccherò le difese da qui.” Rispose il demone.
“Stai attento a non farti male. Mi dispiacerebbe vedere quel tuo bel visino rovinato.” Lo prese in giro la strega.
“Fatti gli affari tuoi. Non sono io quello che si è fatto battere da tre ragazzini.” Rispose Saphiroth
“Cosa vorresti insinuare!?” Chiese la strega irritata.
“Non l’ hai capito? Sei stata sciocca ha fidarti così tanto dei tuoi poteri. Avresti dovuto evocare gli hertless o chiamarmi. Avremmo ucciso quei ragazzini.” Rispose lui sapendo di farla irritare.
“Che tu sia dannato!” Rispose Artemisia con furia. “Non sopporto chi mi considera così debole. La loro è stata solo fortuna, li avrei potuti battere molto facilmente.” Detto questo si rimise a salire le scale per poi aprire un portale oscuro, lasciando Saphiroth ad organizzare un’ altra offensiva.
 
 
 
 
 
Seyfer riapparve su una delle terrazze del castello.
“Allora com’ è andata la partita?” Chiese una voce alle sue spalle.
Il ragazzo si voltò per trovarsi davanti un uomo alto con i capelli biondi cortissimi e la barba dello stesso colore.
“…Ehm… Luxord, giusto?” Non era ancora abituato a chiamare per nome quei tizi in nero. “Mi hanno assegnato un' altra missione?”
“Non sei molto incline a rispondere le domande, eh?” Fece l’ uomo sorridendo.
“È andata bene… Anche se ho incontrato un gruppo di persone che mi hanno ostacolato.” Disse Seyfer con noncuranza.
“Ah! Stai attento ragazzo, non puoi lasciar scoperte le tue carte troppo a lungo o i tuoi avversari ne approfitteranno.” Disse Luxord mettendosi una mano sul mento come se stesse riflettendo.
In quell’ istante arrivò Saix.
“Luxord… Cosa ci fai qui?” Chiese l’ uomo con la cicatrice.
“Non mi hanno dato alcun ordine, e poi volevo vedere come muoveremo le nostre pedine…” Disse il biondo.
“Io non sono una pedina!!!” Urlò Seyfer evocando il suo keyblade e puntandolo contro l’ uomo.
Quello non si scompose. “Non ti servirà a niente attaccare un’ altra pedina, anche se si tratta della regina, servirebbe solo a velocizzare la tua fine.” Disse Luxord andandosene imboccando le scale che portavano al corridoio più in basso.
“Dovresti portare rispetto ai superiori…” Disse Saix osservando il ragazzo.
“Io sono qui per dimostrare il mio valore e lui non mi aiuterà di certo!” Rispose Seyfer.
“Non sono qui per ascoltare i tuoi piagnistei, sei stato convocato dal gran maestro Xehanort, quindi vedi di portare rispetto.” Affermò l’ altro con tono perentorio.
I due si incamminarono lentamente verso la sala dei troni, meglio conosciuta come la sala ‘dove l’ oscurità si riunisce’.
Per raggiungerla dovettero superare alcuni corridoi e prendere una specie di ascensore circolare con sopra il simbolo dell’ organizzazione XIII.
Alla fine i due arrivarono alla sala dove un tempo erano presenti tredici troni disposti in cerchio, ora, però, ce n’ erano ben ventidue.
Il maestro era seduto sul trono più alto, ad almeno dieci metri sopra di loro.
“Allora tu sei Seyfer.” Disse il Xehanort.
“Inchinati.” Gli ordinò a bassa voce Saix.
Mentre il giovane a malavoglia compiva quel gesto rifletté velocemente sul da farsi, anche perché non aveva capito se quella fosse una domanda o un’ affermazione.
“Si, maestro.” Rispose dopo un attimo di esitazione. Non capiva perché si rivolgesse a quel vecchio in maniera così ossequiosa, ma c’ era qualcosa nel suo interlocutore che lo metteva in soggezione.
“Allora.” Fece l’ anziano custode con un sorriso. “Sai perché sei qui?”
“No. Solo che sono stato portato qui con la forza e mi avete costretto a combattere la vostra guerra!” Insorse subito Seyfer.
“Come osi rivolgerti così al nostro maestro!?” Urlò Saix evocando la sua mazza pronto a colpire quell’ insolente ragazzo.
Ma la risata del maestro Xehanort lo colse alla sprovvista.
“Ebbene ragazzo, non sei contento di ciò?” Chiese il vecchio divertito.
Seyfer rimase interdetto.
Perché mai avrebbe dovuto essere contento di essere stato rapito?
Era prigioniero dopotutto.
O no? Dopotutto poco fa aveva incontrato una persona che conosceva e invece di chiedere aiuto l’ aveva attaccata.
“Non sei contento di avere questi poteri che ti permettono di uscire dal tuo piccolo mondo per vedere tutti gli altri?” Continuò il vecchio maestro.
Vero, quei poteri che gli permettevano di fare cose fuori dalla portata di altri uomini erano davvero esaltanti ed era stato davvero felice quando aveva cominciato ad avere capacità in grado di distruggere gli uomini più forti e ben addestrati.
“E non vuoi avere un potere ancora più grande che ti permetterebbe di mutare l’ universo a tuo piacimento?” Finì il vecchio maestro.
Seyfer dovette ammettere che la prospettiva era allettante.
“Cosa mi state chiedendo, maestro?” Chiese il giovane di nuovo rispettoso.
Il vecchio sorrise e con un gesto apparve un ventitreesimo trono che si alzò almeno di sette metri dal suolo.
Quando ciò accadde i troni si allargarono e la stanza sembrò ingrandirsi.
“Vorrei che ti unissi a noi.” Sentenziò Xehanort invitandolo con un cenno della mano a sedersi.
“Siete sicuro, maestro?” Chiese Saix senza riuscire a nascondere una nota di disappunto nella voce.
“Il ragazzo ha dimostrato forza, coraggio e spietatezza non comuni, quindi sono convinto che possa diventare membro del consiglio oscuro.” Affermò con sicurezza il vecchio maestro.
Seyfer si fece avanti con aria trionfale mentre usando i suoi poteri per levitare raggiungeva il trono che ora gli apparteneva.
“Ben venuto nel consiglio oscuro.” Disse Xehanort.
In quell’ istante un portale si aprì su uno dei troni più bassi all’ altra estremità rispetto all’ anziano maestro e poco dopo sul trono apparve seduta una donna con un lungo abito viola ed i capelli acconciati in due trecce simili a corna.
“Artemisia, cosa ti porta qui?” Chiese Saix che non aveva ancora preso posto.
La donna si voltò verso Xehanort e disse: “Maestro. Sono qui per chiedere che qualcun altro, oltre a me e Saphiroth venga a combattere presso Rediant Garden.”
“Perché? Voi due non bastate?” Chiese Xehanort.
“In effetti avremmo bisogno di più guerrieri.” Affermò la strega.
Xehanort ci pensò un po’ prima di accordare qualche aiuto alla strega.
“Immagino di poterlo fare. Manderò Lexaeus a darti una mano, ma lui prenderà il comando di operazioni a parte.” Disse con decisione il vecchio.
La donna sembrò soddisfatta e sparì di nuovo.
“Saix.” Disse Xehanort. “Vai a chiamare Vexen e Marluxia, devo parlagli.”
“Sissignore.” Rispose l’ uomo inchinandosi ed uscendo dalla stanza.
“E io che faccio?” Chiese Seyfer.
“Tu vai a riposare. Mentre parlavamo ho dato ordine ai simili di prepararti una delle stanze del castello, ti condurranno là non appena uscirai.” Disse Xehanort.
 
 
 
 
Saix si mise a camminare con calma lungo uno dei corridoi interni del castello.
In realtà avrebbe potuto andare usando un portale oscuro, ma sapeva che, se sapevi tendere bene l’ orecchio, potevi scoprire qualcosa di interessante.
D’ altro canto non era affatto sicuro che tutti i loro compagni fossero fedeli.
Necrosis affermava che Axel non avrebbe tradito perché non aveva più motivo di combattere per Roxas, ma lui non era di questo avviso.
Era convinto che Axel stesse architettando qualcosa, doveva solo scoprire cosa.
Superò alcuni corridoi che lo portarono vicino alle stanze di allenamento dove incontrò proprio Axel.
Il rosso lo salutò amichevolmente, ma Saix mantenne il suo solito autocontrollo.
“Axel, vorrei parlarti.” Disse con tono freddo.
“Ma daiii!” Fece l’ altro con noncuranza. “Cosa mai mi vorresti dire?”
“Sai qualcosa che io non so?” Chiese di nuovo Saix freddo.
“E cosa dovrei sapere? Non sei tu il braccio destro del capo?” Chiese il rosso divertito.
“Non è uno scherzo. Se qualcuno ci tradisce devo saperlo.” Disse l’ uomo con la cicatrice.
“Te l’ assicuro: non so niente più di te.” Sentenziò Axel con sicurezza.
“Bene…” Fece Saix con freddezza. “Non ho altro da aggiungere. Sai dov’ è Xion?”
Per qualche ragione gli parve che Axel fosse stato turbato da quella domanda, cosa che lo insospettì ancora di più.
“No, non credo, perché?” Fece il rosso.
“Niente di particolare.” Rispose Saix allontanandosi lungo il corridoio.
Era certo ormai che Axel stesse nascondendo qualcosa, ma non aveva alcuna prova, tuttavia era sicuro che l’ avrebbe trovata.
Si mise in cammino allungando la strada deviando verso i dormitori dove sperava di trovare Xion.
La ragazza era giovane e probabilmente era implicata in ciò che stava facendo Axel, sarebbe stato facile farle vuotare il sacco.
Camminò molto a lungo, ma non trovò traccia della ragazza da nessuna parte.
Decise di andare a controllare nella sua stanza.
Di regola nessuno avrebbe potuto entrare nelle stanze degli altri, ma Saix aveva una sorta di permesso, e, a patto che non venisse sorpreso, poteva entrare nelle stanze degli altri.
Era sicuro di trovarla là dentro, ma non c’ era, così si mise a perlustrare la stanza.
In realtà non c’ era niente da controllare: il letto rigorosamente bianco in accordo con il bianco osseo delle pareti, il baule anch’ esso bianco che avrebbe dovuto contenere gli effetti personali dei singoli membri ma che in realtà era vuoto ed una libreria che conteneva solo alcuni souvenir delle missioni precedenti.
Stava per andarsene quando Saix fu attirato da un libro.
Non l’ aveva mai visto, soprattutto perché era rilegato in un materiale simile alla plastica.
La copertina era azzurra e sembrava diverso dagli altri.
‘Un romanzo.’ Pensò l’uomo leggendo il titolo. ‘Eragon. Che razza di titolo è?’ Si chiese perplesso.
Stava per iniziare a leggere quando si accorse di un portale che si stava aprendo a pochi passi da lui.
Rimise il libro a posto rapidamente e uscì senza accorgersi che da quel tomo era uscito un pezzetto di carta.
Saix chiuse la porta appena in tempo e si avviò verso il pronto soccorso dove avrebbe trovato Marluxia e Vexen.
Camminò lungo il corridoio fino ad una svolta dove girando si trovò davanti Xemnas.
“Saix, che ci fai da queste parti?” Chiese il Superiore.
“Dovevo andare a chiamare Marluxia e Vexen, ma non c’ è fretta.” Rispose l’ uomo con la cicatrice.
“Allora non c’ è problema se… parliamo un po’, vero?” Chiese lui Xemnas allusivo.
Saix non ci pensò su molto, d’ altro canto aveva bisogno anche lui di rilassarsi ogni tanto.
“Va’ bene, non è male come idea.” Disse Saix sorridendo.
 
 
 
 
 
Axel e Xion entrarono nella stanza di quest’ ultima.
Axel aveva temuto per la sorte di Xion quando Saix aveva chiesto di lei ed era corso a cercarla.
Aveva trovato la ragazza che guardava il cielo sopra il castello.
Lei stava pensando a Riku.
Quando la sua mente era una parte di Sora lui l’ aveva aiutata a rendersi conto della situazione ed era stato un vero punto di riferimento per lei.
Benché in teoria lei fosse un nessuno era certa di provare dei forti sentimenti per il ragazzo albino.
I suoi pensieri erano stati interrotti da Axel che era piombato su di lei con il fiatone.
“Axel, che hai?” Finalmente ti ho trovato, stai bene?” Aveva chiesto il rosso trafelato.
“Si, perché?” Aveva risposto la ragazza perplessa.
“No, niente dobbiamo parlare, ma non qui, andiamo nella tua stanza.” Aveva detto criticamente il rosso.
I due avevano aperto un portale oscuro e si erano diretti alla camera di Xion.
Axel era sicuro di incontrare Saix e si preparò mentalmente a combattere con lui.
Sperava ovviamente di poterlo allontanare con le parole, ma se si fosse giunti alle armi era pronto a lanciare un messaggio a Demyx e Zexion.
La fortuna però era dalla sua perché nella stanza non c’ era nessuno.
Xion però non era dello stesso avviso.
“Qualcuno è stato qui.” Disse prendendo da terra un foglietto.
“Cosa?” Fece il rosso preoccupato.
“Questo foglio lo tenevo come ferma libro e se è qui qualcuno è entrato in camera mia.” Disse la ragazza.
“Dannazione! Dobbiamo accelerare il piano di fuga!” Disse Axel preoccupato.
“Perché?” Chiese Xion. “Non ci hanno ancora scoperti.”
“No, ma lo stano per fare. Dobbiamo muoverci rapidi, già da domani dobbiamo essere fuori di qui.” Affermò il ragazzo con sicurezza.
“Allora che devo fare?” Chiese la giovane.
“Al piano ci penserò io, tu devi fuggire e presto. Saix ti verrà a cercare!” Disse Axel.
“D’ accordo, so dove potrei andare. Così dicendo prese il suo libro aprì un portale oscuro e sparì.
‘Anche questa è fatta.’ Pensò il rosso sollevato.
Aveva guadagnato un po’ di tempo. Se Xion avesse fatto le cose a dovere non si sarebbe lasciata catturare e l’ organizzazione avrebbe perso tempo a cercarla.
Lui però sapeva di dover agire velocemente o avrebbe perso l’ occasione, doveva trovare Demyx e Zexion e portare in salvo tutti i prigionieri rimasti.
Subito uscì dalla stanza e si mise a camminare per il corridoio.
Non sapeva dove fossero i suoi due complici ed aprire varchi oscuri in tutto il castello avrebbe insospettito il vecchio, quindi doveva trovarli a piedi.
Aveva appena voltato l’ angolo quando si trovò davanti una persona che non cercava, ma che gli fece comunque piacere vedere.
Larxene, la ninfa selvaggia, stava in piedi davanti a lui a pochi centimetri dalla sua faccia.
In realtà era lei che stava cercando lui.
Voleva chiarire le cose e ricordare al rosso che, siccome lei ra una nessuno, non provava niente per lui.
Era molto decisa e si era anche preparata un bel discorsetto per mettere in riga il giovane, ma appena se l’ era trovato davanti, non seppe perché, ma il suo cervello era andato in tilt e tutto il discorso che si era preparata fu automaticamente cancellato dalla sua memoria, mentre sentiva il respiro accelerare.
D’ altro canto Axel non si aspettava certo di vedere la Ninfa Selvaggia, ma fece del suo meglio per non sembrare imbarazzato e sfoggiò il suo sorriso più strafottente.
L’ effetto fu davvero incredibile dato che lei sembrò dimenticarsi perché fosse lì.
“Allora, che fai da queste parti?” Chiese il rosso mettendo una mano al muro.
“N-niente, passavo di qua…” Fece Larxene cercando di nascondere il tremore della voce.
“Certo, ne sono convinto…” Disse Axel allusivo.
“In realtà stavo cercando, proprio te!” Disse con veemenza la bionda cercando di mascherare l’ imbarazzo dietro un espressione rabbiosa e decisa.
Oh, perché?”
“Volevo dirti che quello che è successo qualche giorno fa non significa niente, tu non mi interessi.” Affermò lei con forza.
Si aspettava che quel discorsetto facesse capire al rosso che non doveva interessarsi a lei, ma invece quello le si avvicinò ancora di più bloccandola contro la parete bianca.
“Ma io non ho fatto niente. Alla palestra ti ho solo chiesto come stavi…” Disse avvicinando il viso a quello di lei.
“No! Tu… mi hai provocata… ed io non… provo niente…” Per qualche ragione la vicinanza del ragazzo le mozzava il fiato.
“Davvero?” Chiese Axel con le labbra ad un soffio da quelle della ragazza.
“Davvero…” Rispose lei con un ultimo tentativo di allontanarlo.
Il rosso si avvicinò ancora di più e congiunse le labbra a quelle di lei dandole bacio sulle labbra.
All’ inizio fu timido, ma poi quando sentì che la giovane non reagiva in alcun modo si fece più passionale.
Per un attimo Axel temette di essere allontanato dalla nessuno, ma con sua sorpresa la ragazza rispose al bacio con trasporto cingendo la schiena di lui con le mani.
I due rimasero a baciarsi con passione per quasi un minuto e sarebbero potuti rimanere ad assaporare i sospiri l’ uno dell’ altro quando qualcuno non si schiarì rumorosamente la voce.
 
 
 
 
 
Demyx stava camminando lungo il corridoio verso la sua stanza.
Aveva dimenticato di nuovo la Sitar in camera ed aveva una voglia matta di suonare.
Doveva assolutamente scaricare la tensione dato che da un po’ di tempo si sentiva osservato soprattutto in presenza di Saix.
Aveva bisogno di rilassarsi ed anche se molti affermavano che fosse fastidioso il suono del suo strumento, quello era il solo modo per calmarlo.
D’ altro canto se l’ era cercata.
Se avesse declinato l’ offerta di Axel non si sarebbe dovuto guardare le spalle ogni secondo, ma non voleva fare la fine dell’ ultima volta.
D’ altro canto il rosso era l’ unico tipo amichevole dell’ organizzazione e si fidava più di lui che degli altri.
Inoltre non gli piaceva quel vecchio che aveva preso il comando.
Gli sembrava un folle maniaco anche più di Xemnas.
Non si pentiva della sua scelta ed era convinto di fare bene le sue scelte.
D’ altro canto per lui pentirsi era impossibile in quanto nessuno.
Stava camminando lungo il corridoio quando vide la porta della stanza di Xemnas aprirsi per lasciare uscire Saix.
Demyx non seppe perché esattamente, ma si nascose dietro un angolo del corridoio, per osservare il numero VII uscire dalla stanza rialzandosi la zip del soprabito.
Il ragazzo nascosto lo osservò allontanarsi mentre una strana sensazione di disagio lo colpiva.
Aveva la sensazione di poter intuire il perché Saix fosse presente in quella stanza, e sinceramente non era interessato ad alcun approfondimento.
Si decise ad allontanarsi per evitare un possibile faccia a faccia con Xemnas con il quale non aveva alcuna voglia di confrontarsi.
‘Ma perché capitano sempre a me queste cose?’ Si chiese mentre entrava nella sua stanza e prendeva la Sitar poggiata al letto. ‘In fondo io voglio solo essere lasciato in pace.’
Sapeva che lamentarsi non era una soluzione, ma lo aiutava a sfogrsi ed in quelle condizioni ne aveva davvero bisogno.
Uscì dalla sua stanza con la Sitar a tracollo tenendola il più ferma possibile per non rovinarla. Ci teneva troppo a quell’ oggetto.
Era così assorto dai suoi pensieri che quando girò l’ angolo si trovò davanti ad un altro spettacolo del quale avrebbe volentieri fatto a meno.
‘Questa è una congiura!’ Pensò mentre osservava Larxene e Axel avvinghiati che si baciavano con passione.
Aspettò qualche secondo prima di schiarirsi la voce, ma se ne pentì subito.
Infatti dopo un attimo di smarrimento i due gli lanciarono delle occhiati di fuoco che fecero desiderare a Demyx di essere molto piccolo.
La bionda si separò da Axel e si avvicinò al biondo estraendo un kunai.
“Se scopro che l’ hai detto a qualcuno scoprirai che io sono bravissima a rifare i connotati.” Lo minacciò lei puntando il suo coltello dritto davanti al naso del ragazzo che per tenere d’ occhio la lama si era fatto strabico.
“Messaggio ricevuto.” Disse con il sudore freddo che gli colava dalla fronte.
La nessuno se ne andò con aria soddisfatta mentre i due ragazzi rimanevano a confrontarsi.
“Però, Axel! Certo che potevi sceglierti una ragazza migliore!” Disse sarcastico Demyx tra l’ irritato ed il divertito.
“Senti! Ne possiamo parlare dopo!?” Fece il rosso che era diventato paonazzo. “Dobbiamo accelerare i nostri piani!”
“Cosa!?” Ma sei sicuro il vecchio sospetta!”
“Lo so, ma ormai è fatta. Xion se n’ è già andata.”
“Dannazione!” Imprecò Demyx.
 
 
 
 
 
Macchia Nera era seduto sul suo trono e parlava con Xehanort.
I due erano entrambi stati amici di Yen Sid ed in particolare Macchia era stato suo allievo, ma ora si sentiva più allievo del vecchio maestro oscuro.
“Cosa ti turba macchia?” Chiese Xehanort osservandolo.
“Sono solo nervoso.” Rispose lui con noncuranza. “È un po’ che non faccio del moto.”
Macchia scherzò sull’ argomento, ma in realtà aveva una gran voglia di prendere a calci qualcuno.
“Dovresti essere fiero di te. Stai per portarci un potente alleato. La ragazza tradirà gli altri e ci darà un vantaggio.” Disse il vecchio maestro con un sorriso.
“Vero, ma anche se sono un tipo che ama i raggiri, preferisco farmi avanti in prima persona.” Disse il cane antropomorfo sovrappensiero.
“Allora ho qualcosa per te.” Disse il custode oscuro. “Mio figlio Neos non ha fatto rapporto e la cosa mi insospettisce. Dovresti andare a cercarlo per vedere se ha compiuto la sua missione.”
“Bene…” Disse Macchia finalmente sollevato per poter fare qualcosa. “Andrò subito.” Così dicendo aprì un portale oscuro e se ne andò insieme al suo compagno.
Nello stesso istante Malefica apparve sul suo trono.
“Abbiamo un problema.” Disse la strega. “Vanitas ha di nuovo disatteso ai suoi ordini maestro.”
Xehanort era tutt’ altro che preoccupato.
Vanitas, Macchia Nera, Malefica, Artemisia, Saix ed anche Axel il traditore stavano facendo il suo gioco.
Nulla poteva interferire con i suoi piani.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Allora gente. Altro intermezzo sul castello dell’ oblio. Spero di non aver esagerato con le descrizioni per non avere problemi di Reating.
Comunque sembra proprio che Xehanort già sappia del tradimento di Axel.
Cosa vorrà fare.
E chi accompagna Macchia nelle sue missioni?
Alla prossima.
AxXx
 

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Capitolo 27
*** Tradimenti oscuri ***


Yen Sid era seduto sullo scranno della sua torre dietro la scrivania sulla quale era poggiato il suo libro di incantesimi.
Cercava con pazienza un incantesimo o una magia che gli permettesse di trovare una soluzione alla grave situazione in cui si trovavano i mondi.
Ma non c’ era tempo di trovare una soluzione.
Era cieco e non vedeva più i suoi campioni.
Sentiva solo l’ opprimente presenza oscura del maestro oscuro Xehanort che gli impediva di vedere chiaramente l’ evolversi di quel drammatico scontro.
La sua cecità era solo parziale, ma era comunque seccante dato che gli precludeva ogni possibile comunicazione con i suoi allievi.
Era come giocare a scacchi con gli occhi bendati e quella era una partita che non poteva perdere.
Xehanort aveva lanciato il suo ultimo attacco ed era deciso a portare il suo progetto fino in fondo.
Ma qual’ era?
Possibile che volesse solo conquistare una manciata di mondi?
No… C’ era dell’ altro in gioco e Yen Sid lo percepiva chiaramente.
Ma non riusciva a capire cosa fosse.
Indubbiamente però questo era l’ ultimo atto di una guerra che si era protratta per diciassette anni per trovare alla fine un epilogo.
Un epilogo che il vecchio stregone non era sicuro di voler vedere.
 
 
 
 
 
 
Sora guardò oltre il parapetto l’ immensa flotta di Lord Cuttler Becket.
Decine, forse centinaia di navi che si stagliavano sull’ orizzonte con i cannoni pronti a sparare con a capo due navi.
Una era un immenso galeone equipaggiato in modo da ospitare ben tre file di cannoni armati.
L’ altra era simile alla perla, ma sembrava  vecchia di secoli come un relitto fuoriuscito dalle acque più profonde e remote. Aveva la chiglia ricoperta d’ alghe e, benché non ci fosse molto vento le vele della nave si muovevano furiosamente.
Loro invece erano poco più di una ventina a causa dell’ attacco del Kraken e ciononostante continuavano ad avanzare fino ad un paio di leghe di distanza dalla flotta avversaria. 
“Quello è l’ olandese volante” Disse Jack osservando la nave in rovina.
“Così la c’ è Devy Jones.” Disse Kairi evocando il suo ‘Posto nel destino’.
“Esatto.” Disse Elizabeth osservando con odio la nave.
In quel momento Barbossa sale sul ponte con alcuni pirati che trascinavano Tia Dalma legata.
“È ora.” Disse il vecchio pirata prendendo una scodella nei quali c’ erano i nove pezzi da otto dei vari signori dei pirati.
“Quelli da dove arrivano!?” Chiese Elizabeth. “Durante la riunione ti avevo ordinato di restituirli!”
“Oh ma io l’ ho fatto.” Disse il pirata ghignando. “Ma temo di aver restituito ‘per errore’ la ciotola con i pezzi da otto falsi che avevo preparato in precedenza.”
Jack, Sora, Kairi, Will ed Elizabeth prepararono le armi, ma un nugolo di sciabole si frappose tra loro ed il capitano.
“Sei impazzito, Barbossa!? Non puoi liberarla!” Urlò Will indietreggiando.
“Le mie scuse, ma per troppo tempo il mio fato non è stato più nelle mie mani.” Così dicendo si avvicinò ad Elizabeth e prese dalla sua veste un ciondolo, probabilmente il suo pezzo da otto. “Ora Basta!”
Alla fine tutti i pirati si dovettero arrendere al fatto che era Barbossa a comandare.
Per ora.
Il pirata si avvicinò alla ciotola contenente i pezzi da otto.
“È necessario un rituale?” Chiese Gibbs osservando apprensivo il pirata.
“Si.” Rispose il pirata. “Bisogna riunire tutti i pezzi. Poi vanno bruciati e bisogna dire ‘Calipso! Io ti libero dal tuo legame umano!’”
“Tutto qui?” Chiese perplesso Sora.
Il pirata lo guardò con una strana luce negli occhi.
“Dicono che bisogna dirlo nello stesso modo in cui si parla ad un’ amante.” Disse con un sorriso, mentre i pirati sul ponte sorridevano.
“CALIPSO!!! IO TI LIBERO DAL TUO LEGAME UMANO!!!” Urlò Barbossa al cielo calando una torcia accesa sulla ciotola che però non si accese.
“Non mi sembra funzionare.” Affermò Kairi aspettandosi una reazione un po’ più spettacolare.
“Questo perché l’ hai detto male.” Disse Jack osservando divertito la scena beccandosi uno sguardo infuocato da parte del suo rivale.
Il pirata si avvicinò alla donna con fare esperto e avvicinò la sua bocca all’ orecchio di lei sussurandole qualcosa.
Per un attimo non accadde nulla e tutti rimasero in attesa di una qualche reazione.
Poi all’ improvviso la donna andò in estasi mentre i nove oggetti andavano in fiamme sotto lo sguardo allibito dei pirati.  
Tia Dalma iniziò a tremare con violenza mentre il fumo scaturito dalla ciotola le entrava nelle narici.
In un attimo lei si trasformò in una saetta di luce che disintegrò le corde e sparì con l’ intensità di un lampo mentre una voce si alzava sul ponte.
“Sciocchi! La pagherete per avermi imprigionato! Voi e Devy Jones!”
“Ottimo lavoro, Babossa!” Disse Jack sarcastico. “Odio dovertelo dire, ma te l’ avevo detto.”
In quell’ istante il cielo si rabbuio in pochi secondi ed il mare iniziò ad agitarsi mentre una strana corrente catturava la Perla così come l’ olandese volante.
“Indietro tutta!!!” Urlò Elizabeth riprendendo il suo ruolo di re dei pirati.
Sfortunatamente, mentre la altre navi si erano allontanate in tempo per evitare di essere trascinate dalla corrente, la Perla Nera era rimasta intrappolata nei flutti.
“Dannazione! Siamo spacciati!” Urlò Kairi spaventata.
In quel momento Will indicò l’ orizzonte.
“Guardate! Sembra che anche l’ olandese sia rimasto intrappolato!” Urlò per farsi sentire oltre il rombo della tempesta.
In effetti Sora notò che la nave si stava avvicinando a loro con la stessa velocità tenuta dalla perla.
“Maelstrom!!!” Urlò Gibbs mentre indicava un enorme vortice che si apriva come un gigantesco imbuto tra loro e l’ Olandese.
“Ormai non abbiamo scelta! Dobbiamo combattere!” Urlò Jack incitando gli altri pirati.
“Capitan Barbossa! Ci servite voi al timone!” Urlò Elizabeth.
“Puoi dirlo forte.” Rispose lui con uno sguardo folle negli occhi e muovendosi per scansare Cotton dal timone prendendone il posto.
La nave virò mentre l’ Olandese Volante faceva lo stesso ma nella direzione opposta.
Sora si avvicinò a Kairi che si teneva stretta all’ albero maestro per non cadere mentre la nave si inclinava e la pioggia iniziava a scendere violenta.
“Accidenti, ma ti trovavi spesso in situazioni del genere!?” Chiese la rossa con un sorriso a metà tra lo spaventato ed il divertito.
“Anche peggio, credimi!” Rispose lui mentre osservava i pirati che si aggrappavano ai parapetti delle navi o a corde fissate per non cadere nell’ oceano infuriato.
Improvvisamente una salva di cannonate passò sopra la loro testa, segno che la battaglia era iniziata.
“Mano ai cannoni!” Urlò Barbossa. “Rispondete al fuoco!” Subito dalla loro fiancata uscirono le canne dei cannoni che iniziarono a sparare grazie agli artiglieri.
Le due navi continuarono a muoversi in cerchi sempre più stretti mentre si avvicinavano sempre di più continuandosi a scambiarsi salve di colpi di cannone che per la maggior parte cadevano in acqua senza provocare danni alle navi.
Improvvisamente una palla di cannone colpì il ponte a pochi passi da Kairi liberando una salva di schegge di legno che si andarono a conficcare nella pelle di lei senza però provocare alcun danno grave.
Tuttavia la rossa non poté fare a meno di urlare di dolore quando sentì i pezzi di legno che entrava nella pelle delle gambe e delle braccia.
Quella reazione bastò a farle perdere l’ equilibrio e per un attimo pensò di cadere in mare, ma fu afferrata da Sora appena in tempo.
“Grazie!” Disse la ragazza agitando la testa per togliersi i capelli bagnati dagli occhi.
La pioggia ormai cadeva a catinelle ed il vento sferzava il ponte di entrambe le navi con la forza di cento spade mentre decine di fulmini illuminavano il cielo nuvoloso.
Passarono ancora un paio di salve di proiettili uno dei quali colpì la fiancata della perla facendo saltare un cannone e ferendo gravemente alcuni pirati.
Poco dopo alcuni hertless pirata apparvero sul ponte della loro nave mentre con l’ aiuto di alcuni rampini diversi pirati maledetti si lanciavano sulla loro nave.
Sora distrusse alcuni hertless con un paio di colpi ben mirati, ma quando tentò di parare l’ attacco di un pirata di Jones un violento scossone gli fece perdere l’ equilibrio e la lama dell’ avversario gli segnò leggermente la guancia destra con un piccolo segno rosso.
Prima che il ragazzo potesse riprendere l’ equilibrio Will trafisse da dietro il pirata uccidendolo.
Jack intanto, alla guida di un manipolo di pirati aveva agganciato la nave avversaria con dei rampini e si stava lanciando su di essa.
Sora raggiunse il castello di poppa abbattendo tre hertless pirata e uccidendo altri due pirati maledetti.
Dall’ alto poteva vedere tutto quello che succedeva sul ponte.
Babossa stava combattendo contro una giubba rossa ed un pirata maledetto per evitare che prendessero il timone, mentre Will affrontava tre hertless armati di sciabole al fianco di Elizabeth.
Poco dopo si rese conto che Kairi stava cercando di attirare l’ attenzione di lui e si stava avvicinando sempre più rapidamente mentre cercava di evitare la massa dei pirati che combattevano contro mostri, hertless e soldati.
Sora tentò di scendere dal castello di poppa e colpì un pirata maledetto facendolo stramazzare al suolo.
Un altro mostro tentò di colpirlo alle spalle, ma Barbossa lo colpì alle spalle con una pistola dopo aver distrutto l’ ennesimo hertless.
Kairi lo raggiunse dopo aver spedito un altro soldato britannico in mare con una magia.
“Kairi, che c’ è!?” Chiese Sora mentre intanto combatteva contro un hertless.
“Guarda!” Urlò lei per farsi sentire sopra il frastuono dei fulmini e dei combattimenti indicando il ponte della nave avversaria.
All’ inizio il ragazzo non vide niente, ma il bagliore di una lama eterea che lui conosceva bene attirò la sua attenzione.
‘Xemnas!’ Pensò lui osservando il Superiore uccidere senza difficoltà un pirata di Jack.
“Ce la fai da sola!?” Chiese il giovane alla rossa.
Lei per tutta risposta annuì colpendo un hertless con una palla di fuoco.
A quel punto Sora non ebbe esitazioni ed afferrando una corda si dondolò sopra il gorgo del maelstrom raggiungendo l’ Olandese Volante.
 
 
 
 
 
Riku stava seduto su una delle terrazze della casa di Aslan.
Stava riflettendo.
Ormai era certo che il giovane re Peter lo stesse tenendo lontano per un motivo ben preciso.
Il giovane era sicuramente stato avvicinato dalle forze delle tenebre e stava anche per cedere, ma doveva esserci ancora qualche possibilità di salvarlo.
Faraia era in ricognizione per esplorare la casa di Aslan e dato che non c’ era quasi più nessuno in quella specie di dedalo di grotte e sarebbe stato facile passare indisturbati.
La popolazione locale era molto diffidente nei loro confronti e non li avrebbe fatti girare liberamente.
Era così assorto nei suoi pensieri che non si accorse della più giovane delle Pevensie che si avvicinava a lui.
“Salve, Sir Riku. A cosa state pensando?” Chiese lei sedendosi al suo fianco.
“Niente. In realtà stavo sperando che tuo fratello tornasse vincitore così questa guerra potrebbe finire.” Disse l’ albino.
I due rimasero un po’ in silenzio ad osservare le stelle che illuminavano il cielo, ognuno dei due pensando a qualcosa di personale.
Lei pensava ad Aslan e a come non poteva credere che il grande leone avesse abbandonato Narnia al proprio destino.
Lui invece pensava ai suoi amici e a tutti coloro che erano coinvolti in quella guerra.
E pensò a Xion.
La ragazza avrebbe dovuto essere dimenticata, ma era ovvio che, come erano tornati in vita i singoli membri dell’ organizzazione, anche lei doveva essere tornata nello stesso modo.
E come era ovvio supporre i ricordi dell’ esistenza di lei erano tornati e con loro tutti i sentimenti che la gente provava per lei.
In particolare lui aveva ricominciato a provare lo stesso sentimento che lo aveva investito un anno e mezzo fa, quando l’ aveva incontrata la prima volta.
A poco a poco erano diventati amici ed alleati e lui aveva cominciato a provare qualcosa di più per lei.
Ricordava ancora il terribile dolore che aveva nel cuore quando aveva scoperto della morte di lei.
Aveva tentato di non darlo a vedere a nessuno, ma lui, nel profondo aveva sofferto.
Una sofferenza che era continuata anche dopo che i ricordi di lei svanissero.
Il dolore non l’ aveva lasciato ed era rimasto sopito.
Non poteva certo dimenticarlo.
Aveva dimenticato il nome della ragazza ma i sentimenti che provava verso di lei non erano cambiati.
Ora che ricordava ed era certo del ritorno della giovane la preoccupazione lo attanagliava insieme ad un misto di felicità.
Preoccupazione certo perché temeva che l’ organizzazione la punisse per averlo aiutato.
Ma era anche felice perché sapeva di poterla rincontrare.
“Chi sei in realtà?” Chiese Lucy al ragazzo che guardava le stelle al suo fianco.
Riku sospirò.
Ormai avrebbe anche potuto dirglielo, solo che non era sicuro che fosse la cosa giusta.
Yen Sid li aveva avvertiti di preservare l’ equilibrio tra i mondi e rivelare l’ esistenza di altre persone al di fuori nell’ universo era qualcosa di veramente pericoloso.
“È vero.” Disse alla fine il giovane senza incrociare lo sguardo della giovane regina. “Io non sono di questo mondo.”
“Allora da dove vieni?” Chiese lei.
Riku ci pensò un po’ prima di rispondere ed indicò il cielo.
“Vedi quella stella lassù?” Chiese il giovane puntandone una particolarmente luminosa.
Lei annuì con fare perplesso.
“Io vengo da quella stella. Da molto lontano da qui.” Disse Riku.
“Vieni da una stella?” Chiese la ragazzina stupita.
“Ni, da un mondo, proprio come questo.”
“Ma allora che ci fai qui!?”
“Non sembri molto stupita della mia risposta.” Disse l’ albino notando che non era sommerso delle ovvie domande che chiunque gli avrebbe posto dopo quella risposta.
“Be’ diciamo che anche io ed i miei fratelli non siamo proprio di qui…” Rispose lei in tono strano.
Riku decise di non indagare oltre e proseguì le sue spiegazioni.
“Hai visto le creature che ci hanno attaccato prima?”
“Si.” Rispose lei. “Quei mostri neri.”
“Quelli si chiamano hertless e sono creature oscure che non sono di questo mondo.”
“L’ avevo sospettato.” Mormorò pensosa la giovane. “A Narnia non ci sono creature così orribili ed innaturali. Ma allora da dove vengono?”
“Dal cuore degli uomini malvagi.” Spiegò Riku. “I pensieri e gli impulsi malvagi degli uomini rendono il cuore oscuro e se gli hertless trovano un cuore del genere possono creare un altro hertless molto potente. Gli hertless originari vengono dal mondo delle tenebre e sono l’ incarnazione stessa dell’ oscurità. Essi possono sottostare ad altri esseri oscuri più potenti di loro, ma se si rendessero conto che il cuore della persona che li guida è sul punto di vacillare non esiterebbero a tradirlo.”
“Che cosa orribile…” Disse la giovane. “Ma cosa ci fanno qui?”
“Devi sapere che in questo momento nei mondi esterni al tuo c’ è una guerra.” Sospirò Riku. “Non una guerra tra due nazioni, come qui, tra Telmar e voi, ma una molto più grande che deciderà il destino di tutti i mondi.”
“Quindi tu sei un guerriero della luce?”
Sembri molto sicura, come fai a sapere che io non sono un oscuro che sta tentando di ingannarti?”
“Perché mi stai mettendo in guardia, e se fossi un malvagio non avresti maggior interesse a tenermi all’ oscuro?”
“Giusta osservazione…”
“Ma perché loro son qui? Li ha attirati qualcuno?”
“Forse… o forse qualche creatura oscura parecchio potente li ha attirati qui.”
“Chi?”
Il giovane albino sorrise tristemente. “Bisogna essere in due per combattere una guerra ed è ovvio che gli hertless sono i soldati semplici. I loro comandanti sono i miei nemici.”
In quell’ istante Faraia li raggiunse sulla terrazza.
“Maestro… il Re Peter ed il principe Caspian sono tornati. E non in buone condizioni.” Disse mesta la giovane.
Riku e Lucy scesero al pian terreno mentre intravedevano una colonna di soldati Narniani che tornava molto ridotta rispetto a quando erano partiti.
‘Lo sapevo io…’ Pensò Riku mentre scendeva le scale.
Arrivati al corridoio incrociarono Caspian furente che se ne andava rapidamente verso la tavola di pietra.
Una volta usciti Peter con la spada in mano si diresse furioso verso di loro puntandola contro Riku.
“Come hai fatto a comunicare con i Telmarini!?” Fece con la saliva che gli schizzava dalla bocca per la rabbia. “DIMMELO!!!”
Riku non si mosse. Sapeva che i soldati sarebbero intervenuti se avesse evocato il keyblade e così con un cenno ordinò anche a Faraia di fermarsi.
“Allora!?” Continuò il giovane re folle di rabbia.
Il giovane albino sentì il freddo della lama che gli sfiorava la pelle, ma mantenne un autocontrollo di ferro. “Non so di cosa stai parlando.” Rispose semplicemente.
“Menti!” Urlò Peter premendo la lama sul collo dell’ altro. “Prima tu che spunti dal nulla poi Caspian! State tramando qualcosa per usurparmi il trono!!!”
Riku sentì il leggero dolore della ferita alla gola, ma non reagì.
“Nessuno vuole rubarti il trono, ma dovresti ricordare che anche i tuoi fratelli hanno ricevuto il potere regale e hanno il diritto di esercitarlo quanto te!” Rispose lui.
“Dannazione! Prendetelo! In nome di Aslan!” Urlò con veemenza senza ottenere alcun aiuto.
“Peter, ti prego, ragiona! Non dare la colpa agli altri!” Lo supplicò sua sorella Susan mentre tutti i presenti osservavano il giovane con un misto di paura e pietà negli occhi.
“Voi…” Fece il biondo con una luce folle negli occhi. “Siete tutti dei traditori! Siete tutti dei traditori!” Urlò con forza. “Vi farò pentire di avermi tradito!”
Così dicendo il giovane re se ne andò.
“Cos ha Peter?” Chiese la regina Susan più a se stessa che agli altri. “on era così quando siamo partiti.”
In quell’ istante il nano Trumpink arrivò dall’ interno della fortezza.
“Presto!” Disse con il fiatone. “Il principe Caspian è impazzito! Vuole richiamare la strega dal suo sonno!”
In quell’ istante un esercito di uomini di Telmar uscì dalla foresta con a capo uno schieramento di cavalleria guidati da re Miraz in persona.
“Cosa facciamo?” Chiese il capitano dei centauri.
Riku osservò l’ esercito e notò che c’ erano anche degli hertless e dei Necron.
“Raggiungete le vostre postazioni all’ interno della Casa di Aslan e non uscite per nessuna ragione. Rimaniamo sulla difensiva.” Ordinò.
All’ inizio sembrò che nessuno volesse dargli ascolto, ma quando la regina Susan ordinò di seguire gli ordini dell’ albino nessuno protestò.
“Andiamo!” Disse Riku rivolgendosi a Faraia, Susan, Lucy, Edmund e Trumpink.
Il gruppo attraversò tutta la casa di Aslan attraverso corridoi scavati nel terreno stretti e soffocanti, alcuni dei quali davano un forte senso di claustrofobia costringendoli ha proseguire in perfetta fila indiana.
Alla fine sbucarono in un corridoio un po’ più ampio per poi raggiungere la tavola di pietra dove Caspian stava tendendo la mano verso una lastra di ghiaccio sulla quale c’ era il riflesso di una donna bionda bellissima che tendeva la mano oltre il ghiaccio per raggiungere la mano del principe che se l’ era ferita al palmo ipnotizzato mentre due individui, uno che sembrava un lupo bipede dal pelo marrone chiaro e l’ altro una donna vecchia con un becco nero al posto della bocca, si tenevano ai lati del ragazzo.
“Fermi!” Urlò l’ albino prendendo alla sprovvista le creature.
Il principe sembrò risvegliarsi dal sonno e si guardò intorno ritirando la mano mentre la strega urlava di rabbia.
Trumpink si lanciò in avanti contro Nikabrik insieme a Lucy armata di pugnale.
Riku si lanciò sulla megera che stava lanciando una saetta contro Susan che fu costretta a ripararsi dietro una delle colonne della stanza.
Edmund, infine si lanciò con coraggio contro il lupo mannaro chinandosi appena in tempo per evitare che quello gli saltasse addosso mentre Faraia si lanciava su Caspian per allontanarlo dalla zona del rituale.
All’ improvviso un fulmine nero piombò nella sala costringendo tutti a fermarsi.
Riku si girò verso l’ ingresso per vedere il re Peter.
Ma non era esattamente lui: gli occhi del giovane erano bianchi e senza pupille ed intorno a lui c’ erano delle fiamme nere.
“Cosa…?” Stava per chiedere mentre osservava il ragazzo. Ma la domanda gli morì in gola quando al suo fianco apparve Ansem.
“Sorpreso di vedermi?” Chiese l’ hertless osservandolo con sguardo malvagio.
In quel momento Riku capì che era stato proprio lui a prendere il controllo del giovane re.
L’ hertless puntò la mano contro l’ albino e lanciò una fiammata nera.
Riku era pronto a parare il colpo, ma prima che quello lo raggiungesse il colpo fu deviato da una magia lanciata da un lato della sala.
“Cosa…?” Ansem si voltò e scoprì con stupore ed odio che Xion si stava gettando su di lui con il keyblade.
 
 
 
 
 
Maya stava seduta nei pressi della Gummiship ad osservare il fuoco che Pippo aveva acceso.
Insieme a Paperino si era occupata di Lightining e degli altri rimasti feriti nello scontro con il Fal’ Cie.
Nonostante le ferite gravi il mago di corte era convinto che all’ alba sarebbero potuti partire per Cocoon.
Tutti erano stati entusiasti di poter partecipare allo scontro che sicuramente Baldandres stava per scatenare sulla cittò di Eden, ma Maya era sovrappensiero.
Strano a dirsi ma sentiva di desiderare di rivedere il ragazzo che l’ aveva salvata prima al castello di Re Topolino e poi poco fa alla torre.
Sentiva di desiderare la sua presenza se non altro per avere un punto di appoggio in tutta quella oscurità.
Temeva cosa sarebbe successo e se i suoi amici Paperino e Pippo avevano detto il vero lo scontro che stava per affrontare sarebbe stato solo il primo di tanti.
Aveva affrontato un Fal’ Cie ed era sopravvissuta per miracolo e se c’ erano nemici ancora più potenti di lui allora le cose non si mettevano per niente bene.
Lei sapeva che Sora e Riku avevano combattuto sul campo alle prime armi, ma lei non era così abile e temeva davvero di essere di intralcio a Paperino e Pippo che, nonostante il loro buffo aspetto, erano molto più esperti di lei.
“Non ti preoccupare, Yuk.” Fece Pippo intuendo le preoccupazioni dell’ amica. “Anche Sora era un pasticcione con quell’ arma e ne abbiamo viste di tutti i colori, presto saprai combattere bene anche tu.”
“Grazie… spero solo di riuscirci prima di essere eliminata.” Disse lei mesta coricandosi sulle coperte che aveva steso sotto un ala della gummiship.
Il sonno tardò ad arrivare dato che non riusciva a non pensare alla battaglia i domani.
Ogni volta che chiudeva gli occhi vedeva Anfisbene, hertless e Cie’ th che la ghermivano mentre i suoi amici venivano sconfitti.
Quando il sonno arrivò non fu certo meglio, anzi, i sogni furono particolarmente vividi e rispecchiavano a pieno le sue preoccupazioni e le sue paure in quel momento.
Rivedere i suoi amici morti nel sonno fu una tortura ed a ciò si aggiunse anche il ricordo del suo maestro il Re Topolino.
Lei si sentiva irrimediabilmente in colpa per la sua morte.
Anche se era stato lui ad ordinarle di andarsene non riusciva a non pensare che se fosse stata al fianco del Re avrebbe potuto salvarlo.
Il sonno si protrasse a lungo fino a quando non si sentì scuotere.
Si svegliò di soprassalto, ma non c’ era nessuno a svegliarla visto che tutti erano addormentati.
Si stava per rimettere a dormire quando vide un movimento nei pressi della vegetazione che cresceva tra la neve.
La ragazza sapeva che avrebbe dovuto avvertire gli altri, ma non era sicura di quello che aveva visto e per non allarmare inutilmente gli altri evocò il keyblade e si avvicinò allo strano movimento.
Non appena fu in vicinanza delle piante si rese conto che c’ erano delle impronte che si allontanavano dall’ accampamento.
Si mise a seguire le impronte fresche lasciate sulla neve e che la portarono alle periferie di Oerba.
Il suo cuore perse un battito.
Su una rupe a strapiombo che dava sulla valle c’ era un ragazzo con il soprabito nero ed il cappuccio abbassato che mostrava i lunghi capelli d’ argento.
“Neos…” Bisbigliò lei credendo di stare sognando, forse l’ unico sogno piacevole di quella notte tormentata.
Ma non era un sogno.
Il giovane come in risposta al suo sussurro si voltò e sorrise.
A quel sorriso così puro e genuino Maya non seppe trattenersi e coprì la distanza che li separava con pochi, veloci passi e gli gettò le braccia al collo.
“Accidenti, non ci conosciamo nemmeno.” Disse lui scherzando leggermente ma ricambiando con trasporto.
“Non, mi importa.” Disse lei contenta. “Mi hai salvata due volte e per quello che mi interessa ti conosco già abbastanza bene per quel che mi riguarda.”
“Credimi, non diresti così se mi conoscessi veramente.” Disse lui triste.
“Perché?” Chiese lei dubbiosa.
Il ragazzo sciolse l’ abbraccio e si allontanò fino a trovarsi sul bordo del dirupo.
“Sai chi sono i tuoi nemici.” Era un affermazione più che una domanda.
“Sì. L’ organizzazione XIII, il maestro Xehanort ed i suoi allievi.” Rispose Maya con sicurezza.
Il ragazzo sorrise mestamente. “Allora sono anche io tuo nemico dato che sono uno degli allievi del Maestro Xehanort.”
La ragazza lo osservò turbata.
Impossibile, se fosse stato un nemico l’ avrebbe uccisa a vista se lo fosse stato.
“È uno scherzo, vero?” Chiese lei.
Il ragazzo la guardò serio.
“È la verità Maya. Sono stato mandato qui per ucciderti.” Rispose lui con forza.
“Allora perché non lo fai?” Chiese lei con rabbia.
“Perché non voglio.” Rispose il giovane girandosi temendo che lei potesse leggergli negli occhi il sentimento che provava.
Si aspettava che se ne andasse o che lo attaccasse, ma lei si limitò ad abbracciarlo.
“Non mi importa da che parte stai.” Rispose lei convinta mentre una lacrima le rigava la guancia. “Mi hai salvata e mi basta per sapere che sei dalla MIA.
A quelle parole dolci lui si girò dandogli un dolce bacio sulle labbra al quale lei rispose con trasporto.
I due innamorati si lasciarono abbandonare a quel dolce sentimento che li pervadeva per un minuto e più lasciandosi cullare dalle carezze l’ uno dell’ altra.
Quando l’ aria nei polmoni cominciò a venire meno le labbra dei due si separarono rimanendo però abbracciati.
“Resta…” Sussurrò lei appoggiando il capo al petto di lui.
“No… Meglio che nessuno sappia che ho tradito il maestro.” Disse lui cullandola dolcemente.
Lei rimase aggrappata a lui per alcuni minuti per assaporare la sensazione di piacere che la pervadeva.
Sarebbe potuta rimanere lì per sempre.
Neos però si separò da lei dandole un altro dolce e rapido bacio.
“Non morire.” Disse mentre spariva in un portale oscuro.
La ragazza lo osservò sparire mentre la notte avanzava.
“Farò del mio meglio.” Disse la giovane pur sapendo che lui se n’ era già andato.
 
 
 
 
 
 
 
Allora gente, questo capitolo è una bella serie di eventi tutti interessanti a mio parere.
Se qualcuno avrà il diabete dopo aver letto la parte di Neos e Maya me ne assumo la responsabilità.
Per il resto ho fatto del mio meglio per descrivere al meglio tutti gli avvenimenti.
Recensite e continuate a seguire.
Spero davvero che chi segue questa storia recensisca perché ci sto davvero mettendo tutto me stesso in questa storia. Comunque ho semplificato gli aventi in alcuni mondi in modo da rendere la trama più scorrevole e più in linea con le regole di KH
A presto.
AxXx.
 

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Capitolo 28
*** I custodi oscuri ***


Merrik, Adele e Masuru stavano seguendo Tarzan che si muoveva agilmente tra gli alberi.
Era dura stargli dietro, ma divertente.
Si aggrappavano alle liane con agilità per poi planare dolcemente sui rami degli alberi tra le risate dei due ragazzi e gli sguardi corrucciati della giovane che aveva sempre qualche problema a rimanere attaccata alle liane.
“Dai sorellina non è così difficile!” Diceva Merrik mentre aiutava Adele a raggiungere il ramo più vicino.
Lei infatti aveva una paura matta di cadere e continuava a tenere gli occhi chiusi.
Conseguentemente ogni volta che arrivava nelle vicinanze di un albero non allungava i piedi in tempo e finiva per rimanere sospesa a mezz’ aria costringendo i suoi compagni a tornare indietro a prenderla.
“Uffa!” Fece la giovane esasperata. “Non possiamo andare a piedi?” Chiese la ragazza mentre a fatica veniva issata sull’ albero.
“Sei matta!?” Fece Masuru. “Ti rendi conti di quanto ci impiegheremmo!?”
‘Ecco.’ Pensò lei mentre il fratello la aiutava. ‘Sempre a darmi addosso. Voglio solo evitare i problemi, tra tutti i pericoli che corriamo dobbiamo aggiungerci quello di sfracellarci.’ Lei non dette voce alle sue preoccupazioni, ma Masuru cominciava a starle davvero antipatico.
“Non preoccupare.” Disse Tarzan che era rimasto ad aspettarli. “Casa vicina. La trovare risposte.”
Il quartetto si mise di nuovo in cammino.
“Se voi cadere sotto essere palude.” Disse di nuovo l’ uomo “Cadere in acqua ed io tornare a prendere.”
“Ma perché non possiamo camminare e basta?” Chiese di nuovo Adele.
“Palude cattiva. Acqua sporca e insetti e serpenti con veleno. Molto pericolo.” Rispose Tarzan aggrappandosi ad un’ altra liana.
Di nuovo a dondolarsi con le liane e scivolare sui rami di muschio.
Ci misero davvero poco a raggiungere la zona che cercavano.
Una piazzola al centro di un’ intricatissima foresta di bambù nella quale c’ era un grosso elefante rosso che mangiava placidamente.
“Tantor.” Fece Tarzan sorridendo mentre l’ elefante si gira verso di lui con un barrito che sembra esprimere gioia.
“Tarzan, amico chi c’ è con te?” Fa allegro il grosso elefante.
“Amici, sto cercando Kerciak, sai dov’ è?” Chiede l’ uomo scimmia abbracciando la zampa dell’ amico.
L’ elefante si porta la proboscide al mento come per pensare.
“Uhm… credo che sia qui vicino, ma non so, non l’ ho visto.”
In quel momento l’ aria viene invasa da un ruggito bestiale e tutti i presenti impietrirono.
“Cos’ è stato!?” Chiese Merrik preoccupato mentre Tarzan prendeva la sua lancia con una mano e con l’ altra un sasso.
“Attenti!!!” Urlò Masuru gettandosi a terra vedendo una veloce ombra che si dirigeva verso di loro.
Gli altri però reagirono con lentezza e Merrik fu travolto dall’ enorme giaguaro necron che lo addentò al braccio facendogli uscire sangue.
Il giovane urlò di dolore mentre il mostro affondava i denti nella carne.
“Lascialo!!!” Urlò Adele evocando il keyblade e colpendo il mostro sul muso.
Quello lasciò suo fratello e saltò all’ indietro per poi lanciare una zampata verso la ragazza.
Lei si abbassò appena in tempo per evitare l’ attacco.
Il mostro era violento e saltava con agilità incredibile mentre un gruppo di hertless appariva e correva in suo aiuto.
Tarzan si gettò su Sabor tentando di bloccarlo mentre Masuru si mise ad affrontare una decina di hertless.
Merrik intanto era a terra e si teneva il braccio ferito mentre sua sorella cercava di aiutarlo.
“Cerca di stare fermo.” Disse lei mentre lanciava un incantesimo di guarigione sul braccio che però non si rimarginava.
“Attenta!” Urlò lui mentre evocava il keyblade e distruggeva un hertless scimmia che stava per attaccare sua sorella alle spalle.
“Vai, devi combattere, mi aiuterai dopo!” Disse lui mentre strisciava per andare dietro una roccia.
Lei esitò un attimo prima di lanciarsi contro gli hertless.
Tarzan aveva lanciato la pietra che colpì il giaguaro non morto alla zampa senza però avere effetto su di esso.
Sabor invece attaccò con gli artigli snudati ferendo l’ uomo al petto procurandogli una fila di tre segni rossi e sanguinanti.
Quello gemette di dolore mentre cadeva all’ indietro tenendosi la ferita.
Masuru disintegrò altre tre hertless mentre l’ amica ne distruggeva altri due con una magia esplosiva.
Adele si lanciò all’ attacco con il keyblade e attaccò con violenza alcuni hertless, ma dopo averne distrutti tre si accorse che Sabor stava per saltare a dosso all’ uomo scimmia e si lanciò per intercettare il mostro.
L’ impatto in aria fu così violento che i due furono sbalzati diversi metri oltre Tarzan che con uno scatto si rialzò per puntare di nuovo gli occhi su Sabor.
Quello intanto si era rimesso in piedi scrutando con le orbite vuote la ragazzina che lo stava attaccando.
Lei alzò l’ arma, ma l’ avversario si girò su se stesso e gli dette un potente calcio con le zampe anteriori facendola volare nell’ intricata foresta di bambù.
Masuru intanto si era liberato degli hertless e si preparò ad attaccare Sabor.
Tarzan intanto aveva ripreso la lancia e l’ aveva puntata contro il mostro.
I due si osservarono per alcuni istanti poi si lanciarono l’ uno contro l’ altro.
L’ uomo scimmia infilzò il mostro al petto, ma quello non ne risentì e tirò un’ unghiata all’ avversario costringendolo ad indietreggiare.
Masuru tentò di approfittarne mulinando l’ arma contro la creatura, ma fu costretto ad indietreggiare quando il necron azzannò l’ aria a pochi centimetri dalla sua gola.
Sabor stava per attaccare il custode quando fu investito da una sfera di fuoco.
Merrik teneva il keyblade con il braccio sinistro ancora sano e sparava magie per distrarre il mostro.
“Sei impazzito!?” Fece Masuru intuendo le conseguenza della mossa dell’ amico.
Ma ormai era tardi.
Con un balzo felino Sabor evitò la salva di magie offensive e si avventò contro il custode ferito.
Merrik sarebbe stato spacciato se tra lui ed il giaguaro non si fosse frapposto un gorilla alto almeno due metri che afferrò il mostro con le sue possenti braccia facendolo volare lontano con una violenza inaudita.
Sabor si guardò attorno con le orbite vuote ruggendo selvaggiamente contro i suoi avversari mentre un gruppo di gorilla usciva dalle piante di bambù urlando contro di lui.
Il giaguaro doveva essersi reso conto che la situazione non era a suo vantaggio e corse via ad una velocità superiore a quella di qualunque animale.
Masuru si avvicinò all’ amico che si stava rialzando.
“Come stai?” Chiese mentre lo aiutava a rimettersi in piedi.      
 “Non bene, ma potrei stare peggio.” Disse osservando la ferita al braccio. “Dov’ mia sorella.”
I due si guardarono attorno per tentare di individuarla.
“Adele!” Chiamano entrambi mentre Tarzan e gli altri gorilla capendo la loro situazione, si inoltrarono tra i bambù alla ricerca della ragazza.
 
Adele si svegliò con uno strano dolore sordo alla testa.
Sabor l’ aveva attaccata con violenza inaudita e l’ aveva fatta volare tra la fitta vegetazione.
Era volata per diversi metri per poi sbattere violentemente la tasta contro una roccia.
Accanto a lei vide uno strano movimento.
Era sicura che fosse Merrik venuto ad aiutarla, ma quando si girò per controllare si trovò davanti ad un giovane con il soprabito nero ed il cappuccio abbassato.
Lei evocò il keyblade spaventata, ma l’ altro alzò subito le mani.
“Calma, mi manda il maestro Macchia Nera.” Disse in fretta.
A quelle parole Adele abbassò l’ arma senza però richiamarla.
Non si fidava certo di quel presunto maestro oscuro, ma d’ altra parte era stato l’ unico amichevole che le si era presentato.
“Cosa vuoi?” Chiese con calma.
L’ altro abbassò le mani. “Il mio maestro vorrebbe parlare, ma gli altri signori oscuri lo tengono d’ occhio. Vuole avvertirti, che una persona nel tuo gruppo sta collaborando con il maestro Xehanort.” Disse il ragazzo con un tono di voce allarmato.
“Cosa!? Ma… stai mentendo! Nessuno dei miei amici mi tradirebbe.” Disse lei sicura.
Tuttavia le sue certezza iniziarono a vacillare, aveva una brutta sensazione.
“Il mio maestro mi ha detto questo, non è colpa mia!” Disse l’ altro con tono supplichevole.
“Inoltre mi ha detto di dirti di stare attenta ai custodi oscuri.” Aggiunse.
“Chi?” Chiese lei perplessa.
“Un gruppo di custodi keyblade alle prime armi. L’ organizzazione ha rapito ragazzi con il potere del keyblade ed ha formato un esercito. È da loro che ti devi guardare.” Spiegò l’ incappucciato.
In quel momento i due furono attirati dal rumore della vegetazione che si muoveva ed il ragazzo aprì un portale oscuro.
“Aspetta…” Fece Adele, ma ormai era terdi il giovane non c’ era più.
Mentre i suoi amici la raggiungevano insieme ad un gruppo di gorilla guidati da Tarzan lei si guardò attorno senza togliersi dalla testa le parole del ragazzo.
Qualcuno li stava tradendo.
 
