Credo di amarvi Nellie Lovett

di LovleySev394
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


La signora Nellie Lovett alzò lo sguardo verso lo studio da barbiere di Sweeney Toddd. Una cosa che faceva praticamente ogni cinque minuti: di certo la visione dell’affascinate barbiere di Feelt Street affacciato alla finestra in attesa di nuovi clienti era più attraente della vista del l’impasto unticcio per i suoi sfornati. Questa volta, notò un signore grasso e paffuto, con indosso una elegante palandrana rossa salire le traballanti scale del edificio per raggiungere il pianerottolo dove Todd lo attendeva sorridente.
“Se li sceglie bene i suoi clienti  il signor T. ultimamente”, pensò, “con quello la, sono certa che verranno minimo 10 pasticci”, poi dando una rapida occhiata all’orologio posto sopra la credenza sobbalzò, “ Sono già le nove?! Santo cielo è tutto il giorno che lavora il povero caro, quando ha finito con questo cliente gli porto il The”.
Miss Lovett drizzò le orecchie e quando sentì la sedia scattare preparò il tutto e con un vassoio e dei pasticcini (fortunatamente comprati) si avviò. Casualmente passò vicino allo specchio e si bloccò guardando la propria immagine riflessa:
la sua Lucy aveva i capelli dorati …. si sistemò alla meglio la massa di capelli scuri e spettinati…. la sua Lucy aveva gli occhi color del mare….. squadrò i suoi occhi scuri e sospirò…..e lei era così bella, così bella….tentò di trattenere una lacrima che ostinatamente voleva scendere. Non gli sarebbe mai assomigliata, era tutto l’incontrario di lei. Avrebbe mai potuto amarla?
Salì le scale fino alla porta, ancora immersa nelle sue riflessioni, poi bussò. Una voce risuonò da dentro:
“Mi dispiace signore, torni domani, per oggi ho finito”.
“Sono miss Lovett”.
Nessuna risposta dall’interno.
“Signor T.? Mi apra avanti, le ho portato il the”.
La porta si aprì di uno spiraglio e Sweeney Todd guardò dalla fessura per controllare che fosse lei. Nellie avrebbe voluto fermare il tempo, i loro visi erano così vicini separati solo dalla porta, poteva vedere i bei lineamenti  di Benjamin Barker, la fronte alta, gli occhi penetranti, le labbra sottili….senza accorgersene si avvicinò ancora di più al viso di lui e rimase sospesa in quei pochi centrimetri che li separavano.  Avrebbe potuto avvicinarsi ancora di più e baciarlo come accadeva nei suoi sogni, ma si sentiva congelata, come bloccata davanti alla freddezza di quel viso, alla durezza dei suoi lineamenti , una volta così dolci. 
 Ma lo amava anche così. 
Uno scatto metallico la fece risvegliare dal suo sogno ad occhi aperti, Sweeney aveva aperto la porta e si era allontanato da essa: in un angolo della stanza ripuliva i suoi rasoi.
La signora Lovett si guardò intorno costernata:
“Mio dio quando sangue….non abbiamo un po’ esagerato Todd?”.
Il barbiere era completamente sporco si sangue:
“Si agitava troppo quel dannatissimo, non è morto sul colpo…”.
Nellie poggiò la tazza e i pasticcini e disse avvicinandosi a Sweeney e accarezzandogli dolcemente i capelli:
“Sarà meglio che si dia una lavata prima di mangiare, caro”.
Il barbiere la scacciò da se con un ampio gesto mormorando:
“Mi lasci in pace signora Lovett, sappia che quando avrò il giudice Turpin non riuscirete mai a dissuadermi di pulirmi dal suo sangue voglio assaporare la mia vendetta per sempre…ma quando lo avremo lui eh? Quando lo avremo quel maledetto….la mia povera Lucy e la mia dolce Johanna, quando portò finalmente strappare mia figlia dalle sue grinfie?”.
Nellie sentì una fitta allo stomaco quando Sweeney pronunciò il nome di Lucy:
“Signor T., la prego non dica così…Perché tanta impazienza per quel giudice? Prima o poi verrà, non si dia troppa pena per questo. E per quando riguarda  Lucy io potrei….”.
Sweeney la zittì gridando:
“No! Nellie non ha diritto di pronunciare il nome di lei, della mia amata….senza di lei non ho più vita, Sweeney Todd è un morto, l’uomo vivo era Barker ma lui non c’è più, se ne è andato via insieme a lei…”.