 
 
 
 
Sora atterrò sul duro legno del ponte dell’ Olandese Volante.
Distrusse un gruppo di hertless pirata e pirati volanti per poi lanciarsi sulla parte più bassa del ponte.
Lì un gruppo di giubbe rosse inglesi e pirati maledetti stava tentando di caricare i cannoni per sparare contro la perla.
Il giovane si schiarì la voce per attirare l’ attenzione dei nemici e subito dopo mentre quelli si voltavano disse: “Non vi preoccupate, li accendo io!” Così dicendo fece partire un enorme proiettile di fuoco dalla punte del keyblde che fece esplodere tutta la fiancata destra della nave.
“Non male…” Disse una voce alle spalle del ragazzo che si scansò appena in tempo per evitare una lama eterea rossa che gli passò a pochi centimetri dalla gola.
“Xemnas! Dovevo immaginarlo che c’ eri anche tu.” Disse Sora con rabbia attaccando con la catena regolare.
“Di solito preferisco rimanere dietro le quinte.” Disse il nessuno parando il colpo e tenendo ferma la lama del ragazzo. “Ma volevo proprio rivederti.” Aggiunse con un sorriso malefico.
I due si scambiarono alcuni fendenti di prova, ma ad un certo punto Xemnas si teletrasportò alle spalle di Sora e sparò alcuni colpi laser che furono parati appena in tempo dal giovane.
Xemnas attaccò di nuovo con più veemenza, ma si ritrovò a tagliare l’ ari, infatti Sora aveva fatto un salto evitando l’ attacco per poi calare sul nessuno con il keyblade.
Quello fece appena in tempo a ripararsi dietro una delle sue barriere di energia che spinse il giovane custode quasi fino al parapetto ormai crollato.
Il ragazzo quasi perse l’ equilibrio e rischiò di cadere di sotto, ma ,dandosi una spinta in avanti, riuscì a mettersi in piedi per sparare una raffica di proiettili di ghiaccio contro l’ avversario.
“Guardate qui uomini!”
Una voce rauca sovrastò i rumori della battaglia.
Sora si voltò e notò tra i combattenti, presso il castello di poppa della nave Jack circondato da alcuni pirati maledetti e da una creatura, probabilmente Devy Jones.
Sora rimase pietrificato alla vista di quel mostro.
Devy Jones non sembrava nemmeno più un umano: il corpo era verde e viscido, le vesti che lo coprivano erano vecchie con attaccate formazioni di corallo ed alghe, la testa e la faccia ricordavano una piovra con i tentacoli al posto della barba, una mano era stata sostituita da un’ enorme chela di granchio e la stessa cosa per la gamba sinistra.
“…Un povero passero che non ha mai imparato a volare!” Urlò il mostro sguainando la spada.
“Ma non è mai troppo tardi.” Rispose di rimando Jack usando un contrappeso per essere catapultato in cima all’ albero della nave.
Per un attimo Sora fu sollevato, ma poco dopo vide Jones apparire a pochi passi da Jack dicendo qualcosa che il custode non sentì.
Alla risposta del pirata il mostro attaccò ed i due iniziarono un duello in equilibrio sul braccio dell’ albero maestro dell’ Olandese volante.
Sora tentò di raggiungere i due, ma quando arrivò alla scaletta a rete della nave fu intercettato di nuovo da Xemnas.
“No, no.” Fece il nessuno con un sorrisetto. “Non te ne vai.” Così dicendo attaccò con le lame eteree.
Sora esasperato si rimise a combattere contro il nessuno.
Xemnas era rapido e veloce, ma Sora non aveva mai smesso di allenarsi ed era diventato ancora più forte dell’ ultima volta.
I due avversari continuarono a scambiarsi colpi finché Sora, con una rapida torsione del polso, non ferì Xemnas al braccio.
Il nessuno ruggì di dolore ed indietreggiò evocando alcuni nessuno stregone.
Sora ne disintegrò tre prima che potessero fare una mossa mentre gli altri quattro si schierarono intorno a lui lanciando alcuni cubi magici per bloccarlo.
In un attimo Sora evitò l’ attacco dei nemici e ne distrusse altri due per poi scagliare una saetta elettrica contro gli avversari rimasti.
A quel punto il custode si mise ad arrampicarsi faticosamente sull’ albero maestro.
Le condizioni atmosferiche non rendevano le cose più facili dato che la pioggia incessante rendeva le corde scivolose.
A ciò si unì anche Xemnas che fluttuando a mezz’ aria continuava a sparare laser contro il giovane che tentava di rispondere con la magia agli attacchi.
Proprio mentre era a metà della salita un forte scossone fece tremare la nave e la Perla andò ad incastrare l’ albero maestro con quello dell’ olandese volante.
Lo scossone fece perdere l’ equilibrio a Jack che cadde con il forziere che teneva in mano.
Sora però fu pronto a prenderlo al volo con una corda legata alla cima dell’ albero maestro con la quale raggiunse il pirata a mezz’ aria salvandolo dalla caduta.
 
 
 
“Io vi dichiaro marito e moglie!!!” urlò Barbossa per farsi sentire sopra lo scontro e il rombo dei tuoni.
Elizabeth e Will avevano espresso il desiderio di sposarsi, e quindi Barbossa, in quanto capitano, aveva acconsentito a presiedere la cerimonia.
Dopo un rituale rocambolesco a base di colpi di spada, con il capitano e i due sposi che si scambiavano battute e ruoli, il pirata era arrivato alla fine del discorso.
“Ora puoi baciare…” Tentò di dire, ma fu interrotto da un pirata maledetto che tentò di tagliargli la testa.
Kairi intanto continuava a colpire e disintegrare gli hertless per difendere i due sposi.
“Puoi bacia…” Altra interruzione.
Kairi notò due figure incappucciate con il soprabito nero sulla prua della nave.
“E baciala!!!” Urlò Barbossa.
A quel punto i due novelli sposi si avvinghiarono dandosi un appassionato bacio.
Kairi rimase un attimo a guardarli immaginando lei e Sora al posto di Will ed Elizabeth.
Ma non aveva tempo per perdersi nelle fantasie romantiche della sua mente e si diresse verso la prua.
In quel momento le due figure incappucciate si voltarono verso di lei e alzarono le braccia fino a puntarle contro la rossa.
Kairi si aspettò un attacco, ma quello che successe la lascò scioccata.
I due incappucciati stavano impugnando un keyblade ciascuno e si stavano disponendo ai suoi lato.
“Chi siete?” Chiese la rossa mettendosi in guardia.
Dalla figura alla sua destra rispose una voce di ragazza: “Io sono Cuthrien. Il mio maestro, Vanitas, vuole vederti, principessa del cuore. E temo che non voglia accettare un ‘no’” Detto questo i due si gettarono contro di lei.
Kairi parò il primo attacco con il suo ‘posto nel destino’ e rispose con un ampio fendente che costrinse i suoi due avversari ad indietreggiare.
La ragazza incappucciata lanciò una sfera di fuoco mentre il suo compagno avanzava di nuovo per attaccare.
La rossa saltò facendo una capriola all’ indietro e parando il colpo con il suo keyblade ed evitando la magia avversaria.
Con un elegante piroetta tagliò l’ aria per colpire l’ avversario al braccio costringendolo a parare il colpo.
Kairi continuò a parare i colpi degli avversari per alcuni secondi, ma quando si sentì in difficoltà saltò all’ indietro e lanciò un incantesimo di luce che respinse i due indietro di almeno un metro.
“Il vostro maestro dovrà venire di persona se vuole vedermi.” Detto questo la ragazza si lanciò in avanti ferendo al fianco il ragazzo incappucciato, mentre la compagna di lui riuscì con una capriola a sottrarsi all’ attacco.
Kairi ripartì all’ attacco lasciando il custode avversario a terra sanguinante.
Cauthrien lanciò una raffica di saette nere, ma la rossa deviò l’ attacco con il keyblade per poi lanciare tre sfere di luce contro di lei costringendola a ripararsi dietro una barriera.
Le due custodi si scambiarono un paio di rapidi colpi.
Kairi era indubbiamente più abile dell’ avversaria: schivava saltava ed attaccava con grazia costringendo l’ altra ad indietreggiare fino al parapetto.
Il mare ormai gorgogliava ad alcuni metri sotto di loro mentre Cauthrien era costretta a combattere in bilico sopra l’ oceano in burrasca pronto ad inghiottirla nei suoi flutti.
Kairi ormai combatteva con un sorriso trionfante sul volto.
Era pronta a dare il colpo di grazia alla sua avversaria quando uno spostamento d’ aria alle sue spalle la allarmò.
Nonostante il suo tentativo di evitarlo l’ incantesimo oscuro la colpì al braccio facendola gemere di dolore.
L’ altro custode si era rimesso in piedi e si teneva il fianco con la mano sinistra mentre con la destra puntava il keyblade contro di lei sparando magie.
Per un attimo Cauthrien pensò che la situazione si fosse ribaltata, ma fu raggiunta al ventre al ventre da un colpo di pistola.
Elizabeth avanzava verso di loro con l’ arma in pugno mentre William si dondolava verso l’ Olandese Volante.
Kairi si rialzò subito ed attaccò il ragazzo che l’ aveva ferita ed approfittando di un momento di distrazione di quest’ ultimo lo colpì al petto.
Quello lasciò cadere l’ arma urlando di dolore.
Indietreggiò tenendosi le ferite, ma arrivato al parapetto si spinse troppo indietro e perse l’ equilibrio cadendo nel Maelstrom.
Cauthrien osservò con odio le due che aveva davanti sapendo di essere in svantaggio.
“Arrenditi!” Intimò Kairi, ma lei non si lasciò intimorire e se ne andò aprendo un portale oscuro.
 
 
 
 
 
Riku si lanciò in avanti e tentò di colpire Ansem, ma l’ hertless si scansò evocando il guardiano.
Quello afferrò il giovane stritolandolo nella sua presa ferrea.
Xion allora si lanciò contro il mostro ferendolo al braccio costringendolo a lasciare Riku.
Lei si accostò al giovane che tossiva sentendo le costole incrinate.
Peter intanto si lanciò contro Caspian in preda al controllo mentale oscuro.
Quello parò il colpo con difficoltà.
Il giovane re infatti era potenziato dai poteri oscuri che lo rendevano più forte e spietato di quanto non fosse.
Intanto Trumpink aveva ricominciato ad attaccare Nikabrik con la spada scambiando colpi con il suo ex-amico.
Edmund intanto si era riparato dietro una roccia per evitare di essere travolto dalla carica del lupo mannaro.
Mentre Susan aveva lanciato una freccia contro la megera mancandola di pochissimo mentre Faraia correva in aiuto di Caspian.
Riku intanto, aiutato da Xion, si stava rialzando.
“Xion! Sei… viva…” Sussurrò con un misto di felicità e stupore nella voce.
Lei sorrise dolcemente mentre lo aiutava.
“Ne parliamo dopo, ora dobbiamo battere Ansem.” Disse tendendogli la mano.
In quel momento Ansem tese la mano e face partire una fiammata nera contro la ragazza.
Riku vedendolo parò il colpo con il keyblade per poi lanciare contro l’ hertless
Quello però il colpo per lanciare contro i due custodi una raffica di dischi oscuri taglienti che i due evitarono con agilità.
Ansem attaccò con violenza i due custodi afferrando la ragazza per gettarla contro una colonna.
Riku si lanciò su colui che un tempo lo controllava mentre vedeva con la coda dell’ occhio Edmund che uccideva il lupo con un colpo di spada al muso facendolo crollare a terra in una pozza di sangue.
Il giovane attaccò con violenza l’ hertless colpendolo con la sua ‘via per l’ alba’ che quello evitò con facilità richiamando a se il custode ed attaccando con una lama fatta di fuoco nero.
Faraia intanto attaccava con coraggio il re oscuro al fianco di Caspian che ormai si era ripreso.
Intanto Susan era riuscita a colpire la megera uccidendola proprio mentre questa stava per strangolare con le sue lunghe dita la piccola Lucy.
Ormai Solo Nikabrik era ancora in piedi a combattere contro Trumpink indietreggiando sotto i colpi del suo ex-amico.
Riku lanciò una magia di fuoco contro l’ hertless ch evitò l’ attacco teletrasportandosi alle spalle del ragazzo tentando di trafiggerlo senza riuscirci dato che il giovane saltò con agilità facendo una capriola all’ indietro.
Intanto Xion si era ripresa caricando Ansem con il suo keyblade costringendo l’ essere oscuro ad indietreggiare.
Susan scagliò una freccia contro la strega, ma quella alzò una barriera di ghiaccio che bloccò ogni attacco frontale contro di lei.
Intanto Nikabrik aveva colpito a tradimento il nano rosso facendolo cadere a terra.
Stava per ucciderlo quando la regina Lucy non afferrò il nano nero alle spalle puntandogli il suo coltello alla gola.
Riku lanciò un altro attacco e nello stesso istante Xion.
Ansem riuscì a parare il colpo del ragazzo, ma la giovane superò la sua guardia e ferì l’ hertless alla spalla.
La ferita non fu molto profonda, ma l’ uomo vacillò e nello stesso istante re Peter lanciò un urlo mentre le fiamme nere intorno al suo corpo si dissipavano facendolo crollare a terra.
“Riku! È Ansem che controlla il re! Se lo colpisci un’ altra volta lo libererai!” Urlò Xion.
Il giovane non se lo fece ripetere due volte e con una capriola si liberò della parata dell’ hertless per poi colpirlo alla gamba destra.
Questa volta l’ urlo del re fu ancora più acuto e forte mentre crollava a terra ormai fuori dal controllo oscuro.
Nello stesso istante Nikabrik cadde a terra colpito a morte da Trampink e la strega finì in pezzi colpita alle spalle da Edmund che l’ aveva aggirata usando le colonne come riparo.
“È finita, Ansem! Vattene!” Urlò Riku puntando il keyblade contro l’ hertless.
“Che tu sia maledetto…” Sussurrò quello sparendo in una nube di oscurità.
La sala della tavola di pietra era distrutta, alcune colonne erano crollate, e le pareti erano crepate in più punti rovinando gli affreschi che la ornavano.
Peter si rialzò sotto lo sguardo di tutti i presenti.
“Cos’ è successo?” Chiese incerto il giovane.
Tutti i guardarono imbarazzati come per evitare di rivelare qualcosa di importante.
“Davvero non ricordi niente?” Chiese Edmund squadrandolo da capo a piedi.
“Io… non ricordo niente… Ero nella stanza che mi era stata assegnata al mio arrivo alla casa di Aslan e poi è arrivato lui.” Disse confuso.
“Da quanto stai parlando con Ansem?” Chiese Riku a bruciapelo.
“Cosa? vuoi dire l’ emissario di Aslan?” Fece Peter allibito.
A quelle parole gli sguardi interrogativi aumentarono.
“Com’ è possibile che fosse dalla parte di Aslan? Quel tipo a cercato di ucciderci!” Insorse Susan con veemenza.
“Cos’ è successo!?” Chiese di nuovo il giovane re in evidente confusione.
Tutti si calmarono di nuovo e di nuovo si guardarono con imbarazzo cercando di evitare l’ argomento.
“Ci avete attaccati maestà.” Disse Trumpink senza troppi preamboli.
“Impossibile! Non l’ avrei mai fatto!” Disse il Re alzandosi.
“Si guardi intorno maestà, non nota i segni della battaglia?” Fece il nano rosso.
Il re si guardò intorno per vedere i corpi della megere, del mannaro e del nano a terra.
“Cos’ ho fatto…” Sussurrò tenendosi la testa con una mano.
“Lei non ha fatto niente.” Disse Riku. “L’ oscurità la manipolata e le ha fatto fare e dire cose che non pensava!”
“Ma io ho anche detto cose che pensavo…” Disse il re riferendosi a quando aveva alzato la spada prima contro Caspian e poi contro Riku accusandoli entrambi di essere con il nemico.
“Lei lo pensava a buon ragione, ma già all’ epoca l’ oscurità la controllava. Metteva in luce tutto ciò che c’ era di negativo in voi eclissando i pregi della vostra personalità. Tuttavia in condizioni normali non avreste mai agito in quel modo.” Soggiunse il giovane.
Ci volle un po’ per far riprendere Peter, ma una volta rimesso in piedi fece voto di aiutare i suoi fratelli e di rimediare al danno fatto.
La sala della tavola fu ripulita e fu fatta una riunione per decidere sul da farsi dato che le truppe di Miraz erano poco distanti.
“Faraia, puoi andare fuori a controllare che tra le truppe di Miraz non ci siano altri dell’ organizzazione?” Chiese Riku ad un certo punto.
Lei fu un po’ sorpresa da quella richiesta, ma quando vide il suo maestro incrociare lo sguardo con Xion per un attimo capì e rispose: “Nessun problema, maestro.” E così dicendo si allontanò dal luogo della riunione.
Mentre gli altri discutevano giovane scivolò via attraversando alcuni corridoi per uscire su una terrazza che dava sulla parte posteriore della casa di Aslan in modo da non dover vedere l’ opprimente spettacolo dell’ accampamento di Telmar.
Non ci volle molto perché Xion lo raggiungesse sedendosi a pochi centimetri da lui.
I due erano contenti di rivedersi certo, ma in tutto c’ era un problema: cosa dirsi?
‘bravo, Riku, molto bravo.’ Si rimproverò il giovane. ‘Hai sprecato un sacco di tempo a volerla al tuo fianco ed ora non sai cosa dire?’
Tra i due giovani scese un silenzio imbarazzante che sembrò espandersi a dismisura.
“Allora che dicono di sotto?” Chiese Riku tentando di rompere il silenzio opprimente.
“Hanno deciso di mandare Lucy alla ricerca di questo Aslan e di prendere tempo con un duello al quale parteciperà re Peter.” Disse lei con semplicità.
Il silenzio cadde di nuovo tra i due che non avevano nemmeno il coraggio di guardarsi.
Alla fine fu Riku a prendere coraggio e parola.
“Mi sei mancata.”
Poche parole.
Semplici.
Che però fecero breccia nei sentimenti della giovane.
“Davvero?” Chiese lei mentre sentiva di nuovo quei battiti che le martellavano il petto e che non ci sarebbero dovuti essere.
“Si.” Rispose lui con un nodo alla gola. “Anche dopo che ci siamo dimenticati il tuo nome sapevo di aver perso qualcosa di molto importante.”
Xion sapeva a cosa si riferiva Riku. Dopo essere stata abbattuta da Roxas i suoi ricordi legati a Sora erano tornati al legittimo proprietario e lei era sparita senza lasciare nemmeno il ricordo.
Solo le particelle che la componevano come essere vivente erano rimaste e l’ avevano catapultata nel mare oscuro dove risiedevano tutti coloro che erano morti combattendo per l’ oscurità ed era stato proprio quello a permettere a Necrosis di ricomporla facendogli prendere il posto di Roxas come numero XIII.
Ora però sapeva che Riku non l’ aveva mai dimenticata.
Con delicatezza fece passare una mano dietro la spalla del ragazzo per poi completare l’ azione con un abbraccio che lo avvolse completamente.
Quel gesto fece impazzire Riku che finalmente sentiva la ragazza vicina.
Seppe con certezza che lei non era più un burattino nelle mani di altri ne un nessuno senza sentimenti, forse un nessuno, ma i sentimenti ce li aveva e come.
Con una rapida mossa fece stendere Xion sotto di lui.
La ragazza non oppose resistenza mentre Riku le accarezzava il corpo ancora nascosto sotto il soprabito dell’ organizzazione.
I due giovani si baciarono mentre la ragazzina appena quindicenne si avvinghiava a Riku con forza desiderando di potergli stare ancora più vicino.
Riku la guardò dandogli un dolce bacio sulle labbra. “Sei bellissima…” Sussurrò mentre lasciava che le su labbra scendessero sul collo di lei.
Solo allora Xion cominciò a rendersi conto che forse non era il momento adatto.
Insomma stava per esserci una battaglia e loro erano lì a scambiarsi effusioni.
Lei arrossì tantissimo a quei pensieri immaginando la reazione di qualcuno che li avesse trovati li.
Con dolcezza invitò Riku a smettere.
“Che c’ è?” Chiese lui fermandosi.
“Ti prego, possiamo aspettare? Non mi sembra il momento giusto.” Disse lei mentre sentiva il respiro un po’ affannato che le usciva dalle labbra.
Riku avrebbe tanto voluto continuare per quella strada, ma decise di lasciar perdere.
“Va bene, come vuoi.” Disse il giovane rialzandosi e dando una mano a lei.
Ma quando lei afferrò la mano, lui la trasse molto vicino a se sussurrando: “Ma troveremo il momento adatto.”
Xion arrossì moltissimo sentendo le parole di Riku, ma riuscì ad avere l’ ardore di dargli un bacio sulle labbra prima di incamminarsi dietro di lui al piano sottostante della casa di Aslan con un sorriso stampato in faccia.

 
 
 
 
 
 
 
 
Mio Dio!!! Devo smetterla di scrivere certe sdolcinatezze o mi verrà il diabete!
Ok attacco di pazzia finito.
Anche qui tra un bagno di sangue e l’ altro ho messo una scena degna di far venire attacchi di diabete a ripetizione. Però non ho potuto farne a meno.
Insomma, Xion è così poco considerata da tutti, quando in realtà è uno dei personaggi femminili più utili del gioco.
Comunque ho messo un po’ tutto e spero di non aver alterato troppo Film o giochi vari dato che come ho già detto in precedenza ho alterato leggermente le trame per adattarle allo stile KH.
Recensite e tanti saluti.
AxXx     
 

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Capitolo 29
*** Prima Prova: Istinto e Rabbia ***


Arianna stava guardando il cielo dall’ alto della terrazza delle fortezza di Rediant Garden.
Da diverso tempo gli hertless attaccavano regolarmente per tentare di far breccia nelle mura costringendo i soldati locali ad una difesa estenuante e logorante.
Nessuno si lamentava, sapevano che se si fossero arresi sarebbero stati tutti trasformati in hertless o uccisi, ma il malcontento era evidente e ormai le difese sempre più labili.
La regina Minni era partita per Agrabah per chiedere l’ aiuto del sultano affinché mandasse i suoi soldati in aiuto della città, ma sapevano che senza l’ aiuto di altri mondi anche quello non sarebbe servito a nulla.
Leon e Cloud avevano guidato una strenua difesa della città combattendo come dei leoni impedendo così al demone Saphiroth di fare strage di soldati.
Arianna però aveva altro per la testa.
Suo figlio.
Benché sapesse che Sora era un combattente abile quanto Leon e Cloud temeva per la sua sorte.
Non riusciva a ignorare il fatto di quanti nemici e pericoli avrebbe dovuto affrontare suo figlio.
Sul grillario aveva letto più volte di situazioni pericolose in cui si era trovato Sora e, nonostante l’ ammirazione che provava per lui per essere riuscito ad uscire incolume da quelle battaglie, rimaneva molto preoccupata dal fatto che i nemici che stava affrontando ora erano molto più potenti.
La mente della donna corse a pochi giorni addietro quando erano fuggiti dall’ isola.
Anche quel giorno Sora si era dimostrato un combattente senza eguali riuscendo da solo ad affrontare un esercito di creature oscure, un beheomot e quella ragazza di nome Phobia.
Però non era uscito indenne dallo scontro ed era quasi stato sconfitto ricevendo una ferita grave e permanente.
Arianna abbassò lo sguardo per vedere Pence ed Olette che parlavano poco lontano.
Erano preoccupati per un loro amico di nome Heyner.
“Non preoccuparti. Sono sicuro che sta bene.” Diceva Pence all’ amica.
“Ma se fosse stato anche lui trasformato in uno di ‘loro’?” Chiese la ragazza con voce tremante riferendosi ai custodi oscuri.
“Non l’ abbiamo visto.” Disse il ragazzo. “Potrebbe essere ancora prigioniero.”
Arianna fu raggiunta da Merlino.
“Salve, signora. Come sta?” Chiese il vecchio mago.
“Sto bene, solo…” La donna esitò. Aveva combattuto al fianco di Merlino durante le ultime battaglie ed aveva imparato ad avere rispetto per il vecchio mago che peraltro tesseva le lodi della donna.
“Non mi ricordavo di un abilità così naturale e predisposta alla magia. Siete molto abile potreste diventare persino superiore a me.” Aveva detto dopo l’ ultimo attacco.
Lei non era abituata a quel genere di complimenti ed anche quando suo figlio era sparito per due anni senza lasciare traccia benché lo avesse cercato ovunque non si era mai vista come una donna d’ azione pronta a mettersi in prima linea per gli altri.
C’ erto non era una codarda e non si tirava certo indietro se qualcuno era in difficoltà.
Solo che ora quello scontro su larga scala la spaventava.
Soprattutto perché temeva il ruolo del figlio nello scontro.
“Ah, stai pensando a tuo figlio, vero?” Fece merlino intuendo le preoccupazioni della donna.
“Avete anche la lettura mentale tra i vostri poteri merlino?” Chiese Arianna con una vena di malinconica ironia nella voce.
“Teoricamente si, ma non ne ho avuto bisogno.” Rispose lui con un alzata di spalle.
La donna si voltò di nuovo verso la fortezza oscura dall’ altra parte della voragine.
“Temo per la sua sorte.” Disse lei semplicemente.
“Non ce n’ è motivo.” disse il vecchio mago comprensivo affiancandosi a lei. “Lui è molto potente e riuscirà a tornare incolume.”
“Lo spero.” Ribatté la donna grata a Merlino per il suo tentativo di rassicurarla.
“Lui è sempre stato il più potente tra tutti noi. Ho addestrato personalmente quel ragazzo nell’ uso della magia e posso dire che è davvero abile.” Aggiunse il mago con una punta di orgoglio nella voce.
“Com’ è stato?” Chiese Arianna a quelle parole.
“Cosa?”
“Allevare mio figlio in quegli anni?” Chiese la donna.
Sembrava sciocco, ma voleva sentire da una persona cos’ era successo in tutti quegli anni di assenza sperando almeno che suo figlio avesse avuto qualcuno a cui aggrapparsi in assenza della madre.
“Be’ non lì ho proprio allevato, lui è sceso in battaglia sempre da solo aiutato da Paperino e Pippo.” Rispose il mago.
Arianna pensò al figlio che aveva combattuto quella battaglia così dura per lui.
Si sentiva in colpa per non essere stata presente.
Magari per aiutarlo o guidarlo.
Sentiva di aver lasciato suo figlio a se stesso per troppo tempo.
Avrebbe voluto rimediare e riprendere il tempo perduto con lui.
Ma c’ era una guerra da combattere, lo sapeva bene.
Per qualche ragione, quando suo figlio le aveva confessato la sua ‘vita avventurosa’ la donna aveva sempre saputo che non era finita e che presto o tardi l’ oscurità sarebbe tornata.
 
 
 
 
 
Maya e i suoi compagni volavano verso l’ enorme satellite fluttuante di Cocoon.
Dovevno fermare Baldandres prima che dessi inizio allo scontro finale e si fondesse ad Orphan o non ci sarebbe stata alcuna possibilità.
Distruggendo Orphan avrebbero troncato l’ incredibile energia che teneva in aria l’ intera sfera provocando decine di migliaia di vittime.
Lightining e gli altri si prepararono per lanciarsi dal portellone retrostante della gummiship mentre Paperino gudava e Pippo si posizionava alla torretta mobile della nave.
“Preparativi!” Disse il mago di corte. “Siamo in dirittura d’ arrivo!”
“Ma non siamo nemmeno entrati a Cocoon!” Urlò di Rimando Sazh tenendosi alla parete per evitare di essere sbalzato dai continui scossoni.
Paperino fece un sorriso e alzando lo scettro aprì un portale.
“E quello cos’ è?” Chiese di nuovo l’ uomo con il Chocobo in testa.
“Un portale!” Rispose semplicemente il mago. “Ci porterà dritti su Eden!”
Con uno scossone degni del peggiore dei terremoti la nave entra nel portale e si trovano prima di poter registrare la cosa a volare sopra Eden.
La città sospesa era già un campo di battaglia.
Mostri giganti attraversavano le strade affollate della città abbattendo edifici e persone radunate per salutare l’ avvento del nuovo alto sacerdote Cid Raines.
Le truppe degli PSICOM stavano facendo del loro meglio per tenere a bada i mostri ed evitare altri morti, ma loro erano pochi e l’ attacco a sorpresa aveva colto alla sprovvista tutti.
Senza i rinforzi di Palompoum o di altre città esterne Eden era alla mercé degli invasori inviati dal Fal’ Cie.
Paperino lanciò la nave in un olle slalom tra Anfisbene ed altri mostri volanti che colpivano con acidi e magie bombardando dall’ alto tutti coloro che non erano al coperto.
“Perché non apri il portellone!?” Chiede Lightining notando le strane evoluzioni di Paperino.
“Sqeek! Abbiamo una strana macchina alle costole, non ci lascia atterrare!” Risponde il mago mentre fa un’ altra brusca manovra per evitare un laser che andò ad esplodere su un grattacielo.
Pippo intanto iniziò a sparare con la torretta laser cercando di distruggere l’ inseguitore.
Era un enorme Cyborg blu con delle strisce bianche a decorarlo che ricordava un gambero con delle lame rotanti seghettate al posto delle chele e con la code di metallo che sparava laser.
I due mezzi si inseguirono sparandosi laser facendo slalom tra i grattacieli della città cercando di evitare le crature volanti con agilità, ma nessuno dei due sembrava avere la meglio.
“Apri il portello!” Urlò Light.
Paperino era un po’ dubbioso, ma ubbidì.
Appena il portellone fu aperto furono tutti investiti da un violento spostamento d’ aria che quasi persero l’ equilibrio.
La donna dai capelli rosa dette a Maya uno strano oggetto.
“Ti proteggerà all’ impatto…” Disse lei prima di lanciarsi.
Il gruppo la seguì a ruota.
Maya esitò un’ attimo, poi, decisa a fidarsi della sua compagna, saltò anche lei verso la città.
 
 
Neos era appena ritornato al Castello che non Esiste con Heyner che si trovò davanti al suo maestro.
“Ben tornato…” Disse Xehanort con uno strano sorriso stampato in faccia.
I due giovani sentirono un brivido freddo lungo la schiena mentre si inchinavano davanti al maestro oscuro.
“Maestro, sono tornato per il rapporto e mi duole informarla che ho fallito. La ragazza è ancora viva.” Disse tentando di mantenere un tono freddo.
Si aspettava che il suo maestro lo punisse magari lo colpisse o lo torturasse, ma quello si limitò a scuotere la testa.
“Mi deludi Neos, ma non è grave. Macchia Nera completerà la missione al tuo posto.” Disse Xehanort con un tono maligno nella voce.
Neos osservò il maestro stupito e fu attanagliato da una morsa di paura.
Se Macchia Nera avesse preso Maya non avrebbe avuto alcuna pietà per la giovane.
Non poteva permettere al custode oscuro di portare a termine il suo piano doveva tornare al mondo di Pulse per fermarlo.
Sapeva bene che Macchia Nera era molto più potente di lui, ma non poteva non intervenire.
Tuttavia esitò.
Se fosse tornato Xehanort avrebbe capito che l’ aveva tradito e se fosse intervenuto personalmente allora non ci sarebbe stato più scampo per nessuno.
Ma non poteva lasciare che Maya affrontasse da sola Macchia Nera.
Appena il suo maestro si voltò per entrare nel portale oscuro Neos lanciò una sfera di energia oscura che lo tramortì.
Prima ancora che il vecchio maestro cadesse a terra il giovane si era già voltato e, sotto lo sguardo allibito di Heyner, aprì un portale oscuro.
“Cosa credi di fare!?”
Neos si voltò per trovarsi faccia a faccia con suo fratello Necrosis che lo squadrava con odio.
Passarono pochi secondi ed il ragazzo dai capelli marroni lanciò una raffica di proiettili oscuri contro il fratello ed il suo allievo biondo costringendoli a lanciarsi nel portale.
Appena furono dall’ altra parte Neos chiuse il portale.
“Dove siamo?” Chiese Heyner che probabilmente non aveva afferrato bene il veloce evolversi degli eventi.
Neos si guardò intorno notando un gran numero di mostri simili a quelli che aveva affrontato alla torre che avanzavano verso di lui.
“Siamo in un mare di guai…” Disse evocando il suo keyblade.
 
 
“Dannazione!” Urlò Maya.
Erano atterrati bene.
Mente il terreno si avvicinava a folle velocità il suo cuore aumentò i battiti in maniera esponenziale per la paura.
Ma a pochi metri dal suolo la sua caduta fu bloccata da una bolla di energia che attutì l’ impatto come una gomma.
Solo che ora era circondata da mostri simili a quelli della torre di Taejin.
Evocando il keyblade lanciò una decina di dardi infuocati abbattendo diversi mostri.
Mulinò l’ arma con violenza abbattendone un altro, ma fu colpita dell’ enorme braccio di un Cie’ th e buttata a terra.
Fu salvata da Fang che con un balzo seguita da Sazh uccise il mostro che stava per colpire.
“Come va?” Chiese l’ uomo sparando con le sue due pistole abbattendo un mostriciattolo volante con le ali a punta che stava per planare su di loro.
“Bene, dove sono gli altri?” Chiese Maya rimettendosi in piedi attaccando con il keyblade.
“Ci siamo divisi per poi ricongiungerci alla superstrada da dove insieme potremo avanzare verso il palazzo di Orphan.” Rispose Fang abbattendo altri tre mostri volanti con una magia.
Il trio si incamminò evitando i mostri se possibile ed aiutando l’ esercito del Sanctum a respingere i mostri.
I soldati avrebbero dovuto attaccarli in quanto L’ Cie di Pulse, ma erano troppo impegnati a respingere i mostri per badare loro.
“Evitiamo di uccidere i soldati!” Urlò Maya. “Stanno solo difendendo le loro case!”
Lo scontro era incredibilmente disordinato con decine di squadre sparpagliati e mezzi volanti che sparavano a tutto ciò che non era umano.
Maya correva con la testa bassa lungo la via pedonale piena di corpi di soldati e mostri per evitare le salve di proiettili vaganti mentre sulla strada decine di soldati si nascondevano dietro le auto usandole come barricate per sparare contro le ondate di mostri aiutando i civili intrappolati a scappare.
Erano quasi arrivati quando un razzo passò sopra la testa di Sazh facendo crollare alcuni detriti bloccando la via pedonale.
“Di qua!!!” Urlò Fang per farsi sentire sopra il rombo delle armi che sparavano e degli edifici che crollavano indicando un’ apertura sul lato che permetteva di cendere al livello della strada.
Maya si ritrovò in mezzo ad uno scontro disordinato con soldati che affrontavano mostri in corpo a corpo o a distanza sparando con mitra e lanciarazzi.
Con difficoltà la ragazza ed i suoi compagni avanzarono verso la loro destinazione abbattendo decine di mostri di Pulse e strane macchine da guerra che mietevano vittime senza pietà.
Strisciando tra le macerie ed i rottami insieme a Fang ed a Sazh alla fine si ritrovarono con il gruppo di lightining che parlava con un gruppo di soldati con un uniforme azzurro scuro guidati da un uomo con i capelli rossi ed un accenno di barba dello stesso colore sul viso.
“Presto, dobbiamo reovare Dysley, prima che raggiunga la culla di Orphan.” Stava ordinando l’ uomo. “Avrà la sua forma umana, quindi dovete sparare a vista appena lo scorgete.”
“Chi è?” chiese Maya osservandolo.
“Il comandante della divisione della ‘cavalleria’ di Cocoon, ci ha aiutato a sfuggire agli PSICOM e ora ci aiuta ad affrontare i Fal’ Cie.” Rispose Lightining.
Mentre gli uomini prendevano il posizione facendosi trasportare da uno strano veicolo volante arrivarono Paperino e Pippo.
“La città è un campo di battaglia!” Urlò il capitano delle guardie.
“Dobbiamo andare ad aiutare i soldati.” Disse Snow.
Stavano per raggiungere l’ ascensore che li avrebbe portati ai giardini Siren quando una voce li bloccò.
“Alla fine vi ho trovato.” Disse Macchia Nera accompagnato da un altro individuo incappucciato.
“Macchia Nera!” Dissero in coro Paperino e Pippo mettendo mano alle armi pronti ad attaccare il maestro nero.
“Vostro amico?” Chiese Sazh alla vista del cane antropomorfo.
“Che tu sia maledetto! Vendicheremo il nostro re!” Disse il capitano dei cavalieri del castello Disney.
“Sicuro di non voler dire niente, amico?” Chiese Macchia Nera al suo compagno.
L’ individuo si tolse il cappuccio lasciando lo stregone, il comandante e Maya allibiti.
“Il Re!!!” Urlarono in coro i tre mentre Topolino stava davanti a loro con in mano la sua catena regolare, lo sguardo vacuo e vuoto ed il viso cereo ormai caduto preda dei poteri oscuri.
 
 
 
 
 
Sora si stava dondolando con Jack, ma mentre era ancora a mezz’ aria Xemnas volò a tutta velocità verso di loro tagliando di netto la corda con le sue lame eteree.
Per un attimo i due pensarono di finire dritti nel Maelstrom, ma invece caddero rovinosamente sulle assi di legno del ponte dell’ Olandese.
L’ impatto fu davvero doloroso e Sora fu attraversato da una fitta di dolore incredibile.
Jack si alzò con in mano il forziere prendendo in mano un oggetto di metallo caduto sul ponte.
“Cos’ è?” Chiese Sora osservandolo.
“La chiave per aprire il forziere di Jones, dove lui tiene il suo cuore.” Disse mentre tentava di aprire il forziere.
Jones però avanzava con la spada sguainata pronto a colpire.
Ma fu fermato da Elizabeth che atterrò a pochi passi da lui.
“Brutta strega! Non troverai alcuna pietà in me!” Urlò il mostro.
“Ecco perché ho portato questa!” Ribatté lei con veemenza estraendo la spada iniziando a scambiarsi colpi con lui.
Sora tentò di correrle in aiuto, ma Xemnas apparve davanti a lui sparando una raffica di proiettili laser che il giovane però elevando una barriera di energia.
“Mi lasci in pace!?” Chiese il moretto esasperato dalla presenza del nessuno.
“Non ne ho intenzione.” Rispose quello evocando le lame eteree ed attaccando con violenza.
Sora parò l’ attacco e rispose lanciando una magia di fuoco che non ebbe alcun effetto dato che l’ avversario aveva alzato un’ altra delle sue barriere di energia.
Xemnas attaccò con forza mirando alla testa ma il ragazzo moro evitava agilmente gli attacchi che gli venivano lanciati per poi contrattaccare con altrettanta rapidità.
Peccato che anche il nessuno era agile ed evitava i colpi con agilità per parare o teletrasportarsi alle spalle dell’ avversario.
I due continuarono a lanciarsi attacchi senza mai giungere ad un epilogo.
Alla fine Sora fu attirato da un urlo e si voltò per vedere Will cadere a terra ferito a morte da Devy Jones mentre Jack, che teneva in mano una piccola sfera di luce guardava la scena con un espressione a metà tra lo scioccato ed il disgustato.
Mentre un pirata maledetto stranamente simile a Will attaccava Jones, Xemnas, approfittando della distrazione di Sora, lo afferrò e con una mossa veloce, prima che il ragazzo potesse reagire lo gettò fuoribordo proprio nel Maelstrom.
Sora fu preso dal panico per alcuni secondi, ma approfittando delle correnti d’ aria e dei suoi poteri magici si mise a fluttuare a mezz’ aria.
Era al centro del Maelstrom ed intorno a lui c’ era solo acqua che si agitava come le spire di un gigantesco serpente.
Sopra di lui vedeva solo un piccolo spiraglio dove due alberi maestri rimanevano incastrati l’ uno nelle vele dell’ altro mentre giravano come il perno di una trottola.
Sora stava per risalire quando un’ ondata d’ acqua lo colpì.
“Ragazzino, stai rovinando la mia vendetta!” Urlò una voce.
Il ragazzo si voltò per osservare l’ acqua del maelstrom formare una figura femminile simile a Tia Dalma, ma alta almeno venti metri mentre al suo fianco apparve Xemnas.
La dea Calipso torreggiava al centro del turbine.
Sora capì che lei aveva fatto un patto con Xemnas per distruggere sia i pirati che Devy Jones.
Il ragazzo si lanciò contro la figura della donna gigantesca, ma appena fu ad una decina di metri un’ altra ondata d’ acqua lo travolse con violenza spingendolo lontano.
“Non fai più lo spavaldo ragazzo.” Disse Xemnas teletrasportandosi alle spalle del giovane.
Sora tentò di parare il colpo, ma fo troppo lento e fu colpito alla schiena svenendo.
 
Sora rinvenne in un luogo che gli sembrava stranamente familiare.
Si guardò intorno capendo di trovarsi di nuovo nel suo cuore dato che vide Roxas poco lontano ed insieme a lui lo strano tipo incappucciato.
Il giovane si alzò a fatica.
“Finalmente sei giunto.” Disse l’ incappucciato.
Roxas intanto aiutava Sora ad alzarsi. “Non so cosa voglia, so solo che fermato il tempo portando qui la tua coscienza.” Disse il nessuno.
Sora annuì avvicinandosi all’ uomo.
“Perché mi hai portato qui?” Chiese sospetto.
“Ti avevo detto che ti avrei dato il potere della luce ed ora che sei in difficoltà è tempo che tu affronti la prima prova della Luce.” Disse l’ incappucciato.
“Cos’ è la prova della luce?” Chiese Sora.
“Per maneggiare la X-blade, devi immergerti nella tua più profonda luce o nella tua più profonda oscurità.” Spiegò l’ uomo. “Per maneggiarlo e rimanere nella luce quindi devi superare queste prove per debellare quasi completamente l’ oscurità dal tuo cuore. Il che ti renderà anche più potente nel momento.”
“Perché quasi completamente?” Chiese Roxas.
“Semplice, l’ oscurità è parte di noi, come la luce, non possiamo debellarla del tutto, ma allontanandola quasi del tutto Sora potrà impugnare la X-blade, come Xehanort, che però può farlo solo perché è quasi completamente oscuro.” Spiegò l’ incappucciato.
“E che succede se non supero la prova?” Chiese Sora.
“Muori.” Fu la risposta secca.
“Quindi sarò da solo.” Disse mestamente.
“No, Roxas, in quanto fa parte di te potrà a accompagnarti.” Rispose di nuovo l’ incappucciato.
“Accetto, fammi affrontare la prova.” Disse dopo un attimo Sora.
L’ uomo annuì e sparì rapidamente, mentre Roxas si affiancava alla sua controparte evocando il Lontano Ricordo.
I due attesero con trepidazione la prova che dovevano affrontare.
Improvvisamente al centro del cuore di Sora apparve un ombra.
I due ragazzi si misero in guardia osservando l’ ombra crescere ed espandersi fino a formare un corpo completamente nero con gli occhi gialli e luminosi simile a quello di Sora.
L’ anti-Sora si mise in posizione muovendosi in modo simile ad uno Shadow.
“Diamoci dentro!” Disse Sora evocando la catena regolare ed attaccando la sua parte oscura affiancato da Roxas.
 
 
 
 
 
Riku, Xion e Faraia osservavano Re Peter e Lord Miraz duellare all’ interno delle rovine posizionate davanti alla Casa di Aslan.
I due indossavano un armatura in piastre con sotto un’ imbottitura di anelli in ferro incatenati.
Per il giovane argenteo quello era un inutile appesantimento del corpo che bloccava la maggior parte dei movimenti, ma non aveva espresso i suoi dubbi.
I due continuarono a scambiarsi colpi fino a che Miraz non fece cadere Peter a terra.
Il giovane re cominciò a rotolare per evitare i colpi di spada del comandante di Telmar.
Quando fu arrivato al limite dell’ aria del duello approfittò del fatto che Miraz aveva alzato la spada per tornare indietro e farlo inciampare.
La mossa ebbe successo dato che l’ uomo probabilmente a causa dell’ età aveva avuto diversi problemi a rialzarsi mentre Re Peter, tra le ovazioni di minotauri, fauni, satiri, centauri ed animali vari, si rialzava con le armi di nuovo impugno.
I due re si dissero qualcosa che Riku non riuscì a capire e si ritirarono ai loro lati dell’ arena.
Peter aveva un braccio slogato mentre Miraz zoppicava vistosamente.
Intanto Caspian stava tornando a cavallo accompagnato da Susan.
A quel punto i tre custodi si avvicinarono ai re di Narnia.
“Dov’ è la regina Lucy?” Chiese Faraia.
“Ce l’ ha fatta…” Disse La bella regina mora. “Con un piccolo aiuto.” Aggiunse riferendosi a Caspian.
“Grazie.” Disse Peter mentre Xion lo curava con una magia curativa.
Riku però sentì qualcosa. Una forza oscura tra le truppe di Miraz che non erano solo gli hertless, ma non riusciva a capire cosa fosse.
Peter intanto si era rialzato ed aveva alzato la spada facendo alzare un’ altra ovazione dai soldati Narniani.
I due re ricominciarono a combattere con rinnovato vigore e nuova forza.
Avevano entrambi fatto a meno dell’ elmo e si affrontavano letteralmente a viso aperto.
Le lame dell’ uno e dell’ altro tagliavano l’ aria disegnando complesse spirali che andavano a concludersi con uno sprizzo di scintille e in un suono di metallo che impattava con il metallo.
I due ormai combattevano come animali insensibili ad ogni regola della cavalleria.
Non si risparmiavano calci o pugni e ad un certo punto, quando entrambi persero le proprie spade cominciarono a colpirsi con lo scudo.
Alla fine Miraz, allo stremo delle forze, riuscì a riprendere la spada in mano, ma Peter colpì la gamba ferita del signore di Telmar che dolorante chiese a gran voce una tregua.
“Non è il momento per essere clementi, Peter!” Disse Edmund intuendo le intenzioni del fratello.
Ma Riku sapeva che il giovane biondo aveva già deciso di risparmiarlo.
Peter temeva che un atto consapevole di violenza l’ avrebbe fatto di nuovo cadere sotto il giogo dell’ oscurità.
Il cuore vacillava facilmente quando un altro cuore si spegneva.
Perché tutti i cuori, anche quello dei nemici, è legato al proprio e quando ne spegni uno è inevitabile che il dolore che prova l’ ucciso lo provi anche l’ uccisore.
Ed è in quei momenti che il cuore vacilla, che è più probabile che l’ oscurità si insinui nelle crepe della corazza luminosa dei cuori forti.
Ed è per questo che Re Peter risparmiò Lord Miraz.
Il Re Telmarino però non era un tipo leale.
Quando il biondo si voltò per andare al suo lato dell’ arena Miraz afferrò la spada e tentò di colpire l’ avversario a tradimento che però fu allarmato dall’ urlo di avvertimento di Edmund.
Peter riuscì ad afferrare abilmente l’ arma avversaria con una mano torcendo il polso al possessore per poi rivoltarla contro di lui.
La ferita fu grave ma non mortale e costrinse l’ uomo ad inginocchiarsi davanti al ragazzo mentre la folla di Narniani esultava.
Il duello era stato vinto da Peter, ma lui esitava ancora ad uccidere l’ usurpatore.
“Che c’ è ragazzo?” Chiese Miraz. “È  troppo per te togliere la vita?”
“Non sta a me ucciderti.” Rispose il giovane re porgendo la spada a Caspian.
Ma anche Caspian non lo uccise.
“Tieniti la tua sporca vita!” Urlò il giovane piantando la spada nella pietra. “Io ridarò la terra di Narnia a chi appartiene.”
Alla fine i due re se ne tornarono al proprio schieramento.
Solo allora Riku notò qualcosa.
Uno dei comandanti in seconda di Miraz aveva una freccia in mano.
Rossa.
Come quelle della regina Susan.
“Lord Miraz si fermi!” Urlò Riku sotto lo sguardo allibito di tutti.
Ma appena l’ uomo si voltò il comandante, Lord Sopespian, gli piantò la freccia nella schiena uccidendolo ed urlando: “Tradimento! Hanno attaccato il nostro re alle spalle!”
I comandanti di Telmar tornarono al loro esercito ed ordinarono la carica della cavalleria.
Riku, Xion e Faraia si mise insieme allo schieramento di soldati al fianco Di re Peter mentre Caspian a cavallo scendeva nel sottosuolo dove i guerrieri Narniani avevano approntato una trappola.
Mentre le catapulte iniziavano a lanciare i loro letali proiettili contro di loro la cavalleria di Telmar iniziò la carica.
Riku guardò prima Faraia facendogli un cenno con il capo, poi si voltò ad osservare Xion, che nonostante le sue abilità appariva nervosa.
Il giovane strinse la mano di lei calmandola un po’ mentre il rombo di zoccoli provenienti dal sottosuolo fece capire che la trappola stava per scattare.
Infatti quando la cavalleria di Telmar arrivò a duecento metri dalle truppe di Narnia il terreno cedette facendola sprofondare in una fossa che bloccò la cavalleria costringendola a frenare il proprio impeto.
Poco dopo il alle spalle dei Telmarini si aprirono due aperture dalle quali uscirono decine i centauri guidati da Caspian.
Nello stesso momento Peter ordinò alla fanteria di caricare mentre Susan, al comando degli arcieri, scagliava una salva di frecce per impedire che la retroguardia non caduta nella fossa caricasse il principe Caspian e i suoi guerrieri.
Riku si lanciò all’ attacco al fianco dei satiri e dei fauni.
L’ impatto fu violentissimo ed il giovane fu quasi scagliato a terra.
Ripresosi in fretta Riku dovette subito difendersi dall’ attacco di un cavaliere Telmarino che tentò di tagliargli la testa.
Il giovane evitò l’ attacco con un elegante balzo per poi colpire il nemico al petto.
Intanto Faraia stava combattendo contro tre soldati di Telmar a fianco di alcuni Satiri, mentre Poco lontano Peter aveva abbattuto tre cavalieri con un colpo solo per poi lanciarsi contro un manipolo di soldati che tentava di rimettersi in piedi.
Xion stava combattendo con abilità impareggiabile affondando l’ arma nel petto di un soldato di Telmar.
Un altro tentò di colpirla alle spalle, ma lei lanciò una magia di fuoco ferendolo al petto.
La battaglia infuriava intorno a Riku. Decine di uomini e Narniani si affrontavano schiacciandosi e travolgendosi a vicenda in una mischia senza ordine.
Ognuno tentava di avere la meglio sull’ altro mentre la polvere e l’ odore metallico del sangue impediva a tutti di respirare o vedere bene.
In quella mischia Riku, però, scorse qualcosa.
Una ragazza simile a Kairi, ma con gli occhi di un colore luminoso simile all’ oro fuso stava in piedi davanti a Xaldin mentre versava qualcosa sul corpo di Lord Miraz.
Il giovane cercò di raggiungere lo spiazzo di rovine di pietra dove era stato abbandonato il corpo, ma quando arrivò lì c’ era solo Xaldin.
“Ben trovato, Riku…” Disse il feroce lanciere evocando le sue sei lance.
Il giovane si mise in guardia. “Cosa stai facendo? Chi era quella ragazza con te?” Chiese con veemenza.
Per tutta risposta il nessuno indicò il corpo di Miraz.
Proprio mentre Peter stava dando l’ ordine di ritirata sotto l’ attacco della fanteria di Telmar andata in aiuto della cavalleria il corpo dell’ uomo si rialzò con il simbolo della cuore formato da due falci che gli decorava la corazza.
“Ti lascerò a lui…” Disse malignamente il nessuno mentre spariva in un portale oscuro mentre Riku si preparava ad affrontare il nemico.
 
 

 
 
 
 
 
Salve a tutti. Altro capitolo sfornato. Questa volta niente attacchi di diabete, le scene sono tutte di battaglia.
Neos ha deciso di tradire il suo maestro apertamente.
Come reagirà Xehanort?
Riusciranno Pippo e Paperino a combattere Re Topolino oscuro?
Ce la farà Sora a superare la prima prova della luce?
Non siamo nemmeno a metà che già ci troviamo in queste situazioni.
A presto e recensite!
AxXx.       
 

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Capitolo 30
*** Il Re rinato ***


Merrik aiutò sua sorella ad alzarsi mentre un gorilla alto almeno due metri, probabilmente Kerciak, stava emettendo suoni gutturali verso Tarzan che rispondeva nello stesso modo.
Evidentemente stavano parlando, anche se i giovani allievi non capivano il ‘gorillese’.
“Qualcuno sta tentando di riaprire la serratura del nostro mondo figlio mio. I tuoi amici possono aiutarci?” Chiese il capobranco dei gorilla.
“Certo, padre, ed io stesso combatterò se necessario, ma come fate a saperlo?” Disse Tarzan.
“Giorni fa abbiamo visto un umano con una strana veste nere e con un cappuccio. Dopo aver fatto uno strano rituale Sabor è tornato sottoforma di mostro e sta terrorizzando la giungla.” Disse Kerciak.
“Quindi quella persona sta andando alla serratura?”
“Non lui, se n’ è andato subito dopo, credo però che altri siano pronti a prendere il nostro mondo, tu ed i tuoi amici dovete fermarli.”
Alle parole del suo capo Tarzan tornò dai suoi compagni mentre i gorilla, guidati da Kerciak si allontanavano.
“Voi seguire me.” Disse l’ uomo scimmia. “Io sapere dove Sabor.”
Il gruppo si mise in cammino subito dopo aver curato le ferite di Adele e Merrik.
Adele intanto mentre, grazie al cielo non avanzavano più sugli alberi, osservava con sospetto Masuru.
Se era vero che qualcuno li stava tradendo era ovvio che doveva essere lui, ma non voleva agire senza prove e non voleva fidarsi del tutto.
Poi il tipo che l’ aveva messa in guardia poteva essere un nemico che voleva confonderli.
Il gruppo attraversò l’ intricata foresta di Bambù guidati da Tarzan che conosce bene i sentieri in modo da prendere i passaggi meno angusti per evitare di rimanere intrappolati tra l dure piante.
Nonostante l’ esperienza dell’ uomo ci volle quasi un quarto d’ ora per raggiungere il luogo che cercavano anche se la fatica era valsa la pena.
Era una specie di crepaccio chiuso tra due pareti frastagliate di roccia ricoperta da muschio, indice dell’ elevata umidità del posto, che si apriva su uno spettacolare paesaggio.
Un’ immensa cascata che precipitava le sue turbinose acque bianche e azzurre in un grande e bellissimo lago d’ acqua cristallina mentre una ricca vegetazione cresceva intorno ad esso.
“È Bellissimo!” Esclamò Adele a quella vista.
“Grandioso!” Aggiunse Merrik. “Chissà se possiamo farci un bagno.”
“Merrik non…” Tentò di dire la sorella, ma le sue parole furono interrotte da un ruggito bestiale.
“Sabor. Arriva.” Disse Tarzan preparando la lancia.
I tre custodi si misero in posizione pronti ad affrontare il mostro.
“Come lo uccidiamo?” Chiese Masuru.
“Ci penseremo al momento opportuno.” Rispose schietto Merrik.
“Ma, Merrik, abbiamo bisogno di un piano d’ attacco.” Protestò Adele.
“Io ce l’ ho un piano.” Soggiunse il ragazzo con un sorriso mentre il giaguaro redivivo usciva dalla vegetazione. “Attacco.”
Detto questo il giovane si lanciò contro il mostro agitando la sua arma tentando di ferirlo, ma quello con un balzo si sottrasse all’ attacco per poi dare una zampata al giovane.
Lui riuscì ad evitare il colpo violento mentre Tarzan si gettava con furia animale contro il loro avversario seguito a ruota da Masuru.
Adele invece rimase indietro.
‘Non possiamo sconfiggerlo così…’ Pensò la ragazza osservando la lotta che imperversava tra i suoi compagni ed il mostro.
Tentò di riportare alla mente gli insegnamenti dei suoi maestri sulle creature oscure nella speranza di trovare un punto debole.
Proprio mentre gli stava per venire a mente una soluzione vide, però un individuo con soprabito nero e cappuccio correre dentro una grotta.
“Merrik! Masuru!” Urlò la ragazza. “Avete visto?”
I due ragazzi indietreggiarono per evitare che Sabor approfittasse della loro distrazione. “Cosa!?” Chiesero in coro.
La ragazza indicò la grotta. In effetti era molto difficile da notare dato che si apriva a poca distanza dalla cascata e per entrarci bisognava seguire un sentiero roccioso molto stretto e scivoloso.
I due tuttavia capirono al volo e si precipitarono nell’ apertura mentre Adele prendeva il loro posta per correre in aiuto di Tarzan che aveva ricevuto una profonda ferita al braccio.
Lei si mosse con agilità parando le unghiate del giaguaro per tentare di colpirlo alla fronte dove c’ era il simbolo del cuore formato dalle falci, ma quello, intuendo l’ obbiettivo della ragazza si sottraeva ad ogni attacco per poi tentare di morderla.
Adele saltò all’ indietro rapidamente evitando il morso, ma nel compiere quella mossa inciampò su un sasso e cadde all’ indietro perdendo il keyblade.
Per un attimo temette di essere spacciata quando Sabor torreggiò sopra di lei pronto a stringerle il collo in una presa mortale, ma Tarzan apparve all’ improvviso bloccando il giaguaro in una presa ferrea.
Il mostro tentò di liberarsi dimenandosi furiosamente, ma l’ uomo scimmia lo teneva fermo a terra mentre guardava la ragazza con decisione come per comunicare qualcosa.
Lei afferrò al volo e richiamando il keyblade e colpendo il mostro proprio sul simbolo che aveva in fronte.
Sabor lanciò un urlo bestiale mentre il suo corpo si disfaceva.
Sembrava che stette facendo di tutto per mantenere l’ integrità, ma alla fine con un ultimo urlo il mostro si disfece in polvere morendo definitivamente.
 
Merrik e Masuru si ritrovarono in una grande grotta le cui rocce erano interamente coperte di rampicanti.
Per entrare avevano dovuto attraversare una specie cunicolo scavato dietro la cascata.
Nonostante le pareti scivolose erano riusciti ad arrampicarsi sulle parti più alte della grotta grazie ad alcune piante rampicanti simili ad edera.
La grotta in cui si trovavano aveva una specie di foro sul soffitto coperto di foglie che davano all’ ambiente una luminosità verde opaca.
Sulla parete opposta c’ erano delle farfalle color blu acceso e davanti ad esse un ragazzo incappucciato.
I due evocarono i rispettivi keyblade puntandoli contro il ragazzo che si voltò facendo altrettanto.
“Immaginavo che non sarebbe stato facile riaprire la serratura, ma speravo di non incontrare gli allievi di maestro Riku.” Disse l’ incappucciato evocando alcuni neoshadow.
Merrik e Masuru si lanciarono contro gli herltess disintegrandone almeno cinque prima che questi potessero reagire.
Alcuni di loro attaccarono con gli artigli colpendo con violenza i custodi che evitarono con agilità i mostri oscuri per poi colpirli ancora a mezz’ aria.
Il custode oscuro intanto aveva puntato la propria arma verso le farfalle.
Masuru si avvicinò a lui e con una rapida mossa del suo keyblade lo ferì alla schiena fermandolo.
Quello furioso lanciò una sfera di energia oscura sbalzandolo indietro.
“Maledetti!” Disse con rabbia. “Me la pagherete!”
Detto questo il custode oscuro sparì in un portale.
 
 
 
 
 
Sora tentò un altro attacco, ma la sua controparte oscura era incredibilmente rapida ed evitava con agilità ogni tentativo di colpirlo.
Roxas dal canto suo non riusciva a colpirlo benché stesse dando fondo a tutte le sue risorse.
“Come lo battiamo?” Chiese il nessuno dopo l’ ennesimo tentativo andato a vuoto.
“Non potete combattere come al solito.” Soggiunse profonda la voce dell’ uomo incappucciato. “Quella è una delle parti oscure di Sora. Rappresenta tutte le sue sensazioni negative: quelle più istintive e irrazionali come la rabbia e la bestialità stessa di Sora. Dovete concentrarvi su questo se volete batterlo.”
“Ottimo, ma come?” Chiese il giovane.
“Forse con un po’ d’ aiuto?” Chiese una voce femminile mentre una sfera di energia di luce andava ad esplodere a pochi passi dalla creatura oscura.
Naminé si era materializzata a poco dietro di loro impugnando il portafortuna.
“Grazie, ma come facciamo a batterlo?” Chiese Sora mentre vedeva la sua ombra rimettersi in piedi.
“Solo tu lo puoi sapere, Sora. È una parte di te.” Disse la ragazza dai capelli biondi.
Il giovane si concentrò mentre i due nessuno tenevano lontano l’ avversario.
‘Come combatto la mia irrazionalità?’ Si chiese il giovane custode.
In effetti si era trovato in molte situazioni a combattere il proprio istinto.
La paura, la rabbia, l’ ira, la frustrazione… Tutti sentimenti irrazionali che l’ avevano attanagliato in varie situazioni.
Ma lui le aveva sempre messe a tacere.
Ma con cosa? Con quale impulso era sempre riuscito a mettere a tacere tutte le sensazioni negative del suo cuore?
La risposta lo folgorò.
Era ovvio: la consapevolezza che tutti i mondi dipendessero da lui lo aveva spinto a ragionare razionalmente mettendo a tacere ogni altra cosa.
Mentre Roxas e Naminé continuavano a tenere a bada l’ hertless Sora si figurò nella mente il suo obbiettivo.
I mondi liberi dall’ oscurità opprimente.
Mondi in pace legati di nuovo a loro come un tempo lo erano stati.
La catena regolare si illuminò di una luce abbagliante e si mosse da sola contro il mostro che con un agile mossa aveva buttato a terra Naminé.
Il raggio di energia che lo investì fu così potente che si disintegrò sul colpo senza lasciare traccia mentre Roxas aiutava la ragazza ad alzarsi abbracciandola.
“Ottimo lavoro.” Si congratulò l’ incappucciato riapparendo al centro del cuore di Sora.
“Ora che succederà?” Chiese Roxas.
“Ora, Sora, ti risveglierai nell’ esatto momento in cui sei svenuto.” Disse l’ uomo. “Avrai un potere sufficiente a sconfiggere Calipso e Xemnas, ma devi fare in fretta, la ragazza dai capelli rossi si è gettata nel maelstrom per soccorrerti ma non riuscirà a resistere contro il nessuno.”
Subito si aprì una specie di portale luminoso.
“Buona fortuna, Sora.” Dissero Roxas e Naminé.
 