Nellie Lovett era ammutolita, riuscì solo a dire con la voce spezzata dai singhiozzi:
“Ma io vi amo signor Todd…”

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Sweeney si girò di scatto con i rasoi in mano ancora sporchi del sangue di Sir William Helder, un medico venuto da fuori città. Guardava Nellie Lovett con gli occhi di brace che ardevano di una luce irriconoscibile. Si avvicinò lentamente alla donna che stava paralizzata contro la parate di fondo, con gli occhi lucidi e le labbra tremanti: “Signora Lovett “, sibilò Sweeney , “la smetta di dirmi che lei mi ama, mi ama e mi amerà per sempre. Perché chi ama lei signora Lovett eh? Ama il dolce e innocuo Benjamin Barker, il tranquillo barbiere con i suoi bei lineamenti e la sua voce suadente o ama l’assetato di vendetta Sweeney Todd un uomo senza vita, senza un destino, un uomo macchiato dei peggiori delitti mai compiuti?”. Nellie non riusciva a rispondere lo guardava tremante, incapace di muoversi. Sweeney era a pochi metri da lei e continuava ad avvicinarsi come una belva feroce che tende un agguato alla sua preda. “Bhè mia cara, se lei amava Benjamin Barker mi dispiace dirle che quel uomo è morto e non tornerà mai più, non tornerà mai più da lei e….” e in questo momento con un balzo felino si schiaccio contro di lei puntandole uno dei suoi rasoi contro la gola: “Se lei ama Sweeney Todd sappiate che quel uomo è qui, con una lama puntata contro la vostra gola, pronto a sgozzarvi…” Nellie non aveva paura, non aveva mai temuto le sue lame, neanche ora che le sentiva così vicine a lei che premevano contro la sua gola e che gli toglievano il respiro. Sentiva il calore del corpo di Sweeney contro il suo: era davanti a lei che la guardava con gli occhi dilatati la bocca inarcata in un leggero sorriso. Nellie prese le forze e disse cercando di trattenere l’istinto di piangere: “ Mi chiedete chi amo? Allora ci avete pesato signor Tod avete pensato che sono diventata una criminale per voi, che sto distruggendo la mia vita per voi, che sto commettendo crimini orrendi per voi…. e mi chiedete chi amo? Io amo voi, voi signor Barker e voi signor Todd, io vi amo e vi amerò dietro a qualunque nome vi nasconderete, amo voi e voi solo in tutto. Vi amavo quando eravate il mite Benjamin Barker che ogni tanto mi guardava nel mio negozio senza però notarmi e vi amo quando ora, Sweeney Todd, siete qui con un rasoio puntato contro la mia gola e mi guardate come se volesse uccidermi”. “e non è questo che volete signora Lovett?” “Che mi uccidiate?” “No, questo…” e così dicendo sempre con una mano che teneva l’arma puntata contro la gola di lei, con l’altra la afferrò e la strinse ancora di più a se avvicinando la propria gola contro la lama e quando anche Sweeney si trovò con la il rasoio puntato contro la gola avvicinò le labbra a quelle di Nellie e la baciò. Un bacio lungo e travolgente che gli fece quasi perdere il respiro. Si staccò un attimo fissando Nellie Lovett negli occhi mentre lei stupita lo guardava credendo di stare sognando: “Avrei dovuto uccidervi….non so perché l’ho fatto”. Però si avvicinò di nuovo e la baciò un ultima volta, poi si staccò in fretta allontanandosi e lasciando la donna ansimante contro la parete.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Nellie si avvicinò al tavolo dove aveva appoggiato il vassoio con il thé. Lo sollevò tremante e lentamente si avvicinò alla porta. Sperava di essere fermata che lui si girasse con impeto e che la afferrasse per le spalle e la baciasse rivelandogli il suo amore. Niente. Era tornato alla fredda indifferenza di sempre quando pochi secondi prima era stato così romantico e passionale così…come lei lo avrebbe voluto. Sembrava che non fosse successo niente e che lei fosse appena entrata con il thé: “Sono io signor T., le ho portato il thè”, e così via. La signora Lovett aprì la porta il più lentamente possibile facendola scricchiolare in modo che lui si accorgesse, si accorgesse che lei se ne stava andando. Ninete. Lucidava i suoi rasoi come una macchina programmata solo per quello. Silenzio. Nellie si schiarì la voce. Niente. Si fermò incerta sulla soglia e sussurrò: “Signor T….ma perché lo ha fatto?”. Lui rispose con una voce secca tagliente come una lama: “Lasciatemi in pace Nellie Lovett”. Lei rassegnata con un sospiro chiuse la porta. Passarono un giorno, due giorni, tre giorni… Sweeney aveva chiuso le persiane di tutte le finestre e non usciva ne a colazione, ne a pranzo, ne a cena. Sopra la porta aveva affisso un cartello: “Studio da barbiere da Sweeney Todd chiuso, apertura nei prossimi giorni”. E i ‘prossimi giorni’ passavano lenti e inesorabili con una cadenza strascicata e infinita…dall’interno non una parola, un suono, niente. Tutti i giorni la signora Lovett saliva le scale con le lacrime agli occhi e il vassoio del pasto traballante nelle mani che tremavano. Bussava, bussava e bussava senza ottenere alcuna risposta, ogni tanto aveva ricevuto un roco: “Andatevene!”