Kairi si era gettata nel vortice quando aveva visto Sora gettato di sotto da Xemnas, ma ora non gli sembrava più una buona idea.
Il nessuno dai capelli d’ argento la osservava malignamente mentre attaccava disperatamente la figura gigantesca di Calipso.
La dea però sembrava solo divertita dai continui tentativi della ragazza di fermarla.
Il corpo di Sora si librava inerme a mezz’ aria mentre la rossa affrontava Calipso lanciando magie.
Quando Kairi pensò di essere spacciata una luce abbagliante partì dal corpo del ragazzo.
Xemnas sembrò spaventato da qualcosa e sparì in un portale mentre Sora riprendeva conoscenza.
“Sora! Grazie al cielo sei vivo!” Disse Kairi mentre gli volava letteralmente tra le braccia del giovane.
Lui rispose con affetto felice di essere tornato alla realtà.
“Avete finito!?” Urlò Calipso evidentemente irritata dal fatto di non essere considerata.
“Per te sicuramente si!” Rispose sprezzante Sora evocando il keyblade.
Con un colpo secco lanciò una raffica di saette contro la donna.
Mentre lo faceva sentì una violenta energia che dal suo cuori si irradiava in tutto il corpo per poi terminare la sua corsa nelle mani del giovane andando a concentrarsi nel keyblade.
Le saette perforarono la pelle della dea che non riuscì più a rimarginare le ferite.
“COSA MI HAI FATTO!!!” Urlò la donna in preda al dolore.
Sora non lasciò che lei si riprendesse e riprese l’ attacco insieme a Kairi.
Calipso tentò di reagire sparando immense ondate d’ acqua contro i due tentando di spingerli all’ esterno dove le acque violente li avrebbero sballottati fino ad ucciderli, ma Sora fu pronto a respingere gli attacchi alzando una barriera di energia.
Per alcuni minuti il custode ricominciò ad attaccare con violenza affiancato dall’ amica e dopo pochi attimi Calipso crollò mentre il suo corpo si disfaceva in una cascata d’ acqua acquietando il Maelstrom che ormai si chiudeva sopra di loro.
“Che voi siate maledetti…” Disse la dea ormai morente.
Il ragazzo evocò una bolla di energia mentre le acque si richiudevano.
I due giovani si guardarono freneticamente attorno, ma furono investiti da qualcosa di incredibilmente duro.
Non riuscirono a capire molto di quello che stava accadendo finché non furono di nuovo all’ aria aperta fuori dall’ acqua.
I due erano sul ponte dell’ olandese volante che però non era più ricoperta d’ alghe e i pirati maledetti tornarono ad essere normali.
“Come va?” Chiese Will.
Sora e Kairi osservarono il ragazzo che si allacciava una specie di giubba per coprire una cicatrice all’ altezza del petto mentre il pirata che l’ aveva aiutato e che ora che era normale gli somigliava ancora di più metteva una sfera di luce in un forziere.
“Chi è lui?” Chiese Kairi mentre si rialzava.
“Mio padre Bill Turner, ora sono io a guidare l’ Olandese, ma dobbiamo aiutare Jack.” Disse indicando la Perla nera che stava per attaccare l’ Endevour, l’ ammiraglia di Becket.
“Pronti ai cannoni!” Urlò il nuovo capitano dell’ olandese ai suoi uomini che, urlando in risposta il loro assenso, preparavano le armi.
Le due navi si affiancarono all’ Endevour iniziando a sparare contro di esso mentre Sora e Kairi attaccavano la nave con proiettili di fuoco esplosivi.
Non ci volle molto perché le scorte di polvere da sparo della Ammiraglia di Becket prendessero fuoco e, mentre i marinai della nave si lanciavano giù dalla nave per salvarsi, il ponte saltò in aria mentre il peso dell’ acqua entrata dalle falle trascinava l’ intera struttura sott’acqua.
 
 
 
 
 
Maya parò l’ attacco del Re con difficoltà mentre Paperino e Pippo si concentravano su Macchia Nera.
Topolino era sotto il controllo mentale del maestro oscuro e probabilmente non si sarebbe fermato davanti a niente pur di eseguire i suoi ordini.
Avevano deciso sul momento di lasciare che Lightning ed i suoi compagni se ne andassero per fermare Disley mentre loro avrebbero trattenuto i custodi malvagi.
Sapevano bene di non poter sconfiggere Macchia Nera, ma potevano rallentarlo.
Maya affondò senza, però troppa convinzione.
Non voleva uccidere il suo maestro.
Una precauzione che però l’ altro non aveva preso dato che continuava ad attaccare con veemenza senza risparmiarsi.
Paperino intanto lanciò contro Macchia una potente ondata di fuoco che però l’ avversario evitò teletrasportandosi alle spalle di Pippo tentando di colpirlo.
Il capitano della guardie però fu pronto e parò l’ attacco con lo scudo.
“Yuk! Libereremo il Re a costo della vita!” Disse con veemenza.
“Oh certo che darete la vita…” Sorrise malignamente il custode oscuro saltando all’ indietro evitando la raffica di fuoco che Paperino gli stava lanciando. “Ma temo che non sarà sufficiente a salvare il vostro patetico Re.”
Maya intanto teneva su di se l’ attenzione di Topolino senza rendersi conto di essere troppo vicina al bordo crollato dell’ autostrada di Eden.
Si scambiarono una rapida serie di colpi con i loro keyblade mentre il Re prendeva dopo un po’ il predominio sulla giovane.
Alla fine lei lanciò un fendente disperato per allontanare l’ avversario.
In effetti Topolino indietreggiò, ma solo per sparare una magia di luce che fece perdere l’ equilibrio a Maya che cadde all’ indietro rimanendo aggrappata per una trave di metallo sopra un salto nel vuoto di almeno cento metri.
Tentò disperatamente di afferrare la trave con entrambe le mani, ma era molto lontana.
Cercò altre sporgenze a cui aggrapparsi, ma non c’ erano.
Re Topolino torreggiò su di lei in tutta la sua seppur bassa statura alzando il keyblade per colpirla.
Maya chiuse gli occhi aspettando il dolore che l’ avrebbe costretta a lasciare la presa, ma il dolore non venne.
Topolino fu avvolto da una nube oscura facendolo svenire mentre Neos le tendeva la mano.
Lei fu felice come non mai e quando fu di nuovo in piedi lo abbracciò stretta.
“Grazie!” Disse con la voce rotta dall’ emozione. “Mi hai salvata ancora!”
Il ragazzo rispose all’ abbraccio sospirando di sollievo sapendo di essere arrivato in tempo.
Intanto Macchia barcollava all’ indietro colpito alle spalle da Heyner.
“Maledetto traditore!” Urlò il custode oscuro fuggendo in un corridoio oscuro.
Paperino e Pippo si avvicinarono a Neos.
“Grazie per averci aiutato, saremo morti senza il tuo aiuto.” Disse il capitano.
“Non c’ è di che…” Rispose il giovane grattandosi la testa imbarazzato.
“Chi sei?” Chiese lo stregone di corte.
Un imbarazzante silenzio scese sul gruppo mentre Neos non rispondeva temendo di scatenare la reazione dei due.
“Non importa chi sia, ci ha aiutati e tanto basta!” Disse Maya con forza chiudendo il problema.
“Giusto.” Disse Paperino. “Andiamo, ma chi trasporta il Re?” Chiese indicando il corpo di Topolino svenuto che era riverso sulla strada.
“lo porterò io.” Si offrì Heyner caricandosi in spalla il corpo esanime del Sovrano.
Il gruppo si rimise in marcia mentre la battaglia intorno a loro infuriava.
Maya e Neos facevano strada agli altri abbattendo i mostri all’ attacco con abili mosse mentre Paperino e Pippo rimanevano in retroguardia per coprire Heyner ed il loro Re.
Si mossero rapidi sulla strada raggiungendo uno svincolo crollato dove c’ erano alcuno enormi mostri alti diverse decine di metri.
Maya scivolò sotto la zampa alzata di una di quelle creature mentre abbatteva un Cie’ Th.
Intanto intorno a loro i soldati sparavano contro i mostri nel tentativo di raggiungere le postazioni di difesa ormai isolate e sguarnite dall’ incessante attacco dei Fal’ Cie.
Alla fine il gruppo raggiunse una piazza dove erano appostati un gruppo di soldati della cavalleria ed i loro compagni.
“Ehi! Ce l’ avete fatta!” Urlo Sazh. “E c’ è anche il ragazzo che ci ha salvato alla torre!” Aggiunse vedendo Neos.
“Ora che si fa?” Chiese Maya a Lightining mentre Heyner poggiava a terra il Re con delicatezza cercando di rianimarlo.
“Ora aspettiamo Disley e lo uccidiamo prima che si fonda con Orphan.
“Non dovrete aspettare molto…” Rispose una voce.
Il vecchio Fal’ Cie era in piedi davanti a loro.
Tutti i soldati puntarono le armi ed il gruppo di L’ Cie si posizionava davanti allo schieramento insieme a Maya, Neos e Heyner mentre Paperino e Pippo rimanevano indietro a curare Topolino che stava riprendendo conoscenza.
“Credete davvero che la cavalleria sia sufficiente a battermi?” Chiese ironico il vecchio.
“Crediamo che noi saremo sufficienti.” Rispose di rimando Light puntando il gunblade contro il Fal’ Cie.
Improvvisamente, però, ambiente si fece scuro ed il sole di Cocoon esplose.
“Ma che…” Fece Disley che sembrava stupito quanto tutti gli altri dall’ avvenimento.
I soldati iniziarono a bisbigliare impauriti mentre Maya guardava Neos che aveva iniziato a sudare freddo.
“Che hai?” Chiese dolcemente la ragazza.
Lui abbassò lo sguardo un attimo come per raccogliere le idee e bisbigliò: “Arriva…”
Come a confermare quelle parole un portale oscuro si aprì lasciando entrare un vecchio completamente calvo con un pizzetto argenteo sul mento, due occhi che ardevano come fornaci d’oro fuso e con la schiena curva dall’ età.
Non sembrava pericoloso, ma appena apparve tutti iniziarono ad indietreggiare come se percepissero qualcosa nell’ aria.
Disley osservò l’uomo con odio.
“Chi sei?” Chiese il Fal’ Cie minaccioso puntando la sua asta contro l’individuo.
L’uomo osservò ciò che rimaneva del sole di Cocoon che in realtà era un Fal’ Cie.
“Bello lo spettacolo, vero? L’ ho fatto a posta per voi.” Disse con un sorrisetto malvagio.
“L’ hai fatto tu!?” Chiese Fang allibita. L’ uomo non sembrava essere stanco eppure aveva distrutto un Fal’ Cie che per loro era un Dio.
“Si, a proposito, mi presento. Sono il Maestro Xehanort e son qui per distruggervi tutti.” Disse calmo.
“Non credo proprio.” Disse Disley pronto a combattere, ma un istante dopo cadde a terra in preda al dolore.
“Sai, la pozione che hai bevuto ti avrebbe tenuto in vita solo se fossi stato io a volerlo, ma siccome i miei piani sono cambiati non mi servi più.” Così dicendo tra le urla di dolore il cuore di Dysley uscì dal corpo del proprietario facendone scomparire il corpo.
Tutti guardarono allibiti Xehanort prendere in mano il cuore del Fal’ Cie.
“Ora.” Disse sparando un raggio di energia nera che fece esplodere interamente la culla di Orphan. “Questa è la sola cosa che più salvare il vostro mondo.”
Mentre tutti osservavano terrorizzati il vecchio maestro oscuro la terra iniziò a tremare, segno che Cocoon aveva iniziato la sua lenta ma inesorabile caduta verso Pulse.
“Cosa vuoi, maestro!?” Chiese Neos facendosi avanti evocando il keyblade.
“La tua morte sarebbe un buon inizio…” Disse il vecchio con un sorriso diabolico mentre mandava il cuore racchiuso in una bolla di energia ad una cinquantina di metri d’ altezza.
“No!” Urlò una voce gracchiante.
Mentre i soldati di Cocoon iniziavano a sparare verso il Xehanort nel tentativo di fermarlo senza successo Topolino si affiancò a Neos con in mano la catena regolare D pronto a combattere. “Non ti permetterò di distruggere questo mondo!”
 
 
 
 
 
Riku evitò il colpo del non-morto. Nella furia del scontro nessuno si era accorto del ritorno del sovrano.
Mentre il giovane argenteo affrontava Miraz le truppe di Telmar avevano circondato l’ esercito di Narnia che ormai era chiuso in una morsa tra due schiere di testuggini.
I fauni ed i satiri erano impegnati in una feroce battaglia contro i telmarini incrociano spade e lance contro le armi nemiche.
I Narniani erano in netta inferiorità numerica ed era sempre più difficile tenere testa alle truppe degli uomini.
Il sangue scorreva sul terreno mentre l’ odore metallico dell’ icore stesso impregnava l’ aria rendendo difficile respirare.
Questo, insieme alla polvere che i due schieramenti inevitabilmente alzavano metteva in difficoltà anche la vista dei combattenti.
A Faraia lacrimavano gli occhi ed era molto difficile per lei tenere la concentrazione mentre era in quelle condizioni.
La sua arma tagliava l’ aria per disintegrare gli hertless che gli si paravano davanti e ferire i soldati che attaccavano.
Parò l’ affondo di un soldato di Telmar per poi colpirlo di taglio uccidendolo sul colpo.
Intanto Xion aveva preso di mira un gruppo di herltess cavaliere e si lanciò su di essi disintegrandoli con pochi rapidi colpi.
Quando un soldato Telmarino si parò davanti a lei per tagliarle la gola le si abbassò e contrattaccò.
Quello però fu rapido a ripararsi dietro lo scudo, ma quando tentò di attaccare di nuovo la ragazza saltò alle spalle dell’ uomo per colpirlo ed ucciderlo.
Riku colpì Miraz al braccio destro, ma non ottenne alcun risultato se non quello di ricevere un colpo di scudo dritto in faccia.
Il giovane sentì in bocca il metallico sapore del sangue mentre si teneva il viso ferito.
Il tiranno non-morto tentò di colpirlo con la spada, ma l’ argenteo alzò la mano sinistra lanciando una magia per allontanare l’ avversario.
Peter intanto affondò la lama nel petto di un soldato di Telmar mentre con lo scudo parava la lama di un altro soldato.
Caspian intanto era tenuto alle strette da tre soldati che agitavano le lame contro di lui mentre a poca distanza Edmund tentava di raggiungerlo per aiutarlo, ma era bloccato da alcuni hertless.
Riku indietreggiò mentre evitava la lama di Miraz.
Alcuni hertless cavalieri si affiancarono alla creatura non-morta.
Il giovane parò le lame dei mostri per poi rispondere con violenza disintegrando tutti gli hertless con due colpi.
Il necron, tuttavia, rimase in piedi e con un potente fendente ferì Riku al braccio facendogli cadere sangue.
Peter attaccò con violenza i nemici e colpì alla testa n soldato facendolo stramazzare al suolo, ma fu circondato da una decina di lance mentre poco più in là Caspian cadde nella voragine che aveva inghiottito in precedenza la cavalleria.
Edmund intanto stava tentando di riguadagnare l’ ingresso della casa di Aslan con alcuni soldati, ma con scarso successo benché fosse coperto dalle truppe di Susan che continuavano a scagliare salve di frecce contro i Telmarini.
Alla fine, con uno sforzo immane, Riku colpì alla testa Miraz proprio sul simbolo delle falci.
L’ uomo lanciò un urlo di dolore mentre l’ oscurità che avvolgeva il suo corpo si dissipava.
Alla fine il tiranno cadde a terra ormai definitivamente morto.
La felicità di Riku, però, durò poco dato che fu circondato da uno schieramento di guerrieri di Telmar.
Per un attimo pensò di essere spacciato, ma all’ improvviso gli alberi iniziarono a muoversi e, tra lo stupore generale, iniziarono ad attaccare i Telmarini con i rami e le radici mentre la regina Lucy, sulla groppa di un enorme leone scendeva in battaglia disperdendo i soldati nemici.
Riku si mosse rapidamente per trovare Faraia e Xion mentre Peter ed i suoi fratelli guidavano la controffensiva a scapito dell’ esercito di Telmar.
Faraia era in piedi proprio sul limitare della voragine mentre Xion si trovava all’ interno della stessa ed aiutava alcuni soldati Narniani feriti.
Il giovane e le sue compagne assistettero alla disfatta dell’ esercito di Telmar mentre Xion curava le sue ferite con una cura al limite del maniacale.
Appena sentiva l’ argenteo gemere lo guardava con uno sguardo dispiaciuto e gli chiedeva scusa.
Le sue preoccupazioni erano talmente delicate che Riku non resistette e, pur essendoci Faraia ad osservarli, dette un dolcissimo bacio sulla fronte alla ragazza facendola arrossire.
Intanto vide il leone che aveva accompagnato Lucy in battaglia parlare con i Re di Narnia e con Caspian che si erano tutti inchinati davanti a lui.
Dopo essersi scambiati alcune parole il leone, accompagnai dai ragazzi si incamminò verso di loro incidendo maestosamente tra l’ erba sporca di sangue.
Riku, Faraia e Xon si inchinarono davanti alla figura maestosa del leone.
“Alzatevi allievi di Yen Sid, è un onore per me darvi il benvenuto su questo mondo e vi ringrazio per aver protetto i miei Re contro la corruzione dell’ oscurità.” Disse quello con voce profonda.
“Di nulla, mio signore, voi dovete essere Aslan, ma come conoscete il maestro Yen Sid?” Chiese Riku.
“Avete ragione il mio nome è Aslan. In quanto a Yen Sid, diciamo che ho avuto a che fare con lui molto tempo fa.” Rispose il leone scuotendo la criniera.
“Ora che farete?” Chiese Faraia.
“Ora accetteremo la resa di Telmar e cacceremo gli hertless, immagino che voi però non rimarrete.” Disse Aslan.
“No, infatti.” Disse Riku pensieroso. “Dobbiamo crcare una persona.”
 

 
 
 
 
 
 
Allora ennesimo capitolo in cui Tadààààààààn è tornato Re Topolino.
L’ avevo detto che non sarebbe morto, ma scommetto che vi eravate dimenticati di lui.
Bene ora il primo gruppo di mondi è salvo, ora ci saranno altri mondi da visitare. Rimanete con noi e vedrete.
RECENSITE!!!
AxXx  

 

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Capitolo 31
*** Evasione (Neos contro Xehanort) ***


Neos parò con difficoltà il colpo del suo maestro mentre l’ oscurità opprimente lo metteva in difficoltà.
Ormai era allo stremo.
Con incredibile difficoltà si rimise in piedi mentre un dolore lancinante gli percorreva il braccio colpito da un proiettile di fuoco nero.
Alcuni soldati iniziarono a sparare contro il vecchio maestro, ma quello si teletrasportò alle loro spalle e con tre rapidi colpi gli uccise senza pietà.
Maya si lanciò su di lui alzando il keyblade tentando di fermarlo, ma quando fu a pochi passi fu raggiunta da un violento calcio che le incrinò due costole spingendola contro una protezione a bordo strada.
Altri soldati spararono senza che i proiettili avessero effetto impattando contro una barriera invisibile che circondava il corpo di Xehanort.
Neos si rialzò a fatica ed attaccò con un potente fendente mirando alla testa del maestro oscuro.
Quello parò il colpo con facilità per poi contrattaccare con una forza sproporzionata all’ età ultracentenaria.
L’ allievo parò il primo fendente, ma il secondo lo ferì al braccio.
Xehanort lanciò un ondata di fiamme nere incenerendo una ventina di soldati che tentavano di fermarlo.
Due PSICOM armati di lanciarazzi mirarono al vecchio maestro sparando i loro letali proiettili contro di lui.
Xehanort non fece una piega e distrusse i razzi mentre erano ancora a mezz’ aria con due dardi oscuri per poi teletrasportarsi quando sentì uno spostamento d’ aria alle sue spalle.
Heyner aveva tentato di colpire il vecchio maestro alle spalle, ma quello si era mosso con una rapidità tale da essere invisibile ad occhio umano.
Il giovane fu colpito alle spalle da una fiamma nera tanto potente che svenne.
Snow si lanciò contro il vecchio tirando un calcio cercando di raggiungere il viso.
Xehanort, tutt’altro che intimorito, prese il piede a mezz’aria con una forza incredibile ed iniziò a girare su se stesso due volte trascinandosi dietro il corpo del ragazzo per poi lasciarlo andare contro il cavalcavia di una strada vicina.
Il volo del ragazzo biondo fu di circa dieci metri ad un’altezza di cinque, ma mentre era ancora in aria Xehanort alzò il keyblade lanciandogli un proiettile di magia oscura che esplose a contatto con il giovane facendone atterrare il corpo esanime al suolo.
Lightining attaccò con il suo gunblade mentre Hope e Vanille correvano in aiuto di Snow.
Il vecchio maestro non utilizzò nemmeno il keyblade ed afferrò l’ arma con la mano tra lo stupore generale.
“Non sai fare di meglio, ragazza?” Chiese malignamente mentre, stringendo l’ arma con forza, la spezzò.
Light stupita ed anche impaurita dalla potenza dell’avversario non reagì con sufficiente prontezza e il custode oscuro la pugnalò con la punta della sua stessa arma per poi spingerla via con un calcio.
Paperino lanciò una raffica di saette elettriche che il Xehanort parò con una barriera.
Pippo lanciò lo scudo mirando alla testa senza riuscire a colpire l’ avversario che si era già teletrasportato alle sue spalle colpendolo con un dardo oscuro.
“Pippo!” Urlò il mago di corte lanciando una salva di frecce di ghiaccio contro il keyblader oscuro.
Quello si teletrasportò di nuovo più lontano evitando l’ attacco e lanciando un’ondata di ghiaccio che colpì Paperino inchiodandolo a terra sotto una pesante coltre gelata.
“Non possiamo usare più la magia!!!” Urlò Hope mentre tentava di evocare la magia attraverso il suo marchio accorgendosi solo allora che non c’era più.
“Certo!” Rispose Xehanort mentre respingeva un’ondata di luce lanciata da Topolino. “Ho distrutto Orphan che dava energia a tutti i Fal’ Cie e ai loro L’ Cie. Ora tutti coloro bloccati nei cristalli saranno liberati e voi siete liberi dal vostro legame, ma sarà amara la vittoria perché questo mondo ormai è condannato.”
Il maestro oscuro era così impegnato a parlare che non si era accorto subito che Neos si era rialzato ed insieme a Topolino stavano attaccando.
Tuttavia, con un abile mossa, si teletrasportò di nuovo e lanciò una rapida serie di fendenti che i due keyblader avversari riuscirono a malapena ad evitare.
“Non si interrompe la gente quando parla…” Disse Xehanort lanciando una raffica di proiettili oscuri contro i due. “Dovrò insegnarvi il rispetto!”
Topolino iniziò a saltare agilmente intorno al maestro oscuro tirando fendenti contro di lui nel tentativo di ferirlo, ma quello non sembrava essere in difficoltà e con forza, dopo un paio di fendenti, bloccò la lama del Re in un confronto di forza tra i due al quale Topolino poté sottrarsi solo ricominciando a saltare intorno all’ avversario.
Ci fu un attimo il sovrano pensò di aver trovato uno spiraglio nella difesa del maestro nero, ma quando allungò l’ arma per colpire Xehanort si teletrasportò alle sua spalle colpendolo con una raffica di potentissimi fulmini neri che tramortirono il Re.
Ormai erano rimasti in piedi solo Neos e Maya.
Il giovane si gettò in un disperato attacco contro il suo maestro lanciando fendenti veloci e potenti, ma poco coordinati a destra e a manca.
Xehanort evitò con disinvoltura gli attacchi del suo allievo divertito dall’ inutile furia che gli era scagliata contro e capendo che ormai aveva già vinto.
Con una rapida mossa colpì il ragazzo la ventre facendogli uscire sangue dalla bocca per poi lanciargli una saetta di energia oscura che lo spinse indietro di alcuni metri.
Neos sentì un fortissimo dolore in tutto il corpo mentre assaggiava il sapore del suo stesso sangue che gli entrava in bocca impedendogli di respirare.
Vide il suo maestro lanciargli contro un altro dardo di energia.
Il giovane si preparò a sentire il dolore che avrebbe posto fine alla sua esistenza, ma invece sentì un urlò che gli trafisse le orecchie e il cuore.
Maya era riversa a terra circondata da un alone di oscurità.
Aveva fatto scudo con il suo corpo per difendere Neos ed aveva ricevuto l’ attacco di Xehanort in pieno petto.
Il vecchio custode si teletrasportò davanti alla ragazza alzando il keyblade pronto a darle il colpo di grazie, ma mentre calava il colpo fu travolto da qualcosa.
Neos si era lanciato in avanti ed aveva urtato il maestro con tutto il suo peso per allontanarlo dalla ragazza per poi evocare il suo keyblade e tentare di colpirlo.
Xehanort però fu più rapido e con una veloce mossa gli afferrò il polso e glielo spezzò facendogli cadere l’ arma mentre il dolore era tale da mozzargli il respiro impedendogli persino di urlare.
Il giovane cadde a terra dolorante ormai preda del suo maestro.
Osservò impotente il keyblade oscuro alzarsi preparandosi a ricevere il colpo di grazia che l’avrebbe ucciso o nel peggiore dei casi trasformato in un hertless.
Passarono alcuni attimi durante i quali il tempo sembrò dilatarsi all’ infinito.
Maestro e allievo si guardarono negli occhi leggendovi una miriade di sentimenti contrastanti.
Poi l’ arma calò.
 
Per piantarsi a pochi centimetri dal viso di Neos.
Il ragazzo fu sorpreso di essere ancora vivo, tanto che gli mancò il respiro mentre guardava negli occhi il maestro e le sensazioni fisiche del suo corpo tornavano a martellarlo.
Xehanort aveva negli occhi aurei una strana luce che poteva essere definita in un solo modo: tristezza.
Era la tristezza di un padre che vede il figlio rivoltarsi contro di lui, costretto a prendere in mano un arma contro colui che ha allevato e a cui si sente più vicino.
Il maestro oscuro ritrasse l’ arma e si girò per andarsene.
“Perché maestro?” Chiese Neos.
Quello si fermò un attimo prima di rispondere: “Non pensare che io ti risparmi per pietà.” Disse con una strana inflessione della voce.
“Sappi che ora ti metterò alla prova, Neos. Sono molto deluso da te, ma non posso negare che ti considero un figlio. Forse è per questo che ti risparmio, ma non ti illudere la tua fine è solo rinviata e forse di pochi secondi.”
Detto questo Xehanort alzò il keyblade e fece partire uno strano proiettile di energia oscura che iniziò ad ingrandirsi e ad attirare oggetti piccoli a se.
Neos guardò il cielo e poi il suo maestro che stranamente non sorrideva più.
“Sai che succederà se quella sfera si ingrandisse troppo vero?” Chiese sornione mentre spariva in un portale oscuro.
Neos lo sapeva bene.
Se fosse diventata troppo grande avrebbe inghiottito il mondo distruggendolo trasformando gli abitanti in hertless, lui però poteva fermarla se avesse raggiunto il cuore della sfera stessa; certo era che nelle condizioni in cui era difficilmente ne sarebbe uscito vivo.
“Che intendi fare?” Chiese una voce di donna alle sue spalle.
Il ragazzo si voltò per trovarsi faccia a faccia con Fang che teneva in mano il cuore di Baldanders.
“Dovrò fermare la sfera! E tu che ci vuoi fare con quello?” Chiese indicando il cuore.
“È l’unico modo per evitare che Cocoon si schianti, anche se tu fermassi quell’affare continuerebbe la sua discesa! Userò il cuore del Fal’ Cie per creare una colonna che contenga questo posto!” Disse la donna.
“Lo sai che rimarrai intrappolata la dentro, vero?” Chiese Neos.
“Lo so, me è l’ unico modo!” Così dicendo la donna si gettò con in mano il cuore luminoso dalla piazza sopraelevata per raggiungere la parte più bassa della cupola di cocoon.
Neos osservò gli altri che si riprendevano e si decise.
Usando tutto il potere che gli era rimasto iniziò a levitare verso l’alto sempre più veloce mentre gli altri lo chiamavano.
Lui non ci badò, ma continuò la sua folle corsa verso l’ alto.
Quando fu a pochi metri dalla sfera di energia oscura troncò la magia dato che ormai era la forze dell’ energia oscura a trascinarlo all’ interno.
Appena entrò sentì l’ energia oscura travolgerlo.
Un dolore incredibile gli scosse le membra attraversandolo da capo a piedi prendendo il posto del sangue tentando di raggiungere il cuore per trasformarlo in un essere oscuro meglio noto come hertless.
Si concentrò con forza su ciò che voleva salvare.
Quel mondo, i suoi abitanti.
Maya.
Quel pensiero rafforzò il suo cuore e con uno sforzo che gli costò quasi tutte le sue energie ricacciò le tenebre all’ esterno per poi evocare una barriera per tenerle lontane.
Sentì le sue membra scosse dai tremiti, ma non ci fece caso e, ignorando il dolore, continuò a salire verso il cuore dell’ oscurità.
Le sue protezioni non durarono a lungo e non ci volle molto perché l’ oscurità le abbattesse.
Con uno sforzo immane raggiunse il cuore della sfera: un portale di oscurità dal quale si accedeva al mondo delle tenebre dove lui e i suoi fratelli avevano riportato in vota Xehanort.
Neos evocò il suo keyblade e lo puntò verso l’ apertura.
Dalla punta dell’ arma si sprigionò un raggio di luce che all’ impatto con il portale lo chiuse.
L’onda d’urto che seguì fu tale da spazzarlo via.
Mentre il giovane sentiva la coscienza venire meno sperò di aver fatto in tempo a salvare quel mondo.
 
Maya sentì la forza dell’ onda d’urto fin lì, dove si trovava.
Aveva tentato di fermare Neos, ma il ragazzo era già troppo lontano per sentirla, così a lei non era rimasto altro da fare se non aiutare gli altri a riprendersi.
Topolino, Paperino e Pippo avevano ricevuto ferite gravissime, ma mai quanto quelle di Light e Snow che per alcuni istanti erano stati in bilico tra la vita e la morte.
Avevano appena finito di curare il ragazzo quando furono colti dall’ onda d’urto del portale che esplodeva.
“Quel ragazzo ce l’ ha fatta!” Esclamò il re saltando con i pugni alzati.
Nello stesso istante anche il terreno tremò segno che la caduta di Cocoon si era fermata e che anche Fang ce l’aveva fatta.
“Ora che facciamo?” Chiese Paperino.
Il Re stava per rispondere quando Maya indicò qualcosa in cielo: “Guardate!”
Un figura umana stava letteralmente precipitando veros il basso e sembrava incosciente.
“Dobbiamo andare ad aiutarlo!” Disse la ragazza.
“Giusto!” Fece Topolino. “Paperino! Pippo! Aiutate le persone qui! Io e Maya andremo a cercare il ragazzo!”
 
 
 
 
 
 
 
Aqua stava riposando approfittando di qualche ora di pausa che i suoi aguzzini le avevano concesso.
Non sapeva da quanto tempo si trovava nelle segrete del Castello che Non Esiste, ma sapeva che era da parecchio.
Gli occhi erano pesanti per il sonno e la stanchezza e le sensazioni di dolore erano rese meno accentuate da tempo mentre le ferite iniziavano a cicatrizzarsi.
Sentì di essere ad un punto morto e si stupì di essere ancora viva.
Si aspettava che i suoi nemici entrassero per porre fine alla sua vita o peggio, ma da qualche ora nessuno entrava nella sua cella.
Approfittò del tempo che gli era stato concesso per riposarsi e pregare.
Ormai aveva perso le speranze di essere salvata soppiantata dal desiderio che quella tortura finisse presto anche se non avrebbe mai tradito i suoi amici.
Così si mise a pregare per loro che almeno Terra e Ventus si salvassero.
Passò ancora qualche ora quando sentì la porta della cella aprirsi.
‘È finita…’ Pensò rassegnata.
Ma qualcuno doveva aver ascoltato le sue preghiere perché invece di sentire la carne bruciare sentì un incredibile sollievo ai polsi che venivano liberati.
Qualcuno la issò caricandosela sulla spalle.
“Perché devo essere io a portarla!?” Chiese la voce lamentosa del suo salvatore.
“Preferivi fare da vedetta?” Rispose la voce di Zexion.
“Voi! Smettetela e datemi una mano con le altre celle, dobbiamo essere rapidi.” Disse una voce sconosciuta.
“Aqua non capiva quello che stava succedendo, ma non si lamentò di certo.
“Sempre a me i lavori più faticosi…” Si lamentò di nuovo il ragazzo che la trasportava. “Ehi! Axel! Non potresti portarla tu!?”
“Va Bene!” Rispose quello che doveva essere Axel. “La porto io, ma tu smettila di lamentarti o ci sentiranno in tutto il castello.”
 
Axel si caricò in spalla il bel corpo di Aqua martoriato dalle ferite tentando di essere il più delicato possibile mentre i suoi compagni aprivano le celle restanti.
L’ operazione fu più lunga del previsto, ma dopo pochi minuti avevano radunato tutti i restanti ragazzi prigionieri: non più di quaranta tra ragazzi e ragazze.
‘Dannazione! Xehanort ne avrà almeno il doppio.” Pensò Axel.
“Ok ragazzi.” Stava dicendo Zexion. “Ascoltate, ora io ed i miei amici vi condurremo fuori di qui, ma dovete rimanere dietro di noi in fila e non parlare.”
“Siete sicuri che non ci siano guardie qui intorno?” Chiese Ansem il saggio che era stato liberato insieme a Gambadilegno.
“In realtà no, ma non avevamo altra scelta, stavano per scoprirci.” Disse Demyx grattandosi la tasta imbarazzato.
“Non c’ è tempo seguitemi!” Disse Axel esortando gli altri.
Il folto gruppo di persone seguì il rosso senza fare troppe domande lungo i candidi corridoi del castello.
La corse durò parecchio date le dimensioni del posto e visto che ogni minuto si fermavano per assicurarsi che fossero tutti presenti.
Axel era inoltre rallentato dal peso di Aqua che era in stato di quasi totale incoscienza.
Arrivati ad una delle terrazze della parte sinistra del castello il gruppo si fermò per riposarsi un attimo.
Sapevano che attardarsi sarebbe stato pericoloso, ma la maggior parte di loro era stato sottoposto a torture e ad allenamenti così duri che era un miracolo che si reggessero in piedi.
Axel poggiò delicatamente a terra Aqua per evitare di aggravare ulteriormente le condizioni di lei.
“Io controllo il prossimo corridoio, voi rimanete qui.” Disse il rosso.
“Perché non aprite un portale oscuro e ci portate fuori?” Chiese Gambadilegno.
“Abbiamo preparato un portale che ci farà arrivare a Rediant Garden oltre la barriera, ma l’ abbiamo preparato un po’ lontano per evitare che ci scoprissero.” Spiegò Zexion.
Axel percorse alcuni metri guardando dietro un angolo per assicurarsi che non ci fosse nessuno e proseguì.
Aveva approfittato del tradimento di Neos per fuggire senza dover affrontare Xehanort, ma doveva stare attento, perché temeva un incontro in particolare.
Come a materializzarsi dai suoi pensieri girò l’ angolo e si trovò davanti a Larxene.
“Ehi, Axel!” Disse lei allegra. “Cosa ci fai da queste parti?”
Il ragazzo tentò di allontanare la Ninfa Selvaggia, ma fu fermato da Demyx che apparve seguito dal gruppo di prigionieri liberati.
Il sorriso della bionda si tramutò in un’ espressione di stupore mentre lei evocava i suoi Kunai elettrici pronta a colpire.
Anche Zexion e Demyx evocarono le loro armi e si prepararono.
“Fermi!” Disse Axel.
“Cosa!?” Fecero Larxene e i suoi due compagni in coro.
“Voi andate. Io rimango qui e mi occupo di lei…” Disse il rosso evocando i suoi Cakrham.
Stranamente la ninfa non fece una piega quando la fila di prigionieri la superò trafelata mentre rimaneva a fissarsi con il rosso.
“Allora Saix aveva ragione. Ci vuoi tradire.” Disse la ragazza osservandolo con sguardo critico.
“Si.” Rispose flemmatico l’ altro.
“Perché!?” Chiese lei con improvvisa irruenza. “Perché lo stai facendo!? Xehanort ti distruggerà!”   
“lo so, ma non posso fare altrimenti. Anche se sono un nessuno e come tale sono morto sento che quello che stiamo facendo non è giusto.” Il rosso alzando le mani come per calmarla.
“Be’, fai come vuoi io non ti fermerò.” Disse la Ninfa selvaggia abbassando la testa. “Tengo troppo a te.”
“Cos’ è sono contagioso?” Chiese scherzosamente Axel tentando di alleggerire l’ atmosfera. “Pensavo che tra tutti quelli che non avevano un cuore tu fossi quella che ne aveva perso di più.”
“Non scherzare, Axel, è colpa tua. Tu mi hai cambiata, ma non ti aiuterò, sappilo.” Disse Larxene mestamente.
“Fa come vuoi.” Rispose il rosso avviandosi verso il corridoio.
 
 
 
 
Demyx e Zexion si mossero rapidamente lungo il corridoio, ma furono intercettati da un gruppo di heartless.
“Dannazione!” Disse il biondo disintegrandoli con il suo Sitar. “Ci devono aver scoperti!”
“E ci stanno inseguendo.” disse l’ altro nessuno indicando un gruppo di simili che si avvicinavano con le loro movenze gommose.
“Andate!” Disse Gambadilegno posizionandosi tra loro ed il gruppo di mostri. “Li tratterrò io, non mi hanno torturato a lungo, posso farcela.”
Mentre il gruppo si allontanava l’ enorme gatto tirò un portentoso pugno ad un simile disintegrandolo.
Altri suoi compagni tentarono di immobilizzarlo usando le loro braccia come corde, ma quello, con un agilità incredibile rispetto alla sua stazza, evitò l’ attacco e tirò una serie di pugni contro gli oscuri avversari abbattendoli.
“Bene c’è nessun’ altro?” Chiese battendo il pugno destro nella mano sinistra.
Come in risposta alla sua richiesta si materializzò un gruppo di nesciens attaccabrighe che tentarono di colpirlo con i suoi artigli.
Il gigantesco gatto si riparò dietro alle possenti braccia respingendo le creature per poi attaccare usando tutto il suo peso per schiacciare gli avversari.
Dopo aver distrutto i nemici sentì dei passi provenire da dietro di lui .
Gambadilegno tentò di voltarsi ma fu raggiunto da una raffica di proiettili oscuri.
“Così gli evasi sono passati da qui…” Disse Necrosis osservando il gatto antropomorfo riverso al suolo.
“Sai, mi sembra strano che tu non ti sia voluto unire a noi, questa volta avevamo la possibilità di vittoria e tu la rifiuti.”
Gamba non rispose ma tentò di colpire il custode oscuro con un pugno, ma quello evitò il colpo e affondò il keyblade nel ventre dell’ avversario uccidendolo lasciando che si disintegrasse in particelle oscure.
“Che spreco…” Disse Necrosis mettendosi ad inseguire gli altri fuggitivi.
 
 
 
Zexion e tutti gli altri si trovavano in cima alla torre ovest del castello dove avevano approntato il portale che gli avrebbe condotti a Rediant Garden.
“Lo vuoi aprire si o no!?” Chiese Demyx spazientito mentre sorreggeva Aqua che aveva ripreso conoscenza ed aveva evocato il suo keyblade ‘nubifragio’
“Senti, dobbiamo aspettare Axel e Gambadilegno, quindi stai zitto e calmati.” Rispose il ragazzo con i capelli grigi voltandosi.
In quell’ istante fu colpito alle spalle da un dardo oscuro che lo tramortì.
Demyx evocò il suo Sitar e lanciò una raffica di bolle d’ acqua contro Necrosis che evitò agilmente l’ attacco e sparò con il keyblade una raffica di saette elettriche.
Il biondo evitò l’ attacco portandosi vicinissimo all’ avversario tentando di colpirlo con la parte appuntita del suo strumento evocando contemporaneamente delle colonne d’ acqua tentando di sbalzare in aria il ragazzo.
Quello però si teletrasportò alle spalle di Demyx colpendolo alla schiena con il keyblade facendolo cadere a terra dal dolore.
“I traditori vanno eliminati.” Disse freddamente alzando l’ arma.
Ma mentre stava per distruggere l’ avversario una raffica di proiettili di fuoco lo travolse con violenza gettandolo a terra.
Aqua si reggeva malamente in piedi con gambe tremanti coperta appena dai vestiti stracciati e dolorante a causa delle innumerevoli ferite subite.
Tuttavia era riuscita a rimettersi in piedi e con una forza di volontà incrollabile aveva lanciato una magia per allontanare il ragazzo da Demyx.
“Allora ce l’ hai la forza…” Disse Necrosis divertito, mentre Aqua, stanca per quell’ unica magia, crollava nuovamente in ginocchio.
“Non… mi… arrenderò… mai…” Disse mentre delle gocce di sangue le uscivano dalla bocca impedendola di respirare.
“Dì, ma se nemmeno riesci a reggerti in piedi.” La schernì il ragazzo mentre tutti i presenti indietreggiavano spaventati.
Un’ improvvisa ondata di fuoco lo investì e questa volta il colpo fu molto più potente.
“Dovresti essere più cavalleresco con le donne!” Disse Axel richiamando i suoi Chackram.
“Axel!” Urlò Necrosis furibondo lanciandosi contro di lui.
“Zexion! Apri il portale!” Urlò il rosso parando il fendente diretto alla testa rispondendo con un rapido movimento del polso tentando di colpire l’ avversario al fianco.
Il giovane si era appena ripreso e raccolse il suo libro sfogliando febbrilmente le pagine mentre Demyx si trascinava con le braccia verso il centro della terrazza aiutato da due coraggiosi ragazzi che lo sorreggevano.
Aqua intanto, usando il ‘nubifragio’ come un bastone, si rimise in piedi e si avvicinò a Zexion mentre Ansem aiutata da una ragazzina dai capelli biondi mentre Ansem il saggio tentava di tenere l’ ordine tra i ragazzi che si stavano agitando.
Axel lanciò i suoi Chackram contro il giovane che stava in piedi davanti a lui incendiandoli a mezz’ aria.
Necrosis saltò ed evitò le armi del rosso con una capriola a mezz’ aria per poi sparare una raffica di proiettili oscuri che quello parò elevando un muro di fiamme.
“Non sai fare di meglio!?” Chiese il giovane bruno puntando il keyblade contro il rosso.
Stava per attaccare di nuovo quando fu travolto da una raffica di fulmini.
“Presto! Aprite quel dannato portale! Stanno arrivando i suoi rinforzi!” Urlò Larxene indicando una schiera di neoshadow dietro di lei.
“Ci sono!” Esclamò Zexion trionfante mentre iniziava a pronuncia una complessa formula che aveva scritto su una delle pagine del suo libro.
Un portale simile ad un corridoio oscuro si materializzò al centro della terrazza.
“Andate in fila! Non vi fermate e soprattutto continuate dritti!” Ordinò Subito Ansem il saggio ai ragazzini radunati la sopra mentre Demyx ed i suoi soccorritori superavano per primi il portale.
Axel e Larxene lanciarono un attacco combinato di fulmini e fiamme costringendo Necrosis ad indietreggiare.
“Dov’è Gambadilegno!?” Chiese Ansem poco prima di attraversare il portale.
Il rosso che si stava ritirando scosse la testa mestamente facendo capire che per il loro alleato non c’ era più nulla da fare.
A quel punto il saggio attraversò il portale seguito a ruota dai due nessuno che richiusero il portale alle loro spalle.
 
 
 
 
 
Vincent e Yuffie stavano camminando nel borgo di Rediant Garden nella parte sud della città dove non c’erano segni di scontri.
Si erano ritrovati dopo molto tempo, ma, a causa della guerra, non erano riusciti a parlarsi in maniera tranquilla ed appropriata.
La ragazza inoltre, pur essendo un abile combattente ed una persona solare diventava timida ed impacciata in presenza del giovane.
I due camminarono tra la gente e le bancarelle.
Qyella parte della città non era ancora stata toccata dalla battaglia, quindi si potevano ancora trovare merci provenienti da Nibelheim o da Junon Town.
“Senti Vincent, ma tu come stai? Voglio dire stai bene dopo esserti svegliato, vero?” Chiese all’ improvviso la ragazza cercando di rompere il silenzio imbarazzante che si stava creando.
“Si, tutto a posto, nessun problema.” Rispose lui liquidando la domanda dell’ amica.
Poteva sembrare freddo, ma la realtà era che si sentiva in imbarazzo.
Mentre i due continuavano la loro passeggiata un urlò squarciò l’ aria mentre la folla di una piazzola si disperdeva agitata.
“Va a chiamare i Turks!” Disse Vincent a Yuffie estraendo la sua pistola.
Mentre la giovane Ninja si dileguava rapidamente tra la folla il ragazzo dai capelli neri si fece strada tra la gente puntando la pistola contro una nube di oscurità simile ad un portale oscuro.
La gente fuggì impaurita temendo l’arrivo degli heartless.
All’ improvviso, sotto gli occhi di Vincent, la nube iniziò a contrarsi in maniera spasmodica, come se fosse una creatura viva che si sforzava per far uscire qualcosa.
Il giovane i preparò ad attaccare, ma quando iniziò a vedere qualcosa abbassò l’ arma.
Vide due ragazzini magri e stanchi che trasportavano un uomo biondo con i capelli sparati in aria, ferito.
Poco a poco altri ragazzi di che non dovevano avere più di diciotto anni iniziarono ad uscire dal portale mentre a chiudere la fila c’ era un uomo biondo con la barba e due giovani un maschio dai capelli rossi ed una donna bionda.
“Ansem il saggio!?” Chiese stupito Vincent riconoscendo l’uomo.
 

 
 
 
 
Allora, esatto, siamo tutti fuori da quel postaccio. Certo, Zexion e Demyx hanno rischiato l’ osso del collo, ma non moriranno.
Intanto Neos è stato risparmiato da quel vecchio chiacchierone di Xehanort, ma è ancora vivo?
Ve lo dirò molto presto, voi recensite!!!
AxXx  

 

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Capitolo 32
*** I custodi rinascono ***


Attenzione!!!!! Questo capitolo contiene dei contenuti che potrebbero raggiungere il limite del Reating rosso. Per evitare problemi chiedo a chi sia troppo sensibile di non leggere il seguente capitolo.
Ripeto, questa pagina raggiunge il Reating Rosso, si prega a chi è troppo sensibile di non leggere il capitolo!
Io ho avvertito!
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Sora guidò la gummiship fuori dall’ atmosfera del mondo oceanico di Jack.
Avevano lasciato discretamente quel mondo durante la festa per salutare la vittoria sulle forze di Becket.
Avevano avvertito solo Will, Jack, Elizabeth e Barbossa che li salutarono calorosamente augurandogli buon viaggio.
Ora erano diretti verso il mondo dove speravano di trovare i custodi dormienti per poterli risvegliare e chiedere il loro aiuto contro l’ oscurità.
Kairi sembrava turbata da qualcosa però.
“C’è qualcosa che non va?” Chiese Sora mettendo una mano su quella dell’ amica per rassicurarla.
“Si, ma… Naminé mi ha parlato di quello che è successo nel tuo cuore.” Disse lei con voce preoccupata.
“E allora, sono sopravvissuto, no?” Fece il ragazzo senza capire a cosa si stesse riferendo l’ amica.
“Si, ma non è per lo scontro.” Disse lei con lo guardo basso.
“Allora per cosa sei preoccupata?” Chiese confuso il ragazzo.
“Quell’ uomo. Sei sicuro di poterti fidare?” Chiese la rossa con un tono strano.
“Ci ho pensato…” Rispose Sora mettendosi una mano sotto il mento. “Ma non ho sentito alcuna forza oscura mentre parlavo con lui… Quindi penso di potermi fidare.”
La rossa non disse più nulla, ma per lei non significava nulla.
Quell’ uomo non aveva detto il suo nome, ma aveva mostrato solo un arma strana chiamato X-blade ed aveva affermato di voler aiutare Sora.
Ma poteva essere qualcuno che voleva ingannarli.
Però grazie a lui avevano sconfitto Calipso e messo in fuga Xemnas salvando un altro mondo.
Per lei era molto difficile pensare a qualcosa data la situazione.
Era incredibilmente preoccupata per tutto, ma soprattutto per il tempo che aveva a disposizione con Sora.
Questa volta temeva davvero di non tornare viva da quell’ avventura.
I due rimasero in quell’ imbarazzanti silenzio per molto tempo, mentre seguivano la rotta che li avrebbe condotti al Cimitero Dei Keyblade, dove avrebbero risvegliato il custode Terra.
Sora pensò a tutto quello che era avvenuto fino a quel momento e poteva dire molte cose: l’ organizzazione XIII era tornata, ma ancora non sapeva chi fosse la mente dietro a tutta quella situazione.
L’ unica cosa certa era che qualcuno aveva radunato i più potenti esseri oscuri del cosmo per combattere in guerra.
Una guerra totale che ormai infuriava in tutti i mondi portando spesso morte e distruzione.
Era come se la barriera tra luce e oscurità si fosse rotta per mettere le due forze a confronto.
Il ragazzo non aveva alcuna idea in mente così fece l’ unica proposta che gli venne in mente.
“Senti, Kairi, se provassimo a chiamare Roxas e Naminé? Forse loro sapranno dirci qualcosa.” Disse mettendosi le mani dietro la testa.
“Buona idea, è un po’ che non parliamo con loro.” Acconsentì la rossa entusiasta.
Il giovane inserì il pilota automatico prima di alzarsi a fianco della ragazza e richiamare l’ essenza di Roxas dal suo cuore.
Non passò molto tempo prima che il ragazzo dai capelli biondi sparati in aria si materializzasse come una figura evanescente davanti alla sua controparte bruna.
Pochi secondi ed al suo fianco apparve una ragazza bionda molto carina vestita di bianco le cui fattezze ricordavano un angelo.
Entrambe le figure evanescenti avevano gli occhi blu uguali a quelli dei loro ‘io’ originali.
“Salve, gente!” Disse Roxas con un cenno del capo.
“Ciao, Sora, stai bene?” Chiese la bionda con un sorriso.
“Si certo, tutto a posto!” Disse il brunetto con un sorriso mettendosi le mani dietro la testa. “Grazie per avermi aiutata contro il mio heartless.”
A quelle parole Kairi non riuscì a frenare una punta di gelosia nei confronti della sua nessuno.
Be’ vero, tutti dicevano che lei era bella, ma ogni volta che vedeva Naminé non riusciva a non invidiarle quella sua grazia angelica che la bionda emanava quasi senza volerlo.
‘E pensare che è una parte di me…’ pensò lei sorridendo al pensiero.
“Sentite, voi sapete dirci qualcosa che non sappiamo?” Chiese Sora ai due nessuno.
“Tipo?” Fece Roxas mettendosi la mano destra sul mento.
“Non lo so, ma magari qualche particolare che a noi è sfuggito.” Disse Kairi.
I due nessuno si guardarono per poi mettersi a pensare.
“Forse, qualcosa, ma non so…” Fece Roxas perplesso. “Xemnas sembrava ‘aiutato’, ma la sua forza non era molta più dell’ ultima volta che vi siete affrontati.”
“Un momento, ma qualcuno di voi si è chiesto da dove vengano quelle nuove creature?” Chiese Naminé.
“No, perché?” Chiese Sora senza capire.
Invece Kairi sembrava aver capito al volo.
“Già, chi li ha creati?” Fe fece la rossa con una strana luce negli occhi. “Chi li ha creati deve essere quello che guida tutti gli altri!”
“Come fai ad esserne sicura?” Chiese Roxas.
“Ovvio, Jack aveva esclamato: ‘Non è possibile doveva essere morto’ quando ha visto il mostro.” Rispose lei con semplicità.
“Quindi chi a riportato in vita quel mostro può aver fatto altrettanto con l’ organizzazione.” Concluse Sora.
“Non credo.” Intervenne Roxas.
“Ma tutto combacia.” Disse la bionda guardandolo perplessa.
“No, quel mostro gigantesco aveva un simbolo simile agli scheletri neri, ma Xemnas non l’ aveva.” Disse guardando lo scontro grazie ai ricordi di Sora.
“Già…” Disse mestamente il bruno allargando le mani in segno di resa.
“Siamo punto e a capo.” Disse Kairi mettendosi la mano destra sul mento pensosa.
In quel momento un allarme suonò.
“Ci siamo, stiamo per arrivare al Cimitero Del Keyblade!” Disse Sora rimettendosi al comando mentre i due ragazzi evanescenti sparivano.
“Allora qual’ è il piano?” Chiese Kairi con un sorriso.
“Ovvio: atterriamo, troviamo questo custode dormiente, lo risvegliamo e ripartiamo.” Rispose Sora con semplicità mentre prendeva i comandi della Gummiship.
L’ atterraggio fu morbido e preciso.
Appena usciti seppero di essere nel punto giusto, perché con la mano Kairi indicò subito un punto dell’ immensa terrazzata di terra su cui erano atterrati.
“Laggiù! Guarda!” Disse indicando l’ origine di uno strano bagliore.
I due ragazzi si mossero rapidi sulla rocci notando strani crateri.
Kairi si fermò un attimo sentendo qualcosa di strano.
Il luogo dove erano atterrati era strano; sentiva come una specie di rimasuglio di un energia incredibilmente intensa che da tempo si stava dissipando lasciando, però una traccia della sua terribile potenza, come un’ inondazione che dopo essersi ritirata lascia il terreno umido che lentamente si asciuga.
“Sora!” Chiamò la giovane cercando di capire cosa stesse alterando la natura in quel luogo. “Non senti anche tu qualcosa di strano?”
Sora stava per rispondere quando la sua espressione cambiò improvvisamente mentre puntava qualcosa alle spalle della ragazza.
“Kairi! Attenta!!!” Urlò con quanto fiato aveva in gola.
Lei si voltò appena in tempo per vedere un ondata di fiamme nere che gli veniva addosso.
Ebbe appena il tempo di elevare una barriera di energia per parare quell’ attacco che esplose lasciando sul terreno un piccolo cratere che andò ad arricchire la già molto ampia collezione di buche.
“Ci rincontriamo…” Disse il ragazzo in armatura che avevano incontrato a Port Royal.
Insieme a lui c’ era anche una ragazza con il soprabito nero ed il cappuccio abbassato in modo che si potessero distinguere i lunghi capelli neri tenuti ordinati da una coda di cavallo e le iridi auree al centro di un viso affilato e serpentino.
Entrambi impugnavano il keyblade.
Kairi evocò il ‘Posto nel Destino’ e si mise in guardia.
“Vai, Sora! Mi occupo io di loro!” Disse.
Il ragazzo non si mosse combattuto tra il desiderio di aiutarla ed il suo dovere.
Alla fine si decise e cominciò a correre verso il puntino luminoso che ora, ad appena duecento metri, appariva come una spessa armatura inginocchiata ferma come una statua e con le mani giunte sull’ impugnatura di un keybade enorme.
Dietro di lui sentì il rumore delle armi che si incrociavano e la tentazione di ritornare sui propri passi fu forte, ma invece continuò a correre.
Quando fu ad un metro dall’ armatura si fermò ed estrasse dalla sua tasca un frammento di luce.
Sapeva quello che doveva fare.
Allungò la mano fino a che l’ oggetto non si trovò all’ altezza del cuore dell’ armatura dorata.
Quando si trovò in quella posizione l’ oggetto iniziò a mandare una soffusa luce, come se qualcosa lo richiamasse tenendolo sospeso a mezz’ aria.
A quella reazione Sora non perse tempo e puntò il keyblade contro il frammento emanando un sottile fascio luminoso che toccò l’ oggetto.
La luce che fu sprigionata dall’ armatura fu accecante e il ragazzo dovette coprirsi gli occhi per evitare di rimanere abbagliato.
Durò appena pochi secondi, ma tanto bastò per costringere il giovane a sbattere le ciglia per abituarsi di nuovo alla luce normale.
Davanti a lui, al posto dell’ armatura c’ erano due individui.
Uno era un uomo completamente vestito di bianco con il volto leggermente squadrato e spigoloso, i capelli neri erano chiusi in una corta coda che lo faceva sembrare un samurai e sul viso aveva due cicatrici.
L’ altro invece era un giovane che doveva non più di ventuno anni.
Aveva i capelli marroni un po’ sparati e somigliava vagamente a Xemnas il viso era liscio e senza barba mentre le sue vesti ricordavano una tenuta da allenamento con i pantaloni incredibilmente larghi.
I due aprirono gli occhi e lentamente si alzarono guardandosi attorno cercando di capire dove si trovavano.
Sora porse la mano al più giovane.
“Salve… Ehm… io sono Sora.” Disse il giovane custode imbarazzato.
Mentre l’ altro stava per rispondere un urlò raggiunse le orecchie del ragazzo facendolo voltare.
 
 
 
Kairi osservò Vanitas mentre la ragazza al suo fianco iniziava a parlare.
“Come volevi, il mio maestro è venuto.” Disse con voce tagliente piena di risentimento per aver perso il suo compagno.
Kairi ignorò la giovane e si rivolse direttamente al ragazzo in armatura: “La prossima volta vieni di persona o ti troverai con altri allievi in meno.”
“Come hai ragione.” Rispose quello ridendo malignamente. “Ma alla fine sono stati loro gli sciocchi, io non avevo ordinato niente.”
“Dì quello che vuoi, ma sii rapido e passiamo subito alla parte in cui io ti pianto il mio keyblade nel petto!” Disse Kairi nervosa alzando l’ arma pronta a colpire.
“Accidenti siamo nervosetti…” Rispose sornione Vanitas mentre la sua allieva scalpitava per poter combattere. “Allora immagino che chiederti di venire con me senza opporre resistenza si fuori discussione.”
“Come hai fatto a indovinare?” Chiese la rossa con tono di scherno lanciandosi sul ragazzo.
Lui si scansò rapidamente per contrattaccare con un veloce fendente diretto alla spalla della rossa.
Dopo un po’ anche Cauthrien si lanciò in combattimento tentando un affondo.
Kairi evitò entrambi con un’elegante piroetta per lanciare alcuni proiettili di fuoco contro i suoi avversari.
I due evitarono l’ attacco e si lanciarono di nuovo contro di lei.
Nonostante l’ inferiorità numerica la rossa si difendeva bene senza farsi cogliere impreparata.
Continuò ad attaccare con violenza tentando di prendere il sopravvento, ma nonostante l’ ovvia inesperienza di Cauthrien che si difendeva a fatica Vanitas era molto abile.
I colpi si susseguivano sempre più veloci.
Kairi tentò evitò un attacco e tentò un affondo.
L’ avversaria parò e contrattaccò mancando il bersaglio.
Vanitas approfittò del momento per tentare un fendente senza successo.
Dopo poco più di un minuto la rossa fece partire un ampio fendente approfittando della guardia aperta di entrambi.
Cauthrien urlò di dolore mentre l’ arma gli penetrava le carni all’ altezza del ventre mentre il suo oscuro maestro si volatilizzò poco prima di essere colpito.
Kairi guardò con disprezzo la sua avversaria ed alzò la lama pronta a darle il colpo di grazia, ma quando stava per colpire sentì un forte bruciore alla schiena mentre Vanitas la colpiva alle spalle.
“Devi stare attenta e guardarti sempre da chi non hai ucciso.” La canzonò quello con voce cantilenante.
Il ragazzo la prese per le spalle tirandola su con malagrazia.
“Ora, vieni con me…” Disse con tono malvagio.
Kairi tentò di divincolarsi, ma non ce ne fu bisogno: il giovane in armatura fu travolto da tra sfera di luce mentre Sora ed altri due uomini correvano verso di lei.
“Maestro Eraqus, Terra, infelice di rincontrarvi…” Fece Vanitas messosi in posizione tutt’ altro che felice di doversela vedere di nuovo con quei due.
Sora intanto osservava preoccupato le ferite di Kairi: non ce n’ erano molte, ma osservò con apprensione un lungo taglio alla schiena che doveva essere parecchio doloroso.
“Vattene, Vanitas! Non puoi vincere, e noi non abbiamo tempo!” Urlò Terra puntando contro l’ avversario il suo Geoflagello.
Il ragazzo in armatura rendendosi conto di essere in svantaggio aprì un corridoio oscuro e sparì.
“Ora che facciamo ragazzo?” Chiese il maestro Eraqus.
“Andiamo al Castello dell’ Oblio.” Disse Sora aiutando Kairi a camminare.
 
 
 
 
 
Aqua si svegliò con un terribile mal di testa.
Era su una specie di letto in una stanza completamente bianca.
Le pareti erano illuminate di arancione dal accecante sole pomeridiano dando all’ ambiente un aria familiare e sicura.
La ragazza si accorse anche di essere seminuda, ma la cosa non le dispiaceva dato che i suoi vestiti erano a pezzi.
Si sistemò meglio sotto le coperte morbide assaporando la tranquillità dopo le torture.
Non le importava molte se fosse una trappola o cos’ altro, se la sarebbe goduta finché poteva.
Rimase alcuni minuti nella calma di quella stanza senza smettere di pensare ai suoi amici cercando di visualizzare i ricordi che la rendevano più felice.
Alla fine si addormentò beata in quel calore che le pervadeva il cuore e il corpo.
Le sembrò che fossero passati solo pochi secondi quando sentì la porta aprirsi.
Curiosa, si alzò a sedere per vedere chi entrava lasciandosi scoperta dalla vita in su e si trovò davanti ad un ragazzo che doveva avere qualche anno più di lei.
Aveva i capelli appuntiti in aria ed era vestito con il soprabito nero dell’ organizzazione.
Il giovane la stava guardando con gli occhi strabuzzati e la bocca aperta da pesce e si coprì subito gli occhi cominciando a balbettare delle scuse.
Aqua non capì il perché di quella reazione finché non abbassò lo sguardo e si rese conto di non avere niente a coprirla se non il reggiseno.
Con un moto di vergogna si buttò di nuovo tra le coperte coprendosi mentre si sentiva arrossire dalla testa ai piedi.
La porta fu sbattuta tra i balbetti di scuse ed un atmosfera imbarazzante.
Aqua si sentì incredibilmente in imbarazzo per ciò che era accaduto, ma cercò di non pensarci.
Poco dopo entrò qualcun’ altro e la giovane, onde evitare altre spiacevoli situazioni, alzò la testa contenta di scoprire che chi si avvicinava erano due ragazze.
Avevano entrambe i capelli marroni, ma una, la più grande li portava intrecciati con un nastro rosso ed aveva un vestito rosa, mentre l’ altra era una ragazzina con i capelli sciolti che indossava un paio di pantaloni a ginocchio ed una maglietta entrambi di un colore giallo acceso.
“Ciao.” Disse la più grande in tono cordiale. “Io sono Aerith, tu come ti chiami?”
“Aqua…” Rispose lei senza troppi preamboli.
“Piacere di conoscerti, tieni.” Rispose l’ altra porgendole i suoi vestiti. “Scusa, ma te li ho dovuti togliere per permetterci di curarti, inoltre erano a pezzi, ma sono stati riparati.”
La ragazza dai capelli azzurri fu grata per poter indossare di nuovo i suoi vestiti.
Oltre ad essere stati riparati erano stati anche lavati, quindi fu subito investita da una sensazione di freschezza che la rinvigorì.
In quel momento qualcuno bussò alla porta dicendo: “E’ vestita? Posso entrare?”
“Si non ti preoccupare.” Rispose Aerith sorridendo.
Dalla porta entrò il tizio di prima con l’ aria costernata.
“Ciao… Scusa per prima, pensavo stessi ancora dormendo, dovevo portare solo delle bende e poi andarmene subito, comunque io sono Demyx.” Disse grattandosi la testa.
“Piacere, io sono Aqua, grazie per avermi tirato fuori da lì, pensavo di essere spacciata.” Rispose lei mentre tentava di alzarsi.
“Di niente, a proposito, Ansem il saggio vorrebbe parlarti, ce la fai a raggiungerlo alla terrazza sud?” Chiese il giovane.
La ragazza fece un paio di timidi passi sorretta da Aerith ed annuì.
Appena furono usciti si ritrovarono in un corridoio stretto.
Si incamminarono lungo di esso mentre Aerith aiutava Aqua.
La ragazza dai capelli azzurri si guardò intorno appena arrivarono alla zona degli ascensori notando una gran quantità di uomini in armatura leggera pattugliare la zona o correre per recapitare messaggi.
‘Sembra che si stiano preparando ad una battaglia.’ Pensò lei mentre continuava a camminare.
Dopo alcuni minuti si trovarono alla terrazza sud che sembrava una postazione di avvistamento e coordinazione.
Ansem il Saggio stava parlando con un ragazzo biondo che portava una spada gigantesca alla schiena e con Axel mentre un altro ragazzo dai lunghi capelli marroni vestito in pelle nera con una cicatrice sul viso osservava qualcosa oltre la terrazza con un binocolo.
Più in là una ragazza dai lunghi capelli neri e gli occhi di un marrone acceso quasi rossi stava parlando con due soldati mentre alla sua destra un uomo anziano dalla lunga barba grigia dall’ aria familiare vestito di blu discuteva con una donna ed altri due individui che indossavano lunghe vesti marroni.
“Ansem il Saggio.” Disse Aerith abbassando il capo.
L’ uomo salutò cordialmente entrambe.
“Maestra Aqua, vedo che ti sei ripresa.” Disse con un sorriso sollevato.
“Si… Grazie per le cure, mi sento molto meglio, credo che domani potrò ricominciare a combattere.” Disse con sicurezza mentre si staccava da Aerith.
“Bene, perché temo che non saremo al sicuro ancora a lungo.” Affermò mentre osservava qualcosa oltre il parapetto.
La ragazza non capì, ma quando raggiunse il parapetto capì.
La città era circondata da una cinta di spesse mura di pietra oltre la quale si apriva un crepaccio lungo diverse miglia che poi si apriva su un’ enorme fossa con al centro un castello.
Era una costruzione imponente con più di cinque torri alte a spirale che si stagliavano verso l’ alto.
Intorno a quella fortezza c’ era un vero e proprio esercito di creature oscure.
Centinaia, forse migliaia di heartless, nessuno, nesciens ed altri strani mostri simili a scheletri con uno strano simbolo di un cuore formato da due falci sulla fronte.
Erano tantissimi di tutte le razze: samurai, simili, sicari, cavalieri, shadow, neoshadow, lancieri, soldati, invisibili, angeli, defender, darkball, attaccabrighe, spauracchi, boxer.
Inoltre c’ erano anche decine di creature gigantesche: aculei crepuscolari, behomot, darkside e prigionieri d’ acciaio.
Un esercito potentissimo pronto a distruggere ogni cosa con alla guida Xehanort.
‘Maledizione…’ Pensò Aqua desiderando in quel momento più che in ogni altro che i suoi compagni Terra e Ventus fossero lì con lei.
 
 
 
 
 
Maya si era separata da re Topolino qualche ora prima.
La città di Eden era un cumulo di macerie dopo che il maestro Xehanort l’ aveva distrutta durante lo scontro.
Stava cercando Neos.
O forse il suo corpo.
Non volle nemmeno pensare che il ragazzo fosse morto.
Continuò a cercare facendosi strada tra decine di persone che fuggivano per raggiungere zone sicure e sfuggire ai branchi di mostri vaganti.
Senza più un comandante a guidarli le creature si erano sparpagliate dando così la possibilità ai soldati di muoversi meglio portando via i feriti.
La ragazza raggiunse una zona deserta della città dove era abbastanza sicura di aver visto il giovane cadere.
Superò delle macerie e si trovò in una piazza incassata tra vari grattaceli.
Vicino ad uno degli edifici vide una coppia di creature che si stavano avvicinando al corpo di un ragazzo.
“Neos!” Urlò lei mentre le due creature iniziavano ad azzannarlo.
Lei colpì il mostro più vicino alla testa uccidendo facendo fuggire l’ altro.
Maya si accostò al corpo del giovane pregando che non fosse morto.
Provò il polso e fu felice di sentire che il cuore batteva anche se un po’ lentamente.
Accese quella strana macchina che aveva all’ orecchio per informare Topolino che aveva trovato Neos.
“Ottimo, stiamo arrivando, è grave? Credi di poterlo tenere in vita per un po’?” Chiese il sovrano.
“Si, credo di si, perché?” Chiese lei.
“Ci sono decine di feriti in fin di vita. Se ce la puoi fare da sola noi dovremmo pensare a loro prima.” Affermò Topolino.
“D’accordo.” Rispose lei per nulla contraria al fatto di rimanere sola con Neos.
Si guardò intorno e vide un negozio con le vetrine sfondate e con fatica trascinò il corpo del giovane all’ interno.
Lanciò un incantesimo di cura, ma non aveva abbastanza forza per curare tutte le ferite.
Esplorò un attimo il locale e trovò su retro una stanza con una specie di branda forse usata per tenerci delle merci o per quelle situazioni in cui si voleva dormire la dentro.
Con una certa fatica caricò Neos sulla brandina togliendoli il soprabito lasciandolo in pantaloni ed andò a cercare qualcosa per curarlo mentre sentiva il battito di lui farsi un po’ più intenso.
Nel negozio trovò delle bende ed alcuni disinfettanti.
Tornò sul retro rapidamente mettendosi curare le ferite che non aveva rimarginato con la magia.
Bendò le ferite dopo averci messo piccole dosi di disinfettante per evitare di irritare la pelle intorno mentre cercava di farlo rinvenire con piccole magie.
Dopo alcuni minuti Neos aprì gli occhi.
Era certo di essere in paradiso visto che accanto a lui c’ era un angelo, ma appena sentì il dolore al braccio gemette capendo di essere ancora vivo.
Ma non era così dispiaciuto visto che l’ angelo era ancora lì a prendersi cura di lui.
Quando Maya sentì il suo compagno gemere allontanò la mano e si accostò al suo viso.
“Scusa…” Disse mortificata. “Stavo cercando di curare la ferita.”
Lui sorrise stringendole la mano: “Non ti preoccupare, sono stato peggio.”
In quel momento Maya ebbe un crollo e si gettò su di lui piangendo.
“Mi hai… fatto… preoccupare…” Disse tra i singhiozzi.
Neos abbracciò la ragazza cullandola dolcemente tentando di calmarla dispiaciuto per averla fatta preoccupare così tanto.
Lei non si rese conto di quanto fossero vicini, percepì un piacevole calore e avrebbe voluto non spostarsi mai.
Il gesto che seguì fu quasi meccanico: un bacio.
Un bacio istintivo spinto dalla felicità comune dei due di essere di nuovo insieme.
Mentre il bacio continuava Maya iniziò a muovere le mani sul corpo di lui accarezzandogli le braccia ed il torace feriti ma dannatamente belli.
Neos sentì i brividi scuotergli il corpo a quel contatto così intimo e rispose aumentando l’ intensità del bacio ed iniziando ad accarezzarle la vita muovendo timidamente le mani sotto la maglietta.
I due continuarono ad accarezzarsi con dolcezza desiderando comunicare tutto il loro amore all’ altro mentre a poco a poco si privavano dei vestiti lasciando che i loro corpi si unissero in una dolce danza assaporando il loro calore.
Maya sentì il dolore venire soppiantato dal piacere mentre sentiva la pelle bruciante di Neos sopra di lei che si univa alla sua.
Si baciarono e si accarezzarono con dolcezza e passione per alcuni minuti per nulla desiderosi di terminare quella danza per poi stendersi l’ uno accanto all’ altro stanchi ma incredibilmente felici.
Neos si sdraiò mentre Maya poggiò la tasta sul suo petto addormentandosi.
Lui era felice come non lo era mai stato prima, ma qualcosa nella sua mente lo turbava.
Xehanort gli aveva detto che la sua fine era solo rinviata e lui sapeva che il maestro aveva ragione.
Non gli avrebbero permesso di vivere ancora a lungo.
L’ avrebbero trovato ed ucciso senza pietà ovunque si fosse nascosto.
E non c’ era dubbio che non ci avrebbero messo molto a trovarlo.
Alzò lo sguardo verso il soffitto stringendosi dolcemente all’ amata.
Se morire significava salvare lei avrebbe sopportato qualsiasi destino gli avessero riservato i suoi fratelli ed i loro alleati.
Non gli importava più nulla di niente se non proteggere lei e l’ avrebbe fatto a costo della vita.
Con delicatezza allungò la mano per non svegliare Maya e afferrò il soprabito nero usandolo come una coperta celandoli entrambi dal mondo esterno permettendogli di assaporare il calore del immacolato corpo di lei contro il suo martoriato dalle ferite che come un sonnifero lo fece addormentare dolcemente.
 
 
 
 
 
Xehanort ascoltò Necrosis che gli raccontava come Axel e gli altri erano fuggiti.
Non che fosse un gran problema, anzi, era quello che voleva.
Si stava chiedendo quando il rosso traditore avrebbe agito.
Per quanto riguardava Aqua non pensava che il suo ritorno avrebbe in qualche modo cambiato i suoi piani, anzi il ritorno di lei e di Terra era solo una buona notizia ed in fondo al cuore sperava che anche Ventus tornasse.
Sarebbe stato perfetto cancellare tutti loro dalla faccia del cosmo tutti insieme.
Necrosis dal canto suo non capiva la tranquillità dal maestro dato che i suoi avversari erano tornati ed avevano ricevuto anche un considerevole aiuto.
“Almeno avete distrutto quel traditore di Neos!” Chiese il giovane furibondo.
“No, ma non c’è fretta. Il ragazzo sconterà la sua punizione morendo molto presto.” Disse calmo Xehanort.
“Ma maestro! I nostri nemici si sono rafforzati e potrebbero vincere! Tutto ciò non la preoccupa!?” Chiese esasperato Necrosis stringendo i pugni dalla rabbia fino a farsi venire le nocche bianche.
“No, al contrario sta andando tutto come previsto, la seconda guerra del keyblade sta per concludersi a nostro favore e senza tutto questo non potremmo farcela.” Disse il vecchio maestro allontanandosi.
Ora sì che le cose andavano per il verso giusto.
 

 
 
 
 
Ecco a voi l’ ennesimo capitolo. Ok ho messo roba un po’ forte, ma sono stato legato ed imbavagliato alla sedia mentre la parte pervertita della mia mente scriveva al posto mio.
Per chi odia tutto questo chiedo umilmente scusa ed assicuro che metterò altra roba nei prossimi capitoli onde evitare attacchi di diabete a ripetizione.
A presto e recensite!
AxXx!                      
 

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Capitolo 33
*** Nuovi mondi ***


 Merrik ed i suoi compagni partirono dalla giungla profonda dopo aver avuto l’ assicurazione da Tarzan che lui ed il suo branco avrebbero difeso la serratura del loro mondo.
Non era molto, ma Tarzan era un ottimo combattente e per affrontare un branco di gorilla i custodi oscuri avrebbero avuto bisogno di un esercito per prendere la serratura e dato che sembravano impegnati altrove non avrebbero attaccato.
Adele però non era tranquilla dopo che le avevano raccontato degli avvenimenti nella grotta si era chieste se Masuru non avesse lasciato fuggire il custode per qualche ragione.
Era convinta che suo fratello fosse ancora dalla parte della luce, ma il loro compagno era molto riservato ed era difficile sapere cosa pensasse.
Quando ne aveva parlato con Merrik lui aveva liquidato la faccenda sorridendo, affermando che non era possibile che Masuru gli stesse tradendo e che nella grotta aveva fatto di tutto per  impedire all’ avversario di fuggire.
Ma lei non ne era sicura, aveva la sensazione che il biondino stesse tramando qualcosa.
“Gente, altro mondo in avvicinamento!” Disse Masuru che stava guidando la gummiship.
“Che mondo è?” Chiese entusiasta Merrik osservando i monitor.
“Uhmmm, sembra che questo mondo sia molto abitato… proviamo a scendere.” Disse Adele controllando i computer di bordo.
“Confermo, sembra che questo mondo sia pieno di gente!” Affermò il fratello.
L’ atterraggio fu molto rapido e tranquillo.
“Attivo la modalità invisibile, così non saremo visti.” Affermò Masuru mentre premeva un pulsante.
Atterrarono nei pressi di una delle città più popolose che avevano rilevato.
“Che posto è?” Chiese Adele preoccupata.
“Vado a controllare!” Esclamò allegro Merrik schizzando fuori dalla gummiship.
Aspett…” Cercò di fermarlo la sorella, ma quello era già uscito dal portellone.
“Lascialo andare, non può succedergli niente.” Disse Masuru con fare noncurante mentre controllava alcuni dati sul monitor.
“Lo dici perché magari là fuori c’ è qualcuno di tua conoscenza!?” Chiese aggressiva Adele.
Masuru la guardò perplessa senza capire a cosa si riferisse, lui non aveva mai messo piede fuori da Crepuscopoli, ora si trovava lì per la prima volta.
Merrik tornò: “allora, sembra che questo posto si chiami Pechino e che siamo atterrati nella Terra dei Dragoni anche se loro la chiamano Cina.”
I tre scesero dalla nave e si trovarono davanti ad una città davvero grande, immensa con case in stile orientale con vie strette tra case di legno e muratura.
La strada era piena di gente, ma qualcosa sembrava turbare tutti.
“Cosa sta succedendo?” Si chiese Adele guardando i visi preoccupati delle persone.
Il gruppo continuò fino a trovarsi davanti ad un edificio immenso circondato da mura con un enorme portone raggiungibile con una scalinata sulla quale c’ erano due persone: un uomo ed una donna.
Come tutti gli abitanti di quel mondo avevano gli occhi a mandorla.
“Perché devi andare solo tu? Non posso venire anche io?” Chiese la giovane donna.
“Mulan, lo sai, ci sono pericolosi nemici anche qui, l’ imperatore ha tenuto un consiglio segreto con la sovrana che veniva dalle stelle.” Rispose l’ uomo.
Merrik si stupì di quello che aveva sentito.
C’ era qualcuno proveniente da altri mondi?
“Dobbiamo saperne di più.” Disse ai suoi compagni mentre si allontanavano.
“Dobbiamo riposare, torniamo alla nave.” Disse Masuru.
“Voi andate io esploro un po’ la zona, ne avremmo bisogno.” Disse Adele.
“Sicura di non volere un aiutino sorellina?” Chiese suo fratello sorridendo.
“Sicura, per chi mi hai preso?” Chiese lei mettendo il broncio.
“Scusa, non volevo farti arrabbiare.” Disse il ragazzo raggiungendo i suoi amici.
Lei si mise a camminare intorno al castello alla ricerca di qualche posto dove potersi arrampicare magari per entrare là dentro di nascosto visto che il luogo sembrava pesantemente sorvegliato.
Analizzandolo poté capire che era una specie di fortezza: c’ erano torri e postazioni di guardia e sulle mura che circondavano l’ edificio centrale c’ erano delle guardie armate di balestre.
Sulle torri erano posizionati delle specie missili a forma di testa di dragone.
Il posto era ben sorvegliato.
“Pensa che non sanno che si sono portati il nemico in casa.” Disse una voce alle sue spalle.
Lei si voltò per trovarsi faccia a faccia con Macchia Nera.
“Che ci fate voi qui?” Chiese lei aggressiva senza però evocare il keyblade.
“Ho, bisogno del tuo aiuto.” Disse il custode oscuro.
“Perché dovrei aiutare i miei nemici?” Chiese la ragazza diffidente.
“Perché qua dentro c’è qualcosa che sta aiutando l’oscurità.” Disse il cane antropomorfo.
“Di che parli? Perché tradiresti i tuoi alleati?” Lei era molto diffidente, ma in qualche modo quel tale aveva fatto breccia nel suo cuore.
Aveva detto che avrebbe protetto suo fratello.
“Senti, so solo che voglio aiutarti, ma se non mi ascolti non ti posso certo dare una mano.” Rispose quello tra l’irritato ed il supplichevole.
“Va bene, ti ascolto.” Concesse lei.
“Allora, senti. Qualche giorno fa il sovrano dalle stelle ha fatto la sua comparsa, e ‘stranamente’ nello stesso momento sono apparsi i Necron. Non è una coincidenza.” Disse senza preamboli.
“Be’ in effetti hai ragione.” Disse la ragazza.
“L’ unico modo per fermare tutto questo è distruggere il sovrano, che si trova nella torre ovest.” Disse lui in fretta porgendole una mappa del castello.
“Perché non lo fai tu?” Chiese la ragazza perplessa.
“Perché se lo facessi l’oscurità scoprirebbe che ho tradito e verrei ucciso o anche fuggendo non potrei darti altre informazioni.” Spiegò Macchia.
“Va’ bene, io ed i miei compagni ce ne occuperemo subito.” Disse Adele convinta ripiegando la mappa del castello.
“Bene, ma avrei un favore. Potresti non dire ai tuoi compagni della mia esistenza? Potrebbero diventare sospettosi.” Disse in tono supplichevole.
“Ok, nessun problema.” Infondo che c’era di male.
Anche il suo maestro affermava che in passato l’oscurità l’avesse sottomesso, ma che, grazie alla forza del suo cuore e dei suoi amici, era riuscito a ritornare nella luce.
Se anche Macchia Nera era un pentito che cercava aiuto lei lo avrebbe aiutato.
Tornò alla nave convinta di quello che faceva, ma mentre stava tornando vide tre uomini che parlavano con la donna di prima.
“Comandante Mulan, sicura di non poter seguire il generale Shang?” Chiese il soldato più tarchiato e che aveva anche un occhio nero.
“Si, Yao, e poi c’è di nuovo Shan Yu da sistemare.” Disse lei un po’ triste.
“Shan Yu!?” Fa quello più allampanato dei tre soldati che sembra anche allarmato: “Ma, voi, comandante Mulan, l’ avevate ucciso più di un anno fa!”
“Lo so, Ling, ma sembra che sia tornato in vita come un mostro, ha la pelle in decomposizione ed i suoi occhi sono rossi come braci infernali!” Rispose esasperata la donna.
“Allora dobbiamo fare qualcosa!” Esclamò il soldato più grasso.
“Grande idea, Chien-po, ma tutti quelli che l’hanno affrontato dicevano che lui è immune alle armi normali.” Rispose sarcastica la ragazza.
Adele era abbastanza sicura di aver capito alcune cose: quella donna, Mulan, era una sorta di comandante, il che era un po’ strano dato che non aveva visto donne tra i soldati.
E sembrava che il ‘sovrano delle stelle’ avesse rievocato questo Shan Yu, per poi nascondersi sotto mentite spoglie nel castello dei suoi stessi nemici.
Doveva avvertire discretamente i suoi compagni.
Arrivò alla nave nascosta in una specie di foresta non lontana da un accampamento e lì dentro mio fratello e Merrik stanno parlando.
“Senti, quando tutto sarà finito, ti inviterei a Crepuscopoli, al cinema danno sempre bei film.” Disse il biondo.
“Ci penserò, non credo che il maestro Yen Sid ci negherà una pausa.” Disse scherzosamente suo fratello.
Adele entrò e disse: “Ascoltate, dobbiamo parlare.”
 
 
 
 
 
Riku, Faraia e Xion erano partiti da Narnia dopo aver assistito all’incoronazione di Re Caspian.
Avevano avuto la conferma che i loro alleati avrebbero fatto di tutto per tenere lontani gli heartless, mentre i quattro re: Peter, Susan, Edmund e Lucy sarebbero tornati nel loro mondo.
Aslan aveva chiesto loro di salutargli Yen Sid, data la loro amicizia.
Ora erano in viaggio per un altro mondo.
Riku era il solito pezzo di ghiaccio, ma si poteva notare un certo scioglimento da quando era arrivata Xion.
Quando erano tutti e tre era sempre molto distaccato, ma quando cominciarono a fare i turni al comando della nave e toccò a Faraia prendere i comandi mentre gli altri due si ritiravano per riposare, Riku la abbracciò con calore ed affetto.
Fu solo un abbraccio, ma a Xion bastò per sentire di nuovo quel battito che non ci sarebbe dovuto essere.
Era come se quel giovane la facesse sentire una persona completa.
I due si riposarono su brandine separate poste sul retro della nave.
A Riku sembrò passato un minuto prima che Faraia arrivasse per svegliarlo.
‘Accidenti, è vero che sono un maestro, ma fatemi riposare!’ Si lamentò silenziosamente l’ argenteo mentre si alzava.
“Maestro, siamo vicini ad un mondo sconosciuto.” Disse la ragazza.
“Riku si avvicinò ai monitor senza dire una parola e cominciò a controllare.
Avevano da tempo perso le tracce della rotta di Sora ed avevano continuato per quella che apparve loro più probabile.
“Il mondo sembra molto abitato…” Disse il giovane osservando i monitor.
“Che facciamo?” Chiese la ragazza.
“Atterriamo, ovvio. Va a chiamare Xion, io inizio le manovre di atterraggio.” Disse Riku prendendo il comando.
Tra le due ragazze c’era stato subito un forte affiatamento sia in battaglie che tra loro, anche se Faraia sembrava in qualche modo gelosa.
‘Un momento, non è che lei pensa a me in quel senso?’ Si chiese l’albino turbato da quell’improvviso pensiero.
No, Faraia era una ragazza tutta d’un pezzo, non ci avrebbe mai pensato.
Non in missione almeno.
Il giovane fece atterrare la gummiship nei pressi di una delle città più popolose stando attento a non farsi scoprire.
Dopo aver individuato una zona erbosa in mezzo alla foresta il gruppo scese e si diressero verso l’agglomerato di case.
La foresta era abbastanza fitta, ma non ci furono problemi per raggiungere la città.
Era una vera cittadella circondata da spesse mura che si ergeva su una collina al centro della pianura con alle spalle un fiume.
Su tutto torreggiava un castello con alte guglie in pietra dalle quali si poteva vedere ogni cosa.
Riku era sicuro che li avessero visti appena avevano messo piede oltre la foresta.
Si diressero velocemente verso le porte della città sorvegliate da alcune guardie.
Nessuno li fermò, ma l’aria che si respirava in città era opprimente e la gente sembrava preoccupata.
‘Chissà cosa sta succedendo?’ Si chiese il giovane argenteo.
La città ha strade ampie e spaziose e nonostante l’atmosfera ci sono decine di persone ed un mercato molto vivace.
Xion non era mai stata in un posto così tanto che dovettero trascinarla con la forza via da una bancarella che vendeva dei monili e dei gioiellini.
Il gruppo si diresse verso il cuore della città dove si trovava il castello.
Erano in un ampia piazza asfaltata.
Sembrava tutto tranquillo quando un urlo squarciò l’aria.
Un folto gruppo di esseri bianchi alla guida di una figura incappucciata era apparsa ed aveva cominciato ad attaccare la gente.
“Nessuno!” Urlò Riku evocando il suo keyblade seguito a ruota dalle sue compagne.
Nello stesso istante la figura incappucciata evocò keyblade a sua volta sotto gli occhi allibiti dei tre custodi.
L’arma aveva un manico argenteo brillante che si apriva alle estremità lasciandolo il manico a forma di due ali d’angelo nere. La lama grigia non era particolarmente spessa e terminava alla forma della chiave come tre denti curvi.
Nel complesso sembrava abbastanza leggere, ma sufficientemente resistente per reggere gli urti più forti.
I tre custodi si trovarono accerchiati dai simili, mentre un gruppo di sicari si era appostato sui muri e sui tetti iniziando a sparare alla folla.
“Faraia occupati dei sicari! Xion coprimi devo abbattere quel custode mentre tu abbatti i simili!” Ordinò Riku preparandosi.
Il trio si lanciò all’attacco, ma pochi istanti dopo un gruppo di soldati guidati da un giovane cavaliere irruppe nella piazza attaccando con archi e spade i nessuno.
“Comandante! Prenda di mira quelli armati di balestra, sono più pericolosi, gli altri li tenga lontani.” Ordinò il giovane.
Riku lo osservò.
Era un ragazzo che doveva avere sì e no la sua età, aveva i capelli biondi tendenti all’azzurrino con occhi verde-marroni ed il viso forse un po’spigoloso ma giovanile ed allegro, anche se in quel momento era molto concentrato.
Il giovane non indugiò e si lanciò contro il custode oscuro armato di spada.
Riku si lanciò in aiuto del combattente abbattendo due simili ed un sicario.
Xion intanto affrontava i nessuno con agilità evitando le loro braccia sondate disintegrandoli con un colpo solo.
Con un affondo distrusse tre simili, affondò abbattendo un altro avversario mentre Faraia usava la sua agilità per raggiungere i sicari appostati evitando che facessero vittime.
Dopo averne distrutto uno lanciò una raffica di saette elettriche abbattendone altre due.
I soldati erano evidentemente meno esperti nell’affrontare quelle creature, infatti si facevano afferrare con facilità dalle loro braccia snodate ed erano facili bersaglio per i proiettili dei sicari, tuttavia era anche ovvio che non erano nemmeno così sprovveduti: alcuni si muovevano con cautele cercando di non perdere di vista gli avversari ed attaccando cercando di prendere il tempo con i colpi dei simili in modo da prenderli mentre ritiravano le braccia.
Riku lanciò un affondo che l’avversario parò con facilità, ma era quello che voleva infatti per contrastare il colpo si era distratto dalle mosse dell’altro ragazzo che con un abile mossa lo colpì alla spalla.
Il custode oscuro lanciò un ampio fendente per colpire entrambi, ma senza successo.
I soldati combattevano furiosamente contro le creature oscure al fianco di Xion e Faraia.
Riku menò un fendente diretto al petto, ma fu scansato.
Il custode oscuro lanciò una serie di attacchi rapidi ad entrambi gli avversari senza però andare a segno.
Lo scontro si protrasse a lungo.
Il sangue di alcuni soldati caduti bagnava le pietre della strada mentre le creature bianche venivano disintegrate dalle lame dei soldati, anche se solo le armi di Faraia e Xion erano efficaci.
Riku osservò brevemente lo scontro mentre il giovane cavaliere ed il custode oscuro si affrontavano.
La battaglia era stata rapida quindi anche lui doveva chiudere il duello rapidamente.
Con una salto di tre metri superò i due combattenti per ricadere alle spalle dell’incappucciato misterioso.
Quello si voltò tentando un ultimo affondo, ma servì solo a ferire leggermente l’argenteo alla spalla mentre la ‘Via Per l’Alba’ lo colpiva al petto all’altezza dei polmoni.
Il custode oscuro ansimò, mentre al dolore si aggiungeva la mancanza d’aria improvvisa.
Il suo sangue si riversò a terra precedendo di pochi secondi il suo corpo senza vita.
La battaglia si era conclusa e Riku poté vedere il suo avversario attraverso il cappuccio.
Rimase scioccato.
Era un ragazzo della sua età, forse con qualche anno di meno, ma non era molto dissimile da lui.
‘Non è un membro dell’organizzazione, ma allora chi è?’ Si chiese l’argenteo perplesso.
“Ottimo scontro, Principe Ceodore, siete diventato molto abile.” Disse un soldato con l’armatura gialla con il sottoarmatura viola ormai imbrattato del sangue di un suo compagno ferito.
“Ho fatto del mio meglio.” Rispose il giovane, che a quanto pareva doveva chiamarsi Ceodore, rinfoderando la spada.
“Che facciamo con loro?” Chiese un altro soldato indicando Riku e le sue compagne.
Il giovane principe li squadrò con aria critica prima di dire: “Voi ci avete aiutato, avete qualche richiesta?”
“Mio signore non dovreste fidarvi degli sconosciuti! Quelli avevano le stesse armi di quel tipo che ha invocato i mostri!” Disse un soldato.
“No, mio signore solo una cosa, da quando queste creature attaccano le vostre terre?” Chiese Xion.
“Sembrate saperne molto di queste creature.” Disse il principe. “Comunque è da circa una settimana. Ora sono io che vorrei farvi una richiesta.”
“Quale?” Chiese Faraia.
“Vorreste venire al castello di mio padre?” Face il ragazzo.
A Riku sembrava una trappola, ma decise di accettare la proposta.
 
 
 
 
 
Aqua era stanca.
Le gambe e le braccia le facevano ancora male per le torture subite e un giorno non bastò a rimetterla in sesto.
Si mise a letto che era ancora pomeriggio ed iniziarono le cure.
Fu principalmente Aerith ad occuparsene dato che era un esperta di arti e magie curative.
Non ci volle molto perché il dolore sparisse.
“Dovresti rimanere a letto fino a domani, ma se vuoi puoi alzarti.” Disse la giovane con tono preoccupato.
Aqua però non aveva intenzione di disubbidire.
Per troppo tempo era stata rinchiusa in un buco nero ed umido subendo le torture più crudeli.
Ora che aveva la possibilità di riposarsi in un letto comodo senza dover temere il momento del risveglio non aveva certo intenzione di sprecarla.
Si alzò solo un attimo per evocare il suo keyblade: Diluvio.
L’ arma le apparve in mano con facilità e lei la tenne stretta per qualche attimo prima di farla sparire.
Appoggiò la testa al cuscino e chiuse gli occhi.
Ma non fu facile come pensava.
Si rigirò nel letto nel tentativo di dormire, ma non ci riuscì.
Ogni volta che chiudeva gli occhi tornava con la mente ai giorni della prigionia.
Erano state torture allucinanti l’avevano ferita solo per il gusto di farlo.
Ora che ci pensava Necrosis le aveva chiesto solo una volta ogni tanto informazioni, per il resto era stato un susseguirsi di ferite sempre più dolorose e profonde.
Si rigirò di nuovo.
La mente corse di nuovo a ciò che era successo.
A Necrosis piaceva rigirarle la lama nella carne per sentirla urlare dal dolore.
Non voleva urlare o dargli la soddisfazione, ma era il suo unico sfogo per evitare che quel dolore gli confluisse al cervello portandola alla pazzia o peggio all’ apatia.
Si rigira di nuovo.
L’ immagine di Necrosis pronto a scaricare i suoi ormoni dentro di lei si fa strada nella sua testa come un pugnale.
Solo quel ragazzo che sembrava d’accordo l’aveva salvata e per la prima volta era stata felice di vedere Vanitas.
‘Che ironia!’
Pensò lei sarcastica mentre si alzava a sedere mettendosi una mano sulla fronte.
‘Stai calma Aqua, lui non è qui. Sei tra amici, ti hanno curata e adesso sei in un letto comodo mentre ti rimetti in sesto per poter combattere di nuovo. Sei in salvo.’ Pensò intensamente la ragazza dai capelli azzurri tentando di calmarsi.
La porta della sua stanza cigolò e qualcuno entrò timoroso.
Aqua cercò di darsi un contegno cercando con gli occhi la persona entrata.
Era la ragazzina dai capelli bruni e gli occhi verdi che accompagnava Aerith quando era venuta la prima volta a curarla.
Teneva in mano una piccola candela e la copriva con la mano come per non disturbarla.
“Scusa!” Disse appena la vide sveglia. “Ti ho svegliata?”
“No, non c’è da preoccuparsi. Non riuscivo a dormire.” Disse Aqua.
La ragazzina la guardò con soggezione sedendosi al fianco del suo letto su uno sgabello.
“Scusa se te lo chiedo, ma Ansem mi ha detto che sei una maestra keyblade, giusto?” Chiese lei ad un certo punto.
“Certo, perché?” Fece Aqua perplessa.
Con suo stupore la ragazzina allungò la mano ed evocò un keyblade.
“Ti prego, insegnami!” Disse supplichevole.
Lo stupore si trasformò presto in felicità.
“Certo, anche ora ti posso dire qualcosa, ma prima dimmi, come ti chiami?” Fece la ragazza dai capelli blu sorridendo.
“Olette, mi chiamo Olette.” Rispose con un sorriso.
 
 
 
 
 
Maya si risvegliò sentendosi incredibilmente sicura.
Era tra le braccia di Neos.
Non era minimamente turbata da ciò che era successo.
I suoi genitori erano sulle Isole del Destino, ma lei non pensava che ci sarebbe tornata.
Con tutto quello che stava succedendo era fortunata a non rimetterci la vite.
Tornare a casa era un lusso che nessuno aveva il diritto di richiedere.
Lei si strinse di più al corpo muscoloso di Neos assaporandone il calore che le dava un senso di sicurezza e tranquillità.
Lui stava dormendo leggermente e Maya tentò di non svegliarlo quando si accoccolò di più a lui mettendosi quasi in posizione fetale.
Passò forse un’altra ora prima che anche Neos si svegliasse dal sonno.
Lei lo sentì quando con delicatezza le accarezzò i capelli.
Lei alzò il viso per guardarlo sorridendo mentre lui le dava un dolce bacio sulla fronte cullandola come una bambina.
“Dovremmo alzarci.” Disse il ragazzo sottovoce.
Lei fece un mugolio di dissenso; voleva rimanere ancora un po’ accanto a lui per riposare e per farglielo capire lo strinse dandogli un bacio leggero sulle labbra.
I loro occhi si incontrarono e Maya si ritrovò ad ammirare il cambiamento dei suoi: non erano più color dell’oro fuso, ma marroni chiaro; come se il fuoco che ardeva dentro il ragazzo si fosse spento del tutto lasciando posto ad una quiete ed una tranquillità infinita.
Lui però passa da una sguardo dolce ad uno sguardo furbo.
Aveva recepito il messaggio, ma non potevano certo rimanere lì per sempre.
“Che tentazione.” Disse lui accarezzandole la vita con le mani facendole trattenere il fiato mentre una dolce sensazione le pervade il corpo. “Ma temo che dovremmo alzarci, o il tuo maestro di pochi centimetri potrebbe venire a cercarci.”
Maya si arrese con una smorfie ed entrambi si alzano.
Neos si allontana un attimo dandole la possibilità di rivestirsi in pace, mentre lei gli guarda la schiena ammirando le spalle larghe ed i muscoli scolpiti solcati da alcune cicatrici e dalle ferite bendate.
Era una vista bellissima che avrebbe fatto perdere il controllo dei sistemi salivari a qualunque essere femminile dell’universo e Maya pensò che avrebbero potuto farci una statua.
Dopo essersi rivestiti si incamminarono fuori.
La città era ancora devastata e le macerie erano ovunque per non parlare degli edifici crollati che ostruivano il passaggio e della mancanza di una fonte luminosa decente dato che Xehanort aveva distrutto Fenice, il sole artificiale di Cocoon.
Fortunatamente l’apertura sulla copertura stessa della sfera mandava una luce soffusa proveniente dal vero sole di quel mondo: quello di Pulse.
Ci volle quasi mezz’ora per raggiungere il Portale Leviatano, Dove il re e gli abitanti di Cocoon avevano creato il loro quartier Generale.
“Maya! Finalmente!” Esclamò sollevato il Re. “Ancora qualche minuto ed avrei mandato Paperino e Pippo a cercarti.
‘Meno male che Neos è stato insistente, se mi avessero trovato in quel momento avrei voluto sprofondare.’ Pensò lei sollevata.
Intanto la gente del posto si radunava lì da ogni parte della città.
Light e Snow avevano ritrovato Serah e Sazh il figlioletto Daj e sembrava esserci un gran sollievo ovunque, ma qualcosa turbava gli animi.
“Chi era quel vecchio pazzo!” Gridò il comandante della cavalleria Rygdea. “Ha fatto fuori almeno una divisione di truppe scelte PSICOM in meno di un minuto!”
“Il maestro Xehanort.” Rispose Topolino. “Era uno dei più potenti maestri keyblade della storia fino a che non ha tentato di aprire Kingdom haerts, quindici anni fa.”
“Scusate, ma cos’è Kingdom haerts?” Chiese Maya.
“Nessuno lo sa con certezza, ma sappiamo solo che all’interno c’è energia sufficiente a rimodellare i mondi. Tutti i cuori dopo il trapasso vanno là e tutto il loro potere va ad aggiungersi al potere illimitato che c’è dentro. È quello ciò che Xehanort vuole.” Disse il Re incrociando le braccia.
“I poteri di un dio, in pratica, ma perché è venuto qui?” Chiese di nuovo il comandante.
“Per vendicarsi di me.” Disse Neos.
Tutti lo guardarono con sguardo interrogativo per poi trasformarsi in stupore quando il giovane iniziò a raccontare la sua storia.
“Ora ho capito! Eravate voi il suo piano di riserva!” Esclamò il Re alla fine del racconto. “Quindici anni fa io ed altri keyblader l’avevamo sconfitto, ma era ovvio che avesse un piano secondario.”
“Quindi che facciamo, vostra maestà?” Chiese Paperino allargando le ali.
“Uhmm, io dico che il ragazzo ha dimostrato di essere dalla nostra parte, dovremmo portarlo con noi.” Disse Pippo.
“Giusto, ed io ho un’idea: io, Maya e Neos potremmo viaggiare insieme alla ricerca di Sora mentre voi andrete a Rediant Garden a guidare le difese, ho saputo che là ci sono tutti i nostri uomini sopravvissuti.” Disse il Topolino ai suoi compagni.
“Non credo ci sia bisogno della vostra presenza Re Topolino.” Disse Maya stupita del suo stesso coraggio. “Io e Neos possiamo viaggiare da soli. Il vostro ritorno rinvigorirà le vostre truppe.”
Il sovrano osservò prima lei e poi Neos.
Passarono alcuni secondi prima che con un sorriso acconsentisse; lui, Heyner, Paperino e Pippo sarebbero tornati a Rediant Garden usando un portale di luce, mentre loro due avrebbero preso la gummiship e sarebbero andati alla ricerca di Sora ed i suoi compagni.
Maya avrebbe voluto saltare al collo di Neos, ma si trattenne.
“Noi che facciamo?” Chiese Rygdea.
“Per ora pensate a voi. Avete combattuto una battaglia molto difficile, quindi meglio se pensate alla vostra gente.” Disse Re Topolino.
“Non pensarci nemmeno, nanetto!” Disse Snow stupendo tutti con la sua sboccatezza. “Voi ci avete aiutati, non possiamo certo starcene qui a fare niente!”
“Ci farebbero comodo dei rinforzi, ma non voglio nemmeno costringervi, dovreste concentrarvi sulla vostra gente.” Disse Re Topolino.
“Se quel vecchio pazzo vi sconfiggesse non ci sarebbe più nulla da salvare o proteggere, molti qui sono desiderosi di prendere parte allo scontro, non ci tireremo indietro.” Disse Light stranamente d’accordo con Snow.
“I nostri avversari non sono né mostri né umani, devo avvertirvi, potrebbe essere difficile sconfiggerli.” Soggiunse Paperino preoccupato.
“Non abbiamo paura, siamo pronti a combattere.” Affermò alla fine il comandante Rygdea convinto chiudendo la discussione.
 

 
 
 
 
 
 
Allora, ennesimo capitolo creato da me. Ufff. È dura: più si va avanti più la storia si fa intricata.
Topolino ha fatto orecchie da mercante, dato che si è reso conto dei sentimenti tra i due giovani.
Aqua intanto allenerà la piccola Olette, mentre heyner sta per tornare dai suoi amici a Rediant Garden.
Per il resto nel prossimo capitolo riapparirà Terra.
A presto e Recensite!
AxXx  

      

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Capitolo 34
*** La battaglia dell'Oblio: prima parte (Terra contro Xemnas) ***


 Sora osservò la ferita di Kairi, lei diceva che non era niente, ma ogni volta che provava ad alzarsi un dolore lancinante la costringeva a rimettersi supina sulla branda.
“Kairi, devi calmarti, ora non puoi fare niente.” Disse il ragazzo con apprensione mentre medicava la ferita.
“Dai Sora, smettila! Non sono una bambina! Posso camminare!” Protestò lei con una smorfia di dolore.
Il giovane scosse la testa e la lasciò sulla brandina con la schiena bendata dopo essere riuscito a strapparle la promessa di non alzarsi fino all’arrivo.
“Come sta?” Chiese Terra vedendo Sora uscire dal retro della nave.
“Sì, ma vorrebbe davvero potersi alzare.” Rispose il ragazzo.
“Immagino che ora che siamo partiti possiamo presentarci a dovere.” Disse l’anziano keyblader alzandosi da uno dei tre seggiolini di guida della nave. “Io sono il maestro Eraqus tu chi sei?”
“Io sono Sora, sono stato scelto come maestro da Yen Sid e sono qui per riportarvi alla realtà.” Rispose Sora abbassando il capo in un principio di inchino.
L’ anziano maestro sembra stupito: “Un maestro così giovane?”
“Be’ con il continuo arrivo di heartless ce n’era bisogno, poi Yen Sid ha fatto l’esame a me ed a Riku e siamo diventati entrambi maestri.” Rispose il giovane con un alzata di spalle.
“Quindi c’è un altro maestro come te, ma che ti è successo alla faccia?” Chiese Eraqus osservando la benda sull’occhio.
Sora si irritò non poco a quella domanda: era forse il quinto che glielo chiedeva.
‘Ma pensano che me la stia mettendo per divertimento?’ Si chiese arrabbiato.
“Una keyblader, mi ha colpito e mi ha ferito.” Rispose mantenendo un tono calmo.
I minuti che seguirono furono un susseguirsi di domande; e fu così che Eraqus e Terra vennero a conoscenza di cose che erano avvenute durante i quindici anni di assenza.
“Accidenti ì, ottimo lavoro ragazzo! Sei riuscito a tenere testa a Xehanort per ben due anni di seguito!” Esclamò ammirato Terra.
“Xehanort è astuto, non è tornato in vita in maniera definitiva senza un piano.” Il maestro anziano era visibilmente meno entusiasta dell’allievo.
La nave seguì una rotta che li portò nei presso di una corrente cosmica molto violenta.
Sora mantenne la rotta saldamente nonostante gli sbalzi e dopo un ora passata ad evitare le correnti più violente arrivarono nei pressi del Castello dell’Oblio.
“la nave ha inserito il pilota automatico.” Disse il ragazzo dopo un po’. “Tra pochi minuti arriveremo al castello, io vado a riposare.”
I due custodi lo osservarono.
“Senti, maestro Eraqus… Ehm… Senta, io, sono un po’ in imbarazzo per quello che è successo anni fa’, ma…” Terra era in imbarazzo ed il motivo era ovvio: anni prima era stato proprio lui ad aver aggredito Eraqus ed anche se non l’aveva ucciso materialmente, ma aveva indebolito il suo maestro permettendo a Xehanort di colpirlo alle spalle.
“Non è un problema, Terra.” Disse il maestro mettendogli una mano sulla spalla sorridendo. Aveva capito a cosa si riferisse il giovane. “Avevo torto ad attaccare Ventus e tu hai agito nella maniera migliore. È Stato Xehanort a colpirmi alle spalle.”
Sora entrò nella stanza dove Kairi riposava e la trovò in piedi.
“Ma che fai!?” Fece il ragazzo andandole incontro sorreggendola, ma lei lo allontanò dolcemente.
“Dai! Sora! Non vedi che riesco a stare in piedi?” Disse la rossa sorridendo.
Lui, però era preoccupato: una ferita del genere ci metteva un sacco a guarire, poteva essere letale se non controllata.
Il bruno la fece sedere e le controllò la ferita con mani esperte mentre lanciava un incantesimo curativo per diminuirne l’estensione.
Il solco era profondo ed arrivava fino all’osso anche se non l’aveva rotto.
Poco dopo Kairi sospirò di sollievo sentendo i muscoli tesi rilassarsi e le fitte diminuire; dopo un attimo si ricoprì le spalle con il vestito.
“Senti…” Iniziò Sora con tono apprensivo. “Tra poco saremo al Castello dell’Oblio. Io vorrei che tu rimanessi qui per evitare che qualcuno ti faccia del male.”
Lei lo guardò in modo strano ed il ragazzo immaginò che lei lo stesse deridendo o insultando mentalmente, ma lei fece qualcosa che lo stupì ancora di più.
 
Lo baciò.
 
Lo baciò dolcemente senza preoccuparsi di farsi vedere dagli altri passeggeri.
Mentre si baciavano lei gli cinse il collo con le braccia stringendolo in un abbraccio dolce e caldo.
Sora rispose all’abbraccio con trasporto accarezzando il suo corpo caldo desiderando che quel bacio non finisse mai.
Con la mente andò all’unico altro bacio che si erano dati; sulla spiaggia delle Isole del Destino.
Nulla in confronto a questo.
Il bacio durò appena pochi secondi, ma ai due parve passato un secolo.
O forse un millennio.
“Non morire, ho una brutta sensazione.” Sussurrò Kairi appoggiando la testa alla spalla di Sora.
“Non  ti preoccupare, so cavarmela.” Disse lui stringendola a se proprio nel momento in cui il segnale acustico lo informava che si stavano avvicinando al castello.
Il giovane si staccò dalla ragazza e tornò in cabina di pilotaggio.
Lui Terra ed Eraqus scesero in silenzio sulla passerella di pietra sulla quale avevano fatto atterrare la gummiship.
“Questo posto era casa nostra…” Disse tristemente Terra osservando le alte guglie del castello che un tempo erano auree, mentre adesso sembravano ossa esposte al sole da quanto erano bianche.
Eraqus invece osservava Sora con interesse.
“Sai, tu somigli tanto a qualcuno che conoscevo.” Disse ad un certo punto l’anziano maestro osservando il ragazzo.
Il giovane bruno stava per chiedere qualcosa quando tre portali si aprirono lasciando passare tre figure con il soprabito nero ed il cappuccio.
Quello al centro somigliava a Terra, ma aveva i capelli argentei più lunghi: Xemnas i superiore, numero I dell’organizzazione XIII.
Alla sua destra c’era un uomo che sembrava il più anziano con lunghi capelli biondi armato di uno scudo triangolare: Vexen il freddo accademico.
Alla sua sinistra c’era un uomo dai lunghi capelli rosa ed il sorriso folle sulle labbra: Marluxia, il leggiadro sicario.
“Voi chi siete!? Perché tu mi somigli!?” Chiese Terra mettendosi in guardia evocando il Geoflagello, mentre Sora ed Eraqus evocavano i loro rispettivi keyblade.
“Io sono il Superiore e porto un messaggio da parte del maestro Xehanort.” Disse quello al centro evocando le sue spade eteree. “Voi morirete qui!”
Terra si lanciò urlando verso il nessuno.
“Andate! Io mi occupo di lui!” Disse incrociando il Geoflagello con le lame eteree.
Mentre i due maestri; il più giovane ed il più anziano seguivano gli altri due nessuno entrati nel castello il giovane si scontrava con l’essere che gli somigliava.
Xemnas tentò di falciarlo girando velocemente su se stesso ma il ragazzo saltò evitando di un soffio le lame rosse attaccando il nessuno alle spalle.
Quello si teletrasportò a pochi passi da lui lanciando dalle mani due sfere di energia oscura che esplosero costringendo Terra ad indietreggiare per evitare di essere travolto.
Prima ancora che i residui oscuri dell’esplosione si dileguassero una raffica di colpi laser costrinse il custode di nuovo sulla difensiva per alcuni secondi prima di lanciarsi di nuovo all’attacco.
Xemnas usò la sua capacità di sdoppiarsi per evitare i colpi dell’avversario per poi accerchiarlo con dei se stessi illusori, ma il custode non si lasciò confondere e, alzando la lama in aria, evocò tre spunzoni di roccia dal terreno che colpirono i falsi nessuno costringendo quello vero a fare una capriola all’indietro per non essere travolto.
Terra inchiodò l’avversario sulla difensiva con una serie di rapidi colpi per completare la serie con un potente affondo caricato con il potere dell’oscurità che però il nessuno evitò.
Il custode sentì l’energia oscura pervadergli il corpo, attraversando i vasi sanguigni come un fiume in piene e attinse a quell’energia.
Il suo corpo fu avvolto da un’aura di fiamme nere che gli dette una potenza ed una velocità inimmaginabile.
Ripartì all’attacco con violenza menando fendenti sempre più rapidi contro il nessuno che parò con impegno tutti i colpi.
Lo scontro sembrava essere destinato a concludersi senza vincitori così Terra evocò l’energia oscura e la convogliò nel braccio per poi scagliarla contro l’avversario sotto forma di una mano nera gigante, ma con suo stupore il nessuno riuscì ad evocare in tempo una barriera di energia che sembrava fragile come un vetro, ma che respinse il custode nonostante la potente energia che aveva evocato.
Xemnas non pensava che quel ragazzo potesse usare i poteri dell’oscurità senza soccombere ad essa, ma a quanto pareva era in grado di farcela e l’aveva anche messo in difficoltà, tuttavia non veniva chiamato ‘il Superiore’ Per nulla.
Si lanciò all’attacco evocando tutto il potere che aveva lanciando decine di proiettili laser per distrarre l’avversario e gettarsi su di lui menando colpi con le sue lame eteree.
Terra e Xemans continuarono per diversi minuti a combattere nel tentativo di sopraffarsi, ma senza successo.
La loro forza e velocità si eguagliavano: Terra poteva contare sull’oscurità senza soccombere, ma era una cosa molto dolorosa da fare e non poteva evocarne ripetutamente il potere, d’altra parte Xemnas era più forte del custode quando questi non usava i poteri oscuri, ma non così tanto da sconfiggerlo prima che l’altro ricominciasse a colpire, quindi i due erano in parità.
I colpi erano sempre più violenti e gli attacchi sempre più veloci; nessuno dei due aveva ferito gravemente l’altro, ma era chiaro che non godessero di buona salute.
Terra aveva un taglio sul braccio ed uno più piccolo al viso; non erano ferite gravi, ma erano dolorose.
Xemnas dal canto suo aveva ricevuto una profonda ferita alla spalla che sanguinava non poco ed un’altra ferita alla gamba destra all’ altezza del polpaccio che era molto dolorosa, ma il nessuno non ci fece caso.
I due avversari si guardarono negli occhi un attimo, poi ripartirono all’attacco.
Si scambiarono vari fendenti disegnando arabeschi di metallo ed energia in aria nel tentativo di superare la guardia dell’altro, ma nessuno dei due riusciva ad avere la meglio.
Improvvisamente il terreno tremò ed il Castello dell’Oblio iniziò a sgretolarsi.
“Cosa sta succedendo!?” Chiese Terra più a se stesso che all’altro che invece sorrideva.
Il giovane bruno sapeva di dover finire il suo avversario, ma quando vide la ragazza dai capelli rossi correre verso la porta principale lasciò perdere il nessuno e le corse dietro.
“Kairi! Aspetta, è pericoloso!” Urlò per farsi sentire, ma il rumore del crollo coprì le sue parole o semplicemente lei non lo ascoltò.
 
 
 
 
 
Xemnas sentì qualcosa che non doveva esserci nel suo petto, ma proprio era impossibile non sentirla: rabbia.
Lui, il Superiore, numero I dell’organizzazione XIII Veniva ignorato di sana pianta.
Non poteva sopportarlo.
Stava per inseguire quell’insolente ragazzo quando un portale oscuro si aprì a pochi passi da lui facendo apparire due figure.
“Ansem, maestro Necrosis, cosa vi porta qui?” Chiese il nessuno fingendo reverenza.
“Gli ordini sono cambiati, dobbiamo uccidere Ventus e tutti i custodi presenti qui.” Disse il ragazzo che sembrava una via di mezzo tra Vanitas e Roxas.
“Allora qual è il problema? È quello che stiamo facendo.” Disse Xemnas perplesso.
“Il maestro Xehanort vuole che il lavoro sia svolto meticolosamente, quindi ha pensato che fosse meglio mandare rinforzi.” Spiegò Ansem.
“Bene, ma il piccolo non dovrebbe essere alla ricerca del traditore Neos?” Chiese il nessuno curandosi le ferite.
“Il traditore avrà quello che si merita, ma ora il nostro maestro vuole che qui il lavoro sia svolto e siccome il meccanismo di autodistruzione del castello è stato attivato immagino che l’esperimento sia fallito.” Disse il giovane.
 
 
 
 
 
Sora ed Eraqus corsero lungo i corridoi bianchi del castello.
Fortuna che l’anziano maestro aveva ancora memoria di quel posto e riusciva ad orientarsi, altrimenti non sarebbero riusciti a raggiungere i due nessuno.
“Fermi!” Urlò il ragazzo quando entrarono in una stanza che una volta doveva essere la sala del trono del castello, ma che ora sembrava una specie di laboratorio con tanto di computer dove stava lavorando Vexen.
“Sei arrivato tardi ragazzo.” Disse Marluxia posizionandosi tra loro e lo scienziato con in mano la falce.
“Cosa state facendo qui!?” Chiese Eraqus posizionandosi pronto a colpire.
In quell’istante ci fu una specie di allarme acustico e dalle pareti uscirono delle capsule che contenevano delle strane figure simili a Vexen.
“Sapete, questo castello era usato dall’organizzazione per operare al progetto copie.” Disse lo scienziato alzandosi dal monitor evocando lo scudo.
Sora ripensò mentalmente a quando un anno e mezzo fa, proprio in quel castello gli avevano fatto perdere i ricordi di Kairi per sostituirli con quelli falsi per poi creare una copia di Riku usando proprio quelle macchine.
“Sfortunatamente il progetto fu abbandonato per… ehm… cause di forza maggiore.” Continuò l’uomo.
“Be’ mi sembra ovvio, dato che vi avevo fatti fuori tutti; voi e poi il vostro capo.” Disse il ragazzo impugnando l’arma per poi lanciarsi in avanti.
Improvvisamente un proiettile di ghiaccio lo costrinse a fermarsi per guardarsi intorno e, con suo enorme stupore,
vide le figure tutte uguali all’uomo uscire dalle teche di vetro e prepararsi a combattere.
Il giovane si mise in guardia, ma quando sentì la voce del maestro Eraqus ordinargli di buttarsi a terra, agì d’istinto ed ubbidì.
Una serie di raggi continui di energia di luce si sprigionò dal corpo del maestro abbattendo quasi tutte le copie.
“Vai, Sora! Mi occupo io di loro due!” Disse lanciandosi contro Marluxia.
Il giovane sperò davvero che il maestro riuscisse a tenere testa ai due nessuno mentre si metteva a correre nel castello alla ricerca del secondo custode.
 
 
 
 
 
Aqua si alzò presto la mattina sentendosi stranamente calma.
Non ci volle molto per capire perché: Olette si era addormentata proprio lì, sullo sgabello dove si era seduta appoggiando la testa al letto di Aqua.
La ragazza più grande sorrise dolcemente accarezzandole la testa.
La ragazzina si svegliò a quel contatto ed arrossì quando capì di essersi addormentata lì.
“Allora, pronta per la prima giornata di allenamento?” Chiese allegra la ragazza dai capelli blu alzandosi e vestendosi.
La ragazzina annuì entusiasta mentre dalla porta faceva capolino un ragazzo grassoccio con i capelli neri.
“Olette! Ti ho cercata ovunque!” Disse il giovane salutando l’amica con entusiasmo.
“Calma, Pence, non essere così precipitoso.” Disse lei sorridendo. “Come va con Merlino?”
“Bene, cioè lanciare tutti quegli incantesimi e controllare l’energia della barriera è molto stancante, ma non siamo gli unici maghi qui, possiamo reggere il lavoro.” Disse il giovane grattandosi la testa.
“Allora non dovresti aiutare gli altri?” Chiese di nuovo Olette facendo una faccia buffa a metà tra il divertito e lo scherzoso.
“Si, cioè no, sono in pausa ora, sai la mamma di Sora è una brava maga e fa praticamente lei la metà delle cose, comunque volevo venire a trovarti.” Disse sorridendo.
I tre uscirono e si incamminarono lungo il corridoio.
Il gruppo scese con un ascensore ed appena arrivati al pian terreno si trovarono, ma quando le porte si aprirono Aqua fece appena in tempo ad abbassarsi per evitare una fiammata.
“Chi è stato!?” Chiese furibonda.
Però un problema c’era: davanti a lei c’erano due persone uguali dai capelli rossi e gli occhi verdi.
I due si guardarono a vicenda un attimo per poi puntare un dito accusatore l’uno contro l’altro.
“Lui!” Dissero in coro.
La ragazza si sentì presa in giro e dietro di lui i ragazzini iniziarono a ridere.
“Allora chi è stato!” Chiese di nuovo evocando il keyblade.
“Axel!” Risposero in coro.
“E chi di voi due è Axel?” Chiese di nuovo lei.
“Lui!” I due si indicarono di nuovo vicendevolmente.
Aqua stava per perdere la pazienza quando Demyx passò proprio da lì salutando quello con il soprabito nero: “Ciao, Axel!”
Lei prese di mira il giovane lanciandogli un incantesimo che l’avrebbe gelato se non avesse evocato una barriera di fuoco.
“Ehi, calma!” Disse lui. “Non l’ho fatto a posta. L’avevo lanciata a lui; mi ha rubato i chackram!” Disse irritato indicando Reno.
L’altro gli restituì un paio di dischi con sei punte. “Che permaloso; li volevo solo vedere.” Disse prendendo l’ascensore.
Aqua si avvicinò al rosso rimasto: “Ti potresti far perdonare se mi facessi un favore.”
“Ah sì? Quale?” Chiese con fare scettico.
“Ho bisogno di un luogo dove allenarmi.” Disse la ragazza.
Axel li condusse in una specie di palestra amplia e spaziosa dove il gruppetto poté allenarsi.
Aqua, che non aveva mai veramente insegnato a nessuno, chiese ad Olette di evocare il keyblade e di mostrargli cosa  sapesse fare, mentre Pance se ne andava.
 Olette comunque sembrava più sicura con l’arma in mano e si avvicinò ad Aqua.
La ragazza dai capelli azzurri le insegnò un paio di mosse in più e le spiegò l’importanza del combattere con un certo controllo; per evitare attacchi alle spalle.
Le due si confrontarono un paio di volte, ma anche se Aqua smorzava i colpi, era chiaro che Olette era ancora inesperta.
Mentre prendevano una pausa il rosso, che aveva assistito senza fiatare agli allenamenti, si avvicinò alla giovane maestra.
“Secondo me, dovresti addestrare anche gli altri.” Disse con enfasi mentre lei riprendeva fiato.
“Come?” Fece l’altra stupita.
“Sai, sono tutti keyblader, sono stati radunati per un motivo ben preciso.” Continuò Axel.
Il rosso le raccontò tutto delle prigioni: non solo lei era prigioniera, ma anche quei ragazzini erano prigionieri.
C’erano anche ragazzi più adulti, ma la maggior parte aveva ricevuto ferite gravi e non poteva combattere.
Aqua non pensava che ci fossero tanti keyblader, anche se il maestro Eraqus aveva detto che ce ne potevano essere anche decine.
“Ma sono solo dei bambini, ed io non sono in grado di educarli tutti.” Disse lei preoccupata.
“Lo so, ma la guerra c’è già, inutile negarlo, dobbiamo combattere. Almeno insegnali a difendersi e lascia decidere a loro.” Il rosso si allontanò. “Pensaci.” Aggiunse.
Ed Aqua ci pensò.
Cercò di insegnare alla moretta come tenere in mano quell’arma e le mosse per difendersi, anche se Olette ne conosceva già alcune, ma con la mente stava pensando che forse il rosso aveva ragione.
Doveva almeno provarci.
 
 
 
 
 
Axel uscì dalla zona di allenamento e si diresse alla sala computer per parlare con Ansem il saggio.
Il castello era immenso e se non lo conoscevi bene era facile perdersi, ma il rosso riuscì a raggiungere facilmente la sua destinazione orientandosi in quel labirinto di corridoi ed ascensori.
Ansem era al monitor principale del computer.
“Tron, ho bisogno di quei calcoli il prima possibile, ho bisogno di capire se la traiettoria delle armi può essere abbastanza lunga.” Disse il vecchio mentre immetteva dei dati nel computer.
Quello rispose con voce meccanica, ma non fredda: “Sissignore.”
Alla sua destra c’era Cid, riconoscibile dalla sua capigliatura bionda un po’ strana.
Era impegnato a fare dei calcoli su una delle console secondarie.
“Accidenti!” Disse arrabbiato. “I miei calcoli sono stati ricontrollati e, se non riceviamo rinforzi, cadremo in un massimo di due settimane!”
Axel volle però parlare con Ansem, ignorando tutti quei calcoli.
“Che c’è?” Chiese il suo vecchio maestro andando nel suo ufficio.
“Come stanno quelli che abbiamo tirato fuori?” Chiese l’ex numero VII
“Sono tutti dei ragazzini molto provati, ma l’organizzazione non gli ha feriti gravemente. Li volevano attivi subito dopo averli piegati, quindi si riprendono bene.” Disse il vecchio.
“Sono davvero così basse le nostre possibilità di vittoria?” Chiese Axel giungendo alla parte più importante, il motivo per cui era venuto.
“Temo che siamo anche ottimistici su questo.” Rispose con franchezza Ansem.
In quell’istante Zexion entrò nella stanza.
“Maestro, una nave si sta avvicinando e sembra amica.” Disse il ragazzo dai capelli grigi.
Loro si avviarono lungo il corridoio, mentre Axel si allontanò per cercare qualcuno, d’altro canto lui non era un tipo da cerimonie di benvenuto e preferiva di gran lunga una compagnia diversa; senza contare che non si erano parlati molto dopo la fuga.
Ironicamente fu lei a trovare lui.
Infatti il rosso si trovò con un braccio intorno alle spalle ed un coltello che gli solleticava la gola.
“Il grande Axel colto alle spalle?” Chiese una voce femminile e suadente alle sue spalle.
“Solo perché sei tu.” Rispose in contropiede.
“Ma davvero, dovresti fare più attenzione, potrei volerti morto dopo quello che mi hai costretto a fare.” Disse Larxene sotto voce premendo il suo corpo contro quello di lui.
“Ma non lo farai.” Ribatté lui senza scomporsi.
“Come hai ragione, ma non credere di potermi sfuggire.” Disse la Ninfa selvaggia avvicinando la bocca all’orecchio dell’altro.
“Oooh, allora non sono graziato?” Chiese lui mentre il coltello si allontanava e sentendo una scossa di eccitazione percorrergli il corpo.
“No, ma se vieni con me, ti assicuro che sarai graziato.” La ninfa sussurrò quelle parole soffiandogliele nell’orecchio.
“Sarà un esperienza elettrizzante.” Rispose lui mentre la seguiva facendo riferimento al suo elemento.
 