. Nellie per una settimana intera non poté dormire, stesa nel letto con gli occhi gonfi fissava la finestra della camera da letto di Sweeney senza darsi pace, aspettava una luce, un segno, che potessero convincerla che lui stesse bene. La stava uccidendo e lui lo sapeva, lo sapeva bene. La stava torturando…e ci provava gusto quel dannatissimo: quando avrebbe voluto farla finita! Pensava nascondendo il viso nel cuscino e piangendo lacrime amare. Dopo esattamente due settimane da quando Sweeney Todd si era rinchiuso nel suo studio aveva preso una decisione definitiva: “Come si sentirà”, pensava ,“quando saprà che la sua odiata complice si sarà uccisa? Proverà mai compassione? Ma la mai provata per me quel demonio? Dio quanto ti amo Sweeney Todd come puoi non capirlo, sono qui in camera mia con un coltello che tra poco mi trapasserà da una parte all’altra per te, amore mio…Soffrirò quello che devo soffrire e mi ricongiungerò a mio marito, ma ti aspetterò all’inferno Todd non portai non venire prima o poi saremo di nuovo insieme…addio”. Sollevò il coltello che brillò alla luce lunare mandando bagliori argentati nella stanza semi buia, ma qualcosa la fermò…e come poteva abbandonare l’unico che non gli aveva mai fatto del male: “Cosa posso fare per Toby? Quando io sarò morta quel pazzo lo sgozzerà… Sweeney Todd stai distruggendo la vita di una povera donna e non ti basta? Ucciderai anche quel povero bambino vero? Bestia che non sei altro…ma io ti odio! E non sono io che me andrò, non ora…SARAI TU CHE MORIRAI AMORE MIO!”. E come un automa Nellie Lovett attraversò la casa con il coltello in mano e salì le scale con gli occhi vitrei e il cuore bloccato. Bussò alla porta dicendo tutto d’un fiato: “Aprite sono Nellie Lovett”. E per la prima volta in due settimane la porta si aprì. Lei entrò e richiuse velocemente la porta. La stanza odorava di ferro e di sangue. Sweeney Todd era seduto su una poltrona al centro della stanza, i due rasoi in mano, gli occhi gelidi.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Come sempre l’uomo non si voltò a guardarla quando lei entrò. Non un cenno di saluto, uno sguardo, un movimento……era immobile come una statua, con gli occhi iniettati di sangue e lo sguardo fisso quasi vitreo.
Nellie fece un passo verso di lui serrando bene il coltello e sollevandolo leggermente per farglielo vedere. Voleva che lui capisse, che capisse le sue intenzioni, che comprendesse cosa l’aveva portata a fare e che si opponesse o no non gli importava….l’avrebbe ucciso come lui aveva straziato la sua anima e il suo cuore. Era giusto così.
Sollevò ancora il coltello e Todd vide il riflesso del proprio volto nella lama lucente.  Si girò lentamente e la guardò. La guardò semplicemente, ma con uno sguardo di una dolcezza incredibile di una passionalità travolgente, di una fragilità commovente che investì Nellie come un raggio di luce. Non l’aveva mai guardata con quello sguardo, con quella dolcezza che le sciolse il cuore neanche quando era il mite Benjamin Barker….pareva quasi che l’amasse veramente, che con quello sguardo stesse cercando di spiegargli tutto…
La signora Lovett restò paralizzata per qualche secondo, senza respiro, con il cuore stretto e grondante di lacrime. Poi lasciò cadere il coltello che si schiantò a terra con un rumore metallico che rimbombò in tutta la stanza. Corse verso la porta maledicendo i suoi sentimenti e la spalancò pronta a correre nuovamente fuori tra le lacrime, ma una voce la richiamò:
“Vi prego rimanete ancora un po’….”.
Velocemente Nellie richiuse la porta e corse verso Sweeney cadendo ai suoi piedi e disse singhiozzando:
“Oh Signor Toddd, se solo sapeste le pene che ho dovuto patire in questi giorni….non potevo sopportare l’idea che voi eravate qui da solo….senza mangiare, ne bere….Oh amore mio, ma come avete fatto? Come avete potuto farmi una cosa del genere signor T. Ho sofferto tanto per voi, pianto tutte le mie lacrime giorno e notte….ma perché non mi volete? Perché non potete amarmi mio dio! Potremo essere felici insieme sapete? Potrei dimenticare tutti i crimini di questi anni per rimanere con voi…”
E così dicendo si sedette sulle sue ginocchia e abbracciandolo disse:
“Potremo avere quella splendida casetta in riva al mare di cui vi parlavo…perché volete farmi soffrire? Perché lo fate signor Todd? Io vi amo e….poteri farvi dimenticare il passato….non è questo che desiderate? Liberarvi dalle ombre che vi circondano? Essere felici Sweeney….. ecco io credo che noi potremo esserlo”.