 
 
 
 
 
Ansem fu molto felice di scoprire che le voci che davano Re Topolino per spacciato erano infondate.
Il piccolo Re in effetti era stato quasi sul punto di morire, ma Macchia Nera l’aveva risparmiato per farne uno schiavo, ma grazie a Maya ed ai suoi amici, Paperino e Pippo era riuscito a riprendere il controllo su di sé.
I soldati del castello Disney furono molto sollevati dal rivedere il loro re e il loro morale salì alle stelle.
Ansem fu molto felice anche di sapere che, tra pochi giorni dei soldati provenienti dal mondo di Cocoon sarebbero giunti per dare manforte a Rediant Garden.  
“Dov’è Minni?” Chiese ad un certo punto Topolino preoccupato per non averla vista.
“Desolata, vostra maestà, ma la regina è partita qualche giorno fa per chiedere rinforzi all’alleanza della luce.” Rispose Arianna.
La donna volle subito avere notizie del figlio, ma fu molto turbata dal fatto che Topolino non ne avesse.
“Non vi preoccupate, vostro figlio è un ottimo combattente, qualunque cosa accada sono sicuro che tornerà.” La rassicurò il sovrano.
Anche Aqua fu molto sollevata dall’aver ritrovato il suo vecchio amico e fu informata degli avvenimenti di quei quindici anni.
Così lei capì che c’erano stati altri custodi dopo di lei e che adesso erano tutti in missione in altri mondi per fermare le tenebre.
La sorpresa maggiore fu quella di Pence ed Olette, quando dalla nave sbarcò anche il loro amico Heyner.
La ragazza non riuscì a trattenersi e buttò le braccia al collo dell’amico seguita a ruota da Pence.
“Grazie al cielo! Heyner! Sei vivo!” Disse la ragazza in preda alle emozioni.
“Calma, calma; sto bene.” Rispose l’altro.
Le notizie si susseguirono in maniera velocissima e, benché fosse fuori luogo si decise di festeggiare il ritorno del Re.
Tutti furono informati di tutto ed il sovrano fu molto diffidente dal vedere alcuni membri dell’organizzazione nel gruppo, ma quando seppe dell’impresa compiuta da loro la sua diffidenza scemò.
Alla fine Topolino fu accompagnato sulle mura da Ansem, Aqua, Merlino e Arianna.
“Sembra proprio un esercito immenso.” Disse il Re issatosi sulle mura per osservare meglio.
“Già, ma noi dobbiamo farcela.” Disse semplicemente Aqua.
 
 
 
 
Maya e Neos partirono con la gummiship.
Cip e Ciop avevano modificato rapidamente una nave di Cocoon per permetterle di viaggiare nello spazio in modo che il re non si stancasse per l’uso del portale di luce.
I due giovani erano partiti alla ricerca di Sora e Riku in modo da poterli riunire.
Forse, insieme a loro, avrebbero avuto qualche possibilità contro l’oscurità.
Ma i due, nonostante l’importanza della loro missione non avevano molta voglia di avere compagnia.
Quando erano soli c’era un’atmosfera di intimità che faceva sentire meglio entrambi.
“Credo che tra un po’ arriveremo ad un nuovo mondo.” Disse Neos ad un certo punto notando sullo schermo la presenza di un nuovo mondo.
“Chissà cosa ci sarà la sopra.” Fece Maya con un sorriso.
I monitor indicarono che quel mondo era completamente ricoperto d’acqua e che c’erano pochi posti dove atterrare.
Alla fine il giovane fece atterrare la nave in una grotta sottomarina.
“Come faremo ad uscire?” Chiese la ragazza preoccupata.
“Non ti preoccupare, seguimi.” Disse l’altro conducendola alla camera pressurizzata, usata per passare ad atmosfere diverse dalla loro.
Lei lo osservò preoccupata mentre premeva un bottone dopo essersi tolto il soprabito rimanendo in pantaloni.
La cabina iniziò a riempirsi d’acqua e lei urlò spaventata mentre lui aprì il portellone dopo aver detto qualcosa che sembrava una formula magica.
Maya pensò che sarebbe morta soffocata, ma appena la cabina si fu riempita d’acqua si accorse che non aveva problemi a respirarla.
Si guardò attorno e vide Neos, ma al posto delle gambe aveva un paio di possenti pinne nere simili a quelle di un delfino.
Anche lei aveva delle pinne, ma erano rosse, forse un po’ più chiare della sua maglietta che ora fluttuava nell’acqua mostrando la pelle della ragazza diafana alla luce che filtrava dalla superficie dell’acqua.
I due si diressero all’esterno della grotta raggiungendo un’ampia fossa oceanica sulla quale batteva una bellissima luce blu.
“È bellissimo.” Disse Maya entusiasta.
“Ma tu lo sei di più.” Aggiunse dolcemente Neos facendola arrossire mentre iniziava a nuotare battendo le pinne.
I due avanzarono nell’acqua come se ci fossero nati; il ragazzo spiegò che prima di aprire il portellone aveva pronunciato una formula per mutare i loro corpi in modo che somigliassero agli abitanti del posto.
“Wow, quindi qui abitano le sirene!?” Fece lei divertita.
“Credo proprio di sì.” Rispose il giovane indicando un gruppo di persone che avanzavano a colpi di pinna verso la superficie.
I due li raggiunsero mescolandosi al gruppo mentre vedevano intorno a loro che altre sirene e tritoni si univano a loro mettendosi in cerchio intorno ad un anziano uomo pinnato con la barba bianca ed un tridente in mano.
Il gruppo di abitanti degli abissi emerse a poca distanza da una nave dove era in piedi una donna dai capelli rossi con una neonata in braccio.
Il tritone più che portava tridente e corona si avvicinò alla giovane madre dando un bacio sulla fronte della bambina.
“Chi è quello?” Chiese Maya all’orecchio di Neos.
“Deve essere il sovrano del posto.” Disse lui notando la corona.
In quell’istante il cielo si oscurò e le persone, umane e non, si guardarono attorno preoccupate mentre la donna dai capelli rossi ritraeva le braccia stringendo la bambina.
“Morgana!” Tuonò il sovrano degli abissi mentre una donna dai capelli bianchi e con i tentacoli al posto delle pinne usciva dall’acqua.
“Quella donna ha i poteri dell’oscurità!” Disse Neos gettandosi in avanti mentre le sirene si allontanavano spaventate.
Maya seguì il ragazzo osservando la malvagia creatura afferrare la bambina che la donna dai capelli rossi cercò inutilmente di trattenere.
 
 

 
 
 
 
 
 
Allora, anche questo capitolo è fatto.
Prima che qualcuno mi uccida, sappiate che Terra sa usare i poteri dell’oscurità e nel videogame li usava senza soccombere quindi mi sembra lecito affermare che li usa anche adesso.
Indovinate che mondo è quello su cui sono atterrati Maya e Neos.
A presto! AxXx!

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Capitolo 35
*** La battaglia dell'Oblio: seconda parte (Eraqus contro Marluxia) ***


 Sora percorse rapidamente il corridoio bianco.
Non sapeva esattamente dove doveva andare, ma il maestro Eraqus gli aveva spiegato il percorso dove era più probabile trovare il custode dormiente.
I corridoi sembravano tutti uguali e dovette ripercorrere parecchie volte la strada per trovare quella giusta.
Quando fu convinto di aver trovato la via giusta fu aggredito da qualcosa che lo afferrò per le spalle.
Il ragazzo piroettò su se stesso e colpì l’avversario.
Per un attimo fu sicuro di aver colpito Riku, ma quando vide il liquido bluastro uscire dalla ferita capì che era solo una copia.
Sora si voltò per riprendere la corsa, ma si ritrovò la strada bloccata da altre tre copie: una di Riku e le altre due di se stesso; quella di destra armata di una specie di finto keyblade.
Il giovane attaccò abbattendo quello con la finta arma per poi colpire il finto-Riku abbattendolo con forza.
L’ultimo clone alzò la mano e lanciò una sfera di fuoco che esplose a pochi passi dall’originale costringendolo ad abbassarsi.
Il ragazzo menò un altro fendente abbattendo l’ultimo avversario.
Di nuovo corse per i corridoi scoprendoli invasi da copie di se stesso e di Riku.
Non tutte erano armate e pochissime erano in grado di combattere in maniera efficace; la maggior parte di loro si muoveva come uno zombie tentando di afferrare il custode con poca efficacia.
Alcuni erano in grado di lanciare magie, ma erano deboli e poco efficaci e spesso al ragazzo bastava usare il keyblade per deviare l’attacco avversario.
Abbatté decine di copie con una facilità disarmante senza risparmiarsi, tuttavia cominciava a sentirsi stanco.
Quegli esseri non erano forti, ma non erano nemmeno heartless e sapevano difendersi meglio; soprattutto quelli con un arma.
Fu durante uno di questi scontri che ricevette un graffio al fianco ed un taglio alla guancia che lo resero ancora più debole.
Avanzò rapidamente fino ad una stanza circolare con i muri bianchi intarsiati e coperti di strani disegni che raffiguravano alcuni guerrieri armati di keyblade.
‘Deve essere qui.’ Si disse Sora osservando le pareti, doveva trovare il passaggio segreto.
Si mosse al centro della stanza e cercò l’intarsio che raffigurava un keyblader con l’arma tenuta al contrario.
“Cerchi qualche cosa?” Chiese una voce alle sue spalle.
Il giovane si voltò per trovarsi davanti Vanitas.
“Come sei arrivato qui!?” Chiese il bruno.
“Ti ho seguito, e visto che ora Terra ed Eraqus sono impegnati con gli altri dell’organizzazione ti potrò distruggere con facilità.” Disse il ragazzo in armatura.
Sora evocò la catena regolare e si preparò allo scontro.
 
 
Eraqus si mise in posizione e colpì l’uomo con la falce.
Quello indietreggiò rapidamente per poi attaccare con la sua arma facendola ruotare velocemente, ma l’altro saltò all’indietro evitando agilmente l’attacco.
Il maestro tornò all’attacco convinto di colpire l’avversario, ma fu bloccato dallo scodo di Vexen che con una spinta quasi lo buttò a terra per poi lanciare una sfera di ghiaccio contro di lui.
Eraqus evocò una barriera che deviò il contrattacco e lanciò un potente incantesimo che fece apparire dieci keyblade evanescenti che iniziarono a girare intorno a lui, costringendo i suoi avversari ad indietreggiare.
Dopo qualche secondo fece partire le armi spettrali che andarono ad inseguire i membri dell’organizzazione.
Vexen si riparò dietro lo scudo riparandosi dalle ferite, ma non fu sufficiente a bloccare la grande quantità di energia e fu buttato a terra.
Marluxia, invece, evitò gli attacchi agilmente, teletrasportandosi quando si trovò quasi accerchiato dai proiettili.
Si portò a pochissimi passi dal maestro keyblade e lanciò una rapida serie di attacchi, ma quello parò il colpo facendogli perdere l’equilibrio per poi contrattaccare con un agile colpo verso l’alto che il nessuno riuscì a malapena ad evitare.
Vexen tentò di colpire il vecchio con il lato tagliente del suo scudo, ma quello lo costrinse ad allontanarsi evocando tre colonne di fuoco.
Lo scienziato si allontanò e con una mossa rapida della mano trasformò il fuoco in ghiaccio.
Eraqus non si scompose e respinse l’uomo dai capelli rosa con tre sfere di energia luminosa per poi tagliare con la lama le tre colonne di ghiaccio.
Con una rapida mossa del keyblade, l’uomo sollevò in aria i frammenti e li lanciò contro i suoi avversari.
Vexen fu di nuovo costretto a ripararsi dietro il suo scudo per evitare che gli affilatissimi aghi gli penetrassero le carni, ma Marluxia non ebbe tanta fortuna: roteò la falce sperando di deviare le punte di ghiaccio, ma quattro aghi superarono l’arma e colpirono il leggiadro sicario; due all’altezza dello stomaco schizzando diverse gocce di sangue, una nella spalla destra ed una nel braccio sinistro.
Il nessuno ululò di dolore, ma non aveva tempo perché il maestro keyblade si lanciò subito si di lui menando rapidi fendenti per abbatterlo.
Marluxia tornò con la mente alla battaglia con Yen Sid riconoscendo che entrambi godevano di una forza incredibile nonostante la loro veneranda età.
Dopo lo scontro si reggeva a mala pena in piedi, ma, volendo prendere parte alla cattura delle spie, aveva chiesto a Xehanort di prestargli un po’ del suo potere.
Sfortunatamente, appena finì e restituì i poteri il suo corpo non resse e svenne.
Vexen intervenne subito usando il suo scudo per proteggere il compagno ed attaccò il maestro senza successo.
Eraqus evocò di nuovo le colonne di fuoco e respinse lo scienziato.
Ma dovette difendersi da Marluxia che stava per attaccarlo alle spalle.
Il maestro keyblade si protesse con la sua arma evitando appena in tempo che la falce avversaria lo colpisse.
Eraqus tentò di contrattaccare, ma il nessuno sparì davanti ai suoi occhi.
Tentò di scoprire dove fosse finito, tuttavia fu solo grazie ai suoi sensi sviluppati che riuscì a percepire lo spostamento d’aria alle sue spalle evitando così la falce rotante che gli avrebbe sicuramente tagliato la testa.
“Dannazione! Attiva l’autodistruzione!” Urlò Marluxia a Vexen che, ubbidendo, premette un tasto.
Subito il castello iniziò a tremare.
“Che avete in mente dannati!” Urlò il maestro con rabbia.
“Dato che non possiamo battervi vi seppelliremo qui!” Rispose Il nessuno dai capelli rosa attaccando con la falce.
Eraqus schivò gli attacchi del nessuno e rispose con il suo keyblade.
I due avversari continuarono a combattere con ferocia mentre con un portale oscuro Vexen si ritirava.
Il maestro, però non era intenzionato a continuare il combattimento e, evocando ancora i suoi keyblade evanescenti, allontanò il nemico per poi uscire rapidamente dalla stanza alla ricerca di Sora.
Iniziò a correre rapidamente, mentre alle sue spalle sentiva il suo avversario raggiungerlo.
‘Non mi si scolla più di dosso.’ Pensò il maestro con rabbia mentre lanciava un raggio di energia per bloccare il corridoio alle sue spalle; sapeva che non l’avrebbe fermato, ma sicuramente a rallentarlo.
Eraqus si rimise a correre, ma orientarsi dopo così tanto tempo e con il posto così cambiato non era certo facile: due volte sbagliò strada e fu costretto a tornare indietro fino a che non si ritrovò in un corridoio lungo e completamente bianco con molte colonne che sostenevano il soffitto squadrato.
‘Bene, da qui dovrei essere in grado di orientarmi’ Si disse mentre il castello tremava sempre più violentemente.
In quell’istante, dalla porta in fondo al corridoio, uscì Terra.
“Maestro!” Urlò lui mentre correva.
“Terra! Che ci fai qui? Hai battuto il nessuno?” Chiese speranzoso Eraqus.
“No. Ho visto la ragazza che era con noi, Kairi, entrare all’interno del castello e l’ho seguita.” Disse il giovane.
Improvvisamente un portale si aprì dietro Eraqus ed altri due alle spalle di Terra facendo uscire tre persone con soprabito nero.
“Siamo nei guai.” Disse il ragazzo al maestro mentre venivano circondati da Marluxia, Ansem e Xemnas.
 
 
 
 
 
Axel uscì dalla stanza di Larxene con un sorriso soddisfatto.
“Ci sai fare.” Aveva sussurrato la bionda.
“Be’ ammetto che forse è stato molto più che elettrizzante.” Aveva risposto il rosso con un sorriso.
“Hai ragione sei stato… focoso.” Aveva scherzato lei dandogli un bacio sulle spalle facendolo rabbrividire.
Ora però doveva fare qualcosa o sarebbe esploso.
Decise che la cosa migliore era andare ad allenarsi, tanto non aveva niente da fare.
Durante il percorso si fermò ad osservare il tramonto che calava sulla città assediata.
Quella vista gli fece tornare alla mente i pomeriggi che passava con Roxas e Xion molti mesi fa.
‘Diavolo, Roxas, mi manchi.’ Pensò il rosso mentre una lacrima gli scendeva sulla guancia.
Come mai sentiva di voler bene al ragazzo.
Certo amava Larxene, su questo non aveva dubbi, ma era stato anche molto affezionato al biondo.
Quando stava con loro due sentiva di avere un cuore vero.
Non pensava che un amicizia potesse portare a questo.
Un cuore era ciò a cui aspiravano tutti i nessuno e lui aveva provato per diverso tempo quella sensazione; quella di avere un cuore, quando stava con Roxas.
‘Aaaah! Lasciamo stare!’ Si disse ricominciando a camminare.
Scese al pian terreno dove si trovavano le palestre ed i campi di allenamento per i soldati.
Entrò nel più piccolo, lungo cento metri e largo cinquanta, dove trovò Leon e Cloud intenti ad allenarsi.
Lì vicino si stavano allenando anche Tifa con i tre membri Turks; Reno, Rude ed Elena.
La ragazza dai capelli neri era certamente più rapida di loro, ma non poteva competere con la forza fisica di Rude, mentre gli altri due tentavano di batterla approfittando della superiorità numerica.
Axel stava per andarsene quando una voce lo chiamò.
“Axel!” Urlò Aqua mentre si avvicinava a lui. “Posso chiederti un favore?”
“Si certo.” Rispose lui perplesso.
“Scusa, ma Olette è un po’ stanca ed io non ho più nessuno con cui allenarmi, mi chiedevo se tu volessi combattere con me.” Disse la ragazza sorridendo imbarazzata.
Il rosso osservò la brunetta che combatteva con Heyner, anche se sembravano più giocare che combattere.
La loro stanchezza era evidente dati i volti sudati e le continue interruzioni tra un colpo e l’altro.
“Non potresti chiedere a Re Topolino?” Chiese Axel.
“Sì,ma , lui si è messo ad allenare alcuni dei ragazzini che avete tirato fuori, ma io non sono d’accordo, quindi, per ora, non lo aiuto.” Disse imbarazzata mettendosi una mano dietro la testa.
“Va’ bene, iniziamo.” Decise il rosso evocando i suoi Chakram.
Lei fece un salto all’indietro evocando il suo Diluvio.
Axel osservò un attimo la ragazza e si lanciò in avanti usando i suoi dischi per colpirla al fianco.
Aqua, però, si aspettò quella mossa ed, usando il keyblade, deviò l’attacco per poi allontanare l’avversario con una spinta.
Il rosso indietreggiò di alcuni passi lanciando uno dei suoi Chakram avvolgendolo in una spessa coltre di fiamme mentre con l’altro tornava all’attacco.
La ragazza evitò l’arma lanciata e parò il resto dei colpi con la sua lama, ma alla terza parata Axel la bloccò piantandola a terra.
Aqua fu costretta ad abbandonare il keyblade con un salto all’indietro.
Il rosso la incalzò con una serie di rapidi attacchi che, però, lei evitò con agilità.
Proprio nell’istante in cui il ragazzo pensò di aver vinto Aqua evocò il keyblade e attaccò colpendolo di sorpresa costringendolo ad indietreggiare.
I due si scambiarono colpi rapidi e potenti; non erano forti quanto lo sarebbero stati in un vero combattimento, ma erano comunque molto vigorosi entrambi.
Dopo un ora di combattimenti estenuanti e di lame incrociate, i due si fermarono per riprendere fiato.
“Accidenti!” Esclamò il rosso divertito mentre riprendeva fiato. “Come hai fatto a farti catturare? Avresti potuto tenere testa a tutta l’organizzazione.”
Lei fece un sorriso triste respirando con un po’ di affanno.
“Nell’oscurità i miei poteri si sono indeboliti parecchio, quando sono arrivati nel nostro nascondiglio ho provato a difendermi, ma non è servito.” Disse mestamente scuotendo la testa.
Mentre si allenavano Heyner e Olette si erano fermati per osservarli e fare il tifo.
Il rosso fece sparire le sue armi e se ne andò lasciando Aqua ad allenare i due ragazzini.
Axel continuò a camminare lungo i corridoi della fortezza pattugliati da soldati.
Erano tutti abbastanza tesi, ma la tensione si era un po’ allentata quando Topolino aveva fatto ritorno.
Arrivò alla zona in cui il sovrano stava allenando alcuni giovani.
Nessuno di loro aveva più di diciotto anni ed erano in tutto una ventina.
Si erano offerti volontari dopo che il Re aveva spiegato loro cosa era successo e dove si trovavano.
Alcuni avevano acconsentito ad aiutare nella difesa di Rediant Garden, ma molti si erano tirati indietro almeno per il momento.
Topolino si era rivelato un insegnante paziente ed aveva insegnato loro a combattere con l’aiuto di Paperino e Pippo.
Il mago di corte aveva insegnato le magie meno potenti mentre il comandante ed il Re si erano impegnati a mostrare le regole di combattimento.
Era ovvio che non potevano mandarli in missione, ma potevano essere utili per combattere in caso gli heartless fossero penetrati all’interno della cinta di mura.
Axel arrivò alla terrazza sud che dava sull’esercito nemico osservando l’immenso numero di creature oscure che si radunava ingrossando sempre di più le forze nemiche.
“Impressionante, vero?” Chiese Demyx apparso silenziosamente da una porta.
“Ammetto che non è male. Hanno messo su un esercito molto esteso.” Ammise il rosso con aria assente.
“Be’ io sinceramente, penso che più aspettano più potrò riposare.” Disse il biondo riconfermando la sua inclinazione al riposo. “Inoltre, dovresti cambiare fidanzata.” Aggiunse sorridendo.
“Ah sì? E con chi dovrei provarci? Con te?” Chiese sarcastico Axel dando una pacca sulla spalla all’amico.
“No di certo!” Soggiunse quello allontanandosi un po’. “Per chi mi hai preso? Per Xemnas?”
Il biondo se ne andò lasciando il rosso ad osservare l’armata oscura.
Poco dopo fu raggiunto da Larxene che lo abbracciò da dietro.
“Allora, mister fuoco, cosa guardi?” Chiese la Ninfa selvaggia.
“Non c’è molto altro da vedere.” Disse il Soffio di Fiamme Danzanti indicando l’esercito nero.
“Uff, che noia! Tutti neri, sembrano Zexion che è sempre depresso.” Scherzò lei.
In quel momento l’espressione di Axel cambiò.
“Dannazione!” Urlò, facendo sobbalzare la bionda, mentre si rendeva conto che gli heartless stavano avanzando lungo la voragine.
“Andiamo presto!” Disse il rosso alla ragazza trascinandola verso lo studio di Ansem avvertendo tutti i soldati che incontravano lungo i corridoi.
Arrivati nello studio sentirono Topolino dire: “…Credo che almeno serre siano pronti per un eventuale attacco.”
In quell’istante Axel e Larxene irruppero nello studio.
“Presto! Dobbiamo prepararci! Gli haertless ci stanno attaccando!” Urlò il rosso mentre tentava di riprendere fiato.
“Come temevo.” Sussurrò Ansem avvicinandosi ad un apparecchio che sembrava una radio. “Comandante Cloud, comandante Leon. Preparate le vostre truppe, il nemico sta per attaccare.”
 
 
 
 
Riku, Xion e Faraia erano al cospetto del re di quel regno.
Era un uomo sulla trentina dai capelli bianchi, argentei. Gli occhi erano profondi e non sembravano umani.
Era completamente vestito di bianco come la bellissima donna al suo fianco, probabilmente la regina.
La sposa del re aveva i capelli biondi molto lunghi e gli occhi scuri.
“Ben venuti nel mio regno. Io sono Re Cecil, signore di Baron, chi siete voi che avete aiutato mio figlio?” Chiese il sovrano.
“Il mio nome è Riku e lei è la mia apprendista Faraia. La ragazza che ci accompagna è una mia amica.” Si presentò il giovane argenteo inchinandosi.
“Maestro? Perdona l’ardire, ma qualunque disciplina tu insegni mi sembra strano una così giovane età.” Disse la donna inarcando leggermente le sopracciglia.
“Non mi sono autonominato, la carica di maestro mi è stata data da qualcuno ben più saggio di me.” Rispose il giovane.
“Non ne dubito, ma mio figlio afferma che voi sappiate qualcosa sulle creature che da tempo attaccano il mio regno.” Soggiunse il Re osservando il giovane con sguardo indagatore.
Riku dal canto suo era restio a rivelare al sovrano la verità.
Yen Sid era stato molto chiaro sul fatto che bisognasse mantenere per quanto possibile l’integrità tra i vari mondi, quindi non potevano rivelare la verità.
“Diciamo che veniamo da molto lontano e siamo qui per combattere quelle creature ed i loro comandante.” Disse.
Non era una bugia, ma solo una verità detta in altri termini.
“Immagino, ma come spiegate che le vostre armi siano le stesse? La loro forma è particolare.” Aggiunse la regina perplessa.
“Non lo sappiamo, ma siamo venuti anche per scoprire questo.” Affermò Riku.
Il Re li osservò per alcuni secondi.
“Be’ non mi sembrate persone malvagie, quindi non ho motivo di trattenervi, potete andare.” Disse annuendo.
“Mi scusi mio Re, ma ci può dire dove sono stati avvistate quelle creature, oltre che qui?” Chiese Xion in imbarazzo.
“Non ho problemi a dirvi che ne sono stati avvistati molti a nord del mio regno, nel dominio di Damcyan, ma per raggiungerlo avrete bisogno di una scorta.” Disse Cecil squadrando la ragazzina.
“Mio signore, noi sappiamo difenderci, non abbiamo bisogno di una scorta.” Disse Faraia.
“Comprendo, ma non conoscete la strada, quindi vorrei mettervi a disposizione una guida.” Affermò il Re. “Se aspettate qualche minuto, ve la fornirò, per ora siete liberi di visitare il castello.”
“La ringrazio per la vostra gentile offerta, Re Cecil.” Disse Riku ossequioso ritirandosi insieme alle due ragazze.
Il gruppo si riunì nel cortile del castello, che era una specie di parco asfaltato circondato da cespugli di Rose e una spessa cinta di mura di pietra.
“Maestro, volete davvero accettare una guida?” Chiese Faraia una volte che furono lontani da occhi ed orecchie indiscrete.
“Non una guida, ma una spia.” Disse Riku incrociando le braccia al petto.
“Cosa!?” Fece la ragazza stupita.
“È ovvio che non si fidano di noi, ma non vogliono imprigionarci, quindi, ci mettono alle costole qualcuno.” Spiegò flemmatico.
“E voi vorreste lasciarli fare?” Chiese l’allieva ancora stupita sicura che il suo maestro non si sarebbe mai fatto mettere sotto controllo come un criminale.
“Sì: è l’unico modo, non ci stanno chiedendo qualcosa di impossibile, possiamo accettarlo.” Disse Riku.
In quell’istante il Re entrò nel cortile seguito da un uomo alto dai capelli biondi che indossava un’armatura che sembrava fatta in modo da somigliare ad un drago.
Il trio si avvicinò al sovrano inchinandosi.
“Ben ritrovati.” Disse il Re con un cenno del capo. “Questo è Kain. Sarà la vostra guida, inoltre è un ottimo combattente ed è un dragone, non dovreste avere problemi.”
“La ringrazio per la premura Re Cecil.” Rispose Riku.
Mentre il re se ne andava, il guerriero rimasto con loro si voltò.
“Quando partiamo?” Chiese senza preamboli.
“Pensavo che l’avreste detto voi.” Disse l’argenteo scettico.
Kain osservò il sole.
“Uhmm. Il sole ha iniziato da poco la sua parabola discendente.” Però più a se stesso che a loro. “Credo che se partiamo subito potremo raggiungere il villaggio di Mist prima del tramonto.”
“Bene, allora cosa aspettiamo?” Chiese Xion allegra mettendosi in spalla la borsa con il cibo e l’acqua.
 
 
 
 
 
Adele e Merrik raggiunsero l’accampamento del comandante Mulan al tramonto.
Era una piccola fortezza di legno che ospitava solo qualche centinaio di guerrieri.
Masuru si sarebbe introdotto nella reggia dell’imperatore per scoprire qualcosa di più su questo sovrano delle stelle e scoprire se era davvero lui la causa della comparsa del necron.
Ancora una volta i due fratelli rimasero sconcertati dal fatto che l’unica donne dell’esercito locale fosse un comandante.
Cosa resa ancor più strada dato che gli uomini non sembravano minimamente contrariati dal fatto di prendere ordini da lei.
Anche Yao, che sembrava il soldato più duro e forte, portava rispetto per la donna.
I due fratelli entrarono nell’accampamento approfittando di una zona in cui la palizzata era più bassa per poi inoltrarsi tra le tende stando attenti a non incrociare pattuglie.
Era meglio essere discreti per non alterare l’equilibrio tra i mondi.
I due riuscirono ad avvicinarsi al centro dell’accampamento dove Mulan stava dando ordini ai soldati mentre teneva davanti a sé una mappa della zona.
“Allora! Gli Unni sono stati avvistati nei pressi delle zone di montagna, abbiamo già evacuato tutti i villaggi nelle circostanze, ma la nostra postazione sul costone di roccia necessita di rinforzi.” Disse in tono marziale mentre indicava un punto sulla carta che i due fratelli non riuscirono a vedere.
“Quindi cosa facciamo?” Chiese Ling, l’uomo allampanato.
“Mi è stato ordinato di condurre le nostre truppe all’avamposto e dare manforte alle truppe stanziate in quella zona. Partiremo tra poche ore!” Sentenziò lei congedando i soldati permettendo loro di andare a prepararsi.
Mentre la donna si allontanava Merrik si avvicinò alla mappa e la osservò.
La capitale era abbastanza lontana e la postazione di cui aveva parlato la ragazza doveva essere quella che si trovava sulla montagna ad est, dato che era segnata con un cerchio rosso.
Il giovane si guardò intorno e quando fu sicuro di non essere stato scoperto ritornò dalla sorella.
“Sembra che i Necron siano stati visti sulla montagna ad est.” Disse Merrik mentre insieme a lei facevano il percorso a ritroso.
“Quindi? Cosa facciamo?” Chiese lei.
“Mi sembra ovvio: andiamo là, li anticipiamo e riportiamo la pace in questo mondo.” Disse il ragazzo sicuro.
I due si mossero subito, ma una volta arrivati al limite dell’accampamento un urlo squarciò l’aria.
“Heartless!” Urlò qualcuno.
I due non persero tempo e corsero in quella direzione evocando i loro keyblade.
Le porte principali dell’accampamento e la piazzola direttamente oltre erano invase da diversi hertless.
Alcuni erano normali shadow e neoshadow, ma tra di loro c’erano altri esseri oscuri: gli sciamani, che indossavano una lunga toga viola ed uno strano heartless che somigliava ad un centauro, ma più grosso ed armato di un’enorme lancia.
Alcuni soldati erano a terra e stavano perdendo i loro cuori, mentre altri accorrevano per salvare i feriti e combattere le creature oscure.
Tra i soldati spiccava Mulan che, pur non avendo un armatura, combatteva con agilità approfittando della leggerezza della veste che indossava che quindi permetteva di sfruttare l’agilità e la coordinazione.
I due custodi corsero in aiuto dei soldati.
Merrik menò in colpo che disintegrò due neoshadow per poi concentrarsi su alcuni sciamani che lanciavano manciate di fuoco contro i combattenti umani.
Adele rimase indietro lanciando saette elettriche e raggi gelanti abbattendo i vari heartless distruggendo anche uno di quegli strani centauri con lancia.
Mulan, intanto, sembrava l’unica in grado di tenere testa alle creature oscure affrontandoli con abili salti ed agili mosse per poi colpirli mulinando la spada con una velocità incredibile.
Aveva distrutto almeno dieci shadow e due sciamani evitando le loro magie.
Ora era impegnata a combattere contro un heartless centauro.
Intorno a loro i soldati facevano del loro meglio per tenete a bada le creature oscure, ma queste erano violente ed agivano d’istinto senza riflettere al fatto di poter morire.
Alcuni uomini caddero a terra colpiti dai getti di fuoco degli sciamani mentre altri cadevano a terra sanguinanti per un graffio o per un colpo di lancia o, ancora, venivano immobilizzati prima che gli venisse rubato l cuore.
Adele corse in aiuto di tre soldati circondati da otto shadow e due sciamani.
La ragazza falciò cinque heartless con una raffica di saette elettriche per finire i restanti con il keyblade.
Uno dei soldati era stato incenerito dagli sciamani, ma gli altri due si riunirono ad un gruppo più grande che, con le lance, teneva a distanza i centauri.
Merrik riuscì a disintegrare il centauro con cui stava combattendo con l’aiuto di alcuni soldati guidati da Chien-po che riuscirono ad immobilizzare la creatura.
“Avanti, respingeteli!” Urlò Mulan con un graffio al viso mentre tentava di mantenere l’ordine tra le sue truppe.
Per un’ora le truppe dell’accampamento furono impegnate nel combattere gli heartless con l’aiuto dei due custodi.
Almeno venti soldati rimasero uccisi o divennero heartless ed almeno un centinaio rimasero feriti, ma alla fine riuscirono a respingere l’attacco.
“ma non se n’erano andate queste creature!?” Chiese Chien-Po mentre si caricava sulle spalle due soldati feriti per portarli nella tenda pronto soccorso.
Intanto Mulan si era rivolta ai due fratelli che ansimavano esausti per lo scontro.
Adele aveva ricevuto un paio di graffi, ma la ferita più grave era certamente l’estesa scottatura che aveva alla gamba e che la costringeva a zoppicare.
Merrik invece era stato più fortunato dato che si era beccato solo un colpo di lancia alla spalla.
“Salve. Grazie per il vostro aiuto.” Disse la donna mentre si avvicinava rinfoderando la spada.
“Di nulla.” Disse Merrik con un sorriso alzando la mano.
“Sentite, posso chiedervi un favore?” Chiese Mulan guardandoli con una strana luce negli occhi.
“Certo. Cosa?” Fece il ragazzo allegro.
“Potreste accompagnare me e le mie truppe alla montagna?” Chiese la donna.
I due rimasero allibiti.
“Cosa!? Perché?” Chiese Adele tentando di non spalancare troppo la bocca per non essere maleducata.
“Per quello.” Disse semplicemente l’altra indicando i loro keyblade.
 
 
 
 
 
Xehanort osservò le persone riunite nella stanza.
Non erano tutti, alcuni infatti erano in missione: Xemnas ed Ansem, insieme a Marluxia, Vexen e Necrosis erano al castello dell’Oblio, anche se Vexen si era ritirato.
Poi c’era Lexeaus che era andato a Rediant Garden in aiuto di Artemisia mentre Saphiroth era presente.
Malefica era ad Atlantica, ma Macchia Nera era presente.
Poi c’erano i traditori: Xion, Neos, Axel, Larxene, Zexion e Demyx.
In compenso avrebbero avuto presto nuovi alleati.
Erano lì per discutere proprio di questo.
“Allora chi sono questi ‘nuovi’?” Chiese Xigbar con fare orgoglioso.
“Alleati che voi… come dire… conoscete bene.” Rispose criptico il vecchio maestro sorridendo.
“Allora perché non sappiamo già chi sono.” Chiese Saphiroth curioso.
“Ho detto che li conoscete, non che li avete già visti.” Rispose Xehanort.
“Allora conosciamoli.” Disse Saix.
Ad un cenno della mano del maestro undici portali oscuri si aprirono al centro della sala e ne uscirono undici figure ammantate con gli stessi soprabiti dell’organizzazione XIII.
Le persone sui troni li osservarono attentamente mentre quelli tenevano il volto coperto dai cappucci.
“Mai visti.” Affermò Luxord mentre scendeva dal uo trono fluttuando a mezz’aria.
Xehanort sorrise di nuovo facendo cenno ad una delle figure che uscì dal circolo e si posizionò davanti all’uomo biondo.
Quello studiò attentamente l’incappucciato per poi rimanere allibito quando si tolse il cappuccio rivelando un altro Luxord.
“Chi diavolo è lui!?” Chiese con uno scatto di stupore il nessuno osservando l’altro.
Quella creatura era completamente nera e gli occhi erano spalancati accesi come due fari.
“Ve l’ho detto che vi conoscevate, dopo tutto quelli sono i vostri heartless.” Rispose il Xehanort.
 

 
 
 
 
 
 
Allora. Piaciuto il colpo di scena? Sì, mi sono sempre chiesto cosa fosse successo al cuore dei membri dell’organizzazione.
Per chi non l’avesse capito Riku è approdato nel mondo di Final Fantasy 4.
Per il resto lascio a voi il divertimento di leggere.
AxXx.
PS: Ricordatevi di recensire!!!!!

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Capitolo 36
*** La battaglia dell'Oblio: terza parte (Axel contro Axel) ***


 Sora sentì il palazzo tremare.
“Ma che diavolo succede!?” Chiese mentre Vanitas avanzava con in pugno l’ ‘Ingranaggio Vuoto’
“Non lo immagini?” Chiese sarcastico. “Il castello sta per saltare in aria con te dentro.”
“E tu rimani qui?” Ribatté il brunetto evocando la Catena Regolare.
“Potrei, ma devo impedirti di richiamare Ventus. Quel nanerottolo è odioso e non mi sono fatto ammazzare quindici anni fa per ritrovarmelo tra i piedi.” Sentenziò il ragazzo in armatura con rabbia.
Il giovane si gettò su Vanitas menando un fendente potente dall’alto.
L’avversario evitò il colpo con agilità e tentò di colpirlo dall’alto.
Sora si scansò con la consueta agilità, ma si ritrovò davanti il nemico che intanto si era spostato per poterlo colpire di nuovo.
Il giovane eroe si ritrovò a fare i conti con la visuale ridotta.
Benché i suoi sensi gli permettessero di intuire la direzione dei colpi e compensassero parzialmente l’assenza della vista, le sue parate erano poco potenti e spesso ritardate.
Vanitas si accorse subito delle difficoltà dell’avversario ed iniziò a spostare i suoi attacchi sulla parte sinistra del corpo per disorientarlo.
Sora lanciò una serie di vari fendenti impregnati del potere del fuoco per rendere la sua lama incandescente, ma il ragazzo dai capelli corvini si scansò rapidamente saltando e lanciando a mezz’aria cinque saette che andarono a segno.
Il giovane bruno iniziò a tremare a causa delle scariche elettriche che iniziavano a percorrergli il corpo, ma con un abilità senza eguali riuscì a bloccare i fendenti che gli venivano scagliati.
Prendendo imitazione dalla mossa che l’aveva ferito, caricò la catena regolare di elettricità, e, quando parò l’ennesimo fendente, trasferì l’energia elettrica nell’ingranaggio vuoto facendo sbalzare via il possessore.
Vanitas sbatté contro il muro, ma grazie all’elmo evitò che le conseguenze fossero gravi.
Si lanciò di nuovo all’attacco caricandosi con energia di fuoco nero facendo sì che il suo corpo fosse ricoperto da fiamme oscure e partì all’attacco con una lunga serie di fendenti.
Sora evocò il potere della luce ed il suo corpo fu avvolto a sua volta da una specie di pellicola luminosa e si lanciò contro l’avversario.
I due custodi si scambiarono una lunga serie di fendenti e parate, tentando di prendere una posizione i vantaggio sul’altro.
Quando il custode oscuro si rese conto che la situazione era di stallo si allontanò rapidamente e sparì sotto terra per poi tentare di colpire l’altro dal basso.
Sora riuscì ad evitare il colpo, ma non le fiamme che seguirono facendosi bruciare un po’ la pelle e i vestiti.
Tuttavia non si scompose e lanciò un raggio gelante proprio mentre l’avversario stava calando su di lui per finirlo.
“Scusa, Vanitas, ma non ho tempo.” Disse lasciandolo immobilizzato nel ghiaccio.
Il custode oscuro tentò di liberarsi mentre il giovane apriva il passaggio che portava alla sala del risveglio.
Quando si liberò Sora era già passato da un pezzo e stava per corrergli dietro se non avesse dovuto evitare un colpo alle spalle.
“Prenditela con me!” Disse Kairi avanzando con il Posto nel Destino in mano pronta a colpire.
Vanitas attaccò con veemenza la ragazza che, nonostante le ferite si difendeva bene.
Con un amplio movimento del braccio lui riempì la stanza di fiamme rosso scure, ma lei le estinse con una piaggia di ghiaccio.
Incrociarono le lame più e più volte evitando e parando i colpi l’uno dell’altra per poi lanciarsi all’attacco.
Vanitas si rese conto di essersi stancato durante lo scontro contro Sora, infatti le sue parate si stavano facendo sempre meno vigorose.
Anche la rossa se ne doveva essere accorta perché cominciò ad attaccare con foga.
‘Dannazione! Questa ragazzina è più forte di quanto pensassi.’ Pensò il custode oscuro mentre parava l’ennesimo fendente.
Ad un certo punto Kairi riuscì a disarmarlo.
Alzò la lama per finirlo, ma un dolore indicibile alla schiena la costrinse a fermarsi.
Iniziò a contorcersi mentre proiettili di fiamme oscure andavano ad infierire nel punto esatto dove era stata ferita in precedenza.
Tentò di rimanere cosciente, ma ogni suo muscolo urlava per le contrazioni e lentamente cadde nell’incoscienza mentre vedeva un ragazzo con il cappuccio andare in aiuto di Vanitas.
‘No… Sora… scappa… ce ne sono altri…’ Pensò quasi sperando che lui riuscisse a sentirla prima che il dolore la trascinasse nell’oblio.
 
 
 
Sora si mosse rapidamente lungo il corridoio.
Aveva alcune scottature e ferite che gli impedivano di muoversi con scioltezza, ma poco male le avrebbe curate dopo.
Non ci volle molto per raggiungere la sala del risveglio.
Era una specie di sala circolare completamente bianca con quattro colonne auree che sostenevano la volta d’argento.
Al lato opposto della sala rispetto a lui c’era una specie di trono sul quale era seduto un ragazzo.
“Ehi! Ma è uguale a me!” Disse Roxas uscendo dal corpo del suo Io con lo sguardo deformato dallo stupore.
Sora osservò meglio il giovane e in effetti doveva ammettere che i due erano gocce d’acqua: Stessa capigliatura, stessi lineamenti, stessa forma.
Anche i vestiti erano simili.
‘Chi è?’ Si chiese Sora mentre, superando lo stupore metteva il frammento della luce suo cuore del custode ed evocava il keyblade.
Con un bagliore di luce immenso il giovane si risvegliò.
“Ehi… Ehmmm… scusa, ma come ti chiami?” Chiese Sora cercando di incrociare lo sguardo del giovane.
Quando ciò accadde, quello ebbe una strana reazione: si alzò in piedi con sguardo feroce ed evocò un keyblade che teneva al contrario prima di fermarsi.
“Ma… Tu non sei Vanitas!” Esclamò guardando il brunetto stupito.
“Certo che non sono lui! Per chi mi hai preso!?” Chiese Sora stupito di quella reazione.
In quell’istante si fece di nuovo avanti Roxas che si mise ad osservare l’altro che alla vista del fantasma era sobbalzato.
“Dannazione! C-chi siete voi?” Chiese con un brivido mentre l’altro biondo lo guardava negli occhi.
“Sentite, ne parliamo dopo ‘gemelli diversi’” Intervenne il bruno. “Senti, conosci per caso un ragazzo di nome Terra ed un uomo di nome Eraqus?”
“Se li conosco!? Sono il mio maestro ed il mio miglior amico!” Disse l’altro con improvvisa foga.
“Allora sbrighiamoci, stanno combattendo e dobbiamo aiutarli!” Disse Sora mettendosi a correre seguito dal giovane biondo.
“Ah senti, io mi chiamo Sora!” Disse correndo.
“Io Ventus, piacere di conoscerti!” Rispose il biondo.
I due sorrisero e si misero a correre a ritroso mentre il castello tremava sempre più violentemente.
Sora era sicuro che ormai sarebbe riuscito a tornare dalla missione senza altri incedenti senza altre difficoltà, ma dovette ricredersi arrivato nella stanza dove aveva affrontato Vanitas.
Il ragazzo in armatura teneva Kairi in spalla svenuta mentre la ferita alla schiena di lei era riaperta facendo scorrere lentamente il sangue che cadeva sul pavimento mentre il suo torturatore apriva un portale.
Sora intuì la mossa di Vanitas e si lanciò contro di lui.
“Non ci provare! Lasciala!!!” Urlò il bruno con il sangue che gli affluiva al cervello.
Evocò il keyblade e lo puntò contro l’avversario che, però, usò Kairi come scudo sorridendo sadicamente da dietro l’elmo.
Il bruno vide con terrore l’arma del ragazzo in armatura passare lentamente sulla pelle candida del collo della rossa svenuta senza, però lasciare ferite.
Ventus intanto si era messo al suo fianco evocando il suo keyblade senza attaccare.
Guardava l’altro con odio.
“No, così no.” Disse Vanitas ridendo sonoramente. “Mettete via le vostre armi. Non vogliamo che il suo bel visino si rovini.”
I due custodi gli lanciarono uno sguardo gelido, ma fecero sparire le loro armi.
“Bene, ora, io e lei ce ne andiamo e vi lascio qui a morire.” Disse perversamente muovendo i prima passi verso il portale trascinandosi dietro Kairi priva di sensi.
A quelle parole Sora perse la testa.
Potevano ucciderlo, torturarlo, fargli quello che pareva loro, ma quel maniaco non se ne sarebbe andato con lei.
Con uno scatto tentò di raggiungerlo, ma prima di aver completato il primo passo, fu colpito alla schiena da una lama che lo trafisse all’altezza dello stomaco.
Il dolore fu immenso e il sangue uscì dalla bocca.
“Mi aspettavo dei riflessi più pronti da parte tua.” Disse una gelida voce alle sue spalle.
Il giovane provò a dire qualcosa, ma dalla bocca gli uscì solo un mugolio sconnesso.
Il misterioso aggressore lo lasciò cadere a terra di mala grazia.
Sora sentì il rumore delle lame che si incrociavano.
Alzò lo sguardo annebbiato dal dolore e vide Vanitas scaraventare Kairi nel portale oscuro.
Tentò di strisciare verso l’apertura, ma, troppo debole per muoversi, dovette stare fermo ad osservare la ragazza che tanto desiderava venire inghiottita dall’oscurità.
Una lacrima gli scesa sul volto mentre Vanitas lo alzava di malagrazia.
“Non ti preoccupare.” Disse ridendo come un pazzo beandosi del dolore dell’altro. “Mi prenderò cura di lei… vedrai. AHAHAHAHAHAHAH”
Sora vide Ventus duellare contro l’altro avversario, ma era in difficoltà.
Tentò di nuovo di muoversi, ma prima che potesse anche solo pensare a cosa fare sentì il suo avversario scaraventarlo in un portale oscuro.
“Non credo uscirai vivo da lì!” Sentì dire mentre il portale si richiudeva.
Il giovane tentò di rimanere cosciente, ma l’oscurità premeva per entrare nel suo cuore come un macigno.
Se mai fosse arrivato dall’altra parte del corridoio oscuro sarebbe morto per il dolore.
‘Mi dispiace, Kairi. Non ho saputo proteggerti.” Pensò prima che il dolore e l’oscurità lo costringessero nell’oblio.
 
 
Ventus osservò quello che un tempo era il suo fratello di sangue.
“Aleos, come fai a trovarti qui!?” Chiese il custode mentre osservava Sora cadere nel portale oscuro.
“Io non sono più Aleos! Il mio nome è Necrosis!!!” Urlò l’altro continuando a colpire con furia ceca.
I due si scambiarono una rapida serie di colpi.
Ventus lanciò tre fendenti usando il suo stile che tendeva a disorientare l’avversario, ma suo fratello lo conosceva bene e sapeva come ovviare al problema.
Necrosis bloccò l’arma del fratello: “Avevi la possibilità di farci vincere, quindici anni fa!” Urlò il custode oscuro. “Se tu ti fossi deciso a sottometterti al volere del nostro maestro ora non saremmo in questa situazione!”
Con un calcio il fratello di Ventus scagliò l’avversario a terra e gli puntò l’arma al petto.
“Ora rimedieremo al tuo errore!” Disse preparandosi a colpire.
Il soffittò crollò all’improvviso.
Vanitas si ritirò in un portale per tornare al castello mentre tra le macerie c’erano tre uomini che combattevano.
“Terra!” Urlò il biondo mentre con uno scatto si liberava del fratello lanciando una raffica.
Il ragazzo più grande era impegnato a combattere due uomini simili a lui, ma con i capelli più lunghi ed argentei.
Uno combatteva a mani nude con uno strano essere nero dietro la schiena che lanciava proiettili neri e potenti pugni contro l’avversario.
L’altro aveva due specie di spade rosse con le qual combatteva con agilità.
“Ven! Presto, scappa!” Urlò Terra mentre lanciava un fendente ampio per allontanare entrambi.
“Ora basta!!!” Urlò Necrosis. “Il castello sta crollando! Lasciamoli qui a morire!”
A quelle parole i due uomini sparirono con un portale.
I due custodi rimasero fermi alcuni secondi con le armi pronte, ma nessuno li attaccò.
“Terra!” Urlò Ventus con le lacrime agli occhi correndo ad abbracciare l’amico.
“Mi sei mancato.” Sorrise quello chinandosi ad abbracciarlo.
In quel momento un uomo saltò giù dal crollo sul soffitto.
“Presto! Il castello sta per crollare!” Disse mentre si avviava verso il corridoio.
“Maestro Eraqus! Siete vivo anche voi!?” Chiese il biondo stupito.
“Sì, ma non abbiamo tempo! Presto seguitemi!” Disse l’anziano maestro mentre si metteva a correre.
Ormai il castello sobbalzava letteralmente ed era difficile rimanere in piedi, tanto che i tre custodi dovettero appoggiarsi più volte ai muri mentre dal soffitto iniziavano a cadere detriti di pietra bianca.
“Maestro, ma l’uscita non si trova dalla parte opposta?” Chiese Terra preoccupato dal fatto che ormai le scosse erano fortissime.
“Non c’era tempo per raggiungerla, dobbiamo passare da un’altra parte.” Spiegò lui mentre arrancava gli ultimi metri verso la sala del trono.
Eraqus passò rapidamente oltre i computer che ora occupavano quasi tutto lo spazio e si mise ad armeggiare con il trono.
“Cos’hanno fatto a casa nostra?” Chiese triste Ventus osservando i freddi macchinari ronzanti che occupavano quel luogo un tempo caldo e luminoso.
“trovato!” Esclamò il maestro mentre il trono si spostava e le colonne iniziavano a crollare e con loro il soffitto.
“Presto di qua!!!” Urlò per farsi sentire sopra il rumore dei macigni in caduta indicando le scale che si aprivano sotto lo scranno.
I tre si fiondarono nel passaggio segreto che fu subito bloccato da alcuni macigni.
Terra e Ventus seguirono il loro maestro lungo un corridoio di pietra per un’ ora per poi uscire a pochi metri da quella che un tempo era stata la porta del castello.
Ora c’era solo un cumulo di macerie bianche un tempo bellissime.
Le fondamenta erano state minate e gli ordigni esplosi avevano fatto collassare il castello su se stesso lasciando in piedi ben poco.
“Come conoscevate quel passaggio?” Chiese Terra che stava riprendendo fiato.
“L’ho creato io dopo l’attacco di Ragnarok come piano di emergenza nel caso dovessimo fuggire rapidamente.” Spiegò lui mentre si spolverava i vestiti.
“Dove sono il maestro Sora e la ragazza, Kairi?” Aggiunse guardandosi intorno.
Sul gruppo cadde un silenzio imbarazzante che sembrò quasi amplificarsi nel vuoto che avvolgeva il posto.
Lo scenario di desolazione sembrò ancora più in rovina.
“Che la luce li accolga.” Disse mestamente Eraqus mentre si avviava verso la nave.
I due allievi lo seguirono mentre un triste silenzio calava sul gruppo.
 
 
 
 
 
Axel disintegrò altri tre cavalieri.
“Avanti! Fatevi sotto, io non ho finito! F-I-N-I-T-O! L’avete memorizzato!?” Urlò mentre lanciava un’ondata di fiamme contro dieci sorveglianti.
Il Soffio di Fiamme danzanti si trovava nella zona in rovina appena oltre le porte frontali della fortezza, dove Sora si era battuto con Demyx.
Viscido, scivoloso sangue dall’odore metallico che poteva avere solo se era stato versato da poco bagnava il terreno rendendo difficile ai difensori camminare.
Decine di soldati di Rediant garden e rinforzi venuti da altre città di quel mondo affrontavano una battaglia senza esclusione di colpi contro le creature oscure con Axel, Leon e Reno al comando.
Axel era in prima linea e combatteva con la furia di un vulcano.
Le sue fiamme investivano le legioni oscure massacrando decine di nessuno, nesciens, heartless e necron.
“Ehi gemellino! Ci sai fare, eh?” Fece Reno mentre con una serie di colpi del suo bastone che si era allungato fino a diventare lungo come una persona distruggeva cinque simili.
“Parla per te, ne ho appena fatti fuori trentacinque!” Esclamò il Soffio di fiamme danzanti mentre lanciava il suo Chackram contro un Boxer che stava per colpire un soldato Rediant.
“Tutto qui?” Chiese sarcastico il Turks mentre si lanciava su alcuni necron. “Io sono arrivato a quota quarantatre.”
Axel si infuriò a quella notizia: non avrebbe permesso a quella sua ridicola copia fatta male di avere la meglio.
Si lanciò sulle creature oscure abbattendone altre.
Non bastò, tuttavia, ad avanzare l’avanzata nemica ed i due si trovarono presto spalla a spalla.
“Tantini, eh?” Chiese Reno, con una smorfia di disappunto.
“Sì, ma possiamo farcela, propongo una tregua. T-R-E-G-U-A. l’hai memorizzato?” Fece Axel pronto a combattere.
I due rossi si lanciarono all’attacco massacrando heartless, nessuno, nesciens e Necron.
Reno abbatté dieci cavalieri, ma sarebbe stato colpito da tre samurai se Axel non l’avesse tirato via per una manica abbattendo rapidamente gli avversari con la katana.
Tuttavia fu anche il suo turno di essere salvato dai necron proprio mentre alcuni di loro avanzavano con in mano le loro spade.
Il turks, però, lo afferrò per il cappuccio appena in tempo per evitare che una delle loro lame colpisse il nessuno e li distrusse con il suo bastone.
I due andarono avanti così per diversi minuti aiutandosi a vicenda e colpendo con attacchi combinati.
La loro forza era tale che l’esercito guidato da Leon e da Re Topolino che era subentrato al fianco di Heyner e Olette.
Il sovrano mulinò il suo keyblade falcando alcuni cavalieri per poi saltare molto in alto abbattendo tre sorveglianti.
Alcuni simili tentarono di attaccarlo, ma lui fece un salto con capriola all’indietro evitando il colpo e lanciandosi su di loro fendendo l’aria con la lama disintegrando gli avversari.
Leon distrusse almeno una ventina di nesciens con il suo gunblade per passare rapidamente ad un altro gruppo i nemici sostenuto da alcuni soldati scelti armati anche loro di gunblade.
Olette si lanciò contro i nemici combattendo spalla a spalla con Heyner distruggendo decine di creature oscure varie.
Lui però il colpo di un samurai disintegrandolo subito dopo.
Lei colpì alcuni attaccabrighe facendoli evaporare in una polverina scura.
Decine di soldati premevano contro l’esercito nero difendendo coraggiosamente la barriera mentre i cannoni della fortezza tuonavano scaricando il loro fuoco mortale sulle file di esseri oscuri che si trovavano oltre la barriera.
La polvere impregnava l’aria e impediva di vedere o respirare bene, il terreno era reso scivoloso dal sangue versato e dai corpi degli uomini morti.
Il sole ormai stava per tramontare dando al paesaggio un colore surreale sprigionando un gioco di luci ed ombre arancioni che davano al sangue versato un aspetto luminoso abbagliando i combattenti.
Axel stava ancora combattendo contro alcuni heartless quando fu investito da una fiammata nera.
“Ma che…?” Ma le parole gli morirono in gola quando si fece avanti una figura con il soprabito nero.
O meglio si fece avanti un Axel.
Ma non era certo uguale a lui.
Aveva la pelle completamene nera e due fari gialli luminosi al posto degli occhi.
I capelli erano viola e i suoi chackram erano circondati da fiamme nere.
Axel si mise in posizione pronto a combattere.
“Chi diavolo sei tuo!?” Chiese con rabbia.
“Mi sembra ovvio.” Disse pacato.
La voce di quell’essere sembrava venire direttamente dai più profondi abissi dell’inferno.
“Io sono Lea. L-E-A. L’hai memorizzato?” Fece la voce tombale che usciva dalla bocca dell’heartless.
Il rosso sentì una specie di brivido corrergli lungo la schiena.
Era paura, sì.
Ma c’era anche qualcos’altro.
Qualcosa che lo attirava come una calamita.
Axel rimase imbambolato un attimo prima di attaccare.
Lanciò i suoi Chackram, ma l’altro li intercetto a mezz’aria lanciando le sue armi.
Senza lasciarsi scoraggiare evocò un tornando di fiamme che mandò contro l’heartless mentre recuperava i suoi dischi rotanti.
Quello dissipò le fiamme, ma Axel non volva certo ferirlo con quella mossa, infatti si lanciò all’attacco usando i Chackram come tirapugni lanciando allo stesso tempo alcuni calci come se fosse una danza di fuoco.
L’altro, però, non si scompose e parò gli attacchi del nessuno con facilità muovendosi anche lui come un danzatore.
I due si scambiarono altri colpi senza ferirsi.
I chakram volarono scontrandosi in aria creando giochi di fuoco e luce incredibili disegnando complessi arabeschi e spirali in cielo muovendosi al ritmo dei loro possessori che si muovevano afferrando e lanciando nuovamente i le loro armi nel tentativo di avere la meglio l’uno sull’altro in quella feroce danza di ferro e fuoco.
Alla fine Axel ebbe la meglio, ma di poco.
Sentendo che le forze lanciò un ultima volta i suoi chackram avvolgendoli in un bozzolo di fuoco.
Lea tentò di proteggersi, ma non bastò ed il colpo lo ferì alla spalla sinistra facendolo urlare di dolore.
Il rosso vide l’heartless tenersi la ferita mentre fuggiva in un corridoio oscuro proprio nello stesso istante un fragoroso urlo lo informava che l’esercito della luce aveva respinto gli esseri oscuri.
Solo allora, sentendosi la stanchezza addosso, si concesse il lusso di cadere a terra chiudendo gli occhi mentre una figura bionda correva verso di lui preoccupata sorreggendolo.
 
 
 
 
 
Riku e le sue compagne furono guidate da Kain all’uscita delle caverne del mist.
Il giovane dovette ammettere che senza quella guida si sarebbero sicuramente persi, in quel labirinto di cunicoli e gallerie.
Usciti all’aria aperta si trovarono davanti ad una grande valle molto stretta che portava ad un villaggio che si trovava in fondo.
Era un agglomerato di piccole case ed abitazioni dove la gente viveva semplicemente.
“Questo è il villaggio di Mist. Ci fermeremo qui questa notte.” Spiegò Kain mentre proseguivano.
Il gruppo si mosse lentamente, mentre il sole calava dando al paesaggio un allegra sfumatura arancione e luminosa.
Il villaggio era abitato da poche persone, forse non più di cento e c’era una piccola locanda ed alcuni negozi.
Una volta entrati il soldato-guida andò dal locandiere e chiese due stanze: una per i maschi ed una per le femmine.
L’uomo al bancone gli diede due chiavi e li condusse al secondo piano della locanda.
Riku entrò nella stanza e kain prese le chiavi e chiuse la porta.
Era un ambiente un po’ stretto, ma accogliente.
Due letti in legno con coperte semplici e cuscini, due bauli in cui mettere i propri averi e poco altro erano l’arredamento.
Essenziale, ma accogliente.
Riku si sedette sul letto e l’altro fece altrettanto.
I due si guardarono per diversi minuti senza dire una parola.
Sembravano due lupi pronti ad attaccarsi a vicenda, ma, allo stesso tempo, intenti a studiarsi per capire come uccidere meglio.
“Sai bene che non sono solo una guida.” Disse in fine il dragone con uno sguardo critico.
“Lo sospettavo, sì.” Rispose l’argenteo incrociando le braccia.
Altro silenzio.
Altri sguardi indagatori e truci pronti a scagliarsi l’uno contro l’altro.
“Re Cecil è una brava persona.” Disse Kain alla fine dopo alcuni minuti. “Ma in questi tempi, ora che quei mostri sono atterrati qui, non può concedersi il lusso della fiducia.”
“Capisco, ma continuo a ribadire che non siamo qui per batterci con lui.” Affermò Riku.
“Allora non avete niente di cui preoccuparvi: io rimarrò con voi e non succederà niente, non vogliamo uccidervi, di questo potete essere sicuri.” Disse il dragone con calma ammirevole.
“Bene. Nemmeno noi vogliamo guai, ma quelle creature ci vogliono morti e presto o tardi dovremo combattere.” Aggiunse l’argenteo coricandosi sul letto prendendo subito sonno, ma con leggerezza con tutti i sensi in allerta.
“Non ti preoccupare.” Mormorò il dragone mentre faceva altrettanto. “So difendermi bene.”
 
 
 
Xion e Faraia entrarono nella loro stanza.
I due letti erano semplici ma comodi ed apprezzarono molto la loro morbidezza.
Le ragazze si misero sedute sul bordo dei giacigli mentre un silenzio imbarazzante aleggiava su di loro.
“Bene… ehm… io mi preparo.” Disse all’improvviso la mora con voce stranamente ansiosa mentre si toglieva l’ingombrante soprabito dell’organizzazione rimanendo con indosso solo una sottoveste nera.
Faraia la imitò e si coprì velocemente.
Le due rimasero in silenzio per alcuni minuti nel tentativo di prendere sonno.
“Senti, ma tu ed il maestro…?” Chiese ad un certo punto la ragazza dalla pelle scura.
“Cosa? Sì cioè… a me piace, ma non capisco.  Perché me lo chiedi?” Fece Xion arrossendo confusa ed imbarazzata.
L’altra fece finta di niente mentre si sentiva un po’ a disagio, sapendo che anche lei sentiva qualcosa per Riku.
Decise di nascondere l’imbarazzo con un’altra domanda: “Perché è sempre così freddo e distaccato?”
“Non è freddo, lo devi solo guardare in modo diverso.” Rispose la nessuno.
“In che senso?” Fece l’altra.
“Diciamo che lui tende a non far trasparire i suoi sentimenti per non far soffrire gli altri, ma se vuole bene a qualcuno te lo fa capire.” Spiegò Xion con semplicità.
‘Peccato che mi fa soffrire anche così.’ Pensò Faraia mentre il sonno la avvolgeva.
 
 
 
 
 
Kairi si riprese lentamente.
Si sentiva la testa pesante e le braccia doloranti.
La schiena aveva smesso di farle male e la ferita doveva essere stata curata, anche se non capiva come o perché dato che era stata catturata dai nemici.
Era in una strana stanza, ma non sembrava una cella.
Era completamente bianca e vuota e l’unica cosa che si trovava li dentro era la sedia a cui era legata.
Dei robusti lacci le laceravano la pelle dei polsi e qualunque tentativo di muoverli si concludeva con un aumento del dolore.
Lei tentò in vari modi di liberarsi, ma niente riuscì a scalfire quelle robuste corde
Rimase seduta per un sacco di tempo anche se non era certa di quanto fosse passato.
Tentò di liberarsi altre volte, ma senza successo dato che era stata legata stretta.
Alla fine nella stanza entrò Vanitas accompagnato da un vecchio pelato con una specie di pizzetto bianco e gli occhi aurei.
“Bene. La nostra ospite si è svegliata.” Disse l’uomo osservandola con interesse.
Kairi lo guardò con odio, ma decise di conservare gli insulti per un secondo momento.
“Allora, Vanitas, questo è il tuo trofeo, cosa ci vuoi fare?” Chiese flemmatico il vecchio.
“Io non sono il trofeo di nessuno!” Urlò la rossa dimenandosi di nuovo nel tentativo di liberarsi, ma un improvviso pugno allo stomaco la costrinse a fermarsi boccheggiando alla ricerca di aria.
“Sapete bene cosa voglio. Inoltre ci sarà utile.” Rispose il ragazzo in armatura mentre stringeva la mano per sgranchirla dopo il pugno.
“Addirittura. Sarà difficile soprattutto se è una principessa dal cuore puro, ma non è impossibile.” Rispose Xehanort.
A Kairi non piacque per niente quella conversazione, ma in quelle condizioni non poteva fare assolutamente niente.
Il vecchio maestro uscì dalla porta lasciando Vanitas e la rossa da soli.
Lei vide l’altro evocare il keyblade ed iniziò a sudare freddo quando vide che glielo stava puntando contro.
Non aveva intenzione di supplicarlo, ma iniziò ad avere paura di quello ch sarebbe successo.
Aveva la teta vuota e non riusciva a pensare lucidamente se non a quell’arma che era a pochi centimetri da lei.
Vanitas calò l’arma.
Kairi urlò, aspettandosi di sentire un dolore lancinante, ma, invece di ucciderla o di fargli uscire del sangue, il keyblade entrò nel suo corpo fino al cuore.
Lei tentò di liberarsi, ma iniziò a sentirsi sempre più debole mentre con incredibile concentrazione il ragazzo estraeva l’arma che aveva sulla punta una strana sfera luminosa di un tenue color roseo ed aureo.
Il cuore di Kairi.
La ragazza si sentì svenire mentre il suo cuore volava via sparendo in alcune scintille di luce.
La testa si fece pesante ed i suoi tentativi di liberarsi si fecero sempre più deboli.
Ebbe appena il tempo di vedere Vanitas colpirsi il petto e far uscire il suo cuore posandoselo in mano.
“Non ti preoccupare, non farà molto male.” Disse ridendo mentre premeva la sfera di luce sul petto ormai vuoto di lei.
Per un attimo i sensi della rossa si risvegliarono riportandola alla realtà, ma quello che sentì fu un dolore così forte che si chiese se sarebbe morta.
Urlò con forza mentre sentiva qualcosa che scorreva in lei come il sangue nelle vene mentre si sentiva di nuovo svenire.
Solo allora capì cosa le volevano fare: le avevano tolto il cuore e l’avevano sostituito con quello di un essere malvagio.
Sarebbe diventata una creatura oscura.
‘Sora, se mai mi rincontrassi, uccidimi rapidamente.’ Pensò, sperando che quel piccolo desiderio si avverasse mentre l’oblio si faceva di nuovo avanti.
 
 
 
Vanitas ansimò.
Il corpo di lei aveva fatto resistenza oltre ogni previsione.
Ma ne era valsa la pena a suo parere.
Davanti a lui il corpo della ragazza venne avvolto da un bozzolo di fiamme oscure.
I capelli da rossi divennero neri, gli occhi assunsero una sfumatura aurea e dietro la schiena le spuntarono due poderose ali di corvo nere come la notte.
Con una forza incredibile, che probabilmente nemmeno il ragazzo avrebbe avuto la creatura oscura spezzò le corde che la tenevano ferma e si alzò in piedi evocando un keyblade.
Era simile al ‘Posto nel Destino’, ma i fiori che componevano la fine dell’arma erano appassiti e l’arma in sé era diventata grigia e nera nei punti in cui prima era gialla ed arancione.
 
 
Nello stesso istante una ragazza dai capelli biondi e gli occhi azzurri si risvegliò.
Era sulla spiaggia di un isolotto in mezzo al mare.
Poco lontano c’era un isola più grande dove era stata costruita una città.
‘Le Isole del Destino.’ Pensò Naminé.
Quella era una brutta notizia.
Se lei era lì di nuovo corporea significava che non era riuscita a proteggere Kairi dall’oscurità e lei era diventata una nemica.
 
 

 
 
 
 
 
Allora: questo capitolo è un po’ più lungo degli altri, ma solo perché è esplicativo.
Innanzi tutto volevo mettere lo scontro tra Axel e Axel, poi il rapimento di Kairi *Sì ancora, è un vizio lo so* Poi volevo lasciare un po’ di suspance alla situazione: Sora è morto?
Cosa succederà adesso che ci sono in giro questi nuovi nemici?
Naminé l’ho messa per il semplice motivo che, se kairi perde il cuore, lei doveva apparire di nuovo, così ho pensato che riappariva alle isole del destino, luogo significativo.
Comunque sì Necrosis è fratello (vero nel senso che hanno gli stessi genitori) di Ventus.
Così si spiega la loro somiglianza, inoltre il nome vero (Aleos, che poi ha cambiato in Necrosis) Significa ‘vento’ in greco antico.
Uhmmm…
Comunque ho un picolissi(ississi)mo problema: la nuova creatura (Kairi oscura) come la chiamo?
Se avete dei suggerimenti fatemelo sapere.
Di solito faccio un po’ di testa mia ma vorrei avere una vostra idea.
CIAO!!!!
AxXx.
PS: Non dimenticate di recensire!   

   

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Capitolo 37
*** Seconda Prova: Guerra ed Innocenza ***


 Sora sentì l’oscurità entrare nel suo corpo e nel suo cuore.
Il dolore era indicibile e gli impediva persino di respirare o di urlare.
La ferita era come una fiamma che gli bruciava la pelle e lo distruggeva sia fisicamente che mentalmente.
Il dolore sempre più forte lo rese sempre più stanco, fino a che, ormai allo stremo delle forze non chiuse gli occhi cadendo in quello che temeva sarebbe stato il suo ultimo atto da vivo.
Improvvisamente le sue sensazioni cessare e trovarsi improvvisamente nel suo cuore di nuovo in presenza di Roxas e dell’uomo incappucciato.
“C-cos’è successo?” Chiese il giovane bruno mentre si alzava sentendo una specie di dolore latente in tutto il corpo.
“Guarda tu stesso.” Disse il biondo indicando il pavimento.
Lo strano materiale che formava l’immagine del cuore di Sora era crepato in più punti e dalle crepe più grandi filtrava uno strano fumo nero.
“Ma che…?” Fece il giovane osservando le aperture farsi più grandi.
“Il tuo cuore sta cedendo all’oscurità.” Rispose con voce greve il vecchio incappucciato. “le ferite che hai ricevuto stanno indebolendo il tuo corpo ed il tuo cuore. Presto cadrai nell’oscurità e diventerai un heartless o morirai.”
Il ragazzo ed il suo nessuno non erano per niente allettati all’idea di morire.
“Dobbiamo evitare che accada!” Urlò Sora.
“Infatti è quello che faremo.” Disse l’anziano. “Si dia inizio alla seconda prova: la prova dell’innocenza.”
“E come riusciremo a fermare l’oscurità se combattiamo contro noi stessi?” Chiese Roxas alzando le sopracciglia perplesso.
“Se il ragazzo supererà questa prova, la luce del suo cuore si farà ancora più forte, e sarà in grado di difendersi dall’oscurità, anche se non garantisco che possa bastare.” Rispose l’uomo.
“Va bene. Sono pronto.” Disse Sora deciso.
L’incappucciato scomparve e i due rimasero lì dove si trovavano, ma nessun ombra si fece avanti.
“In cosa consiste la prova, secondo te?” Chiese il ragazzo al suo nessuno.
“Non so, ma io non vedo nulla di…” Fece il nessuno prima di osservare un punto indeterminato davanti a sé stupito.
Sora si voltò nella stessa direzione e vide l’avversario meno atteso che si sarebbe mai aspettato.
 
Se stesso.
 
Ma non era se stesso armato di keyblade, o di spada, non era nemmeno un heartless.
Era se stesso bambino.
Un bambino che non poteva avere più di cinque o sei anni che gli arrivava appena al ginocchio.
“Ciao.” Disse il piccolo agitando la manina con un sorriso stampato in faccia come se stesse salutando un amico a cui era affezionato.
“Chi sei tu?” Chiese il ragazzo bruno con un tono che voleva essere calmo ma che vibrava di nervosismo mal celato.
“Dai! Non puoi esserti dimenticato chi sono!” Rise l’altro come se lo stessero prendendo in giro. “Io sono ciò che era primache tutto questo iniziasse.”
“Che vuoi dire?” Chiese di nuovo Sora.
“Guarda.” Fu la semplice risposta mentre il pavimento cristallino crepato cambiava.
Ora era come vedere un film: c’erano Sora, Riku e Kairi, ma non era come ora.
Erano tornati a prima dell’inizio della loro avventura, quando correvano spensierati sulla spiaggia, progettavano la loro fuga dall’isola e combattevano con le spade di legno.
L’immagine mostrava ora Sora e Riku che facevano a gara di corsa.
L’altra immagine mostrava sempre loro due impegnati a battersi con le spade di legno.
Quella dopo aveva come protagonista Sora che si batteva contro Wakka, Tidus e Selphie.
In quella dopo c’erano Sora e Kairi seduti ad osservare il tramonto dal molo.
Dopo ancora l’immagine dei tre amici impegnati a costruire la zattera con la quale visitare altri mondi.
Le immagini si fecero ancor più vecchie mostrandoli quando erano bambini.
Una mostrava il giorno in cui Sora e Riku scoprirono la porta del cuore dell’isola del destino credendo che in realtà fosse un mostro.
Un’altra mostrò Sora e Kairi impegnati a disegnare i volti l’uno dell’altra sulla pietra.
Il giovane bendato osservò quelle immagini e ricordò, mentre una lacrima gli cadde dall’occhio destro.
“io sono ciò che ti sei lasciato alle spalle.” Disse il bambino che guardava quella scena con gli occhi tristi. “Sono l’innocenza che hai perduto quando tutto iniziò. Sono i giorni che hai passato con i tuoi amici senza in mano un arma vera. Sono quello che eri prima che il keyblade ti scegliesse, sono l’innocenza che hai perso negli scontri che hai affrontato.”
“Cosa vuoi da me?” Chiese il Sora adulto che ormai piangeva al ricordo di quei giorni lontani.
“Voglio che tu torni come prima.” Rispose il bambino con voce speranzosa. “Fammi tornare, rinuncia alla lotta e torna sull’isola. Dimentica la guerra e torna alla pace. Lascia che siano gli altri a combattere ora. Tu hai sopportato già molti sacrifici; dimentica il passato e torna ad essere quel bambino che eri. Getta via il keyblade: porta solo sofferenza a te e a chi ti sta attorno.”
Sora evocò l’arma e la guardò.
La sua mente corse ai giorni in cui si era battuto.
Due anni senza pace, né calma.
Sempre a guardarsi dagli heartless o dai nessuno.
La pace sembrava una specie di miraggio.
Il bambino aveva ragione: quell’arma aveva portato solo sofferenza a lui ed ai suoi amici.
Ma era davvero così?
Se non fosse stato per quell’arma non avrebbe incontrato altri amici.
Paperino e Pippo non erano stati un brutto evento: gli erano sempre stati accanto e l’avevano sempre sostenuto.
Avevano persino disubbidito agli ordini del loro sovrano più di una volta per aiutare lui.
Senza contare i suoi incontri su altri mondi: da Jack Skeleton a Peter Pan, da Tarzan a Simba.
Poi c’erano Yuffie, Cid, Leon, Cloud, Aerith.
Era sempre stato felice di averli incontrati.
Poi c’erano anche i suoi sentimenti.
Se non fosse mai accaduto quell’evento, avrebbe mai a capito quello che provava per Kairi
Ne dubitava fortemente.
“Mi dispiace.” Disse alla fine mentre un ultima lacrima gli rigava il volto. “Ma io non credo sia possibile. Ho fatto anche delle belle esperienze combattendo contro gli heartless e non credo che potrei mai dimenticarle.”
Il bambino assunse un aria sconvolta e si accasciò al suolo.
Sora avrebbe voluto andare ad aiutarlo, ma prima che potesse muovere un solo muscolo una spirale di sangue rosso avvolse il piccolo.
Il bruno ed il suo nessuno corsero verso quel macabro vortice cremisi, ma pochi secondi dopo quello scomparve lasciando il posto ad un’altra figura diversa e molto peggiore di quella precedente.
Era Sora.
Ma non lo era al tempo stesso.
Erano uguali sia nelle dimensioni che nell’aspetto, ma quello che era uscito dal vortice aveva delle differenze.
Indossava solo un paio di pantaloni ed il torso nudo era ricoperto di un’infinità di cicatrici che spaziavano dai graffi, morsi per arrivare a colpi di spada e scottature.
I segni orribili della battaglia si ripetevano sulle braccia e si intravedevano sulle gambe.
Il viso era uguale a quello di Sora, era perfino bendato all’occhio sinistro, ma l’altro occhio era rosso e da esso cadeva una lacrima cremisi di sangue che gli solcava la guancia fino al mento.
La catena regolare che aveva in mano era normale, ancora aurea ed argentea, ma la lama non era immacolata, ma era ricoperta di sangue fresco.
“Io sono il tuo desiderio di guerra! Hai rifiutato Innocenza ed ai evocato me! Prenderò possesso del tuo corpo e ti porterò alla vittoria a costo di sacrificare i tuoi amici ed esulteremo del sangue dei vinti!” Urlò il Sora insanguinato.
Quello vero però non sembrava intenzionato ad ascoltarlo.
“Io non sono te!” Urlò attaccando seguito da Roxas.
Il loro bellicoso avversario parò il colpo e lanciò una serie di rapidi fendenti.
I due giovani evitarono a loro volta l’attacco e lanciarono contemporaneamente un incantesimo di fuoco.
Il loro avversario fu travolto da due esplosioni simultanee, ma ne uscì indenne evocando una barriera che sembrava fatta da sangue fresco.
“Non potete battermi!” Urlò quello sempre con uno strano sorriso folle stampato in faccia. “Io so tutto di voi: come combattete ed i vostri punti deboli e vi distruggerò!”
I due Sora incrociarono le lame che sprizzarono scintille e rimasero a combattersi l’uno contro l’altro.
Quello vero tentò una serie di fendenti che, però, non andò a segno.
L’altro si lanciò e parò tutti i colpi che gli venivano diretti per poi rispondere con la sua lama.
Il brunetto tentò di evitare o difendersi dagli attacchi, ma uno di quelli lo raggiunse al fianco.
Roxas attaccò con il lontano ricordo approfittando di una distrazione del nemico e lo trafisse alle spalle.
“Wow! Bel colpo!” Esclamò il vero Sora alzandosi e rimarginando la ferita con una magia.
Il biondo si stava per congratulare con se stesso quando una voce alle sue spalle rise.
“Non potete sconfiggermi con le armi! Io sono fatti di guerra e in guerra non posso essere sconfitto.” Disse il Sora sanguinario mentre si riformava.
I due compagni si guardarono.
Capirono che chiunque stessero combattendo non era così semplice e che avrebbero dovuto trovare un modo per sconfiggerlo.
“Sora.” Fece Roxas facendo un respiro profondo. “Quella è una parte di te; solo tu puoi batterla. Io lo trattengo, tu trova il modo.”
L’ altro annuì ed osservò il biondo mentre combatteva contro quella sua macabra versione sanguinaria.
Il nessuno era abile e rapido, ma non poteva certo competere con la potenza del suo avversario.
Quello non era solo una versione oscura dell’eroe del keyblade, ma era molto di più.
Era l’incarnazione stessa del suo desiderio di guerra, battaglia e sangue.
Era ciò che combatteva contro gli heartless, i nessuno, i nesciens e contro tutti i nemici che aveva affrontato nel corso del tempo.
Come poteva battere una parte così importante e preponderante di sé eppure così malvagia.
Aveva fatto a meno dell’innocenza, ma quando l’aveva fatto non pensava alla guerra, ma ai suoi amici.
Come doveva battere, però ciò che in parte era?
Roxas intanto tentò di rispondere ad alcune offensive, ma il suo avversario usava delle strane magie che sembravano avere sempre qualcosa a che fare con il sangue.
Una raffica di lame di sangue gli volò incontro e lui tentò di evitarle, ma due lo colpirono conficcandosi nel braccio.
Urlò di dolore, ma tentò di rimanere concentrato parando le stoccate nemiche e colpendo a sua volta, ma sembrava proprio che quel tipo fosse invincibile.
In quel momento Sora si fece avanti e colpì l’avversario.
“Vieni! Sono qui!” Urlò.
“Roxas. Non intervenire, qualunque cosa faccia, lascia che accada.” Aggiunse mentre parava i colpi della sua metà belligerante.
Dopo un po’ il vero ragazzo bruno face un salto all’indietro e fece sparire il keyblade.
“Fatti avanti!” Urlò attirando il suo avversario.
Quello non se lo fece certo ripetere, ma quando fu a pochi passi il vero Sora fece qualcosa che Roxas non si sarebbe mai aspettato.
 
Si inginocchiò.
 
‘Ma che diavolo fai!?’ Si chiese il biondo sapendo che non sarebbe mai arrivato in tempo per salvarlo.
Proprio quando il bruno stava per essere colpito dalla sua copia ci fu un immensa luce.
 
 
 
Sora aveva capito che non dipendeva dalla sua capacità di combattere.
Doveva solo farsi guidare dal suo cuore.
Doveva gettare lui per primo l’arma e concentrarsi sui suoi amici.
Aveva lasciato che quello spirito guerriero lo attaccasse per mettere in contatto il suo cuore ed i suoi sentimenti.
Solo quando il suo cuore avesse capito che non era solo un sanguinario e che un po’ di innocenza l’aveva conservata avrebbe fatto sparire il suo avversario.
Infatti quello venne assorbito da un vortice di energia luminosa.
Al posto della sua controparte ora c’era di nuovo Innocenza che teneva per mano Guerra come se fosse un fratello.
“Grazie, Sora.” Disse il bambino sparendo con un sorriso in una colonna di luce.
I due ragazzi con la benda si guardarono.
“Sora.” Iniziò Guerra. “Tu mi hai battuto, ma ciò non significa che io sia scomparso. Io ci sarò sempre: ogni volta che evocherai il tuo keyblade per combattere io ci sarò.”
Con quelle parole il guerriero si congedò.
“Ottimo lavoro!” Esclamò l’uomo incappucciato facendo sobbalzare  il ragazzo ed il suo nessuno che non si erano accorti del suo ritorno.
“Anche la seconda prova è superata, ottimo lavoro, davvero.” Disse fiero l’incappuciato.
“E ora?” Chiese Sora.
“Ora ti risveglierai, oltre il portale; il potere che quella parte di te dovrebbe essere sufficiente a garantirti…” In quell’istante il vecchio si fermò.
I tre alzarono lo sguardo su una sfera di luce aurea e rosata che andò a posarsi nel centro del cuore di Sora.
In un attimo quella emanò un bagliore che attraversò tutta la piattaforma che si riparò in un attimo.
“ma che…? Fece Sora stupito.
“Non è possibile. Questo è il cuore di Kairi!” Urlò Roxas indicando il pavimento a ui si era aggiunta l’immagine della ragazza dai capelli rossi dormiente che aveva sostituito lo sfondo delle Isole Del Destino.
‘Kairi!’ Pensò improvvisamente Sora con una fitta al cuore.
Se il suo cuore era lì significava che il suo corpo era nelle mani dei nemici chissà dove.
 
 
 
 
 
Naminé si mosse con cautela.
Era da quasi un anno che non controllava un vero e proprio corpo.
Certo, non che fosse difficile, ma comunque aveva ancora problemi di equilibrio.
Appena fu in piedi si mise a studiare l’ambiente con meticolosità.
Era una specie di piccola baia con delle palme un po’ ovunque all’ombra di un’immensa scogliera.
Alla sua destra c’era una specie di vietta sabbiosa che sembrava portare da qualche altra parte.
Dai ricordi di Kairi quella era la baia che lei utilizzava come base, con Sora e Riku, per creare la zattera con cui avrebbero voluto abbandonare l’isola.
La bionda si sedette sulla spiaggetta per godere del calore dei raggi del sole di prima mattina, ma dovette spostarsi quasi subito perché, improvvisamente, sentì dei passi che venivano verso di lei.
Velocemente si guardò attorno e cercò un posto dove nascondersi per poi infilarsi dietro alcuni cespugli che crescevano alla base delle rocce.
Non dovette aspettare molto prima di veder spuntare gli autori dei passi: due ragazzi.
Uno aveva una strana capigliatura simile a quella di Sora , ma i capelli biondi erano più sparati all’indietro ed indossava una specie di giubba gialla ed un paio di pantaloni blu scuro che erano più corti ad una gamba e più lunghi per l’altra.
Secondo i ricordi di Kairi quello era Tidus.
L’altro ragazzo aveva dei capelli ancora più strani.: arancioni con un ciuffo dritto sopra la fronte che sembrava usare come impalcatura la bandana che il giovane aveva in testa.  
Indossava una specie di uniforme sportiva gialla formata da un unico pezzo.
Doveva essere Wakka.
“Ho sentito dire che stanno mandando rinforzi dal continente.” Disse Tidus mentre camminavano.
“Secondo me è una specie di esperimento. Quei mostri non si facevano niente e alcuni abitanti sono scomparsi.” Disse l’altro facendo palleggiare la strana palla blu che aveva in mano.
L’altro stava per dire qualcosa quando una voce femminile attirò la loro attenzione: “TIDUS! WAKKA! Venite presto!!!”
‘Deve essere Selphie.’ Pensò Naminé mentre seguiva i due ragazzi.
Li raggiunse su una spiaggia ampia e circondata da una piccola foresta.
C’erano una baracca di legno, una casa sull’albero, un ponticello che collegava l’isolotto ad una specie di scogliera piatta ed altre costruzioni in legno con tanto di piante ed una piccola cascata che usciva da una roccia.
La ragazza dai boccolosi capelli marroni indossava un completo giallo che gli arrivava fino alle ginocchia ed indicava qualcosa vicino al molo.
“Là! Guardate!” Diceva nervosa mentre il suo dito puntava verso una macchia rossa che si espandeva sulla sabbia.
“Sangue!” Urlarono in coro i due ragazzi, mentre Naminé pensava la stessa cosa.
Tidus si avvicinò alla persona ferita che era sdraiata supina sulla spiaggia, anche se non si capiva se fosse morta o semplicemente incosciente.
“È… è Sora. Ragazzi questo è Sora!” Urlò il biondino mentre controllava meglio il ferito.
Naminé, nascosta dietro una roccia, cercò di trattenersi di correre verso di loro: sapeva che si sarebbero chiesti cosa ci facesse una sconosciuta lì.
Il gruppo di ragazzi si precipitò sul giovane.
“Sembra che sia solo svenuto, ma con ferite del genere dobbiamo portarlo all’ospedale.
I tre caricarono Sora su una barca ed abbandonarono l’isola velocemente dirigendosi all’isola più grande che si vedeva in lontananza.
La bionda uscì dal suo nascondiglio e si guardò attorno.
Non c’era nessun’altro su quella spiaggia ed il che era un bene, ma doveva raggiungere Sora ad ogni costo.
Avevano lasciato una sola barca, ma tanto bastava, d’altro canto non poteva fare altrimenti: se l’oscurità era così potente avrebbe potuto raggiungere quel mondo per finirlo.
Lei non poteva portarlo via, ma poteva proteggerlo, almeno un po’.
Con una magia si cambiò d’abito, sapendo che quella specie di pigiama non era adatto e fece apparire delle vesti bianche formate da una specie di attillata maglia a maniche corte con un velo che arrivava fino al ginocchio sinistro, un paio di pantaloncini che arrivavano anche quelli fino al ginocchio ed una cintura bianca che teneva fermo il tutto impedendo a quella stola di svolazzare ovunque.
“Be’ non è il massimo, ma certamente meglio che andare in giro in pigiama.’ Pensò Naminé mentre metteva in acqua la barca rimasta.
Non ci volle molto per raggiungere la città che era costruita sull’isola di fronte, e lì dovette di nuovo nascondersi dato che sulla spiaggia c’erano delle strane luce.
La bionda osservò mentre due medici caricavano su un ambulanza la barella con sopra Sora mentre un uomo con una divisa blu interrogava i tre giovani soccorritori.
“Allora, dite di averlo trovato sulla spiaggia in questo stato.” Affermò l’uomo annotando tutto su una specie di agenda.
“Sissignore, poi l’abbiamo subito portato a riva.” Disse Selphie.
“Non avete notato niente?” Chiese di nuovo l’agente, che doveva essere lì già da un po’.
“No. Abbiamo trovato solo lui, ma cos’ha?” Fece Tidus curioso.
“Non lo sappiamo, ma sembrano ferite da taglio e, per quanto assurdo sembra che siano state inferte da una spada.” Disse preoccupato l’agente di polizia allontanandosi verso la volante.
Naminé che, nascosta dietro un cespuglio aveva sentito tutto, stava per andarsene quando i tre dissero qualcosa che attirò la sua attenzione.
“Perché non gli hai detto tutto!?” Chiese Selphie stizzita.
“E che gli dicevo!?” Chiese arrabbiato Tidus. “Che ho visto Sora combattere con una specie di spada-chiave contro i mostri di una settimana fa!?”
“Be’ avresti potuto!” Si inalberò la ragazzina metendo il broncio.
“Io… sarei d’accordo con Tidus.” Disse debolmente Wakka.
“Grazie, Wa, poi chissà cosa gli farebbero se lo scoprissero, megli cercare da soli delle risposte e poi decidere se parlarne con la polizia.” Affermò il biondo con decisione.
Naminé decise che aveva sentito abbastanza e decise di andare all’ospedale locale.
Grazie ai ricordi di Kairi le era facile trovare la strada tra tutte quelle vie e, anche se ci aveva messo un po’ imboccando due vicoli ciechi, era giunta davanti all’ospedale.
Era un edificio completamente vetrato formato da una struttura ad E con una specie di torre di vetro all’estremità dal braccio centrale.
‘Ora come diavolo faccio ad entrare?’ Si chiese la bionda disperata mentre notava un gran numero di pattuglie della polizia intorno all’edificio.
 
 
 
 
 
Vanitas si tolse finalmente l’elmo.
Come odiava il volto di quel ragazzino di nome Sora.
Una copia fatta male di lui.
Era solo un ragazzino e l’aveva umiliato più volte, ma si era preso la sua rivincita.
La ragazza gli stava facendo una specie di massaggio alle spalle e si era appoggiato a lui con l’espressione di una gatta intenta a fare le fusa.
Il ragazzo non poté non farsi sfuggire un sorriso compiaciuto, d’altro canto, quando aveva accettato quella stupida sfida di Phobia non l’aveva fatto certo così per sport, ma voleva umiliare Sora, e sapeva anche che, per completare l’opera, doveva fare solo una cosa.
Con una mossa sicura si alzò e si portò davanti alla ragazza.
Lei non si allontanò per niente quando lui la spinse con decisione verso il letto bianco della stanza ed, anzi, una volta distesa incoraggiò il ragazzo.
‘Non, male, speriamo ch sia altrettanto brava a combattere.’ Pensò soddisfatto Vanitas mentre di toglieva l’armatura.
 
 
 
Seifer camminava lungo uno dei tanti corridoi che portavano chissà dove in quella torre.
In realtà non gli piaceva molto, ma aver raggiunto una posizione così alta in poco più di cinque giorni lo rendeva fiero.
In quell’istante un portale oscuro si aprì davanti a lui e ne uscì Xigbar, il tizio dall’occhio bendato.
“Ehi, piccoletto.” Fece il nessuno con un sorriso sulla faccia. “Il maestro vuole vederti. Chissà, magari avrai l’ onore di farmi da scudiero.”
Seifer bruciava dalla rabbia, ma non rispose deciso a fargliela pagare in un secondo momento.
Aprì un portale oscuro lasciando l’orbo lì nel corridoio.
Si ritrovò seduto sul suo trono ai lati della sala dove si riunivano tutti i membri.
“Benvenuto, giovane Seifer, Arma Furiosa, come ti sei trovato nei tuoi nuovi alloggi?” Chiese Xehanort che era seduto sul trono più alto.
“Non male, ma vorrei parlare della missione che mi vorreste assegnare.” Rispose lui impaziente.
“Dritto al punto. Bene. Allora, la missione che ti voglio assegnare è semplice, ma importantissima: Dovrai andare sulle Isole del Destino ed uccidere il maestro custode Sora.
Necrosis era convinto di averlo ucciso e da quanto ho capito sarebbe dovuto morire, ma per qualche ragione ho sentito la sua presenza e questo può voler dire solo che è ancora vivo.” Spiegò il vecchio.
“Quindi io devo ucciderlo.” Fece Il biondo con la cicatrice. “Sarò accompagnato?”
“Sì, ma sarà solo un’osservatrice, la tua missione è solo tua e lei rimarrà sempre in retroguardia.” Rispose Xehanort indicando uno dei troni più vicini dove apparve Phobia.
“Bene, pronto per la missione?” Chiese lei con un sorrisetto stampato in faccia.
“Non chiedo di meglio.” Rispose Seifer sparendo in un portale partendo subito, seguito dalla ragazza.
‘Meglio che Sora muoia, la sua si sta facendo troppo forte e non posso permettermi di perdere.’ Pensò Xehanort.
 
 
 
Luxord stava osservando il cielo sopra il castello.
Si trovava in un salone enorme posto vicino agli ultimi piani del castello.
In quel momento arrivò Marluxia.
“Luxord, sto cercando Xemnas, sai dov’è?”
“Il capo sta riposando nella sua stanza… insieme a Saix, chissà come mai.” Disse con un sorriso divertito.
“Sembri pensieroso, giocatore, qualcosa ti turba?” Chiese il sicario mettendosi una mano sul mento.
“Oh, stavo pensando, sai, il nuovo capo non mi convince.” Disse pensando come solo lui era in grado di fare.
“In che senso, abbiamo ottenuto un sacco di vittorie.” Disse Marluxia.
“Certo, ma mai una vittoria decisiva, ed è questo che mi preoccupa. Abbiamo in mano le carte migliori, ma ci rifiutiamo di usarle, come se Xehanort avesse un altro obbiettivo.” Disse Luxord pensoso.
“Ti riferisci a qualcosa in particolare?” Chiese l’altro interessato a quella specie di monologo che stava facendo il biondo.
“A Rediant Garden. Sai potremmo schiacciare quella città con un solo attacco, ma ci limitiamo a colpire e sabotare le sue difese, quasi volessimo attirare i nostri nemici tutti lì. Come un gioco da illusionista: attiri l’attenzione su una mano per poi fare il trucco con l’altra.” Spiegò Luxord.
“Non so, ma preferisco aspettare le mosse del vecchio. Chissà, magari potremmo sfruttarle a nostro vantaggio.” Disse il Leggiadro Sicario andandosene.
Il Giocatore lo osservò andarsene e quando fu sicuro di non essere spiato aprì un corridoio oscuro apparendo nella sala del trono.
“Non vuole ribellarsi, teme il vostro potere.” Disse il biondo.
“Bene, meglio così, non ho tempo per occuparmi di altri traditori.” Disse il vecchio maestro soddisfatto.

 
 
 
 
 
 
 
Allora, nuovo capitolo, nuova storia.
Il cambio d’abito di Naminé mi sembrava d’obbligo: inanzi tutto, mi sembrava strano farla andare in giro con solo un pigiama, ma ho tentato di mantenere il suo stile.
Poi, ringrazio Lizzie Sora che mi ha dato l’ispirazione aggiungendo alla storia alcuni personaggi (Tidus e company) che altrimenti sarebbero stati esclusi.
Per il resto spero che vi piaccia.
Recensite.
AxXx

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Capitolo 38
*** affrontando i propri nemici ***


 Riku si svegliò di prima mattina ben riposato e rinvigorito.
Kain si stava preparando indossando l’armatura e riponendo le sue cose nello zaino.
L’albino, d’altro canto, non aveva certo un’armatura da mettersi, quindi la sua preparazione fu molto rapida.
Quando si riunirono a Faraia ed a Xion uscirono dalla locanda e si diressero ad est seguendo la stretta valle che li separava da Damycia.
“Se ci muoviamo saremo al castello nel pomeriggio. Tre ore per superare il deserto e altre tre per la grotta del nord.” Disse il dragone appena arrivarono alla fine della valle.
Lo spettacolo che avevano davanti era davvero impressionante: chilometri di sabbia dorata che si estendevano fino all’orizzonte creando dei riflessi aurei.
“Davvero ci metteremo solo tre ore?” Chiese Riku poco convinto.
“Non esattamente, ma se costeggiamo le montagne dovremmo raggiungere in tre ore un nostro avamposto che può contare su un sistema di teletrasporto che ci porterà direttamente ai piedi delle montagne che dividono Damycia dal deserto.” Spiegò il soldato.
Il gruppo si mise a camminare nel deserto badando bene a lasciarsi le montagne sempre sulla sinistra.
Kain apriva la fila senza battere ciglio.
Si vedeva che era abituato a viaggiare: nonostante il caldo afoso e l’armatura che era abbastanza pesante continuava a camminare in maniera decisa e senza sforzo, come se fosse abituato.
Dietro di lui c’erano Riku e Faraia.
Lui era molto forte, e, temprato da anni di viaggi e cambiamenti di aspetto e di clima gli avevano donato una costituzione incredibile in grado di resistere a condizioni difficili ed inospitali.
Lei, dal canto suo, aveva sempre vissuto nel deserto; alcune volte lei e la sua famiglia si erano spostati anche per molte miglia e molto giorni nelle piane desertiche costretti a razionare acqua e cibo. Qualche ora lì per lei era più che sopportabile.
Il problema era Xion.
Dopo la prima ora aveva cominciato a rallentare il passo e ad ansimare per la stanchezza. Il soprabito nero era pesante ed attirava su di se la luce del sole. Inoltre lei non era abituata a viaggiare così tanto nel deserto e presto il suo corpo iniziò a cedere.
Erano passate due ore e mezzo e la fortezza di Baron era in vista, che lei cadde a terra.
“Xion!” Fece Riku correndo verso di lei per aiutarla. “Come stai?”
“T-tutto a posto, sono solo inciampata.” Disse lei debolmente.
“Ci siamo quasi. Ce la fai a portarla?” Chiese Kain mentre osservava la fortezza lontana.
“Sì. Credo di sì.” Rispose lui sollevando il leggero corpo della moretta che gli mise le braccia intorno al collo, mentre Faraia lanciava loro una strana occhiata.
Il gruppo si rimise lentamente in marcia giungendo alla fortezza.
Subito si resero conto che qualcosa non andava.
Le porte erano aperte e incustodite.
“Preparate le vostre armi. Qualcosa non va.”  Disse il dragone impugnando la lancia.
Il cortile era deserto. O almeno all’apparenza.
“Là c’è qualcuno.” Disse Faraia indicando un corpo supino nei pressi di una delle mura.
Il cavaliere ed il ragazzo andarono a controllare.
“È morto.” Disse Kain scuotendo il capo.
“Faraia, rimani alle porte e proteggi Xion, io e Kain perlustreremo la fortezza.” Ordinò Riku.
Lei annuì e si mise al fianco della nessuno che si era accasciata sotto l’ampio arco delle porte.
I due si mossero nei cortili laterali e trovarono altri corpi, ma erano troppo pochi.
“Dove sono i soldati?” Chiese il cavalieri.
“Probabilmente gli hanno rubato il cuore.” Spiegò Riku intuendo il responsabile dell’attacco.
Nemmeno a dirlo a posta una decina di heartless seguiti da diversi nessuno.  
Il dragone mosse la lancia con una rapidità impressionante e distrusse cinque heartless.
 Il giovane custode piroettò con eleganza distruggendo tre neoshadow per poi lanciare un thunder colpendo cinque Wyvern.
Le creature oscure continuarono ad attaccare ed i due combatterono con valore, ma si ritrovarono presto accerchiati dal numero enorme di mostri.
“Dobbiamo andarcene!” Disse Kain abbattendo in altro heartless con un affondo di lancia.
“Ok, tu vai, io ti copro!” Rispose Riku evocando dei fulmini che gli permisero di aprire un piccolo spiraglio tra i nemici.
Il cavaliere saltò oltre il gruppo di avversarie colpendo alcuni nessuno dragoni a mezz’aria mulinando la lancia e ritornando al cortile principale.
Faraia stava combattendo contro alcuni simili e ne aveva già abbattuti tanti, mentre Xion, che nonostante la stanchezza si era rimessa in piedi, teneva lontani i nemici scagliando magie.
“Presto, alla fortezza!” Urlò il cavaliere di drago indicando una grande porta cento metri più avanti rispetto alla porta principale.
Le due si mossero subito, ma il numero di nemici era incredibilmente alto ed era davvero difficile raggiungere le porte.
Improvvisamente una salva di frecce piovve sul campo falciando le fila degli heartless.
“Presto! Comandante Kain! Di qua!” Urlò un soldato alla guida di alcuni arcieri.
I quattro non se lo fecero ripetere e corsero subito da quella parte.
Entrarono in una specie di enorme salone sostenuto da due file di colonne che si perdevano per almeno trecento metri ed ospitava almeno un centinaio di soldati.
I tavoli e le sedie erano ammassati alle pareti, probabilmente per fare spazio ai sacchi a pelo ed alle coperte nelle quali dormivano gli uomini.
“Comandante, abbiamo cercato di raggiungervi, ma non siamo riusciti ad uscire.” Disse l’uomo in armatura.
“Cos’è successo?” Chiese Kain pensieroso.
“Sembra che molti nostri alleati abbiano un problema: sono sotto attacco da parte di quelle creature.” Disse il soldato.
“Allora è ancora più importante che noi arriviamo a destinazione. In che condizioni è la sala del portale?” Fece il dragone.
“Di qua, signore.” Rispose il soldato.
I quattro seguirono il comandante della fortezza fino ad un’enorme salone sostenuto da quattro pilastri massicci con al centro una strana piattaforma rialzata che emanava una tenue luce azzurra.
“Mio signore, il regno di Damycia a ricevuto un pesante attacco. Abbiamo riprogrammato il teletrasporto e vi permetterà di raggiungere il castello istantaneamente.” Disse il soldato nervoso.
“Voi che farete?” Chiese il cavaliere in viola.
“Noi, resisteremo qui per quanto possiamo. Voi andate.” Rispose l’altro.
“Sicura di star bene?” Chiese Riku a Xion che, intanto si era rimessa in piedi.
“Sì, non preoccuparti, ce la faccio.” rispose lei.
“Venite voi.” Disse il dragone posizionandosi al centro della piattaforma.
“Buona fortuna.” Disse Faraia al soldato che si stava avviando al salone principale.
“Anche a voi.” Rispose quello con un sorriso richiudendosi la porta alle spalle.
Appena furono tutti e quattro in posizione la lastra del pavimento emanò una luce ancora più forte.
Riku si sentì come se lo stessero scomponendo molecola per molecola.
Dopo alcuni secondi fu come fosse stato lanciato a gran velocità verso l’alto con tutte le sue particelle.
Non seppe mai esattamente come descriverlo, ma di certo non lo apprezzò per niente.
Durò pochi secondi, ma, appena ebbe rimesso i piedi su un terreno solido fu colto da un improvviso attacco di nausea.
Barcollò un attimo.
E quasi li costò la vita.
La lama di un heartless lo colpì di striscio al braccio, ma avrebbe potuto trafiggergli il cuore se Xion non l’avesse trattenuto.
“Attenzione!” Urlò Kain.
Erano arrivati nel cortile di un castello in cui aveva luogo una vera battaglia.
Al contrario della fortezza, il cortile di quel luogo era molto più ampio e ricordava vagamente un teatro greco per forma.
Alle mura erano appesi arazzi e vessilli lunghissimi di un vivace color verde; che, però ora, erano stati quasi tutti strappati, bruciati o graffiati.
Il cortile interno era invaso da heartless cavalieri che combattevano contro decine di soldati dall’armatura verde.
Molti erano a terra feriti ed altri ancora trascinavano i corpi dei loro compagni all’interno del castello.
Al centro del cortile c’era un uomo dai capelli biondi che impugnava una spada nella mano destra.
Riku si lanciò contro un gruppo di simili disintegrandoli con un unico fendente, per poi passare ad alcuni neoshadow che distrusse con l’aiuto della magia.
Faraia combatté al fianco di Kain abbattendo decine di nemici di tutti i tipi mentre Xion, poco lontano, salvava un gruppo di soldati dalla furia di tre simili uccidendoli con un rapido fendente.
I soldati intorno a loro combattevano con coraggio, ma non potevano fare molto contro i poteri oscuri degli heartless e dei nessuno.
Decine di cavalieri erano caduti ed il loro sangue imbrattava il terreno emanando un odore metallico e pungente.
Riku raggiunse l’uomo che combatteva al centro del cortile.
“Re Edward, presumo.” Disse cercando di non distrarsi.
“Sì, posso fare qualcosa per voi?” Chiese educatamente mentre respingeva la lama di un invisibile.
“Sapete chi comanda queste creature?” Fece l’argenteo che, con un’ondata di energia, aveva liberato un po’ di spazio per far passare Kain.
“Sì, è lassù!” Disse il giovane re indicando un punto delle mura molto elevato sopra la porta principale del castello che era stata sfondata.
“Xaldin!” Disse Riku riconoscendo la particolare capigliatura a rasta dell’uomo che combatteva usando i poteri del vento.
Il numero III dell’organizzazione impugnava sei lance e falciava tutti i soldati che tentavano di ferirlo.
non si risparmiava e con rapide mosse uccise almeno venti soldati in pochi secondi massacrandone altri con alcune magie e scagliando le sue armi per poi richiamarle in mano usando i suoi poteri, riversando fiumi di sangue sulle mura.
“Dobbiamo fermarlo!” Disse l’argenteo osservando la strage che si perpetrava sulle mura.
“Me ne occupo io.” Disse Kain sicuro.
“Aspetta un…” Fece Riku, sapendo della forza del nemico, ma prima che potesse aggiungere altro, il dragone spiccò un salto incredibile.
Le mura distavano almeno cento metri ed erano alte cinquanta.
 Il dragone riuscì a raggiungerle con un solo salto.
Riku osservò ammirato il salto dell’uomo, ma uno spostamento d’aria lo mise in allerta.
Si scansò giusto in tempo per evitare un keyblade che lo stava per colpire alla schiena.
Davanti a lui c’era un ragazzo completamente coperto da un armatura simile a quella che aveva lui quando era controllato dall’oscurità.
“Chi sei?” Chiese l’argenteo comprendendo di avere davanti un nemico, di cui non conosceva il nome.
“Il mio nome non ha importanza, ma tu dovresti preoccuparti per qualcos’altro.” Disse l’avversario indicando un punto di una delle torri del castello.
Riku alzò lo sguardo e ciò che lo vide lo spaventò.
“Kairi!” Urlò l’argenteo spaventato vedendo la sua inconfondibile chioma rossa su una delle torri del castello.
 
 
 
 
 
Maya uscì dall’acqua e si arrampicò sul parapetto della nave rendendosi conto che le sue pinne erano diventate di nuovo gambe.
Intanto Neos si stava facendo strada tra la folla ti sirene con le sue potenti pinne verso la donna dai capelli grigi che stava facendo pendere la neonata sopra uno squalo.
“Dammi il tuo tridente, Re Tritone, e non ridurrò la tua nipotina a mangime per pesci.” Disse la donna con un sorriso crudele stampato in faccia.
Maya si issò sul parapetto e, dato che tutti i presenti erano impegnati ad osservare la strega, nessuno fece caso a lei che tra la folla si avvicinava alla strana creatura.
Improvvisamente ci fu una specie di botto e lei, che era anche abbastanza vicina vide un giovane uomo dai capelli neri cadere a terra avvolto da fiamme verdi mentre un’altra donna con un lungo abito nero era apparsa al fianco della malvagia creatura marina.
La confusione che seguì fu indescrivibile : la gente cominciò a fuggire in tutte le direzioni mentre un gruppo di heartless appariva sulla nave ed in mare.
Non c’erano vie di fuga e gli uomini si accalcavano al parapetto mentre alcune guardie tentavano di fermare le creature oscure.
Maya si affiancò a loro e, distruggendo un paio di heartless, si avvicinò ancora di più alle due streghe.
In quell’istante la donna con i tentacoli decise che il sovrano dei mari aveva abusato anche troppo della sua pazienza.
“Visto che non mi vuoi dare quel tridente, sceglierò io per te.” E, con queste parole, lasciò andare la piccola.
La donna dai capelli rossi urlò i paura, ma in quell’istante Neos uscì dall’acqua passando proprio tra le fauci aperte dello squalo, afferrando al volo la piccola.
Il sovrano marino non perse tempo e, con una mossa del su tridente scagliò un fulmine aure che ridusse il grosso pesce ai minimi termini.
“Oh no! Guarda che hai fatto! Mi hai trasformato in un’acciuga!!!” Strillò quello contrariato.
Nello stesso istante Neos salì a bordo e riconsegno la piccola nelle mani della madre.
“Ora basta, Malefica, hai perso.” Disse il giovane evocando il keyblade affiancandosi a Maya.
“Ne sei davvero convinto?” Chiese lei evocando i suoi poteri oscuri.
Prima di poter attaccare un raggio aureo la sfiorò.
“Maledetto, vecchio merluzzo in umido!” Sibilò lei cambiando bersaglio e girandosi verso Re Tritone. “Morgana! Occupati dei due piccoletti!”
La donna con i tentacoli si avvicinò a loro cercando di colpirli, ma i due custodi saltarono evitando i tentacoli che frustavano l’aria.
Lei tentò di colpirne uno, ma quello si mosse così rapidamente che la colpì in pieno volto mandandola a sbattere contro il parapetto.
Neos attaccò con più cautela, sparando saette nere contro il corpo principale della creatura per poi colpire alcuni dei suoi tentacoli con l’arma.
Ma di nuovo l’attacco fallì e lui fu costretto a scattare all’indietro con una capriola per evitare di essere colpito.
Intanto la folla sulla nave si teneva indietro assistendo alla titanica lotta.
Mentre i due ragazzi affrontavano Morgana, Re Tritone combatteva contro Malefica.
“Vattene, strega!” Urlò lui lanciando una serie di saette auree che andarono ad infrangersi contro una barriera di fiamme verdi.
“Per il sovrano degli oceani fate veramente pena!” Sibilò lei di rimando scagliando potenti ondate di fuoco contro il suo avversario.
Il sovrano sollevò una massa d’acqua e la usò come scudo contro l’attacco per poi lanciarlo come una potente onda anomala contro la parte frontale della nave dove si trovava la strega.
Lei, però, non si scompose e con un unico movimento del suo scettro trasformò l’acqua in ghiaccio per poi spezzarlo in tanti piccolo frammenti appuntiti che lanciò contro il Re dei mari.
Tritone alzò il tridente e disintegrò le schegge ghiacciate per tornare all’attacco con una scarica di fulmini che però non sortirono alcun effetto.
Intanto la strega dei mari lanciava saette viola contro i sue custodi costringendoli ad indietreggiare e, nello stesso tempo, cercando di colpirli con i tentacoli.
“Dannazione.” Fece Maya dopo aver evitato due saette violacee. “Di questo passo non vinceremo mai.”
In quell’istante l’uomo dai capelli neri si rialzò ed, afferrando una lancia caduta poco lontano ad un soldato, colpì la donna-polpo alla schiena.
Morgana urlò di dolore mentre, con un colpo di tentacolo, allontanava l’uomo, ma quando si voltò verso i suoi avversari, era troppo tardi.
Neos sapeva che avrebbero potuto batterla con un po’ di pazienza, ma non avrebbe certo sprecato un’occasione del genere.
Con un fulmineo scatto lanciò una raffica di saette che ferì la loro avversaria.
Maya, allora, decise di attaccare, e, con un potente fendente ferì al petto la strega senza, però ucciderla.
Ursula urlò agonizzante e ricadde in mare.
“Maledetti!” Urlò con rabbia mentre veniva circondata da alcune guardie di Re Tritone. “Non mi avrete! Tornerò!!!”
E, con quelle parole, sparì in un vortice di inchiostro nero portandosi dietro lo squalo-acciuga.
Intanto il sovrano era ancora impegnato nella lotta contro la strega.
Neos avvertì in quel momento qualcosa che non andava.
La strega riusciva a tenere testa al suo avversario con troppa facilità.
Il maestro Xehanort la stava aiutando, non c’erano dubbi, sentiva la sua aura oscura che sosteneva i poteri della malvagia donna e sicuramente non sarebbe stato facile batterla.
Malefica lanciò una potente ondata di fuoco che Re Tritone evitò tuffandosi in acqua.
“Arrenditi, strega! È finita.” Disse l’uomo dai capelli neri puntando la lancia contro Malefica che veniva circondata da una decina di guardie.
Lei, per tutta risposta fu avvolta da una vampata di fiamme verdi ed alcune guardie arsero vive nel tentativo di fermarla.
“Stai pronta, sta per combattere nella sua forma più forte.” Disse Neos a Maya per avvertirla.
Infatti pochi secondi dopo le fiamme si espansero costringendo il principe Eric ed i suoi ad indietreggiare, mentre al posto del fuoco appariva un drago completamente nero con gli occhi gialli, che con un ruggito, evocò delle nuvole nere che oscurarono il sole.
I soldati fuggirono spaventati alla vista del mostro, ma il giovane principe non si scompose e tentò di colpire il muso della creatura con la lancia, ma il drago lo respinse con un colpo di coda.
Maya e Neos si lanciarono in avanti mentre la nave si piegava a causa del peso di Malefica-Drago, e tentarono di fermarla mentre Re Tritone continuava a scagliare saette dorate che si infrangevano inutilmente sulla pelle coriacea del mostro.
Maya tentò di affondare l’arma nella testa del mostro, ma senza riuscire a colpirla, così decise di lanciare una raffica di sfere di fuoco che, però, non ebbero alcun effetto sul mostro.
“Dannazione, Neos, fa qualcosa!” Disse disperate mentre un’ondata di fiamme verdi le veniva incontro costringendola ad elevare una barriera di energia.
Il ragazzo osservò attentamente la creatura che, dopo aver attaccato la ragazza, si concentrava su Re Tritone alzando una fiammata verde per bloccare un fulmine.
‘Il punto debole è la bocca, devo colpire quella.’ Pensò mentre stava fermo ponderando il momento migliore per attaccare.
Fu quando la strega si volse di nuovo verso di loro e ruggì che Neos si mosse rapidamente.
Lanciò il suo keyblade seguito da una raffica di saette elettriche.
L’attacco colpì malefica dritta in bocca con un’esplosione che la fece barcollare, mentre una cascata di sangue nero cadeva dalla sua bocca.
“Maledetti!!!” Urlò la strega prendendo il volo battendo rapidamente le ali sollevandosi in aria permettendo alla nave di tornare nella posizione originaria.
“Presto, verso la terra ferma!” Urlò il principe Eric.
Il timoniere si mosse rapidamente portando la prua della nave verso la terra ferma mentre i passeggeri andavano sottocoperta.
I due custodi aiutarono i feriti mentre Re Tritone ed i suoi soldati scortavano la nave verso la terra.
La giovane donna dai capelli rossi si avvicinò a loro.
“Grazie per averci salvato.” Disse con rispetto. “Io sono Ariel, figlia di Re Tritone.”
Neos sembrò un po’ perplesso. “Ehmmm… non sembrate proprio…” Cercò di dire il giovane cercando di non essere scortese.
Lei sorrise, capendo le loro perplessità. “Vi spiegherò tutto appena arrivati a terra, ora vi ringrazio per aver salvato mia figlia Melody.” Disse con un sorriso gentile.
 
 
 
 
 
Mulan li trattò con tutti gli onori e li invitò nella sua tenda.
I due spiegarono a Mulan di essere allievi di Riku, amico di Sora e che stavano cercando proprio il giovane maestro.
La comandante scosse la testa mesta affermando che Sora non si trovava su quel mondo.
“E ci servirebbe il suo aiuto.” Aveva detto contrariata.
A quel punto i due fratelli si offrirono volontari per aiutarli a combattere il loro nemico.
Lei dal canto suo, notando l’ora tarda, li invitò ad andare a dormire per riprendere la discussione l’indomani durante la marcia.
Adele e Merrik si svegliarono all’alba ben riposati e partirono insieme a Mulan per la parte montuosa del paese dei dragoni.
I due trasportavano le loro provviste e si erano affiancati alla donna che guidava almeno un centinaio di uomini.
“Il nostro nemico principale è Shan Yu, un comandante Unno che un anno fa tentò di distruggere il nostro impero.” Spiegò lei.
“Ed è ancora vivo?” Chiese Adele preoccupata.
“I nostri soldati ci hanno detto di aver visto uno strano individuo incappucciato aggirarsi sulla montagna qualche giorno prima del suo ritorno, forse si trattava di uno stregone.” Disse Mulan mentre osservava le vette delle montagne con uno strano sguardo.
La colonna di soldati continuò la marcia senza incidente per tutta la mattinata fino a mezzogiorno quando raggiunsero una specie di villaggio fortificato costruito a strapiombo su un fianco della montagna.
“Comandante Mulan! Finalmente! Abbiamo bisogni di rinforzi immediati, Shan Yu sta per attaccare!” Li informò subito un soldato del forte.
“presto alle vostre postazioni!” Ordinò la donna ai suoi uomini che subito, eseguirono andando a rafforzare le unità del forte seguiti dai due custodi.
Adele e Merrik seguirono per alcuni minuti i soldati fino ad arrivare ad un muro di spessa roccia.
Era stato costruito in una posizione favorevole: infatti il villaggio, scavato in mezzo ad una montagna, aveva uno sbocco sul fianco del monte che cadeva a strapiombo verso la valle.
Le mura erano costruiti su un avvallamento scavato in modo tale da bloccare le truppe nemiche in una sorta di imbuto che si apriva sul fianco della montagna.
Una trappola mortale per gli uomini, ma i loro avversari non erano umani.
Davanti a loro c’erano dei Necron che tentavano di scalare le mura.
Indossavano pesanti vesti stracciate da unno e impugnavano lame ricurve ed affilate.
Lo scontro era iniziato da poco e le truppe cinesi stavano affrontando con coraggio gli unni redivivi.
I due custodi si gettarono contro di loro aiutando i guerrieri di Mulan.
Merrik abbatté tre necron con una rapida serie di fendenti.
“Mirate al simbolo sulla fronte!” Urlò ricordandosi di come Adele aveva abbattuto Sabor, pensando che il meccanismo fosse lo stesso.
Anche Adele, basandosi sullo stesso metodo affrontò i nemici abbattendone diversi utilizzando i suoi poteri magici ed il keyblade.
Seguendo il loro esempio, e rincuorati dall’arrivo di Mulan sul campo di battaglia, i soldati si lanciarono con maggior coraggio ed audacia contro l’orda non-morta.
I soldati affrontavano i nemici riuscendo a trattenerli, ma, nonostante i loro sforzi, la situazione era di stallo.
Nonostante la relativa facilità nel colpire il punto debole dei soldati non-morti quelli sapevano difendersi bene con le spade e non era per niente facile superare la loro difesa.
Merrik ne abbatté altri due e ne distrusse tre con un ‘thunder’ mentre sua sorella combatteva contro cinque avversari abbattendoli rapidamente con il suo keyblade.
Mulan si trovava sulle mura e, mulinando la spada con violenza, distrusse quattro necron con un colpo.
“Avanti! Combattete!” Urlò lei incitando i soldati.
Non era facile: la neve rendeva difficile gli spostamenti ed i nemici erano morti, ma ben organizzati e le continue salve di frecce non davano scampo alle prime linee di soldati dell’una o dell’altra parte.
Lo scontro si protrasse ancora per molte ore, ma, alla fine del giorno, erano riusciti a respingere le forze nemiche sull’altro lato della montagna.
Gli uomini esultarono per la vittoria constatando che c’erano state meno morti del solito, ma Mulan sembrava contrariata da qualcosa.
“È stato troppo facile.” Disse ai due ragazzi mentre si allontanava per parlare con il comandante della fortezza.
“Tu che pensi?” Chiese Merrik alla sorella.
“Non lo so, ma c’è qualcosa di strano: nessuno guidava i Necron durante lo scontro.” Rispose lei pensierosa.
“Sai che ti dico? Questa notte noi due usciamo ed andiamo alla grotta sulla montagna di cui ho sentito parlare dai soldati, sembra che sia da lì che vengono i Necron.” Disse il ragazzo ostentando allegria e sicurezza.
“Cosa!? Ma sei matto! È pericoloso!” Disse lei preoccupata.
“Anche combattere è pericoloso, anche Sabor lo era, anche i necron, anche i custodi oscuri, andiamo possiamo farcela!” Esclamò lui passato dalla preoccupazione all’allegria, trascinando la sorella verso i loro alloggi.
Mulan aveva offerto loro una tenda posizionata presso le mura quindi, quella notte, quando tutti stavano dormendo, fu facile per loro superare le difese ed allontanarsi in direzione del picco.
 
 
 
Masuru si mosse rapidamente issandosi con rapidamente su una delle torri di guardia.
Il soldato che pattugliava quella parte delle mura era girato dall’altra parte, quindi non si accorse del giovane che gli passò a pochi metri.
Con un altro salto il giovane raggiunse la porta che portava al cortile e scese rapidamente le scale.
‘Preferirei andare a combattere insieme a Merrik.’ Pensò il giovane mentre usciva lentamente dalla porta per non farla cigolare.
Ad una decina di metri da lui c’erano due guardie impegnate a parlare.
Masuru si mosse rapidamente dietro alcune casse di una qualche merce continuando a camminare chino per evitare le varie pattuglie di soldati finché non arrivò sotto le mura dell’edificio principale.
La porta era sorvegliata, ma se aveva ragione una delle finestre sopra di lui era aperta.
Sapendo che sarebbe stato troppo visibile una volta che avesse iniziato l’arrampicata, fece più in fretta possibile.
Si arrampicò rapidamente ed aprì la finestra che, come previsto, era aperta.
Rapido, si mosse nei corridoi nascondendosi dalle guardie che pattugliavano il palazzo approfittando di alcune grandi statue.
Alla fine raggiunse la sala del trono.
‘Se ho ascoltato bene quelle guardie il tizio che è venuto qui da un altro mondo starà parlando con l’imperatore.’ Si disse, deciso a fermarlo.
Con un rapido scatto entrò all’interno della sala del trono spalancando le ampie porte con violenza.
Ma prima di poter fare un altro passo, alcune mani lo afferrarono.
“Visto, maestà? L’avevo detto di aver visto dei movimenti sospetti.” Disse un uomo che, insieme ad altri soldati lo teneva fermo.
‘Dannazione, mi sono fatto beccare come un idiota!’ Pensò Masuru arrabbiato con se stesso.
“Un attimo! Fermi!” Fece una voce stranamente acuta.
Il giovane smise di dimenarsi ed alzò lo sguardo rimanendo a bocca aperta.
“Regina Minni!?” Aveva incontrato la consorte del Re solo una volta, ma l’avrebbe riconosciuta tra mille persone. “Cosa ci fa lei qui!?”
L’imperatore osservò la scena con una strana espressione.
“Comandante Shang. Liberato questo giovane. Ha molte cose da raccontarci.” Disse il vecchio con voce autoritaria.
 

 
 
 
 
 
 
Nuovo capitolo. (Sono in ritardassimo!!!)
Allora, per ora lasciamo Naminé e Sora sull’Isola Del Destino e torniamo agli altri pesantemente ignorati.
Allora, ora Riku sta per cadere in una trappola *Sorrisetto sadico* Chissà cosa succederà.
Masuru a scoperto che il loro nemico è loro alleato e Maya e Neos hanno salvato Ariel da Morgana.
Be’ nel prossimo capitolo la vicenda si svilupperà ancora di più.
AxXx
PS: Recensite, per favore.

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Capitolo 39
*** Il nemico alle porte ***


 Riku fissò per un attimo il ragazzo in armatura e si lanciò contro di lui.
I due si scambiarono una rapida serie di stoccate mentre Xion si incamminava verso la cima del castello per salvare Kairi.
‘È forte, ma non mi lascerò sconfiggere così facilmente.’ Pensò l’argenteo mentre saltava di lato per evitare una magia oscura dell’avversario.
I due si scambiarono molti attacchi senza riuscire a sopraffarsi a vicenda.
Riku tentò di colpirlo piroettando in aria con il keyblade, ma l’avversario si scansò con una capriola all’indietro per lanciare una sfera di fuoco.
L’argenteo evocò una barriera magica che frappose tra se e l’attacco nemico per poi tornare all’attacco.
Intorno  loro la battaglia continuava senza esclusione di colpi.
I soldati di affrontavano gli heartless senza timore, ma erano nemici molto pericolosi e che non si fermavano davanti a niente.
Riku si lanciò in avanti mutilando la spada spingendosi in avanti facendo forza sull’arma avversaria quando Vanitas bloccò il colpo.
I due si ritrovarono a confrontarsi in un vero contro di forza.
Spinsero l’uno verso l’altro cercando di prendere un vantaggio, ma sembrava proprio che i due fossero uguali in forza.
“Credi di potermi battere!?” Disse Vanitas schernendo il suo avversario tirandosi indietro e lanciando una potente sfera di fuoco contro l’argenteo che si frantumò in cinque sfere più piccole che volarono verso l’argenteo.
Quello evocò una barriera di energia per deviare i colpi dell’avversario, per lanciare contro il ragazzo in armatura tre sfere elettriche che quello evitò saltando e lanciando alcune saette che colpirono alcuni soldati uccidendoli.
Riku riuscì ad evitarli e si lanciò di nuovo all’attacco con tre serie di attacchi rapidi, l’ultimo dei quali con una piroetta per colpire con tutto il peso del proprio corpo.
Vanitas si scansò rapido con una capriola laterale.
“Sei troppo lento.” Lo schernì di nuovo il custode oscuro lanciando alcune saette ghiacciate contro l’argenteo che per evitarle saltò facendo una capriola all’indietro.
Appena atterrato alcuni heartless lo attaccarono, ma lui riuscì ad abbatterli tutti in pochi secondi.
Fu così che riuscì ad evitare Vanitas che, apparso dal terreno, cercò di colpirlo dal basso spargendo una miriade di sfere di fuoco.
“Inutile che usi i poteri oscuri, non puoi battermi! Blizzara!!!” Urlò Riku puntando il keyblade contro l’avversario scagliandogli contro tre proiettili ghiacciati.
Quello sembrò paralizzarsi un attimo, ma l’argenteo sentì uno spostamento d’aria alle sue spalle e rotolò a destra evitando così l’attacco di Vanitas che era apparso alle sue spalle.
“Sei molto veloce, ma non credere che basti a vincere!” Disse Riku rimettendosi in posizione.
Xaldin e Kain si stavano ancora affrontando sulle mura.
Il dragone usava magie d’aria, che però contro il feroce lanciere non avevano molto effetto.
Le loro lance si scontrarono più e più volte in aria, ma se Kain era molto veloce, doveva vedersela con le sei lance che gli si opponevano e con la superiore forza del nessuno.
“Credi di potermi battere, sciocco!” Urlò Xaldin lanciandosi contro il nemico con tutte e sei le lance.
“Io ti batterò!” Rispose il dragone saltando in avanti.
Per un attimo le loro forze furono a diretto confronto, ma nessuno dei due sembrò essere in grado di avere una posizione di vantaggio sull’altro.
Improvvisamente una fiammata costrinse il nessuno ad allontanarsi mentre Faraia sopraggiungeva in aiuto del dragone con il keyblade sguainato.
Xaldin scagliò una delle sue lance contro la ragazza, ma lei, con un agile mossa, saltò evitando l’attacco nemico.
“Arrenditi, creatura oscura!” Urlò lei puntando l’arma contro il nessuno con fare minaccioso.
“Non credo proprio.”Rispose lui di rimando lanciandosi in avanti contro i suoi due avversari con ferocia.
 