Silenzio. Un silenzio glaciale. Infinitamente triste, infinitamente necessario e terribilmente crudele. Sweeney non rispose. Era tornato alla sua fredezza, quella di sempre, quella che Nellie conosceva tanto bene:
“Si tolga dai piedi una volta per tutte”, gli disse con una voce tagliente come la lama dei suoi amati rasoi.
Nellie si alzò, guardandolo tremante: la stava facendo impazzire, facendole superare quella linea così terribilmente sottile che è posta tra amore e odio e in quel momento lei era sospesa in quello spazio indecisa se cadere da una parte o dall’altre…indecisa se odiarlo o amarlo.
Prima la baciava lasciandola senza respiro, poi la scacciava a malo modo non facendosi più vedere per due settimane in cui lei aveva pianto, digiunato, sofferto e quando finalmente la faceva entrare prima la disarmava con un sguardo terribilmente dolce che invocava il perdono e la comprensione e la pregava di rimanere con lui e poi….cosa faceva poi…. le ordinava di togliersi dai piedi…no ora basta: non sopportava più di essere umiliata in quel modo da un uomo che amava così  follemente. Ma era amore quel sentimento che sentiva salire velocemente dentro di se? Mentre ripensava a tutto quello che aveva fatto per lui e il mondo in cui lui la ripagava dei suoi sforzi? In quel momento si lasciò cadere, si lasciò invadere dall’odio, lasciò che gli riempisse l’anima e il cuore, che gli penetrasse la mente. Gli occhio di Nellie prima così dolci e pieni di passione ora erano dilatati e vitrei…pareva quasi un fantasma.  Allungò la mano verso uno dei rasoi di Sweeney e glielo prese con un gesto rapido. Lui non oppose alcuna resistenza, seguiva i movimenti della donna assistendo alla sua esecuzione in modo passivo, quasi non gli importasse più niente, più niente del giudice, di Johnna, di Lucy, della sua vendetta. Nellie si mise dietro di lui e con il respiro affannoso gli puntò il rasoio contro la gola e Sweeney sentì la fredda lama battergli contro il collo e chiuse gli occhi. Nellie non capiva più niente: sapeva solo che doveva farlo o ora o mai più, era giunto il momento. Finalmente si sarebbe liberata dal suo tormento e avrebbe potuto iniziare una nuova vita, accudire Toby, avrebbe potuto dimenticare….ma Benjamni Barker non l’aveva fatto: non aveva mai dimenticato e forse non avrebbe dimenticato mai neanche lei (anzi di certo non lo avrebbe fatto). Però un giorno si sarebbe pentita di ciò che stava per fare e avrebbe di certo provato il desiderio di farla finita anche lei… sapeva che sarebbe successo… perché anche nell’odio più profondo continuava ad amarlo disperatamente. In quel momento era stupita, si aspettava che Sweeney reagisse e invece era fermo con gli occhi socchiusi e un leggero sorriso sghembo sulle labbra. A un tratto sollevò la testa in alto guardandola negli occhi color mandorla. Aprì la bocca e sussurrò come in un soffio:
“Credo di amarvi Nellie Lovett”. E lei senza sapere neanche quello che stesse facendo si avvicinò a lui sempre di più finche le loro labbra non si sfiorarono e allora lo baciò dolcemente dall’alto assaporando il sapore agrodolce delle sue labbra. Poi lasciò andare il braccio e lo fece scorrere lungo il fianco senza però mollare il rasoio. Lui le cinse un braccio intorno alla vita e la portò davanti a se continuando a baciarla con passione e passandole una mano tra i folti capelli. Sweeney la portava sempre più verso di se, stringendola contro di lui fino quasi a toglierle il respiro. A un certo punto Nellie aprì gli occhi che fino a quel momento aveva tenuto chiusi, gli accarezzò il viso e guardandolo fisso sussurrò:
“Scusami, ma devo farlo”. E sempre tenendosi abbracciata a lui, mise il rasoio dietro la testa di Sweeney e lo sgozzò con un colpo deciso. Il sangue iniziò lentamente a sgorgare dalla sua gola bagnandogli i vestiti e formando una pozza intorno a loro, mentre Nellie lo teneva stretto piangendo con gli occhi chiusi. Tremando gli diede un bacio sulla fronte dicendogli:
“Riposa amore mio, ci rivedremo all’inferno e se saremo insieme potrò essere felice con te come in riva al mare…”. E Nellie Lovett gli diede l’addio immersa in un lago di sangue.

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