 
 
Xion salì rapidamente le scale  per raggiungere Kairi, ma quando arrivò in cima si trovò davanti ad una scena che non si aspettava.
La ragazza dai capelli rossi, che fino a poco fa si trovava accasciata sulla torre del castello era in piedi ed osservava qualcosa nel cortile.
La nessuno sentì come una strana ansia percorrerle il corpo e fu come se l’ossigeno fosse diminuito facendole venire voglia di respirare ad ampie boccate.
“K-Kairi, stai bene?” Riuscì a chiedere allungando una mano per scuoterle la spalla.
“Non dovresti girare da sola in momenti come questi.” Disse la rossa in tono minaccioso voltandosi di scatto.
Xion si ritrasse spaventata, non aspettandosi un tono così minaccioso da quella ragazza che, da quanto poteva dedurre dai suoi ricordi, era un esempio di gentilezza.
Kairi fu avvolta un una specie di aura di fiamme nere ed i suoi capelli divennero neri come una notte senza stelle, mentre gli occhi da azzurri si coloravano d’oro e sulla schiena gli spuntavano due ali nere di corvo.
“Ora ci divertiamo.” Disse l’oscura principessa puntando contro Xion un keyblade oscuro simile al ‘Posto del Destino’ ma appassito e scuro.
“Prima dovrai battermi!” Rispose la ragazzina dai capelli scuri cercando di darsi coraggio evocando il suo keyblade.
Le due ragazze si lanciarono l’una contro l’altra, ma a pochi centimetri da Xion, Kairi aprì le ali e fermò il suo slancio.
La nessuno non aspettandosi la mancanza di una forza che la trattenesse, perse l’equilibrio e quasi cadde in avanti.
La sua avversaria ne approfittò subito mulinando la lama e conficcandogliela nel braccio.
La ragazzina urlò di dolore, ma riuscì a tenere in mano l’arma e a rigirarsela in mano allontanando la lama dell’altra dalla carne.
Si spinse indietro e si tenne il braccio ferito con l’altra mano, ma non ebbe tregua.
Kairi si spinse in avanti attaccando ripetutamente con una ferocia mai vista mulinando la sua arma molto velocemente costringendo Xion a difendersi con disperazione per non essere ferita altre volte.
Dopo un po’ si tirò indietro lanciando contro la nessuno una raffica di fiamme nere seguita da una saetta di energia oscura.
Xion fu costretta a chiudersi in difesa da tutta la serie di attacchi che le venivano lanciati e quando le magie dell’avversaria gli arrivarono a pochi metri fu costretta a ripararsi dietro una barriera di energia perdendo di vista la malvagia principessa.
Quando l’attacco cessò quest’ultima era sparita e la nessuno si guardò intorno alla sua ricerca.
Una voce però le sussurrò qualcosa alle spalle: “La prossima volta, guardati le spalle. Sempre che ci sia una prossima volta.”
Una dolore lancinante gli attraverso la schiena quando la sua avversaria la colpì con furia piantandole il keyblade all’altezza della vita per trapassarla da parte a parte.
Le gambe di Xion cedettero e lei cadde in ginocchio tenendosi la pancia tossendo sangue.
“Addio, fantoccio!” Le sussurrò l’oscura ragazza mettendole la lama sulla gola.
Xion sentì la sua coscienza scivolare via mentre sentiva il freddo della lama che le passava sulla gola.
Fu un attimo, ci fu una specie di botto e l’arma volò via dalla sua pelle mentre qualcuno la afferrò alle spalle.
 
 
 
 
Riku incrociò le lama con Vanitas per l’ennesima volta.
“Non mi batterai mai!” Disse l’argenteo spingendosi in avanti costringendo l’altro ad indietreggiare.
“Sai, dovresti stare attento quando mandi qualcuno in missione solitaria.” Disse Vanitas con uno strano tono.
Riku ebbe una brutta sensazione e si voltò verso la torre dove c’era Kairi e vide una strana fiammata oscura.
‘Era una trappola!’ Pensò preoccupato per la sorte di Xion.
Si liberò della presa di Vanitas e corse verso l’entrata del castello facendosi strada tra i combattenti, mentre un urlo squarciava l’aria: “I rinforzi di Baron, sono qui!”
In cielo infatti c’erano tre aereonavi armate di cannoni che bombardavano il grosso degli heartless fuori dalle mura.
Riku si fece strada oltre il portone e salì più veloce che poté le scale mentre sentiva il rimbombo dei cannoni contro le creature oscure ma lui non se ne curò continuando la sua folle corsa.
Arrivato in cima vide una ragazza dai capelli neri tenere la spada sulla gola di Xion.
“No!!!” Urlò l’argenteo lanciando una sfera di luce contro la misteriosa combattente.
Ci fu un botto spaventoso e quella fu scaraventata contro il parapetto della torre con violenza inaudita.
“Chi sei!?” Chiese l’argenteo mettendosi in posizione pronto a difendersi.
“Riku, dovresti riconoscerli gli amici.” Rispose l’altra divertita.
“Non so perché tu abbia la faccia di Kairi, ma non mi farò ingannare da te o dai tuoi trucchi!” Fece il ragazzo aggressivo preparandosi allo scontro.
“Ehi! Così mi spezzi il cuore!” La sua voce era improvvisamente diventata supplichevole e Riku abbassò la guardia per un attimo.
Ma lui sapeva di non dover fermarsi davanti all’oscurità e si affrettò subito a rimettersi in posizione.
“I mostri come te devono tornare nell’oscurità da cui provengono, non cercare di ingannarmi!” Intimò veemente pronto allo scontro.
“Ti prego, Riku, credimi, sono Kairi!” Il tono era così supplichevole e così simile a quello dell’amica che il ragazzo non riuscì a resistere e le si avvicinò di pochi passi.
Improvvisamente la ragazza si alzò e lo colpì di scatto e l’argenteo riuscì a malapena a difendersi.
“Devi stare più atteeento Riku.” Gli sussurrò lei all’orecchio mentre il ragazzo tratteneva a stento l’arma dell’avversario.
Se fosse stato un altro nemico non avrebbe esitato, ma con lei era diverso.
Sentiva nel cuore che colei che aveva davanti era kairi, e non riusciva ad alzare il keyblade contro la sua amica.
“Non costringermi! Anche se tu non sei lei, non sarebbe mai caduta nell’oscurità!” Urlò Riku allontanandola con una spinta.
“E tu chi sei per dire agli altri cosa possono o non possono fare?” Chiese Kairi tagliente.
L’argenteo sentì una stretta al cuore sentendo quelle parole.
“Non sei tu il primo ad essere caduto nell’oscurità? Chi sei tu per riprendermi quando sei stato tu il primo a chiamare l’oscurità nel nostro mondo e a distruggere il nostro mondo.” Continuò la ragazza con un sorrisetto malvagio.
Riku avrebbe voluto controbattere e lanciarsi all’attacco, ma la sua mente ed il suo cuore sembravano impotenti.
Kairi gli aveva rinfaccio i suoi errori senza nessun tatto e aveva rievocato il suo dolore ù profondo.
Ma non poteva combattere.
Per quanto si sforzasse di non riusciva a non sovrapporre il viso gentile di Kairi con quello stravolto dalla malvagità della sua avversaria.
I capelli rossi si sovrapponevano a quelli neri, gli occhi azzurri gentili a quelli aurei e malvagi.
“Sei un dannato mostro!!!” Urlò Riku in preda alla collera.
Improvvisamente un ondata di energia oscura gli avvolse il cuore e una sfera di energia oscura gli attraversò il braccio e colpì la ragazza dalle ali nere facendola volare oltre il parapetto.
 
 
 
Faraia e Kain osservarono Xaldin sparire in un ornando di vento ed una figura nera volare via dalla torre.
I due raggiunsero il cortile dove erano atterrate le aeronavi.
“Dov’è il tuo maestro?” Chiese Re Cecil scendendo dalla nave volante.
“Io ho visto il ragazzo andare sulla torre.” Disse Edward indicando il suo castello.
La ragazza corse fino alla cima del castello dove trovò Riku e Xion a terra sanguinanti!
“Maestro!” Url la ragazza correndo verso l’argenteo.
Appena si inginocchiò accanto a lui si accorse che respirava ancora.
“È vivo.” Annunciò felice.
“Anche lei.” Aggiunse Ceodore sollevando Xion.
“Dobbiamo portarli all’aeronave.” Disse il principe portandoli giù dalla torre con calma per non aggravare le sue condizioni, mentre Faraia veniva aiutata da Re Cecil a portare Riku.
 
 
 
 
 
 
 
Sora si alzò su un letto d’ospedale.
Le ferite che aveva ricevuto erano state fasciate e lui era solo in pantaloni.
“Ma che...?” Stava per chiedersi quando fuori dalla porta della stanza sentì delle voci.
“Signore, come ho già detto le ferite erano profonde ed alcune ossa erano al limite della frantumazione, ma incredibilmente, si è rimarginato tutto in pochissime ore.” Fece una voce.
“Chi l’ha portato qui?” Disse un’altra voce in tono formale.
“I suoi amici dicono che l’hanno trovato su un isola.” Rispose l’altro.
“Come si è ferito in maniera cos violenta?”
“Sembra strano, ma è stato colpito da una spada.”  Fu la risposta.
“Ok, ci voglio parlare.” Disse l’altro.
Sora si apprestò a sdraiarsi a ad assumere un’aria sconvolta, mentre la porta si apriva facendo entrare un ufficiale di polizia in uniforme.
“Buongiorno Sora.” Disse l’ufficiale guardandolo con fare paterno.
Il ragazzo sapeva di dover stare attento: non aveva ancora recuperato le forze e per fuggire doveva recuperarle o non sarebbe mai riuscito a tornare dai suoi amici.
Continuò a non rispondere ostentando un silenzio tombale.
“Allora ragazzo, sei scomparso per quasi due settimane, tu, tua madre  due ragazze dell’isola, di cui tu eri amico. Non hai niente da dirmi?” Chiese di nuovo l’agente ostentando tranquillità.
‘Trappola: non dire niente.’ Pensò Sora mentre continuava a stare zitto.
I due continuarono a guardarsi senza dire una parola per alcuni minuti, fino a che il poliziotto venne fuori con un’altra domanda.
“Sei stato assente dall’isola per più di due anni e per un certo periodo eri come sparito dai ricordi delle persone, ne sai qualcosa?”
Silenzio.
I tentativi dell’ufficiale di farlo parlare si fecero più intensi, ma non sfociarono mai in urla, e dopo un’ora di inutili tentativi se ne andò, lasciando Sora da solo.
Il ragazzo stette sdraiato ad ascoltare una serie di voci agitate fuori dalla porta, ma non ci fece caso, guardandosi intorno alla ricerca di una via d’uscita.
La stanza era occupata da sei lettini disposti in due file, ma l’unico occupato era il suo.
L’unica uscita dall’ospedale era la finestra, ma non sapeva a che altezza si trovasse.
Dopo alcuni minuti si decise ad alzarsi dal letto avvicinandosi alla finestra.
“Che stai facendo!?” Chiese una voce alle sue spalle.
 
 
 
Tidus, Wakka e Selphie avevano appena parlato con l’agente di polizia che sembrava un po’ irritato.
Il dottore inoltre aveva detto loro di non entrare per nessun motivo perché Sora doveva riposare, ma loro erano impazienti.
“Sentite, ma che facciamo?” Chiese il ragazzo più grande perplesso.
Tidus dal canto suo sembrava a metà tra l’esaltato ed il disgustato: “Ma avete visto quanto sangue c’era!?”
“Smettila, non era bello!” Lo rimproverò Selphie.
“Ehi, Gente!!!” Urlò una voce squillante lungo il corridoio.
I due videro arrivare un gruppo di una ragazza  con i capelli neri lunghi che finivano sulla schiena e gli occhi scuri.
Doveva avere almeno vent’anni se non di più.
“Rinoa!” Dissero in coro i tre ragazzi.
Era la sorella di Maya e da quando era sparita non si era data pace.
“Dov’è quel ragazzo!?” Chiese con voce isterica.
Era nervosa da quando sua sorella era sparita e dava la colpa a Sora ed alla sua famiglia.
“Fatemi parlare con lui!” Disse la ragazza mora con irruenza aprendo la porta della stanza d’ospedale mentre gli altri tre cercavano di fermarla.
Rinoa però non sentì ragioni e fece irruzione nella stanza e vide Sora che stava guardando oltre la finestra.
“Cosa stai facendo!?” Chiese nervosa Rinoa marciando velocemente verso il ragazzo mentre gli altri tre amici osservavano la scena a metà tra il divertito e lo spaventato.
Sora fu preso dallo spavento vedendo lo sguardo rabbioso che gli era riservato dalla ragazza più grande di lui.
In un impeto di paura, dovuto anche alla sua momentanea debolezza, evocò il keyblade puntandolo contro di lei.
Non che fosse un codardo e sapeva di non dover mostrare il keyblade, ma sapeva che Rinoa faceva arti marziali da dieci anni e, per quanto infantile potesse essere, aveva paura di prendere un pugno in faccia da lei.
La mora si fermò un attimo stupita vedendo la strana arma che le veniva puntata contro, ma subito si riprese.
“ma che diavolo fai, dov’è mia sorella!?” Chiese rabbiosa la ragazza senza scomporsi.
“È quella! È Quella!!!” Urlò Tidus indicando il keybalde.
“Cosa!?” Esclamarono tutti i presenti osservando il ragazzo che saltava eccitato.
“È l’arma che disintegrava gli alieni!” Spiegò rapidamente il ragazzo biondo continuando a saltare.
Improvvisamente Sora sentì un’aura oscura molto potente e pochi istanti dopo sentì il pavimento tremare.
“ATTENTI!!!” Urlò evocando istintivamente una barriera di energia per proteggere lui e gli altri che gli stavano intorno.
Fu una mossa provvidenziale, dato che pochi istanti dopo tutta la loro ala dell’ospedale esplose.
Il gruppo di cinque ragazzi si ritrovò nel parcheggio dell’ospedale pieno di macchine alcune delle quali stavano prendendo fuoco.
“Ci rivediamo, ragazzino.” Disse la voce di una ragazza alle spalle di Sora che si era appena rialzato, mentre Rinoa stava aiutando gli altri.
“Phobia!” urlò il ragazzo riconoscendo la sua avversaria.
“vedo che ti ricordi di me.” Disse lei con un sorriso folle. “L’ultima volta che ci eravamo visiti avevo quasi distrutto il tuo mondo, ma mi sono trattenuta. Che ne dici se ora rimedio?”
“Di che stai parlando!?” Chiese Rinoa notando la ragazza simile a Kairi.
Quella non disse nulla, ma evocò il suo keybalde  lo puntò in alto evocando una sfera gigante di energia oscura che iniziò a liberare decine di heartless.
“Dannazione!” Fece Sora iniziando a fronteggiare le creature oscure con coraggio, ma loro erano tantissimi e subito Phobia iniziò a combattere.
Il ragazzo era molto più esperto di lei, e molto più forte, ma, impegnato con gli heartless, non poteva concentrarsi solo su di lei.
“Sei solo contro migliaia di nemici, cosa speri di ottenere combattendo, se non ritardare la tua fine?” Chiese l’oscura guerriera continuando a duellare contro Sora tra le auto in fiamme, mentre gli heartless continuavano ad attaccare le persone rubando i loro cuori.
Rinoa sapeva combattere coraggiosamente usando le sue arte marziali, ma i suoi colpi attraversavano senza danni i corpi oscuri degli heartless.
Anche Tidus, Wakka e Selphie stavano tentando di difendersi, ma senza successo.
Solo Sora sembrava in grado di tenere a bada quelle creature, ma era solo e soprattutto ancora debole e non riusciva a combattere contro i suoi avversari.
Improvvisamente una sagoma gli apparve alle spalle mentre incrociava le lame con Phobia.
Con una spinta allontanò la ragazza e si voltò parando l’attacco del suo avversario.
“Seifer!” Urlò il custode della luce riconoscendo il ragazzo di Crepuscopoli che ora impugnava un keyblade.
Subito si tirò indietro e fu accerchiato dagli heartless e dai due custodi oscuri mentre Rinoa e gli altri si affiancavano a lui mentre il mondo scivolava lentamente nell’oscurità.
“Cosa facciamo!?” Chiese Selphie disperata guardandosi disperatamente intorno.
Improvvisamente un raggio di luce colpì gli heartless disintegrandoli mentre una ragazza dai capelli biondi, armata con il Portafortuna piombava sul campo di battaglia.
“Naminé!” Urlò Sora riconoscendo la nessuno di Kairi.
“Sora! Devi abbandonare l’isola! Kairi è in pericolo!” Disse la bionda iniziando a duellare con Phobia e Seifer.
Il custode della luce, però non si dette per vinto e corse in aiuto di dell’amica mulinando il keyblade abbattendo due gruppi di heartless per poi tentare di abbatterlo su Phobia che parò il colpo mentre Naminé lanciava delle sfere di luce contro Seifer.
Nello stesso momento una Gummiship si schiantò in mezzo alla strada distruggendo molti gruppi di nemici.
“Dannazione, ritiriamoci!” Disse Phobia al custode oscuro biondo aprendo il portale.
“Ci rivedremo!” Minacciò Seifer ritirandosi a sua volta.
Sora ed i suoi amici osservarono stupiti i tre custodi che uscivano dal portellone della gummiship.
“Meno male che sapevi guidare quest’affare, vero Terra!?” Chiese irritato il Maestro Eraqus mentre si massaggiava la testa.
“Ehi, maestro, io pensavo che sarebbe stato come per la nave-keybalde, mica pensavo che fosse così complicato.” Si giustificò il ragazzo alzando le mani come per difendersi.
“Potevi fare di meglio, comunque.” Aggiunse Ventus guardandolo di sottocchio come se fosse sul punto di mettersi a ridere.
 
 
 
 
 
Aqua osservò un gruppo di giovani keybalder allenati da Topolino.
Erano un gruppo di ragazzini che si erano decisi a combattere al loro fianco.
L’unico motivo per cui lo facevano era tornare nei loro mondi, sapendo che avrebbero potuto tornare solo dopo la fine di questo scontro.
‘Siamo inferiori di numero, più deboli e meno potenti. Anche con loro non avremo molte possibilità.’ Pensò lei mentre si avviava verso l’ufficio di Leon per avere nuove informazioni sui nemici.
Le scale erano pattugliate da moltissime guardie e continuavano ad aumentare a mano a mano che venivano soldati dalle altre città di quel mondo e i rinforzi della luce da altri mondi.
‘Ho proprio paura che non ce la faremo.’ Continuava a pensare la ragazza dai capelli blu cercando di non darlo a vedere ostentando coraggio e sicurezza per poter comunicare anche agli altri la stessa sensazione.
L’ufficio del comandante era molto spartano con solo una scrivania di legno, una brandina ed un baule dove dovevano essere contenuti i suoi effetti personali.
“Aqua,buon pomeriggio, come stai?” Chiese il giovane mentre guardava fuori dalla finestra il crepaccio che si riempiva di heartless.
“Vorrei sapere se ci sono novità sulle creature oscure.” Rispose la ragazza.
“Nessuna, approfittane per riposare.” Fece laconico Leon alzando le mani noncurante.
Lei decise di avere proprio bisogno di riposare, dopotutto aveva combattuto una difficilissima battaglia e si era impegnata ad allenare i giovani keyblader insieme al Re e a Paperino e Pippo, ma ormai sentiva anche lei la stanchezza.
Si diresse verso le stanze che erano state allestite per loro e trovò li vicino Pence, Heyner ed Olette.
“Quando potremo tornare a Crepuscopoli?” Chiese la ragazza abbassando gli occhi triste.
“Prima dobbiamo risolvere i problemi qui.” Rispose Pence disinvolto e calmo, nonostante la situazione pericolosa e difficile.
“E poi non sei eccitata da tutto questo!?” Chiese un esaltato Heyner osservandola con gli occhi luminosi.
Aqua era molto contraria a quello che quest’ultimo stava dicendo, ma non sarebbe stato affare suo se non fosse per l’improvvisa reazione della ragazzina.
“Sei uno stupido Heyner!” Urlò iniziando a piangere sulla spalla di quest’ultimo che osservò l’amico con l’aria di chi sta chiedendo aiuto.
“ma cosa c’è?” Chiese preoccupato cingendo quasi automaticamente le spalle dell’amica mentre Pence si allontanava con uno strano sorriso tenendo le man dietro la testa.
“Sei uno stupido, Heyner! Non ti rendi conto che questo non è un gioco!? È una guerra vera! Rischi di morire!” Disse lei tra i singhiozzi aggrappandosi ancora di più alla schiena del ragazzo.
Aqua li avvicinò e li separò.
“Forse è vero, che moriremo, ma dobbiamo ricordare cosa ci spinge ad andare avanti.” Disse la ragazza dai capelli blu poggiando una mano sulle spalle dei due.
La ragazza si asciugò le lacrime.
“Sì, grazie signora, mi scusa.” Disse Olette con una voce spezzata mentre si allontanava.
“Io la seguirei.” Aggiunse Aqua all’orecchio di Heyner quando la ragazzina era già lontana.
Quello la guardò con uno sguardo un po’ vuoto, ma seguendo il consiglio della giovane donna.
Lei sorrise ed entrò nella sua stanza.
Rifece il letto rapidamente e si spogliò degli abiti sudati cambiandosi velocemente.
Il sole stava tramontando illuminando con raggi arancioni il castello e la città di Rediant Garden.
Dopo essersi cambiata si sdraiò sotto le coperte e, calmatasi dopo tanti giorni di tensione, nonostante il pericolo incombente, si addormentò subito.
 
 
 
Demyx era in camera sua quando l’occhio gli capitò sul suo Sitar.
Se l’era portato dietro dal Castello che Non Esiste.
Ricordava che prima di diventare un nessuno gli piaceva molto suonare quello strumento, ma, chissà perché era un sentimento che continuava ad avere anche ora che era un nessuno.
‘ma perché continuiamo a combattere? Sappiamo davvero cosa vuole Xehanort? Insomma lui dice che Kingdom Hearts è il potere supremo, ma noi cosa ne sappiamo?’ Si chiese il Notturno Melodico con un sospiro.
Il motivo per cui aveva abbandonato l’organizzazione era quello.
Era stanco di combattere per qualcosa che non conosceva.
Stanco di dover prendere ordini da chi voleva ubbidienza incondizionata.
Lui voleva solo stare tranquillo.
Certo sapeva combattere e combatteva quando ce n’era bisogno, ma quando non era necessario, lui preferiva riposare ed assaporarsi quel periodo di pace.
‘Tanto non ci sarà mai pace, scoppierà un’altra guerra e qualcun altro cercherà l’oscurità.’ Pensò con rassegnazione.
In quel momento qualcuno bussò alla porta.
“Avanti.” rispose il nessuno senza voltarsi.
“Demyx! Non vieni ad allenarti?” Chiese Axel sempre agitato ed iperattivo.
“No, preferisco starmene un po’ da solo.” Rispose il biondo mettendosi a gambe incrociate sul letto.
“Ok, fai come ti pare.” Rispose il rosso andandosene con fare agitato.
Il numero IX si ritrovò ad osservare malinconicamente il cielo che si scuriva lasciando posto alla luna.
‘Ufff, voglio uscire.’ Si disse imbracciando il Sitar.
Camminò senza meta per tutto il castello tra le guardie di pattuglia e le mura scure a causa del buio.
Alla fine giunse ad una delle innumerevoli terrazze del castello che dava sul crepaccio.
Era ad almeno venti piani di altezza e si poteva vedere tutto da lassù.
“Bella visto, vero?” Chiese una voce alle sue spalle.
Il giovane si voltò per trovarsi davanti ad un heartless molto strano.
Aveva in mano un Sitar oscuro e somigliava molto a lui, ma gli occhi dell’altro erano gialli e luminosissimi.
“Chi sei!?” Chiese Demyx mettendosi in guardia con la sua arma.
“Sono colui che vuole tornare ad essere tutt’uno con te. Io sono Ydem.” Rispose l’altro.
“Se vuoi tornare tutt’uno con me dovrai batterti!” Urlò il numero IX lanciandosi all’attacco.
 

 
 
 
 
 
 
Ennesimo cap. Era un po’ che non aggiornavo.
Perdonate la rapidità di alcune scene, ma dovevo andare avanti o non avrei avuto congruenza temporale tra i vari mondi.
Le Isole del Destino come mondo sono simili alla Terra, con un isola centrale e tante isolette che la circonda.
Sora è nato in una di quelle più piccole.
Comunque il capitolo è un po’ dedicato al personaggio di Demyx, infatti verso la fine c’è una parte dedicata a lui.
Il resto è un continuo di scene di combattimento e che servono a far andare avanti la storia.
Recensite, per favore.
AxXx

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Capitolo 40
*** Attacco del male ***


 Sora si trovò in una situazione tutt’altro che normale.
Rinoa sembrava sul punto di una crisi isterica, Selphie, si era rifugiata dietro una macchina urlando, Tidus stava a bocca aperta in mezzo alla strada e Wakka saltava sul posto indicando i tre keyblader scesi dalla gummiship urlando: “Gli alieni, gli alieni!”
Sora dal canto suo, aveva ben altro a cui pensare: gli heartless ed i nesciens stavano ancora avanzando.
Certo, ora poteva contare sulla forza di Terra, sull’agilità di Ventus e sui poteri quasi illimitati di Eraqus, ma le creature oscure, erano superiori di numero e a poco a poco tornarono ad accerchiarli.
“Avanti, dobbiamo resistere!” Urlò Naminé disintegrando un intero gruppo di heartless con una magia di luce.
“Sarà tutto inutile, se non distruggiamo quella sfera di energia oscura lassù!” Urlò Terra girando su se stesso, massacrando tutte le creature oscure nel raggio di due metri.
Ventus, combatteva con una velocità tale che alcune volte la sua lama spariva alla vista, mentre distruggeva i nemici.
Insieme il gruppo di custodi riuscirono a tenere a bada i mostri, allontanandoli dalla gente, ma rimaneva il problema dell’oscurità che incombeva.
Eraqus combatteva molto rapidamente ed era molto esperto, dato che combatteva l’oscurità da molto tempo.
Dal canto suo Sora menava fendenti molto veloci e precisi distruggendo anche cinque o sei creature oscure, quando fu accerchiato dai nemici evocò un tornado di fuoco che li travolse distruggendoli.
Naminé evocò tante sfere di luce, distruggendo un sacco di nemici mentre esplodevano a contatto con il terreno.
“Dobbiamo chiudere quel portale oscuro con il keyblade!” Urlò Eraqus mentre abbatteva un defender.
“Ci penso io!” Urlò Sora puntando il keyblade contro la sfera oscura.
“Copriamolo!” Fece Ventus disponendosi accanto a lui proteggendolo dagli heartless e dai nesciens che tentavano di fermarlo.
Terra abbatté due boxer e raggiunse il suo allievo più giovane, mentre Terra e Naminé continuavano a tenere lontane le creature dell’oscurità.
Anche Tidus ed il resto degli amici di Sora si erano messi a dare una mano.
Non potendo combattere aiutavano le persone in difficoltà ad allontanarsi.
Sora puntò il suo keyblade verso l’alto ed un raggio di luce entrò all’interno della sfera di oscurità che iniziò subito a restringersi, cessando di alterare la gravità del loro mondo.
“Rimani così per due minuti e dovresti riuscire a chiudere il portale oscuro.” Disse Eraqus distruggendo un gruppo di neoshadow con una raffica di sfere di luce.
In quell’istante un Darkside apparve a un centinaio di metri da loro.
“Dannazione, vogliono fermarci a tutti i costi!” Disse Terra preoccupato, osservando la creatura avanzare rapidamente verso di loro.
“Dobbiamo abbatterlo! Ce ne occuperemo io ed il ragazzo biondo che somigla a Roxas.” Iniziò Naminé per essere subito interrotta da quest’ultimo.
“Io mi chiamo Ventus!” la corresse il ragazzo.
“Sì, va bene, io e Ventus, lo combatteremo, voi tenete quelle creature lontane da Sora!” Concluse la bionda lanciandosi all’attacco insieme al suo nuovo compagno.
Naminé lanciò alcune sfere di luce contro l’immensa creature, che si muoveva lentamente, ma riuscì solo a rallentarla.
La creatura alzò il pugno e lo calò sulla ragazza tentando di schiacciarla, ma lei indietreggiò con un elegante salto, lasciando campo libero a Ventus che tentò di arrivare alla testa del mostro usando il braccio a terra per arrampicarsi, ma quello lo spostò subito lanciando alcuni proiettili oscuri.
“Aspetta, attacca al mio segnale!” Ordinò la custode bionda trattenendo il compagno.
Lanciò una raffica di sfere di luce contro le gambe con tutta la potenza che aveva facendolo barcollare.
“Ora!” Urlò tentando di non fermare il flusso di energia.
Ventus scattò in avanti con tutta la velocità che aveva e con un violento colpo trapassò il muso del Darkside disintegrandolo.
Nello stesso istante la sfera oscura che minacciava le Isole del Destino si dissolse.
 
 
 
 
 
Riku si svegliò improvvisamente.
Era in una specie di cabina di nave.
Tutto era fatto di legno e c’era poco o niente, se non un baule sul quale erano stati riposti i suoi vestiti.
Lui stava indossando solo un paio di pantaloni ed aveva un sacco di ferite di ogni genere su corpo, tutte coperte da fasciature.
“Stai bene.” Disse qualcuno che aveva aperto una porta che si trovava a due metri dal letto.
“Salve, principe Ceodore, come sta?” Chiese l’argenteo mentre cercava di controllare al meglio i suoi muscoli doloranti.
“Dovrei essere io a chiederlo. Grazie a te Damicyia non è caduta in mano a questo pericoloso nemico.” Rispose il ragazzo appoggiando alcune strane boccette su un comodino accanto al letto del ragazzo.
“Cosa sono?” Chiese l’altro afferrando quegli strani contenitori, osservandoli incuriosito.
“Pozioni.” Rispose semplicemente l’amico. “Servono a guarire più velocemente, anche se non credo che tu ne abbia bisogno.”
Riku si alzò con calma per non aggravare oltre la sua situazione.
Le sue ferite dovevano essere state davvero gravi.
“Dove siamo?” Chiese mentre zoppicava per un improvviso dolore alla caviglia.
“Sull’ammiraglia delle ali rosse, stiamo andando alla torre di Babele, dove abbiamo avuto informazioni su un gran numero di creature oscure.” Rispose il principe di Baron aiutandolo.
“Dove sono Xion e Faraia?” Chiese di nuovo il giovane maestro.
“La ragazza che era con te sulla torre sta riposando, dato che ha ricevuto ferite ben più gravi delle tue. La tua allieva è sul ponte con i miei genitori.” Rispose il ragazzo.
“Bene, vado a dare un occhiata, quando arriveremo alla torre?” Fece il giovane rimessosi in piedi.
“Tra un giorno, più o meno.” Rispose Ceodore uscendo dalla stanza lasciando solo Riku.
 
 
 
Merrik e Adele furono improvvisamente svegliati di Yang Po.
“Presto, dovete svegliarvi! Il comandante Mulan vuole parlare con voi! Tutto l’accampameno è in subbuglio.” Disse il ragazzo magro ed agitato.
I due corsero alla tenda del comandante.
“Che succede?” Chiese Adele trafelata mentre Merrik, fuori dalla tenda, notava che tutti i soldati stavano ripreparando le loro cose in fretta e furia.
“Sembra che questo fosse solo un diversivo! Shang Yu sta attaccando direttamente la capitale dell’impero e ci stiamo preparando a tornare!” Disse la donna indicando la mappa.
“Come hanno fatto!?” Chiese stupita. “Noi eravamo davanti a loro!”
“Sembra che qualcuno gli abbia condotti fino alle porte della capitale. Con il comandante Shang partito, la città e sguarnita, dobbiamo correre in loro aiuto.” Disse Mulan senza alcun timore.
“Va bene ci prepariamo.” Disse Adele trascinando fuori il fratello.
“Come mai così di fretta?” Chiese lui stupito dalla reazione della ragazza.
“Dobbiamo precederli alla capitale, temo che Masuru sia in pericolo.” In realtà lei pensava che fosse stato proprio il loro amico a tradirli.
“Va bene andiamo, ma come facciamo ad arrivarci così in fretta?” Chiese Merrik un po’ agitato.
“Useremo i nostri poteri per teletrasportarci a breve distanza per piccoli tratti, ci affaticheremo, ma dovremmo essere in grado di combattere.” Rispose lei in fretta.
Detto questo i due fratelli si prepararono a partire, sapevano che chiunque fosse a controllare i Necron aveva grandi capacità oscure, ma dovevano sconfiggerlo.
Mentre l’accampamento sulla montagna era ancora agitato i due ragazzi avevano già preparato i loro zaini ed erano pronti a partire.
“Ok, al mio via!” Disse Mrrik eccitato.
“Ok.”
“Via!” Urlò il giovane evocando il suo keyblade e avvolgendoli in una bolla di energia che li trasportò veloci verso la capitale.
 
 
 
 
Masuru si mosse rapidamente.
Dopo essersi spiegato con la regina e l’imperatore l’avevano accolto ed avevano ascoltato le sue supposizioni su una possibile spia.
Aveva riposato un po’ ma improvvisamente una guardia l’aveva svegliato informandolo che c’erano decine di e forse centinaia di heartless ed altre creature oscure alle porte della capitale.
‘Ma come hanno fatto ad arrivare qui?’ Si chiese il ragazzo mentre evocava i suo keyblade.
Si mosse rapido lungo i corridoi del castello cinese senza incontrare resistenza e raggiunse la sala del trono.
“Maestà, com’è accaduto!?” Chiese trafelato.
“Rilassati, non c’è pericolo, il grosso dell’esercito unno sta attaccando, ma stranamente in maniera molto blanda, dovremmo essere in grado di resistere.” Lo rassicurò la regina.
“In effetti è strano. L’attacco era violento, ma con tutta la loro forza avrebbero potuto lanciare un attacco su larga scala molto potente, perché esitano?” Si chiese l’imperatore sottoponendo anche i presenti al suo problema.
“In effetti è strano.” Concordò la regina.
In quell’istante una guardia trafelata entrò nella sala del trono.
Era ferita e sanguinava copiosamente.
“Mio signore! Alcuni nemici potentissimi sono penetrati nel palazzo, sono pochi, ma hanno decimato le guardie. I superstiti stanno ancora combattendo nel cortile!” Disse senza fiato.
‘Era questo il loro piano!’ Pensò Masuru. ‘Attirare le truppe fuori dal palazzo e attaccare per uccidere la regina.’
“Dobbiamo fermarli, guardia! Aggira i nemici e richiama le truppe!” Ordinò l’imperatore.
“Io cercherò di fermare gli intrusi!” Affermò il ragazzo con fermezza seguendo la guardia oltre la porta principale della sala del trono.
Attraversò rapidamente i corridoi vuoti e silenziosi dell’edificio per raggiungere il cortile mentre in mano la sua Fenrir tremava.
Non voleva ammetterlo, ma aveva un po’ paura.
Si era allenato, certo, ma non si era mai trovato in una situazione del genere e temeva di non riuscire a vincere.
Il cortile era un lago di sangue.
Le guardie che avevano tentato di fermare il nemico erano tutte morte e molte delle loro ferite erano profondissime.
Il terreno era scivoloso e si respirava un aria di morte, ma del nemico nessuna traccia.
“Fatevi vedere, chiunque voi siate!” Intimò Masuru mettendosi in posizione dandosi un po’ di coraggio.
Come a rispondere al suo ordine si aprirono tre portale oscuri dai quali uscirono altrettanti individui incappucciati.
“Ecco il ragazzo di cui ci ha parlato il maestro.” Disse uno di loro.
Dai cappucci il custode della luce non poteva vederli in faccia, ma poteva dire che avessero più o meno la sua età.
“Io dico di farlo a pezzettini e poi portarlo al cospetto del maestro!” Propose il ragazzo al centro.
Solo l’individuo al centro non aveva parlato.
Tutti e tre evocarono dei keyblade.
‘Custodi oscuri! Come quelli che abbiamo affrontato nella giungla profonda!’ Pensò Masuru lanciandosi all’attacco.
L’attacco fu violento.
La sua arma aveva una portata più lunga di quelle dei suoi avversari, ma loro avevano il vantaggio dei numeri ed erano spietati.
‘Come fanno a combattere in maniera così risoluta, avranno la mia età!’ Pensò Masuru lanciando un ampio fendente.
I custodi oscuri si ritirarono rapidamente per evitarlo e si lanciarono all’attacco da direzioni diverse.
Il custode della luce si mosse più velocemente che poteva parando i fendenti che gli venivano lanciati con precisione.
Cercò lo spazio per contrattaccare, ma i tre nemici continuavano a serrarlo in un attacco continuo senza dargli possibilità.
Indietreggiò scavalcando il cadavere di una guardie e lanciò un incantesimo di ghiaccio contro di loro.
Uno rimase immobilizzato sul posto, ma gli altri due riuscirono ad evitare o parare il resto dell’incantesimo.
Di nuovo fendenti veloci e rapidi ricominciarono a piovere su di Masuru che rispose con altrettanta foga parando ed attaccando ad un ritmo sfrenato.
I colpi volavano, mentre le lame cantavano la loro macabra canzone di morte accompagnando la danza dei combattenti.
Il custode delle luce dovette evitare un incantesimo oscuro dei suoi avversari e ne lanciò un altro che dette fuoco al mantello di una dei due, mentre quello congelato si riprendeva e ricominciava ad attaccare.
‘Non posso andare avanti all’infinito!’ Pensò mentre evocava una barriera per deviare una fiammata nera.
Masuru lanciò una raffica di fiamme auree, cercando di tenere lontani i nemici, ma riuscì solo a rallentarli.
‘E va bene, l’avete voluta.’ Pensò mentre aspettava che si preparava a lanciare il suo più potente attacco.
Aspettò che fossero vicine e liberò una grande quantità di energia di luce.
L’onda d’urto fu violentissima e lasciò i suoi avversari a terra.
Il giovane custode non perse tempo: si lanciò all’attacco trafiggendo al petto il custode oscuro più vicino uccidendolo.
Quello dietro di lui cercò di alzarsi, ma Masuru gli era già addosso.
I due si scambiarono un paio di colpi, ma la ferita che aveva subito era grave, fu quindi facile per il giovane averne ragione uccidendolo.
Era rimasto solo un avversario.
Il custode della luce si preparò a combattere, ma qualcosa lo fermò.
All’avversario era caduto il cappuccio.
Era una ragazza di uno strano colore di capelli verde chiaro e gli occhi erano celesti molto chiari, in effetti erano un po’ strani.
Il suo keyblade somigliava all’artefatto di Sora, ma qualcosa non andava.
L’arma era avvolta da strane catene che sembravano formate da fumo nero e lei era avvolta da un aura nera e lei si stava muovendo in maniera troppo meccanica per essere sua natura.
“A… iu… ta… mi.” Sussurrò la ragazza mentre il suo corpo si muoveva verso Masuru puntando il keyblade mentre lei cercava di opporsi.
“Sta tranquilla, ti libererò!” Urlò il ragazzo preparandosi a combattere.
Con un fendente la disarmò, ma il corpo di lei lanciò una magia oscura.
Lui la evitò.
‘Come diavolo faccio a liberarla?’ Si chiese mentre la osservava.
Non voleva uccidere più di quanto fosse necessario.
In quel momento l’occhio fu attirato dal keyblade.
Era avvolto da catene oscure, quindi anche il cuore della ragazza doveva essere imprigionato da qualcosa che la teneva ancorata alla volontà di un altro.
Con una rapida mossa puntò il suo keyblade contro il petto della giovane che aveva davanti sprigionando un fascio di luce.
Lei urlò di dolore mentre la luce si espandeva sul suo corpo, come se volesse avvolgerla del tutto.
Il fumo nero si fece più intenso, cercando di soffocarla ancora di più nella sua morsa, ma Masuru mantenne il contatto e dopo un minuto la ragazza fu libera, dato che le catene si spezzarono.
Lei cadde a terra venuta ed il ragazzo andò ad aiutarla.
“Ehi, come stai?” Chiese preoccupato, temendo di averla uccisa.
“Ora bene, grazie.” Rispose lei con voce flebile per il dolore.
La ragazza si guardò intorno cercando qualcosa.
“Dov’è mia madre? Dove mi trovo?” Chiese spaesata mentre riacquisiva le forze.
“Non ricordi nulla? Nemmeno il tuo nome?” Chiese Masuru inarcando le sopracciglia.
“Il mio nome è Aurora, di questo non ho dubbi, ma non ricordo: sono stata presa da alcune orribili creature bianche, poi sono stata messa in una specie di segreta ed infine mi hanno portato al cospetto di un gruppo di individui incappucciati di nero.” Disse lei scuotendo la testa più volte per schiarirsi la mente.
Poi improvvisamente i suoi occhi brillarono come se si fosse ricordata qualcosa.
“Presto, devi tornare nella sala del trono!” Disse allarmata. “Non ricordo tutto, ma prima di venire qui hanno detto che noi dovevamo essere un ‘Diversivo’!”
“Cosa, presto andiamo!” Disse Masuru incamminandosi.
Tuttavia dovette fermarsi quando un ondata di energia quasi lo travolse.
“Ma che...?” Iniziò il giovane voltandosi.
“Perché mi hai attaccato!?” Chiese stupito quando riconobbe Adele.
“Non parlo con i traditori!” Urlò lei lanciandosi all’attacco.
 
 
 
 
 
Maya e Neos furono portati al cospetto di Re Tritone.
“Così, conoscete Sora?” Chiese il sovrano degli oceani dopo aver ascoltato la loro storia.
Maya aveva voluto omettere il fatto che Neos fosse un custode oscuro, anche perché aveva la sensazione, che non avrebbero apprezzato.
Erano, quindi venuti a sapere che quella donna che avevano aiutato era la figlia del re che quest’ultimo aveva trasformato in una donna umana per poter sposare il principe Eric.
Quel giorno Tritone avrebbe dovuto conoscere la nipotina appena nata, Melody, ma Morgana la sorella di Ursula, una strega che Sora aveva distrutto definitivamente l’anno prima.
“Quindi vuole vendicarsi.” Dedusse Neos mettendosi le mani sul mento.
“Esatto, per questo ha attaccato Ariel. Per prendere il mio tridente. Con esso potrebbe controllare tutti i mari.” Spiegò Tritone stringendo il tridente.
“Per ora sembra se ne sia andata.” Osservò Maya.
“Non se ne andrà, ma comunque non è importante. Il pericolo maggiore è quella donna che la aiutava. Era molto potente ed io non avevo le capacità per fermarla, pur avendo il tridente.” Fece notare Re tritone.
‘Con Xehanort che l’aiutava avrebbe potuto distruggere questo mondo.’ Pensò Neos ricordando l’aura del maestro che si sovrapponeva a quella della strega.
“Dobbiamo fermarla!” Disse subito Sebastian muovendo le chele in maniera convulsa.
“Certo, ma noi dobbiamo fermare Morgana, potreste aiutarci e cercare la strega sulla terraferma.” Propose il re.
“Ottima idea!” Concordò Maya facendo una capriola in acqua.
 
 
I due iniziarono a nuotare da Atlantica verso la superficie.
“Cosa ne pensi?” Chiese la ragazzo al giovane che sembrava pensieroso.
“Penso che dovremmo stare molto attenti quando ci troveremo davanti a lei.” Disse preoccupato. “Aveva l’aiuto del mio maestro, il che la rendeva molto più potente di quanto non fosse in realtà.”
“ma il tuo maestro è davvero così potente?” Chiese Maya preoccupata.
“Credimi, stava solo giocando con noi quando ci ha raggiunto a Cocoon.” Disse mestamente il giovane.
“Ma fu sconfitto in passato.” disse lei perplessa.
“Si lasciò sconfiggere da vecchio per far cadere Terra in trappola, per il resto, quando prese possesso con il suo corpo aveva bisogno di assestarsi all’interno del suo nuovo involucro. Ciò lo indebolì, come dopo essere tornato in vita.” Spiegò Neos ricordando la relativa debolezza del maestro nero quando era stato riportato in vita.
“Ce la faremo!” Disse lei convinta.
“Si hai ragione.” disse lui afferrandola per la mano e portandola in superficie.
Arrivati in superficie furono accolti da Ariel.
“Allora? Che ha detto mio padre?” Chiese preoccupata.
“Ha detto che dobbiamo cercare la donna che ha attaccato la nave, quella che si è trasformata in drago.” Spiegò diretto Neos una volta tornato in forma umana.
“Vi daremo tutti gli uomini disponibili per cercarla.” Propose subito la sovrana.
Avrebbe fatto di tutto per proteggere sua figlia.
“Non importa, noi ci occuperemo di cercarla, voi blindate il palazzo.” Rispose l’argenteo.
La regina fece cenno di sì con la testa e si incamminò verso il grande palazzo sulla costa dove abitava con il marito.
“Dove credi che si trovi?” Chiese Maya a quel punto.
“Bella domanda, credo che potrebbe trovarsi ovunque, ma non riesco a percepire la sua presenza: potrebbe anche essere in un altro mondo, per quel che ne so.” Rispose il ragazzo mettendo una mano sul mento per pensare.
“Sappiamo una cosa.” Disse Maya.
“Cosa?”
“Lei vuole conquistare questo mondo, non tenterà di aprire la serratura che ne protegge il cuore?” Chiese lei pensosa.
“In effetti sì, ma dove si trova la serratura di questo mondo?” Chiese Neos perplesso.
“Forse lo sa Re Tritone.” Concluse lei pronta a rimettersi in acqua.
Si decisero a visitare un po’ l’ambiente marino prima di fare ritorno da re: per sapere come muoversi in quell’ambiente e stare un po’ insieme.
“Che farai una volta sconfitto il tuo maestro?” Chiese Maya ad un certo punto mettendosi a sedere su una roccia.
“Se mai lo sconfiggeremo.” Rispose lui assumendo un aria malinconica.
“Fa lo stesso, cosa faresti?” Chiese sempre più curiosa.
Lui osservò la parte superiore del mare perso in chissà quali riflessioni.
“Per me, vivere è sempre stato solo una questione di dominio. Dovevo unirmi ai miei fratelli al dominio insieme a Xehanort, poi riportarlo in vita. Dopo la sua morte tutti gli scopi della mia vita cesserebbero, ma potrei venire sull’isola. Con te.” Disse dopo alcuni istanti.
“Sempre che io torni sull’isola.” Disse lei mestamente.
“C’è qualche problema?” Fu la domanda del ragazzo, che le si avvicinò mettendole una mano sulla spalla.
“Solo che, dopo tutto questo, dopo aver visto la verità oltre il mio mondo, non riesco a capire come sia possibile, per me, tornare sull’isola. Il mondo là era tutto chiuso in se stesso, uguale e familiare. Ora invece vedendo la grande immensità dell’universo non credo di potermi fermare.” Disse mestamente, pensando che non avrebbe più rivisto la sua famiglia.
“Già, hai ragione anche su questo, ma comunque io resterò al tuo fianco, te lo prometto.” Disse abbracciandola.
I due rimasero stretti in quell’abbraccio per un minuto fino a quando la ragazza non si separò, seppur con riluttanza.
“Credo che dovremmo andare dal re.” Disse con un sorriso stampato sulle labbra.
Lui annuì e si diressero di nuovo verso Atlantica dove si mossero rapidamente per giungere a palazzo.
Re Tritone ascoltò la loro richiesta senza battere ciglio.
“Sì, so dove si trova, ma credo sia sicuro, dato che il vostro amico l’ha sigillata due anni fa.” Disse infine il sovrano lisciandosi la barba.
“Quella strega potrebbe riuscire a riaprirla.” Lo avvertì Neos alzando le mani.
“E sia, la serratura si trova appena fuori da Atlantica, dentro una caverna.” Disse il re dopo aver riflettuto un attimo.
“Grazie, vostra maestà, vi prometto che cacceremo la strega dal vostro regno.” Lo rassicurò Maya.
“Avete trovato Morgana?” Si informò l’argenteo.
“Quella fattucchiera potrebbe nascondersi per anni senza farsi vedere, ma noi siamo intenzionati a scandagliare tutte le acque degli oceani e se necessario anche dei mari, dei laghi e dei fiumi, a costo di prenderla.” Affermò con sicurezza Re Tritone.
“Col vostro permesso, noi ci congediamo.” Disse Neos con un inchino prima di avviarsi al cenno di assenso del re.
I due si mossero rapidi, la città era quasi deserta e solo le guardie controllavano la zona, mentre la gente era rintanata in casa dopo la ricomparsa degli heartless.
I due uscirono dalla città fatta di coralli e raggiunsero la roccia che il sovrano gli aveva indicato.
“Deve essere quella.” Disse Neos vedendo una roccia un po’ smossa.
I due presero a nuotare, ma appena furono vicini un folto gruppo di heartless acquatici li circondò.
“Attenta!” Urlò l’argenteo afferrando la pinna caudale di Maya bloccandola impedendo ad un tridente di trafiggerla.
“Grazie!” Disse la ragazza mentre si mettevano schiena contro schiena circondati da strani heartless verdi armati di tridente ed altri a forma di medusa.
Iniziarono a combattere contro quelle creature, ma affrontarle in acqua non era la stessa cosa che affrontarle sulla terraferma.
Mentre Neos sembrava più a suo agio nelle vesti di tritone, ma Maya non era abituata a combattere e a muoversi con le pinne.
Le mancava la coordinazione e fu solo la fortuna che le impedì venire colpita dalle creature oscure.
Alla fine riuscirono comunque ad averne ragione.
“Be’ sembra che gli heartless si stiano radunando intorno alla serratura.” Disse Maya riprendendo fiato.
Però il giovane era di tutt’altro parere.
“No, erano troppo pochi, inoltre la strega non c’è, dov’è lei?” Chiese perplesso mettendo la testa sulle mani per pensare.
In quell’istante una strana esplosione attirò la loro attenzione.
“Viene da Atlantica!” Urlò Neos nuotando velocemente in quella direzione.
I due furono più veloci possibile, e, appena superarono le rocce che li separavano dalla città videro uno spettacolo terrificante.
Malefica si era trasformata di nuovo in drago, ma di una specie diversa: era più lungo e flessuoso, le zampe più corte e il muso più allungato.
“Non credevo potesse trasformarsi in questo modo.” Disse stupita Maya in un sussurro.
“Con l’oscurità si può arrivare ovunque.” Rispose Neos lanciandosi in avanti per attaccare la creatura che stava distruggendo la città sottomarina.
 
 
 
 
 
 
 
“Ora mi spiegate chi siete!” Insorse Rinoa mentre Terra cercava di spiegarsi.
Vicino alla gummiship Ventus stava parlando con Naminé  e Roxas, che era uscito dal corpo esanime di Sora.
I due si erano ritrovati a guardarsi con diffidenza, ma dopo alcuni minuti erano riusciti a parlare normalmente scoprendo una buona affinità.
Sora intanto era caduto svenuto dopo aver difeso il suo mondo, mentre Eraqus lo curava.
‘Strano, somiglia tanto a... No, quando era giovane, magari, ma per il resto non si somigliano per niente.’ Si disse l’anziano maestro mentre lanciava una magia di cura sul ragazzo.
“Wow, che forza, noi veniamo con voi!” continuava a dire Tidus entusiasta.
Terra intanto sospirò, mentre cercava di trattenere quei ragazzini.
“Va bene, ma cerchiamo di mantenere la calma.” Disse mentre li faceva accomodare sulla nave.
 
 
 
 
 
Demyx osservò il suo heartless a terra che si stava dissolvendo.
A quel che aveva capito lui si era ribellato.
Voleva tornare ad essere una persona e l’aveva raggiunto nel mondo di Rediant Garden.
“Mi dispiace.” Disse il nessuno, mentre l’heartless spariva nell’oscurità.
In quell’istante il cuore di quella creatura si liberò e si ricongiunse al corpo.
In quel momento lui tornò qualcuno: Ydem.
 

 
 
 
 
 
 
Allora, ce l’ho fatta, inoltre ho fatto questo cap. (Escluse le note) di autore di, esattamente 4000 parole!
Grazie ai miei recensori, che si stanno rivelando anche dei buoni amici, sto andando avanti.
Siamo più o meno a metà della storia e ci stiamo avviando verso la parte più avvincente e pericolosa.
Da adesso il sangue scorrerà a fiumi e non sarà solo quello dei malvagi.
Molti moriranno e la battaglia finale si avvicina, quindi attendete e recensite, io andrò avanti.
AxXx    

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Capitolo 41
*** Caduta delle Luci ***


 Sora spiegò per la decima volta la situazione a Tidus.
“Ve l’ho detto: ho viaggiato nello spazio e ho combattuto mostri a palate, ora quei mostri hanno attaccato questo mondo ed io devo andare in un altro mondo per difenderlo.” Disse esasperato.
“E mia sorella!?” Chiese Rinoa per l’ennesima volta.
“Te l’ho detto: lei è una custode, hanno tentato di rapirla, ma siamo riusciti a portarla in salvo al castello Disney, ora è al sicuro.” Le ripeté il ragazzo per l’ennesima volta.
“La nave è pronta!” Urlò Ventus ad un certo punto interrompendo la conversazione. 
“Sentite ragazzi! Voi rimanete qui, e prendete questi.” Disse Sora dopo aver preso alcune armi dalla stiva delle gummiship.
“A cosa ci servono?” Chiese Tidus impugnando la spada che gli aveva dato.
“Se gli heartless dovessero tornare dovrete respingerli, ho incantato anche il pallone di Wakka, affinché sia efficace.” Rispose il cutode.
Detto questo corse verso il maestro Eraqus e gli altri.
“Eh, No! Io vengo con te!” Disse Rinoa seguendo il ragazzo a bordo della nave.
“Ma lei non può venire!” Tuonò il Maestro Yen Sid. “Se venisse l’equilibrio tra i mondi sarebbe a rischio!”
“Maestro, l’equilibrio dei mondi è già andato a farsi benedire, lo dimostra il fatto che tu sei qui, vivo e vegeto e che ci siamo anche noi!” Lo informò Terra.
“E va bene, viene con noi, ma una volta arrivati a Rediant Garden, lei rimane lì e non voglio storie!” Concesse il maestro.
“Ehi! Sora! Attento, torna sano e salvo!!!” Gli augurarono Selphie, Tidus e Wakka.
“Non vi preoccupate, ragazzi, ce la faremo!” ‘Dobbiamo.’ Fece Sora mentre saliva sulla nave insieme a Rinoa e gli altri custodi.
Mentre la gente e i soldati si riprendevano dal violento attacco degli heartless la nave sparì in cielo portano lontani i keyblader.
 
 
 
“Non ho ancora capito perché usate questa nave per viaggiare. Non sarebbe meglio usare il keyblade?” Chiese Eraqus perplesso.
“Sì, ma noi sappiamo pilotare solo questa per ora, il resto per noi è difficile.” Rispose Sora mentre teneva in mano il volante del veicolo spaziale che solcava le correnti siderali che portassero a Rediant Garden.
Naminé stava osservando le stelle mentre faceva dondolare il keyblade davanti a se.
Aveva le stesse abilità teoriche di Kairi, ma dal punto di vista pratico non aveva fatto molta esperienza.
“Lei è un maestro keyblade, vero?”  Chiese rivolta al maestro Eraqus mentre la nave andava avanti.
“Certo, ma perché?” Chiese perplesso l’uomo.
“Mi può insegnare a combattere?” Chiese un po’ in imbarazzo la bionda.
“Certo, nessun problema.” Rispose l’anziano maestro, mentre Roxas si metteva a chiacchierare con Ventus.
I due erano praticamente uguali, ma mentre Ventus era più allegro e distaccato, Roxas era più riflessivo e cauto.
 
 
 
 
 
 
“Ehi! Siamo a Rediant Garden!” Li informò Sora mentre entrava nell’atmosfera del pianeta di Cloud e Leon.
Le mura della fortezza erano semidistrutte, in alcuni punti e le case addossate ad esse erano bruciate.
Decine di guardie controllavano il perimetro della città, mentre alcuni uomini combattevano contro le creature oscure in avanguardia.
La fortezza oscura si ergeva minacciosa sopra la massa nera degli heartless e dei nescenas.
“Incredibile che questo luogo abbia resistito tanto a lungo.” Disse Terra con un filo di voce.
Atterrarono sulla terrazza del castello di Ansem il Saggio.
Sora e Naminé furono incredibilmente sorpresi dal vedere proprio il vecchio dai capelli biondi andar loro incontro sorridendo, mentre con lui c’era anche Re Topolino.
“Maestà, cosa ci fa lei qui?” Chiese il custode perplesso.
Il re abbassò il capo.
“Mi dispiace, ma il castello è caduto, e Maya è dispersa.” Rispose tristemente.
“Come!? Dov’è mia sorella, allora!?” Chiese disperata Rinoa afferrando il piccolo sovrano.
“Calma!” La fermò Sora, mentre Topolino si schiariva la gola per riprendersi.
“Se ti riferisci a Maya, lei è al sicuro per ora: è in viaggio con un nostro alleato.” Disse.
Rinoa non sembrava rassicurata dalla notizia, ma non poteva fare altro e stette in silenzio accontentandosi di quella spiegazione.
“Comunque, credo che ci sia qualcuno che sarà contento di vedervi.” Disse il Re a ventus e Terra.
Il gruppo fu condotto in un grande cortile alberato e pieno di cespugli dove una ragazza dai capelli blu stava allenando un gruppo di ragazzi che doveva avere l’età di Sora.
 
 
 
Aqua non si aspettava certo quello.
Dopo tutto il tempo trascorso lontana dai suoi amici.
Da Terra.
Non si aspettava certo di vederli lì, tutti e due.
Accompagnati dal maestro Eraqus, per di più.
“T-Terra, V-Ventus.” Balbettò emozionata appena li vide. “S-siete vivi, questa n-non è un a-allucinazione, vero?”
“Siamo, noi tranquilla.” Disse Terra sorridendo poggiandole una mano sulla spalla.
Per lei fu troppo.
Non le importava nulla che fossero presenti delle persone, tra le quali il suo maestro, e che avrebbe dovuto mantenere un contegno.
Gettò le braccia al collo dei due amici iniziando a piangere lacrime di gioia.
Li aveva ritrovati.
Questa volta non gli avrebbe lasciati andare come l’ultima volta.
Non le importava di Xehanort, Vanitas e tutti coloro che si sarebbero opposti.
Lei sarebbe stata al loro fianco a costo della vita.
“Grazie al cielo siete vivi, non speravo più di rivedervi!” Esclamò, mentre lacrime di gioia le rigavano il volto.
 
Ci volle parecchio tempo prima che Aqua si riprendesse da quella vista.
 
Inoltre Sora e Naminé furono aggiornati sulla situazione.
 
Fu così che vennero a sapere che Maya era dispersa e che non erano riusciti a mettersi in contatto con Yen Sid.
 
“Ma è terribile! Almeno sapete dov’è Riku!?” Chiese Sora disperato.
Non avrebbe sopportato di perdere un altro amico.
“Sfortunatamente ignoriamo cosa gli sia successo, ma reputiamo che sia alla tua ricerca, tra i mondi, anche se non sappiamo dove si trovi.” Rispose Ansem il saggio.
“Devo trovarlo!” Disse deciso il custode.
“Al tempo, Sora!” Lo fermò Re Topolino. “So che tu sei ansioso di raggiungere il tuo amico, ma ti devo chiedere una cosa: dov’è Kairi?”
Il giovane abbassò il capo.
Era dura ammettere di non essere riuscito a proteggerla.
Ma era tutto confuso, era stato al Castello Dell’Oblio.
Lì si era fatto tutto complicato.
Doveva trovare Kairi.
Spiegò al Re cos’era successo.
“Quando ho visto te, Naminé, ho capito che era successo qualcosa a Kairi, ma dobbiamo ritrovarla subito! Non oso pensare a cosa le farebbero i servi di Xehanort!” Disse il Re preoccupato.
In quel momento una guardia arrivò nello spiazzo.
“Signore, una persona chiede di parlare con voi!” Annunciò trafelata.
“Allora fatelo venire qui.” Disse l’anziano sovrano.
“Signore, non è il caso, dice di essere un ambasciatore della parte opposta.” Rispose la guardia agitata.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Masuru parò il colpo della sua compagna.
“Ma che stai facendo, io non ti ho tradito!” Urlò mentre parava i fendenti di Adele.
Lei, però continuava ad attaccare senza sosta.
Una pioggia di sfere luminose piombò sul ragazzo che fu costretto a ripararsi dietro una barriera.
‘Dannazione! Devo contrattaccare!’ Si disse il giovane mulinando il keyblade contro la compagna.
Le armi si scontrarono in aria con violenza inaudita, mentre le fiamme della battaglia tra le forze imperiali e gli Unni necron.
Masuru lanciò una fiammata che esplose facendo volare i corpi senza vita delle guardie, costringendo Adele a proteggersi con una barriera.
“Ti abbatterò, traditore!” Urlò la ragazza lanciandosi in avanti con il keyblade pronto.
Altre scintille sprizzarono dalle due lame.
Lo scontro era in parità, ma Masuru era in netta inferiorità.
Stanco per lo scontro precedente, aveva solo l’aiuto di Aurora che era stanca per essere appena uscita dal controllo oscuro.
Adele menò una serie di fendenti senza sosta mentre il suo keyblade veniva avvolto da un alone di fiamme.
Masuru e la sua nova compagna dovettero ritirarsi a causa delle scintille incandescenti.
Lui continuò a combattere, mentre Aurora cadeva a terra, a causa della fatica.
I muscoli non le ubbidivano e lei era sul punto di svenire.
Dal canto suo, Masuru, non era certo messo meglio: aveva diverse ferite aperte e la stanchezza lo indeboliva rendendogli difficile parare anche i colpi più facili.
Adele, convinta delle sue ragioni, non si risparmiò, e continuò a colpire con forza, fino a che, con un colpo secco non aprì la guardia del ragazzo e lo colpì al torace.
Il giovane cadde a terra, tenendosi la ferita e lasciando il keyblade.
“Perché ci hai traditi? Perché la stavi aiutando!?” Chiese Rabbiosa Adele, mentre il sudore le imperlava la fronte.
“Io, tradirvi!? Ma che ti salta in mente. Io... Io... cercavo solo di aiutare la regina Minnie.” Disse tenendosi la ferita.
La ragazza lasciò cadere la lama.
In quell’istante il corpo della regina del castello precipitò dal castello.
“No... no...” Sussurrò la ragazza avvicinandosi al corpo della sovrana senza vita.
“Cos’ho fatto?” Si chiese disperata mettendosi le mani tra i capelli.
“Quello che volevo.” Rispose una voce alle sue spalle.
Macchia Nera sorrise divertito dalla disperazione della ragazza.
“Sei stata sciocca a credermi, ma sei stata sciocca, ma utile.” Disse puntandole contro il keyblade.
“Ti odio!” Urlò evocando la sua lama attaccando con violenza.
Le due armi si incrociarono .
“Mi hai fatto credere che un mio amico mi avesse tradito!” Urlò con veemenza vibrando un colpo di spada facendo arretrare di un passo il maestro nero.
“Avresti potuto stare più attenta.” Disse lui sparendo grazie ai poteri oscuri.
Adele si guardò intorno alla sua ricerca, ma non riuscì a trovarlo.
 
 
 
Una lama la attraverso da parte a parte all’altezza del ventre.
“Nooooo! Adele!!!” Urlò Merrik sopraggiunto in quel momento.
La ragazza abbassò la testa osservando la lama nera che le attraversava il petto sentendo la vita scivolare via la vita.
Il sangue sgorgò a fiotti dalla ferita come l’anima dal suo corpo.
Osservò il fratello avanzare con il keyblade in mano e puntarlo contro Macchia Nera.
La lama uscì dal suo corpo con violenza mentre l’oscuro si posizionò davanti a suo fratello.
 
 
 
 
Merrik osservò il corpo della sorella cadere a terra mentre il misterioso nemico si posizionava davanti a lui con in mano il keyblade.
“Ti ammazzerò per questo!” Urlò lanciandosi in avanti.
Le due armi si scontrarono con violenza sprizzando scintille.
Il giovane lanciò una serie di attacchi, ma il suo avversario si teletrasportò alle sue spalle cercando di colpirlo.
Tuttavia, benché si fosse fatto strada tra i necron per raggiungere il castello, era certamente meno stanco della sorella, e riuscì a parare il colpo del nemico con destrezza.
Di nuovo attaccò con violenza.
Macchia Nera parò gli attacchi e rispose con forza inaudita e colpì il ragazzo alla spalla.
Quello, tuttavia, non si arrese e lanciò un potente incantesimo di fuoco.
A quel punto Macchia Nera si teletrasportò di nuovo alle sue spalle e lanciò una sfera di energia oscura contro il ragazzo facendolo cadere a terra.
 
 
 
 
 
 
 
Merrik si ritrovò in uno spazio vuoto.
Era una piattaforma che raffigurava Rediant Garden e lui in primo piano con gli occhi chiusi.
‘Dove mi trovo?’ Si chiese guardandosi intorno.
“Nel tuo cuore.” Rispose sua sorella.
“Adele! Sei viva!” Disse lui correndole incontro.
Quando tentò di toccarla, però, la sua mano la attraverso come se fosse inconsistente, lasciando il ragazzo con l’amaro in bocca mentre un atroce sospetto gli attraversava la mente.
“Mi dispiace, sono morta. Io ho fatto un errore. Ho attaccato Masuru. Ho fatto in modo che Macchia Nera uccida la regina Minnie. Posso solo fare in modo da darti potere da sopravvivere. Addio fratello!” Disse con tristezza mentre una luce lo riportava alla realtà.
 
 
 
 
 
Macchia Nera si voltò verso l’ultimo ragazzo rimasto.
“I tuoi amici sono morti: tu li seguirai presto.” Disse sorridendo malignamente.
“Morirò comunque.” Disse senza esitazione il giovane custode pronto alla fine.
“Come vuoi!” Disse con freddezza il custode oscuro alzando la lama pronto a calarla.
In quell’istante una luce abbagliante si alzò dal corpo di Merrik.
Il ragazzo si rialzò ed evocò il suo keyblade...
E quello della sorella.
“Ora ti distruggerò!” Urlò lanciandosi contro l’avversario.
‘Come fa ad averne due!?’ Si chiese Macchia Nera lanciandosi in avanti.
Lo scontro riprese con violenza inaudita, mentre continuavano a lanciarsi magie violentissime.
Il fuoco dei due esplodeva.
Il ghiaccio si accumulava sul terreno mentre una polverina ghiacciata intorno ai due contendenti.
Merrik mulinò entrambe le lame con potenza costringendo Macchia Nera ad indietreggiare.
La sua forza era decuplicata dalla rabbia, come sa alla sua energia si fosse fusa quella della ragazza morta.
Il custode oscuro si lanciò di nuovo in avanti lanciando una serie di veloci attacchi, ma niente sembrava colpirlo.
Il ragazzo colpì a sua volta costringendolo ad indietreggiare.
I due custodi si affrontarono per alcuni interminabili minuti, mentre il rumore della battaglia si facevano più fiochi.
Le esplosioni delle loro magia colpivano le pietre del palazzo, provocando dei crateri, ma per loro due non c’erano palazzi, persone, mondi,
C’erano solo loro due pronti a combattersi fino alla morte.
Alla fine, dopo quei minuti interminabili, Merrik bloccò il keyblade dell’avversario con la lama che teneva con la destra, mentre con l’altra lo colpì allo stomaco.
“Maledetto!” Urlò Macchia Nera mentre si piegava in preda al dolore sparendo in un portale oscuro, prima che il giovane lo finisse.
 
 
 
Stanco, Merrik si avvicinò a Masuru.
“Bravo, amico. Il maestro sarà fiero di te.” Disse il ragazzo morente sorridendo con un rivolo di sangue che gli scendeva dalla bocca.
“Dai, Masu, ce la farai.” Disse l’altro cercando di evocare abbastanza energia da guarire le sue ferite.
Una debole luce verde illuminò il corpo di Masuru.
Troppo debole per guarire le sue ferite.
“N-non ce... non ce la faccio. Mi dispiace.” Disse il bruno alla fine ansimando per lo sforzo.
Aveva usato tutte le sue energie nello scontro contro il custode oscuro, ma ora non ne aveva più per salvare l’amico.
“Non... ti... preoccupare.” Disse il biondo tristemente. “Sono pronto ad affrontare il mio destino. Ho combattuto con onore. Non posso chiedere nient’altro.”
“Non dire così, forse posso salvarti.” Disse disperato Merrik scuotendolo leggermente per le spalle, mentre una lacrima gli rigava il volto.
“Non ti preoccupare. Prenditi cura di lei.” Disse stanco Masuru indicando Aurora svenuta a pochi passi da loro, mentre gli occhi gli si chiudevano.
“Ad Adele dispiace, per quello che ti ha fatto.” Disse il ragazzo, mentre l’amico spirava.
“Saremo sempre nel… tuo… cuore.” Furono le ultime parole di Masuru.
Le disse con un sorriso.
Lo stesso sorriso che aveva quando era stato sconfitto da Seifer.
 
 
Merrik andò vicino al corpo della sorella.
Aveva vinto, ma non aveva salvato né la sua famiglia né il suo amico.
‘Mi dispiace, se fossi stato più veloce, avrei potuto salvarvi.’ Pensò rivolto alla sorella, ormai esistente solo in lui.
Ma non gli bastava.
Avrebbe voluto concludere quel viaggio con i suoi amici.
Invece l’avrebbe concluso da solo.
E mentre dalla città le grida di gioia segnavano la fine dell’esercito degli Unni necron.
Lui pianse disperato la perdita dei compagni.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Riku andò sul ponte appena sbarcarono, dove trovò Xion e Faraia, intente a parlare.
A diversi chilometri da loro si elevava una torre alta diverse miglia che andava a toccare anche le nubi.
“Ehi, Riku, come stai? Sembri stare davvero meglio!” Gli disse Ceodore correndogli incontro.
“Sì, infatti, che succede?” Chiese senza troppi preamboli.
“Stiamo per attaccare la torre di Babele. Edge, un amico di mio padre, ci supporterà con le sue truppe.” Spiegò il principe indicando la torre che Riku aveva notato prima.
Il giovane raggiunse Faraia e Xion che stavano parlando appoggiate ad uno dei parapetti della nave volante.
“Maestro, come state?” Chiese la ragazza dalla pelle scura osservandolo preoccupata.
“Sto bene, ma tra quanto attacchiamo?” Chiese.
Doveva raggiungere la torre per capire cosa fosse successo a Kairi.
Si rifiutava di credere che Kairi fosse caduta nell’oscurità.
Lei era una principessa del cuore puro: non sarebbe potuta cadere nel’oscurità.
Qualcosa doveva essere accaduto, qualcosa di grave; qualcosa che aveva contaminato il suo cuore.
“Riku, qualcosa ti turba?” Chiese Xion notando la preoccupazione negli occhi del ragazzo.
Lui alzò subito lo sguardo, notando un occhiataccia di Faraia.
“No niente, ma dobbiamo raggiungere quella torre prima che la conquistino.” Disse sottovoce per non farsi sentire dagli altri.
“Credo ci siano delle aeronavi in una specie di hangar nella stiva, potremmo prenderlo.” Disse Faraia dopo alcuni istanti di silenziosa riflessione.
“Andiamo, allora!” Disse subito il ragazzo senza attendere oltre.
“Aspetta, non sarà pericoloso, insomma; so di non essere abile come te, ma quella ragazza, Kairi, o quel che è, mi ha battuto molto facilmente, potremmo aspettare Re Cecil e i suoi uomini.” Propose Xion timidamente.
In effetti l’argenteo ci aveva pensato, ma temeva che avrebbero ucciso Kairi, lui, invece, voleva scoprire cos’era successo.
“Non ti preoccupare, ce la faremo, se rimaniamo uniti.” La rassicurò, forse troppo ottimista.
Pochi minuti dopo stavano sfrecciando in cielo su una specie di aeronave in miniatura che si pilotava come una moto.
‘Non è più difficile di una Gummiship.’ Pensò Riku sorridendo mentre sterzava.
Avevano praticamente steso tre guardie e rubato un veicolo che non apparteneva loro, ma poco importava.
La torre era circondata da decine di aeronavi che stavano bombardando con i loro cannoni le fiancate della costruzione, senza arrecargli alcun danno apparente, mentre da essa decine di heartless, necron, nessuno e nesciens si appostavano per evitare qualunque intrusione, mentre quelli che disponevano di attacchi a lungo raggio rispondevano al fuoco.
Riku fece salire il veicolo sul quale stavano viaggiando, mentre zigzagava per evitare i proiettili.
“Ci stanno inseguendo!” Disse ad un certo punto Xion.
L’argenteo si voltò giusto in tempo per vedere cinque invisibili volare verso di loro sparando raffiche di energia nera.
Il ragazzo sterzò evitando rapidamente i proiettili mortali, dopodiché impennò il veicolo rallentando paurosamente.
Evocò la Via Per L’Alba e la scaglio contro l’heartlss in prima linea abbattendolo.
Gli altri lanciarono altri proiettili, costringendo il gruppo a riprendere la corsa.
Riku virò diverse volte evitando gli attacchi nemici.
Si avvicinò alle aeronavi e costrinse i loro inseguitori a entrare nella gittata delle armi dei loro alleati ed altri due vennero disintegrati dalle palle di cannone sparate.
L’argenteo, a quel punto, decisi che era il momento di far cessare gli indugi.
Girò di scatto l’aeroveicolo e si lanciò contro i nemici richiamando il keyblade, mentre Faraia e Xion evocavano i loro.
Fece una vera e propria caduta con avvitamento per evitare i proiettili oscuri, ma, a pochi passi dalle creature, uno di questi colpì il fianco del veicolo facendolo sbandare.
Riku riuscì a mantenere la rotta colpendo un heartless al fianco, lasciando l’altro alle sue compagne, che, puntualmente, lo disintegrarono.
Improvvisamente il veicolo iniziò a perdere manovrabilità.
L’argenteo non ebbe altra scelta e lo puntò verso l’alto cercando di raggiungere il tetto.
Fu una faticaccia, perché erano continuamente bombardati dal fuoco degli heartless.
Erano quasi arrivati in cima quando una sagoma nera piombò su di loro.
Fu un attimo: la sagoma urtò il veicolo facendolo sbandare e loro precipitarono rovinosamente sul tetto della torre.
 
 
 
 
 
 
 
Riku si riprese dalla terribile botta e si guardò intorno.
Il tetto era una piattaforma piatta e bianca con sei alte guglie disposte simmetricamente lungo il bordo a formare un esagono.
Improvvisamente un urlo attirò la sua attenzione.
Xion crollava a terra avvolta da un alone di fiamme nere.
“No!” Urlò il ragazzo correndo verso di lei, ma fu intercettato da Kairi.
“Non ancora, prima veditela con me.” Lo sfidò lei puntandogli contro il keyblade.
“Se è questo che vuoi!” Urlò lui di rimando menando un fendente costringendola a saltare all’indietro.
Riku lanciò una serie di sfere di fuoco che andarono ad intaccare il pavimento bianco con i loro crateri scuri, ma senza provocare alcun effetto all’avversaria.
Lei si lanciò in avanti menando una veloce serie di fendenti, colpendo con forza, ma ogni suo colpo veniva intercettato subito.
I due avversari continuarono a scambiarsi colpi senza avere la meglio.
Kairi lanciò altre sfere oscure, che vennero subito evitate.
Dopo altri colpi fu la vota di Riku di contrattaccare: mulinò la lama più volte girando su se stesso tentando di colpire di sorpresa l’avversaria.
Lei, tuttavia non si lasciò cogliere impreparate e, con una agile balzò lo superò atterrandogli alle spalle e piroettando colpendolo alla gamba sinistra.
Riku ringhiò di dolore, ma non si lasciò scoraggiare.
‘Da quanto è così forte? Possibile che Sora l’abbia resa così potente?’ Si chiese mentre continuava ad attaccare.
Lo scontro durò ancora qualche minuto, poi qualcosa lo allarmò.
“Maestro, attento!” Urlò una voce a pochi passi da lui.
Un dolore lancinante gli attraversò il corpo, mentre sentiva il freddo del metallo entrargli nel fianco.
Un keyblader oscuro torreggiava su di lui, ma, quando stava per calare il colpo di grazia qualcuno travolse il guerriero.
 
 
 
Faraia colpì il custode oscuro facendolo indietreggiare.
Quello mulinò l’arma cercando di trafiggerla, ma lei fu rapida e, con un rapido fendente lo colpì al petto uccidendolo.
Sicura di se non si volse in tempo per fermare l’inevitabile.
Una lama la attraversò da parte a parte all’altezza del petto, mentre una voce gelida le sussurrava: “Hai finito di intrometterti, ragazzina.”
Kairi estrasse l’arma dal corpo di Faraia per poi puntargliela alla gola recidendola con una rapida stoccata.
Il sangue colò a fitti dalle ferite portando con se la vita della giovane.
 
 
 
 
Riku sentì la rabbia montare a quella vista, ed insieme alla rabbia, sentì qualcos’ altro entrargli nel corpo.
Un potere indescrivibile, che aveva assaggiato e dimenticato due anni fa.
Lo ricordava, lo sapeva, quello era il potere dell’oscurità.
Con un urlo rabbioso si scagliò contro Kairi, mentre lasciava alla sua rabbia e la sua ira libero sfogo.
Quando le due lame si incrociarono un’onda d’urto oscura partì dal corpo di Riku, lasciando di stucco la ragazza che fu sbalzata all’indietro.
Il ragazzo barcollò e cadde in ginocchio, ma le sue ferite erano niente in confronto a quelle della sua avversaria, che riuscì a malapena ad aprire un portale oscuro per scappare.
Lui, intanto, si avvicinò al corpo di Faraia.
Lei stava rantolando negli ultimi ansiti di vita, mentre lui la prendeva tra le braccia, consapevole di non poterla salvare dalla stretta di morte.
“Mi dispiace... Mi dispiace davvero, non volevo che finisse così...” Disse il giovane, cercando di trattenere le lacrime.
Lei sembrò sorridere e, senza preavviso, con le sue ultime forze, si slanciò verso di lui dandogli un leggero bacio sulle labbra.
Lui rimase interdetto da quell’azione.
Lei stava cercando di riassumere in quel breve, disperato contato con la vita, i sentimenti che provava per lui e che sapeva non essere ricambiati.
Furono pochi istanti.
Mentre una lacrima scendeva lungo la guancia di entrambi, lei spirò, senza un lamento.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Maya si lanciò in avanti sbattendo le pinne seguita da Neos che non la perdeva di vista, rimanendo nella sua scia.
Malefica si era trasformata in un immenso serpente marino nero per devastare Atlantica.
“Ma cosa vuole!?” Chiese la ragazza mentre vedeva decine di Sirene e Tritoni fuggire, mentre i soldati del Re dei mari cercavano di tenere lontana la creature, senza successo.
Persino Re Tritone in persona era sceso in campo, ma i suoi poteri erano a malapena sufficienti per tenere lontana la strega, figuriamoci abbatterla.
“Il tridente!” Urlò Neos cercando di farsi sentire.
“Come!?”
“Vuole il tridente del Re perché così aprirà le protezioni della serratura!” Spiegò di nuovo alzando la voce.
“Allora impediamoglielo!” Propose la ragazza decisa lanciandosi sul mostro.
Quello, però si rese conto dell’attaccò e lanciò una fiammata verde contro di lei costringendola ad indietreggiare.
Neos lanciò una saetta elettrica, ma le dure squame del mostro lo protessero dal peggio.
Malefica, stufa di dover sopportare quei ragazzini, si lanciò in avanti cercando di azzannare la ragazza, ma lei sfuggì come un anguilla, mentre Neos, attaccava a spada tratta.
La lama sbatteva contro le squame producendo un rumore metallico, ma erano troppo dure, tanto che alla fine il ragazzo fu costretto ad abbandonare l’attacco per evitare la coda che cercava di frustarlo.
Maya tentò di aggirarla, ma lei si ritrovò davanti il muso di Malefica-Drago Marino che sputò fuoco.
Subito elevò una barriera di energia per deviare l’attacco mortale e, subito dopo, lanciò una saetta contro il muso della creatura.
Su un attimo.
Vide una piccolissima scia di sangue verde uscire dalla bocca del mostro, ma abbastanza da farle venire un’idea.
“Dobbiamo mirare alla bocca!” Urlò raggiungendo Neos.
“E come? lei la apre solo per sputare fuoco!” Rispose lui.
“Lascia fare a me, tu seguimi, appena dico ora, lancia tutte le saette elettriche che puoi.
Neos si mise in posizione mentre Maya si metteva a girare intorno al muso del drago cercando di attirare la sua attenzione, riuscendoci anche molto bene.
Infatti, Malefica si lanciò subito su di lei aprendo le fauci.
Subito il ragazzo lanciò una raffica di saette elettriche contro la creatura ed altrettanto fece Maya.
In pochi attimi la testa del drago marino fu avvolta da una coltre di sangue verde, mentre il mostro tornava ad essere umano.
Malefica, capì che non aveva più forze per combattere e si ritirò creando un portale oscuro, lasciando i due giovani stanchi ad esultare per la loro vittoria.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Reno e gli altri Turks erano davanti alla porta di Rediant Garden e tenevano sotto controllo il ragazzo mascherato armato di Keyblade.
Aveva detto di essere lì per negoziare, ma non ne era affatto sicuro, fatto stava che loro erano lì, accompagnati da almeno una decina di soldati, proprio per evitare che diventasse pericoloso.
Assieme a loro, inoltre c’era anche Cloud.
Dopo alcuni minuti arrivarono Ansem il Saggio seguito da Sora, Aqua, Terra, Ventus, Topolino e Naminé, oltre che da Paperino e Pippo.
“Salve, custodi della luce.” Disse il ragazzo mascherato.
“Cosa vuoi Vanitas!?” Chiese Terra mettendosi subito in posizione di combattimento accompagnato da Ventus e Sora.
“Calma, sono qui per proporre a Sora un patto.” Disse ridendo del loro coraggio.
“Cosa vuoi?” Chiese il diretto interessato.
‘Mi sa tanto di trappola...’ Pensò Reno che assisteva a tutta la scena.
Vanitas aprì un portale oscuro.
“Io ora me ne andrò da qui. Se tu mi seguirai attraverso il portale, ti proporrò una sfida e se la vincerai ti condurrò da Kairi.” Spiegò senza una piega. “Hai un minuto.”
Detto questo il ragazzo in armatura attraversò l’oscurità.
Sora rimase un attimo a pensare.
“Se vuoi andare, sappi che potrebbe essere una trappola.” Lo avvertì Eraqus intuendo la scelta.
“Io vengo con te!” Disse subito Naminé.
  “Io pure, ho un conto in sospeso con lui.” Affermò Ventus deciso.
Non ci furono altre discussioni.
I tre custodi attraversarono il portale oscuro diretti chissà dove.
“Buona fortuna, ragazzi!” Lì salutò il Re, mentre il Mago di Corte ed il Comandante delle Guardie erano combattuti tra il desiderio di seguirli e quello di servire il proprio Re.
Mentre si voltavano, non si accorsero della sagoma dai capelli rossi che aveva attraversato il portale poco prima che si chiudesse.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Allora, Gente, dopo moooooooolto  tempo ho aggiornato anche questa fic.
Lungo capitolo, un po’ triste che mostra le prime vittime della Guerra del Keyblade, e credetemi, non saranno le ultime.
Comunque spero di non aver fatto un capitolo troppo piatto e che vi faccia piacere.
AxXx  

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Capitolo 42
*** Risollevarsi ***


                                                  Risollevarsi

 

 

 

 

 

 

 

Riku era ferito e debole sulla cime della torre e stringeva il corpo inerte di Faraia, ormai ridotta ad un guscio vuoto senza vita, colpita a morte dal keyblade di Kairi.

'Non è possibile... com'è potuto succedere? Dovevo evitare che accadesse e invece...' Pensò rammaricato mentre, con le ultime forze richiamava a se la Via per L'Alba.

"Non succederà più... te lo prometto." Disse il ragazzo sull'orlo delle lacrime, mentre, con ciò che era rimasto delle sue forze, sollevava il corpo della ragazza r si allontanava dal centro della torre, in attesa che qualcuno venisse a prenderli.

"Riku!" Urlò la voce di una ragazza poco lontana da lui.

"Xion..." Rispose, con poco entusiasmo, mentre trasportava il corpi della sua allieva vicino al bordo della torre, stando attento a non farlo cadere.

"Mi dispiace per quello che è successo... mi sono fatta prendere alla sprovvista e non ho saputo reagire... Io..." Iniziò lei senza riuscire a finire la frase.

Le parole le morirono in gola e abbassò lo sguardo iniziando a piangere per la sorte della compagna.

Riku le si avvicinò e la abbracciò forte per confortarla, ma anche per evitare che la tristezza catturasse di nuovo anche lui.

"Non è stata colpa tua... avrei dovuto combattere con maggior forza, ma non ce l'ho fatta... è stata colpa mia." Disse cullandola, per tranquillizzzarla.

Appena lei smise di singhiozzare, si asciugò le lacrime e si avvicinò al bordo della torre.

"S-sembra che a-abbiano vinto... senza Kairi... o c-ciò che era quella c-creatura gli heartless si sono ritirati."Disse con la voce che ancora le tremava.

Riku annuì e aspettò paziente.

Infatti non ci volle molto per vedere un'aereonave raggiungere l'alta cime della bianca torre d Babele con a bordo il re Cecil e suo figlio.

"Ottimo lavoro, non ho idea di cosa sia successo, ma grazie a voi, quelle creature sono state sconfitte." Disse il re rinfoderando la spada e poggiando la mano sulla spalla di Riku.

Poi si voltò verso il corpo di Faraia e le si avvicinò.

Si inginocchiò e pronunciò quella che doveva essere una preghiera detta sottovoce.

"Mi dispiace per la vostra compagna... ha sicuramente combattuto con valore... io... mi dispiace." Disse sinceramente dispiaciuto.

"Non è stata colpa vostra... avrei dovuto aspettarmelo, ma sono stato colto di sorpresa." Disse Riku stringendo i pugni.

"Capisco... anche se mi dispiace per la sorte della tua allieva, voglio darti un consiglio, giovane maestro... non lasciarti abbattere. Mai. Anche se hai fallito, non onorerai la sua memoria rimanendo apatico, rispondi a ciò che ti è scagliato addosso e sii forte." Lo rincuorò il sovrano contono paterno.

"Grazie signore." Rispose il giovane. "Comunque, anche io ho un consiglio per voi: queste creature oscure non sono ancora sconfitte, potrebbero ritornare e vi consiglio di prepararvi al meglio per affrontarle." Aggiunse, determinato.

"Saremo pronti ad ogni evenienza, immagino che dobbiate tornare da dovunque siate venuti." Disse il re annuendo.

 

Il viaggio di ritorno fu rapido e tranquillo: l'aereonave solcava rapida le correnti aeree viaggiando veloce verso Banor, a bordo c'era un attmosfera gioiosa e felice dei soldati che festeggiavano la vittoria sul nemico.

Solo Riku rimaneva in disparte triste e rabbuiato, in lutto per la morte della sua allieva: non riusciva a togliersi dalla testa l'idea di essere indirettamente la causa della morte di Faraia.

'Se solo non mi fossi distratto!' Continuava a pensare di malumore, mentre passeggiava avanti e indietro sul ponte con aria corrucciata.

Ogni tanto si allenava da solo ocon Ceodore per affinare le sue tecniche, in modo da migliorarsi ulteriormente, ma non ne aveva bisogno.

Era, infatti, assolutamente superiore al giovane principe, nonostante l'abilità di quest'ultimo e, senza avversari, il suo allenamento era praticamente inutile.

Se non si allenava, si rinchiudeva nella sua cabina senza parlare con nessuno, nemmeno con Xion che iniziava davero a preoccuparsi per la situazione del ragazzo.

Fu la notte prima dell'arrivo al castello che lei decise di andargli a parlare, non sapevaesattaente cosa dirgli, ma voleva solo tirarlo su di morale, magari con qualche parola di conforto.

La porta di legno scuro era chiusa e non sembravano esserci segni che Riku fosse sveglio.

'Forse sta dormendo, meglio non svegliarlo.' Pensò Xion in un momento di incertezza.

Era tentata di andarsene, ma qualcosa la tratteneva lì, davanti a quella pora.

Alla fine, decisa, bussò.

Passarono due interminabili minuti di attesa, ma, alla fine il ragazzo aprì la porta.

"Xion... che ci fai qui? Non... non dovresti riposare?" Chiese guardandola di sottocchio.

"Sì, certo, ma... Accidenti, Riku, sei ha terra da giorni, devi tirarti su, non puoi continuare a rimuginare su quello che è successo!" Lo incitò lei.

Lui rimase in silenzio davanti alla porta con la testa bassa sconsolato, dopodiché si alontanò e cercò di chiudere la porta.

Xion, però aveva intuito le sue intenzioni e la fermò con la mano.

"Riku! Che fai!?" Chiese sconcertata da quella reazione.

"Non... non voglio parlarne... scusami." Disse tantando di vincere la resistenza di lei.

Ma la ragazza era decisa a farlo rinsavire e spinse con tutta la forza entrando nella stanza del ragazzo.

"Senti Riku, ma cos'hai!? In passato ti sei trovato a dover soffrire, ma adesso... mi dispiace anche a me che Faraia se ne sia andata, ma non puoi crollare proprio ora che ci servi intero!" Urlò un po' troppo forte, tanto che Riku le tappò la bocca con la mano.

"Sei matta... così sveglierai tutta l'aereonave." Disse lui sottovoce all'orecchio premendola al muro.

Xion mugulò piano, mentre la sua mente elaborava il fatto di trovarsi un po' troppo vicino a Riku, tanto che sentì la temperatura della stanza, già piccola e calda di suo,farsi ancora più calda.

Il ragazzo si allontanò da lei e si sedette sul letto ad una piazza che si trovava sotto l'oblò..

"Lo so Xion... mi sono ritrovato più volte in situazioni orribili: Quando Sora è rimasto bloccato al castello dell'Oblio, quando abbiamo combattuto Xemnas, quando sono rimasto intrappolato nel mio stesso corpo..." Disse, mentre Xion gli si sedeva accanto.

"Quando ho perso te..." Disse accarezzandole delicatamente una guancia facendola rabbrividire.

Lei, intanto rimase in silenzio ipnotizzata dalla sua voce e dal suo tocco.

"Ma fino ad allora, tutto... tutto quello che mi è accaduto... potevo ripararlo, potevo liberarmi da Ansem, uscire dal castello dell'Oblio, battere Xemnas... sapevo che... non mi fraintendere, non voglio sembrare insensibile, ma alla fine... sapevo che saresti tornata... invece Faraianon la posso far tornare indietro... ed è colpa mia... se avessi fatto qualcosa di più... se solo avessi combattuto meglio... lei sarebbe ancora viva." Disse a bassa voce abbassando il braccio e alzandosi per raggiungere il centro della stanza.

Per alcuni secondi lui rimase lì, al centro della stanza con le mani con le mani sui fianchi.

Xion, a quel punto, lei si avvicinò al ragazzo e lo raggiunse con incertezza toccandogli la spalla.

"Riku tu..." Iniziò lei con incertezza, mentre lui si voltava per guardarla.

Si avvicinò, mentre lei indietreggiava un po' agitata fino al muro.

"Riku... tu.. non... hai colpa..." Disse, mentre la mano di lui si avvicinava di nuovo al suo viso.

Il ragazzo annullò la distanza che li separava e le diede un dolce bacio sule labbra.

Un bacio in cui Xion sentì tutta la disperazione di Riku e il suo bisogno, ora più che mai, della presenza di qualcuno al suo fianco.

Qualcuno che lo amasse...

che gli volesse bene in quei momenti difficili...

Il bisogno di qualcuno vicino anche fisicamente.

Xion ebbe paura di quel contatto, ma non si tirò indietro e rispose al bacio con tenerezza, stringendolo a se, avvicinandolo anche più di quanto non fosse già.

Con delicatezza Riku la condusse fino alla brandina sedendosie trascinandosela addosso iniziando a baciarle il collo con passione, tirando la zip del mantello nero dell'organizzazione fino a liberarla da ogni impedimento.

Un baciò si abbassò verso il petto di lei facendola gemere di piacere.

"Ti prego... Riku..." Disse lei sentendo il suo corpo percorso da infinite scariche elettriche di piacere.

Il ragazzo continuò a svestirla con calma baciando ogni parte del corpo che riusciva a raggiungere, mentre la nessuno si lasciava cullare dalle sue sensazioni di puro piacere.

"Lasiati andare..." Gli sussurrò piano Riku, mentre copriva i loro corpi con una leggere coperta.

 

 

 

 

 

 

 

Sora e Ventus sentirono l'oscurità permeare la loro stessa essenza, ma non ebbero timore di attraversarla per seguire Vanitas.

'Aspettami, Kairi, ti salverò.' Pensò il bruno, mentre in fondo al corridoio delle tenebre si stagliava una luce bianca.

I due custodi avanzarono senza timore lungo la strada oscura fino a che non arrivarono in una città completamente in mattoni rossi e colonne color sabbia che sorreggievano grandi edifici antichi.

"Tebe!" Urlarono i due contemporaneamente riconoscendo il mondo natale di Ercole.

"Ottimo! Siete meno stupidi di quanto mi aspettassi." Li prese in giro Vanitas che si trovava in piedi al centro della piazza accompagnato da due custodi oscuri incappucciati ed alcuni nesciens.

"Vanitas! Perché siamo qui!?" Domandò Sora evocando la catena regolare e puntandogliela contro.

"Ovvio! Siete qui per fari uccidere da me e dai miei allievi: se sopravvivrete, parteciperete al torneo e combatterete con me, se ariverete in finale e vincere, io vi condurrò dalla principessa... o da ciò che ne è rimasto..." Disse con allusivo sarcasmo.

"Tu... Maledetto bastardo! Cosa le hai fatto!?" Urlò Sora fuori di se dalla rabbia con tutte le intenzioni di usare la sua arma per spaccargli l'elmo.

"Se sopravvirai... lo scoprirai..." Disse sparendo in un portale oscuro.

"Allora vi prenderò tutti a calci!" Urlò il bruno lanciandosi in avanti menando fendenti contro le creature oscure.

I primi a cadere furono alcuni attaccabrighe che tentarono di colpire Sora seguiti da altri nesciens.

I due custodi oscuri attaccarono con i loro keyblade, ma furono intercettati da Ventus che, mulinando il suo keyblade parando i loro colpi.

"Non sapete fare di meglio!?" Chiese allontanandoli con una folata di vento magico.

I due, impressionati cercarono di attaccarlo da due lati, ma il custode era molto più veloce di loro e, rotolando a terra, evitò i loro attacchi e ne colpì una alla spalla.

Quello digrignò i denti per il dolore e si lanciò di nuovo all'attacco, ma senza fatica, il custode della luce, evitò il colpo e lanciò una fiammata bruciando vivo l'avversario.

Il secondo custode oscuro si lanciò in avanti, ma, prima di poter menare il primo fendente, fu trafitto dalla catena regolare di Sora che si era liberato velocemente dei nesciens.

"Diavolo... dobbiamo trovare Vanitas!" Disse Ventus correndo verso le porte che portavano verso lo stadio sull'Olimpo, dove, probabilmente, si trovava il loro avversario.

Stranamente c'era una grande folla di persone e creature mitologiche che andava verso lo stadio, mentre veniva fatto un annuncio che sembrava provenire dal palazzo olimpio in cima alle scale sospese.

"Oggi, le truppe della grecia entreranno in battaglia per contrastare l'oscurità! I nostri eroi combatterano per decidere chi guiderà le nostre forze contro i nemici dei mondi!"

"Incredibile..." Sussurrò Sora osservando la luce aurea della cittadella olimpica.

 

Arrivati in cima, furono accolti, niente meno che da Ercole, il loro compagno eroe, circondato da ammiratori e ammiratrici.

"Sora... Ventus! Incredibile, siete venuti per il torneo!?" Urlò l'eroe, facendosi strada tra la folla che occupava la piazza davanti allo stadio.

Il duo e l'eroe dovettero faticare parecchio per raggiungersi a causa delle persone che ostacolavano Ercole.

L'eroe, inoltre, non usava la sua forza sovraumana per farsi strada per timore di ferirli, ma, una volta uniti, fu un piacere per tutti e tre riincontrarsi.

"Allora, i miei cuccioli d'eroe... o forse, ormai, dovrò definirvi eroi, le ultime volte che siete venuti avete entrambi dimostrato grande abilità." Disse il grande eroe dando a entrambi una poderosa pacca sulla spalla che quasi li spinse a terra.

"Già... immagino che tu sia il favorito." Disse Sora massaggiandosi il braccio dolorante.

"Forse... guidare un'armata è un grande onore e ci sono molti eroi molto agguerriti..." Iniziò il loro amico per poi voltarsi verso Ventus. "Ma tu non sei cresciuto, negli ultimi dodici anni?"

"Ehmmm.... diciamo che ho avuto un problema...." Rispose Ventus grattandosi la testa imbarazzato.

"Che ne dite se ci presenti questi eroi agguerriti di cui parli." Disse Sora indicando la porta dello stadio.

Il trio dovette sfidare di nuovo la grande folla che li separava dallo stadio e dovettero faticare di nuovo per farsi strada verso la porta.

"Sono tutti qui per te?" Chiese Ventus stupito, mentre evitava tre braccia che cercavano di schiaffeggiarlo e due gambe che sembravano messe a posta per farlo inciampare.

"Già... sembra incredibile, ma questi giochi sembra abbiano molto sucesso." Disse l'eroe ansimando per la fatica di non usare i suoi poteri.

Alla fine, non senza qualche difficoltà, riuscirono a varcare le porte dello stadio che furono aperte da Filottete, il maestro di Ercole, detto Fil.

"Ehi! Abbiamo i nostri eroi! Così il torneo sarà più avvinciente." Disse il satiro incrociando le braccia dopo aver chiuso le porte.

"Già, senti, Erc, lo so che hai cose più importanti da fare, ma evo chiederti se hai visto un ragazzo dall'armatura nera e rossa che si è iscritto al torneo un po' di tempo fa?" Chiese Sora senza troppi preamboli.

L'eroe incrociò le braccia e si appoggiò al muro pensieroso.

"Mi sembra di sì... un ragazzo dall'armatura nera si è presentato alle iscrizioni, ma non è qui, adesso." Disse alzando gli occhi dopo qualche minuto.

Sora abbassò la testa frustrato, anche se non si sarebbe certo arreso alla prima difficoltà.

"Allora he ne dici se ci presenti questi 'eroi' che potrebbero batterti?" Chiese Ventus intuendo il prossimo tendersi dell'atmosfera.

L'eroe sembrò riscutersi.

"Oh, certo! Venite ve li presento." Disse allegramente portandoli all'arena, dove c'erano alcuni uomini in armatura che si stavano allenando con i bersagli.

Uno era un uomo biondo alto armato di lancia e scudo, con una corporatura slanciata e muscolosa.

L'altro, invece aveva il volto più tondeggiante e la corporatura più robusta ed era armato solo di spada.

"Bene, questi sono Achille, il lanciere e Perseo, lo spadaccino. Saranno ottimi avversari." Disse Ercole presentandoli,.

Sia Sora che Ventus strinsero la mano ad entrambi.

"Ommagino che anche voi siate eroi." Disse il bruno.

"Be', abbiamo fatto anche noi le nostre fatiche, ma intendiamo fare di tutto per vincere, nei limiti delle regole." Rispose Perseo, mentre l'altro si limitava ad osservarli con sufficienza.

"Comunque, non siete un po' troppo giovani per il torneo?" Chiese di nuovo lo spadaccino.

"Credetemi, siamo molto più forti di quanto possiamo apparire." Rispose Ventus con un sorriso di sfida.

In quel momento sopraggiune Fill, che, a quanto pareva, stava anche sistemando lo stadio.

"Non è ancora il momento di prendersi a calci e comunque alcuni dei partecipanti non mi vanno proprio a genio." Borbottò contrariato per poi andarsene in una stanza adiacente.

Allo sguardo interrogativo di Sora, Ercole rispose scoppiando a ridere.

"Che c'è da ridere?" Chiese Ventus perplesso, evidentemente stupito dalla reazione dell'eroe e dal comportamento di Filottete.

"No... niente, solo che lui non sopporta le ragazze... è un po' maschilista, e in questo torneo si sono iscritte alcune donne... a lui non va giù..." Disse il loro amico trattenendo altre risate.

"Quindi ci sono un sacco di concorrenti..." Rifletté Sora incrociando le braccia.

"Sì, ma comunque, il torneo serve solo a rendere più memorabile la partenza dei nostri uomini, a guidarli sarà quello scetlto da Zeus." Rispose Ercole.

Gli altri partecipanti erano in una stanza adiacente.

C'era un giovane carico di armi con una bandana nera e gialla in testa e indosso un armatura leggera.

Al centro della stanza c'era Auron che duellava con un uomo alto, dai capelli viola e un armatura dello stesso colore che impugnava una spada simile ad un ala molto lunga e che dava l'idea di essere molto pesante.

Accanto a loro a qualche metro di distanza, c'era una giovane donna armata di spada lunga con un'armatura argentea coperta da un mantello rosa ed un occhio bendato.

All'angolo opposto rispetto al trio c'erano un uomo ed una donna che parlavano con aria complice: lui era vestito in maniera molto simile agli abiti dell'seicento, mentre lei era protetta da une corazza di metallo incredibilmente leggera.

Appoggiati al muro poco distante, c'erano un uomo dai capelli biondi con un soprabito rosso, una strana creatura che ricordava vagamente una lucertole con i capelli rasta e una donna dai capelli bianchi, l'abito rosso chiaro e il muso da topo.

Infine, vicino a loro c'era un giovane dall'armatura di cuoio blu gli spallacci di metallo ed i capelli neri.

"Accidenti! Quanta gente!" Disse Sora, stupito, anche se non vedeva Vanitas.

"Già, quello con la bandana si chiama Firion, è un ottimo combattente con arco e spada, quello che combatte con Auron si chiama Caius ed è molto forte, la coppia lì nell'angolo sono Balthier e Fran, combattono in coppia, come i due al muro: l'uomo lucertola e la donna-topo, cioé Amarant Coral, la lucertola e Freja Crescent, la sua compagna, infine c'è Genesis, il tipo con l'abito rosso accanto a loro che combatte da solo... ah... ovviamente c' anche Zack." Disse Ercole indicando ad uno ad uno i combattenti.,

Il trio rimase ad osservare i combattenti allenarsi, finche a loro non si avvicinò lo stesso Zack.

"Ehi! Erc! Questa volta al torneo ci sarò anche io! " Disse allegro per poi voltarsi ad osservare i due compagni dell'eroe.

"Zack! Accidenti, quanto tempo che non ti vedo!" Disse Ventus riconoscendolo nonostante fossero passati quattordici anni.

"Ventus!? Accidenti! Non sei cresciuto tu negli ultimi anni!?" Esclamò Zack stupito e divertito.

"Lasciamo stare..." Disse Ventus di nuovo in imbarazzo.

Il gruppo stava ancora parlando quando Fil entrò nella stanza degli allenamenti e fece un annuncio.

"Il primo incontro sta per iniziare! Scontro tra Achille e Firion! Tra dieci minuti sul campo! Vinca il migliore!" Urlò con tono solenne.

Ercole aspettò che si allontanasse e condusse i suoi amici lungo una scala a chiocciola.

"Venite... andiamo nella tribuna degli eroi! A proposito, avete già deciso se venire in coppia o in singolo?" Chiese l'eroe mentre salivano accompagnati dagli altri eroi.

I due si guardarono e, forse per il fatto che avevano condiviso il cuore, ma pensarono esattamente la stessa cosa: se avessero combattuto insieme avrebbero avuto più forza, ma se fossero stati battuti non avrebbero avuto possibilità di ripetere, invece, in due avrebbero potuto battersi di nuovo.

"Separati, preferiamo fare uno ad uno." Disse Sora coincidendo con i pensieri di Ventus.

"Molto bene." Rispose Ercole compiaciuto. "Lo dirò a Fil."

 

La tribuna degli eroi si trovava proprio sopra l'ingrasso dell'arena e sovrastava tutte le tribune sottostanti laterali.

Al contrario delle altre, formate da gradoni che permettevano di far sedere molte centinaia di persone, sulla loro tribuna c'erano delle poltrone con cuscini comodi.

Sul campo si stavano avvicinando Firion, armato con tutto il possibile e Ercole con la sua armatura greca leggera e la lancia.

"Agli eroi e alla gente qui presente! Oggi onoriamo i coraggiosi soldati che contrasteranno l'oscurità." Annunciò Fil che era al centro del campo. "Che Zeus vegli sul vostro scontro. Combattete!"

Appena si fu allontanato i due combattenti iniziarono a girare intorno ed osservarsi come due lupi in procinto di attaccare.

Osservavano ogni mossa ed ogni muscolo, cercando di intuire una mossa anticipatoria dell'avversario per usarla contro di lui.

Entrambi sapevano che attaccare subito con furia ceca era inutile: entrambi avrebbero potuto respingerli facilmente utilizzando la forza dell'avversario a proprio vantaggio.

La tensione dell'arena era palabile ed il pubblico, che fino a poco prima si sgolava per incoraggiare entrambi, ora era silenzioso ed inattesi.

Passarono i secondi...

Poi i minuti...

infine i due si lanciarono l'uno contro l'altro.

Achille gettò la lancia contro l'avversario che la evitò sguainando la spada e lanciandosi contro il nemico con un paio di fendenti.

L'eroe greco si abbassò evitando la lama affilata e impugnò la sua cercando di colpire le gambe del giovane che saltò sottraendosi al morso dell'arma.

I due continuarono a duellare al centro dell'arena senza che né l'uno né l'altro riuscisse ad avere la meglio.

Le lame si scontravano a mezz'aria sprigionando scintille ad ogni impatto, disegnato eleganti arabeschi in aria.

Achille tentò un affondo, ma Firion non si lasiò sfiorare e si allontanò con un salto evocando una saetta di ghiaccio che l'avversario parò con lo scudo.

"Non male!" Urlò Ercole, mentre il pubblico non sprecava voce per acclamare i due combattenti che non si risparmiavano mosse pericolosissime per sopraffarsi.

Salti... capriole... parate... attacchi...

Tutte le mosse erano ammesse e nessuno dei due sembrava volersi risparimiare.

 

Alla fine, Achille ebbe la meglio: con un agile balzo felino, dopo aver lanciato lo scudo per distrarre Firion, si portò vicinissimo all'avversario che, preso alla sprovvista lanciò un impreciso fendente che l'eroe greco evitò.

Dopodiché, quest'ultmo, con una potente spallata, spinse il nemico a terra e lo immobilizzò a terra con il piede puntandogli la spada alla gola.

"Lo scontro è vinto da Achille! Signore dei Mirmidoni! Onore al vinto che ha combattuto con valore!" Annunciò Filottete con entusiasmo, mentre i due si allontanavano.

"Se tutti gli scontri sobo così, allora, questo torneo si rivelerà interessante." Disse Ercole molto interessata.

"Già... Achille è molto abile e fa affidamento sulla velocità per battere l'avversario, ma non è astutisimo, forse c'è qualche possibilità di batterlo." Sussurrò Zack che aveva osservato lo scontro con metodico interesse per studiare lo stile di combattimento dei due contendenti.

Intanto Fil si era portato di nuovo al centro dell'arena.

"Il prossimo scontro! Perseo, signore e difensore di Argo! E Vanitas il combattente misterioso!" Annunciò con forza attirando l'attenzione di Ventus e Sora.

"Vanitas..." Sussurrò rabbioso il bruno con rabbia, frenando l'impulso di attaccarlo saltando dalla terrazza, mentra la figura oscura del suo avversario si stagliava sull'aurea sabbia del'arena.

 

 

 

 

 

Merrik era seduto su una panca davanti alla porta dell'imperatore.

Dopo la morte di sua sorella e del suo amico, l'imperatore l'aveva lasciato a riposare sotto l'occhio vigile di Mulan e dei suoi compagni.

Era solo...

aveva perso tutto ciò per cui combatteva...

avevano fallito tutti e tre.

E... anche se sua sorella vegliava ancora su di lui dal suo cuore...

Non sarebbe riuscito ad affrontare il maestro Riku così apertamente...

L'oscurità aveva colpito duramente e lui si era fatto trovare impreparato.

Continuava a chiedersi cosa sarebbe successo se fosse arrivato prima...

forse sarebbe riuscito a far ragionare sua sorella e a salvare Masuru.

Ma si rendeva anche conto che fare quelle congetture non sarebbe servito a riportarli in vita.

'Riuscirò a farla pagare ai responsabili... ci riuscirò!' Si disse con decisione mentre le porte si aprivano.

"L'imperatore desidera parlare con il generale Mulan ed il giovane che ha combattuto d'innanzi al palazzo imperiale." Annunciò un uomo con un lungo abito giallo oro, probabilmente un minitro dell'imperatore.

Merrik e la giovane donna entrarono nella sala dell'imperatore.

Colonne imponenti li sovrastavano, mentre arazzi semplici ma eleganti decoravano l'ampia stanza completamente poglia eccetto il trono dell'imperatore stesso.

Un uomo anziano che, però emanava una forze ed una saggezza senza pari, degne di un sovrano.

"Benvenuto, giovane guerriero." Disse posando i suoi occhi su Merrik che sostenne lo sguardo.

"È un onore per me essere al vostro cospetto." Disse rispettoso il giovane.

"Avete combattuto bene... mi... mi dispiace per ciò che è successo ai tuoi compagni, giovane guerriero... le loro anime riposeranno in pace." Aggiunse il sovrano abbassando gli occhi per primo. "Essi mi hanno protetto e, anche se so di non poterli riportare in vita... gliene sarò immensamente grato."

"Allora immagino che la regina le abbia esposto i nostri problemi... onorerà il patto stretto con lei?" Chiese il ragazzo senza esitazioni.

Sapeva che i Rediant Garden aveva bisogno di tutti i soldati possibili.

"Ora più che mai intendo onorare quel patto... i miei uomini sono già in marcia e la regina ci aveva consegnato un manufatto per viaggare velocemente tra i mondi... immagino che tu, adesso voglia tornare al tuo mondo. Voglio comunque rassicurarti su una cosa: le mie guardie hanno ritrovato la regina... è ancora viva, ma ha bisogno di cure... presto tornerà a camminare, ma la sto facendo assistere dai miei guaritori." Disse l'imperatore tristemente.

Merrik fu sollevato che almeno uno di loro fosse ancora vivo, anche se ciò non poteva lenire il dolore per la morte dei suoi compagni, tuttavia lui non aveva intenzione di rimanere.

"Grazie, signore. Comunque... desidero ritornare al mio campo nella foresta... lì vorrei rimanere da solo." Disse Merrik con voce piatta.

Il sovrano lo squadrò con aria critica e poi annuì.

"Immagino che tu voglia stare da solo... probabile che non avrò più l'occasione di parlare con te, quindi sappi che sono grato anche a te... ricorda che coloro a cui hai voluto bene non ti abbandoneranno mai." Disse L'imperatore.

Dopo la loro udienza Merrik uscì dal palazzo ed attraversò la città fino a raggiungere la loro navetta.

Avrebbe voluto fare un sacco di cose prima che sucedesse tutto quello: sapevano tutti che ci sarebbero state delle vittime, ma credevano anche che, fidandosi l'uno dell'altro, rimanendo insieme, evitando di stare lontani, sarebbero riusciti a sopravvivere.

Invece lui era il solo sopravvissuto e non era riuscito a difendere nessuno.

"Mi dispiace, sorellina... non sono riuscito a difenderti... mi dispiace Masuru avevamo promesso di tornare, ma alla fine voi non arriverete... vi vendicherò." Disse trattenendo le lacrime che minacciavano di uscirgli dagli occhi.

Non aveva idea di come avrebbe fatto o cosa volesse davvero fare, ma avrebbe trovato i responsabili della morte di sua sorella.

Avrebbe fatto giustizia, a modo suo se necessario e avrebbe messo fine all'oscurità.

Dopo alcune ore passate a riflettere e meditare rese la sua decisione: sarebbe andato alla ricerca del suo maestro, dopodiché si sarebbe unito alla lotta contro l'oscurità e avrebbe fatto in modo che non ci fossero altri morti.

Salì a bordo e accese i motori partendo verso le stelle remote in fuga dai suoi incubi e a caccia dei suoi nemici.

'Addio sorella... addio Masuru... ci rivedremo.' Pensò accendendo i motori al massimo.

Lui ce l'avrebbe fatta anche per loro.

 

 

 

 

 

 

 

Neos e Maya furono accolti sulla costa, mentre la principessa Ariel ed il principe Erik al loro palazzo sulla riva del mare per mettere a proprio agio la futura regina che sentiva ancora forte il richiamo del mare.

"Chi era quella creatura?" Chiese Re Tritone che si era seduto su uno scoglio vicino, impugnando il suo fido tridente.

"Era Malefica... è una pericolosa strega alleata con Xehanort... è pericoloso affrontarla, usa poteri oscuri incredibilmente sviluppati...." Rispose Neos incrociando le braccia pensieroso.

Ariel sembrava inquieta e stava stringendo con apprensione sua figlia, mentre il marito le cingeva le spalle per confortarla.

"Cosa volevano?" Chiese preocccupata.

"Non sono sicuro... ma penso che avrebbe tradito quella strega dei mari per impossessarsi del tridente... in questo modo avrebbe conquistato il vostro mondo." Rispose il govane.

"Quindi che facciamo?" Chiese il principe, inquieto.

"Dobbiamo concetrarci su Malefica: voi dovreste andare a cercare Morgana, in moo che non possa più collaborare con Malefica." Rispose Maya massaggiandosi il braccio, mentre cercava di allentare la tensione di poche ore prima.

Mentre Erik si consultava con Re Tritone e i rispettivi consiglieri, i due giovani si allontanarono per parlarsi.

"Cosa ti preoccupa?" Chiese il ragazzo che stava notando la preoccupazione sul volto di lei.

"Sì... sì non ti preoccupare, sto bene." Disse lei scuotendo la testa.

"Invece mi preoccupo." Rispose lui mettendole delicatamente una mano sulla guancia. "Io ci tengo a te, lo sai... non voglio che ti capiti niente..."

Lei sorrise, commossa da tanta premura, ma doveva farsi valere pure lei come persona.

"So che ci tieni a me... ma non devi preoccuparti... io so cavarmela." Rispose, mettendo una mano su quella calda di lui.

"Sì, scusami... solo che... niente..." Disse il ragazzo abbassando la mano, avvicinandosi e baciandola sulla guancia. "Stai comuqnue attenta."

Lei si sentì arrossire e cercò di non dare a vedere la beatitudine che quel semplice gesto le aveva donato.

 

Dopo essersi consultati tutti insieme si decise sul da farsi: Maya e Neos si sarebbero occupati di inseguire Malefica, mentre tutti gli altri si sarebbero occupati di difendere il tridente, fino alla sconfitta di Morgana e Malefica.

Per i due ragazzi non ci fu bisogno di aspettare molto: si buttarono subito in acqua e le loro gambe divennero pinne e si lanciarono alla ricerca della loro nemica.

Erano rapidi e veloci agili nel sfruttare le correnti.

La ricerca durò ore e esplorarono ogni angolo intorno ad Atlantica, essendo sicuri che lei non si sarebbe allontanata molto dalla cottà sommersa.

Alla fine la trovarono...

Era davanti alle porte stesse di Atlantica e le osservava, mentre era circondata dalle guardie.

Intorno a lei c'era una barriera verde che le permetteva di respirare sott'acqua.

"Malefica!" Urlò Neos avvicinandosi a lei evocando il keyblade.

"Bene, bene... il traditore si presenta ai miei occhi... se sei qui per sottometterti, il nostro maestro potrebbe essere indulgente." Disse la strega con un sorriso divertito, mentre il giovane si metteva in guardia pronto a rispondere ad ogni possibile attacco.

"Sai bene che non mi arrenderò, tanto meno a te!" Rispose con veemenza il custode, mentre Maya lo affiancava.

"Avanti, fatti sotto!" Urlò la ragazza, cercando di spingerla a fare la prima mossa.

"Ma io non intendo combattere ora... anzi... il maestro Xehanort vi invita a venire nel suo castello perspiegare il tuo comportamento e consegnarti." Rispose la strega senza battere ciglio.

"Non lo farò mai! Perché sei qui!?" Chiese Neos sul punto di perdere le staffe.

"All'inizio volevo conquistare questo mondo tradendo Morgana, ma non ho intenzione di sporcarmi le mani con voi... vi aspetterò, dopotutto non siete degni di essere schiacciati, nemmeno dagli heartless." Disse lei sparendo con una risata in un portale oscuro.

"Dannazione!" Urlò Neos nervoso a causa della fuga.

"E adesso cosa facciamo?" Chiese Maya in ansia.

"È ovvio... dobbiamo avvertire il re..." Disse il ragazzo avviandosi verso il luogo dove avevano lasciato la Gummiship.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rediant Garden, intanto, si stava preparando alla prossima parte della guerra.

Le forze degli heartless si stavano ammassando nel crepaccio della fortezza oscura a migliaia, coadiuvati da centinaia di nessuno, nesciens e necron.

Anche le forze della luce si stavano rafforzando, però.

I primi aiuti dagli altri mondi erano arrivati e si stavano posizionando lungo tutto il perimetro della città.

Anche i giovani custodi si stavano preparando al meglio: sotto la supervisione di Aqua, Eraqus, Terra e Re Topolino s erano quasi tutti preparati a contrastare i custodi oscuri ed erano pronti a restituire il favore all'organizzazione XIII.

Intanto i Turks di Reno erano riusciti ad evitare altri sabotaggi ed Ansem, insieme a Leon e Cloud, era riuscito a organizzare al meglio le difese.

Anche Noel si stava impegnando al massimo: come comandante degli esploratori ed incursori, aveva fatto del suo meglio per anticipare e abbattere gli incursori oscuri.

 

"Te la ricordi... l'ultima volta che siamo stati qui?" Chiese Aqua a Terra, mentre passeggiavano lungo un viale quasi deserto, se non per qualche guardia e persona che camminavano distrattamente.

"Preferirei non farlo... me lo ricordo, sai... mi sono arrabbiato moltissimo perché m avevi consigliato di tornare da Eraqus ed io non volevo." Rispose il ragazzo imbarazzato.

"Però... alla fine hai combattuto anche tu contro Xehanort... ci hai aiutati ed hai avuto il coraggio di combattere da solo un nemico molto più potente di te." Lo incoraggiò lei prendendo le mani di lui con le sue, costringendolo a fermarsi. "Sei stato molto coraggioso."

Terra era imbarazzato e confuso, tanto che non sapeva proprio cosa dire.

Aveva passato gli ultimi quindici anni imprigionato in un corpo di che non poteva controllare e tutt'ad un tratto si ritrovavano lì, insieme, uniti contro un comune nemico, consapevoli che, probabilmente, non sarebbero riuscito a sopravvivere, ma felici di essersi ritrovati.

"Non so... non so che dire... Aqua, tu ed io ne abbiamo passate tante insieme, ma questo... sapevamo di dover combattere l'oscurità, ma questa guerra è davvero oltre le nostre capacità." Sussurrò il ragazzo abbassando la voce.

Lei lo guardò, sconcertata e delusa: non era da lui arrendersi così, davanti alle avversità.

"Andiamo... forse, dovremo stare da soli..." fu l'unica cosa che disse la ragazza conducendolo in un posto che conoscevano bene.

Era il luogo dove avevano affrontato un pericolosissimo Nesciens formato da tre nesciens più piccoli, erano loro due, insieme a Ventus.

Il posto era deserto e sembrava fosse stato anche abbandonato da un bel po'.

Il giorno volgeva ormai al termine e le prime stelle facevano capolino tra gli ultimi raggi solari, come piccole lucciole in una notte d'estate.

Da alcuni giorni si erano resi conto della sparizione di diversi astri, segno inequivocabile dell'avanzata di Xehanort e dei suoi malvgi alleati.

Ma quella notte né Aqua né Terra sembravano volersene preoccupare.

"Credi che ce la faremo?... a risollevarci, intendo..." Chiese Terra sedendosi sulla fredda pietra di quella piazzola.

"Non so, Terra... non lo so, davvero." Rispose Aqua sedendosi accanto a lui.

Rimasero così, quasi sdraiati, con le braccia che sostenevano il busto ad osservare il cielo sempre più scuro etenebroso, ma ancora illuminato da infinite stelle inattaccabili.

"So solo che, se non avremo fede nella Luce... non ce la faremo... così come dobbiamo avere fiducia in chi ci sta accanto." Aggiunse lei dopo qualche minuto.

L'azione che seguì la colse di sorpresa.

Terra la osservò per alcuni secondi con lo sguardo indecifrabile, poi, con un movimento impercettibile iniziò ad avvicinare il viso al suo.

Appena la ragazza se ne accorse fu presa dal timore e per un attimò provò l'impuso di ritrarsi, ma, alla fine, non si mosse.

Appena le loro labbra furono a contatto, lei accolse con dolcezza quelle di lui che si muovevano con delicatezza, come se temesse di spaventarla o di farle male.

Aqua si sporse verso di lui, fino a ritrovarsi quasi sopra il ragazzo, mentre il loro dolce ed appassionato bacio continuava, intenso e caldo.

La mente di entrambi si sciolse, mentre i loro cuori battevano all'impazzata, come cavalli al galoppo e, se non fosse stato per la necessità di respirare, non si sarebbero mai separati.

Lei pose la testa sul petto di Terra, mentre lui la abbracciava teneramente.

"Io ho fiducia in te Terra... ce l'avrò sempre." Disse la ragazza mentre ascoltava il cuore dei Terra tornare ad un battito regolare.

"Non ti lascerò più sola... e non tradirò più la tua fiducia, Aqua." Rispose il ragazzo stringendola a se, come se dovesse morire solo per il fatto di lasciarla andare.

 

 

Intanto, poco lontano, Re Topolino osservava i due custodi con un misto di tenerezza e compassione.

"Re Topolino... non pensavo di trovarla qui..." Disse una voce che si rivelò essere il maestro Eraqus.

"Ssssh" Sussurrò il Re, indicando la piazzetta vicina, facendo cenno al Maestro anziano di allontanarsi.

Eraqus sgranò gli Occhi per una frazione di secondo, dopodiché girò l'angolo insieme al sovrano, lasciando soli i due.

"Li stava seguendo, per caso?" Chiese lanciando un'occhiata di rimprovero al Re.

"Ehm... seguire è una parola grossa... diciamo che mi sono... imbattuto in loro, ecco." Rispose Topolino arrossendo fino alla punta arrotondata delle orecchie.

"Immagino che così vadano le cose... ti fanno sentire vecchio... loro, pieni di passione edenergie e noi costretti a lasciargli il posto... con la sola saggezza da donare." Disse Eraqus con un sorriso triste.

"Ehi! Io non sono vecchio!" Rispose il Re irritato.

"Forse... ma questa guerra sarà un violento cambiamento anche se la vinciamo... noi... sempre che sopravviviamo... saremo gli scarti... e dovremo passare il keyblade del comando a chi è più giovane." Sussurrò mestamente il Maestro, mentre continuavano a camminare.

"Quindi?" Chiese il Re una volti giunti sulle mura da dove si poteva osservare la schiera oscura agli ordini di Xehanort. "Noi non ci saremo più?"

"In un modo o nell'altro... anche da vivi saremo messi da parte..." Rispose Eraqus con un sospiro. "Sappiate che è stato un onore combattere al vostro fianco... comunque vada."

"L'onore è stato mio." Rispose Re Topolino, con lo sguardo perso nel vuoto oltre l'armata oscura, dove si stagliava l'ombra di Xehanort.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'autore.

Finalmente! Allelulia! Evviva! Ce l'ho fatta a scrivere questo capitolo.

Bene, chissà se vi dovevo dire prima di prendere l'insulina, comuqnue, ho voluto un po' cambiare soggietto, dopo i bagni (e le docce) di sangue precedenti, quidni non mi uccidete e recensite!

AxXx

PS: quando Eraqus dice "il keyblaade del comando" è una rivisitazione della frase fatta di "lo scettro del comando." ;) 

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